Soul Rain

di SkyDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Temevo che la furia del mio vento ***
Capitolo 2: *** 2- Il sole splende anche sui malvagi ***
Capitolo 3: *** 3- Il sole mi è entrato nelle vene e ha trasformato tutto in oro. ***
Capitolo 4: *** Spin Off - Il sole risplende: non ha altra scelta, nulla di nuovo. ***



Capitolo 1
*** 1- Temevo che la furia del mio vento ***


~Soul Rain~

 

Temevo che la furia del mio vento

Temevo che la furia del mio vento
rovinasse tutti i germogli belli e veri,
e il mio sole è brillato e brillato,
ed il mio vento non ha mai soffiato.

Ma un germoglio bello o vero
non fu trovato su nessun albero,
perché tutti i germogli crebbero e crebbero
senza frutti, falsi, anche se belli da vedere.

William Blake
 
 
Le colline di Magnolia avevano da poco cominciato a perdere i loro colori sgargianti, perfino i rami spogli si levavano verso il cielo pronti a sostenere la prima neve di quel gelido inverno.
Gelido lo era senz’altro, Erza non aveva mai acceso la stufa in camera mentre si asciugava i capelli bagnati, ma quel pomeriggio non potè farne a meno.
Aveva così tanta voglia di rimanere nella sua stanza al caldo che, quando sentì il battente contro la porta, sperò per un momento che qualcuno delle altre ragazze scendesse al posto suo.
Peccato che Erza fosse così tanto appassionata di pettegolezzi da pentirsi subito dopo di quel pensiero, scese le scale due gradini alla volta e aprì il portone convinta di trovarvi dietro qualcuno dei suoi amici.
Fece un passo indietro sussultando. Davanti le si parò un ragazzo alto e moro, aveva una sigaretta alla bocca e uno degli occhi chiari era contornato da un grande livido scuro.
«Chi sei?» chiese d’istinto con una mano sulla cintura, pronta ad estrarre la spada.
«Cerco Lluvia Loxar.» rispose l’altro senza nemmeno togliere la sigaretta dalla bocca.
Erza abbassò gli occhi sul suo petto notando come avesse solo una camicia chiara sotto la giacca di un abito informale seppur sembrasse fatto su misura. Notò che aveva anche delle bretelle piuttosto antiquate che gli tenevano i pantaloni.
«Cerco Lluvia Loxar.» ribattè l’altro sbuffando un soffio di fumo scuro. Non sembrava abituato ad aspettare.
Benchè Erza fosse curiosa di sapere chi fosse il misterioso ragazzo alla porta, chiamò Lluvia dalla tromba delle scale e aspettò di vederla comparire; era certa che avrebbe sperato fosse Gray e che si sarebbe precipitata in corridoio in pochi istanti.
Calcolò che, al contrario delle sue aspettative, Lluvia aveva impiegato addirittura un secondo e mezzo in più per aprire la porta e raggiungerla.
“Potrebbe anche essere un ammiratore segreto!” pensò Erza con un mezzo sorriso malizioso mentre raggiungeva la propria camera. Prima di chiudersi dentro, però, sentì un’esclamazione di sorpresa.
 «Akio?» la voce di Lluvia risuonò per l’atrio, poi vi fu un momento di silenzio.
«Ti sembra il modo di rivolgerti ad un tuo superiore?» chiese l’altro senza muoversi né mutando il tono con cui l’aveva cercata poco prima.
«Akio-senpai, cosa ci fa qui?»  Lluvia si accorse di tremare, sentiva i pugni scuotersi nonostante facesse di tutto per tenerli fermi. Cercò di respirare, di calmarsi, di dirsi che andava tutto bene.
«Lluvia Loxar, cosa ti è successo?».
Erza si avvicinò alla finestra notando che il cielo, prima limpido nonostante il freddo, si stava velocemente riempiendo di grossi nuvoloni grigi.
 
***
 
«Che significa che non sai dove sia finita? Maledizione, non può scomparire così una persona!» Gray era esasperato e non ci mise molto a crollare sul bancone della gilda maledicendo degli Dei a sua scelta.
Mirajane sospirò pesantemente e poggiò di lato uno dei boccali che continuava a strofinare, si avvicinò con il viso a quello del suo amico.
«Anziché arrabbiarti con me, dovresti cercarla. Lluvia mi aveva detto che sarebbe partita ieri mattina con te, non ho la più pallida idea di dove sia finita ed Erza mi ha detto che non è nemmeno rientrata per dormire questa notte».
Le ultime parole parvero fare effetto, Gray si risollevò con sguardo ora preoccupato e chiese ulteriori spiegazioni.
«Sì, Erza mi stava raccontando ieri che due giorni fa hanno ricevuto visite a Fairy Hills. A quanto pare un ragazzo alto e moro con uno strano livido ha cercato Lluvia.» spiegò la maga poggiando entrambi gli avambracci sul bancone di legno e sporgendosi per poter raccontare meglio la storia anche agli altri amici che si erano interessati alla curiosa faccenda.
«Sai qualcos’altro su di lui, Mira?» chiese Levy che si era avvicinata e seduta sul tavolo vicino facendo oscillare i piedi per aria.
«Erza ha detto di aver sentito esclamare un nome, se non ricordo male era Akio».
Uno dei tavoli andò in frantumi in pochi istanti, tutti si voltarono in direzione di Gajeel che aveva preso a camminare verso Mirajane con i pugni ben chiusi ormai diventati di ferro.
«Si può sapere perché diamine Akio ha cercato Lluvia? Gli avevo detto che se lo avesse rifatto lo avrei ucciso con le mie stesse mani!» Gajeel emise le ultime parole con così tanta potenza che l’intera gilda calò nel silenzio.
Levy, l’unica a non essere spaventata dall’uomo, gli circondò un braccio con le piccole mani invitandolo a calmarsi un momento.
«Chi è Akio?» chiese Gray sempre più interessato alla questione. Aveva preso a giocare con la collana che batteva sul suo petto nudo, si accorse di aver perso il piccolo bracciale che portava al polso, ma non ci diede peso.
«E’ un gran bel pezzo di -».
«Gajeel!» Levy lo richiamò per quanto la sua vocina potesse coprire quella del suo ragazzo, l’altro si sedette su una sedia al suo fianco -senza reprimere l’impulso di lanciarle un’occhiata fuggitiva - e cercò di darsi una calmata prima di spiegare a tutti chi fosse quell’uomo.
«Quando io e Lluvia eravamo parte dei Phantom Lord, oltre a me e ai Four Elements, vi era un mago potentissimo capace di cambiare la consistenza agli oggetti, ai ricordi e ai pensieri: Akio. Era raro che il master lo facesse uscire fuori dalla gilda per paura che potesse recar danno ai cittadini, così un giorno Akio abbandonò tutto e si mise in cammino per fondare una gilda tutta sua.» disse Gajeel rimanendo con lo sguardo fisso per terra.
«E Lluvia cosa c’entra in tutto ciò?» Gray cominciava a perdere la pazienza, era così irrequieto da essersi ferito con un lato della croce di metallo senza nemmeno accorgersene.
«Akio adorava tormentare Lluvia, le diceva sempre di non piangere e di non provare emozioni o la sua pioggia avrebbe inondato tutto il mondo. E’ solo colpa sua se Lluvia per tanti anni ha finito con l’essere apatica davanti ogni sorte di minaccia o di tortura. Poi un giorno…»
 
