L'allevatrice di polli

di alessandroago_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Capitolo uno

L’ALLEVATRICE DI POLLI

 

 

 

 

 

 

Southampton, 1853.

 

 

 

 

 

 

La grigia nebbia di una primavera in ritardo non frenò i desideri di una donna risoluta.

Elizabeth varcò la soglia del grande capannone che conteneva la più recente tra le esposizioni avicole. E lì i suoi occhi si incendiarono di miriadi di colori differenti, tutti quelli che i piumaggi di quegli splendidi volatili potevano offrire a uno sguardo appassionato.

In tanti non avevano capito il motivo per cui una signora doveva essere attratta da quegli esseri starnazzanti; d’altronde la femminilità doveva restare racchiusa tra le mura domestiche, oltre che essere un prezioso dono per il marito.

Elizabeth però aveva perso il suo uomo. William, colto letterato londinese, era venuto a mancare da qualche anno.

Essa aveva indossato l’abito da lutto e non se l’era più tolto.

In realtà, aveva ripreso a vivere e aveva rielaborato la mancanza del compagno che nonostante tutto aveva amato, tuttavia non aveva più alcuna intenzione di prendere marito. Era conscia della triste situazione femminile, e aveva utilizzato il nero come se fosse stato uno scudo contro gli sguardi indiscreti.

Odiava gli uomini che la fissavano come se fosse solo un misero pezzo di carne, e in effetti lei era ancora giovane e avvenente, coi suoi trentaquattro anni da poco sbocciati.

Non aveva saputo dare figli al compagno, e anche questo scoraggiava ipotetici pretendenti. E così camminava spedita, tra gli sguardi meschini di uomini di ogni età e ceto sociale che si accalcavano per osservare quello che era ritenuto il nuovo spettacolo della Natura.

Su un sopraelevato palco di legno, un signore sulla sessantina stava per aprire la cassa che aveva fatto accorrere centinaia di appassionati da tutta l’Inghilterra, ormai disinteressati agli altri volatili esposti ai margini del grande spiazzo centrale.

Un mormorio di gradimento si levò dalla massa quando l’uomo scostò il coperchio ed estrasse una gallina di dimensioni incredibili, stringendola al petto con forza.

“Signori, ecco a voi la regina delle galline; la Cocincina, come la chiamano nelle Indie Orientali”, emanò poi a voce alta, senza mai smettere di mostrare l’esemplare.

Elizabeth osservò la creatura, decisamente sorpresa dalle dimensioni della gallina; l’esemplare non aveva nessun altro particolare che la distinguesse dal pollame comune. Oltre ad essere molto grande, sembrava piuttosto docile e avvezza al contatto umano.

La donna pensò che in fondo era normale, dopo il lunghissimo viaggio che l’aveva condotta fin lì. Chissà quante persone si erano prese cura di lei. Nulla di simile era mai giunto in Inghilterra, tuttavia.

Era estasiata.

“Ora, come da regolamento, batteremo all’asta una coppia di questi esemplari”, tornò a proclamare il signore sul palco, soddisfatto per aver riscontrato gradimento, “con la consapevolezza che, chiunque li acquisterà, si porterà a casa due trofei unici nel panorama avicolo europeo”.

Volarono fin da subito le prime, ricchissime offerte.

C’erano nobiluomini disposti a tutto pur di riuscire a mettere le mani su quell’esclusiva. D’altronde, anche la regina era attratta dalle specie di pollame più magnificenti. In fondo, era una moda.

“Potete offrire quello che volete”. Elizabeth interruppe tutte le offerte, nel loro rapido crescendo. “Io sono disposta a pagare più di tutti”.

Un silenzio irreale calò come un sipario, mentre centinaia di occhi maschili si volgevano a fissare la coraggiosa donna che aveva alzato la voce. L’aveva alzata così tanto da mettere a tacere le loro, interrompendoli.

Il signore che teneva le redini dell’improvvisata asta allora le rivolse a sua volta uno sguardo, ma molto curioso. La donna notò che sorrideva con fare beffardo.

