Larry in pillole

di Fran_s
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 2: *** Ti dedico il silenzio ***
Capitolo 3: *** Caruso ***
Capitolo 4: *** Experience ***



Capitolo 1
*** Ritorno a casa ***


Image and video hosting by TinyPicCopertina che ho realizzato per questa raccolta di fanfiction Larry.

Stava cercando di contare da quante ore era in viaggio, ma la sua testa era talmente piena che ogni volta che ci provava i pensieri prendevano un’altra direzione senza che neanche riuscisse ad accorgersene. Pagò l’autista meccanicamente e le sue gambe lo diressero lungo il vialetto, si lasciò trasportare dall’inerzia con un solo ed unico desiderio in mente: entrare nell’unico posto che poteva definire veramente suo. Fece scattare la serratura quattro volte, girò il pomello argentato e, odorando a pieni polmoni quell’odore di casa che gli mancava terribilmente ogni volta che ne stava lontano, scostò i capelli lisci dagli occhi; saperla vuota non lo fece preoccupare quando lo sbattere della porta risuonò in tutta l’abitazione - nonostante la tarda ora.

Lo zaino giaceva già incurante affiancato dalle scarpe rovesciate sul parquet tiepido e, mentre in cucina si versava dell’acqua nel bicchiere trasparente, sentì una presenza avvicinarglisi alla schiena e la visione di due braccia che si muovevano lentamente per stringerlo gli fecero versare il liquido sul bancone marmoreo della cucina su cui si poggiava con le anche. Dopo la frazione di secondo che gli servì per riconoscere il proprietario dei tatuaggi impressi nella pelle di quegli avambracci, alzò a sua volta i suoi per prendere quelli più muscolosi tra le sue mani e reggercisi. Fece pendere con naturalezza la testa verso destra quando sentì dei capelli mossi strofinargli una guancia e sentì la testa dell’altro appoggiarsi sulla sua spalla sinistra e il naso strofinargli il collo per catturare un po’ del suo profumo.
Sospirò finalmente leggero, libero da ogni peso immerso nel suo calore e un sorriso gli spuntò sulle labbra mentre si girava per poter vedere ancora quegli occhi verdi così belli, profondi ed estremamente rasserenanti. Il suo compagno gli rispose senza neanche sentire la domanda che gli stava per porre.
– Sono tornato a casa qualche giorno prima – emise con tono caldo e roco – non ti vedevo da tre settimane e non ce la facevo più. Volevo aspettarti sveglio, ma suppongo di essermi addormentato – e quelle labbra rosee di cui non poteva smettere di innamorarsi ogni giorno si tirarono scoprendo i denti perfetti e quelle fossette che tanto ama gli spuntarono sul viso.

Quella sensazione di pienezza che vederlo e sentirlo lì vicino a lui gli provocarono fece scivolare delle lacrime lungo il suo volto, in risposta il viso di Harry si corrucciò immediatamente e Louis evidenziò ancora di più il sorriso ormai bagnato dalle lacrime.
Tra le sue braccia a cingergli il busto, le mani poggiate sul suo petto semiscoperto da una camicia leggera, al sicuro, mille e più emozioni a trapassargli l’anima, così tante parole a spingere per uscire in gola.
– Sono felice.

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Capitolo 2
*** Ti dedico il silenzio ***


Questa oneshot è ispirata, come suggerisce il titolo, dalla canzone "Ti dedico il silenzio" di Ultimo.