«Lluvia?» Gajeel non utilizzava mai un tono dolce o comprensivo, ma non potè fare altrimenti davanti le lacrime che scendevano copiose sul viso della sua amica. Era talmente raro vederla sfogarsi in quel modo che ne fu tremendamente colpito.
«Lluvia non deve piangere, Lluvia deve essere forte!» ripeteva la ragazza mentre i singhiozzi le scuotevano il petto ormai fradicio di lacrime salate. Fuori ormai una tempesta stava soffiando così forte da far tremare i vetri.
«No, puoi piangere, ma almeno calmati un po’.» la invitò l’altro avvicinandosi senza farsi ulteriori problemi, si inginocchiò davanti alla sua amica e notò che i limpidi occhi azzurri erano diventati dello stesso grigio delle nuvole.
«Lluvia ha ucciso un’intera famiglia per ordine di Josè, Lluvia non può perdonarsi ma non può nemmeno piangere, o Akio…Akio».
Il mago appena nominato entrò nella stanza lentamente, senza nemmeno una luce accesa entrambi videro che il suo occhio sinistro aveva una pupilla fluorescente.
«Ti avevo detto di non farlo, Lluvia. Ora ne pagherai le conseguenze.» le disse aprendo un palmo ed emettendo una fioca luce.
Gajeel si parò davanti la sua amica e guardò Akio con lo stesso sguardo di una belva che ammira la sua preda.
«Ehi, Akio, te la prendi con i più piccoli ora?» lo stuzzicò trasformando le mani in ferro puro. Avrebbe protetto il piccolo cuore malconcio di Lluvia, anche se quel gesto di bontà gli sarebbe costato il lavoro a Phantom Lord.
«Figurati, Vecchio Metallo Arrugginito, non potrei mai far del male alla povera piccola maga dell’acqua, vero?».
Akio poggiò la mano fluorescente lì dove sapeva vi fosse una mensola con i libri, questi subito finirono in fiamme.
 
«Libri?» Levy sembrò piuttosto incuriosita da quella novità, non sapeva che alla sua amica piacesse leggere.
«Libri di poesie, per l’esattezza. Lluvia non aveva mai visto il sole e collezionava poesie che descrivessero i raggi solari e l’estate, qualcosa che non aveva mai potuto provare addosso.» spiegò Gajeel ancora con i pugni stretti al ricordo. Le gote avevano assunto un’irritante tonalità di rosso.
«E ha bruciato tutti i libri di Lluvia?» Gray sembrava piuttosto disgustato all’idea di un’azione tanto meschina. Sapeva bene quanto Lluvia soffrisse per la maledizione che portava addosso e se quei libri erano il suo modo di esorcizzarla e il posto in cui ripararsi, no, non avrebbe retto a lungo senza tirare un pugno a quell’Akio.
«Non ne lasciò nemmeno uno intatto. Lluvia non uscì dalla camera per giorni, quando finalmente la vidi era tornata apatica e ripeteva solo tre parole: shin shin to1. Era impossibile farle dire altro.» spiegò Gajeel rivolgendosi al suo amico.
« Deve essere stato molto brutto per lei! Ma se era così appassionata di poesia, perché non ho mai visto un libro in camera sua, qui a Fairy Hills?» chiese Levy senza smettere di far ciondolare i piedi dal tavolo.
«Che domande!» intervenne Mirajane rivolgendo un sorriso malizioso a Gray, «Che bisogno aveva di collezionare poesie sull’estate se qualcuno qui presente ha spezzato la maledizione facendole vedere il sole?».
***
«Lluvia, ti ho detto di smetterla, la pioggia mi infastidisce».
«Lluvia non piange, Akio-senpai. Lluvia sta solo cercando di riposare».
Akio entrò nella camera nuova della ragazza, totalmente spoglia ad eccezione del letto con le lenzuola blu, si avvicinò a lei e minacciò con una mano di schiaffeggiarla.
«Se non la smetti di far piovere, trasformo il tuo Gray-sama in poltiglia, Loxar!» tuonò lui alzando la voce e facendole tornare in mente una cascata di ricordi terrificanti.
Lluvia si sentì gelare il sangue e ritornò tra le lenzuola, sotto il cuscino strinse un piccolo bracciale di metallo e cercò di calmarsi e di domare la tempesta che aveva cominciato a imperversare fuori da quelle mura.
Stranamente ci riuscì e lentamente la pioggia cominciò a scemare. Non un raggio di sole colpì l’erba.
«Perdona Lluvia per averti mentito tutto questo tempo, Gray-sama».
 
[1] Shin Shin To: onomatopea della pioggia in giapponese.
Angolo autrice: Buon anno a tutti!
Eccoci qui, inaspettatamente con una mini-long Gruvia -senza troppe aspettative- che conterà o 3 o 4 capitoli 
(al momento è in fase di stesura il terzo capitolo) di massimo 5 pagine l'uno (non come in Starry Flame dove vi tediavo con 11 pagine alla volta).
Ebbene sì, Lluvia ha deciso di andarsene e di smettere di mentire alla Fairy Tail e al suo amato Gray, ma perchè? Cosa nasconde e cosa vuole realmente questo Akio?
Tutte le risposte, o parte di esse, saranno svelate mercoledì sera (se spera, dipende se torno viva dall'università).
Intanto vi dico che è in cantiere una tormentatissima long NaLu con riferimenti abbastanza pesanti alle arti marziali e alla filosofia. Potranno succedere due sole cose:
1- Ne uscirà una storia epica
2- Mi deprimerò perchè scoprirò di essere una buona a nulla.

Svelate con me i segreti di queste fanfiction, se vi va lasciate un commentino a caldo e, se ne avete voglia, sono sempre disponibile a scambiare quattro chiacchiere con voi <3
A presto!
 

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Capitolo 2
*** 2- Il sole splende anche sui malvagi ***


~Soul Rain~

Il sole splende anche sui malvagi


«Sei preoccupato, Gray?».
La voce di Erza gli giunse chiara nonostante la mente affollata di pensieri.
Che domande, era ovvio che fosse preoccupato per Lluvia. Non sapeva quasi nulla del suo passato e scoprire a che sorta di cattiveria era stata costretta, lo aveva davvero fatto uscire di senno.
«Mi preoccuperò per lei quando la vedrò in difficoltà. Lluvia è forte, non credo ci sia di che spaventarsi.» rispose senza nemmeno voltarsi, andava di fretta e non aveva alcuna voglia di perdere tempo.
«Gray?» Erza lo richiamò nuovamente, la voce ferma ma non pretenziosa.
«Devi dirmi qualcosa?» le disse ancora con tono impaziente che faceva trapelare più di quanto non ammettesse.
«Non c’è nulla di male ad essere preoccupato per Lluvia, ma dopo che l’avrai riportata qui diglielo. Dille almeno che ti sei spaventato un po’, lei merita di sentirsi, se non amata, almeno benvoluta.»
Gray abbassò gli occhi e strinse i pugni, quella conversazione lo stava irritando e - diamine! - gli stava facendo perdere tempo.
«Va bene, le dirò che mi sono preoccupato per la sua scomparsa. Ora devo andare».
«Gray!» Erza stavolta aveva raggiunto una nota irritata, «Lluvia ti ama, lo sai quindi cerca di tenerlo a mente».
 
