Come un uragano

di Iliveonlyforthemanga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primi litigi ***
Capitolo 2: *** Primi preparativi per il party ***
Capitolo 3: *** Il re della festa passa la corona. ***
Capitolo 4: *** Bentornato a casa. ***
Capitolo 5: *** Let them know it's Christmas time... ***
Capitolo 6: *** Say 'I love you' ***
Capitolo 7: *** Shame ***
Capitolo 8: *** Shame, parte seconda ***



Capitolo 1
*** Primi litigi ***



"Marcus, quante volte ti ho detto di toglierti le scarpe quando entri in casa?" sbraita un isterico Ciel, le mani sui fianchi a dare un'aria minacciosa alla sua esile figura e uno strofinaccio sventolato in mano.
Il ragazzino sbuffa annoiato "Pà, me lo dici sempre, santo cielo! La mia camera è a due passi dall'ingresso e me le tolgo lì, è più pratico!" replica piccato.
Il padre alza gli occhi al cielo, sospirando. "Quasi preferisco quando avevi 4 anni. Eri più docile e più facile da persuadere..."
Marcus ridacchia, poi si avvia in camera sua. Con le scarpe.
Ciel sgrana gli occhi, rendendosi conto di essere stato beffato anche stavolta da suo figlio.
"Cos'è tutto sto casino? Sto cercando di dormire!" interrompe a quel punto una voce seccata, mentre una figura alta e snella appare nella visuale di Ciel.
"Se non dessi il cattivo esempio a Marcus, forse ti risparmierei la voce alta, no?" dice quello al marito Sebastian, appoggiato alla parete della sala e con le braccia conserte.
Sebastian tira un sospiro teatrale, prima di stiracchiarsi come un gatto "bhe, che male c'è? Finché non dice le parolacce e non bestemmia, questa è la cosa di minor gravità..." gli risponde, non capendo cosa ci sia di tanto grave nella faccenda.
Per la seconda volta, Ciel sgrana gli occhi "scusami tanto, ma io preferirei che non camminasse con le scarpe sporche in giro per casa. Già è allergico così, figurati con quello che porta in camera!"
Il marito si passa una mano nei capelli, troppo stanco per continuare quella lite che si è creata per un così futile motivo.
"Ci rinuncio, vado in camera" annuncia a Ciel.
"Vai, vai, e mi raccomando non ti scomodare ad aiutarmi, eh!" replica l'altro, sbattendo con stizza lo straccio con cui stava pulendo il tavolino.
Meno male che non sente la risposta poco educata del marito, che si è tirato dietro la porta della sala, che ora sta sbattendo abbastanza forte da coprire le sue parole.
Ciel tira un sospiro stanco, prima di sedersi un momento sul divano dietro di lui, allungando le gambe.
Da quando hanno cominciato a litigare per cavolate?
Da quanto tempo è che non si scambiano più uno sguardo complice, o che non vanno più a cena fuori o  semplicemente non stanno un po' loro due?
Troppe domande senza una reale risposta, e Ciel sente crescere un senso di angoscia, che lo porta a nascondere per un momento il viso tra le mani e a trattenere un singhiozzo mordendosi il labbro inferiore, che ha cominciato a tremare.
Dalla porta socchiusa, frattempo,  suo figlio ha osservato attentamente ogni movimento, ormai non stupendosi neanche più di queste dispute tra i genitori, ma, sentendosi in obbligo di consolare suo padre, esce silenziosamente dalla sua camera, e corre ad abbracciarlo stretto, carezzandogli la schiena con gesti lenti e affettuosi, sperando di poterlo calmare almeno un po'.
Ciel si stringe contro di lui, lasciandosi sfuggire un singhiozzo e una lacrima solitaria, che viene prontamente raccolta da Marcus, armatosi precedentemente di fazzoletto.
I due restano così abbracciati per un tempo indefinito , fino a quando Ciel, dopo essersi energicamente soffiato il naso, si rialza, restando tuttavia sempre abbracciato al figlio e cullandolo tra le braccia, come quando era piccolo.
Marcus si dimena leggermente, ridendo divertito, poi si sorridono teneramente, e, mente uno torna alle faccende di casa, seppur ancora con la testa un po' tra le nuvole, l'altro torna a passi lenti in camera, rivolgendo un'occhiata di tre quarti all'altra figura, domandandosi se davvero va tutto bene come vuole far credere.


Ciao! Eccomi con il sequel di "A little good end for us"
Spero vi piaccia anche questo primo capitolo, spero di sì... Ahahahaah 
Bene, ci vediamo alla prossima! 😊

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Capitolo 2
*** Primi preparativi per il party ***


