La principessa del popolo e il re degli inganni (REVISIONE)

di Noham
(/viewuser.php?uid=1085983)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maledico il giorno in cui ti ho visto per la prima volta ***
Capitolo 2: *** Non guardarmi in quel modo ***
Capitolo 3: *** E chi potrebbe saperlo meglio di me? ***



Capitolo 1
*** Maledico il giorno in cui ti ho visto per la prima volta ***


Loki correva, poteva essere interpretata come una fuga, ma il dio degli inganni l'avrebbe definita una ritirata strategica.
Doveva andarsene da quel pianeta; ad Asgard ormai, tutti sapevano chi avesse governato negli ultimi mesi la città dorata e che dietro il volto stremato di Odino si celasse lui.
E' stata una sua imperdonabile svista, un insieme di fatti, che hanno indebolito la magia, sciogliendola come ghiaccio al sole.

Ricordava ancora gli occhi sgranati di Thor quando la figura di Odino si era trasformata, rivelando il corpo esile e pallido di Loki, gli occhi verdi pieni di rabbia, sia verso il dio del tuono, ma soprattutto verso se stesso.

Per più di un anno aveva dovuto usare costantemente la magia, continuando l’inganno nelle sembianze di Odino e celandosi allo sguardo di Heimdall quando tornava se stesso, finché quel figlio di buons donna non si era insospetito e aveva chiamato Thor per controllare la situazione.
Ma ora come ora non aveva tempo per pensare al passato, doveva agire subito;Thor gli stava alle calcagna, armato di Mjolnir.
Ci sono vie che solo lui conosce, troppo complicate da scovare e attraversare, ma a lui non importa, non ha niente da perdere.
Giunto nei pressi di una voragine tra due montagne Loki si butta dal precipizio.

"Ovunque tranne che qui" disse fra se e se.
Chiuse gli occhi, assaporando il vento che lo ingoiava, non aveva paura: cadere è come una giostra, quando lo fai la prima volta hai paura, la seconda sai come finirà; ma forse no... lui la prima volta non aveva avuto paura.
Ad un tratto venne risucchiato dal nulla, il buio lo circonda per qualche secondo, poi la luce.

Si rirovò in una pianura priva di erba, composta da terra e sassi, dove poco più in là sorgeva una città dalle alte torri di pietra.
Loki è già stato qui in passato, quando credeva ancora di essere il secondo genito di Odino... Vanaheim
"Forse era meglio restare ad Asgard" ammette.

                       ***

Ogni uomo ha bisogno di un fine per dare un senso alla propria vita.
Per Loki Laufeyson era riuscire ad andarsene dai Nove Regni, perchè quel pentapalmo di Thor lo stava certamente cercando e forse aveva chiesto aiuto proprio a Vanaheim.
Poi una vecchia notizia  gli balzò in mente, l'aveva appresa mentre interpretava Odino: a Vanaheim c'era la rivoluzione.
Il re precedente lord Freyr era morto qualche anno prima e il suo secondo genito era salito al trono; il primo figlio era una femmina, Sigyn, alla quale, circolavano voci, Freyr le avesse lasciato il trono, ma ella scomparve in circostanze misteriose.
Ma Loki se ne infischiava, rimanere coinvolto era troppo rischioso per la situazione.

Aveva già un piano, una bozza che avrebbe elaborato col tempo:
trovare un nascondiglio dove leccarsi le ferite, andarsene da lì in un luogo dove lo sguardo di Heimdall non arrivasse, per  escogitare la sua nuova vendetta.
Mentre seguiva il flusso dei suoi pensieri, si diresse verso est, inoltrandosi in un fitto bosco -non l'avrebbe mai ammesso, ma camminava alla ceca- non accorgendosi, della trappola sotto di lui, che scattò appena ci poggiò sopra il piede destro.
Si ritrovò a testa in giù, un piede legato strettamente all'albero soprastante e l'altro a penzoloni.
Tentò invano di liberarsi, ma finì solo per peggiorare la situazione; la trappola possedeva un complicato meccanismo, dove ad ogni movimento si stringeva sempre di pìù, evitando ogni possibile fuga della preda.
"Maledetto" disse una voce dietro di lui, "Si può sapere chi s-" l'assalitore lo aveva preso per la nuca tirandogli la criniera corvina e si era stupito che nella sua trappola fosse caduto proprio l'asgardiano.
Indossava un velo sul volto che celava buona parte del viso, l'unica parte visibile erano gli occhi di... donna.
"Lasciami stupida vanir!" aveva sussurrato Loki a denti stretti.
"Attento a come parli, asgardiano. Hai la più pallida idea di quanti vantaggi mi darebbe la tua testa? Odino mi nominerebbe difensore dei Nove Regni e tuo fratello mi pagherebbe da bere per il resto della mia vita. E non mi pare che tu sia nelle condizioni di dare degli ordini" disse lei.
Loki odiava la sua sfacciataggine ed ancora di più che si prendesse gioco di lui ora che la sua magia era debole, se fosse stato al pieno delle sue forze, le avrebbe tagliato la lingua di netto.
"Fammi scendere, ORA!" ordinò con quel poco di dignità che gli era rimasta.
"D'accordo. Ma ad una condizione. Voglio un accordo: io non dirò niente sulla tua presenza qua e ti darò rifugio sotto falso nome. E in cambio tu mi aiuterai con la rivoluzione" disse la vanir.
Il dio degli inganni non riusciva a capire se quella ragazza fosse troppo ingenua o stupida, "forse entrambe" pensò.
"Un accordo è tale solo se si sà con chi è stipulato" rispose. Avrebbe accettato perchè ormai era da un po' che stava appeso come un salame e cominciava a girargli la testa.
"Beh, non hai tutti i torti.” disse togliendosi la visiera e rivelando il suo volto.
Era una bella donna dai capelli castani e gli occhi verde scuro "Il mio nome è Sylen"

