Amami

di Dafne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza della fine del mondo ***
Capitolo 2: *** Che cos'è L'universo? ***
Capitolo 3: *** Piccolo imprevisto ***
Capitolo 4: *** Altri Casini al Grande Tempio ***
Capitolo 5: *** Sotto a chi tocca! ***
Capitolo 6: *** Attacco al Grande Tempio ***
Capitolo 7: *** ferite del passato ***
Capitolo 8: *** Una strana Vigilia ***
Capitolo 9: *** All'alba ***
Capitolo 10: *** Un Natale da dimenticare (prima parte) ***
Capitolo 11: *** Un Natale da dimenticare (seconda parte) ***
Capitolo 12: *** Un Natale da dimenticare (terza parte) ***
Capitolo 13: *** Un Gennaio... coi fiocchi ***
Capitolo 14: *** Maturare ***
Capitolo 15: *** Il Campeggio ***
Capitolo 16: *** Axis ***
Capitolo 17: *** Esilio! ***
Capitolo 18: *** Verità Rivelate - Prima parte ***
Capitolo 19: *** Verità rivelate - Seconda Parte ***
Capitolo 20: *** L'ultima battaglia ***
Capitolo 21: *** Un nuovo inizio - Epilogo ***



Capitolo 1
*** La ragazza della fine del mondo ***


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I personaggi di Saint Seiya sono di proprietà di Kurumada (peccato...), tranne quelli inventati da me che di sicuro non vorrà nessuno ^^;

 

Quella volta camminavo per le vie della città di Atene.

L'armatura non l'avevo portata con me, per mescolarmi meglio con la gente comune; forse, se avessi saputo prima a cosa andavo incontro, o meglio, a chi andavo incontro, sarei rimasto al Grande Tempio a fare la guardia alla mia casa da bravo cagnolino... anzi, da bravo scorpione.

Fischiettavo tranquillo, con le mani in tasca, come avrebbe fatto qualsiasi ragazzo che esplorava la propria città, rimanendo affascinato dalle vetrine, dai negozi, diciamo anche dalle bariste, siamo sinceri.

Chi però in quel momento riuscì a notarmi, mi scambiò sicuramente per un ubriaco che passeggiava per le vie del villaggio come un morto vivente.

 

Già… Un morto vivente… Perché ero questo, no?

Dopo l’ultima battaglia, quasi tutti i cavalieri devoti ad Atena tornarono in vita, e io con loro; non ricordavo bene come, prima ero nell'Ade e subito dopo nel mio letto, all’ ottava casa dello zodiaco, come se fosse stato tutto solo un sogno.

Scoprii solo dopo che non avevo sognato: Athena aveva supplicato l’Onnipotente Zeus di farci rinascere… ovviamente solo quelli ritenuti più meritevoli.

Aphrodite di Pisces, per esempio, si salvò grazie al suo tradimento non rivelato esplicitamente; al contrario, Death Mask rimase a fare il re nel regno dei morti assieme al povero Saga, il cui posto nel mondo dei vivi fu preso dal gemello Kanon.
Quest'ultimo non era proprio contentissimo di ciò, dato che molti Gold non l'avevano ancora perdonato del tutto; in particolare, era piuttosto guardingo quando gli
passavo io davanti...
Forse il ricordo delle ferite che gli avevo procurato non era ancora del tutto svanito.

E Aiolos? Lady Saori non ci pensò neanche per un secondo… Proprio lui, a cui Sua Maestà doveva la vita, fu stato gettato nel dimenticatoio…

Ma non esitò a salvare Seiya; oh, no! "Lui è un eroe, è grazie a lui se abbiamo sconfitto Hades, quindi a lui il diritto di precedenza!
Bisognerebbe rivedere i cartelli stradali, allora, e aggiungerne qualcuno con l’obbligo di servire la Signorina Nostra Divina protettrice Scassamaroni."

Siamo sinceri, quella lì non è mai stata simpatica a nessuno: ho sempre pensato che Mu, quando i Bronze Saint arrivarono al Grande Tempio per la battaglia, avrebbe preferito conficcare quella stramaledettissima freccia d’oro ancora più in profondità, tanto per non avere più problemi; il Saint dell’ Ariete divenne Gran Sacerdote subito dopo essere stato resuscitato, perciò ora non si sognerebbe mai di dirlo in faccia a Saori... Eppure a volte sentivo il suo istinto omicida verso di lei..

Ma bisognava capirla, povera ragazza! Seiya è stato un tale dongiovanni che lei non ha potuto farci niente… Dovevo nominare qualcuna delle sue spasimanti? Miho, Shaina…
Marin non osavo aggiungerla perché altrimenti Aioria mi avrebbe fatto secco a suon di pugni... 

Sì, ho iniziato ad odiare Saori con tutte le mie forze: si cacciava sempre nei guai e noi Saint dovevamo venire a salvarle il fondoschiena.. Poi chi importava se perdevamo la vita, l’importante alla fine era salvare Seiya..

Non ho mai dimenticato il modo in cui morì Saga… Quella odiosa ragazzina non pensò neanche lontanamente di salvarlo, lui era un pericolo per l’umanità! Ah, non dovevamo dimenticare che per poco non faceva secco il suo puledrino preferito.

Lui non si doveva stancare, povero piccolo idiota: non ha mai fatto niente in battaglia, interveniva quando non ce n’èra bisogno e tutti lo dovevano difendere, perché lui era un figaccione ed era più forte di qualsiasi essere umano!

 

Comunque, ritornando al mio discorso iniziale, quel giorno non avevo voglia di rimanere al Grande Tempio; avevo cercato di seguire l’esempio degli altri Gold Saint, ma lasciai perdere quasi subito.

Mur, per esempio, faceva il baby sitter a Saori, che chissà perché veniva al Tempio una volta ogni due ore ( per la cronaca: i cazzi suoi mai… ) e Dohko veniva ad aiutarlo ( decise di rimanere giovane… il che fu peggio, dato che si è sempre creduto un gran fiQo. Bah, per me sarà sempre il solito puffo con la pelle color prugna.)

Aldebaran si rinchiuse nella seconda casa a mangiare tutto il santo dì ( guadagnava di più se se ne fosse andato in Spagna a partecipare alla corrida...)

Kanon usciva sempre, ed era così timoroso di parlare con noi che preferiva evitarci; stesso discorso per Aioria, solo che lui evitava esclusivamente ME, poiché sapeva che l'avrei preso in giro riguardo alle sue scappatelle con Marin.

Shura era partito per un allenamento sulla catena dell’ Himalaya ( già, dove altro poteva andare un caprone come lui? ) e Camus ero sparito ( forse se lo cercavo nel freezer lo trovavo )

A questo punto rimaneva solo Shaka, ma non osai avvicinarmi a lui perché Aphrodite era sempre nei paraggi, cercando di convincerlo a sostituire quel dannato fiore di Loto con qualche rosellina.

Girai l’angolo della via, sospirando mentre mi accorgevo di aver sbagliato strada.

Che stupido...

Neanche il tempo di voltarmi che qualcuno mi puntò un coltello contro la schiena.

 

- O la grana o la vita! – disse senza tanti complimenti una voce metallica.

Mi girai lentamente, coprendomi prima il volto con un fazzoletto, tanto per giocare un po’; mi divertivo a prendere in giro i furfanti...

Mi ritrovai davanti un ragazzino più basso di me, tutto imbacuccato dalla testa ai piedi e con un cappello calato sul volto, lasciando però in vista i capelli mediolunghi e castani.

 

- Pensavo fossi un rapinatore… Invece sei solo un ladruncolo da quattro soldi… -

Non sapevo di poter essere così bastardo…

- Ladruncolo? Attento a come parli, o ti taglio la gola! -

- Sempre che tu riesca a non sbagliare mira, orbo come sei. –

- CHE CAZZO HAI DETTO? –

 

Mi lanciò addosso il coltello con uno scatto fulmineo e poco ci mancava che mi centrasse in pieno per davvero; riuscii ad abbassarmi in tempo e a tirargli un pugno in volto, che lo fece volare contro delle casse di legno.

- Beh? Non fai più il gradasso? -  

 

Qualcuno mi spieghi perché… vi prego… ditemi perché mi avvicinai… ditemi perché lo afferrai per il colletto…

Perché il vento gli portò via il cappello, perché quello alzò lo sguardo verso di me…

Perché non mi ero accorto subito che il ladruncolo era…

 

- Una ragazza??? -

- Problemi? – chiese lei, sputandomi in faccia. – Lasciami subito, scimmione, o giuro che ti stendo! –

 

Cercò di tirarmi qualche pugno, ma non ci riuscì, abbassando leggermente la testa li evitai tutti.

Altro che ragazzina fine e gentile… ‘sta qui di una ragazza aveva solo le forme… e tra un po' neanche quelle si notavano...

 

- Uffa, che palle, non si picchiano le donne! – sbuffai, annoiato, e la lasciai cadere per terra, girandomi.

- Ma vai a quel paese! – mi gridò di rimando, massaggiandosi il fondoschiena per la botta ricevuta.

Tornai a guardarla ancora un minuto; strani i suoi occhi, sembravano cambiare di intensità a seconda del sole.

 

- Che vuoi ancora??? Torno a spacciare cocaina, idiota! -


A quel punto, una sola frase continuò a rimbombarmi in testa, accompagnata da uno strano ronzio... 

" Mi ha preso per un drogato???? No, dico, drogato a me????Razza di cretina, ora ti faccio vedere io! "

 

- Senti un po’ tu! Sai con chi stai parlando? – chiesi, togliendomi quel fazzoletto che mi copriva il viso dal naso al mento.

Quella mi fissò un momento, per poi portarsi le mani alla bocca. – Ma tu sei… -

 

Incrociai le braccia al petto, strafottente.

" Ecco, mi ha riconosciuto come cavaliere d'oro.. ora mi chiederà scusa in ginocchio, me lo sento…"

 

E invece…

 

La ragazzina con un balzo si attaccò al mio braccio destro, con gli occhi a forma di cuore, mentre urlava: - MA TU SEI UN FIGO DELLA MADONNA! –

 

Da allora passarono ben tre giorni… Non ricordavo come mi fossi liberato di quella scema, temevo di dover seriamente prendere le pillole col fosforo.

Quel giorno mi recavo da Camus, che voleva vedermi a tutti i costi… Mi minacciò di morte se non fossi venuto, ma, ancora adesso, vorrei sapere perché dovevo andare io da lui, dato che dovevo fare in salita tutti gli scalini fino all’undicesima casa!

 

" Ah, ecco, adesso lo vedo! Sbaglio o è nervoso? " mi chiesi, mentre la figura del mio amico si delineava sempre più.

- Milo, amico mio, non sai quanto ti voglio bene! -

 

????

 

"Ma dico, è impazzito????? "

- Camus, tutto ok? A forza di stare nel freezer ti si è congelato il cervello con tutto il sistema nervoso? -

Camus si guardò intorno come avrebbe fatto un gatto in cerca del topo, poi mi fece cenno freneticamente di entrare nella casa di Aquarius.

- Che non si sappia in giro una cosa del genere! -  mormorò, preoccupatissimo, per poi calmarsi.


I miei pensieri si posarono tutti sul mio cellulare 

"Forse è meglio se chiamo la neuro" pensai "Se mister ghiacciolo è così nervoso deve essere successa una catastrofe… è arrivata la fine del mondo, per caso?"

 

- Milo… Da questo momento in poi tu sarai un maestro… -

 

"Sono sempre più preoccupato."

 

- E ora ti mostro l’allievo… -

 

"Sei sbrigativo, vuoi forse affidarmi una furia e toglierti il pensiero?
Gran bell’amico…"

 

Ma ecco che sentii dei passi risuonare da fondo della casa; qualcuno si stava avvicinando e io socchiusi gli occhi, annoiato.

La luce cominciò a illuminare i contorni della figura e io sbiancai, vedendo davanti a me il mio nuovo e primissimo allievo.

 

O meglio, la mia primissima allieva, che come ogni sacerdotessa che si rispetti, portava una maschera, sebbene Athena l’avesse abolita.

 

- Milo, ho il piacere di presentarti Cristal della Lince Bianca… -

 

Se la fatica che fece Camus per dire la parola “ piacere” mi rese sospetto, il fatto che la ragazzina avesse gettato la maschera, rivelando il suo viso, per poco non mi fece morire di crepacuore.

 

Riconobbi i suoi occhi cangianti…

"Questa è la scema che ho incontrato tre giorni fa…"

 

- Cristal della Lince… - disse, inchinandosi dinnanzi a me. – Ma puoi chiamarmi Cris, tesoro! -

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Capitolo 2
*** Che cos'è L'universo? ***


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- Allora, Cris... vediamo di ripetere... che cos'è il cosmo? -

- Ma che vuoi che me ne freghi! - esclamò lei, stiracchiandosi.

 

Sospirai, depresso. Era l'alba e mancavano ancora due ore a colazione, così avevo pensato di buttare giù dal letto la mia allieva e iniziare subito l'allenamento.

 

Inutile dire che mi beccai la sveglia in faccia appena aprii la porta, procurandomi un bel lividozzo viola.

 

 

- Saint di Linx, oggi finirai male, molto male, se non ti svegli immediatamente!- urlai.

 

Niente da fare, quella non si svegliava neanche con i cannoni...

 

Cercai di non esplodere e mi girai verso l'uscita, deciso a prendere un secchio d'acqua, ma nel farlo urtai contro il tavolino, facendo cadere una puntina da disegno.

 

Sentii uno spaventoso urlo di guerra e Cris si alzò di scatto, in posizione di combattimento, squadrando la stanza con movimenti meccanici della testa.

 

 

- Ah-ah! - esclamò, trionfante, puntandomi un dito contro. - Ti ho scoperto, Milo di Scorpio! Vergognati! -

- E di che cosa? -

- Volevi approfittarti di una fanciulla indifesa mentre dormiva beata! Brutto porco!-

 

 

Una gocciolina mi scivolò dalla testa, mentre infilavo la mia mano nella tasca, pescando il cellulare.

 

 

- Che dici, Cris, quelli della Neuro mi mandano a quel paese se li costringo a venirti a prendere a quest' ora? -

 

 

Lei sbuffò, indignata, incrociando le braccia. - Oh, e va bene, ti concedo un bacio, contento? - e allungò le labbra, chiudendo gli occhi.

 

La gocciolina sulla mia testa si fece più grande di me.

 

- Chissà perché mi viene il dubbio che fosse questo il tuo scopo fin dall'inizio... - sospirai, buttandole un cuscino in faccia e ignorando le sue proteste. - Ti voglio qui fuori tra dieci minuti... così potrò scegliere tra l'opzione di strozzare Camus e quella di suicidarmi... -

 

Ed eccomi lì, in piedi davanti alla mia allieva, indossando fieramente la mia armatura d'oro e con le braccia incrociate... Anche se in quel momento le mie mani avrebbero voluto stringere "dolcemente" il collo di Cris, che se ne stava seduta su un capitello, accavallando le gambe in modo strano, appoggiando sulla coscia destra solo la caviglia del ginocchio sinistro, formando una sottospecie di triangolo.

 

La testa sorretta dal polso, la sua espressione era accigliata e assonnata allo stesso tempo.

 

- Dai, Cris, che cos'è il cosmo? -

- Una palla... - sbottò, secca.

 

Inspirai profondamente, cercando di calmarmi. "Non si uccidono le donne, non si uccidono le donne..." – D’accordo, ho capito... che cos'è il big bang? -

 

- Un'altra palla... -

- Evita di essere volgare, per piacere... non puoi dire in modo più elegante "una noia" ? -

- E tu evita di darmi lezioni di galateo... - sbuffò.

- Rispondi a questa domanda, allora: che cos'è l'universo? -

 

Cris alzò un sopracciglio, guadandomi annoiata, poi cominciò a parlare.

 

- L'idea del cielo, ed in particolar modo del cosiddetto profondo cielo (per convenzione le regioni dello spazio esterne al sistema solare), che hanno i non addetti ai lavori o i semplici appassionati, è quella che, a parte le stagioni, esso si presenta sempre con la stessa immagine di costellazioni, di stelle colorate sempre con le stesse tonalità, con qualche apparizione insolita di tanto in tanto come una cometa o eccezionalmente, ogni qualche centinaio di anni con l'esplosione di una stella. E` un cielo sostanzialmente immutabile.

La ragione è molto semplice ed è che i tempi di evoluzione delle stelle, delle galassie (ed oggi sappiamo che tutti i corpi celesti nascono, vivono e muoiono), sono molto lunghi rispetto alla vita umana ed alle sue civiltà. Sappiamo che ci sono dei cambiamenti ma avvengono in una scala temporale così lunga che abbiamo l'impressione dell'immutabilità del cosmo.-

 

Sgranai gli occhi, incredulo: come faceva a sapere tante cose? Era un'astronoma?

Ma quello che poi aggiunse subito dopo chiarì i miei dubbi in proposito...

 

- Di questo ed altro parleremo nella prossima sezion... ooopss... - esclamò la mia allieva, tappandosi la bocca e assumendo un color ciliegia niente male.

 

Mi voltai di scatto... e indovinate chi trovai?

 

Kiki che armeggiava un grosso cartellone con su scritto con caratteri cubitali " Che cos'è l'Universo" e tutta la tiritera che mi ha aveva detto Cris.

 

 

- Ciao, Kiki... - sorrisi, con una faccia poco rassicurante, andando verso di lui mentre mi sgranchivo le dita, facendole scricchiolare con in modo sinistro.

 

Il bambino sbiancò, indietreggiando appena. - Ehm... oh, ciao Milo! Ma che piacere vederti! Eheheheh... scusa, devo proprio andare! Tra poco servono la colazione! Ciaooo!!.-

 

E prima che potessi acchiapparlo, sparì.

 

 

- M... Milo? ecco, senti... -

- Almeno hai capito qualcosa di ciò che hai letto? -

Lei annuì, sorridendo con una faccia da bambina piccola, che mi raddolcì parecchio.

- Bene... molto bene... allora dimmi: che cos'è l'Universo? -

- Un giramento di palle? -

 

Rischiai di cadere a terra con un TONF da record, soprattutto perché mi accorsi che non stava scherzando;

 

- Penso che ucciderò Camus... prima o poi... -

 

Uno sguardo alla meridiana dello zodiaco e notai che il fuoco sul simbolo della Vergine si era spento: le sette del mattino.

 

Presi la mia allieva per un orecchio, sospirando. - Vieni, scema, andiamo a fare colazione... ne riparliamo dopo... -

 

 

  

Iniziai a salire le scale pian pianino, svogliato, mentre trascinavo Cris che si dimenava come un’anguilla senza riuscire a liberarsi.

 

Spazientito, la mollai sulle scale all'improvviso e lei gemette di dolore.

 

- Cassiopea, che botta!!- piagnucolò, massaggiandosi il fondoschiena.

 

 Stavo per dirle qualcosa, esasperato, ma una voce mi interruppe, costringendomi a voltarmi.

 

- Onorevole Gold Saint protettore delle sacre vestigia di Scorpio... -

 

 Saori…

 

 - Al vostro servizio, Milady. - borbottai, inchinandomi e buttando giù anche Cris, che fu costretta a imitarmi, sebbene guardasse l'altra con fare cagnesco.

 

-Sono lieta di incontrarti, nobile Saint… Ti recherebbe disturbo se mi unissi a voi nel tragitto per la Tredicesima?-

 

Distesi le labbra nel sorriso più falso che mi riuscì, rimettendomi in piedi, ma prima che potessi dire altro una voce femminile rimbombò ovunque.

 

- EHI, TU, RAZZA DI OCA! -

 

Cris si era alzata e puntava un dito contro Lady Saoei, stringendo i denti per la rabbia; l'interpellata aveva un grosso punto interrogativo sulla testa e la guardava senza capire, stupita.

 

- COME OSI ARRIVARE QUI E TENTARE DI PRENDERTI IL MIO MILO? L'HO VISTO PRIMA IO, QUINDI METTI GIÙ LE TUE ZAMPACCE E SMAMMA! -

 

Era furiosa e un'aura di fuoco mista a ghiaccio si creò attorno a lei.

Magnifico, ci mancava solo questa…

 

- Tu... non sai con chi stai parlando, razza di maleducata! - sbottò Lady Saori, con voce calma che contrastava il suo stato d’animo, stringendo il suo ventaglio come a volerlo rompere.

Cristal sbuffò, con aria superiore. - Ma sta zitta, vecchia oca! -

- VECCHIA OCA?- ripeté l’europea, incredula e furiosa. -CHIUDI IL BECCO, GATTA SPELACCHIATA! -

-  METTITI GLI OCCHIALI, TALPA! IO SONO UNA LINCE E I FELINI NON HANNO IL BECCO! - fece la mia allieva, esibendosi in una bella linguaccia. - Dovresti studiare di più, invece di rubare i ragazzi altrui!-

 

Non capii il senso di quel discorso, ma a quest’ultima frase girai la testa verso la mia nuova allieva, fulminandola con lo sguardo.

- Milady, vi prego di perdonarla.- dissi, cercando di calmare gli animi.

Troppo tardi.

 

Lady Saori chiuse gli occhi, espandendo il suo cosmo al massimo, fino ai limiti estremi dei cavalieri, per poi superare quello stadio e farsi sempre più forte; Cris spalancò la bocca, incredula. Forse aveva finalmente capito che quella davanti a lei era la Dea Athena… Sospirai, sollevato, pronto a riprenderla e a trascinarla via.

 

E invece mi illusi, come già il giorno prima, anche perché lei, con aria di sufficienza, incrociò le braccia al petto.

 

- Tsk! Non lo sai che il marrone letame della tua aura è passata di moda? - mormorò, dandole le spalle e avviandosi verso il grande tempio con aria da diva, lasciandomi indietro.

 

Mi voltai verso la reincarnazione di Athena, pronto a scusarmi ancora, ma quando vidi il volto furioso di Saori mi decisi a defilarmi.

 

Quella piccola peste…

 

 

 

 

 

 

Fiu, finito! ^O^ Povero Milo, non gli ho lasciato neanche un croccantino per calmare sua maestà la regina dei cogl... pardon, la regina dell'Universo! ^^"""""""

 

Allura, ringrazio:

 

- Kwa: compare, grazie per avermi recensito, TVTTB! ^*^ come vedi, Milo non se la passa molto bene... ma tra poco toccherà anche agli altri Gold Saint... A Cris non si sfugge! XDDDDD BHUAHAHAHAHHAHAHA!!!!!!

- Eirien: già, chissà perchè proprio Cris... * fischietta con aria innocente* ^O^""""" beh, per le scintille, invece... temo che scoppieranno i fuochi d'artificio... ^^""""""" no problem, niha? ^^?

- Fanny: grazie, gemy, non mi merito i tuoi bellissimi commenti! ** grazie! ^*^

- Francine: eheheheheh... la solita battaglia del tipo "morte, sangue, violenza a volontà" verrà un po' più tardi... verso metà storia ^^ comunque grazie per la tua recensione, spero di soddisfare la tua curiosità! ^O^!

- Ombra: povero fiQo XDDDDDDDDDDDDDDDD ciau, gemy, TV1KDB! ^^

- Rekka: sei troppo gentile, carissima! ^^ hai ragione, il nostro Milo è bellissimo, mi fa sognare! ** bacioni anche a te! ^^

 

Bene, che dire? Spero di non essere stata troppo sbrigativa, ma dato che tra una settimana ho gli esami di terza ( Pauuuuuuuuuuuraaaaaaaaaaaa... çç ) e la povera Ombra idem, così come tutte le nostre amiche e compagne di classe ( Marzia, Nina, ecc.. ^^ VVTRB, ciccine! ^*^ )e quei vecchi bacucchi dei maschi, vi chiedo solo un favore... mi augurate buona fortuna, vero? çç? al prossimo mese! Vi farò sapere com'è andata! ^^""""""""

 

Ciau a tutti!!!!!!!!!!!!

 

Dafne

 

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Capitolo 3
*** Piccolo imprevisto ***


Nuova pagina 1

Camminavo in silenzio, salendo le scale che conducevano al grande tempio con passi monotoni, tutti uguali.

- Senti, prima di fare un'altra figuraccia, preferirei che tu mi ascoltassi una buona volta... -

Tenni gli occhi chiusi, mentre sul mio volto si dipingeva una smorfia di disapprovazione: Saori si innervosì parecchio dopo la sfuriata con Cris, e ovviamente dovetti porgere le mie più sentite scuse...

"Non ci posso credere... Ho sempre sognato di avere una sacerdotessa da allenare, ma non intendevo questo|"

- Ok che è un'aspirante sacerdotessa, ok che è pure simpatica... ma una con un po' più di cervello, sommo Zeus, ti faceva così schifo presentarmela? - borbottai, imbronciato.

Sentii un lamento soffocato alle mie spalle, riconoscendo la voce della mia allieva... Che si fosse offesa?

"Forse sono un po' troppo duro..."

Mi girai, e il mio stupore aumentò quando non vidi Cris...

"Eppure era accanto a me qualche secondo fa..."

Diedi un'occhiata veloce in giro.

- Oh sommo Zeus, perché bisogna scalare l' Olimpo per arrivare alle Stanze del Sacerdote?- mormorò Cris, con voce lamentosa, praticamente sdraiata sugli scalini a quaranta metri da me, distrutta e cercando di proseguire usando solo la forza delle braccia.

SDENG

"Come volevasi dimostrare, Zeus... " sospirai, con una mano tra i capelli.
Da quando avevo iniziato l'allenamento erano passati due giorni... solo due... eppure mi sentivo già a pezzi.

- Dai, per piacere, non siamo neanche a metà percorso! - esclamai, disperato; mi stavano saltando i nervi, dannazione!

"Maledetto Camus, aspetta solo che ti metta le mani addosso e vedrai che dopo la tua faccia assomiglierà a quella di Aldebaran!"

Lei mi lanciò un'occhiata furente, poi si sedette con gambe e braccia incrociate e non si mosse più.

- Così non arriveremo mai! -

- Sono stanca. Portami in spalla! -

"Eh?"

- Stammi bene a sentire, signorinella. - iniziai, puntandole l'indice contro. - Sono io qui che da gli ordini, quindi non usare quel tono con me! -

- Io sono stanca e non mi muovo! - continuò lei, imperterrita.

Non ci feci caso e continuai ad andare avanti, ma prima che potessi salire il terzo gradino, qualcosa mi bloccò il braccio, costringendomi a fermarmi.

"Che diavolo..."

- Eh no! - mi ammonì Cris, tenendo in mano una sottospecie di corda bluastra la cui altra estremità era, purtroppo, legata al mio gomito.

Stavo per toccare quella sottospecie di frusta, ma mi bloccai, stupito.

"Non ditemi che questa deficiente ha fatto...."

- Una corda fatta con il tuo Cosmo?-

Lei sorrise, radiosa. - Già! Che brava, vero? - poi tornò seria. - Veniamo a noi.... la mia catena di Cosmo è praticamente indistruttibile, quindi... sarai costretto a portarmi fino al Grande Tempio sulle spalle! -

- E cosa ti fa pensare, di grazia, che io, Custode dell'Ottava casa e delle sacre vestigia di Scorpio, ceda ad un ricatto simile? - ribattei, con fare strafottente.

- Beh... - la mia allieva sorrise, un sorriso che a me parve più un ghigno malvagio, quindi schioccò le dita. - Questo. -

Neanche a farlo apposta, subito dopo un rumore sinistro spezzò il silenzio carico di tensione che si era creato.

- Ma porca... - imprecai, stringendo i pugni.

"Dannato stomaco, proprio adesso dovevi metterti a brontolare?"

- Allora? Ti basta come motivazione? - chiese lei, appoggiando il mento sul dorso della mano.
La guardai con odio, cercando di trapassarla con lo sguardo.

" Eh no, carina... stavolta non perderò la sfida. "

Senza aggiungere una parola, ricominciai a camminare, facendo leva sul braccio; Cris non se l'aspettava e si sbilanciò in avanti, dando una craniata sugli scalini.

- MA SEI SCEMO?- mi urlò contro, massaggiandosi la testa. Ultimamente era piena di lividi, e la cosa che mi divertiva di più era il fatto che se li era procurati tutti a causa mia...

- Avanti, muoviti... a meno che tu non voglia farti male sul serio, mentre ti trascino... - mormorai, lanciandole uno sguardo infuocato.

Scommisi che gli altri Gold Saint, se mi avessero visto, avrebbero una bocca talmente aperta per lo stupore che il labbro inferiore toccherebbe terra: Milo di Scorpio che maltratta una ragazza non si è mai visto.

Beh, quella non era una dolce rappresentante del gentil sesso... quella era il demonio in persona! Ed era pure rompipalle!

Cris si alzò, infuriata; sembrava decisa ad accettare la sfida...

- Non sei per niente carino! - sbuffò, opponendo resistenza con il braccio e sbilanciando leggermente il peso all'indietro per cercare di vincere la forza che impiegavo io.

- Che strano, ci sono delle ragazze che direbbero il contrario.... - ribattei, ironico, continuando a salire i gradini senza la minima fatica.

- Io non intendevo in quel senso!!- sbottò, rossa in volto. - Intendevo dire che... - continuò, ma un mio strattone la zittì, poiché per poco non inciampava.

La ragazza fu costretta a seguirmi per un po', finché non passammo davanti alla casa di Shura; ero soddisfatto e, soprattutto, sicuro che la mia allieva avrebbe continuato a non opporsi.

E invece, ad un certo punto la sentii più pesante, sempre più pesante...

- Dovresti seguire una dieta dimagrante, carina.... - commentai, sarcastico, senza guardare indietro.

- E tu dovresti usare un po' più il cervello... - ribatté lei. - Sempre ammesso che tu ne abbia uno! -

Mi decisi a voltarmi e un gocciolone mi scivolò lungo la testa; per opporsi, Cris si era letteralmente aggrappata ad una colonna portante del tempio di Capricorn.

Scossi la testa, borbottando un " arrenditi " e dando un altro, violento strattone.

"Niente da fare, è irremovibile."

- Io sono una guerriera! - esclamò, a denti stretti, a causa della fatica per rimanere attaccata al pilastro - E le guerriere non si arrendono mai, capito??? -

Ad un certo punto smisi di opporre resistenza, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco; lei si accorse di quel cambiamento, perché, sebbene con fatica, girò la testa verso di me e mi lanciò un'occhiata interrogativa.

Io non mi mossi, abbassando lo sguardo a terra tanto che riuscii a nascondere il viso con i capelli, così Cris lasciò la presa, mentre la corda che mi teneva legato svaniva, e corse verso di me.

- Ehi, tutto bene? - chiese, nervosamente. - Eddai, stavo solo scherzando! -

Non diedi segni di vita e questo parve preoccuparla; mi si avvicinò ancora di più, tanto che per poco i nostri volti non si sfiorarono.

Mi decisi a guardarla, finalmente, e quando la vidi con quella faccia buffissima del tipo "non farmi preoccupare, io non sono una brava infermiera" , tutto ciò che stavo cercando di trattenere si fece più forte di me e io scoppiai in una grande, fragorosa risata, tenendo le braccia incrociate sullo stomaco, col timore che mi venisse il mal di pancia.

Cris avrebbe voluto strozzarmi, lo sentivo, e invece venne contagiata anche lei e iniziò a ridere come una scema.

"Incredibile! L'umore nero che mi accompagnava fino a pochi giorni fa è sparito del tutto!" pensai.

- Basta, ora andiamo a fare colazione, oppure non ci avanzeranno nemmeno le briciole. - dissi, riacquistando la mia dignità.

Neanche il tempo di muovermi che sentii qualcosa tipo sacco di patate lanciarsi sulle mie spalle, attaccandomi da dietro.

I casi erano due: o era la spesa che Zeus mi aveva lanciato, deciso a punirmi per come avevo trattato la sua figlioletta, oppure quella era...

- Ora non mi scollo più, quindi sei costretto a portarmi fino al Grande Tempio in spalle! - esultò Cris, passandomi le mani davanti al collo e aggrappandosi a me.

Chissà perché in quel momento paragonai l'umore nero ad un boomerang...

- Oh, uffa, va bene! Però non sarò come credi tu... -

Mi ritrovai a sorridere, maligno, cosa che ovviamente fece irrigidire la mia allieva, ancora comodamente aggrappata a me.

Insomma, un Cavaliere d'oro era capace di percorrere la Terra nel giro di otto secondi, no? E allora perché non usare la mia supervelocità per raggiungere le Stanze del Sacerdote?

- Tieniti forte! -dissi, ironico, prima di lanciarmi in avanti.

Neanche dieci secondi dopo ero davanti alla mia tanto agognata meta, che dall'investitura di Mur come Gran Sacerdote si era trasformata in una " mensa per i poveri cavalieri alle prese con delle furie della natura chiamate più comunemente allievi".

Cris mollò immediatamente la presa, lasciandosi scivolare a terra e cominciando a balbettare, prima di emettere un urlo.

- I MIEI CAPELLI!!-

Ehm... beh, sì, erano leggermente in disordine, ma non bisognava farne una tragedia!

Le passai una mano sulla testa, trattenendo l'impulso di sfregarle il pugno sul capo fino a farle male e cercando di pettinarla. Alla fine non ritornò proprio come prima, però mi disse che come nuova acconciatura le piaceva.

- Passando a cose serie, qui dentro cerca di tenere un comportamento più dignitoso.... siamo intesi? -

Lei annuì, guardandomi come se fossi una scultura marmorea. - Ah, e non chiamarmi "Miluccio" o con altri nomignoli simili... Chiamami solo "maestro" in pubblico, ok? - annuì di nuovo. - E va bene, allora. - sospirai, girando la maniglia del portone nuovo di zecca. - Allora entriamo...-

Non era la prima volta che entravo là dentro, ma era comunque piacevole notare la luce che illuminava gli occhi di Cris mentre osservava il salone: sembrava una di quelle stanze dei palazzi reali riservate ai balli principeschi durante le feste o le cerimonie di corte.

Le pareti erano di un arancione chiaro, più tendente al colore del legno che alle sfumature del tramonto; alla luce ci pensava un enorme lampadario di cristallo, di grande effetto, che mandava bagliori colorati sulle tavole imbandite per la colazione dei cavalieri. Infine, attaccata alla parete c'era una scala signorile, bagnata in oro, che conduceva al piano superiore; da lì partiva il corridoio che portava alle stanze e al trono del Gran Sacerdote, dietro il quale, ovviamente, si ergeva in tutta la sua bellezza la statua di Athena, Dea della Giustizia.

- Guarda, quello è il tavolo delle sacerdotesse... - sussurrai alla mia allieva, indicando il tavolo a destra dove si erano sedute Shaina e le altre. -Visto che vuoi diventare una maestra, ne potresti approfittare per conoscerle.-

Lei si girò verso di me, con occhi luccicanti. - QUESTO POSTO E' STRAFIGO!- urlò, attirando gli sguardi di tutti.

"Menomale che le avevo detto di mantenere una certa dignità... ora sì che ho attirato l'attenzione di tutti..."

Senza dire una parola, mi girai e mi avvicinai al tavolo di destra, dove sedevano i Cavalieri d'Oro... e a quanto pareva, stavano aspettando proprio me...

ab

Lasciai Miluccio e mi avviai verso il tavolo delle sacerdotesse.

Quel posto mi piaceva, era pieno di gente simpatica e di bei ragazzi; beh, ok, mi piacevano soprattutto i ragazzi.

Prima che incontrassi Milo, facevo parte della cosiddetta "confraternita dei ladri", un gruppo di orfani che rubava solo per sopravvivere; la nostra vita si basava sul fatto che "se si seguono solo degli ideali giusti e altruisti non arriverai mai da nessuna parte."

Non si può decidere di sacrificare la vita per gli altri, se gli altri, per primi, ti mandano tranquillamente a morire. I ragazzi della Confraternita avevano appositamente creato una canzoncina a proposito...

E se Kido chiama
ditegli che s'impicchi:
crepare per i ricchi
no! non ci garba più.
E se la Saori chiama
ditele che ripassi:
lo sanno pure i sassi:
non ci si crede più.
E se la Dea chiama
lasciatela chiamare:
oltre i monti e il mare
un'altra patria c'è.
E se la patria chiede
di offrirgli la tua vita
rispondi che la vita

per ora serve a te

( Franco Fortini, per nulla datata, *modificata* )

Era questo ciò che faceva Saori; pensava forse che il litigio di stamattina servisse solo a rendermi antipatica?

In realtà volevo farle capire che lei per me non valeva niente; dea o no, non poteva sempre ficcarsi nei guai.

Quanti cavalieri erano morti per questo?

Innanzitutto molti cavalieri d'argento: Misty, Moses, Asterion, Babel, Algol , Jamian, Capella, Dante, Aracne, Albireo...

Quest'ultimo lo conobbi di persona... Non mi ricordavo quando, di preciso, ma lo conobbi, e non era niente male... ammisi che mi piaceva, sebbene fosse un po' più grande di me... Mi dava sempre dei consigli su come vivere senza rubare, e io gli davo ascolto... poi però lui partì per stabilirsi definitivamente sull'Isola di Andromeda.
Senza dirmi niente... Senza neanche salutarmi...

Quando seppi della sua morte mi crollò il mondo addosso. Mi sentivo di nuovo sola, vuota; giurai a me stessa che il suo assassinio sarebbe stato vendicato, io stessa avrei ucciso il cavaliere responsabile della sua morte.

Già, peccato che non seppi mai chi fosse questo famigerato killer, ma solo che c'entrava con Aphrodite dei Pisces.

Ok, parlando di Pisces si poteva passare ai cavalieri d'oro; avevo sentito benissimo cosa fosse successo durante la prima battaglia: alcuni morirono combattendo contro i Bronze Saint, mentre i superstiti, invece, sacrificarono la propria vita per abbattere il Muro del Pianto.

"E che ha fatto Athena? "

Se ne dimenticò... Durante quella battaglia pensò bene di resuscitare solo i suoi cavalieri, mentre per riportare in vita i Gold aspettò un sacco di tempo... alla faccia della Dea della Giustizia!

Aiolos...

*flashback*

- Questo nome dimostra come quella là sappia ricambiare i favori. - mi disse Josh Black, il capo della mia banda, mentre gettava i legnetti sul fuoco acceso.

I miei compagni dormivano già da un pezzo, ma io no. Continuavo a rigirarmi nel mio sacco a pelo, tormentata dai ricordi, finché Josh non mi chiamò, invitandomi a parlare con lui.

- Lui le ha salvato la vita e lei non si preoccupa neanche di ringraziarlo... - continuò - Beh, invece quel Seiya la salva sempre, no?" con un gesto di stizza, buttò un rametto sul falò. - Ma per piacere! Se si è sempre pisciato addosso al solo pensiero di dover morire per aiutare la sua dea!-

- Mi domando come quel benedetto ragazzo sia ancora vivo- acconsentii, sbadigliando - insomma, quando è in difficoltà è sempre protetto dagli amichetti, e poi? Lui che fa di speciale?-

-NIENTE.- esclamammo in coro.

Ci guardammo per un momento, poi scoppiammo a ridere; Josh mi faceva tenerezza, anche lui era stato molto legato ad Albireo, avendo un minuscolo grado di parentela (cugini di secondo o terzo grado, non ricordavo) , eppure mascherava molto bene il suo dolore, sebbene ben più grande del mio.

- Vabbè, lasciamo stare. - esclamò lui, stiracchiandosi - Non so perché tu voglia diventare sacerdotessa, Cris... ho sempre detto che i cavalieri fossero gente stupida, gente che va a morire senza una ragione... - mi guardò, poi mi arruffò affettuosamente i capelli con una mano. - ...ma so che tu non te ne andrai come Albireo... Forza, piccola Cristal, hai scelto la tua vita, ormai! -

*fine flashback*

Già... la mi vita...

- Ehi, ciao! - esclamò una voce, facendomi sobbalzare. - Sei nuova? -

"Ops, mi ero dimenticata di essere a mensa..." pensai, riprendendomi dallo spavento.

La sacerdotessa che mi aveva parlato mi sta guardò con un sorrisetto sulle labbra; era molto carina, con i capelli medio-lunghi e verdi e occhi di smeraldo.

Lanciando un'occhiata anche alle altre ragazze, sentii il desiderio di nascondermi.

"Cavoli, sono tutte bellissime e con un fisico da urlo, io invece... beh, io è meglio se non mi descrivo..."

Eravamo in quattro, contando anche me, eppure mi sembrava di essere da sola davanti a tremila persone, tanto era il mio nervosismo. Cominciai a massaggiarmi il collo, mentre il mio labbro inferiore tremava leggermente.

- Sì. - balbettai. - Sono Cristal, della Lince Bianca... -

Il fatto che io stessi tremando doveva essere tremendamente divertente, perchè la ragazza cominciò a ridere.

- Piacere, Cris. Io sono Shaina, dell' Ophiucus. E loro... - continuò, indicando le compagne. - Sono, rispettivamente, June di Chameleon.. - riferendosi ad una sacerdotessa bionda e dall'aria simpatica. - E quell'altra lì è... -

La fermai, osservando bene l'ultima ragazza: capelli rosso fuoco, mediolunghi e mossi, che contrastavano con gli occhi azzurro cielo.

Non avevo dubbi. Marin di Eagle! O meglio...

- Sorellona! Ti ho trovata!-

ab

"Accidenti che facce serie... Aioria ha un'espressione così tesa che sembra abbia centrato un muro in pieno volto! Vediamo di conversare un po'..."

- Ehm... ciao, ragazzi! Bella giornata, vero? -

A rispondermi ci pensò un fulmine, chiaro segno che tra poco sarebbe iniziato il diluvio universale. Niente, gli altri Cavalieri rimasero muti come pesci.

Kanon, anche se era normale che facesse così, fissò con molto impegno le briciole della sua colazione, come se non volesse guardarmi negli occhi; Aphrodite si stava truccando, ma era logico che ci fosse qualcosa che lo turbasse, dato che si stava mettendo il rossetto al posto del phard; Aioria teneva nascosta la testa tra le braccia e si era mezzo abbandonato sul tavolo, in modo che non capissi se stesse dormendo o se fosse semplicemente morto a causa dell'avvelenamento del cibo; quest' ipotesi non era del tutto da scartare, altrimenti avrei cominciato a preoccuparmi seriamente per Aldebaran, dato che stava giocherellando con una brioche senza aver ancora toccato cibo; Dohko, o meglio, il fiQo si stava dondolando sulla sedia e sperai tanto che prendesse una craniata contro muro ( "che bastardo che sono" ); Shaka non si capiva se stesse meditando con gli occhi aperti o se si stesse guardando le unghie; il Gran Sacerdote fissava qualcosa di indefinito fuori dalla finestra, forse pensando ad un modo per togliere di mezzo Saori; infine scorsi la mia vittima, Camus di Aquarius, che se ne stava in piedi appoggiato alla parete e guardando con occhi vuoti la tazzina di caffè che stava facendo roteare tra le sue mani.

Mi avvicinai a lui, picchiettandogli l'indice sulla spalla; fui tentato dall'idea di ripetere il gesto usando la mano in cui avevo l'unghia venefica, ma prima che ci potessi provare quello si girò verso di me.

- Oh, Milo! Dovremmo parlarti... - mormorò, con voce lugubre.

Come per magia, tutti gli altri cavalieri si destarono dal loro sonno apparente (soprattutto Aphrodite, che si apprestò a togliersi il rossetto da dosso, dato che sembrava un clown del circo) e mi fissarono, come se si stessero chiedendo da dove fossi saltato fuori.

- Ma che avete tutti, oggi? -

Con lo stesso movimento meccanico, tutti spostarono lo sguardo sulla mia allieva; allora pensai di capire...

- Camus, non è colpa mia se quella combina guai uno dietro l'altro! - mi giustificai. - Sei stato tu che me l'hai affidata e non ne capisco il motivo, dato che lei domina l'elemento ghiaccio, come te.... Quindi ti prego di riprendertela al più presto! -

- No. - sbottò lui, secco. - Sei l'unico che se la può tenere in questo momento, noi ci stiamo occupando di una faccenda piuttosto grave. -

- Ma non puoi farmi questo! -

"E tutte le ragazze che mi corrono dietro dove le lascio??" avrei voluto chiedergli, ma non mi sembrava il momento di scherzare: Camus sembrava più zombie del solito.

- Che sta succedendo? - chiesi, allora, guardando tutti i miei compagni.

Fu Mu a parlare.

- Ecco, Milo... non so come dirtelo... - disse, sempre fissando fuori dalla finestra le gocce di pioggia che si abbattevano contro i vetri. - Sta per iniziare una nuova guerra, amico mio.... - sospirò. - ma questa volta, se perdiamo, l'equilibrio che regge l'interno Universo verrà spezzato. - fece una pausa, guardandomi dritto negli occhi. - Definitivamente. -

Vabbè che avevo detto " aggiornerò una volta al mese", ma dato che ora non ho più gli esami... TA-DAN!!!! Ho deciso di accorciare i tempi per i prossimi capitoli! ^______________^ * saltella felice *

L'esame è filato liscio come l'olio... La nostra classe era la migliore come voti! ** io sono uscita con Ottimo! *______________________________________________* * continua a saltellare*

Bene, tornando alla storia, questa volta i nemici saranno di una religione poco conosciuta ( io ne ignoravo completamente l'esistenza °_° ) .

Cosa lega Camus a Cris? E che succederebbe se arrivasse una nuova arrivata?

lo scoprirete nelle prossime puntate! ^___________________________^ ( chiamate la neuro, per favore... -_- ndMilo )

Ringraziamenti speciali alle carissime Kwa, Lily, Francine ( ti dispiace se ti chiamo Fra? ^^? ) , Ombry, Rekka, Eirien ed Eilan. Grazie di cuore, a tutte voi! ^*^

Alla prossima!

Baciotti

Dafne


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Capitolo 4
*** Altri Casini al Grande Tempio ***


Nuova pagina 1

- Quindi, per riuscire a colpire un avversario molto più forte di te, è necessaria la massima concentrazione... Linx, mi stai ascoltando? - sbottò la voce, passando dal monotono al "leggermente incazzato".

La Sacerdotessa cadde dalle nuvole, scuotendo la testa con forza e cercando di sostenere lo sguardo del cavaliere di fronte a lei. - Eh? -

Shaka di Virgo strinse un po' più le palpebre, mentre una grossa vena rossa pulsava violentemente sulla sua tempia.

Qualcosa mi dice che la pacatezza di cui va tanto fiero sta per andare a farsi un giro...

- Io non so perché Milo si sia chiuso nella biblioteca del Grande Tempio per una ricerca...- scandì bene le parole il biondo, con una mano sul volto per non perdere il controllo. - ma adesso so perché fosse tanto contento quando Mur ha avuto la grandiosa idea di farti allenare da ognuno di noi... -

- Dai, non ti arrabbiare per così poco! - esclamò lei, seduta a gambe incrociate su ciò che restava di un capitello ( di colonne rotte ce n'era una in ogni casa) - In fondo è solo la seconda volta che devi ripetere la tua interessantissima lezione! - aggiunse, sorridendo.

Il sopracciglio di Shaka fremette paurosamente. - La seconda volta che ti devo spiegare la strategia di attacco, vorrai dire! - l'aggredì, adirato. - Ma contando anche quello che ti ho detto prima, ti ho ripetuto in tutto almeno venti volte! -

Sul volto di lei si dipinse un'espressione stupita. - Davvero? Non me ne ero accorta! Come passa il tempo quando ci si diverte, eh?- commentò, massaggiandosi il collo e ridendo nervosamente.

Seguì un lungo sospiro depresso e il biondo lasciò ricadere la mano sul bracciolo del trono dorato su cui era seduto; Cris si stupì di quanto egli riuscisse a tenere a freno la voglia di disintegrarla.

Il portone della Sesta Casa si aprì con un cigolio sinistro e sulla soglia comparve June di Chamaeleon, in quell'occasione con i capelli raccolti in una coda alta ma con alcune ciocche sfuggite all'elastico che le ricadevano graziosamente ai lati del viso; l'allieva di Milo provò una fitta di gelosia per la bellezza dell'amica, ma scacciò immediatamente via quel sentimento e sorrise, andandole incontro a braccia aperte.

- JUNE! - gridò, abbracciandola di slancio. - Sei venuta qui a salvarmi? -

- Beh, non penso che Shaka possa diventare così temibile! - sorrise l'altra, arruffandole i capelli mentre si staccava e lanciando un'occhiata al Gold Saint che, secondo Cris, stava già pensando di dedicarle un monumento per aver salvato la patria. - Comunque mi spiace, ma ti aspetta un'altra lezione. -

- Oh no... - mormorò la Sacerdotessa, depressa. - Che strazio... -

- Eddai, inf ondo dovresti essere contenta! - cercò di tirarle su il morale June, con una pacca sulla spalla che invitò la Saint di Linx ad uscire. - Stai per incontrare il più bello tra tutti i cavalieri d'oro. -

A quelle parole, la ragazzina come per magia tornò pimpante e piena d'energie. - Ah sì? ALLORA CORRO! - esclamò, fiondandosi giù per gli scaloni, arrestandosi di colpo al "stai andando dalla parte sbagliata" dell'amica e cambiando bruscamente direzione.

- ... Non è normale... - commentò Shaka con voce atona, coprendosi il viso con una mano; June rise imbarazzata, mentre un grosso gocciolone le scivolava lungo la testa.

- Beh, allora io vado... - disse, rendendosi improvvisamente conto di quanta pazienza avesse Milo per badare ad una tale belva.

Aveva appena mosso qualche passo avanti che la voce di Virgo risuonò per tutta la sala.

- June? -

Lei voltò la testa, la mano sinistra ancora appoggiata sul portone, e le sue guance assunsero una sfumatura rosea; lui non capì se fosse per la posizione imbarazzante in cui la metteva Cris o per il fatto che avesse aperto gli occhi, guardandola apertamente in viso.

- Grazie. - disse, calmo, celando però il motivo della riconoscenza; la ragazza fece un cenno di saluto con la mano, sorridendo.

- Beh, vorrà dire che la prossima volta mi offrirai la cena. - scherzò, salutandolo con la mano e scomparendo alla sua vista.

Shaka rimase immobile, udendo il rumore del portone che si chiudeva; respirò profondamente, piegando il capo all'indietro e tenendosi ancora la mano sul viso; chissà a cosa era dovuto quel mal di testa improvviso...

- Ti piace? -

A qualsiasi essere umano normale sarebbe venuto un infarto, ma Shaka si limitò a chiudere gli occhi, maledicendo mentalmente la ragazza a cui apparteneva quella voce (che, tra l'altro, aveva risposto al suo silenzioso interrogativo).

- Cristal... - fece, sospirando. -Non hai una lezione importante? -

- Ti ho fatto una domanda. -

Deve essere entrata dall'uscita secondaria.

- Non credo siano affari che ti riguardano. - rispose lui, tornando a stare seduto in una maniera composta, ma riuscì a malapena a respirare che la Sacerdotessa gli gettò le braccia al collo, soffocandolo, e gli saltò in braccio.

- Ah, che bello!!!! QUESTO È UN SÌ, QUESTO È UN SÌ!-

- Lasciami...- sospirò abbattuto, prima che lei finisse di torturarlo per poi salterellare per tutta la stanza con le stelline negli occhi.

- Però devi farti avanti! - esclamò, arrestandosi di colpo proprio davanti a lui. - Non basta mandarle sorrisini, devi anche invitarla fuori! - si batté un pugno sul palmo, decisa. - Una buona occasione sarebbe quella cena di cui parlavat... -

Shaka non riusciva a capire dove volesse arrivare quella piccola furia, ma l'ultima frase lo indusse ad usare un tono più duro del solito. - Ci stavi spiando? -

La Saint si tappò la bocca troppo tardi; il sopracciglio di Virgo stava tremando davvero violentemente.

Ahi Ahi! Qui si mette male... Rischio seriamente la pelle!

- Calma, calma! - cercò di fermarlo. - è solo che una bella ragazza e un bel ragazzo chiusi qui dentro... Ok, ok, scusami, non lo farò più! - Supplicò in ginocchio, quando notò la sua espressione omicida.

- Vai ora, June ti starà aspettando... - borbottò il Saint, tornando calmo e posato. - E ringrazia che si sia offerta lei di accompagnarti... La Saint dell'Ophiucus non ha la sua stessa pazienza. -

- Come mai chiami solo June per nome? Insomma, con me usi il nome della mia costellazione... troppo formale... mentre con le altre usi il termine " Saint"... anche questo troppo formal... Sì, sì, ho capito, sto zitta! - si affrettò ad aggiungere, notando che Shaka stava nuovamente perdendo la pazienza. - Beh, allora vado, ok? -

Si fiondò sull'uscita secondaria, mormorando un "arrivederci" al quale lui rispose con un " il più tardi possibile". Il portone stava per richiudersi, quando la testa di Cris sbucò nuovamente fuori.

- Ehi, Shaka? -

- Uhm? - chiese, annoiato.

- Secondo me dovresti tagliarti i capelli... penso che June sia stanca di ragazzi un po' effeminati e stare assieme ad una Barbie non è il massimo . -

E prima che l'altro potesse polverizzarla, si affrettò a richiudersi il portone alle spalle.

ab

- Accidenti, Cris! Ti ho cercata ovunque! -

June era in piedi davanti all' Ottava Casa, le mani sui fianchi e l'espressione di una maestra che metteva in punizione il proprio alunno. Aveva percorso tutta la scalinata del Grande Tempio cercando l'amica, ma non avendola trovata da nessuna parte, pensò di andare ad aspettarla nell'unico posto da cui sarebbe sicuramente passata.

- Mi spiace, scusami! - fece l'altra, chinando la testa e mettendo in bella mostra un enorme bernoccolo, evidentemente opera della delicatezza di Milo.

La Saint di Chamaeleon non poté fare a meno di sorridere: inutile, non riusciva a rimanere arrabbiata con lei. Le arruffò nuovamente i capelli, più che altro per nascondere l'ematoma, e prese a salire le scale divertito con un sorriso stampato in faccia, mentre la osservava raccontare a raffica la lezione "super noiosa di Shaka", come la definiva lei.

Per quanto possa essere ficcanaso ed esasperante, è riuscita a donarci un po' di serenità... Forse è per questo che anche Shaina si sta affezionando a lei, benché non riesco ancora a credere che Marin sia la sorella maggiore di Cris, non si somigliano molto! E poi credevo che fosse Touma l'unico parente rimastole...

- ... June? Mi stai ascoltando? -

La bionda scosse la testa, scacciando tutte le sue riflessioni. - Scusami, Cris, non ho seguito... ero distratt... -

- Insomma, Shaka ti piace? -

La Sacerdotessa si arrestò di colpo, avvampando. - Co... Cosa?-

Mi stava parlando di lui e io non me ne sono accorta?

- Ma che diavolo dici?- esclamò, sempre più rossa, agitando le braccia nervosamente. - Siamo solo amici, tutto qui! -

- Andiamo, non fare la preziosa! Infondo è davvero carino! - lo sguardo indagatore di Cris si fermò sulla compagna, cercando di individuare ogni singola emozione che esprimeva il suo viso. - E poi, tu non stai più dietro a Shu... -

Si portò una mano alla bocca, imbarazzata, maledicendosi mentalmente.

Complimenti, Cris! Sì, davvero bel discorso! Se June mi strozza avrà tutte le ragioni...

La bionda voltò la testa dal lato opposto per nascondere il sorriso amaro che aveva sulle labbra. - Beh, no... - mormorò in un soffio, socchiudendo le palpebre per evitare di fare uscire le lacrime; era questo il suo più grande difetto: essere fin troppo sensibile. Forse era per questo particolare che andava d'accordo con il Bronze Saint di Andromeda.

Sentì la mano dell'amica posarsi sulla sua spalla. - Scusami... Non volevo... - disse, dispiaciuta. - Sono proprio una ficcanaso... -

- No, no... - negò, scuotendo la testa. - È che fa dannatamente male ricordare.. Però forse dopo che mi sarò sfogata andrà un po' meglio... -

Ripresero a camminare, stavolta però era la voce di June a raccontare.

- Beh, a dire il vero non c'è molto da dire... - fissava con insistenza ogni grandino che superava con uno sguardo triste. - Quando ci siamo conosciuti sull'isola di Andromeda mi ha fatto subito tenerezza: sembrava come un coniglio in mezzo ai lupi ...Benché avesse solo un anno meno di me, sentii immediatamente l'impulso di stargli accanto, non tanto come fidanzata, ma... -

- ... come una madre? - finì per lei Cris.

- Sì. - sospirò pesantemente. - Io non so se mi fossi davvero innamorata di lui, ma ogni volta che era in pericolo l'istinto mi diceva di aiutarlo. - prese a guardare avanti, questa volta un po' più sicura di sé. - Forse era semplicemente affetto quello che provavo, ma vedi... Io non mi ero mai innamorata fino ad allora, non sapevo neanche cosa volesse dire... Daidaros è stato come un padre per me, più che un maestro, e parlavo spesso con lui, al punto che mi concesse di chiamarlo con il suo vero nome, Albireo... Ma sullo strano sentimento che provavo per Shun mi disse che me la sarei dovuta cavare da sola-

Cris sussultò, facendo voltare la compagna verso di lei.

Quel nome...

- Tutto ok? - chiese preoccupata June, squadrandola

- S...sì - la ragazza si riprese, sorridendo. - Non è niente... Continua pure... sempre che tu ne abbia voglia. -

Il vento scompigliò i lunghi capelli della sacerdotessa, che si limitò ad alzare le spalle. - Non c'è più nulla da dire... Dopo la morte di Albireo decisi di tornare in Etiopia, la mia terra natale, per acquistare maggior forza e abilità, dato che ero piuttosto debole... - l'amica la fissò incredula. - ...riuscendo ad ottenere il titolo di "Silver Saint di Chameleon". Infine, sono venuta a New Luxor per incontrarlo, per fargli vedere i miei progressi, per convincerlo che adesso potevamo stare insieme. Eppure... -

Cris si morse la lingua appena in tempo, prima che una domanda le uscisse dalla bocca, rovinando tutto.

Solo per lui hai fatto tutto questo, June? Ben sapendo che...

- ...per lui ero solo una carissima amica. -

La Sacerdotessa giocherellò con una ciocca bionda. - Comunque ora va tutto per il meglio: ho capito che non l'amavo davvero e perciò ho dimenticato quello che provavo per lui. Anche Shaina ha lasciato perdere Seiya... - sorrise, ritornando allegra. - e a quanto pare anche lei è interessata ad un altro! -

Non capì perché l'amica stesse ridendo sotto i baffi; che c'era di divertente in quello che aveva detto?

"Anche Shaina ha lasciato perdere Seiya... e a quanto pare anche lei è interessata ad un altro!" Ma che diavolo avrà di così buffo ?

- Nella seconda frase c'è un " anche" di troppo... - ridacchiò la Saint di Linx, facendo arrossire l'altra. - Bene bene... Sputa il rospo, June! - ordinò, puntandole il dito contro, curiosa come non mai.

L'interpellata guardò il alto, fermandosi e cercando di far tornare normali le sue guance ormai rosse pomodoro; si stupì di sé stessa per la pazienza che aveva tirato fuori con quella ragazzina.

- Ehi, che fai? Devi rispondermi! - obbiettò Cris, incrociando le braccia al petto col tono di chi non ammetteva scusanti.

- Mi spiace... - sorrise June, con lo sguardo fisso in alto. - ma siamo arrivate. -

Finalmente, la ragazzina si accorse della presenza della Dodicesima Casa davanti a sé e un profumo di rose inebriò i suoi sensi.

- Non vale, June... - sospirò abbattuta Cris, prima di fiondarsi dentro. - ma comunque ora c'è un figone a cui badare e non voglio farlo attendere oltre! Sorry! - si scusò poi, sbattendo il portone.

Un gocciolone scivolò lungo la fronte della Saint di Chamaeleon che dopo essersi ripresa riaprì la porta, anche se usò sicuramente molta più delicatezza dell'amica. Il delicato profumo di rose riempiva ogni angolo del salone, tanto da stordirla per qualche secondo.

- Oh, è un piacere conoscerti! - esclamò una voce femminile dentro la stanza, interrompendo il silenzio creatosi.

Cris aveva incontrato Aphrodite, a cui aveva afferrato le mani e improvvisato un balletto a dir poco ridicolo; lui, dal canto suo, non sapeva proprio come comportarsi, non riuscendo a capire né da dove fosse sbucato quel tornado dall'aspetto giovanile, né perché l'avesse trascinato in quell'assurdo Ballo di San Vito.

- Sei un mito! - continuò lei, al massimo della felicità. - All'inizio, appena ti ho visto, non sapevo se essere dispiaciuta o contenta, poi ho scelto la seconda opzione.... Ah, ti ammiro tanto! Arrivare fin qua per te... è davvero straordinario! -

- Ehm... Grazie... Felice di fare la tua conoscenza... - mormorò lui, sempre più imbarazzato.

Quando finalmente Cris si accorse della presenza di June sulla soglia, immobile e incredula, la salutò agitando un braccio.

- Ehy, June! Sei davvero perfida! - continuò, ridendo e andandole incontro.

Quello che però disse dopo lasciò completamente spiazzati gli altri due.

- Perchè non mi avevi detto che il Gold Saint di Pisces era una donna? -

No, non è un mio errore il fatto che abbia usato la terza persona e il passato remoto, pensavo infatti di modificare gli altri capitoli togliendo il presente; tornando a questo capitolo... Beh, non potevo mica lasciare che fosse solo Milo a patire, così ho deciso di passare Cris a tutti i cavalieri d'oro! XDDDDDDDDD come sono perfida! XDDDDDDDDDDDDDDDD

Chiedo scusa in ginocchio per il mio ritardo ( ben 2 mesi!!!!!!!! °__________°" ) ma ho avuto il solito " B.D.T.C." ( Blocco Del Terzo Capitolo ) e ci ho messo tantissimo! ^^"""""" Le anticipazioni fatte da me l'ultima volta penso che compariranno nei prossimi capitoli, così come la nuova Sacerdotessa ^_^ Sapete com'è, ho pensato che se avessi fatto tutto in questo chappy la storia sarebbe finita subito e...

...

Ok, ok, non è andata affatto così, lo ammetto! La verità è che mi ero dimenticata di mettere tra i preferiti la pagina dove c'erano gli appunti sulla misteriosa religione di cui parlava Mu e così l'ho cercata di nuovo in lungo e in largo, trovandola solo quando avevo già finito di scrivere questo pezzo... T_T me misera... Mi perdonate, vero? ^^"?

Per quanto riguarda le coppie, ho pensato che la povera Shaina meritasse di meglio di quel bacucco di Seiya ( chiedo scusa alle sue fan ) e Shun non ce lo vedo con June, così ho cercato di trovare loro dei compagni più adatti, anche se non sono del tutto sicura delle coppie fatte da me ( potete aspettarvi di tutto, conoscendomi ^^" )...

ehm... voi chi mi consigliate, sapendo che Kanon e Milo non possono per*spoiler*?

Vabbè, ora si passa alla mia parte preferita: i ringraziamenti! ^_^

- Ombra: eh eh eh, certo che ti meritavi quel distinto, ciccia! ^_^ Comunque, ammettilo che ti ha fatto piacere ricevere i complimenti da Cresta! ^_______________^ XP a presto! Besitos! ^*^

- Lily: contenta? ^^? così il povero Milo ha avuto un attimo di tregua! XD Spero di non averti delusa! ^^ Grazie per i complimenti!

- Kwa: Dottoressa Kwa, i nuovi nemici saranno abbastanza bastardi! ^___^ parola mia! ^O^! Grazie anche a Lei per i complimenti! ^________^ ( ma come *BIP* parli??? Oò? ndMilo )

- Francine: Scusami, hai ragione! ^^" Grazie per avermelo fatto notare! ^^" Penso che per quanto riguarda Albireo, tu abbia capito chi sia, ver? ^_______^?

- Eirien: il motivo per cui debba essere proprio Milo, dici? ^^? Beh... non può che essere un motivo stupido! XDDDDDDDDDDD O almeno, all'inizio sarà così, poi invece si scoprirà la verità... I nuovi benefattori daranno taaaaaaaaaaanto filo da torcere a Lady Saori, anche perchè.... no, non posso dirlo! ^^"""""""""""" Comunque Grazie, Oh Somma! ^^

- Rekka: ciccina, finalmente ti risento! **! Che bello! Scusami per averti fatto aspettare, non accadrà mai più!

- Yoru: Come vedi, Milo è riuscito a liberarsi di Cris ( almeno per il momento ) quindi per adesso mi divertirò a far patire gli altri... MUAHAHAHAHAHAH!!! ( <- risata satanica ) Ahem... Grazie per aver recensito ^^

- Dark Sirya: Allora sono riuscita bene nel mio intento! ^___^ Infatti Cris l'ho ideata cercando di tener il più lontano possibile l'aspetto di Mary Sue; penso che nessuno di noi sia perfetto, quindi ho deciso di descrivere una ragazzina che, anche se carina, ha ancora un indole infantile e che salta addosso a tutti i bei ragazzi ( ehm... ^^"""" ). In effetti hai ragione su Seiya, però anche lui non mi va molto a genio... Comunque grazie per la tua recensione! ^__________^

Beh, con questo vi saluto! ^^ Alla prossima! ^______________________^

Bacioni!

