Winx Club 8: Luci & Ombre

di WCLO
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di Nuovo ad Alfea ***
Capitolo 2: *** La Richiesta di Faragonda ***
Capitolo 3: *** L'Intervento di Griffin ***
Capitolo 4: *** La Minaccia di Taleia ***
Capitolo 5: *** Dobbiamo Salvarla ***
Capitolo 6: *** La Pergamena ***
Capitolo 7: *** Incomprensibile ***
Capitolo 8: *** Senza Dormire ***
Capitolo 9: *** Ritorno a Roccaluce ***
Capitolo 10: *** Insieme ***
Capitolo 11: *** Una Nuova Insegnante ***
Capitolo 12: *** Corri. ***
Capitolo 13: *** Un Premio Fatato ***
Capitolo 14: *** Il Peso della Missione ***
Capitolo 15: *** Carnelia ***
Capitolo 16: *** Nei Boschi ***
Capitolo 17: *** Coraggio ***
Capitolo 18: *** Lealtà ***
Capitolo 19: *** Senso di Giustizia ***
Capitolo 20: *** Dedizione ***
Capitolo 21: *** Abnegazione ***
Capitolo 22: *** Forza d'Animo ***
Capitolo 23: *** Il Risveglio ***
Capitolo 24: *** Ricompensa ***
Capitolo 25: *** L'accoglienza di Alfea ***
Capitolo 26: *** Marionette ***
Capitolo 27: *** La lezione di Taleia ***
Capitolo 28: *** Nessuna Logica ***
Capitolo 29: *** Cosa facciamo? ***
Capitolo 30: *** Sopravvissute ***
Capitolo 31: *** Sempre da sola ***
Capitolo 32: *** Così Diversi ***
Capitolo 33: *** Legno e Incenso ***
Capitolo 34: *** Il Piano Perfetto ***
Capitolo 35: *** Fiducia ***
Capitolo 36: *** Mostri di Monteluna ***
Capitolo 37: *** Piani ***
Capitolo 38: *** Noi Due ***
Capitolo 39: *** Visite Notturne ***
Capitolo 40: *** Acqua e Fuoco ***
Capitolo 41: *** In Silenzio ***
Capitolo 42: *** Ascolta (pt.1) ***
Capitolo 43: *** Ascolta (pt.2) ***
Capitolo 44: *** Custode ***
Capitolo 45: *** Questo Dolore ***
Capitolo 46: *** Il Maleficio ***
Capitolo 47: *** Cuori all'Unisono ***
Capitolo 48: *** Il Difetto Peggiore ***
Capitolo 49: *** Il Momento della Verità ***
Capitolo 50: *** Quella Notte ***
Capitolo 51: *** Le risposte di Griffin ***
Capitolo 52: *** La Furia di Hesperia ***
Capitolo 53: *** Dure Verità ***
Capitolo 54: *** Le Condizioni di Hesperia ***
Capitolo 55: *** La Traditrice ***
Capitolo 56: *** La voce della spada ***
Capitolo 57: *** La verità su Meliade ***
Capitolo 58: *** Le Rivelazioni di Taleia ***
Capitolo 59: *** Nessun Perdono ***
Capitolo 60: *** Basta Combattere ***
Capitolo 61: *** La Luce di Meanna ***
Capitolo 62: *** Convergenza ***
Capitolo 63: *** Finalmente insieme ***
Capitolo 64: *** Celebrazioni ***
Capitolo 65: *** Qualsiasi Cosa ***



Capitolo 1
*** Di Nuovo ad Alfea ***


- Ripetimi perché siamo qui…

La voce di Stella era poco più di un sussurro, un sussurro carico di scetticismo e ironia. Tecna si voltò per lanciarle un’occhiataccia e Bloom le diede una minuscola spallata, più per simpatia che per rimprovero.

- Non l’avrei fatto se non me lo avesse chiesto Daphne. Adesso che è a casa in maternità non fa altro che preoccuparsi della sua classe e di questa Madame Meanna con cui l’hanno sostituita. Mia sorella è una persona ragionevole ma il fatto che non sia mai riuscita ad incontrarla prima che la sostituisse la preoccupa tremendamente!

- Ma dobbiamo proprio sorbirci tutta la lezioneeee? Pensavo che avessimo finito con lo studio, una volta uscite da Alfea…

- A me mancavano le lezioni...- mormorò Flora, guadagnandosi un’occhiata incredula della principessa di Solaria -...e poi anche se siamo state convocate da Faragonda pare che sia impegnata, no? Dovevamo comunque aspettarla.

- Ma sono le quattro, la scuola dovrebbe finire alle quattro!

Madame Meanna si interruppe per un istante, guardando nella loro direzione. Aveva grandi occhi chiari in un volto dalla pelle scura e una meravigliosa cascata di ricci blu in forte contrasto con il tailleur bianchissimo che indossava. Bloom pensò che le avrebbe rimproverate, invece riprese la lezione dopo un attimo, ignorandole.

- Cinquecento anni fa fu la ninfa Meliade ad intervenire per bloccarla, con un incantesimo di sigillo che dura da allora.

Una studentessa alzò la mano.

- Madame Meanna, è vero che quell’incantesimo ha un termine?

La voce della professoressa si fece cinica.

- Lo so quello che si dice su quell’incantesimo, che la sua fine è stata predetta e che le migliori menti delle scuole di Magix hanno lavorato alla sua sostituzione, ma non si tratta d’altro che di presunzione giovanile. Come potrebbero degli studenti di magia produrre qualcosa allo stesso livello degli incantesimi di una ninfa di Magix? Nient’altro che presunzione giovanile.

- Interessante- mormorò Tecna – è la prima volta che sento nominare altre ninfe oltre a Daphne e Politea. Bloom, credi che potrei visitare tua sorella e chiederle qualcosa di più su di loro?

- Non credo che ci siano problemi: il bambino dovrebbe nascere tra due settimane e fino ad allora Daphne avrà ben poco da fare!

La lezione intanto era finita e le Winx assistettero alla lenta sfilata delle alunne che uscivano lanciando loro sguardi colmi di soggezione e ammirazione. Stella aveva un sorriso per ognuna di loro e non si trattenne nemmeno quando ad uscire fu Madame Meanna. L’insegnante fece un cenno con la testa nella loro direzione e scomparve oltre la porta senza dire una parola.

- Finalmente!- Musa saltò in piedi e si stiracchiò rumorosamente – Non ne potevo più di stare seduta! Non è ora di andare da Faragonda?

Bloom annuì alzandosi e le ragazze la seguirono, attraversando il college fino all’ufficio della preside.

- Che nostalgia...- mormorò Aisha – Mi ricordo tutte le volte che ci siamo messe nei guai mentre eravamo qui…

- Già, altro che presunzione giovanile! Qualcuno dovrebbe raccontare a quella Meanna le cose che abbiamo fatto mentre studiavamo qui!

Il fervore di Stella strappò a tutte una risata ma si azzittirono una volta di fronte alla porta di Faragonda. Erano passati anni dall’ultima volta che erano state lì per una ramanzina ma l’atmosfera di quel luogo sapeva ancora essere leggermente inquietante.

All’improvviso Griselda spuntò dal nulla.

- Buongiorno ragazze…

Gli anni non avevano avuto nessuna influenza né sul suo aspetto né sul suo tono di voce, sempre freddo e rigido.

- Buongiorno Griselda- mormorò Flora con la sua voce più gentile. Vari mormorii seguirono il suo saluto, alcuni accorati altri molto meno.

- La preside non sta bene, in questi giorni. Ha espresso il desiderio di vedervi ma vi prego di non farla stancare e di non trattenervi più del dovuto. Resterò nel mio ufficio, accanto al suo studio, e non esiterò ad intervenire se riterrò che il suo stato di salute sia minacciato.

Quelle parole gettarono lo sconforto sulle Winx. Faragonda stava male? La preside era sempre stata un pilastro di Alfea, un faro nella loro crescita e maturazione di fate. Era anziana, certo, ma non poteva essere altrimenti. Era la prima volta che la sua età si faceva sentire.

- Venite avanti, prego!

Le Winx entrarono e si chiusero la porta alle spalle.








Ciao e grazie di aver letto la mia storia.

Sono da molti anni un'appassionata di Winx e i tempi d'attesa della nuova stagione mi hanno spinto a scriverne una da me. I toni sono un po' diversi di quelli della serie originale ma spero non ti dispiaceranno.

Il capitolo è molto breve ma pubblicherò il prossimo mercoledì.

Se non vuoi aspettare puoi venire a trovarmi nel mio forum, dove la storia è già oltre il capitolo 30: cerca "Winx Club Luci e Ombre", io sarò lì.

Buona giornata.

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Capitolo 2
*** La Richiesta di Faragonda ***


Le parole di Griselda avevano dipinto una scena ben diversa da quella che le Winx si trovarono davanti una volta entrate: la donna che sedeva dietro la scrivania sembrava risplendere.

- Carissime ragazze!

Si alzò in piedi e venne loro incontro sorridendo per stringere le loro mani tra le sue. I suoi occhi brillavano e sul volto le si apriva un caloroso sorriso.

- Se Faragonda sta male voglio anche io questa malattia...- mormorò Stella alle orecchie dell’amica. Bloom nascose il suo divertimento sorridendo a sua volta alla preside.

- Preside Faragonda, siamo felici di trovarla in ottima salute!

La donna fece un gesto con il braccio, come a liquidare le parole della ragazza.

- Oh, gli anni passano, è vero, ma io ho ancora qualche asso nella manica… Sedetevi, sedetevi! Raccontatemi come state!

- Beh, non c’è molto da dire…

Faragonda era presente durante la recente lotta contro Kalshara e Brafilius e nulla di emozionante era successo loro nei mesi successivi. Le sconfitte dei grandi nemici erano solo il preludio di un periodo di pace, più o meno breve, nel quale le ragazze potevano dedicarsi alle loro famiglie o agli Specialisti. Ognuna di loro condivise le piccole gioie quotidiane della vita in famiglia e Faragonda sorrise con calore ad ogni racconto.

- Molto bene ragazze, sapete, mi manca sempre avervi in giro per il college. Le fate di questa generazione… beh, la loro reazione agli eventi del mondo è molto passiva. La verità è che non ci sono più grandi poteri, tra le fate di questo college. Potreste aiutarmi in questo.

- Alfea è sempre casa nostra- rispose Aisha – se possiamo aiutarvi lo faremo volentieri.

La preside sfoderò un sorriso ancora più largo.

- Cedetemi i vostri poteri.

Un denso silenzio scese sulle fatine. Stella fu la prima a riprendersi.

- Cedervi i nostri poteri? Per farci cosa?

- Sarebbe interessante sapere cos’ha portato voi sei a svilupparli a tal punto quando la fata media non è più in gamba di una sua coetanea di Torrenuvola. Voglio solo analizzarli.

Tecna inclinò la testa.

- Sicuramente la tecnologia sviluppata a Fonterossa ne permette l’analisi. Dovremmo forse spostarci da loro?

La donna sembrò sorridere ancora di più e trasse da un cassetto una manciata di gemme sferiche, coloratissime ma un po’ opache.

- Non è necessario, basta che tocchiate una di queste sfere e poi sarò io a portarla a Fonterossa. Avanti… non avrete mica paura vero?

Tecna fece per allungare una mano verso le gemme ma Bloom la prese per il polso.

- Tutte noi? Non ne basta una?

Gli occhi di Faragonda si spalancarono mentre fissava la ragazza, uno sguardo fisso e un po’ inquietante.

- Non starete disobbedendo ad una richiesta della vostra amata preside no? Avanti…

Spinse verso di loro le gemme, che rotolarono lentamente verso l’orlo del tavolo. L’istinto spinse Bloom ad alzarsi in piedi di colpo, spingendo indietro la sedia rumorosamente.

- Ragazze, allontanatevi!

C’era qualcosa nello sguardo della donna, qualcosa che le faceva venire i brividi. Faragonda si alzò in piedi senza smettere di sorridere e alzò una mano.

- Se insistete nel comportarvi così dovrò farvi del male…

A quelle parole le ragazze si scambiarono un rapidissimo sguardo e incrociarono le braccia sopra la testa.

- Magic Winx… Butterflyx!

La stanza si riempì di luce mentre le ragazze assumevano la forma più potente che era loro rimasta. Una volta terminata la trasformazione le ragazze fronteggiarono insieme Faragonda ma furono accolte da una brutta sorpresa.

- Chi è quella?!

Dietro la cattedra stava una figura magra e tremante, attorno alla quale fiammeggiava un’aura azzurra di tutt’altro genere. Lunghi capelli neri e lisci le fluttuavano attorno e i lineamenti del viso erano deformati in un sorriso per niente rassicurante. La trasformazione aveva infranto l’illusione che circondava la povera preside: il mostro che la possedeva aveva ora lunghi artigli sulle mani nodose e il volto quasi completamente coperto di tatuaggi neri spiraleggianti.

- Avrò quello che voglio, con le buone o con le cattive!

- Che sta succedendo qui dentro?

La porta che collegava la stanza allo studio di Griselda si era spalancata e la vicepreside si guardava intorno con aria torva.

- Vicepreside Griselda, Faragonda è…

Bloom non riuscì a terminare la frase: la donna aveva preso a mormorare parole di una lingua misteriosa mentre i suoi abiti austeri mutavano in un’uniforme blu scuro con armatura grigia. Gli occhi di Griselda erano fissi in quelli di Faragonda mentre parlava e le sue mani avevano iniziato a splendere di una luce fortissima.

- Dite a Griffin che mi dispiace di non poter reggere più a lungo. Avete cinque giorni.

La luce nella stanza era così forte che le Winx dovettero schermarsi gli occhi.

- Il tuo potere non è sufficiente per fermarmi, sciocca!

- Nemmeno il tuo, Taleia.

Quando le Winx riaprirono gli occhi due statue ornavano l’ufficio silenzioso: una Faragonda di lucida ossidiana nera e una Griselda di trasparente, purissimo cristallo.



Ciao e grazie di aver letto la mia storia.

Sono da molti anni un'appassionata di Winx e i tempi d'attesa della nuova stagione mi hanno spinto a scriverne una da me. I toni sono un po' diversi di quelli della serie originale ma spero non ti dispiaceranno.

Il capitolo è molto breve ma pubblicherò il prossimo venerdì.

Se non vuoi aspettare puoi venire a trovarmi nel mio forum, dove la storia è già oltre il capitolo 30: cerca "Winx Club Luci e Ombre", io sarò lì.

Buona giornata.

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Capitolo 3
*** L'Intervento di Griffin ***


Griffin arrivò in una nuvola di fumo nero qualche istante dopo.

Flora era a terra, il viso nascosto tra le mani e le spalle che sussultavano in silenzio. Aisha, al suo fianco, sedeva ad occhi chiusi, come in ascolto. Lo sguardo di Tecna era abbassato sul display del suo tablet, sul quale digitava furiosamente, ma ogni tanto i suoi occhi tristi si alzavano sulle sagome delle due statue, increduli. Incredulo era anche il tocco di Musa, le cui dita sfioravano esitanti le braccia alzate delle due donne: quelle di Faragonda protese verso di loro, quelle di Griselda allargate come a voler abbracciare la preside.

Stella non riusciva a distogliere lo sguardo dall’espressione avida della loro mentore.

- Faragonda non avrebbe mai fatto una cosa simile. Non era in sé. Quella non è Faragonda…

Le sue parole trovavano eco nella mente di Bloom, che vi si aggrappava disperatamente. All’apparire della strega tutte si voltarono nella sua direzione, speranzose.

La donna rimase a fissare le due statue per un attimo che parve loro interminabile, l’espressione impassibile sul viso verdognolo, poi sospirò e qualcosa in lei parve incrinarsi.

- Oh, Griselda…

La sua voce era a malapena udibile, anche in quel silenzio febbrile. Bloom le si avvicinò con circospezione.

- Preside Griffin, noi…

- Voi verrete con me, immediatamente e senza aggiungere altro.

Si guardò intorno con aria sospetta poi mormorò qualcosa, mosse rapidamente le mani e tutto svanì in una nuvola di fumo nero.

 

Quando le Winx riaprirono gli occhi, tossicchiando per il fumo, si ritrovarono in una stanza sconosciuta. Una parete era quasi completamente occupata da un grande caminetto, il pavimento era coperto da una spessa moquette viola scuro e una decina di poltroncine imbottite riempiva la sala.

- Accomodatevi...- mormorò la strega, lasciandosi sprofondare in una delle poltroncine. Le ragazze ubbidirono e Bloom scelse la poltrona più vicina a quella della preside.

- Vi farò preparare qualcosa di caldo…- aggiunse, schioccando le dita. Qualche istante più tardi ognuna delle fate si ritrovò in mano una tazza di camomilla fumante col miele e l’atmosfera si rilassò appena.

- Bloom. Cos’è successo?

La fata era concentrata sulla sensazione di calore che stringeva tra le mani. Si rese conto solo in quel momento che per lo shock tutte loro avevano invertito la trasformazione.

- Faragonda ci aveva convocate, diceva che non ci vedeva da un po’… lo fa, a volte, quando non veniamo a salutarla per lungo tempo. Griselda diceva che non stava bene ma quando siamo entrate lei era… felice, luminosa, allegra.

- Ci sorrideva- aggiunse Aisha tra un sorso di camomilla e l’altro – ci ha chiesto come stavamo, ha ascoltato i nostri racconti.

- Poi ci ha chiesto dei nostri poteri!- intervenne Tecna - Diceva che le fate di Alfea sono deboli, che scoprire cosa aveva sviluppato i nostri poteva aiutare a sviluppare i loro. Ma li voleva tutti.

- Tutti i vostri poteri...- mormorò la preside.

- Quando ci siamo trasformate però è cambiata- iniziò Flora – sembrava debole, invecchiata, e attorno a lei c’era come un fantasma di un’altra donna.

- Com’era fatta, Bloom?

- Sembrava più giovane di Faragonda, aveva lunghi capelli neri, che fluttuavano come se fosse sott’acqua. Non ho visto il colore degli occhi ma aveva la faccia coperta di spirali nere. E Griselda la conosceva. L’ha chiamata… Talena, o qualcosa di simile.

- Taleia.

Musa si era alzata in piedi e si era avvicinata alla poltrona di Griffin.

- E Griselda ha detto di dirle che le dispiaceva di non poter reggere più a lungo, preside. Ha detto che avevamo cinque giorni. Cosa intendeva?

Gli sguardi delle ragazze erano fissi sulla preside.

- Più nemici sconfiggete- iniziò questa, mestamente – più l’Universo tenta di riequilibrare le cose mandandovene contro di nuovi. È una legge che non può essere cambiata, tutti noi ci abbiamo sbattuto contro. E questo nemico… viene da molto lontano.





Ciao e grazie di aver letto la mia storia.

Sono da molti anni un'appassionata di Winx e i tempi d'attesa della nuova stagione mi hanno spinto a scriverne una da me. I toni sono un po' diversi di quelli della serie originale ma spero non ti dispiaceranno.

Il capitolo è molto breve ma pubblicherò il prossimo lunedì.

Se non vuoi aspettare puoi venire a trovarmi nel mio forum, dove la storia è già oltre il capitolo 30: cerca "Winx Club Luci e Ombre", io sarò lì.

Buona giornata.

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Capitolo 4
*** La Minaccia di Taleia ***


Griffin fece un gesto fluido con le dita e le luci della stanza si affievolirono. Un bagliore azzurro fiorì in mezzo a loro e sotto i loro occhi prese vita la sagoma di Taleia.

- Era una delle ninfe di Magix.

Giovane, sorridente, il volto ancora pulito, le ragazze la guardarono esercitare i suoi poteri sull’acqua e sui venti. Poi venne un’ombra scura che le trapassò il petto e i tatuaggi neri spiraleggianti crebbero su di lei come tralci di un rampicante.

- Il Male la corruppe. Tentò di rubare i poteri alle sue compagne, proprio come ha provato a rubare i vostri. Ci sono persone che si portano dentro un enorme vuoto e tentano di colmarlo con il potere. Le sue compagne tentarono di riportarla indietro dal lato oscuro…

Attorno alla donna crebbero sagome di luce che gesticolavano nella sua direzione, la scrollavano per le spalle, tentavano di abbracciarla. Il suo viso rimase nero d’inchiostro e la sua espressione rimase impassibile.

- ...invano.

Una delle sagome di luce assunse i contorni di una ragazza alta, con lunghi capelli castani e il corpo coperto da bagliori. Le ragazze la guardarono mormorare qualcosa, poi le luci che le coprivano il corpo si unirono in una sfera tra le sue mani aperte. La ragazza sembrò gridare qualcosa, lanciando la sfera verso Taleia. Le luci le vorticarono intorno, poi sembrarono immobilizzarla ed entrambe scomparvero.

- Hesperia fu l’unica abbastanza determinata da imprigionarla. La sua reliquia l’ha tenuta imprigionata per centinaia di anni…

- ...fino ad oggi- sbottò Bloom – quando si è impossessata della nostra preside. Com’è potuto succedere?

La visione svanì e le luci tornarono a splendere come prima. Un po’ intontita Bloom si ritrovò a strofinarsi gli occhi.

- Non ne ho idea. La minaccia di Taleia fu sventata, è vero, ma non è un argomento sul quale si sappia granché. Le ninfe di Magix sono sempre state un grosso mistero.

- Ma se si tratta di ninfe possiamo chiedere a mia sorella! Certamente lei conosce questa storia e…

Griffin rise amaramente.

- Bloom, stiamo parlando di più di cinquecento anni fa! Tua sorella ne avrà a malapena cinquanta!

- Ma…

La strega si alzò in piedi e prese a camminare nervosamente tra le poltroncine, seguita dagli sguardi preoccupati delle ragazze che aspettavano solo una sua parola.

- Le nove ninfe di Magix sono nate nei primi luoghi toccati dal Grande Drago che creò la Dimensione Magica. Vissero vite lunghissime e piene di sfide ma nessuna di loro è ancora in vita...- si interruppe per un’altra amara risata - ...tranne Taleia, a quanto pare. Quando i loro corpi si spengono la loro essenza li abbandona per nascere in un altro corpo, meno potente ma animato dallo stesso spirito. Tua sorella Daphne custodisce l’essenza della ninfa Driope e la sua recente nemica, Politea, della ninfa Pasitea. Taleia era una delle prime ninfe, estremamente potente… solo la forza di Hesperia, prima ninfa anch’essa, riuscì a fermarla, e solo a costo della sua stessa vita.

- Ma nessuna delle prime ninfe è sopravvissuta…- mormorò cupamente Bloom.

- Preside Griffin- anche Tecna si era alzata in piedi per avvicinarsi di più alla donna – cosa sappiamo della reliquia di Hesperia?

- È un manufatto antichissimo, forgiato dai primi membri della stirpe di Hagen, che avete conosciuto. Molti grandi artefatti sono opera di quel clan di fabbri. Se quella reliquia può esserci d’aiuto certo lui lo saprà. Gli farò visita seduta stante.

- E Griselda?

La sagoma della preside parve accartocciarsi su sé stessa mentre chinava la testa con aria addolorata. Dopotutto lei e Faragonda avevano la stessa età e avevano combattuto insieme innumerevoli battaglie. I suoi occhi, mentre si voltava verso Flora, erano tutt’altro che inespressivi.

- Griselda si è sacrificata per bloccare Taleia ma l’avete sentita anche voi: abbiamo cinque giorni per trovare un’alternativa. Il suo potere non durerà a lungo.

- Sacrificata?

- L’incantesimo durerà per cinque giorni, dopodiché Taleia smetterà di essere una statua. Quanto a Griselda… non c’è modo di sapere se e in che condizioni uscirà dall’incantesimo.

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Capitolo 5
*** Dobbiamo Salvarla ***


Le Winx rimasero sole nella stanza mentre Griffin spariva nell’ennesima nuvola di fumo.

Il silenzio aveva un sapore amaro, di cose non dette. Non avevano bisogno di aprir bocca per percepire quella sensazione di oltraggio, quell’indignazione: qualcuno aveva violato la sicurezza del loro college, impossessandosi della stessa preside.

Non era un bel pensiero.

- Dobbiamo salvarla.

Tutte si voltarono verso Musa. Le sue mani sottili erano strette a pugno per l’intensità di quel sentimento.

- Qualunque cosa ci venga chiesta, qualunque sfida richieda, noi dobbiamo salvare Faragonda.

- L’avete vista- mormorò tristemente Flora – sembrava così anziana e debole, imprigionata dentro il fantasma di Taleia…

- Senza dubbio! - Bloom si alzò in piedi, infervorata – Faragonda ha fatto così tanto per noi!

- E Griselda…

Tutte chinarono la testa alle parole di Stella. Era severa, era inflessibile e poteva essere una gigantesca spina nel fianco per una studentessa di Alfea ma Griselda faceva comunque parte del corpo docenti ed era il braccio destro di Faragonda. Il suo sacrificio le inorgogliva e rattristava allo stesso tempo.

- Tecna, credi che…

- Se mi stai chiedendo di cercare online notizie di questa Taleia e di Hesperia, l’ho già fatto. Non c’è nulla più di quello che già ci ha detto Griffin. Queste ninfe sono un mistero che la rete non può svelare. Speriamo che lei abbia più successo parlando con qualcuno in carne ed ossa.

- C’è sempre la biblioteca di Alfea...- mormorò incerta Musa. Tutte ammutolirono: l’idea di tornare là, così vicino alle due statue nell’ufficio di Faragonda, era un po’ inquietante.

- Bloom, dobbiamo avvertire il resto del corpo docenti! Wizgiz, Palladium… Cosa faranno senza Faragonda né Griselda?

Le parole di Flora scatenarono una tempesta di pensieri nella mente della ragazza. Le studentesse sarebbero andate nel panico, l’organizzazione della scuola avrebbe vacillato, le lezioni, gli esami… La preoccupazione era così palese sul suo volto che Stella le posò una mano sulla spalla.

- Calma, Bloom! Stai di nuovo facendo la tua faccia da “devo salvare tutti”! Sei una fata, non sei il custode unico della Dimensione Magica. Ognuno farà la sua parte.

- Potremmo chiamare Codatorta!- propose Aisha mettendo mano al suo cellulare – Anche la biblioteca di Fonterossa potrebbe aiutarci. E segnalare quello che è successo ad Alfea gli farà alzare la guardia. Non sappiamo se Taleia avesse dei collaboratori.

- Giusto!

La fata della fiamma del Drago sembrò riprendere il controllo.

- Aisha, avvisa Fonterossa. Due di noi potrebbero andare lì, per parlare con Saladin e controllare la biblioteca, mentre altre due tornano ad Alfea per la nostra biblioteca e per avvisare gli altri insegnanti. E altre due potrebbero restare qui in attesa di Griffin, e guardare nella loro biblioteca.

Stella sorrise incoraggiante.

- Molto bene, questo è lo spirito giusto! Io e Flora resteremo qui a Torrenuvola, tu e Musa volerete fino ad Alfea e Tecna e Aisha possono visitare Fonterossa.

Avere un piano in mente era un’altra cosa e le ragazze si sentirono un po’ più rincuorate.

Stavano per trasformarsi e volare via quando nella stanza si alzò l’ennesima nuvola di fumo.

- Che tempismo...- commentò Stella, mentre Griffin faceva la sua comparsa stringendo qualcosa nella mano destra.

- Dove state andando, signorine?

Erano tutte in piedi dietro a Bloom.

- Dobbiamo saperne di più sulla reliquia di questa Hesperia e l’unico modo per farlo è attraverso le biblioteche dei tre college. Bisogna avvertire Fonterossa, e gli altri professori alla nostra scuola!

- Un simile spirito d’iniziativa vi fa onore ma contatterò io il preside di Fonterossa e il corpo docenti di Alfea. Ci sono protocolli da seguire, in questi casi, non è una faccenda che possiate gestire avventatamente.

Aisha fece per replicare a quelle parole ma la mano di Flora le si posò sul braccio, fermandola.

- Preside Griffin, cosa le ha detto Hagen?

- Cercare tracce della reliquia di Hesperia non vi porterà da nessuna parte.

La preside porse a Bloom un oggetto allungato, che la fata prese con cautela tra le mani.

- Questa pergamena contiene le uniche testimonianze conosciute su quell’oggetto. Si tratta di un documento preziosissimo: non perdetelo, non danneggiatelo. Sarò di ritorno tra qualche ora: restate in questa stanza e non create altri problemi.

E si dissolse per l’ennesima volta in una nuvola di fumo.

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Capitolo 6
*** La Pergamena ***


Bloom si sedette accanto all’unico tavolino della sala e iniziò ad aprire con cautela la pergamena che le aveva dato Griffin.

Non era molto lunga, più o meno quanto il suo avambraccio. La sua superficie era coperta di disegni e schizzi, talvolta troppo sbiaditi per essere del tutto riconoscibili. Sul lato destro campeggiava la figura della ninfa guerriera che Griffin aveva loro mostrato, Hesperia. Il resto del foglio ospitava schizzi di spade e di gemme, il ritratto di una fanciulla i cui capelli si spandevano a raggiera come un sole, il disegno di un misterioso monile che ricordava una fiamma metallica e, schizzati con mano leggera, alcuni profili di paesaggi.

Tra un disegno e l’altro una scrittura minutissima aveva tracciato file e file di appunti, scritti in una lingua incomprensibile.

- Tutto qui?- esclamò Stella, spiando da sopra la spalla di Bloom.
- Cosa ti aspettavi Stella, un tutorial?- la voce di Musa era in miscuglio di divertimento e delusione.

Bloom passò le dita sullo schizzo della fiamma, sovrappensiero.

- Dovremmo iniziare traducendo queste scritte, non vi pare?

Tecna si inginocchiò accanto al tavolino e fotografò la pergamena con l’inseparabile tablet. Quando tornò a guardare le sue compagne gli occhi le brillavano d’impazienza.

- Sono riuscita a mettere le mani sull’ultimo tecnoincantesimo di Magister Aemil, credo che faccia al caso nostro. Basta una foto delle scritte e poi…
- Magister Aemil?- chiese Bloom, incuriosita.
- È un mago in esilio- iniziò Tecna appassionatamente - e nessuno sa dove vive ma ogni tanto manda degli incantesimi, di solito tecnomagici, per contribuire allo sviluppo della comunità magica.

Aisha rise sommessamente.

- A sentire i miei genitori non è niente di più di una bella storia e dietro i suoi tecnoincantesimi c’è semplicemente un laboratorio che non vuole rivelare il suo nome. Un mago in esilio? E da cosa?
- Sì, sì, prendimi pure in giro- brontolò Tecna – ma intanto i suoi incantesimi funzionano e quando riuscirò a tradurre tutte queste iscrizioni grazie a lui dovrete ringraziarmi tutte.
- Come faremmo senza di te, Tecna?- esclamò Flora sorridendo. La ragazza arrossì ma continuò a digitare imperterrita.
- Questi disegni sono tutt’altro che chiari...- mormorò Bloom, mentre il suo sguardo continuava a tornare sulla misteriosa fiamma di metallo.
- Potrebbe essere qualunque cosa - rifletté Musa indicando i vari disegni – un pezzo dell’armatura, questo gioiello a forma di fiamma, queste gemme. E i paesaggi… a me non dicono niente. Voi che ne pensate?

Le ragazze si concentrarono sui disegni mentre l’espressione di Tecna, sempre seduta sul tappeto, si corrucciava sempre di più.

- Aspettate un attimo…

Aisha sfilò delicatamente la pergamena da sotto le mani di Bloom e se la avvicinò agli occhi.

- Ho sognato questo posto per settimane dopo che avevamo raggiunto l’Oceano Infinito attraverso di esso… Bloom, questa non è la grotta di Roccaluce in cui era imprigionata Daphne?

La fata guardò con attenzione lo schizzo che l’amica le indicava. Le sagome delle ninfe di Magix lungo le pareti, il cristallo al centro e lo specchio d’acqua che lo circondava…

- Ma sì, è Roccaluce! Chiunque abbia fatto questi disegni aveva accesso a Roccaluce!
- Guarda qui…

Aisha le indicò la parete di fondo della grotta. Tra le ombre si intravedevano lunghe file ordinate di caratteri scolpiti nella roccia.

- Non ricordo di averli visti, quando abbiamo incontrato Omnia. È possibile che ci siano sfuggiti?

Bloom ripensò agli innumerevoli sogni che le aveva mandato Daphne, alle volte che si era ritrovata nella grotta, a quando, per combattere Tritannus, avevano attraversato il lago.

- Nemmeno io ricordo niente del genere. Se ci fosse stato qualcosa inciso sulla parete l’avrei visto. Di certo non è stato fatto dopo la nostra visita...
- Ragazze, c’è un problema.

Le fate si voltarono verso Tecna che voltò il tablet nella loro direzione.

- Non si tratta di un codice né di una lingua sconosciuta…
- Ottimo no? Almeno tu puoi capirci qualcosa!- esclamò Stella cercando di decifrare le scritte sullo schermo.
- Il problema è che molte delle lettere sono sbiadite al punto da risultare illeggibili, e rendono a loro volta illeggibili parecchie parole. Guardate: c’è scritto “gemma di potere” e anche “equilibrio di magia” ma non si capisce cosa sia scritto tra queste righe. Alcune delle iscrizioni sono trascritte qui ma il resto…

Bloom chinò il capo sulla pergamena, pensierosa.

- L’unico modo di decifrare quelle parole è andare di persona alla grotta di Roccaluce. Dovremmo andarci domani stesso.
- Credete che Alfea abbia ancora una stanza per noi?- mormorò Stella.
- Chi se lo immaginava, stamattina, che sarebbe successo tutto questo?

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Capitolo 7
*** Incomprensibile ***


Quando finalmente Griffin tornò le Winx erano piuttosto provate: Tecna non aveva fatto altro che arrovellarsi sulle lettere mancanti dell’iscrizione e le altre avevano cercato invano di aiutarla suggerendole le parole più disparate, come in un improbabile cruciverba.

- Preside Griffin, com’è la situazione ad Alfea?

La strega si lasciò cadere su una delle poltroncine, il volto più cupo di quanto ricordassero.

- Sotto controllo, almeno per ora. Alle alunne non abbiamo detto nulla, solo che Faragonda e Griselda sono in viaggio per una ricerca importante. Madame Meanna e Palladium hanno la situazione sotto controllo ma Wizgiz l’ha presa molto male.

Le ragazze chinarono la testa al pensiero dell’allegro professore in lacrime.

- Vorremmo tornare ad Alfea: passare la notte a scuola e domani andare fino alla grotta di Roccaluce. La pergamena sembra indicare che ci siano delle iscrizioni, laggiù. Non è molto ma il tempo a nostra disposizione è breve.

- Mi fa piacere che siate così determinate. Non si sa molto della reliquia di Hesperia ma è un oggetto molto potente: se ha tenuto a bada Taleia fino ad ora credo possa essere usato nuovamente. Mi chiedo solo cosa abbia permesso, di punto in bianco, la sua fuga… cercherò di fare luce sulla questione mentre voi cercate la reliquia e vi terrò informate di eventuali sviluppi.

- Prima che andiamo, vorrebbe dare un’occhiata alla pergamena?

Griffin prese l’oggetto dalle mani di Bloom e lo aprì con delicatezza.

- Abbiamo cercato di tradurre le scritte che corredano questi disegni- Tecna mostrò alla donna la schermata del suo tablet – ma alcune sono illeggibili. È possibile farle avere agli esperti di linguistica di Fonterossa? Forse possono lavorarci mentre siamo in missione.

- Saladin ha offerto tutta la collaborazione possibile, ovviamente: un potere come quello di Taleia libero e senza controllo è un pericolo per tutta la Dimensione Magica. Se ci saranno novità, su qualunque fronte, ci metteremo in contatto con voi.

- Vorremmo portare con noi la pergamena… - iniziò Bloom, ma prima che potesse finire la frase la preside agitò le mani nella direzione dell’oggetto che rimpicciolì fino a scomparire.

- Mi dispiace ma non posso permettere che un tale manufatto cada nelle mani sbagliate. Confido che ne abbiate fotografato le parti più utili. Ora ho bisogno di riposare e vorrei che mi lasciaste da sola. Vi materializzerò ad Alfea per risparmiarvi il volo e domani mattina io e Saladin verremo ad assistere alla vostra partenza. Andate.

Le ragazze non fecero nemmeno in tempo a rispondere: prima che se ne rendessero conto erano tornate ad Alfea, in una nuvola di fumo nero che andava dissolvendosi lentamente.

- Inizio a trovarle un po’ noiose queste nuvole di fumo- tossì Stella facendosi aria con una mano.

- Ma questo è…?- mormorò Musa ad occhi sgranati, guardandosi intorno. Il fumo andava man mano rivelando una stanza che somigliava moltissimo a quella che aveva visto nascere il gruppo.

- Credo sia l’appartamento di cui mi aveva parlato Daphne...- Bloom mosse alcuni passi verso la scala sospesa che saliva al primo piano – Sostiene che Faragonda avesse la speranza segreta di vederci tornare a insegnare qui e abbia realizzato questo appartamento per noi, sulla base delle stanze che occupavamo al primo anno.

Flora si coprì la bocca con entrambe le mani: - Che nostalgia...- la sentirono mormorare, gli occhi un po’ lucidi.

- È passato proprio tanto tempo…- sussurrò anche Aisha, guardandosi intorno con occhi sgranati. L’ambiente era luminoso e confortevole e la terrazza si apriva ancora sul cortile della scuola, come allora. Stella e Musa salirono rapidamente la scala sospesa e presto le altre poterono sentire dei mormorii di approvazione.

- Abbiamo tutte il letto nella stessa stanza, stavolta!

- E c’è un guardaroba di una dimensione quasi accettabile!

Bloom rise: - Faragonda ci conosce bene!

- Il frigo è pieno e io ho la pancia vuota- mormorò sovrappensiero Flora aprendone lo sportello – chi mi aiuta a cucinare qualcosa?

- Vengo io- si offrì subito Aisha raggiungendo la compagna all’angolo cottura.

- Vi aiuto anche io.

Bloom sorrise nel vedere Tecna abbandonare per una volta il suo tablet e salì al piano superiore per raggiungere le altre.

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Capitolo 8
*** Senza Dormire ***


- Siete sveglie?

La cena era stata tutto sommato allegra: era stato facile mettere da parte per un po’ la preoccupazione per la minaccia corrente mentre esploravano insieme l’appartamento, cucinavano e scherzavano. Avere quel posticino solo per loro era un po’ come essere in vacanza e avevano quasi ceduto alla tentazione di un pigiama party finché Bloom non aveva ricordato loro che la missione, il giorno dopo, avrebbe richiesto che fossero sveglie, riposate e scattanti. Tuttavia…

- Musa, non riesci a dormire?

I letti erano disposti su due livelli e Stella era la più vicina a quello di Musa.

- Non riesco a fermare il mio cervello. È come se sentisse che sono di nuovo a scuola e mi riproponesse tutti i ricordi delle lezioni, tutta l’ansia degli esami, tutto quello che combinavamo quando eravamo qui.

- Già, per me è lo stesso...- mormorò Aisha dall’altra parte della stanza – Continua a tornarmi in mente la prima notte che ho passato qui. Voi eravate già un gruppo e io invece…

- Non mi aspettavo che pensassi ancora a queste cose...- un fruscio nel buio suggerì loro che Flora era scesa dal suo letto per avvicinarsi a quello dell’amica.

- Non mi capita mica tutti i giorni- sorrise la fata dei fluidi – è la vicinanza alla scuola che me lo riporta alla mente.

- Pensare che è passato così tanto tempo… chi immaginava che saremmo arrivate fin qui?

Lo sguardo di Bloom, perso sui disegni del soffitto, rivedeva a sua volta tutte le esperienze che avevano fatto insieme: la prima disavventura a Melmamora, la rivalità con le Trix, la minaccia di Valtor… e le lezioni di magia, così inaspettate per una ragazza cresciuta sulla Terra.

- Devo proprio ammetterlo, Bloom, quando ti ho salvata quel giorno proprio non mi aspettavo che ti saresti rivelata la principessa di Domino! Ti ricordi che quel giorno ti spacciammo per la principessa Varana di Callisto? Non eravamo poi troppo distanti dalla realtà!

Risero insieme, ricordando lo sguardo inquisitore di Griselda e l’accoglienza di Faragonda. Come se il loro pensiero fosse contagioso la stanza cadde in un denso silenzio: le due statue erano solo a poche stanze da dove stavano riposando.

- Ce la faremo- affermò con sicurezza Aisha nel buio – Vi ricordate quando ci preoccupavamo di ottenere l’Enchantix? Quante avventure abbiamo vissuto da allora? Quanti poteri abbiamo acquisito lungo la strada? Eppure quell’anno ci preoccupavamo tanto quanto adesso. E non avevamo tutta l’esperienza che abbiamo ora.

