Ma sono rimasta zitta

di comesenonfossimaiesistita
(/viewuser.php?uid=1063204)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Così strano... ***
Capitolo 2: *** Con quanto cuore... ***
Capitolo 3: *** Rumorosi silenzi ***
Capitolo 4: *** Hai ancora domani ***
Capitolo 5: *** Domani ***
Capitolo 6: *** Perché dovrei ? ***
Capitolo 7: *** Stringimi più forte ***
Capitolo 8: *** Sei pronta per un altro anno? ***
Capitolo 9: *** Mi manchi ***
Capitolo 10: *** No, non me l'ha detto ***
Capitolo 11: *** Troppo tardi ***
Capitolo 12: *** Mi fido di te ***
Capitolo 13: *** Ti dispiace? ***
Capitolo 14: *** Quando arrivi oggi? ***
Capitolo 15: *** La distanza mette alla prova ***
Capitolo 16: *** Prova a capirmi ***
Capitolo 17: *** Se deve andare avanti ***



Capitolo 1
*** Così strano... ***


Incontrato per caso, nel senso più letterale della parola.

Dopo neanche due giorni, sempre per caso, ho scoperto che vive a cinque appartamenti ed un piano lontano da me e che ha l'ombrellone ad una fila e sei sdraio di distanza dal mio. Strano il caso.

Dopo tre giorni è come se ci conoscessimo da sempre. Lui è consapevole del mio essere estremamente distratta e così sensibile da vedere un sentimento in ogni cosa; io sono consapevole che oggi pomeriggio sarà soltanto una passeggiata in riva al mare fino agli scogli.

Io sono ingenua e troppo distratta ad immaginare dove finisce il mare ed inizia il cielo piuttosto che a guardare dove mettere i piedi per salire sullo scoglio più alto. Faccia a faccia per la prima volta riesco a concentrami più sui suoi lineamenti che sulle onde sotto di noi che più coraggiose di prima continuano ad infrangersi contro gli scogli.

< Ti devo dire una cosa importante >

< Dimmi. >

< Vieni più vicina. >

Non mi muovo, ma lui azzera ogni distanza tra le nostre labbra.

< No. >

E' stata l'unica parola che sono riuscita a pronunciare, ma forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta zitta.

Alzarsi ed andarsene è stata l'azione più naturale che potesse accadere.

Come sempre troppo distratta forse non mi ero ancora resa conto che in un attimo qualcosa dentro me stava cambiando.

 

< Scusa. >

< Non fa niente. > mi risponde guardandomi con gli occhi che gli luccicano più del solito

< Non so cosa mi sia successo... davvero, non volevo. >

< Ne parliamo stasera. Ti aspetto alle nove davanti all'ascensore. >

 

Se incontrarlo è successo per caso, nel senso più letterale della parola, adesso sento di non voler affidare più niente al caso; più lui, il senso di tutte queste mie parole, all'incertezza.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Con quanto cuore... ***


Credo di essere stata nella doccia per almeno un'ora e mezza; l'acqua mi scorreva addosso, ma non riusciva a cancellare quello che era successo due ore prima. Ancora non riesco a capire perchè l'unica parola che sono stata in grado di dire tra tutte quelle che mi girano per la testa è stata solo un < no >. Forse perchè lo conosco da troppo poco o forse perchè sono costantemente distratta. Non riesco a smettere di pensare alle coincidenze che ci legano e mi convinco sempre di più che non possono essere soltanto un caso. Non voglio uscire dal bagno. Non voglio uscire dal mio appartamento almeno fino a domani. Con quanto cuore ha deciso di volermi rivedere un'altra volta? Con che cuore posso rivederlo questa sera? Con quale cuore posso lasciarlo aspettare di fronte alla mia porta per tutta la sera? Ho già fatto il mio passo sbagliato, non mi posso permettere di farne altri. Come ho avuto il coraggio di pronunciare quel < no > senza rifletterci troppo, ora dovrei avere il coraggio di incontrarlo stasera. Devo averlo. Esco dal bagno. Non riesco adessere così vigliacca. Indosso un abito blu, il suo colore preferito, forse è il primo passo per dire < scusa >. Forse è inutile, magari mi ha chiesto di incontrarci solo per dirmi che non mi vuole più vedere. Respiro forte. Ho trovato il coraggio. Apro la porta e lo vedo. Come sempre è seduto sul primo scalino che porta alla terrazza del quarto piano con lo sguardo rivolto verso la mia porta. Con quanto cuore ho alzato gli occhi per guardarlo? Mi sorride. Forse quello che è successo due ore fa non conta più nulla. Mi viene incontro, ma stavolta non mi muovo, non dico una parola. < Ti va di andare in un posto? > < Sì > Non sono capace di far soffrire le persone, soprattutto lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rumorosi silenzi ***


Forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta a casa, alla fine non avrebbe aspettato fuori dalla mia porta per tutta la sera. Invece ora siamo qui, camminiamo in silenzio mentre nella mia testa un miliardo di parole stanno facendo confusione: vorrei dire tante cose, ma non ci riesco, non so quali siano le parole migliori da pronunciare, non voglio rovinare tutto un'alta volta. Anche lui non ha ancora detto una parola, in fondo lo capisco, ma non credo di riuscire a sopportare ancora per molto questo rumoroso silenzio. L'unica domanda a cui non riesco a trovare una risposta è < Perchè mi hai voluto vedere se poi non mi parli? >, ma non ho il coraggio di dirla ad alta voce. Questo insopportabile silenzio ci accompagna fino alla porta del mio appartamento, sono esausta di tutte le parole che avrei voluto dire.

< Scusa > è quella più adatta ed anche l'unica che riesco a pronunciare. Sento rompersi dentro di me tutto quel ghiaccio che mi ha fatto resatre zitta per tutta la sera.

< Sono stata veramente una stronza prima, agli scogli, e anche adesso... insomma non sono riuscita a dire una parola per tutta la sera... Lo capisco che ti ho ferito e forse sarebbe meglio se la finiamo qua. >

Probabilmente non ho detto proprio quello che pensavo, ma forse sono le parole più giuste. Però se non riesco a smettere di pensare a lui e a quanto possa avergli fatto male non significa che un po' a lui ci tengo? È difficile sostenere il suo sguardo, era sicuramente più facile sopportare il silenzio. Perchè non mi dice neanche una parola? Se fossi rimasta zitta anche stavolta non avrei rovinato tutto. Devo ammettere che sono piuttosto brava a dire le parole meno adatte al momento sbagliato.

< Ci vediamo domani? > è tutto ciò che ha detto prima di andare via.

< A domani >

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Hai ancora domani ***


Federico < Sono un coglione >

 

Elsa < Perchè? >

 

Federico < Perchè non trovo il coraggio >

 

Elsa < Per cosa? >

 

Federico < Non ho le palle per dirti che mi piaci >

< Tanto >

 

Elsa < Hai ancora domani >

 

Federico < Non pensi che ci facciamo solo del male

così? >

 

Elsa < Si, probabilmente si >

 

Federico < Però è bellissimo stare con te. >

< Penso che tu sia troppo per me >

 

Elsa < Troppo poco >

 

Federico < Tu vali molto di più di come dici >

 

* Tutte le parti in grassetto indicano messaggi e non dialoghi*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Domani ***


Dopo una notte insonne è arrivato 'domani', ma oggi tutto è diverso; probabilmente il buio ci ha fatto ritrovare le parole e da stamattina sembra che ieri non sia mai esistito. Tutto è tornato come qualche ora prima del mio < no > ed io, anche se non ho alcuna intenzione di ammetterlo, ho il cuore che mi scoppia di felicità. Ho tante parole nella testa, ma non sono sempre capace di metterle bene in ordine in un discorso e stavolta sono contenta che non sia stato necessario. Come vecchia abitudine anche oggi Federico mi accompagna a casa, forse ha paura che scappi, ma stasera è diverso. Neanche il tempo di entrare che mi spinge nell'ascensore, senza guardare sceglie un piano e mentre le porte si chiudono lentamente si avvicina sempre di più. Cerco di rimanere indifferente fino a quando non mi ritrovo con le spalle al muro incastrata tra le sue braccia.

< Ora cosa fai? >

< Scappo > gli rispondo mentre le porte si aprono.

