Nevermind

di lapotenza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Traccia (e video): Wings sort film #5 "Reflection"

Kim Namjoon era un uomo intrigante.

Vantava una mentalità aperta ed una mente acuta, un certo fascino ed un portamento sensuale. Parlava esprimendosi con una saggezza poco consona ad un ventiduenne ed era un gran lavoratore.

Purtroppo rimaneva però un uomo solo, privo di famiglia e di amici.

Nella sua vita spopolavano i ronzii delle macchinette, gli odori degli inchiostri ed i clienti che nella maggior parte dei casi erano taciturni, troppo concentrati sul dolore, od intimoriti dalla sua presenza ammaliante, quasi che ad avvicinarsi ad un essere simile si commettesse un peccato.

Negli ultimi tempi però, aveva iniziato a ricevere una compagnia costante.

Kim Taehyung era entrato nel negozio tre mesi fa per la prima volta, si era seduto sul divanetto nella piccola zona antecedente l'ingresso che Namjoon aveva adibito a sala d'attesa e, quando quest'ultimo gli ebbe domandato se desiderasse qualcosa, aveva scosso il capo ed afferrato una rivista dal tavolino da fumo.

Se Namjoon sembrava uscito dal romanzo di un autore tormentato, Taehyung sembrava uscito da un anime.

Per la prima settimana si era limitato a sfogliare riviste o a girellare per il negozio osservando i disegni proposti affissi alle pareti, senza aprir mai bocca.

Namjoon non se n'era mai lamentato, aveva notato che, se glielo chiedeva, il ragazzo gli passava ciò che gli serviva come una sorta di assistente.

I clienti non avevano mai commentato, per cui s'era quasi convinto che magari lo vedesse solo lui, una sorta d'allucinazione. D'altronde Taehyung aveva un aspetto così etereo (era così bello) che non poteva davvero esser altro se non un frutto dell'immaginazione. Giacché spesso Namjoon amava perdersi nel riflettere e nel fantasticare, la cosa gli sembrò persino plausibile.

La seconda settimana inizio a parlare. Aveva una voce profonda, in contrasto col viso angelico.

Non diceva molto, anche perché Namjoon si asteneva dal rispodere.

Ma alla terza settimana, dopo ch'ebbe tirato fuori un sorriso rettangolare, facendo presente che s'era scordato di presentarsi, Namjoon ne rimase così intenerito che si sentì in obbligo di ricambiare il convenevole. Da lì in poi Taehyung iniziò a parlare sempre di più, dimostrandosi un grandissimo chiacchierone ed un ragazzo persino un po' buffo, con Namjoon condivideva un'inaspettata goffaggine.

Nonostante il bel portamento, infatti, il tatuatore non faceva che rompere anche il più insulso degli oggetti: colpendoli per sbaglio, facendoli cadere o anche semplicemente sfiorandoli.

Taehyung tendeva a farsi male da solo, da ringraziare una proverbiale sbadataggine.

Forse insieme nello stesso piccolo luogo rappresentavano un consistente pericolo, ma la compagnia di Taehyung iniziò a far talmente tanto piacere a Namjoon che decise di passarvi sopra.

L'ultimo giorno che vide Taehyung pioveva di traverso e fuori dal negozio la città affogava nel grigio e nel fango, Namjoon era appoggiato al bancone tracciando righe scure su un blocco degli schizzi, tentando di intrappolare il fantasma di un'idea per dargli forma.

Taehyung osservava il tempo al di fuori della vetrina.

-Tra un po' tirerà giù tutto, se continua.- commentò inumidendosi le labbra. Teneva i gomiti sulle ginocchia ed il mento affondato nel palmo d'una mano. Il brutto tempo sembrava avere una cattiva influenza su di lui.

-Vedrai che passa.- Namjoon si sporse per afferrare la gomma da cancellare -Almeno ce ne potremo tornare entrambi a casa.-

Sapeva parecchie cose di Taehyung, dal colore preferito al numero di scarpe, ma non aveva davvero idea se quest'ultimo avesse una casa, una famiglia o più semplicemente un posto dove tornare. Conosceva Taehyung ma non la vita di Taehyung.