Il letto caldo lo avvolgeva da diverso tempo, ma non sapeva dire se all’esterno dalla sua stanza lussuosa si stesse ormai alzando il sole o se il tramonto fosse ancora un vivido ricordo nelle menti delle persone lì fuori. Una goccia salata rifletté la luce del muto televisore scivolandogli sullo zigomo quando si rese conto ancora una volta di come avesse smesso di definire “loro” quella stanza e quel letto, che non riusciva a trasmettergli più il calore di cui aveva bisogno, del quale non si era reso conto di essere così dipendente fino a quando non lo era più riuscito a percepire. I minuti erano trascorsi inutili e insensibili, si mosse forse per la prima volta, o forse lo aveva già fatto, scostò lo sguardo dal soffitto e si girò per allungare la mano verso l’altro capo del letto rimasto intatto da troppo tempo. La durata del sonno diventava giorno dopo giorno sempre più scarna e ingestibile, così per combattere la spossatezza si decise ad abbandonare il torpore e iniziò a vestirsi di una tuta larga e un paio di scarpe da ginnastica, prima di farsi scivolare addosso il giubbotto alzò il cappuccio della felpa sul capo e recuperò gli occhiali da sole abbandonati sul tavolo vicino agli anelli.
Aprendo la porta venne colpito dal gelo invernale e si accorse che il sole non aveva ancora iniziato a illuminare la città; iniziò subito a camminare senza conoscere veramente il posto in cui dirigersi e pensò che non dovesse essere in un buono stato perché le poche persone che erano già in giro come lui gli rivolgevano strani sguardi, quasi preoccupati. Era uscito con l’intento di riuscire a non pensare a Louis almeno per qualche minuto di seguito, ma la mente approdava sempre sulla sua figura e ogni suo ricordo gli faceva mancare il respiro, la sensazione che il tempo stesse passando troppo velocemente, ma allo stesso modo doloroso in ogni secondo, che non ne avesse a sufficienza per recuperare, per vivere, che ogni istante lontano da lui lo portasse inesorabilmente a perderlo per sempre, gli opprimeva il cuore angosciato, gli faceva crudelmente accartocciare lo stomaco e straziantemente restringere i polmoni.
I suoi passi lo avevano accompagnato in un parco a lui sconosciuto e leggermente isolato dalle abitazioni, scorse una piccola altura al suo centro e decise di arrivare al masso posto sulla cima per potercisi sedere. Il paesaggio che gli si porse davanti era spettacolare: l’alba posata sull’orizzonte colorava le nuvole di sfumature rosa e arancione e anche le case prendevano parte alla scena romantica; si sforzò di stupirsi, di trovare meraviglia in tutto ciò che la natura voleva offrirgli, ma non ne fu capace. Pensò ancora alle ultime parole di Louis, alle sue paure nel continuare la relazione, a quanto gli costasse cercare in ogni modo di nasconderla e a quanto fosse impaurito dal renderla ufficiale agli occhi dei fan e del mondo giudicanti, a come ogni sua rassicurazione non fosse riuscita negli anni a tranquillizzarlo. E ripensò ai suoi occhi azzurri pieni di sofferenza mentre gli diceva che era meglio che stesse con una ragazza, che in fondo con El si era instaurata una bella amicizia e che non sarebbe stato difficile avere qualcosa in più, al dolore che aveva provato quando si era sentito consigliare di fare lo stesso.
Decise che si era riposato abbastanza dalla camminata, così cercò nelle tasche il telefono spento per trovare la strada e, dopo averlo riacceso, si soffermò sull’immagine dello sfondo scelta settimane prima insieme alla persona che ancora amava. Il pollice lo condusse senza chiedere il permesso al suo nome in rubrica ed esitò solo un attimo prima di far partire la chiamata, non pensava veramente di trovare risposta, ma voleva così tanto risentire la sua voce che la speranza lo fece agire ugualmente; come supposto l’unica voce che riuscì a sentire era quella meccanica della segreteria telefonica alla quale decise comunque di lasciare un messaggio.
– Lou – aspettò qualche secondo prima di continuare – Louis, so che mi hai chiesto di non sentirci per un po’ e so quanto ti costa tutto questo, ma io sto solo cercando, sento solo il bisogno di sentirmi vivo. Intendo ancora vivo, come quando ti avevo al mio fianco. – prese un respiro profondo prima di continuare, che in realtà diventarono due mentre cercava il coraggio di proseguire – Scusa se ti sto facendo perdere tempo ad ascoltare il rumore di queste inutili parole e spero che tu stia bene, veramente bene. Ciao.
La testa gli divenne pesante e gli occhi subito rossi così nascose il viso nel colletto della giacca, mise le mani in tasca al riparo dal vento e mentre scendeva dal colle umido di rugiada sentì il telefono vibrare sul suo ventre, il nome apparso sullo schermo gli fece perdere un battito e ricontrollò ancora per paura di aver letto male.
– Harry – la voce dall’altro capo telefonico era ciò che di più angelico avesse mai sentito – Ciao Harry. Io – esitò – mi spiace, ma sto veramente – un singhiozzo gli mozzò la frase in gola – veramente cercando di andare avanti. Scusami così tanto.
Interi minuti passarono e i pantaloni di Harry erano ormai fradici per essersi accasciato sul terreno, nessuno dei due era più riuscito a proferire alcuna parola e l’unico rumore udibile era la composizione dei loro pianti in una melodia straziante.

