Brigade Next Past

di Escanor25
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sheila Rives ***
Capitolo 2: *** The girl who was in charge at school ***



Capitolo 1
*** Sheila Rives ***


Questo non è altri che un prequel della mia storia a fumetti, "Brigade!" che avevo cominciato molto tempo fa. Sicuramente nella sezione Crossover troverete una storia con un diverso account in cui alcuni dei nomdei peronaggi sono normali. Sappiate che è mia, semplicemente erano presenti anche peronaggi di altre opere, mentre questa è completamente originale. La protagonista di questo prequel sarà Sheila Rives, la sorella del nostro Shon, protagonista della trama principale  del fumetto che disegnai. Ci sono anche molte citazioni e comunque molti omaggi a molte opere che ho visionato.

 

BRIGADE NEXT PAST

 

1. Sheila Rives



Città di Arinamia, continente di Poltizva,25 gennaio, anno x856...

"Sheila, avanti, scendi, è ora di colazione!". Sheila avrebbe voluto morire. Per l'ennesima volta era rimasta sveglia fino a tardi a giocare con la console, e ora quello che avrebbe dovuto essere un normale risveglio, accompagnato dalle urla della madre che le intimava di scendere, sembrava un'impresa impossibile. I suoi corti capelli corvini erano tutti scompigliati, e le palpebre molto socchiuse a causa del sonno nascondevano gli occhi grigi della ragazza. E in più stava pensando alla giornata scolastica che l'aspettava: 3 ore di letteratura, 1 di inglese, 1 di fisica, e nel doposcuola il corso di potenziamento di matematica. Alla fine decise di alzarsi, e , quando finì di stiracchiarsi esclamò con nonchalance:"Diamo il via all'ennesima giornata di merda."

