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di justasecond
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Per un attimo mi sento disorientata, e devo dire che agli spostamenti ci sono abituata, l'aria è in fermento, allegramente accompagnata dal boato delle mille voci di giovani adolescenti delle superiori, ma l'unica voce che non sguazza tra quei timbri così differenti è una sola.

La mia.

Il che sembra rendermi un'asociale, ma credo che sia il fatto che qui non conosco nessuno, o almeno credo, l'unica faccia amica che ho nella mia visuale è quella di Christine, la mia quasi sorella, la sua mano è posizionata sulla mia schiena, fa movimenti verticali, dall'alto verso il basso, come se volesse allentare anche solo di un pochino la morsa che stringe insistente il mio povero stomaco in subbuglio, non sono mai stata nervosa per queste cose; è l'abitudine, Sammy cara, ma quest'anno è come essere a casa in modo diverso...

Mi congratulo con la mia dolcissima coscienza al supporto emotivo, mi piacerebbe parlare con qualcuno, ma solitamente i miei dialoghi più interessanti sono stati mandati in via mondiali per le conferenze dell'UE, o altri eventi che comprendono politica e scienza a livello globale, e credo che nessuno di queste anime giovani e vivaci possa interessare il calo produttivo in uno stato importante, quelle poche abitudini fisse che ho sono quelle di riuscire a distinguere una lingua, e ora traduco una lingua che non è la mia lingua madre: l'italiano, ora entra l'inglese in scena, la lingua che ho imparato per prima (forse ho imparato prima l'inglese che camminare), la scuola, l'ambiente riconosciuto come “luogo di culto” per la mente, dove si impara ogni genere di cosa, le lastre grandi di marmo lattiginoso parlano chiaro cosa porta a studiare “G. Washington High School”, la gente che cammina per la piazzetta asfaltata della scuola pullula, e devo dire che non mi sentirò sola quest'anno. i miei pensieri vengono interrotti dall'allegro e pimpante trillo della campanella, qui in America è diverso il suono, è leggermente più trasparente, le mani di Christine mi prendono per le spalle e ora il suo viso è difronte al mio, si inginocchia, mi sistema il colletto della maglia color lavanda pastello (il colore più rilassante che io abbia mai visto in vita mia), mi sistema una ciocca bruna sfuggita alla presa dell'elastico, mi sorride, il suo classico sorriso da “andrà tutto bene”, -ci sei, Piccolo Genio?- le sorrido, cercando di convincere anche me stessa che il sorriso che sto facendo non è falso -credo che più che esserci, sono presente fisicamente- ride -dai, c'è l'hai sempre fatta, non mi dire che una semplice scuola superiore ti intimorisce- ridiamo -no, sono più per il fatto che mi dovrò abituare alle streets e alle avenue- annuisce -vedrai, Piccolo Elfo, c'è la farai- l'abbraccio -ti voglio un mondo di bene, sorellona- mi sfiora la testa con le labbra, poi mi bacia la fronte -e io di più, Piccola Creaturina Dei Boschi...- -non un Seelie- ridiamo -vado, ho l'aereo a l'una, ciao!- la saluto con un movimento fulmineo della mano e scompare, prende il taxi, metto lo zaino sulle spalle, entro e devo dire che il detto “l'apparenza inganna” fa al caso giusto: da fuori sembrava piccola e tozza, ma ora che sono entrata, sono letteralmente rimasta senza parola, le pareti sono di un colore bianco opaco, abbinate a un parquet nero, i finestroni sono aperti sul soffitto e fanno entrare luce e un piacevole tepore, i ragazzi scorrono veloci, e a quanto pare, tutti diretti nella stessa direzione, -hi guys!- esclama uno dietro di me, mi scanso verso destra e vedo un ragazzo molto alto andare in contro a un gruppo di studenti, la cosa mi fa sorridere, poterla fare una cosa del genere con degli amici veri, poi vedo un ragazzo venirmi in contro, -sei tu Samantha Giulia Fletcher?- annuisco confusa -vieni con me, devo farti da accompagnatore- lo guardo confusa mentre la mia testa fa segno di “si”, lo seguo e arriviamo a un salone strutturato come i teatri greci, la trasparenza nei suoi occhi riflessi nelle lenti degli occhiali, scendiamo i gradoni e arriviamo alla fila centrale, mi fa accomodare, poi lui si siede di fianco a me -scusa i miei modi sgarbati, io mi chiamo James, sono del quarto anno- sorrido timidamente e porgo la mano, la stringe delicatamente, il che è strano visto che sembra forte, il ciuffetto color bruno gli copre appena l'occhio destro, non ha una pelle scurissima, ma non è bianco, solo qualche lentiggine qua e la, lineamenti fini, non spigolosi o troppo sporgenti, il suo Pomo d'Adamo è abbastanza esterno, vedo quando deglutisce, mi ricorda qualcuno, ma non mi ricordo chi, andiamo piccolo cervellino, fruga tra gli archivi... -non so dirti, ma sembra già di conoscerti- dico schietta, lui sorride -mi piace fare ricordare alle persone ad altre persone, in questo caso direi che la frase “io ricordo a un sacco di persone un sacco di persone” sia più che opprtuna, non credi?- annuisco, -oh per l'Angelo...- -hai detto per l'Angelo?- annuisco -è un po' che lo dico, Shadowhunters, lo conosci?-annuisce, -ovvio, Durat Lex Sed Lex- gli sorrido, -pochi ricordano questa frase, mi sorprende che tu la ricorda, tra tutte le altre...- -ma è una bella frase, dovrebbe essere in tutti i tribunali del mondo- sorrido, poco dopo una signora sale sul palco in fondo al salone, piano piano della confusione ne rimane un soppresso mormorio -buongiorno a tutti, studenti, come molti di voi sapranno, io sono la preside Julia VanCasler, e voglio darvi il benvenuto nella nostra scuola per il nuovo anno...- prendo un block notes piccolino e segno il nome della preside in bella grafia -segnerai tutto per filo e per segno ogni cosa che dirà?- sorrido -se lo sai perché me lo chiedi?- lo sento ridere, -bene, voglio fare una piccola lezione, come un prologo a questa lunga avventura narrata nel corso di questi mesi, voglio anticiparvi che siamo in classifica nella top five delle scuole d'America, arrivati secondi l'anno scorso grazie al team di ricerca...- partono degli applausi, anche James applaude, io lo seguo -ciò sta a dire che dovrete tenere alto il nome di questa scuola- annuisco, -okay, voglio dirvi che qui, prima dell'università, sono venuti a studiare alcuni dei più bravi chirurghi, oncologi e cardiologi del Paese, perché loro hanno rispettato le regole, e hanno studiato a dovere, portando in alto il nostro onore, e noi...- indica il corpo insegnante seduto dietro di lei -non vogliamo, ma pretendiamo la perfezione da ognuno di voi- annuisco -retoricamente, questo discorso lo ripete uguale ogni anno, credo che lo reciti anche sotto la doccia- mi sussurra Jam, io sorrido -shh, non voglio essere ripresa- sorride -okay, Piccolo Genio- arrossisco, -Piccolo Genio? Come sai che è il mio soprannome?- fa spallucce -non lo sapevo, credo che il caso sia stato a mio favore- rido leggermente -bene, ora voglio che qualcuno di voi mi di un esempio di valore- una mano scatta su dalle platee anteriori, la preside si avvicina e gli porge il microfono -il rispetto- la voce è femminile, acuta e squillante, risuona nella platea come un'onda d'urto -bene, il rispetto, dovete portare rispetto in ogni momento che sarete dentro questa scuola, per le persone e per le cose-, la penna scorre veloce e segno tutto, passiamo poi la seguente mezz'ora a elencare i vali valori del codice scolastico, -bene, ora...- un professore si alza e intima qualcosa alla preside, le si illumina il viso -ora... chi si ricorda del progetto che ha aderito la nostra scuola?- qualcuno nelle platee indietro alza la mano, prende il microfono -il progetto I.S.E.O., preside- sorride mostrando le leggere zampette di gallina ai lati degli occhi, -bravo, ora, il progetto consisteva a mandare in una scuola del paese una ragazza o un ragazzo tra la top five più intelligente del mondo, ora voglio un vostro parere, che posizione è lo stuedente o la studentessa che è arrivata?- -posso dirlo?- mi sussurra James, sorrido e lo contagio -come vuoi, Mister Il Caso è A Mio Favore- mi da uno schiaffetto al braccio e tira su a scatto la mano, la preside lo nota -signor Williams, vuole rispondere?- si alza e si spazzola i jeans -molto volentieri, Signora Preside- lei lo guarda con un sorriso, lui si alza e inizia a scendere le scale -dovete sapere che, lo studente o la studentessa in questione ha qualcosa di più di una mente super sviluppata che è un mostro ai kangaroo o alle coppe di Pitagora, ma una persona incredibile, non dobbiamo dargli o darle etichette, lei o lui è come noi, solo che invece di avere il QI di una sedia rossa ha il QI della sedia nera, forse molte sedie nere...- nel teatro tutti ridono alla frase, io lo guardo confusa, lui mi fa l'occhiolino, sorrido con un misto di divertimento e confusione, -chi di voi diventerebbe l'amico del computer quantistico che avremo a scuola per un anno?- alcune mani, forse la metà, si alzano e anche la sua, cosa che mi fa sorridere appena -ebbene, signori e signore con il QI di una sedia rossa...- ridono di più -abbiamo tra noi il computer quantistico umano più intelligente al mondo, ed è una mia conoscente, un applauso caloroso da sedie rosse per Samantha Giulia Fletcher!- tutti applaudiscono, alcuni fischiano, lui mi fa cenno con la testa di raggiungerlo, mi alzo e gli vado accanto.

Ecco perché mi conoscono. Non perché sono una comune ragazza. Ma per il titolo che porto. Mi conoscono solo per questo.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2 Ora siamo rimasti in una comitiva di pochi alunni rispetto alla platea piena di gente, forse solo cento cinquanta ragazzi togliendo me, rimangono James e uno dei professori seduti dietro la preside, ha un paio di occhiali enormi, occhi verdi scuro, una testa occupata da una capigliatura semplice dal color cenere, quando sorride le rughe delle guance solcano la sua pelle scura -buongiorno ragazzi, io sono il Professore Gregory Newton, professore di scienze dell'istituto, insegno alle classi di tutto l'istituto, ciò sta a dire che non vi libererete di me tanto facilmente- ridiamo, -ora, tutti in fila per due e seguirmi, muovetevi, reclute!- ridiamo, una mano si porge difronte a me -posso concedermi l'onore di essere preso per mano da voi, computer quantistico?- rido, -con piacere, Mister Caso- lui mi da un pugnetto al braccio -credo che il caso doveva rimanersene a casa, mi chiamerai sempre così?- sorrido -forse... e solo per la cronaca, vedi un super calcolatore qui in giro?- ride e mi picchiettala tempia -qui, non è enorme, ma è più potente di tutti- sorrido e arrossisco, una ragazza arriva -ma voi siete fidanzati?- ha lisci capelli rossicci, occhi delineati da una profonda passata di eyeliner corvino, forse con del mascara, perché le ciglia sembrano più lunghe del normale, sgrano gli occhi -Cos? No! Siamo amici, tutto qui- lui mi guarda, lei sorride, poi arrivano altre due, una bionda, l'altra castana -dunque tu sei libero?- chiedono in coro indicando James -Cos? Io? No, mi dispiace, sono occupato tutto l'anno- dice indicandomi, le guardo negli occhi, sento come qualcosa di estraneo in me, qualcosa che mi dice che quelle sono buone a nulla, che non possono guardarlo. Solo per rinfrescare il tuo infinito vocabolario, mia cara Sam, si chiama ge-lo-sia. Scuoto la testa di poco, e perché dovrei essere gelosa? Non so, forse per il fatto che ti piace? Silenzio, torna nella mente; loro si allontanano borbottando qualcosa, intanto andiamo avanti, usciamo dal teatro e imbocchiamo un gigantesco corridoio, -sono l'amico di un computer quantistico, meraviglioso- sorrido -la finirai mai di darmi del computer quantistico?- ride -solo quando la finirai di chiamarmi Mister Il Caso è A Mio Favore- -okay, la finisco- -brava- rido piano, la comitiva si ferma difronte a un grande arco dal colore bianco, dall'aria fragile -bene, questo arco, e quello...- indica l'arco che introduce in un corridoio parallelo a questo -sono gli archi dei C.S.- una mano infondo, difronte al professore, si alza -perché C.S. Prof?- -perché C.S. È una sigla, sta per Corridoio Secondario-prendo il taccuino e faccio una lunga linea -perché segni i corridoi e non usi le piantine?- faccio spallucce -mi trovo più comoda a modo mio- annuisce, -ora, chi si è documentato sulla scuola?- nessuno parla o alza la mano, silenzio -posso dirlo io? Dopo non vorrei fare la figura della so tutto io- sussurro, lui sorride -non so, credo che tutti ti diano della so tutto io, guarda il titolo che porti...-sorrido con leggero calore, la mia mano scatta veloce -chi c'è la infondo?- prima che io risponda sento due forti braccia cingermi le gambe, -James!- esclamo visibilmente imbarazzata, mi regge e io rimango con il busto in equilibrio a malapena, -signorina Fletcher, mi fa piacere che sia lei a dare la risposta- sorrido cercando di dare meno all'occhio l'imbarazzo, cerco di tenermi diritta -ehm...- dico sussurrando a James, lui mi guarda -oh, aspetta- poco dopo mi ritrovo seduta sulle sue spalle -che cosa...?- lui sorride -avanti, parla- sospiro -questo è un arco fatto d'avorio, prima di diventare un edificio dedito alla didattica aveva la funzione di municipio e banca, chiamarono vari architetti, geometri e fecero controllare tutta la struttura, all'inizio gli architetti erano piuttosto scettici, più che altro perché c'erano degli affreschi antichi, ma poi cambiarono idea, e iniziarono le costruzioni interne- il professor Newton sorride, -okay, è tutto giusto, ma ora, James, sono le regole- guardo James, e con sorrido beffardo mi dice, -la legge è dura, ma...--è la legge- sorride, mi mette giù, -ora entriamo nel corridoio principale- è immenso, si vede la scala più grande e varie aule, è luminoso, rivolgo il naso al soffitto e sorrido, ci sono gli affreschi, visti in foto sono meno belli, un angelo, grande come tutto il tetto, vestito di una scura tunica nera, e dalle ali candide, ai fianchi le grandi finestre, mi osservo attorno, finché non mi accorgo che James mi sta guardando sorridendo, arrossisco di poco, -sembri una bambina, come puoi meravigliarti di una cosa tanto generica e banale rispetto a tutto quello che tu avrai già visto?- sorrido, -è diverso, questo è davvero bellissimo e fatto bene, l'artista non è Michelangelo o Raffaello, o Giotto, o chiunque altro, ed è ammirevole la precisione e la prospettiva- sorride -non sembri una secchi...