 
Sebastian digita furiosamente sulla tastiera del suo computer portatile, mentre tenta di ignorare la voce assurdamente stridula di Druitt, un suo collega che, quando parla, sembra che sia accompagnato da almeno altre cinque persone per tutto il casino che fa. Da solo.
Non riuscendo a concentrarsi, chiude il computer e si gira stizzito verso 'quell'elemento degenere' come lo aveva soprannominato in precedenza.
"Cosa vuoi? Non vedi che sto tentando di lavorare? Non puoi dirmi dopo?" chiede, una vena che pulsa già sulla sua tempia.
Druitt scuote la testa, e i lunghi capelli biondi, che ancora non si ostina a tagliare, perché dice che è più bello così, gli scivolano davanti alla faccia, e quando gli risponde, a Sebastian pare di avere davanti la protagonista di The Grudge, il che gli provoca qualche spiacevole brivido lungo la schiena.
Sospira, alzando gli occhi al cielo, domandandosi cosa avesse fatto di male nella sua vita precedente per ritrovarsi un collega di un così instabile stato mentale.
Druitt, intanto, sta continuando imperterrito a parlare, ovviamente sempre con buona parte dei capelli in bocca, e Sebastian, perfidamente, decide di alzarsi da quella sedia che gli sta facendo venire il sedere piatto, e di prendere un caffè alle macchinette, giusto il tempo di organizzare le idee per il suo weekend e giusto altre cose così, quando una mano fredda come il ghiaccio lo trattiene al suo posto.
"Quindi ti dicevo che Hannah, questa sera, dà un party per il suo compleanno, e dato che ci tiene, ci verrai anche tu, veeero?" chiede Druitt, allungando assurdamente le vocali dell'ultima parola, e solo per questo Sebastian vorrebbe rifilargli un bel pugno sul naso, ricordandosi che, no, non può, perché sennò dovrebbe pagare il chirurgo estetico dove quello va almeno due volte all'anno.
Si passa una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi e concedendosi qualche minuto di zen meditativo, bruscamente interrotto dal suo collega che, probabilmente avendo deciso anche per lui, sta giusto dicendo ad Hannah che ci saranno tutti e due a quel fottuto party.
A quel punto Sebastian trattiene a stento un urlo di stizza, poi, liberatosi con uno strattone, lo fronteggia e gli chiede, scandendo in modo assurdamente spaventoso le parole "Druitt, chi ti ha dato il permesso di decidere anche per me? E poi, perché ci dovrei venire?"
A quelle due domande, il diretto interessato mette su uno strano sorrisino.
"Beh, innanzitutto perché ad Hannah fa piacere, te l'ho detto, e poi perché  il tema della festa è "travestirsi da Tarzan per i ragazzi e da Jane per le ragazze", e tu capisci che saresti molto..." -qui fa una pausa per cercare un termine non troppo volgare-  " carino, nei panni di Tarzan. Sai, petto nudo, coperto il minino indispensabile.."
A quella risposta da maniaco, perché, sì, è da vecchio maniaco, mettiamoci anche ubriaco, Sebastian sgrana gli occhi e spalanca la bocca, sperando di aver sentito male, almeno l'ultima parte del discorso.
Sa perfettamente che Druitt nutre qualcosa per lui, e glielo dimostra apertamente e sempre in questo modo.
A Sebastian dispiace non dargli corda, in quanto lui è sposato con un altro, ma da un po' di tempo a questa parte, sentirsi fare dei complimenti, lo rende felice, seppur in modo effimero.
Però, pensandoci bene, non gli farebbe male andare a quel party, tanto più che ora, lui e Ciel parlano il minimo indispensabile e sempre per cose altamente inutili.
Ma sì, anche lui ha bisogno di svagarsi un attimo, e si reputa abbastanza grande e maturo da non combinare cazzate.
"Mi hai convinto, vengo." annuncia al collega, che si allarga in un sorriso enorme e come ringraziamento va a cingere i fianchi di Sebastian, tenendolo stretto e trascinandolo con lui in balletto goffo.
L'altro  ride, un po' imbarazzato, ma poi la smette di farsi paranoie per tutto e si lascia trascinare in quella danza folle e per Druitt è un giorno fortunato, perché è riuscito a convincerlo ad andare alla festa e gli ha strappato la promessa di accompagnarlo a comprare il costume.
 
Eccoci al secondo capitolo!
Spero che vi piaccia come al solito😊
Alla prossima! 
 

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Capitolo 3
*** Il re della festa passa la corona. ***