 

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Non guardarmi in quel modo ***


Il sole stava calando, regalando al cielo sfumature calde e rossicce, che contrastavano le tinte violacee dell’oscurità della notte ormai quasi giunta a coprire tutto il paesaggio.

Gli uomini si accingevano a tornare nelle loro case e le donne chiamavano i bambini perché rientrassero nelle loro abitazioni.

L’unico che non accenna a fermarsi era un possente cavallo dalla criniera chiara.

"Non ho compreso a pieno l'utilità di questa posizione" disse Loki.
Era ormai da parecchio tempo, che i due galoppavano tra la brughiera di Vanaheim, Sylen alla guida del cavallo e Loki dietro sul dorso dell'animale a pancia all'ingiù, con le caviglie ed i polsi ancora legati.
"Stia quieto Ingannatore, siamo arrivati" rispose lei.
Loki alzò la testa.
Si trovavano davanti ad una bettola della peggior specie, da dove provenivano schiamazzi di ogni genere.
Dopo che Sylen ebbe legato il cavallo ad una staccionata lì vicino, liberò Loki dalle corde per permettergli di camminare liberamente e lo coprì con un lungo mantello con cappuccio, dicendogli:"Questo celerà la tua identità, cerca di non attirare troppo l'attenzione e, ti prego, non parlare con nessuno".
"Ti sembro una ragazzina che obbedisce a tutti gli ordini che la madre le impone?" disse lui, irritato.
"Ti sei dimenticato quello che ho detto prima: non sei nella condizione di dare ordini" ripose lei, guardandolo dritto negli occhi.
Questo lo stupì notevolmente; più volte quella vulvetta lo aveva guardato così, senza accennare al minimo cedimento, non  come tutti gli altri che distoglievano lo sguardo, perché troppo a  disagio nel trovarsi di fronte al dio delle malefatte.
"Andiamo" disse Sylen, dirigendosi verso l'entrata della locanda.
L'interno era come lui se lo aspettava, con uomini ubriachi che ridevano sguaiatamente, barcollando tra i tavoli ed altri ancora, urlavano insultando chiunque gli capitasse davanti, con l'intento di provocare una rissa.
Loki aveva seguito Sylen fino al bancone, dove si trovava un uomo alto e ben piazzato dai capelli biondi, che al dio degli inganni fece ricordare schifosamente quella biondina di Thor, tranne che per i suoi  occhi che, a differenza di quelli del fratello, erano neri come la notte.
Sylen si sporse sul bancone per bisbigliare qualcosa all'orecchio dell'uomo, che annuì,  facendoli successivamente passare da una porta nel retro del locale da dove percorsero una rampa di scale in discesa fino ad arrivare alla porta di una stanza.

“Questo è il mio...rifugio, diciamo così.” disse Sylen sistemando delle coperte e qualche cuscino sul pavimento.

“E questo è il tuo letto” continuò indicando il giaciglio appena creato.

“Io dormirò qua invece” finì indicando un vero letto poco più lontano.

“Come scusa? Ti aspetti che io dorma veramente qua sopra? Persino un cane lo troverebbe scomodo”disse Loki sdegnato.

“Non penso sia diversa dalle prigioni di Asgard” disse lei con un sorrisetto mentre si toglieva gli scarponi..

“Almeno avevo un letto”rispose lui a denti stretti.

“Se vuoi mi prendo io la coperta” disse lei facendo un gesto come per prendersela, ma fu interrotta dal dio degli inganni che posò un piede sul lenzuolo vicino alla sua mano

Loki non ribattè era una ragazzina cocciuta quanto quel pentapalmo di Thor e con tipi come loro non si può ragionare.