Lui, più veloce di me, sceglie un altro piano e mentre queste si richiudono inizia a baciarmi. Non so resistergli, non sono capace di sopportare tutta questa indifferenza. Semplicemente mi lascio andare: i suoi baci sono la mia cura. Troppo impegnati non ci rendiamo conto che le porte dell'ascensore sono aperte almeno fino a quando non sentiamo tossire: sposto gli occhi da lui ed incrocio lo sguardo di un signore; immediatamente anche Federico si accorge di lui e in un attimo siamo già fuori. Il nostro spettatore ci guarda ed accenna un sorriso, appena si richiudono le porte scoppiamo a ridere.

< Stasera usciamo? > gli chiedo

 

< No >

 

< Perchè? >

 

< Ho bisogno di pensare a me >

 

< C'è qualcosa che non va? È colpa mia? >

 

< No voglio soltanto stare da solo >

 

< Ed io non posso riempire la tua solitudine? >

 

< No >

 

Me ne sono andata arrabbiata, forse un po' delusa, ma ancora con un leggero sorriso sulle labbra. Da un po' ho imparato a scoppiare dentro e a non darlo a vedere fuori.

Sono confusa, profondamente confusa. Oggi tutto era iniziato bene ed ora non capisco perchè si comporti così; forse dovrei, ma non ci riesco, non riesco a capire a cosa pensa, cosa potrebbe dire e non sopporto rimanere lì a pensare all'ordine più adatto che potrei dare alle mie parole. Prevedo che anche stanotte rimarrò a pensare, come lui, non a me, ma a lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Perché dovrei ? ***


Stamattina non è fuori dalla mia porta, non risponde al telefono ne ai messaggi, sembra che sia scomparso durante la notte.

Non ammetterei mai che sono preoccupata, ma sento che il cuore sta pensando più a come e soprattutto dove sta lui piuttosto che preoccuparsi della sua proprietaria. Non ho voglia di andare al mare se lui non c'è, ma non voglio nemmeno stare qui ad aspettare che si faccia vivo.

Dovrei smettere di mettere troppo cuore ovunque, non mi fa bene.

 

Federico < Sei arrabbiata? >

 

Elsa < No, perchè dovrei? >

 

In realtà avrei voluto rispondere < Perchè non dovrei? >, ma non è rabbia quella che provo. Vorrei solo avere una spiegazione riguardo a questo suo comportamento.

 

Federico < Mi aspettavo un'altra reazione >

 

Elsa < Anch'io mi aspettavo che ti comportassi in modo

diverso, ma non è successo >

 

Federico < Stasera metti il costume sotto al vestito: facciamo

il bagno di notte >

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Stringimi più forte ***


Ci ho pensato per tutto il pomeriggio, sto ancora pensando al suo comportamento che mi sembra completamente privo di spiegazioni: insomma, anche se non ce lo siamo detto esplicitamente, credevo fosse chiaro che tutto era tornato come prima. E ora dopo interminabili ore di silenzio tutto dovrebbe tornare alla normalità uscendo stasera. Non vorrei che il mio umore dipendesse così tanto dal suo comportamento. Devo decidere se uscire o no, se fingere che mi sia dimenticata che lui è lì fuori puntuale ad aspettarmi o vederlo. Vorrei solo sapere il perchè di tutto questo e ne avrei la possibiltà se solo uscissi da questa porta. Ho deciso che voglio saperlo.

 

Non ho ancora chiuso la porta di casa che lui mi ha già stampato un bacio sulle labbra. Si scosta guardandomi come a chiedere il perchè non abbia assecondato il suo bacio, ma anch'io ho tante domande senza una risposta. Dovrei essere meno impegnativa ed intransigente con gli altri e soprattutto con me stessa, me lo dicono tutti, ma è la mia natura, la stessa natura che lui sembra completamente ignorare. Scendiamo per le scale, dopo l'esperienza così imbarazzante di ieri, e mentre provo a chiedergli qualcosa mi diche che mi spiegherà dopo, ma < Dopo quando? > è l'ennesima domanda di cui non so la risposta. Arriviamo in spiaggia e mi maledico per non aver indossato il costume come mi aveva detto. Mi convince ad entrare in acqua comunque sostenendo che tanto nessuno si sarebbe accorto che non ero in costume visto che c'eravamo solo noi. L'acqua è calda, molto più calda di quanto lo sia di giorno, ma il buio mi mette un po' paura. Non vedo nulla a parte lui he continua ad avvicinarsi per venirmi a prendere. Ho paura: il buio mi ha sempre un po' spaventato, ma ora mi terrorizza. Credo di tremare, non riesco più a controllare il mio corpo. Non c'è bisogno di parole, deve aver capito che non sto bene allora mi stringe forte in un abbraccio e mi fa sedere su una sdraio nelle prime file, mi avvolge nel telo e non lascia la presa fino a quando non mi sono calmata un po'.