-Fuori non ci sarà anima viva, con un tempo simile.-

Namjoon annuì, concordando.

Sperava di non trovarsi casa allagata al suo rientro, altrimenti sistemare tutto avrebbe rappresentato un guaio bello e buono, il giorno seguente gli si prospettavano troppi appuntamenti perché potesse rimandarli per asciugare.

Fece per esternare le sue preoccupazioni a Taehyung, per provare a verificare se le condividesse, ma fu sorpreso da un picchiettare contro il vetro della porta.

Taehyung scattò in piedi, riconoscendo la sagoma scura alla porta come qualcuno che magari necessitasse un aiuto ed un posto asciutto, ma non appena raggiunse la maniglia la sagoma sparì ed un oggetto colpì le punte delle sue scarpe in pelle, passando da sotto la fessura dell'entrata.

Si chinò a raccoglierlo con in volto la stessa perplessità riflessa nei lineamenti di Namjoon, che lo raggiunse ed afferrò dalla sua mano tesa quella che aveva tutta l'aria d'essere una missiva.

Soppesò per diversi istanti la consistenza ruvida e spessa della busta ingiallita, sigillata con la ceralacca, e si diresse al bancone, seguito a ruota da un perplesso quanto curioso Taehyung.

Chiunque avesse infilato la lettera sotto la porta doveva averla protetta bene, perché nonostante l'inferno d'acqua là fuori non era neanche minimamente umida.

Non essendoci scritto niente sul davanti, la voltò, trovandovi impresso unicamente un simbolo circolare contenente un paio d'ali d'angelo sorprendentemente minuziose, inclinò il capo di lato, trovandole familiari.

-Mi pare d'averle già viste da qualche parte, queste.- disse infatti Taehyung, picchiettando la busta e confermando la sua sensazione -Cosa c'è dentro?- domandò aggrottando le sopracciglia.

-Scopriamolo.- rompendo il sigillo con cura, Namjoon estrasse un piccolo foglio che riconobbe al tatto come carta da disegno d'ottima qualità. Non seppe perché, ma non appena vide ciò che vi era vergato in inchiostri scuri gli scappò un sorriso, che represse immediatamente al sentire la sensazione di pesantezza che gli affondò come un peso di piombo nelle viscere.

Un uccello ad ali spiegate che sembra cercare una via verso la libertà, lo scrutò per lunghi istanti.

-Quindi, Hyung? Cos'è?- Taehyung gli afferrò il polso con la mano, costringendolo ad abbassare il disegno di modo che potesse vederlo anche lui.

Forse, se solo Namjoon avesse capito almeno un secondo prima che non avrebbe mai dovuto farlo vedere a Taehyung, probabilmente egli sarebbe tornato in negozio alle cinque come sempre anche nei giorni avvenire.

Purtroppo, se ne rese conto solo quando lo vide spalancare gli occhi e scattare all'indietro, rovesciando gli oggetti riposti su un mobile scorrevole di fianco al bancone.

-Hyung...- il modo in cui corse ad afferrare la giacca tendando di infilarla quasi convulsamente, litigando con le maniche per qualche secondo, aveva un che di disperato.

Quando gli si avvicinò domandandogli se andasse tutto bene Namjoon lesse il terrore nei suoi occhi, ed il peso di piombo sembrò affondare maggiormente.

-Buttalo, Namjoon, butta quel foglio e dimenticatene, è la cosa migliore per tutti.- e corse fuori sbattendo la porta, incurante del tempo tremendo che ancora non accennava a tranquillizzarsi.

Namjoon non fece in tempo a fermarlo.

Era passato un mese da quel giorno, Taehyung non s'era più fatto vedere ed ora l'uccello nero svettava sul braccio sinistro di Namjoon, la cui vita era ritornata al vecchio stato di quiete e solitudine, orlata da un piccolo spazio vuoto.