Dopo essere andata in bagno ed essersi lavata i denti, scese le scale del piano di sopra, dove si trovavano le stanze da letto di lei e suo fratello, ed arrivò in cucina, sempre con un grande sbadiglio.
"Buongiorno cara famiglia!" Disse la ragazza con tono scherzoso, nonostante il sonno non ancora del tutto smaltito. L'ambiente della cucina era molto ordinato, con pavimento in marmo. In mezzo alla stanza c'era ovviamente un tavolo di medie dimensioni, che presentava ben quattro sedie di colore rosso. Il frigorifero, posizionato in fondo a destra della cucina, era di un colore grigio metallizzato, molto simile al colore delle altre credenze e mobiletti presenti nella stanza.
"Ciao Shey!" esclamò sorridendo un bambino seduto al tavolo su una delle siede e che stava facendo allegramente colazione. Il bambino aveva proprio come Sheila, dei capelli corvini, con dei ciuffi che gli ricadevano sulla parte destra della fronte. Con la ragazza condivideva anche il colore grigio degli occhi.
"Guarda guarda il mio fratellino preferito, hai tutta la marmellata che ti cade dalle bocca!" disse Sheila sorridendo, che si diresse verso il fratello più piccolo, e dopo aver preso un pezzo di carta gli pulì la parte incriminata della bocca.
"Ovvio che sia il tuo fratello preferito, dato che è l'unico." Disse tranquillamente un uomo seduto di fronte al bambino, che stava leggendo un giornale con con molto interesse.Aveva dei corti capelli castani,un viso abbastanza spigoloso, con lineamenti comunque non troppo duri e aveva degli occhi grigi e penetranti, proprio come Sheila.
"Appunto per questo è il mio fratellino preferito, proprio come te, Vecchio!" ribattè la ragazza, apostrofando l'uomo in modo poco simpatico che per tutta risposta, fermò un attimo la sua lettura per sorseggiare del caffè da una tazza posata sul tavolo.
"Invece di blaterare siediti e fai colazione!"
A parlare, in modo anche abbastanza stizzito, era stata una donna che stava armeggiando con i fornelli. Condivideva con Sheila e suo fratello dei lunghi capelli corvini, ma a differenza loro aveva degli occhi castano scuro, un viso regolare, con delle labbra sottili e un naso all'insù, che comunque le dava un'aria di grazia. Aveva un grembiule giallo, ma sotto indossava un lungo vesitito unico di colore blu a maniche corte, che nascondeva comunque un fisico molto tonico.
"Agli ordini mamma!", rispose sarcasticamente la ragazza, sedendosi a tavola insieme al fratello e a quello che probabilmente era suo padre.
La colazione si svolse molto normalmente, Sheila si accontetò di una tazza di latte in cui inzuppò qualche biscotto, e quando finì si alzò dal tavolo e uscendo dalla cucina.
"Vado a  cambiarmi e poi vado a scuola. Finirò , verso le 18:00. Qualcono di voi due riesce a venirmi a prendere?" chiese lei fermandosi all'uscita della stanza.
"Fatti trovare alle 18.00 davanti a scuola, passero io di lì, dopo il lavoro. "gli disse il padre, che intanto stava ancora leggendo il giornale.
"Grazie Vecchio!" rispose la figlia,contenta di non dover fare la starda a piedi per tornare a casa. Era gennaio inoltrato, e non aveva voglia di farsi una scarpinata con con il freddo che c'era.
"Già che vai a scuola, mi faresti il piacere di accompagnare Shon? Oggi ho un appuntamento fuori sede per lavoro, quindi non posso accompagnarlo a scuola perchè non passo di li." Chiese intanto la Madre mentre lavava i piatti.
"Certo, no problem. Shon, forza andiamo a cambiarci, si va a scuola!" Rispose Sheila, che ne approfittò anche per chiamare il fratello a salire con lei per vestirsi.
"Arrivo!!" disse quasi urlando il bambino, che si catapultò giù dalla sedia pe seguire la sorella, che stava già salendo in camera.
Furono abbastanza veloci a cambiarsi anche perchè Sheila utilizzava un'uninoforme scolastca, quindi non ebbe problemi di scelta, mentre invece Shon nonostante i suoi sette anni, era abbastanza sveglio per potersi vestire da solo.
L'uniforme scolastica di Sheila era caratterizzata da un colore blu cobalto con gonnellino e giacca. Sotto la giacca ovviamente c'era una camica di colore bianco e una caravatta di colore verde e Il tutto era coronato da delle lunghe calze bianche e delle scarpe generiche marroni. Successivamente per uscire di casa avrebbe utilizzato una giacca verde molto pesante, che l'avrebbe riparata dal freddo che l'attendeva in strada. Il piccolo Shon invece era vestito con dei pantaloni grigi, un maglioncino rosso e delle scarpe nere. Al contrario di sua sorella, il suo giubbotto era  di colore beige. 
Non ci volle molto prima che i due fratelli arrivassero all'uscio di casa.
"Noi andiamo!" urlò Sheila, uscendo di casa tenendo per mano il fratello più piccolo. L'impatto con il freddo esterno fu abbastanza traumatico, tant'è che i due rabbrividirono in maniera abbastanza vigorosa. Sheila buttò un'occhiata sul viale che si apprestava a percorrere insieme al fratello una volta uscita da casa. Sui marciapiedi si erano formate diverse lastre di ghiaccio, e anche le piante avevano subito gli effetti di quel freddo quasi siberiano. Il piccolo Shon tirò fuori dalle tasche del giubotto dei guantoni in lana, di quelli senza dita.
"Che freddo!" Esclamò il bambino mettendosi i guanti.
"Avanti, forza, prima ci sbrighiamo e meglio è Shon.".Fu così che i due fratelli, mano nella mano, imboccarono il viale, allontanandosi sempre di più da casa, verso scuola.