 

< Scusa non volevo rovinarti la serata >

< La colpa è mia: ti ho portato qui io >

 

< Ma io potevo dirti che non era il mio posto preferito >

 

< Ma non lo hai fatto >

 

< Perchè non volevo farti soffrire ancora >

 

< Tu non mi fai soffrire >

 

< Non è vero, lo sappiamo entrambi che è una situazione scomoda e che non potrà durare per sempre >

 

Respira forte.

 

< Ti va di gaurdare le stelle? > mi chiede.

 

Annuisco con la testa allora lui si sdraia e mi fa appoggiare sul suo petto. Credo di non essere mai stata così comoda. Riesco a sentire il suo cuore battere e dal ritmo che ha credo che anche lui sia una di quelle persone che mette prima il cuore e poi la testa. Forse siamo uguali ed io me ne accorgo solo ora. Inizia a parlare senza che io gli chieda nulla rispondendo a tutte quelle domande che mi avevano tormentato.

 

< Volevo soltanto stare da solo, tu non c'entri nulla. Sono strano, lo so e forse non siamo partiti nel modo giusto, ma io non riesco a non pensarti, non ce la faccio a staccarmi da te. Viviamo a pochi metri di distanza e già quella distanza così piccola mi consuma, non so se ce la farò a sopportare 300 chilometri. Ieri sera ho pensato a questo, ho cercato di trovare una soluzione senza contare però quello che pensavi tu. >

 

< Penso che ce la faremo. 300 chilometri si possono azzerare, in fondo sono solo un numero. Sarà difficile, impegnativo e farà male non potersi vedere tutti i giorni, è innegabile, ma ce la puoi fare, ce la possiamo fare, insieme. >

 

 

< Io non voglio lasciarti. >

 

< Allora stringimi più forte. >

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Sei pronta per un altro anno? ***


I giorni sono passati in fretta: ho imparato a fare il bagno di notte senza avere paura, tanto c'è lui a proteggermi, a decifrare i suoi silenzi e a non pensare prima alle parole più giuste da dire.

Più si avvicinava il giorno della mia partenza più fingevamo che in fondo non ci importasse anche se eravamo consapevoli che inevitabilmente sarebbe arrivato. Ho preferito non pensare a quello che sarebbe successo dopo, ho semplicemente smesso di pensare, mi sono lasciata andare. Ho lasciato andare anche le lacrime mentre preparavo la valigia, tanto ero lì da sola; di fronte all'evidenza non potevo più far finta che non mi importasse. Neanche lui ne era più in grado: sotto il sole ogni maschera è destinata a sciogliersi.

Ha voluto accompagnarmi alla stazione anche se non glielo avevo chiesto, non glielo avrei mai chiesto, non volevo farlo soffrire ancora di più, ma passare anche un minuto in più insieme sembrava potesse alleviare il dolore dei mesi che avremmo passato lontani; in realtà ogni minuto faceva crescere solo la rabbia. Lungo il binario del treno che avrei dovuto prendere è stato difficile trovare le parole giuste da dire, forse, anzi sono convinta che per queste occasioni non esistano, non ci sono parole in grado di esprimere un dolore così forte. Siamo rimasti in silenzio, lo stesso che era stato capace di aggiustare tutto ora poteva forse essere in grado di aggiustare i nostri cuori?