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Capitolo 3
*** Caruso ***


Come consiglia il titolo, questa oneshot prende ispirazione dalla cancozone "Caruso" di Lucio Dalla - dove Louis è un famoso cantante internazionale ed Harry un giovane studente di canto - pertanto ne consiglio a tutti l'ascolto.

Aveva deciso di passare le sue giornate a Sorrento pochi mesi prima, dopo essere stato operato al polmone sinistro per un’infiammazione, perché si era innamorato di quella terra quando l’aveva scoperta in gioventù durante una delle tante date del tour mondiale agli inizi della sua carriera come cantante solista. I ricordi della prima volta che l’aveva visitata erano rimasti densi nella sua mente negli anni: gli odori che si sentivano passeggiando per la città, le spiagge piccole e isolate dal resto del mondo, le coste così imponenti viste in lontananza su quella barca a vela.
Finiva sempre lì ogni volta che sentiva le forze abbandonarlo, prendeva un volo da qualsiasi Paese del mondo in cui fosse e prenotava la sua stanza preferita dell’Hotel Vittoria, recuperava le energie e l’ispirazione per qualche giorno per poi tornare alla sua vita di sempre, ma quella volta sembrava aver bisogno di più tempo.
Come era ormai solito fare da qualche mese, stava aspettando nella vecchia terrazza della sua camera seduto sulla panchetta in velluto rosso di fronte al pianoforte, contemplava rapito ciò che di più magico la natura potesse mai donargli; il mare nelle sue increspature luccicava ai mille riflessi del tramonto e il vento gli sfiorava con mano morbida il volto scompigliando qualche ciocca dei suoi capelli dorati al sole. Il suono del campanello lo fece destare dai suoi pensieri sfusi e si affrettò all’ingresso dove vi trovò il giovane ad aspettare, lo trovò perfetto come sempre.
– Harry caro – si spostò di lato sorridendogli per farlo entrare – entra, accomodati dentro.
L’aveva conosciuto a inizio anno quando aveva deciso di aprire dei provini per insegnare canto durante i suoi mesi di permanenza a Sorrento, appena aveva sentito la sua voce profonda non aveva avuto dubbi: voleva dare a lui le sue lezioni e a nessun altro. Fin dalle prime lezioni si era subito accorto di essersi innamorato del suo animo gentile, ma la consapevolezza della differenza d’età non gli aveva concesso di spingersi oltre fino a quando, due mesi dopo, lo stesso Harry gli aveva dato indizi più espliciti di ciò che provava.
Per cinque mesi, tra una lezione di canto e una di pianoforte, i due erano stati capaci di donarsi tutto l’amore di cui erano capaci, senza sconti.
– Sei arrivato giusto in tempo per il tramonto. – Lo accompagnò sul terrazzo – Guarda il golfo, non è stupendo?
Si girò per vedere in viso il ragazzo e lo scoprì con il mare negli occhi e il sale sulle guance, così prese un fazzoletto ricamato in stoffa dalla tasca dei suoi pantaloni e glielo passò delicatamente sulla pelle liscia degli zigomi, fino alle sottili ciliegie socchiuse, per poi avvolgere il suo corpo e poggiare il mento sul suo capo.
– Dimmi – frusciò – cosa ti rattrista così tanto da farti piangere? A cosa ti ha fatto pensare il mare?