- Le Trix…- contò Bloom - Gli Stregoni del Cerchio Nero… Valtor… Tritannus… Acheron… Darkar… Kalshara…

- Per tacere delle varie smorfiose incontrate lungo la strada, come Diaspro! Non ci siamo mai fatte battere da nessuno!- esclamò Stella, strappando una risata al resto del gruppo.

- Non avevamo mai affrontato una ninfa, però.

La voce di Tecna, che fino ad allora non aveva aperto bocca, aveva messo in parole la sottile paura che si annidava nel cuore di ognuna di loro.

- Griffin ha detto che solo Hesperia è stata in grado di fronteggiarla. E non l’ha sconfitta, l’ha solo rinchiusa.

- Nemmeno noi dobbiamo sconfiggere Taleia- le rispose con gentilezza Flora – dobbiamo solo recuperare la reliquia di Hesperia. Domani controlleremo le iscrizioni a Roccaluce e partiremo da lì. Abbiamo tutto il tempo che ci serve.

- Flora ha ragione- intervenne Bloom – la nostra è solo una missione di recupero, una ricerca. Una volta ottenuta la reliquia decideremo sul da farsi.

- Eppure- mormorò Tecna sovrappensiero – più leggevo le trascrizioni della pergamena e più avevo la sensazione che qualcosa mi stesse sfuggendo…

- Una cosa alla volta- sbadigliò Aisha – domani, a mente riposata, cercheremo di nuovo di interpretare quelle parole. Sarà divertente per una volta, come risolvere un rompicapo insieme.

- Se vogliamo avere la mente riposata dovremmo dormire, ragazze...- le rimproverò Bloom.

- Non lo facciamo mica apposta! Ci vorrebbe qualcuno che cantasse una ninnananna...- si lamentò Stella – Musa, non potresti farci questo piccolo favore?

Una risatina giunse dall’angolo dove dormiva Musa.

- Se proprio insistete…

La stanza sembrò illuminarsi per un attimo mentre i gorgheggi della fata della musica la riempivano. Le altre fate chiusero gli occhi e ascoltarono, senza pensare a niente.

 

Hai mai visto quel mondo fantastico? È quel posto speciale che vive nel tuo cuore!

Chiudi gli occhi e in un attimo sarai lì, con le tue ali colorate, e tutto è possibile adesso che…

 

La voce di Musa sembrava entrare dentro di loro, scaldarle con la dolcezza della sua voce, confortarle con le sue parole colme di speranza.

 

Tu puoi credere in te, ricorda chi sei, non ti arrendere mai...

È una luce il coraggio che hai,

un giorno sarai una stella se vuoi, ma per noi già lo sei...

 

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Capitolo 9
*** Ritorno a Roccaluce ***


La mattina dopo Griffin e Saladin le stavano aspettando nello studio di Faragonda.

Nonostante avessero già visto le statue, il giorno prima, le ragazze non poterono evitare di rabbrividire quando se le trovarono davanti. Avevano indossato abiti comodi e pratici, adatti ad ogni evenienza, e Tecna portava con sé il suo palmare in una robusta custodia a tracolla.

- Ammiro il vostro spirito d’iniziativa- esordì Saladin – e vi seguirei senza esitazione se avessi… settant’anni in meno e non fossi incastrato con le scartoffie.

L’anziano preside si voltò verso Griffin.

- Mi è stato chiesto di riaprire Monteluna, sai? Dicono che sono passati più di cinquant’anni e che è tempo che ai maghi sia data una seconda possibilità.

La reazione della strega fu quasi impercettibile ma Bloom notò comunque le sue pupille dilatarsi per la sorpresa.

- Non vedo cosa questo abbia a che fare con me- mormorò con freddezza. Saladin sogghignò.

- Staremo a vedere. Helia potrebbe essere un ottimo insegnante dopotutto…

Flora scoccò un’occhiata perplessa a Bloom ma non disse niente.

- Ad ogni modo, fanciulle, io e la preside Griffin vi offriamo tutto il sostegno che vi sarà necessario in quest’ora difficile. Non c’è naturalmente bisogno di dire quanto tutti noi siamo in pena per la sorte della nostra amatissima Faragonda e di Griselda. Proseguiremo le nostre indagini sulla pergamena da qui e ci metteremo in contatto con voi appena possibile.

Griffin sembrava non avere niente da aggiungere e le fissava in silenzio.

- Mi sembra di capire che la vostra destinazione sia Roccaluce. Siete dirette alla grotta delle Nove Ninfe, vero? Eccellente. Andate, e che il Drago vegli su di voi!

L’anziano insegnante fece roteare il bastone con insospettabile agilità e poi lo batté a terra, liberando un lampo di luce che le abbagliò.

 

Quando le ragazze riaprirono gli occhi non erano più ad Alfea ma nell’anticamera della grotta che era stata un tempo la prigione di Daphne, gli scarponi sprofondati nella spanna d’acqua rimasta in quel luogo, l’aria pervasa da un fortissimo sentore di umidità e un fioco bagliore prodotto dai cristalli nella roccia.

- Yuk!- esclamò Stella facendosi aria con la mano – Qui dovrebbero arieggiare ogni tanto!

- La marea sale e scende...- mormorò Aisha sfiorando sulle pareti i segni del movimento dell’acqua - ...non abbiamo molto tempo. Cosa credi che troveremo, Tecna?

La fata della tecnologia sguainò il fedele tablet e si guardò intorno.

- In realtà potremmo doverci trasformare. C’è un novanta per cento di possibilità che le iscrizioni si riferissero ad una prova ma non è chiaro se fosse una testimonianza di qualcosa successo nel passato o un avvertimento per chi vi si recasse in futuro. Le frasi sono costruite in maniera così arcaica che non riesco nemmeno a distinguere i tempi verbali…

- Credete che possa esserci una prova fisica da affrontare, da qualche parte?- mormorò Flora, legandosi i lunghi capelli in una coda in cima alla testa.

- Non chiedo di meglio!- sogghignò Aisha, che negli ultimi tempi non aveva avuto modo di allenarsi molto. La fata saltellò a mo’ di pugile lungo il passaggio che portava alla grotta vera e propria, seguita dal resto delle Winx.

- Qualunque cosa, sia l’affronteremo insieme...- concluse Bloom mentre passavano sotto l’arco di pietra. Quel posto le era così familiare… Il suo sguardo corse alla parete riprodotta nella pergamena ma come ben ricordava non c’erano iscrizioni sulla roccia.

- Forse c’è bisogno di una parola magica, come nei film!- azzardò Musa, appoggiando una mano sulla superficie liscia – Dite amici ed entrate!

- Qual è la parola elfica per amici?- rise Flora, sfiorando anch’essa la parete con le dita.

- Io starei più attenta se fossi in voi- mormorò Stella, un’espressione sospettosa sul viso.

- Temi che possa essere una trappola? Ma è stato Hagen a darci la pergamena…

- Lo so Bloom, ma in questo luogo c’è qualcosa che non mi convince.

- Non sarà che non essendoci luce solare ti senti in soggezione?- la punzecchiò Aisha.

- Non ha niente a che vedere con la luce! C’è qualcosa in questo posto, non lo senti?

- State tranquille, ragazze, ora guarderemo insieme la trascrizione della pergamena e risolveremo questo mistero. Tecna?

- Giuro che se Griffin non ci manda una traduzione più valida alla svelta io…

- Tecna?

Nessuno aveva risposto a Bloom. Le ragazze si voltarono all’indietro, abituate com’erano al fatto che Tecna, distratta dalle sue diavolerie tecnologiche, rimanesse sempre qualche passo più indietro.

Ma dietro di loro non c’era nessuno.

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Capitolo 10
*** Insieme ***


- Dov’è andata?

- Era qui un momento fa!

I commenti impauriti delle ragazze si accavallarono confusamente, rimbombando nello spazio roccioso. Bloom si guardava intorno allibita. Quella grotta non era certo enorme, che fine poteva mai aver fatto Tecna?

- E se fosse sprofondata?- gemette Musa

- Ma abbiamo tutte camminato negli stessi punti prima di lei…

Stella alzò un braccio ed evocò una sfera di luce che riempì l’ambiente, ma non servì a nulla se non a stabilire che le cinque ragazze erano sole nella grotta.

- Non può essere sparita nel nulla. Siamo state qui più di una volta e non ci è mai successo niente di niente!

- Eppure Tecna…

- E se fosse stata rapita da qualcuno?- Flora si guardò intorno in cerca di ombre.

- L’avremmo sicuramente notato!- le rispose Bloom, ma per sicurezza mosse qualche passo verso il punto in cui Saladin le aveva magicamente trasportate. Niente: anche il corridoio era deserto.

- Bloom, non pensi che dovremmo…

Musa si era interrotta. Bloom fece per tornare nella sua direzione ma…

- Ragazze. Dov’è Musa?

Aisha, Flora e Stella si voltarono verso la loro leader, gli occhi sgranati.

- Non è possibile!

Anche Musa era sparita.

- Eravate qui a due passi da lei!- esclamò disperata Bloom, tastando la roccia accanto al punto dov’era Musa l’ultima volta che l’aveva vista.

- Non sta succedendo a me… è un sogno vero? Aisha, dammi un pizzicotto…

Il volto di Stella era deformato in una maschera terrorizzata. Flora allungò un braccio verso Aisha, aggrappandosi alla sua manica come se volesse impedirle di sparire.

- Avvicinatevi, restiamo insieme!

Le ragazze si misero spalla a spalla, formando un cerchio rivolto verso l’esterno.

- Vedete niente di strano?

Il globo di Stella, sopra le loro teste, si era fatto addirittura più luminoso, illuminando perfettamente ogni anfratto della grotta. Il livello dell’acqua, attorno ai loro stivali, stava crescendo lentamente.

- E se non riusciamo a trovarle...- iniziò Aisha a voce bassissima - ...prima che la marea salga?

- Avremmo dovuto andarcene appena siamo arrivate!- gemette Stella. Flora si voltò verso l’amica.

- Hai detto che senti qualcosa, che c’è qualcosa che non ti convince. Concentrati Stella, forse possiamo capire cos’è e sconfiggerlo!

La bionda fata prese un respiro profondo e chiuse gli occhi.

- È come se ci fosse qualcosa di vivo, qualcosa che mi respira sul collo. Qualcosa di invisibile che ci circonda.

Il volto di Stella sembrava meno spaventato e Flora le sorrise incoraggiante.

- Hai visto? Possiamo ancora-

Dove un attimo prima c’era il suo sorriso dolce ora non c’era più nulla. La fata era sparita, sotto i loro occhi, proprio mentre la fissavano. Stella sussultò e Aisha non riuscì a trattenere un gemito.

- Flora!- esclamò disperata - Bloom, dobbiamo fare qualcosa!

Metà delle sue amiche erano sparite. La ragazza tentò invano di pensare a qualcosa ma il suo cervello si rifiutava di collaborare. Aisha le stava dicendo qualcosa, gesticolando, ma le sue orecchie non riuscivano a sentirla. La fata dei fluidi la prese per le spalle, scuotendola, ma non servì a niente.

- Stella, proverò ad innalzare una barriera d’acqua. Forse ci proteggerà da qualunque cosa sia in questa grotta!

Con gli occhi socchiusi per la concentrazione Aisha iniziò a muovere le mani ma la sottile parete che si sollevò dal pavimento della grotta vi ricadde quasi subito con rumore di pioggia: anche Aisha era sparita nel nulla.

Erano rimaste sole. Gli occhi di Stella erano vuoti mentre la guardava con aria allibita. Cosa potevano fare contro un nemico invisibile? Bloom allungò una mano verso quella dell’amica.

- Stella, ti prego, non lasciarmi!

Le sue compagne erano tutte sparite. Chi avrebbe salvato Faragonda e Griselda se anche lei fosse sparita? Lacrime di disperazione le riempirono gli occhi mentre stringeva a sé Stella. Perfino la sua fiamma del Drago non poteva nulla contro quella minaccia.

- Bloom…

E poi anche Stella scomparve, facendo sprofondare la grotta nell’oscurità.

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Capitolo 11
*** Una Nuova Insegnante ***


- ...molto felice che tu abbia accettato la mia convocazione con così poco preavviso.

Flora batté le palpebre, confusa. Lame di luce solare passavano attraverso la porta di vetro che le stava davanti, abbagliandola.

- Va tutto bene, Flora?

Faragonda la stava fissando preoccupata e qualcosa, nel suo viso, scatenò una seconda ondata d’inspiegabile confusione nella sua mente.

- Io… credo di sì.

La ragazza riconobbe le pareti che le circondavano: si trovava ad Alfea, in un corridoio dell’ala delle aule. La porta davanti alla quale si erano fermate, però…

- Credo che la lezione sia quasi finita ma vorrei che vi assistessi comunque. Quando sei pronta torna nel mio studio, io sarò lì.

La preside si allontanò e raggiunse Griselda all’angolo del corridoio. Flora le seguì con lo sguardo, pervasa da una strana sensazione. Era come se sentisse di dover dire loro qualcosa, qualcosa di importante che però non ricordava affatto…

Si voltò verso la porta sconosciuta e l’aprì cautamente. La luce del sole l’avvolse e subito sul volto le si aprì un enorme sorriso: la stanza era un tripudio di piante e fiori. Anche l’aria era diversa da quella del corridoio, calda, umida e colma di quel profumo verde che amava tanto.

- ...anche se in genere questo è meglio lasciarlo fare a chi è più abile con la spada!

Quelle parole furono accolte da un coro di risatine. Una donna stava tenendo lezione tra quelle piante e Flora intravide, tra le foglie di un arundo di Andros, un gruppetto di giovani fate.

- In ogni caso è bene sapere che si tratta di una pianta imprevedibile e che anche seguendo le mie istruzioni non è detto che la raccolta vada a buon fine.

La voce della donna le sembrava familiare…

- L’Antirrimo Magico, invece, reagisce molto bene alle coccole, purché abbiate l’accortezza di iniziare dalle guance e non da sopra. Vedete?

Flora sorrise ricordando la sua prima esperienza con l’Antirrimo Magico: le era venuto spontaneo carezzare quei petali che ricordavano le fauci di una belva e il fiore aveva reagito schiudendosi e offrendole il suo nettare che donava coraggio.

- ...le piante schiuderanno i loro petali, permettendovi di preparare la pozione Coraticum, che aiuta contro le paure. Infine il Mimulo, che al contrario, se raccolto in certe condizioni…

I giorni di luna piena…

- ...per esempio nei giorni di luna piena, viene usato per preparare una pozione molto speciale…

Che rende invisibili per qualche ora…

- ...che permette di assumere l’invisibilità per un brevissimo tempo.

Metà di quelle cose le erano state insegnate dal padre e metà le aveva imparate sul campo. Quanto le sarebbe piaciuto assistere a quelle lezioni ad Alfea!

- ...e adesso conoscete gli usi principali delle piante di questa famiglia. È tutto per oggi.

Mentre le fate uscivano ignorandola la ragazza uscì allo scoperto e, proprio come si era aspettata...

- Eldora!

- Flora carissima!

La stravagante fata madrina l’accolse con un caloroso abbraccio.

- Ti è piaciuta la mia lezione?

- Mi sarebbe stata molto utile quando ero ad Alfea: certe cose le ho imparate a mie spese!

- Lo so, la scuola non ha avuto una cattedra di floromagia per moltissimi anni…

Flora aiutò la donna a radunare le sue cose e la seguì fuori dalla stanza.

- Scusa la fretta ma sto cercando- iniziò Eldora - di sviluppare un incrocio con le piante lunari di Selenia per vedere se posso…

- ...migliorare il the dei sogni? È un’idea meravigliosa! Ha provato anche con le Ipomee?

Eldora si fermò proprio nel mezzo del corridoio, come folgorata.

- Ma sai che è un suggerimento eccezionale? Devo correre a parlarne con Palladium!

E si allontanò di gran carriera.

 

La preside Faragonda era seduta alla scrivania e l’aspettava con un sorriso compiaciuto.

- Non so cosa tu abbia detto a Eldora ma ho appena ricevuto delle incredibili lodi per te da parte sua! Sembra convinta che la tua passione per le piante sia seconda solo alla sua.

Quelle parole la fecero arrossire.

- No, io ho solo suggerito… beh, un fiore che forse poteva…

- Siediti… come ti è sembrata la lezione?

- Molto istruttiva: sarebbe stata la mia materia preferita se Eldora fosse stata a scuola in quegli anni.

La preside annuì con aria grave.

- Le ho chiesto di tornare a insegnare in via definitiva ma stiamo avendo delle difficoltà. La conosci, ha i suoi ritmi, le sue abitudini, e vivere sulla Terra per tutti questi anni… credo che la vita a scuola le stia un po’ stretta. È un’ottima insegnante e come hai potuto vedere sa moltissime cose…

- Indubbiamente! Così tanta esperienza sul campo… io avevo mio padre ma ho dovuto imparare così tanto da sola… avrei voluto diventare sua apprendista, sarei molto più brava ora!

- Non sminuirti, Flora, sei una delle studentesse più talentuose dell’ultimo secolo quando si tratta di floromagia e anche Eldora sembra pensarlo. Questo non fa altro che convincermi ancora di più della decisione che ti sto offrendo: Flora, vorresti accettare la cattedra di Eldora?

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Capitolo 12
*** Corri. ***


“Corri”

Gli occhi di Aisha si aprirono su una prateria che sembrava non avere confini. Le sue gambe stavano correndo prima ancora che il suo cervello desse loro l’impulso. Una falcata dopo l’altra, sempre più veloce. Da quanto non correva così? C’era qualcosa di liberatorio in quel movimento.

“Scappa”

Un brivido lungo la schiena. Qualcosa alle sue spalle. Un rivolo di sudore le si infilò sotto la maglietta, nell’afosa calura di quel posto.

Che posto era?

“Sei in pericolo”

Una parte di lei avrebbe voluto fermarsi a riprendere fiato ma quella voce, nella sua testa, la spingeva avanti. E non era solo quella voce, c’era un rumore, un suono ritmico… si voltò in quella direzione.

E le si gelò il sangue nelle vene.

“Corri!”

Dove diavolo era? Alle sue spalle, tra alberi dei quali aveva scorto ormai solo la punta, correva un essere che non aveva mai visto. Aveva due lunghissime gambe, sottili in maniera inquietante, due braccia altrettanto lunghe che terminavano in due lame affusolate e un corpo che sembrava un guscio d’insetto. La sua testa triangolare sembrava una punta di freccia su cui si aprivano due fessure che ospitavano gli occhi.

“Corri”

La prateria, disseminata di bassi arbusti rinsecchiti, sembrava deserta. In lontananza si intravedeva una cresta di alberi, appena visibili sull’orizzonte, troppo lontano per determinare se fossero alti abbastanza da offrire un riparo da quell’essere.

Era fuori allenamento. Le caviglie iniziarono a farle male, il fiato le bruciava nei polmoni. Non era più abituata a correre: quando si trasformava non c’era bisogno di camminare.

Poteva trasformarsi.

Si fermò per un solo istante, alzando le braccia sopra la testa e concentrandosi sulle uniche parole che potevano salvarle la vita.

- Winx Butterflix!

Non successe niente.

Riaprì gli occhi di scatto, nelle orecchie solo il rumore ritmico della creatura che si avvicinava.

La magia non funzionava?

“Corri!”

Di nuovo quella voce nella sua testa. Scattò ancora in avanti, confusa, mille pensieri che si rincorrevano nella sua mente. Niente magia. Un mostro sconosciuto. Una voce misteriosa.

Dov’erano le altre?

Il suo piede destro si posò su un sasso e per poco non perse l’equilibrio, la caviglia piegata ad un angolo innaturale salvata solo dallo scarponcino che le avvolgeva il polpaccio. La polvere del terreno rimaneva attaccata alla sua superficie bagnata, coprendolo un po’ alla volta di fango.

Acqua.

La marea, la grotta, Flora che le si attaccava al braccio, la voce di Bloom che chiamava Tecna, le iscrizioni sulle pareti… tutto le tornò in mente in un turbine confuso, al punto che le vennero le vertigini. Sbandò sulla sinistra e perse quasi l’equilibro, recuperandolo solo all’ultimo momento.

“Attenta”

Sentì il mostro, dietro di lei, produrre un suono a metà tra un ruggito e uno stridere di artigli sulla pietra, come soddisfatto di averla vista in difficoltà. Ma una parte del suo cervello, quella che controllava la corsa, si era isolata dal resto e funzionava per conto proprio, lasciando i suoi pensieri liberi di tornare a scorrere.

Erano a Roccaluce, sulle tracce dell’artefatto che avrebbe potuto salvare Faragonda, in cerca di un modo per sconfiggere Taleia. Quelle incisioni, e gli appunti della ninfa… come si chiamava?

Hesperia.

Una luce le fiorì nella mente, un volto severo, incorniciato da lisci capelli castani.

“Finalmente ricordi il mio nome. Tu sei degna di raggiungere il luogo dove si trova la mia reliquia.”

La linea degli alberi, all’orizzonte, sembrò avvicinarsi molto lentamente. Anche la forma degli arbusti disseminati nella prateria stava cambiando. Aisha aveva sempre avuto una tenacia straordinaria ma quella corsa prolungata iniziava a pesarle. Il mostro alle sue spalle aveva guadagnato terreno e da quella distanza ridotta le sue lame sembravano ancora più minacciose.

“Non devi temerlo, guarda come sei veloce… raggiungerai i miei alberi in un batter d’occhio.”

Aisha non condivideva l’ottimismo della ninfa e non rallentò, lanciata ormai verso la sua meta.

E poi sentì un grido, pochi passi dietro di lei. Familiare, acutissimo, disperato.

Si voltò di scatto, questa volta perdendo davvero l’equilibrio e finendo inginocchiata a terra. A metà strada tra lei e il mostro, schiena a terra e con i lunghi capelli sporchi di sangue, giaceva una ragazza.

Era Musa.

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Capitolo 13
*** Un Premio Fatato ***


- Tecna, c’è posta per te.

La voce sembrò arrivarle da molto lontano e la ragazza sbattè gli occhi per un attimo, confusa. L’ambiente intorno a lei sembrava insolitamente liscio, levigato e incredibilmente luminoso. Eppure si trattava del suo soggiorno, a Zenith, la casa in cui era cresciuta. Cos’era quella confusione?

- Posta?

Non succedeva mai: tutta la posta, in genere, le arrivava online, dove un complicato algoritmo calcolava la priorità di ogni messaggio. Magnethia attraversò il soggiorno fino al tavolo al quale sedeva la figlia e le porse una busta di carta rigida.

- C’è il sigillo del Tecnomago Supremo, credo che sia una cosa ufficiale.

La fata aprì la busta con attenzione, incuriosita. La posta su Zenith era rarissima e il fatto che provenisse dal Tecnomago Supremo era ancora più strano. All’interno c’era un cartoncino bianco dai bordi dorati e con il sigillo olografico che brillava.

- Qui dice che il palmare a tecnologia Epsilon su cui io e Timmy stavamo lavorando ha ricevuto un grosso riconoscimento e che lo stesso Tecnomago Supremo mi invita al suo laboratorio per discuterne.

La madre la guardò ad occhi sgranati.

- Il tuo primo riconoscimento! E sei così giovane! Tuo padre sarà fierissimo di te! Per quand’è l’invito? Forse possiamo chiamarlo e venire con te…

- Dice solo di venire appena possibile, non credo sia niente di ufficiale. Tranquilli, se organizzeranno un evento pubblico con grandi festeggiamenti sarete i primi a saperlo.

- Sono così contenta che finalmente i vostri sforzi siano ricompensati!

Tecna sorrise: essere una Winx e vivere mille avventure con le sue compagne era una cosa ma quella sua piccola passione per la tecnologia e le invenzioni era una cosa che passava sempre in secondo piano nonostante fosse così importante per lei. E quel progetto, su cui aveva lavorato con il suo amato Timmy...

- Anche io mamma, anche io...

 

Il laboratorio del Tecnomago Supremo si trovava in cima ad un palazzo, in una cupola di vetro termoresistente che lasciava passare tutta la luce ma tratteneva il calore per evitare l’effetto serra.

Nell’ascensore Tecna osservò la città sotto di sé mentre saliva piano dopo piano, lucidissimi palazzi di metallo e vetro che brillavano nella luce pomeridiana. Non le sembrava vero di incontrare uno scienziato così brillante: aveva seguito fin da giovane il suo blog e i suoi podcast ma incontrarlo… quell’uomo era la cosa più vicina ad una celebrità che lei potesse concepire. Si sentiva quasi emozionata e questo la fece ridere un po’ della sua debolezza.

Le porte dell’ascensore si aprirono direttamente sul laboratorio, uno spazio che le sembrò immenso e scintillante.

- Eccola! Benvenuta!

In piedi dietro ad un tavolo coperto di appunti e calcoli, il Tecnomago Supremo le fece cenno di avvicinarsi. Ogni centimetro di spazio nascondeva qualcosa di interessante da osservare e la camminata di Tecna fu più lenta di quanto avesse pianificato, distratta com’era da tutti i dettagli.

- Si vede proprio che queste cose ti appassionano!

Il Tecnomago Supremo Selvin non dimostrava la sua vera età ed aveva un viso allegro e gioviale. Le fece cenno di sedersi su uno sgabello e prese a rovistare tra le carte, in cerca di qualcosa.

- Siamo rimasti molto colpiti dalla tecnologia Epsilon che ci hai sottoposto, Tecna! Tutta la Dimensione Magica conosce le imprese delle mitiche Winx ma non ci saremmo mai aspettati che una di loro fosse un tale genio! Fa onore a Zenith che tu sia così dotata, sia intellettualmente che magicamente!

Tecna non potè impedirsi di arrossire. Non le capitava spesso di essere apprezzata per i suoi sforzi tecnomagici e certo non si sarebbe mai aspettata che un giorno a farlo sarebbe stato proprio Selvin.

- Sai, stiamo pensando di organizzare un grande evento e consegnarti pubblicamente un premio. Sono dell’opinione che certe giovani menti vadano offerte come esempio al resto del pianeta, e non sono l’unico! Pensavamo ad un Festival di Tecnomagia e una competizione per giovani studenti, al termine del quale tu potrai premiare il vincitore, e poi… beh, stiamo pensando di consegnarti il Primo Atomagico, Tecna. Sarebbe la prima volta che viene vinto da una fata!

- Questo è… è così inaspettato, io non credo che… non è tutta opera mia, io dovrei…

Tecna era senza parole. Il Primo Atomagico era un premio enorme, il genere di premio che ogni appassionato di Tecnomagia sogna fin da piccolo pur sapendo che non lo avrà mai, e lei e Timmy…

- E Timmy?

- Timmy?- Selvin sembrava non capire.

- Timmy, il mio partner. Il merito della tecnologia Epsilon è suo quanto mio. Come mai non è qui anche lui?

- Ma Tecna, sii ragionevole… una fata come te non può condividere il premio con un… con un…

- Mi sta dicendo che per lui non è previsto nessun premio?

Selvin scosse la testa.

- No Tecna. Il premio sarà soltanto tuo.

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Capitolo 14
*** Il Peso della Missione ***


“Sali”

Bloom sbatté le palpebre: qualcosa le era finito negli occhi, qualcosa che bruciava. D’istinto fece per portarsi la mano al volto ma si fermò un istante prima di farlo, terrorizzata. Le sue dita erano disperatamente aggrappate ad uno spuntone di roccia, il suo viso era a pochi millimetri dalla pietra e i suoi piedi poggiavano su invisibili appigli. Chiuse gli occhi e rimase immobile, impedendosi perfino di tremare, il prurito dimenticato in un attimo.

“Devi salire”

Una voce misteriosa parlava nella sua mente. Salire? Era già tanto se non aveva perso l’abilità di respirare. Cosa diamine ci faceva appesa alla roccia?

Non c’era modo di guardare in basso e forse era meglio così. Chiuse gli occhi ancora, cercando di concentrarsi su ciò che la circondava. L’unico suono era il fruscio del vento, neanche troppo forte, e la pietra sembrava tiepida sotto le sue dita. Inspirò a fondo per calmare il suo cuore impazzito. Almeno la pendenza della parete le permetteva di poggiare tutto il peso sulle gambe.

“Sali”

Ancora quella voce, una voce di donna che le sembrava in qualche modo familiare. Alzò molto lentamente la testa e si ritrovò a guardare altri cinque metri di roccia, oltre i quali vedeva solo il cielo. La roccia non era poi così liscia, attorno a lei: piegò una gamba in cerca di un appiglio più in alto e lo trovò senza problemi.

“Molto bene”

Sospirò. Ora si stava facendo dare ordini da una voce nella sua mente. Se le ragazze l’avessero vista… le ragazze! Che ne era stato di loro?

Le sue dita cercarono quasi automaticamente un appiglio sopra la sua testa mentre si puntava sul piede più in alto per guadagnare terreno. Forse l’arrampicata non sarebbe mai stata la sua passione ma si rese conto che la cosa non le dispiaceva.

L’ultima cosa che ricordava era il buio attorno a sé, lasciato dall’improvvisa sparizione di Stella. Come aveva fatto a risvegliarsi in cima ad una montagna? Come ci era arrivata?

La cosa più frustrante era l’estrema lentezza con cui stava avanzando. Doveva controllare attentamente ogni appiglio prima di mettersi a cercare il successivo: se avesse perso la presa non avrebbe potuto-

Forse poteva volare. Sarebbe stato così facile raggiungere la cima di quella montagna volando! Lasciò la presa con la mano destra, incrociando con attenzione i polsi sopra la testa.

- Winx Butterflix!

Non successe nulla e Bloom non riuscì a trattenere uno sbuffo.

Proseguì ostinatamente: nuovo appoggio per il piede, sollevarsi con cautela, nuovo appiglio per le mani, ripetere con l’altro piede. Il cielo si faceva sempre più vicino finché le sue gambe non la sollevarono oltre la fine della parete rocciosa, dove, dopo uno spiazzo di qualche metro…

...si innalzava un’altra parete.

- Stiamo scherzando?- chiese con amarezza la fata alla manciata di erbe che punteggiava lo spiazzo. Si sollevò oltre il bordo e si lasciò cadere schiena a terra sulla pietra, ansimando per riprendere fiato. L’idea di essere così in alto la terrorizzava ma non riusciva a zittire quella parte di lei che, per curiosità o altro, avrebbe tanto voluto sporgersi e guardare giù.

In quel momento si alzarono le note della suoneria di Sky: nel panico del momento Bloom non si era resa conto di avere in tasca il suo cellulare. Lo afferrò emozionata, premette il pulsante per attivare l’olochiamata e il bel volto di Sky le comparve dinnanzi.

- Sky, per fortuna mi hai chiamato! Non indovineresti mai dove mi trovo!

- Oh, fammi provare: sei chissà dove in una missione pericolosa di cui non mi hai detto niente.

L’espressione del ragazzo era insolitamente severa e Bloom si accigliò.

- ...come scusa?

- Non fare finta di niente, sai bene di cosa sto parlando. Credi che mi diverta a stare qui e chiedermi da che guaio dovrò salvarti stavolta? O ascoltare le voci dei miei sudditi che commentano quanto poco adatta sia la futura regina di Eraklyon? Ma soprattutto, come credi che mi senta sapendo che quando ti butti di testa in queste cose non hai nemmeno il tempo di fermarti un attimo per avvisare me?

- Io…

Bloom non sapeva cosa rispondere. Quelle parole la ferivano ma il ragazzo aveva ragione: quante volte l’aveva avvisato prima di partire per una delle loro missioni? E quand’era stata l’ultima volta che era stata lei a cercarlo?

- Sky, io… mi dispiace così tanto…

- Bloom, te lo chiederò solo questa volta. Torna a casa. Abbandona qualunque missione tu stia facendo e inizia a preoccuparti di noi, di Eraklyon e Domino, di quello che dobbiamo costruire insieme. Torna da me, o io…

Le labbra di Sky si strinsero per un attimo poi il ragazzo proseguì con evidente difficoltà.

- ...se non tornerai a casa ora io giuro che scioglierò il fidanzamento.

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Capitolo 15
*** Carnelia ***


- ...strettamente segreto che non dovrete condividere con nessuno. Principessa?

Stella sobbalzò. Non sarebbe stata la prima volta che si addormentava a causa del tono delle spiegazioni del suo precettore ma in quel caso non ricordava nemmeno di essersi seduta al trono dell’erede di Solaria. Eppure era lì, la sala fortunatamente vuota e la disapprovazione di Sunèe che aleggiava nell’aria.

- Vi siete addormentata di nuovo, principessa? Forse non ve ne rendete conto ma da questo incarico dipende la vostra posizione sul trono. Se non verrete ritenuta degna la corona passerà a vostra cugina Selene.

- Incarico?

Sunèe sospirò. La strada per forgiare un degno sovrano di Solaria era così faticosa…

- So che siete stanca, principessa, ma so anche che siete perfettamente in grado di superare questa prova. Dovete solo concentrarvi, dimostrare ai vostri sudditi che possedete l’abnegazione sufficiente per salire al trono, iniziare il vostro mandato con una prova schiacciante che nelle vostre vene scorre il sole di Solaria stessa.

Era in momenti come quelli che Stella ricordava perché dava ancora retta a Sunèe: le sue parole le accendevano qualcosa dentro, rendevano possibili tante cose, le davano quel calore che i suoi genitori spesso non erano stati in grado di darle. Sunèe vedeva qualcosa in lei, qualcosa che spesso nemmeno lei stessa riusciva a vedere.

- Perdona ancora una volta la mia stanchezza Sunèe, e parlami di questo segreto.

- Molto bene, principessa Stella… chiunque, su Solaria, può dirvi che, come figlia del re Radius e della regina Luna siete la prima in ordine di successione e il trono vi spetta di diritto. C’è tuttavia una prova, che viene richiesta all’erede al trono: se doveste fallirla, come dicevo poco fa, il trono passerebbe a vostra cugina Selene.

- Addirittura?

L’uomo annuì gravemente.

- La prova stabilisce un requisito importantissimo, indispensabile ad un sovrano.

Il suo tono e l’aria di mistero avevano acuito la curiosità di Stella.

- E di che prova si tratta? Non ne ho mai sentito parlare…

- Perché è tradizione che non se ne faccia parola con l’erede fino all’età giusta. Inoltre si tratta di un segreto custodito all’interno della famiglia reale: un principe o principessa che la fallissero verrebbero costretti ad abdicare. Non è successo spesso ma…

Stella iniziava ad essere quasi preoccupata.

- E di che prova si tratta?!

- Il re non vi ha mai mai portato a vedere Carnelia?

La ragazza scosse la testa.

- Mi è familiare, in qualche modo, ma…

- Allora venite con me. Mi stupisce che non l’abbia mai fatto…

- A me invece non stupisce affatto…

La fata seguì il precettore lungo i corridoi e le sale del palazzo di Solaria, fino alle innumerevoli scale che portavano alla torre.

- Non dirmi che devo salire fino in cima, Sunèe…

- Le sembrerà una passeggiata in confronto alla prova che dovrà sostenere.

Zittita per una volta da quelle parole Stella percorse l’ultimo tratto in silenzio fino ad arrivare alla stanza in cima alla torre, riempita di luce dalle vetrate tutt’attorno. Nel centro esatto della stanza c’era un piedistallo con una teca di vetro, al cui interno…

- Ma è meravigliosa!

...c’era la pietra più bella che Stella avesse mai visto. Era come se qualcuno avesse catturato gli ultimi bagliori di un tramonto di Solaria e li avesse incastonati in quella pietra, nuvole comprese. Un cielo fiammante si offriva ai suoi occhi, catturato in una gemma grande come il palmo della sua mano.

- Questa è Carnelia. Fa parte del tesoro di Solaria e si dice che protegga il nostro regno fintanto che viene tenuta al sole ogni giorno.

- Come ha potuto mio padre non portarmi mai a vederla?

Il naso schiacciato contro la teca di vetro, Stella fissava la pietra, in adorazione. Era come se quei bagliori le parlassero, come se ci fosse una connessione tra di loro.

- Ora le piace ma prima della fine del mese diventerà il suo incubo personale.

- Il mio incubo?- le parole di Sunèe erano riuscite a distrarla da quella rara bellezza.

- Per la prova. Nel periodo più freddo dell’anno Carnelia dev’essere custodita da un membro della famiglia reale e tenuta al caldo.

- Come l’uovo di un uccellino? Mi sembra così assurdo...

- In questo periodo la pietra è più vulnerabile e la famiglia reale è l’unica che possiede abbastanza potere da farlo. Questo sarà il suo compito: dovrà portarla con sé sempre, mantenerla al caldo, concentrare su di essa la sua energia senza mai distrarsi.

Stella sbarrò gli occhi: concentrarsi non era mai stato il suo forte, nemmeno quando era a scuola!

- E quanto… quanto dura questa prova?

- Sette giorni.

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Capitolo 16
*** Nei Boschi ***


“Scendi”

A svegliarla furono l’odore della foresta e quella strana voce nella testa.

Un mormorio continuo la circondava, il bisbigliare degli uccelli, il fruscio delle foglie, lo scorrere dell’acqua in lontananza… eppure a colpirla di più fu l’odore selvatico di quel luogo, l’umidità che le si attaccava alla pelle, quel profumo potente e mai domato.

- Dove sono?

“Devi scendere a valle”

Non ricordava nulla. Si alzò lentamente in piedi, ancora intontita, guardandosi intorno. Quegli alberi le ricordavano vagamente le foreste attorno ad Alfea, quelle nelle quali l’amicizia tra le Winx si era cementificata. Flora avrebbe avuto la risposta in un baleno mentre a lei non rimaneva che tendere l’orecchio e ascoltare, in cerca di una traccia, un indizio, qualcosa che le spiegasse quella voce nella testa.

Invano.

“Scendi!”

Gli alberi erano così fitti che non riusciva nemmeno a individuare dei punti di riferimento al di là di quella foresta. Colline? Montagne? Chi poteva dirlo… tutto ciò che vedeva, in ogni direzione, erano rami, alberi e foglie. Non poteva basarsi sulla vista per orientarsi.

- Però…

C’era dell’acqua, in lontananza. Sulle sponde dei corsi d’acqua si trovavano facilmente degli insediamenti, e poi…

- I corsi d’acqua scendono sempre a valle.

Musa sorrise e tese l’orecchio, isolando con la mente i vari fruscii fino ad individuare quello che le interessava: il dolce suono dello scorrere dell’acqua. E prese a camminare in quella direzione.

Com’era finita lì? Di certo non era il genere di posto in cui andava di solito. A lei piacevano i luoghi affollati, rumorosi, luoghi come i centri commerciali dove si poteva passare da una musica all’altra e non c’era traccia di quella tranquilla, assordante quiete.

E le ragazze?

Sentiva la loro mancanza. Non che non potesse vivere senza di loro ma averle sempre attorno generava… una sorta di ritmo, qualcosa di cui sentiva l’assenza in un modo quasi fisico. Come un silenzio.

“Devi scendere a valle!”

Quella voce era insopportabile. Non stava forse già scendendo a valle? E cosa c’era poi di così importante là? Le venne quasi voglia di cambiare direzione solo per dispetto, poi soppresse quell’impulso. C’era di certo un motivo se si trovava in quella foresta ma non riusciva a ricordarlo.

Il suono dell’acqua si faceva sempre più vicino ma non era l’unico: un fruscio ritmico gli si era aggiunto, un rumore diverso da qualunque altro in quella foresta. Musa si immobilizzò, ringraziando il cielo che Stella avesse dato loro dei vestiti in colori neutri prima di partire per…

La ricerca di Hesperia!

I ricordi riaffiorarono uno alla volta: le iscrizioni sulla pergamena, la grotta, la sparizione di Tecna… forse quella foresta aveva a che fare con le iscrizioni? Forse uno degli schizzi raffigurava il luogo che doveva trovare?

La fata si era fermata nel riflettere e non si era resa conto che il misterioso rumore si era avvicinato.

“Continua verso valle, Musa… lì troverai le risposte che cerchi!”

La voce nella sua mente, stavolta, era accompagnata dallo stesso volto che Griffin aveva mostrato loro solo il giorno prima: una donna forte dagli occhi chiari e dall’espressione determinata. Hesperia.

I passi della ragazza si fecero guardinghi: Musa poggiava i piedi a terra con attenzione, evitando qualunque rumore. Quel fruscio che sentiva erano sicuramente i passi di qualcuno. E se l’avesse attaccata?

Incrociò d’impulso i polsi sopra la testa, concentrandosi sulla parola “Butterflix” senza parlare, ma non successe nulla. Forse bisognava per forza pronunciarla? Preferì non rischiare e proseguì in silenzio verso il rumore dell’acqua.

In lontananza il bosco sembrava diradarsi e una fetta di cielo era ben visibile in uno scorcio tra un albero e l’altro. Forse era arrivata al fiume! Accelerò il passo, impaziente, e per poco non inciampò su una radice sporgente. Riuscì a mantenere l’equilibrio ma per farlo si aggrappò ad un ramo basso, spezzandolo con un sonoro schiocco e vanificando ogni tentativo di passare inosservata.