Desideravo profondamente che il nostro battito non si fosse allontanato, così mi autoconvincevo che un filo invisibile l'avrebbe tenuto insieme sempre, ovunque e comunque. Ho trattenuto le lacrime – forse le lenti a contatto le avevo messe a posta – fino a quando non sono più riuscita a vederlo dal finestrino. Non riuscivo più a sentire il suo profumo e sapevo che il suo sapore se ne sarebbe andato presto dalle mie labbra se avessi continuato a morderle fino a far uscire il sangue, lo faccio sempre quando sono nervosa. Forse quel dolore poteva superare quello che avevo nel cuore, senza dubbio mi sbagliavo.

 

Federico < E' stata la vacanza più bella della mia vita.

Grazie per esserci stata >

 

Elsa < Anche per me. Grazie per avermi sopportato >

 

Federico < Sei pronta per un altro anno? >

 

Elsa < No >

 

Federico < Neanch'io. Chiudo la mia mano nella speranza

che ci sia la tua, ma non è così... >

 

Elsa < Lo sarà >

 

Federico < Ho paura che ci allontaneremo sempre di più, ma

io non voglio >

 

Elsa < Non accadrà >

 

Federico < Come puoi dirlo? >

 

Elsa < Non sarà la distanza a distruggere tutto. E poi anche

se non possiamo vederci possiamo sentirci >

 

Federico < Ma non posso vedere il tuo viso >

 

Elsa < Tutto arriva per chi sa aspettare >

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Mi manchi ***


< Mi manchi > sono state le parole che ci hanno tenuto insieme questi 11 mesi. È difficile, è innegabile, certi giorni sono stati davvero insopportabili. Non pensavo che in qualche settimana si potesse creare un legame così forte, non potevo immaginare che sarebbe stato così doloroso separarmi da lui.

Ci siamo incontrati qualche volta quest'inverno, il caso ha voluto che la sua città fosse la stessa di alcuni parenti di mia madre così ogni volta avevo una buona scusa per incontrarlo.

Mi è sempre venuto a prendere alla stazione, ogni volta sembrava mi scoppiasse il cuore, lo stesso cuore che in un miliardo di pezzi mi riportavo a casa dopo qualche giorno.

Ho smesso di andare nella sua città, che in fondo è anche un po' la mia, perchè ogni volta che tornavo era più dolorosa della precedente. Anche lui stava male e per quanto cercasse di nasconderlo si vedeva comunque. Ogni volta era come avere tutto ciò che è in grado di completarti e poi perderlo improvvisamente.

Mi mancava fino a dentro le ossa. Di giorno ognuno faceva la sua vita, la notte la passavamo al telefono fino a quando uno dei due non crollava. Ho dormito al massimo tre ore in una notte quasi ogni notte; ero distrutta, insofferente a tutto, stanca e costantemente nervosa. Lui era l'unica persona in grado di calmarmi nonostante i chilometri che ci separavano.

Durante questi 11 mesi mi ha fatto tante promesse, io ci ho creduto, ci credo ancora.

Se abbiamo sopportato 283 giorni di distanza, queste cinque ore di treno sembreranno non esistere. Mi ha promesso che quest'estate tutto tornerà come un anno fa, ci voglio credere. Mi ha promesso che sarebbe venuto a prendermi alla stazione, non ha mantenuto la sua promessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** No, non me l'ha detto ***


 

Probabilmente è normale che non sia qui ad aspettarmi: volevo fargli una sorpresa così ho preso il primo treno senza preoccuparmi di dirglielo. In pochi minuti sono già a casa , sono passati 11 mesi e almeno qui è tutto come prima, forse solo un po' più impolverato. Si sente ancora il profumo del mare tra le pareti. Prendo solo il costume dalla valigia e vado in spiaggia.

< Stavolta tutto andrà bene, sarà una sorpresa fantastica > mi sono ripetuta fino a quando non ho poggiato i piedi sulla sabbia.

Anche se la spiaggia fosse piena di persone, io sarei in grado di riconoscerlo tra tutte; ma probabilmente oggi non devo avere questa capacità. Mi guardo intorno, ma non c'è da nessuna parte eppure il suo ombrellone è aperto, c'è uno zaino sotto e molto probabilmente mi convinco che ci sarà anche lui.

È solo questione di tempo.