Dafne ( che si è resa conto di aver appena ritrovato la pagina sulle religioni e di averla chiusa senza averla prima salvata -.-" ndMilo )

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Capitolo 5
*** Sotto a chi tocca! ***


Il sole

Il sole, già debole, scomparve nuovamente dietro le nuvole nere, come per giocare a nascondino; quel giorno, evidentemente, Apollo  aveva deciso di fare sciopero.

La superficie levigata di ogni Casa dello Zodiaco venne attaccata da un puntino grigio, seguito da un altro, e un altro, e un altro ancora.

Gocce d'acqua.

- Fantastico, ci mancava solo la pioggia.... - mormorò Milo, sospirando, con i gomiti appoggiati sul davanzale delle finestra, prima che un fulmine lo facesse sobbalzare.

Apollo era in sciopero, ma Zeus evidentemente no.

Respirare l'odore di chiuso non era il massimo, ma il ragazzo non ci faceva molto caso: la sua Casa era anche peggio, l'unica differenza era l'enorme quantità di libri antichi e testi sacri.
Sebbene fosse in una biblioteca, il termine " luce" non era presente in nessun vocabolario, a meno che non ci si riferisse ad una candela mezza consumata appoggiata su ogni tavolo...

- E che diavolo, così non posso neanche più leggere! - esclamò, stropicciandosi gli occhi e soffocando uno sbadiglio. Era in quella stanza dalle sette del mattino con l'intenzione di saperne di più su ciò che aveva scoperto Mu, anche se, a dire il vero, non aveva capito niente di quello che gli aveva detto; si era rifugiato immediatamente in biblioteca, timoroso che l'allieva lo seguisse ma sperando che Cris venisse affidata a Camus, almeno temporaneamente.

Lanciò un'occhiata disgustata a tutti i libri sparsi per terra: " Le vie di Buddha", " il Cristianesimo attraverso i secoli", " la vita di Confucio"... Tempo sprecato, aveva cercato per ore senza risultato e quegli oggetti infernali non avevano nessuna intenzione di aiutarlo.

- Andate a quel paese. - sbottò Milo, come se quei libri potessero sentirlo.

Si staccò dal davanzale e tirò un calcio ad un volume piuttosto pesante, facendolo volare dall'altra parte della stanza, ma la voce di Mu che lo minacciava di morte lo convinse ad andare a riprendere il testo e a trattarlo con la massima cura, sapendo quanto il Gran Sacerdote avesse a cuore quei libri.

- Ma guarda te che mi tocca fare... - sospirò, raggiungendo il volume e chinandosi per raccoglierlo.

La sua mano sfiorò una sottospecie di tubo nero di gomma dura, quasi caucciù: un cavo elettrico.

Sorpreso,  seguì il cavo con lo sguardo in tutta la sua lunghezza, sperando di trovare un interruttore o qualcosa di simile; non seppe se rimaner deluso o se sospirare di sollievo quando, grazie all'aiuto dei fulmini che squarciavano l'aria, illuminando per alcuni attimi la stanza,  riuscì a scorgere prima una sedia, poi un piccolo computer abbandonato nell'angolo più buio della biblioteca, che sembrava funzionare ancora.

Il Gold Saint si avvicinò, passando un dito sullo schermo del pc per togliervi la polvere. Non ce n'era.

- Almeno tu...- il ragazzo prese a fissarlo con decisione. - almeno tu mi aiuterai! - esclamò, posizionandosi davanti alla macchina, quindi si mise si mise a fissarla con insistenza. I dieci minuti che seguirono passarono in completo silenzio, mentre il cavaliere iniziava davvero a perdere le staffe; la situazione peggiorò quando una vocina dolce e gentile si fece spazio nella sua mente...

- Miluccio? Lo sai che non si può azionare da solo ma che devi accenderlo manualmente? -

- Ah, perché la voce di Cris mi perseguita??? E perché ha pure ragione???- esclamò, esasperato, con le mani nei capelli,  ricordandosi solo allora che non sapeva neanche quale tasto schiacciare per accendere il pc.

Decise di lasciar perdere, guardando con odio il pesante volume che gli aveva mostrato involontariamente un altro aggeggio infernale della tecnologia... Beh, con qualcuno doveva pur prendersela!

Lo prese in mano, tirando indietro l'altro braccio con l'intenzione di sfondarlo con un pugno ( - un libro in più o un libro in meno non cambierà la vita a Mu - ), ma quando lesse il titolo scritto con lettere cubitali, si fermò, rimanendo a bocca aperta.

- "Zoroastrismo e religioni antiche"... -

 

ab

 

- Cris! - gridò una voce femminile, riecheggiando per tutto il Grande Tempio.
- Cris!!!!!!!! CRIS!!!! E CHE DIAMINE, ASPETTA!!!! -

June riuscì a fermare l'amica, afferrandole il braccio e costringendola a voltarsi.

Il viso della ragazzina era di tutti i colori, ancora sotto shock, scappata via come un fulmine dalla Casa di Pisces quando il suo proprietario si era spogliato dell'armatura per mostrarle il petto da uomo; June, rimasta un attimo imbambolata, aveva esitato a fermarla, ma quando vide l'espressione di Aphrodite si convinse a seguirla, anche se il suo unico scopo era di non farsi ammazzare dal "ragazzo".

Riuscì a raggiungere l'amica, però, solo in prossimità della Sesta Casa.

- Oh Santi Dei, June! OH SANTI DEI!!!! - esclamò Cris, gettandole le braccia al collo. - CHE FIGURACCIA!!!!! -

La bionda rimase immobile, senza sapere cosa dire; non era la prima volta che il custode della Dodicesima Casa veniva scambiato per una ragazza, ma nessuno glielo aveva mai detto in faccia così apertamente.
La situazione era alquanto drammatica.

- Avanti, Cris, calmati.... - provò, dandole due pacche leggere sulla schiena. - Non è la prima volta che fai questo tipo di figure, no? -

La ragazzina smise di agitarsi e si staccò dall'amica, guardandola male. - Grazie tante... - sbuffò, accigliata, incrociando le braccia.

June aveva aperto la bocca per discolparsi, ma sentì qualcosa bagnarle la testa; sorpresa, tese il braccio in avanti con il palmo della mano aperto e rivolto verso l'alto, dove poco dopo si depositarono due gocce d'acqua.

- Cavoli... - mormorò. - sta per piovere di nuovo... -

Chiuse la mano con un gesto fulmineo e se la portò la petto. - Ti accompagno alla Prima Casa per la lezione con il Gran Sacerdote e poi filo via, altrimenti mi becco una broncopolmonite... -

Cris parve agitarsi nuovamente. - Ma come, June-san! E poi come faccio a sapere quale altro fig... ehm... quale altra lezione mi aspetta? -

June non riuscì a trattenere un sorriso; da quella figuraccia con Aphrodite, l'amica non aveva più il coraggio di affermare "quanto fossero fighi i Cavalieri D' Oro" .
Sentendo lo sguardo accusatorio di Linx su di sè, iniziò a scendere le scale, cambiando discorso.        - Di questo se ne occuperà Marin... Sarà lei ad accompagnarti da Aioria del Leone. -

Cris sembrò rallegrarsi non poco, seguendo la compagna. - Ah, quel gran bel pezzo di ragazzo castano dagli occhi di smeraldo? -

Anche se soffocata, la risatina di June giunse comunque alle sue orecchie.

- Aphrodite ti ha shockato, eh? La parola figo non ha più speranza di ritornare? - l'altra divenne verde, girandosi i pollici e cercando di far finta di niente. - Lascia perdere il Gold Saint di Leo, in ogni caso... - la bionda passò la Terza Casa affrettando il passo, sentendo le gocce d'acqua farsi più insistenti.

- Ah sì? - Linx distolse lo sguardo dalle proprie mani, allargando le braccia verso l'esterno e agitandole leggermente, cercando di tenere un certo equilibrio per evitare di scivolare a causa dei gradini bagnati. - E perché? -

Lei esitò, voltandosi a guardarla. Il suo sguardo la trapassò da parte a parte - Se tua sorella verrà a sapere che te l'ho detto mi fa fuori, ma... -  bisbigliò, fermandosi ai piedi della Seconda Casa. - lei è innamorata di quel ragazzo... da molto tempo prima che arrivassi qui... -

Cris per un attimo rimase senza parole, poi, con uno scatto ( a costo di ammazzarsi per le scale ) sorpassò la Sacerdotessa e si diresse verso la Prima Casa. - Beh, a questo punto sono arrivata, direi che puoi tornare indietro! - esclamò, girando la testa verso June mentre continuava la sua corsa. - E comunque... - aggiunse, sorridendo. - Marin può stare tranquilla! Per Aioria chiuderò un occhio! - Fece una pausa, mentre il sorriso si allargava ancora di più. - E la stessa cosa vale per Shaka, ok? A DOPO! -

E prima che l'altra potesse rispondere, il rumore del portone che sbatteva violentemente echeggiò nell'aria.

- Quella piccola peste... - iniziò June, stringendo i pugni, rossa come non mai;

ma perché diavolo si è fissata con questa storia?

In quel momento la voce di Aldebaran la fece sobbalzare, la cui figura fu accompagnata da un fulmine. - Chameleon! - tuonò, sorpreso. - Ma che ci fai sotto la pioggia? -

- Stavo giusto tornando indietro, Tauros. - spiegò lei, sorridente, spostandosi una ciocca di capelli bagnata dietro l'orecchio. L'altro fece spallucce, indifferente.

- Basta che non ti ammali, Chameleon...  Ci vediamo! -  disse, semplicemente.

June lo salutò con la mano e fece per girarsi, ma Aldebaran la richiamò quasi subito. - Scusa, Chameleon... - continuò, mentre si avviava dentro la propria casa. - Che cosa diceva la mocciosetta a proposito di Shak.. ? -

Non finì la frase, perché si accorse troppo tardi che la sacerdotessa era già sparita; rimase un attimo imbambolato, per poi girarsi e scuotere la testa.

- Donne... - sbuffò, prima di rientrare al coperto.



June lasciò la seconda Casa in fretta e furia, senza voler sentire la domanda di Aldebaran; la pioggia iniziò a farsi più fitta e lei si coprì la testa con le braccia, imprecando silenziosamente. Non ebbe neanche il tempo di sorpassare la Quarta Casa che fu costretta a rallentare il passo di molto: un diluvio così non si era mai visto!

Accidenti, potevo rimanere a dormire oggi!


Si fermò di scatto, guardandosi attorno; era sicura di aver sentito qualcuno chiamarla, ma lo scroscio dell'acqua rendeva la voce irriconoscibile.

Stava per riprendere la sua corsa, quando una mano si posò delicatamente sulla sua spalla, facendola sobbalzare.

- Marin... - mormorò, portandosi un mano sul cuore. - Che spavento! -

- Beh, la signorina non mi sentiva, aveva la testa da tutt'altra parte! - sorrise Eagle, divertita, battendole una leggera pacca sulla spalla.

June barcollò in avanti, mostrandosi un tantino confusa. - Scusa, ma che ci fai qui? -

L'altra non rispose, assumendo un'aria vaga. - Una passeggiatina sotto la pioggia... -

- Oh, sì... Solo una passeggiatina sotto la pioggia... -

Il tono sarcastico di Chameleon non piacque alla Sacerdotessa, anche perché si accorse che non stava guardando lei...
... ma dietro di lei.

- E di sicuro ti sarai fermata casualmente davanti alla Casa del Leone, vero? -

Marin divenne tutt'uno con il colore dei propri capelli; boccheggiò un istante, cercando di trovare una scusa, ma non vi riuscì.

- Ad ogni modo... - continuò June. - Sono venuta a dirti di andare a prendere Cris appena sarà terminata la lezione dal Gran Sacerdote; dopo Mur ci sono Aioria e Tauros. -

- Ma come? E gli altri? -

L'amica si limitò ad alzare le spalle. - Domani. -

Eagle cominciò a girarsi i pollici, abbassando lo sguardo. - Non so come dirtelo... - cominciò, arrossendo. - ... ma Aioria oggi non può. -

- Uhm? -

Chameleon inarcò un sopracciglio, sorpresa, che indusse la rossa a continuare.

- Non è che potrebbe fare cambio con Camus, incontrando Cris domani? - chiese speranzosa l'altra, alzando lo sguardo verso l'amica.

- Questo non lo so, Marin... - sospirò desolata la Sacerdotessa, ma l'espressione supplichevole di lei le fece cambiare idea. - Ok, allora più  tardi andrò ad avvisare Shaina...Ma tu non sprecare questa chance, o la va o la spacca! D'accordo?  -

Eagle sorrise. - Grazie... Però ora è meglio che vai, rischi di prenderti un malanno... -

June si diede un leggero pugno in testa. - Che sbadate che siamo, fermarci a parlare sotto la pioggia! - esclamò ironica, prima di girarsi verso la scalinata. - Beh, allora ci vediamo... -

Marin annuì, salutandola con la mano e seguendola con lo sguardo mentre correva su per le scale, per poi scomparire dalla sua vista.
Rimase immobile per qualche minuto, chiudendo gli occhi per ascoltare lo scroscio dell'acqua, finché non si accorse di non sentire più le gocce di pioggia bagnarle il viso.

- June non è l'unica che rischia di ammalarsi... - mormorò un Aioria sorridente, comparso chissà quando di fianco a lei e proteggendola dall'acqua con un enorme ombrello nero. Marin fu presa alla sprovvista, ma sorrise comunque.

Non sprecare questa chance. O la va o la spacca.

 

- Diamine, se continua così non riuscirò ad arrivare al Grande Tempio tutta intera... - si disse Chameleon, dopo aver rischiato per l'ennesima volta di scivolare e ammazzarsi per le scale.
Appoggiò un momento le mani sulle ginocchia, sfinita; qualche giorno prima, durante un allenamento, aveva accusato un colpo alla gamba, e il dolore qualche volta continuava a farsi sentire, sebbene la ferita si fosse già richiusa.

- Magnifico... -

Si fermò definitivamente davanti ad una a caso dei Dodici Templi, appoggiando la schiena contro il portone e ansimando, cercando di riprendere fiato.

- Beh, almeno qui sono un po' riparata... Che schifo di giornata! - sospirò, sciogliendo la coda alta in cui erano legati i suoi capelli e cominciando a strizzarli con cura.

Un vento gelido iniziò a soffiare, investendola in pieno e facendola rabbrividire;bagnata com'era dalla testa ai piedi, non poteva certo evitare di prendersi la broncopolmonite!

O forse sì?

Come se il destino volesse risponderle, il portone su cui era appoggiata si aprì e lei si sbilanciò all'indietro: sarebbe sicuramente caduta male se due braccia non l'avessero afferrata in tempo.

- June! Capiti a proposito! - esclamò un voce che la ragazza conosceva bene.

Chameleon alzò il volto di scatto, arrossendo, per guardare il cavaliere d'oro che la stava ancora abbracciando e cercare un battuta appropriata. - Ehm... bella presa, Shaka... Grazie! -

Questa giornata non fa così tanto schifo, in fondo...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehm............... Non vi giurerò più niente in fatto di aggiornamento, rischio di non mantenere le promesse ^^"  Perciò, ho deciso di tornare ad aggiornare questa storia una volta al mese ( altrimenti non ce la farò! çç ) anche perchè è abbastanza corta ( 15 chap al massimo )
Ok, in questo capitolo è apparsa più June, ma dovete sapere che darò molto spazio alle Sacerdotesse UU ( a proposito, non mi avete detto niente per le coppie... questo vuol dire che... vi fidate di me? ^^? ndDafne fate male... --" ndMilo  )

Allur, ringrazio:

- Lily: ah-ah-ah! * risatina nervosa* ^^"""""" non sai quanto mi è costato, Aphrodite si è incazzato molto ^^" Cmq grazie per aver continuato a leggere e a recensire! **

- Ombra: °_°" Una volta ero io il cavaliere dei Pesci, proprio perchè, dovendo essere un caliere d'oro, ho scelto l'unico che assomigliasse ad una donna! X°D

- Kwa: AUGURONI IN RITARDO, SOMMA KWA! *O*!!!!! ( un po' troppo in ritardo... --" ndMilo Tu sparisci! Oò* ndDafne )Grassie per il commy! **

- Eirien: Sto facendo di tutto per migliorare, sono contenta che il mio lavoro stia dando i suoi frutti! ^^ ( acerbi... ndMilo ) La resa tra Camus e Milo? Appena Cris avrà finito di sfiancare i Gold Saint! X°D

- Jaly: MA CIAOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!! *O*!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! BENTORNATA, MIA FIDA COMPARE! *O*!!!!!!!!!!!!!!!! Tranqui, qui Segasus è tagliato fuori! U.U ( pekkè continui a chiamarmi "Segasus"??? çç ndSeyachevaafareicerchiettiperterra ) Tranqui, non sono arrabbiata! ( anzi! ** ) GRASSIE! ^*^

- per tutti coloro che hanno letto senza vomitare: complimenti per la vostra resistenza! ^^" X°D

 

Ah, dimenticavo... Ho fatto un fotomontaggio per creare il personaggio di Cris... Ed eccola qui! ^^

http://69.93.7.242/uploadsfc/post-235580-1126272226.jpg

Qui è con l'armatura, ma voi immaginatevela con una semplice tuta ( tipo quella di Marin ^^ ) So che sembra più grande di una di 14  anni, ma d'altronde tutti i personaggi di Saint Seiya dimostrano più anni di quelli che hanno! ^^" Beh, allora alla prox!

CIAO!!!!!!!!!!!

Dafy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Attacco al Grande Tempio ***


Nuova pagina 1

La luce fioca illuminava a stento quelle pagine ingiallite nel tempo; la calligrafia, minuta e stretta, e le varie sbavature di inchiostro erano gli unici segni ad affermare che quel libro non era altro che un manoscritto antico.

Milo socchiuse gli occhi un paio di volte, cercando di mettere a fuoco lo scritto: le lettere, le parole, addirittura alcune frasi erano sbiadite, se non illeggibili.
 

Il profeta Zoroastro o Zarathustra, originario della Media, riformò il Mazdeismo. Egli andò via dal suo paese e si rifugiò in Iran Orientale ove trovò numerosi proseliti, tra cui viene annoverato il principe Histape, padre di Dario. La popolazione locale era continuamente esposta al pericolo delle invasioni delle popolazioni nomadi, per cui era ben disposta ad accettare una nuova religione basata sulla redenzione.
 

- Accidenti, non riesco a leggere niente! - esclamò il ragazzo, alzando il viso dalle pagine e massaggiandosi le palpebre stanche con il pollice e l'indice.

Da ore era chiuso nella biblioteca, ma non riusciva a venire a capo di quella faccenda: che c'entrava la religione con la cosiddetta "fine dell'equilibrio"?

Cercò di concentrarsi, strizzando nuovamente gli occhi per capire qualcosa di quella religione sconosciuta a mezzo mondo, scacciando la voglia di appoggiare la testa sul tavolo e dormire.

 

I sacrifici di sangue sono vietati, perché gli animali sono venerati. La bevanda inebriante haoma è anche essa vietata. I morti non possono essere né sepolti, né bruciati, né immersi per non sporcare i tre elementi sacri che sono la terra, l’acqua ed il fuoco. I cadaveri vengono esposti sulle montagne o su torri innalzate a questo scopo: le ossa scarnificate si devono poi racchiudere in ossari che vengono deposti in tombe in muratura o scavate nella roccia.

Questa religione ha molti punti in comune con il buddhismo, nato in India nello stesso periodo. Entrambi i movimenti nascono dalla protesta contro le pratiche crudeli ed i riti sanguinari delle antiche religioni ariane. Il primo era frutto della classe aristocratica, il secondo era un’espressione del popolo. Per questo motivo il buddhismo si è diffuso molto di più dello zoroastrismo.

 

Girò pigramente la pagina, sbuffando, finché un altro testo non catturò la sua attenzione: era leggibile, ben diverso dai precedenti, e la carta sembrava quasi nuova; Milo non resistette alla tentazione di leggere, stavolta senza sforzarsi di rimanere sveglio.

 

MAZDEISMO

 

Questa religione è stata quella a lungo più venerata nell’impero persiano. Essa nacque nel periodo achemenide ed era legata anche al potere che la classe sacerdotale gestiva nella struttura sociale.

Il grande dio era Ahuramazdah, creatore di tutto. E’ lui che guida gli atti del re, a cui ha dato direttamente il potere. Tuttavia bisogna precisare che la Persia degli achemenidi non era uno stato fondato sulla religione, cioè integralista, come avverrà per i califfi arabi che regneranno al posto dei persiani.

Vi sono altre divinità: Mitra (sole) che verrà venerato anche dai romani; Mah (luna), Zam (terra), Atar (fuoco), Apam Napat (acqua), Vayu (vento). Questo modello religioso si sviluppa con Dario a cui il potere è conferito da dio stesso. Si tratta di divinità legate alla natura ed alle esigenze primarie degli iranici.

 

- Dunque c'era una divinità per ogni elemento... - constatò il ragazzo, dando voce ai pensieri che riecheggiarono nell'enorme sala, che in quel momento sembrata vuota.
 

Chissà se anche questi dei si erano reincarnati... Certo che è strano pensare a quante religioni esistano e quanto possano diventare pericolose...
Eppure non sono d'accordo con nessun dio. Perché quando litigano tra di loro, si reincarnano e mettono di mezzo anche noi mortali?


Due lampi passarono vicino alla Biblioteca, facendo sobbalzare il cavaliere, che scattò subito in piedi. Dando velocemente un'occhiata fuori, Milo sospirò, chiudendo il libro ma tenendovi l'indice in mezzo alle pagine che stava leggendo, non avendo nessun segnalibro dietro.

Meglio abbandonare la biblioteca, per ora, altrimenti rischio di rimanere bloccato qui... Non ho mai sentito il vento soffiare così forte.

All'improvviso, qualcosa attirò la sua attenzione: un senso di pericolo lo costrinse a svuotare la mente.
Sentiva una strana energia, qualcosa che assomigliava terribilmente al cosmo di un cavaliere, la cui posizione, però, era ignota.
Concentrandosi ancora di più, Milo vide con chiarezza un Cosmo argentato, freddo e allo stesso tempo accogliente: ci si poteva perdere dentro, lasciarsi andare in quello spazio infinito e abbandonare ogni contatto con la vita terrena...

NO

L'energia bianca si dissolse, seguita da un fascio di luce debole, che sparì proprio come una stella cadente.

Il ragazzo aprì immediatamente gli occhi, girandosi fulmineo verso la finestra e dando un'occhiata fuori, spaventato e confuso allo stesso tempo; intravedeva le foglie degli alberi spostarsi velocissime, spinte da un vento fin troppo forte per essere solo un normale temporale.

- Ci sta attaccando! -

Come a confermare la sua ipotesi, il vento iniziò a ululare più di prima, abbattendosi sulla finestra più volte, con una forza incredibile, come se ci fosse stato qualcuno fuori intento a prenderlo a pugni. Milo riuscì a malapena a indietreggiare che la finestra cedette, e il vetro si ruppe con un rumore secco.

Mille schegge luccicanti alla luce dei lampi investirono il ragazzo, che si coprì il volto con il braccio destro, dove si conficcarono dei frammenti della lastra andata ormai distrutta; il vento e la pioggia entrarono con prepotenza nella stanza, portando con loro l'aria gelida e irrespirabile, travolgendo tutto ciò che trovavano a tiro: scaffali, libri, seggiole, tavoli.

Il computer nell'angolo venne investito in pieno, sbattendo contro la parete prima di cadere per terra con un rumore secco.
Ignorando il sangue che gli scorreva lungo il braccio, Milo si precipitò verso la porta, spalancandola con un calcio e riuscendo ad uscire appena in tempo; ma l'esplosione fu talmente violenta che il ragazzo venne spinto contro gli scalini, rotolando malamente e riuscendo a fermarsi solo di fianco al tempio di Aquarius.
Sentì la pioggia fitta entrargli dentro l'armatura e lavargli un po' di sangue dal braccio, ma non abbastanza da non essere notato. Non reagì al contatto con l'acqua gelida, tentato dalla voglia di chiudere gli occhi e abbandonarsi sulle scale fredde.

- Milo! - urlò una voce soffocata, coperta in parte dalla tempesta.

Il ragazzo non si mosse, rimanendo sdraiato a pancia in giù, troppo debole e indolenzito per rispondere; si sentì sollevato da due braccia e si morse il labbro inferiore appena il suo soccorritore gli sfiorò la spalla sinistra, che aveva sbattuto malamente contro i gradini subito dopo l'esplosione.

- Milo! - ripeté la voce, che il cavaliere identificò come quella di Camus. - Dannazione, rispondi! -

- Se continui a stritolarmi non posso parlare - esclamò a bassa voce l'altro con tutto il sarcasmo di cui era capace, aprendo lentamente gli occhi e trovandosi a fissare il viso preoccupato del suo migliore amico.

Camus sospirò, sollevato, passandosi un braccio di Milo attorno alle spalle e aiutandolo ad alzarsi; lo sentì mugolare di dolore, ma cercò di non darci troppa importanza: era già una fortuna che non fosse morto, pazienza per qualche osso rotto!

- La Biblioteca... - mormorò con un filo di voce il cavaliere di Scorpio, come se volesse a tutti i costi raccontare quel che gli era successo, mentre muoveva qualche passo verso la casa di Aquarius sorretto proprio dal suo custode - Stavo leggendo un libro, dopo la discussione con Mu a colazione, quando... -

Si interruppe bruscamente appena si rese conto che le sue mani non stavano stringendo nessun volume, iniziò ad agitarsi, riuscendo a liberarsi dalla stretta dell'amico, che mollò la presa ma che si teneva pronto nel caso il ragazzo svenisse di nuovo.

- Dove diavolo è finito quel libro? DOVE DIAVOLO E', CAMUS?? - urlò Milo, fuori di sè, scrollando Camus per le spalle.

L'altro non fece una piega, ma divenne pallido. - Calmati. -  ordinò, pacato, scansandosi.
- L'ha preso Kiki, che l'ha portato a sua volta a Mu. -

- Devo riprenderlo... -

Milo mosse solo qualche passo, ma rischiò di cadere in avanti se Camus non l'avesse sorretto di nuovo.

- Non puoi. -

Ma quella frase fu coperta da un rumore assordante : un' altra esplosione ai piedi della Prima Casa.



ab

 

Cris si alzò, barcollando pericolosamente in avanti, asciugandosi il sangue che le colava dal labbro spaccato con il dorso della mano.

Si guardò attorno, cercando una via d'uscita in quella densa caligine che rendeva impossibile l'avvistamento del nemico; come se non bastasse, non riusciva a vedere dove fossero finiti gli altri Gold Saint.

Cercò il loro Cosmo, chiudendo gli occhi e concentrandosi, ma non riuscì a scovarli perché un raggio violetto la colpì dritta al petto, facendola sbattere contro una colonna.

La ragazzina assunse un'espressione sorpresa qualche secondo prima di sputare sangue e scivolare in ginocchio fino ai piedi del pilastro; iniziò a tremare per il colpo ricevuto e non accennò a muoversi, pronta a svenire da un momento all'altro.

- E tu saresti una Saint? - la schernì una voce, seguita da un eco lontano. - Ma per favore! Se a stento ti reggi in piedi! -

Lei non rispose: la vista le si appannava e la testa iniziò a giurarle furiosamente; trasse due profondi respiri e provò a rimettersi in piedi, aggrappandosi alla colonna.

- Che delusione... - continuò la voce, con disappunto. - E io che pensavo fosse divertente toglierti di mezzo... Axis... -

Cris spalancò gli occhi, sorpresa. Ma che diavolo...

Capitano tutte a me...

- Noir non è contento di ciò che hai fatto... - riprese la voce, seguita da rumori di passi.

In quel momento, la ragazzina riuscì a vedere il suo avversario: portava una strana armatura, più simile ad un abito degli antichi gladiatori romani che ad un Cloth.

Un elmo luccicante gli copriva gran parte del volto, lasciando intravedere a stento gli occhi neri come il carbone; l'espressione maligna che lanciò a Cris la fece rabbrividire, e lei provò a indietreggiare, finendo con la schiena contro il pilastro dietro di lei.

L'avversario le punto l'indice contro, mentre mormorava qualcosa che assomigliava terribilmente ad un "Addio"; da quel sussurro, la ragazzina fu quasi sicura che stesse sorridendo.

- E' stato un piacere... -

Fu un attimo. Dal dito partì un raggio violetto con le sembianze di un dardo di cristallo,
colpendo in pieno petto la vittima.

Cris sentì i polmoni svuotarsi e senza rendersene conto si portò  la mano leggermente più in basso del collo, sfiorando con le dita la freccia conficcatasi perfettamente perpendicolare al suo petto.

Il cavaliere ritirò il braccio teso verso la sua direzione, stringendo i denti per la rabbia.
-  Che Vayu abbia interferito? - chiese a sè stesso.

Vide la sacerdotessa cadere su un fianco, mentre una pozza di sangue di formava rapidamente sul pavimento bianco del tempio.

Il cavaliere fece una smorfia, avvertendo altri Cosmi di Saint D'Oro avvicinarsi.

- Alla prossima... - sussurrò, scomparendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehilà! Avete visto quanto sono brava? ^^? Non riesco neanche ad aggiornare una volta al mese ^^"""""" Beh, cmq ora che ci sono le vacanze dovrei riuscire a rimettermi in pari... dopo che sarò tornata dal mio viaggio a Vienna e Praga *O* ( questo è un esempio per dimostrare che rompere i genitori e prendere buoni voti a scuola serve a qualcosa X°°°°D )

Allur? Che ve ne pare? ^^? Questo chappy non fa ridere ( infatti fa pena... -_-" ndMilo Oò""" ndDafne ) ma d'altronde questa fic parla di una Guerra... e ci devono essere per forza eventi di questo genere, no? ^^"

Ringraziamenti:

 

- Ale-chan (Ombra ) : beh, se vuoi proprio saperlo ho abbandonato l'idea di far andare Shaka dal parrucchiere X°°°D in fondo è figo lo stesso X°°°°°°D

- Somma Kwa: stai scherzando??? *O*???? CERTO CHE MI PIACEREBBE VEDERE UN TUO DISEGNO SU CRIS!!!! *O* Riguardo al pc non saprei a cosa stesse pensando esattamente Milo, meglio lasciare un po' di ambiguità a proposito X°°°°D

- Jaly: Io avevo scambiato Aphrodite per una donna la prima volta che è apparso ^^;;;;  perciò mi sembrava carino far sbagliare anche la nostra Cris X°D ( ><;;; Carino un corno!!!!!!! ><;;;;;; ndCris ) . Come detto sopra, meglio lasciare un po' di ambiguità sul perchè Milo non sappia usare il pc X°D ( Sfotti???? ><;;;; ndMilo )

- Lily: sì, in effetti è tutto molto contorto @@;;; comunque anche io mi sono divertita a scrivere la scena di Aphrodite X°°°°D Grassie per la recensione! ^*^

- Donna Eirien: ^^; lo so, sono perfida X°°°°°D ma direi che con questo ho chiarito un po' di strade, no? ^^? ( No -_- ndTutti ) Io invece aspetto con impazienza la tua di storia, dove sei finita?    ?-?

- Nenya: Ti spiace se ti chiamo solo Nenya? **? Grazie mille per i complimenti, sono felicissima *^^* Riguardo ai tuoi Saint preferiti, posso solo dirti che Shaka avrà molto spazio in questa fic ( che onore... -_- ndShaka )

- Giulia: No, tranquilla, non farò esaurire troppo Milo X°°°D sennò che gusto ci sarebbe? **;;; ( quella faccia non mi piace... O_O"""" *indietreggia* ndMilo ) grazie per il commento! ^^

- Valeria: Scusascusascusa per il ritardo! ><;;;; è che sono al primo anno di superiori e con la pallavolo di mezzo non ho quasi più tempo libero ç___ç recupererò, lo giuro! ><;;; Comuqneu grazie anche a te ^^

- Killkenny: ( che mi ha mandato un'email ) grazie per avermi consigliato, però purtroppo in questa fic appariranno solo i Gold Saint e i Bronze verranno tagliati fuori ^^""" così ho trovato uno dei Gold per Shaina, ma come ho detto, dato che ho gusti strani, è meglio non fidarsi troppo di me! X°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°D Ancora grazie! ^O^

 

Bene, sono finalmente riuscita a finire il chappy ^O^ Continuate  a recensire, ok? ^^? Per me è importante! ^^

A questo punto, non mi resta che augurarvi... BUON NATALE! BON NOEL! MERRY CHRISTMAS! FROHE WEIHNACHTEN! ^O^

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Capitolo 7
*** ferite del passato ***


Nuova pagina 1

" Milo..."

La voce di Camus lo raggiunse come un eco lontano, sottraendolo allo strano incubo che continuava a divorarlo nel sonno.

Milo di Scorpio aprì gli occhi a fatica, cercando di mettere a fuoco il luogo dove si trovava; stordito, continuò a vedere bianco per molto tempo, prima di rendersi conto che non era diventato cieco, ma stava solo fissando le lenzuola di un letto.

Strano, non ricordo di aver dormito con una donna...

L'odore pungente dei farmaci lo scosse completamente, facendogli tornare alla mente i ricordi degli ultimi giorni.
L'esplosione, il libro, lo strano cavaliere, Marin e le altre sacerdotesse che seguivano Kanon con Cris tra le braccia, diretti all'ospedale...

Cris!

Alzò la testa di scatto, il che gli provocò una fitta alquanto dolorosa alla schiena, rendendosi conto di essersi addormentato con la testa appoggiata sul letto d'ospedale dove in quel momento giaceva la sua allieva.

Lei era sveglia e lo guardava con un sorrisino divertito, per quanto la benda sul viso potesse permetterglielo.

" Ma che bella capigliatura! " esclamò, scompigliandogli i capelli ancora di più.

Milo le allontanò la mano, irritato, ma pur sempre con cautela; non voleva darlo a vedere, ma si era preoccupato moltissimo per lei.

Dall'altra parte del letto c'erano Marin, Shaina e June, evidentemente appena arrivate, con un leggero colorito roseo sulle gote. Dovevano aver corso parecchio per essere così affaticate.

Camus era dietro di lui, seduto su una sedia e con il gomito appoggiato sul comodino, lanciando occhiate intimorite a quella sottospecie di brodaglia - che all'ospedale aveva il coraggio di chiamare pranzo - portato dall'infermiera appena entrata, un'americana tarchiata e con i capelli di un biondo innaturale.

" Signori, non pensate di essere rimasti qui per troppo tempo? La paziente deve riposare, vi pregherei di lasciarla in pace... " sbottò, senza tanti complimenti.

Camus scattò in piedi come una molla, dirigendosi meccanicamente verso la porta e seguito da Shaina e June.

Marin strinse ancora una volta la mano della sorella, poi si apprestò ad uscire; Milo fece per girarsi, ma la sua allieva lo trattenne afferrandogli il braccio. " Rimani a farmi compagnia ancora un po'? " chiese, con voce flebile.

Il ragazzo guardò Marin che ricambiò il suo sguardo con un'espressione del tipo " che c'è di male? "

" D'accordo, ma solo per un po'. "

Cris sembrò contenta, tanto che promise di mangiare la brodaglia che le misero sotto il naso; Milo la guardò mentre portava alla bocca il cucchiaio con aria schifata, di chi sta per vomitare da un momento all'altro, e non poté trattenere un sorriso: in fondo era ancora una bambina.

Una bambina che aveva rischiato di morire per una guerra che è costretta a combattere.

Il cavaliere ricordò il volto dei compagni quando videro Cris a terra in un mare di sangue: sembravano confusi, non riuscivano a capacitarsi di quanto fosse successo; poi, per la prima volta dopo giorni, si fece avanti Kanon, chinandosi sul corpo della ragazza e prendendola in braccio. "Ma che importa ora chi sia stato? Non dovreste prima pensare a lei?" aveva detto, con voce tonante.

Sopraggiunse June, che vedendo quanto accaduto si portò le mani alla bocca, pronta a far uscire le lacrime; dietro di lei, Marin ebbe due secondi per mettere a fuoco la situazione prima di correre incontro a Kanon con il cuore a mille, sperando solo che si trattasse di un incubo. Per ultimi, Camus e Shaina trascinavano un Milo esausto, fermandosi non appena ebbero compreso la situazione.

Riuscii ad aprire gli occhi poco prima che Marin sussultasse e gridasse un "è ancora viva! "
In quel momento mi sentii perso, non ero riuscito né a vedere né a capire quanto successo che il seguito fu un caos generale: Kanon e Marin che correvano via seguiti dalle altre sacerdotesse, Shaka e Mu che tentavano di percepire qualcosa o qualcuno con i loro poteri telepatici, Ioria che spiegava a me e a Camus come uno strano cavaliere abbia combattuto contro Cris e di come sia sparito nel nulla dopo aver tentato di ucciderla.

"Che c'è, Milo-chan? Qualcosa non va?"

Cris era riuscita a finire il suo pasto senza gravi danni e ora fissava il suo maestro con aria interrogativa: erano dieci minuti buoni che aveva lo sguardo perso nel vuoto.

"No, niente..."

"Ho capito, sai, perché fai così!" lei gli puntò un dito contro, con aria accusatrice. "La verità è che hai scoperto di amarmi e non sai come dirmelo! "

Milo inarcò un sopracciglio, interdetto, mentre la solita gocciolina spuntava dal suo capo.

Questa è fuori...

"Veramente pensavo all'incontro di due giorni fa... Come diavolo ti sei salvata? "

La ragazza s'illuminò, frugando con la mano nella tasca della camicia e tirando fuori uno strano ciondolo d'argento con una pietra blu incastonata al centro.
Sporgendosi in avanti per guardare meglio, Milo si accorse che il ciondolo mostrava uno strano foro a malapena coperto dalla pietra, ridotta in piccoli frammenti di cristallo rimessi malamente insieme.

"Me lo aveva regalato la mia mamma! " esclamò lei, esibendo uno strano sorriso. "Per il mio sesto compleanno. Ho provato ad aggiustare la pietra con la colla, ma non mi è venuto molto bene... "

Ora il sorriso parve tirato: non riusciva a parlare di queste cose rimanendo allegra. D'altronde - ragionò Milo - nessun cavaliere che portasse l'armatura aveva mai avuto vita facile.

"Beh, comunque sono contenta! Se non fosse stato per lui a quest'ora non sarei qui a chiacchierare! " rimise con cura l'oggetto in tasca. "E devo ringraziare pure una folata di vento: ha deviato la freccia. Anche se rimanere su un letto d'ospedale non era esattamente l'idea delle vacanze di Natale che mi aspettavo." scoppiò a ridere per quella battuta, cercando di far tornare il sorriso al suo maestro, ma la sua risata si trasformò ben presto in un attacco di tosse abbastanza forte da piegarla in due.

Milo si alzò di scatto, preso da una strana voglia di fuggire via. "Domani è la Vigilia. Il dottore mi ha detto che per allora potrai uscire. "

Cris lo guardò attentamente, seria, intuendo al volo quale enorme bugia rappresentasse quella frase, ma sorrise comunque. "Bene, speravo proprio di guarire tanto in fretta!"

Il cavaliere le strinse la mano, prima di voltarsi e andare via, sotto lo sguardo di rimprovero dell'infermiera.

Prometto che ti farò uscire di qui entro Natale, anche se dovessi andare contro l'intero ospedale.

 

 

 

Shaina era sdraiata sui gradoni di pietra di una casa del Grande Tempio, intenta a guardare il cielo. In quegli ultimi mesi erano accadute tante cose, troppe cose, alcune stupide, altre divertenti, altre che erano diventate ferite indelebili, ricordi dolorosi: ricordava perfettamente come si fosse sentita quando Seiya le disse chiaro e tondo di non amarla ma di considerarla solo un'amica, come si sentisse svuotata di ogni emozione, come non fosse riuscita a uscire da quella situazione da sola.
Sospirò, cercando di non venire sopraffatta dai ricordi e di lasciare la mente libera da ogni pensiero, ma non fu facile rimanere calma quando sentì un ragazzo sedersi accanto a lei.

"Come mai qui, Camus?" domandò lei, continuando a fissare il cielo.

Lui sembrò trattenere una risata. "Stavo per farti la stessa domanda. Pensavo mi stessi cercando."

Lei inarcò un sopracciglio. "E perché mai?"

"Beh, ti sei fermata ai piedi della mia casa..."

Shaina girò la testa per guardare meglio il tempio; arrossì lievemente quando si rese conto di non averci fatto caso, persa nei suoi pensieri.
Si tirò su, cercando di tornare di un colorito normale; Camus parve non accorgersene.

"Stavo pensando. "

Lui annuì senza guardarla; pareva preoccupato.

"Cavoli, è successo di tutto da quando è arrivata Cris. " disse, sorridendo. "Mi sento un po' in colpa, l'ho portata io qui... "

Shaina si sistemò una ciocca ribelle dietro l'orecchio destro con scarsi risultati: un vento leggero iniziò a giocare con i suoi capelli.

"Glielo dirai?"

Camus si girò a guardarla. "Cosa?"

"Hai capito benissimo che voglio dire."

"Non mi sembra il momento adatto."

"Ma Cris ha il diritto di sapere! Non è forse venuta qui per questo?"

"Non lo so."

"Camus... "

"Senti, Shaina... " borbottò lui, spazientito. "Apprezzo il tuo interessamento, ma questa è una faccenda che devo risolvere da solo! "

Lei abbassò lo sguardo; era la prima volta che la rimproverava; il cavaliere se ne accorse.

"Scusa." 

"Non importa..." la ragazza rimase un attimo in silenzio, poi riprese. "Ma che dico? Sì che importa, invece! Lei ha appena quattordici anni, è ancora una bambina, non si merita tutto questo!"

"Perché, noi ce lo siamo meritato?"

Shaina sospirò a lungo, poi si alzò. "Lasciamo perdere... Vado a dormire, domani è la Vigilia, Lady Saori darà un ballo per Natale. "

Lui annuì. "Sì, lo so, ogni cavaliere deve fare qualcosa..."

"E qual è il tuo compito, controllare il frigorifero?" chiese la ragazza, sorridendo.

"Spiritosa... Beh, buonanotte..."

"Buonanotte"

Stava per salire il primo gradino quando si fermò. "Camus... Pensaci, davvero. Non voglio che anche lei subisca ciò che abbiamo passato noi... "

Il cavaliere non si girò, ma sorrise. " Sai, è costruttivo parlare con te, Shaina."

"La ringrazio, prof." fece lei, riprendendo la sua salita.

E mentre si girava un'ultima volta a guardare la schiena di Camus, pensò che nessuno prima d'ora le avesse mai fatto un complimento meno diretto di questo.

 

 

 

 

 

Niente, non ce la faccio ad aggiornare normalmente! ç___ç non sono mai stata una puntuale, è un vizio di famiglia, prendetevela con loro UU;

Allur, all'inizio il capitolo era più lungo e comprendeva anche la festa di Natale con tutti i suoi preparativi. Sulle coppie, beh, penso oramai che non vi siano più dubbi sulla mia scelta di far mettere June con Shaka ( penso l'abbiano capito tutti ^^; ). Quello che forse non sospetterete mai è il segreto di Camus! ^o^;;; ( o almeno spero che non lo indoviniate! °°; sennò siete dei geni! °°; ) secondo voi cosa nasconde il cavaliere dell'Undicesima casa? e che c'entrerà Cris in tutto questo?

Ah! ^O^ come sono cattiva! X°D passiamo ai ringraziamenti! ^^

- Killkenny: sono contenta che ti sia piaciuto il combattimento, mi sono divertita molto a scriverlo! ** ( io veramente no >>*** ndCris_bendata_stile_Mummia ) Ehm ^o^;;; per quanto riguarda la puntualità, meglio chiudere la questione, o mi sa che non finiremo più X°D Grazie mille per il commento! ^^!

- Nenya Higurashi: ih ih ih *risatina nervosa* carissima, ti svelerò il mio terribile difetto: in ogni storia che scrivo, i chiarimenti sono sempre verso la fine! ^o^; dev'essere la mia indole sadica a partorire certe cose! ^^;;;; comunque non ti preoccupare, nel prossimo capitolo ci sarà un bel pezzo dedicato al tuo Shakuccio! ^O^! ah, spero che non ti dispiaccia la coppia June/Shaka ( altrimenti sono nei casini! °°; X°°D ) Ciao! ^*^!

- Valeria Letizia: ullallà, quanti commenti! ** mi ha fatto molto, molto piacere! ** Milo figo, eh? di più, mie care, è un bonazzo da far paura! ^O^! ( non si vede molto che è il mio Saint preferito, ver? X°D ) Per quanto riguarda le capriole, in effetti ho un po' esagerato, la distanza tra la biblioteca e l'Undicesima Casa è un po' troppa! ^O^;;; Comunque grazie tantissimo per i complimenti ^///^ ma così mi monto la testa! X°D

- Compare Jaly: ohi ohi, non sai quante legnate mi sono presa da quei due! @@;;;; e anche da Shaka e da Aphrodite @@;;; oddio, non oso pensare cosa mi succederà quando Cris finirà l'allenamento con gli altri Saint °0°;;;; ihhhhhhhhhh, meglio se mi preparo la tomba! °0°;;;;;;;;;;;; Cmq sn contenta di risentirti, anzi, contentissima! ^O^! TVB! ^*^

- SETA KAIBA: io? Fissata con Atena? ^O^? Mannoooooooooooooooooo..... *finisce di tirare le freccette su un'immagine di Saori* non farei mai una cosa simile! X°°°°°°°D Sì, è vero, non la sopporto, e giuro che in questa fic o avrà vita breve oppure la renderò più simpatica *O* ( uhm, meglio la prima ipotesi, è molto più facile X°D ) sono davvero contenta che tu abbia letto qst fic, spero continuerai a seguirmi! ^^ ci conto, eh? X°D ciao!!

- Ombra: oh, ma allora sei viva! X°°°°°°°°D GEMY, QUANTO TEMPO!!!!!!!!!!!!!!! *O*! davvero ti interessa? **? ah-ah, non sai che ti combinerò nel prossimo chappy... D'altronde, non ti sei dimenticata di un certo personaggio casinista quanto Cris, vero? ^O^? Ih ih! ^O^! Aggiorna presto le tue storie, però, o mi arrabbio! èé! Bacioni! ^*^ TVTTB!

- tutti coloro che hanno letto: e che non hanno commentato; complimenti per essere arrivati fin qui senza sentirvi male! ^O^!

 

Alla prossima, gente!!!! ^O^!!!!!!!!!!! con le spiegazioni, personaggi nuovi e tanti, tanti casini! X°D

Baci

Dafne

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Capitolo 8
*** Una strana Vigilia ***


Nuova pagina 1

Tun... tun... tun...

 

Il suono monotono delle apparecchiature facevano venire una forte emicrania, soprattutto se il tuo letto è completamente attaccato a uno di quegli aggeggi.
Cris sbuffò, girandosi e cercando di coprirsi la testa con il cuscino, ma un dolore al braccio glielo impedì; spostò lo sguardo sull'arto, cercando di mettere a fuoco l'oggetto che la costringeva a non muoversi.
Pian piano, il piccolo tubicino trasparente si delineò in maniera perfetta, facendola sospirare. Brutta cosa, la flebo. Soprattutto se muovi il braccio violentemente.

Cercò allora di chiamare un'infermiera, ma l'altro braccio le si era completamente addormentato, provocandole un altro fastidio. "Eh che cazz..." imprecò, cercando di rimanere immobile; aveva voglia di piangere.

La paziente vicino a lei iniziò a ridacchiare per la sua goffaggine; la cosa non andava molto giù a Cris.

"Che ci trovi di tanto divertente, Elise?" mormorò la ragazza, spostando lo sguardo verso la vicina. Elise, che per sua fortuna aveva il letto accanto alla finestra e non ai macchinari, poco prima era intenta a guardare il paesaggio, contemplazione che durò almeno finché non ebbe posato lo sguardo su Cris. Continuò a ridere di gusto, sinceramente divertita.

"S-scusa, Cris, ma proprio non ce la faccio... " mormorò, tra le risa soffocate.

Era più grande di Cris di almeno due anni, ma tutte le brutte esperienze che aveva dovuto subire la invecchiavano parecchio. I capelli neri e lunghi risultavano opachi, quasi finti, e i boccoli sembravano mantenersi a stento. Gli occhi fino a pochi giorni fa non le si vedevano, coperti da due strati di bende; pareva che avesse rischiato di rimanere ceca e Cris, dopo averla conosciuta, cominciò a fantasticare su che colore fossero i suoi occhi: blu, verdi, castani, ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi davanti due occhi di due colori diversi.

Fa una certa impressione... pensava la ragazza, ogni volta che fissava la nuova amica. Forse non era bella, ma quel suo fare misterioso e un po' inquietante la rendeva affascinante.

Per quanto riguardava il suo passato, le ne erano capitate di tutti i colori: era la figlia di una prostituta, che poi morì accoltellata da un cliente che non aveva i soldi per pagare. Venne accolta allora in una chiesa, il cui prete divenne il suo nuovo padre, e per qualche anno riuscì a vivere felice, finché qualcuno non decise di far abbattere l'edificio.
Il prete iniziò a credere che Elise fosse un emissario degli Inferi, e decise immediatamente di mandarla da un ricco signore americano, che aveva bisogno di una cameriera. Il resto della storia Cris non aveva osato chiederlo, ma poté  immaginarlo dai lividi e dal fatto che la ragazza avesse perso l'uso delle gambe.

"Allora, ragazze... " l'infermiera americana del giorno prima fece il suo ingresso nella stanza. "... come state ogg..."

Il suo sguardo si posò su Cris, o meglio, sul piccolo tubicino che sbucava dal suo braccio. Inarcò un sopracciglio, irritata. "Allora è per questo che la mia collega mi ha mandata da te... Il dottor Rainer non aveva detto che oggi potevi toglierlo?"

"La stessa cosa che vorrei sapere io..." mormorò la ragazzina, arrabbiata. L'infermiera non vi badò, le si avvicinò e le strappò il cerotto che le teneva ferma la flebo.

"Ahi!" esclamò Cris, dopo che l'infermiera le tolse anche l'ago infilatovi, fortunatamente con più delicatezza. "Ma sono questi i modi di trattare una povera paziente ammalata? Ho rischiato di rimanerci secca!" continuò, mentre la ferita le veniva tamponata.

"Tsk... Scusami." disse l'americana, seccata, prima di scomparire dalla sua vista.

Elise aveva inclinato la testa di lato, come faceva di solito quando rimaneva perplessa; Cris, invece, risprofondò nel suo letto, desiderosa di chiudere gli occhi.

Una pietra lanciata contro la finestra sembrò risvegliarle entrambe; Elise, curiosa, si chinò quel tanto che bastava per vedere chi fosse. Soffocò una risata a stento, voltandosi verso l'amica. "Guarda un po' chi c'è!"

Cris non se lo fece ripetere due volte; mentre zoppicava timorosa verso la finestra, il suo cuore iniziò a batterle furiosamente nel petto. Possibile che fosse lui? Che fosse venuto davvero?

Sì, possibile. Cris aprì la finestra quanto bastava perché potesse parlare con il nuovo arrivato; Milo di Scorpio, dal canto suo, le fece un cenno con la mano. "Ehilà! Buona Vigilia!"

La ragazzina strabuzzò gli occhi: si era dimenticata che giorno fosse.

"Ce la fai a scavalcare?" continuò il ragazzo, guardandola. Lei parve cadere dalle nuvole.

"Scavalcare?"

"Sì, ti porto via di qui... anche se non mi sei mancata per niente!"

Elise nascose il sorriso malizioso che le apparve sulle labbra, in modo che Cris non se ne accorgesse. Ma la ragazzina sembrava troppo imbestialita per farci caso.

"Ma guarda te che pezzo di stronz..."

"Allora, ce la fai sì o no?" la interruppe Milo, deciso a troncare quella stupida discussione. Cris sospirò.

"Sì, penso di sì.. "

Si voltò ancora una volta verso Elise, che le sorrideva cercando di nascondere l'invidia che provava: non ne poteva più di quell'ospedale. Tuttavia, le fece cenno di andare.

"un momento..." Cris trafficò nelle tasche del pigiama, prima di tirare fuori un piccolo anello e di posarlo fra le mani della ragazza. "Questo è per te... buona Vigilia... e buon Natale, Elise..."

Lei guardò il regalo, stupita; non se l'aspettava, e cercò i tutti i modi di non commuoversi. "Auguri anche a te..." disse, sorridendo. "Però adesso vai, se ti scoprono non potrai più uscire..."

La ragazzina annuì, voltandosi a guardare il maestro. Facendo leva sulle braccia, gli unici arti del corpo che erano ancora interi -tralasciando il dolore provocato dalla flebo - , Cris scavalcò la bassa finestra, lasciandosi cadere di sotto; Milo, spaventato, si affrettò ad allungare le braccia, afferrandola al volo.

"Ma sei scema? Non ti sono bastate due settimane all'ospedale??" gridò lui, attirando gli sguardi di molti pazienti che si avvicinarono alla finestra per capire da dove venisse tutto quel baccano.

"Vorrei vedere te scendere da quell'altezza nelle mie condizioni!" rispose a tono la ragazza, arrabbiata, iniziando il solito battibecco.

Un anziano signore, venuto probabilmente a trovare un malato, sorrise ai due e Milo fu quasi sicuro di aver udito un "beata gioventù" che lo irritò non poco.
Volse lo sguardo verso la ragazza che teneva in braccio, non senza uno sforzo enorme. "Quanto diavolo pesi?" stava per dirle, finché il sorrisino divertito di lei non gli fece venire un dubbio; inarcò un sopracciglio. "Non l'hai fatto per farti prendere in braccio dal sottoscritto, vero?"

Cris premette la fronte contro il petto del ragazzo per nascondere quel sorrisino che le increspava le labbra. "Mah.. Non saprei..."

"Perché finisce sempre così?" esclamò, esasperato.

Gli spettatori - o forse sarebbe meglio dire l'intero ospedale - iniziarono a ridacchiare maliziosamente, facendo arrossire la ragazza fino alla punta dei capelli. Trovò nuovamente la forza per alzare lo sguardo, incrociando quello di Elise che le sorrideva, divertita.

"Lasciamo perdere... " sospirò Milo, guardandosi poi intorno con fare timoroso. Lei se ne accorse.

"Che stai facendo?"

"Niente domande ora. Oggi è la Vigilia."

"Me l'hai già detto" fece, ironica. "Senti..."

"Non ora... "

"Ma..."

"Ti ho detto che le domande me le farai dopo! " sbottò il cavaliere, cominciando a correre; la ragazza rimase sorpresa dal tono brusco di lui -non che le altre volte il suo maestro si mostrasse gentile...- ma, dopo una rapida occhiata alle sue spalle, capì il motivo di tanta agitazione.

"Senti..."mormorò, innocentemente e cercando di non ridere "... perché tutto il personale medico ci sta inseguendo?"

 

 

 

Illuminata dalla luce artificiale di un immenso lampadario, Lady Saori si pettinava i capelli, continuando a rimirarsi allo specchio; era inquieta e stranamente preoccupata per la festa che si sarebbe svolta da lì a poco.
Continuò a lisciare le pieghe del suo vestito, pensierosa. L'attacco al Grande Tempio aveva causato non pochi danni, eppure qualcosa non quadrava.

Perché non hanno attaccato me?

Ne aveva abbastanza di dei che la rapivano, la chiudevano da qualche parte e tentavano di ucciderla, ma non le era mai successo di essere totalmente ignorata. Per di più, nessun cavaliere era accorso a proteggerla poiché non ritenuto necessario; perfino Mu, dopo che le acque si furono calmate, si allontanò con un vecchio libro in mano, per poi sparire. Senza invece accertarsi delle condizioni della sua dea. Il che, senza ombra di dubbio, voleva dire una sola cosa: l'obbiettivo stavolta non era lei.

Qualcuno bussò alla porta, facendola sussultare. Il maggiordomo Tatsumi scostò leggermente la porta.

"Perdonatemi, milady, ma le ospiti sono arrivate." disse l'uomo, sorridendo come un ebete.

"Grazie, Tatsumi..." fece la dea, finendo di aggiustarsi i capelli ed alzandosi. Si girò verso il suo fedele maggiordomo, traendo un profondo respiro. "Andiamo..."

Scese le scale dorate, soffermando lo sguardo sulla sala sottostante: ripulita da ogni minima traccia di polvere o macchia presente sui quadri e sul lampadario, era stata addobbata per l'indomani con svariate decorazioni rosse; sebbene non fosse ancora finita, la sala emanava già la dolce atmosfera natalizia.

Le ragazze l'aspettavano ai piedi della scalinata, alcune scocciate, altre calme, altre curiose. June discuteva pacificamente con Marin, il cui rossore sulle guance si notava abbastanza bene; Shaina batteva il piede per terra, guardandosi intorno con le braccia incrociate: era abbastanza irritata perché Camus quel giorno aveva cercato in tutti i modi di evitarla per non dover riprendere il discorso dell'altra sera. Cris, infine, era seduta sui gradini, intenta a squadrare in malo modo l'ultima ragazza rimasta dai lunghi capelli corvini e occhi carbone che quasi nessuno conosceva.

"Ben arrivate..." Saori richiamò la loro attenzione, avvicinandosi. "Spero di non aver tardato molto..."

Cris stava per aprire la bocca, ma Marin le fece segno di imitarle ed inchinarsi; la sorellina sbuffò leggermente, indi si prostrò di fronte alla dea. Una fitta acuta alle costole la costrinse a portarsi una mano al fianco, mentre un gemito di dolore le usciva dalle labbra.

"Tsk..." fece la ragazza vicino a lei, rialzandosi per prima e ricambiando lo sguardo d'odio di Cris.

Saori decise di intervenire prima che scoppiasse il finimondo. "Sacerdotesse, questa è Ashanti, una delle mie migliori amiche e figlia di un miliardario egiziano." la presentò, facendo un ampio gesto con la mano."Anche lei parteciperà alla festa, perciò trattatela bene.... "

Cris capì subito cosa l'aveva spinta ad odiare la nuova arrivata.
Un'altra snob figlia di papà 
pensò, soffiando come un gatto. La pacca sulla spalla che ricevette da Shaina la fece smettere.

"Vi ho convocate qui..." continuò Saori, ignorando deliberatamente Cris. "perché voglio che per domani indossiate i vestiti che Ashanti ci ha così generosamente imprestato... Seguitemi." fece, tornando sui suoi passi, mentre le Sacerdotesse continuavano a spostare lo sguardo da una all'altra miliardaria, esterrefatte.

Quella se ne accorse subito, anche perché ricambiò i loro sguardi, scocciata, prima di seguire Saori nelle sue stanze.

"Non ci credo, un'altra oca!" esclamò Cris, con la mascella a terra per lo stupore.

Marin la rimproverò con lo sguardo, mentre June se la rideva sotto i baffi; Shaina afferrò la ragazza per un braccio, salendo le scale. "Vieni, piccola peste, andiamo a vedere cosa ci aspetta!"

 

 

"Ma che diavolo..." Marin cercò in tutti i modi di uscire da quella sottospecie di tenda che aveva cercato di indossare, ma riuscì solo a ingarbugliarsi di più.
Cominciò a preoccuparsi seriamente e a fare da parte tutta quella stoffa rossa che la circondava, ma più si agitava e più rimaneva intrappolata finché, sfortunatamente, non perse l'equilibrio e cadde per terra.

Sentì le risate delle sue compagne: quella che riconobbe come Shaina aveva cercato di aiutarla, ma non riusciva nel suo intento per il troppo ridere.

"Non ce la faccio più!!! " si aggiunse la voce di una June senza più fiato, mentre le risa di Cris echeggiavano come sottofondo.

Trovata finalmente l'uscita, la ragazza riemerse da quel mare di velluto, con i capelli più arruffati che mai; Cris, vedendola, rise talmente tanto che nell'andare indietro prese una testata contro il muro.

"Ma quell'ospedale ti piaceva talmente tanto da volerci ritornare, per caso?" chiese Shaina, soccorrendo subito la ragazzina che intanto si era rannicchiata tenendosi la testa con le mani. June, intanto, aiutava Marin a ripiegare l'abito.

"Non mi metterò mai una cosa simile!" esclamò la rossa, contenta di poter tornare a respirare. Chameleon ridacchiò, sedendosi sul letto. Era la prima volta che Lady Saori permetteva loro di usare la stanza per gli ospiti per cambiarsi d'abito.

"Solo perché sei abituata a vestirti come un maschiaccio non vuol dire che sia colpa dell'abito." ribatté Shaina, con fare pensieroso, mentre passava il ghiaccio a Cris. Marin la fulminò con un'occhiata, incrociando le braccia.

"Parla quella che se l'era messo al contrario.... " mormorò, maligna, facendola arrossire.

June ridacchiò nuovamente, venendo zittita da un "ti ricordo che tu hai scambiato il parapetto per una cuffietta!" di Shaina e mettendo su un broncio infantile.

Cris, spostando lo sguardo sulle compagne, alzò le spalle e sospirò. "Perché io qui sono l'unica normale?"

"Ma se non riuscivi a entrare neanche nel tuo abito!" le rinfacciarono le altre; la discussione sarebbe durata molto a lungo e Cris sarebbe stata aggredita sicuramente dalle compagne se solo Ashanti non fosse piombata nella stanza all'improvviso.

"Avete finito?" chiese, spazientita; sembrava non aver nessunissima intenzione di socializzare amichevolmente.

Le Sacerdotesse si scambiarono uno sguardo rapido, decidendo di non aprire bocca. Cris incrociò le braccia, cercando di imitare il suo sguardo da essere superiore, ma June le lanciò un cuscino che la colpì sulla schiena, decisa a mettere fine a quell'imitazione;l'egiziana, non facendovi minimamente caso, uscì riprendendosi gli abiti senza dire una parola.

Perché diavolo sono dovuta venire qui???? si chiese la ragazza, chiudendosi bruscamente la porta alle spalle ed attraversando il lunghissimo corridoio , scendendo per l'ennesima volta le scale.

Odio Saori ed odio questo posto...

Si guardò attorno, cercando qualche faccia amica in quella stanza dorata; non trovando nessuno, accostò il portone ed uscì, incontrando una folata di vento gelido che le scompigliò i capelli. Niente, la strada era deserta, di un cavaliere neanche l'ombra. La ragazza sospirò pesantemente: era davvero curiosa di incontrarne uno, magari con l'armatura addosso.
Gettò uno sguardo preoccupato sul percorso che si trovava davanti, inarcando un sopracciglio: Saori aveva modificato il percorso in modo che si potesse arrivare al Grande Tempio senza passare attraverso le Case, ma vi era comunque un numero elevato di gradini e farli in salita non era il massimo.

Ne dovrei parlare con Saori...

Forse fu colpa della sua mente impegnata a trovare qualcos'altro da criticare se inciampò sul primo gradino della scalinata che trovò e cadde rovinosamente a terra trascinandosi dietro una figura intravista troppo tardi per evitarla.
Tenendo presente la ripidezza degli scalini, quando sentì il suo corpo fermarsi, Ashanti fu sorpresa dal fatto di non essersi fatta neanche un graffio e ancora di più dall'aver fatto un atterraggio morbido. Trovato il coraggio per riaprire gli occhi, la ragazza si ritrovò a fissare due occhi verdi a poca distanza dai suoi.

Solo dopo un breve momento di riflessione si rese conto di essere completamente distesa su un ragazzo -un bonazzo, come si disse lei, prima di scacciare quel pensiero-.

"Ah!" esclamò lei, sorpresa, tirandosi subito su. "C-cosa pensavi di fare, eh?" gridò, puntandogli l'indice contro.

L'altro si alzò, togliendosi la polvere di dosso e squadrandola. "Io stavo solo cercando di andare a parlare con il Gran Sacerdote... perciò penso sia tu in torto, signorina..." concluse, incrociando le braccia.

La ragazza non riuscì a scacciare il rossore che le colorava le guance; imbarazzata e avendone abbastanza di litigi, chinò il capo a terra. "Scusa."

"Di niente... Ricominciamo... " il ragazzo le tese la mano destra, sorridendo.

"Volentieri..." la voce di Ashanti stava andando a farsi benedire. "Io sono Ashanti Nasser... E tu?"

La stretta del ragazzo era forte, sicura. "Kanon... Cavaliere della Terza Casa e custode delle Sacre Vestigia di Gemini..."

 

 

 

 

 

Dafne: Ho fatto bene a non promettervi niente... SONO IN RITARDO COME AL SOLITOOOOOOOOOOOOOOOO TOT;;;;;;;;;

Vabbè, allora facciamo così: per oggi, dato che mi sento terribilmente generosa, vi risparmio i miei piagnistei e passo subito ai ringraziamenti! ^O^!