Il mago del ghiaccio aveva ripreso a camminare, affondava i piedi nelle pozzanghere che si erano formate per tutta Magnolia. Sentiva il respiro entrare ed uscire, freddo, dai suoi polmoni.
Non che lo infastidissero quelle temperature nefaste, ma non contribuivano allo scarso clima gioioso che, da qualche ora, sembrava aver travolto tutto.
Chi si credeva di essere quello spocchioso di Akio? Bruciare tutti i libri di Lluvia.
Gray riusciva ancora a ricordarla, aveva il sorriso sarcastico tirato su quelle guancie pallide e gli occhi contornati di nero, come se nemmeno dormisse. Oh se la ricordava, con quell’ombrello sulla testa e l’aria scura attorno a sé.
“Magari quelle poesie erano l’unica cosa che riuscivano a farla sorridere, dannato!” pensò tirando un calcio ad un sasso che, inevitabilmente, rotolò fino al fiume.
«Fai bene ad essere agitato, Fullbuster!» disse una voce dirompente alle sue spalle. Gajeel lo raggiunse in un paio di falcate e camminò al suo fianco senza aggiungere altre parole.
«Non ti ho chiesto di venire con me, Gajeel, posso andare a recuperare la mia nakama anche da solo».
«La tua nakama? Fino a prova contraria è anche la mia, e di Levy e del resto della gilda.» rispose il Dragon Slayer sorridendo davanti la cocciutaggine dell’altro. Era ovvio che tenesse a Lluvia quanto lui, se non di più.
Peccato che non avesse intenzione di dimostrarlo.
«Lluvia doveva aiutarmi per una missione, se fossi potuto andare da solo avrei lasciato a te la parte del principe azzurro.» sbottò sarcastico Gray mentre sentiva il cuore rotolargli nel petto.
Possibile che quelle nuvole che stava seguendo fossero sempre così lontane? Sembrava uno di quei sogni dove correva, senza raggiungere mai la meta.
«Calma lo spirito, Stalattite di ghiaccio, riesco a sentire il fragore della pioggia poco lontano. Non manca molto!» lo rassicurò Gajeel sfoggiando il suo udito da drago che, soprattutto in certe occasioni, si dimostrava particolarmente utile.
Gray dovette ammettere che il suo amico non si era sbagliato, pochi metri dopo l’asfalto era ancora umido e, poco dopo, le gocce di pioggia li travolsero.
«Qualunque cosa le stiano facendo, a giudicare da come è combinato il paese, non deve essere bella». Le parole di Gajeel tuonarono forti nella mente di Gray.
Ricordava di aver visto più di una volta una casa abbandonata lì vicino, non era sicuro che fosse proprio quello il posto dove Lluvia era andata, ma aveva la sensazione di non sbagliarsi.
Senza preoccuparsi dell’altro, Gray prese a correre. Voleva assicurarsi che Lluvia stesse bene, che non le avessero fatto del male e provò l’incontenibile voglia di consolarla per quella perdita che era stata costretta a subire in silenzio.
Non riusciva a perdonarlo, sentiva il suo potere di ghiaccio che spingeva e chiedeva di essere liberato e di distruggere ogni cellula di quel mostro di Akio.
Arrivò davanti la casa, non era particolarmente grande e ma si vedeva che era stata restaurata di tutto punto da una buona dose di magia. Non c’erano dubbi: lei era lì. Con lui.
«Lluvia!» urlò Gray dando un calcio alla porta di legno ed entrando senza troppe cerimonie. Trovò la stanza ben arredata: un divano di pelle, un camino acceso e perfino un kotatsu con sopra una tazza di tè ancora caldo.
Per un attimo si sentì spaesato, poi venne colto dal terrore. Una potenza spaventosa gli fece tremare le spalle.
«Non aspettavo visite, Gray Fullbuster, discepolo di Ur e mago di Fairy Tail.» pronunciò il nome della gilda quasi sputando, disgustato all’idea di un gruppo di maghi che inneggiavano a valori astratti come l’amore e l’amicizia.
«Così sei tu Akio? Ho un conto in sospeso con te!» gli rispose l’altro voltandosi per guardarlo negli occhi. Aveva due pupille celesti che risaltavano sotto il ciuffo di capelli così scuro. L’abbigliamento poi, così antiquato da risultare inopportuno, riuscì perfino a inorridirlo. Corrispondeva perfettamente alla descrizione di Erza.
«Inutile che guardi le mie bretelle vintage, Fullbuster, io almeno ho dei vestiti addosso!».
Osservazione giusta, era innegabile, ma Gray non si fece problemi quando scoprì di essere a petto nudo. Ancora.
Era proprio di vizio ormai…
«Comunque sia, non credo di aver mai avuto l’onore di conoscerti. Come potresti avere un conto in sospeso con me, di grazia?». Akio si sedette sul divano, infilò i piedi sotto il kotatsu e soffiò sulla tazza calda, come se l’altro fosse un vecchio amico.
«E’ inutile che fai finta di nulla. Ti sei messo contro Fairy Tail e ne pagherai le conseguenze».
Akio sorrise, aveva steso le labbra fino all’impossibile con il risultato che il volto gli si deformò come fosse un demone.
«Non mi pare di aver fatto torto a nessuno, Gray Fullbuster, ho solo ripreso ciò che era di mia proprietà e di cui voi vi siete presi cura temporaneamente. Vi ringrazio per averle messo un tetto sulla testa, con tutta quella pioggia che si trascina dietro, chissà che raffreddore!» rise. Rise in modo sguaiato e diabolico, con pura cattiveria.
Un altro piede sfondò la porta, stavolta scardinandola.
«Il raffreddore sarà l’ultimo dei tuoi problemi, stupido verme!» Gajeel aveva gli occhi furenti, si vedeva come stava cercando di resistere all’impulso di prendere Akio per il bavero e fiondarlo dentro il camino acceso.
«Tu saresti stato il prossimo a seguirmi, Gajeel, quindi vedi di calmarti.» gli rispose l’altro smettendo di sorride e, con stupore dei presenti, riprendendo un’espressione seria.
«L’unico posto dove ti seguirò sarà l’Inferno, Akio. Dov’è Lluvia, cosa le hai fatto?» Gajeel sentì le mani e i polsi irrigidirsi fino a diventare puro ferro. Aveva così tanta energia dentro che avrebbe potuto distruggere tutta Magnolia con un soffio.
«Gajeel, Gray-sama? Perché siete qui?». La voce di Lluvia, atona e lenta, li fece voltare entrambi.
Gray trasalì come se avesse visto un fantasma: Lluvia aveva accorciato i suoi lunghi capelli blu riprendendo la bizzarra acconciatura con cui l’aveva conosciuta; gli occhi erano contornati di trucco nero e tra lo spacco del vestito - lì sulla coscia dove si sarebbe dovuto vedere il marchio di Fairy Tail - spiccava una fasciatura candida.
«Che domande! Siamo venuti a riprenderti.» le rispose Gray con tono d’ovvietà. Il tarlo del dubbio gli si insinuò nella mente fino a costringerlo ad accettare quell’ipotesi.
«Gray-sama, Lluvia non può tornare a Fairy Tail. Il suo posto è qui con Akio-senpai. Lluvia ha mentito per anni, ma ora non può più farlo». Atona.
La voce della maga non tradiva la seppur minima emozione.
Gray lo trovò quasi angosciante.
«Perché non vuoi tornare, Lluvia? Fairy Tail è casa tua, preferisci restare con questo maniaco?» esplose il mago del ghiaccio sentendo la rabbia salirgli in circolo.
«Non sono un maniaco, sono solo psicolabile.» puntualizzò Akio senza scomporsi e continuando a bere dalla sua tazza mentre si godeva lo spettacolo.
«Lluvia, cosa ti ha detto?» urlò Gray sentendo il panico salirgli, aveva il petto scosso da tremori che non riusciva a frenare. Perché non poteva controllare quella situazione e la sua reazione emotiva?
«Lluvia ha fatto male a tanta gente, Gray-sama, e porta su di sé anche la vita di una persona. Fairy Tail è un posto troppo puro per poter ospitare una criminale come me, ho sempre ferito il cuore delle persone e portato la pioggia ovunque, non merito di stare con voi».
Gray rimase impassibile, anzi, fu tentato di prenderla a ceffoni per farla rinsavire.
Ma non avrebbe osato mai.
«E’ questa la favoletta che le hai raccontato, Akio?» si inserì Gajeel avvicinandosi al nemico con aria furente.
«Io non le ho raccontato niente, l’ho solo aiutata a farla ragionare e sai meglio di me che il suo racconto fila».
Gajeel, ormai al limite della sopportazione, prese la tazza dalle sue mani e la lanciò verso il camino. Subito Akio schioccò le dita e la tazza cambiò consistenza divenendo liquida, il fuoco si alimentò ed una fiammata invase la stanza.
Akio schioccò ancora le dita e le vampe divennero di ferro puro, si staccarono da terra e colpirono i polsi di Lluvia incatenandola al muro.
«Lluvia, tu fai parte di Fairy Tail e a nessuno è mai importato del tuo passato!» urlò Gray ancora una volta, non riusciva a capire se stesse parlando sul serio o se fosse opera di Akio.
Lluvia era talmente buona di cuore che in realtà non si sarebbe stupito nello scoprire  che pensava davvero tutto ciò.
«Akio-senpai ha ragione, io sono stata malvagia!». Lluvia cominciò a piangere, piccole lacrime scendevano dai suoi occhi mentre restava crocifissa al muro.
Gajeel, anziché prendere Akio per il bavero e ucciderlo, si avvicinò a Lluvia e la liberò da quelle fiamme di ferro che la tenevano bloccata, poi le mangiò.
«Il sole splende anche sui malvagi.» le disse ancora masticando il ferro «E dovresti saperlo bene, questa frase di Seneca me la ripetevi sempre. Per questo ti sei ripresa quella volta, nonostante Akio ti avesse bruciato tutti i libri di poesie».
Lluvia lo guardò con profondo dolore ma, notò Gray mentre ascoltava, sembrava che qualcosa nei suoi occhi stesse cambiando.
«So che ti senti in colpa, Lluvia, e anche io penso spesso a quello che ho fatto a Levy, alle cicatrici visibili e non visibili che dovrà tenersi tutta la vita. Ma c’è una cosa che ti scalda, oltre il sole, e dovresti conoscerla bene.» la invitò Gajeel mentre la fissava, ancora seduta a terra a stringersi contro il muro.
« Conserva l'amore nel tuo cuore. Una vita senza amore è come un giardino senza sole dove i fiori sono morti. La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore e ricchezza alla vita che nient'altro può portare.1» ripetè Lluvia voltandosi verso Gray.
Si fissarono per un lungo momento, poi il mago del ghiaccio si rese conto che fuori la pioggia aveva lasciato il posto ad un tiepido sole.