Uno spazio vuoto che infastidiva Namjoon quando qualcuno lo occupava sedendosi su quell'angolo di divanetto che ormai, in qualche modo, aveva iniziato ad appartenere ad una persona sparita nel nulla così come dal nulla era apparsa.

Si convinse di nuovo che, forse, per tutto quel tempo Kim Taehyung era stato frutto della sua immaginazione.

Vivere con quella convinzione lo aiutava a sopportare meglio quel pezzettino di vuoto.

Non lo riempiva, ma se non altro lo rendeva sopportabile.

Era una sensazione strana.

Fino ad allora la sua vita era sempre stata un vuoto riempito unicamente da sé stesso, Taehyung era riuscito a scavare uno spazio vuoto dentro un altro spazio vuoto più grande.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


La notte in cui incontrò Min Yoongi mezzanotte era passata da molto, l'aria era ferma ed immobile, una cappa di nero silenzio, il lampione davanti al negozio, dopo anni di fidato servizio, aveva iniziato ad andare ad intermittenza, disturbandogli la vista ogni qualvolta posava lo sguardo all'esterno.

S'era fermato oltre l'orario di chiusura perché, nonostante avesse lesinato su quel punto ormai da tempo, anche il negozio necessitava degli opportuni inventari, conti delle entrate ed uscite da presentare al commercialista e, purtroppo, delle temute pulizie generali.

Stava dividendo per colore negli espositori dei nuovi modelli di piercing quando il suono distante d'un boato sopraggiunse al suo orecchio, corrugò le sopracciglia, ma lì per lì non ci diede troppo peso.

Fino a che un uomo non spalancò la porta ed irruppe nel negozio come una furia.

-Dio santissimo.- Namjoon, per lo spavento, fece un salto per aria e colpì l'espositore in una volta sola, il minuzioso lavoro si riversò a terra. Non ebbe nemmeno il tempo di commiserarsi per la sfiga, fissando il disastro appena capitato, che l'uomo lo raggiunse a grandi falcate, quasi impossibili per le gambette corte che si ritrovava.

-Aiutami, ti prego aiutami!- lo afferrò per le spalle, scuotendolo con una violenza ed una forza tali da destabilizzarlo. Non poté far altro che fissarlo stralunato.

-Beh? Che fai immobile? Ti sto chiedendo di aiutarmi!- lo scosse di nuovo prima di allontanarsi di scatto, indicando freneticamente fuori dal negozio. Sembrava visibilmente sconvolto, Namjoon si riprese e provò a domandargli che stesse succedendo per renderlo così ansioso, ma l'uomo corse fuori prima che ne avesse modo.

Namjoon lo seguì di fretta, profondamente turbato.

L'aria fredda della notte lo colpì con audacia, facendolo rabbrividire mentre cercava di stare al passo con l'uomo, che continuava ad urlare frasi senza senso.

-L'hanno ucciso. Dio mio l'hanno ucciso!- si fermò in mezzo all'incrocio in fondo alla via, guardandosi intorno quasi con fare sperduto.

Il negozio di Namjoon si trovava ai limiti della città, in una zona tranquilla con pochi grattacieli, a quell'ora poche macchine passavano di lì e molti edifici al di là dell'incrocio erano o in costruzione o disabitati.

Osservò l'uomo con una stretta alla bocca dello stomaco, era così pallido che la luna offuscata dalle nuvole riusciva comunque a rifulgere sulla sua pelle, indossava un lungo cardigan così grande da coprirgli le mani ed esaltare l'infima statura.

Lì, al centro dell'incrocio, sembrava un'anima in pena.

-L'hanno ucciso, l'hanno ucciso davvero.- Namjoon mosse passi cauti nella sua direzione non appena lo vide accucciarsi a terra, nascondendo la testa tra le ginocchia. Pensò che la sua ombra fosse troppo grande ed insolita data la posizione in cui s'era messo.

Solo quando fu a due metri da lui realizzò che la sua ombra, come logica dettava, si trovava da tutt'altra parte.