Milo: perché non sei sempre così generosa??? ç__ç? *commosso*

Dafne: -.-"""

 

RINGRAZIAMENTI:

- Blustar: waaa, che bello, sono contentissima che anche tu legga la mia ficcy **!!! Sì, Miluccio si sta legando molto a Cris, ma non so ancora se questo sentimento diventerà più profondo... per ora è solo amore paterno quel che prova ^^; Il frigorifero dell'Undicesima Casa? X°°D oh, spero che nessuno lo scopra, così vi lascio la sorpresa ** ihihih, me perfida ** (ma non si sentiva generosa? Oo;;; ndTutti)

- Valeria Letizia: chiedi e ti sarà dato X°°°D mi dispiace molto per il ritardo, spero di poter rimediare presto ç__ç ho fatto il chappy un po' più lungo, così almeno mi riprendevo del tempo perduto! ^O^! grasshie per il tuo commento **

- anonima gatta: eheheh, forse il segreto di Camus verrà svelato nel prossimo chappy ^O^! Lo so, sono perfida X°°°D Per quanto riguarda la coppia Shaka-June... e questo è solo l'inizio ** BWAHAHHAHAHAHAHAH!!! *O*!!!!

- Timidy: sei gentilissima ^///^ sono molto contenta che ti sia piaciuta ** Ti ringrazio tantissimo per il commento *O*!

- ColdFire: mi dispiace molto per Shun ! D'altronde, anche io inizio a trovarlo QUASI simpatico! ^^;; per quanto riguarda invece la fic, non credo di poterti aiutare nel scegliere se continuare a leggerla o no. Proprio perché mi ero stancata di vedere sempre e solo i bronze Saint, ho deciso di tagliarli fuori e cercato di mettere in luce personaggi che invece apparivano sempre in secondo piano: i Gold. Non ti costringerò a continuare a seguirmi, perciò non cambierò niente. Lo dico perché invece una ragazza che conosco ha cambiato tutta la sua storia solo perché un commentatore l'avrebbe minacciata di lasciare la fic se non avesse inserito determinati personaggi. Non voglio assolutamente criticarti, anzi, sono davvero molto contenta che tu abbia letto la mia storia e che mi abbia lasciato un commento ^O^! Comunque spero che continuerai a seguirmi anche se i bronze non ci saranno! A presto (spero)!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** All'alba ***


Nuova pagina 1

Ashanti fissó a bocca aperta il ragazzo che aveva davanti, cercando di non urlare per la sorpresa: un Gold Saint! Un Cavaliere proprio davanti a lei e pergiunta bello! Forse stava sognando...

Lasció andare la mano di Kanon e inizió a schiaffeggiarsi il volto, sotto lo sguardo incredulo del cavaliere; quando prese a colpirsi piú forte, il ragazzo si affrettó a fermarla afferrandole il polso.

“Sei scema, per caso?” chiese, stupito. Lei si interruppe, voltandosi verso il cavaliere. Il suo viso assunse una sfumatura rossastra.

“Scusami...” mormoró, abbassando la testa. “Mi capita spesso di perdere il controllo, quando... sí, insomma...”

La ragazza rialzó gli occhi verso di lui, scrutandolo per bene ed alzando un sopracciglio; Kanon era ormai sicuro di avere un enorme punto interrogativo sulla testa.

“Sei tutto vero?”

Il silenzio che seguí diede tempo all’egiziana di rendersi conto di quanto aveva appena detto e di prepararsi a sprofondare sotto terra appena il ragazzo avesse aperto bocca; lui, da parte sua, non sapeva se scoppiare a ridere o provare a rispondere alla domanda con una battuta appropriata.

Non gli riuscí nessuna delle due ipotesi, cosí rimase imbambolato dov’era.

oddio... pensó Ashanti, diventando purpurea.

Alzó un mano verso di lui ed aprí la bocca nel tentativo di rimediare al danno, ma una vibrazione dentro di lei la fermó; rimase immobile, confusa. Spalancó gli occhi di scatto alla seconda vibrazione, piú violenta della precedente, che la costrinse a portare le braccia al petto.

“Che succed... ugh!” gemette, cercando di non urlare. Era come se il suo corpo si dilaniasse in mille pezzi e la testa prese a girarle vorticosamente.

“Ehi!” Kanon parve risvegliarsi da un sonno apparente, afferrando le spalle della ragazza ed iniziando a scuoterla. “Cosa ti sta...?”

Il cavaliere sentí una scossa abbastanza forte attraversargli il braccio e spostó lo sguardo sul volto della ragazza, lasciandola subito andare quando vide la sua espressione vacua e leggermente folle.

“Nasser?” mormoró lui, cercando di afferrarle nuovamente il braccio, ma lei lo respinse con cosí tanta forza da non sembrare umana. Quando Kanon provó ad avvicinarsi di nuovo, la ragazza inizió ad emettere un luce verde smeraldo, abbagliante tanto quanto una luce al neon;

Ashanti cadde in ginocchio, iniziando a tremare. “N-no... non di nuovo...” mormoró in un momento di luciditá; il corpo scosso da tremiti irrefrenabili sembrava fuori dal suo controllo. La ragazza si accasció al suolo, lottando contro quella che sembrava una bestia nascosta dentro di lei e che cercava di uscire ad ogni costo.

“Che diavolo ti succede?” chiese il ragazzo,allarmato, spalancando gli occhi alla vista della pozzanghera nerastra che si espandeva vicino alla testa della ragazza e che alla luce della luna non riusciva a definire; per un attimo rivide la stessa scena accaduta poco tempo prima, con Cristal accasciata al suolo ed una freccia conficcata nel petto.

“Dannazione!” imprecó il cavaliere, prendendo in braccio la ragazza e dirigendosi verso le stanze del Gran Sacerdote. Ashanti, ormai incosciente, non respirava piú.

 

 

La figura avvolta nel mantello sorrise, girando le spalle al Grande Tempio ed allontanandosi con passo felino. Completamente nascosta nel nero indumento, niente della sua corporatura lasciava prove sull’etá, né se fosse un ragazzo o una ragazza. Camminava piano, sicura che nessuno l’avesse vista; la scena a cui aveva assistito l’aveva rallegrata, la missione era riuscita e tutto era andato come imprevisto.

Strinse la piccola pergamena che teneva nella mano destra, mentre il sorriso si allargava ancora di piú.

“Non riesco a capire cosa ci trovi di cosí divertente...” mormoró una seconda figura apparsa da dietro gli alberi.

Era piú alta della prima e, a differenza di lei, nonostante il mantello nero coprisse buona parte del corpo, i muscoli e i pettorali lasciavano intendere che fosse un ragazzo sui vent’anni.

“Allora il capo ha ragione quando dice che sei tutto muscoli e niente cervello...” rispose di rimando l’altra, girandosi verso il compagno. La sua voce cammuffata da un apparecchio metallico parve fredda e distaccata dal resto del mondo.

L’interpellato si tolse il cappuccio, liberando i lunghi capelli castani raccolti in un codino e gli occhi neri come il carbone che puntó verso il Grande Tempio. “Avresti potuto ucciderla liberamente con quel maledetto incantesimo...” disse, indicando la pergamena nella mano dell’altra. “e invece hai preferito torturarla.

“Detta cosí la fai sembrare una colpa orribile...” rise freddamente la figura. “Ti ricordo che io almeno non ho disubbidito agli ordini di Noir, a differenza di te, Menfi.”

“Non è colpa mia se quella ragazzina dell’altra volta era cosí debole da non riuscire ad evitare una semplice freccia.”

“L’hai scambiata per Axis... Hai completamente sbagliato persona!”

Il ragazzo contrasse la mascella, iniziando ad irritarsi: non solo era costretto a prendere ordini da un tizio –o una tizia- di cui non sapeva neanche il nome, ma doveva perfino sentirsi rimproverato come un moccioso di cinque anni! Inaudito...

“Come potevo sapere che Axis era morta tempo fa?” sbottó, sulla difensiva. L’altra fece spallucce, voltandogli le spalle e ricominciando a camminare, in un gesto di superioritá che Menfi non riuscí e sopportare.

Accecato dalla collera, il ragazzo agguantó il compagno e lo immobilizzó contro un albero, premendogli l’avambraccio sulla gola.

“Se mi hai chiamato qui solo per divertirti a prendermi in giro, hai fatto male i conti!” ringhió, senza allentare la presa. “Ho solo commesso un errore, non c’è bisogno di fare tanto il superiore!”

“Ah, giá... ho dimenticato di dirti due cose...” mormoró la figura, senza fare una piega di fronte all’aggressivitá del compagno. “Primo: ti ho portato qui per farti conoscere il guerriero del vento...”

Menfi rise a quella dichiarazione, una risata molto simile ad un latrato. “Ma dai, un essere superiore come te non sa che sono io il cavaliere del vento e delle tempeste?”

La figura continuó  imperterrita. “Seconda cosa...” e qui, un raggio di luna riuscí a illuminargli metá viso, scoprendo il ghigno demoniaco che le deformava il volto. “Noir non accetta gli errori.”

Menfi non ebbe neanche il tempo di assorbire la risposta che strabuzzó gli occhi di scatto, soffocando un gemito; la figura spinse il pugnale ancora piú in profonditá, dilaniando la carne del compagno, che si piegó leggermente in avanti boccheggiando. Quando fu sicura che ormai per lui non c’erano possibilitá di salvarsi, poggió il piede destro sul suo petto ed estrasse violentemente l’arma.

Menfi cadde a terra, guardando con orrorre il suo stesso sangue scorrere velocemente per terra, bagnando l’erba del terreno; la figura si accucció alla sua altezza, accarezzandogli i capelli. “Tranquillo, tra poco sará tutto finito...” concluse, prima di ricominciare a sorridere. Gli occhi della vittima iniziarono a schiarirsi pian piano, mentre la sua vista si appannava. Sentí la mano della figura tirargli i capelli e la fredda lama del coltello premere contro la sua gola. “Muori sereno, Menfi, e gloriati di essere stato ammazzato dal guerriero del vento, nuovo cavaliere di Vayu.”

 

ab

 

Milo si dondoló avanti e indietro con la sedia, guardando ovunque tranne che dalla parte di Mu. Il Saint D’Ariete era a dir poco furibondo, camminava davanti al tavolo di marmo della sala senza riuscire a fermarsi.

“Non bastavano tutti i lavori che Atena ci ha fatto fare per questa maledettissima festa, non bastavano gli attacchi di un cavaliere folle apparso da chissá dove e pronto ad uccidere chiunque gli si parasse davanti, non bastavano le castastrofi che abbiamo predetto... oh, no! Mister faccio-tutto-di-testa-mia ha deciso di far evadere senza permesso la sua allieva rompiscatole dall’ospedale!”

No, mi correggo. Non era furibondo, era solo un tantino alterato, come dimostrava l’aura infuocata attorno alla sua persona.

“Mu, calmati, o perderai tutti i capelli...” cercó di scherzare Milo, alzandosi in piedi.

“Dannazione, ma ti rendi conto di cosa hai fatto???” Mu sbatté violentemente il pugno sul tavolo. “Tu, da solo, hai messo nei guai un intero ospedale!”

“Beh, all’isola di Andromeda ho fatto di peggio! Ed ero sempre da solo!”
”Non è una cosa di cui andare fiero!!” gridó il Gran Sacerdote con voce stridula, trattenendosi a stento dal strozzarlo. Milo aveva fiducia nella famosa pacatezza del Saint dell’Ariete, ma per precauzione si allontanó di qualche passo.

“Comunque...” riprese Mu, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “ho giá parlato con i responsabili dell’ospedale, pare che non avessero ancora avvisato la polizia. Domani dovró andare a finire l’accordo e Cristal potrá festeggiare il Natale con noi, a patto che” e qua assunse un’espressione del tipo guai-a-te-se-non-fai-cosí “ritorni in ospedale il 26 per un ultimo controllo.”

Milo non aveva mai abbracciato nessun uomo. Nessuno. Aveva giusto stretto il braccio di qualcuno per congratularsi o mostrare affetto. Eppure, appena il Saint D’Ariete aveva finito il discorso, gli saltó praticamente addosso. “Grazie, Mu! Tu sí che sei un amico!” esultó il Gold, rischiando di soffocare il Gran Sacerdote con una mossa tipo polipo tipica di Cris.

Mu stava pensando seriamente di usare la telecinesi per spedire Milo sulla luna, ma l’irruzione davvero poco delicata di Kanon buttó giú la porta e il Custode dell’Ottava casa fu costretto a fare un balzo indietro per non essere travolto.

“Scusate, non volevo disturbare...” mormoró Gemini, dopo un attimo di silenzio. “Certo non pensavo che a Milo piacessero gli uomin-”

“Kanon, per favore, evita!”

Mu sospiró pesantemente, chiedendosi perché non aveva né dei compagni né una dea normali; quando vide una figura indefinita tra le braccia del cavaliere della Terza Casa, peró, parve risquotersi. “Kanon... Che diavolo è successo?”

 

 

L’alba. Il sole iniziava a colorare di sfumature chiare il cielo mattutino, rendendo gradevole l’inizio del Natale. Camus girava per i corridoi della Tredicesima Casa, voltando la testa indietro ogni cinque secondi come se avesse paura di essere inseguito; certo, sebbene fosse Natale nessun cavaliere sano di mente sarebbe giá in piedi alle cinque del mattino –escluso lui stesso, ovvio- essendo uno dei pochi periodi di ferie, ma questo non lo rincuorava del tutto.

Non aveva chiuso occhio tutta la notte e le borse violacee sopra gli zigomi ne erano la prova schiacciante: aveva un bruttissimo presentimento...

“Camus!” eccheggió una voce per i corridoi vuoti, disturbando il silenzio tipico delle cinque del mattino: Shaina camminava veloce, con andatura decisa, guardandosi attorno con fare alquanto felino. Camus sentí ogni centimetro della propria pelle gelarsi all’istante (e il suo potere c’entrava ben poco), mentre le sue gambe lo portarono a nascondersi dietro ad una colonna abbastanza distante dalla ragazza: da quando le aveva rivelato il suo segreto, lei non aveva fatto altro che perseguitarlo, cercando di “farlo ragionare” e di “non ferire altre persone con il suo stupido orgoglio”, citando le sue testuali parole.

Il cavaliere aveva provato in tutti i modi a dissuaderla, ma Shaina dell’Ophiucus non era una ragazza qualunque: era forte, ribelle e, soprattutto, tosta... Il che, a volte, la rendeva quasi terrificante.

La Sacerdotessa in questione pareva perlustrare ogni centimetro dello spazio attorno a lei, gli occhi verdi in continuo movimento che non si soffermavano troppo nello stesso punto, fieri e combattivi ma anche curiosi. Aquarius la vide passare pericolosamente vicino alla sua colonna, fermarsi a scrutare tutte le crepe che essa mostrava e poi proseguire nella sua caccia, ormai quasi giunta al termine.

Camus si lasció scappare un breve sospiro di sollievo, voltandosi e deciso piú che mai ad andarsene da quel luogo, ma quando si ritrovó due occhi verdi accusatori davanti al viso, ci mancó poco che non gli prendesse un infarto, anche se riuscí a mascherarlo magnificamente.

“Ho come l’impressione che tu mi stia evitando...”

Non era una domanda, non necessitava risposta. Shaina si piantó i pugni sui fianchi, tenendo gli occhi fissi sull”unico cavaliere del Santuario che non si lasciava quasi mai scappare un sorriso, con quel suo fare freddo e distaccato dal mondo intero, ben diverso dai suoi compagni; la ragazza non sapeva quasi niente di quel che lui pensava o provava, sempre nascosto dietro quella maschera di ghiaccio che lo rendeva irraggiungibile ad ogni essere umano –tranne qualche eccezione chiamata “Milo di Scorpio” o “Hyoga di Cignus”-

“No, ti stai sbagliando, Ophiucus...” mormoró lui, con voce incolore.

Lei alzó un sopracciglio. “Non chiamarmi Ophiucus. Lo sai che non lo sopporto detto da te.”

Il cavaliere non fece una piega; Shaina se l’aspettava. “Volevo solo-”

“Non ora, Ophiucus” lei sbuffó leggermente “Sono desolato, ma ho affari urgenti da sbrigare...”

“Ti ha chiamato di nuovo Athena per presentarti un altro allievo?” fece la Sacerdotessa, scettica. “O forse stavolta devi rinchiuderti in Biblioteca con Milo per continuare le ricerche? Ah, giá, la Biblioteca è saltata in aria...”

“Devo andare ad una riunione.”

La risposta era ancora piú impossibile delle altre; Camus si morse segretamente il labbro.

“Da qui non vai da nessuna parte, se non nelle cucine.” Shaina non demordeva.

“È stata una decisione improvvisa.”

“E di cosa dovreste discutere di cosí importante in cucina? Mu vuole ancora avvelenare Saori?” la ragazza assunse un’espressione derisoria, pronta a scoppiare a ridere da un momento all’altro. “Oppure volete invitare questi nostri nuovi nemici a cena per cercare di trovare un accordo? Ah, ho capito, magari avete paura che uno di loro abbia il potere di trasformare i bigné in terribili zombie coperti di panna e con le fragole al posto degli occhi!”

Camus parve sconcertato da tanta schiettezza. “Smettila.” Le disse, all’improvviso, zittendola all’istante.

Shaina decise di non far caso al tono del Gold Saint, anche se avrebbe preferito mollargli un ceffone. “Come vuoi...” accettó, con un’alzatina di spalle. “Ad ogni modo...” e infiló la mano destra in tasca, come cercando qualcosa. “volevo solo-”

“Non hai capito...” fece lui, seccato. “Smettila. Smettila di far qualunque cosa!”

Lei si immobilizzó, tornando a fissare confusamente il cavaliere che le stava di fronte. “Come....?”

“Smettila di seguirmi in continuazione, smettila di voler parlare con me, smettila di far finta di sapere come stanno le cose...” Camus agitó un braccio, in un gesto di stizza. “ E soprattutto smettila di interessarti al mio problema con Cristal!”

La sacerdotessa boccheggió un istante, non aspettandosi una reazione del genere dall’algido Aquarius; poi, non potendo sopportare tutte quelle accuse, scoppió anche lei. “Io mi interesso a chi e a cosa voglio!” esclamó, indignata.

“Stai ficcando il naso in problemi che non sono affari tuoi e che io non voglio risolvere!”

“Stai facendo del tuo meglio per rovinare la vita di una persona, per caso?” la mano che prima teneva in tasca pizzicava. Shaina ora moriva dalla voglia di schiaffeggiare quell’iceberg codardo fino a deformargli la faccia. “Sembri non capire cosa siano l’affetto, l’amicizia o persino l’amore!”

Camus rise, sprezzante, chinandosi leggermente ed guardando la ragazza dritto negli occhi. “Non mi faccio dire certe cose da una che andava dietro a Seiya come un cagnolino fino a morire per lui, per poi essere scaricata come un oggetto senza valore!” soffió, seccato.

 

Eccolo lí, il tasto dolente, Aquarius non si era preoccupato solo di schiacciarlo, ci era saltato sopra allegramente fino ad incastrarlo.

Shaina rimase lí, immobile, con lo sguardo vuoto di chi non ha piú l’anima e Camus ebbe quasi l’impressione che da lí a poco la fiera Sacerdotessa sarebbe scoppiata a piangere. Si stava giá preparando delle scuse, quando lei alzó la testa di scatto e gli lanció un piccolo pacchetto in faccia, tanto forte da sembrare uno schiaffo indiretto.

‘‘Volevo solo darti questo’’ sibiló lei. “Non sono io quella che crede di sapere tutto, evidentemente.” Finí, calma, con la voce leggermente incrinata ma con gli occhi verdi ancora fieramente asciutti.

Fu il turno di Camus a rimanere immobile, senza cercare minimamente di fermarla quando la Sacerdotessa giró i tacchi per andarsene e sparire dalla sua vista; restó cosí per parecchio tempo, senza reagire, con il piccollo pacchetto ancora tra le mani.

 

 

 

 

 

Scusate per l’ennesimo ritardo, ma pare che tanto ci abbiate preso l’abitudine ^^;;;;;

Non vi siete dimenticati di me, vero? T_T

Perdonatemi se non ringrazio tutti coloro che hanno recensito uno per uno, ma da quando sono qui nelle Filippine (dove ci sono tutti i parenti di mia madre) il computer lo posso usare solo una volta alla settimana perché quel moccioso del figlio di mio cugino (che abita assieme a noi) deve per forza usarlo dalla mattina alla sera... -.-****

Dato che qua ci devo stare fino al 30 Agosto (e dato che quando l’hanno deciso i miei sono stati cosí carini da non chiedere la mia opinione...) volevo scrivere un capitolo molto piú lungo, ma pare sia impossibile.

 

Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno recensito, avvisandoli che appena torno in Italia modificheró leggermente i capitoli precedenti; quando ho iniziato questa fic volevo fare solo qualcosa di comico, e invece ho tessuto una trama leggermente complicata... ^O^;;;

 

Auguro a tutti buone vacanze e spero che siano meglio delle mie!

 

Bacioni e non scordatevi di me T_T

 

Dafy

 

 


 

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Capitolo 10
*** Un Natale da dimenticare (prima parte) ***


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Un giorno come tanti altri, quel venticinque Dicembre.

Un comune ospedale di Atene, una di quelle strutture che passano inosservate.

Una finestra, dal primo piano, sulla cui superficie le gocce di pioggia si posavano, stanche di essere sbattute qua e là dal soffio impetuoso di Eolo.

Una ragazza bruna, dal viso terreo, con gli occhi fissi nel vuoto, inchiodata ad un lettino.

 

“Sta arrivando…”

 

 

Jeanne Blanche?”

 

La ragazza continuò a tenere gli occhi fisso sulla finestra, ignorando la voce; la figura opaca riflessa sul vetro della finestra le restituì uno sguardo vuoto, privo d’espressione, come inanimato.

L’infermiera inarcò un sopracciglio, seccata da certa indifferenza; la richiamò, sperando di ricevere risposta, ma niente, la ragazza continuava a voltarle le spalle.

Avvicinandosi al suo letto, allora, alzò un po’ di più la voce, finendo per svegliare il paziente addormentato dell’altra stanza, che imprecò sonoramente di risposta.

 

“INSOMMA, SIGNORIN-”

“Non disturbare il silenzio di questo luogo”

 

La voce della ragazza le arrivò direttamente al cervello, morbida e triste allo tempo; ella si girò verso l’infermiera, socchiudendo appena gli occhi per assumere un’espressione alquanto indecifrabile.

 

“Mi dispiace” tossicchiò l’altra donna, sebbene non avesse la benché minima intenzione di scusarsi. “Ma continuavi a non rispondermi, Jeanne, e allora…”

“Non mi chiamo Jeanne…” interruppe nuovamente la paziente, con tono distante; l’infermiera fece un lungo sospiro, prima di posare la cartellina medica sul tavolino accanto al letto.

“Nei documenti che abbiamo rinvenuto tu risulti come Jeanne Blanche” disse, cercando di imitare una voce che risultasse gentile “perciò è inutile che continui con questa storia del nome… D’altra parte, tua madre si chiamava così e…”

 

La ragazza rimase immobile a quelle parole, come colpita da qualcosa; poi, con uno scatto, colpì con la mano la cartellina, facendola volare per qualche metro attraverso la stanza. “Non ho nessun legame con una donna che vendeva il proprio corpo per denaro…” ringhiò, mentre un’espressione feroce le appariva in volto. “Il mio nome è Elise e nessun altro!”

 

L’infermiera scosse la testa, rincuorandosi dal fatto che presto quella ragazza sarebbe stata mandata ad un centro psichiatrico; raccolse la cartellina da terra con fare all’apparenza paziente, tradita dal piccolo sbuffo d’irritazione sfuggitale dalle labbra.

“Tu non sei proprio nessuno…” le mormorò, crudele, prima di sparire dalla stanza.

 

Elise strinse il lembo del lenzuolo con fare nervoso, prima che le sue mani afferrassero il vaso di fiori più vicino e lo scaraventassero via, lontano, con tutta la rabbia repressa del suo animo; l’elegante recipiente di ceramica s’infranse contro il pavimento con un suono secco e per un attimo i cocci bianchi brillarono come piccole stelle, risaltando sulla superficie nera delle piastrelle. La ragazza rimase a fissare quello spettacolo come affascinata, prima che la porta della stanza si riaprisse di scatto e il dottor Rainer, con il suo impeccabile camice bianco, facesse il suo trionfale ingresso.

 

“Cos’era quel rumore, Jeanne Blanche?” chiese il medico, gli occhi azzurri fissi sul volto della giovane, che ora si guardava le mani con sguardo impietrito; dalla porta sbucarono fuori tre o quattro teste appartenenti agli addetti della pulizia, attirati dal trambusto.

 

Elise si voltò verso l’uomo, con gli occhi che mandavano lampi. “Non c’è nessuna Jeanne Blanche qui…” sibilò, con fare minaccioso.

Il dottore stava per risponderle, ma un’altra persona, per l’esattezza un giovane ragazzo, interruppe la discussione con voce calma e gentile.

 

Se ci sono problemi posso ripassare anche domani…”

 

Elise si bloccò nel guardare il nuovo giunto, austero ed elegante con quel fare distaccato ma non scortese; i lunghi capelli lilla risaltavano parecchio sulla maglia blu, e quegli occhi verdi, poi!

 

“Oh, no, signor Mur…” balbettò Rainer, a mo’ di scusa. “Ma ora devo lasciarvi, ho dei pazienti da visitare…”

 

Lanciò ancora un’occhiataccia ad Elise, come per intimarle di stare buona, indi, come l’infermiera di prima, sparì senza lasciare traccia.

 

Tra i due rimanenti, ora, regnava il silenzio; Mur si esibì in un *brillante* colpo di tosse, sebbene lo sguardo inquisitore della ragazza non lo smuovesse di un centimetro. “Una pazza” l’aveva definita l’intero corpo medico, con disprezzo, ma in fondo a lui non importava più di tanto: non era per lei che era venuto… o almeno non era certo che fosse per lei.

 

Che vuoi?” sbottò ad un certo punto Elise, inarcando un sopracciglio con fare seccato; il Gran Sacerdote parve spiazzato per un momento e a fatica riuscì a comporre una frase di senso compiuto.

 

“Io… ehm…”

 

Beh, più o meno…

 

Elise gli voltò le spalle, sbuffando. “Allora sei tu lo psicologo nuovo?” chiese, con voce incolore. La leggera pioggia si era trasformata in un diluvio alquanto persistente e le gocce stanche ora picchiavano sulla finestra come tante piccole pietre. “Non sembri un idiota come quello che avevo prima, signor Muro.

 

Mur” precisò lui a denti stretti. Lei parve non ascoltarlo, continuando a non guardare nella sua direzione.

 

“Bambola rotta ormai da buttare, occhi di vetro per la vista velare, vita che ormai non ha più niente da donare…” cantilenò, con fare inquietante, poggiando una mano sul vetro della finestra. La superficie fredda le fece venire i brividi.

 

Mur decise di non fare caso a lei, guardandosi attorno con fare inquisitorio; eppure non poteva essersi sbagliato, quello che aveva sentito poco prima era un Cosmo molto simile a quello del cavaliere che aveva attaccato il Santuario, sebbene ben più debole. Più che il cavaliere stesso, era probabile che ci fosse solo una traccia lasciata dal suo Cosmo, il che non faceva altro che complicare le cose.

 

Elise osservò con attenzione il riflesso del ragazzo, intento a pensare a chissà cosa; sorrise, mentre il volto suo s’oscurava appena e la voce si faceva lugubre, quasi sovrannaturale. “Ce ne hai messo di tempo per arrivare qui… Gran Sacerdote…”

 

Fu un attimo. Mur alzò la testa di scatto e la ragazza si sentì prendere per il colletto della camicia da notte, in modo molto meno delicato rispetto al trattamento riservato ai pazienti. Elise fu costretta e girarsi per guardare in faccia il cavaliere dell’Ariete, ansioso come mai in vita sua.

La mano quasi gli tremava mentre proferiva un “come fai tu a…?” a bassa voce, fissandola in quegli occhi tanto diversi tra loro.

 

Seguì un momento di silenzio, in cui lei gli posò una mano sulla sua, allontanandola dolcemente da sé, e Mur fu obbligato a lasciarla andare; pareva sconvolto dalla propria reazione, il cavaliere più assennato del Santuario che perdeva la calma per la seconda volta in vita sua.

Mentre si risistemava il colletto, Elise si passò una mano tra i capelli, quel giorno più opachi che mai. “So molte cose su voi Saints…” mormorò, con voce incolore, sorridendo allo sguardo smarrito del cavaliere. “Ma stai tranquillo… Il Cosmo che hai avvertito non era mio…”

 

E cosa ti fa pensare che io possa credere alle tue parole?” sibilò lui di rimando, rimanendo sulla difensiva. “Per quel che ne so, potresti benissimo essere una nemica…”

 

Lei scoppiò in una delicata risata, portandosi il dorso della mano dinnanzi le labbra; le ipotesi erano due: o il comportamento di Mur era tremendamente divertente, oppure le voci sulla pazzia della ragazza non erano poi così infondate.

E con cosa potrei combattere contro di te, ora, cavaliere? Con il bisturi?” sghignazzò, con gli occhi leggermente fuori dalle orbite.

 

La seconda ipotesi, di sicuro.

 

“Senti…” fece il Gold Saint, sospirando. “Ho bisogno di venire a conoscenza di tutto ciò che sai… Ma visto che non sei disposta ad aiutarmi, tolgo il disturbo.”

Fece per andarsene, ma lei glielo impedì, afferrandogli l’avambraccio con velocità fulminea; Mur s’immobilizzò, limitandosi a lanciarle un’occhiata interrogativa.

 

“Ti aiuterò, cavaliere…” spiegò ella, seria come non mai; forse non era realmente pazza, ma di sicuro era inquietante ed Aries sentì un brivido percorrergli la schiena mentre la sua bocca pronunciava la fatidica domanda. “Cosa vuoi in cambio?”

 

Ed Elise sorrise, un sorriso sinistro che non faceva presagire nulla di buono, come ci si poteva aspettare da una ragazza del genere.

 

“Trasferirmi per sempre al Grande Tempio”

 

 

ab

 

 

 

Il mercato ai piedi del Santuario, le tre del pomeriggio.

 

Una figura che si accasciava in un angolo, distrutta dal lungo andirivieni praticato per le bancarelle in cerca di un piccolo regalo per Natale; il sudore che le imperlava la fronte non poteva però essere notato a causa della pioggia scrosciante, che l’aveva bagnata da capo a piedi e che ancora non accennava a smettere.

 

“Non ci riesco…” mormorò una Cris alquanto sconsolata, poggiando i gomiti sulle ginocchia con fare afflitto; guardò a lungo la gente che, nonostante la pioggia, continuava a girovagare nel mercato un dono, anche piccolo, da donare agli amici.

 

“Ma che diavolo si può regalare ad un ragazzo????” esclamò, al colmo della disperazione più totale, mettendosi le mani tra i capelli; era riuscita a comprare un regalo a tutte le persone che le stavano a cuore tranne che a lui: Milo.

 

D’accordo, forse non era necessario fare un regalo di Natale ad un Cavaliere, Gold per giunta, ma lei non poteva farne a meno ed era scesa ai piedi del Grande Tempio di mattina presto, saltando addirittura la colazione per timor d’essere scoperta dal suo Maestro.

 

Ora che la pioggia scendeva copiosa e che erano le tre passate del pomeriggio, lo stomaco di Linx cominciava a lamentarsi e non ne voleva sapere di smettere: o cibo o niente.

 

Andò a frugare nella tasca dei jeans, in cerca di qualche soldo rimasto e si sentì morire quando vi trovò giusto un po' di spiccioli con cui non poteva neanche comprarsi le caramelle.

 

Uffa

 

Sospirò, alzandosi e portando lo sguardo verso le nubi grigiastre che coprivano il cielo; decisamente un’ottima giornata natalizia.

Riprese a camminare tra i banchetti, con fare assonnato, buttando giusto un’occhiata qua e là di tanto in tanto e cercando di non fare caso alla pioggia che la martellava sulla testa con fare prepotente.

Farei meglio a tornare indietro… di ripeteva mentalmente ad ogni passo.

 

Stava per fare dietro-front, quando le parve di udire una voce; s’arrestò, guardandosi con curiosità.

 

“Ehi!” la richiamò di nuovo qualcuno, da dietro una bancarella: un uomo abbastanza piccolo di statura, sui cinquant’anni, con i capelli striati di grigio, le stava facendo freneticamente cenno di venire avanti, con un grandissimo sorriso stampato in faccia.

 

Lei s’avvicinò, con fare guardingo, senza distogliere lo sguardo dal vecchio. “Sì?”

 

“Stai cercando un regalo, vero?” chiese lui, sporgendosi un po’ più avanti per guardarla meglio; aveva due occhi mostruosamente grandi.

 

“Ehm…” fece lei, imbarazzata, cercando di non arrossire. Il vecchio parve intenerito dal suo comportamento e con un “aspettami qui” sparì da dietro il tavolo.

 

Si udirono rumori inquietanti, quali oggetti che andavano in frantumo e colpi contro superfici rigide, evidentemente legno, mentre l’uomo trafficava nel retro continuando a mormorare qualcosa il cui significato sfuggiva alla ragazzina.

Quando il mercante tornò, pareva più ammaccato di un foglio di carta malamente appallottolato; reggeva tra le mani uno scatolone che dava l’idea d’essere davvero pesante e lui lo posò di fronte ad una sgomenta Cris, che continuava freneticamente a spostare lo sguardo dal vecchio allo scatolone.

 

“Qui puoi trovare quello che cerchi senza problemi, ne sono sicur-AH!” esclamò, fermando la mano della ragazzina che già si stava intrufolando nel contenitore di cartone. “No, no, aspetta! Prima devi dirmi com’è la personalità della persona a cui vuoi fare un regalo!”

 

Cris, presa alla sprovvista, sobbalzò leggermente a quella domanda. “La… persona?” mormorò, come se non avesse capito bene.

 

Bella domanda! Com’era Milo?

 

“Beh…” iniziò, incerta. “…è un bellissimo ragazzo, con i capelli lunghi e gli occhi chiari; al suo passaggio non c’è praticamente nessuna ragazza del Grande Tempio che non svenga, tranne le più toste, ovvio…” nella sua mente, l’immagine di Scorpio si delineava man mano che parlava. “È forte, muscoloso, e poi ha davvero un bel cu-

 

“Ho capito, ho capito!!!” esclamò l’anziano, agitando le mani per farla smettere con fare preoccupato. Indi, notando l’espressione allibita di Cris, sospirò pesantemente.

 

“Non mi interessava come fosse fisicamente…” spiegò, serio. “Io ti stavo chiedendo il carattere…”

 

Ecco, come non detto. Una domanda facile no, eh?

 

“Posso chiedere l’aiuto del pubblico?” fece lei, con voce speranzosa, ma quando il mercante si batté una mano sulla fronte s’affrettò a rispondere.

 

“Non lo so”

 

Chissà perché Cris ebbe l’impressione che l’uomo le avrebbe rotto volentieri quel piatto di ceramica che teneva fra le mani; si massaggiò il collo, ridacchiando nervosamente.

 

“È che non ha un carattere definito… sa essere sadico, ma anche comprensivo, dolce ed acido, gentile e brusco… Insomma… “ si puntellò il mento con l’indice, con fare pensieroso. “Diciamo che ha un carattere… sfaccettato, ecco!”

 

Parolina magica. Il mercante s’illuminò tutt’a un tratto, come colto da un’improvvisa illuminazione divina, e si tuffò letteralmente dentro lo scatolone di cartone, sotto lo sguardo shockato di Cris che interpretò il gesto come un atto di suicidio.

 

Fortunatamente, dopo pochi minuti, il viso del vecchio riaffiorò tra le varie cianfrusaglie, mentre la mano stringeva trionfante un piccolo tubo metallico. “Ecco qui!” esclamò, mostrando un sorriso ad ottantadue denti, dentiera inferiore compresa.

 

Cris prese l’oggetto tra le mani, facendolo roteare da una parte all’altra e squadrandolo. “Wow!” esclamò, impressionata, con gli occhi che brillavano.

“Lei è un genio!”

 

Il mercante si finse lusingato, ma quando la ragazzina aggiunse un “non avrei mai pensato di regalargli una cerbottana metallica” gli venne all'istante l’impulso di prendere a testate il tavolo.

 

“NON è una cerbottana!” ringhiò, furioso. “È un caleidoscopio!”

 

Lei si portò una mano alla bocca, sinceramente sorpresa, e il vecchio sospirò di nuovo. “Se lo prendi, posso anche darti le perline di vetro colorato in omaggio…”

 

Gli occhi di Cris brillarono immediatamente e lei assunse la tipica espressione di una bambina davanti ad una gelateria. “I-io…. Sì, grazie! Lo prendo…” mormorò, commossa. “Che cara persona che siete… come posso ringraziarvi?”

 

Lui sorrise, allungando la mano aperta. “35 €, prego…”

 

SDENG fu il rumore che la ragazzina fece, esibendosi in una perfetta caduta stile manga.

 

“Effettivamente siete proprio una carissima persona…” mormorò, allibita, con un enorme gocciolone sulla fronte.

 

Lo sconforto fu talmente grande che non s’accorse del ragazzo dietro di lei, apparso proprio in quel momento.

 

“Ragazzina, sei d’intralcio qui…” le mormorò una voce calma alle spalle, facendola sussultare.

 

Cris sgranò i bulbi oculari per lo stupore quando si ritrovò davanti niente meno che Shaka di Virgo, gli occhi chiusi come di consueto e il solito sorriso stereotipato stampato sul volto; gli avrebbe volentieri dato un pugno in un occhio, ma dato che lui era il guerriero più forte del Santuario, preferì sbuffare con fare scocciato.

 

Poi, all’improvviso, la ragazzina si rigirò di nuovo verso il cavaliere e prima che Shaka potesse fermarla, gli saltò praticamente addosso.

 

Shakuccio, sei venuto a salvarmi!!!” gli urlò nelle orecchie, tanto che Virgo per un attimo pensò di abbandonare tutta la sua calma interiore ed appendere codesta soave fanciulla a testa in giù. Sfortunatamente, si limitò a sospirare e a scollarsi di dosso Linx.

“Qual è il problema, stavolta?” chiese, con voce dannatamente pacata, e Cris iniziò a raccontargli tutto l’accaduto, aggrappandosi al suo braccio per paura che se la svignasse all’improvviso.

 

Il mercante rimase a bocca aperta nel riconoscere il Custode della Sesta Casa, con tanto di Gold Cloth addosso; parve riscuotersi solo quando Shaka gli si avvicinò, con fare cordiale.

 

“Scusate, brav’uomo… Potete dirmi quanto costa quest’oggetto?” proferì Virgo, porgendo il caleidoscopio al vecchio mentre con l’altra mano era ferma sul viso di una contrariata Cris, tenendola a bada.

 

L’uomo balbettò qualche minuto prima di chiudere le tendine della bancarella urlando un isterico “per voi è gratis!” e sparendo nel retro.

 

Che velocità…”mormorò una Cristal a bocca spalancata, prima di sentirsi dare un colpetto dietro la nuca.

“Chiudi quella sottospecie di galleria, o ingoierai anche le mosche…” fece Shaka, con tutta la simpatia di cui era capace –cioè nulla-.

 

Stavolta, però, l’interessata non rispose con qualche battuta acida; si limitò a stringere al petto le perline di vetro e il caleidoscopio, mormorando un “grazie” alquanto sommesso, senza guardarlo in volto, trovando improvvisamente il terreno alquanto affascinante; lui parve sorpreso da quel gesto e scosse il capo, lentamente, come per scacciare quel pensiero.

 

“Sei la solita ragazzina…” disse, solo, prima di sparire agli occhi dei presenti senza neanche dare il tempo a Linx di chiarire il dubbio che l’affliggeva.

 

 

Che diavolo ci faceva Shaka al mercato?

 

 

ab

 

 

Salone natalizio, le sette di sera.

 

Kanon si allargò il colletto con due dita, il cravattino troppo stretto non lo lasciava quasi respirare e piccole perle di sudore gli bagnavano i lati del volto imbronciato; sbuffò sonoramente quando sentì Aioria, alle sue spalle, sghignazzare sonoramente.

 

“NON ridere, Leo…” ringhiò, togliendosi il cravattino con gesto fulmineo e voltandosi verso il compagno con fare assassino.

 

Quello, in tutta risposta, rise ancora più forte, appoggiandosi con un braccio alla parete per evitare di cadere a terra. “S-scusami… Ma proprio non ci riesco…” mormorò, con le lacrime agli occhi.

 

Kanon incrociò le braccia al petto, non senza difficoltà: la giacca dello smoking di una taglia troppo piccola per lui emise un rumore inquietante, segno che presto la stoffa si sarebbe rotta. Il ragazzo sospirò, abbattuto, passandosi una mano tra i capelli.

 

“Si può sapere perché proprio a me è capitata la taglia sbagliata?” sbuffò, irritato, mentre portava lo sguardo su un Aioria che cercava in tutti i modi di darsi un contegno. Astanti aveva portato i vestiti da cerimonia per tutti i presenti, ma forse non aveva fatto i calcoli con la muscolatura dei cavalieri; l’errore colossale, perciò, fu quello di prendere l’ultimo abito -ultimo poiché non ve ne erano abbastanza uguali- di taglia più piccola rispetto alle altre.

 

E indovinate a chi è toccato l’onore di indossarlo?

 

“Beh, sei arrivato in ritardo, che pretendevi?” mormorò Leo, respirando a fondo nel tentativo di calmarsi. “E comunque non lamentarti, pensa che c’è chi è messo peggio di te!” esclamò, dandogli una potente pacca sulla spalla con fare incoraggiante e indicandogli un punto indefinito dietro le sue spalle con il pollice.

 

Kanon strinse i denti, spostando lo sguardo su Aldebaran; anche il Saint di Taurus non era riuscito ad entrare nello smoking –sebbene per ragioni ben diverse dal cavaliere dei Gemelli- e si era accontentato di una vecchia giacca bluastra di sua proprietà che lo stava ugualmente soffocando.

Considerato che Aldy se la passava ancora peggio di lui, Gemini si sentì sollevato ed incrociò le braccia al petto, con gesto fulmineo, mentre un piccolo sorriso ironico gli appariva in volto.

 

Strap

 

 

Ci fu un attimo di silenzio, in cui buona parte dei Gold si girava verso il compagno, come a chiedergli cosa fosse quel rumore; Kanon si costrinse a voltare con cautela lo sguardo verso l’origine del suono secco, ritrovandosi a fissare ad occhi sgranati la propria spalla, la cui manica, con suo sommo orrore, aveva un grosso squarcio messo in bella mostra.

 

 

 

Ma porca…

 

Aioria fu nuovamente sopraffatto da un eccesso di risatine e fu costretto a portarsi le braccia allo stomaco. “Oh Santi…” mormorò, con voce strozzata dalle risa; di lì a poco avrebbe preso a pugni anche il pavimento nel vano tentativo di calmarsi.

 

Kanon alzò gli occhi al cielo, concedendosi un lungo sospiro. Aioria era sicuramente un buon alleato ed un valido avversario, ma a volte sembrava possedere l’intelletto di un neonato, se non peggio. “Se sei già brillo ancora prima della cena… Sei messo male, amico…” mormorò, mentre con aria stanca iniziava a togliersi la giacca.

 

Fu quel gesto a far tornare normale il Saint di Leo, che smise all’istante di ridere e gli afferrò improvvisamente il braccio. “Ehi! Che vuoi fare?”

 

“Far finire questa pagliacciata.”

 

“Santi Dei, Kanon! Non puoi!” esclamò l’altro, allarmato, rafforzando la presa. “Lady Saori lo prenderebbe come un affronto verso un’ospite! Tu devi tenere la giacca!”

 

Gemini scacciò il braccio di Aioria, guardandolo in cagnesco. “E cosa vorresti fare per fermarmi? Sentiamo…” sibilò, sgranchendosi le dita.

 

Leo si massaggiò il polso colpito, gli occhi fissi su quelli di Kanon; poi, con sommo stupore di quest’ultimo, incrociò le braccia al petto sfoggiando un sorrisetto idiota.

 

“Assolutamente niente!” esclamò ad un Gemini il cui labbro inferiore rasentava il pavimento. “Il mio compito era quello di provare a convincere tutti a tenersi lo smoking intero, così da sembrare tutti uguali… Ma Lady Saori non ha detto di riuscire in quest’ ardua impresa!” spiegò, con la faccia di uno che è orgoglioso di se stesso per aver fatto un ragionamento brillante.

 

Kanon si battè una mano sulla fronte. “Di certo ti sei sforzato molto nel tuo compito…”

 

Ma non fece in tempo a buttare la giacca su una sedia che tutti i presenti si girarono verso la magnifica scalinata d’oro: le damigelle  d’onore, scelte personalmente da Astanti, stavano arrivando.

 

 

 

 

“VUOI DEGNARTI DI RISPONDERMI????” tuonò la soave voce di Cris, facendo vibrare pericolosamente i vetri colorati delle finestre.

 

Nel pieno splendore del suo abito verde smeraldo, Ashanti sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto e guardando con fare strafottente la scena a dir poco ridicola davanti a sé: ben quattro ragazze, cameriere di Saori, si erano letteralmente attaccate ad ogni arto di Linx, nel tentativo di farla stare ferma; Cris, da parte sua, stava facendo leva su tutto l’autocontrollo di cui era capace –ovviamente con scarsi risultati- per evitare di saltare addosso all’egiziana e graffiarle la faccia.

 

“Si calmi, signorina, la prego!” esclamò una cameriera, esausta dopo essersi beccata una ginocchiata sul costato, lasciando la presa sulla gamba destra della ragazzina e finendo seduta per terra tenendo una mano sulla parte colpita.

 

Cris fece per fare un passo in avanti trascinandosi dietro le altre tre serve, che erano decise a non mollare, ma l’elegante vestito azzurro che era stata costretta ad indossare glielo impedì e lei finì con la faccia spiaccicata sul pavimento con un sonoro TONF che echeggiò per tutta la stanza.

 

“Plebea idiota!” sospirò Ashanti con una mano sugli occhi, avvicinandosi a Linx ed inginocchiandosi per essere alla sua altezza; l’altra, con un verso strozzato, facendo leva sui gomiti riuscì ad alzare il volto per guardare l’egiziana ben in faccia, il naso completamente sporco di polvere e uno sguardo pericolosamente assassino.

 

Tsk…” sbuffò Nasser, riponendo nella borsa la graziosa trousse vellutata che teneva in mano “spero che tu non abbia rovinato il vestito… se non te ne fossi accorta, è di seta purissima!”

“Potrei indossare anche un tappeto, per quel che me ne importa!” sibilò di rimando Cris, alzandosi e togliendosi la polvere di dosso, cercando di risistemare la scollatura a barca del proprio abito.

Ashanti gonfiò le guance come una bambina terribilmente offesa. “Rozza!” esclamò, al che Linx incrociò le braccia al petto, esibendosi in una linguaccia.

 

“Antipatica!”

“Maleducata!”

“Snob!”

“Maschiaccio!”

“Infantile!”

“Asse da stiro!” sbottò la miliardaria; Cris sgranò gli occhi.

“Ma che razza di insulto è?”

 

Le cameriere spostavano ogni secondo lo sguardo dapprima su Cris, livida, che continuava a tenere l’indice contro l’avversaria, in segno di sfida, e poi su Ashanti, la quale stringeva convulsamente i pugni, come a volersi conficcare le unghie ben curate nella carne; le serve non riuscivano a definire chi delle due fosse peggio.

 

“Che diavolo succede qui?” chiese una voce alle loro spalle, facendole girare e costringendole ad ignorare le due litiganti; Marin di Eagle era davanti a loro, i capelli raccolti in un’elegante acconciatura, assolutamente splendida nel suo vestito dorato; le mani sui fianchi e il sopracciglio leggermente inarcato con fare autoritario, però, di certo non si addicevano alla propria figura di dolce ed indifesa fanciulla.

 

O forse erano proprio quegli aggettivi che le attribuivano le cameriere a non addirsi a lei?

 

Ai posteri l’ardua sentenza…

 

Le serve parvero tornare con i piedi per terra. “Vostra sorella ha qualche problema con lady Ashanti, mademoiselle…” farfugliò una di loro, mordicchiandosi il pollice con fare mooolto francese.

 

Marin alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa in segno di disapprovazione ed incrociando le braccia al petto; June, apparsa subito dopo dietro di lei poiché attirata dal chiasso, cercava di capire che cosa diavolo stesse succedendo.

 

Ma cosa-”

“Non chiedermelo…” sospirò sconsolata la rossa, girandosi verso di lei.

 

June era forse quella su cui le cameriere avevano lavorato di più: i lunghi capelli biondi erano stati uniti in un enorme boccolo, che ora le si adagiava graziosamente sulla spalla a mo’ di treccia. L’abito, nero con qualche pizzo argentato, faceva a pugni con la sua pelle ed i suoi capelli, ma gli ordini di Ashanti non si potevano discutere e lei era stata costretta ad indossarlo comunque, volente o –soprattutto- nolente.

Chamaeleon strabuzzò leggermente gli occhi, affiancando la ragazza ed appoggiando le spalle contro il muro con fare confuso; in quel momento sembrava una bambina piccola.

 

Stava per aprir bocca, quando una figura, sbattendo la porta e passando rapidamente accanto a lei, la interruppe; Shaina pareva davvero una furia e marciava con passo spedito verso Cris ed Ashanti, le quali, incuranti del fatto di star dando spettacolo, stavano per venire alle mani.

 

Aspett-“ provò a fermarla Marin, allungando la mano verso l’amica, ma troppo tardi.

 

Cris era sul punto di saltare addosso all’egiziana e dargliene di santa ragione, quando all’improvviso si sentì sbilanciare bruscamente all’indietro e prima che se ne rendesse conto si ritrovò seduta per terra, sul grande tappeto persiano, fissando con sguardo incredulo negli occhi la Sacerdotessa più temibile del Grande Tempio che poco prima l’aveva buttata con poca grazia sul pavimento.

 

Shaina era davvero bella con i capelli raccolti in uno chignon, dai quali scappavano numerose ciocche che le ricadevano ai lati del viso; l’abito blu notte, semplice ma d’effetto, e la freddezza che si poteva leggere nei suoi occhi la facevano assomigliare ad una regina delle favole.

 

Una regina un po’ incazzata, evidentemente, dato che Cris, due secondi dopo, si ritrovò le sue dita stampate su una guancia con tanta violenza da farle voltare il viso da una parte.

 

“Basta con queste stronzate!” ringhiò Shaina, facendo uso dei turpiloqui che l’avevano resa tanto celebre al Grande Tempio; Ashanti a quell’esclamazione si portò una mano alla bocca, disgustata nel sentire certe oscenità alle quali le ragazzine di buona famiglia come lei non erano abituate.

 

June scoccò un’occhiata nervosa a Marin, che scosse la testa con un mezzo sorriso tirato; non era la prima volta che assisteva ad una scena del genere.

 

Cris boccheggiò qualche istante, portandosi una mano sulla parte lesa, quando un’altra figura, stavolta con molta più calma di Shaina, fece il suo trionfale ingresso nella sala che ormai stava diventato un po’ stretta.

 

“Non ho voglia di chiedervi cosa fosse quel rumore…” cominciò Saori, lisciandosi con fare non curante le pieghe del vestito rosso. “Ma sappiate che se non scenderete subito rimarrete senza cena. Sorrise, amabile come sempre, prima di sparire oltre la soglia.

 

Le presenti si guardarono tutte in volto, prima di alzarsi e riprendere le proprie faccende: chi doveva spolverare, chi mettere in ordine, chi partecipare alla gran festa di Natale.

 

Cris si avvicinò ad Ashanti, cercando in tutti i modi di non farsi vedere da Shaina, la quale marciava in testa al gruppetto.

 

“Non avete ancora risposto alla mia domanda, vostra maestosità…” sibilò la ragazzina, velenosa. “Capisco Marin, capisco Shaina, posso capire anche June… ma perché hai scelto ME come tua ultima damigella?”

 

E quella si voltò verso di lei, con un sorriso smagliante che pareva più un ghigno malvagio. “Ma è logico, no? Semplicemente per farti fare una bruttissima figura davanti a tutti, ovvio!” esclamò, spostandosi una ciocca di capelli neri all’indietro con fare regale.

 

Cris strinse i denti, iniziando di nuovo a scaldarsi. “Brutta stron-

 

Ma non finì la frase che la sua attenzione fu attratta da qualcosa: la folla che si intravedeva dallo scalone era alquanto impressionante, eppure era riuscita a scorgerlo anche lì.

 

Milo. Se ne stava lì, a braccia incrociate, sorridendo a tutti i presenti. Vicino ad un altro figone che era rimasto in camicia e che aveva attirato l’attenzione di Ashanti, facendola arrossire.

 

La ragazzina non fece in tempo a decantare mentalmente le lodi del proprio maestro che non vide il primo gradino, il vestito le si infilò sotto la scarpa coi tacchi e lei ruzzolò per tutta la scalinata, riuscendo a schivare Shaina per un pelo.

 

Ci fu uno scoppio di risa, tra cui diversi si trasformarono in un colpo di tosse appena si scorse la figura di Saori, che pareva trattenersi dal battersi una mano sulla fronte, a differenza di Milo che si era limitato a sospirare.

Cris sbuffò, rialzandosi grazie all’aiuto di Marin. “Peggio di così non può andare…”

 

 

Ma si sbagliava e non poteva neanche lontanamente immaginare che da lì a poco sarebbe scoppiato il finimondo.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo un po’ più lungo dei precedenti, l’idea iniziale era quella di fare tutta la festa in un capitolo solo –semplicemente per evitare di annoiarvi-, ma il mio ritorno a scuola è stato talmente traumatico che stamattina mi sono accorta di avere le occhiaie TOT

 

Me misera! TOT!

 

Non vi dico che tragedia, fatto sta che non posso manco più uscire di casa TOT ben cinque ore sui compiti TOT sono distrutta TOT In più, il mercoledì sto sette ore a scuola! SETTE!

 

Nataleeeeeeeeee, dove sei????? TOT?????

 

 

Un grazie speciale a:

 

Blustar, Ladynotorius, Ombra, lord Martiya, anonima gatta, Saiyo83, Valeria Letizia, Ayako_Chan e Jaly chan.

 

Chiedo scusa se anche questa volta non riesco a ringraziarvi uno per uno, ma ho gli occhi che escono fuori dalle orbite @@;;;

 

Per “modificare la storia”, come detto nel capitolo precedente, intendevo semplicemente correggere gli errori di ortografia (e sono tanti °_°;;;) ^O^; scusate se mi sono espressa male ^^;

 

Volevo inoltre avvisare che i capitoli mi vengono a seconda dell’umore… nel senso, quando sono depressa non riesco a farne uno comico… ma abbiate pazienza, presto ritornerò all’attacco! *O*! muahahahahhahahhah!!!! *O*!

 

*risata demoniaca*

 

Milo: e poi sono io quello sadico -.-;;;

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Capitolo 11
*** Un Natale da dimenticare (seconda parte) ***


+[sala] alza lo sguardo, stalvolta soffermandolo sull'individuo incapucciato, attendendo Lady Myrta

Mur riuscì ad infilarsi a fatica tra la folla, scusandosi garbatamente con chi aveva ricevuto una sua gomitata –in pratica tutti-; Elise, in braccio a lui, di certo non l’aiutava, dato che lo stava letteralmente soffocando. Sembrava avesse paura anche solo di sfiorare qualcun altro all’infuori del Gran Sacerdote e se una persona le passava accanto, lei automaticamente si rannicchiava di più contro l’uomo; il sguardo era strano, come sperduto, e continuava a fissare la sala senza in realtà vederla. L’abito bianco di seta con piccole rose ricamate che Mur era riuscito a trovarle contribuiva a farla sembrare un fantasma.

 

Era preoccupata ed impaurita di fronte a quel mondo di luce ed ombre che per moltissimo tempo aveva abbandonato, così diverso dall’ospedale, così ostile, piena di gente che si nascondeva dietro maschere di purezza a volte solo per denaro, piena di persone pronte pugnalarti alle spalle quando meno te lo aspetti...

Era smarrita, e continuò ad esserlo finché non s’accorse che Mur le stava parlando.

 

Cosa?’” fece, smarrita, evitando il suo sguardo. Lui emise un impercettibile sospiro, ma non parve seccato; si era accorto del suo strano comportamento.

 

“Devo parlare con Kanon, ti spiace?” ripeté, con voce calma e garbata, ma prima che lei potesse rispondergli si ritrovò adagiata delicatamente tra le braccia di un altro.

 

“Ehi!” protestò Elise, protendendo le braccia verso Mur come una bambina che cerca di riafferrare il proprio giocattolo. Lui le sorrise, scotendo leggermente la testa.

 

“Perdonami… torno subito, promesso! Intanto Aldy ti farà un po’ di compagnia.

 

E sparì dalla sua vista, inghiottito dalla folla, sotto lo sguardo perplesso di Aldebaran e di Elise.

 

Ci mise un po’ a trovare Kanon, perso com’era in quel fiume di persone; lo trovò quasi in fondo alla sala, intento a strofinare per benino la testa di Aioria, sotto lo sguardo divertito di Libra.

 

“Mur…” lo chiamò quest’ultimo, alzando una mano in segno di saluto, un bicchiere di vino stretto in mano.

 

Kanon alzò lo sguardo e s’irrigidì di colpo quando si ritrovò a fissare un serissimo cavaliere d’Ariete; capì immediatamente di cosa voleva parlare, ma non comprese subito cosa fossero quei gemiti di dolore che gli arrivavano all’orecchio.

 

“Uhm… Kanon?” lo richiamò Dohko, guardandosi le unghie con fare annoiato. “Potresti smettere di strangolare Aioria?”

 

Gemini guardò prima Libra, che pareva trattenersi dal ridergli in faccia, e poi posò lo sguardo su Leo, che in quel momento aveva assunto una bella sfumatura violacea per la mancanza d’aria. Kanon si affrettò a lasciare la presa.

 

“Ops… Scusami…” fece, mentre Aioria tossiva nel tentativo di riprendere fiato. Si girò verso Mur, che lo stava ancora aspettando, le braccia incrociate ed un’espressione terribilmente seria.

 

“Seguimi…” ordinò il Gran Sacerdote, prima di voltargli le spalle e sparire tra la folla.

 

Benché Kanon l’avesse perso di vista, non ci impiegò molto a capire dove volesse andare Mur: dopo essersi scontrato con varie ragazze –due delle quali erano svenute inspiegabilmente- riuscì a raggiungere l’ampia terrazza a fianco dell’entrata.

 

Mur era lì, le mani appoggiate alla ringhiera di marmo bianco, intento a dargli le spalle; il suo sguardo era fisso su qualcosa di indefinito davanti a sé, forse la volta celeste che mai come allora era apparsa così limpida e luminosa.

Kanon rabbrividì un poco, stringendo le mani sugli avambracci incrociati: di certo solo Camus avrebbe resistito con solo una camicia, sul balcone, in pieno Dicembre.

Aries non si girò subito, gli occhi ora chiusi come per intraprendere una silenziosa battaglia contro l’aria invernale; il vento gelido giocava con i suoi capelli, stretti in un codino, ma pareva accarezzarlo soltanto, come per paura di ferirlo accidentalmente.

 

Che atmosfera surreale… si ritrovò a pensare Gemini, posando lo sguardo sui giochi di luci che il bianco bagliore della luna produceva sulle superfici delle dodici case, carezzandone i contorni di pietra e provocando tenui ombre.

 

La voce di Mur parve lontana quando giunse alle sue orecchie. “Sono d’accordo… anche se la cosa che trovo più surreale è riuscire a festeggiare quando siamo in mezzo ad una guerra…”

 

Kanon non riuscì a trattenere un sorriso; si mise di fianco al Gran Sacerdote, diede le spalle al paesaggio notturno e si appoggiò con i gomiti alla ringhiera, lo sguardo rivolto verso il cielo. “Sapevo che l’avresti detto.. è tipico di te…”

“Mi stai dicendo che sono un inguaribile pessimista?”

“No, solo che ti stai preoccupando troppo…”

Mur si girò vero di lui. “Io non mi preoccupo troppo!”

“Allora sei un inguaribile pessimista…” concluse Kanon con un’alzatina di spalle.

 

Seguì un attimo di silenzio -se così si poteva definire, con gli schiamazzi che venivano dall’interno della sala-; Mur si passò una mano tra i capelli, sospirando pesantemente.

 

“Senti…” mormorò Gemini, tornando a guardarlo. “Lo so che, con il ruolo che ti ritrovi, accettare tutta questa falsità sia un po’ difficile…” l’altro si rigirò per fissarlo negli occhi. “Ma non ti pare di esagerare? Insomma, è solo un modo per non far sentire il peso della Guerra ai nuovi venuti…” accennò con la testa alla moltitudine di ragazzi e ragazze presenti alla festa, giovanissimi e spensierati, che avevano deciso di dedicare la propria vita alla dea Atena.

 

Il Gran Sacerdote s’incupì di colpo. “Non far sentire il peso? Kanon, potrebbero morire da un momento all’altro! E sono così giovani!”

“Non sto dicendo che non me ne importa niente…” borbottò lui di rimando. “Ma se continui ad opprimerli con questa storia, allora tanto vale non farli vivere affatto.

 

Aries alzò gli occhi al cielo. “Lasciamo perdere… Non è per questo che ti ho chiesto di seguirmi…”

“Umh?” fece Kanon, distratto, trattenendo a stento uno sbadiglio, ed i suoi occhi si offuscarono immediatamente di un leggero velo di lacrime; annoiato, si sfregò con un gesto fulmineo le palpebre, per poi volgere gli occhi a cercare il soggetto della preoccupazione di Mur.

 

E lì, intenta a parlare con Lady Saori, c’era Ashanti, avvolta nel suo completo verde smeraldo, che esibiva un sorriso forzato per non lasciar trapelare l’irritazione che evidentemente sentiva.

Gemini sentì una fredda morsa allo stomaco, che gli mozzò il respiro; si costrinse a tornare a guardare la volta celeste, serrando i pugni talmente forte che le nocche gli si sbiancarono all’improvviso. Mur chiuse gli occhi, l’espressione calma tradita da una sottile ruga delineata sulla fronte.

“Non si ricorda niente, vero?” pacata anche la voce, forzatamente lontana.

Kanon scosse la testa, ben deciso a non guardare il compagno, le mani ora abbandonate sulla ringhiera. “Pensava di essere semplicemente svenuta… Di certo non può immaginare di essere morta per mezz’ora.

Mur scosse la testa, sospirando appena. “Non lo saprà mai, dato che tu non dovrai dirle nulla di quanto accaduto.

“Potrei saperne il motivo?”

“Insomma, l’hai visto con i tuoi occhi, no?” sbottò il Gran Sacerdote. “Mi hai detto che ha emesso una luce verdastra e che subito dopo ha smesso di respirare. Non  è normale, Kanon, non è assolutamente normale!”

Lui alzò le mani, come pronto a difendersi da un’eventuale sfuriata. “D’accordo, perdonami…” mormorò, la voce roca che lasciava trapelare tutto lo scetticismo che provava. “Ma non ho ancora capito cosa vuoi da me.

 

E Mur gli voltò le spalle, come già prima aveva fatto, rientrando nella sala appena udì la campanella di inizio banchetto.

 

“Tienila d’occhio, Kanon…” gli disse, fermandosi un momento ed osservandolo oltre la spalla. “Potrebbe essere pericolosa.”

 

 

 

 

Avete presente i banchetti di Natale programmati il giorno prima, quando i vostri genitori hanno la *brillante* idea di festeggiare in famiglia?

Solitamente, il 100% dei ragazzi di tutto il mondo è in questa situazione e, tra loro, il 99,9% rinuncerà a festeggiare con gli amici, cercando di sopportare i vari parenti che si rivedono solo in queste occasioni e che li torturerà con tiratine di guance, arruffatine di capelli, interrogatorio con le immancabili domandine imbarazzanti, ecc…

 

Fate parte dello 0,1%? Bene, buon per voi!

 

Ma Cris, quel giorno, si sentiva decisamente una delle vittime della percentuale vincitrice; a questo pensava, mentre si guardava attorno con fare perplesso: ben cinque lunghe tavole erano state imbandite per l’occasione, eppure la ragazzina sapeva che la maggior parte dei presenti si sarebbe dovuta accontentare dei gradini della scalinata come sedia.

Per sua sfortuna, Linx aveva ormai perso di vista sia sua sorella che June –Shaina si era dileguata quasi subito- e non sapeva proprio come orientarsi quando udì la campanella d’inizio; vide gran parte dei ragazzi muoversi in massa formando un vero e proprio fiume vivente, diretto ad un tavolo ben nascosto e lontano da quello dove si sarebbero dovute sedere Sua Maestosità Saori e Sua Grandiosità Ashanti, ovviamente accompagnate da tutti i cavalieri d’Oro.

Cris si girò, tutta intenzionata a seguire quei baldi giovani, quando uno strattone davvero poco delicato al suo braccio la costrinse a voltarsi; Ashanti, con un sorriso alquanto diabolico, la stava tenendo così stretta che per poco le sue unghie non le penetravano nella carne.

Dove vai?” chiese, con una voce stranamente dolce, sebbene i suoi occhi fossero alquanto pericolosi. Senza aspettare una risposta, la nobile trascinò Linx per tutta la sala, preoccupandosi di rafforzare ancora di più la presa sul suo braccio e trattenendosi a stento dal sorridere appena nell’udire la ragazzina gemere di dolore.

Arrivarono al tavolo principale, dove una sfilza di piatti e posate d’argento faceva bella mostra di sé; Cris si morse segretamente il labbro, scacciando la smorfia che altrimenti le avrebbero deformato il viso.