114 minuti sono il tempo che ho passato ad aspettarlo prima di sapere che non sarebbe mai arrivato.

< E' in vacanza con i suoi amici, non te l'ha detto? > sono state le parole del fratello, e a questo punto proprietario dello zaino, che mi hanno fatto finalmente capire come stavano le cose.

< No, non me l'ha detto e vorrei sapere perchè > sono le parole che avrei voluto usare per rispondergli, ma poi sono rimasta zitta, ho sorriso e l'ho ringraziato comunque.

Stava andando tutto bene, troppo bene, un colpo di scena non l'avevo previsto. Forse avrei dovuto avvisarlo, ma volevo fosse una sorpresa; probabilmente la sorpresa l'ha fatta lui a me. Essenzialmente vorrei solo sapere il perchè non mi abbia detto nulla, non doveva certo chiedere il permesso, ma almeno avrei voluto saperlo. Forse sono delusa, o forse niente sta andando come mi aveva promesso e tutto questo mi fa stare male.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Troppo tardi ***


Ho deciso che rimarrò qui per qualche giorno anche se lui non c'è, anche se tutto è diverso senza di lui. Vorrei che il mio umore e le mie scelte non fossero così condizionate da lui, ma è difficile non pensare ad oggi, a lui, forse a noi.

Ho ricominciato a prepararmi le parole da dire e per quanta verità ci possa essere non saranno mai vere quanto quelle che avrei potuto dire senza pensarci prima, ma tanto è inutile mandargli un messaggio per informarlo che sono qui, non voglio rovinargli la vacanza. Cancellerò oggi e tutto quello che è successo, fa meno male pensare che tutto tornerà come mi aveva promesso piuttosto che guardare la realtà.

 

Federico < Dove sei? >

 

Elsa < A casa >

 

Federico < Quale casa? >

 

Elsa < La mia >

 

Federico < Al mare? >

 

Elsa < No >

 

Federico < Sei sicura? >

 

Elsa < Si >

 

Federico < Me l'ha detto Alessandro >

 

Elsa < Sono stata una sciocca, avrei dovuto dirtelo e questo non sarebbe successo. Domani riparto, rimani dove sei >

 

Federico < Troppo tardi, apri la porta >

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Mi fido di te ***


Mi scoppia il cuore. Vorrei piangere o forse dire tante parole, ma sono capace solo di rimanere incastrata tra le sue braccia a respirare il suo profumo. Non riesco a credere che sia tornato per me, credevo di essere meno importante; in fondo forse stiamo insieme, o comunque siamo qualcosa da quasi un anno, ma non ho mai voluto pensare che qualunque cosa fosse stata potesse essere davvero seria, la distanza avrebbe potuto far finire tutto in un momento e perdere niente di serio avrebbe fatto meno male.

 

< Se solo mi avessi detto che eri qui >

< Volevo fosse una sorpresa >

< Magari la prossima volta > mi dice sorridendo.

< Posso chiederti una cosa? >

< Dimmi >

< Perchè non me l'hai detto? >

< Avrei voluto, ma ho saputo che sarei partito solo all'ultimo momento >

< Bastava un minuto per mandarmi un messaggio, non era impossibile >

< Non volevo e forse ho sbagliato, ma ora sono qui, siamo qui >

< E quanti altri possibili sbagli ti sei scordato di dirmi? >

< Dici davvero? >

< Sì >

< Nessun altro sbaglio >

< Dovrei crederci? >

< Se ti fidi di me si >

< Mi fido di te, ma se mi nascondi le cose a questo punto sei te a non fidarti di me >