Osservò con uno strano misto di orrore, ammirazione e disgusto la pozza di sangue che si allargava sulla strada, aprendosi verso ovest come un ventaglio sfilacciato, quasi che il corpo da cui proveniva fosse stato trascinato.

L'uomo singhiozzò.

-Dio mio, e adesso? Oddio. E' morto.- si scompigliò i capelli, d'un castano molto più caldo di quello di Taeyung, con una rabbia chiaramente repressa.

-Che è successo?- domandò Namjoon con quanta più calma possibile, la sua voce profonda interruppe i gemiti strozzati dell'uomo, che, come se avesse realizzato solo ora di averlo di fianco, alzò la testa per guardarlo dal basso.

-Qualche bastardo l'ha investito... porca puttana.- Namjoon deglutì, trovando una spiegazione a dir poco orrenda del tonfo che aveva udito poco prima.

Si guardò intorno, ma non trovò nulla se sangue e sangue dappertutto.

-Sai... sapresti dirmi chi...-

-Un ragazzo, l'hanno ficcato sotto e se la sono svignata.- rispose secco l'uomo senza neanche dargli il tempo di porre il quesito per intero, facendolo rabbrividire.

-Scusami, ma io a parte il sangue non vedo nessun corpo.- fece notare Namjoon con quanta più delicatezza gli fosse concessa.

-C'era, ti giuro che c'era... il tempo di venire a cercare aiuto e...- si guardò intorno ancora una volta, come per rimarcare il concetto che la vittima era sparita e se ne rendeva conto anche da solo.

Namjoon sospirò, il peso di piombo che gli era entrato in corpo da quando Taehyung era corso via, un mese prima, scese di qualche altro millimetro ancora.

-Andiamo su al negozio e chiamiamo la polizia, magari qualcun altro l'ha visto e ha chiamato aiuto o...- evitò di finire la frase, sentendosi un grandissimo stupido anche solo ad immaginare che dopo essere stati investiti in modo così tremendo da perdere tutto quel sangue si potesse andar via da soli, anche solo strisciando.

Aiutò l'uomo ad alzarsi e ritornò al negozio.

Quando lo aiutò a sedersi sul divano, notando come egli fosse stremato ed evidentemente sotto shock, si premurò di evitare di farlo accomodare sul lato di Taehyung, l'uomo si accasciò immediatamente contro il bracciolo, coprendosi gli occhi con una mano.

Aveva appena assistito ad una scena indubbiamente tremenda, Namjoon capì perfettamente come dovesse sentirsi.

Spiegò la situazione al numero d'emergenza con ordine e chiarezza, aggiungendo che l'uomo che aveva chiesto aiuto non si sentiva molto bene ed avrebbe probabilmente necessitato un minimo di assistenza. Gli assicurarono che i soccorsi sarebbero arrivati entro pochi minuti.

Si voltò verso il suo ospite e si schiarì la voce, a disagio.

-Min Yoongi.- mormorò quello.

Namjoon inarcò allora un sopracciglio.

-Sono Yoongi...- mormorò di nuovo l'uomo, chiudendo gli occhi e scivolando nel sonno.

Namjoon recuperò una coperta dallo sgabuzzino.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


-Buongiorno.- Namjoon entrò nell'ufficio dell'agente Lim, inchinandosi appena mentre la porta veniva chiusa alle sue spalle dalla segretaria della centrale.

Si era coperto bene, con un Montgomery lungo ed una sciarpa grigia, per combattere il freddo dicembrino al meglio.

L'agente Lim, ben piazzato sulla sua sedia, mostrava una massiccia e solida corporatura in netto contrasto con la snellezza di Namjoon, che ben troneggiava dal suo metro e ottanta o poco più.

-Si accomodi, Kim Namjoon, immagino.- con un sorriso cortese l'uomo indico una delle due sedie poste di fronte alla scrivania, quella di destra. Namjoon eseguì senza proferir parola.