 

C’è chi ucciderebbe qualcuno pur di avere anche solo una posata del genere da rivendere per un pezzo di pane…

 

E lei, che un tempo faceva parte di una banda di ladri, ne sapeva qualcosa.

 

Soffermò lo sguardo su June, che mostrava un tenue rosa sulle gote, evidentemente imbarazzata; Cris aveva saputo che feste del genere si tenevano ogni anno –benché non c’entrasse niente con la mitologia greca-, ma mai era stata tanto sfarzosa e Chamaeleon non vi aveva ancora partecipato come damigella, poiché da poco era diventata una maestra.

La ragazza in questione continuava a torturarsi le mani, cercando di darsi un contegno; sembrava una bambina sperduta.

 

Accanto a lei c’era Marin, non ancora seduta, la mano appoggiata delicatamente sullo schienale della sedia, intenta a parlare con un Aioria sorridente; Cris sentì una strana morsa allo stomaco, forse dettata dalla sorpresa: strano vedere sua sorella parlare civilmente con un ragazzo senza prenderlo a botte! Ma erano così carini…

 

La stessa cosa non si poteva dire di Shaina e Camus: lui che fissava ostinatamente il proprio piatto d’argento, il quale gli restituiva l’espressione corrucciata che aveva in volto, lei che gli si era seduta appositamente davanti, i gomiti ben piantati sul tavolo e lo sguardo assassino.

 

Alle loro spalle, Milo era intento a stringere affettuosamente il collo di Dohko con il braccio, il quale ricambiò con un pugno nello stomaco che fece piegare in due il suo aggressore; Shura si mise in mezzo a loro per evitare il peggio, ma quando iniziò la cena non pareva molto contento di mostrare un bel livido sotto l’occhio come simbolo del suo altruismo.

 

Alors…” mormora Ashanti, battendo le mani per richiamare l’attenzione e sorridendo; Cris storse immediatamente la bocca.

 

Parla anche francese, la contessina…

 

“Sono lieta di poter festeggiare il Natale con voi…” iniziò l’egiziana, mostrando un sorriso esageratamente falso. “Lady Saori non poteva farmi regalo più bello…”

 

Lo sguardo che rivolse alla compagna avrebbe incenerito anche l’armatura dei Gold, ma nessuno parve farci caso; dopo aver rivolto un altro grande sorriso ai presenti –saltando categoricamente Cris-, fece un ampio gesto con la mano, come sogliono fare i presentatori dei programmi televisivi, verso la porta della cucina. “Spero che apprezziate un piccolo dono per l’ospitalità che mi avete offerto…”

 

E subito dopo, come nei film, apparve lo chef con tanto di cappello bianco ed accento immancabilmente francese accompagnato da interminabili file di carrelli con vassoi che evidentemente coprivano costose pietanze, mentre le trombe squillavano di sottofondo facendo un chiasso insopportabile.

 

Cris fece per sedersi vicino a Milo, ma Ashanti, come già prima, le afferrò il braccio con tutta la sua grazia e, prima che la ragazzina potesse accorgersene, si ritrovò seduta vicino a lei, mentre i camerieri la circondavano posando i vassoi coperti sul tavolo.

Linx stava già per protestare e saltare addosso alla miliardaria, ma Milo, sorprendendo tutti – perfino se stesso- le fece cenno di tacere e le si sedette dall’altro fianco per farla contenta; ciò non bastò a trattenere la ragazzina dallo scoccare ad Ashanti uno strano sguardo sadico, mentre di nascosto si sfregava le mani come un cacciatore di veleni davanti ad un serpente.

 

Ora vedrai…

 

“Si comincia!” esclamò Ashanti, battendo un’altra volta le mani, al che i camerieri si mossero nello stesso istante, sollevando i coperchi dei vassoi con fare teatrale e scoprendo il magnifico cenone a base di… verdure.

 

Le trombe di sottofondo parvero strozzarsi e lasciare il posto ad un silenzio di tomba, interrotto solo da qualche leggero brontolio di stomaco; Cris fissò il volto accigliato dei Gold, cercando di capire se fossero inorriditi o semplicemente perplessi, spostando poi lo sguardo sulle due miliardarie: Saori ed Ashanti sorridevano amabilmente, solo una ruga sottile comparsa sulla loro fronte mostrava un educato segno di incredulità per il comportamento dei Cavalieri, talmente educato da rasentare l’ipocrisia.

 

“Uhm, beh, l’apprendistato di un cavaliere insegna ad affrontare la morte in tutte le sue forme, no? Ed allora perché siete così terrorizzati?” chiese Cris, cercando di sdrammatizzare, la frase che fu seguita da una risatina acuta: Shaina evidentemente aveva trovato la battuta molto spiritosa, cosa che spiazzò completamente la ragazzina. Ophiucus le sorrise, incoraggiante, e Cris non poteva far a meno di sentirsi compiaciuta: forse Shaina non era più arrabbiata con lei.

La stessa cosa non si poteva dire di Ashanti, dato che, non avendo gradito la battuta, le aveva piantato il gomito nel costato, di nascosto, strappandole un grido di dolore. Dio, che male…

I Gold parvero risvegliarsi di scatto, iniziando subito a servirsi delle pietanze vegetariane che, sebbene formassero vari motivi geometrici molto graziosi, sicuramente non erano costose; Marin represse a fatica una smorfia quando si vide passare sotto il naso un piatto a base di broccoli –evidentemente ordinato da Saori, assieme alle poche pietanze a base di carne per cui alcuni Cavalieri si stavano quasi picchiando-.

 

Cris si costrinse a guardare le posate, il sopracciglio che si inarcava sempre di più mentre faceva vagare lo sguardo sulla sfilza di cucchiai, forchette e coltelli.

 

“No, non quello!!!” le sussurrò Milo, allarmato, fermandola nell’atto di afferrare uno dei coltelli. “Quello è per il pesce!”

“Non ce n’è di pesce insto tavolo…” ribatté Cris, cercando di ignorare l’espressione accigliata  del suo maestro e concentrandosi sul piatto che le stava porgendo Ashanti.

Pollo, cara?” chiese l’egiziana, con fare estremamente gentile. “Saori mi ha assicurato che la carne ordinata da lei è di altissima qualità…”

“Uhm… Sì, vi ringrazio…” rispose lei, lanciandole un’occhiata sospettosa.

 

Poi, dopo essersi servita abbondantemente, afferrò la forchetta con fare trionfale –al coltello aveva rinunciato-, alzò il braccio, l’espressione determinata a mangiarsi finalmente il pollo, e…

 

“Come mai stai impugnando la forchetta per il dolce, cara?

 

La voce di Ashanti, così dolce e smielata, mai era stata così odiosa.

 

“fanculo…” le borbottò in modo che solo lei potesse sentirla, poi, lasciando cadere la posata sul tavolo con gran fracasso, afferrò il cibo con le mani e se lo ficcò in bocca, azzannando il pollo come un vero animale.

 

Sentì Milo borbottare qualcosa del tipo “ti manca la ciotola con la scritta e potresti passare tranquillamente per un cane”, ma non le importava: l’espressione di Ashanti era impagabile.

 

 

Uno a zero per Cris, palla al centro.

 

Finito di sbranare il suo pollo, la ragazzina azzardò uno sguardo verso gli altri Gold: qualcuno, Camus in particolare, le stava lanciando delle occhiate intimidatorie, chiari avvertimenti di ciò che le sarebbe accaduto se non avesse smesso di comportarsi da poppante; ma poi, l’algido Aquarius fu costretto a distogliere lo sguardo, riuscendo a raccogliere per un pelo il vassoio che Shaina, invece di passargli civilmente, gli aveva quasi lanciato.

 

“Ops… Ma che sbadata…” mormorò Ophiucus, affrettandosi a passargli un altro vassoio con la stessa rapidità di prima, mantenendo comunque un portamento educato e non esagerato; Cris pensò che fosse una brava attrice, Camus che fosse semplicemente troppo vendicativa.

 

“Senti… ehm… Maestro…” la ragazzina si voltò verso Milo, il quale rischiò di strozzarsi con l’acqua: era la prima volta che lo chiamava con quell’appellativo.

 

“Dimmi…” mormorò, passandosi il tovagliolo sulle labbra dopo esser tornato composto.

“Dov’è il nobile Shaka?” chiese lei, lo sguardo fisso sulla figura minuta di June, decisamente silenziosa durante la cena.

Milo si passò una mano sul collo, con fare pensieroso, la voce cha risultò parecchio soffusa appena proferì la risposta.

 

“Dimentichi che è Buddista, è rimasto nel suo Tempio a meditare…”

Cris parve alquanto scettica. “Ma allora neanche noi dovremmo festeggiare il Natale…”

“Beh, Athena ha deciso così. Anche se, effettivamente, alcuni pensavano che festeggiasse il giorno della sua nascita.

“Altro che festeggiare… Scommetto che il sommo Zeus avrebbe preferito tenersi l’emicrani-AHIA!” strillò lei, sebbene cercò di controllare il grido, le mani che leste andavano a posarsi sul capo, massaggiando il punto in cui il maestro l’aveva colpita.

 

Milo ritrasse il pugno, tornando a concentrarsi sul piatto, con fare noncurante; l’allieva, da parte sua, si promise di stare buona, infilzando con la forchetta la carne al sugo che aveva davanti e portandola alla bocca.

 

Dapprima non successe niente; in seguito, stranamente, il colorito pallido di Cris lasciò il posto ad una bella sfumatura rossastra, che poi virò al viola e subito dopo al giallo; tremando e cercando di non tossire o fare altro, si portò il proprio bicchiere alle labbra e mandò giù l’acqua tutta d’un fiato.

 

Quando gli occhi le smisero di lacrimare, Linx voltò appena la testa di lato, giusto in tempo per notare Ashanti con in mano una boccetta di vetro da condimento, contenente una polvere rossa. Una strana smorfia di rabbia repressa le apparve in volto.

 

Peperoncino.

 

Goal di Ashanti, uno pari.

 

L’arrivo di un Gran Sacerdote alquanto trafelato fece desistere la ragazzina dal far ingoiare una bottiglietta di lassativo ad Ashanti.

 

“Perdonate il ritardo…” mormorò, con fare estremamente cortese e gentile, prima di sedersi vicino a Kanon; quest’ultimo, avvicinandosi un po’ più a lui, gli chiese: “Aldebaran dov’è?”

 

“Sul terrazzo…” La risposta fu accompagnata da una scrollatine di spalle. “Ma non so se si può dire in dolce compagnia…”

 

La serata proseguì abbastanza civilmente, senza incidente alcuno –tralasciando i silenziosi battibecchi tra Cris ed Ashanti-; erano esattamente le otto e un quarto quando alcuni maggiordomi, armati di violino, attaccarono una melodia lenta ed opprimente.

 

Shaina si stava ancora pulendo le labbra con il tovagliolo, quando una presenza, dietro di lei la paralizzò all’istante.

“Vieni?” le chiese la voce atona di Camus, fredda e distante come la mano che le stava porgendo.

 

Ophiucus ci mise un po’ a recepire il messaggio, lo sguardo che continuava a vagare dalla mano dinnanzi a lei al proprietario, le sopracciglia che andavano ad inarcarsi sempre più.

 

“Sì..” mormorò poi, risposta accompagnata da un cenno d’assenso. Shaina si alzò, con una delicatezza che credeva di non possedere, per poi raggiungere con il Cavaliere il centro della sala.

 

“Odio la musica classica…” disse, quando Aquarius si arrestò, voltandosi verso di lei per dare inizio alle danze; dietro di loro, altre coppie si stavano già preparando.

Camus non rispose –che strano-, si limitò a posarle una mano sul fianco; Shaina rabbrividì leggermente a quel contatto, forse perché la mano del Cavaliere era gelida, ma non diede comunque segno di essere infastidita. Musica a parte. “Qui ci vorrebbe un pezzo rock…”

 

Lui non fiatò neanche stavolta, le posò una mano sul fianco e l’attirò a sé, ben attento a tener comunque una certa distanza. Shaina cercò di mantenersi in equilibrio, benché il gesto del Gold fosse alquanto improvviso. “Tu non sai apprezzare le cose belle, Shaina. La rimproverò poi, con tono freddo, stringendole l’altra mano; la ragazza sbuffò, indispettita, iniziando a muovere i primi passi con una lentezza che lasciava trapelare la noia ch’ella provava.

 

Uno… Due… Tre…

 

Shaina si sentiva strana, una sensazione indefinita le attanagliava lo stomaco in una morsa quasi dolorosa; si ritrovò a pensare che, sebbene vi siano solo pochi centimetri tra lei e Camus, il Cavaliere sembrava lontano anni luce da lei.

 

Distante, altero, imperturbabile.

 

Uno strano luccichio proveniente dalla camicia bianca di lui la riscosse; la ragazza socchiuse appena gli occhi, per riuscire ad identificare la fonte di quella luce.

Un sorriso affiorò sulle sue labbra e per quanto ambiguo potesse essere, di sicuro non era lo stesso ghigno sadico di poco prima.

“Allora neanche quel ciondolo è bello?” chiese Shaina, quasi sussurrando parola per parola, lo sguardo fisso sulla catenina che il cavaliere portava; si sentiva un po’ sollevata, ora, d’altronde lei ce ne aveva messo di tempo, il giorno prima, per riuscire a trovare un ciondolo carillon adatto al Gold.

Posò lo sguardo su Camus, gli occhi verdi decisi a non mollare finché non avessero ottenuto risposta. Il Gold sospirò appena, con fare esausto.

 

“È un regalo…” mormorò lui, alzando leggermente le spalle; come al solito, non dava mai risposte sensate.

 

Giravolta, movimenti sciolti, avanti. Uno… due… tre.

Indietro.

 

“Non mi hai risposto…” l’avvisò lei, gli occhi che mandavano lampi.

Lui si limitò a scuotere la testa. “Lo so.”

Shaina sbuffò di nuovo, premurandosi di risultare tremendamente indispettita; sembrava trattenersi dal disintegrarlo all’istante. “Non è un regalo… Prima o poi mi farò risarcire…”

 

“Davvero, sei una persona impossibile…”

E tu sei uno stronzo.”

 

Giravolta, movimenti alquanto rigidi.

E di nuovo, avanti.

 

Camus inarcò un sopracciglio, mentre alzava il braccio fin sopra la testa della soave fanciulla, per permetterle di eseguire un’altra giravolta. “Non mi dire che sei ancora arrabbiata…”

“No.” Sbottò lei, scorbutica, sebbene avesse un sorriso falsissimo stampato sulle labbra onde evitare di attirare l’attenzione. “Sono furiosa. È diverso…”

 

Come a confermare il suo dire, Camus sentì la mano di lei stritolare la sua, con gesto deciso; Aquarius non cambiò espressione, si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

 

“Per il Sommo Zeus, Shaina, sei manesca!” le sussurrò all’orecchio, come se rimproverasse una bambina dispettosa.

Lei, da parte sua, rialzò lo sguardo e piantò di nuovo gli occhi verdi su quelli blu dell’uomo; i lampi che mandavano le sue iridi nascondevano ben poco la rabbia che provava: voleva tagliarlo a pezzettini e cuocerlo a fuoco lento, di sicuro, ma la ragazza si limitò a mordersi segretamente il labbro inferiore.

 

“Insomma, mi hai invitata a ballare solamente per farmi la predica???” esclamò, stizzita, arrestandosi di colpo. Camus inarcò un sopracciglio.

“Prego?” chiese, algido come non mai.

Shaina l’avrebbe preso a schiaffi; le sue mani, ricadute inermi lungo i fianchi, ora si aprivano e si chiudevano a scatti, con fare nervoso. “Pensavo volessi scusarti…” confessò, la voce improvvisamente roca, al che il Gold parve ancora più perplesso.

 

“Scusarmi?” ripeté, il tono freddo venato di incredulità. “E di cosa, scusa?”

 

Persino i violini parvero fermarsi, in quel momento; Shaina aveva la bocca spalancata, la poca grazia che possedeva sparita del tutto con quel gesto, gli occhi che minacciavano di uscirle dalle orbite.

 

Seguì un attimo di silenzio, durante il quale Camus ebbe modo di riflettere sulla risposta che aveva dato: aveva forse detto qualcosa di male?

 

I suoi occhi indugiarono sulla figura che aveva davanti, aspettandone una reazione che neanche Mur avrebbe potuto prevedere. Shaina era fatta così… Imprevedibile, forse, il termine più adatto a lei.

 

E delicata quello che meno le si addiceva, si ritrovò a pensare Aquarius quando la fanciulla in questione alzò leggermente la gamba e piantò con violenza il piede sul suo stomaco, senza preoccuparsi  degli sguardi allibiti che si posavano su di loro.

Al Gold mancò il fiato e fu costretto ad inginocchiarsi, il corpo piegato in due dal dolore; lei ritirò la gamba, fumante di rabbia.

 

“Vaffanculo, Camus!” gridò, girando i tacchi e dirigendosi con fare ben poco femminile verso la terrazza, i pugni talmente stretti che le nocche assunsero un colorito cereo.

 

Cris e June, rimaste sedute, si voltarono contemporaneamente verso l’amica, interrompendo il loro discorso. La bionda, dopo un attimo di indecisione, s’alzò e dopo essersi scusata s’apprestò a raggiungere Shaina; con la coda nell’occhio, Linx notò anche Marin allontanarsi verso il terrazzo, seguita a ruota da Aioria che continuava a guardarsi intorno con fare sospettoso.

 

Cris allora cercò di attaccare discorso con Milo, ma lui, con grande rammarico della ragazzina, venne immediatamente accerchiato da una folla di ragazze adoranti e fu costretto a sparire prima di venir travolto.

 

“Uff…” sbottò Linx, lo sguardo che si spostava sui volti di coloro rimasti ancora seduti: Shura oramai era più che ubriaco, la testa appoggiata sul tavolo ed un’espressione da semi-veglia difficilmente credibile; vicino a lui, Aphrodite, che aveva evitato di incrociare lo sguardo Cris per tutta la sera, stava dando lezioni di bellezza ad una folla di ragazzine adoranti –alcune delle quali appartenevano anche al fan club di Milo-; Kanon, invece, pareva semplicemente sollevato di non essere stato punito per aver osato rimanere solo con la camicia ed ora parlava tranquillamente con Mur, non notando, forse di proposito, le strane occhiate che gli lanciava Ashanti. Cris ridusse gli occhi a due fessure, lo sguardo che si spostava dalla miliardaria a Gemini. Possibile che…?

 

“Non balli?”

 

Una voce improvvisa la fece sussultare di sorpresa; presa alla sprovvista, ci mise un po’ a calmarsi e, voltando appena la testa, si ritrovò a fissare due occhi azzurri che la scrutavano con fare divertito. La ragazza inarcò un sopracciglio, squadrando il nuovo giunto che lei, dopo aver fatto mente locale, si rese conto di non aver mai visto.

 

“Non so ballare….” Rispose di getto, ignorando il commentino acido di Ashanti sul fatto che lo sconosciuto, evidentemente, era matto per averle chiesto di danzare.

 

Lui rise, scuotendo la testa. “Neanche io!” esclamò, le parole che, nonostante fossero accompagnate da un sorriso, risultavano alquanto dure per l’accento usato. Ashanti si girò verso di loro, evidentemente pensando di trovarsi davanti ad un succulento pettegolezzo.

 

“Tedesco?” gli chiese Cris, mentre si alzava cercando di essere delicata come Shaina; non le riuscì per niente.

 

Il ragazzo si portò una mano sul cuore con gesto plateale, chinandosi con fare cortese; con la coda nell’occhio, Cris notò Ashanti far finta di tagliarsi le vene con l’indice diritto a mo’ di coltello. “Nein, svizzero.” Mormorò, sorridente, prima di tornare diritto e porgerle la mano. “Il mio nome è…”

 

Ma Cris non sarebbe riuscita a saperlo, almeno non quella sera: il ragazzo s’arrestò subito, la mano ancora a mezz’aria ma il volto d’un tratto serio, i lineamenti marcati che gli conferivano un’espressione dura, ora, mentre lo sguardo andava a posarsi sul terrazzo. Cris, da parte sua, si sentiva strana: le sembrava di percepire qualcosa, una diversa atmosfera nell’aria, e sapeva di non essere l’unica: Mur e Kanon, d’improvviso, s’alzarono contemporaneamente dal tavolo, allarmati.

 

“Non è possibile…” mormorò Kanon, impallidendo di colpo.

Saori era agitata, continuava a torturare il fazzoletto di lino bianco fino a ridurlo in uno stato pietoso. “Non oggi…” sembravano dire i suoi occhi, in una muta preghiera che la faceva sembrare così dannatamente umana.

Mur si voltò verso Cris, serio come non mai.

 

“Linx, porta immediatamente Lady Saori e Lady Ashanti via da questo post-”

Non ebbe il tempo di finire la frase che uno strano rumore attirò la sua attenzione, costringendolo ad alzare lo sguardo. “ma cosa…?”

 

Il grande lampadario di cristallo iniziò ad oscillare piano, con lentezza, come una foglia d’autunno che cade dall’albero; al centro della sala, alcuni apprendisti non si accorsero di niente finché uno di loro, forse dopo aver udito il rumore, alzò lo sguardo e prese ad indicare con il dito il lampadario, con fare confuso.

 

“SPOSTATEVI!” urlò Kanon, in preda all’orrore. Troppo tardi.

 

Il grosso lampadario, dopo un’ultima oscillazione, cedette, allontanandosi da soffitto e dirigendosi a tutta velocità verso il pavimento.

Shura ed Aphrodite, seguiti subito da Mur e Kanon, riuscirono a spostare gli apprendisti appena in tempo: la lumiera, che finora era stata fonte di luce, s’infranse  al suolo con un rumore assordante.

 

Ebbe inizio un caos senza precedenti: alcune ragazze urlarono, altri iniziarono a correre da tutte le parti, in preda al panico, investendo i compagni con il solo intento di mettersi al riparo; gli unici quattro apprendisti che avevano mantenuto un sangue freddo invidiabile –compreso lo strano svizzero che poco prima si era presentato a Cris- cercavano ora di aiutare i Gold a riportare ordine e calma tra quella folla di disperati.

 

Dietro di loro, con uno strano gemito strozzato, Ashanti iniziò a tremare vistosamente, impallidendo a vista d’occhio; Cris rimase per un attimo a guardarla, senza sapere cosa fare: non aveva mai visto nessuno così impaurito.

 

“PORTALA VIA!” le ordinò Kanon, intento a fermare due ragazzini contemporaneamente; il tono era talmente allarmato che Linx non fiatò neanche. Si inginocchiò vicino ad Ashanti e le prese un braccio, ma lei non si mosse, come inchiodata a terra.

 

“Ashanti, dobbiamo andare!” intervenne allora Saori, che nonostante l’agitazione mostrava di avere comunque sangue freddo. Strattonò l’amica per una spalla, nel tentativo di scuoterla, ma quella rimase dov’era, chiusa in una paura così forte da impedirle ogni movimento.

 

“Moriremo…” mormorò l’egiziana, lo sguardo vuoto nonostante il viso contorto dalla paura; cadde in ginocchio, come in trance.

 

Saori l’afferrò per le spalle, con fare spazientito; ora il suo volto lasciava trasparire chiaramente il panico che provava. “Svegliati, stare qui è pericoloso!”

 

“Moriremo…”

“Ashanti, dannazione, dobbiamo andarcen-AHHHHHHHHHHH!!!”

 

Saori venne sbalzata all’indietro, ritrovandosi catapultata almeno una ventina di metri lontano da Ashanti; atterrò male, il peso del corpo, per quanto esile, si concentrò tutto sul suo polso destro.

 

L’osso si piegò in modo innaturale, accompagnato da un rumore sinistro; Saori serrò gli occhi, l’altra mano che andava veloce ad avvolgere il polso rotto, cercando di contenere il dolore, ma la dea non riuscì a non urlare di dolore alle fitte lancinanti che si stavano propagando per tutto il braccio, arrivando violentemente al cervello.

Nessuno, però, ebbe il tempo di soccorrerla: Ashanti si prese la testa tra le mani, come se sentisse il cranio spaccarsi in due, ed iniziò ad emettere una strana luce verde.

 

“Diamine…” Kanon si morsicò il labbro inferiore talmente forte che il canino penetrò nella carne, restituendogli almeno un po’ di autocontrollo; l’apprendista svenuta che aveva soccorso ora, tra le sue braccia, iniziava già a riprendere colorito ed il Cavaliere la mollò, seppur con delicatezza, in braccio ad uno dei quattro praticanti che lo affiancava.

 

“L’affido a te…” disse, con tono solenne; poi, poco prima che la ragazza si svegliasse, si voltò rapido, dirigendosi in terrazza con il cuore che batteva a mille.

 

Fa’ che non sia quello che tutti noi temiamo…

 

ab

 

Se all’interno della sala il caos regnava sovrano, allora si poteva tranquillamente dire che fuori era iniziata l’Apocalisse.

Acqua, Vento, Fuoco, Terra; niente pareva ostacolare quella furia innaturale dei quattro elementi, forza distruttiva che persino i Gold facevano fatica a reprimere.

 

Stringendo convulsamente la ringhiera del terrazzo, gli occhi disperati fissi su quello spettacolo orribile, Cris di Linx si sentì come un’inutile bambola di porcellana, immobilizzata dalle proprie paure ed incapace di comprendere dove avesse trovato la forza per alzarsi ed uscire in terrazza, lasciando Ashanti e Saori alla sicura protezione di Mur.

 

Vedeva i giovani apprendisti cadere uno ad uno, i loro occhi spalancati che riflettevano l’orrore di quella battaglia mentre i loro corpi cadevano a terra, incapaci di muoversi più.

Cris non riusciva più a capire quella situazione tanto assurda; le urla di terrore degli apprendisti che stavano combattendo le arrivavano come un eco lontano e gli avvertimenti dei Gold si fecero confuse nella sua testa, una confusione tale ch’ella non si rese conto di scivolare seduta su quel marmo bianco, gelido come la neve d’inverno, le braccia incapaci di sorreggerla.

Debole, pareva dirle un ricordo lontano, soffuso, sepolto nella memoria. Debole, le ripeteva un’altra voce, stavolta più fresca, appartenente ad uno dei suoi vecchi maestri.

Debole…

Ancora, ancora l’accusavano, i pensieri che si accavallavano ancora di più, la testa che le girava ed uno strano ronzio nelle orecchie.

 

E poi un’altra voce, un eco lontano, che si faceva prepotentemente strada nella sua testa, interrompendo quel fiume di pensieri che per un attimo l’aveva travolta.

 

“Cris!” si sentì chiamare, poi; e Linx non era mai stata così felice di rivedere un volto amico.

 

“Elise…” borbottò, confusamente, riconoscendo la ragazza stesa vicino a lei. “Come mai sei…?”

“Lascia perdere.” Sbottò l’amica, cercando di tirarsi su con i gomiti; solo il busto si alzò: con le gambe immobilizzate, la giovane faceva fatica ad eseguire anche il più piccolo movimento. “Se non hai intenzione di combattere, faresti meglio a metterti al riparo. L’avvertì, il tono stanco che si sforzava di apparire autoritario, mentre le si avvicinava sempre più puntellandosi con i gomiti.

 

Ma Cris non l’ascoltava, lo sguardo fisso sulla battaglia che aveva di fronte: più sotto, nei pressi della Dodicesima Casa, Milo e Libra, supportati da Marin, stavano cercando di respingere quello che aveva tutta l’aria di essere  un altro servitore dei nuovi nemici; come colui che tempo prima aveva attaccato Cris, infatti, indossava una strana armatura, più simile ad un abito degli antichi gladiatori romani che ad un Cloth; il volto coperto da un elmo argentato, lasciava intravedere solo profondi occhi castani.

Circondato da lingue d’acqua con una strana sfumatura verde, che s’intrecciavano formando intricate spirali attorno al suo corpo, il rivale pareva davvero l’incarnazione di un demonio. Con gesto lento, come se fosse annoiato, il cavaliere misterioso levò il braccio in alto, il palmo della mano aperta rivolto verso gli avversari. Subito dopo, Marin ricevette un violento attacco d’acqua all’altezza dello stomaco che la fece cadere all’indietro, picchiando la schiena contro i gradoni di pietra.

Non sembrava un colpo da niente, ma la Sacerdotessa riuscì a rimettersi in piedi, seppur con fatica, tenendosi il braccio mentre una smorfia di dolore le deformava il viso: forse aveva battuto il gomito durante la caduta.

 

“Non combatto con una donna.” Sibilò il cavaliere, tornando ad occuparsi dei due Gold che avevano iniziato ad attaccarlo con più violenza.

 

Più sotto, ad una decina di metri di distanza, Camus non sembrava essere messo molto bene contro l’avversario che più di tutti temeva: il fuoco.

 

“Dannazione…” mormorò Aquarius a denti stretti, evitando l’ennesima fiammata da parte dell’avversario che, a giudicare dalla voce, era sicuramente una donna.

Il Gold congiunse le mani, alzando le braccia in alto con fare deciso, il viso corrugato per la concentrazione; l’atmosfera parve raggelarsi quando dietro il cavaliere comparve una figura femminile con un’anfora, simile alle statue greche che ancora oggi si possono ammirare in giro.

Aurora Execution!” gridò Camus, le braccia che si abbassarono di colpo come a menar un fendente; un raggio ghiacciato scaturì da quella postura, travolgendo l’avversaria con una potenza inaudita contro la quale la ragazza non riuscì a far altro che creare una barriera di fuoco.

I due colpi si scontrarono con un rumore secco, dando origine ad una spessa coltre di nebbia che avvolse totalmente il cavaliere del fuoco.

 

Sembrava una figura divina, Camus, con l’armatura d’oro che brillava in tutto il suo splendore ed i piccoli cristalli di ghiaccio scaturiti dall’attacco che attorno a lui scintillavano come diamanti alla flebile luce della luna; l’intera figura del Gold venne avvolta da un Cosmo splendente, conferendogli un senso mistico di aurea e gelida bellezza.

 

“Il solito esibizionista!” gli gridò Milo, senza girarsi a guardarlo, mentre si preparava a lanciare una Scarlet Needle contro l’avversario con cui era occupato.

 

Da lontano, Cris si sorprese per la violenza del colpo, ammirando per l’ennesima volta la forza di un Cavaliere d’Oro. “Ha vinto!” esclamò, sorridente, mostrando l’indice ed il medio ad Elise in segno di vittoria.

Ma l’amica scosse la testa, il volto serio e preoccupato rivolto verso Aquarius; titubante, Linx seguì lo sguardo della ragazza fino a posare nuovamente gli occhi sul Gold dei ghiacci. Un monosillabo sorpreso sfuggì dalle sue labbra, niente di più.

 

Il cavaliere del fuoco, infatti, riemerse da quella spessa coltre di fumo creatasi dall’incontro dei due colpi e che aveva celato per un istante la sua presenza; il volto di una giovane donna,  libero dall’elmo che ora giaceva ai suoi piedi, si definì chiaramente, mostrando persino le profonde rughe d’irritazione che le solcavano le fronte.

Era un po’ ammaccata e di sicuro aveva usato buona parte delle sue energie per parare il colpo, ma era viva; e questo, per il crudele mondo dei Saint, non era sicuramente un bene.

 

“Come hai osato…” sibilò lei, gli occhi che le diventarono improvvisamente bianchi mentre stringeva i pugni con così tanta forza che rivoli di sangue iniziarono a colarle lungo i palmi. “Come hai osato rivolgermi un colpo volgare come quello??”

E stavolta fu il suo corpo a sprigionare un Cosmo potentissimo, vermiglio come il sangue; ma, a differenza di Camus, l’unica cosa che la ragazza trasmetteva era un terribile istinto assassino.

Con un sibilo acuto, mille raggi infuocati si diressero verso Aquarius, che fu costretto a compiere balzi in tutte le direzioni per evitare di essere ferito.

 

Fortunatamente, solo una freccia infuocata sfiorò l’avambraccio di Camus, procurandogli una semplice bruciatura senza altri danni; ma l’avversaria sembrava impazzita, continuava a muoversi ed a indirizzare attacchi ovunque, anche nella direzione opposta a dove si trovava il Gold.

 

Notevoli furono gli apprendisti che finirono carbonizzati sul colpo; una ragazza, urlante, iniziò a correre con il corpo completamente avvolto dalle fiamme, raggiungendo uno dei lati della Grande Scalinata oltre i quali regnava il vuoto.

Forse spinta dal dolore cieco o forse dalla speranza che quella tortura finisse, la ragazza si buttò, a volo d’angelo, senza lasciare il tempo ai compagni di intervenire.

 

“Maledetta!” esclamò Camus, il volto contratto dalla rabbia; la donna non si impressionò, anzi, pareva divertita da quella rappresentazione dell’Inferno.

 

La sua risata, spietata e folle, venne accompagnata da un’altra ondata di fuoco.

“Attento, pollastro, o ti faccio arrosto!” esclamò la donna, la voce talmente acuta e stridula che non lasciava dubbi sulla sua salute mentale, mentre le mani si agitavano frenetiche come serpenti.

Ironia della sorte, fu proprio un serpente a pararsi dinnanzi a lei, o meglio, un cobra, scostando da parte Camus con fare assai poco delicato.

“Togliti di mezzo, ora come ora sei inutile contro un avversario del genere. Sbottò la soave voce di Shaina, il viso pallido come non mai; era stata lei la prima a cercare di fermare il suicidio di quella giovane apprendista, ma non era arrivata in tempo.

 

E ora la rabbia, l’odio e la vendetta avevano creato nell’animo della Sacerdotessa un mostro assai pericoloso.

 

“Preparati!” urlò Ophiucus, lanciandosi contro il cavaliere della fiamma.

 

 

Dalla sala interna provenivano urla strazianti almeno quanto quelle dei feriti; la luce verde attorno al corpo di Ashanti era aumentata e la ragazza sembrava nel pieno di una crisi epilettica. Vicino a lei, Saori stava espandendo il proprio Cosmo, creando così una barriera difensiva anche per gli apprendisti superstiti che si rannicchiavano attorno a lei, forse impressionati dalla sua forza di volontà, nonostante il dolore per il polso rotto; d’altronde, alcuni erano ancora dei bambini…

A nulla valse l’intervento di Mur per calmare Ashanti, c’era qualcosa che impediva al Gold di intervenire, come una rete invisibile.

 

Dietro di lui, al centro della sala, era ricomparso Aldebaran che ora era impegnato in una lotta contro un cavaliere spuntato da chissà dove, evidentemente capace però di usare il potere della terra; aiutato da Aioria, Tauros sembrava avere la meglio sull’avversario…

 

… almeno finché questi non decise, con uno sbuffo d’impazienza, di fare davvero sul serio.

 

“Siamo nei guai…” mormorò Elise, lo sguardo fisso su Mur; le parole le sfuggirono di bocca in un sussurro appena percettibile: aveva usato tutta la forza che le rimaneva per trascinarsi lontana dagli scontri, dove sarebbe risultata solo d’impiccio, ed ora era allo stremo.

 

Cris si costrinse a distogliere lo sguardo dai corpi martoriati e senza teste dei giovani apprendisti con cui poche ore prima aveva sorriso e scambiato qualche parola; la ragazzina si conficcò le unghie nella carne per reprimere il senso di nausea.

 

Che diavolo ci fate voi due qui?”

 

La voce brusca di June, solitamente dolce e gentile, fece sobbalzare sia Cris che Elise, costringendole ad alzare lo sguardo.

Numerosi tagli e bruciature facevano bella mostra di sé, risaltando nella pelle diafana della bionda; l’elegante vestito nero era in pessime condizioni, ma tralasciando il labbro spaccato ed un lungo taglio alla tempia, la Sacerdotessa sembrava stare bene.

 

“Venite con me, qui non sarete per niente al sicuro…” fu l’ordine perentorio della ragazza, la mano che stringeva il braccio di Linx con una stretta decisa, nel tentativo di spronarla.

Purtroppo, non riuscì a nascondere le due in tempo: quando si voltò per far loro strada, la bionda si ritrovò il quarto cavaliere nemico, finora rimasto nascosto, proprio davanti al volto.

 

“Merda…” sibilò June, parandosi davanti a Cris ed Elise nel tentativo di proteggerle; il ghigno che apparve da sotto l’elmo aveva un qualcosa di sinistro.

 

“Oh, anche per me è un onore fare la conoscenza di una ragazza così bella…” sogghignò, la voce che risultava atona, fredda, camuffata evidentemente da un apparecchio metallico. “Ma penso vi conoscerò meglio… dopo avervi uccisa…”

 

Non finì neanche il discorso che già aveva puntato la mano contro June, senza smettere di sogghignare; la ragazza ebbe appena il tempo di proteggersi il volto con le braccia che soffi di vento tagliente si abbatterono su di lei, con una violenza inaudita.

 

“JUNE!” esclamò Cris, mentre abbracciava Elise nel tentativo di proteggerla, notando le profonde ferite che quel colpo aveva recato alla Sacerdotessa; nonostante ora il sangue caldo fuoriuscisse a fiotti dalle ferite, la bionda rimase ferma nella sua posizione, abbassando le braccia solo per lanciare al cavaliere uno sguardo di sfida.

 

“Tutto qui quello che sai fare?” sbottò, mentre la mano sinistra estraeva dal nulla una frusta irta di piccoli arpioni; doveva fare male…

 

Il diretto interessato scosse la testa, come se in realtà non gliene fregasse niente di combattere con lei. “Dovete scusarmi se vi faccio fuori subito… Non siete voi il mio obbiettivo…”

 

Le iridi azzurre, splendenti come l’acqua, si posarono sulla figura di Cris, inginocchiata proprio davanti all’ingresso della Sala; la ragazzina dapprima parve non capire, lo sguardo confuso che vagava da June al cavaliere.

Poi, come per magia, una voce venne in suo aiuto.

 

“Non ti permetterò di avvicinarti a Nasser. Fu il commento secco del ragazzo appena apparso –un gran bel ragazzo-, che, per quanto ne sapeva Cris, corrispondeva al nome di Kanon di Gemini.

 

Il cavaliere del vento non sembrava sorpreso di trovarsi di fronte due Saints di Athena, dai suoi movimenti lenti trapelava visibilmente una gran noia.

 

“Basta giocare…” sbottò, di rimando, alzando il braccio verso il cielo e recitando una strana filastrocca a voce bassa, il ghigno ancora stampato sul volto.

La sua attenzione era tutta rivolta verso Kanon, gli occhi ridotti a fessure che sembravano quasi divertiti, quando ad un certo punto un rumore secco squarciò l’aria, accompagnato da un grido di dolore del cavaliere del vento; una gran quantità di sangue prese a scendergli lungo il braccio, costringendolo a ritirare l’arto e ad annullare l’attacco.

 

“Tu…” sibilò l’avversario mentre si afferrava il braccio, gli occhi furenti rivolti verso June.

La bionda ritirò la frusta con un gesto fulmineo, l’espressione talmente seria che Cris stentava a riconoscerla; portò il braccio all’indietro, preparandosi a colpire di nuovo, ma stavolta il cavaliere fu più veloce: una violenta tromba d’aria si abbatté sulla ragazza, scaraventandola giù dalla terrazza prima ancora che lei potesse rendersene conto.

 

“NO!” gridò Elise, scattando verso la ringhiera e riuscendo per un pelo ad afferrare la mano della bionda, trattenendola con tutta la poca forza rimastale; June si sentì strattonare violentemente per un braccio, serrando i denti in una smorfia di dolore: forse le era uscita la spalla fuori posto

 

Il cavaliere del vento non sembrava per niente contento, mentre evitava i pugni di Kanon che, per quanto veloce, stava già dando segni di stanchezza. “Di che t’impicci tu?” chiese, glaciale, voltandosi verso Elise con fare minaccioso.

Non riuscì a muovere neanche un passo, però: uno spesso strato di ghiaccio gli congelò la gamba sinistra, costringendolo ad arrestarsi e ad incassare nolente il violento attacco di Gemini.

 

“Non distrarti…” lo avvertì Kanon, il pugno ancora alzato in aria; il cavaliere a terra non sembrava ascoltarlo, la sua attenzione rivolta altrove: dietro il Gold, infatti, Cris era ancora inginocchiata, le mani aperte tutte e due rivolte verso l’avversario ed il sorriso di chi è riuscito a rendersi utile compiendo un gesto sensato; uno strano Cosmo brillava attorno a lei, fasciandola come un delicato velo di ghiaccio, gelido come quello di Aquarius, ma allo stesso tempo completamente diverso…

 

Il nemico rimase in silenzio, gli occhi che sembravano voler trafiggere Cris per aver osato interferire; poi, invece, abbassò la testa ed iniziò a sussultare piano, come se fosse colto da un eccesso di risatine. “Ho capito…” disse, spezzando con un gesto secco lo strato di ghiaccio che gli imprigionava la gamba; poi, alzandosi e togliendosi la polvere di dosso, ignorò il fatto che Kanon stesse preparando uno dei suoi attacchi migliori, gli occhi gelidi fissi su Cris.

La sua voce era tremendamente divertita. “Come pensava Noir… Sei davvero la figlia di Axis…”

 

All’interno della Sala, in quel preciso momento, le urla femminili che fino ad allora avevano continuato a farsi sentire si acquietarono: la luce verde attorno al corpo di Ashanti, come la fiamma di una candela che si spegne, iniziò lentamente a svanire.

 

“Di già?” mormorò dispiaciuto il cavaliere della terra all’interno del Salone, parando l’ultimo colpo di Aioria e lanciando un’occhiata al compagno sulla terrazza, annuendo al suo silenzioso ordine.

 

Poi, prima che qualcuno riuscisse a capire cosa stesse succedendo, i quattro cavalieri svanirono nel nulla proprio come erano apparsi, lasciando dietro di loro una strage terribile.

 

“Dannazione…” imprecò Aioria, lanciando un pugno contro il muro, la rabbia cieca che traspariva chiaramente.

Sul terrazzo, con lo stesso stato d’animo, Kanon avrebbe sicuramente distrutto la prima cosa che gli capitava tra le mani se June, con un gemito di dolore, non avesse attirato la sua attenzione; Gemini si apprestò ad aiutare Elise a tirare su la Sacerdotessa, la cui spalla non sembrava essere messa molto bene.

 

“Uff… grazie, Kodak…” mormorò Elise, sgranchendosi le braccia indolenzite con fare stanco ed ignorando l’ occhiata perplessa del Gold; voltando  appena la testa di lato, la ragazza incrociò lo sguardo smarrito di Cris, che era rimasta in disparte come se fosse immobilizzata.

 

“Tutto bene?”

“Non è possibile..

“Uhm?” le chiese, preoccupata; la ragazzina le rivolse uno sguardo vuoto, come se in realtà non la vedesse veramente.

“Non è possibile…” ripeté Cris, senza ascoltare la domanda dell’amica, la voce in preda allo sconforto, mentre Elise inarcava un sopracciglio con fare confuso.

 

Non è possibile che quegli assassini conoscano mia madre…

 

 

 

 

 

Allora… ^^; innanzitutto chiedo perdono se vi ho fatto aspettare tanto (ma non sono molto in ritardo, vero? T_T? d’altronde, l’avevo detto che avrei aggiornato una volta al mese T___T) ma direi che con 20 pagine di questa storia mi sono fatta perdonare…. Vero? ^^;;??? È che la scuola mi sta massacrando, è disorganizzata al massimo e io sono anche riuscita a farmi rispondere male dalla Vice Preside (beh, però la colpa non è mia! è_é! )

 

Comunque, la storia a questo punto è arrivata a metà e non la lascerò per niente al mondo ** wah, la mia prima long-fic che finisce ** pensare che ho già scritto la fine :PPPP

Noto che Ashanti sia simpatica a tutti, eh? ^^;; beh, sappiate comunque che avrà un ruolo anche lei importante ^O^!

Per quanto riguarda Saori, in questo capitolo ho cercato di mettere in risalto il fatto che abbia sangue freddo, perché è vero che è una piaga (almeno per me), viziata, ecc…. ma è anche una capace di uccidersi o tagliarsi le vene senza un gemito di dolore °___°;;; impressionante! °___°;;;

 

e ora, passiamo ai ringraziamenti!!! *O*

 

-         synnovea: simpatica la mia Ashanti, vero? XDDD viziata al punto giusto, chissà se Kanon riuscirà a sopportarla… beh, a te l’ardua sentenza ^O^! grazie er il commento **

-         Ladynotorius: ti prego, scusami per il ritardo ><;;;; e grazie per aver continuato a seguirmi ^^

-         Ombra: sono contenta che ti piaccia, non c’è niente di più gratificante che sentirmelo dire per me ^^ mentre l’altra è ferma, ti conviene lasciar perdere…

-         lord Martiya: oh beh, c’è andata vicina, non trovi? XD

-         Jaly Chan: e qui, la domanda fatidica… secondo te Camus mi ucciderà per le botte che ha ricevuto da Shaina? ^^;;; (Posso risponderti io ** ndCamus_con_fare_assassino  KYAHHHHH!!!! ndMe) comunque è belo risentirti, compare ** grasshie per il commy ^^

-         Killkenny: ecco, a dire il vero la cosa mi attirerebbe, ma non ci riuscirei… La trama è già prefissata (anche se non sembra ^^;;;) e io personalmente non riuscirei a muovere un personaggio che non sia di mia invenzione… Non lo sentirei di mia proprietà, ecco XD Comunque ti ringrazio per l’offerta ^^

 

 

 

Bene, ora non mi resta che sperare che ve la passiate meglio di me ^^;;;

Bacioni a tutti!!!!

 

Dafne

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Un Natale da dimenticare (terza parte) ***


Il velo della sera si stese leggero

Il velo della sera si stese leggero su tutto il Santuario, il barlume della luna che contribuiva a far risplendere i dodici templi di una luce mistica, quasi surreale.

Ai piedi della Tredicesima Casa, con i vestiti sporchi di sangue e sudore, Marin si sentiva terribilmente inadatta all’atmosfera che regnava indisturbata su quel luogo; asciugandosi il sudore sulla fronte con un gesto seccato ed ignorando il dolore al gomito, afferrò l’ennesimo cadavere per le spalle e si preparò a trascinarlo dietro l’edificio, dove sorgeva il Cimitero.

I suoi occhi si soffermarono per un momento su quel corpo senza vita ch’ella stava trainando e le iridi bianche del cadavere le restituirono uno sguardo vuoto, freddo.

 

Morto.

 

Nessuna emozione, nessun rimpianto; Marin distolse lo sguardo, costringendosi a chiudere gli occhi.

Perché?

 

Perché il suo stomaco non si rivoltava, come era successo a Cris poco prima? Perché non le veniva da piangere per quella giovane vita stroncata in un modo così orribile?

Perché non si sentiva mancare le forze nel soffermare lo sguardo sui mille cadaveri ancora presenti ai piedi della Tredicesima Casa?

Che cosa sono diventata io?

 

Gettò il cadavere nella fossa apposita, gli occhi che non volevano di nuovo staccarsi da quel corpo che si andava a posare nel terreno; la caduta, attutita dalla terra fresca, provocò un tonfo sordo, che per un attimo spezzò il silenzio creatosi.

Poi, più nulla.

 

“Marin…” la chiamò una voce che ben conosceva, costringendola a voltarsi; Aioria l’aveva raggiunta, stringendo una pala; la camicia ed i pantaloni rovinati da chiazze di sangue e terriccio e le mani ed i capelli leggermente sporchi facevano presupporre che fosse lui l’artefice delle buche dove deporre i cadaveri.

Non disse nient’altro, riducendo al minimo la distanza che lo separava dalla Sacerdotessa e, di conseguenza, dall’ennesima tomba che doveva ricoprire; evitando di incrociare gli occhi di Marin, Leo piantò la pala nel terriccio, iniziando a spostare la terra e piccole zolle sul cadavere.

La ragazza vicino a lui, d’altra parte, stava ancora fissando il corpo del giovane apprendista che pian piano veniva ricoperto di terra, svanendo come se non fosse mai esistito.

 

Non parlarono, non ce n’era bisogno, il silenzio per loro valeva più di mille parole; il rumore monotono della pala che andava a conficcarsi nel terriccio si ripeté più e più volte, accompagnato dai piccoli sbuffi che Aioria si lasciava sfuggire, per poi cessare all’improvviso e lasciare nuovamente il posto al silenzio.

 

Come risvegliata da un brutto sogno, Marin si riscosse, lasciandosi cadere in ginocchio come una bambola rotta. Le sue mani ora stringevano una rozza croce di legno, ottenuta legando due rami, e tremavano appena quando lei andò a conficcare l’emblema nel terreno.

“Chissà se verrà qualcuno a piangere su questa tomba…” furono le parole sfuggite dalle sue labbra, forse senza che lei se ne accorgesse.

 

Leo si inginocchiò vicino a lei, lo sguardo fisso sulla tomba appena ultimata. “Molti non hanno nessuno che possa venire qui a pregare per loro… La maggior parte di queste tombe rimarrà senza nome né volto.”

“… Tutto questo è triste, non trovi?”

 

Il Gold si girò verso di lei, gli occhi verdi che la scrutavano con attenzione. “Cosa è che ti turba, Marin?” chiese, senza tanti altri giri di parole; il suo essere estremamente diretto alle volte poteva essere irritante, ma la Sacerdotessa non sembrava essersela presa.

Mentre abbassava lo sguardo sulla tomba, la sua mano iniziò ad accarezzare il terriccio umido, ancora fresco. “Cosa siamo diventati, Aioria?” chiese, atona, raccogliendo le gambe al petto.

 

Lui all’inizio non disse niente, limitandosi a passarsi una mano tra i capelli. Poi, sconfortato, prese un profondo respiro. “Non lo so…”

 

“Non possiamo neanche definirci più umani! Il sangue… le stragi… i morti… sono cose a cui ci hanno sottoposti fin da quando eravamo bambini. Noi abbiamo visto tutto ciò che di male c’è nel mondo, eppure ora non riusciamo più neanche a piangere per i morti.”

“Marin…”

“Non interrompermi!” sbottò lei, stavolta alzando gli occhi verso il ragazzo. Tutto quello che si era tenuta dentro per anni, tutto il rancore ed i dubbi che aveva segretamente coltivato ora stavano lottando disperatamente per uscire allo scoperto; e Aioria, che forse era colui che la capiva meglio, non poteva non ascoltarla questa volta!

“Non capisco più chi sono, Aioria! Ho buttato via la mia infanzia, la mia femminilità, credendo di combattere per un ideale di giustizia e libertà, ma poi? Che cosa ho ottenuto? Solo morti, stragi, causate dall’arroganza degli Dei e degli uomini! Tutto ciò che abbiamo visto, tutto ciò che abbiamo patito noi Saint di Athena è paragonabile solo all’Inferno stesso!”

 

Velenose le sue parole che sembravano non volersi arrestare, duro il tono da lei usato; Marin strinse i pugni, cercando di scacciare quell’odioso formicolio ai lati degli occhi che poche volte aveva sentito, cercando comunque di non guardare Aioria.

 

Lui era rimasto in silenzio per tutto il tempo, senza fiatare né commentare, forse persino col timore di respirare, e Marin non capiva se avesse compreso quelle parole o se avesse soltanto finto di ascoltarla.

 

Non si aspettava certo, però, di ritrovarsi due secondi dopo fra le sue braccia; la reazione del Gold era stata così improvvisa che lei non reagì neppure, intenta a rendersi conto di quel che stava succedendo.

 

“Marin…” le sussurrò all’orecchio, passandole delicatamente la mano tra i capelli rossi.

“Il disegno che il Fato ha riservato a noi Saint è intriso di sangue e morte. In ogni battaglia, in ogni allenamento, rischiamo la vita combattendoci l’un l’altro, cercando di dare il meglio di noi stessi senza preoccuparci della sorte dell’avversario.”

 

Fu la volta di Marin a restare in silenzio, completamente paralizzata da quell’abbraccio e da quelle parole; tuttavia, la tensione della ragazza parve sciogliersi lentamente, a mano a mano che Leo continuava a parlare.

 

Istinto di sopravvivenza, lo chiamano in molti. E forse non ci rendiamo conto di quanto questo ci porti ad assomigliare ad animali in tutto e per tutto…”

 

Non c’era logica in quel discorso, Aioria non amava parlare troppo: lui agiva e basta, ai Congressi ed assemblee la parola era destinata a Mur e Shaka. Eppure Marin ascoltava comunque (o così sembrava), cosa che lo spinse a continuare fino in fondo.

 

“Noi umani, però, abbiamo qualcosa che ci differenzia dagli animali e che ci rende più forti di chiunque altro.

Le passò una mano tra i capelli, continuando a guardarla, soffermando lo sguardo su quei capelli ramati e su quegli occhi blu cielo su cui aveva –solo un pochino- fantasticato quand’ella portava a maschera.

Lei non fece una piega, sostenne quello sguardo come soleva fare ogni volta. “Cioè?” chiese, appena il cavaliere ebbe finito la frase.

 

“Un ideale.”   

 

E la risposta, detta così, sembrava talmente semplice che persino Marin rimase interdetta; il Gold ne approfittò per cercare di spiegarsi.

 

“Ogni Saint ha qualcosa da difendere, un sogno da raggiungere; gli animali, quando sentono un nemico, attaccano per istinto, non per odio. Noi, invece, combattiamo, ammazziamo, per raggiungere quel qualcosa che ci siamo prefissati.

 

Lei inarcò scherzosamente le sopracciglia, scuotendo la testa. “Questo lo sapevo anche io, Aioria!” esclamò lei, dandogli un colpetto sulla spalla.

 

Leo non abbandonò la sua espressione seria, continuò a guardare la ragazza come se in realtà non la vedesse, cosa che mise Eagle a disagio.

 

“Ehm… Senti, Aioria…” mormorò, abbassando lo sguardo, fissandolo ora sulle braccia del Gold che ancora le circondavano la vita. “Non è che potresti lasciarmi-”

 

“Marin?”

 

“…andar-…Si?”

 

Lui inclinò leggermente la testa di lato. “Tu per cosa combatti?”

 

E Marin, per la prima volta in vita sua, non trovò nessuna risposta.

 

 

ab

 

 

 

Nessuno osò fiatare prima del tempo, benché le domande da porre fossero molte; persino il calmo e posato Mur mostrò impercettibili segni di nervosismo, rafforzando la stretta sul braccio a scatti.

 

Seduta sul trono, con un braccio fasciato, Lady Saori lasciava vagare lo sguardo sui suoi Saint, inginocchiati devotamente ai suoi piedi.

In disparte, come a riconoscere la loro inferiorità rispetto ai Gold, le Sacerdotesse stavano a capo chino, scambiandosi di tanto in tanto sguardi veloci, alcuni anche preoccupati: la spalla di June non stava per niente bene, ma la bionda non era potuta andare in ospedale poiché era stata indetta quell’assemblea straordinaria.

Accanto a lei, invece, Ashanti era rannicchiata contro una colonna, il viso stravolto nascosto tra le braccia; questo, forse, era ancora più preoccupante e persino Cris provò pena per lei.

 

Miei Saint…” proferì Saori, ad un tratto, rompendo il silenzio creatosi. “Quelle che sto per annunciarvi non sono buone notizie …”

 

“Capirai che novità…” ringhiò Cris, mostrando i denti; nessuno ci fece caso.

“I guerrieri di questa sera sono potenti… “ il volto di Saori divenne livido, mentre continuava a parlare. “…poiché affiancati da più di un dio.”

 

“Chi, di preciso, milady?” chiese Aldebaran, alzando appena la testa per incontrare gli occhi della dea.

 

Lei scosse la testa, affranta. “Ancora non si sa… Ma uno di loro si è manifestato sottoforma di spirito ai piedi del Grande Tempio; fortunatamente, il nobile Shaka è riuscito a trattenerlo prima che potesse attaccarci…”

 

Camus aggrottò appena le sopracciglia, lo sguardo rivolto verso Virgo; il Gold in questione recava qualche ammaccatura, ma niente più.

Anzi, sembrava quasi che non si fosse mosso dal suo Loto, tale era la pace che traspariva dal suo volto.

 

Shura allora si fece avanti, puntando su Ashanti uno sguardo inquisitore. “Perdonate la scortesia, Athena…” borbottò, rudemente. “…ma siamo sicuri che questo attacco non abbia niente a che fare con la potente reazione di milady Nasser?

 

Shura!”

 

“Taci, Shaina!” sbottò Capricorn di rimando. “Da quando è arrivata al Santuario, siamo stati attaccati abbastanza frequentemente, e non solo noi!”

 

Kanon fece per alzarsi, ma Mur lo trattene, scuotendo la testa: d’altronde, in un assemblea ognuno era obbligato ad esprimere il proprio parere; Shura sembrava non voler smettere di parlare, benché il suo tono ora fosse molto più addolcito quando incontrò lo sguardo impaurito di Ashanti, che forse non si era ancora resa conto di quel che era successo.

 

“Alcuni Santuari, per vostra informazione, sono già stati rasi al suolo. Al Cairo, per esempio, dopo un attacco sono sopravissuti soltanto i maestri; nessun bambino ne è uscito vivo!”

 

Cris abbassò lo sguardo, ripensando anche al massacro di poco prima; le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi.

Ma le accuse non finivano lì.

 

“E tutto questo, stranamente, è successo dopo la vostra partenza per raggiungerci qui… ditemi, lady Nasser, voi non avete forse fatto scalo proprio al Cairo?”

 

Saori stavolta alzò la mano sana, come per fermare il fiume di parole che scorreva imperterrito dalle labbra di Shura. “Basta così. Sono a conoscenza di questi fatti, nobile Capricorn…” sibilò, come indispettita. “Ma le tue sono accuse troppo azzardate.”

 

Ma Milady…”

 

“Pensi forse che se fosse Nasser l’artefice di tutto non me ne sarei accorta?” sbottò Saori, mettendo a tacere Shura; mai osare contraddire la tua dea.

 

Fu Aphrodite a prender parola. “Se così non fosse, Milady, bisogna però ammettere che queste coincidenze sono… troppo assurde per sembrare solo coincidenze.”

 

“Spiegati meglio, te ne prego.”

 

“Io credo…” e qui Pisces cercò Aioria con gli occhi, per aver conferma. “Che quei guerrieri mirassero a rapire lady Nasser…”

 

“Sono d’accordo…” asserì infatti Leo, incrociando le braccia al petto. “Sebbene non ne capisca il fine.”

 

Saori si portò l’indice al mento, pensierosa, soppesando le supposizioni dei Gold.

Fu Mur, stavolta, ad interromperla.

 

“Tutte le ipotesi sono alquanto azzardate…” iniziò, con voce pacata. “Ma temo di non sbagliare nell’affermare che queste siano anche le uniche plausibili.

 

Le sue iridi, gentili, vagarono da Ashanti, che sembrava riacquistare colore, a Saori, la quale annuì con aria grave.

 

“In tal caso, propongo di preparare lady Nasser ai possibili attacchi da parte dei nemici…  Sempre che lei sia d’accordo, evitandoci così un sacco di problemi…”

 

Ed Ashanti, sentendo le auree omicide dei Gold nell’eventualità che disapprovasse l’idea di Mur, non se la sentì di non accettare; Aries sembrava soddisfatto, benché continuasse a guardare Saori: non aveva ancora finito.

 

“Tuttavia, se l’ipotesi di Shura dovesse rivelarsi esatta, allora non avremo altra scelta che giustiziarla, secondo le regole…”

 

Il poco colore riapparso sulle guance di Ashanti si spense definitivamente.

 

“Voi… cosa?” balbettò, tremando e deglutendo assieme; pareva sul punto di svenire da un momento all’altro.

 

Saori, invece, sembrava d’accordo con il Gold. “Molto bene, allora…” decretò, dunque, con aria solenne. “Ma Ashanti dovrà essere allenata da uno di voi, poiché solo un Gold può permettersi di tener testa ad un nuovo attacco. Perciò, penso che questo compito sia più adatto a…”

 

“…Kanon!” esclamò Ashanti, prima che Athena potesse finire di parlare; l’egiziana ora era in piedi, le braccia conserte e l’aria seria da governante, lo sguardo fisso su Saori. “Non accetterò di essere allenata da nessun altro all’infuori di lui.

 

Aioria si girò verso Gemini, ridendo sotto i baffi: Kanon aveva assunto uno strano colorito verdastro.

 

Saori respirò profondamente, spostando lo sguardo sul diretto interessato ed il Cavaliere, non potendo fare altrimenti, acconsentì a malincuore.

 

“Molto, molto bene…” commentò la giapponese, annuendo. “Posso dunque affermare che questa assemblea è ufficialmente-“

 

“Perdonatemi, milady…”

 

-chius… Nobile Mur, per l’amor di Zeus, che c’è ancora?” domandò Saori, con voce leggermente stridula, stringendo convulsamente lo scettro di Nike come a volerlo dare in testa ad Aries; il Gran Sacerdote non parve per nulla intimorito dal comportamento della sua dea.

 

“Mi duole interrompervi ancora, milady…” proferì Mur, con quel suo solito sorriso gentile. “Tuttavia c’è un problema.”

 

“Quale, di grazia?”

 

“In questo modo, già due Gold sono occupati nell’ impartire un addestramento speciale… Purtroppo, nella situazione attuale, trovo che sia rischioso privarci anche solo di una forza e vorrei chiedervi, se possibile, di limitare i danni.”

 

“Ho capito.” Sospirò Athena, volgendo il capo verso Milo. “In questo caso… mi dispiace, Ashanti, ma ci sono costretta.

 

Breve pausa, in cui Milo si preparava già psicologicamente all’assegnazione di una nuova allieva ed allo stesso tempo meditava su quale fosse il posto migliore per nascondere il cadavere di Mur, una volta finita l’assemblea; Ashanti e Cris, invece, avevano ripreso a fulminarsi a vicenda con lo sguardo, mostrando i denti come solevano fare i cani, mentre Kanon benediceva la dea bendata per lo scampato pericolo.

 

“Milo…” annunciò dunque Saori. “Sei sollevato dall’incarico di maestro.”

 

Dapprima silenzio, sembrava quasi di udire il vento gelido delle steppe siberiane –ed in questo Camus non c’entrava niente-, ma poi…

 

“COSA???????” urlò Cris, mettendosi le mani nei capelli.

 

“COSA??” chiese Milo, cercando a stento di controllare la voce e, insieme, la gioia che provava; se quel mattino non l’avesse già fatto, avrebbe di nuovo abbracciato Mur di slancio.

 

Ashanti non disse niente, si limitò ad imprecare silenziosamente; Aioria, invece, non riuscì più di tanto a trattenere le risate.

 

“Buone patate bollenti, Kanon!” sghignazzò, volgendo l’attenzione sul compagno; uno sguardo, ed il sorriso gli sparì immediatamente dalle labbra.

 

Kanon di Gemini, il cavaliere dai nervi d’acciaio, era svenuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Povero, povero Kanon… ^^;;;;

Capitolo un po’ corto e scritto di fretta, ma sono talmente impegnata che a stento trovo il tempo di stare al computer… beh, almeno ho aggiornato, no? ^-^

 

Ringraziamenti:

 

- Kiki90: non sai quanto mi ha fatto piacere questo tuo commento *-* mi sono commossa! Grazie di cuore! A proposito, le coppie sono completamente scaturite dalla mia mente malata… tu che dici, resisteranno? ^^;;;

- Synnovea: mi spiace di non essere riuscita ad aggiornare prima di Natale, nonostante il capitolo fosse corto, ma davvero non sono riuscita a trovare il tempo… Comunque ti ringrazio ancora per l’email (spero che la mia risposta ti sia arrivata ^^). I Gold ne subiranno ancora tante… quanto ad Ashanti e Kanon… beh, penso che il capitolo abbia un po’ chiarito la situazione XD vedremo se Kanon riuscirà a sopravvivere!

- Bel Oleander: ehm, effettivamente Camus è quello che ne ha prese più di tutti… ^^;;; ma non ti preoccupare, lo lascerò stare per un po’, giusto il tempo per riprendersi dai colpi di Shaina XD

- Natsuki Uzumaki: purtroppo non sono un granchè in fatto di puntualità…. Mi dispiace ^^;;;; Comunque ti ringrazio per il commento, mi ha fatto molto piacere ^_^

 

Ed ora, anche se in ritardo (evviva la puntualità XD), vorrei ancora augurare a tutti voi Buon Natale, Buon Anno Nuovo, Buon Epifania, Buone Poltrite e Buon Ritorno a Scuola e a Lavoro XDDD

 

Baciotti

 

Dafy

 

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Capitolo 13
*** Un Gennaio... coi fiocchi ***


Nuova pagina 1

La scura volta celeste si schiarì appena sotto i primi raggi arancioni dell’alba, pronta a lasciare che il sole rischiarasse lentamente i visi di coloro che, dopo una notte insonne trascorsa completamente alla tredicesima –causa assemblea-, si erano trascinati sui gomiti fino alle proprie Case.

Marin ed Aphrodite si erano offerti di portare June in infermeria, nonostante le proteste della bionda, mentre Saori, con fare noncurante, si era già preoccupata di curarsi il polso con il suo potere divino.

 

Shaina sbuffò appena, spostando lo sguardo su uno dei pochi Cavalieri rimasti nella sala: Shura, con un volto visibilmente stravolto, barcollava appena, mostrando un volto talmente spaventoso che qualcuno lo scambiò per Samara di The Ring.