C’era poco che potesse fare per rimediare a quell’errore: scelse il tronco più grosso in vista e vi appoggiò la schiena, pronta ad usare la sua magia contro qualunque eventuale aggressore.

Quando i passi si avvicinarono e il misterioso intruso uscì dalla boscaglia, tuttavia, le si fermò il cuore nel petto: davanti a lei, in mezzo agli alberi, c’era Riven.

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Capitolo 17
*** Coraggio ***


- Insegnare… qui? Ad Alfea?

Il tono incredulo di Flora strappò una risatina a Faragonda.

- Sì, cara, qui ad Alfea. Sembra incredibile ma anche noi, ogni tanto, assumiamo nuovo personale. E non c’è nessuno che mi farebbe più piacere avere nel corpo insegnanti. Ovviamente non si tratta di una decisione da prendere impulsivamente… volevo solo farti la richiesta di persona.

- Insegnante ad Alfea…

Lo era già stata brevemente, dopo aver raggiunto l’Enchantix, ma in quel caso aveva diviso la cattedra con le altre. Diventare insegnante di floromagia sarebbe stata una cosa diversa, solo sua: una grossa responsabilità, un passo importante che non aveva previsto nella sua vita.

- Avrai un appartamento tutto tuo, il controllo sulla serra, la gestione del piano studi… l’offerta base che faccio ai miei docenti, ma naturalmente c’è sempre spazio per le esigenze personali.

- Naturalmente...- mormorò Flora, ascoltando le parole della preside solo a metà.

- Vedo che la mia richiesta ti ha turbata più di quanto mi aspettassi, Flora. Prenditi del tempo per pensare. Puoi restare qui e parlarne con Eldora… e se hai domande sono a tua disposizione.

La ragazza si riscosse e tornò a guardare in faccia Faragonda.

- La ringrazio, signora preside. Ci penserò molto attentamente ma, a prescindere dalla mia risposta, lo considero un grandissimo onore.

La donna si sporse verso di lei e le prese le mani.

- Non c’è niente di più soddisfacente per me del vedere le mie studentesse sbocciare ed essere felici.


La sicurezza che le parole di Faragonda le avevano dato l’abbandonò appena si chiuse la porta dello studio alle spalle, sostituita da una pioggia di mormorii nella sua mente.

Non sei abbastanza esperta. Non riuscirai a farti rispettare Sei troppo giovane Non ne sai abbastanza Non puoi paragonarti a Eldora Non sei portata per l’insegnamento.

Chiuse gli occhi e sospirò. Quei mormorii avevano ragione: sarebbe stato meglio rifiutare.

Attraversò lentamente i corridoi fino al cortile deserto, in cerca del conforto delle aiuole fiorite, e sedette sull’erba a gambe incrociate, senza sandali, accarezzando distrattamente gli steli freschi.

Sospirò ancora, lo sguardo perso verso le cime degli alberi in lontananza. La nostalgia che quel posto le suscitava aveva un sapore quasi tangibile: i pomeriggi passati a fare i compiti, il conforto dell’aria fresca dopo le lunghe ore di lezione, le incursioni a Selvafosca, in cerca di nuovi fiori e piante da studiare.

Almeno in quello Faragonda aveva ragione: la sua passione per il mondo vegetale era sempre smisurata, fin da piccola. Seguiva il padre ovunque, nel loro giardino, e ascoltava per ore le sue spiegazioni, imparando nomi e proprietà delle piante e innamorandosi di ogni fiore che lui faceva sbocciare. Gli album di famiglia erano pieni di foto nelle quali, sporchi e sorridenti, mostravano all’obbiettivo una nuova piantina.

Poi era arrivata Miele e l’allieva era diventata a sua volta maestra: la sorellina era un po’ goffa e si distraeva facilmente ma questo rendeva ancora più grande la soddisfazione di Flora di fronte ai suoi risultati. Aveva iniziato a capire meglio il padre e qualche volta si era ritrovata a fantasticare di avere accanto una bambina dai capelli scuri alla quale ripetere quei trucchetti, quelle filastrocche che Rhodos le aveva insegnato per memorizzare le nozioni che ripetevano insieme.

Quel pensiero la fece arrossire. Certo, aveva sempre pensato che prima o poi sarebbe arrivata una bambina ma che già nei suoi sogni ad occhi aperti avesse i capelli scuri di Helia… scosse la testa, come per scuotersi via quell’immagine dalla mente. Era troppo, troppo giovane.

Una bambina a cui insegnare? Le venne da ridere: Faragonda gliene stava offrendo una classe intera. Una classe di piccole appassionate di floromagia, con i loro fiori preferiti, i pollici più o meno verdi e… e quell’immagine le fiorì senza sforzo nella mente: una classe di ragazzine dell’età di Miele che l’ascoltava, faceva domande, prendeva appunti, le mostrava il frutto del suo lavoro.

Sentì una fitta di desiderio.

L’immagine della classe, la sua classe, aveva scatenato una nuova serie di mormorii: una sorellina è un conto, ma classe intera? E l’esperienza? E il suo livello di magia, che ancora non sentiva completo? E poi, e poi… quella fitta, che diventava sempre più forte, soverchiando quel brusio negativo, trasformandosi in una voce forte, chiara, coraggiosa. I mormorii c’erano ancora ma non erano che un solletico, una preoccupazione lontana, voci sempre più flebili di fronte alla risposta che sembrava ogni secondo più definita.


Flora spalancò la porta dello studio di Faragonda, un sorriso tremendamente luminoso in viso:

- Accetto la cattedra. Voglio insegnare.

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Capitolo 18
*** Lealtà ***


Aisha non poteva credere ai suoi occhi.

L’amica giaceva inerme sul brullo terreno, l’inconfondibile capigliatura lucidissima sparsa attorno a sé come uno stagno blu.

Devo aiutarla.

“Devi correre”

Il volto nella sua testa era perentorio, severo. La voce di Hesperia la spinse verso gli alberi ma la ragazza si rialzò e scattò nella direzione opposta, verso l’amica.

“Cosa stai facendo?”

- Musa!

La fata si voltò verso Aisha, il bel viso impolverato e rigato di lacrime.

- Aisha! Come siamo finite qui?- singhiozzò allungando le braccia nella sua direzione. La fata dei fluidi le prese le mani e fece per aiutarla a rialzarsi, un occhio sempre rivolto alla creatura che guadagnava terreno, ma Musa, nel sollevarsi, gemette e si accasciò di nuovo.

- Sono caduta, mentre correvo… ho paura di essermi storta la caviglia!

- Appoggia il peso sull’altra gamba, presto…

La ragazza si passò un braccio di Musa attorno al collo per sostenerla e insieme si alzarono in piedi.

- Dobbiamo solo arrivare fino a quegli alberi...- mormorò Aisha fiduciosa, ma nel voltarsi le sembrarono ancora più distanti di prima. E dietro di loro, con un rumore ritmico e minaccioso, la creatura si avvicinava.

- Ricordo solo la grotta di Daphne...- piagnucolò Musa zoppicando.

Nonostante il corpo esile il suo appoggiarsi ad Aisha rendeva lentissimi i loro movimenti. La fata strinse i denti e continuò a camminare.

“Sei vicinissima, ti basterebbe lasciarla qui e potresti completare la missione da sola...”

Aisha scosse la testa per scacciare quella voce. Il mostro era sempre più vicino.

“Non puoi trasformarti, non puoi combattere quell’essere...”

La fata della musica si fermò di colpo.

- Aisha, ti sto solo rallentando…- mormorò in lacrime – Potrei fermarmi e distrarlo… così almeno tu ti salveresti, no?

I suoi occhi azzurri erano pieni di coraggio e un brivido corse lungo la schiena di Aisha. Si guardò intorno e scorse un ramo pochi passi più avanti.

- Non dire cretinate, Musa. Non potrei mai vivere con il pensiero di averti lasciata qui.

Lo raccolse. Non era troppo spesso ma sembrava robusto: lo agitò con il braccio libero e ne sentì il peso.

- Siediti qui. Abbiamo visto cose ben peggiori no?

Musa ubbidì e scivolò cautamente a terra. Aisha si frappose tra lei e il mostro che stava arrivando di gran carriera. Nel vedere che si erano fermate aveva lanciato di nuovo quel verso, quell’orribile stridore che le aveva fatto venir voglia di scappar via.

Ma non l’aveva fatto.

- Fatti avanti, bestiaccia!

Più si avvicinava più Aisha ne distingueva i dettagli: il suo corpo ricordava quello di un insetto, a segmenti, ed emanava una puzza tremenda che per un attimo le fece salire un conato di vomito. Prese a respirare con la bocca e impugnò il bastone come una mazza da baseball.

- Aisha, scappa… mettiti in salvo finché puoi!

“La tua amica ha ragione: guarda quelle lame, vi farà entrambe a fettine in un lampo. E nessuno porterà a termine la missione...”

Il mostro le era quasi addosso.

Non era molto più alto di Aisha, giusto quei centimetri che bastavano per far sì che lei riuscisse a schivare le sue lame passandoci sotto. Schivò il suo primo attacco e gli scivolò alle spalle, l’adrenalina che le pulsava nelle vene e rendeva ogni dettaglio ancora più nitido. Si ritrovò a fissare la spina dorsale della creatura, una fila di orribili escrescenze appuntite.

- Non scapperò!- urlò alla creatura che si voltava per attaccarla di nuovo – Se c’è una speranza di sopravvivere allora ce ne andremo insieme!

Alzò il bastone e colpì la creatura al tronco più forte che poté.

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Capitolo 19
*** Senso di Giustizia ***


Il Festival era stato magnifico.

Zenith era famoso per la sua tecnologia, certo, ma in genere ogni scienziato e ingegnere lavorava per conto suo, nel segreto del proprio laboratorio. Quel giorno invece tutto era stato portato alla luce del sole, e a Tecna, come ospite speciale, era stato permesso di ficcare il naso ovunque volesse.

In quel momento la competizione era quasi giunta al termine: somigliava un po’ ai programmi di cucina terrestre che Bloom guardava sempre, con un grande tavolo dal quale “pescare” gli ingredienti e un tempo limite per preparare la ricetta. In quel caso però la ricetta era stata sostituita da un’invenzione e il tavolo era ricoperto di parti meccaniche più o meno raffinate.

Peccato che Timmy non fosse con lei.


Era rimasta seduta in silenzio davanti al suo cellulare per venti minuti buoni, una volta lasciato il laboratorio del Tecnomago Supremo, cercando di prendere una decisione.

Non ci era riuscita.

Aveva lasciato passare i giorni senza fare niente, senza chiamarlo per spiegargli la situazione o parlargli della sua convocazione. Era più facile così… e una parte di lei non vedeva l’ora che arrivasse il festival: quel premio era un sogno che si realizzava!


Ora era là, a pochi passi dal palco della premiazione, seminascosta dietro una tenda.

Splendida nel suo vestito nuovo, che la madre aveva voluto formalissimo per l’occasione, ma tesa come una corda di violino al pensiero che da qualche parte, in mezzo alla folla, ci fosse Timmy.

- Emozionata?

Selvin le si era avvicinato senza che lei se ne accorgesse.

- Un po’- ammise controvoglia. Non era del tutto a suo agio con l’intensità delle sue emozioni.

- È un’occasione senza precedenti- sorrise l’uomo, sorseggiando un liquore ambrato tra una frase e l’altra – un’ottima pubblicità anche per Alfea.

Tecna aveva intravisto Faragonda in mezzo alla folla, accompagnata da Palladium. Era vero, quel premio era una vittoria anche per Alfea, che di certo non era famosa per i suoi risultati in campo tecnologico. Sospirò. Eppure…

- Credi che il tuo partner sia qui da qualche parte?

A quella domanda non riuscì a rispondere. Le era sembrato di intravvederlo almeno tre volte, ma tutte e tre le volte non si trattava veramente di lui. Si era ripromessa di non cercarlo ma a quando pare i suoi occhi non stavano ubbidendo al cervello.

- È il momento. Io esco, tu aspetta di essere chiamata e poi sali, ok? - E l’aveva lasciata sola con i suoi pensieri.


Anche le Winx erano da qualche parte in quella folla, probabilmente annoiate perché quel festival, per loro, non aveva nessuna attrattiva. Era felice che fossero venute ma… c’era qualcosa, dentro di lei, che non le dava tregua.

- Grazie a tutti per aver partecipato a questo evento speciale, abitanti di Zenith! Segnaliamo che la competizione per giovani inventori termina in cinque, quattro, tre… due… terminata! I partecipanti sono pregati di lasciare immediatamente il laboratorio in modo che i giudici possano prendere una decisione. Nel frattempo colgo l’occasione per fare qualche ringraziamento…

Nella sua mente, non poteva negarlo, anche lei aveva immaginato un discorso simile. I suoi genitori sarebbero stati i primi, ovviamente, e poi sarebbe venuto Timmy. In quel frangente, però, le sembrava un’ipocrisia.

- Sono certo che la conoscete tutti ma mi concedo il piacere di presentarvela comunque: giovanissima fata, diplomata ad Alfea…

Una serie di urletti aveva seguito quelle parole, esplosa come un fuoco d’artificio da un punto ben preciso della sala. Tecna sorrise: le voci di Stella, Aisha e Musa erano riconoscibilissime.

- …e Fata Guardiana del pianeta Zenith stesso, nonché detentrice di un numero veramente impressionante di trasformazioni conseguite! Signore e signori, Tecna!

Aveva percorso lentamente il corridoio tra le due file di sedie, sollevando appena la lunga gonna damascata e portandosi in mezzo al palco tra l’applauso generale.

- Oggi le abbiamo chiesto non solo di consegnare il premio ai giovani inventori ma anche di presenziare per ritirare un ambito premio, il Primo Atomagico, meritatissimo per la sua invenzione di una nuova tecnologia che…

- Non è mia, l’invenzione.

Selvin, unico tra i presenti ad essere abbastanza vicino, si era interrotto di colpo.

- Come prego?

Tecna gli aveva tolto delicatamente il microfono dalle mani e si era avvicinata al parapetto del palco. C’era una zazzera inconfondibile di capelli biondorossicci a pochi passi dal palco, e stavolta non aveva bisogno di cercare i suoi occhi per capire che era lui.

- Non posso accettare nessun premio per questa invenzione. Non finché il mio partner, in laboratorio e nella vita reale, non ne riceverà uno uguale. C’è un ragazzo con la camicia un po’ stropicciata e l’aria di non sapere dove guardare, laggiù. Lui merita il premio tanto quanto me.

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Capitolo 20
*** Dedizione ***


Bloom sbatté le palpebre incredula.

- Stai… stai dicendo sul serio?

- Sono serissimo.

Il tono del ragazzo diceva una cosa e il suo volto ne diceva un’altra: la fata cercò invano di guardarlo negli occhi ma lo sguardo di Sky era lontano e sfuggente.

- Ma sono la Fata Guardiana di Domino, io ho un dovere!

- E quello che hai nei miei confronti, come mia fidanzata, non è forse un dovere?

Bloom era seduta con la schiena contro la parete di roccia ma a metterla a disagio di più non era la superficie irregolare bensì quella chiamata del suo ragazzo.

- Non capisci, Sky: Faragonda è posseduta da una nuova minaccia e Griselda si è sacrificata per proteggerci… tutta Alfea è in pericolo, e la Dimensione Magica! Questo non significa niente per te?

Le labbra di Sky si allargarono in un sorriso cinico.

- C’è sempre una minaccia, c’è sempre una ragione per partire… Bloom, non capisci che questa cosa non avrà mai fine se non ti fermi ora?

- Fermarsi ora? Mi stai chiedendo di smettere di essere una Winx?

Bloom avrebbe voluto sbattergli il telefono in faccia ma era così allibita dall’entità della richiesta del ragazzo da non riuscire quasi a reagire.

- Ti sto chiedendo cosa è più importante nella tua vita, Bloom.

- E cosa vorresti che rispondessi, Sky? Che per te lascerei bruciare l’intero universo di Magix?

Un guizzo di rabbia attraversò i bei lineamenti del ragazzo, deformandoli.

- Devi sempre essere così drastica? Non ti ho chiesto di smettere di essere una paladina della giustizia, ti sto chiedendo cos’è più importante.

- Come puoi chiedermi...- iniziò, incapace di finire la risposta. Sky notò la sua esitazione e rise di nuovo, un suono amaro che le fece gelare il sangue nelle vene.

- Ci sono dei giorni, a corte, dei giorni interminabili durante i quali vorrei solo prendere una navetta e venire a cercarti. In genere mi ricordo di essere il principe di Eraklyon e riesco a fermarmi e riprendere il controllo… ma ci sono volte in cui proprio non ci riesco e lo faccio. Sono i giorni in cui ci vediamo, Bloom. Gli unici giorni in cui passiamo del tempo insieme sono quelli nei quali io cedo al desiderio di venirti a cercare.

- Sky, io…

- Pensavo che tu avessi lo stesso dilemma, che anche il tuo fosse senso del dovere ma che sotto sotto odiassi farlo. Come me.

- Ma Sky, c’è in ballo il futuro della Dimensione Magica… è una ninfa di Magix, un potere fortissimo che non siamo neanche sicure di poter battere!

- Una ninfa…?

Bloom vide aprirsi un barlume di speranza e proseguì.

- Una ninfa rimasta sigillata per centinaia di anni ora è di nuovo libera, assetata di potere… si è impossessata di Faragonda e questa prova… bisogna trovare un artefatto, l’unico in grado di sigillarla di nuovo. Abbiamo così poco tempo e sono così vicina, Sky…

- Vicina a cosa?

Il suo tono era tornato duro e freddo. Bloom rabbrividì.

- Vicina a partire per l’ennesima missione pericolosa per chissà quanto tempo. Vicina a sparire di nuovo senza nemmeno avvisare. Vicina a qualcosa dal quale non sai nemmeno se tornerai.

- Ma se non lo faccio io…

- UN GIORNO TI RIPORTERANNO A CASA IN UNA BARA E QUEL GIORNO MI CHIEDERANNO PERCHÉ NON ERO LÌ A COMBATTERE AL TUO FIANCO!

Fu come ricevere uno schiaffo. Il corpo di Bloom si irrigidì per l’adrenalina: era la prima volta che sentiva Sky alzare la voce in quel modo. Il ragazzo sembrava sconvolto quanto lei e per un po’ l’unico rumore che sentirono fu il frusciare del vento.

- Bloom, se mi ami… - inizià Sky a fatica - se questo fidanzamento vuol dire ancora qualcosa per te… torna a casa. Lascia le battaglie alle altre. Tu sei una principessa, sei la mia futura sposa e abbiamo tanto da costruire insieme… Domino ha bisogno di te. Io ho bisogno di te.

Bloom esitò, troppe parole che le vorticavano nella mente. Non riusciva quasi a vedere per via degli occhi lucidi e la gola le si era serrata in un nodo doloroso.

- Sky… io non posso. Se tornassi indietro ora, se mi fermassi adesso e le ragazze dovessero fallire senza di me… non me lo perdonerei mai. Non potrei vivere con questo genere di rimpianto.

- Bloom…

La sua voce incrinata… la ragazza non riuscì a guardarlo in faccia. Le sue dita scivolarono sullo schermo, pronte a chiudere l’olochiamata, le lacrime che ormai le scorrevano irrefrenabili lungo le guance.

- Io devo portare a termine questa missione. Addio, Sky...

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Capitolo 21
*** Abnegazione ***


- Uffa…

Carnelia era nascosta nella tasca segreta di una gonna un po’ più ampia del solito ma il braccio di Stella, costretto da ore in quella posizione innaturale, iniziava a farle male. Per non parlare della pessima figura che stava facendo di fronte ai nobili: concentrata com’era nel tenere al caldo la pietra continuava a perdere il filo della discussione e più di una volta era stata costretta a chiedere a chi le parlava di ripetere. L’intera sala le stava lanciando occhiate incerte.

- Sunèe, non posso tornare nella mia stanza? È il primo giorno, abbi un po’ di pietà!

- Se lo faceste le chiederebbero tutti perché e infrangereste il segreto.

Stella combatté la tentazione di chiudere gli occhi per concentrarsi meglio e sospirò.

Quando finalmente poté lasciare la sala delle udienze si precipitò nella sua stanza per lasciarsi cadere faccia sotto sul letto, pur senza smettere di stringere Carnelia.

In quella posizione, a occhi chiusi, le sembrò che la pietra pulsasse, rispondendo in qualche modo ai suoi sforzi.

- Dovrebbe esercitarsi di più… non ha fatto altro che rispondere a monosillabi l’intera mattinata.

Sunèe l’aveva raggiunta e un’espressione di disapprovazione gli aleggiava sul volto.

- È colpa di questa dannata pietra! Non sono ancora riuscita nemmeno ad andare in bagno! Non posso appoggiarla neanche un attimo?

- Neanche un attimo.


- Stella!

La chiamata di Bloom la raggiunse in uno dei rari momenti in cui poteva rilassarsi, nella sua stanza.

- Non ci vediamo da una vita! Ti va un po’ di shopping?

La fata si illuminò: finalmente un po’ di distrazione! Immediatamente però la sua mente soffocò quel pensiero per riconcentrarsi su Carnelia, in preda al terrore. Si era raffreddata? La controllò da ogni lato in cerca di eventuali zone opache ma sembrava tutto a posto.

- Mi piacerebbe tanto venire ma…- la fata si morse le labbra. Non aveva mai detto di no allo shopping fino a quel momento: nessuna scusa sarebbe stata credibile!

- Stella? Forse non mi hai sentito bene… shopping! Ad Quistes!

- Non posso proprio, ho delle faccende di famiglia che…

- Famiglia? Stella, da quando ti conosco non hai mai, mai detto di no ad un pomeriggio di shopping! Se non vuoi venire va bene ma non usare queste scuse ridicole con me!

Bloom le aveva riattaccato in faccia. L’impulso di lanciare Carnelia contro la finestra fu così grande che Stella si ritrovò con il braccio alzato quasi senza accorgersene.

È solo il terzo giorno. Come ci arrivo alla fine della settimana?


- Indovina chi sono!- qualcuno, da dietro, le coprì gli occhi.

Solo una persona nella Dimensione Magica aveva quella voce. Senza voltarsi strinse la presa su Carnelia e si concentrò. Non. Sarebbe. Stato. Affatto. Facile.

- Brandon!- Stella si voltò nel cerchio delle sue braccia e si alzò in punta di piedi per baciarlo.

- Quando mi hanno detto che ti avrei trovata a passeggio nel parco non ci volevo credere…

Rendeva tutto più facile, naturalmente, vestire i panni della principessa matura e riflessiva che faceva lunghe passeggiate nel parco e non doveva avere a che fare con le persone.

- È un periodo… un periodo difficile.

Si abbandonò alla sua stretta, lasciando che la stringesse a sé e cingendolo con la destra.

- Un periodo difficile? Non dovevamo fare una gita al lago oggi?

- Oh, Brandon…

Con l’impegno di Carnelia se ne era dimenticata. Niente l’avrebbe fatta star meglio di una romantica gita con lui ma… come avrebbe fatto in quelle condizioni?

- Mi sei mancato tanto ma oggi… ci sono delle cose che devo fare e non posso lasciare il palazzo. Vuoi restare a cena e per un… un film?

Lo Specialista le scoccò un’occhiata scettica.

- Bloom me lo avevi detto che ti stavi comportando in modo strano ma non pensavo fino a questo punto. Non so cosa stai combinando, Stella, ma io non ci sto. Quando avrai intenzione di essere sincera chiamami.


Stella era rimasta seduta per lungo tempo dopo che se n’era andato, fissando in silenzio Carnelia, in preda a sentimenti contrastanti. Valeva davvero la pena rovinare il suo rapporto con la sua migliore amica e il suo ragazzo per quella prova? In fondo non aveva mai davvero voluto il trono, ed essere una Winx le portava via già così tanto tempo…

- Basterebbe che la posassi a terra un attimo...- mormorò, allentando appena la presa sulla pietra.

Era il quinto giorno e si sentiva esausta: non si era permessa di pensare a nient’altro che alla pietra, non aveva mai lasciato il palazzo, aveva passato da sola quasi tutto il tempo.

E poi capì. Era così che viveva suo padre, sul trono. Noia, solitudine e costrizione. Sunèe l’aveva chiamata abnegazione, ma era davvero quello che voleva?

Stella non lo sapeva più.

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Capitolo 22
*** Forza d'Animo ***


- Musa?

L’espressione del ragazzo era incredula quanto la sua, un’espressione che non era abituata a vedergli addosso. Ma tutto il resto… oh, tutto il resto era esattamente come lo ricordava: occhi azzurri, quella pettinatura assurda, perfino i vestiti, così inconfondibilmente suoi.

- Riven…- mille pensieri le si affollarono in testa, senza riuscire a trasformarsi in parole.

Lo Specialista si guardò intorno perplesso.

- Sei sola? Dove sono le altre?

- Io non… a dire il vero non lo so. Non so nemmeno dove siamo.

Il ragazzo inclinò la testa da una parte, sempre più confuso.

- Come fai a essere in un posto e non sapere… ti ha portata qui qualcuno? Ti hanno fatto del male?

Il tono di Riven era cambiato repentinamente, assumendo una sfumatura feroce e protettiva. Le vennero i brividi.

- No, è… credo, che sia una prova. Mi sono risvegliata in questo bosco e devo scendere a valle, a quanto pare. C’è questa minaccia alla Dimensione Magica e noi… cerchiamo il modo di fermarla.

- Ah, certo. Certe cose non cambiano mai.

Un silenzio imbarazzato scese su di loro per qualche istante poi entrambi tentarono goffamente di riempirlo: “Credi che noi...” “Da che parte...”

Tornarono a fissarsi in silenzio. Una parte di Musa non aveva voglia di fare altro: quanto le era mancato in quei mesi? Quante volte aveva sognato di riaverlo accanto? La sua sola presenza le scaldava il cuore.

- Dicevi che devi scendere a valle?

- Sì… suona un po’ folle ma c’è una specie di voce, nella mia testa, che mi dice di farlo.

- Allora stiamo andando nella stessa direzione. Seguimi…

Fu una specie di tortura camminare dietro di lui, sapendo che non poteva allungare la mano per stringere la sua. Un silenzio pesantissimo li seguiva, sovrastando quasi il mormorio della foresta.

- Mi sei mancata, sai?

Riven aveva parlato senza smettere di camminare, senza guardarla negli occhi. Anche così le sue parole le strinsero una morsa attorno al cuore. Dovette ripetersi perché aveva scelto quella strada, perché aveva deciso di lasciarlo.

“Passavi più tempo a stare male per lui che ad essere felice”

- Mi manca la mia vecchia vita. Fonterossa, i ragazzi… tu.

Musa scosse la testa, come per liberarla dall’impulso di abbracciarlo.

- E tu cosa fai qui?

- Sono diventato accompagnatore per i turisti, una via di mezzo tra guida e guardia del corpo. Sto andando a recuperare un gruppo, a valle. Sei l’ultima cosa che mi aspettavo di trovare nella foresta.

- E ti piace?

- Passo moltissimo tempo da solo, in mezzo agli alberi e… in qualche modo mi calma, mi aiuta.

Il sentiero iniziava a diventare scosceso. Riven si aggrappò ad un ramo basso e si voltò verso di lei, porgendole una mano per aiutarla a non scivolare. Musa esitò.

- Musa… lo so che le cose tra di noi non sono mai state tranquille. So di non essere un ragazzo facile ma tu sei stata la persona più importante per me… e lo sei ancora.

Gli occhi del ragazzo erano sinceri e la sua mano tesa la tentava tremendamente. Conosceva il calore di quella mano, un calore che per mesi lei aveva tanto desiderato.

- Le cose possono essere diverse… io posso essere diverso.

Musa tacque, in preda a un vortice di emozioni.

Eccolo, ciò che aveva sognato per mesi: il ritorno del suo primo amore, Riven che tornava indietro per lei. Una parte del suo cuore vibrava di gioia, come un colibrì impazzito, ad un solo passo dal saltargli tra le braccia e stringerlo per non lasciarlo mai andare.

Ma ce n’era un’altra, una che ricordava bene il dolore di tutte le loro liti. Quante volte si era ripromessa di non riavvicinarsi a lui, per poi cedere e ritrovarsi di nuovo al punto di partenza? Quella parte di lei era in preda al panico: non voglio che succeda ancora. Per favore non farmi questo.

Ignorò la mano che lui le tendeva e coprì con un breve salto la parte più difficile del percorso. Forse aveva bisogno di qualcuno accanto… ma di certo non di qualcuno che la faceva sentire costantemente sola. Avrebbe fatto male ancora, ma poi… sarebbe andata avanti.

- Mi dispiace, Riven…- iniziò, ignorando la parte del suo cuore che si stava lentamente sbriciolando - ma stavolta non ho intenzione di tornare indietro.

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Capitolo 23
*** Il Risveglio ***


Gli occhi di Stella si aprirono sull’oscurità più completa.

- Ragazze?

Evocò una sfera di luce, un debole bagliore che si allargò sulla sua mano illuminando una sagoma dormiente alla sua destra. Si trovavano ancora nella caverna ma l’acqua che di solito ne copriva il fondo era sparita.

- Tecna?

La ragazza si stiracchiò e aprì gli occhi con un sorriso: - Mi sento come se avessi fatto un sogno…

- Sì...- mormorò Stella sovrappensiero – ...ora che ci penso, credo di averlo fatto anche io.

La fata del sole si alzò in piedi per illuminare il resto della caverna. Le altre Winx giacevano tutt’intorno, addormentate. Tecna stava già scuotendo la spalla di Flora per svegliarla.

- ...non siamo più ad Alfea?- la ragazza si guardò in giro, disorientata – Pensavo che…

- Qualunque cosa pensassi, credo che sia stato un sogno. Tutte noi abbiamo sognato…

Aisha si svegliò di soprassalto appena le sfiorarono una spalla, saltando in piedi e guardandosi intorno in cerca di chissà che minaccia. Fu lei a cercare Musa e svegliarla: la ragazza uscì dal sonno con un’espressione indecifrabile, che mescolava dolore e nostalgia.

Il sonno di Bloom era tutt’altro che tranquillo: la ragazza si agitava, mormorando parole incomprensibili, lacrime trasparenti che filtravano dagli occhi chiusi. Stella le accarezzò il viso con dita delicate, chiamando piano il suo nome.

- Bloom? Svegliati tesoro, stai avendo un incubo…

La principessa di Domino spalancò gli occhi e si aggrappò al braccio dell’amica, strappandole un’esclamazione di sorpresa. Il petto si alzava e abbassava frenetico e nuove lacrime le rigavano le guance.

- Bloom, è tutto a posto, siamo qui con te…

Senza una parola la ragazza aveva nascosto il viso sul collo di Stella, stringendola in preda ai singhiozzi. Le altre Winx la guardavano in silenzio, senza sapere cosa fare.

- Ero sicura che non tutte avrebbero superato la mia prova…

Una voce severa riecheggiò nella caverna, spaventandole. Stella si concentrò e allargò il raggio della sua sfera, illuminando ogni angolo della caverna. Un sussulto la scosse, trasmettendosi all’amica in lacrime: una sconosciuta era emersa dalle ombre, una figura in qualche modo familiare. - ...invece siete tutte qui.

- Chi sei?

La giovane aveva lunghissimi capelli castani raccolti in una coda alta e il suo corpo era protetto da vari elementi di un’armatura argento e blu.

- Tu sei...- mormorò Flora avvicinandosi per fronteggiarla - ...sei Hesperia!

Le altre ragazze riconobbero in lei la figura che Griffin aveva mostrato loro a Torrenuvola: l’armatura, il volto severo, gli occhi chiari.

- Sono una delle nove ninfe di Magix. Perché siete qui?

Le Winx si voltarono all’unisono verso Bloom, che normalmente a quel punto avrebbe parlato per loro. La ragazza, tuttavia, non dava alcun segno di voler parlare: i suoi occhi erano vuoti, le braccia stringevano ancora Stella. La fata del sole sospirò e alzò lo sguardo a fronteggiare la donna.

- Siamo qui perché Taleia, la ninfa che la tua reliquia custodiva, si è impossessata del corpo della nostra preside e minaccia la Dimensione Magica. Siamo le fate guardiane dei regni di Solaria, Domino, Linphea, Andros, Melody e Zenith: siamo le Winx.

La ninfa si concesse un lungo momento per guardarle una ad una, soffermandosi sulle loro espressioni. Quando il suo sguardo si posò su Aisha la fata socchiuse gli occhi.

- Era una tua illusione quella?

Hesperia annuì: - Sapevo cosa cercavate: la Fiamma di Zaffiro non può essere lasciata nelle mani di chiunque. Avevo bisogno di sapere che possedevate le qualità giuste.

- Le qualità giuste?- la voce di Bloom, staccatasi all’improvviso dall’abbraccio di Stella, era roca per il troppo piangere - La tua prova mi ha quasi spezzato il cuore! Come hai potuto farci una cosa simile?

La ninfa le si avvicinò con aria minacciosa.

- Credi che per guadagnarsi il potere basti schioccare le dita? Io ho sacrificato la mia vita per creare la Fiamma di Zaffiro: non potrò mai reincarnarmi in una nuova ninfa come le mie compagne. È una reliquia potente e richiede sei qualità ben precise: abnegazione, forza d’animo, coraggio, lealtà, senso di giustizia e...- le indicò una ad una mentre elencava: Stella, Musa, Flora, Aisha, Tecna, lasciando per ultima Bloom. La ragazza la guardò, con le lacrime che scendevano in silenzio lungo le guance, l’espressione colma di rabbia.

- Dedizione. Avevo bisogno di sapere che avreste messo questa missione sopra a tutto il resto. Perché Taleia è molto, molto potente… e non si farà nessuno scrupolo. Ora...- un sorriso le fiorì sul volto, illuminandolo per la prima volta di una luce calda che la rese improvvisamente bellissima -...ecco la vostra ricompensa.

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Capitolo 24
*** Ricompensa ***


Hesperia alzò la mano sinistra e dal suo palmo scaturì un groviglio di luci che si intrecciò fino a formare un monile, un elemento di lucente metallo simile ad una fiamma, dal quale scaturì un’onda luminosa che si allargò fino a colpire le ragazze. All’improvviso non erano più nella caverna ma galleggiavano in un misterioso spazio delimitato da pareti di metallo: i loro corpi snelli erano fasciati da un body così candido da risultare quasi accecante e i loro capelli fluttuavano sciolti dietro di loro. Una manciata di scintille, scoccate come frecce di luce dalla reliquia di Hesperia, colpì le sei Winx.

La prima colpì Stella all’altezza dell’ombelico: un cerchio di luce si propagò sul corpo della ragazza, come su uno specchio d’acqua, dando forma ad una fibbia a forma di sole i cui raggi le si allungavano attorno ai fianchi, in un’armatura protettiva dai riflessi color del tramonto. Due scintille la colpirono ai gomiti, allungandosi fino alle mani in due bracciali splendenti, altre due alle spalle, curvandosi in due spalline affusolate e una fascia all’altezza del seno, altre due alle caviglie, scorrendo come acqua fino alle ginocchia in due meravigliosi stivali scintillanti. I suoi biondissimi capelli si riunirono in una coda alta, fermati sulla fronte da un fermaglio affusolato.

Una scintilla colpì Bloom sul petto, allargandosi come acqua e disegnandole addosso un pettorale lilla dai profili blu. Un’altra scintilla le colpì l’ombelico, dal quale fiorirono due ali d’armatura che le cingevano i fianchi, riunendosi al centro. Due scintille diedero forma ad un paio di bracciali protettivi, altre due le si avvolsero attorno alle gambe per disegnare un paio di stivali dai meravigliosi decori a volute. Una tiara luccicante le cinse il capo, lasciando i suoi capelli fiammeggianti sciolti fin sotto ai fianchi.

La scintilla di Musa la colpì al fianco destro, scorrendole sul corpo e modellando una cintura che le si allargava sull’anca con le delicate forme di un fiore di loto fucsia. Una scintilla sul petto fece fiorire una meravigliosa fascia dalle stesse forme floreali, fucsia con profili blu scuro, mentre le lunghe gambe affusolate venivano fasciate da stivali oltre il ginocchio. Due scintille colpirono i gomiti, cingendoli di bracciali sull’avambraccio e appena sotto la spalla. Un nodo di capelli fermava le onde blu della sua chioma in una coda da guerriero che le scendeva fino alle ginocchia.

Flora venne colpita alla spalla sinistra: un groviglio di viticci le si allungò da quel punto fino a cingerle il seno, dando vita ad una fascia verde dai profili argento. Una scintilla la colpì al fianco destro, allargandosi in una piastra di forma floreale che le proteggeva l’anca quasi fino al ginocchio. Una scintilla si allargò in un bracciale sotto la spalla destra, mentre un’altra le cingeva il braccio destro dal polso fin sotto la spalla. Una coppia di scintille alle caviglie le disegnò gli stivali fino a metà coscia mentre i capelli si intrecciavano in una morbida e folta treccia, fermati sulla testa da un paio di piccole ali verdi.

La scintilla di Aisha la colpì sulla destra, tracciando come per Flora una piastra che le proteggeva il fianco. La sua armatura era verde acqua con profili più scuri, decorata da forme a goccia. Una coppia di scintille le colpì le spalle, allargandosi sul suo petto e delineando prima una fascia sul seno poi due spalline che scendevano fino ai gomiti. Anche gli stivali, scivolati sulla sua pelle come acqua dalle caviglie, dove le scintille l’avevano colpita, erano decorati con lo stesso motivo. I suoi capelli ricci si avvolsero in treccioline fino alla sommità della testa, dove un fermaglio verde acqua li tratteneva in una cascata ondeggiante.

L’ultima scintilla colpì Tecna alla spalla destra, tracciando il pettorale di un’armatura azzurra, dai profili fucsia e dai decori geometrici. Due scintille si avvolsero attorno ai suoi polsi, disegnando due bracciali di lunghezza diversa a proteggerle gli avambracci. Una scintilla le colpì il fianco sinistro, cingendolo con una piastra semitriangolare. Gli stivali, la cui decorazione ricordava vagamente le scaglie di un drago, le fasciarono le lunghe gambe, mentre i capelli si allungavano in un ciuffo vaporoso che le attraversava la fronte, fermati sulla sinistra da un fermaglio appena sopra l’orecchio.

Un ultimo cerchio d’onda si allargò dalla reliquia, colpendole nuovamente all’unisono: dietro di loro si allungarono due coppie di ali variopinte la cui forma ricordava quella del monile stesso, grandi e luminose, il cui colore richiamava quello delle armature.

Ad un gesto di Hesperia ogni cosa attorno a loro sparì e le Winx si trovarono all’improvviso a fluttuare nel cielo sopra Selvafosca.

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Capitolo 25
*** L'accoglienza di Alfea ***


- Incredibile…

Le Winx si concessero qualche istante per valutare la loro nuova trasformazione, ammirando la lucentezza delle loro armature e i colori brillanti delle ali che avevano guadagnato.

- Questa armatura non mi fa sembrare uno Specialista, vero?- mormorò Stella tastandosi preoccupata le spalline. Le sue parole strapparono un timido sorriso a Bloom, il cui volto era ancora un po’ umido di lacrime.

- Dubito che qualcuno potrebbe compiere un simile errore...- rispose Musa, la lunghissima chioma che si increspava nel vento come uno stendardo.

Era strano avere un nuovo potere addosso… Aisha si guardava le mani come se si aspettasse di far comparire qualcosa da un momento all’altro e Tecna osservava con occhio clinico le linee della sua armatura.

- Speriamo che questo nuovo potere basti davvero a sconfiggere Taleia...

- Perché, non dovrebbe?- domandò Flora, incerta.

- Indossiamo il potere di una ninfa, dopotutto!- esclamò Aisha con una giravolta, mostrando le sue meravigliose ali verdi.

- Allora… Nymphix?- buttò lì Bloom senza troppa convinzione. Stella le sorrise con tenerezza.

- Oh tesoro, ti voglio tanto bene ma il compito di battezzare le trasformazioni lascialo a me, che ne dici? Non si chiama Nymphix… il suo nome è Hesperix!

Le altre sorrisero con lei: era bello essere fuori da quella grotta, lontane da tutte le prove e illusioni, con in mano un nuovo potere che avrebbe salvato Faragonda.

- Abbiamo guadagnato l’Hesperix!- esclamò Bloom – Niente ci può fermare!


Volarono con determinazione al di sopra di Selvafosca fino ai cancelli della scuola: il sole stava calando dietro la torre principale. Nell’attraversare la barriera di Alfea, però, vennero assalite da una strana sensazione.

- È come se ci fosse un’atmosfera diversa… come se mancasse qualcosa...- osservò Flora guardandosi attorno. Le altre annuirono.