< Mi fido di te >

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ti dispiace? ***


In nemmeno due ore il suo telefono ha suonato almeno un centinaio di volte e lui tutte e cento le volte ha risposto ai messaggi, non ha minimamente pensato che potesse anche darmi fastidio. Probabilmente se tutto mi fosse più chiaro non vorrei che se andasse da casa mia il prima possibile: non è necessario che resti da me per rispondere ai messaggi. Probabilmente dovrei essere meno intransigente, ma non ci riesco, se rimango zitta ancora un po' rischio di soffocare tra tutte le parole che ho in gola. Ma senza dubbio sarebbero parole dettate più dalla rabbia che da altro e non vorrei peggiorare la nostra forse relazione proprio ora che ha lasciato gli amici per venire da me. Forse dovrei apprezzare il suo gesto o forse gli facevo pena qui da sola dentro ad un appartamento tra centinaia di persone che non ho mai nemmeno visto. Forse non dovrei cambiare idea alla velocità della luce, sono convinta che questo aiuterebbe.
E per la prima volta vorrei che stasera non fosse qui ed è contraddittorio se penso che per tutto l'inverno non avrei voluto altro che lui tutte le sere vicino a me. 
< Se ti arriva un altro messaggio potrebbe esplodere > gli dico in uno dei rari momenti in cui stacca gli occhi dal cellulare.
Sorride. Io non ci trovo niente da ridere. Sono arrabbiata forse, ma non lo ammetto.
< Per stasera basta > dice mentre lascia cadere il cellulare sul divano. 
< Se è qualcosa di importante posso aspettare >
Non sono le parole che avrei voluto dire, ma devo cercare di mantenere la calma.
< In realtà i miei amici mi hanno chiesto di tornare da loro > abbassa gli occhi.  
Ora davvero potrei esplodere se non dico niente.
< Ah okkey >
< Ti dispiace? >
< No, sono io che sono arrivata qui senza dire niente, è normale che tu avessi pensato di fare altro >
< Sei sicura? >
< Non ti preoccupare tanto domani torno a casa >
< E perchè? > 
< Perchè mi lasci da sola qui quando sai benissimo che ho paura, sono in un appartamento circondato da almeno altri cento pieni di sconosciuti, mi sento a casa solo se so che ci sei te in uno degli alri cento > gli avrei voluto rispondere.  < Perchè non posso restare >
< Va bene non me lo vuoi dire >
< Non ti sto nascondendo niente: non voglio rimanere qui da sola. Tu vai dai tuoi amici, io vado a casa. Non vedo cosa ci sia di strano >
< Non c'è nulla di strano >
< Sei te che sei strano > dico senza riflettere. Non riesco più a far finta che mi vada bene tutto.
< Perchè? >
< Perchè prima non mi dici che sei in vacanza con i tuoi amici, poi arrivi qui dopo avermi fatto capire che oggi sono più importante io di loro, poi per due ore è come se non fossi nella tua stessa stanza. Sono confusa... >
< Scusa >
< Scusa non è la parola magica che rimette tutto a posto. Perchè ti comporti così? >
< Sono stanco e forse anche strano stasera, ma posso rimanere? Mi sei mancata >
< Si > come avrei potuto dire no. Non è facile fingere un'indifferenza che non provo e, nonostante tutto, preferisco litigare con lui piuttosto che non averlo vicino.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Quando arrivi oggi? ***


Ho fatto bene a non disfare la valigia altrimenti stamattina mi sarei dovuta alzare ancora prima . Vorrei restare nel letto a fianco a lui, ma da ieri sera non mi è ancora passata. Vorrei capire, soltanto capire, cosa c'è che non va. È la prima volta che si comporta in modo molto diverso dal solito e forse anch'io non gli ho mai mostrato prima questa parte di me, ma non riesco a stargli accanto, rimanere a letto con lui sarebbe solo un modo per evitare quello che sta succedendo. O forse potrebbe migliorare tutto.

Esco in terrazza per vedere il sole sorgere sul mare, ma l'aria è fredda. Prendo la sua felpa. Non lo ammetterei mai, ma sentire il suo odore mi rilassa, mi fa sentire ovunque a casa. Sul divano c'è ancora il suo cellulare e sarei una vigliacca se non ammettessi che almeno una parte di me è curiosa di sapere con chi stava parlando ieri sera, ma non posso farlo, mi devo fidare come lui si fida di me. Probabilmente se lui leggesse i miei messaggi non la prenderei bene anche se in realtà non ho niente da nascondere, però forse per una questione di principio mi arrabbierei, quindi ora sarebbe meglio se smettessi di fissare il suo cellulare appoggiato sul divano che continua a suonare.

Si illumina lo schermo e non riesco a non guardarlo.