 

“Ehm… Capricorn?”

 

Quello voltò solo la testa verso di lei, soffocando uno sbadiglio; poi, tornando a barcollare, continuò il suo lento incedere.

 

“Stai zitta, Shaina…” borbottò, con gli occhi ormai chiusi dal sonno. “Non voglio sentire la tua ramanzina. Io ho detto ciò che pensavo, perciò non rompere.”

 

“Aspetta, fermati!”

 

“No.”

 

Shaina alzò gli occhi al cielo, scotendo la testa, senza preoccuparsi minimamente di ciò che pensavano gli altri Cavalieri rimasti a fissare quella scenetta.

 

“Incredibile, tu hai la testa più dura di…”

 

“Di?”

 

“Uhm… Non mi viene in mente niente di più duro della tua testa.”

 

Capricorn represse a malapena l’istinto omicida che provava per la Sacerdotessa; trascinò i piedi lontano, continuando a tenere gli occhi chiusi.

Shaina non demordeva.

 

“Ti ho detto di fermarti!”

 

“Tsk!”

 

“SHURA, DANNAZIONE, FERMAT-”

 

Troppo tardi: Shura non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi rabbioso verso la Sacerdotessa per dirgliene quattro che centrò in pieno la colonna portante della Tredicesima, incrinandone la levigata superficie di marmo.

 

“Oh cielo!” mormorò Aioria, preoccupatissimo, dirigendosi verso il compagno. “Shura, ma lo sai quanto costa una colonna del genere??”

 

Il fatto che Capricorn non l’avesse mandato a quel paese era il chiaro segno che fosse svenuto.

 

Shaina sospirò appena mentre deviava i suoi passi, allontanandosi dalla Tredicesima e lasciandosi alle spalle quei due; ora, il suo unico desiderio era dormire.

 

Cercò di distogliere lo sguardo dalle pozze di sangue che ancora coprivano la scalinata, puntando le iridi smeraldine dritto innanzi a sé.

Le socchiuse appena solo quando provò ad identificare la figura che le veniva incontro, tentando di allontanare il senso di spossatezza ed assumere un portamento sicuro.

 

Camus…

 

La Sacerdotessa affrettò il passo, mantenendo uno sguardo indifferente man mano che il Cavaliere, senza Cloth addosso, le si avvicinava.

 

Cinque metri.

Due.

Uno.

 

“Ophiuc-” iniziò Aquarius, inarcando il sopracciglio; lei non lo degnò di uno sguardo, limitandosi a passargli accanto stringendo appena i pugni.

 

Cos’è questa sensazione?

 

“Aspetta.”

 

Non era un invito, era un ordine; Aquarius si voltò verso la ragazza, riuscendo ad afferrarle il polso e costringendola a fermarsi.

I passi di lei si arrestarono all’istante, giusto qualche gradino più sotto rispetto alla posizione del Gold; Shaina sentì il proprio corpo irrigidirsi in modo innaturale, cosa che le impedì di voltarsi e tirare un ceffone a Camus solo per aver osato sfiorarla.

 

“Ho bisogno di parlarti.”

 

“…”

 

“Quella è la mia battuta.” Commentò il Gold, senza alcun sentimento nella voce; attese, mentre le dita della sua mano stringevano ancora il polso della Sacerdotessa con fermezza.

 

Sei proprio come il ghiaccio, Camus.

Perfino il tuo tocco trasmette un qualcosa di pungente, arido.

 

“Mi fai male.” Fu l’unica risposta che diede lei, voltando il capo indietro per incrociare gli occhi di Aquarius; lui non aggiunse altro, ma la sua presa era ancora salda.

 

Poi, lieve, la voce di Shaina gli giunse alle orecchie con un velo di amarezza.

 

“Perché mi trattieni? Ti diverte forse vedermi in questo stato pietoso?”

 

Ophiucus ritrasse il braccio con un movimento brusco, continuando a fissare il Gold con uno sguardo pericoloso; non voleva mostrarsi debole proprio di fronte a lui, mai e poi mai un altro uomo l’avrebbe vista piangere!

 

“Come può una strage del genere lasciarti indifferente, Camus?” sibilò, stringendo i pugni talmente forte che le unghie le penetrarono nella carne, ferendole i palmi.

“Perfino Mur all’assemblea sembrava scosso. Ma tu no, tu hai continuato ad ascoltare tutto senza la benché minima traccia di rimpianto! Mi fai davvero schifo!”

 

Il Gold non abbassò lo sguardo, si limitò ad ascoltare, almeno in apparenza, tutto il veleno che la Sacerdotessa gli stava sputando addosso; sembrò non curarsene, però, e questo fece perdere alla ragazza anche l’ultima briciola di pazienza che non aveva.

 

“Sei solo una stupida macchina da guerra, come d’altronde tutti noi! Mentre uccidevi qualcuno, non ti sei mai chiesto il perché lo stavi facendo?”

 

Non si curò minimamente di abbassare la voce, nonostante fosse consapevole che oramai l’avevano udita sino in Siberia; quella sera, poco prima dell’assemblea, Saori l’aveva mandata a chiamare Marin ed Aioria.

 

E grande fu la sorpresa nell’udire i discorsi di quella che un tempo era la sua più acerrima nemica, tanto che non rivelò subito la sua presenza: ascoltò parola per parola, quasi stupendosi della debolezza che Eagle aveva dimostrato in quel momento.

 

Così forte e allo stesso tempo così fragile; incredibile quanto tu sia simile a me, Marin, dietro la maschera.

Perché, nonostante non portiamo più niente per coprire il volto, la nostra mascherata continua ancora adesso, assieme a tutti gli altri.

 

Siamo solo donne e uomini che si nascondono dietro un velo d’ apparenza, celando i sentimenti e le emozioni che altrimenti ci renderebbero fragili.

Siamo prigionieri in questo mondo che noi stessi abbiamo creato, rifiutando una vita normale per dedicarla a qualcun altro.

 

Siamo solo macchine da guerra, Camus, ma vorrei davvero che tu cercassi di negarlo.

  

Eppure lui non accennava ad aprir bocca; al contrario, sembrava non volerla fermare, spronandola a sfogarsi ed a gettare la maschera che Shaina aveva così faticosamente costruito e dietro cui si era nascosta.

 

Vaffanculo.

 

“Non startene lì impalato…” sibilò lei, ansimando appena per lo sforzo nell’urlare.

 

Silenzio.

 

Sul volto di Shaina apparve una smorfia di disgusto, mentre la Sacerdotessa continuava a fissare il cavaliere dinanzi a sé.

 

“Neanche dopo tutto quello che ti ho detto reagisci, eh? Mi dai proprio sui nervi!”

 

“…”

 

“CAMUS, DANNAZIONE, DI’ QUALCO-”

 

“Grazie…”

 

“-sa…” la sillaba le morì in gola, senza neanche sforzarsi di uscire. Shaina ora guardava disorientata il Cavaliere, come a voler capire quello che egli voleva dire.

 

“Eh?”

 

“Questa è la seconda volta che esprimi chiaramente i tuoi sentimenti.” Mormorò Camus, con appena l’ombra di un sorriso sulle labbra.

Shaina pareva sempre più confusa.

 

“La seconda?”

 

“Durante la battaglia, nonostante combattessi con tutte le tue forze, tu piangevi.”

 

“N-no! Non è vero!” si apprestò a negare lei, con voce flebile.

 

Lui scosse la testa. “Non hai versato lacrime, questo no. Ma dentro di te versavi quelle stille salate che tutt’ora cerchi in tutti i modi di combattere.”

 

“Ti sbagli! Io non-AH!”

 

La ragazza si portò le mani al petto, notando solo ora le gocce di sangue che le scorrevano dal palmo destro fino ad andare lentamente a ricoprire tutto l’avambraccio braccio di rivoli vermigli; non era una ferita grave, ne aveva avute di ben più gravi, eppure non riusciva a sopportarne il dolore.

 

Era davvero quella ferita a farle male? O forse era solo il suo cuore a sanguinare?

 

Non trovò risposta a quegli interrogativi, non ne ebbe il tempo: Camus le prese la mano e si portò il palmo di lei dinanzi al viso, posando le labbra su quelle piccole ferite per arrestare il flusso di sangue.

 

La Sacerdotessa non si ritrasse, troppo shockata da quella situazione per muoversi; rimase immobile, continuando ad osservare il fare del cavaliere finché questi non interruppe il contatto, lasciandole andare la mano.

 

“Ah…”

 

è il mio ringraziamento per avermi aiutato, oggi.” Fece lui, con fare indifferente, portando le mani in tasca.

 

Dovrei aiutarti un po’ più spesso, allora…

 

Shaina non rispose, continuando a fissare Camus con fare stralunato; si accorse solo dopo che lui le stava porgendo un pacchetto.

 

“Personalmente non me la sono sentita di accettare il tuo regalo senza ricambiare.” Spiegò il cavaliere, voltandosi. “E nonostante tu abbia cercato di rompermi due costole con il tuo calcio, ho deciso di essere magnanimo…”

 

Lei aprì bocca come per dire qualcosa, ma niuna parola le uscì dalle labbra; si limitò a ricambiare il “ci vediamo” di Camus, prima di vederlo sparire nell’Undicesima Casa.

 

Ora, sdraiata sul letto della propria camera, Shaina continuava a tenere gli occhi fissi sulla piccola sfera di neve posata sul comodino, non curandosi di aver perduto il sonno solo per quella contemplazione.

 

“Tipico di te.” sussurrò lei, sorridendo appena. “Direi che ti sei fatto perdonare… Camus…”

 

 

 

 

In un’altra Casa, sdraiato sul letto, Milo tentava inutilmente di prendere sonno, riverso su un fianco.

 

Oramai era già mattina, ma lui non se ne curò minimamente, troppo stanco persino per alzarsi: aveva trascinato un Kanon praticamente andato all’altro mondo fino alla Terza, poi si era di nuovo fatto tutti gli scalini in salita fino all’Ottava ed era crollato sul letto, sfinito, abbandonando l’armatura lì vicino.

 

“Che razza di Natale…” continuava a pensare, ricordando gli avvenimenti di poche ore prima.

Il Cavaliere dell’Acqua gli aveva dato parecchio filo da torcere e, nonostante Saori avesse detto che la sua forza deriva dall’unione di più Dei, Milo non riusciva a non irritarsi per non essere riuscito a toglierlo di mezzo.

 

Come un cacciatore che non è riuscito ad uccidere la sua preda.

 

Il Gold scacciò via quel pensiero, mentre le palpebre iniziavano a diventare pesanti; il suo unico desiderio, ora, era riposarsi.

 

Evidentemente, però, il destino non era d’accordo con lui, dato che un vaso da comodino lo colpì forte in testa, procurandogli un piccolo bernoccolo; Milo si tirò immediatamente su, mentre quel poco sonno che aveva spariva del tutto.

 

“Cris…” sibilò lui, sgranchendosi le dita. “Vuoi forse ammazzarmi???”

 

“Oh, scusami, cucciolo!” rispose la ragazzina, sbucando da dietro una montagna di indumenti ed oggetti che aveva appena tirato fuori. “Sai com’è, il trasloco è una brutta cosa…”

 

Brutta per te, semmai.

 

Lasciando perdere il modo in cui Cris l’aveva chiamato, Milo si portò una mano alla tempia, massaggiandosi il bernoccolo. “Non dovevi andare da Kanon?”

 

“Ci sto andando, ci sto andando!” esclamò lei, di rimando, continuando a gettare cose alla rinfusa. “Ho già portato tutta la mia roba… Solo che non trovo una cosa.”

 

Evitando i vari oggetti volanti, Scorpio inarcò un sopracciglio, notando come la sua ex allieva fosse di colpo diventata triste; ma durò un attimo, perché lei si voltò e gli gettò le braccia al collo, rischiando di ucciderlo sul colpo.

 

“Miluccio!” gridò lei, sfondando il timpano al Cavaliere. “Non essere triste, ti verrò a trovare tutti i giorni!”

 

“Oh, no, per carità, piuttosto sbarro le porte!” ribatté lui, tentando di scollarsela di dosso. Gli occhi da cucciolo bastonato di Cris si fecero lacrimosi.

 

“Cattivooo!!”

 

Milo sospirò pesantemente, alzando gli occhi al cielo; la Cris versione “mocciosa frignante” non gli sarebbe mancata per niente.

 

“Comunque…” riprese lei, estraendo dalla tuta un qualcosa di non identificato e porgendolo al ragazzo con una delicatezza tale che il cavaliere dovette nuovamente spostarsi per evitare di rompersi il naso. “Questo è per te!”

 

Scorpio afferrò l’oggetto con una mano, portandoselo dinanzi agli occhi. “Ehm… Grazie.” Mormorò, scrutando per bene la cosa. “Che cos’è?”

 

Cris mise immediatamente il broncio, incrociando le braccia al petto. “Un pacchetto.” Rispose, offesa, mentre Milo realizzava che quella cosa deforme era solo un involucro di carta.

 

Lo sfasciò con un gesto quasi curioso, ritrovando poi tra le mani un caleidoscopio con su inciso il simbolo dello scorpione.

 

“Quello l’ha fatto aggiungere dal nobile Mur…” spiegò la ragazzina, indicando il simbolico dorato. “Ti piace?”

 

“Dev’essere un oggetto costoso…” commentò lui, chiedendosi come mai avesse fatto Linx a permetterselo; lei arrossì soltanto, ma Milo sembrò non farci caso.

 

“Certo che hai sprecato un sacco di carta per fasciarlo… dovresti imparare ad impacchettare i regali…”

 

Cris spalancò la bocca in modo davvero poco femminile. “Brutto…” imprecò, stringendo i pugni, ma si bloccò non appena sentì la mano del cavaliere accarezzarle la testa.

 

“Grazie, piccola peste.” Disse lui, sorridendo. Poi, prima che la ragazzina ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo, Milo portò le mani dietro il collo di lei, lesto, per poi ritirarle quasi subito con un gesto meccanico.

 

Pochi secondi dopo, Cris sentì un peso leggero picchiettarle il petto e lei abbassò lo sguardo per vedere cosa fosse.

Si ritrovò a fissare uno strano ciondolo argentato, al cui centro spiccava una pietra azzurra.

 

“Prima stavi cercando questo, vero?” chiese il Gold, con fare indifferente.

 

Linx non riusciva a credere ai propri occhi: quello era il ciondolo che le aveva donato sua madre!

 

“Ma come…?”

 

“Nel momento in cui me lo facesti vedere all’ospedale, la pietra era totalmente distrutta ed il ciondolo si era piegato.” Spiegò Milo, con voce atona.

“Così ho pensato che fosse un peccato lasciarlo in quello stato e, quando sono venuto a prenderti, te l’ho sfilato dalla tasca senza che tu te ne accorgessi. L’ho portato da un orefice, ho fatto sostituire la pietra e raddrizzato il ciondolo.”

 

Appena il cavaliere ebbe finito, tra i due cadde il silenzio; Cris portò entrambe le mani a stringere il ciondolo, lo sguardo ancora abbassato nascosto dai capelli.

All’inizio non disse nulla.

 

Poi, scintillante come l’acqua, una piccola lacrima le scivolò lungo la guancia e lei l’asciugò subito, sperando che Milo non se ne accorgesse.

 

“Stupida.” Disse lui, posandole nuovamente la mano sulla testa. “Non c’è bisogno di piangere…”

 

La voce di Cris era rotta e quasi spenta, ma giunse comunque alle sue orecchie.

 

“I-io diventerò forte, Milo.” Mormorò la ragazzina, alzando lo sguardo senza più alcuna traccia di lacrime. “Diventerò forte e tu potrai essere fiero di me! Lo prometto!”

 

Milo non si aspettava una reazione del genere e lì per lì non sapeva come rispondere; poi, sorridendo, incrociò le braccia al petto. “Allora datti da fare, piccola peste! Fa’ vedere a tutti quanto vali!”

 

Lei si alzò, mostrando il segno di vittoria. “Certo! E per non farti sentire solo, potrei anche tornare qui appena finiti gli allenamenti con Kanon!”

 

Un grosso gocciolone scivolò lungo la testa di Milo, mentre osservava l’ex allieva saltellare per la stanza come un coniglio. “Ora però esageri con l’entusiasmo…”

 

Poi, ripensando a ciò che aveva detto all’inizio la ragazzina, Scorpio si bloccò, come paralizzato.

 

“Cris?” chiese, con voce atona. Lei, che stava tentando di andarsene in punta di piedi dopo essersi accorta che il suo maestro doveva aver capito qualcosa, s’immobilizzò con una gamba a mezz’aria.

 

“S-sì?” mormorò, sorridendo come un ebete, voltando la testa verso il maestro.

 

“Questa è la mia camera.”

 

“Lo so.”

 

“E allora perché stavi buttando all’aria la mia camera, se hai detto di aver già traslocato da Kanon?”

 

“…”

 

Oh cazzo!

 

 

Al Santuario, quella mattina, non fu il canto del gallo a destare gli apprendisti, ma una sveglia ben più dolce, che riecheggiò per tutto il Grande Tempio:

 

“CRIS DI LINX, FERMATI SUBITO E MOLLA QUELL’ALBUM DI FOTO SE NON VUOI CHE TI AMMAZZIII!”

 

 

ab

 

 

 

Era una mattina di Gennaio più fredda di quelle precedenti; Kanon rabbrividì appena nonostante il pigiama ed aprì faticosamente un occhio, sentendo uno strano brusio di sottofondo.

 

Uno strano presentimento s’impossessò di lui: nella Terza non regnava il solito silenzio inquietante che accompagnava il suo risveglio.

 

Il Cavaliere s’alzò con un colpo di reni, rabbrividendo appena quando i suoi piedi nudi toccarono il pavimento di marmo; la camicia del pigiama era sbottonata, ma non se ne curò più di tanto.

 

Si diresse velocemente verso la stanza accanto, spalancandone la porta con fare davvero poco delicato; all’interno, però, non vi era nessuno.

 

“Devono essere uscite…” pensò Gemini, continuando a guardarsi attorno con sguardo sospetto. Poi, dopo un momento di smarrimento, si rilassò, convincendosi del fatto che era davvero solo.

 

O quasi.

 

“AHHHHHH!!! Che diavolo stai combinando, racchia???”

“Sto mangiando, non vedi?”

“Sputa subito quella frittata, non è per te!!”

“Non preoccuparti, con la fame che ho riesco a mangiare anche le schifezze più assurde, al massimo rimedio un mal di pancia…”

“COME TI PERMETTI, ASSE DA STIRO?? TI AMMAZZO!”

“PROVACI, OCA ISTERICA!”

 

Codeste voci soavi femminili provenivano dalla cucina, dall’altra parte della Casa; sospirando con fare depresso, Kanon ciabattò fino in quella direzione, passandosi una mano fra i capelli scompigliati e soffocando un altro sbadiglio.

 

Quando arrivò sul campo di battaglia, si rese conto che le due pulzelle avevano completamente distrutto la cucina, risparmiando solo il tavolo.

Seduta per terra, Cris era intenta a spiaccicare un bignè in faccia ad Ashanti, la quale da parte sua stringeva amorevolmente il collo di Linx.

 

Quel bignè l’ho preparato con tanto amore!” stava sibilando Ashanti, dimenticandosi temporaneamente della frittata. “Lo rivoglio indietro! Riparalo subito!”

 

“Come faccio ad aggiustare un bignè?” ribatté Cris, tentando di allontanare le mani della contessina dal suo collo. Inutile.

 

Kanon fece il suo ingresso in cucina, evitando per un pelo di scivolare su un uovo rotto. “Che diavolo state facendo, voi due?” chiese, avvicinandosi.

 

Entrambe le ragazze si voltarono verso di lui, sostituendo l’espressione da indemoniate con una poco definita: Cris continuava a fissare il Gold a bocca aperta, soffermandosi soprattutto sulla camicia sbottonata e sui capelli scompigliati.

 

“Ah, però!” mormorò, mentre un piccolo rivolo di saliva le scendeva dal lato destro della bocca.

 

Ashanti, invece, mollò immediatamente la presa, continuando a guardare fisso il suo maestro; poi, cinque secondi, si portò entrambe le mani a coprire naso e bocca e corse in bagno ad una velocità notevole, sotto lo sguardo perplesso di Cris e Kanon.

 

“Mah.” Fu l’acuto commento di Gemini, accompagnato da una scrollatina di spalle. Poi, decidendo di saltare la colazione, diede le spalle a Linx, ben intenzionato ad andarsene.

 

“Cristal, ripulisci questo disastro e fatti trovare con Nasser nella sala principale.” Ordinò, con tono che non ammetteva repliche.

 

“Mh.” Rispose Cris, evidentemente soprappensiero.

 

“Ed evitate di scannarvi ogni mattina, per favore! Sono già passati cinque giorni e io non vi ho ancora insegnato nulla…”

 

“Mh?” chiese lei, fingendosi sorpresa.

 

Kanon voltò la testa indietro, nella sua direzione, irritato da tutti quei monosillabi. “Insomma, mi stai ascoltando?”

 

E lei forse non ascoltava, ma lo guardava di sicuro, nonostante i suoi occhi indugiassero un po’ più in basso del dovuto.

 

“Uh, scusa, hai detto qualcosa?”

 

“…”

 

 

 

Dieci minuti più tardi, Sala Principale della Terza Casa.

 

Cris era seduta a gambe incrociate, lamentandosi del nuovo bernoccolo che faceva bella mostra di sé sul suo capo.

 

“Ah, incredibile, ha le stesse identiche abitudini di Miluccio!” mormorò, dolorante.

 

Ashanti, in piedi innanzi a lei, sembrava trattenersi dal strozzarla di nuovo.

“Te lo meriti, non dovevi fare una cosa così… sfacciata!”

 

Cris alzò lo sguardo, scoccandole un’occhiata indolente. “Non è colpa mia se i pigiama di oggi sono così aderenti, contessina…”

 

“Fallo di nuovo e ti ammazzo sul serio!”

“Non sei molto minacciosa con quel naso tappato per fermare il sangue…”

 

L’egiziana arrossì appena, ma non ebbe il tempo di ribattere che udì uno strano sibilo alla sua destra; Cris fece appena in tempo a tirarla giù che Kanon sferrò un semplice colpo con la mano a mo’ di spada.

 

“Ahi…” gemette la ragazza, senza capire cosa fosse successo.

 

Gemini, senza armatura, mi massaggiava il mento con fare pensoso. “Non ci siamo…” mormorò. Spostando lo sguardo dapprima su Cristal e poi su Ashanti.

 

Ci fu un momento di silenzio totale, durante il quale le due ragazze avevano ripreso a litigare sottovoce (“Sei una schiappa, neanche i riflessi hai buoni!”  “Ma sta’ zitta, maniaca depravata! Scommetto che ti sei accorta di quel colpo perché sbirciavi Kanon di nascosto!”); poi, dopo pochi minuti, il Cavaliere riprese a parlare.

 

“Linx.” Chiamò, costringendo l’interpellata a voltarsi. “Hai dei buoni riflessi, tuttavia devi migliorare le tue arti marziali…”

 

Cris inarcò un sopracciglio, come cercando di capire dove il Gold stesse andando a parare: Kanon sembrava stranamente sollevato.

 

“Perciò… penso che sia meglio prepararti per qualche tempo con le Sacerdotesse, prima di incominciare l’addestramento vero e proprio.”

 

Linx s’alzò di scatto, attaccandosi al braccio del cavaliere.

 

“Nuuuu!! Non voglio!” esclamò, senza la benché minima intenzione di mollare la presa.

 

Ashanti, alzandosi anch’ella, afferrò l’altra per le spalle e piantò i piedi per terra, tentando di scollare quella sottospecie di polipo dal suo maestro.

 

Kanon rimase perfettamente in equilibrio, mentre una piccola venetta iniziò a pulsare sulla sua tempia; poi, voltandosi verso Cris, iniziò ad espandere il Cosmo di Gemini un po’ troppo violentemente.

 

“Tu-farai-come-dico-io!” sillabò il cavaliere, non appena entrambe le dolci pulzelle ebbero mollato la presa.

 

Nessuna delle due osò fiatare e Cris si precipitò fuori dal Tempio, sbattendosi il portone alle spalle per paura di essere disintegrata.

 

Un grido disumano comunicò a Kanon che la ragazzina, nella troppa foga di allontanarsi, era di nuovo inciampata sui gradini.

 

“Ora veniamo a noi.” Gemini spostò lo sguardo su Ashanti, che lo osservava con fare compiaciuto: di sicuro il cavaliere aveva fatto in modo di stare solo con lei perché l’amava!

 

Nella mente della fanciulla si fecero strada melodie di violini con tanto di petali di ciliegio danzanti, ma quei pensieri mielosi furono subito interrotti non appena notò che Kanon le porgeva un peso.

 

è il più leggero che ho, possiamo iniziare da qui.” Fu l’atono commento del Cavaliere, mentre si sforzava di soffocare un altro sbadiglio.

 

Ashanti, allungando una mano verso il peso, fu praticamente sicura di farcela a tenerlo su; purtroppo, quando lui mollò la presa, il suo braccio saettò verso il basso, non riuscendo a sostenere oltre quel fardello di metallo.

 

Un rumore sordo si propagò per tutta la stanza non appena il peso cozzò contro il pavimento, tirandosi dietro la povera miliardaria.

 

Kanon si sbatté una mano sul volto, più depresso che mai; poi, dopo essersi fatto coraggio, s’inginocchio per essere all’altezza della ragazza.

Lei alzò lo sguardo, arrossendo di vergogna.

 

“Uhm… Mi sa che dovrò iniziare proprio da capo…”

 

“Già.”

 

“Beh, cosa facciamo?” chiese ancora, distogliendo lo sguardo. “Comincio con qualcos’altro?”

 

“No.” Fece lui, trattenendosi dal sospirare. “Iniziamo con un peso adatto al tuo fisico.”

 

Così dicendo, tirò fuori un peso formato da due palline di plastilina infilzate da uno stuzzicadenti; Ashanti non seppe se ridere o piangere.

 

 

 

Poco lontano, precisamente al campo d’addestramento, Cris incontrò diversi apprendisti –i pochi sopravvissuti alla strage- tra i quali, lei lo riconobbe subito, lo svizzero che le aveva chiesto di ballare.

 

“Ehi!” lo salutò, sorridendo, avvicinandosi a lui con fare allegro.

 

Il ragazzo si voltò, puntando le iridi azzurrissime su Cris.

 

“Sì, sei proprio tu!” continuò la ragazzina, felice di conoscere qualcuno tra gli apprendisti. “Ti ricordi di m-…”

 

“Scusa.” Fece l’altro, con fare confuso. “Ma tu chi sei?”

 

Cris si esibì in una perfetta caduta stile manga, attirando l’attenzione dei presenti.

 

“M-ma come??” chiese, rialzandosi e massaggiandosi la fronte con fare dolorante. “Mi hai pure chiesto un ballo!”

 

Lui rimase a fissarla, un po’ stralunato; poi, ripensando alla cena di Natale, le puntò un dito contro con fare stupito.

 

“Sei tu!” esclamò. “Non posso crederci!”

 

Cris stava quasi per rallegrarsi del fatto che l’avesse riconosciuta, quando quello aggiunse: “Cavoli, ma sei davvero così brutta vista da vicino?”

 

La ragazzina stava nuovamente per cadere a terra, ma le gambe stavolta la sorressero. “Come ti permetti???” sibilò, indispettita, iniziando a bruciare il proprio cosmo; ma non fece in tempo a scagliarsi sul ragazzo e dargliene di santa ragione che una mano le si posò sulla spalla, fermandola appena in tempo.

 

“Non voglio chiasso nella mia lezione!” tuonò la voce di June, così diversa da quella che Cris era solita sentire; tuttavia, la ragazzina sorrise all’amica, calmandosi immediatamente ed andando a mettersi in fila.

 

Era sinceramente contenta di avere iniziato dalla bionda, Shaina e Marin erano sicuramente simpatiche, ma facevano davvero paura in combattimento. Molto meglio June, così dolce, così carina, così…

 

Gli elogi di Cris si interruppero non appena notò la ragazza dinanzi a sé tremare come una foglia.

 

“Che hai?” chiese, sinceramente sorpresa da quella reazione.

 

L’interpellata si voltò, senza smettere di tremare. “Ma come? A te non fa paura?”

 

La ragazzina soffocò una risatina, scotendo la testa. “Paura di June?” ripeté, con tono incredulo. “Impossibile, non farebbe male ad una mosca!”

 

Ma si dovette ricredere quando, con una freddezza degna di Camus, la Sacerdotessa bionda estrasse la propria frusta irta di arpioni, facendo segno a Cris di avvicinarsi.

 

“Vieni avanti….” Disse, sorridendo in modo malvagio; Linx deglutì appena, iniziando a sudare freddo.

 

Si voltò dunque verso la ragazza di prima, con occhi sbarrati.

 

aiuto…”

 

 

Sarebbe stato un lunghissimo addestramento…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aiuto, sto diventando matta, credevo di aver aggiornato da poco ed invece sono di nuovo in ritardo! Ma uffa!

Chiedo scusa se questo capitolo facesse un po’ schifo (sia dal punto di vista “comico”, sia per la stesura), ma ultimamente le cose non mi vanno per niente bene in famiglia…

 

Beh, non importa, mi rifarò nei prossimi capitoli, anche se ormai la fic è agli sgoccioli… Uhm, facendo un calcolo approssimativo, ci sono ancora cinque o sei capitoli.

 

Beh, effettivamente non è proprio agli sgoccioli, questa storia… ^_^;;

Ma non ho alcuna intenzione di lasciarla andare, la finirò ad ogni costo *_*

 

RINGRAZIAMENTI:

 

-         Natsuki Uzumaki: shi, shi, povero Kanon! XD e pensare che è solo all’inizio, poverino, chissà come sarà ridotto tra due mesi!

-         Killkenny: tranquillo, penso che due furie scatenate come Ashanti e Cris siano fin troppo sufficienti XD e se poi ci aggiungiamo anche Elise… Basta, sennò spoilero! ^^;;;

-         Synnovea: oh beh, penso che una piccola idea dei disastri che combineranno quelle due te la sarai fatta con questo capitolo, vero? XD

-         lord Martiya: non credo proprio, anche perché i soli che ci rimetterebbero sarebbero i Gold ^_^;; (Ehy! ><; ndSaori)

-         Bel Oleander: oh, la prima recensione sul pezzo tra Marin e Aioria *_* ti ringrazio, ci tenevo molto a quel pezzo *_*

-         Kiki90: anche a te, grazie infinte per aver recensito la parte su Marin e Leo, non ero sicura di averlo scritto bene nonostante fosse in realtà il pezzo principale ^_^; Quanto a Milo, vedrai, Cris non gliela farà passare liscia XD

-         Ombra: penso che dal prossimo capitolo in poi ci saranno indizi sparsi qua e là… tu continua a recensire, eh? ^_^?

-         Tutti quelli che hanno letto: grazie per non esservi stancati di me XD

 

 

Oh beh, sono distrutta e ho la schiena a pezzi… e domenica è già finitaaaa ç____ç

 

Vabbè, a presto con il nuovo capitolo (dedicato un pochetto a san Valentino ^_^) e tanti auguri alle coppie innamorate ^O^! (wah, stavolta sono in anticipo con gli auguri, non potete rinfacciarmi niente!!! XPPPP)

 

 

Bacioni a tutti!

 

 

Dafne

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Capitolo 14
*** Maturare ***


Febbraio

Quando Kanon si alzò, quella mattina, fu sicuro di dover prepararsi ad affrontare una giornata del tutto normale:

aveva sentito l'urlo di Cris perfettamente in orario, segno che la ragazzina era appena inciampata in uno dei cuscini buttati per terra; secondo i calcoli di Gemini, dovevano essere le cinque e mezza.
La sua ipotesi si rivelò esatta quando, poco dopo, un altro urlo riecheggiò per la Terza Casa, stavolta di Ashanti: nell'inciampare, come al solito, Linx era caduta addosso all'egiziana, sua compagna di stanza, e le aveva affondato accidentalmente il gomito nello stomaco.

L'animato litigio che ne seguì spinse le due ragazze a venire alle mani per decidere chi di loro avesse il diritto di entrare in bagno per prima; in quell'occasione volarono più complimenti del solito, a cui il cavaliere non diede tanto peso. Si limitò a scavalcare i corpi sfiniti delle sue due allieve distese lungo il pavimento ed a farsi una bella doccia rinfrescante.

Sotto lo scroscio dell'acqua tiepida udì comunque uno strano brusio di sottofondo, come sempre.
Ed allora cos'era quello strano brivido di freddo che lo tormentava fin dal risveglio?

Il brusio, se così si poteva definire, proveniva dalla cucina, dove il cavaliere si ritrovò dieci minuti dopo, mentre si passava un asciugamano tra i capelli umidi; saltò la sedia rovesciata per terra, effettuò uno splendido slalom per evitare le uova sul pavimento, eseguì qualche acrobazia alla Yuri Chechi e raggiunse il tavolo, dove Ashanti stava servendo delle brioches calde, caffè e marmellata.

Sedendosi, notò che Cris, stranamente, era già andata via.

"Buongiorno, maestro." fece l'egiziana, sorridendo in modo quasi preoccupante.
Kanon rimase un attimo interdetto, fermandosi proprio nell'atto di addentare una delle brioches che la ragazza gli stava porgendo; allontanò appena il dolce, ancora integro, e lo annusò un poco.

Niente veleno, mi pare...

" 'giorno..." borbottò di rimando, con fare sospettoso, mentre addentava finalmente il croissant; lei non batté ciglio, si limitò a sorridere ancora di più.

Il presentimento di Kanon divenne quasi opprimente, ma lui tentò di scacciare qualsiasi pensiero, preparandosi mentalmente alla nuova giornata d'addestramento.

"Kanon?"
"Uhm?"
Ashanti gli si sedette di fronte, intrecciando le mani e posandovi sopra il mento. "Non ti viene in mente nulla?"

Kanon smise di dedicarsi alla spalmatura di marmellate diverse su un'unica brioche -abitudine che aveva sempre fatto scappare via le sue due nuove allieve con un improvviso attacco di nausea- ed alzò seriamente gli occhi per guardare la ragazza. Che fosse il suo compleanno?

"Auguri." buttò lì, dedicandosi nuovamente alla sua brioches.
Lei mosse la mano in aria come per scacciare via quelle parole. "Non è il mio compleanno."
"Onomastico?"
"No! Ma ti pare che sia mai esistita una santa con il mio nome?"
"Allora non saprei." concluse, mooolto interessato, facendo lavorare le mascelle con fare stanco; ma la ragazza non demordeva e fece un ultimo, disperato tentativo.
"Sai che giorno è oggi, maestro?"
"Ehr... un Sabato come tutti gli altri?" domandò con poco interesse, mentre sentiva lo strano presentimento divenire quasi palpabile.

Andiamo, non posso essere così sfigato...

L'egiziana annuì appena. "Già, hai perfettamente ragione..."

Ecco, appunto! Menomale che oggi il Sommo Zeus è dalla mia parte!

"... visto che è un comunissimo San Valentino!"

...

...

Quando Zeus ha distribuito la fortuna agli uomini, probabilmente mi ha scambiato per un cactus...

Gemini si concesse un'occhiata penetrante delle sue, mentre ingoiava il resto della colazione. "So a cosa stai pensando, Nasser..." borbottò, alzandosi in piedi. "E la mia risposta è no."
"Uffa, ma perché?" sbottò lei, mettendo su il broncio. "L'Asse da Stiro starà fuori per tutto il giorno e anche al Santuario non si parlerà d'altro! Che ti costa accompagnarmi fuori, onorevole Gold?"

Kanon incrociò le braccia al petto, con fare autoritario. "Farai meglio a ricordarti, signorinella, che noi Gold non siamo qui per assecondare ogni tuo capriccio. Noi siamo i Sacri Guerrieri d'Atena, non abbiamo tempo per queste sciocchezze! E se vuoi continuare ad insistere, allora puoi anche andartene." Dunque si voltò, dandole le spalle, per uscire dalla cucina.

Ashanti abbassò gli occhi, tutt'a un tratto imbarazzata; poi, con voce flebile, riuscì a fare la domanda che tanto l'opprimeva.

"Se riuscirò a battere tutti gli apprendisti di Shaina in un incontro... uscirai con me?"

Gemini s'arrestò, rimanendo silente per un attimo; poi, voltando solo la testa nella sua direzione, annuì con fare grave, benché morisse dalla voglia di riderle in faccia.

Una che non riesce neanche a sollevare cinque chili non può competere con gli allievi di Shaina.

...

O forse sì?

 

 

 

"Vedi qualcosa?"
La voce di Aioria del Leone, solitamente così sicura ed allegra, tremava appena nel formulare la domanda; Milo, dal canto suo, non era messo meglio, dato che continuava a guardare fuori dalla porta appena socchiusa, come per paura di essere scoperto.

"No. Nessuna ragazza armata di cioccolato in vista." constatò infine, tirando un sospiro di sollievo e richiudendosi il portone alle spalle.
Aioria si lasciò cadere contro la colonna della Quinta, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. "Odio San Valentino... Perché diavolo Athena non lo abolisce??"
"Forse perché altrimenti non potrebbe andare i pupazzi a Seiya..." replicò l'altro, con una smorfia di disgusto.

Sospirarono di nuovo, mentre cadeva il silenzio. Sembrava davvero tutto tranquillo.

Leo chiuse gli occhi per un attimo, come per ragionare; poi tornò a fissare l'amico. "Sei proprio deciso a partire il mese prossimo, allora?"

Milo annuì con aria grave, incrociando le braccia al petto. "Lady Saori non era proprio entusiasta all'idea di mandare me, ma alla fine ha ceduto."
"Perché ci vuoi andare a tutti i costi?"
"Non c'è un motivo particolare..." mormorò indifferente, scuotendo le spalle. "Piuttosto, oramai il pericolo è passato, sembra che le ragazze se ne siano andate..."

"Già... E comunque la mia Casa è impenetrabile, anche se volessero non potrebbero entrare!" esclamò Aioria, battendosi il petto con fare fiero. "Il portone è impossibile da sfondare, per loro; solo un Gold ci riuscirebbe."
Milo annuì, convinto. "E poi, anche se riuscissero ad entrare, non avrebbero speranze in combattimento. Siamo al sicuro!"

Alzarono entrambi i pollici in aria, come solevano fare da bambini, per poi scoppiare a ridere; ad interromperli, però, fu l'inquietante tonfo che fece il portone della Quinta Casa nel cadere a terra, completamente scardinata.

 

"Assurdo!" sbottò Marin, stringendo i pugni per la collera, mentre marciava verso la Casa del Leone. "Essere un Saint non è una gara a chi conquista più Gold! Dannazione a questa cavolo di festa inutile! Ora capisco perché il Santuario si è riempito di Apprendiste..."

Cris, che faticava a starle dietro, tentò di fermarla. "Sorellona, calma!"

"Quelle stupide oche..."
"Eddai, non è una tragedia!"
"Solo delle galline possono ronzare attorno ai Gold in modo così sfacciato!"
"... così mi offendi..."
"Al diavolo!"

La rossa si girò di scatto, fendendo l'aria con un calcio che frantumò ben tre scalini; Cris, inchiodando di colpo, si mise a distanza di sicurezza.

"Uff..." inspirò Eagle, passandosi una mano tra i capelli; riprese a camminare. "D'accordo, sono calma..."
"V-vedo..." balbettò la sorella, poco convinta, seguendola. "Comunque non ti preoccupare, è solo un piccolo incidente..."
Lo sguardo che Marin le rivolse non era proprio affettuoso. "Tento di fare una lezione un po' più leggera e le MIE allieve spariscono per andare ad infastidire i Gold." disse, serrando i denti. Cris pensò che una lezione basata su 250 flessioni per ogni dito della mano, 400 calci per gamba contro la parete e 720 giri di campo non poteva considerarsi molto leggera, ma pensò bene di tenere quel pensiero per sé.

"D'altronde..." riprese la rossa, giungendo ai piedi della Quinta Casa. "... è anche vero che Aioria non è il tipo da lasciarsi assalire da uno stormo di ragazzine urlanti."

Purtroppo dovette ricredersi non appena alzò lo sguardo: Aioria, in compagnia di Milo, stava sorridendo a tutte le Apprendiste che lo circondavano.

"La tua Casa è impenetrabile e la porta è impossibile da sfondare, eh?" sibilò Scorpio, mentre accettava l'ennesimo pacchetto di cioccolato che subito dopo veniva buttato alle sue spalle, senza farsi vedere.

"Parla quello che sosteneva di essere imbattibile in combattimento..."" replicò Aioria, a denti stretti, mentre rivolgeva un sorriso falsissimo ad una delle ragazze.

Marin fece fatica a raccogliere la propria mascella da terra e l'aura infuocata che l'avvolgeva contribuiva a farla sembrare un'indemoniata. Prima che qualcuno potesse accorgersi della sua venuta, la ragazza marciò decisa verso i due Gold, afferrò Aioria per un orecchio e lo trascinò dentro la Quinta, spostando con un calcio il portone a terra, scardinato in precedenza, per evitare di inciampare.

"Oh-oh..." fu l'unica cosa che disse Milo, mentre tutte le Apprendiste sparivano dalla sua vista. "Aioria è nei guai..."

"... e non è l'unico, a quanto pare..." borbottò una voce rude che Scorpio riconobbe appartenere ad Aldebaran del Toro. "Lady Saori ti cerca da un bel po', deve parlarti di una cosa importante..."

L'imponente Cavaliere uscì dall'ombra che celava, almeno ad occhi indiscreti, la sua presenza; in braccio a lui, bianca e pura come un angelo -o forse come un cadavere-, Elise si guardava intorno con fare curioso, sventolando la mano in segno di saluto.

Cris non si avvide subito di lei: era troppo preoccupata ad aggrapparsi al braccio di Milo. "No, non scappare, volevo chiederti una cosa!" fece, in tono lamentoso, mentre i suoi occhi si facevano lacrimosi.

L'ex maestro si liberò dalla stretta in modo brusco, freddo, allontanando la ragazzina da sé. "Smettila subito. Non sono qui per giocare." sbottò, sparendo dalla sua vista e lasciando Linx inebetita: aveva forse fatto qualcosa di male?

"Non ti preoccupare, Crissuccia, probabilmente è stata una giornata stancante per lui." proruppe con dolcezza Elise, ancora in braccio a Tauros. "Piuttosto, è da un po' che non ci si vede!"

L'altra si girò, sorridendo di rimando. "Già, è ver... EHI! UN MOMENTO!" urlò, all'improvviso, puntandole l'indice contro. "MA TU CHE CI FAI QUI??"

"Io qui ci vivo, mia cara; sono sotto la tutela del Gran Sacerdote, sono ospitata da Alby..."
"Aldy." corresse Aldebaran, con fare stanco. "Ma a questo punto chiamami pure come vuoi..."
"...ed in più aiuto in cucina con il permesso di Lady Saori." concluse la ragazza, ignorando bellamente il Gold.

Cris spalancò la bocca in modo davvero poco femminile, indi si prese la testa fra le mani, tentando di assimilare tutto ciò che l'amica le aveva detto; certo che il Santuario si stava proprio affollando!

"Comunque..." riprese Aldebaran. "Tutto bene, Linx? Non hai una bella cera..."

La ragazza fissò il Gold negli occhi per un lungo istante, come indecisa se aprire bocca o restar zitta; poi, sorridendo in modo forzato, alzò il pollice in aria. "Certo! Sono solo un po' stanca, tutto qui... Beh, ora vado, eh? A presto!"

E sparì, così com'era apparsa.

Aldebaran ed Elise, ancora in braccio a lui, stettero in silenzio per un po', come aspettandosi di riveder comparire dinanzi a loro la figura della ragazzina; fu il Gold, con voce stranamente seria, a parlare per primo.

"Pensavo volessi dirglielo..." confessò, guardando fisso la ragazza; lei chiuse gli occhi, forse per non guardarlo, mentre un piccolo sorriso le delineava le labbra.
"Non mi sembrava il caso; e poi è ancora presto, prima devo riuscire di nuovo a camminare. Sembro tanto Clara di Heidi, vero?" chiese, con un sorriso a dir poco inquietante, continuando a non guardare il Cavaliere: aveva uno sguardo troppo diretto, per i suoi gusti.

Lui gettò un'ultima occhiata al paesaggio circostante prima di girarsi, facendo svolazzare il candido mantello bianco. "Già. In fondo non penso sia il momento più adatto per dirle che diverrai anche tu un'Apprendista..."

 

Erano ormai le sei di sera quando Kanon si decise a presentarsi al campo di allenamento, curioso di sapere che fine avesse fatto Ashanti e, soprattutto, ben lungi dal credere che la ragazza fosse riuscita a vincere tutti gli apprendisti di Shaina.

L'area era deserta, coperta della sabbia e della terra smossa durante i combattimenti; ogni tanto, un piccolo soffio di vento carezzava quella superficie, facendo volare granelli di sabbia ovunque in modo quasi fastidioso.

L'armatura dorata risplendeva di una luce vermiglia sotto i raggi afosi del sole, donandogli un aspetto fiero, nobile, come si addice ad un cavaliere; forse fu proprio quella luce a catturare l'attenzione di Ashanti, seppur per un breve momento.

La ragazza era seduta sull'ultimo gradino della scalinata, mostrando un sorriso che rasentava il falso; si alzò, andando incontro al cavaliere con fare sicuro. "Hai perso la scommessa." disse solo, incrociando le braccia la petto.
Lui  restò serio. "Ah, davvero?"
"Già, li ho battuti tutti! Dal primo all'ultimo."

Silenzio, solo quello.

"Shaina si è complimentata con me..."
"Bene."

Non un'altra sillaba di più ; Kanon continuava a guardare fisso la sua allieva ed in quel momento la sicurezza che ostentavano gli occhi di lei venne a mancare.

"Non è vero niente." confessò, abbassando lo sguardo a terra. "Sono stata battuta con una velocità impressionante, al primo round. S-Shaina non ha ritenuto necessario infierire ancora... pe-però..."

E qui, due calde lacrime solcarono il volto della giovane, seguite subito da altre che lei non poteva fermare; la terra ed il sangue sul suo viso si mischiarono a quelle stille salate, lasciandole sulla pelle una scia scura al loro passare.

Ashanti si portò le mani a coprire il volto, tentando di reprimere i singhiozzi; faceva una certa impressione vederla ridotta così, piena di tagli, graffi e lividi, a piangere come una bambina.

"S-so di essere una n-nullità totale... m-ma stavolta ce l'avevo messa tutta..." un altro singhiozzo a troncare le parole. E poi, un "Mi dispiace..." ripetuto più e più volte, quasi una supplica, mentre si sfregava l'avambraccio sul viso oramai fradicio e sporco; non aveva il coraggio di guardare il maestro.

E probabilmente si stupì non poco quando sentì la mano calda del Gold accarezzarle la testa, con dolcezza. "Va bene così, Ashanti. Non sei ancora pronta per i combattimenti veri e propri, ma vedrai che dopo un mese di allenamenti farai progressi enormi."

Gli occhi verdi del ragazzo non trasmettevano alcuna emozione, ma lei sapeva che non la stava accusando di nulla; non vi fu più alcun gesto, nessun abbraccio o altro previsto dalle soap opera, ma sentire la mano di Kanon, anche solo per un momento, per lei era la cosa più importante.
Si asciugò le ultime lacrime e si mise sull'attenti, in attesa di un ordine.

"Ora non esageriamo..." fece lui, con l'ombra di un sorriso sulle labbra, prima di voltarsi "Su, andiamo... Ti devi preparare, no?"
"Come?"
"Non mi avevi chiesto di accompagnarti fuori?" Voltò la testa nella sua direzione, mentre una smorfia annoiata appariva sul suo viso. "Sbrigati, prima che cambi idea..."

Ashanti rischiò di svenire lì, in mezzo al campo d'allenamento, mentre con gambe tremanti raggiungeva il suo maestro per camminare affianco a lui.

Una barriera di vetro, fredda, li divideva; ma a lei andava bene così.

 

Si ritrovò nella propria camera, poco dopo un bagno ristoratore, intenta a guardare gli abiti adagiati sul letto; aveva rovistato nel proprio guardaroba, ma continuava ad avere dubbi su cosa indossare: minigonna era troppo mini, la gonna a pieghe era troppo spiegazzata...

Forse l'Asse da stiro non ha tutti i torti quando dice che sono una rompiballe...

Ashanti parve ricordarsi solo allora della compagna di stanza, sparita dalle cinque del mattino senza aver fatto colazione; andò allora alla finestra, guardandosi attorno come per sperare di scorgere Cris in lontananza.

"Mah... e a me che importa se si perde?" sbottò infine, voltandosi e dirigendosi nuovamente verso il letto; nel farlo, però, fu costretta ad arrestarsi di scatto, poiché si ritrovò faccia a faccia con una strana ragazza: aveva dei lunghi capelli corvini, lisci, che coprivano malamente i lividi ed i tagli presenti sul volto; il labbro spaccato, lo zigomo gonfio e l'occhio pesto di certo non miglioravano il suo aspetto da poveraccia.

Ad Ashanti prese seriamente un infarto quando si accorse di essere di fronte all'enorme specchio poggiato vicino all'armadio; posò l'indice su quella superficie fredda, come per accertarsi di non essersi sbagliata.

"Oh mio Dio..." fu l'intelligente commento che le uscì dalle labbra, prima di allontanarsi dallo specchio; non vi erano dubbi, era proprio lei!

Si stava ancora tastando uno dei lividi quando una strana canzone proveniente da fuori aleggiò nell'aria, attirando la sua attenzione; cercando di non farsi scoprire da Kanon, che era nella stanza accanto, Ashanti sgattaiolò fuori dalla Terza Casa, ben attenta a non far rumore.

Dinanzi a lei, seduta sugli scalini, una figura le dava le spalle, intenta a cantare al vento che le scompigliava i capelli; le ciocche ramate danzavano morbide sotto quel soffio, accompagnando la melodia in modo molto piacevole.

Land of bears and land of eagle
Land that gave us birth and blessing
Land that called us ever homewards
We will go home across the mountains

E le parole sfuggivano quasi dalle labbra di lei, che continuava a cantare con fare malinconico, rintanata in un mondo che lei stessa sembrava aver creato; Ashanti ne era talmente rapita che aveva paura di muoversi, come ipnotizzata dal canto di una sirena. Possibile che Marin -se era davvero lei- cantasse così bene?

We will go home, we will go home
We will go home across the mount-

Tutt'ad un tratto il canto s'interruppe bruscamente, infrangendo quel mondo fantastico in cui Ashanti si stava piacevolmente perdendo.
"Ma che..." fu tutto ciò che riuscì a dire, prima che il suo sguardo ricadesse sulle proprie mani; ed allora gli occhi di lei si spalancarono per l'orrore quando si accorse che il suo corpo iniziava ad emettere nuovamente una luce verdastra.

"... cazzo!" esclamò, finemente, prendendosi la testa fra le mani: non voleva essere posseduta ancora da quella forza estranea.

La ragazza dinanzi a lei le si avvicinò di scatto, con fare preoccupato; Ashanti fece uno sforzo immane per riuscire ad alzare la testa ed a guardare negli occhi Marin.

Le prese un secondo infarto quando la Sacerdotessa che l'egiziana aveva udito cantare si rivelò essere Cristal della Lince Bianca.

"Ehi, ET -telefono-casa, si può sapere che ti prende adesso?" sbottò la ragazzina, tentando di risultare indispettita; la piccola vena di preoccupazione nel suo tono, però, era facilmente riconoscibile.

Ashanti le lanciò un'occhiataccia, mentre la luce verde, senza che le se ne accorgesse, svaniva. "Non potresti provare ad essere più simpatica nei miei confronti?"
"Io sono sempre me stessa nei confronti di tutti!"
"Allora la tua te stessa fa schifo!"

"SENTI, TU...!"

"Ma che quadretto edificante..." sillabò una voce alle spalle della ragazzina, la quale non fece nemmeno in tempo a girarsi che subito dopo si ritrovò catapultata contro l'egiziana.

Uno dei quattro cavalieri degli elementi, il Cavaliere della Terra, apparve allora in tutta la sua statura, la mano ancora alzata in aria dopo aver sferrato il colpo contro le due ragazze.

"Ehi!" sbottò Nasser, ritrovandosi schiacciata a terra. "Non resisti proprio a non finirmi tra le braccia, eh?"
Cris la prese per i capelli "Che cavolo spari in un momento come questo, scema!"
"Scusami tanto, ma potresti lasciarmi i capelli? Sai com'è, non ho i tuoi stessi gusti sessuali..."
"Brutta-"

"Ehm..." tossicchiò il cavaliere, sbigottito, mentre osservava sconvolto le due che iniziavano a litigare ed a venir alle mani.

Lo ignorarono entrambe, mentre si azzuffavano allegramente.

"Lurida gattaccia spelacchiata, toglimi subito le mani di dosso, mi stai uccidendo per davvero!"
"E tu smettila di toccarmi!"
"Ma chi diavolo vuoi che ti tocchi, idiota! Se a malapena hai un gonfiore sul petto!"
"TI DISFO!"
"PROVACI!"

"Scusate..." continuò il cavaliere, con fare cortese. "Potrei avere un attimo la vostra attenzione?"
"Maledetto sia il giorno in cui sei venuta qui, dannata!"
"Almeno io so cucinare qualcosa di commestibile, a differenza di te!"
"Per favore, signorine..."
"Non ti dare tante arie, che come Saint fai veramente schifo! Non hai neanche i riflessi buoni!"
"Non è vero, è solo che non mi voglio sforzare per esercizi di infimo livello!"

Il Cavaliere della Terra si passò la mano sul viso, prima di mormorare qualcosa sottovoce; poco dopo, sia Cris che Ashanti furono costrette ad alzarsi in fretta per evitare di essere infilzate da lunghi spuntoni di roccia apparse all'improvviso dal terreno.

"MA SI PUO' SAPERE CHE VUOI TU?" sbraitarono le due, finalmente accorgendosi del nemico che, sorridendo, se ne stava a braccia conserte.

"Perdonatemi, madamigelle, se vi disturbo..." mormorò, esibendosi in un inchino che in un'altra occasione poteva essere scambiato per un gesto galante. "Voglio solo togliervi di mezzo. Non preoccupatevi, farò presto."

Cris lanciò un'occhiata dietro di sé, come per vedere se qualche Gold si fosse accorto della presenza di quel tizio; inutile. "Uffa, tutto qui? Combattere contro di noi sta diventando un classico, oramai... Non è che avete intenzione di rapire Athena?"

Lui la guardò dritto negli occhi, con fare serio. "... E tu come fai a saperlo?"

Un grosso gocciolone scivolò lungo la testa delle due ragazze mentre il cavaliere, imperterrito, si lanciava verso Cris. "Scusatemi se non mi intrattengo, ho fretta. Vi spiacerebbe morire senza fare storie?"

Lei scansò il colpo facilmente, portandosi di lato e spiccando un balzo in aria per evitarne un altro; atterrò indenne pochi metri più in là.

"Ehi, oca isterica!" esclamò verso Ashanti, la quale si era appena messa in posizione difensiva ma era stata comunque buttata a terra. "Invece di dormire, guarda come si combatte!"

E partì di nuovo all'attacco, portando indietro il braccio e concentrando una minima parte del suo potere nel pugno, pronta a sferrare il colpo; procedeva velocemente a zigzag, senza rallentare neanche per un momento, e la sua mano aveva ormai assunto una argentea.

"PRENDI QUESTO SE CI RIESCI!" urlò, spiccando un balzo in aria e portando avanti il braccio con tutta la forza che aveva, tentando di colpire in viso il nemico; il cavaliere, invece, non si mosse neanche di un millimetro, chiudendo gli occhi e preparandosi a ricevere il pugno.

"..."
"..."
"... Merda!" sbottò infine Cris, quando il cavaliere, con un semplice gesto della mano, le aveva bloccato il pugno proprio qualche secondo prima che lo colpisse; dalla forza della sua presa, Linx intuì che se non fosse riuscita a liberarsi la mano, probabilmente gliel'avrebbe rotta.

Rimasero immobili entrambi, forse aspettandosi una reazione dall'altro; poi, inavvertitamente, Cris fu costretta a piegarsi in due a causa di un pugno allo stomaco che le fece mancare l'aria.
Boccheggiò, accorgendosi a malapena del calcio sferrato subito dopo che la fece volare distesa vicino ad Ashanti.

"Dunque è così che si combatte, eh?" la schernì lei, inginocchiandosi per aiutarla ad alzarsi; Linx sputacchiò sangue, pulendosi poi la bocca con il dorso della mano.
"Te l'ho mai detto che ti odio, oca isterica?"
Tentò di alzarsi, ma si accorse che l'egiziana la teneva ben salda a terra, impedendole ogni movimento.
"Ma sei impazzita?"
"C'è qualcosa di strano in quel cavaliere, Linx..." sussurrò lei, tenendo gli occhi fissi sul Cavaliere della Terra che non accennava a muoversi, incrociando le braccia al petto.
L'altra represse a stento una smorfia ironica. "E quando mai i nostri nemici sono persone normali?"
"Parlo sul serio, idiota! Mentre combattevi, ho provato a scorgere la linfa vita in lui grazie ad una mia abilità speciale..."
"Hai un'abilità speciale oltre a quella di rompere le scatole?"
"CRIS!"
"Va bene, va bene, ho capito. Dì quel che devi ma sbrigati, non siamo qui per prendere un the!"
Ashanti si fece serie, rafforzando la presa sulla spalla della Sacerdotessa quasi a volerle ficcare le unghie nella carne.
"... Non ho trovato alcuna traccia."
"Del the?"
"Della linfa vitale!!!" urlò Nasser, reprimendo a stento la voglia di strozzarla; come poteva scherzare in un momento simile?
Cris inarcò un sopracciglio, scettica. "Vuoi dire che sto combattendo con un morto?"
"Beh..."
"Sicura di non essere una schiappa anche con la tua abilità speciale?"
"Non ho detto che è morto... però di sicuro non è vivo."
"Ah, beh, ora è tutto chiaro: sei una schiappa anche con la tua abilità speciale."
Una venetta iniziò a pulsare violentemente sulla fronte di Ashanti. "Io ti-"
"Avete finito?" proruppe il cavaliere, spazientito da tutto quel chiasso.

Le due ragazze si guardarono, come per decidere cosa fare; poi, allentando la presa della compagna, Cris si alzò in piedi, muovendo il collo indolenzito con movimenti circolari per sciogliere i muscoli "Beh... se è vero che sto combattendo con un morto vivente, allora è mio dovere far sì che riposi in pace, no?" esclamò, facendo scricchiolare le dita della mano destro con fare sinistro.
"Non fare l'idiota, non è solo questo... Ti sei accorta che nonostante tutto questo trambusto nessun Gold è ancora accorso in nostro aiuto?"
"Avranno di meglio da fare."
Ashanti si tirò su di scatto a quelle parole, allungando una mano verso di lei come per bloccarla. "Aspetta, non fare mosse azzarda-"
"PREPARATI!" urlò Linx, ignorando la compagna e scattando verso il nemico, pronta ad un' altra carica; Nasser sospirò, scuotendo la testa con fare sconsolato.

"Ma guarda che mi tocca fare." borbottò appena, imbronciata, mentre si lanciava anche lei all'attacco; come avrebbe fatto a combattere ancora non lo sapeva, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare, no?

Il Cavaliere, intanto, osservava il fare delle due ragazze con disinteresse, sicuro di riuscire a parare qualsiasi colpo anche senza spostarsi di un millimetro; si concesse persino il lusso di mettersi ad ammirare le stelle mentre aspettava, cosa che non sfuggì a Linx.

"Dannato..." sibilò, tra i denti, arrestando la corsa e portando avanti entrambe le mani; l'energia del suo Cosmo iniziò a fluirle attraverso il corpo, donandole una sensazione di benessere che non aveva mai provato in vita sua; distanziò le mani, tenendo comunque i palmi rivolti verso il cavaliere, e a mano a mano che si separavano, una corda luminosa si formava nello spazio creatosi, coperta da una patina gelida, di ghiaccio puro.

Ashanti ne era rimasta davvero impressionata a differenza del cavaliere nemico, che si stava semplicemente annoiando troppo per badare a quella dimostrazione...
... almeno finché non sentì quella stramaledettissima corda attorcigliarsi al suo braccio come un cobra.

"Uhm..." fece lui, apatico, tornando a guardare Cris. "Tutto qui?"
Questa sorrise, tenendo l'altro capo della corda, ed il cavaliere sembrò sinceramente sorpreso quando si rese conto che l'arma gli stava assiderando il braccio. "Tutto qui." ripose Linx, con fare amabile, soddisfatta di averlo colto di sorpresa; lo sforzo usato era enorme per lei, ma stava dando i suoi frutti.
Unica pecca, forse non prevista: la corda, dopo quell'attacco, perdeva ogni energia e perciò era inutilizzabile.

Il Cavaliere continuava ad osservarsi il braccio, soggiogato dalla luce fredda che quell'arma emanava; poi, spostando la sua attenzione sulla ragazza, il suo sguardo attraverso l'elmo si fece estremamente pericoloso.

"Pagherai per questo, mocciosa."  sibilò solo, afferrando la corda con la mano libera e tirandola verso di sè con un brusco strattone; Cris, che ancora teneva l'altra estremità dell'arma legata al polso, si ritrovò catapultata in avanti.

"Porca..." imprecò, notando come il Cavaliere si stesse preparando a darle il colpo di grazia; portò entrambe le braccia a coprire il volto, tentando di proteggersi alla bell'e meglio.

Lui sembrò divertito da quel gesto, tanto che sembrò reprimere a stento una risata.
Rise un po' meno quando il suo elmo, in seguito ad un colpo ben assestato, volò via, rotolando su se stesso una decina di volte prima di fermarsi a terra.

"Ma che..." mormorò il Cavaliere, portandosi una mano sul viso come per nasconderlo alla vista della due; Cris, senza capire bene cosa fosse successo, approfittò di quel momento per piantare i piedi per terra e fermarsi, cadendo però all'indietro quando lui mollò la corda.

"Il mio povero fondoschiena..." piagnucolò, accusando la botta che di sicuro le avrebbe lasciato qualche bel lividozzo; sollevò la testa per capire ciò che era accaduto e la sua mascella crollò a terra quando si accorse che a colpire l'avversario -e, di conseguenza, a salvarle la vita- era sta proprio Ashanti.

"Urca..." sussurrò, sinceramente colpita. "Che potenza quel calcio, oca isterica!"
L'altra, confusa e disorientata, si voltò verso di lei. "Eh?" fece, senza riuscire a capacitarsi della potenza che aveva tirato fuori; raggiunse Linx, ancora leggermente intontita, aiutandola ad alzarsi.

"Già..." fece il Cavaliere, rialzando fieramente la testa e mostrando il volto alle due.
Aveva due occhi castani davvero magnetici e capelli biondi che gli incorniciavano magnificamente il viso, donandogli un aspetto quasi angelico. "Bel colpo... Anche se sarà l'ultimo."

Peccato fosse così terribilmente bastardo.

Le due ragazze si alzarono di nuovo, traballando appena, senza distogliere gli occhi dal nemico.

"Sai, asse da stiro... Mi sa che siamo finite."
"Già, lo credo anche io, oca isterica..." sbuffò Cris, appoggiandosi malamente all'egiziana; era stravolta.
Ashanti sorrise appena. "Spero almeno di non ritrovarti anche in Cielo, non potrei sopportarti."
"Scherzi? Io in Cielo ci sarò di sicuro, anche a costo di forzare la serratura!"

Si concessero una risata lieve, complice, prima di assumere entrambe una posizione di difesa: se proprio dovevano morire, tanto vale farlo con onore.

Il Cavaliere accostò le mani dinanzi al volto, creando una sfera di luce verdastra; guardò le due, sorridendo di nuovo con fare ironico.

"E' stato un piacere conoscervi, anche se per poco..." borbottò, maligno. "Addio."

"Così presto?" chiese una voce maschile sconosciuta, proveniente da dietro le ragazze; le due si girarono di scatto, rischiando di rompersi il collo nella troppa fretta.
Vestito con la solita tenuta da Apprendista, le braccia incrociate ed un sorriso gelido, il ragazzo svizzero che Cris aveva conosciuto si fece avanti, puntando gli occhi azzurri su quelli castani del Cavaliere.

"Ah...!" fece Cris, sempre più confusa. "Sei tu... ehm..."
"... Dick." concluse per lei il ragazzo, senza degnarsi di guardarla; mosse qualche passo avanti, passando proprio in mezzo alle ragazze.
Il Cavaliere non sembrava proprio contento.
"Diamine, perché non mi fate mai finire un attacco?" sbottò, imbronciato, mentre la sfera d'energia che aveva appena creato si dissolveva nel nulla.

Dick si fermò proprio dinanzi a lui, senza lasciar trasparire emozione alcuna dal suo viso. "Tutto questo è durato anche troppo..." sibilò, serio, prima che un sorriso privo di allegria gli apparisse sulle labbra. "Sei davvero ben fatta per essere un'illusione..."

Ashanti spalancò gli occhi. "Un'illusione??" ripeté, sconcertata; Cris, invece, scosse la testa energicamente.
"Com'è possibile? Io mi sono fatta male per davvero!" esclamò, sbracciandosi come una bambina; eppure, effettivamente, ciò che diceva lo svizzero era l'unica soluzione.