Intanto in casa i due genitori, stavano discutendo riguardo ad un argomento molto importante.
"Nostra figlia sta crescendo così velocemente...già quindici anni. E' il tempo che passa troppo veloce o siamo noi che stiamo invecchiando senza redendercene conto?" chiese la madre dei due ragazzi, al marito, che proprio in quel momento aveva finito di leggere il giornale.
"Semplicemente, gli anni passano e i figli crescono. Noi non ce ne accorgiamo, e quando ne prendiamo atto, sentiamo il peso di tutti quegli anni caderci addosso. Anche se parlare di vecchiaia per noi a 33 anni suona un po' strano." Sentenziò il marito,in modo abbastanza freddo, rivelando così l'età sua e della moglie, alzandosi dal tavolo e in procinto di abbandonare la stanza. 
"Aaaah non ricordarmelo, il passaggio dai ventinove ai trenta fu un trauma." Si lamentò la donna, con un tono disperato, ricordando com'era stato difficile per lei dover passare dall'età dei venti all'età dei trenta ed accettare di non essere più una balda giovincella.
"Danielle, cosa farai oggi ?" chiese ad un tratto il marito alla moglie,rivelandone anche il nome, girandosi verso di lei. Nonostante la fredezza, il viso era molto serio, la sua non sembrava una semplice domanda. Sembrava che sotto quella questione ci fosse un significato più intricato. La moglie, che in quel momento stava lavando le tazze e le posate utilizzate per la colazione, si fermò e, girandosi verso il marito assunse uno sguardo misto tra il molto serio e il molto preoccupato.
"Ho preso un giorno di permesso per andare da Zara. Stanotte non ti ho voluto svegliare perchè sapevo che eri stanco, ma Sheila ha avuto di nuovo "quel problema" Tom." disse lei, abbastanza secca, rivelando così due cose: il nome del marito, e che non sarebbe andata a lavorare fuori città, ma bensì a rivolgersi a una certa "Zara".
"Com'era?" chiese ancora il marito.
"Molto peggio delle altre volte. La prossima volta se si dovesse ripresentare potrebbe distruggere la sua stanza. E a quel punto sarebbe difficile nasconderle la verità." rispose la moglie senza peli sulla lingua.
"Va bene. Intanto io vado al lavoro. Se Zara ti dice qualcosa di utile, avvertimi." concluse alla fine il marito, girandosi e salendo verso le scale per cambiarsi.
"Vuoi che porti i tuoi saluti a Zara?"
"Fa' come ti pare, basta che trovi una soluzione per nostra figlia."
Dopo dieci minuti Tom, vestito in giacca e caravatta rigorosamente nere ma coperte da un capootto marrone, uscì di casa abbozzando un qualcosa di simile ad un saluto nei confronti dalla moglie. Stava pensando a sua figlia in quel momento e ai problemi che aveva avuto. Se non fossero riusciti a trovre un modo per risolvere quei problemi, sarebbero stati guai abbastanza grossi. Pensava di aver chiuso definitivamente con "quel mondo", credeva che fosse un capitolo ormai chiuso nella sua vita e in quella di sua moglie. Era stato avvertito che non poteva evitare che la sua discendenza interagisse con "quel mondo" anche se comunque sperava che succedesse il più tardi possibile. In quei dieci minuti aveva già elaborato tantissime teorie, ma per poter trarre una vera e propria conclusione da quella faccenda, sapeva che avrebbe dovuto aspettare per forza il verdetto di Zara.
Dannielle invece era ancora in casa. Era in quel momento nel salone e stava riflettendo anche lei sulle condizioni della figlia maggiore. In un certo senso, sapeva già cosa aspettarsi dal resoconto di Zara, ma voleva esserne sicura al 100%. Era anche consapevole che le condizioni in cui versava la figlia in quel momento, in gran parte erano causa sua. I suoi demoni stavano tornando prepotentemente a galla, e le conseguenze le stava pagando la sua bambina. Avrebbe fatto di tutto per proteggere sia lei che il suo figlio più piccolo, perchè era preoccupata che lo stesso destino sarebbe potuto toccare anche a lui. Con quei pensieri in testa, decise di andarsi a cambiare per poter poi andare a Rinania, la capitale. Zara si trovava lì, e in quel momento era l'unica a poterla consigliare su quali misure adottare.

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Capitolo 2
*** The girl who was in charge at school ***


2. The girl who was in charge at school


Città di Arinamia, piazza centrale, ore 7:46...