“Vedo che la signora vuole imporsi. C’è qualcuno che può offrire più di lei?”. Era una domanda retorica e ironica, la sua. Poiché Elizabeth aveva offerto una cifra qualsiasi, superiore a tutte le altre, ci fu una breve gara di sberleffi, in cui alcuni uomini spararono cifre esagerate.

Al momento di effettuare il pagamento, però, non avevano il denaro necessario. Tra l’astio generale, la donna vestita a lutto andò così al palco e pagò subito, senza bisogno di intermediari uomini.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Capitolo due

Qualche mese dopo, periferie di Londra.

 

 

 

La puttana.

La meretrice.

La vedovella che sperperava i beni del marito.

La svergognata.

Quella che portava il velo a lutto, ma che andava a letto con tutti i Lord che le capitano a tiro, pur di incassare denaro.

Quelle erano alcune delle tante voci che circolavano a riguardo di Elizabeth, vedova da troppo tempo e ancora troppo giovane per esserlo serenamente.

 Alla donna non importavano più tutti quei pettegolezzi sul suo conto; era come se ci avesse fatto il callo, alla barbarie che le rivolgevano. D’altronde qualche valore aveva una figura femminile, nell’immaginario comune? C’era una sovrana, e lunga vita alla regina, però per il resto non cambiava nulla. Si veniva giudicate, maltrattate, umiliate.

Nessuna libertà nei pessimi matrimoni e nella vita coniugale.

Elizabeth sapeva di essere fortunata, ma solo perché William l’aveva resa tale. Alla sua morte aveva lasciato tante terre fertili, che rendevano ottimi raccolti a ogni stagione.

Aveva lasciato una magnifica abitazione in campagna, dove i polli stavano bene e potevano usufruire di un ampio parco. Sì, quella era sempre stata la passione della sua giovane moglie; il pollame. E come poteva biasimarla? In Inghilterra la nuova moda imperversava ormai da anni ed era portata avanti con orgoglio dalla nobiltà.

Di William, a seguito di una brutta polmonite, erano rimasti solo i beni materiali e un ritratto che la moglie rimirava ogni sera, sospirando.

“Il mio William”, cantilenava, stanca, “se solo tu non mi avessi lasciato sola”.

Ed Elizabeth era tanto sola… aveva i domestici, certo, ma non tutti obbedivano alle sue richieste. C’era chi le voleva imporre di sposarsi di nuovo e al più presto, poiché una casa senza un uomo rischiava di diventare covo di peccati impronunciabili. Lei rideva, al cospetto di quella bigotta ignoranza contadina.

In ogni caso preferiva continuare a mostrarsi sempre come una vedova affranta, ancora in pieno lutto, così di solito la lasciavano in pace.

In fondo, era vero. Non riusciva a dimenticare quel marito che l’aveva lasciata sola tanto presto.

Ad allietare le sue giornate da vedova senza futuro c’erano spesso solo loro; le galline. La passione per quegli animali era stata tale da aver compromesso più volte la salute finanziaria dei poderi di famiglia.

Elizabeth però era conquistata dalla bellezza di quei volatili domestici, così come ormai gran parte degli inglesi. Il pollo veniva servito a tavola e non solo, ormai era al centro di importanti mostre e di scambi a livello mondiale. Era una passione elettrizzante.

La donna si prendeva cura essa stessa dei suoi preziosi volatili, che tanto le erano costati, e per fortuna nelle rare volte che non poteva c’era il giovane George, un garzone che era davvero bravo con gli animali.

Il ragazzo ventenne era una sicurezza per una signora incerta come Elizabeth. Adorava i pennuti e li trattava divinamente. La padrona di casa apprezzava molto la delicatezza e il riguardo che riservava ai suoi più preziosi tesori, come adorava chiamarli.

Ebbene, dopo solo un paio di mesi da quando era riuscita ad aggiudicarsi la preziosissima coppia di Cocincina, le galline giganti dall’aspetto docile e goffo, aveva raccolto il primo uovo. E poi il secondo. E tante altre, a seguire.

“Dobbiamo metterle sotto una chioccia”, affermò Elizabeth, quando notò che anche George ne aveva messe da parte un paio.

“Sono polli molto rari, signora”, rispose il giovane, sempre sorridente.

“Lo so bene, e proprio per questo dobbiamo farli riprodurre, prima che le uova perdano fertilità”.