 
 
[1] O.Wilde.
 
Aggiornamento sabato pomeriggio!

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Capitolo 3
*** 3- Il sole mi è entrato nelle vene e ha trasformato tutto in oro. ***


~Soul Rain~

«Il sole mi è entrato nelle vene e ha trasformato tutto in oro»
 
Lluvia, per quanto avesse sempre sognato il calore del Sole, non aveva mai apprezzato il fuoco.
Soprattutto dopo lo scherzo malefico di Akio, aveva sempre temuto il fuoco, associandolo alla distruzione.
Colui che tutto divora e tramuta in cenere.
Poi, certo, era entrata in Fairy Tail e lì aveva conosciuto Natsu che le aveva fatto capire che, quando il fuoco è saggiamente dominato, può essere anche colui che difende ed ama.
Non che Natsu non avesse comunque mandato in fumo qualche pezzo della gilda, ma il tutto era sempre accaduto in frangenti così esilaranti da non poter associare il gesto alla distruzione.
Invece, in quell’istante, Lluvia credette di aver appena terminato la sua vita.
Fu un lunghissimo istante, Akio aveva poggiato una mano al muro con un sorriso e li aveva guardati tutti e tre con i suoi gelidi occhi chiari.
«Redfox, Fullbuster, avete rovinato l’ascesi della mia gilda, la Pantarei. Lluvia è solo una dei centinaia di adepti che sto controllando con i miei poteri, vi posso assicurare che ho delle abilità di gran superiori a quelli dei nonni del concilio.» disse Akio illuminando l’occhio livido, l’iride divenne fluorescente e accaddero due cose.
Appena i polpastrelli toccarono il muro di pietra, questi si trasformarono in fulgide fiamme scarlatte.
Lo sguardo maledetto si incatenò a quello di Gajeel che, non potendo fuggire, lasciò che quel tormento gli modificasse i ricordi.
D’altronde era questo l’immenso potere di chi possiede la capacità di alterare lo stato delle cose.
Gajeel rivide Levi davanti a sé, con la tua testolina celeste e gli occhi limpidi che lo fissavano, tremendamente dolci.
Fu una tortura per Gajeel rivedersi davanti quell’albero a crocifiggere la sua ragazza che continuava a chiamarlo per nome, con la voce squillante con cui lo rimbrottava quando esagerava.
«Gajeel! Cosa stai facendo? Mi fai male, Gajeel!». Ma lui non si fermava, le sue mani la stringevano e la ferivano. Il mago di ferro pregò di morire piuttosto che rivivere ancora quel tormento.
A cosa aveva costretto la sua anima? Aveva quasi ucciso l’unica persona che sarebbe riuscita ad amarlo.
«Smettila, Akio!» la voce di Gray riuscì a risvegliarlo da quello stato catatonico. Le mura infiammate erano state congelate dal mago del ghiaccio, ora le fiamme risplendevano dietro uno spesso strato trasparente.
Perfino Lluvia rimase incantata, sembrava di vivere dentro un castello di vetro situato all’Inferno. Non potè che sostenere che quello spettacolo fosse meraviglioso.
Akio rise ancora, ritrasformando il ghiaccio in acqua e facendo spegnere le fiamme: della casa erano rimasti solo i mobili ed il pavimento, oltre ad un cumulo di cenere a segnarne i confini.
«Gray, se vuoi riportarti quella piagnona di Loxar a casa tua, fallo pure. Ma la gente come loro porta solo disgrazie; la gente come loro è nata per uccidere e diffondere dolore, ricordalo».
Le parole di Akio colpirono Lluvia come coltelli affilati. Gajeel, al suo fianco, stava ancora cercando di riemergere da quell’esperienza che Akio gli aveva regalato.
Nonostante ciò, riuscì ad allungare una mano verso la sua amica e a stringerla. Gray se ne accorse e non seppe più se inseguire Akio, oppure rimanere lì con lei che, in quel momento più che mai, implorava il suo aiuto.
La scelta non fu difficile, ad Akio bastò cambiare la consistenza del terreno per poter scappare in tutta tranquillità. I tre maghi si ritrovarono non più sul pavimento, ma su un liquido sempre più caldo che minacciava di bruciarli come lava.
«Ritornerò, Fairy Tail, e vi farò assaggiare la potenza della mia gilda e dei miei poteri!» urlò Akio mentre camminava sotto le ultime nuvole grigie.
Gajeel saltò via e raggiunse la strada, Gray prese per una mano Lluvia che però ricadde a terra con un tonfo.
«Che succede?!» esclamò il mago del ghiaccio mentre si voltava verso la ragazza. Lluvia non riusciva a rimanere in piedi, era ricaduta carponi sul pavimento liquefatto.
Gray passò una mano sotto la sua schiena e una sotto le ginocchia, portandosela al petto e correndo verso il loro amico poco prima che i mobili della casa fossero inghiottiti da quel terreno molle e infernale.
«Lluvia, che ti è successo alla gamba?» chiese Gajeel notando che le bende che portava sulla coscia si erano tinte di rosa.
Lluvia dal canto suo non rispose, guardava l’orizzonte come se fosse ancora intontita dalle parole del nemico.
Furono i suoi due amici a scostarle il tessuto dalla pelle e a rivelare il segreto che vi si celava.
 
«Che diamine vi è saltato in mente?!» chiese Erza mentre raggiungeva la porta dell’infermeria a grandi falcate.
«Siamo andati a recuperare una nostra amica e a dirne quattro a quel farabutto!» rispose Gajeel piuttosto piccato.
«Sì, mi hanno riferito che grande lezione gli avete impartito!» replicò Erza sarcastica e molto risentita, «Potevate almeno aspettare che io o qualunque altro mago potessimo venire con voi».
«E lasciare Lluvia ad un maniaco così?» intervenne Gray spalancando la porta che dava all’infermeria. La ragazza lì dentro, stesa su un letto candido, li guardò rivolgendo loro un mezzo sorriso.
«Non era un maniaco, Gray-sama, era solo psicolabile.» aggiunse poi con le gote rosse e gli occhi lucidi.
Gray tornò dentro volgendole uno sguardo contrariato.
«E’ la febbre che ti fa vaneggiare così, vedi di dormire, sei riuscita perfino a sfiancare Wendy con quella ferita!».