La sera prima era stata mandata un'auto medica per quel tale Min Yoongi ed una pattuglia che si era premurata di setacciare con cura la zona, ma non avevano ottenuto nulla se non la conferma che quello sparpagliato come un cremisi tappeto sull'asfalto era autentico sangue.

-Non la voglio trattenere troppo, signor Kim. Ha già lasciato le sue deposizioni nella notte e mi sono giunte esattamente come le ha pronunciate, dacché ho capito lei ha solo ricevuto una richiesta d'aiuto dal signor Min e l'ha accolta, giusto?-

Namjoon si assestò meglio sulla sedia, accavallando le gambe.

Annuì.

-Potrebbe raccontarmi in breve l'accaduto un'ultima volta? Solo per confermare.- Namjoon trattenne un sospiro, aveva rimandato nel pomeriggio ben due appuntamenti (un tatuaggio molto esteso ed un piercing alla lingua) solo per essere lì in caserma per dire cose che aveva già ripetuto diverse volte la sera precedente mentre un uomo trascriveva il tutto su di un portatile.

-Min Yoongi è irrotto nel mio negozio non molto prima dell'una di notte, mi ha chiesto aiuto ed è corso via. L'ho seguito fino all'incrocio e, dopo aver visto il sangue e domandatogli l'accaduto, siamo rientrati in negozio per chiamare le autorità. Questo è quanto.- Lim annuì e la sua espressione si fece grave.

-Il signor Min le ha detto nulla riguardo la presunta vittima? Se la conoscesse o qualcosa del genere?- nel suo sguardo era visibile una preoccupazione che non contribuì affatto a tranquillizzare il tatuatore.

-No, mi ha solo detto che era un ragazzo, e che la macchina è andata via senza prestare soccorso.-

-Capisco...- l'agente Lim parve quasi deluso, Namjoon domandò allora perché gli avesse posto una domanda del genere, ed egli scosse il capo con uno sguardo pieno d'una pietà chiaramente rivolta a qualcun altro.

-Due ore fa abbiamo parlato col signor Min, ha sostenuto d'aver riconosciuto la vittima e d'averci parlato giusto poco prima dell'accaduto. Ci ha fornito un nome e persino l'indirizzo.- Namjoon non seppe spiegarsi perché il volto dell'agente sembrasse così scuro nonostante avessero per lo meno una parte da cui iniziare.

-Quindi dovete confermare che il sangue sia effettivamente il suo?- domandò.

-No, l'abbiamo già fatto.- l'agente Lim scosse di nuovo il capo, come se si trovasse di fronte ad un indovinello tremendamente complesso e da esso ne dipendessero le sorti dell'umanità -Il sangue appartiene indubbiamente a Jeon Jungkook, stesso nome fattoci da Min Yoongi.-

-E dov'è il problema, quindi?-

-

Min Yoongi era seduto su una panca in cemento nella terrazza al quinto piano dell'edificio giudiziario. Quando Namjoon lo trovò stava sfogliando un quaderno dalla copertina in pelle rossa.

Il tatuatore gli si avvicinò con lentezza.

Soffiava un lieve vento che smuoveva i capelli castano rossicci del pallido uomo, accompagnando il frusciare delle pagine spesse, quando si mise a sedere accanto a lui, Namjoon compì un enorme sforzo di volontà ed evitò si spiare il contenuto del quaderno, ritenendolo un gesto di irrispettosa invasione della privacy.

Yoongi chiuse infatti di scatto il quaderno non appena lo vide, rivolgendogli un piccolissimo sorriso.

-Chi non muore si rivede. Kim Namjoon, ho saputo il tuo nome da altri, buffo no?-

La sera prima, tra la situazione assurda e preoccupante e lo strano incontro, Namjoon non aveva notato né la voce bassa e graffiante né il taglio affilato degli occhi dell'altro. Ora che lo vedeva chiaramente alla luce del giorno, Min Yoongi gli si presentava come una sorta di creatura magra e minuta in possesso di uno spirito potente e deciso, dallo sguardo duro non trapelava altro che freddezza.

