Black flame - Il cavaliere errante

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

I giardini dell'acqua erano incredibili in quel periodo, quando il sole di Dorne brillava alto nel cielo per gran parte della giornata e i suoi raggi dipingevano curiosi disegni fatti di baluginii e scintille sulla superficie cristallina dei laghetti che costituivano l'oasi personale della casa regnante dei Martell.

- Mia signora, dell'altro vino? -

Il vino dorniano era speziato, più ricco e corposo rispetto a quello di Arbor, e se non si assumeva con moderazione dava velocemente alla testa.

- No, ti ringrazio, non vorrei che il mio caro cugino riuscisse a vincere con troppa facilità. -

Accennò alla scacchiera sul tavolo, alla quale lei e Ricarys avevano dedicato lunghe ore pomeridiane durante le quali Daenora aveva invece preferito rimanere a crogiolarsi sotto il sole.

- Non vi stancherete mai di giocare? -

- Non finchè non riesco a battere Ricarys almeno una volta. -

Il principe gettò la testa all'indietro, scoppiando a ridere, le iridi dello stesso colore di quelle di una tigre che luccicavano d'ilarità.

- Sono anni che mi esercito giocando contro mio padre e lui è un avversario di gran lunga più abile di me, perciò adorata cugina puoi anche escludere la possibilità di riuscirci. Forse tra qualche anno … -

Gli rivolse una smorfia e fece la sua mossa.

- E di questa cosa ne dici? -

- Non male -, riconobbe Ricarys, - ma lasci il fianco scoperto sull'altro lato dandomi modo di contro attaccare. Pensa a muoverti come faresti su un campo di battaglia, è tutta strategia militare, logica e precisione non sbagliano mai. -

E come a voler dimostrare le sue parole fece la sua contro mossa, assicurandosi l'ennesima vittoria di una serie interminabile che aveva avuto inizio dal momento in cui Flamaerys e Daenora avevano messo piede ai giardini dell'acqua.

- Adesso che ti ha battuta per l'ennesima volta, perché non vi decidete a raggiungermi qui? Si sta così bene. -

Accolsero il suo invito, immergendosi una dopo l'altro nell'acqua fresca che sulla pelle abbronzata e a tratti scottata di Flamaerys era un rigenerante toccasana.

- Potrei rimanere qui per tutta la vita -, sospirò Daenora lasciando che le ciocche scure s'immergessero del tutto nell'acqua, - questo posto è un paradiso in terra. -

- E lasceresti così le strade polverose e puzzolenti di Approdo del Re? -

Ricarys scherzò, ma dall'espressione che era baluginata sul suo volto era evidente che fosse sinceramente curioso. Dopotutto per uno come lui, abituato al fasto orientale ed esotico della sua terra, uno stupore e un tale spirito di beatitudine dovevano essere ormai usuali.
La risposta di Daenora non tardò ad arrivare.
La principessa del drago infatti si raddrizzò e lo fissò dritto negli occhi, le iridi violacee determinate come suo solito.

- Senza esitare. -

- Allora dovremo fare in modo che ciò venga reso possibile. Nessuno dovrebbe mai scontentare una principessa. -
Daenora parve incerta su come prendere quel semplice commento e rivolse un'occhiata perplessa alla cugina; dal canto suo nemmeno Flamaerys era certa di cosa significasse perciò si limitò a scrollare le spalle e la conversazione morì così senza che venisse specificato altro.

Forse per un attimo sta seriamente pensando che Ricarys condivida i suoi medesimi sentimenti. Le auguro che sia così, sarebbero perfetti l'uno per l'altra, e almeno lei si merita un po' di felicità in questa vita.

- A proposito di viaggi e permanenze. Quando partiremo per raggiungere le terre di Lord Ashford? -

Non che muoia dalla voglia di rivedere Valarr e Kiera, specialmente ora che sono ufficialmente marito e moglie, ma so che la permanenza a Dorne non potrà durare per sempre.

- Tra due giorni -, replicò il cugino, - ansiosa di rivedere il principe che crede di essere un drago? -

Gli rivolse una smorfia buffa che lo fece ridacchiare.

- Spiritoso. Mi chiedevo solo quanto altro tempo avessi per non pensare ad altro. –

Quel commento bastò a cancellare l'ilarità dal volto di Ricarys, che annuì improvvisamente serio. Daenora gli assestò un pugno sulla spalla nuda e abbronzata, accompagnando il tutto con un'occhiataccia ammonitrice.

- Perdonami, alle volte parlo senza pensare. –

- Non c'è nulla da perdonare -, replicò uscendo dall'acqua e avvolgendosi attorno a uno dei teli asciutti, - vado a stendermi un po' nelle mie stanze. –
S'incamminò lungo il sentiero che conduceva alla residenza reale sentendo chiaramente Daenora che continuava a rimbrottare il cugino per la sua scarsa cura nell'uso delle parole e il suo inopportuno senso dell'umorismo.

Discutono proprio come una vecchia coppia sposata, sarebbe interessante vederli davvero diventare marito e moglie.