- È Faragonda- rispose con sicurezza Tecna – la sua presenza fa parte di questo posto tanto quanto l’edificio. Spero solo che Griffin non abbia detto niente alle studentesse.

La scuola era deserta e silenziosa. Nell’attraversare il corpo centrale dell’edificio si imbatterono in un’unica figura vestita di bianco, in piedi appena fuori dallo studio di Faragonda: era Madame Meanna.

- Griffin aveva detto che sareste tornate...- mormorò nervosamente la donna, lo sguardo che guizzava tra loro e la porta chiusa - ...ma credo che dovreste aspettare il suo ritorno. Certamente...- le scappò un suono a metà tra una risatina e uno sbuffo, colmo di amarezza - … io non sarei in grado di aiutarvi.

Sembrava molto diversa dalla donna che avevano visto a lezione. - Abbiamo ottenuto il potere di Hesperia e possiamo fermare Taleia!- esclamò fiduciosa Bloom. A quelle parole Meanna si voltò di scatto verso di loro, come se le avesse viste davvero solo in quel momento. L’insegnante le fissò in silenzio per quella che sembrò un’eternità poi distolse lo sguardo.

- Io sono qui solo perché l’ho promesso a Faragonda: il mio dovere è proteggere le studentesse. Credete di avere il potere necessario? Molto bene. Io non metterò piede in quella stanza.

E detto questo voltò loro le spalle, allontanandosi di qualche passo. Le ragazze si guardarono sbalordite, sconvolte dalla sua schiettezza.

- Come se le avessimo chiesto aiuto...- mormorò Musa, guardandola di sottecchi.

- C’è qualcosa di strano, in lei, come un’energia negativa...- osservò Stella, dubbiosa - ...quasi come se fosse… come una strega.

- Credi che Faragonda avrebbe assunto una strega per sostituire mia sorella?- le chiese Bloom, incerta. Il sesto senso di Stella aveva funzionato, nella grotta: forse Meanna era da tenere d’occhio?

- Sappiamo troppo poco di lei- commentò Tecna con il suo solito senso pratico – dovremmo chiedere qualcosa di più su di lei a Faragonda e Griffin.

- Ragazze, e se Faragonda...- mormorò incerta Flora, la mano sulla maniglia dello studio della preside. Le altre si zittirono immediatamente. Ricordavano fin troppo bene le parole con cui le aveva accolte Griselda: la donna non stava bene.

Entrarono in silenzio, quasi temessero che una sola parola potesse infrangere l’incantesimo di Griselda. Erano ancora là, le due statue, immobili a fronteggiarsi. Entrambe erano molto cambiate dall’ultima volta che le avevano viste: il colore scuro dell’effigie di Faragonda era ormai solo una vaga ombra sul suo corpo emaciato e la statua cristallina di Griselda aveva quasi recuperato tutto il suo colore originario.

Quanto tempo era passato da allora? Quanti giorni avevano trascorso in quella grotta? Bloom non avrebbe saputo dirlo.

- Attenzione!

Era stata Musa a gridare: le due statue avevano iniziato a battere le palpebre.

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Capitolo 26
*** Marionette ***


Il corpo di Griselda cadde a terra come una marionetta alla quale avessero tagliato i fili, facendole trasalire, e lì rimase, immobile. La statua di Faragonda riprese vita più lentamente sotto gli occhi attoniti delle Winx, completamente prese alla sprovvista, e sorrise loro con quella sua espressione agghiacciante.

- Vedo che siete ancora qui… dove eravamo rimaste? Oh, ma guarda, vedo che siete andate a trovare Hesperia! Scommetto che porta ancora rancore per quello che le ho fatto!

- Libera Faragonda, Taleia! È il nostro potere che vuoi!- gridò Bloom, muovendo un passo verso di lei. La sua sola vicinanza sfigurò i lineamenti della preside: sotto l’illusione di una Faragonda sorridente si intravedevano sia le linee del suo viso emaciato sia le fattezze di Taleia stessa.

- Questo ve lo concedo, i vostri poteri sembrano molto allettanti… e io ho un disperato bisogno di reincarnarmi in qualcuno! Perché non mi mostrate chi di voi è la più forte?

Di fronte a quel tono noncurante Musa non seppe resistere: il suo braccio si mosse quasi da solo, lanciando una freccia di luce fucsia verso la ninfa.

- Canto di Forza d’Animo!- gridò, dando voce al potere che le si agitava dentro. Il colpo si allargò sul corpo di Faragonda come acqua, scuotendolo e strappandole un grido.

- Accidenti!

Incoraggiate da quella reazione di Taleia le ragazze si concentrarono su quel nuovo potere.

- Libera Faragonda, mostro! Bagliore d’Abnegazione!- esclamò Stella, gettandosi sull’avversaria. Aisha era pronta alle sue spalle: con un colpo d’ali fu su Faragonda, sfoderando il suo nuovo colpo.

- Onda di Lealtà!

I due raggi colpirono la donna a brevissima distanza, facendola cadere a terra. L’illusione della forza di Faragonda, a quel punto, si era dissolta del tutto.

- Siete sicure- inziò la ninfa rialzandosi – che sia nel vostro miglior interesse accanirvi su questo corpo?

- Ferme!- esclamò Bloom, allargando le braccia per bloccare l’impeto di Tecna e Flora dietro di lei. Taleia parlava con la voce di Faragonda e Bloom non poteva ignorarlo.

- Non possiamo continuare a colpirla…

Aisha atterrò al suo fianco: - Hai un piano migliore? Perché non credo che...

- Attente!

Stella si gettò su di loro, mandandole a sbattere contro la porta. Un secondo dopo una raffica di lame di ghiaccio colpì il pavimento nel punto esatto in cui si trovavano prima: Taleia era passata al contrattacco. Alcuni frammenti rimbalzarono su di loro, fermandosi per fortuna sulle armature di Hesperia.

- Cercate di evitare i suoi attacchi! Guadagnate tempo!

Lo studio non era sufficientemente grande per permettere loro di prendere il volo e per qualche minuto l’aria fu piena di lame di ghiaccio e fate che cercavano di scappare. Era così strano vedere Faragonda alle prese con una magia tanto offensiva… i movimenti dei suoi polsi e delle dita erano velocissimi ed estremamente precisi, uno spettacolo che Bloom avrebbe potuto trovare quasi affascinante se non stesse minacciando lei e le sue amiche.

- Ci serve un incantesimo di protezione o di blocco… un sigillo!

Flora si avvicinò coraggiosamente alla donna, entrambe le braccia protese nella sua direzione.

- Bocciolo del coraggio!

Il dardo di luce verde colpì la donna come una vera freccia, allargandosi in quell’effetto che contraddistingueva l’Hesperix e dando vita ad una serie di bagliori a forma di foglia che si allargarono su tutto il suo corpo. Ancora una volta quello di Flora era l’incantesimo più pacifico: Faragonda rimase immobile, lo sguardo che saettava con rabbia tra un bagliore e l’altro.

- Credo che questo possa bloccarla...- mormorò faticosamente la fata della natura, le braccia sempre protese verso la nemica – Bloom, dobbiamo agire adesso!

Le Winx chiusero un cerchio attorno alla ninfa.

- Questi colpi sembrano efficaci ma se uniamo le nostre forze… tentiamo una convergenza.

Si presero tutte per mano. Perfino Aisha e Musa, ai lati di Flora, riuscirono ad allungarsi per intrecciare le loro dita alle sue. Chiusero gli occhi.

- Canto di Forza d’Animo!- iniziò Musa, il corpo che iniziava ad emanare una fortissima luce.

- Bagliore d’Abnegazione!- la luce di Stella si unì a quella dell’amica.

- Lampo di Giustizia!- gridò Tecna, scatenando per la prima volta il suo potere Hesperix.

- Onda di Lealtà!- urlò Aisha.

- Fiamma di Dedizione!- Bloom chiuse il cerchio con la sua luce e ogni cosa diventò bianca. Al centro, sopra la testa di Faragonda, era comparsa la Fiamma di Zaffiro, la reliquia di Hesperia. Le Winx la guardarono fluttuare verso le braccia protese di Flora ma poi…

- Basta così…

Tutta la loro luce fu spenta di colpo, i loro corpi spinti all’indietro da una forza inaspettata. Si ritrovarono per terra, nella penombra dell’ufficio, a fissare la sagoma emaciata di Faragonda circondata dall’aura fiammeggiante di Taleia.

- Non vi avevo forse detto di non accanirvi?

La voce era quella della ninfa, disinvolta in maniera inquietante. Bloom cercò di rialzarsi ma una forza misteriosa la trattenne.

- Vedo che non mi avete presa minimamente sul serio. Peccato, per colpa vostra dovrò uccidere Faragonda.

Non ebbero neanche il tempo di reagire. Prima che potessero anche solo formulare un pensiero coerente anche la loro amata preside era caduta a terra, come una marionetta al quale avessero tagliato i fili.

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Capitolo 27
*** La lezione di Taleia ***


Il silenzio nella sua mente era così assordante che Bloom avrebbe voluto urlare per riempirlo ma nessun suono le usciva dalla bocca. Rimase lì, sul pavimento, in silenzio, lo sguardo fisso sulla sagoma immobile di Faragonda.

- Del resto ormai, nonostante il suo potere, era vecchia.

L’ultima luce del tramonto delineava il profilo del suo volto anziano, le braccia abbandonate lungo i fianchi, i capelli che nella caduta avevano perso la loro forma e le davano un’aria in qualche modo più giovane.

- Adesso che sono libera di reincarnarmi voglio un corpo giovane!

Stella era stesa accanto a lei sul pavimento. Occhi socchiusi, guance già rigate di lacrime, un sussulto ritmico che ne sconvolgeva il corpo sottile. Bloom poté solo allungare una mano verso di lei e poggiargliela sui capelli biondi.

- Ma sono molto delusa e non prenderò nessuna di voi. Pensare che i poteri di Hesperia bastassero a sconfiggermi… è proprio vero che non insegnano più magia come una volta.

Una mano dalla pelle bianchissima si era posata sulla sua. Lacrime trattenute brillavano negli occhi scuri di Musa, il volto una maschera di dolore mentre cercava negli occhi di Bloom una risposta che lei non aveva.

- Del resto basta guardarvi per capire che se anche Hesperia vi avesse donato quel potere voi non sareste state in grado di usarlo.

Finalmente Bloom riuscì a metterla a fuoco nella penombra dell’ufficio. Si muoveva per la stanza come se le appartenesse, come se le sei fate che in quello studio ancora respiravano non fossero niente più che mosche, per lei. Si voltò verso di loro e mosse qualche passo nella loro direzione, passando attraverso il corpo di Faragonda, un’aura scintillante e quasi dolorosa da guardare.

- Ve la insegnerò io una cosa.

Bloom aveva visto fare quel gesto a Flora innumerevoli volte: la fata della natura si portava la mano alla bocca e l’apriva, soffiandovi sopra e sprigionando in genere una nuvola di polline dorato o di verdi spore luccicanti che davano vita a qualcosa di delicato e meraviglioso.

Il soffio di Taleia non fece altro che sollevare un maleodorante fumo grigio che le circondò facendole tossire e lacrimare ancora di più, poi un bagliore soffuso avvolse i loro corpi: sotto i loro occhi doloranti la trasformazione di Hesperia svanì, lasciandole con i vestiti che indossavano quando erano partite.

- Ti comando di fermarti, Taleia!

Le porte dello studio si aprirono e una luce fortissima invase la stanza: Saladin e Griffin erano arrivati.

- Mi comandi?

Sfida e divertimento si mescolavano nella voce della ninfa mentre si avvicinava ai suoi nuovi avversari.

- Sarai anche una ninfa di Magix ma sai bene a chi appartengono le scuole di magia. Le giuste parole possono tenerti molto, molto lontano da qui.

- Oh, Alfea non mi interessa più… pensavo che le incredibili Winx potessero darmi un corpo accettabile ma è chiaro che nessuna di loro vale granché. Però…

Si voltò di nuovo verso di loro, come ricordando la loro esistenza, e la sua espressione era tale che per un momento nessuno si mosse.

- ...sono curiosa di vedere come gestirete il mio regalino.

- Tu te ne andrai da Alfea, Taleia, e lascerai in pace queste ragazze.

- E cosa me lo impedirà?

- Noi te lo impediremo!

Bloom aveva assistito alla scena con il distacco di chi non ha più alcun controllo sulla situazione ma nel sentire quella voce fu come se la stanza si fosse di colpo illuminata di nuovo: una fila di sagome nell’uniforme blu di Fonterossa si era miracolosamente materializzata alle spalle di Griffin e Saladin.

- Mi piacerebbe vedervi provare...- iniziò Taleia, muovendo le mani in ampi cerchi davanti a sé. In quel momento Saladin alzò il suo bastone e pronunciò una parola che Bloom non riuscì a capire.

- Portatele in salvo!- gridò Griffin. Le sue mani avevano iniziato ad emanare bagliori dorati e gli Specialisti, alle sue spalle, fecero un passo avanti. Confusa, Bloom guardò la preside lanciare delle sfere di luce in contemporanea verso le sue compagne e i ragazzi di Fonterossa.

Davanti ai suoi occhi coloro che venivano colpiti dalle sfere sparivano nel nulla.

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Capitolo 28
*** Nessuna Logica ***


Le lenzuola erano sbagliate.

Stella si rigirò un paio di volte, strofinò la faccia sul cuscino, gemette. Anche il cuscino era sbagliato.

Possibile che fosse così difficile avere le cose giuste? Non era già abbastanza triste?

Aprì lentamente un occhio e si guardò intorno di malavoglia. Essendo sdraiata su un letto si era aspettata una camera da letto, forse una stanza d’albergo... ma il luogo in cui si trovava non era nessuna delle due cose: le pareti erano coperte di diavolerie elettroniche, il tavolo in un angolo della stanza trasbordava di cavi e attrezzi vari, al punto che alcuni erano scivolati sul pavimento, e non era sola nella stanza.

- Timmy, naturalmente...- si lamentò, sprofondando di nuovo con la testa nel suo cuscino sbagliato.

- S-Stella!- sobbalzò il ragazzo che, dandole le spalle, non si era accorto che si fosse svegliata – stai bene?

- Starei meglio se questo fosse il mio letto e non una brandina piantata a caso in un laboratorio. Come fai a dormire in una cosa simile?

Il ragazzo non rispose e la fata si girò nella sua direzione, incerta. Anche l’espressione sul volto di Timmy era incerta e i suoi occhi erano un po’ più lucidi del normale. Stella si morse le labbra e tornò a nascondere la faccia nel cuscino.

Ma non c’era modo di nascondersi da ciò che era successo.

Dopo qualche istante la ragazza sentì che Timmy si rimetteva al lavoro e per un po’ cercò di concentrarsi solo sui suoni che sentiva.

Invano.

Si voltò di nuovo verso la schiena del ragazzo.

- Cos'è successo?

Lo Specialista esitò, guardandola da sopra la spalla senza girarsi completamente.

- Che cosa ricordi?

- Ricordo quello che Taleia ha fatto a Faragonda, se è quello che mi stai chiedendo, ma poco altro. Come mai sono finita qui?

Il ragazzo si voltò completamente verso di lei e sospirò.

- Dunque... Saladin aveva iniziato a preoccuparsi per quello che sarebbe successo dopo il risveglio di Taleia e ha pensato di riunire gli Specialisti ma prima che potessimo organizzare qualcosa di decisivo abbiamo ricevuto l’ordine di Griffin di correre ad Alfea, dove l’unica cosa che siamo riusciti a fare è stata... beh, farci teletrasportare in giro da lei con membri a caso del Winx Club, suppongo. Credo che nella fretta del momento abbia solo pensato alla sicurezza di voi ragazze, per questo tu sei finita con me e Tecna... chissà dove- terminò con una punta di tristezza, voltandosi di nuovo verso il computer e tornando a digitare. Anche Stella tornò a stendersi sulla brandina di Timmy.

- Vorrei tanto essere a Solaria...- piagnucolò la ragazza.

- Beh, io vorrei tanto sapere che fine ha fatto la mia ragazza e come mai non riesco a contattarla- replicò amaramente Timmy senza smettere di battere sui tasti.

- E Brandon...- mormorò la ragazza mentre gli occhi le si riempivano di lacrime – Vorrei tanto che Brandon fosse qui...


Incenso.

Perché qualcuno avrebbe dovuto voler bruciare dell’incenso? Annebbiava la mente e confondeva i sensi. Era una scelta illogica.

- Tecna?

Era un domanda? Non poteva esserlo: quale domanda è formata da una sola parola? E se non lo era, perché quel tono interrogativo? Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un piccolo giardino zen, con tanto di bonsai e una minuscola sorgente gorgogliante. Ma i microbi? I parassiti sull’acqua? La sabbia bianca che si spandeva ovunque?

E poi chi avrebbe pulito?

- Tecna, lo so che sei sveglia, riesco a sentire i tuoi pensieri da qui…

Quindi alla fine era una domanda. La ragazza si alzò a sedere e si guardò intorno. Helia era in piedi, braccia incrociate e schiena poggiata alla parete.

- Come fai a vivere in questa stanza?

C’erano cose dappertutto.

Fogli coperti di schizzi ricoprivano le pareti, pile di libri ingombravano il pavimento, foto di Flora erano attaccate… beh, praticamente ovunque, e i più svariati oggetti ingombravano le mensole sopra il letto: conchiglie, piume, una maschera variopinta… a Tecna venne mal di testa solo a guardarle. Helia la guardava divertito.

- È la mia stanza, ci sono le cose che mi piacciono. Come ti senti?

La fata della tecnologia chiuse gli occhi per concentrarsi sulle percezioni del suo corpo ma all’improvviso un’informazione archiviata in un angolo della sua mente la colpì.

- Faragonda è morta, vero?

Il volto di Helia perse tutta la luce in un istante e il ragazzo annuì una sola volta. D’improvviso Tecna sentì come se qualcosa le si fosse attaccato al cuore, qualcosa di pesante e oppressivo, che stringeva e soffocava.

- Siamo state avventate. Dovevamo pensarci meglio. Ci siamo buttate nella battaglia senza un piano, senza provare i nostri poteri, senza nemmeno-

- Shhh, Tecna…

Senza neanche accorgersene le sue mani si erano strette in due pugni che Helia stava tentando di aprire con delicatezza.

- Stai piangendo…

- No, non è vero, non sto piangendo.

La sua voce era ferma, calma, ma sul suo viso, se ne rese conto solo in quel momento, scorrevano lacrime cocenti. Perché? Non sentiva nessun dolore, c’era solo quel… quel peso, dentro di lei. Helia la stava fissando con occhi tristi, una mano sulla sua spalla. Qualcosa sembrava sbagliato, in quella scena, ma la sua logica non riusciva ad individuarlo. Alzò il viso verso lo Specialista e lesse nei suoi occhi un’inquietudine che non seppe decifrare.

- E adesso?

Il ragazzo sospirò.

- Il timore della preside di Torrenuvola è stato confermato: Taleia è in cerca di un corpo di cui impossessarsi. Non c’è troppo da fidarsi delle sue parole, se pensa che una di voi sia una possibile candidata non si fermerà davanti a niente. Per questo Saladin e Griffin ci hanno affidato un’unica missione: tenervi al sicuro.

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Capitolo 29
*** Cosa facciamo? ***


Aisha si svegliò di soprassalto con un grido.

Era stata una nottata tremenda, una di quelle in cui non riusciva a sognare che di invasione, attacchi improvvisi e tradimenti. I volti colmi di dolore dei suoi genitori sembravano fissarla ancora dal fondo di quei sogni, stringendola in una morsa di tensione. Si passò una mano tra i ricci umidi di sudore, inspirando profondamente per riprendere fiato. Qualcosa, tuttavia, le sembrava fuori posto, in quell'oscurità ovattata.

- Ti sei svegliata...

Era una voce familiare ma il suo cervello le ordinò comunque di saltare in piedi: scivolò giù dal letto in un secondo e fu pronta a fronteggiare l’intruso.

- Sono Sky. Sei nella mia camera.

- Oh.

Il ragazzo accese la luce e si lasciò cadere pesantemente sulla sedia della scrivania con un sospiro. Fu quel suono a riconnettere Aisha con la realtà: all’improvviso capi il perché di quei sogni.

- Taleia ha ucciso Faragonda…- mormorò, con lentezza e deliberatamente, quasi stesse mettendo il mondo a fuoco con quelle parole cosi orribili. La memoria amara dei sogni di quella note svanì, lasciando lo spazio ad un violento senso di urgenza.

- Cosa facciamo adesso?

Sky aveva il volto nascosto tra le mani e non le rispose.

- Sky?

Quando il ragazzo alzo la testa la fata notò i suoi occhi: rossi e cerchiati da occhiaie scure.

- Cosa vorresti fare?- le chiese a sua volta, con voce roca e il tono di chi ha appena passato una notte insonne.

- Attaccare Taleia, naturalmente, di nuovo e senza pietà.

A quelle parole Sky rise, un suono roco e inquietante che le fece salire un brivido lungo la schiena.

- Attaccare Taleia. Pensavo che l’aveste appena fatto.

- Certo ma ora che l’abbiamo incontrata sappiamo com'è e possiamo…

- Possiamo cosa, Aisha?

Non che avesse parlato spesso con il principe Sky da quando aveva conosciuto Bloom ma Aisha non se lo ricordava così cinico: le sue parole erano più affilate di quanto le piacesse ammettere.

- Non posso credere che tu riesca a restare qui senza far niente, Sky!

Fu il turno del ragazzo di passarsi una mano tra i biondi capelli.

- Ho appena passato la notte litigando con il mio comandante a proposito dell’allarme che ho dovuto lanciare su Heraklyon e Domino a seguito dell’attacco di Taleia e non ho idea delle condizioni di Bloom perché l’incantesimo di Griffin rende impossibile localizzarla. No, Aisha, nemmeno io ho voglia di restare qui a far niente ma non vedo cosa si possa fare in una situazione come questa.

- Perché non prendi in prestito l’esercito di Heraklyon per attaccare Taleia?

- A cosa credevi fosse dovuto il litigio con il mio comandante, Aisha? Non c’è niente da fare, l’esercito di mio padre ha ricevuto l’ordine di proteggere il pianeta e i suoi abitanti. Del resto credo che sia la mossa più sensata, con una minaccia simile in giro…

- Forse potrei chiedere a mio padre…

- Aisha, ma non capisci? La priorità di tuo padre sarà la stessa del mio: proteggere il suo popolo. Credi forse che un re potrebbe lasciare senza protezione un intero pianeta quando il potere malefico di una ninfa è in giro senza controllo? E lo stesso vale per Solaria, o Domino, o qualunque altro pianeta di Magix. Dovremo trovare altri modi per combattere questa battaglia.


- Flora.

La ragazza considerò per un istante la possibilità di alzarsi.

- Flora.

Quella che la chiamava era una voce insistente e poco familiare.

Cos’avrebbe potuto volere da lei? Rifiutò di muoversi.

- Lo so che sei sveglia. Avanti, alzati.

Flora lasciò filtrare un barlume di luce tra le ciglia, quel poco che bastava per guardarsi intorno. Nulla di ciò che la circondava le era familiare: le pareti coperte di poster, il soffitto ricurvo, l’odore di un dopobarba che non conosceva… e Nex, che sedeva scompostamente su una poltroncina accanto a lei.

- Guarda che ti ho vista sai. Lo so che hai ripreso i sensi.

Come faceva ad esserne cosi sicuro? Flora si sentiva la testa piena di ovatta. Apri gli occhi con attenzione, lasciando che si abituassero alla luce, ma si rifiutò di guardare in faccia il ragazzo.

- Brava, proprio cosi.

Una parte di lei, una minuscola, piccolissima parte di lei che non era ancora andata in frantumi, ebbe per un attimo l’impulso di alzarsi e rispondere a tono. Era così arrogante, così odioso. Chi si credeva di essere? Nel momento stesso in cui aprì la bocca per replicare, però, quello stesso impulso si dissolse come una goccia d’inchiostro nell’acqua. Che senso avrebbe avuto?

- Flora. Sono serio. Alzati in piedi.

C’erano delle scene, nella sua mente, scene che giravano ancora e ancora, come in loop: le lacrime di Stella, l’urlo tremendo di Aisha, le braccia di Bloom disperatamente tese verso il corpo della preside.

- Com'è potuto succedere?

La sua voce era cosi roca che per un attimo nemmeno lei la riconobbe.

- È successo e basta.

I suoi occhi cercarono increduli quelli di Nex.

- Successo e basta?

- Hai capito cosa volevo dire.

- Una delle persone che più stimo al mondo è appena morta- replicò Flora rocamente - No, Nex, non capisco cosa volevi dire.

- Credi che non la stimassi anche io? Volevo solo dire che non ha senso chiedersi perché le cose siano andate cosi.

Gli occhi le bruciavano tremendamente. A quel punto si sarebbe già aspettata di scoppiare a piangere ma evidentemente aveva già versato tutte le sue lacrime perché anziché inumidirsi gli occhi sembravano farsi ogni secondo più secchi.

- Dovresti alzarti.

- E perché?

- Perché qualunque cosa e meglio del restare li sdraiata a pensare a quello che e successo. Come stai facendo tu.

- Qualunque cosa?

Lo sguardo di Flora incrocio di nuovo quello del ragazzo, colmi di sfida.

- Ed esattamente che cosa dovrei fare?

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Capitolo 30
*** Sopravvissute ***


Per un attimo ebbe l’impressione che qualcuno stesse suonando il pianoforte.

- Mamma…?

La sua mente era ancora persa nei fumi del sonno, confusa, annebbiata. Sbatté le palpebre, cercando di mettere a fuoco il mondo. Il letto nel quale aveva dormito era circondato da una cortina di tende. Aveva ancora addosso i vestiti da viaggio con i quali aveva lasciato Alfea prima della missione a Roccaluce. Quanto tempo era passato?

Scivolò giù dal letto e fuori dalle tende in una stanza che non aveva mai visto. Sembrava quella di una ragazzina, con pareti bianche ma decorata in ogni angolo con fiori azzurri e dorati. Una grande finestra a bovindo si apriva su un parco e sulla finestra, intento a guardare fuori, sedeva Brandon. La musica che aveva sentito veniva da un dispositivo poggiato sul davanzale davanti a lui.

- Brandon…

Il ragazzo si voltò, sul volto un’aria assente: - Ti sei svegliata. Come ti senti?

- Mmmmh...

La ragazza non sapeva come rispondere. Nella sua mente risuonavano ancora le parole di Taleia, affilate e dolorose. E Faragonda... Musa strinse i pugni. Come si sentiva? Non lo sapeva e forse non lo voleva nemmeno sapere. Sentiva solo addosso una specie di ombra, una malinconia simile a quella che aveva provato quando era morta sua madre ma per fortuna molto meno soffocante.

- Dove siamo?

- L’incantesimo di Griffin era fatto in modo da portarci nel posto che considero più sicuro: siamo su Naucratis, la luna di Heraclyon dove sono nato. Non credo che quella strega possa raggiungerci, qui.

L’espressione seria di Brandon le sembrò in qualche modo fuori posto su quel volto sempre sorridente. Anche la musica, per quanto meravigliosa, stonava un po’ con il carattere del ragazzo per come lo conosceva lei. Forse Stella avrebbe saputo interpretare meglio quello sguardo ma...

- Dove sono le altre?

Il ragazzo alzò le spalle.

- Se l’incantesimo ha agito anche su di loro suppongo siano tutte al sicuro in giro per la Dimensione Magica. Griffin non è stata a guardare le coppie che faceva ma con un po’ di fortuna anche Stella sarà da qualche parte in compagnia di uno Specialista... che non sono io.

- Ma staranno bene?

Poco le importava che per lei non ci fosse più nessuno Specialista: in quel momento e di fronte a quella perdita avrebbe voluto solo essere con le sue compagne. Il ragazzo al suo fianco sospirò.

- Tutto ciò di cui sono sicuro è che eravate tutte in piedi quando siamo arrivati e nessuna di voi sembrava ferita ma se quella donna vi avesse fatto un incantesimo potremmo non conoscerne mai gli effetti...

Musa sbiancò.

- Lo ha fatto, appena prima che voi arrivasse! Ci ha soffiato qualcosa addosso, una specie di nuvola nera che ha sciolto la trasformazione...

- Concentrati, senti qualcosa?

La ragazza si guardò le mani, si tastò le guance il preda al panico. Non sentiva niente di strano ma...

- Guardami, ti sembro... diversa? C'è qualcosa che non va in me?

Il ragazzo la guardò per qualche istante poi scosse la testa, l’espressione ancora più seria di prima.

- Ma anche così... chi ci assicura che non si tratti di un incantesimo a lungo termine?


Fu una scossa nella sua mente a svegliarla. Scattò a sedere sul letto, come una molla, la fronte coperta di sudore, la pelle caldissima.

- Bloom…

Daphne si allungò per prenderle una mano tra le sue. Era abituata a vederla raggiante, splendente per la gravidanza, bellissima: occhiaie scure le cerchiavano gli occhi rossi e la sua bella pelle candida aveva un’aria quasi malsana. Bloom rabbrividì.

- Cos’è successo?

La sorella non le ripose, limitandosi ad abbassare gli occhi. Dietro di lei, sulla porta, comparve Thoren, che salutò la cognata con un timido sorriso. - Bloom, è bello vederti aprire gli occhi...- mormorò il ragazzo avvicinandosi - Hai dormito per un giorno intero…

- Cos’è successo?- ripeté Bloom, gli occhi che saettavano tra i due. Thoren aveva posato entrambe le mani sulle spalle della giovane moglie mentre Daphne sembrava evitare deliberatamente lo sguardo della sorella.

- Daphne…? Il bambino…?!

Eppure il suo ventre era ancora tondo e gonfio come quando l’aveva vista l’ultima volta.

- No no no!- si affrettò a rispondere il ragazzo – Grazie al cielo il bambino sta benissimo e mancano pochi giorni al suo arrivo! Non preoccuparti…

- Allora cosa...- e poi si interruppe.

L’immagine era lì, stampata dietro le sue pupille: la silhouette di Faragonda sul pavimento. Gli occhi rossi di Daphne erano la risposta alla domanda che non avrebbe mai avuto il coraggio di porre.

- Taleia.

Daphne scoppiò a piangere.

- Tesoro...- cercò di consolarla Thoren, inginocchiandosi davanti alla poltroncina su cui era seduta e posandole le mani sulle ginocchia. - Mi dispiace così tanto… Se io fossi stata ad Alfea forse questo non sarebbe successo, forse Faragonda...

- C’era Griselda con lei- le ricordò debolmente Bloom, trattenendo le lacrime al pensiero del sacrificio della donna – nemmeno lei ha potuto fare niente… stiamo parlando del potere di una ninfa, dopotutto…

- Ma anche io ero una ninfa!- pianse Daphne, strappando le mani dalla presa del marito per nascondere il viso sconvolto dietro di esse – Avrei dovuto sentire che stava succedendo qualcosa, avrei dovuto accorgermi che qualcosa non andava in lei quando mi ha chiamata l’ultima volta! Sarei dovuta restare…

Le sue parole erano a malapena comprensibili tra i singhiozzi sempre più disperati. Thoren era il ritratto del dolore.

- Tesoro… so quanto eri affezionata a lei ma non puoi darti la colpa di quanto è successo. Non fa bene né a te né al bambino e tu sei sveglia da troppe ore. Ora che sei riuscita a parlare con Bloom forse riuscirai a riposare un po’…?

Bloom si sforzò di sorridere alla sorella.

- Daphne… Thoren ha ragione, io sto bene ora, perché non vai a dormire anche solo un po’?

La sua espressione resse finché la coppia non lasciò la stanza poi Bloom scoppiò in lacrime. Prima la prova di Hesperia, poi l’attacco di Taleia e ora Faragonda…

Non voleva crederci. Non poteva proprio crederci.

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Capitolo 31
*** Sempre da sola ***


- Finalmente è andata a dormire. Come ti senti?

Bloom aveva smesso di piangere e aveva spostato la poltroncina accanto alla finestra, concentrandosi sul paesaggio di Domino finché Thoren non era tornato.

- Un fallimento. Il potere di Hesperia avrebbe dovuto essere sufficiente contro Taleia, invece non solo non siamo state in grado di sconfiggerla ma non siamo nemmeno riuscite a impedirle di... di...

- Ho capito, Bloom, non sforzarti. Va bene così.

La ragazza tornò a guardare fuori dalla finestra.

- Invece ci ha battute, come delle principianti – continuò con amarezza – ed è stata anche capace di riderci in faccia e farci quel... quell’incantesimo. Com'è possibile che Griffin sia stata capace di fermarla e noi no, neanche con un nuovo potere?

Thoren si era appoggiato al muro accanto a lei, le braccia incrociate sul petto.

- Bloom, stiamo parlando di Griffin… è preside di Torrenuvola da tanti di quegli anni che nessuno si ricorda più chi c’era prima di lei. E poi l’hai sentita, le parole che ha usato… non si tratta di magia comune.

- Neanche quella di Hesperia doveva esserlo. È una ninfa, maledizione, quale potere potrebbe mai essere più grande del suo? Forse Daphne potrebbe…

- Bloom.

Il tono dell’uomo fu così perentorio che la fata dovette girarsi a guardarlo.

- Tieni Daphne fuori da questa storia. Puoi capirlo da sola che non è il momento di preoccuparla con altre cose. Il suo potere non è quello di una ninfa e lei non è mai stata una guerriera. Sei tu quella che ha ereditato la Fiamma del Drago, non lei.

Il volto di Bloom si illuminò.

- Ecco la soluzione, la Fiamma del Drago! Sicuramente quello è un potere contro il quale Taleia non può fare niente: dopotutto lei è stata imprigionata per centinaia di anni e ora la custode di quel potere sono io… Avrei dovuto immaginarlo.

La ragazza si alzò in piedi e si diresse verso la porta ma Thoren fu più veloce di lei e le bloccò la strada.

- Dove stai andando, Bloom? Cos’hai intenzione di fare?

- Mi hai sentito, no? La Fiamma del Drago è la soluzione ai nostri problemi ed è con quella che affronterò Taleia.

- Da sola?

- Certo che sì... Thoren, perché stai cercando di fermarmi? Non hai a cuore il destino della Dimensione Magica?

Bloom aveva cercato di infilarsi tra lui e la porta ma Thoren aveva allargato le braccia da uno stipite all’altro, impedendole il passaggio.

- Ascoltati, Bloom… stai parlando di affrontare un essere quasi millenario da sola e senza un piano. Cosa farai una volta trovata Taleia? Lascerai esplodere il tuo potere su di lei sperando che funzioni?

- Beh, ha sempre funzionato finora…

- E le tue compagne?

A quella domanda Bloom sembrò bloccarsi, incapace di dare una risposta. L’uomo approfittò della sua esitazione per poggiarle le mani sulle spalle e ricondurla con delicatezza alla poltrona dov’era seduta un attimo prima.

- Credo che tu sia un po’ scossa, Bloom, e che faresti meglio a fermarti un attimo a riflettere.

Era stata questione di un attimo poi la ragazza aveva cercato di nuovo di divincolarsi, anche se invano: le mani dell’uomo erano ancora ferme sulle sue spalle.

- Riflettere su cosa? Lo hai visto anche tu, anche in gruppo, anche con questo nuovo Hesperix... non siamo riuscite a fare niente! Se io...

- Se tu?

La ragazza esitó ancora di fronte all’espressione determinata di Thoren.

- Se io riuscissi a scoprire dov’é Taleia e l’attaccassi... non dovrei mettere loro in pericolo. Il mio potere basterebbe. So di potercela fare da sola, Thoren, ha sempre funzionato!

- E come pensi di fare a trovare Taleia?

- Ho l’impressione di essere io quella che lei vuole... che per via del mio potere sia di me che vuole impossessarsi. Dopotutto le ninfe erano custodi della Fiamma del Drago e... che c’é?

Sul volto dell’uomo, nonostante i suoi tentativi di nasconderlo, era lentamente fiorito un sorrisetto.

- E se cosí non fosse, Bloom? Se non stesse cercando te ma Flora, perché Taleia era la ninfa della natura? O Musa? Lo so che la Fiamma del Drago é uno dei piú grandi poteri della Dimensione Magica ma stai presumendo cosí tanto, solo sulla base dell’importanza che dai al tuo potere. Guardami negli occhi...

Bloom voltó la testa dalla parte opposta, indispettita, ma l’uomo non si fece scoraggiare.

- Se Stella decidesse di punto in bianco che il suo potere é sufficiente a battere Taleia e partisse da sola tu che faresti?

- Se avesse ragione...- inizió testardamente la fata.

- Bloom. Guardami negli occhi.

Stavolta il tono di Thoren era piú deciso e Bloom si voltó quasi automaticamente.

- Se la tua migliore amica decidesse di affrontare da sola la piú grossa minaccia della Dimensione Magica e ti lasciasse indietro, come ti sentiresti?

- Furiosa- mormoró la ragazza quasi senza pensare – e preoccupata da morire.

- Credi che il re tuo padre prenda tutte le decisioni da solo? O pensi che abbia dei consiglieri che ne bilanciano i poteri? Non importa che tu abbia ragione o no sul potere della Fiamma del Drago, Bloom... devi accettare il fatto che non puoi combattere sempre da sola.

La ragazza fece per ribattere ma all’ultimo momento esitó, lo sguardo perso lontano.

- Non posso combattere sempre da sola...- mormoró, come sovrappensiero.

Nella stanza caló il silenzio e Thoren ne approfittó per sgattaiolare fuori dalla porta. Bloom rimase di nuovo sola, a fissare il paesaggio di Domino con la mente colma di dubbi.

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Capitolo 32
*** Così Diversi ***


Fu un’imprecazione a strapparla al sonno.

- …dannazione!

Seguì il rumore di qualcosa che viene scaraventato a terra con violenza. A quel punto Stella gettò indietro le coperte e scattò in piedi.

- Guarda che io qui starei cercando di dormire! Possibile che tu non possa fare meno rumore?

Lo Specialista le scoccò un’occhiataccia da sopra la spalla senza neanche voltarsi del tutto.

- Oh, principessa, mi dispiace di aver perso la pazienza per un così stupido marchingegno e averla svegliata!

- Non prendermi in giro, Timmy: io sono una principessa e come tale sono perfettamente in grado di farti fare una brutta fine quando usciremo da questo posto tremendo.

- Vorrai dire SE usciremo da questo posto tremendo! Sono ore che tento di mettermi in contatto con Saladin e gli altri, con nessun risultato...

- ...basterà dirgli che mi hai rinchiusa in una stanza e costretta a dormire su una brandina scomodissima...- Stella si era messa perfino a gesticolare.

- ...questo significa che l’incantesimo che ha fatto Griffin non solo rende non rintracciabile Tecna con la tecnologia...- Timmy continuava imperterrito a battere sui tasti del suo portatile.

- ...e non dico una pochette di trucchi ma almeno qualcosa per rimettermi a posto i capelli!

- ...ma rende in qualche modo impossibile a me contattare qualunque essere umano nel resto della Dimensione Magica!

- Tu non puoi capire!- esclamarono i due all’unisono, voltandosi finalmente l’uno nella direzione dell’altra. L’apprensione era tanto palese negli occhi di entrambi che per un attimo ci fu solo silenzio.

- Sono così lontana da casa...- mormorò Stella, ricadendo a sedere sulla sua brandina – Tu almeno sei in un posto che ti è familiare... per quanto strambo.

- Un posto che mi permetteva di raggiungere ogni punto della Dimensione Magica- replicò tristemente Timmy –almeno fino all’altro giorno...

- E se Taleia mettesse sotto scacco l’universo e ci costringesse a restare nascosti per sempre? Dovrei dire addio alla mia stanza di Solaria, al guardaroba che ho faticosamente composto, a tutti quei bei negozietti di Ad Quistes!

La ragazza aveva ripreso a gesticolare e Timmy la guardava come ipnotizzato.

- Su che pianeta siamo? Non dirmi che anche tu sei di quel posto tremendo da cui viene Tecna, dove non hanno il minimo senso dello stile!

- Non siamo su Zenith, siamo su Keplero.

- Perché, su Keplero hanno senso dello stile?

Il ragazzo si infilò le mani nei capelli.

- Possibile che in un momento come questo tu stia pensando al senso dello stile? Le tue compagne sono chissà dove, una minaccia galattica è appena stata scatenata sulla Dimensione Magica e tu pensi a trucchi e capelli?

Stella alzò il naso in una delle sue tipiche espressioni.

- Non accetto simili commenti da uno che non ha ancora imparato a pettinarsi decentemente.

Timmy inclinò lentamente la testa da una parte, fissandola in silenzio. Dopo qualche istante in mancanza di una risposta la ragazza dovette girarsi.

- Perché mi stai guardando in quel modo?