Il calore dell’uomo più grande era stato capace di tranquillizzarlo all’istante, ma appena provò a parlare i singhiozzi non gli permisero di compiere una frase senza interruzioni.
– Mi mancherai Louis, non so come riuscirò a vivere una vita senza di te
Il più grande lo tenne stretto mentre si sedette sullo sgabello e diede due leggeri colpi di tosse per schiarire la voce e dedicargli il suo cuore con voce profonda.
– Te voglio bene assaje, ma tanto, tanto bene, sai. È una catena ormai che scioglie il sangue dint‘e vene, sai.
Harry, che aveva gli occhi color calma e i capelli a forma d’onda, si alzò asciugando i residui delle lacrime e rivolse a Louis un sorriso di gratitudine, senza un motivo particolare, che gli fece spuntare sulle guance le due fossette che tanto il suo amato adorava. Fece un passo indietro poggiandosi sul parapetto dove puntò i palmi delle mani e iniziò a fare i suoi soliti esercizi per scaldare la voce e poi iniziò a cantare ad occhi chiusi accompagnato dal vibrare delle note suonate da Louis fino a quando non sentì più il pianoforte e vide il suo maestro addolorato fissare il mare ormai scuro. Lo seguì con lo sguardo alzarsi dal piano e accostarlo, tenendo sempre gli occhi fissi sull’acqua.
Louis iniziò a raccontare al ragazzo di come le lampare a prua della barche che tagliavano in due scie bianche il mare gli erano sembrate le mille luci notturne che vivevano le grandi città americane e di come quelle notti fossero ormai solo un ricordo. Si girò anche lui dando le spalle al mare e seguì con lo sguardo l’oggetto che aveva preso l’attenzione di Harry e vide la luna quasi piena uscire fuori da una nuvola, quella visione gli fece provare un tremendo dolore al petto, gli fece pensare a quanto poco tempo gli rimanesse da passare insieme al suo amore e a quanto lo avrebbe fatto soffrire, gli sembrò più dolce anche la morte.
Abbassò lo sguardo per rivolgerlo ad Harry e si accorse che lui lo stava già guardando, così lasciò scivolare le sue ciglia negli occhi del ragazzo, il suo azzurro si tuffò nel verde mare da cui d’un tratto uscì una lacrima e lì si sentì trascinare sul fondo e affogare.
Louis, che per lavoro era capace a mentire e ad essere un altro, specchiato in quei due occhi sinceri e così vicini perse qualsiasi capacità di esprimersi, i pensieri divennero confusi e i vecchi ricordi del successo americano vennero immediatamente ridimensionati di fronte ad un amore così grande e puro, rivide la sua vita tutto d’un tratto passata velocemente e scomparire come le bianche scie di un’elica e la morte che stava aspettando non lo fece più preoccupare, si ritrovò a pensare che così come inizia, la vita finisce e, iniziando a sentirsi già felice per ciò che aveva davanti, ricominciò a cantare libero dell’amore che provava, così forte come fosse una catena e così caldo da sciogliere il sangue nelle vene.
Le loro voci di amore eterno furono udibili da chiunque alloggiasse nell’hotel, accarezzandosi l’un l’altra nella fresca brezza marina, completandosi in una danza unica, separandosi ancora quel tanto da potersi ammirare un altro po’ e rifondendosi di nuovo in un dolce uno, incapaci di stare l’una senza l’altra, deboli di fronte a un futuro da vivere sole.