Si diede della stupida immediatamente dopo aver partorito quel pensiero. Doveva smetterla di pensare a matrimoni e storie d'amore, specialmente quando mancava così poco al ritorno alla vita di corte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Buonasera!

Come vi avevo anticipato nella prima parte della serie dedicata a “Il cavaliere dei sette regni” eccomi qui con la seconda parte di quella che sarà una trilogia. Detto ciò spero ovviamente di ritrovare anche qui i miei “vecchi” lettori.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

 

 

- Non manca molto all’arrivo a Sala dell’estate -, considerò Ricarys mentre la nave dorniana su cui viaggiavano faceva rotta verso la terraferma, - potremmo fermarci lì e dirigerci da Ashford insieme alla delegazione dello zio Maekar. –

- Già, proprio una grande idea quella di soggiornare a stretto contatto con un ubriacone, un folle e un moccioso petulante. –

Ricarys passò un braccio attorno alle spalle di Daenora e l’attirò a sé scompigliandole leggermente le ciocche scure.

- Coraggio, basta con questo broncio, tornerai a Dorne tutte le volte che vorrai. –

- Inoltre Egg è probabilmente l’unica persona che sarà davvero felice di vedermi – aggiunse Flamaerys, mentre il vento di libeccio giocava con le sue lunghe onde corvine muovendole da un lato e dall’altro. Aveva rinunciato all’idea di acconciarle, consapevole che dopo un lungo viaggio per mare l’aria e la salsedine avrebbero distrutto qualsiasi lavoro per quanto sapientemente realizzato, e del resto le piaceva l’abitudine delle donne dorniane di lasciar libera la chioma.

Daenora arricciò appena le labbra in un’espressione buffa prima di cedere a un piccolo sorriso divertito.

- Quindi non ti sei annoiato ad avermi sempre tra i piedi? –

- Direi di no -, ammise il principe ammiccando, - potrei quasi farci l’abitudine. –

Improvvisamente l’umore di Daenora migliorò visibilmente e quando la giovane principessa del drago si avvicinò alla prua Flamaerys era certa che fosse già con la mente proiettata in avanti di qualche anno, sposata e con indosso i colori di Lancia del Sole.

E il suo sorriso la dice lunga su ciò che pensa dell’idea. Del resto è sempre stata innamorata di Ricarys, persino da bambina gli gironzolava sempre attorno ogni volta che arrivava ad Approdo del Re con la zia Daenerys.

- Siamo pronti ad attraccare, mio principe. –

La voce del comandante della nave interruppe lo scorrere dei suoi pensieri, riportandola alla realtà e spingendola ad assottigliare lo sguardo per mettere a fuoco la sagoma del porticciolo al quale erano giunti.

Ci siamo, di nuovo a casa … o quasi.

 

 

 

*

 

 

 

- Sono arrivati, sono arrivati! –

Rhae e Daella saltellarono per tutto il corridoio che dalle loro stanze conduceva alla rampa di scale in pietra e poi fin sotto all’ingresso principale della residenza estiva dei Targaryen accogliendo per prime la delegazione in visita.

Maekar le seguiva a pochi passi, un’espressione vagamente divertita dall’entusiasmo delle sue due figlie più giovani; erano in pochi a poter dire di aver visto il principe Maekar sorridere e quasi tutti erano concordi nel dire che la maggior parte delle volte in cui lo faceva le sue figlie erano nelle vicinanze.

- Qualcuno avvisi Aerion – mormorò sottovoce Daeron, stando attento a non farsi sentire dal padre, - prima che dia di matto perché nessuno gli ha annunciato il loro arrivo. –

Il minore dei suoi fratelli, Aegon, gli rivolse un’occhiata eloquente: se proprio ci teneva tanto poteva sempre farlo da sé.

Così con un sospiro rassegnato Daeron lasciò la coppa di vino che stava sorseggiando e s’inerpicò nuovamente lungo le scale puntando alla volta delle stanze del fratello minore.

Bussò un paio di volte, dandogli voce da dietro il solido legno.

Cosa facesse Aerion quando si chiudeva lì era un mistero che non teneva particolarmente a scoprire, perciò fintantoché se ne stava lì e non dava problemi a nessuno tanto meglio.

- Sì? –

- Ho pensato che volessi sapere che è arrivata la delegazione da Dorne e che … -

La porta si spalancò di scatto, rischiando quasi di colpirlo in pieno volto e costringendolo a saltare all’indietro.

Non era certo un tipo atletico, e questo era sotto gli occhi di tutti, perciò nel farlo finì con il perdere l’equilibrio e rotolare a terra.

Lo sguardo che Aerion gli scoccò era eloquente, disprezzo misto ad incredulità.

E non posso neppure biasimarlo, sono un totale disastro come principe del drago. Nessuna meraviglia che Kiera sia stata destinata a sposare Valarr e non me. Mi chiedo persino cosa abbia mai potuto vedere in me da conquistare la sua attenzione e il suo affetto.

- Tirati su invece di stare lì come un patetico ammasso di stracci. –

Allungò una mano in cerca di un appiglio, ma Aerion lo aveva già oltrepassato discendendo i gradini a testa alta e sguardo tronfio.