Dick non si girò neanche stavolta, ma si ridusse a rispondere. "Le ferite sono reali, è vero, ma né lui..." ed indicò il Cavaliere della Terra. "... né questo luogo sono veri. In realtà, ora ci troviamo in una dimensione parallela che rappresenta le vostre menti."

Le due ragazze non sembravano aver capito granché, ma per quanto riguardava il Cavaliere si limitò a ridere appena, prima di svanire nel nulla.

"Uh?" fece Ashanti, guardandosi attorno. "Ma che diavolo..."
"L'illusione è finita." spiegò Dick, con pazienza. "State tutte e due bene?"

Nasser stava per rispondere positivamente, ma un tonfo alle loro spalle la interruppe subito: Cris, esausta, era svenuta.

 

"Aspetta un attimo..." fece un Kanon alquanto confuso, osservando il fare di Ashanti. "Temo di non aver ben capito ciò che vi è successo."

Cris, distesa sul letto, blaterava qualcosa di incomprensibile per via della febbre, dimenandosi di tanto in tanto; Nasser immerse il fazzoletto nella bacinella piena d'acqua, strizzandolo poi con cura e posandolo sulla fronte della ragazza.

"A dir la verità non ho capito molto neanche io..." confessò, sedendosi sul bordo del letto. "Dick ha detto che il Cavaliere della Terra ha creato un'illusione a distanza, entrando nelle nostre menti e facendoci credere di star combattendo per davvero."

Kanon inarcò un sopracciglio. "Dick?"
"Sì, è uno degli Apprendisti che vi ha aiutato durante l'attacco di Natale..."
"Ah."

Silenzio, di nuovo, interrotto solo dai gemiti di dolore di Cris; Ashanti pareva davvero in imbarazzo.

"Sei riuscita a colpirlo allora?" chiese il maestro, ricordando il dettagliato resoconto del combattimento raccontato dall'allieva; lei annuì, guardandosi le mani.
"In realtà l'ho colpito solo una volta e non gli ho procurato molti danni... come Apprendista ho ancora molto da imparare..."

Kanon sorrise di nascosto a quelle parole: Ashanti Nasser, l'antipatica miliardaria snob, in realtà non era così male.

"Uffa, però!" sbottò ancora la ragazza, ignara dei pensieri di Gemini. "Per colpa di questa scema oggi non siamo usciti!"
"Perché ti fai odiare a tutti i costi, Ashanti? Tu non sei la persona che fingi di essere."

Lei s'immobilizzò, voltando meccanicamente la testa verso Kanon e mordendosi segretamente il labbro.

"Ma cosa dici? Io sono così, non sto fingendo."
Lui fece spallucce. "Pensala come vuoi."

E di nuovo quello sguardo, lo stesso che le aveva riservato quel pomeriggio, lo stesso che avrebbe fatto confessare persino gli assassini più spietati; Nasser distolse gli occhi, massaggiandosi le tempie. "Certo che sei proprio bravo a smascherare le bugie, tu." borbottò, tentando di riordinare le idee.
Mentire ancora non le sarebbe servito a niente e lei era stufa di dover recitare quella parte; inspirò profondamente, prima di rispondere.

"Semplicemente, ho paura di essere ignorata."

Kanon si sedette di fianco a lei, spingendola a continuare. "La mia paura più grande è quella di rimanere sola, come già mi è successo una volta... Io voglio semplicemente che le persone si ricordino di me, per questo faccio in modo che mi odino."
"E' un ragionamento contorto."
"Sì, lo so."

Non aggiunse nient'altro e Kanon non le chiese nulla riguardo il suo passato; semplicemente, le passò una mano sulla testa, scompigliandole i capelli.

"Stai maturando, piccola Ashanti."

E lei, dentro di sè, capì che stava dicendo il vero.

 

 

 

 

Stavolta non è colpa mia se ho ritardato un sacco: mi hanno bloccato internet per un mese (se non di più), perciò sono innocente U_U

Non mi dilungherò in chiacchiere, volevo semplicemente ringraziare tutti coloro che hanno recensito e che mi danno la forza di andare avanti: GRAZIE DI CUORE!

Cercherò di rimediare al ritardo, sto già scrivendo il nuovo capitolo e proverò a postare prima che finisca Aprile. In caso contrario, fatemi gli auguri, il 26 è il mio compleanno ^-^!

Bacioni e grazie ancora!

 

Dafy

Nuova pagina 1

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Capitolo 15
*** Il Campeggio ***


Non è raro trovare qualcuno che associ lo scorrere del tempo alle stagioni

Non è raro trovare qualcuno che associ lo scorrere del tempo alle stagioni: è una filosofia vera e propria, mista a poesia.

La primavera, la vita.
L'estate, l'adolescenza.
L'autunno, la vecchiaia.
L'inverno, la morte.

Devo ammetterlo: anche io la pensavo in questo modo tempo fa, proprio quando l'estate di quell'anno era alle porte; eppure, se davvero le stagioni rappresentano lo scorrere del tempo, ciò che successe allora non ci fece pensare ad altro che all'inverno.

 

 

"E' una situazione di stallo."

Aldebaran continuò a camminare avanti ed indietro, fissando lo sguardo pensieroso a terra; alle sue spalle, Mur di Aries era impassibile come sempre, tenendo le braccia incrociate al petto e la schiena poggiata contro una colonna.
Marzo era passato in fretta e gli attacchi contro il Grande Tempio erano diventati sempre più frequenti; persino Aphrodite, durante uno scontro, aveva rischiato di rimetterci le penne.

"Beh..." mormorò Elise, mentre si dilettava con la sua nuova sedia a rotelle poco più in là. "Non si può dire che vi siate annoiati questo mese..."
Aldebaran si voltò a fissarla. "Sono morti altri Apprendisti, Elise, ormai siamo decimati. Non mi sembra il caso di fare dello spirito!"

Lei non disse altro, semplicemente puntò i suoi occhi vuoti sul Saint di Tauros. "A cosa serve allenarsi e diventare sempre più forti quando si è destinati a morire? A niente!" e si mise a ridere, una risata bassa e da pazza, tanto che gli Apprendisti che la conoscevano avevano iniziato a temerla più di DeathMask.

"Calmati, Aldebaran." Mormorò Dauko, nascosto all'ombra della Prima Casa. "Infuriarti non servirà a nulla."
"E comunque non stiamo parlando di quella ragazza..."
"Quella ragazza ha un nome, se non ti spiace!" soffiò Elise, benché Dauko non l'ascoltasse: non gli piaceva molto avere a che fare con lei.
"...piuttosto, abbiamo bisogno di prendere una decisione; è per questo che Mur ci ha convocati qui."

Aldebaran si lasciò cadere stancamente su una poltrona, che scricchiolò rumorosamente sotto il suo peso. "Vorrei sapere che diavolo c'entro io, dato che pensare non è mia abitudine."
Mur sorrise appena. "Lo sappiamo, amico mio, lo sappiamo. Ma abbiamo bisogno anche del tuo aiuto, questa volta."

Elise sbuffò, voltandosi verso la finestra che dava sul campo di allenamento; più gli attacchi aumentavano e più gli allenamenti diventavano pressanti, sebbene gli Apprendisti ormai rimasti erano poco più di una decina.
Fermò la sedia a rotelle solo quando riuscì ad accostarsi perfettamente alla finestra, riuscendo persino a poggiare i gomiti sul davanzale -peraltro basso- per poter ammirare il campo di battaglia e la lotta che lì stava avendo luogo.

"Dardi dell'Aurora!"

Dick si spostò velocemente con un notevole balzo all'indietro ed atterrò in ginocchio, posando il pugno per terra per avere un maggior equilibrio; subito dopo, alcuni dardi ghiacciati ed estremamente appuntiti si piantarono nel terreno dove si trovava prima, emettendo un sibilo acuto.
Dall'altro lato del campo, con il braccio teso in aria anche dopo l'attacco effettuato, Cris sorrise fiera notando quanto l'avversario stesse sudando; gli allenamenti con Kanon e le tre Sacerdotesse del Tempio stavano dando i loro frutti e presto o tardi la ragazzina avrebbe potuto prendersi il titolo di maestra.
Dick, al contrario, era forse l'Apprendista più anziano: era sicuramente molto abile, ma nessuna armatura ancora pareva essere destinata a lui, quindi doveva aspettare un altro po'.

"Ti arrendi?" chiese lei, abbassando infine il braccio e guardandolo negli occhi; lo svizzero non ricambiò l'accennato sorriso che gli aveva rivolto, limitandosi a rialzarsi con uno sguardo di sfida.
"Mai." sbottò, iniziando a correre verso Linx e caricando il braccio per un nuovo attacco; lei non si mosse, si limitò ad osservare i suoi movimenti.

La prima cosa da fare è analizzare le mosse degli avversari le ricordò una strana vocina nella sua testa, così simile a quella di Milo di Scorpio; Cris seguì il consiglio, ma le ci volle un po' di tempo prima di capire le intenzioni di Dick.

Inavvertitamente, portò entrambe le mani dinanzi a sè e si concentrò, iniziando ad espandere il proprio Cosmo; sentì l'energia percorrerle entrambe le braccia e, quando scagliò l'attacco, dalle sue mani partirono due raggi ghiacciati che avvolsero il corpo dello svizzero, ibernandolo e lasciandogli libera solo la testa.

"Sei proprio sicuro di voler continuare?" chiese, trattenendo a stento il proprio orgoglio, mentre si passava una mano sulla fronte imperlata di sudore; era sfinita, ma oramai aveva vinto e si diresse vittoriosa verso Dick.

O almeno, verso quello che aveva le sembianze di Dick.

Un Plop e lo svizzero si dissolse nel nulla.

"Plop??" ripeté lei, stravolta, convinta di aver sentito male; spalancò gli occhi quando si accorse che l'avversario contro cui aveva combattuto e che le aveva fatto sprecare un sacco di energie non era altro che una copia, un'illusione, anche se era fatta maledettamente bene.

"Mer-" iniziò ad imprecare Linx, ma s'interruppe e riuscì a scansarsi appena in tempo prima che un pugno dal basso la colpisse alla mascella. Dick le ricomparve davanti, ansimando per la fatica, mentre con un balzo si allontanò nuovamente: era troppo stanco per colpire un'altra volta.

"Basta così! L'incontro è pari."

June si fece avanti, mettendosi in mezzo ai due e dividendoli per decretare così la fine dell'incontro; la sua pelle diafana mostrava un gran numero di cicatrici e ferite non ancora rimarginate a causa dei combattimenti ai quali aveva dovuto prendere parte per proteggere il Grande Tempio, ma nonostante tutto era ancora la ragazza di sempre.
Dick annuì, lasciandosi cadere sfinito a terra e ben contento, ma Cris si voltò verso di lei, spalancando la bocca ed agitando le braccia come una forsennata.

"Non può finire pari! Dammi qualche minuto e giuro che riesco a spezzargli le ossa!"
"Ehi!"
"... almeno la colonna vertebrale?" si corresse, notando lo sguardo di rimprovero che le stava rivolgendo June.
"Silenzio!" intimò la bionda, richiamando l'attenzione degli allievi. "Ho un annuncio da fare."

Cris si zittì, sconsolata, raggiungendo la Sacerdotessa del Camaleonte; a poco a poco, tutti i ragazzi presenti nel campo si erano riuniti con discrezione dinanzi alla Maestra, attendendo in silenzio.

Lei parve soddisfatta. "Domani, all'alba, partiremo tutti verso le montagne per concludere le fasi di allenamento e poter così iniziare con le promozioni."
I ragazzi si scambiarono un'occhiata veloce ma così carica d'angoscia che alla Sacerdotessa fecero persino pena; prepararsi ad una guerra imminente quando i componenti del proprio esercito non superavano la quarantina non era una bella prospettiva, peggio ancora se si pensava che il nemico aveva dalla sua parte  ben due Divinità.

"Maestra..." intervenne una delle cinque apprendiste rimaste -incluse Ashanti e Cris-"Che senso ha continuare una guerra pur essendo così pochi?"
La bionda la guardò negli occhi, tentando di trovare le parole adatte; voleva confessarle quanto persino lei trovasse assurda quella situazione, voleva intimare loro di abbandonare tutto, di evitare di combattere una guerra così cruenta e senza via di uscita, ma, come aprì la bocca per parlare, la voce di Shaka la precedette.

"Hai ragione, apprendista." disse, uscendo dall'ombra che dapprima aveva celato la sua presenza e volgendo il viso verso la ragazza che aveva parlato. "Le tue parole sono veritiere."

Cris storse appena il naso.

Ma parla come mangi!

"Sei tu che sei troppo volgare, Linx..." le rispose a tono il Cavaliere della Vergine, facendola arrossire, ma nessuno ci fece caso: erano tutti intenti a rivolgersi sguardi confusi e perplessi.
Virgo, ovviamente, non tardò ad accorgersene. "Perché quelle espressioni sui vostri volti? Preferireste che vi dica che finché c'è anche una vaga speranza vale la pena di lottare fino all'ultimo? Che quello che voi chiamate il bene vince sempre? Sarebbero solo menzogne."

June si volse a guardarlo, sorpresa da quelle parole e forse incredula quando Shaka, all'improvviso, aprì gli occhi; gli apprendisti vennero sopraffatti da un'energia spaventosa, talmente potente da impedire loro di respirare, ma fu solo un momento, come un'onda gigantesca che si abbatte sugli scogli per poi svanire nel nulla.

"In battaglia vi ritroverete davanti a nemici con un'energia superiore a questa." riprese lui, volgendo le iridi celesti verso i visi degli apprendisti. "Verrete feriti gravemente, forse perderete l'uso di alcuni arti, sarete costretti a confrontarvi contro un altro Cavaliere fino alla morte. Questa è la realtà, la vita vera, non un romanzo; perciò, chi non se la sente di affrontare tutto questo, si faccia avanti e torni a casa. Non cercate la fama di eroi, i vostri cari di sicuro preferiscono riavere indietro voi piuttosto che un titolo onorifico del genere."

E di nuovo silenzio, quel silenzio che soleva accompagnare la maggior parte dei Cavalieri dorati; all'inizio nessuno si mosse e June iniziò a credere che volessero tutti combattere.
Poi, tremante, una mano venne alzata tra quella piccola folla ed un bambino di appena otto anni si fece avanti, tenendo lo sguardo fisso per terra come per paura di una reazione del Gold; quest'ultimo, da parte sua, si inginocchiò vicino a lui e gli posò una mano sulla testa con fare delicato.

"Ci vuole più coraggio ad ammettere le proprie paure che a nasconderle; anche questo fa parte dell'essere Cavaliere." gli mormorò Shaka e benché dal suo viso non trapelasse alcuna emozione, il bambino intuì quanto affetto celassero quelle parole.
Seguì un'altra mano alzata, e un'altra, e un'altra ancora.

Dieci... Quattordici... Quindici.

June si lasciò scappare un sospiro solo quando quei ragazzi se ne andarono; Rivolse uno sguardo affranto ai pochi rimasti e nemmeno il sorriso appena abbozzato sulle sue labbra risultò confortante, tanto che Cris scosse appena la testa.
"Potete andare." disse e l'unica cosa a cui riuscì a pensare era che, se prima non superavano la quarantina, ora raggiungevano a stento la trentina

Shaka si era già alzato e non staccò gli occhi dagli apprendisti che se ne stavano andando dal Grande Tempio finché la voce della bionda non lo riscosse.

"Non so come dirtelo, ma ti sono grata per quelle parole." gli confidò, ostentando un sorriso talmente falso che persino lei ne rimase disgustata.
Virgo non disse nulla, ma June sobbalzò quando sentì le dita di lui intrecciarsi con le sue, in una morsa fredda e controllata. Rabbrividì a quel contatto che di romantico o di affettuoso non aveva proprio nulla.

"Quelle parole erano soprattutto per te."

E lei non ebbe nemmeno il tempo di poter rimanere ferita da quel tono quasi crudele che il Cavaliere scomparve nel nulla, proprio come era apparso.

 

"Milady, siete proprio sicura di quel che fate?"

Shura si azzardò ad alzare la testa per osservare Lady Saori, poiché a forza di tenere il capo chinato quando si inginocchiava, il suo povero collo aveva iniziato ad emettere scricchiolii inquietanti.

La ragazza sorrise appena. "Tendi a dimenticarti un po' troppo spesso che sono una Dea e che posso cavarmela da sola."

"Non è che me ne dimentico, è che troppo spesso avete dimostrato il contrario." fu il pensiero del Gold, ben attento a tenersi quelle parole per sé.
"Insolente!" urlò allora Tatsumi, il maggiordomo, puntandogli addosso la katana. "Come osi mettere in dubbio l'operato della signorina?"

In risposta, il Cavaliere allontanò da sé la katana con una mano; l'arma, che il maggiordomo teneva ben salda tra le sue mani, venne tagliata inspiegabilmente in tanti piccoli pezzettini.

"Toh! Un vecchietto che tenta di intimorire un Gold con una spada di cartapesta!" lo sbeffeggiò il Cavaliere, osservando Tatsumi buttarsi per terra per raccogliere ciò che restava della sua arma.
Alle sue spalle, Aphrodite alzò gli occhi al cielo, scotendo la testa. "Ti diverte così tanto usare Excalibur contro chi non sa difendersi?"
"Parla quello che ha usato il suo posteriore..." ed indicò il maggiordomo. "... come bersaglio per le tue freccette!"
"Sono rose, Shura, rose."
"Come quelle che gli altri Gold porteranno sulle vostre tombe se non la piantate subito!" strillò tutto ad un tratto Saori, zittendo quell'irritante battibecco.

Nessuno di loro osò fiatare, anche perché era raro che la Dea Athena perdesse la calma.

E, cosa ancora più inquietante, che si mettesse a sparare freddure.

Un respiro profondo, poi la ragazza riprese a parlare. "Per rispondere alla tua domanda iniziale... Sì, Shura, sono sicura di quel che faccio. Domani, tutti gli apprendisti partiranno per le montagne con la scusa di un allenamento; lì, almeno spero, dovrebbero essere fuori pericolo."
"Questo lo capisco, milady..." tentò di spiegare Capricorn. "Il problema è... come facciamo a sapere che, con tutto il rispetto, l'obiettivo siate Voi?"
"Infatti non sono io."

Saori si massaggiò le tempie, con fare stanco. "Per tutto questo tempo non hanno fatto altro che attaccare principalmente Ashanti e gli Apprendisti. Certo, io sono un obbiettivo, ma uno dei tanti e di sicuro non il principale. E dato che gli altri Gold li invierò a vigilare sugli Apprendisti, vorrei che voi due rimaneste qui assieme a Virgo e a Dauko, in modo da poter avvisare i vostri compagni se i nemici attaccassero."
Entrambi si inginocchiarono, in segno di assoluta fedeltà; Shura, però, non era ancora convinto.
"Ma se loro puntano a Lady Ashanti, che senso ha tutto questo?"
Fu Aphrodite a rispondere. "Uno dei migliori tra gli Apprendisti rimasti ha la capacità di creare illusioni; è lui che ha soccorso Nasser e Linx mesi fa da un attacco simile da parte del Cavaliere della Terra."
"Esattamente. Al Grande Tempio rimarrà assieme a me una copia di Ashanti che difficilmente potrà essere riconosciuta come illusione: sembrerà un essere umano in tutto e per tutto, potrà afferrare oggetti, parlare, mangiare e dormire."

Shura sembrò colpito. "Ma ci vorrà un sacco di energia per fare una cosa simile!"
"Sì, è una cosa lunga, il ragazzo ci ha impiegato un mese per crearla poiché io non ho potuto prestargli parte della mia energia."
"Un'ultima cosa, Milady..." intervenne Aphrodite, voltandosi verso di lei per guardarla dritta in volto. "Durante gli attacchi nemici, Nasser ha degli enormi sbalzi di energia che si manifesta sottoforma di luce verdastra. Per quanto possa essere ben fatta, nessuna copia illusoria potrebbe mai comportarsi così. Avete pensato anche a questo?"

Saori sostenne lo sguardo del Gold, benché le sue mani candide avessero preso a torturare un fazzoletto di lino. "In verità, questa è la seconda ragione per cui voglio allontanare Ashanti da qui, assieme ai rimanenti Gold: voglio capire se quella reazione è difensiva oppure è un segnale loro possano individuare il posto in cui si trova."
"E se fosse davvero così?"

Lo sguardo di Athena si fece grave. "In tal caso, temo non ci resti altro da fare che giustiziarla."

 

L'alba, quella mattina, non era certo delle più fresche; a causa dell'afa o forse a causa dell'agitazione, nessuno quella notte aveva dormito granché e ritrovarsi così presto ragazzi con le occhiaie marcate e simili alle proprie non era esattamente il massimo.
Marin era intenta a sgranchirsi le braccia, mentre attendeva che arrivassero tutti; lei sarebbe rimasta volentieri al Grande Tempio per proteggere Athena in caso di attacco, ma la dea non era d'accordo e quasi l'aveva supplicata di andare.

Nonostante continui a pensare che questo sia un piano assurdo.

"Tutto bene, Cris?"
La ragazzina si voltò stancamente verso la sorella, sollevando il pollice in aria allo stesso modo con cui si solleva un oggetto molto pesante.
"Il mio scrigno non pesa granché, ma spero sinceramente di trovare qualcosa di commestibile una volta arrivati..."

Aveva la voce roca, probabilmente a causa del troppo caldo, e i suoi vestiti appena cambiati erano già zuppi di sudore.
Marin stava per aprire bocca, quando la voce tonante di Ashanti la interruppe.

"Cos'è, ti sei stancata di dare la caccia ai topolini, gatta spelacchiata?"
"Tornatene a beccare le briciole di pane, gallina spennata!"

Eagle si batté una mano sulla fronte mentre le due ragazze venivano nuovamente alle mani.

Quanto si vogliono bene...

"BASTA!" sbottò la dolce voce di Shaina, la quale si mise in mezzo alle due e sferrò ad entrambe un cazzotto in testa; le vittime non si azzardarono a gemere di dolore, limitandosi a darsela a gambe levate.

"Siamo di buon umore oggi, uhn?"
"Camus, lasciami in pace, cavoli!"
Lui assunse un'espressione sorpresa. "Hai detto cavoli?"
"Ma vaff..."

Era quasi divertente vederli litigare e Marin si sarebbe volentieri fermata ad ascoltarli se non avesse dovuto contare i presenti; i Gold, a parte Camus, stavano tutti in un angolino e mostravano il tipico broncio di un bambino costretto a fare qualcosa malvolentieri, ma c'erano tutti.
Gli apprendisti, assonnati e depressi, si erano abbandonati per terra senza curarsi di sporcarsi le tute ed attendevano in silenzio, eccezion fatta per Cris e Ashanti che continuavano a litigare; quindi, in teoria, aggiungendo lei e Shaina, c'erano tutti.

Un momento...

Marin volse lo sguardo attorno, confusa.
"Dov'è June?"

Non poteva sapere che lei era ancora davanti alla Sesta Casa, ostentando uno sguardo stranamente serio e sicuro.
"June..." fece Shaka, comparendo dinanzi a lei. "Non dovresti partire?"

Non che lei si aspettasse un caloroso ciao da parte del Cavaliere, ma rimase comunque sorpresa da quella indifferenza.

"Ho ripensato alle tue parole a lungo..." disse solo, sforzandosi di non abbassare lo sguardo. Virgo annuì, forse soddisfatto.

"Bene, sono lieto che tu abbia preso questa decis-"
"Io non scapperò."

Shaka si zittì subito, rimanendo interdetto: che diavolo passava per la testa di quella ragazza?

"Io non sono una ragazzina debole divenuta Sacerdotessa per avere fama e gloria." sbottò June, premurandosi di alzare appena la voce. "L'ho fatto perché credo nelle mie capacità, perché voglio dimostrare che non sono inferiore a nessuno di voi."
"Già il fatto di voler dimostrare qualcosa, June, forse vuol dire che non hai tutta questa fiducia in te stessa."
"Risparmiati la predica, Virgo."

Lui rimase interdetto di nuovo, sia per la sfacciataggine di Chamaelon che per l'appellativo che aveva usato; la bionda respirò a fondo, prima di parlare di nuovo.

"Ho deciso di affrontare le mie paure, Cavaliere."
Lui aggrottò appena le sopracciglia. "E quando avresti intenzione di farlo, Sacerdotessa?"
"Ora."

Ci mise un po' a capire il significato di quelle parole e tra loro ricadde il solito silenzio; poi, come un'illuminazione improvvisa, il Gold comprese e si concesse un mezzo sorriso.

"Allora..." iniziò, aprendo gli occhi con calma. "... tu avresti paura di me?"
"Sì."

La bionda alzò il braccio, puntandogli l'indice contro, ma erano talmente vicini che il suo dito si posò sul petto di lui. "All'inizio parlavamo tranquillamente, sembrava quasi che fossimo riusciti a diventare... confidenti." stava per dire amici, ma si trattenne appena in tempo. "Poi, da quando siamo stati attaccati, hai iniziato a dirmi che dovrei ritirarmi, che forse non è il mio diventare una Saint. Sei freddo, distaccato, e ti stai allontanando."

Lui non la interruppe, guardandola dritta negli occhi blu; non sembrava minimamente scosso da quelle parole e non faceva nulla per difendersi.
June abbassò il braccio, serrando i pugni segretamente. "Chi sei davvero, tu? Di quale volto, tra tutti quelli che mi hai mostrato, dovrei fidarmi?"

L'aveva detto: tutto quello che si era tenuta dentro da mesi era uscito fuori in un baleno; eppure, qualcosa non andava, sentiva dentro di sé di aver dimenticato qualcosa.
Quella era solo una mezza verità.

"June..." sussurrò Shaka all'improvviso, interrompendo il flusso dei suoi pensieri; le si avvicinò ancora di più, tanto che poteva sentire il fiato della ragazza. "Io sono un Gold, tu sei una Sacerdotessa; siamo entrambi due Saint al servizio della dea Athena e io non ti considero affatto inferiore a chicchessia. Però, nonostante questo, io non posso darti quello che cerchi: i sentimenti sono solo un ostacolo per me ed il massimo che posso fare per te è rispettare la tua decisione di restare."

Lei si sentì improvvisamente agitata e si allontanò quasi con timore dal Gold. "Guarda che hai frainteso! N-non intendevo quello che hai..."
"Eagle ti sta cercando. Non abbiamo più nulla da dirci."

La lasciò così, senza aggiungere altro, e a lei non restò altro che arrendersi ed avviarsi verso il campo per la partenza, senza rendersi davvero conto che ciò che aveva intuito Shaka corrispondeva all'altra metà di quella verità che lei tentava di sopprimere.

 

ab

 

Erano arrivati al campo giusto verso le sei di pomeriggio e gli apprendisti erano intenti a baciare il terreno polveroso sotto lo sguardo perplesso di Aldebaran.
"Quante storie, è stata praticamente una passeggiata!"
"Non credo che scalare la parete della montagna per arrivare prima si possa considerare una passeggiata." fece Elise, tranquilla e riposata dato che Tauros l'aveva portata sulle spalle.
Lui scosse la testa e si mise a ridere sguaiatamente, ignorando i goccioloni sulle teste dei presenti.
I Gold scossero la testa, finendo di tirare su le ultime tende: Lady Saori si era preoccupata di far sì che quell'allenamento risultasse quasi un campeggio ed il loro scopo era di far distrarre il più possibile gli apprendisti.

Il campo era perfetto, erboso e non molto lontano da una cascata, da cui si poteva attingere l'acqua fresca; le tende erano grandi tanto quanto una stanza e ci si poteva stare tranquillamente in sei o sette, ma ricordavano le tende usate dai soldati in guerra e questo, se possibile, demoralizzò ancora di più i ragazzi.

Non appena scese la sera, Aioria si premurò di accendere un fuocherello, ma l'accendino non funzionava e fu costretto a usare due pietre focaie.
Una piccola scintilla brillò per un attimo, sotto gli sguardi speranzosi di tutti, per poi spegnersi inesorabilmente.

"Inizio a sentire la nostalgia dei fornelletti a gas..." fu il commento di Cris, che si teneva lo stomaco per la fame.

Aioria si stava arrabbiando e lanciò le pietre lontano, evitando per poco la testa di Milo; poi, afferrando un bastoncino, iniziò a sfregarlo energicamente, tanto che per poco non lo consumava lateralmente.

Dopo innumerevoli tentativi, finalmente il fuoco fu acceso e  Leo si lasciò cadere per terra, stanco morto ma con un sorriso vittorioso.

Un tuono soltanto e in pochi istanti un violento temporale li travolse, spegnendo allegramente la fiammella.

"..."
"..."
"Aioria, se continui così ti farai male!" esclamò Marin non appena vide il ragazzo sbattere la testa contro un albero.

Come primo giorno, dunque, fu uno schifo totale.

Il secondo fu una tragedia a colazione: i ragazzi, costretti la sera prima a saltare la cena, decisero di restare a digiuno quando si videro passare sotto il naso una scatola di fagioli per uno.

"Ho come l'impressione che come animatori facciamo proprio pena..." mormorò Kanon, osservando con attenzione i volti stravolti degli apprendisti.
Mur sospirò, poi si alzò e batté le mani per richiamare l'attenzione. "Ora vi divideremo in gruppi per poter così iniziare l'allenamento. Vi prego quindi di posizionarvi vicino ai vostri maestri non appena sarete chiamati."

Il primo maestro fu Aioria, a cui vennero affidati ben quattro allievi; seguirono Aldebaran e Marin, Milo, Kanon ed infine Camus e Shaina.
Questi ultimi, per qualche strano motivo, si lanciarono un'occhiata assassina e la sola a non accorgersene fu Cris, troppo occupata a saltellare come un coniglio per la gioia: era finita in squadra con Milo!

Purtroppo per lei, però, Scorpio non era del suo stesso umore.

"Chiedo di poter cambiare la Saint Cris di Linx con l'apprendista Irzule." disse, con voce tonante, rivolgendosi a Mur; il Gran Sacerdote rimase interdetto, ma la richiesta del Gold doveva, per legge, essere accettata.

Cris si era immobilizzata a quelle parole e spostava lo sguardo da Milo a Mur; una pacca di Shaina parve risvegliarla dal suo sonno apparente, ma la sua espressione triste non mutò nemmeno quando si ritrovò in mezzo ai suoi tre compagni.

Perché?

Camus non si curò di quel comportamento, nonostante ancora non capisse le ragioni di quello che considerava il suo migliore amico; fece un cenno d'intesa con Shaina, poi incrociò le braccia al petto.

"Bene. Possiamo cominciare."

 

 

 

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Capitolo 16
*** Axis ***


Innanzitutto

Innanzitutto, volevo ringraziare tutti voi che avete seguito e commentato questa storia, nonostante i miei lunghi tempi di aggiornamento che mi assicurano un bel lancio di pomodori in faccia (beh, è il minimo che mi merito T_T;).
Grazie di cuore per il sostegno che mi date!

Quanto alla storia, temo ormai che le parti "comiche", se così si possono definire, appariranno sempre più di rado: siamo quasi alla fine e, come da copione di Saint Seiya, si avvicina l'ultima battaglia.
Finalmente verrà svelato il mistero che lega Camus a Cris, ma noterete che c'è ancora qualcos'altro da scoprire... pazientate, alla fine tutti i pezzi del puzzle coincideranno!

Ah, già, ci tenevo a dire che io non sono proprio una fan delle storie d'amore, diciamo che a volte preferirei evitare, perciò vi accorgerete come alla fine le coppie saranno praticamente decimate ^^;
Ma ora bando alle ciance, vi ho già asfissiato abbastanza!

 

In ogni allenamento che si rispetti, che si tratti di ninja o di Saint, non può mancare la meditazione sotto l'acqua martellante di una cascata: è un classico.
Eppure, nonostante gli Apprendisti ci fossero abituati, quel pomeriggio nessuno di loro riuscì a concentrarsi e qualcuno finì addirittura per distrarsi, cadendo inesorabilmente nel laghetto che la cascata formava.
Camus e Shaina, come al solito, litigavano; la quinta lite in soli dieci minuti ed i ragazzi affidati a loro si erano decisamente stancati di quella situazione.
Cris, forse l'unica rimasta sotto la cascata, sembrava non essersene accorta: stava là, mantenendo una strana espressione seria che di certo non le si addiceva; non aveva aperto bocca con gli altri suoi compagni e loro avevano deciso di lasciarla stare.

Io sono già una Saint... pensò, aprendo piano gli occhi per tentare di vedere qualcosa, ma il corso d'acqua era potente e fu costretta a richiuderli.
Il turbinio di pensieri che le affollavano la testa sembrava rimescolarsi con il getto della cascata, stravolgendole la mente; le orecchie presero a fischiarle e le impedirono di mantenere la concentrazione necessaria.
Poi, all'improvviso, iniziò a sentire l'acqua sempre più pesante, come tanti macigni che rotolavano verso di lei schiacciandola con il loro peso; le gambe cedettero e Cris si sentì catapultata in avanti da una forza tremenda.
Non riuscì a schivare il masso che le sembrava essersi parato dinnanzi a lei e tutto ciò che riuscì a fare fu chiudere per la seconda volta gli occhi.

E forse sperare di non riaprirli mai più.

Non fu così, nonostante il colpo subito che avrebbe potuto spezzarle l'osso del collo come se fosse stato un grissino; quando rinvenne, il primo viso appena sfocato che riconobbe fu quello di Shaina, seguito poi da qualche altro appartenente ai suoi compagni.

Un dolore atroce prese a martellarle la testa e la ragazza si contorse appena, storcendo la bocca in una smorfia dolorosa.

"Non ti muovere..." fece la voce di Shaina, quasi in automatico. "Ti conviene tornare al campo e medicarti la ferita."

Quale ferita?

Cris inspirò profondamente, tentando di riacquistare l'uso delle dita, poi si portò l'indice a tastare la fronte; sentiva bruciare e le dita si macchiarono subito di rosso, ma nessun suono uscì dalle sue labbra e forse fu proprio questo a far preoccupare di più Shaina.

"Cris..."
"Sto bene, sto bene... ora vado."

Si alzò, traballando appena a causa delle gambe che sembravano non reggerla; si piegò in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia e lasciando che lo sguardo si soffermasse per un momento sulle gocce di sangue che dalla sua fronte colavano sul terreno.
Non appena alzò gli occhi, però, si ritrovò a faccia a faccia con Camus per la seconda volta in vita sua; il Gold aveva le braccia incrociate al petto e la guardava con severità.

"L'allenamento non è finito, Linx." disse, serio, facendo scattare Shaina in piedi come un serpente davanti alla preda.
"Sta sanguinando, se non ferma l'emorragia rischia di perdere troppo sangue."
Lui si voltò a guardarla con sufficienza. "Fino a prova contraria sono io che decido in questo gruppo."
"Beh, allora deciditi a mandarla in infermeria!"
"Un Saint in battaglia non può sempre contare sulle cure mediche, a volte non ci potrebbe essere tempo. Deve quindi imparare ad aumentare la propria resistenza."
"Vogliamo vedere quanto dura la tua, di resistenza?" sbottò la ragazza, tirando indietro il braccio; dalle sue dita iniziarono a scaturire tante piccole saette,

Camus si spostò appena da Cris, parandosi innanzi alla Sacerdotessa dell'Ofiuco. "L'hai voluto tu, vipera."
"Fatti sotto, ghiacciolo al limone!"

Shaina non avrebbe mai potuto sconfiggere un Gold. Mai. Eppure, quando si infuriava, tendeva a perdere la ragione.

Cris era consapevole di questo aspetto della ragazza e non esitò a correre incontro a uno degli altri Apprendisti che brandiva del sale da cucina, evidentemente per preparare il pranzo.

"Ehi!" fece quello, quando si vide togliere bruscamente il bottiglino dalle mani, ma Linx non lo stette a sentire: in mezzo al campo volavano già saette e cristalli di ghiaccio.
Quello, capendo cosa la ragazzina volesse fare, si alzò in piedi e tentò di fermarla. "Sei impazzita??" esclamò, distraendo per una frazione di secondo Shaina; Camus ne approfittò per lanciarle un dardo ghiacciato che le ferì lievemente la guancia destra.

"Lurido..." iniziò quella, stringendo i pugni dalla rabbia nel constatare che il Cavaliere, a differenza di lei, non aveva alcun graffio ed era rimasto immobile tutto il tempo, limitandosi a schivare i colpi.

Un grido soffocato di dolore la fece voltare verso gli Apprendisti e la furia ceca si tramutò in stupore quando si accorse che Linx era caduta in ginocchio; la ragazzina si contorceva appena, stringendo i denti quasi a volersi spezzare la mandibola: aveva usato il sale per cicatrizzare la ferita ed ora quella bruciava quasi come se le avesse dato fuoco.

Nonostante tutto, trovò comunque la forza per alzarsi e guardare Camus con gli occhi velati dalle lacrime.

"Non ho bisogno dell'infermeria." borbottò, mettendosi ben diritta. "Vi prego di tenermi qui, nobile Aquarius."

La ferita faceva male da morire ed uno strano rimbombo continuava a martellarle dolorosamente la testa, ma era decisa a continuare ed il suo sguardo fiero fece sorridere appena Camus.

"Vedo che sai assumerti le tue responsabilità, a differenza di qualcun altro..."
"Camus..." sbottò sfinita Shaina, alzando gli occhi al cielo. Lui parve non sentire.
"Ophiucus..." lei gli lanciò un'occhiataccia, non sopportava quel soprannome detto da Camus. "Tu occupati degli altri tre Apprendisti. A Linx ci penso io."

Shaina rimase interdetta per un attimo, forse pensando di non aver capito bene, e spostò lo sguardo sui due Saint del ghiaccio come per aspettare un'ulteriore conferma, ma si riscosse quando notò il sopracciglio di Camus inarcarsi appena.

"S-sì, gli Apprendisti, bene..." borbottò, passandosi le dita lungo il taglietto superficiale che aveva sulla guancia. "Per ora ti lascerò andare, ma non sperare di passarla liscia! Apprendisti, da questa parte, inizieremo il riscaldamento. Settanta giri di campo."

Aquarius voltò le spalle alla Sacerdotessa, soddisfatto, e prese a dirigersi verso la foresta; Cris, senza esitare, lo seguì.
Camminarono per un bel po' in silenzio, ognuno immerso nei proprio pensieri; Linx di tanto in tanto lanciava qualche occhiata di sfuggita al Gold, il primo che lei avesse incontrato al Grande Tempio e di cui, nonostante tutto, sapeva davvero pochissimo; era una persona taciturna, fredda come l'elemento che governa, ma al loro primo incontro non le era apparso esattamente così.

"Perdonatemi, nobile Cavaliere..."
Camus alzò appena la testa, senza mostrare molto interesse alla vista della giovanissima Saint apparsa dinnanzi a lui; non si staccò dalla colonna alla quale era appoggiato per salutarla, semplicemente stette in silenzio aspettando che ella continuasse.
La voce della sconosciuta, camuffata appena dalla maschera da Sacerdotessa che le copriva il volto, gli giunse stranamente fredda e distaccata. "Sono giunta da poco tempo in questo luogo e temo mi ci vorranno delle ore a far tutto da sola."
"Temo di non capire."
"Mi chiedevo se aveste visto una Sacerdotessa che mi somiglia qui al Grande Tempio... Il suo nome è Axis, Cavaliere." Detto questo, si tolse la maschera.
E lui improvvisamente alzò di scatto la testa, impallidendo appena; si ritrovò faccia a faccia con una ragazzina con i capelli rossastri e gli occhi color miele.
Gli stessi occhi di quella bambina...

"Quanti anni hai, ragazzina?" fu la sola domanda che riuscì a fare, dopo aver riacquistato il suo solito tono. Lei sorrise appena.
"Quindici, signore." marcò bene l'ultima parola, quasi a volerlo prendere in giro, ma Camus non vi fece caso, chiedendosi se tutto ciò fosse solo una serie di spiacevoli coincidenze; certo, il nome Axis non era molto popolare, però...

"Temo di doverti dissuadere, non vi è nessuna Sacerdotessa con quel nome."
Il suo viso assunse un'espressione triste, quasi di dolore, ma sparì immediatamente; lui, tentando di ragionare, si soffermò a guardarla per un istante.
Se era davvero lei, allora doveva per forza conoscere Marin, si disse, riprendendo il controllo di se stesso ed ignorando lo sguardo perplesso della giovane.

"In effetti, però, vi è una Sacerdotessa con i tuoi stessi capelli, ragazzina: il suo nome è Marin di Eagle, una delle Sacerdotesse più forti qui al Santuario." e mentre lo diceva, pregò tutti gli dei dell'Olimpo che il nome della Saint dell'Aquila risultasse estraneo a quella sconosciuta.

La sua preghiera, però, non fu ascoltata.

La ragazzina iniziò a saltellargli intorno, assumendo la tipica espressione di una bimba impaziente di ricevere un regalo. "La mia sorellona è qui? Allora non ho fatto questo viaggio a vuoto!"

Camus scosse la testa, ancora più pallido di quanto non fosse già; si passò una mano sul viso, asciugandosi il sudore. "Smettila di comportarti in modo così infantile, ragazzina..."
"Non mi chiamo
ragazzina." esclamò con voce leggera, rimettendosi la maschera. "Il mio nome è Cristal della Lince Bianca e domino le energie fredde; sono qui per diventare Maestra."

Lui voltò lo sguardo altrove, desideroso di poter fuggire via: se era davvero come diceva, allora doveva essere lui ad istruirla a dovere, essendo il maestro del ghiaccio.
E questo, di certo, non lo tranquillizzava affatto.

Impiegò del tempo per ragionare, nonostante nessuna emozione venisse riflessa sul suo viso; pensò a come togliersi da quell'impiccio e fu solo quando vide la figura del suo migliore amico avanzare verso l'Undicesima Casa riuscì a calmarsi del tutto.

"Milo..." mormorò, tirando un sospiro di sollievo, ed il sorriso atono che gli piegò le labbra di certo non lasciava intendere nulla di buono.

"Ragazzina."

Il tono del Cavaliere, così duro, la riscosse; Cris si ritrovò a fissare l'acqua di un fiume che brillava sotto i raggi del sole e ne rimase affascinata.
"Stando a quanto detto dai tuoi maestri, sei davvero migliorata molto." Iniziò lui, appoggiandosi ad un tronco. "Del resto, sei stata affidata a ben due Gold."

Cristal sorrise, ma non sembrava contenta; Aquarius rimase alquanto sorpreso di fronte a tale indifferenza e lo stupore crebbe quando lei, scotendo la testa, prese parola.
"Due Gold, sì. Ma erano i maestri sbagliati."
"Prego?"
"Oh, per favore, nobile Aquarius, non prendermi per fessa!" sbottò la ragazzina, mostrando i denti. "Sappiamo benissimo entrambi che saresti dovuto essere tu ad istruirmi, mentre hai preferito scappare dalle tue responsabilità!"
Non fosse stato per l'espressione dura, il Gold sarebbe parso alquanto calmo. "Modera il tono, ragazzina, non ti permetto di parlare in questo modo."
"Io parlo come mi pare e piace!" finì lei, puntandogli il dito contro; Camus non si mosse, in compenso si limitò a fissarla con una sguardo terribile.
"Non direi."

Pochi attimi e Cris si ritrovò completamente ibernata in una teca di ghiaccio, con il braccio ancora levato.

Quando diavolo ha attaccato?

"Ricordati di non abbassare mai la difesa dinnanzi ad un nemico, potrebbe risultarti fatale. Strano che tu non lo sappia, dato che hai già avuto l'armatura."
Camus incrociò le braccia al petto, come soleva fare d'abitudine, senza mostrare la benché minima pena per quella ragazza.
"Non starò a tediarti con i dettagli, Linx; vi sono cose che i Saint al tuo livello non possono sapere. Perciò, non ti resta altro da fare che seguire l'allenamento che ti imporrò."

L'espressione di rabbia sul volto della ragazzina non fu esattamente un cenno d'assenso, ma Camus la liberò comunque per evitare di farla soffocare per davvero; una volta libera, Linx si prese il collo con ambo le mani, iniziando a tossire.
"Terribile, ancora peggio di come mi trattava Milo." fu la sola cosa che mormorò lei dopo essere riuscita a riprendere fiato.

Camus non disse nulla, ma non gli sfuggì lo sguardo triste della ragazza. "Inizieremo con una cosa alquanto semplice." disse, invece, indicando il fiume. "Ghiaccialo."
L'espressione confusa della Saint si tramutò in un sorriso di trionfo mentre si posizionava sulla riva del corso d'acqua, portando entrambe le mani avanti.
"Ora ti faccio vedere io, Pingu!" esclamò, chiudendo gli occhi e concentrandosi; sentì l'energia scorrerle in tutto il corpo, attraversarle le braccia e concentrarsi nelle mani.
Tentò di svuotare la mente, allontanando i pensieri che continuavano a martellarle la testa, poi si mise in posizione e portò le mani dinnanzi al viso; un raggio di una fredda luce azzurrina, opaco, si diresse verso l'acqua del fiume e cristallizzò in un attimo quello che sembrava un masso.

"Evvai!" fece la ragazza, alzando il pugno in segno di vittoria; Camus, dietro di lei, si mosse appena.
"Sì, carino." fu l'unico, disinteressato commento del Gold, che scosse appena la testa. "Finito?"
Lei si voltò di scatto, agitando le braccia. "Ehi, come sarebbe a dire? Sono riuscita a congelare quel  masso, non puoi dire che è stata una cosa da niente!"
"Non ti avevo chiesto questo, se non sbaglio." le fece notare Aquarius, a braccia conserte.

Per un attimo, tra i due calò uno strano silenzio che diede modo a Cris di riflettere sulle sue parole, chiedendosi cosa avesse mai sbagliato.
"Non mi dire che... tu intendevi tutto il fiume?"
"Precisamente."
"Ma sei matto!" esclamò la ragazzina, portando l'indice a tracciare cerchi immaginari paralleli alla tempia per accompagnare quelle parole. "E' già tanto se sono riuscita a fare questo, dato che l'acqua scioglie presto il ghiaccio! Congelare tutto sarebbe una cosa sovraumana!"
Camus fece spallucce. "Beh, io ne sono capace."
"Grazie tante, tu sei il Gold delle energie fredde! Ed io sono solo una Silver, come puoi pensare che io possa..."
"Se non ne sei capace, non potrai mai diventare una Sacerdotessa Maestra."

Linx si zittì, schiumante di rabbia, ma, prima che potesse saltare addosso al Cavaliere e riempirlo di graffi in faccia, sopraggiunse Shaina.
"Torniamo al campo centrale, è già pomeriggio e noi siamo stati gli unici a non aver ancora pranzato." fu l'unico commento della Sacerdotessa, aspettando una loro reazione.
Camus annuì, voltandosi e scomparendo alla vista delle due, mentre Cris, stranamente, aveva messo su il suo tipico broncio.
Shaina inarcò un sopracciglio. "Lezione irritante?"
"Lui è irritante!" sbottò l'altra, iniziando a camminare con un passo talmente leggero che le sue scarpe lasciavano impronte davvero profonde sul terreno; Ophiucus alzò le spalle, scotendo la testa.
"Niente male come inizio, Camus."


Poco distante dalla Sacerdotessa, il gruppo di Kanon si stava preparando alla seconda fase di allenamento; il Gold sembrava abbastanza soddisfatto mentre osservava i suoi quattro Apprendisti disporsi a coppie e combattere tra loro.
"Sembra che stiano andando bene, eh?" la voce di Aioria era quasi gioiosa alle sue spalle e Kanon non poté far altro che annuire.
"Sì, direi di sì."
Leo si sgranchì il collo, posando l'attenzione sul suo gruppo e battendosi una mano sul petto con orgoglio. "Comunque non potrebbero mai battere i miei allievi, ce la stanno davvero mettendo tutta!"
"Per una volta devo dire che Lady Saori ha avuto un'ottima idea, al Santuario eravamo tutti troppo tesi per lavorare bene."

Un'esclamazione appena soffocata e l'avversario di Dick finì a gambe all'aria, ansimando per la fatica; lo sguardo di Aioria si fece cupo.
"Quel tipo non mi piace." disse, osservandolo mentre si asciugava il sudore sulla fronte. "Se non sbaglio, è il tizio che possiede il potere di creare illusioni."
Kanon non staccò gli occhi dai suoi allievi. "Da quando abbiamo iniziato l'allenamento si è sempre comportato bene, non capisco come mai non sia ancora riuscito ad avere un Cloth."
"Forse non ha ancora trovato quello giusto..." fece l'altro, pensieroso. "D'altronde, è il Cloth che sceglie il Saint, non il contrario."
S'interruppe, osservando con stupore l'altro combattimento del gruppo di Gemini: Ashanti, poco distante da loro, era in piedi a gambe leggermente divaricate e con i pugni serrati, pronta a colpire; sembrava sfinita, ma non accennava ad arrendersi e sul suo volto comparve un'espressione decisa.
Il suo avversario, strano ma vero, era leggermente ammaccato, nonostante la sua stazza superasse di molto quella della ragazza; nonostante questo, sembrava davvero sicuro di sè e prese la rincorsa, tirando indietro il braccio e saltando in aria per sferrare il colpo.
Ashanti incrociò le braccia davanti la viso, mettendosi in posizione di difesa e tentando di rimanere concentrata il più possibile; l'altro sorrise a quel gesto, forse pregustando già la vittoria mentre scendeva in picchiata verso di lei.
Il pugno dell'avversario fu tremendo e l'egiziana non riuscì a respingerlo; cadde distesa a terra, stringendo i denti per evitare di urlare di dolore per il colpo, eppure non era ancora sconfitta.
"Com'è possibile?" domandò l'avversario, incredulo, quando vide Ashanti puntellarsi sui gomiti per rialzarsi l'ennesima volta; lei sputacchiò del sangue per terra, ma sorrise nel notare la reazione del ragazzo.
"Ci vuole ben altro per sconfiggermi, scimmione." sibilò, una volta tornata in piedi; le braccia erano a penzoloni e sembrava che le sue gambe stessero su solo per grazia divina, eppure l'egiziana non sembrava avere intenzione di cedere.
"Bene." Attila, così si chiamava il ragazzo, emise uno strano grugnito prima di lanciarsi di nuovo verso di lei. "Allora stavolta ti romperò le braccia!"

Il colpo, se possibile, era ancora più potente di prima ed Ashanti non aveva più le forze per difendersi ancora; stette ferma, immobile, aspettando di incassare il colpo ed ansimando per la fatica di stare anche solo in piedi.
Quando l'avversario sferrò il pugno diretto verso il suo braccio destro, la ragazza fu quasi sicura che avrebbe passato il resto del mese con l'arto fasciato e tentò di prepararsi psicologicamente al dolore, ma il colpo non arrivò mai.
Aioria sorrise nel vedere la faccia stravolta di Attila quando Kanon, parandosi dinnanzi all'egiziana, aveva fermato il pugno usando semplicemente la mano destra; l'Apprendista sgranò gli occhi non appena delle fitte dolorose gli attraversarono il braccio teso e con l'altra mano si afferrò il polso sinistro, gemendo sottovoce.
"Attila, pensavo di averti detto di non rompere le ossa dei tuoi compagni, stamattina. Forse non mi sono spiegato bene." La voce di Kanon era dura e severa e di certo non era esattamente la più rassicurante che il ragazzo avesse mai sentito in vita sua. "Ti conviene andare in infermeria, ho paura di averti fratturato qualche dito."
L'Apprendista non se lo fece ripetere due volte e partì a razzo, sorpassando Aioria e sparendo dalla vista altrui; Leo sembrò sinceramente divertito ed incrociò le braccia, avvicinandosi a Gemini. "I tuoi allievi migliorano a vista d'occhio, Kanon. Forse dovrei iniziare a spronare di più il mio gruppo."
Lui fece spallucce, voltando il capo indietro per guardare Ashanti; lei era rimasta a bocca aperta, immobile, osservando il suo maestro come se fosse stato un dio sceso dall'Olimpo. "Sei stata brava. Puoi fare una pausa, se vuoi." disse Kanon, posandole una mano sulla spalla con gesto controllato.
Ed il controllo era proprio una delle tante doti che l'egiziana non aveva, dato che dopo un attimo di smarrimento gli saltò al collo e gli stampò un bacio sulla guancia, per poi saltellare via.

Ci fu un fruscio di vento, ma Gemini non si mosse di un millimetro: era rimasto nella stessa identica posizione, con la mano ancora alzata ed il viso serio; Aioria si sforzò di non ridere e passò la mano destra davanti al volto dell'amico per ottenere qualche reazione, ma quando lo vide rinsavire di colpo non riuscì proprio più a rimanere serio e scoppiò a ridere senza pensare a darsi contegno.
"Oddei, Kanon, questo sì che è stato un attacco terrificante!" esclamò Leo, evitando per poco di rotolarsi per terra dalle risate; Gemini si affrettò a passarsi freneticamente il dorso della mano contro la guancia, gesto solito di chi tentava di togliersi una macchia di dosso e pulirsi.
"Come diavolo si è permessa?" borbottava imbronciato, evitando lo sguardo di Aioria che sembrava essersi calmato un poco.
"Maddai, Kanon, non vorrai mica dirmi che sei imbarazzato!"
"Finiscila." sbottò il Gold, lanciandogli un'occhiata assassina; non c'era nessuna traccia di rossore sul suo volto -come avrebbe potuto esserci, d'altronde?-, ma sembrava comunque shockato per il gesto della ragazza ed Aioria di certo non aveva tardato ad accorgersene.
"Che timidone il nostro Gemini..."
"Ancora sfotti? Io ti disintegro!"
"Ma che hai da lamentarti?" ebbe il coraggio di chiedere Leo, dopo essere riuscito a schivare una serie di pugni. "Insomma, come direbbe Milo: magari avessi io un simile trattamento!"

A quelle parole, Kanon si fermò con il pugno alzato per guardare un punto indefinito alle spalle di Aioria; un sorrisetto perfido comparve sulle sue labbra e l'altro, da quel gesto, sembrò aver compreso in un baleno, perché alzò gli occhi al cielo.
"Non dirmelo..." fece, con voce quasi supplichevole. "C'è Marin dietro di me, vero?"
"Ma che bravo..." rispose a tono una voce femminile. "Hai vinto un biglietto di sola andata per fare una visitina ad Ade."
Kanon si dileguò in un attimo, lasciando l'amico alle prese con la donna e sorridendo soddisfatto; Aioria si voltò, incrociando gli occhi azzurro cielo della ragazza.
"Non c'è modo di annullare la prenotazione del viaggio?" chiese, alludendo alla frase di lei; Marin fece spallucce, guardandolo con fare divertito.
"Dipende dalla motivazione che mi darai, caro Leo."
"Uhm... ero ubriaco?" provò, senza abbandonare il suo solito sorriso nonostante la voce fintamente incerta.
"Ritenta, sarai più fortunato."
Lui si passò una mano tra i capelli. "Stavo scherzando, Marin... Lo sai che non dicevo sul serio."
"Sì, lo so. Nemmeno io. Però è divertente vederti in difficoltà."
Si concessero una breve risata, complice, per poi tornare ai propri gruppi, ognuno di loro con la tipica espressione seria che caratterizza i maestri, nascondendo la parte più umana di loro stessi.

Perché un Cavaliere non può permettersi di cedere ai sentimenti.

O almeno, così credevano.

 


Verso sera, tutti i gruppi tornarono dal campo principale con i loro maestri, alcuni desiderando una bella doccia, altri sperando di sentirsi male il prima possibile; ben sette ragazzi erano finiti in infermeria per contusioni e robe varie e June, che si era occupata di loro assieme ad Elise, sembrava la più sfinita di tutti.
Come da routine venne acceso un enorme falò al centro del campo, ma nessuno degli allievi sembrava molto contento al solo pensiero di dover di nuovo mangiare cibo in scatola come la mattina.
"Cosa sono quelle facce?" tuonò sorpreso Aldebaran, appena sbucato fuori dalla sua tenda. "Se fate così, non c'è gusto a fare le bistecche."
Quella sola parola fu sufficiente a far rinvenire anche chi era ancora sdraiato sul letto dell'infermeria a causa di uno svenimento; gli Apprendisti si disposero immediatamente in cerchio attorno al falò e Tauros giurò quasi di aver visto qualcuno di loro scodinzolare come un cagnolino.

"La cucina di Aldebaran è la migliore..." mormorò Mur, sorridendo appena.

Nessuno degli Apprendisti osò dissentire: la carne era aromatizzata e cotta a puntino, tanto che qualcuno pianse di gioia quando mise la bistecca sotto i denti.
Aldebaran si concesse una risata soddisfatta mentre veniva aiutato da Elise, la quale non la smetteva più di starnutire a causa del peperoncino andatole nel naso.
"Sembra che siano rinati a nuova vita..." commentò Shaina, osservando come Cris ed Ashanti facessero a gara su chi sbranasse più in fretta la propria bistecca, sotto lo sguardo perplesso di Dick.
Camus, accanto a lei, non la stava ascoltando; puntò gli occhi su Milo, appena arrivato e messosi in disparte, così si alzò tentando di non fare troppo rumore.
Quando Scorpio vide il suo migliore amico avvicinarsi, uno strano brivido di inquietudine gli percosse la schiena e lo costrinse ad allontanarsi appena; Aquarius, in tutta risposta, aumentò il passo e lo raggiunse in un baleno.
"Ti devo parlare." furono le sue uniche parole, mentre gli puntava gli occhi addosso ed aspettava che si alzasse.
Milo tentò di dissuaderlo. "Possiamo fare dopo? Sai, è da tanto che non mangio una bistecca e a pranzo non ho messo nulla sotto i dent-"
Fu costretto a smorzare la frase, perché l'altro, senza ascoltarlo, l'aveva afferrato per il colletto ed iniziava a trascinarlo altrove.
"Ehi, un attimo, così non rimarranno più bistecche per me!"
"Non importa."
"Parli bene, tu, ne hai già fatte fuori due! Ehi, guarda che mi si straccia la maglia se continui a tirare!"

Si liberò facilmente dalla presa di Aquarius, rialzandosi e tentando di togliersi la polvere di dosso; sbuffò appena, annoiato, puntando lo sguardo sull'altro che gli stava voltando le spalle.
"Beh?" fece, appoggiandosi ad un tronco. "Si può sapere che ti prende?"
"Questa è una domanda che dovrei farti io."

Scorpio inarcò un sopracciglio, non capendo; Camus allora si voltò verso di lui, serio come non mai.
"Non è una domanda così difficile, Milo: perché ti comporti così?"
"Così come?"
Tempo un secondo ed il Gold dello Scorpione fu costretto ad abbassarsi per evitare il pugno dell'altro, che andò a colpire l'albero.

Se l'algido Aquarius si comporta così, allora è una cosa che lo punge sul vivo.

"Non prendermi in giro." sibilò quello, ritirando il braccio. "Perché ti comporti in quel modo con la tua allieva?"
Milo sbuffò, incrociando le braccia al petto. "Non ti riguarda."
"Ti sbagli."
"Per il sommo Zeus, Camus, ti comporti come un padre geloso!"

Aquarius sembrò colpito da quell'affermazione, tanto che rimase interdetto per qualche minuto; Scorpio, staccandosi dal tronco, lo fissava con occhi sgranati.
"Per Diana." disse, spalancando appena la bocca. "Non mi dirai che... Dio, Camus, tu hai vent'anni! E poi non ti somiglia per niente..."
"Idiota, non hai capito proprio niente..." sbottò Aquarius, scuotendo la testa. "Lei non ti ha mai parlato di sua madre?"
"Beh, no, solo accennato."
"Il suo nome era Axis, una giovane donna che viveva in uno dei quartieri più malfamati dell'Argentina. Nonostante tutte le difficoltà che aveva affrontato, era riuscita a divenire una Sacerdotessa di una divinità che a noi era sconosciuta."
Milo alzò entrambe le mani, come per difendersi. "Frena un attimo." Gli puntò uno sguardo accusatore addosso, come a voler capire se lo stesse prendendo in giro. "Tu come fai a conoscere così tante cose sulla madre di Cris?"
"Semplice." Il viso di Camus parve contratto in una smorfia amara. "Sono io che l'ho uccisa."

Scorpio non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo che si ritrovò con il pugno destro alzato, talmente stretto che le nocche sbiancarono; l'altro, per terra, si passò il dorso della mano sul labbro sanguinante, ricambiando lo sguardo freddo del Gold dell'Ottava Casa.
"Tu..." sibilò Milo, afferrando per il colletto quello che era il suo migliore amico. "Lurido bastardo."
Camus posò entrambe le mani su quella di Scorpio che ancora lo teneva. "E' successo tutto cinque anni fa. Axis ed un suo compagno attaccarono il Grande Tempio, penso che questo tu lo ricorda, ma ovviamente non riuscirono ad entrare; scapparono, rifugiandosi nei quartieri di Atene ed io venni incaricato di toglierli di mezzo."
"E tu ovviamente non ti sei tirato indietro, vero?" sibilò Milo, completamente fuori di sé; Camus non reagì, si limitò a guardarlo sprezzante.
"E' divertente ricevere la predica dall'assassino del Grande Tempio, sai?"

Scorpio lo lasciò immediatamente andare, scattando indietro come se si fosse bruciato; si guardarono per un momento, poi Milo abbassò lo sguardo. "Non so cosa mi sia preso." si giustificò, osservandosi le mani.
Camus si alzò, spolverandosi la maglia sporca di terra, per poi rivolgere tutta la sua attenzione verso l'amico. "Ora è tutto diverso, anche il nostro modo di pensare. Però, a quel tempo, nessuno di noi avrebbe mai osato disobbedire ad un ordine e di certo io non costituivo l'eccezione."

Alzò gli occhi verso la volta celeste, rimirandola per un momento come se cercasse lì parte dei suoi ricordi. "L'uomo non fu un avversario molto temibile, devo averlo fatto fuori con un sol colpo; Axis, invece, forse non era una gran combattente, ma in quanto ad agilità non aveva rivali e riuscì a mettermi in difficoltà un paio di volte. I suoi movimenti ricordavano tanto quelli di un pesce ed era davvero difficile riuscire a braccarla; doveva essere davvero un'abile spia."
Milo si lasciò cadere per terra, incurante del terriccio che gli macchiava i pantaloni. "Immagino..." fu il solo commento che gli uscì dalle labbra, mentre tirava un profondo sospiro; Camus ne approfittò per continuare.

"Si fermò una volta raggiunto uno strano tempio fuori città, ben nascosto quasi quanto il Santuario. Fu allora che iniziò il combattimento."
 

Attorno a lei vi era solo un paesaggio arido, quasi desertico, e di certo il tempio non poteva bastare a proteggerla; la donna si fermò una volta raggiunta la colonna portante, poggiandovi entrambe le mani per riprendere fiato.
"Non va bene..."

Una strana sofferenza prese a tormentarla e la costrinse a spostare lo sguardo verso l'origine di quel dolore lancinante: lo squarcio sul fianco era enorme e continuava a perdere sangue; inoltre, quel Cavaliere d'oro doveva averle rotto anche qualche costola.
"Sono fortunata ad essere ancora viva dopo tutti quei colpi..." mormorò a se stessa, chiudendo gli occhi per concentrarsi: era sicura di non poter sopravvivere con una ferita del genere, ma avrebbe dovuto combattere fino all'ultimo ed il dolore le impediva di muoversi con correttezza.
"Non ci devo pensare..."

Camus giunse poco dopo, senza alcun segno di graffi o ferite; procedeva lento, facendo risuonare appositamente i passi lungo quel corridoio di marmo malridotto; Axis strinse i pugni, riaprendo gli occhi e capendo al volo il motivo per cui il Cavaliere non le avesse già dato il colpo di grazia: il senso dell'attesa, la paura di non sapere quando sarebbe dovuta morire, come macigni martellavano la testa della vittima, distruggendola piano con una tortura psicologica.

Era un abile guerriero, o forse più un sadico assassino.

La voce della donna risultò cristallina quando rimbombò contro le fredde pareti del luogo. "Mi viene da ridere se penso che sto per essere uccisa da uno che ha pressappoco quindici anni..."
"Non credo avrai il tempo necessario per farci l'abitudine."

Freddo ed autoritario nonostante la giovane età; il ragazzo arrestò il passo, fermandosi proprio dinnanzi la vittima e fissandola dritta negli occhi.
Si ritrovò a pensare che era una bella donna nonostante tutto, con quel viso angelico da madre che si ritrovava; lo colpirono soprattutto gli occhi color miele, carichi di tristezza e velati da quella disperazione di chi ormai si è rassegnato al proprio destino.
Forse iniziava a capire il motivo per il quale preferiva che le Sacerdotesse del Grande Tempio portassero una maschera a coprire il volto...