"Allora, avanti, tutti su le mani e battetele a tempo, e magari cantate anche la canzone di buon compleanno!" urla il dj nel microfono col volume sparato a palla, che ha il potere di frantumare i timpani di tutti gli invitati con un fischio assordante.
"E poi cosa vuoi, anche una fetta di culo e un caffè?" gli risponde ironico il suo collega, un ragazzo alto e biondo, di nome Bart.
Tutti i presenti ridono, e poi la musica ricomincia a tutto volume e ci si perde nelle note della musica.
Sebastian ammira piuttosto da lontano la pista piena di corpi che si muovono, e sorseggia rilassato il proprio drink, mentre parla con Druitt e un suo amico, Finny, molto timido ma simpatico, con il quale è piacevole intavolare una discussione.
"E ora, diamo il via al succo della festa, signori e signore. Si comincia  la sfilata dei Tarzan e delle Jane!" annuncia Bart, ammiccandosi con il collega.
Perfetto.
Sebastian sorride in modo sghembo, poi, con le mani in tasca, si fa per dire, in quanto il suo costume comprende solo un misero gonnellino stile giungla, si avvia altezzoso verso il palco, sul quale sono già presenti gli altri concorrenti e i due dj.
Fa un cenno di saluto agli altri, riconoscendo amici e colleghi, e tra sè e sè trattiene una risatina, conscio del fatto che tutti loro, in quei costumi, fanno ridere alla stra grande.
'Ma tanto è per una sera, cosa c'è di male?' si chiede, osservando abbastanza disinteressato l'andamento della festa, e si scopre a rispondere che è libero di farlo anche tutte le sere, se vuole, se è un genere che gli piace e che lo fa stare bene, e che, in fondo, deve smetterla di preoccuparsi di tutto e di quello che potrebbe pensare la gente.
Ed è per questo che sfila a testa alta indossando quel ridicolo costume e sorride alla folla che li acclama, perché sì, si è formata la folla che li sta applaudendo a piene mani e fischiando.
E si accorge sempre di più degli sguardi che uomini e donne gli lanciano, e scopre di volere di più, di più, fino a che non sarà ubriaco di quest'ebbrezza che sente dentro.
Il viso si allarga in un sorriso birichino, e ammicca a destra e sinistra, e riesce a far sospirare le donne e fischiare i ragazzi, mentre la serata continua, la musica si sussegue e la notte prende il posto della sera e la luna si posiziona alta nel cielo con il suo baluginare argenteo.
Allora, solo allora, osa ancora di più. Complice l'alcool che ha nel corpo, fa cenno a Druitt di salire sul palco e, una volta che egli gli si è avvicinato, gli stampa un rapido bacio sulle labbra, indugiandovi un attimo, e tenendolo stretto per la vita sottile.
Il suo amico diventa rosso, e cerca di dibattersi, perché l'ha sempre sognato un bacio da parte di Sebastian, ma non così, probabilmente entrambi ubriachi e con la mente annebbiata, perché alla mattina dopo sicuramente non si ricorderà più nulla e sarà tutto come prima e Sebastian tornerà da Ciel e...
Ciel. Un nome pensato nella mente, un proiettile nel cuore di Druitt, che barcolla leggermente , ma non ci pensa due volte a restare attaccato a Sebastian e ricevere un altro bacio, stavolta più infuocato.
Le ginocchia gli tremano, e poco gli importa se il mattino dopo dovrà far finta di nulla come suo solito.
Poco gli importa se ora il soggetto dei suoi pensieri gli sta vezzeggiando il collo con morsi e brividi cospargono la sua pelle, in grado di farlo tremare.
Poco gli importa se Sebastian è sotto l'effetto di alcool, e che da sobrio non lo farebbe mai, gli basta così.
Poco gli importa se è sposato con Ciel, che magari ora sarà in ansia ad aspettare il suo ritorno.
E poco gli importa, davvero, se ha il cuore in frantumi e una voglia di piangere irrefrenabile.
Alza gli occhi al cielo, lasciando che le lacrime gli scivolino sulla guance e poi giù per il petto, causandogli un moto di freddo improvviso.
Sebastian si stacca da lui e lo guarda fisso, nero nel blu, ma non dice nulla, conscio che a Druitt sta bene così, anzi, è già tanto.
Il ragazzo biondo sostiene per poco il suo sguardo, poi lo abbassa, colpevole, ma prima sussurra con le labbra una parola, che fa tornare momentaneamente Sebastian in sè.
Ciel.
L'amico allora ritrova la lucidità, e in tutta fretta scosta le persone che gli si parano davanti, e con non poche difficoltà riesce a raggiungere la fine della pista, da dove schizza via, per prendere la moto e dirigersi a casa, da suo marito.
Druitt, ancora sulla  pista e imbambolato, tira un grosso sospiro, poi volta le spalle e trova un altro ragazzo con cui dimenticare,almeno una sera, il cuore in frantumi.
Nel frattempo Sebastian sta correndo veloce sulla sua moto, il vento gelido delle 2 del mattino ha il potere di svegliarlo definitivamente ed è con il cuore in gola che si precipita nel vialetto di casa e con mani tremanti apre la porta.
Sulla soglia, in controluce, c'è suo figlio a braccia conserte, che lo squadra in malo modo e gli chiede "si può sapere dove cazzo sei stato, papà? Siamo stati tutta la notte svegli ad aspettarti."
Sebastian non risponde subito, ma poi replica "E tu perché non sei a letto? Non puoi andare a dormire tardi, lo sai"
Marcus sgrana gli occhi, e dopo esplode, pur cercando di mantenere un tono di voce basso per non svegliare Ciel- addormentatosi finalmente sul divano in salotto- e agita le braccia in aria.
"Ah beh, scusa tanto se mi sono preoccupato anche io di non vedere tornare mio padre! La prossima volta me ne infischio allegramente e chi ti ha visto ti ha visto! Preferisci così?" lo accusa con tono arrabbiato.
Poi gli volta le spalle , senza salutarlo, va in sala a controllare suo padre e in seguito si sposta in camera sua, dove sbatte la porta.
Sebastian resta senza parole, nell'ingresso poco illuminato di casa, e si dice che è un emerito coglione, perché suo marito e suo figlio lo hanno aspettato, preoccupandosi anche, e lui l'unica cosa che è riuscito a fare è stato rimproverare quest'ultimo per l'ora tarda.
Sospira, grattandosi la testa, e a passo lento entra in sala, posando un bacio leggero sulla testa di Ciel, che dorme profondamente.
Si siede sul divano accanto e lo fissa, ammirandone ogni piccolo particolare.
Non vuole  lasciarlo lì, teme che al mattino dopo  scompaia, lasciandolo solo e con un peso sul cuore.
Per cui, si sistema meglio che può tra i cuscini e si allunga, dimenandosi leggermente per la posizione scomoda.
Abbassando la luce fino a creare una dolce penombra, chiude gli occhi, abbandona il capo sul cuscino, e prende una mano di Ciel che pende dal bracciolo, la tiene salda tra le sue e si addormenta così.
 
 
Lo so, forse non è il massimo o non è quello che vi aspettavate, mi dispiace, ma non disperate, non finisce così (purtroppo per voi dovrete sopportarmi ancora un po' 😂)
E nulla, un bacione e un abbraccio! 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Bentornato a casa. ***


Bentornato a casa.
 
