Oblivion di fiammah_grace (/viewuser.php?uid=76061)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo.01 ***
Capitolo 2: *** capitolo.02 ***
Capitolo 3: *** capitolo.03 ***
Capitolo 4: *** capitolo.04 ***
Capitolo 5: *** capitolo.05 ***
Capitolo 6: *** capitolo.06 ***
Capitolo 7: *** capitolo.07 ***
Capitolo 8: *** capitolo.08 ***
Capitolo 9: *** capitolo.09 ***
Capitolo 10: *** capitolo.10 ***
Capitolo 11: *** capitolo.11 ***
Capitolo 12: *** capitolo.12 ***
Capitolo 13: *** capitolo.13 ***
Capitolo 14: *** capitolo.14 ***
Capitolo 15: *** capitolo.15 ***
Capitolo 16: *** capitolo.16 ***
Capitolo 17: *** capitolo.17 ***
Capitolo 18: *** capitolo.18 ***
Capitolo 19: *** capitolo.19 ***
Capitolo 1 *** capitolo.01 ***
Rufus Shinra, giovane ed
arrogante ex-presidente della Shin-Ra corporation. Tifa Lockheart,
dolce e tenace membro AVALANCHE. Lei odia la Shin-Ra, Mako, SOLDIER e
tutto ciò ce vi riguarda. Lui è il maggior
esponente di tutto questo. Eppure io trovo che siano più
simili di quanto non sembri. Per entrambi la Shin-Ra ha rappresentato
un importante tassello che ha segnato i loro destini, vuoi in un senso,
vuoi in un altro.
Questa fanfiction vuole
avvicinare questi due personaggi apparentemente così
inconciliabili, addirittura inconcepibili. Eppure già il
fatto che lui sia uno Shinra e lei un AVALANCHE per me apre un mondo.
Un pairing inusuale che
mi ha da sempre affascinata fino a voler scrivere qualcosa che renda
loro giustizia.
Spero vivamente di
riuscire nell’intento che mi sono posta nel momento nel quale
ho deciso di scrivere questa storia: far conoscere questo pairing e il
fascino che mi trasmette.
Difatti la mia fanfiction
è rivolta soprattutto a coloro che non hanno mai immaginato
un accostamento del genere, oltre che ai fan, ovviamente.
Nonostante sia stato
complicato, ho cercato di rendere la vicenda più verosimile
possibile e i personaggi IC.
L’unico
elemento “what if…?” è la
presenza inspiegabile di Aerith, la quale non sono proprio riuscita a
non inserirla ai fini dell’andamento della vicenda che io
avevo in mente (oltre al fatto che mi prende molto il famoso triangolo
TifaxCloudxAerith).
Lo spunto della storia
è tratto dalla fanfic che scrissi tre anni addietro: _Ti
Voglio_
Ma già dai
primi righi, noterà chi l’ha letta, si evinceranno
notevoli cambiamenti.
Avevo assolutamente
bisogno di una scusante per avvicinare con forza due personaggi che da
soli non avrebbero mai potuto notarsi. L’idea che Tifa
andasse a lavorare per Rufus mi è sembrata perfetta da
subito.
È questo
l’unico residuo rimasto della mia scorsa fanfiction, sebbene
anche il movente sia decisamente cambiato.
Mentre prima Tifa aveva
bisogno di denaro (quindi un motivo strettamente personale), ora lei
lavorerà per Rufus a scopo di far approvare dei progetti a
favore di Edge e dei bambini.
Un qualcosa che trovo
molto probabile in quanto in advent children si evince che i bambini
sono un elemento fondamentale e continueranno ad esserlo nella vita di
Tifa.
Per quanto riguarda
Rufus…
Una persona in
“debito con il pianeta” uhm… sembrerebbe
possibile che lui faccia del suo lavoro contribuire nel ricostruire
Edge.
In Advent Children, per
di più, emerge in maniera abbastanza palese che Rufus voglia
in qualche modo rialzarsi dopo il crollo della sua azienda.
Così nella mia
fanfiction lui dirige un’agenzia edile di modesta importanza
(ovviamente nulla a che vedere con la maestosità della
Shin-Ra).
Mi sembrano presupposti
più che probabili.
Spero di incuriosirvi con
questo primo capitolo e che mi recensirete in tanti! Sarà
molto importante per me leggere i vostri commenti con apprezzamenti e
critiche!
OBLIVION
CAPITOLO 1.
Oblio -Dimenticanza,
abbandono da parte del pensiero ma anche da parte dei sentimenti e
degli affetti. Annullare il proprio pensiero o la propria
attività in qualcuno o in qualcosa. -
“Potresti poggiare questo vaso sulla mensola infondo,
Tifa?”
“Certo. Da’ qui.”
Tifa, giovane donna sui vent’anni, si trovava in periferia di
Edge city, la città che stava crescendo attorno a Midgar.
Lo scricchiolante legno marcio sotto i suoi piedi rendeva il luogo
ancora più umido di quanto già non fosse.
Poggiò il vaso e anche se fece attenzione, era visibilmente
distratta.
Le capitava spesso quando era da sola.
Un turbine di pensieri affollarono velocemente la sua mente.
Per quanto si fosse sempre data da fare, le circostanze
l’avevano sempre schiacciata, decidendo al suo posto. Pensava
alla cara e vecchia Nibelheim, alla quale erano legati molti dei
momenti più belli della sua vita. Tuttavia vi associava
anche i peggiori come la perdita di entrambi i genitori,
l’inizio di disagi economici e l’avvio del suo
lavoro spesso mortificante presso un bar dei bassifondi di Midgar.
Guardandosi attorno, notava che i suoi problemi, quando finivano,
venivano tempestivamente sostituiti da altri: non appena
trovò sostegno in Barrett e lavoro nella grande Midgar city,
rincontrò Cloud che divenne il centro delle sue
preoccupazioni, pensieri e…sentimenti.
La Shin-Ra, Sephiroth, i SOLDIER, il Mako, il pianeta, il lifestream,
la meteora...la distruzione di Midgar, poi il geostigma…era
tutto accaduto così in fretta.
Non aveva mai avuto il tempo di godere della tranquillità,
ma forse ciò era dovuto anche al suo carattere. Tifa non era
certo la ragazza capace di stare ferma, zitta e sdraiata su un letto
per più di quindici minuti.
La bruna si rivolse alla ragazzina dai capelli castani che la stava
aiutando a rassettare.
“Va bene così, puoi andare.”
La ragazzina annuì e andò via.
Si trovava in una delle zone più malfamate della
città. Del resto, dove abitava Tifa non era di certo un bel
quartiere per via del suo stato altamente decadente.
Quella che un tempo era una delle chiese più belle della
città di Midgar, ora era un rudere dove i ragazzini orfani
andavano a giocare.
Tifa, quando lo venne a sapere, non se la sentì proprio di
far finta di niente e lasciarli soli tra pareti sporche e appuntite,
chiodi, gente ubriaca e malviventi di ogni tipo.
Per questo, almeno tre volte a settimana veniva per accertarsi che
tutto andasse bene, ma ciò era tarabile solo nei limiti del
luogo che era davvero in pessime condizioni giudicando che a starci
c’erano dei ragazzini di dieci, undici anni al massimo.
“Tifa, cosa fai?”
“Uhm? Nulla, nulla. Piuttosto…”
poggiò le mani sulle ginocchia e guardò il
bambino. “Si è fatto tardi per voi, meglio che
vai. Dillo anche agli altri.”
“Sì, ma sono appena arrivati due signori strani
che hanno cominciato a chiederci delle cose…”
“…signori strani?”
Con passo veloce si avvicinò all’entrata, verso
dove, un tempo, dovevano esserci le panchine per ascoltare le omelie.
“Uno è completamente calvo, l’altro
sembra una…”
“RENO!”
Tifa urlò subito quel nome quando vide la figura
inconfondibile del giovane dai capelli rossi e dallo sguardo esuberante.
Il ragazzo si girò levando la sigaretta dalla bocca.
“Oh, ciao, Tifa.”
Tifa non l’ascoltò.
“è già la seconda volta che ti vedo
aggirare da queste parti. Si può sapere che diavolo stai
combinando..?”
Reno fece un tiro e lanciò il fumo.
“Macchè! Tu sei troppo sospettosa. Ti trovo in
forma.”
“Spegnila.”
“…”
Buttò via la sigaretta e la spense schiacciandola col piede.
“Comunque…siamo qui solo per dei sopraluoghi.
Lavoro, insomma.”
“Anche qui venite a scocciare?”
“non usi un tono carino per delle persone che
dopotutto…si stanno dando da fare.”
La ragazza si guardò attorno con fare sarcastico.
“Oh, Certo. Lo vedo! Le zone residenziali sono sempre uno
splendore. Complimenti!” la ragazza ritornò seria
“Piantala! Non credo che ci sia bisogno di dire che questo
quartiere fa schifo ed è a dir poco inabitabile…
come sempre d’altronde! Rimanete sempre gli stessi ipocriti
affaristi di sempre. Vi crogiolate nelle vostre ricchezze facendo finta
che tutto va bene.”
“Ehi, Tifa! stai…”
“…sì che è così.
Credete che in meno di un anno abbiate fatto i miracoli? Forse nei
quartieri alti sì, ma qui è come nei bassifondi!
Non c’è nulla e a tutti voi conviene chiudere gli
occhi e far finta di nulla. Tanto…a cosa importa ai
pashà della Shin-Ra. Tsk, venite qui, i
controlli…ma per piacere! ”
Il rosso rimase in silenzio un po’ risentito, ma era conscio
che, nonostante i toni scortesi, Tifa aveva ragione. Il posto non era
certo affabile e rassicurante.
“…Senti, l’hai detto tu stessa, no? Non
facciamo mica i miracoli. Inoltre non abbiamo fondi, lo sai bene. Non
è facile ristrutturare tutta la città nel giro di
un anno. La gente non ha dimenticato chi eravamo. Non si fida di noi.
Così è tutto più difficile.”
“…e come potrebbe?” lo sguardo di Tifa
si perse nel vuoto.
Già…come si potrebbe mai dimenticare
ciò che la Shinra aveva causato al pianeta. Ciò
che lei stessa aveva subito. No, era imperdonabile.
“Reno, perché lo fate? Sapete benissimo che
è inutile…”
“uh, uh...” Reno si distese un po’
“non è inutile se ci diamo una mano l’un
l’altro”.
Rude fece segno al ragazzo che era tardi, così si
avviò all’uscita. Reno rimase fermo ancora un
po’.
“ehi, Tifa.” Attirò la sua attenzione.
“Dici tante belle parole, però non è
facile concretizzarle, vero?”
Tifa si lasciò incuriosire.
“Cosa intendi dire?”
“Vieni a lavorare da noi! Guadagnerai bene e se tutto va bene
potrai stesso tu darci le dritte per sistemare Edge! Farai diventare
realtà ciò che dici. Del resto ci pensavo, tu
abitavi nei bassifondi…chi meglio di te può
sapere quali sono i veri problemi della popolazione, no?”
La ragazza rimase incredula.
“io…alla Shin-Ra? Stai fuori!”
Reno la corresse.
“No, no, no! Non è la Shin-Ra.
È il ‘Centro di Riabilitazione di Neo
Midgar’!”
La bruna si fece seria.
“sai che non lavorerei mai per la Shin-Ra.”
“Ma non è la Shin…ah, lasciamo
stare..!” prese un foglio accartocciato dalla sua tasca.
“Ecco. Almeno prendi questo. Può darsi che quello
che sta scritto qui è più convincente delle mie
parole.”
Detto questo glielo mise tra le pallide mani.
“Ho detto che non..!”
“Ciao e…pensaci! Se decidi di farci una visitina
non sarebbe male! Potresti farci un’anteprima di
ciò che credi sia opportuno migliorare!”
Ammiccò e andò via prima che lei potesse
nuovamente rispondere.
[…]
Ore 22:35
Seventh Heaven, il bar di Tifa Lockheart.
Stupido ragazzo scimmia!
Così, in nemmeno cinque minuti, mi dice: “ehi,
vieni a lavorare per la Shin-Ra!”
…ma andiamo!
Per chi cazzo mi ha presa? Non sono così stupida e
così influenzabile.
Dio, quando è
cretino…per quei bastardi poi…perché
non abbassano un po’ la testa, piuttosto, e si levano dai
piedi? Mah…
Mentre puliva i bicchieri fino a renderli degli specchi, Tifa si rese
conto che era più di un’ora che stava pensando
alla visita del ragazzo.
Certo che fare i lavori
e dirigerli sarebbe bello…ma sarà possibile? Beh,
se l’ha detto lui evidentemente sì…
Si diede subito uno schiaffo leggero.
Che mi salta in mente??
Per loro?? Mai! Non succederà mai!
Si asciugò la fronte e si accorse di essere accaldata, cosa
strana dato che aveva una maglietta in cotone e una gonna scura davvero
ridotta. Per di più il tempo era più rigido del
solito e le temperature si stavano abbassando di giorno in giorno.
Posò lo straccetto e dalla tasca estrasse il foglio datole
da Reno che cominciò a leggere.
È una
locandina pubblicitaria? Certo che sono caduti in basso…
SBAM!!
“EHILA! Tifa!!” Tifa sbandò quando vide
entrare possentemente Barrett. “Marlene, Denzel, portate i
vostri sederi qui! Ho portato la cena!!”
Tifa si apprestò a nascondere il foglio sotto il bancone.
“Barrett! Quante volte ti ho detto di non entrare sbattendo
la porta! Mi hai fatto paura!”
Incrociò le braccia guardandolo. Barrett scoppiò
a ridere.
“Paura?? Andiamo..!! Piuttosto, metti i piatti che ho
fame!”
“Sì, certo…”
Disse lei leggermente stanca.
A cena erano tutti seduti sul bancone. Tifa e Denzel dietro al bancone,
Marlene e Barrett sugli sgabelli dall’altro lato.
C’era un silenzio che non dava senso di disagio, piuttosto
trasmetteva calore, affetto…
Da sola sapeva cavarsela benissimo ma, ad essere sinceri,
c’era una tranquillità unica quando Barrett
decideva di passare un po’ di tempo in città:
vicino al bar non c’era nessuno, quindi nessuno le dava
fastidio e Marlene rivedeva l’amato papà.
Tuttavia, Barrett non ci impiegò molto nel notare che Tifa
non aveva ancora toccato cibo quando lui aveva già fatto
fuori tre porzioni.
“Tifa, guarda che pensare senza parlare fa venire le
rughe!”
Tifa lo guardò.
“Veramente non mi risulta.”
“Oh, porca..!! Cosa c’è che non va?? Ti
hanno fatto arrabbiare questi due monellacci?!”
Marlene e Denzel alzarono gli occhi infastiditi di essere stati messi
in mezzo. Tifa tranquillizzò Barrett dicendo che loro non
c’entravano.
“Non è da te stare zitta…non stai
nemmeno mangiando! Non ti sarai messa a dieta??”
“no.”
“eppure è il tuo piatto
preferito…”
“Ti ho detto che va tutto okay!!”
Abbassò gli occhi, poi li rialzò.
Toccò i lunghi capelli in quel momento sciolti e
avvertì disagio nell’aver alzato i toni.
“A me va tutto bene…i soldi non sono tanti, ma
sufficienti per tirare avanti.” Con la forchetta
cominciò a giocherellare col cibo. “Il problema
è giù alla chiesa…”
Mentre Tifa rendeva l’aspetto del suo pasto sempre meno
appetitoso, Barrett notò che la ragazza era un po’
giù di corda.
“In che senso? Lo sappiamo che questo posto è una
merda, ma lo è da sempre!”
“sì, ma quei bambini…mi dispiace.
Nessuno qui fa niente, ma io vorrei,
però…”
Barrett la interruppe.
“Tifa, non è colpa tua se il mondo fa
schifo.”
La bruna non lo ascoltò.
“A dire la verità…potrei, ma il mio
orgoglio me lo impedisce.”
Aspettò la reazione di Barrett che non tardò ad
arrivare. Annuì incuriosito poi strappò con i
denti un grosso pezzo di pane che cominciò a masticare con
violenza.
Mentre ingoiava, cominciò a tracannare il vino. Tifa lo
guardò.
“…lì, sai, Reno mi ha detto che sarebbe
possibile farmi fare dei lavori. A me, capisci?
Però…”
“Cioè, tu intendo, nel centro della feccia?? La
causa di tutto questo?? Con tutti quei signorini che credono ancora di
poter ingannare e dominare la gente?!”
Barrett si vece rosso in viso solo nel ricordare la Shin-Ra. La rabbia
gli uscì da tutti i pori, tuttavia riuscì a
contenersi.
Tifa rimase in silenzio. La pensava esattamente come lui.
Non appena si calmò, l’uomo bevve un altro
po’ di vino direttamente dalla bottiglia.
“…e ti avrebbe proposto di aggiustare i bassifondi
con i loro luridi e sporchi soldi?”
“…uhm…sì, ma figurati se me
ne importa.”
“certo che se finanziano loro…”
“Barrett..?”
Tifa si sorprese nel vedere Barrett livido, nervoso e anche leggermente
ubriaco, ma che rifletteva sulla notizia che gli aveva appena detto.
Barrett fece dei colpi di tosse.
“e-ehm!! Penso che siano dei disonesti e dei veri delinquenti
quelli lì! Tuttavia hanno qualcosa che a noi
manca…i Guil con la lettera maiuscola!! Soldi che potrebbero
servire a rendere questa città migliore. Sporchi, ma pur
sempre soldi…”
Tifa lo guardò perplessa.
“Barrett..?”
Barrett rifletté un attimo prima di parlare. Nemmeno a lui
piaceva ciò che stava per dire. Gli stava persino salendo
tutto il cibo dallo stomaco.
“…è allettante, però se
penso che siano venuti a cercati…”
rifletté. “Tu, membro avalanche, che dirigi i loro
progetti e ristrutturi Edge. Non è cosa da
poco…”
“…però sono sempre loro! Anche io ci ho
pensato. Sarebbe bello se potessi davvero far qualcosa, con loro
sarebbe possibile dato che hanno questa nuova
azienda…”
Ci stava riflettendo anche Tifa quando Barrett dubbioso si
alzò e fece per andare nella sua stanza.
“Per me loro saranno sempre loro. Non meritano nulla e loro
non ci servono! Però devo ammettere che è stato
un segnale di debolezza della Shin-Ra se hanno chiesto a te
aiuto…magari potresti cambiare le cose facendo soccombere
definitivamente l’orgoglio di quei ricconi della
Shin-Ra.” Emise un sonoro sbadiglio. “Beh, io vado
a dormire!! Non posso aiutarti Tifa. Devi decidere da sola cosa
fare.”
Tifa lo guardò salire le scale finché la sua
possente figura non svanì definitivamente nella penombra.
Barrett aveva ragione, avrebbe dovuto prendere una
decisione…e da sola. La cosa più intelligente in
quel momento le sembrò dormirci su…la notte porta
consiglio, no?
La ShinRa…o come diavolo si chiamava ora!! Era forse la sua
occasione per davvero?
[…]
All’innalzarsi del sole, la temperatura cominciò a
farsi più arida e umida. Forse perché quel giorno
era già piuttosto caotico per via di
quell’immensità di gente che fin dal mattino era
già in piedi e faceva per cominciare la sua giornata.
Stranamente erano proprio i “bassifondi” ad essere
più animati e quel mattino, in particolare, la zona del
Seventh Heaven.
Tifa era dietro un bancone un po’ arrangiato e stava
organizzando le sue cose mentre i suoi amici l’aiutavano a
tenere in disparte la folla ancora per qualche minuto.
“Ma sei pazza?? Scrivere tutte queste cose…a
penna?!?” quasi le urlò contro Cid.
“Non potevo aspettare…e poi, non riuscendo a
prendere sonno, ho pensato di darmi da fare!” rispose Tifa al
pieno delle sue energie.
L’eccitazione continuava a crescere.
Spesso si trasformava in ansia, ma era convinta che così le
cose sarebbero finalmente andate bene! Ciò le dava forza e
buon umore. Avrebbe preparato il più materiale possibile,
raccogliendo anche le firme del quartiere. Bisognava che qualcuno
prendesse le briglie in mano…e quel qualcuno era proprio
lei! Non poteva che esserne felice.
“Io non dicevo intendendo: ‘Ooooh, poverina! Non
avrà chiuso occhio!!’ ”
spiegò Cid interpretando un tono che avrebbe dovuto essere
quello di una persona preoccupata.
“Ah, no?”
“Certo che NO!!”
Tifa quasi sbandò, ma sapeva che Cid
era…così! Inutile prendersela per i suoi modi un
po’ bruschi, lui lo faceva perché parlava proprio
così.
“Oggigiorno i lavori si presentano a computer! Ma in che
cazzo di mondo vivi? Eppure sei giovane!”
“Beh…io sono ancora per la cara e vecchia penna
biro.”
“Siii…e tu con questi presupposti vuoi presentarti
al centro di ristrutturazione?! Tutti i mestieri vogliono il computer!!
Se lo dici in giro, lì ti mettono a fare le pulizie! Anzi,
ti faranno sturare i cessi, che saranno tutti pieni e strapieni di
….!!”
“Oh, Basta! Che schifo! Ho capito. Rifaccio tutto a computer.
Ne hai uno?”
Cid borbotto fra sé finendo di collegare i pochi fili che
erano rimasti da sistemare al portatile che si era portato da casa.
Tifa alzò le sopracciglia e poi si avvicinò alla
sua sedia facendo la parte della scolara.
“Da dove iniziamo?”
“ ‘da dove iniziamo?’ Qui è
tutto da rifare!” accese la sua ennesima sigaretta.
“Sono solo le 8e30 del mattino e già hai quasi
fatto fuori un pacchetto. Non ti farà male?”
“Se, se, se…vai dagli altri! Mi sembra ti stiano
chiamando.”
Tifa lo guardò incerta, sicura lo avesse detto per fumare in
pace, poi si accorse che la stavano davvero chiamando.
Si guardò intorno e tra la calca di gente che andava
aumentando, distinse dei biondissimi capelli a punta.
“Cloud!”
La ragazza gli corse incontro sorpresa, ma non troppo, di vederlo
lì.
Ultimamente Cloud si faceva vivo piuttosto raramente, forse
perché spesso capitava che i suoi numerosi lavori lo
costringevano a stare fuori città con frequenza, ma di
questo Tifa non ne era mai al corrente…Cloud era sempre il
solito riservato.
Quando la vide, levò via i grandi occhiali scuri e
alzò il cavalletto della moto, così da poterla
raggiungere.
Tifa stava per aprire bocca quando il ragazzo la interruppe.
“Cosa stai combinando? Tutta questa gente e anche
l’aeronave di Cid…”
Sicuramente incuriosito dall’insolito affollamento di quel
mattino, il ragazzo tuttavia mostrava quell’aria di
sufficienza simile a un menefreghismo quasi totale. Come sempre
d’altronde.
Al contrario, chi lo conosceva sapeva che era tutt’altro che
indifferente. Tifa infatti fu contenta di quella domanda.
Allargò le braccia e felice indicò verso il suo
bar.
“Ho deciso di darmi da fare, no? Vorrei anche io contribuire
nel migliorare Edge e…magari renderla una Midgar migliore
della precedente.”
Cloud spense la moto e non proferì parola, al contrario si
diresse al bar come se nulla fosse.
“Uh? Non mi chiedi neanche cosa sto facendo di
preciso?”
Gli si avvicinò e gli mise tra le mani una pila di fogli.
“Uhm…sono delle firme.” Dedusse Cloud.
“Ho deciso di raccogliere delle firme per far approvare i
progetti che ho preparato per la Shin-Ra!” Si
avvicinò alla scrivania dove stava scrivendo Cid e prese dei
progetti. “li ho fatti tutti io! Ehm, almeno in buona parte
perché Cid mi sta aiutando!”
Cloud, nel sentire nominare la Shin-Ra, lesse i fogli con
più attenzione.
“pensa che è solo primo mattino e già
ho raccolto tantissime firme e solo di questo quartiere! Se mi aiuterai
anche tu e gli altri sono sicura che…”
“…è una perdita di tempo.”
“Che?”
Tifa rimase sorpresa dalle parole di Cloud.
Non che si aspettasse un sorriso, un urlo di gioia. Le andava bene un
semplice ‘OKAY’.
Rimase seria e cercò di non prendersela anche se il suo
entusiasmo era stato un po’ smorzato.
“Cloud, perché dici così?”
Il ragazzo posò le carte sul tavolo e guardò in
viso Tifa, cosa piuttosto rara poiché era più
facile che il biondo rivolgesse i suoi occhi al vuoto, in maniera del
tutto naturale.
“Facendola breve, porta pure le firme, i progetti, quello che
vuoi…ma se non vanno nelle mani di Rufus o almeno di
Tseng…dubito che qualsiasi tua proposta possa essere
considerata valida.”
“Cioè?”
“Cioè che potrebbero leggerle quando non avranno
proprio niente da fare.”
“Insomma stai cercando di dirmi che devo starmene qui con le
mani in mano a fare niente..? E magari lasciare che loro continuino a
fare i signori?”
Cloud incrociò le braccia quasi infastidito da Tifa che non
aveva capito cosa lui intendesse dirle.
“Non voglio crearti false illusioni. Siamo sinceri, Tifa. Tu
non sei assolutamente nessuno lì e le tue carte non saranno
da meno e dunque non avranno mai la priorità.”
“Lo immaginavo, però non ti sembra crudele
tagliarmi le ali così?”
“Scusa…” rifletté
un attimo. “Perché così
d’improvviso parli del nuovo centro di ristrutturazione di
Rufus?”
“Reno me ne ha parlato e l’idea non mi è
sembrata male.”
“Ora credo di capire…”
Tifa, un po’ risentita, cercò di essere
più convincente e fargli comprendere che il suo non era
stato un gesto impulsivo.
Cloud le faceva troppo spesso la paternale. Certe volte poteva reggerlo
e pensare che fosse carino preoccuparsi da parte sua…ma alla
lunga stava cominciando a seccarla.
“Barrett mi ha dato il suo appoggio e così anche
gli altri. Perché sei così…”
ebbe un’illuminazione “sei preoccupato
perché sono un ex-membro di AVALANCHE?” lo disse
con orgoglio.
“No, al contrario...”
“Eh?”
“Sono stanco…mi piacerebbe se mi lasciaste
dormire.”
Tifa rimase a guardarlo per diverso tempo prima che sparisse dalla
porta del bar.
Certe volte non riusciva proprio a comprenderlo o, almeno, lo capiva,
ma sembrava che Cloud riflettesse troppo e parlasse poco
e…perché proprio ora doveva notare quanto fosse
bello??
Si riprese e tornò da Cid.
[…]
Uff..! come sono
stanca…
Tifa stava asciugando i lunghi capelli scuri e guardava intensamente la
sua figura riflessa nella specchiera.
Che
palle…però penso ne valga la pena. Sento che
finalmente sto finalizzando qualcosa…sono stufa di sentirmi
inutile ed impotente. Mi piacerebbe riuscire almeno ad aiutare quei
ragazzini!
“Tifa?”
Tifa sbandò quando vide riflesso nella specchiera Cloud, che
stava dietro di lei.
“Ehi, Non si entra così nella camera di una
donna!! Potevo non essere ancora vestita!”
Cloud la guardò con disapprovo.
“…sei qui già da venti minuti, non
penso tu sia tanto lenta.”
La ragazza ridacchiò. Spense l’asciugacapelli e si
alzò dalla sedia.
“volevi qualcosa?”
Cloud incrociò le braccia.
“So che dovrai fare un colloquio per entrare al Centro di
Riabilitazione di Midgar” si fermò un attimo.
“…se tutto va bene sappi dovrai farlo con
Scarlett.”
“Scarlett…che cosa??”
Nel sentire il nome della succinta donna in rosso, Tifa
rabbrividì.
“…forse Reno potrebbe fartelo fare con Tseng. Lui
è decisamente più mite.”
Cosa gli prende
così d’improvviso..? Credevo la ritenesse una
stronzata…
Cloud, che stava già per chiudere la porta della stanza, si
girò.
“Vado. Sarebbe meglio se preparassi un curriculum. Ti hanno
insegnato come si fa, no?”
CLANK
Tifa stette immobile per qualche secondo prima di ragionare sulle
parole dell’amico.
…e cosa
dovrei scriverci io in un curriculum? Sostenere un colloquio?! Oh,
accidenti…
[…]
“Cloud, ma perché vieni anche tu? Sai che so
badare a me stessa!”
Disse Tifa stretta alla schiena di Cloud che la stava accompagnando con
la moto.
Quella mattina era venuto di buon ora e l’aveva svegliata a
suon di clacson. Tifa dovette sistemarsi in gran fretta anche se
avrebbe preferito prendersi più tempo. Si trattava pur
sempre di un lavoro.
“Logico. Sai che li mi conoscono. Se posso farti fare il
colloquio subito è meglio. Poi ho già parlato con
Rufus quindi già ti staranno attendendo. Però
preferisco comunque esserci.”
Senza aver chiesto nulla, Tifa si ritrovò un Cloud intento a
darle spiegazioni e chiarimenti.
“Ma davvero?” disse con sarcasmo.
“…non avevi detto che eravamo meno di niente
lì?”
“….”
...grazie, Cloud.
Arrivati, si presentò davanti a loro un edificio nuovo e
decisamente grande, tuttavia non aveva nulla a che vedere con la
vecchia Shin-Ra.
Era una struttura di circa dieci piani, contornata da un giardino non
particolarmente singolare, ma moderno e ben curato. Oltre il robusto
cancello si diramava sul lato destro un ampio parcheggio già
quasi del tutto occupato dalle auto dei dipendenti.
Cloud prese posto proprio fra due di queste, destreggiandosi con una
manovra veloce.
Tifa scese quasi immediatamente. Non le piacevano molto le moto, o
più che altro, non ci era abituata.
Cloud si incamminò verso l’entrata e la ragazza
dovette accelerare il passo per stargli vicino.
Ad un primo impatto, Tifa non avvertì emozioni di nessun
genere. Fu quando oltrepassò la porta automatica che si rese
conto di dove fosse effettivamente.
Il pavimento di linoleum era lucido e perfettamente pulito. Accanto
all’ingresso era collocata una sala caffé,
anch’essa curata nei minimi dettagli.
Tifa non poté osservare con più attenzione il
luogo perché Cloud si era già avvicinato alla
reception per chiedere del colloquio.
“Uhm…controllo subito.” La ragazza della
reception digitò un numero su un apparecchio simile ad un
telefono.
“Miss Scarlett? La signorina Lockheart è qui per
il colloquio. Bene. La faccio salire” Chiuse
l’apparecchio e fece segno di andare.
Cloud eseguì e Tifa gli fu subito accanto.
“Uhm, con Scarlett quindi?”
“Tseng era occupato. Scusa.”
“Non è colpa tua!”
guardò il suo curriculum. “Solo che comincio a
preoccuparmi…”
“Andrà tutto bene. Tranquilla.”
“Sei carino a rincuorarmi” disse scherzando.
“…ma figurati! Io ci provo. Poi come va,
va…pazienza!”
Presero l’ascensore e si recarono al terzo piano, dove vi era
l’ufficio della donna in rosso.
Mentre Tifa stava per entrare, Cloud rimase immobile.
“E’ stupido che entri anche io. Resterò
qui per un po’…ma ho da fare quindi non aspettarmi
nel caso dopo non mi trovassi.”
“Oh, va bene…dov’è che
vai?”
“….”
“…a stasera, allora.”
Anche se gli atteggiamenti del ragazzo erano sempre gelidi e
distaccati, lei aveva deciso di non smettere mai di sorridergli.
Spesso sperava che si confidasse almeno un po’, ma col tempo
aveva capito che era inutile avere grosse pretese.
Si sforzò di apprezzare che l’avesse accompagnata
senza che lei glie lo avesse chiesto. Sapeva che Cloud stava facendo
degli sforzi per cambiare e lei voleva essergli di sostegno. Sempre.
Entrò.
L’ufficio di Scarlett sembrava più un salotto
pieno di oggetti inutili ed estrosi.
L’ambiente era un po’ in disordine, soprattutto per
la grande quantità di cianfrusaglie che accoglieva, forse
superiore a quante ne potesse effettivamente contenere.
La sua analisi fu subito interrotta dalla voce pungente della donna.
“SIEDITI.”
Perché
urla..? Che fastidiosa…
Entrambe partite col piede sbagliato, chi per un motivo chi per un
altro, probabilmente nessuna delle due aveva voglia di essere
lì in quel momento.
Già sembrava volessero giocare al gatto e al topo, solo che
non si capiva chi fosse il gatto e chi il topo.
Scarlett fece segno a Tifa di consegnarle il curriculum che la ragazza
aveva con sé. Lo sfogliò velocemente,
soffermandosi solo su punti ben precisi.
“Barista dei bassifondi, licenza liceale, nessuna laurea
né specializzazioni o master di qualsiasi
genere…”
Tifa cominciò a risentirsi.
Logico che non ho
continuato l’università. Eravamo troppo impegnati
a lottare contro voi schifosi…
Non era venuta lì per farsi prendere in giro. Non che non se
lo aspettasse. Tuttavia fece ancora finta di nulla.
“ehm, avrei portato dei progetti che volevo fare vedere.
Riguardano la ristrutturazione di Edge e…” si rese
conto di non essere per nulla ascoltata e a quel punto alzò
i toni.
“Insomma! Che razza di colloquio è
questo?”
“Che ti sei messa in testa?” alzò gli
occhi. “Pensi che è così che si ci
presenta in un’azienda? Ma guardati! Maglietta e minigonna e
nessuna qualifica decente?” osservò malignamente
Scarlett.
Tifa stava quasi al limite.
L’aveva già schiaffeggiata una volta, era pronta a
rifarlo. Intanto Scarlett continuava a sbraitarle contro
“Pensi sia un gioco?”
“Allora perché diavolo mi avete fatto entrare se
non sono gradita??”
“Se fosse dipeso da me tu non avresti neppure
potuto varcare…….!!”
La voce di Scarlett , che sembrava potesse rimbombare per tutto il
piano, si era brutalmente smorzata.
Tifa cercò di intendere il motivo, si girò alle
sue spalle e capì.
Rufus Shinra.
Rufus…
Erano anni che non lo vedeva.
Aveva saputo da Cloud che era sopravvissuto all’attacco della
Weapon e l’incidente lo aveva costretto su una sedia a
rotelle. Adesso però sembrava in perfetta forma.
Doveva aver seguito una ferrea terapia o qualcosa del genere.
Lo osservò.
Era un ragazzo alto e longilineo. Molto giovane per essere
ciò che rappresentava ora ad Edge. I leggeri capelli biondi
erano perfettamente in ordine salvo la frangia che gli pendeva sulla
fronte, facendo così del suo look una acconciatura comunque
giovanile.
Gli occhi erano profondi e seducenti, così azzurri da
risplendere in quel ambiente. Il suo sguardo elettrico sembrava emanare
un’energia che, a dir la verità, la intimoriva un
po’.
Le fu difficile distogliere lo sguardo.
Eppure c’era
qualcosa di diverso nei suoi occhi…
Lui camminò con fare elegante verso Tifa e si rivolse a
Scarlett.
“Ho qualche minuto libero.” La guardò
con i suoi occhi glaciali. “La ragazza terrà il
colloquio con me.”
Scarlett prima mostrò disapprovo, poi fece un cenno a Rufus
e si congedò.
Tifa rimase immobile, non capendo cosa stesse succedendo.
Rufus la guardò. “Seguimi. Il mio ufficio
è all’ultimo piano.”
Tifa si riprese e si alzò lentamente per seguirlo, restando
incerta.
Osservandolo camminare silenzioso un po’ più
avanti di lei, si ritrovò la mente annebbiata e anche
leggermente in imbarazzo.
Perché proprio lui le avrebbe fatto il colloquio? Stava
passando dalla padella alla brace?
Una volta arrivato l'ascensore le fece segno di entrare.
L’ascensore saliva lentamente facendo ammirare ai due
presenti il panorama esterno. Tuttavia Tifa non riuscì a
rilassarsi e continuò a stare in quello stato di allerta.
Odiò ammettere che quel silenzio la stava mettendo in un
insopportabile imbarazzo.
Dleeeen…
L’ascensore finalmente si aprì. Erano arrivati.
Rufus si avviò verso il suo ufficio assicurandosi che la
ragazza fosse dietro di lui. Tifa fece appena in tempo ad accorgersi di
essere ai ben curati ultimi piani che già si
ritrovò davanti alla porta con su scritto “ Rufus Shinra”.
Il ragazzo fece entrare Tifa per prima, poi si inoltrò verso
l’interno della stanza per alzare un po’ le
persiane e far entrare luce.
Tifa dedusse che anche lui fosse appena arrivato.
Si sedette sulla poltrona di fronte alla scrivania principale e
cominciò a guardarsi attorno.
A differenza dell’ufficio di Scarlett, quello di Rufus era
moderno, pulito, ordinato e abbastanza spazioso.
Sostanzialmente l’ufficio era composto da due scrivanie in
granito nero di cui la sua personale più grande. Erano
entrambe dotate di computer modernissimi e vari utensili, tipici degli
uffici, dall'aria costosa: tagliacarte, agende in pelle, stampanti,
fax…
Vi erano anche piccoli oggetti di antiquariato per lo più in
argento che impreziosivano l'ambiente.
Una sorta di biblioteca occupava una porzione della parete. Tifa
intuì contenesse per lo più archivi, ma non ne
era certa.
Esaminando il pavimento di linoleum nero, vide una branda rossiccia.
Sembrava la postazione per un animale. Le sembrava che Rufus ne
possedesse uno, ma non se lo ricordava bene. In ogni caso, sembrava che
non ci fosse.
Ritornò a guardare la scrivania principale.
Alle spalle di essa vi era una grande vetrata. Unica fonte di luce del
luogo.
Il tutto era caratterizzato da tinte prevalentemente bianche e nere.
Come lo stesso Rufus, del resto.
Osservò Rufus prendere posto di fronte a lei, al di la della
scrivania.
Compose, noncurante, un numero di telefono e pronunciò poche
parole per poi riagganciare in pochi secondi.
Si sistemò il colletto della camicia e finalmente fu al
servizio di Tifa.
Subito la bruna gli allungò il curriculum.
Non sapeva che dirgli e non si aspettava un comportamento tanto diverso
da Scarlett.
“Uhm…” buttò un occhio sul
curriculum, ma lo lasciò perdere. Al contrario
sembrò scrutare Tifa, la quale non tardò ad
accorgersene.
“Tifa Lockheart, giusto? Non ricordavo di te se non
vagamente.”
“…ah, bene." disse lei con sarcasmo. "Comunque
sono qui per far approvare i miei progetti. Sono stesso in quella
cartellina. Me ne ha parlato Reno e ho pensato che fosse interessante
dopo tutto.”
“uhm…sì.”
Tifa ancora una volta sentì di non avere le attenzioni che
sperava, tuttavia continuò a parlare e ad esternare il
colloquio che aveva programmato di mandare avanti.
Ad un certo punto, Rufus alzò nuovamente la cornetta del
telefono al che Tifa smise di parlare.
Lui si accorse dello sguardo ormai rassegnato della ragazza e,
incastrando il telefono tra la spalla ed il collo, dal cassetto
estrasse dei moduli che le allungò.
“Tieni. Devi solo compilarli e firmarli. Per quanto mi
riguarda, sei assunta.”
“Che cosa..?!”
“Ripresentati tra tre giorni e ti farò trovare un
tuo spazio di lavoro.”
Riprese a parlare a telefono lasciando la ragazza senza parole.
Assunta…?
Così? Ma le avrà almeno lette le carte o sono io
che non me ne sono nemmeno accorta..??
Rimase senza parole, smarrita. Non era nemmeno certa di aver capito
bene, ma lui era stato chiaro: l'aveva assunta.
Gli fece un leggerissimo cenno di saluto e andò via.
Tre
giorni…chissà come sarà? E Cloud? Mi
avrà aspettata?
Nonostante la perplessità, si sforzò di trarre
solo l’esito della vicenda: era stata assunta e
ciò significava che era solo l’inizio. Non vedeva
l’ora di cominciare i lavori alla chiesa.
[…]
La notte trascorse in fretta a differenza dei precedenti due giorni che
sembravano non voler passare.
Si guardò un’ultima volta nello specchietto di
un’auto a caso lì parcheggiata prima di solcare le
porte automatiche dell’azienda.
Inizialmente piena di sé, più avanzava lungo i
corridoi sempre puliti e splendenti, più aumentava dentro di
lei un senso di inadeguatezza.
Era come essere entrata in un mondo tutto nuovo che non
l’apparteneva minimamente.
Il posto era già pieno di dipendenti più o meno
tra i trenta e i quarant’anni, tutta gente che non sapeva di
niente.
Visi inespressivi e volti rivolti volutamente al vuoto. Tifa
trovò assurdo notare a quanto somigliassero a dei robot.
In quel momento, imboccando un’ala diversa,
rifletté che doveva essere proprio lei una delle
più giovani dipendenti presenti su quel piano.
Si voltò verso sinistra e decise di proseguire da quella
parte, poi si accorse di essere già passata per quella
strada.
Girò un angolo e si ritrovò dinanzi
all’ennesimo corridoio.
“…e che cazzo! Dove sono? Possibile che si ci
possa perdere così solo al primo piano?” Si
guardò attorno. “Ma dove devo andare..? Shinra non
me l’ha mica detto.”
Sentendosi stupida nel girare senza meta come una turista,
cercò di girarsi intorno nel tentativo di incrociare lo
sguardo di qualcuno per chiedere informazioni anche se, a dir la
verità, si aspettava che avessero delegato qualcuno ad
accoglierla.
Continuò a camminare sperando di indovinare la strada
giusta.
Si ritrovò così a ciondolare per tutto
l’edificio senza sapere cosa fare sentendosi sempre
più nervosa. Non si ci comportava così!
[…]
Uff…mi da
così fastidio, però non posso fare
diversamente…
Bussò alla porta.
“Ehm, posso?”
Tifa entrò nell’ufficio con su scritto ‘ Scarlett’
prima di ricevere il consenso. Scarlett levò via gli
occhialini e guardò Tifa quasi con ribrezzo, però
non disse nulla.
“Beh, benvenuta Lockheart.”
“La farò breve. Non so dove diavolo devo andare
perché qui nessuno si è preso il fastidio di
dirmelo! Quindi sono venuta qui perché non sapevo
più che fare!”
Scarlett si alzò e si avvicinò a Tifa per aprire
la porta.
“Il tuo ufficio si trova nell’altra ala del terzo
piano. Quindi è qui, ma nell’esatto versante
opposto.”
“Io ho controllato le targhette di tutte le porte! Come
potevo capirlo…che disorganizzazione.”
“Ora lo sai! D’ora in poi ciò che fai
non mi riguarda.”
Quasi cacciata via, Tifa fu subito fuori dall’ufficio di
Scarlett e si sentì più furente di prima, ma
trovò inutile polemizzare ulteriormente con lei dunque
si limitò ad andare nella direzione indicatole.
Bussò, con imbarazzo, a quasi tutte le porte di
quell’ala e, trovando solo una stanza libera, dedusse che
quello fosse il suo ufficio.
Caspita…l’aveva preso addirittura per un
ripostiglio tanto che era buio e disordinato.
Aprì meglio la porta cercando di orientarsi e ciò
che vide fu:
polvere, scatoloni pieni di cianfrusaglie sopra altri scatoloni con
altrettante cianfrusaglie. Scartoffie infilate in quasi tutti gli
angoli della scrivania.
Un nauseante odore di chiuso. Il tutto accompagnato da un buio che dava
un senso di oppressione.
A differenza degli altri che aveva visto, il suo era un vero e proprio
sgabuzzino improvvisato ufficio per lei.
Era sull’orlo dell’esasperazione e ciò
che prima era un senso di smarrimento, ora era diventata rabbia. Che
intenzioni avevano?
Si sedette sulla sedia posta dietro quella che doveva essere una
scrivania ed incrociò le braccia nervosa.
Se pensavano di prenderla in giro ancora per molto, si sbagliavano di
grosso. Sarebbe rimasta lì ferma finché qualcuno
non le avesse dato il dovuto rispetto.
…peccato solo che nessuno fece a caso a lei né
che fosse lì immobile già da tre quarti
d’ora.
“Com’è che nessuno mi cerca? Qual
è il mio lavoro? Nessuno mi aspettava quindi..??”
Si alzò e cominciò a camminare per i corridoi
senza una meta ben precisa.
Sentiva che non era giusto e NON lo era!
Aveva ancora i progetti nella borsa e già aveva capito che
li sarebbero rimasti. Cloud aveva ragione, era stata una perdita di
tempo, ma non l’avrebbero passata liscia così!
Era un membro AVALANCHE, le stavano a cuore le sorti del pianeta, per
questo era lì! E loro l’avevano ridicolizzata
così? Prima illudendola mostrandosi interessati, poi
sistemandola dentro uno sgabuzzino? Si ritrovò nelle
vicinanze dell’ingresso.
Fortuna fu che a solcare le porte fosse proprio Rufus Shinra.
“Tu!”
Rufus si girò ingenuamente. Non si aspettava nemmeno che
quel ‘Tu!’ fosse riferito a lui che era il
presidente.
“Si può sapere cosa frulla nella testa di tutti
quanti?? Vengo senza sapere dove cazzo andare, giro per più
di un’ora per tutto l’edificio e nessuno sembra
importarsene. Trovo l’ufficio quasi per caso che sembra
più un buco abbandonato di un topo! Non solo! Ho perso tutta
la mattinata e non ho fatto NULLA! Non so nemmeno che carica mi hai
dato!! A CHI devo dare questi fogli! Ma perché non
rispondi?!?”
Rufus rimase immobile guardandola con un’espressione
indescrivibile, ma sicuramente perplessa.
A differenza del tono alto e aggressivo di Tifa, lui si
rivelò calmo e pacato.
“Hai parlato solo tu. Ad ogni modo…”
guardò l’orologio “…sono le
undici e tre minuti, dunque non è passata tutta la
mattinata. Solo due ore e ne hai davanti
altre…cinque.”
Tifa si esasperò.
“Porca miseria!! Che c’entra?? Non è
questo il punto!”
“…abbassa la voce. Ti aspettavi che ti avrebbero
accolto con fiori e tappeti rossi? Beh, la realtà
è diversa.”
“Possibile che nessuno capisca?? Non so nemmeno cosa devo
fare!” parlò con un tono più contenuto.
“Almeno dimmelo tu! Che devo fare?”
“Niente.”
Ci fu un attimo di silenzio dopodichè Rufus le diede le
spalle e fece per raggiungere l’ascensore.
“Cosa significa…niente?”
Il biondo si girò.
“Esattamente quello che ho detto. Volevi una risposta?
Eccola. Guadagna fino ad arrivare alla cifra che ti serve, intanto fa
ciò che credi sia più opportuno.”
Chiuse la discussione e se ne andò via definitivamente. Tifa
guardò la sua lunga giacca bianca ondeggiare ad ogni suo
passo, poi recuperò la lucidità per ragionare.
“Ma cosa significa tutto questo..?”
[…]
Io sono venuta qui per
tentare di fare qualcosa…sono venuta per far conoscere i
reali problemi dei bassifondi…
Guardò fuori la finestra con distrazione e ciò
che vedeva non erano altro che le sue incertezze.
Era pomeriggio inoltrato, ma il sole batteva ancora tenue.
Prese i fogli in mano. Oramai erano divenuti parecchi, avrebbe dovuto
comprare una borsa più grande.
Si affacciò nuovamente alla finestra.
…persino Reno
aveva detto che le mie erano ‘belle parole’.
Difficili da realizzare, ma rappresentavano pur sempre un inizio, una
sorta di speranza.
Forse, anche lui credeva
in quelle parole!
“Probabilmente
anche a loro sta a cuore ristrutturare Edge…”
è questo
quello che pensai quel giorno e vuoi per una cosa e vuoi per
un’altra… alla fine mi sono lasciata coinvolgere.
L’idea mi
stava piacendo per davvero!!
Poi… il
giorno del colloquio…
Uhm…capisco
che Shinra mi abbia aiutato…però non mi
farò mettere i piedi in testa! Nemmeno da lui!
Guadagnare…?
Io non sono qui per guadagnare!!
Cosa credono?? Che sono
la povera barista di periferia che ha bisogno dell’elemosina??
Già, deve
essere proprio così!! È questo quello che
credono! Credono di potermi fare l’elemosina!
Tanto per
loro…firmare assegni è cosa da poco.
Non hanno capito che io
cerco cose concrete! Loro mi servono per questo. Non ho bisogno dei
loro soldi. Io ho bisogno di qualcuno che riesca a far diventare
realtà un qualcosa di cui davvero la popolazione ha bisogno!
Loro hanno il potere per
farlo, è questo il loro asso nella manica. Ma non
indugerò.
Si alzò di colpo e cominciò a camminare avanti ed
indietro.
Con il denaro sono
convinti che la gente penda dalle loro labbra e che siano, dunque, solo
delle prede più facili.
Rufus poi…
quello non ha capito proprio niente! Non mi importa! Mi serve per
raggiungere i miei scopi.
In fin dei conti farebbe
comodo anche lui fare qualcosa di buono per Midgar, una buona volta.
“Buonasera, Tifa!”
Tifa non ebbe bisogno di alzare gli occhi e vedere chi fosse. Quella
voce allegra, soave e femminile era distinguibile anche tra mille.
“Ciao, Aerith.”
Aerith le si avvicinò col sorriso sulle labbra e si
poggiò delicatamente al bancone in ciliegio. Era sempre
impeccabile e bella. Certe volte Tifa si chiedeva come facesse a
sembrare sempre così fastidiosamente perfetta ogni giorno e
a tutte le ore.
Gli occhi ridenti, i lunghi e lucenti capelli legati nella sua solita
treccia, il leggero abito rosa…
Aerith era tutto ciò che lei non era.
Inconsciamente cominciò a confrontare le loro figure
così contrastanti.
Tifa leggermente in disordine, vestiti ordinari, solitamente sul bianco
e nero, massimo blu o marrone.
Capelli lisci, non acconciati salvo la frangia pettinata di lato. Il
suo viso era pulito e decisamente più naturale di Aerith che
invece era ben truccata, con un ombretto rosa chiaro, gli occhioni
color acquamarina, il mascara che accentuava le ciglia, un lucido
chiaro molto leggero ma che esaltava perfettamente la forma delle sue
labbra, un tocco di fard sulle gote.
L’abito rigorosamente rosa o comunque un colore vivace.
Piccoli accessori che impreziosivano l’abbigliamento, una
giacca carina e…ecco Aerith pronta per uscire.
Lei non avrebbe potuto mai essere come lei.
Non avrebbe mai dedicato un’ora intera solo al trucco e per
uscire solo con i suoi amici.
Non sceglieva così accuratamente i capi del suo vestiario.
Non usava colori così sgargianti che non potevano di certo
farla passare inosservata.
“Ancora non hai chiuso? Pensavo che adesso avessi un altro
lavoro.”
La bruna rise sarcasticamente.
“Sì, certo..! se QUELLO si può definire
‘lavoro’.”
Aerith la guardò incerta non capendo la posizione di Tifa.
“…ma cosa è successo? Perché
hai quell’espressione triste?”
La ragazza uscì da dietro il bancone e prese a passare la
scopa per il bar, in realtà con una totale noncuranza.
“Niente.”
“…niente?”
“Esatto. Il mio lavoro lì è non fare
niente. Mi hanno dato uno sgabuzzino dove potermi rintanare, giusto per
tenermi da qualche parte…come le scope, sai? Se le cerchi
devi sapere dove andare.” Stava cominciando a sfregare
più forte con la scopa. “…stesso il
grande capo mi ha dato questo incarico. Mi ha assunta di persona, pensa
un po’.” Guardò Aerith che aveva una
espressione molto perplessa. Ridacchiò appena, divertita
dalle sue stesse parole, ma ritornò seria.
“Facendola breve mi stanno facendo
l’elemosina.”
“Tifa…infondo sei entrata lì da
poco.” cercò di rincuorarla, ma Tifa la
fermò subito.
“Sto lì da quattro giorni e non so quanto ancora
reggerò! Giuro che, se non avessi un po’ di
autocontrollo, mi sarei già messa ad urlare!”
Aerith non sapeva che dire e dopo aver balbettato un po’, si
rese conto che in effetti non c’era proprio niente da dire.
Si sentì in imbarazzo. Alzò gli occhi color
smeraldo e vide Tifa che oramai si stava lamentando da sola.
Anche Tifa, ad un certo momento, non trovò più
parole e le due rimasero in silenzio per qualche istante.
Aerith, improvvisamente si illuminò.
“Allora fa del tuo meglio!”
“Che..?”
Tifa la guardò scettica.
“Fa del tuo meglio! Il tuo lavoro è una schifezza,
una vera ingiustizia che quegli stronzi non si dovevano permettere di
darti. È chiaro che si stiano prendendo gioco di te e invece
non si rendono conto che tu potresti essere di aiuto!”
La ragazza non aveva mai visto l’amica parlare con tanta
schiettezza. Aerith le si avvicinò e le afferrò
le mani.
“Fa schifo e sarebbe meglio lasciarlo difendendo la propria
dignità, ma questo è quello che loro si aspettano
da te. Ebbene…l’unica cosa che mi sento di dirti
è di fare al meglio questo lavoro da schifo. Non
so…magari ti rendi utile per qualcuno, sbrighi qualche
faccenda, ma non dargliela vinta! Se vali, qualcuno lo
noterà.”
“Aerith…” Tifa la guardò.
Sentì che era davvero convinta di quello che diceva.
“Uhm…sai che ti dico? Hai ragione. Loro si
aspettano che io rinunci e invece io…resterò! Per
quei bambini.”
“yes! Questo è lo spirito giusto!”
Tifa sorrise e si sentì meglio. Decisamente meglio.
“…ehi, Non ti avevo mai vista parlare
così! Tu non usi mai parole come
‘schifo’ o
‘stronzo’..!”
“Eh, eh..!! Volevo dare questa impressione! Davanti a te e a
Cloud sembro sempre così innocente!”
“ innocente, eh?? Direi solo prima che apri
bocca!” Un altro sguardo e scoppiarono entrambe a
ridere.
“Che razza di discorso è..? Mah.”
Tifa si girò sorpresa di sentire la voce di Cloud.
Stava seduto su uno dei tavoli in legno e le guardava con distrazione.
“Cloud! Da quanto sei qui?”
“Ma come, non l’hai visto? Siamo entrati
insieme!” intervenne Aerith.
“Ah? N-no, non l’avevo visto…”
In verità, ci rimase un po’ male. Non
c’era un motivo particolare, ma immaginare che, per essere
entrati insieme, voleva dire che si erano incontrati prima, la
lasciò…
Lasciamo stare! Non posso innervosirmi con i miei migliori amici per
una stupidaggine simile!
Aerith è stata così carina con me…non
posso mettere il broncio.
Osservò la vivace ragazza allacciarsi al braccio di Cloud.
Tifa non era persona da prendersela per un cosa del genere,
ma….Cloud non dava mai segni di preferenza verso un tipo di
atteggiamento.
Da un lato questo non era un bene, ma meglio che un palese disapprovo.
Lei non avrebbe mai potuto accettare un rifiuto da parte di Cloud.
Tuttavia le diede fastidio vedere che lui non si divincolasse in nessun
modo.
Certo
che…cazzo, Aerith gli si avvicina così e lui?
Niente.
Io rimango qui ad
osservarlo e lui…niente.
Possibile che non sia
mai chiaro?
Mi avvicino io e lui
sembra star bene, ma la stessa cosa accade con lei.
Cosa devo dedurre?
Ci sta provando con
entrambe oppure con nessuna delle due..?
Io non riesco ad essere
come Aerith, non capisci, Cloud? Io ti sto aspettando. Non ti
sto pretendendo, ma aspetto solo un tuo segno.
Non mi piace che riservi
lo stesso comportamento ad entrambe.
Dopotutto, noi ci
conosciamo fin da piccoli, non è giusto nei miei riguardi.
So che non è
così. Me lo hai dimostrato più di una volta.
Tuttavia non riesco ancora a capirti. Cosa sono io per te..? Mi
desideri almeno un po’?
Si ritrovò a ragionare sul fatto che lei e Cloud non
è che si conoscessero proprio dall’infanzia. Erano
cresciuti nello stesso paese, questo sì, ma non era una vera
e propria amicizia. Alla fine tutto era cominciato lì, sul
quel pozzo. Esattamente otto anni prima.
Otto
anni…già…
“Tifa?”
La ragazza, a quel richiamo, annuì e si avvicinò
ai due.
Prima o poi avrebbe trovato il coraggio, ma era giusto dare tempo al
tempo e a Cloud avrebbe donato volentieri tutto il suo!
Così sorrise di nuovo e riprese a pulire il locale
chiacchierando con loro per tutta la serata.
[…]
PS: Perdonate
l’inserimento di Scarlett in questo primo capitolo. Il motivo
della sua presenza è che ci tenevo che Tifa sostenesse il
colloquio con una donna particolarmente irritante e giacché
avrei dovuto inventare un personaggio che le sarebbe andata a
rassomigliare, ho preferito inserire un qualcuno che i fan
già conoscessero e Scarlett mi sembrava perfetta.
Il capitolo è
abbastanza descrittivo poiché era importante per me dare fin
dal primo capitolo un quadro della situazione più completo
possibile. Tifa vuole far qualcosa per migliorare Edge e prende di buon
grado la proposta di Reno. La ragazza però non si sente a
proprio agio in un’azienda simile (come potrebbe?) inoltre
l’accoglienza non è delle migliori dato che
nessuno sembra aver capito perché è lì
e non sembra abbiano voglia di saperlo. Questo non facilita la
situazione già così assurda di suo. Ecco, ci
tenevo a soffermarmi su questi punti e di delinearli da subito in modo
da essere più immediata dopo.
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Capitolo 2 *** capitolo.02 ***
gg
CAPITOLO 2.
Un uomo, con passo sostenuto, si accingeva a raggiungere la sala
riunioni.
L’edificio era spazioso ed elegante, sembrava essere stato
progettato apposta per conferenze o ricevimenti. Il pavimento era di
marmo pregiato con delle sottili rifiniture.
I soffitti erano affrescati con una composizione barocca e angelica.
C’erano diversi quadri dall’apparenza importante
che contornavano quella che era la sala principale.
Non erano nemmeno le sette e trenta del mattino, il sole dunque non era
ancora alto, tuttavia l’arredamento stesso sembrava dare luce
all’ambiente.
L’uomo entrò in una porta e l’atmosfera
che gli si presentò davanti fu totalmente diversa dalla
precedente.
La stanza era enorme e molto buia.
Solo le sottili persiane permettevano di far penetrare una fioca luce.
Prese posto sulla lunga scrivania posta al centro dove erano radunate
già da un po’ altre persone.
“Scusate il ritardo.”
“Non importa. Siamo tutti in anticipo.”
A tagliare corto fu un giovane ragazzo alto e biondo.
Rufus davanti a tutte quelle persone sembrava un ragazzino quasi fuori
luogo, ma quando parlava ognuno gli dava il dovuto rispetto.
Non a caso era lui a sedere al posto d’onore.
Alzò la mano e la posizionò sulla testa del suo
grande Dark Nation.
La weapon di Rufus assomigliava ad un ibrido tra una pantera e un cane
di grossa stazza. Aveva la pelle scura e lucida. Dalla testa partiva un
prolungamento di pelo che terminava all’altezza della coda.
Incuteva timore in quella sala, ma sembrava essere perfettamente
addestrato sebbene fosse selvaggio di natura. Era seduto affianco a
Rufus e se ne stava in silenzio a scrutare i presenti con gli occhi
scintillanti.
L’ ex-presidente della Shin-Ra corporation fece segno
all’uomo dietro di lui di venire. Era Tseng.
L’uomo dai lunghi capelli scuri gli allungò delle
cartelle e Rufus cominciò a leggerle. Parlò in
maniera molto tecnica e convenzionale, così preciso che
nessuno lo avrebbe mai fatto poco più di un ventenne.
Alzò gli occhi vitrei con fare sicuro e fece calare il
silenzio.
“…domande?”
L’uomo di fronte a lui si alzò.
“Quando cominceremo?”
Rufus Shinra fece un veloce sorriso e sembrò divertito, ma
non lo guardò in viso.
“è ancora presto per dirlo. Abbiamo ancora
bisogno…”
“Ma il settore, lì c’è il
progetto…”
“Può aspettare.”
Lo interruppe e bloccò così ogni
possibilità di essere contestato. Essere diligente e
impeccabile nel parlare era una sua dote. Nessuno era mai in grado di
controbatterlo. Studiava i suoi piani sempre nei minimi particolari.
Ad alzarsi questa volta fu una donna di circa quarant’anni.
“Se lo scopre la WRO…non ce lo
permetteranno.”
“…loro non se ne accorgeranno nemmeno. Tseng,
distribuisci loro queste. Ve le illustrerò.”
Cominciò a parlare e sui loro sguardi calò il
buio. Il discorso, man mano, si faceva sempre più animato,
ma per una persona che non si intendesse di affari e simili, sarebbe
stato davvero difficile seguirli. Forse parlavano apposta
così, proprio per non far capire nulla agli incompetenti.
Ora la luce era più intensa e vi erano
nell’ufficio curiosi giochi di ombre.
[…]
“Bene, mio caro signor sgabuzzino. Ieri ti ho spogliato di
tutti i tuoi vecchi scatoloni. Oggi passiamo alle cartacce
e…alla polvere!”
Con sarcasmo e tenacia, Tifa si rimboccò le maniche intenta
a voler finire di sistemare quel postaccio una volta per tutte.
Rispetto alla prima volta, ora era decisamente più pulito e
ordinato, ma non ancora abbastanza da essere considerato accogliente.
Tutto questo era merito delle parole di Aerith che l’avevano
spinta a non mollare!
Si arrampicò su un mobile e cominciò a smistare
tutti quei fogli dall’apparenza inutile. Oramai aveva
riempito già due buste e presto sarebbe dovuta andare a
chiederne altre perché il lavoro sembrava ancora lungo.
Si accovacciò sotto la scrivania per sistemare anche
lì sotto.
“come avranno fatto a far arrivare le carte anche
qui..?”
Alzò gli occhi verso la finestra che ogni giorno spalancava
per ricevere tutto il fresco ed il sole che la mattinata poteva offrire.
Guardò verso l’alto e lui era ancora lì.
Da pochi giorni si era accorta che dalla sua posizione si poteva
intravedere l’ufficio di Rufus all’ultimo piano.
Rufus era quasi sempre seduto intento a scrivere a computer, qualche
volta lo aveva visto alzarsi per fumare, o anche affacciarsi, comunque
raramente non era occupato.
Aveva constatato che lavorava spesso fuori e tornava tardi. Sicuramente
molto più tardi rispetto agli orari di rientro di lei.
Questa volta stava semplicemente in piedi intento a leggere, forse.
Sempre cose di lavoro sicuramente.
Che
strano…non si stanca mai?
Lo osservò a lungo senza nemmeno accorgersene. Anche se la
vista non era ottimale, riusciva a intuire che fosse un po’
stanco nonostante fosse ancora mattino presto.
Era sempre vestito di bianco meno il gilet e la camicia nera.
Rufus si girò al che Tifa distolse immediatamente lo sguardo
e fece per alzarsi in piedi con uno scatto veloce.
"OUCH! MA PORCA..!!"
Era sbattuta con la testa contro la scrivania provando un dolore
lancinante. Si sentì così stupida che
sperò che fosse stata solo una sua impressione quella che
lui, per un attimo, le avesse ricambiato lo sguardo.
Massaggiò la testa e si alzò riprendendo le sue
faccende cercando di sembrare disinvolta.
...che figura...
"Tifa..? Sei davvero tu?"
Tifa si girò e vide Reno affacciato alla sua porta con il
suo solito completo blu da ex-Turks.
"Reno...Reno! Aspettavo proprio di incontrarti!"
Reno sembrò felice di vederla, ma qualcosa dentro di lui lo
mise allerta quando lei gli si avvicinò con fermezza.
"E-ehi! Io non c'entro niente!" disse per precauzione.
"Ma cosa hai capito? Ci tenevo solo a farti notare che ho pulito lo
sgabuzzino e se non vi dispiace lo vorrei usare come ufficio."
"Uhm?" Reno si guardò intorno. "...ma non è uno
sgabuzzino. E' solo un vecchio ufficio."
"solo 'vecchio'..? Ah...lasciamo stare, va a finire che sembra che ce
l'ho con te e mi dispiace. Vado a buttare queste scartoffie."
Reno fece per intrattenerla, ma non gli uscirono le parole giuste
così lei fu lontana in poco tempo.
Rimase ad osservarla, ma poi con imbarazzo distolse lo sguardo e
ritornò ai suoi passi.
[...]
"...ecco fatto. Spero che questi siano gli ultimi!"
Chiuse il cassonetto dell'immondizia e ritornò dentro
l'azienda.
Si dispiacque quando ripensò a Reno. In realtà
era stata contenta di averlo finalmente incontrato perchè
era l'unica faccia amica a cui poteva rivolgersi e, non avendolo mai
visto in giro prima di quel momento, aveva cominciato a credere che non
lavorasse nel suo stesso settore.
Sperò che fosse ancora nei paraggi e si affrettò
a ritornare al terzo piano, forse almeno avrebbe potuto scambiare due
chiacchiere con qualcuno.
Girò l'angolo per prendere l'ascensore e...
SBAM
"Ah..!"
Guardò davanti a sé per vedere con chi si fosse
scontrata e quel che vide non le piacque.
Rufus la guardò indignato. Tifa alzò lo sguardo e
vide la sua candida giacca macchiata di caffé.
Difatti aveva un bicchiere di carta vuoto in mano, adesso.
"ehm..." Non seppe che dire. A Rufus non le veniva naturale chiedere
scusa.
"Cosa puoi dire a tua discolpa..?" Sospirò pazientemente.
"Ehm...non potevo immaginare che girando l'angolo ci fossi tu."
"figurati. E' solo una giacca nuova di 450 guil. Che vuoi che sia."
disse con sarcasmo e un po’ di amaro in bocca, ma non con
cattiveria.
"Va beh, però anche tu a camminare con la tazzina in mano.
Così sei un bersaglio facile!"
"Bersaglio..? Il distributore è qui dietro."
"Ah...eh, ehm-ehm io vado la, ciao."
Tifa girò i tacchi.
"perchè adesso torni indietro? L'ascensore è qui."
Lei gli si rivolse.
"preferisco le scale."
"Sei venuta verso l'ascensore solo per scontrarmi e farmi cadere il
caffé addosso?"
"Va bene! Che vuoi?? E prendiamo questo ascensore!"
Velocemente premette il pulsante dell'ascensore e si sentì
nervosa. In verità si era accorta di essere stata impulsiva
e che Rufus in realtà aveva colto nel segno, ma lei era
fatta così.
Non voleva salire con lui l’ascensore.
Le porte si aprirono e Tifa salì immediatamente senza
guardarlo in viso. Rufus sembrò divertito della cosa.
Precedendola , pigiò il tasto che li avrebbe condotti al
decimo piano.
"eh? Ma io devo andare al terzo piano."
"Mi hai guardato in faccia, finalmente."
Tifa si sentì nuovamente irritata e portò gli
occhi verso un'altra direzione.
"..." ci fu un attimo di silenzio, poi Rufus riprese a parlare. "A dire
la verità ti stavo cercando."
Si sorprese di quelle parole.
"Verrai con me nel mio ufficio, giacché devo anche
cambiarmi."
Si limitò ad ascoltarlo senza proferir parola, anche se per
un attimo si fece prendere dal panico. Si sentiva davvero poco
rispettata, lì.
[...]
Rufus Shinra sfilò la giacca rimanendo con la camicia ed il
gilet. L'ufficio era buio e Tifa lo guardò seriamente
sperando di potersene andare il prima possibile.
Il ragazzo prese posto dietro la sua scrivania con fare autoritario e
fece un gesto con la mano invitandola a sedersi. Lei lo
ignorò e Rufus rise di nuovo.
"Qui mi credete tutti una cretina, non è vero?" disse con un
tono nervoso, ma fermo.
Rufus smise, ma rimase con la sua espressione beffarda.
"Ho qui una cosa che ti piacerà." pigiò un tasto
su quella specie di telefono che aveva già visto
nell'ufficio di Scarlett. "...Tseng? Vieni nel mio ufficio un attimo."
spense e ritornò a guardare Tifa.
Poggiò il mento sulle nocche delle dita quasi come ad
aspettare la reazione della ragazza che, capendolo, distolse ancora una
volta lo sguardo.
Le dava così fastidio, non riusciva nemmeno a spiegarsi
perchè, ma sentiva che stava per scoppiare.
Rufus si alzò e le fu presto vicino.
"mi guardi sempre così sprezzante..." le prese il mento tra
due dita e la rivolse verso il suo viso. "...eppure ti sto trattando
fin troppo bene, non ti sembra?"
Sebbene il suo tono fosse basso e caldo, i suoi occhi dicevano
tutt'altro e trasmettevano prepotenza e freddezza.
"Mi ha chiamato, presidente?" Tseng era appena entrato.
Rufus la lasciò facendo un gesto lento destando ancora
più rabbia dentro Tifa. Quei gesti così delicati
fatti da una persona che non lo era la infastidivano terribilmente.
Tseng era un uomo giovane, dall'aria molto seria e disciplinata. Molto
alto. Portava ancora i suoi soliti capelli lunghi. Indossava un abito
da lavoro scuro che sembrava essergli stato cucito su misura.
Rimase in silenzio aspettando che il presidente gli si rivolgesse.
"Tifa, ti presento il tuo nuovo collega di lavoro. Penso che voi due vi
conosciate già." diede loro le spalle e tornò
alla sua scrivania.
Nello stesso tempo, Tifa e Tseng si guardarono sconcertati e fecero per
obbiettare, ma fu Tseng il primo a parlare.
"Presidente!”
“Cosa c’è? Non sono stato
chiaro?”
“No, no…al contrario. Solo
che…”
Rufus lo interruppe.
“Tifa Lockheart lavorerà con te.” disse
quasi a voler sottolineare la chiarezza e la semplicità
della frase.
“non ho nulla in contrario, ma non le sembra inappropriato?"
si rivolse alla ragazza. "Non è per te." ritornò
a Rufus che lo azzittì subito.
"Organizzale tu il lavoro. Sei tu il suo responsabile e devi rispondere
di lei da adesso in poi. Adesso andatevene, ho da fare."
Prese una penna stilografica e cominciò a scrivere qualcosa.
Tseng fece per parlare nuovamente, ma si bloccò. Si rivolse
a Tifa e le fece segno di uscire.
[...]
"Ora non ne posso più! Possibile che sia sempre
così?? Non da mai spiegazioni esaurienti e per di
più ha quel modo di fare così..!"
Tifa stava perdendo le staffe. Sentiva che il primo ad odiare alla
Shin-Ra era proprio LUI.
Tseng la raggiunse.
"Scusami. Io adesso...non saprei proprio che carica assegnarti. Ecco..."
Tifa avvertì che stava cercando solo le parole giuste per
non farla mortificarla.
"Non ti preoccupare. Tanto qui tutti già si sono presi la
libertà di parlarmi come vogliono. Che vuoi?" Gli
parlò con schiettezza e con una punta di arroganza.
"Dammi ventiquattro ore. Modificherò la mia agenda in modo
che possa organizzarmi. Sono stato preso anch'io alla sprovvista e non
ho mai avuto un'assistente. Quindi...dammi solo oggi, va bene?"
sembrò molto dolce.
Tifa strinse le spalle e poi se ne andò.
"Altro che scopa! Qui sono più uno straccio vecchio! Mi
buttano dove capita!!"
Lasciò perdere l'ascensore ed imboccò le scale.
Aveva bisogno di scaricare la tensione che aveva accumulato.
Non pensava a qualcosa in particolare, ma non riusciva a ritornare
lucida e di buon umore.
Strada facendo, notò che si era già fatto
pomeriggio inoltrato. Si sorprese di come passasse in fretta il tempo
lì alla Shin-Ra.
In lontananza vide una stravagante capigliatura rossa.
"...ciao!" disse lei cercando di sorridere.
Reno si girò e fu felice di vederla.
"Ehi, che fai gli straordinari?"
Tifa rise leggermente stando al gioco. "...e di cosa?"
Reno salì le scale per esserle di fronte.
"Stai venendo dai piani alti. Che ci facevi lì? Ti fai
conoscere in fretta."
"Dai che non è divertente. Mi ha fatto salire lo Shinra
perchè gli ho buttato il caffé addosso."
"Ahia..!" disse scherzando. Tifa ammiccò, ma ad un certo
punto sospirò e decise di confidarsi.
"Non so se sono io, ma non ce la faccio più. Questo lavoro
mi sta solo facendo sbattere da una parte all'altra. Adesso mi hanno
rifilato a Tseng come una sorta di punizione..."
Mentre Tifa si mostrava canzonatoria, Reno di colpo aveva assunto
un'espressione seria.
"...Tseng? Ma dici sul serio?"
"sì. Proprio lui." disse distrattamente.
"Altro che punizione. Ti hanno fatto una GROSSA promozione! Tseng
è l'assistente di Rufus. Potremmo dire senza problemi che
è il vice-presidente."
Sentì di non aver capito bene, o per lo meno di aver capito,
ma non aver afferrato completamente.
"Vice-presidente..?"
"Insomma, sei anche un mio superiore, adesso!" le disse quasi come si
racconta una barzelletta. Tifa però non rise e rimase
immobile sempre più perplessa.
"Ma lui era nervoso...e sembrava volermi solo irritare. Infatti io mi
sono anche arrabbiata. Sono andata via incazzata..." pensò
un attimo. "…Promozione? Quindi dovrei anche
ringraziarlo..?"
"Eh, direi di sì."
Il tono di Reno era scherzoso, ma ora aveva dei toni strani, amari.
Aveva ragione, lei cosa aveva fatto per guadagnarsi quella promozione?
Non era nemmeno una dipendente.
Si sentì dunque in dovere di dire qualcosa per alleggerire
la situazione.
"Beh...mi accompagni al terzo piano? Devo recuperare le mie cose
nell'ufficio."
Reno annuì e scese le scale con lei.
[...]
Peee…pe…
“Ehi, bonaaaa…!!”
“Ma vaffanculo!”
Un clacson suonò nella già sovraffollata strada
di Edge city. Era buio ed i lampioni dai toni giallastri erano
l’unica fonte di luce. Molta gente si trovava in giro a
quell’ora, sia ragazzini vogliosi di divertimento, che
adulti, famiglie o coppiette appartate.
Tifa si trovava sul ciglio di una strada, poggiata su un muretto di
cemento mentre beveva una piccola birra. Non si poteva godere una
fresca serata in santa pace che subito qualche cafone le urlava dietro
‘bella’, ‘bona’,
‘vieni a farti un giretto’...
Era seccante, ma non più di tanto. Fin da ragazzina aveva
frequentato ambienti poco adatti ad una giovane e di queste scenette ne
aveva viste a bizzeffe. Lei stessa lavorava in un bar spesso
malfrequentato. Oramai ci aveva fatto il callo.
La vera cosa che la infastidiva era l’essere giudicata solo
per il suo aspetto. Ammetteva lei stessa di essere una donna dal fisico
molto curvilineo e quindi desiderabile, ma lei lo aveva sempre esibito
con disinvoltura. Anzi, ringraziava il cielo di avere questo carattere
perché vedeva moltissime sue coetanee non mettere mai
minigonne o vestiti carini per paura di quelle stesse stupide persone
che poco prima l’avevano bussata.
Portò sulle labbra la bottiglia verde rimanendo sulle sue.
In realtà aveva altro per la testa…
Peeeeeeeeee……!
“Ora basta! Oggi qualcuno vuole essere pestato,
eh?” Alzò gli occhi con furia e quando vide una
grande moto nera e un Cloud perplesso, si bloccò.
“…Cloud..?”
Perché faccio
sempre le mie belle figure davanti a ‘lui’?? Logico
che mi crederà sempre un maschiaccio!
“La solita cafona, eh? Io ti saluto e tu cerchi di prendermi
a pugni?”
Pew…lo
sapevo.
Si portò i capelli all’indietro.
“li vuoi spegnere questi fari che mi vanno dritto negli
occhi?”
Cloud spense i fari della moto e la parcheggiò con non
chalance sul marciapiede poi fu subito di fronte a lei.
“Da qua.” Disse.
Si prese la birra che Tifa aveva in mano e cominciò a berla.
Tifa si poggiò sulle ginocchia.
“E io sono la cafona, vero? In ogni caso…cosa ci
fai da queste parti? Prima ti ho chiamato, ma non hai
risposto.”
“Ero fuori.”
Tifa pensò che fosse per il lavoro, ma si stufò
di chiederglielo.
Si poggiarono sul muretto e rimasero in silenzio.
Una normale coppia di amici avrebbe provato imbarazzo in una situazione
del genere, ma per loro non era così.
Al contrario, Cloud e Tifa passavano molte serate in silenzio e
nonostante l’apparenza, lo trovavano persino piacevole. Si
conoscevano da anni, non avevano nemmeno bisogno di parlare.
Tifa guardava il panorama denso di minuscoli e numerosi puntini
luminosi e colorati.
Si girò verso Cloud e notò che lui stava facendo
lo stesso.
Poggiò la testa sulla spalla del ragazzo chiudendo gli occhi
per pochi attimi.
Si dispiacque che, come sempre, l’atteggiamento di Cloud nei
suoi riguardi era sempre così…passivo. Non si
lasciava mai andare.
Poco importava, voleva dire che si sarebbe goduta lei quel momento. Era
così bello sentirsi così vicini a Cloud,
avvertiva un totale senso di protezione. Avrebbe potuto addormentarsi
lì, in quel momento.
Forse era anche per questo che Tifa portava abitualmente la minigonna.
Le sue coetanee non avevano un Cloud protettivo come il suo.
Perché Cloud era protettivo con lei, anche se non lo
ammetteva.
“Sai, alla Shin-Ra ora lavorerò per
Tseng.”
“Alla Shin-Ra..?”
“Va beh, dai…il ‘centro di
riabilitazione e qualcosa ’.”
Cloud rimase in silenzio.
“Dovrai svegliarti presto domani. Ti accompagno a
casa.”
Tifa lo guardò quasi delusa. La cosa che le dispiacque di
più fu che aveva dovuto abbandonare la sua posizione visto
che lui si era alzato.
Sospirò e andò verso Cloud che intanto aveva
già acceso la moto.
[…]
Non ci poteva credere, finalmente il suo primo VERO giorno di lavoro.
Erano le tre del pomeriggio e Tifa si stava preparando già
da un quarto d’ora. Ci teneva a dare una buona impressione,
almeno per la puntualità.
Dopo una veloce doccia fredda, apri l’armadio e
guardò soddisfatta l’abito che intanto aveva
comperato per l’occasione: una giacca grigia scuro, una gonna
da lavoro dello stesso colore e una camicia bianca. Non era tipo da
mettere abbigliamenti del genere, forse le era capitato di mettere una
camicia solo una manciata di volte, non di più. Si
guardò allo specchio e si sentì così
diversa.
Uhm, così
sono davvero poco ‘Tifa Lockheart’, però
mi piace la linea che mi fa.
Si sentì soddisfatta della sua presenza. L’abito
le aderiva bene addosso e le trasmetteva un che di ordinato, serio e
professionale. Il suo lato più innocente la portò
a pensare che in quel momento sembrava proprio una donna pronta per il
lavoro.
Prese dalla scrivania una cartellina piena di fogli.
Questi li porto con
me…ora ho davvero la possibilità di darli a
quello lì.
Si chinò verso la specchiera per dare un ultimo ritocco al
trucco. A differenza delle sue due amiche Yuffie ed Aerith, Tifa non
perdeva mai molto tempo per truccarsi. Forse perché aveva
già di suo delle ciglia lunghe e scurissime e delle labbra
colorite, quindi quando doveva ritoccarsi si limitava solo a accentuare
questi suoi punti forti.
Prese dall’armadio una borsa abbastanza capiente e se la mise
a tracolla.
Infilò le scarpe col tacco e uscì per raggiungere
la fermata dell’autobus.
[…]
Nel giro di una mezz’oretta fu lì, davanti
all’edificio.
Prima di solcare la porta, le tornarono in mente tutte le cattiverie
che aveva subito fino a quel momento e una parte di lei si chiedeva se
sarebbe cambiato qualcosa visto che ora avrebbe lavorato ai piani
superiori.
Decise di non pensarci.
Quel che sarà, sarà. Avrebbe lavorato sodo e
avrebbe dato una Edge migliore a quei bambini.
Era dentro l’ascensore.
A causa della presenza di Rufus, non aveva mai fatto caso che
l’ascensore avesse una facciata di vetro che permetteva di
ammirare il panorama esterno. Era una vista niente male davvero. Dieci
piani di altezza non erano pochi e si vedeva bene quasi tutto il
quartiere.
Faceva impressione pensare che in passato la Shin-Ra ne avesse
più di sessanta.
L’ascensore suonò, era arrivata a destinazione.
Peccato.
Avanzò per il corridoio e poté ammirare con
tranquillità il famoso piano dei
“pezzi-grossi”.
Avevano ragione a chiamarlo così. Emanava un calore
particolare. Curato nei suoi particolari e ben illuminato, Tifa non se
ne intendeva, ma persino le porte avevano tutta l’aria di
essere molto pregiate. Lungo il pianerottolo c’erano anche
dei rigidi divanetti in pelle molto confortevoli. Sicuramente erano
stati messi per le attese.
Si girò intorno per orientarsi e vide Tseng in un ufficio
aperto, seduto dietro una scrivania.
Gli si avvicinò abbozzando un sorriso più di
cortesia che di piacere.
“Tifa. Sei arrivata presto.” Si alzò
anche lui e le si rivolse con fare accomodante. “Questo
è il mio ufficio, starai qui con me. Ti stavo giusto
istallando alcuni programmi sul computer per permetterti di lavorare.
Prego, siediti.”
Le mostrò una scrivania posta ad L accanto alla sua. Tifa si
sedette.
“Allora, ti faccio un veloce panorama. Dunque: Questo
è un armadietto che ho fatto portare a posta per te. Potrai
riporci tutto ciò che ritieni opportuno. È un tuo
spazio personale.”
“Okay.”
“Qui invece c’è un archivio dove dovrai
mettere tutti i lavori e le relazioni terminate in modo da averle
sempre a portata di mano nel caso il presidente o altri ne avessero
bisogno.”
Tifa poggiò il gomito sulla scrivania e fece un cenno con la
testa.
“Infine, questa porta collega direttamente
all’ufficio del presidente in modo da essere sempre in veloce
contatto con lui.”
“Che bellezza.” Pensò ad alta voce la
ragazza.
“Beh… al momento non so che aggiungere. Nel caso
hai bisogno di chiarimenti io sono qui.” fece una pausa.
“Ti chiedo solo di segnarmi il tuo numero di telefono. So che
gestisci anche un bar. Magari puoi darmi anche quello.”
“uhm…okay.” Prese il foglietto che
intanto le aveva allungato Tseng e cominciò a scrivere. Lui
estrasse qualcosa dal taschino interno della giacca.
“E questo invece è il mio recapito” Tifa
prese il bigliettino. Era decorato in maniera semplice, ma con stile.
“dietro ho segnato anche il mio numero di casa, ma preferirei
tu lo usassi solo in caso di necessità.”
Tifa lo guardò con sufficienza e sebbene si rese conto che
non fosse quello l’atteggiamento giusto, non
riuscì proprio a comportarsi diversamente. Era lì
solo per dare fastidio perché Tseng visibilmente non aveva
bisogno di un’assistente.
“…quali sono le tue competenze per quanto riguarda
l’informatica?” chiese lui con discrezione.
“Mah…” ripensò a Cid e le
scappò da ridere. “…a dire il vero non
ce l’ho nemmeno un computer. Qualche volta vado a casa di
Aerith e andiamo su msn…”
Tseng fu titubante e rifletté un attimo. Era chiaro che non
si aspettava una cosa del genere, ma in questo caso Tifa non se la
prese perché lei stessa ammetteva la sua incompetenza in
questo settore.
“Comunque apprendo in fretta! Sono molto veloce in queste
cose.” Lo disse quasi per rassicurarlo.
“Bene. Allora ti illustro velocemente i programmi che useremo
più frequentemente. Per il resto…” si
alzò un attimo dalla poltrona in pelle nera.
“tieni questo. È un manuale sulle
funzioni di questi programmi, molto pratico e sintetico. Non ti chiedo
di leggerlo tutto, ma se in questi giorni ci dai uno
sguardo…”
“Ho afferrato.”
Tseng la guardò, poi si avvicinò a lei e prese a
spiegare. Mentre apriva i programmi e le relative finestre, Tifa si
rese conto che erano davvero sofisticati e complicati rispetto a quelli
comuni, ma doveva imparare velocemente. Era quello il primo passo da
fare per farsi notare e far arrivare a Rufus quelle carte.
Ecco. Parli del
diavolo…
Rufus aprì la porta del loro ufficio, indossava la giacca e
aveva una borsa da lavoro in mano. Doveva essere appena tornato da
qualche parte.
“Buonasera, Tseng. Tra un quarto d’ora devo andare
in riunione e tu puoi…uh?” il biondo si
incuriosì nel vedere la figura di Tifa.
“…già qui, Lockheart?”
Tifa rimase seria e strinse gli occhi quasi con sfida.
“è arrivata di buon’ora, presidente. Le
stavo appunto spiegando il lavoro.”
Rufus ignorò palesemente Tseng che stava evidentemente
cercando di mettere una parola buona sulla ragazza.
“Togli quella faccia. Sembri una talpa, oppure è
la tua espressione naturale?” si rivolse a Tifa divertito.
“TALPA?? Tu…!”
“Ho da fare. Ci vediamo più tardi.”
Rufus salutò stando molto attento ad irritarla con la sua
espressione beffarda e chiuse la porta dell’ufficio.
Tifa tremò per qualche attimo. Si sentì esplodere.
Bastardo! Se continua
così io lo picchio! È entrato solo per pochi
secondi ed è stato capace di farmi innervosire
così..?!
Era incredula del potere che aveva su di lei quel ragazzo.
“Non te la prendere. Stava scherzando.” Tseng stava
cercando, intanto, di rompere il ghiaccio. “…ad
ogni modo, ti è chiaro quello che ti ho spiegato?”
Tifa cambiò espressione radicalmente e si rivolse
all’uomo.
“Sì, abbastanza. Forse ci devo solo fare
pratica.”
“Perfetto. Allora puoi cominciare anche adesso se te la
senti.” disse con un tono dolce e tranquillo. Tifa
annuì e lasciò che Tseng le spiegasse cosa doveva
fare.
Rimasero un po’ di tempo a lavorare insieme quando Tseng
buttò l’occhio sull’orologio.
“Tifa, mi devo allontanare per un paio d’ore. Credi
di riuscire a fare da sola? Non è difficile.”
“Certo, va pure.” ecco il primo sorriso di Tifa
nell’azienda. Tseng la ricambiò. Prese la giacca
scura e si inoltrò fuori dall’ufficio.
La bruna si stiracchiò e guardò il desktop.
“Bene, computer della Shin-Ra. Dimostriamo a questi qui chi
è Tifa Lockheart!” Mise le mani sul
computer.
Si distrasse un attimo guardando fuori dalla finestra e notò
che era già passata un’ora.
Però, me la
sto cavando bene! Pensò tra
sé soddisfatta.
Buttò l’occhio verso i primi piani e
più precisamente dove doveva essere il suo primo
ufficio/sgabuzzino. Quando era lì, riusciva a vedere
l’ufficio di Rufus, quindi era curiosa di vedere se per lui
fosse lo stesso.
Dalla visuale di Tseng si intravedeva appena un angolo della scrivania
e dedusse quindi, essendo la vetrata di Rufus parallela alla finestra
di Tseng, che dal punto di vista del ragazzo il suo ufficio si vedesse
benissimo. Per un attimo si sentì imbarazzata.
Osservò la porta che comunicava direttamente con
l’ufficio di Rufus.
Era chiusa. Era da tutta la mattina che non lo aveva visto uscire. Come
riusciva a mantenere un ritmo simile?
Poi non solo un giorno o due…ma settimane e settimane.
Spesso pensava che forse il lavoro fosse il suo unico impiego.
Altrimenti come avrebbe potuto reggere?
BIP!
Tifa guardò il computer e notò che si era appena
aperta una finestra di avviso.
Lesse velocemente.
“L’applicazione…bla, bla
bla…termina programma. Okay.” Lesse ancora.
“chiudere? Certo!”
Chiuse il banner e ritornò al suo lavoro. Poco dopo
ricomparve di nuovo.
BIP!
“Ma cosa vuole? Ho detto che puoi chiudere!”
Chiuse di nuovo la finestra che si riapriva tempestivamente. Chiuse
diverse volte e assieme al precedente avviso, se ne aggiunsero altri
con contenuti diversi.
L’avviso continuava ad aprirsi insistentemente
così Tifa cominciò a picchiare il computer.
BIP!
“Brutto figlio di…!”
“Che stai combinando? Eppure quel pc non è nemmeno
tuo.”
Rufus era entrato sorseggiando un caffé.
Tifa lo guardò distrattamente, non aveva proprio voglia di
parlare con lui.
“Ops!” Rufus, avendo il caffé in mano,
si ritrasse proprio per prendere in giro la ragazza alludendo
palesemente all’episodio del loro precedente incontro.
“Spiritoso…” Tifa non stette al gioco.
Invia..? Errore nel
sistema? Ma che vuoi, stupido PC!
“Qualche problema? Vuoi che ti insegno a muovere il
muose?” rise.
“NO, grazie!” disse a denti stretti. Nervosa un
po’ per la sua presenza, un po’ per il computer.
“Va bene. Vado a salvare il progetto. Ci sto lavorando da tre
giorni e finalmente l’ho finito…”
sospirò stanco parlando fra sé.
Appena si girò Tifa cominciò a premere i tasti un
po’ a caso e si ritrovò davanti una schermata
piena di codici e cartelle.
Cercò di non lasciarsi prendere dal panico e soprattutto di
non combinare casini. Comparve il solito banner.
Notò a sua grande gioia che, dopo averlo chiuso
ripetutamente per l’ennesima volta, era comparsa una scritta
in una finestra rossa con su scritto ‘esc’.
“Si! ‘Esc’, finalmente!”
Pigiò il tasto entusiasta e…il buio totale.
Il computer si era spento e con esso tutto l’impianto
elettrico di quel piano. Sperava solo quel piano.
Si guardò attorno spaesata.
“Ma che ca…?”
“Ma che diavolo hai fatto??” Rufus era rientrato
nell’ufficio e guardò Tifa accigliato e incredulo,
senza pensare neanche per un secondo che si fosse rivolto alla persona
sbagliata. Subito la ragazza corse ai ripari.
“Io non ho fatto niente! Ha fatto tutto lui!”
Rufus alzò leggermente i toni.
“Hai fatto andare in blackout l’azienda! Come
diavolo hai fatto?!” disse a metà tra
l’incredulità e la rabbia.
“Ti ho detto che non lo so!!” Tifa alzò
i toni ancora più forte di lui.
Il presidente cominciò a parlare fra sé
sbiancando.
“…il mio lavoro…erano tre
giorni, è stato un duro lavoro ma l’avevo
finalmente finito. Stavo salvando…”
girò velocemente il volto verso Tifa.
“ e tu…!”
“presidente! È scattata la luce di emergenza. Il
signor Baldwin è arrivato e sembra
nervoso…”
“LO SO.” Disse con molta fermezza. Tifa
deglutì.
“Prendi quelle carte.” Le indicò dei
fogli sulla sua scrivania. Tifa annuì capendo che non era il
momento di fare storie.
Intanto Rufus prese a camminare e Tifa intuì che dovesse
seguirlo.
Rufus aprì una doppia porta infondo al corridoio ed
entrò. Tifa stava per fare lo stesso, ma lui la
bloccò.
“Che fai? Da qua.”
Tifa rimase immobile mentre lui le sfilava i fogli da mano.
Clank…
Chiuse la porta dietro di sé.
“Ma senti questo..!”
Che devo
fare…dovrò aspettarlo? E per quanto tempo??
Le luci si accesero di colpo e Tifa provò sollievo nel
costatare che il problema da lei causato era stato risolto. Si
poggiò sul muro e attese pazientemente.
Certo, avrò
anche sbagliato, ma non è giusto che sia sempre
così fastidioso con me.
Guardò l’orologio e si ritrovò a
pensare che oramai Tseng sarebbe dovuto tornare a minuti visto che
erano sicuramente passate più di due ore da quando era
uscito.
Si stava facendo buio e l’edificio ora sembrava bianco
candido per via delle numerose luci artificiali presenti nel corridoio.
Rufus uscì dalla sala e salutò alcune persone
dall’aria distinta. Fu felice di vederlo dopo appena venti
minuti.
Lasciò che se ne andassero via per rivolgergli la parola.
Sentì il dovere di dirgli qualcosa. Infondo gli aveva creato
un problema con quel computer e non aveva voglia di dargli motivo di
punzecchiarla.
“Ehm…comunque vedrò di stare
più attenta.” Disse.
“Lo spero perché fino ad adesso mi stai creando
solo disagi.”
Tifa lo guardò nervosa. Che ci perdeva a dirle qualcosa di
un po’ più incoraggiante..?
Rufus guardò l’orario e scostò la
frangia dal viso.
“Si è fatta ora. Puoi andare, ormai
chiudiamo.”
Mise una borsa sulla spalla e se la sistemò. Tifa fece per
tornare nell’ufficio e prendere i suoi effetti e andare via.
Voleva solo riposarsi e concludere il prima possibile quel stancante
primo giorno di lavoro.
“Ah, a proposito…”
Tifa si girò seccata. Che altro voleva?
“guarda che la tua gonna è troppo corta e poco
seria per venire qui a lavorare.” disse indicando con gli
occhi la gonna scura della ragazza.
Tifa sbarrò gli occhi indignata al sorriso malizioso del
ragazzo.
“ANCHE QUESTA?? MALEDUCATO CHE NON SEI ALTRO!”
Rufus non ebbe il tempo di reagire che subito Tifa gli diede un pugno
centrando il viso.
“OUCH!”
Il ragazzo portò subito la mano sul naso e questa si
sporcò di sangue.
“Sangue..?! Tu…MI HAI SPACCATO IL NASO!”
Tifa rimase a bocca aperta.
“Ops…”
“Che stanchezza, presidente, la
cercavo…” Tseng era appena tornato. Stanco, ma
soddisfatto. “ho appena terminato con successo il servizio
e…presidente?”
Guardò Rufus che non faceva altro che toccarsi il naso,
scioccato.
“Ah! Il naso! Mi hai spaccato il naso! Il sangue!”
“Fermo! Aspetta! Sì, alza la testa! Io vado a
prendere dei fazzolettini!” disse la ragazza presa dal panico.
Tseng assisté inerme all’infelice scena.
“Maledetta, Lockheart!”
“Ti ho detto tieni alzata quella testa!!!”
[…]
Ed ecco che Tifa perde le
staffe e picchia Rufus! mettendomi nei suoi panni, non deve essere per
niente facile avere a che fare con un tipo come lui. La
esaspererà molto!
Ma è così che mi piacciono. Dopotutto vengono da
due mondi diversi. è proprio questo il bello di loro.
Quanto adoro
questo pairing. Tra due
personaggi come loro può accadere di tutto e di
più. Cose che non sono
possibili con tutti i tipi di pairing.
Ho inserito una scena
anche con Cloud. Mi piace molto immaginarli in situazioni simili e ci
tengo che nella mia fic emerga un po' di CloTi. E' impensabile
dopotutto una Tifa non interessata a lui.
Ho pensato di
accompagnare la fanfiction con delle descrizioni sui personaggi e sulle
situazioni.
Comincerò
appunto con la protagonista: Tifa.
________________________________________________
Tifa
Lockheart
Età: 20
(in Final Fantasy VII) 22 (in Final Fantasy Advent Children)
Altezza:
1.65
Capelli:
castano scuro.
Occhi:
color ambra
Data di
nascita: 3 Maggio
Luogo di
nascita: Nibelheim
Residente
a…: Midgar/Edge
Tecnica di
combattimento: arti marziali
----
CHI E’:
Tifa ha vissuto fino all’età di quindici anni a
Nibelheim. Dopo essere rimasta
orfana, perdendo l’amato padre per mano di Sephiroth (la
madre la perse giusto
l’anno prima) e dopo aver visto il suo paese completamente
devastato, si recò a
Midgar dove trovò lavoro nel settore VII come barista. Il
suo Bar, il Seventh
Heaven, era in realtà il covo degli AVALANCHE, oppositori
della Shin-Ra,
un’industria multinazionale di energia alternativa che trae
profitto attraverso
l’impiego del MAKO che altro non è che il
Lifestream. L’energia del pianeta.
Dopo
quello che le era accaduto a causa della Shin-Ra,
dell’energia MAKO, di
Sephiroth e dei SOLDIER, Tifa non ci pensò due volte prima
di entrare nella
banda.
La sua
vita prese una nuova svolta quando tra le ferrovie della
città incontra Cloud
Strife, suo vecchio amico nativo anch’egli di Nibelheim e lo
convincerà ad
unirsi agli AVALANCHE. Tuttavia presto si renderà conto che
in Cloud qualcosa
non tornava. I suoi ricordi, i suoi atteggiamenti…
Per paura,
per proteggerlo, preferirà assecondarlo e non dirgli nulla,
ma si pentirà di
questa scelta e farà di tutto per rimediare fino ad entrare
nel suo inconscio
per aiutarlo a guarire.
Sarà
proprio in questo periodo che il loro rapporto sfocerà in
qualcosa di speciale.
Nel film
di Advent Children vedremo che Tifa aprirà nuovamente il
Seventh Heaven, ma che
si occuperà anche di un’agenzia di trasporti
gestita da lei e Cloud, il
Delivery Strife Service. Vive prendendosi pazientemente cura di Marlene
(figlia
di Barrett) e di Denzel, oltre che di Cloud con il quale sta costruendo
un
rapporto non poco contrastato.
CARATTERE:
Tifa è una ragazza molto ottimista e dolce. Sempre pronta e
proteggere ad
aiutare gli altri fino all’ultimo. Spesso si lascia andare
allo sconforto, ma
le basta poco per ritrovare la carica giusta.
Avendole
la vita posto molteplici difficoltà, ha dovuto imparare a
cavarsela da sola
così la dolcezza e la cortesia che la caratterizzano spesso
e volentieri danno
spazio alla sua determinazione e alla sua forza. Essendo una ragazza
vissuta
nei bassifondi, inoltre, è dotata di una lingua molto
tagliente e di una
schiettezza spesso inaspettata.
NOTE: Tifa
ha un incredibile abilità nelle arti marziali. Era una delle
migliori allieve
del suo maestro Zangan di Nibelheim. E’ anche
un’abile pianista. Lo dimostrano
gli spartiti nella sua stanza ed il pianoforte (grazie al quale
possiamo
persino ottenere una limit).
NELLA MIA
FANFICTION: Ci tengo a precisare che per me Tifa
è quella presente in Final
Fantasy VII. Dunque la sua personalità è stata
tratta soprattutto dal questo
titolo. Nel film di Advent Children viene mostrato solo una parte del
suo
carattere, quello decisamente più morbido e discreto, quando
lei era sì una
ragazza del genere, ma era anche una ragazza tenace che non ci pensa
due volte
ad attaccar briga con qualcuno o ad agire d’istinto (anche
perché abituata ad
avere a che fare con gente di ogni tipo, viveva pur sempre nei
bassifondi).
Ecco io ho voluto evidenziare questo lato di Tifa troppo spesso
ignorato. Per
di più nella mia storia lei ha a che fare con gli ex-membri
Shin-Ra, dubito che
Tifa ci penserebbe più di due volte prima di sferrare un
pugno a qualcuno. Con
quello che ha subito per causa della loro azienda…
_____________________________________________
Un grazie caloroso a
Taiga, Shuriken e Stuck che mi hanno recensita. Ho cercato di
ingrandire la scrittura come mi avete chiesto^^ ma più di
così mi sa che non posso, mi spiace!
Passo alle vostre
recensioni!
Shuriken: mi fa piacere che continuerai a seguirla! Nelle
fanfiction cerco sempre di pesare bene le parole che uso, impegnadomi
ad esprimere la mia l'idea quanto meglio riesco. Dunque sono contenta
che tu abbia valutato anche questo aspetto! Grazie! Mi fa piacere che
ti piaccia il mio stile.
Io adoro il triangolo AerithxCloudxTifa! Era una situazione
che mi premeva inserire. Inoltre non essendo proprio una grande
ammiratice del pairing CloTi mi fa piacere sentirmi dire da te che ho
reso bene la loro complessa situazione nonostante io non mi lo
condivida in pieno. Per quanto riguarda "pigiare", ho corretto. Non mi
sembra sia un termine dialettale, ma onde evitare ho preso di buon
grado il tuo consiglio e ho rimediato!
Per quanto riguarda Tifa...come ho scritto, lei è molto
dolce ed altruista, ma rimane pur sempre una ragazza che è
abituata a vedersela da sola da quando aveva 15 anni. Inoltre ha sempre
vissuto nei bassifondi, un ambiente non molto rassicurante. Per di
più nella mia mia fanfiction lei ha a che fare con delle
persone che le hanno distrutto la vita e hanno determinato quello che
lei è adesso. Immagino che questo l'accenda molto.
Ovviamente, come hai detto tu, a questo si aggiunge anche
l'interpretazione personale. Ad esempio io ho tenuto molto presente
Tifa di Final Fantasy VII ritenendo la Tifa di AC molto
"riduttiva" nel senso che viene mostrato di lei solo un lato del suo
carattere, trascurando un pò quello dinamico ed istintivo
che la caratterizzava nel gioco!
Taiga Aisaka: Come
avrai notato ho risolto ingrandendo il carattere della fanfiction.
Spero che così sia di tuo gradimento. I punti "hot"
arriveranno...tranquilla! Una pairing così come non potrebbe
averne..?
I primi capitoli sono sempre difficili da delineare. In questo caso
già erano accadute troppe cose: Tifa che incontra Reno,
decide di lavorare e dirigere dei lavori in favore di Edge,
scopre che nessuno avrebbe approvato nulla nell'azienda e che Rufus si
beffeggia solo di lei, per di più ci sono anche piccoli
riferimenti alla sua situazione sentimentale...
Un bel casino, insomma!! XD Quindi ho ritenuto opportuno
usarlo in pieno questo primo capitolo per spiegare da subito che tipo
di situazione si ritroverà ad avere a che fare.
Io cerco sempre di trasmettere l'espressività che vorrei che
avesse una determinata battuta o pensiero, per questo utilizzo la
punteggiatura. Un qualcosa che uso senza troppe remore soprattutto per
quanto riguarda i personaggi più passionali come appunto
Reno o Tifa quando si innervosisce. Rufus invece è molto
serio seppur stronzo, quindi con lui cerco di essere più
moderata. Se metto un punto esclamativo è perchè
voglio che quella battuta sia letta in un certo modo, insomma^^
Sono contenta che tu mi abbia recensita! Non esistono né
fanfiction, né fan su di loro, ci tengo quindi a far
conoscere e apprezzare questo paring**
Stuck93:
Beh, accade il tutto in maniera molto differente a parte qualche
situazione analoga. Comunque mi fa piacere tu l'abbia
apprezzata. Reno è un personaggio che ci tenevo a
inquadrare. Voglio fare che con Tifa ha un rapporto un pò
singolare. Molto alla mano. Così l'ho sempre immaginato. Una
base di stima, ma comunque un po' opposti. Mi sono fatta questa idea
per via del film advent children. Continuami a seguire sarò
contenta di sapere la tua opinione!
Alla prossima!!
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Capitolo 3 *** capitolo.03 ***
CAPITOLO 3.
“Buongiorno.”
“Oh, Buongiorno Tifa.”
Tifa poggiò la borsa su una sedia e prese posto davanti al
computer. Tseng aspettò che lei si mettesse comoda prima di
avvicinarsi ed allungarle delle carte.
Subito si misero a lavoro e nonostante la lentezza, il ritmo era
costante e si procedeva bene.
“Tifa, ho avuto modo di vedere i tuoi progetti per la
chiesa…”
Tifa si illuminò. Con tutto quello che le stava accadendo,
lei stessa aveva finito col non pensarci più. Per questo si
sentì colta alla sprovvista.
“Da-davvero?” disse con
l’ingenuità di una bambina. Tseng sorrise
intenerito.
“Certo, li ho trovati piuttosto interessanti
nonché realizzati discretamente. Ottimo lavoro, devo
dirlo.”
La bruna assunse un’espressione di gioia. Pensandoci, nessuno
al momento le aveva detto una cosa simile.
“Beh, grazie.” Disse con imbarazzo. “Io
ho solo cercato di rendere l’idea..!”
“Posso conservarne una copia? Mi piacerebbe riguardarli con
calma.”
“Sicuro! Cioè…okay!”
Tseng annuì cortesemente. Tifa si ritrovò ad
osservarlo. Era un uomo davvero gentile. Era cambiato
dall’ultima volta che l’aveva visto, ma in
verità le era sempre sembrato un tipo di buone
maniere. Forse si erano solo conosciuti nelle circostanze sbagliate.
Dal quando era stata delegata a lui, Tseng si era sempre mostrato
cordiale, discreto e rassicurante. Non poté che esserne
felice.
“Dunque...” lui ragionò qualche attimo
prima di continuare. “secondo me ci possiamo fare qualcosa.
C’è solo un problema, ovvero che abbiamo molti
cantieri aperti quindi non sarebbe saggio proporli al presidente
proprio in questo periodo.” La guardò.
“Tifa, quanto hai intenzione di rimanere qui
nell'azienda?”
“Il tempo che serve. Io sono venuta qui per questi fogli e
non me ne vado senza almeno la chiesa ristrutturata.” Disse
con il sorriso sulle labbra.
Tseng si sentì fiducioso.
“Bene. Allora ne parlerò con Rufus nei prossimi
giorni. Se il vento gira dalla tua parte e ci comportiamo
bene...” Tifa capì che alludeva alla sera
precedente. Toccò i capelli abbozzando un sorriso.
“…quella data potrebbe anche diventare
prossima.” Ammiccò.
Tifa fu raggiante e quel gesto la riempì di gioia. La
mattinata non poteva cominciare meglio.
“Tifa, potresti portarmi queste carte giù in
segreteria?”
Tifa annuì e prese le carte.
Evviva! Se Tseng ha
messo l’argomento vuol dire che, dopotutto, la cosa si
può fare! Non vedo l’ora di parlarne con Cloud
e…già, Cloud. Non lo sento da molto.
Pensavo che mi sarebbe
stato più vicino visto che lavoro qui. Chissà
cosa sta facendo?
Mentre scendeva le scale il suo passo man mano si fece sempre
più lento. La sua mente si perse in pensieri contorti. Le
accadeva spesso quando pensava a lui.
Pensare a Cloud le portava incertezza e desiderio.
Avrebbe tanto voluto anche solo vederlo, in quel momento.
“Allora vi raggiungo verso le 14:00 come stabilito.”
Tifa si girò nell’udire quella voce che stava
sentendo troppo spesso.
Rufus stava salendo le scale e presto i due furono l’uno di
fronte all’altra.
La ragazza si guardò attorno cercando una
‘scappatoia’ ma ormai erano già troppo
vicini. Era un po’ seccata e, se pensava al pugno che gli
aveva dato, aveva un motivo in più per volerlo evitare.
Le scappò un sorriso quando notò che il ragazzo
aveva un cerotto sul naso.
“Cosa ti ridi, Tifa?” chiese malignamente. Averlo
preso in pieno viso doveva averlo indispettito parecchio.
“Oh, nulla.” Scese le scale più
velocemente.
Rufus si girò.
“Ehi! Dove stai andando?”
Tifa alzò gli occhi verso di lui.
“Un servizio a Tseng.”
“Gli avevo chieste io quelle carte che hai in mano, quindi
vieni con me.” Detto questo riprese a salire le scale.
Lei lo guardò preoccupata sperando che non si volesse
vendicare.
“Tieni.” Le allungò diverse cartelline
mentre Tifa stava ancora salendo quei pochi gradini che li
distanziavano.
“Ah?…ouch!”
Come sono pesanti!
Sistemò meglio tutte quelle cartelle tra le braccia e lo
guardò sprezzante.
Il ragazzo non fece nemmeno caso a lei e aprì il suo ufficio
in fretta.
Solo in quel momento Tifa notò che aveva al guinzaglio un
grande animale nero.
“Siediti.”
“Non c’è bisogno.” Disse lei
poggiando i moduli sulla scrivania in granito.
“Non a te. Dicevo a Darkie.” liberò il
segugio che andò a sistemarsi sulla sua poltroncina.
“Ah…” Tifa si sentì presa in
giro, ma non disse altro. Guardò il Dark Nation perplessa.
Non che non le piacessero, ma preferiva avere una certa distanza con
loro. “Darkie sarebbe…lui?”
“Sì, perché?” disse con fare
ovvio e si poggiò alla scrivania.
“Niente.” Ci fu una pausa. “Immaginavo un
nome più importante per l'animale dell’ex-
presidente della Shin-Ra!”
Rufus la guardò chiaramente irritato. Odiava essergli
ricordato della Shin-Ra inc. e ancor più quando gli davano
dell’ex-presidente.
“Ero un ragazzino quando me l’hanno regalato. Che
nome potevo mai dargli?”
Tifa stava per rispondergli, ma si interruppe da sola e
cercò di farsi congedare facendo per andare verso la soglia
della porta.
“Ad ogni modo ho un lavoretto per te.”
“Lavoro? Tu?”
“Esatto, tesoro. Devi prepararmi un modulo per il settore
B-7. Poi inoltrarlo ai rappresentanti della Weisoft e riportarmi i
relativi dati utilizzando il 59-6 del…”
Notò che Tifa lo guardava sempre più perplessa,
al che si fermò.
“Beh? Qualche problema?”
Tifa era risentita. Era chiaro che Rufus stesse utilizzando un
linguaggio più tecnico apposta per farla sembrare una scema.
“D’accordo..!” disse lui canzonatorio.
“Allora mettiti su quella scrivania e riprendi gli archivi
risalenti a Marzo. Poi scrivi tutto secondo il
codice…”
“Smettila! Lo sai bene che non sto capendo nulla!”
disse esasperata.
“Devo smetterla? Eppure avevo sentito che ti lamentavi
perché non facevi niente.”
Tifa dovette azzittirsi.
“E il modulo del reparto 8 stampo 33? I dati del cantiere 6?
I progetti relativi le istanze della settimana scorsa..?” Era
palese che si stesse solo divertendo. Che odioso…
“Tsk, sei proprio imbarazzante.” Disse infine con
disprezzo. “Farei prima a firmare un assegno e dartelo.
Così almeno te ne andresti.”
“Non mi servono i soldi, lo sai bene!”
cercò di rimanere calma.
Il ragazzo sospirò, poi la guardò con i suoi
occhi glaciali.
“Va bene, cercherò di venirti un po’
incontro. Tseng ti avrà sicuramente dato un fascicolo in una
cartellina blu con su scritto ZT-0. Portamela.”
“La cartellina blu…ah! Sì, è
vero. Tseng me l’aveva data assieme ad altre
cartelline...” Si avvicinò alla libreria di Rufus.
“Mi ha detto di conservarle e…”
Rufus la guardò mentre lei si accingeva a ricordare.
“…e…e non ci sono! Perché
non ci sono? Oh, Dio!! Dove le ho messe?? Ricordo di averle messe
lì dove non lo so per evitare di perderle e di dimenticare
dove le ho messe…ma DOVE?!”
Rufus sospirò profondamente poggiando la testa fra le mani.
“Qui manchiamo di memoria…e va
bene…” prese qualcosa dalla scrivania e si
alzò dirigendosi verso Tifa che lo guardò
indecisa.
“Vediamo: ho qui una pallina rossa. Guardala bene.”
Tifa lo guardò indignata, sbarrando gli occhi incredula.
“Vuoi prendermi in giro??”
“assolutamente. È un semplice esercizio. Vedi, io
la metto nel taschino della giacca, qui. Stasera, prima che torni a
casa, ti chiederò dove l’ho messa,
d’accordo?”
Tifa era sull’orlo dell’esasperazione.
“Tu!!!! ti diverte così tanto farmi
innervosire?!”
Rufus incrociò le braccia.
“Rilassati, cara. Sei troppo tesa.”
“Non dirmi di rilassarmi!! Sei vero un bastardo!”
chiuse la porta con violenza lasciandolo con la sua espressione
soddisfatta.
Lo ODIO! Come
può essere così spregevole..??
Non era possibile! Aveva parlato con lui per massimo un quarto
d’ora ed era stato capace di rovinarle una giornata
cominciata col piede giusto!
Non aveva voglia di tornare subito da Tseng e magari ritrovarsi quel
biondino davanti, perciò prese a camminare per il
pianerottolo.
Oramai era una storia di sempre! Lo faceva apposta!
Se prima era solo una sensazione, ora era una certezza quella che lui
si comportasse così solo con lei perché aveva
avuto modo di notare che la sua condotta di solito era molto seria e
scrupolosa. Insomma il contrario di come si comportava con lei.
…che
infantile..! Anche io ci perderei poco a farlo sentire stupido e a
mortificarlo! Tanto, sotto questo punto di vista
c’è da dire molto di più su di lui che
su di me. Giuro che un giorno lo faccio.
Una musichetta d'improvviso la distrasse.
“Uh..?”
Tifa avevrtì la vibrazione del cellulare che era nella tasca
e lo prese.
“Affacciati.”
“Eh..? Cloud?”
Subito si affacciò alla prima finestra che vide e lui era
lì, seduto sulla sua bella moto nera con il cellulare in
mano.
Lo guardò incredula, come se avesse avuto un miraggio.
Sorrise e modulò la sua voce assumendo un atteggiamento
ironico.
“Cloud Strife! Stai usando il cellulare!”
“Ho fatto la ricarica.”
“Uhm…e cosa ci fai tu qui?”
“ scendi che non voglio sprecare la scheda.”
Lui riattaccò e la ragazza rimase con il cellulare saldato
all’orecchio per una manciata di secondi in più
rispetto a quando lui aveva riagganciato.
Si affrettò a raggiungere l’ascensore e
andò verso il suo Cloud.
Se Rufus era capace di farla innervosire in venti secondi, in
altrettanto tempo Cloud era capace di farle toccare il cielo con un
dito.
“Eccoti…ma guardati, sembri una donna di
lavoro.” Levò via gli occhiali con fare da divo.
Tifa gli buttò le braccia al collo e lo strinse per qualche
attimo prima di rispondergli. Voleva ricaricarsi e Cloud era il suo
caricabatteria.
“…forse perché lo sono?”
Appena Tifa allentò la presa, Cloud scese dalla moto e
ritornò a lei.
“Sei diversa. Ti hanno già resa una di
loro?”
“Ma cosa dici?”
Cloud la guardò meglio.
“Hai la gonna più lunga, che è
successo?”
Lei si guardò le gambe coperte un po’
più su del ginocchio da una gonna nera.
“Ah! Quindi tutti vi eravate abituati alle mie
minigonne!”
Il ragazzo dalla spike-head la guardò perplesso non capendo
cosa Tifa stesse sott’intendendo.
In tutta risposta indossò di nuovo gli occhiali scuri
alzando la testa.
“Ti va qualcosa da bere?”
“Ehi! Mi stai ignorando! Ho capito, andiamo..!” gli
fu affianco e presero a camminare.
C’era un bel sole quel giorno, del resto erano le tre del
pomeriggio, dunque faceva molto caldo a quell'ora. Le avrebbe fatto
piacere potersi fare un giro, peccato che quella fosse una giornata
lavorativa per lei.
Dopo qualche attimo di silenzio, Cloud le si rivolse.
“Novità?”
La ragazza rifletté un attimo.
“è ancora presto per dirlo…”
“Sai, Edge sta passando un periodo particolare,
sarà per questo che le cose non filano
lisce…”
Lo guardò.
“è vero." disse lei. "Molti non vogliono che gli
errori commessi in passato si ripetano ancora.”
Cominciò a parlare a ruota libera, Cloud rimase in silenzio
ad ascoltarla. “Edge, se tutto va bene, dovrebbe divenire una
sorta di Midgar, non a caso viene definita la Neo-Midgar city.
Però…sarà davvero giusto trasformarla
nella grande città che non dorme mai di un tempo?”
Si guardò attorno.
“Oramai sono passati più di tre anni ed Edge ha
fatto grandi prigressi essendo una cittadina creata esclusivamente per
i superstiti della meteora…dimenticare e andare avanti o
prendere come spunto la disgrazia per rigare verso un’altra
direzione?”
“In che senso?” Cloud la interruppe.
“Beh…te la spiego in breve.”
Gesticolò con le mani. “Da un lato abbiamo persone
come Rufus Shinra, impresari e affaristi che vogliono che Midgar
ritorni allo splendore di un tempo. Difatti si parla anche di
‘recupero di Midgar’…” si
fermò un attimo. “…però
dall’altra parte c’è chi ha fatto caso
che a riemergere da tutto questo è solo chi ha causato il
problema. I vecchi padroni di Midgar stanno cercando di riaffermarsi e
questo potrebbe portare altre disgrazie dovute a condotte
irresponsabili. Quindi una parte della città vuole che Edge
sia una città nata dalle ceneri di Midgar, ma
basta…magari anche incentrata su attività
più semplici. Non che diventi di nuovo quella grande potenza
mondiale…”
Guardò Cloud.
“Non so…mi sono spiegata?”
“Non avevo fatto caso a tutto questo.”
Tifa ridacchiò.
“Ah, ah..! sarà perché sei sempre fuori
per lavoro.” Alzò gli occhi.
“No…più che altro è Barrett
che mi tiene sempre aggiornata! Io credo che Midgar debba risorgere
però…se questo significa ripetere tutto
d'accapo…”
“Dubito che tutto torni come prima. Midgar non può
risorgere in così poco tempo. È vero che questa
città in poco tempo è già degna di
nota, però da qui a considerarla una neo-Midgar è
troppo.”
“Sì, hai ragione. Però…a me
così piace!”
Per un attimo la ragazza si fece seria.
“L’unico problema è che per i
motivi che ti ho detto sono nate parecchie bande che irrompono sui
lavori cominciati da questa azienda…così creano
solo disagi..!”
“Stai difendendo gli ex membri della Shin-Ra? Guarda che
lavorano tutti qui ancora sotto i comandi di Rufus.”
La bruna si spiegò.
“No, no! Non li difendo! Solo che è stupido
interrompere i lavori solo perché sono loro. Così
nemmeno le cose più banali come un centro per
l’infanzia o un parco…” si
fermò. “Non so spiegarmi. Anche io credo che la
loro sia più una presa di potere, però infondo
stanno facendo cose giuste. Finché faranno solo questo
perché non dare loro merito di tutto quello che abbiamo
adesso intorno?”
“Forse…” Cloud non si
sbilanciò anche se a Tifa avrebbe fatto piacere sapere cosa
ne pensasse a riguardo.
Era stupido ma, quando parlava a Cloud di argomentazioni tanto
importanti, sperava sempre che lui la pensasse come lei. Non
c’era un motivo particolare, ma la cosa la faceva sentire
bene dunque non conoscere la sua opinione la faceva stare in uno stato
di incertezza.
Non ci pensò molto. Doveva smettere di vivere in simbiosi
con lui.
“Cloud, io devo andare. Penso mi aspettino.”
Lui la guardò attraverso le lenti scure.
“Ok. Ci sentiamo.”
“Che fai ora? Esci con Aerith?” le parole le
uscirono senza che neanche lo volesse.
“Non credo, ultimamente la sento poco.”
Tifa si sorprese. Non che fosse felice però preferiva
pensare Cloud in compagnia di un altro che con Aerith…
“D’accordo, allora ci sentiamo.”
Entrambi si girarono e presero strade diverse.
Che strano, quando stava con lui sentiva che tutto era possibile e
poi…si lasciavano così, con un
‘ciao’ stentato.
Alzò gli occhi al cielo. Non sapeva per quanto sarebbe
riuscita ad aspettarlo, prima o poi avrebbe perso il controllo di
sé, ne era certa.
Cloud…le piaceva davvero moltissimo.
[…]
Solcò la soglia dell’ingresso e di colpo
sentì girare la testa.
“Uhm, forse è meglio che mi prenda un bel
caffé…”
Si diresse verso la macchinetta più vicina e stesso lei si
sorprese di quanto si fosse ambientata in quel mondo di corridoi e
ascensori che fino alla settimana prima la disorientavano completamente.
Arrivata vicino al distributore, l’uomo e le due donne prima
di lei la guardarono maliziosamente azzittendosi di colpo. Tifa
salutò con un cenno cordiale per spezzare il ghiaccio.
Le fecero segno di passare e lei velocemente mise i guil nella fessura
e pigiò i tasti per un bel caffé espresso.
“Davvero giovane la nuova assistente del presidente,
vero?”
“Uhm?” Tifa si girò verso di loro.
“Lo notavo anche io. Per essere così giovane si
sarà distinta per ‘competenza’ dato che
il capo l’ha assunta senza sbatter ciglio..!”
Si guardarono ammiccando e ridendo fra loro. La ragazza che quasi stava
per interloquire con loro, si bloccò restando incerta per
via delle loro espressioni sarcastiche.
“Se fossi stata più ‘furba’
anche io, a mio tempo, avrei pensato ad un bel colloquio di
‘lavoro’!”
“…che, infatti, ha fatto come tutti i presenti! Se
non dovete prendere il caffé, almeno non sostate qui a far
perder tempo agli altri!”
La voce di Reno risuonò alle spalle di Tifa.
Il suo era stato un tono duro e schietto che aveva messo a tacere quei
dipendenti, i quali si liquidarono velocemente.
Reno la guardò serio.
“Non devi farti trattare così. Tu sei un loro
superiore.”
Tifa portò le mani sui fianchi.
“Ciao, Reno! Bella entrata in scena. Devo dirlo!”