"Shon smettila di correrre, rischi di sciovolarti e farti male!"
"Tranquilla, guarda, guarda come sono bravo Shey!"
Sheila e Shon dopo dieci minuti di camminata erano già arrivati in paese, e la scuola distava altri cinque minuti di camminata. Sheila avrebbe voluto prendersela con calma, anche perchè era in anticipo, ma suo fratello continuava a correre come un invasato giocando a saltare lastre di ghiaccio scivolose. Proprio in quel momento tra l'altro, Shon mise il piede male su una lastra di ghiaccio, quindi scivolò sbattendo il ginocchio destro a terra in modo violento e comiciò a piangere a dirotto.
"Cosa ti avevo detto?" gli disse Sheila con tono quasi sarcastico. Shon a quel punto incrementò il livello di decibel del pianto, quasi a farlo apposta.
"M-mi fa m-male Shey..." cominciò ad urlare Shon singhiozzando. A quel punto Sheila adempiendo al suo dovere di sorella maggiore, si avvicinò a suo fratello.
"Fammi vedere dove ti sei fatto male." gli disse lei.
"Q-qui..."gli indicò il bambino, alzando il pantalone e mostrando il ginocchio che per fortuna non si era sbucciato, anche se era molto arrossato.
"Eh dai, almeno non ci siamo sbucciati il ginocchio." constatò Sheila, mentre Shon continuava a singhiozzare. La ragazza mise  lo zaino a terra, e da esso tirò fuori una bottiglietta d'acqua che aprì per versarne il contenuto sul ginocchio di Shon. Dopodichè tirò fuori dalla tasca del giubbotto un fazzoletto e premette un attimo sul ginocchio per asciugare l'acqua versata su di esso.

"Ma guarda tu se non è Rives quella!"
"Cavolo hai proprio ragione!"
A parlare erano state due ragazze che si trovavano a una cinquantina di metri da Sheila e suo fratello e l'avevano riconosciuta. La prima che aveva parlato era alta, magra e aveva la stessa uniforme di Sheila, l'unica differenza era il giubbotto che portava che era di colore rosso. Aveva un viso grazioso con delle labbra molto sottili, un naso piccolo ma comunque proporzionato e due occhi castani. Aveva dei lunghissimi capelli neri, che coprivano anche le orecchie ma in testa indossava un cappellino di lana beige, e a differenza di Sheila invece di uno zaino portava una borsa a tracolla. La seconda ragazza che aveva parlato indossava anche lei l'uniforme, solo che indossava un cappotto nero e lungo, però aperto, che lasciava intravedere come a differenza delle altre due avesse la camicia sotto la divisa sbottonata per i primi tre bottoni e la cravatta non completamente annodata. Era più bassa della sua compare di una decina di centimetri, e aveva un viso con un'espressione abbastanza scazzata e una sigaretta spenta in bocca. Il viso era normalissimo, con un naso a patata molto carino e gli occhi erano di un verde acqua molto attraente. I capelli erano ramati e arrivavano fino alle spalle, anche se aveva un ciuffo tinto di rosso che ricadeva sulla parte sinistra del viso. il tutto era coronato da uno splendido cappello con la visiera di colore nero pece.
Intanto Sheila aveva fatto rimettere in piedi suo fratello.
"Riesci a camminare?" chiese lei. Il bambino timidamente provo il primo passo e notando che non gli faceva molto male, annuì, anche se aveva ancora gli occhi lucidi. 
"Ehi Rives!" urlò la prima ragazza, quella alta mentre insieme all'amica si stava avvicinando a Sheila e a suo fratello. Sheila si girò e riconobbe le due amiche sorridendo.
"Sophie, Jennifer!" salutò lei. Le due la raggiunsero in quelche secondo.
"Cos'è, oggi devi fare la baby-sitter?" disse la ragazza più alta, che doveva essere Sophie, con tono canzonatorio.
"Ma che simpatica, davvero. Mai pensato alla stand-up comedy? A scuola sei una capra, ma potresti avere un futuro assicurato per fare la clown sul palco." rispose a tono Sheila, con un sorriso sbarazzino.
"Oh oh, touchè cara, ti ha demolita." intervenne la ragazza più bassa, Jennifer, decretando Sheila come vincitrice di quello scherzoso confronto verbale, sempre con la sigaretta in bocca.
"Hai una sigaretta Jen?" chiese Sheila che intanto stava tirando fuori dalla tasca del giubbotto un accendino di colore arancione.
"Mh, sicura?" chiese l'amica, buttando l'occhi su Shon, che intanto la stava guardando con occhi curiosi.
"Oh tranquilla. Guarda." la rassicurò lei, rivolgendosi poi a Shon.
"Shon le regole che abbiamo stabilito sono?" chiese lei al fratello, che rispose prontamente facendo pure la conta con le dita.
"Alloraaa, che non devo dire che fumi davanti alla mamma e al papà, che da grande non devo fare come te che hai cominciato a fumare e stare lontano quando fumi." dichiarò il bambino, elencando le regole che la sorella gli aveva impartito.
"Che bravo fratellino, visto?" dichiarò lei sorridendo a trentadue denti, mentre metteva la sigaretta che le aveva dato Jennifer in tasca. Probabilmente l'avrebbe fumata dopo aver lasciato suo fratello a scuola.
*Sembra più un cane ammaestrato!* pensarono tutte e due le sue amiche con quel sorrisino un po' scettico alla Detective Conan. 
"Va be' comunque io direi di muoverci se vuoi avere tempo di fumare quella sigaretta." disse Sophie, guardando anche l'ora, dato che mancava dieci alle 8 e la scuola cominciava alle 8:10.
"Già hai ragione, andiamo." concordò Sheila,  che ricominciò a incamminarsi, riprendendo per mano il fratello, e seguita dalle sue amiche.