-Note d'autore-

Ciao a tutti, eccoci qui con un'altra oneshot. L'ho scritta prendendo ispirazione da una delle canzoni più belle di tutti i tempi e che ci rende ancora oggi orgogliosi all'estero, sicuramente nulla sarà mai al suo livello, ma spero di non averla disonorata. Per questo ci tengo a sapere cosa ne pensate, qualsiasi critica è ben accetta.

Peace,
Fran

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Capitolo 4
*** Experience ***


Questa one-shot è ispirata dal brano "Experience" di Einaudi, pertanto vi invito a tenerla in sottofondo mentre leggete.
AVVERTIMENTI: Contiene scene di sesso consenziente tra persone adulte.

Sentì il suono secco della maniglia aprirsi e dalla portiera socchiusa entrarono veloci le urla dei fan che lo stavano aspettando; il suo agente aveva scelto per lui un hotel poco fuori città chiedendo massima discrezione, ma probabilmente qualcuno aveva fatto trapelare la notizia. Uscì dall’auto ringraziando prestamente l’autista e, dirigendosi verso l’entrata dell’edificio, cercò di porgere un sorriso verso ogni persona lì presente evitando con tutto se stesso gli obbiettivi dei paparazzi: per ogni passo che lo distanziava dalla sua camera sentiva un po' della sua energia liquefarsi ai suoi piedi, abbandonata alle sue spalle.
Superato l'ingresso vetrato individuò subito il suo stilista alle prese con il concierge, così si avvicinò loro e prese la propria chiave d'accesso della suite e, scambiate le parole di dovere, accompagnò Alessandro - il designer - alla sua stanza di fronte alla quale lo rassicurò che gli avrebbe portato il suo abito elegante subito dopo essersi concesso un bagno rilassante e infatti, dopo la lunga giornata, fu libero di salire al piano superiore per darsi una rinfrescata.

Stava facendo scivolare la sua carta nella serratura elettronica quando una voce dall’altra parte del corridoio lo fece bloccare, il petto rimase fermo per qualche secondo e non riusciva a sentire altro se non i battiti del cuore raggiungergli prepotentemente le tempie.
– Queste cazzo di tessere non funzionano mai – il tono era stizzito, la voce acuta e lontana, ma l’avrebbe riconosciuta anche se fosse stata un solo sussurro in mezzo a una folla urlante; si era chiesto spesso come avrebbe potuto reagire se lo avesse rincontrato e ora ecco la sua risposta. Gli comparvero davanti agli occhi fulmini di immagini, ricordi, momenti felici, altri distruttivi e altri ancora semplicemente dolci, nel petto tuoni di dolore per tutte le giornate passate a piangere chiuso in se stesso e al riparo da qualsiasi parola o gesto di conforto di chi gli stava accanto. Dopo tutto quel tempo ogni tanto si riscopriva ancora con le lacrime sulle guance nei momenti che lo sottoponevano maggiormente allo stress, aveva impiegato mesi a riprendersi agli occhi degli altri, anni allo sguardo affranto del suo cuore.

Sentì il forte bisogno di entrare in camera senza farsi sentire, ma la testa si girò senza chiedere permesso e lo vide: stava raccogliendo la card da terra e, alzando il busto, si accorse a sua volta della presenza di Harry immobile, una mano ancora poggiata al pomello lucido.
Harry continuò ad osservarlo mentre Louis abbassava lo sguardo tendendo gli spigoli delle labbra in un leggero sorriso triste, forse nervoso, e poi ancora quando, tenendo il mento vicino al petto, alzava gli occhi per controllare la reazione di Harry il quale, però, non gli diede alcun segno perché era confuso: rivedere quella esatta sfumatura di blu gli aveva acceso una strana sensazione di agitazione, ma il suo cervello non riusciva più a ragionare in modo corretto; i pensieri cercavano di galleggiare a discapito l’uno dell’altro in un mare mosso ricoperto di nebbia.
Poi risentì la sua voce inaspettata alla quale spesso aveva accostato l’aggettivo “celestiale”, questa volta rivolta a lui.
– Ehi, come va? – balbettò incerto.
Ciò di cui aveva bisogno arrivò all’istante, lanciata con forza da un angelo in volo sopra il suo cuore a diramare la foschia e calmare le onde: la consapevolezza della sua mancanza, della voglia che aveva di lui anche solo un’ultima volta affondò qualsiasi altro pensiero.

Mise da parte ogni pensiero razionale e si diresse con passo svelto verso l’uomo che per anni gli era stato accanto prima di essere la causa delle sue sofferenze.
Gli fu a pochi centimetri di distanza quando si bloccò assalito dalle incertezze, puntò le sue iridi in quelle di Louis e ci lesse lo stesso bisogno carnale che stava provando in quel momento, scollegò definitivamente l’interruttore del cervello e si scaraventò sulle sue labbra; per una volta non si chiese cosa lui stesse provando, né ripensò al loro passato insieme, né si domandò se quello che stava facendo fosse giusto: voleva sentire solo il suo calore e il contatto della sua pelle.
Si appoggiò sullo stipite della porta trascinando Louis con sé e, premendoselo contro, aprì leggermente le gambe per dargli modo di mettere la sua coscia tra di esse. L'altro non si lasciò sfuggire l'occasione, Harry sentì i suoi muscoli premergli contro e le sue anche compiere dei piccoli movimenti ondulatori; le loro lingue non si erano ancora staccate fino a quando il moro iniziò a tracciare con la bocca i lineamenti della mandibola dal mento all'orecchio e poi più giù, seguendo la muscolatura per arrivare a mordere la clavicola, la mano sinistra ferma sul lato opposto del collo, l'altra si era fatta strada verso i glutei morbidi per aumentare la stretta dei due corpi.