- Ho sempre creduto che la tua fosse una specie di scena, quando te lo vedevo fare con le ragazze, invece...- il ragazzo distolse lo sguardo, le guance improvvisamente un po’ arrossate.

- ...invece?- lo incalzò Stella, piccata. Timmy si voltò di scatto.

- Invece sei così per davvero! Sei qui a disperarti per i tuoi vestiti di Solaria e non ti sei nemmeno chiesta dove sia finito Brandon! Io non sono riuscito a dormire per la tensione di non sapere dove sia Tecna e tu… tu…

Entrambi distolsero lo sguardo, per motivi diversi, e il silenzio calò di nuovo nella stanza.

- Cosa vuoi che ti dica...- iniziò la fata, a voce talmente bassa che Timmy dovette avvicinarsi per capire meglio le parole – ...mi mancano le mie cose. Mi guardo intorno e tutto quello che vedo è strano, cose che non ho mai visto, cose che neanche so cosa sono. Mi manca avere intorno cose che conosco, ecco. E Brandon… certo che vorrei che fosse qui anche lui. Ma è un tipo diverso di conforto… senza le mie cose non mi sento me stessa, ecco. E quando sono sporca e in disordine non mi sento me stessa proprio per niente!

La ragazza scoppiò in lacrime e si gettò con la faccia sul cuscino. Timmy esitò, la mano protesa verso le sue spalle scosse dai singhiozzi, poi si ritrasse.

- Ho sempre saputo che eravamo diversi...- mormorò sconsolato - ...ma non avrei mai pensato che lo fossimo a tal punto.

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Capitolo 33
*** Legno e Incenso ***


Tecna aveva finito per abituarsi al profumo dell’incenso.

Sedeva sul pavimento, schiena contro il muro, e osservava le sottili volute di fumo che si sollevavano dalla punta del bastoncino, a volte fino a che non si consumava interamente.

Dall’altra parte della stanza Helia sedeva alla scrivania, torturando con un coltellino molto sottile un pezzo di legno che non gli aveva fatto niente. Il rumore delle schegge di legno che cadevano a terra era l’unico suono nella stanza.

Poi il bastoncino d’incenso finiva, Tecna allungava una mano verso la scatola di fiammiferi sul pavimento, prendeva un nuovo bastoncino dal portapenne di Helia e riempiva l’aria di un nuovo profumo. All’ennesimo crepitio di zolfo il ragazzo abbandono sulla scrivania il pezzo di legno e si voltò a guardare tristemente la ragazza.

- Sarebbe meglio se non provassimo niente.

- Come?

Tecna aveva parlato senza neanche guardarlo, troppo concentrata a deviare le traiettorie del fumo con la punta delle dita.

- Se noi non provassimo niente- iniziò lentamente la fata, come se parlasse con un bambino – ora non saremmo qui a disperarci.

- Non mi sembra che tu ti stia esattamente disperando...

- Meglio ancora – proseguì lei, ignorandolo e agitando l’indice per avvolgerci intorno un filo di fumo – se noi non provassimo niente non saremmo accorse in quella maniera per tentare di salvare Faragonda e forse Taleia l’avrebbe lasciata in vita.

Helia rimase in silenzio e finalmente Tecna voltò la testa per guardarlo negli occhi.

- Vuoi dirmi che non ti stai disperando per Flora? Se tu fossi un robot non avresti questo problema.

- Stai dicendo che vorresti essere un robot?

La ragazza fece un gesto eloquente con la mano.

- Sto dicendo che se non avessimo sentimenti eviteremmo a noi stessi un mare di guai.

Helia posò il coltellino sulla scrivania e spostò con un movimento fluido lo sgabello fino a sedersi di fronte a lei.

- Non è quello che ti ho chiesto, Tecna. Ti sto chiedendo se preferiresti essere un robot.

Un silenzio molto denso scese sulla stanza: nonostante lo sguardo fisso dello Specialista la fata sembrava essere concentrata altrove. Finalmente, con un gesto deliberatamente ampio, Tecna lo guardò negli occhi.

- Sì, Helia, vorrei essere un robot. Non riesco a contare le volte in cui i miei sentimenti mi hanno impedito di essere lucida, razionale, efficiente in battaglia e con la magia. Se penso a quello che ho vissuto con Timmy, tutti quei ridicoli patemi e batticuori… lo sai cos’hanno fatto ai miei voti? E poi penso a quante volte invece di studiare sono corsa dietro alle altre quando uscivano di nascosto da Alfea, alle cose che avrei potuto fare se mi fossi applicata di più. Non è una novità per me e di fronte agli ultimi sviluppi lo sento più che mai: vorrei tanto essere stata un robot.

Il volto di Helia si aprì in un sorriso, quel sorriso che gli riusciva così bene e che si allargava fino agli occhi.

- È una sciocchezza e lo sai bene.

La ragazza gli scoccò un’occhiataccia.

- Se sei di questo parere perché me lo hai chiesto?

- Volevo sentirtelo dire. Non posso credere che tu ne sia veramente convinta.

Mentre parlava Helia si era allungato verso la scrivania e aveva afferrato un pezzo di carta vetrata che aveva poi iniziato a strofinare sul pezzo di legno.

- Non so nemmeno da dove cominciare. Se tu fossi stata un robot il nostro Timmy là fuori sarebbe ancora un esserino insicuro e solo, perso in un mondo virtuale che lui stesso ha deciso di autoinfliggersi. Tu l’hai messo alla prova e lui ha messo alla prova sé stesso, raggiungendo risultati che nessuno, lui per primo, avrebbe potuto immaginare.

- Questo dovrebbe convincermi?

- Poi ci sono le ragazze… e se le dinamiche del vostri gruppo rispecchiano anche solo un po’ quelle del nostro direi che hai salvato loro la vita più di una volta con la tua padronanza della tecnologia. Ci sono cose per cui la magia sarà sempre troppo lenta.

- Anche loro l’hanno fatto per me e sono certa che…

- E poi c’è la storia del portale di Andros. Tutta la Dimensione Magica ti è debitrice per quello.

A quelle parole la fata non seppe cosa rispondere. Helia si concentrò per qualche istante sul legno che stringeva tra le mani poi sollevò la testa e sorrise ancora.

- Sai, anche ammettendo per un momento che la vita senza sentimenti valga la pena di essere vissuta… cosa di cui non sono per niente convinto… vorresti veramente dirmi che i risultati che avresti raggiunto se non ti fossi lasciata guidare dal cuore sarebbero stati migliori di questi?

Il ragazzo aveva concluso allungando la mano nella sua direzione e Tecna, d’impulso, gli aveva porto la sua. Qualcosa di caldo e liscio le era piovuto sul palmo, dopodiché il ragazzo si era alzato.

- Pensaci… davvero.

E Tecna era rimasta sul pavimento, da sola, a fissare impensierita il perfetto cuore di legno che Helia aveva appena finito di intagliare.

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Capitolo 34
*** Il Piano Perfetto ***


- Devi dirmelo se noti qualcosa di strano.

Musa aveva passato gli ultimi dieci minuti a guardarsi nello specchio che Brandon le aveva dato, osservando con apprensione ogni centimetro della sua faccia e chiedendogli più volte se i suoi occhi non gli sembrassero innaturalmente scuri.

- Sperare che il suo incantesimo abbia effetti visibili è sperare troppo- ribatté cupamente lui, lo sguardo di nuovo perso fuori dalla finestra.

Musa non riusciva a condividere la sua flemma. Aveva guardato anche lei fuori dalla finestra per un po’ ma non ci aveva visto niente di interessante e dopo qualche attimo aveva preso a camminare avanti e indietro per la stanza.

- Il miglior attacco è la difesa- aveva sentenziato – e con un po’ di organizzazione non ci vuole poi molto: è chiaro che i poteri di Tecna e Flora sono i migliori per una vera e propria difesa...

Brandon aveva preso a fissarla mentre passeggiava nervosamente.

- ...mentre quelli di Bloom sono i più distruttivi! Lei è quella che dovrebbe andare all’attacco per prima, ovviamente coperta dalla nostra difesa. Naturalmente quelli di Aisha e Stella vengono subito dopo in quanto ad efficacia e quindi potrebbero attaccare mentre io uso i miei per distrarre Taleia.

Si era perfino ritrovata a gesticolare mentre parlava. Si voltò verso Brandon, esaltata.

- Non trovi che sia un piano perfetto? Bisogna sempre sfruttare i punti di forza dei propri alleati, no?

Il ragazzo ridacchiò: - Stai parlando come Sky adesso...

- Ma non credi che io abbia ragione? E’ un piano perfetto! Dobbiamo assolutamente andare in cerca di quell’arpia e attaccarla quando meno se lo aspetta. Basterà contattare gli altri Specialisti e coordinare una ricerca tutti insieme...

- Tu non perdi tempo eh?- rise ancora Brandon.

Musa gli rivolse uno sguardo incerto.

- Che intendi dire?

Il ragazzo alzò le spalle.

- Beh, per cominciare per quanto ci provi non riesco a contattare nessuno dei miei compagni. Sono sicuro che dovunque si trovino stiano bene e stiano facendo del loro meglio per proteggere le ragazze ma ciò non toglie che un’azione coordinata sia impossibile da organizzare.

- Stai scherzando, spero!- esclamò con orrore la ragazza – Niente comunicazione?

- Griffin aveva accennato agli effetti collaterali di questo incantesimo. Se ci pensi bene è positivo, se non riesco a rintracciarli io non credo che possa riuscirci Taleia...

- Ma non possiamo lasciarci fermare da questo, dobbiamo agire subito! Sono certa di poter trovare le altre Winx con uno dei miei incantesimi, fammi provare.

La ragazza chiuse gli occhi e portò entrambe le mani al petto. La sua pelle iniziò ad emanare una vaga luce ma dopo qualche istante Musa aprì gli occhi con espressione disgustata.

- Quella donna mi ha davvero fatto qualcosa! Non riesco a usare la mia magia! Dannazione!

L’ultima parola fu accompagnata da un deciso colpo di tallone sul pavimento della piccola stanza. Musa strinse le mani a pugno e imprecò ancora.

- Dannazione! Non ho intenzione di farmi fermare così, devo solo trovare un modo per contattare qualcuno che non sia stato colpito dall’incantesimo. Griffin! Basterà contattare Griffin e...

- Musa, respira!

Il ragazzo si era alzato in piedi e le aveva messo una mano sulla schiena: senza accorgersene era tornata a camminare avanti e indietro.

- È il piano perfetto, Brandon, e va messo in azione al più presto!

Senza che se ne accorgesse le sue parole avevano assunto una sfumatura disperata e si tappò la bocca appena se ne rese conto. Cosa le stava succedendo?

- Musa... non c'è niente di così urgente che non possa aspettare qualche ora e tu sei troppo scossa per pensarci adesso. Siediti.

Il ragazzo la fece sedere sulla panca imbottita che seguiva la curva della finestra a bovindo. Musa scosse debolmente la testa e fece per rialzarsi ma lui le mise una mano sulla testa e sorrise.

- Mi sembri Stella quando fa i capricci... anche lei perde completamente il senso delle priorità quando si intestardisce così.

Un sorriso un po’ triste era fiorito sul bel viso dello Specialista mentre parlava.

- Io non sono testarda...- protestò sommessamente la ragazza, distratta da quel gesto familiare.

- Certo che no: sei obiettiva, coerente e lucida a sufficienza per comprendere che è meglio rimandare le grosse decisioni ad un momento in cui sei meno stressata.

La ragazza inspirò a fondo e chiuse gli occhi, troppo preoccupata per quella sua reazione inaspettata per ribattere. Nel soffiare lentamente fuori tutta l’aria, però, si sentì più padrona di sé stessa.

- E questa tua tecnica funziona anche con Stella?- sorrise allo Specialista.

- Tu cosa dici?

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Capitolo 35
*** Fiducia ***


- Se vuoi lo rifacciamo da capo: io dico che qualunque cosa è meglio del restarsene lì a non far niente e tu mi chiedi cosa dovresti fare. E andiamo avanti così per tutto il pomeriggio. Pensandoci…- sul viso del ragazzo si allargò un’espressione da monello che lo fece sembrare d’improvviso molto più giovane - ...anche questo è già meglio del non fare niente.

Flora infilò il naso sotto al lenzuolo senza replicare. Era stanca, stanca di avere a che fare con quel pagliaccio e stanca di... di tutto.

- Guarda che non ho intenzione di lasciarti a letto tutto il giorno.

La ragazza non lo guardò neppure.

- Vedrai che una volta in piedi sembrerà tutto più facile.

A quelle parole Flora alzò le sopracciglia e voltò la testa nella sua direzione.

- Non mi credi? Lo so che adesso pensi che non abbia senso niente e che non vuoi uscire dal letto e che non vuoi fare niente ma in realtà la cosa migliore al momento è proprio uscire dal letto e mettersi in piedi. Provaci.

- Lo dici solo per farmi uscire dal letto...- mormorò la ragazza. Forse Nex aveva ragione, forse no... a lei non interessava.

- Senti... - Il Paladino si era seduto più compostamente sulla sedia e si era chinato verso di lei - Almeno parlami. Rispondimi. Questa situazione non mi piace più di quanto piaccia a me ma vederti in questo stato mi piace anche meno. Sei la fata guardiana di Linphea, comportati come tale.

Nel sentire quella frase la bocca della fata sembrò riempirsi di qualcosa di amaro e terribile. Flora scattò a sedere prima ancora di accorgersene, gli occhi improvvisamente colmi di lacrime cocenti.

- Guardiana di Linphea? Non ho alcun diritto a quel titolo! La mia magia avrebbe dovuto tenere sotto controllo Taleia e impedirle di fare altri danni invece... invece...

- Oh.

Evidentemente la sua riserva di lacrime non si era davvero esaurita: la ragazza si ritrovò a singhiozzare senza controllo, stringendo il lenzuolo tra le dita.

- Non è colpa tua.

- E sei tu a deciderlo?

Le parole le erano sfuggite dalle labbra con un tono velenoso che non si sarebbe mai permessa in circostanze normali e subito si portò le mani alla bocca, lenzuolo compreso, come se con quel gesto avesse potuto rimangiarsele. Ma Nex inaspettatamente scoppiò a ridere.

- E io che mi preoccupavo che tu avessi perso tutta la tua energia. No, signorina fata dei fiori, non sono io a decidere di chi è la colpa, ma neanche tu. I poteri di Hesperia non erano sufficienti per battere Taleia e questo non ha niente a che fare con te.

- Ma i miei poteri...- mormorò sommessamente Flora da dietro il lenzuolo.

- Non ti sento.

- I miei poteri. Quelli delle ragazze sono... più decisivi, più efficaci, più offensivi. I miei sono... ridicoli.

Era la prima volta che esprimeva ad alta voce quel concetto e le parole rimasero come sospese nell’aria tra lei e e il ragazzo. Ora che le aveva pronunciate davvero non c’era modo di tornare indietro.

- Tu non ti fidi dei tuoi poteri.

Flora esitò, aprì la bocca per replicare, si fermò ancora e infine si arrese.

- Già. Temo che sia proprio come dici tu.

Il ragazzo rimase in silenzio per un po’ poi tornò a sedersi scompostamente sulla sua poltroncina.

- Io non me ne intendo di fate ma ho sempre avuto l’impressione che il loro potere rispecchiasse in qualche modo la loro personalità.

Alla ragazza sfuggì un’amara risatina.

- Stai dicendo che anche io sono ridicola?

- Tu ti senti ridicola?- sorrise Nex, di nuovo quell’espressione da monello.

- Flora la Fata dei Fiori? Mi sento ridicola quando bisogna combattere, sì, perché non non sono mai io a dare il colpo di grazia, l’attacco decisivo non è mai il mio! Io sono quella che blocca l’avversario e...

- E’ il colpo di grazia quello che vuoi?

Anche il tono del ragazzo si era fatto amaro e Flora per un attimo non seppe cosa rispondere.

- Vorrei essere utile alla mia squadra, e decisiva.

- E credi che saresti più utile se il tuo potere fosse esattamente come quello delle tue compagne, distruttivo e mortale?

- Non intendo distruttivo e mortale, solo che...

Il ragazzo non le lasciò il tempo di finire la frase.

- Ti ho lasciato distorcere le mie parole fino ad adesso ma stavolta voglio che le ascolti bene. Vorresti davvero che il tuo potere fosse distruttivo e mortale come quello delle tue compagne?

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Capitolo 36
*** Mostri di Monteluna ***


- Min, perché non facciamo qualcosa di grosso per convincere la tua famiglia?

La ragazzina aveva sentito quella frase così tante volte che ormai era abituata a non reagire nemmeno. In ogni caso era troppo concentrata sui movimenti del suo polso per rispondere. Le sue dita si mossero sinuosamente nell’aria e una nuvoletta grigia prese forma sul palmo della sua mano.

- Di nuovo grigia!

- Min, è tutto il pomeriggio che provi, perché non fai una pausa? Andiamo a nuotare!

- Magari se mi dessi una mano non ci metterei ogni volta tutto il pomeriggio!

Il ragazzino scese di malavoglia dallo scoglio su cui era appollaiato e si inginocchiò sulla sabbia accanto a lei.

- Guarda, si fa così.

La sua mano si muoveva con lentezza esasperante ma anche così il movimento era armonioso e preciso. La nuvoletta che era comparsa sulla sua mano era bianca e perfetta, come quelle che si rincorrevano sopra il mare lungo l’orizzonte.

- Rifallo.

Obbediente, il ragazzino ripeté quel gesto con attenzione e una seconda nuvoletta si affiancò alla prima. L’amica gemette.

- E le tue non scompaiono nemmeno! Ah, Mil, ma che cosa devo fare?

Il ragazzino alzò le spalle sorridendo con aria colpevole.

- Io continuo a dirlo ma tu non mi ascolti… facciamo qualcosa, insieme, per convincere la tua famiglia che vai bene anche così, che le tue nuvolette non devono per forza essere sempre bianche, che in una famiglia di fate non è una tragedia se per una volta nasce…

- ...un mostro...- terminò cupamente la ragazzina, ripetendo rapidamente l’incantesimo con la mano. La nuvoletta che scaturì dalle sue dita era nera.

- La vedi? Mia madre e mia nonna non accetteranno mai una cosa simile!

Con un gesto rabbioso Min scagliò la nuvoletta verso la risacca, dove si mescolò alla marea che saliva.

- L’anno prossimo mi manderanno ad Alfea...- mormorò la ragazzina, il tono che tradiva tutta la sua paura - ...e lì non potrò più fingere di essere ciò che non sono.

I due rimasero per qualche attimo in silenzio, ascoltando il rumore del mare e la voce degli uccelli della spiaggia che volavano sopra di loro.

- Guarda che io non lo dico tanto per dire, sai… se io e te riuscissimo a fare qualcosa di grande, qualcosa di buono per la Dimensione Magica, e riuscissimo a farlo insieme… allora nessuno più potrebbe dirti niente.

- La fai facile tu, che già dal primo anno sei il beniamino di Monteluna!

Il ragazzino aprì la bocca per ribattere ma all’ultimo momento si fermò.

- Se potessi dividerei con te il mio potere, lo sai…

- Mil, che me ne faccio di metà del tuo potere? Perché non inventi un modo per farmi diventare un uomo, così posso iscrivermi anche io a Monteluna?

Il ragazzino lanciò un’occhiata di sottecchi ai suoi occhi chiari e ai ricci ribelli che le coprivano la schiena.

“Certo” si ritrovò a pensare “anche domani...”

- A Monteluna non farebbero tante storie. Lì potrei essere chi voglio, diventerei più brava di te! A Monteluna...- esitò, prendendo una manciata di sabbia tra le dita e tramutandola senza sforzo in un minuscolo pipistrello -...nessuno importerà che io sia una strega.

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Capitolo 37
*** Piani ***


- Ci si aspetterebbe che dopo tutto quello che abbiamo fatto per la Dimensione Magica ci siano da qualche parte degli alleati pronti a spalleggiarci…

L’impazienza di Aisha traspariva da ogni suo gesto. Aveva sfilato la cintura di stoffa dai pantaloni e aveva passato la mattina a riempirla nervosamente di nodi che snodava una volta arrivata alla fine… per poi ricominciare da capo. Sky, seduto alla scrivania della sua stanza, aveva gli occhi sempre più stanchi: una serie infinita di documenti passava sullo schermo del suo computer per essere letta e approvata e di quando in quando il suo cellulare squillava per trascinarlo in lunghe discussioni con re Erendor o uno dei suoi ufficiali.

- Lo sai che non è così semplice. Coloro che possiedono un esercito lo stanno impiegando per difendere i loro regni e mettere in campo tutte le difese possibili. Ti rendi conto di cosa succederebbe se Taleia riuscisse ad impossessarsi del corpo di uno dei sovrani della Dimensione Magica? Non si tratta solo della protezione degli abitanti dei vari pianeti, come successe con Valtor… Taleia è una minaccia della quale sappiamo così poco che potrebbe virtualmente fare qualunque cosa.

- Però è noi che ha minacciato… potrebbe avere qualcosa in mente.

- È una possibilità alla quale non voglio nemmeno pensare- iniziò Sky, poi alzò la testa nella sua direzione – Immagina se si impossessasse di Bloom. Avrebbe in mano il potere della Fiamma del Drago e chissà cosa ne farebbe. O peggio… potrebbe prenderla in ostaggio e chiedere a suo padre qualunque cosa in cambio.

- Le Fate della Vendetta, allora. Le Fate Maggiori sulla Terra. Potrei volare laggiù e…

Il ragazzo sospirò: - Non credere che non ci abbia pensato. Coinvolgiamo la Terra, e poi? Non credi che ne abbiano già viste abbastanza, di recente? Senza contare che, se non sbaglio, siete state capacissime di batterle con il Believix. Facendo due conti dubito che possano essere di un qualche aiuto contro un simile nemico.

- Ma potrebbero sapere qualcosa che potrebbe aiutarci. Tu hai molto da fare ma io potrei andare da loro e…

Aisha fece per raggiungere la porta ma Sky le sbarrò la strada con il braccio.

- Griffin ha affidato la tua sicurezza a me, Aisha, e se non posso venire sulla Terra con te allora è meglio che tu non ci vada affatto.

La ragazza lo guardò incredulo.

- Stai dicendo che non ho il permesso di lasciare questa stanza? Mi stai tenendo prigioniera?

- Sto dicendo che ho ricevuto l’incarico di proteggerti e che lasciarti andare sulla Terra in questo momento non mi sembra una buona idea.

Aisha sbatté le mani sulla scrivania e si chinò verso lo Specialista fin quasi a sfiorargli la fronte: - Tu sarai anche il principe di Heraklyon, Sky, ma non dimenticare che io sono la principessa di Andros e la mia autorità vale quanto la tua.

Il ragazzo la guardò con occhi gelidi: - Ma su Heraklyon la mia parola è legge.

- Anche di fronte ad un’accusa di sequestro di persona?

Sky poggiò sul tavolo le carte che aveva in mano e incrociò le braccia.

- Non capisco veramente perché tu voglia arrivare a questo. Sai che sto solo facendo il mio dovere e che seguo solo gli ordini di Saladin e Griffin. Nessuno ti ha toccato con un dito mentre eri qui, eppure parli di sollevare un’inutile faida tra i nostri regni, proprio in un momento così delicato.

La ragazza si strinse nelle spalle: - Cosa pensi che dovrei fare, restare con le mani in mano mentre tu giochi a fare il generale e dimenticare che le mie compagne sono là fuori?

- Credi che io mi diverta invece? Credi che non preferirei seguire i miei comandanti in battaglia? Questa situazione non piace a me più di quanto non piaccia a te ma fa parte del piano che qualcuno ha messo in piedi per proteggere voi ragazze. Ci serve un piano, Aisha, non una serie di tentativi dettati dall’impulso. Anche io una volta ero come te ma ho imparato che non sempre la prima risposta è la migliore: a volte bisogna elaborarla in qualcosa di più ponderato, lasciarla maturare e riprenderla in un secondo momento.

Lo sguardo di Aisha era rovente: - E cosa ti rende così sicuro che nel frattempo non succederà niente di irreparabile?

- La fiducia nelle capacità di Saladin e Griffin. La consapevolezza che, dovunque sia Bloom, avrà al suo fianco uno dei miei compagni a spalleggiarla. Un eventuale nostro attacco va valutato molto, molto attentamente.

La ragazza gettò a terra la povera striscia di stoffa con la quale aveva giocato fino ad un minuto prima: - Non capisco davvero come tu riesca ad essere così flemmatico, Sky. Io non riesco neanche a tener ferme le mani. Sul volto del ragazzo apparve un sorriso colmo d’amarezza.

- Magari da fuori sembra che io sia calmo… ma dentro, credimi, non lo sono affatto.

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Capitolo 38
*** Noi Due ***


- Ok- iniziò Mil - ho un’idea.

In ginocchio in mezzo alla risacca, gli occhi chiusi e le dita sprofondate nella sabbia, Min sembrava aver chiuso fuori tutto il mondo. A poche spanne dalla superficie del mare fluttuava Mil, steso come su un invisibile materassino gonfiabile, lo sguardo fisso sul volto concentrato della ragazza.

- Mi farò sacerdote.

- Ti ascoltavo poco anche prima che iniziassi a dire cretinate, è così che vuoi giocarti le tue carte?

- Ricordi quella cosa di cui parlavamo quando eravamo piccoli? L’idea di fare qualcosa per impressionare la tua famiglia?

- Ricordo che era una cosa di cui tu parlavi quando eravamo piccoli- mormorò sommessamente lei senza neanche alzare la testa - C'è stato un periodo che non parlavi d’altro.

Mil alzò le spalle e si voltò sulla schiena, portando le mani dietro la testa e fissando il cielo che si tingeva lentamente di rosso. Era una serata tranquilla e la loro spiaggia preferita era deserta, eccezion fatta per gli inevitabili uccelli marini che discutevano animatamente sugli scogli.

All’improvviso qualcosa iniziò ad agitarsi sotto la superficie dell’acqua attorno alla ragazza... e poi la testa di un meraviglioso cavallo bianco emerse dalle onde, seguita dal resto del corpo. L’animale aveva grandi ali simili a quelle dei pesci volanti e una lunga criniera dorata sulla quale i raggi del sole dipingevano riflessi di fiamma.

Mil si sedette e osservò in silenzio mentre la ragazza accarezzava il muso delicato del cavallo, sorridendo e sussurrando parole che non lui riusciva a sentire. Erano una visione uno accanto all’altro, lei scurissima e lui bianchissimo. Il ragazzo tentò di catturare ogni dettaglio di quell’immagine per custodirla nella sua memoria: non gli succedeva spesso di vederla sorridere.

Poi Min diede un ultimo buffetto sul muso del cavallo e questi iniziò a galoppare in direzione del tramonto, muovendosi sull’acqua come se fosse un prato fiammeggiante. Mil lo seguì con lo sguardo finché non si sovrappose alla sagoma del sole e a quel punto scomparve.

- Sei sempre più brava...- mormorò con un mezzo sorriso.

E per la prima volta da quando aveva iniziato a frequentare Alfea Min si voltò e gli sorrise. In quel momento una fitta colpì il petto del ragazzo, così forte che per un attimo dimenticò di respirare. Cadde nell’acqua con un tonfo, il sedere sul fondo, l’acqua che gli arrivava alla gola e un’espressione inebetita sulla faccia.

- Per fortuna che dovevi essere il migliore studente di Monteluna degli ultimi cinquant’anni...- sentenziò la ragazza, aiutandolo a rialzarsi. Una volta che furono sulla riva, seduti su uno scoglio ancora tiepido, le loro mani si mossero all’unisono nell’incantesimo del vento caldo e un delizioso vortice avvolse l’uniforme di Mil, asciugandola all’istante.

- Non siamo male insieme, no…? - mormorò con noncuranza il ragazzo, tastandosi gli orli del vestito.

- Sarebbe questa la tua idea? Lavorare insieme?

- Perché no? Io lo so quanto vali. Ho passato gli ultimi cinque anni della mia vita a guardarti mentre ti esercitavi a canalizzare il tuo potere per compiacere Alfea e la tua famiglia. Non credi che sia il momento di spendere le tue energie per qualcosa di meglio?

La ragazza rimase in silenzio, guardando le ombre che si allungavano sulla spiaggia.

- E poi, noi due insieme... sono certo che possiamo arrivare dove nessuno è mai riuscito ad arrivare prima. Credimi, c'è solo l’imbarazzo della scelta: posti misteriosi che possono essere raggiunti solo da potenti incantesimi, armi perdute... c'è una lista che gira per la scuola, quelle sono davvero interessanti... e sapevi di una cosa chiamata Guerra delle Ninfe? Non è in nessuno dei nostri libri di storia della magia ma ne ho sentito parlare da alcuni professori.

Lo sguardo di Min si era fatto inaspettatamente interessato: - Guerra delle ninfe?

- Non ho capito proprio benissimo cosa sia successo ma i professori che ne parlavano sembravano preoccupati per qualcosa che avrebbe potuto succedere ad una cosa chiamata la Fiamma di Hesperia. Vale come mistero da risolvere, no?

- La Fiamma di Hesperia...- ripeté la ragazza – Questo nome non mi è nuovo. Probabilmente l’ho sentito ad Alfea. Vuoi che provi a scoprire qualcosa di più?

Un altro sorriso fiorì sul volto del ragazzo, un misto di stupore e felicità.

- Stai dicendo che acconsenti a partire per questa avventura con me?

- Sto dicendo- scandì la ragazza – che cercherò di scoprire qualcosa di più e se si rivelerà una cosa interessante potrei acconsentire a lavorarci con te.

Il sorriso di Mil si allargò ancora di più: - Oh, cercherò di farmelo bastare...

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Capitolo 39
*** Visite Notturne ***


- Min.

La voce di Mil nella sua testa… si sarebbe mai abituata? Guardò di sottecchi la sua compagna di stanza, ancora concentrata nello studio, e si alzò in piedi.

- Vado a prendere una boccata d’aria…- mormorò con aria noncurante, uscendo senza aspettare alcuna risposta. I corridoi della scuola erano semi deserti a quell’ora ma c’era sempre il rischio di imbattersi in qualcuno dei guardiani.

L’aria della sera era appena troppo fresca per i suoi gusti e desiderò di aver preso con sé un maglione. L’esterno della scuola era anche meno affollato e le fu facile scivolare in un angolo deserto del giardino, trasformarsi in una falena e volare via.

- Min!

La parte peggiore era non potergli rispondere. Sentiva Mil mormorare nella sua testa senza prestare attenzione, quando contava o quando canticchiava tra sé e sé, e sorrideva in silenzio, durante una lezione o nelle interminabili ore di esercizio che si imponeva ogni giorno. Forse era meglio così, rifletté mentre saliva in volo: Mil parlava già abbastanza per tutti e due.

L'oscurità donava una sfumatura interessante ai suoi capelli rossi, l’unica cosa visibile di lui contro lo sfondo blu dei tetti di Alfea. Per un attimo fu tentata di atterrargli sulla testa e riprendere lì il suo aspetto umano, poi si trattenne. Una parte di lei le suggeriva costantemente sciocchezze come quella, una parte che Min teneva sempre attentamente a bada.

- Sono qui…- mormorò, riprendendo le sue fattezze originali di fronte a lui e sedendosi compostamente in ginocchio sul tetto. Anche nell'oscurità poteva percepire il modo in cui gli occhi di Mil brillavano e l’emozione che lo pervadeva.

- Eccoti.

Min non si era ancora abituata a quanto profonda era diventata la sua voce e ogni volta le venivano i brividi. Sentiva i suoi occhi verdi di folletto fissarla con intensità e per un attimo fu contenta che fossero al buio o lui avrebbe notato che arrossiva.

- Non occorreva fare tutta questa scena e incontrarci in piena notte...- mormorò, un po’ seccata. Lui ridacchiò in risposta.

- Ho trovato una cosa che non ci aspettavamo a proposito di Hesperia e non potevo aspettare! Hai presente la pergamena di cui ti ho parlato, no?

Senza aspettare la sua risposta Mil mosse rapidamente le dita, disegnando nell’aria la sagoma di una pergamena con un filo d’aura rossa.

- C’era il disegno di Hesperia, con l’armatura... poi la reliquia, la Fiamma di Zaffiro…

Mentre parlava il ragazzo aveva disegnato nell’aria entrambe e i suoi disegni, precisi e brillanti nella notte, fluttuarono a mezz’aria tra di loro.

- …poi la ragazza con la tunica e alcuni paesaggi. Ora, la storia di Hesperia la conosciamo: sacrificò la sua armatura per creare la Fiamma di Zaffiro per imprigionare Taleia. Ho scoperto che uno dei paesaggi che si vedono nella pergamena è Hoggar, il luogo dove le prime fate del ferro forgiarono l’armatura… di conseguenza ho pensato che anche gli altri paesaggi che vi sono ritratti abbiano a che fare con la Fiamma di Zaffiro.

Min sfiorò distrattamente con l’indice il disegno della reliquia che fiammeggiava nell’aria.

- È vero, avrebbe senso… sappiamo chi ha disegnato la pergamena?

Il sorriso di Mil si afflosciò: - No… non me l’hanno lasciata toccare o mi ci sarebbe voluto un attimo per scoprirlo. Però ho pensato che... Min, ma tu hai freddo!

Prima che lei potesse replicare il ragazzo si portò le dita alla bocca e ci soffiò sopra, generando una cascata di fiori rossi che le volteggiò delicatamente addosso, coprendole le spalle come una mantellina. Ogni fiore generava un piacevolissimo tepore e per un attimo ne fu quasi sopraffatta.

- Grazie, Mil...- mormorò, incapace, per una volta di trovare una risposta brillante – Insegnano anche questo a Monteluna?

- No, è una cosa... mi è venuta d’impulso, ecco. Qualche volta mi basta pensare a quello che voglio fare... e i gesti per l’incantesimo mi vengono d’istinto.

Un silenzio imbarazzante calò su di loro, reso appena più sopportabile dall’oscurità che li nascondeva, poi Mil tossicchiò e proseguì, scarabocchiando nell’aria forme a caso.

- Ho pensato che con un po’ di ricerche non sará difficile individuare anche gli altri paesaggi ma la scoperta di cui ti parlavo riguarda la ragazza con la tunica e i capelli sciolti. Sembra che su Hoggar ci siano parecchie leggende su di lei e inizio a chiedermi se non venisse proprio da quel pianeta. Il suo nome... aspetta, non me lo ricordo. Merianne, Malana... qualcosa di simile.

- Meliade...- mormorò sovrappensiero Meanna, accarezzando i contorni della ragazza con i capelli sciolti – si chiama Meliade.

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Capitolo 40
*** Acqua e Fuoco ***


- Stavi cercando di nasconderti, non è così?

Taleia piombò nella caverna come un gigantesco turbine di pioggia, sollevando ogni oggetto sul suo cammino e investendo il mago con la sua furia cieca. L’uomo rotolò sul pavimento di pietra e sbatté contro la base di una libreria, rovesciandola completamente a terra. I libri vennero risucchiati nel vortice, inzuppandosi all’istante. Il mago gemette, per il dolore e l’inutile scempio.

- Credevi che mi sarei dimenticata di te?

- Se devo dire la verità- rantolò il mago rialzandosi – lo speravo. Stavo molto bene anche senza di te.

La pioggia si addensò in una sagoma più definita e quella che fino a quel momento era stata solo una voce tornò ad appartenere ad un corpo, seppure fatto d’acqua.

- Non mentire, stolto... sono anni che non stai molto bene.

Una smorfia di fastidio gli comparve sul volto.

- E’ passato tanto tempo, Taleia, credi che quella storia mi faccia ancora male?

Mentre parlava le sue mani iniziarono a tracciare movimenti sinuosi nell’aria umida, forme sempre più grandi che si materializzavano lentamente nell’aria in tracce di aura rossa.

- Lo vedremo...- ghignò la sua avversaria. L’aura rossa del mago aveva preso la forma di un grosso leone la cui prima mossa fu di balzare verso la ninfa.

Il corpo d’acqua di Taleia, tuttavia, fu più veloce e lo schivò facilmente. Una frusta si srotolò dalle sue mani e schioccò, riempiendo la caverna con il suo suono assordante e minacciando il leone del mago.

- Non ho mai capito come potessi pensare di avere la meglio su di me usando il potere del fuoco!- rise Taleia in modo colloquiale, facendo schioccare di nuovo la frusta. Il leone ruggì e il mago fece un complicato gesto con le dita di entrambe le mani, scatenando un vortice di fuoco attorno alla donna.

- Così – mormorò semplicemente, mentre la temperatura attorno a loro si alzava al punto da far prendere fuoco a parecchi dei libri caduti a terra. Mentre l’uomo sembrava non risentire affatto del calore la sagoma della ninfa iniziò ad emettere vapore e assottigliarsi. Taleia gridò di rabbia e tentò invano di colpire il mago, la frusta che si faceva sempre più trasparente.

- E pensare che ho aspettato per anni di rivederti- sibilò, la voce piena di malizia – Non riuscivo proprio a dimenticare lo sguardo ferito che avevi quel giorno...

Il mago schivava la frusta muovendosi con gesti misurati e composti, gli occhi gelidi fissi sul volto acqueo di lei. Senza che Taleia se ne fosse accorta il leone di fiamme aveva iniziato a muoversi verso l’entrata della caverna.

- Ti aspetti ancora di poter usare quel dolore contro di me?- rise il mago – Hai idea delle cose che ho fatto da allora? I posti che ho visto, le persone che ho incontrato... è come se fossero passati mille anni. Non sono nemmeno la stessa persona.

- Naturalmente... -mormorò la donna, abbassando la mano che reggeva la frusta. Ormai la sua era solo una vaga sagoma sullo sfondo delle fiamme – Come ho potuto pensare di avere la meglio su di te? Anche allora, se non ti avessi spezzato il cuore prima, non sarei mai stata in grado di batterti.

La reazione del mago fu così istintiva che il leone si mosse senza bisogno di alcun gesto da parte sua: con un balzo in avanti azzannò la donna alla nuca, circondandone completamente il collo con le sue fauci fiammeggianti.

- Sei stata tu...?

L’uomo era scattato in avanti, il volto dall’espressione incredula a pochi centimetri da quello della ninfa, che si stava vaporizzando inesorabilmente.

- Certo... - rantolò la donna - in quale altro modo avrei potuto fermarvi, altrimenti? Pensavo sapessi che...

I lineamenti del suo volto si deformarono e presero colore: i suoi capelli si arricciarono e si scurirono assieme alla pelle, mentre gli occhi restarono limpidi come acqua.

- Io ti ho sempre amato...

I due erano così vicini che il movimento di Taleia verso l’uomo fu impercettibile: le loro labbra si incontrarono e in quell’istante il leone di fiamma si dissolse. Libera dalla sua morsa la donna sollevò le mani a circondare il volto dell’uomo e l’acqua di cui era fatta iniziò a scivolare nella sua bocca.

- Ora sei mio...

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Capitolo 41
*** In Silenzio ***


All’improvviso una nuvola di fumo nero si sprigionò all’interno dello studio di Sky e la preside Griffin fece la sua comparsa. L’espressione sul suo volto era più cupa del solito e, per quanto indefinibile fosse ancora la sua età, era chiaro che gli eventi l’avevano pesantemente provata.

- Dovete venire con me - mormorò, senza lasciar loro il tempo di rispondere. Il fumo nero si espanse per circondarli e d’un tratto non erano più nella stessa stanza. Aisha si mosse verso di lei e aprì la bocca per dirle qualcosa ma la mano della strega si mosse rapidissima a coprirle le labbra.

- Dovete restare in assoluto silenzio, tutti e due, o non sarò in grado di proteggervi. Restate dove siete, tornerò in un attimo.

I due rimasero soli a guardarsi intorno. Il luogo dove si trovavano era scarsamente illuminato, al punto che gli unici elementi che emergevano dalla penombra erano delle colonne di freddo marmo bianco che proseguivano nell'oscurità. Anche la temperatura era piuttosto bassa: Aisha si aspettò quasi di veder comparire il suo stesso fiato in una nuvoletta bianca.

Il fumo nero di Griffin ricomparve e questa volta assieme a lei c’erano Musa e Brandon. La fata della musica si gettò con gli occhi lucidi tra le braccia di Aisha, senza emettere alcun suono. Lo sguardo che passò tra Sky e Brandon non aveva bisogno di parole.

- Ricordate, non dovete parlare per nessun motivo!- li ammonì la preside un attimo prima di sparire. Musa si strinse di più al corpo dell’amica: non si aspettava che un suo abbraccio potesse essere un conforto così grande. Nel frattempo gli occhi delle ragazze si erano abituati a quella penombra e il resto della sala iniziava a farsi più definito. C’erano delle alte finestre, oltre le quali si intravedeva il cielo stellato, e due bassi mobili in fondo alla stanza.