George aveva annuito con risolutezza.

Elizabeth era soddisfatta; quel ragazzo sapeva sempre capirla. Non era come tutti gli altri villici alle sue dipendenze, a cui non importava proprio nulla di quel divertimento per aristocratici, come adoravano definirlo. Per loro, i polli erano tutti quanti uguali e tutti cresciuti per un medesimo utilizzo pratico.

In realtà, la vedova fremeva alla sola idea di offrire quelle preziose uova alle cure di una fidata chioccia; la loro eventuale schiusa avrebbe permesso l’apertura di numerose porte, alcune delle quali molto curiose e redditizie. Il guadagno non le interessava granché, ma gli scambi sì. E si dava il caso che un esperto conoscitore dei polli con cui aveva assidui contatti fosse riuscito a scovare, ai limiti dei confini europei, una nuova specie molto particolare.

Elizabeth la desiderava più di ogni altra cosa.

 

Con nervosismo, la donna osservava le miriadi di Cocincina che ormai dominavano le mostre. Lei era riuscita a impossessarsi di una delle prime coppie giunte in Inghilterra, ma presto ne erano giunte altre e si erano riprodotte in maniera rapida e vigorosa.

L’arrivo delle Brahma, altre galline giganti provenienti dall’Estremo Oriente e dalle remote colonie indiane, non aveva fatto altro che aumentare il numero già considerevole di razze già presenti.

Incroci di vario genere dominavano lo scenario di mercati, aste e scambi, mentre le varietà più antiche e tipiche della Gran Bretagna e del resto del continente europeo restavano sempre più ai margini.

La fine sancita dalla Legge ai combattimenti tra galli aveva fatto rapidamente crollare anche la produzione di polli dal carattere aggressivo e di medie dimensioni. Ormai, i giganti orientali dai folti piumaggi dai colori intensi e dal modo di comportarsi gentile e affabile, assieme ai loro discendenti, erano i signori indiscussi nell’universo dei pennuti inglesi.

Chi non voleva una bellissima gallina docile e mansueta, in grado di offrire spettacolo nei vasti giardini delle grandi tenute dei più ricchi? La moda continuava a imperversare. E non c’era più via di scampo dalle rotte orientali; anche la Francia non faceva altro che importare decine di varietà sconosciute dalle colonie più remote, anche se con meno successo rispetto agli inglesi.

“Li stupiremo”, disse Elizabeth a George, non appena tornò a casa dall’ennesima esposizione.

Il ragazzo non comprese, e la signora non perse tempo a spiegargli qualcosa. Anche lei ora aveva una pista… una pista personale. Un sogno da inseguire. E sapeva che era meglio non parlare a voce alta dei sogni nel cassetto.

“Tu pensa ad allevare al meglio i pulcini di Cocincina. Poi capirai, un giorno”, si sentì comunque in dovere di rassicurare il più giovane, donandogli un fugace sorriso prima di ritirarsi per il riposino pomeridiano.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Capitolo tre

Londra, gennaio 1854

 

 

 

Il gelido inverno Nordeuropeo non aveva colto impreparato un vaporetto coraggioso, che il sedici di gennaio stava risalendo il corso del Tamigi. La scritta Bosphorus, impressa chiaramente e a caratteri cubitali lungo i fianchi dell’imbarcazione, lasciava presagire la sua provenienza.

Nessuno a Londra l’attendeva, se non una donna che aveva pagato caro e con largo anticipo quel lungo viaggio iniziato diverse settimane prima dal Bosforo.

Elizabeth si era fatta accompagnare al porto da George, il suo più fedele servetto. Egli era ancora all’oscuro di ciò che stava per accadere. La stessa donna aveva preferito non rivelargli nulla in anticipo; quel viaggio lunghissimo poteva aver condotto fin lì solo pessime notizie. Per quello era in pena.

Non appena notò il vaporetto, attese il suo attracco e si fiondò a parlare con l’equipaggio. Gli uomini a bordo le garantirono subito che avevano fatto tutto il possibile per mantenere al meglio la preziosa mercanzia pagata a peso d’oro, tuttavia non garantivano sul suo stato, dopo settimane di burrascosa navigazione.