In sei-sette minuti raggiunsero la scuola elementare di Shon. Era abbastanza grande e davanti all'entrata c'erano già molti bambini, accompagnati dai propri genitori, circa cinque-seicento bambini. Sheila a quel punto si abbassò per salutare il fratello più piccolo.
"Mi raccomando, appena suona la campanella fila in classe e fai il bravo a scuola, ok?" raccomandò lei con un dolce sorriso.
"Va bene!" disse lui annuendo energicamente. Sheila a quel punto non potè fare altro che rinnovare il suo sorriso e scompigliò i capelli al fratellino, che subito dopo, andò verso un gruppetto di bambini vicino al cancello dell'entrata, probabilmente dei suoi amici.
Sheila dopo essersi alzata guardò teneramente il fratello mentre si allontanava. Gli voleva un bene dell'anima. In primis ovviamente perchè era suo fratello minore, ma tra di loro c'era un legame affettivo veramente molto forte, che andava oltre la semplice fratellanza. Aiutava molto anche la differenza d'età. Shon era nato quando lei aveva già otto anni, momento in cui era più o meno capace di comprendere il ruolo di sorella maggiore che avrebbe dovuto intraprendere da quel momento. Quando Shon era appena nato la situazione economica della sua famiglia non era delle più rosee, anzi anni luce rispetto a quella attuale. Suo padre e sua madre dovevano fare straordinari disumani al lavoro per portare a casa qualcosa che fosse paragonabile a uno stipendio, e quindi lei dovette presto rimboccarsi le maniche e imparare a prendersi cura di suo fratello dando così una mano anche ai suoi genitori. Anche dopo che si erano sistemati economicamente aveva continuato a prendersi cura di suo fratello, tant'è che se lo portava quasi sempre in giro ogni volta, oppure quando erano in casa giocavano sempre insieme o lo aiutava a fare i compiti.
"Ohi Rives stai sognando ad occhi aperti?" la chiamò Sophie, ridestandola dalle sue riflessioni.
"Mh? Oh scusa, stavo pensando." rispose lei.
"Cominciamo a incamminarci, si sta facendo tardi." intervenne Jennifer, facendo notare che il tempo stava passando. Erano le 7:53, e ci avrebbero messo 10-12 minuti per arrivare a scuola. 