Axis si voltò verso di lui, portando le mani indietro quasi ad aggrapparsi disperatamente alla colonna; tentava di prendere tempo, di vivere ancora per qualche istante e forse di sperare nell'arrivo dei rinforzi, consapevole comunque che il suo capo non avrebbe mai sprecato un numero considerevole di uomini per cercare di salvarla.
"Mi chiedo come mai tu mi voglia uccidere a tutti i costi, invece di lasciarmi libera."
"Se volevi vivere ancora un po', temo che tu abbia sbagliato mossa decidendo di attaccare il Grande Tempio... Il tuo amico l'ho già congelato e a lui penserà Capricorn, mi rimani giusto tu." Alzò il braccio destro verso di lei, come a voler confermare quelle parole; una strana luce dorata scaturì dal suo palmo, ma l'unica reazione di lei fu ridere.
"Beh, Kurt non è mai stato un tipo focoso, era logico che andasse a finire così... Non puntarmi addossi quella sottospecie di faro, ragazzino, mi sembra di essere sotto interrogatorio." sbuffò, gesto che la costrinse a piegarsi in due per il dolore a causa della ferita; strinse i denti, riuscendo ad alzare lo sguardo verso Camus.
"Avanti, uccidimi. Che diavolo aspetti?""
"Prima devi dirmi chi ti ha mandato e perchè."

Un colpo di tosse, violento, la scosse da capo ai piedi; sputò quel poco di sangue rimastole in corpo, ma questo non bastò a zittirla. "E se te lo dicessi, cosa ci guadagnerei?"
Lui la guardò dritta in volto, senza la minima ombra di pentimento. "Ti ucciderei subito, senza farti soffrire ulteriormente."
"Tsk, allora questo è un vero interrogatorio... Beh, non parlerò se non in presenza del mio avvocato."
"Devo prenderlo come un rifiuto?"

Axis chiuse gli occhi, respirando profondamente. "Dovrai passare sul mio cadavere."

Cadde il silenzio, rotto solo dal respiro affannato della donna; Camus non cambiò espressione nel puntare la mano aperta verso di lei. "Mi dispiace, se non fossi costretto non lo farei."
L'avversaria sorrise, con fare quasi comprensivo. "Non importa, so che in realtà sei un bravo ragazzo."
Lui annuì, mentre la luce dorata lasciava il posto ad una azzurrina, opaca. "Perdonami."
"NO!"

Una terza voce, infantile e squillante, fece sussultare i due; a fatica, Axis tentò di mettere a fuoco la minuta figura che le stava venendo incontro, correndo goffamente per evitare di inciampare.
"Mio Dio... Cristal!" gridò, ad occhi sgranati, prima che un gemito di dolore le sfuggisse dalle labbra; la donna si accasciò al suolo, sforzandosi di rimanere sveglia il più possibile.

La bimba, perché di una bambina si trattava, si parò dinnanzi a lei a braccia aperte, come per proteggerla, guardando Camus con gli occhi ambrati pieni di lacrime.
"Non fare del male alla mia mamma! Sei cattivo!" gridò a pieni polmoni, tra i singhiozzi, mentre le lacrime tracciavano una scia chiara sul viso sporco e graffiato.
Il Cavaliere, preso alla sprovvista, esitò: non era davvero sua intenzione uccidere quella donna, per questo non aveva usato la reale velocità che posseggono i Gold per raggiungerla, ma gli ordini del Grande Tempio non si potevano discutere; ora, però, iniziò a provare uno strano sentimento che faceva capolino nell'animo del ragazzo ad ogni vittima caduta per mano sua.
Colpa.
Axis, tremando per lo sforzo, si rialzò sui gomiti. "Cristal... Come hai fatto a seguirc-" un altro colpo di tosse, violento, ma questa volta le braccia la sorressero. "Vai via di qui..."
La bambina si voltò di scatto verso di lei, buttandole le braccia al collo ed affondando il viso nei suoi capelli; la donna guardò Camus, come per chiedergli cosa avrebbe fatto.

E lui, sorprendendo perfino se stesso, abbassò il braccio, facendo sparire la luce azzurra. "Vivi i tuoi ultimi istanti con tua figlia, donna. Non sarò certo io a rovinarli."
Axis sorrise, grata, accarezzando con una mano la testa della figlia. "Temo di doverti chiedere un altro favore, ragazzo." Il suo respiro iniziò a diventare irregolare, sempre più profondo. "Fa in modo che Cristal non finisca in questo modo."
Lui, che le aveva voltato già le spalle con l'intenzione di andarsene, a quelle parole si arrestò di botto; guardò la donna, ormai morente, come se fosse impazzita.
"Non ti sto chiedendo di prenderla con te... Solo, assicurati che non diventi mai un Cavaliere."
"Non puoi chiedermi questo."
"Te ne prego..."

Camus si passò una mano sul viso, distrutto; non vide alcuna via d'uscita da quella situazione. "Va bene, ho capito. Lo prometto."

Axis non fece in tempo a ringraziarlo di nuovo; si sentì un sonoro colpo dall'esterno, abbastanza potente da creare un'increspatura nella parete.
Camus alzò la testa di scatto ed un nuovo colpo riecheggiò nel tempio, seguito da molti altri; Axis si prese la testa fra le mani, sgranando gli occhi per la disperazione. "Sono gli altri miei compagni... Ci uccideranno tutti pur di far fuori te!"
La figlia, come paralizzata, strinse le piccole dita attorno al braccio della madre, senza trarne comunque conforto.
"Esci da qui, cavaliere! Esci e porta via Cristal!" urlò la donna non appena i muri iniziarono a sgretolarsi sotto gli attacchi; Camus non se lo fece ripetere due volte, afferrando la bimba sottobraccio e preparandosi a fuggire.
"Mamma!" urlò invece la piccola, dimenandosi nell' inutile tentativo di liberarsi dalla stretta del ragazzo.
Aquarius si voltò un'ultima volta, scorgendo lo sguardo sempre più stanco di Axis; poi, la colonna portante cedette, finendole addosso.
Il rumore della sua schiena spezzata si confuse con il lento sgretolio del tempio e le urla disperate della bambina, ma il ragazzo non si voltò più, correndo, scappando sì dai nemici ma anche dall'ultimo sguardo di quella donna che, lo sapeva, lo avrebbe tormentato per molto.
 

"Nonostante fossi riuscito a trarla in salvo, non sarei mai riuscito a badare direttamente a Cristal; cercai allora Marin, l'unica che sembrava non seguire ciecamente gli ordini del Gran Sacerdote."
Milo si massaggiò le tempie, distrutto ma deciso a non fermare il racconto dell'amico: era la prima volta che parlavano così tanto. "Quindi lei e Cris non sono sorelle... Mi sembrava strano, dato che non si somigliano affatto."
Aquarius si staccò dall'albero, spostando lo sguardo nella direzione da cui erano venuti; a meno che non si sbagliasse, sentiva una strana musica provenire dal loro campo.
"Marin portò Cristal in un orfanotrofio e io mi presentai come tutore, pagando il mantenimento della bambina ma senza mai farmi vedere da lei."
"E non hai mai pensato che forse aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto?"
"Per quello c'era Eagle; non dimenticarti che sono io l'assassino della madre di Cristal, come avrei potuto farmi vedere da lei?"

Scorpio scosse le spalle, con indifferenza: c'era ancora qualcosa che non capiva. "Ma allora come mai fino a poco tempo fa viveva nella strada come ladra? E perché ora è una Saint?"
L'altro scosse la testa. "Non saprei."
"Come sarebbe a dire?"
"Nell'orfanotrofio ci è rimasta meno di un anno: è fuggita di nascosto e da allora non sono più riuscito ad avere sue notizie."
"Camus, qui continua a non quadrare qualcosa!" esclamò Milo, perdendo la pazienza. "Se davvero voleva vendicare sua madre, allora spiegami perché da quando è giunta qui sembra non ricordarsi il tuo volto!"
"Beh, pare che non sia l'unica cosa che non si ricordi."

Marin di Eagle uscì dal folto della foresta, facendo sobbalzare i due Gold che, impegnati a discutere, non avevano fatto caso alla sua presenza; la rossa puntò gli occhi color del cielo sul Cavaliere dello Scorpione, mentre incrociava le braccia al petto. "Tu, che sei stato il Suo Maestro, dovresti sapere meglio di chiunque altro che, oltre al ricordo di sua madre e di me, sembra abbia perso completamente la memoria."
Milo non abbassò lo sguardo, non lo faceva mai, ma nel suo sguardo comparve un lampo, un senso di colpevolezza appena accennato che Marin a stento riuscì a notare.
"Venite, gli altri si stanno chiedendo che fine abbiate fatto."


A giudicare dai volti degli Apprendisti, nemmeno loro capivano bene come tutto quello poteva essere successo: tutto era partito da Kéril, lo strambo greco a cui Cris aveva fregato il sale quella mattina, e dalla sua chitarra che portò tutti a chiedersi dove cavolo l'avesse nascosta per portarla fin lassù.
Ciò che sorprese i compagni, comunque, fu l'affermazione del ragazzo al seguito di una richiesta di una canzone.
"Spiacente, ma io non so suonarla..." farfugliò, arrossendo per l'imbarazzo tra lo stupore generale.
"E allora perché diavolo te la sei portata?" sbraitò un altro con l'aspetto di un teppista; allora la ragazza vicino a lui, Irzule, intervenne a favore di Kèril avanzando l'ipotesi che lo strumento potesse essere un oggetto molto importante per il greco ed aggiungendo quanto poco inopportuni fossero gli altri nell'insistere per sapere qualcosa al riguardo.
Si era venuto così a creare un dibattito su una questione che era diventata di vitale importanza ed alcuni stavano già per venire alle mani se Dick, uno tra gli Apprendisti migliori, non si fosse messo in mezzo.
"Smettetela di far casino! Se proprio volete, io la chitarra la so suonare!"

Kéril sembrò sollevato nel porgere lo strumento allo svizzero, il quale si sedette a gambe incrociate ed iniziò a suonare un motivetto che aveva tutta l'aria di essere irlandese; gli Apprendisti, curiosi, si strinsero in cerchio attorno al ragazzo e Cris, che si era distesa accanto a lui fregandosene altamente della situazione di poco prima, si tirò su di scatto facendo prendere un infarto ad Ashanti, poco distante da lei.
Lo svizzero posò lo sguardo sulla ragazzina, mentre le dita continuavano a pizzicare le corde della chitarra. "Come mai non canti? Eppure questa canzone la conosci..."
"E tu come fai a saperlo?" sibilò lei, sospettosa, riducendo gli occhi a due fessure; l'altro non rispose, distogliendo lo sguardo e fissandolo sullo strumento che imbracciava.
Cris sbuffò, raccogliendo le braccia al petto mentre si chiedeva chi fosse in realtà quello strano ragazzo, ma un leggero picchiettio sulla spalla la fece voltare; si ritrovò il viso di Ashanti a poca distanza dal suo e per una volta il sorriso che le stava rivolgendo sembrava sincero.
"Dick ha ragione, Cristal, perché non canti qualcosa?"

L'altra la guardò come se avesse capito male, fissandola a bocca aperta; poi, saltando in piedi, le puntò l'indice contro, facendola sussultare.
"Chi sei tu? Che ne è stato della gallina spennata?" esclamò, nel panico più totale.
Tutta la gentilezza di Ashanti svanì in un istante a quelle parole; la ragazza aprì e chiuse le mani a scatti regolari, mentre una venetta iniziava a pulsare sulla sua tempia.
"Ma brutta... Io ti faccio un complimento e tu..." borbottò, quasi ringhiando; poi, però, con sommo stupore di Linx, l'egiziana inspirò profondamente e parve calmarsi, tornando tranquilla.
"Sto solo dicendo che hai una bella voce, ti sembra strano?" spiegò, volgendo il capo altrove. "Oppure mi vuoi dire che non sei capace a cantare?"

Ecco, ora sì che la riconosco... fu il pensiero della diretta interessata, la quale tirò un sospiro di sollievo. "Va bene, va bene, se la metti così, preparati a roderti il fegato per l'invidia!"
"Sì, un po' di movimento!" esclamò Attila, apparso da chissà dove, abbracciando le due ragazze -o forse strizzandole-; sembrava avesse già dimenticato l'incontro con l'egiziana ed ora non faceva altro che ridere e dare pacche sulle spalle di tutti, nonostante la mano fasciata.
Quando riuscì a liberarsi dalla gentile stretta del ragazzone, Cris tornò seduta vicino allo svizzero, evitando gli sguardi preoccupati degli altri; poi, dopo aver dato un colpo di tosse, iniziò a cantare.
Dick, che si era fermato per capire le intenzioni della ragazza, sorrise di nascosto e riprese a suonare la chitarra, lieto che la ragazzina avesse deciso di accontentarlo; Ashanti, da parte sua, fu così entusiasta che si alzò, piazzandosi in mezzo al cerchio creato dai compagni.
Chiuse gli occhi, alzando una mano in aria e sorridendo come una bambina; poi, muovendo qualche passo, iniziò a ballare seguendo la melodia irlandese con gesti tanto aggraziati da non sembrare reale.
In cuor suo, Cris dovette ammettere a se stessa che quella ragazza, nonostante i continui litigi ed il suo fare da ochetta, non era poi tanto male come persona.
"Sangue gitano ti scorre nelle vene, danzatrice del vento..." canticchiò sottovoce Elise, sorridendo con fare inquietante; Mur decise di non farci caso, ma sorrise nel vedere come gli Apprendisti, uno dopo l'altro, seguissero l'esempio di Ashanti.
In poco tempo, chi in coppia e chi da solo, dei ragazzi non ve ne era più uno seduto; persino Aioria, dopo aver intravisto Marin sbucare dalla foresta, le prese la mano e l'attirò verso il centro del campo, ignorando le continue proteste della ragazza.

"Sembra che Aioria abbia firmato la sua condanna a morte." commentò Shaina, facendo sorridere June.
"Beh, dai, in fondo si stanno divertendo! Lasciamoli vivere..."
"Giusto!" s'intromise Aldebaran, sorpassandole con un balzo. "Fate largo, gente, vi faccio vedere io come si balla!" e scoppiò nella sua solita, fragorosa risata.
Le due Sacerdotesse si scambiarono appena uno sguardo, allibite, prima di scuotere la testa in contemporanea.
"Massì, in fondo che male c'è?" esclamò la bionda con finto entusiasmo, come a voler nascondere il vero tono della sua voce.
Ophiucus si voltò verso l'amica, aprendo la bocca nel tentativo di dire qualcosa, ma quella era già sparita in mezzo agli Apprendisti.

Che ti sta succedendo, June?

"Tu non balli?"
La voce di Camus alle sue spalle, fredda come al solito, le fece prendere un infarto; la Sacerdotessa volse la testa a guardarlo, scrutandogli il viso con fare critico.
"Non mi farai di nuovo la predica, vero?" chiese, riducendo gli occhi a due fessure. Lui fece spallucce.
"Può darsi... E tu non mi prenderai di nuovo a calci, vero?"
"Può darsi..." lo imitò, prima di sorridere con fare diabolico.

Milo fu l'ultimo a tornare dalla foresta, evitando lo sguardo indagatore di Kanon e sedendosi su un tronco; il suo sguardo, forse pensieroso, vagò sugli astanti, prima di posarsi su Cris; a cosa stesse pensando esattamente nessuno poteva dirlo, ma quando la ragazzina incrociò il suo sguardo, lui, da lontano, mosse appena le labbra, quasi sillabando.
"Perdonami."
E lei, senza smettere per un attimo di cantare, sorrise con calore.

"Perché non ti butti, nobile Mucca?"
"Mur." la corresse per l'ennesima volta il Gran Sacerdote, con fare stanco; Elise non vi badò, troppo intenta a muovere gli indici in aria seguendo il ritmo della musica, non potendo usare le gambe.
"Sei preoccupato?" tentò di nuovo, stavolta evitando di storpiargli il nome; lui annuì semplicemente, senza guardarla.
"Mi chiedo quanto durerà questa quiete."
"Ah, sei impossibile! Vuoi vedere che sei tu che ci attacchi la sfortuna?"
"Non posso fare a meno di pensare a tutto ciò che è successo." la rimproverò, stavolta voltandosi verso di lei. "Forse Kanon ha ragione, forse Nasser non c'entra nulla con i nostri nemici, ma le coincidenze sono troppe..."
"Le persone insignificanti e semplici come me, caro Gold Saint, la chiamano più semplicemente sfiga."
Mur sospirò appena, scuotendo la testa, e la ragazza ne approfittò per dire la sua.
"Tu sei troppo stressato da quando sei diventato il Gran Sacerdote... Rilassati!" esclamò, volgendo gli occhi così diversi tra loro verso il centro del campo. "Io credo che questi momenti di spensieratezza, anche brevi, vadano vissuti fino all'ultimo secondo... Infondo, vivere vuol dire anche questo."
Ed Aries, forse per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, fu d'accordo con lei. 
 

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Capitolo 17
*** Esilio! ***


Nuova pagina 1

"Mamma!"

La donna accasciata a terra tentò di alzarsi, facendo leva sulle braccia; il viso, terreo e quasi cadaverico, era nascosto dai lunghi capelli sporchi di terra.
La bambina continuava a correre con quel modo goffo ed impacciato di chi è indeciso tra fermarsi o continuare; i suoi occhi, appena annebbiati a causa delle lacrime, non volevano staccarsi dalla figura materna che la piccola tentava di raggiungere.
Forse fu a causa di questo che inciampò, finendo distesa per terra e lasciandosi scappare un gemito di dolore; la forza di rialzarsi, stavolta, le venne meno e riuscì solo ad alzare il viso dal pavimento di pietra, tendendo disperatamente la manina verso la madre.

"Non mi lasciare..."

La figura, a quelle parole, volse lentamente la testa verso la piccola, ma sul suo volto non vi erano né gli occhi né la bocca, come una fredda distesa di neve; il burattino rimase immobile, rivolto verso la bambina, senza muoversi.
Poi, con uno scatto, una parte del volto parve spezzarsi, scoprendo una bocca priva di labbra.

Ed un ghigno, accompagnato da una risata fredda, mentre attorno alla bambina calavano le tenebre.

 

"MAMMA!"
Cris si tirò su di scatto, ad occhi sgranati, ritrovandosi con il braccio alzato come se stesse cercando di afferrare qualcosa; respirava a fatica, quasi ansimando, e mille gocce di sudore presero ad imperlarle la pelle.
Ashanti, che dormiva accanto a lei, fu l'unica a scuotersi appena a quell'urlo, ma si limitò a rigirarsi nel sonno, coprendosi la testa con un cuscino; l'ultima ragazza rimasta, Irzule, non fece una piega, continuando a russare beatamente.
Linx si passò una mano sul volto, regolando il respiro e tentando di calmarsi; ogni volta che faceva quell'incubo le veniva un gran mal di testa e di certo questo non l'avrebbe aiutata a sopportare la lezione di Camus che l'aspettava.
Voltò la testa indietro, scrutando l'enorme tenda militare riservata alle ragazze: June, Marin e Shaina, come sempre, erano già uscite per iniziare gli allenamenti, così come quasi sicuramente la maggior parte dei Gold.

Strano, però, che non abbiano sentito il mio urlo.

Presa da uno scatto d'ira schiacciò la zanzara che aveva avuto la malaugurata idea di pizzicarla sulla guancia, ma, avendolo fatto senza pensare, si rese conto dopo di essersi schiaffeggiata da sola e di essersi così meritata ben due fitte alle tempie.
Sbuffò, lanciando da parte il sacco a pelo ben decisa a rinfrescarsi alla cascata per risvegliarsi completamente; si stiracchiò, rabbrividendo all'inquietante scricchiolio delle sue ossa, poi scostò il tessuto che fungeva da porta della tenda.
Si ritrovò a fissare due occhioni enormi, color cioccolato, che risaltavano sul viso allungato coperto da una folta peluria marrone e con degli strani codini bianchi che sembravano sfidare la forza di gravità da quanto erano dritti all'insù; Cris non riuscì a mettere a fuoco l'intera immagine dell'essere che le stava dinnanzi, per quanto potesse sfregarsi gli occhi era ancora mezza addormentata, così non fece una piega quando questo la sorpassò, entrando per metà corpo nella tenda e mettendosi ad annusare la testa di Ashanti.
Tentando di capire che cosa fosse quella cosa enorme a quattro zampe, Linx rimase immobile nella stessa posizione per ben dieci minuti, pensando di stare ancora dormendo.
Ashanti, dopo aver tentato inutilmente di tirare ad occhi chiusi un cuscino all'essere che la stava disturbando, fu costretta a svegliarsi non appena sentì qualcosa di appiccicoso e caldo scenderle lungo il collo.

Si voltò, credendo che fosse uno dei soliti scherzi della piattola che dormiva accanto a lei e non esitò a tirarle la prima cosa che le capitò tra le mani -un peso da cinque chili- quando la vide all'entrata della tenda, oscurata da una strana ombra.
"EHI!" esclamò Cris, schivando appena in tempo il fardello lanciatole contro. "Ma sei scema, per caso? Ah, già, che domanda retorica..."
"Smettila di fare la cretina e lasciami dormire!" sbraitò invece l'egiziana, furibonda. "E poi, si può sapere cosa diavolo mi hai spalmato sul collo e sui capelli?"
"Guarda che io non ho fatto assolutamente nulla."

A quelle parole, la ragazza sembrò restare immobile per qualche secondo, comprendendo che la strana ombra che le oscurava la vista non era affatto un'ombra, bensì il corpo di un qualcosa; si voltò dall'altra parte, ritrovandosi a fissare la testa della creatura dritta negli occhi.

"AAAAAAARGHHHHHHHHHHHHH!!!!"

La sua voce soave, se così si poteva definire, svegliò anche gli ultimi Apprendisti del campo, ricevendo anche qualche insulto soffocato da parte di chi, nello scatto fatto per alzarsi, aveva centrato in pieno la lampada ad olio che penzolava al centro di ogni tenda.

Milo si precipitò per vedere cosa fosse accaduto, arrestandosi davanti alla tenda delle ragazze ed osservando la scena ad occhi sgranati: Ashanti urlava e si dimenava come una pazza, tentando di allontanare da sè la creatura che le stava lentamente mangiando i capelli, riempiendola di bava.
E la cosa shockò ancora di più il Gold dello Scorpione quando vide che l'animale gigantesco non era altro che una mucca.

"Io torno a dormire..." fu il caloroso commento del Saint, che forse pensava di aver bevuto troppo la sera prima.

Dopo poco, però, non poté più far finta di nulla: dalla pianura posta sotto il campo dove erano loro giungevano tintinnii di campanacci e numerosi muggiti, tanto che persino i Saint che erano andati ad allenarsi, Sacerdotesse comprese, tornarono al campo preoccupati.

"Altre bistecche!" fu il commento entusiasta di Aldebaran, che già si fregava le mani mentre si avvicinava ad una mucca; June non seppe cosa fare oltre a ridere di nascosto, mentre Marin e Shaina si scambiavano uno sguardo allibito.

"Siamo circondati!" fu invece il commento di uno degli Apprendisti, decisamente meno entusiasta del Gold Saint di Tauros; ormai erano tutti svegli e si erano raggruppati al centro del campo, tranne Ashanti che stava ancora tentando di liberarsi con l'aiuto di una Cris ormai lucida.

Kèril, ridendo, si fece allora avanti, mimando l'atto di estrarre una spada. "Se dobbiamo morire, allora lo faremo con onore!" disse, con fare solenne, strappando un sorriso a tutti. Dietro di lui Irzule, stando al gioco, estrasse un fazzoletto e lo sventolò con fare drammatico.
"Oh mio eroe, aspetterò qui confidando nel tuo ritorno..." fece la ragazza, imitando la voce roca di chi sta per scoppiare a piangere. Il greco si voltò verso di lei, facendole l'occhiolino. "Con una principessa così bella, chi non tornerebbe?" esclamò, facendo scoppiare tutti a ridere nel notare il rossore, autentico, sulle gote di Irzule.
Dick e Attila, allora, presero due bastoni da terra e li mossero come se fossero state lance -Attila mimava anche l'atto di avere lo scudo, dato che l'altro braccio era fasciato-.
"E sia! Alle armi, miei prodi!" urlò lo svizzero, ormai rapito da quel gioco.

Nessuno di loro fece caso ai Gold, rimasti in disparte, che li osservavano con un enorme gocciolone sulla testa.
"Io non li conosco, non ho visto niente, non ho sentito niente..." si ripeteva Aioria, benché in realtà fosse abbastanza divertito; Kanon si limitò a scuotere la testa.
"Ora sì che posso dire di aver visto di tutto, posso finalmente morire in pace..."

Gli unici rimasti impassibili -forse un po' impietriti- erano Camus e Mur; quest'ultimo teneva Elise tra le braccia, visto che Aldebaran era occupato a rincorrere una mucca.
"Guarda com'è felice tra i suoi simili." sbuffò Milo, intento a passarsi una mano tra i capelli.
Uno degli animali smise di brucare e si avvicinò ai Gold, come incuriosito.
"Oh..." fece Elise, allungando le mani verso il mammifero e sorridendo. "Guarda, Gran Sacerdote, ti sta chiamando..."

Come per sottolineare quelle parole, la mucca alzò il muso verso la ragazza:
Muuuuuu fece, intensamente, distogliendo l'attenzione dagli umani e tornando a brucare; Mur sospirò, leggermente depresso per l'infelice battuta della ragazza, che prese a ridere da sola.
"Ho capito..." mormorò Camus, svogliato, allontanandosi dal gruppo. "Vado a parlare con il pastore."


 

 

L'acqua della cascata, come sempre, era gelida ed Ashanti non aveva mai sopportato il freddo; allungò il piede verso l'acqua del laghetto, venendo attraversata da un brivido non appena sfiorò la superficie limpida, ma non era il momento di fare la schizzinosa.
Con un grosso asciugamano legato al di sopra del seno e che le copriva gran parte del corpo, l'egiziana si immerse lentamente nell'acqua, continuando a tremare come un'ossessa; presto sarebbero arrivate anche le altre ragazze, esclusa Cristal che era impegnata in un allenamento con il Cavaliere dell'Acquario, eppure stava così bene da sola...
"Ehilà, Esmeralda, non ti piace lo shampoo naturale alla bava di mucca?" scherzò una voce maschile dietro di lei, facendola sobbalzare; si voltò, notando Dick seduto comodamente su un masso a poca distanza dall'acqua.
La smorfia incazzata sul viso di Ashanti non era esattamente rassicurante: la ragazza sembrava semplicemente non soffrire la presenza di quello svizzero, sia per le sue orride battute sia per aver continuato a ripeterle che, per via delle dimensioni del suo cervello, più che ad Esmeralda assomigliava a Quasimodo.
Insomma, non era proprio un tipo simpatico e lei glielo dimostrò per l'ennesima volta lanciandogli la pietra più grossa che trovò a portata di mano.
"Non c'è da scherzare, quello schifo di mammifero mi ha rovinato tutti i capelli!" fece, con voce appena stridula, iniziando a tormentarsi la lunga chioma corvina; Dick la vide immergere completamente il capo sott'acqua e nuotare, per poi riaffiorare poco più in là.
Sembrava nervosa nonostante tutto, ma lo svizzero sembrava divertirsi a tormentarla.
"Ancora non te ne vai??" strillò infatti Ashanti subito dopo, voltandosi verso di lui ed afferrando l'ennesima pietra; lui, a quel gesto, balzò in piedi preparandosi a schivarla.
"Insomma, non posso neanche starmene qui a contemplare la bellezza della natura?"
"Lo so che sono bella, ma non è il caso di fare il guardone! Porco!"
Detto questo, come per dimostrargli quanto fosse indispettita, gonfiò le guance come una bambina a cui era stato rubato l'orsacchiotto; lo svizzero non si intenerì, si limitò a fare spallucce.
"Guarda che ho detto bellezza, tu invece assomigli più ad uno scorfano..." si abbassò, ritrovandosi inginocchiato, riuscendo a schivare per un pelo la pietra che lei aveva preso poco prima. "E comunque, non ho certo interesse a spiare delle verruche come voi ragazze..."
Ashanti gli avrebbe volentieri chiesto perché allora l'avesse seguita, ma la domanda le morì in gola quando notò più di una figura alle spalle dello svizzero; questo voltò solo la testa indietro, deglutendo sonoramente e ritrovandosi a fissare gli occhi azzurri di Marin.
Non fece in tempo a spostarsi, Eagle fu più veloce: una leggera spinta, ed il ragazzo finì inesorabilmente a gambe all'aria, in acqua; riaffiorò subito, iniziando a tremare da capo a piedi.
"Oh, le tue parole mi commuovono, non c'è nulla di più romantico che essere paragonata ad una verruca..." sibilò Shaina, sbucando da dietro la rossa ed osservando lo svizzero con fare divertito, facendo scricchiolare le dita.
Lui sbiancò, affrettandosi ad uscire dall'acqua e correndo verso il campo più veloce che poteva, rischiando durante il breve tragitto di travolgere June.
"Non dovresti divertirti a torturare gli Apprendisti, Shaina..." fece la bionda, raggiungendo le due compagne con un leggero scatto.
Ophiucus alzò gli occhi al cielo, sistemandosi l'asciugamano con fare nervoso. "Sì, mamma." sibilò, prima di tuffarsi di testa in acqua e nuotare lontano dalle altre; non sembrava dell'umore adatto per fare conversazione, forse non era riuscita a chiudere occhio la notte prima.
Marin e June si scambiarono un'occhiata veloce, prima di immergersi anche loro nel lago: non avevano molto tempo a disposizione per levarsi di dosso la terra e quant'altro e di certo non era molto salutare rimanere a lungo nell'acqua gelida.
Ashanti si avvicinò alle due con cautela, come tentando di non muovere la superficie del lago: le sarebbe piaciuto scambiare qualche parola con loro, magari tentare di riappacificarsi dopo il disastroso Natale passato assieme ed il suo comportamento non esattamente amichevole.
Ophiucus non vi badò, ben decisa a rimanere isolata: vi erano delle volte in cui la presenza di altre persone la innervosivano, rendendola facilmente irritabile e suscettibile, e questa era una di quelle volte, benché vi fosse qualche altro strano sentimento a tormentarle l'animo e di cui lei non comprendeva la natura.
Si immerse silenziosamente nell'acqua, chiudendo gli occhi ed assaporando quasi la tranquillità e la pace che regnavano in quel mondo acquatico; non vi erano molti pesci, eppure le sembrava addirittura di sentirli muoversi tra le alghe.
Iniziò a rilassarsi, non sentendo ancora il bisogno di riprendere fiato.

Sto diventando noiosa.

Aprì gli occhi, rivolgendoli verso la superficie che la sovrastava; una strana ombra venne proiettata sulle rocce vicine all'altra sponda del lago, poco distante da lei, ma Shaina non sembrò riconoscerla.
Si decise dunque a riemergere pian piano a causa delle braccia e gambe completamente intorpidite, evitando così di farsi venire qualche crampo di cui avrebbe fatto volentieri a meno; quando riemerse, quasi non sentì un urletto di sorpresa appena smorzato giungere dalla terraferma, sovrastato dallo scroscio imponente della cascata.
Si strofinò gli occhi, allontanando il fastidioso bruciore causato dall'acqua, per poi posarli sull'intruso dinnanzi a sé; all'inizio non riuscì a vedere che un insieme di colori sfocati, messi malamente assieme per formare quella che sembrava la figura di una ragazza, ma quando riuscì a mettere a fuoco non poté trattenere una sottospecie di grugnito infastidito nel riconoscere l'ultima Apprendista femmina rimasta.
"Che vuoi, mocciosa?"

Non conosceva bene Irzule, ma, da quanto poteva dedurre dal suo aspetto, doveva provenire dall'Asia centrale o giù di lì: aveva dei bei capelli neri, corti, e gli occhi a mandorla; nonostante fosse bassa di statura, era l'allieva con maggiore forza fisica tra le ragazze -persino più di Cris, che era già una Silver- e i muscoli nelle braccia e nelle gambe ne davano un'ulteriore conferma, benché non sfigurassero più di tanto nell'insieme.
La ragazza in questione, intimidita, abbassò per un attimo lo sguardo. "Scusate se Vi interrompo, Lady Shaina... Avrei un favore da chiederVi..."
La Sacerdotessa inarcò un sopracciglio, scettica, avvicinandosi alla riva ed uscendo rapidamente, facendo leva sui gomiti; in quel modo l'asciugamano zuppo che l'avvolgeva si sporcò di terra, ma lei non vi badò, più interessata a strizzarsi i capelli con malagrazia.
"Fammi un piacere: dammi del tu e sparisci velocemente dalla mia vista."

No, decisamente non era dell'umore più adatto per parlare; Irzule abbassò ulteriormente lo sguardo, torturandosi ossessivamente le mani e chiedendosi se fosse il caso di insistere oppure lasciar perdere.
Beh, è una donna anche lei, dovrebbe capire... si disse, prendendo coraggio e respirando profondamente.
"Per favore, è una cosa che mi preme!" sbottò, intestardita tutt'a un tratto; Shaina s'interruppe, voltando il viso verso di lei e guardandola malissimo: ok che le aveva detto di darle del tu, ma quella sfiorava la maleducazione!
"Cazzo, sto pensando come Marin." sospirò, scuotendo la testa. "Avanti, parla prima che decida di disintegrarti."
L'asiatica si maledisse mentalmente, chiedendosi perché, tra tutte le Sacerdotesse che c'erano, lui dovesse finire proprio nel gruppo di Ophiucus; d'altronde, pensò, i gruppi erano stati scelti dal Gran Sacerdote, che si era premurato di mantenere in ognuno un certo equilibrio tra forza, agilità e tattica.
"Volevo parlarti a proposito di uno degli Apprendisti affidati a te, madamigella Shaina." quella storse il naso nel sentir tale appellativo, ma Irzule continuò prima che potesse fermarla di nuovo. "E' un ragazzo greco, si chiama Kèril, non so se..."
"Taglia corto, ragazza, non ho molto tempo."

La più giovane si morse il labbro, cercando in tutti i modi di non perdere la calma nonostante il comportamento della Silver. "Volevo chiederti di proteggerlo."

A quelle parole, Shaina smise definitivamente di strizzarsi la chioma, che ormai era ridotta alquanto male; si voltò completamente verso di lei, sgranando gli occhi fino all'inverosimile chiedendosi se aveva capito bene; poi, dopo un attimo di silenzio, scoppiò a ridere sguaiatamente.
Irzule sperò in tutti i modi che si aprisse una voragine sotto ai suoi piedi e la facesse sprofondare nel terreno, tanta era la vergogna che provava; attese con pazienza che la più grande si calmasse, volgendo lo sguardo altrove.
"Insomma..." ansimò Ophiucus, tentando di riprendere fiato. "Mi stai chiedendo di fargli da balia?"
"N-no, non è questo!" esclamò l'altra, agitando le mani come una forsennata. "Solo che ho paura di un attacco nemico mentre siamo qui, e lui non è esattamente un gran combatt-"
"Per caso è il tuo ragazzo?"
Irzule, se possibile, a quel punto cambiò completamente colore, virando dal bianco terreo al bordò con una velocità disarmante; Ophiucus sospirò, scocciata, chiedendosi perché i nuovi Apprendisti fossero così stupidi da non riuscire a trattenere i propri sentimenti e pensando che forse non era stata una grandissima idea abolire la maschera sacerdotale.
"Per favore..."

Non era un ordine, era una supplica, ma nonostante tutto la Silver non si fece commuovere ed assunse un'espressione gelida, mentre dischiudeva le labbra per rispondere.
"D'accordo."

Ci mise un po' a comprendere il perché dell'espressione sorpresa e felice dell'Apprendista, ma le diede il tempo di riflettere sulla propria risposta: aveva detto di sì. Aveva accettato uno stupido accordo benché fosse più che intenzionata rispondere negativamente, eppure le parole le erano uscite di bocca da sole ed il guaio, ormai, era fatto.

"Ti ringrazio, non avrei mai immaginato che avresti accettato!" esclamò Irzule, quasi saltando, esibendosi in un profondo inchino in segno di ringraziamento; la maestra alzò il braccio verso di lei, tentando di fermarla e spiegarle che si era sbagliata, di aver frainteso, ma quella sparì dalla sua vista in un attimo.
D'altronde, ormai aveva dato la sua parola e di certo non poteva rimangiarsela; scosse la testa, dirigendosi verso il campo per poter così riprendere l'allenamento e ripetendosi mentalmente la stessa, unica parola.
Merda.

 

Dopo essere riuscita a lavarsi di dosso la bava di mucca, Ashanti era corsa a prepararsi per l'allenamento, ben decisa a mettercela tutta; le avevano detto che era già migliorata moltissimo, considerando che aveva passato un mese solo per cercare di tirare su un peso da cinque chili -e aveva anche scoperto che Kanon poteva essere anche più sadico di Saga, quando era disperato-, ma a lei non bastava: voleva diventare ancora più forte, voleva smettere di essere un peso per tutti e riuscire a cavarsela da sola.
Ho ancora molta strada da fare...

Corse verso il margine della foresta, dove sarebbe iniziato l'allenamento speciale che Kanon aveva preparato appositamente per loro; le aveva accennato qualcosa del tipo "comprendere il proprio cosmo", ma non aveva ben capito di cosa si trattasse.
"Ehilà, bella!" esclamò una voce maschile dietro le sue spalle, facendola sussultare. "Menomale che sei arrivata, pensavo di essere da solo ad aspettare!"
Neanche il tempo di girarsi che Ashanti si ritrovò stretta dal braccio sano di Attila, che la sollevò di venti centimetri da terra come per dimostrare la sua gioia; all'egiziana mancò il fiato e quasi non fece caso agli scricchiolii della propria colonna vertebrale, ormai abituata a quegli slanci d'affetto da parte del ragazzone.
"Buono, Attila, o rischi di spezzarla in due." l'ammonì Dick, comparso dietro di lui e picchiettandogli la spalla per attirare la sua attenzione; l'interpellato spostò lo sguardo dallo svizzero alla ragazza che stava stritolando allegramente e che ormai aveva assunto un'intensa sfumatura verde.
"Ops, scusami!" esclamò, lasciando la presa come se si fosse scottato; l'egiziana crollò in ginocchio, tossendo per riuscire a riempire i polmoni d'aria.
L'australiano Zeno, il quarto ed ultimo componente del gruppo non tardò ad arrivare, accompagnato da un serio Kanon; i compagni si sedettero dunque in cerchio attorno al Maestro -per quanto riguarda Ashanti, era più giusto dire che si era avvicinata trascinandosi per terra, dato che Attila l'aveva quasi ammazzata- ed attesero pazienti che il Gold spiegasse loro l'obbiettivo dell'allenamento.
"Dunque..." fece Gemini, incrociando le braccia al petto. "Chi di voi sa dirmi che cosa sia il Cosmo?"
"La capacità di attingere all'energia della propria costellazione e di farla esplodere." rispose prontamente l'australiano, con fare saccente; Attila roteò gli occhi, sbuffando sonoramente.
"Esatto. Come penso sappiate, ormai si avvicina l'ultima fase per voi Apprendisti." Kanon si alzò, iniziando a dirigersi verso il folto della foresta, subito imitato dagli allievi. "Presto, vi ritroverete a combattere per ottenere il Cloth che vi aspetta e non sarà una passeggiata; quest'oggi vi isolerete nella foresta, affinché possiate meditare su questa forza che distingue i Cavalieri di Athena dai comuni esseri umani."
Dick raggiunse il Maestro, senza preoccuparsi di nascondere la sua espressione scettica. "Non credi che questo sia un passo troppo enorme da compiere, nobile Kanon?"
"E' possibile che quasi nessuno di loro possa riuscirci, ma sono fermamente convinto che siano pronti." spiegò Gemini, gettandogli un'occhiata in tralice. "Quanto a te... Se non sbaglio, tu riesci già a usare il tuo cosmo per creare illusioni..."
"Non si può propriamente chiamare Cosmo, il mio, ma è abbastanza per potervi attingere il potere necessario."

Dietro di loro, Ashanti, che riusciva a seguire la conversazione nonostante gli schiamazzi , si stupì a quelle parole: possibile che lo svizzero fosse già così avanti, rispetto agli altri?
E soprattutto, possibile che non abbia già un Cloth per sè?
"A maggior ragione, allora, questo esercizio non può che farti bene." Kanon s'arrestò, volgendo la sguardo attorno a sé come per accertarsi che fosse tutto tranquillo; erano giunti al centro della foresta ed il sentiero naturale che avevano seguito si divideva in quel punto in quattro vie disposte a croce.
"Ognuno di voi prenderà una strada diversa, così da poter rimanere da soli e riuscire quindi a concentrarvi meglio." spiegò brevemente il Gold, con fare stanco. "Continuate a camminare fino alla fine del vostro sentiero e non oltrepassate quel punto; io rimarrò qui e quando sarà ora di tornare indietro, espanderò il mio Cosmo in modo da avvisarvi."
"Perfetto!" dissero in coro i quattro Apprendisti, per poi voltarsi e mettersi d'accordo tra di loro su quale strada prendere; Kanon annuì, soddisfatto, vedendoli sparire uno ad uno nelle direzioni scelte e solo allora distolse l'attenzione da loro, sedendosi su un masso e passandosi una mano tra i capelli.
Speriamo che niente vada storto.

Ashanti era stata la prima ad allontanarsi, quasi correndo, dal punto di partenza; non era sicura di aver capito bene cosa dovesse fare, ma continuava a ripetersi che si sarebbe lasciata guidare dalla fortuna una volta giunta a destinazione.
Il che, se proprio vogliamo essere sinceri, non era per niente rassicurante.
Allontanando quei pensieri, si avvicinò ad un albero alla sua destra che aveva catturato la sua attenzione: subito dietro l'imponente tronco, infatti, vi era uno strapiombo non troppo alto ma comunque ripido che finiva su un altro sentiero e lei rimase sorpresa dal fatto che l'albero, nonostante alcune radici che penzolavano lungo la parete rocciosa, non fosse già caduto di sotto.
L'egiziana sapeva poco di piante, ma poteva dire con esattezza che quello fosse una quercia; nonostante fosse sicura che Kanon non avrebbe mai scelto luoghi eccessivamente pericolosi per quell'allenamento, per qualche strano motivo l'istinto della ragazza la spinse a sciogliere il nastro rosso che le teneva su i capelli ed a legarlo nel ramo più basso dell'albero, bene in vista.
Soddisfatta, rimase per un attimo con gli occhi fissi sul proprio lavoro, poi si decise a muoversi.

"Ora che ci penso..." iniziò a parlare a voce abbastanza alta, come se non riuscisse a tenere quei pensieri a mente. "A me non serve imparare a gestire il mio Cosmo, non so nemmeno se ce l'ho!"
Scalciò con violenza un sassolino trovatosi sulla sua strada, ma non si fermò per osservare fin dove sarebbe arrivato; camminava a passo svelto, facendo vagare lo sguardo attorno mentre procedeva.
"Insomma, io non sono una prescelta! Neanche volevo diventare una Saint, mi ci hanno costretto loro!" sbottò, prima di sospirare pesantemente: parlare ad alta voce da sola non contribuiva a farle un po' più compagnia e tutte le lamentele che le erano salite alle labbra le morirono in gola in poco tempo.
Un fruscio di foglie secche e lei si girò di scatto, scrutando il sentiero percorso alle sue spalle con fare inquisitorio e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, perfino spaventato.
Strano, non c'è un filo vento... Che sia qualche animale?

Rimase in ascolto, immobile, tentando di percepire una possibile presenza estranea, ma la foresta ora sembrava silenziosa; pensando di essersi sbagliata, la ragazza riprese a camminare, stavolta tendendo le orecchie il più possibile per captare anche il più piccolo rumore.
Non ho paura.

Si appoggiò all'albero che le stava di fronte, riprendendo fiato ed asciugandosi il sudore; non aveva camminato molto, ma quella situazione la stava mettendo a disagio ed il fatto di non essere ancora giunta alla fine del sentiero non le facilitava la cosa.
Un qualcosa di vellutato le sfiorò la fronte, facendola sussultare e costringendola ad alzare gli occhi verso l'alto; l'agitazione che provava si sostituì alla paura più pura quando si ritrovò a fissare un nastro rosso che oscillava appena dopo essere stato urtato.
Non è possibile!

Un urlo disumano le giunse alle orecchie, raggelandole il sangue nelle vene; la ragazza si aggrappò in modo quasi spasmodico al tronco dell'albero, osservando in lontananza esplosioni di luce che liberavano una forza spaventosa.
Ma cosa...

Ashanti sgranò gli occhi, prima di cadere sulle ginocchia e prendersi la testa fra le mani; la strana luce verde che da tempo non la tormentava prese nuovamente ad avvolgere il suo corpo, provocandole un dolore insopportabile che sembrava lacerarle la pelle diafana.
Gridò, accucciandosi sempre più su se stessa e stringendo le mani a pugno tanto forte che stavolta le unghie penetrarono con facilità nella carne; ciò che stava succedendo attorno a lei non poteva più raggiungerla ed il caos non era divenuto altro che un assordante silenzio nella sua testa.
All'improvviso sentì il proprio corpo muoversi, cadere verso un precipizio.
Un colpo, un altro passatole vicino.

Ed infine di nuovo quel silenzio disarmante, che avrebbe fatto impazzire chiunque sommato al dolore che era costretta a subire; l'egiziana si mosse per terra, a destra e a sinistra, per allontanare quella luce verde da sè e a poco a poco il dolore iniziò ad affievolirsi.
I rumori esterni erano ancora un unico suono confuso ed un fastidioso senso di vertigini le strinse lo stomaco; sentì uno strano formicolio alla guancia, seguito da un bruciore abbastanza forte da farle aprire gli occhi.
Sebbene sfocato, il viso di Dick le apparve comunque stravolto, mentre con la mano destra la teneva  appena sollevata da terra per il colletto della tuta e la sinistra era ancora levata in aria.
"ALLA BUON'ORA, SONO ORE CHE TI SCHIAFFEGGIO!" urlò quello, completamente fuori di sé; era inginocchiato di fronte a lei, sporco di terra e pieno di graffi, ma non vi era la presenza di una minima goccia di sangue.
Stordita e con la testa che non smetteva di girarle, Ashanti provò ad alzarsi, trattenendo un gemito di dolore nel sentire una fitta dolorosa provenire da una delle sue costole; lo svizzero parve riprendere un minimo di controllo, perché le posò le mani sulle spalle per farla stare ferma.
"Non ti muovere troppo." le intimò, per poi spostarsi appena quando l'egiziana si voltò, presa da un conato di vomito.
Il volto di lei parve riprendere un po' di colorito e la ragazza ne approfittò per darsi un'occhiata in giro; sopra di loro vi era la quercia a cui aveva attaccato il proprio nastro.
"Come diavolo sono finita nel precipizio?" mormorò, iniziando a tremare. "E tu che ci fai qui?"
"Ero venuto per portarti via, ma quando sono arrivato sono stato attaccato da degli strani soldati e uno di loro mi ha scaraventato verso il burrone con un colpo; ho cercato di chiamarti per farti spostare, ma tu eri a terra, circondata dalla luce verdastra, e non mi hai sentito." Abbassò lo sguardo, dispiaciuto. "Devo averti presa in pieno."
"Tsk, imbranato." sbottò debolmente l'altra, senza però riuscire a nascondere un debole sorriso di ringraziamento. Dick annuì solo, passandole un braccio attorno alle spalle ed aiutandola ad alzarsi, tentando comunque di essere il più delicato possibile.
"Gli altri stanno combattendo?" chiese la ragazza, in un soffio, ansimando appena.
Lo svizzero annuì soltanto, muovendo i primi passi per seguire il sentiero. "Ma non se la stanno cavando molto bene... L'ultimo che ho visto è stato Kanon, prima di correre da te; è stato lui a dirmi di raggiungerti."

Ashanti si sentì mancare di nuovo, come se lo strano potere che possedeva volesse uscire ancora dal suo corpo. "Sto male..." mormorò, sofferente, ma lo svizzero non sembrò averla sentita; al contrario, la fece sedere piano a terra in modo che la sua schiena si posasse contro la parete rocciosa, poi le si parò davanti ed assunse una posizione di difesa.
Dinnanzi a lui si smaterializzarono due figure avvolte in armature nere come il carbone e dai cui bracci spuntavano alcune lame d'argento; non dissero nulla, si limitarono a lanciarsi contro lo svizzero sotto lo sguardo febbricitante di Ashanti.
Dick si abbassò di colpo, per poi spiccare un balzo in aria e sferrare un calcio diretto al collo del guerriero più vicino a lui; il colpo andò a vuoto, ma gli permise di schivare il braccio tagliente dell'altro.
"Mi occupo io del marmocchio." sibilò uno dei due, rivolto al compagno. "Tu occupati della ragazza."
Quello non se lo fece ripetere due volte, volgendo le spalle allo svizzero e dirigendosi velocemente verso Ashanti, brandendo quella che aveva tutta l'aria di essere una spada; Dick imprecò ad alta voce, cambiando bruscamente la propria direzione: spiccò un balzò diretto all'albero più vicino, facendo in modo di poggiarvi contro entrambi i piedi, poi piegò le gambe e si diede una potente spinta per cercare di raggiungere il cavaliere.

"NON TOCCARLA!"

Quello, sorpreso, non fece in tempo a schivare un pugno in pieno volto e l'arma che teneva ben salda tra le mani cadde a terra con un sordo tonfo metallico; lo svizzero però non poté neanche esultare che l'altro soldato apparsogli alle spalle gli puntò al collo l'avambraccio affilato, premendogli le lame contro la pelle.
"Vedi di non farci perdere la pazienza, ragazzino." sibilò, freddo, dando il tempo al compagno di recuperare l'arma.

Dick si morse il labbro, osservando impotente il guerriero nero avvicinarsi di nuovo ad Ashanti che intanto era riuscita ad alzarsi e si era posizionata in difesa, nonostante gli arti tremanti; lo svizzero tentò di trovare il modo di liberarsi, ma volgendo gli occhi verso il sentiero capì che non ce n'era bisogno ed un leggero sorriso di sollievo gli delineò le labbra: con una velocità impressionante, una terza figura argentata sbucò con agilità da dietro gli alberi e saltò addosso al soldato, avvolgendogli il collo con le gambe.
"Cristal!" fece Ashanti, sorpresa, riconoscendo la ragazzina; quella le sorrise a fatica, prima di sbilanciarsi all'indietro, tenendo la presa ben salda attorno al collo del guerriero nemico.
Non appena le mani di Linx toccarono terra dopo quella mezza verticale degna di un acrobata, un sinistro scricchiolio di ossa spezzate riempì il silenzio venuto a crearsi ed il corpo esanime del soldato crollò a terra senza un gemito.
"Ma insomma, devo sempre salvarlo io il tuo stramaledetto fondoschiena regale, oca isterica?" sbottò la Silver, una volta rialzatasi; alle sue spalle, il secondo guerriero era stato appena sistemato da Irzule, giunta nel luogo assieme alla ragazzina.
"Oh beh, è stato facile..." stava borbottando l'asiatica, massaggiandosi il polso; Dick non riuscì a reprimere uno sbuffo irritato mentre si avviava verso Ashanti, passandole nuovamente il braccio attorno alle spalle per aiutarla ad alzarsi.

"Senti, bello mio, è inutile che fai tanto l'asociale!" esclamò Linx, puntandogli l'indice contro. "Si può sapere perché diavolo tu, il migliore degli Apprendisti, non ti sei degnato di usare una delle tue illusioni?"
Lui fece spallucce, incamminandosi verso il campo e sorreggendo l'egiziana. "Ero troppo stanco per riuscire a crearne una..."
"Non ti hanno ferito? Non sembri sporco di sangue." commentò Irzule, notando la totale assenza del liquido vermiglio; persino i graffi superficiali erano bianchi.
"Pare di no, anche se forse ho qualche frattura."
"Comunque sei ancora vivo." sibilò la Silver Saint, senza guardarlo.
"Sbaglio o c'è una nota di delusione nel tuo tono?"

Cris non rispose, limitandosi ad allungare il passo. "Sbrighiamoci, quando abbiamo abbandonato il campo stavano combattendo tutti!"
Lui annuì ed insieme ad Irzule iniziò a correre dietro la ragazzina, prendendo Ashanti in braccio per evitare intralci; l'egiziana osservò i due cadaveri alle loro spalle sparire pian piano alla loro vista, inghiottiti dal verde della foresta, poi chiuse gli occhi.
Aveva un bruttissimo presentimento.

 

 

Quando i quattro arrivarono al campo, la battaglia era finita da un pezzo; Cris fece vagare lo sguardo attorno a sé, mentre sul suo volto si faceva strada una smorfia amara: ad ogni segno della distruzione del campo, il suo cuore si stringeva dolorosamente in una morsa gelida e le parole che Camus le aveva detto durante il loro allenamento si fecero strada nella sua mente.
Un Saint non si può permettere di mostrarsi debole.

I Gold, le Sacerdotesse e gli Apprendisti davano loro le spalle, stretti a formare un cerchio umano; Dick fu il primo a muoversi verso di loro, come se in realtà gli interessasse solo andar via al più presta, ed alle ragazze dietro di lui non restò altro da fare che seguirlo, sforzandosi di distogliere lo sguardo dal paesaggio desolato.

Avvertendo la presenza del quartetto, Aioria si voltò per guardarli, parandosi dinnanzi a loro e bloccando la strada; lo svizzero ne approfittò per posare a terra Ashanti, che sembrava abbastanza in forze per riuscire a stare in piedi da sola.
"Forse è meglio se non vi avvicinate..." disse Leo con voce neutra, mentre dietro di lui gli altri si scostavano appena per poter permettere loro di passare se l'avessero voluto. "Questa volta, gli attacchi del Cavaliere del Vento ci hanno colto di sorpresa."
Non capendo il motivo per cui Dick, alla vista di ciò che gli si era presentato davanti, si era irrigidito, Irzule lo scostò con il gomito, passandogli davanti e raggiungendo il centro di quel cerchio umano.
All'inizio non riuscì a focalizzare bene la scena: la sua attenzione si posò su Kèril, addormentato e steso sul terreno assieme ad Attila e ad altri due ragazzi; Shaina, inginocchiata vicino a loro, aveva il viso rivolto a terra ed i capelli le coprivano gli occhi, lasciando scoperti però dei rivoli di sangue che le colavano lungo volto goccia per goccia.
Poi, all'improvviso, uno strano gelo le strinse le viscere, immobilizzandola sul posto: i corpi del ragazzi erano martoriati ed alcuni dei loro arti avevano assunto una posizione anomala.
L'asiatica si avvicinò ed allungò le dita tremanti verso il viso di Kèril, posandogliele sulla fronte con fare delicato.
Sta solo dormendo... si disse, scostandogli la frangia con dolcezza, ma quando avvertì il gelo di quella pelle, ritirò le dita con un gesto brusco e balzò in piedi il più lontano possibile; il suo cuore perse un battito quando si accorse che il greco, nonostante l'espressione atona del volto, non respirava più.
La cruda realtà la colpì allo stomaco, smorzandole il fiato e facendole girare la testa; le sembrava di non riuscire a sentire nulla, se non un ronzio confuso e continuo nelle sue orecchie. E la rabbia, la furia più cieca.


"Volevo chiederti di proteggerlo..."
"D'accordo."


"DANNATA!"
Irzule alzò la testa di scatto e Cris fece appena in tempo a bloccarla per le spalle prima che potesse saltare addosso ad Ophiucus; l'asiatica si dimenava con tutta la sua forza, incontrollabile, tanto che Linx faticò a mantenere la presa.
"AVEVI PROMESSO!" sbraitava, tentando di liberarsi. "SEI SOLO UNA BUGIARDA!"
Shaina non accennava a risponderle, si limitava ad accarezzarsi le spalle come una bambina che aveva freddo; dietro di lei, Marin fece per intervenire ed aiutare Ophiucus, ma Camus la fermò con il braccio.
Cris, intanto, stava già mostrando segni di cedimento. "Calmati, per favore." mormorò, a denti stretti; l'asiatica non le diede ascolto, ma la sua voce, ora, era smorzata a forza di trattenere le lacrime.
"Dì qualcosa, almeno... tenta di giustificarti.."
"Mi dispiace."
Solo allora Shaina si degnò di mostrare completamente il volto, scoprendo l'origine della ferita da cui sgorgava il sangue che le stava sporcando i vestiti; Cris si sentì raggelare quando si accorse che era l'occhio sinistro della Sacerdotessa a sanguinare copiosamente, nonostante lei lo tenesse chiuso.
"Mi dispiace... Io... ci ho provato..."

Mio Dio...

Irzule smise di agitarsi, sentendo improvvisamente le forze mancarle; la presa di Linx si allentò e lei cadde in ginocchio, completamente svuotata e lasciando che le lacrime, stavolta, le rigassero il volto. "Dannazione..." singhiozzò, sferrando un debole pugno per terra.
Ashanti chiuse gli occhi, tentando di allontanare dalla propria mente quell'immagine; si sentiva vuota, incapace perfino di stare in piedi, e forse fu per questo che faticò a reagire quando sentì qualcuno strattonarla violentemente per il braccio.
Restò stupita quando, alzando il volto, si ritrovò ad incrociare lo sguardo severo di Shura, giunto da poco in quel luogo.
"Alla fine avevo ragione io, Nasser." disse solo, senza allentare la presa ferrea. "Athena ti attende per il processo."

 

ab

 

Da tempo ormai il Santuario era stato luogo di pace e devozione, in seguito alle terribili guerre che erano state intraprese dai Sacri Guerrieri di Athena; in quel luogo, ammirato e forse anche temuto dai più, non vi erano più stati traditori ed il numero dei cavalieri giustiziati era sceso in breve a zero.
Forse era per questo che persino i Gold Saint, ora riuniti nella Tredicesima e disposti ai lati della sala, parevano alquanto fuori luogo in quel processo.
Shaina dell'Ophiucus era stata portata d'urgenza all'Ospedale di Atene scortata dalle Sacerdotesse sue compagne, June di Chamaeleon e Marin di Eagle; gli Apprendisti erano stati allontanati, costretti a seppellire i propri compagni nel cimitero che ormai vantava un gran numero di tombe, e fu concesso di restare solo al Silver Saint di Linx.
In fondo alla sala, seduta sul magnifico trono che sembrava torreggiare sugli astanti, Lady Saori impugnava nervosamente lo scettro di Nike, ostentando una sicurezza che di certo non aveva; il Gran Sacerdote, in piedi alla sua destra, stava immobile come una statua di marmo, ad occhi chiusi e con le braccia incrociate, attendendo che anche quel lieve mormorio di voci si spegnesse.
"Ashanti Nasser." chiamò dunque con tono calmo, lasciando che le sue parole riecheggiassero per la grande sala; fermatasi tra Milo e Kanon, Cris volse lo sguardo verso l'imputata, stringendosi le spalle con fare impotente.
L'egiziana si trovava dall'altra parte della sala, in mezzo a Shura ed Aphrodite; tremava appena nello sforzo di stare in piedi e non osava alzare il viso da terra, evitando così di incrociare gli sguardi degli astanti. Si fece avanti, trascinando i piedi e fermandosi al centro della sala.

"Io..." iniziò, una volta trovata la forza per guardare apertamente Saori; le parole le morirono in gola e si ritrovò a riabbassare nuovamente la testa, stringendo le mani a pugno. Fu la reincarnazione di Athena a parlare al posto suo.
"Sei accusata di aver informato i nemici della vostra posizione e quindi di essere responsabile della morte di altri quattro Apprendisti." fece una pausa, stupendosi appena del tono duro e freddo che aveva usato. "La legge del Santuario prevede la pena di morte per alto tradimento, ma in questo caso la tua pena sarà ridotta."
Shura lanciò un'occhiata a Kanon, furioso: era stato lui ad insistere affinché non giustiziassero la ragazza ed infine era riuscito a convincere la Dea.
"Nonostante questo..." riprese la Dea, con voce più sicura. "...io, Saori Kido, ti dichiaro bandita dal Grande Tempio; un tuo eventuale ritorno potrà essere preso in considerazione soltanto quando riterremo il tempo della tua condanna sufficiente."
Ashanti non alzò la testa, posando lo sguardo sui due bracciali di metallo che le avevano fatto mettere appena tornata al Santuario; Aries, accortosi di quel gesto, prese parola.
"Le origini dei tuoi poteri non siamo riusciti a comprenderle." disse, con fare distaccato. "Per quanto ne sappiamo, essi potrebbero accrescere la tua forza oppure anche ritorcersi contro; in questo caso, sono molte le probabilità che il colpo risulti fatale. Quei bracciali bloccheranno il flusso di energia, in modo che tu non abbia più sbalzi tremendi, ma lasceranno libero il tuo potere in caso di pericolo."
Da come Mur descriveva quei monili, Cris si ritrovò a paragonarli ai Cloth stessi, che erano capaci di raggiungere il legittimo proprietario nei momenti di difficoltà; si chiese se il Gran Sacerdote non avesse utilizzato parti di vecchie armature per realizzarli, ma prima che potesse chiedere ciò a Milo, Saori parlò di nuovo.

"Sarai esiliata in una caverna del monte Parnaso, al riparo dagli sguardi indiscreti degli abitanti di Delfi. Così è stato deciso."

Ashanti non disse nulla in sua difesa, nemmeno quando sentì i due Gold dietro di lei prenderla per le spalle e trascinarla via, verso il portone; l'unica cosa che fece fu voltarsi verso Kanon, guardandolo con fare supplichevole.
Aiutami.

Ma lui scosse la testa, distogliendo lo sguardo. "Non posso fare più di così." le mormorò, sottovoce, prima di voltarle le spalle.
Dietro di lui, la ragazza sparì dalla vista dei Gold senza opporre altra resistenza ed il portone della Tredicesima, infine, si chiuse.


 

 

 

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Capitolo 18
*** Verità Rivelate - Prima parte ***


Nuova pagina 1

Santo cielo, possibile che io sia sempre di fretta? =_=; sono proprio un caso disperato...
Salve a tutti! Vi ricordate di me, vero? ^^?

Chiedo umilmente scusa se nello scorso capitolo non ho fatto un accenno ai ringraziamenti per le vostre recensioni, ma ormai dovreste aver capito che sono un'imbranata cosmica... Sappiate che se continuo ad andare avanti è solo grazie alle vostre recensioni, siete sempre così cari con me, non me lo merito!
Questo capitolo risulterà meno movimentato per quanto riguarda il punto di vista "guerra, sangue, morte&distruzione", ma non rivelerà proprio tutto, dato che non ho avuto il tempo di scrivere di più (anche se scommetto che avrete capito tutti come andrà a finire T_T mannaggia, sono troppo prevedibile...)
Non potrò aggiornare per 20 giorni, dato che sarò in Irlanda (*_*), ma al mio ritorno mi metterò d'impegno per ultimare questa fanfic ormai agli sgoccioli.

Che dire? Spero che vi possiate godere il capitolo e che vi divertiate durante le vacanze!
Un bacio ed un abbraccio a tutti voi!

Dafne

 

 

"Shaina?"

La pioggia, battente, rendeva quelle parole quasi ovattate; seduta sugli scalini di marmo del Santuario, la ragazza voltò indietro il capo per cercare l'origine di quella voce.
"Camus..." mormorò, atona, per poi tornare a fissare un punto indefinito nel cielo plumbeo: non pioveva più così forte da tanto tempo in quel luogo e l'evento, invece di alleggerire i cuori dei Cavalieri, li appesantiva in maniera eccessiva.
Aquarius si avvicinò di poco, ignorando l'acqua che si infilava ovunque, inzuppandolo; i suoi passi, nonostante lo scroscio della pioggia, risuonavano appena esitanti, timororsi.
La voce di Shaina risultò flebile alle sue orecchie. "Marin te l'ha detto? Fino a poco fa c'era lei con me..."

Levò la mano destra, pallida, posando le dita esili sulla fasciatura che le copriva l'occhio sinistro e buona parte della testa.
"Sì." disse Camus, senza guardarla e limitandosi a sedersi vicino alla ragazza.
"Non ho bisogno della tua pietà, nobile Aquarius." sbottò lei, senza comunque fermarlo. "Perciò, se sei venuto fin qui solo perché spinto dalla compassione, puoi anche muovere il tuo di dietro e tornartene a casa."
Il Gold scosse appena la testa, fissando lo sguardo sulle proprie mani: si aspettava una reazione del genere.
"Ero preoccupato."

Shaina sobbalzò appena a quelle parole, restando in silenzio e pensando di aver capito male; poi, stringendosi le spalle, si concesse una risata priva di allegria.
"Preoccupato per cosa? Per il fatto che ho perso l'uso dell'occhio sinistro?"
"Sì, ma non solo..."
Lei si rabbuiò. "E allora per cosa ti sei preoccupato?"
"Per te."

In un altro momento, Ophiucus si sarebbe voltata verso di lui aspettandosi un "Pesce D'aprile" accompagnato da una pernacchia: Camus dell'Acquario preoccupato per qualcuno era la barzelletta del secolo! Se poi ci aggiungiamo che era in pensiero per lei, allora sarebbe stata costretta a chiamare immediatamente uno psicanalista.
Invece, sorprendendo persino se stessa, la Sacerdotessa si limitò a piegare le labbra in un sorriso vuoto. "Non ne vedo il motivo, dato che sto benissimo."
"Shaina..."
"In fondo ci dovrei essere abituata, no? Voglio dire, come dici tu, i Saint sono più simili a macchine da guerra che ad umani e le macchine non dovrebbero provare sentimenti."
"Shaina."
"Non è successo nulla di così sconvolgente, quegli Apprendisti sapevano a cosa andavano incontro."
"Shaina!" la chiamò per la terza volta lui, spazientito, posandole le mani sulle spalle e scuotendola. "Smettila con questa cavolo di recita, è inutile che fingi!"