--non osare a dirlo- dico decisa, lui ride -allora aspetta, non sembri una che studia tantissimo, solitamente uno che studia ha tipo apparecchio e gilet di lana con la camicia scozzese- sbuffo -voi maschi e gli stereotipi, non sempre è così-annuisce -e tu ne sei la prova- arrossisco, dopo quello silenzio, non parliamo, ci fermiamo, il prof e James sono in mezzo alla comitiva,poi sento la sua voce -bene, ora, chi sa dirmi che materiale è questo?- chiede indicando il pavimento, stando un po' più indietro mi chino, i polpastrelli sfiorano la superficie leggermente ruvida, è nero, che da un contrasto notabile con le pareti bianche, mi rialzo, -allora? Samantha ci sei?- guardo verso il professore, scuoto la testa -Cos? Oh, ehm, può ripetere la domanda?- sorride leggermente, -lo sai? Che materiale è?- -oh, credo sia massello, un parquet messo benissimo- lui fa un verso con le labbra e tira i pollici in su,-esatto- -ma non è costoso mantenerlo?- scuote la testa -non come lo abbiamo trattato noi- annuisco -bene, continuiamo il giro- progrediamo per il corridoio, poi ci fanno sedere sulle scale, -bene, questo edificio, quando era municipio, faceva funzione di banca secondaria, ai piani inferiori c'erano i cavò che contenevano gli averi di persone importanti, come il Sindaco in persona o le famiglie ricche- il ragazzo di fianco a me alza la mano -e ci sono ancora i cavò?- chiede con tono abbastanza curioso, i due si guardano, James scuote la testa e il prof annuisce con un'espressione mista tra delusione e comprensione -no, non ci sono più, hanno rimosso i cavò e poi hanno definitivamente tolto via il piano inferiore, è stata la parte più dura- segno tutto, -ora andiamo su, vi faccio vedere le classi e i bagni- il prof velocemente sale le scale torna a capo della fila, io e James ci mettiamo in fondo, -scusa se ti ho presa in braccio, prima- il pensiero mi fa sorridere -hai fatto bene, credo che senza un contatto visivo il discorso non sarebbe completamente serio, non sai che interesse ha quella persona se non la guardi negli occhi- lui ride -ma tu hai già una laurea in filosofia?- sorrido -e perché dovrei?- -non so, fai dei ragionamenti così profondi, non è che sei la reincarnazione di Aristotele?- ridiamo, arriviamo al piano superiore, anche qui i corridoi sono ampie luminosi, ora l'angelo del soffitto è più vicino, noto solo ora delle piccole impalcature che riescono a sostenere parecchio peso, di ferro e acciaio, riesco a sfiorare le cornici dei finestroni con il polpastrello del medio, sono fredde, ci fermiamo, -questo è il laboratorio di arte e architettura- una grande sala, il soffitto con un disegno che rappresenta due ballerine con un tutù bianco e nero e due ballerini dello stesso colore, ci sono lunghi tavoli sono disposti sui gradoni, come il teatro, una grande lavagna bianca è disposta dietro una grande cattedra, -niente male, vero? Quella ballerina l'ho disegnata io- James mi indica la la ballerina che esegue un Arabesque con un volto rilassato e femminile -ma tu che corso fai?- -medicina ovviamente, ma faccio qualche altro corso, per riempire i buchi, arte e architettura è uno dei corsi- annuisco, andiamo avanti, poi ci fermiamo nuovamente, -bene, la prossima sala è sensibile, qualcuno soffre di epilessia?- tutti scuotono la testa -questa è l'aula di grafica artistica, bisogna saper essere precisi e bravi- annuiamo, in effetti potrebbe far venire un attacco epilettico, le pareti sono colorate con la stessa texture del pavimento, è tutto molto confuso,ma togliendo questo la struttura è uguale a quella di architettura, poi ci fa vedere i bagni, quattro per ogni ala del piano superiore e inferiore e le altre classi, che hanno tutte la struttura a gradoni, ci riuniamo nella classe di architettura, il professore tira fuori una lista, -bene, piaciuto il giro turistico?- tutti annuiscono sorridendo, -meglio, ora mettetevi in fila ordinatamente, vi metterò nelle classi- ci mettiamo in fila, ma il mio nome non salta fuori, alla fine il professore dice -buona scuola ragazzi, comportatevi bene!- la mandria di ragazzi e ragazze corre via, e si disperde come gli ebrei, -ehm... professor Newton...--solo prof Newt, signorina Fletcher- -okay, prof Newt, io dove devo andare?- lui controlla la lista -esatto, iniziano gli acciacchi dell'età, non sei inserita, deve decidere la preside- -e quando potrò frequentare la scuola, le lezioni?- lui sorride,-dobbiamo andare adesso dalla preside- annuisco, James di fianco a me si sistema il ciuffo castano, -prof, io posso andare in classe?- lui gli sorride con una certa ironia, -spero non ti disturbi fare compagnia alla signorina Fletcher, la accompagnerai in classe- -okay, certo-, sistema la cartella a tracolla che c'è sulla cattedra, guardo la lavagna elettronica, ha delle belle casse, -funzionano bene quelle casse? Nel senso se sono potenti- lui le guarda e sorride -approvate da un team di studiosi dell'audio, lo sentono tutti anche a qualche chilometro dalla scuola se a tutto volume- annuisco con un'espressione sbalordita, ci avviamo per i corridoi. Buon inizio scuola, Samantha.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3 -così... dormirò a casa di James per tutto l'anno scolastico?- chiedo, la preside annuisce, -ha tre posti letto disponibili e mi era sembrata la scelta più accomodante, anche se era meglio una ragazza- guarda James con aria seria e severa -avrai Samantha da te tutto l'anno, devi trattarla come una sorella, non devi farle niente, intesi?- lui porta la mano alla fronte come i marines -signor si, capitano!- esclama -detto seriamente, James, devi proteggerla sempre e devi sempre vederla, a portata, okay?- annuisce -l'avrei fatto anche se non lo avesse detto, preside- arrossisco -mi piace questa parte cavalleresca di te, Jam, mi è nuova- dice il prof Newt, sorride -sempre pronto per una dama da salvare o da aiutare- -ma io non sono una dama, e non ho bisogno di essere salvata- lui mi guarda sorridendo -sapevo che lo avresti detto, mi piace il tuo animo intrepido- mi scompiglia i capelli, caccio via le sue dita dai miei capelli e li sistemo -bene...- la preside mi porge un foglio -una scheda di valutazione?- chiedo, lei annuisce -a che scopo?- -come saprai bene l'ISEO farà una riunione finale e chiederà se ti è piaciuto l'istituto e cose del genere, se i commenti e le opinioni che farai saranno abbastanza positive, starai con noi per un altro anno, se no ti trasferirai- annuisco, la giro, la valutazione del coinquilino -quella è molto importante, se non ti è piaciuto ti faremo ospitare da qualcun altro- annuisco, prendo una busta trasparente, infilo la scheda dentro e la metto nello zaino, -James, saresti così cortese da portare la signorina Fletcher nella sua classe?- James annuisce -con molto piacere- mi rivolge un sorriso che ricambio -Sam...- la preside mi chiama -se hai bisogno di qualcuno con cui parlare noi ci siamo, e se è affidabile anche James- annuisco, -andiamo?- chiede tranquillo, io annuisco -è stato un piacere conoscervi- dico rivolta alla preside e al professore, -che cosa c'è alla prima ora prof?- la preside controlla la tavola sulla sua scrivania -James tu hai Matematica, mentre Sam ha musica, avete tutto?- annuiamo, -bene, io mi insidio nella quinta S, auguratemi buona fortuna- ridiamo e il prof lascia l'ufficio -buona permanenza, spero vivamente che il mio istituto non ti deluda- -la ringrazio, preside, buona giornata- usciamo e ci avviamo, -in che classe sono?- gli chiedo, lui controlla il cellulare -sei in... seconda C, bella sezione- lo guardo confusa -perché?- -bhe, primo perché in tutti i concorsi i componenti erano della C e poi, perché anche io sono in C- sorrido -come mai due nomi?- chiede, -io in realtà avrei due anagrafi, quella italiana è Lea Giulia Fletcher, mentre quella inglese è Samantha Ashlee Fletcher- -dunque nel complesso hai unito un nome italiano e uno inglese generico- annuisco -dunque, oltre Sam, potrei chiamarti Giuly, o Lea o Ash- annuisco -generalmente vengo chiamata Sam da tutti tranne che dai nonni, loro adorano il nome Giulia- ride -è molto legato alla loro terra- mi cinge le spalle -saremo come fratello o sorella, o meglio, come fratellone e sorellina- -ehy, non mi sminuire per l'età- -ma è il bello dirti che sei più piccola, ti rende più... carina- sorrido e arrossisco un pochettino, arriviamo di fronte una porta contrassegnata “Ⅱ C” con una valchiria vichinga dalla divisa nera e marrone -bello, chi lo ha disegnato?- lui guarda il disegno -non saprei dirti chi, ma so chi ha deciso il disegno- -echi?- domando curiosa -la classe intera, e tra i più belli, ma il più bello è quello della Ⅳ C, la mia classe- -come sei modesto...- -dico sul serio, ha vinto il premio per miglior disegno- annuisco -e cosa è raffigurato?- lui mi sorride beffardo -te lo farò vedere...- sorrido e annuisco, bussa alla porta quattro volte velocemente, dalla porta si sente un coro di annoiati “avanti”, James mi apre cortesemente la porta, le ragazze lo guardano con una scintilla negli occhi a me sconosciuta, -buongiorno James, e tu chi sei?- la guardo, non mi sono mai sentita tanto timida e introversa -io mi chiamo Samantha Giulia Fletcher, sono la nuova arrivata- lei sorride -il cervello più laborioso è presente tra noi- si avvicina, mi sfiora le tempie, guarda verso James, ma non mi giro, -è un piacere che tu sia nella mia classe, James...- lo guardo -tu puoi andare, caro- annuisce, poi fa un gesto inaspettato: mi da un bacio sulla testa, quasi sfiorandola, mi sussurra qualcosa -sotto il salice a ricreazione, okay?- annuisco, poi guarda verso uno e saluta con un sorriso sghembo, esce, -vediamo un po', Samantha e Giulia... andiamo ragazzi, attivate quell'encefalo e troviamole un soprannome carino e non troppo banale- sembrano non pensarci, sembrano poco interessati. È diverso, Sam cara, non gli interessa, punto. -il suo soprannome sarà Sammy-, una mano scatta sull'attenti nello stesso tempo che la frase esce dalle labbra di una ragazza nei gradoni intermedi, guardiamo da quella parte -ha detto non banali, Lancaster, perché non secchiona o cose da cervellona sfigata...- -hey- dico diretta al ragazzo, ha un ciuffo rossiccio, un naso schiacciato e il viso tempestato di lentiggini, lui mi guarda con sguardo di sfida, -cosa vuoi, secchiona?- alzo un sopracciglio infastidita -perché giudichi gli altri ancor prima di aver visto te stesso, o forse non ci sei mai riuscito perché gli specchi stanno troppo in alto?- si alza un coro di “ohhh” e “uhhh”, -dunque, prima di parlare, connetti il cervello alla bocca e non pregiudicare-, salgo i gradoni e mi siedo accanto alla ragazza che mi ha soprannominato -scusami, fanno sempre così- annuisco -mi è piaciuta un tot la tua risposta, sai tirare fuori gli artigli quando vuoi, ragazza- sorrido -scusami per la mia maleducazione...- mi porga la mano -Grace Miridth Lancaster- stringo la mano -credo che il mio nome e cognome lo sappia- ride -mi stai simpatica, honey- dice con un tono convinto, sorrido a labbra chiuse -felice di esserlo-, tiro fuori il flauto, come una delle tante materie qui fanno musica, cosa che nelle altre scuole non avevo mai visto, lo poggio sul banco con i libri di teoria, Grace guarda storta lo strumento, -è un flauto traverso?- chiede, io annuisco -io suono il pianoforte e la chitarra elettrica- -forte, da quanto?- lei prende un quaderno -da tutta la vita, i miei sono artisti- annuiscono, -ma a te musica piace?- annuisce -da lei è la materia che mi piace tra le altre, abbiamo passato un periodo di sostituzione perché la Kit era incinta e venne a una prof che di cognome faceva... credo Bonifaci, non ricordo bene quella vipera, era stizzita, fredda, acida, sarcastica a livelli esorbitanti, poteva superarmi- rido -okay, oltre il periodo “La Sorella di Medusa” ti piace la materia- annuisce -la tua band preferita qual è?- lei sorride, come sciogliendosi -una band formata da quattro pinguini che si spacciano per una band punk rock- la guardo confusa -i Five Second of Summer- annuisco -ma perché “pinguini che si spacciano per una band punk rock”?- lei ride -non puoi dire che non siano punk rock quando il cantante e prima chitarra sia un pinguino, la seconda chitarra un unicorno puccioso, il batterista un orsacchiotto coccoloso e il bassista un finto asiatico che si definisce neo zelandese- -ah- dico divertita, annuisce -son dei casi disperati, quei quattro- sorrido -prof- Grace alza la mano, -dimmi, Grec- -vado a prendere la tastiera nell'armadio- annuisce, Grace esce dal banco e sale i gradoni, in cima c'è un armadio nero, ha quattro grandi ante scorrevoli, apre la prima e prende una custodia molto grande, la mette sulle spalle, chiude e ritorna al banco, poggia delicatamente la custodia sulla scrivania, apre la zip, -tieni la custodia, Sammy- prendo un lembo del tessuto, è ruvido, sfila la tastiera e la poggia delicatamente, -thank you so much- poggia la custodia di fianco alle gambe del banco, prende un adattatore, un paio di cuffie e le inserisce nel retro, la accende e muove le dita sui tasti, -tutto bene...- toglie l'adattatore -funziona sempre a meraviglia- sorrido -bene, ora tutti con uno strumento in mano, su su, non abbiamo tempo da sprecare- sorrido -è davvero simpatica la Kit- annuisce -già, lei insegnava nelle mie scuole elementari, è stata una sorpresa ritrovarmela qui, e il primo anno ero disorientata, e dopo che l'ho rivista mi ha un po' aiutato, oltre James non conoscevo nessuno- inarco le sopracciglia -James?- annuisce -quello che ti ha baciato la testa, possiamo definirlo “il fratello che non ho mai avuto”, è molto protettivo, ma sa essere uno scemo totale, ma è il ragazzo migliore del mondo, adora leggere, scrive, va da Dio a scuola, ha la condotta migliore tra quell'ammasso informe di testosterone, è semplicemente...- -James- dico, lei ride -Grec, vuoi buttar giù la base?- sorridendo intona delle note, senza guardare lo spartito, muove la testa a ritmo, -niente male, brava, ora metti giù un brano tu, Sammy- -si Sammy, vediamo se, oltre secchiona, sei noiosa- il tipo di prima dice quella frase, prendo il mio strumento e inizio a suonare le note di una canzone, chiudo gli occhi e sento le note suonare, dopo poco sento un piano accompagnare la melodia, non mi fermo e continuo, lasciando che la musica scorra sulla pelle e culli le mie orecchie, le mie dita si muovono sui fori del flauto lateralmente, seguendo un codice che, solo chi impara, può capire, quando terminiamo ripongo lo strumento e respiro profondamente, parte un applauso, -avanti ragazzi, applaudite- la prof incita gli altri che iniziano -brava Sammy, ti do un più, Grace, sei stata fantastica- sorrido e battiamo un cinque -jesus- sussurra, rido. Credo di aver trovato un'amica...