Durante il tragitto le tre parlarono molto, soprattutto di scuola e sport. Jennifer e Sheila infatti giocavano nella stessa squadra di pallavolo. Intanto sia lei che Jennifer si erano accese la propria rispettiva sigaretta.
"Intendi cambiare squadra sul serio il prossimo anno?" chiese Jen, facendo un tiro di sigaretta.
"Mh non lo so... dipende." rispose lei, che come l'amica si stava fumando la sigaretta. Intanto Sophie era concentrata sul proprio cellulare, probabilmente a messaggiare con qualcuno, magari un ragazzo.
"Da che cosa?" rincarò intanto Sophie, facendo l'ennesimo tiro.
"Da tante cose. O meglio dalla vittoria del campionato e se la squadra dovesse rinnovarsi. Nel caso vincessimo ancora il campionato credo che cambierò casacca, dato che sarebbe la terza volta."
"Ehi guarda che è colpa tua se è da tre anni che vinciamo, non a caso sei la schiacciatrice laterale più forte del continente."
"Beh non a caso stai parlando di Bomba-S." intervenne nel discorso Sophie apostrofando con quel nomignolo Sheila, sempre con gli occhi sul cellulare.
"Porca puttana Sophie, ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!" si alterò Sheila in modo semi-serio.
Intanto, erano arrivate di fronte alla scuola. Un edificio grandissimo, simil cattedrale con molte finestre di vetro. I cancelli erano già aperti ed erano altissimi, più di due metri e cinquanta probabilmente. Intanto sia Jennifer che Sheila avevano finito di fumare la loro sigaretta e, insieme a Sophie si apprestavano a entrare a scuola. C'era molta gente fuori, sia ragazzini che professori che aspettavano il suono della campanella. Sheila alzò la testa e guardò la grande targa placcata in oro dove c'era scritto il nome della sua scuola : "St Andrew High School". Era una delle scuole migliori del continente a livello di formazione. I suoi genitori potevano permettersela, ma lei alle medie senza fatica era riuscita ad ottenere una borsa di studio per meriti sia sportivi che didattici. A dire la verità non le piaceva molto, più che altro a causa dei soggetti che la frequentavano:li considerava tutti, tranne Sophie, Jennifer e qualcun altro, bambocci viziati che avevano avuto tutto nella vita ed erano nati con la camicia. L'arroganza non era necessariamente una sua prerogativa, ma non era nemmeno un mostro di modestia ed era consapevole del fatto che tutta la sofferenza e tutti i sacrifici che i suoi genitori avevano fatto per lei l'avevano formata molto prima degli altri. Anche per quello forse aveva pochi amici, non li riteneva al suo livello non solo morale, ma anche intelletuale. Sapeva benissimo di essere tra i primi della scuola in graduatoria dei voti, ed era anche consapevole che era una dei pochi a meritarselo. Era risaputo che le famiglie, soprattutto quelle più ricche, pagavano ingenti mazzette sia ai docenti che ai dirigenti pur di vedere i loro figli in cima alla graduatoria. A proposito di questo, si era ripromessa che prima della fine della scuola sarebbe arrivata prima in gradutoria in tutta la scuola, in modo da sbattere la sua intelligenza estremamente superiore, persino superiore alle ingenti mazzette che avrebbero potuto pagare anche i più ricchi genitori di quell scuola. Intanto tutti gli studenti che erano fuori si erano accorti dell'arrivo di Sheila e le sue amiche, e cominciarono, stranamente a parlare a bassa voce e a mormorare tra di loro. Ovviamente Sheila se n'era accorta, infatti lanciò un'occhiataccia a un tipo che la stava guardando con la coda dell'occhio, mentre parlava all'orecchio di un suo amico. Ovviamente il tizio si accorse dell'occhiataccia che Sheila gli aveva riservato, tant'è che smise di parlare e prendendo il suo amico per un braccio si allontanò non prima di essere sbiancato dalla paura. Tutti gli studenti che in silenzio, o commentando a bassissima voce avevano osservato la scena, con molta paura si aprirono, quasi come nella storia di Mosè, creando una specie di passaggio per Sheila. Persino i docenti che erano lì presenti la osservarono con un po' di timore, anche se non lo diedero a vedere. Sophie e Jennifer alla vista di quella scena accennarono un risolino divertito. Si ricordarono benissimo, l'anno scorso, durante il loro primo anno scolastico come avevano conosciuto Sheila, e di come era riuscita a farsi rispettare da quasi tutta la scuola, docenti e segretari compresi. Anche se più che rispetto, sembrava aver instillato in loro un vero e proprio terrore.