I movimenti erano frenetici e la lussuria gli stava esplodendo nel cuore raggiungendo capillarmente ogni cellula del suo corpo, ma era in lotta continua con un senso di inquietudine che rischiava di travolgerlo. Scattò togliendosi le mani calde di Louis dalla schiena senza neanche capire i suoi stessi gesti, poi vide la chiave abbandonata chissà da quanto sulla moquette e la raccolse, sopprimendo ancora una volta i propri messaggi di allarme. Aprì l'ingresso della suite e si fece guidare da Louis fino alla camera da letto immacolata: lì si prese qualche secondo per osservarlo da qualche metro di distanza e desiderò di vederlo nudo per mordergli ogni centimetro di pelle, ma abbandonò subito l'immaginazione per spogliarsi suggerendo così anche all'altro di seguire le sue azioni.
Sentiva di avere fretta e che non poteva aspettare troppo per non dare il tempo alla coscienza di realizzare di star facendo un errore, allora gli si avvicinò velocemente premendo la mano destra sulle costole sopra al fianco per tenerlo vicino a sé e la sinistra si alzò svelta verso il petto, lo toccò con i polpastrelli e si sentì improvvisamente calmo, i muscoli gli si stesero e le spalle si rilassarono; poi poggiò il palmo sul pettorale e scandagliò l’intera superficie scendendo piano verso gli addominali, la testa china ad osservare ogni centimetro di pelle abbandonato dalle proprie mani. Raggiunse l’elastico dei boxer e, dopo aver alzato gli occhi su quelli di Louis per avere la certezza che fosse d’accordo, ci infilò le dita sotto, il cuore tornò a battergli con ritmo accelerato e un flusso di calore iniziò a divagare fino a ogni capillare del suo corpo. Tornato ad occuparsi della bocca dell’altro, prese in mano il membro semi eretto sotto lo strato di cotone ed iniziò a massaggiarlo accompagnando Louis sopra le lenzuola bianche del letto dove lo fece sdraiare sotto di lui, non prima di averlo reso completamente nudo; non rimase troppo tempo in quella situazione perché strisciò tra le sue gambe aperte fino ad avere l’erezione davanti al suo viso. Nessuno dei gesti che avevano compiuto gli fece ricordare un solo momento vissuto insieme, neanche una reminiscenza nostalgica e neanche un sentimento, gli sembrava di star vivendo un’esperienza nuova, ma nonostante tutto il suo corpo agiva inconsapevolmente esperto dei punti che più rendevano Louis soddisfatto. Non la fece attendere ulteriormente e lo avvolse con la bocca umida, una mano ad aiutare le sue azioni, l’altra a concedere un po’ di piacere a se stesso fino a quando, resosi conto che non poteva aspettare oltre, abbandonò il suo corpo per sputare sulle sue dita ed iniziare a preparare l’apertura di Louis. Dopo pochi movimenti, quest’ultimo si scostò per recuperare un preservativo e del lubrificante dal beauty case sul comodino, Harry indossò il profilattico e fece sdraiare Louis in modo tale da vedergli la schiena. Lo penetrò piano, ma le spinte divennero subito più veloci, l’altro gli veniva incontro mantenendo lo stesso ritmo; la sola visione di Louis sotto di lui con il fondoschiena alzato e la schiena piegata verso il materasso a creare una curva vertiginosa, lo fece rischiare di avere un orgasmo immediato, gli si sdraiò addosso e, con il petto aderente alla sua schiena, diede gli ultimi affondi.