Quando Griffin fu di ritorno portava con sé Stella e Timmy. Gli occhi della fata del sole si riempirono di lacrime appena vide Brandon: le sue braccia si tesero verso di lui quasi stesse pregando e i passi che mosse nella sua direzione erano lenti e colmi d’emozione. Lo Specialista la chiuse in un abbraccio delicato appena l’ebbe tra le braccia, posando il mento sui suoi capelli biondi e chiudendo per un attimo gli occhi.

Timmy, invece, aveva preso a guardarsi intorno da subito, tastando le colonne e scrutando il cielo oltre le finestre. Stava per avvicinarsi al lato opposto della stanza quando una nuova nuvola di fumo nero si sprigionò facendo comparire Helia e Tecna. La ragazza aveva uno sguardo strano, sul viso, come distaccato, e quando Timmy si mosse per prenderle la mano voltò la testa dall’altra parte. Lo Specialista stava per ritrarsi ma inaspettatamente sentì la mano della ragazza stringere la sua.

Altre due sagome erano comparse nella penombra: si trattava di Flora e Nex. Il Paladino si avvicinò ad Aisha, la quale stringeva ancora Musa tra le braccia, e fu accolto da un mezzo sorriso e un cenno del capo.

Quando Flora alzò il viso verso Helia lo sguardo nei suoi occhi gli spezzò il cuore. Il ragazzo le prese delicatamente il volto tra le mani e l’attirò a sé, posandole un bacio sulla fronte. Un sospiro quasi impercettibile sfuggì dalle labbra della ragazza mentre stringeva a sé l’amato, finalmente al sicuro.

E finalmente Griffin tornò per la sesta volta, portando con sé Bloom. La fata aveva le mani premute sulla bocca e singhiozzava visibilmente, l’esile petto scosso da un pianto violento. Sky le fu accanto in un attimo e la sollevò letteralmente tra le braccia, stringendola a sé come se non volesse mai più separarsene.

- Ascoltatemi bene: sono riuscita a portarvi qui solo in virtù di un incantesimo che vi rende irreperibili finché non produrrete alcun suono. È molto importante che nessuno di voi parli, almeno finché non avrò trovato un altro modo per tenervi al sicuro.

La voce di Griffin, in tutto quel silenzio, sembrava ancora più dura. La donna indossava un vestito completamente nero che, unito alla penombra nella quale si trovavano, dava l’impressione un po’ inquietante che la testa stesse galleggiando nel nulla.

- Nonostante il pericolo che stiamo tutti correndo io… ho pensato che fosse giusto portarvi qui. Sarà dura ma so che potete farcela. È molto importante, per voi e… per loro.

Nel parlare la preside si era voltata verso il fondo della sala, dove l’ombra era più fitta. Ad un gesto del suo braccio una miriade di minuscole candele si accese, ognuna infilata in una piccola nicchia nella parete.

In un solo movimento le fate si coprirono la bocca con le mani per trattenere un gemito: quelle che avevano scambiato per bassi mobili erano in realtà le bare di Faragonda e Griselda.

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Capitolo 42
*** Ascolta (pt.1) ***


- Sai una cosa? Ho come l’impressione che Hesperia sia ancora qui.

Guidati solo dalla luce di un globo magico, i due stavano tastando la grotta di Roccaluce palmo a palmo, in cerca delle strane iscrizioni che comparivano nell’illustrazione sulla pergamena.

- Se così fosse potrebbe anche venire a darci una mano...

Un incantesimo di Mil teneva i loro piedi all’asciutto ma l’aria della grotta era umida, i capelli scuri della ragazza non si stavano comportando affatto bene e lei non aveva nessuna intenzione di chiedere al ragazzo un incantesimo anche per quelli. Mil ridacchiò poi proseguì.

- No, davvero... è come se questa grotta fosse piena di mormorii, di echi... c'è una presenza, una presenza colma di emozione. Davvero non senti niente?

- Non so se l’hai notato, negli anni...- rispose distrattamente la ragazza -...ma non è che l’empatia sia proprio il mio forte. Probabilmente ha a che fare con il fatto che ho sempre dovuto, sai, nascondere il mio vero io a tutti gli altri.

- Oh, ma devi sentirla!- esclamò il ragazzo, prendendole la mano e poggiandola sotto la sua contro la roccia della parete – Ascolta...

Min arrossì per la vicinanza con il ragazzo e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi. Non si trattava davvero di un suono, era più come una macchia blu che fluttuava nell’immagine residua della grotta che le era rimasta dietro le palpebre. Una macchia blu che diventava sempre più definita...

- Mil- sussurrò con un fil di voce -avevi ragione... ho paura che Hesperia sia ancora qui.

Non era solo la sua presenza... ora anche Min la sentiva: Hesperia mormorava qualcosa, qualcosa che alle sue orecchie suonava come un richiamo.

- Senti di cosa sto parlando? È come se le avessero strappato via qualcosa... come se chiamasse incessantemente qualcuno.

E Min sentiva quel richiamo... lo sentiva come Hesperia stesse chiamando proprio lei. All’improvviso la grotta si era fatta calda e lei si sentiva... leggera... felice...

- Min!

La voce di Mil la strappò a quelle sensazioni e la ragazza aprì gli occhi di scatto: la parete di fronte a loro si era coperta all’improvviso di quei segni che avevano tanto cercato. La sagoma blu di Hesperia era sparita e con essa il suo richiamo e la felicità che Min aveva sentito. Per un attimo una parte di lei li rimpianse.

- Ce l’abbiamo fatta!- esclamò il ragazzo, correndo a schiacciare il naso contro le iscrizioni sulla roccia. Senza Mil accanto la sensazione di abbandono che Min sentiva era ancora più forte e la ragazza desiderò che tornasse ad abbracciarla.

“Ecco un altro pensiero stupido” pensò, avvicinandosi alla parete per esaminare a sua volta quelle iscrizioni. Nessuno dei segni che le componevano somigliava a qualcosa che aveva studiato ad Alfea in quegli anni.

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Capitolo 43
*** Ascolta (pt.2) ***


- Riesci a decifrarle, Mil?

- Non esattamente, anche se distinguo un paio di lingue che potrebbero essere derivate da questa scrittura. Basandomi su quelle potrei provare a decifrarla e potrebbero volerci mesi... oppure potrei provare a sentirla e vedere cosa succede!

La voce del mago aveva assunto una sfumatura di orgoglio che per un attimo Min pensò di non incoraggiare poi la curiosità ebbe il sopravvento e la ragazza cedette.

- Oh- iniziò in tono esageratamente meravigliato – sei veramente in grado di sentire la parola scritta?!

Il ragazzo si voltò verso di lei con un’espressione talmente intensa sul viso che per un attimo Min desiderò di sparire. Stava quasi per fargli le sue scuse quando un sorrisetto prese ad allargarsi sulla faccia di Mil, qualcosa di goffo e imbarazzato e adorabile.

- Non mi aiuti così, sai…

Min tossicchiò, coprendosi platealmente le labbra con il dorso della mano. - Mostrami- disse semplicemente e lui annuì.

Mil appoggiò con delicatezza le mani sulla pietra e da esse iniziò ad emanare un bagliore rosso che si propagava come un sinuoso incendio su ognuno di quei caratteri misteriosi, fino a raggiungerli tutti.

- Tradurre i sentimenti di qualcun altro in parole è più difficile di quanto mi aspettassi- mormorò il ragazzo a occhi chiusi – ci sono delle sfumature molto difficili da cogliere. C'è amore... potrei quasi dire che è l’emozione predominante ma poi c'è... dell’urgenza, e tanta fierezza... Potrebbe averla scritta un soldato, qualcuno abituato a combattere. Ma era per una persona che amava e alla quale voleva far arrivare questo messaggio.

- Come... una lettera d’amore?

- Sì, ma... non è solo questo. Pensavo fossero indicazioni per trovare qualcosa ma sono incomprensibili, parlano di un sole nella grotta... “ascolta il richiamo nel sole”.

Il ragazzo si era staccato dalla parete e tutte le scritte avevano smesso di brillare.

- Forse sta parlando di un momento in cui i raggi del sole entrano nella caverna?- Mil aveva preso a guardarsi intorno incuriosito, fissando a turno il soffitto e il pavimento – è l’unica cosa a cui riesco a pensare ma mi chiedo come possa il sole entrare nella grotta se siamo sotto al lago...

- Ascolta il richiamo nel sole...- mormorò a mezza voce Min. Il richiamo era... – Aspetta, Mil!

Gli porse la sua mano sinistra: - Prova a rifare quella cosa che hai fatto prima, con la mia mano e la parete.

Il ragazzo le ubbidì e in un attimo la grotta si riempì di calore.

- Non lo senti?- mormorò la ragazza ad occhi chiusi, sorridendo. La sagoma blu aveva preso la forma di una ragazza altissima, castana e fasciata da un’armatura luminosa, che le si era avvicinata con un’espressione molto severa sul volto. Min stava quasi per aprire bocca e scusarsi ma poi Hesperia le aveva sorriso, con un volto così tenero da lasciarla senza parole, e le aveva porto qualcosa.

- Min! Di cosa stai parlando, io non sento nulla!

Ancora una volta la voce del ragazzo l’aveva strappata a quel calore ma questa volta nell’aprire gli occhi si sentì tutta trionfante. Il ragazzo la stava guardando da una distanza che in un altro momento l’avrebbe fatta arrossire, con occhi colmi di preoccupazione.

- Mil. Hai presente quando parlavi delle istruzioni per trovare qualcosa?

La ragazza sollevò con attenzione la mano destra tra lei e la parete: le sue dita stringevano l’elsa di una spada.

- Credo che l’abbiamo trovato.

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Capitolo 44
*** Custode ***


Per un lunghissimo istante nessuna di loro si mosse.

Tecna fu la prima a lasciare la mano di Timmy e avvicinarsi alle due bare. Il silenzio era così assordante che i suoi passi riecheggiavano come una campana a morto.

Immobili come le statue che erano state pochi giorni prima, Faragonda e Griselda giacevano in due alti feretri, identici e di legno chiaro interamente coperto di intarsi. Tecna vi fece scorrere sopra le dita con un brivido: i decori rappresentavano le loro imprese nella Compagnia della Luce e terminavano attorno alla testa con la sagoma scolpita di Alfea.

La morte aveva dipinto sul loro volto due espressioni molto diverse: il viso di Faragonda, di solito accogliente e radioso, era velato di una serietà che le ragazze non erano abituate a vedere. Griselda, al contrario, aveva sulle labbra l’accenno di un sorriso che le dava un aspetto inaspettatamente sereno ed era senza occhiali. La sua divisa color petrolio era stata sostituita da un vestito che la faceva sembrare molto più giovane, color verde acqua decorato con una cascata di ricami argentati che richiamavano l’armatura che le Winx le avevano visto addosso pochi giorni prima. Faragonda indossava lo stesso abito ma in un tenue color pervinca, ornato da volute di ricami bianchissimi e tempestati di perle.

Una alla volta anche le altre si erano avvicinate insieme ai loro Specialisti, formando come una specie di cerchio. Il dolore era un’ombra tangibile sui loro volti, dalle lacrime che Stella non riusciva a fermare ai singhiozzi che Bloom soffocava mordendosi la manica della maglia. Gli occhi di Aisha erano senza espressione mentre stringeva ancora a sé Musa, la quale non aveva più lacrime. Il volto di Flora era ancora seppellito sul petto di Helia e Tecna guardava incredula le due donne che le giacevano innanzi, come se non lo reputasse possibile. Griffin si era spostata silenziosamente alla testa delle bare, posando una mano su entrambe.

- Un profondo incantesimo le legava- mormorò, spezzando quel silenzio ormai insostenibile – e la mia unica consolazione è che se ne andranno insieme, legate nella morte come lo erano in vita. Avete mai sentito parlare del Voto di Custodia?

Nessuno tra di loro sembrò riconoscere quel nome: fate e Specialisti scossero la testa in silenzio.

- Si tratta di un incantesimo molto potente che lega un individuo ad un altro la cui esistenza è molto più importante della propria. Non tutti sapevano che Griselda, oltre ad essere insegnante di autodifesa e assistente di Faragonda ne era anche la guardia del corpo. Quello a cui avete assistito qualche giorno fa era il sacrificio supremo di coloro che fanno Voto di Custodia: Griselda ha potuto sfruttare un potere più grande del suo per bloccare Taleia e salvare la vita di Faragonda, pur sapendo che in questo modo avrebbe perso la propria.

Le Winx chinarono la testa a quelle parole terribili. Griselda era sempre stata, nelle loro vite, una spina nel fianco, la voce pedante di Alfea che le ammoniva e puniva. Ne avevano ammirato il coraggio quel giorno nell’ufficio di Faragonda ma… chi si aspettava che il suo fosse un sacrificio così deliberato? Non c’era bisogno di parole: tutte loro sentivano addosso la stessa colpa e lo stesso dolore, la vergogna di non essere riuscite a usare l’Hesperix per battere Taleia e la frustrazione di quella situazione nella quale non potevano fare niente.

- Purtroppo la pazzia di Taleia è andata perfino oltre il suo tentativo di possedere il corpo e i poteri di Faragonda… sfociando nella tragedia che ben conosciamo. Vi ho portate qui perché deste loro l’ultimo saluto ma anche perché ci sono delle cose che Faragonda avrebbe certamente voluto dirvi. Prendetevi tutto il tempo necessario, poi... parleremo.

Pronunciate quelle parole la strega si avvicinò lentamente alle finestre e là rimase, fissando un punto in lontananza con un’aria così nostalgica che nessuna di loro ebbe il coraggio di seguirla.

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Capitolo 45
*** Questo Dolore ***


Di fronte al corpo immobile di Faragonda Flora non poté fare a meno di pensare alla prova di Hesperia e alle parole che Faragonda le aveva rivolto in essa. Era difficile pensare che non fossero reali, eppure... eppure le reazioni che avevano scatenato erano reali. Hesperia aveva detto che c’era del coraggio in lei, lo stesso coraggio che le aveva permesso di conquistare l’Hesperix, e Faragonda sembrava essere dello stesso avviso, almeno in quell’illusione. Non avrebbe mai saputo se lo era davvero.


Tecna non sentiva niente.
Guardava le bare che si trovava davanti, percepiva l’eco del dolore delle sue compagne e sapeva che avrebbe dovuto farne parte, sentiva la mano di Timmy stringerla con delicatezza… eppure non sentiva niente, solo una voce che mormorava incessantemente “questo non ha alcun senso”.
Non ne aveva. Faragonda era la donna che l’aveva guidata ad Alfea, che le aveva dato accesso ad un mare infinito di sapere, che sapeva sempre dire la cosa giusta. Non poteva essere morta.


La sua manica era ormai inzuppata di lacrime. Nel tentativo di reprimere i singhiozzi il suo intero corpo aveva iniziato a tremare. Non era possibile, c’era sempre un incantesimo che si poteva usare, un’ultima risorsa, un colpo di scena. La Fiamma del Drago non poteva salvarla? Bloom avrebbe volentieri urlato il nome di uno qualunque dei suoi attacchi se la cosa non avesse messo in pericolo tutte le sue amiche e gli Specialisti. Era sicura che la sua magia sarebbe bastata, perché Griffin le aveva imposto quel silenzio?


Era come veder morire di nuovo sua madre.
Vedere le bare e i loro corpi… era tornata di nuovo piccola, in mezzo a troppi adulti che non conosceva, in cerca dell’unica cosa che avrebbe potuto farla star meglio: l’abbraccio di sua madre. Era così grata ad Aisha per aver continuato a stringerla tra le sue braccia… l’impulso di sussurrarle un timido grazie alle orecchie era così forte che aveva quasi ceduto.
Come aveva osato Taleia far loro questo?


L’abbraccio di Brandon era saldo attorno a lei, l’unica cosa che le impediva di non scoppiare a piangere. Anche così una serie infinita di lacrime le era stillata dagli occhi e non accennava a fermarsi. Quelle donne erano state la sua casa per così a lungo che in quel momento Stella sentiva il suo passato sbriciolarsi dietro di lei. Alfea cessava di esistere e una parte di lei se ne andava con loro. Se Stella era mai stata una bambina ora cessava di esserlo. L’immagine di Hesperia le salì alla mente, con la sua determinazione e il suo orgoglio. Forse era così che sarebbe dovuta essere.


Gli occhi di Aisha erano puntati sulle bare ma non le vedevano.
Fino all’ultimo aveva covato la segreta speranza di poterle salvare, di trovare il modo, di usare quel nuovo potere che non era stato abbastanza contro Taleia ma che forse… Invano. Tutte le speranze si erano infrante nella luce delle candele accese da Griffin. Anche l’abbraccio in cui stringeva Musa aveva finito per essere più un tentativo di restare ancorata alla realtà che un vero modo per confortare l’amica. E adesso? E adesso?


Tecna si sciolse dolcemente dalla presa di Timmy e alzò lo sguardo verso Helia. Non ci fu bisogno di parole: lo Specialista alzò una mano alla guancia di Flora e la fece voltare delicatamente verso l’amica. Flora si sciolse dal suo abbraccio e annuì con aria seria, avvicinandosi a Tecna. Le due raggiunsero Musa e Aisha e posarono una mano sulla spalla di entrambe per confortarle. In quel silenzio così denso averle vicino sprigionava un calore inaspettato e le ragazze finirono per prendersi per mano quasi senza accorgersene. Si voltarono quindi insieme verso Stella, la quale inaspettatamente si era già mossa verso Bloom. Con dita gentili la fata del sole scostò i capelli dal volto bagnato di lacrime dell’amica e le sorrise debolmente, prendendola per mano. Finalmente anche Bloom si staccò dall’abbraccio di Sky e raggiunse il cerchio delle altre, lasciandosi prendere per mano da Flora.


Nel momento in cui Stella chiuse il cerchio prendendo per mano Tecna fu come se il resto del mondo avesse smesso di esistere: c’erano solo loro, inaspettatamente collegate, finalmente insieme per la prima volta dopo quella tragedia.

“Non riesco ancora a crederci.”

Una volta che una di loro ebbe formulato quel pensiero esso rimbalzò all’interno del cerchio, trovando echi in ognuna delle loro menti.

“Non sarebbe dovuto succedere...”

Quel pensiero velato di tristezza rabbuiò all’unisono i loro volti, perfino quello di Tecna.

“E adesso?”

L’interrogativo si propagò tra di loro come un cerchio d’acqua ma l’espressione determinata di Stella lo fermò: “Adesso ascoltiamo le parole di Griffin e poi...”

“...poi andremo in cerca di Taleia.”

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Capitolo 46
*** Il Maleficio ***


Quando le ragazze si avvicinarono alla preside Griffin questa stava ancora guardando fuori dalla finestra, al punto che le ci volle un attimo per vederle. Si tenevano ancora per mano, in un semicerchio determinato e silenzioso che la donna, pur avendo notato, sembrava rifiutarsi di guardare.

- Come temevo...- mormorò senza voltarsi – L’ospite che avrebbe dovuto essere qui questa sera non è mai arrivato. Sarebbe stata un’ottima occasione per presentarvi un vecchio amico di Faragonda... ma inizio a temere che la sua assenza non sia casuale.

Il sospiro con cui si voltò verso di loro sembrò svuotarla di ogni energia e gli occhi con cui le guardò una alla volta erano stanchi e vuoti.

- Taleia vi ha maledette.

Un brivido corse lungo le loro schiene.

- Mi basta guardarvi per capirlo e probabilmente avete percepito anche voi che c'è qualcosa che non va: i vostri poteri non funzionano, le vostre reazioni sono distorte, i vostri sentimenti... non siete più in voi.

Le ragazze si ritrovarono ad annuire mentre la consapevolezza si faceva strada in loro.

- Il suo maleficio è molto semplice e si limita ad amplificare quelli che sono i vostri peggiori difetti... ma ha un effetto devastante e non si può contrastare con la magia. L’unico modo di sconfiggerlo è un’analisi consapevole di sé stessi... e l’ammissione del proprio difetto peggiore. Solo riconoscendo ad alta voce il proprio limite è possibile annullarlo.

Un silenzioso sgomento le percorse. Ammettere il proprio difetto ad alta voce? Non sembrava una cosa facile da fare nemmeno in circostanze normali, figuriamoci sotto l’effetto di un maleficio.

- È un bene che non possiate parlare: riflettete attentamente su quello che vi sta succedendo perché avrete solo una possibilità o il maleficio vi rimarrà addosso per sempre. E ora...

Si interruppe, sospirando di nuovo.

- Non so cosa dire. Non so cosa succederà adesso: posso solo immaginare come sia per voi ma io conoscevo Faragonda da sempre... e non riesco nemmeno a ricordare una vita di cui lei non faceva parte. È tremendo. Impensabile. E tuttavia so che c’erano delle cose che lei avrebbe voluto dirvi. Chiudete gli occhi.

Le sue parole le avevano spaventate ancor di più ma nonostante la paura le ubbidirono.

- Mie care Winx...

Non c’erano più lacrime in loro da versare ma i loro cuori piansero ugualmente: la voce che sentivano era proprio quella della loro amata preside.

- Vi conosco abbastanza bene da sapere di che sentimenti siete preda in questo momento. Fermatevi e respirate: non avete colpa di ciò che è successo più di quanto non ne abbia io. L’universo è fatto in modo da mandarvi contro sfide sempre più difficili... e io stavolta ho perso la mia. Succede a tutti e succederà anche a voi ma vi ho visto fare cose incredibili in questi anni e so che avete il potenziale per farcela non solo contro questa ma contro altre cento sfide.

Solo una manciata di minuti prima quelle parole le avrebbero probabilmente annientate ma in quel momento, forti del loro legame e determinate ad affrontare Taleia, ne furono come riscaldate.

- I veri vincitori, care ragazze, non sono coloro che non vengono mai battuti ma coloro che non si arrendono mai...

Fu come tornare indietro a quando erano piccole: potevano quasi sentire l’odore del suo ufficio e rivivere lo sgomento e l’apprensione con le quali vi entrarono. Sorrisero loro malgrado, ad occhi chiusi.

- Siete delle ragazze speciali e sono felice di avervi avute come allieve.

E poi il silenzio si portò via anche quelle ultime, dolci parole. Le ragazze riaprirono gli occhi una ad una per ritrovarsi davanti il volto stanco di Griffin.

- Ho aspettato l’ospite di Faragonda a sufficienza, ora è tempo di andare.

Senza dar loro tempo di reagire si alzò in piedi e batté le mani, sprigionando la solita nuvola di fumo nero. Le ragazze aspettarono invano che si dissolvesse: ogni cosa attorno a loro si perse in quell’oscurità, lasciando visibili solo loro, Griffin e gli Specialisti.

- In questo luogo è più difficile che veniate scoperte. Non so cosa abbiate intenzione di fare ma finché vi porterete addosso il maleficio di Taleia sarete vulnerabili e c’è un limite alla protezione che posso offrirvi. Qui se lo desiderate potete parlare ma scegliete attentamente le vostre parole: ricordate che avete solo una possibilità. Le parole hanno il loro potere… pensate bene a quali volete usare.

Gli sguardi delle fate si incrociarono. Sarebbero riuscite a spezzare quel maleficio?

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Capitolo 47
*** Cuori all'Unisono ***


- Magari voi dovete stare attente a quello che dite...- iniziò Timmy con un sorriso birichino sul viso.

- ...ma noi siamo liberi di dire finalmente quello che vogliamo! - terminò con un tempismo perfetto Nex, avvicinandosi ad Aisha e posandole le mani sulle spalle. Gli Specialisti si erano avvicinati sorridendo al gruppo di fate, pronti a mostrare loro tutto il sostegno di cui erano capaci in un momento così difficile.

Bloom tornò ad accoccolarsi tra le braccia del suo principe con lo sguardo corrucciato e pensieroso, come se non riuscisse veramente a togliersi dalla testa il pensiero di quel maleficio. Di quale difetto parlava Griffin? Non le sembrava di averne nessuno di così terribile.

Aisha lasciò che le mani del Paladino le massaggiassero le spalle e chiuse gli occhi, ascoltando le parole di Nex che le parlava del tempo che aveva trascorso assieme a Flora e le faceva un sacco di domande su di lei. Il ragazzo diventava sempre incredibilmente ciarliero quando non sapeva cosa dire e quella sua abitudine non cessava mai di farla sorridere.

Tecna prese di nuovo per mano Timmy e gli appoggiò la testa sulla spalla, incerta. Aveva letto la cautela negli occhi del suo ragazzo e ne aveva apprezzato l’esitazione quando sapeva che avrebbe invece voluto baciarla proprio lì davanti a tutti. A volte non riusciva a capire come poteva essere allo stesso tempo così analitico e così sentimentale.

Flora accolse il sorriso del suo Specialista con la più profonda delle gratitudini e si nascose nel suo abbraccio, bevendosi ogni dolce parola che le sussurrava all’orecchio. Come si era guadagnata l’amore di una persona così straordinaria? Non riusciva veramente a capirlo.

Musa chiuse gli occhi, rassegnata. Non poteva farne una colpa a nessuna delle sue amiche ma loro erano sei e i ragazzi erano solo cinque: era chiaro che nessuno di loro era lì per lei. Stava quasi per imporsi di chiedere qualcosa di ridicolo a Griffin, per il solo gusto di distrarsi, quando qualcuno le passò un braccio attorno alle spalle e la trasse a sé. Aprì gli occhi, sorpresa, ritrovandosi davanti quelli scuri e dolci di Brandon. Stella era appesa al suo collo come una compiaciutissima borsa a tracolla ma questo aveva lasciato libero il braccio destro del ragazzo, che a dirla tutta aveva abbastanza pettorali per abbracciare entrambe.

- Faragonda ha ragione… ho visto di cosa siete capaci e so che entrambe sarete in grado di superare anche questa prova senza la minima difficoltà...- mormorò loro all’orecchio. Musa non ci pensò due volte a stringersi al ragazzo, grata di quel calore e di quelle belle parole, poi si rese conto di quello che aveva fatto e scoccò un’occhiata preoccupata all’amica.

Non c’era modo di capire se il gesto di Brandon aveva offeso o urtato la principessa di Solaria: il sorriso e l’espressione degli occhi di Stella la facevano sembrare una gatta molto soddisfatta di sé stessa. L’unica cosa che fece fu posare la mano sopra quella di Musa sul petto del ragazzo e sorridere ancora di più.

In un momento come quello, intenso e colmo di emozione, i loro cuori sembravano battere all’unisono e amplificare i loro sentimenti anche senza che si tenessero per mano: il sostegno e l’amore dei ragazzi al loro fianco le avevano ricoperte come un mantello caldo e confortevole, facendole sentire più forti che mai.

Fu in quel momento che Flora sentì riecheggiare le parole di Nex: tu non ti fidi dei tuoi poteri. Fu come un fulmine a ciel sereno, al punto che quasi sobbalzò nell’abbraccio di Helia. Ma quel sentimento era lì: come aveva fatto a non rendersene conto?

- So qual è il mio peggior difetto.

La dolce voce di Flora ruppe il silenzio delle fate con la stessa intensità di un tuono e tutte si voltarono verso di lei: la fata dei fiori arrossì ma il suo sguardo rimase fermo su Griffin mentre parlava.

- Il mio peggior difetto è la mia mancanza di fiducia in me stessa.

Un fragore assordante, come di specchi che si infrangevano, riempì lo spazio attorno a loro e una luce verde si sprigionò dalla fronte della ragazza.

- La tua maledizione è stata infranta!- annunciò solennemente Griffin – Il rumore che hai sentito è quello del maleficio che viene spezzato. Complimenti per la tua autocritica, Flora, e per essere stata la prima a farsi avanti in questa difficile situazione.

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Capitolo 48
*** Il Difetto Peggiore ***


Quella vittoria di Flora riverberò su di loro come un cerchio d’onda, facendole sentire ancora più determinate. Aisha fece un passo avanti, scrollandosi di dosso le mani di Nex, e si erse in tutta la sua statura.

- Il mio peggior difetto...- cominciò, ma il ragazzo le mise una mano sulla bocca e la tirò indietro.

- Il mio peggior difetto è che sono un impiccione. Preferirei davvero che aspettassi prima di rispondere a questa domanda, Aisha... per scrupolo. Aspetta che qualcun altro risponda prima di te.

- Ma non è giusto, se mi sento di rispondere perché devi fermarmi?

- Proprio perché so qual è il tuo peggior difetto. Lascia parlare qualcun altro prima.

Le braccia del ragazzo si erano avvolte attorno alla vita di Aisha, stringendola morbidamente a sé, e la ragazza tacque, un po’ interdetta.

- Chi di voi vuole essere la prossima?- le interrogò Griffin, guardandole una ad una. Helia era tornato ad abbracciare Flora, la cui testa sembrava molto più alta di prima, ma le altre, a parte Aisha, sembravano tese ed esitanti.

Musa, ancora stretta a Brandon, chinò la testa e chiuse gli occhi, concentrandosi. Lo aveva sentito fin da subito, lei, che c’era qualcosa che non andava, no? Aveva il suo piano perfetto e se non fosse stato per la maledizione avrebbe potuto...

- Musa...

Sospirò senza nemmeno aprire gli occhi. E pensare che lui l’aveva detto, chiaro e tondo... come poteva un dettaglio così importante saltare agli occhi a lui e non a lei? Non poteva credere che...

- Musa.

Aprì gli occhi e inspirò profondamente. Una sola possibilità, eh? Si sciolse delicatamente dall’abbraccio di Brandon e camminò a testa alta verso Griffin.

- Il mio peggior difetto è l’ostinazione – annunciò, senza un’esitazione o un fremito. Le sue parole furono seguite dallo stesso fragore provocato da Stella e un bagliore color porpora si accese sulla sua fronte.

- Molto bene, Musa: la tua maledizione è stata infranta.

Flora tese una mano all’amica, che la strinse con il cuore un po’ più leggero. Anche quella prova era superata.

Tecna guardava le ragazze, interdetta. Non aveva dubbi su quale caratteristica la maledizione di Taleia avesse enfatizzato... ma non si trattava affatto di un difetto, bensì della condizione ottimale di una mente lucida. Chi avrebbe mai voluto alterarla?

E poi Timmy le posò una mano sul collo per accarezzarle distrattamente i capelli, e un angolo della mente di Tecna le comunicò che lei non era lì, non davvero e certo non con lui. Era questo ciò che voleva? Sollevò la testa dalla sua spalla e mosse un passo verso Griffin, la mano sempre stretta in quella del ragazzo.

- Il mio peggior difetto è...

Anche in quel momento una parte di lei esitava e si attaccava a quella condizione ottimale. Non era forse giusto così? Quante cose poteva fare ora che...

- ...la mia ossessione per la razionalità.

Fragore e bagliore quasi non aspettarono la fine della frase e il calore di Timmy che stringeva più forte la sua mano sembrò diffondersi rapidamente e colmarla del tutto. Sì, era stata la scelta giusta.

- Ora posso rispondere anche io?- mormorò stizzita Aisha, voltandosi appena verso Nex che ancora la teneva stretta. Il ragazzo sorrise.

- Credi di averci pensato abbastanza?

- Certo che sì, credi che io sia davvero così...

Le parole gli morirono in bocca e Nex ridacchiò, baciandole giocosamente una guancia.

- Il mio peggior difetto è la mia impulsività...- bofonchiò la ragazza.

Nemmeno il fragore della sua maledizione che si infrangeva riuscì a toglierle l’espressione corrucciata dalla faccia. La luce che si era sprigionata dalla sua fronte era di un verde acqua molto carico.

Rimanevano solo Stella e Bloom. Le due principesse si guardarono senza dire una parola poi Stella sorrise.

- Avanti Bloom, voglio proprio vedere se sarai in grado di dirlo.

Nel sentire quelle parole le altre fate si voltarono a fissare la ragazza, tutte con un’espressione più o meno divertita sulla faccia.

- Di cosa stai parlando, Stella?

- Oh, avanti, Bloom, sappiamo tutte qual è il tuo peggior difetto…- rise Musa - Vuoi farci credere di non essertene mai resa conto?

Gli occhi della ragazza passavano dall’una all’altra con un’espressione di genuino stupore sul viso. Perfino Sky aveva un’aria divertita e un sorriso che tentava invano di nascondere dietro una mano.

- Ma non è vero, non c’è niente che…

- Benissimo allora- iniziò Stella muovendo un paio di passi verso Griffin – vorrà dire che lo farò io. Il mio difetto peggiore- annunciò con enfasi – è che sono una ragazza troppo superficiale.

Ma alle sue parole seguì solo il silenzio.

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Capitolo 49
*** Il Momento della Verità ***


Quel tremendo silenzio si protrasse per un tempo che sembrò loro interminabile poi Aisha si avvicinò alla fata del sole e le scostò delicatamente i capelli dalla fronte.

Nessuna traccia di nessun bagliore.

- Questo vuol dire che...- mormorò Musa, coprendosi la bocca con le mani, incapace di terminare la frase. Stella rimaneva immobile, il volto congelato in un’espressione indecifrabile.

Il viso di Griffin, al contrario, era una maschera serissima.

- A quanto pare non era di quel difetto che si trattava. Mi dispiace, Stella.

- Non capisco...- mormorò debolmente la ragazza - ...ero così sicura che fosse…

- E’ terribile, Stella, come faremo senza di te? Come combatterò senza il tuo potere dirompente del sole?

Le ragazze si voltarono a guardare Bloom: erano abituate al suo solito modo di mettersi in mostra ma da quando era stata colpita dal maleficio di Taleia era davvero insopportabile. Purtroppo le loro menti erano così accordate riguardo a quel pensiero che la sua eco non poté che raggiungere anche la diretta interessata.

- Oh...- mormorò, arrossendo e cercando di nascondersi sul petto di Sky.

Stella le bussò delicatamente su una spalla.

- Tesoro, ci siamo passate tutte. Ognuna di noi ha dei difetti, Taleia ne ha solo ingigantito uno. Su, avanti, manchi solo tu. A voce alta, come abbiamo fatto noi.

Bloom si voltò, le guance ancora imporporate, il viso che emanava vergogna.

- Il mio peggior difetto è… l’egocentrismo.

Il solito fragore riempì l’aria e sulla fronte della ragazza si sprigionò un bagliore color pervinca. Bloom poté finalmente tirare il fiato ma quel momento di sollievo finì in un istante:le ragazze corsero a circondare Stella, la cui espressione era inaspettatamente serena.

- Oh Stella!- mormorò Bloom abbracciandola – Non riesco a credere che non potrai mai più usare la magia!

- Però è strano...- osservò Tecna nel suo miglior tono analitico – Non so cosa ti sia successo mentre eravamo separate ma da quando ti ho vista mi sei sembrata… non lo so, diversa da come mi aspettavo sarebbe stata una tua versione sotto incantesimo.

- Tecna ha ragione- convenne Flora avvicinandosi – Sembra che invece di peggiorare un difetto il maleficio abbia enfatizzato invece il tuo lato maturo.

- Non so che dirvi, ragazze…- rispose sconsolata Stella – Potete chiedere a Timmy se volete…

Una voce giunse da uno spazio imprecisato dietro agli altri Specialisti. - Se proprio devo dire la verità anche io mi aspettavo che quella fosse la risposta giusta… non avevo idea che Stella fosse sotto l’effetto di un maleficio ma la trovavo… beh, piuttosto superficiale, ecco.

Bloom sorrise argutamente, come se le fosse appena venuto in mente qualcosa.

- C’è un solo modo per togliersi ogni dubbio… Winx Hesperix!

Le pareti di metallo tornarono a circondarle e la Fiamma di Zaffiro apparve in mezzo a loro, scagliando le sue frecce di luce sui loro corpi fasciati di bianco. Le armature dell’Hesperix si allargarono su di loro come cerchi d’onda, coprendo braccia e gambe come avevano fatto la prima volta e riempiendole di nuova energia.

- Guardate Stella!

Aisha non era riuscita a trattenere un grido di gioia alla vista dell’amica che si trasformava con loro: eccole lì, tutte insieme, a fluttuare luminose nello spazio protetto di Griffin, con indosso di nuovo la trasformazione che poteva battere Taleia.

La preside di Torrenuvola fece loro segno di avvicinarsi e le ragazze la circondarono.

- Ora che avete sconfitto la maledizione di Taleia siete di nuovo in grado di difendervi. Spero non abbiate bisogno che vi ricordi cos’è successo l’ultima volta che l’avete affrontata…

- No, preside Griffin- rispose con decisione Bloom mentre le compagne alle sue spalle scuotevano la testa – Questa volta non agiremo d’impulso e non ci faremo cogliere impreparate. Credo che la cosa migliore sia affrontare di nuovo Hesperia...- si voltò verso le altre fate - ...siete d’accordo ragazze?

Le sue amiche annuirono sorridendo: quella semplice domanda nascondeva molto, molto di più.

- Quando ci ha donato l’Hesperix sembrava convinta che sarebbe stato sufficiente a battere Taleia… non riesco a fare a meno di chiedermi come mai.

- Credo che sia la scelta giusta- concordò la donna annuendo a sua volta – e se lo desiderate posso trasferirvi direttamente là.

- Solo un momento, preside Griffin- la interruppe Tecna avvicinandosi – c’è una domanda alla quale vorrei che rispondesse. Cos’è Monteluna e perché non ne abbiamo mai sentito parlare?

Nel sentire quel nome l’espressione della donna vacillò, facendo temere a Tecna che non avrebbe avuto nessuna risposta, ma poi la donna si ricompose e annuì con aria seria.

- Immagino di dovervi almeno questa spiegazione, dato che Faragonda… Ebbene, non posso dirvi tutto ma vi parlerò della scuola di Monteluna e di quello che successe cinquant’anni fa.

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Capitolo 50
*** Quella Notte ***


"Pochissime persone si ricordano di Monteluna.

Era un capolavoro, la più bella delle scuole di magia di Magix, un anello di pietra lucente posato in cima ad una montagna nerissima. Nelle notti di luna piena le sue mura brillavano bianchissime ed era facile capire perché Toboric l’avesse chiamata Monteluna.

Lui era incredibile.

C’è qualcosa che accomuna tutte le streghe e tutte le fate e rende piuttosto facile gestire posti come Torrenuvola e Alfea ma gli apprendisti maghi… venivano da ogni angolo della Dimensione Magica, dove avevano imparato la magia in dozzine di modi diversi. Uno dei suoi allievi preferiti controllava gli elementi con il potere della sua voce, cantando, e un altro era capace di dare vita a creature incredibili intagliandole nel legno con le sue mani. Amo Torrenuvola ma visitare Monteluna era come entrare in una girandola di magia alla quale era quasi difficile credere.

Mi ricordo quella notte solo perché ero là.

Mandare avanti una scuola non è una cosa facile e noi quattro ci trovavamo spesso per condividerne le gioie e i dolori. Quella sera si trattava di gioie: Toboric era tanto fiero di uno dei suoi allievi che aveva deciso di nominarlo immediatamente suo successore e voleva sapere cosa ne pensavamo.

Purtroppo non arrivammo mai a parlare di lui."


Pronta.

Non avrebbe potuto resistere un giorno in più in quella situazione, era troppo tempo che ci macinava sopra: quell’incantesimo, la vicinanza di Mil, l’ennesimo segreto da nascondere… era così contenta che finalmente tutto stesse per finire che quasi le venne da sorridere. Quasi.

Era una sera tranquilla, senza nuvole: volare in qualunque altra forma sarebbe stato troppo pericoloso per lei ma Min allungò con attenzione le ali della sua falena per renderla almeno un po’ più veloce: in caso contrario volare fino a Monteluna avrebbe richiesto delle ore.

L’anello di mura si stagliava luccicante sulla cupa oscurità del monte: era costruito con una pietra che rifletteva la luce della luna e brillava in modo quasi commovente.

- Ma non mi dire…

Una volta avrebbe schermato quella sua reazione per evitare che lui la vedesse, invece in quel momento fu quasi contenta che lui potesse condividere i suoi pensieri. Certo, c’era ancora quell’ultimo dettaglio, quel segreto che non poteva rivelargli… ma non sarebbe rimasto un segreto troppo a lungo. Sorrise e continuò a volare.


Pronto.

Eccola, nero su bianco, la versione finale della formula che poteva controllare Taleia. Sembrava quasi incredibile che l’avessero portata a termine davvero eppure era lì, testimonianza tangibile dei loro sforzi congiunti, la ricompensa di tutte quelle notti insonni.

L’arma con la quale la sua Min avrebbe sconfitto una volta per tutte ogni parola cattiva della sua famiglia, ogni dubbio che gli sguardi della Dimensione Magica poteva farsi venire: forse la sua Min era una strega ma era la strega più dotata e competente che lui conoscesse e i suoi poteri erano votati al Bene.

Sentì la sua mente che si avvicinava, la sua commozione alla vista di Monteluna. Sapeva bene com’era, aveva volato anche lui innumerevoli volte e scorto con occhi commossi quella visione meravigliosa. Monteluna era un posto molto speciale per entrambi.