Nei giorni successivi, il clima in casa si fa sempre più gelido.
La comunicazione, già tesa a causa dei precedenti, ora è ancora più nulla, neanche un cenno o un sorriso di qualunque natura.
Ciel, infatti, si tiene lontano più che può dal marito, dormendo su una brandina in sala e mangiando sempre a ore diverse da lui.
Sebastian ha cercato più volte di instaurare una conversazione, ma, vista l'aria che tira,preferisce prima far calmare  le acque  e poi ritentare.
Anche Marcus, dal canto suo, ha una conversazione pressoché nulla con Sebastian, perché dopo il numero di due sere precedenti, si è offeso con il padre e ogni volta che lo vede gira alla larga.
'Sapesse poi inoltre quello che è successo alla festa..!' si dice tra sè Sebastian sospirando, mentre assorto guarda fuori dalla finestra di camera sua.
Scuote energicamente la testa, prendendosela tra le mani.
Non può e non deve ricordare più quella serrata maledetta, dove, sicuramente troppo ubriaco, ha baciato Druitt, ferendolo indirettamente subito dopo, poiché conscio che non ci potrà mai essere nulla.
Lacrime di frustrazione gli bagnano le guance, e prima che lui possa ricomporsi, entra silenziosamente in stanza Ciel, che, al vederlo così, si ferma dalla porta a braccia conserte, aspettando.
Si accorge di lui solo molto dopo, quando, asciugatosi le guance, nota la sua figura in controluce.
Strizza gli occhi, poi si avvicina lento, come un predatore che si avvicini alla sua preda, attento a non spaventarla, perché potrebbe scappare.
Così si avvicina Sebastian al marito, restio, tuttavia, ad avvicinarglisi troppo, ma poi fa uno, due, tre passi ed è lì da lui, faccia a faccia.
Ciel lo squadra dall'alto in basso, ancora è il più basso dei due, con occhi feriti e parole amare in bocca, che hanno la capacità di far azzerare la saliva al più grande e troncare qualsiasi sua parola di scusa.
Sebastian tende una mano verso di lui, ma poi, a metà percorso la ritrae, e Ciel in quel momento gli è grato solo per quell'accorgimento.
Entrambi si schiariscono la gola, entrambi hanno paura di quel silenzio imbarazzante che si è venuto a creare tra loro, dopo più di 48 ore che non si parlano.
È Ciel che, con un moto di coraggio, prende la parola, parlando a bassa voce.
"Allora si può sapere dove sei stato due sere fa? Ti giuro che non ho mai visto Marcus così arrabbiato!" gli dice, tenendo gli occhi bassi e torturandosi le mani.
Sebastian prende un profondo sospiro prima di rispondere.
"Ero al party di Hannah, con Druitt e gli altri"
A questa risposta, il sopracciglio di Ciel ha un guizzo verso l'alto, al sentir nominare i due nomi che odia di più.
"Ah, capisco, quindi, essendo a sto party, non ti sei minimamente degnato di chiamarmi o mandarmi un messaggio per dirmi che stavi bene e che non eri morto, vero? Troppo difficile, evidentemente..." gli sputa in faccia Ciel con fare velenoso e accusatorio.
"B.. Beh.. Mi sono dimenticato, che male c'è?" ribatte Sebastian, scegliendo di omettere il resto della festa.
A quel punto, il marito scoppia "Che male c'è? No, seriamente, 'che male c'è?' mi chiedi? C'è che tuo marito e tuo figlio sono stati in ansia tutta la sera per te , e tu magari ti sei scopato pure qualcuno!" finisce, rosso in viso dall'ira e gli occhi sgranati.
Sebastian si ammutolisce. Mai, mai era capitato che Ciel alzasse la voce e usasse termini volgari, ma evidentemente lo aveva fatto arrabbiare più del dovuto e quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Si ritrae da lui di alcuni passi, il cuore a pezzi e il respiro mozzato, prima di rendersi conto che, in fondo, era stato proprio lui a baciare un altro, e non Ciel, che, anzi, era rimasto a casa ad aspettarlo.
Basta, si dice, non ne può più, davvero.
Il ricordo di quella notte deve sparire, ma gli pare che gli si ampli sempre di più nella mente, martellandogli la testa come un gong.
Cade in ginocchio, piangendo dalla frustrazione, e china la testa verso il pavimento, sbattendo  le mani sul parquet.
Davvero, è distrutto, e l'unica cosa che vorrebbe è stare a letto per i prossimi cent'anni e svegliarsi il più tardi possibile.
Sente che Ciel è sempre nella stanza, ma che si sta muovendo irrequieto.
Lo capisce da come sospira, dai suoi borbottii e dai passi che compie per la stanza.
Sorride appena, internamente,  vedendo quanto bene lo conosce, più di quanto, forse, conosca se stesso, e la vocina nella testa gli dice che sta per mandare tutto a fanculo con il suo comportamento.
Sente anche  che il marito sta per uscire dalla camera e balza in piedi più veloce  che può, per cercare di trattenerlo ancora.
Lo afferra in tempo per un braccio, e lo fa voltare verso di lui.
Occhi negli occhi, nero nel blu, lo abbraccia stretto, senza possibilità alcuna di scappare.
Ciel, sorpreso, cerca di divincolarsi, ma presto cede alla forza dell'altro, restando tuttavia sempre un po' rigido.
Sebastian allora affonda il naso nell'incavo tra spalla e collo del marito, inspirandone il profumo, ed è lì che piange silenzioso, lasciando che le lacrime parlino per lui.
Sente un sussulto da parte del più piccolo, ed è per questo che ad occhi chiusi e con mani tremanti afferra il suo viso e lo avvicina al suo, sentendo il fiato spezzato di Ciel.
Dal canto suo, Ciel è combattuto tra il desiderio di baciarlo e l'impulso di scappare via , ma poi dà retta al suo cuore e poggia timidamente le labbra sulle sue, sentendo un senso di benessere invadergli le membra.
Sebastian, in risposta, lo afferra per i fianchi sottili e lo preme contro di sè, continuando a baciarlo dappertutto, e tenendolo stretto.
Si baciano  e ribaciano ancora, intenti ad amarsi dopo la piccola, grande separazione.
Ciel circonda il collo del marito con le braccia e si sporge verso di lui, alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo meglio e mugolando.
Entrambi si spostano verso il muro, dove Sebastian, preso dalla foga, prende a tirare su la maglietta del marito, che però lo ferma, con il fiato corto e gli occhi lucidi.
"Io... Io non lo so se è una buona idea, Sebastian..." sussurra infatti.
Sebastian si ferma, inorridito all'idea che lo possa rifiutare,e stavolta per sempre.
"Capiscimi, è che devo riorganizzare  un attimo le idee.." si scusa ancora Ciel, come leggendogli nel pensiero.
A questa risposta, il maggiore sorride, sollevato, e, presa la mano del più piccolo, conduce tutti e due fuori nel corridoio.
Si separa da lui con un bacio a fior di labbra, gli accarezza la testa con un gesto dolce e poi si volta per rientrare in camera.
Viene bloccato dalle braccia esili del marito che gli circondano la vita e una frase gli viene sussurrata contro la maglietta, attenuata dal cotone, che però  ha il potere di farlo sorridere come un ebete e far venire gli occhi lucidi.
'Bentornato a casa'.
 