Lluvia abbassò gli occhi sulla sua coscia, del simbolo di Fairy Tail era rimasto solo un pallido ricordo.
Ricordava invece, e anche dolorosamente bene, le dita di Akio sul suo stemma mentre pronunciava una maledizione.
Aveva alterato le cellule della sua carne, necrotizzandole per far sì che ogni punto che abbracciava lo stemma si autodistruggesse. La ferita, ormai infetta, aveva però contagiato i tessuti circostanti mettendo a serio rischio la vita di Lluvia.
Non era stato facile per Wendy fermare il processo di necrosi per permettere al suo corpo di rispondere all’infiammazione, probabilmente la convalescenza sarebbe stata lunga e il dolore non sarebbe diminuito per giorni.
«Lluvia non ha sonno, Gray-sama, ha solo tanti dubbi».
Il ragazzo richiuse la porta lasciando Gajeel ed Erza a battibeccare tra loro. Si sedette sul letto dove la sua nakama era stesa e le rivolse uno sguardo benevolo.
«Se hai dubbi tu che conosci la tua vita, pensa quanti dovrei averne io».
Lluvia arrossì senza sapere bene il motivo e abbassò lo sguardo come se le avessero rivolto una domanda fin troppo intima.
Era per caso un invito ad aprirsi con lui? Il suo Gray?
«Lluvia» il tono con cui la chiamò non era affatto benevolo come poco prima, «Non so cos’altro ti abbia fatto Akio e non sono sicuro di volerlo sapere, ma non posso permettere che una persona così spregevole vada in giro come se nulla fosse. Non dopo aver bruciato i tuoi libri.» terminò Gray stringendo i pugni, respirava profondamente cercando di non prendere a pugni il muro a fianco.
«Anni fa, molto prima di incontrarci, Akio entrò nella camera di Lluvia in piena notte. Mi sono svegliata e sono saltata giù dal letto per correre via ma lui…» la ragazza cercò di sedersi sul letto per poter prendere fiato, sentiva la febbre salirle al solo ricordo.
«Lui inchiodò Lluvia al muro e le chiese di spogliarsi, Lluvia tentava di scappare ma Akio finì per baciarla, dicendole subito dopo che le aveva tolto perfino il suo primo bacio».
La maga sentì le lacrime scorrerle sul viso e si stupì di come ancora quel ricordo le facesse male, sentiva i singhiozzi scuoterle il petto e mangiarle l’aria.
«Akio da quel giorno ha sempre considerato Lluvia una sua proprietà, perché le aveva rubato il primo bacio, le aveva tolto tutto, perfino i suoi libri di poesie, era l’unica cosa che Josè lasciava tenere. Gajeel ha sempre provato a difendere Lluvia, ma Akio era furbo ed entrava in stanza, era inutile chiudere a chiave perché lui passa ovunque, rende tutto aria».
La ragazza si asciugò le lacrime, vergognandosi un po’ per essersi mostrata così debole davanti il suo amato Gray.
«Si può sapere cosa ti ha detto, allora, per convincerti ad andare via da  Fairy Tail?» chiese Gray guardandola con occhi gelidi.
Lei parve pensarci un po’ e finì per mordersi le labbra prima di aprir bocca.
«Lluvia quando era parte di Phantom Lord ha compiuto atti ignobili, ha fatto soffrire le persone ed ha sempre tenuto un atteggiamento apatico per evitare di soffrire. Un mattino, però, Jose disse ai Four Element di andare a prendere un signore con cui aveva dei conti in sospeso e, mentre lo torturavamo per avere delle informazioni, è morto».
Vi seguì un momento di silenzio, Lluvia aveva smesso di piangere ma aveva rivolto gli occhi al paesaggio che si intravedeva dalla finestra.
«Lluvia ricorda ancora gli occhi del figlio, di appena tre anni, quando riportammo il corpo privo di vita a casa. Lluvia lo ricorda ancora bene e non si è mai perdonata per non aver evitato il peggio.» disse con voce rotta ed esitante, per un istante credette davvero di aver dimenticato come si respirasse quando il viso del bambino le riapparve alla mente.
Poi continuò a parlare.
«Akio tre giorni fa bussò a Fairy Hills e toccò la fronte di Lluvia amplificando il dolore e la consistenza di quei ricordi che per troppi anni ho tenuto nascosti. Gray-sama, Lluvia ha commesso atti ignobili, ha fatto soffrire persone e non merita davvero di far parte di qualcosa di così bello come Fairy Tail. Lluvia non voleva seguire Akio ma la forza dei suoi poteri ha avuto la meglio, ciò non toglie che lui avesse ragione sul mio conto.» concluse riprendendo a giocare con la catenina che teneva al polso.
Lluvia parve ricordare solo in quel momento che, per concludere la filippica di atti ignobili sulla sua coscienza, aveva perfino rubato il bracciale di Gray prima di scomparire.
Lo sfilò dal polso e fece per restituirglielo, si vergognò così tanto che non osò proferire parola.
Gray, anziché dire qualcosa o afferrare il suo oggetto, le prese delicatamente la mano rimettendole il bracciale dov’era prima.
Lluvia sussultò.
«Qui a Fairy Tail nessuno è così puro come pensi, per il semplice fatto che siamo umani e come tali sbagliamo e feriamo, e non sempre siamo perdonati. Quindi, Lluvia, tu non hai nulla in meno rispetto a nessuno di noi».
Le parole di Gray furono sincere, calme, quasi suadenti. Alzò lo sguardo sul suo e si avvicinò di più al viso della sua nakama.
«Ricordati che da quando sei parte di questa gilda hai fatto cose bellissime e hai salvato vite innumerevoli volte. Questo vale anche per la mia vita.» sussurrò enfatizzando le ultime parole pizzicando il bracciale che portava l’altra al polso.
Gray si alzò dal letto e socchiuse le imposte per far entrare meno luce, ne lasciò però uno spiraglio, forse per ricordarle che davvero la luce splende su chiunque.
«Ora riposati, Polyushika non era affatto felice sulle tue condizioni di salute.» le disse ancora facendo per uscire e far ordine sui suoi sentimenti.
Quando poggiò un piede sul pavimento del corridoio, però, si ricordò delle parole che Erza gli aveva detto prima che lui andasse a salvarla.
 