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4 -credo sia stata la migliore lezione di musica a cui abbia mai partecipato, del tipo, noi che suonavamo e gli altri che cantavano e la prof che applaudiva e... Holy goodness, è stato fantastico! Dovranno dare il tuo nome al prossimo uragano...- sorrido ridendo, -bene, parlami di te, Sam, so solo il tuo nome e che sei la reincarnazione di James Galway- rido, sposto un ciuffo sfuggito alla coda, -allora, mi chiamo Samantha Giulia Fletcher...- -sei italiana, fantastico- sorrido -ho quindici anni, sono nata in un piccolo paesino di collina che è il mio piccolo rifugio per pensare e scrivere, adoro gli animali, e ho un gatto tutto nero a casa in Italia, ho praticato numerosi sport, odio la gente che pregiudica...- -non lo avrei mai detto, guarda- ridiamo -porto gli occhiali fin da piccola perché la mia famiglia dalla parte paterna sono tutti miopi, e il mio sogno è quello di diventare un'oncologa- annuisce -oncologia è pesante- annuisco -ho fatto una promessa a mia madre prima che quella macchina iniziasse a fare un fischio continuo- mi guarda dispiaciuta -per l'amor del cielo, scusa, non avevo pensato- -no tranquilla, non voglio la compassione di nessuno, e tanto meno i dispiaceri degli altri- dico convinta, -adoro troppo la tua determinazione, ragazza- sorrido, -il tuo colore preferito?- faccio spallucce -non ne ho solo uno, adoro però i colori caldi e per certi versi anche qualcuno freddo, ma solo se non sono troppo accesi, sono per lo più per la nuanche pastello, è rilassante- annuisce -e tu?- -nero, una figlia di Ade non può adorare colori accesi, insomma, non credo che nel sotto mondo ci siano rigogliose distese di fiori colorati- rido -sei una figlia di Ade, eh?- annuisce -bhe, piacere figlia di Ade, sono il capo cabina dei figli di Apollo- sbarra gli occhi-tu chi sei?- sorrido -io sono una figlia di Apollo, cara mia cuginetta- sorride -per l'Ade mio padre, una figlia di Apollo come amica, accidentaccio- rido -non so se lo conosci, le ship...- -come non conoscerle- sorride -Apollo allora serve a qualcosa...- -ehy, non insultare mio padre- ride -quale famosa ship è composta da un mio fratello e da un tuo fratello?- sorrido -questa la so, la Solangelo- sclera -allora, sacro santo mio padre, la ammazzi e io ammazzo te, qualcuno che conosce il Fandom- dice, la guardo sorridendo -dove hai il Marchio?-chiede sottovoce -che cosa?- -il Marchio, è sulle braccia, gambe, costole?- la guardo confusa -che cos'è il Marchio?- lei mi guarda -ah, ehm niente, una cosa mia- annuisco -credo che, come si vuole di tradizione, bisogna scambiarci i numeri- annuisce, prendo un post-it e scrivo la combinazione di cifre che è il mio numero di telefono e lei mi consegna il suo -bene, potremo sentirci quando vogliamo- -yep- dice sorridendo -vediamo, ti memorizzerò... capo della cabina di Apollo- la guardo inclinando il viso -non è un po' troppo... chilometrico?- sorride -forse, allora... la figlia di Apollo- annuisco -molto meno chilometrico- ride -io invece...- ci penso, -la figlia degli Inferi- -meglio dell'Ade- annuisco, -a te piacciono i bar che hanno una biblioteca dentro?- chiede, -certo! C'è ne uno bellissimo a Milano, mi ha portata papà quando avevo dieci anni-, sorride, -c'è ne uno a Brookling, forse potremmo andare questo week end con la macchina dei miei- -tu guidi?- scuote la testa, -ci porteranno i miei o James o Sergey...- -chi è Sergey?- -il Parabatai di James, si conoscono da quando erano piccolissimi, poi sono subentrata io alla materna- sorrido, -che fortuna avere degli amici, tutti mi dicevano che sono strana- ride -ma tutti siamo strani, tutti in modo diverso- -wow- dico sbalordita -una mini Shakespear- ride, dopo entra una signora, dai ricci capelli corvini corti, rispetto agli altri professori è vestita normalmente, ha una pelle leggermente olivastra, tipica del mio stato, perché lei viene dal mio stato, tutti si alzano -bonjour madame Rossi- la guardo con un mezzo sorriso -bonjour a vous, enfants- tutti ridono, guarda attorno, poi si accorge di me -che mi venga un colpo, non puoi essere tu- sorrido -bonjour- lei sorride -ciao Giulia, oh cielo, sei cresciuta tantissimo- sorrido -quanto è passato dall'ultima convention internazionale?- ci penso -circa quattro anni- sorride -cresci troppo in fretta- rido, -okay, hai già fatto amicizie?- annuisco e indico Grace, mi sorride, -dovete sapere che, chi va in giro per il mondo come Sam non ha amici “eterni”, ma cambiano sempre, dunque comunicate, fatele capire che è la benvenuta e che siete gentili- alcuni sbuffano, altri ridono, -ok, passons maintemant a la page 235- prendo il libro, lo apro e vado alla pagina. Le due ore sono passate in fretta, con la professoressa Rossi mi sono trovata benissimo, è davvero fantastica e molto esauriente, poi ho conosciuto il professore di matematica, il professor Mytch, un tipo empatico e gentile, ma credo che abbia anche un po' di severità, credo mi piacerà fare matematica con lui, la classe è quella che è, sono tutti un po' vivaci, credo che sia una cosa normale nella nostra fascia d'età, dopo è suonata la campanella, ora siamo al banco del bar della scuola e prendiamo una snack, prendo il portafogli nella tracolla e tiro fuori un paio di banconote, le porgo al barista che mi da una presunta barretta ai cereali e cioccolato e mi consegna il resto, Grace ha preso una mela dai colori verde e rosso, deve essere buona, andiamo in giardino, è molto grande, ci sono dei salici, delle panchine con dei tavolini, la palestra è l'unica struttura fatta dall'uomo, il resto è circondato dagli alberi, Grace mi tiene per mano e mi trascina, è piuttosto forte, mi conduce a un gruppo di ragazze, alcune alte e due basse, forse più piccole, lei le saluta e loro ricambiano, -buonsalve a tutte- dice, -buonsalve!- esclama la più piccola, -e lei chi è?- chiede una delle più grandi, -oh, io sono Samantha Giulia Fletcher- mi porgono la mano, -piacere di conoscerti, Samantha- -solo Sammy- sorridono -ma tu sei quella del progetto?- chiede la ragazza dai capelli lisci e castani, annuisco -in persona- sorride, -io sono Rose, frequento il terzo anno, mentre lei è Deborah, del quarto... lei è Beatrice, del primo anno ma la conoscevamo tutte già da prima, poi lei è Eliza, del secondo insieme a te, Grace e Aurora, che sta arrivando adesso, ehy honey!- mi giro, ha i capelli neri legati in una coda alta, la pelle chiara e lentigginosa, un piccolo stereotipo di Beatrice del Paradiso di Dante, -ciao- saluta -io sono Aurora, tu sei Samantha, quella del progetto- -solo Sammy- annuisce, Rose è un tipo divertente, adora i videogiochi e vorrebbe fare anche la youtuber, Deborah ha i capelli lunghi, di un colore simile al mogano, ha le lentiggini, ha detto che la sua passione è quella di collezionare tutti i bicchieri del caffè di Starbucks internazionali, Beatrice è piccolina ma sa un sacco di cose, ha i capelli leggermente più corti delle altre, quasi biondi cenere, è un'inventrice, adora il crafting, Eliza è la classica ragazza californiana, un incarnato olivastro, i capelli neri e gli occhi verdi, sorpresa delle sorprese: adora i Pokemon e tutti gli anime li sa a memoria, sono tutte simpatiche, parliamo tranquille, -dovremmo fare un gruppo del tipo “le ragazze della Washington” o roba del genere...- -si, poi ognuna organizza cosa inserire, sarebbe fortissimo!- dice eccitata Bea, -va bene, allora Bea farai qualche specie di stampa su delle magliette di tuo padre, Rose tartassaci con i videogames, Deborah ci dovrà assegnare una tazza, Eliza ci darà lo starter, tutto perfetto- dice Grace felice, ridiamo, -e voi cosa volete fare? All'università intendo- -io andrò a fare psichiatria- dice Debby, -io... sono indecisa se patologia o fisioterapia- dice titubante Eli -io diventerò pediatra, adoro i bambini- dice Auri, -io ho ancora un paio di anni, ma mi attirava chirurgia- sorrido annuendo stupita, -io... pensavo di diventare medico legale- annuisco -so quello delle altre, ma il tuo Grace non lo so- lei mi squadra -ma se ci conosciamo da a mala pena tre ore...- -sono un'eternità!- dico drammatica, ridiamo, poi due mani mi coprono gli occhi -chi ha spento la luce?- chiedo, le altre ridono, faccio scorrere i polpastrelli sul dorso delle mani, ai polsi, porta un orologio, le estendo, ha delle bracci forti, -fammi indovinare... James?- toglie le mani, viene di fianco a me e sorride -ciao, Piccolo Genio- sorrido, -Lancaster- dice con un piccolo accenno di sorriso -Williams, che piacere rivederti, quando inizieremo gli allenamenti?- lui scuote la testa -non c'eri alla riunione del cinque giugno?- lei fa no con la testa -non ci sarà atletica, quest'anno- - e perché mai?- chiede Grace preoccupata, lui fa spallucce -non saprei dirti, lo hanno solo comunicato, ma credo che devono mettere apposto la vecchia pista- annuisce, arrivano alcuni ragazzi della mia classe e qualcun altro che non conosco, fingono di suonare il flauto e ridono, abbasso gli occhi, -perché?- chiede serio James, lo guardo, -ho intonato un brano con il traverso e... credo che la cosa non sia stata apprezzata...- -seria? Che hai suonato?- -il theme di Game of Thrones- annuisce con una chiara espressione di stupore in viso -posso sentirla?- chiede ansioso, -meglio dopo, a casa- le ragazze mi guardano interrogative -alloggi da lui?- annuisco, Grace si rivolge a James, -senti Williams, se solo osi torcere un solo micron di keratina dai suoi capelli, sei un uomo morto- annuisce -ho promesso di proteggerla, e così farò- sorrido arrossendo, poi mi chiede -vuoi modificare la camera?- lo guardo leggermente confusa, -non credo...- -se devi puoi fare tutto, l'importanza è che non sia troppo femminile- annuisco -ma io dove dormirò- lui si gratta la nuca -in camera mia...- sbarro gli occhi -sbaglio o avevi tre posti disponibili?- -si, uno è il divano, uno è un letto zen e l'altro nel letto matrimoniale dove dormo io- -ah- riesco a dire, suona la campanella -si ritorna in classe, su belle donzelle- lo guardiamo male -come non detto- mi prende e mi bacia la testa premurosamente -a dopo, Piccolo Genio- e rientra nell'ala della scuola, lo guardo come incantata, l'unica cosa che mi risveglia è lo schioccare delle dita di Grace -Terra chiama Fletcher- scuoto la testa -oh, si, ehm... andiamo- lei mi guarda maliziosa -mi sto convincendo del fatto che tu gli piaci- rido -seriamente? Una ragazza di seconda?- annuisce -può essere- scuoto la testa. E se davvero gli piaccio?