 
Eccoci con un altro capitolo! 
Spero di non aver deluso le vostre aspettative... Ahhaha
Ci vediamo al prossimo! 😉😁
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Let them know it's Christmas time... ***


Let them know it's Christmas time...
 
"È arrivato presto Natale, vero?" chiede Ciel a Sebastian, mentre insieme preparano l'albero.
L'altro annuisce, posizionando sui rami dell'abete alcune palline colorate e ammirandone poi l'effetto finale.
"Ecco qui, mancano solo da spedire gli inviti ai nostri amici e poi è fatto!" annuncia Ciel contento, abbracciando il marito e godendo della luce soffusa che emana la lampada in sala.
Sebastian sospira misterioso e Ciel lo interroga muto, solo con lo sguardo.
"No, stavo pensando che mi mancano i nostri amici" gli risponde, lo sguardo perso ad ammirare il frutto del suo duro lavoro.
Sente il marito trattenere un attimo il fiato prima di sentirsi rispondere, in modo malinconico "Già... Te lo ricordi quell'anno in cui Grell si travestì da Babbo Natale e costrinse noialtri a indossare i costumi da renne?"
Sebastian soffoca una risata dietro un colpo di tosse. "E chi lo scorda più?  Oppure... oppure quando andammo tutti insieme in vacanza e restammo per tipo quattro ore in una baita sperduta perché si era messo a nevicare troppo forte e non potevamo tornare indietro?"
Ciel sorride e da lì cominciano a sgorgare ricordi "Oppure quando ci hanno fatto da consulenti sessuali! *"
Sebastian ghigna, passando un braccio intorno alla vita di Ciel "Eccome se lo ricordo... Ma tu non eri ubriaco?**"
Il diretto interessato arrossisce leggermente "Un po', ma non più di tanto..."
Sebastian scuote la testa, rodendo leggermente, poi insieme a Ciel si siede sul divano in pelle e accende la Tv.
"Ehi Seb, mi mancano..." rompe il silenzio il più piccolo con voce leggermente incrinata.
Il silenzio regna per qualche attimo nella stanza, prima che lui si decida a rispondere, carezzando distrattamente la testa che è appoggiata alla sua spalla.
"Lo so, Ciel, credimi che anche a me mancano, tanto. Tra un po' di tempo li chiameremo e diremo loro di venire di corsa qua da noi, d'accordo? Ma ora non possiamo, lo sai."
"Mhm" annuisce Ciel, con un accenno di lacrime agli angoli degli occhi.
A completare il sereno quadretto familiare, arriva presto anche Marcus, reclamando un posto tra i genitori, che gli viene ceduto  volentieri.
Si accoccola nello stretto spazio formatosi, godendo del calore dei corpi dei suoi due papà  e sorride nella loro direzione, contento.
Sebastian gli accarezza i capelli, neri come quelli di Ciel, e nel frattempo allunga il braccio libero dietro la schiena di quest'ultimo.
Fuori dalla finestra, intanto, ha cominciato a nevicare forte, creando un'atmosfera ovattata e magica e un manto bianco si deposita un po' sul davanzale, un po' per strada.
Alla radio posta sul tavolino di fronte al divano passa una canzone lenta, che fa sorridere Sebastian e Ciel, che si guardano peraltro complici nello stesso istante, ricordando di come l'avessero cantata con i loro amici un Natale passato.
 
Feed the world... Do they know it's Christmas time again?
 
Ed è un attimo: Sebastian si alza in piedi, trascina Ciel con sè, che sta ridendo, in un valzer che di professionale ha ben poco, ma non importa, i loro piedi stanno ballando e i cuori stanno cantando al ritmo della canzone.
Marcus, sempre seduto sul divano, li guarda, scuotendo la testa, poi si unisce anche lui, e il duetto diventa un trio, il girotondo un cerchio e accrescono le risate che accompagnano il tutto, mentre la neve, silenziosa come un angelo, continua a depositarsi al suolo.
Ciel ha bisogno di fermarsi un attimo, la sua asma non gli permette di fare movimenti troppo bruschi per troppo tempo consecutivo.
Ammira i suoi due amati, gli occhi lucidi e le guance rosse per le troppe risate.
Allarga le braccia e in contemporanea Sebastian e Marcus ci si gettano dentro, e tutti e tre si stringono con amore, scambiandosi carezze ed effusioni varie.
Ciel si vede riflesso negli occhi scuri del marito, e viceversa, poi gli sorride e si scambiano un bacio,facendo aderire dolcemente le fronti prima di separarsi.
Tutti e tre gli sguardi si posano sul vetro, ormai appannato, dell'enorme finestra che dà sul giardino, ormai ridotto a un unico paesaggio  imbiancato e soffice e Marcus scalpita per uscire, vuole fare un pupazzo di neve, allora Sebastian lo sospinge, sorridendo, dolcemente fuori dalla porta, e poi, chiusasi quest'ultima, si lascia scivolare di nuovo sul divano con Ciel, che nel frattempo gli si è seduto in braccio.
Sebastian sorride sbarazzino mentre inclina con una mano il mento del marito verso di lui, costringendolo a baciarlo, e l'altra va a finire nei suoi capelli neri come l'onice, tirandoglieli leggermente.
Entrambi sospirano nel bacio e Ciel si stringe maggiormente contro il corpo muscolo del più grande, che in risposta rinforza la presa sui suoi fianchi.
L'aria comincia a farsi elettrica, complici anche la luce soffusa e il tepore del camino, ma viene bruscamente interrotta da un tonfo contro il vetro, che altro non è che una palla di neve lanciata da Marcus, colmo di neve fino al collo, poiché precedentemente immersosi in un mucchio candido.
Ciel sospira forte, sciogliendosi dall'abbraccio del marito e scendendogli dal grembo, pronto per uscire fuori a richiamare il figlio.
Sebastian lo trattiene, ma vedendo che l'atmosfera  eccitante si è dissolta, deposita un ultimo bacio sulle labbra sottili del marito, uscendo poi mano nella mano nell'aria fredda di dicembre, dove vengono accolti da un più che sorridente Marcus, con il quale ingaggiano una battaglia a colpi di palle di neve, ritrovandosi ben presto sì pieni di neve fino al collo, ma con un senso di gioia e serenità  nel cuore.
 