Reno si atteggiò per un attimo, poi si chinò per
prendere un caffé macchiato con un abbondante razione di
zucchero.
“Che ci fai qui al primo piano? Le macchinette di sopra
funzionano meglio di queste. A volte ti rilasciano anche il
cioccolatino.”
“Ma smettila! Non sono mica venuta qui apposta, volevo un
caffé e basta.” Buttò il bicchierino di
plastica.
Tifa aveva cominciato a credere che il rosso se la fosse un
po’ presa per la sua improvvisa promozione. Infatti negli
ultimi giorni non l’aveva incontrato per niente. Fu felice,
per questo, di vederlo e costatare che era il solito Reno vivace e
sicuro di sé.
“…e la tua storica spalla Rude?” disse.
“Oh, lui. Sta scrivendo dei rapporti su dei sopralluoghi con
Elena. Io me la sono filata via.” Disse distrattamente con
fare ovvio.
“Se fossi loro ti odierei!” rispose Tifa
scherzosamente.
“Ed infatti siamo incazzati con te!” Elena comparve
dietro di loro e si rivolse a Reno mollandogli una cartella.
“Almeno valla a consegnare tu! Incapace buono a
nulla!” detto questo se ne andò, però
nonostante le parole, non sembrava aver parlato con cattiveria.
“Ma che carina..! Mi fa sempre la paternale, eppure
è anche più piccolina di me!” disse
giocherellando con la bacchetta del caffé che aveva in bocca.
Tifa sorrise. Il loro era un bel terzetto.
“Io ho un po’ di tempo libero." disse Reno. "Se ti
va possiamo…” le indicò con gli occhi
l’uscita.
“Non so. In genere Tseng mi assegna il lavoro di giorno in
giorno quindi non so se ha delle cose da farmi fare,
però…ma sì! Almeno ti accompagno a
portare quelle scartoffie!”
“Cosa..? Ah, queste. Me le ero già
dimenticate.” Prese dalla tasca un pacchetto di sigarette e
se ne infilò una in bocca.
Improvvisamente il cellulare della ragazza squillò.
“Uh? Scusami un attimo…sì?”
“Tifa! È successa una cosa qui alla chiesa! Nobou
si è fatto male.”
“…cosa?? Aspetta, vengo subito!”
Appena spento il cellulare rimase un attimo immobile. Reno si
chinò verso di lei incuriosito.
“è successo qualcosa?”
“Devo correre alla chiesa!!”
[…]
Tifa corse verso l’atrio, la zona nella quale in genere si
appartavano i ragazzini.
Era preoccupata e sperava davvero che non fosse accaduto nulla di
grave. Si pentì di non essere passata di lì in
quei ultimi giorni, di solito riusciva sempre farci un salto almeno per
dare un'occhiata, solo che si era così stancata e stressata
che non ci aveva per niente pensato…
“Eccovi!”
“Tifa! Non c’era bisogno che venivi!”
aveva risposto proprio il ragazzo che si era fatto male ed infatti era
sdraiato sul pavimento.
La ragazza si chinò vicino a lui per accertarsi delle sue
condizioni.
“Ha detto che gli fa un po’ male la gamba, forse se
l’è rotta…” intervenne una
delle bimbe.
“Spero proprio di no, comunque chiamate
un’ambulanza è meglio.”
“Subito!” disse uno un po’ più
grande degli altri.
Tifa si alzò e rimase esitante per un attimo. Si era resa
conto che la situazione non era preoccupante, quindi si era
tranquillizzata. In ogni caso li guardò con rimprovero e
quando Tifa si preparava per un rimprovero si capiva.
“Cosa diavolo stavate facendo? Eppure ve l’ho detto
che non dovete venire qui da soli!E se si faceva male?? Che
facevamo?” portò le mani sui fianchi e attese. Non
voleva essere dura, ma dovevano comprendere la gravità della
situazione per il loro futuro.
I bambini rimasero zitti e cominciarono a guardarsi fra di loro.
Alla fine uno di loro ebbe l'approvo degli altri e si fece avanti.
"Volevamo provare dipingere i muri...doveva essere una sorpresa.
Abbiamo visto che ci tenevi tanto a fare questo posto più
bello e così ti volevamo aiutare..."
La ragazza si pietrificò.
Come aveva potuto non pensare ad un'eventualità del genere?
Era logico che i bambini avrebbero avuto una reazione alla sua
iniziativa di lavorare al centro di recupero di Midgar.
Si sentì di essere stata così cieca...avrebbe
dovuto immaginare che si sarebbero sentiti in dovere di aiutarla e
invece...aveva pensato troppo ai proggetti e alla Shin-Ra e non a
coloro a cui andava a beneficio.
Logicamente per loro la chiesa era bella così com'era, non
si rendevano certo conto dell'inagibilità del posto. A loro
era sufficiente aver un luogo a loro completa disposizione dove poter
stare insieme e giocare. Se l'avevano fatto, dunque, era unicamente per
lei.
Si intenerì di colpo, ma volle rimanere seria. Quel gesto
poteva trasformarsi in una terribile esperienza, cose di cui Tifa non
voleva più sentir parlare.
Si chinò verso di loro.
"Io...non so che dire, era un gesto molto bello da parte vostra
però così mi mettete in ansia. Vi rendete conto
che poteva mettersi male? Se cadeva su qualcosa di appuntito? Non fate
mai più una cosa del genere! A me basta il vostro sostegno!"
Ammiccò e accarezzò dolcemente la testa di uno di
loro. "...se volete farmi felice, fate sempre tutti i compiti, tornate
a casa presto, mangiate e non litigate fra di voi, va bene?"
"SIII!!!" le risposero in coro con gioia. Tifa doveva essere molto
amata.
Si allontanò e vide Reno in un angolo intento ad osservare
la scena. Gli si avvicinò.
"Scusami. Ti ho fatto perdere tempo."
Reno levò dalla bocca l'ennesima sigaretta.
"Al contrario, ho assistito ad una scenetta davvero carina! Direi anche
educativa."
Tifa abbassò gli occhi.
"Stupido! Io mi sono solo preoccupata." si sentì calda in
viso.
"Guarda che è una cosa bella. Credo che tu per loro sia
molto importante." Li guardò poi ritornò a Tifa.
"...non ti avevo mai vista così."
"Così come?" chiese con curiosità.
"Beh, non so spiegarmi...così! Di solito sei sempre seria e
dinamica." la guardò con dolcezza. Tifa non aveva mai visto
Reno con un'espressione simile.
"Non so che dire...grazie? Il fatto è che ci tengo molto a
loro e poi...non sono sempre la stessa, diciamo che dipende da come la
gente mi prende!" disse col sorriso.
"Sì, lo so...siamo un pò tutti così,
infondo." disse spegnendo la sigaretta sul muro di pietra.
I due uscirono dalla chiesa dopo che l'ambulanza se ne fu andata via e
si ritrovarono a ciondolare per il quartiere.
"Sai..." Tifa cercò l'attenzione del ragazzo che non
tardò a venire. "...non ti ho ancora chiesto scusa per
quella volta. Sono stata aggressiva con te."
Reno ridacchiò. "Quale volta in particolare?"
"Smettila! Io sto cercando di essere seria! Ecco...mi capita spesso di
essere un pò brusca però non sempre lo faccio
consapevolmente. Spesso mi viene e basta. Sai...per me non è
facile avere a che fare con voi..."
"Tutto okay. Poi..." rifletté un attimo, probabilmente per
valutare se continuare la frase o no. "...a me piace questo tuo
carattere. Io ti trovo molto vera."
Tifa si sentì un pò a disagio, ma non era una
sensazione spiacevole...forse era emozione? Non era molto abituata a
parlare di sé.
Stava per dirgli qualcosa quando, guardando distrattamente le mani,
vide l'orologio e notò l'orario.
"Caspita! Gia le 18:30? Com'è possibile?"
"Gulp! Elena starà nera e io non ho nemmeno consegnato
queste cartacce!"
I due si guardarono e cominciarono a correre nella speranza di
incappare in un autobus per la strada!
[...]
Tifa sistemò le ultime carte nell'armadietto di Tseng. Lui
doveva essere andato via da un bel pezzo.
Era quasi buio e gli ultimi raggi del sole si infiltravano tra le
lamelle delle finestre manifestandosi come strisce luminose.
Chiuse a chiave i cassetti e tirò un sospiro.
Usci dalla stanza stando attenta a non incrociare nessuno anche se il
pianerottolo era praticamente vuoto. Faceva un pò
impressione tutto quel silenzio.
"Accidenti! Mi sono dimenticata di quei documenti!"
In fretta risalì i pochi gradini che aveva percorso e
andò a recuperare i documenti in questione.
Si guardò intorno e aprì delicatamente la porta
dell'ufficio di Rufus che a sua grande sorpresa
trovò aperta.
Rufus non c'era e nella stanza regnava la solita penombra che era
abituata a vedere in quella stanza. Si avvicinò agli archivi
e cercò di sistemare tutto nonostante i buio.
Ad un tratto le scappò di mano una cartellina che si
aprì mostrando tutto il suo contenuto.
"Pure questa..? Che palle!" si chinò per sistemare.
Sospirò pazientemente e rialzandosi notò un
fascicolo sulla scrivania coperto da carte di vario genere.
Istintivamente lo prese fra le mani e ci diede un'occhiata.
Un simbolo rosso aveva attirato la sua attenzione.
"Questo logo..non è quello..?" Si ghiacciò quando
lesse la parola 'Shin-Ra'.
CLANK
"!" Di colpo nascose il fascicolo sotto le prime scartoffie che
trovò sulla scrivania.
Alla vista di Tifa, Rufus parve esitante.
"Cosa ci fai nel mio ufficio?"
Tifa tentennò un attimo ed ebbe il terribile presentimento
di non parlare con convinzione.
"Nulla! Stavo...posando delle carte per Tseng. Me ne ero dimenticata
e...vado."
Sconvolta, si affrettò nell'uscire.
Rufus la guardò con freddezza e istintivamente
trasformò il suo dubbio in certezza.
SBAM!!!!
"Ma cosa..?"
Rufus aveva di colpo chiuso la porta appena aperta da lei. Tifa
sbandò e andò subito sulla difensiva.
"Che diavolo vuoi, Shinra? Apri la porta." rispose prontamente, quasi
urlando.
L'atmosfera era inquietante, soprattutto per via del buio che ormai era
padrone assoluto della stanza e non le permetteva di analizzare la
situazione come avrebbe voluto.
Era certa, però, che Rufus le tenesse gli occhi addosso.
"Ripeto la domanda: cosa stavi facendo nel mio ufficio?"
Tifa rabbrividì nel sentire la sua voce così
vicina a lei, non era nemmeno sicura della distanza che c'era tra i due.
"Niente, te l'ho già detto. Ora devo andare quindi apri
questa cazzo di porta!"
"Cos'hai? Di colpo ti trema la voce?" disse con disprezzo sfiorandola
leggermente con le dita. Tifa lo allontanò, ma non riusciva
a muoversi con la disinvoltura che la caratterizzava.
"Rispondi! Io non ho fretta e posso rimanere qui quanto voglio." era la
prima volta che sentiva la sua voce assumere dei toni più
alti.
"Finalmente ti mostri per il violento che sei! Ora fammi uscire o mi
metto a urlare!"
Rufus rise e le afferrò il mento fra le mani.
"Ah, davvero? Ti metti ad urlare? Pensi che abbia effetto su di me una
cosa del genere?"
"Mi stai facendo male!" disse con rabbia.
Rufus la lasciò e Tifa tirò un sospiro, ma non
poté rilassarsi perchè prontamente il ragazzo le
afferrò un polso portandola con una forza inaspettata verso
di sé.
"Quanto mi credi stupido? Cos'hai letto?"
"Abbastanza da farmi capire le tue sporche intenzioni!" disse in tutta
risposta e fu sicura di aver fatto colpo su Rufus che infatti la
guardò con odio.
"Ingenua che non sei altro...potevi venire qui, guadagnare e avere
quello che ti serve senza troppi problemi e invece..." la
mollò di colpo e Tifa quasi perse l'equilibrio. "Invece ti
sei messa a curiosare come una stupida."
Rufus, spazientito, fece una piccola pausa per portarsi la frangia
all'indietro.
"Poteva andarti tutto liscio, ora invece non posso più
lasciarti andare, lo capisci, vero?" La sua voce stava riassumendo il
suo solito timbro beffardo.
"Che senso ha ricostruire la Shin-Ra? Sai bene che non ne ricaveresti
nessun profitto." Tifa si era ripresa e aveva ritrovato la grinta per
tenergli testa.
"Sono affari che non capiresti. Siete tutti così ottusi." la
guardò e cercò di spiegarsi. "Non è la
Shin-Ra quella che voglio ricostruire, ma un caposaldo di cui la nostra
società ha bisogno. Non vedi tutta la confusione che regna
questa cittadina? E' questo il destino di Edge? Non è la
Midgar che ricordo..."
Fece una pausa guardando il vuoto, poi riprese il discorso.
"Io voglio solo dare alla gente un unico centro, dove stabilirsi dal
punto di vista lavorativo, destinato a diventare una grande potenza che
ridarrà un nome a Edge! Io mi sto solo facendo fautore di
tutto questo e se me lo chiami 'ricostruire la Shin-Ra', fa come vuoi.
Questa azienda non sarà che il trampolino di lancio verso
una nuova grande comunità." si fermò e
guardò drittò negli occhi Tifa. "Poi ci sono
quelli come te."
Tifa si sentì come se avesse ricevuto una pugnalata.
"Stupidi, pregiudiziosi....non fate altro che rallentarmi il lavoro.
Logico che agisco di nascosto. Inoltre non capireste neanche se ve lo
facessi spiegare da un bambino."
"Dunque stai cominciando a ragionare come tuo padre. Vuoi usare
l'inganno!"
"Ah, ah! Mio padre...siamo ancora a questo." ritornò serio.
"Non sono come lui, puoi starne certa! Non l'abbiamo mai pensata allo
stesso modo."
"Non sembra proprio." intervenne sarcastica Tifa in tutta risposta.
Rufus le si avvicinò di colpo e Tifa indietreggiò
d'istinto.
"Ad ogni modo, non mi interessa l'insignificante giudizio di una come
te." Le alzò il viso con due dita rivolgendolo al suo. Tifa
potè persino avvertire il suo respiro.
"...Ma tu non la passerai liscia. Stanne certa, non ti
lascerò andare fuori di quì a spifferare tutto.
Sono ancora abbastanza potente da potertelo assicurare."
"Ah, sì?" cercò di divincolarsi.
"So cosa fare con quelle come te. Saprò farti molto male."
"non mi spaventano queste minacce!" le stava quasi mancando il respiro
per l'ansia e l'agitazione che stava provando.
"Questo lo so...infatti non è a te che farei male."
Tifa sbarrò gli occhi. Cosa stava cercando di dirle?
Bastardo.
"So bene a chi vuoi bene..."
Tifa reagì e fu pronta a mettergli le mani addosso ma Rufus
fu più pronto di lei e la bloccò.
"Non ti conviene!! Tsk, quanti problemi che dai. Se non fosse stato per
il tuo amichetto biondino non saresti neanche quì!"
"Che... che stai dicendo??"
"Oh, non lo sai? Pensi di essere stata assunta con il tuo patetico
colloquio?" guardò Tifa con una faccia da finto intenerito,
cosa che irritò molto la ragazza.
"Cara, tu eri già stata assunta, e sai perchè?
Perchè dovevo un favore a Cloud e lui, sapendolo, ha
approfittato della cosa per far entrare quì la sua carissima
Tifa."
Tifa si sentì morire. Raccomandazione? ...era lì
per raccomadazione? Solo grazie a Cloud..?
Rufus la mollò finalmente e lei pose subito una lunga
distanza fra i due.
"Ingenua." Prese la sua valigia e si avviò verso la porta
che aprì facendo così entrare la fioca luce del
corridoio esterno che abbagliò leggermente Tifa dopo tutto
quel buio.
Lui la guardò e sorrise.
"Ci vediamo domani, Lockheart."
[...]
SHIN-RA CORPORATION
Della ShinRa fanno parte (in ordine gerarchico):
President Shinra
- president
Rufus Shinra
- vice president
Palmer -
space exploration
Heidegeer -
public safety maintenance
Scarlett -
weapons development
Hojo -
science
Reeve
– urban development
Tseng
– leader of Turks
Reno, Rude, Elena:
member of turks
La Shinra Company è un’industria multinazionale di
energia alternativa che trae profitto attraverso l’impiego su
larga scala,di un particolare tipo di energia chiamata Lifestream.
Questa fonte è alla base dell’esistenza stessa
della terra e regola il flusso vitale da e verso gli esseri
viventi,garantendone l’equilibrio e l’armonia. La
Shinra attraverso particolari dispositivi chiamati Reattori
Mako,trasforma il Lifestream in energia utilizzabile distribuendola su
larga scala e impiegandola in moltissimi settori, senza nessun riguardo
per le conseguenze che potrebbe avere sul pianeta.
L’energia così prodotta viene utilizzata per
produrre un particolare corpo militare,a protezione della compagnia,
chiamato Soldier, in grado, attraverso l’esposizione
giornaliera di raggi Mako, di potenziarsi e scaturire le
abilità latenti. La Shinra inoltre è sulle tracce
della Terra Promessa, un’oasi ricca di Mako appartenente ad
un popolo estinto chiamato Cetra, che
nell’antichità comunicava attraverso il Lifesteam
con il Pianeta stesso. (tratto da wikipedia)
Durante la prima parte del gioco avremo a che fare con il presidente
della rinomata azienda che agli occhi della popolazione è un
benefattore, ma in realtà è un uomo senza
scrupoli. Assisteremo alla sua morte quasi subito e il suo posto
verrà preso dal giovane figlio: Rufus Shinra. Il neo
presidente subito dimostra di avere un modo di pensare differente da
quello del padre. Difatti lui trova molto più fruttuoso
comandare con terrore che con l’inganno. Per tutta la vicenda
seguirà le mosse di Cloud e company e ricercherà
la fantomatica terra promessa. Tuttavia è evidente che Rufus
sia molto manipolato dai membri della ShinRa più scaltri
come Heidegeer e Scarlett. Durante le fasi finali del gioco Rufus
aiuterà Cloud distruggendo la barriera del Cratere di Cetra
rischiando la sua stessa vita. Solo nel film in computer grafica:
avdent children, verremo a sapere che si è miracolosamente
salvato.
NOTA: Dopo
le vicende di Final Fantasy VII, la ShinRa crollerà e con
essa chi la rappresentava. Tuttavia, anche se Rufus Shinra e i membri
della sua azienda sono visibilmente cambiati, pare che tra i tanti
piani di ristrutturazione di Midgar e della nuova Edge ci sia il piano
di riedificare una nuova ShinRa.
Per Stuck:
mi fa piacere che ti sia piaciuto! ehehe..!! povera la nostra Tifa
(sono cattiva^^)! Sarà messa davvero a dura prova! Mi fa
piacere di essere riuscita nell’IC dei personaggi! Era una
cosa che mi premeva davvero molto! Alla prossima.. ^^
Per Shuriken:
sono felice che la mia visione di Tifa alla lunga non stoni.
È una ragazza così difficile da interpretare in
una fic perché è davvero un mix di determinazione
e dolcezza, quindi è facile che uno dei due aspetti prenda
il sopravvento! Per questo ho cercato di addolcirla quando è
con Cloud o i suoi amici. Ma quando è nell’azienda
di Rufus…XD Ero sicura che la scena con Cloud ti sarebbe
piaciuta. Effettivamente piace anche a me. Sono contenta che le mie
descrizioni ti abbiano permesso di immaginare le scene e rubarti un
sorriso^^ è molto importante! E Rufus che prende Tifa per il
mento…io sbavo durante tutte le scene di questo tipo che mi
trovavo ad immaginare e poi scrivere! Quanto lo amo. Fiero, arrogante e
sexy. *O*
Grazie per le recensioni! XD
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Capitolo 4 *** capitolo.04 ***
CAPITOLO 4.
suss
Era mezzanotte e nonostante la giornata fosse stata molto intensa, Tifa
era ancora sveglia, poggiata sulla ringhiera del lungomare.
La serata era bellissima, al contrario del suo stato d’animo,
colmo di rabbia e senso di ingiustizia.
“Mi hai cercato. Ho trovato le tue chiamate sul
cellulare.”
Era la voce di Cloud che risuonò nel silenzio. Solitamente
ascoltare quella voce le portava conforto, ma ora non le diceva niente.
Lui le si avvicinò, non solcando quella dovuta distanza che
i due erano comunque abituati a conservare.
“Sì…ti ho cercato.” Si
girò lentamente verso di lui. Cloud si guardò
intorno, ma non cercò spiegazioni da Tifa. Come al solito,
non lo faceva mai.
“Per quanto tempo hai intenzione di recitare la parte del
disinteressato, Cloud?”
Cloud strizzò le spalle.
“Cioè?”
“Cioè che mi avevi già raccomandata a
Rufus prima ancora di andare a fare la domanda di
assunzione.” Fece una piccola pausa.
“Perché non me l’hai detto? Ci siamo
visti stamattina, un paio di sere fa e il giorno del colloquio. Hai
avuto più di un’occasione per dirmelo.”
Cloud rimase in silenzio, il suo volto non trasmetteva disagio o
dispiacere.
”era inutile dirtelo. Ti saresti solo mortificata.”
“Perché secondo te è meglio che io
l’abbia saputo così, su due piedi, senza
aspettarmelo o sapere che rispondere, giusto??”
“Non farmi davvero credere che sei così sorpresa
della cosa.” Disse con fare ovvio.
“No, avevo capito che avevi messo una buona parola su di me,
ma da qui a essere stata assunta prima del colloquio…era
questo quello che non mi aspettavo.”
Cloud la guardò seccato, come se avesse a che fare con
un’ingrata.
“…ma la cosa che mi ha più ferita
è che tu non me ne abbia parlato! Io dovevo saperlo a
prescindere dalla mortificazione o no! Certi comportamenti non li avrei
avuti e comunque…tu sei stato disonesto.” Si
bloccò un attimo e i toni si fecero più profondi.
“Sempre con quel tuo atteggiamento passivo. Sembrava non te
ne importasse nulla, anzi, la ritenessi una stronzata.”
“Tsk…le uniche parole che dovresti rivolgermi sono
‘grazie, Cloud’. E’ vero che non te
l’ho detto, ma sei ingiusta con me. Infondo è
esclusivamente merito mio se sei lì e non solo: sei anche
assistente di Tseng. Te la potevi anche tenere la predica e riflettere
un pochino di più.”
“Possibile che non capisci? Non è che ti sono
ingrata, ma tu mi hai messa in imbarazzo!! Dovevi dirmelo!!”
“Ho capito che stai incazzata quindi ciao! Me ne
vado!” detto questo si rimise a cavallo della moto e
partì.
“Dove vai?? Rispondi!!! Sei un CRETINO!” gli
urlò contro tenendo testa agli assordanti rumori del motore
della moto scura.
Non lo capiva. Certe volte non lo capiva per niente!!
Si sentì bloccata, soffocata…voleva parlarne con
lui, discuterne! Quanto avrebbe voluto urlare.
[…]
Tifa aprì le persiane dell’ufficio, dopo di
ché accese i computer.
“Tifa, sei già arrivata..?”
Tseng era appena entrato e vide la ragazza già dietro la
scrivania a sistemare e trascrivere i documenti a computer. Le si
avvicinò lentamente e poggiò la giacca blu sulla
sedia.
“Vieni spesso in anticipo. Non dovresti.” Le si
rivolse con dolcezza, poi cominciò a parlare.
“…sai, oggi sarò impegnato e mi sa che
stamattina dovrai rimanere da sola. Devo essere ad una conferenza tra
meno di mezz’ora dunque...”
Tifa gli si rivolse seria interrompendolo.
“Anche tu lo sapevi?”
Il ragazzo la guardò non capendo. “Cosa intendi
dire?”
“Della Shin-Ra. Rufus la vuole rialzare, tu lo sapevi,
vero?”
Tseng abbassò gli occhi e si sedette accanto a lei.
Aspettò prima di parlare e assunse un tono molto profondo,
abbastanza tipico di lui.
“Sì, lo sapevo. Da sempre Rufus è
ossessionato da questa idea e io ne sono al corrente. Tra i vari
progetti che abbiamo c’è anche questo.”
Girò il viso verso di lei. “Come lo sai?”
Tifa non rispose.
“Ascolta…non è esatto parlare
propriamente di Shin-Ra. Ciò che vogliamo è solo
costruire un’azienda più grande con maggiori
possibilità sul mercato mondiale. È solo una
questione di prestanza, non di dominio.”
“Lascia stare, Tseng.” Non aveva voglia di sentirlo
“Hai detto che avevi una conferenza, faresti meglio ad
andare.”
“…” Il moro
l’osservò senza saper cosa dire,
preferì lasciarla da sola e non insistere ulteriormente.
Prese la giacca e la sua 24ore e uscì dall’ufficio.
Ho finito per trattare
male anche lui…
Possibile che
l’unica cosa che possa fare è assistere inerme
alla resurrezione della Shin-Ra..?
Non posso…non
posso dirlo a nessuno e non posso non agire.
Attorno a me ci sono
solo muri e vicoli ciechi. Non posso davvero fare niente??
Si guardò attorno e si affacciò alla finestra.
…però
ieri ci pensavo.
Dopotutto non
è un male che io abbia scoperto tutto e che Rufus ne sia al
corrente.
In fin dei
conti…se lui ha in pugno me, in un certo senso, anche io ho
in pugno lui. Se ci lavoro bene su questo giochetto, forse potrei anche
trarre la cosa a mio vantaggio. Devo rifletterci bene,
però…
“Uhm…”
“Tseng? Hai preparato per me l’inserto
su…” Rufus notò di colpo che Tseng non
c’era e si rivolse a Tifa “…e
Tseng?”
“non c’è. Ha detto che aveva da
fare.” Disse molto velocemente e con distacco.
“Ah, ora ricordo. La conferenza…me n’ero
dimenticato.” Si appoggiò sul muro e
sembrò riflettere su qualcosa.
Tifa, con la coda dell’occhio, lo guardò con odio
e sperava se ne andasse il più presto possibile. Soprattutto
dopo quello che era successo nel suo ufficio.
“Pazienza…forza, vieni con me.”
Avvicinandosi, le diede un colpetto per farle capire di seguirlo.
“Venire?? Cosa vai dicendo?” disse in parte
sorpresa, in parte perché non aveva proprio voglia di
vederlo qualche secondo in più.
“Tseng non c’è e tu sei la sua
assistente. Questo fa di te ‘Tseng’.
Seguimi.” Prese a camminare, poi si fermò notando
che Tifa non lo stava seguendo.
“Non so nemmeno dove stiamo andando e poi…cosa
dovrei fare?? Sai bene che non so fare questo lavoro!”
Rufus la guardò e per la prima lo sentì darle una
spiegazione.
“Non preoccuparti. Devi solo assistermi visto che devo andare
ad una rassegna stampa insieme ad altri imprenditori. Nessuno ti
chiederà nulla.” Fece qualche passo verso di lei e
la scrutò con cura. “…uhm, okay. Sei
presentabile. Ora muoviamoci.”
Tifa sentì un brivido scorrerle per tutto il corpo.
“Presentabile..? Cos’hai guardato??”
aumentò il passo per stargli vicino.
“Niente..!” rispose lui ironico.
La ragazza accelerò, ma le scarpe col tacco le impedivano
una camminata disinvolta.
“Sei un..!”
“Risparmia fiato e corri!”
[…]
Le strade di Edge a quell’ora erano già trafficate
e piene di gente.
Tifa e Rufus camminavano a passo svelto, lei dietro di lui.
Guardandolo, fu sorpresa di notare che il ragazzo fosse molto veloce e
pratico con le strade della città. Lo aveva sempre fatto un
tipo sedentario e non lo avrebbe mai immaginato così svelto.
“Perché stiamo andando a piedi??” disse
scocciata, mentre cominciava ad avvertire la stanchezza.
“Oggi non sono venuto con l’auto. Non è
lontano, ci siamo quasi.”
“Non ce la faccio più! Non si fa correre una
ragazza in questo modo! Ti ci vorrei vedere io con queste stupide
scarpe!!”
Rufus sospirò profondamente.
“Quante storie! Eppure sei quella che ha girato il pianeta a
piedi..! Oh, l’autobus!” Fece segno al conducente
dell’autobus di fermarsi.
“Oh, Dio! Che foga…” disse lei
sofferente.
“Dai che non ci aspetta, Lockheart!” e salirono sul
bus.
Cercarono un posto dove sedersi, ma a quell’ora era
pressoché impossibile. Rufus poggiò una mano
sulla ringhiera e guardò l’orologio.
Tifa osservò il ragazzo biondo stupita. Vederlo
lì in mezzo a tutta quella gente
‘normale’ era…strano? Non sembrava per
nulla il suo ambiente eppure Rufus ci si muoveva benissimo.
Ciò non toglieva che era strano vedere
l’ex-presidente della Shin-Ra correre e salire su un autobus.
“Che c’è, Lockheart?” disse
guardandola all’improvviso.
“niente.” Disse rimanendo sulle sue, Rufus
finalmente si accorse del suo strano atteggiamento.
“Comunque, quando saremo arrivati, cerca di non allontanarti
mai da me. Non si sa mai. Dopo che avrò finito, raggiungimi
subito così andiamo via velocemente e non parlare con
nessuno.”
“Sì…papà!” disse
con sarcasmo.
Rufus abbozzò un sorriso, poi pigiò il campanello
e di lì a poco scesero.
Era una normalissima strada, ma l’immane edificio dinanzi
loro le fece comprendere che non erano in un posto qualsiasi.
Bastò avanzare di pochi passi che subito la ragazza si
accorse della folla accanita davanti all’ingresso.
Molti erano muniti di macchine fotografiche, telecamere e microfoni.
Rufus, prima di inoltrarsi, prese Tifa per mano e la
trascinò dentro con lui.
“Eh?” disse lei non capendo.
Una volta vicini all’ingresso la calca di gente si
avvicinò anche a loro e Tifa avvertì innumerevoli
scatti di foto e flash al loro passaggio. Si sentì molto
imbarazzata, Rufus doveva rappresentare ancora una chicca preziosa per
i giornalisti e…stavano fotografando anche lei..?
Rufus si muoveva con disinvoltura e si diresse verso le porte che due
agenti aprirono prontamente lasciandoli passare.
Tifa tirò un sospiro, ma si accorse che anche
l’interno era colmo di gente e giornalisti.
“Sei abituato a tutto questo..?” disse sconcertata.
“Stai parlando con uno che è nato in questo
mondo.” Disse ironicamente portandola ancora più
all’interno.
Rufus solcò un’imponente porta in legno massiccio
e si ritrovarono in una sala enorme. Sembrava un auditorum organizzato
appositamente per convegni importanti. Guardò in alto e
ammirò i preziosi affreschi e i particolarissimi ornamenti
che impreziosivano ancor più l’ambiente.
“Tu resta qui. Io devo andare su quel palco.”
Tifa abbassò il viso e fu quando Rufus le lasciò
la mano che si rese conto che anche lei l’aveva stretta fino
a quel momento.
“Ci vediamo dopo.” Ammiccò e
sparì tra la folla. Tifa rimase immobile a guardarlo, poi
riprese lucidità.
“…e io che faccio??”
Non potendo fare altro, prese posto nella tribuna in legno scuro, dove
Rufus l’aveva lasciata.
Con lei c’erano altre persone che Tifa identificò
in assistenti dei vari impresari come lei, ma anche giornalisti.
Si sentì decisamente fuori luogo e si guardò
intorno cercando di inquadrare Rufus.
Non tardò a distinguerlo sul palco centrale seduto insieme
ad altra gente dall’apparenza importante.
La rassegna stampa era già iniziata, ma c’era
ancora confusione creata soprattutto dalla grande massa di gente e
dalle tv locali.
Dopo pochi minuti calò il silenzio.
La parola era stata ceduta a Rufus Shinra.
Tifa dedusse che la gente fosse molto incuriosita dalla sua figura che
nel bene e nel male aveva caratterizzato così tanto Midgar,
dunque ora era ansiosa di conoscere, o meglio, di sapere cosa lui
avesse da dire.
Si lasciò contagiare e non negò che, dopotutto,
anche lei si era spesso chiesta con che faccia tosta si sarebbe
espresso al pubblico.
Ora era diverso, forse perché lei era lì per lui,
o forse perché si erano parlati poco prima che lui venisse
intervistato, fatto sta che rimase in silenzio ad ascoltarlo senza
pregiudizio.
La sua voce era diversa dal solito. Sembrava aver messo da parte
l’arroganza, ma aver conservato quel timbro fiero e sicuro.
I toni erano più bassi e se non lo avesse conosciuto avrebbe
pensato che fosse nervoso.
Del resto, come dargli torto? Sapere di avere il fiato sul collo.
Vedere gente che l’aveva odiato e voluto morto ed ora era
pronta a trovare il pelo nell’uovo in ogni sua parola.
Certo non era un’atmosfera incoraggiante.
Eppure lui era lì, facendo la sua bella presenza e parlando
in maniera disinvolta.
Poggiò la testa sulle nocche delle dita e
cominciò a pensare…
Rufus non sembrava molto più grande di lei, eppure il suo
linguaggio era così articolato che non sembrava addirsi ad
un ragazzo. Non ci stava capendo nulla e mai come allora le
sembrò così distante.
Facevano parte di due mondi completamente diversi.
Ricordò le sue parole…era davvero abituato a
quello stile di vita?
Tifa penso che non sarebbe mai riuscita a sostenere una vita
così.
Il suo sguardo cadde anche sulle altre persone. Rufus spiccava anche
fisicamente. Alto, longilineo, bello…
Sì, ammetteva anche lei che Rufus fosse un bel ragazzo.
Tuttavia tutta quella perfezione la intimoriva un
po’…possibile che fosse sempre così?
Vide i suoi occhi e per un attimo ebbe la sensazione che si
incrociassero, ma non era possibile, erano troppo distanti. Fatto sta
che sussultò per un istante.
Non si rese conto di quanto tempo fosse passato.
Fin quando aveva parlato lui, aveva regnato una strana atmosfera
difficile da descrivere che era cessata nel momento nel quale aveva
smesso di muovere le labbra e posato il microfono.
Lo vide alzarsi dalla sedia e lei fece lo stesso per raggiungerlo,
intanto notò che una marea di gente si stava affollando su
di lui.
“Oh, quanta gente…Permesso!!” Tifa si
fece largo, ma non era per niente facile e di questo passo
l’avrebbe anche perso di vista.
“Tifa!”
Quando Rufus la vide, lasciò perdere i vari giornalisti e in
poco tempo le fu di fronte.
“Oh, eccoti!” disse lei stranamente contenta di
vederlo.
“Vieni, ce ne andiamo in un posto più
tranquillo.” Le mise una mano sulla spalla facendole strada.
[…]
“Quasi non si respirava più…non avevo
mai visto così tanta gente ammassata tra loro!”
Tifa sprofondò sulla poltrona della stanza privata dove si
erano appartati. Una domanda le venne spontanea.
“…che effetto ti dava vederli lì per
te?”
Il ragazzo finì di bere il bicchiere d’acqua.
“Le mie intenzioni erano farmi notare da loro. Da questo
punto di vista posso dirmi soddisfatto. Speriamo bene,
adesso.”
Non era questo il tipo di risposta che Tifa si aspettava, ma
annuì ugualmente. Rimasero in silenzio per una manciata di
secondi.
“Signor Shinra?”
Rufus si girò e andò incontro alla persona che
gli stava porgendo la mano. Era un uomo non molto alto e
dall’aria buffa.
“Discorso eccellente, davvero. Degno di suo padre.”
Disse sorridendo.
“Grazie.” Rufus abbozzò un sorriso anche
se visibilmente non aveva gradito il paragone. “Viene al
pranzo con noi?” aggiunse.
“No, non posso. Mi avrebbe fatto molto piacere, ma ho degli
urgenti impegni che non posso assolutamente rimandare. Lei mi capisce,
vero?” rispose l’uomo goffamente.
“Certo. Sarà per un’altra
volta.”
“Sicuramente non mancherà occasione,
presidente.” Disse. Dal suo tono, Tifa dedusse che doveva
avere molto in considerazione gli Shinra.
Assieme al signore si avvicinarono altre persone che cominciarono a
scambiare parole di cortesia con Rufus.
La ragazza si sentì inopportuna, ma era lì in
qualità di assistente quindi si sforzò almeno di
apparire una figura professionale. A chi le rivolgeva uno sguardo, si
limitava a rispondere con un debole sorriso, ma nulla di sbilanciato.
Voleva evitare situazioni imbarazzanti.
Tifa osservò un uomo che sembrava essere molto in confidenza
con il biondo; lo vide dargli qualche pacca sulla spalla rivolgendosi
in maniera affettuosa.
“…e Tseng dove l’hai lasciato?
L’hai sostituito con questa bella signorina, eh?”
disse accorgendosi della presenza di Tifa.
“Ehm…non proprio.”
Tifa si sorprese nel vedere che anche a Rufus imbarazzò
quella domanda. Intervenne un altro uomo che li stava ascoltando.
“è vero, è graziosa. È tua
figlia?”
Sia Rufus che Tifa sbandarono.
“Figlia..?? N-no, no! È…una
collega.” Rispose sconvolto. Tifa aveva gli occhi sbarrati e
per un attimo non seppe se ridere o cosa.
Ma quanti anni
dimostro..?!?
Pensarono entrambi.
Tifa trovò così strana quella deduzione che
appariva fuori da ogni logica. Si convinse che quell’uomo
avesse azzardato un’ipotesi del genere perché
troppo spesso Rufus non dimostrava di avere ventitre, ventiquattro
anni. Non per l’aspetto, ma per come parlava e come si
mostrava. Anche se lì per lì ci rise su, lo
trovò molto triste.
“Allora…ci vediamo verso le 14:30,
arrivederci.”
“Arrivederci, presidente.”
Si dileguarono e i due ragazzi si trovarono nuovamente da soli.
“…Che devi fare alle due?” gli chiese.
Non sapeva cosa Rufus avesse in serbo per lei, dunque voleva sapere.
“Un pranzo di affari.” Si interruppe. “se
vuoi puoi venire.”
“No, mi sembra inopportuno! Meglio che vada.”
“Vorresti già liberarti? Non pensarci proprio.
Già svolgi una carica che non ti appartiene e fin troppo
agevole, puoi vuoi anche queste attenzioni…”
Tifa rimase turbata e lo guardò infastidita, e pensare che
era si era ammansita per quello che era successo la sera
prima…
Tutto d’una volta riprese a vedere Rufus per quello che era.
Lui sapeva bene che non era questo quello lei che intendeva. Il suo era
solo il gusto di irritarla.
[…]
C’era un strana, ma rilassante quiete.
Tifa era poggiata sul parapetto dell’enorme terrazzo in marmo
bianco. La vista era spettacolare e di notte doveva essere ancora
più bella.
Rufus aveva appena finito di parlare con il titolare del ristorante.
Avrebbero pranzato all’aperto.
Non c’era ancora nessuno degli invitati, questo
perché erano arrivati in largo anticipo.
Osservò la ragazza da uno dei tavoli su cui aveva preso
posto. Era distante e sembrava assorta nei suoi pensieri. I suoi lunghi
capelli neri ondeggiavano delicatamente lungo il suo corpo.
Si alzò e andò verso di lei.
Era sicuro che lei non si fosse accorta della sua vicinanza, la cosa lo
divertì.
Poggiò la mano vicino al muro abbandonandosi verso Tifa, che
ora era praticamente di fronte a lui.
Lei si girò avvertendo la sua presenza ed infatti se lo
ritrovò d’avanti. Lui la guardava beffardo, come
sempre.
Gli girò la faccia.
“Ah, Tifa.” sospirò. “Per
quanto tempo hai intenzione di tenermi quel broncio?
Eppure…per te non sarebbe difficile tenermi
buono… per quanto mi riguarda hai molte carte in regola,
sotto questo punto di vista.” La guardò
maliziosamente aspettando chiaramente la sua reazione. Era fin troppo
evidente che a Rufus stuzzicassero molto le loro conversazioni.
Tifa sorrise tra sé capendo le sue intenzioni.
“ma che bravo. Così pensi che io sia
così facile?” lo rispose con la stessa arroganza
di lui, che la guardò incuriosito.
“Dico solo che non è terribile come
pensi.” I suoi occhi sembravano volerle trafiggere
l’anima.
“Oh, davvero. Te la dico io una cosa. I tuoi giochetti non mi
toccano ed io non ho dimenticato ciò che è
successo.”
Rufus cambiò la sua espressione e si fece più
serio.
“Che ragazzina. Pensi di poter giocare con me? Non hai capito
niente. Sei una sciocca a sfidarmi. Non conviene a nessuno farmi
arrabbiare, so essere crudele…e questo credo tu lo
sappia.”
“Pensi? Credi di poter fare il tiranno con me? Credi davvero
di potermi fare paura? Ah! Non sono scappata di fronte Sephiroth, chi
vuoi che sia tu? Poi… cos’altro puoi
togliermi?” fece una pausa e lo guardò con
disprezzo. “Sei tu che non hai capito niente!” si
allontanò.
Rufus non aveva compreso a fondo le sue parole, ma la guardò
ferito e irritato. Non aveva mai incontrato una ragazza come lei e se
da un lato la cosa era intrigante, dall’altra stava
cominciando a detestarla.
Intanto erano arrivati gli ospiti, i quali aspettavano il giovane
presidente per potersi accomodare.
Rufus, vedendo Tifa allontanarsi, le andò dietro per
portarla con sé ai tavoli prima di andare da loro.
“Andiamo!” la afferrò con fermezza per
un braccio girandola con tutto il corpo. “Ci stanno
aspettando. Non farmi fare brutta figura!” le
sussurrò a denti stretti quasi con rabbia. Tifa lo
guardò con odio e a quel contatto alzò il braccio
e gli tirò uno schiaffo. Rufus sbarrò gli occhi.
“Non hai capito niente di chi hai davanti!!” detto
questo, con uno strappo si liberò dalla sua presa e se ne
andò.
Rufus rimase immobile a guardarla allontanarsi sentendo ribollire in
lui una pressione indescrivibile.
[…]
Tifa cominciò a rallentare il passo.
Aveva camminato con un’andatura veloce e non si era resa
conto di essere lontana dal locale già da diversi metri.
Guardò la mano destra che ancora le pulsava.
Devo averglielo dato
proprio forte…
Scosse la testa. Se lo meritava, era stata fin troppo accondiscende con
lui. Sentì un vuoto nello stomaco. Sapeva bene che con quel
gesto si era giocata Rufus definitivamente. Poteva anche dire addio ai
suoi progetti e al centro di recupero di Edge, ora.
Cosa devo fare, adesso?
Certo me la farà pagare, ma...dopotutto penso che lui non
possa licenziarmi. Un po’ per Cloud e un po’
perché io so dei suoi piani…anche se vorrei farla
finita. Questo lavoro è un vero inferno. Non ne posso
più!
“…Signorina Lockheart?”
Sentì una voce alle sue spalle e si girò. Vide un
uomo robusto sulla cinquantina.
“è lei la signorina Tifa Lockheart?
L’assistente che stamattina stava con il signor
Shinra?”
A quelle parole Tifa lo riconobbe. Era uno di quegli uomini con cui
Rufus aveva conversato durante la conferenza. Lei annuì e si
mostrò disponibile.
“Sì, sono io.”
“Oh, meno male! Pensavo di aver fatto brutta figura!
È già finito il pranzo?”
“Ehm…non saprei, non ne ho fatto parte.”
Disse improvvisando.
L’uomo annuì debolmente, poi ebbe un improvviso
sussulto e le porse la mano.
“Ma che maleducato! Io sono Carran Drummond, il presidente
della Edge Company.”
Non aveva mai sentito parlare di quella compagnia, negli ultimi anni ne
erano nate così tante che non poteva tenerle a mente tutte.
Solo Barrett ci sarebbe riuscito!
“Forse ha sentito parlare poco di noi. Siamo
un’agenzia nascente e abbiamo fatto pochi lavori di restauro
per il momento.” La guardò. “Ecco, ho
avuto modo di discutere con il signor Tseng e sono venuto a conoscenza
del suo progetto riguardante alcune zone della periferia della
città. Sono molto interessato e, se lei lo vuole ovviamente,
mi piacerebbe parlarne con lei in altra sede.”
Tifa lo guardò stupita. Non si aspettava una cosa del genere.
“Davvero? Come le è parso il mio
progetto?” Qualcuno aveva finalmente letto i suoi progetti!
Non ci poteva credere.
“Dico che li ho trovati molto convincenti. Le andrebbe di
parlarne meglio nella mia azienda? Magari…tra un paio di
giorni? Che ne pensa?” Intanto le allungò un
bigliettino da visita.
“C-certo! Mi…piacerebbe molto.” Disse
emozionata.
L’uomo le sorrise.
“Ottimo. Allora ci vediamo nel mio ufficio
mercoledì alle 16:00”
La salutò ed andò via prendendo una strada
diversa. Tifa rimase immobile prima di abbozzare un sorriso sgargiante.
Guardò il bigliettino datole dall’uomo.
Senza volerlo, aveva fatto due piccioni con una fava.
Avrebbe fatto così approvare e partire i suoi progetti,
aiutare i bambini e togliersi per sempre Rufus dai piedi.
Si girò e prese a camminare per la sua strada cominciando a
fantasticare in preda all’entusiasmo.
Il vento stava finalmente soffiando dalla sua parte..?
Guardò dinanzi a sé per imboccare la strada verso
casa e…incrociò lo sguardo di Cloud che era a
pochi metri di distanza da lei.
Lui era poggiato sulla sua solita grande moto. Indossava gli occhiali
scuri e l’abbigliamento nero. Le luci del tramonto gli davano
un bellissimo effetto e, mentre stava per sorridergli, si
ricordò che l’ultima volta che si erano visti
l’aveva mandato a fanculo.
Si bloccò e a sua grande sorpresa fu Cloud a venirle
incontro.
“fa freddo. Vieni.” Disse muovendo la testa in
direzione della Fenrir.
Tifa gli corse all’incontro mettendosi sotto braccio. Cloud
non ce l’aveva con lei e lei lo aveva perdonato. Quella
serata non poteva concludersi in maniera migliore.
[…]
Accidenti! Ho fatto
tardi!!
I passi di Tifa risuonarono rumorosamente lungo i corridoi del centro
di restauro di Edge.
Si affacciò nel suo ufficio: Tseng non c’era.
Poco male, nessuno avrebbe saputo la sua imprecisione. Si
buttò sulla sua poltrona in pelle scura e tirò un
sospiro.
Aveva bisogno di riprendersi per qualche attimo dopo quella estenuante
corsa.
Guardò distrattamente la scrivania e vide una fumante tazza
di cappuccino con a fianco un cornetto dall’aspetto
delizioso. Avvicinò il viso.
“Tifa, buongiorno.”
La ragazza si girò a quella calda voce. Tseng era appena
entrato. Era molto serio e sospirò prima di parlare.
“Sono rammaricato per quanto è successo
l’ultima vota.”
Lei gli sorrise imbarazzata ed incerta. Le stava chiedendo scusa?
Si era comportata in maniera violenta, disprezzando il fatto che lui
appoggiasse Rufus. Però Tseng non era una persona negativa,
tutt’altro. Sentiva di stimarlo.
Di uomini come lui ce ne erano pochi al mondo. Sensibili, seri,
risoluti, maturi… era esemplare.
Si sentì improvvisamente invadere dalla felicità.
“Tutto okay. Davvero.” Disse lei con quanta
più sincerità possibile.
“Mi fa piacere che tu stia bene. Purtroppo non ci siamo visti
in questi ultimi quattro giorni e non sapevo come
comportarmi.”
“Oh, Non preoccuparti.” Disse lei ingerendo un
pezzo di cornetto. “Sono stata benone, soprattutto
perché quello là non c’era.”
“Quello là? Intendi il presidente?”
“sì, sì…lui.”
“Eh, eh. Non dovresti esprimerti così.”
Tifa sorrise con orgoglio. Adorava Tseng, non perché le
piacesse, assolutamente. Lo ammirava profondamente!
“Cosa? Qui ai primi piani vi beccate il cornetto ed a noi
giù rifilate insulse brioches?!”
Si girarono. A parlare con la sua solita allegria era stata una testa
fulva ormai familiare.
“A-ah!! Sei geloso!” Lo additò ironica
Tifa.
“Tu oggi stai una pasqua, eh?” rispose Reno stando
al gioco.
“Si vede? Tu, invece, non mi sembri in gran forma. Tieni due
occhiaie…” disse lei poggiando il mento sulle
nocche.
“Uhm…sì. Sono stanco perché
ieri abbiamo fatto tardi. Un piccolo party tra TURKS.”
“E non mi avete invitato?” fece l’offesa.
“Era un party tra Turks, cioè
ex-turks…ehm, dovevo?” la guardò
titubante. “…non ti ho proprio pensata,
sinceramente. Sai com’è, sei qui da poco
e…”
“Balle!!” gli girò la faccia.
“Noooo! Ti prego, non fare così!!
Daiiii…”
Tifa, vedendo Reno invocare ripetutamente il suo perdono,
abbozzò un sorriso maligno degno di Rufus.
“Okay. Ti perdono, ma…al prossimo party mi devi
invitare!!”
“Ma certo! Sarai l'ospite d'onore. Sentirai parlare di un
party presto! Puoi starne certa, Lockheart!” detto questo
sparì.
La ragazza rise. Reno era sempre così pieno di vita. Il suo
sguardo ricadde su Tseng che più che divertito, sembrava
confuso, ma cambiò subito espressione e alzò le
spalle.
“Forza, rimettiamoci al lavoro. Oggi potrai uscire prima.
Abbiamo anticipato molto lavoro e ho calcolato che dovremmo riuscire a
liberarci entrambi presto.”
[…]
Fatte le due del pomeriggio, Tifa corse verso l’uscita.
Aveva finito davvero presto e voleva approfittarne per raggiungere
l’ufficio del signor Drummond in anticipo.
Dopo il loro primo incontro, avvenuto circa cinque giorni prima,
avevano rinnovato i loro incontri da due a quattro giorni la settimana.
Infatti lui si era subito mostrato molto interessato ai suoi lavori e
aveva dichiarato di volerne discutere seriamente.
Tifa ormai aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto. Non si sarebbe
fatta scappare un’occasione simile.
In genere era solita partire in difensiva durante i primi approcci con
una qualsiasi persona nuova. Lui invece le aveva subito dato fiducia e
di questo lei se ne era accorta. Ciò non poté che
far accrescere la sua stima nei suoi riguardi.
Era stato molto cortese e disponibile con lei. Non se lo aspettava.
Grazie a lui si sentì nuovamente motivata e piena di
energie, pronta a lavorare al meglio! Infatti in quei ultimi giorni si
era impegnata nel migliorare e creare nuovi propositi.
Affrettò il passo e oltrepassò finalmente la
soglia del cancello per proseguire dove doveva.
Tseng la vide attraverso la finestra mentre si allontanava
dall’edificio. Ritornò al suo posto per dare un
ultimo ritocco al suo lavoro dopodichè entrò
nell’ufficio di Rufus per congedarsi e tornare a casa.
“Presidente..?”
Entrò nonostante non avesse ricevuto alcuna risposta. Rufus
stava bevendo un caffé nella sua solita penombra e guardava
al di fuori della finestra. Tseng richiamò la sua attenzione
con qualche colpo di tosse.
“Volevo informarla che ho terminato. Ora con il suo permesso
vorrei andare.”
Rufus annuì rimanendo a fissare il vuoto.
“Tseng.”
Tseng si girò. “Ditemi.”
“sono giorni che la vedo troppo in giro e poco a lavoro. Che
succede?” disse con un tono distaccato.
“ so che ha avuto una proposta di lavoro che sembra
interessarle molto.” Spiegò.
“…capisco.” Il biondo si fece pensieroso
e i suoi occhi si persero nuovamente nel vuoto.
[…]
Pochi isolati ed eccola lì a solcare la porta della nuova
azienda.
Era un palazzo di circa cinque piani arredato per lo più con
elementi in legno e mattone.
Era molto in contrasto con l’azienda di Rufus che era
decisamente più moderna e sicuramente più curata
nell’estetica non solo all’interno, ma anche
all’esterno.
Non stette però a fare altri paragoni perché era
improponibile rappresentando i soggetti in questione.
-A. Carran Drummond-
Tifa lesse la solita targhetta posta sulla porta scorrevole
dell’ufficio del signor Drummond prima di bussare ed entrare.
“Salve.”
“Buongiorno, buongiorno, Tifa. Sei venuta prestissimo.
Complimenti!” Le si avvicinò entusiasta con fare
molto amichevole per stringerle calorosamente la mano.
La ragazza a dir la verità si sentì un
po’ in difficoltà di fronte
quell’atteggiamento decisamente troppo esuberante.
L’uomo l’invitò a sedersi e prese posto
anch’egli. Tifa estrasse dalla borsa dei fascicoli.
“Ho delineato meglio i progetti scorsi e ho cercato di
semplificarli e renderli chiari quanto più possibile, non
so…”
L’uomo neanche li prese tra le mani che subito
cominciò ad acclamarli.
“bene, bene! Oh! Mi piacciono! Ottimo!”
“la prego, sia sincero.” Gli disse Tifa cercando di
usare un tono cordiale e onesto.
“Sono trasparente, Tifa. Davvero! Sono molto preso dal tuo
lavoro…uhm…” fece una pausa al che Tifa
capì che c’era qualcosa che non andava.
“posso osare una domanda?”
“sì, certo.” disse lei incerta.
“Ehm, mi chiedevo come mai un così grande
imprenditore come il signor Shinra non abbia valutato le tue idee, che
io reputo molto buone. Sono quelle cose che piacciono alla gente e, si
sa, lui dovrebbe ricercare un po’ della loro benevolenza,
no?” disse non sapendo se parlare troppo.
“una bella domanda…” disse lei quasi fra
sé. Già…ma sapeva bene
perché. Perché era stata LEI ad averglieli
proposti.
“sono stato indiscreto?” intervenne
l’uomo preoccupato.
“Oh, no. Affatto. Il presidente ha molto da fare, si occupa
di molti lavori ed è sempre impegnato.” Le venne
di rispondere in quel modo. Non voleva dare troppe spiegazioni. Non per
la privacy di Rufus, semplicemente non ne vedeva il bisogno.
“sì? Di cosa si sta occupando esattamente?
È da un po’ che non odo sue notizie in questo
settore.”
“Uh…io non…sono lavori di cui io non
sono a conoscenza.”
“oh, non preoccuparti. Non devi sentirti obbligata. So che il
ragazzo ci tiene ai suoi segreti e sotto questo punto di vista
dovrò confermargli che ha un’ottima
partner.” Ammiccò accomodandosi meglio sulla sua
poltrona.
Tifa rabbrividì a quelle parole. Partner? Ma che idea si era
fatto?
Tuttavia fu felice che Drummond non avesse voluto approfondire oltre.
Da un lato l’idea di stroncare la carriera di Rufus
raccontando i suoi perversi piani non era male, ma preferì
evitare.
“eh, eh…sei in gamba! Inoltre mi stai molto
simpatica. Quasi, quasi mi piacerebbe chiederti di lavorare per
noi..!”
L’uomo pronunciò questa frase dal nulla e lei non
capì al volo come reagire.
“Guarda che non sto scherzando. Ecco, dato che il signor
Shinra non è interessato, io vorrei occuparmi dei tuoi
lavori con te. Ci tieni a realizzarli, quindi non è giusto
che lo faccia io da solo comprandomi i tuoi progetti, no?”
Tifa si sorprese e lo ascoltò con attenzione.
“Pensaci.” Le disse chiudendo
l’argomento.
Continuarono a parlare di Edge per tutto il resto delle due ore che
erano soliti rimanere assieme.
Intanto la ragazza stava seriamente valutando la proposta inaspettata.
[…]
Che
monotonia…uffa…
Era mattino presto, non potevano essere più delle otto.
Poggiò la borsa su una sedia e si apprestò ad
alzare le persiane dell’ufficio di Tseng e Rufus. Come di suo
solito.
Aveva dormito bene quella notte e questo era un male perché
poi non riusciva ad alzarsi per non spezzare il benessere di quel
momento. Aveva infatti ancora gli occhi chiusi, non riusciva ad
aprirli.
Stranamente più la giornata era umida e grigia e
più la luce sembrava abbagliante. Era curioso. La convinceva
poco la teoria che le nuvole riflettessero i raggi solari. Per lei
quello che abbagliava era il sole, non le nuvole.
Si scostò i capelli dal collo e li raccolse in un pugno
cercando un elastico per legarli, ma, non trovando niente di simile, li
rilasciò ondeggiare lungo la schiena.
Entrò nell’ufficio di Rufus. Alzò il
viso per guardare davanti a sé e…
“!!!”
Tifa sbandò alla vista di Rufus, poggiato vicino la finestra
che ancora non era stata aperta.
“Che…che ci facevi lì?”
“Ti aspettavo a dir la verità.” Disse
lui col suo solito tono calmo, sfilando verso di lei senza staccarle
gli occhi da dosso.
“Sono solo le otto, sei qui davvero solo per
questo?” rispose infastidita dalla sua presenza.
“Ti secca , forse?” parlò con fare
penetrante. “oppure...” disse per attirare la sua
attenzione“…ti imbarazza?”
“Cosa?? Ma va al diavolo! Che cazzo vuoi? Rompere al primo
mattino?”
Rufus rimase in silenzio. La reazione di Tifa non era stata di suo
gradimento, ma stranamente non obbiettò e restò
serio prendendo a camminare per la stanza.
“ho saputo che stai lavorando con Arnold Carran Drummond.
È vero?”
Tifa si illuminò capendo.
“oooh, il presidente ha fatto i suoi compiti.” Lo
guardò dall’alto verso il basso.
“Ebbene?”
“Dunque e così.” Ondeggiò le
dita lungo la scrivania nera. La ragazza lo guardò seria.
Sapeva dove voleva arrivare, era pronta.
“Cosa hai intenzione di fare, quindi? Lui non è
né più, né meno, che un imprenditore.
Stai solo facendo il suo gioco, lo sai?” si voltò
verso di lei.
“Allora non è tanto diverso da te, però
almeno lui ha dato rispetto al mio lavoro.”
Rufus sorrise fra sé.
“Eppure ti avevo avvisata che non ti avrei lasciata andare
facilmente, no?” Il suo tono diventò
improvvisamente cupo e aggressivo.
Le si avvicinò quasi volendole fare timore, ma Tifa non
indugiò e rimase a testa alta.
“Ah, sì? Provaci!” lo guardò
con odio parlando a denti stretti.
Lui fu evidentemente irritato dal tono indisponente di lei e la mise
contro il muro.
“Non parlarmi così.”
“Stronzo! Non mi fai paura! Va’ a fare il
delinquente con qualcun altro, con me non attacca!”
“Ho detto smettila.”
“Smettila?! Cosa credi, ah? Chi cazzo ti credi di essere! Tu
non mi metti le mani addosso! Perché fai schifo! Tu e tutto
quello che rappresenti!! Dovete sparire e togliervi dalle palle! Io una
persona che mi ascolta, Cristo, l’ho trovata! E ha guardato
quelle cazzo di carte che tu non hai nemmeno sfiorato!”
Gli diede un spintone di rabbia che mosse leggermente Rufus che
continuava a fissarla con i suoi occhi freddi.
“Stronzi tutti! Cosa pensi?? Che puoi fare di me
ciò che vuoi? Ah, no…tu non hai capito! Io non
farò i tuoi comodi! Io faccio le cose a modo mio, ti
farò finir…”
Tifa si immobilizzò con gli occhi ancora colmi di rabbia e
le parole strozzate in gola.
Sentì il suo respiro fermarsi e il suo cuore battere
così forte da non riuscire più a percepirlo.
Per un attimo non riuscì a capire cosa stesse accadendo.
Sentì il respiro regolare e leggero di Rufus molto vicino e
le sue mani afferrarle la testa con fermezza.
Le sue labbra erano vincolate alle sue. Non sentì altro.
Avvertì una forza così grande che non
poté opporsi in alcun modo. Era come se le avesse
immobilizzato tutto il corpo.
Sentì le sue mani farsi fredde. I suoi occhi erano
spalancati, immobili.
Contrariamente, lui emanava calore, una calore gradevole a dire la
verità.
Lui non andò a fondo e con fare naturale fece scivolare le
dita lungo il suo viso fino a lasciarla libera da quel vincolo. Poi si
separò lentamente da lei rimanendo ad osservarla nella
penombra che stava per sparire.
Si sentirono appena i rumori provenienti dall’esterno,
probabilmente dei dipendenti arrivati da poco che prendevano posto nei
loro uffici.
Le ci volle qualche secondo prima di tornare cosciente e riassumere la
sua posizione naturale.
Tifa si guardò attorno fuggente come presa da uno shock.
Prese la sua borsa e sbatté violentemente la porta dietro di
sé non battendo ciglio né proferendo alcuna
parola.
Rufus rimase indifferente a guardare, portando una mano dietro la nuca
non curante.
Tifa era troppo ingenua per capire e stava ritornando da quel uomo. Lo
sapeva.
Stupida…
“Tifa..?”
Tifa incrociò Tseng lungo il corridoio. Lui si
fermò per salutarla, ma la ragazza rigò dritto
senza trattenersi, proseguendo con passo veloce.
La guardò perplesso e, visto che era uscita
dall’ufficio di Rufus, poteva significare solo una cosa.
“…ancora?”
[…]
21:00
Persino il signor
Drummond si è accorto che oggi avevo la testa
altrove…non ho combinato niente! Non ce la faccio
più, basta!
Mentre pensava infilava violentemente le chiavi dentro la fessura della
porta.
“…e diamine! Non ti ci mettere anche tu! Gira
cazzo di chiave..!”
CLANK…
Aprì la porta ancora in preda alla rabbia e buttò
la giacca sul mobiletto posto all’ingresso.
“Sorpresa!!”
“Cosa..?”
Tifa guardò dinanzi a sé. Marlene era
già lì ad abbracciarla e Denzel e Barrett seduti
in cucina.
Guardò la piccola bambina dai capelli castani.
“Marlene! Denzel! ” alzò poi gli occhi.
“Barrett! Cosa ci fate qui..??” subito si
avvicinò anche al ragazzino per dargli un piccolo abbraccio.
“Eccola qua la nostra piccola impiegata della Shin-Ra! Quasi
non ti riconoscevo!” disse Barrett ironizzando sul suo
abbigliamento formale.
“Abbiamo appena finito di sistemare la casa e ti siamo venuti
a trovare.” Spiegò Denzel mentre sorseggiava un
succo di frutta.
“Ma...! Io, io non me l’aspettavo! Non potevate
telefonare? Mi sarei data una sistemata! Avrei cercato di tornare
prima..!”
Barrett rise, poi si alzò per cercare qualcosa in frigo.
“…e che sorpresa era sennò,
eh?”
Tifa sorrise. Quelli erano quei gesti che sapevano scioglierla.
Si sedette con loro e cominciarono a parlare delle ultime
novità.
“Raccontatemi, su! Com’è la nuova
casa?” disse.
“Né grande…né
piccola…però è carina! Abbiamo un
balcone in camera io e Denzel!” disse Marlene pensandoci su.
“Bene! Tu che dici, Barrett? Com’è la
vita senza di me?” gli si rivolse ironicamente.
Barrett, che stava cucinando qualcosa in padella, rispose.
“Oh! Una favola! Quel ragazzo dalla testa chiodata si sta
prendendo cura di te, vero??”
“Ehm…diciamo di sì. Lui è
sempre il solito.” Si fermò.
“…poi sto lavorando molte ore e sto poco a
casa.”
“Spero non troppo o ti spaccherai la schiena!”
“Non faccio il muratore, Barrett!”
Continuarono con conversazioni molto leggere. Aveva di nuovo la sua
famiglia. Peccato che Cloud mancasse, come sempre…
“…e i lavori? Pensi che riuscirai a combinarci
qualcosa?” chiese Barrett lavando gli ultimi piatti. Tifa ne
prese uno e l’asciugò sistemandolo tra gli altri.
“Ora sì. Ho avuto dei problemi
all’inizio, ma penso di aver trovato una persona sinceramente
interessata.”
“Oh, che bella notizia! Sapevo che te la saresti cavata,
Tifa!” le sorrise soddisfatto.
La bruna capì che la stava incoraggiando.
“Grazie.”
Si fecero le 23:00 in un attimo.
Barrett e Tifa fecero andare a letto i due ragazzini che intanto
avevano giocato con la playstation di Cloud lasciata al Seventh Heaven
qualche tempo prima.
Mentre pettinava i lunghi capelli neri, sentì dopo tanto
tempo calore.
Quel calore che le davano solo gli affetti.
Sapere che quella notte non era da sola le dava un senso di benessere.
Spesso ritrovarsi in una casa buia e vuota era molto triste, nonostante
ci fosse abituata. Quindi era grande la sua gioia quando poteva
augurare la buonanotte prima di addormentarsi.
Posò la spazzola e si coricò chiudendo gli occhi
ormai stanchi.
Che atmosfera
rilassante…perché la mia vita non mi permette mai
momenti come questo..?
Subito pensò a Cloud. Quanto avrebbe voluto che quello non
fosse il suo cuscino ma il ragazzo biondo…
Se lo figurò accano a lei, che la bloccava vicino ad un muro
e la baciava, la baciava e…
Spalancò gli occhi e per un attimo rabbrividì.
Il viso di Cloud fu sostituito immediatamente dalla figura beffarda di
Rufus che sorrideva malignamente nella penombra del suo ufficio.
Quello non era un sogno!
“Quel bastardo…mi ha
baciata…!!” tremò con le mani e poi
sentì la rabbia invaderle tutto il corpo.
Sfiorò le labbra con la punta delle dita.
Rabbrividì di nuovo quando pensò a
Cloud….
NOOO! Non
doveva essere lui a baciarmi! Doveva farlo Cloud!!
E invece..! Lo ha fatto
lu..i…e io non ho fatto niente...per
impedirglielo…!
“AAAAAAaaaHHHH….!!!” Urlò in
preda dallo shock.
“Mio Dio, Tifa!! COSA SUCCEDE?!” si udì
l’eco di Barrett rimbombare per il bar.
[…]
-------------
Che capitolo lungo! Spero abbiate la pazienza di leggerlo con calma,
perchè tutto d'un fiato mi rendo conto che è un
po' pesante^^ E' solo che ho così tante idee per la testa
per questa fanfic che voglio subito arrivare più avanti!
Questa Rufeart (RufusxTifa, ho pensato di chiamarla così)
deve venire fuori!
Spero questo capitolo vi sia piaciuto. Tra Rufus e Tifa ci sono ancora
scintille, però presto le cose cambieranno, statene certi ;)
Alla prossima e recensitemi. Ci tengo a sapere se la storia vi sta
piacendo.
Come scheda, ecco finalmente il turno di Rufus *ç*
Penso sia giusto a questo punto fare una piccola paroramica su di lui,
dopo passo ai commenti^^
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___________RUFUS
SHINRA_______________
Lavoro:
vice-presidente, presidente della Shin-Ra
Età:
21 in Final Fantasy VII
Arma: Pistola
Altezza: 180
cm circa
Data di nascita:
sconosciuto
Luogo di nascita:
Migdar
IN FINAL FANTASY VII
Rufus è un giovane ragazzo dallo sguardo elettrico,
arrogante e fiero di se che alla morte prematura del padre eredita la
mondiale e potente compagnia elettrica della Shin-Ra diventandone il
presidente.
Affascinante e bastardo sono i termini che meglio lo inquadrano.
Non tarderà a rivelare i suoi scopi: governare con il
terrore, inutile cercare compromessi. La gente lo avrebbe obbedito
perchè intimorita.
Sembra avere subito le idee chiare sul da farsi questo scaltro biondino
dall'abbigliamento rigorosamente black&white, tuttavia i suoi
sottoposti sapranno manovrarlo fino a condurlo alla rovina...
Nonostante questo, Rufus avrà una ripresa inaspettata in
quanto sarà in grado di capire la cosa giusta da fare, anche
se troppo tardi.
Si crederà morto in seguito all’attacco di Omega
Weapon.
IN FINAL FANTASY VII
ADVENT CHILDREN abbiamo un Rufus molto cambiato:
più maturo, più serio, che sa di avere delle
terribili responsabilità sulle sue spalle, per questo
disposto a redimersi e a fare qualcosa per Edge pur ardendo ancora
dentro di lui il forte desiderio di ricostruire la Shin-Ra.
Apparirà costretto su una sedia a rotelle in compagnia di
Reno e Rude, nascosto per più della metà del film
sotto un mantello bianco, per via degli effetti del Geostigma, che ha
colto inevitabilmente anche lui.
Rivelerà poi di essere in perfetta forma e che quel
mascheramento non era che finalizzato per nascondere "qualcosa" a Kadaj
e co.
Un’adolescenza
difficile: Attraverso le notizie apprese su di lui,
sappiamo con certezza che il giovane Rufus non ha mai avuto la vita
tipica di un adolescente.
Già dall’età di 15 anni infatti era
vice-presidente nell’azienda di famiglia.
Per ricoprire un ruolo simile già a
quell’età, è logico immaginare che
abbia ricevuto un’educazione molto ferrea ed abbia affrontato
degli studi molto più tecnici e complicati rispetto i suoi
coetanei.
Questo proprio per essere in grado di amministrare il patrimonio,
rinunciando così all’adolescenza.
La famiglia di Rufus:
Non sappiamo molto a riguardo.
L’unico parente presentato nel gioco è il padre,
il Signor Shinra, che morendo nelle prime fasi del gioco lascia il suo
posto nell’azienda al giovanissimo figlio Rufus,
già ricoprente il ruolo di vice-presidente.
Notiamo già dalle prime battute di Rufus la freddezza che ha
nei confronti del padre.
Infatti con noncuranza apprende la sua morte e non sembrerà
per niente dispiaciuto. Anzi, si darà subito da fare per
distruggere il suo operato e far cominciare così una nuova
era con il suo governo.
Quando può, inoltre, Rufus specifica di ritenersi molto
diverso dal padre, assumendo anche dei toni dispregiatori e di rabbia.
Da tutto questo si evince il pessimi rapporti che doveva avere con
quest ultimo.
Intuirne i motivi è relativamente semplice.
Un padre che lavora in un’azienda come la Shin-Ra,
caratterialmente menefreghista e scaltro, che pensa solo al potere, ad
arricchirsi…probabilmente vedeva nel giovane figlio solo un
erede da rendere spiccicato a lui, senza occuparsi minimamente dei
reali doveri di un padre.
Non sarà stato sicuramente un uomo presente in famiglia
(questo per gli ovvi impegni di lavoro), forse era persino violento.
Quindi così si può motivare l’odio che
il ragazzo ha maturato verso di lui. Un odio che lo ha spinto a
studiare per rendersi migliore di lui e spodestarlo.
Infatti quando in Final Fantasy 7 arriva alla Promise Land, il ragazzo
afferma soddisfatto: “C’è lo fatta io,
padre.” Questo denota ancora di più i sentimenti
del ragazzo, premuti a dimostrare la sua superiorità
rispetto il padre.
Della madre invece non sappiamo nulla. Deduco che sia morta
prematuramente, forse quando Rufus era solo un bambino.
Nella fanfiction:
Nella mia fanfiction ho cercato di conservare questi aspetti e di farli
emergere pian piano nel corso della storia.
Dopo il crollo della Shin-Ra, Rufus si è nascosto al
pubblico per riprendersi dalle lesioni subite che lo hanno costretto
per molto tempo sulla sedia a rotelle.
Una volta ripreso, ricerca un suo posto nella società. Per
questo fonda un’azienda propria che mira alla ricostruzione
di Midgar e all’amministrazione di Egde, la città
nata attorno a Midgar.
Questo anche per pagare una parte del suo grande debito col pianeta.
Lavorerà sodo per riavere un nome e dimostrare che sia
cambiato, nonostante architetta già i suoi piani per
risalire alla gloria di un tempo.
Nel suo intimo, infatti, Rufus non sopporta che sia stato lui a far
crollare l’azienda di famiglia. Un’azienda che
rappresentava tutto per lui.
Dopo che Cloud farà assumere la sua amica Tifa
all’interno dell’azienda, Rufus
sfrutterà la cosa per acquisire un po’ di
notorietà. Al tempo stesso però sarà
affascinato dalla caparbietà di questa giovane ragazza...
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TITOLI IN CUI APPARE:
-Final Fantasy: Before Crisis
-Final Fantasy VII
-Final Fantasy Advent Children
-Final Fantasy Advent Children Complete
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I vostri commenti, l'energia di cui si nutre chi scrive le
fanfic XD
Per Stuck:
non ho ben capito quest’ultimo tuo commento. Cioè
non ho capito se ti sia piaciuto o meno XD Personalmente non reputo il
“troppo zucchero che fa cariare i denti” come un
complimento (anzi…), quindi cercherò di rendere
almeno Reno un po' più scaltro. Io avevo solo cercato di
renderlo amichevole e vivace proprio perchè Rufus
è più che sufficiente per tormentare la povera
Tifa^^ Inoltre Reno lo immagino affascinato dalla ragazza.
Tseng invece lo vedo proprio così: molto mite, garbato ed
educato.
Tifa necessita di un sostegno da parte di almeno una persona che sia in
stretto contatto con Rufus e lui mi è sembrato il
personaggio perfetto per questo ruolo proprio per la sua natura
abbastanza mite.
Sono felice che ciononostante la storia ti stia coinvolgendo. Baci^^
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Capitolo 5 *** capitolo.05 ***
CAPITOLO 5.
Tifa si chinò verso la grande specchiera ed
avvicinò il viso.
Aveva delle terribili occhiaie quel mattino. Prese il correttore per
coprire tale imperfezione, ma non ottenne risultati eccellenti,
cosicché passò ai capelli: il suo punto forte.
Guardando meglio la sua figura riflessa, costatò che la
camicia le andava più larga. Solitamente le stringeva non
solo sul petto, ma anche sulla pancia. Invece ora le dava una linea
meno costretta. Forse era dimagrita? Certo…tra stress e
tutti quei via-vai…
Marlene era poggiata sul suo letto e la guardava come di solito fanno
le sorelline piccole curiose degli atteggiamenti della sorella
più grande.
“Perché ti stai già
preparando?”
“Perché devo andare a lavorare, tesoro.”
Disse contornandosi gli occhi con la matita.
“Ma non avevi detto che non ci andavi più alla
Shin-Ra?” Marlene cominciò a dondolarsi sul letto.
“Non è la Shin-Ra, Marlie! È
il ‘Centro di Riabilitazione di Neo
Midgar’.”
La ragazzina la guardò con disapprovo.
“Va bene…ti accompagna Cloud? Mi piacerebbe
vederlo…”
Tifa posò i suoi effetti e prese la borsa.
“E’ da un po’ che non lo vedo.
Andrò da sola per oggi. Non preoccuparti, sono sicura che si
farà sentire.” disse cercando di rincuorarla, ma
era ben consapevole che Cloud, più che cercare, era un tipo
da ‘essere cercato’.
“Vi continuate a voler bene, vero?” Chiese Marlene
con ingenuità.
“Ma certo. Perché non dovremmo? E’ solo
un periodo in cui siamo entrambi impegnati.”
Ammiccò nascondendo i suoi reali sentimenti.
Cloud, possibile che
davvero sei capace di sparire così? Sono già due
giorni che provo invano a chiamarti.
Salutò la piccola e uscì per raggiungere il posto
di lavoro.
Era chiaro che non si stava dirigendo all’azienda di Rufus.
Oramai non ci andava da due giorni. Rufus aveva sicuramente recepito il
messaggio e lei così si era, praticamente, licenziata.
Non le importava più di tanto, aveva fatto la cosa giusta.
La sola cosa che contava erano i lavori che stavano finalmente partendo
grazie al signor Drummond.
[…]
“ …posso?” chiese mentre apriva la porta
del presidente.
Il signor Drummond si girò.
“Puntualissima come sempre!” disse raggiante. Tifa
trovava assurdo quanto potesse essere sempre così di buon
umore.
“Non so se le può far piacere, ma…io ho
riflettuto in questi giorni e credo di trovare molto interessante la
sua proposta. Ho deciso di accettare.” Disse la ragazza con
fermezza.
L’uomo parve sorprendentemente turbato. Ma come..? Non era
stato stesso lui a proporglielo?
Tifa si insospettì e decise di approfondire.
“C’è qualcosa che non va?”
L’uomo esitò un attimo per poi indossare di nuovo
la sua maschera.
“No, no! Al contrario. Sono molto sorpreso e
basta.” la guardò pensando a qualcosa.
“Hai già preparato il curriculum e i vari
moduli?”
Tifa annuì e lui parve aver sentito ciò che
voleva sentire ed infatti si mostrò soddisfatto.
“Bene, allora non ti dispiacerà se ti chiedo di
compilare anche questo? È solo una
formalità.”
La giovane prese le carte e costatò che richiedeva solo
pochi dati personali: Nome, cognome, data di nascita,
domicilio….
Compilò il tutto seduta stante e glie lo consegnò.
“Fatto.”
Il signor Drummond lo prese e lo lesse soddisfatto.
“Ottimo, Tifa. Allora domani portami tutte le carte
così attiviamo le procedure burocratiche per cominciare i
lavori!”
“Certo.” Tifa fu felice che volesse fare partire
immediatamente tutto, compresa la sua assunzione.
“…e il signor Shinra? Lui cosa dice di tutto
questo? Mi risulta che, in quanto segretaria di Tseng, eri spesso in
stretto contatto con lui.”
“A contatto con Rufus..? A dire la verità non
molto…”
“Non si direbbe visto che, a quanto sento, vi date del
‘tu’.”
Tifa sbandò a quella deduzione…cosa intendeva?
Era così importante? Sinceramente non seppe come reagire
quindi si limitò ad alzare le spalle.
“Bene, ora se vuoi, puoi anche andare. È inutile
che perdi una mattinata intera quando da domani sarai già
una mia lavoratrice!” si alzò per aprirle
cortesemente la porta.
La ragazza lo guardò esitante, sembrava strano…
Lo salutò ugualmente con la solita gentilezza ed
andò via.
Che
strano…non è la prima volta che sottolinea questa
presunta confidenza tra me e Rufus, cosa si sarà messo in
testa?
Forse è solo
un po’ pettegolo…anche se oggi è stato
particolarmente strano, quasi non sembrava lui.
Inoltre sono
più che sicura che mi abbia liquidata apposta. Certo,
avrà anche da fare, però solitamente si
intrattiene con piacere a parlare con me di Edge…
[…]
Rufus si avvicinò alle persiane e le socchiuse in modo da
far entrare nella stanza solo piccoli fasci di luce.
La mattina non sopportava la luce.
Si svegliava sempre molto presto e non aveva mai il tempo di abituarsi
all’atmosfera luminosa del mattino, dunque, finché
poteva, cercava di godere della penombra.
Barcollò leggermente, si poggiò dunque sulla sua
poltrona di pelle posando una mano sulla fronte. Alzò la
testa accomodandosi e rimase con gli occhi chiusi per più di
qualche secondo.
Il mal di testa era incessante.
Sentiva stanchezza e oppressione. Gli occhi erano pesanti e bruciavano
invocando riposo. Si aggiunse una fastidiosa sensazione alla gola.
Si mosse leggermente e riaprì gli occhi.
Osservò la stanza e il suo sguardo cadde su
un’altra serie di persiane, spalancate, che si trovavano in
una zona più in fondo dell’ufficio. Si
avvicinò come se si stesse dirigendo verso qualcuno per
rimproverarlo per essere stato disturbato.
Chiuse direttamente le imposte creando un buio quasi totale.
Sapeva chi aveva l’abitudine di aprirgli ogni giorno tutte le
finestre e si chiedeva spesso chi glielo avesse mai chiesto!
Quella ragazza prendeva delle iniziative fuori da ogni logica. Il
minimo che doveva fare non era certo quello…
Non era difficile immaginare che la ragazza in questione era Tifa
Lockheart.
Uno squillo
irruppe la quiete. Aspettò qualche momento, forse una parte
di lui sperava che Tseng rispondesse al suo posto.
Sospirò e non curante afferrò la cornetta.
“Pronto?”
“Presidente, i suoi calcoli erano esatti. Siamo nella zona,
aspettiamo un suo segnale prima di intervenire.”
“Uhm…chi se lo sarebbe aspettato”
sorrise divertito.
Rufus si era risvegliato e, a quella notizia evidentemente positiva,
riacquistò subito il suo modo di fare sicuro.
“…è più stupido di quel che
pensavo…” Pensò ad alta voce,
sembrò essere molto soddisfatto. “Eccellente,
avvisatemi appena viene.”
Riattaccò senza batter ciglio. I suoi occhi azzurri
risplendevano nel buio.
Improvvisamente, mentre era assorto nei suoi pensieri compiaciuti, fu
preso da un improvviso attacco di tosse che divenne sempre
più violento e lo portò a poggiarsi nuovamente
sulla poltrona.
Aprì un cassetto della sua scrivania e prese una scatolina
di cartone, un farmaco.
Estrasse da essa una capsula e la ingoiò. Scosse un
po’ la testa e si sedette dietro la scrivania pronto a
cominciare la giornata.
[…]
“Sono tornata!”
Erano appena le tre del pomeriggio.
Tifa era di nuovo al Seventh Heaven e, non sentendo alcuna risposta,
dedusse che Barrett e i due bambini se ne fossero già
andati. Le dispiacque un po’. Prese il cellulare.
Nessuna chiamata ricevuta.
Che mi aspettavo..?
Sospirò e si avvicinò al bancone del suo caro bar
e l’osservò.
“Oggi potrei anche riaprire…infondo, non ho nulla
da fare.”
Salì le scale per andare a cambiarsi.
Prese dal cassettone la sua maglietta bianca e la gonna nera. Mentre
l’indossava si sentì per un attimo a disagio.
Forse, su questo, quello
lì aveva ragione. La mia gonna era un po’
corta…
Si sorprese di pensare che le gonne che indossava adesso arrivavano a
metà coscia, mentre quelle che indossava giusto il mese
prima, anche meno, erano la perfetta metà. Provò
imbarazzo, chissà se sarebbe riuscita ad indossarle di
nuovo..?
Ritornò giù ed osservò che era giusto
dare una sistemata al locale prima di aprirlo al pubblico. Per quanto
riguardava il Seventh Heaven, ci teneva ad una pulizia e ad un ordine
maniacale!
Prese uno straccio e lo bagnò con acqua e detersivo. Lo
strizzò leggermente e cominciò a passarlo sul
bancone per poi spostarsi sugli elettrodomestici ed infine sui tavoli.
Era un’atmosfera molto tranquilla, immersa in un silenzio
quasi tombale, così assoluto che stava cominciando quasi a
preoccuparsi.
Per farsi compagnia accese a volume basso la radio. A
quell’ora non trasmettevano canzoni o notizie interessanti,
comunque la lasciò accesa.
Tonc…
Sentì un rumore provenire dall’esterno. Aveva
avuto anche la sensazione di vedere qualcuno fuori dal locale, ma non
essendone certa riprese le sue faccende come se nulla fosse, rimanedo
in guardia.
Tonc…
“Di nuovo..?!” si avvicinò alla finestra
per controllare e stranamente era tutto tranquillo. “Eppure
sono sicura di non essermi sbagliata…” non si era
ancora accorta che dietro di lei un uomo in divisa era già
pronto per colpirla.
SBAM!!
“Ouch..!!” Tifa traballò finendo in
ginocchio, avvertendo un terribile dolore dietro la nuca. Si
girò velocemente non badando al dolore, per vedere chi fosse
il suo aggressore, ma fu subito bloccata e si ritrovò di
fronte una schiera di cinque soldati.
“Ma cosa..?”
“Signorina Tifa Lockheart.”
Tifa riconobbe quella voce: il presidente Drummond, il quale le fu di
fronte in poco tempo.
“Perché quì con un biglietto da visita
del genere?”
Lui abbozzò un sorriso intenerito.
“Smettiamola con questa farsa. Comportiamoci adesso da
persone serie.”
“….e cioè? Entrando in casa altrui
così??” non era una ragazza molto paziente
perciò voleva andare dritto al sodo senza troppi convenevoli.
“Oh, schietta al lavoro, schietta nella vita. Si vede che sei
poco più di una ragazzina! D’accordo, voglio
sapere cosa state tramando.”
Tifa si sentì confusa.
“…tramando?”
“Non mi credere stupido. L’ho capito che ti ha
mandata il presidente Shinra. Io speravo di farti vuotare il
sacco.” La guardò. “…avevi
l’aria di una ragazza giovane ed inesperta. Che voleva solo
fare la buon samaritana con i suoi amici.” Fece una pausa.
“Invece…il ragazzo ti aveva già
addestrato bene.”
“Si può sapere di cosa diavolo stai
parlando..?!” si spazientì.
“…della Shin-Ra, stupida!” le si
avvicinò di colpo. “Cosa sta tramando quel
ragazzino che non ha capito il suo posto?!”
Di colpo tutto le fu chiaro.
“Lei fa SCHIFO! Mi ha usata solo per ottenere
un’informazione del genere!! Lei…è un
verme! Come ha potuto..?!” si sentì sprofondare.
Era stata presa in giro ancora una volta, perché?
“…e comunque hai perso il tuo tempo. Io non so
niente di tutto questo. Sono un ex-membro AVALANCHE. Figuriamoci se mi
raccontava cose simili.”
L’uomo le mollò uno schiaffo violento. Tifa si
ritrovò il viso girato e la guancia pulsare di dolore.
“Non fare la furba!”
“IO NON SO NIENTE! Cazzo!” Si sentì
crollare il mondo addosso.
Come era potuto accadere..?
Perché, nonostante tutto, finiva per essere tradita dalla
sua ingenuità..? Perchè?!
Quell’uomo non se n’era importato niente delle sue
parole, dalla sua sensibilità, della salvaguardia degli
orfani…non se n’era importato niente, NIENTE!
Si ritrovò scagliata contro di lui a picchiarlo. Aveva molta
rabbia in corpo e fu delusa di vederlo lì steso a terra dopo
solo il primo colpo. La ragazza fu prontamente bloccata dai soldati
quando il signor Drummond si rialzò in preda dallo shock.
Portò un fazzoletto alla bocca insanguinata e
puntò un dito contro di lei.
“Brutta stronza!! Sei inutile e per di più mi hai
aggredito! Te ne pentirai! Ti rovinerò! Ti farò
finire in mezzo ad una strada! Altro che bambini! Ringrazierai quando
qualche figlio di puttana di darà qualche soldo per
sfamarti!” si rivolse poi ai soldati che gli annuirono
recependo l’ordine.
Tifa si protesse il viso con tutta la forza che aveva contro i colpi di
quei cinque soldati. Purtroppo da sola non era nella
possibilità di attaccare. Non credeva che avrebbe resistito
per molto.
Ad un certo punto si fermarono. Era piena di lividi e graffi,
inginocchiata a terra e non sapeva con quale forza riusciva ancora a
tenersi col busto eretto.
“Bastardi! Picchiate così una persona da sola..?
Siete solo dei luridi vigliacchi! E tu sei il primo che
finirà in mezzo ad una strada assieme a quelli della tua
razza!” gli urlò contro allo stremo delle sue
forze.
L’uomo le rivolse uno sguardo sprezzante.
“Questi ultimi giorni sono stati davvero una seccatura. Tu e
le tue idee sdolcinate. Le ho dovute ascoltare tutte sperando che tra
quelle idiozie spuntasse qualcosa di interessante…ed invece
ho solo perso tempo.” Di colpo sorrise. Un sorriso che non le
piacque affatto. “…almeno adesso penso di potermi
meritare un sincero divertimento!”
Annuì in direzione dei soldati che sorrisero maliziosamente
assieme a lui.
La ragazza non ebbe tempo di capire che subito la sdraiarono a terra,
bloccata con violenza.
Vide avvicinarsi a lei un paio di soldati e proprio mentre uno stava
per estrarre qualcosa e portarsi sopra di lei….
Uno sparo.
Il soldato si accasciò di colpo a terra lamentando dolore.
In poco tempo il Seventh Heaven si riempì di altri soldati
armati di fucili all’avanguardia. Bloccarono in poco tempo e
con facilità gli uomini del signor Drummond.
Quest ultimo fece per svignarsela, ma per lui era in serbo
qualcos’altro. Un uomo alto e longilineo, vestito di bianco
gli fu di fronte.
“Carissimo Arnold. È un piacere vederti, spero che
sia altrettanto anche per te.” Rufus sorrise soddisfatto.
L’uomo sbiancò digrignando i denti. Era finita.
[…]
Le auto della polizia si allontanarono portando via con sé
presidente e collaboratori.
Tifa era seduta sui gradini esterni del bar mentre
un’infermiera le disinfettava le ferite subite.
Appena finito si allontanò e Tifa rimase da sola assorta nei
suoi pensieri.
Non si era ancora capacitata di cosa le fosse accaduto. Era disgustata,
mortificata, si sentiva stupida.
In parte era schifata per ciò che era successo, in parte per
esserci cascata in pieno…poi ancora di vedere Rufus
lì a guardarla soddisfatto.
Lui, dopo aver finito di parlare con degli agenti, le si
avvicinò.
“Era da un po’ che sospettavo di
quell’uomo. Era troppo gentile. Nessuno si comporta
così per niente. Inoltre, il fatto che ti avesse avvicinata
ha confermato i miei sospetti, così ti ho fatta seguire in
questi giorni…” la guardò.
“…a quanto pare ho fatto bene.”
Tifa calò gli occhi.
“Hai visto che avevo ragione io..?” disse con
ironia piegandosi verso di lei.
“Ti odio.”
“Lo so, tesoro.”
Rufus sorrise e le appoggiò la sua lunga giacca bianca sulle
spalle. Tifa se la strinse accorgendosi di aver avuto freddo fino a
quel momento. Solo quando il ragazzo si allontanò lei
riprese ad osservarlo.
Rufus aveva mosso degli agenti per lei per una settimana intera, forse
anche di più, e non si era accorta di niente. Doveva essere
ancora potente, nonostante tutto.
Troppo spesso dimenticava ciò che Rufus era stato in
passato. Probabilmente godeva ancora dei suoi privilegi e delle sue
conoscenze di un tempo.
“Tieni.”
Alzò il viso di colpo ed il biondo era di nuovo
lì, che le allungava una tazza calda.
“…grazie.” Disse con un filo di voce.
“Di cosa in particolare, Lockheart? Della giacca, della
tazza? Dell’assunzione nella mia azienda? Del salvataggio,
Del..?”
“Ho capito! Grazie! Va bene così..?”
disse esasperata.
Rufus rise, questa volta più di cuore, dopodichè
si sedette accanto a lei.
“Ah..! Quanti pensieri che mi stai dando in meno di un mese,
cara Tifa..!”
Tifa lo guardò storta, ma non obbiettò. Dopotutto
era vero. Non seppe come reagire, ma lo sguardo molto dolce di Rufus le
fece capire che non era arrabbiato con lei.
Già, perché Rufus, sotto il suo sguardo beffardo,
aveva un che di dolce in quel momento.
“Uhm…non so che dire. Cosa devo fare
adesso?” disse onestamente.
Rufus sembrò rifletterci su e la cosa la
preoccupò.
“Bella domanda, mia cara. Vediamo…per prima cosa,
sicuramente farai degli straordinari per le tue mancate giornate di
lavoro.” La guardò. “…dovrai
venire a lavare il mio Darkie e per tutta la tua breve permanenza nella
mia azienda dovrai portarmi caffé tenendoti, comunque, a
debita distanza dalle mie giacche bianche.”
Tifa sbarrò gli occhi.
“Cretino! E io che facevo sul serio..!”
Rufus sorrise di nuovo e la prese per le spalle invitandola ad alzarsi.
“Non mi licenzi, dunque?” chiese un po’
per provocazione.
“Hai ragione, dovrei.”
Il bel presidente tornò serio non appena ai due si
avvicinò un corpulento agente della polizia di Edge.
“…il signor Shinra?”
Il biondo annuì.
“Abbiamo già sistemato tutto. I miei uomini erano
all’altezza della situazione.” Disse soddisfatto.
“Ho notato…” lo sguardo del poliziotto
andò ai delinquenti che erano stati
‘sistemati’ a dovere dalle guardie di Rufus.
“Ho solo bisogno di stendere un rapporto ed avrei bisogno di
una certa Tifa Lockheart. Lei ha fornito all’azienda dei dati
personali e dobbiamo sistemare un po’ le cose.”
Tifa reagì sentendosi nominare.
“Sono io Tifa.”
“Ah, bene. Allora non è che potreste seguirmi alla
stazione centrale? Ho bisogno solo di farle un paio di domande e
qualche firma.”
Detto questo lasciò i due da soli.
“Allora io vado.” disse sospirando.
“Ti accompagno io in questura.”
Tifa si sorprese di quell’affermazione.
Perché di colpo tante attenzioni?
Qualcosa dentro di lei la portò a pensare che si fosse
preoccupato, ma lo escluse a priori perché lo trovava
inverosimile.
Forse era la cosa più probabile dato che l’aveva
fatta seguire per così tanto tempo, ma era più
propensa nel pensare che lo facesse per un suo
‘tornaconto’. Era più
alla…Rufus, credeva.
Comunque sia lasciò che lui l’accompagnasse si
diressero verso l’auto del ragazzo.
In macchina rimasero in silenzio per diverso tempo. Guardando fuori dal
finestrino notò che il cielo minacciava pioggia, tuttavia il
tempo era ancora instabile.
Guardò Rufus furtivamente. Lui stava guidando e sembrava
pensieroso.
“Potevi prenderla come scusa per licenziarmi.”
“Come dici?”
“Oggi. Per quanto ti riguarda hai rischiato di mandare
all’aria tutti i tuoi bei progetti sulla Shin-Ra per causa
mia.” Tifa lo guardò seria, poi riportò
il suo sguardo verso il finestrino.
Rufus non rispose. A creare ancora più tensione fu il
semaforo che di colpo si fece rosso allungando così la
permanenza dei due in macchina.
“Ancora con questa storia? Ah, Tifa… intendi che
avrei fatto meglio nel lasciarti violentare da quei soldati?”
disse accendendo una sigaretta. “Dici che così
avresti imparato la lezione? Forse hai ragione.” il suo tono
era molto calmo, ma ugualmente fastidioso e arrogante.
“Non ho detto che ti sono ingrata!” gli si rivolse
con sgarbo.
“Ah, ah! Rilassati, tesoro. Ti fai troppi problemi.
Perché non fai come tutte le persone normali e mi ringrazi
chiudendo la storia?” la guardò penetrante.
Tifa, al contrario, era molo risentita.
“Il favore a Cloud l’hai fatto. Non capisco
perché continui a tenermi qui. Basta. Non ci credo che
è solo perchè ho letto quelle carte.”
Guardò il semaforo che era ancora rosso.
Perché non si
fa verde? Non lo sopporto…
Il silenzio di Rufus fu la conferma per la ragazza che nemmeno lui
sapeva bene perché non l’avesse ancora licenziata.
Tifa si ritrovò a pensare al suo lavoro. In effetti non era
utile e Tseng non aveva di certo bisogno di lei. La ragazza era quasi
del tutto convinta che Rufus aveva cominciato con lei una
‘prova di resistenza’ , nella quale lei non aveva
assolutamente intenzione di perdere. Se da un lato avrebbe voluto
ringraziarlo…dall’altro non ci riusciva.
Per ogni valido motivo per essergli riconoscente, ne corrispondevano
altrettanti validi per prenderlo a calci.
Si ritrovò a guardarlo. Guidava in maniera molto disinvolta
e sembrava molto tranquillo.
Lui buttò la sigaretta dal finestrino e rimise entrambe le
mani sul volante.
Procedevano con molta lentezza per via del traffico. A
quell’ora era davvero difficile muoversi ad Edge.
Non mi sopporti vero,
Rufus? Vorresti trovare il modo per sottomettermi. Vorresti di me il
tuo cagnolino grato, ma io non sono così. Tu rappresenti
tutto quello per cui io ho combattuto, tu…
Per un attimo non le vennero le parole esatte.
…Tu non
potresti mai essere per me una persona qualsiasi. Qualunque cosa noi
siamo, non potremo mai avere un rapporto normale. Forse è
per questo che mi tratti così.
Parte di lei le piaceva credere che il biondo presidente avesse capito
che non poteva dominarla, in compenso cercava di essere arrogante ed
inavvicinabile quanto più possibile.
“Oggi c’è molto movimento in
città…”
“Perché mi hai baciata quella sera?”
Rufus fu interrotto di colpo da una domanda piuttosto inaspettata. La
guardò perplesso e Tifa rigirò lo sguardo
infastidita.
“Quella sera, insomma. Perché mai hai fatto una
cosa del genere?” cercò di assumere un tono
distaccato, ma non era nello stile di Tifa. Argomenti del genere le
portavano imbarazzo perché non ci era per niente abituata.
Rufus, in tutta risposta sorrise aspramente.
“A-ah..!”
“Che c’è..?!” disse e
cominciò a sentirsi terribilmente calda.
Rufus scosse la testa e cambiò marcia della macchina.
“Non mi dire…tu stavi ancora pensando a quel
bacio?”
Lei subito si allarmò.
“No! Era solo una domanda!”
Lui fermò la macchina di colpo e la ragazza
sbandò.
“Perché non cammini??”
“C’è traffico, non lo vedi? Poi
perché ti agiti così? Mi sembra che la mia
compagnia non sia poi tanto spiacevole…” le
puntò gli occhi addosso. “…o mi
sbaglio, cara?”
Si allontanò dal ragazzo che di colpo le si era avvicinato
troppo per i suoi gusti.
“Ti sbagli anche di grosso, CARO!” disse nervosa,
ma con un fare più sarcastico.
Rufus, al contrario di quello che voleva lei, sembrò ancora
più eccitato di prima.
“Io non ne sarei tanto sicuro.”
L’avvicinò a sé portando le dita sul
viso della ragazza. “Se vuoi, potrei anche concederti un bis.
Adesso siamo soli, non potrebbe interromperci nessuno.”
“Sì, Rufus. Tu provaci e io ti strappo la lingua a
morsi!” disse inarcando le sopracciglia e sorridendo
malignamente.
Il biondo sgranò gli occhi e si allontanò. In
parte divertito dalla battuta, in parte molto perplesso dalla risposta
ricevuta.
“Però, che tipo..!” fu l’unica
cosa che disse prima di rimettere le mani sul volante.
Tifa si compiacque. Era riuscita ad azzittire Rufus con le sue stesse
carte: le parole.
Era convinta che il ragazzo non l’avesse baciata di proposito
quel giorno in ufficio, né l’avrebbe rifatto
perché quello era stato solo un dispetto.
Tuttavia era chiaro che lui stesse lentamente oltrepassando un limite
naturale che vi era tra loro e li voleva lontani. Il problema
è che si muoveva così abilmente che lei fino a
quel momento, non se n’era nemmeno resa conto.
[…]
“Segreteria
telefonica…il cliente da lei chiamato non è al
momento raggiungib…”
Tifa chiuse il telefono ancora una volta.
Si poggiò allo schienale della vasca e dolcemente si
lasciò scivolare nell’acqua tiepida saponata. Quel
calore le dava la sensazione di una carezza… una carezza che
le mancava e che aveva sempre più bisogno di ricevere.
Diamine…ma
cosa fa tutto il giorno? Possibile che se ne avessi avuto bisogno non
avrei avuto la tua spalla su cui piangere..?
Per lei era impossibile non pensare a lui.
L’atmosfera era dolce, ma le portava pesantezza.
Chissà perché osservare l’acqua la
portava a pensare al tempo…al suo scorrere
ineluttabile…
Il tempo. La vita passata assieme. Cloud. Le sue paure. Le sue angosce.
Il suo passato.
Lei sapeva tutto di questo…eppure aspettava ancora che fosse
Cloud, un giorno, a venire a confessargliele.
Conoscere Cloud nell’inconscio da un lato le aveva fatto
comprendere tante cose, dall’altro la turbava ogni giorno di
più. Perché da allora non sapeva più
come comportarsi con lui.
La risposta che aveva sempre dato a sé stessa era di
attendere.
Eppure lo sai che
tu…noi…
Lo so che mi
ami…è per questo che non riesco ad odiarti. Io ti
aspetterò. Non m’importa del tempo.
Nonostante questa consapevolezza, il suo viso divenne buio.
Forse avrebbe preferito non sapere nulla di quella mente
così complicata, di cui lei era stata il tassello
fondamentale per il suo crollo.
Lei era la causa di tutto. Per lei Cloud era divenuto Soldier. Se Cloud
non fosse divenuto Soldier per lei…
“…Cloud…mi odi?”
Tifa era troppo sporca per farsi avanti. Per questo doveva essere Cloud
a decidere cosa farne di lei.
[…]
“Tifa!” Reno raggiunse la ragazza correndo.
“Ciao.” Tifa prese il suo caffé appena
pronto. “…vuoi qualcosa da bere?”
Reno la scrutò in maniera per niente discreta.
“non sei ferita, almeno mi sembra..! Meno male.”
“C-che ti prende? Perché dovrei essere
ferita?”
“Ma come! Drummond, no? So che quel vigliacco ti aveva teso
una trappola! Qui non si parla d’altro da qualche
giorno..!”
“Davvero? Le notizie su di me girano in fretta.”
Disse con poca convinzione.
Come consigliatole dal presidente, aveva preso qualche giorno di pausa
prima di ripresentarsi al lavoro.
“Beh, sai com’è. È stata una
situazione delicata. C’entravano gli interessi di tutti e
poi…” tentennò prima di continuare.
“…è intervenuto Rufus in
persona.”
Tifa subito scattò.
“Che c’entra Rufus?”
“Uh…come dire? Rufus suscita molto la
curiosità di tutti. In questo caso ha persino mosso le sue
guardie personali per te alimentando le notizie già gonfiate
sul vostro conto!”
“Le che cosa..? Cosa dicono in giro..?”
So che ha fatto questo
per me, però…
Reno quasi si pentì di aver parlato.
“Non ne sai nulla? Siete l’argomento di discussione
preferito da quando tu sei venuta a lavorare qui.” distolse
per un attimo lo sguardo. “Ma fai come se non ti avessi detto
nulla, eh! Alla fine sono solo pettegolezzi.”
Tifa non seppe se era meglio prima inorridire o approfondire.
Come? Pettegolezzi su lei e Rufus? LEI E RUFUS??
Proprio loro che non facevano altro che litigare e rinfacciarsi ancora
il passato e ciò che erano stati? Lui che era il maggior
esponente della Shinra? Lei che solo di recente stava facendo per
capacitarsi di doverlo vedere più di qualche ora al giorno?
“Lo notavo
anche io. Per essere così giovane si sarà
distinta per ‘competenza’ dato che il capo
l’ha assunta senza sbatter ciglio..!”
“Se fossi
stata più ‘furba’ anche io, a mio tempo,
avrei pensato ad un bel colloquio di
‘lavoro’!”
“Oddio…allora quella volta davanti ai distributori
al primo piano..!!?”
“Andiamo.”
Tifa, ancora sotto shock, sentì qualcuno poggiarle una
giacca sulle spalle. Sì girò e vide Rufus.
“Uh?”
“Ma tu guarda. Io sono il presidente e devo portare a te
borsa e cappotto? Forza, muoviti.”
Rufus le allungò la borsa e si avviò verso
l’uscita.
“A-aspetta! Dov’è che
andiamo?”
Rufus non l’ascoltò e continuò ad
avanzare. Subito comparve anche Tseng che fece spallucce sperando di
rincuorare Tifa.
“Sempre il solito…!! Non lo sopporto!”
disse con rabbia.
“Va beh, ci si vede!” Reno la salutò e
si separarono.
Le dispiaceva che si salutassero sempre in questo modo. Fino ad adesso
non erano ancora riusciti a conversare senza essere interrotti da
chicchessia. In tutta onesta non è che ci tenesse, ma aveva
in considerazione Reno. Quindi la cosa le dispiaceva un po’.
[…]
“Rufus Shinra, fermati un attimo. Diamine!” Tifa lo
raggiunse di corsa seguita da Tseng.
Il biondo si bloccò di colpo e lei quasi gli finì
addosso.
“Stiamo andando a Midgar. C’è un
reattore che dobbiamo far brillare.”
“…brillare?”
“scoppiare, Tifa.”
“So che significa!”
“Bene. Allora procediamo.”
Camminavano a passo deciso. Rufus d’avanti, Tseng e Tifa
dietro.
La strada che li separava da Midgar non era lunga per cui sarebbero
arrivati in poco tempo. Tseng, come di suo solito, cominciò
ad illustrare la situazione alla ragazza.
“Pian piano stiamo distruggendo i reattori ancora rimasti.
Non sono attivi, ovvio. Tuttavia potrebbero ancora arrecare danni
all’atmosfera. È stata una situazione difficile
dato che riporta alla mente la vecchia Shin-Ra inc. però era
assolutamente necessario.” Tseng si fermò un
attimo.
“…forse anche per far comprendere alla gente che
anche noi vogliamo voltare pagina.”
“Si, si. Questo è quello che VOI volete far
credere.”
“Dai, non essere maligna.” Tseng sorrise.
“Comunque cerca di capire Rufus. Sono sempre momenti
particolari questi. La gente punta facilmente il dito contro di lui e
attendono costantemente uno sbaglio da parte sua. Per questo
è teso.”
“E’ teso, pooooverino!”
Sospirò. “Okay, gliela do per buona dato che
almeno si è degnato di dirmi dove stavamo andando!
È già un passo in avanti…credo. Forse
la sua considerazione per me è aumentata.” disse
fingendo un ottimismo che non aveva.
“Cosa? Io penso che tu gli sia simpatica.”
La ragazza si voltò di colpo.
“SIMPATICA? Se questo è il suo modo di trattare le
persone che gli stanno simpatiche, è messo proprio
bene!” questo la divertì e divertì
anche Tseng.
[…]
Si sorprese di vedere tanta gente. Erano accorsi per i motivi detti da
Tseng? Per controllare Rufus?
Il giovane ex-presidente della Shin-Ra si allontanò per
parlare al capocantiere, al che la ragazza si ritrovò sola
con Tseng.
In poco tempo la gente cominciò ad accorgersi
dell’arrivo di Rufus e questo le portò una
sensazione decisamente strana.
“Odio ammetterlo, però così
è ingiusto…”
“Come dici, Tifa?”
“Nulla.” si bloccò.
“Piuttosto. Perché Rufus ha tutti quei documenti
in mano?” chiese.
Il moro osservò il ragazzo, poi si rivolse a Tifa.
“E’ perché si è occupato
stesso lui di questi lavori. Inoltre penso che dovrà tenere
una breve intervista.”
Rufus doveva fare un discorso di fronte tutta quella gente? Era il caso
lasciarlo parlare con ancora in giro così tanti gruppi
anti-ShinRa?
Molta gente lo stava osservando e contemplando assieme a lei. Tuttavia
lei quel giorno era lì da “assistente”,
non da “spettatrice” di Rufus.
In un certo senso era come se fosse dalla parte del partito sbagliato.
Rufus levò via la giacca bianca e si avvicinò ai
due.
“Tseng. Devi tenermi queste.” Gli
allungò dei fascicoli. “Tifa starà a
fianco a te.”
Il volto di Rufus si fece soddisfatto quando vide l’arrivo
dei cameraman.
“Bene, sono già arrivati. Allora venite con
me.”
Tifa si ritrasse.
“Ma io non voglio essere ripresa con te!”
Il ragazzo la guardò fulminante.
“Tu sei un ex-AVALANCHE. Perché sei qui secondo
te? Per la gente vedermi con te significherà
qualcosa.”
Rimase perplessa a quelle parole, ma forse se le aspettava.
Rufus le diede le spalle e prese a camminare allontanandosi sempre di
più dalla sua portata.
Nonostante le scarpe alte, Tifa gli corse dietro raggiungendolo in poco.
“Insomma. Rufus!” lo richiamò ma, non
appena vide il ragazzo solcare i limiti di sicurezza stanziati in
prossimità del reattore, si bloccò.
Erano in una zona vietata dove non c’era nessuno. Tifa si
sentì a disagio.
“…che combini? Qui è pericoloso! Si
possono avvicinare solo gli artificieri!” gli urlò.
Vide lui non curante avvicinarsi al reattore, al che anche lei
solcò quella soglia.
“Si può sapere che…”
camminò verso di lui.
Il ragazzo era piegato sulle ginocchia e farfugliava qualcosa. A sua
grande sorpresa notò che aveva assunto
un’espressione innocentemente infantile.
“Non ti preoccupare, reattore numero
VIII…sarà una cosa veloce, me l’hanno
garantito gli artificieri…!”
“Ehm…tutto okay?” disse un po’
sconcertata.
“Queste cose tu non le puoi capire!”
Non afferrò se Rufus stesse scherzando o facesse sul serio.
Però vederlo li a piagnucolare per quel rottame le
sembrò buffo e tenero allo stesso tempo.
“Ma ti sembra il momento di frignare? Tra poco ti verranno ad
intervistare.” disse divertita cercando di smuoverlo.
“Chi frigna!?” Rufus stette per un attimo al gioco.
“Sono solo stanco e quindi i miei occhi sembrano
affossati.” La guardò e pigiò le dita
sull’imboccatura degli occhi. “Dormo poco
ultimamente…”
Gli occhi limpidi della ragazza si fecero pensierosi. Improvvisamente
lo prese per la mano.
“Vieni con me, su!”
“Eh? Ti sembra il momento? Hai notato tu stessa che tra poco
verranno ad intervistarmi.”
Tifa lo trascinò in una zona più isolata dove
nessuno potesse vederli. Dalla borsa estrasse un tubetto di crema.
“E’ una cosa veloce. Con me funziona in pochissimi
minuti.” Schiacciò il tubetto e prese una punta
della pomata che spalmò tra le dita. “Abbassati un
po’.”
I ragazzo aveva un’aria parecchio perplessa, ma decise di
accontentare Tifa.
Le sottili e curate dita della ragazza massaggiarono attorno gli occhi
di Rufus con movimenti lenti e circolari. Nonostante lei non se ne
fosse accorta, i loro visi erano così vicini che persino uno
come Rufus ci fece caso.
Quel leggero toccò gli portò un sollievo
così piacevole che gli venne naturale chiudere gli occhi per
qualche attimo.
“Vedi un po’.” Tifa si staccò
da lui e gli mostro uno specchietto da borsa.
“Uh?” Rufus, stonato perché abbandonato
ancora a quella specie di carezza, si avvicinò allo
specchietto non capendo. “Ho qualcosa di
diverso…”
“Serve per le occhiaie. Almeno così non ti
prendono per una sorta di zombie.” Ammiccò e lo
precedette verso l’uscita di quelle zona.
Rufus rimase incantato ad osservarla andare via, ma si riprese in
fretta tornando ai suoi doveri.
Non appena raggiunsero Tseng, questi informò Rufus che gli
artificieri erano appena arrivati e che i giornalisti erano pronti per
le riprese.
Rufus annuì e si avvicinò a Tifa che intanto si
era messa in disparte.
“Che fai? Ti metti in disparte?”
“Sono sempre quella inutile, no? Cambia il contesto, ma il
mio ruolo da ‘straccio vecchio’ no.”
Rufus rise.
“Oggi mi servi.”
Detto questo le si mise sotto braccio e la portò con
sé.
La bruna avvertì un tonfo al cuore.
“Ma che fai? Così sembriamo in confidenza! Quelli
ci riprendono!” Cercò di divincolarsi, ma la presa
di Rufus, pur non essendo violenta, era molto ferma.
“Lo scopo è quello, tesoro.”
“Cuciti la lingua! Tu sei un idiota!”
“Ma che carina…escono sempre fiori dalle tue
labbra.” In tutta risposta l’avvicinò a
sé, ma qualcosa lo distrasse per cui la lasciò
per andare via da solo.
Tifa rimase un po’ perplessa. Andava via così..?
Che mi prende..? Meglio!
Lo guardò da lontano mentre cominciava
l’intervista.
Si alzò un po’ di vento. Tifa notò che
il tempo si stava lentamente oscurando.
Ritornò a Rufus che sfoggiava l’atteggiamento che
già gli aveva visto in quel grande auditorum. Serio e sicuro
di sé. Il volto di un presidente competente e fiero.
Doveva ammettere che questo lato di Rufus l’affascinava non
poco. Non se ne vergognava a pensarlo.
Trovava davvero che, per quanto riguardava il lavoro, non si potesse
dire niente su di lui se non sui contenuti di ciò che
facesse. Perché se Rufus non fosse stato uno Shinra sarebbe
stato una persona davvero affascinante e degna di stima.
Tifa vide la gente allerta. Probabilmente stavano per far brillare il
reattore. Infatti di lì a poco si sentì un boato.
Istintivamente cercò di cogliere in Rufus una nota di
amarezza, cosa che stranamente non riuscì a notare. Era
convinta che quella fosse anche una ferita più che
personale.
Una ferita nell’orgoglio dell’ultimo Shinra
rimasto.
Eppure lui era lì, calmo. Con aria distinta e
tranquilla…oppure era davvero bravo a mascherare i suoi
sentimenti?
Fatto stava che stesso la ragazza provò una strana emozione
nel vedere crollare quel reattore. Infondo faceva parte del suo
passato, la Shin-Ra. Anche se in maniera completamente diversa da Rufus.
Si voltò ed ebbe la sensazione che lui la guardasse.
Chissà, forse stavano pensando alla stessa cosa?
[…]
“Sta cominciando a minacciare pioggia.” Tseng alzo
gli occhi al cielo per poi ritornare alla sua giovane collega.
“Allora: ci vediamo alle 17:00 in ufficio,
d’accordo? Quindi hai più di un paio
d’ore libere.”
“Sì, certo. A dopo!” si salutarono e
Tifa immediatamente osservò l’orologio.
A quest’ora forse riesco a prendere il pullman.
Corse velocemente verso la fermata.
Tornare un po’ a casa era il massimo in quel momento. Si
sentiva davvero stanca.
Avvertì qualche schizzo di pioggia e si ritenne fortunata di
essere appena giunta alla postazione degli autobus così
avrebbe potuto ripararsi. Si poggiò ed aspettò.
Peee…!
Un veloce colpo di clacson la fece scattare.
“Ma insomma! Possibile che non si possa
nemmeno…!”
Il finestrino dell’elegante macchina nera da cui era partito
il colpo di clacson si abbassò mostrando il conducente.
“…di nuovo tu?” Disse lei incredula di
ritrovarselo sempre d’avanti.
“Non hai esitato nemmeno un attimo a girarti. Ci sei
abituata, eh?” disse Rufus sarcasticamente.
“…spiritoso!”
“Sta piovendo, vuoi un passaggio?”
“No, grazie. Aspetto l’autobus.” Sorrise
aspramente.
“Come vuoi. Io cercavo solo di essere gentile.” la
rispose a tono, ma non insistette oltre.
“Presidente, ora ti conviene andare. Sei in doppia
fila..!”
“Stai cercando di liquidarmi?” rispose divertito.
“Va bene..! Allora a più tardi,
Lockheart.”
Ammiccò e andò via.
Che tipo...
Ancora non riesco a
comprendere i suoi sentimenti nei miei riguardi.
Cioè, lui mi
odia. Eppure talvolta ho quasi la sensazione di piacergli.
No…
Vuole soltanto
sperimentare fino a che punto arrivo.
Tifa si ritrovò a pensare a Rufus.
Nonostante i loro evidenti disaccordi, la ragazza dovette ammettere
che, dopotutto, anche lei stava cominciando ad essere curiosa di
conoscere chi fosse davvero questo Rufus Shinra.
Un semplice giovane con le manie di potere? Un esaltato per via del
padre che si era ritrovato? Oppure…era morto quel Rufus che
ricordava?
Era curiosa di conoscere quella risposta. Ma al momento le era
impossibile giudicare.
Rufus era affascinante, molto. Per questo era facile essere ingannati
da lui.
Tifa aveva ancora indelebile il ricordo del Rufus tiranno di tre anni
prima. Per questo non riusciva a valutarlo obbiettivamente.
“CAZZO, NO!”
Assorta in quei pensieri, la ragazza non aveva fatto caso che
l’autobus era partito lasciandola a piedi.
“ASPETTI!!” corse in direzione del bus sperando di
farsi notare, ma fu inutile.
Maledetto Shinra! In un
modo o nell’altro sei sempre la causa dei miei problemi!
Alzò gli occhi al cielo, notando che la pioggia stava
velocemente aumentando.
“Ti pareva…” disse rassegnata.
Camminò dinanzi a sé senza una meta ben precisa.
La cosa migliore era rinchiudersi da qualche parte in attesa che il
cielo si rasserenasse.
“Tifa.”
La bruna si girò e improvvisamente sembrò
risvegliarsi.
Era lui, non aveva sbagliato a sentire…era Cloud.
Si trova a cavallo della sua moto, come sempre.
I capelli sembravano più scuri perché bagnati
dalla pioggia. Così come i vestiti, che erano più
aderenti e facevano intravedere i muscoli del suo corpo.
Istintivamente Tifa guardò sé stessa e
provò imbarazzo nel notare che anche lei era tutta bagnata e
la camicia bianca cominciava a farsi trasparente. Incrociò
le braccia per coprirsi, ma con la coda dell’occhio
cercò di capire se il biondo ci avesse fatto caso. Forse una
parte di lei lo voleva.
“Forza, sali.” Le disse distogliendo lo sguardo.
Sorrise sapendo benissimo perché Cloud le avesse offerto
quel passaggio.
[…]
Sei così
bello.
Non posso neanche
lamentarmi chiedendomi: ‘perché non mi
noti?’.
Perché tu mi
noti. Tu mi guardi. Tu mi vuoi. E allora perché devo fare
sempre io il primo passo?
Un primo passo, del
resto, che è e rimane sempre vano.
Salgo sulla tua moto
beffeggiandoti, perché lo so che hai paura che qualcuno si
avvicini a me. Vuoi per loschi scopi o vuoi perché un giorno
incontrerò qualcuno che mi porterà lontano da te.
Come sempre mi stringo
lungo la tua schiena. So che ti accende, ti fa sentire forte ed incerto
allo stesso tempo.
Mi chiedo se tu mi
faccia salire sulla tua moto solo per sentirti così.
Ma non mi importa.
Ora sei mio.
Quando sto dietro di te
sulla moto, posso fare quello che voglio.
Quando
c’è Aerith non posso avvicinarmi troppo, ma ora
sì.
Mi stringo di
più, tu sussulti. Non me lo hai mai detto, ma ti imbarazzi
sempre quando, in qualche modo, entri in contatto con me.
Forse, se da un lato mi
da fastidio, dall’altro mi piace, sento come di averti in
pugno.
Sei rigido, non mi
parli, ma lo so che sei agitato.
Poggio la testa sulla
tua spalla.
“Scusami se mi stringo, ma ho un po’
paura.”
Lui fa finta di nulla,
tanto lo so che mi dice: ‘non mi dai fastidio’.
“Tutto okay.”
Ecco, vedi? Oramai ti
conosco benissimo.
Lo odio quando fa
così!
Smettila di guardarmi
soltanto!
Smettila!
Vorrei strillarglielo,
vorrei dirgli di dirmi qualcosa.
Ecco, ora secondo me,
dovresti approfittarne.
Sono anni che mi guardi,
possibile che non ti sia mai venuto in mente di fare un passo avanti?
Guardami! Ti sono
vicina. Stringimi, ora puoi farlo! Io non te lo impedirei mai. Io
voglio essere tua.
Lo voglio, lo voglio da
anni.
Vorrei che al posto dei
tuoi occhi, ci fosse la tua mano a scorrere lungo il mio corpo.
Ma non lo farai, vero?
Se solo per sbaglio mi
sfiori ti allontani…possibile che tu riesca solo a guardarmi?
La moto improvvisamente si arrestò.
“Uh?” Cloud si preoccupò dello stato
della Fenrir.
“Ehm…che succede?” Disse la bruna
imbarazzata. I suoi pensieri erano stati bruscamente interrotti.
Il ragazzo scese dalla moto cercando di capire cosa fosse successo.
Tifa lo seguì.
“…è andata?”
“Non dirlo nemmeno per scherzo.”
Si piegò e cominciò a scrutare dei punti ben
precisi.
“Non smette di piovere, Cloud!” lo
guardò. “Troviamo un riparo!”
Il ragazzo la ignorò deliberatamente. Tifa lo
guardò stupita.
Cominciò a tuonare e il cielo si ingrigì
ulteriormente, al che la ragazza lo prese per un braccio e lo
tirò decisa.
“Forza! Finiremo per prenderci un malanno!” lo
trascinò con sé, cercando di fretta un riparo.
Intravide uno stretto vicolo un po’ trascurato. Per ora non
potevano chiedere di meglio, la pioggia era troppo incessante.
C’erano dei balconi, per cui sarebbero stati sufficientemente
riparati.
Appena inoltrati dentro, si fermarono. Avevano entrambi un leggero
affanno.
La ragazza sospirò.
“Beh, sempre meglio di niente.”
Cercò lo sguardo di Cloud per rivolgergli un sorriso
rincuorante, quando si accorse che i loro corpi erano più
vicini di quanto pensasse. Quasi attaccati l’un
l’altro.
Il respiro di colpo si fece più intenso e per qualche motivo
non riuscì proprio a distaccare gli occhi dai suoi.
Non le era mai capitato.
Di solito riusciva ad avere una padronanza perfetta delle sue emozioni.
Che stava succedendo?
Era perché anche gli occhi azzurri di Cloud la stavano
finalmente guardando?
Tifa poteva avvertire il respirò di Cloud. Si
sentì in un terribile stato d’ansia e la cosa
peggiore è che non riusciva a mascherarsi in nessun modo.
Cloud la stava guardando e sapeva come lei si sentiva.
Perché la stava guardando? Se lei riusciva ad avere
padronanza di sé era anche perché lui era sempre
stato freddo e distaccato.