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5 Finite le due ore di Geografia e Storia, il trillo della campanella avverte tutti noi alunni di uscire dalla scuola, mi metto di fianco all'uscita, accendo il cellulare, ho una chiamata presa. Papà. Lo chiamo -ehy Piccolo Elfo- mi saluta il grande capo -ciao papà- dico contenta -allora, com'è andato il primo giorno di scuola?- sorrido -bene- -e ti hanno già sistemata?- dico di sì -è un ragazzo o una ragazza?- chiede, -ehm...- dico leggermente imbarazzata, sospira -ho capito, se hai bisogno, lo sai che puoi chiamare e se solo so che ti torce un capello, gli spacco il...- -ehy, Grande Orso, placa le parole, sono un'adolescente ma detesto i gerghi volgari- ride -scusa, sweetheart- sorrido, ha sempre usato questo soprannome, da quando sono nata, -bene, lo sai che ti chiamerò...- -ogni due settimane, e ogni mese facciamo una video chiamata su Skype- lo sento ridere, -brava, io tengo d'occhio la scuola, eh- -okay- -bacio, Piccolo Genio del mio cuore- sorrido -ciao Papà Orso- chiudo, guardo i messaggi in rubrica e lo metto in tasca, vedo Grace e James uscire e parlare, -te l'ho detto, dovresti riparlare con la preside per il club di atletica- lui sbuffa -devo dirtelo in volgare fiorentino che è un replicato e ben scandito NO?- chiede esasperato, rido e Grace si accorge di me -honey, ben ritrovata- sorrido -ma se ci siamo viste tre secondi fa- -un'eternità- constata, rido -okay, direi che debba andare, i miei mi spezzano le gambe se non arrivo entro mezz'ora dalla fine della scuola- annuisco -ci vediamo domani...- -aspetta Grec, puoi venire da noi dopo pranzo?- suggerisce James, lei annuisce -ti mando un messaggio o ti chiamo- -okay, allora a dopo, my darling friends- sorrido e si allontana, James mi cinge le spalle, credo sia arrivato il momento che tu conosca il mio bolide quattro per quattro- sorrido -hai la patente- conferma con un occhiolino, ci avviamo ai parcheggi -ebbene, questa è la mia tigre- sorrido stupita, è una macchina davvero vecchio stile, ma si vede che è stata rimodernata, il legno laccato, i dettagli di un materiale che sembra ferro o alluminio, il tettuccio lucido, la vernice perfetta -ti saresti aspettata una macchina stile Ferrari o Bugatti?- scuoto la testa -mi sarei aspettata di più tipo il furgoncino di Stiles- ride -lo avevo, è stata la mia prima macchina, mi hanno dato questa perché era talmente fuso il motore che per poco non facevo incidenti su incidenti, saliamo?- annuisco, prende la cartella e la ripone nel bagagliaio insieme alla sua tracolla bianca e nera, io mi siedo, accarezzo i sedili corvini di pelle, probabilmente, sale, mette la cintura e lo guardo sbalordito, mi guarda -che c'è? hai visto un Demogorgone?- scuoto la testa -no, è che sei l'unico ragazzo che io abbia mai visto nella mia vita che si mette la cintura fatta eccezione per il guidatore della macchina della ISEO- sorride, -lo prenderò come un complimento- sorrido, prendo la cintura e la allaccio -è lontana casa tua da qui?- non scuote la testa, ma neanche fa sì -bisogna fare solo un piccolo pezzo di superstrada, vivo in città, nel cuore- annuisco -dunque nel trafficato cuore di Brookling?- domando, annuisce, -spero non sia un problema- dice, lo guardo confusa -in che senso problema?- si gratta la nuca -gli spostamenti, la scuola, non so, tutto- scuoto la testa -no, ovvio che no, non potrò usare questa tigre...- indico la macchina con un movimento della mano -...ma se hai una bici, posso muovermi ovunque- annuisce -dunque non c'è problema- annuisco, -bene, allora avventuriamoci nel cuore più profondo della città di Brookling!- esclama, sorrido, la mette in moto, la fa uscire dal parcheggio e parte, ci avviamo verso la superstrada, mette un paio di occhiali, -nella tasca del giubotto c'è il mio cellulare, collegalo al cavo della radio- prendo il giubotto, frugo e tiro fuori lo smartphone, trovo l'accesso per il jack e lo metto dentro, -è bloccato- dico, -la password è Fandom- lo guardo stupita -c-conosci il Fandom?- annuisce -dunque hai letto Harry Potter, Percy Jackson, Shadowhunters, Divergent, Hunger Games, The Maze Runner e gli altri?- annuisce, -ti sto adorando, sei un Fanboy- dico, lui sorride -felice di esserlo- sistemo un ciuffo dietro l'orecchio -dunque potremo sclerare quanto vogliamo?- lui annuisce -voglio vedere come farai con Michael- lo guardo confusa -uno dei miei migliori amici- annuisco, lui guida piano, il giusto -la musica?- -c'è un'applicazione nera e verde, trovi subito la playlist- apro l'app, scorro i brani, -hai davvero una playlist fantastica- commento, -la ringrazio signorina- rido, ne metto una -niente male come scelta- dice stupito, -è molto veloce- dico, annuisco -ti danno fastidio le persone che cantano?- chiede, io scuoto la testa, canticchia l'inizio, il tono è troppo alto, poi inizia la parte veloce ma lui la segue precisamente, io muovo la testa a ritmo, quando inizia la parte più tranquilla canto anche io, con voce leggermente acuta, -non sei per niente male- commenta -posso dire la stessa cosa- dico sorridendo, poi silenzio per tutto il viaggio, il vento muove un po' la coda, il sole fa caldo, parte una canzone che sta a pennello con il viaggio, sulla superstrada aumenta la velocità -vuoi che rallenti?- chiede, scuoto la testa -adoro l'alta velocità- dico cercando di sovrastare la voce potente del vento che accarezza la mia pelle, -bene, allora tieniti forte-, aumenta e mi godo questo momento, la mano fuori dal finestrino sembra staccarsi dalla spalla, ci vogliono quindici minuti prima di arrivare al cuore di Brookling, c'è molto traffico, orde di persone attraversano le strisce pedonali quando i semafori illuminano l'ambiente con la loro luce scarlatta, appena scatta verde partiamo, parcheggia affianco a un marciapiede, ai piedi di un palazzo altissimo, spegne, scollega il cellulare ed esce, fa velocemente il giro della vettura e apre la mia portiera, -grazie- ringrazio, apre il bagagliaio, prendo la mia cartella, lui la sua tracolla, prende un paio di chiavi, tintinnano quando le afferra, c'è ne saranno cinque o sei, ne prende una con il bordo nero, la infila nella serratura, gli fa fare un paio di giri e scatta, la sfila e la rimette via, apre la porta e mi fa entrare, c'è un atrio molto grande, c'è il portiere, -'giorno Simon- pronuncia il nome in spagnolo -buenos dia James, chi è la chica?- -lei è Samantha- lui sorride, ha le zampe di gallina, avrà una sessantina d'anni, ha la pelle olivastra e gli occhi sorprendentemente chiari, -è la tua...- sembra imbarazzato -Cos? no, è una amica- sorride -adios, amigos- lo saluto, prendiamo le scale, un paio di piani e arriviamo alla porta dell'interno, prende lo stesso mazzetto di chiavi, ne prende una più spessa, la infila nella serratura e la fa scattare, entro e rimango sbalordita: l'appartamento è incredibilmente spazioso e troppo ordinato per farci vivere un quasi diciottenne, mi guardo in giro, le pareti sono nere con dei quadri, uno o due, il resto sono dipinti in bianco fatti direttamente sulla parete, come dei motivi giapponesi, il divano ad angolo è grande, di color cremisi, il tavolino scuro con sopra una scatola quadrata chiusa, il pavimento di parquet scuro, la porta finestra che si affaccia sulla città, -questo, come avrai intuito, è la sala- annuisco -e quante volte tua madre viene qui?- ride -mia madre? mai- lo guardo stupita -tutto questo ordine...è tutta opera tua?- annuisce, entro pulendomi i piedi sullo zerbino, le suole delle scarpe producono il rumore dei tacchi sul parquet, attraverso una porta, c'è una cucina abitabile color beige, molto grande, tutto nel suo posto, entro in una stanza, una camera enorme, le pareti sono nere ma sono dipinti degli altri disegni, sulla testata del letto matrimoniale c'è il disegno del...-Multifandom- dico, entro, lo sfioro con le dita e sorrido, -lo conosci?- annuisco -ho letto le saghe e so tutto- lo sento che sorride, -e io dove dormirò?- gli chiedo, lui indica qualcosa oltre il letto, c'è un materasso basso circondato da una cornice di legno chiaro, il cuscino basso, la coperta piegata perfettamente, c'è un'orchidea sul copri materasso, la indico -quella è sempre lì?- scuote la testa -un piccolo omaggio, in Oriente donare un'orchidea a una bella ragazza è simbolo di benvenuto- arrossisco, -grazie- sussurro, faccio il giro del letto, sopra vi sono le valigie, -scusa- dico -e perché mai?- mi chiede confuso, indico i miei bagagli -oh, niente, non sei stata tu- annuisco, -posso sedermi?- chiedo indicando il suo letto, lui annuisce, mi siedo, la trapunta è morbida e fresca, guardo le foto appese, il murales gigante dell'alfabeto che Joyce aveva fatto per comunicare con Will, la foto di due avambracci, uno chiaro, l'altro scuro, ma hanno tracciato un segno che conosco, -quello è il tuo Parabatai?- gli chiedo, lui sorride -Sergey Von Shostakovich, è russo di sangue ma americano nell'anima- annuisco -lo conosci da tanto?- sorride -dal primo anno del nido- annuisco -vorrei avere anche io qualcuno di speciale- dico nostalgica, -non hai qualcuno su Instagram?- scuoto la testa, -no, e poi l'unica persona che ritengo speciale è Christine, ma non posso sempre stare al cellulare o messaggiare con lei, fa parte del team di ricerca e integrazione dell'ISEO- annuisce -potrei essere io il tuo amico speciale, o Grace- lo guardo e sorrido -sarebbe fantastico- sorride, poi ci guardiamo a lungo e in silenzio, -non so perché, ma ho il presentimento che a questo punto dovremmo abbracciarci- dice, io lo guardo confusa e divertita -e perché mai?- chiedo in mezzo a una risata, lui alza le spalle -non saprei, sento che dovremmo farlo- annuisco, mi avvicino e lo abbraccio -grazie per ospitarmi- lui mi accarezza la schiena -non mi ringraziare, è niente- sorrido, sento lo stomaco gorgogliare, -credo che la fame chimica sta avanzando veloce, e ho il presentimento che dovremmo mangiare- -tu hai troppi presentimenti corretti...- -dunque anche il presentimento dell'abbraccio era corretto- mi sento avvampare -non so, forse- sorride -ordino una pizza- dice divertito -poi chiamiamo Grec- annuisco, -un cibo italiano e semplice, tu guarda un po' in giro, io ordino, che farcitura?- ci penso -una margherita è più che sufficiente- annuisce, si allontana e lo sento intonare un piccolo verso di una canzone italiana, io rido e guardo attorno, mi siedo sul materasso che sarà il mio letto per un anno, prendo l'orchidea e l'annuso, ha davvero un buon profumo. Il suo profumo.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6 Abbiamo finito di mangiare, abbiamo buttato i cartoni delle pizze nel cesto e ora sono in camera con Jam, sono seduta sul letto a gambe incrociate a leggere un libro, lui è al portatile, ha messo su qualcosa dalla sua playlist dal computer, è piacevole e ha un bel ritmo, sto leggendo un pezzo di "ti ho trovato fra le stelle", davvero un bel libro (ve lo consiglio), la testa china e gli occhi che scorrono sulle righe della pagina, James si alza, tiro su la testa -se non ti dispiace, vado a farmi una doccia, se dovessi andare in bagno usa quello con la porta nera, okay?- annuisco, prende solo un paio dicose dai cassetti ed esce, chiudo il libro con il post-it e mi alzo, mi ha dato un paio di ciabatte nere, per tenere pulito (davvero, penso sia un alieno), prendo il mio portatile, mi risiedo sul letto, apro Skype, chiamo una persona -Piccolo Elfo, che piacere rivederti!- esclama -ciao Martin- sorrido divertita, -dove sei? sei già arrivata in America?- annuisco -sono già dal coinquilino- sbarra gli occhi -vivi da sola con un ragazzo?- annuisco -mh... credo che non debba dirti niente, sei già responsabile di tuo- sorrido e lo ringrazio -tu che combini?- chiede leggermente annoiato, -niente, lui è andato a fare una doccia e quando finisce chiamiamo una sua amica a fare l'inventario- ride - non puoi avere così tanta roba- lo guardo, alzo il portatile e volto li schermo verso le valigie -wow- -tu invece, nordico che non sei altro?- -ha parlato la meridionale- lo guardo ridendo mentre cerco di fare l'offesa -ehi! vengo dall'Italia, bada a come parli- ride -patriottica come sempre- sorrido fiera, -io ho appena finito di ripassare lo schema del Tomorrowland Winter 2019- -di già?- chiedo sorpresa -direi, è a marzo e in un ora devo inserire tutte le novità- annuisco -e mi ci porterai?- fa un movimento indeciso con la testa -non so, i ticket stanno andando già in sold out, devo vedere, poi bisogna vedere gli impegni che hai- annuisco -dove lo fanno?--Francia, nelle Alpi- annuisco -niente male come posto, molto freddo...- -suderò come se non ci fosse un domani...- -febbre, tosse, raffreddore, polmonite e broncopolmonite, dolori muscolari tra cui il tuo adorato torcicollo e... ah sì, un bel mal di testa pesante, voglio vedere come farai con il tour- sbuffa -sai troppe cose- sorrido, -ti vedo un po' spossata- rido -Dio, hai detto spossata?- annuisce -se non mi ricordo male, a una ragazza così intelligente bisogna rivolgersi con un certo tatto- rido -nonlo sapevo- sorride -è diverso l'accento britannico da quelloamericano, vero?- annuisco, lui sorride, entra qualcuno, -per tutti i byte!