«Lluvia ti ama, lo sai quindi cerca di tenerlo a mente».
 
Gray volse gli occhi verso Lluvia e si scoprì a definirla incantevole mentre poggiava la guancia nivea sul cuscino. Aveva ancora la febbre alta e tendeva a scivolare sotto gli strati di coperte nel tentativo di scaldarsi.
Non una volta si era lamentata per il dolore che le lacerava le carni. Le condizioni erano critiche e le cellule della sua gamba avevano subito un danno irreversibile.
Gray per un momento si chiese dove avesse trovato tutta quella forza, ma se glielo avesse chiesto era sicuro che la risposta sarebbe stata all’incirca: “La mia forza sei tu!”.
Si sfiorò il polso nudo e pensò che cederle la catenina che gli aveva rubato potesse essere un ottimo modo per dirle, in silenzio, che erano ormai indissolubilmente legati.
Lei glielo aveva fatto capire senza saperlo. Gray non aveva affatto accettato il comportamento di Akio e oltre a trovarlo spregevole si scoprì geloso.
Geloso.
Subdola scoperta.
Quanto era diventata importante per lui quella ragazza?
«Lluvia?» la articolò entrando nuovamente in stanza e chiudendo la porta che dava sul corridoio per essere sicuro che nessuno li sentisse.
«Hai dimenticato qualcosa, Gray-sama?» chiese lei con la voce impastata di chi stava per prendere sonno.
«Akio non ti ha rubato il primo bacio».
«Cosa?» la voce di lei aveva subito acquisito un tono imbarazzato e curioso.
«Akio ti ha dato un bacio, non ha rubato il tuo primo bacio perché è stato lui a darlo a te, non il contrario» spiegò Gray avvicinandosi a lei che intanto si era messa nuovamente seduta cercandolo con gli occhi nella semioscurità della stanza.
«Quindi, mi dai l’onore di ricevere il tuo primo bacio?».
Lluvia avvampò.
Ci mancò poco che non si liquefacesse su quel letto per diventare subito vapore per la febbre che era senz’altro salita alle stelle.
Inutile, le labbra di Gray avevano quasi sfiorato le sue e lei si rese conto di ciò che stava per fare. Aspettava che fosse lei a togliere l’ultimo soffio che li separava, per regalarle forse la gioia più grande della sua vita.
Lluvia annullò ogni distanza e poggiò le sue labbra calde su quelle fredde dell’altro. Come ci si aspetterebbe proprio da un mago del ghiaccio.
Gray poggiò una mano sulla sua guancia febbricitante e strinse un po’ i loro visi prima di separarsi.
Era stato solo un bacio a stampo, ma era carico di miliardi di cose non dette.
«Ora riposati davvero, Lluvia, e riprenditi presto perché andremo insieme a suonargliele a quel farabutto».
 
Gray richiuse la porta e si beccò uno sguardo contrariato di Mira, gli chiese come mai avesse il viso così accaldato e lui rispose che in quella stanza doveva essere cambiata l’aria viziata.
Mira sorrise maliziosa ed entrò nella stanza per fare le spugnature alla sua amica. Trovò Lluvia sdraiata che fissava il soffitto con una mano sulle labbra.
«Che è successo?» le chiese.
La ragazza strinse le lenzuola tra le dita e, ancora con gli occhi lucidi per la febbre, schiuse le labbra in un tiepido sorriso che sembrò ridare colorito anche al viso candido.
«Il sole mi è entrato nelle vene e ha trasformato tutto in oro1».

 

[1] Cit.Elizabeth von Armin
Angolo autrice:
Salve a tutti!
Questo è ufficialmente l'ultimo capitolo, ma Domenica pomeriggio uscirà uno spin off a cui tengo molto. Si ricollega alla storia, per questo lo pubblicherò come se fosse il quarto capitolo, ma sarà anche il trampolino di lancio per un'altra long in cantiere che rivedrà finalmente i nostri NaLu, ma in cui anche Gray e Lluvia avranno un grande ruolo, insieme ad Akio e alla Pantarei.
Ovviamente vi invito a seguire le mie idee, a lasciarmi magari un commentino per sapere cosa ne pensate ^^
Spoiler sullo spin off!

*Mini spoiler perchè a tutti piacciono i mini spoiler*
"Al suo posto era stata montata una protesi magica che somigliava molto ad una normale gamba ma, per un occhio molto attento, erano visibili i fili scuri dietro il ginocchio e le caviglie, lì dove ci sarebbero dovuti stare i tendini.
Lluvia spostò i capelli turchini e rivelò la profonda scollatura della maglietta, sul seno sinistro spiccava il simbolo della gilda.
Blu come quello di Gray."