Il dio si sdragliò per terra appoggiando la testa su cuscino e chiuse gli occhi cercando di addormentarsi, intanto la donna si era alzata e poco dopo lo aveva chiamato:“Credo che tu abbia sete, tieni bevi” e gli porse una ciotola d’acqua che Loki studiò con circospezione.

“Tranquillo non è avvelenata o altro, che senso avrebbe poi ucciderti ora, dopo tutta questa fatica?” disse lei.

Il dio ci pensò un po' su ed effettivamente la donna non aveva motivo per avvelenarlo in quella situazione e in più si accorse di avere una sete tremenda, perciò decise di accettare l’offerta.

Sentì l’acqua scorrere piacevolmente per la gola e la bevve con sempre maggiore foga tanto da chiederne subito un’altra ciotola che gli fu concessa.

Stava per chiederne un’altra ancora, ma a un tratto sentì gli occhi farsi pesanti e le forze che lo abbandonavano e cade all’indietro sui cuscini.

“Sogni d’oro asgardiano”, fu l’ultima cosa che sentì.

 

* * *

 

Se fallirai...Se il Tesseract non ci verrà consegnato...Non esisteranno regni o lune deserte...né crepacci dove lui non verrà a cercarti!

Pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire...Quanto quel dolore sia…

Niente!”

La voce dell’Altro risuonava nell’aria.

Thanos era seduto sul suo trono, davanti a lui, guardandolo con gli occhi pieni di soddisfazione mentre il suo servitore camminava girando intorno a Loki .

Quest’ultimo si trovava inginocchiato davanti al possente titano imbrattato dal suo stesso sangue, talmente tanto da creare una piccola pozzanghera rossa.

L’Altro si avvicinò a lui, toccandogli la testa causando un bruciore lancinante che lo fece urlare dal dolore.

 

Loki si svegliò di soprassalto con la fronte sudata e gli occhi spalancati.

Dopo aver capito di essere tornato alla realtà, cercò di toccarsi la testa accorgendosi così di avere le mani e i piedi legati tra loro, impedendogli qualsiasi tipo di movimento.

“Maledetta vanir” disse a denti stretti nell’oscurità.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** E chi potrebbe saperlo meglio di me? ***


And who would know better than I do? 

E chi potrebbe saperlo meglio di me?

 

*TU, sì tu che stai leggendo, ti chiedo cortesemente di leggere tutto il capitolo e soprattutto l'angolo autrice perchè spiego una cosa importante.
 

Attese il giorno che non tardò ad arrivare, anche se era difficile capirlo data l’assenza di finestre nella stanza.

Loki lo intuì da un fascio di luce che poco a poco si ampliava, prendeva lucentezza, sotto lo stipite della porta.

Il dio non aveva più preso sonno da quando si era svegliato e ora vagava con lo sguardo cercando disperatamente qualcosa per liberarsi.

La stanza era parecchio piccola, ma caotica e piena di cianfrusaglie ammassate una sopra l’altra su pochi mobili di legno scadente.

“Quasi rimpiango la mia prigione ad Asgard” pensò.

Almeno lì aveva avuto un letto vero, la possibilità di muoversi e nobili passatempi: osservare i nuovi arrivati e leggere i libri che Frigga gli portava.

Scacciò velocemente ogni possibile ricordo di sua madre...no, non era sua madre, doveva ricordarselo... sempre.

Ad un tratto Loki notò un oggetto appuntito, sembrava un coltellino e scattò subito per prenderlo.

Bloccato a mani e ai piedi decise di trascinarsi lentamente per non fare rumore, fino all’arma.

Quando superò più della metà della distanza sentì la voce di Sylen chiamarlo: “Noto che sei già ben sveglio...ottimo” disse con uno sbadiglio e stiracchiandosi

“Dobbiamo metterci subito in viaggio, hai dormito bene?” gli chiese prendendo il pugnale tanto agoniato.

Loki le rispose con uno sguardo carico di rabbia e frustrazione.

“Lo prendo per un sì” disse lei sorridendogli.

 

 

 

 

“Siamo arrivati?” chiese Loki frustrato, Sylen lo aveva bloccato sul bianco destriero nella stessa posizione del giorno prima.

I due erano partiti in viaggio subito dopo un veloce colazione quella mattina, seguendo una strada segnata sul terreno, circondata da altissimi alberi in fiore che facevano ombra ai viaggiatori e dove poco lontano un fiumicello sgorgava regalando un atmosfera di pace e serenità.

Per tutti tranne che per io dio degli inganni.

“E’ la quarta volta che me lo chiedi” rispose Sylen.

“Perché sono scomodo, mi hai pure bloccato il collo! Senti, che ne dici se cavalcassimo a turno, tu vieni qui e-”

“No, non conosci la strada e poi mi credi così stupida da lasciartelo fare?”