2 chiamate perse da Marta

8 messaggi da Marta. 9 con quello appena arrivato

< Quando arrivi oggi? >

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** La distanza mette alla prova ***


Ho fatto finta di niente per tutta la mattina fino a quando il mio treno non è partito: ho cercato di comportarmi normalmente anche se non riuscivo a guardarlo negli occhi. Probabilmente ho sbagliato a leggere quel messaggio, non avrei dovuto, forse non avrei nemmeno voluto ora che so quello che c'era scritto.

Non vedevo l'ora che arrivasse il treno, non sarei riuscita a rimanere indifferente ancora per molto. Forse ora che so che esiste una certa Marta da cui sta andando tutto mi è più chiaro: ha un'altra. È l'unica cosa che riesco a pensare. Magari non è come credo, ma non riesco a trovare altre spiegazioni, probabilmente oggi non voglio trovarle. In fondo lo capisco, la distanza mette alla prova, a dura prova, ma non giustifica nulla.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Prova a capirmi ***


Federico < Perchè non mi rispondi? >

 

Elsa < Non ho sentito il telefono >

 

Federico < Non è vero >

 

Elsa < E va bene, non volevo risponderti >

 

Federico < Posso almeno sapere il perchè? >

 

Elsa < Hai anche il coraggio di chiedermelo...>

 

Federico < Sì almeno non ci sono incomprensioni >

 

Elsa < Ti preoccupi solo ora che ci siano >

 

Federico < Perchè sei così arrabbiata? >

 

Elsa < Dovresti saperlo >

 

Federico < Non avrei dovuto, ma prova a capirmi >

 

Elsa < Per quanto ci provi, proprio non ci riesco >

 

Federico < Perchè non vuoi riuscirci >

 

Elsa < Anche se fosse sei tu che hai sbagliato. Potevi anche dirmelo che con me non ci stavi più bene, sarebbe andata diversamente, avrebbe fatto molto meno male. >

 

Federico < E' stato solo un momento di debolezza, non volevo >

 

Elsa < Forse è meglio se finisce tutto qui >

 

Federico < Forse è meglio parlarne >

 

Elsa < Cos'altro c'è da dire, mi sembra tutto molto chiaro >

 

Federico < Non è come sembra >

 

Elsa < Non ti credo, stavolta prova a capirmi te >

 

Federico < Forse è meglio prenderci un po' di tempo per pensare >

 

Elsa < Si ne ho bisogno >

 

Federico < Allora ci risentiamo >

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Se deve andare avanti ***


Elsa < Se deve andare avanti così e meglio che non vada più avanti. Non mi va di stare lì per qualcuno come te, di farmi in quattro per non ricevere niente, di fare qualcosa per te che non avrò mai da te. Penso che nulla sia dovuto: i rapporti non vanno avanti a prescindere e se non te ne prendi cura marciscono. E per quanto tu possa essere così profondamente importante per me nulla è scontato. Quello che si pensa va detto, ma soprattutto dimostrato. Forse dovrei smettere di tenerti come priorità dato che probabilmente io per te non lo sono.

Spero potrai perdonarmi se mi sono permessa di dirti tutto questo. Non voglio assolutamente elemosinare nulla per ottenere la tua attenzione, per essere anche solo considerata. Mi rendo conto anch'io che la nostra è una situazione difficile, ma forse non è impossibile. Scusa se sono così egoista da pensare solo a me, ma se non lo faccio io nessun altro lo farà per me, tanto meno te. Forse un giorno ti renderai conto che io ci sono sempre stata, anche quando lo meritavi di meno, ma come tutto il resto lo hai dato per scontato. Spero che adesso possa capirmi anche tu. >

 

Non ho il coraggio di inviargli queste parole, più le rileggo più mi rendo conto di quanto sono fredde, dettate dalla rabbia, dolorose; potrebbero ferirlo. Dovrei smettere di farmi tutti questi scrupoli, lui non credo che se li sia fatti con me, ma non ci riesco. Nonostante tutto non riesco a smettere di tenere ad una persona, a lui, nel giro di così pochi giorni. Non è detto che io debba necessariamente ferirlo perchè lui ha fatto lo stesso con me.

P.S. sarei felice se qualche lettore lasciasse una recensione, accetto con piacere sia quelli positivi che negativi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3749896