"Ogni volta che arrivi è sempre la stessa storia, devi fare sempre queste sceneggiate per dimostrare di avercela di ferro Rives?" chiese urlando una voce che sembrava provenire da dentro la scuola. Dopo dieci secondi in cui si senti un rumore di passi, si potè riconoscere la fgura di chi aveva urlato. Era un ragazzo alto, vestito con l'uniforme, pantaloni e giacca blu, con camicia bianca sotto condita da una cravatta verde. Era abbastanza massicio ed era rasato. Aveva gli occhi castani,un naso da porco e dei labbroni abbastanza grandi. Portava un orecchino sul lobo dell'orecchio sinistro. Dietro di lui c'erano quattro figure che dovevano essere i suoi lacchè, quindi non menzionerò alcuna descrizione per non annoiare voi lettori con soggetti di così bassa lega. Stava puntando Sheila, con uno sguardo abbastanza cattivo e un sorriso sbarazzino, per certi versi inquietante(a causa dei labbroni). Sheila in tutta risposta, appena lo vide sbuffò pesantemente. Di nuovo quel coglione, quest'anno era già la quinta volta. Tutte e quattro le volte precedenti l'aveva massacrato, tant'è che si era rotta di quella situazione. Da quando  era stata riconosciuta da tutti come "Boss della scuola"(all'unanimità dagli alunni di tutti gli anni), gli alunni più grandi che non avevano accettato di essere stati scavalcati da una semplice secondina, cercavano di sfidarla a turno per spodestarla dal "trono". Insomma una ragazza di seconda superiore che metteva sotto ragazzoni di terza, quarta e quinta  superiore non si vedeva tutti i giorni. E la cosa per certi versi, soprattutto per i professori era positiva. Prima che Sheila ottenesse tutta quella notorietà, la scuola dal punto di vista comportamentale, era un disastro: gli alunni, soprattutto quelli figli dei genitori più ricchi dominavano, bulleggiando e compiendo soprusi sui ragazzi un po' più deboli, o di ceti un po' più bassi che loro definivano "Borghesucci". Ovviamente quando Sheila era entrata in quella scuola aveva cercato di tenersi distante dai guai, ma i guai purtroppo avevano deciso di non stare distanti da lei, che fu costretta per forza di cosa a sistemarli. Aveva una capacità innata per la lotta e il combattimento, memorabile fu la volta che massacrò di botte da sola un gruppo di 7 bulletti di quinta a maggio di quell'anno. Fu quello l'evento che sancì la sua elevazione a status quo di "Boss della scuola". Tutti questi ricordi avevano attraversato la memoria di Sheila che ritornò alla realtà, concentrandosi sul coglione, come lo definiva lei che aveva davanti.
"Sophie, tieni." disse Sheila a Sophie, porgendole il suo zaino. Lei lo prese, sorridendo divertita. Quando Sheila faceva così significava che ci sarebbe stato da divertirsi. Anche Jennifer stava osservando la scena, ma a differenza di Sophie, lo faceva con sguardo abbastanza annoiato. Sapeva già cosa sarebbe successo di lì a poco, ma l'aveva visto così tante volte che, detto senza mezzi termini, non glie ne fregava nulla.
Intanto tutti i presenti, sia studenti che professori stavano osservando la scena: c'era chi era dispiaciuto per il povero ragazzo perchè sapeva cosa gli sarebbe successo da lì a poco, chi era entusiasta perchè stava per assistere a una rissa. I professori presenti non avevano intenzione di intervenire, un po' per paura sia di Sheila che del "coglione", un po' perchè nella scuola quella era la normalità. Intatò Sheila si era portata a qualche metro dal "coglione" e aveva cominciato a fare stretching.
"Non pensare che finirà come l'ultima volta Rives." disse il "coglione" scrocchiando le dita e guardandola minacciosamente.
"Come ti chiamavi tu? D-Dancrow?Fancrow?" chiese Sheila con tono menefreghista, mentre continuava a fare streching.
"Vedi di portare rispetto al capo RAGAZZINA!" urlò uno dei quattro lacchè del "coglione". Sheila abbastanza infastidità, alzò lo sguardo e gli tirò un'occhiata assassina talmente terrificante che il tipo cambiò colore, divenendo blu dalla paura.
Il "coglione", abbastanza infastidito dal fatto che nonostante tutte le volte in cui avevano fatto a botte(o meglio le aveva prese) non si ricordasse il suo nome, la corresse con una vena pulsante sulla fronte.
"Mi chiamo Marcrow, ragazzina, Marcrow!" 
"Si si, fa lo stesso insomma!" disse Sheila banalizzando la questione con molta spocchia, irritando così ancora di più il suo interlocutore.