La spada di Meliade era pronta al suo fianco, un vago bagliore azzurrino che si sprigionava dalla pietra posta sull’elsa. Le iscrizioni che parlavano della spada erano molto precise e lui e Min avevano seguito le loro istruzioni alla perfezione.


"Anche oggi, se ci ripenso, non riesco davvero a riordinare gli eventi. Ricordo di aver percepito, mentre parlavamo, una cattiveria incredibile. Era come se qualcuno, in un angolo della scuola, si fosse messo a suonare il mio strumento preferito: era difficile che non lo percepissi. Si è trattato di un attimo e poi l’edificio ha iniziato a tremare.

Toboric ha pensato solo agli studenti.

Era come se qualcuno stesse deliberatamente facendo a pezzi la scuola: intere stanze si sbriciolavano in vortici di detriti, mobili e oggetti e Toboric… Toboric si muoveva come un vortice solo per mettere in salvo i suoi preziosi allievi. Nient’altro era veramente importante e noi tre l’abbiamo seguito senza batter ciglio, ognuno alla sua maniera.

Ma c’era qualcosa, quella notte, che sembrava una battaglia e aveva tutta l’intenzione di radere al suolo tutta Monteluna. Ho parlato a lungo con Faragonda di quella notte e anche se lei non ricorda la cattiveria che io ho percepito concorda con me che ci furono delle urla terribili, da far ghiacciare il sangue. Il fatto è che…

…due studenti persero la vita quella notte.

Tutto ciò che ricordo è il volto di Toboric straziato dal dolore e la sua voce che ripeteva senza sosta “Sono morti tutti e due, sono morti tutti e due, sono morti tutti e due...”

Quella è stata l’ultima volta che ho visto Toboric... il dolore di aver perso la sua scuola e la vergogna di non aver saputo proteggere i suoi allievi lo spinse ad una scelta terribile: sacrificare la sua vita in cambio della cancellazione di Monteluna dalla mente di chiunque l’avesse mai sentita nominare. Sono pochissimi i maghi che la ricordano, oltre a noi tre, e anche in questo caso i nostri ricordi sono molto confusi. So cos’ha detto Saladin ma io non amo parlarne, per rispetto del volere di Toboric. E ora lo sapete anche voi: questa è la terribile fine di Monteluna."

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Capitolo 51
*** Le risposte di Griffin ***


Le parole di Griffin aleggiarono a lungo attorno a loro. Era difficile non ripensare alla loro Alfea sotto attacco e a quello che avrebbe significato per loro se fosse andata perduta. La scelta di Toboric poteva sembrare un po’ troppo drastica ma d’altronde chi di loro poteva davvero capire cosa significasse essere a capo di una scuola?

Griffin stava per aggiungere qualcosa quando un bagliore di luce illuminò lo spazio altrimenti buio in cui la donna le aveva trasportate e i lineamenti di un volto maschile presero forma davanti a loro.

- Saladin?- mormorò la donna, confusa. L’espressione dell’uomo era determinata e feroce, al punto da renderlo quasi irriconoscibile agli occhi delle ragazze.

- Taleia è riuscita a impossessarsi del corpo di Magister Aemil e ha appena attaccato Fonterossa.

Un brivido d’orrore corse tra le fate, seguito dai mormorii degli Specialisti. Saladin si voltò verso di loro.

- Ho bisogno di tutto l’aiuto possibile. Mandameli subito.

Il suo tono deciso e la totale assenza delle formalità che lo contraddistinguevano resero le sue parole ancora più agghiaccianti. Le ragazze corsero ad abbracciare i loro Specialisti ma la gravità del momento rese quei saluti brevissimi e colmi di significato e di sguardi intensi: ancora una volta entrambi i gruppi si trovavano a combattere su due fronti diversi e quella circostanza, per quanto tragica, ebbe l’inaspettato effetto di farli sentire più vicini perfino mentre si salutavano.

Griffin chiuse gli occhi e compose un intricato simbolo con le dita: le sagome degli Specialisti vennero letteralmente risucchiate all’interno del bagliore di luce in cui fluttuava la testa di Saladin e l’uomo fece un cenno verso la sua collega.

- Grazie...- mormorò, poi scomparve.

Ancora una volta fu Tecna a farsi avanti per prima.

- Magister Aemil esiste davvero? E Taleia si è impossessata di lui?

Griffin sembrava ancora più pallida del solito. Si era lasciata cadere all’indietro appena il volto di Saladin era svanito e un’enorme poltrona era comparsa per accoglierla a mezz’aria. Sembrava piccola, seduta in mezzo al velluto rosso, piccola e ancora più anziana di prima. Bloom si ritrovò a chiedersi distrattamente se non stessero per perdere un’altra preside.

- Magister Aemil è, presumibilmente, la ragione per cui Monteluna è andata distrutta. Era lui l’ospite di Faragonda che stavo aspettando ed era a lui che Toboric avrebbe voluto lasciare Monteluna. Ed era l’ultima, l’ultima persona che avremmo voluto in mano a Taleia.

Le Winx si guardarono incredule, processando con difficoltà le informazioni che Griffin aveva appena dato loro.

- Magister Aemil era un professore di Monteluna?- chiese Musa, confusa.

- No- mormorò stancamente la donna – Aemil era uno studente, lo studente più brillante che Monteluna abbia mai avuto. Prima di morire Toboric chiese a Faragonda di nasconderlo e prendersi cura di lui ed è per questo che metà della Dimensione Magica crede che lui sia una leggenda. L’avevo pregato di venire al funerale, garantendogli la mia protezione se avesse voluto salutare per l’ultima volta la sua mentore, ma era come temevo e Taleia l’aveva già raggiunto.

- Non posso credere che Faragonda non ci abbia mai detto nulla di questo Aemil...- mormorò Aisha, quasi oltraggiata – Con tutte le minacce che la Dimensione Magica ha ricevuto!

- E far fare ad Alfea la stessa fine di Monteluna? C’erano altri modi in cui Aemil poteva aiutare la Dimensione Magica e l’ha sempre fatto: Faragonda non esitava a contattarlo quando c’erano minacce in atto e lui ha sempre contribuito dall’ombra come poteva.

- Ha fatto molto per la Dimensione Magica in questi anni- confermò gentilmente Tecna voltandosi verso Aisha – sia con piccoli incantesimi pratici sia con grosse soluzioni a vari problemi politici e sociali.

- E ora è in mano a Taleia...- mormorò cupamente Bloom, stringendo i pugni.

- Come faceva Taleia a sapere di lui?- chiese Flora alla preside – Non era stata sigillata da Hesperia?

La donna sospirò profondamente e lanciò loro uno sguardo cupo.

- Per quanto mi lusinghi la vostra convinzione che io abbia le risposte a tutte le vostre domande temo di dovervi fermare: è mio dovere in quanto preside di Torrenuvola sostenere Fonterossa nel momento del bisogno e inoltre… - esitò, sospirando di nuovo - …ho l’impressione che Taleia non abbia intenzione di fermarsi ad una sola scuola. Se avete delle domande su Taleia perché non le chiedete a Hesperia stessa? Dopotutto è lì che state andando, no?

Bloom guardò negli occhi le sue compagne, una ad una, cercando conferma nelle loro espressioni.

- Sì, preside Griffin, andremo da Hesperia e le faremo tutte le domande del caso. Può teletrasportarci direttamente là?

La donna annuì e si alzò in piedi, le dita che già iniziavano a illuminarsi.

- Ragazze… so che in un momento come questo avreste bisogno della presenza di Faragonda e non della mia ma voglio che ricordiate sempre che lei aveva moltissima fiducia in voi, una fiducia che avete sempre dimostrato di meritare fino in fondo. Lei si aspetta grandi cose da voi… non la deludete. Ma prima che partiate...

Era stata una lunga notte e tutte loro iniziavano a sentire il peso di quelle ore passate in piedi. Certo, non sarebbe stata la prima volta che una minaccia le aveva tenute sveglie per due giorni di fila e di sicuro il sonno non le avrebbe fermate ma...

Griffin schioccó le dita e ciascuna di loro si sentí fresca e riposata come dopo una lunga notte di sonno.

- Non posso fare molto per la vostra battaglia ma posso almeno aiutarvi in questo.

E con un gesto della mano le spedì nuovamente nell’antro di Hesperia.

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Capitolo 52
*** La Furia di Hesperia ***


Tornare a Roccaluce fu quasi traumatico.

Una sottile inquietudine le circondò quando si ritrovarono nella caverna di Hesperia, come un’ombra del trauma subito quando la ninfa le aveva separate così crudelmente. Tra il rancore per le prove alle quali le aveva sottoposte e le domande che aveva suscitato le Winx non erano molto bendisposte nei suoi confronti.

Stella fece comparire un globo di calda luce solare che le fece sentire subito meglio e si guardò intorno con determinazione.

- È come l’ultima volta, si sente che c’è una presenza in questa grotta. Credete che serva qualcosa in particolare per evocare Hesperia? L’ultima volta è comparsa spontaneamente dopo le prove ma ora…

A differenza dell’ultima volta che vi si erano recate stavolta le iscrizioni erano ben visibili sulla parete di fondo della caverna, come era stato riprodotto sulla pergamena, e Tecna era già lì ad esaminarne i caratteri.

- A dire la verità sembra quasi che sia scritto in una lingua completamente diversa da quella usata nella pergamena e mi chiedo come mai. Non ha nessuna logica…

- Io credo che lei sappia già che siamo qui...- mormorò Flora – Dopotutto ha percepito la nostra presenza l’ultima volta. Hesperia?- chiamò gentilmente, guardandosi intorno in cerca di indizi della sua presenza. Nulla si mosse.

- Mi chiedo se non serva una convergenza magica- rifletté Bloom ad alta voce – o se non ci sia bisogno di far apparire la Fiamma di Zaffiro come abbiamo fatto contro Taleia.

- Già, perché ci è servita a molto contro di lei...- mormorò aspramente Musa, dando un calcio ad un sasso con il suo stivale Hesperix e mandandolo a cadere nella pozza che riempiva il centro della caverna. Cerchi d’onda sempre più grandi si allargarono da quel punto e l’acqua prese a luccicare.

- Guardate!

Come la prima volta che l’avevano incontrata, dall’ombra era comparsa Hesperia.

- Dov’è la spada?

La sua espressione era livida: occhi stretti in due fessure, labbra serrate, sguardo che saettava da una all’altra.

- La spada?- chiese Bloom, confusa.

- La spada di Meliade! Non fare la finta tonta con me, fatina!- esclamò la ninfa, torreggiando sulla rossa leader del Winx Club – Chi di voi l’ha impugnata per sigillare Taleia?

Si voltò verso Aisha come un rabbioso turbine.

- Sei stata tu? Dove l’hai nascosta? Dove l’avete lasciata?

- Hesperia- iniziò pacata Flora, ponendosi tra Aisha e la ninfa – noi non abbiamo nessuna spada.

- Lo vedo bene che non l’avete, dove l’avete nascosta?

- No- si intromise anche Bloom, affiancando la fata della natura – noi non l’abbiamo mai avuta. Non c’è nessuna spada e non abbiamo mai sentito nominare nemmeno Meliade, chiunque egli sia.

A quelle parole la ninfa si fermò, come se qualcosa l’avesse colpita, un’espressione vuota che le si dipingeva lentamente sul volto.

- Voi non avete la spada di Meliade…

- No- confermò Bloom -non l’abbiamo.

- Ma non è possibile! La spada non può essere reclamata da nessuno che non si sia reso degno di impugnarla, qualcuno che possieda le caratteristiche per le quali siete state messe alla prova!

Le ragazze si guardarono, confuse: quella storia si faceva sempre più intricata…

- Hesperia, noi siamo qui solo perché abbiamo delle domande da farti e la Dimensione Magica è sempre più in pericolo ogni minuto che passa. L’Hesperix non è stato sufficiente per battere Taleia e noi…

- Certo che non è stato sufficiente, senza la spada di Meliade!- la ninfa interruppe bruscamente Bloom, l’espressione che si faceva sempre più cupa – State dicendo che Taleia è libera, che si è impossessata di un corpo e che voi non avete idea di che fine abbia fatto la spada?

Questa volta gli sguardi che le ragazze si scambiarono erano in qualche modo imbarazzati e colpevoli. Certo che non avevano idea di che fine avesse fatto la spada, non sapevano della sua esistenza in primis…

- Hesperia- iniziò Stella, la voce insolitamente seria e determinata -siamo qui per la stessa ragione: vogliamo fermare Taleia. Continuare a ribadire gli stessi concetti non ci porta da nessuna parte e nel frattempo Fonterossa è sotto attacco. Aiutaci. Non ti chiediamo altro.

Di fronte all’espressione decisa di Stella la donna sembrò in qualche modo vacillare e rimpicciolirsi, una reazione inaspettata che sembrò stupire perfino la bionda fata del sole.

- Va bene...- mormorò la ninfa, stringendosi nelle spalle – Quali sono le vostre domande?

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Capitolo 53
*** Dure Verità ***


Mille domande si affollarono nella testa di Bloom ma la fata sapeva di non essere la persona più qualificata per quell’incarico. Si voltò verso Tecna, che nonostante l’Hesperix aveva trovato il modo di portare con sé il suo fedele palmare, e le fece cenno di proseguire al suo posto. La ragazza digitò qualcosa sul dispositivo e si schiarì la voce.

- Sembra che Taleia si sia impossessata di un mago chiamato Magister Aemil, un uomo la cui posizione è stata tenuta segreta dal momento della caduta di Monteluna, più di cinquant’anni fa. Il nostro primo interrogativo è… come faceva Taleia a sapere della sua esistenza se tu l’avevi sigillata cinquecento anni prima?

- Aemil...- ripeté ad alta voce la ninfa, confusa – Questo nome non mi è nuovo.

- A quanto pare si tratta di un mago incredibilmente talentuoso- le spiegò Flora -e, secondo la preside di Torrenuvola, anche il motivo per cui Monteluna venne rasa al suolo.

- Dettaglio che per me non ha assolutamente senso:- intervenne Musa, che fino a quel momento non aveva fatto altro che ascoltare -quale persona, fosse anche un nemico, raderebbe al suolo un’intera scuola per mettere le mani su uno studente? Suona come uno spreco inutile di risorse per un obiettivo così piccolo.

- Evidentemente non è poi così piccolo se anche Taleia l’ha voluto come corpo per il suo grande ritorno...- obiettò Aisha.

- E qui torniamo al punto di partenza- Tecna riprese la parola -perché Taleia non c’entra niente né con l’attacco a Monteluna né con il motivo per cui Aemil è stato nascosto da Faragonda tutti questi anni: era stata sigillata da Hesperia nella Fiamma di Zaffiro. O no?

Tutti gli occhi si voltarono verso la ninfa, che era rimasta zitta mentre le fate parlavano.

- Imprigionare una ninfa non è una cosa semplice… la sua essenza sfugge a qualunque restrizione o ferita, perfino alla morte. È così che le nove ninfe di Magix sono rimaste a vegliarne l’ordine, reincarnandosi ogni volta in un corpo diverso. Tuttavia...- sul suo volto scese un’ombra scura e la sua espressione si fece ancora più distante - …quando mi resi conto di ciò che Taleia era diventata sacrificai la mia essenza per creare la Fiamma di Zaffiro e l’Hesperix: essi resteranno per sempre, destinati a imprigionare Taleia per l’eternità, mentre io sono solo un’eco, un’ombra confinata all’interno di questa grotta dalla quale non potrò mai uscire.

- Ma Taleia è recentemente riuscita a sfuggire alla Fiamma di Zaffiro. Com’è stato possibile?

La ninfa sospirò, un gesto che la fece sembrare improvvisamente molto giovane: - È colpa dell’incantesimo che abbiamo fatto nel sigillarla, alcuni degli elementi che abbiamo usato si sono usurati nel tempo… ma la spada serviva proprio a questo, a sconfiggerla nuovamente e a imprigionarla nella Fiamma di Zaffiro!

- Una cosa alla volta. È possibile che l’essenza di Taleia sia sfuggita alla Fiamma di Zaffiro e abbia attaccato Monteluna cinquant’anni fa?

Hesperia scosse la testa: - No, non è possibile. C’è un limite alle cose che un’essenza può fare: se la ninfa è morta allora può reincarnarsi in un corpo e cominciare una nuova vita ma nel caso di Taleia, imprigionata nella Fiamma di Zaffiro, non avrebbe potuto perché non era tecnicamente morta. Ora che è libera può impossessarsi delle persone ma non credo che all’epoca l’avrebbe potuto fare.

Tecna tornò a digitare rapidamente sul palmare e annuì, sovrappensiero.

- Quindi anche se non avrebbe potuto agire liberamente possiamo dire che c’è una piccola possibilità che sia potuta venire a contatto con Magister Aemil e per questo ne abbia fatto il suo obiettivo?

- Questo ha più senso, anche se mi sembra un’eventualità davvero improbabile.

- Torniamo alla spada. Hai detto che è necessaria a sconfiggere Taleia e che solo una persona dotata delle sei doti per le quali ci hai messo alla prova potrebbe impugnarla ma non ci hai detto dove sarebbe dovuta essere, qual è la sua origine e chi è questo Meliade.

La ninfa aprì la bocca per replicare ma proprio in quel momento un’ombra nera uscì dalla parete e si addensò di fronte a loro, componendo l’ormai familiare profilo della preside Griffin.

- Bloom, Taleia ha appena scagliato un attacco a Torrenuvola. Inizio a sospettare che non faccia sul serio e che stia più che altro testando le forze delle scuole ma ha appena detto qualcosa di molto, molto inquietante.

Le Winx si strinsero dietro a Bloom nel tentativo di avvicinarsi di più all’ombra di Griffin.

- Ha detto che ha intenzione di attaccare sul serio e vendicarsi della scuola “che ha dato rifugio alla traditrice”. Bloom… Taleia attaccherà Alfea domattina stessa.

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Capitolo 54
*** Le Condizioni di Hesperia ***


L’ombra di Griffin si dissolse e un silenzio colmo di paura le sommerse come un’onda d’acqua gelida. Perfino Hesperia le fissava senza dire una parola.

- Non può attaccare Alfea. Non adesso, non senza Faragonda e Griselda…- il mormorio di Musa tradiva la sua inquietudine e Aisha le si avvicinò per metterle una mano sulla spalla.

- Non temere, Saladin e Griffin non se ne resteranno con le mani in mano e gli Specialisti...

- No, Aisha- la interruppe Stella – Alfea è casa nostra. In mancanza di Faragonda e Griselda siamo noi le prime a dover scendere in campo.

Una nuova forza sorse in loro al suono di quelle parole. Era giusto ed era il minimo che potessero fare per quella che, dopotutto, era la loro seconda casa. Bloom si voltò verso Hesperia.

- Se la spada è l’unico modo per sconfiggere Taleia devi spiegarci rapidamente come trovarla: la nostra scuola ha bisogno di noi.

La donna sembrò squadrarle tutte, come se stesse decidendo qualcosa, poi scosse la testa.

- Verrò con voi.

Le fate la guardarono, incerte.

- Scusa ma- iniziò Tecna -non hai appena detto che non puoi lasciare la caverna?

- Non potrei farlo senza un aiuto esterno ma in questo caso posso seguirvi. Dopotutto avete conquistato l’Hesperix quindi è come se vi portaste dietro una parte di me. Inoltre dubito che da sole riusciate a trovare la spada e a quanto ho capito la situazione richiede la massima urgenza.

- Dobbiamo volare di nuovo ad Alfea più in fretta possibile- confermò Bloom con veemenza.

La donna annuì: - Sarete le uniche in grado di vedermi e sentirmi ma sarò sempre dietro di voi.

- Allora andiamo, Winx.


Fu un volo silenzioso ma denso di emozioni: la connessione che le aveva legate dopo essersi finalmente riunite era ancora là, un po’ più debole ma sufficiente ad amplificare i loro sentimenti d’incertezza e d’inquietudine che si mescolavano alla determinazione. Selvafosca, attorno a loro, giaceva immersa nella semioscurità del primissimo mattino e nonostante l’aria fredda sembrava che le loro armature le tenessero al caldo.

Tecna non riuscì a resistere e si voltò verso Hesperia, che volava in mezzo a loro con il vestito svolazzante.

- Quindi sei...- esitò, in cerca di parole che non suonassero troppo offensive - ...uno spirito?

La donna non si voltò nemmeno a guardarla:- Sono una ninfa.

- lo sappiamo- insistette Tecna con gentilezza – volevo solo... ero solo curiosa circa la tua condizione. Mi sono fatta le stesse domande su Taleia ma... sarebbe stato difficile chiedere a lei.

Le altre Winx si avvicinarono impercettibilmente, incuriosite. Tecna osservò l’espressione sul volto della donna farsi meno rigida ma Hesperia continuava a guardare fisso davanti a sé.

- Spirito non è troppo distante dalla realtà, suppongo... non posso interagire con nessuna persona e nessun oggetto e in realtà anche le mie percezioni non sono veramente mie: fuori dalla caverna prendo in prestito le vostre e sento e vedo quello che sentite e vedete voi. Per agire diversamente dovrei impossessarmi di un corpo, come ha fatto Taleia... ma l’idea non mi piace affatto.

- Quindi anche Taleia, al di fuori del suo corpo, non ha percezioni...?

Hesperia si voltò di scatto verso Tecna, strappando un sussulto alle altre ragazze, poi abbassò la testa.

- La verità è che non ho idea dello stato in cui si trovi Taleia. Non ha un corpo suo, è vero, ma tenendo conto che ha ancora la possibilità di reincarnarsi...

- Reincarnarsi? Quindi se Taleia trovasse un corpo che le aggrada potrebbe rinascere come una persona diversa?- il tono di Aisha era allarmato e le ragazze si girarono a mezz’aria nella sua direzione.

- E’ così che le ninfe hanno sempre fatto... ora che è libera suppongo che potrebbe farlo.

Aisha cercò lo sguardo di Bloom:- Bloom, tua sorella!

La fata si coprì la bocca con le mani:- Santo cielo... Daphne potrebbe avere il bambino da un momento all’altro, se Taleia lo venisse a sapere...

- Credi che sia possibile?- chiese Tecna, le parole rese rapidissime dalla tensione. La ninfa sembrò esitare.

- Generalmente una ninfa si reincarna in un essere che ne condivide lo spirito, il carattere... non c'è modo di sapere se il bambino di tua sorella incarna queste qualità. Suppongo che, potenzialmente, potrebbe succedere.

Bloom scosse la testa:- No. Non finché avrò fiato e sarò in grado di combattere. Andiamo.

E il suo volo, che fino a quel momento era stato rapido e nervoso, si colmò ancor di più di rabbia e determinazione.

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Capitolo 55
*** La Traditrice ***


Quando le fate raggiunsero Alfea il cielo aveva appena iniziato a schiarirsi e ogni cosa era immersa in un silenzio quasi innaturale. Com’era strano vedere quel posto deserto e addormentato...

- Bloom, credi che i professori siano a conoscenza della minaccia di Taleia?- mormorò inquieta Flora, guardandosi intorno mentre entravano nel salone principale della scuola.

- Probabilmente Griffin ha mandato loro lo stesso messaggio che ha mandato a noi. Troviamoli.

Stella si avvicinò alla sua migliore amica e le batté piano su una spalla:- A proposito di quel messaggio io avrei una domanda, veramente... Griffin ha detto che intende attaccare Alfea perché “ha dato rifugio alla traditrice”. A chi diamine si riferiva?

Le ragazze avevano imboccato il corridoio che portava alla sala insegnanti, con Hesperia che le seguiva svolazzante nel suo vestito lungo.

- Una cosa alla volta. Troviamo i professori e forse loro ne sapranno qualcosa di più.

Le porte si aprirono sull’intero corpo docenti... o almeno su quel che ne restava: Avalon e Palladium erano due sagome spettrali ai lati della finestra, come stanche sentinelle, e DuFour, seduta al tavolo della sala insegnanti, aveva un aspetto quasi giallastro in confronto ai colori brillanti del suo completo. Decisamente sapevano.

- Ragazze!

Ed eccolo lì, il professor Wizgiz, volare tra le loro braccia con gli occhi gonfi di pianto e l’espressione sconfitta. Immaginarlo in quelle condizioni non le aveva comunque preparate al senso di tristezza che sentirono nel vederlo di persona: il leprecano si era trasformato in un esserino che ricordava una donnola e si era avvolto attorno al collo di Bloom, nascondendo il viso nei suoi capelli. I due professori si avvicinarono al gruppetto di fate.

- Immagino che Griffin abbia avvisato anche voi...- mormorò Avalon, ridotto all’ombra di sé stesso. Era ancora un po’ strano vederlo in giro per la scuola dopo quello che era successo con Lord Darkar ma il suo dolore era palpabile.

- Sappiamo tutto e siamo pronte a difendere la scuola al massimo dei nostri poteri. Le studentesse sono...?

- Avevamo pensato di farle evacuare o mandarle a casa- le rispose Palladium tornando a guardare fuori dalla finestra – ma poi ci siamo chiesti se non fosse proprio quello che Taleia voleva e se non sarebbero state più al sicuro qui. Non abbiamo detto loro nulla per non spaventarle, sperando che quella di Taleia fosse solo una minaccia, ma...

- A proposito delle parole di Taleia, qualcuno ha un’idea di chi sia la traditrice di cui parlava?- chiese Stella, palesemente decisa a non mollare l’osso su quella questione. I professori si guardarono, incerti, poi DuFour prese la parola.

- Abbiamo cercato anche noi di capire a chi si riferisse ma tenendo conto che Taleia è stata virtualmente in giro molto più a lungo della scuola stessa potrebbe trattarsi di chiunque. Tra l’altro credo che non abbia specificato se questa traditrice sia ancora qui o sia stata ospitata in passato. Anche con una lista di tutte le professoresse che hanno insegnato qui negli anni potrebbero volerci dei giorni.

- E chi può dire di che genere di tradimento si parli?- mormorò Wizgiz, riemergendo dai capelli rossi della fata e saltando sul pavimento per riprendere la sua vera forma – Dopotutto stiamo parlando di una ninfa che si è votata al Male, chi può sapere cosa le passa per la testa?!

- Non credo che valga la pena di intestardirci su questo dettaglio- intervenne Aisha, guardandosi intorno come se stesse valutando la situazione –abbiamo sei fate, quattro professori e un numero indefinito di fate con un livello di potere indefinito. Come conduciamo questa battaglia?

- Se voi aveste la spada...

Il mormorio raggiunse solo le Winx ma tutte e sei si voltarono verso la sagoma di Hesperia. Anche la donna si guardava intorno, come se fosse in cerca di qualcosa.

- La spada renderebbe tutto più facile.

- Ma non abbiamo idea di dove sia- obiettò Musa in tono pratico – Da quello che ho capito potrebbe essere ovunque!

La ninfa fece per ribattere poi esitò.

- Basta che vi concentriate solo per un minuto, dopodiché… se la spada si trova nei dintorni non ci vorrà molto a trovarla e in caso contrario… lasceremo perdere.

- Mi sembra ragionevole- annuì Musa – dicci solo cosa dobbiamo fare.

- Musa? Ragazze? Con chi state parlando?- il tono di Palladium era stanco e incerto.

Bloom fece cenno ai tre professori di avvicinarsi.

- Siamo riuscite a ottenere da Hesperia il potere di battere Taleia... purtroppo però per sigillarla ci vuole una spada che qualcuno ha preso da Roccaluce e che dovremmo trovare prima che Taleia attacchi.

- Ci mancava solo questa...- DuFour si coprì il volto con le mani e gemette.

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Capitolo 56
*** La voce della spada ***


- Ho notato che siete molto brave a connettervi tra di voi e questo ci sarà d’aiuto. Prendetevi per mano e chiudete gli occhi…

Le Winx ubbidirono alle parole della ninfa e formarono un cerchio attorno a lei nel mezzo della sala insegnanti.

- Concentratevi su quello che provate. Immaginatevi che questo cerchio si espanda, che inglobi tutta la scuola. Dovete ascoltare usando più delle orecchie: c’è come una corda dentro di voi, che vibra ad una frequenza molto particolare. Estendete la vostra coscienza tutto intorno a voi e ascoltate…

Le loro menti si unirono e le loro percezioni si sovrapposero: il flebile canto di un uccello mattiniero, l’odore dei mobili di legno della stanza, il tamburellare nervoso di DuFour sul tavolo… ognuna di loro notava qualcosa di diverso e lo aggiungeva all’arazzo di sensazioni che andava dipingendosi nella mente di Hesperia, rendendolo sempre più complesso e profondo.

- State andando benissimo…

Il profumo delicato dei fiori del mobile all’angolo, il respiro dei professori, la sfumatura di colore della luce nella stanza, il calore delle loro dita che si stringevano… i loro sensi si affilavano sempre di più, amplificandosi da una fata all’altra.

- Ora andate oltre i vostri sensi e concentratevi sulla vostra nuova trasformazione… siete coraggiose, leali… dedite alla missione, altruiste… colme di senso giustizia e forza d’animo… ma c’è un minuscolo vuoto dentro di voi, che può essere riempito solo...- la sentirono sospirare per un attimo – solo da un oggetto molto importante che vi sta chiamando. Ascoltate la corda dentro di voi e percepite quel richiamo… vicino o lontano che sia.

Non era difficile percepirlo ma tutte loro lo sentirono: il vuoto di cui parlava la ninfa non si trovava dentro di loro ma dentro di lei. Seguirono ugualmente le sue indicazioni ed estesero la loro conoscenza più lontano possibile, concentrandosi, finché…

- La sento.

Quello di Flora era un mormorio appena percettibile ma appena quelle parole le uscirono dalla bocca la sensazione si amplificò in tutte loro e aprirono gli occhi, una alla volta.

- Avevi ragione, Hesperia… si trova qui nella scuola. Però…

La ninfa le volò accanto in un lampo: - Dove?

Come poteva una sola parola esprimere così tanto? Flora sentì come se qualcuno le avesse stretto il cuore.

- Credo che si trovi sul tetto ma non credo che sia la spada, sembrava piuttosto…

Uno scroscio di pioggia si abbatté di punto in bianco sulla scuola, assordante e così improvvisa che tutti i presenti sobbalzarono: senza che se ne fossero accorte il lieve chiarore dell’alba era stato di nuovo oscurato da una coltre di nubi. I vetri delle finestre iniziarono a tremare e una fragorosa risata maschile riempì la sala, costringendoli a tapparsi le orecchie.

Alle fate si ghiacciò il sangue nelle vene: era arrivata Taleia.


I professori, a onor del vero, reagirono in un attimo: Avalon incrociò le braccia per creare una sfera di luce che si allargò lentamente attorno a loro fino a sovrapporsi ai muri esterni e fermò il tremore dei vetri, DuFour scattò in piedi e agitò le dita in un incantesimo di comunicazione diretto alle studentesse e Palladium si avvicinò alle ragazze, seguito da Wizgiz.

- Griffin ha accennato alla possibilità che Alfea fosse il vero obiettivo di Taleia e ha acconsentito ad aiutarci a difenderla.

- E Saladin ha fatto lo stesso- aggiunse il leprecano – nel limite del possibile. Dacci il tempo di contattare entrambi e poi… combatteremo al tuo fianco.

- Difendere Alfea e combattere Taleia sono due cose molto diverse- rispose loro Aisha.

- Cercate di concentrarvi sulla prima e lasciate la seconda a noi... credo che la scuola abbia già perso abbastanza insegnanti per questa stagione.

Stella aveva pronunciato quelle parole nel suo solito tono un po’ scanzonato che però fece impallidire entrambi i professori. Senza aspettare che i due rispondessero la ragazza si voltò verso la porta, seguita dalle compagne e dallo spirito svolazzante di Hesperia. La ninfa non aveva fatto altro che guardare da loro alla porta e dalla porta a loro, evidentemente impaziente di lasciare la sala.

- Qual è il piano?- chiese Musa mentre si spostavano verso il cuore dell’edificio. La scuola si stava animando: capannelli di studentesse ancora in pigiama affollavano i corridoi e di tanto in tanto un tuono rimbombava all’esterno… ma i vetri avevano smesso di tremare e una luce calda aveva riempito anche gli angoli di solito bui, avvolgendo la scuola in una luce confortevole.

Bloom proseguì verso il vano scale.

- Andiamo sul tetto- proclamò con decisione – Se veramente la spada si trova qui ad Alfea saremmo delle stupide a non approfittarne.

- Ma Flora ha ragione, non sembrava una spada…

- Dev’essere una spada- la interruppe Hesperia, serissima in volto – Non c’è altra possibilità.

Mentre salivano gli ultimi gradini la voce maschile che avevano sentito poco prima tornò a farsi sentire, ridendo malignamente.

Ormai era questione di passi: le porte in cima alle scale si aprirono su una calotta di pioggia e nuvole quasi nere che copriva il bell’edificio di Alfea e le fate si bagnarono in un istante.

Aisha e Stella si scambiarono un’occhiata e mossero le mani quasi all’unisono: un guscio invisibile si allargò sopra di loro, riparandole dalla pioggia, e una serie di frecce di calore le colpì, asciugandole all’istante. Bloom spalancò gli occhi e fece per replicare quando Flora indicò qualcosa alle loro spalle.

Una gigantesca sagoma le sovrastava, un uomo con barba e capelli rossi inzuppati dalla pioggia e uno sguardo molto intenso. Il terrazzo della scuola gli arrivava solo al petto.

E c’era una minuscola figura, tra lui e loro, una persona nascosta sotto un ampio mantello nero con cappuccio.

- Quello che abbiamo sentito...- urlò Flora per farsi sentire al di sopra dello scroscio della pioggia – La spada… Quella persona incappucciata è la spada!

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Capitolo 57
*** La verità su Meliade ***


- Non è possibile...- sentirono Hesperia mormorare, non tanto con le orecchie quanto con quella sorta di telepatia che le collegava. Il guscio protettivo di Aisha le proteggeva dall’acqua ma non poteva niente contro il freddo gelido che le aveva investite una volta uscite dall’edificio.

- E pensare che ero pronta a negoziare con i professori per convincerli a consegnarti a me...- esclamò l’uomo, fissando la figura incappucciata come se non le avesse viste - ...e invece scopro che nonostante tutto hai ancora la faccia tosta di affrontarmi così!

- Ho promesso che mi sarei occupata di te tanto tempo fa, non vedo cosa sia cambiato da allora!

La voce che aveva risposto al gigante di fronte a loro era una voce femminile, profonda e determinata che però riuscì solo a strappare all’uomo l’ennesima risata.

- Continui a stupirmi, oggi! Ero convinta che prendere in prestito questo corpo ti avrebbe dissuasa dall’opporre resistenza ma vedo che sei senza cuore tanto quanto pensava lui…

Di fronte a quel dialogo le Winx esitarono, confuse, mentre Hesperia guardava ad occhi sbarrati la scena di fronte a loro.

- Potresti perfino avermi dato una ragione in più per rinchiuderti una volta per tutte, scegliendo proprio lui… non ho nessun bel ricordo a fermarmi dal farti la pelle! Salta su questo terrazzo, sarà interessante stabilire una volta per tutte chi è il più forte tra noi!

- Ho come l’impressione di aver già sentito questa voce!- gridò Musa rivolta alle compagne – Cosa facciamo?

Sempre ridendo l’enorme uomo era rimpicciolito a mezz’aria fino a tornare di una dimensione ragionevole e aveva ubbidito alla misteriosa donna, saltando proprio sul parapetto della torre.

Bloom si era girata verso Hesperia: la ninfa sembrava impietrita e fissava i due senza parlare.

- Hesperia?

- Direi che con la pioggia abbiamo finito!- gridò l’uomo, agitando il braccio destro. Subito la pioggia si interruppe di colpo com’era iniziata, lasciando però la coltre di nubi a tingere di grigio l’intero paesaggio. Senza il velo della pioggia a proteggerle, però, le Winx erano molto più visibili di prima.

- Ma guarda, siete riuscite a tornare!- esclamò Taleia nel corpo di Magister Aemil, un sorriso inquietante che le si allargava in faccia – Devo concederlo a Faragonda, dopotutto ha fatto un buon lavoro con voi!

La menzione della loro preside ghiacciò loro il sangue nelle vene e le fate presero il volo, avvicinandosi ai due.

- Non distruggerai Alfea come hai fatto con Monteluna- iniziò minacciosamente Bloom – non mentre ci siamo noi a proteggerla.

- E cosa ti fa pensare che non vi sconfiggerò come ho già fatto?

- Taleia ha ragione, Bloom- bisbigliò Hesperia nelle loro orecchie – potrete avere anche il potere di sconfiggere Taleia ma senza la spada non potete sigillarla.

- Ignorale, Taleia… sono io il tuo avversario.

La misteriosa donna si tolse con un gesto fluido il mantello, rivelando una cascata di capelli blu e un viso serio dalla carnagione scura: Madame Meanna. Magister Aemil rise.

- Mi sembra giusto, prima mi occupo della traditrice e poi dei suoi cuccioli di fata. Non chiedo di meglio.

L’uomo chiuse le mani a pugno e sogghignò: la mano destra era avvolta da un vortice d’acqua e la sinistra in una sfera di fuoco. Senza scomporsi la donna aveva mosso con eleganza le braccia per far comparire una tromba d’aria e vi era balzata sopra per prendere il volo. Sul terrazzo le Winx erano rimaste a bocca aperta per quella rivelazione.

- L’avete sentita- mormorò Musa – è lei la traditrice che cercavamo!

- Però è palese che lei e Magister Emil si conoscessero- aggiunse Tecna – forse erano rivali?

- Conosceva già anche Taleia, a giudicare dalle sue parole...- mormorò Aisha, fissando i due che nel frattempo si erano messi a combattere a mezz’aria. Per quanto Aemil sfruttasse gli elementi in suo possesso per lanciarle contro frecce di fuoco e spirali d’acqua il controllo di Meanna era tale che le bastava muoversi fuori dalla sua traiettoria per rendere vani i suoi sforzi.

Flora, invece, stava fissando Hesperia: la ninfa seguiva i movimenti di Meanna con aria rapita, senza staccarle gli occhi di dosso.

- Hesperia- iniziò la fata con gentilezza -conosci quella donna?

- Tanti, tanti anni fa...- la voce della ninfa sembrava venire da una grande distanza -quando combattemmo contro Taleia… io non ero sola. Il mio potere era grande abbastanza da sconfiggere Taleia, certamente, ma poi non ne rimaneva abbastanza da sigillarla. Così lo fece Meliade.

Flora la sentì ancora, quella sensazione come di qualcuno che le stringesse il cuore tra le dita, e questa volta la sentirono anche le altre.

- Meliade era…- la ninfa sospirò e un’immagine fiorì nelle loro menti, l’immagine di una giovane donna dai lunghi capelli di un biondo così chiaro che guardarli era quasi doloroso per gli occhi. La giovane sorrideva e tendeva un braccio verso di loro, mostrando qualcosa che non riuscivano a vedere.

- Meliade aveva un controllo assoluto della magia e nessuno avrebbe potuto fare quello che ha fatto lei. Cesellò la Spada di Meliade e la Fiamma di Zaffiro… e sacrificò i suoi poteri per fermare Taleia. Ho perso ogni possibilità di reincarnarmi quando ho messo il mio cuore nella Fiamma di Zaffiro e pensavo che lei avesse fatto lo stesso con la spada, ma mi sbagliavo. Quella donna…

Tutte le Winx si voltarono verso l’insegnante che combatteva nel cielo contro Taleia.

- ...quella donna è la reincarnazione di Meliade.

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Capitolo 58
*** Le Rivelazioni di Taleia ***


- Sei ridicola!- rise Aemil, lanciando l’ennesimo globo di fuoco contro la sua avversaria. Il gesto di Meanna fu così rapido da essere quasi impercettibile e la donna si ritrovò fuori dalla portata del colpo.

- Guardati, sei esattamente dove lui ti ha lasciata cinquant’anni fa. Non c’è gusto a combattere contro di te in questo modo. Hai intenzione di metterti a fare sul serio prima o poi?

- Cosa ti fa pensare che io non faccia sul serio?- replicò la donna senza scomporsi.

- Sei come un frutto troppo maturo: se io ti toccassi nel posto giusto esploderesti. Sei repressa, mia cara, stai chiudendo dentro di te talmente tante cose che mi chiedo come tu riesca a non andare in pezzi.

- Non so di cosa tu stia parlando…

Meanna, sempre seduta a mezz’aria, aveva iniziato a far roteare un dito, creando come una sfera di tempesta proprio sopra di loro.

- Molto bene, allora, ma devi ammettere che te la sei voluta. Il tuo amato Mil non ha niente a che fare con ciò che successe quella notte a Monteluna.

- Credi che chiamandolo Mil le tue bugie mi facciano più effetto?

L’uomo si mise a scandire lentamente le parole.

- Io Vi Ho Messi L’Uno Contro L’Altra. Avevi così paura che lui potesse ferirti che appena ho insinuato nella tua mente la possibilità che lui ti stesse usando l’hai ascoltata senza farti alcuna domanda.