 
 
Lo so che non è Natale, quindi non ci azzecca nulla sto capitolo, ma capitemi, quando arriva l'ispirazione....
Anyway, spero vi piaccia e ci vediamo al prossimo capitolo! 😊
 
 

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Capitolo 6
*** Say 'I love you' ***


Una mano aggrappata al copriletto azzurro, l'altra nei capelli scuri, Ciel sta cercando di non andare in iperventilazione sotto le spinte del marito.
Con gli occhi liquidi di piacere e la bocca aperta alla ricerca disperata di aria, Sebastian pensa che non ci sia nulla di più bello in quel momento, ammirandone il corpo gracile ma armonioso, gli addominali appena accennati ma tuttavia visibili, perché sono un'autentica gioia per gli occhi.
Si inarca all'improvviso, cozzando con il corpo caldo di Ciel, che ora sta ripetendo il suo nome come una litania incessante.
Sebastian stringe ancora una volta tra le dita affusolate la coperta dietro la testa del marito, poi si lascia cadere sull'altro, entrambi con i respiri affannati e madidi di sudore, ma tuttavia con un enorme sorriso stampato in volto.
"Meno male che Marcus è da un suo amico..." sussurra stremato Ciel, disegnando ghirigori astratti sull'avambraccio del marito, ora sdraiato comodamente accanto a lui.
L'altro sorride, chinando la testa, poi, alzandosi proprio come mamma l'ha fatto, si dirige verso il bagno, parlando mentre sceglie la biancheria pulita dalla cassettiera antica della loro camera.
"Nè, Ciel... Secondo te come sta Marcus?" gli chiede all'improvviso con tono preoccupato.
Il diretto interessato inarca un sopracciglio prima di parlare "credo bene, perché? A me non ha detto nulla di strano..."
Così dicendo,scende elegantemente dal letto, perché Ciel Phantomhive ha stile anche dopo aver fatto sesso, e si avvicina con passi lenti al marito, cingendogli la vita con le braccia sottili.
Rabbrividisce all'improvviso, trovando la temperatura della stanza di molto inferiore a quella presente  nel letto, e si stringe di più al corpo del più alto.
Sebastian poggia le proprie mani sulle sue, e tentenna prima di rispondere.
"Mi pare che sia un periodo in cui è come se si vergognasse di noi due.
Voglio dire, l'altro giorno doveva rispondere ad alcune domande di un questionario del tipo 'che lavoro fa tua madre? E tuo padre?' 'Sei più in confidenza con lei o lui?' E tutte queste domande sono state lasciate in bianco, o trascritte in gran fretta"
A quella risposta, Ciel sgrana incredulo gli occhi, allontana dandosi di un passo dal marito per poterglisi avvicinare e guardarlo meglio in faccia.
"Spero tu stai scherzando.." gli risponde in un sussurro, con un inizio di dolore lì, in mezzo al petto.
L'altro nega con un cenno deciso del capo, mente i bei capelli neri gli ricadono davanti.
Ciel si avvicina alla finestra della loro camera senza dire una parola, posando una mano sul freddo vetro e ammirando il paesaggio ancora imbiancato degli ultimi giorni delle vacanze di Natale, sospirando forte.
Segue con occhi attenti il lento volteggiare dei fiocchi di neve, ridacchiando poi come un bambino all vista del suo fiato caldo che si condensa sul medesimo.
La sua risata si spegne all'improvviso quando un pensiero gli si prepara a tradimento sulla punta della lingua " Si vergogna di noi, hai ragione"
Ed è questa nuova consapevolezza che lo fa repentinamente allontanare dalla finestra e sedersi un attimo sul letto con la testa che gira, gli occhi chiusi e il respiro accelerato.
Sebastian gli si siede accanto, facendo sprofondare di poco il letto con il suo peso, ma Ciel sembra quasi non accorgersene, con gli occhi  sgranati e persi nel vuoto, guardando la stanza ma senza vederla veramente.
E restano così, l'uno accanto all'altro, accomunati da questo nuovo dolore che ora sembra scuoterli nel profondo, abbracciati stretti e poi di nuovo sotto le coperte, tirate su fino al naso, come a proteggersi dalle brutture del loro piccolo mondo.
 
 
Rieccomi! Lo so che non l'ho pubblicato in un tempo decente, ma l'ipad mi era morto e il computer anche...
Comunque spero vi piaccia lo stesso, al prossimo capitolo! 👋👋