Il panico le stava offuscando la mente mentre il corpo non rispondeva
più ai suoi comandi.
Era esagerato sentirsi così dopo anni di attesa? Forse
sì.
I loro visi erano bagnati… e molto vicini… sempre
più vicini…
“scusa.”
Tifa s’irrigidì di colpo. La magia era stata
spezzata.
“Scusa. Non posso.”
[…]
Eh, eh, eh... vi lascio
sulle spine! XD
Mi ha divertita molto
scrivere questo capitolo, sopratutto perchè c'è
molto il mio caro Rufus Shinra*ç* Adoro interpretarlo e
caratterizzarlo. E' un personaggio estremamente affascinante. In tutto.
Caratterialmente, fisicamente...va, beh. Basta così!^^
Questa ultima scena
decisamente CloTi è stata un po' una sfida.
Per me non è
facile parlare di loro perchè...ecco, trovo il CloTi
piuttosto deprimente, date sopratutto le svolte del film di Advent
Children. Prima non era male, ed in qualche modo li vedevo bene, ma io
sono per il Clerith.
Il CloTi è
affascinante, certo.
I dolci pensieri di Tifa
nella vasca da bagno riflettono un po' la mia concezione amara e
poetica di questo pairing.
Era necessario chiarire
questo punto nella mia fanfic. Non è facile organizzare una
RufusxTifa e allo stesso tempo sistemare il personaggio di Cloud. Vi
giuro che ce la sto mettendo tutta per rendere la vicenda il
più verosimile possibile.
A proposito di questo, ho
scelto come scheda di questo capitolo, proprio quella sul triangolo
Tifa-Cloud-Aerith.
Non leggete se non volete
spoiler su FF7 visto che, parlando di Tifa, dovevo per forza raccontare
gli eventi di Niebelheim. Almeno una parte.
E adesso andiamo tutti
insieme a pestare Drummond perchè ha osato quelle
oscenità su Tifa e osanniamo Rufus! w lo Shinra!! XD
Volevo ringraziare coloro
che mi hanno già messa tra i preferiti, Erewen e Stuck, e
Aerithuccia che mi segue! GRAZIE!! Un bacione!
Mi incoraggia sapere che
questa storia stia interessando almeno a qualcuno^^ Rappresentando il
pairing insolito, sono contenta!
Dopo la scheda, passo alle recensioni!!
Grazie e continuate a recensire!
______________________
ATTENZIONE! SPOILER SULLA
STORIA DI FINAL FANTASY VII
IL TRIANGOLO AMOROSO AERITH-CLOUD-TIFA
Sicuramente il triangolo amoroso più contorto di tutta la
saga di Final Fantasy fino ad ora.
In realtà, con la morte di Aerith, sembrerebbe facile
supporre che alla fine sarà Tifa ad essere la compagna del
protagonista di Final Fantasy VII, eppure vi sono degli ostacoli che
impediscono alla coppia di concretizzarsi, ma andiamo con ordine.
Cloud e Tifa si conoscono dall’infanzia, in quanto sono
cresciuti nello stesso paese, Nibelheim. Ma il loro vero rapporto nasce
all’età di quattordici anni, quando si faranno la
romantica promessa sul pozzo.
Cloud, timido ragazzino, perseguiva un sogno. Quello di diventare un
SOLDIER, proprio come il rinomato Sephiroth.
Questo al fine di diventare forte e coraggioso, ma soprattutto di fare
breccia nel cuore delle persone che lo ignorano per la sua debolezza,
in particolare quello di Tifa.
Essendo un ragazzino di poche parole, il giovanissimo Cloud non ha mai
avuto modo di farsi conoscere ed è sempre rimasto sullo
sfondo mentre tutti gli altri bambini del paese crescevano giocando
assieme.
Una ragazzina di questi, Tifa, lo colpiva in particolar modo per la sua
tenacia e determinazione.
Quando morì la madre di Tifa, la giovane si decise a scalare
il pericolosissimo monte Niebelheim. Concluse però la sua
impresa in tragedia cadendo da un dirupo.
Stette in coma per qualche settimana. Cloud non si perdonò
mai il fatto di non essere stato abbastanza forte per proteggerla,
dunque il suo sogno di diventare forte divenne sempre più
grande.
Il suo unico mezzo per conseguire questo sogno era diventare SOLDIER.
Così…avrebbe protetto le persone a lui care e
Tifa.
Qualche giorno prima di partire, raccoglie il suo coraggio ed invita
Tifa sul pozzo e le comunica la sua decisione di partire per Midgar.
La ragazza, al momento del tutto ignara dei sentimenti del ragazzo,
rimane affascinata e si fa promettere che se lei fosse stata in
pericolo, lui sarebbe venuta a salvarla.
Da qui passano anni e Tifa non ha più notizie di Cloud.
In realtà i due hanno avuto modo di rincontrarsi appena due
anni dopo, quando Cloud compì 16 anni, poiché il
ragazzo era stato inserito in una spedizione proprio a Niebelheim.
Però la vergogna di non essere divenuto SOLDIER di prima
classe, lo spinse a nascondersi sotto il casco tipico dei SOLDIER in
modo da non farsi riconoscere.
In seguito agli eventi di questo periodo, ampiamente narrati nel gioco,
dove Sephiroth impazzisce, Zack e Cloud vengono quasi uccisi,
Niebelheim viene distrutta…Cloud riesce a sconfiggere
Sephiroth nel reattore Mako, ma perde i sensi.
Hojo, ricercatore scientifico della Shin-Ra, rimane affascinato da
questo giovanissimo biondino che è riuscito a sconfiggere
Sephiroth, per cui condurrà degli esperimenti su di lui.
Zack, una volta ripresosi, fuggirà con Cloud ma
verrà ucciso.
Cloud, per lo shock, dimentica una porzione del suo passato e
confonderà alcuni dei suoi ricordi con quelli di Zack,
decidendo di vivere anche per lui in questo modo. Il tutto in maniera
del tutto inconscia.
Riuscirà, allo stremo delle forze, a raggiungere Midgar,
dove incontrerà Tifa, intanto trasferitasi
anch’ella lì, che si prenderà cura di
lui vedendolo in quello stato.
Qui parte la storia di Cloud e Tifa in ff7, che degenererà
con gli eventi della storia che li allontaneranno sempre di
più, per poi riavvicinarli nuovamente.
Infatti Cloud ora ha 21 anni e sembrerebbe aver ormai assopito i
sentimenti che aveva per la bruna, mentre Tifa è sempre
più attratta da lui.
I due avranno una rinascita quando Cloud sarà vittima di un
ulteriore shock che gli riporterà alla mente la
verità sul suo passato e sarà Tifa che lo
aiuterà a recuperare la memoria perduta e a riemergere da
questo stato.
Al tempo stesso subentra Aerith.
Aerith conosce Cloud nella chiesa del settore 5, dove coltiva fiori. I
Turks, corpo speciale della Shin.Ra, cercheranno di portarla con loro
alla Shin-Ra poiché ella è una Cetra. Aerith
chiederà al biondo protagonista di aiutarla a fuggire ed
arrivare salva fino a casa.
Da qui avremo modo di notare la profonda affinità fra i due
e la grande curiosità che ha la giovane Ancient verso Cloud.
Dopo essere stata rapita e trasportata all’azienda per
proteggere Marlene, subito Cloud, Barrett e Tifa correranno a salvarla
dopodichè diventerà membro ufficiale del party.
Aerith è attratta dal biondo, ma sicuramente molto
incuriosita dal fatto che Cloud rassomigli fastidiosamente a Zack Fair,
sua ex-fiamma.
Non solo entrambi soldier, entrambi appartenenti alla prima classe, ma
anche lo stesso modo di comportasi, muoversi…
Questo porta a pensare che la fioraia voglia far luce su questa
somiglianza inspiegabile.
Da parte di Cloud sembra che lui sia stato sinceramente attratto da
lei, tuttavia l’ha conosciuta per così poco tempo
che non ha avuto modo di capire se ciò che provava per lei
era amore oppure no.
Aerith morirà poco dopo per mano di Sephiroth. Il suo
sacrificio, inizialmente incompreso, era finalizzato a invocare il
mistico potere di Holy, che poteva avvenire solo se si moriva per essa.
Sarà dunque grazie ad Aerith se Sephiroth sarà
sconfitto ancora uno volta e se il pianeta sarà salvo.
Intanto la memoria di Aerith sarà sempre presente nei
ricordi di Cloud, di questa speciale ragazza che in poco tempo ha
saputo stravolgerlo e toccare il suo cuore.
Quindi…come vedere questi due pairing?
Secondo i sostenitori della CloudxTifa, Aerith è solo un
terzo incomodo tra i due amici d’infanzia, oppure il
“mezzo” con il quale i due si riescono ad
avvicinare.
Al contrario, per i fan della CloudxAerith, tra loro vi sarebbe vero
amore, un amore non consumato che finisce in tragedia. Tra Cloud e Tifa
in questo caso è visto un rapporto a metà, fra
amore e amicizia.
Nel film in computer grafica Final fantasy VII: advent children, il
rapporto tra la bruna Tifa e il protagonista sembra addirittura
vacillare, o progredire, a seconda della personale interpretazione dei
fan.
Con Tifa abitano Marlene, Denzel e in un certo senso anche Cloud.
Loro sono divenuti una “famiglia” e questo in
qualche modo avvicina i due sebbene il ragazzo sia sempre lontano da
tutto e da tutti, preferendo circondarsi della solitudine.
Al contrario, secondo un’altra visione che condivido, si
evince una lontananza irreale tra i due protagonisti che, dopo otto
anni, sembra strano che non solo non abbiano fatto un passo in avanti,
ma sembra addirittura abbiano fatto “marcia
indietro”.
In final fantasy VII in qualche modo erano riusciti a superare i
problemi e a guardare il futuro assieme.
In advent children sono lontani, distanti. Il loro unico nesso sembrano
essere i due bambini.
Questo porta a pensare che ci sia qualcosa che li spinge a non
avvicinarsi, a non solcare quella linea che li ha sempre distanziati.
I motivi? Il senso di colpa, la paura,
l’incertezza…
I motivi sono tanti e questo porta alla terribile conseguenza che Tifa
dovrà attendere Cloud finché non sarà
pronto a girare pagina e a guardare verso il futuro.
Da un lato è un qualcosa di così romantico,
dall’altro è addirittura deprimente
poiché Cloud sembra ancora molto lontano dal raggiungimento
della pace verso sé stesso. Se non ci riuscirà,
non potrà mai essere sicuro di prendersi cura di Tifa.
Per quanto riguarda Aerith, lei continua a vivere nella mente del
protagonista che non riesce proprio a darsi pace per non averla salvata
creandosi sensi di colpa immotivati.
_____________________
Stuck93: Oh,
Stuck. No!! *la ferma* Spero di non averti turbata ><' Io
parlavo sinceramente. Visto che ero rimasta un attimino perplessa,
volevo capire meglio. Non voglio che non ti dilunghi perchè
hai paura di essere farintesa. Mi ci fai rimanere male
ç_ç
Comunque ti ringrazio molto che stai continuando a seguirla e che ti
piaccia il mio stile di scrittura! Ne sono davvero felice! Io sono di
questo parere: una pairing può anche non interessare, ma se
la storia è scritta bene non c'è niente da dire!
Attraverso lo stile dell'autore può arrivare anche a
coinvolgere!^^ Quindi sono contenta che la stile ti piaccia! Per me
è un buon punto! Un bacio! fammi sapere su questo quinto
capitolo ^o^
Erewet: Ti
ringrazio vivamente :D
Permettimi di abbracciarti, sorella amante della Rufeart ** ( siamo in
pochi ma ripopoleremo il mondo..! XD)
Mi fa piacere che ti piaccia la parola Rufeart (Rufus+Lockheart, il
cognome di Tifa). Inizialmente la chiamavo Rufa (come si usava nel
forum che frequento), però ho voluto cercare un nome
più convincente e musicale, appunto^^, per una coppia
così accattivante come la loro!
Prima di tutto, grazie per la lunghissima recensione, che mi ha
riempito il cuore di gioia perchè...perchè hai
notato un particolare nel quale mi sono applicata molto. ** E
cioè l'immediatezza. Devi sapere che io sono un'allunga
brodi vivente. Mi esce in maniera naturale, ma alla lunga sono attratta
dalle cose più..essenziali. Quindi, mentre scrivevo questa
fanfic, mi riproponevo sempre di descrivere, sì, ma cercare
più di far inquadrare bene la scena senza perdermi in
particolari inutili. Una struttura che fosse sintetica e corposa allo
stesso tempo. Inoltre volevo creare capitoli dove "succedesse di
tutto". L'avevo immaginata così la storia XD Quindi il fatto
che tu mi abbia scritto -Dunque,
lo stile è scorrevole, facile da seguire. Chiaro, ecco. Mi
piace perché arriva subito al punto. Le descrizioni sono
essenziali, ma catapultano nella scena. Davvero molto buono. E' un
piacere leggere capitoli così corposi e ricchi di avvenimenti
- mi ha resa infinitamente felice.
Ho notato le maiuscole nei dialoghi e prometto che
provvederò a correggere. Intanto ho fatto la revisione per
questo capitolo. Spero vada bene^^ Il fatto dei punti
esclamativi/interrogativi, mi era già stato detto e chiedo
scusa^^ è un mio vizio quello di adoperarne senza scrupoli.
Mi piace dare enfasi, ma già sto cercando di limitarmi. Devo
contenermi.
Sono lieta che tu abbia apprezzato la caratterizzazione dei personaggi,
e sopratutto la mia Tifa. Una delle cose che non sopporto è
il fatto che ultimamente si stia dimenticando la tenacia e la
determinazione che ha sempre caratterizzato la ragazza. Senza
dimenticare la sua dolcezza e sensibilità, ma Tifa non
è solo questo. Quindi sono contenta che tu l'abbia trovata
IC e...hai colto nel segno^^
Tifa è paziente e pacata con i suoi cari, naturalmente. Ma
con Rufus, che rappresenta un mondo che lei detesta con tutta se
stessa, si mostra più scontrosa. XD
Per questo ho deciso di riservare la dolcezza di Tifa solo per alcune
persone. E' realistico.
Sono contenta che si noti.
Per il rapporto di Cloud, Tifa e Rufus, ci ho lavorato molto. Non ti
nascondo che è stato difficile, ma alla fine sono arrivata a
delle conclusioni ed ho elaborato la cosa. Ho un po' in mente come
continuare, perchè mi spiacerebbe mettere improvvisamente da
parte Cloud. Ma di questo se ne parlerà più
avanti (un bel po' più avanti. Voglio prima andare un po'
avanti con Rufus e Tifa.).
Hai notato la strana figura di Drummond...che si sta portando via
Tifa^^ Spero che la svolta ti sia piaciuta.
Di sorprese ce ne saranno, spero saranno tutte di gradimento dei
lettori!! XDDD
Per quanto riguarda la lunga recensione...mi sa che dovrò
ricambiare il tuo commento: Scusa per la lunga risposta XD
Per me la lungheza non significa nulla. Ho letto dal primo all'ultimo
rigo con estremo interesse e curiosità!!
Ah! Mi fa piacere che tu legga anche le schede a fine capitolo XD Sono
felice che siano interessanti. Di questa in particolare credo meriti un
occhio di riguardo l'immagine...io morivo e pensavo: 'è
perfetta!!' XDDDD
Grazie! Un bacio.
Valy_chan:
Grazie per aver letto la nostra fic^^ Davvero. Diciamo che, come ti ho
già detto, prima della tua fic, ho sempre avuto un'altra
idea di Tseng ignorando le particolarità che invece tu hai
giustamente preso in considerazione nella tua storia. Io l'ho sempre
visto calmo e pacato, e quindi è il personaggio che ho
scelto per ravvivare un po' Tifa in questo contesto così
Shinroso. E a proposito...povera Tifa, lavorare per quelli contro cui
ha sempre lottato... aveva bisogno di un forte pretesto per riuscirci
ed ho pensato che i bambini tanto rinomati in Advent Children le
avrebbero dato la spinta giusta per tentare, almeno. Il documento che
trova Tifa nell'ufficio di Rufus vuole essere strano, e sono contenta
che ti abbia trasmesso un che di...curioso. Rufus amava troppo la
Shin-Ra per mettersi da parte così facilmente, e sopratutto
non volevo fare di lui un improvviso santarellino che si vuole solo
redimere. Redimere è il suo scopo essenziale, si capisce da
AC. Ma non solo questo...lo si capisce anche da Reno quando
ingenuamente (XD) dice a Cloud "Forza Cloud. Insieme possiamo
ricostruire la ShinRa". XD Da quì ho elaborato...^^
Siamo felici che Rufus ti stia piacendo e che siamo riuscite a fare una
buona paroramica su di lui, che riprenda si quella del gioco, ma che
approfondisce quei "nodi", quei piccoli tasselli che poi solo un fan sa
cogliere ed approfondire^^ Di questo, so che ne capisci molto, da fan
dei Crack pairing. Sono questi dettagli di cui ci nutriamo per creare i
nostri presupposti XD
E la stronzaggine di Rufus poi...anche io parteggio per Tifa, ma lui lo
adoro e lo immagino così. Le battute di Rufus le curo
tantissimo perchè deve dare una certa impressione. E per il
momento, dalle recensioni ricevute fin'ora, posso dire di aver
raggiunto lo scopo.^^
Con Rufus e Tifa i tempi non possono assolutamente essere accellerati,
o immediati. Il bacio ci voleva perchè Rufus lo immagino
"veloce" dal punto di vista fisico. Non si fa troppo problemi, a
differenza della ragazza che invece è stata capace di
aspettare otto anni prima di avere un bacio da Cloud. E ancora il suo
desiderio non è stato appagato.
Rufus non si fa di questi problemi. Segue i suoi istinti senza troppe
remore, magari dopo si chiede i sentimenti. Ma la storia deve ancora
evolvere.
Che onore, ti abbiamo fatto piacere il nostro Cloud. Non posso che
sentirmi soddisfatta! Come ho sempre detto, il Cloud che amo
è quello di ff7. Gli altri sono troppo... -__-
Però dovevo per forza ispirarmi anche a quello di AC, per
cui ho preso un po' da tutte le sue versioni per caratterizzarlo.
Il risvolto ReTi è assolutamente voluto XD Ci saranno scene
interessanti, più avanti^^ Ma non dico nulla.
ahahaha! descrivere Barrett e Cid per me è stato troppo
divertente! XD Ci tenevo a trasmettere la personalità
burbera e paterna che li caratterizza, ma sopratutto la
quotidianeità di cui hai parlato^^ Quindi ne sono molto
contenta! Per Tifa la famiglia, la
quotidianeità...è un qualcosa di importante che
ama proprio perchè le è mancata nella vita e le
è stata strappata via violentemente sempre da eventi
tragici.
Grazie per la recensione! E aggiorna presto anche tu!! XD Sono curiosa
per i tuoi Aerith e Tseng. Un bacio!!
|
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Capitolo 6 *** capitolo.06 ***
CAPITOLO
6.
[…]
Era
esagerato sentirsi così dopo anni di attesa?
Forse sì.
I
loro visi erano bagnati… e molto vicini…
sempre più vicini…
“Scusa.”
Tifa
s’irrigidì di colpo. La magia era stata
spezzata.
“Scusa.
Non Posso.”
Le
gocce d’acqua cadevano ancora dalle piante e
dai balconi dei palazzi circostanti. L’incessante rumore
della pioggia stava
lentamente diminuendo.
Aveva
smesso di piovere.
Tifa
e Cloud erano bagnati l’uno di fronte
all’altra. Mai come allora si stava creando un abisso tra di
loro.
La
mente di Tifa lentamente cominciò a
connettere e a recuperare la lucidità.
Doveva
parlare. Dire qualcosa. Ma nessuna frase
avrebbe mai potuto essere quella giusta.
Le
sue labbra si schiusero. La sua voce tremava.
“Cosa…?
Fi-figurati! Anzi…” abbozzò un sorriso,
imbarazzata. “Ehm, io…” cercò
di dire una qualsiasi cosa. Stava morendo.
Cloud
abbassò lo sguardo.
Tifa
si sentì sprofondare e i suoi occhi
invadersi di lacrime.
Aveva
paura…
Non
doveva andare così…
Pregò
che Cloud non aprisse bocca…non voleva
sapere cosa aveva da dirgli.
Tifa
chiuse gli occhi. Li strinse più che
poteva. Non voleva piangere. Non voleva neanche sapere il
perché di quella
decisione, eppure le parole le uscirono da sole.
“Perché…?”
“Aerith
e io….”
Tifa
sbarrò gli occhi.
Aerith…?
Che diamine stava succedendo?
“…Cloud?”
“Avevo
promesso che non ti avrei più mentita. Mi
spiace.”
“Perché
ti dispiace?”
Cloud
abbassò gli occhi ancora una volta. E
quella fu una risposta peggiore di qualsiasi altra. Lui ed Aerith cosa?
Tifa
fece qualche passo indietro. Tremava…come
mai aveva tremato in vita sua.
Le
sue gambe si fecero pesanti , e senza che lo
volesse, cominciò ad indietreggiare. Ad ogni passo vedeva
Cloud sempre più
lontano. La sua vista prese a sfocarsi, e avverti le lacrime scorrerle
sul
collo. Forse invece era pioggia…?
Peccato
che avesse smesso, in quel momento.
Si
girò e corse via definitivamente.
Non
si trattenne più.
Qualcuno
mi svegli! Vi prego!
[…]
Le
pratiche erano pronte. Restava solo
stamparle.
Riguardò
i fascicoli un’ultima volta prima di
chiuderli nell’archivio.
Avevano
finito per quel giorno. Poteva
finalmente rincasare anche lui.
Erano
intorno le 20:00 ed il cielo era già molto
scuro. Rufus fu sorpreso nel notare che l’ultima volta che
aveva distaccato gli
occhi dal computer era giorno.
Scese
le scale lentamente. Era molto stanco.
Ormai lo era da giorni.
Si
avvicinò al distributore automatico per
prendere un bicchiere d’acqua. Il tempo di ingoiare una
pillola e si accorse
che non era solo.
Scrutò
i divani posti all’ingresso dell’azienda,
già consapevole in realtà di chi si trattasse.
“Tifa
Lockheart.” Guardò scherzosamente
l’orologio mentre si avvicinava a lei. “Apprezzo
che tu sia venuta nonostante
le tue quattro ore di ritardo, ma, come puoi ben notare, siamo in
chiusura.”
disse ironico.
La
ragazza si girò spaesata. Non si aspettava
che lui fosse ancora lì. Nonostante la seccatura,
ritornò sulle sue ignorandolo
palesemente. Rufus si avvicinò curioso di quel silenzio, ma
la sua espressione
cambiò radicalmente quando la vide in viso.
Tifa
se ne accorse e di colpo si alzò.
“Ero
venuta qui e…non so perché sono venuta qui.
Forse per giustificarmi.” Disse con una
velocità che non le si addiceva.
In
realtà era venuta li, probabilmente, perché
cercava un posto dove nessuno l’avrebbe mai trovata.
Era
già propensa per dirigersi verso l’uscita
quando lui l’afferrò prontamente per un polso. Lei
scattò.
“MA
CHE CAZZO VUOI?!” lo guardò furente. Fu in
quel momento che Rufus notò che Tifa aveva pianto, anche
molto e probabilmente
lo aveva fatto fino a pochi minuti prima. Lo dimostravano il trucco
sfatto e
gli occhi gonfi ed arrossati.
“Cos’è..?
Vuoi ridicolizzarmi ancora, eh..?!”
urlò in una maniera decisamente sproporzionata alla
situazione. La sua voce
rimbombò per l’edificio ora vuoto.
Rufus
rimase in silenzio. Si era reso
perfettamente conto che Tifa non era lucida in quel momento.
La
fece risedere con forza, dopodichè si
posizionò di fianco a lei. La teneva ancora ferma per il
polso.
“Sei
bagnata. Non avrai preso quel acquazzone in
pieno?” disse cercando il suo sguardo.
“Lasciami
andare. Non ho proprio voglia di
ritrovarmi la tua faccia d’avanti, ora!” fece per
muoversi, ma vide Rufus
incessante nel mollare la presa.
Subito
Tifa cercò di moderarsi.
“Ti
prego. Non è il momento, davvero…” si
fermò
di colpo poiché sentì le parole strozzarsi in
gola.
Si
trattenne, ma ottenne solo l’effetto
contrario.
Poco
bastò che emise un sonoro singhiozzo e
riprese a piangere.
Cercò
di asciugarsi in tutti i modi e fece nuovamente
per alzarsi, ma Rufus la trattenne nuovamente costringendola a rimanere
seduta.
“Lasciami
stare! Possibile che non capisci che
voglio stare da sola..?”
La
frangia cresciuta le copriva buona parte del
viso. Anche il resto dei capelli erano decisamente scomposti.
“Sei
inopportuno! Non ho voglia di vedere
nessuno. Tanto meno te! Quindi pensa ai fatti tuoi e
lasciami...” si fermò.
Non
riusciva a continuare. Sentiva la sua voce
pressoché ridicola poiché modulata dal pianto. Le
girava la testa.
“Non
mi va che tu stia qui. Non mi sei mai
andato a genio. Nemmeno ora che ti ho conosciuto.”
Portò
i capelli all’indietro, ma ricaddero
immediatamente avanti.
“E’
colpa tua! Se non fossi mai esistito forse
nella mia vita ci sarebbe stato qualcosa di buono. Ho sempre dovuto
combattere
per sopravvivere perché la tua stupida famiglia mi ha
portato via tutto! Io vi
ODIO! Vi odio da sempre!” Lo guardò e fu la prima
volta che ricercò il suo
sguardo. “…e devo anche subire la mortificazione
di lavorare in questo squallido
posto alla tua mercè..?! Possibile che io non possa stare in
pace?”
Aveva
di nuovo alzato i toni. Mentre parlava,
sentiva il suo stesso eco. Ma ciò che non sopportava davvero
era il silenzio di
Rufus.
“TI
ODIO! Vattene via!” cercò di allontanarlo
spingendolo.
Rufus
la bloccò prontamente e la spinse contro
di sé poggiandole la testa sul suo petto.
Tifa
s’irrigidì, ma allo stesso tempo
avvertì
una strana e piacevole morsa al cuore.
“Vattene!
Vattene… vattene…”
Le
lacrime rigavano sempre di più il suo viso e
definitivamente si abbandonò al pianto.
Erano
li, seduti su quel divano in pelle, in
silenzio. Un silenzio interrotto soltanto dai singhiozzi di Tifa.
Lei
lo strinse. Stava male. Non ne poteva più!
Aveva
bisogno di chiunque, di una qualsiasi
persona! Dimenticò persino che quel
‘qualunque’ in quel momento fosse Rufus
Shinra.
“Va
tutto male…! Perché mi ha trattata
così!?”
lo strinse più forte.
Aerith
lei…possibile? E quando? Mentre lei era
al lavoro..?? Il suo sgobbare era stata per loro la scusa per
avvicinarsi?!
Come avevano potuto approfittarsene..?! Era stata lei..? Era stato
lui…?!
PERCHE’ lei? Perché, cazzo…!
“…come
hanno potuto trattarmi così..?” il suo
tono si abbassò di colpo.
Solo
quando lei si rilassò, il presidente
l’allontanò
delicatamente.
“Ti
accompagno a casa.” Così ruppe il suo
silenzio.
Tifa
lo guardò alzarsi e prese la mano che lui
le aveva gentilmente posto.
Si
avviarono verso l’auto. Erano in un silenzio
decisamente imbarazzante. Tuttavia non lo avrebbe spezzato per alcun
motivo.
***
Rufus
mise in moto l’auto.
“Dove
abiti?”
“Dopo
la piazza principale, devi girare. Dove
stanno le macerie della chiesa.” Rispose distrattamente
guardando il
finestrino.
Notò
che Rufus era rimasto ancora una volta in
silenzio. Non aveva nulla da dire oppure stava cercando di essere
discreto..?
Non
volle rispondersi; improvvisamente provò
dispiacere per le parole che gli aveva urlato contro, prima.
“…scusa.”
Lui
la guardò e abbozzò un velocissimo sorriso.
“Penso
quello che ho detto, però…”
Si
interruppe da sola rendendosi conto di
essersi approcciata male al discorso.
“Scusa.
Non ne combino una buona, oggi. Solo
che…quando accade così…”
abbassò lo sguardo. “…ti viene buttata
in faccia la
realtà, in questo modo.”
“Non
mi devi spiegazioni.” Disse non scostando
gli occhi dalla strada.
“Tra
me e Cloud c’è sempre stato…qualcosa.
Ma
lui alla fine…” lo guardò dallo
specchietto. Lui la ricambiò. “…ha
scelto
Aerith.”
Il
silenzio piombò nuovamente mentre Tifa
riprese a parlare facendo i conti con la realtà dei fatti.
“Sapevo
che poteva accadere. Eppure…non so cosa
dire. Ancora una volta ha saputo sorprendermi. Ancora non riesco a
credere che
sia vero. Non so nemmeno cosa dovrò fare
ora…”
Alzò
gli occhi.
“Cioè,
è finita? L’ho amato così tanto ed
è…finita così? Niente,
stop…” fece una paura per tirare un sospiro.
“Ho un
grande senso di vuoto, adesso.”
“Passerà.
È normale sentirsi così.”
“Non
puoi capire. Io Cloud lo amo da davvero
tanti anni…”
[…]
I
fari facevano luce sulla strada scarsamente
illuminata di quella zona di Edge.
Rufus
osservò a suo malgrado la gente che
impegnava i marciapiedi:
Molti
ubriachi e gente di ogni tipo dall’aspetto
decisamente trascurato e poco raccomandabile occupavano quelle vie.
La
guardò.
Tifa
era una ragazza dall’apparenza così
fragile, viveva davvero in un quartiere del genere?
Si
senti inquieto.
Ritornò
ad osservarla. Lei era in silenzio,
abbandonata al sedile della sua auto con gli occhi socchiusi.
In
qualche modo era riuscito a tranquillizzarla,
credeva.
Non
gli era ben chiaro cosa le fosse accaduto
concretamente, ma almeno non era ferita a livello fisico. Forse lo era
in altri
sensi.
“Qui.”
Tifa
aveva parlato.
Rufus
cercò un posto dove fermarsi ed intravide,
nella fioca luce di un lampione mal funzionante, la figura di un bar.
“Non
ti spaventa abitare in un posto simile?”
“Questo
soltanto questo. Non posso lamentarmi.”
rispose mogia.
Detto
questo, slacciò la cintura ed aprì lo
sportello per scendere dall’auto.
Lui
la seguì e si poggiò coi gomiti al tetto
della vettura, fermo ad osservarla.
La
ragazza, un po’ incerta, si girò verso di
lui.
I
suoi occhi grandi e ancora umidi trasmettevano
una dolcezza alla quale Rufus non poté fare a meno di
sorridere.
“Guarda
che è un caso che tu oggi mi abbia vista
così.”
“Peccato.”
Disse col sorriso sulle labbra.
Tifa
lo guardò strano. Perché aveva risposto
così? Alzò le spalle e si stiracchio leggermente.
“Beh,
grazie. Sei stato…oddio…” si
interruppe.
Non riusciva a dirlo.
Rufus
rise.
“
‘Gentile’…?” le disse
provocatorio.
Tifa
cercò di trattenersi, le venne solo di
alzare gli occhi al cielo in modo scherzoso.
“Okay…sei stato carino!”
“Solo
carino…?”
“Carino
va bene!”
Che
stai facendo, Tifa? Gli stai sorridendo?
“Tu
guarda…” le si rivolse canzonatorio.
“Va bene! Cerca di darti una rinfrescata quando
entri.”
“Cosa?”
“Sei
un disastro, mia cara.” Le ammiccò.
“Un
disastro?!” rifletté un attimo. “Oh, no!
È
vero…! Ero truccata…”
“…e
anche pesantemente visto come hai ridotto la
mia camicia!” Disse lui osservandosi.
“Eh?”
solo allora fece caso alla camicia
macchiata del ragazzo.
“Ah,
scusa..! Senti, se vuoi..!”
“Basta
con questi ‘scusa’, o mi farai montare la
testa.” Si riposizionò in macchina.
“Promettimi solo che ti fai una bella dormita.”
Tifa
lo guardò, non sapendo bene come
comportarsi.
“Ci
proverò…” cercò di sorridere.
“E’
già una cosa…” Rispose lui quasi tra
sé.
“Vai dentro. Parto quando chiudi la porta.”
“Non
sono una bambina.” La ragazza si risentì,
ma capì perché lui lo faceva.
Rufus
in tutta risposta chiuse il finestrino
automatico.
Lei
lo guardò scettica, ma allo stesso tempo
provò dolcezza.
Annuì
e in fretta attraversò la strada e girò la
chiave nel portone.
Si
voltò verso di lui e gli fece un cenno con la
mano.
Lui
mise in moto l’auto e fece per partire. A
quel punto lei entrò.
Tonc
Non
poteva dire di aver trovato il buon umore,
ma stranamente pensare al Rufus di pochi attimi prima le
portò un po’ di
benessere.
Poggiò
le spalle sulla porta per poi scivolare
lentamente sul pavimento.
Sigh…
Sigh,
sigh…
Questa
volta il pianto fu cupo e silenzioso.
[…]
Le
prime luci del mattino risplendevano
nell’ufficio al decimo piano. Le scrivanie erano
insolitamente ordinate, con
poche pile di fascicoli posizionate sugli estremi.
Tseng
arrivò nell’ufficio di buon ora e non si
sorprese di trovarci già Tifa intenta a lavorare al computer.
Si
sorprese di notare che, dopotutto, si fosse
abituato alla presenza della giovane ex-nemica.
Le
si avvicinò e le sorrise garbatamente.
Tifa
ricambiò accorgendosi di lui. Nonostante
quell’espressione serena, Tseng vide in lei una nota di
malinconia. Quasi fosse
assente, in realtà.
“Buongiorno,
Tifa. Tutto a posto?”
Lei
non rispose subito. Sembrava incerta se dire
la verità oppure no.
“…sì,
certo.” Lo guardò. “Tutto
okay.”
Il
moro si posizionò dietro la scrivania e
cominciò a smistare dei documenti.
Non
lo sapeva, ma Tifa quella mattina era
arrivata davvero molto presto. Non aveva chiuso occhio e appena si era
fatto un
orario adeguato, era corsa alla fermata del bus per venire a lavoro.
C’era
una strana atmosfera. Non si poteva
definire inquietante, ma un qualcosa sicuramente di alienante.
“
’Giorno!”
Rufus
era appena arrivato. A differenza dei due,
sembrava di ottimo umore.
Prese
una sedia e immediatamente si posizionò di
fronte a Tifa.
“Ciao.”
le si rivolte malizioso poggiando il
gomito sulla scrivania con fare accattivante.
Tifa
alzò gli occhi lentamente. Molto perplessa.
“…ciao.”
Disse incerta.
“Ebbene,
cara? Com’è andata la tua prima notte
da single?”
Tifa
sbandò a quella frase detta con una simile
superficialità.
Anche
Tseng si voltò.
“Che
t’importa? Avevamo detto di cancellare il
capitolo.”
“Non
l’abbiamo detto.” Disse non cambiano tono.
Subito
poggiò sulla scrivania una grande busta
bianca contenente una camicia.
“Il
tuo ‘capitolo chiuso’ ha lasciato il
segno.”
Le mollò lo scontrino della lavanderia.
Tifa
sgranò gli occhi sperando che stesse
scherzando.
“Consolarti
ha il suo costo. Il bello è che non
ti fai pagare neanche poco…”
“Ma
che stai dicendo..?! Sembra che parli di una
squillo!” la sua espressione si fece imbarazzata.
“Scherzavo.
Volevo solo vedere se stavi meglio.”
La
ragazza non avrebbe mai pensato che Rufus
l’avrebbe detto. Stava ammettendo che si era preoccupato per
lei.
Ritornò
alla domanda.
“Non
saprei…mi sento così vuota. Come se mi
fossi svegliata dopo un lunghissimo sonno. Non so spiegarlo.”
Disse con gli
occhi persi nel vuoto.
“Direi
che ti sei spiegata più che bene.”
“Per
me è impossibile sintetizzare otto anni
passati assieme. Perdere Cloud è stato come dover cancellare
una fetta della
mia vita. Una fetta importante.”
Sebbene
non lo diede a vedere, Rufus fu sorpreso
che Tifa gli stesse dando corda.
“Cioè,
ne abbiamo passate tante assieme e se da
un lato ponderavo un’eventualità del genere,
dall’altro…” s’interruppe.
“…no,
non è vero. Non l’avevo mai immaginata
un’eventualità del genere.”
“Ci
credo. Hai detto che vi tenevate da otto
anni.”
Lei
scosse la testa.
“Macchè.
io e Cloud non stavamo assieme. Né
abbiamo mai…”
“…Né
avete?” disse interessato.
“Beh…insomma.
Non siamo mai stati assieme,
ecco.” Disse ricercando una scioltezza che non aveva. Rufus
la guardò incerto.
“Non
ci credo. Possibile che in tutto questo
tempo non..?”
“Uhm…cioè
qualcosa è accaduto, però nulla di
quello che si può immaginare!” disse arrossendo.
“Sentiamo.”
Il presidente accavallò le gambe.
La
ragazza sospirò revocando alla mente ciò che
di lì a poco avrebbe detto.
“Una
volta, tre anni fa, eravamo da soli sull’
Highwing…” fece una pausa e abbozzò un
sorriso che cercò di contenere.
“…ci
siamo allontanati su un colle…”
dall’espressione, Rufus poté intuire che si
trattava di un ricordo ancora molto
nitido e piacevole.
“…e
siamo stati assieme tutta la notte! Io
poggiata sulla sua spalla. È stato così
bello!” portò una mano sul viso
lasciandosi cullare da quel ricordo.
Rivolse
gli occhi a Rufus che, al contrario di
lei, aveva un’espressione indescrivibile. Parecchio perplessa.
L’osservò
cercando di capire cosa avesse.
Lui
dapprima sgranò gli occhi, poi cominciò a
ridere di gusto.
“Cioè:
voi due, in otto anni, avete solo…questo
è stato il vostro massimo?!” prese a ridere.
“Ah! Ah! Ah! …scusa!”
continuò la
sua risata fastidiosamente sincera.
La
ragazza inorridì.
“Tu!
Stai distruggendo il mio momento speciale
con Cloud..?!” ricercò lo sguardo di Tseng e si
accorse che anche lui stava
trattenendo un sorriso.
“No!
Anche tu..!”
Rimase
smarrita per qualche attimo. Ritornò a
Rufus.
“Smettila,
cretino! Tu queste cose non le
capisci!”
“Ah
ah ah! Questo è vero!” si calmò ed
assunse
un’espressione più seria sebbene canzonatoria.
“Non potrò mai capire uno come
Cloud.”
Tifa
lo guardò curiosa.
“Non
potrò mai capirlo perché io quando desidero
qualcosa faccio di tutto per ottenerla. Sarei capace di sacrificare
tutto
quello che ho.”
La
bruna si lasciò per un attimo rapire dallo
sguardo penetrante che aveva assunto lui nel pronunciare quelle parole.
Le si
scolpì in mente quella sensazione di possessione assoluta
che Rufus trasmetteva
con quelle parole.
Deglutì
nell’avvertire quell’ardore.
Il
ragazzo si alzò.
“Vieni
con me.”
Tifa
sbandò.
“C-cosa..?”
“Vieni
e basta. Ti voglio portare da una parte.”
Si rivolse poi a Tseng. “Non ti dispiace se la porto via un
attimo?”
Tseng
non rispose.
Tifa
alzò gli occhi verso l’alta figura del
biondo e capì che doveva seguirlo.
[…]
Tentennò
più volte prima di decidersi a
chiedergli spiegazioni.
“Rufus,
fai sempre così?”
Lui,
noncurante, annuì.
“…ti
decidi a dirmi cosa ti frulla nella testa?
Certe volte fai tanto il gradasso, poi improvvisamente diventi serio e
fai il
misterioso. Non ti capisco proprio.” Guardò fuori
dal finestrino cercando di
riconoscere la zona dove lui la stesse portando.
“Non
ci siamo mai capiti noi due. Comunque
pazienta ancora qualche minuto, siamo quasi arrivati.”
Infatti
ecco che svoltò in una traversa e
parcheggiò l’auto in un luogo che Tifa conosceva
bene.
“La
chiesa..?” Lo guardò sbigottita.
“…perché mi
hai portata qui?”
“Già
ti sei dimenticata perché sei venuta a
lavorare per me..?” uscì dall’auto
portando con la mano destra il suo Dark
Nation.
Quella
risposta la sorprese non poco, tant’ è
che tentennò prima di raggiungerlo.
“Aspetta!”
Entrò
nella chiesa appena poco dopo Rufus. Lui
si sedette su una delle poche panchine in buono stato. Le diede una
stranissima
impressione vedere Rufus lì dentro.
Gli
si avvicinò e lo guardò dall’alto.
“Da
ragazzino venivo spesso qui con mia madre…”
disse con nostalgia mentre guardava attorno a sé.
“Sì..?”
non seppe dire altro.
“Ma
è stato molto tempo fa. Non ricordo quasi
nulla.” La guardò. Rufus indicò verso
una parete, al che Tifa notò che vi era
affisso un cartello di ‘lavori in corso’.
“Non
mi sono dimenticato dei tuoi progetti.”
Sorrise. “…e per la cronaca, le tue carte le ho
lette, per quanto fossero
scritte male.”
Era
rimasta letteralmente senza parole. Non le
era mai capitato di provare qualcosa di simile e mai avrebbe pensato di
provarlo proprio per lui.
Il
suo viso si abbandonò ad uno spontaneo e
ampio sorriso. Gli occhi color ambra cominciarono a brillare di gioia.
“Grazie.”
Disse di vero cuore.
“E’
questa l’espressione di cui voglio
sorprendermi.” Le rivolse i suoi bellissimi occhi azzurri.
“La Tifa di ieri
sera spero di non rivederla più.”
Rimasero
a guardarsi in silenzio per qualche
attimo. Non aveva la lucidità di capire se stava cominciando
a vedere il
ragazzo con occhi diversi oppure si trattasse solo di un momento.
Tifa
si rese conto di non conoscere per niente
Rufus. Né cosa effettivamente pensasse di lui.
“Promettimelo.”
“Cosa..?”
“Che
non piangerai più in quel modo. Questo è
solo un piccolo regalo per farti sorridere. In realtà, come
ti ho già detto, mi
prendi nella maniera sbagliata, Tifa.” la guardò
penetrante. “Mi hai giudicato
troppo in fretta. Io sono stato anche quel Rufus che ricordi, ma non ti
sembra
superficiale limitarmi solo a quello?” le disse onestamente
con un tono pacato.
“…eppure ti basterebbe davvero poco per tenermi
buono.”
Tifa
non capì se fosse il caso di dirgli
qualcosa. Si sentì solo un po’ scossa.
Inoltre
ancora non capiva cosa effettivamente
intendesse quando le diceva che le sarebbe bastato poco per tenerlo
buono.
In
ogni caso, aveva ragione, pensò in quel
momento. Nonostante tutto, era stata troppo ostile con Rufus fin
dall’inizio.
Si
sedette accanto a lui e sospirò.
“Questa
chiesa è tutto quello che ho, ora. Tengo
molto ai bambini che vengono qui e che accudisco come meglio
riesco.” fece una
pausa. “E’ un peccato che tu non abbia voglia di
cambiare vita. Potresti
persino far ricredere qualcuno sul tuo conto.”
“Qualcuno…come
te?” disse scherzosamente.
“Sii
serio!”
“Ma
io lo sono, cara.” Rivolse il suo sguardo al
vuoto. “Mi spiace che tu non mi abbia capito. Io non voglio
ricostruire la
Shin-Ra. Sarebbe solo un’illusione sperare di riuscirci,
però…anche per me è
tutto quello che ho.”
Le
si rivolse e Tifa avvertì un sussulto, quasi
come se lui avesse voluto provocarle di proposito
quell’emozione.
Come
faceva? Come faceva ad ottenere questo con
solo uno sguardo fugace?
“Fin
da bambino sono vissuto con in testa l’idea
della Shin-Ra. Non avevo nemmeno quindici anni quando ho cominciato a
lavorare
con mio padre. Come vedi, anch’io ho perso tutto e sto
cercando la mia strada.”
Si fermò. “…ma non posso prescindere da
quello che sono stato. Mi è stato
insegnato a fare solo questo.”
Tifa
lo ascoltava con un insolito interesse.
Aveva
sempre sentito la campana di Barrett e in
quel momento stava riscoprendo per la prima volta il
‘rovescio della medaglia’.
“Voglio
ricostruire una nuova Shin-Ra, è vero.
Ma non lo faccio solo per le mie ambizioni. Voglio soprattutto
ricostruirmi un
nome.” Si spiegò meglio. “Sono stato
quella persona, ma la gente dovrà poter
dire che sono stato anche qualcos’altro.”
Stava
rapendo Tifa con il suo discorso quando i
suoi toni si fecero drasticamente cupi.
“Sono
sopravissuto. Ma per la gente io sono
morto quel giorno. Sono un morto vivente.” Alzò
gli occhi. “Peccato solo che io
sia vivo.”
Quelle
parole le trafissero l’anima. Sapeva bene
perché si sentiva così.
Quando
seppe che Rufus Shinra era sopravvissuto
all’attacco della Weapon quasi non se ne curò. Per
lei era comunque morto. Si
pentiva di aver pensato quelle parole?
Abbassò
il capo chiudendosi in silenzio assieme
al giovane ex-presidente della Shin-Ra.
Improvvisamente
sentì un mormorio.
Rufus
richiamò l’attenzione di Tifa che
sobbalzò.
“Guarda
che sono venuti i tuoi cari bambini.” Si
girò all’indietro indicandoli con gli occhi.
Tifa
si voltò incredula e si alzò di scatto per
andare verso di loro. Ricercò lo sguardo di Rufus che le
fece capire di
preferire di rimanere in disparte.
Mentre
si avvicinava sentiva i ragazzini
bisbigliare tra di loro.
“Ma
quello è Cloud..?”
“Macchè
Cloud, scemo!” rispose una bambina
bionda. “Lo so io chi è. L’ho visto in
televisione.”
“…è
Rufus Shinra, no?”
“Ma
non era ciccione?”
“Quello
non era Rufus!”
Tifa
si sbigottì nel sentire discorsi del tipo.
Notò che anche Rufus li ascoltava da lontano divertito.
“Ragazzi,
che cosa fate qui? Non vi avevo già
detto che da soli non dovete passare da queste parti? E’
pericoloso!”
“Sì,
ma abbiamo visto una macchina qui fuori e
ci siamo insospettiti.”
Tifa
sorrise. Erano capaci di metterla davvero
di buon umore con la loro innocenza.
Si
chinò verso di loro.
“Vedete
quel signore? E’ il mio capo e se
facciamo i bravi entro poco ristrutturerà la
chiesa.”
Mentre
parlava vide Rufus avviarsi verso
l’uscita della chiesa. Scattò in piedi. Rufus la
fermò facendole un cenno.
“Resta
qui. Credo sia più importante, ora.” E si
avviò.
“Ma..!”
Non fece in tempo a fermarlo che già era
lontano.
Inutile.
Non conosceva per niente Rufus. Né
ancora era in grado di valutarlo con lucidità.
[…]
La
stanza di Tifa era vuota e la luce notturna
si stava lentamente inoltrando. La bruna si trovava da un po’
su uno dei letti
dei bambini a fissare il muro con affissi dei disegni.
La
maggior parte raffigurano lei, Cloud, Marlene
e Denzel quasi come una vera famiglia. Una formata da due bambini, una
madre e
un padre.
Non
era mai stato così, eppure lei ci aveva
sempre sperato. Aveva sempre sperato di diventare la famiglia di Cloud.
Sospirò
e socchiuse gli occhi, forse finalmente
stanca di pensare ancora a quelle false speranze.
Drii
Driii….
Quando
notò che lo squillo era incessante si
decise a rispondere.
“Sì..?”
“Tifa,
sono Tseng. Scusami se ti disturbo, ma
devi venire in ospedale subito!”
“Eh?!
In ospedale? Perché..?”
[…]
ATTENZIONE: IL [04/10/2012 E' STATA MODIFICATA LA FANFICTION RIGUARDO LA RELAZIONE TRA AERITH E CLOUD. In origine, i due sembrava aspettassero un bambino, cosa che ho deciso di eliminare. Le modifiche sono relative da questo capitolo in poi e solo a riguardo di questo aspetto del sotto pairing.]
Scusate
l'attesa per questo sesto capitolo.
Da adesso, i capitoli che seguiranno, saranno molto
più incentrati su
Rufus e Tifa e su come pian piano evolverà il loro rapporto.
Già da adesso c'è
profumo di cambiamenti. Spero le svolte vi piacciano e che Rufus sappia
conquistarvi tutti!
Tifa
ha già molti fan, ma Rufus è ancora
così
poco "conosciuto" nel fandom di FF e io ci tengo davvero molto a
colmare questo vuoto e presentarlo tramite questa fic.
Personalmente
sono molto soddisfatta di questo
capitolo poichè è la prima volta che emerge in
Rufus il suo lato introspettivo.
Un lato che solo i suoi fan hanno avuto modo di
cogliere. Spero che
dalle battute e dal suo modo di fare emerga questo, anche se
verrà tutto
ripreso continuamente nel corso della fanfiction. Voglio che i
personaggi siano
chiari, ma che facciano anche fantasticare.
Questa
volta non inserirò alcuna scheda su Final
Fantasy 7 perchè mi sono fatta dei conti e questa fanfic
arriverà intorno ai
venti capitoli, quindi voglio prendermela
con più comodo e magari fare le schede ogni due o tre
capitoli, poi vedo^^ Va a
finire che senno rimango a corto di idee.
Bene,
mi sembra di aver detto tutto. Allora
passo subito alle recensioni! Grazie a tutti per il vostro sostegno!
Ringrazio
White Shadow per avermi messa tra i
seguiti! Grazie!!
Risposta
per Stuck:
Sono
contenta che ti sia piaciuto questo
capitolo! Ci siamo applicate molto per far uscire fuori qualcosa di
originale e
dal tuo commento vedo che ci siamo riuscite^^
Eh,
sì! Tifa è sfortunata parecchio, ma si
sa…amiamo le cose complicate XD
Il
primo bacio tra Rufus e Tifa doveva essere un
po’…strano, dunque sarebbe questa la loro prima
situazione più “dolce”, quella
vicino al reattore, ma quei due non avranno tregua ve
l’assicuro XD E’ che
immagino questo pairing proprio così <3
Reno
è un PG sul quale ci vorrei lavorare
molto…dunque il tuo parere sulla caratterizzazione che gli
daremo sarà
importante! Poi a quanto vedo molti di voi già hanno
cominciato ad intravedere
qualcosa su lui e Tifa e a dire la verità un po’
ci avevamo pensato anche
noi…ma non dico altro… XD No, macchè
problemi! Abbiamo risolto tutto sul forum
quindi non mi dilungo troppo. Dico solo che io apprezzo molto i tuoi
commenti
ed è proprio per questo che ti chiedo spiegazioni, per
migliorare la qualità
della fic! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Un
bacio!
Risposta
per White Shadow:
Innanzi
tutto grazie per aver messo la mia
fanfiction tra i seguiti. Sono davvero lieta che ti piaccia e che hai
deciso di
seguirla. Anche per me è un piacere conoscerti!
O__O
l’hai letta in solo due giorni?
Complimenti! Io non ci riuscirei mai (e io sono l’autrice
XDDD). Sarà perché io
leggo molto lentamente, non so <3
Sono
contenta che apprezzi il modo in cui sto
trattando il pairing** Sai, essendo crack, non è proprio
semplicissimo da
organizzare e io ce la sto mettendo tutta per renderlo quanto
più realistico
possibile! Per seguire la mia fanfic non è necessario essere
dei grandi
professori di FFVII, quindi tranquilla! Davvero ti sono stati utili i
miei
approfondimenti? *__* mi fa molto piacere! Ne metterò altri!
Comunque per
qualsiasi cosa, puoi anche chiedere. Io amo FFVII e posso dire che lo
conosco
quasi a memoria (oddio, che fanatismo XD).
Rufus
e Tifa è un pairing inusuale ma a me piace
moltissimo! Ci leggo un mondo dentro** Anche io non apprezzo molto il
CloTi
(CloudxTifa) però ho cercato ugualmente di renderlo come
meglio potevo
basandomi anche sui tanti pareri che ho conosciuto frequentando i
forum!
(comprendo perfettamente, anche per me non sono accostabili!). Poi,
amando
proprio altro tipo di pairing, non mi trasmettono la
passionalità che cerco e
in questo il pairing scelto da me è l’esatto
opposto <3
Sono
contenta che la mia fanfic la trovi molto
cinematografica** Lo trovo un gran complimento e…hai trovato
errori? Oddio, me
ne vergogno terribilmente >___< Ti giuro che ho letto
ogni singolo
capitolo almeno sei, sette volte (andando per difetto) proprio per
evitare
errori imbarazzanti. Non so se a breve, ma prometto che darò
un’ulteriore
rilettura alla fanfiction in modo da ricercare tutto ciò che
mi hai detto e correggere!
Per
quanto riguarda gli occhi di Tifa la cosa è
emblematica. In FFVII li ha sia rossi che gialli (nei filmati
rossi/castani e
quando la usi nel gameplay, gialli), poi in final fantasy VII: advent
children,
advent children complete, crisis core, last order, before crisis e
dirge of
cerberus sono nocciola/gialli/verdi. Io glieli ho descritti color ambra
proprio
perché è un colore dalle molteplici sfumature.
L’ambra può essere a tratti
gialla, a tratti castano, rossa, arancio…quindi ho pensato
che per Tifa era
perfetto! In modo da mettere tutti d’accordo^^
Ti
stanno antipatiche Aerith e Yuffie? Nuu dai
XD Sono due Pg molto interessanti e anche se anche io preferisco Tifa,
apprezzo
molto anche loro due!
L’hai
notato anche tu qualcosa tra Reno e
Tifa?** Wow, allora mi sa che ho creato un sotto-pairing
involontariamente (o
no?) <3
Risvolti
piccanti…eh, eh! Con uno come Rufus
come non potrebbero esserci? Ancora un pochino e ci arriveremo *____* A
kiss
from Fiammahgrace
Risposta
per Erenwen: Dici?
Speriamo davvero XD Sarebbe bello riuscire ad
avvicinare nuovi fan a questo pairing <3 Non
è facile da organizzare,
eh, si** Ma sentirsi dire che la cosa sta uscendo bene, mi fa credere
che ne
vale assolutamente la pena! Penso che in futuro scriverò
altre cose su di loro
<3 Io amo i pairing crack, no-canon…quelli inusuali,
insomma** Quelli che
all’inizio ti lasciano perplesso e poi ti rapiscono!
Sì^^
Sono una che va a ruota libera su tutto,
dunque sto cercando di “limitarmi” con gli
allunga-brodi per questa fanfic che
la volevo sì dettagliata, ma anche immediata^^
Ho
valutato attentamente il fatto dei punti
interrogativi e, anche se a me piace metterli, ho deciso di seguire il
tuo
consiglio! Scorre meglio? Allora devo ringraziare proprio te e le altre
persone
che mi hanno fatto notare questo “errore”.
Provvederò
a correggere “infondo” grazie per
avermelo segnalato.
Molti
mi hanno detto che la mia Tifa è un po’
troppo dinamica, ma sono contenta che tu, invece l’apprezzi.
Io sinceramente la
vedo così, anzi, trovo più ooc una Tifa timida e
dolce (secondo me non le si
addice una caratterizzazione del genere ò_ò).
Sì, lei cambierà ma sarà una cosa
lieve che spero riuscirò ad organizzare bene^^
Non
immaginavi una svolta del genere? Wow, sono
contenta** Esistono persone così e quando ho inventato
questo episodio ce l’ho
messa tutta per renderlo un PG ambiguo. Più che epica,
l’entrata in scena di
Rufus si vede che è stata studiata stesso da lui. Insomma,
me lo immagino un
po’ a studiare ogni suo singolo comportamento. Sono contenta
che l’hai trovato
anche molto IC *W*
La
scena in macchina mi ha divertito un sacco
immaginarla e scriverla, ancora oggi penso che mi sia uscita
discretamente XD
Sono contenta che sia piaciuta anche a te! Sono i commenti
delle
recensitrici come te a farmi riempire il cuore di gioia
perché ho raggiunto
esattamente il mio scopo! Cioè…tu ti sei
soffermata proprio sui punti che mi
premevano di più e ne sono stra-felice!
Per
quanto riguarda Rufus…io non cercherò di
spiegare come sia sopravvissuto…è al di la della
fantascienza, ma meglio così
XD E’ vivo, evviva XDDD
Rufus
è un tipo che è sempre così attivo, ma
lo
immagino a trascurasi. Sarà un qualcosa che
ritornerà più avanti^^ Ancora una
volta, sono contenta che tu abbia fatto caso anche a questo**
L’immagine
per la scheda dedicata al triangolo
AeCloTi è stata un’illuminazione** Quando
l’ho trovata ho detto: “è
questa”
X°°°D è di un’ironia
unica! Sono felice di sapere che le mie descrizioni siano
fluide °O° nelle schede dei PG è importante
essere sia imparziali che precisi.
Ad esempio io sono più per il Clerith, ma ho dato comunque
molto spazio anche
al CloTi sperando di essere riuscita a valorizzare entrambi i pairing^^
Grazie
ancora per il tuo commento! Aspetto di
sentire la tua anche per questo cap^^ Un abbraccio ad una fan RuFa come
me XD
Grazie
mille per i commenti, ragazze! Sono
commossa çOç Ci sentiamo al prossimo
aggiornamento che, spero, sarà a breve!
|
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Capitolo 7 *** capitolo.07 ***
CAPITOLO
7.
Rufus
aprì lo sportello della sua auto
nero-lucida.
Si
sistemò dentro.
Non
era particolarmente tardi, dovevano essere
appena le 21:00, ma l’aver lavorato sodo fino a
quell’ora inesorabilmente gli
portava stanchezza.
Una
stanchezza che non sapeva fino a quanto
avrebbe potuto sopportare.
Lo
sapeva: si affaticava molto. Troppo.
Ma
voleva ottenere il massimo da sé stesso. Era
l’unica cosa che poteva fare.
L’unica
per poter davvero tornare ad essere sé
stesso.
Scosse
la testa cercando di riprendersi.
Non
era il momento per lasciarsi andare. In
realtà, non lo era mai.
Le
strade erano vuote.
Era
abituato a quella solitudine eppure qualche
volta gli portava angoscia. Però dopotutto preferiva che
fosse così…
Incontrare
gente per strada non era mai
rincuorante.
Sapeva
bene di non passare inosservato, vuoi per
il suo aspetto, vuoi per ciò che era.
Ma
lui era fiero di essere uno Shinra. Non
avrebbe mai imboccato strade alternative per non incrociare lo sguardo
della
gente.
Nessuno
lo conosceva veramente, per questo
nessuno lo avrebbe mai giudicato per quello era davvero ora. In quel
momento.
Negli ultimi due anni.
Per
questo non gli importava.
Fissò
la strada attraverso il parabrezza.
Lentamente
i suoi pensieri si fissarono
sull’immagine di una ragazza dai lunghi capelli neri.
No.
Non pensava a Tifa perchè era bella. Non
pensava a lei perché l’aveva vista piangere. Non
pensava a lei perché era una
donna.
Pensava
a lei per ciò che rappresentava.
Una
ragazza sicuramente forte ed indipendente,
eppure molto fragile.
Non
poteva dire di averla inquadrata come
persona, ma in un certo senso pensava di aver intuito più di
qualcosa su di
lei.
Inoltre…lei
era la prima persona con la quale
aveva potuto mettersi in gioco davvero.
Mettersi
in gioco per quanto riguardava la
Shin-Ra.
Forse
era per questo che la voleva vicino a sé.
Lei
poteva rappresentare una preziosa
testimonianza di ciò che lui era diventato.
Lei
poteva vedere cosa lui stava facendo
concretamente per Edge.
Poteva
vedere che Rufus non era morto nel suo
ruolo di tiranno che governava col terrore, ma stava provando a
rinascere.
Lei
era preziosa per questo.
Lei
faceva parte di quel popolino che non faceva
che giudicarlo. Giudicarlo solo per quello che era stato.
Che
non si aspettava nulla di buono da uno come
lui.
Per
questo era importante che lei sapesse e non
sapesse. In modo che gli avrebbero riconosciuto i suoi sforzi, le sue
speranze…
Da
lei tutto questo poteva partire.
Eppure
la mente del ragazzo non si perse davvero
in quei pensieri.
No.
Gli
fu nitido nei suoi occhi il suo viso, sicuro
e dolce.
I
suoi bei capelli scuri. I suoi occhi ambrati.
La sua tenacia. La sua perseveranza. La sua caparbietà.
Perché
mai…? Perché pensava a lei? Non la
pensava come una ragazza qualsiasi ma…
Era
come…
GNEEEEEEEE……SBAM!
Rufus
scattò.
Un’auto
lo aveva urtato violentemente facendolo
slittare bruscamente.
Cercò
di prendere il controllo della situazione.
Afferrò
più saldamente il volante e fece per
riposizionasi sulla strada in maniera corretta.
SBAM!
Era
certo. Qualcuno stava cercando di tamponarlo
volutamente.
Si
girò per riconoscere chi fosse alla guida
dell’altra vettura, ma ricevette un’ulteriore
spinta che lo fece andare fuori
dalla carreggiata.
L’auto
incrociò un paio di alberi ed andò a
sbattere fra essi.
L’urto
fu violento.
Rufus
slacciò la cintura ed aprì lo sportello
dell’auto per prendere aria.
La
testa gli doleva da morire. Avvertì dei forti
capogiri.
Cercò
il cellulare nella tasca interna della
candida giacca.
Toccò
qualcosa di umido. Era ferito.
Guardò
il suo sangue sporcare lentamente le sue
mani e i vestiti.
Si
poggiò all’indietro, la testa gli martellava
sempre più forte.
Avvicinò
a sé il cellulare.
Cercò
un numero….
Le
vertigini cominciarono a disorientarlo e pian
piano perse coscienza.
“Rufus,
dimmi. Rufus? Pronto? Pronto..?”
[…]
Ora
cosa farò?
Cosa
mi rimane? La chiesa? Il lavoro di Rufus..?
Prima o poi spariranno dalla mia vita e mi ritroverò da sola
tra queste mura
silenziose.
E
quando verrà quel momento come sarà la mia
vita..?
Era
già da qualche minuto che Tifa si era
abbandonata sul morbido letto di uno dei bambini. Gli occhi erano persi
e la
sua mente cercava un nuovo perché alla sua esistenza.
Si
osservò distrattamente e per un attimo sentì
di avere un corpo che non le apparteneva. La maglia stretta e bianca
che
lasciava intravedere il fisico avvenente e la corta gonna di pelle.
Questa era
la vecchia Tifa. Quella che tutti conoscevano.
Ma
ora lei era cambiata.
La
bella barista dei bassifondi non faceva più
la barista. Ora lavorava in un’azienda rinomata e autorevole.
La
bella ragazza di Cloud non era più tale né,
forse, lo era mai stata.
La
bella ex-membro AVALANCHE lavorava per Rufus
Shinra.
Cosa
rimaneva dunque di quella vecchia Tifa
Lockheart?
Per
questo si sentiva un’estranea, adesso.
“Hai
rovinato tutto. Avrebbe potuto funzionare,
sai?”
Disse
mentre osservava i disegni di Marlene
appesi sulla parete. Molti raffiguravano lei e Cloud come fossero una
vera
famiglia. Già considerava la piccola figlia di Barrett come
una figlia, ma con
Cloud la cosa si era rafforzata maggiormente. Avevano vissuto assieme
per due
anni e l’idea che potessero divenire una famiglia era sempre
stata la sua
speranza.
Quando
entrò nella loro vita anche Denzel, Tifa
pensò che quel momento non era lontano. Quel bambino, forse,
avrebbe cambiato
Cloud.
Così
però non era stato.
Cloud
era divenuto sempre più distante e
raramente si faceva sentire. Si era sforzata così tanto di
capirlo,
comprenderlo, pazientare…ma non era valso a nulla.
Forse
avrei dovuto implorarti di essere mio.
Abbiamo avuto tante occasioni, infondo.
No.
Lei non avrebbe mai potuto.
Aerith…tu
ed Aerith avete avuto un rapporto
così intimo che io...
Chiuse
gli occhi e sospirò.
Hai
detto che ti dispiaceva per me. Non te la
sentivi di lasciarla sola…non volevi mentirmi.
“…e
invece avresti dovuto, caro mio.” Disse fra
sé e sé.
Se
tu mi avessi detto: “scusami, ma io mi
sono accorto di amare Aerith. Non sapevo come
dirtelo…”
Io
ti avrei odiato con tutta me stessa.
Però…cazzo,
non dirmelo quasi fossi stato messo
alle strette!
Sarebbe
stato molto meglio per me sapere che mi
avessi lasciata perchè avevi scelto lei e basta.
Ma
tu non sei mai stato bravo con le parole,
eh?
Chissà
se la ami, se non la ami. Se pensavi a me
quando l’hai stretta a te e l’hai fatta tua.
Chissà
se poi era stato solo un momento di
passione, oppure la loro storia esisteva già da un
po’.
Scosse
la testa. Non voleva pensarci.
Era
stanca di pensarci ancora.
Voleva
dimenticare e sperava che il suo cervello
si sarebbe presto dimenticato di Cloud. Ciò era impossibile.
Tutto le ricordava
lui, ma non ce la faceva più.
Scattò
dal letto e cercò sulla scrivania i
lavori che aveva preparato.
Il
lavoro in quel momento era la sua unica arma
per difendersi da Cloud.
Si
poggiò nuovamente sul letto e lesse quegli
scritti, ma a distrarla furono, ancora una volta, i disegni di Marlene.
Quei
disegni che rappresentavano lei, Cloud,
Marlene e Denzel come una vera famiglia. Una famiglia composta da due
bambini,
una madre ed un padre.
Driii….driii….
Quando
vide gli squilli farsi incessanti, si
decise a rispondere.
“Sì..?”
“Tifa,
sono Tseng. Scusami se ti disturbo, ma
devi venire in ospedale subito!”
“Eh?!
In ospedale? Perché..?”
[…]
Aveva
indossato la prima cosa che le era
capitata a tiro ed era corsa verso l’ospedale.
Alle
21:00 di sera non c’erano molte persone in
giro, per cui non fu difficile per Tifa notare la distinta figura
dell’ex-Turk
Tseng nella sala d’aspetto.
Si
avvicinò a lui immediatamente.
“Ah…!
Perdona il ritardo. L’ospedale è più
grande di come immaginassi e mi ero persa!” disse.
Tseng
si girò e si alzò per andarle incontro.
Era ancora in tenuta da lavoro. Aveva persino la valigetta con
sé. Sebbene
fosse molto composto, aveva un’aria stanca, davvero stanca.
“Ti
eri persa..?” guardò l’orologio.
“Eppure sei
arrivata prima di quanto immaginassi.”
Lui
l’osservò e probabilmente notò di aver
preso
Tifa alla sprovvista. “Mi spiace per averti fatto
preoccupare.” Disse infine.
Lei
scosse la testa.
“Non
dartene pensiero. Piuttosto.” Osservò
attorno a sé, ma quel che vide furono solo i candidi e vuoti
corridoi. “…Dov’è?
A telefono sei stato così vago.”
Non
voleva darlo a vedere, ma quando Tseng
l’aveva chiamata e le aveva detto con aria assai preoccupata “Guarda
che Rufus ha avuto un
incidente stradale. Ora si trova
all’ospedale…” ,
la sua mente si era annebbiata
e il corpo aveva cominciato a tremare di colpo.
”Non
lo so. Nemmeno io l’ho visto.” Tseng
sospirò. Forse avrebbe preferito rincuorare la ragazza.
Tifa
prese posto su una sedia ed incrociò le
dita fra loro.
“Allora
è grave..?”
“Non
credo. Però è ancora in prognosi
riservata.” Si sedette accanto a lei.
“Allora
è vero che ancora molti lo vogliono
morto…” abbassò gli occhi.
“Mi sento un po’ in colpa.”
Cominciò ad incrociare
le caviglie tra loro.
“Beh,
so che anche tu e i tuoi compagni non ci
avete mai visto di buon occhio, ma perché sentirsi in colpa?
Tu non c’entri.”
Intanto sfilò via la giacca blu scuro.
Tifa
scosse la testa.
“Qui
la cosa è leggermente personale. Io odio da
sempre la Shin-Ra, i SOLDIER, il mako….tutto quello che
riguarda il suo nome,
però…” si bloccò di colpo.
“…è
normale che ti dispiaccia.” Le sorrise.
“Sì,
lo so che dopotutto è normale preoccuparsi.
Però io…!”
“Tifa,
non devi darmi spiegazioni. Non serve per
forza una spiegazione per tutto.”
La
bruna osservò Tseng con gli occhi colmi di
rabbia, incertezza e paura.
Odiava
Rufus, sapeva che meritava solo la morte.
Sapeva
che aveva sempre sperato che facesse una
brutta fine. Ricordava ciò che aveva pensato quando aveva
saputo che era ancora
vivo.
Eppure
ora era preoccupata.
In
quel momento riusciva a rievocare solo il suo
sguardo triste mentre erano in chiesa.
Non
avevano mai avuto un momento di relax, i
due. Sempre a rinfacciarsi tutto e a punzecchiarsi…eppure
ora le veniva in
mente solo quell’episodio.
L’unico
nel quale Tifa aveva guardato Rufus con
occhi diversi.
Ancora
ricordava in maniera nitida le emozioni
che aveva provato e che l’avevano fatta sorridere.
Di
colpo avvertì il respiro farsi pesante e gli
occhi inumidirsi.
Lo
odio. Io lo odio e non lo sopporto.
Possibile che io debba essere sempre così ingenua?
“E’
questa l’espressione di cui voglio
sorprendermi. La Tifa di ieri sera spero di non rivederla
più.”
Ricordava
perfettamente i bellissimi occhi di
quel colore azzurro spettrale. In quel momento non erano irritanti e
aggressivi, ma molto penetranti e sinceri.
Quel
giorno i suoi occhi erano stati bellissimi.
Tant’è che le avevano fatto dimenticare che lei
odiava tutto ciò che Rufus
rappresentava.
“Tutto
okay?” le chiese Tseng.
“Io
vado a cercare un dottore.”
Tifa
si alzò di colpo lasciando il moro di
stucco.
Imboccò
uno dei tanti corridoi che partivano
dalla sala d’aspetto e fermò
un’infermiera.
“Vorrei
sapere come sta un paziente.”
“Certo.
Mi dica il nome”
“Ehm…dovrebbe
essere qui il signor Shinra.”
Disse leggendo negli occhi dell’infermiera uno stupore che,
dopotutto, non la
sorprese.
“Controllo
nel computer…” alzò lo sguardo mentre
si avvicinava ad un pc. “…è una
parente?”
“No,
io…”
“Rufus
non ha parenti stretti. Sono un suo
stretto collaboratore.”
Tseng
si intromise.
“Mi
spiace, ma non possiamo rilasciare
informazioni.” Disse imbarazzata.
“Sono
Tseng. Lui avrà sicuramente fatto il mio
nome.”
La
donna sembrò rifletterci un attimo.
“Sì.
Effettivamente ha fatto il suo nome. È
stato cosciente fino a prima dell’operazione e ha
anche effettuato una
telefonata se non sbaglio…vado a chiedere al dottore.
Attendete.” E andò via.
Tifa
sospirò.
“E’
da lui pensare al lavoro anche prima di
essere operato d’urgenza..!” abbozzò un
sorriso.
Tseng
la invitò a sedersi e Tifa lo seguì senza
troppi problemi.
Passò
un buon quarto d’ora da quando
l’infermiera aveva detto loro che avrebbe chiamato il medico.
Tifa
si stiracchiò, poi poggiò le braccia sulle
ginocchia.
“Conosci
da molto Rufus, vero?”
“Perché
mi fai questa domanda?”
“Non
so, ma sembri molto…affezionato a lui.”
Tseng
sembrò pensarci su, poi sorrise.
“Sono
più di dieci anni che lavoro per la sua
famiglia.” Si fermò. “Avevo 17 anni
quando cominciai e all’epoca ero al
servizio del padre.” Sorrise trasportato dai ricordi.
“…Rufus aveva dieci anni,
forse anche di meno. Me l’affidavano sempre. Almeno prima di
divenire Turk.”
Tifa
l’osservò intenerita.
“Allora
per te deve essere come un figlio.”
“Come?”
si sorprese di quelle parole.
“Ma
sì.” Tifa prese a dondolare i piedi.
“Hai
detto che lui non ha parenti stretti quindi sei la sua famiglia ora.
Anche per
me è così.”
Tseng
rimase in silenzio ad ascoltarla.
“…io
non ho i genitori e la mia famiglia ora
sono Barrett, Marlene, Denzel e…sì, anche Cloud.
Non sono miei parenti, ma è
come se lo fossero.” Lo guardò cercando conferma
nei suoi occhi. “Per voi due
dev’essere un po’ lo stesso, no?”
Il
moro rimase perplesso e guardò Tifa per
qualche attimo. Poi di colpo rise lasciandola a bocca aperta.
“Tseng!”
“Ah,
ah, ah…! Scusami, Tifa!” le sorrise con una
dolcezza irresistibile. “Comunque preferirei di
no…un figlio come Rufus sarebbe
troppo.”
Anche
Tifa abbozzò un sorriso.
“In
effetti..! Era un bambino vivace?”
“Non
solo. Era anche viziato ed arrogante. Però,
devo dire la verità, lo compativo molto.”
“Lo
compativi?”
“La
famiglia nella quale viveva, non è difficile
da immaginare, Tifa. E già allora…” si
bloccò. Capitò a proposito l’infermiera
seguita dal dottore.
La
famiglia di Rufus…
“Il
signor Tseng, giusto?” disse il medico
mentre aggiustava gli occhiali sul naso. Tseng annuì.
“Il
signor Shinra ha ricevuto parecchie lesioni.”
Sfogliò la cartella clinica. “…ma nulla
di grave. Se riposerà e non si
sottoporrà a sforzi, guarirà
velocemente.”
Tseng
si sollevò, poi si rivolse al dottore.
“Rufus
era guarito da poco da delle fratture
alle gambe. Aveva delle protesi in alcuni punti.”
“Sta
bene. Non dovrà sforzarsi, però. Aspettate
solo che si riprenda dall’anestesia.”
“…avete
operato fino ad adesso?” chiese Tifa
sorpresa.
“Non
aveva nulla di grave, signorina, però
l’incidente è stato brutto.”
Tseng
le si rivolse.
“Dovresti
vedere com’è stata ridotta la sua
macchina.”
Tifa
lo guardò e le venne un tonfo al cuore.
“Ma
quella macchina era così bella..!” poi rise.
“…quando lo verrà a
sapere…”
Pensare
a Rufus e alla faccia che avrebbe fatto
la fece sorridere.
Era
felice che stesse bene, che non era morto.
Sapeva
che non sarebbe morto, ma ne aveva avuto
paura.
Aveva
visto troppa gente morire per non pensare
subito al peggio.
Si
imbarazzò solo quando vide Tseng accorgersi
del suo sorriso. Cercò immediatamente di camuffarsi.
“Non
ero preoccupata!” arrossì.
[…]
“Presidente.”
Quando
entrarono Rufus si era da poco svegliato.
Non appena aveva saputo che Tseng era lì l’aveva
voluto dentro.
Rufus
si alzò leggermente e, nonostante il
dolore che provava per la ferita appena marginata, assunse la sua
solita
espressione sfrontata.
“Allora,
Tseng… mi devi fare un favore. Nella
tasca della mia giacca dovrebbe esserci ancora il cellulare. Ebbene,
chiama…”
“Presidente.
Il cellulare è caduto a terra e si
è rotto…” disse prontamente.
“Il
mio cellulare…” disse a malincuore.
“…questo
è il minimo che ti è capitato oggi!”
irruppe Tifa che cercò di minimizzare
l’avvenimento sebbene lei stessa si
rifiutò di immaginare quanto potesse costare il cellulare di
Rufus Shinra.
“E
tu che ci fai qui..?” Rufus guardò Tseng
seccato.
“Tseng
non c’entra, caro!” e portò le mani
sulla
vita facendogli visibilmente il verso.
Rufus
sospirò e si abbandonò sul cuscino. Tifa
sorrise nel vederlo in quello stato.
I
capelli erano scompigliati ed il viso stanco.
Inoltre era in tenuta da paziente, con un camice azzurro.
Se
lo conosco almeno un po’ , sicuramente sta
pensando al suo aspetto.
“Che
ti ridi..?” disse irritato.
“Nulla.”
Rispose lei abbozzando un sorriso
beffardo, ma non cattivo.
Osservò
il suo corpo. Era di nuovo pieno di
bende. Alcune erano già macchiate di sangue. Un sangue
abbastanza scuro.
Parte
della fronte era coperta da sottili garze,
anche il braccio e parte del petto.
Doveva
aver avuto proprio un brutto incidente.
Constatò
che aveva qualche graffio sul viso, ma
nulla di evidente.
Di
colpo Rufus sbottò.
“Un
attimo! In macchina avevo la mia valigia! Ho
perso un mese di lavoro se è andata perduta!”
“Recuperata.”
disse Tseng.
“…e…e
aspetta. Avevo anche dei documenti e
Darkie…” spalancò gli occhi.
“Darkie..!” si guardò attorno.
I
suoi occhi cercarono conferma da Tseng, che
invece rimase esitante.
“Non
l’ho visto. Mi spiace..!”
“…dov’è
Darkie?” il suo tono si fece tremante e
irresistibilmente infantile.
Il
dottore di colpo s’intromise.
“Darkie…
intendete un Dark Nation? L’abbiamo
trovato vicino alla macchina. Al momento è in un canile non
lontano da qui. Non
sapevamo proprio dove portarlo.” lo guardò.
“Non potevamo tenerlo qui.”
“Io
voglio Darkie..!” disse piagnucolando.
“Non
possiamo farlo entrare qui!” ribatté il
dottore.
“Rufus,
vado a prenderlo io. Intanto che ti
rimetti, me lo tengo a casa.” Intervenne Tseng che
cercò di rassicurarlo.
Rufus
annuì convinto ed abbandonò di nuovo la
testa sul cuscino.
Tifa
provò dolcezza e vergogna allo stesso
tempo.
Vedere
Rufus con quegli occhi da bambino le
avevano fatto così tenerezza. Pensò che quello
sarebbe stato sicuramente uno
dei rari Rufus che le avrebbe fatto provare un sentimento simile.
Doveva
essergli molto affezionato, a quell’animale.
In effetti lo portava quasi sempre con sé. Anche a lavoro.
“Visto
che Darkie sta bene?” disse rompendo il
ghiaccio.
“Bah,
il mio Dark Nation in un canile…”
Rufus
era indignato. Portò una mano sul viso e
scostò la frangia che in quel momento era ben visibile sulla
fronte. Tifa pensò
che era strano vedere Rufus così.
Quando
Tseng si allontanò, Tifa si sedette
accanto a lui. Parte di lei sperava di rimanere un attimo sola con
Rufus.
“Ti
fa male da qualche parte?”
“Che
razza di domanda è..? È
ovvio.”
Disse pungente. La ragazza si risentì per
l’inspiegabile scortesia del giovane.
“Scusa…”
Rufus
la ignorò.
Era
sicura fosse infastidito della sua presenza
lì.
Lo
guardò con disapprovo sperando di provocargli
una reazione, ma ottenne solo altra indifferenza.
“Mi
fa piacere constatare che almeno la lingua è
tagliente come sempre.” si alzò per andare via. Ci
era rimasta visibilmente
male, ma capiì che non era il caso restare ed era meglio
lasciarlo riposare.
Rufus
la guardò prima sorpreso, poi girò lo
sguardo noncurante.
[…]
Erano
passati già due giorni da quando il
giovane presidente Rufus Shinra era in ospedale. Era strano stare a
lavoro
senza di lui.
In
un modo o nell’altro la sua presenza si
faceva sempre sentire, quindi la sua assenza creava una strana
atmosfera…quasi
come se non si lavorasse li, alla Shin-Ra.
Sì,
non era la Shin-Ra.
Questo
ormai Tifa lo aveva immagazzinato bene.
Ma
la presenza stessa di quel ragazzo dai
capelli biondo-ramato fra quelle mura faceva sì che quella
fosse la Shin-Ra.
Sembrava
essere in un qualsiasi altro posto,
senza di lui.
Forse
era sbagliato fare di lui il simbolo di
tutto questo?
Tifa
si guardò attorno. Era tornata in ospedale.
Aveva
saputo che avrebbero dimesso Rufus di li a
poco, quindi aveva pensato di andare a fargli una visita.
Si
era un po’ sentita in colpa per aver fatto la
permalosa il giorno dell’incidente, quindi venne ben disposta
pronta a dargli
un qualche sostegno, se ne aveva bisogno.
L’immagine
di Rufus coperto di bende, dolorante su
un lettino d’ospedale, le era rimasta impressa per tutti quei
giorni.
Lui
che era così fiero, così indipendente,
così…bello?
Era
un contrasto che le faceva impressione e che
le portò improvvisamente molta tristezza.
Cominciò
a figurarselo come doveva essere appena
l’anno prima, sulla sedia a rotelle…
Appena
l’anno prima…
“Permesso…”
Tifa
aprì leggermente la porta della stanza di
Rufus e si ritrovò d’avanti una scena abbastanza
sexy.
Il
ragazzo era seduto sul letto, con qualche
benda sciolta, e il camice scomposto che gli lasciava il petto scoperto.
I
capelli erano sempre lisci, ma arruffati,
piuttosto in disordine. Su di lui però quell’aria
scomposta stava
incredibilmente bene e…cavolo! Lo stava guardando davvero
con gli occhi
spalancati?
“Oh,
Tifa! capiti proprio a proposito”. Disse
posizionandosi in maniera più composta.
Tifa
rimase immobile per qualche altro secondo,
ma si riprese.
“Che
stai facendo?”
“Mi
hanno dato il permesso di andarmene ed io
non voglio rimanere un minuto di più.”
Spiegò lui brevemente mentre cercava di
sciogliersi il nodo dietro il camice. Aveva un braccio fasciato al
collo,
quindi quei movimenti gli erano difficili.
Tifa
si avvicinò e si mise alle sue spalle.
“Fa
fare a me…possibile che non c’era nessuno ad
aiutarti?”
“Con
i pantaloni ci sono riuscito. Per tua
sfortuna.”
Tifa
lo sdegnò con fare ironico. Tirò il laccio
con un gesto veloce. “Ecco fatto.”
Rufus
si lasciò aiutare a sfilare
definitivamente il camice.
Lo
vide solo di spalle, ma vedere Rufus col
petto nudo era qualcosa che mai avrebbe immaginato di vedere in vita
sua.
Soprattutto
di non poter far a meno di notare le
spalle larghe, la bella pelle uniforme, i muscoli, la forma armonica
del suo
corpo…
Aveva
sempre pensato che fosse un tipo
sedentario, invece…
…Che
stava facendo? Stava costatando che
Rufus aveva un bel corpo?
Ora?
Proprio vicino a lui?
Si
sentì imbarazzata e si distaccò da lui
immediatamente.
Rufus
la guardò allontanarsi e le si rivolse.
“Mi
passeresti la camicia? Si trova là, sulla
sedia. Spero non sia troppo sgualcita.” Si passò
una mano fra i capelli
riordinandoli un po’.
Tifa
si avvicinò alla sedia e, cercando di
esibire una disinvoltura che non aveva, raccolse la camicia e gliela
porse.
Rufus
allungò un braccio nella sua direzione.
Lei
non capì.
Lo
guardò perciò in viso per interpretare il suo
gesto.
Incrociando
i suoi occhi con quelli di Rufus,
lui assunse un’espressione da prendere a schiaffi sul serio.
Le
mostrò un’espressione beffarda ed il suo bel
sorriso malizioso che non gli vedeva da tempo.
Era
chiaro: Si era accorto del suo imbarazzo.
“La
camicia, Tifa. Non riesco ad infilarmela da
solo.”
Tifa
deglutì.
Ricercò
la sua solita serietà e con
determinazione lo aiutò a vestirsi.
Fu
abbastanza semplice. Lui sapeva come
posizionarsi per renderle il lavoro più pratico. Era
delicato e sensuale vedere
pian piano il suo corpo coperto da quel leggero e candido tessuto.
Il
suo sguardo però cadde su una zona della
pelle un po’ raggrinzita, vicino la scapola che si allungava
per buona parte
della schiena e si prolungava anche in avanti.
Ustioni…
Provò
tristezza per quel corpo così bello che
era stato in parte deturpato da quei inconfondibili segni.
Il
segno lasciatogli da Omega Weapon.
Sistemata
la camicia sulle spalle, lui tirò un
braccio all’indietro,raddrizzandosi.
Tifa
lo guardò, ma prima che potesse incrociare
nuovamente i suoi occhi, capì che Rufus voleva che lei
gliela abbottonasse
anche.
Si
avvicinò all’estremità inferiore della
camicia e cominciò a far combaciare i fori con i bottoni. Si
sentiva morire.
Voleva nasconderlo, ma sapeva che il ragazzo la stava osservando, ben
consapevole di essere desiderabile fisicamente. Più pensava
a questo, più
sentiva le sue mani tremare.
Era
sicura: stava facendo la figura della
sciocca.
Arrivò
più in alto e si fermò un secondo. Stava
cominciando ad essere scoordinata. Il ragazzo sorrise vedendola
così.
Riprese
subito. In quel momento Rufus si chinò
leggermente verso di lei, avvicinando le labbra al suo orecchio con un
movimento
molto lento che la fece trasalire.
Sentì
il suo fiato sussurrarle delle parole.
“Sai…sono
più abituato ad essere svestito.”
Tifa
si agitò. Che diavolo voleva? Figuriamoci
se lei si faceva abbindolare così?
Lui,
soddisfatto, si allontanò e le si rivolse
più seriamente.
“Va
bene così, grazie.” Le disse con un tono
caldo.
Lei,
senza batter ciglio, si rialzò e si
ricompose. Cercò di non incrociare il suo sguardo. Aveva
bisogno di
riprendersi.
Anche
lui si mise eretto. Prese la sua giacca
bianca e la diede a Tifa per farsela poggiare sulle spalle.
Notare
l’altezza di Rufus, circa un metro e
ottanta, in quel contesto, non fu rincuorante per Tifa che non riusciva
in
nessun modo ad essere disinvolta.
“Possiamo
andare.” Rufus posizionò il braccio
sano sotto quello della ragazza per sostenersi, e uscirono.
[…]
Le
strade erano già trafficate. Le figure dei
due ragazzi si confusero tra la folla.
Tifa
osservò il biondo prima di parlare.
“Abiti
lontano da qui?”
“…voglio
passare un attimo in ufficio.”
“Che
cosa..? Ma sei matto! Tu ora devi pensare
solo a ri-po-sar-ti!” scandì le parole con
fermezza. Rufus girò lo sguardo
noncurante, come faceva quando voleva chiudere palesemente un discorso.
“…preoccupata?”
le disse malizioso cambiando
radicalmente espressione e stringendosi più vicino a lei.
Tifa
sussultò e lo guardò con disapprovo.
“Cosa
vai dicendo? Evito solo che tu cada, per
questo ti tengo per il braccio.”
“Non
mi riferivo a questo…”
Fu
Tifa questa volta ad ignorarlo, ma Rufus
sembrava non avere intenzione di accontentarla.
“Vai
subito sulla difensiva quando parli con me,
eppure io credo di piacerti.”
Ancora
una volta la schiettezza di Rufus era
riuscita a sorprenderla. Dire una cosa del
genere…così apertamente? Su loro
due..?
“Caro
Rufus. Tu forse dimentichi chi siamo.”
“Chi
siamo, dici? Sentiamo un po’.” Le disse
canzonatorio. Tifa capì che la stava solo beffeggiando, ma
stette al gioco
ugualmente.
“Dunque,
da cosa comincio? Comincio col dire che
sei stato il presidente della Shin-Ra e io un membro
AVALANCHE?”
“Shin-Ra
ed AVALANCHE. Mi ero quasi dimenticato
del tuo gruppo.”
“…e
questo non ti basta?” disse lei con fare
ovvio.
Rufus
doveva sapere benissimo cosa ci fosse
dietro quelle due semplici parole: AVALANCHE e Shin-Ra.
“No,
a dire la verità. Non m’interessa
molto.”
La guardò penetrante. Tifa lo ricambiò
interessata. “Qualunque cosa tu sia
stata, adesso sei solo una ragazza rompipalle che però mi
sta davvero
incuriosendo.”
Lei
sbarrò gli occhi.
“…‘Incuriosendo’
? Che stai cercando di dirmi?”
“Proprio
per quello che siamo. Tu non hai
curiosità di conoscermi?” si fermò un
attimo. “Per quel che mi riguarda è
un’esperienza che non voglio assolutamente
perdermi.”
Tifa
non capì se prenderlo sul serio o meno. Si
limitò a scuotere il capo e a dargli un leggero colpo dietro
la nuca.
“Tu
sei pazzo, caro signor SHINRA!”
“Ahi!
Sono infermo. Non hai proprio pietà per
me!”
“Mai
avuta.”
Si
guardarono consapevoli di starsi canzonando a
vicenda.
***
Arrivarono
all’azienda.
Attraversarono
il pianerottolo del primo piano e
Tifa non si sorprese affatto di notare gli sguardi indiscreti dei
dipendenti.
Già
la vista del giovane presidente a quell’ora
tarda della mattina destava curiosità, per di più
ora aveva anche la
consapevolezza dei pettegolezzi in giro su di loro.
Non
fu, però, una situazione imbarazzante.
Vedere Rufus disinvolto e noncurante le trasmise sicurezza.
“Fermo
qui. Vado a prenderti io quello che ti
serve in ufficio.” Disse lei cominciando a salire le scale.
Pensava fosse meglio
evitargli inutili sforzi.
“Guarda
che ce le ho, le gambe.”
“Dimmi
che devo prendere e basta.” Gli disse con
tono fermo.
“Okay.”
Si toccò la nuca per far mente locale.
“Tseng lo sa. Digli che è il lavoro che avevamo
cominciato martedì.”
Tifa
annuì e proseguì sulla lunga scalinata. Da
lontano sentì farfugliare Rufus.
“…Adesso
capisco perché tutti ultimamente
preferiscono le scale all’ascensore.”
La
ragazza si girò. Lui afferrò la
perplessità
di lei.
“…da
qui ti si vede tutto, cara.”
Tifa
inorridì nel notare gli occhi indiscreti
del ragazzo rivolgersi verso il suo sedere.
Si
guardò e si ricordò di portare una corta
gonna.
“MALEDETTO
MANIACO!”
Rufus
scansò la scarpa che gli era arrivata
tempestivamente.
“Reazione:10,
Mira:0!”
“Sei
un…eh? Ah…ah!” cercando di stare su un
solo
piede, con la scarpa da sette centimetri, perse l’equilibrio.
Il ragazzo
l’afferrò per tempo.
“Oplà.
Visto che cavaliere? E tu che hai cercato
di colpirmi con la scarpa. Una Cenerentola un po’
insolita.” Disse dandole un
leggero colpo con la sua stessa scarpetta.
“Te
l’ho già detto che non ti sopporto..? E
adesso devo aggiungere alla lista che mi guardi sotto la
gonna..?”
“Dovevo
stare zitto e guardare?” l’aiutò a
rialzarsi.
“No.”
“Allora
ringraziarmi.” Disse con fare ovvio.
“Ma
sei scemo? Magari devo anche dirle: ha
gradito lo spettacolo, signore?”
“Almeno.”
Sorrise fra sé e…
…e
partì un sonoro ceffone.
Tifa,
incazzata, imboccò le scale. Di colpo,
riflettendo, tornò indietro.
“Prendo
l’ascensore!”
Rufus
rise, massaggiandosi la guancia.
[…]
Si
riprende dalla descrizione di Rufus
seminudo e spettinato...**
Ecco
il settimo capitolo!
E'
stato un periodo di "contest"
questo, ma adesso credo riuscirò ad aggiornare con
più frequenza. Dunque, in
questo capitolo vengono presentate due situazioni:
La
prima è quella di Tifa. Questa parte
introspettiva è dedicata al CloTi. Per Tifa non
sarà facile riprendersi, è
stato un duro colpo quello infertole da Cloud. In qualche modo Rufus
è
stato capace di distrarla, ma naturalmente non si
può buttare così
al vento tutto il tempo che lei ha passato con lui. Quindi era
d'obbligo
mostrare ancora qualche riflessione su quanto era successo. Ho preso
dunque
l'occasione per parlare di lei, Cloud, le sue aspettative, le sue
delusioni...e
il fatto che sta cambiando.
La
seconda situazione è chiaramente l'incidente
di Rufus. La gente odia la ShinRa e questa questione sarà
spesso ripresa nel
corso della storia. Questo episodio vuole far capire che dopo gli
Avalanche
sono nati altri gruppi che continuano la lotta contro di loro,
nonostante le
cose siano cambiate. Oppure no? Ma questo a suo tempo.
Avevo
già detto che i capitoli a seguire
sarebbero stati molto concetrati su Rufus e Tifa, spero che le svolte
su di
loro vi piacciano sempre. Leggendo i vostri commenti, vedo che oltre al
pairing
principale, molti fantasticano su Reno e Tseng. Ammetto che la cosa
è voluta. A
dire la verità più da parte di Reno che di Tseng.
Non ho mai immaginato Tseng
innamorato di Tifa, ma solo attratto in qualche modo. Forse intenerito
visto
che lei non fa che sbattere da una parte all'altra. Diciamo che ha
deciso di
stare un po' dalla sua, ma non immagino del romanticismo a questo. Poi
si vede.
Reno, invece, stesso in ff7 ammette di trovare Tifa la più
carina del party. Quindi
mi è venuto naturale introdurre qualcosa su di loro che non
lascerò in sospeso.
Avrà anche questo le sue svolte. Non ai livelli di Cloud e
Rufus, ma ci sarà
ancora qualcosa da dire. Cloud ora come ora sarà messo un
po' da parte, ma ho
già nitida nella mia mente la scena del suo ritorno XD. La
storia è già
perfettamente scritta nella mia mente! Se potessi connettere il
cervello con il
pc!!
Mi
sto dilungando...passo ai vostri commenti!
Per
Stuck93: Ora
sai chi c'è finito all'ospedale XD Questo episodio
serviva per far capire quanta gente "vuole bene" a Rufus. Immagino
che lui viva una situazione simile, ed è anche plausibile.
La ShinRa ha fatto
soffrire tante persone.
Questo
era già stato anticipato in qualche modo
dallo scorso capitolo.
Spero
che anche questo capitolo ti sia
piaciuto! Mi rendi il cuore pieno di gioia! Tra Rufus e Tifa la
situazione si
spianerà in questi capitoli, ma non ci sperate
troppo^^! Ci sarà
sempre attrito perchè appartengono a due mondi completamente
diversi, ma...questo
è il bello! Alla prossima! Un Bacione! ^o^
Per
Shuriken: Tutto
d'un fiato sei capitoli! Wow! ^^Ti
ringrazio molto. Sono felice che la storia ti stia coinvolgendo e che
trovi sia
ben organizzata. Mi cimento sempre nella composizione del "puzzle"
quando scrivo fanfic, quindi il tuo commento mi rende molto felice!
Per
quanto riguarda il rapporto di Rufus e Tifa,
non posso che sentirmi soddisfatta su ciò che hai detto. Il
bello di questo
pairing è che sa trasmettere odio e amore allo stesso tempo,
ma sopratutto passione
e sensualità. Tu, ritrovandoci queste caratteristiche, mi
hai fatto capire
che sto costruendo la loro storia come volevo!
Aspettavo
di sentire la tua sul Cloti, essendone
tu una grande fan. Sono felice che ti piaccia. La storia
finirà
indubbiamente male, però la parte di Cloud non è
finita ;) Verrà fuori un po'
più avanti. A proposito di questo, già te lo
dico: Cloud ama Tifa. Ma ama anche
Aerith. Sono due amori forti, simili e diversissimi allo stesso tempo.
Ma quì
mi fermo perchè saranno punti che vorrò
riprendere stesso con la fic più
avanti.
Penso
sia improponibile presentare una Tifa non
innamorata seriamente di lui, e, pur facendomi scervellare il doppio
con la
narrazione, anche il contrario! Ovvero Cloud innamorato di Tifa. Voglio
cimentarmi in questa cosa e ti do ragione sul fatto che gestire un
crack pairing come RufusxTifa e allo stesso tempo un Cloti,
è
difficoltoso. Ma io volevo fare una storia verosimile, ed è
pure un po' una
sfida personale. Voglio che dopo la lettura uno possa pensare: le cose
sarebbero potute andare così.
Noterai
che ho corretto l'errore che mi hai
segnalato.
Fammi
sapere per quest'altro capitolo^^ Un
bacio!!
Per
White Shadow: Non
preoccuparti!^^ Come vedi, anche noi parliamo
sempre al singolare onde evitare casini! Il nick è in comune
così come la
fanfic che è scritta assieme. Dunque
virtualmente "fiammagrace"
è una e rappresenta entrambe.
Ho
aggiornato con un pò di ritardo il capitolo
precedente, sorry! In generale, cercherò di aggiornare una
volta alla
settimana, massimo due. Eh, sì mi fa piacere che questo
colpo di scena abbia
avuto l'effetto sperato. Doveva trasmettere rabbia per la freddezza di
come
tutto veniva buttato in faccia a Tifa. Sarà un argomento
ancora ripreso più
avanti e ovviamente sconvolgerà Tifa nei capitoli a venire,
ma anche la stessa
Aerith, che a breve avrà modo di confrontarsi con Tifa, e
nel corso della
fanfic ritornerà come PG. Ma prima ci tocca (ma che peccato
XD) approfondire un
pò Rufus e Tifa dato che, dopo che se ne son dette di tutti
i colori,
cominciano a fare qualche passo in avanti. Ma non aspettatevi di
vederli carini
e coccolosi XD La scena in cui lui la trova a piangere doveva
essere un pò
angosciante e mi fa piacere vedere che l'hai apprezzata e ti abbia
fatto
sentire così partecipe. Lei aveva bisogno di sfogarsi e in
quel momento si è
aggrappata all'unica persona che gli era vicina in quel momento, questo
ha
aiutato Rufus ad esprimersi meglio con lei, soprattutto nella scena
ambientata
nella chiesa.
*W*
Tutti lovviamo il presidente della Shin-Ra!!
Mi fa piacere che ti arrapa il nostro Rufus e devo dire che spesso mi
devo
contenere nelle descrizioni delle scene dedicate a lui o di aggiungere
emoticon
del tipo: *ç*
Ma
il suo lato stronzo è il pezzo forte, sono
d'accordo! Non la perderà, tranquilli XD
Eh,
consolarla...XD più che altro la farà
esasperare, ma se per "consolare" intendi...<3 Don't worry,
è
l'effetto che fa a tutte quella testolina arancione (okay è
biondo, ma io
continuo ad adorare quel color mandarino che aveva in ff7 XD)
Aggiungo
solo che presto faranno un altro bel
"passetto" avanti (piccolo spoiler ^W^). E così, come molti
avevano
pensato, era Rufus ad essere finito all'ospedale. Immagino che molta
gente ce
l'abbia con la Shin-Ra e rivedere Rufus a piede libero non dev'essere
bello per
chi ha visto morire i propri cari a causa sua. D'altro canto Rufus non
può
certo chiudersi in casa, come ha già detto a Tifa. Comunque
anche questo sarà
un argomento che verrà ripreso. Grazie per i complimenti sei
troppo buona!
Spero ti piaccia anche questo capitolo, ci sentiamo al prossimo
aggiornamento!
A kiss
|
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Capitolo 8 *** capitolo.08 ***
Capitolo
8.
“Che
cosa ci fa lui qui..!?”
Tifa
indicò in direzione di Rufus, il quale
stava attivamente svolgendo le sue commissioni, passando da una
scrivania
all'altra.
Tseng
guardò prima il ragazzo, poi tornò alla
sua collega.
“Sta
lavorando.” Disse con fare ovvio. Tifa
sbatté pesantemente le mani sulla scrivania.
“Lo
vedo bene che lavora, cazzo! Ma lui
ventiquattro ore fa era ancora in ospedale!”
Il
moro parve non capire la perplessità della
ragazza al che Tifa cercò di spiegarsi meglio.
“Come
può essersi ripreso così in fretta?!
Doveva riposarsi!” detto questo si diresse verso
l’ufficio del presidente.
Si
avvicinò a lui mostrando chiaramente la sua
intenzione di rimproverarlo. Lo chiamò a gran voce, ma lui,
in tutta risposta,
continuò a parlare al telefono portando una mano
sull’orecchio libero in modo
da non essere infastidito dalle urla di Tifa.
Lei
furente staccò la linea del telefono.
Rufus
guardò prima il filo staccato e poi si
rese conto che dall’altra parte del telefono non poteva
esserci più nessuno.
Guardò Tifa fulminante.
“Riattaccala
subito. Stavo parlando di lavoro.”
“Non
me ne fotte un cazzo!” si poggiò sulla
scrivania di lui guardandolo dritto negli occhi. “Tu ora ti
chiami un taxi e te
ne torni a casa!”
La
guardò con disprezzo. “Te l’ho
già detto più
di una volta: abbassa i toni quando sei qui e poi…non ci
penso proprio! Questi
sono fatti miei!”
Tifa
modulò la voce rendendola bassa e
provocatoria.
“Bene,
presidente. Vada a casa..! Ieri era in
uno stato pietoso e il medico aveva consigliato riposo.”
“Grazie
per il consiglio, ora puoi andare.” Si
riaccomodò sulla poltrona e prese a scrivere.
“Non
è possibile che ti comporti così!”
Rufus
si alzò di colpo, portando con sé una
valigetta.
“Dici
a Tseng che voglio trovare tutto pronto al
mio ritorno.” E si avviò all’uscita.
Lei
lo guardò sbigottita.
“…e
ora dove vai?” lo seguì.
“Una
riunione.”
“Vengo
con te!”
“Stai
buona tu. Ci vediamo stasera. Rufie pensa
di tornare in tempo per salutarti..!” le sorrise aspramente
stringendole la
guancia con due dita.
Rimase
immobile, scioccata.
“
‘Rufie’..? Ma come ti permetti a
trattarmi come una bambina..!?”
Rufus
le fece l’occhiolino mentre le porte
dell’ascensore si chiudevano.
“Stronzo!”
Si
girò per tornare nel suo ufficio ed incrociò
lo sguardo di alcuni dipendenti che avevano sicuramente assistito alla
scena.
“Fatevi
i fatti vostri!” con passo pesante tornò
da Tseng.
Si
buttò sulla sedia e adagiò il busto.
“Tu
non gli dici niente?”
Tseng
fece spallucce. “Se se la sente di
lavorare noi non abbiamo nulla in contrario. Non può essere
altro che proficuo
per la nostra azienda.”
“Possibile
che pensi davvero questo..? A te
darebbe ascolto!”
“Ancora
questa storia?” la guardò contrariato.
“…poi lui è fatto così.
Dovresti averlo capito.”
Si
sorprese di vedere Tseng così tranquillo. Non
sapeva se si fosse fatta un’idea sbagliata, ma era sicura che
Tseng non poteva
non importarsi di Rufus. Cercò di esprimersi
nuovamente, ma si fermò da
sola e sbuffando tornò alla sua postazione.
Ancora
non ho capito come ragionate in questo
dannato posto! Lavoro, lavoro, lavoro…solo lavoro?!
….Stupido,
stupido Rufus Shinra!
Erano
circa le 17:00 quando Tifa, oramai stanca,
vide Rufus tornare.
Lui
le passò di fronte non guardando in faccia
nessuno.
Era
visibilmente stanco e gli occhi avevano
perso la solita vivacità. Persino la pettinatura non era
più perfetta.
Ma
guardati, cretino, idiota, bastardo,
menefreghista del cazzo.
Rufus
si chiuse nel suo ufficio.
Tifa
sapeva bene che nessuno l’avrebbe capita,
ma era più forte di lei.
Si
alzò e lo seguì.
L’ufficio
era in penombra, con la maggior parte
delle vetrate chiuse, il che creava una strana atmosfera.
Rufus
era vicino alla scrivania intento a
riordinare le sue carte. Si girò sentendo la porta aprirsi.
Guardò distratto la
ragazza che era appena entrata, quasi come non l’avesse messa
a fuoco subito.
Lei
chiuse bruscamente la porta dietro di sé e
girò la chiave.
Lui
la guardò esitante.
“Capisco
che tu non possa resistere tutto questo
tempo senza di me, tesoro. Ma non mi sembra il momento.”
Prese una bottiglietta
d’acqua da un cassetto. Si sentiva accaldato e gli girava
leggermente la testa.
“Se
proprio non ne vuoi sapere di tornare a casa
allora riposati qui!” e gli si avvicinò.
“…ti ho chiuso la porta così
potrò
dire che sei occupato!” Disse lei cercando di venirgli
incontro.
Rufus
fece un sorriso seguito poi da un leggero
colpo di tosse improvviso.
“Sei
carina, sai? Ma evitati questi 'mammismi'
con me.” Lui represse il suo reale stato di salute col suo
solito modo di fare
provocatorio.
“Se
per te preoccuparsi vuol dire comportansi da
mammina, sono problemi tuoi.”
“Abbassa
la voce, mi scoppia la testa.” Disse
pigiando le dita sugli occhi. Aveva un brutto pallore.
Tifa
si avvilì vedendo il ragazzo in quello
stato.
“Vedi
che a stento ti reggi in piedi? Sei uno
sconsiderato!”
Intanto
Rufus si poggiò con una mano sulla
scrivania. Cercava di non darlo a vedere, ma avvertiva un forte senso
di
vertigini. Sempre più nauseante.
Pian
piano sentì il respiro farsi pesante e il
sudore freddo.
Aveva
bisogno di poggiare la testa da qualche
parte. Stava scoppiando.
“Continuare
così non ti riporterà più in fretta
alla vetta. Se muori te la sogni la Shin-Ra!” disse Tifa
cercando di smuoverlo.
Non si era ancora resa conto dello stato di Rufus.
Lui
non l’ascoltava. Leggermente tremolante,
cercò di recuperare un farmaco dalla giacca, ma gli cadde di
mano assieme alla
bottiglietta.
Tifa
si agitò.
Fece
per avvicinarsi quando vide il ragazzo in
preda ad una forte tosse. Si immobilizzò.
Rufus
cercò di reprimere i colpi, ma quello
sforzo gli provocò un mancamento che lo costrinse in
ginocchio.
La
bruna si allarmò e subito gli fu affianco.
“Che
succede? Che hai..?” disse con voce
tremante.
Rufus
le fece cenno di aspettare cercando di
farle capire che aveva il controllo della situazione.
“Non
è…niente. Passami…dentro la
giacca.” Disse
con enorme sforzo mentre la tosse lo stava sfinendo.
Lei
si affrettò a frugare nella tasca della
giacca di Rufus e vi trovò un paio di farmaci.
“Che
diavolo sono?”
“Scioglili
in un po’ d’acqua.” Disse poggiandosi
alla gamba della scrivania.
Lei
velocemente preparò il medicinale e glielo
diede.
A
Rufus intanto si stava placando l’attacco di
tosse, ma era rimasto stordito. Stava male ed era davvero pallido, con
gli
occhi lucidi e molto rossi.
“Brutto
idiota! Si può sapere che hai..?”
“Prendi
la mia agenda…è marrone scuro. Dovrebbe
essere…nel primo cassetto a destra….”
Disse lui stordito. Sembrava sull’orlo di
perdere i sensi.
“Ti
sembra il momento?”
“E’
per il mio medico di famiglia…chiamalo.
Digli di venire.”
Capì
anche lei che era assolutamente il caso di
chiamare un medico, per cui accolse la richiesta di Rufus.
In
verità si preoccupò del fatto che fosse stato
Rufus stesso ad ammettere di aver bisogno di aiuto. Da come si
comportava
sembrava uno che lottava fino allo sfinimento
quindi…Ciò voleva forse dire che
era grave?
Pigiò
i numeri sulla tastiera del telefono.
Pochi attimi e la voce di un anziano uomo fu al servizio della ragazza.
“Buonasera,
chiamo per Rufus Shinra. E’
piuttosto urgente. Ecco…ha avuto un mancamento. Sta poco
bene, e…”
“Ho
capito! Si faccia trovare a casa tra un
quarto d’ora.”
Tifa
si sorprese di quella prontezza.
Prese
un paio di accordi e riattaccò.
“Ti
porto a casa! Ce la fai ad alzarti?” disse
portandosi il braccio del ragazzo attorno al collo. Lui non oppose
resistenza e
si lasciò portare da Tifa fino ai parcheggi
dell’azienda.
[…]
Lo
adagiò in auto, un modello bianco, diverso da
quello solito.
Lei
prese posizione sul posto di guida.
“Ma
ce l’hai la patente…?” Disse lui con un
filo
di voce.
“Che
domande.”
Vide
Rufus guardarla con la coda dell’occhio,
preoccupato.
“…dove
abiti?”
Lui
chiuse gli occhi, adagiandosi comodo sul
sedile.
“…il
quartiere di Healin…”
Tifa
fece mente locale, poi partì.
La
sua guida non era stabile e fluida come
quella di Rufus, ma era in grado di portarlo in fin lì.
Intanto
il ragazzo, nonostante la stanchezza, le
indicava le strade dove svoltare.
“Mi
succede…è perché prendo dei
farmaci…che…”
“Mi
spieghi dopo! Non riesci neanche a parlare.”
Rufus
obbedì e si abbandonò nuovamente sullo
schienale.
Lo
guardò con amarezza.
Era
stato in ospedale, diamine! Possibile che
nessuno lo avesse rispedito a casa imponendogli di riposare? Possibile
che lo
dovesse fare lei? Doveva farlo un ex-membro Avalanche? Era pressappoco
ridicolo!
…E
se non ci fosse stata in quel momento?
Avrebbe perso i sensi in ufficio?
Non
c’era nessuno oltre lei in quel posto?
Nessuno che si preoccupasse almeno un po’ per lui?
Provò
una profonda pena, ma allo stesso tempo si
sentì a disagio. Si sentiva a disagio perché
stava cominciando a comprendere
che probabilmente lei era l’unica persona che lo stava
cominciando a vedere
come un essere umano.
Per
gli altri lui non era altro che un libretto
di assegni o un modo per fruttare soldi.
Per
lei invece…lui…
Lui
era una persona! Una persona che aveva
sbagliato. Che odiava.
Eppure
si stava dando da fare…e questo lei non
poteva ignorarlo.
[…]
“Abiti
qui?” gli chiese mentre girava per delle
villette poste nella zona di Healin.
“Lì,
vicino quella scalinata.”
Tifa
guardò nella direzione indicatole da Rufus
e scorse una villa semplice ma ben curata. Aveva già sentito
parlare del
quartiere di Healin e l’avrebbe visitato con piacere, ma
quello non era
assolutamente il momento per lasciarsi incuriosire
dall’ambiente. Entrò nella
villa e parcheggiò la macchina nel giardino.
Lo
aiutò ad alzarsi, anche se lui cercava di
fare da solo.
“Dammi
le chiavi.” Gli disse con dolcezza.
“Tasca…”
batté sulla tasca posteriore dei
pantaloni. Tifa la prese e la girò dentro la fessura della
porta d’ingresso.
Il
corridoio era buio. Si inoltrò e vide un paio
di divani in pelle posti ad elle. Era un soggiorno.
Lo
fece sdraiare lì, mettendolo comodo.
Lo
guardò cercando di vedere se avesse qualcosa
che gli stringeva addosso. Sapeva che in questi casi era bene slacciare
le cose
strette.
Si
chinò verso di lui, gli slacciò la cinta e il
gilet nero.
Le
camicie già le portava in modo allentato.
“Ormai
dovrebbe venire a momenti…” disse
sedendosi vicino a lui.
Rufus
aprì gli occhi e si guardò intorno.
Sembrava un po’ assente.
Le
fece un po’ impressione. Era così cadaverico.
“Permesso.”
Tifa
riconobbe la voce con cui aveva parlato a
telefono.
“Certo,
siamo qui. Venga.” Si alzò per andare
incontro al dottore.
La
ragazza notò che l’anziano medico si
destreggiava bene per la casa. Evidentemente non era la prima volta che
veniva,
logicamente.
Infatti
lui si addentrò in cucina e prese a far
scorrere l’acqua. Bagnò un fazzoletto e si
avvicinò al ragazzo. Sapeva già bene
come comportarsi, anche senza averlo prima visitato.
Tifa
ebbe un piccolo tonfo al cuore quando lo
vide slacciare definitivamente i pantaloni e i bottoni delle due
camicie, una
bianca e una nera, di Rufus.
Non
ci era abituata, semplice.
“Ancora
con quel farmaco. Eh, Rufus?”
“L’avevo
preso solo oggi…” rispose il biondo
presidente alla voce ben familiare del dottore.
“Vallo
a dire a qualcun altro. Sai bene che a me
non puoi ingannare. Tu minimo lo stai prendendo da un
mesetto.” Disse mentre
controllava il battito del polso.
Rufus
distolse lo sguardo massaggiandosi le
tempia.
“Di
che farmaco stai parlando?” Tifa s’intromise
senza volerlo. Spinta dalla sua confusione.
Intervenne
il medico che parlò, contrariamente
al volere di Rufus.
“Il
signorino qui presente assume spesso degli
stimolanti che lo aiutano a mantenere concentrazione sul
lavoro.”
La
ragazza si pietrificò.
“Questi
farmaci alleviano le sensazioni di
stanchezza, sonnolenza, fame, assopimento,
stress…l’effetto è lo stesso degli
eccitanti. Tuttavia vanno presi con cautela, in quanto
un’eccessiva dose
prolungata nel tempo può provocare
un’intossicazione, ma anche dipendenza.
Senza, l’organismo si sente di crollare ed ecco episodi di
questo genere.” Il
suo sguardo si spostò su Rufus.
“Già…! Stress, stanchezza, fame, tutto!
Ecco
che in un solo colpo piombano e ti sfiniscono, ho ragione?”
disse
rimproverandolo, ma con fare affettuoso.
Tifa
rimase senza parole. Non che non si
aspettasse una cosa del genere da Rufus, ma…
“Allora…”
il medico si rivolse alla giovane
ragazza dai capelli lunghi. “Gli ho somministrato un calmante
per farlo
riposare. Non dovrebbe avere problemi a dormire, ma mi
raccomando.” puntò
l’indice. “Deve starsene buono a casa. Legatelo,
dategli una botta in testa, ma
deve stare qui.”
Tifa
sorrise. Era un tipo davvero divertente.
Si
vedeva che conosceva bene Rufus e la sua
abitudine di trascurasi per il lavoro.
Sbuffò
in modo buffo. “Lo conosco da quando era
alto così, questo ragazzINO.”
La
ragazza si intenerì a quelle parole. Rufus
ragazzino… chissà come doveva essere.
“Bene,
io vado. Lo lascio nelle sue mani, bella
signorina.”
Tifa
lo accompagnò alla porta e lo salutò
cortesemente.
Clank
Si
era tranquillizzata. Rufus ora stava bene e
questo era l’importante.
Ebbe
allora il tempo e la curiosità di guardarsi
attorno.
La
casa di Rufus Shinra.
Non
era la reggia che aveva sempre immaginato,
ma era ampia e spaziosa. Molto ordinata e moderna.
Le
pareti erano tinteggiate di un bel bianco e
il pavimento era di marmo, bianco e nero.
Era
strano trovarsi lì. Più notava i dettagli,
come i bei mobili in legno, i tavoli ultramoderni, piccoli gingilli
d’epoca,
quadri, tende finemente decorate… e più si
rendeva conto di quanto fosse
preziosa quella casa.
Ritornò
a Rufus che sembrava stesse dormendo. Si
inginocchiò vicino a lui e sospirò.
Osservò
le bende che aveva ancora sul petto.
L’incidente,
l’ospedale e ora l’intossicazione
per un farmaco…mi hai fatto davvero preoccupare negli ultimi
quattro giorni.
Cosa vuoi ottenere? Così alla lunga mi potrei affezionare a
te.
Pensava
mentre distrattamente prese ad
accarezzargli i capelli. Rese quel gesto molto leggero,
perché non voleva
disturbarlo.
Il
suo viso era finalmente rilassato, sembrava
star bene. In casa sua, sul suo divano… quel confort che
solo la casa può
offrirti.
La
bruna si incantò a guardarlo e pur
rendendosene conto, non riusciva a distaccare lo sguardo da lui.
Sapeva
che Rufus era un bel ragazzo, ma non lo
aveva mai valutato davvero. Ora, che era così vicina a lui,
senza quei suoi
occhi scheggianti e il suo modo di fare arrogante, poté
osservarlo
innocentemente e perdersi nei bei lineamenti del suo viso.
Gli
occhi, la bocca, il naso, i capelli…
Era
davvero bello. Sarebbe riuscita a guardarlo
nuovamente negli occhi con questa più forte consapevolezza?
Li
per li però non volle pensarci. Stava bene e
continuò ad accarezzarlo dolcemente.
Diridì-diridì
Tifa
balzò a quell’improvviso rumore. Riconobbe
la suoneria del suo cellulare. Lo cercò in tasca e fece per
spegnerlo.
Stava
premendo il tasto giusto per l’operazione
quando, osservando lo schermo, ebbe una fitta al cuore.
‘Chiamata:
Cloud’
Il
tempo sembrò fermarsi. Cloud la stava
cercando… Voleva parlare con lei…
Si
sentì invadere dal piacere e dalla rabbia.
Strinse
gli occhi e spense il cellulare.
Non
era il momento. Non lo era per niente.
Non
se ne fece una colpa, anche se avvertiva un
po’ di malincuore. Lei lo aveva aspettato per otto anni.
Adesso poteva farlo
anche lui.
Si
ritrovò un attimo nell’incertezza. Cloud era
capace di turbarla ancora molto.
Pochi
secondi, però, che ritornò a Rufus che per
fortuna non si era svegliato.
Lo
aveva visto muoversi per l’improvviso rumore,
ma evidentemente il sonno doveva essere abbastanza profondo e quindi
non
l’aveva disturbato.
La
ragazza si risedette vicino a lui.
Si
sdraiò e chiuse gli occhi cercando di cacciar
via quel turbamento.
[…]
“Mi
sono addormentata….ma che ore sono?”
Si
girò spaesata e, ritrovandosi di fronte il
viso di Rufus, ricordò di essere stata lei a sdraiarsi
accanto a lui.
Con
imbarazzo costatò che erano molto vicini.
Una vicinanza piuttosto intima per come Tifa concepiva queste cose.
Poteva
sentire benissimo il suo caldo respiro,
ma a differenza della situazione equivocabile, non avvertì
disagio, anzi. Lui
dormiva ancora beatamente con un braccio posizionato
sull’addome della ragazza.
Stette
lì a guardarlo dopodichè si alzò
lentamente.
Esaminò
l’orologio.
“Caspita…sono
le 19:00. Sono passate due ore.”
Si
stiracchio, poi si avvicinò ad un telefono
posto lì vicino. Compose un numero.
“Tseng?
Sono Tifa. Senti, guarda che Rufus ha
avuto un malore. Ora sta bene. Sta dormendo. Però credo sai
il caso che rimanga
qui per qualche giorno.”
“Non
è stato bene? Quando? Grazie a cielo eri
con lui…” Tseng era sinceramente preoccupato.
“Tranquillo.
Sta bene adesso.” Riconfermò.
“Grazie
per avermi avvisato.” Sospirò. Non
poteva vederlo, ma si immaginò perfettamente il bel modo di
ammiccare di Tseng.
“Okay.
Allora ci vediamo a lavoro.” Sorrise e
riattaccò.
Il
silenzio adesso era di nuovo padrone di quel
confortevole ambiente.
La
ragazza si voltò un’ultima volta verso Rufus.
Lo
guardò con dolcezza, poi si girò e chiuse la
porta dietro di sé.
[…]
Sta
accadendo tutto ciò che non avrei mai
immaginato nella mia vita, ma questo le batte tutte…
Questo
si ritrovò a pensare quasi ridendo.
L’ironia della sorte.
Aerith
era lì, sul ciglio della porta del
bar/casa di Tifa Lockheart.
Erano
ormai quasi le otto di sera. Non era mai
stata ad Healin e tornare a casa a piedi non era stato proprio
semplicissimo.
Era
un quartiere lontano dal centro. Riflettendo
sullo status di Rufus, egli era ancora un personaggio piuttosto
popolare, ovvio
dunque che preferisse abitare in un posto tranquillo dove vivere in
pace.
Quella
sera, ma anche i giorni precedenti, non
aveva fatto altro che pensare a lui.
Lei
stessa si era sorpresa in quanto poco tempo
fosse entrato nei suoi pensieri. La sua mente si confondeva quando
c’era lui.
Provava
odio e risentimento, ma anche dolcezza e
voglia di capirlo.
Sì,
ora come ora, aveva deciso di attendere
prima di tirare le somme su di lui. In quel momento la cosa che
più la incuriosiva
era sapere chi era al di la di quell’ ex-presidente.
Stava
pensando ancora a lui quando riconobbe
l’inconfondibile immagine della fioraia.
Provò
un tonfo al cuore e parte di lei pensò di
girare i tacchi ed andare via, ma così avrebbe solo
rimandato l’inevitabile.
Non
poteva scappare. Non avrebbe potuto farlo
per sempre, e comunque non era nel suo stile un atteggiamento simile.
Al
contrario della forza d’animo che stava
evocando per fronteggiare la situazione, non riuscì a
rivolgerle la parola.
Non
riuscì nemmeno a salutarla, al che fu Aerith
ad alzare il viso verso di lei.
“Ciao,
Tifa.” disse con una serietà piuttosto
irritante in quel momento.
A
sua grande sorpresa notò che il timbro della
voce della ragazza era meno sicuro del solito.