A quelle parole la donna si immobilizzò e la sfera di tempesta si dissolse in uno sbuffo.

- Tu ci hai messo...?

Aemil rise di nuovo.

- Le sue identiche parole! Ah, non hai idea dello stato in cui l’ho trovato, tutti questi anni a nascondersi da quello che pensava di aver fatto… Gli ho detto la verità ed è crollato come un bambino. Gli hai lasciato dentro un vuoto fin troppo facile da colmare…

A quel punto la magia di Meanna smise di funzionare e lei precipitò nel vuoto.


- Presa!

Aisha era stata rapidissima ed era riuscita ad afferrarla prima che si sfracellasse al suolo. Aemil torreggiava sopra di loro, i gomiti piantati sul parapetto, il volto poggiato sulle mani e l’espressione soddisfatta.

- Rovinare la loro relazione cinquant’anni fa è stato bellissimo ma rivelare loro la verità in questi giorni? Sono così soddisfatta che potrei quasi lasciarvi andare via…

Musa era volata al soccorso di Aisha e insieme riuscirono a riportare la professoressa al sicuro sulla terrazza in cima alla torre. Bloom, Stella e Tecna si erano schierate a fronteggiare l’uomo mentre Hesperia e Flora erano corse ad esaminare Meanna.

- ...ma non lo farò! È già abbastanza grave che Faragonda abbia prestato rifugio a questa traditrice dopo quello che mi aveva fatto cinquant’anni fa ma che nessuno, in tutto questo tempo, si sia reso conto che Meanna fosse una strega è veramente troppo, troppo sconveniente per una scuola di fate.

- Una strega?- esclamò Stella, voltandosi verso la donna che giaceva inerme sul pavimento.

- Assolutamente!

In altre circostanze sentir parlare Aemil con il tono e i modi di Taleia sarebbe stato quasi divertente ma in quel momento rendeva i suoi discorsi ancora più inquietanti.

- Vorrei che li aveste visti, questi due… Min e Mil, si chiamavano, erano una coppia tanto talentuosa quanto stupida. Volevano che il mondo li approvasse così cercarono un modo di imprigionarmi e ce la misero tutta ma… come vedete siamo ancora qui, con una ninfa in più e una scuola di magia in meno! Anzi, a breve due…- aggiunse, come ripensandoci.

- Aspetta un momento- mormorò Bloom – hai distrutto tu Monteluna?

- Assolutamente!- ripeté l’uomo, con un sorriso così compiaciuto da essere quasi folle. Le fate si sentirono ribollire il sangue e Aisha, che nel frattempo aveva raggiunto lo schieramento delle altre, si voltò verso Bloom.

- Se mai troveremo quella maledetta spada cerca di fare in modo di non darla in mano a me o potresti pentirtene.

- Sono certa che Meanna abbia la spada- mormorò la voce di Hesperia nelle loro teste – ma ho bisogno che distraiate Taleia finché non si sveglia. Credete di poterlo fare?

- Credevo avessi detto che il potere della Fiamma di Zaffiro è sufficiente per sconfiggere Taleia- le rispose Stella sorridendo – credo che sia il momento di scoprirlo una volta per tutte.

Le Winx presero il volo e accerchiarono il loro avversario, con l’eccezione di Flora, ancora inginocchiata accanto a Meanna. Aemil, che fino a quel momento aveva sferrato i suoi attacchi sempre da terra, lanciò loro un’occhiata annoiata e alzò entrambe le braccia, le dita rapidissime che tracciavano nell’aria linee rosse di magia.

- Si è disegnato un paio di ali…?- mormorò incerta Musa.

- È già sufficientemente ingiusto che mi attacchiate in cinque contro uno- esclamò l’uomo senza smettere di disegnare - lasciatemi almeno il vantaggio del volo.

Non appena si fu fermato le ali acquisirono profondità e presero vita, fondendosi sulla sua schiena dopo che si era voltato: ogni linea di quel disegno aveva preso a fiammeggiare e presto l’uomo fu in grado di sollevarsi in aria mentre le ali sbattevano come avrebbero fatto quelle di una fenice.

- Benissimo, dove eravamo rimasti?

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Capitolo 59
*** Nessun Perdono ***


La donna giaceva ancora priva di sensi tra Hesperia e Flora, i riccioli scuri allargati attorno alla testa in lunghe onde blu.

- Sembra che Taleia le abbia detto qualcosa che le ha fatto perdere i sensi...- mormorò preoccupata Flora rivolta verso la ninfa – E’ una reazione molto forte considerato che stiamo parlando di un’insegnante di Alfea. Cosa le avrà detto?

Ma Hesperia sembrava non averla sentita: le sue dita erano sospese a pochi centimetri dalla fronte della donna e la sua espressione era così intensa che la fata si sentí di nuovo stringere il cuore.

- Avevo pensato di averla persa per sempre invece eccola qui...- la sentí mormorare – Non c'è da stupirsi che sia riuscita a mettere le mani sulla spada, è stata lei a crearla in primis...

Sopra di loro la battaglia imperversava e Flora lanciò un’occhiata alle sue compagne che sfrecciavano nel cielo, schivando i colpi di Aemil e lanciandogli contro i loro nuovi attacchi Hesperix. No, si corresse mentalmente, non era Aemil quello che le stava attaccando: era Taleia.

Sembrava che le parole della donna avessero scatenato nelle Winx una determinazione senza precedenti e Flora si concesse di tornare a preoccuparsi della donna che giaceva di fronte a lei.

- Madame Meanna...- la chiamò, scuotendola per le spalle con la maggior delicatezza possibile. Era strano essere così vicina ad una sconosciuta... insistette, chiamandola un paio di volte, e finalmente la donna aprì gli occhi.

- Dove mi trovo?

- Siete sul tetto di Alfea... la scuola è sotto l’assedio di Taleia e le mie compagne la stanno difendendo. Ci è stato detto che per sigillare la ninfa occorre una certa spada… che abbiamo ragione di credere sia in suo possesso.

Meanna rispose alle sue parole con uno sguardo confuso.

- Parli della spada di Meliade? Quell’arma è andata persa anni fa, la notte in cui…- la donna si morse le labbra – la notte in cui cadde Monteluna.

- Persa?

- Il momento prima la stavo impugnando per combattere e quello dopo era sparita in un lampo di luce.

Hesperia scosse la testa: - Non se ne rende conto ma ce l’ha ancora lei. Diglielo.

- Abbiamo ragione di credere che non sia sparita e che sia ancora in suo possesso.

- “Abbiamo ragione di credere”? Non so chi tu sia ma ho ti ho appena detto che ho visto quella spada sparire sotto i miei occhi, dalle mie stesse mani- il tono della donna era gelido mentre si sollevava faticosamente a sedere, scrutando intensamente il cielo. Nello scorgere la sagoma di Magister Aemil i suoi occhi si spalancarono e la sua espressione sembrò congelarsi.

- Madame Meanna…?

- Devi insistere- mormorò alle sue orecchie Hesperia – o non ne usciremo mai.

- Madame Meanna?- la chiamò ancora Flora, scuotendola di nuovo con delicatezza. Invano: la donna sembrava pietrificata, gli occhi fissi sull’uomo che combatteva nel cielo. Al suo fianco l’espressione di Hesperia era altrettanto immobile, una maschera di nostalgia e tristezza.

- Meliade...- mormorò la ninfa, alzando una mano a sfiorare la guancia della donna. Inaspettatamente l’insegnante reagì, scuotendosi dal suo torpore e tornando a guardare Flora.

- Non posso farlo.

- Fare cosa?

- Affrontare Aemil. Non posso farlo. Non dopo quello che ha detto Taleia.

- Per via di Monteluna? La colpa è stata sua, lo ha ammesso lei stessa, non è stato…

Madame Meanna la interruppe con un brusco gesto della mano.

- Niente mi toglierà mai la colpa di quello che è successo a Monteluna ma non mi riferivo a quello. Sono successe delle cose tra me e Aemil quella notte che non posso perdonarmi. Non potrei mai affrontarlo di nuovo in combattimento.

La sua voce era calma e controllata ma la donna emanava un’aura un po’ sfuggente, come se non vedesse l’ora di andarsene da quel posto, e Flora ebbe l’impressione che fosse esattamente quello che stava per fare. Inspirò profondamente.

- Madame Meanna, l’intera Dimensione Magica è minacciata dalla presenza di Taleia. Siamo in possesso di un potere sufficiente a sconfiggerla ma non a sigillarla e per quello ci serve la spada. Se non intende combattere al nostro fianco la capiremo ma ci lasci almeno la spada di Meliade.

La donna le lanciò un’occhiata incandescente e fece per alzarsi.

- Non lo ripeterò una terza volta, non ho io la spada e non ho intenzione di restare. Mi dispiace ma non...- si interruppe per lanciare all’uomo un’occhiata rapidissima una volta in piedi - ...non avete idea di cosa significhi.

La donna mosse qualche passo verso le scale e Flora guardò Hesperia con occhi disperati. Che altro poteva fare? La ninfa sembrò esitare poi la sua espressione si fece più determinata.

- Spero mi perdonerai per quello che sto per fare, Flora…

Le braccia dello spirito le si strinsero intorno e per un attimo sentì un colpo di freddo attraversarle il corpo, poi…

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Capitolo 60
*** Basta Combattere ***


- Siete quasi migliorate, direi…

Bloom non sapeva se sentirsi lusingata da quelle parole: è vero, avevano messo in difficoltà Taleia più di una volta ma in quella forma era estremamente agile e sembrava avere gli occhi anche dietro la testa.

Anche in cinque avevano dovuto fare del loro meglio per tenerla sotto scacco e anche coordinando gli attacchi non avevano ottenuto altro se non di ridurre i suoi colpi: era così impegnata a volare in giro per schivare i loro attacchi Hesperix che non aveva avuto tempo per contrattaccare.

Ed ora erano lì, tutte e cinque con il fiato corto, sospese a mezz’aria circondando quell’uomo che non sembrava nemmeno un po’ accaldato. C’era decisamente qualcosa di eccezionale in lui.

- Vediamo come ve la cavate con un paio di amici…

Le sue mani iniziarono a muoversi, rapidissime, le dita che tracciavano nell’aria due linee completamente diverse: la destra riempiva l’aria di lunghe pennellate azzurre mentre la sinistra faceva fiorire ciuffi di fiamme scarlatte. Era uno spettacolo suo malgrado incredibile e le ragazze esitarono mentre riprendevano fiato.

In pochi istanti le figure furono più che chiare: un leone di fiamme e un drago d’acqua fiancheggiavano il mago con aria minacciosa.

- Lasciate Aemil a me!- urlò Bloom. Il suo potere non avrebbe avuto nessun effetto né sul leone né sul drago mentre Aisha…

- Musa!- chiamò la fata dei fluidi – Io e te ci occuperemo del leone!

Stella e Tecna si scambiarono un’occhiata e un cenno per poi muoversi verso il drago: non era una strategia ottimale ma non c’era altro che tutte loro potessero fare.

- Avanti, Winx!


Era come se qualcuno avesse riempito la sua camera di un profumo intenso, sensuale e piacevolissimo... ma che non era il suo. Tentò di portarsi una mano alla fronte e scoprì di non poterlo fare.

- Aspetta, Meanna!

Le sue braccia erano già protese in avanti, verso l’insegnante che se ne stava andando, ma la voce che aveva pronunciato quelle parole non era la sua. Meanna si voltò e i suoi occhi chiari la guardarono per un solo istante prima che le sue dita li coprissero.

- Che cosa...

Flora sentiva le ciglia della donna muoversi sulla sua pelle, la sua fronte liscia, l’impulso che aveva di sottrarsi a quella presa... ma entrambe percepivano che dietro l’azione così invasiva di Hesperia c’era una ragione molto importante.

- Non guardarmi. Ascolta la mia voce. Hai chiuso dentro di te una cosa molto importante e voglio che ti ci concentri.

- Non è vero.

- Per tutti questi anni hai tracciato una linea tra te e quella cosa perché ne avevi paura e credevi di non poterla controllare.

- Non è vero...

Flora percepiva sia l’ostinazione di Meanna sia il bisogno di Hesperia di trovare quello che stava cercando, spettatrice impotente di qualcosa di più grande di lei.

- C'è una forza dentro di te che hai tenuto a bada per quasi tutta la tua vita perché pensavi di star prendendo la strada sbagliata.

- Smettila, non è vero!

La voce solitamente controllata di Meanna aveva assunto una sfumatura di panico che l’aveva fatta suonare fin troppo giovane.

- Adesso basta combattere, Meanna... non è una strega quella che ti stai impedendo di diventare, ma una ninfa.

Flora sentí gli occhi della donna che le si spalancavano sotto le dita e il passo indietro con il quale si sottrasse al suo tocco per guardarla in faccia.

- Chi sei e come puoi dirmi una cosa del genere?

A quel punto Flora percepì il sorriso della ninfa prima ancora che le si allargasse sul viso.

- Conosci già il mio nome... se ascolti dentro di te puoi sentirlo.

- Non capisco...

L’insegnante si era coperta il volto con le mani, come se non si fidasse delle parole che potevano uscirle dalla bocca.

- Devi imparare a farlo, Meanna... Ascolta bene la voce che hai dentro: io sono colei che ascolta il richiamo del sole. Qual è il mio nome?

La donna esitò e il silenzio calò su quella parte del terrazzo. Alle sue spalle Flora sentiva proseguire il combattimento, la voce di Aemil che derideva le sue compagne e il suono di attacchi che si infrangevano nell’aria. Avrebbe tanto voluto voltarsi nella loro direzione.

- Sono colei che ascolta il richiamo del sole...- ripeté Hesperia, la voce che iniziava a tradire la sua disperazione. Meanna aveva chiuso gli occhi ma era difficile capire se lo avesse fatto per concentrarsi meglio o per rifiuto verso ciò che la ninfa le stava dicendo. Qualcosa aveva preso a scorrere sul volto di Flora e la fata si portò istintivamente le mani al volto... stavolta senza che il controllo di Hesperia glielo impedisse.

Il profumo che aveva sentito aveva iniziato a svanire.

- Hesperia! Il tuo nome è Hesperia!

Gli occhi di Meanna sembravano ancora più chiari quando erano colmi di lacrime: la donna guardò Flora come fosse in cerca di una risposta ma lo spirito della ninfa aveva già abbandonato il suo corpo.

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Capitolo 61
*** La Luce di Meanna ***


Tecna fu la prima a cadere.

- Tecna!

Musa si era lanciata dietro di lei, lasciando Aisha sola alle prese con il leone fiammeggiante. In realtà la loro squadra era quella che aveva avuto più successo: la sagoma del leone si era fatta sempre più trasparente e in quel momento si notava appena contro il cielo scuro.

Gli attacchi di Tecna e Stella erano stati meno efficaci contro un nemico elementale mentre Bloom…

- ...che non vorresti portartele dietro. Ed è comprensibile, saresti molto meno frenata senza di loro, meno preoccupata che un eventuale errore…

Aemil non aveva smesso di parlare un istante. Era facile riconoscere dietro il volto dell’uomo la mente affilata di Taleia, le stesse parole crudelissime che aveva rivolto loro durante il suo primo attacco. Era evidente che la vera arma di Taleia, in quello scontro con lei, erano le parole.

- una spanna sopra di loro, ammettilo… e se non farai qualcosa non faranno che trascinarti a terra! Non hai mai pensato di…

Bloom le lanciava una freccia di fuoco dopo l’altra, cercando di ignorare le sue parole e schivando i suoi colpi misti di flutti e fiamme o riparandosi dietro uno scudo di luce quando necessario, ma le forze iniziavano ad abbandonarla.

Lanciò una rapidissima occhiata verso il terrazzo, dove fino ad un momento prima Flora e Meanna erano immerse in una conversazione così intensa da cancellare il resto dell’universo. In quel momento entrambe guardavano nella sua direzione e Bloom si sentì invadere da un’ondata di sollievo: forse Hesperia era finalmente riuscita nel suo intento.


Meanna risplendeva di luce.

Non c’era altro modo per descriverla: se fino a qualche momento prima la sua pelle scura e la cascata di ricci blu avevano potuto far pensare ad una strega ora sembrava che ogni atomo di lei brillasse, mutandola in una creatura sfolgorante.

Il suo sguardo si alzò verso l’uomo che combatteva contro Bloom e Flora vide prendere forma sul volto della donna un’espressione di determinazione e sicurezza. Il gesto delle sue dita fu impercettibile e in un attimo Meanna fu di nuovo su nel cielo, a cavalcioni della stessa tromba d’aria che le avevano visto usare poco prima.

Flora si guardò intorno: aveva di nuovo il controllo del suo corpo ma Hesperia non si vedeva da nessuna parte.


- Taleia! Non ho finito con te!

Tutti loro si voltarono a guardarla: Meanna era una visione splendente in mezzo al grigiore nuvoloso di quella mattina.

- Rivelandomi la verità su quella notte a Monteluna hai commesso il tuo ultimo errore, maledetta! Ora che so come sono andate le cose neanche nasconderti dietro il viso di Aemil ti servirà!

La donna alzò entrambe le braccia e due lunghissime trombe d’aria crebbero dai suoi palmi, sottili e scure come lunghi pugnali argentati. Aemil rise.

- E’ così allora? Anche dopo tutti questi anni lo odi ancora al punto da poterlo sacrificare per arrivare a me?

- Al contrario, Taleia...- la luce di Meanna si fece ancora più intensa mentre parlava – non posso sopportare di vederlo in mano a te proprio perché lo amo ancora.

Sul volto del mago si dipinse una maschera di disgusto.

- L’ho amato dal primo momento in cui l’ho incontrato- mormorò Meanna, l’espressione sul suo viso che tradiva la difficoltà di quelle parole – lo amo ancora... e non credo di poter smettere di amarlo.

- Maledetta!

Taleia avrebbe avrebbe affilato quella parola come una freccia e l’avrebbe riempita di veleno ma la voce di Magister Aemil si spezzò, trasformando la fine della parola in un gemito: nonostante tutti gli sforzi della ninfa il suo viso era inondato di lacrime.

A quel punto, per la prima volta da quando l’avevano conosciuta, Meanna sorrise e il mondo sembrò esplodere di luce.


Il suo tailleur bianco, quello che le avevano sempre visto addosso, si aprì in una corolla di candidi drappi come un fiore appena sbocciato. Tutta la luce si condensò in una catenina luminosa che le avvolgeva collo e spalle, trattenendo appena un secondo strato di veli semitrasparenti e decorandole gli arti con intricati disegni. Anche le caviglie, appena visibili sotto i lunghi veli, erano cinte d’oro lucente, lo stesso oro che risaltava brillante sulla sua fronte scura e tra i capelli.

- Non temere… sono qui.

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Capitolo 62
*** Convergenza ***


Sembrava una dea.

Tutti i veli di cui era composto l’abito le svolazzarono intorno come petali bianchi e i suoi riccioli scuri, più lunghi che mai, brillavano come uno squarcio di cielo stellato. Sorrideva, guardando Aemil, un sorriso che riempiva il cuore di tutte loro mentre la guardavano, un sorriso che sembrava illuminare le nuvole grigie che ancora li coprivano.

- Mi dispiace Taleia...- sussurrò, avvicinandosi sempre di più a Magister Aemil – ma non c’è niente che tu possa fare contro questo…

Sorreggendo Tecna, Flora e Musa avevano raggiunto le altre, in un cerchio silenzioso e colmo di emozione attorno ai due. I loro occhi erano fissi sulle mani affusolate di Meanna che si sollevavano a incorniciare il viso di Aemil.

- Mil...

L’uomo sembrò prendere fuoco.

Un urlo tremendo squarciò l’aria, crescendo sempre più d’intensità mentre ogni atomo del corpo di Aemil si era mutato in fiamma. Le braccia di Aisha erano già sollevate per lanciare un incantesimo d’acqua ma uno sguardo di Meanna le bloccò: la donna stringeva ancora tra le mani il volto dell’amato, senza esitazioni.

- Torna...- la sentirono mormorare.

- Maledetti!

Una voce femminile si sovrappose all’urlo di Aemil e dalle fiamme che lo ricoprivano emerse lo spirito di Taleia, il volto tatuato e deformato in una maschera di rabbia, le lunghe mani nodose protese verso il corpo che aveva posseduto fino ad un attimo prima. Anche il drago e il leone erano spariti.

Finalmente il grido dell’uomo cessò e le fiamme lo abbandonarono, restituendolo alle braccia di Meanna. La donna lo strinse protettivamente a sé, sfidando l’avversaria con lo sguardo.

- Stai certa che non lo lascerò andare mai più…

Bloom aveva colto quell’occasione per lanciare uno sguardo d’intesa alle sue compagne: ora che Taleia non aveva più un corpo era molto più vulnerabile e appena Meanna fece il gesto di allontanarsi dalla ninfa le Winx la circondarono.

Flora le si lanciò quasi addosso, sfoderando il suo attacco Hesperix per bloccare Taleia come aveva fatto nello studio di Faragonda.

- Bocciolo del Coraggio!

I tralci di luce che coprirono la ninfa erano ancora più numerosi della volta precedente.

- Blocchiamo Taleia con una convergenza magica, ragazze!

Le Winx si presero ancora una volta per mano, la loro intesa che si faceva ogni volta più forte. Ognuna di loro si concentrò sul proprio attacco, chiudendo il loro anello di luce attorno alla donna.

- Lampo di Giustizia!

- Canto di Forza d’Animo!

- Fiamma di Dedizione!

- Onda di Lealtà!

- Bagliore d’Abnegazione!

Com’era successo la prima volta i loro corpi avevano iniziato a brillare di una luce quasi accecante e sopra la testa di Taleia era comparsa la Fiamma di Zaffiro. La donna, però, anche se circondata e imprigionata nell’incantesimo di Flora, trovò ancora il coraggio di sogghignare.

- Sai bene che la Fiamma di Zaffiro non ti basterà, Meanna! Sarai pure la reincarnazione di Meliade ma non possiedi tutto il suo potere!

Sospesa a cavallo del suo turbine d’aria, il corpo privo di sensi di Aemil tra le braccia, l’espressione di Meanna era tornata a farsi determinata ma nei suoi occhi brillava qualcosa che prima non c’era.

- Avrai pure ragione su questo…

La donna infilò una mano nel punto in cui il petto dell’uomo toccava il suo e fece un ampio gesto con il braccio, al termine del quale la sua mano impugnava la Spada di Meliade: una lama lunga e sottile che nasceva dal cerchio dorato di un sole i cui raggi si allungavano in entrambe le direzioni, a proteggere la mano di chi la brandiva e a decorare il metallo lucente. - ...ma Meliade non era da sola. E nemmeno io lo sono.

La punta della spada disegnò un arco in direzione delle sei fate e ognuna di loro venne colpita da un globo di luce che coprì interamente le armature dell’Hesperix.

Le fate guardarono incredule il metallo esplodere in una miriade di gemme, una nuvola luccicante che tornava a coprire i loro corpi disegnando nuovi profili. I body avevano mutato forma, scivolando come onde, ora coprendo un braccio ora lasciando libero un collo e aprendosi a fasciare le gambe delle ragazze come la corolla di un fiore, giù giù fin sotto i piedi. I drappi che avevano coperto loro i fianchi si avvolsero come viticci attorno al loro petto, intrecciandosi con le gemme e aprendosi poi a velare elegantemente quei corpi sottili, sorretti da catenine formate da quelle stesse gemme. Sulla fronte di tutte loro si allargò un sottilissimo diadema e le complicate fantasie delle loro ali Hesperix si ricomposero in semplici linee sinuose e aggraziate.

Dietro di loro, intenta a fissarsi le mani incredula, era ricomparsa Hesperia.

- Lo sai che non basterà, Meanna: io tornerò sempre, nessuna di loro è al sicuro da me dopo quello che hanno osato farmi! Farò loro quello che ho fatto a voi e nessuna delle persone che amano sarà al sicuro da me!

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Capitolo 63
*** Finalmente insieme ***


Nonostante il loro nuovo potere, nonostante il cerchio che le univa, un brivido di terrore scorse lungo le loro schiene: tale era il potere delle parole della ninfa, che avevano visto più di una volta mettere in atto terribili cose.

- Non temere, Taleia. - le rispose Hesperia - la Fiamma di Zaffiro sarà sempre qui ad aspettarti…

- ...e così anche la Spada di Meliade. - terminò la frase l’insegnante, puntando l’arma verso la donna. Un nuovo fascio di luce colpì la ninfa, strappandole un grido, e i diademi delle ragazze brillarono sulle loro fronti. Il monile di Hesperia si schiuse come un fiore, separandosi in sei pezzi luminosi.

- Tutte insieme ora! - chiamò Meanna.

- Fulmine del Giudizio!

- Devozione Travolgente!

- Voce dell’Anima!

- Forza Luminosa!

- Fiore del Cuore!

- Determinazione Infuocata!

Ogni volta che un attacco colpiva la ninfa, strappandole un grido, uno dei frammenti della Fiamma di Hesperia le si materializzava addosso, soffocando le sue grida e le fiamme azzurre di cui aveva iniziato ad ardere. In un attimo non ci fu più nulla se non la reliquia stessa, che brillava per i raggi del sole che finalmente aveva fatto capolino tra le nuvole.


Finalmente soddisfatte le ragazze scesero lentamente sul terrazzo della torre di Alfea, stanche e sorridenti. Meanna le raggiunse un attimo dopo, deponendo con delicatezza il corpo di Aemil in modo che la testa riposasse sulle sue ginocchia e prendendo ad accarezzargli i capelli. Il suo volto era un misto di preoccupazione e incertezza e le ragazze la fissarono in silenzio, senza sapere cosa dirle.

- Meliade?

Meanna alzò gli occhi verso l’origine della voce: Hesperia era in piedi di fronte a lei, le mani strette a pugno, gli occhi colmi di speranza.

- Hesperia, mi dispiace, io non...- la donna si era interrotta di colpo, come congelata, e i suoi lineamenti erano cambiati: di fronte a loro non sedeva più la ninfa dai capelli scuri con la quale avevano combattuto ma una biondissima ragazza dai capelli ondulati e gli occhi verdi.

Gli occhi di Hesperia si velarono di lacrime e le sue mani corsero a stringere quelle protese di Meliade, in una stretta disperata.

- Pensavo che non ti avrei mai più rivista… pensavo di aver perso l’opportunità di incontrarti ancora…

Meliade aveva sorriso, un sorriso che aveva riempito di calore il cuore delle ragazze.

- Eppure eccomi qui...- la donna aveva una voce quasi angelica - ...di nuovo al tuo fianco. Non potevo lasciarti fare questa cosa da sola.

- Ma ora…

- Shhhh...- la donna si era portata alle labbra la mano di Hesperia per baciarla – Io sarò sempre con te. Continua a vegliare la Fiamma di Zaffiro perché io...- sorrise ancora, lanciando un’occhiata al volto dell’uomo che le dormiva in grembo - ...io sarò sempre lì a vegliare la mia spada.

Hesperia annuì mentre la Fiamma di Zaffiro, che nel frattempo era rimasta a fluttuare nel cielo sopra di loro, le si avvicinava lentamente.

- È tempo di andare- mormorò ancora la donna, alzandosi in piedi e abbandonando il corpo di Meanna per avvicinarsi alle Winx – Vi ringrazio per ciò che avete fatto per Hesperia. Quanto al mio potere… custoditelo: verrà il giorno in cui la Dimensione Magica ne avrà ancora bisogno… e forse quel giorno voi lo darete in mano alle vostre figlie?

Un calore fortissimo si sprigionò dal cuore delle fate: le parole di Meliade avevano fatto fiorire in loro una marea di sensazioni diverse, tutte culminate nell’emozione di stringere al petto una minuscola, delicata testolina.

Le due ninfe si stavano ancora tenendo per mano, l’una brandendo la spada nella mano destra l’altra tenendo sospesa la reliquia nella mano sinistra, e sorridevano guardandosi negli occhi.

- Arrivederci...- mormorarono, e poi sparirono.


- Min… Min!

La voce roca di Aemil aveva rotto il silenzio colmo di emozione che le due ninfe si erano lasciate dietro e gli occhi di Meanna volarono su quel volto provato dagli ultimi eventi… quel volto che assomigliava ancora fin troppo a quello del ragazzino con cui aveva imparato a dosare la sua magia.

- Sei qui… sei qui davvero.

L’uomo aveva fatto per alzarsi ma l’insegnante lo aveva fermato con una mano sul petto.

- Sei debole… resta dove sei. Io non vado… non vado da nessuna parte stavolta. A meno che tu…- aggiunse riluttante - ...a meno che tu non lo voglia.

I due si guardarono in silenzio per una manciata di secondi che sembrò interminabile poi Aemil si schiarì la voce.

- Avrei dovuto capire che non eri tu… avrei dovuto fermarmi e chiedermi perché, cercarti ancora e capire… capire che non era possibile che fossi stata tu.

Una lacrima era scivolata dall’occhio di Meanna per cadere proprio sulla guancia dell’uomo che amava.

- E io avrei dovuto fare lo stesso… invece che credere alle sue parole. Potrai mai perdonarmi?

La mano dell’uomo si allungò verso linea luccicante della sua lacrima per asciugarla goffamente.

- Perdonarti di cosa? Sei qui… non c’è niente da perdonare.

La testa dell’insegnante si era chinata in avanti, coprendo entrambi con una cortina di ricci blu.

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Capitolo 64
*** Celebrazioni ***


Le nuvole si erano aperte del tutto, inondandole finalmente di sole.

L’adrenalina le aveva abbandonate, lasciandole stanche e vagamente assonnate a sedere sul fondo del terrazzo, incuranti della scenetta romantica che si stava consumando a pochi passi da loro.

- Un’altra vittoria...- mormorò stancamente Aisha, la testa poggiata sullo stomaco di Flora. Le dita della fata dei fiori erano intrecciate tra i suoi capelli, nonostante la ragazza sembrasse a malapena cosciente.

- Non posso credere che ce l’abbiamo fatta!- esclamò Bloom, la cui adrenalina sembrava tener duro - Fino all’ultimo ho avuto paura che Taleia venisse a sapere di Daphne e decidesse di reincarnarsi nel bambino.

- Non sono certa che avrebbe potuto farlo- mormorò distrattamente Tecna a occhi chiusi – Griffin non ci aveva detto che la ninfa sceglieva qualcuno con lo stesso spirito per reincarnarsi?

- Buffo che Meliade abbia scelto Meanna, allora...- mormorò Musa lanciando un’occhiata alla donna – Io non le trovo affatto simili.

- Forse lo sono in un modo che noi non possiamo vedere...- mormorò sorridendo Stella, giocherellando con il gioiello della sua nuova trasformazione - Passando alle domande importanti… come pensate che si chiami questo potere?


- Ripetimi perché siamo qui…

La voce di Musa era poco più di un sussurro, un sussurro carico di scetticismo e ironia. Stella si voltò per lanciarle un’occhiataccia e Aisha le diede una minuscola spallata, più per simpatia che per rimprovero.

- Siamo qui perché prima della cerimonia manca ancora un’ora abbondante.

- Non potevamo andare a sentire qualche altra lezione? Ho sentito che uno degli studenti di Monteluna è stato assunto ad Alfea e insegna… Magimusica? Musimagia? Una cosa simile…

Bloom scosse la testa.

- Siamo qui per mostrare a Meanna il nostro appoggio e perché siamo grate di quello che ha fatto per Alfea.

- Ma sono le quattro, la scuola dovrebbe finire alle quattro!

Madame Meanna si interruppe per un istante, guardando nella loro direzione. I suoi ricci blu erano raccolti in una cascata splendente di treccine e il suoi occhi chiari brillavano divertiti.

- ...ma visto che hanno tanta voglia di parlare suppongo che possano spiegarvelo loro. Vi presento le Winx, salvatrici della Dimensione Magica ancora una volta.


Sembrava che ci fossero tutti.

Specialisti e Paladini indossavano le versioni formali delle loro uniformi, scurissime e con bottoni dorati: in piedi immobili, dritti come fusi, erano l’incarnazione stessa dell’orgoglio e Codatorta, dietro di loro, era per una volta altrettanto elegante. Perfino Saladin aveva abbandonato la sua solita palandrana per una tunica molto più formale e adatta al preside di una scuola.

Griffin vestiva un abito nerissimo che sembrava accompagnare bene la sua espressione.

Anche il gruppetto di professori di Alfea era particolarmente elegante ma ognuno di loro aveva due gigli neri appuntati sul petto e nessuno dei loro sorrisi si estendeva fino agli occhi.

Magister Aemil e Madame Meanna erano semplicemente meravigliosi: il vestito di lei riprendeva l’abito da ninfa che le avevano visto addosso alla fine della battaglia contro Taleia, in un tripudio di veli bianchi, mentre quello di lui era riuscito a riprenderne in qualche modo lo stile pur utilizzando solo stoffa nera. Un grosso monile argentato gli pendeva sul petto, il profilo di quello che sembrava un castello. Le Winx avevano optato per la loro trasformazione più recente e splendevano come non mai nel sole pomeridiano.

- Amici!- iniziò Saladin guardandosi intorno: l’uomo era salito su una delle panchine che circondavano l’aiuola centrale del parco di Alfea e tutti gli si erano radunati davanti.

- Un altro nemico è stato sconfitto, grazie alla lealtà e all’amore. Una delle più antiche minacce della Dimensione Magica è stata nuovamente sigillata e di questo ringraziamo le nostre amatissime fate, il fiore all’occhiello di questa scuola di magia.

I presenti applaudirono con calore, sorridendo ai visi imporporati delle ragazze.

- Purtroppo c'è sempre un prezzo da pagare per le vittorie e stavolta quello che abbiamo pagato è stato troppo, troppo alto. Le nostre amate Faragonda e Griselda hanno perso la vita nel tentativo di proteggere la Dimensione Magica e questo la scuola non lo dimenticherà mai.

L’uomo fece un gesto con la mano e l’aria, alle sue spalle, sembrò brillare: una statua scintillante prese forma lentamente dietro di lui, una statua che ritraeva le due incredibili donne che Saladin aveva appena nominato.

Griselda indossava la sua uniforme da capitano e impugnava una spada per difendere la sua protetta e Faragonda, dietro di lei, era stata ritratta a meta di un attacco nel quale si librava in aria.

La composizione era insieme molto dinamica e aggraziata e per quanto fosse un po’ strano vederle così giovani non c’erano dubbi che quello fosse il modo migliore per rendere loro onore.

Tutti i presenti applaudirono di nuovo, più d’uno con le lacrime agli occhi.

- E infine...- riprese l’uomo molti minuti dopo, quando l’applauso fu scemato – abbiamo un paio di annunci da fare.

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Capitolo 65
*** Qualsiasi Cosa ***


- Il primo riguarda Alfea: per quanto tutti sappiano che Faragonda è e resterà insostituibile la scuola ha bisogno di una preside... e dopo lunghe consultazioni il corpo docenti ha deciso di nominare Madame Meanna.

La donna lanciò un’occhiata incredula al resto dei suoi colleghi.

- Ma sono appena arrivata, l'anzianità prevede che...

Avalon fece un cenno con la mano, come per scacciare quell’obiezione.

- Se non vuoi accettare lo capiremo ma siamo rimasti tutti molto colpiti dalla tua precisione, dalle tue capacità organizzative e dalla tua disciplina anche nei momenti più complicati. Per anzianità il posto spetterebbe a Wizgiz...

- ...ma io sto benissimo dove sto e credo che nemmeno Palladium sia intenzionato a salire al potere. Vero?

L’elfo sorrise: - Non credo che potrei competere con te, dopotutto sei una ninfa...

- Non ci devi una risposta immediata- le disse Saladin – ma sappi che saremmo onorati di averti alla guida di Alfea. Il secondo annuncio riguarda un’altra scuola... Monteluna.

Un silenzio colmo di emozione calò sui presenti e Magister Aemil, in particolare, impallidì.

- Abbiamo avuto per anni mormorii, voci che ci chiedevano di Monteluna, richieste di fare qualcosa per rimetterla in piedi... oggi possiamo finalmente farlo e mettere alla sua guida la persona che Toboric avrebbe voluto come successore: Magister Aemil.

Una lacrima scivolò lungo la guancia dell’uomo nel sentir nominare il suo tutore. Meanna gli lanciò un’occhiata di pura fierezza e il suo volto serio si illuminò tutto mentre la sua mano scivolava furtiva a stringere quella di lui.

- Credo che sia tutto e ora...

L’uomo si era interrotto: due sfere di luce erano sfrecciate a velocità massima attraverso il cancello di Alfea, dirette nella loro direzione. La prima aveva colpito Bloom dritta in faccia, stordendola, mentre la seconda aveva iniziato a stringere cerchi sempre più stretti attorno a Saladin stesso. Le Winx si strinsero attorno alla loro leader, la quale era scoppiata a piangere nascondendosi il viso tra le mani.

- Bloom, Bloom! Che succede?

La sfera di luce aveva finalmente raggiunto anche Saladin, che si fermò un attimo ad ascoltarla e al contrario scoppiò a ridere.

- Inaspettatamente abbiamo un altro annuncio! L’erede al trono di Domino, la principessa Daphne, ha appena dato alla luce una bambina.


- A cosa state pensando?

Musa sospirò: - Vuoi la risposta ufficiale o quella ufficiosa, Aisha?

- Voglio sapere a cosa stai pensando.

La cerimonia era sfociata, come spesso succedeva, in una specie di ballo che aveva coinvolto sia gli studenti di Fonterossa che quelli di Alfea. Non era facile pensare a divertirsi quando fuori dalla finestra una statua celebrava la morte della loro preside ma era difficile non sentirsi felici e in vena di festeggiamenti quando la coppia del momento, Min e Mil, non faceva che volteggiare per la sala, ballando come se non intendesse fare altro per il resto della sua vita.

E farsi trascinare sulla pista dal proprio Specialista preferito tendeva a far dimenticare ogni cosa che non fossero i suoi occhi.

- Sto pensando al professore di Magimus...Musimag… ecco, me l’ha detto e io ero troppo occupata a pensare a quanto fosse carino.

Le ragazze erano spalmate sui bassi divanetti del privé dei professori, accaldate per il troppo ballare e assolutamente esauste dopo quei giorni colmi di eventi.

Bloom era riuscita a seminare tutti coloro che continuavano a chiederle come si sentisse ma si rifugiò per sicurezza dietro le spalle di Stella, l’unica ancora abbastanza in forze da rimanere seduta dritta.

- Io sto pensando di chiedere a Brandon di sposarmi.

Tutte le ragazze si voltarono nella sua direzione a bocca aperta.

- Stai scherzando?

- Non sto scherzando affatto. Come scudiero del principe Sky credete che si senta in diritto di chiedere la mano di una principessa?

Le ragazze esitarono.

- Forse si forse no- si rispose da sola la ragazza – ma non ho intenzione di correre il rischio.

Un tenero sorriso si aprì sul volto di Bloom: Stella era quella che più era maturata, in quell’avventura… ma era davvero rimasta la stessa.

- Sapete… nella mia prova di Hesperia Faragonda mi chiedeva se volevo insegnare ad Alfea…

Flora era rannicchiata su una poltroncina, lo sguardo luminoso e un po’ perso nel vuoto. Helia le aveva coperto l’abito di fiori e lei ci stava giocherellando distrattamente.

- ...e credo che sia proprio quello che voglio. Buffo, non ci avevo mai pensato prima…

- Neanche a me dispiacerebbe lavorare in una scuola- mormorò Tecna – anche se non credo che Alfea sarebbe la mia prima scelta. Credete che la vorrebbero una donna a Fonterossa?

- Fonterossa dovrebbe iniziare ad accettare anche studentesse, per cominciare...- brontolò Aisha – A sentire Saladin Griselda ha lottato per anni per cambiare le cose.

- C’è così tanto di loro che non sappiamo, mi piacerebbe chiedere a Barbatea di…

Le parole di Bloom furono interrotte dall’arrivo di una sfera di luce di un delicato rosa. Tutte le ragazze alzarono la testa verso la loro leader, che esitava con le mani a circondare quell’inaspettato messaggero.

- Potrebbe essere qualsiasi cosa...- mormorò Bloom mordendosi il labbro. Tecna rise.

- Bloom, domani stesso potrebbe succedere “qualsiasi cosa”… ci aspettavamo forse Taleia quando siamo tornate ad Alfea qualche giorno fa? Su, ascoltala…

La ragazza fece un respiro profondo e si portò la sfera alla fronte mentre un silenzio colmo d’aspettativa le circondava.

- E allora?- chiese Musa dopo una manciata di secondi, impaziente: all’improvviso gli occhi della ragazza si erano fatti lucidissimi.

- Daphne e Thoren hanno deciso che nome dare alla bambina…

- Davvero? E come hanno intenzione di chiamarla?

Bloom sorrise: - Fay Grysell

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