Moon Child

di AnneSt_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti. Il prologo è breve, ma i capitoli successivi saranno più lunghi. Spero sinceramente che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!


Il mio nome è Isabella Swan, un nome come tanti, un viso e una corporatura comune, il classico tipo che non noteresti mai in un corridoio scolastico brulicante di adolescenti. Peccato che questo sia tecnicamente impossibile, perché io a scuola non ci ho mai messo piede e non lo farò per tutta la mia vita… l’ho vista, questo è certo, in una delle mie lunghe e solitarie passeggiate notturne mi sono soffermata così tante volte di fronte a quel cartellone “Forks Highschool” persa nei miei sogni ad occhi aperti. Ma poi ho sempre proseguito, tornando a casa prima che i primi raggi del sole potessero tagliare la coltre di nubi che aleggia perennemente su Forks… e prima che possano uccidermi naturalmente…ebbene sì, avete letto bene tranquilli. Soffro di Xeroderma Pigmentoso (Xp per gli amici pigri), una sorta di “allergia al sole”, se la mia pelle dovesse mai entrare in contatto con i raggi U.V. questi mi provocherebbero dei carcinomi maligni e il mio destino sarebbe segnato. Un caso ogni 250 mila persone, non male eh? Ci chiamano i bambini della luna, per via della vita notturna che ci accomuna e a cui siamo costretti. Mi è stata scoperta che ero una bambina, per cui mia madre Renée ha deciso che sarebbe stato il caso che io vivessi nella città più piovosa d’America con mio padre Charlie, mentre lei si trastullava con il suo nuovo marito a Phoenix la città più soleggiatad’America. Non fraintendetemi, le voglio un bene dell’anima, ma a volte mi chiedo quanto immatura possa essere una donna della sua età per aver messo al mondo una figlia, malata, per poi scaricarla al padre e dimenticarsene. Ma vabbè la vita continua e la routine prosegue sempre identica a se stessa… la mattina dormo fino a tardi, mi sveglio e faccio colazione, svolgo i compiti assegnatimi dal mio docente privato prima che lui arrivi, quando finiamo ceno velocemente con mio padre (unico vero e proprio momento della giornata in cui siamo assieme) per poi catapultarmi nel vialetto di casa e farci ritorno poco prima dell’alba. Anche oggi nulla è diverso dal solito, io e Charlie mangiamo in religioso silenzio le nostre lasagne, odiamo entrambi le chiacchiere inutili, ci apprezziamo a vicenda per questo e non c’è bisogno di dirlo. “Domani sera verrà a trovarci il Dottor Cullen, si è trasferito con la sua famiglia da pochi giorni in città, ma si è subito appassionato al tuo caso e vorrebbe incontrarti” dice lui improvvisamente. Storco un po’ il naso alla parola “caso” e alzo le spalle indifferente, non è la prima volta che qualche saccente medico si interessava a me e sicuramente non sarebbe stata l’ultima. Finisco il mio piatto continuando a rimanere in silenzio, per poi alzarmi e prendere velocemente la mia giacca e finalmente sono fuori. Respiro profondamente. Una. Due volte. Lo faccio sempre, come un galeotto che fugge di prigione dopo anni passati al buio. La strada è deserta, solo la luna mi saluta quando finalmente esco dalla veranda. Sta sera cambio rotta, è sabato, sarà pieno di ragazzi in centro e io non voglio incontrare nessuno, molti mi conoscono ma pochi si sono avvicinati, per gli altri rimango “la figlia malata del Capo Swan”. Credo che siano convinti perfino che sia contagiosa. Idioti. Mi inoltro nella foresta canticchiando, è una serata perfetta per andarci, il cielo è limpido ed il vento si è calmato, gli alberi di sera mi tranquillizzano, i loro rami al buio sembrano quasi delle braccia che si dimenano a darmi il loro caloroso bentornata. Mi muovo abbastanza sicura, anche se non si vede granché, la mia vista si è acuita negli anni e si abitua facilmente alla mancanza di luce. Arrivo vicino ad un vecchio tronco, reciso anni fa, e mi ci siedo su, incrocio le gambe al petto e chiudo gli occhi per qualche istante. Ed è in quel momento che lo sento. Un fruscio fra le fronde ed il forte odore acre del sangue. Stringo gli occhi, ma il mio cuore perde di un battito, mentre cerco di rimanere quanto più in silenzio mi sia possibile, per rimanere in ascolto. Nulla. Me lo sarò sognata, un fruscio in un bosco in piena notte, devo essere impazzita per essermi