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Capitolo 7
*** Shame ***



La tazza di caffè ancora caldo in mano, Sebastian si siede con un tonfo sul letto di Marcus, in camera sua, con davanti il figlio, che lo guarda piuttosto perplesso.
Il padre si schiarisce la gola e prende un profondo respiro.
Non è facile parlare di queste cose con il proprio figlio adolescente, età ribelle per definizione e per chiusura in se stessi.
Comunque, Sebastian non si è mai tirato indietro per nulla al mondo e non comincerà di certo adesso.
"Marcus, senti.. Non è facile quello di cui ti voglio parlare, tu dammi una mano, d'accordo?"
Marcus accenna di sì col capo, permettendo al padre di continuare.
"Beh, ecco... Come dire... Tu... Tu..." si blocca, incapace di continuare un discorso come Dio comanda.
'Dannazione, è più difficile del previsto!' rimugina Sebastian, mentre si tortura le mani con gesti nervosi.
Il figlio lo guarda sempre più con gli occhi sgranati, incapace di comprendere cosa effettivamente gli debba dire di così difficile.
Prova a chiederglielo, ma prima che riesca a dire una parola, Sebastian alza di scatto la testa -finalmente sa come dirlo!- e lo blocca sul nascere.
"Tu ti vergogni di noi, vero Marcus?" gli chiede difatti tutto d'un fiato il padre.
Un paio di occhi si allarga al limite dell'umano, mentre la bocca si rifiuta di collaborare per articolare una frase che abbia un senso.
Una goccia di sudore scivola lungo la tempia di Marcus, per poi infrangersi sulla sua polo verde acqua, ma lui pare non accorgersene, poiché cerca di elaborare ciò che il padre gli ha appena chiesto.
Balbetta parole a caso, agitando le mani, con gli occhi lucidi come se fosse sul punto di piangere.
"Ecco... Ecco io... Io non..." 
Digrigna i denti.
Mannaggia a suo padre e alla lingua che gli si è ingarbugliata!
Lui, che ha sempre una parlantina sciolta e un atteggiamento spigliato di fronte a chiunque, caratteristica presa dal padre Ciel, è stato messo al muro da una domanda del padre. Inconcepibile, per uno come lui!
In tutto questo, Sebastian lo guarda con preoccupazione, chiedendosi se per caso non sia stato un po' troppo diretto per suo figlio 15enne.
"Beh, ecco... Diciamo che in tutto questo tempo ero troppo piccolo per chiedere e mi accontentavo di quello che vedevo" parla finalmente Marcus, arricciandosi una ciocca di capelli tra le dita. "Ma ora penso sia grande abbastanza per chiedertelo... Come pensi che mi senta quando un mio compagno,per esempio, mi dice 'eh, mia madre è incinta, sai? Avrò un fratellino!' e poi mi chiede 'e tu? Figlio unico?' E io devo dire che non ho una madre e un padre, ma ben due padri?" finisce, con una nota di esasperazione nella voce.
Sebastian resta un attimo interdetto " E come mai non dici la verità? Non capisco dove stia il problema..."
Il figlio scuote la testa, apparentemente turbato dalla risposta del padre. "Non posso, perché mi etichetterebbero come strano e i più maliziosi mi chiederebbero..." qui la sua voce ha un brusco calo di decibel, fino a ridursi a un sussurro è un lieve rossore si espande sulle sue gote.
Sebastian lo incita con lo sguardo a continuare. "Ti chiederebbero...?"
"..."
"Amore, non capisco, dillo, sono qua per capire apposta!" lo,prega allora Sebastian, accarezzandogli un braccio.
Il figlio lo guarda negli occhi, il rossore diffuso in tutto il viso "Davvero non capisci? I più maliziosi mi chiederebbero come lo fanno due uomini!" gli spiega spazientito e imbarazzato.
È il turno di Sebastian sgranare gli occhi, portando nel frattempo una mano alla bocca. 
"Ah.. Ah, ecco... Ehm, ho.. Ho capito.." dice anche lui, arrossendo furiosamente.
Marcus scuote la testa, concedendosi la prima risata da quando quell'assurda conversazione è iniziata.
Anche suo padre ridacchia, poi gli arruffa affettuosamente i capelli già spettinati, alzandosi per uscire dalla stanza.
Mentre è già sulla porta, si volta verso di lui e gli sorride "Marcus, per oggi non ti torturo più, ma domani, anche con papà, continuiamo il discorso, ok?"
Il figlio sospira, vedendo svanire la possibilità che quella tortura fosse finita.
Annuisce lo stesso, in silenzio, poi si stende sul letto, accende lo stereo e incrocia le braccia dietro la testa, socchiudendo gli occhi.
Sebastian allora esce piano, tirandosi dietro la porta in legno e poi si avvia giù per le scale, valutando la possibilità di chiamare Ciel, che è ad una riunione di lavoro e ha chiesto esplicitamente di non essere disturbato, per esporgli il problema.
Ma no, ancora per qualche ora, fino al suo ritorno, può resistere...
"No, non ce la faccio, devo chiamare Ciel!" 


....
Allora, Marta, non puoi scrivere ste cagate. Piantala, per favore.

Ehm, buonasera a tutti! Volevo fare un capitolo più serio stavolta, ma non ci sono riuscita. C'est la vie. Comunque spero vi piaccia! Un bacione! 💙

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Capitolo 8
*** Shame, parte seconda ***


Sebastian si tortura le mani, indeciso se prendere quel dannato cellulare per chiamare il marito oppure se resistere fino alle prime ore del pomeriggio, orario del suo rientro a casa.
Decide di cercare di risolvere da solo la questione, del resto è un uomo grande, grosso e vaccinato e padre di famiglia, vorrà pur dire qualcosa!
Si siede dunque con un piccolo sospiro sul divano color ocra della sala, portandosi il portatile bianco sulle ginocchia e accendendolo.
Se ci pensa, si vergogna un po’ di quello che sta per fare, ma del resto è umano anche lui e ha dei bisogni da soddisfare, e poi ne ha parlato più volte con Ciel, il quale si è trovato assolutamente d’accordo ad usare certi mezzi, e poi non è mica la prima volta che lo fa.
Con le dita tremanti, sulla barra di ricerca di Google che si trova davanti agli occhi e che sembra sfidarlo, digita “Come affrontare il discorso dell’omosessualità con i propri figli”.
Bene, finisce di scrivere e preme invio.
Gli si aprono innumerevoli siti, che non vuole aprire per nulla al mondo, alcuni anche poco raccomandabili, che recano titoli ancor più imbarazzanti.
Sentendosi come un adolescente beccato dalla propria madre su siti vietati ai minori, l’uomo sceglie quello che gli sembra più serio, provvisto di un forum con domande fatte dagli utenti con relative risposte e che presenta anche un numero di telefono da chiamare in caso si voglia prendere un appuntamento.
Una domanda gli cattura l’attenzione, portandolo a cliccare sopra al tasto “vedi discussione” in merito all’argomento sollevato.
“Bluecase chiede: come dire ai miei figli che sono bisessuale? Voglio che per loro sia una condizione normale e che non si vergognino di me o della mia compagna.
Dott.ssa Male: avete provato a parlarne tutti insieme? Usando preferibilmente un tono pacato e fermo, portando come esempi altre persone che conoscete che stanno magari vivendo la vostra stessa situazione.
Bluecase: no, quello non l’abbiamo mai fatto, ma potrebbe essere un inizio. A volte però ho l’impressione che sappiano più di quanto non vogliano ammettere, se capisce ciò che intendo…
Dott.ssa Male: capisco benissimo. Per spezzare allora la tensione o l’imbarazzo, quello potrebbe essere un punto da chiarire in merito alla questione. Spero di esser stata utile
Sebastian resta per un breve lasso di tempo con gli occhi puntati sullo schermo, chiedendosi se debbano fare così anche loro -probabilmente l’imbarazzo sarebbe maggiore per i due adulti, piuttosto che per Marcus-, o se rivolgersi ad un centro specializzato e non tentare di psicoanalizzare la faccenda da solo.
Chiude nel frattempo tutte le schede aperte e, dato che ha un po’ di tempo prima che Ciel torni a casa dalla riunione, entra nella casella della posta elettronica per controllare le e-mail di lavoro.
Una in particolare gli fa sgranare all’improvviso gli occhi, più che altro per il mittente che non per il contenuto in sé.
Prima di aprirla, abbassa lo schermo del computer, controllando che non ci sia il figlio nei paraggi, poi ci clicca sopra velocemente.
Da Druitt56@plant.com
A: Sebachan@plant.com
Oggetto: devo parlarti
Sei veramente uno stronzo. A lavoro mi ignori, se devi chiedere un favore lo chiedi a tutti tranne che a me e quando ti parlo mi tratti con sufficienza.
Eppure mi pare che quel bacio che mi hai dato un mese fa alla festa fosse prova di tutto tranne che di indifferenza… ancora lo sogno alla notte, sai? E io che speravo che una cosa così potesse ricapitare…
 