La vedova si limitò a ringraziare e a ordinare a George di portare la cassetta a mano, senza sbatacchiarla. Dal suo interno, non proveniva alcun rumore che lasciasse presagire qualcosa.

Solo sulla carrozza si udì un breve rumore prodotto indubbiamente da qualche zampa in movimento, poi più nulla.

Una volta a casa, Elizabeth preferì allontanare il ragazzo e gli altri domestici, affinché non vedessero quello che era riuscita a ricevere dopo quasi un anno di lunghissima attesa, fatta di trattative, di scambi e di pagamenti anticipati. In realtà temeva che le creature contenute nella cassa non stessero bene, o non fossero più in condizioni ottimali, cosa che li avrebbe resi ridicoli.

Chissà quanto avrebbe riso la servitù, se avesse scoperto che la signora sperperava denaro per ottenere in cambio volatili spennacchiati e morenti. I soldi di William… sapeva che glielo avrebbero rinfacciato, quando prima o poi sarebbe saltato fuori che aveva speso una fortuna per quella sorta di spedizione nel Mediterraneo Orientale. Non aveva alcun margine di errore.

Con un sospiro, dopo aver trascinato la leggera cassa fin al grande recinto che ospitava le varie specie di polli, la donna decise che era giunto il momento della verità.

Allora fece leva sul coperchio, fintanto che esso non cigolò e non si aprì definitivamente.

Elizabeth guardò all’interno della cassa con titubanza, e in effetti si trovò di fronte a una coppia di polli già adulti, ma in una situazione precaria. Tra becchime pestato a terra ed escrementi che avevano imbrattato parte del piumaggio, poteva sembrare un disastro completo.

Eppure, a un secondo sguardo attento, ecco che la signora poté finalmente comprendere che quelli non erano altro che dettagli secondari, che in fretta si sarebbero risolti nel modo migliore possibile. Non aveva speso soldi e tempo per niente.

Liberò in fretta le creature, lasciando che la luminosità dell’esterno colpisse il piumaggio candido; si accorse con chiarezza che nessuna gallina era bella quanto quei due esemplari. Si trattava di certo di una novità assoluta. Erano bianchi, e il piumaggio folto li rendeva spettacolari.

Scelse di lasciarli in pace, dopo averli rimirati per un pochino, giusto il tempo per pensare a quanto sarebbero diventati belli da lì a qualche giorno.

 

Non era stato facile raggiungere Istanbul. Ciò che restava del mondo ottomano era ormai un lembo di terra a metà tra Oriente e Occidente, dove inglesi, francesi e russi muovevano losche trame per riuscire a mettere assieme un piano valido per spartirsene le ricchezze.

I turisti-spia inglesi adoravano aggirarsi per le strade antiche di Costantinopoli, fingendo di gradire gli antichi monumenti anche quando in realtà annotavano mentalmente tutto quello che vedevano.

Tuttavia, avere un contatto presso la Sublime Porta poteva essere ancora più vantaggioso, per chi non era alla ricerca di antichità o di territori da colonizzare.

Elizabeth era stata fortunata a riuscire ad aggiudicarsi un’amicizia proprio presso gli anacronistici fasti della corte del Sultano, indebitato e in difficoltà. Era bastato poi spedire uova e pulcini di Cocincina asiatici, uniti a un bel gruzzoletto di sterline, per riuscire a mettere le mani sui rari galli bianchi che popolavano i giardini imperiali. E quella coppia di polli si rivelò bellissima, una volta che si fu degnamente ripresa dal lunghissimo viaggio.

Le regolari dimensioni, unite a un piumaggio spettacolare e a un portamento regale, erano tutto ciò che il mercato delle galline ornamentali richiedeva.

Elizabeth le battezzò Sultano, in onore dei loro antichi proprietari e della loro terra d’origine.

Lo stesso George rimase stupefatto al cospetto di animali così belli, come tutti gli altri servi.

La vedova, ispirata da cotanta bellezza e dalla sua passione per il mondo delle galline e dei polli, si lasciò decidere a divulgare la specie e addirittura a scriverci sopra un manuale.

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Epilogo

Epilogo

 

George amava dipingere.

Egli rappresentava l’unica rivelazione sbocciata nella dimora isolata dei White.