 

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Capitolo 4
*** Spin Off - Il sole risplende: non ha altra scelta, nulla di nuovo. ***


~Soul Rain~
Spin off

« Il sole risplende: non ha altra scelta, nulla di nuovo. »
 
Gray scuoteva le redini del cavallo su cui era salito in groppa, sentiva il vento fresco tra i capelli e non potè che trovarlo dannatamente rassicurante e rigenerante.
Quelle mattine d’estate sapevano essere asfissianti, ed il fatto che avesse preso casa in cima ai monti aveva aiutato solo in parte.
Continuava a cavalcare con grande maestria, perso in quei pensieri che per una volta erano più leggeri. Meno stancanti.
Lo ferivano solo in parte.
«Gray-sama, siamo quasi arrivati.» lo avvertì Lluvia, seduta dietro di lui, che si era stretta al suo petto.
Appena Gray udì la sua voce, sprofondò in quella dura verità che per pochi attimi si era costretto ad evitare. Lluvia era realmente dietro di lui e incrociava le mani fredde sui suoi pettorali scoperti.
«Era questo il posto che volevi vedere?» chiese facendo fermare il puledro che aveva preso. Decisamente il miglior acquisto di sempre.
Moshi, così lo aveva chiamato Asuka appena lo aveva visto, era diventato subito un grande amico di Lluvia, facendosi coccolare e permettendole di sentirsi utile almeno in parte.
Moshi, oltretutto, aveva imparato ad abbassarsi sulle zampe per permettere a Lluvia di salire in groppa senza l’aiuto di nessuno. Era libera di andare alla gilda anche quando lui era in missione.
«Gray-sama, forse non ti piace il mare al tramonto?» chiese innocentemente la ragazza mentre aspettava che l’altro la aiutasse a scendere.
«Sì, mi sono solo perso un momento nei miei pensieri.» le confidò prendendola per il busto e facendola scivolare lentamente a terra, le strinse i fianchi quando se la ritrovò poco sotto il mento. Aveva sempre il terrore che perdesse l'equilibrio e finisse per terra.
Che vita infernale che stava conducendo la sua anima da quel tragico evento!
Gray si chiese, per l’ennesima volta in quei mesi, se si sarebbe mai perdonato per non averlo evitato e per non essere accorso prima.
«Credo sia un posto molto bello su cui rifugiarci, anziché restare sempre relegati su quelle montagne!» esultò lei distraendolo con il suo tipico entusiasmo infantile.
Lluvia poggiò i piedi uno davanti all’altro, avanzando, lasciò che la brezza marina le colpisse il viso e che l’aria ora fresca si insinuasse sotto la maglietta e tra gli spacchi della lunga gonna che le scivolava lungo le gambe.
Gray rimase qualche passo indietro a fissare il profilo longilineo della ragazza che aveva davanti. Era bellissima.
Inevitabilmente abbassò gli occhi sulla sua gamba sinistra, quella che le era stata amputata quell’inverno.
Al suo posto era stata montata una protesi magica che somigliava molto ad una normale gamba ma, per un occhio molto attento, erano visibili i fili scuri dietro il ginocchio e le caviglie, lì dove ci sarebbero dovuti stare i tendini.
Lluvia spostò i capelli turchini e rivelò la profonda scollatura della maglietta, sul seno sinistro spiccava il simbolo della gilda.
Blu come quello di Gray.
 
«Sei sicura di volere il simbolo proprio qui?».
 
«Sì, Master. Uccidermi sarà l’unico modo per togliermi ancora lo stemma della gilda».
 
A quel ricordo, Gray sentì un brivido lungo la schiena.
Avrebbe voluto tanto prendersi il suo dolore, fisico ed emotivo, pur di non scoprirla piangere la notte per le morse infernali che le attanagliavano la gamba.
Avrebbe tanto voluto rivedere il suo sorriso senza che le lacrime salate le increspassero le labbra.
Mai una volta si era lamentata del dolore in presenza di qualcuno, aveva sempre stretto i denti ed era rimasta positiva anche quando Polyushika l’aveva addormentata per poterle togliere un pezzo di se stessa.
 
«Lluvia non ha paura, Gray-sama! Solo, stammi vicino, va bene?».
«Ti aspetterò in corridoio tutto il tempo, Lluvia».
 
Le aveva lasciato il suo braccialetto al polso e le aveva baciato la fronte prima di uscire. Appena aveva chiuso la porta alle sue spalle, aveva sentito Polyushika sussurrarle di non piangere.
Che sarebbe andato tutto bene.
Lluvia si era risvegliata con una gamba nuova, perché Wendy era riuscita a fermare la maledizione di Akio, ma non a curare un tessuto ormai morto, necrotizzato.
Lluvia non aveva mai avuto un rapporto conflittuale con la protesi magica, si era sempre prefissata nuovi obiettivi da raggiungere autonomamente o sostenendosi con i suoi amici, che non l’avevano lasciata sola nemmeno un momento.
Gray l’aveva vista prima rimettersi in piedi, poi camminare, l’aveva vista indossare da sola una gonna o un paio di pantaloncini. Con i tacchi continuava a litigare.
Lluvia aveva imparato perfino a ballare i lenti da scalza, riusciva anche a salire gli scalini bassi e a fare passeggiate.
Quello che però Gray non sopportava, era il non vederla correre.
Era così abituato ad essere rincorso ed assalito da lei, così radiosa e solare, che vederla in piedi ma ferma, lo disturbava nel profondo.
“Eppure, - pensò alzando gli occhi dai piedi al volto di Lluvia - eccola che sorride al tramonto”.
«Gray-sama!» lo richiamò preoccupata lei mentre si avvicinava, «A cosa stai pensando?».
Gray si perse nei suoi occhi chiari, determinati. Aveva perso così tanto, ma non si era mai arresa e aveva finito per abituarsi e plasmarsi alle situazioni, uscendone sempre vincitrice.
Come un corso d’acqua che scorre e si abitua ai sassi che ostacolano il suo percorso.
«Lluvia, perché non veniamo in spiaggia anche domani mattina?» propose lui di rimando cercando di sorridere, incrociò le braccia al petto nudo e si complimentò con sé stesso per l’idea geniale che aveva appena avuto.
Con quella domanda sarebbe riuscito a scoprire una cosa che da un po’ lo insospettiva e preoccupava.
Lluvia in tutta risposta spostò lo sguardo verso le onde del mare e sembrò scurirsi in volto.
“No, Gray, pessima idea!” pensò improvvisamente il mago del ghiaccio deglutendo. Non era quello il suo obiettivo, sentì un brivido dietro la schiena.
«Lluvia si vergogna un po’ a mettersi in costume davanti a tutti.» confessò l’altra di punto in bianco.
Gray sospirò e si lasciò scivolare contro il muro, rimanendo a guardare la ragazza ancora in piedi sulla sabbia.
«Se è per via della protesi, sai che non è un problema. Non hai nulla da invidiare alle altre ragazze, Lluvia, e poi potremmo venire qui solo a prendere un po’ di sole, non ti pare?».
Gray sospettava ormai da settimane che il disagio di Lluvia doveva essersi acuito con l’arrivo dell’estate.
L’aveva vagamente intuito dall’utilizzo di gonne invernali nonostante lui stesse in costume pure a casa.
Anche se effettivamente lui aveva l’abitudine di spogliarsi anche in inverno.
“Ma non è l’unica cosa, vero Lluvia?” pensò il mago senza aggiungere altro.
«C’è un’altra cosa che fa molto male a Lluvia.» ammise l’altra quasi leggendogli il pensiero e avvicinando il piede sano alle onde d’acqua salata.
I primi raggi della notte lambivano i granelli di sabbia.
«Lluvia è una maga dell’acqua, ma non potrà più nuotare né trasformarsi del tutto in acqua. E’ forse la menomazione più dolorosa».
Il tono serio e sofferente con cui sospirò quelle parole, convinsero Gray ad avvinarsi a lei. A chiamarla per nome e a sfiorarle un braccio.
La ragazza strinse i pugni e scoppiò, finalmente, in un lungo e liberatorio pianto.
Gray era certo che lasciarsi andare le avrebbe fatto bene. Per quanto volesse dimostrarsi forte, aveva bisogno di concedersi un momento per elaborare quell’enorme perdita che l’aveva colpita come un fulmine a ciel sereno.
Il ragazzo avvolse Lluvia tra le sue braccia e lasciò che piangesse appoggiata al suo petto fresco per la brezza. Le lisciò i capelli con una mano, saggiando la consistenza delle lunghe e morbide ciocche.
«Ti ricordi cosa mi dicesti mesi fa, quando volevi alzarti in piedi per la prima volta?» le chiese con tono basso, dolce.
Un tono che non avrebbe creduto gli sarebbe mai appartenuto. Non prima di quella disgrazia.
Lluvia negò, seppur tenesse a quel ricordo come pochi.
Era il ricordo della sua rinascita, e lei era rinata al suo fianco.
 