Si concesse qualche momento per riprendersi baciando distrattamente la base del collo sudata di Louis e passandogli una mano tra i capelli lisci; neanche per un istante si era chiesto cosa stesse pensando e provando Louis da quando si erano visti, né alle conseguenze di ciò che stavano facendo, l’istinto gli aveva offuscato la ragione.
Si sfilò dal corpo dell’altro e fece un nodo al lattice buttandolo poi nel cestino all’ingresso della camera da letto, tornando da Louis vide una bustina di condom di fianco all’abat-jour così la prese sedendosi poi di fianco all’altro ragazzo, l’aprì e lo srotolò sul membro rimasto insoddisfatto ricoprendolo di lubrificante. Alzò la testa verso quella di Louis che non aveva smesso di osservarlo neanche per un secondo, le guance erano rosse e gli occhi liquidi di cupidigia; Harry allungò il busto e baciò il punto che aveva morso prima, salendo lentamente verso le labbra, nel frattempo aveva iniziato a strofinarsi sull’erezione lubrificata provocandogli delle piccole scosse che traduceva in gemiti dentro la sua bocca. A cavalcioni sul corpo di Louis, alzò di scatto il busto e gli mise due dita in bocca per farsele inumidire, le sfilò dalle sue labbra per far percorrere loro la strada verso la zona lubrificata facendo tappa sul collo, poi sullo sterno e ancora sugli addominali, poi stuzzicò l’erezione di Louis unendo il gel alla saliva, si posizionò ed iniziò a prepararsi da solo davanti agli occhi dell’altro per poterlo accogliere dentro di lui, sentiva le mani dell’altro stringergli i fianchi mentre li faceva scendere inglobandolo completamente; lo sguardo dell’altro fisso sul suo corpo mentre si muoveva veloce e la sensazione di pienezza nel basso ventre lo fecero desiderare di rimanere in quella situazione per sempre, ma a Louis non servì molto tempo per venire ed Harry lo seguì per la seconda volta subito dopo grazie alle piccole mani abili dell’altro.

Sdraiati l’uno di fianco all’altro a osservare le reciproche micro-espressioni, non avevano ancora pronunciato alcuna parola; Harry d’improvviso, smaltito il desiderio fisico, venne investito da un immenso vuoto, i dubbi e le preoccupazioni non fecero in tempo a tornare a galla che Louis gli si accoccolò al petto come un gatto in cerca di calore dopo essere rimasto in mezzo alla neve per giorni. Iniziò a tremare e ad Harry venne naturale circondarlo con le braccia per difenderlo, ma si rese conto che il gelo non proveniva dall’esterno e che un cuore cristallizzato va maneggiato con cautela per non frantumarlo. Immerso nelle braccia forti, nascose con i palmi delle mani le lacrime che avevano iniziato a violare i suoi lineamenti perfetti; il moro si abbassò per poter guardare il suo viso e cingerlo nei lati con le mani ormai prive dei suoi anelli. Il suo pianto divenne ora difficile da controllare, i singhiozzi gli mozzavano il respiro ed ebbe la sensazione di non poter reggere il peso della sua stessa testa, tutto il dolore provato nel passato tornò fiondandosi come un macigno su entrambi. Harry iniziò a scostare le lacrime dal viso di Louis, in un disperato e irrazionale tentativo di cacciarle via per sempre, di raggiungere i suoi palpiti con del calore, incurante delle sue stesse che stavano bagnando il cuscino.
– No no no no no – iniziò a sussurrare – Lou no – come un mantra perché vederlo piangere gli stava facendo rigirare lo stomaco su se stesso in una dolorosa danza straziante, poi iniziò a dargli piccoli baci su tutto il viso facendo mischiare salive e lacrime, senza riuscire però a placare i tremiti dell’altro.
– Harry – la voce gli vacillava – è stato solo un grosso errore, non possiamo vederci mai più.


 

-Note d'autore-
Ciao e grazie a chiunque abbia letto la quarta one-shot della raccolta, questa è uscita un po' più lunga delle altre, ma soprattutto a @fearlesslou che mi ha fatto da beta e mi sopporta (e supporta) ogni giorno.
Ogni stellina o condivisione è ben gradita, ma ancora di più lo è il vostro parere: fatemi sapere cosa ne pensate di quello che avete letto, ogni parola per me è importante.

Un abbraccio grande,
Fran

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