Le
sembrò così strano non provare alcun
sentimento. Si sentiva solo incredibilmente leggera. Tuttavia non
riuscì
nemmeno in quel momento a proferire parola.
“Io…io
ti devo parlare. È da tanto che volevo
farlo e…”
“Ti
sembra il momento? Immagino si capisca che
sto tornado dal lavoro e sono stanca.” Il tono le
uscì più duro e nervoso di
quanto volesse. In ogni caso non se ne preoccupò e
proseguì verso la porta di
casa.
Aerith
la prese per mano.
“Lo
so che sei stanca. Lo so che stai lavorando.
Ma non è mai il momento adatto! Purtroppo l’ho
capito solo troppo tardi…” chinò
il capo e le si strozzarono le parole in gola.
Tifa
di colpo rise, facendo sbalordire Aerith.
“Piangi
anche..?” la derise apertamente. “Cosa
dovresti dirmi, poi?” la guardò penetrante.
Tifa
notò negli occhi di Aerith lo smarrimento
provocatole dalla sua reazione. Che sensazione straordinaria. La
ragazza si
compiacque.
Forse
di questo era debitrice a Rufus.
Le
aveva insegnato a controllare i suoi
sentimenti.
Subito
Aerith passo le dita sugli occhi,
probabilmente aveva provato imbarazzo per i suoi occhi inumiditi.
“Tifa.”
la sua voce si fece più controllata
anche se rimaneva tremolante. “Tu sei stata davvero distante
in questi giorni,
non solo. E’ da molto che non ti fai viva e io ora non so da
dove cominciare…”
Tifa
alzò gli occhi al cielo ed aprì la porta.
“Se
non lo sai tu…” fece per entrare quando
l’amica la bloccò nuovamente.
“Aspetta!
Io non sono qui per chiederti scusa!”
abbassò gli occhi, ma alzò la voce. “Io
non mi pento!”
“Ottimo.
Beh…io non ho niente da dirti.” Disse
leggermente stanca e si riavvicinò alla porta.
Con
una forza inaspettata, Aerith la girò verso
di sé costringendola a guardarla negli occhi. In quei
bellissimi occhi.
Fastidiosissimi bei occhi verde smeraldo.
“AERITH
CHE CAZZO VUOI?! Non vi ho detto niente,
non ho fatto niente e VUOI CHE TI FACCIA ANCHE GLI
AUGURI..?!” le urlò
esasperata.
“NO!
Non voglio questo!” le urlo anche Aerith.
“Ma non posso credere che tu sia capace di questo!”
Tifa
spalancò gli occhi furenti. Aerith fece
scendere una lacrima e la cosa la irritò terribilmente.
“Io
non posso credere che tu distrugga per
questo la nostra amicizia.” le lacrime si fecero copiose, ma
cercò di calmarsi
immediatamente.
A
Tifa cominciò a girare la testa.
Lei…quella
donna dinanzi a sé era entrata nella
sua vita e le aveva portato via la cosa che le era più cara.
Lei,
che era stata capace di trafiggerla
nell’anima ferendola profondamente, ora piangeva disperata
facendo apparire
Tifa come una strega malvagia.
No,
non riuscì a piangere. Non riuscì a fare
nemmeno quello.
Girò
lo sguardo. Non ce la faceva a guardarla.
Che
senso aveva prendersela? Quella ragazza ora stava
con Cloud Strife. Non c’era altro da dire. Non
c’era altro da fare.
Qualunque
altra cosa, in quel momento, era inutile.
Aerith
emise un singhiozzo, ma quando vide Tifa
immersa in quel silenzio perse le staffe e la spinse contro il muro
tenendola
per i polsi.
“Dimmi
qualcosa!” le urlò contro. “Urla! Dimmi
che mi odi! Ma smettila con questa indifferenza!”
“Io
non ho nulla da dire. Cosa ti dovrei dire?”
“Tu
avresti fatto lo stesso, non negarlo!”
Quelle
parole le si fissarono nella mente,
creando una voragine che non vi era mai stata tra le due.
Piombò un silenzio
disperato.
“Tifa
non negarlo!” Aerith spezzò quel silenzio.
“Tu amavi Cloud! Se ti si fosse mostrata
l’occasione, saresti stata tu al mio
posto! Non negarlo. Se fosse accaduto a te, te ne saresti forse
importata di me
in quel momento?!” la guardò negli occhi di colpo.
“Li
per li io non ti ho pensata nemmeno un
secondo. So bene che tu avresti fatto lo stesso! E come mi avresti
affrontata
dopo..?!” si bloccò di colpo con uno sguardo
terribilmente addolorato.
Guardò
Tifa speranzosa mentre le lacrime
solcavano il viso.
Tifa
abbassò lo sguardo.
Cloud…
Cloud…
Cloud…
…non
aveva più il coraggio di ricordare il suo
viso. Non riusciva nemmeno a pensarlo.
Lui
era sparito e aveva portato con sé una parte
della sua anima, riducendola come un involucro che ora non aveva
più identità.
“Va
via…” disse con un filo di voce.
Aerith
non credde alle sue orecchie.
“…Tifa..?”
“Va
VIA!” fece mollare la presa ad Aerith con un
colpo veloce. “Io non ho nulla da dirti!”
La
ragazza dal delicato vestito chiaro si
pietrificò.
Cominciò
a tremare.
Tifa
entrò velocemente in casa chiudendo poi la
porta con violenza.
Si
sentiva come in un incubo. Non riusciva a
vivere e ragionare con la giusta sanità mentale. Non
riusciva a capire cosa
doveva fare.
“Tifa…”
Si
sbalordì di sentire ancora la voce di Aerith
fuori dalla porta.
“Non
ho intenzione di insistere. Non tornerò
più, però…ti prego, fatti
sentire.”
Sentì
i singhiozzi della ragazza per diversi
secondi poi…il silenzio più tetro.
Alzò
gli occhi al soffitto.
Era
confusa, stordita e spaventata.
Avrebbe
voluto fare la tosta, farle vedere che
non aveva pensato minimamente a Cloud in quel lasso di tempo.
Al
contrario, aveva persino intensificato il suo
lavoro e gli aveva chiuso il telefono in faccia poche ore prima.
Prima
di incontrarla sul ciglio della porta
stava persino pensando ad un altro uomo, uno che con Cloud non aveva
niente a
che vedere.
Non
ci aveva proprio pensato a Cloud! Rufus era
riuscito a farglielo dimenticare, a distrarla e a farla pensare ad
altri
problemi.
Eppure
tutto era crollato in quel momento.
“Sono
così fragile..?” le scappò una lacrima
che
asciugò immediatamente.
Cosa
sto facendo? Sto reagendo? Sto
scappando..?
Non
sapeva più che fare e di colpo si lasciò
scivolare a terra.
La
rabbia di colpo invase il suo cuore. La
rabbia verso sé stessa. Verso la sua debolezza.
Sapeva
benissimo che poteva vivere senza Cloud.
Vivere
senza Cloud era possibile.
Cloud
non era il senso della sua esistenza.
Cloud
ora era lontano.
Cloud
non sarebbe tornato da lei.
Cloud,
quella sera, avrebbe consolato Aerith tra
le sue braccia.
Non
lei.
[…]
E'
stato difficile scrivere questo capitolo.
Non era facile descrivere l'incontro tra Aerith e Tifa. In
realtà pensavo di
metterlo più avanti, ma non voglio creare tempi morti nella
fic. Ci tengo sia
dinamica e continua.
Per
quanto riguarda Rufus, come avrete capito,
lui non è malato. Non ha alcuna misteriosa malattia se
non...il fatto che
pretende troppo da sé stesso.
Lo
trovo piuttosto credibile dato che a soli ventitre
anni ha tutte queste ambizioni e sopratutto perchè ora come
ora il lavoro è
tutto per lui.
Tende
a sovravalutare la sua resistenza, senza
pensare che certe cose vanno assunte con cautela. Oppure che ormai,
dopo
l'attacco di Omega Weapon, il Geostigma, l'incidente stradale, il suo
fisico
non poteva reggere ancora.
L'incidente
e il suo malore avuto in questo
capitolo sono stati messi vicino appositamente per confondere Tifa e
farle
credere inizialmente che stesse male per le ferite. Ma anche
perchè messa più
avanti avrebbe allungato i tempi e alcune scene avrebbero potuto
rievocare
troppo gli eventi del capitolo scorso.
Insomma,
sono scelte meditate^^ Anche se non
tutto sarà perfetto (anche se sto dando il massimo) spero
apprezzerete il mio
lavoro e l'impegno che sto avendo con questa fan fic.
Tornando
ad Aerith, credo capirete che non
potevo assolutamente far fare pace tra le due in quattro e
quattrotto.
Spero solo non odierete Aerith, perchè alla fine non
è che ha tutti i torti. La
sua unica colpa è di aver aspettato tanto prima
di parlarle, ma
dopotutto è comprensibile.
Anticipo
che le due avranno ancora modo di
parlare (e anche Cloud, ma il suo rientro in scena me lo riservo in un
punto
che è già stampato nella mia mente XD) e non
preoccupatevi! Si chiariranno e le
cose pian piano cominceranno e prendere la piega giusta.
Ma
diamo tempo al tempo, perchè Rufus e Tifa
devono ancora fare un bel passetto in avanti...eheh..! Prevedo
qualcosa di
interessante per il capitolo 9! Ma non anticipo nulla (ci vorrebbe un
guru)!
Sono cattiva.
Ringrazio
Yukino_lang08 e Isarith per avermi
aggiunta tra i preferiti. Un bacione a tutti e due!
Nonchè
dei commenti dei "fedelissimi"
che continuano a recensire i miei capitoli invogliandomi a continuare
la
fanfic. Continuate, mi fa sempre un immenso piacere leggere le
recensioni^^ Mi
da una carica molto positiva.
Ora
passiamo alle recensioni!
A
presto!!
FiammahGrace
-----------------------
Per White Shadow: Bounjour
a te! Sono felicissima che il capitolo ti
abbia divertito! Il rapporto di Rufus è Tifa non lo immagino
solo come un
contrasto, ma anche un po' a "bisticci" e scene stuzzicanti. Proprio
dato il carattere di Rufus, che è sveglio e schietto.
Ciò può generare gag che
non sono possibili in tutte le coppie. Rufus e Tifa li amo anche per
questo.
Perchè sono un pairing col quale può succedere di
tutto XD
La
scena delle scale ce l'avevo in mente da un
po' ^^ In realtà dovevo metterla quando Tifa gli diede
il primo pugno, non
so se ricordi...dove faceva quel rimprovero/apprezamento sulla sua
gonna che
era "troppo corta". In realtà pensavo di metterla
già
lì, però metterla così
presto avrebbe fatto apparire Rufus
un pervertito. Così lasciai perdere, ma volevo
ugualmente inserirla come
scena e quale momento migliore se non per chiudere in risate un
capitolo? XD Si
è messa l'occasione mentre scrivevo e l'ho messa
XD Sono contenta di aver
fatto bene.
Ci
tengo che la fic trasmetta un po' tutto:
romanticismo, sensualità, momenti di riflessione, anche
tristi e più adulti, ma
anche comicità^^
Ma
quanto è bello il nostro Ruffino? Eh,
già...NON ME LO DIRE XDDDDDDDDDD
Io
di mio stravedo per lui*.* dire che è il più
sexy, il più bono, il migliore, il più
arrapante..il..il....è poco! *ç*
Penso
sia una cosa positiva scrivere qualcosa
sui personaggi che già di suo ci piacciono (io amo sia Rufus
che Tifa, ma anche
Reno, Aerith, Cloud...). Questo aiuta molto nella narrazione.
La
scena della camicia voleva essere sexy e far
palpitare i nostri cuoricini, quindi posso dimi soddisfatta. Non ti
racconto
mentre la scrivevo! L'ho riletta e riletta più volte
pensando: è abbastanza
sexy? XD Ma come poteva non esserlo! Se si parla di Rufus, lui
è sexy a
prescindere **
Penso
che ce ne saranno molte di scene
così. Dopotutto si capisce che a Rufus, Tifa già
piace XD
La
storia però ti avverto prenderà una piega
più
seria, ma le gag tra i due continueranno ad esserci, tranquilla!
La
storia con Reno anche sarà ripresa. Reno è un
personaggio che mi piace molto e qualcosa con Tifa ci sarà.
Non fatevi troppe
idee, perchè la storia sarà comunque
concentrata su Tifa, Rufus e Cloud.
E
Tseng poi... io adoro quell'uomo^^
Guarda
che io ho l'account su Deviantart e
qualche disegno e qualche scena a fumetto sulla fanfic lo
farò sicuramente. Te
lo dico quando pubblico qualcosa, okay? Per ora ci sono una manciata di
disegni
dedicato a Rufus e Tifa, ma non legati alla fanfiction.
Ti
ringrazio tantissimo per i complimenti che mi
fai ogni volta. Mi danno una carica che non immagini! Davvero grazie!
XD Alla
prossima^^
Per Isarith: Aerith!
Devi scusarmi, ma oramai sono abituata a
rivolgermi a te con questo pseudonimo^^ Dopo averne parlato
così tanto,
aspettavo con ansia un tuo commento e devo dire che con questo recuperi
tutti i
capitoli in cui non l'hai fatto XD Complimenti! Che pazienza! Anche io
ho
l'abitudine di lasciare commenti lunghetti, ma il tuo è
eccezionale *__* Ma per
me è stata un'assoluta goduria leggerlo! Ricordo quando ne
parlavamo assieme di
questa fic e mi fa davvero piacere che tu sia riuscita ad apprezzare
"certi PG" grazie alla mia storia. Mi lusinga <3
Mi
fa assolutamente piacere che trovi che i
personaggi della storia siano IC. Come stesso tu hai detto, la passione
per un
determinato pairing, personaggio...può portare di
immedesimarsi troppo e finire
con l'ooc, cosa che ho voluto assolutamente evitare! Ovvio che vi sia
la
mia personale interpretazione dei PG, soprattutto in Tifa
Lockheart, perchè è
impossibile prescinderci, anche nell'IC più estremo. Grazie
al film advent
children si
è creata una visione di Tifa
troppo passiva che sinceramente io non le ci vedo. Come già
scrissi nel
"dati del personaggio" dedicato a lei. Tifa rimane comunque una
ragazza dei bassifondi e che ha imparato a badare a sé
stessa all'età di
quindici anni. Ovvio che debba essere una ragazza senza peli sulla
lingua e con
un bel caratterino. Sarebbe rimasta schiacciata altrimenti. Per cui lei
è
parecchio irascibile per poi ammorbidirsi con le persone a lei care. Ma
quando
si parla di Rufus e della Shin-Ra caccia il suo lato più
tosto e
dinamico...beh, a me piace questo aspetto di lei, ma penso che una come
Tifa
non potrebbe mai essere dolce con i suoi ex-nemici, quelli che hanno
sconvolto
la sua intera esistenza e quella delle persone a lei care.
Sono
contenta che condividi ed apprezzi la mia
visione di lei tant'é che te l'ho fatta rivalutare X3
Ecco
quello che aspettavo: il tuo giudizio su
Rufus Shinra *O*
Fare
Rufus è terribilmente complicato, molto più
di Tifa e devo dire che sono felicissima di sapere che lo trovi
combaciante con
quello originale! Grazie mille! E' bello sentirselo dire ^///^
Si,
però alla fine si addolcirà e
diventerà
dolce e premuruoso...macché XD Abbiamo in serbo ancora il
meglio! Rufus si
innamorerà di Tifa (è una RufusxTifa quindi era
ovvio) ma questo non significa
che l'amore gli trasformerà il cervello in
zucchero XD Anzi, per dirla
tutta, Rufus non è abituato a farsi amare e più
che altro pretenderà l'amore di
Tifa che dal canto suo, ha già vita e sentimenti incasinati
@_@ (povera
ragazza, se mi metto nei suoi panni!)
*___*
Sono
contenta che trovi che anche l'estetica
della fic sia bella e piacevole. Ci sono fanfiction molto belle, ma
senza
nemmeno uno spazio e fanno venire un mal di testa! Io invece conto
molto questo
fattore, io sono la prima che devo leggere e devo trovare la fanfic
rilassante
al di la se il contenuto piace o meno. Gli spazi allegeriscono lo
scritto e
fanno si che il lettore riesca a focalizzare nei punti dove lo
scrittore vuole
che si soffermi. Almeno lo spero^^
Sono
contenta che il linguaggio ti piaccia
^__^ Oddio sono emozionatissima, mi ha fatto davvero un commento che mi
fa
saltellare per tutto EFP!
Passiamo
alle domande che mi hai fatto!
Namber
uàn: Per quanto riguarda gli attacchi
speciali di FF come le magie, in questa mia fanfic in particolare non
ce ne
sono bisogno perchè non vi è quel tipo di azione,
ma in generale perchè non
metterle? Già nella mia fanfic ZackxTifa il ragazzo adopera
le materia con
normalità. Non penso sia una cosa che possa far storcere il
naso, anzi. A dire
la verità non so perchè le escludono. A
noi sembrano anormali, ma nel
mondo di final fantasy sono cose che potenzialmente usano tutti e a
maggior
ragione persone con Cloud e compagni. Spero che intendessi questo con
la tua
domanda ^^'
Namber
ciù: Allura, io ho già affrontato il
complicato rapporto di Cloud e Tifa, ma più avanti
verrà ritrattato in maniera
ancora più decisiva. Per come la vedo io Cloud,
paradossalmente, ama entrambe.
In modo diverso, ma le ama entrambe. Sono state le vicende poi ad
allontanarlo
da Tifa poiché è entrata in scena la gravidanza
di Aerith (e anche quì ci sarà
qualche novità ...XD). Tifa si è creata molte
illusioni, convinta che Cloud
prima o poi l'avrebbe ricambiata ed invece alla fine è tutto
crollato e si è
sentita abbandonata. Cloud rappresentava un grande pezzo della sua vita
e
all'improvviso l'ha visto andar via. Alla fine è un rapporto
molto contorto
perchè tutti e tre sono incatenati in questo amore folle e
contrastato^^
Tifa
è convinta che Cloud l'abbia lasciata perdere
perchè costretto dalla condizione di Aerith. Difatti lei
avrebbe preferito
sentirsi dire da lui: "mi sono accorto di amare Aerith" ed invece
così non è stato. Anzi, lui si era scusato
addirittura. Questo le mette molta
incertezza. Non sa se Cloud l'ha mai amata o magari la ama ed appunto
l'ha
dovuta lasciare per Aerith. Comunque tutto sarà
ripreso più avanti^^ Spero
ti piacerà come si risolveranno le cose anche se premetto
che anche io sono
grande fan del Clerith dunque non permetterei mai che la nostra ancient
facesse
la figura della stronza e Cloud del cretino U.U
Ovviamente
Cloud è un tipo distante ed Aerith
come hai visto in questo capitolo non riesce ad approcciarsi a Tifa che
invece
non riesce né ad accettare che Aerith sta con Cloud e
né che amassa così tanto
Cloud da volerlo suo ad ogni costo. Quindi questo è un
periodo di
incomprensione totale^^
Per
quanto riguarda il consiglio che ci hai
dato, in verità ci devono ancora essere alcune rivelazioni e
mi fa piacere
sentirti dire che ci sono già stati grandi colpi di scena,
ma abbiamo
organizzato questa storia per un anno intero (dovresti vedere solo la
cronologia quanto è lunga *___*) ed abbiamo tutta la
situazione sotto controllo
e perfettamente chiara in mente. Comunque terremo presente il tuo
consiglio che
condivido in grandi linee. La fanfic rimarrà semplice,
tuttavia avvengono
quelle cose che sono d'obbligo in una storia che si propone di essere
realistica quanto più possibile. Prendo ad esempio
l'incidente stradale di
Rufus. Alla fine Rufus non è una persona amata e ha causato
tante sofferenze,
penso che uno come lui normalmente debba nascondersi da occhi
indiscreti ed
invece pensa addirittura a risalire in alto. Per chi ha odiato la
Shin-Ra e ha
vissuto tanta sofferenza per causa sua, ovvio che provi rabbia di
vedere
l'ex-presidente ancora a piede libero e così ecco l'idea di
fazioni anti-ShinRa
in giro per Edge. Ecco, sono queste le cose che abbiamo aggiunto, cose
piuttosto ovvie a mio modo di vedere^^
PS:
Tseng padre di Rufus? Non sarà mica nata
questa idea dalla constatazione fatta da Tifa in ospedale? XD Ci
saranno colpi
di scena, ma queste cose proprio no, don't worry! Il nostro unico what
if è la
presenza di Aerith e questa piccola azienda di Rufus (cosa che comunque
trovo
plausibile).
Ancora
grazie della tua splendida recensione.
Son recensioni così che fanno venir voglia di scrivere U_U
Bisogna motivare chi
scrive perchè non è giusto non dare
soddisfazione! Lo dico per me, ma anche per
tutti gli scrittori decenti di EFP! Non commentate solo le
bimbominkiate e le
fanfic maliziose U_U
Per Stuck93: E
beh! Rufus rimane pur sempre un figlio unico di una
ricca famiglia !! eh, eh! Se non è viziato lui... XD
Era
proprio questa la mia intenzione. Mostrare
il suo lato per certi versi "infantile". Lo fa anche nel
capitolo dove sta la scena del reattore mako, ricordi? Che piagnucola
vicino
esso! XD Rufus lo immagino anche così. E farà di
peggio. XD
Rufus
lo amiamo sempre! Sì!
Il
caro presidente lo immagino molto affezionato
a Darkie. Nel mio immaginario, ce l'ha da quando è piccolo
(lo dice quando Tifa
lo prende in giro perchè trova che sia un nome un po'
"ridicolo" per
il "cane" del presidente, nei primi capitoli). Io stessa, avendo un
cane, so bene come si ci sentirebbe nel sentire una cosa del genere! XD
Sarei
peggio! XDD
Grazie
Stuck per le tue recensioni che non
mancano mai in nessun capitolo! Puntuali sempre! Ti ringrazio davvero
molto. Un
bacione!
|
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Capitolo 9 *** capitolo.09 ***
CAPITOLO 9.
Uno, due, tre, quattro…
Erano già un paio d’ore che Tifa si trovava
lì, nella chiesa.
Non credeva che quella notte avrebbe riposato così bene.
Persino più del solito. Era normale? Non se lo seppe
spiegare.
Era convinta che non avrebbe chiuso occhio per giorni,
invece…
Ripensava ancora a ciò che era accaduto la sera precedente e
provava ancora rabbia per come si era comportata.
In ogni caso lasciò scivolare via quel ricordo velocemente.
In fondo apparteneva già al passato.
Cinque, sei, sette,
otto…
“…nove….e…DIECI!! AH, sono
esausta!” disse e si lasciò scivolare a terra
sfinita. Aveva cominciato un duro allenamento.
Era da tanto che non si sgranchiva e ne aveva sentito il bisogno.
Maestro
Zangan…mi sono proprio rammollita, cosa pensereste?
Sorrise dopodichè si rialzò in fretta.
L’ultima volta in cui si era data da fare nella lotta era
stato un anno fa e già da allora era decisamente arrugginita.
Si stiracchiò e passò una mano sulla fronte ormai
bagnata.
Levò via la corta giacca in pelle e serrò i pugni.
Uno, due,
tre…ora!
Una serie di calci e pugni e Tifa prese una veloce rincorsa.
Saltò e tentò di eseguire un Meteor Strike.
Purtroppo non vi mise abbastanza potenza al che cadde a terra dopo
pochi secondi.
“Ah!!” toccò il ginocchio dolorante.
“Anf…Che palle! Eppure contro, anf, Loz mi
uscì al primo colpo…” poggiò
la testa sulle ginocchia. “Non c’è
niente da fare! Con le materia era tutto più
facile.”
Dubito che io sia capace
di eseguire mosse più complicate…accidenti! Prima
riuscivo a raggiungere persino il quarto livello…
Si riscaldò per qualche minuto, poi tentò la
mossa altre volte fallendo miseramente.
Il suo livello era probabilmente sceso quindi pensò bene di
allenarsi solo nell’utilizzo delle limit break più
elementari.
“Ehi, meni ancora di santa ragione!”
“Oh?” Tifa si girò di colpo. Era appena
entrato Barrett Wallace. Le lanciò un asciugamano che la
giovane afferrò tempestivamente.
“Anf, anf…Barrett? Cosa ci fai qui?”
chiese sorpresa e prese da bere.
Barrett sorrise con il suo solito volto fiero.
“Cosa pensi? Che mi sia dimenticato della mia bambina? Ah!
Non ho una faccia da culo simile!” e si mise a ridere. Si
sedette su uno dei muretti. “Continua, dai.”
“Okay…” prima lo guardò
perplessa, poi riprese l’allenamento.
“Ho visto che hanno messo un
cartello…però ce ne stanno mettendo di tempo quei
contapalle!”
“Non è facile cominciare i lavori...”
disse distratta non si accorgendosi del disagio di Barrett. Lui
comunque cercò di camuffarlo.
“Sono sicuro che stai facendo vedere loro chi comanda, eh?
Che soddisfazione! Un membro AVALANCHE che comanda a bacchetta quegli
insulsi membri della Shin-Ra corporation!” disse soddisfatto.
“Già, già. Li tratto come vecchie
scope…” disse senza troppa convinzione.
A dire la verità non se la sentiva proprio di raccontargli
tutto ciò che le stava capitando nell’ultimo
periodo.
Se solo avesse saputo che appena la sera prima aveva soccorso Rufus
Shinra…
“Ehm…so che ti stai dando molto da fare. Che ti
fanno sgobbare quasi tutto il giorno…”
esitò “…Sicura che sia tutto a posto?
Sai bene che riempio loro il culo di piombo se ti trattano da
cane!” alzò il braccio meccanico. Tifa sorrise.
“So che ci sei. Me la so cavare, però. Lo
sai.”
“Sì, lo so, lo so. Tu sapevi cavartela a quindici
anni, figurati ora.” La guardò.
“…Te lo dico proprio perché voglio che
tu sappia che io ti sto vicino. Non fregartene della vita che a volte
ti butta a faccia a terra. Tu sei forte, non lasciare che ti accada
questo.”
Quelle parole la turbarono. Ebbe uno strano presentimento.
“Barrett, cosa stai cercando di dirmi?”
Barrett di colpo si azzittì, poi cominciò a
farneticare.
“Nulla! Ti ho detto solo che so che tu sei forte
e…NON DELUDERMI! AH, AH, AH!”
Rise, ma la ragazza rimase molto perplessa.
“Non sei venuto qui per caso, sbaglio forse?”
chiese oramai con più di un dubbio in mente.
Barrett sospirò e decise di parlare.
Dall’espressione che fece, Tifa capì che avrebbe
preferito evitare di essere diretto.
“Merda, Tifa. Io l’ho sempre detto che quello
lì era un coglione dalla testa chiodata. Sai che mi hanno
sempre dato i nervi i suoi modi di fare, però voglio provare
a dire una parola buona e…merda, come lo dico? Ecco,
fottitene!”
La ragazza rimase sbalordita di quelle parole. Abbassò il
capo e riprese a sferrare pugni all’aria.
“Hai saputo della gravidanza di Aerith, eh?” disse
con aria distratta.
“Merda, Tifa! Io quando l’ho saputo a momenti gli
stavo staccando la testa dal collo! Quello lì è
una vera e propria testa di cazzo, ma a te piaceva e io
infondo…”
Non sapeva come terminare la frase.
Aveva sempre odiato Cloud e non aveva mai capito cosa Tifa potesse
trovarci in un uomo del genere. Tuttavia aveva subito pensato alla
giovane dai capelli d’ebano quando aveva saputo
dell’ “incidente”.
“Don’t worry. Sto bene. Ho solo bisogno di un
po’ di tempo.”
“Mi hanno detto che sono mesi che non ti fai viva e che pensi
solo a lavorare da quei leccapiedi. Tifa, io non voglio che tu reagisca
in maniera avventata.”
“Ma che vi siete messi in testa tutti? Avete paura che mi
ammazzo per Cloud..!!?” urlò di colpo azzittendo
Barrett che fu colto alla sprovvista.
Tifa sospirò.
“…Va bene. Ovvio che non abbia fatto i salti di
gioia, ma ora basta! Sembro così depressa!?”
riprese a sferrare pugni, ma subito si rese conto di non avere
più la concentrazione adeguata, al che si avviò
verso l’uscita.
“Tifa! Ma dove vai..?” disse Barrett sentendosi
terribilmente in imbarazzo. Non aveva mai visto Tifa reagire
così bruscamente.
“Io sto benissimo! Non morirò senza Cloud se
è QUESTO quello che volevi sapere!” e
uscì violentemente.
[…]
Le auto passavano velocemente per le strade ormai buie di Edge.
Era una serata abbastanza movimentata.
Ragazzi in comitiva che cazzeggiavano, famigliole in zone
più appartate, locali aperti by-night.
L’atmosfera tipica dei giorni festivi, nel pieno della movida.
Tifa bevve un ultimo sorso di birra, poi guardò apaticamente
lo scenario che le si presentava davanti.
Era interessante forse ciò che accadeva intorno a lei, a
quelle persone completamente estranee alla sua vita? Certo che no.
Non lo trovava neanche divertente.
In quel momento c’erano solo lei e la sua birra. Non se ne
importava dei ragazzini che le si avvicinavano o che la fischiavano.
Volevano guardarla? Conquistarla?
Poteva solo compatire la loro pateticità, ma non aveva per
niente intenzione di reagire. Per ottenere che cosa? Solo il loro
gioco, nient’altro.
Alzò il gomito, la bottiglia era finita.
Erano diversi minuti che si ritrovava lì immersa in quei
vaghi pensieri. Sentì il bisogno di camminare un
po’.
Cominciò a ciondolare senza meta, non preoccupandosi di chi
o cosa avesse davanti. Si sentiva come dentro una bolla
d’aria, in un mondo parallelo dove nessuno la poteva vedere.
Sapeva che quella sensazione era stupida, ma davvero sentiva di essere
completamente sola. Lei e i suoi pensieri che comunque la stavano
già abbandonando anch’essi.
“Ehi, guarda dove cammini.”
Le si rivolse una voce familiare. Se non l’avesse
riconosciuta non si sarebbe nemmeno girata.
“Sei peggio di una zecca!”
Cambiò di colpo atteggiamento vedendo un ragazzo biondo di
sua conoscenza.
“Rufus. Che ci fai in giro a quest’ora? Sbaglio o
ieri hai avuto un collasso?”
“Mi sono ripreso da cose peggiori, cara.” Disse lui
con il suo solito modo di fare.
Era strano incontrare Rufus che camminava per le strade come un comune
mortale.
Riflettendoci, non lo aveva mai visto in ambiente non lavorativo, in
‘borghese’.
Si mostrava sempre il solito perfettino, con i capelli ben pettinati,
gli abiti firmati e in quel contesto, nonostante la marea di gente,
continuava a spiccare.
Sarebbe stato facile poter affermare che era un normalissimo ragazzo
dal bell’aspetto, ma era una presa in giro perché
lui era riconoscibile in qualunque ambiente come Rufus Shinra.
Tifa strinse le spalle.
“Che posso dire? Io più che portarti a casa e
chiamare un dottore non potevo, quindi fatti tuoi.”
Lui sorrise della finta noncuranza di Tifa.
“Già…mi chiami idiota, imbecille e
Shinra eppure sei la prima a preoccuparti per me.” disse
sorridendo. Lei inarcò le sopracciglia.
“Io? Preoccupata per...te?” rise. “Mi
piace il tuo ottimismo.”
Il biondo sembrò stranamente offeso. Portò una
mano sui capelli scostandoli dal viso.
“Ridi pure. Intanto io ricordo bene il tuo viso preoccupato,
quando hai visto che stavo male.” Disse lui sarcastico, ma
serio.
“Non ci fantasticare troppo. L’avrebbe fatto
chiunque.” Disse con fare ovvio.
“Sarà…intanto l’hai fatto
tu.” la guardò penetrante.
“…a me questo basta.”
“Basta per cosa? Oddio…era meglio se facevo finta
di non averti visto…”
“Tu infatti non mi avevi visto. Ero io che ti seguivo
già da un po’.” Si accese una sigaretta.
Tifa sorrise e si voltò per tornare sui suoi passi.
Vedendola andar via, Rufus la fermò.
“Te ne vai senza permettermi di ricambiare la tua gentilezza
di questi ultimi giorni?”
La bruna si fermò e lo guardò negli occhi.
“…Stai cercando di rimorchiarmi?”
“Cosa devo sentirmi dire…” disse
sospirando. “Allora? Che hai deciso?”
ammiccò.
“Okay.”
“Okay che?” disse lui molto sorpreso. Non pensava
che Tifa avrebbe accolto così facilmente la sua proposta.
“Se proprio ci tieni, offrimi una birra.”
Rufus fu esitante.
“…Birra?” la guardò.
“Che avevi capito..?” la ragazza cambiò
tono, infatti fu pungente.
“Nulla, nulla. Andiamo.” Rise
“…Ti fai ripagare con poco.”
constatò. Lei strinse le spalle.
“Allora vorrà dire che prenderò la
bottiglia grande.”
“E’ poco lo stesso, cara.”
Si fermarono al primo bar che videro sulla strada.
Era un locale piccolo, di quelli molto alla mano.
“Buonasera.” disse avvicinandosi al bancone del
locale.
“Oh? Rufus!” gli si attaccò la cameriera
spingendosi dal bancone in maniera equivocabile, mostrando senza remore
la provocante scollatura.
“In cosa posso esserti utile?” disse ridacchiando.
Tifa rimase inorridita.
“Due birre, Giselle.” Rispose lui stando al gioco.
La ragazza andò via con il sorrisetto malizioso.
Rufus raggiunse Tifa che intanto aveva preso posto su uno dei tavoli.
Aspettò che il ragazzo le si posizionasse di fronte.
“ …‘Giselle’ ? Ma chi
frequenti, PRESIDENTE..?” disse accentuando le parole
‘Giselle’ e ‘presidente’. Lui
fece finta di non capire.
“E’ una ragazza molto gentile.” Disse
parlando in maniera ambigua in modo da infastidire Tifa.
“Certo. Oserei aggiungere mooolto gentile.”
lanciò un’occhiataccia all’abbigliamento
ultra ridotto della ragazza in questione.
“Non sarai gelosa..?”
“No, ma tu sei un cascamorto della miseria.” E
incrociò le braccia. Lui rise.
“Ma dai, tesoro. Lo sai che la mia preferita sei
tu.” le disse strofinando un piede sulla caviglia di lei.
Tifa rispose con un energico calcio negli stinchi.
“OUCH!” Rufus si piegò dolorante.
“Sei proprio una stronza!”
“Allora siamo in due, vedo.” Disse guardandolo
accattivante.
“…a me piace quando cacci le unghie.”
“Ma è fantastico! Allora te ne do un altro
subito?”
“No, no! Va bene così!” disse non
mettendo in dubbio che Tifa fingesse. Bevve un sorso e
ritornò a lei. “Allora…?”
“ ‘Allora’ cosa?” disse
incuriosita.
Lui poggiò il mento sul dorso della mano.
“Perché eri così giù,
prima?”
Tifa rifletté un attimo. Non si aspettava quella domanda.
“…Te n’eri accorto?”
“U-uh.” Annuì lui.
La ragazza guardò la vetrata affianco a loro.
Cercò di non darlo a vedere, ma il sol pensiero la fece
rabbuiare di nuovo.
“Speravo di distrarmi, ma non sono così brava a
farmi scivolare le cose addosso.” Cominciò a
passare il dito sull’orlo della bottiglia.
“Riguarda Strife, vero?” disse sicuro. Lei
alzò gli occhi di colpo.
“Perché sei così sicuro che si tratti
di lui..?”
“Quando una donna si sente così è
sempre per un uomo.” Disse con ironia e sicurezza.
Tifa annuì e ritornò alla domanda di Rufus.
“Sì, centra Cloud. Cioè, riguarda il
fatto dell’altra volta però…questa
volta è un po’ diverso.”
Rufus rimase in silenzio permettendole di esprimersi con calma.
“Oggi è venuto a trovarmi
Barrett…” bevve un sorso di birra.
“E’ stato gentile con me. Troppo. Questo mi ha
infastidita.” Si spiegò meglio.
“Cioè è stato carino…ma non
voglio essere trattata come un cane bastonato!” ripensandoci
le venne rabbia.
“E’ vero. Cloud era importante per me, ma ci manca
solo che mi fanno le condoglianze e il quadretto funebre è
completo!” disse stufa.
“Beh, eri molto provata. Questo lo devi ammettere.”
“Ma tu mi hai vista quando l’avevo appena saputo!
E’ logico che fossi sconvolta!” si alzò
di colpo e uscì dal locale.
Lui rimase smarrito per un attimo. Si affretto a pagare per poi
seguirla velocemente.
“Tifa! Ti sembra il modo di comportarsi..?” le
disse raggiungendola a passo svelto.
Tifa era ferma vicino un palo della luce.
“Lo so che sono patetica.” disse stanca.
“Non sono ancora sicura di quello che provo. Il fatto
è che…Uff!!”
Turbata, prese a camminare.
“Ferma.” Il biondo l’afferrò
per un braccio. “Se parlare per te significa che ti devo
rincorrere…allora arrivederci.”
Tifa lo guardò prima con disapprovo, poi comprese il suo
punto di vista. Stesso lei trovò insopportabile il suo
comportamento.
“Scusa…”
Rufus le mise un braccio attorno alle spalle e presero a camminare per
la strada che lentamente si stava svuotando.
[…]
HEAVEN’S NIGHT*
Tifa lesse la fluorescente insegna del locale notturno dove stavano per
entrare.
“Heaven’s Night? Ma dove mi stai
portando?” disse incerta.
“E’ solo un pub, tranquilla.” Le rispose
lui, inoltrandosi dentro.
Entrati, subito si sentirono le assordanti musiche da discoteca tipiche
di questo genere di locali. Era buio, le poche luci provenivano solo
dalla zona bar e dalla pista da ballo. Si sedettero sugli sgabelli
vicino al bancone.
“Perché mi hai portata qui ?” disse
scandendo bene le parole per via della musica altisonante.
“Così. Ho pensato di farti divertire un
po’.” ordinò dei drink.
“Non mi diverto con queste cose squallide.”
“Dillo dopo aver provato.” Disse
allungandole il bicchiere. Tifa bevve in un sol sorso.
“Non era forte. Io li faccio meglio.”
Constatò maligna.
“Non è mia intenzione farti sballare con un
alcolico.” Detto questo scese dalla sedia e le
afferrò la mano trascinandola in pista.
La ragazza non riuscì in nessun modo ad opporsi.
Non appena furono al centro della zona riservata ai balli, lui si
bloccò e portò una braccio attorno alla vita di
lei.
“Ma che fai..?? Io non voglio ballare!” disse con
un po’ di imbarazzo.
“Perché, no? Lasciami provare.” Le
sorrise beffardo mentre prendeva un braccio della ragazza e se lo
portava attorno al collo.
“Provare che..?”
“…A farti dimenticare dei tuoi problemi per una
notte.” Disse ammiccando.
Tifa rimase incredula.
Di colpo si mise a ridere e si lasciò trascinare da Rufus.
[…]
“Ora spiegami come diavolo fai!” disse Tifa
sedendosi bruscamente sul ciglio della strada.
Erano usciti da poco dal locale, ancora storditi dall’alcool
e da quel caotico ambiente. Le strade erano buie e completamente
deserte. Il ragazzo si sedette accanto a lei.
“Benvenuta nel mio mondo!”
“Non scherzare!” Disse cercando di recuperare un
po’ di serietà. “…Tra meno di
sei ore tu devi essere al lavoro e noi che facciamo?” bevve
un altro sorso di birra. “Ci sbronziamo tutta la notte sul
ciglio di una lurida strada..?”
“Tu ti stai sbronzando. Direi che per stasera può
bastare.” Disse levandole la bottiglia di mano.
“Che stai dicendo? Una birra non è così
pesante!” disse riprendendosi la bottiglia.
“Una birra no.” precisò.
“…Ma più di sei,
sì!”
Con forza glie la sottrasse nuovamente di mano.
Tifa abbassò il capo e rise.
“Sarò pure ubriaca, ma sono ancora perfettamente
cosciente!” lo guardò. “Sul serio. Come
fai?” lo guardò con occhi limpidi.
Lui la ricambiò. Tifa riprese a parlare.
“Tra incidenti, lavoro, tu e tutto quello che
rappresenti…come fai a non desiderare solo un po’
di riposo?” fu molto onesta.
“Facile.” Disse con fare ovvio, quasi come fosse
abituato a rispondere a domande del genere.
“Dopo che sopravvivi ad eventi del genere ogni cosa diventa
superflua e diventi consapevole di quanto la vita sia
fragile.”
Fece una pausa.
“Omega Weapon. Subire un attacco così diretto ti
fa riflettere su molte cose.”
Bevve un sorso dalla medesima birra.
“…Sarei dovuto morire, ma non è
successo. Come vivo? Con questa consapevolezza! Che tutto
può svanire in un attimo. Così.”
Guardò Tifa.
“…per questo faccio tutto quello che mi va di fare
e non opprimo i miei desideri. C’è gente che mi
vuole ancora morto. Un esempio è il mio recente
incidente.” Rise.
“So bene quanta gente esulterebbe se io crepassi, ma io
vivrò a modo mio e quando
sarà…sarà.”
Tifa lo guardò sbigottita, poi rifletté
intensamente sulle sue parole.
“Sai… hai ragione…” il tono
era molto profondo. “Si vive una volta sola, questo lo
dimentichiamo troppo spesso. Per quanto io non ti
condivida…ammiro il tuo modo di fare.”
“E’ l’alcool a farti parlare
così?” disse sarcastico.
“Stupido! Dico sul serio…! Fino ad adesso io non
ho fatto ad altro che pensare agli altri. Ho sempre dato
così poco spazio a me stessa, alla mia felicità.
E adesso?” Si guardò intorno. “Adesso
che mi rimane?”
Si avvolse nel silenzio per qualche attimo.
“Sai…Aerith è venuta a
trovarmi.”
Rufus ascoltò incuriosito.
“Te la puoi immaginare. Tutta carina, col bel vestito rosa e
i lacrimoni agli occhi! L’avrei presa a schiaffi solo per
come si è presentata!” disse sinceramente
“…e io a fare la figura della strega cattiva senza
cuore, ormai troppo sconvolta per ragionare.” Fece una pausa.
“E’ per questo che me la sono presa con Barrett
oggi. Perché…sono sicura che hanno parlato di me.
Lui, Aerith e…anche Cloud. Si sono fatti un’idea
di me che…non voglio neanche immaginarla!”
Poggiò violentemente la testa sulle ginocchia.
“L’ho cacciata via quando avrei potuto risolvere la
questione una volta per tutte. Ho sbagliato?”
“Secondo me no.”
Tifa si sorprese di quella risposta. Lui la guardò dritto
negli occhi.
“Questa storia dovrai essere tu a superala col tempo, non
possono pensare di starti vicino dopo averti fatto un colpo basso
simile. Non loro almeno. Non sono nella posizione di poterti consolare.
Hanno deciso di fare i ragazzini? Se ne prendano le
responsabilità in maniera matura.”
“Davvero lo pensi..?”
“Sì. Io penso che è davvero da idioti
pensare di ammansirti così. Saresti stata falsa se avessi
accolto Aerith. È giusto che provino anche loro un
po’ di amarezza.”
Tifa lo guardò grata di quelle parole e sentiva di potergli
credere. Rufus era sempre stato sincero. Anche da nemici.
Si poggiò sulla sua spalla.
“Grazie…”
Il biondo per un attimo sussultò.
“Tu dici ‘grazie’ a me..? A cosa devo
tanto?” sorrise.
Lei sospirò.
“E’ anche grazie a te se ho reagito così
bene a questa vicenda.” Chiuse gli occhi. “Mi hai
dato così tanti pensieri che non ho avuto nemmeno il tempo
di abbandonarmi allo sconforto.”
Lui annuì fingendosi noncurante. Tifa sorrise vedendolo
così dopodichè riprese la sua bottiglia dalla
mano di Rufus.
“Questo volevo dire a Barrett! Io a Cloud non l’ho
proprio cagato! Perché non ho fatto altro che pensare a te!
Ma mi ucciderebbe se sapesse una cosa del genere.”
Rufus rise mentre Tifa fece per bere un sorso di birra, ma rimase a
bocca asciutta.
“…Ma è finita..?” disse lei a
malincuore, piagnucolando.
“Buona tu.” le buttò la bottiglia a
terra.
“Peccato.”
Si allontanò dalla sua spalla.
Lo guardò e stranamente incrociare i suoi occhi le
portò imbarazzo.
“Mi sento scema. Devo averti dato un’impressione
terribile. Io non sono sempre così, è
che..!”
Le labbra di Rufus le bloccarono il respiro con un bacio
così inaspettato che non poté evitarlo in nessun
modo.
Rimase incredula per pochi istanti.
Sapeva che lo avrebbe dovuto allontanare.
Questo era il volere di Tifa.
Questa era la cosa giusta da fare, per due persone come loro. Rufus
Shinra e Tifa Lockheart.
Sapeva che doveva farlo.
Eppure, la sua mente non volle sentire la ragione che la richiamava a
gran voce.
Era un completo abbandono del suo corpo, dei suoi pensieri….
a quel gesto, a quell’uomo, a
quell’attimo… a quella bocca, che la stava
devastando.
Velocemente si fece sopraffare e non sentì più
nulla.
Sentiva solo una scarica invaderla per tutto il corpo, che la voleva
lì, abbandonata tra le sue labbra.
Sentì la sua bocca schiudersi e lasciarsi andare a quel
gesto.
Chiuse gli occhi.
Forse era l’alcool, la sensualità di Rufus,
l’atmosfera, oppure chissà quale illogico fattore.
Fatto sta che fu in balia di quel piacere che la stava divorando e la
stava facendo cadere in un oblio piacevole ed insensato.
Non fu un bacio prepotente e provocatorio come la prima volta, del
quale ricordava ancora perfettamente la rabbia e la mortificazione di
quell’istante.
Questa volta era bello, piacevole, sincero.
Lo voleva.
Forse se ne sarebbe pentita. Ma ora non le importava.
Rufus si allontanò.
Tifa rimase con gli occhi socchiusi, ancora inebriata per quelle
emozioni. Lui le toccò il mento con le dita.
Lei gli si avvicinò.
“Ancora un po’…”
Rufus sorrise a quelle parole e si riavvicinò a lei. Le
prese il viso tra le mani e riprese a baciarla. Questa volta con
più passionalità.
[…]
Se le circostanze
fossero state diverse, sarei qui?
…se Aerith
non fosse venuta da me al bar, se Barrett in chiesa non mi avesse
innervosita con il suo tentativo di consolarmi, se non mi fossi fermata
a riflettere prima di comprare una birra questa sera
… mi troverei comunque qui?
Che discorso banale,
eppure si ci pensa talvolta.
Se le cose vanno in un
certo modo è caso..?
oppure è
destino…?
Nel caso fosse
destino…allora era mio destino essere fra le braccia di
Rufus quella sera?
La mia testa scoppia,
non riesce a riflettere.
Trovo solo che
ciò che sto vivendo è impossibile, paradossale,
confuso… mi sento avvolta da una nebbia che disorienta i
miei sensi…
Quando
c’è lui il tempo si ferma.
È come essere
in una dimensione parallela. Una dimensione dove io e lui siamo
semplicemente noi. Dove nessuno può giudicarci.
Dove nessuno
può dire che lei è Tifa Lockheart e lui Rufus
Shinra.
Non lo so…
non riesco a ragionare. Riesco solo a sentire i miei impulsi che mi
dicono: lo voglio.
Tifa aveva ancora le labbra vincolate a quelle di Rufus.
Quel bacio dato con frivolezza, per il semplice e solo desiderio di
farlo… si era trasformato in una sfuriata di sentimenti
contrastanti e sfuggenti.
Lui, poggiato con le spalle sulla porta di casa, incastrò la
chiave nella fessura di essa non allontanando mai Tifa da
sé. Non si erano distaccati neanche una volta, totalmente
immersi in quella passione.
Entrarono e salirono le scale.
La mente di Tifa era divisa tra il piacere e l’incertezza di
ciò che stava accadendo.
Fare l’amore con Rufus Shinra era qualcosa che non poteva
esprimersi a parole. Questo per Tifa Lockheart.
Sentiva il suo cuore battere forte e desiderare fortemente qualcosa.
Quel desiderio indescrivibile si appagava ogni qual volta Rufus la
comprimeva sul suo corpo e la baciava con ardore, inebriandola con il
suo calore eccitante ed intenso.
Con un gesto veloce, Rufus levò via la sua lunga giacca
bianca e adagiò la ragazza sul letto.
Si allungò sopra di lei ed avvicinò nuovamente le
sue labbra alle sue.
La sua forza era tale che sembrava come se volesse entrare dentro di
lei.
Si sollevò leggermente per disfarsi del solito gilet nero e
di una delle camicie, poi si riabbandonò su di lei.
Fu un momento lungo, passionale.
Prese a baciarla fortemente, accarezzandola, abbracciandola,
scomponendole i capelli e i vestiti che ormai non erano più
al loro posto.
Il buio della stanza aiutò Tifa a sentirsi più
sicura, meno dubbiosa.
Lasciò che il ragazzo la sfiorasse lungo tutto il corpo, che
le si avvicinasse e facesse per sentirla sua.
Lui le sfilò la giacca e dopo, con lentezza, le
alzò la maglia fino a portarla via completamente.
Tifa allungò le mani su di lui e prese il colletto della sua
camicia.
Con delicatezza gliela scese fino alle spalle.
Ad un tratto si fermò, esitante.
Fu lui ad incoraggiarla a continuare riportandole le braccia sul suo
petto.
La ragazza così si unì a lui e uno dopo
l’altro, quei bottoni lasciavano fuoriuscire il corpo di
Rufus.
Un corpo eccitante, formato, muscoloso, che trasmetteva però
la devastazione di ciò che aveva subito.
Questo dalle ustioni ancora rosse che aveva sul torace.
Gli occhi di Tifa si fecero tristi, come quella volta in ospedale
quando aveva visto per la prima volta le sue condizioni.
Ebbe paura se accarezzandolo gli avrebbe fatto del male.
Portò delicatamente una mano su quelle ferite, sfiorandolo,
come se avesse voluto farle guarire o almeno fargli provare sollievo.
Ancora una volta il ragazzo si accorse del momento di esitazione della
ragazza. Si guardò il petto, poi le sorrise capendo.
“E’ cosa passata. Non fa più
male.”
A quelle parole si riabbandonò su di lei,
tranquillizzandola. Così la bruna riprese a scoprire quel
corpo che fino a qualche giorno prima aveva invece aiutato a coprire.
I respiri si fecero intensi.
La bruna sussultò più volte quando Rufus
l’avvicinò a sé con un più
forte desiderio di possederla.
Non aveva mai provato delle emozioni così forti e
inebrianti, non sapeva cosa fare, dire… oppure se dovesse
scappare…
Era il suo corpo a comandare tutto.
Lo voleva, lo desiderava. Lui la baciava, si spogliava, la
toccava… un sentimento così intenso che non
poteva essere spiegato. Non avrebbe mai potuto farlo.
Il tocco di quella pelle ormai nuda che si comprimeva contro la sua era
qualcosa di nuovo per lei.
Un tipo di emozione che aveva immaginato nella sua vita, ma avvertirla
su di sé era tutt’altro.
Era come sentirsi esplodere dentro tanta l’eccitazione, e
l’unico modo per non soccombere era quello strofinarsi di
quei corpi, della loro bocca.
In quel momento era la sua ancora, il suo respiro.
Qualche volta Rufus le parlava, ma lei non era assolutamente in grado
di risponderlo. Forse per la paura di spezzare tutto.
La sua mente, i suoi pensieri, le avevano dato tregua e volevano che
lei, pur sbagliando oppure no, vivesse quell’esperienza e
quelle emozioni.
Così anche lei si avvicinava a lui, comprimendosi su di lui,
baciandolo, facendosi toccare, accarezzandogli i capelli con forza, i
quali si scomponevano rendendolo ancora più bello.
Il suo bel presidente adesso era spoglio di tutto.
Naturale, con i suoi bei capelli lisci biondo ramati senza gel, senza
quei vestiti formali, senza quello sguardo da superiore. Quello era il
vero Rufus.
L’ardore del ragazzo le fece pensare una cosa: da quanto la
desiderava?
Lo sfogo di un momento era davvero capace di generare tutto questo?
E lei..?
Lo desiderava così perché era lui a volerlo,
oppure dopotutto...?
La risposta ora come ora non le interessava.
Era inebriante sentire tutta la passionalità che Rufus aveva
sempre trasmesso e che ora si sfogava completamente facendola sentire
finalmente desiderata.
[…]
*Heaven's night: piccolo tributo a chi conosce il bellissimo
videogame Silent Hill 2.
E
qui davvero mi volevo. Siate clementi, non ho mai descritto scene di
sesso e questa
è la mia prima in assoluto (alza bandierine). Creare tutta
l’atmosfera nel complesso
è stato interessante (*ç*) spero
l’abbiate gradito! Anche perché l’humor
e
l’immancabile sarcasmo dei due protagonisti si bilancia bene
con le scene più
serie dedicate alle riflessioni e alla loro introspezione. O almeno
credo…
Mi
premeva molto realizzare il tratto iniziale. Tifa che cerca di
distrarsi
allenandosi (mi piace immaginare una Tifa che ogni tanto continua a
sferrare
pugni^^) e Barrett che per consolarla finisce per ferirla
ulteriormente.
Poi
vi è la descrizione della città dive Tifa beve
apaticamente una birra (la prima
di una lunga serieXD) mentre osserva le persone ed avverte ancora il
peso della
grande svolta della sua vita. Ecco, l’inizio devo dire che mi
premeva molto
farlo per bene!
Poi
beh, c’è Rufus che come sempre è
un’impresa troppo eccitante caratterizzarlo!
Adoro rendere al meglio la sua personalità e spero che non
vi deluda nemmeno
questa volta. Ho voluto mostrare ancora una volta che lui è
un tipo alla mano,
che non partecipa solo a riunioni o fa il bastardo, ma è
anche il tipo che
porta una ragazza in birreria, la trascina in discoteca (a proposito,
l’heavent’s night è un tributo a sh2 XD)
e si siede sul ciglio di una strada
senza problemi (vestito di bianco, precisiamolo
ò_ò).
Ecco,
in questo io sono come Tifa. Non riesco a vederlo in quei gesti
abitudinari che
non sono tipiche di un “presidente”. Lo dice anche
lei quando lo incontra per le
strade e io condivido in pieno^^
Ora
torniamo al loro ehm…momento XD! Mi premeva molto di
più esprimere le loro
emozioni. Odio le “lezioncine anatomiche”. :P
Ah,
una piccola comunicazione: siccome l’ultimo capitolo ha avuto
molte meno
letture rispetto ai capitoli precedenti, ho deciso di rallentare un
po’ la
pubblicazione, così da dare tempo anche a chi va a scuola,
all’università, a
lavoro o ha impegni di vario di leggere. Così che magari
lasci anche un commentino^^
Grazie
a tutti ci vediamo al capitolo 10. Vi avviso che l’inizio
è già uno dei miei punti
preferiti XD
Ringrazio
Yukino_lango8 e Chiyochan8 che mi hanno aggiunto nei preferiti/seguiti!
Ora
passo alle vostre recensioni *__*
Risposta
per White Shadow: Macchè, le tue recensioni
sono sempre un piacere! Lunghe,
corte…poi la lunghezza non fa il commento, ma il contenuto
che ha e nel tuo
caso mi lasci sempre soddisfatta.
No,
Rufus non ha malattie strane (avevi pensato questo? XD) ma è
un uomo che tende
a trascurarsi e a volere troppo da sé. Questo
perché è molto altezzoso ed
arrogante.
Mi
fa piacere che ti sia piaciuta la lite tra Aerith e Tifa. In
realtà mi avevano
detto che era stata troppo “animata” quindi io ho
preferito non esagerare^^
In
realtà è anche perché io non mi sento
di andare troppo addosso ad Aerith perché
un lato di me le da ragione o_o
Ah,
sta piacendo il mio Reno? Ne sono davvero lieta! Anche
perché dopo Rufus e Tifa
è lui il più presente. Tornerà presto
non ti preoccupare anzi, durante la
storia, avrà anche un ruolo sempre più decisivo
anche perchè…beh si capisce,
penso, che nella mia fanfic sia decisamente attratto da Tifa^^
Il
mio nome su DeviantArt e FiammahGrace e questo è il link
alla mia gallery così
se ti va ci dai uno sguardo (in ogni caso, stava anche nel mio
profilo^^) http://fiammahgrace.deviantart.com/gallery/
Grazie
mille pere i complimenti, continua a seguirmi e a darmi consigli^^
Saranno
utili per far crescere sana e forte questa fic +_+
Risposta
per Stuck93: La nostra fedelissima recensitrice <3
Vedere
che tu apprezzi queste piccole cose da me aggiunte mi riempie di gioia
come
Rufus nel suo “vero ambiente”.
Rufus
poi è un ragazzo che non si nasconde dietro un dito
nonostante quello che
faccia e sotto questo punto di vista è luce e ombra allo
stesso tempo.
Mi
fa piacere che ti abbia colpito Rufus malato. Cioè, a me
dispiace vederlo in
quello stato, ma per me era doveroso fare un tributo alla sua salute.
Inoltre
Tifa di base è una ragazza dolce, alla fine si scioglie
anche lei con il bel
presidente *W* Mi fa piacere che tu abbia apprezzato questo modo di
fare di
Tifa che nonostante l’odio prova molta tristezza nel vedere
Rufus non trattato
da “essere umano”. Sono contenta nel sentirtelo
dire, davvero ç_ç
E’
bello quando un lettore sottolinea quegli aspetti che stesso allo
scrittore
premevano trattare <3 Eh, Rufus è pur sempre un
ragazzo di 23 anni, usa in
maniera smoderata dei farmaci con cui dovrebbe stare attento
ò_ò cretino!
Si,
la casa non è per niente cambiata, anche perché
la casa di Rufus non so voi, ma
io la immagino proprio “da manuale”. Ah, quanto la
vorrei anche io, una casa
così. Povero Rufus che dormiva, però! Sarebbe
stato felice di sapere che,
dopotutto, Tifa non è solo capace di strillargli dietro
(anche se io credo che
a lui piace proprio perché non è un’oca
che gli sbava dietro o_o). Sì, Cloud
che chiamava era d’obbligo! Anche perché
è sempre Tifa a chiamare Cloud e una
volta tanto che lui telefona lei, Tifa gli invia il segnale di
occupato! Ah,
ben gli sta +_+ (il lati anti-cloti è emerso XD).
Per
quanto riguarda Aerith è stato molto difficile trattare
questa scena anche
perché io, se devo essere sincera, non mi sento di
addossarle tutta la colpa.
Tifa è accecata dalla rabbia verso di lei, verso di Cloud e
ha addosso tutto lo
stress accumulato nei mesi di lavoro nell’azienda di Rufus.
Per non parlare di
questo famoso triangolo amoroso che dopo tre anni ha trovato
“epilogo”.
Praticamente ogni cosa che Aerith avrebbe potuto dire Tifa avrebbe
reagito
male. Da un lato ci credo, ma dall’altro penso io che il loro
triangolo amoroso
non poteva che concludersi così. Una delle due che di botto
avrebbe fatto la
prima mossa. Cloud non avrebbe mai scelto e quindi è
spettato ad Aerith che,
secondo la mia concezione del personaggio, non è capace di
aspettare Cloud per
tutta la vita come invece fa la nostra protagonista. Inoltre
ciò che dice è
crudo, ma infondo che poteva fare? Dire: “ mi spiace di
averti ferita e aver
fatto le avanche a Cloud?” questo avrebbe potuto turbare
ancora di più Tifa.
Inoltre alla nostra bruna irrita parecchio anche
l’atteggiamento di Cloud che
non le dice chiaramente i suoi sentimenti al che lei ipotizza
addirittura che
si sia messo con Aerith solo perché con le spalle al muro
(cosa molto
squallida). Tutto questo per dire che io condivido il tuo parere ma non
mi sento
di dare addosso ad Aerith al 100%
Per
il tempo verbale, andrò a rivedere, promesso!
Eh,
eh…mi fa piacere che ti è rimasta parecchio
impressa la gag con Reno che beve
solo caffé macchiato! In realtà è
tratta dal primo film di tomb raider dove uno
dei protagonisti prendeva un caffè che non era un
caffé: “caffé decaffeinato
con latte scremato” XD
E
ora fa parte delle cose d’obbligo come il the pompadour *W*
Grazie ancora del
commento, sono felicissima di trovare sempre i tuoi commenti e
risponderli
quasi fosse un appuntamento fisso! Un bacio, spero ti piaccia anche
questo nono
capitolo ^///^
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Capitolo 10 *** capitolo.10 ***
CAPITOLO 10.
Odi et amo. Quare id
faciam, fortasse, requiris.
Nescio, sed fieri sentio
et excrucior.
Odio e amo. Forse mi
chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che
ciò accade, e mi tortura.
______Catullo______
[…]
La luce penetrò violentemente nella stanza.
Leggermente fastidiosa, ma così dolce.
Tifa aprì debolmente gli occhi, ma li richiuse dopo pochi
attimi. Non voleva che quel raggio disturbasse il suo sonno, ma oramai
era sveglia e perfettamente riposata, a suo grande rammarico.
Sospirò rassegnata. La sua testa era così leggera
come non lo era da tanti anni.
Affondò il capo sul morbido cuscino e cercò di
riaddormentarsi, ma non ci riuscì.
Il suo corpo non ne voleva sapere di tornare a dormire. Pazienza.
Un debole sorriso si disegnò sul volto. Avvertì
un insolito ed immotivato senso di piacere. Poteva avvertirlo su ogni
parte del suo corpo.
Questo stato di quiescenza assoluta tuttavia le mise, allo stesso
tempo, disagio. Non ci era abituata?
Ovvio che non ci fosse abituata.
Lentamente cominciò a guardare l’ambiente
circostante.
Sebbene avesse quasi tutto il viso sprofondato sul cuscino, coperto dai
lunghi capelli, constatò che la stanza di Rufus era
esattamente come se l’era immaginata. Molto spaziosa,
illuminata e bianca.
Avvertì un leggero brivido lungo il corpo, al che si
coprì velocemente con il leggero lenzuolo.
Nel farlo sfiorò il braccio di Rufus che ancora era stretto
alla sua vita. Si bloccò confusa.
Il tocco di quella mano calda e forte di colpo le fece venire un forte
senso di vertigini.
Che mal di testa..!
Si guardò attorno.
Uhm? Ma che
casino…
Sulle sedie, per terra e lungo il letto vi erano gli abiti della notte
prima. Tutti scomposti e sgualciti.
Tifa deglutì spalancando gli occhi incredula. Il viso le si
fece così caldo da darle l’impressione che si
sciogliesse.
Ritornò a perlustrare la stanza sempre più
paonazza, mentre cominciava a prendere consapevolezza di ciò
che era successo.
…Rufus??
La stanza di Rufus??
Tifa sbarrò gli occhi.
Cosa…oddio!
Che diavolo ho fatto!!
Cominciò a farsi assalire dal panico.
Lei, Tifa Lockheart, la ragazza più seria e discreta di
questo mondo, che aveva amato fino all’età di
ventidue anni lo stesso uomo e lo aveva pazientato per più
di otto anni…che stava facendo adesso?
In così poco tempo aveva sconvolto i suoi principi ed era
finita...a letto con…lui?!
Rimase immobile per qualche istante, poi afferrò il cuscino
facendo sbattere la testa di Rufus sul materasso, il quale si
svegliò stordito.
“Tu sei solo un brutto incubo! Svegliati, scema!
Svegliatiiiiiii…!” Disse disperata picchiando il
ragazzo col suo stesso guanciale.
“Oh, diamine! Che...che ti prende!?” rispose lui
sinceramente frastornato.
Tifa si fermò rimanendo con un’espressione
sconsolata.
Rufus si ricompose e si adagiò su un braccio.
Guardò la ragazza in modo penetrante e le mostrò
un sorriso a tratti beffardo e dolce.
“Buongiorno, Tifa.”
Tifa sgranò gli occhi.
“Buongiorno? Che vai dicendo?!” gli
buttò definitivamente addosso il cuscino.
“Ouch!”
“Che diavolo è successo!?”
“Come ‘che è
successo?’…?” disse lui ironico.
Tifa si alzò portando con sé tutto il copriletto
per coprirsi, raccogliendo la sua roba sparsa per la stanza.
Rufus si sporse verso di lei.
“Ehi, che fai?”
“Che ore sono?”
“Uh… è un po’ tardi. Sono le
undici meno cinque.” Disse lui guardando l’orologio
che aveva ancora sul polso.
Tifa era ancora in preda all’agitazione. Velocemente
cominciò a vestirsi.
“Guarda che il capo sono io, per il lavoro ti giustifico. So
bene perché hai fatto tardi…” Disse
alzando le sopracciglia.
La bruna sospirò pazientemente, poi si voltò
bruscamente verso di lui puntandogli un dito contro.
“Bada bene, caro mio Shinra. Quel che è successo
ieri è successo e basta! Chiaro? Quindi evita di mettermi in
imbarazzo o fare allusioni a questo episodio! Io sono una persona
seria, non le faccio queste cose con così tanta leggerezza!
Io…”
In tutta risposta Rufus le scoccò un veloce bacio sulle
labbra, poi le rivolse i suoi vispi occhi azzurri.
“Non ti agitare tanto. A me sei piaciuta.”
Tifa inorridì.
“Che c’entra!? Io ti sto dicendo un’altra
cosa!!”
“Ed io..?”
“Eh..?”
“Ti sono piaciuto?”
La ragazza rimase incredula.
“Ma vaffanculo! Non mi ascolti per niente.”
Detto questo si alzò e andò via dalla stanza.
Rufus si buttò all’indietro ridendo.
“A quanto pare sì.”
Si alzò anche lui e si coprì con una vestaglia
posta nelle vicinanze.
Si poggiò al parapetto delle scale che affacciavano sui
piani inferiori della casa. Vide Tifa camminare di qua e di
là.
“Se cerchi il bagno, è da quella parte.”
Le disse indicando verso destra.
Tifa lo guardò sprezzante e si diresse in quella direzione.
Lui rimase ad osservarla per un po’. Era molto intenerito da
lei, dal suo modo di fare così naturale, un po’
inceppato…non riuscì a trattenere il sorriso.
Si girò e fece anche lui per prepararsi.
[…]
Erano in auto, entrambi in silenzio.
In realtà avevano chiaramente molto da dirsi, ma Rufus volle
rispettare il volere di Tifa nel rimanere in silenzio e non parlarne.
Tuttavia fu più forte di lui.
“Andiamo, Tifa. Non puoi tenermi il broncio.” La
guardò cercando una reazione che lei non ebbe. “In
fin dei conti mi rimproveri di una cosa che hai voluto anche tu. Quindi
non capisco il tuo rammarico.”
“E’ questo il punto!”
“…oh!” disse lui scherzoso.
Tifa si morse la lingua pentendosi di quella puntualizzazione.
“Quindi…il problema è che anche tu lo
hai voluto? Eh, eh, eh…” sogghigno aspramente, poi
le si rivolse più seriamente.
“Guarda che se vuoi chiudere la questione, a me sta bene.
Abbiamo fatto sesso, e allora? Ormai è successo, non puoi
tornare indietro. Tanto vale che ne conservi il bel ricordo.”
Fece un’espressione sognatrice che mandò Tifa su
di giri, ma qualcosa dentro di lei riuscì a trattenerla nel
menargli qualcosa in testa.
“Però se tu continui a comportarti
così…” proseguì lui.
“…mi fai capire che la cosa non è
davvero chiusa.” La guardò.
“E’ chiusa.” Gli rispose decisa.
“Se lo dici tu… però adesso togli quel
broncio. Se è chiusa, è chiusa.”
Facile parlare per lui. Rufus, per quanto potesse immaginarlo, non
avrebbe mai potuto comprendere il suo stato d’animo.
È vero, lo aveva voluto! Li per li aveva fatto
l’amore con lui consapevole di ciò che stesse
accadendo!
Era solo che…stava accadendo tutto così
d’improvviso…
Okay l’atmosfera, ma si stavano spingendo un po’
troppo oltre. Aveva paura che Rufus la inebriasse troppo. Lui era
capace di farle dimenticare tutto e farle perdere il completo controllo
di sé che la caratterizzava. Questo la
spaventava…la spaventava davvero.
Arrivarono all’azienda.
Rufus parcheggiò l’auto ed entrarono dentro.
“Oddio…ma perché ci guardano tutti
?” bisbigliò Tifa infastidita.
“Cara, è normale” le disse lui
tranquillo. “Siamo sotto mezzogiorno, un bel po’
fuori orario. Poi stiamo arrivando assieme.” Girò
lo sguardo verso di lei. “ E’ palese che siamo
stati assieme.”
Sorrise.
Tifa ancora una volta dovette trattenersi. Lo odiava profondamente
quando faceva così.
Pigiò con forza i tasti dell’ascensore, voleva
andare in ufficio il più presto possibile!
Le porte si aprirono ed entrarono.
“Mi cominci ad offendere, sai?” le disse lui.
Tifa sapeva che era ora di finirla, ma non ci riusciva.
Si sforzò di guardarlo in viso per fargli capire che non ce
l’aveva con lui, ma con sé stessa e la sua
ingenuità. Tuttavia, prima che potesse rivolgergli una
parola più cordiale, Rufus le si buttò addosso e
allungò una mano sulla sua gamba sinistra e
cominciò a farla salire lentamente.
“Ho detto che chiudiamo il capitolo, ma non ti prometto che
non lo rifaccia.”
Tifa cercò di vincolarsi da lui mentre il toccò
della sua mano gli provocava sia fastidio che piacere.
“Allontanati immediatamente! Uno perché siamo a
lavoro! E due perché…” si interruppe.
Improvvisamente si fece buio e l’ascensore si
fermò.
“Che succede…?” disse lei confusa.
Si accese la rossa luce di emergenza.
Rufus si guardò intorno.
“Un blackout, credo.” Costatò.
“Accidenti! Per quanto tempo rimarremo qui dentro?”
Incrociò lo sguardo di Rufus che invece la
ricambiò malizioso.
“Io direi abbastanza per un paio di volte.”
“Un paio di volte che!?” disse impostandosi sulla
difensiva.
“Dai Tifa! Io, te e la luce di emergenza. Vogliono che lo
facciamo!” le si avvicinò di nuovo, portando le
sue labbra vicine al suo collo. La avvolse con le sue braccia e la
sollevò leggermente da terra incastrandola fra le sue gambe
e la parete dell’ascensore.
“Allontanati! Ti ho già detto di no!! Per favore.
Non voglio!” urlò lei isterica.
“Tanto lo so che ti piaccio!”
“Che vai dicendo!? Va via immediatamente!” gli
buttò una mano in piena faccia spingendolo lontano.
“E poi non è nemmeno igienico! Che schifo! In un
ascensore!!”
“Mi soffochi! E poi…” le fece mollare la
presa. “…è sexy farlo in
ascensore!”
“Ma va al diavolo!”
Rufus era molto divertito dalle reazioni della ragazza, e
più lei si agitava, più insisteva a spingersi
verso di lei.
Dleeen…
La porta si spalancò.
“Presidente! È tutto…”
Rufus e Tifa caddero sbattendo a terra.
Incautamente si erano poggiati proprio sulla parete occupata
dall’apertura dell’ascensore.
“…a posto…?”
continuò sconcertato il povero Tseng.
Fu Rufus il primo a parlare e alzò una mano unendo
l’indice e il pollice.
“Tutto okay!” disse divertito.
Tifa si fece molto rossa in viso. Voleva sprofondare in un abisso e non
riemergere più!
Improvvisamente notò che, essendo Rufus caduto sopra di lei,
era sprofondato proprio sul suo abbondante seno.
Solo allora comprese quell’ “Tutto
okay!”…
Gli mollò uno schiaffo che lo fece immediatamente cadere da
sopra di lei.
“AHI!”
“Porco!” girò i tacchi e andò
in ufficio.
Rufus si massaggiò la guancia. Ormai quanti schiaffi aveva
preso da lei?
Rimase ad osservarla con dolcezza mentre si inoltrava per il corridoio.
I suoi occhi si fecero intensi e sentiva che qualcosa stava
profondamente cambiando tra di loro.
Improvvisamente si accorse di Tseng che lo fissava da un po’,
in verità.
“Che stavate facendo?” disse lui con
un’espressione indagatrice.
Rufus lo guardò esitante.
“Nulla.” Ammiccò e si diresse in ufficio.
Tseng lo osservò perplesso, poi sospirò
pazientemente.
“…Tu guarda…la vedo male.”
[…]
SBAM
La bruna spalancò la porta del bagno e vi si chiuse
immediatamente dentro.
Calmati un
po’, cretina che non sei altro!
Oh, porca... ma che mi
succede?
Scappò..? Da
lui? Come una povera sprovveduta..?!
Mise una mano sul petto, ancora palpitante.
Un’emerita
imbecille. Ecco cosa sono. Una cretina!
Arrossì di colpo quando le si ripresentò davanti
agli occhi la loro notte di passione. Provò in maniera
nitida quell’emozione inebriante e soffocante che le aveva
dato quel corpo. Come se stesse accadendo in quel momento.
Una forte scossa l’attraversò.
Okay. Siamo ancora molto
provate, eh?
Cercò di sdrammatizzare, ma così non fece altro
che sollecitare la mente a ragionare. Era stato un momento, forse
più di uno, ma diamine…perché farsene
un problema?
I suoi occhi si fecero umidi.
Sono così
debole, cazzo..?!
Davvero Cloud era
l’unica cosa che mi spingeva a vivere con serietà
e a curarmi di me stessa..?!
Io non sono depressa per
lui e Aerith… non lo sono!
Cloud non c’era e lei non aveva più bisogno di
farsi vedere seria e perfetta… stava ragionando
così? Stava spalancando le finestre dopo averle tenute
chiuse così a lungo..?
Non tenne in considerazione nemmeno una volta che avesse amato Rufus
quella notte.
Perché ciò che era successo, era successo per
errore. Un errore del suo cuore.
“…”
Si diede un sonoro schiaffo.
“Ahi…”
Me lo merito, dopotutto.
Pensò, ridendo.
Usci dal bagno, si guardò attorno proseguendo non appena fu
certa che non ci fosse nessuno nei paraggi.
Si avvicinò a Tseng, che era in ufficio, e si sedette di
fronte.
Sorprendentemente riuscì a essere disinvolta con lui. Questo
le diede molta sicurezza.
Non era mai stata una ragazza imbranata e veder ricrescere in pochi
attimi la sicurezza che la caratterizzava le diede una nuova carica.
Era convinta, però, che fosse anche merito di Tseng.
Un uomo così discreto e garbato non poteva in nessun modo
farla sentire in soggezione.
La porta dell’ufficio di Rufus si spalancò.
“Tseng, ecco l’autorizzazione. Ci devi solo mettere
il timbro.” Allungò velocemente una carta al moro.
Tifa lo guardò furtiva. Osservò esitante quelle
labbra seducenti.
Di colpo però abbassò il capo e si
concentrò sulle prime carte che trovò davanti a
sé. Sentì il viso infuocarsi.
Cazzo! Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia!
Di nuovo, nella sua mente, un veloce flash del loro bacio passionale.
Dato sul ciglio della strada e prolungato per tutto il tragitto fatto
fino alla stanza di Rufus. Deglutì.
Stupido cervello! Ti ci
metti anche tu..?!
Si alzò di colpo.
“Tseng. Vado a farti il servizio che mi hai
chiesto!” disse e mancò poco che il suo improvviso
allontanamento sembrasse una fuga.
Tseng la guardò perplesso
“….Servizio?…Ah!”
Vedendo Rufus capì.
“Ehm, perfetto Tifa. Gentilissima.”
sospirò nuovamente.
Rufus, pensieroso, la guardò uscire.
[…]
Ciò che prima erano coincidenze inattendibili, divennero una
certezza.
Il biondo presidente osservò Tifa durante tutta la giornata
lavorativa.
Era vicino all’ascensore e di colpo lei prendeva le scale se
lo vedeva.
E se invece imboccava le scale, lei usava l’ascensore.
Si avvicinava per assegnarle piccole commissioni e lei si liquidava per
motivi insensati o per commissioni che nessuno le aveva assegnato.
I suoi occhi erano furenti e colmi di sdegno e non erano riusciti a
scambiarsi neanche due parole. Neanche i loro soliti battibecchi.
Era chiaro…
Tifa stava palesemente evitando di avere a che fare con lui.
Nonostante il suo turbamento, agli occhi di tutti Rufus cercava di
apparire sempre lo stesso, e ci riusciva bene.
Un uomo freddo, serio e noncurante. Il giovane e tipico presidente
indaffarato.
Non voleva lasciar trasparire il suo dissenso per quanto riguardava il
comportamento della giovane.
Aveva continuato a svolgere le sue attività normalmente,
come se nulla fosse.
Quando si fece sera vide la bruna prepararsi ed andare via.
Il tempo di aspettare che lei si allontanasse abbastanza da non poterlo
vedere, ed uscì dal suo ufficio con la giacca sotto il
braccio.
“Rufus? Vai già via?”
Anche Tseng era pronto per rincasare, ma Rufus di solito andava via
molto dopo di lui. Per questo vederlo intento ad andarsene lo sorprese.
“Il mio medico ha detto che non mi devo
affaticare.” Disse distrattamente e per tagliare corto.
“Domani ho una riunione molto presto. Dovrai venire qui entro
le sette e trenta.”
Tseng annuì.
“Una riunione così presto..?”
l’uomo dai lunghi capelli neri osò esporre la sua
perplessità.
“...Problemi?” Rufus fu molto gelido.
Tseng annuì consenziente.
“Affatto. Farò in modo che tu trova tutto a
posto.”
Con passo veloce Rufus si dileguò per dirigersi verso la sua
auto. Era una delle poche rimaste nel parcheggio.
Fece accomodare Darkie, il suo Dark Nation addomesticato, sui sedili
posteriori della vettura e partì.
Aprì il finestrino e accese una sigaretta.
Aspirò con intensità.
In poco tempo la consumò e ne riaccese un’altra.
Per la verità, ne accese diverse.
Il lavoro stava diventando straziante, ogni suo passo falso faceva
crollare mesi e mesi di lavoro come un fragile castello di carte. Di
recente aveva, ancora una volta, perso una cospicua quantità
di guil.
E come se non bastasse nella sua vita si era aggiunta anche lei.
Quell’insopportabile ragazza che non solo gli stava facendo
perdere la testa, ma soprattutto lo stava facendo distrarre in maniera
evidente.
Convinta dei suoi ideali, vigorosa, sveglia e determinata. Eppure
delicata.
Poi Tifa… era anche assurdamente bella.
E non era bella solo per il fisico formoso e l’abbigliamento
audace.
Quell’insieme di dolcezza e forza.
Tifa era entrambe le cose.
Una donna insopportabilmente orgogliosa e una dolce ragazza fragile.
Portò sulle labbra l’ennesima sigaretta e
svoltò non appena lesse su un’insegna: Seventh
Heaven.
Si sorprese di vedere lì dentro le luci accese. Da quel che
aveva capito, Tifa non lavorava più al bar da un
po’.
Se non errava, aveva anche cambiato il nome in Delivery Strife Service
e si occupava di spedizioni.
Però non se ne curò troppo. In fin dei conti non
gli interessava granché.
Liberò il longilineo animale e si addentrò nel
locale.
Rufus era una figura decisamente fuor di luogo in un bar di periferia
come quello.
Ciò che si presentò davanti ai suoi occhi fu uno
spettacolo decisamente sgradevole. Più di quanto
immaginasse.
Essendo competente in ingegneria ed architettura, oltre che in
economia, Rufus trovò lo stato del locale altamente
decadente e mal realizzato.
Esteticamente però era ampio e ben arredato. Molto
accogliente.
A stonare erano quegli uomini sui trenta e più, che
già alle nove di sera erano bevuti come delle sporche e
zuppe spugne.
Cercò furtivamente Tifa, disgustato di immaginarla in un
contesto simile.
Riconoscerla Non gli fu affatto difficile. Era infondo al locale e
stava prendendo delle ordinazioni. Le sue mani erano davvero sottili e
trasmettevano delicatezza mentre prendeva nota.
Indossava una leggera maglietta bianca abbinata ad una attillata gonna
in pelle nera.
Un viso così dolce, dai lineamenti così femminili
e delicati, contornato dai lunghi capelli d’ebano…
che si presentava con quell’abbigliamento così
disdicevole era davvero brutto a vedersi.
La vide rivolgersi ai clienti con toni gentili.
“Cosa posso portarvi?”
“Puoi cominciare con una birra per ciascuno, poi gradirei il
tuo bel sedere sulle mie gambe!” disse un uomo ridendo come
un matto.
La bruna fece per andare via, ma inavvertitamente le cascò
la penna da mano così cadde a terra.
Si piegò a terra in maniera molto leggiadra. Tifa era quel
tocco di armonia e grazia che mancava decisamente in
quell’ambiente.
Eppure questo non fermò uno stupido ubriacone nel piegarsi
per lanciare un’occhiata indiscreta alla giovane, sperando di
intravedere qualcosa.
Maliziosamente, uno di loro aprì il portafoglio.
“Ho 100 guil, secondo voi quella si fa pagare di
più?”
“Mah, sembra una che la da subito! Io direi non
più di 30. Tanto è una morta di fame, figurati se
dice di no!”
Nell’udire quelle squallide parole, Rufus assestò
un calcio alla sedia dove era poggiato uno di quegli uomini, il quale,
perdendo l’equilibrio, cadde e si ritrovò stesso a
terra.
Non appena notò che a farlo cadere in maniera tanto ridicola
era stato solo un ragazzino ben vestito e in apparenza debole, gli si
aizzò contro.
“Brutto bastardo!! Ti insegno io a rompere il
cazzo!”
Fu solo grazie a coloro che erano seduti accanto a lui che
desisté nell’affrontare Rufus.
“Sei un coglione! Non vedi che questo damerino è
armato..!?”
Con gli occhi indicò la fondina situata sotto la giacca del
biondo.
Di solito Rufus la teneva sempre ben coperta dal giaccone bianco, ma
non si era mai fatto troppi problemi nell’usarla.
Si risistemò e si avvicinò a Tifa che intanto si
era inevitabilmente accorta della sua presenza.
Il giovane presidente poté avvertire l’imbarazzo
sul volto della ragazza. L’imbarazzo di essere vista
lì, nel suo vero mondo.
Lei abbassò velocemente la gonna, ma perfino Rufus rise
aspramente. Quella gonna non era stata fatta per coprire più
del sedere.
Tifa esitò un secondo.
“Tu… qui?” chiese confusa ed
infastidita. “Perché sei qui? Questi, se li fai
incazzare, ti staccano la testa dal collo!”
Rufus, in tutta risposta, rise.
“Ah, sì? Immagino allora che la fortuna giri dalla
mia parte dato che qui nessuno si è ancora accorto che sono
Rufus Shinra!”
Tifa sobbalzò.
“Urli così una cosa del genere..!?”
guardò attorno a sé. Si rese conto che non era il
caso parlare lì. “Vieni, su.”
E lo trascinò fuori.
[…]
Era buio.
Fuori dal locale non vi era un’illuminazione adeguata, salvo
quella emessa dall’insegna del bar.
Tifa buttò un occhio all’interno del locale per
controllare i clienti prima di chiudere dietro di sé la
porta, poi si rivolse al biondo presidente.
“Ebbene? Io ho da fare dentro! Spero che tu non sia venuto
solo per crearmi casini!”
Rufus non la curò.
Al contrario, la guardò con i suoi occhi penetranti, come se
volesse trafiggerle l’anima. Come succedeva quando discuteva.
Per questo, riconoscendo quello sguardo, Tifa si impostò e
rimase tutta d’un pezzo, pronta ad affrontarlo ancora una
volta.
Tuttavia la reazione di Rufus fu imprevedibile e venne
d’improvviso.
Infatti le si avvicinò di colpo e le afferrò
violentemente il mento mettendola con le spalle al muro.
“Ti fa stare bene farti guardare da quattro ubriaconi di
mezza età?” parlò a denti
stretti. “Sei davvero patetica.”
Si allontanò quasi subito, ma Tifa rimase ugualmente
schiacciata tra lui e il muro.
Lo guardò negli occhi con incertezza. Avrebbe potuto urlare,
prenderlo a schiaffi, allontanarlo, ma non lo fece. Preferì
rispondere.
“Io ho bisogno di lavorare, che ti piaccia o no.”
parlò con calma, ma non era da Tifa non lasciarsi prendere
dalle emozioni.
In tutta risposta Rufus rise lasciandola perplessa. Avvicinò
lentamente il suo viso al suo.
Avevano a stento due dita di distanza.
“Cara, stesso domani ti potrei far chiudere questo locale.
Posso farlo.” Le accarezzo il viso. “Come sai bene,
ho ancora abbastanza potere per farlo. Anzi, viste le condizioni del
tuo locale, la cosa sarebbe ancora più facile. ”
“Lasciami stare…” scostò
quella mano così fastidiosa. Girò il viso lontano
da lui, ma prontamente il biondo glie lo rivoltò di verso di
sé.
“Ma guardati. I tuoi occhi sono furenti. Riesci a guardarmi
solo quando ti senti così?” le sorrise
malignamente. Il respiro di Tifa si bloccò.
“…Sei venuto per dirmi questo?”
tagliò corto lei.
Il ragazzo le si avvicinò ancora di più,
arrivando quasi a sfiorarle le labbra. Non smise di guardarla nemmeno
per un secondo.
“No, Tifa. Non sono venuto qui per questo.”
Rufus fece un sospiro intenso e si allontanò da lei.
La bruna finalmente riprese a respirare. Continuava però ad
avere un forte batticuore.
“Ero venuto qui per farti notare che stai scherzando troppo
con me.”
Si fermò un istante per mostrarle il suo sguardo glaciale.
“ E sto cominciando ad innervosirmi.”
“Oh, ora capisco. Non ti sta bene che io non ti sia ancora
caduta ai piedi. Sbaglio forse?” Tifa fece un sorriso
arrogante, ma fu subito bloccata da Rufus che le si
riavvicinò prontamente serrando le mani sui suoi polsi.
“Precisamente, cara!” Abbassò i toni.
“Tifa, tu sei mia.”
Tu sei mia..?
Cosa dice? E’
impazzito?
“C-che vai dicendo..?” disse la ragazza che proprio
non riuscì a svincolarsi da quella presa.
Si divincolò più volte, ma non vece altro che
farlo ridere di gusto.
“Cazzo! Lasciami in pace! Chi diavolo sei per trattarmi
così..?!” urlò disperata.
“Non mi fai paura! Lo vedi? Non me ne farai mai!”
Il viso le si fece caldo. Non voleva urlare, ma non riusciva a reggere
lo sguardo di Rufus e quello era l’unico modo di reagire che
le veniva.
“Tu sei mia.” Strinse i pugni. “Lo sei
dal giorno in cui hai ficcato il naso nel mio ufficio. Credi che me ne
dimentichi? Puoi scappare quanto vuoi, ma finirai sempre per tornare da
me.” Di colpo la lasciò facendola
sussultare. “Quindi non mi va che tu stia qui a comportarti
come una puttana.”
“Puttana?! Come ti permetti!”
“Già! E poi ti lamenti se magari io ti do qualche
attenzione!”
“Rufus, sta’ zitto!”
“Sono i soldi quelli che vuoi? Guarda…”
cacciò dalla sua tasca un consistente portafogli dal quale
fece intravedere una mazzetta di banconote.
“Smettila! Stronzo che non sei altro!” Tifa
sbatté i piedi atterra e si avvicinò a lui pronta
a schiaffeggiarlo ancora una volta. Non poteva comportarsi
così. Non poteva farle una scenata del genere e chiamarla
come voleva. Non ne aveva il diritto. Nessuno aveva il diritto di
giudicarla. Tanto meno lui!
“Io non lo farei.” le disse provocatorio fermandole
la mano già in alto.
“Sei solo uno schifoso!”
“E tu sei solo una barista di quattro soldi.”
“Vaffanculo!”
“Dopo di te, cara!”
“Tu e le tue scenate di gelosia del cazzo! Chi ti credi di
essere! Solo perchè sei stato a letto con me, eh?”
Rufus assunse un’espressione sconcertata e si
sentì molto irritato per quelle parole.
Non che Tifa avesse tutti i torti.
Era venuto, così su due piedi, al suo bar…e
stavano litigando…ancora una volta.
Lui non era venuto per questo.
Stavano girando attorno al problema provocandosi a vicenda, come al
solito, senza riuscire ad arrivare al vero punto della questione.
Intanto si era distaccato da lei e aveva preso dalla tasca un pacchetto
di sigarette.
Ne estrasse una e la mise in bocca. La bruna prontamente gliela
gettò via prima che riuscisse ad accenderla.
“Tu stai già messo male con la salute. Ti metti
anche a fumare..?”
Lui fece un debole sorriso e, in tutta risposta, ne accese
un’altra.
“Non è la prima, né l’ultima
che fumerò.” Aspirò, poi
scostò la sigaretta dalla bocca. “I tuoi occhi
urlano che mi odi, ma non è così.” Si
fermò un attimo. “Tu odi il tuo amico,
Strife.”
Tifa si pietrificò nel sentire quel nome.
“Cosa c’entra Cloud?”
In quel momento, Tifa davvero non riuscì a comprendere le
parole di Rufus. Stava cercando di provocarla? Certo…
Lei lo aveva azzittito e ora lui passava al contrattacco.
Perché sapeva.
Sapeva che Cloud era una ferita che faceva ancora molto male. Poteva
continuare a girare quel coltello, sempre più a fondo,
oppure anche solo punzecchiandola leggermente. Lei non avrebbe potuto
controllarsi, non ancora.
“Non fare l’ingenua. Non sopporti l’idea
che lui sia sgattaiolato così lasciandoti come un cane
randagio.”
“SMETTILA! COSA DIAVOLO C’ENTRA CLOUD?!”
Tifa urlò senza che lei lo volesse. Rufus sorrise
soddisfatto di aver colto nel segno.
“Non è stato lui. Dico bene? Non è
stato mai lui quello che ti ha riservato delle attenzioni, o quello che
ti ha mai sfiorata, facendoti rabbrividire la pelle. Come solo uno come
lui avrebbe potuto fare. Questo ti fa stare male.”
Proseguì provocatorio, cominciando a girare attorno a lei,
costringendola a seguirlo con lo sguardo.
Lei abbassò lo sguardo tremante.
“Tu… tu sei un vero stronzo…”
Gli si rivolse con rabbia e frustrazione. “Ti piace
così tanto scavare nella carne?!”
Sentiva gli occhi bruciare sempre di più. Stava male, si
sentiva di scoppiare.
“Ti ho osservata per tutta la giornata e allora ho capito tu
chi sei davvero.”
Tifa lo guardò intensamente, voleva capire fino a dove
voleva arrivare..
“…reagisci come una forsennata, tieni la testa
alta, mi sfidi…e poi? Scappi.” Disse con fare
ovvio facendo una lieve smorfia.
Si fissarono negli occhi per diverso tempo.
Tifa fu esitante ma sentì un ribollio crescere sempre di
più dentro di sé.
“Shinra…” disse a denti stretti.
“Cosa dici..?” Rufus la guardo attonito, non
aspettandosi ormai alcuna reazione da lei.
“Shinra! Sei solo uno sporco Shinra…”
serrò i pugni così forte da sentire dolore, un
dolore che in quel momento le dava forza.
“I tuoi occhi. Pensavo tu fossi cambiato ed invece in te
rivedo lo stesso uomo di tre anni fa…” la voce le
si strozzò in gola, tuttavia i toni si facevano sempre
più alti e disperati. “Ecco perché mi
faccio schifo!! Perché nonostante tutto io mi sono lasciata
abbindolare da te!!” tremò e cominciò
ad urlare.
“…a questo punto meglio pensare davvero che tu sia
morto! Almeno in quel momento sembravi con un briciolo di
dignità!”
Silenzio.
Quelle parole trafissero profondamente il giovane ex-presidente. Tifa
lo avvertì in maniera inconfutabile.
Tifa si sentì amareggiata, terribilmente.
Avrebbe voluto tanto tornare indietro e prendersi a schiaffi per
ciò che aveva appena detto, ma ciò non era
possibile.
Lo sapeva bene.
Si portò una mano sulla fronte cercando di riprendersi, ma
era ormai bloccata.
Lui rimase immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi si
girò e andò via senza aggiungere parola.
“No… aspetta…” disse Tifa con
un filo di voce. Le gambe si fecero leggere.
Non penso che tu saresti
dovuto morire. Non mi fai schifo.
Non penso a te come uno
che doveva essere morto.
Io so che la Shin-Ra
appartiene al passato.
Io…
Io…
Io ricordo ancora le
parole che mi hai detto in chiesa. Quando hai cercato di farmi forza,
quando ti sei confidato con me.
Diamine, Tifa, parla! Di
qualcosa!!
“Rufus!” disse trattenendo le lacrime che ormai
erano sul punto di uscire da un momento all’altro.
Fece per seguirlo. Lui si fermò un istante facendola
bloccare.
Uno sguardo….
Freddo e distaccato.
I suoi occhi celesti e penetranti, a tratti malinconici. Ma soprattutto
magnetici e sensuali.
Ora… erano furenti.
Il suo sguardo bastò a farle capire…. a capire
quanto fosse stata sciocca, impulsiva… ancora una volta.
Lui con un fischio richiamò Darkie e in poco tempo gli fu
affianco. Ritornò poi sui suoi passi.
Era sempre più lontano, sempre più distante. Ad
ogni passo…ogni….passo….
Tifa guardò il vuoto spaventata.
“…non… andare..!”
Sto sbagliando tutto!
[…]
Lo
so, sembrava che avessero indirizzato il loro rapporto verso il senso
giusto, finalmente. Il fatto è che Rufus e Tifa non sono due
personaggi così semplici. Se ci aggiungiamo anche il loro
modo di fare, di pensare e il carattere….
Indubbiamente
si stanno innamorando, ma continuano ad essere su due poli opposti.
Infondo è per questo che mi piace la Rufus e Tifa. XD
La
tensione che si è creata tra i due continuerà
anche nel prossimo capitolo, ma si riavvicineranno subito dopo. E
dopo…tornerà anche Cloud!
Ho
qualche idea in mente che complicherà ancora di
più la loro storia. Io amo le cose complicate!!
Chiedo
scusa per il fatto che non ho aggiornato per così tanto
tempo. Sarò sincera: un po’ mi è
mancata la voglia di scrivere, un po’ ero
insoddisfatta…
Fatto
sta che leggere ben 6 commenti nuovi mi ha dato forza e voglio
continuarla per voi!! Quindi, per favore, seguitemi^^ Fatemi sentire
che sto scrivendo questa storia non solo per me stessa.
Grazie
a tutti quelli che mi seguono e mi recensiscono! Grazie davvero!
Passo
alle recensioni, un bacione a tutti!
Stuck93:
Ti ringrazio davvero! Sei sempre puntuale e mi fa piacere continui a
seguire la mia storia! Per te, cercherò di inserire un
po’ di più Reno nel prossimo capitolo, vediamo che
mi esce XD
Tranquilla, Tifa non lo fa per ripicca. A lei Rufus sta cominciando a
piacere, solo che è confusa e non è pronta ad
ammetterlo. Già questo capitolo forse ti farà
rendere conto che sta cominciando a tenerci. Sì, anche se
litigano. XD
Tifa_heart:
Mi fa piacere che la mia storia ti sia piaciuta e abbia stuzzicato la
tua immaginazione.^^ Però fa’ attenzione quando
scrivi commenti del genere. Rischi di essere fraintesa. Non mi farebbe
affatto piacere trovare in giro fanfic palesemente ispirate alla mia.
Io lavoro molto sui presupposti di un pairing e sulla trama in
generale, quindi ti invito ad avere rispetto del mio lavoro quando
deciderai di scrivere la tua RufusxTifa. Ad ogni modo, la
leggerò non appena la vedrò in giro^^
Mi farà piacere se continuerai a seguirmi ed a recensirmi.
Ciao!!
Tifa_Lockheart:
Ora quel link l’ho levato, caspita! Allora mi conviene
rimetterlo!! XD Sono così contenta che la mia fanafic ti
abbia attirata e ti abbia invogliata a leggerla tutta!! Mi impegno
molto nella stesura di ogni capitolo, dunque è una grande
gioia per me avere nuovi lettori che apprezzano il mio lavoro! Grazie
davvero per i complimenti!! Continua a seguirmi! Cercherò di
aggiornare più spesso! Promesso^^ Per quanto riguarda
Aerith…eh, sì! A me piace! E vorrò
farla ritornare come personaggio per caratterizzarla in maniera
più positiva. Solo che in un contesto del genere…
si è comunque messa con Cloud. Normale che Tifa ora come ora
non voglia rivederla. Ma voglio rimettere le cose a posto. Un bacione,
ciao!!
Yurinoa:
Brava ragazza! W i crack pairing!!
Ci sono molti pairing canon che mi piacciono, ma i pairing insoliti
sono il massimo per me!
E Rufus e Tifa poi…li amo da sempre! Sono contenta ti siano
piaciuti! Anche perchè effettivamente su questo sito mancano
fanfic di questo genere. I fan CloudxTifa scrivono di più,
evidentemente, dato le numerose fanfic qui presenti.
Io non riesco a farmeli piacere >.<
Di per se non sono male, mi piace il loro rapporto a metà
tra amore ed amicizia…ma è proprio il concetto
che lei è innamorata di lui e lo attende per otto anni e
poi…puff! Improvvisamente lui si accorge di lei che mi fa
venire i brividi!! O_o
Rufus è prepotente, deciso, passionale…e poi
è uno Shinra! XD Per me sono fatti per stare assieme lui e
Tifa!
Peccato che come dici tu, i fan di questo genere di coppie
scarseggino…e ti ringrazio! Continuerò questa
fanfic per voi che mi seguite^^ Ammetto che mi ero demoralizzata, ma
continuerò! Grazie!
Shining Leviathan:
Eccola! Mi fa davvero piacere quando i miei lettori escono allo
scoperto! Mi fa capire che la state seguendo e ciò mi
invoglia a continuare XD
Ehehehe…non dirlo a me. Quanto amo Rufus Shinra *.* Per me
è un personaggio splendido e uno dei migliori della Square
(va solo inquadrato visto che è un personaggio secondario).
Vorrei il remake di ff7 anche solo per poterlo vedere! XD
Ed è perfetto per Tifa. Cloud è troppo moscio e
poco passionale U_U Un uomo non deve essere così! Almeno non
per una come Tifa. Continuerò ad aggiornare, e tu continua a
seguirmi!! XD Un kiss!
Piichan:
Mi dispiace aver aggiornato con così tanto ritardo. Ti
ringrazio per i complimenti e sono contenta che la storia ti stia
piacendo!
Ci tengo che Rufus abbia sì un caratteraccio spesso odioso,
ma sia sincero. Lui non si nasconde mai dietro un dito e si mostra per
quel che è. Quando lo descrivo faccio sempre molta
attenzione. Mi preme molto realizzarlo bene!
Il dottore mi è venuto così^^, un anziano signore
molto spontaneo e affettuoso! Mi è piaciuta come idea e sono
contenta sia piaciuto anche a te!! Grazie!
Marie16:
Oddio…ma che ci fai in piedi alla 5 del mattino? (sono
dormigliona io^^) XD A leggere la mia fanfic poi! Mi sento davvero
lusingata!^////^ Grazie!! E sono contenta che la storia ti
piaccia!!
E’ la più grande soddisfazione per me quella di
avvicinare fan a questa coppia! Non è molto conosciuta ed
è piuttosto insolita… eppure io la trovo una
storia piuttosto probabile con i presupposti giusti! Sono davvero
contenta che sia stata io a fartela scoprire e che ti stia
coinvolgendo!
Grazie per la recensione! Un bacio!
Ci vediamo presto! Un
bacio a tutti!
|
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Capitolo 11 *** capitolo.11 ***
CAPITOLO 11.
Tifa si poggiò sulla fredda vetrata.
Guardò per qualche attimo nel vuoto, poi sospirò.
I lunghi capelli caddero delicatamente davanti al viso. Non vi fece
troppo caso.
Il suo sguardo si rivolse ad un ragazzo biondo in lontananza che era
appena sceso dalla macchina.
Tra non molto sarebbe dovuta andare sul suo posto di lavoro. Se dunque
l’avesse vista lì, l’avrebbe certamente
rimproverata dicendole qualcosa col suo solito atteggiamento
sprezzante.
Ma lei non si mosse. Ora come ora si sentiva protetta in quel corridoio
vuoto.
Lui, come sempre, era impegnato.
Parlava già a telefono e sembrava assorto in
chissà quali pensieri.
Non avrà
avuto nemmeno il tempo di pensarmi, figuriamoci…
Si scostò leggermente dalla finestra, non distogliendo gli
occhi da lui.
In fondo… cos’era accaduto di male? Aveva detto
ciò che pensava, ciò che ribadiva tutti i giorni
con Barrett.
Saresti dovuto
morire…
Socchiuse gli occhi.
“Dopo che
sopravvivi ad eventi del genere ogni cosa diventa superflua e diventi
consapevole di quanto la vita sia fragile.”
“Omega Weapon.
Subire un attacco così diretto ti fa riflettere su molte
cose.”
“…
sarei dovuto morire, ma non è successo. Come vivo? Con
questa consapevolezza! Che tutto può svanire in un
attimo.”
“…
per questo faccio tutto quello che mi va di fare e non opprimo i miei
desideri. C’è gente che mi vuole ancora
morto.”
“So bene
quanti esulterebbero se io crepassi, ma io vivrò a modo mio
e quando sarà...”
… Saresti
dovuto morire, quante volte l’hai pensato, Rufus?
Quante volte invece
l’ho pensato io?
A dire la
verità nemmeno una volta.
E allora
perché l’ho detto?
Per paura? O
per…?.
Quando riaprì gli occhi Rufus era ancora lì,
poggiato sulla sua bell’auto, che in quel momento gli fungeva
da scrivania, per appuntare velocemente qualcosa su un documento.
…Scusa. Scusa
se sono così fragile. Non sono come sembro.
Sono stupidamente
ingenua. Stupidamente fragile.
No… solo
orgogliosa. Ecco cos’è.
Ti odio. Ti odio
terribilmente, ma una parte di me sente che qualcosa sta cambiando. Hai
spazzato in un momento tutti i miei attimi belli e brutti e ora mi
trovo completamente smarrita. Sto esagerando oppure è
davvero così?
Perché non
riesco a pensare ad altro..?
Vedere Rufus così indaffarato le portò i nervi.
Perchè non
sale? E io che credevo che non vedeva l’ora di salire in
ufficio per convocarmi, così da riprendere a provocarmi!
Niente. Lui era ancora lì.
Aveva da fare anche nelle prime ore del mattino.
… e sbrigati,
idiota!!
Voleva parlargli, dirgli qualcosa, anche se questo avesse significato
dargli un ennesimo pugno in faccia.
Non ce la faceva a stare in quello stato di incertezza.
SBAM!
“Ouch!!” Tifa si massaggiò la testa
dolorante. “… R-Reno?”
Reno le era di fronte, col suo solito atteggiamento brioso e pieno di
sé. Non si era per niente accorta del suo arrivo.
Aveva in mano il giornale con cui l’aveva appena colpita.
“Oh! Ti ricordi ancora il mio nome, presidentessa?”
le disse scherzoso.
“Ma cosa dici, Reno?” gli diede una piccola spinta.
“…e poi perché
‘presidentessa’?”
“Bah, sarà perché questa è
la fama che hai!”
“… smettila. Non è
divertente.”
“Oi, tieni!” le lanciò la rivista. Tifa
l’aprì dove le indicò Reno.
“… è l’articolo sul reattore
MAKO che è stato fatto brillare.”
La ragazza ricordò di colpo quel giorno. Le era sembrato che
fosse passato molto tempo da allora, invece non era così.
Guardò il lungo articolo cercando di coglierne al volo il
senso.
Come avevano parlato di Rufus? Bene, male… oppure non
avevano detto niente?
“Ah, ci stai anche tu!” le disse indicandole una
delle tante foto.
Tifa sbandò incredula.
“Che cosa?” osservò più
attentamente le immagini e distinse la sua figura tra i presenti del
luogo. Si senti imbarazzata. “Oddio! Che vergogna!”
“Ma dai, sei uscita anche piuttosto bene!” la
tranquillizzò.
Lei scosse la testa.
“No, non è per questo…”
s’interruppe non essendo sicura di voler continuare la frase.
Guardando sé stessa in quelle foto, il suo sguardo
andò a cadere anche sulle altre.
La maggior parte raffiguravano lui, Rufus.
Già dal vivo il bel presidente era in grado di farsi notare
in maniera impressionante.
In foto la cosa era ancora più evidente. Aveva una presenza
molto seria ed autorevole.
Si fermò ad osservare un primo piano del suo viso. Fu
attratta dai suoi occhi di quell’azzurro così
intenso e magnetico.
Il suo sguardo era capace di rapirla anche attraverso solo
un’immagine.
Trovò strano ritrovarsi quel viso a un palmo dal naso, anche
se cartaceo.
Reno l’osservò e si sentì inquieto di
vedere Tifa così incantata su quelle pagine.
“E-ehm” scandì la voce riprendendosi di
colpo il giornale. La bruna ritornò al presente.
“Beh, per fortuna non hanno scritto niente di terribile su di
noi. Il bel faccino di Rufus ci ha salvati, per ora.” Disse
pungente.
“Ah, beh… forse.” disse lei recependo il
messaggio e provando una terribile vergogna. “Uh, piuttosto,
come vanno le cose, Reno?”
Il rosso si fece pensieroso, poi ritornò a lei.
“Io? E come vuoi che vada? Si lavora e si tira avanti
così!” disse con un meraviglioso sarcasmo. Lei
rise. “Te, piuttosto. I lavori? Tutto okay?”
“Sì. Rufus li ha fatti cominciare. Ma ci
vorrà del tempo.”
“Uaa…! Allora vuol dire che tra non molto ci
abbandoni! Io mi ero già affezionato.”
Piagnucolò.
“Smettila di fare così! So che sai essere
più serio di quanto dimostri!”
“Che vorresti dire..? Che sembro scemo?!” La
risposta di Reno fece scoppiare dalle risate Tifa.
Reno fece un po’ il sostenuto, ma non resistette e si
lasciò andare con lei.
“Ah, a proposito. Guarda che alla fine la festa si fa!”
“Ah, sì?” si fermò. “Aspetta. Festa? Che festa?”
“Come? Non ricordi?! La festa alla quale la scorsa volta non venisti! L’ho riorganizzata come promesso!”
Tifa non capì, poi ad un tratto ricordò quando più di qualche settimana prima l’aveva preso in giro fingendosi offesa per non essere stata invitata. Non poteva crederci! Reno se ne ricordava ancora? Eppure gli aveva ripetuto più volte che lo stafa prendendo in giro.
“Oddio, Reno! Ma non dovevi!”
“Ehehe…allora, ti passo a prendere io domani?” la guardò accattivante. "Andiamo ad un locale di Junon molto carino."
“Domani...?”
“Perfetto! Non è lontano come sembra. Vengo da te verso le otto e….”
Ad un tratto vide il volto di Tifa trasformarsi e farsi incredibilmente
serio e smarrito.
Lei lo afferrò per la giacca e lo trascinò con
una forza inaspettata dinanzi a sé. Reno fu colto alla
sprovvista e con imbarazzo cercò di capire la situazione.
“E-ehi! Che ti prende?” disse avvertendo sempre di
più il disagio di avere Tifa così vicina.
Poteva sentire il dolce profumo dei suoi capelli d’ebano.
Più volte ebbe la tentazione di poggiarle una mano sulla
schiena e ricambiare, ma prima che potesse far tramutare i suoi
pensieri in fatti, la ragazza gli si rivolse con un filo di voce.
“Se n’è andato..?”
“C-cosa..?” disse disorientato.
“Lui!” esclamò lei sbirciando oltre la
figura di Reno.
Reno rimase prima esterrefatto, poi sospirò pazientemente
avendo compreso di aver preso un abbaglio.
Si girò e vide Rufus Shinra ormai lontano dalla loro
traiettoria. Si scostò da Tifa infastidito.
“E’ andato, è andato..!”
“Uff..! meno male!”
Lui la guardò contrariato e curioso.
“…e perché mai ti nascondi dal
presidente?”
Tifa lo guardò negli occhi, incerta.
Portò una mano sui suoi lunghi capelli e prese ad
accarezzarli.
“Abbiamo avuto una discussione di recente.”
Abbassò lo sguardo. “Non so bene come devo
comportarmi, adesso.”
Reno annuì. Tifa non fece caso alla sua espressione
decisamente sospettosa.
Il rosso si toccò il naso e sospirò.
“…e allora? Un litigio può sempre
capitare, specie per te che non sei una di noi. Insomma, già
è tanto se ti limiti solo a ‘litigare’
con lui, no?” il tono si fece indiscreto.
“…poi tu non l’hai mai sopportato, che
ti frega?”
“Sì, ma le cose sono cambiate, in un certo senso,
e…” si sentì agitata.
Ci fu un breve silenzio da parte di Tifa. Reno non poteva di certo
sapere cosa era accaduto tra loro e non aveva la minima intenzione di
dirglielo.
Era sicura che Reno, o chiunque altro a cui avrebbe potuto confidarsi,
l’avrebbe fraintesa. Per questo subito cercò di
tagliare corto.
“…ma alla fine il vero problema non è
lui!” gesticolò con le mani. “Uh, credo
che sia in torto io. Questa volta.”
“Cos’è che gli avresti fatto? Per quanto
ne so io non è un tipo permaloso.”
Tifa tentennò. Si sentiva a disagio.
Reno la guardò, poi di colpo sgranò gli occhi e
sbottò.
“…Non mi dire che ti piace Rufus!?”
La bruna s’immobilizzò a quelle parole.
Rufus…? A me?
Io e lui?
‘Piacere’
??
Quasi non riusciva ad associare quelle parole a Rufus. Cioè,
era semplicemente assurdo.
È vero che si erano conosciuti meglio, fino ad arrivare a
parlare dei loro problemi. Si erano baciati, avevano anche…
“CHE CAZZO TI SALTA IN MENTE…?!?”
urlò arrossendo di colpo.
“Che ti urli..?!” Reno si ritrasse spaventato.
Si sentì ancora più imbarazzata di prima.
Non solo pensare a Rufus le portava agitazione, se si aggiungevano
constatazioni di quel genere, il suo stato d’animo ne
risentiva profondamente, rendendo palese quello che in
realtà lei stava nascondendo.
“Niente! Ma non dire più una cosa del
genere!” detto questo girò i tacchi e si
dileguò per il corridoio.
Si sentiva di impazzire.
Da un lato era palesemente attratta da Rufus. Ma di che natura erano
questi sentimenti? Era confusa? Oppure solo sconvolta..?
Non riusciva a porsi le domande giuste, per questo non poteva elaborare
delle risposte.
Il vero problema era che Reno aveva messo il dito nella piaga, e lei lo
sapeva.
Si fermò.
Che diamine stava combinando..?
Passo una mano fra i capelli.
Erano più di cinque giorni che non faceva che pensare a lui.
Più di cinque notti che ormai non dormiva.
Per uno come lui? Che rappresentava tutto quello per cui aveva lottato?
Uno come lui che… non era altro che il classico bel
figlioccio di buona famiglia viziato ed arrogante. Possibile che non
facesse che pensare ad una persona del genere?
Provò una profonda vergogna per sé stessa.
Una vergogna che non era dovuta ai suoi reali sentimenti, ma
più dal suo senso di giustizia. Perché a
prescindere riteneva che ciò che stava accadendo non andava
bene.
Scosse la testa per allontanare da sé quei pensieri.
Doveva farsene una ragione e alla svelta. Prima di impazzire e
commettere qualche altra stupidaggine.
Andò dunque in ufficio e si sedette bruscamente.
Solo allora si accorse che in ufficio c’erano Tseng e Rufus
che stavano parlavano animatamente. Si interruppero quando videro Tifa.
“Presidente, allora per…”
“Sì, vai tu.” disse Rufus tagliando
corto. Rimase fermo per qualche secondo, a guardare Tifa che invece
cercava di essere sulle sue.
Tseng ricevette il messaggio. Conosceva bene il ragazzo e ormai lo
capiva con uno sguardo. Mentre abbandonava la sua postazione, non fece
altro che guardare da Rufus a Tifa e viceversa.
Non che ci volesse molto a capire che Rufus volesse rimanere solo con
lei. Non per chissà quale motivo.
Voleva semplicemente essere lasciato in pace quando aveva da regolare i
conti con qualcuno. Anche se con una ragazza come lei.
La guardò cercando la reazione della bruna, che non
tardò a mancare.
Dal suo canto, Tifa si sentì in soggezione. Sapeva dove
Rufus voleva andare a parare. Sapeva che avrebbe fatto qualcosa per
mortificarla o beffeggiarla.
Prese ad arrotolare nervosamente un foglio.
Rufus osservò le sue mani. Capì che era nervosa.
Sorrise aspramente.
Non aveva la minima intenzione di curarsi dei sentimenti che la ragazza
manifestava.
Perché avrebbe dovuto? Dopotutto aveva già
ottenuto ciò che voleva. Aveva fatto sesso con lei. Le aveva
dimostrato che neppure una come lei aveva potuto resistergli. Tutti
quei discorsi su chi erano, su cosa avessero fatto in
passato… tutte baggianate che l’avevano comunque
portata a farsi scopare da lui.
Eppure c’era qualcos’altro…
La guardò con i suoi occhi profondi.
No, lei era una delle tante. Non aveva nulla di speciale se non una
fottutissima testardaggine.
Lui viveva di impulsi, di razionalità.
Tutto ciò che aveva, che vedeva o che desiderava erano il
concreto. Il resto solo pura fantasia. Non si era mai sforzato per
vedere oltre.
Le si avvicinò e le alzò violentemente il mento.
Tifa avverti una fitta sul collo e si ritrovò costretta a
guardarlo.
Ecco, ciò che voleva.
I suoi occhi. La fierezza e la bellezza di quella donna indomabile.
Poteva sentire la sua la sua paura, la sua insicurezza, il suo
odio… eppure era ferma a guardarlo impotente e sconcertata.
Lui aveva il potere di possederla.
Dal momento nel quale era entrata nella sua azienda, Tifa era sua.
Questo lo avrebbe capito anche lei, se no ci avrebbe pensato lui a
farglielo comprendere.
La ragazza cominciò a guardarsi attorno non capendo
perché lui l’avesse immobilizzata così.
Scosse la testa per farsi lasciare da quella presa e Rufus prontamente
la strinse più forte, come in una morsa, e la
voltò nuovamente verso di lui facendole male.
La ragazza infatti assunse un’espressione di dolore e gli
afferrò il polso.
“Che stai facendo?”
Vide il volto di Rufus trasformarsi.
Aveva un’espressione inquietante, che non riusciva ad
interpretare. In quel momento le faceva paura. Una paura che
stranamente non riuscì a controllare.
Voleva divincolarsi. Un’altra parte di lei invece voleva
andare fino in fondo pur di vederlo ancora.
Lui si avvicinò a lei e quasi ad un centimetro dalle sue
labbra le sussurrò delle parole.
“Da quanto tempo, cara…”
Il suo respiro, le sue labbra, il calore che trasmettevano…
Tifa sentì il suo cuore battere forte, quasi a star male.
Non riusciva a reagire, non ci riusciva! Si sentiva bloccata, era nel
panico…
Oppure, una parte di lei…
Rufus si allontanò e prese a guardarla fastidiosamente
dall’alto verso il basso.
Tifa se ne accorse, ciò nonostante non riuscì
proprio ad impostarsi con più sicurezza. Si
ritrovò solo ad abbassare sempre di più il viso.
Sentiva gli occhi bruciare.
Non piangeva per lui! Assolutamente!
Era la tensione che stava accumulando in tutti questi giorni. Sempre
più insopportabile, sempre più incontenibile.
Sentiva di scoppiare da un momento all’altro. Ancor
più perché lui era lì, a guardarla
dall’alto verso il basso.
Rufus, che ancora le teneva le mani sul mento, sentì
qualcosa di umido sulle dita. Lasciò la presa e
scrutò il liquido che le aveva bagnate.
“Lacrime…”
Deformò le labbra in un’espressione di disgusto.
Tifa non ci capiva più niente! Perché stava
piangendo? Perché non riusciva a reagire..? Cazzo!!
“Sei qui per lavorare, non per frignare.” Le disse
molto sgarbatamente con quei toni bassi e provocatori che solo lui
sapeva fare. “Adesso tu prendi la tua roba e te ne vai a
lavorare in qualche ufficio libero… chiaro?”
Tifa non capì.
“Mi stai mandando via?”
“Vai!” le disse imperativo lanciandole la sua borsa.
Le diede le spalle e si inoltrò per il corridoio.
Tifa si sentiva ancora palpitante.
Era una stupida! Si era fatta trattare così… e
non era stata capace di dire nulla! Che cretina! Che stupida!
Abbracciò la borsa e si asciugò violentemente le
lacrime.
Si alzò di scatto facendo apposta rumore con la sedia,
proprio per farsi sentire.
Corse per il corridoi per cercarlo.
Non poteva trattarla così. Se pensava che poteva fare di lei
ciò che voleva si sbagliava. Dentro sentiva di aver
sbagliato e una parte di lei era anche pronta a chiedergli scusa per le
parole che gli aveva detto quella sera. Ma non a quelle condizioni.
Improvvisamente si fermò.
Rufus era stavo intrattenuto da un volto a lei familiare.
Scrutò e riconobbe Reeve.
“Io ti ho avvertito, Rufus. Sai bene a cosa andresti
incontro. È già tanto che puoi lavorare qui
liberamente.”
“Lo so, diavolo!” era visibilmente nervoso. Accese
una sigaretta.
“Bene, allora spero non ti dispiaccia se facciamo dei
controlli.”
Rufus non lo curò nemmeno. Alzò le spalle e si
diresse nuovamente nel suo ufficio lasciando il giovane dipendente
della WRO.
Urtò inavvertitamente Tifa che non si era spostata dalla sua
traiettoria.
“Per cos’è che ti
controllano?” la bruna riuscì a parlargli.
Nel sentire finalmente la sua voce, Rufus si fermò, ma
riprese subito a camminare.
Tifa non demorse e lo seguì fin dentro l’ufficio.
“Per cos’è che ti controllano, ho
detto!” gli disse afferrandolo per la giacca.
Lui si girò e la guardò fulminante afferrandole
un polso.
“Che te ne frega! Non mi sembra ti importi qualcosa di quel
che combino io. Sei solo una misera dipendente a cui non devo far altro
che sganciare qualche soldo per darle quelle due stronzate che vuole!
Che vuoi saperne!”
Tifa si pietrificò. Non aveva ancora mai visto Rufus
così arrabbiato, addirittura che non riusciva a contenere i
suoi modi.
Perché il biondo, anche nervoso, era sempre capace di
mantenere un buon controllo di sé. Sopratutto nei toni.
Lui la lasciò e andò verso la sua scrivania.
Emise qualche colpo di tosse facendo ricordare a Tifa che il suo stato
di salute non era ottimale. Lo vide prendere un bicchiere dal cassetto
e mettere qualcosa in bocca prima di bere, per questo lei glielo
buttò per l’aria con un gesto veloce.
Rufus guardò il liquido espandersi per terra.
“Era solo acqua! Che diavolo fai!?”
“Tu ti droghi!”
“Non è droga. Sono medicinali.”
“Non voglio che li prendi!”
“Oh, non vuoi che li prendo. Ma che
carina…” cominciò a girarle intorno.
“Bene, visto che noto che non hai un accidenti da fare, che
ne dici di sgobbare un po’, ah?!”
Sollevò un mucchio considerevole di fascicoli posti su una
mensola e li poggiò energicamente sulla scrivania.
“Queste carte vanno archiviate. Come puoi vedere
c’è sempre da fare.” Le si rivolge
pungente.
La ragazza osservò quel mucchio di carte e fascicoli
titubante. Sembravano molto vecchi. Erano persino impolverati.
Ritornò a Rufus. Non capiva dove volesse andare a parare.
“Riordinare, trascrivere, catalogare… quelle cose
facili, ma lunghe e noiose. Basta che ti levi dalle palle! ”
“Se devo levarmi dalle palle, me ne vado!”
Subito girò i tacchi, ma prima che riuscisse ad abbandonare
l’ufficio, lui la bloccò prontamente.
“Tu non te ne vai da nessuna parte! Lavori qui. Lavori per
me. Fai quello che ti dico io!”
“Vaffanculo Rufus! Non mi trattare così!
Piantala!”
Lui le mollò uno schiaffo.
“Sei tu che non devi trattarmi così.”
Detto questo si dileguò, lasciando nuovamente
l’ufficio.
Tifa sentì la rabbia crescere.
Non doveva andare così…
La guancia le pulsava.
Un dolore non particolarmente forte che le faceva terribilmente male
dentro.
La sua mente era completamente annebbiata.
Aprì i fascicoli e cominciò a smistare le carte
con violenza. Alcune caddero a terra.
“Vaffanculo!” urlò piegandosi a
raccoglierle.
Nella mente aveva stampato il viso arrogante di Rufus. Provò
una rabbia ancora più forte.
Quanto l’avrebbe rivisto, gliel’avrebbe fatta
pagare! Bastardo che non era altro! Bastardo!!
Tirò un sospiro intenso e chiuse gli occhi. Li
sentì nuovamente umidi.
Ignorò la cosa e buttò la sua giacca sulla sedia.
Spostò da una parte all’altra i vari fascicoli,
cercando di ordinarli per tipo. Si accorse poi che anche dentro i fogli
erano mischiati, dunque con pazienza ricominciò daccapo.
Cominciò a lavorare sentendosi sempre più vuota.