«Lluvia, sicura di essere pronta?»
«Il sole risplende: non ha altra scelta1
 
Gray, pensando proprio a quelle parole, vide il sole sparire del tutto oltre la linea orizzontale del mare. Avrebbe continuato a splendere dall’altra parte del mondo.
«Vuoi tornare a casa, Lluvia?» le chiese mentre sentiva che smetteva di piangere.
Lluvia alzò gli occhi verso i suoi, non si erano più baciati dopo quella volta.
 
Gray si era solo permesso di chiederle il suo primo bacio, poi aveva lasciato che parlassero altri gesti per lui.
Gesti piccoli come i cornetti caldi la mattina, le passeggiate sui prati in primavera, scalzi, con i piedi in mezzo all’erba.
Ma, la cosa che l’aveva commossa forse di più, era stata la stanza segreta che per giorni Gray aveva preparato nell’attesa che lei potesse uscire dalla gilda per andare a vivere con lui.
Lui che aveva giurato a sé stesso di insegnarle nuovamente a far tutto, come lei gli aveva insegnato ad amare e a proteggere.
Lluvia aveva da subito amato Moshi, ma la sorpresa che l’attendeva tra quelle quattro mura era frutto di un mese di ricerche di Gray, Lucy e Levy.
Quando aprì la porta della sua nuova stanza, vi trovò una libreria colma di libri di poesie.
«Gajeel ci ha aiutato a riconoscere alcuni libri, gli altri li hanno scelti le ragazze. Prendilo come l’augurio di una nuova vita!».
Lluvia era rimasta senza parole e, zoppicando appena, si era avvicinata alla libreria sfiorando tutte le copertine colorate.
«Sono miei?» chiese con la voce spezzata, esitante. Temeva che potesse essere tutto un sogno.
«Non credo avrò il tempo di leggerle anche ioi, ma Gajeel mi ha detto che avevi il vizio di lasciare fogli con le poesie sparse per tutta la gilda. Quindi credo che qualcosa apprenderò.» affermò Gray facendo spallucce, quasi per togliere importanza e solennità a quel regalo. Era imbarazzato.
Lluvia da allora era diventata sempre più ottimista, anche se Gray aveva capito che il non poter usare il suo potere al massimo le faceva male.
Un male incredibile.
E lui soffriva con lei, ma non le avrebbe mai lasciato la mano.
 
«Vuoi tornare a casa, Lluvia?» chiese nuovamente.
La ragazza lo guardò ancora, facendogli credere per un momento che fosse rimasta paralizzata.
Il mago sollevò un sopracciglio, dubbioso.
«Hai dato il tuo primo bacio, o hai solo rubato quello di Lluvia?» chiese lei all’improvviso totalmente dimentica del discorso serio e delle lacrime.
“Diamine se si riprende in fretta! Altro che sole che splende.” Pensò l’altro mentre arrossiva.
Sperava che quella faccenda fosse ormai chiusa.
«Non ho ancora dato il mio primo bacio e nessuno me l’ha rubato, okay?» Gray avrebbe tanto voluto scansarsi, ma ora era Lluvia a tenerlo incatenato contro il suo corpo così morbido.
Gray, abbassando lo sguardo su di lei, si accorse di trovarla estremamente sensuale e bella, bella come poche cose.
Si maledisse per aver aspettato tutto quel tempo, d’altronde cosa sarebbe mai potuto accadere?
Abbassò le labbra sulle sue, ritrovandole morbide come l’ultima volta, ma meno calde.
La preferiva senza febbre, senza essere in pericolo di vita. La preferiva viva e in sé tra le sue braccia. Che importava se aveva solo una gamba? Era sempre la sua Lluvia e l’unica cosa che voleva era sentirla accanto.
Si sfiorarono appena le labbra quando il baciò terminò per permettere ad entrambi di prendere aria. Si guardarono un lungo momento.
Poi Lluvia gli ricordò con chi aveva a che fare:
«Gray-sama ha dato a Lluvia il suo primo bacio!» esclamò sorridendo e portando le braccia al cielo, liberandolo finalmente.
Gray, con un sorriso, pensò che per essere la solita Lluvia non le servisse poi correre e saltellare.
Le bastava sorridere.
 
[1] Samuel Beckett
Angolo autrice: Eccoci alla fine di questa storia che, ripeto, sarà il trampolino di lancio per una long che uscirà però, credo, dopo la sessione d'esame.
Ci lavorerò molto lentamente perchè ho delle belle aspettative.
Il finale di Starry Night mi ha troppo delusa, devo rifarmi!
Spero di non aver turbato nessuno con la scelta di far perdere la gamba a Lluvia, ma avevo intenzione di fare un complesso lavoro di introspezione e di crescita.
Infatti pensavo di fare una raccolta di flash dove si vede il suo cambiamento.
Vorrei far notare che insieme a lei, anche Gray è cambiato ed è diventato in parte più tormentato. Tormentato dal senso di colpa per non aver fermato Akio.
Niente, spero che la storia vi sia piaciuta e ci vediamo al più presto!
Un grazia a tutti i lettori <3

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