Quella sì che è l’andatura di un principe … di un drago.

 

 

 

*

 

 

 

Flamaerys accettò l’abbraccio delle più piccole delle sue cugine e baciò su entrambe le guance Aegon prima di scompigliargli i capelli argentei. La stretta dello zio Maekar fu invece rigida, formale, un gesto più di mera forma che di sincero affetto.

Non che ne sia particolarmente sorpresa, del resto Maekar non ha mai fatto mistero del disprezzo che nutre per me e per il mio sangue e da quando ha scoperto dell’infatuazione di Aerion sono pronta a scommettere che la sua ostilità sia cresciuta ancora di più.

- Mia signora. –

Ed eccolo, per i sette inferi, proprio come se non aspettasse altro che il mio pensiero per manifestarsi.

- Aerion. –

Fece per porgergli la mano, ma quando si sentì tirare verso di lui con vigore rimase sconcertata e non seppe bene come reagire.

Aerion le cinse vita, stringendola a sé in una morsa che le rese praticamente impossibile ritrarsi, e le depositò un bacio sulla guancia che ebbe il potere di farle sentire la pelle improvvisamente bollente.

Quasi come se fossi stata scottata dal fuoco di un drago.

Ricarys tossicchiò appena, portando l’attenzione sul resto del loro drappello, un’espressione vagamente divertita impressa sul bel volto reso abbronzato dalle innumerevoli giornate passate a sguazzare nell’oasi dei giardini dell’acqua.

- Vuoi baciare anche me, cugino, oppure credi che una stretta sia sufficiente? –

Daenora ridacchiò davanti all’espressione di Aerion, che per un attimo parve incerto sul cogliere o meno la provocazione ma che alla fine si limitò a rivolgergli uno sguardo duro.

Non è decisamente il tipo di persona che desidera prendersi gioco di se stesso.

- Mostro a Flamaerys le stanze in cui alloggerà. –

- Possono pensarci i servitori – replicò Maekar.

- Tuo padre ha ragione, non è affatto necessario … -

- Insisto. –

Vale a dire che non ho modo di tirarmi indietro nemmeno se lo volessi. È incredibile come sia capace di far suonare una semplice parola come il più intransigente degli ordini.

- Se così ti compiace – mormorò, rassegnandosi a seguirlo e accettando il braccio che le porgeva.

 

 

 

*

 

 

 

- Questi mesi a Dorne sono stati proficui? –

- Non capisco a cosa alludi. –

Aerion si bloccò nel bel mezzo del corridoio, voltandosi verso di lei con espressione poco amichevole.

- Non farti beffe di me e della mia intelligenza, Flamaerys, sai bene a cosa mi riferisco. –

Valarr. Vuole sapere se ho smesso di pensare a lui. Come se potesse anche solo lontanamente essere possibile smettere di pensare a quelle ciocche nere screziate d’argento o a quei profondi occhi in cui blu e viola si mischiano in ugual misura, o al modo in cui il suo volto s’illumina quando sorride … O alla sensazione delle sue labbra premute sulle mie, della nostra pelle che si sfiora.

Avvampò suo malgrado nel pensare a quelle immagini i cui ricordi erano ancora tremendamente vivi e a quanto pare Aerion interpretò bene il suo silenzio perché serrò la mascella e la spinse contro il muro fissandola rabbioso.

- Non puoi davvero star ancora pensando a lui. –

- Non capisco cosa tu voglia sentirti dire. –

Che scelgo te? Che voglio te? Non sarà mai così, poco importa di quanto rabbiosamente mi ordini di farlo. Tu non sarai mai come Valarr.

- Hai me -, replicò tra i denti con il volto solitamente pallido livido per la rabbia mentre le stringeva i polsi tenendola ferma tra il suo corpo e le fredde mura, - possibile che non sia sufficiente? –

Provò a divincolarsi, ma la morsa era micidiale e cominciavano a dolerle i polsi.

- Mi stai facendo male … -

- Sono un principe di sangue reale, un Targaryen … sono un drago! Come può non essere abbastanza? Come può lui essere meglio di me? –

Valarr è dolce, compassionevole, cavalleresco … tu sei egocentrico, arrogante, pieno di rabbia e violenza. Come puoi anche solo pensare di essere meglio di lui?

- Valarr non mi ferirebbe mai volontariamente. –

Non renderebbe i miei polsi lividi minacciando di spezzarli.

Sentì la morsa serrarsi ancora un po’ prima di allentarsi definitivamente.

- Sei una sciocca … una stupida piccola traditrice Blackfyre, solo questo e nulla più. –

Sembrava che stesse parlando da solo, quasi si volesse convincere della veridicità di ciò che diceva, mentre si allontanava da lei lasciandola da sola.

Quando fu certa che Aerion fosse sparito chissà dove Flamaerys si concesse il lusso di riprendere a respirare e di massaggiarsi lentamente i polsi.

Sarebbero rimasti dei lividi, di questo era certa, ma supponeva che fosse il male minore quando si aveva a che fare con lui.

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