veramente spaventata così eccessivamente e l’odore del sangue sarà di un qualche animale ferito. Sto per rialzarmi, quando lo risento…un sospiro… vicino, troppo vicino…spalanco gli occhi in direzione del rumore e la vedo, una sagoma buia tra i rami, sembra essere stato preso in contropiede, fa un passo nella mia direzione ma qualcosa lo blocca…un ululato, in lontananza forte e chiaro e…sparisce,sparisce letteralmente dalla mia vista, creando solo un leggero turbinio di foglie e sangue a segnalare la sua spaventosamente rapida fuga. Rimango gelata per qualche secondo e poi mi do alla fuga, correndo con tutto il fiato che ho in gola fino a casa, attraverso l’entrata di volata e mi butto direttamente sul letto a peso morto, con i polmoni in fiamme e i polpacci dolenti. Il cuore mi tamburella nelle orecchie, intenzionato a non calmarsi, mi ci vuole uno sforzo immane per riprendere il controllo del mio corpo e smetterla di tremare terrorizzata. Cerco in tutti i modi di darmi una spiegazione razionale a quello che è appena accaduto, ma oltre che ad ipotizzare che inizi a soffrire anche di allucinazioni, devo ammettere a me stessa che qualunque cosa fosse quella che avevo appena incrociato, non era umana.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Salve a tutti, sono tornata. Scusate l'attesa! Volevo ringraziare innanzitutto chi ha commentato il prologo, sto cercando di migliorare l'editing, per non appesantire troppo la lettura, come mi avete suggerito. Fatemi sapere se così va meglio :) 
Ps. Il prossimo credo che sarà un pov Edward, ma ancora non sono sicura al 100% ;)

Capitolo I

Passo tutto il pomeriggio seguente ad arrovellarmi su quanto successo, non riesco a trovare una spiegazione che non sia fantascientifica. Sono ancora persa nei miei pensieri, quando mi sento toccare il braccio
“Mh Bells tutto ok? Oggi sei abbastanza distratta direi” Jacob mi sorride mentre mi parla, ma vedo della preoccupazione nei suoi occhi, probabilmente devo ancora avere un’espressione stravolta.
“Sì, certo. Scusami, ma non ho dormito un granché. Qualche incubo” rimango sul vago, nonostante Jacob Black sia ormai il mio insegnante privato da un anno e mezzo, ha messo subito in chiaro con me che avrebbe voluto avere un rapporto amichevole più che professionale. In fondo abbiamo solo pochi anni di differenza.
“Tranquilla continueremo domani, ormai il tempo è scaduto” dice mentre con il palmo della mano mi sfiora una guancia, so di piacergli in qualche modo, ma non si è mai esposto e di questo gliene sono grata, avrebbe rovinato tutto ed io lo adoro come insegnante. 
Lascio che la sua mano ricada al suo posto, prima di alzarmi e fargli strada, oggi posso accompagnarlo fino all’ingresso, piove a dirotto come sempre e del sole neppure l’ombra.
Lo guardo allontanarsi e penso al futuro che potrei avere se gli dessi una possibilità, mi vedo in una piccola casa nel fitto della riserva mentre preparo il pranzo ad una mandria di ragazzini, tutti identici a Jake: cappelli neri, occhi scuri e super abbronzati.
COME NO BELLA, come se non avessi una malattia incurabile che probabilmente non mi farà neanche arrivare ai 30… E poi se anche fosse, non rischierei mai di mettere al mondo un bambino che possa ereditare la mia stessa piaga. Sarebbe crudele.
Persa in questi pensieri non sento neppure l’arrivo di mio padre, almeno finché non annuncia:
“Bella, sono tornato. Sono con il Dottor Cullen”. Bene, benissimo anzi. Non bastava lo shock dell’altra sera, ora avrei dovuto far da cavia anche al dottorino di turno.
Arrivo in cucina strascinando i piedi e con lo sguardo puntato al pavimento.
“Salve Isabella, io sono il dottor Carlisle Cullen. Ma chiamami pure Carlisle” al suono di quella voce melodiosa alzo di scatto la testa e… cazzo,mi ritrovo davanti ad una specie di bronzo di Riace con una folta chioma color biondo ossigenato che mi guarda incuriosito. Io arrossisco immediatamente per l’imbarazzo 
“C-c-ciao, m-mi c-chiami Bella per favore. Lo preferisco” riesco solamente a dire. E’ di una bellezza impressionante…quasi spaventosa direi. Per non parlare del colore dei suoi occhi, sembrano oro liquido, talmente intenso da sembrare irreale. Ma quanti anni ha? Sembra avercene solo una trentina eppure Charlie aveva accennato al fatto che fosse venuto a Forks con la sua intera famiglia.