- esclama, -Maejor, ehy- dico, lui si avvicina a Martin -ma ehy, honey, come sei cresciuta, è quasi un anno che non ti vedo...--e sono così cambiata? Martin, dì qualcosa- ride -come va con gli Area21?- -da Dio, tesoro, ci entrerai anche tu un giorno- annuisco, -bene, io ti abbandono con Garritsen, ho una fame- rido -ciao Maej...- -ciao cucciola- e sparisce dalla video camera -sono le undici, ti devo salutare piccolina- annuisce -per i biglietti ti faccio sapere, okay?- annuisco -ciao Elfo- -ciao Lupo Mannaro- mi saluta e chiudiamo la video chiamata, scrivo un po', dopo entra James, ha addosso una maglietta nera e dei bermuda grigi, indossa le pantofole, mette via l'accappatoio, -credo che dovremmo chiamare Grace- dico, lui annuisce, prendo il cellulare e la chiamo, un paio di squilli e risponde -che gli Dei siano con te- dice vivace -ehy Grec, vieni a casa di James? noi siamo pronti- -of course my friend, tre minuti e sono da voi- chiude e metto via il telefono, mi sdraio, lui si mette di fianco a me, respiriamo sincronizzati, senza fare troppo rumore, sul soffitto nero è dipinto un angelo con in mano una lira -vedo che ti piacciono i contrasti forti- -in che senso?- sospiro -il nero segnato dal bianco, sono due opposti- sopprime una risata -adoro pensare ai contrasti, non tutto deve essere accostato con solo delle sfumature, prova a mettere il verde con il rosa- faccio una smorfia divertita -sarebbe strano...- -ma in fondo tutti siamo strani a modo nostro- lo guardo -che frase che hai tirato fuori- ride -perché, non è così?- lo guardo e annuisco -tu sei molto semplice, sia per i vestiti che per i colori, hai addosso una maglia di color lavanda pastello e dei jeans neri, le scarpe alte nere, sei davvero semplice, non metti neanche un po' di fard o ombretto o qualcosa di simile- scuoto la testa, -no, nel senso non mi trucco, ma metto del fard di terracotta per nascondere la cicatrice dell'occhio- mi guarda stupito -hai una cicatrice nell'occhio?- annuisco -ed è per questo che porti gli occhiali?- annuisco -e come te la sei fatta?- metto sdraiata su un fianco -non lo so, papà ha detto che me la ero fatta da molto piccola, non me lo ha mai detto annuisce -e quando ti lavi non va via?- annuisco -si, di solito lascio respirare la pelle quando sono a casa e non lo metto, ti dispiace?- scuote la testa -affatto, se è per farti stare bene- sorrido e arrossisco, -sei bella quando arrossisci- dice schiettamente, -grazie, allora arrossirò più frequentemente- -e io dovrò farti complimenti più spesso- sorrido, -ma Grace non aveva detto tre minuti?- -ti dovrai abituare invece al fatto che a questi tipi di incontri lei farà ritardo, altri due minuti e arriva-annuisco, -tu hai un tatuaggio?- gli chiedo, lui annuisce, mi porge il braccio, c'è il segno Parabatai -e se non sarete più amici?- -la nostra amicizia durerà per sempre- dice sicuro - e cosa te li fa pensare?- scuote la testa - li so e... basta- annuisco - e tu? hai un tatuaggio--annuisco -ne ho due, uno per ogni spalla- annuisce stupito, - e... posso vederli?- la domanda mi prende alla sprovvista, mi sistemo una ciocca di capelli - ehm... quando mi metto il pigiama te li faccio vedere, va bene?- annuisce, sentiamo il campanello suonare, James si alza e si dirige all'ingresso, mi alzo anche io, mi infilo le pantofole e lo seguo, mette giù il telefono del citofono -sta salendo- annuisco, -dopo la sistemazione dei miei bagagli cosa facciamo?- alza le spalle -ceneremo- - e tu sai cucinare?- annuisce - anche molto bene, ma non ho ancora fatto scorta di viveri...--hai seriamente usato la parola viveri?- annuisce - è una cosa che mi differenzia dagli altri, io ho un lessico leggermente più avanti di quello degli altri, dicono sia una cosa che piace alle ragazze- annuisco - credo di sì, a me piace- sorride - allora dovrò far uso del mio vasto dizionario per far colpo su di te- sorrido, annuisco, poi una chioma bionda fa irruzione - ehy, che bello vederti...--ma se ci siamo viste poche ore fa...- fa un movimento con la mano, come se dovesse scacciare qualche cosa nell'aria, - allora, dove sono le valigie?- -in camera- dice Jam, lei si avvia, attraversa i corridoi ed entra nella camera di Jam -hai tolto la macchia di senape dal lenzuolo?- lui annuisce - ho dovuto farmi dire tutto da mamma, è tra le macchie che non riesco a togliere--in che senso senape dal lenzuolo?- lui mi sorride - regolarmente ogni mese ci incontriamo a casa di uno dei tre e facciamo un pizza e pigiama party, quella dello scorso mese è toccata al sotto scritto, avevo voluto fare anche i nachos ma qualcuno, senza fare cognomi, nomi o altro aveva rovesciato la ciotola della senape e si erano sporcate le lenzuola e mancava poco che le lanciassi tutti i nachos addosso- rido, Grace alza le mani -io non lo avevo fatto apposta- annuisco - bene, iniziamo da quella più grande, che è... questa- poggia la mano sulla valigia nera più voluminosa -vediamo che c'è...- la apre, ci sono le magliette, i pantaloni e l'intimo, tutto quello per l'inverno e l'autunno - credo che ti abbiano fornito bene, Sam cara- sorrido -è quella stupida della mia mezza sorella...- -esistono le mezze sorelle?- rido, -no, nel senso che, non è mia sorella, ma è così me se lo fosse, c'è sempre per me o per papà- annuisce, - bene, le maglie sono qui- le tira fuori tutte, c'è ne saranno una ventina ben schiacciate e compatte, di vari colori - i pantaloni- sono neri, grigi o un paio bianchi, sono per lo più jeans skinny, - ehy, Sammy, c'è una scatola sul fondo del bagaglio- la guardo confusa, mi avvicino, la prendo in mano e mi siedo, me la giro tra le mani, c'è un post-it attaccato con una scritta, la calligrafia che nessuno conosce meglio di me: "volevo dartelo per i tuoi diciott'anni, ma approfittane (e c'era il Black Friday, non sai come mi sono esaltata quando l'ho visto e ho letto il prezzo ed era la nuovissima collezione)" Lo scarto e quello che vedo dopo mi lascia sconvolta, - c'è seriamente scritto Victoria's Secret lì?- chiede James, annuisco - dai, aprilo!- esclama impaziente la mia amica, lo apro da sopra, si rivela un completo nero, ricamato dei motivi floreali di pizzo sulle coppe, nero anche quelli, gancetto e ferretto, la coppa non è troppo rigida, lo slip uguale -costa metà del patrimonio di Bill Gates questo completo, è della nuova collezione- dice lei, la guardo confusa - e tu come fai a saperlo?-si gratta la nuca - sua madre è una stilista per Victoria's Secret- sbarro sbarre occhi - seriamente?- annuisce - è quello lì ha disegnato lei, le avevo dato qualche consiglio--e perché non vai a fare un'accademia stilistica?- scuote la testa -il disegno è una passione, io voglio fare il medico da grande- annuisce, tira fuori anche l'intimo, vedevo che James non guardava troppo a lungo soprattutto quello -bene, abbiamo diviso la roba invernale, facciamo anche la roba estiva?--lasciamola nella valigia, tanto non siamo neanche in autunno- annuisco, va verso l'armadio, lo apre, è molto grande -allor...- dice con un accento francese, - li potremmo mettere le magliette- indica l'angolo sinistro della cabinetta -i pantaloni li, le scarpe nel ripiano in basso...- lo indica -hai dei vestiti? nel senso abiti da sera- annuisco -allora li mettiamo qui- annuisco, bene, credo che ci sarà molto da lavorare...

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7 Abbiamo aperto la valigia, tutti i vestiti sono sistemati attraverso uno schema che ho appena inventato, abbiamo spalancato le grandi ante dell'armadio, siamo di fronte alla struttura. -Jesus, help me- sussurra Grace, -credo sia il momento di iniziare- sostiene James, -prendi le magliette e mettile lì- indica, prendo la pila di vestiti e la posiziono attaccandola alla parete legnosa, torno di fianco alla mia migliore amica -i pantaloni avevamo detto dove?- chiedo, Grace si batte il dito sul mento -credo lì- indica nel punto a metà del piano. -prova a metterli di lato, poi al centro ci mettiamo altro- inclino la testa. Mi viene un'idea. Prendo i pantaloni e li metto dall'altra parte dello scaffale, poi prendo i maglioni e allineo i colori con quelli degli altri vestiti, -sì- dice Grace -va bene, che altro?- guardo verso le valigie -abbiamo delle sciarpe, cappelli e due giacche invernali- James prende un bastone lungo e sfila un paio di grucce -dammi le giacche che le appendo- gliele passo, infila una manica in un "ala", le chiude e le appende -bene, non c'è più niente nella valigia?- mi rivolgo al bagaglio che giace vuoto sulle lenzuola chiare e annuisco -direi di passare con la seconda valigia?- suggerisce James, mi avvicino, ma appena sto per prenderla lui si avvicina -faccio io- mi scanso e lascio che la tiri su, la apro con tutte e due le cerniere e faccio cadere l'altra parte sul letto, ci sono due buste di plastica che coprono dei vestiti e delle scarpe -sono abiti quelli?- domanda elettrizzata -ehm, si- dico leggermente incerta, -posso vederli?- mi chiede e io annuisco, li tira fuori tutti e due e li stende perfettamente sul letto, toglie la plastica che li avvolge e li osserva, punta il primo -è bello- commenta James, lei annuisce -molto semplice- dice lei. È il classico vestito intero dalle maniche lunghe, bianco e nero. -e per quando serve?- lei chiede, -oh, ehm, è per la riunione di fine anno- mi guarda confusa -c'è una riunione di fine anno?- annuisco-solo per me, per vedere se resto qui e se rimarrò a vivere da James- annuisce, poi scopre l'altro, spalanca gli occhi -non mi sarei mai aspettata una cosa del genere nel tuo guardaroba, Sam- mi gratto la nuca, lo prende tra le mani e sente il tessuto -questo è chiffon, è pregiato- mi guarda impressionata -quali erano le tue intenzioni? Eh? Cosa volevi fare?- rido mentre arrossisco -niente, ti giuro- lei mi guarda con un sopracciglio alzato e poi si rivolge all'abito -è davvero bellissimo- commenta -è davvero disegnato bene, ti valorizza tantissimo, nero, scollato a girocollo, qualche piega qua e la e questo laccio è tipo wow- si avvicina e me lo mette all'altezza delle spalle -è perfetto- commenta James, lo guardo e mi sorride, io mi sento arrossire -e questo? Non mi dire che lo userai per un'altra riunione...- mi guarda leggermente maliziosa -GRACE!- esclamo paonazza, lei ride di gusto, si avvicina e mi cinge le spalle -andiamo, prendila al ridere, Sam- la guardo -non credo di metterlo, non...mi convince- scuote la testa -lo metterai, vedrai, anche al costo di sudare tutte le camicie nel mondo- rido -seriamente?- annuisce -tu lo metterai quest'abito, che ti piaccia o no- lo dice con determinazione. -sai che ti voglio bene- dice, e mi abbraccia per metà -lo può usare per Halloween, sennò- suggerisce James -potresti usare uno dei tuoi "Scary Make Up" e metterci un paio di scarpe tue- conclude rivolto a Grace, lei scuote la testa -so già cosa metterà per Halloween, potrei mai spoilerarti il costume di una delle nostre migliori amiche?- scuote la testa -bene, ora io esco, dovete mettere via tutte le cose vostre femminili...- -e perché mai dovresti uscire?- chiede Grace leggermente impressionata -non mi dire che non hai mai visto o toccato uno slip o un reggiseno munito di push up, o generica biancheria intima femminile- continua lei -è come il costume da bagno di tua madre, solo che è fatto di cotone e non di tessuto impermeabile- guarda lei e poi me, come per chiedere consenso -per te è un problema?- scuoto la testa -no, a meno che tu non ti imbarazzi per i fiorellini e le giraffe sulla biancheria- Grace si mette a ridere, le lancio una frecciatina, lei si sforza di stare seria, ma il tentativo è vano. -ehm, va bene, dove sono?- -tasca alta- rispondo quasi subito, lui prende la cerniera, la apre e tira fuori un paio di slip neri semplici, li passa a Grec che li passa a me, apro lo scaffale, è molto grande e largo. Li sistemo attaccati al bordo, poi continua la catena. Dopo circa un quarto d'ora abbiamo sistemato tutto, mi alzo sgranchendomi le gambe facendo un Arabesque, Grace mi guarda sbalordita -ti prego dimmi che non hai fatto danza- tendo la gamba ancor di più, mi piego e finisco in posizione"obliqua", poi ritorno in posizione eretta, mi stiracchio -tu hai fatto ginnastica artistica- sentenzia Grace, scuoto la testa -tutti i generi di danza, principalmente classica e moderna- annuisce -ecco perché sei più aggraziata di me- dice lei, rido e James mi segue. Sistemiamo le scarpe nello spazio sottostante dello scaffale della biancheria,ci sono converse e scarpe simili, qualche stivaletto alto e le ciabatte per la casa, ma credo che userò sempre queste che ho ai piedi, prendiamo la terza valigia, ci sono degli album da disegno e dei libri. I miei libri. Li prendo e ne sfioro la copertina con i polpastrelli, controllo che non siano strappati, piegati o altro, sono preziosissimi. Li raggruppiamo tutti sul mio letto, diviso su una decina di pile da cinque, li guardo fiera, molti erano di mia madre, e ci tengo particolarmente visto che, dopo la sua foto, è l'unica cosa che mi rimane di lei, non l'ho mai conosciuta, ma so che mi sarebbe piaciuta tanto, non solo perché era mia madre, ma perché lei era la donna più rispettabile, colta e umile del mondo. O almeno, così a detto papà. Come ultima cosa c'è un'altra valigia, una valigetta ventiquattro ore,più precisamente; la prendo e la guardo confusa, James si avvicina -dimmi che ci sono i dossier sugli alieni o qualcosa di top secret- rido leggermente. C'è un biglietto "la combinazione è 070703" è la mia data di nascita, prendo il lato dove ci sono i tassellini della combinazione, li metto e la valigetta si sblocca, la metto sulle mie gambe e la apro, il contenuto mi lascia senza fiato -è un...violino?