-Già. Vedo che stai meglio.- Namjoon seguì attentamente il percorso della mano di Yoongi fino alla tasca della giacca, dalla quale estrasse un pacchetto di Marlboro ed un clipper nero nuovo di zecca.

Si posò una sigaretta tra le labbra e porse il pacchetto a Namjoon, la sottile stecca bianca a pendergli ad un angolo.

Namjoon accettò con piacere, facendosi passare il clipper non appena Yoongi ebbe acceso la sua, imitandolo.

-Ci avrei scommesso.- il castano, la Marlboro sempre a penzolare dalla bocca, gli rivolse un sorriso sghembo.

-Su cosa?- Namjoon espirò una sottile nuvoletta di fumo, che si andò ad inspessire con la condensa del suo fiato caldo.

Il modo in cui si arricciò in una spirale sconclusionata verso il cielo fino a dissolversi gli fece inevitabilmente pensare a come Taehyung avesse fatto altrettanto, solo per aver visto un disegno all'interno d'una busta anonima.

-Che eri un fumatore. Anche se occasionale, direi.-

Namjoon sorrise, e due fossette andarono a scavargli le guance.

Min Yoongi osservava la gente, e la osservava con cura. Di questo se ne convinse semplicemente udendo quella frase, il tono che l'uomo aveva usato era quello di qualcuno che la sapeva lunga e la sapeva davvero.

Regnò un piacevole silenzio per i minuti a seguire.

-La sai una cosa, amico?- Yoongi si alzò in piedi, stiracchiandosi e buttando la cicca della sua sigaretta giù dal parapetto, lanciò un'occhiata al suo orologio da polso -Siamo entrambi nella merda.-

Si avvicinò alla panca per recuperare il quaderno e rivolse a Namjoon uno sguardo di pura eloquenza.

-Lo siamo davvero. Non chiedermi perché, ma forse avremmo fatto meglio a non fare determinate cose.-

-Di quali cose parli?- Namjoon si alzò a sua volta, tra di loro intercorrevano almeno sette centimetri di differenza -Se ti riferisci ad aver chiamato aiuto ieri, sono convinto che abbiamo fatto bene.-

Yoongi ridacchiò e scosse il capo.

-Scusami, rischio di far tardi.- senza attendere risposta si diresse verso l'interno dell'edificio, non accorgendosi del sottile rettangolo che gli sfuggì dal quaderno poco prima che si richiudesse la porta alle spalle.

Namjoon lo richiamò inutilmente.

Si affacciò di sotto solo per vedere la figura sottile di Min Yoongi che attraversava di fretta il parcheggio.

Sbuffò, ragionando sulla strana affermazione dell'uomo.

Poi il vento condusse quel rettangolo lucido ai suoi piedi, Namjoon si chinò a raccoglierlo.

Era la fotografia di un moretto sui diciott'anni o anche meno, seduto su di una ringhiera, un'inconfondibile fontana di Trevi alle sue spalle. Faceva il segno della vittoria con un sorriso tutto denti che Namjoon associò a quello di un coniglietto.

Sorrise senza volerlo nel leggere la dedica sul retro.

"Al mio Hyung preferito,

le vacanze vanno alla grande e Roma è bellissima.

Passa una buona estate anche tu.

P.s.: ho espresso un desiderio anche per te"

Il tutto si concludeva con un grazioso cuoricino.

Che Min Yoongi avesse un fratello minore o qualche amico più giovane? Namjoon non se l'era proprio fatto il tipo.

Sorridendo scorse la carta bianca sotto alla scritta sino a raggiungere la firma.

Deglutì percependo un orribile groppo in gola.

"Sempre con affetto, JJK"

-J... JK...- mormorò, le parole dell'agente gli riverberarono in testa come un'insolita eco.

"Jeon Jungkook è morto in un incidente stradale due anni fa".

-JJK... Jeon Jung Kook...-

Ed il peso di piombo scese ancora.

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