Era tutto storto… tutto sbagliato…
Ogni cosa che diceva.
Ogni cosa che faceva.
[…]
“Cartellina rossa, i modelli 02… blu, modelli
04…”
Aveva alla fine suddiviso tutto in tante piccole cartelle in modo da
evitare di combinare casini con quelle cartacce. Era stato un
lavoraccio, ma mancava solo di sistemarle sulle mensole che aveva
sgomberato precedentemente.
Si sentiva stanca… fiacca…
Gli occhi erano pesanti e reclamavano riposo.
Non per l’orario, ma perché aveva davvero lavorato
molto. Sbadigliò più volte.
Erano le 20:00 passate.
Rufus imboccò il corridoio. Era tornato in azienda per
chiudere il suo ufficio.
Aveva partecipato a più di un paio di riunioni ed era
veramente esausto. Il lavoro ultimamente lo sfiniva terribilmente.
Si affacciò nella stanza e alla vista di Tifa si trattenne.
Non aveva dimenticato della punizione che le aveva assegnato, quindi si
aspettava di trovarla ancora lì.
Tuttavia non riuscì ad avvicinarsi di più.
Ormai era buio. La luce, proveniente solo dalla lampada posta sulla
scrivania, illuminava solo una porzione della stanza.
La guardò.
I capelli scuri della ragazza ondeggiavano mentre si abbassava e si
alzava per disporre i fascicoli al loro posto. Sembrava stanca, molto.
Si sentì a disagio nel vederla così, ma non
intervenne per darle un cambio.
Voleva rimanere fermo sulla sua posizione da presidente. Non poteva
lasciarsi andare ai sentimenti.
Non negava che le avesse assegnato quei compiti per rabbia, ben
consapevole che l’avrebbero impegnata per tutta la giornata.
Purtroppo non sopportava l’atteggiamento di Tifa. Soprattutto
a lavoro.
Tuttavia qualcosa di tutto quello che disprezzava di lei, in
realtà, lo aveva colpito profondamente… ma non
era ancora pronto ad ammetterlo.
Guardarla senza essere visto…
Vedere Tifa al naturale, che lavorava sicura di essere sola, con lo
sguardo perso nelle sue faccende, serio, ma disteso… lo
stava stregando, facendolo rimanere lì, fermo ad osservala
per diverso tempo.
Era bella… e molto forte.
Ancora più del suo corpo, era attratto dalla sua mente.
Semplice, dolce, altruista… eppure determinata e testarda.
Certe volte la odiava, perchè la vedeva così
chiusa, così ostinata…
E poi si perdeva in quei suoi stessi difetti, che alla lunga divenivano
ai suoi occhi delle note che destavano fascino.
Come si poteva ferire una persona simile? Una persona che come lui
aveva visto di tutto…
Abbassò lo sguardo.
Pur sentendo un richiamo di coscienza, si girò ed
andò via.
Le lanciò un ultimo sguardo per poi riprendere
l’ascensore e lasciare l’azienda.
Intanto Tifa scese dalla sedia e, dopo essersi sgranchita,
passò alla scrivania del suo presidente.
C’era ancora lavoro da sbrigare.
[…]
Erano le nove di sera. Tifa si guardò attorno.
Gli archivi erano stati catalogati. I documenti messi nei cassetti. I
fascicoli in ordine.
Pare non ci sia
più nulla da fare, qui.
Diede uno sguardo veloce anche all’ufficio di lei e Tseng.
Anche quello era ordinato come mai lo era stato fino a quel momento.
Rise di colpo.
Si avvicinò alla scrivania di Rufus e si
abbandonò sfinita sulla poltrona in pelle nera del
presidente. Sospirò.
Odiava fare lavori di quel tipo e se da un lato era soddisfatta del
risultato ottenuto, dall’altra si sentiva ancora
così delusa da Rufus.
Accarezzò uno dei braccioli della poltrona.
Lì seduto, il presidente passava gran parte della sua
giornata. A lavorare, concludere affari e quant’altro.
Quell’ufficio era il suo mondo, o una parte di esso.
Chiuse gli occhi.
Era così tranquillo ora, quel posto.
Probabilmente era la sola rimasta in quel piano.
Il suo sguardo si spostò sulla grande vetrata posta alle sue
spalle.
Alla fine ci sei
riuscito, brutto stronzo. Mi hai fatto stancare e fare del lavoro extra
fino a tardi.
Sorrise sentendosi sciocca.
Emise un sonoro sbadiglio.
Era stanca, molto.
[...]
Fine capitolo 11!
Quanto vorrei anche io
avere un giornale con la foto di Rufus
*çççç*
Arriviamo subito ai
vostri bellissimi commenti! C’ho impiegato forse
un’ora per risponderli tutti! GRAZIEEEEEE! Mi rendono tanto
felice!!*.*
Marie16: XD
Dopotutto è un bene essere mattinieri! XD Io ci rimasi per
quel 5:00 del mattino perché non mi sono mai svegliata a
quell’ora se non in rarissime circostanze!XD Grazie mille per
il fatto che continui a seguire la mia fic. Io ti dirò, amo
Rufus più nei suoi momenti da “bastardo”
che quando è più dolce. Adoro questo
bastandone…** Si risolveranno comunque i loro diverbi,
sisi^^ Al prossimo cominciano a riavvicinarsi. C’erano dubbi?
XD Ehm…dati i loro caratteri forse si XD Per ora,
però… perché bisticceranno sempre in
un modo o nell’altro. Un bacione e alla prossima!
Angeal: Il
rapporto di Rufus è Tifa sarà sempre fatto di
alti e bassi. Quando troveranno il loro equilibrio la storia
finirà, no? XD Tifa è chiaramente sconvolta. Noi
lo amiamo, ma lei Rufus lo odia XD
Rufus
si sente molto ferito, anche perché non si è mai
confrontato con una come Tifa, che sa risponderlo a tono! La scena
dell’ascensore mi faceva morire mentre la descrivevo! Nella
versione di brutta l’avevo riempita di faccine buffe XD
Mi
fa piacere che ti piace come sto caratterizzando i personaggi,
è molto importante per me!
A
me Cloud piace molto come pg. Forse in questa fic non darà
il suo meglio perché comunque voglio focalizzare sui
protagonisti della storia, però mi piace! E con Aerith per
me si completa perfettamente. Ma la questione CloTi Clerith
è storica! Forse è anche stupido parlarne^^
Comunque non credo Aerith riveda in lui Zack. La loro
somiglianza l’ha incuriosita, certo. Ma i loro sentimenti
sono di tutt’altra natura per come al vedo io. Va beh, basta
così!! XD Poi trasformiamo la risposta in un topic di
discussione e non è il caso! ^^ Continua a seguirmi e
grazie!!
Tifa_heart: Mi fa
piacere che il capitolo ti sia piaciuto. E’ una parte della
storia un po’ triste, mi rendo conto. Spero ti piaccia
ugualmente!
Ho
già avuto modo di dire che Cloud non è stato
accantonato e tornerà presto^^ Spero gradirai la sua
ri-entrata in scena! Scusa ma non sto molto su internet in questo
periodo quindi ancora non ho avuto modo di vedere la tua fic (ma lo
farò prima o poi^^) e mi rassicura sapere che siano
diverse^^ Ciaooo!
Yurinoa: Almeno
20 capitoli alla volta?? XD Vuoi uccidermi?? XD Scherzo scherzo!! Ne
sono felicissima perché questo mi fa capire che la mia fic
ti sta piacendo molto!!!! Ne sono lusingata! Grazie!
Questo
mi incoraggia tantissimo a continuare! Continuerò a farti
sognare con la mia fic! Promise! (mi sento in imbarazzo XD)
Sei
gentilissima a farmi pubblicità, davvero!! Sempre se non ti
è di disturbo. Io la pubblico nei forum e i siti che
frequento ma è su internet in generale che sto
poco…
Interpretato
in un certo modo, il Cloti anche io lo trovo un po’
squallido. Lei che lo aspetta e PRIMA O POI
“forse” lui si accorgerà di
lei…O.o
Meglio
sorvolare! Diciamo che il bello della rufeart è che sono
impensabili, sì, ma una volta pensati la storia è
più che logica! Hanno molti punti in comune per essere un
crack pairing! Almeno io li vedo così^^ Grazie per la
recensione, un bacione anche a te!
Shining
Leviathan: E chi
non l’avrebbe fatto?? X333333
Povero
Tseng, pensando la storia dal suo punto di vista, deve essere parecchio
sconcertato XD
Sono
felice che tu sia soddisfatta e lo sono tantissimo anche io! Grazie!!
Black_Thunder:
Piacere, Black^^ Non sai quanto mi rendi felice! Il mio intento era
proprio provocare la reazione che hai avuto tu! Ovvero
“RufusxTifa cosa?” e poi far vedere che invece
è una storia più che possibile XD
Mi
fa piacere che trovi la storia fluida e non forzata. Anche io sono del
parere che una storia del genere debba progredire lentamente, se no
diventa inverosimile. Cioè, far avvicinare Rufus e Tifa,
insomma! Sono due personaggi complessi! O si fa bene o esce una fic
insignificante. Per questo sono contenta che la storia ti stia
piacendo! Ci sto mettendo tanto impegno e passione ed è
bello vederle ripagate!!^^ Tranquillo, puoi rivolgerti al singolare
visto che abbiamo l’account in comune e questa non
è una roundrobin. Grazie ancora!
Valy1090: Il
primo capitolo è sempre il più difficile, almeno
per me. Deve introdurre la storia e spesso è il
più pesante per questo. Ancora adesso credo sia stato il
più difficile da scrivere. Quindi mi fa piacere ti sia
piaciuto! Sarò felice se continuerai a leggere la storia!
Ciaoo!
Animalcrossing94: Grazie
mille!! Sei gentile!^^
White
Shadow: Non
sono molto allenata con le scene erotiche, quindi sentire che mi escono
bene è ottimo XD
Non
ti preoccupare se non riesci a recensirmi sempre anche se mi fa sempre
piacere leggere i tuoi commenti X3!!!
Reno
ha un ruolo un po’ di “supporto” per Tifa
(visto che è un po’ l’unico a starle
vicino) e ci sarà abbastanza durante la storia, anche se
ancora non so bene come fare evolvere il suo rapporto con Tifa. Anche
io lo adoro! E’ troppo simpatico e ha un carattere che spesso
non ci si aspetta! Quando scrivo qualcosa su ff7 lo voglio sempre
inserire perché è un pg del quale non riesco a
fare a meno!
Grazie**
continuerò a scrivere!! Vado!!! Ciao^^ Un kiss.
Thembra:
“credo che questa sia la storia che ogni amante di FF7 abbia
sempre voluto leggere!!!”
Oddio…mi
lusinghi troppo!! ^////^ Per quanto mi riguarda, io amo Rufus e Tifa
quindi per me è fantastico scrivere ( o leggere) su di loro.
Leggere poi che anche per te è una bella
storia…mi emoziona molto! Grazie!!
Una
fan Cloti? Io sono felice, perché quando scrivevo alcuni dei
vecchi capitoli cercavo di renderli un po’ CloTi, anche per
sperimentare questo pairing^^ E poi perché Tifa è
indubbiamente innamorata di lui. E sentire un tuo parere quindi
è importante!
Cloud
nella mia storia più che pentirsi, diciamo che
rosicherà…eheheheheheehh!!! Peggio per te per non
esserti mai dato una mossa U.U
Non
avevi mai letto una storia così bella Cloti o Rufeart? XD In
entrambi i casi grazie mille davvero! Ne sono davvero contenta! ^w^
----------
Grazie a tutti e... al
prossimo aggiornamento!
Dal prossimo capitolo,
che sto già scrivendo, si comincerà ad avviare
un’altra svolta nel già complicato rapporto di
Rufus e Tifa!
Li avvicinerà
o li allontanerà ulteriormente? Lo lascio scoprire a voi!
Ciaoo!
|
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Capitolo 12 *** capitolo.12 ***
CAPITOLO. 12
Tifa era molto agitata e non faceva che andare avanti ed indietro per
la cucina.
Quella sera sarebbero venuti a trovarla Barrett, con Marlene e Denzel,
per questo voleva cucinare qualcosa per loro.
Non che non se la cavasse ai fornelli, anzi, ma non si applicava da un
bel po’ di tempo.
Di colpo le cadde un piatto di mano che andò a frantumarsi.
“Accidenti..!”
Era tesa.
L’ultima volta che aveva visto Barrett si era creata una
situazione particolarmente angustiante. Erano accadute molte cose e
aveva finito per agire d’impulso. Cosa che non sopportava.
Soprattutto nei confronti di una persona a lei tanto cara.
Raccolse i cocci frettolosamente e solo dopo essersi tagliata
pensò che era stata davvero stupita a prenderli con le mani.
Sentì improvvisamente bussare alla porta.
Un tonfo al cuore le bloccò il respiro.
Avevano sempre vissuto con lei. La conoscevano. Era come una famiglia.
Perché dunque sentirsi così?
Forse perché era la prima volta che avrebbero visto la nuova
Tifa Lockheart.
Quella che non era più la ragazza di Cloud, che non era
più un AVALANCHE, che ora aveva a che fare con gli ex-membri
Shin-Ra.
Tifa, ora come ora, si sentiva profondamente diversa e non sapeva
quanto questo avrebbe influito sulla sua vita.
“Siete già qui..?”
Non fece nemmeno in tempo a parlare che subito Marlene le fu addosso.
“Ouch! Piano, Marlene!”
“Mi sei mancata tanto!” disse quasi in lacrime.
Tifa sorrise dolcemente accarezzandole i capelli.
Alzò gli occhi e vide Barrett con due grossi fiaschi di
vino.
“Spero tu abbia voglia di alzare il gomito,
stasera!” rise compiacendosi delle bottiglie che aveva in
mano.
Vederlo prendere posto e vagare per la casa come era solito fare, le
fece capire che lui aveva dimenticato tutto.
Non se l’era presa per il suo comportamento irragionevole.
Eppure sembrava più discreto del solito, quasi come se
avesse paura di essere sincero.
Tifa pensò che fosse dovuto al fatto che, l’ultima
volta, si era probabilmente pentito di aver cercato di parlarle.
Tentò dunque di essere più spontanea e si
avvicinò ai due ragazzi.
“Beh, come vi trovate ad abitare assieme come due
fratellini?”
“Marlene è solo un po’ rumorosa. Per il
resto okay.” Disse Denzel.
“Che cosa..? Ma che maleducato che sei!” Marlene
gli picchiò la testa. Tifa sorrise rivedendo in lei i suoi
atteggiamenti.
“Su. Ho preparato qualcosa di buono da mangiare
assieme!”
Consumarono il pasto velocemente.
Tifa aveva impiegato più di un’ora a preparare
delle omlette ed erano finite in meno di dieci minuti.
Dopo aver finito, la ragazza prese al volo la prima occasione per
parlare con Barrett.
Non sapeva bene cosa dire, ma lui era un pilastro importante nella sua
vita e non voleva che si spezzasse.
Perciò quando lo vide ancora seduto a tavola e gli si
avvicinò.
“Oggi era tutto meno carbonizzato. Stai
migliorando.” Le lui disse con fare rincuorante.
“…Scusa.”
“Oh, merda, Tifa! Smettila di sparare cazzate del genere! Non
ha niente di cui scusarti!”
“Sì invece. Io…stanno accadendo tante
cose. Sto sbagliando ogni
giorno…Cloud…” gli occhi le si
inumidirono. “Tutto sta accadendo troppo velocemente. Non
sono ancora sicura dei miei sentimenti.”
Era vero.
Cloud da quel giorno l’aveva abbandonata a sé
stessa. Non una telefonata. Nulla.
Ma a chi voglio prendere
in giro?
Lui ha cercato di
chiamarmi. Anche Aerith mi ha cercata…
Sono io che ho tagliato
i ponti col resto del mondo.
Non so cosa penso. O
cosa dovrei fare…
“Barrett…scusami.”
Barrett la guardò incerto.
Lesse nei suoi occhi un’insolita nota di insicurezza. Odiava
vedere Tifa in quello stato.
Per un uomo come Cloud per di più.
Forse avrebbe voluto urlarle di fregarsene, che meritava molto meglio,
ma preferì tacere.
“Se vuoi puoi dirmi quello che vuoi. L’altra sera
io…” la bruna provò a smuoverlo.
Si sentiva a disagio. Non le piaceva sentirsi così e far
sentire inadeguato Barrett, lui che non lo era affatto.
“Sono stato io un coglione a non capire di essere di
troppo.” Cominciò a dimenarsi.
“Piuttosto tu! Anziché commiserarti come una
povera fallita, reagisci! Così mi tocchi i nervi!”
“Grazie…” il suo viso calò
nel buio.
“C’è qualcosa che non mi hai detto..?
Qualcosa di cui ti va di parlarmi?” azzardo di colpo
l’uomo.
Qualcosa dentro di lui credette che Cloud non era l’unico
problema, in quel momento.
Tifa fu incerta.
Barrett non poteva certo sapere che in quelle stesse quattro mura,
appena pochi giorni prima, c’era stato Rufus.
Quella era stata l’ultima volta in cui avevano parlato. Da
allora non faceva che un errore dietro l’altro.
Sospirò.
Rufus era stato capace di annebbiare la sua mente.
Non era riuscita a pensare molto a Cloud, a ragionare lucidamente su
ciò che fosse accaduto. Almeno non come avrebbe voluto.
Perché lui, Rufus, nello stesso periodo in cui Cloud le
aveva spezzato il cuore, non l’aveva lasciata tranquilla un
solo istante.
Gli era grata sotto questo punto di vista.
Chissà che fine avrebbe fatto da sola.
“Tutto okay?” le chiede l’uomo dal
braccio meccanico, preoccupato dal suo silenzio.
…e Barrett?
Se sapesse di Rufus cosa direbbe?
Lo guardò esitante.
Nessuno sapeva cosa stava accadendo tra lei ed il presidente. Nessuno,
a parte quei stupidi pettegolezzi in azienda, sapeva che in un modo o
nell’altro si stessero frequentando.
Nessuno sapeva di quel sentimento che pian piano stava nascendo fra di
loro e che pur nelle loro divergente, li aveva avvicinati quanto
nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
Quel silenzio stava cominciando a lacerarla. Quel silenzio su quella
parte della sua vita che di recente la stava sconvolgendo.
Aveva assolutamente bisogno di qualcuno.
Di un qualcuno che le potesse dire qualcosa. Non ce la faceva
più a tenersi tutto dentro.
Ma a chi avrebbe potuto parlarne. Chi avrebbe capito veramente?
Senza che lo volesse, le parole uscirono da sole.
“…Tu che ne penseresti se
io…”
Un tonfo al cuore la fece bloccare. “No. Non ne saresti
fiero..!” si interruppe sorridendo fra sé.
“Fiero?” chiese Barrett perplesso.
“Perché mai non dovrei essere fiero di te,
Tifa!” La guardo. “Cazzo! Così mi
deludi! Io penso che tu sia una delle poche persone sulla faccia della
terra con la testa sul collo! ” Fece una piccola pausa.
“Poi sei cresciuta sotto la mia tutela! Buon sangue
AVALANCHE!” disse con orgoglio.
“Barrett…” Quelle parole la fecero
sciogliere. Quanto ne aveva bisogno. “…Davvero lo
pensi?”
Lui si colpì il petto con un pugno.
“Ma scherzi..?! E poi sei solo una ragazza…anche
se facessi delle impulsività è normale. Ti
disprezzerei? Non pensarlo nemmeno!” scoppiò a
ridere.
“AH AH AH! DOPO LA SHIN-RA NON C’E’ NULLA
CHE POSSA DISPREZZARE DI PIU’, QUINDI FIGURATI!!”
Anche Tifa scoppiò a ridere.
Barrett prima ne fu felice, ma poi la cosa lo inquietò.
Quella risata sembra un po’ amara.
“Ah, ah, ah…! E infatti..! La Shin-Ra…!
Cosa c’è di peggio?” si girò
verso le scale diventando improvvisamente seria.
“…Scusami. Me ne vado a
letto…”
“EH? M-ma che ti prende..?!”
Okay. Se lo sa mi
ammazza..!
No. Prima ammazza a lui,
poi chiude a me in casa e non mi fa più uscire.
***
Tifa stava pettinando i lunghi capelli davanti alla specchiera. Marlene
l’osservava.
“Hai qualcosa di diverso…”
constatò.
“Come dici..?”
Prese posto sul letto, vicino la bambina. Le fece cenno di farsi vicina
e prese a spazzolarle i capelli.
“Sono cambiata?”
“Senza Cloud è tutto
diverso…” disse triste. “Io lo voglio
vedere. Volevo stesse con noi.”
Tifa rimase in silenzio.
“Cloud deve stare con noi. Se glielo dici tu, lui
torna!” piagnucolò la ragazzina.
“Marlene, mi devi ascoltare.” Poggiò le
mani sulle spalle della bambina. “La vita è
così. Non tutto dura per sempre. Le cose cambiano...ora per
Cloud qualcosa è cambiato e noi dobbiamo
rispettarlo.” La strinse verso di sé.
“…e poi ci siamo noi due, no?”
“…ma a te manca.”
Tifa annuì.
“Sì che mi manca. Ma vedrai che sarà
lui a tornare. Poi deve stare vicino ad Aerith, ora. Lo sai.”
Quelle parole le diedero una strana sensazione.
“No. Non capisco! Stavamo così bene tutti noi
assieme!”
“Oh, Marlene! Forza, a dormire!” si
coricò e fece spazio anche alla bambina. “Poi io e
Cloud rimaniamo buoni amici.”
Marlene chiuse gli occhi stanca.
“Io volevo che vi sposaste.”
Le venne un tonfo al cuore.
“Sposare..? Dai, forse è stato meglio
così! Quando ci si mette assieme si litiga, si discute,
volano gli schiaffi e i pugni…ora abbiamo la
possibilità di essere amici per sempre. Forse è
meglio.”
“Pugni?”
“Ah, no! Era per dire.” Tifa si
imbarazzò e fece la mossa di chi vuole dormire.
Ripensare così d’improvviso alle dispute tra lei e
Rufus le portarono un insolito buon umore che non voleva lasciar
trasparire.
Tuttavia Marlene si accorse di qualcosa.
“Ma stai pensando a qualcuno?”
“C-che cosa?”
“Chi? Perché sei tutta rossa?”
“Ma che dici? Dormi, Marlie. Io domani mi devo alzare
presto!”
La bambina la scrutò insospettita, ma si mise a letto non
indagando di più.
[…]
Ore 9:00. Centro di ristrutturazione di Edge.
Tifa osservò Tseng. Era insolitamente distratto.
Aveva in mano dei fascicoli e non faceva che passare da un computer
all’altro.
Era anche piuttosto scomposto, rappresentando come era solito
presentarsi. Infatti non portava la giacca e la cravatta era molto
allentata.
Il moro si accorse della perplessità della ragazza e le
rivolse un sorriso un po’ forzato.
“E’ da un’ora che sto riguardando questi
documenti.” Sospirò. “Questo
è un periodo un po’ morto per l’azienda,
stiamo cercando di fare qualche svolta.”
Tifa rifletté qualche attimo.
“Posso esserti utile?”
“No, davvero. Non ti devi preoccupare.” La
rincuorò mentre disfaceva la cravatta definitivamente.
La bruna prese i fogli e li scrutò. Si trattava solo di
correggerli. Un qualcosa che poteva fare anche lei.
“Vai ad aiutare Rufus. Ci penso io a questi moduli.”
Tseng la guardò, colto alla sprovvista.
“Il tuo lavoro non consiste in questo.
Tu…”
“Sì, lo so. Il mio lavoro è non fare
nulla, ma oramai sto qui da molto. Lasciami fare! Sicuramente sarai
più utile lì dentro.” Ed
indicò l’ufficio di Rufus.
Sapeva bene che il presidente non si faceva problemi nel lavorare
freneticamente per più di sei ore consecutive. Tuttavia ora
non aveva il sostegno dei farmaci e non voleva che ricominciasse ad
adoperarne.
“Tifa…”
“Andiamo! Ne sono in grado.” lo
rincuorò. Tseng annuì e le sorrise.
“Cercherò di dire una parola buona per te. Non so
cosa abbiate combinato voi due, ma te lo meriti. Lavori senza che
nessuno te lo chieda, sei sempre disponibile e rispetti tutti gli
orari.” Ammiccò. “Sarai anche
raccomandata, ma come assistente sei valida.”
Si congedò regalandole un meraviglioso sorriso.
Prese i moduli e cominciò a riordinarli. Doveva leggere
attentamente il contenuto prima di trascriverli. Era un lavoro
relativamente facile, quindi non avrebbe tollerato alcun errore. Anche
per soddisfacimento personale.
Cerca di non stancarti
troppo, Rufus…
***
“Uhm…” Tifa rilesse più e
più volte i documenti.
Non era in grado di scrivere in maniera convenzionale come Tseng.
Questo forse era normale, pensò.
Lui lavorava da sempre in questo ambito simile e quindi gli era
naturale avere un modo di scrivere complesso ed articolato.
Di colpo vide una mano sfilarle i documenti di mano. Si girò
e vide Rufus.
Il respiro divenne di colpo intenso tant’è che
dovette trattenerlo.
“Vediamo…”
Con aria di sufficienza cominciò a leggerli, senza guardare
Tifa in viso. La bruna si sorprese di ritrovarselo davanti
così. Voleva beffeggiarla? Cosa voleva?
Provò un senso di vuoto. Riusciva solo a guardarlo. Non
seppe fare altro.
Non aveva dimenticato il comportamento ostile che aveva avuto il giorno
prima. Il fatto che le avesse assegnato una serie di lavori che
l’avevano intrattenuta fino a tardi, che le avesse mollato
una schiaffo.
Però…
Le erano assurdamente mancati quei occhi inquisitori e seducenti.
Quanto desiderava che quel astio, quello stesso che era degenerato
quella sera al bar, li abbandonasse e tornassero ad essere come prima.
Quando litigavano, sì. Ma c’era
dell’altro oltre all’odio…
L’osservò per diverso tempo e ancora una volta non
sapeva come comportarsi.
Voleva provare a parlargli, ma rimase immobile.
Quando chiudeva gli occhi le capitava ancora così spesso di
ripensare a loro due. Quasi ogni sera, prima di addormentarsi, rivedeva
il loro bacio, il suo corpo…e avvertiva un senso di
vertigini assurdamente irresistibile.
Da un lato era ancora infastidita di quanto fosse accaduto tra loro in
così poco tempo. Dall’altro ricordava che aveva
voluto con tutta sé stessa quella notte.
Ancora si chiedeva perché mai lo avesse fatto.
Poi a quei pensieri si sostituivano le forti emozioni che aveva
provato.
Alla fine era scappata, ma ora aveva assolutamente bisogno di
parlargli….e di riparare in qualche modo.
Improvvisamente lui abbassò i fogli e la guardò
negli occhi.
“Va bene. E’ un buon lavoro.” E le
allungò le carte.
Tifa sgranò gli occhi.
Cosa gli è
preso? Pensò mentre si allontanava.
Niente di niente?
Niente insulti? Niente
toni scortesi?
Oddio, ma che dico?
Meglio, no?
Si sentì mancare.
Possibile che, dopotutto, anche lui stesse cercando una scusa
per…avvicinarsi?
Si sentì stupida ed arrogante nel pensare una cosa del
genere.
Era un ragazzo affascinante, poteva avere qualsiasi donna ai suoi
piedi…perché mai dunque avrebbe dovuto
intestardirsi con lei?
Sorrise della sua stessa ingenuità.
Non era riuscita a farsi amare da Cloud, perché mai qualcuno
avrebbe dovuto amarla? Che motivo poteva spingere qualcuno a
desiderarla lei che non era riuscita a conquistare neanche la persona
più importante della sua vita?
Dal canto suo, Rufus lesse dell’amarezza in quel sorriso che
dal suo punto di vista era stato dato per cortesia.
Non aveva intenzione di scusarsi.
Però provava fastidio per quell’atmosfera
così pesante…addirittura insostenibile.
Ripensò alla sera prima, quando le aveva fatto fare tardi
perché lui doveva punirla.
Si sentiva ancora un po’ in colpa.
L’aveva osservata intensamente, ma non gli era venuto di dir
nulla se non quello squallido ‘è un buon
lavoro’.
Si girò e fece per uscire dall’ufficio.
Tifa lo guardò, come sperando che non se ne andasse.
Tuttavia anche se fosse rimasto…cosa avrebbero concluso? La
situazione era quella che era.
Si alzò.
Aveva bisogno di bere qualcosa.
Si avvio verso i distributori e, mentre camminava, sentì le
gambe molle…poi sempre più pesanti…
Socchiuse gli occhi e perse l’equilibrio cadendo
violentemente a terra sotto gli occhi degli altri dipendenti che
attraversavano il corridoio.
“Ehi, signorina! Sta bene?”
“Cazzo! Ma è svenuta! Chiamate qualcuno.
Presto!”
“Che succede…?” irruppe Rufus
distrattamente.
Stava per prendere l’ascensore, ma quel un po’ di
subbuglio aveva subito attirato la sua attenzione.
Davvero non ci voleva nulla per far scatenare un putiferio, la dentro.
Quindi, quando era nei paraggi, interveniva di persona.
Ebbe un colpo quando vide Tifa stesa atterra, con a fianco un paio di
dipendenti che la sorreggevano. Intanto altri si erano fermati a
contemplare la scena.
Il giovane, quasi come infastidito, buttò all’aria
quegli impiccioni e si avvicinò alla ragazza.
“Andatevene. Qui ci penso io.”
Detto questo mise Tifa fra le sue braccia e la sollevò
davanti alle facce attonite dei lavoratori.
Presto questi si dileguarono sotto le occhiate sfreccianti del
presidente. Seppur così giovane, incuteva molta paura su di
loro.
La portò nel suo ufficio, adagiandola su una poltroncina in
pelle in un angolo.
Prese una bottiglietta d’acqua che era posta sulla scrivania
e le bagnò il viso.
La ragazza di mosse leggermente, aprendo gli occhi intontita. Subito
però si riabbandonò addormentata.
Rufus tirò su un respiro di sollievo.
Era stato solo un piccolo mancamento, per stanchezza forse.
Non volle indagare di più. Anche perché, se lo
avesse fatto, avrebbe riconosciuto sé stesso come il
responsabile.
Cercò di farla bere, almeno per idratarla un po’.
Era molto pallida.
Pian piano riprese colorito.
Rufus le scostò la frangia che aveva bagnato quando le aveva
inumidito la fronte.
Non pensava a qualcosa in particolare, ma era felice che lei fosse
lì, in quel momento.
Che fosse con lui, nel suo ufficio…sua, dopo tanto tempo!
Voleva che si svegliasse, però d’improvviso
trovò stupendo poterla guardare da una distanza
così intima. Una distanza che non poteva essere solitamente
solcata.
Eppure era già successo molte volte.
“…e così tutto questo solo
perché io sarei uno ex-Shin-Ra e tu un ex-membro Avalanche,
eh?” disse ricordando le parole della ragazza.
Si avvicinò sempre più verso di lei. Voleva
sentire il suo respiro, il suo calore, la sua pelle…
“Presidente! La stanno aspettando da mezz’ora. Cosa
è successo…?!”
Tseng era irrotto nella stanza senza bussare poiché
preoccupato per i delicati affari di Rufus, ma si interruppe vedendolo
inginocchiato e molto vicino a…Tifa?
Lo guardò sconcertato cercando di capire.
Il biondo si alzò, assumendo il suo solito sguardo
sprezzante.
Il moro lo guardò seriamente preoccupato, mentre
un’idea si formulava nella sua mente, spiazzandolo.
“Rufus…non..?” indicò Tifa
mentre il ragazzo appannava le finestre per fare riposare la bella
‘nemica’.
“Anche se fosse?” Rispose schietto.
Tseng rimase azzittito senza sapere come dibatterlo. A
Rufus…interessava Tifa?
Era come disgustato.
Non perché non potessero fare una bella coppia, oppure
perché magari piaceva a lui. Questo assolutamente no.
Solo che Tifa era una ragazza così dolce,
semplice…
Invece Rufus era un ragazzo di mondo che lavorava dalla mattina alla
sera e gestiva un’attività che non gli concedeva
molte distrazioni.
Per di più era arrogante e superbo e le ragazze per lui
erano solo uno ‘svago’.
Non voleva che illudesse Tifa, una ragazza che ricercava sinceramente
l’amore. Una ragazza che chiaramente aveva subito una grossa
delusione ed aveva bisogno di affetti sinceri e duraturi.
Come poteva Rufus fare una cosa del genere ben consapevole che tra loro
non avrebbe mai potuto funzionare?
Il bel presidente era conscio su come la pensasse Tseng, infatti non
gli ci volle molto a capire cosa gli passasse per la testa. Ma non
gliene importò.
Imperterrita, si voltò di nuovo verso Tifa, incantato.
“Andiamo.” Uscì.
Tseng non poté far altro che seguirlo.
[…]
Mi sono addormentata..?
Quando?
Tifa si risvegliò, ritrovandosi, a sua grande sorpresa,
nell’ufficio di Rufus. Si sollevò e le cadde un
biglietto sulle gambe.
CI VEDIAMO STASERA, CARA.
Solo Rufus la chiamava così.
Era stato lui a portarla lì?
D’improvvisò ricordò di aver avuto
delle forti vertigini e…era svenuta.
“Stasera…”
Cercò di fare mente locale per capire cosa intendesse Rufus.
Poi ebbe un’illuminazione e si portò le mani sulla
bocca.
La festa organizzata da
Reno, certo! Me ne ha parlato proprio ieri! Che stupida! Quasi me ne
dimenticavo!!
Si buttò all’indietro sul divano non trattenendo
un ampio sorriso.
Sarebbe venuto anche lui?
Si sentì improvvisamente felice ed emozionata.
La sua mente non riuscì che a pensare a quelle parole.
CI VEDIAMO STASERA, CARA.
“…”
Ma che mi passa per la
testa!?
Rise e si affrettò ad uscire per tornare a casa.
[…]
“Eccoti!”
Quando Reno arrivò, Tifa era già sul ciglio delle
scale del bar.
Il rosso la guardò stupito.
“Sei la prima femmina che conosco che non mi fa aspettare
almeno venti minuti!”
“Femmina..? Ma come ti esprimi?” disse scherzosa
montando sul motorino.
Reno alzò le spalle e le allungò casco.
“…e questo coso dovrebbe portarci fino a
Junon?” disse lei osservando
l’instabilità del mezzo.
“Eh, sfida i secoli questo gingillo!”
“Fantastico! Non sarebbe ora di donarlo ad un
museo?”
Reno rise di gusto.
“Ti faccio vedere io come schizza!” pieno di
sé, accese il motore. Dopo un sonoro fischio il veicolo
sobbalzò spegnendosi.
“Uhm, Tifa? Puoi per caso metterti a saltellare? In genere
così parte.”
“Che cosa..!?” disse non credendo alle sue parole.
“Lo faccio io, va bene!” cominciò a
saltellare sul sedile facendo piegare in due Tifa dalle risate e per
l’imbarazzo.
La moto si accese facendo fuoriuscire una vampata di fumo.
“Sì…! E’ andata!”
urlò lui soddisfatto. Lei gli diede una sberla dietro la
nuca. “AHO!”
“…e smettila di parlare a doppio senso!”
“Quale doppio senso?” si girò attorno a
sé non capendo.
Tifa si allacciò alla sua vita ridendo come non rideva da
tempo.
***
Il tragitto fu lungo, ma con una compagnia come Reno il tempo passava a
suon di risate e battute d’ogni genere.
La bruna si poggiò alla sua schiena cullata dal vento.
L’ultima volta che era stata in una posizione simile era
stato con Cloud…ed era stato forse l’ultimo
ricordo con lui. Il ricordo che l’avrebbe accompagnata per
sempre, quello in cui tutto era ancora possibile.
Si lasciò abbandonare alla nostalgia, questa volta con il
sorriso sulle labbra.
Non si rese conto di emozionare Reno con quell’improvviso
contatto. Infatti lui sussultò più volte.
Non potendola guardare in viso, il rosso si fermò
più volte a guardare le sue mani adagiate sul suo addome.
Avvertì eccitazione e disagio, ancor più
perché aveva capito che Tifa non se n’era accorta.
Era sempre così.
Tifa era seducente, ma non lo sapeva. Questo la rendeva ancora
più desiderabile.
Si ritrovò però costretto a disturbala,
sfortunatamente.
“Ehi, siamo arrivati!”
“Uh? Di già?” Tifa si girò
intorno, accorgendosi solo allora di essere stata fin troppo attaccata
alla schiena di Reno. Ma lui si mostrò disinvolto, non
facendola sentire in nessun modo imbarazzata.
Parcheggiò.
“Bene, dopo di lei, My Lady.” Disse porgendole il
braccio.
“Oh, ma che cavaliere.” Rispose inoltrandosi con
lui nel locale.
L’arredamento e il design del posto erano davvero originali.
Pavimento e mura erano decorati con lisce mattonelle in ceramica. Vi
erano dei lunghi divani colorati.
Il tutto caratterizzato da tinte chiare e sgargianti, scelte apposta
per illuminare l’ambiente. Presero posto su degli sgabelli
posti al di la del bancone della zona bar.
“E’ davvero bello…!”
Tifa osservò anche i piccoli particolari come le tende, le
lampade dall’aspetto davvero originale…e anche
delle candele profumate un po’ dappertutto, anche sul
bancone.
Si avvicinò ad una di esse per sentirne il profumo.
“Contento che ti piaccia.”
“Non sono mai stata in un locale così.”
Si ritrovò a pensare…se quella era solo la sala
d’aspetto, chissà come doveva essere il salone
principale.
“Questo è il mio preferito. Ha anche un bel
terrazzo. Dopo te lo faccio vedere.”
Bevve in un sorso un drink che era poggiato lì, sul bancone.
Fu sorpreso di vedere la faccia sconvolta di Tifa che lo fissava
incredula.
“Che ti prende?” chiese.
“Reno ma che hai fatto..?” indicò con
gli occhi il lungo bicchiere.
“Eh, non lo so! Ho bevuto. Certo che ha un sapore
stranissimo! E scotta pure!”
“E certo! Ti sei bevuto la candela!!”
“CHE?? Puah!! Oddio..! Bleah!”
Tifa rise di colpo. Reno la guardò contrariato mentre
allontanava il fazzoletto dalla bocca.
“Me lo potevi dire prima!!”
“Non pensavo l’avresti fatto davvero!”
“…Reno!”
Tifa e Reno si voltarono verso la voce femminile che li aveva chiamati.
Elena era appena arrivata.
Tifa constatò che era davvero molto graziosa. Non
l’aveva mai vista truccata e con la gonna. Il giovane scese
dallo sgabello e le si avvicinò.
“Sei venuta, wow!”
Subito Elena si impostò.
“A differenza di te, io tengo presente che, svolgendo un
lavoro serio, ci dobbiamo alzare la mattina presto! Per questo non
vengo alle feste quando so che si farà tardi!”
In tutta risposta lui le diede due colpetti sul capo.
“Sta crescendo la mia bambina! Prima di conoscermi alle dieci
di sera già eri a letto a dormire..!Ora invece viene alle
feste organizzate da me!”
“N-non è vero!”
Reno era davvero dolce quando parlava con Elena. Tifa lo
osservò col sorriso sulle labbra. Tra i due irruppe anche
Rude.
“Pelatino mio! Eccoti finalmente!!”
Reno fece cenno a Tifa di alzarsi.
“Tra poco saremo tutti! Cominciamo ad entrare!”
disse spalancando una doppia porta abbastanza grande.
Eccoli dentro la sala principale.
Era grandissima, tinteggiata per lo più di bianco.
Anche qui vi erano dei divani.
Il suo sguardo cadde prima di tutto sulla pista da ballo, decisamente
spaziosa. Faceva venire davvero voglia di ballare.
Su una lato poi era allestito un ricco e delizioso buffer curato non
solo nella scelta dei pasti, ma anche nella disposizione. Avevano un
aspetto così bello che pensò sarebbe stato un
peccato mangiarli.
Dalla quantità dei tavoli, dedusse che avrebbe partecipato
molta gente a questo party. Essi erano rivestiti con delle raffinate
tovaglie blu scuro, con dei centrotavola floreali molto graziosi.
Infine notò delle lunghe vetrate che contornavano tutta la
porzione di una parere lasciando ammirare il bellissimo cielo notturno
riflesso nel paesaggio marittimo di Junon.
Velocemente la sala si andò a riempire di gente che Tifa non
aveva mai visto ed entro un’ora ormai era quasi
completamente.
Tutte quelle persone erano lavoratori dell’azienda di Rufus?
Ripensandoci, il centro aveva ben dieci piani, probabile che ora,
vedendo tutti quei dipendenti assieme in un’unica sala,
dessero un effetto totalmente diverso.
Cercò di muoversi in maniera disinvolta, non voleva dare
nell’occhio, anche perchè ancora una volta si
sentiva così estranea.
Loro facevano parte di un modo a lei estraneo, per questo si sentiva
sempre gli occhi addosso.
In fine si ritrovò rintanata vicino al buffet.
Mentre beveva un cocktail, riprese a guardarsi attorno. C’era
molta gente di mezza età, ma altrettanti giovani. Alcuni
anche carini. Tra quelli, però, Rufus non c’era.
“Tifa!” Reno le si avvicinò correndo.
“Già metti alla prova il tuo fegato?”
disse indicando l’alcolico.
Tifa strinse le spalle e bevve il cocktail tutto d’un sorso.
“…e allora?”
Il rosso rise, poi l’afferrò per un braccio.
“Come on. Vieni ad aiutare me e Rude a movimentare questo
mortorio!” non finì di parlare, che subito la
trascinò con sé.
“Ma che fai? Non ho voglia di mettermi al centro
dell’attenzione!”
Provò un enorme imbarazzo e più volte
cercò di vincolarsi da quella presa, ma Reno era forte,
molto più di quanto sembrasse.
Si avvicinò alla postazione del DJ e si fece dare un
microfono.
“Rude!” urlò facendo rimbombare la voce
per tutta la sala. “Vieni! E’ ora!”
Tifa rimase senza parole.
Reno era stato il miglior turk della Shin-Ra dopo Tseng e nonostante
questo viveva bene e senza rimpianti, almeno in apparenza.
Era persino capace di scherzare e divertirsi. Questo la fece sorridere
e le fece credere che, dopotutto, non fosse totalmente estranea a quel
mondo.
Anche lei aveva dovuto cambiare radicalmente vita.
Fino a pochi anni prima combatteva e viaggiava, cercando di assistere
Cloud come meglio poteva. Adattarsi alla vita di tutti giorni era stata
dura. Più difficile di affrontare un qualsiasi mostro.
Reno sembrava disinvolto, possibile però che non lo fosse
davvero.
Infondo anche lui e gli altri membri della multinazionale avevano
costruito il loro mondo attorno alla Shinra. Ora era crollata e la vita
non li aveva aspettati, dunque loro avevano dovuto reagire di
conseguenza.
…E invece Tifa Lockheart?
Lei era rimasta così aggrappata a quei ricordi da arrivare a
rinnegare la sé stessa odierna, così diversa
dalla Tifa di qualche mese prima per abitudini, carattere…
Si sentiva come in un corpo estraneo, ma questo era assurdo.
Cambiata o no, era sempre Tifa.
Quel che ricordava lei era il passato. Il passato non ritorna. Doveva
farsene una ragione. Anche Cloud ora faceva parte del suo passato.
Una bellissima fetta della sua vita che avrebbe sempre ricordato con
gioia.
Non si pentiva di nessuno degli anni che aveva dato per lui. Gli aveva
voluto bene e l’aveva fatto con amore.
Lei non doveva sentirsi, per questo, vuota.
Aveva tutto il tempo per riaprire un nuovo, grande, capitolo nella sua
vita.
Infondo, bastava pensare a Rufus.
Chi se lo sarebbe mai aspettato che avrebbe avuto a che fare con lui e,
dopo averci discusso e alzato le mani, avrebbe persino pensato che non
era poi tanto male? Proprio lei che era cresciuta con il leader degli
AVALANCHE, aveva rivalutato Rufus.
Già questo le faceva comprendere che la sua vita le avrebbe
continuato a riservare sorprese.
Quella stessa serata avrebbe cambiato qualcosa.
Il cuore le batteva forte e in parte si sentiva stupida di provare
tanta titubanza ed emozione per una persona che sfuggiva completamente
alla sua parte razionale.
In parte lo odiata, lo trovava persino ripugnante, ma possibile che non
vedeva l’ora di rivedere il viso di quella persona?
Guardò distrattamente dinanzi a sé e vide la
possente figura dell’ex-turk Rude. Sbandò nel
ritrovarselo vicino così di colpo e Reno ne rimase perplesso.
“Cosa c’è? Non sei
d’accordo?”
“No. Sono d’accordissimo! Ma…per
cosa?” disse lei imbarazzata.
Reno rise malizioso e questo la preoccupò non poco. Dalla
tasca estrasse un CD con la sua faccia e quella di Rude stampata sopra.
“Abbiamo deciso di cominciare con il pezzo forte!”
le avvicinò il CD quasi a metterglielo in faccia.
“La R² compilation: ‘Big
Red&Moon-SunGlasses’!”
Tifa inarcò le sopracciglia e cercò di trattenere
le risate. Strinse le braccia sul petto e li osservò.
“Sarebbe il nome della vostra band..?” disse con
fare sarcastico.
“Non l’ho scelto io Moon-SunGlasses”
aggiunse Rude.
“Ma ti sta d’incanto! Andiamo, BigMoon!”
e gli diede il CD.
Rude lo prese e lo consegnò al DJ che lo guardò
parecchio perplesso.
Tifa ebbe la stessa impressione, chiedendosi come dovesse mai essere
una compilation fatta dai due ex-turk.
Non appena la musica partì Reno la trascinò sulla
postazione dei DJ che si trovavano in una parte del pavimento rialzata.
Rude andò alla ricerca di Elena e disse che, se si fosse
imbattuto in Tseng, avrebbe trascinato anche lui.
Tifa rise di colpo nell’immaginare Tseng ballare in quella
specie di palco. Si sarebbe sicuramente rifiutato! Inoltre aveva avuto
sempre un comportamento autorevole nei riguardi dei suoi colleghi.
Nonostante Tifa non fosse per niente abituata a ballare così
al centro dell’attenzione, dovette ammettere che Reno aveva
una personalità davvero travolgente.
Malgrado fosse un ragazzo alquanto arrogante e provocatorio, con lei
era sempre stato gentile e rassicurante.
Ne era felice ed in poco si ritrovò a sorridergli e a
scherzare con lui.
Cominciò, involontariamente, a fare un paragone tra lui e
Cloud.
Entrambi dal fisico magro, ma ben allenato, dai capelli a punta e dagli
occhi chiari. Non erano molto diversi esteticamente. Certo, Reno era
decisamente più stravagante.
I grandi occhiali da sole sul capo, i capelli raccolti in un codino,
abbigliamento stile turk, ma più casual.
Ripensandoci, era sicuramente il suo tipo, rispetto a Cloud.
Allegro, vivace, arrogante, schietto…tutte caratteristiche
che non appartenevano a Tifa, ma di cui aveva bisogno. Reno sicuramente
l’avrebbe stravolta.
Le bastava vederlo ballare con lei quelle musiche a tratti ridicole a
tratti coinvolgenti per rendersene conto.
Lei aveva bisogno di ridere e di lasciarsi trascinare, come faceva
Reno.
Era grazie a lui se qualcosa era cambiato nella sua vita. Era passato
per settimane e settimane vicino la chiesa e alla fine le aveva
proposto quel lavoro.
Ora la sua vita era cambiata e se era merito di qualcuno, era proprio
del rosso.
Rise ancora una volta nel vederlo scatenarsi e improvvisare passi che
lei non avrebbe mai saputo imitare.
Cloud non le avrebbe mai potuto offrire una serata simile.
Sarebbe rimasto in un angolo a bere e mangiare.
Non l’avrebbe mai trascinata in pista. Non avrebbe mai
chiamato il suo CD personale ‘Spike-Head in the
sky’ con tanto di foto da gran figo accanto.
Forse era quella sua voglia incredibile di dimenticare che la portava a
credere che, forse, Cloud non fosse mai stato l’uomo adatto a
lei.
Tifa non era determinata e tosta come lasciava tutti credere.
Era per lo più riflessiva, dolce e, sebbene non lo desse a
vedere, anche piuttosto introversa.
Il biondo era rude, chiuso in sé stesso e problematico.
Lo amava e lo trovava terribilmente attraente anche per il suo
carattere impossibile, ma aveva davvero bisogno di un uomo da
‘accudire’ , lei che aveva già di suo
sofferto così tanto?
Non era forse meglio un uomo che le facesse dimenticare tutto e che la
stravolgesse?
Decise di non pensarci.
Se Reno fosse il suo ragazzo ideale oppure Cloud, era sicura che
ciò di cui aveva bisogno in quel momento era essere in
compagnia della personalità elettrizzante di Reno.
Rimasero a ballare per molto tempo, non si accorse nemmeno di quanto ne
fosse passato effettivamente. Sentì solo un caldo terribile
che la costrinse a fermarsi.
“Tutto okay?” le chiese il rosso.
“Esco solo un po’ fuori al balcone per prendere
aria.”
“T’aspetto, eh!” le disse lui. Tifa
annuì e si avvicinò alla grande balconata.
Non appena uscì una lieve brezza le accarezzò il
viso facendole provare un brivido che le portò piacere.
Scostò i capelli dal viso e si sentì
già meno accaldata.
Si poggiò sulla ringhiera e guardò il cielo
distrattamente. Era una serata davvero bella. Quasi magica.
Sospirò e rimase chiusa in un silenzio così
piacevole dopo tutto quel tempo in pista.
“Così Reno è riuscito a coinvolgere
anche te?”
Una voce virile l’attrasse immediatamente e girandosi appena
vide che affianco a lei c’era proprio Tseng.
Rimase con gli occhi spalancati per una manciata di secondi, poi
riuscì a proferire parola.
“Tseng!”
Lui le sorrise e lanciò via la sigaretta che stava fumando.
“Ti sorprendi che sia qui?” le chiese.
“No, cioè…sì! Sono sorpresa.
Non sembri tipo da feste in discoteca.” Disse lei onestamente.
Tseng rise leggermente e la guardò con i suoi bellissimi
occhi neri.
“Me lo dicono in molti.”
Si sentì felice di trovarsi affianco Tseng. Lui era sempre
così impeccabile, tranquillo e rigoroso.
Era una figura davvero rassicurante.
Stava appena cominciato ad aprir bocca per parlargli, quando vide alla
sfuggita una ragazzo biondo vestito con qualcosa di bianco.
Sbandò nel vederlo e le mani si ghiacciarono di colpo.
“Stai bene? Hai uno strano pallore…”
“Io? No, no! Ho una carnagione cadaverica di mio.”
disse colta alla sprovvista mentre perdeva di vista il ragazzo.
Non c’era nulla da fare, stava attendendo Rufus dal primo
istante in cui era entrata in quell’edificio.
Dovevano parlarsi, dirsi qualcosa. Eppure lui non c’era e la
festa era iniziata da un pezzo.
Si sentì sconfortata.
Sapeva che si sarebbe sicuramente adirata se solo lui avesse preso a
beffeggiarsi di lei come suo solito, eppure era ancora più
terribile pensare che lui non sarebbe proprio venuto.
Tseng si accorse dello stato d’animo di Tifa e
cominciò a guardarsi intorno sperando di cogliere il motivo
di quell’improvviso malumore, anche se, dopo la conversazione
avuta nell’ufficio con Rufus, immaginava di cosa si
trattasse. Avrebbe voluto parlare, effettivamente. Però non
voleva turbarla dicendogli la sua su come vedeva la loro nascente
relazione ormai palese ai suoi occhi. Inoltre non erano affari suoi e
nessuno gli aveva chiesto alcun consiglio. Per questo rimase in
silenzio aspettando che fosse Tifa a riprendersi da sola.
“Ehm, io vado. Penso che Reno stia in pista ad
aspettarmi.”
Tseng annuì e la osservo mentre si allontanava inoltrandosi
dentro il locale. Sapeva bene che non stava tornando da Reno. Sperava
di incontrare lui…
…Era lui?
Oppure no?
Accidenti!
C’è troppo casino…
“Ehi.”
“Uh?”
Si girò e vide un giovane sui trent’anni
avvicinarsi.
“Sei la tipa di cui si parla, la segretaria di Rufus Shinra,
vero?” il suo tono era piuttosto irritante.
Tifa preferì rigare dritto e non dargli proprio corda, ma
questi insistette ulteriormente.
“Dai, non fare la difficile. Tanto sappiamo che
‘tipa’ sei.”
“Che ‘tipa’ sono cosa?” si
fermò buttando i piedi a terra e lo guardò dritto
negli occhi, fulminandolo con lo sguardo. L’uomo
sbandò.
“Che succede qui?”
Reno era sopraggiunto.
“N-niente.” Lo sconosciuto si allontanò,
turbato e rendendosi conto che non era il caso fare storie davanti Reno.
Tifa si rasserenò, e prese ad accarezzarsi i capelli.
“Qualsiasi cosa ti abbia fatto, si vede che è un
idiota. Vieni?” le porse gentilmente una mano.
Tifa l’afferrò, grata che quella sera fosse
davvero un perfetto cavaliere.
“…e ora si balla sui tavoli!”
“Sui…cosa?”
La tirò su e si ritrovarono in piedi su uno dei tavolini
bassi presenti vicino la pista.
“Il proprietario non si arrabbierà?”
disse confusa mentre Reno si dimenava.
“Basta che non scassiamo niente e vedrai che non lo
saprà neanche.”
“ Reno…” gli sorrise.
“Sì, d’accordo.”
In tutto quel caos, Tifa riuscì a distinguere una voce.
Quella voce profonda, suadente, arrogante…
La voce di chi l’aveva ammaliata ed aveva cambiato il suo
mondo.
Si girò e lui era lì.
Rufus Shinra era in fondo alla sala, con le braccia incrociate, che
guardava verso di lei con il suo sorriso beffardo di sempre e quegli
occhi penetranti e magnetici.
Fu un attimo, un secondo, che sembrò durare
un’eternità.
La stava guardando.
Lui rimase in quella posizione un po’, poi prese a camminare
distogliendo lo sguardo ed inoltrandosi nella folla assieme ad altri.
Mentre scompariva, ebbe la sensazione che si voltasse verso di lei
un’ultima volta ammiccando.
La bruna rimase incantata, fissa a guardare nella direzione in cui
l’aveva visto sparire.
Era venuto.
Era venuto ed aveva fatto in modo che lei se ne accorgesse.
Anche lui…voleva rivederla?
Ripensò al biglietto che le aveva lasciato mentre dormiva
nel suo ufficio.
CI VEDIAMO STASERA, CARA.
Istintivamente scese dal tavolino e fece per buttarsi tra la folla e
seguirlo, ma Reno la bloccò prontamente.
“Dove stai andando?”
“Lasciami. Torno subito.”
Il rosso la lasciò, sentendo uno strano amaro in bocca.
***
Non mi dire che
l’ho perso. Deve essere qui, lui…
Si guardò attorno, ma la confusione era tanta.
Pensò dove avrebbe potuto cercare uno come Rufus. Le venne
in mente la balconata dove era stata poco prima con Tseng.
Chissà perché, pensava che anche Rufus sarebbe
stato attratto come lei da quell’ampio terrazzo.
Non sbagliò, perché lui era lì per
davvero, che conversava con dei dipendenti.
Lo vide sbirciare dentro il locale con la coda dell’occhio e
fu allora che anche lui la vide.
Ebbe quindi la certezza che anche lui volesse incontrarla.
Rufus congedò velocemente le persone che aveva attorno a se
e i suoi seducenti occhi azzurri furono tutti per lei.
[…]
Chiedo venia!! Questa volta non sono riuscita a rispondere ai vostri
commenti! (altrimenti avrei dovuto ritardare ancora la pubblicazione e
chissà quando avrei trovato il tempo T.T)
E' già un miracolo che sia riuscita ad aggiornare.
Sono così
indaffarata...ma li ho letti tutti e...grazie!! Grazie per il sostegno!
Davvero! Siete voi che mi incoraggiate a continuare!
Al prossimo aggiornamento non mancherò di rispondervi!
Promesso!
Mi sono data da fare con
questo capitolo che infatti è uscito un bel po' lungo. Spero
vi piaccia!
Già non vedo l'ora di mettermi al lavoro per
descrivere la seconda parte della serata con il caro Rufus XDDD
Un bacione!
FiammahGrace
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Capitolo 13 *** capitolo.13 ***
CAPITOLO 13.
Rufus congedò i dipendenti coi quali stata conversando e si
rivolse a Tifa con quell’espressione beffarda di sempre.
Era vestito, come al solito, di bianco e di nero. La giacca da lavoro
bianca, lunga fino ai fianchi, i pantaloni neri e una camicia
coordinata, molto avvitata, con la cravatta dello stesso colore.
Inutile dirlo, Rufus aveva buon gusto e sapeva sempre come presentarsi.
Guardò Tifa penetrante, quasi come se aspettasse prima la
sua mossa.
La ragazza sentì come se il respiro le mancasse.
Più lo guardava, più si perdeva nei suoi occhi e
sentiva di sprofondare.
Rufus era capace di attirare a sé tutte le attenzioni di chi
aveva di fronte. Sembrava come se non si potesse scappare da lui
perché poteva controllarti ed intrappolarti così,
con solo uno sguardo.
Questa sensazione la impauriva. Non era abituata a perdere il controllo
di sé.
Preferiva sempre avere il controllo della situazione, della sua mente,
dei suoi sentimenti…perchè la faceva sentire
più forte.
Con lui il suo castello crollava, come se fosse stato fatto di
cartapesta.
Rufus poggiò su un tavolino lì vicino il
bicchiere che aveva in mano e leggiadro ritornò a Tifa,
guardandola in qualche modo intenerito.
“Ciao.”
“Ciao.” La ragazza fu solo capace di ricambiarlo
pateticamente.
Rufus capì che il primo passo spettava a lui.
Non gli era facile questa volta, non dopo quello che era successo.
Da un alto si sentiva ancora in colpa per averla aggredita a quel modo,
e non solo. Anche di averle messo le mani addosso.
Dall’altro, la odiava.
La odiava perché quando finalmente avevano fatto un passo in
avanti, lei era scappata rifiutandolo.
Ebbene, Rufus odiava essere rifiutato.
Detestava molte cose, ma questa era una di quelle che più lo
turbava. Essergli detto no a prescindere.
Lei non era la sola ad aver sofferto, no.
Se aveva reagito a quel modo era perché anche lui era sotto
pressione.
Perché sapeva che Tifa aveva pensato solo a se stessa e non
aveva mai neanche sospettato che anche lui avesse voluto quel momento.
Quella sera quando finalmente aveva potuto toccare le sue labbra senza
prenderla di sorpresa, sentire il suo corpo muoversi sul
suo… e lei lo aveva voluto, finalmente.
La amava?
Rufus non si chiedeva mai questo genere di cose.
Se lo desiderava, andava bene. Non si era mai interrogato
più profondamente. Non era nel suo carattere. Pianificare,
prevedere le mosse del suo avversario e
combatterlo…così era Rufus. Il perché
non era importante.
La stessa cosa era con Tifa. La sua “nemica”.
“Ti va?”
Tifa alzò lo sguardo.
“ ‘Ti va?’ che cosa?”
“Ti va di ballare con me?” disse suadente come solo
lui sapeva essere.
Tifa sgranò gli occhi e le sue labbra si contorsero in un
sorriso sconvolto, ma molto spontaneo.
Mise le mani sui fianchi e dondolò con la testa.
“Ti sembra il momento?”
“Siamo ad una festa. Cosa altro dovremmo fare?”
“Per te è tutto così facile?”
disse sinceramente, con dolcezza però.
“Se lo vogliamo, tesoro.”
Detto questo le si avvicinò e prese la mano che lei aveva in
vita. Fece per portarla con sé dentro e stranamente lei non
oppose resistenza e lo seguì.
Senza darlo a vedere, era rimasto sorpreso. Non pensava che Tifa si
fosse ammansita così visti gli ultimi giorni di fuoco che
c’erano stati tra i due.
La musica della pista attirò la sua attenzione. Era molto
dolce e armoniosa, in perfetto contrasto con i sentimenti che turbavano
Rufus e Tifa già da un po’.
“Un ballo lento…va bene lo stesso?” le
disse posizionandosi di fronte a lei, senza lasciarla.
“Non mi importa particolarmente.”
“Guarda che non l’ho premeditato.”
Sorrise cercando di strappargliene uno anche a lei.
Suo malgrado, Tifa cercò di ricambiarlo, ma non le veniva.
Non sapeva mascherare i suoi sentimenti, se aveva un rospo in
gola doveva sputarlo. Se no l’angoscia era capace di turbarla
per giorni, finché non veniva poi fuori da sola, il
più delle volte nei momenti sbagliati.
“Senti, io credo dovremmo parlare.”
“Ah, sì? E di cosa?” rispose lui mentre
faceva per impostare i passi del ballo.
“Uffà! Sai benissimo cosa.” Disse lei
fingendosi spazientita.
“E’ meglio allora che non ti dica a cosa sto
pensando.” Sogghignò.
“Perché?” chiese ingenuamente lei, poi
improvvisamente focalizzò che aveva Rufus di fronte e non le
fu difficile capire che stava beffando. “Ma va al diavolo!
Non si può parlare seriamente con te!”
Si girò e fece per andare via, ma già sapeva che
Rufus l’avrebbe fermata per cui, non appena lui la
voltò verso di sé, lei era già
ritornata di fronte a lui.
“Ma perché dobbiamo fare sempre
così?” disse Rufus.
“Sei un diavolo!”
“Non è così male ballare col diavolo
allora. Dico bene?”
“Smettita. Non è così
semplice.”
“Sì che lo è. Basta mettere le mani
sulla vita e lasciarsi andare…”
Tifa lo guardò penetrante.
“Sei proprio un diavolo.”
Rufus rise e per qualche secondo rimase in silenzio.
Quando erano soli, senza nessuno, c’era un’energia
che li univa e li faceva sentire vivi finalmente. Vivi come non mai,
come se nella vita non avessero aspettato che questo.
Allora perché chi erano era così importante?
Perché ciò che rappresentavano rendeva le cose
così difficili?
Se fossero stati semplicemente Rufus e Tifa le cose sarebbero cambiate?
Oppure questa era una condanna che li avrebbe perseguitati per sempre?
Ma era davvero così importante, dopotutto?
“Perché?” chiese con tono caldo.
“Perché cosa?”
“Le cose sono più semplici di quanto credi, cara.
Tu mi vuoi, non è vero?” le sfiorò il
mento con le dita.
“C-Cosa?” sbandò imbarazzata cercando di
contenersi. Ormai era risaputo che Rufus era capace di mandarla
completamente in escandescenza, per questo subito cercò di
porsi al riparo. “Abbiamo già chiarito questo
punto.”
Malgrado i suoi sforzi, la bruna arrossì di colpo.
“A-ah!”
“Che c’è?”
Rufus la guardò furtivo alzando le sopracciglia.
“Ti odio!”
“Vorrei non smettessi mai di ripetermelo.” Disse
sarcastico.
“Ne ho per quante ne vuoi: ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti
O-D-I-O.” disse non trattenendo facilmente le risate.
Rufus la guardò penetrante e fece scorrere la mano che aveva
sui fianchi della ragazza fin sopra le spalle di lei e prese ad
accarezzarle il collo.
Premette leggermente fino a costringerla a poggiarsi sul suo
petto, poi l’abbracciò e continuò a
dondolarla seguendo il ritmò della musica di sfondo.
Tifa si sentì inquieta, ma la vicinanza del suo bel
presidente in qualche modo sembrò calmare finalmente tutta
quella burrasca che albergava nel suo cuore, e si sentì
rasserenarsi finalmente. Come se fosse pervasa da un calore benefico.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da lui, non curante
di essere giudicata, non curante di nulla.
Improvvisamente la musica finì, ma i due erano ancora
lì. Fu stranamente Rufus a fermarsi e a sussurrarle
all’orecchio che era meglio andare.
Il suo respiro sulla sua pelle…era una sensazione che le era
mancata così tanto.
Lui la prese per mano ed andarono ad appartarsi su uno dei divani posti
infondo alla sala.
“Ti va qualcosa?”
“No…sto a posto.”
“Ah, sì? Io invece sto morendo di fame. Non ho
toccato cibo oggi.” Disse onestamente Rufus.
“Che bella notizia…” lo
riproverò lei non capendo perché Rufus si
trascurasse tanto.
“Dai, evitami le prediche. Porto qualcosa anche per
te.”
Tifa lo guardò mentre si allontanava per avvicinarsi al
buffer.
Era leggiadro e molto elegante. Rufus sembrava davvero un principe.
Peccato che fosse un gran bastardo.
Eppure, non lo avrebbe voluto diverso.
Più passava il tempo e più cominciava a pensare
che era proprio di una persona così diversa da lei di cui
aveva bisogno. Ne aveva bisogno per cambiare vita, per guardare altrove
finalmente.
Certo, con Rufus il passo sarebbe stato decisamente grande!
Però quell’atmosfera, il suo caldo
abbraccio…in quel momento l’aveva resa
“buona” e li per li pensò che Rufus non
era male e non voleva mandare tutto all’aria con lui.
“Ecco qua.” Rufus si sedette e poggiò
sulle gambe un sostanzioso piatto di fritture e schifezze di vario
genere.
“Tutta questa roba?!” Tifa guardò
sbigottita quel piatto.
“Sei tu che ti ostini a pensarlo, ma guarda che io
mangio.” Rispose lui fiero.
“Sì, ma questa robaccia! Così non solo
non stai bene, ti viene anche il colesterolo!”
“Tifa…la vita è breve.” Disse
con tono molto ironico. “Ricordi il mio discorsetto quella
sera in cui noi…”
“Piantala! E comunque…quel discorso coprirebbe
anche abbuffate di questo tipo!?”
“Uhm…” rilfettè il biondo
mentre metteva in bocca un arancino.
“…Sì, direi di sì.”
La bruna si rassegnò e scosse la testa cercando di farsene
una ragione. Poi allungò una mano sul piatto, al che Rufus
glielo allontanò.
“Cosa stai facendo?”
“Adesso li vuoi, eh?”
Tifa lo guardò con odio, poi prese a dimenarsi come una
ragazzina che pretendeva il suo giocattolo.
“Sei antipatico, Rufus! Dammelo! Voglio una
patatina!!”
Rufus non faceva che far passare il piatto da una mano
all’altra proprio per impedirle di avvicinarsi. Questo non
fece altro che far scaldare Tifa che a un certo punto
allungò le gambe e si mise a cavalluccio sopra di lui
bloccandogli entrambe le braccia come insegnatole dal maestro Zangan.
“Ahi! Così non vale.” Disse Rufus
divertito.
“Evvai!” Tifa prese il piatto e soddisfatta
cominciò a mangiare uno dopo l’altro un
po’ tutti i tipi di frittura.
“Però non ti sembra eccessivo stare seduta sopra
di me in questo modo proprio davanti a tutti i miei
dipendenti?”
“Eh?”
Tifa si guardò e subito fece per scostarsi da sopra di
lui, imbarazzatissima di essersi posizionata in maniera
così ambigua. Al contrario, Rufus la trattenne per i fianchi
e la avvicinò a sé ancora di più
facendola fare di tutti i colori.
“S-smettiva! Mi stai facendo vergognare!”
Tanto si dimenò che alla fine il ragazzo fu costretto a
lasciarla andare. Tifa si ricompose, aggiustandosi la gonna che se
n’era decisamente salita.
“Ehi, non ti sei mica offesa?” subito intervenne
Rufus che ormai conosceva la suscettibilità della ragazza.
“Rufus, io…”
“Non dire ‘io’ , ti prego.” Il
biondo poggiò una mano sulla fronte buttandosi
all’indietro e fingendosi disperato. “Finiamo
sempre per fare discussione.”
“Rufus, ma io devo saperlo. Noi, non…non possiamo
continuare così. Possibile che non lo capisci?”
Rufus sbirciò tra le dita che aveva sul viso e la sua
espressione si fece quasi scocciata.
“E’ così importante per te?”
“Certo che lo è! Non facciamo altro che litigare,
poi ci avviciniamo, siamo poi anche
stati…stati…”
“…assieme?”
“Sì.”
Ci fu silenzio e per qualche secondo nessuno dei due seppe cosa dire.
“Vuoi sapere se ti amo?”
Tifa si pietrificò.
Lo guardò intensamente non riuscendo a formulare alcun
pensiero di senso compiuto.
Non si aspettava che Rufus avrebbe mai detto una cosa del
genere. Continuò ad osservarlo e il suo cuore
cominciò a palpitare forte, non sapendo se voler conoscere
davvero quella risposta.
Dal canto suo, Rufus cominciò a ridere.
“Che faccia che hai fatto, dovresti vederti.”
“C-che faccia..?” Cercò di impostarsi
diversamente, ma era davvero sconvolta
perché…perché Rufus aveva decisamente
fatto centro.
Lui non girava mai attorno ad un argomento.
Andava dritto al sodo.
Per questo sapeva sempre spiazzare il suo avversario e prenderlo alla
sprovvista.
Però non capiva.
Perché aveva detto una cosa del genere senza poi neanche
risponderla?
Non che volesse che le dicesse di amarla, però neanche
esporsi così per poi lasciare tutto al dubbio.
Lo esaminò e cominciò a pensare se Rufus fosse
davvero in grado di amare una persona.
Ripensava a Tseng e a tutte le volte che le aveva detto che Rufus ormai
viveva per il suo lavoro, e che non aveva certo avuto una famiglia
esemplare.
Si domandò se nonostante questo, lui…
“Vuoi vedere come faccio il riccone e mi accendo la sigaretta
con una banconota da dieci guil?”
“Cosa?” Tifa rimase scettica per i suoi pensieri
interrotti bruscamente da una affermazione tanto idiota.
“Rufus, non fare lo stupido!”
Lo vide sorridere aspramente e estrarre il portafoglio dalla tasca
posteriore dei pantaloni, al che Tifa gli fermò il braccio.
“Uffà! Sei proprio noiosa!” il ragazzo
la guardò imbronciato, quasi come quei bambini a cui
è stata rifiutata una esibizione della quale vanno fieri.
Poi improvvisamente sorrise e diede un paio di botte sulla testa di
Tifa che lo guardò sconcertata.
“No, non ti posso tenere il broncio. Anche se la sigaretta ha
un altro sapore con i soldi.”
Tifa sbuffò rassegnata. “Guarda che non farai
colpo comportandoti così.”
“Peccato.” Disse ironico e la guardò con
i suoi occhi profondi. “Però ti piaccio
ugualmente, vero?”
Tifa sorrise e scostò una ciocca di capelli dal viso.
“Chissà…!”
“Come chissà?!” il presidente fece il
finto offeso ed incrociò le braccia.
Osservandolo, Tifa notò l’ora
sull’orologio sul polso di Rufus e scattò in piedi.
“Cazzo, mezzanotte!”
“Che c’è, perdi la carrozza?”
le si rivolse sarcastico.
“Non fare il cretino. E’ solo che è
tardi. Ho da fare domani e devo anche andare a lavoro.”
“Dai, Tifa. Non vorrai farmi credere che vai già a
letto a quest’ora?”
“Beh, che tu ci creda o meno, io vado.”
Detto questo, si avviò fuori dalla sala lasciando Rufus di
stucco, che per niente si aspettava di vedere Tifa andare via
così. Per questo si alzò di scatto e le corse
dietro.
“Dove vai?”
“Sto cercando Reno. Mi da lui il passaggio.”
“Beh, che problema c’è? Te lo do io uno
strappo ad Edge. Sto con la macchina.”
Tifa tentennò e portò una mano sotto il mento.
“Ma tu vuoi restare ancora quì, no?”
“Tifa, per favore! Perché credi che mi
interessasse venire stasera?”
Le ammiccò e Tifa ebbe un tonfo al cuore.
Rufus le avvolse un braccio sulle spalle e prese a giocherellare con le
chiavi della macchina facendole roteare sull’indice.
Percorsero il locale e in poco tempo furono già fuori.
Il giardino fuori era immenso ed infondo a Tifa dispiacque di doversene
andare così. Magari ci sarebbe tornata un giorno, per
visitare il posto come si doveva.
“E’ tutto apposto?”
“Uh? No, scusa. Mi ero fermata a guardare il giardino, tutto
qua. Non avevo notato fosse così grande.”
Rufus la guardò intensamente e sembrò pensare
qualcosa.
Infatti la ragazza lo vide tentennare e poi prenderla per mano e
portarla in direzione del giardino.
La bruna li per li avrebbe voluto fermarlo, dicendogli che non era
importante, ma vedere quel posto la incantò davvero e ben
presto la fretta che aveva prima scomparve completamente.
Il prato era umido e ben tagliato, con tantissime aiuole floreali. Vi
erano anche diverse fontane, tutte molto grandi e dal design davvero
particolare.
Tifa si sedette sul marmo di una di queste e si lasciò
trasportare dal romanticismo di quel posto. Rufus l’assecondo
e si postò vicino a lei, rimanendo però in piedi.
“Grazie.”
“Aspetta a ringraziarmi.”
Appena detta questa frase, si sentì un boato.
Si girò e vide alle sue spalle dei bellissimi fuochi
pirotecnici.
Era davvero bellissimi. Molto colorati e luminosissimi.
Tifa portò le mani alla bocca e si rivolse a Rufus.
“Ti prego, dimmi che non li hai fatti fare tu
apposta.”
“Eh, eh, eh. Mi spiace.” Il ragazzo ammise.
“Però sapevo che li avrebbero fatti intorno alla
mezzanotte e devo dire che anche io li vengo sempre a guardare da
qui.”
Le luci dei fuochi illuminavano le figure di Rufus e Tifa che si
facevano di tutti i colori.
Prima giallo, poi rosso, poi viola…era
un’atmosfera da favola, e loro non facevano che guardare
assieme nella stessa direzione.
Ad un tratto Rufus girò lo sguardo, e sentendolo, Tifa fece
lo stesso.
In quel momento, specchiarsi nei suo occhi, era la cosa più
bella che potesse immaginare.
“ATTENZIONE! Questo è Grande!!”
La voce esuberante di Reno si poteva sentire anche da lì.
“Reno? E’ lui che fa i fuochi?”
“No, però spesso porta quei bei esplosivi
che…ti consiglio di tapparti le orecchie.” Infatti
il ragazzo poggio le mani sulle orecchie e Tifa lo imitò,
non capendo e…un boato simile all’esplosione di
una dinamite rimbombò per tutto il quartiere, facendola
balzare in piedi per lo spavento.
“Oddio mio!! Ma è pazzo?!” disse
scherzosamente, ma non troppo.
Però tanto la botta era stata grande quanto era la
spettacolarità dei fuochi che aveva generato.
Rimase incantata a guardarli, senza stancarsi di tenere la testa alzata
già da qualche minuto.
“Tifa, vogliamo andare?”
“Sì…” disse mentre i fuochi
finivano.
Rufus aprì la macchina e si mise al posto di guida. La bruna
si sedette accanto a lui e mise la cintura.
“Dove ti porto, tesoro?”
“Solito posto.”
“Casa mia?” le disse scherzoso guardandola dallo
specchietto.
“Ah. Ah.” Disse asciutta. “Casa
MIA.”
“Okay. Casa MIA.”
“No! Intendevo
‘mia’…uffà! Ma tu prendi
sempre per culo!” sbuffò facendogli una boccaccia.
Rufus rise e mise la marcia per partire.
[…]
Più volte aveva costatato che Rufus aveva una splendida
guida.
Calma, silenziosa…avrebbe potuto addormentarsi lì.
Sbirciò verso di lui.
Era davvero bello quando guidava.
Aveva il viso serio e rilassato. Le illuminazioni della
città che scorrevano sulla sua figura creavano su di lui un
gioco di luci splendido.
Non si rese neanche conto per quanto tempo, effettivamente, rimase a
guardarlo.
Di lì a poco, però, arrivarono nel quartiere dove
abitava Tifa.
“Lasciami qua, va bene. Così ti eviti di fare
tutto il giro.”
“Non ti preoccupare.”
Tifa non insistette. Dopotutto, anche a lei faceva piacere restare con
lui ancora per un po’. Aveva la testa completamente vuota e
finalmente, dopo settimane di agonia, si sentiva completamente
rilassata.
Per di più, aveva fatto pace con Rufus, e ne era felice.
“Sei sveglia?”
“Sì che sono sveglia.” Gli sorrise
costatando che erano arrivati e lui aveva già fermato la
vettura.
“Grazie.”
“E’ il minimo.”
Rufus scese velocemente e con tempismo aprì lo sportello
della ragazza porgendole la mano.
“Uhm…sei un po’ troppo gentile
oggi.” Lo punzecchiò lei.
“Beh, devo farmi perdonare.”
Tifa lo guardò cercando di capire.
“Scusa.” le disse dolcemente mentre
l’aiutava ad alzarsi.
Tifa rimase sorpresa, più che da quelle parole, dalla voce
di Rufus, che era infinitamente dolce.
Il ragazzo portò una mano verso il viso della ragazza e col
dorso le accarezzò una guancia, facendo poi scivolare le
dita sul mento.
La guancia che le aveva colpito, che era così
soffice…e bella.
La bruna istintivamente schiuse le labbra alzando il viso verso di lui.
Il respiro di Rufus, i suoi occhi, il suo corpo…
Lo desiderava. Lo voleva.
Il bel presidente la guardò non riuscendo ad ignorare quelle
irresistibile labbra che ai suoi occhi lo invitavano ad avvicinarsi.
Sbirciò un attimo alle spalle di lei, sorrise, e poi
dolcemente si avvicinò premendo le labbra sulle sue.
Le massaggiò con movimenti lenti e sinuosi, aprendole pian
piano la bocca fino a rendere sempre più passionale quel
bacio.
Tifa non trattenne più le emozioni e si aggrappò
alla sua giacca stringendola sempre più forte.
Le sensazioni che provava quando lo aveva con sé erano
sempre così forti da farle dimenticare tutto.
Sapevano prenderla, conquistarla, devastarla… fino a non
volere più altro.
Rufus era il suo dolce oblio, nel quale lei si abbandonava e del quale
ne aveva sempre più bisogno, sempre di
più…
Improvvisamente ebbe il bisogno di fermarsi. Le mancava il respiro.
Rufus la assecondò e lentamente si scostò da lei.
Qualcosa però turbò la ragazza.
Gli occhi di Rufus…
Avevano uno strano scintillio negli occhi. Vide dipinto sul suo volto
quell’espressione beffarda inconfondibile e lo vide lanciare
uno sguardo alle spalle di lei.
Istintivamente la ragazza si girò. Sgranò gli
occhi non potendo credere a ciò che vide.
Cloud Strife.
Tifa rimase incredula, pietrificata, con lo sguardo perso verso di lui
e la mente completamente annebbiata.
Cosa…cosa diavolo ci faceva lì?
E…Rufus?
Guardò il biondo presidente che sembrava sul punto di ridere
di brutto.
Lo guardò con odio, un odio così profondo che lo
avrebbe fulminato se avesse potuto.
Inaspettatamente, però, fu proprio Cloud il primo a prendere
parola e a scagliarsi verso di loro.
“Tifa, cosa cazzo significa?”
Rufus intervenne parandosi davanti a lei. Mise le mani in tasca e prese
a guardarlo dall’alto verso il basso con fare sprezzante.
“Che vuoi, Strife?”
“Non metterti in mezzo Shinra!” gli urlò
contro Cloud.
“Perché ti innervosisci?”
“Rufus, non…” cercò di
intervenire Tifa, ma Cloud già era pronto a rispondere.
“Che diavolo vuoi da lei?”
“E tu che diritto hai di intervenire in affari che ormai non
ti riguardano?”
Senza che il biondo presidente potesse proteggersi in nessun modo,
Cloud gli scagliò contro un pugno in pieno viso che lo fece
barcollare per qualche attimo. Rufus vi portò una mano sopra
e questa velocemente si intinse di rosso.
“Rufus!” Tifa si piegò verso di lui, ma
Rufus l’allontanò e, incurante del sangue che gli
scorreva dal labbro e dal naso, cominciò a ridere di cuore.
“Sei patetico, Strife! Hai scelto la tua donna, e adesso vuoi
lo stesso stare con tutte e due?”
“Ne vuoi un altro?” ringhiò il ragazzo
dai capelli a punta ormai completamente fuori controllo.
“Adesso basta!” Tifa si diresse verso Cloud e lo
prese per un braccio strattonandolo via, mentre Rufus continuava a
provocarlo.
“Ma sì, forza! Avanti. Vuoi fare il grande uomo?
Ma guardati. Non sai nemmeno essere coerente con le scelte che hai
fatto! Tifa non è intoccabile, mio caro.”
“Rufus smettila!!” Gli urlò contro la
ragazza, mentre ormai erano già fuori dalla sua portata.
Lo portò in una traversa e sbatté Cloud contro il
muro.
“Si più sapere che ti è
venuto?!”
“Tu che cazzo stavi facendo?!”
“Io…” Tifa per un attimo si
sentì a disagio.
Stava baciando Rufus…lo aveva fatto e Cloud era proprio
lì, e li aveva visti.
Provò una morsa al cuore e si sentì profondamente
male. Poi improvvisamente le si parò nella mente
l’immagine di Aerith e tutta l’angoscia di rivedere
Cloud proprio in una circostanza simile svanì, facendola
andare su tutte le furie.
“Io…non ho niente di cui giustificarmi!!”
“Capisco che sei sconvolta. Ma cazzo! Con LUI?!”
“Sconvolta? Cosa credi? Di essere solo tu al centro della mia
vita?!”
“Mi fai schifo, Tifa. Ti sei lasciata abbindolare da uno come
Rufus Shinra!”
“Come puoi giudicarmi così? Tu non sai
niente!”
“Ho visto abbastanza e ti stai vendendo come una
puttana.”
“Che cosa?!”
“Sai bene chi sia quella persona, e lasci che ti usi in
questo modo?! Mi deludi proprio!”
Tifa sentì ribollire il sangue nelle vene.
“Sta zitto!!”
Lo guardò gelida, fulminandolo con lo sguardo.
Gli occhi di Tifa pietrificarono Cloud, che per un momento si
azzittì senza sapere che dire, provando un insolito
turbamento. Forte ed insopportabile perché a farlo era stata
lei, la donna che aveva amato…e che non perché
aveva scelto Aerith non amava più.
Quello sguardo insostenibile però lo fecero alterare.
Perché era lo stesso di quel bastardo.
“Ma guardati, ti ha anche addestrato bene. Brava. Impara
anche ad atteggiarti come lui.”
“Cloud, adesso basta! Sparisci!”
“Toglitelo dalla testa. Giuro che lo ammazzo se lo vedo
ancora con te!”
“Vattene!” gli urlò ormai fuori
controllò.
Cloud diede un fortissimo calciò ad un bidone che si
rovesciò a terra. Tifa nascose il viso far le mani mentre
Cloud correva via, indignato.
Sigh…
Sigh….
Lui non sa niente! Non
è giusto! Non è giusto!!
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo ma non pensava
sarebbe stato così. E adesso? Cosa doveva fare?
Si lasciò prendere dallo sconforto, ma non voleva
più piangere per lui. Dove farsi forza e guardare in faccia
la realtà.
Girò i tacchi e ripercorse la strada fino a tornare verso
l’automobile di Rufus.
Il presidente stava poggiato sul cruscotto della vettura, con un
fazzoletto alla bocca per tamponarsi il sangue.
Quando vide Tifa venire con passò svelto verso di lui,
allargò le labbra in una sorta di sorriso, ma la sua
espressione cambiò radicalmente quando la mano della ragazza
lo colpì.
“Perché mi hai…”
“Brutto schifoso che non sei altro! Come hai potuto?! Come
hai potuto, bastardo!?!”
Cominciò a picchialo dandogli delle botte sul petto che
però non gli procurarono dolore.
Infatti la afferrò facilmente per i polsi e la
guardò dritto negli occhi.
“Okay, ho fatto un colpo basso. Ma il bacio era
sincero.”
In tutta risposta Tifa gli calpestò un piede, e Rufus, per
il dolore, fu costretto a lasciare la presa.
“Tu se non vieni sotto casa mia a supplicarmi di perdonarti
io non tornerò mai più da te!”
“Supplicarti?!”
“Esatto, caro mio! Stavolta l’hai fatta
grossa!”
“Aspetta un attimo.” La fermò mentre lei
stava facendo per andarsene. “Hai già dimenticato
cosa ti ha fatto? E cosa credeva? Che tu fossi intoccabile? Che nessun
altro uomo avrebbe potuto avvicinarsi a te se non lui? Da questo punto
di vista dovresti ringraziarmi. Forse adesso sa cosa ha perso, ed un
po’ di amaro in bocca lo ha finalmente provato anche lui
vedendoti con me, non credi? E’ stata solo una piccola
ripicca.”
Tifa ci pensò su ma era troppo in collera per valutare
obbiettivamente le parole di Rufus, per questo lo guardò
sprezzante e scandì bene le parole.
“Supplicare! Addio.”
Rufus rimase fermo a guardarla mentre lei si allontanava sempre si
più.
“Domani tanto tornerai.” Le urlò dietro
provocatorio.
“Speraci!”
“Tsk, Figurati! Supplicare? Io? A te? Stiamo
scherzando?!”
Sconvolto come non lo era da molto, si rimise in macchina e
partì, sperando di tornare presto a casa per dormire
finalmente.
[…]
Ringrazio
tutti per i sempre calorosissimi commenti!
Mi
dispiace che ultimamente sto aggiornando con tanta lentezza, il fatto
è che trovo poco tempo per scrivere.
Questa
fanfic almeno, alla quale tengo molto.
Questa
è una storia che non voglio buttare giù
così, per questo ci tengo a scrivere quando ho le idee ben
chiare in testa.
E
questo è un periodo un po’ no, diciamo.
Quindi
mi sto prendendo più tempo per ragionare e rendere sempre
accattivante questa storia che mi sta dando molte soddisfazioni.
Soprattutto
grazie a voi che mi sostenete!
Sicuramente
con l’estate sarò più costante, lo
prometto! Con le giornate più lunge e il tempo libero, sono
sicura riuscirò anche a completarla!
Giusto
per dire due parole in merito alla fic, vi dico che è stata
superata un’altra fase. Quella di Cloud.
Il
caro biondino non digerirà per niente bene questa relazione
(quanto sognavo di arrivare a questo punto xD).
Avevo
inizialmente deciso di non puntare troppo su Cloud dato che Tifa
è comunque sempre innamorata di lui, e temevo di poter avere
troppe difficoltà. Però voglio farlo!
Mettiamo
un po’ di triangolo xD
Ora
passo ai vostri commenti!
Shining leviathan:
accontentata con il capitolo 12! Rufus e Tifa si sono riavvicinati, ma
visto che sono cattiva li faccio allontanare di nuovo xD
Ma non preoccuparti, ormai sono presi l’uno
dall’altro. Bisticciano e tornano assieme, non riesco ad
immaginarli diversamente xD
Una rivista su Rufus….è il mio sogno *_* Vorrei
il remake di ff7 solo per poterlo guardare in tutte le sue angolature,
e non solo quel primo piano di Advent Children!!!
Bellissimo…ma solo quello e giusto qualche altro screen
ç___ç
Non è giusto!
Rufy che fa lo spogliarello *sbav*
Okokokokok…torniamo seri XD (si fa per dire)
Per il triangolo…mi hai preceduta!! Ebbene sì!
Come avrai letto col nuovo capitolo, è rientrato in scena
Cloud!! xD
E la situazione si complica ancora di più! Spero di
organizzare bene la cosa…^^
E già immagino il punto in cui lo saprà
Barret…perché lo saprà xDDD Un bacio,
alla prossima!
Marie16:
anche a me, da fan, la parte in cui lui si ferma a guardarla mi fa
sognare** E mi fa piacere sia piaciuta anche a te!
Perché va anche in contrasto col loro rapporto burrascoso, e
se non fosse così…è vero! Non
sarebbero loro!
Mi fa piacere che sia riuscita a rendere molto scenografico il
dodicesimo capitolo!! Era importante che le scene si potessero
immaginare…XD Per quanto riguarda Tseng, lui non credo si
metterà in mezzo, devo ancora decidere. Due paroline le
dirà, poi non so se approfondire di più.
Vedrò cosa mi esce^^
Più contrasti ci sono e a me più piace!
Ciaoo e grazie^^
Thembra:
Cloud
rosicheràààààààààààà!
Ehehheheeh! A me piace incasinare le cose xD Si capisce ormai. Rufus
diciamo che ha un lato dolce, ma Tifa lo provoca troppo e lui finisce
per essere più rude con lei. Anche in questo capitolo. Parte
che è quasi “adorabile” rappresentando
com’è di solito. E poi ecco che fa la bastardata!
Però ha fatto bene per me! xD Detto fra noi, io sono dalla
sua parte!! xD Spero che questo cap ti piaccia, alla prossima!! xD
Black_Thunder:
Beh, non è che la tratta come schiava, vuole solo umiliarla
un po’ perché lui si sente molto ferito. Il caro
Shinra non è abituato ad essere rifiutato. Ho fatto qualche
accenno a proposito in questo cap. Però è vero,
non ci riesce. Eeeh…anche lui si sta innamorando xD
Sull’entrata in scena di Rufus ci ho lavorato un bel
po’. Volevo una cosa classica ma che facesse il suo effetto e
sono contenta di esserci riuscita!^^ Il fatto della candela di Reno mi
è successo veramente xD Solo che io non l’ho
bevuta! xD Ero ad un locale, e c’era un bicchierino
graziosissimo!! L’ho pure alzato per annusarlo pronta a
chiedere cosa fosse e mi fermarono dicendomi che era una di quelle
candele liquide, non so se le hai mai viste! Che figura di..!! lasciamo
perdere xD
Ho voluto inserire quel paragone tra Cloud e Reno perché
effettivamente anche io, pur non supportando la RenoxTifa, penso che
Reno sarebbe il suo uomo ideale. Per la sua spensieratezza,
allegria…
Ed è per questo che poi io Tifa la metto con
Rufus…xD perché non è per niente il
suo uomo ideale!! xDDD E a me piace! Spero il cap ti sia piaciuto! Alla
proxima! W moonsunglasses!
Angeal:
Sì, sono d’accordo. E’ una questione
troppo lunga e i pareri sono molto discordanti^^ Meglio tralasciare^^
Comunque mi fa piacere ti piaccia la mia Tifa combattiva! Tifa deve
sapersi imporre con Rufus, non mi piacciono le ebete che pendono dalle
labbra dei loro innamorati anche se questi sbagliano
ò__ò
Mi fa piacere che la parte dello svenimento sia piaciuta anche a te *_*
Ne sono felicissima! Spero che hai gradito anche il continuo!! Un
bacione!!
Yurinoa:
xDDD Sì, comunque penso ci arriverò
abbondantemente a 20 capitoli. E di questo passo anche di
più. Devo farmi due conti sui punti che voglio trattare. Io
ho sempre pensato che comunque sarebbero stati una ventina in tot,
sì.
Mi fa piacere che ti stia piacendo la narrazione della storia. Anche io
ho sempre pensato che periodi bui, e incomprensioni siano
d’obbligo in una storia del genere. E sono contenta che
nonostante il fatto intristiscano un po’, comunque la lettura
sia piacevole. Il difficile in una long fic è sempre questo,
quello di essere costanti. E non cadersene. Ed io sto facendo il
possibile^^
Sono contenta che anche Reno ti sia piaciuto. Mi piace inserirlo di
tanto in tanto proprio per quel che hai detto: da un tocco di
ilarità! E ci voleva dopo il periodo buio di Ruf e Tifa.
Ciaoo un kiss!
OrihimeInoue:
Grazie Hime xDD Sai bene quanto tenga a questa storia e quindi quanto
mi faccia piacere sentire che la caratterizzazione dei pg sia buona!!^^
Cloud è un po’ insopportabile perché
chiaramente è visto dagli occhi di Tifa, che nella mia fic,
ora come ora, non vuole rivederlo! E come darle torto. Però
pian paino li riavvicino. Anche se da questo capitolo non sembra xD
Devo poi ammettere una cosa: non sai quanto tempo sono stata indecisa
se tagliare o no la scena dello schiaffo.
Anche io non è che Rufus ce lo vedo ad alzare le mani,
però li per li l’ho trovato così
nervoso mentre lo descrivevo che mi è venuto naturale.
Più che farla mandare a quel paese, o qualche offesa
più pesante, ho trovato più probabile che
scoppiasse. Ma lui stesso se ne è pentito perché
non fa mai cose di questo genere.
Spero che il continuo ti stia piacendo! Un kiss!!
Tifa_heart:
No xD Già ti anticipo che a Tifa non piace Reno. Forse il
contrario xD Quando ho descritto quella parte pensavo a qualcosa di
genuino, dove uno riflette su una persona che stima e che ammira per il
suo modo di fare. Ma niente di più. Invece per quanto
riguarda Tseng ci hai preso. Questo è un punto che
tratterò.
Mi fa piacere ti sia piaciuta la scena nell’ufficio di Rufus
xD E’ una scena che, da fan della coppia qual sono, piace
anche a me** Quindi sono contenta che abbia trasmesso la mia passione
anche a voi! Grazie!
Tifa_Lockheart:
eheheh…peccato che io voglia farli bisticciare di nuovo xDD
Però per poco questa volta! xD Si chiariranno subito! xD
Comunque mi fa piacere che questi ultimi due capitoli ti siano
piaciuti! E anche io adoro le scene con le feste quindi ci tenevo ad
inserirne almeno una!! L’avevo in mente da non so quanto ed
aspettavo solo il momento giusto per inserirla. Spero ti sia piaciuta
nonostante il finale. Ciao e alla prossima!!
The one winged angel:
Mi fa sempre piacere quando i miei lettori mi recensiscono!
E’ una prova più concreta del fatto che stiate
seguendo la mia fic e mi invoglia tantissimo a continuare e a darmi da
fare! Quindi grazie per aver deciso di recensirmi e per avermi seguita.
Mi lusinga sapere che questa sia una delle migliori Fanfic RufusxTifa
che tu abbia letto! La cosa mi riempie il cuore di gioia
perché ci sto lavorando molto su questa storia e ragiono
sempre tantissimo su ogni capitolo che scrivo! Sentire questo mi rende
quindi molto felice. Grazie! E se ti piacciono le cose complicate,
siamo a cavallo perché farò il possibile per
rendere questa storia sempre più complicata! Grazie per la
rec, alla prossima!
White Shadow:
Non preoccuparti! Non manchi mai di recensirmi quindi sono
già contenta di questo, e che la mia fic ti stia piacendo!
Grazie!
Spero che anche questo seguito ti sia piaciuto! Un bacione!!
Non
so a quando il prossimo aggiornamento, ma continuate a seguirmi! Anche
se con lentezza, la finirò questa fanfic! Questo
è sicuro!
Un
bacione a tutti! Vi auguro una buona Pasqua!
Fiammah_Grace
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Capitolo 14 *** capitolo.14 ***
CAPITOLO
14.
L’ufficio
era
ancora buio.
Rufus
Shinra alzò
appena lo sguardo oltre i fogli che stava meticolosamente leggendo
perché la
sua vista cominciò a venir meno.
Chiuse
gli occhi
per qualche secondo, massaggiandosi sull’imboccatura del
naso, dopodichè decise
di alzarsi.
Era
ora di fare un
po’ di luce in quella stanza.
Così
si posizionò
davanti alla vetrata alle sue spalle e tirò la persiana, che
in men che non si
dica illuminò completamente l’ufficio fino ad
accecarlo, essendo stato al buio
così tanto tempo.
Sbirciò
oltre il
vetro scrutando la strada e i palazzi di fronte. Tutto era regolare,
come al
solito.
Erano
appena le
nove del mattino, e lui era in ufficio già dalle sette e
mezza.
Se
voleva curarsi
dei suoi affari e dei suoi progetti, doveva sbrigarsi e darsi da fare.
Ancora e
ancora.
Non
era un gioco,
le cose davvero dipendevano dalle sue scelte adesso che non era
manipolato più
da nessuno.
Gliel’avrebbe
mostrato a tutti di cosa era capace quel Rufus Shinra, che tre anni
prima era
stato preso in giro così. Soggiogato dai suoi stessi
sottoposti solo per la sua
giovane età.
Lavorava
con suo
padre da quando era solo un ragazzino. Fin da bambino il signor Shinra
lo aveva
sempre portato con se, ed il piccolo Rufus era praticamente cresciuto
in quella
fortezza impenetrabile e potente che era la Shinra inc.
A
soli quindici
anni era diventato già vice-presidente e poteva vantare un
carattere e un modo
di fare degno di un affermato politico.
Tuttavia
tutto
questo potere ad un’età così giovane
gli era costato un prezzo davvero alto,
perché l’aveva portato a perdere il controllo di
una situazione che in realtà
stava degenerando sotto i suoi occhi.
Ma
lui era così
fiero, così determinato a sovrastare suo padre che non se ne
era mai accorto.
Non
si era mai
accorto che tanto era riuscito ad andare avanti dopo la morte di suo
padre
perché Heidegger, Scarlett, e tutti gli altri, glielo
avevano permesso per i
loro scopi.
Questo
perché era
giovane.
Questo
perchè era
stato fin troppo fiducioso.
Ma
non sarebbe mai
più capitato.
Non
ora che tutto
era completamente nelle sue mani. Non ora che aveva deciso di non
fidarsi di
nessuno. Perché così nessuno lo avrebbe mai
più tradito.
Le
cose sarebbero
andate bene, ne era certo. Era solo una questione di tempo. Doveva solo
aspettare la sua occasione per riemergere e tornare ad essere qualcuno
a Edge.
Però,
dopotutto,
tutto questo a cosa sarebbe valso? Anche se ce l’avesse
fatta, un giorno, cosa
sarebbe cambiato?
Si
riabbandonò
sulla sua poltrona in pelle posta dietro la scrivania.
Quando
i suoi piani
avrebbero cominciato a prendere forma, quando in qualche modo sarebbe
risalito
nella società, quando il vento avrebbe cominciato a soffiare
dalla sua
parte…lei…lei cosa avrebbe fatto?
Mi odierai?
Rise.
Odiare…
Tu mi odi
già, mia piccola
Tifa Lockheart.
“Rufus…?”
Rufus
alzò gli
occhi sentendo la voce di Tseng richiamarlo. Era affacciato sulla porta
e
sembrava guardarlo con preoccupazione.
“Dimmi,
Tseng.”
Pronunciò laconico, incrociando le dita, premendo fra loro i
polpastrelli dei
pollici.
“Sono
le nove e non
ho ancora visto miss Lockheart. Mi chiedevo se tu sapessi
perché non ancora
arrivata. Generalmente è così puntuale.”
Il
biondo ragazzo
tirò un sospiro. Poggiò le mani sui braccioli
della poltrona, dopodichè si alzò
e prese a camminare lentamente per la stanza.
Sembrò
perdersi nel
vuoto, mentre rifletteva prima di dare a Tseng la sua risposta.
E
così Tifa non si
era ancora presentata a lavoro?
Certo
che lo
sapeva.
Lo
aveva capito già
dal momento che aveva trovato buio il suo ufficio.
La
ragazza aveva quella
fastidiosissima abitudine di aprirgli tutte le finestre
dell’ufficio quando
veniva.
Eppure
ci si era
abituato.
“Non
è venuta,
Tseng.”
“Non
è da lei.”
Intervenne il moro più allarmato del solito.
“Rilassati,
è tutto
a posto.” Lo riprese Rufus in tutta risposta, assumendo un
tono fin troppo
placido che irritò non poco il suo sottoposto.
Rufus
era solo un
ragazzo, ma possedeva già le qualità di un uomo
adulto.
A
soli ventitre
anni sapeva mettere in soggezione chiunque, ed il suo sembrava un dono
innato,
che gli apparteneva fin da quando aveva cominciato a lavorare con suo
padre.
Spesso
si chiedeva
in quanto odio fosse cresciuto per essere sempre così
irritante e sgradevole
con il prossimo.
Non
che lui fosse
tanto diverso, in verità, tuttavia date le circostanze non
era il caso da parte
sua comportarsi arrogantemente.
Per
di più poteva
dimostrare almeno un minimo di interesse per Tifa, dato che ormai era
sotto gli
occhi di tutti la loro relazione.
Improvvisamente
gli
si parò davanti la scena di quando lo aveva visto piegato
verso di lei, in
quello stesso ufficio dove era ora.
Rufus…cosa
aveva in
mente per lei?
Voleva
davvero
illuderla in quel modo? Lui non le avrebbe mai donato il suo cuore, che
era
marcito assieme alle macerie della Shinra inc.
Se
volesse solo
adularla, o portarsela a letto o magari la amasse persino.
Questo
non gli
riguardava.
Ma
quella ragazza
in qualche modo lo aveva colpito e non voleva che la facesse soffrire.
Tifa
era una
ragazza forte, ma non era difficile vedere l’angoscia e la
tristezza che in più
di un’occasione erano trapelate dai suoi occhi.
Tseng
non provava
alcun tenero sentimento per lei, però una parte di lui
provava disgusto per
Rufus che sembrava non importarsi che quella ragazza fosse una persona.
Lui
l’avrebbe
ferita, era inevitabile.
Perché
ciò che
Rufus faceva, Tifa non l’avrebbe mai capito. E viceversa.
Non
capiva perché
non la lasciasse in pace e smettesse di pensare solo a se stesso.
Poteva
appagare
tutti i suoi desideri, possibile che non potesse sacrificarne neanche
uno?
Gli
era così
impossibile dimenticarsi di lei, per il suo bene?
Si
morse le labbra
e represse più volte l’istinto di parlargli
schiettamente.
“Tseng,
ti vedo
ancora nervoso.”
Rufus
interruppe i
suoi pensieri, continuando a fissarlo tramite il riflesso del vetro.
“Tifa
è una mia
sottoposta, voglio assicurarmi dei motivi per cui non ha avvertito
della sua
assenza.”
“Non
ce n’è
bisogno...” Il biondo presidente lo interruppe, voltandosi
tutto d’un tratto
verso di lui, trafiggendolo con i suoi occhi glaciali.
“…Tornerà.”
[…]
“Maledizione,
è
ancora qui?”
Tifa
chiuse
velocemente la finestra.
Erano
ormai due
giorni che era a casa e per la prima volta in vita sua fuggiva da Cloud
Strife.
E’
vero che adesso
le cose erano considerevolmente cambiate, ma a quanto aveva ricordo,
sfruttava
ogni istante del tempo che Cloud passava in casa per stare assieme.
Erano
sentimenti
ancora vivi e nonostante la grande delusione che le aveva inferto, non
negava
il piacere di vederlo fra quelle mura.
Adesso
però era
diverso.
Sapeva
perché il
biondo era lì.
Sapeva
perché non
faceva che aggirarsi da quelle parti parcheggiando di continuo la sua
bella
moto scura sotto casa sua.
La
stava
controllando.
Voleva
accertarsi
di dove andasse, con chi stesse e soprattutto…Rufus.
Povero Strife!
Non
sapeva che lei
aveva già elaborato tutto ed aveva anche provveduto a punire
Rufus per averla
baciata così davanti ai suoi occhi.
Aveva
deciso infatti
che non si sarebbe più ripresentata a lavoro. Mai
più se Rufus non le avesse
fatto apertamente le sue scuse.
E
sapeva che non lo
avrebbe mai fatto, quindi il suo caro Cloud poteva restare sotto casa
sua
quanto tempo voleva. Non avrebbe ottenuto niente.
Non
avrebbe avuto
modo di rimproverarla perché andava da lui.
Così
finì di
piegare il bucato, adagiando le lenzuola nei mobili, ed
infilò una giacca di
jeans per poi uscire.
Controllò
che in
casa fosse tutto a posto prima di chiudere definitivamente la porta
dietro di
se.
Non
sapeva se Cloud
fosse ancora in giro e non aveva alcuna voglia di parlargli.
Così
usò la porta
del retro del bar, al piano di sotto della sua abitazione, e
sgattaiolò fuori,
sbirciando di tanto in tanto sperando di scorgerlo in modo da poterlo
evitare.
Cloud
era un
ragazzo abitudinario, per questo quando non lo vide nei paraggi fu
sicura che
non sarebbe venuto a cercarla in quel vicolo.
Per
precauzione
però, camminò sotto il muro abbassandosi vicino
le automobili parcheggiate,
usandole come copertura.
Quando
si fu
allontanata abbastanza, tirò un sospiro di sollievo. Si mise
dritta e prese a
camminare dinanzi a se, diretta al mercato per fare un po’ di
spesa.
Certo
che era
proprio sfortunata con gli uomini.
In
un modo o
nell’altro, le davano sempre preoccupazioni.
Invidiava
quelle
persone che testimoniavano di amare l’amore.
Perché
per lei,
invece, non era mai stato facile vivere questo grande sentimento.
Perché che
ogni volta che aveva provato giusto qualcosa per qualcuno, aveva finito
per
maledire la loro presenza nella sua vita, che bastava per sconvolgerla
totalmente.
Così
era stato per
Cloud, e così stava già accadendo
con…Rufus.
Si
fermò.
Improvvisamente
una
strana morsa al cuore cominciò a turbarla profondamente
facendole sentire
un’infinita malinconia che la costrinse a corrugare la faccia
ed aggrottare le
sopraciglia.
Rufus
apparteneva
ad un mondo assolutamente inconciliabile con il suo.
Sapeva
fin
dall’inizio lui chi era, che tipo di persona era, e che lo
odiava…lo odiava con
tutto il suo cuore.
Allora
perché era
accaduto tutto questo? Come era potuto succedere che in così
poco tempo lei si
fosse fatta abbindolare da lui?
Che
poi, lei, una
qualsiasi ragazza dei vecchi bassifondi di Midgar, che pressione
avrebbe mai
avuto su uno come lui che probabilmente poteva avere tutte le donne che
voleva?
Perché
Rufus non
era solo incredibilmente intelligente e ricco…era anche
assolutamente bello.
Già…probabilmente
l’avrebbe rimpiazzata con qualcun’altra nel giro di
poco.
E
anche se le cose
fosse andate bene fra di loro, non potevano funzionare. Non
finché lui avrebbe
conservato quel caratteraccio e i suoi “piani di
conquistatore del mondo”.
Rise
pensando a
quanto fosse arrogante e cocciuto quel presidente che in
verità le aveva già
rubato il cuore.
Ma
non era ancora
pronta ad ammetterlo concretamente.
“Ebbene?”
“Uh?”
La
ragazza sbandò a
quella voce e, alzando gli occhi, vide dinanzi a se la figura di Cloud
con le
braccia serrate sul petto che la guardava dall’alto
stringendo gli occhi.
Tentennò
un attimo
e si chiese come avesse fatto a non vederlo, maledicendo la sua
incommensurabile
sfortuna, dopodichè si sforzò nel dire qualsiasi
cosa per poi rigare dritto.
“Buongiorno
Cloud.”
Disse incerta, buttando fuori le prime parole di senso compiuto che le
vennero
in mente.
Il
biondo fece una
smorfia sollevando il labbro superiore, sbuffando leggermente nel
sentirsi dire
una cosa del genere.
“Buongiorno
un
corno. Ti ho vista mentre ti nascondevi dietro le automobili. Si
può sapere che
ti prende?”
Tifa
alzò le ciglia
dinanzi tanta schiettezza. E dire che pensava che Cloud fosse molto
riservato.
“Oh,
e io non ti ho
mai visto così loquace. Che hai tu, invece?”
“Lo
sai benissimo.”
Disse Cloud quasi fra se, con quella sua voce fredda e distaccata di
sempre.
“Bene,
Cloud. Io
non ho niente da discutere con te.”
La
bruna non lo
curò per niente, trovando così irritante che non
la lasciasse in pace dopo
quello che era successo.
Così
lo superò e
fece per proseguire sulla sua strada.
Non
aveva niente da
dirgli, niente di cui giustificarsi, niente di niente.
“Aspetta.”
Impulsivamente
il
ragazzo l’afferrò per il braccio e la
fermò giusto in tempo per impedirle di
allontanarsi dal suo raggio di azione.
Tifa
si voltò
completamente verso di lui, impreparata di fronte tanta insistenza. Ma
prima
che potesse riprenderlo e levare via la mano, lui modificò i
suoi modi e la
guardò con più dolcezza.
Uno
sguardo che
fatto da Cloud sapeva scioglierla e impedirle qualsiasi movimento.
“Aspetta
un
attimo.” riprese a parlare dopo essersi assicurato di avere
le sue attenzioni.
“Sono stato brusco e di questo mi dispiace, ma vorrei
parlarti un attimo
seriamente. Perché non vuoi?”
Disse
ciò con un
tono basso e smorzato.
Che
volesse
sinceramente chiarire con lei?
Improvvisamente
Tifa sentì i suoi occhi inumidirsi.
Perché
doveva farle
male così?
Perché
quel viso,
quello sguardo, quella voce, erano ancora capaci di farle battere il
cuore
così?
Cloud…se
solo lui
avesse usato le parole giuste, lei sarebbe ancora corsa fra le sue
braccia
infischiandosene di tutto.
Se
solo si fosse accorto
di amare lei…per lui avrebbe dimenticato tutto.
Chiuse
gli occhi
facendo un profondo respiro.
Non
voleva piangere
di nuovo davanti a lui.
Pian
piano ritornò
padrona di se e lo guardò riflettendosi in quei occhi
malinconici come i suoi.
Aveva
rovinato
tutto ormai…
Non
sarebbero mai
più tornati come prima. Entrambi ne erano consapevoli oramai.
“Perché
mai
dovremmo parlare, Cloud?” gli rispose parlando a stento.
Cloud
piegò la
testa e l’unica cosa che riuscì a dire fu un lieve
sibilo nel quale lei
riconobbe il suo nome.
“Tifa…”
Rimasero
così,
l’uno di fronte all’altro, con lui che le stringeva
il polso, per diversi
secondi.
Fu
un’atmosfera
strana, che nonostante le portasse alla mente ricordi ormai
malinconici, in
qualche modo poteva dire di sentirsi bene.
Perché,
che lo
volesse o no, lei stava bene in compagnia di Cloud.
Così,
tutto d’un
tratto, non si sentì più in collera con lui.
Dopotutto aveva bisogno di
vederlo.
Un
delicato sorriso
si disegno spontaneamente sul suo volto rendendo il suoi tratti ancora
più
belli di come già non fossero.
Il
viso sereno di
Tifa era sempre stata la forza di Cloud, e quando lui si accorse che la
sua
espressione si era rasserenata, non potette in nessun modo non
assecondarla.
“Tifa…”
“Cloud,
non devi preoccuparti
per me.”
Il
biondo scosse la
testa.
“Non
voglio che
lavori più per lui.”
In
quel momento
Tifa sbarrò gli occhi.
Le
parole che dopo
pronunciò Cloud le trafissero il cuore come potenti ed
affilatissime lame,
lacerandola.
“Rufus
ti
coinvolgerà prima o poi, e prima che questo accada,
allontanati da lui. Non
devi fidarti di Rufus. Avrà anche cambiato stile di vita,
però lui è…malvagio.”
Concluse cercando probabilmente la parola più adatta per
descriverlo.
Tifa
abbassò lo sguardo.
Lo
sapeva, certo
che lo sapeva.
Lei
e Rufus erano
troppo diversi, troppo distanti.
Però…
Però…
“Me
la vedo io,
Cloud.”
“Tifa!”
“Accidenti,
lo so!
Mi credi forse stupida?! So benissimo chi sia Rufus Shinra.
E’ uno Shinra, per
colpa del suo egoismo stava distruggendo il pianeta! Lo so!”
Cloud
rimase
immobile nel vedere Tifa parlare così.
“So
benissimo chi
sia…”
So
benissimo di chi mi sto
innamorando…
Sono una
stupida…
Una povera
stupida…
Sospirò
di nuovo,
questa volta insicura di riuscire a reprimere i suoi sentimenti che
sembravano
voler scoppiare e metterla in ginocchio da un momento
all’altro. Così mosse
leggermente il braccio e Cloud lasciò la presa,
dopodichè quasi scappò via.
Lo so.
Lo so che
tutto questo è
sbagliato.
Lo so chi
sono gli Shinra e
cosa hanno fatto a me, alla mia famiglia, a tutto ciò in cui
credevo!
Lo so!!
Lo
so…
Lo…
…so…!
[…]
Sotto
quel sole
cocente camminare ad un passo così deciso era un qualcosa di
stancante anche
per lei, Tifa Lockheart.
Ma
proprio non
riusciva a fare a meno di correre.
Forse
avrebbe
preferito di gran lunga che, a scappare via, fosse la sua mente, il suo
cuore…
invece che le sue gambe.
Però
queste erano
l’unico mezzo che aveva per correre via, in qualche modo.
Era
abituata ai “ma”
della vita.
Quei
“ma” che
l’avevano allontanata da qualunque cosa si fosse mai legata.
E
ancora una volta,
il destino non era stato poi tanto diverso.
Cloud
l’aveva
amata, ma lei
era troppo piccola e distratta
per accorgersene.
Lei
si era accorta
poi dopo di ricambiarlo, ma dopo
averlo finalmente rincontrato
dopo cinque anni, lo stato confusionale in cui lo aveva trovato le fece
credere
che era meglio attendere e, per il momento, era opportuno
più stargli vicino
come amica.
Dopo,
quando
entrambi erano finalmente pronti, venne Aerith Gainsborough.
Quando
entrambe le
ragazze si resero conto di provare forti sentimenti nei confronti del
biondo,
Tifa l’accettò, ma in
nome dell’amicizia che la legava
sia ad Aerith che a Cloud convinse loro e se stessa che nutriva
semplicemente
affetto per quanto lo riguardava.
Amava
sua madre, ma il
fato gliel’aveva portata via in un
tragico incidente.
Stimava
la Shinra
inc. , ma loro
tradirono lei, la sua famiglia e
il suo paese.
Sebbene
fosse
piccola e sperduta, amava Nibelheim, ma le
fiamme l’avevano distrutta.
Con
suo padre,
l’unico parente rimastole, aveva spesso un rapporto
conflittuale, però gli
voleva bene, ma Sephiroth
glie lo aveva portato via.
Ora
si era accorta
di Rufus, ma lui
era uno Shinra, l’ex- presidente
della multinazionale, la cui famiglia le aveva distrutto la vita. Era
un suo
ex-nemico, un uomo abile nel manipolare le menti e altamente ambizioso.
Lei
lo odiava, ma lo
aveva baciato.
Lei
odiava
terribilmente quando le prendeva sul mento con movimenti tanto delicati
quanto
fastidiosi.
Lo
rinnegava, ma provava
piacere nel ricordare la
notte in cui aveva fatto l’amore con lui.
In
lui, in Rufus,
tutto era sbagliato, eppure desiderava così tanto la sua
vicinanza.
Desiderava
sapere
cosa stesse facendo, se fosse arrabbiato, se anche lui volesse
rivederla.
Erano
sentimenti
che prima non aveva mai provato e che ora la tormentavano perpetui.
Eppure
lei non
riusciva proprio a perdonarlo.
Non
riusciva a
perdonargli del fatto che la stesse solo raggirando per metterla dalla
sua
parte.
E
nonostante
questo, lei desiderava tanto rivederlo.
Cosa
poteva fare,
quindi?
Solo
l’unica cosa
che il suo cuore non era in grado di fare, ma le sue gambe si.
Scappare
lontano.
Solo
il tempo
avrebbe saputo aiutarla e presto tutto si sarebbe sistemato, supponeva.
Infondo,
il tempo
fugge.
Che
ci sia gioia o
dolore, noia o frenesia, il tempo è sempre destinato a
passare.
I
lavori per la
chiesa dell’ex- settore cinque di Midgar erano oramai partiti
e quasi tutta la
gente del quartiere vi aveva fatto caso.
Rufus
ora non
poteva più tirarsi indietro.
Era
riuscita nel
suo intento. Era riuscita a non farsi tagliare le ali.
Alzando
lo sguardo
al cielo si chiedeva se per davvero pensare una cosa simile
l’avrebbe aiutata a
stare meglio e ad allontanare i tanti pensieri che rivolgeva verso
quell’uomo
dall’elegante abito bianco.
Il
cuore cominciò
improvvisamente a palpitare più forte ma, nonostante tutto,
le venne quasi di
sorridere.
Gli
aveva detto che
avrebbe dovuto supplicarla per rivederla.
Gli
occhi del giovane
presidente, quella notte, si erano mostrati nel loro splendore. Fieri e
soddisfatti nell’aver dimostrato con un bacio che Tifa gli
apparteneva.
Erano
poi divenuti
perplessi e confusi dopo la reazione della ragazza.
Sembrava
proprio
che chiedessero se lei stesse facendo sul serio oppure no.
Parte
di lui,
forse, era persino convinto di aver reso felice Tifa con quel gesto
fatto
proprio davanti a Cloud.
E
avrebbe
probabilmente persino voluto riprendere quel bacio interrotto da troppo
tempo.
E
invece aveva
separato ancora una volta le loro vite, per il momento incrociate solo
per un
errore.
Tifa
sentì ancora
una volta il turbamento, in contrapposizione a quel sorriso che proprio
non
voleva andar via.
Quel
bacio lungo,
caldo, sensuale…persino lei credeva che quello sarebbe stato
solo l’inizio di
quella notte, dove baciare le labbra del bel presidente sarebbe stata
solo la
scusa per avvicinarlo sempre di più a sé.
Fino
all’attimo
prima aveva evitato in ogni modo quella vicinanza, trovando qualsiasi
contatto
con il corpo di Rufus persino fastidioso.
Eppure,
quando le
loro labbra di erano unite e la sua bocca aveva cominciato ad esplorare
nella
sua con leggeri e inebrianti tocchi, di colpo quella vicinanza non era
più
divenuta un fastidio ma un bisogno di cui non riusciva a fare a meno.
Voleva
sentire il
suo corpo, la sua pelle, il suo calore. E allo stesso tempo desiderava
che
anche lui la toccasse, la stringesse, sentisse il suo di corpo.
Quei
pensieri la
portarono ad accelerare sempre di più il passo.
L’agitazione spesso la portava
a camminare frettolosamente.
Di
colpo però sentì
di non averne più così tanto bisogno.
Lentamente
sentì la
calma rilassarle i nervi, e anche il respiro finalmente si fece
regolare, così
come i battiti del suo cuore.
Improvvisamente
sentì di non avere più alcun bisogno di chiedersi
niente.
Non
aveva più
bisogno di chiedersi se si stesse chiudendo l’ennesimo
capitolo o se ne stesse
appena aprendo uno nuovo.
Stese
le braccia
energicamente e solo allora si sorprese di notare quanto si fosse
allontanata
dal Seventh Heaven.
Guardò
dinanzi a sé
il quartiere e capì di essere arrivata alla vecchia Midgar.
Camminò
tra quelle
macerie per un po’ guardando quel paesaggio a metà
così melanconico, a metà
così dolce e nostalgico.
In
verità non
riusciva a percepire quale delle due emozioni prevalesse di
più in lei.
Nel
guardarle,
sapeva che solo una cosa era davvero certa: quelle macerie
rappresentavano
fisicamente il cambiamento che c’era stato in tutti, lei
compresa.
Una
parte di lei
pensò che, di tutto questo, facesse parte anche Rufus.
Paradossalmente,
quelle macerie lo riguardavano più di chiunque altro
sebbene, probabilmente,
non aveva mai percorso i bassifondi di Midgar, e quelle vie, ora solo
ruderi
abbandonati.
Quando
riconobbe i
cantieri con il simbolo del nuovo logo dell’azienda di Rufus,
si rese conto di
non essere lontana dalla chiesa.
Istintivamente,
sentì che aveva bisogno della pace e della
tranquillità di quel luogo.
Ci
era sempre
andata per cercare Cloud, per aiutare i bambini, per dimostrare quanto
quella
chiesa fosse inagibile, ma non ci era mai entrata per se stessa, per
riposare,
per svuotare la mente e trovare la tranquillità.
Cominciò
ad
accelerare il passo vogliosa di trovare un luogo, che forse, le avrebbe
fatto
bene; in quel momento dove davvero non sapeva cosa fare o la sua vita
che
svolta avrebbe avuto.
Le
ci volle meno
tempo di quanto pensasse per raggiungere la chiesa e, fortunatamente,
non era
l’orario in cui venivano gli operai.
Entrò
e il calore
del sole che batteva sulle strade di colpo si trasformò in
gelo data la
struttura della chiesa che manteneva il luogo fresco e impediva la luce
di
entrarvi in maniera violenta.
Camminò
lentamente
sentendo i suoi passi rimbombare nel silenzio.
Rivolse
il suo
sguardo verso le panchine e ne scelse una per prendervi posto.
Chiuse
gli occhi e
sospirò intensamente più volte. Solo dopo molto
tempo li riaprì.
Nello
scrutare
l’ambiente notò di non essere sola.
A
sua grande
sorpresa, non si era accorta che davanti a lei vi era seduta
un’esile figura
dall’aria fragile.
Si
sentì agitata ed
inquieta.
Non
se l’aspettava,
pensava di essere completamente da sola.
Si
alzò lentamente
avvicinandosi a quella figura che sembrava essere assorta nei suoi
pensieri.
Deglutì
quando
riconobbe in quella figura la sua amica Aerith.
Se
ne stava
tranquilla, seduta, con le mani strette all’altezza petto e
gli occhi chiusi.
Tifa
sentì il fiato
mancarle, eppure non le venne in mente nemmeno per un secondo
l’idea di
allontanarsi e far finta di non averla vista.
Al
contrario.
Lentamente
prese ad
avvicinarsi a lei e solo dopo lenti passi, quando le fu finalmente di
fronte,
Aerith alzò lo sguardo.
Alla
vista di Tifa
Lockheart, la fioraia spalancò gli occhi senza saper cosa
dire, impreparata
quanto e più della bruna.
I
loro occhi si
fissarono immobili ed incerti.
Tifa
chinò il viso
verso di lei.