- chiede James, lo guardo -questo non è un violino, ma IL violino, è uno Stradivari- dico, le mie dita lo sfiorano per paura di rovinarlo, le rifiniture, i riccioli, il legno mogano, le corde tese e tutto. È perfetto. Estraggo l'archetto dalla valigetta, mi tremano le mani -seriamente sto tenendo in mano uno Stradivari?- chiedo a loro, alzano le spalle -lo spero per te, honey- dice Grace, le sorrido, noto un biglietto sul fondo della valigetta, appoggio delicatamente lo strumento nella valigetta e prendo il foglietto, è di colore giallo, come la carta da appunti. -che c'è scritto?- chiede eccitata Grace, lo apro e leggo ad alta voce: "conosco la tua innata passione per il violino e la musica classica, cosa che hai preso da tua madre, questo era il suo violino, da quando era piccola, dunque ha trent'anni, trattalo bene e ogni tanto suona qualche bella melodia per me e per lei. Ti voglio un mare di bene papà" Sorrido, lo ripiego e lo stringo al mio petto -è della mamma- dico sorridendo -è della mia mamma- ripeto -suonalo- dice James, prendo lo strumento, lo appoggio alla spalla, tendo l'archetto sulle corde tese e inizio a suonare una melodia, non so dove l'ho sentita ma è dolce, gentile, familiare. Chiudo gli occhi e lascio che sia la mia mente e il mio cuore a guidare il mio braccio e le mie dita. Dopo un paio di minuti smetto e ripongo lo strumento nella custodia, guardo James e Grace, hanno gli occhi spalancati, come se avessero sentito qualcosa di impressionante, ma non so se negativamente o positivamente -ehy ragazzi, che c'è?- Grace scuote la testa -niente, solo che...sei stata bravissima e non sono abituata a sentire un buon violino- annuisco -bene, sono le cinque, io vado a casa sennò i miei mi uccidono...- -posso parlarti un secondino, Grec?- le chiede James, lei annuisce -scusa Sam- dice James ed escono, mi alzo per sistemare il violino, li sento parlare -...è lei, punto e basta- sussurra una voce dal timbro profondo -lo so, nessuno la può sapere quella melodia, solo Lei e la Grande Madre- sussurra l'altra -ma non capisco, mi sarei aspettata che sapesse- continua -lei fa parte del Fandom ma non ne fa parte allo stesso tempo, è una cosa confusa, perché Matthew non gli ha detto niente di sua madre?- Matthew. Mio padre si chiama Matthew. -non lo so, non so che pensare, la abbiamo trovata ma lei è completamente ignara di quello che è- li sento sospirare -lo hai detto Jam, la abbiamo trovata- silenzio -lo so, ora va, bisogna farle scoprire tutto, passo dopo passo...- -intendi stanotte?- silenzio -okay, ma vacci piano, ci conosce solo da oggi, quando la incontrerai lì devi essere cauto, che non lo dica in giro, perché lo sai che succede quando qualcuno scopre il Fandom- -lo so, Grec, mi ci vuole poco, stanotte è la notte- silenzio -okay, in bocca al lupo James- e sento i passi leggeri di Grace allontanarsi, poi sento quelli di James e mi allontano dalla porta -tutto okay?- mi chiede, io annuisco. È sera, ho fatto una doccia calda, abbiamo mangiato un'insalata, abbiamo guardato un po' Netflix e ora siamo in camera, ho il pigiama addosso, lui indossa un paio di pantaloncini e una t-shirt grigia, io la divisa da basket di mio padre, ho cucito meglio la canottiera dove mi era larga e ho stretto i pantaloncini al giro vita. Metto il cellulare sotto carica, le cuffie accanto. -ehy Sam- la voce di James attira la mia attenzione -dimmi- -dovevi farmi vedere il tatuaggio- accidenti -ehm, si, vieni- con due falcate "circumnaviga" il suo letto e si siede dietro di me, spingo giù le maniche e scopro le spalle -wow, sono bellissimi- commenta -già, quando lo avevo chiesto a mio padre non si era shockato, cosa davvero strana- -come mai?- mi chiede interrogativo,alzo le spalle -non lo so, una volta gli chiesi di fare una frase scritta nel fianco, qui...- indico le costole -ma lui mi disse di no, e allora feci questi, non lo so perché questo gli sia piaciuto a differenza dell'altro- sento silenzio -posso toccarli?- annuisco -e come mai un calamaio e una piuma?- scuoto la testa -appena li vidi decisi che erano quelli che volevo fare- silenzio dopo, quando le sue dita sfiorano la mia pelle, sento che si trasforma, ma non è la solita frase clichè, la sento letteralmente trasformarsi, sento come un calore strano penetrarmi la pelle, come un fuoco che non brucia. -James, che stai facendo...--fidati di me, Sam- sto in silenzio, mi sento come assonnata o stordita, -Jam...- -solo un attimo, e poi ho finito...- e sto di nuovo zitta, sussurra qualcosa -Morpheus veniet ad me- -ho improvvisamente sonno...- e poi buio, e prima che mi addormento sento due braccia forti prendermi in braccio. Le sue braccia.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 Una luce mi accarezza le palpebre. Una luce molto potente, perché sento che brucia sulla mia pelle. Sulle mie labbra si compone il suo nome.  James.  Lo sussurro come se dovessi pronunciare qualcosa di proibito, di innominabile. Mi alzo di scatto, mi guardo attorno. A quanto pare questa luce potente serve a qualcosa: la stanza è completamente nera da cima a fondo.  Tasto quello che c'è sotto di me, è un materasso morbido e liscio. Guardo la luce, faccio per spostarla quando fluttua via, in un angolo. Guardo sopra alla fonte luminosa. Non c'è niente che la tiene appesa.  Subito entra una donna con un passo silenzioso, ha gli zigomi alti, gli occhi leggermente a mandorla, ha dei tratti orientali, ma è molto bella. Assomiglia a un personaggio di un libro, una trilogia.  -scusi- chiedo gentilmente, mi guarda -non usare il lei, dammi del tu- si guarda -non credo di essere così vecchia- accenno un sorriso -posso chiederti una cosa?- sorride marcando la linea degli zigomi e annuisce -hai un tatuaggio qui? A forma di aquila?- annuisce, si gira e sposta i lunghi capelli, lo guardo impressionata.  Si gira e mi guarda -ho l'impressione che tu mi abbia riconosciuta, dico bene?- annuisco -tu sei Tori, la ragazza intrepida di Divergent, un'amica di  Quattro- annuisce -wow, è incredibile che tu sei qui...- faccio una piccola pausa per ricompormi -ma non è uno scherzo, vero?- annuisce -tutto vero, potessi giocarci la mia fazione- sorrido -allora sei davvero tu- accenna un sorriso.  -ma mi farai il Test Attitudinale?- ride -no no, sei in Infermeria, ti ha portato Crio...- -chi è Crio?- chiedo confusa, scuote la testa -giusto, non ha il nome dell'anima, Crio è James- annuisco -ma ricorda, non lo chiamare mai così, solo per qualcosa di importante, e possono farlo chi ne ha l'autorizzazione, come noi del Fandom e la Casata dei Knight...--Fandom? Casata dei Knight? Esiste il Fandom nella realtà?- ride e scuote la testa.  -avevo capito che Matthew ti aveva lasciata fuori per proteggerti, ma non te ne ha mai parlato?- scuote la testa, sospira -okay, ehm...lo hai presente no, il Fandom?- annuisco -bene, noi esistiamo realmente- annuisco -lo avevo notato- sorride -okay, esistono in tutto il mondo dei portali e vari ingressi che si collegano qui, nell'Anticamera- annuisco -il Grande Rifugio è formato dall'Anticamera, dai Portali dei Fandom e dalla Sala delle Profezie, poi ci sono vari spazi e stanze per allenarsi- annuisco -i Portali dei Fandom sono tre grandi porte, tre come vogliono tutte le storie, e due di queste, che sono quelle ai lati, fanno entrare nel Fandom, quella centrale è per i Fanboy e le Fangirl, il nome tecnico sarebbe Guerrieri, ma tu usa questo termine solo per testamenti e documenti ufficiali- annuisco -la Casata dei Knight è  la Casata che regna nel Fandom da quando è stato creato, comprendono la Madre, o Lei, poi i suoi figli: Maximilianus e Meridyana, e bhe, Meridyana sei tu- la guardo confusa. -ti spiegherà tutto James- annuisco -e poi c'è tua zia, riconosciuta come Anti-Fandom- annuisco -sorella materna, lei vuole distruggere i Pezzi Grossi- dice, poi mi guarda -scendi che andiamo nel Centro dell'Anticamera- scendo dal lettino e usciamo dall'infermeria.  Imbocchiamo un corridoio dello stesso colore dell'Infermeria, nero. Ci sono dei neon bianchi, accecanti. -ma i Pezzi Grossi non sono Zeus, Ade e Poisedone?- scuote la testa -quelli sono i Tre Pezzi Grossi, io parlo dei Fandom, come Harry Potter, Divergent, Shadowhunters, Percy Jackson, Hunger Games, Il Trono di Spade, The 100, The Maze Runner  e altri del genere- annuisco -e come mai...?-  -lei sosteneva che questi Fandom occupassero troppo spazio, e per le altre storie c'era poco terreno, e ora prova ribrezzo anche solo alla nostra nomina- la guardo impressionata -wow-. Camminiamo a lungo in silenzio, questa ala dell'Anticamera è un dedalo di corridoi e porte, non c'è neanche una mappa per orientarsi.  Arriviamo difronte a una porta, è davvero grande, è bianca. La tocco, è gelida. -andiamo, ti mostro il Centro- apre la porta con forza appoggiando tutto il peso sulla spalla e poi la spalanca. Rimango senza parole, quello che sto vedendo è un qualcosa che si può soltanto scrivere e mettere sulle pagine di un libro. Ho paura di avere la febbre o altro.  Mi sembra di sognare. Le pareti sembrano quasi che tocchino il cielo, sono nere ma hanno incastonate delle pietra luminose di vario colore, ci sono moltissime persone, chi ha una divisa da combattimento o una semplice maglietta viola o arancione, persone che indossano abiti blu, grigi, bianchi, neri e gialli.  Alcuni pegasi volano sopra le nostre teste, altri hanno la pelle marchiata di inchiostro. Wow. Lo dico senza rendermene conto, sono senza fiato, Tori sorride, porta le mani alla bocca e urla -Crio!- un paio di volte, rido alla vista della scena, non sembra arrivare nessuno quando una figura completamente nera atterra difronte a me, si alza e si spazzola i vestiti. Alza la testa e mi guarda, i nostri sguardi si incontrano. -ehy- dice sorridendo. Il suo sorriso. -bene, ora voglio che tu le faccia fare un mini-tour, gli Iniziati non si addestrano da soli- annuisce -lo sai che lo avrei fatto comunque- gli sorride -bravo James- poi si allontana. Lo guardo meglio -ma tu non porti gli occhiali...- sorride -e neanche tu- mi tocco il viso.  Davvero non ho più gli occhiali -ma cosa...?- -effetti del Fandom, tra i pro di tutto- sorrido -andiamo guida, fammi fare un giro- annuisce. Ci avviciniamo a un gruppo di ragazzi quasi tutti ventenni, un ragazzo ha i capelli biondi, l'altro mori, poi due ragazze, una dai capelli di fiamma e ricci e l'altra dai capelli corvini e molto lisci.  Arriviamo e i ragazzi si abbracciano dando delle forti pacche sulla schiena di ogni uno, il classico abbraccio virile da ragazzi, ora mi accorgo che hanno dei marchi sulla pelle, dei marchi che conosco. -ehy, Jam, com'è andata l'estate?- chiede quello biondo, lui annuisce -bene- e quello con i capelli neri mi nota, ha profondi occhi azzurri.  So chi è. -ciao- dice la rossa -sono...- -Clarissa Morgenstern, seriamente sei tu?- annuisce -piacere di conoscerti, loro sono...--Jace Herondale e Alexander Lightwood- annuisco -siete Shadowhunters- commento e loro annuiscono -vedete ragazzi- si pavoneggia Jace -tutto il mondo mi conosce- ci mettiamo a ridere, James va dalle due ragazze -le mie amazzoni preferite- le stringe e loro ricambiano sorridendo -hai portato una Novella?- chiede Jace, lui scuote la testa -qualsiasi cosa c'è nel Fandom è suo- dice, loro mi guardano come impressionati -è-è...Meridyana?- lui annuisce.  Loro si inchinano -scusate la nostra poca attenzione, Altezza, scusateci- li guardo confusa, scuoto la testa -cosa? No, su, non inchinatevi, non dovete- loro sorridono -tale e quale a Lei- sorrido -davvero tutto- commenta James -è anche lei in cima alla classifica dell'umana under diciotto più intelligente del mondo- annuiscono soddisfatti -allora si può dire che sia una fotocopia 3D- interviene un ragazzo con gli occhiali.  Si rivolge a me -ciao, sono Simon Lewis, tu?- sorrido -Samantha Fletcher, piacere mio...- -è figlia di Lei- gli sussurra velocemente Isabelle all'orecchio. Mi guarda con occhi spalancati, poi si piega quasi toccando terra in una maniera buffissima -scusatemi Altezza, sono stato uno sciocco- sospiro -ma perché una principessa?- chiedo a una vaga persona, James ride, poi una voce maschile si inoltra nel gruppo.  -ma guarda chi è ritornato dalla rilassante vacanza in Cornovaglia, James Williams- James si gira e abbraccia un uomo sui trent'anni, orientale, con molti...glitter e lustrini. Guarda in direzione di Alec e sorride. So chi è.  Si rivolge a me -e questa dama delicata? Come ti chiami tesoro?- sorrido -Samantha- sorride -Meridyana Josephinne Knight, sono cent'anni che non vedo la tua anima in un corpo, peccato che tu non ricordi niente o staremmo a raccontarci tutta la nostra vita- mi accarezza il viso.  -la sua fotocopia perfetta- sorrido -ma forse non sei identica a Lei- lo guardo confusa -potresti girarti?