“Bene Bella, io inizierei subito. Cosa ne pensi? Tuo padre mi ha fatto avere la tua cartella clinica, ma io voglio farti qualche domanda e prelevare un campione di sangue”
Sangue?!Sbianco immediatamente, ma annuisco lo stesso, anche perché non riuscirei mai a dirgli di no. Lui si mette subito al lavoro facendomi domande su domande sul mio stato di salute e su come abbiamo scoperto della malattia.
“Bella come ti senti a dover condurre questo tipo di vita?” mi chiede all’improvviso.
“Beh, sa dipende se questa si possa effettivamente considerare vita. Vivo confinata in queste quattro mura, prendo quotidianamente dei farmaci senza dei quali morirei, non posso espormi al sole o morirei, non posso neppure stare per troppo tempo sotto una lampada al neon o morirei, quella che lei definisce vita per me è un’inutile corsa contro il tempo”.
“Perché inutile?” mi chiede lui pensieroso. 
“Perché ci finirò ugualmente nelle braccia della morte, che io voglia o no. Continuo a lottare solo per non lasciare Char- ,cioè mio padre da solo. Sono l’unica persona al mondo che abbia” sento un peso sul cuore, ci ho pensato così tante volte alla mia morte da non farmi più prendere dal panico, l’ho accettata, ma non mi scende l’idea di abbandonare mio padre. Ne morirebbe anche lui.
Il dottor Cullen sembra scosso dalle mie parole, ma non dice nulla, si limita a proseguire con le sue indagini.
Quando arriva il momento del prelievo mi assale un senso di nausea che presagisce cosa sta per accadere di lì a poco. Infatti alle prime gocce di sangue che vedo scivolare nella provetta trasparente, il mondo inizia a contorcersi, la nausea diventa più forte e il pavimento sempre più vicino al mio viso…
Quando riprendo conoscenza mi rendo conto di essere stesa sul divano, al braccio nessun ago, sento parlottare dalla cucina, ma non distinguo le parole. Cerco di attirare l’attenzione con qualche colpo di tosse, finalmente i due si voltano e mi vengono in contro.
“Bella, Carlisle mi stava appunto dicendo che preferirebbe completare la visita nel suo studio privato, inoltre gli ho raccontato delle tue passeggiate notturne e…” e di quanto tu sia solaforza dillo so che lo pensi costantemente…“che sì insomma, avresti bisogno di un po’ di compagnia di gente della tua età” Touché. 
“Papà io sto bene come sto, non ho bisogno di nessuno” lo interrompo brusca.
“Isabella, Bellatuo padre ha ragione. Ti farebbe bene passare del tempo con qualcuno, parlare”
Bene, sono due contro una. Mi voglio mettere con le spalle al muro
“E sentiamo, con chi dovrei stare? Con quei decerebrati che sono convinti che sia contagiosa? Neanche avessi la lebbra?” rido nervosamente, ma Charlie sa quanto questa storia mi faccia imbestialire, fa incazzare a morte anche lui.
“Con i miei figli Bella” dice Carlisle prendendomi in contropiede “Credo che non siano minimamente paragonabili a questi , come li definisci tu” sorride divertito per poi riprendere “In realtà li ho già avvertiti, sarebbero contenti di conoscerti anche sta sera se ti va, così noi completiamo la visita”.
Sono completamente sconvolta. Figli?? Sta sera?! Forse sono finita in coma svenendo, avrò sbattuto la testa da qualche parte mentre cadevo.
“Io beh… N-non saprei…” Sta accadendo tutto troppo velocemente. 
“Beh vedila così Bella, da me dovrai venire per forza per completare le indagini e nel frattempo puoi provare a conoscerli. Non devi essere per forza loro amica se non vuoi”
E con queste parole mi stende. Guardo mio padre per trovare appoggio, ma lui mi sorride entusiasta, lo farei felice, lo so bene…
“Va bene…Dopo cena?” chiedo sconfitta e abbattuta.
“Certo, ti aspetteremo con ansia” mi risponde sorridente mettendo in mostra tutta la sua bellezza.