Aerith
invece aveva
il collo teso, alzato, rivolto verso gli occhi ambrati della ragazza
dai
capelli neri.
Il
silenzio sembrava
dar l’impressione che fosse una presenza quasi fisica per via
del suo peso così
opprimente.
Aerith
delicatamente si alzò e guardò Tifa a lungo,
respirando intensamente.
Improvvisamente alzò la mano e la rivolse verso
l’alto.
“Oh,
Tifa. Ciao!”
disse la fioraia con un sorriso ed un entusiasmo decisamente
inaspettato.
“Yo,
Aerith!”
rispose immediatamente Tifa imitando Aerith e alzando anche lei la mano.
L’ultima
volta che
si erano guardate in faccia era stato per Cloud Strife e da allora era
stato
impossibile per entrambe cercarsi e parlare.
Eppure,
in quel
momento, era bastato guardarsi e salutarsi per sperare di sentire che
tutto
fosse passato.
Aerith
sorrise
divertita e con una leggera piroetta rivolse gli occhi verso
l’altare della
chiesa.
“Avevo
voglia di
venire qui. Questo posto è così piacevole per
me…” guardò Tifa con la coda
dell’occhio stringendo le mani dietro la schiena.
“Grazie per quello che stai
facendo. Tutto ciò che aveva questo luogo erano i fiori e
ora finalmente potrà
offrire molto di più, per tanti.”
A
quelle parole,
Tifa osservò con più attenzione la chiesa.
Era
sempre stato
l’unico luogo dove crescevano fiori, a Midgar.
Un
posto a tratti
persino sacro perché pieno di una dolce magia che ne faceva
un luogo lontano
dal resto del mondo, che intanto correva veloce verso il caos del
progresso.
Anche
quella chiesa
mutava. Con il tempo invecchiava e diventava poco più di un
rudere.
Ma
quella magia
persisteva e i fiori avevano sempre continuato a fiorire.
Ancora
adesso
Tifa poteva vedere i piccoli boccioli dai delicati colori.
Quel
posto era
davvero magico.
Anche
lei stessa
aveva potuto constatarlo di persona, anche di recente.
Era
proprio in quel
luogo dove aveva compreso per la prima volta, in qualche modo,
l’anima di
Rufus.
Era
stato proprio
li dove era entrata in contatto con lui la prima volta in maniera del
tutto
inedita.
A
quel tempo era
nel centro di ristrutturazione da davvero poco, quindi, leggere
qualcosa nel
cuore di quel uomo così arrogante e scaltro, le era sembrato
così assurdo.
In
verità, anche
adesso le sembrava così difficile comprenderlo, ma sentiva
che c’era molto
altro dietro tutto quell’alone in cui Rufus andava a
nascondersi, rendendo così
difficile per gli altri scoprire qualcosa di più su di lui
come uomo, non come
presidente.
Aerith
vide la
giovane dai capelli scuri assorta nei suoi pensieri e
preferì osservarla in
silenzio.
Si
avvicinò alle
impalcature presenti all’interno della chiesa e le
guardò distrattamente.
Solo
allora Tifa
tornò in se e con una determinazione inaspettata decise di
parlarle.
“Aerith,
piuttosto,
tutto bene?”
“Uh?”
rispose la
fioraia incuriosita. “Certo che sto bene, perché
me lo chiedi?”
Tifa
sorrise
imbarazzata e portò una mano dietro la nuca scompigliando
distrattamente i
capelli.
Nell’avvertire
tanto disagio da parte sua, Aerith le si avvicinò.
Dal
canto suo, Tifa
quasi si pentì di aver parlato, ma era un nodo in gola che
doveva essere
sciolto.
Doveva
riuscirci
per se stessa. Doveva far comprendere a sé
stessa che dovevano tirare
avanti. Aerith sembrò quasi comprendere. Difatti sorprese
ancora una volta la
bruna precedendola e parlandole spezzando ulteriormente il ghiaccio.
“Il
centro dell’ex-presidente, dunque, alla fine
ha ascoltato i veri bisogni della gente. Ne sono felicissima. Sapevo
che non
erano persone malvagie. Non credi anche tu, Tifa?”
La
bruna sentì
caldo sul viso e un disagio inimmaginabile, ma quel disagio doveva
essere
superato.
Non
poteva farci
nulla oramai.
Era
successo. La
situazione attuale era esattamente quella:
Aerith era la ragazza di Cloud.
Loro
avevano
litigato per questo, lei si era allontanata da loro per quel motivo.
Ma
Aerith era sua
amica, lei doveva starle vicino.
Che
piacevole
svolta aveva preso improvvisamente la sua giornata. Non ci aveva
riflettuto
presa dalla collera e dalla frustrazione, eppure, adesso era come se
non avesse
aspettato altro.
Era
felice che si
fossero rincontrate.
Perché
le voleva
bene. E anche Aerith gliene voleva.
Dopo
aver accettato
questo nella sua mente, aveva cominciato a non provare più
rabbia verso quel
che era successo.
Perché
lei voleva
stare con Aerith.
Voleva,
non doveva.
“Certo…”
disse Tifa con un debole sorriso. Un
sorriso debole eppure mai come allora sentiva di essere stata per
davvero
sincera per quanto riguardava quell’argomento.
Aerith
si girò e
prese a camminare per il luogo lasciando scorrere la mano sui tubi in
metallo e
i vari cartelli lasciati dall’azienda di Rufus.
Aveva
compreso i
sentimenti di Tifa e, al contrario di lei, non aveva serbato mai alcun
rancore
verso di lei.
Il
cuore di
entrambe era ancora molto turbato, eppure questo non sarebbe stato
sufficiente
nell’allontanarle.
Nel
vedere il viso
allegro di Aerith avvertì proprio questo.
La
felicità e
l’ottimismo che tutto potesse, un giorno, tornare come prima.
Aerith
sembrò
illuminarsi e si rivolse a Tifa cambiando totalmente atteggiamento,
tornando
così a essere giovale e vivace come sempre. Proprio come
Tifa la ricordava.
“Oh!
Non ti ho
ancora chiesto perchè sei qui!”
“Io?
Beh…non avevo
nulla da fare e così sono venuta..e…”
disse tentennante. Non voleva dirle che
era li per fuggire da Cloud.
“Oggi
non lavori?”
chiese curiosa.
Tifa
cercò di
essere disinvolta, ma il suo viso la tradì e così
fu costretta a raccontarle la
verità, anche se in grandi linee.
“Io,
da qualche
giorno oramai, non lavoro più per Ru…Shinra.
Infondo, ho ottenuto quello che
volevo, no?”
La
fioraia sembrò
rifletterci su e alla fine si ritrovò a pensare a voce alta.
“Rufus
viene spesso
da questa parti, per questo pensavo che ti avesse mandata lui a
controllare che
tutto andasse bene.”
Nell’udire
quelle
parole, gli occhi di Tifa si sgranarono, increduli di ciò
che aveva appena
udito.
“Lui
viene qui
spesso? Non…non ne sapevo nulla!”
Si
avvicinò ad
Aerith sperando di avere qualche altra informazione.
Rufus…lui…
Non
si vedevano da
giorni e, nonostante tutto, continuava a controllare i suoi lavori?
Stava
galoppando
con la fantasia oppure aveva capito bene? Cioè che,
dopotutto, anche al biondo
presidente interessava Edge?
Aerith
intanto
prese a parlare a ruota libera, non potendo immaginare invece tutto
quello che
c’era nel cuore di Tifa.
“Rufus
è cambiato
tanto. Si sta dando molto da fare. È per questo che a volte
Cloud non lo
capisco proprio…” disse la fioraia chinando il
capo e toccandosi il braccio con
una mano. Il suo sguardo era molto pensieroso.
Tifa
l’osservò
attentamente completamente presa da quel discorso, ma face di tutto per
evitare
che l’amica se ne accorgesse.
“Lui
non è più lo
stesso Shinra di un tempo. Nonostante tutto quel che gli sta accadendo,
sta
stringendo i denti e tirando avanti…”
tentennò prima di continuare la frase.
“…anche se spesso si sentono molte cose strane su
di lui.”
A
quelle parole la
bruna si sentì davvero confusa.
Cosa
voleva
sott’intendere Aerith?
Rufus
era diventata
una persona migliore o era ancora quello di un tempo?
La
testa le si
offuscò e non riuscì a concentrarsi su
null’altro se non sulla sua ultima
frase: ‘si sentono molte cose strane su di lui’:
“Cosa
intendi?”
Riuscì a dire solo questo dopo un lungo silenzio.
Aerith
scosse la
testa.
“Io
penso
esattamente ciò che ho detto,
però…stesso io l’ho sentito parlare con
molta
gente mentre passavo qui di tanto in tanto. Spesso si incontra in
questo luogo
per degli accordi con gente che personalmente non conosco
e…io spero di
sbagliarmi, ma penso che lui stia cercando di stabilire dei rapporti
con
industriali e politici di altri paesi.”
“Rufus…”
sospirò
Tifa frastornata.
Sapeva
bene che lui
stesse cercando di scalare la vetta.
Sapeva
benissimo
che nessuno ad Edge era ormai più disposto ad aiutarlo.
Sapeva
che Rufus
avrebbe cercato accordi con chiunque per ricominciare.
E…sapeva
benissimo
che esistesse, nella sua mente, anche un piano che comprendesse la
ricostruzione della Shinra inc.
Avrebbe
voluto
saperne di più, in modo da portelo aiutare. Avrebbe voluto
parlargli, per
fargli cambiare idea.
Ma
non era sicura
di avere il potere per riuscirci.
Non
sapeva fino a
che punto avrebbe potuto sperare di avere influenza su di lui.
Ma,
per Tifa, Rufus
era diventato un chiodo fisso. A volte era persino fastidioso, eppure
così
necessario da impedirle spesso di concentrarsi su altro.
Questo,
talvolta,
la portava a credere che per lui fosse lo stesso. Che lei potesse avere
la
stessa influenza su di lui.
Non
poteva agire
con lui in maniera diretta, ma lentamente avrebbe potuto scoprire di
più su
quei piani che lui teneva tanto all’oscuro.
Così,
forse,
sarebbe riuscita ad evitare che commettesse qualche follia. E magari
così
sarebbe divenuto un semplice uomo.
Forse
per lui una
prospettiva simile sarebbe stata addirittura quasi una condanna.
Ma
d’altro canto,
nelle sue condizioni, divenire un uomo come tutti era un qualcosa che,
alla
lunga, l’avrebbe allontanato dalla sua immagine di temibile
“presidente della
Shinra” .
Se
solo lui non
fosse così arrogante avrebbe potuto parlargli ed invece
nulla!
Avrebbe
dovuto per
forza agire di soppiatto.
Anche
se, dopo ciò
che era accaduto, le sembrava davvero difficile immaginare come e
quando
avrebbe potuto avere di nuovo a che fare con lui.
[…]
Il
Seventh Heaven
era chiuso.
Nonostante
Tifa
avesse smesso di lavorare per Rufus già da cinque giorni,
non aveva cominciato
a svolgere le sue normali attività.
Tanto
meno aveva
riaperto il bar.
Aveva
passato tutto
il pomeriggio a pulire il locale e nonostante questo, era ancora in un
terribile stato di caos.
Tutta
colpa della
sua testa che era, come sempre, altrove.
Alzò
appena gli
occhi, ora stanchi e scavati, verso le lancette
dell’orologio, le quali
emettevano un ticchettio davvero irritante.
Tifa
non aveva mai
fatto caso a tutto il rumore che erano capaci di emettere, quelle
lancette.
Solitamente
il
tempo passava e lei nemmeno se ne accorgeva. Ora invece era lento
e…terribilmente rumoroso.
Strofinò
un’ultima
volta lo straccio sul bancone dopodichè lo gettò
via infastidita e si diresse
veloce verso le scale che portavano alle camere da letto.
Camminò
a testa
bassa e non si accorse per niente che, parallelamente, un uomo dai
capelli
biondi sbirciava dall’esterno la sua figura che appariva di
tanto in tanto nel
vetro.
Nel
buio della sera
oramai inoltrata, il volto di Rufus fu illuminato dalle lievi scintille
dell’accendino.
Soffiò
il fumo e
riposizionò la sigaretta in bocca per aspirarla ancora una
volta.
I
suoi occhi vitrei
era rivolti a quell’edificio dove era nascosta la sua
preziosa principessa, che
aveva deciso di allontanarsi da lui segregandosi nella sua piccola
fortezza.
Il
biondo aveva
appena abbandonato il suo ufficio e per tutto il tempo, tra impegni,
riunioni e
carte da mettere a posto, non aveva fatto che chiedersi lei dove fosse.
Da
diversi giorni
si era ripromesso di andare lì, al suo bar, a casa sua, nel
caso lei non fosse
tornata a lavoro per davvero, e adesso era venuto finalmente.
Per
sapere cosa
avesse intenzione di fare la sua bella Tifa.
Non
si aspettava
che lei lo avesse fatto per davvero.
Non
credeva che
Tifa per davvero avesse deciso di tagliare i ponti così.
E
in vero, lo
credeva ancora.
Tifa
era una
ragazza testarda e sapeva che lo stava solo mettendo alla prova.
Voleva
che lui
venisse a cercarla.
Voleva
costatare se
lui lo avesse fatto.
In
questo poteva
anche esserci riuscita, ma lui non si sarebbe piegato oltre.
La
sua curiosità lo
aveva portato a dirigersi sotto casa sua pur di accertarsi dove fosse,
e alla
fine era venuto lì per davvero.
Ma
non aveva
intenzione di dargliela vinta. Non questa volta.
Era
più che
convinto di aver agito nel giusto, e più che sicuro che lei
lo sapesse e che
fosse sempre più attratta da lui.
Lo
leggeva nel suo
sguardo, che fuggiva eppure lo voleva, lo desiderava ardentemente.
Cloud
Strife in
realtà non c’entrava un bel niente in quel che era
successo, perchè tra loro
era sempre stato così.
Una
interminabile e
suadente gara di resistenza.
Sarebbe
stata lei a
tornare da lui. Ne era certo.
Così,
leggiadramente, sfilò verso la sua automobile,
aprì lentamente lo sportello e
si accomodò dentro.
Mentre
mise in moto
la vettura, lanciò un ultimo sguardo verso
quell’unica stanza dalla luce accesa
attraverso la quale si distingueva appena la figura della ragazza,
indaffarata
in qualcosa.
Rimase
a guardarla
a lungo, poi, come se avesse ripreso conoscenza improvvisamente,
girò lo
sguardo e fece inversione per andare via.
[…]
Si…sono
ancora qui °A° Non
sono sparita xD
Chiedo a
tutti umilmente
perdono per questo ritardo madornale. Tra esami universitari e impegni
personali, gestirmi il tempo per scrivere è stato
difficoltoso…
Inoltre
è da un po’ che, pur
rimanendo ancora fedele fan alla saga di final fantasy, mi sono
allontanata un
po’ prediligendo altri fandom.
Dunque ho
aspettato con
pazienza di rimettermi a tavolino e non scrivere la prima cosa che mi
venisse
in mente, ma che ci ragionassi per bene seguendo il filo della mia
RufHeart.
Non voglio
assolutamente
trascurare questa storia a cui sto veramente dando il massimo
perché adoro
infinitamente questo capitolo della saga e soprattutto i suoi
personaggi!
Questo per
rassicurare tutti
voi che mi recensite! Io non ho assolutamente intenzione di abbandonare
questa
fanfiction. Potrò procedere lentamente, spesso potrei non
farmi sentire per un
po’…ma assolutamente completerò questa
storia! Specie dopo essere arrivata a
questo punto oramai centrale nella mia cronologia personale xD
Parlando
di questo nuovo
capitolo, Cloud oramai aveva preso la sua decisone, aveva
scelto Aerith eppure
non può fare a meno di preoccuparsi della sua amica
d’infanzia Tifa.
Lei
è la ragazza che più gli
sta a cuore. Per lui è tutto. E’ la sua famiglia.
Per di più i sentimenti per
lei sono ancora così confusi.
Vedere
Rufus Shinra
avvicinarsi a lei lo ha fatto uscire dai gangheri. Tifa sa bene che
nessuno
potrebbe mai capire cosa ci sia dietro il loro rapporto ancora adesso
così
complicato, dunque tenta solo di calmare le acque.
Ma da un
lato si ritrova
ancora una volta a disprezzare/amare Rufus e dall’altra ha un
amico che aveva
amato, che l’aveva lasciata sempre sola e poi
l’aveva improvvisamente spiazzata
con il fidanzamento con Aerith e che ora in tutta risposta voleva
intromettersi
tra lei e Rufus.
Per Tifa
ora è davvero dura
resistere e in questo capitolo si delineerà presumibilmente
questo! Ma forse
non tutto va poi così male perché Aerith e Tifa
finalmente si rincontreranno e
Rufus sembra che dopotutto non voglia sfruttare Tifa e che questa sia
solo la copertura
dei suoi reali sentimenti…(ma ne passerà di tempo
prima che lo ammetta xD)
Aspetto di
sapere la vostra su
questo nuovo capitolo e vi prego di non fraintendere Cloud e di provare
a
mettervi dal suo punto di vista così come ho provato a fare
io. In una
situazione del genere è difficile rimanere calmi, specie se,
come in un caso
simile, la persona in questione è così cara e
fragile (io fragile?! ò_ò Nd Tifa)
Ora
passiamo ai vostri
commenti!! Ancora grazie a tutti che seguite
“Oblivion” ^_^
Risposta
per shining leviathan: Grazie
mille per i complimenti e grazie per la recensione! Eh, si! Cloud ora
si che
complicherà le cose. Lui, che ami Tifa o no, è
inevitabilmente legato a lei e
ai suoi occhi Rufus la sta manipolando come un burattino di legno. Ma
sarà una
situazione sicuramente difficile da chiudere brevemente quindi fammi
sapere
cosa ne pensi xD
Ps:
Cloud geloso è
adorabile si..!! Io personalmente Cloud lo adoro come personaggio *W*
Risposta
per shinigami noir: Anche
se con un terribile ritardo, grazie per gli auguri pasquali
x°°D Quanto tempo è
passato dall’ultimo aggiornamento °///°
Rufus
è un tipo
egocentrico ed orgoglioso, non si inginocchierebbe e supplicherebbe mai
Tifa!
Ma Tifa è peggio xD Chissà che non debba fare un
eccezione per lei xD *ma come
mi piace fare la misteriosa, eh? xD*
Grazie
per questo
commento! Baci!
Risposta
per ladysnape: Vero!
Chiedo ancora venia >.< spero che questo capitolo ti
piaccia fammi sapere
che ne pensi! Grazie per la recensione e per la pazienza!!
Risposta
per marie16: Grazie
mille per i complimenti! Sono contenta di sapere che ti piaccia la mia
RufusxTifa! Per me è importante conoscere i miei
sostenitori! Senza persone
come te forse non avrei nemmeno scritto questa fanfiction^^ Beh, dal
punto di
vista di Rufus, lui ha quasi fatto un piacere a Tifa mostrando al suo
amico
Cloud che lei non è ”intoccabile”. Rufus
la farà sua e non vuole che la cosa si
faccia di soppiatto. Cloud dai…non essere così
fiscale^^ Lui esagera sempre
(si…non ha vie di mezzo quel biondino xD) ma penso siano
ovvi i motivi che lo
spingono ad agire così. E’ perché le
vuole bene e vuole proteggerla. E
ovviamente non sa nemmeno cosa è accaduto a Tifa negli
ultimi mesi (per noi
negli ultimi 13 capitoli xD). Grazie per questa recensione! Non vedo
l’ora di
leggere il tuo commento per questo nuovo capitolo!! E non ti
preoccupare. Rufus
e Tifa sono entrambi due gran teste calde, ma si dovranno riavvicinare,
nolenti
o volenti (perché lo decido io xD). Ciao!
Risposta
per tifa_heart: Era
una parte che mi premeva molto fare! Far rientrare in scena il signor
Strife.
D’ora in poi Coud sarà molto più
presente e, in un certo senso, si arriverà a
creare una sorta di “relazione a triangolo” dove
Tifa non saprà più dove
sbattere la testa tra Cloud e Rufus. Sono contenta di sapere che anche
tu
aspettavi di trovare una situazione simile** Questo mi rende felice
perché
sento che tu abbia compreso la mia fanfiction che vuole essere una
RufusxTifa
si, ma completa. Senza levar di mezzo personaggi come Cloud che
caratterizzano
molto la vita di Tifa (senza Cloud sarebbe una RufusxTifa quasi ooc
secondo me
o_o). Eh, si xD Cloud agisce così bruscamente proprio
perché non sa cosa c’è
dietro la loro relazione xD A momenti non lo ammettono nemmeno quei
due, figuriamoci
Cloud che è così iper-protettivo con Tifa! Reno e
Tifa non mi dispiacciono come
pairing quindi qualche “punzecchiatura” ci
sarà…ma non di più^^ Sono contenta
di sapere che non ci rimarrai male per questo^^ Forza
Rufus…ora aspettiamo la
tua reazione!! xD tanto Tifa non molla e lui lo sa! Grazie per il
commento! Sei
gentilissima!
Risposta
per yurinoa: Mah…non
saprei…Cloud in FFVII dimostra di essere molto protettivo
con Tifa. E se non
reagisce con lei che è tra le persone più care al
mondo che ha…con chi
dovrebbe? xD
Non
penso però che
mostrerebbe indifferenza, questo no. Io penso che agirebbe come
l’ho fatto
reagire io data la situazione per lui così improvvisa, dato
che riguarda il
loro vecchio nemico Rufus e ci sia in mezzo la sua cara amica Tifa.
Spero che
questo nuovo capitolo ti piaccia! Aspetto di sapere cosa ne pensi! Ciao!
Risposta
per the one winged
angel: Mi
fa un pò impressione di leggere questo perchè
quando cominciai ero praticamente l’unica a scrivere su di
loro! Sono contenta
di sapere che come pairing si stia facendo conoscere di più!
Alla fine sono la
prima che almeno su efp scrive su di loro quindi tutti questi
complimenti mi
onorano *_*
Io
amo questo
pairing e spero si noti tra le righe della mia fanfiction! Non solo il
pairing,
ma tutto il contesto che genera nella storia.
Sono
contentissima
dell’analisi che hai dato sulla mia storia e sono felice che
tu apprezzi il mio
modo di trattare le situazioni! E…non sei sadica xD O almeno
io lo sono quanto
te! Amo le storie complicate e una RufusxTifa è proprio
così! Che RufusxTifa
sarebbe senza mettere in mezzo la shinra, i precedenti, Cloud e tutto
il
contesto di ffvii? Ecco…per me ogni pairing va trattato
senza fretta. Ovvio che
tutti amano arrivare alle “scene clou” ma spesso
sono così insipide a anonime
se buttate frettolosamente senza una trama che ce le fa desiderare^^ O
almeno
io la penso così.
Grazie
per questo
tuo commento e continua a farmi sapere cosa ne pensi! E’
molto importante per
me! Un bacione, a presto (si spera xD)
Risposta
per black_thunder: Sono
felice che ti sia piaciuto il 13° capitolo! Soprattutto
perché non è stato
proprio semplicissimo organizzarlo! Grazie mille** sono felice di
vedere come
hai interpretato il Cloud della mia fanfiction! Mi fa davvero piacere
perché è
proprio così: finalmente getta la maschera e sfoga i suoi
sentimenti. Spero ti
piaccia anche questo nuovo capitolo, in ogni caso fammi sapere! Anche i
consigli sono ben accetti!
Ps:
Reno è un
grande xD e lui usa tutto! Dai razzi, ai fuochi artificiali, agli
scintillini
che alle “cose luminose” che tanto gli piacciono
meglio conosciute come bombe xD
Ciao!
Risposta
per thembra: Hai
ragione! Rufus non è bastardo, ma bbastardo xD (wa, mi piace
xDDD) eppure,
paradossalmente è lui che spesso fa il primo passo.
Nonostante si riveli spesso
così misterioso, egocentrico, altezzoso e antipatico, lui
dimostra di non
essere solo questo. Ed è un aspetto che mi fa piacere che tu
abbia notato!
Forse è anche un po’ per una mentalità
mia…ma Tifa ha bisogno di più tempo e ritengo
che spesso debba essere più l’uomo a dare certezze
che la donna u_u specie se
si tratta di un ragazzo come Rufus con i precedenti che ha. Fare una
Tifa che
si fida subito di lui suona un po’ strano, quindi…
Grazie
per il tuo
commento! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo e sono felice che
tu abbia
interpretato così la scena! (Rufus l’avrebbe
baciata in ogni caso o magari lo
avrebbe fatto lei xD)
Per
quanto riguarda
quella battuta si in effetti è forte, diciamo che era mossa
da sentimenti di
rabbia per questo ho pensato di metterla.
Ciao
e grazie mille
per il commenti! Ci sentiamo per questo capitolo 14!
Risposta
per white shadow: Reno
lo prenderò presto in mano nuovamente perché
ovvio che ci sia rimasto davvero
per il comportamento di Tifa anche per lui privo di logica. Presto
approfondirò
anche questo aspetto ma voglio trattare le cose con calma per dare un
buon
tributo ad ogni personaggio di questa storia! Come ho già
risposto alle altre,
io non trovo il comportamento di Cloud così assurdo. Lui non
ha trattato
l’amica nel migliore dei modi. Dall’indifferenza,
al dirle così all’improvviso
del suo fidanzamento...
Ma
da amico (e
mezzo-innamorato) è preoccupato per lei. Lui ovviamente non
sa cosa è accaduto
negli ultimi tempi ed averla vista con Rufus, che è il loro
ex-nemico, lo ha
fatto sbottare! Dal suo punto di vista sta sfruttando la
bontà di Tifa e Cloud
dunque, anche se con maniere dure, vuole aiutarla ad uscire dalle sue
“grinfie”. Non sapendo ovviamente che la storia di
Rufus e Tifa è molto più
complicata.
Grazie
mille per i
complimenti, sei gentilissima! Spero di sapere la tua anche su questo
nuovo
capitolo! Ancora grazie e…un bacione!
Ciao a
tutti e grazie mille
per queste splendide recensioni! Ci vediamo al prossimo aggiornamento
che spero
di fare a breve!
Fiammah_Grace
|
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Capitolo 15 *** capitolo.15 ***
CAPITOLO
15.
Tifa
abitava da sola. Da ben
sette anni da quando era a Midgar, era sempre stata l’unica a
gestire e
popolare quella casa che a stento si reggeva in piedi, ma a cui lei
aveva dato
l’anima.
Molte
volte a rendere vivo il
seventh heaven erano Marlene e Denzel. Spesso anche Cloud, nonostante i
suoi
silenzi. Ma, presumibilmente, quella era una casa vissuta da una sola
ragazza.
Quel primo
mattino nella hall
filtrava dalle tende solo un debole raggio di sole che illuminava con
luce
opaca gli sgabelli e il bancone del locale, creando
un’atmosfera di assoluto
silenzio e quiete.
Tifa aveva
l’abitudine di
lasciare arieggiare la casa il primo mattino, sicché il
vento era l’unica
effettiva presenza in quel momento.
Quella
debole aria mattutina
lasciava ondeggiare lievemente le tende, e muoveva i ninnoli appesi
vicino alle
porte appositamente da Tifa.
Per il
resto, il completo
vuoto e silenzio.
A spezzare
quella quiete fu
soltanto il ritorno della ragazza al locale.
Tifa
aprì la porta e per un
attimo chiuse gli occhi, godendo di quel silenzio che in
verità alla lunga era
inquietante, ma appena percepito la faceva sentire bene. Quasi bene.
Il suo
respiro era affannato,
e il viso sudato. La maglietta era completamente bagnata
così come il resto.
Strinse le spalle avvertendo un brivido, dopodichè
alzò i lunghi capelli scuri
dal collo per raccoglierli in una sottile coda di cavallo.
Subito
dopo aprì gli occhi e
fece caso a quel silenzio che stava durando fin troppo.
Era scesa
di casa presto
proprio per nascondersi da questo e trovare un po’ di
serenità.
Perché
al contrario, il
silenzio del seventh heaven di primo mattino era angosciante.
Lavorava
fino a tarda serata.
Spesse
volte alle quattro del
mattino aveva invocato riposo. Eppure, nonostante questo, la quiete la
sfiniva
di più dello sfrenante lavoro al bar, ed alle sei del
mattino già era pronta
per uscire e cominciare la giornata per questo.
Quella
mattina non era stata
tanto diversa.
Di buon
ora infatti era uscita
ed era andata al parco a correre per mantenersi in allenamento, e anche
per far
scivolare di dosso i tutti quei suoi pensieri e preoccupazioni che
oramai non
le lasciavano un attimo di tranquillità, ed adesso era
appena tornata, sudata
ed accaldata.
Guardò
dritto dinanzi a sé
percorrendo con lo sguardo tutto il locale vuoto, che le fece avvertire
una
certa nostalgia. Come se quella melanconia dalla quale era fuggita
fosse
rimasta lì ad aspettarla, manifestandosi tramite il vuoto e
l’oscurità.
Scosse
però la testa tornando
padrona di sé, imboccò dunque le scale per
raggiungere il bagno e darsi una
veloce rinfrescata.
Portò
letteralmente la testa
sotto la fontana ed aprì l’acqua gelata bagnando
completamente i capelli.
Essendo in
casa completamente
da sola rimase più tempo in quella posizione decisamente
scomoda, gocciolando
per tutto il bagno.
Alzò
poi gli occhi verso la
specchiera e si osservò, i capelli inondavano il suo viso,
bagnandole anche le
spalle.
A quel
punto sfilò velocemente
la canotta bianca ormai quasi completamente zuppa, e andò
nella sua stanza
tamponando la testa con un asciugamano.
Cercò
di stare attenta alla
piega dei suoi capelli che, essendo sottilissimi, già
cominciavano ad
asciugarsi, eppure la sua mentre era altrove, assorta nei suoi
pensieri, dove i
capelli non avevano affatto importanza.
Sospirò
intensamente
ripensando a quel che le era accaduto il giorno prima.
Aveva
rincontrato Aerith e le
aveva parlato. Anche con fare molto naturale, in verità.
Non si
sarebbe mai aspettata
che le cose sarebbero andate in quel modo.
Non si
erano parlate per
davvero molto tempo eppure quel “ciao” dato con
tanta semplicità aveva
cancellato il momento in cui si erano lasciate per non sentirsi
più.
Tifa
avvertì una forte morsa al
cuore nel ricordare quella notte di ormai molto tempo fa.
Aerith
l’aveva attesa davanti
al suo bar per parlarle.
Tifa alla
fine era scoppiata
e, come raramente accadeva, le aveva rinfacciato tutto per poi scappare
dentro
casa.
Aerith
invece era rimasta a
lungo dietro la porta d’ingresso a battere, sperando di
essere aperta. Ma lei,
nonostante la forte tentazione, proprio non ci era riuscita.
Il dolore
per ciò che era
accaduto e la vergogna per non essere riuscita a controllarsi era stato
troppo
forte.
E
così era andata avanti
finché non si erano incontrate in chiesa dove non
c’era una porta a separarle
questa volta.
Vi era
solo la luce e la
sacralità di quel ambiente che le avevano fatto capire che
era il momento di
alzare gli occhi e guardare in faccia la realtà:
La sua
vita e quella di chi le
era intorno stava cambiando e doveva vederla in faccia con i suoi
stessi occhi.
L’imbarazzo
di quel “ciao”
,quasi urlato contro l’amica, la fece sentire meglio. E
l’essere stata ricambiata
con la stessa energia ed entusiasmo le avevano fatto capire la magia
della loro
strana amicizia.
Aerith e
Tifa non avevano
nulla in comune. Anzi, si poteva benissimo dire che erano su due apici
completamente opposti fra loro. Eppure era proprio su questo che la
loro
amicizia si era sempre retta.
Nonostante
non avessero mai
avuto nulla in comune, entrambe avevano sempre avuto l’una il
bisogno
dell’altra, e spesso ad averne di più il bisogno,
era proprio Tifa.
Forse
perché lei, a differenza
della fioraia, era sempre stata meno disposta ad ammettere le sue paure
e
debolezze, non riuscendo così a ricavare forza da esse, come
invece faceva
Aerith.
Inutile.
Nonostante tutto,
nonostante il dolore che le aveva arrecato, Tifa voleva molto bene ad
Aerith e
forse era consapevole fin dall’inizio che non avrebbe mai
potuto reggere l’idea
di abbandonarla così.
E la
stessa cosa era per
Aerith.
Dunque,
come per magia, tutto
era tornato alla normalità.
Aerith e
Tifa erano tornate
amiche, le riaveva il suo bar…
E non
lavorava più alla
Shin-RA.
Cloud ce
l’aveva a morte con
lei.
Rufus era
uscito dalla sua
vita.
“…”
Tifa
tentennò portando via
l’asciugamano dai capelli, oramai completamente scombinati.
“Rufus…”
Le parole
le uscirono di bocca
spontanee, in un sussurro irrefrenabile.
Solo
sussurrare il suo nome le
faceva avvertire l’assenza di quel uomo insopportabilmente
fastidioso. Ma che
con la stessa insopportabilità le mancava.
Le mancava
dopotutto
l’ambiente della Shin-Ra che, in un modo o
nell’altro, aveva da sempre
caratterizzato la sua vita, e negli ultimi mesi ancora di
più.
Lavorare
nell’azienda nascente
di Edge aveva rianimato quelle emozioni cui aveva detto addio con
serenità il
giorno dell’impatto con meteor.
Paradossalmente,
quello stesso
dolore misto alla rabbia avevano dato una forte scossa alla sua vita.
Le avevano
dato una carica che
aveva sentito svanire e che in quel momento sentì il bisogno
di rifare sua.
Forse era anche per questo che aveva deciso di accettare il foglio
illustrativo
di Reno, quel giorno.
Perché,
dopotutto, la Shin-Ra
era parte di sé.
Anche se
in modo completamente
diverso da Rufus.
Nonostante
tutto, era ancora
convinta che lei avrebbe potuto fare qualcosa per Rufus.
Credeva
fortemente che tra
loro non ci fosse stata solo un’incredibile attrazione dovuta
alle loro
diversità e continui scontri.
Sentiva
che avrebbe potuto
cambiare qualcosa nella sua vita, e qualcosa dentro di lei le faceva
credere di
essere tra le poche in grado di farlo.
Alzò
gli occhi verso il
piccolo calendario posto sul comodino e lo strinse tra le mani
strappando i
mesi già passati.
“Alla
fine il tempo sta
passando e tu non sei venuto…” disse.
Rimase
diverso tempo in
silenzio a fissare i giorni segnati su quel calendario, che
rappresentavano
tangibilmente il tempo che era passato da quel giorno in cui gli aveva
intimato
di sparire dalla sua vita.
Strinse
gli occhi e sul suo
volto si disegnò una nota di malinconia, ma subito qualcosa
dentro di sé la
fece sbottare e di colpo arrossì.
Scattò
in piedi e tirò su un
intenso respiro, cacciando fuori l’aria dura e tosta cui
teneva sempre di
portare in alto.
“Ah,
ah! Ma che diavolo sto
dicendo?! Ho vinto! Ho battuto la Shin-Ra! Alla facciaccia tua,
presidente!”
disse con forte determinazione, portando le braccia sui fianchi e
alzando la
voce repentinamente.
Tifa
continuò a ridere con
inquietante rumorosità finché un botto
proveniente da fuori la fece
letteralmente balzare, azzittendola di colpo.
“MERDA
ma sei proprio un deficiente
tu, eh?! E durante tutto il viaggio ti avevo anche ripetuto che stavamo
viaggiando con solo tre ruote!”
“Non
è colpa mia che sei così
coglione da mettere in repentaglio la vita di tutti perché
non ti fermi da un
meccanico…”
“Non
rompere il cazzo!
Coglione me lo tengo solo perché soltanto un deficiente
lascerebbe guidare un
moccioso dalla testa chiodata che si crede un pilota solo
perché passa metà
delle sue giornate a smontare la sua moto!”
“Per
tua informazione, Fenrir
viene smontata per essere potenziata e perché ha bisogno di
una grandissima
manutenzione.”
“Ma
se l’ultima volta ha perso
il manubrio mentre giravi una curva?!”
“Quelli
sono solo ‘effetti
collaterali’.”
A quelle
voci Tifa infilò
velocemente la canotta ancora bagnata e una giacca di tuta, per poi
correre
velocemente lungo le scale fino a spalancare la porta
d’ingresso.
Li la
quiete terminò del
tutto, quando davanti ai suoi occhi c’era Cloud Strife che
sistemava un cric
sotto la ruota e Barrett che aiutava i bambini a scendere dal
furgoncino sporco
di terra e sabbia.
Tifa
rimase giusto una
manciata di secondi sul ciglio della porta, dopodichè corse
verso di loro del
tutto attonita.
“Tifa..!!”
le urlò Marlene che
le fu immediatamente vicino. “Eh, eh..! Scusa se siamo venuti
così presto! Ti
abbiamo svegliato?”
“Cosa?
Oh, certo che no,
Marlene!” in un primo momento Tifa si sentì sempre
più smarrita e incapace di
concretizzare che davvero fossero tutti li davanti ai suoi occhi, ma
subito
sorrise alla dolce voce di Marlene e la strinse a sé.
“Avete fatto buon
viaggio, piuttosto?”
Quella
domanda sembrò capitare
di proposito perché subito uno scoppiò di motore
fece sobbalzate tutti quanti,
e riempire Cloud completamente di fuliggine.
“Ma
porca..! Barrett, questo
motore vuoi che diventi un reperto archeologico?” disse
sgranando i suoi
pallidi occhi celesti, ora così evidenti in contrasto con
quel viso scuro di
sporcizia.
“Ah,
stupido! Con un motore
del genere non dovresti avvicinarti così! Vieni
qui…”
Intervenne
Tifa e portò sul viso
del biondo un fazzoletto che prese a tamponare appena sulla sua pelle,
eliminando così il grosso del nero.
Solo dopo
fece caso al viso
perplesso di Cloud che la guardava, così, con il viso
paonazzo, si allontanò
fulmineamente.
Avevano
avuto una forte
discussione e non si parlavano da giorni.
Per di
più lo aveva evitato
clamorosamente negli ultimi tempi.
Cosa le
era saltato in mente
di fare?
Eppure,
quel gesto le era
venuto così spontaneo che non ci aveva pensato un attimo
prima di prendere il
suo viso tra le mani e curarsi così, ancora una volta, lui.
Abbassò
immediatamente lo
sguardo e cercò di concentrarsi su una qualsiasi altra cosa,
ma era evidente
già a tutti lo stato di attrito che vi era tra lei e Cloud.
Per cui tutti
compresero il loro imbarazzo di essere stati così vicini
dopo tanto tempo.
Tifa
avvertì sulla sua pelle
quell’incredibile disagio e si lasciò
istintivamente andare ad una risata
improbabile che fece sobbalzare un po’ tutti i presenti.
La ragazza
continuò a fare
come se nulla fosse, fingendosi assolutamente disinvolta e padrona di
sé. Così
si avvicinò al furgoncino oramai andato, e prese le valigie
dai sedili
posteriori.
“Eh,
eh.., bene! Allora vi
aiuto io a sistemare i bagagli e tutto! Forza, forza…sarete
stanchissimi, no?”
Tirò
fuori i bagagli
decisamente troppo enormi ed ingombranti per una ragazza esile come
lei. Eppure
era decisamente inquietante come Tifa li portasse tutti con
disinvoltura.
“Tifa,
sicuro che sia tutto a
posto..?” chiese Barrett perplesso. “Meglio che tu
mi dia uno di quei baga…”
“Ma
no..! piuttosto andate a
sistemarvi dentro. Ci penso io a tutto, ci penso…”
A quel
punto le scivolò di
mano una valigia che andò a colpirla proprio sul piede.
“Ahi..!!
Oh mio Dio…che male…”
Si
girò con le lacrime agli
occhi verso i suoi amici e un tremendo mix del silenzio che li
circondava e dei
loro sguardi persi e confusi nei suoi riguardi, la fecero rimettere in
piedi.
Così
alzò con una forza
inaspettata le valigie e le rimontò sulle spalle, mostrando
loro un sorriso per
niente rassicurante.
“Ah,
ah, ah! Non è niente! E’
tutto a posto! Tranquilli, dico davvero! Forza, non state lì
impalati a
guardare, entrate pure..!”
Detto
questo sparì dietro la
porta d’ingresso e nonostante i parecchi rumori di cadute,
nessuno ebbe il
coraggio di muoversi o dire una sola parola.
Tifa
sistemò i bagagli nelle
stanze dopodichè scese giù nella hall dove
infatti la stavano aspettando tutti.
I suoi
occhi andarono
istintivamente verso Cloud che, suo malgrado, la stava già
ricambiando.
Subito
divincolò lo sguardo,
sentendosi terribilmente stupida.
Il cuore
le batteva a mille e
avrebbe tanto voluto evitare quella situazione.
Ma ora vi
erano anche Barrett
Marlene e Denzel, non era per niente il momento per discutere o
affrontare
qualsiasi argomento.
Niente
sulla ShinRa, sul suo
lavoro, sulla chiesa…niente su Rufus.
Si
avvicinò verso il bancone e
preparò velocemente dei caffé.
Portò
con cura il vassoio e
quando vide che regnava un silenzio un po’ imbarazzante si
sentì in dovere di dir
qualcosa.
“Ah…ehm,
scusatemi per prima.
Sono solo stata presa alla sprovvista. Non mi aspettavo una vostra
visita e,
ecco…che sorpresa!”
Barrett fu
il primo a prender
parola non appena ingurgitò in un sol sorso il
caffé caldo preparato dalla
ragazza.
“E’
stata una cosa improvvisa
anche per noi! Ma, cazzo, non vedevo la mia Tifa da un pezzo!
Così ho deciso di
far muovere il culo a tutti, e venirti a fare visita!”
Tifa
strinse gli occhi.
“E’
stata un ottima idea! Sono
così contenta di rivedervi!” disse congiungendo
tra loro le mani.
Appena
riaprì gli occhi
ritrovò di fronte a sé il viso serioso ed
indagatore di Cloud che la fissava
immobile.
Tifa
deglutì a quella vista e
preferì far finta di non averci fatto caso, deviando
palesemente lo sguardo.
“Allora…cosa
mi raccontate di
bello?” disse con voce celestiale.
“Denzel
è stato bocciato!”
urlò Marlene.
“Cosa..?
Denzel!” disse Tifa
completamente presa alla sprovvista.
“Uff,
non è vero. Devo solo
fare un piccolo recupero a settembre…”
precisò scocciato il ragazzino dai
capelli castani.
Tifa
ridacchiò trovando
davvero tenera una simile situazione.
“Oh,
non ti preoccupare. Avrai
modo di recuperare!” disse confortandolo, ma Denzel era
già abbastanza
consapevole delle sue capacità da aver già
completamente ignorato le parole
della sua “sorellastra”.
Barrett li
interruppe
all’improvviso con la sua rude voce altisonante.
“Basta
con queste stronzate!”
“Ma
la scuola è importante.”
Interruppe Tifa con disapprovo.
“Ovvio,
mi spacco le ossa per
far studiare questi due! Ma ora mi sembra che la priorità ce
l’abbia più tu,
Tifa!” le urlò contro facendola quasi sbandare.
Tifa si
ritrasse appena,
sentendosi leggermente a disagio. Il cuore le prese a palpitare di
colpo e le
mani le si gelarono completamente.
“Io?
Perché mai..? Non…non
capisco…” balbettò.
Cercò
di far mente locale
dentro di sé. Barrett non poteva assolutamente sapere nulla
di lei e Rufus.
Barrett
non c’era stato per
tutto quel tempo e non aveva mai avuto modo di vedere che tipo di
relazione
fosse nata fra i due.
Gli occhi
della ragazza poi si
spostarono su Cloud e subito la sua mente si annebbiò.
-Cloud!
Che lui gli abbia
detto di quella sera…?!-
Incominciò
ad andare nel
pallone.
Non si
sentiva ancora pronta
per raccontare loro tutto. Inoltre…da dove avrebbe mai
potuto cominciare? Come
poteva parlare loro di uno Shinra, per di più di un
arrogante aristocratico
come Rufus?
Barrett
non avrebbe mai
capito, e sicuramente Cloud aveva avuto già modo di dare la
sua versione dei
fatti raccontando di quella notte dove li aveva colti in flagrante,
proprio
mentre lei si era abbandonata al presidente contraccambiando quel bacio.
“Immaginavo
avresti voluto
farmi una sorpresa. Tu sei fatta così! Cazzo, Tifa, siamo
già andati alla
chiesa e ho visto che i lavori di restauro sono ad un ottimo
punto!” le urlò
con grande entusiasmo facendola sobbalzare ancora una volta.
“EH?!”
rispose completamente
scettica. La sua mente decisamente prese a non ragionare
più, lo avvertiva lei
stessa.
“Perdonami,
ah, ah! Ma non
sono riuscito a trattenermi! Dovevo per forza dirtelo! Onestamente non
mi
aspettavo che ce l’avresti fatta e invece in tempi davvero
brevi sono partiti
dei lavori che rappresentano la speranza per molti ragazzini del
quartiere!”
Continuò
Barrett con
entusiasmo pungolando Tifa.
“Credevo
in te ciecamente, ma
mi hai veramente sorpresa! La mia Tifa è una degna
AVALANCHE!! Ah, ah! Direi
che hai avuto molta influenza su quei disgraziati della Shin-Ra!
Complimenti! Qualsiasi
cosa tu abbia fatto, sei stata molto persuasiva!”
dopodichè scoppiò a ridere
sempre più entusiasta.
Tifa
sentì il dovere di
assecondarlo e anche lei si lasciò andare ad una sonora
risata spalleggiando
così l’entusiasmo dell’ex-leader
AVALANCHE.
Tra quelle
risate che alla
lunga contagiarono anche Marlene e Denzel, solo un volto appariva
immobile ed
in scalfibile.
Quello di
Cloud, che fissava
ancora Tifa non scostandole gli occhi di dosso.
Con un
paio di colpi di tosse
attirò l’attenzione, poi lentamente
adagiò il mento sul dorso della mano.
Mostrò
loro un debolissimo
sorriso malizioso.
Tifa
incrociò nuovamente i
suoi occhi e il suo sorriso lentamente cominciò a sparire.
“Tifa
è stata davvero in
gamba, non c’è che dire. Ma sai, Barrett, le donne
hanno l’inspiegabile potere
di ammansire anche i più indomabili degli animi.”
Quelle
parole turbarono i
presenti e Tifa rimase immobile, completamente pietrificata.
“Ovvio
che ci voglia polso e
determinazione su quella gente. La mia persuasione si è
basata su calci e
minacce. Ora seguimi un secondo.” disse lei così
velocemente da rendere
tangibile per Barrett solo il fatto che Tifa avesse letteralmente
strattonato
Cloud verso le scale che portavano ai piani superiori.
Quando fu
certa di essere lontana
dalla traiettoria di Barrett, strinse il colletto della maglietta scura
del
biondo e con tutta la forza che aveva in corpo lo spinse contro il
muro,
immobilizzandolo e guardandolo fisso in quei occhi che, al contrario di
lei,
erano pienamente soddisfatti della reazione che era riuscito ad
ottenere
dall’amica.
Cloud vide
le labbra della
ragazza schiudersi per poi serrarsi nuovamente. Era visibilmente presa
dalla
collera e dall’agitazione. Lei serrò i pugni
ancora più saldamente sul colletto
della maglia che prese a stringere sempre più forte.
“Basta…!”
sussurrò cercando di
calmare la sua voce quanto più possibile. “Ne
abbiamo già parlato. Quel che è
successo è stato un errore. Smettila di farmelo
pesare!”
Cloud
sbuffò aspramente.
Il viso di
Tifa coperto dai
lunghi fili di frangia e lo sguardo che fuggiva ai suoi occhi era un
qualcosa
terribile da vedere, eppure proprio non riusciva a cercare di essere
più
rassicurante per lei.
Lentamente
alzò il braccio per
raggiungere il capo della ragazza, ma si ritrasse immediatamente, era
ancora
incapace di poterle stare accanto.
La
verità?
Nel suo
intimo, si sentiva in
colpa.
Era Cloud
quello che aveva
sempre dimostrato grande interesse per i bambini rimasti orfani dopo il
disastro di Midgar.
Era Cloud
che si era sempre
chiuso in sé stesso. E Tifa aveva sempre cercato di
spronarlo e stargli vicino.
Cloud, a
modo suo, l’aveva
sempre ricambiata standole lontano, per proteggerla.
Voleva
proteggerla dal mondo
che si stava generando dalle cenere di Midgar.
Un mondo
più pulito e formato
da valori migliori, certo, ma anche pieno di marcio. Ancora pieno di
gente come
gli Shinra.
Spesso
aveva anche accettato
commissioni da parte loro intuendo a modo suo che si celasse ben altro
oltre
alle loro intenzioni caritatevoli nei confronti del pianeta, oramai
irreparabilmente danneggiato dall’energia MAKO.
In tutto
questo anche Tifa ci
aveva sofferto e Cloud la voleva lontana da quel tipo di dolore.
Invece
Tifa, ancora una volta,
aveva cercato di essergli vicino, assistendo i ragazzini cui lui aveva
preso a
cuore.
Difatti
senza pensarci due
volte, aveva accolto Denzel in casa e aveva fatto di lui un membro
della
famiglia in appena due anni.
Aveva
anche cominciato a
venire alla chiesa sconsacrata e a prendere sempre più a
cuore la situazione
della periferia, decidendo alla fine di muoversi attivamente per Edge.
Per Cloud,
Tifa era scesa a
patti con gli ex-membri Shin-Ra.
E tutto
questo, alla radice,
era stato per colpa di Cloud. Aveva cercato in tutti i modi di farla
desistere.
Le aveva
letteralmente
tagliato le ali il giorno in cui Tifa aveva raccolto le firme e
talvolta presa
anche in giro quando la vedeva vestita con camicia e gonna al ginocchio.
I suoi
disegni e proggetti sui
cantieri erano visibilmente non realizzati da un professionista e lui
non aveva
mai fatto cerimonie nel farglielo notare.
Sperava
così di riportarla
sana e salva al bar, ma aveva decisamente sbagliato i conti,
perché lei, al
contrario, aveva deciso di impegnarsi il doppio. Cadendo
così nella trappola
degli ex-leader dell’azienda multinazionale.
Cloud
sentiva una grande morsa
al cuore dovuta alla rabbia se solo immaginava cosa avesse indotto
Rufus nel
promuovere quel cantiere.
Cosa aveva
dovuto fare lei,
per convincere uno Shinra?
Strinse i
pugni e serrò gli
occhi, incapace di perdonare quella gente che ancora una volta stava
portando
disordine nella sua vita e di chi gli era accanto.
Tifa,
inoltre, era la persona
speciale cui non avrebbe mai potuto fare a meno. La allontanava dalla
sua vita,
non la rendeva partecipe di nulla…ma in tutto questo
c’era la voglia di vederla
felice.
“Tifa…”
tentennò e sentì le
spalle di Tifa stringersi sempre di più verso di lui.
“Cosa
devo fare per
convincerti..?” disse lei all’improvviso spezzando
quel silenzio.
“Convincermi..?”
chiese lui
disorientato.
Tifa
alzò gli occhi verso di
lui e, nonostante i suoi sforzi, proprio non riuscì a
controllare la sua voce
che lentamente si faceva sempre più tremante.
“Sei
un vero stronzo e certe
volte vorrei che tu sparissi!” disse poggiando la testa sul
petto di Cloud.
“Però…”
tentennò prima di
proseguire.
Cloud era
immobile con lo
sguardo fisso verso di lei.
“…però
non voglio perderti.
Non ora, non in questa circostanza. Dunque lo chiedo a te. Cosa devo
fare per
convincerti che hai frainteso tutto completamente..?”
La ragazza
sospirò
profondamente. Aprì di nuovo la bocca e questa volta i suoi
toni furono più
profondi e meno tremolanti.
“Voglio
stare con te, con
Aerith. voglio gestire il mio bar. Voglio assistere per quel che posso
i
bambini nella chiesa e rendere quel posto più bello. Cose
normali, e non voglio
che in questo c’entri…”
Tifa
s’interruppe ansimando
all’improvviso.
Quelle
parole le erano uscite
così di getto da averle completamente tolto il respiro.
Cloud, dal
suo canto, era
pietrificato davanti alla reazione della ragazza.
Tifa stava
soffrendo e lui lo
avvertiva sulla sua pelle.
Avvertiva
la sua voce quasi
come un lamento di dolore che invocava solo un po’ di riposo.
Con gli
occhi ancora persi nel
vuoto accarezzò appena le lisce e pallide spalle della bruna.
“Lascia.”
Disse con voce bassa.
Tifa
sgranò gli occhi e si
divincolò dal suo petto.
“Cloud?”
“Lascia
definitivamente la
Shin-Ra. Vattene via per sempre da loro.” A quel punto i loro
occhi per la
prima volta riuscirono ad incrociarsi e rimanere immobili, fissi
l’uno nello
sguardo dell’altro. “Ora puoi farlo. Solo
così tutto finirà presto.”
Tifa
sgranò sempre più gli
occhi finché la sua mente non si annebbiò del
tutto, incapace di ragionare
razionalmente.
Il centro
di riabilitazione
della nuova Midgar city…
Tseng,
Reno…
I lavori
di ristrutturazione…
I file
trovati nell’ufficio
del presidente con il logo Shin-Ra…
Rufus…
Tutto
questo doveva cessare
così come era cominciato?
[…]
“Se
lascio la Shin-Ra tutto
ciò che vi è collegato cesserà di
esistere…”
Era
l’ennesima volta che Tifa
ripeteva a sé stessa quelle parole. Erano le otto del
mattino e lei era già
quasi pronta per uscire.
“Rufus…cosa
dirà? Mi lascerà
davvero andare via così?”
Alla fine
il suo giovane
presidente non era venuto per davvero.
Dentro di
sé Tifa pensò che,
dopotutto, era normale che le cose fossero andate in quel modo.
Probabilmente
Rufus era stato
così impegnato che non aveva avuto nemmeno il tempo di
pensare a lei. Forse le
sue condizioni di salute erano persino peggiorate.
Oppure…infondo,
lui da Tifa
aveva già ottenuto quello che voleva. Probabile che ora lei
non fosse più
oggetto di suo interesse.
Scosse la
testa e cercò di
pensarla sotto un altro punto di vista.
La chiesa
era quasi pronta, ce
l’aveva fatta.
Rufus in
ogni caso aveva
realizzato il suo desiderio. Dunque ora era venuto il momento di
chiudere il
sipario e uscire di scena, per tornare alla vita di tutti i giorni.
Annodò
un maglione sulle
spalle e uscì di casa.
Parte di
sé aveva sperato che
quel giorno ci sarebbe stato un diluvio, traffico,
sciopero…qualsiasi
imprevisto e inconveniente.
Un
qualcosa assimilabile al
“destino” , che le impedisse con ogni mezzo di
raggiungere l’azienda.
Invece
così non era stato.
La
giornata era piacevole e
fresca. Non c’era traffico e, anzi, l’autobus
passò quasi immediatamente.
Non appena
fu arrivata di
fronte alla meta, tirò su un respiro intenso. Era davvero
molto che non
rimetteva piede la dentro.
In
quell’azienda che in così
poco tempo era divenuta parte di sé e teatro di molte
situazioni che avevano
segnato la sua permanenza lì.
Non appena
fu dentro estrasse
i moduli per le dimissioni e li mostrò alla reception.
“Dove
devo andare per questi?”
chiese.
La donna
la scrutò e Tifa ebbe
quasi la sensazione che l’avesse riconosciuta.
Poco si
curò, tuttavia, dello
sguardo della segretaria, perché infondo sapeva benissimo
oramai come era stata
etichettata in quel posto.
“Ufficio
44. Nella seconda ala
del terzo piano.”
“Grazie.”
Disse e in fretta si
diresse verso l’ascensore in vetro pigiando velocemente i
tasti.
Forse
avrebbe potuto
consegnare quei moduli ed andare via. Forse non avrebbe dovuto nemmeno
incontrare Rufus.
Parte di
sé sperò intensamente
di non incontrarlo.
Non appena
l’ascensore arrivò
vi si infilò dentro con violenza, andando però
così a sbattere contro l’uomo
che già era lì.
“Ouch!!”
Disse frastornata.
“Scusa! Andavo di fretta e…” le parole
le si bloccarono in gola quando si ritrovò
praticamente fra le braccia di una alto ragazzo dalla divisa scura e i
lunghi
capelli rossi.
Entrambi
sgranarono gli occhi
sorpresi e Tifa immediatamente si staccò da lui.
“Reno..!”
Reno
sembrava sorpreso di
rivederla ancora più di lei. Chinò il capo verso
di lei e cominciò a
strattonarla portando una mano sulla sua testa, scompigliandole
così quasi
completamente l’acconciatura.
“Miss
Lockheart! L’avevamo
data per dispersa! Abbiamo mandato navi ed elicotteri a cercarla
invano!” le
disse con fare canzonatorio.
Tifa si
ritrasse da quella
presa e sistemò appena i capelli con le dita.
Guardò incredula Reno che intanto
la stava invitando ad entrare nell’ascensore.
“Io…beh,
ecco…Non so che
dire.” Disse lei onestamente. A quel punto lui la
guardò con fare scherzoso,
eppure Tifa leggeva della sincerità nei suoi occhi.
“Lo
so io perchè! Sei stata
davvero disonesta! Personalmente sono offeso!”
“Cosa..?”
chiese lei veramente
disorientata.
Reno la
guardò con disapprovo.
“Che
cosa un cazzo! Alla
festa! Non ti vedo da allora!”
Solo
allora Tifa sgranò gli
occhi, comprendendo finalmente la reazione di Reno.
“Ah!
Ma è vero! Perdonami! Ho
avuto così tanti grattacapi che non ho avuto il tempo di
farmi sentire da
nessuno!”
A quel
punto Reno sbuffò
portando una sigaretta spenta sulla bocca e poggiandosi su una delle
pareti
dell’ascensore.
“Già,
ho visto che avevi molti
problemi nel muoverti con l’odiatissimo rampollo di
famiglia.”
I suoi
occhi erano così
intensi che Tifa non riuscì proprio a non prenderlo sul
serio.
Tifa era
andata con Reno alla
festa e invece quando aveva visto Rufus era scappata da lui per poi non
farsi
sentire più.
Come lo
poteva aver vissuto
uno come Reno?
Lei non ci
aveva per niente
pensato data la auspicata serata con il presidente e in seguito
l’inaspettata
entrata in scena di Cloud, che aveva completamente coinvolto tutti i
suoi
pensieri. Per di più aveva sempre ritenuto uno come Reno una
persona più
leggera e superficiale, ma in verità rifletté
proprio in quel momento che anche
l’ex-turks sapeva essere molto gelido e penetrante quando
voleva.
Tifa
chinò il capo non sapendo
proprio come giustificarsi.
Quella
serata era stata tutto
uno sbaglio in generale, e aveva irreparabilmente generato quello che
poi era,
in quel momento, il suo angustiante presente.
“Io…non
so che dire.” Disse
con un filo di voce.
“Oh,
andiamo, sei a corto di
risposte oggi?” le rispose di getto terribilmente irritato
per aver ricevuto
per la seconda volta la stessa risposta. Poi tornò
più serio e guardò Tifa che aveva
per davvero un viso cupo e serioso.
“Scusami,
davvero.”
Reno
alzò le ciglia e adagiò
il peso su una gamba portando le mani in tasca, dopodichè
sorrise.
“Se
proprio ci tieni ad essere
perdonata potresti uscire di nuovo con me una di queste sere. Ma da
soli,
s’intende…!” la guardò di
nuovo sperando in una sua reazione che però non
venne. “Tifa, ma che c’hai?”
Immediatamente
lei gli porse i
fascicoli che aveva ancora in mano.
“Ecco.
Per questi.” disse
laconica.
Reno li
lesse velocemente
dopodichè le si rivolse con stupore.
“Ma
questi sono…”
“Si.”
Confermò Tifa. “Infondo,
è tutto a posto adesso, no?”
Reno
sembrò pensarci su, poi
rese i fogli a Tifa guardandola perplesso. La ragazza fece caso al suo
sguardo
e cercò di tranquillizzarlo con un debole sorriso.
“Oh,
andiamo!” disse lei
infine dandogli dei colpi sulla spalla. “Non ti sarai
affezionato a me? E poi
siamo nemici, no?”
Il turks
li per li sembrò
riderci su.
“Certo!
Solo che pensavo che
anche a te, dopotutto, piacesse lavorare qui. Eh, eh..!”
“Reno…”
“E’
che ti ho sempre vista con
il presidente. Sempre nervosa e piena di cose da fare. Ma vedevo
così tanto
entusiasmo che mi ero quasi illuso che saresti restata a bordo! Infondo
questa
è una piccola azienda innocua e per noi avrebbe significato
molto avere te come
membro!” nel vedere lo sguardo smarrito di Tifa,
cominciò a dimenarsi
gesticolando. “Ah, ma non farci caso! Io penso questo,
ma…tutto okay?”
“Si,
certo. E’ tutto a posto.”
Quel
lavoro le piaceva?
Nonostante
la collera e le
esperienze negative, le era piaciuto?
Lavorare
con Reno, Rude, Tseng
e Rufus era stata un’esperienza che, dopotutto,
l’aveva riaccesa?
Non ci
aveva mai pensato.
Però
era vero, infondo.
Non aveva
ancora pensato cosa
avesse significato per lei l’azienda di ristrutturazione di
Midgar.
L’aveva
sempre vista come il
mezzo per raggiungere il suo scopo. La chiesa.
Invece
forse era ben altro.
Era un lavoro che aveva riempito i suoi giorni negli ultimi mesi. E non
solo,
anche la sua vita, riservandole delle svolte del tutto inaspettate. E
non tutte
queste erano negative, anzi.
Le si
strinse il cuore.
Non doveva
pensarci troppo
proprio in quel momento.
Non ora
che se ne stava
andando per non tornarci più.
“Ah,
a proposito Tifa. Saliamo
ai piani superiori. Per questi fascicoli di licenziamento ti fanno
perdere solo
tempo al terzo piano. Meglio che vai sopra direttamente da Tseng,
così fai
prima!” detto questo pigiò i tasti
dell’ascensore così velocemente che Tifa non
ebbe proprio il tempo di concretizzare.
“Cosa..?
Tseng?”
“Certo!
Così li da
direttamente al presidente, no?” le spiegò
tranquillo.
“No!
No! Che vai dicendo!? Io
non volevo salire ai piani superiori, non ora
non…!”
Non fece
in tempo a terminare
la frase che l’ascensore era già giunto a
destinazione. Reno sgattaiolò via
salutandola con il suo immancabile sorriso.
“Allora
il nostro appuntamento
è solo rinviato! Ciao Lockheart!”
Tifa
rimase sbigottita e senti
le gambe tremare.
Era ai
piani superiori, era
sotto shock e ancora non riusciva a concretizzare razionalmente tutto
quello
che le stava accadendo.
Reno era
stato gentile, ma la
sua intenzione era di evitare ancora una volta il presidente e ogni
possibile
contatto con lui.
Rivederlo
sarebbe stato
troppo…o, in ogni caso, non era pronta ad incontrarlo.
La ragazza
stava ancora
osservando Reno che man mano spariva dalla sua vista quando questi si
girò
verso di lei urlando.
“Ah,
Tifa! Ecco li Tseng!
TSEEEEEENG! C’è Tifa, avrebbe bisogno di un
piacere da te! Giusto una firmetta,
dai..!”
“Reno!
Lo deve sapere tutto il
piano?!” urlò lei in tutta risposta,
più disorientata di prima.
“Eh,eh…ciao,
ciao! Ci si
sente!” detto questo, il turk dai capelli rossi
sparì lasciando Tifa immobile,
ancora una volta, mentre un uomo dai capelli scuri di sua conoscenza la
guardava da lontano, anch’egli parecchio perplesso.
Tseng, con
la camicia bianca e
la cravatte messa più lenta del solito le si
avvicinò lentamente, quasi per
accertarsi che avesse di fronte a sé per davvero Tifa.
Al
contrario, la ragazza
abbozzo un sorriso a dir poco demenziale senza saper assolutamente cosa
o come
comportarsi.
“…Tifa.”
disse lui.
Rimasero
per qualche secondo
in silenzio. Erano quasi due settimane che non si faceva viva e senza
informare
nessuno.
Quel breve
tempo era bastato
per farla sentire di nuovo un pesce fuor d’acqua
nell’azienda.
Per di
più Tseng doveva
sicuramente sapere di lei e Rufus.
O almeno,
di sicuro Tseng
aveva già chiesto al presidente del perché della
sua inspiegabile ed improvvisa
assenza. Questo non l’aiutò affatto a sentirsi
meglio.
La ragazza
strinse le spalle e
congiunse le dita delle mani fra loro.
“Ciao!
Quanto tempo eh…ehm.
Non volevo salire fin qui per disturbarti, ma poi Reno ha fatto tutto
lui e
così…!”
Tentennò,
poi il silenzio di
Tseng la mise in soggezione così continuò a
parlare.
“Infondo
potevo benissimo
aspettare, non c’è nessunissimo problema. Dico
davvero! Anzi, magari potrei
andare a farmi mettere la firma da quella befana di Scarlett! Infondo,
me la
volevo riprendere una rivincita e…come te la
passi?”
Tifa si
interruppe di colpo
quando vide disegnarsi sul volto serio e rigoroso di Tseng un sorriso
che poi
si trasformo in una piccola risata.
Il ragazzo
si calmò subito,
sicché tornò immediatamente a Tifa.
“Però,
devo dire che erano
mancati questi tuoi monologhi senza senso.”
La bruna
sgranò gli occhi
completamente attonita. Tseng l’aveva lasciata davvero senza
parole.
“D-davvero?”
“Un
po’. Il tempo di abituarsi
di nuovo ad un clima prettamente maschile.”
Annuì,
e le si avvicinò
sfilandole i moduli di mano e cominciò a sfogliarli.
“Cosa posso fare per te?”
“Tseng…io…”
Tifa tentennò e il
suo sguardo si fece più profondo, subito però
scosse la testa e cercò di
controllarsi. “Mi fa piacere che qui va tutto bene! Avevo
paura che qui ci
fosse il finimondo! Ma visto che ci sei solo tu, adesso, mi sento molto
più
sollevata! Eh, eh…”
“Ehm,
a dire la verità…”
La voce di
Tseng venne
interrotta di colpo dal rumore della porta dell’ufficio del
presidente che si
apriva lentamente.
Tifa si
girò di scattò e vide
uscire da li due uomini dall’aria parecchio distinta,
fermarsi sul ciglio della
porta, mentre discutevano fra loro.
“Dunque
posticiperemo di
un’altra settimana. Ma non le verrà concesso
oltre, signor Shinra.” Pronunciò
uno dei due uomini.
“Non
chiedo di meglio,
vogliate portare i miei ringraziamenti più sentiti al signor
Mikage.”
E a quel
punto Tifa
letteralmente sbiancò nell’udire quella voce.
Prepotente
e arrogante, eppure
controllata e soave.
Dei
brividi cominciarono a
percorrerla lungo tutto il corpo e si pietrificò
definitivamente quando Rufus
Shinra uscì dalla porta del suo ufficio per accompagnare i
due uomini d’affari
che l’accompagnavano.
La ragazza
ebbe un fortissimo
tonfo al cuore.
Le gambe
le si erano
completamente bloccate, e non riuscì proprio a tornare
lucida e padrona di se
per sgattaiolare via dalla sua vista.
Lui era
lì, a qualche passo da
lei.
I suoi
occhi chiari, lo
sguardo fiero, i suoi capelli biondi.
Strinse
gli occhi quasi come
per trattenere qualcosa dentro di sé. Un’emozione
che oramai non negava più, ma
che frenava con tutta se stessa. Perché era questa la cosa
giusta da fare.
La prima
cosa che sperò dentro
di sé fu che non l’avesse vista.
Rufus, dal
suo canto, sembrava
per davvero non aver fatto caso che la sua miss Lockheart fosse a pochi
metri
di distanza da lui, proprio mentre stava per concludere un affare.
Inarcò
le sopracciglia e
guardò con fare molto sicuro i due uomini che,
paradossalmente, sembravano
quasi in soggezione nei confronti di un ragazzo di appena ventitre,
ventiquattro anni.
“Dunque
le faremo visita
giovedì prossimo, signor Shinra. Non ci deluda.”
“Assolutamente.
Concludere il
nostro accordo sarà la mia priorità.”
Concluse laconico.
Mentre
prendevano gli ultimi
accordi, Tseng richiamò l’attenzione di Tifa,
sicché lei tornò a ragionare con
più lucidità.
“Tifa.
Se vuoi ho già finito
con questi moduli. Portali giù al primo piano e li
chiuderanno il contratto e
tutto. Per il resto me la vedo io.” Le disse sbrigativo,
senza chiederle nulla.
Tifa prese
i moduli e rimase a
guardarlo sorpresa di questo.
Non si era
nemmeno accorta
quando lui si fosse allontanato e quando avesse preparato tutti i
fascicoli per
lei.
Tuttavia
non aveva ancora
recuperato la sua completa razionalità, così non
riuscì proprio a comportarsi
come avrebbe voluto.
Rufus era
li, sempre più
vicino a lei.
Non sapeva
cosa dire o fare.
Non era il posto giusto dove incontrarsi. L’unica cosa sulla
quale riuscì a
ragionare fu solo sul fatto che dovesse andarsene quanto prima
possibile.
Prima che
lui liquidasse i due
uomini d’affari.
“Tseng,
io…vorrei poterti
dimostrare la mia gratitudine.”
“Vorrà
dire che mi offrirai un
caffé al tuo bar.” Le disse senza batter ciglio,
cercando di assumere
un’espressione rassicurante a dispetto del suo volto che di
natura era sempre
molto serio.
Tifa gli
sorrise e lanciò
immediatamente uno sguardo verso Rufus che, a suo gioia, aveva preso a
parlare
di affari e di politica.
-Bene! lo
terranno impegnato
per un po’…-
Camminò
a passo svelto verso
l’ascensore e premette velocemente i pulsanti.
A suo
grande rammarico però,
vide Rufus muoversi anch’egli , e l’ascensore
impiegarci molto più del previsto
a salire.
“No!
Sta ancora al primo
piano?!” disse fra sé e sé. Lei aveva
bisogno di andarsene, sparire, in quel
momento.
Intanto il
biondo presidente
stringeva le mani e porgeva i saluti ai due uomini.
Proprio in
quel momento,
mentre accompagnava quei uomini verso l’ascensore, si
ritrovò ad incrociare lo
sguardo di occhi familiari.
Rufus
stava ancora parlando
così animatamente che le parole gli si strozzarono
letteralmente in gola e di
colpo piombò nel silenzio, rimanendo con gli occhi persi a
metà tra lo stupore
e l’incertezza di aver visto bene oppure no.
Fu un
attimo, un istante, che
sembrò durare un’eternità.
Tifa si
ritrovò a fissare
Rufus, perso anche lui nei suoi occhi a sua volta.
Immediatamente
poi la ragazza
girò i tacchi ed imboccò le scale, percorrendole
ad una velocità assurda.
“…presidente,
tutto bene?”
chiese l’uomo.
Rufus
continuava a guardare
verso le scale, dove la ragazza era scappata via.
“Oh,
certo, va
tutto…perdonatemi un attimo!” e con passo svelto
si diresse nella stessa
direzione.
“Ma
signor Shinra..! Non
abbiamo ancora pattuito…”
“Ci
pensa tutto Tseng!” urlò
da lontano mentre imboccava le scale spedito.
I due
uomini rimasero in silenzio,
senza parole, mentre vedevano il giovane presidente correre per le
scale e
sparire dalla loro visuale.
“E-ehm,
il presidente ha molte
priorità ultimamente. Vogliate dunque seguirmi e concludere
questo affare alla
svelta, signori…?! Il presidente ci sarà per la
riunione prevista proprio
questa mattina. È solo questione di dieci minuti.”
Disse
Tseng con voce molto
idilliaca, ma con un retrogusto davvero minaccioso.
I due
uomini non osarono
controbatterlo.
[…]
Ne era
certo, quella ragazza
dai lunghi capelli scuri non poteva non essere lei.
Quell’insopportabile
ragazzina
che giocava a fare la salvatrice dell’umanità e
che pretendeva di mettere in
ginocchio uno come Rufus Shinra.
Era colei
che era scesa a
patti con lui e non si era fatta viva per giorni a causa di motivi a
lui ancora
terribilmente incomprensibili.
Rufus
scendeva velocemente le
scale, sotto gli occhi sbigottiti dei dipendenti che non avevano mai
visto il
presidente correre in quel modo.
“Tifa..!”
le urlò contro non
appena la vide di sfuggita.
Tifa si
girò appena e sbandò
alla vista del ragazzo che in pochissimo tempo l’aveva quasi
raggiunta.
“Co-cosa?!
Ma come diavolo
ha..?” disse sbigottita di vederlo già alle sue
calcagna. Poi riprese a correre
accelerando ulteriormente il passo.
Rufus a
sua grande sorpresa
era molto più veloce di lei, e infatti in poco tempo
cominciò a sentire i suoi
passi sempre più pesanti e vicini.
“Fermati,
dannazione! Perché
corri in questo modo?!” le urlò lui.
“Ero
qui solo per una stupida
firma! Fa come se non mi avessi visto!” gli rispose
imperterrita lasciando il
ragazzo senza parole.
“Eh?!”
Rufus rimase
sbigottito. Lentamente si accigliò nell’aver
ricevuto una simile risposta e con
un ultimo sforzo la raggiunse quasi superandola. Le bloccò
un braccio facendola
sobbalzare.
“Ahi!
Che fai cretino!”
esclamò la ragazza, dovendo mettere la parola fine alla sua
corsa.
Però
l’improvvisa frenata la
fece sbandare così fortemente che prima ancora di
pronunciare la fine della
frase perse l’equilibrio scivolando dallo scalino.
“Eh…ah…AaaH..!!”
urlò presa
alla sprovvista.
Rufus che
la teneva già ferma
per il braccio, prontamente la tirò a sé evitando
così che cadesse giù per le
scale.
Tifa si
strinse a lui, con gli
occhi spalancati e il viso atterrito.
Rufus
sembrava avere la stessa
espressione sconcertata. Tra i due regnò il silenzio per
più di qualche secondo.
Di colpo
si guardarono l’un
l’altro.
I loro
occhi rimasero fissi
nell’osservarsi e le loro labbra si schiusero quasi nello
stesso momento come
se non sapessero chi dei due dovesse cominciare.
Lo sguardo
di Tifa di colpo
cambiò e gli mostro due occhi furenti.
“Ma
sei idiota?! Ci è mancato
così poco prima che mi scapezzassi per colpa tua!!”
“
‘Idiota’?! Semmai dovrebbe
essere il contrario, dato che ti sei messa a correre in quel
modo!”
Rimasero
ancora a guardarsi
con occhi accigliati e pieni di sfida, poi Tifa si divincolò
dalla sua presa e
riprese le dovute distanze, scendendo fino al pianerottolo.
“Dove
te ne vai?” le disse con
sfida Rufus raggiungendola tempestivamente.
Sfilò
con quell’eleganza che
solo lui riusciva ad assumere, quella nobiltà mista
all’arroganza che lo
rendeva una figura celestiale eppure detestabile.
Un’immagine
che odiava ed
amava con tutta se stessa. Tifa abbassò lo sguardo non
potendo reggere il suo
sguardo che inevitabilmente la scrutava da testa a piedi.
Lo sguardo
di Rufus scorreva
sul suo corpo facendola sentire impotente di fronte quegli occhi di
ghiaccio
che reclamavano una resa dei conti.
Perché
Rufus era fiero si sé e
non aveva accettato il punto di vista di Tifa quando l’ultima
sera che si erano
visti lei aveva esclamato di non volerlo rivedere mai più.
Era sicura che per
lui le sue affermazioni non avevano avuto alcun senso, ed era convinta
che lui
pensasse che lei tenesse il piede in due staffe.
Per questo
aspettava ancora
delle risposte da lei.
I loro
punti di vista erano
così inconciliabili che persino le loro rispettive
motivazioni erano
incomprensibili per l’uno e per l’altro.
Che
significato poteva avere
dunque parlarne? Era meglio se tutto fosse finito lì, e
subito.
Gli
rivolse debolmente uno
sguardo, e fu allora che notò disegnarsi sul viso del biondo
un sorriso che
cambiò drasticamente la sua espressione in una molto
più beffarda e maligna.
“Lasciami
indovinare…”
A quel
punto si avvicinò
all’orecchio della ragazza con fare decisamente superbo.
“Dovevo
lasciarti in pace e
non rivederti più per il resto dei miei giorni. Invece sei
tu quella che non ha
resistito e sei corsa a chiedermi perdono…”
Sorrise
aspramente.
Tifa
avvertì le vene sulla
fronte pulsare molto più del normale.
“…dico
bene?” le sussurrò
infine prima di allontanarsi dal suo orecchio.
Tifa
sgranò gli occhi incredula
delle parole che aveva appena udito.
“Io…chiedere
perdono a…te?!”
ripeté a denti stretti, inarcando le sopracciglia.
Il biondo
presidente strinse
le spalle e come un lupo affamato cominciò a camminarle
intorno non smettendo
mai di guardarla. Sorridendo alle sue continue risposte.
“Ma,
dopotutto, come
biasimarti, tesoro? Del resto è normale…che io ti
manchi, no?”
Detto
questo chinò appena il
capo verso di lei sfiorandole il mento con due dita.
“Immagino
come avrai passato
questi giorni così infiniti fissando le lancette
dell’orologio che man mano
segnavano il tempo che ti stava separando da me! Tuttavia sei stata
decisamente
indisponente ultimamente, dunque avrai bisogno di una tassa extra per
tornare
come prima.”
Continuava
a prendersi gioco di
lei, imperterrita, come se amasse lacerare, devastare i sentimenti
altrui.
Tifa
dovette solo
stringere i denti per non sbottare in alcuna reazione che
inevitabilmente
avrebbe avuto il solo effetto di fare il suo gioco.
Dal canto
di Rufus, il
silenzio prolungato della sua Tifa cominciò preoccuparlo,
così smise di girarle
intorno e si piazzò semplicemente di fronte a lei.
“Okay…”
continuò
stringendo le spalle e alzando appena le braccia. “Forse hai
ragione. Infondo
non sarebbe giusto metterti alla stregua degli altri. Visto che ti sono
mancato
così tanto e sei scappata da me spinta dalla timidezza, mi
hai dimostrato il
tuo grande amore e devozione per la Shin-Ra. Potrei dunque chiederti di
offrirmi solo un piccolo pegno. Una cosa da niente, infondo, visto che
io e
te…”
Le si
avvicinò nuovamente
alludendo palesemente alle tante cose successe fra loro, e fu a quel
punto che
Tifa gli portò letteralmente ad un palmo di naso i documenti
consegnatole da
Tseng.
“Questi!
Sono qui per questi!”
gli urlò contro spazientita, oramai rossissima in viso.
“Anzi, visto che sei il
leader qui, li consegno a te. Ciao, Rufus, caro!” gli disse
improvvisando uno
sguardo maligno degno dello stesso Rufus Shinra.
“Queste
carte…” rifletté lui
tra sé perplesso. “Licenziata?! Tu che
cosa..?!”
Il ragazzo
alzò disorientato
gli occhi dai moduli, e notò che Tifa si era già
lontana.
“Ehi,
Tifa! Dannazione..!”
sbuffò sfinito mentre la vedeva ormai lontana.
Il suo
sguardo si fece
accigliato, furibondo.
Così
subito percorse l’ultima rampa
di scale per darsi nuovamente all’inseguimento di Tifa.
Tifa
Lockheart con passi
veloci, intanto, aveva già solcato le porte
dell’azienda e aveva imboccato
appena il viale che l’avrebbe portata verso il Seventh Heaven.
Non
riuscì proprio a calmarsi.
Era
turbata, nervosa, ancora
presa da fortissime emozioni. L’aver rivisto Rufus Shinra era
stato a dir poco
traumatico per lei. Rivedere quel ragazzo dall’aspetto tutto
precisino, quella
voce arrogante, quegli occhi beffardi…
Lo…aveva
rivisto per davvero…
Era
proprio Rufus.
Subito
scosse la testa e
rimproverò sé stessa.
“Che
sto dicendo?! Via! Tutto
deve sparire via dalla mia vita! Solo così torneranno le
cose come prima e io
potrò essere finalmente serena e spensierata!”
Camminò
più velocemente,
serrando i pugni e guardando con determinazione la strada dinanzi a
sé.
“Devo…devo
andare avanti
adesso! Ce l’ho fatta! E nessuno potrà farmi
tornare indietro!”
Di colpo
sentì un suono di
clacson bussare non molto distante da lei. Ma non vi fece troppo caso.
“Finito,
è tutto finito…”
“Tifa!”
“Non
ho più niente a cui
spartire con la Shin-Ra…” disse ignorando la voce
che la richiamava.
“Ehi,
ma che fai? Girati!”
“Disgraziato…MA
SEI PROPRIO UN
DEMONIO! CHE FAI MI PERSEGUITI?!” urlò di scatto.
Ma a sua grande sorpresa,
dietro di lei non c’era assolutamente nessuno. Solo una mamma
con il suo
bambino che, d’altro canto, fece anche mettere a piangere.
Tifa
sgranò gli occhi
incredula.
“Scu-scusi.
Ma…io non capisco.
Qualcuno ha chiamato il mio nome. Possibile che me lo sia
immaginato?”
Chiese a
se stessa perplessa,
ma i fatti parlavano chiaro. Non c’era nessuno dietro di lei,
tanto meno il
presidente Rufus.
Diede un
ultimo sguardo dietro
di sé poi continuò a proseguire.
“Ma
che strano…eppure avrei
giurato che…”
“Da
questa parte Lockheart!”
Tifa si
bloccò.
“Me
lo sono immaginato. Me lo
sono immaginato..! Cavolo!” urlò portando una mano
in testa, decisamente
confusa.
A quel
punto una macchina
accelerò di corsa fino a raggiungerla e ad essere affianco
al marciapiede dove
stava camminando la ragazza .
“Certo
che sai essere davvero
stupida quando vuoi. Ma dove guardi?” le parlò con
voce seccata il conducente,
un ragazzo vestito di bianco e con i capelli biondi.
“Rufus!”
esclamò Tifa, poi
continuò a camminare a passo svelto ignorandolo del tutto.
“Stai perdendo il
tuo tempo.”
Rufus si
riportò a fianco a
lei con l’auto, andando ad una velocità
assurdamente bassa, fino a guidare ad
una velocità pari a quella di lei.
“Cosa
sarebbe questa storia?
Ti vuoi licenziare? Sei forse impazzita?”
“Non
ti sento. Ho di meglio da
fare al bar…” rispose lei canzonatoria.
“Non
puoi andartene così! C’è
una procedura, e dovrai per giunta finire anche di pagarmi i danni
morali e
fisici ricevuti! Sai quanto costa rompere il naso ad un
ex-presidente?!”
“Che
vai blaterando? Oramai
non abbiamo più niente a che vedere l’un
l’altro. Quindi ti invito a gestire
meglio il tuo tempo, presidente!”
“Non
capisco il tuo
comportamento, Lockheart! Prima scappi, poi sembri quasi felice di
rivedermi e
poi scappi di nuovo…” parlò di nuovo
lui affacciandosi dal finestrino.
“Ma
quando esattamente ti sono
sembrata felice di rivederti..?” controbatté la
ragazza mentre cercava
disperatamente un qualsiasi svincolo che la potesse allontanare da lui.
“Poi
sei a conoscenza dei miei
piani super segreti! Di cose che non posso lasciare nelle mani di una
barista!
AVALACHE per di più! Ti dovrò far rapire,
sai?” la intimò scherzosamente,
eppure Tifa lo guardò perplessa perché aveva
colto della sincerità in quella
parole.
Lo
osservò per un po’ con lo
sguardo sbigottito prima di proferir parola.
Il loro
discorso fu interrotto
da una serie di clacson che tuonavano in loro direzione. Rufus stava
generando
un traffico terribile e persino lui non riuscì
più ad ignorare le imprecazioni
degli altri automobilisti.
“Andiamo,
sali un attimo in
macchina e discutiamo, Lockheart.”
“Deficiente,
vai avanti!!” gli
urlò il camion dietro di lui.
“Fanculo!”
rispose di getto.
“Andiamo! Se continuo ad andare a dieci chilometro orari, mi
tamponano la
macchina!” disse quasi piagnucolando in direzione di Tifa.
“Spiacente,
ma della tua
preziosa macchina di lusso non me ne frega un cazzo!” detto
questo corse di
colpo via dal marciapiede attraversando proprio di fronte a lui.
“Ma…ma
dove vai?” disse Rufus
guardandola sbigottito mentre lei si dirigeva dall’altro lato
della strada.
“Bye
Bye, presidente…! A meno
che tu non voglia pagare una bella multa pur di seguirmi!”
disse sparendo dalla
sua vista con un sorriso sulle labbra decisamente provocante.
“Tifa,
sei una stronza! Questo
è un senso unico! Torna qui! Tifa!” le
urlò contro, ma Tifa era oramai lontana.
“CAZZO
TI VUOI DARE UNA MOSSA
O NO?!” un altro grido giunse alle sue orecchie,
sicché Rufus scalò di marcia e
prosegui per la strada.
“Maledetta…”
bisbigliò a denti
stretti mentre imboccava la strada per raggiungere il Seventh Heaven.
In
quell’orario così
trafficato di gente rimase fermo in più ingorghi.
Dalla
tasca tirò fuori il
pacchetto di sigarette dal quale velocemente ne estrasse una
cominciandola a
fumare, annebbiando in poco tempo tutto l’abitacolo.
[…]
Tifa,
arrivata al Seventh
heaven, chiuse velocemente la porta dietro di sé, con il
cuore che ancora le
palpitava nel petto, costringendola ad emettere dei profondi respiri
per
cacciare via il forte turbamento che le stava lentamente arrugginendo i
suoi
movimenti. Ancora le sembrava così inverosimile che fosse
accaduto veramente.
Erano
passati giorni, eppure
non era cambiato nulla. Credeva di aver lavorato sulla sua mente ed
essersi
preparata a questo addio.
Eppure a
nulla era valso tutto
questo.
Era
bastata quella manciata di
minuti per riaccendere in lei quei sentimenti che aveva cercato in
tutti i modi
di gettare nell’oblio.
Perché
tutto questo? Cosa
doveva fare di più per riavere la sua vita indietro?
Lei…lei
amava Rufus.
Ne era
consapevole, ne era
maledettamente consapevole. Il suo respiro, i suoi occhi, la sua pelle,
il suo
calore…le mancavano terribilmente. Finché fosse
sparito dalla sua vita avrebbe
potuto tirare avanti, fare come se nulla fosse. Per lo meno illudersi
di
riuscirci.
Tuttavia
bastava un suo sguardo
che tutto ricominciasse. Era come se non potesse sfuggire da quella
realtà, che
oramai aveva cambiato per sempre la sua vita. In verità non
era certa che tutto
questo la disturbasse. Fino a qualche mese prima era stata finalmente
felice
che la sua vita avesse preso una svolta. Che le sue certezze fossero
cambiate,
che non fosse più quel terzo incomodo che spesso si sentiva
di essere nella sua
relazione con Cloud.
Con Rufus
tutto questo era
cambiato.
Grazie a
lui, alla sua
irriverenza, il suo modo di fare arrogante e sprezzante, al suo mondo,
anche
lei stessa era cambiata.
Tutto
aveva cominciato a
prendere una svolta, e per una volta nella sua vita c’era
stato qualcuno
accanto a lei, e solo a lei. Seppur nelle loro modalità
decisamente fuori dal
comune, Rufus e Tifa avevano fatto evolvere il loro rapporto. Nessun
altro lo
avrebbe compreso.
Era una
consapevolezza
esclusivamente loro quella di quanto l’uno avesse avuto
influenza sull’altro.
Tutto
questo però stava
finendo. O meglio, doveva finire.
Voleva il
suo amore, voleva
che lui la volesse, era stata felice quando lui l’aveva
rincorsa, nonostante
tutto, quella stessa mattina.
Sorrise
rievocando la
circostanza.
Rufus era
un ragazzo
sorprendente, decisamente fuori dagli schemi. Esattamente come lei del
resto.
Si
inginocchio per terra ed
abbraccio le gambe stringendole al petto.
Cos’era
giusto?
Cos’era
sbagliato?
Qualunque
fosse stata la sua
scelta, non vedeva che ostacoli.
Se avesse
scelto Cloud,
sarebbe ritornata alla vita di sempre. Una vita che conosceva, nella
quale
sapeva muoversi…ma le piaceva veramente?
Se invece
avesse scelto Rufus
che futuro le avrebbe mai aspettato? Cosa sarebbe successo? Avrebbe
cambiato
per sempre la sua vita per inseguire colui che voleva far risorgere la
Shin-ra
dalle macerie di Edge?
Le
sembrava tutto così buio,
se solo il fato avesse potuto scegliere per lei…
Si
alzò lentamente. Si accorse
in quel momento di essere completamente sudata. Si tocco la fronte e
lasciò
scivolare la mano indietro, portando i capelli con sé.
Sospirò.
La sola
cosa da fare in quel
momento era far scivolare via tutti quei pensieri aiutandosi con una
tiepida
doccia. Entrò nel bagno, fece scivolare i vestiti di dosso
che lasciò sul
pavimento pulito, dopodiché si infilò dentro la
doccia e fece subito scorrere
l’acqua sulla testa. Tenne il capo alzato, così
che essa scorresse
ripetutamente sul viso, come una pioggia calda. Le gocce scorrevano poi
sul suo
corpo, solleticandole la schiena. Schiuse le labbra. Rimase sotto il
picchiettare dell’acqua che fuoriusciva dalla doccia per
molto tempo. Non seppe
neanche quanto.
Non poteva
dire di essersi
ripresa, ma adesso si sentiva più calma.
Tra poco
sarebbe arrivato
Barrett, gli aveva promesso di andare ad un ristorante per pranzare
assieme
‘come si deve’, aveva detto.
Sorrise.
Come
sapeva già del resto,
solo allontanarsi da Rufus le consentiva di dimenticare momentaneamente
che
quella non era la vita che voleva.
Solo
allontanarsi dal suo
desiderio poteva aiutarla a dimenticare quanto invece ne avesse bisogno.
E se
fossero invece i desideri
a correre da noi?
Driiiii-Driiiii------
Il
campanello della porta
suonò ripetutamente. Tifa dovette chiudere la doccia per
sentirlo nitidamente e
rendersi conto di essersi completamente estraniata dalla
realtà.
Dall’insistenza
del suono,
intuì che la persona dall’altra parte dovesse
stare aspettando da un bel po’.
Dal modo rude di bussare intuì che dovesse essere proprio
Barrett. Possibile
che si fosse fatto già così tardi?
Alzò gli occhi verso un orologio appeso al
muro. Era quasi l’una!
Portò
un asciugamano attorno a
sé e a piedi nudi corse verso la porta.
“Un
momento, un momento!
Scusami, ero sotto la doccia!”
Afferrò
la maniglia della
porta e mentre la tirò giù facendo intravedere la
figura dall’altra parte che
la aspettava, Tifa capì subito che non fosse chi aveva
immaginato.
“Tu?”
“Buonasera,
principessa.”
Disse
saccente una voce al lei
fin troppo familiare. Rufus Shinra era nuovamente di fronte a lei, con
il suo
bel sorriso da carogna, e quell’aria da angelo demoniaco.
“Mi
fai entrare? Non vuoi
sapere cosa ho dovuto fare per arrivare fin qui.”
Tifa
rimase con gli occhi
fissi a guardare nella sua direzione. La sua mente per qualche istante
non fu
capace di connettere, l’unica reazione che le venne fu quella
di guardare
nuovamente l’orologio.
“E’
l’una, Rufus, che ci fai
qui? Non dovresti stare a lavorare?”
“Ma
che bella domanda, Tifa.”
Parlò sembrando trattenersi dall’uscire fuori dai
gangheri. “Ebbene, tesoro
mio, il caro presidente qui presente ha perso un’intera
mattinata di lavoro in
mezzo al traffico, per raggiungere il suo castello.”
“Sei
stato più di due ore nel
traffico?”
Insistette
lei non credendo
alle sue orecchie, non rendendosi conto di quanto Rufus fosse ben
più irritato
di lei del fatto che avesse rinunciato a più di una riunione
pur di correre
dietro quella ragazzina. Ma non si pentiva di nulla. Le parole della
ragazza lo
avevano turbato più profondamente di quanto riuscisse a
farlo qualsiasi altra
cosa. Ed ora che l’aveva di nuovo di fronte a sé,
Tifa doveva tornare ad essere
sua.
Si
avvicinò leggiadramente a
lei e le sussurrò all’orecchio.
“Allora…mi
fai entrare?”
Tifa
sbandò, essendo passato
quel po’ di tempo sufficiente a farla disabituare al modo di
fare di Rufus.
Cercò tuttavia di non darlo a vedere, perfettamente
consapevole di quanto il
ragazzo godesse nel provocare le persone.
Aprì
la porta e fu in quel
momento che il biondo presidente notò che ella aveva solo un
asciugamano
gocciolante addosso.
La
guardò per un attimo con
gli occhi da fuori, cosa inconsueta per uno come lui che generalmente
non si
emozionava alla vista di una donna semi nuda. Semmai faceva la mossa
per
provocare la persona dall’altra parte, ma quasi mai il
sentimento era reale.
Vedere
però la ragazza dai
capelli neri, con quel viso sperduto, la pelle bagnata e quel delicato
asciugamano addosso gli fece rimescolare lo stomaco e non seppe come
riuscì a
trattenersi nel non avere alcun tipo di reazione fisica.
Anche se
deglutì visibilmente,
ma Tifa in quel momento era fin troppo sconvolta per accorgersene.
Non fece
che girarsi a destra
e a sinistra, preoccupata, come se fosse nel panico più
totale.
Vedendola
così, Rufus le mise
istintivamente una mano sulla spalla, stringendola appena e sentendo
quasi
incredibile di poterla toccare, finalmente.
Quella
spalla nuda gli riportò
alla mente la loro unica notte di passione, quando entrambi avevano
messo da
parte tutto, mettendo per una volta in primo piano i loro sentimenti,
dimenticando i loro principi, su chi fossero, o cosa dovevano essere.
Avrebbe
potuto fare l’amore
con lei in quel momento, tuttavia le circostanze glielo impedivano, e
adesso
non era più come allora. Non poteva buttarsi
così, anche se era consapevole che
sarebbe bastato un suo solo cenno di consenso e non c’avrebbe
pensato due volte
prima di abbandonare e serrare le sue labbra sulle sue, e ricominciare
tutto,
come se nulla fosse.
Strinse la
bocca, reprimendo i
suoi reali sentimenti, che in quel momento poteva manifestare solo
stringendo
quella umida e pallida spalla.
“Rufus,
io…”
Fu la foce
sottile e
tremolante voce di Tifa a rompere quel silenzio che stava durando
già da un
po’. La ragazza mosse appena le labbra per continuare il loro
discorso, eppure
era visibile che non avesse che dire.
Per il
biondo presidente fu
semplice accorgersene, per cui, alla sua prima pausa per riprendere
fiato, la
interruppe, poiché non erano necessarie quelle futili parole
di cortesia.
“Perché?”
disse tutto di
getto, dando appena il tempo a Tifa di comprendere.
La ragazzo
alzò il viso verso
i suoi bellissimi e penetranti occhi azzurri. Li guardò
intensamente, quasi
come se annegasse in quel mare immenso, poi riabbassò lo
sguardo e sorrise
appena.
“Già…perché…”
Rufus le
accarezzo il viso con
la mano libera, facendola scorrere sulla sua guancia, per poi fermarsi
tra la
bocca e il mento.
Lentamente
Tifa notò che la
distanza tra loro stava diminuendo, ma non indugiò. Il suo
cuore smise di
batterle forte e si lasciò cullare da quei dolci sentimenti
che la laceravano,
la distruggevano, eppure amava sentirsi in balia di loro.
I loro
respiri presero a
confondersi, senti il fiato soffiare delicato sulle sue labbra, che
aprì ancora
prima che quelle di Rufus giungessero sulle sue. Il loro movimento fu
dolce e
così lento che per una volta sarebbe stata Tifa a vincolare
ferocemente la sua
bocca sulla sua, afferrandolo per la testa e massaggiando i suoi
capelli. Ma i
suoi pensieri non ebbero il tempo di materializzarsi che una voce
tuonò dietro
la porta oramai chiusa.
“Tifaaaa!!”
La ragazza
sbandò e con lei
anche Rufus, che era oramai a pochissimi centimentri da lei e
sembrò piuttosto
confuso quando dovette allontanarsi di colpo da lei.
“Tifaaa?!”
“Merda,
è Barrett!” disse a
denti stretti la ragazza, tenendo Rufus per le braccia. Il ragazzo
continuò ad
avere per una manciata di secondi gli occhi persi nel vuoto, poi
però tornò
subito alla realtà.
“Barrett?”
“Quello
ti ammazza se ti vede
qui! Oddio!” si guardò in torno. “Qui
Rufus, entra qui. E per l’amore del
cielo, stai fermo e zitto!”
Disse lei
con una velocità
impressionante, con un tono quanto basso quanto allarmato abbastanza
per
entrambi. Buttò praticamente il ragazzo dentro uno
strettissimo armadietto per
le scope posto proprio a fianco la porta d’ingresso. Chiuse
lo sportello così
violentemente che Rufus rischiò di vedere rotto il suo naso
di nuovo.
Incastrato
com’era li dentro,
gli fu difficile cercare di non far rumore, dato che la sua improvvisa
entrata
aveva sconvolto l’ordine delle scope che cominciarono a
cadergli addosso col
rischio che lo sportello si aprisse proprio sotto gli occhi di Barrett.
Non
seppe come riuscì a prenderle tutte al volo ed evitare la
‘tragedia’.
“Oh,
eccoti finalmente! Tifa,
ma sei completamente zuppa! Asciugati o prenderai un
accidenti!!” disse l’uomo
guardandola con fare paterno.
“Scusa,
mi sono distratta e…mi
preparo e vengo! Datemi cinque minuti.” Improvvisò
lei immaginandosi già da
dove avrebbe dovuto far uscire Rufus, sperando che nessuno lo vedesse.
Fortuna
fu che Barrett la interrompesse con una buona notizia. Buona in quel
momento.
“No,
no. Prenditi il tempo che
ti serve. Volevo dirti che avevo dimenticato che Marlene e Denzel
rimanessero
tutto il giorno a scuola, così volevo dirti che rinviamo il
pranzo per oggi.”
“Oh!”
esclamò infinitamente
sorpresa da come, per una volta, il destino giocasse in suo favore. Poi
si rese
conto di dover continuare in qualche modo la frase per non dare
sospetti.
“Ma…ma
certo! Non ti
fare assolutamente alcun problema! Davvero!
Io…io…ci vediamo presto! Vado ad
asciugarmi!!”
Barrett in
verità sembrò
inquietato dallo strano modo di fare di Tifa, assolutamente poco
naturale e
disinvolto.
“E’
tutto a posto, Tifa?”
disse, infatti.
“Certo
che è tutto a posto! Di
che ti preoccupi?” disse buttando un occhio verso
l’armadietto dove era
rinchiuso Rufus.
“So
che oggi sei andata da
quelli la e….gli hai dato la tua strigliata, no?! Degna
figlioccia mia!” disse
cominciando a ridere con fare energico, come sempre.
“Ma
certo! Eh, eh!! Siamo noi
che comandiamo! Ah, ah, ah…!” lo
assecondò, ma la sua risata divenne sempre più
amara mentre pensava allo spettatore presente in quella stanza.
“Okay,
allora ci sentiamo in
serata. Costringerò a venire anche quella dannata testa
chiodata. Ciao!” tagliò
corto Barrett felice di vedere serena la sua piccola Tifa,
così le diede le
spalle ed andò via.
“Ciao,
ciao!”
Tifa
salutò affettuosamente
sorridendo visibilmente in maniera esagerata, ma appena chiusa la porta
la sua
espressione fu sostituita dallo sgomento più totale.
Un cigolio
attirò la sua
attenzione e vide infatti Rufus uscire dal suo
‘nascondiglio’.
“Wow!
Chi l’avrebbe mai detto
che avrei finito con l’essere l’amante segreto di
Tifa Lockheart!” disse
entusiasta di quell’inaspettato risvolto.
“Che
accidenti vai
farneticando?”
“Dico
sul serio, era indeciso
se spogliarmi o meno.”
“Spogliarti?”
chiese incredula.
“Per
far scena, cara. Tanto la
realtà sarebbe stata più assurda, no? Tanto
valeva entrare nella parte.”
Disse
continuando a
fantasticare su quella scena degna di una sitcom americana.
Dal canto
suo, Tifa non
credette alle sue orecchie. Come riusciva Rufus a scherzare
così?!
Ora ci
deridevano su, ma se
per davvero Barrett avesse saputo della loro relazione,
lui…lei…
Deglutì,
decidendo di non
pensarci affatto.
“Che
poi che sarebbe questa
storia che “comandi tu” e ci fai le
“strigliate” ?” disse improvvisamente il
ragazzo cambiando tono e guardandola con fare sospetto, riducendo gli
occhi a
fessura.
“Ah!
Uhm….diciamo che sono un
po’ l’eroina del momento,
diciamo…” farfugliò, però
per fortuna Rufus l’aveva presa
a scherzo per cui non tornò sull’argomento.
“A
parte tutto, cosa vogliamo
fare?” disse assumendo un tono serio.
Tifa
allontanò il suo sguardo
da lui e portò i capelli quasi asciutti
all’indietro.
“Ho
promesso a Cloud che mi
sarei licenziata. Questa sarebbe stata la prova che era tutto finito
tra me e
la Shin-Ra.”
“Sì?”
annuì appena il
presidente mentre allungava distrattamente una sigaretta sulla bocca.
La accese
e prese ad aspirarla.
Cominciò
a guardarla con fare
di sfida, perdendosi lentamente nei suoi occhi, mentre il fumo usciva
dalla sua
bocca e dal suo naso in modo sinuoso ed elegante.
“Allora
vieni via con me.”
disse improvvisamente.
Ci fu il
silenzio più totale.
Per
più di un istante Tifa non
capì assolutamente il significato di quelle parole.
“Vieni
va con me. Non ci
vogliono? Benissimo. Staremo da soli, io e te, per un po’. E
sarai tu a
decidere cosa fare dopo. Che ne dici?” ribadì il
biondo.
Tifa lo
guardò intensamente.
Cosa stava
accadendo? Un bivio
importante si era parato nella sua mente, e non pensò
neanche per un istante
che Rufus si stesse beffeggiando di lei.
Cosa era
giusto?
Cosa
invece fosse sbagliato?
Non lo
sapeva…e con tutte lo
probabilità non voleva neanche saperlo!
[…]
“Cloud,
svegliati!!
Svegliati!!”
L’ex-soldier
aprì
svogliatamente gli occhi. Si era appisolato davanti alla televisione a
casa di
Barrett. Gli ci volle qualche secondo prima che gli passasse il sonno e
potesse
dedicare le sue attenzioni alla piccola Marlene che lo strattonava per
il
braccio.
“Cloud!
Tifa non si trova!
Sono le diedi di sera e Tifa non si trova da nessuna parte!”
disse disperata e
a quel nome subito Cloud scattò dalla sedia.
“Che
cosa?!”
Altrove un
treno annunciò la
sua partenza nel buio della notte.
Il
rumore assordante
rimbombò tra quei binari ancora così affollati a
quell’ora della notte.
Una calca
incredibile di gente
scendeva e saliva dalle porte che si schiudevano.
Affari,
lavoro, famiglia…molta
gente veniva ad Edge o andava via da questa per motivi simili.
Minuti di
caos totale e poi di
nuovo quel rumore assordante che annunciò la ripartenza del
treno, cosa che
costrinse tutti i passeggeri a muoversi con maggiore fretta.
Tra questi
vi figuravano un
alto ragazzo dall’aria distinta seguito da una giovane dai
lunghi capelli
scuri, i quali velocemente sparirono tra la folla solcando quelle porte.
[…]
Eccomi
quì, col prosieguo della storia d'amore tra Rufus e Tifa che
si
complica sempre di più.
Ho tutte le idee chiare in mente e mi sto avviando pian piano alla
conclusione.
Ma ci vogliono ancora un po' di capitoli, comunque! Dipende da quanto
li farò
corposi.
Già non vedo l'ora di mettermi al lavoro per il prossimo,
nel quale spiegherò
meglio il risvolto finale di questo.
Oh, volevo inoltre dirvi che risponderò alle vostre
recensioni con l'apposito
nuovo sistema di efp, abbiate pazienza!^^
Il tempo ce mi ci metta, ma lo farò nel giro della settimana
sicuramente.
Grazie di anticipo per il vostro immancabile sostegno che è
la forza maggiore
che mi invoglia a scrivere!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacione a tutti, vi auguro un felice Natale!
|
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Capitolo 16 *** capitolo.16 ***
Salve
a tutti. Se ve lo stesse chiedendo, ebbene
sì, sono ancora qui!!
I
prossimi capitoli sono già pronti, e
concluderanno questa storia dedicata alla coppia RufusxTifa.
Vi
ringrazio per la pazienza avuta, soprattutto
considerando i miei poco costanti aggiornamenti.
Nel
giro di questa settimana posterò tutti gli
ultimi capitoli.
Spero
li seguirete sicché io possa concludere
questo percorso con voi che mi avete tanto incoraggiata e sostenuta a
intraprendere.
Ammetto
infatti che se in questi ultimi giorni ho
deciso di mettermi a tavolino e completare l’opera
è stato per tutti voi che mi
seguite con tanto affetto!
Per
voi era giusto non lasciare incompleta questa
fanfiction, alla quale anche io sono affezionatissima.
Come
ribadisco spesso,Rufus e Tifa sono una
coppia che mi ha sempre fatto fantasticare.
Adoro
entrambi i personaggi, e nonostante il
tempo, continuano sempre ad emozionarmi.
Cosa
aggiungere? Ringrazio tutti tantissimo!
Godetevi il primo degli ultimi quattro capitoli di
“Oblivion”.
Un
bacio sincero a tutti voi!!
fiammah_grace
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CAPITOLO
16
“Tu
hai fatto di tutto perché il mio tempo
impazzisse ma, per la mia ragion d’essere perduta, non potevo
che incolpare me
stessa.”
Era
passato diverso tempo da quando Tifa aveva
smesso di contare i minuti. Da quando si era addormentata, il tempo le
era
sfuggito completamente di mano.
Era
quasi del tutto sdraiata sulla poltroncina
della carrozza, col capo chinato sul bracciolo. La posizione non era
per nulla
comoda, ma non aveva pensato minimamente né di lamentarsene
né di cambiare
posizione.
Alzò
gli occhi per sbirciare dalla finestra il
paesaggio e non le fu difficile intuire che, dalla vegetazione fitta e
il
grande lago oramai lontano, il treno fosse nella regione di Junon.
Sospirò
appena e socchiuse gli occhi per
ricercare quella quiete che aveva quasi raggiunto mentre dormiva. Tifa,
ventitré anni quasi, stava fuggendo con … Rufus
Shinra?
Non
una fuga qualsiasi. Una fuga del tutto
infantile, volta a risolvere un bel niente, se non per dare un attimo
di tregua
ai due, fuori dai loro contesti e vite.
Il
biondo Rufus Shinra era seduto di fronte a lei
e aveva un volto molto pensieroso. Tifa poteva sostenere fosse persino
preoccupato. Qualcosa lo turbava, ma lei non sapeva cosa. Certamente
non era
per gli stessi motivi che non facevano dormire lei.
Aveva
lo sguardo fisso sul computer che era
poggiato sulle sue gambe e di tanto in tanto premeva la tastiera
assumendo
un’espressione sempre più lontana dalla
realtà.
Di
tanto in tanto lanciava un fugace sguardo
verso Tifa, che fu abile nel fargli credere che stesse dormendo ancora.
All’improvviso
il telefono del ragazzo squillò e
Tifa sbarrò gli occhi che andarono a incrociarsi
istantaneamente con quelli
azzurri di lui.
“Chi
è?” chiese.
Rufus,
che sembrò un attimo pensarci su,
riattaccò la chiamata.
“… Tseng.
Scusa un attimo, vado a fumare.” Disse alzandosi e uscendo
dalla carrozza.
A
quella reazione, che le sapeva tanto di -se
te lo dico, poi ti dovrei un mucchio di spiegazioni-, Tifa si
alzò e si
affacciò appena dalla carrozza.
Rufus
era sparito dalla sua visuale. Era
sgattaiolato in chissà quale angolo del treno per evitare
che lei s’impicciasse
in qualche modo.
Si
gettò all’indietro cadendo sul sedile con
forza. Sbuffò più volte, terribilmente
infastidita da atteggiamenti di quel
tipo.
Come
se Rufus di per sé non sembrasse un
raggiratore e un bugiardo, in più i suoi atteggiamenti
ambigui lo rendevano
persino peggio.
E
dire che sapeva benissimo lei chi fosse.
Il
fatto che un ex-AVALANCHE avesse deciso di
dargli fiducia, di fuggire con lui …
Non
era saggio, poi, giocarsi tutto facendo il
bel misterioso, specie nella sua posizione da ex- presidente
dell’azienda
Shin-Ra.
Incrociò
le braccia sul petto e, di tanto in
tanto, faceva per sporgersi sperando di intravederlo fuori, nel
corridoio.
I
suoi occhi, poi, andarono di colpo sul computer
portatile poggiato proprio sul sedile di fronte a lei. Lo
guardò incerta,
elaborando sempre di più che in quel computer,
probabilmente, vi erano le
risposte a tutte le sue domante legate a Rufus.
Archivi,
piante, piani legati a tutto quel che
faceva parte del suo lavoro.
Senza
volerlo, le balenò immediatamente in testa
quel logo che intravide quel giorno in quella lunga pila di fogli
poggiati
sulla scrivania di Rufus.
Il
cuore cominciò a batterle e Tifa aveva solo
due domande da porsi: farlo o non farlo?
Sbirciare
avrebbe significato che non aveva
ancora raggiunto un livello sufficiente di fiducia nei riguardi del
ragazzo.
Tuttavia
era un’occasione poco ripetibile. Non
dare nemmeno un’occhiata, le avrebbe fatto scappare
sicuramente delle
informazioni cui non era detto che Rufus l’avrebbe mai fatta
partecipe.
Guardò
un’ultima volta verso il corridoio, Rufus
non sembrava nelle vicinanze.
Con
il cuore in gola, si sporse appena verso il
computer e, con occhi fugaci, sbirciò il documento che lui
stava controllando
fino a qualche momento prima.
Cercò
di scorrere le pagine, ma non riuscì a
capire di cosa trattassero esattamente. Le prime pagine erano
decisamente tutte
dedicate all’aspetto burocratico dell’azienda
edile, le sembrava.
“Cosa
stai facendo?”
La
voce leggermente accigliata di Rufus
all’improvviso piombò nello scompartimento e Tifa,
sobbalzando, si rimise
velocemente al suo posto, sedendosi con un lancio sul sedile.
“…
niente.” Disse guardandolo serafica.
“…
‘niente’?” le fece eco lui, per niente
convinto. “Se dovessi giudicare dall’evidenza,
direi che controllavi se mi
comportassi da bravo ragazzo.”
Tifa
tese le spalle e fece finta di non capire.
“Mi
era caduto un orecchino. Tutto qui. Devo,
forse, darti conto di una cosa simile?”
“Anche
se sono entrambi al loro posto, giusto?”
disse secco. Indicando verso i lobi delle sue orecchie.
“Oh!
Beh … è un bene che non abbia perso uno dei
pochi cimeli della mia famiglia.” Vaneggiò
Tifa, con voce frettolosa.
Rufus
prese posto accanto a lei e Tifa, in quel
momento, sentì il cuore tremare. Era indubbiamente turbata
per tutte quelle
emozioni positive e negative che quel ragazzo suscitava in lei.
Non
si fidava, fondamentalmente.
Quando
invece se lo ritrovava di fronte, sentiva
che non aveva più nessun motivo per dubitare del
‘nuovo Rufus’, ben lontano
dalla figura del presidente della Shin-Ra, oramai.
Eppure,
queste due emozioni spesso si fondevano e
si scambiavano in continuazione, creando in lei dei turbini che
andavano a
scontrarsi una continuazione.
Rufus,
dal suo canto, rimase ad osservare il viso
corrucciato di Tifa per un po’, poi le sfiorò la
mano con fare elegante fino ad
avvicinarla alle sue labbra.
Tifa
si voltò verso il finestrino, incerta.
“C-che
hai?” chiese.
Rufus
rise appena inarcando le sopracciglia.
“Tesoro,
ti sei appena svegliata e già cominciamo
a discutere. Credi riusciremo, per il resto del viaggio che ci rimane,
a
trovare un sano equilibrio?”
Tifa
sgranò gli occhi e lì per lì non seppe
bene
come mostrarsi.
“Non
so … direi che dipende da te.”
“Da
me? Io direi che tutto dipende dalla tua
testa.” Controbatté leggermente ironico,
accarezzandole appena i capelli che
scivolavano sulle guance. “Mi sembra che da parte mia, sia
più che chiaro.”
Tifa
non era abituata a lasciarsi andare. Non era
abituata a simili gesti. Non era abituata a fidarsi delle persone, dopo
la
fatica che aveva fatto per sopravvivere da quando aveva quindici anni.
Rufus
invece era disinvolto, così tanto, che il
tocco delle sue mani su di lei fu così efficace da
annebbiare tutti quei
pensieri che già cominciavano a galleggiare nella sua mente.
Non
riusciva, all’improvviso, a capire più se la
stesse ingannando, amando o se invece fosse proprio lei quella che non
riusciva
a dare un nome a quel che provava.
Lui
l’accarezzò e la baciò appena sulle
labbra
creando un momento di calore e contatto a cui Tifa non era abituata per
nulla.
A
dispetto di come si mostrava, non aveva mai
avuto un ragazzo vero e proprio.
Poggiò
le mani sulle braccia di lui e lo
allontanò, non in maniera brusca, ma ferma.
“Noi
non stiamo assieme, ricordalo.” Disse non
appena i loro occhi si incrociarono, separati da quel contatto.
“Oh,
ma certo …” rispose lui, ironico.
Il
biondo presidente quasi sembrava beffeggiarsi
di lei. Tifa strinse le mani sul collo della camicia mentre lui si
chinava di
fronte a lei continuando a scrutarla divertito e curioso.
Per
lei, che era così difficile esprimere
chiaramente i suoi sentimenti, avere la mente offuscata solo
nell’incrociare i
suoi occhi, era un qualcosa di così strano e bello allo
stesso tempo.
A
lei la vita aveva negato tutto. Dalla felicità
familiare che le spettava di diritto, ai piccoli scherzi del destino
che
l’avevano sempre portata lontano da chi, invece, si era
sempre figurata vicino.
E
in tutto questo, era apparso lui.
Un
uomo che non avrebbe mai e poi mai immaginato
così simile a lei. Un uomo segnato dal fato e da circostanze
cui era
impossibile sottrarsi. Qualcuno che nella sua vita, in maniera
indiretta, c’era
sempre stato.
Eppure,
ora la
Shin-Ra sembrava
così lontana da
‘Rufus’.
Si
strinse a lui abbandonandosi, lentamente,
sulle sue spalle.
In
verità, Rufus rimase sorpreso dalla dolcezza
che trasmetteva Tifa in quel momento.
“Ehi,
vorresti dire che ci stai ripensando?”
disse, cingendole la schiena.
“Vaffanculo.”
rispose lei con voce ovattata,
avendo la testa completamente sprofondata sulla spalla di Rufus.
“Lo
prendo come un sì.” Disse ridendo fra i
denti.
In
quel momento, venne annunciato l’arrivo alla
stazione di Junon.
Questo
significava che la loro fuga era giunta al
capolinea. Tifa alzò lo sguardo verso l’alto
ascoltando apatica, mentre Rufus
faceva per alzarsi.
A
differenza di lei, Rufus fu molto veloce nel mettere
sotto braccio giacca e computer e sollevare la propria valigia.
Tifa
seguì il ragazzo che intanto non faceva
altro che telefonare. Appena ne ebbe l’occasione, si strinse
al suo braccio in
silenzio, vogliosa di non importarsi di nulla e di dipendere, almeno
quella
volta, completamente da qualcuno.
[…]
Il
sole era già alto e filtrava con la sua luce
eterea le antiche vetrate della chiesa del settore cinque della
ex-Midgar City.
La
chiesa era stata completamente rimessa a
nuovo. Nel progetto, era stata prevista persino una porzione di
giardino
proprio davanti a quello che un tempo era l’altare della
chiesa sconsacrata.
Aerith
era poggiata proprio lì, ad osservare in
silenzio il posto, e a sua volta a sentire quello stesso silenzio che
tanto la
faceva sentire a casa.
Aerith
non sapeva cosa fosse il silenzio,
continuando ad udire le voci del lifestream echeggiare in ogni istante
della
sua vita. Ma in quel piccolo mondo di pace le sembrava quasi che,
assieme al
suo animo, le voci lenissero anch’elle il loro dolore.
Portò
le mani dietro la schiena e cominciò a
camminare in lungo, pensierosa, finché dei passi non si
fusero ai suoi, al che
si fermò.
Davanti
a sé vide quell’uomo alto, con i lunghi
capelli neri, in un distinto abito scuro: Tseng.
“Perché
sei sola in un posto simile?” le chiese
lui con fare distaccato, ma con la confidenza di un uomo che la
conosceva da
quando era bambina.
“Stona
tanto vedermi qui?” disse ironizzando su
quella chiesa che tanto aveva significato anche per lei.
“Assolutamente.
La mia era una domanda a senso
unico.” Le rispose tranquillo, mentre osservava i cartelli
che ancora segnavano
i lavori in corso. Come previsto dal suo copione personale, poi, le si
rivolse
nuovamente. “Immagino semplicemente che tu non sia qui per un
malaugurato
caso.”
Aerith
si allontanò dall’altare per dirigersi
verso Tseng. Si poggiò appena ad una colonna situata proprio
vicina a lui e
cominciò a giocare con lo sguardo, divertita da
quell’atteggiamento così formale
e costruito di Tseng.
“Io
pensavo che lo trovassi più ‘fortuito’,
Tsengi.” Gli ammiccò, perfettamente consapevole
che avrebbe ottenuto da lui uno
sguardo accigliato che non tardò a venire. “Sapevo
che venendo qui avrei
trovato uno di voi.”
“Prego?”
chiese, non comprendendo perché
attendesse lui o qualcun altro dei vecchi membri turks ai quali
probabilmente
si riferiva.
“Anche
tu sei qui per Tifa, no?” disse scuotendo
il capo, lasciando ondeggiare i lunghi capelli castani.
“Tsengi, speravo tu
sapessi qualcosa in più di me.”
Tseng,
dal suo canto, stava per pregare Aerith di
non usare quel fastidioso diminutivo per rivolgersi a lui, ma
preferì
sorvolarci e si limitò a sospirare pazientemente.
Lui
non sapeva fino a che punto Tifa ed Aerith fossero
in confidenza, ma preferì evitare di metterla al corrente
sulla situazione di
Rufus Shinra, visto che anche di lui si erano perse le tracce dalla
sera prima.
Se
la ragazza in rosa non bleffava, voleva dire
che era proprio come lui aveva supposto. Rufus, ovunque fosse, aveva
portato
Tifa con sé.
In
verità era seriamente perplesso e preoccupato
della situazione che si stava creando e di come Tifa, alla fine, fosse
stata
coinvolta in un progetto che, invece, doveva semplicemente mettere
l’azienda
sotto una luce migliore grazie alla sua presenza in quando AVALANCHE.
Arrivò
alla conclusione che non era il caso
lasciar trapelare qualcosa e che qualsiasi informazione inopportuna,
avrebbe
potuto nuocere la situazione già delicata dietro tutti i
progetti legati al
presidente. E quindi a lui stesso.
“Cos’è
quell’espressione,Tsengi? Non ti sarai
preso una cotta per lei? O no?” osò lei
all’improvviso, dondolandosi appena.
Tseng
alzò lo sguardo in sua direzione e abbozzò
un sorriso divertito.
“Miss
Aerith, piuttosto sono io che mi domando da
che pulpito venga questa domanda, tipica di una ragazza gelosa.
L’ultima volta
è stato molto tempo fa.”
Aerith
sgranò gli occhi sorpresa di vedere Tseng
divertito e persino un po’ nostalgico. Rise e prese ad
accarezzare i suoi
lunghi capelli.
“Oh,
forse. Infondo ti ho sempre considerato il
mio primo ragazzo.” Gli rispose scherzosamente.
“Mi
chiedo cosa direbbe ‘quello’, nell’udire
simili parole…”
Tseng
sembrò stare persino al gioco. In quel momento
si accorse che, forse, gli mancava persino un po’.
Lei,
l’atmosfera di quei tempi…
La
ragazza al contrario sembrò cancellare dal
volto quel sorriso, avendo afferrato perfettamente la battuta di Tseng
riguardo
Cloud.
“Cloud?
Dici che glie ne importerebbe?” gli
chiese curiosa.
“Non
dovrebbe? Sei la sua attuale fidanzata se
non erro.” Tentennò, poi continuò a
parlare.
Il
viso di Tseng si fece perplesso. Una parte di
lui si smosse nel pensare che Aerith avesse un ragazzo. Forse si poteva
per
davvero parlare di gelosia o qualcosa del genere. Di fatto,
però, dopo aver
pronunciato quelle parole, gli sembrò persino difficile
rivolgere nuovamente lo
sguardo su di lei.
“...non
lo so bene cosa io significhi per
Cloud…dopo quello che è successo.”
Disse lei cupa e a quel punto, Tseng si
lasciò incuriosire.
La
guardò pazientemente, aspettando che lei
prendesse un po’ di respiro e si aprisse a lui. Aerith, dal
suo canto, non
aspettava nient’altro che quel momento. Il momento in cui
potesse per davvero
aprirsi e sfogarsi con qualcuno su quello che le stava accadendo.