- mi chiede James, io eseguo l'ordine -posso toccarti tesoro?- annuisco, sento le sue dita toccarmi le spalle e sento lo stesso fuoco che sentivo con James, forse bisogna avere dei poteri per fare questo -ehy zuccherino- dice -fai vedere a Sua Maestà come aiutare il Sommo Stregone di Brooklyna rivedere l'origine della Trinità Fandomiana- annuisce, si riferiva a James, si mette difronte a me.  -segui i miei movimenti, lentamente-annuisco, si porta le braccia sulla testa, poi le allarga ai fianchi e le porta difronte a se -okay, ora ripetilo più velocemente- eseguo l'ordine e non cambia niente, forse per Magnus ma sento solo il fuoco. -manca la Chiave, il Primo Elemento- -lo sai che la Chiave la può imprimere solo lei- annuisce, mi giro -bene, scusate ma devo portare Sua Maestà a fare un tour completo del nostro bellissimo Rifugio...- Magnus mi guarda da capo a piedi, scuote la testa -James Michael Crio Jemellanius Williams, quali erano le tue intenzioni?- lo guarda confuso -farle il tour...--io non accetto il fatto che tu faccia fare il giro turistico a Sua Maestà con addosso un pigiama- ride -ma manca una settimana all'entrata nel Fandom...- fa un movimento con la mano, come per scacciare un pensiero -non c'è mai troppo tempo per una divisa, e poi, è la divisa di Sua Maestà, vorrei dirti che in base uso una buon'ora per farne una di modesta qualità, la sua deve essere perfetta- James sbuffa.  -scusami Sommo Stregone, allora te la affido per darle la divisa migliore...- sorride soddisfatto -lo sai meglio di me, honey, che una Guerriera senza una degna divisa non è una vera Guerriera- dice a James con tono di leggero rimprovero, poi si rivolge a me -bene...- guarda Clary -tu tesoro con me- poi si gira, mette le mani a coppa intorno alla bocca e esclama. -BEATRICE PRIOR! ANNABETH CHASE! MARINETTE DUPAIN-CHANG! A RAPPORTO, MUOVETEVI!- esclama a pieni polmoni, poi sospira. Due donne e una ragazza di circa quattordici anni ci raggiungono correndo veloci e ridendo -cosa c'è Magnus?- chiede la ragazza con la maglia arancione, lo Stregone mi indica -lo zuccherino ha bisogno di una divisa, sapete com'è, Sua Maestà non può girare con una divisa da basket scoordinata- loro spalancano gli occhi, si inchinano -onore eterno alla casata Knight, Principessa Meridyana- mi inchino arrivando ai loro visi -tornate su, ho quindici anni e non mi sembra di essere una principessa fatta e finita- annuiscono e tornano su. -bene, la zona abbigliamento è per di qua- indica Magnus, annuisco e ci avviamo -posso vedere la Trinità Fandomiana, Vostra Maestà...?- -solo Sammy, e datemi del tu- annuiscono -placati, Intrepida, la principessa non ha ancor tutti i Marchi della Trinità...- dice Clary -ma io sono Divergente- dice triste Tris, ridiamo tutti -andiamo a divertirci, Sammy- dice infine Annabeth, la corvina ride -seriamente Annabeth? Hai messo "divertirci" in una frase riferita ai vestiti?- ridiamo -può essere- e ci avviamo tutti verso una ala dell'Anticamera.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Chapter 9 -Marinette cara, hai per caso qualche idea?- chiede Tris mentre si guarda il simbolo degli Intrepidi, Annabeth sembra pensare, Mar si batte la matita sul mento per trovare ispirazione o per antistress. Siamo sedute, o meglio sdraiate, su delle grandi poltrone morbide che ti fanno sprofondare, hanno un colore pastello davvero rilassante. -non so...forse...- inizia a disegnare, la matita scivola veloce sul foglio, come se la matita avesse un'anima propria e si muovesse a suo piacimento e dopo poco esclama -finito!- gira l'album e quello che vedo dopo mi fa rimanere senza fiato -M-Marinette, è a dir poco...--favoloso!- finisce la frase Magnus per Clary.  Si alza, prende il bozzetto e lo brandisce -questo, è un capolavoro degli Angeli, per Raziel, guardatelo è...perfetto- ridiamo, lui dà un buffetto a Mar che sorride e lo ringrazia. -posso Magnus?- gli chiedo, lui me lo porge -ovvio, zuccherino, guardalo e prova a immedesimarti con quello splendore addosso, è come indossare un sacrificio sull'altare degli Angeli Ribelli, e posso personalmente testimoniare che i sacrifici sono abbondanti e perfetti- lo prendo e lo guardo. Sembra qualcosa di surreale, qualcosa che non si può portare alla realtà. La ragazza nel bozzetto è sottile, lo sguardo perso, ha una felpa che le copre solo il petto, lasciando il ventre scoperto, delle calzamaglia a righe, una gonna corta, il cappuccio alzato e uno scalda collo nero tirato su nascondendo il viso dal naso in giù. I capelli non sono legati, sono sciolti, lunghi e ondulati come i miei contenuti dal cappuccio. -è wow, Mar, seriamente- sorride e mi ringrazia. -direi che posso far cucire alle fate questa creatura divina, non credete?- annuiamo sorridenti. Magnus si avvia verso la porta in fondo alla stanza e attraversa la porta sbarrata da una pesante tenda di velluto rosso scuro e nero. Mi stendo sulla poltroncina e sospiro, mi stiracchio e sbadiglio, guardo l'orologio, segna mezzanotte ma sembra che sia passata solo un'ora, erano le nove. Lascio stare, forse il mio orologio è guasto. -così, tu non eri a conoscenza di questo posto, tutto questo?- chiede Tris allargando le braccia in un ampio gesto, indicando la stanza come se fosse tutto. Scuoto la testa sconsolata -no, davvero un peccato- dico con voce triste -ma perché mio padre non voleva che io non venissi a sapere del Fandom, di voi, di tutto?- scuotono la testa. -forse...-inizia Annabeth -per la questione di Anti-Fandom- la guardo -mia zia?-annuisce -c'è stata una guerra quattordici anni fa, tua zia ha rapito la Madre e ha gettato una maledizione su tutti i Fandom, in poche parole non possiamo cambiare, non possiamo avere figli o morire...- -tipo io- dice Tris -io retoricamente dovrei essere nei cieli per colpa di David, ma sono qui, seduta su una delle poltrone più morbidi che il mio fondo schiena abbia mai avuto l'onore di sedere- ridiamo -wow, una bruttissima maledizione- annuiscono -già- sospira Tris. I suoi occhi sono tristi, aspirano a malinconia -e se la maledizione si spezzasse? Tu moriresti?- scuote la testa -secondo mamma Veronica sì, nel libro muoio per un colpo di pistola, credo tu lo sappia se tu hai letto Allegiant, ma qui ci sarò sempre, e spero che la maledizione si spezzi- -perché?- le chiedo, guarda verso i suoi piedi calzati da un paio di anfibi neri e alti. Clary mi si avvicina -sai, lei retoricamente ora ha ventun anni, e sai com'è, con Tobias e tutto...a una certa età prendono sopravvento degli istinti particolari, c'è chi prima e chi dopo, e il primo è il caso di Tris- guardo verso la ragazza divergente, sorride a occhi chiusi rannicchiata con il viso contro le cosce, sorride sconsolata, ma è un sorriso trasparente. -okay, capito- poggio la mano sulla spalla del segno degli Intrepidi -spezzerò la maledizione, e poi porterò tutto alla normalità- sorride, facendo luccicare gli occhi azzurri, mi abbraccia -che la Madre ti benedica, dono della luce- sorrido e la stringo. Ci ricomponiamo -e con James?- mi chiede curiosa Marinette, la guardo confusa -cosa James?- sorride -che tipo di rapporto avete intendo- deglutisco -io e James siamo solo amici, ci conosciamo solo da stamattina- sorridono -so già come finisce!- esclamano Tris, Annabeth e Clary all'unisono. Le guardo -in ogni storia è così, lo sai tesoro- dice Tris -devi capire che la nostra vita, i libri, sono presi dalla vita degli umani, sono cose che si ripetono costantemente...- -sono dei clichè-completa la frase Clary, annuisco -dunque, preparati- dice Annabeth, annuisco. Abbasso la testa imbarazzata -che c'è tesoro?- chiede Annabeth sorridendo, con una nota di dolcezza nella voce. -niente, è che è imbarazzante- alzo la testa, sarò sicuramente paonazza, ridono -si vede- sorrido. Tris si butta di fianco a me -ci siamo passate tutte, tesoro, pensa io e Tobias, due anni di differenza e sembra un'eternità...- -o io con Jace, te lo ricordi no, il vestitino di Izzy attillato?- annuisco -come credi che mi sia sentita?- sorrido -Adrien...- sospira Marinette, come se stesse per svenire per la pronuncia sulle labbra del modello, ridiamo e lei si aggiunge. -con Percy è stato diverso, io gli ho detto che sbavava e boom, è caduto ai miei piedi- ridiamo fino a farci piangere -come rimorchiare i semidei by Annabeth Chase, unica cosa da fare: dirgli che sbava- commenta tra le risa Tris. L'uomo più glitterato irrompe nella stanza con, tra le braccia, dei tessuti principalmente neri e grigi. -bene, ora muoviamoci- Magnus mi porge un sacchettino di velluto nero, grande più o meno come un beauty case -non penserai seriamente di indossare quella biancheria intima sotto la divisa?- mi guardo -cos'ha la mia biancheria che non va bene?- Magnus ride -tutto, tesoro- si avvicina e mi mette le mani sulle spalle -nel Fandom il cotone non esiste, si usa un tessuto ricavato dalle fibre del Krymon Blu, possono avere effetti collaterali...- -come irritazioni, mutazioni della pelle, svariati eritemi in luoghi indesiderati- finisce Clary, lo guardo confusa -il cosa?- sorride -il Krymon è una pianta a forma di Tiaré, solo che è una piantina che cresce a terra, con un unico stelo, si articola in tantissimi colori, e in base alla tonalità ha delle qualità-annuisco -se ne conoscono di migliaia- aggiunge Annabeth rivolgendosi vagamente a qualcuno. -i camerini sono là, appena sei pronta vieni fuori che ti conciamo per le feste- dice Magnus, gli sorrido e mi avvio ai camerini. Entro dentro. Credo che la parola "camerino" non gli si addice. È enorme. Una stanza gigante, più o meno come un salone di una reception di un grand hotel a Parigi. Vadoin bagno, mi spoglio e prendo l'intimo, è completamente nero. Mi mancano le giraffine e gli ippopotami penso, e inizio a infilarmi gli slip, e successivamente il reggiseno. Per mia sorpresa è una coppa normale, mi sarei aspettata un top sportivo, a essere onesta. Metto tutto dentro il sacchetto, esco dal"camerone" e mi avvio nel corridoio. Avverto il freddo. L'ossidiana non emana troppo calore, ma il fresco sulla pelle è piacevole e sopportabile. È provato scientificamente che il freddo mantiene giovane la pelle. Varco la soglia della porta coperta dalla pesante tenda di velluto, entrando rimangono tutti sbalorditi -il tuo fisico- dice Annabeth -è...wow!- commenta Mar, sorrido. Io non ne sono fiera, del mio corpo intendo. Sono monotona, secondo me. Troppe ragazze con il fisico perfetto al mondo (e ci sono anche io, ma che bello). -avvicinati, zuccherino, non ti mangiamo- dice scherzosamente il Nascosto; li raggiungo. -benissimo, che cosa usiamo per mettere le bende nelle gambe?- sono bende, non calzamaglia, Raziel grazie-linfa?- suggerisce Tris -lei è qui da poco, la pelle dei Novelli non è adattata a un contatto diretto con i miscugli delle Essenze del Krymon- annuisce. Magnus prende una ciotola e spartisce il contenuto in varie parti dentro a dei cocci che sembrano di terracotta per il colore rossiccio. Le porge alle ragazze. Sto in piedi mentre loro iniziano ad avvolgere i miei arti con delle bende grigie, sono morbide e solleticano le gambe, facendomi venire la pelle d'oca. La linfa invece è fredda, la maggior parte della pelle d'oca è per quello. Profuma di erba fresca, di zucchero. Un buonissimo profumo. Ci mettono una decina di minuti, poi le mie gambe sonno avvolte, senza nessuna sbavatura grazie a un incantesimo di Magnus. Metto la felpa, copre solo il busto per davvero, è senza maniche, è aderente. Poi metto lo scalda collo, lo alzo, poi metto il cappuccio e i guanti. Mi guardo. Non sono io. -credo che bisogni colorare le punte- commenta Mar, -di bianco alle punte, e forse un paio di quelle treccine fatte col filo e piume, sempre se Sammy vuole- annuisco -verrebbe una cosa forte- concludo, Magnus sorride -così mi piaci, ragazza- torna dalle fate e dopo una trentina di secondi eccole che arrivano con dei carrellini. Ci sono anche lì dei cocci di terracotta con delle polveri di vario colore. Mi circondano e iniziano il lavoro, due mi colorano i capelli, tre mi intrecciano i capelli, dopo circa quindici minuti ho le punte bianche e circa una quindicina di piccole treccine di svariato colore con delle piume bellissime, coordinate con il colore del filo, mi guardo -ma questa chi è?