“Sì” rispose Loki aspro, ma Sylen non ci fece troppo caso.

A un tratto Loki sentì una sensazione strana… sì sentì osservato...molto osservato.

La foresta intorno a loro era tranquilla, con solo il suono degli uccellini e delle foglie mosse dal vento.

 

Loki era un uomo vigile, attento, difficile da sorprendere e quindi quella sensazione era difficile da sopprimere, quasi impossibile.

Ricordò l’ultima persona che era riuscita a coglierlo di sorpresa, l’agente Romanof quando era prigioniero, anche se non come il quel momento, dello S.H.I.L.D..

Sono poche le persone che possono prendermi alle spalle” le aveva detto voltandosi verso la rossa, col volto serio e le braccia incrociate.

Era composta, ma allo stesso tempo fragile, facile da manipolare.

Sentimentale: il suo mondo era in bilico e lei trattava per un solo uomo.

Una patetica vulvetta a cui non potè fare a meno che collegare la donna che gli stava accanto, trovandola schifosamente simile.

Però l’agente era stata meschina tanto quanto lui, mossa più per se stessa e per il suo amico, che per il mondo, invece Sylen agiva soprattutto per il benessere degli altri, era più pura… più nauseante.

 

“Non siamo soli” disse Loki abbandonando i suoi pensieri.

“Lo so” rispose Sylen alzando gli occhi al cielo.

Il rumore delle foglie si fece più forte in modo innaturale, come se qualcuno le muovesse.

Loki non riusciva a capire perché la donna fosse così tranquilla continuando ad avanzare col cavallo.

“Dei, Daven, quante volte te l’ho detto che se vuoi prendere di soppiatto un nemico mettersi davanti al bersaglio, anche se nascosti, è una pessima scelta?” disse Sylen rimproverandolo con un (aggiungerebbe Loki) tono da maestrina.

“Scusa, hai ragione” rispose una voce tra gli alberi.

A un tratto Loki sentì qualcuno scendere di scatto da un albero, ma il dio non poté vedere il suo volto perché bloccato e di conseguenza neanche il giovane lo riconobbe.

“E questo qua? Hai trovato un fedele del re fasullo da interrogare? Un burocratico? Un membro del consiglio? Un ministro delle finanze?” chiese il giovane indicando Loki per poi sculacciarlo sul suo fondo schiena.

Daven sbiancò non appena vide chi aveva appena profanato, fissando poi Sylen con lo sguardo di chi ha visto un fantasma.

Mente Loki lo bruciava con lo sguardo, il ragazzo si avvicinò alla donna sussurrandole: “ Che ci fa lui qui? Il principe Thor lo sta cercando il lungo e in largo per i nove regni”.

“Sai se ha chiesto aiuto al re?” chiese Sylen.

“Che io sappia ancora no, o almeno non direttamente” rispose per poi cambiare discorso: “Perché l’hai portato con te? Rovinerà i nostri piani!”

“Te lo spiegherò dopo in privato” rispose lei.

“Va bene, mi raccomando stai attenta” si raccomandò lui.

“Dovrei dirlo io a te” gli disse sorridendogli.

“Sei solo?” chiese Sylen.

“C’è anche Stellan” rispose indicando un uomo poco lontano anch’egli incappucciato.

“Stavamo facendo una sessione di allenamento” aggiunse.

Stellan era un uomo alto e delle spalle larghe, dai capelli castani e gli occhi marroni e con un accenno di barba che gli contornava il sorriso ampio diretto verso Sylen, che si ruppe quando vide Loki.

“Che non abbiamo ancora finito” disse battendo una mano sulla spalla di Daven.

“Dopo io e te parliamo del tuo...bagaglio” aggiunse con voce cupa e seria indicando Loki con un cenno della testa.

La donna rispose con un cenno del capo e i due ripartirono per la selva.

Intanto Loki guardava la scena, eppure la sensazione di prima non era smarrita, anzi ormai era diventato un pizzicorio che gli faceva pulsare la testa.

“Siamo in compagnia” avverti lui.

“Ne sei sicuro?” gli chiese lei.

Non fu Loki a risponderle, bensì il rumore degli zoccoli di cavalli avvicinarsi

“Hai ragione” disse Sylen allarmata, spalancando gli occhi quando vide in lontananza ergersi un gruppo di soldati del re dal cappotto rosso correre verso di loro.

La donna indietreggiò facendo voltare il suo destriero nella direzione opposta cominciando a correre.




ANGOLO AUTRICE: ma buonsalve a tutti, volevo informarvi che se non capite qualcosa degli avvenimenti riporatati qua sopra è perchè ho modificato dei particolari importanti rispetto alla precedente versione.
Chiedo cortesemente di lasciare una recensione.
Grazie a chi solo legge.
Noham



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3811557