Si
girò e diede e Tseng le spalle.
“E’
da un po’ che ci siamo presi una pausa, per
così dire…” disse, poi cercò
di controllare il tono della voce con un bel
respiro. “In realtà ora le cose sono leggermente
migliorate, ma onestamente non
so come andremo a finire.”
Tseng
era un uomo perspicace, non gli ci volle
molto nel capire che tipo di situazione stesse vivendo Aerith.
“Ha
qualcosa a che vedere con Tifa
Lockheart?” Detto questo le si avvicinò.
“Gli parlerò io stesso. Da uomo a uomo
certe cose si posso dire in maniera
più…convincente.”
Aerith
chinò il capo, assumendo un’espressione
infastidita che fece sentire Tseng leggermente a disagio.
“Niente
minacce…ma è come hai capito tu.” Disse
con sforzo.
“E
dunque?”
“Intendo
che al momento…passa.”
Tseng
quasi si paralizzò nell’udire quelle
parole.
Il
silenzio regnò fra i due in quell’atmosfera
che sembrava quasi creare appositamente il contesto giusto per un
momento così
delicato.
Fu
ovvio capire, a quel punto, che Aerith non stesse
esattamente con Cloud Strife. O almeno che, dal suo canto, la storia
stava
prendendo una piega che non era stata rivelata a nessuno per via di
Tifa.
“E
questa situazione rimane così per Tifa?” le
chiese con
un tono che aveva un che di rimprovero.
“Non
ho mentito. Solo che come posso mettere in
mezzo anche i miei problemi con Cloud dopo quello che state passando
tutti? E
comunque è una cosa di Cloud e mia che dura da un
pò…”
“E’
comunque assurdo anche far credere a tutti
che voi siate una coppia felice.” La interruppe lui,
accigliato e agitato quasi
più di lei.
“…si
è tutto complicato per via di Tifa e così mi
sono ritrovata a parlargliene seriamente solo qualche settimana fa.
Volevo solo
capire, trovare le parole giuste per non perdere nessuno.”
Ripiombò
nuovamente il silenzio fra i due e Tseng
si rese conto solamente in quel momento di aver agito troppo
d’impulso.
Mosse
le labbra cercando di dire qualcosa, ma si
bloccò nell’istante in cui provò a
pronunciare il nome della ragazza.
Aerith
fece per uscire, completamente scossa da
quella situazione. Quando si avvicinò al portone e fece per
spingerlo, però,
una mano veloce l’assisté.
Aerith
si girò e vide Tseng al suo fianco.
Sobbalzò un attimo, visto che non si era per nulla resa
conto che lui le si
fosse avvicinato.
“Tsengi!”
disse. Poi cambiò tono e cercò di
essere più scherzosa, come le piaceva farsi vedere da lui.
“Ora di tutte queste
attenzioni la bugiarda non ne ha bisogno, no?”
Aerith
abbozzò un sorriso e Tseng si ritrovò a
guardarla dritto negli occhi,serio. Subito si lasciò andare
ed emise un sonoro
sospiro mentre apriva il portone facendola passare a mo di galantuomo.
“Più
che ‘bugiarda’ direi, che ogni volta che
conosci un uomo vuol dire è un presagio di ‘guai
in vista’.”
“Ma
sei impossibile!” disse lei, leggermente in
imbarazzo. “Non ti ci vedo a dire queste cose.”
“Non
mi ci vedi a fare o dire un sacco di cose,
miss Aerith.” le rispose con disapprovo, sapendo di dare
un’impressione
surreale di sé a gran parte delle persone. Si
affiancò a lei e insieme si
addentrarono verso le strade di Edge.
“Vedrai
che ‘quello’ non è affatto in collera
con
te. Ha solo bisogno di ricordarsi del tuo sorriso.”
Aerith
sorrise e poggiò delicatamente le mani sul
braccio di Tseng. Lui si mostrò noncurante mentre
cominciarono a battibeccare
su Cloud, lei e il loro rapporto il generale. Specie alla luce del
fatto che
Tseng fosse sempre stato contrariato riguardo ogni uomo che avesse
avvicinato a
sé.
[…]
“Cloud
è mezzogiorno. Ho fame.” Urlò Marlene,
che
era già a tavola da un bel po’.
“Un
po’ di pazienza…” disse lui dalla
cucina,
distratto. “Come diavolo si aprono queste?” disse
fra sé irritato osservando un
uovo.
“Sicuro
che non vuoi una mano? Tra poco abbiamo
il bus.” Chiese Denzel, ma l’occhiataccia di Cloud
lo fece azzittire di colpo.
Il
biondo Strife finalmente arrivò e servì ai due
ragazzini una sostanziosa e disgustosa colazione.
“Uhg!
Il mio uovo è bruciato sotto e crudo
sopra!” disse Marlene.
“Io
invece per poco non mi affogavo con le
schegge.” Continuò Denzel, nell’udire
che anche Marlene era decisamente
nauseata da quel vedere.
Effettivamente
dire che Cloud Strife cucinasse da
schifo era dire poco.
Le
uova erano crude, bruciate e piene di schegge
di guscio. Non essendoci latte, quel giorno, Cloud aveva riempito loro
due bei
bicchieri di chinotto e per fare un po’ di caffè
non era stato capace di far
funzionare nemmeno una delle macchine del Seventh Heaven.
Come
paradosso, aveva dovuto ordinarlo da un
altro bar lì vicino.
“Ehi,
mocciosi! Ancora qui?! I grandi devono
parlare! Forza, a scuola!”
La
voce di Barrett irruppe nel locale mentre con
un passo pesante si avvicinava al bancone sotto gli occhi infastiditi
di Cloud
e quelli felici dei ragazzi.
Barrett
scrutò perplesso Cloud per poi cominciare
a ridere.
“Ah
ah ah! Che immagine pietosa, testa chiodata!
Mi sembri una brava donna di casa che si è preparata troppo
in fretta col make
up! Ah ah! Non è che quel grembiule è troppo
piccolo per te, ‘cara’?”
Gli
rise letteralmente in faccia. Cloud fu
tentato di usare impropriamente lo sbattiuova come arma. Effettivamente
il
grembiule di Tifa e la farina sul viso non erano il look più
appropriato per
quel giovane che invece passava la maggior parte del suo tempo sulla
moto.
“Ah…ah…divertente,
Barrett.” Disse a denti
stretti.
Marlene
e Denzel intanto approfittarono della
situazione per sgattaiolare via verso scuola. Lontani dai due uomini e
soprattutto lontani dal quel ‘cibo’.
Cloud
sfilò il grembiule e pulì il viso con un
vecchio straccio.
“Senza
Tifa, è tutt’altro che facile sistemare
quei due. A proposito, notizie?”
Barrett
scosse la testa.
“Affatto.
Ma ho fatto una mappatura della zona!
Così TU che la conosci e TU che sei PROBABILMENTE il
responsabile di questa sua
fuga, saprai SICURAMENTE dove cominciare a cercare.” Disse
sottolineando così
forte , il‘TU’, il
‘PROBABILMENTE’ e il
‘SICURAMENTE’, che Cloud fu costretto
ad allontanarsi per non stonarsi.
Prese
i fogli di Barrett e li osservò.
“Se
è dipeso da me, è altamente probabile che si
farà viva telefonando Aerith. E io sono pronto ad
intercettare la telefonata.”
Si fermò, poi riprese a parlare. “Ma se, come
invece suppongo io, è con
Rufus…li la cosa cambia…”
“Che
cazzo c’entra quello della Shin-Ra?!”
urlò
Barrett sgomentato.
“Oh,
nulla, nulla. Comincia a fare una capatina
nella zona ovest e dopo telefona Ae’. Io vado a Edge e chiedo
un po’ in giro
nell’azienda.”
Cloud
fece per andare mentre Barrett inveiva
contro di lui.
“MA
PORC…! DEMENTE che non sei altro! COSA dici? La
mia povera
Tifuccia…quel…quel…QUELL’IDIOTA
CHE LE PUO’ AVER FATTO?! Andiamo, Chiodo! Tifa
non si lascerebbe mai rapire o battere da un verme come quello, no? Eh,
Cloud,
vero? Che può c’entrare la
Shin-Ra, no? Cloud? CLOUD! Cloooouuuud…!!!”
Cloud
chiuse la porta, sentendo ancora l’eco di
Barrett disperato.
“…”
tentennò. “Povero Barrett.” Disse infine
fra
sé.
Montò
sulla fenrir e con forte velocità si
diresse verso l’azienda edile di Rufus Shinra.
[…]
L’ambiente
che le si mostrò davanti agli occhi
era completamente nuovo e sapeva dell’inverosimile. Specie
rappresentando che
Junon fosse una cittadina, tutto sommato, sobria e legata ancora alle
piccole
tradizioni.
Tifa
non avrebbe mai potuto credere che li,
invece, esistessero alberghi con suite simili.
Vi
era un grande salone dai toni caldi, e un paio
di divani in velluto affiancati da mobili moderni in noce. Tifa si
avvicinò
immediatamente alla grande balconata che affacciava proprio sul mare.
Da lontano
si poteva persino intravedere la famosa costa del Sol.
Con
ancora le valige in mano e il cappotto sulle
spalle, spalancò tutte le porte ed esplorò gli
interni. Arrivata alla camera da
letto, inciampò sul tappeto e finì per
sprofondare completamente sul morbido
materasso.
“Wow…”
disse, con voce soffocata.
“Cos’è,
Tifa? Sei stanca?”
Tifa
alzò il viso scompigliando tutti i capelli e
con un balzo si rimise composta sul letto. Cominciò a
dondolare i piedi come
una ragazzina, emozionata, ma anche leggermente spaventata.
“E’
tutto così moderno e spazioso…non so se mi ci
abituerò.”
Rufus
rise appena e prese posto accanto a lei.
“Mia
cara, non è poi così difficile. Pensala come
una casa normale ma in scala più grande.”
“La
fai facile tu! Hai visto il buco dove abito.”
Disse lei sarcastica.
“A
me piace. Trovo che casa tua sia…stuzzicante.”
Le disse con fare accattivante.
“Che
vorresti dire?” gli chiese perplessa, ma in
qualche modo divertita.
“Dico
che fare l’amante nascosto nell’armadio
delle scope di un bar non è la stessa cosa di un amante
nell’armadio di una
suite.”
Mentre
parlava, prendeva ad avvicinarsi sempre di
più a lei, portandosi avanti fino a scavalcarla del tutto.
Tifa si sentì
leggermente a disagio. Aveva ancora un mucchio di pensieri per la testa
e
avvertire la vicinanza di Rufus in quel momento la portò in
uno stato
d’incertezza.
“Sai
una cosa?” disse lui all’improvviso, mentre
faceva per sdraiarla e portarsi sopra di lei. “Una parte di
me sa che è assurdo,
ma vedere come siamo qui, lontani da Edge, mi fa credere che
abbandonare ogni
cosa a volte potrebbe essere la scelta migliore.”
“Possibile
che tu sia un po’ meno presidente qui,
non credi?” gli rispose lei accarezzandogli il viso.
“Forse quella figura che
dai di te sta cominciando ad andarti un po’
stretta.”
“Forse.”
Le rispose distratto, cominciando a
baciarla sul collo.
Tifa
avvicinò il viso di Rufus a sé e lo
baciò
sulle labbra con un gesto così disinvolto che sorprese
persino sé stessa.
Lui
l’assecondò stringendola, accarezzandole i
lunghi capelli corvini.
Guidata
in quel momento unicamente dai suoi
sentimenti, si ritrovò a pensare che forse Rufus aveva
ragione.
I
loro unici problemi erano legati ad Egde.
A
ciò che era stato distrutto e costruito lì.
Delle
trappole pirandelliane, in quei luoghi,
rendevano loro difficile vivere sotto le vesti di Rufus Shinra e Tifa
Lockheart.
Levati
quei contesti sembrava, invece, tutto più
semplice.
Desiderarlo
non era più un qualcosa di sbagliato.
Sentiva
che era giusto che desiderasse la sua
vicinanza e che nessuno aveva il diritto di giudicarla nelle sue azioni
e nei
suoi pensieri.
Strinse
forte a sé Rufus e prese a ricambiare
quei baci con un’intensità maggiore, sentendo i
loro respiri confondersi, i
loro abiti diventare lentamente sempre più disordinati.
Scivolò
adagio dalle sue braccia e si portò sopra
di lui scavalcando le sue gambe senza mai cercare di spezzare quel
contatto.
Rufus
prese ad accarezzare la sua schiena
portando, con le dita, la sua maglia sempre più in alto.
All’improvviso
il telefono di Rufus prese a
squillare.
Preso
dalla sua ragazza, li per li non ci diede
troppo peso, ma gli bastarono pochi attimi per staccarsi da lei e
avvicinarsi
alla sua giacca.
“Scusami
un attimo. Suppongo sia una cosa da
niente.” Le disse distratto mentre frugava cercando il
telefono.
“Co-cosa?”
rispose lei disorientata.
Si
alzò appena dal letto e, sistemando i capelli,
che in quel momento erano completamente scompigliati, vide Rufus
sgattaiolare
via e chiudere la porta della camera da letto dietro di sé.
***
La
sera Rufus portò Tifa in giro per Junon. Era
necessario snellire un po’ quel clima che li faceva sentire
un po’ dei
fuggitivi, dunque Rufus pensò di distendere i nervi per un
po’ e di godersi la
permanenza di quel posto con lei. In piena tranquillità.
Guardava
Tifa mentre mangiava a stento la sua
cena, persa più che altro sul bel paesaggio notturno che
aveva davanti agli
occhi.
Rufus
e Tifa stavano cenando su una monorotaia
che offriva ai turisti un delizioso giro panoramico sulle coste della
città,
attraversando i paesaggi più pittoreschi e
d’atmosfera che la città di Junon
poteva offrire.
“Non
ero mai stata in un posto così.” Disse lei
distratta.
Rufus
bevve un sorso di vino e incrociò le dita
fra loro guardando il viso assorto di lei.
“Junon,
nonostante tutto, rimane una delle mete
turistiche più ambite nel mondo.”
Guardò anch’egli quell’atmosfera
così
d’impatto e, perdendosi in quelle acque cristalline, si
lasciò sfuggire una
piccola considerazione personale. “In questo devo dire che
mio padre fu
lungimirante. Riuscì a capire subito il potenziale di
Junon…”
“Non
credo si riferisse ai paesaggi, o no?”
rispose lei, ricordando perfettamente quanto la
Shin-Ra, guidata dal padre di Rufus, avesse poco a cuore le sorti del
pianeta.
Rufus
vaneggiò e annuì alle parole di Tifa.
Tuttavia sembrava per davvero riflettere su quell’epoca.
“Vero.
Eppure ancora oggi avrei il potere per
rendere questa città il secondo centro del mondo.
C’è così tanto quì che
è un
vero peccato limitare Junon ad una mera località marittima e
basta.”
Tifa
si sorprese di quelle parole pronunciate
così, a bruciapelo.
Era
stata la
Shin-Ra a
distruggere il pianeta,
ad inquinare le acque e distruggere tutto con il suo monopolio assoluto
dell’energia mako.
Rufus
sembrava vivere questa sua condizione,
quella di essere l’ultimo erede Shinra, con forte
razionalità. Aveva il potere
e l’esperienza per fare tutto ciò che diceva,
tuttavia era anche divenuto il
simbolo di quelle stesse disgrazie che lui desiderava, in qualche modo,
recuperare.
Era
fin troppo evidente ciò che aveva fatto per
Edge, ciò nonostante, quanto doveva spingersi uno come lui?
Una
parte di Tifa, proprio in quel momento, sentì
tanta malinconia nel pensare al suo status.
Rufus,
per quanto si sforzasse, non sarebbe mai
stato estraneo a tutto quello che li circondava in quel momento.
Se
Midgar era caduta, se Junon era caduta, il
simbolo che rappresentava ciò, era ancora lui.
“Saresti
in grado, certo…ma non credi di
pretendere un po’ troppo?” disse lei
all’improvviso.
Rufus
poggiò il mento su dorso della mano.
“Tu
credi che io pretenda troppo?” le chiese
sott’intendendo di spiegarsi meglio.
“Quel
che stai facendo è…insomma…”
cercò di
trovare nella sua mente le parole più adatte.
“Nessuno potrà evitare di avere
della riconoscenza, ma nemmeno può
dimenticare…io, non sono brava a spiegare,
ma…”
“Capisco
quello che intendi. Ma ti sembra davvero
così strano che io continui ad essere un
imprenditore?”
“Rufus,
guardati in giro! Tutto questo è accaduto
per causa della vecchia Shin-Ra corporation. Nonostante gli assegni, i
lavori…io, beh, quel che sto cercando di dirti
è…che non è colpa tua.”
Rufus
rimase sorpreso di quelle parole.
“Posso
cambiare le sorti di questo pianeta di
nuovo, ma non voglio farlo solo firmando assegni. Il mio nome non
può essere
cancellato così. Qualcosa devo pur fare, per risollevare il
nome Shinra e
l’opinione pubblica che si addensa su di me.”
“Rufus…”
Tifa cercò di dire qualcosa, ma il
biondo la interruppe.
“La
Shin-Ra rimane
l’unica cosa che ho. Ovvio che non posso cancellare le sue
ombre. Ma nessuno
può chiedermi di affossarla con le mie stesse
mani.” Terminò finendo
definitivamente il vino che aveva versato nel bicchiere.
“Non
è facile far capire le tue intenzioni.
Diavolo Rufus, lo sai! Chi, dimmi. CHI ti crederebbe? Persino io ho
avuto
bisogno di tempo e…” si bloccò un
attimo. Sapeva nel suo cuore, di provare
anche in quel momento difficoltà nell’affiancarlo.
“…e anche la
Shin-Ra. Come puoi
credere di essere in una
posizione tale da permetterti una simile ambizione?”
Le
parole di Tifa turbarono molto l’ex-
presidente, che non riuscì più a godersi quella
serata con la serenità con la
quale era cominciata.
“Anche
ora tu non dici nulla. Non cerchi di
allontanare da te quest’aura che quasi sembra
nasconderti…e allontanarti. Io
non ti riesco a capire.” Il tono di Tifa era profondo e molto
provato. Sperava
per davvero che Rufus si confidasse di più con lei.
“Cosa
dovrei dirti? Che sono cambiato? Pentito?
Certo che c’è questo. Ma dopo tre anni non ne
posso più di una vita unicamente
dedicata alla redenzione.” Le rispose con un tono basso e
controllato, tuttavia
irritato.
“Dici
che provi qualcosa nei miei confronti. Mi
hai portata qui con te, eppure in tutto questo non hai mai previsto di
rivelarmi quell’aspetto di te che tieni ben celato al resto
del mondo…”
Rufus
a quel punto non rispose, guardò
apaticamente il panorama in silenzio. Quel che diceva Tifa, non era
completamente sbagliato.
Il
girò turistico terminò di li a poco,
sicché i
due si ritrovarono sulla via del ritorno percorrendo le strade
contornate di
luci suggestive e romantiche.
Un
vero peccato che, anche in un luogo simile,
Rufus e Tifa non riuscissero ad allontanare da loro le evidenti
problematiche
che li separavano una continuazione.
E
al fulcro di tutto c’era solo una cosa, e Tifa
lo sapeva bene.
Una
volta dentro la suite, Rufus si sistemò a
letto silenzioso. Tifa dubitava profondamente che dormisse, tuttavia
preferì
lasciarlo solo. In quel momento, le sembrava la cosa migliore.
Si
affacciò al balcone e, nel vedere le acque del
mare, qualcosa si andò a rasserenare dentro di lei.
Rufus
l’aveva portata in quel luogo così bello.
Si
ritrovò a pensare all’improvviso che anche lui
aveva avuto bisogno di essere lì, in quel momento. Con lei.
Erano
profondamente diversi, con vite così
diverse.
Eppure
sia in Rufus che in lei c’era più di
qualche analogia. Persino uno come lui desiderava di fuggire, di avere
una vita
diversa, di volerla, in qualche modo, ricostruire.
Rufus,
esattamente come lei, desiderava un mondo
che attualmente non esisteva ancora, ma che desiderava far diventare
presente.
Aveva
anche la determinazione e la forza di
farcela.
Solo
allora comprese a fondo le sue parole.
Rufus
voleva sì ricostruire Edge e
ciò che la
Shin-Ra aveva
distrutto, ma lo voleva fare con
il suo nome e la sua dignità di persona.
Sentì
un groppo in gola e non riuscì più a
starsene con le mani in mano, al che chiuse il balcone e si diresse in
camera
da letto.
Montò
sul letto e avanzò verso di lui,
controllando se stesse dormendo.
“Che
vuoi?” disse lui vedendola china verso di
lui. Il suo tono era rauco e abbastanza distaccato. Le ci volle poco
per capire
che non avesse ancora digerito la precedente discussione.
“Mi
chiedevo se tu eri sicuro di questa fuga.”
Disse lei cercando di essere ricambiata dal suo sguardo. Non era
abitudine di
Rufus quella di parlare con qualcuno distogliendo lo sguardo, dunque le
ci
volle poco per attirare la sua attenzione.
Rufus
sembrò pensarci su mentre lei prendeva
posto sgattaiolando vicino a lui.
“Junon
è l’ideale per me. Il luogo dove
ricomincerei da zero. Ma sembra che non esista un posto dove io non sia
uno
Shinra ai tuoi occhi, vero tesoro?” le disse, girando il capo
verso di lei.
“Già...”
Gli rispose, stringendosi lungo la sua
schiena.
Il
calore del corpo di Rufus era un qualcosa di
cui non riusciva a stancarsi. Nonostante le mille
perplessità, quel momento
significava troppo per lei per preoccuparsi del resto.
Sapeva
benissimo cosa le sarebbe accaduto quando
sarebbe tornata, quando Cloud avrebbe scoperto che non si era
licenziata, ma
che invece era scappata proprio con il suo bel presidente.
Tuttavia
di questo, al momento, non se ne voleva
preoccupare. Per una volta, voleva provare a pensare che Rufus
l’avrebbe potuta
nascondere dal resto del mondo.
Si
sentiva come una principessa innamorata una
volta tanto dall’antagonista di turno. Un amore contrastato,
eppure passionale
come lo aveva sempre desiderato.
Strinse
Rufus più forte a sé, poggiando la testa
sui capelli biondi di lui.
“Che
c’è? Sei tentata di concedermi una seconda
chance, AVALANCHE?” le chiese beffardo.
“Forse
potrei anche concedertelo, ma solo se levi
quel tono da diavolo.”
Tifa
portò le braccia attorno al suo collo mentre
lui faceva per allungarsi verso di lei.
Rufus
poggiò le labbra sulle sue generando appena
il calore scaturito da quel contatto. Si staccò da lei quasi
subito per poi
riprenderla a baciare con maggiore intensità.
Lei
schiuse le labbra e si lasciò andare a quel
momento, prendendoci sempre più gusto
nell’assaporare quel suo presidente che
non sapeva ancora giudicare.
Sapeva
però di desiderarlo fortemente.
Sentiva
le sue labbra pulsare e cercare quel
contatto di cui aveva bisogno, mentre portava a se quel corpo di cui
lentamente
cominciava ad intravedere le cicatrici.
Si
lasciò cingere dalle sue braccia mentre i
pensieri che albergavano nella sua mente, man mano, andavano
dissipandosi.
***
La
luce accecante del mattino seguente svegliò
Tifa. Sentiva la testa così pesante e non aveva affatto
voglia di aprire gli
occhi.
“Rufus…che
ore sono?” chiese.
Non
sentendo alcuna risposta, portò le coperte
fin sopra il capo, infastidita ancora da quella luce. Alla fine,
stanca, decise
di allungarsi fino al tavolino basso situato vicino al letto. Da sotto
le
coperte, fece uscire fuori il braccio, prendendo così la
sveglia e
trascinandola vicino a sé.
Nel
leggere che non era affatto primo mattino,
sbandò.
“M-ma
perché non mi sveglio mai?!” disse
alzandosi di colpo, lanciando all’aria lenzuola e cuscino.
“Eh?” si guardò
attorno perplessa. “Ma Rufus
dov’è?”
Indossò
velocemente una vestaglia e uscì dalla
camera, ma ben presto si rese conto che Rufus doveva essere uscito.
Sbuffò
seccata di quella situazione. Eppure
sperava che dopo la discussione di prima avesse deciso di rifarsi, in
qualche
modo, e invece come al solito, non c’era mai.
Si
affacciò appena dalla porta della suite,
sperando di vederlo nei paraggi. Chissà, una parte di lei si
illudeva di
vederlo magari con un bel caffé…
Stava
per chiudere la porta seccata, quando,
all’improvviso, udì quella voce. Quella voce
arrogante a lei tanto familiare.
Si
lasciò incuriosire e si inoltrò cautamente
lungo il corridoio di moquette. Prima di girare l’angolo si
affacciò e,
sbirciando, vide proprio lui, Rufus Shinra.
Il
cuore le sembrò quasi fermarsi non riuscendo a
credere a ciò che stava vedendo.
Rufus
stava parlando con dei distinti uomini e
stava discutendo di…Edge?
Cercò
di concentrarsi meglio ma non riuscì proprio
a capire di cosa stessero parlando nello specifico.
“E
i gas? Non siamo ancora certi della loro
composizione, mister Shinra.”
“Oh,
non sono particolarmente nocivi. Vedrete che
se rispetterete i tempi, presto tutti si dimenticheranno di questa
storia.”
“Abbiamo
bisogno di ulteriori dettagli. Le
chiediamo, nel caso, di provvedere al prolungamento della vostra
’vacanza’ a
Junon, presidente.”
“Nessun
problema. Diciamo che ho un ottimo alibi
che non desterà alcun sospetto.”
“Ha
detto ‘alibi’?” disse Tifa fra
sé e sé, e
sentì lentamente qualcosa esplodere dentro di lei.
Stava
parlando di lei? Della loro ‘fuga’? Era
quello l’alibi?
Non
riusciva proprio a credere che l’avesse
portata lì con l’inganno eppure era questo
ciò che rimbombava nella sua mente.
Rufus
aveva usato una scusa per trascinarla li?
Aveva sfruttato i suoi sentimenti, già di loro
così complicati, per costruirsi
un alibi che lo portasse lontano dall’azienda di Edge?
Un
vortice di pensieri cominciò ad echeggiare
così forte che fu costretta a portarsi le mani sul capo.
La
sera precedente aveva deciso di dargli una
chance. Si era sentita in colpa di quel che gli aveva detto. Lui le
aveva detto
delle cose.
Era
stata…una messa in scena?
Alzò
gli occhi disorientata e solo allora si
accorse che Rufus aveva appena congedato gli uomini e si stava
dirigendo verso
di lei.
Tifa
si sentì smarrita e il suo corpo si fece
così rigido che capì che il quel momento aveva
assolutamente bisogno di
parlargli.
Rufus
girò l’angolo e, dal suo canto, se la
trovò
davanti di colpo.
“Oh!”
disse sorpreso. “Buongiorno, tesoro.”
“Buongiorno…”
rispose lei perplessa, poi scosse
la testa. “Buongiorno?! Buongiorno un corno!”
urlò.
Rufus
rimase indignato a quella reazione.
“Ma
non ti svegli mai di buon umore tu?” le
rispose stringendo gli occhi. Poi sorrise beffardo. “A-ah! Ho
capito. Hai un
altro dei tuoi sensi di colpa. Ma non c’è bisogno
di reagire così, cara. Anzi,
dopo che…”
Tifa
lo interruppe, facendogli capire solo allora
che lei faceva sul serio.
“Non
parlare a vanvera! Per una volta, nella tua
vita, dai la priorità a qualcosa di diverso! La tua amata
azienda va bene! Ma
almeno non mettermi in mezzo nei tuoi piani!” gli
urlò contro.
“Di
cosa stai parlando?” le chiese cercando di
mantenere la calma.
“Oh,
non hai ancora capito? Io credo invece che
hai capito fin troppo bene! Nel caso tu faccia sul serio, comunque
eccoti
accontentato. Io non ho problemi di dirti in faccia quel che penso! Io
non ho
intenzione di essere solo un alibi per le tue sporche manie di
grandezza!”
Tifa
sentì il suo respiro farsi sempre più
affannato. Tremava, tremava eccome. Tremava di rabbia, di cosa Rufus
potesse
dirle. Di cosa lei stessa potesse dire.
Il
volto di Rufus si fece serio nel vedere gli
occhi di lei così languidi e disorientati.
Sospirò profondamente e cercò di
temporeggiare.
“Tifa,
ho lavorato tanti anni a Junon e molti dei
miei finanziatori hanno sede proprio qui. Questo non ha nulla a che
vedere con
te.”
“Per
chi mi hai preso? Non sono un’idiota! Tu sei
qui prima per loro e poi per me! Non sei capace nemmeno di conservare
la
faccia. Ma come cazzo fai ad essere così ipocrita?”
Rufus
a quel punto si innervosì e, afferrandola
per le spalle, la sbatté sul muro così
inaspettatamente che lei non fu capace
di opporsi in nessun modo.
“Okay,
Tifa. Hai colto nel segno.” La guardò
fissa negli occhi con il suo sguardo gelido. Avvicinò il
viso verso quello di
lei che, intanto, era paralizzata e lo guardava con sgomento.
“Non sono qui
solo per te. Ma questo non significa che tu venga prima o dopo il mio
lavoro o
le mie ambizioni. Ho colto l’occasione per anticipare un
importante incontro
con dei rappresentanti che potrebbero tornarmi utili.”
Si
allontanò da lei e allentò la presa. Tifa
rimase contro il muro ad osservarlo. Vedere Rufus di colpo reagire
così l’aveva
lasciata senza parole.
Rufus
le diede le spalle e girò leggermente il
capo verso di lei.
“Tifa,
tu dimentichi che io ho perso ogni cosa.
Il mio nome un tempo era simbolo di rispetto. Ora invece sembra quasi
che debba
nascondere al mondo intero io chi sia!” disse con una punta
di rabbia. “Forse
ne ho in parte approfittato, ma solo in parte. Questo perché
tu sei il motivo
principale della mia presenza qui. Ma io devo anche far qualcosa per
non
crollare.” A quel punto si girò completamente
verso di lei. “Capisci ciò che
voglio dire? Manca poco è crollerò del tutto. Sai
bene come la mia azienda vada
più a rotoli di quanto sembri. Hai lavorato per me. Sai che
il tempo per me
stringe. Sai che non posso permettermi di crollare perché
nessuno mi
sorreggerà, quel giorno.”
Rufus
aveva gli occhi sgranati, sorpreso lui
stesso di cosa fosse stato capace di dirle. Se Tifa non lo conoscesse,
avrebbe
giurato che era sul punto di tremare. Tremare per aver rivelato un
qualcosa per
ora restato sempre celato nel suo cuore. Sembrava urlarle contro di
stargli
vicino. Di non abbandonarlo in quel momento così duro che
durava da così troppo
tempo.
Lui
che un tempo faceva parte di quelli che
contavano.
Tifa
chinò il capo e socchiuse gli occhi.
“Io
ho bisogno di tempo, Rufus. Il tuo mondo è
completamente diverso dal mio, così come la nostra visione
delle cose.”
Detto
questo fece per andarsene, ma Rufus la
bloccò prendendola per il braccio.
“Scapperai
di nuovo?” le chiese con tono basso.
“Ho
solo bisogno di una boccata d’aria. Tutto
qui.”
Aveva
voglia di scappare. Di fare le valige e
tornare ad Edge facendo finta che tutto quello che le stava accadendo
fosse
solo una fantasia.
Il
problema era che non riusciva a scappare.
Continuava, nonostante tutto, a non comprendere, ma a desiderare
fortemente di
essere vicina a quel ragazzo, il cui mondo gli stava crollando addosso.
Rufus
le si era aperto.
Ogni
giorno le sembrava di fare un passo
indietro, ma anche un passo avanti.
Li
per li non seppe opporsi, non seppe scappare
da quel suo sguardo che nella vita aveva odiato e amato con la stessa
intensità.
Rufus,
nel vederla sparire, rimase circondato da
un tetro silenzio.
Durante
la giornata, Tifa continuò a pensare
all’accaduto, ma fece del suo meglio per non chiedersi troppo
di ciò che aveva
visto.
Se
amava per davvero Rufus, doveva accettare
anche l’ambizione che lo caratterizzava. Sperare che sarebbe
cambiato per lei
sarebbe stato ingenuo.
Passarono
dei piacevoli momenti che andarono ad
alleggerire l’inizio di quella mattinata.
Qualcosa
dentro di Tifa, però, continuava a
ripeterle che Rufus continuava a non essere del tutto sincero con lei.
A non
renderla partecipe di gran parte della sua vita.
Dunque
si domandava: a cosa valevano quelle
attenzioni? A cosa valevano quelle lusinghe che annebbiavano la sua
mente e al
tempo stesso la viziavano?
Il
disagio di tutto questo generava in lei forti
sentimenti contrastanti.
Lui
non era sincero, certo, ma l’oblio continuava
ad accecarla e quell’uomo, nonostante tutto, era diventato il
centro dei suoi
pensieri.
Mentre
Rufus e Tifa facevano per ritirarsi nella
propria suite, Rufus si fermò a parlare con qualcuno di
qualcosa di
incomprensibile per Tifa riguardo l’ingegneria.
Vedendo
che la discussione sarebbe tirata per le
lunghe, Tifa ne approfittò per fare un qualcosa che si
riproponeva da tempo
oramai.
Doveva
assolutamente riaprire i contatti con il
mondo esterno.
Sospirò
agitata e dopo due giorni interi accese
il suo cellulare.
“Bene…al
momento nulla di insolito..:”
BIP!!
“AH!”
BIP
BIP
BIP
BIP
BIP BIP!!!
Tifa
aprì velocemente tutta la messaggeria che le
era arrivata.
“Ma
quanti avvisi di chiamata sono?!” disse, poi
altri ‘bip’ sopraggiunsero. “Ancora?!
Caspita…”
A
quel punto aprì velocemente la rubrica e cercò
un numero di telefono. Selezionò il numero di Aerith,
essendo lei la persona
che riteneva più sensato contattare.
Prima
che il telefono cominciasse a squillare,
però, riattaccò la chiamata.
“Che
cazzo faccio?!” rimproverò a sé stessa.
“Non
posso chiamare così, su due piedi! Se è in
compagnia di Cloud, cosa altamente
probabile, lui la sentirà di sicuro! Cretina!” si
picchiò con un pugno il capo.
Così
preferì utilizzare il buon vecchio SMS:
“Chiamami
a questo numero solo se sei da
sola.”
Di
li a un quarto d’ora ecco che il telefono di
Tifa squillò.
Tifa
intanto andò a sistemarsi fuori la hall
dell’albergo, dove era allestita una deliziosa zona bar con
panchine e tavolini
in pietra.
“A-Aerith?”
disse a voce bassa.
“Tifa!”
rispose una voce squillante e femminile.
Tifa
sobbalzò nell’udire una voce tanto pimpante
e li per li rimase senza parole. Subito dopo, però, il
timbro di voce di Aerith
cambiò e si mostrò più severo, anche
se comunque giocoso.
“Oh,
ma che modi che hai! Ma lo sai che qui sono
tutti preoccupati per te? Dove sei? Possibile che debba comportarti
così?
Insomma…non è da te non consultarti almeno con la
tua migliore amica!”
“Mi
dispiace…Aerith.” disse con il sorriso sulle
labbra. Solo nel parlarle si rese conto quanto tutti le mancassero, in
verità.
“E
comunque hai fatto benissimo a mandarmi un
messaggio. Qui si sono tutti parcheggiati a casa mia.
Beh…c’è un aspetto
positivo in tutto questo visto che mia madre è entusiasta di
vedere la casa
così piena di persone. Poi adora Denzel e
Marlene.” Si fermò di colpo, non
sentendo Tifa dall’altro lato. “Ehi! Che fai, mi
dai corda? Dimmi dove sei?
Cos’è successo?”
Tifa
cominciò a parlare con voce bassa e
insicura. Aerith aveva visto davvero poche volte Tifa parlare
così.
“Non
so da dove cominciare io…io…è
complicato.”
“Sei
con Rufus Shinra, vero?” le chiese la
fioraia, all’improvviso.
Tifa
rimase senza parole.
“Te
l’ha detto Cloud?” chiese e a quel punto
sentì ridere Aerith dall’altro lato. Tifa si
sentì perplessa. “Cosa c’è da
sogghignare tanto?”
“Ah
ah ah! Perdonami! No, comunque, non me l’ha
detto Cloud, ma da come sta inveendo in malo modo contro di lui assieme
a
Barrett l’ho dovuto per forza dedurre!”
“Non
ho mai sentito Cloud inveire…” disse lei
perplessa.
“Questa
è una fortuna, fidati!” le rispose
trattenendo ancora le risate.
Cloud
era polemico, serioso, pessimista, ma non
lo aveva mai sentito parlare con volgarità o, appunto
inveire. Tifa, comunque,
preferì non indagare oltre sul suo amico
d’infanzia.
Tirò
su un sospiro prima di parlare.
“Io
sono con Rufus, è vero. Non so bene da dove
cominciare. Io e lui…da quando lavoro nella sua
azienda…”
Senza
rendersene nemmeno conto, Tifa cominciò a
parlare ad Aerith di lui, di come lo aveva conosciuto, di quando
l’aveva fatta
lavorare per Tseng, di quando gli aveva sferrato un pugno, del loro
primo
bacio.
Così
cominciò a parlare a raffica di un qualcosa
che era sempre stato celato nel suo cuore. Dei suoi sentimenti che
erano
lentamente mutati.
Di
quanto si sentisse presa da lui e da quei
sentimenti. Ma anche di quanto si sentisse usata da quel ragazzo.
Lei
era un AVALANCHE e si era innamorata
dell’ex-presidente Rufus Shinra. Lo amava terribilmente e
talvolta lo odiava.
Un odio che, comunque, accendeva la sua passione per
quell’uomo che tanto
l’aveva sconvolta.
Non
seppe nemmeno chiedersi quanto avesse parlato
esattamente o su cosa si fosse soffermata o quanti minuti fosse durata
quella
chiamata.
A
un certo punto smise di parlare e regnò per un
attimo il silenzio.
“Io…ecco…”
“Tifa,
non sapevo nulla di tutto quel che ti
stava accadendo. Certo che ti sei cacciata in una situazione fuori del
comune…”
le rispose Aerith non sapendo bene che dirle.
Non
aveva mai avuto modo di sapere tutte queste
cose.
All’improvviso,
però, il timbro della sua voce
cambiò e si mostro meno perplesso e più
rassicurante. “Ma devo dire che avete
una storia così avvincente! Che dire? Sono di base una
romantica! Sai? Forse
restare soli a volte fa bene. E tu Tifa…non ti preoccupare.
Vedrai che un
giorno ricorderai questi momenti con il sorriso. Avere a che fare con
un uomo
appartenente alla Shin-Ra è complicato, lo so bene. Mezze
parole, sorrisi
spesso non sinceri, quell’aria misteriosa che li accompagna
una
continuazione…vedrai che tutto passerà, anche per
me è stato così.”
Tifa
si alzò dalla panchina e prese a camminare
in lungo e in largo.
“Perché
sei stata con un soldier? Anche loro sono
così?” chiese curiosa.
“Oh,
non solo! Dimentichi che, essendo un Cetra,
ho praticamente vissuto l’infanzia con i membri Shin-Ra! Ti
assicuro che sono
così! Odiosi e affascinanti. Senza contare che uno in
particolare,
particolarmente vicino a Rufus, mi è stato particolarmente
alle calcagna,
dunque, si!” rise fra sé calcando la parola
‘particolarmente’. “Eh,
eh…credo
proprio di poterti capire.”
“Ah,
si?” le rispose Tifa poco convinta e davvero
sorpresa della sua amica. Aerith, in qualche modo, era stata capace di
alleggerire quella situazione tanto opprimente con parole
così semplici. Le fu
grata davvero e fu felice di aver fatto quella telefonata.
Cominciarono
a parlare del più e del meno. Degli
uomini, di quanto fossero idioti. Paragonarono persino Cloud e Rufus
che, con
loro grande sorpresa, furono molto facili da rapportare.
Aerith
fu capace di ironizzare persino sulla
grande ambizione di Rufus perché almeno lui si alienava dal
mondo per il suo
lavoro, mentre Cloud aveva la medesima reazione solo e soltanto per la
sua
adorata moto che Aerith più e più volte aveva
avuto la tentazione di
fracassargli.
Il
tempo passò piacevolmente.
“Tifa,
ora però cerca con calma di
rasserenarti,eh! Torna a casa, che qui nessuno ti mangerà,
lo sai. Ci manchi.”
Tifa
annuì, poi la sua voce si abbassò
nuovamente.
“Sai
Aerith. Una parte di me sente che non riesce
a sopportare questa situazione. Sente che è
impossibile…”
“Tifa…”
Aerith sentì una morsa al cuore nel
sentire Tifa mentre le parole le si strozzavano in gola. Tifa
cercò di
controllarsi.
“Ora
che sono fuori da ogni contesto però…ora che
sono lontana da tutto…compresa me stessa. Si, compresa
quella me che non
potrebbe mai stare con Rufus. Una parte di me vorrebbe cancellare tutto
e
sparire per davvero. Sparire e ricominciare.”
Tifa
cominciò a singhiozzare e Aerith a quel
punto si fece seria.
“Tifa,
lo sai bene che fuggire non serve a nulla.
Questa frase non è solo una convenzione. È la
verità. Dovrai prima o poi
affrontare i fatti. Così, sennò, continuerai a
complicare la situazione
rischiando di incastrarti in una condizione creata da te
stessa.” Sospirò, poi
aggiunse. “La Tifa-AVALANCHE, la
Tifa di
sempre che deve tornare
da noi e la
Tifa che
ama Rufus…non sono persone
diverse, lo sai? Tu sei sempre la stessa. Le persone non si scindono,
si
trasformano col tempo. Questo spero ti aiuti a scegliere la cosa giusta
da
fare.”
“Aerith…”
Le
sue parole le entrarono nel profondo.
Era
cambiata…ma era pur sempre Tifa Lockheart.
La
stessa Tifa che aveva abbandonato le spoglie
di ragazza innocente ed era diventata una determinata barista di Midgar.
La
stessa barista che poi era divenuta una
ribelle AVALANCHE.
La
stessa AVALANCHE che aveva deposto le armi e
si era presa cura di Denzel, Marlene e Cloud.
La
stessa che aveva contribuito a salvaguardare
Edge e poi aveva perdonato un vecchio nemico per poi innamorarsene.
Tifa
era cambiata in continuazione.
Era
semplicemente cominciato un nuovo capitolo.
Uno di quelli difficili, ma che aveva intenzione di portare fino in
fondo.
Una
volta salutate e chiuso il telefono, ritornò
dentro l’albergo. Non vedendo più Rufus nella
hall, risalì in camera, dove
trovò il ragazzo affacciato al balcone. Gli andò
vicino e gli strappò dalla
bocca la sigaretta buttando il mozzicone giù.
“Non
devi fumare.”
Rufus
la guardò perplesso. Poi le sorrise.
Portò
le sue braccia attorno alla vita della
ragazza e la tirò verso di se, avvicinando il viso al suo.
“Con
chi parlavi al telefono?” disse dolce
chiudendo gli occhi e abbandonandosi sulla sua testa.
Tifa
lo imitò e gli accarezzo il viso.
“Con
un’amica…”
“Torneremo
presto ad Edge, non ho intenzione di
sequestrarti, tranquilla.”
“Peccato.”
Rispose lei scherzosa, dopodiché si
allungò verso di lui baciandolo sulle labbra.
Rufus
la strinse più forte, assaporando con
maggiore intensità un contatto stabilito da lui.
Preso
dai sentimenti, la portò lentamente verso
il letto.
La
lieve brezza serale accarezzava i due che
leggiadri si lasciarono andare sul materasso morbido, accompagnati
dalla magia
di quel posto.
[…]
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Capitolo 17 *** capitolo.17 ***
CAPITOLO
17.
La
notte trasportò via con se ogni ansia.
La
paura e i dubbi erano tanti, tuttavia.
Questo
teneva una parte del cervello di Tifa
ancora sveglio che, seppur dormiente e cullata ancora dalla inebriante
e
piacevole sensazione di Rufus sulla sua pelle, non riusciva in nessun
modo ad
abbandonarsi completamente.
Così,
seppur controvoglia, aprì gli occhi.
Si
accorse in quel momento che Rufus non era a
letto.
Si
sollevò col busto e prese a scrutare la
stanza. Era buio. Non doveva aver dormito per niente, dunque.
Sentì
un brusio.
C’era
qualcuno che stava parlando, seppur
sottovoce.
Sbirciò
oltre il balcone lasciato aperto, coperto
dallo svolazzare della candida tenda, e vide Rufus di spalle poggiato
alla
ringhiera.
Stava
parlando a telefono…?
Tuttavia
era buio. Che ore potevano mai essere?
Guardò
il cellulare che aveva dimenticato acceso
e lesse che erano le due di notte.
Sbarrò
gli occhi, incredula, dopodichè scese dal
letto e si avvicinò a lui.
Fu
però costretta ad interrompersi quando prese
coscienza dell’evidente fatto che Rufus stesse parlando
consapevole che lei
stesse dormendo.
Tifa
sentì il suo corpo cristallizzarsi
nell’udire, o ameno nel comprendere al volo il senso di
quella discussione.
Rufus,
rilassato sulla balconata con il cellulare
premuto dolcemente sul lobo dell’orecchio, accarezzato dalla
brezza, era sicuro
si sé e nei suoi occhi brillava quella scintilla tipica di
lui : quella di un
uomo scaltro che puntava sempre ad un obbiettivo.
La
luna faceva contrasto con un ragazzo come lui.
Lo
illuminava rendendolo soave e candido,
seppur in lui non ci
fosse nulla di candido.
Rufus
era furbo e privo di scrupoli. Sapeva
custodire senza alcun senso di colpa le sue congetture anche con
l’inganno.
Ciò
lo rendeva difficile da comprendere, e anche
se non sempre questa sua segretezza implicava risvolti negativi,
comportava una
certa complessità nell’avere un rapporto sincero
con lui.
Era
per questo che facilmente le sue parole erano
fraintese.
Tuttavia
Tifa poteva davvero fraintendere parole
così precise come quelle?
Rufus…di
cosa stava parlano? Perché..?
Il
cuore le saliva in gola e sentiva il suo animo
struggersi.
Perché,
nonostante tutto, doveva sempre riaprire
gli occhi e comprendere che quello che amava era solo una sfaccettatura
di
Rufus.
Lui
rimaneva sempre nell’ombra, pronto a tornare
ad essere lo Shinra che aveva sempre detestato.
“Dopotutto
il rischio è prima di tutto mio. Sono
ben consapevole che quel gruppo attaccherà.
Inaugurerò l’edificio questo
lunedì, la notizia è in circolazione da
giorni.”
Rufus,
rilassato, fece una piccola pausa per
ascoltare il suo interlocutore, poi abbozzò un sorriso.
“Verranno…e
quando tenteranno di abbattere la
struttura, sicuri di essere acclamati come degli eroi anti-shinra,
farò in modo
che appaiano invece per dei terroristi. No…non
sarà difficile. Vedrà…ci
sarà da
sbellicarsi quando si accorgeranno che era stato premeditato tutto. Si
ritroveranno
ad essere al centro di un piano più grande. Appariranno come
degli estremisti
che noi prontamente faremo arrestare. La gente sarà colpita
da questo…. Oh,
certo. Lavoreremo in pace sui nostri piani di ricostruzione.
Otterrò il
consenso della popolazione. E non solo di Edge, ma anche di buona parte
del
continente. La gente vuole un leader, un capro espiatorio che li guidi
e che
sia condannato nei momenti di crisi. Quando vedranno con i loro occhi
che sono
dalla loro parte, eheh…ebbene, potrò mettere in
atto tutto. Ci siamo oramai.”
Rufus
si voltò con tutto il corpo per poggiare la
schiena al parapetto.
Mise
una sigaretta in bocca e con una mano prese
a cercare l’accendino
nella
tasca.
Mentre
alzò il viso per accendere la sigaretta, i
suoi occhi puntarono di fronte a sé, e fu allora che si
accorse finalmente di
Tifa che lo stava fissando.
I
due rimasero impietriti l’uno di fronte
all’altro, quasi a chiedersi perché fossero li un
quel momento.
Entrambi
avrebbero preferito sparire.
Entrambi
avrebbero continuato almeno per qualche
altra ora quella farsa, perché in fondo…loro due
erano felici assieme.
Nessuno
dei due azzardò la prima mossa.
Tifa
non sapeva cosa dirgli, Rufus era stato
colto alla sprovvista.
Il
biondo presidente prese a riflettere fra sé.
Poteva
lei aver capito qualcosa solo da poche
battute scambiate al telefono?
Non
reputò fosse saggio rovinare tutto partendo
con inutili spiegazioni, ma non ebbe il tempo per ragionarci di
più che Tifa
scappò, facendo ondeggiare i suoi capelli neri e sparendo
velocemente dalla sua
vista.
Intanto
l’interlocutore di Rufus stava parlando
ancora al telefono. Rufus riattaccò la chiamata e si
lanciò all’inseguimento di
Tifa.
Nessun
pensiero, nessuna preparazione psicologica
rispetto cosa avrebbe dovuto fare o dirle.
Allora
perché la rincorreva?
Avrebbero
soltanto litigato, era ovvio…
Tifa
era l’unica persona che lo rendeva
impreparato.
Rufus
era un uomo calcolatore, un pianificatore.
Ogni
suo passo era frutto di una tattica, perché
era stato cresciuto e abituato così, da sempre.
La
sua vita era stata costruita, come voleva sua
padre, affinché lui divenisse un imprenditore e un degno
successore della
Shin-Ra inc.
Questo
lo aveva trasformato in un comandante
modello, che non dava mai per scontato nulla.
Avere
un piano per ogni possibile situazione
potesse anche solo vagamente presentarsi davanti a lui non era
più solo una
regola, ma uno stile di vita.
In
tutto questo però inspiegabilmente Tifa non
era compresa.
Tifa
era l’unica che sfuggiva a questo suo modo
di vivere.
Era
l’unica donna con la quale non premeditava
quando era con lei, a differenza di come faceva con le altre persone.
Lei
era l’unica che non facesse parte di qualche
piano, e di conseguenza che non manipolasse.
La
voleva sì tenere lontana da quella parte di
lui, ma non l’aveva mai usata.
La
amava, e sapeva che lei odiava e non avrebbe
mai compreso quella parte di lui.
Sarebbe
stato un buon proposito dunque quello di
pianificare come recitare con lei, ma stranamente ciò non
gli veniva spontaneo.
Nonostante
fosse abituato a contenere i suoi
sentimenti, con Tifa la sua fortezza crollava e subentrava un altro
Rufus.
Un
Rufus che voleva soltanto lei.
Un
Rufus che la rincorreva e la inseguiva non
solo fisicamente, ma con tutto il suo cuore e la sua mente, senza porsi
alcuna
questione.
Un
Rufus che voleva solo raggiungerla.
“Tifa!”
Rufus
urlò il suo nome non riuscendo a correre
veloce come lei.
Un
po’ perché fuori allenamento, un po’ per
l’incapacità fisica dovuta al suo incidente di due
anni prima, che lo aveva
costretto per un lungo periodo sulla sedia a rotelle.
Tuttavia
non rinunciò, e riprese a correre.
Tifa
dal canto suo voleva fuggire, andare via,
sparire. Non voleva saperne più niente.
Era
afflitta. Rufus continuava ad ingannarla, a
ritenerla una stupida, forse buona solo perché donna.
Corse
finché potette, poi si poggiò a un palo
della luce per riprendere fiato. Una lacrima scese dal suo viso,
tuttavia non
pianse.
Alle
sue spalle non si accorse che degli uomini
dall’aria rude le si stavano avvicinando.
Quando
questi furono più vicini, Tifa si voltò.
Notò
di essersi fermata nei pressi di un
cantiere, e solo in quel momento ricordò che erano le due di
notte e lei era
scappata dall’albergo in pantofole, con addosso una camicia
di Rufus e una
vestaglia appena legata in vita. Non avendo i suoi tirapugni,
sperò che non
dovesse arrivare ad attaccarli.
“Oh,
oh…che ci fa una piccola gattina sola e
smarrita? Sei fuggita di casa, bambina?”
Presero
a ridacchiare fra di loro scrutandola da
testa a piedi.
Lei
si scostò dal palo e li guardò con la
fierezza negli occhi.
“Sparite!”
disse fulminandoli con lo sguardo.
“Avete
sentito? Ahahah! Ha fatto anche lo sguardo
‘brutto’, che paura!”
Tifa
in quel tangente si rese conto che erano
troppi, decise così di sfruttare la sua velocità
per poter sperare di
seminarli. Così di colpo prese a correre e si
rintanò nel cantiere li vicino.
Scavalcò la grata di sicurezza e si inoltrò
dentro la struttura.
“E-ehi!
Sta scappando!”
Gli
uomini presero a rincorrerla, seguendola
nella struttura.
Tifa
ebbe l’amara sorpresa di scoprire che,
all’interno, l’edificio in costruzione era vuoto,
così si ritrovò in un vicolo
cielo, senza neanche la possibilità di nascondersi.
Una
volta raggiunta, gli uomini cominciarono a
deriderla.
Tifa
dovette trattenersi nel non essere la prima
ad attaccar briga poiché non era nelle condizioni di
fronteggiarli.
Quando
però cominciarono ad essere sempre più
vicini, si mise in guardia.
Divertiti
da quell’atteggiamento, i ragazzoni si
atteggiarono a fare i duri, e mentre erano sul punto di darle una
‘lezione’,
una rumore attirò la loro attenzione.
Tifa
si voltò di getto.
Rufus.
La
bruna sbarrò gli occhi.
Rufus
non disse niente, si limitò ad estrarre la
sua pistola e puntarla contro di loro.
“E
tu chi sei, il paladino della giustizia?”
disse sarcastico uno.
Ma
fu il secondo che prese parola a scegliere
clamorosamente male le parole da pronunciare davanti uno come Rufus
Shinra.
Infatti disse:
“Uh,uh,uh.
Secondo me invece è il fidanzatino.
Che ne dite di insegnargli come si può trasformare la
propria donna in una put..AH!!”
A
quella spudorata provocazione, gli occhi
glaciali di Rufus si allargarono e senza esitazione lo sparò
sfiorandolo di
striscio con un proiettile.
“Cazzo!!
Ha sparato!”
Se
la diedero subito a gambe, mostrandosi
finalmente per i bulli stupidi e codardi quali erano.
Rufus
depose l’arma nella custodia ascellare
nascosta sotto la giacca, dopodichè si avvicinò a
Tifa.
Tifa
fece per allontanarsi, ma si fermò alle
parole del biondo
“Tifa,
fermati. Io…” disse con un tono di voce
tentennante, in realtà poco tipico di lui.
Tifa
lo stette a sentire e decise di fare il suo
gioco. Puntò i piedi a terra, continuando a dargli le
spalle, poi gli si
rivolse con un tono basso, ma deciso.
“Spiegami.”
Rufus
la guardò cercando di comprendere.
“Spiegare…”
bisbigliò appena.
“Se
ti sei dato tanto da fare per inseguirmi,
allora parla. Ora, avanti. Spiegami.” ribadì
alzando la voce.
Rufus,
come mai era successo, abbassò lo sguardo.
Solo
in quel momento si accorse di non aver pensato
minimamente a cosa dirle una volta raggiunta.
Avrebbe
solo voluto tirarla al suo petto per
riportarla fra le sue braccia.
Per
rassicurarla? Per scusarsi? Per sentire il
suo calore?
Non
lo sapeva…
La
voleva soltanto.
Tifa,
rassegnata dall’evidenza, interpretò il
silenzio del ragazzo come quello di chi non aveva niente da aggiungere.
Così
strinse gli occhi e serrò i pugni, poi guardò
verso l’alto.
“Tanto
lo sapevo.” Disse. “A te sta bene quando
siamo assieme, quando io mi faccio i fatti miei e tu puoi badare ai
fatti tuoi.
Ma…” la sua voce si fece più tremante.
“ …ma tu…pur di essere lasciato in pace
quando parli degli affari tuoi… tu parli di nascosto! Pur
sapendo che sono cose
che riguardano anche me! E poi…Tu vuoi ingannare delle
persone che hanno
sofferto PER COLPA TUA!!” disse proprio per evidenziare il
fatto che aveva
capito bene di cosa stesse parlando al telefono e che non fosse una
stupida.
Contrariamente
a quelle parole di odio, dette da
quella parte di Tifa che si sentiva vicina a chi aveva perso tutto per
colpa
della Shinra, Rufus la cinse stretta con le sue braccia, tenendo
premuto il
busto contro la sua schiena e la testa sui suoi capelli, sfiorandole
appena il
lato sinistro del suo viso.
Tifa
sgranò gli occhi presa alla sprovvista. Il
cuore prese a batterle forte.
“Come
puoi essere così…spietato…”
disse in un
sussurrò, alludendo a se stessa.
Rufus
socchiuse gli occhi e la strinse ancora più
forte, mentre entrambi si abbandonarono a terra in ginocchio, rimanendo
stretti.
“Mi
colpiranno…sempre, qualunque cosa io faccia.”
Disse lui, aprendo finalmente bocca.
“E
tu per questo vuoi far apparire quelle persone
come dei terroristi? Come facesti..con noi Avalanche?!”
Tifa
alludeva a quando la
Shin-Ra fece
crollare il settore 6 di Midgar
addossando tutta la colpa sugli Avalanche per far mettere loro in bella
vista e
far apparire Barrett e co. come dei terroristi.
“No…è
diverso.” Rispose invece lui. “Quello fu un
colpo basso da parte di mio padre. Quelli che io voglio far condannare
sono dei
rivoltosi esaltatati che enfatizzano tutti quei gruppi anti-shinra che
non mi
permettono di lavorare.”
Disse
serio e con una amarezza sincera. Strinse
la ragazza più forte.
“Io
sono cambiato, Tifa. Tu lo sai. Ma se non
sono messo nelle condizioni di dimostrare da che parte sto, come
potrò mai
redimermi? Sono in debito con il pianeta, con tutti. Ma oramai sono
stato
etichettato come l’ultimo caposaldo della Shinra inc., per
cui mi
contrasteranno sempre, qualunque cosa io faccia.”
“Non
hai provato a parlare loro?”
“Tsk..”
abbozzo un sorriso. “Già solo per il
fatto che mi chiamo Rufus Shinra non ci sarà mai alcun
dialogo…lo sai anche tu,
no? Anche tu la pensi come loro.”
A
Tifa le si strinse il cuore a quelle parole.
Perché
erano vere.
Già
per il fatto che lui fosse Rufus Shinra,
simboleggiava tutto il male compiuto dalla sua azienda.
Non
riuscì in nessun modo a voltarsi e dirgli che
aveva torto.
Nel
dirgli che ‘la pensava un tempo’ come loro.
Strinse
gli occhi addolorata per questo. Per non
avere la forza per dirgli quelle parole.
Rufus
sorrise percependo le emozioni della
ragazza, e non la biasimava.
Oramai
poteva dire di conoscerla, senza troppa
arroganza. Le strinse di nuovo le spalle e si abbandonò su
di lei con la testa.
“So
che sbaglierò, ma sbagliano anche loro. Non
credo che siamo tanto diversi. Solo che stavolta io li farò
smascherare, per
far capire alla gente che il male non ha come nome solo la
‘Shin-Ra’. Può
sembrare un colpo basso, ma non lo è. E’ solo per
mostrare alla gente di Edge
l’altra faccia della medaglia. Se dopo questo continueranno
ad odiarmi, io
certo non imporrò col terrore di approvare la mia
attività.”
Tifa
capì profondamente le parole di Rufus. Colse
la sua mortificazione nel dire una cosa simile.
Dominare
‘col terrore’…
Era
questa la politica di Rufus, un tempo.
Da
questo punto di vista era vero. Almeno lui in
questo era cambiato.
Anche
lei non aveva mai approvato quei gruppi
estremisti anti-shinra che continuavano a non apprezzare i lavori che
l’azienda
di Rufus stava facendo per ricostruire la città.
Rufus
aveva certo i suoi tornaconti, ma quel che
comunque faceva era vantaggioso non solo per lui, ma per tutti.
Perché
aiutando Edge e ricostruendo Midgar,
avrebbe fatto del bene alla popolazione, e lui avrebbe avuto la
notorietà tanto
ambita, soppiantando almeno in parte la devastazione che aveva creato.
Non
era giusto che fosse contrastato quando il
fine ultimo era buono, dopotutto.
Tuttavia…elaborare
simili congetture…era un
qualcosa che a lei non apparteneva.
Non
approvava che Rufus approfittasse
dell’inaugurazione di una struttura per farla appositamente
sequestrare da dei
rivoltosi e farli apparire per dei criminali per ottenere il consenso
della
gente.
Era
questo ciò che Tifa non approvava: questa sua
mentalità volta a costruire pezzo per pezzo il suo puzzle
per perseguire i suoi
fini pilotando le azioni degli altri.
Nonostante
anche quel gruppo anti-shinra sbagliasse.
Nonostante
fossero anche loro causa di disturbo
ad Edge, pur auto-proclamandosi degli eroi.
Era
tutto sbagliato…tutto.
Possibile
che nessuno riuscisse a chiarirsi con
il dialogo, ma che, sia da una parte che dall’altra, dovesse
vigere la regola dell’inganno
reciproco?
Tifa
era sempre più confusa.
Strinse
improvvisamente la mano di Rufus, poi
finalmente si voltò verso di lui, rivolgendogli i suoi
meravigliosi occhi
languidi.
Rufus
ricambiò il suo sguardo, consapevole di non
essere il ragazzo ideale che lei avrebbe mai immaginato al suo fianco.
Avvicinò
il viso lentamente, fino a premersi sul
suo naso, per poi arrivare alla sua morbida bocca.
La
baciò intensamente, scompigliandole i capelli,
tenendo salda la presa sul suo capo.
Tifa
si lasciò andare e lo ricambiò con tutta se
stessa.
Lanciò
le braccia attorno al suo collo tirandolo
a se.
Cominciò
a piovere.
I
due si sdraiarono a terra, noncuranti della
pioggia. Ogni altra emozione andò via, lasciando spazio solo
ai loro sentimenti
reciproci.
L’acqua
si infiltrò velocemente fra le
impalcature del cantiere vuoto e nel giro di pochi istanti si fece
sempre più
copiosa fino a bagnare i due giovani.
Il
viso di Rufus era stupendo bagnato dalla
pioggia.
I
suoi capelli sottili apparivano più scuri e
disordinati poiché fradici, e la camicia bianca bagnata
lasciava intravedere
appena la sua carnagione.
Tifa
era leggiadra e poetica con le gocce d’acqua
che scorrevano sulla sua pelle e i lunghi capelli scuri appesantiti
dall’acqua
si muovevano armoniosi al tocco di Rufus.
Rimasero
presi l’uno dall’altra, non curanti di
tutto.
La
mente di Tifa, il suo cuore, la sua ragione,
non le davano delle risposte.
Ogni
volta che loro due si avvicinavano, c’era
sempre un pretesto per allontanarsi.
Era
questo l’amore?
Era
quell’incoscienza nel non riuscire a capire
una persona poiché accecati dalla passione?
Cos’era
che stava davvero provando?
Rufus…solo
un nome…solo una persona…ma che era il
simbolo del mondo che la stava coinvolgendo e devastando.
Tuttavia…non
sembravano essere nati per stare
assieme.
La
razionalità di Tifa le diceva questo.
Ma
si sa…cuore e ragione…non sono mai andati
d’accordo.
[…]
Rufus
e Tifa erano finalmente tornati in albergo,
completamente zuppi.
Si
erano buttati sul divano e si erano
addormentati l’uno fra le braccia dell’altro,
assieme.
Lui
era sdraiato sulla schiena e la cingeva con
un braccio sul fianco. Lei era su di lui, incastrata con la testa tra
la sua
spalla e il suo collo, con una mano abbandonata sul suo petto.
Verso
le cinque del mattino fu Tifa la prima a
svegliarsi.
Aprì
gli occhi. Alzò il viso e osservò il volto
di Rufus.
Aveva
gli occhi chiusi e un’espressione
rilassata.
I
suoi capelli e la sua pelle erano ancora umidi
per via della pioggia.
Tifa
gli scostò la frangia dal viso, che in quel
momento ricopriva, folta, una buona porzione della fronte. Vederlo
così per lei
era sempre strano.
Rufus
scomposto dava l’idea di un ragazzo come
gli altri, ed era…bello. Magari fosse sempre così
per davvero.
Era
bello quando poteva constatare che non era
solo quell’imprenditore scaltro e pieno di se, ma dietro quel
suo modo di
porsi, Rufus era un ragazzo come tanti.
Tifa
sorrise.
Un
sorriso sincero, affettuoso, verso quell’uomo
che era una continua scoperta per lei. Verso quell’uomo che
l’aveva incantata e
l’aveva coinvolta in tutto e per tutto.
Lo
accarezzò di nuovo e appoggiò le labbra sulla
sua fronte, baciandolo delicatamente, facendole poi scivolare sulla sua
bocca.
Lui
non si mosse, ma in quel momento trovò
piacevole baciarlo senza essere ricambiata.
Baciare
nel sonno la persona amata era un calore
che le trasmetteva un’emozione straordinaria e soddisfacente.
Lo
guardò con tenerezza.
Sfilò
dal suo collo una catenina sottile con un
piccolo pendente, che mise a Rufus.
Non
era un granché come oggetto, ma per qualche
motivo c’era affezionata, e in quel momento voleva che lo
tenesse lui.
Poi
si alzò lentamente, scostandosi da lui,
attenta a non farlo svegliare.
“E’
stato piacevole, Rufus…questa piccola fuga
romantica è stata divertente. Ma devo tornare dai miei cari.
Aerith ha ragione. La
Tifa che
ti ama, la
Tifa che
ama loro, e che odia la
Shinracoesistono. Non posso
fuggirvi. Spero che tu questo lo capisca.”
Tifa
prese così a preparare i suoi bagagli,
dopodiché uscì dalla stanza, lanciando
un’ultima occhiata verso di lui.
Gli
sorrise un’ultima volta, poi accostò la
porta. Il bagliore della luce che filtrava oltre la porta scomparve, e
la
stanza tornò nel buio.
[…]
Tifa
non aveva abbandonato Rufus.
Solo
che aveva bisogno di loro…dei suoi amici.
Non
ce la faceva più a rimanere sola.
Non
ne poteva più di considerare la Tifa che era
rimasta coinvolta nel mondo di
Rufus separata da quella che era amica di Cloud, di Barret, di
Aerith….e di
tutti coloro con i quali aveva fatto una battaglia proprio contro di
lui.
Le
cose erano cambiate, e il solo modo per far
coesistere tante situazioni, probabilmente assurde e inconcepibili se
rifletteva che i protagonisti erano lei e Rufus, era riprendere la sua
vita in
mano.
Fuggire
non era più una risposta.
Era
fuggita da Rufus più di una volta pur di non
ammettere i suoi sentimenti.
Era
fuggita da Cloud quando era tornata con
Rufus.
Poi
era fuggita da tutti perché non ne aveva più
potuto di mentire agli altri e a se stessa.
Rufus
non era certo una persona per bene e non
condivideva gran parte delle cose che faceva. Per questo avrebbe fatto
lei
qualcosa per loro due.
Il
piano era questo. Ristabilire un clima con i
suoi amici e ammettere una volta per tutte i suoi sentimenti. Questo
per
tornare in pace con se stessa.
E
poi… voleva deviare i piani di quei rivoltosi
che volevano demolire Rufus.
Avrebbe
fatto in modo da non mettere il biondo
presidente nelle condizioni di attuare qualsiasi piano avesse in mente,
per non
mettere in cattiva luce lui o loro.
Sapeva
dove cercare, o almeno a chi chiedere. Barrett.
[…]
Settore
5, casa di Aerith.
La
giovane dai lunghi capelli castani sfilò il
grembiule dopo aver accuratamente pulito la cucina.
Sospirò
e seppur indolenzita, il suo viso non
lasciava mai trasparire qualsiasi forma di stanchezza.
Limpida
e celestiale, Aerith aveva sempre il
sorriso disegnato sul volto e i suoi occhi vitrei erano come due pietre
preziose che le davano un’aria magica, ultraterrena.
La
forza di Aerith era proprio in questo.
Nel
suo essere unica e speciale, al di la se la
si apprezzasse o meno.
Guardò
fuori la finestra e corrucciò la faccia
come quella di una bambina nel vedere che fuori piovesse.
Nel
vetro grondante di goccioline d’acqua si
specchiò il suo grazioso viso che contrastava con le nuvole
grigie, anch’essere
riflesse nel vetro.
Sembrava
una macchia di colore in un dipinto
scuro.
Tuttavia
lei sorrise lo stesso.
Poggiò
la testa contro il vetro e si perse nel
guardare il suo grande giardino in fiore.
Aerith
adorava le piante, e non solo perché
faceva di mestiere la fioraia, ma perché amava la vita che
c’era anche nelle
più piccole cose e che esplodeva nei fiori, con le loro
forme e colori
magnifici e unici.
Inoltre…almeno
per loro la pioggia non era
negativa, avrebbero ‘mangiato’ a sazietà
quella mattina.
Sorrise
all’idea, poi però la sua attenzione fu
attirata da una figura di sua conoscenza seduta sul recinto che cingeva
il
giardino.
Quella
capigliatura bionda, l’abito scuro a giro
maniche e quell’atteggiamento da duro…poco le ci
volle a riconoscere Cloud
Strife.
Così
prese un ombrello ed uscì.
Cloud,
bagnato dalla testa ai piedi, se ne stava
non curante seduto sopra il recinto, con le gambe contro la staccionata
e i
gomiti poggiati su di esse.
Guardava
verso il basso vedendo le gocce d’acqua
scendere a una a una dal suo viso fin sul terreno. Sembrava pensieroso,
ma chi
lo conosceva sapeva che fosse li semplicemente a non far
nulla… stava solo fra
se e se.
Cloud
era fatto così, non era una persona che
pensava.
Era
il suo corpo ad agire da se e talvolta si
chiudeva in quel modo, senza fare qualcosa di ben preciso.
Vide
improvvisamente un’ombra tonda proiettarsi
ai suoi piedi e fu in quel momento che si accorse di Aerith, che lo
stava
coprendo con l’ombrello.
I
due rimasero a guardarsi per qualche istante
prima di rivolgersi la parola.
“Dilly
dally, shilly shally. Cloud, hai finito?” disse lei
cantilenando.
“Finito
cosa?”
“Il
tuo momento di profonda e sentita
meditazione.”
“Cosa?!”
ribadì inquieto.
“Eheheh…!
Dovevi essere molto assorto, guarda
come sei zuppo.” Disse lei ridente.
Cloud
le ricambiò invece uno sguardo perplesso.
Non comprendeva facilmente il suo modo di fare. Chiunque al suo posto
lo
avrebbe picchiato e rimproverato di aver preso tanta acqua.
Lei
invece gli aveva sorriso e si era limitata ad
offrirgli un riparo…oppure lo aveva appena deriso?
In
verità non lo comprendeva bene neanche lui,
per questo si limitò a mostrarle un’espressione
incerta.
Così
Cloud scese dalla piccola staccionata e
osservò il delizioso ombrellino rosa confetto di Aerith.
Gli
venne quasi da ridere immaginando se stesso
li sotto visto da un occhio esterno.
Si
rivolse ad Aerith quasi a volerglielo far
notare, tuttavia si fermò poiché intravide nello
sguardo della ragazza un non
so che di…triste.
La
scrutò cercando di capire, ma Aerith discorse
gli occhi.
“Cloud…a
te…sta bene così?”
Il
ragazzo li per li non comprese. Vide soltanto
la figura solare della giovane fioraia spegnersi per abbuiarsi come
generalmente non succedeva mai.
Era
insolito un atteggiamento simile da parte
sua, eppure ultimamente questo accadeva spesso.
Fu
in quel momento che, osservando meglio Aerith,
intuì.
Aerith
aveva paura che Cloud l’avesse scelta e
ora per quel che stava passando Tifa, più problemi vari fra
loro…era terrorizzata
all’idea che egli ci ripensasse alla loro relazione una volta
per tutte.
Cloud
arricciò la bocca sentendosi turbato da un
pensiero simile.
Aerith
alzò il viso verso il suo e si sforzò di
sorridergli di nuovo quasi come se, leggendogli nel pensiero, sentisse
di
averlo messo in una situazione complessa.
Tuttavia
non era per quello che Cloud era inquieto.
Infatti
le cose stavano molto diversamente.
Perché…
non era vero.
Non
erano fondate simili paure di Aerith.
Questo
perché lui amava Aerith, da sempre. Per
il
futuro chissà? Ma non aveva senso avere paura del futuro se
quei suoi
sentimenti erano comunque veri.
Cloud
sfilò l’ombrello rosa dalla mano della fioraia,
dopodichè la prese per mano
tirandola a se.
Aerith
lo osservò non capendo.
“Stupida,
ti voglio bene.” disse con un filo di
voce lui, quasi come se avesse parlato e non parlato.
Cloud
infatti non era tipo da dire cose del
genere.
“Eh?”
Aerith
non seppe rispondere in altro modo.
Vedendo poi Cloud arrossire si mise a ridere.
Il
ragazzo si fece ancora più paonazzo.
“Guarda
che sto parlando seriamente! Non ho mai
dovuto scegliere.” Ribadì lui scostando lo sguardo.
La
ragazza dalla lunga treccia fu commossa da
quelle parole.
Cloud
non aveva scelto Aerith per via del
bambino.
Le
voleva bene.
Le
voleva bene per ciò che c’era tra loro, per
l’incredibile storia che li aveva coinvolti, e per i loro
sentimenti che
palpitavano forti l’uno verso l’altro.
Cloud
amava anche Tifa, ma in un modo diverso.
Come una sorella, come una persona a lui preziosa ed indispensabile.
E
questo non disturbava per nulla Aerith, la
quale teneva lei stessa a Tifa nello stesso modo.
Aerith
si strinse al braccio di Cloud.
“Cloud...grazie.”
“Uh?”
“Me
lo dai un bacio?” disse dolce.
“Che?!”
sbandò lui.
“Eheheh..!”
ridacchiò lei sicura che le avrebbe
risposto così.
“Ma
smettila. Tu scherzi troppo.”
In
tutta risposta, Cloud la baciò. Fu la prima
volta che riuscì a prenderla di sprovvista.
Aerith
era sempre giocosa e solitamente era lei a
mettere in difficoltà lui con il suo modo di fare
imprevedibile.
Per
questo Cloud fu molto entusiasta di essere
riuscito a sorprenderla.
Vide
infatti il viso di Aerith infuocarsi.
Fu
dunque lui questa volta a sorriderle.
I
sorrisi di Cloud era accennati, ma così
penetranti da poter contagiare chiunque gli fosse di fronte, forse
proprio
perchè così rari da vedere.
Infatti
Aerith, prima ancora su di giri per
quella manifestazione d’affetto, subito si ricompose e gli
sorrise a sua volta,
questa volta senza dubbi.
Non
ne avrebbe avuti più.
“Ehi!!!
Piccioncini!”
Cloud
e Aerith si voltarono udendo il vocione di
Barrett.
“Che
guastafeste.” Disse Cloud fra se, ma in modo
da farsi sentire.
“Guastafeste
a chi?! Guarda che c’è Tifa!!”
“Tifa?!”
esclamarono sia Aerith che Cloud, poi si
guardarono e corsero verso Barrett.
[…]
Barrett,
di getto, aveva detto loro che Tifa era
lì. Sia Aerith che Cloud rimasero senza parole
nell’udire una simile notizia,
del tutto inaspettata.
L’uomo
corse davanti ai due per un po’ fino a
raggiungere il Seventh Night.
Videro
Tifa uscire da li, probabilmente perché li
aveva sentiti.
“Tifa!”
le urlò Aerith mentre si portava vicina a
lei. Fece per aprir bocca quando Cloud si mise davanti a lei e
trascinò Tifa
per un braccio.
Tifa
si ritrovò letteralmente strattonata dal
ragazzo e non seppe che dire o fare.
“C-Cloud..!
Cosa..?” cercò di dirgli qualcosa, ma
Cloud non l’ascoltò per nulla. La fece sedere con
violenza sulla sua lucente
moto e poi vi montò anch’egli.
“Ehiii!
Cosa diavolo ti frulla in quella dannata
testa?!” gli urlò contro Barrett.
“Io
e la mia amica d’infanzia abbiamo da
parlare.” Rispose secco, portando i grandi occhiali scuri
sugli occhi.
“Cloud…”
sussurrò appena Aerith mentre lo vedeva
andare via.
Annuì
e rivolse lo sguardo nella direzione in cui
lo aveva visto sparire con Tifa.
Sapeva
che era la cosa migliore da fare. La cosa
migliore sia per Cloud che per lei.
Barrett
fece per prendere il suo telefono, ma la
giovane lo bloccò, al che l’uomo fu costretto a
fidarsi di quell’insopportabile
testa a punta.
Da
un’altra parte, invece, Tifa era sulla moto
con Cloud Strife.
Cercò
in tutti i modi di avere la sua attenzione
mentre avanzavano ad una velocità superiore a quella che
Tifa era abituata a
sopportare. Prese a picchiarlo sulla schiena, infastidita di
quell’atteggiamento.
“Cloud!
Smettila! Cosa stai facendo? Non è
normale sequestrare così una persona..!”
“Non
è normale nemmeno sparire così di colpo come
fai tu, se per questo.” ribatté lui fulmineo
ottenendo il silenzio di Tifa, che
sapeva molto bene di trovarsi nel torto, sotto quel punto di vista.
Dopo
una manciata di minuti, ecco che la fenrir
diminuì di velocità e Cloud vi scese. Fece per
aiutare Tifa, ma lei declinò
immediatamente quell’accortezza.
Infatti
lo guardò accigliata, mentre scendeva
dalla moto con un salto. “Cosa ti viene in mente di
fare?”
“Dovrei
essere io a chiederlo a te.” Disse, e le
si avvicinò. “Ti ho portata qui, lontana da tutti,
perché tu potessi dirmi
tutto.”
Tifa
abbassò lo sguardo.
“Cosa
vuoi sapere?”
“Sei
scappata per me?”
Lei
si girò sorpresa e incredula di quelle
parole. Cloud sembrava, a modo suo, persino agitato.
“Cosa
stai…”
“Quello
che voglio sapere…” le rispose, con un
tono evidentemente irrequieto e a disagio.
“…è se è per colpa mia che
sei
fuggita.”
A
quel punto, Cloud deviò lo sguardo.
Quella
domanda era la più importante che aveva
bisogno di porle.
Qualsiasi
risposta gli avrebbe dato.
Aveva
già avuto modo di dirle ciò che pensava.
Le
aveva già rinfacciato la sua stupidità nel
credere ad un ragazzo come Rufus Shinra. Ma ora aveva bisogno di
sentire
un’altra verità. Quella di lei, alla luce di tutto.
“Una
parte di me non lo può negare. È vero. Sono
fuggita anche per questo clima insostenibile.” Di colpo
alzò il tono. “
Caspita, Cloud! Guardami almeno adesso in faccia! Se mi hai portata qui
è
perché lo sai, no? Lo sai che se tante cose sono accadute
è perché tu non ti
sei mai sforzato di parlarmi! Di spiegarmi perché fosse
così inutile quello che
stavo facendo. Dandomi solo della stupida e
dell’illusa…”
“Ma
è perché volevo evitare che ti accadesse
qualcosa!” le urlò contro spazientito. Tifa
avvertì che si era pentito di
averle urlato contro.
Cloud…era
sempre stato preoccupato per lei?
Era
un qualcosa che la sorprendeva? No, ovvio che
non era una novità per lei.
Sapeva
quanto anche lui le volesse bene.
Quel
che le fece sgranare gli occhi, in quel
momento, era che il biondo aveva avuto il coraggio di dirglielo.
“Tu…hai
paura che io mi leghi alla Shin-Ra?”
“No,
non è solo questo. Io..:”
“Tranquillo.
Ho intenzione di dare le mie
dimissioni. Anzi…le avrei già date.”
Disse incrociando le dita delle mani
dietro la schiena, chinando il capo. “Ho solo posticipato la
data. Questo
perchè…” alzò gli occhi e
sorrise appena. “Ho preso a cuore il mio lavoro, e ho
da fare qualcosa prima di lasciare Rufus da solo.”
“Tifa…” Cloud
la guardò con un volto rattristato.
Tifa
aveva lavorato diversi mesi lì.
In
tutti quei mesi aveva avuto così poco
tempo per parlarle.
No…
Cloud
si ritrovò a costatare che era lui che non
era mai stato in grado di trovare il tempo per parlarle.
A
furia di aspettare il momento giusto.
A
furia di aspettare che il tempo
girasse finalmente in suo
favore, l’aveva lasciata sola.
Dopo
di ché l’aveva giudicata e abbandonata.
Cloud
non si sentiva un suo amico.
Questo
perché non si era mai comportato da tale.
Come
una persecuzione, non era mai stato in grado
di tenere stretto a sé le cose che amava.
Questo
riguardava anche lei.
L’avvicinò
all’improvviso a sé, poggiando appena
il capo di lei sul suo petto.
“…scusa.”
Tifa
socchiuse gli occhi, trovando in quel gesto
un’energia unica ed indispensabile per farla tornare a
splendere.
“Ce
ne vuole per cacciare da te un briciolo di
cuore, eh?” gli disse, scherzosa.
Lui
la strinse provando, almeno per quella volta,
ad approfittare di quella solitudine che li circondava.
Tifa
lo ricambiò cingendogli il collo, felice di
quel Cloud che aveva finalmente abbassato la guardia.
Cloud
le accarezzò appena i capelli prima di
allontanarsi da lei e riprendere le distanze.
“Lo
hai baciato?” chiese.
“Chi?”
Tifa si fece perplessa, poi sbandò.
“...E-ehi, Cloud! Cosa ti salta in mente di..!” gli
rispose agitata, poi di
colpo si bloccò.
“Che
ti prende?” le chiese perplesso.
“Cloud!
Ho bisogno di parlare con Barrett , e
subito!” Gli disse seriamente allarmata.
“Datti
una calmata. Si può sapere quanto ti si è
fuso il cervello in questi ultimi giorni?”
“Non
è il momento di scherzare! Presto ci sarà un
attacco da parte dei gruppi anti-shinra! Devo sapere da Barrett
più informazioni
o potrebbe succedere qualcosa di grave!”
Cloud
sgranò gli occhi per quell’improvvisa
informazione, ma in quel momento aveva poco tempo per pensarci. Tifa
era
agitata e sapeva soltanto che aveva bisogno di Barrett in una
situazione
simile, e Cloud non poté che costatare che avesse
perfettamente ragione.
[…]
Intanto
un treno in lontananza proseguiva veloce
tra le montagne e presto sarebbe giunto nelle vicinanze del lago, non
lontano
dalla città di Kalm.
Rufus
aprì la valigetta e lesse i moduli
all’interlocutore con cui stava parlando al telefono.
“Ottimo,
dunque non abbiamo più nessun problema.
A domani, presidente.” Disse una voce, riattaccando.
Tutto
stava procedendo secondo i piani.
Nulla
poteva andare storto.
I
suoi fidati turks, che ancora considerava tali,
avevano già esaminato la situazione.
Certo,
non sarebbe tutto cambiato di punto in
bianco.
Ottenere
il rispetto e la fiducia della gente di
Edge era un qualcosa che doveva ottenere facendo un piccolo passo alla
volta.
Tuttavia
bisognava scuotere la situazione, per
cominciare a vedere qualcosa di più tangibile, e Rufus era
disposto a correre
quel rischio, mettendosi in gioco di persona.
Guardò
l’orologio e costatò soddisfatto che
sarebbe stato in grado di raggiungere il suo ufficio per le quattro del
pomeriggio, in perfetto orario per l’ultima riunione che gli
era necessaria
prima dell’inaugurazione della nuova filiale della sua
azienda.
Sorrise
soddisfatto e guardò il paesaggio
attraverso il vetro della finestra.
“Mia
cara Tifa. È un vero peccato che continui a
non fidarti di me…”
Il
suo sguardo andò a posarsi sulla catenina che
aveva al collo. La portò sulle labbra e la baciò.
Tifa….
Era
partito per far ritorno ad Edge senza di lei.
Quel
giorno, appena svegliatosi, non l’aveva
trovata. Ne lei, ne le sue cose, se non quel piccolo oggetto che si era
ritrovato appeso al collo.
Tifa
era una donna spesso incomprensibile per
lui. Sfuggente, determinata, persino arrogante.
Adorava
quella donna, seppure era ancora troppo
difficile per lui capire come sarebbero andati a finire.
Aveva
bisogno di parlarle ancora.
Di
dirle tante cose.
Cose
che probabilmente non avrebbe mai avuto il
coraggio di dirle, ma il solo fatto di vederla di fronte a
sé, nervosa o no che
fosse, felice di rivederlo o meno, era la cosa che sperava davvero.
Da
dopo l’inaugurazione avrebbe rimesso a posto
la sua vita, sperante di poter finalmente giocare con delle carte
migliori.
Tifa
era prevista in tutto questo, nonostante la
confusione che regnasse tra loro.
Sapeva
che lei non avrebbe mai approvato e che si
sarebbe opposta con tutte le sue forze, qual’ora fosse stata
in grado di farlo,
ma Rufus non aveva più molto tempo. Doveva decidere cosa
fare. Doveva decidere
in fretta come agire.
Perché
per lui ogni momento che passava era un
momento in cui si allontanava sempre di più da se stesso e
si avvicinava ad un
abisso dal quale non sapeva come avrebbe mai potuto riemergere.
Sudò
appena. Sapeva a cosa stava andando
incontro, ma era un imprenditore. Per di più era uno
Shin-Ra. La sua intera
vita non gli aveva mai fatto fare altro che correre dei rischi.
Fin
dai quindici anni era abituato a prendere in
mano situazioni delicate e ad assumersi forti
responsabilità. Aveva assaporato
il successo e la delusione della perdita.
Tutto
questo senza mai aspettarsi nulla dalle
persone, sempre pronte a giudicarlo sull’ombra del padre.
Eppure
anche lui, ora, il caro vecchio presidente
Shinra, avrebbe potuto finalmente ricredersi sul suo conto.
“Padre.
Sotto questo punto di vista è un vero
peccato che tu sia morto.” disse chinando il capo sulle dita.
“Sarebbe stato
bello vederti abbassare la testa davanti ai successi che sto ottenendo
nonostante i disastri che ti hanno visto crollare assieme alla tua
adorata
Shin-Ra.”
Era
convinto che ce l’avrebbe fatta.
Era
l’unica cosa che poteva fare.
Sapeva
che anche Tifa, dopotutto, facesse
finalmente il tifo per lui. Era abbastanza arrogante e sicuro di
sé da credere
una cosa simile.
Credere
che lei fosse più vicina di quanto
pensasse.
[…]
L’edificio
che trovò Tifa davanti a sé era
davvero grande.
Era
ricoperto di vetrate, come un grattacielo dal
design moderno. La sua magnificenza ricordava, seppur molto vagamente,
la
vecchia Shin-Ra corporation.
Tifa
per certi versi non si sorprese che il
target che i ribelli avevano preso di mira fosse proprio quel luogo.
Ricordò
la sera prima, quando Cloud l’aveva
riportata al Seventh Heaven.
***
La
sera prima…
“Tifa!
Ma tu cosa…”
“Barrett,
non è importante come lo sappia. So che
qualcosa potrebbe accadere e…” Tifa si morse le
labbra.
…e
Rufus, lui…
No,
non poteva parlare a favore di Rufus proprio
li, davanti a Barrett, l’uomo col quale aveva condiviso
così tanti ideali.
Barrett
la osservò non capendo.
Avrebbe
voluto parlare con lei di altro.
Diavolo!
Era stata via, senza preavviso, tutti
quei giorni!
E
per di più…lui oramai sapeva che in qualche
modo c’entrasse quello schifosissimo Shinra dalla puzza sotto
il naso.
Una
parte di lui aveva inteso delle cose dalle
poche e pungenti parole di Cloud che lo avevano alterato non poco in
quei pochi
giorni in cui Tifa era scappata.
Però…Tifa
era anche la “sua bambina”, dopotutto.
Era
un po’ troppo cresciuta, ma era così che la
vedeva.
Quindi,
per quanto avesse voluto costringerla a
parlare, non poteva fare altro che fidarsi di lei.
L’avrebbe
protetta da tutto e da
tutti…specialmente da “quelli la” !
Ma
era di Tifa che stava parlando.
Era
sicuro che lei stessa, quando sarebbe stata
pronta, gliene avrebbe parlato.
Quindi
si sforzò di buttare all’aria la sua
curiosità di “padre” di sapere dove
fosse stata (e con chi), per cercare di
riportare le sue attenzioni su ciò che gli aveva chiesto
Tifa.
Deglutì
e si schiarì la voce.
Dopotutto…
semmai avesse voluto sapere realmente
cosa stava combinando quel bastardo Shinra, avrebbe sempre potuto
picchiarlo di
persona!
***
Così
Tifa, stesso l’indomani, si era alzata
presto ed era andata a dare un’occhiata alla struttura che
presto sarebbe stata
inaugurata.
Ripensò
alle parole di Barrett in merito a quella
delicata questione.
Era
stato chiaro.
Non
si trattava di un gruppo di professionisti,
tuttavia gli ideali erano forti e doveva evitare qualsiasi
complicazione e
agire il prima possibile.
Da
quel che aveva capito, Rufus avrebbe
inaugurato quella struttura e avrebbe approfittato
dell’attacco offensivo per
riscattare il suo nome e quello della vecchia Shin-Ra.
Quell’inaugurazione
non era dunque che uno
specchio per le allodole.
Rufus
avrebbe fatto passare quei ribelli per un
gruppo terrorista. Li avrebbe fatti tempestivamente arrestare per farsi
vedere
dalla parte della popolazione.
Ma
se qualcosa fosse andato storto? Cosa sarebbe
accaduto a Rufus?
La
percentuale di rischio era troppo alta, ed era
per questo che Tifa era li.
Era
li per parlare da “ribelle anti-shinra” a
“ribelle anti-shinra”.
Masticavano
la stessa lingua, era perciò sicura
di essere l’unica in grado di poter evitare qualcosa che
avrebbe potuto
rovinare per sempre Rufus e la sua vita.
Così
si addentrò, sperano di reperire
informazioni utili.
A
quell’ora del mattino non c’era anima viva in
giro. Non erano più delle quattro del mattino. Tifa sapeva
bene che se c’era
almeno una minima possibilità di incontrare i presunti
‘ribelli’, era solo in
quelle ore in cui era improbabile trovare gente.
Usò
un passepartout che si era procurata grazie
all’azienda dove lavorava, ed entrò.
Era
un edificio pulito, lucido, e molto spazioso.
Si
immaginò come dovesse essere aperto al
pubblico, con il sole che illuminava l’ambiente e
l’arredo. Tuttavia non
potette stare a pensarci troppo, doveva agire.
Accese
una torcia elettrica e prese a cercare in
lungo e in largo. Sfortunatamente gran parte delle porte erano chiuse.
Possibile
che non ci fosse alcuna speranza di
trovare qualcuno li dentro?
Proseguì
lungo un corridoio, ma niente.
All’improvviso
si accorse di un rumore.
Puntò
così la torcia in varie direzioni cercando
di capire da dove provenisse.
Quando
il ticchettio si fece più vicino, si
bloccò. Doveva essere da quelle parti. Tuttavia, non
c’era assolutamente niente
lì.
Ne
porte, ne rientranze, ne apparecchiature. Era
solo il culmine di un lungo corridoio, e che in quella porzione era
assolutamente vuoto. Ma il rumore era molto forte.
La
sua fonte doveva essere nascosta, allora.
Puntò
la torcia in alto e poi in basso e fu in
quel momento che si accorse che una mattonella del pavimento sembrava
essere
stata manomessa di recente.
Lo
capì dalla polvere, che rendeva il pavimento
appena scivoloso. Era strano, dato che l’inaugurazione
sarebbe venuta quella
mattina e tutto l’edificio era assolutamente pulito.
Si
piegò dunque e, grattando con le unghie in
quella porzione, effettivamente c’era dell’attrito.
Posò
a terra lo zaino che aveva sulle spalle. Si
era preparata ad un’eventualità simile,
così si era portata dietro il
necessario per qualunque evenienza.
Prese
un cacciavite molto sottile e lo incastrò
nella fessura tra una mattonella e l’altra. Forzandolo a
dovere, la mattonella
si sollevò, come previsto.
Tifa
si compiacque di non aver perso colpi,
dopotutto. Riprese la torcia in mano ed esaminò il suo
interno.
Intravide
appena un curioso ordigno, ma non fece
in tempo ad investigare di più che fu presa alle spalle da
qualcuno.
Non
si accorse di nulla, se non che qualcuno
l’aveva afferrata da dietro serrandole la bocca con le mani.
Ma
non si lasciò spaventare.
Infatti
ebbe la lucidità di dare una gomitata al
suo aggressore e sferrargli in potente calcio sugli stinchi.
Si
liberò così dalla presa.
Si
mise in posizione d’attacco, pronta a stendere
chiunque avesse di fronte. Battere quel ‘novellino’
non le fu difficile, lei
che aveva tanta esperienza nelle arti marziali.
“Sei
tu che hai messo questo ordigno li sotto?”
“Ti
interessa?”
“Lo
sai che così non ti comporti tanto
diversamente da loro?”
“Può
darsi. Ma non credo che la cosa ti debba
interessare, sai, carina?”
“Oh?
Davvero? Bene… allora vediamo cosa sai
fare!” detto questo, Tifa si scagliò contro di
lui, buttandolo a terra dopo una
veloce raffica di pugni ben assestati.
Il
ragazzo cadde e prese a guardarla con odio.
In
qualche modo Tifa comprendeva l’ardore nei
suoi occhi. Comprendeva il suo odio.
Ora
che lo aveva indebolito, avrebbe provato a
parlargli con democrazia.
Si
piegò verso di lui e gli tese una mano. Il
ragazzo non comprese, ma prima che i due potessero instaurare qualsiasi
conversazione, furono interrotti dall’arrivo di un altro
componente del gruppo
di ribelli che, con un manganello, colpì Tifa alla testa.
La
ragazza si accasciò a terra. Aprì debolmente
gli occhi, ma il colpo bene assestato le fece perdere subito i sensi.
L’uomo
si avvicinò per scrutarla.
“Chi
è?”
“N-non
lo so! So solo che l’ho vista dalle nostre
telecamere e che è incredibilmente forte!” disse
il ragazzo ancora a terra.
“Uhm…”
si avvicinò un terzo componente. “Come faceva
a sapere della bomba?”
“Un
agente speciale?”
“No.
So chi è questa donna.” L’uomo che
l’aveva
colpita disse. “E’ la donna di Rufus
Shinra.”
[…]
“Dannazione!!”
disse Cloud tra sé, visibilmente
turbato.
“Cloud,
per favore, calmati! Tifa è una ragazza
adulta, sa quel che fa.” Intervenne Aerith sperando di
calmarlo, nonché per
difendere l’amica, visibilmente troppo seguita da quel
ragazzo.
“Odio
ammetterlo, ma questa volta Chiodo ha
ragione! Cazzo!!”
“Barrett?
Anche tu?” lo rimproverò la bruna
mettendo le mani sui fianchi.
Imperterrita
i due non cambiarono atteggiamento e
ripresero a parlare in modo animato come se lei non avesse detto
niente. Fu a
quel punto che anche lei cambiò atteggiamento.
“Aspettate…c’è
qualcosa che non so?”
Cloud
e Barrett si girarono all’unisono, ma
nessuno dei due ritenne opportune dirle nulla. In fin dei conti, non
era detto
che Tifa fosse in pericolo.
Infatti
i due si erano accordati già con Tifa per
cercare questi rivoltosi, ma non avrebbero mai pensato che la ragazza
avesse
potuto andare da sola.
Si
rimproverarono di essere stati talmente
stupidi da non capire che Tifa fosse così presa da Rufus da
lanciarsi in una
missione simile senza consultarli.
Aerith,
dal canto suo, cominciò seriamente a
preoccuparsi e si mise fra loro.
“Insomma!
Sorvolate per favore sul fatto che ho
un fiocco rosa in testa, diamine! Avanti! Parlate!!” si
impose seria non
volendo essere esclusa dal discorso perché
‘donna’.
“Tifa…”
bisbigliò Cloud.
“Sì…”
lo incoraggiò lei.
“…è”
poi si interruppe e assunse un’espressione
arrabbiata. “E’ una stupida e potrebbe aver fatto
una grande stronzata.”
“Cloud!!”
Aerith perse le staffe di nuovo.
Incrociò le braccia infastidita di fronte
quell’atteggiamento chiuso nei suoi
riguardi.
“Ieri
mi ha chiesto delle informazioni riguardo
un gruppo anti-shinra. Gliene ho parlato, così, senza
riflettere. Mai a pensare
che lei…” intervenne Barrett, pur contrariato.
Aerith
portò una mano al petto, preoccupata.
“Vuoi
dire che è andata a cercarli da sola?!”
Non
poteva crederci.
Tifa…cosa
le era preso?
No…a
pensarci bene anche lei avrebbe agito così
in un momento come quello. Ricordò del giorno prima, quando
erano rimaste in
camera per dormire.
***
La
sera prima…
Tifa
si buttò sul letto, completamente sfinita
dall’abbondante cena ordinata al ristorante cinese da
Barrett. Quell’uomo era
un pozzo senza fondo, e anche Cloud, a pensarci bene, non era stato da
meno.
Tutto quieto e silenzioso, ma aveva divorato più della
metà del cibo presente
sulla tavola!
Sorrise,
felice di quella piacevolissima serata
in compagnia delle persone che amava.
‘Che
amava’, eccetto una.
La
ragazza dai lunghi capelli neri si abbuiò
improvvisamente.
Rufus…erano
già passate le prime dodici ore da
quando era andata via da Junon…chissà come
l’aveva presa.
Aerith
le si avvicinò, sedendosi sul letto e
sdraiandosi accanto a lei.
“Tifa…è
tutto a posto?”
Aerith
aveva la rara capacità di leggere l’animo
delle persone. Se qualcuno aveva qualche pensiero per la testa, ansie o
preoccupazioni di qualsiasi genere, lei era in grado di comprenderlo
tramite
uno sguardo. Tifa si voltò verso di lei.
“Mi
sento in colpa.” Le disse appena.
“Per
Rufus?” chiese dolce.
Tifa
annuì con la testa ma non ce la fece proprio
a parlare. Al telefono era stato facile, ma per qualche motivo parlare
di lei e
del biondo presidente specchiandosi negli occhi
dell’interlocutore la metteva
in difficoltà.
Aerith
se ne accorse e infatti le prese le mani e
la guardo con i suoi occhi di smeraldo con un’espressione
pronta a trasmettere
tutto il coraggio di cui avrebbe avuto bisogno Tifa per sfogarsi.
“Tu
lo ami, non è così?”
“Cosa?”
la bruna sbandò.
Non
erano da lei frasi di questo genere.
E
poi…non aveva mai pensato a Rufus in quei
termini. Non apertamente almeno.
Che
gli volesse bene, che gli piacesse, che fosse
interessante, che per qualche motivo fosse sempre nei suoi pensieri,
che non
riuscisse mai a separarsi definitivamente da lui, che aveva bisogno di
vederlo…
erano tutte cose che ammetteva.
Però…amarlo…caspita!!
Cominciò
a farsi rossa.
No,no,no,no!!
Non va bene! Che reazione è
questa?!
Di
fronte quella reazione, Aerith scoppiò a ridere.
Tifa sbarrò gli occhi.
“A-Aerith!!!”
la rimproverò, sentendosi infuocata
dall’imbarazzo.
“Ahahah!
Scusami, scusami!” gesticolò la fioraia
con le mani. “E’ solo che…sei
così dolce!” sorrise.
“…d-dolce?”
chiese Tifa oramai spaesata.
“Sì.
Non so dirti bene perché, ma trovo così
romantica la vostra storia. Tu e Rufus…sembra un gioco del
destino. Insomma, tu
AVALANCHE, lui della Shin-Ra. Potrebbe essere un racconto!”
Tifa
girò gli occhi, a disagio, ma si intenerì
nel sentire Aerith parlare così.
In
effetti…nessuno aveva mai visto la sua storia
con Rufus come una storia romantica.
Tutti
ne avevano evidenziato sempre solo i
problemi, le ovvie differenze caratteriali e difficoltà
…
Lei
era la prima che li stava vedendo come una coppia.
Una
coppia bizzarra e fuori dal comune certo. Ma
non li aveva criticati e anzi, sembrava anche vederli bene assieme.
L’idea
la emozionò un tantino.
Lei
e Rufus come una bella coppia…forse neanche
lei ci aveva mai pensato molto.
Sempre
pronta ad essere il suo giudice più
severo, Tifa stessa non si era mai data tregua per quanto li riguardava
se non
occasionalmente.
Aerith
invece subito aveva pensato alla loro
felicità, al loro essersi trovati vicino, a prescindere di
tutto.
La
cosa la fece sentire strana…però felice.
Fortemente
a disagio poiché essere la compagna di
Rufus Shinra non era certo una cosa qualsiasi, ma li per li, parlare
con Aerith
di loro dal punto di vista romantico, le fece bene.
Fece
bene soprattutto a quella parte di lei
iper-critica che non faceva che porsi problemi.
“Aerith…grazie.”
Le disse infine.
“E
di cosa, scusa?”
“Beh…sai,
è la prima volta che parlo di Rufus…a
qualcuno…”
“Qualcuno?”
“Sì.”
Annuì. “E…non è facile. Da
sola mi sono
fatta venire mille sensi di colpa, ma tu…cavolo, non so come
fai!” le sorrise.
Al
che Aerith le stritolò la testa con le
braccia, bloccandola con fare giocoso.
“Oh,
questo perché io non sono
‘qualcuno’!!”
disse scherzando.
“A-ahi!!
No, basta!! Ti prego! Mi sono espressa
male!!” disse Tifa cercando di divincolarsi dalla presa.
“Ehehe!
Ci vorrà ben altro!!”
****
Aerith
rievocò la loro conversazione della sera
prima.
Tifa
era così rilassata e si erano divertite
tanto assieme.
E
invece…lei aveva già progettato di andare da
sola a cercare quelle persone, in quel momento?
Portò
una mano sotto il mento, pensierosa.
“Uhm…accendiamo
la televisione. Avrebbero dovuto
fare l’inaugurazione oggi, no? Vediamo se dicono
qualcosa.”
Cloud,
a quell’ovvia deduzione, prese il
telecomando ed accese la televisione.
Il
canale locale di Edge trasmetteva in diretta
l’inaugurazione della nuova sede dell’azienda di
Rufus e al momento l’unica
notizia annunciata era il ritardo del presidente.
“Shinra…se
sento ancora una volta il nome di quel
bastardo Rufus Shinra, giuro che lo ammazzo con le mie
mani!!” ringhiò Barrett
comprensibilmente irritato.
Quasi
come uno scherzo del destino, in quel
momento qualcuno bussò alla porta.
Aerith
fu la prima ad avviarsi ad aprire, mentre
Barrett e Cloud erano ancora presi dai notiziari.
Fu
quando lei aprì la bocca che anche i due si
precipitarono alla porta con lei.
“Tifa
è qui?”
Oltre
la porta, si presentò un elegante Rufus
Shinra, con i capelli ingellati, meno che il ciuffo di frangia che gli
pendeva
di lato, e il suo candido abito da lavoro bianco, con gilet nero.
Alle
sue spalle, la sua importante automobile.
Aveva
deviato strada per andare a vedere se Tifa
Lockheart fosse lì, infischiandosene
dell’inaugurazione.
Consapevole
che avrebbe potuto mandare a rotoli
tutto, il solo sospetto che Tifa avesse potuto agire in qualche modo
sconsiderato lo aveva portato in allarme.
Questo
poiché quella mattina era arrivato in
ufficio, sicuro di contattarla facilmente, invece il suo telefono era
staccato
e al bar non gli aveva risposto nessuno.
Dapprima
era stato sicuro che lo aveva solo
preceduto ad Edge per i suoi tipici ‘sensi di
colpa’.
Invece,
non trovandola, era scattato un
campanello d’allarme, e se conosceva almeno un po’
la donna che lo aveva
stregato, poteva giurare che stava tramando qualcosa dopo aver saputo
del
possibile ‘attentato’ alla sua nuova azienda.
Lui
le aveva raccontato solo una parte del piano.
Il superfluo, ciò che era giusto che lei sapesse. Non
l’aveva fatta partecipe
di fatti ben più importanti.
Ovvero
dell’intera pianificazione dietro tutto.
Rufus,
oramai da mesi era in contatto con potenti
imprenditori disposti ad aiutarlo in cambio di denaro.
Con
loro aveva elaborato questo piano, che
avrebbe portato il giovanissimo presidente a riscattarsi.
Per
questo aveva messo appositamente in giro la
notizia del suo piano di ricostruire la
Shin-Ra.
Per
questo non aveva tenuto più di tanto segreti
i suoi documenti, ai quali la stessa Tifa era acceduta.
Questo
per indurre i ribelli a pensare proprio
ciò che lui voleva:
che
l’azienda che avrebbe inaugurato e i tanti
lavori svolti per il bene di Edge erano volti a far risorgere la sua
impresa e
renderlo quello che lui era un tempo.
Con
il potere dei soldi, il consenso popolare e
l’aiuto di altri imprenditori, Rufus sarebbe stato
inarrestabile e avrebbe
fatto rinascere la
Shin-Ra inc.
Chiunque
lo avrebbe pensato.
Così
era sicuro che, con un simile allarme, i
rivoltosi anti-shinra avrebbero preso di mira l’azienda,
temendo per il peggio.
Non
era importante che fossero terroristi, o una
semplice band ribelle… perché non sapevano
dell’imboscata che Rufus aveva
tenuto loro per trasformarli in criminali.
Rufus,
assieme alle normali tubature presenti in
ogni tipo di locale, aveva aggiunto una “sorpresa”.
Del
gas. Del gas molto velenoso vendutogli in
nero.
Procurarselo
in gran segreto era stato arduo.
Alla fine ce l’aveva fatta grazie alle sue formidabili
capacità manipolative, e
così, mentre le normali imprese edili costruivano il
fabbricato, parallelamente
lui aveva fatto aggiungere delle tubature dall’apparenza
normale, ma in realtà
piene di gas nocivo.
Lui
avrebbe fatto ricadere la colpa sui ribelli,
facendo apparire il tutto come un attentato all’intera Edge.
Arrestandoli
e scampando a un disastro simile,
lui avrebbe salvato Edge.
La
gente avrebbe continuato ad odiarlo, questo
era certo. Ma almeno avrebbero potuto dire di lui che aveva cercato di
redimersi e alla fine la sua potenza aveva sì distrutto
Midgar, ma aveva
salvato Edge.
Con
un intervento tempestivo delle sue truppe
militari, prevedeva un margine di rischio talmente esiguo da sentirsi
pienamente sicuro di sé.
Questo
fino a quella mattina.
Tifa
Lockheart…avrebbe distrutto i suoi piani?
Sperò
con tutto se stesso di vederla lì, nel suo
bar, assieme ai suoi amici.
Così
ripeté serio alla giovane vestita di rosa.
“Tifa
è qui?”
“Oh,
Rufus!”
“TU!!”
Barrett si scagliò contro di lui.
Rufus
rimase esterrefatto.
Lasciò
cadere a terra la sua ventiquattrore e
rimase impassibile a guardarlo con i suoi occhi glaciali, mentre lui lo
strattonava per il collo della camicia. “Farabutto!!
Dov’è?! Dimmi che diavolo
hai raccontato a Tifa! Dove l’hai mandata!!”
“Dalle
sue parole, desumo amaramente che Tifa non
è con voi, dunque.” Disse appositamente formale,
insieme all’amarezza di
costatare che lei non fosse lì per davvero. Strinse gli
occhi cercando di
meditare sul da farsi.
“Ehi!
Cosa sei venuto a fare?” intervenne Cloud
schivo.
Rufus
sorrise beffardo.
Barrett
lo lasciò andare, dovendosi trattenere
nel non mollargli un pugno sul quel suo ‘bel
visetto’.
“Strife…non
si ci vede da un po’. Quand’è stata
l’ultima volta?” chiese provocatorio, sapendo
perfettamente a quando risalivano
tali circostanze.
Cloud
digrignò i denti ricordando nitidamente
quel suo viso saccente avvicinarsi a quello di Tifa, baciandola proprio
davanti
i suoi occhi.
Odiava
profondamente quell’uomo che prima era un
nemico, e che adesso l’aveva ferito nell’orgoglio
facendo ben più che
‘sfiorare’ la sua preziosa amica.
Il
biondo tuttavia decise di tacere al momento.
C’era Barrett lì con loro e almeno
finché fosse stato possibile, voleva
evitargli certi dettagli.
“Taci!
Piuttosto diccelo tu dov’è Tifa.”
Rufus
fece qualche passo verso di lui, con il
viso canzonatorio e irritante.
“Ditemi
dove l’avete vista l’ultima volta.”
Chiese asciutto, aggiustandosi la camicia.
“TSK!
Pensi forse che te lo direi?!” parlò
disgustato l’uomo dal braccio di cannone, ma tu smentito da
Aerith, che rispose
al suo posto.
“Tifa
era qui fino a ieri sera. Sono sicura
perché abbiamo dormito assieme. Rufus, ti prego, sai dove
può essere?”
Rufus
quasi si sorprese di quel tono dolce e
confidenziale della ragazza vestita di rosa.
E
pensare che anche loro erano nemici, un tempo.
Tuttavia
non stette a pensarci troppo. La
questione era molto più delicata di quanto loro pensassero e
dovevano muoversi
in fretta.
“Ho
dei sospetti, ma ho bisogno della vostra
collaborazione.”
“Scordatelo!”
disse Barrett.
“Va
bene.” intervenne nuovamente Aerith.
A
questo punto fu lampante che l’interlocutrice
che avrebbe fatto da tramite con i suoi ‘ex-nemici’
era la ragazza con la
treccia.
Rufus
si inoltrò nel locale, leggiadro, facendo
ondeggiare il lungo soprabito.
Barrett
lo guardò con repulsione, trovando
insopportabile quel suo modo di fare regale.
Il
biondo presidente si sedette elegante su una
sedia e accavallò le gambe.
Aerith
lo imitò, poggiando le braccia sul tavolo.
Cloud
e Barrett si sedettero in malo modo su un
tavolo di fianco a loro, fulminandolo con lo sguardo, ma il ragazzo non
li curò
per niente.
Fu
Aerith a prendere per prima in mano la
discussione.
“Tifa
ha chiesto a Barrett e a Cloud qualcosa su
dei ribelli che odiano la
Shin-Ra. Tu le
avevi detto che
avrebbero attaccato la tua azienda, quindi desumiamo che lei abbia
architettato
qualcosa.”
“Povera
la mai
Tifa! Se penso che il BASTARDO che le ha detto una cosa simile sei
TU!!”
digrignò i denti Barrett in prenda alla collera ancora.
“Non
vi ha detto nulla?” chiese noncurante il
presidente, cercando di capire qualcosa in più. Aerith
scosse la testa.
“Mi
dispiace.”
“Capisco…”
disse Rufus rassegnato.
Non
sapevano davvero nulla di più, non ci voleva.
Allora Tifa doveva per forza essere andata lì lei stessa.
Oramai ne era certo.
Forse però non tutto era ancora perduto.
“Rispondi,
cazzo!!” Barrett tuonò buttando
all’aria la sedia sulla quale era seduto. “Che lei
hai detto, maledetto
Shinra!!”
Rufus
rimase calmo e lo guardò serio,
impassibile.
“…e
tu? Come mai non hai fatto nulla per
evitare che lei si comportasse in un modo così
sconclusionato?” disse pacato,
ma crudo.
Infatti
Barrett si bloccò e non seppe che
rispondere.
Sentì
solo il sangue ribollire nelle vene di
fronte la crudeltà di quel ragazzo. La crudeltà
nell’attribuirgli la
responsabilità delle sue azioni.
“La
signorina Aerith mi sembra abbia appena
affermato che sei stato tu a darle le informazioni che
cercava.” Continuò
imperterrita Rufus. Fece poi una pausa, e poggiò il mento
sulle nocche delle
dita. “Non ti sei insospettito?”
“Grrrr…”
“Non
hai pensato che lei avesse qualche piano in
mente? Che ingenui che siete…qui c’è
sempre stata la differenza fra dei
semplici ribelli e degli imprenditori.”
“Tu…”
Barrett unì i pugni. “TU NON OSARE!”
“Barrett!” questa volta fu Cloud ad intervenire.
“Per quanto lo disprezzi,
Rufus ha ragione.” Abbassò gli occhi.
“Avremmo dovuto pensare che Tifa non ci
avrebbe coinvolti. Avremmo dovuto pensarci due volte prima di darle
quelle
informazioni.”
Rufus
si rilassò sulla sedia, soddisfatto. Prese
intanto una sigaretta dalla tasca e cominciò ad aspirarla,
cercando intanto di
fare mente locale e decidere sul da farsi. Tifa... cosa stava facendo?
“Però…se
non fosse stato per lui…” bisbigliò
intanto Barrett fra se, addolorato e arrabbiato con quello che avrebbe
considerato il responsabile per qualsiasi cosa sarebbe accaduto a Tifa.
Cloud
comprendeva bene i suoi sentimenti.
“Barrett…” disse, ma non
trovò le parole giuste per dire qualsiasi cosa.
“Perché
Tifa dovrebbe mai fare una cosa simile…per
salvaguardare poi chi?! QUELLO LA?!” ripeté
Barrett ‘a bassa voce’.
Rufus,
che era assorto nei suoi pensieri,
sentendosi chiamare in causa si voltò verso di lui.
Piombò
il silenzio.
Un
silenzio che durò diversi istanti.
Nessuno
sapeva cosa dire, nessuno aveva il
coraggio di parlare.
Cloud
e Aerith sapevano di Tifa e Rufus.
Rufus
aveva i suoi piani da tenere per se.
Barrett
non riusciva più a capirci nulla.
Era
un’atmosfera davvero pesante.
Aerith,
seppur riconosceva che quella posizione
non le spettasse, decise che mettere le carte in tavola era forse la
cosa
migliore in quel momento. Barrett non sapeva dei sentimenti che
potevano
muovere la ragazza a comportarsi così e a rischiare a tal
punto.
Era
giusto che comprendesse la reale gravità
della situazione.
“Tifa…lo
sta facendo per lui.” Disse infine con
un tono basso.
Barrett
strinse gli occhi non capendo.
“Per
lui, CHI?!”
Aerith
fece un sospirò, poi parlò con fermezza.
Sia Rufus che Cloud rimasero zitti e immobili a osservare la scena.
“Rufus
e Tifa, loro…”
Appena
tre parole.
Tre
parole che non avevano detto niente.
Eppure,
se il silenzio che si era generato
precedentemente era stato a dir poco insopportabile, il gelo di questo
ulteriore momento di silenzio generò un’atmosfera
ancora più di astio e
inquietudine.
Pochi
istanti che sembrarono durare un’eternità.
Lo
stesso Rufus dovette ammettere di sentirsi un
po’ a disagio, come se si fosse reso conto solo in quel
momento di essere nella
tana dell’orso.
Cloud
si alzò per dirigersi in cucina.
Aerith
lo guardò storto per fermarlo, ma lui
scosse la testa e se ne andò.
Fu
allora che Barrett, dal suo stato catatonico,
tornò lucido e sferrò un pugno in direzione di
Rufus Shinra, che deviò il colpo
per miracolo, buttandosi all’indietro sulla sedia e cadendo a
terra.
“S…sei
pazzo..!!” disse indignato, ma comprese
ben presto che quello era il momento di tacere.
“TU!!
DISGRAZIATO!! MALEDETTO! FARABUTTO!
MAIALE!!!” disse oramai fuori controllo. “Che cosa
hai fatto..?!!! Cosa hai
fatto a Tifa?!”
Rufus
indietreggiò comprendendo il pericolo.
“N-Non
vedo perché una donna di vent’anni
dovrebbe chiedere il permesso al paparino.” Disse con
fierezza, ma non
riuscendo a nascondere del tutto lo sgomento di avere di fronte a se un
Barrett
furioso.
“..che
poi non sei neanche il paparino, mi
risulta.” Aggiunse, non accorgendosi che, in una situazione
simile, la cosa
migliore da fare sarebbe stata rimanere in silenzio, rappresentando i
‘precedenti’
dei due.
Ma
Rufus non era tipo da abbassare la testa,
neanche di fronte l’evidenza.
“Non
ti risulta…? NON TI RISULTA?! ORA TI FACCIO
VEDERE IO COSA TI RISULTERA’ PER SEMPRE!!”
“Barrett!!”
si lanciò verso di lui Aerith
sperando di fermarlo, mentre ‘coraggiosamente’
Rufus si andò a riparare dietro
il bancone del bar.
“Tanto
la tua opinione non conta.” Disse ancora
il biondo presidente in tutta risposta.
“AH,
Sì?!” rispose Barrett cercando di
acchiapparlo e stritolarlo con le sue mani.
“Rufus!
Ti prego, non provocarlo! Caspiterina!”
lamentò Aerith disperata.
“Tuttavia
è la verità, e comunque ci sono cose
più serie di cui dobbiamo discutere.”
ripeté Rufus cercando di puntare le
attenzioni di tutti a fatti più concreti.
“Ma
io lo ammazzo! Io DEVO ammazzarlo!! Quel…quel
VERME…ha messo le mani addosso a Tifa!! Sporco, brutto,
piccolo bastardo!!”
“Modera
i termini!” Rufus si risentì, non
accettando quell’atteggiamento. Cercò comunque di
mantenere con Barrett una
distanza di sicurezza.
“Oh,
insomma, basta!! Smettetela!” intervenne di
nuovo Aerith, ovviamente non calcolata da nessuno dei due, che
continuavano a
provocarsi a vicenda.
In
modo diverso, ma erano entrambi più sbruffoni
e attacca briga di quel che sembravano.
SBANG
“Eh?”
Barrett cadde a terra, spaesato, dopo il
vistoso colpo ricevuto sulla testa.
Si
rivelò esserci Cloud alle sue spalle.
Rufus
e Aerith lo guardarono. Prima lui, poi
l’asse di legno che aveva in mano.
“Che
credevate? Era da settimane che l’avevo
nascosta in cucina. Sapevo che semmai fosse accaduto, avrei dovuto
usarla.”
Disse il biondo non curante, andando a prendere un fiasco di vino,
sotto gli
occhi attoniti di Rufus e Aerith.
“E’…svenuto?”
chiese Rufus uscendo dal bancone.
“Lui?
No, assolutamente. Si riprenderà subito.
Aiutatemi a farlo ubriacare di brutto.”
“Chi
l’avrebbe detto che mi avresti protetto,
Strife. Cos’è? Ti sei abituato
all’idea?” rise il presidente avvicinandosi al
biondo dai capelli a punta, che in tutta risposta gli puntò
contro la spada.
“Affatto!
Io e te parleremo, dopo.” disse, freddo
e glaciale quanto e più di Rufus.
Rufus
tuttavia non s’impressionò, anzi.
Accennò
un sorriso che lasciò intendere il suo
non vedere l’ora che ciò accadesse.
Pochi
minuti dopo, Barrett riprese conoscenza
come previsto. Si sentì insolitamente rilassato.
“Hic!
Oh, testa chiodata…non ci crederai, ma ho
fatto il peggior brutto sogno della mia vita. Ho sognato di
‘imparentarmi’ con
uno Shinra…”
Aerith
e Cloud deglutirono. Tuttavia volevano
approfittare del momento di smarrimento di Barrett per riprendere in
mano la
conversazione.
Furono
interrotti da Rufus che a quanto pareva
aveva deciso di lasciarli proprio in quel momento. Infatti oramai
l’inaugurazione era fra poco, non era più il caso
attendere oltre. Così si
avvicinò ai tre.
“Ne
riparleremo dopo, papà. Ma ora devo andare.
Tifa potrebbe finire in grossi guai se non entro nella mia azienda.
Arrivederci.”
Disse
sistemando il cappotto sulle spalle.
Nonostante l’azzuffata precedente, si era rivolto
provocatorio a Barrett
chiamandolo appositamente ‘papà’, come
si fa con i suoceri. Dopodichè salutò e
andò via, senza curarli. Aveva per davvero i minuti contati.
Salì
in macchina, mise in moto e si inoltrò per
strada.
Cloud,
Aerith e Barrett rimasero a guardare nella
sua direzione, chiedendosi cosa stesse succedendo.
Solo
Barrett assunse d’improvviso un’espressione
più truce e disperata.
“
‘Papà’ ? Lo Shinra si è
bevuto il cervello!”
poi si interruppe, capendo solo in quel momento la battuta.
Cominciò
a scuotere la testa sperando di
sbagliarsi.
“No…No…non
mi dite che non era un
incubo….nooo….” disse mugugnando,
portando una mano sulla fronte.
Cloud
e Aerith si guardarono preoccupati.
[…]
…..ed
ecco il secondo dei quattro capitoli
finali.
Fiuuu…mammamia!
XD Un po’ lunghetto, mi sa.
Finalmente
il tanto attesissimo Barrett che sa di
Rufus e Tifa. Spero la scena sia divertente almeno la metà
di come l’ho
immaginata io XD
Almeno
io morivo nel descriverla! Cioè…ma ve li
immaginate?!! Rufus inseguito da quell’energumento di Barrett?
Emozionante
è anche Rufus sotto la poggia, quanto
è sexy…
Ebbene
sì, mi soffermo su parti FONDAMENTALI
della mia fic, eh? U.u
XD
Comunque….
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto.
Mi
premeva molto anche la scena con Cloud e
Aerith.
Era
importante per me trasmettere che Cloud
amasse Aerith, come già dissi.