Mio padre lo accompagna fuori, mentre li sento ancora parlottare tra loro. Bah che stranezza.
Inizio a realizzare lentamente alcune cose, se Carlisle non ha più di trenta/trentacinque anni i suoi figli saranno appena adolescenti, anche ipotizzando che lui e sua moglie li abbiano sfornati appena raggiunta la maggiore età. Cazzo perché non ci avevo pensato prima? Che amicizie pensano che mi possa fare con dei bambini di dieci, dodici anni? Magari semplicemente gli serviva una baby sitter e ha preso la palla al balzo… 
Merda vorrei aver detto di no…
Eppure non so come mi ritrovo nel mio Chevy a guidare verso l’indirizzo che mi ha dato mio padre, era su di giri quando mi ha salutato, completamente in disaccordo con il mio atteggiamento disperato naturalmente.
Penso di essermi persa tra le strade sterrate nel fitto del bosco, quando finalmente eccola, maestosa e spettacolare, nonostante sia buio si avverte comunque quanto la casa sia in armonia con la vegetazione che la circonda e che la protegge dal resto della città. Scendo e salgo velocemente i gradini dell’ingresso, ma prima che riesca solo ad avvicinarmi al campanello, vengo sconvolta da un vero e proprio tornado dai capelli color cioccolato.
“Ciaooo, tu devi essere Isabella. Ti stavo…stavamo… aspettando con ansia” Quasi urla, è una nanerottola non alta più di un metro e cinquanta, ma sembra quasi una mina pronta ad esplodere da come mi è praticamente arrivata addosso. Non faccio in tempo ad articolare una frase che ci interrompe Carlisle, sopraggiunto alle sue spalle
“Scusala Bella, Alice è sempre così…su di giri, ecco. Comunque lei è una delle mie figlie naturalmente.” UNA DELLE SUE FIGLIE? “Accomodati pure cara”. Faccio come mi dice in completo silenzio, sono stordita da tutta questa storia, mi sembra di essere protagonista di uno scherzo, per sicurezza scruto le pareti intorno a me in cerca di telecamere, ma trovo solo quadri raffinati e costosi appesi. Raggiungiamo un ampio salotto, con tanta, troppa gente riunita. Che fosse una specie di casa famiglia?
“Bella questa è mia moglie Esme” continua il dottore prendendo la mano di una giovane donna dai capelli color miele che mi sorride dolce, “mentre questi sono i miei figli: Rosalie, Emmett e Jasper ”. No, ok sono ormai sicura al cento per cento di aver avuto una commozione cerebrale cadendo. Li passo in rassegna uno per uno, partendo dalla bionda spilungona con un fisico da femme fatale e lo sguardo omicida, passando per ragazzone dal fisico scolpito messo in mostra dalla sua sottile t-shirt a maniche corte, a novembre, alza una manona in mia direzione mimando un <> con la boccapoi l’anemico, lui sì che è bello strambo, la sua bellezza è altrettanto mozza fiato, ma il suo viso comunica un’insofferenza non lieve, sembra che gran parte di loro non mi vogliano qui sta sera. Grande
All’improvviso qualcun altro entra in salotto, cogliendomi alle spalle
“Perdonate il ritardo” Una scossa al petto. Poi due. Come se quella voce mi avesse aperta da parte a parte. Mi giro lentamente ed il mio sguardo affonda in due pozze nere, così profonde da potersi perdere. La sua presenza mi turba in maniera che non capisco, mentre la sua bellezza, i suoi occhi, il suo odore dolciastrio di muschio mi colpiscono in pieno e mi attirano. Sotto di lui, sotto il suo sguardo insistente mi sento sempre più a disagio. Sembrano passate ore ma lui continua a fissarmi senza pudore né imbarazzo, io quello però l’avverto immediatamente e sento il sangue ribollirmi mentre mi colora le guance. Lui abbassa lo sguardo ed emette un sospiro, io invece perdo irrimediabilmente un battito. Quel sospiro… così simile ad un altro…Mi irrigidisco immediatamente appena il mio cervello fa quello strampalato collegamento.
No 
Non può essere lui… 
Eppure… c’è qualcosa nel modo in cui mi guarda. Nel modo in cui il mio corpo risponde alla sua presenza
“Lui è Edward, Bella. Edward lei è Bella” Dice Carlisle finalmente
No… lui non è Edward..
Lui è il mio lupo ed io sono finita dritta dritta nella sua tana.

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