Elizabeth aveva iniziato a fornirgli il materiale utile alla pittura, e il ragazzo creava panorami mozzafiato. Amante della natura com’era, sapeva cogliere ogni dettaglio di albe e tramonti. Era un talento naturale.

Ci metteva una passione che faceva veramente colpo sulla vedova, che adorava osservarlo mentre era concentrato a mettere su tela colori sgargianti ma attenti a non abbandonare mai le sfumature reali.

Elizabeth, dal canto suo, preferiva trascorrere giornate intere a scrivere; ormai sapeva abbastanza sull’allevamento delle galline ornamentali da poter mettere su carta almeno parte del suo sapere acquisito dopo anni di esperienze.

Aveva investito sui Sultano, ed era riuscita a trarne fama e guadagno. Finalmente la sua vita sembrava a posto, e nessuno voleva più invitarla a risposarsi.

Di mariti ne aveva avuto uno e l’avrebbe amato in eterno, adorava affermare con sincerità.

Le sue dolci galline, lo scrivere e il suo talentuoso George sarebbero nel complesso stati il suo bastone per la vecchiaia. Non ne dubitava.

Ora si stava abituando a vedere tanti incroci nuovi… anche i polli stavano cambiando. Tutto era in mutamento, anche i tempi.

Sull’Europa pareva splendere l’ultimo sole, prima di un lungo tramonto. Era forse quella sensazione malinconica a trasmettere un ultimo senso di gratificante benessere interiore a Elizabeth.

Qualunque fosse stata la sorte dell’umanità, i polli sarebbero per sempre stati al suo fianco. Al fianco degli uomini, come fedeli amici con cui condividere il Destino di questo misero mondo.

Questo era l’ultimo capitolo della vita della vedova, ma lei ancora non lo sapeva; d’altronde, dopo ogni apogeo esisteva una fine.

Nella speranza che la fine potesse rivelarsi dolce, rapida, indolore. Incolore, non come le bellissime ornamentali che ormai affrescavano e allietavano i più bei giardini con il loro gradevole starnazzare.

Almeno quella potesse essere solo un sipario innalzato, per svelare un nuovo orizzonte da inseguire.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

È una storia vera, questa.

Credo che però sia bisognosa di una qualche mia spiegazione ^^

Fin da bambino, sono sempre stato un grande appassionato di avicoltura. Passione che, negli ultimi anni, si è approfondita a riguardo di polli e galline.

Dopo aver lavorato a fianco di numerose specie e varietà di polli, lo scorso ottobre ho acquistato alcune uova fecondate di Cocincina, che ho fatto incubare. Attualmente ho alcune galline di questa specie, ancora giovani ma già molto mansuete e pacifiche… oltre che di notevoli dimensioni.

Sempre di recente ho iniziato a farmi numerose domande sull’origine di queste fantastiche creature, e la curiosità per il passato mi ha condotto in questi lidi ^^

Come di certo ben saprete, la maggior parte delle razze di polli attualmente presenti nei nostri mercati, fiere ed eventi vari è proprio frutto delle scoperte avvenute in età vittoriana, quando l’interesse per questi animali crebbe a dismisura. Basti pensare che molte di esse hanno assunto le peculiarità odierne grazie agli incroci e agli studi di quegli anni.

Ciò che narra il racconto è tutto vero; i Cocincina giunsero in Inghilterra solo un paio di anni prima rispetto ai Sultano, però assieme ai Brahma seppero stupire un intero continente, regina Vittoria compresa.

La regina risulta infatti che fosse molto interessata proprio ai polli.

Elizabeth Watts era una donna d’affari e un’allevatrice di polli ornamentali. E’ vero che fu anche scrittrice, poiché curò numerosi testi e manuali riguardanti l’allevamento del pollame.

È sempre realtà storica che le galline Sultano giunsero in Inghilterra nel 1854, sul vaporetto Bosphorus, proveniente da Istanbul. Pare fossero presenti alla corte del sultano, per questo Elizabeth li chiamò così.

Il resto è tutta fantasia. La figura di George, per esempio, è frutto della mia immaginazione.

Questo è solo un piccolo testo senza troppe pretese, spero abbiate gradito.

 

 

 

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