Sebastian ingoia la poca saliva che ha in bocca, prima di digitare frettolosamente una risposta.
Da: Sebachan@plant.com
A: Druitt56@plant.com
Oggetto: nessun oggetto
Mi sembrava piuttosto evidente il messaggio che ti ho dato in tutto questo tempo.
È stato una cazzata fatta da ubriachi marci, di cui mi sono pentito e che non rifarò più, perché mi ha portato a litigare con mio marito e mio figlio, che sono le persone a cui tengo di più.
Mi spiace se a volte ti sono sembrato ambiguo, non era mia intenzione. Quella che tu hai, erroneamente, sempre scambiato per malizia è in realtà semplice educazione.
Ti prego di non parlarne più.
Ci vediamo lunedì al lavoro.
 
Ampiamente soddisfatto della risposta, chiude l’e-mail di Druitt e si concentra su quelle arrivate dall’ufficio, di gran lunga più importanti.
Ne sta leggendo una da appena 5 minuti, quando il trillo del cellulare lo informa di un nuovo messaggio.
Spazientito, roteando anche gli occhi al cielo, si allunga sul divano per afferrare l’oggetto e leggere distrattamente la notifica arrivatagli.
È tentato di urlare per la frustrazione, quando si accorge che chi gliel’ha mandato altro non è, ancora, che Druitt.
Gli balena per la testa l’idea di bloccare il contatto, almeno fintanto che non finisce di lavorare, poi però cede e apre Whatsapp, cliccando sulla chat.
-Druitt56: cm ti permetti di parlarmi csì?-
-Seba: ora ricordo perché non ti scrivo mai su Whatsapp… con tutte queste abbreviazioni non capisco nulla di quello che dici. Poi non è mica colpa mia, sei tu quello che ha cominciato il discorso.-
-Druitt56: 6 stato maleducato lo stesso. Tanto lo so k ti è piaciuto, almeno a giudikare da cm mi avevi preso dai fianchi… le nostre labbra che, dapprima timide poi sempre più audaci, si sono scoperte… i nostri corpi attaccati…-
-Seba: basta, per favore. Non voglio parlarne più, come ti ho detto. Se continui ti blocco. Come devo dirtelo che amo Ciel e sono contento così?
-Druitt56: amerai anche lui, ma non negare k ti sia piaciuto. L’ho sentito, sai? 😉 e il ragazzo cn cui ho ballato dp nn era x niente cm te… era assolutamente insulso.-
Sebastian decide che ne ha abbastanza di tutta questa pagliacciata, ora anche decisamente imbarazzante.
Esce dalla chat visualizzando e non rispondendo, deciso a finire il lavoro interrotto a metà.
Lascia scivolare fuori dalle labbra un mezzo sospiro, concentrato su quello che deve fare e ignorando i continui trilli del cellulare che si susseguono imperterriti.
Lancia un’occhiata distratta all’orologio appeso al muro di fronte a lui, rendendosi conto che, a breve, arriverà Ciel, sicuramente provato ma soddisfatto da quell’importante meeting per il quale era in ansia da mesi.
Un sorriso gli increspa le labbra piene, e, ormai abbandonato il laptop sul divano, si alza a sistemare brevemente la sala, cercando di renderla quanto più accogliente e ordinata possibile.
Prende in mano il telefono e, dopo averci riflettuto, cancella la chat avvenuta poco prima, silenziando anche il contatto, per evitare eventuali messaggi indesiderati.
Zittisce la vocina della coscienza che lo addita come un codardo, per non dir di peggio, dicendo a se stesso che l’ha fatto per poter star tranquillo, per evitare che il suo matrimonio, già trovatosi sul filo del rasoio una volta, si sfaceli per colpa di un suo stupido errore.
Si ripete questo mantra più volte, cercando di suonare sempre più convincente e assolutamente non patetico.
Tuttavia, quando finalmente il campanello suona imperioso e Sebastian si precipita ad aprire la porta, la sua voce interiore gli fa martellare in testa solo una parola: vergogna.
 
Ehi! Eccomi qua di nuovo!
Sono passati secoli, lo so, ma tra problemi a casa e di salute non ho più aggiornato, shame on me.
Spero che ci sia qualcuno a cui piacerà questo capitolo ahaha
Un bacio grande

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