Intanto Jennifer e Sophie stavano scommettendo su come Sheila avrebbe messo K.O. il coglione.
"10 su due cazzotti e un calcio." puntò Jen.
"Io dico tre calci, di qui uno in faccia e setto nasale rotto." rispose Sophie. 
intanto Sheila aveva praticamente finito di fare stretching, ma non si era messa in guardia. Anzi, aveva messo la mano sul fianco sinistro e osservava Marcow con un sorriso strafottente, cosa che ovviamente non faceva altro che innervosire il suo interlocutore.
"Cos'è, non ti metti in guardia Rives?" chiese lui con sguardo rabbioso, quasi grugnendo, proprio come un maiale.
"Mh? Stai scherzando spero? Non ne ho bisogno."rispose lei, sempre con il sorriso in faccia.
"Mi prendi in giro?!?!" 
"Per nulla. Anzi, ti lascio la prima mossa!"
Tutti i presenti tranne Sophie e Jennifer rimasero sorpresi da quella scena. Ovviamente sapevano quanto fosse forte, ma lasciare la prima mossa ad un avversario così fisicamente imponente rispetto a lei era da suicidio. Dal canto suo, dopo tutte le precedenti sconfitte, Marcrow aveva accettato subito, senza alcuna esitazione, anzi con quell'occasione avrebbe avuto la possibilità di battere Sheila e spodestarla.
"E va bene, ma poi non ti lamentare puttana!" disse lui, sorridendo sadicamente, scrocchiandosi le nocche. Dopo qualche secondo, Marcow partì subito un cazzotto, ma Sheila lo schivò semplicemente spostandosi a destra, ma il suo sfidante cerco di recuperare con un calcio laterale che lei riuscì a schivare per un soffio a mò di limbo, tant'è che alla fine perdendo l'equilibrio fu costretta a fare una capriola all'indietro.
"Non puoi continuare a schivare!" la avvertì Marcrow  irritato.
"Non sono io che schivo, sei tu che non riesci a colpirmi gorilla!" ribattè lei con un sorrisino.
"Grr brutta..." digrignò i denti Marcrow, che corse verso Sheila caricando un cazzotto sinistro.
*E' scoperto!* pensò Sheila osservando che mentre si stava avvicinando verso di lei, il suo avversario aveva lasciato un'apertura, e anche piuttosto grande. Attese al varco il suo avversario e appena fece per tirare il pugno, lei si abbassò e gli tirò un pugno fortissimo nello stomaco, e, appena il suo sfidante accennò ad abbassarsi, saltò dandosi uno slancio per poi tirargli un calcione volante in piena faccia, e il calcio fu talmente forte che fece fare a Marcrow un volo di 5 metri. Il "coglione" era a terra con il viso sanguinante, e il naso probablimente rotto. Per terra c'erano tre denti, che probabilmente erano saltati via nel momento in cui il calcio aveva impattato sul suo viso.
I suoi cinque lacchè lo soccorsero immediatamente. Per fortuna(o sfortuna) non aveva perso i sensi, ma era agonizzante dal dolore. Invece professori e studenti erano sorpresi. Non era la prima volta che qualcuno cercava di attaccare Sheila per spodestarla, e ovviamente era l'ennesima volta che la corvina vinceva senza problemi, ma vederla fare quel gesto atletico in modo così naturale era sempre sorprendente. Intanto Jennifer e Sophie stavano discutendo sulla scommessa che ovviamente nessuna delle due aveva vinto.
"Dannazione, poteva dargli un cazzotto in più." disse Jennifer con disappunto, gonfiando le guance indispettita.
"Porca miseria, niente soldi!" disse invece Sophie, schioccando le dita stizzita.
Sheila intanto stava tornando alle sue amiche abbastanza soddisfatta. Sembrava contenta di aver massacrato qualcuno di prima mattina, infatti non sembrava più stizzita, anzi.
"Guarda come se la ride!" la incalzò Sophie.
"Mh già, mi serviva proprio una scazzottata di prima mattina. Peccato sia stata a senso unico." rispose Sheila, sorridente anche se non totalmente soddisfatta per la durata del suo incontro. Intanto Sophie le aveva restituito il suo zaino, in modo anche abbastanza scazzato.
"Rischi di beccarti una sospensione." l'avvertì Jennifer mentre messaggiava con il telefono.
"Sospensione più, sospensione meno." rispose Sheila minimizzando e mettendosi lo zaino in spalla. Intanto Marcrow era scomparso, probabilmente portato via lacchè.
"Forza entriamo!" disse Sheila, quasi ordinando alle sue amiche di varcare la soglia che le acrebbe condotte nell'edificio scolastico. Tutti la osservarono entrare nell'edificio con passo regale, quasi a confermare il suo dominio incontrastato in quel luogo. Questa è Sheila Rives, la ragazza che comandava a scuola.






 

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