Per
quel che riguarda i risvolti della storia,
ovviamente saranno il filone principale anche del prossimo capitolo che
proietterà la storia al suo epilogo.
Che
emozione! Davvero, sono emozionatissima!
Inoltre
sono commossa dal fatto che abbia potuto
sentire voi, Marie16 e shining_leviathan! Grazie!
Grazie
davvero!!
Come
vi ho già detto, ho sempre considerato i
vostri commenti, assieme anche a quelli degli altri che spero di
risentire, un
grande sostegno. E vedere che abbiate continuato a seguirmi nonostante
la mia
lunga assenza è una gioia che…davvero, grazie!
Non ho parole.
Un
bacione!!
Nel
giro della prossima settimana pubblicherò
anche il prossimo.^^
fiammah_grace
|
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Capitolo 18 *** capitolo.18 ***
CAPITOLO
18.
Ore
9:50 del mattino.
L’inaugurazione
della nuova struttura,
futura sede dell’azienda di Rufus Shinra, era prevista per le
10:00
Tuttavia
l’intera progettazione di quel
giorno altro non era che un espediente volto a perseguire scopi
più ambiti.
Questo
evento era infatti nato da mesi,
sotto la guida di Rufus e dei suoi collaboratori, per riportarlo
finalmente alla
ribalta.
Il
presidente Rufus Shinra, aveva fatto
spargere appositamente la voce in giro riguardo “la
ricostruzione della Shin-Ra
corporation”. Questo per attirare a se le ire dei gruppi
anti-Shinra che più
volte avevano ostacolato il suo lavoro.
Come
previsto, i ribelli si erano fatti
avanti e avevano programmato di agire inconsapevoli di star facendo
esattamente
il gioco del biondo dagli occhi di ghiaccio.
Avevano,
infatti, nascosto delle bombe
all’interno della struttura, senza sapere però che
nelle tubature il presidente
aveva ordinato di far mettere in grande segreto del gas velenoso che,
se fosse esploso
con le bombe, avrebbe cosparso l’intera Edge con conseguenze
disastrose e
inevitabili.
Questo
avrebbe trasformato i “ribelli”
in veri e proprio terroristi.
Con
un attacco dalla portata simile,
sventato dal tempestivo intervento delle truppe di Rufus, egli sperava
di
riacquistare un po’ del consenso della popolazione in modo da
gestire meglio i
suoi affari e riacquistare la gloria di un tempo.
Tuttavia
Tifa Lockheart, non cosciente
del reale piano di Rufus, si recò nell’azienda la
notte prima per indurre i
ribelli a non attaccare Rufus. Questo per salvaguardarlo, senza sapere
che
invece il loro attacco era proprio ciò che lui voleva.
La
ragazza venne per questo catturata.
Ora
Rufus, a conoscenza del reale
pericolo di quell’attentato, deve decidere in fretta come
agire per salvare
Tifa. Ma anche la sua reputazione.
L’inaugurazione
era cominciata…
***
Tifa
aprì gli occhi.
La
testa le doleva maledettamente.
Digrignò
i denti e cercò di sollevarsi.
Solo
in quel momento si accorse di avere le braccia e i piedi legati.
Si
guardò intorno. Era ancora nell’azienda?
Si
sorprese nel vedere che era giorno. Per quanto tempo aveva dormito?
Sperò
che non fosse tardi oramai.
Si
sollevò col busto e riuscì a mettersi seduta.
Cercò qualsiasi zona ruvida o con
qualche aculeo per grattare la corda e romperla, ma non sembrava
esserci nulla
di utile in quella stanza.
Cominciò
così a giocare con la corda per allentarla, tuttavia dovette
interrompersi
poiché i rivoltosi rientrarono nella stanza.
Erano
dei ragazzi abbastanza giovani. Tifa quasi provò
pietà per loro.
“Dunque,
cos’è quella faccia?” disse uno di loro.
“Mi
fate pena. Facendo esplodere questo edificio fate del male ad Edge
quanto
loro.”
Le
arrivò uno schiaffo in pieno viso per la sua arroganza. Tifa
sputò il sangue a
terra e li guardò dritti negli occhi, senza paura.
“Tu
non sei Tifa Lockheart? Quella che un tempo seguiva gli AVALANCHE?
Perché stai
con Rufus?”
“Tsk!
Sto solo dalla parte di un’azienda che sta cercando di
aiutare questa città ad
evolversi. Ma se voi non permettete loro di lavorare, Edge
rimarrà sempre
questo covo di macerie attorno una Midgar distrutta!”
“Ma
sentila…parli come loro! Allora sei una
traditrice!”
“Ripeto:
no. Ma riconosco quando siamo noi anti-Shin-Ra a sbagliare. E in questo
caso, state
sbagliando! Rufus non vuole dominare questa città!”
“Ah
sì? E questi..? Come li spieghi QUESTI?!” disse
sbattendole in faccia dei
documenti.
Il
logo della Shin-Ra…quei documenti…
Erano
gli stessi che quel giorno…aveva visto anche lei?
Sbarrò
gli occhi incredula.
Erano
finalmente davanti a lei, dopo tutto quel tempo, dopo le tante
occasioni dove
aveva cercato di venirne in possesso. Il cuore le salì in
gola e smise di
respirare per qualche istante. In quel momento vennero ad raccogliersi
in lei tutti
quei momenti che considerava superati oramai, ma che in
verità non le avevano
mai permesso di fidarsi di Rufus pienamente, creando una barriera
insormontabile. Soprattutto per lei.
Era
lì racchiuso tutto?
Era
in quei fogli che avrebbe compreso chi era lui veramente?
Tutto
il flusso dei suoi pensieri, paure, angosce, confluirono nei suoi occhi
rossi attraverso
un’espressione truce.
Perché
infondo al cuore non voleva giudicare Rufus. Non voleva condannarlo.
Non voleva
comprendere in quel modo le cose.
Sperava
ancora che lui potesse spiegarle tutto, e
ingannarla…ingannarla ancora, con le
sue parole, i suoi gesti, i suoi occhi, per farle credere di aver
frainteso.
“Ad
ogni modo, avere la ragazza di Rufus Shinra qui è stata
più una fortuna che una
sventura. Almeno sappiamo che sgancerebbe un sacco di soldi per
riaverla sana e
salva…”
Tifa
sbandò.
Rufus…!
“Voi…”
digrignò i denti.
Tifa
vide completamente stravolti i suoi pensieri tutto d’un
botto. Improvvisamente
si rese conto della sua posizione. Si accorse di aver generato una
circostanza
assai complessa divenendo un ostaggio.
Sperò
di riuscire a cavarsela da sola, tuttavia stava cominciando a farsi
prendere
dal panico.
Rufus…lo
stava mettendo in pericolo!
E
lei che voleva solo aiutarlo…che ingenua!
Sperava
davvero di poter dialogare con dei ribelli che tutto sommato la
pensavano come
lei.
Era
così difficile credere che uno come Rufus volesse solo
riavere indietro un po’
del suo onore?
In
effetti però…anche lei ce ne aveva messo di tempo
prima di comprenderlo.
Solo
dopo i tanti giorni vissuti assieme aveva compreso ciò che
Rufus aveva perso,
ciò che mai più avrebbe riottenuto, del peso che
si portasse addosso,
dell’onore di famiglia oramai perduto e disonorato
…
Anche
la prospettiva di Rufus era complessa e dolorosa, ed era resa ancora
più
insostenibile se si aggiungeva il fatto che nessuno lo voleva
più tra i piedi.
Anche
se era sopravvissuto a Omega, era come se fosse morto ugualmente.
Nessuno
voleva dargli una seconda possibilità. Neanche lei fino a
pochi mesi prima. Per
questo comprendeva, seppur non condividendo, il suo gesto estremo di
attirare
dei ribelli.
Rufus…era
esasperato. Aveva compreso che cercava solo un po’ di
fiducia, ed era per
questo che quella notte si era spinta fino in azienda.
Per
scongiurare quell’attacco prima che lui fosse messo nelle
condizioni di agire e
magari peggiorare la sua situazione. Invece aveva fallito.
Abbassò
lo sguardo, affranta, poi pensò di nuovo a quei documenti.
Rufus…cosa
sai tramando realmente…?
Si
chiese fra se e se, consapevole che Rufus avesse ancora tanti segreti
per lei.
Tuttavia lo amava, e non voleva che le cose finissero male per lui.
Come
sempre, il suo cuore era inesorabilmente diviso in due perfette
metà.
“Cosa
volete fare dunque?” chiese infine.
“Prima
di far esplodere questo posto, chiameremo il presidente. Vediamo come
reagisce…” prese la cornetta del telefono e
compose un numero. “Eheheh..sono
certo che sarà piuttosto sorpreso di saperti qui,
Lockheart.”
[…]
Rufus,
scortato dalle sue guardie del corpo, si diresse presso la struttura
che doveva
essere inaugurata.
I
giornalisti gli si avvicinarono ponendogli mille domande, ma lui li
ignorò,
mostrando un viso serio e imperscrutabile. Tseng gli venne incontro.
“Presidente,
Tifa…”
“Probabilmente
è la dentro.”
“Cosa?”
chiese un insolito Tseng scettico.
Rufus
non lo curò. Doveva mantenere lui primo fra tutti il sangue
freddo, anche se si
trattava della ragazza che amava. Entrò dentro un furgone,
ove vi erano i
militari che monitoravano la zona.
“Vi
hanno contattati?” chiese facendosi posto vicino la
postazione principale.
“Al
momento no, ma hanno occupato l’edificio.”
“Nessuna
esplosione al momento, giusto?”
“Affermativo
signore.”
Rufus
sospirò.
Era
pur sempre la prima buona notizia della giornata. Allentò la
cravatta, il cui
nodo in quel momento era davvero opprimente come un cappio la collo.
“Presidente!”
intervenne un soldato.
“Sì?”
rispose distrattamente sfilando la giacca per mettersi più
comodo.
“I
rivoltosi. Sono in linea.”
“Passatemeli.”
Disse e montò subito un auricolare sull’orecchio.
“Sono in ascolto, parla il
presidente Rufus Shinra.”
Dall’altra
parte, Tifa rabbrividì sentendo la sua voce.
“R-Rufus…”
disse appena, poi i rivoltosi le allontanarono la cornetta e presero a
parlare
al suo posto.
“Tifa?
Tifa sei lì!?” la chiamò intanto Rufus,
udendo la sua voce.
Sperò
con tutto se stesso di sbagliarsi, tuttavia c’era davvero ben
poco da
comprendere.
Solo
sperava, nella parte più profonda del suo cuore, di
sbagliarsi almeno una
volta.
Di
non sentire una risposta affermativa.
Di
non dover sentire sulla sua pelle il peso di sapere una persona amata,
forse
l’unica che era mai riuscito ad amare, rapita per causa sua.
Nonostante
pregò in cuor suo che così non fosse, la risposta
venne ugualmente, e pochi
istanti dopo le sue paure furono solennemente concretizzate da parole
fredde,
pronunciate senza alcuna esitazione.
“Esatto,
signor presidente. La ragazza è un nostro
ostaggio.”
“Tsk!”
ringhiò appena Rufus, stringendo gli occhi.
Fece
una pausa per ritrovare la sua ratio e non farsi accecare dalla rabbia.
In
verità non gli fu facile psicologicamente parlando,
nonostante ad occhio
esterno egli sarebbe apparso perfettamente lucido.
Così,
laconico, volle andare subito al dunque.
“Cosa
volete?”
“A
suo tempo, a suo tempo. Prima di tutto faremo saltare
l’edificio.”
“Lasciate perdere.
Ho le mie truppe, vi
fermeranno.”
Il
ragazzo intervenne prontamente, sperando di deviare il loro attacco con
la
fermezza, informandoli della presenza delle sue truppe lì..
Tuttavia
i rivoltosi non si lasciarono intimidire. Avevano infatti con loro un
asso
nella manica assolutamente non trascurabile.
“Non
ci conterei. Perché se lei muove solo un dito contro di
noi…beh…” disse l’uomo
dall’altra
parte del telefono, crudelmente.
Rufus
strinse gli occhi nuovamente comprendendo perfettamente che alludevano
a Tifa.
“Lasciate
la ragazza libera. Non è neanche più una mia
dipendente, non vi interessa.”
Disse più per disperazione, che per la speranza che lo
stessero a sentire. Il
cuore prese a battergli forte. Così forte che ebbe la
sensazione di star mal.
Non si era mai sentito coinvolto così, sentimentalmente
parlando. La cosa gli
rese difficile gestire quella situazione. I suoi sentimenti lo stavano
lacerando. Cosa stava accadendo? Cosa doveva fare?
Doveva
lasciare tutto? Doveva immediatamente far irrompere i soldati?
Rufus
Shinra per la prima volta nella sua vita era distrutto
psicologicamente. Portò
una mano fra i capelli, buttandoli all’indietro, e persino i
suoi collaboratori
cominciarono a sentire la tensione del loro presidente, il quale era
visibilmente turbato ora.
La
voce al telefono riprese a parlare.
“Ma
non è per questo che la teniamo in ostaggio. Noi sappiamo
che è la vostra donna.
Dunque, lei stia buono a guardare, quel che ancora rimane del suo
impero,
crollare. Le ricordo che se qualcosa andrà storto, faremo
esplodere la ragazza
con tutto il palazzo. Addio!”
CRASH!!
Si
sentì un rumore dall’altar parte del telefono.
Avevano rotto l’apparecchiatura?
“Maledizione!!”
disse Rufus sfilando con forza l’auricolare. Facendo
esplodere la sua rabbia.
I
colleghi lo guardarono impietriti. Vedere Rufus perdere le staffe era
inconsueto per tutti.
Dal
canto suo, Rufus si chiuse in se stesso, sperando di ritrovare la sua
lucidità
ed elaborare velocemente un nuovo piano.
Diavolo!
Non sapeva cosa fare.
Nelle
tubature c’era del gas velenoso e i rivoltosi non lo
sapevano.
Se
avesse lasciato esplodere il palazzo come gli avevano detto, Edge
sarebbe
divenuta invivibile e per coloro che avrebbero inalato la sostanza
nociva le
conseguenze sarebbero state altamente dannose.
Doveva
dunque dir loro del gas, e farli desistere nel fare esplodere tutto.
Ma
se lo avesse fatto…ovviamente chiunque si sarebbe chiesto
che ci facesse del
gas lì.
Dire
che ce l’avevano messo i terroristi non sarebbe
più stato plausibile, poiché
comunque quella mattina Rufus aveva programmato
un’inaugurazione. E a quel
punto sarebbe stato lampante per chiunque che ce l’aveva
messo lui.
Elaborò
le varie possibilità a disposizione. Non che ce ne fossero
molte, e neanche il
tempo era sufficiente. Comunque in tutti i casi sarebbe uscito fuori
che lui
sapeva del gas nocivo.
Strinse
l’attaccatura del naso fra le dita. Il sudore
cominciò a inumidire la sua
fronte. La situazione era delicata.
Tifa…
L’aveva
fatto di proposito?
L’aveva
tradito e sapendo che non l’avrebbe mai lasciata morire, ne
avrebbe mai
avvelenato Edge, si era recata lì per farsi catturare?
Scosse
la testa.
No,
non era così. Era impossibile che le cose stessero
così. Non era nello stile di
quella ragazza.
Lei…era
intervenuta per cercare di deviare l’attacco, ne era certo.
Quella
ragazza agiva sempre d’impulso!
Perché…Perché non gliene aveva
parlato?!
Diede
così un pugno sul muro.
“Presidente..”
gli si avvicinò Tseng. “Credo che lei non abbia
molta scelta. Al di la di Tifa
Lockheart, è un rischio troppo grande per la
città.”
“Già…”
sussurrò Rufus. Poggiò i gomiti sulle gambe e
abbandonò la testa.
Rimase
in silenzio, assorto, per qualche attimo, poi sorrise.
Un
sorriso amaro, doloroso, perché stava ammettendo a se stesso
che quello era uno
scacco matto.
“Abbiamo
perso, Tseng. E’ finita. Questa volta davvero.”
Detto
questo, riprese la sua giacca, la mise sulle spalle, ed uscì
dal furgone,
pronto a salire sul suo patibolo ed essere il protagonista della sua
disfatta.
I
giornalisti, con le loro telecamere, gli si avvicinarono nuovamente.
C‘era
tantissima gente intorno.
Rufus
sentì ancora di più dunque l’amarezza.
Strinse le labbra, non riuscendo a
nascondere un accenno di tristezza nei suoi occhi.
“Buongiorno,
presidente. Cosa sta accadendo?” disse una reporter seguita
dalla sua troupe.
“Signor
presidente!”
“Solo
due parole, presidente!”
Rufus,
accerchiato da una folla incontrollabile, disse asciutto senza dar loro
troppa
corda che il palazzo era stato requisito da dei banditi, e che dunque
l’inaugurazione era annullata.
Poi,
ignorando tranquillamente le loro incessanti domande, si
avvicinò ai suoi
militari per farsi dare un megafono.
Altrove,
al Seventh Heaven, anche Cloud, Barrett e Aerith stavano seguendo alla
televisione ciò che stava accadendo.
Rufus
portò alla bocca il megafono e si rivolse a ribelli.
“Sono
il presidente Rufus Shinra. Non fate saltare l’edificio.
Ripeto, non fatelo
saltare!”
“Cosa?!
Ma è matto questo?” disse uno dei banditi,
esterrefatto dell’azione del
presidente. Erano stati ben chiari! Non una mossa falsa o la sua donna
sarebbe
esplosa con l’intero edificio. Non teneva forse a lei?!
Si
guardarono smarriti, non comprendendo.
Il
ragazzo intanto riprese a parlare.
“C’è…”
Rufus chiuse gli occhi e fece un bel respiro.
La
frase
che avrebbe pronunciato sarebbe stata la frase della sua disfatta.
Era
come se si stesse pugnalando al cuore, lacerandolo e uccidendosi
così con le
sue stesse mani. Facendo crollare i suoi ideali, il suo tanto
lavoro…e poi il
suo futuro…per sempre.
Tutto
sarebbe finito lì.
Dopo,
tutto sarebbe finito, per davvero.
Mostrò
così il suo volto fiero, pronto ad affrontare il suo
destino.
Qualunque
cosa fosse accaduta, lui non ne sarebbe mai uscito a testa bassa.
Mai,
in nessun caso.
Lui
era Rufus Sinra, e nonostante la consapevolezza delle sue colpe, lui
era fiero
di ciò che era. Di ciò che scorreva nelle sue
vene.
Anche
nella sconfitta.
Così
riaprì la bocca.
“C’è
del gas nelle tubature. E’ altamente velenoso. Se faceste
esplodere la
struttura, i danni causati sarebbero irrimediabili per Edge. Quindi
ripeto: non
fate esplodere il palazzo.”
Disse
scandendo bene le parole, allontanando infine il megafono e
chiudendolo.
Piegò
la testa di lato, come se improvvisamente tutta l’adrenalina
accumulata si
fosse spenta. Si sentì infatti improvvisamente debole,
fiacco.
Sorrise
amaramente, quasi a farsi coraggio.
Era
fatta.
***
Intanto
i banditi, ancora all’interno della struttura, impallidirono.
Era
vero?!
C’era
davvero del gas nelle tubature?
Oppure
quel bastardo stava bleffando?
Non
sapevano che fare. Erano nel panico più completo.
Si
resero conto di essere stati ingannati. Non ci volle molto per loro nel
comprendere
il vero piano del presidente Shinra.
Si
era preso gioco di loro!
Li
voleva
far condannare per un crimine ben più grave di quello che
stavano per
commettere.
Si
sentirono
fuori di se per la rabbia e l’umiliazione.
Anche
Tifa, in un angolo, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
“Rufus…cosa
hai fatto?” disse assorta.
Cosa
aveva fatto…?
Perché
aveva corso un rischio simile
solo per ritornare il ricco imprenditore di un tempo…?
Del
gas velenoso nelle tubature per
farli apparire come dei terroristi…e credeva davvero che
avrebbe funzionato?
Ed
adesso che era uscito allo scoperto,
cosa ne sarebbe stato di lui?
E
lei…?
Era
lei la causa della definitiva
disfatta di Rufus?
“Bastardo!!!”
urlò uno dei ribelli.
“Che
facciamo?”
“Che
possiamo fare! Non possiamo distruggere Edge, non voglio diventare un
criminale! Fuggiamo via da qui, e portiamoci dietro la ragazza! Almeno
gliela
faremo pagare!”
Detto
questo, strattonarono Tifa con loro, e presero a correre.
La
loro fuga fu tuttavia stroncata sul nascere, perché le
truppe militari di Rufus
buttarono a terra le porte e le finestre, lanciando anche dei fumogeni.
Si
trovarono completamente circondati. Ogni tentativo di contrattacco fu
inutile,
erano in troppi. Così li catturarono e portarono via tutti,
compresa Tifa.
Strattonata
e attonita, fra loro cercò con lo sguardo il biondo
presidente, ma la
confusione era troppa. Quanta gente c’era? Era un caos
totale. Si sentì solo
trasportata dai soldati, incapace di fare altro, completamente
spaesata.
Appena
fuori dall’edificio, prima che le porte dell’auto
della polizia si chiudessero
per trasportarli nel distretto, lo vide. Vide l’uomo dai
capelli biondi,
vestito di bianco. Vide Rufus. Ma era già tardi.
L’auto
partì, comprendo ogni cosa con il suono della sirena, e
Rufus scomparve dalla
sua vista.
[…]
“Può
andare, ma si tenga a disposizione.”
Tifa
uscì dalla sala disposta per gli interrogatori.
Barcollò
leggermente e si sedette su una sedia posta lì vicino.
Nascose il viso fra le
mani, tremante.
Era
ancora abbastanza nervosa per ciò che era successo.
Non
sapeva cosa sarebbe successo ora, ma soprattutto voleva vedere Rufus.
La
sua ragione lo rimproverava per quel terribile agguato che aveva fatto
a quei
ragazzi che, pur nel torto, non era giusto avesse cercato di
trasformare in
criminali.
E
poi… c’era ancora la questione sulla Shin-Ra.
Quei
documenti che i rivoltosi le avevano mostrato…
cos’erano?
Alzò
lo sguardo perso nel vuoto, con mille domande per la testa che
cominciarono a
vagare a ruota libera. Poi, quasi come fosse un miraggio, distinse la
figura di
Tseng infondo al corridoio.
“Tseng?”
disse.
“Uh,
Tifa?” le si avvicinò velocemente. “Stai
bene, spero.”
“Sì,
sto bene.”
Fece
una pausa.
Non
riuscì a trattenersi.
Nonostante
le circostanze, doveva saperlo, una volta per tutte. Questa volta senza
esitazione. Nessuna.
“Tseng,
cosa erano quei documenti? Cosa stava tramando Rufus?” Disse
stringendo un
lembo della sua scura giacca sperando in una risposta chiara,
finalmente. Poi
abbassò il viso, affranta. “Ti
prego…” sussurrò.
Tseng
la guardò impietrito. Vide nitidamente che non era
più una questione personale
per la ragazza. Adesso c’era dell’altro che
spingeva Tifa a cercare delle risposte
da lui. Perché lei, chiedendo dei documenti, altro non
voleva sapere che di
lui, Rufus…
Strinse
gli occhi, poi aprì bocca, lasciando Tifa senza parole.
Non
si aspettava avrebbe risposto.
“…
erano una trappola anche quelli.”
“Cosa?!”
Dopo un attimo di esitazione la ragazza dai lunghi capelli neri
alzò il viso.
Tseng
continuò la frase.
“Rufus
non voleva ricostruire la Shin-Ra corporation.
Quei documenti erano stati preparati
appositamente per indurre quei rivoltosi a pensarlo, così ci
avrebbero
attaccati. Il resto credo tu lo sappia oramai.” Disse
sincero, consapevole del
giudizio di Tifa una volta parlato.
Una
reazione che non tardò a venire, ma fu più
lacerante di quanto pensasse perché
ella rimase immobile, mentre il suo cuore si stava spezzando.
“…con
il gas velenoso li avreste trasformati in criminali veri e
propri…e voi…”
rifletté lei ad alta voce, con lo sguardo fisso nel vuoto,
incapace di crederci
davvero.
“Sì.”
Annuì lui.
“Che
schifo…” disse fra se, e il suo viso si
abbuiò. “E così Rufus ha ingannato
anche me, quando trovai quei documenti, quel giorno. In parte ho
contribuito al
vostro piano.” L’amarezza pervase tutto il suo
corpo. Persino la sua bocca, nel
pronunciare quelle parole, le sembrò amara.
“Non
è così.”
Tseng
intervenne inaspettatamente. La guardò serio e riprese a
parlare con fermezza.
“Tifa, credimi, Rufus ha rinunciato a tutto e adesso
è lui nella posizione più
sfavorevole. Se non saprà giustificarsi, finirà
in galera, lo sai?”
“Vorresti
dire che la colpa è mia?” chiese lei alterandosi
leggermente, ma troppo
abbattuta per reagire.
“No,
ma non dovevi addentrarti li da sola.” Rispose lui
sinceramente, condividendo
il punto di vista del suo presidente. “E’ vero, il
nostro è stato un piano
losco. Ma pensa al rovescio della medaglia. Questo è stato
un atto di
disperazione da parte di un uomo sfinito, che non ne poteva
più di essere
ancora maltrattato. Non dopo tutto quello che ha fatto e sta ancora
facendo per
Edge. Rufus è odiato da tutti, ma in questa città
finanzia ogni cosa. Questo le
persone non lo pensano, e lo attaccano. E non solo lui…anche
noi, che un tempo
abbiamo lavorato per lui.” Disse tutto d’un fiato,
parlando con fermezza. La
ragazza fu rapita dalle sue parole e le si mostrò davanti
agli occhi una
parentesi che ben conosceva, ma che messa da quel punto di vista la
sconvolse
completamente. Rimase a guardarlo con gli occhi sbarrati, che
lentamente si
riempirono di lacrime. Poi crollò.
“Tseng…”
riuscì a dire a stento. “Scusa!”
Scoppiò
a piangere.
Tseng
sapeva che quelle scuse erano rivolte non tanto a lui, ma a quel
presidente che
aveva coinvolto davvero quella ragazza.
Comprese
la sua difficile e dolorosa posizione e provò
pietà ed empatia per lei. Mosse
appena le dita, incapace di consolare una persona, ma sentì
che forse avrebbe
dovuto almeno poggiarle una mano sulla spalla. Tuttavia furono
interrotti da
una voce che gridò il nome della barista.
“Tifa!!”
Comparve
Aerith dietro di loro.
La
ragazza si gettò al collo dell’amica,
abbracciandola “Tsengi,
l’hai fatta piangere!!”
“Non
è così…signorina Aerith.”
Disse infastidito.
“Stai
bene?” le chiese Cloud, sopraggiunto lì assieme ad
Aerith, seguito da Barrett.
Tifa
non rispose.
Era
felice di rivederli, ma c’era altro che in quel momento
invadeva la sua mente.
Era
confusa, triste, amareggiata, ma più di ogni altra cosa,
sapeva che la causa
della rovina di Rufus era lei. Aveva sì sbagliato, ma chi
aveva mandato a monte
i suoi piani…era stata lei. E anche Rufus lo sapeva.
Il
suo cuore era distrutto, cosa mai avrebbe potuto fare, adesso?
Proprio
in quel momento la porta di un ufficio si aprì, e a solcarla
era Rufus Shinra
assieme ai poliziotti e ai suoi avvocati.
Al
suo passaggio tutti si girarono verso di lui.
Cloud
dovette trattenersi nel non scagliarglisi addosso, per vedere una volta
per
tutte a terra quell’uomo che aveva fin troppo urtato la sua
pazienza. Digrignò
i denti e fece appena un passo verso di lui, ma Aerith lo
sfiorò sul braccio
con le sue dita, e lo bloccò con il suo delicato tocco.
Per
Tifa invece il tempo sembrò come fermarsi.
Andò
a crearsi fra i due un universo parallelo, nel quale tutto esisteva in
modo
diverso. In cui non c’era nessuno, se non loro.
Fu
un momento fugace, ma nel quale i loro occhi, anche se nel concreto si
incrociarono
per pochissimi istanti, trasmisero l’uno nell’altro
i loro rispettivi
sentimenti.
Rufus
la guardò appena, mostrandole i suoi fieri occhi azzurri,
che nascondevano il
suo animo distrutto e tradito.
Egli
rigò dritto dinanzi a se, ignorandola completamente,
avanzando assieme agli
altri uomini.
Tifa
strinse i denti, i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime.
Era
finita.
[…]
Questo
capitolo prevedeva una parte più
lunga al suo seguito, tuttavia sull’ultimo ho deciso di
separarla per dare una
conclusione alla scena lasciata in sospeso lo scorso capitolo e non
generare
confusione con la parte che avrebbe seguito.
Certo,
questo “taglio” ha reso il
capitolo un po’ più breve, ma secondo me
è abbastanza denso e va letto
consapevoli dell’epilogo che adesso seguirà.
Infatti,
proprio per non far perdere la
continuità, posterò a breve il prossimo
capitolo…e…e…ultimo.
Cavolo,
l’ho scritto!
Eh,
sì, è davvero finita.
Il
prossimo capitolo concluderà la
storia.
Caspita…
Da
una parte non sto più nella pelle *_*
Ma
dall’altra…che strana sensazione.
Ci
sono arrivata, alla fine.
Spero
il capitolo vi sia piaciuto, a
presto!
E
grazie sempre per le vostre splendide
recensioni!!!! Un bacio.
Fiammah_Grace
|
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Capitolo 19 *** capitolo.19 ***
CAPITOLO.19
Dopo
più di un anno, il centro di ristrutturazione di Edge e
recupero di Midgar,
chiuse i battenti per tempo indeterminato.
Era
questo ciò che era stato detto ai lavoratori e alla gente.
Ma era fin troppo
ovvio che, dopo quanto accaduto, sarebbe stato difficile vederlo
riaprire
Per
diverse settimane la situazione fu nel caos più completo.
Rufus Shinra era
stato ben abile nel celare la situazione e davvero in pochi erano a
conoscenza
dei ‘fatti’ reali.
Tuttavia,
nonostante la sua abilità nel gestire la situazione, e i
suoi validissimi
collaboratori e avvocati, su di lui era stata nuovamente stampata
l’immagine
del Rufus Shinra come quel potente proprietario della multinazionale.
La
situazione agli occhi della gente era esattamente questa: Il signor
Shinra
aveva sventato sì l’attacco dei ribelli, evitando
così di inquinare ed
avvelenare Edge.
Tuttavia
quel giorno doveva essere inaugurata la nuova filiale, dunque
perché far
correre un rischio simile alla città se era ben a conoscenza
dell’attentato e
della presenza del gas nocivo nelle tubature?
Era
evidente che qualcosa non quadrava e per Rufus ci volle davvero poco
per
vedersi piombare di nuovo addosso gli stessi occhi indagatori e
diffidenti che,
al contrario, sperava finalmente veder sparire.
Nell’ultimo
piano dell’azienda, Rude ed Elena esaminavano la situazione.
Rude piegò appena
le veneziane della finestra per intravedere la gente pronta a puntare,
ancora
una volta, il dito contro di loro.
La
bionda ex membro turk, invece, era seduta di fronte una scrivania e
rifiutava
categoricamente quel che stava succedendo.
Si
guardò attorno nostalgica e in nessun modo riuscì
a celare i suoi sentimenti.
“C’è
così tanto silenzio…” disse a malapena
incrociando le braccia e allontanando lo
sguardo da Rude.
Rude
la guardò. Probabilmente condivideva i suoi sentimenti. Si
ritrovò così ad
annuire per poi riprendere a fissare al di la della finestra.
Elena
intanto riprese a parlare.
“Fino
a ieri era tutto regolare e adesso? Siamo di nuovo noi. Da soli. Di
nuovo punto
e accapo…”
“La
storia della nostra vita, insomma.” Irruppe la voce
sarcastica di Reno. Elena
sobbalzò nel vederlo entrare così di soppiatto.
“Reno!”
disse sorpresa poi, vedendo Tseng apparire oltre la porta subito dopo
di lui,
arrossì e abbassò immediatamente la voce.
“Signor T-Tseng..!”
Reno
andò a prendere una sedia che portò accanto a
Rude, poi poggiò violentemente i
piedi sulla scrivania in cristallo.
“Dunque
è vero che chiuderemo i battenti?” chiese Rude con
fare distratto.
“U-uh.”
Annuì Reno accendendo una sigaretta e riempiendo velocemente
di fumo l’intero
ufficio.
A
quel punto, Tseng poggiò una ventiquattrore sulla scrivania
e, prima di
aprirla, con un gesto veloce scaraventò via i piedi di Reno,
che per poco non
cadde perdendo l’equilibrio.
“Probabilmente,
sono riuscito a ottenere un passaggio di proprietà. Dunque
non sarà necessario
chiudere. Ma ovvio che per il presidente non ci sia più
molto da fare qui.”
“Vuoi
dire che molla?” disse Reno, gettando una soffiata di fumo
dalla bocca.
“Partirò
con lui stesso domani. La nostra destinazione è
Junon.” Gli rispose Tseng
apatico. Aprì la valigetta ed estrasse dei documenti che
cominciò a sistemare.
“Ho dato le mie dimissioni. Ho solo bisogno di portare a
termine le
documentazioni lasciate in sospeso.”
Era
fin troppo chiaro che Tseng sarebbe andato con Rufus. Da quando Rufus
si era
ripreso dall’attacco di Omega Weapon, gli era sempre rimasto
accanto e così
avrebbe continuato a fare. Del resto, anche a lui non rimaneva
più molto, da
quando non esisteva più la Shin-Ra corporation.
L’intera esistenza di chi aveva
lavorato lì era legata completamente a quel mondo. Senza,
non avevano più un
luogo, dove andare.
“Oh,
cazzo. Ti sembra il modo di avvisare? E noi quando diavolo facciamo le
valigie
per Junon, non ci avevi pensato?” disse Reno scherzoso. Tseng
lo guardò
perplesso, alzando il sopracciglio.
“Non
siete automaticamente inclusi in questo discorso.”
“Beh,
hai pensato male, se contavi di liquidarci a qualcun altro
così. Staremo uniti
come buoni amichetti fino alla fine, mi spiace.” Gli rispose
con fare ovvio.
Tseng
annuì appena. Seppure i modi di Reno lo seccassero, ne
apprezzò le parole. Del
resto, quei quattro erano una vecchia squadra da sempre.
“Mio
malgrado non posso impedirtelo. Voi concordate, suppongo.”
Disse rivolgendosi
anche agli altri due ex-turk.
Regnò
per qualche istante il silenzio, poi Rude si rivolse a Tseng.
“Certo
che però…non stava andando poi così
male. Valeva la pena giocarsi questa carta
ancora per un po’.”
“Giusto!”
intervenne Elena. “Perché non abbiamo lasciato che
inalassero quel gas? Vittime
del loro stesso attacco! Il presidente non avrebbe rischiato nulla se
rimaneva
saldo sulla sua posizione!” irruppe Elena.
“Perché ha parlato?”
Elena
guardò Tseng non comprendendo affatto quel che era accaduto
realmente e perché.
L’azienda
aveva ancora tutte le carte in regola per reggere il gioco ancora.
Invece Rufus
aveva praticamente confessato platealmente, affondando la nuova azienda
con le
sue stesse mani.
Tseng
distolse lo sguardo e si avvicinò anch’egli alla
finestra. Loro non sapevano
nulla di quel che era accaduto nel profondo. Nel profondo
dell’animo di quel
ragazzo.
Era
accaduto un qualcosa che era andato oltre il successo,
l’ambizione, i piani
legati all’azienda.
“Lui
ha voluto semplicemente evitare che Tifa Lockheart corresse dei
rischi.”
Perché
Rufus si era innamorato di quell’AVALANCHE.
Gli
altri lo guardarono perplessi, meno che Reno, che già aveva
avuto modo di
capire che qualcosa stesse bollendo in pentola.
“Eh,
già. La Lockheart era lì. Un vero
peccato…” disse giocherellando apaticamente
con la sigaretta.
[…]
Forse
avrebbe dovuto supporlo fin da subito.
Non
ce l’avrebbe mai fatta. Aveva perso tempo inutilmente.
Sperava
che provarci fosse almeno una possibilità, e forse una parte
di lui ci aveva
creduto veramente. Tuttavia le cose erano andate così.
L’uomo
dai capelli biondi stava sbrigativamente sistemando i suoi effetti
personali in
valigia.
Mentre
finiva di controllare gli armadi, guardò fuori dalla sua
finestra. Raramente
gli capitava di trovare il tempo per riflettere, per questo gli
sembrò strano
sentirsi nostalgico proprio in quel momento. Si rese conto quanto gli
sarebbe
mancato quel luogo.
Una
volta distrutta la sua famiglia, Rufus non aveva più avuto
un posto dove
andare. O almeno un posto che potesse essere il suo rifugio, la sua
casa…
La
Shin-Ra era stata tutto, a quel tempo.
Ricordava
di essere spaesato, e abbattuto a quei tempi. Poi Tseng gli aveva
trovato quel
luogo: Healin Lodge. Un quartiere abbastanza lontano dalla
città di Edge, era
stato il posto ideale per lui.
Sia
per indagare sulle cause delle problematiche di Edge (tra cui il
geostigma),
che per evitare a chiunque di creare altro scompiglio per causa sua.
Era
un vero peccato abbandonare quella casa, pensava. Dopotutto, vi abitava
da
malapena un anno, e con quelle mura aveva condiviso forse i momenti
più
sofferti e sentimentali della sua vita.
Una
parte di sé era piena di rabbia e di timore verso il futuro.
Esattamente come
‘allora’, quando non sapeva bene cosa fare.
Aveva
perso tutto, eppure alla fine era uscito allo scoperto e aveva fondato
la sua
nuova azienda.
Così
aveva continuato a ricostruire Edge in maniera ancora più
partecipe.
Non
solo, si era ripromesso di sistemare la periferia e di recuperare
quanto più
fosse possibile della vecchia Midgar city.
E
adesso…tutto si era ripetuto. Era di nuovo in quella
straziante posizione
iniziale.
Forse
il suo traguardo era ancora lontano e si scorgeva a malapena, ma, ad
ogni modo,
ora non aveva più tanta importanza pensarci su.
Con
l’aiuto di Tseng e collaboratori vari, era riuscito a non
chiudere tutti i
contratti con le altre aziende, sicché era riuscito a
cederla a patto che fosse
lui stesso a dimettersi.
Sorrise,
non sapendo se tutto quello che stava accadendo fosse frutto
dell’ironia o
della sua arroganza.
Guardò
i biglietti del treno.
Era
diretto a Junon e ci sarebbe andato la mattina del giorno seguente.
Rufus
aveva sempre vissuto a Midgar, tuttavia affiancava il padre come
vice-presidente
già dall’età di quindici anni, dunque
viaggiare o cambiare dimora rimanendo più
volte lontano da casa, gli aveva reso difficile aggrapparsi alle
proprie
radici.
Non
che in realtà l’avesse mai avuta, una
casa…
Infondo,
era consapevole da tempo che oramai ad Edge non c’era
più bisogno di lui.
Forse
solo dei suoi soldi. Era tutto quel che aveva sempre potuto fare, nel
suo
status.
Non
si sarebbe tirato indietro nel lenire il dolore arrecato, il fatto era
che lui
voleva contribuire in maniera ancora più concreta.
Ma
a quanto pareva, aveva preteso troppo.
Si
rassegnò quasi all’idea che, se per davvero voleva
essere un sostegno pratico
per Edge, doveva prima di tutto sparire.
Junon
sarebbe stata l’ideale per lui. Li avrebbe potuto per davvero
ricominciare da
zero.
Lì
le tensioni con la Shin-ra erano meno tese.
Posò
i biglietti dentro la giacca e si diresse nelle vicinanze
dell’ingresso.
Osservò
divertito il suo vecchio dark nation annusare le valige e guardarlo con
occhi
diffidenti, ma curiosi. Del resto, aveva sempre trovato quella bestiola
parecchio intelligente.
Sembrava
quasi costatare che ci fosse qualcosa che non andasse in giro, come a
dirgli
‘si parte di nuovo?’.
Lo
accarezzò appena, portando la sua testa vicino le ginocchia.
“Ah…Darkie.
Anche tu oramai ci hai fatto il callo, eh?” parlò
ironico.
Dalla
tasca estrasse un accendino e portò una sigaretta alla
bocca.
Si
allontanò da Darkie e prese a fumare quella sigaretta
così intensamente che
dovette accenderne un’altra di lì a pochi minuti.
Guardò,
nel frattempo, l’orologio che aveva sul polso e
notò che Tseng era in ritardo.
Lo attendeva già da un quarto d’ora in
verità, così si affrettò a chiamarlo.
Nonostante
la nostalgia, nonostante l’amarezza, anche lui, arrivato a
quel punto, voleva sparire
il più presto possibile.
Non
ne poteva più.
La
porta, proprio in quel momento, bussò e Rufus
posò la cornetta sospirando.
“E’
aperto. Tseng. Sai dove tengo i libretti. Provvedi da solo, vengo
subito.”
Disse mentre aveva la sigaretta bloccata fra le labbra.
“Veramente…io
non sono Tseng.” Disse una voce femminile al che Rufus si
girò aggrottando le
sopracciglia.
Si
girò e vide Tifa alle sue spalle, sul ciglio della porta.
Rimase
a fissarla qualche attimo senza dir una parola. I loro occhi si
andarono ad
incrociare e la donna non fece nulla per deviare quel contatto.
[…]
La
notte prima.
Tifa
si era alzata più volte durante la notte, non riuscendo a
prendere sonno.
La
mattina si sentì così spossata che le fu
difficile mostrarsi diversamente
davanti ai clienti del Seventh Heaven o ai suoi amici.
Non
che si aspettasse di un’improvvisa parola che le illuminasse
la giornata.
Sapeva
invece che qualsiasi parola in merito a ciò che le era
capitato sarebbe stata
una miccia pronta a farla esplodere.
Strofinò
i bicchieri così forte che si ritrovò a buttarne
un paio. Poco le importò,
comunque. Aveva tutt’altri pensieri per la testa.
Da
una parte sentiva come se tutto quello che l’aveva circondata
negli ultimi mesi
non fosse mai accaduto. Questo perché quella mattina stessa
lei si era alzata
ed era lì, al Seventh Heaven, a servire drink, nella sua
solita routine quotidiana.
O
almeno, quella di un tempo.
Gettò
l’ultimo bicchiere che le si era spaccato in mano, e si
allontanò dai banconi
per prendere posto sul divano.
La
coltre di nebbia che la devastava da quando aveva cominciato a lavorare
per
Rufus si stava dissipando o era divenuta più fitta di prima,
ora che tutto era
finito?
Era
questo ciò a cui non sapeva dare una risposta.
Rufus
era stato per lei un oblio profondo che l’aveva completamente
alienata da
qualsiasi cosa. Ora che invece sarebbe sparito dalla sua vita, le
sembrava come
se non fosse mai esistito.
Non
riusciva a capacitarsi di avere una sensazione simile addosso.
Prese
una birra e bevve un sorso. La testa di colpo prese a girare.
Guardò il cielo
ed effettivamente di mattina era davvero da k.o. bere una birra. Prese
un altro
sorso e sospirò intensamente.
Rufus...
Quel
nome l’aveva sentito così tante volte che le
sembrava così difficile, ora, da
cacciare dalla mente.
Si
era scontrata così tante volte con lui che alla fine
qualcosa si era finito per
smuovere. Era questo ciò che l’aveva poi fatta
crollare?
Forse,
anche in una situazione non analoga a quella, le cose sarebbero andate
comunque
così?
Continuava
a ripetersi che le cose dovevano andare così.
Perché le loro differenze, alla
fine, avrebbero comunque preso il sopravvento.
“E
finita…uno prima o poi si sveglia, no?” bevve.
“Di che mi sorprendo?”
Socchiuse
gli occhi e guardò dinanzi a sé con uno sguardo
apatico e distratto.
Era
colpa sua?
In
parte sapeva che le cose non stavano così.
Sentiva
che non aveva fatto nulla di male, eppure questo non leniva il suo
senso
d’inquietudine.
“Cazzo!
Io volevo fargli smettere di agire così! Di dimostrargli che
ci sono altre vie!
Ma non…” abbassò la voce di colpo.
“Ma non volevo che…finisse
così.”
Chiuse
gli occhi e avvicinò alle labbra la lattina, ma
l’allontanò da sé subito.
Di
certo bere non l’avrebbe aiutata a stare meglio.
Si
alzò e si affacciò fuori dalla finestra.
Con
un gesto fulmineo, scattò e si diresse verso
l’uscita.
Aveva…aveva
bisogno di capire.
La
chiesa del settore cinque.
Tifa
arrivò lì quasi di corsa.
Aveva il fiatone e
aspettò qualche attimo
prima di entrare nella chiesa.
Lì
dove tutto era cominciato.
Fece
per poggiare la pallida mano sull’antico portone in legno, ma
non ebbe il
coraggio di inoltrarsi.
Associava
a quel luogo il mondo che l’aveva così tanto
cambiata.
Vedere
la chiesa, ora a posto, le sembrava così strano.
Lo
scopo di tutto quel tempo passato in azienda era proprio quello che
adesso aveva
davanti agli occhi. Eppure sentiva che non avrebbe mai voluto che quel
tempo
finisse.
Voleva
che quella coltre di nebbia che l’aveva completamente
alienata da tutto,
continuasse ad accompagnarla. Così da trovare, forse, il
coraggio per ammettere
a sé stessa ciò che Tifa Lockheart non avrebbe
mai potuto fare.
“Sono
stata così cieca?” disse a sé stessa.
Un
rumore di passi di colpo attirò poi la sua attenzione. Si
girò, non appena si
rese conto che quei passi si erano attenuati proprio nelle sue
vicinanze.
Quasi
come un curioso gioco del destino, vide dietro di sé
l’ex-turk Reno.
Una
scena che le sembrò un Deja Vu.
Il
respiro, per un attimo, le si fermò in gola.
Reno
strizzò le spalle e portò le mani in tasca.
“Non
volevo interromperti, Tifa.” Disse lui scherzoso, poi si
portò affianco a lei.
“Avevi avuto già modo di vederla
finita?” parlò, indicando con gli occhi la chiesa
sconsacrata ora messa a nuovo.
“Più
o meno…” rispose lei con un filo di voce.
Reno
e Tifa rimasero in silenzio, l’uno accanto
all’altra.
La
ragazza guardò il rosso e si sorprese di vederlo
così assorto, lì con lei, fra
i suoi pensieri.
Accorgendosene,
Reno sorrise.
“Infondo
è probabile che proviamo la stessa cosa, no?” le
disse all’improvviso, col
volto allegro, ma ancora assorto.
“Cosa
intendi..?” gli chiese lei insicura, distogliendo gli occhi
d’impulso.
Reno
rise appena, poi levò una mano dalla tasca per portarla
dietro la nuca.
“Ah,
beh. Quando diventi uno di noi, anche se per poco, assorbi tutta
l’energia che
c’è dietro. Dietro noi della ‘Shin-Ra
intendo, se vogliamo ancora darci questo
appellativo.” La guardò. “Sei stata
nella nostra azienda, ora sai cosa
significa questo.”
Solo
allora Tifa comprese.
I
turk, il presidente…
Davano
l’ anima per il loro lavoro.
Questo
perché, una volta, lo facevano per la vecchia
multinazionale.
Rufus
non aveva altro adesso, oltre il lavoro.
Per
questo vi dava tutto se stesso, nonostante ci rimettesse persino la sua
salute,
che era persino cagionevole per via dei forti stress.
Forse
per Reno e gli altri il discorso era analogo.
Persino
Tifa, che aveva lavorato lì per così poco, si
sentiva quasi strana nell’essere
ora la normale barista di sempre.
Reno
riprese a parlare.
“Però…alla
fine è soddisfacente. È venuta bene, non
trovi?”
“Sì.
È vero.” Disse lei e le si stampò sul
viso un leggero sorriso.
Debole,
ma sincero.
Di
colpo tirò un sospiro e si rivolse a Reno seria.
“Chiuderete, quindi?”
“U-uh.”
annuì lui.
“E…Rufus?”
azzardò con un filo di voce. “Non sto seguendo
molto il caso in televisione. Ma
so che non verrà processato.”
“Cosa
vuoi sapere?” le chiese.
“Cosa…farà,
credo.” Gli rispose.
Reno
si sgranchì un po’ e prese a camminare appena per
il vialetto circostante. Tifa
lo seguì con lo sguardo, col cuore che le prese a palpitare
sempre più
velocemente.
“Quello
è un figlio di puttana, se la sa cavare.” La
guardò beffardo il rosso. “Poi
siamo da sempre una equipe eccellente, noi, che ti credi? Ricordati che
il
nostro lavoro di turk era molto più duro! Nascondere due
cosette è più che
semplice, rispetto a bei vecchi affari sporchi della Shin-Ra.”
Tifa
si sentì infastidita dal quel discorso, ma non
poté dargli torto, dopotutto.
Reno era sempre abbastanza sfacciato. Infondo apprezzava che non avesse
peli
sulla lingua, anche nel ricordare la vecchia Shin-Ra. Sarebbe stato un
segno di
ipocrisia non ammettere certe cose.
“Mi
fa piacere…” Disse lei infine, tagliando corto.
“Sotto questo punto di vista
allora posso dire che è in ottime mani.”
Reno
a quel punto la guardò.
“Perché,
ti ‘farebbe piacere’? Non era proprio
‘cacciare il gatto fuori dal sacco’ il
tuo scopo?” le rispose lui schietto, sapendo dei sospetti che
Tifa aveva
nutrito verso di loro fin dall’inizio.
Lei
distolse lo sguardo e non seppe cosa rispondergli.
Non
aveva tutti i torti.
Augurarsi
il meglio per Rufus, essere in pensiero per lui, in quel momento
stonava
abbastanza.
In
parte era vero. In parte era tutta una bugia.
Non
sapeva cosa, fra la verità e la menzogna, la stesse
spingendo in quell’oblio
insopportabile.
Le
sue labbra presero a muoversi quasi da sole.
“A
me…piaceva quell’uomo che mi ha aiutata a
ristrutturare la chiesa. Perché,
dopotutto, non aveva intenzioni così diverse dalle mie. Ma
quello stesso uomo
aveva il nome di Rufus Shinra. Così stanno le
cose.”
Gli
rispose così, di getto.
Strinse
le spalle con le mani, avvertendo un forte gelo addosso.
Amava
un uomo incarnato in due completi estranei. Uno che amava e uno che
odiava.
Quale
dei due era vero?
Quale
dei due l’aveva soggiogata?
Reno,
dal suo canto, si ritrovò ad osservarla. In parte la
comprendeva, in parte per
nulla. Tifa era una donna che gli era sempre piaciuta.
Non
solo per le sue belle curve, come scherzava con Rude. Tifa era tosta,
determinata. Sebbene con atteggiamenti non sempre cortesi, aveva sempre
dimostrato di dare il cuore per tutto ciò che aveva di
più caro.
“Reno…dopotutto
ti devo ringraziare, mi sa.” Disse all’improvviso
Tifa, sorridendo, leggermente
malinconica. “Non so se sia stata un’esperienza
più piacevole che altro,
però…so che un po’ mi
mancherà.”
“Bah!
Certo che sei strana..!” le disse lui sentendosi leggermente
in imbarazzo.“Ti
conviene allora spendere due parole anche al boss o potrei sentirmi
troppo
coinvolto!”
“Cosa
dovrei mai dirgli?” gli rispose irritata. Supponeva che Reno
sapesse
perfettamente che non potesse più avvicinarsi a lui.
Giusto
o no che fosse, gli aveva voltato le spalle.
Lei
non avrebbe mai potuto fidarsi di lui. Lui non avrebbe mai potuto
fidarsi di
lei.
Non
erano fatti per stare assieme.
“Che
ne so. Voi femmine siete brave con le parole. Siccome andrà
via presto, pensavo
avessi qualcosa da dire.”
A
quelle parole, Tifa sgranò gli occhi.
“Rufus
partirà?”
Reno
annuì.
“Ovvio.
Oramai ha gettato le carte in tavola e ha perso. Un buon giocatore sa
quando è
ora di pagare il conto e andare via.”
Ma
Tifa non riuscì più a prestare la dovuta
attenzione a Reno.
Rufus
stava andando via. Questo significava che non lo avrebbe più
rivisto. Questo
significava che la coltre di nebbia sarebbe andata via con lui.
Rufus…sarebbe sparito? E con lui, anche ogni momento passato
assieme? Ogni
timore, ogni certezza?
Lo
sapeva. Lo sapeva fin dall’inizio, dopotutto, che sarebbe
andata a finire così.
Nel
nulla più assoluto della sua mente, si era aggrappata ad un
filo che non
l’avrebbe mai potuta sorreggere.
Aveva
costruito delle forti basi nella sabbia e tutto era inevitabilmente
crollato.
Perché
loro non avrebbero mai potuto stare assieme.
“Quindi…parte.”
Ripeté con voce bassa.
“Sì.”
Annuì di nuovo, distrattamente.
“Avrei
la possibilità di incontrarlo lì, in
azienda?” chiese.
Doveva
dirgli qualcosa, che non avrebbe mai potuto funzionare.
Dirgli
che probabilmente quello non era amore, e che era meglio per tutti
quella
situazione.
Anche
se erano una bugia…
Sporche
e comode bugie…
Anche
solo per poter litigare con lui, un’ultima volta…
Anche
solo per potersi riflettere nei sui delicati eppure pungenti occhi blu,
ancora
un’ultima volta.
“Prova,
non si sa mai. Però è un po’
imprevedibile, lo sai com’è.”
Tifa
annuì appena per poi chinare lo sguardo.
Forse
era giusto che finisse tutto lì, nell’agenzia dove
lo aveva imparato a
conoscere.
***
Quella
stessa mattina non era solo Tifa ad essere irrequieta.
Un
biondo ragazzo dai capelli a punta leggeva il giornale frettolosamente,
sfogliando le pagine fino a strapparle quasi.
“Se
ti ci metti anche tu, sarai più d’intralcio che di
aiuto, lo sai?” disse Aerith
poggiando un vaso pieno di fiori sul tavolo.
Erano
entrambi da soli a casa della ragazza. La bella fioraia
cercò di far calmare il
biondo, ma non ci fu verso. Già era complicato avere a che
fare con Cloud. Se
in mezzo c’era anche Tifa, la situazione diveniva addirittura
insostenibile.
Cloud
Strife, al contrario di Tifa, aveva seguito accuratamente il
susseguirsi delle
vicende che erano ruotate attorno al caso dell’ex- presidente
Shinra.
Era
adirato perché non poteva sopportare che
quell’uomo arrogante e meschino avesse
messo le mani addosso a Tifa.
Sebbene si fosse più volte scontrato con lui, non aveva
ancora avuto modo per
farsi sentire in modo soddisfacente.
Per
di più ora stava per andare via e sparire per sempre.
Voleva
che si levasse di torno, certo, ma non in quelle circostanze.
Non
poteva andarsene così dopo quel che gli aveva fatto passare,
sopratutto con
Tifa.
Guardò
Aerith che sembrò felice di essere finalmente ricambiata.
“Che
ore sono?” le chiese.
“Sono
le 7:00. Sei venuto parecchio presto, stamattina. Infatti,
io…”
Cloud
la costrinse ad interrompersi perché si alzò di
scatto dalla sedia e, infilando
un giubbotto in pelle, uscì senza dire una parola.
Aerith
lo guardò a bocca aperta.
Quel
ragazzo era davvero così problematico.
Si
affacciò appena fuori dalla porta mentre lo vedeva andare
via.
Una
volta sparito del tutto, prese posto sulla sedia dove era seduto il
biondo fino
al minuto prima e prese a sfogliare il giornale.
Sospirò.
Sebbene la critica ci fosse andata decisamente pesante, con le parole
d’accusa
nei suoi confronti, non era ben capace di giudicare. In quel momento
l’unica
cosa che la preoccupava erano i sentimenti di Tifa.
Aveva
corso un grande pericolo nell’inoltrarsi in
quell’ambiente da sola e vedere
Rufus inginocchiarsi per il suo bene era stato un qualcosa che non si
sarebbe
mai aspettata di vedere da parte dell’ ex-presidente della
Shin-Ra.
Tuttavia
quel che era accaduto…quel gas nelle condutture…
Avevano
comunque dimostrato la sua grande scaltrezza.
Aerith
prese in mano il cellulare e guardò fisso lo schermo.
Cosa
mai avrebbe potuto dire a Tifa?
Se
l’amica le avesse chiesto un consiglio, cosa le avrebbe
dovuto dire?
Seguire
il cuore in certi momenti della vita era complicato. Ma Tifa amava
Rufus.
Quell’uomo, dopotutto, si era guadagnato il suo rispetto.
In
quel momento si decise finalmente a premere i pulsanti del suo telefono
e
chiamò al Seventh Heaven, ma non ottenne risposta.
“Tifa…”
disse fra sé.
***
Quella
mattina, Rufus era venuto in azienda fin dalle primissime ore del
giorno.
Guardò
il suo ufficio.
Era
ben illuminato, come pronto a far partire l’azienda, come
ogni giorno.
Ma
quel giorno Rufus non avrebbe aperto.
L’azienda
era al momento chiusa e sarebbe tornata in moto solo quando lui se ne
sarebbe
andato via.
Per
certi versi si ritenne persino fortunato.
Aveva
delle persone in gamba attorno a sé e i suoi avvocati,
profumatamente pagati,
erano stati abili nel divincolarlo da quella situazione così
sfavorevole.
“Mi
chiedo se sono ancora qualcosa all’infuori di
questi…” Disse guardando i suoi
libretti di assegni.
Stava
facendo così tanto per Edge che spesso chiedeva a
sé stesso come facesse a far
tornare i conti.
Fiumi
di soldi sparivano come un niente, e nonostante questo, si ritrovava
sempre punto
e accapo.
Nessuno
gli aveva mai riconosciuto nulla.
Si
poggiò appena sulla scrivania ed incrociò le
braccia.
Sapeva
che gli sarebbe mancato tutto quello.
Dalla
penombra fuori l’ufficio poi, intravide la porta aprirsi. Con
un gesto lento,
ma deciso.
Il
dark nation si mise subito in difesa, cominciando a digrignare i denti
minaccioso.
“Allontana
da me quel mostro o non avrò scrupoli nel
colpirlo.” Disse secco il giovane
uomo che si presentò di fronte a lui.
Rufus
accarezzò appena il capo del dark nation e questi subito si
sistemò alle spalle
di Rufus, continuando comunque a ringhiare.
“Strife.
Non saprei dire se questa sia una visita piacevole o meno, vista la mia
attuale
situazione.” Disse sarcastico.
“Mi
sembra tu abbia poco da ridere, visti i pessimi rapporti che hai con la
maggior
parte delle persone.” Rispose lui freddo.
In
tutta risposta, Rufus rise appena, trovando irritanti quelle parole.
Purtroppo,
però, erano vere.
“Cos’è
che vuoi?” gli chiese, preferendo tagliare corto.
“Le tue visite non sono mai
di piacere. Nel caso…accomodati.”
Indicò
con gli occhi la sedia in pelle, ma Cloud non gli diede affatto corda.
Gli
si avvicinò e fulmineo lo afferrò per il colletto
della camicia.
Rufus
rimase a guardarlo, in silenzio, con fare indifferente.
“Tu
sei proprio una merda.” Disse Cloud, vedendolo
così disinteressato. “Dietro
tutto questo ci sono stato io! Quel qualcuno che ha voluto regalare
alla sua
amica il giocattolo che tanto desiderava sono stato io. Ma quel
‘giocattolo’
era la speranza di rendere felici delle persone e tu, maschino quale
sei, ne
hai approfittato.” Avvicinò Rufus a sé.
“Questo non te lo perdonerò mai.”
Rufus,
dal suo canto, non disse una parola.
Non
ritenne opportuno spendere del tempo a spiegare a Cloud mesi di lavoro
dove,
anche con la sua preziosa Tifa Lockheart, era successo di tutto.
Cosa
mai avrebbe potuto capire solo da poche parole?
No…
Ne
Cloud, ne nessun altro avrebbe mai potuto comprendere ciò
che c’era stato fra
loro.
L’alchimia
che si era generata dopo tanti contrasti e disaccordi.
Sarebbe
stato inconcepibile per chiunque. Per chiunque tranne che per loro che
avevano
vissuto sulla loro pelle tutto quello, passando entrambi per quello
stato di
inquietudine, di incertezza, di odio…fino a capovolgere
totalmente quegli
stessi sentimenti, che inspiegabilmente però continuavano a
legarli.
Sì,
perché l’avversione e le loro diversità
erano quegli stessi elementi che invece
li avevano portati a legarsi.
Solo
lui e Tifa avrebbero potuto ricordare quei mesi, consapevoli di
ciò che lentamente
era cambiato fra loro. In verità con una
spontaneità illogica, questo sì.
Ma
il tutto in modalità così naturali che persino
loro non se ne accorsero subito.
Rufus…si
era innamorato di Tifa. Realmente.
Lui
che non aveva amato nemmeno i suoi genitori, aveva amato lei. La sua
“ex-nemica”.
La
ragazza del suo nemico.
Il
membro AVALANCHE che aveva cercato di uccidere in una camera a gas come
capro
espiatorio.
La
ragazza che lo aveva sempre guardato con odio.
La
ragazza che non faceva che rinfacciargli i mali della Shin-Ra.
La
ragazza che aveva dato un senso alla sua voglia di
‘rinascere’ e di essere un
nuovo Rufus Shinra.
La
ragazza, il cui bacio, il cui sguardo, il cui corpo, la cui mente, lo
avevano
ammaliato, più di quanto lui stesso non fosse capace di fare
con gli altri.
Tifa
lockheart…un solo nome. Una donna come tante.
E
che invece aveva fatto tutto questo.
Si
ritrovò così a sorridere.
Intanto
Cloud sbottò.
“Cazzo,
dì qualcosa!” disse spazientito, scaraventandolo
via.
Rufus
emise diversi colpi di tosse.
Non
aveva preso i suoi medicinali, quella mattina, e il colpo di Cloud,
sebbene non
particolarmente violento, era stato sufficiente per smuovere la sua
salute
cagionevole.
“Cos’è
che vuoi sapere, Strife? Se mi sono divertito con la tua amichetta? O
magari…
vuoi sentirmi dire che la amo?” gli disse beffardo, ma Cloud
non stette fermo
nel vederlo sogghignare e gli sferrò un colpo immediatamente.
Rufus
barcollò.
Tuttavia
non reagì, si limitò ad osservarlo con i suoi
gelidi occhi azzurri.
Cloud
era furente di rabbia nei confronti di quell’uomo, si
chiedeva cosa lo
trattenesse nel colpirlo ancora e distruggere ciò che aveva
creato in
quell’azienda.
Ma
ancora di più, ciò che lo mandava in
escandescenza, era che si trattava di
Tifa.
Era
di lei che stavano parlando e mai avrebbe dovuto permettere che uno
come lui le
si avvicinasse.
“’È
di Tifa che stai parlando! Non dimenticartene mai! Quella stessa che
ora ti ha
gettato nella polvere! Non mi risulta che uno che vuole giocare si
lasci far
cadere da un pupazzo!” gli urlò con gli occhi
pieni di rabbia.
Rufus
era un vero diavolo. Un uomo senza scrupoli. Un uomo che stentava a
credere che
potesse riuscire ad ingannare persino una donna come la sua amica
d’infanzia.
Tuttavia
era ben conscio di ciò che lui provava per lei.
Perché
Cloud si era perfettamente reso conto dei sentimenti che Rufus nutriva
nei
riguardi di lei, Tifa.
Rufus
infatti non aveva esitato, nemmeno un istante.
Non
aveva giocato la sua carta vincente, il suo asso nella manica.
Aveva
invece gettato le carte in tavola ammettendo la sconfitta.
Ammettendo
di preferire l’incolumità di lei alla sua rovina.
Gli
sferrò un pugno che Rufus riuscì a deviare,
questa volta.
Fece
frettolosamente un veloce cenno al suo Darkie perché non
attaccasse il biondo.
Al
suo posto, fu lui stesso a girarsi di scatto e a colpire in pieno viso
Cloud il
quale si ritrovò quasi a terra.
Solo
allora Rufus gli mostrò le nocche delle dita, facendogli
vedere il tirapugni di
ferro che aveva con se.
Cloud
si pulì la bocca guardandolo con disprezzo, ma in qualche
modo felice di
potergliele suonare ‘alla pari’.
Rufus
mantenne un atteggiamento freddo.
Questa
volta non si lasciò andare al suo solito modo di fare
beffardo. Fu pronto a
ricevere il contrattacco di Cloud, che fermò prontamente,
nonostante non fosse
abile nel combattimento come lui.
I
due continuarono a farsi guerra, attraverso pugni e giochi di sguardi
minacciosi.
Alla
fine, sfiniti, ed entrambi col sangue alla bocca, si guardarono in
cagnesco.
Rufus
poggiato contro il muro, piegato quasi a metà, ansimante.
I
suoi capelli solitamente perfetti, ora ricoprivano buona parte del viso.
Cloud
invece era premuto contro la scrivania, contornato da tutte le carte di
lavoro
del biondo presidente, oramai inesorabilmente in disordine.
Dopo
il lungo momento in cui stettero a guardarsi, senza dire una nulla, fu
il
ragazzo dai capelli a punta a prendere parola.
“Ti
disprezzo…”
“Lo
so, Strife.” Rise Rufus, ancora affannato.
I
due non spezzarono quel contatto visivo per nessun motivo.
D’improvviso
Rufus vide Cloud chinare il viso e fare per rimettersi in piedi. Il
presidente
sentì di poter abbassare la guardia anch’egli,
così lo imitò e si sollevò anche
lui.
Il
ragazzo dai capelli a punta gli diede le spalle e stette in silenzio
per
qualche attimo, poi girò il viso e lo guardò in
cagnesco.
“Falla
soffrire ancora… e sappi che sarò la tua
persecuzione una vita intera.” Gli
intimò. Rufus sapeva che non scherzava affatto.
Dapprima
sorpreso per quelle parole, il presidente quasi subito ne
afferrò il loro
senso.
Chiuse
gli occhi e chinò il capo. Poi rise leggermente. Per qualche
motivo, quelle
parole gli avevano fatto piacere, in un certo senso.
Tuttavia…oramai
era troppo tardi.
I
suoi occhi tornarono a incrociarsi con quelli del biondo.
“Suppongo
questo sia il momento degli addii.” Gli rispose, poi lo
guardò. “Non avremo il
tempo di perseguitarci a vicenda, Strife.”
A
quel punto si inoltrò nell’ombra, al di la della
scrivania, e vi prese posto.
Poggiò i gomiti sui braccioli e girò la sedia per
rivolgerla verso la grande
vetrata che affacciava su tutta Edge. Sebbene le veneziane abbassate,
riusciva
ad intravederla abbastanza bene.
“Domani
partirò. Tifa non lo sa. Non lo sa quasi nessuno.
Così chiuderò questo lungo
capitolo.” concluse.
“Così
fuggi con la coda fra le gambe, Shinra?” Lo
provocò Cloud.
“Forse…”
ammise Rufus, non mancando questa volta del suo innato sarcasmo.
Tifa
avrebbe sofferto?
Forse
sì.
Ma
il dolore sarebbe stato lenito, prima o poi.
Rufus,
rimanendole accanto, non avrebbe fatto altro che rendere la voragine
nel suo
cuore sempre più profonda fino a separarli in maniera
irrimediabile.
Non
avrebbe mai preteso che lei lo seguisse.
E
questo al di la di come erano andate a finire le cose.
Tifa…
Sembra
imbarazzante
pensare certe cose, ma il mio cuore si è inaspettatamente
aperto a te.
Non
avrei mai potuto
credere che potesse succedere anche ad un uomo come me.
Un
uomo che non ha
mai dato grossa importanza a certe cose.
A
certe cose…come
l’amore.
Nonostante
le nostre
rispettive divergenze, il mio lato sentimentale, che credevo oramai
morto, ha
creduto potesse funzionare.
Il
mio orgoglio mi ha
spesso portato a dire che stavo solo ‘giocando con
te’.
Che
ci siamo ‘divertiti’,
che è stato un ‘momento’.
Tuttavia,
posso
prendere in giro persino me stesso fino a questo punto?
Ti
amo.
Sì…
Perché
nonostante
tutto…io continuo a desiderarti incessantemente.
Entrambi
abbiamo
amato condannare le nostre vite a vicenda.
Entrambi
inspiegabilmente non siamo riusciti a capire cosa stesse succedendo,
eppure è
successo.
Ed
è per questo…che
me vado.
…Ti
amo a tal punto
da preferire lasciarti andare.
Dio,
non avrei mai
creduto di poterlo fare.
Io
che ho sempre
lottato per avere a tutti i costi ciò che desideravo.
Qualunque cosa essa
fosse.
Invece,
ecco che me
ne vado e ti lascerò per sempre.
Perché
riconosco che
saresti più felice senza di me.
Il
mio cuore è a
pezzi.
Sento
come se avessi perso
una parte di me.Una parte che credevo perduta, oppure che non fosse
addirittura
mai esistita.
E
quella parte
l’avevi composta tu.
L’avevi
composta in
un uomo che ha costruito la sua intera esistenza lontana dai sentimenti
e non
conosceva niente di tutto questo.
Per
questo…preferisco
lasciarti.
Niente
addii, niente
parole…
Voglio
conservare per
sempre il tuo ricordo, e spero che anche tu possa conservare il mio.
Almeno
quel poco di
buono che riuscirai a ricordare, eh, eh…
Sembra
che io non sia
destinato ad avere qualcuno accanto…
Addio.
***
Cloud
si inoltrò fuori l’azienda, e si
ritrovò presto a ciondolare per il viale di ghiaia
che la contornava.
Aveva
ancora la mente assorta nei suoi pensieri quando in lontananza, nei
pressi del
cancello, vide Tifa.
Tifa
era ferma e sembrava averlo già notato da un po’.
Si
avvicinò alla lucente moto nera dell’amico e
attese che Cloud la raggiungesse.
“Tifa.”
“Ciao,
Cloud.” Si fermò. “Ehi…ma che
ti è successo?” disse vedendogli la faccia
segnata dai lividi.
“Niente.
Lascia stare” tagliò corto lui, ovviamente
Tifa
portò con le dita una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Cloud era sempre
così, inutile insistere.
Poi
gli si rivolse con fare leggermente esitante.
“Rufus
è qui, vero?” chiese. “Ho parlato con
Reno, mi ha detto che forse sarebbe
venuto.”
Cloud
sembrò tentennare, poi sospirò appena e, montando
sulla moto le rispose.
“Non
c’è. Suppongo abbia il suo bel da fare. Avrai
sentito in che casino si è
cacciato.”
Cloud
preferì mentire.
Sapeva
benissimo che Rufus era nel suo ufficio, ma non era sicuro che
incontrarlo
sarebbe stata la cosa migliore per Tifa.
Tifa
sembrò quasi capire che Cloud gli stesse nascondendo
qualcosa, ma Tifa non
aveva visibilmente voglia di indagare oltre.
“In
verità no..” disse lei. “Non ho avuto
il…cioè, non ho trovato il tempo per
informarmi molto.” Poi aggiunse. “Immaginavo non
fosse qui, non avrebbe nemmeno
tanto senso.”
Cloud
annuì appena.
“Vuoi
un passaggio?”
La
ragazza scosse la testa, sorridendogli. Lasciò dunque il
ragazzo per la sua
strada.
Nel
cuore, avvertiva ancora una forte pesantezza.
Tifa
aveva lasciato andare Cloud senza indagare troppo perché era
fin troppo evidente
il perché fosse giunto in azienda a quell’ora e
proprio quel giorno.
Le
sue azioni avevano spiegato più delle parole.
Che
Rufus fosse davvero lì o meno, non lo sapeva. Poteva
immaginare, però, cosa avesse
spinto Cloud a mentirle, nel caso.
Non
trovò il coraggio di entrare.
Ritornò
così al Seventh Heaven, scossa e all’improvviso
uno strano tremolio la pervase.
“Stu…stupida!
Che mi prende?” disse a sé stessa, portando una
mano sulla fronte, e in quel
momento si rese conto di non essere sola in casa.
Marlene
era seduta su uno dei divani del bar. Tifa la guardò con gli
occhi sgranati
mentre lei faceva per chiudere un libro per bambini e dirigersi verso
di lei.
Tifa
rimase immobile, poi all’improvviso si smosse e si rivolse
alla ragazzina.
“Marlene..!
Non sapevo fossi in casa.” disse, attonita.
La
piccola la guardò quasi infastidita.
“Io
leverei quella faccia fossi in te.” Le disse.
“Quale
faccia?” chiese negando l’evidenza.
Tifa
si sforzò di sorridere e fece per dirigersi ai piani
superiori, dove era la sua
camera da letto. La voce di Marlene la bloccò.
“Papà
non mi ha voluto dire niente, ma la Tifa che conosco io è la
persona che ha
sempre saputo dirmi cosa fare quando avevo paura di
sbagliare.” Alzò gli occhi
e Tifa la ricambiò girandosi verso di lei. “Quindi
sappi che io penso che tu
sia capace di fronteggiare qualsiasi cosa! Non so che cosa succede a
voi
grandi, ma so chi sei! Quindi non essere così
triste.”
Gli
occhi di Marlene di colpo si fecero umidi. Era fin troppo ovvio che la
bambina,
vivendo con Tifa da quando non aveva nemmeno quattro anni, avesse
imparato a
conoscerla. Negli ultimi mesi era stata così distante. Il
lavoro l’aveva
sommersa e Rufus…
Non
aveva avuto il tempo di pensare a quelle persone così care
come, appunto, la
dolce figlia di Barrett.
Tifa
si inginocchiò di fronte a Marlene e
l’abbracciò con un gesto così saldo che
la
piccola se ne sorprese.
“Marlene...”
sussurrò. “Non sono la persona forte che credi. Ci
sono cose…difficili. Ci sono
cose difficili da fare.”
Marlene
ricambiò il suo abbraccio.
“Ma
tu fai tante cose difficili…” le rispose.
“Pensi
che potrei riuscire sempre?” le chiese quasi ingenuamente.
Era come se una
parte di lei volesse le parole innocenti di un bambino. Aveva il forte
bisogno
di qualcuno che le dicesse che avrebbe trovato la forza per affrontare
qualsiasi situazione.
“Certo!”
Marlene
le sorrise e allora anche Tifa la ricambiò. La giovane si
sorprese di vedere
quella che considerava quasi una super eroina, scoppiare a piangere.
Era
solo un inganno della sua mente che Rufus fosse sparito dalla sua vita.
Sebbene
le cose non fossero andate verso un lieto fine, avrebbe voluto trovare
tanto la
forza di parlare, di trovare quelle parole giuste che al momento le
sfuggivano
completamente.
Quella
bambina, però, la fece quasi sentire più forte.
Sentì che forse valeva la pena
per davvero sentirsi potenti e sicuri per non crollare.
Non
esisteva un modo giusto per dire addio a Rufus, o per guardarlo negli
occhi
senza paura.
Tifa
si riabbandonò in quel dolce abbraccio, sperando per davvero
che quelle lacrime
facessero sparire il lato insicuro di sé per far spazio ad
una Tifa ‘rinata’.
Sperava
che potesse per davvero essere la donna che vedeva Marlene e che fosse
solo lei
a non rendersi conto di quanto fosse forte in verità.
Dall’angolo
delle scale, intanto, Barrett stava guardando la scena.
Era
irritato, eppure inquieto e triste nel vedere Tifa in quello stato.
Vedendola
con Marlene, aveva preferito non intervenire. Del resto, Marlene, la
sua
bambina, forse aveva trovato persino delle parole migliori delle sue.
Osservò
Tifa, quella ‘bambina’ che vedeva quasi come una
figlia, e gli sembrò strano quanto
soffrisse per quell’uomo, Rufus.
Nei
giorni che erano passati dall’attacco all’azienda,
l’aveva vista apatica e
disinteressata, sebbene si fosse sforzata molto per nascondere il suo
forte
disagio.
A
Tifa…piaceva per davvero ‘quello’?
Non
poteva accettarlo, assolutamente!
Avrebbe
tanto voluto ritrovarselo davanti per fare di lui una poltrona da
mettere in
salotto come trofeo.
Ma
Tifa gli voleva bene. Lei voleva parlargli.
Probabilmente,
sapeva anche del suo fallimento.
Sebbene
non avesse seguito i notiziari con loro, probabilmente aveva
già intuito che
per lui la situazione non era affatto facile.
Barrett
abbassò lo sguardo e si rese conto che avrebbe dovuto fare
un passo indietro.
Non
era quello, purtroppo, il momento in cui chiedere spiegazioni. Non era
quello
il momento per sapere cosa era accaduto e cosa provasse Tifa.
***
Era
stato così che, quello stesso pomeriggio, Tifa aveva deciso
che sarebbe andata da
lui. A casa sua, ad Healin. In azienda non ci era riuscita e alla fine
era
andata via non trovando il coraggio di affrontarlo.
Tuttavia
aveva bisogno di guardarlo in faccia per l’ultima volta, o di
tentarci almeno.
Incoraggiata
da Marlene, aveva ritrovato la forza per rialzarsi e comprendere che
Rufus non
poteva sparire così dalla sua vita.
[…]
….e
Rufus era effettivamente lì.
Tifa
era entrata e, trovando la porta aperta, se lo era trovato dinanzi,
intento a
sistemare casa.
Guardandosi
attorno, notò i tanti pacchi posti all’ingresso.
Rispetto
l’ultima volta che aveva visto casa di Rufus, ora dava
un’impressione
completamente diversa.
Era
vuota, senza quel tocco che la rendeva una casa moderna e perfetta per
uno come
lui.
Non
c’era più nulla, gli scaffali erano vuoti, e vi
erano tanti scatoloni
d’imballaggio.
Sul
suo volto si disegnò una nota di malinconia e
capì che quel che stava vedendo
rispecchiava la realtà dei fatti: Rufus stava per davvero
lasciando Edge.
Vedere
tutto questo con i suoi occhi le fece affrontare la realtà
in maniera così
tangibile, che Tifa si sentì quasi presa alla sprovvista.
Rufus
intanto era lì, a fissarla, in parte sorpreso, in parte
curioso.
Non
si fece molte remore nel rivolgersi a lei.
“Tifa.
La tua visita mi lascia senza parole. In tutti i sensi.”
Poggiò una mano sul
comodino che aveva affianco a sé. “Sul serio. Mi
chiedo il perché di questa tua
visita.”
Rufus
non si avvicinò, come era abituata a vederlo fare,
né le sorrise o prese a
beffeggiarsi di lei.
Il
tono della sua voce era ironico, ma assolutamente serio e senza alcuna
voglia
di fare inutili giri di parole.
Tifa
posò nuovamente lo sguardo sugli scatoloni, poi, gli si
rivolse.
“Ho
saputo che vai via.” Tentennò un attimo.
“Per questo sono qui.”
I
suoi occhi si andarono a incrociare con quelli del ragazzo, che
sembrava per
davvero non comprenderla.
Accattivante,
lui prese a camminare verso di lei, con quel suo atteggiamento
irritante e
irresistibile.
“Sii
sincera, tesoro. Cos’è che ti aspettavi, venendo
qui? Pensavi avessi voglia di
parlarti? O che…avessi qualcosa da dirti?” sorrise
appena. “Gli addii di
circostanza mi sembrano inutili, se non irritanti, Tifa.”
“Addii
di circostanza? Che vai dicendo!? Ovvio che sarei venuta, non ti
sembra?” gli
rispose con toni alti, risentita da quell’atteggiamento e da
quelle parole.
“Perché
dovrei aspettarmi i tuoi saluti? Tu che non mi hai lasciato nessuna
scelta,
d’avanti alla tua folle azione!”
Rufus
sembrò rispondere assolutamente irritato, come raramente lo
aveva visto fare.
Non aveva un volto costruito, ma era sincero. Era sinceramente
arrabbiato.
“Ti
avrei messo io con le spalle al muro, adesso?” gli
urlò lei di getto. “Sarò
stata anche impulsiva, ma non è colpa mia! Tu avevi una
scelta! Per la tua cara
Shin-Ra, potevi benissimo lasciar…”
“Non
c’era una scelta.” La interruppe lui fermo,
guardandola dritto negli occhi.
Il
suo sguardo era glaciale e distante come non mai.
A
Tifa sembrò quasi come trovarsi davanti ad uno sconosciuto.
Anzi
no.
Conosceva
quel tipo di sguardo, da parte sua.
Era
lo sguardo che aveva sempre visto dietro il suo volto beffardo e
arrogante. Lo
sguardo di un uomo che si era sempre rifiutato di sbattere la testa a
terra.
Rufus
adesso era crollato, ma non era ancora capace di chinare il capo. Non
era
capace di mostrare a Tifa l’orgoglio della sua famiglia
vacillare.
Il
biondo fece per prendere una valigia posta vicina a lui, ma un
improvviso
capogiro lo fece un po’ traballare. Lei lo
affiancò immediatamente.
Notando
lo sguardo di Rufus perplesso, che la guardava sistemandosi dopo quel
piccolo
malore, Tifa si rese conto di quel che aveva fatto e si
sentì a disagio.
Lei
si preoccupava ancora molto per lui.
Chiuse
la bocca stringendola quasi come una morsa.
Avrebbe
voluto dirgli di prendersi più cura di sé. Voleva
dirgli di consultare un
dottore che non gli desse medicinali così
potenti…o forse, desiderava solo
dargli le sue solite ‘strigliate’.
Perché
avrebbe tanto voluto che sapesse quanto pensasse ancora a lui.
Rimasero
di fronte l’uno all’altra per un po’,
distogliendosi a vicenda lo sguardo.
“Lo
sai, no? Lo sai che non abbiamo più granché da
dirci.” Le disse, con voce
rauca, lui.
Tifa
annuì, continuando a tenere il capo chino.
“Io…ho
saputo che eri qui, in attesa di sistemare le cose in
azienda.” Disse, poi.
Rufus
annuì e abbozzò sulle labbra un aspro sorriso.
“Sistemare
le mie cose, ah? Cosa dovrei sistemare più in
azienda?”
Tifa
lo guardò perplessa. Rufus strinse le spalle trovando Tifa
persino divertente.
Lei
si accorse di questo suo atteggiamento e se ne risentì.
“Qui
è tutto pronto, oramai. Anzi, levarmi di torno è
stato semplicissimo.” Riprese
a parlare il biondo. Guardò Tifa e quasi la costrinse a
ricambiarlo. “Da come
sono andate veloci le cose, suppongo che la mia assenza giovi a molte
persone.
Ah, ah!” disse, non trattenendo, alla fine, una risata
maligna. Una risata che
racchiudeva tutta l’amarezza della frase da lui stesso
pronunciata.
“Smettila!
Come puoi parlare così! Con tanta gente che ha creduto nei
progetti fatti!” gli
urlò lei, stanca di quelle parole.
“Come
te..?” gli rispose lui fulmineo.
Lo
sguardo di Rufus era sempre può sinistro e il suo sorriso
era irritante e
pungente.
Tifa
sentì molte sensazioni invaderla, in quel momento. Prese a
tremare.
“Sei....”
disse con tono basso. Poi urlò. “ Sei stato solo
vittima di te stesso! Ora non puoi
prendertela se qualcuno ti biasima!”
Il
presidente la guardò con sprezzo. Si chiedeva come Tifa
potesse dirgli quelle
parole. Lei che sapeva i dietro le quinte più di chiunque
altro.
Non
stette a rifletterci troppo, comunque.
Si
avvicinò all’imboccatura delle scale,
allontanandosi da lei.
“Inutile
parlare, allora. Piuttosto rasserenati, domani non sarò
più un tuo problema.”
Disse secco avviandosi all’ingresso.
Tifa
si girò di scatto.
“Perché
domani?” gli chiese, leggermente sulla difensiva.
Rufus
rise di nuovo.
“Non
te l’hanno detto? Domani vado via da qui.”
A
Tifa le si gelò il sangue.
Tutta
la cattiveria che li per li aveva nutrito per Rufus
all’improvviso sparì.
Rufus
partiva così presto?
Non
l’avrebbe più rivisto..?
Era
il loro ‘addio’ , quello?
La
sua vita… sarebbe tornata definitivamente quella di
sempre…
Tutto
sembrò sparire.
Sia
Rufus che Tifa si abbuiarono. I loro occhi si spensero e, con essi,
anche ogni
loro emozione, sebbene i loro rispettivi cuori battevano più
forte che mai,
consapevoli che quello non fosse l’epilogo giusto della loro
storia.
“Allora…
per davvero non abbiamo più molto altro da dirci.”
Gli disse lei, infine.
“Eh,
già...” le rispose lui, e sospirò.
[…]
Ecco
che la vita
prendeva ancora una volta una piega diversa.
Rufus,
un uomo di
grande ambizione, per l’azienda e per se stesso, pur di non
preferirsi morto si
era rialzato e si era fatto avanti. Era stato pronto a redimersi e
ricominciare
in qualche modo. Eppure niente gli aveva negato quel terribile destino
a cui
sarebbe inesorabilmente andato incontro.
Tifa
aveva cambiato,
in qualche modo, le cose.
Si
erano scontrati e
lui aveva fatto di tutto per demolirla. Ma, forse, a furia di colpirla,
qualcosa invece si era scalfito. Forse persino più in lui
che in lei.
L’amore
e l’odio.
Erano
stati entrambi
i fattori.
Era
stata un’inesorabile
conseguenza?
O
faceva parte anche
quello del gioco?
Loro
erano solo un
ex-presidente e una ribelle avalanche. Cosa c’era da
illudersi?
No…
Non
si possono
cambiare le regole di gioco.
Una
partita può
essere migliore di un’altra. Ma le regole rimangono sempre le
stesse.
Invece,
ironia della
sorte, quello stesso inganno avrebbe portato nuova sofferenza e
devastazione.
Avrebbe
portato altra
solitudine per quello stesso gioco che avevano accettato di fare pur
sapendo del
pentimento in agguato.
“Rufus…provi
la
stessa cosa?”
Altrove,
Rufus era nel buio della sua casa proprio come Tifa. A riflettere.
Forse…aveva
persino paura.
Paura
verso il futuro. Avvertì di nuovo
quell’inquietante sensazione che lo faceva
sentire in colpa di essere ancora vivo.
Portò
le mani sul capo, rannicchiato in quell’angolo di casa.
In
realtà, c’erano tante cose che balenavano nella
sua mente, in quel momento.
Forse
per via della sua giovane età, o della sua testa piena di
idee spesso assurde.
Ma aveva la sensazione in corpo che, invece, non era così
che dovevano andare
le cose.
Una
parte di sé si convinceva sempre di più che era
un illuso a credere che quella
situazione era più grande di lui e che sarebbe stato molto
meglio non dirsi
nulla più.
Rufus
volle credere a questo.
Tuttavia
riconosceva che in quel momento egli stava ingannando persino se stesso.
Nello
stesso tempo, Tifa alzò gli occhi al cielo, nel buio della
sua stanza.
“Io…cosa
provo,
invece?”
Tifa
scosse la testa, cercando di prendere sonno. Ma era anche quella una
copertura.
Era ancora vestita, con canotta bianca e gonna corta nera. Non
c’era da
prendere in giro nessuno. Non aveva bisogno di dormire.
Così
come non aveva bisogno di tutto quell’odio.
Quell’odio…
Quello
che provava per Rufus….
Era
solo una convenzione.
Lo
odiava perché era convenzione che fosse così.
Perché le saliva il cuore in gola
se diceva il contrario.
Ma,
del resto, quando mai le cose giuste erano state anche le
più facili da
accettare?
Alzò
lo sguardo verso l’orologio e lesse che erano già
le cinque di mattina.
Eppure
era ancora buio.
Si
alzò e si diresse fuori.
Mentre
guardava le strade deserte e sentiva sulla pelle l’aria di
primo mattino, si
sentì quasi stupida di trovarsi lì. In quel
momento.
“Rufus…chissà
se sei già andato via..” si chiese, con voce bassa.
Sorrise,
sentendo quasi che, una parte di sé, fosse pronta a correre
a casa sua, alla
stazione, stesso a Junon…pur di dirgli quello che davvero
voleva dirgli.
Tentennò
un attimo e avanzò di qualche passo, ma il suo super-io era
così potente che la
fece bloccare.
Lentamente,
si diresse di nuovo al Seventh Heaven.
Mentre
faceva per chiudere la porta, un malessere interiore la pervase
nuovamente.
Tuttavia sigillò nuovamente i suoi sentimenti nel suo cuore
e rientrò.
[…]
“Tifa!
Svegliati!”
“Eh?
Co…sa?”
Tifa
aprì gli occhi. Si era addormentata sul divano e affianco a
lei c’era Aerith.
Sembrava preoccupata. Difatti l’aveva svegliata piuttosto
bruscamente.
“Guarda
che Rufus sta andando via! L’hanno detto prima in
televisione!” le urlò.
Tifa
aveva ancora la vista annebbiata ma, a quelle parole, subito si smosse
una
reazione.
Guardò
l’amica con gli occhi sbarrati e l’espressione
tipica di chi non crede alle
proprie orecchie.
Di
colpo però ritornò mogia e poggiò
nuovamente la testa sul bracciolo del divano.
“Cosa
dovrei fare?” disse con tono spento.
“Non
credo a quello che sto sentendo!” disse Aerith,
disapprovandola enormemente.
“Io non sono allenata come te e rischierei un collasso, ma se
fossi in te sarei
corsa a dirgli qualcosa!”
Tifa
la guardò a malapena. Sentiva una forte apatia in corpo.
“Per
dirgli cosa, scusa? Mi odia…e io odio lui.”
La
ragazza in rosa si alzò.
“Non
ci credo!”
“Cosa
non credi?”
Aerith
portò le braccia sul petto e le incrociò.
“Se
lo pensassi davvero, saresti già corsa a
dirglielo!”
“Perché
mi dici questo?” il cuore le prese a battere forte. Poi di
colpo, sbottò.
“Credi forse che sia impazzita? Ovvio che vorrei urlargli
contro ancora
parecchie cose! A quello Shinra bastardo! Ovvio che non pensavo sarebbe
partito
così! Ma cosa posso fare, ora?!”
Alla
bruna vennero quasi le lacrime agli occhi.
Era
finita.
Nonostante
tutto, loro erano già giunti al capolinea. Perché
avevano cominciato a
camminare senza rendersi conto di essere praticamente alla fine.
Entrò
Cloud nel bar.
Tifa
lo guardò smarrita.
Lui
non la degnò di uno sguardo e, noncurante, prese gli
occhiali da sole dalla
tasca e li indossò.
“Su
muoviti.” Disse.
Tifa
lo guardò perplessa.
“Guarda
che sto parlando a te.” ripeté, con un volto
parecchio scocciato.
“E
perché?” disse lei in tutta risposta,
completamente smarrita.
A
Cloud sembrò persino ridicolo che fosse lui, in quel
momento, a dare
spiegazioni. Lui che non era affatto pratico di sentimentalismi .
“Ho
una consegna da fare vicino la stazione e mi accompagni.”
Tifa
lo guardò contrariata mentre faceva per alzarsi.
“Io
non ti accompagno da nessuna parte! Non sono nemmeno pronta! Non
indosso
nemmeno le scarpe!”
Il
biondo, in tutta risposta, fece per uscire. Poi, non vedendo ancora
Tifa
affianco a sé, si girò di scatto.
“Come
sarebbe a dire non sei pronta?” di colpo alzò la
voce. “Non c’è bisogno di
essere pronti. Scattare! Al mio tre voglio vederti lavorare con quelle
gambe e
muoverti qua!”
“C-che
atteggiamento alla Wallace è?!” gli
urlò, portatosi di fronte a lui prima che
Cloud cominciasse per davvero a contare. “Tu non urli mai!
Perché ora lo fai?”
“Perché
vedo che ha funzionato.” Disse soddisfatto.
Tifa
sgranò gli occhi.
Cosa
doveva fare a questo punto?
Vide
intanto Cloud prendere posto sulla moto e attenderla impazientemente.
Quando
l’amico prese di nuovo a parlare a mo’ di generale
dell’esercito, Tifa scattò e
si andò a sistemare dietro di lui.
“Che
poi tu eri un soldier! Non un comandante!” gli
urlò, mentre Cloud metteva in
moto e faceva per dirigersi a destinazione.
“Lo
so, ma avevo la stoffa.” Disse.
Tifa
si sentì quasi presa in giro, ma il lungo silenzio che le
serbò Cloud da quel
momento in poi, fu l’ottima scusa per riflettere. Al che di
colpo si illuminò.
Di colpo, capì il perché della presenza di Cloud
in quel momento.
“Cloud!
Tu non vorrai..?” disse sorpresa.
“Io
non voglio proprio niente.” Le rispose visibilmente seccato.
Forse neanche lui
credeva a cosa stesse facendo…
“Cloud…”
disse, senza parole.
Con
una moto come quella di Cloud le ci sarebbero voluti pochi minuti per
arrivare
alla stazione. Una volta arrivata lì…
Sarebbe
corsa, forse sarebbe arrivata in tempo, ma poi?
Cosa
poteva mai dire a Rufus?
Non
aveva molto tempo per pensarci e forse aveva persino paura.
Avrebbe
preferito rintanarsi a casa sua. Evitare di affrontare quella
situazione.
“Te
ne pentiresti, fidati.” Le disse improvvisamente il biondo,
infine.
“Pentire?”
gli chiese.
“Siamo
arrivati.”
La
moto si fermò di colpo.
Tifa
era con Cloud di fronte la stazione di Edge.
A
Tifa sembrò strano pensare che proprio qualche giorno prima
aveva solcato
quella stessa stazione con Rufus.
All’improvviso,
un avviso rimbombò nella stazione.
Era
l’avviso della partenza del treno diretto a Junon.
Tifa
rimase immobile, impietrita. Guardò le sue pantofole e
toccò appena i capelli,
che non aveva nemmeno pettinato.
“Cloud
io non..!”
Cloud
riaccese le moto.
“Io
vado. Decidi tu che vuoi fare e pensa dopo ad affliggerti.” Le disse il biondo dai
capelli a punta.
Pur
contrariato, ciò che Cloud aveva voluto dare a Tifa era una
‘carta’. Una
‘mossa’ che avrebbe potuto almeno lenire in parte
il dolore e l’angoscia che
l’avrebbe afflitta.
Poi
avrebbe deciso lei cosa fare, ma almeno doveva tenere quella carta in
mano, e
decidere se giocarla o meno.
La
sua carta, quella che lui le aveva dato, era quella di essere
lì. Ed avere la
possibilità di incontrarlo, almeno. Rufus Shinra…
Così
Cloud rimise in moto la fenrir e si allontanò. Da quel
momento in poi, la
partita era di Tifa.
Lei
lo guardò andare via e allora cominciò a
guardarsi attorno. Si sentiva
smarrita.
Cosa
doveva fare? Dove doveva andare?
E
se non avesse fatto in tempo?
Con
tutta quella confusione sarebbe stata capace di trovare Rufus? E
parlargli? E
cosa diavolo gli doveva dire?
“Il
treno diretto a
Junon è in partenza con ritardo di tre quarti
d’ora. Ci scusiamo con i
passeggeri per il ritardo. Il treno diretto a Junon è in
partenza con ritardo
di tre quarti d’ora. Ci scusiamo con i passeggeri per il
ritardo…”
“Cazzo!”
urlò Tifa e, presa dalla fretta, si accorse che per davvero
non aveva nemmeno
un secondo da perdere.
Si
ritrovò così a correre per la stazione, senza
curare la gente che la guardava
perplessa mentre avanzava. Non sapeva se era il momento o no di
chiedersi tante
cose e, in verità, la testa le si annebbiò a tal
punto che non ci fece più
troppo caso.
Sapeva
solo che doveva correre e raggiungerlo.
All’improvviso
sorrise.
“Certo
che…facciamo sempre tutto di corsa, eh?”
Cominciò
a sentire il fiatone soffocarla sempre di più, ma non
accennò minimamente a
rallentare la corsa.
Rufus…doveva
vederlo.
Un’ultima
volta. Ci doveva riuscire.
Non
riusciva effettivamente a rendersi conto come Cloud avesse preso una
decisione
simile. Perché l’avesse portata lì.
Aveva
visto qualcosa che lei non vedeva?
In
verità credeva che a tutti, maggior ragione per lui, facesse
piacere
quell’epilogo in cui avevano deciso di lasciarsi.
Invece
ora era lì.
Rifletté
a quanto fosse buffo il fatto che aveva avuto lo stesso pensiero alle
cinque di
mattina. Lì certo avrebbe avuto tutto il tempo necessario.
Si, anche per
prepararsi.
Rise
fra sé pensando che, vedendo Tifa in quello stato, Rufus
avrebbe potuto perfino
spaventarsi.
Lo
aveva negato fino all’ultimo. Aveva negato da sempre la loro
esistenza.
L’esistenza dei suoi stessi sentimenti.
Aveva
detto a se stessa e a tutti che era meglio così. Che le cose
non potevano che andare
in un’unica direzione.
Era
una bugia.
Erano
tutte una squallida bugia.
Non
era vero che Rufus l’aveva accecata, raggirata.
Tifa
sapeva fin dall’inizio lui chi era. Sapeva fin
dall’inizio dei suoi piani e
della sua ambizione.
Si
era solo nascosta dietro quella facciata, affinché le fosse
stato più facile,
un giorno, allontanarsi da lui.
Scese
le scale e arrivò nei pressi di un binario, che
trovò vuoto.
Si
bloccò di colpo e le si gelò il sangue.
“Anf…anf…è
già…andato?” disse, scioccata.
Aveva
ancora il fiatone, che le rendeva quasi impossibile parlare, tuttavia
cercò
comunque di guardarsi attorno, senza perdere la calma.
“Da
quanto tempo è partito il treno per Junon?” chiese
ad una persona a caso.
L’uomo
la guardò perplesso.
“Non
è ancora partito. Parte nel binario qui dietro, a
momenti.”
“Non
è ancora partito? Davvero?” disse illuminandosi
all’improvviso. Corse di colpo
via, ringraziando l’uomo che la ricambiò perplesso.
Non
era ancora partito! Il treno era ancora li. Aveva solo sbagliato
binario.
Si
sentì rasserenata, ma non era ancora detto tutto. Doveva
ancora raggiungere il
treno prima che tutti i suoi sforzi fossero stati vani.
Era
stanca, tantissimo. Correre a perdifiato in quella circostanza, con il
cuore a
mille e senza un benché minimo preavviso, era insostenibile. Ma Tifa
dovette ammettere che
Cloud aveva avuto ragione.
Era
un qualcosa che doveva fare o se ne sarebbe pentita per sempre.
***
Rufus
intanto aveva parlato già più volte con il
capotreno, stanco e irritato di quel
terribile ritardo.
Gli
avevano detto che era una questione di pochi minuti, ma Rufus era
troppo
altolocato per sopportare un trattamento simile.
Si
mise sulla poltroncina e guardò l’orologio nervoso.
Era
da tre quarti d’ora che gli dicevano che il treno sarebbe
partito a minuti.
E
poi era lui che apparteneva ad una famiglia di imbroglioni.
Rimase
diversi minuti fermo, senza pensare. Del resto, aveva pensato fin
troppo, in quegli
ultimi giorni.
All’improvviso
quella catenina dorata attirò la sua attenzione.
La
catenina era appesa al suo collo e solo allora si ricordò
che, da quel giorno,
non l’aveva più tolta.
La
prese fra le mani delicatamente e la guardò.
Qualcosa
si smosse dentro di lui e non provò affatto rabbia.
Più…rammarico.
Sorrise
pensando che era davvero un peccato non averci provato ancora un
po’.
Socchiuse
gli occhi sapendo che sarebbe stata dura, adesso.
Era
stata dura sapere che l’unica persona che a cui si fosse mai
affezionato, di lì
a poco sarebbe sparita.
Aveva
solo quella catenina, alla quale assegnava più significati.
Un
ricordo, un simbolo del loro amore, un simbolo
d’addio…
Quale
vincesse sull’altro non ne aveva idea.
Del
resto…quella era la sua Tifa.
Si
affacciò distrattamente dalla finestra e guardò
la gente.
Sentiva
un’insolita calma, come se per qualche attimo, in quel
momento, si ritrovasse
in uno spazio bianco. Di lui adesso non esisteva nulla.
Non
provava nulla, e per certi versi, si sentì persino
rasserenato della cosa.
La
gente attorno correva, aveva fretta…
Lui
invece, per una volta, sentì la calma albergare dentro.
Non
essendoci abituato, si sentì strano. Ma si lasciò
cullare da quella sensazione,
specie sapendo che presto sarebbe finita.
E
proprio mentre guardava ancora tutte quelle persone che ne vide una
particolarmente irrequieta. Guardava ovunque, correva e poi si
avvicinò al
treno spaventata.
“Certo,
non mi aspettavo che questa ‘quiete’ sarebbe finita
così presto.” Disse mentre
sul suo volto si disegnava un sorriso saccente.
Guardò
Tifa rivolgere domande alle persone e correre perdendo persino di tanto
in
tanto le pantofole.
Rufus,
quando la vide vicina al treno, mentre era intenta a spiare i
passeggeri, si
affacciò aprendo il finestrone.
“Miss
Lockheart! Hai completamente sbagliato direzione.” Le disse
divertito.
Tifa
sobbalzò e lo vide lì, con il suo solito viso
beffardo e lo sguardo altezzoso.
Rufus…
Rimase
paralizzata, incredula di averlo trovato.
Era
lì, ed aveva il volto che ricordava. Finalmente tornato con
quello sguardo saccente
e da cretino che aveva visto spento l’ultima volta.
“Rufus!”
All’improvviso
sbottò la ragazza.
Si
fermò, avendo ancora il fiatone. Aveva difficoltà
a parlare, poi aggiunse.
“E
perché esci fuori solo ora?!”
Rufus
portò le braccia sul finestrone e le incrociò fra
loro.
“E
io che quando sono venuto mi aspettavo di trovarti qui pronta a darmi
un bacio
d’addio. E invece sono proprio l’ultimo dei tuoi
pensieri.” Le disse con un
finto rammarico, generando l’ira di Tifa che invece aveva i
capelli arruffati,
gli occhi gonfi, le gambe stanche e il fiatone ancora terribilmente
insopportabile.
“Vaffanculo!”
gli urlò.
Rufus
rise e trovò inspiegabilmente bello vederla lì,
in quel momento.
Tifa…la
sua odiosissima e amabilissima Tifa Lockeheart.
I
suoi occhi tornarono luminosi, azzurri, come quelli di sempre. Avevano
riacquistato improvvisamente la loro luce.
“Sei
venuta per dirmi questo?” le disse, deridendola come solo lui
sapeva fare.
Tifa
strinse i pugni per farsi coraggio.
“Ovvio
che no! Scendi un secondo, ti devo dire una cosa!”
Rufus
rise di nuovo.
“Ma
il treno sta per partire. E se lo perdo?” disse scherzoso.
“No
che non lo perdi! Scendi un attimo.” Gli ripeté
stanca.
I
loro occhi si incrociarono per qualche istante e in loro
albergò la stessa
sensazione.
Quella
di essere felici di ritrovarsi di nuovo l’uno di fronte
l’altra.
Era
come se di fronte a quella situazione, tutti i problemi fossero
spariti. Come
se non ci fosse più nulla da temere.
Come
se di fronte ad un addio tutto sparisse e subentrasse di nuovo
quell’emozione.
Quella stessa dove Rufus non era più lo Shin-Ra e Tifa non
era più una ribelle
che non poteva credere in lui.
All’improvviso,
però, il treno si mise in moto e
l’annunciò della partenza rimbombò fra
i
binari.
Questa
volta non era più un ritardo.
Il
treno stava partendo per davvero.
“R-Rufus!”
gli urlò lei non sapendo cosa fare.
Tifa
rimase spaesata di fronte quell’improvviso movimento.
Lo
guardò con gli occhi smarriti, rivolgendoli a lui.
Rufus,
dal suo canto, ritornò serio e prese anche lui a guardarsi
intorno. Si rese
conto che era fatta. Il treno si stava preparando per la partenza.
“Dai,
muoviti, Tifa!” le disse. “Anche una cosa carina,
falla ora!” provò ad
aggiungere, ironizzando la situazione.
Ma
Tifa sentì il sangue gelarsi nuovamente.
Non
poteva urlarli in quel modo tutto quello che voleva rinfacciargli e
dichiarargli.
Non
potevano parlare così.
Semplicemente…non
aveva fatto in tempo?
Si
sentì pervasa da una sensazione di vuoto e Rufus se ne
accorse, al che si alzò.
“Il
treno diretto a
Junon è in partenza. Ci scusiamo con i passeggeri per il
ritardo. Il treno
diretto a Junon è in partenza. Ci scusiamo con i passeggeri
per il ritardo.”
“Cosa…cosa
devo fare?” disse Tifa a sé stessa.
Non
poteva fare granché.
Aveva
fatto in tempo a vederlo, ma non a parlargli.
Indietreggiò
appena, mentre vedeva il treno mettersi in moto. Aveva
l’ansia addosso, sentiva
che non era così che dovevano andare le cose.
Provò
tanta rabbia nei suoi confronti, perché era stata una
stupida.
Una
stupida piena d’orgoglio.
Se
non fosse stata così orgogliosa, non sarebbe andata a casa
di Rufus per dire
quelle bugie.
Non
avrebbe perso tempo. Un tempo che non sarebbe ritornato.
“Ehi
Tifa!”
Sentì
all’improvviso una voce urlare. Sbandò
nell’udirla e, girandosi attorno, vide
Rufus sul portellone del treno.
Subito
corse in sua direzione e lo guardò sbigottita.
“Cosa…cosa
ti salta in mente di fare? Il treno sta per partire!” gli
disse.
“Meglio
vederci così, che io affacciato dalla mia postazione,
no?” le sorrise.
Tifa
si rese conto che Rufus era di fronte a lei.
Li,
proprio come sperava di vederlo.
Si
sentì così felice che di colpo fu costretta a
girare lo sguardo lontano dal suo
per non lasciarsi tradire dalle emozioni.
“Certo
che tu…ne fai di cose strane!” gli disse
leggermente tremolante.
“Senti
chi parla. Poi mi dovrai spiegare quale buon senso, che dici di aveva
più
spiccato di me, ti ha spinta a venire così conciata in una
stazione.” Rise per
spezzare il ghiaccio.
Tifa
strinse le spalle e arrossì appena.
“Avevo
fretta.”
Ai
due si avvicinò il capotreno.
“Il
treno deve partire, chiuda la porta.” Disse.
Rufus
tentennò, poi guardò Tifa.
“Ho
bisogno di parlare con questa donna un attimo.” Disse.
Tifa
rimase a guardarlo.
“Devo
chiudere, mi spiace. Scelga se rimanere o uscire.” Detto
questo, si allontanò
per controllare anche gli altri portelloni.
A
quel punto Rufus, con disinvoltura, scese dal treno.
“R-Rufus!”
gli disse sgomentata Tifa.
Rufus
la guardò serio, come se trovasse assurdo quello sguardo.
Il
biondo scosse appena la testa e attirò
l’attenzione della ragazza sui suoi
occhi.
Perché
avevano ora e in quel momento bisogno di parlare.
“Tu
hai sempre avuto bisogno delle mie dimostrazioni per sapere quanto io
ci tenga
a te. È per questo…”
Si
bloccò nel parlare. Il treno chiuse tutte le porte e un
assordante fischio
avvisò la sua partenza. Quella definitiva.
Il
treno cominciò lentamente a muoversi e prese ad allontanarsi
dai due.
Solo
quando i rumori meccanici terminarono, che Rufus continuò la
frase.
“…che
sono qui, adesso.”
Tifa
sgranò gli occhi e rimase a guardarlo come sotto shock.
“Il
treno! Rufus! Avvisali! Guarda che lo stai perdendo!No…lo
hai perso!!”
Urlò
lei all’improvviso.
Il
treno prese velocità e in pochi attimi fu fuori dalla loro
portata.
Tifa
gli si rivolse di nuovo, non capendo.
Non
comprendeva nemmeno perché Rufus fosse così
serio, per nulla esterrefatto.
Rimasero
poi di fronte. A guardarsi.
Rufus…
Gli era bastato vederla per
cambiare
completamente i suoi piani?
Lei
che non lo meritava affatto?
Sentì
una morsa al cuore che le strozzò le parole in bocca.
Il
suo volto si fece turbato e non poté fare a meno di
guardarlo senza riuscire in
alcun modo a distogliere lo sguardo da lui.
“Tu…”
disse con voce velata, ma Rufus la interruppe.
Si
portò vicino a lei sempre di più.
“Cosa
dovevi dirmi?” le chiese con una soavità che Tifa
non sapeva potesse
appartenergli.
Rufus
aveva lasciato il treno per Junon a causa sua e non sapeva nemmeno cosa
dirgli.
Non
trovava la forza per ragionare e non trovava il coraggio per agire.
Lui
era lì, a guardarla, e rimase in silenzio in attesa di una
risposta che in
realtà non aveva bisogno di parole.
Tifa
sentì il cuore battere e per quanto si sforzasse non
riuscì a fare altro che
balbettare.
“Io…ehm…”
disse specchiandosi nei suoi occhi, incapace di fare altro.
Rufus
a quel punto addolcì lo sguardo, che divenne più
penetrante. Portò una mano sul
viso di lei e la sfiorò appena.
L’avvicinò
al suo viso e continuò a guardarla. Era quello il momento in
cui aveva bisogno
di sentirla. Di sentire la sua Tifa più vicina che mai.
“Tu
pensi che io abbia sbagliato a scendere?” le chiese.
“Io non me lo chiedo
affatto. Perché so che non lo è.”
Tifa
socchiuse gli occhi e si sentì completamente scossa da
quelle emozioni che
riusciva a stento a contenere. Rufus le si avvicinò sempre
di più.
“Perché
lo sai anche tu, vero? Che mi vuoi. Che se ti bacio ora, non te ne
pentirai.”
Tifa
annuì appena, schiudendo le labbra e assecondando il suo bel
presidente, che premette
la bocca contro la sua.
Solo
allora Tifa si lasciò completamente alle spalle ogni
incertezza per
abbandonarsi a quella dolce sensazione.
Trovo
ironico pensare che, forse, non aveva mai avuto bisogno di altro.
Non
credeva lo avrebbe baciato di nuovo, non credeva che avrebbero di nuovo
raggiunto quell’intesa.
Gli
portò le mani sulle spalle e lo assecondò ancora,
presa da quel momento e
sentendosi sempre più alienata da ogni cosa che li
circondasse.
Rufus,
a quel tocco, strinse entrambe le braccia su di lei.
La
tenne così stretta che Tifa poté sentire
nitidamente la sua passione.
L’ardore
che in quel momento pervadeva anche lui.
La
paura di aver rischiato di perderla per sempre.
Tifa
sentì di poter entrare nella sua mente e sentire attraverso
quel bacio, che da
delicato, si fece sempre più intenso e passionale, quanto
anche lui avesse
sperato di trovarsi di nuovo lì, con lei.
Riuscì
a percepire la sua anima infelice e spezzata, ora ricomposta grazie a
lei.
Anche
lui…non aveva che desiderato altro.
La
sua ambizione più grande era stata lei.
La
felicità tanto ambita, altro non era che il desiderio di
essere amato. E questo
era successo grazie a lei…Tifa.
Essere
di nuovo un tutt’uno con lei…
Solo
allora si rese conto della sciocchezza che avrebbe fatto ad andare via.
Al
disastro al quale sarebbe andato incontro lasciandola, rovinando la sua
vita
per sempre, senza di lei.
Perché
senza di lei nulla avrebbe avuto più lo stesso senso.
Lui
stesso, non sarebbe più stato nessuno, e sarebbe rimasto
accecato solo da falsi
ideali… quando l’unica cosa che desiderava era
solo questa.
Tifa
lo strinse forte, condividendo quei suoi sentimenti.
Era
stata accecata da lui, ma era anche stata quella stessa
cecità a farle, invece,
vedere cose che non aveva mai visto.
Aveva
visto delle cose che in Rufus non avrebbe mai creduto di poter vedere.
Cose
che l’oblio che contrassegnava il loro rapporto
l’aveva sempre fatta scappare.
E
alla fine, aveva avuto un’esperienza indimenticabile.
Era
riuscita ad aiutare quei bambini.
Aveva
almeno dato loro un posto dove stare.
Aveva
lavorato con i suoi ex-nemici, ricredendosi persino su di loro.
Si
era divertita molto a scontrarsi con Rufus e alla fine, quasi come un
curioso
scherzo del destino, si era persino innamorata.
In
quel tempo stesso anche molte cose della sua vita erano cambiate.
Nonostante
molti pilastri fossero crollati, Tifa era stata completamente coinvolta
nella
vita del ragazzo.
E
nonostante i mille sensi di colpa, questi andavano a svanire quando
erano loro
due, assieme.
…E
anche se quei sensi di colpa fossero tornati… oramai aveva
compreso che ne
aveva bisogno più di qualunque altra cosa.
Perché
erano così, Rufus e Tifa.
Tifa
si allontanò e lo guardò, sentendo i suoi occhi
brillare, finalmente.
“Ma
ora come farai con i tuoi affari a Junon?” gli chiese.
Rufus,
per la prima volta, le rivolse un sorriso. Un sorriso diverso. Per
nulla
saccente, per nulla irritante.
Era
il vero sorriso di Rufus.
Ed
era stupendo.
“Oh,
non lo so. Penso che Tseng mi riporterà i bagagli e
Darkie.” Rise appena. “Sarà
entusiasta.”
Tifa
gli sorrise, e Rufus la ricambiò, rivolgendole la faccia
saccente di sempre.
“Come
pensi che andrà a finire?”
“Dipende
da come la prende il tuo papà, e anche quell’altro
tuo papà. Adesso che mi
credevano fuori gioco.” Rispose scherzosamente, ma nemmeno
troppo.
Tifa
rise, non capendo molto bene, ma non riuscì a trattenere
quella sensazione che
non sperava più di poter provare.
Rufus
all’improvviso sfilò la giacca bianca e la mise
sulle spalle di lei.
“Prenderai
freddo. Andiamo su.” Le disse.
Tifa
strinse la giacca attorno a se e si affiancò a lui.
Lo
prese per mano e lo guardò felice.
Rufus
la ricambiò, rimanendo sorpreso di quel gesto.
“Che
hai così all’improvviso?” le chiese. Non
era abituato a vedere nei suoi occhi
quella felicità.
Tifa
gli sorrise ancora.
Rufus…era
qui per lei.
Anche
se in quel momento aveva perso tutto. Anche se una parte di lui, forse,
non
l’avrebbe mai perdonata.
Rufus…
Rufus
aveva in tutto questo fatto una scelta davanti ai suoi occhi, e questo
le
sarebbe bastato tutta la vita.
“Ti
volevo dire che…ti amo.” Disse esitante, ma poi
sentì il coraggio giusto.
Lo
amava.
Doveva
dirglielo.
Almeno
una volta.
E
ora era finalmente pronta ad ammetterlo.
Rufus
rimase senza parole a guardarla, poi corrucciò il viso e
distolse lo sguardo
come non aveva mai fatto.
Tifa
si sorprese che…sì.
Rufus
stava proprio arrossendo.
“Ti
sei fatto rosso!” gli disse indicando il suo viso, scioccata.
“Si, si! Sei
rosso! Chi l’avrebbe detto che proprio tu, che fai tanto il
saccente, invece
ora sei in imbarazzo! Non l’avrei mai creduto! E se me lo
avessero rac..AHIA!!”
si interruppe dopo che Rufus le tirò appena un capello per
dispetto.
“Togli
quella faccia, Lockheart. Guarda che riprenderemo a discutere molto
presto e a
lasciarci una continuazione. Siamo pur sempre un avalanche e uno
Shinra, no?”
Rufus
dapprima la guardò facendo l’offeso, poi le
sorrise e velocemente serrò di
nuovo le labbra sulle sue.
Tifa
sbarrò gli occhi per quell’improvviso gesto, poi
comprese.
Comprese
che quella era la sua risposta.
La
loro storia non sarebbe stata facile.
Non
era stata facile prima ancora di cominciare, figuriamoci cosa sarebbe
accaduto
ora che erano di nuovo, finalmente, assieme.
Tuttavia
in quel momento erano immersi nella folla della stazione, e le loro
figure
andarono lentamente a confondersi con quelle degli altri.
Non
erano soltanto un ex-membro AVALANCHE e un ex-presidente della Shinra
inc.
In
quel momento la loro stessa immagine, di amanti che si baciavano nella
folla,
faceva comprendere al mondo quanto loro non fossero delle icone opposte
e
inconciliabili.
Inconciliabili
per convenzioni e pregiudizi.
Erano
lì, e l’essere immersi in quella parte di mondo,
mentre tutto scorreva, faceva
comprendere quanto nessuno fosse poi tanto diverso, quando era
l’amore a
unirli.
Perché
si deve ascoltare il proprio cuore, quando esso ti chiama.
Perché
si deve ascoltare il proprio cuore, quando non si sa cosa fare.
Perché
non si deve mai dire addio, senza prima ascoltare il proprio cuore.
Oblio
-Dimenticanza, abbandono da parte del pensiero ma anche da
parte dei sentimenti e degli affetti. Annullare il proprio pensiero o
la
propria attività in qualcuno o in qualcosa. –
Annullare
ogni arroganza, pregiudizio, contesto…
E
credere che almeno in quell’istante…
…. sia possibile.
….Sia
possibile amare, comprendersi, sperare, sognare…
Dimenticarsi
di tutto e di tutti in un mondo pieno di convenzioni
e trappole pronte a scattare a qualsiasi errore. Pronte a farci crede
che
esistano cose giuste e sbagliate. Pronte a farci credere che esiste chi
perde e
chi vince.
Abbandonarsi
e credere che ci sia qualcosa di meno grande di quel
che sembra…
Che
ci sia un posto dove semplicemente sia possibile…
E
alla fine ritrovarsi a pensare che quella sia stata davvero la
scelta giusta.
-FINE-
Signori
e Signore…
Alla
fine, dopo tre
anni dalla pubblicazione del primo capitolo di
“Oblivion”, siamo finalmente
giunti alla fine.
Un
finale atteso
prima di tutto da me stessa, poiché questa è
stata la coppia che per più tempo
mi ha fatto fantasticare nella mia vita ‘virtuale’,
diciamo.
Sembrerà
strano a
dirsi (ma anche no), ma il mio amore per Rufus e Tifa è
rimasto vivo per anni,
e ha fatto nascere
in me il desiderio di
far conoscere ad altri utenti quanto una coppia del genere potesse
comunicare.
Oggi posso dire con
soddisfazione di
essere riuscita nel mio intento, e al di la di tutto, sono orgogliosa
di poter
dire che al mondo, in Italia, esiste una fanfic su di loro scritta da
me.^^
Una
fanfic nella
quale ho messo amore, ma anche tanta razionalità.
Perché volevo rappresentare
loro, e non solo la mia passione di vederli assieme.
Il
mio intento era
entrare nelle menti dei due protagonisti e mostrare come potesse
muoversi una
storia su di loro, costruendo dei presupposti ed elaborando sempre con
coerenza
e meditazione le loro rispettive azioni.
Perché
la storia
uscisse quanto più possibile verosimile. Perché
ripeto…volevo rappresentare
Rufus e Tifa. La loro storia.
O
almeno la
possibile storia che si potrebbe verificare seguendo gli eventi di
Final
Fanatsy VII Advent Children, un periodo che fornisce degli interessanti
spunti
per elaborare il futuro dei nostri protagonisti.
E
adesso che ho
finito…quanti ricordi…e quante persone nella mia
mente che mi hanno
accompagnata.
Mi
sento commossa
davvero.
Essendo
una fanfic
su un crack pairing, ovvero una coppia inusuale che non ha grossi
presupposti
nell’opera originale, non mi aspettavo tutto questo, quando cominciai a
scrivere.
E’
doveroso per me,
arrivata a questo punto, fare
un tributo
a tutti voi che mi avete seguita e sostenuta.
Uno
special thanks…
A
coloro che hanno
aggiunto questa storia fra le loro preferite:
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chi l’ha aggiunta
fra le seguite:
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A
Chihiro che l’ha messa nelle ricordate.
E
infine… un GRAZIE
VERAMENTE SPECIALE, e a cui devo tutto, è a chi
calorosamente mi ha recensita.
Ricordate…se
ho deciso di portare a termine la storia…è stato PER VOI.
Per
voi specialmente.
Perché
dopo tante opinioni scambiate, tante affettuose parole, e anche
critiche, non
sono riuscita ad essere indifferente.
Mi
avete colpita nel profondo con il vostro affetto e la vostra presenza.
La
maggior parte di voi non è mai venuta a mancare, anche dopo
i miei scarsi
aggiornamenti, e ho potuto sentire dalle vostre parole quanto avete
amato
questa storia e questa coppia, come me.
La
cosa mi ha trasmesso una gioia e un entusiasmo che non
dimenticherò mai.
E’
a voi che dedico questo finale.
the one winged angel
Marie16
shining leviathan
Un
posticino a parte per loro, che mi hanno seguita fino alla
pubblicazione dell’ultimo capitolo, quando oramai non mi
aspettavo che dopo un
anno qualcuno mi seguisse ancora realmente^^
GRAZIE
DI VERO CUORE!!!! Vi Adoro!
Tifa_heart
yurinoa
Morpheus
Natsuko91
Black_Thunder
thembra
Coloro
le cui recensioni sono state fra le più costanti! Grazie
davvero! Spero che avrete modo di leggere il continuo della storia e
sapere che
siete stati fondamentali per l’ultimazione della fanfic! Un
bacione anche a
voi!
Tifa_Lockheart
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Aranel Yukino
OrihimeInoue
La Lady
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piichan
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Isarith
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Erenwen
V a l y
Grazie
anche a voi,
che mi avete accompagnata in questa “avventura”!!
Grazie mille per il vostro
caloroso sostegno!
Con questo…il
sipario si chiude.
Grazie
per questa
bellissima esperienza.
Un
Kiss
Fiammah_Grace
|
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