- chiedo allo specchio, gli altri ridono. ●●● Siamo in un'altra ala dell'Anticamera, hanno detto che è l'armeria, in effetti il nome ci sta perfettamente, ci sono un tantissime armi, tra lance antiche a fucili e archi rivoluzionari e avanzatissimi. Il soffitto è alto come in tutte le stanze. -bene, ora bisogna scegliere un'arma- dice Tris, la guardo -non devi chiedere a noi, la sentirai l'aura della TUA arma- annuisco, inizio dagli archi e dalle frecce, attraversando il lungo corridoio ho passato le dita sui grip, sui dorsi flettenti, ma nessuno ha catturato la mia attenzione, forse uno nero con il puntatore, uguale a quello di Katniss. Passo al settore delle armi da lancio e le spade, ce ne sono di vario tipo, quelli piccoli come quelli da burro o quelli da lanciare (da quando hanno accoltellato Edward all'occhio, è considerata un'arma) a le spade grandi, che sembrano fatte apposta per i giganti per via della loro pesantezza. Passo i polpastrelli sulle else, fatte di materiali vari. Quelle dentro una teca attirano la mia attenzione. Sono due falci, non quelle da agricoltore per falciare il grano dorato, ma hanno la lama arrotondata, un po' come quelle di Maui nel musical Disney. Sono bianche, sicuramente d'avorio, hanno delle linee intagliate, sono sottili. Sono aerodinamiche. -queste- dico, sono un po' lontana dagli altri e la mia voce rimbomba, mi trovano subito. Appena vedono l'arma che ho scelto sorridono -datemi i buoni- salta su Tris, tutti le danno dei biglietti neri -io ve lo avevo detto che avrebbe preso quelle- conclude lei con aria vittoriosa -ma non era certo- dice Clary -lo so rossa del mio cuore, ma se non mi ricordo male, l'arma che tu hai scelto è appartenuta a un certo Morgenstern- lei rotea gli occhi. -e ora, apriamo la teca- dice Magnus, prende un mazzo di chiavi, ne prende una grigia, la inserisce nella serratura, la apre ma non prende le falci, non le tocca, sembra che non possa nemmeno guardarle. Prendo le armi in mano, sento lo stesso fuoco partire dalle mani, dai palmi sudati. Le guardo, Magnus chiude la teca e ci fa uscire dal settore, le roteo abilmente, non sapevo di esserne capace. La roteo sopra la testa, di fianco, scambiandole, all'inizio piano piano, e ora velocemente. -wow Sammy, quanto ti sei allenata?- chiede Marinette sorpresa per la mia presunta bravura, scuoto la testa -io non mi sono mai allenata- sbarra gli occhi -davvero?- annuisco, gli altri sorridono -tale madre tale figlia- procediamo senza una risposta.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Chapter 10 -ti scongiuro e non ammazzarmi Sammy, fallo di nuovo, è wow- roteo le falci come se lo facessi da una vita, un movimento che neanche io sapevo di saper fare. E la cosa è grave, perché neanche io lo sapevo che so fare questa cosa. Già le adoro, sono aerodinamiche, e io amo le armi affilate, sono delle Armi con la A maiuscola. Quando affondi lo senti il corpo dell'avversario, provate ad immaginarvi in un combattimento, è più soddisfacente sentire la carne dell'avversario affondata dalla forza delle vostre braccia, mentre con un'arma da fuoco l'unica forza che devi applicare è quella del dito per premere il grilletto, il resto lo fa la pallottola. È un argomento alquanto inquietante e orribile da dire, e sinceramente non ci ho mai pensato, mi è venuto così, come se avessi esperienza. -sai che ci starebbe bene?- propone Magnus, io scuoto la testa incuriosita -dei pistoni sottili ai bordi delle lame che sparano glitter quando le rotei, sarebbe bellissimo, ti immagini, tipo girarle e fare una festa, o delle coreografie...- dice con aria sognante. Io scuoto la testa sorridendo -Mag, Sammy non è uno spara glitter, sei uno stregone, creane uno- lo schernisce Annabeth, lui fa un movimento con la mano con un'espressione che comunica la poca importanza dei suoi poteri -silenzio, Semidea, lasciami alle mie fantasie...- -detto così ha un enorme doppiosenso Magnus- commenta Clary e appena afferriamo il concetto iniziamo a ridere, fino a farci piangere. -io ho solo detto la verità tesori miei- dice Clary, io alzo le mani -okay ma, il doppiosenso no, oddio l'addome- ridiamo ancora, ma meno di prima. Nel mentre io e Tris parliamo di tatuaggi, è bello parlarne con una Divergente che era Intrepida, dice che il primo era fastidioso, come se migliaia di aghi ti passano la pelle, ma dice che ne era e ne è rimasta soddisfatta. Poi il secondo non lo senti quasi, come se ti stessero facendo il solletico, io ho sentito quasi la stessa cosa per entrambi, forse neanche li ho sentiti, ma i miei sono tatuaggi speciali. -voi conoscete mio padre- dico affermando, loro annuiscono -nessuno non può conoscere una delle storie d'amore più belle e poetiche del Fandom, peccato che nessuno abbia documentato la loro storia in un libro- annuisco -raccontatemela- dico loro e si sorridono -all'epoca, tua madre era una giovane quattordicenne, era ancora principessa, c'erano delle aiutanti, le Messaggere della Luna, loro gestivano il popolo secondo quanto la principessa pareva giusto. Allora tuo padre ne era sempre stato innamorato, tanto che decise una notte di prendere coraggio e di andare sotto la terrazza del laboratorio dei minerali dove tua madre ne creava e li incastonava, adorava farlo. Attirò la sua attenzione con i riflessi di un cristallo Krymato, quelli che sono incastonati alle pareti nell'ossidiana del Centro, lo purificò con dei metodi strani, anche lui ne era innamorato. Quando era sotto la terrazza gli fece riflettere la luce di Luna Due, lei se ne accorse, forse perché un raggio l'aveva colpita, e quando si affacciò rimasero a parlare, e non fu l'unica sera che quel caparbio di tuo padre corse il rischio di essere infilzato dalle frecce dorate delle Messaggere- Sorrido, poi Magnus continua -mi ricordo di quando lui corse da me e Clary a sistemare i cristalli, voleva fare delle rose di cristallo da dare alla principessa, la cosa mi fece sorridere, era davvero innamorato. Lo aiutammo e dopo due o tre giorni le voce di una relazione giravano vorticosamente non per il Centro, ma per ogni angolo del Fandom, e bhe...fu quello a far infuriare Anti-Fandom, e dopo un anno e mezzo scoppiò la Grande Guerra dei Fandom. In quell'anno e mezzo sei nata tu, e la tua anima, per l'Angelo, era ed è talmente pura...- -e quando si sposarono i miei?- chiedo -poche settimane dopo il fidanzamento, due anime si capiscono quando sonodestinate all'unione eterna- lo dice con voce dolce. Arriviamo nel Centro, ci sono tantissime persone, ed è tutto tranquillo. C'è una piacevole canzone di sottofondo e mi coccola i timpani. Quasi quasi mi metto a ballare. Vedo una figura maschile raggiungerci, molto alto, non è James, è Tobias. -ehy- saluta tutti, con gli occhi dice qualcosa a Tris che ricambia con un bellissimo sorriso radioso -e tu?- mi chiede -una Novella?- Tris sialza sulle punte dei piedi e avvicina la bocca all'orecchio, gli sussurra: è Meridyana e in tre millisecondi vedo il suo corpo accasciarsi a terra in un profondo inchino, pieno di rispetto -non devi inchinarti così tanto a me- gli dico alzandogli il capo -quell'inchino è per un'altra donna, e sai bene di chi sto parlando- sorride e guarda Tris. -Iniziati?- gli chiede, lui annuisce sospirando -allora fermati- annuisce, la avvolge con un braccio e lascia che i loro nasi si sfiorino. Li guardo, sono una bellissima coppia e li invidio, sono rimasti insieme nonostante tutto. Tris poggia la mano sul petto di lui e rivolge il viso verso il vuoto, poi esclama -JAMES WILLIAMS, MUOVITI CHE C'E' UN DESTINO DA DECIFRARE!- la sua voce è potente anche se è minuta, è potente. Non ci vuole molto che una figura nera cada dal cielo proprio difronte a me, si alza e mi guarda negli occhi, con una tale intensità che sembra parlare alla mia anima. -ehy- lo saluto, lui sussurra solo un -wow-, io sorrido e spero che lo scaldacollo nasconda il rossore delle mie gote. Tutti ci guardano, poi Magnus attira l'attenzione -okay donzelle, credo che sia necessario avviarci- annuiscono -seriamente- dice James -voglio sposati entro la mia morte- si rivolge a Tris e Quattro. Lei arrossisce -forse- dice Tobias -serve solo che la Grande Madre torni a casa, e te ne saremmo grati eternamente Sammy- sorrido -ce la farò, ve lo prometto sul mio nome- sorridono e mi ringraziano. Tobias intima qualcosa a Tris e lei sorride dolcemente chiudendo gli occhi e annuisce, poi tutti ci lasciano andando per strade diverse. Siamo rimasti io e James al centro dell'Anticamera. -domanda- dico rivolta a lui, lui fa un verso come segno che mi ascolta -in che senso "destino da decifrare?" quello che ha detto Tris- lui annuisce -seguimi, ora lo scopri- annuisco e lo seguo. Mi affianco a lui -ognuno di noi ha un destino, un fato, chiamalo come vuoi, noi Warriors dobbiamo farlo vedere, per essere avvisati, prima delle missioni solitamente si va dall'Indovina per sapere il futuro, che a differenza delle veggenti false dei luna park, lei ha il potere della chiaroveggenza- annuisco. -ed è una componente del Fandom? Ne è componente?- annuisce, io penso -l'unica indovina è Madame Dorothea in Shadowhunters- dico convinta, lui mi sorride furbetto. -indovinato- sorrido e procediamo. Non ci vuole molto prima di arrivare in prossimità di un grande foro scavato nell'ossidiana, ai bordi vi sono, oltre i cristalli, talismani e collane, forse qualche bambola voo doo. È leggermente inquietante, ma il suo mistero è affascinante. -dobbiamo entrare- dice James guardando verso il foro, annuisco e lo seguo, sembra che non sia stato progettato apposta questa entrata, come se questo ci fosse già oppure si sia creato, ma in realtà è stato disegnato, mi ha spiegato tutto James. Non è umida, è una grotta alta e larga, il pavimento è livellato e vi sono delle piastrelle grigie, che danno una sfumatura strana alla grotta di roccia scura, come per dare una luce annebbiata. Poi scorgo la luce vera. Siamo quasi vicini alla fine dell'ingresso e sento un profumo delicato e fruttato, come se dei profumi o delle acque profumate siano contenute nella stanza in fondo al tunnel, si intensifica andando avanti. Appena usciamo sbarro gli occhi, è una stanza enorme, anche questa ha il soffitto altissimo, qui il nero dell'ossidiana è sostituito dai colpi dorati e rosati delle fiamme delle candele che bruciano, appoggiate sui larghi scaffali e mensole bianchi che tengono svariate bottiglie e altro. Ci sono collane e talismani ovunque fatte di cristallo, di legno o di vetro. Una vera stanza da indovina. -Doth!- esclama contento James -James? Che bello averti qui figliolo, che c'è che la indovina può fare per te?- Jam sorride -vorrei sapere il mio destino...- -ma manca una settimana al rientro, e credo che sia troppo presto- annuisce. -ma vorrei saperlo...- Madame Dorothea sorride, facendo risaltare le rughe intorno alla bocca, agli occhi e nella fronte -e va bene, Fanboy che non sei altro- poi scatta su -c'è una presenza, c'è qualcuno con te, Jamie?- annuisce -sì Madame Dorothea, è presente Meridyana-. Appena sente il "mio" nome rimane immobile -intendi Merydiana, la figlia di Fandom?- James sorride -sì- lei non si inchina, abbassa il capo. -onore alla famiglia dei Knight, principessa- annuisco, credo dovrò farmene una abitudine. Alza un braccio facendo tintinnare numerosi braccialetti che luccicano alla luce delle fiamme delle candele. -avvicinati Jam, anche voi principessa- seguo James e mi siedo su uno sgabello fatto di paglia intrecciata -vorrei darvi una sedia migliore, principessa- inizia -ma non ho potuto procurarmene un'altra, di solito la vostra famiglia veniva da me una volta all'anno ma ne sono pass...- -non fa niente, è tutto okay Madame Dorothea-. Prende un unguento e me lo spalma sulle tempie, tiene gli occhi chiusi dietro agli occhiali tondi vecchi appoggiati su un grande naso. Lo spalma facendo dei movimenti circolari, e potrei addormentarmi tra un momento all'altro. Poi apre gli occhi -bene, il vostro futuro mi piace fino a un certo punto, principessa, ho visto cose insolite per la vostra famiglia, poteri, mente confusa...non è chiarissimo, ma sappiate che sono effetti a lungo termine- annuisco. Poi sposta lo sguardo su James -bene Jamie, vieni qua- e inizia amassaggiare anche le sue tempie, fa un verso con le labbra chiuse -mhh, mi sembra okay, la tua mente sempre dove gli pare e piace...- ridiamo -e poi...sì, vedo qualcosa, una figura femminile, è sfocata- poi togliele dita. -e sui poteri?- chiede James, lei scuote la testa -sempre buoni, Jamie, crescono forti e potenti- annuisce -bene, ora andate, è stata una fortuna che vi abbia visti- annuiamo -e principessa- mi chiama Madame Dorothea -sono felice che siete finalmente qui- sorrido -è stato un piacere conoscerti- dico, lei sorride e ci congediamo. -e ora sai un po' il destino, lei saprebbe dirti tutta la tua vita, ma non lo fa mai, dice che la vita deve essere qualcosa di estremamenteimprevedibile e poi perché secondo il suo codice un'indovina non deve MAI dirw tutto-. Annuisco -ha ragione in fondo, perché devi sapere che ti sposerai quando hai tipo undici anni? Meglio aspettare, l'attesa porta sempre una bellissima reazione su queste cose- annuisce sorridendo -perla di saggezza numero due- lo guardo -cosa?- ride -perla di saggezza numero due, la prima la hai detta sulle scale a scuola...- annuisco -okay-. Sorride, poi iniziamo a discutere sulle premonizioni. -in che senso cose insolite?- chiedo, lui fa spallucce -non saprei, cose insolite per i Knight sono tipo un figlio o parente a cui non piace leggere o disegnare, o chi ha dei poteri strani che nei libri non ci sono, o li adottano da essi...- -tipo?- ci pensa -tipo le Banshee, non esistono creature del genere nella casa dei Knight- scuoto la testa -capito-. Camminiamo per il Centro, poi James si ferma -stavo pensando a una cosa- inizia, lo guardo confusa -a cosa James?- -tu non hai il simbolo del Multifandom- scuoto la testa -allora bisogna marchiarti- dice convinto. Marchiarmi? Siamo animali? -in che senso?- lui sorride. Il suo sorriso. -ora ti faccio vedere- e lo seguo fidandomi di lui

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