Lasciò subito la presa quando si accorse che la ragazza non aveva minimamente reagito alla scrollata, anzi, sembrava che non se ne fosse manco accorta; continuava a guardarlo con l'occhio destro appena offuscato, mentre il sorriso vuoto non abbandonava il suo volto.
Una marionetta dai fili rotti... si ritrovò a pensare ed una morsa dolorosa gli strinse lo stomaco senza che lui ne capisse il motivo.
"Inutile?" ripeté invece Shaina, annuendo appena. "Sì, forse è così... Io sono inutile."

Si guardò i palmi delle mani, senza realmente vederli. "Non sono stata capace di salvare nemmeno un allievo che avevo preso sotto la mia protezione..."
"Non essere così dura con te stessa, nemmeno noi ci siamo riuscit-"
"MALEDIZIONE, GLIEL'AVEVO PROMESSO!"

Ophiucus si prese la testa fra le mani, sgranando l'occhio destro fino all'inverosimile. "NON PASSA SECONDO SENZA CHE I VOLTI DI QUEI RAGAZZI MI MARTELLINO IN TESTA! NON CE LA FACCIO PIù, MI SEMBRA DI IMPAZZIRE!" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, ignorando lo scroscio della pioggia e stringendosi le spalle con tutta la forza che aveva; le unghie, al loro passare, lasciavano scie rossastre sulla pelle. "Non ce la faccio..." ripeté, con voce più roca, mentre il suo sguardo si offuscava di nuovo.
Forse fu per quello che all'inizio non reagì quando Camus, levandosi il mantello bianco, le posò l'indumento sulla testa; rialzò appena la testa, voltandola verso il Cavaliere.
Lui alzò gli occhi verso il cielo, incurante della pioggia. "Piangi, Shaina." le disse, senza guardarla. "Piangi fino all'ultima lacrima, sfogati, e dopo torna ad essere la fiera Sacerdotessa che tutti noi conosciamo."
La ragazza si portò una mano dinnanzi alla bocca, sorpresa, per poi liberare un singhiozzo soffocato; posò la testa sulla spalla di Camus e pianse, stringendosi nel mantello bianco e lasciando che le sue lacrime si mescolassero alle gocce di pioggia.

Il temporale non perse la propria potenza durante la notte, tutt'altro, ma l'odore di terriccio non riusciva a coprire da solo l'alone di morte attorno al Grande Tempio: la resa dei conti sembrava essere vicina, ogni Cavaliere se lo sentiva nelle ossa, ma nessuno era in grado di reggere ancora per molto una situazione del genere.
Non erano pronti, come non lo erano mai stati nelle battaglie precedenti.

Kanon sospirò, staccandosi dalla superficie fredda del vetro della finestra; si sentiva spossato e non aveva neanche la forza di ragionare con calma.
A cosa sarebbe servito, poi?

Un rumore proveniente dalla sua stanza lo riscosse dolcemente dai suoi pensieri ed il Cavaliere si affacciò alla porta della propria camera, sbuffando sonoramente. "Nasser, finiscila di mettere a soqquadro la mia roba!"
La figura che gli dava le spalle sobbalzò, voltando il viso verso di lui; Gemini sembrò sorpreso di trovarsi di fronte Cristal invece dell'africana e volse lo sguardo attorno a sé, come per cercare qualcuno.
"Ma dov'è?"
Linx abbassò il volto divenuto improvvisamente triste e rimanendo in silenzio, tornando a dare le spalle al Saint; Kanon sembrò ricordarsi solo allora che l'egiziana era stata esiliata il giorno prima e si massaggiò le tempie con entrambe le mani: non aveva dormito granché bene e probabilmente la stanchezza gli stava giocando dei brutti scherzi.
"Ah, già..." mormorò, atono, appoggiandosi allo stipite della porta. "Scusami, Linx, mi ero scordato che anche tu vivevi qui."

Lei prese quelle parole come un velato rimprovero: durante gli ultimi mesi aveva passato pochissimo tempo nella Terza, preferendo rintanarsi da Marin e limitandosi a tornare nella Casa di Gemini solo per dormire e dove, ogni volta, trovava ad aspettarla o il proprietario stesso o Ashanti.
Scosse la testa, alzandosi lentamente. "Non preoccuparti..."
"Posso sapere perché sei ancora qui? Credevo che ti fossi trasferita di nuovo da Milo."

Era una semplice constatazione, ma il tono involontariamente duro che aveva usato ferì la Silver, che abbassò la testa dispiaciuta e portò le braccia dietro le schiena, nascondendo qualcosa; Kanon si coprì il volto con una mano, sospirando. "Scusa." borbottò, con voce lieve. "è solo che questa Casa è tornata dannatamente silenziosa..."
E io mi sento solo dovette ammettere a se stesso, preoccupandosi comunque di tacere codeste parole; Cris sorrise appena, portando le braccia avanti e porgendogli uno strano pacchetto.
"Sì, lo so. Questo è per te, da parte mia e di... Ashanti..." il tono allegro s'incrinò al nome della ragazza, ma Kanon fece finta di nulla; inarcò sorpreso il sopracciglio, allungando una mano ed afferrando il regalo.
"In realtà l'oca isterica te l'ha preparato mesi fa, non stava più nella pelle." confidò Linx, tornando per un attimo quella di sempre. "Ha messo persino da parte il suo orgoglio e mi ha chiesto di aiutarla per scegliere il regalo; in fondo, sarebbe stato il primo compleanno che avremmo festeggiato per un Gold Saint."

Gemini sussultò e per poco non fece cadere il pesante pacchetto. "Il mio compleanno?" ripeté, sorpreso, guardandola come se fosse un'aliena; lei annuì. "Ma come, te n'eri dimenticato? Ieri era il 30 Maggio!"
"E... perché...?"
"Beh, Ashanti diceva che sembravi sempre così triste ed imbronciato, voleva tirarti un po' su di morale... Abbiamo fatto male?" aggiunse, stavolta un po' timorosa accennando al regalo.

Il Cavaliere restò in silenzio, con la bocca appena aperta, poi scosse la testa. "No, no, anzi... Vi ringrazio molto... è solo che sarebbe il primo compleanno che festeggio dopo tanto tempo."
Non aggiunse altro e Cris non osò indagare oltre; si limitò a seguire Gemini, sedendosi sul bordo del letto accanto a lui ed osservandolo attentamente mentre scartava con cura il pacchetto.

"Oh..." fu l'unica cosa che riuscì a dire il Cavaliere, davvero colpito dal regalo che si ritrovò tra le mani: era un album di foto, la cui copertina sembrava decorata a mano con dei colori a tempera tendenti al blu; più che decorato, l'involucro del libro era pacciugato, dato il colore evidentemente steso a casaccio, ma lui lo trovò comunque molto bello.
"Non sai quanti bernoccoli mi ha procurato Milo quando gli ho rubato il suo album personale per avere questa foto." mormorò Cris, indicando la figura della prima pagina: vi erano tutti i Gold resuscitati da Athena, prima che iniziasse quell'assurda ed ennesima guerra ed era anche l'unica foto in cui vi era lui assieme ai Cavalieri d'Oro e non Saga.

Gemini iniziò a sfogliare il regalo, sempre più sorpreso: erano tutte foto in cui compariva, ma di cui fino ad allora non era a conoscenza; Cris gli spiegò che lei ed Ashanti gliele avevano fatte di nascosto, a turni, oppure quando il Cavaliere era ancora troppo assonnato per riuscire ad accorgersi di una macchina fotografica.

"Alla fine c'è una pagina bianca..." finì di dire Linx, prima di alzarsi. "Scusami, devo andare all'allenamento ora."
Kanon annuì, sorridendole appena. "Grazie ancora."
"Lo sai bene che non è me che devi ringraziare." rispose la Silver, prima di voltarsi e sparire dalla sua vista.
Gemini ascoltò i passi della ragazzina risuonare verso l'uscita, poi voltò l'ultima pagina dell'album di foto; a penna, l'elegante calligrafia di Ashanti recava un piccolo messaggio.

La mia vita è stata una raccolta di piccoli e rari momenti di felicità
e la maggior parte di questi frammenti, Kanon, me li hai regalati tu.
Perciò, ho voluto fare anch'io qualcosa di analogo per te,
per ringraziarti di tutto.
Buon Compleanno!

Ashanti Nasser

 

Poco prima di chiudersi il grande portone alle spalle, Cris fu quasi certa di aver udito uno sbuffo triste, appena accennato; scosse la testa, alzando lo sguardo verso l'alto.
"Non avrei mai pensato che potessi mancarmi pure tu, Ashanti. Persino il cielo sembra triste." borbottò, iniziando a scendere le scale e dirigendosi verso, fregandosene per una volta di guardare per terra dato che era sicura di non poter cadere.

Errore.

"Attenta!!"

Cris non fece in tempo a voltarsi, si ritrovò schiacciata contro gli scalini da un peso non molto leggero e poco ci mancò che si rompesse qualche osso.
"DICK!" urlò lei, riconoscendo lo svizzero e tentando di scollarselo subito. "MA PORCA MISERIA, STAI ATTENTO! MI HAI QUASI AMMAZZATA!"
"Scusa!" fece lui, tappandosi le orecchie e rialzandosi a stento. "Non è colpa mia se mi hanno scaraventato contro di te!"

Linx si tirò a sedere, massaggiandosi il collo e ringraziando di essere ancora tutta intera; l'altro le offrì una mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei la scostò in malo modo, sbuffando con fare seccato.
"Che maleducata." sibilò Dick, facendo spallucce e voltandosi verso l'avversario con cui era occupato poco prima. "Mi sa che non ci posso far nulla, hai vinto tu."

Da sotto il manto grigio e spesso formato dalle gocce di pioggia, Irzule gli lanciò uno sguardo vuoto, annuendo semplicemente. "D'accordo, vado a riposarmi." disse, iniziando a camminare a passi lenti verso di lui e massaggiandosi il polso; a Cris sembrò passata un'eternità quando l'asiatica li raggiunse e li superò, sparendo senza un minimo cenno di saluto.
"Non si è ancora ripresa dallo shock." commentò Dick, con tono pensieroso. "Lei e Kéril dovevano essere molto uniti..."
"Nessuno è rimasto indifferente, scemo!"
"Proprio non riesci a essere gentile con me, eh?"
"Ma se sei stato tu a renderti antipatico la seconda volta che ci siamo visti! E poi che pretendi, fai sempre lo sbruffone solo perché il nostro scontro è risultato pari nonostante io sia una Silver e tu no e durante la scorsa lotta non ti sei nemmeno degnato di usare il tuo potere per salvare Ashanti... Ehi, mi stai ascoltando??"

Ma lui sembrava avere la testa da tutt'altra parte: teneva gli occhi fissi sul bordo del campo dell'allenamento, assumendo stranamente una posizione di attacco; Cris seguì il suo sguardo, ritrovandosi a socchiudere gli occhi per tentare di scorgere qualcosa nonostante l'acquazzone.

In realtà era alquanto scettica al pensiero che i nemici attaccassero proprio quel giorno, ma lo svizzero sembrava davvero preoccupato e lei non fu da meno quando riuscì a scorgere un'ombra apparire e sparire con una velocità impressionante.
"Dannazione." sibilò, non appena vide Dick scattare ed inseguire la figura; senza esitare oltre gettò un'occhiata alle proprie spalle ed iniziò a correre dietro lo svizzero, sebbene uno strano dubbio s'insinuasse nella sua mente.
Qui c'è qualcosa che non mi convince...

 

"Sembra che la situazione ti stia sfuggendo di mano, caro Mur..."
La voce flebile ed un pochino isterica di Elise sembrò non scuotere il Gran Sacerdote, appoggiato al tavolo ed intento a sfogliare un enorme libro; se alzò la testa verso di lei fu solo perché la ragazza, per una volta, non gli aveva affibbiato alcun nomignolo antipatico.
"Voglio essere certo di non aver mandato a morire una persona innocente, nonostante avesse tutte le prove contro." mormorò, alludendo ad Ashanti, riabbassando lo sguardo sul volume che aveva davanti: era il libro che Milo era riuscito a salvare durante il primo attacco, "Zoroastrismo e religioni antiche", e durante tutti quei mesi passati Aries non aveva fatto altro che fare ricerche per tentare di scoprire qualcosa.
Inutile dire che era riuscito a scoprire ben poco sui loro nemici.

"Mi spiace non poterti essere d'aiuto." disse lei tutt'a un tratto, sospirando. "Tu mi stai insegnando così tanto sulla psicocinesi e io..."
"Lascia stare... Sai meglio di me che, anche se vuoi divenire un'Apprendista, nelle tue condizioni ti sarà impossibile."
"Ti stai riferendo alle mie gambe, per caso?"

Mur chiuse per un attimo gli occhi, voltando il viso verso la mora. "Elise, se ti ho insegnato quelle cose e ti ho presa come mia allieva è solo perché volevo che imparassi a difenderti; in guerra non si può mai sapere."

Detto questo, tornò a dedicarsi al libro come se niente fosse; Elise si portò la mano destra dinanzi al viso, osservando l'anello d'argento che Cris le aveva regalato a Natale. "Posso chiederti come mai non mi hai chiesto nulla?"
"Riguardo a cosa?"
"A come facevo a sapere la tua identità, quando ci siamo incontrati in ospedale."

Mur non fece una piega, continuando a scribacchiare qualcosa. "Probabilmente è stata Linx a parlarti del Santuario e di tutto il resto."
"Sei acuto."
"Ne dubitavi?"

La ragazza mosse la sedia a rotelle, posizionandosi al suo fianco. "In realtà, lei mi ha raccontato davvero poco... La verità è che ho fatto un sogno.. premonitore, diciamo."
Mur inarcò un sopracciglio, scettico, e lei si affrettò a correggersi. "Non era proprio un sogno... Forse più una visione."
"Elise..."
"Ah no!" esclamò lei, interrompendolo. "Lo so cosa vuoi dire! Secondo te, certe cose dette da una persona come me non possono essere reali!"
"Una persona come te in che senso?"
"Pazza."

Calò di nuovo il silenzio, interrotto da un rombo di un tuono; Mur si decise a voltarsi del tutto verso la ragazza, lasciando il proprio lavoro sul tavolo.
"Senti..." disse, con la sua solita voce gentile. "Non sto dicendo che te lo sei inventato, non mi permetterei mai."
"Ah, ecco." L'invalida incrociò le braccia con un gesto delicato. "E allora cosa volevi dire?"
"Sai che una volta finita la guerra non potrai più stare con noi, vero?"

Il sorriso sulle labbra di lei svanì. "Come? E perché?"
"Perché il Santuario è un luogo di scontri, di battaglie, e solo i Cavalieri possono rimanervi."
"Ma io so difendermi! Me lo hai insegnato tu!"
Il Gran Sacerdote si passò una mano sul viso. "Elise, per quanto possa insegnarti a difenderti, non potresti mai eguagliare gli altri Apprendisti! Per un Saint, il minimo impedimento potrebbe essere una condanna a morte!"
"Tsk, a quanto pare, comunque lo si rigiri, il discorso è sempre quello."

Sembrava arrabbiata, mentre con la sedia a rotelle si allontanava dal Gold; Aries scosse la testa.
"Per favore, cerca di capire! Stai mettendo in gioco la tua vita! Nelle tue condizioni potresti fare ben poco."
Lei gli lanciò un'occhiataccia. "E allora, se sono così inutile, posso sapere perché hai accettato di farmi venire qui?"

Mur restò in silenzio, all'improvviso senza parole; effettivamente avrebbe potuto rifiutare quando la ragazza gli aveva proposto di farla venire al Santuario, ma era anche vero che non lo aveva fatto perché pensava potesse essere pericolosa.
Ed ora che, passati i mesi, si era rivelata del tutto innocua, allora perché non la mandava via?

"La verità..." mormorò lei, con voce roca. "...è che ti faccio pena."

Fu il silenzio del Gold a farle più male, tanto che abbassò la testa e prese a tormentarsi le mani, come una bambina; ci pensò un sonoro colpo contro il portone a risvegliare entrambi.

"Ci hai chiamato?" chiese Milo, apparsogli davanti e seguito da Shura, Marin, Shaka e da un meno socievole Kanon; Elise non disse nulla, limitandosi a scomparire dalla loro vista, mentre Aries sembrava stranamente sollevato nel vederli.
"Sì, amico mio. Gli altri?"
"June di Chamaeleon si è rifiutata di venire."

La voce del Saint della Vergine fece sobbalzare qualcuno, tanto che Capricorn si lasciò sfuggire un "Toh! Ha parlato!"
"Il motivo?" domandò Mur, lasciando perdere il commento di Shura; Shaka alzò le spalle con fare indifferente, guadagnandosi una strana occhiata severa da parte di Marin.
"Shaina di Ophiucus e Camus non li ho trovati: si vede che erano occupati."

Milo si voltò di scatto verso colui che aveva parlato -Kanon-, sgranando gli occhi. "Camus? Quel Camus? Occupato? Per Diana, allora la primavera è sbocciata anche per lui!"
"Siamo in estate caro mio, e poi si può sapere perché devi sempre pensare male?" lo rimproverò Gemini, mentre gli altri scuotevano la testa e sospiravano stancamente; Scorpio sbuffò, guardandoli male.
"Piano con l'entusiasmo, ragazzi... e io che vi volevo tirare su di morale..."
"Aioria, Aldebaran e Aphrodite si stanno occupando degli Apprendisti rimasti." intervenne Marin, prima che qualcuno potesse strozzare il custode dell'Ottava Casa. "Il nobile Dauko, invece, è nella Tredicesima per parlare con Lady Saori."
Aries annuì, ringraziandola. "Vi ho chiamati poiché volevo rendervi partecipi di ciò che ho scoperto riguardo ai nostri avversari."
"E a cosa servirà?" domandò scocciato Shura, appoggiandosi al muro; Kanon lo guardò male.
"Conoscere i nemici contro cui dovremo scontrarci ci aiuterà a non farci cogliere impreparati, idiota!"
"Grazie della spiegazione, maestrina, anche se nell'ultimo attacco l'unico a farsi trovare impreparato eri tu!"
Marin alzò gli occhi al cielo, esasperata: da quando Ashanti era stata esiliata, i due Gold non facevano altro che provocarsi a vicenda, finendo per picchiarsi. "Uomini..." sbuffò, pronta a mettersi in mezzo per dividerli.

Fece appena in tempo a muoversi che qualcuno la precedette.

"ADESSO BASTA!"

Non fu il grido terribile seguito da un'esplosione di energia a far desistere i due litiganti dal venire alle mani, quanto il fatto che ad aver perso la pazienza, incredibile ma vero, era stato Mur.
"Finitela, non è così che risolveremo questa guerra, porca puttana!"

Ahi, il Gran Sacerdote che spara parolacce, qui si mette davvero male... 
fu l'unico pensiero degli astanti, che tornarono mansueti come agnellini; Aries riprese fiato, tornando alla solita pacatezza che lo contraddistingueva.
Raccolse il libro ed i vari fogli sparsi sul tavolo, dando per un attimo le spalle ai presenti. "Milo." chiamò, senza voltarsi. "Hai detto che questo libro l'hai trovato in Biblioteca?"
"Esatto." confermò Scorpio, confuso, senza capire dove il Gold volesse arrivare; iniziò a preoccuparsi quando quest'ultimo gli porse un foglio piegato in più parti.
"Questo è l'elenco dei testi in ordine crescente per il numero di scaffali dove erano riposti." spiegò, osservando con aria grave il compagno scorrere gli occhi sulla lista.
Milo impallidì.
"Ma... non c'è?!"

Gli altri si guardarono, senza capire; Mur riprese a parlare.
"Vi siete chiesti come mai il primo attacco è stato indirizzato proprio in Biblioteca?"
"Pensavamo che fosse per la presenza di Milo." rispose Marin, sconcertata; l'interpellato sbuffò sonoramente.
"Suvvia, non ci avrete creduto sul serio, spero! Chi mai vorrebbe uccidere una persona simpatica come me?"
"Io un'idea ce l'avrei..." sibilarono in coro Kanon e Shura, prima di voltare lo sguardo ognuno in una direzione diversa; Scorpio intuì che tentare di risollevare il morale ai compagni era una causa persa.
"L'ipotesi che ho formulato io è azzardata..." riprese il Gran Sacerdote. "...ma potrebbe anche reggere."
Shaka prese parola, avanzando di pochi passi verso di lui. "Secondo te, il libro apparteneva alla spia?" chiese, con voce pacata; a quelle parole, Shura si staccò dal muro.
"Impossibile!" esclamò, confuso. "A cosa sarebbe servito lasciare un libro del genere in Biblioteca, con il rischio che qualcuno di noi potesse trovarlo ed ottenere così informazioni importanti, come è invece successo?"
"Beh, è possibile che non volesse lasciarlo lì; è per questo che, quando Milo ha trovato il libro, quei cavalieri hanno distrutto tutto cercando di assassinare anche lui!"
"Ma Marin, continua a non avere senso! Perché portarlo lì, con il rischio che correva?"

La Sacerdotessa si strinse le spalle, senza guardarlo. "Non saprei..."
"Comunque sia, se ciò che pensa Mur è la verità... allora è un guaio."
Shura spostò lo sguardo interrogativo su Milo, senza capire il significato delle sue parole; Scorpio volse la testa verso di lui, senza la minima traccia di allegria in volto.
"Ashanti non era ancora arrivata qui durante il primo attacco... Vuol dire che abbiamo condannato la persona sbagliata."

 


Cris si lasciò scappare uno sbuffo d'impazienza quando il suo compagno d'eccezione si fermò per l'ennesima volta in mezzo alla strada di un villaggio abbandonato, controllando se stavano andando nella direzione giusta.
"Insomma, Dick, che diavolo ti succede?" sbottò, tentando di farsi sentire nonostante la pioggia. "Continuando così non raggiungeremo mai chi ci stava spiando!"
"Perdonami, ma con tutta quest'acqua non si vede praticamente nulla."
Lei sbuffò, tentando di scostarsi i capelli bagnati dal volto. "E porca miseria, perché diavolo non smette di piovere???" strillò, in preda ad un attacco di isteria.
Lo svizzero stava per rispondere, quando l'ombra che stavano inseguendo ricomparve per un attimo davanti ai loro occhi; ricominciò ad inseguirla senza esitar e Cris gli fu subito accanto.
"Potrebbe essere una trappola!" disse, continuano a correre. "Torniamo indietro ed informiamo i Gold! Non ti sembra che voglia a tutti i costi che la seguiamo?"
"Sciocchezze!" ribatté lui, aumentando la velocità; la figura davanti a loro svoltò a destra, entrando in un vicolo stretto e sparendo dalla loro vista.
Linx si fermò, dubbiosa, mentre scrutava il capanno di legno abbandonato che le si presentava davanti; Dick fu subito dietro di lei.
"Perfetto!" esclamò, superando la ragazza e mettendo una mano sulla maniglia. "Quella spia è in trappola!"
Lei si affrettò ad immobilizzargli il braccio. "Ma sei fuori? Mi sembra ovvio che sia un'imboscata e tu ci vai dritto dentro?"
"Tu guardi troppi film..."
"Si può sapere che diavolo ti prende oggi? Sei strano! E non alludo solo al tuo comportamento..."
Come per sottolineare ciò che aveva detto, Cris posò lo sguardo sull'arto del compagno intrappolato nella sua stretta; aveva una strana consistenza, come se potesse svanire da un momento all'altro.  
Dick si liberò dalla presa della Silver con uno strattone, irritato. "Sto benissimo! E adesso levati!"

Scostò la porta di legno con un gesto brusco e si addentrò all'interno senza più degnare l'amica di uno sguardo; Cris avrebbe preferito rimanere fuori, ma il timore che potesse succedere qualcosa all'Apprendista -nonostante se lo meritasse- la spinse a seguirlo.
La porta dietro di loro si chiuse, lasciandoli nella più completa oscurità; il rumore della pioggia era accompagnato da uno scricchiolio di legno proveniente dall'alto, ma non sentirono altro.
"Ora possiamo uscire?" sbottò Cristal, tentando di scorgere la figura dello svizzero nel buio; lui non rispose, ma mosse qualche passo in avanti.

Linz non ebbe il tempo di riuscire ad abituare gli occhi all'oscurità che un lieve rumore la fece voltare di scatto. Qualcosa di duro e metallico la colpì alla guancia, scaraventandola a terra.
"Lo sapevo!" esclamò lei, rialzandosi dal pavimento polveroso. "Dick, se usciamo vivi da qui me la paghi cara!!"
Una voce fredda e femminile le arrivò alle spalle, facendola sussultare.
"Taci..."

La Silver riuscì a schivare dei pugni basandosi solo sullo spostamento dell'aria, ma non poté evitare un calcio all'altezza dello stomaco che la buttò contro qualcosa di duro e spigoloso.
Casse di legno... constatò la ragazzina, dolorante.
Tese le orecchie, attendendo di percepire anche il minimo rumore; la luce grigia e tetra presente di fuori filtrava appena da sotto la porta e la Silver riuscì a notare una sagoma in piedi, a poca distanza da lei.
Prima che la sconosciuta potesse colpirla di nuovo, Cris spiccò un balzo in avanti, alla cieca, finendo contro l'avversaria; quella si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa non appena finì a terra e Linx ne approfittò per trovarle il collo e stringerglielo con entrambe le mani.

"Non so chi tu sia, ma non ti trovo molto simpatica dato il caloroso benvenuto..." sibilò, sentendo le unghie della nemica penetrarle nei polsi; era difficile mantenere la presa, dato che quella si dimenava come un'anguilla, ma la Saint sembrava non intenzionata a cedere.

Tutt'a un tratto la stanza venne illuminata bruscamente, tanto che la luce ferì gli occhi della ragazzina per un istante; la sconosciuta doveva averne approfittato, anche perché sentì le mani della sua rivale stringersi attorno ai suoi polsi, distanziandoli con un gesto secco e liberandosi.
"Ce ne hai messo di tempo, idiota." tossì quella, scrollandosi di dosso la Silver e puntando lo sguardo verso il fondo della stanza.

Cris si alzò a fatica, alzando la testa per riuscire a guardare in volto la sua avversaria: aveva i capelli lunghi, castani, che incorniciavano un viso ancora giovane a differenza di quanto dimostravano le profonde rughe sulla sua fronte; gli occhi color carbone la fissavano con sufficienza e forse anche con un piccolo istinto assassino.
"Mio Dio..." mormorò Linx, strabuzzando gli occhi. "Il Cavaliere del Fuoco!"

La donna sorrise in modo maligno, scoppiando a ridere. "Cielo, non pensavo di essere così famosa!"
"Finiscila di fare la cretina." le ordinò perentoria una voce metallica, evidentemente camuffata da un apparecchio.

Cristal scattò in piedi, voltando lo sguardo intorno a lei; alle sue spalle, Dick avevo la testa bassa e i suoi movimenti erano ostacolati da delle corde che gli avvolgevano il corpo; affianco a lui, un altro Cavaliere a lei molto famigliare e con l'armatura viola la guardava divertito, incrociando le braccia al petto.
"Toh, c'è anche il tizio del Vento..." sbuffò, mettendosi in posizione di difesa. "Devo prendere a calci in culo anche te?"
Le parole crude non nascosero del tutto il suo tono incerto e lei si morse segretamente il labbro quando l'interpellato scoppiò a ridere.

"Andiamo Cristal... Dovresti sapere meglio di me che non hai speranze in battaglia."
"Tu come fai a sapere come mi chiamo??"

Il Cavaliere sospirò, portando entrambe le mani ai lati dell'elmo che gli copriva la testa. "Pensavo fossi più sveglia, sai?"

Se Cris all'inizio era spaventata, quando lui si tolse quella protezione, rivelando il proprio volto, il terrore s'impossessò della ragazzina, impedendole ogni movimento.
Si limitò a tremare vistosamente, sillabando il nome del ragazzo che le stava davanti.

"... Dick?"

 


 

                           

 

 

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Capitolo 19
*** Verità rivelate - Seconda Parte ***


L

I vostri commenti mi emozionano sempre, grazie di cuore per seguire questa storia T_T Un bacio enorme a Rue Meridian, Engel, Ika92, Killkenny (c'è una città irlandese simile al tuo nick), picciottina65, Synnovea -che mi segue dai primi capitoli, grazie!- ed infine a Natsuki Uzumaki!
L'Irlanda è stupenda *_*
Tutto quel verde ed i paesaggi che sembrano incontaminati nonostante le case la rendono unica! Mi ci trasferirei per sempre, sembra una favola (e anche la birra scura, la Guinness, lo è XD)

Oddio, parlo come un'invasata...

 

 

Sembrava passata un'eternità da quando era caduta in quella trappola, eppure Cris non accennava a muovere neanche un muscolo, eccezion fatta per gli occhi che vagavano dalla figura legata che aveva creduto Dick ed il Cavaliere del Vento.
"Beh?" fece quest'ultimo, sbuffando appena. "Si può sapere che c'è?"
Lei alzò le spalle. "Nulla, se non contiamo il fatto che sei una spia, un traditore e un assassino. E che ci vedo doppio."

Il Cavaliere voltò la testa verso il suo gemello, fingendosi sorpreso. "Oh, già... Me ne stavo dimenticando."
Uno schiocco di dita ed il ragazzo imbavagliato svanì nel nulla, lasciando dietro di sè un accenno di vapore; Linx si morse le labbra fino a farle sanguinare e se non le avesse già prese dal Cavaliere del Fuoco avrebbe volentieri preso a testate il muro per essere stata così stupida.
"Ma certo..." sibilò, rialzandosi da terra. "Ecco perché, durante l'ultima battaglia, non avevi la benché minima traccia di sangue: non c'eri davvero tu con Ashanti, ma una tua copia."

E le illusioni non sanguinano.

Qualcosa si fece prepotentemente strada nella sua mente, facendole girare la testa; si appoggiò sulle ginocchia, respirando appena a causa dell'affanno.

Ecco perché non aveva ancora un Cloth, ecco perché non mostrava mai il proprio Cosmo.

"Tu avevi paura di farti scoprire."

Dick incrociò le braccia al petto, mentre uno strano sorriso d'orgoglio gli delineò le labbra. "Ovvio, sarebbe stato sconveniente farmi ammazzare per piccole sottigliezze. Tutto doveva essere perfetto, tutto era una recita per mascherare le mie intenzioni."

Un attore sul palcoscenico non fa altro che ripetere il proprio copione a memoria, qualunque parte gli sia capitata.

"Io ho attaccato il Grande Tempio con gli altri Cavaliere nella notte di Natale, lasciando una mia copia tra gli Apprendisti per evitare di destare sospetti." gli occhi gli luccicavano mentre parlava, più simili a quelli di un bimbo che a quelli di un pazzo; iniziò ad avvicinarsi a Linx, continuando a parlare. "Io ho creato la copia del Cavaliere della Terra mio compagno, la sera in cui tu ed Ashanti siete state attaccate. Ed ancora io, come hai già sottolineato tu, ho attaccato Kéril e gli altri, mentre la mia illusione fingeva di aiutare te e Nasser."
Cris indietreggiò fino al muro, disgustata. "Ecco come i Cavalieri nemici sapevano del campeggio, nonostante al Santuario fosse rimasta la copia illusori di Ashanti."
"Mi sorprende che tu ci sia arrivata solo adesso."
"Non fare tanto lo spiritoso, ti ricordo che mi hai quasi uccisa durante il nostro primo scontro!"

Stavolta lui non disse nulla, come se non capisse di cosa la ragazzina stesse parlando; poi, socchiudendo gli occhi con fare annoiato, reclinò appena la testa da una parte.
"Ah, sì, Menfi... Me ne ero quasi dimenticato... Non dire che non hai notato la differenza tra quel Cavaliere e me, insomma, era grosso quanto un armadio a due ante!"
Lei inarcò un sopracciglio, sospettosa. "Chi sarebbe questo Menfi?"

Era una domanda stupida, lo sapeva, eppure era l'unica cosa venutale in mente per farle prendere tempo: non era tanto il fatto di aver scoperto che Dick era una spia a renderla inquieta, fin dall'inizio aveva sospettato di lui benché i suoi trucchetti l'avessero portata a credere di essersi sbagliata, quanto il comportamento del ragazzo e del Cavaliere del Fuoco.

Perché non mi attaccano invece di stare fermi?

"Menfi è stato il Cavaliere del Vento poco prima che venissi io; ma non ti preoccupare, è stato punito per averti ferita... Noir non perdona chi disobbedisce agli ordini."

Cris si sforzava di capire le parole dello svizzero, ma continuava a perdere il filo del discorso: chi diavolo era questo Noir adesso?
Un altro ricordo riaffiorò nella sua mente mentre Dick, ormai, si era avvicinato tanto da poterla guardare dritta negli occhi.

Noir non è contento di ciò che hai fatto... le aveva detto Menfi durante il primo attacco al Grande Tempio, quando l'aveva scambiata per Axis ed era quasi riuscito ad ucciderla.
"Tsk, non dirmi che ora non sai chi sia Noir." fece il Cavaliere del Vento, in tono melodrammatico, volgendo il capo dietro di sé. "Eppure dovresti ricordartelo, è uno dei peggiori ad inventare soprannomi."
"Taci, Dick, o potresti pentirtene." lo ammonì una voce matura, appena roca.

Un terzo Cavaliere giunse nella stanza, divenuta quasi stretta, e si fermò proprio al centro; sollevò minacciosamente la testa, lanciando occhiate assassine al compagno; Dick distolse la sua attenzione da Cris, portando le mani in avanti come per difendersi. "Eddai, stavo solo scherzando."

Ora è ufficiale, non ci capisco più un tubo...

Linx non pensò nemmeno ad approfittare della confusione per tentare di scappare, troppo sconvolta dal fatto che lo svizzero le stesse tranquillamente dando le spalle senza averla prima legata, con il rischio che lei potesse attaccarlo; osservò inerme il terzo componente togliersi l'elmo, rivelando il volto di un ragazzo dai tratti famigliari.

Non sembrò più in sè quando riconobbe Josh Black, il capo della banda di ladri a cui apparteneva un tempo nonché suo migliore amico; forse troppo terrorizzata o forse troppo sconvolta, l'unica cosa che riuscì a fare fu cadere in ginocchio, prendendosi la testa fra le mani.
La mente umana è così delicata che non riesce a reggere troppi shock tutti insieme ed il più delle volte qualcosa nell'equilibrio mentale si spezza; nel caso di Cris, il sottile filo dei pochi ricordi che aveva ed in cui riponeva speranza e certezza si ruppe, mandandola in crisi.

Dick si inginocchiò proprio davanti a lei, guardandola negli occhi. "Non dirmi che ancora non capisci..."
Alzò una mano per poterle accarezzare la testa, ma lei lo scostò bruscamente, iniziando a tremare forte; lo svizzero ritirò il braccio, addolcendo il tono e riducendo le parole in un sussurro. "Eppure, gli effetti dell'incantesimo che ti sei sparata addosso per perdere la memoria ormai dovrebbero essere quasi svaniti."

 

"Aspettate un momento!"

La voce di Shura, stranamente perentoria, calmò il sonoro borbottio che si era levato alle parole di Milo e fermò Kanon nell'atto di uscire dalla stanza; l'attenzione di Capricorn si concentrò proprio su quest'ultimo. "Dove pensi di andare?"
L'interpellato battè furioso un pugno contro il portone, guardando il compagno con fare rabbioso. "Sapevo che ti eri sbagliato fin dall'inizio, non avrei mai dovuto lasciarti condannare Nasser."
"Ciò che dice Mur è solo un'ipotesi, non ci sono altre prove che vadano a favore di Ashanti!" ribattè con serietà il Gold, quasi ringhiando; Shaka alzò una mano per intimare ad entrambi di calmarsi, prendendo dunque parola.
"Quella del Gran Sacerdote sarà anche un'ipotesi, ma non è da scartare." disse, con tranquillità. "Escludiamo per un momento la ragazza egiziana dalla lista dei sospetti e proviamo a pensare al primo attacco."

Non fosse stata una situazione d'emergenza, Milo si sarebbe volentieri messo a ridere: Virgo sembrava la versione più giovane di Jessica Fletcher.

"Beh..." fece Marin, con voce pensierosa. "A parte Nasser non si è aggiunto nessun altro al gruppo di Apprendisti  e se davvero la spia si nasconde tra di loro, allora la lista si accorcia parecchio."
"Visto anche quanti ne sono morti..." aggiunse Milo, cupo.
"Potrebbe essere anche uno di noi..."azzardò Shura, poco convinto; Scoprio lo guardò male.
"Testa di cazzo, ti pare che non ce ne saremmo accorti di avere un nostro compagno come avversario?" sibilò, velenoso. "E comunque non abbiamo prove contro nessuno degli Apprendisti. Ci siamo davvero illusi di avere la situazione sotto controllo."
A quelle parole, sia il Gran Sacerdote che Shaka si voltarono gravemente verso il Custode dell'Ottava Casa.
"Potresti ripetere?"
"Cosa? Testa di cazz-"
"No, non quella frase, l'altra." lo corresse in tempo Virgo, che poco sopportava la volgarità del Gold; Milo roteò gli occhi.
"Ho detto che ci siamo illusi-"

Qualcosa nella sua mente lo bloccò, lasciando la frase incompleta; Scorpio sgranò gli occhi, alzando la testa verso i due.

Illusione.

"...Dick!" finì Marin, sorpresa. "Come diavolo abbiamo fatto a non pensarci?"
Kanon strinse i denti. "Quel brutto bastardo figlio di-"
"Questo spiegherebbe come facesse la spia ad essere in due posti contemporaneamente." fece Mur, grave. "Ed anche come i nemici siano venuti a conoscenza del posto dove ci trovavamo l'ultima volta."
"Certo, è stato lui a suggerirci la trappola per i Cavalieri degli Elementi usando la copia illusoria di Ashanti..." Shura si massaggiò le tempie. "Invece la trappola era per noi e ci siamo finiti dritti dentro."
"Inoltre, stando a quello che mi ha detto Cris, la luce verde di Ashanti si è sprigionata dal suo corpo dopo che eravamo stati attaccati."
"E questo che vorrebbe dire?" domandò Milo, confuso.
Marin si voltò verso di lui, scuotendo la testa. "Che probabilmente la luce che emanava non era un segnale per i nemici... era una barriera di difesa." si strinse le spalle. "E noi abbiamo condannato davvero la persona sbagliata."

Ci fu un secco rumore di legno che cadeva a terra e si rompeva in mille pezzi, distogliendo gli astanti dai propri pensieri: Kanon aveva frantumato il tavolo con un pugno prima di precipitarsi verso l'uscita; Shura allungò una mano per tentare di afferrargli una spalla e fermarlo.
"Gemini, dannazione, non siamo ancora sicuri che-"

Non finì la frase, l'altro non gliene diede il tempo; voltandosi di scatto, Kanon tirò indietro il braccio destro e andò a colpire con un pugno il compagno che, impreparato, finì disteso a terra.
"Non provare più a fermarmi, ne ho abbastanza di questa situazione del cavolo!" esclamò Gemini, senza trattenersi oltre e sparendo alla vista degli astanti.

Shura non pensò più a fermarlo, ritenendosi già fortunato di non avere la mascella frantumata; Eagle si inginocchiò vicino a lui, aiutandolo ad alzarsi.
"Perché non hai detto questo particolare all'assemblea?" sbottò Capricorn, mezzo intontito; la Sacerdotessa lo freddò con lo sguardo.
"Perché, non potendovi partecipare, l'avevo già riferito a te prima di dover accompagnare Shaina all'ospedale; pare, però, che tu te lo sia dimenticato..."

Lui abbassò la testa, con aria colpevole, voltando le spalle ai compagni e dirigendosi verso il portone; Mur lo guardò con aria seria.
"Dove vai?"
"A buttarmi sul letto per farmi una dormita."

Milo lo vide chiudersi il portone alle spalle e scosse la testa, sospirando. "Bah, è troppo orgoglioso e testardo, ma credo che gli passerà."
"Ora che sappiamo chi è la spia possiamo dare l'allarme."
"Non ancora."

Sia Scorpio che Marin si voltarono verso Shaka, non capendo; lui si limitò ad alzare le spalle. "Pensate sia possibile che Dick abbia fatto tutto da solo? Avrà avuto sicuramente un complice, qualcuno che potesse indicare agli altri dove fosse Nasser quando lui non poteva."
Mur annuì, facendo scorrere lo sguardo sui propri appunti. "Secondo quanto scritto nel libro, Vayu, menzionato da uno dei nostri nemici durante i primi scontri, è il dio del Vento. Questa guerra è già scoppiata una volta, tempo fa, quando Atena si incarnò per la prima volta..."
"Frena!" saltò su Milo, a bocca aperta. "Che cosa significa questo? Pensavo che Atena ed i Cavalieri si sarebbero risvegliati solo quando il mondo si sarebbe ritrovato sull'orlo del collasso!"
"Si vede che non è la prima volta che questo mondo di merda va a rotoli..." fece una voce femminile alle sue spalle; Shaina era appena entrata nella sala con fare deciso, a passo di marcia, subito seguita da Camus.
Shaka sembrò sospirare. "Ti ringraziamo per la schiettezza, Ophiucus."
"Non c'è di che..."
Aquarius sentì su di sè lo sguardo di Scorpio farsi stranamente insistente; si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio. "Beh? Che mi sono perso?"
"Questo dovrei chiederlo io." fece l'altro, sorridendo con fare malizioso; Camus sospirò, scuotendo la testa.
"Non è come credi."
"Non siamo qua per divertirci." sbottò Shaina, sedendosi su una delle sedie rimaste ed appoggiando i piedi su un tavolino. "Che si dice? Dick escluso, ovviamente."
"E tu come fai a sapere di Dick?"
Shaina sorrise, distogliendo lo sguardo dalle proprie unghie. "Grazie a quel depresso di Shura, l'abbiamo incontrato poco fa con l'aria abbattuta... Tu sì che sai come fare sentire un uomo un autentico verme, Marin cara!"
"Mur ci stava spiegando che questa guerra Atena l'aveva già iniziata." s'intromise Milo, tornando serio; tutti gli astanti si voltarono verso il Gran Sacerdote, che si limitò ad annuire.
"Ho trovato vecchi documenti di cavalieri e Sacerdoti che hanno combattuto i nostri stessi nemici ma in un'altra Era, ben lontana dalla nostra... pare che i discepoli ed i servitori di Vayu e degli altri dei vestissero monili preziosi in cui era incastonata una pietra, con la quale il dio poteva percepire i loro spostamenti."

Un brivido freddo risalì lungo la schiena di Milo, che alzò la testa confuso: quelle parole sembravano avere qualcosa di tremendamente sbagliato.

"Più che dei veri Cavalieri si potevano considerare delle spie abituate a camuffare il proprio aspetto tramite unguenti per scurire la pelle, abiti larghi ed in seguito apparecchi metallici per rendere irriconoscibile la voce... Milo, ti senti bene?"
Scorpio era infatti sbiancato e la sua pelle era divenuta così chiara che si sarebbe potuto mimetizzare tranquillamente con il muro; Camus gli si avvicinò, preoccupato, mentre Shaina puntò l'occhio sano verso Marin: sembrava in qualche modo tesa.
"...erano..."
"Come?" fece Shaka, voltando il capo verso Milo; il Gold deglutì. "Mur... I Cavalieri erano solo spie?"
Aries lo guardò serio, iniziando a comprendere l'ombra del sospetto che pareva essersi impossessata della mente di Scorpio.
Sospirò, lasciando che per un attimo regnasse il silenzio in quella sala.
"No, amico mio... Fin dal principio, quei Cavalieri erano per lo più-"
"Bande di giovani ladri." finì per lui una voce metallica, alle loro spalle.

I fogli che Mur teneva in mano si sparsero sul pavimento, accompagnati dalla sedia sulla quale era seduta Shaina: i Cavalieri si erano alzati di scatto, puntando la loro attenzione verso la figura femminile che era appena apparsa di fronte a loro.
Cristal di Linx era lì, sorridendo con fare innocente ed avanzando con cautela. "Come mai così allarmati? Non siete felici di vedermi?"
"Non abbiamo avvertito il tuo Cosmo." sibilò Camus, facendosi avanti. "Come diavolo hai fatto ad intrufolarti nella stanza senza che noi ce ne accorgessimo?"
Lei non rispose, mentre il sorriso le spariva dalle labbra. "Pensavo di ricevere tutt'altra accoglienza." disse, fredda, alzando il polso all'altezza del viso per poter mostrare un fazzoletto bianco legato a mo' di bracciale. "Vengo in pace, Cavalieri..."
Aquarius puntò il dito verso di lei e dalla mano scaturì un Diamond Dust, prendendo la forma di un raggio biancastro; Cris non provò minimamente a scostarlo ed il colpo, con gran sorpresa di alcuni, la trapassò senza lasciarle il minimo graffio.
"Un'altra copia illusoria..." mormorò il Gold dell'Undicesima con poco entusiasmo; la ragazzina fece spallucce.
"Pare di sì, anche se non è un'illusione vera e propria... Dick aveva davvero poco tempo per crearne una decente, diciamo che questa è più un ologramma. Ecco perché non avete avvertito il mio Cosmo." Portò la mano destra all'altezza della bocca, serrando le dita attorno all'apparecchio metallico che le camuffava la voce e gettandolo a terra. "Comunque, non è questo il modo di rivolgersi ad un'Ambasciatrice, Gold Saint."
Camus levò nuovamente il braccio contro di lei, indifferente, ma stavolta venne fermato da Mur; il Gran Sacerdote scosse la testa, afferrandogli l'arto. "Ha ragione, secondo la nostra legge i messaggeri che vengono in pace non possono essere attaccati." voltò lo sguardo verso Linx, guardandola apertamente.
"C'è una cosa che non mi quadra, Cristal." disse, con voce ferma. "Sia io che Shaka possiamo leggere nella mente altrui, eppure nella tua non abbiamo mai trovato segni che ci potessero far sospettare di te. Per quanto riguarda Dick il problema non c'era, visto che era solo una copia illusoria, ma tu?"

Lei si accarezzò il braccio, tranquilla, riprendendo a sorridere. "Beh, arrivati a qesto punto direi che qualche spiegazione ve la devo." tossì appena, per schiarirsi la voce; poi, decisa, alzò la testa rivolgendo uno sguardo freddo ai presenti. "Sono divenuta Saint subito dopo essere entrata nella banda di ladri in cui sono cresciuta; mi sono allenata duramente solo per riuscire a seguire le orme di mia madre..." Le iridi ambrate si posarono su Camus, che non distolse lo sguardo. "...e soprattutto per riuscire a diventare tanto abile da vendicare il suo assassinio."
"Non sono io che l'ho uccisa, Cristal." fece Aquarius, in apparenza tranquillo, benché i pugni stretti mostrassero il contrario; lei socchiuse gli occhi, lanciandogli un'occhiata penetrante.
"Taci." sibilò. "Se davvero fossi stato innocente non avresti esitato a dirmi tutto."
Il Gold non ribatté, immobile, mentre lei rivolgeva di nuovo l'attenzione su Mur. "Tuttavia, per riuscire a compiere la mia vendetta non sarebbe stato saggio mettermi contro l'intero Santuario; Vayu ci ha ordinato di agire con cautela, iniziando ad eliminarvi uno per uno, ma ci ha messo in guardia anche sui vostri poteri."
"Così ti sei fatta passare per una Sacerdotessa che voleva divenire Maestra, mentre la copia di Dick ti guardava le spalle, pronto ad intervenire nel caso fossi stata nei guai." disse Shaka, avvicinandosi tanto da poter affiancare Mur; Linx annuì solo, senza lasciar trapelare alcun sentimento.
"Dato che Dick non aveva la forza necessaria per poter creare una mia perfetta copia come la sua, mi sparai addosso un incantesimo di memoria che rinchiudesse i ricordi sconvenienti in un angolino della mia mente, dove nemmeno le vostre abilità psichiche potevano arrivare." si concesse una breve risata priva di allegria, prendendo a giocare con una ciocca di capelli. "Ma l'incantesimo era difettoso ed io ancora inesperta, perciò mi sono perfino scordata dei miei compagni... Fortuna che gli effetti duravano soltanto un anno ed al momento giusto è arrivato Dick a portarmi via."

Shaina strinse le mani a pugno, rischiando di ferirsi i palmi con le unghie, mentre l'occhio buono non accennava a staccarsi da quella che fino a poco tempo prima aveva creduto sua amica.
Ci ha ingannati... Ci ha ingannati tutti!

"Perché?"

La voce di Milo, rimasto in disparte fino ad allora, risuonò vuota nella Sala; Cristal sobbalzò appena, stringendosi le spalle e posando lo sguardo a terra: non si era accorta della presenza del Gold.
"A causa tua e dei tuoi compagni sono morte persone innocenti." Gli occhi del ragazzo si posarono sull'ex allieva, ma in realtà non riuscivano a vederla. "Non ti pesa questo?"
"Cosa credi, di essere dalla parte del giusto?" lei rialzò la testa di scatto, parlando con voce rabbiosa. "Ovvio che mi pesa, nessuno è felice di quanto è successo!"
"E allora perché-"
"Non siamo stati noi ad iniziare questa assurda Guerra, tempo fa!"

I presenti rimasero interdetti, guardando la ragazza con fare confuso, e Milo sembrò riscuotersi appena; dietro di lui, Marin, anch'ella rimasta in disparte per lo shock, avanzò di pochi passi. "Cosa?"
"Questo non è che il secondo tempo di un film di cui voi sembrate aver perso l'inizio." sibilò, iniziando ad indietreggiare ma senza distogliere lo sguardo da loro. "Gli antenati miei e dei miei compagni furono attaccati per la prima volta proprio dalla Dea che voi proteggete. Ed ora, dunque, chi credete che sia il vero nemico?"
I passi di lei risuonavano sempre più piano e l'immagine della ragazza sembrò sfumare mentre parlava; Cris guardò un'ultima volta Milo e Marin, sorridendo amaramente. "Tre giorni ed il secondo atto di questa battaglia verrà messo in scena. Tre giorni ed io mi batterò contro di voi in quanto ancella di Mah, dea della Luna."
"Aspetta!"

Milo scattò in avanti, allungando una mano per tentare di afferrarle il braccio; lei chiuse gli occhi e la mano del Gold si ritrovò ad afferrare l'aria.
Sparita.

Marin si appoggiò ad una colonna, respirando affannosamente, e qualcosa dentro di lei si spezzò, tanto che per un attimo Shaina credette che stesse per avere un mancamento; le gambe la ressero, ma la Sacerdotessa si portò le mani al volto, lasciando che Ophiucus le posasse una mano sulla spalla in segno di conforto.
"Non è possibile." singhiozzò, con voce rotta.
Milo era forse il più sconvolto, pareva aver perso completamente la ragione; completamente fuori di sé lanciò un pugno contro una colonna, disintegrandola all'istante.
"Milo..." mormorò Camus, dietro di lui; Scorpio si accasciò a terra, finendo in ginocchio e posando la fronte imperlata di sudore contro il muro.
"Maledizione!"

 

ab

 

Se Kanon non ci fosse già stato prima di essere resuscitato, avrebbe detto che quel luogo era paragonabile solo all'inferno: la pioggia era cessata ed il paesaggio del Monte Parnaso gli si era aperto davanti spoglio e desolato così come doveva essere, ma la nebbia che avvolgeva il paesaggio di certo non rallegrava il Gold.
"Ashanti!" chiamò, tentando di scorgere qualcosa nella foschia che lo circondava. "Sei qui?"

A rispondergli ci pensò un corvo, che gli passò vicino gracchiando allegramente; Gemini volse di nuovo lo sguardo attorno a sè prima di essere sicuro di poter proseguire indisturbato.
I suoi passi era lenti e cauti e non avrebbero lasciato orme se solo il terreno non fosse stato fangoso; il Gold chiuse gli occhi nel tentativo di sentire la presenza della ragazza ma tutti i suoi sforzi si erano rivelati inutili.
"Merda..."

Riprese a camminare, iniziando a temere il peggio; certo, non era passato molto tempo dall'esilio dell'egiziana, ma se davvero i nemici avevano puntato e lei e non a Saori, allora c'era ben poco da star tranquilli.

C'è troppo silenzio.

I suoi pensieri si interruppero bruscamente quando il suo piede pestò qualcosa di morbido ed ingombrante posto proprio in mezzo al sentiero, catturando la sua attenzione.
Dapprima non riuscì a vedere cosa fosse a causa della foschia e pensò si trattasse di un ramo, ma la nebbia si diradò proprio in quell'istante e se prima il Cavaliere era preoccupato, ora si sentiva davvero inquieto: non era un ramo l'ostacolo che aveva incontrato incontrato.

Era un braccio mutilato.

Gemini sembrò rendersi conto solo in quel momento che il terreno era ricoperto anche di sangue, rendendo il fango troppo scuro rispetto al normale; decine e decine di cadaveri o anche solo dei pezzi di corpi umani erano sparpagliati a terra, qualcuno ancora con frammenti di armatura addosso.
Persino lui, uno dei più impassibili tra i Gold, dovette inspirare profondamente per evitare di sentirsi male.

Mio Dio.

Non fece in tempo a girarsi che un qualcosa di indefinito saltò fuori, aggrappandosi voracemente al suo collo e facendolo cadere all'indietro, sul terreno fangoso; chiedendosi come mai i suoi sensi non l'avessero avvertito del pericolo, il Gold si scollò la figura di dosso, balzando in piedi e preparandosi ad attaccare.
Lo sconosciuto rimase a terra, facendo leva solo sui gomiti quel tanto che bastava per alzare il volto verso il Cavaliere: lunghi capelli color carbone ricadevano dinanzi al viso, poggiandosi sul terreno e sporcandosi ancora di più con quel miscuglio orribile di fango e sangue; l'occhio scoperto, nero anch'esso, sembrò illuminarsi un poco per poi tornare vacuo.
Kanon fece davvero fatica a riconoscere colei che le stava davanti, ma i bracciali argentati che le avvolgevano i polsi lo convinsero dell'identità della ragazza.
"Ashanti..." mormorò, con un filo di voce, inginocchiandosi davanti a lei e scuotendola per le spalle. "Ashanti, sono io. Sono venuto a prenderti."

Lei lo guardò come se non capisse, ma riuscì a mettersi seduta rialzando il busto. "Kanon." disse, sorridendo come una bambina. "Ah, guarda, hai visto? Li ho battuti tutti da sola!" continuò, scostandosi i capelli dal volto e liberando del tutti gli occhi vuoti illuminati da una luce folle. "Tutti questi cavalieri erano venuti per uccidermi ma la luce verde è venuta in mio aiuto e mi ha protetta, per poi attaccarli uno per uno!" la voce, dapprima gioiosa, iniziò a tremare. "All'inizio si è limitata a tramortirli, ma poi uno di loro si è avvicinato troppo e... E..." Gli occhi si inumidirono e lei parve tornare in sé, tremando come una foglia. "...E poi l'ho visto esplodere in mille pezzi ed il sangue è schizzato da tutte le parti. Ho urlato, urlato tanto, ma nessuno mi ha aiutata..." singhiozzò, prima di liberare completamente le lacrime. "Dov'eri in quel momento, Kanon? Perché non eri affianco a me?"

La ragazza prese a piangere disperata, gettandosi contro il Gold che non sapeva proprio cosa fare: era completamente paralizzato da quella situazione e di certo vedere l'egiziana in quello stato pietoso non l'aiutava per niente.

Cosa ti abbiamo fatto, Ashanti? si chiese, rabbiosamente, mentre sentiva le lacrime di lei bagnargli la spalla.
"Stavo impazzendo... tutto quel sangue, tutti quei... tutti quei cadaveri mutilati... E sono stata io, Kanon, sono stata io!" esclamò, in preda al panico, aggrappandosi con forza al Cavaliere tanto che le unghie lasciarono sulla pelle di lui graffi abbastanza profondi.

"Ora è tutto finito, Ashanti."

Kanon le circondò le spalle con entrambe le braccia, aspettando con pazienza che la ragazza si calmasse. "Sono venuto a portarti via... Non sarai più costretta a rivivere tutto questo."

Avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro ma non gli venne in mente nulla per poterla confortare; si rese conto che non ce n'era comunque bisogno solo quando una luce color smeraldo avvolse il corpo dell'egiziana, costringendolo a chiudere gli occhi per non rimanere abbagliato.
Sentì il respiro di lei calmarsi tutt'ad un tratto e, quando tornò a guadare la ragazza, notò come lei avesse rialzato il viso rigato dalle lacrime, serio come non mai.

"Portami da Athena, Cavaliere."

Non era la solita voce leggermente acuta dell'egiziana, bensì una più profonda, matura, e forse un po' più inquietante; Gemini rimase interdetto, non capendo cosa stesse accadendo.
"Nasser?" la richiamò, incerto, quando quella si staccò da lui per rialzarsi in piedi.
Lei scosse la testa, guardandolo negli occhi. "No, la parte di me che tu conosci come Ashanti si è addormentata... O forse è più giusto dire che io mi sono risvegliata."

Posando lo sguardo un po' schifato sul proprio abito, la ragazza prese a dare leggere pacche al vestito, come per togliersi lo sporco di dosso; il Gold si tirò su, senza smettere di guardarla in modo confuso.
"Se tu non sei Ashanti..." chiese, incerto. "...allora chi diavolo sei?"

Lei alzò nuovamente il volto per guardarlo, mentre uno strano sorriso enigmatico le delineava le labbra. "Ho molti nomi..." allargò le braccia, chiudendo gli occhi. " Nemesi in terra romana, Seshat al tempo degli egizi... Io sono Northia, la dea del destino."

 

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Capitolo 20
*** L'ultima battaglia ***


Ci ho messo un po

Ci ho messo un po' per scrivere questo capitolo perché è alquanto lungo e, ad essere sinceri, sono una frana cosmica a descrivere i combattimenti ^^; Volevo fare in modo di non risultare troppo noiosa, ma non so se ci sono riuscita...
Questo è il penultimo capitolo, l'ultimo se consideriamo il prossimo come epilogo, quindi spero vivamente che sia venuto comprensibile! Per quanto riguarda i vari Dei che appaiono, chiedo perdono se ciò che scriverò non corrisponde esattamente con la mitologia...
Le canzoni che trovate nel capitolo sono, rispettivamente, "The Voice" -dal CD Celtic Woman- e "Song of Exile", già apparsa nel capitolo 14, di Caitlin Matthews; forse vi sembrerà noiosa la parte dove descrivo la prima canzone, ma sarebbe inutile dire che ambedue sono irlandesi e che io adoro questa musica!
Se ne avete voglia potete sentirle entrambe quando è il momento di leggerne il testo, dato che io ho scritto il capitolo praticamente continuando a mettere queste due canzoni! XD
 

Ringraziamenti:

-Synnovea: povero, povero Shura... effettivamente l'ho trattato un po' male, ma in questo capitolo si riscatta (credo).
-Engel: eheheh, Athena è la solita combinaguai!
-picciottina75: spero di non averti fatto aspettare troppo... T_T sono un disastro completo anche con gli aggiornamenti... (e non è una novità.)
-Ika92: grazie! ^O^ non ti preoccupare, nei commenti solo io sono una frana totale... come in tutte le cose, del resto!
-abdulla: grazie mille! Mi fa piacere che Ashanti si sia riscattata come personaggio, ci ho lavorato un po' per crearla ^^
-Dawn Lily: spero che in questo capitolo troverai le risposte, ma non sono sicura che Athena abbia iniziato la guerra per buone ragioni; in fondo, credo che non esista nessuna ragione tanto valida per uccidere... ok, ok, mi sto lasciando trasportare troppo! Ti ringrazio per il tuo commento ^O^
-Natsuki Uzumaki: effettivamente Ashanti Dea è davvero poco credibile (Ehi! ndAshanti), lo dico perfino io che l'ho creata! XD E per quanto riguarda le coppie... no, niente spoiler, spiegherò tutto nel prossimo capitolo ^^ Anche se devo dire che alla fine ho deciso di salvarle quasi tutte...
-lord Martiya: non devi scusarti, mi fa piacere sentirti ^^ ti chiedo già scusa se Nemesi/Northia/Seshat apparirà un po' OOC ( forse molto OOC), non ho trovato tantissime informazioni su di lei T_T comunque ti faccio i miei complimenti per aver intuito tutto, sei grande! ^O^
-Tutti quelli che hanno anche solo letto: mi raccomando, resistete fino al prossimo capitolo, poi questa tortura finirà XD

 

 

Avere a che fare con una divinità non è piacevole, i Gold ne erano consapevoli.
Avere invece ben due dee, l'una di fronte all'altra, che si scambiavano sguardi omicidi, è la rappresentazione del chaos primordiale.

Saori era in piedi, stringendo convulsamente lo scettro di Nike tra le mani come un guerriero che impugna la propria spada, pronto alla battaglia; dall'altra parte della sala, con le braccia incrociate e lo sguardo incavolato, la dea del destino sembrava invece pronta a saltarle addosso, tentando forse di tirarle il collo.
"Ma guarda..." sibilò l'europea, mostrando uno di quei sorrisi falsi che sollevavano solo gli angoli della bocca. "Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo incontrate, Nemesi?"
"Avrei fatto volentieri a meno di rivedere la tua brutta faccia... e poi preferisco essere chiamata Northia, grazie." sbottò l'altra, quasi ringhiando. "Ah, per te al massimo sono la signorina Northia."

Ai lati della sala, disposti in fila, i Gold avrebbero preferito di gran lunga fare parte della tappezzeria che essere costretti a guardare come dei beoti.

"Su, non c'è bisogno di fare tutto questo baccano! Lo sai che qui sei sempre la benvenuta, cara signora." marcò bene l'ultima parola, prima di risedersi con grazia sul proprio trono senza però mollare la presa sullo scettro di Nike.
L'altra fece una smorfia orribile. "Se tutti quelli che sono i benvenuti qui hanno ricevuto il mio stesso trattamento, non mi sorprende che tu abbia così pochi ospiti."
"Guarda che se ti fossi rivelata immediatamente non ti avrei mai condannata!"
"Ma certo, ora facciamo i bambini piccoli! E ora che fai, chiami la mamma per punirmi?"

Northia sembrava furibonda, gesticolava ad ogni parola e non cessava mai di lanciare occhiate assassine all'altra; Shaina si appoggiò alla colonna, divertita: la nuova versione di Ashanti non le dispiaceva.

Saori batté il bastone sul pavimento, con violenza, ed il rumore metallico che ne seguì riecheggiò per tutta la Tredicesima. "Basta con questo comportamento assurdo! Siamo le divinità che reggono questo mondo, dobbiamo comportarci come tali!"
"Divinità che reggono questo mondo?" ripeté Northia, abbandonando il sorriso diabolico che le delineava le labbra; la dea si girò a guardare i Saint, stavolta senza traccia di rancore o altro. "Voi credete davvero che siamo esseri di tale potenza?"

I Gold si guardarono con fare smarrito, alcuni appena assonnato: che razza di domanda era?

"Athena..." riprovò l'altra, spalancando la bocca a dismisura. "Non dirmi che non hai raccontato loro cosa siamo veramente!"
Saori stavolta non rispose, distogliendo lo sguardo; Mur si fece avanti.
"Se posso permettermi-"
"Oh no che non puoi!" esclamò Northia, zittendo il Gran Sacerdote all'istante; la dea si concentrò di nuovo sull'europea, avanzando di pochi passi e puntandole il dito contro. "E che diamine, è da quanto ti conosco che vai avanti con questa storia assurda! Hai iniziato questa guerra, hai raccolto dei fedeli cagnolini che ti proteggessero e non ti sei neanche degnata di svelare loro la natura delle divinità?"
Un irritante brusio di sottofondo si levò, rompendo il silenzio che era calato: i Gold iniziavano ad innervosirsi, chi più chi meno.

Fedeli cagnolini??

"Allora raccontate Voi, Northia."
Kanon si fece avanti, più curioso che altro. "Raccontateci cosa ci siamo persi."
Stranamente, nel girarsi verso Gemini la dea parve calmarsi, osservando per un momento il custode della Terza prima di chiudere gli occhi e sospirare. "Va bene, va bene... Come sempre, nel momento del bisogno lasci fare agli altri, eh?" domandò, ironica, rivolta a Saori; lei sbuffò appena, senza rimanere minimamente toccata da quella provocazione.

"Dunque... Da dove posso cominciare?"
"Che cosa sono gli dei?"
Northia si picchiettò il mento, con aria pensosa. "Bella domanda, Gran Sacerdote." si congratulò, seria; chiuse gli occhi, allargando le braccia con fare solenne.
"Forse nemmeno noi conosciamo la nostra origine, benché abbiamo assistito alla nascita di altre divinità nostre sorelle." Si concesse una pausa, schiarendosi la voce. "Noi non siamo i giudici di questo mondo, come la cara Athena ha sostenuto poco fa: noi non siamo altro che l'incarnazione dei desideri umani."

Solo Mur e Shaka parvero capire quelle parole; Northia scosse la testa, affranta. "Il Desiderio è vecchio almeno quanto la creazione del nostro mondo; secondo la Bibbia dei Cristiani, per esempio, Adamo ed Eva vennero scacciati dall'Eden proprio per questo." sospirò, lanciando un'occhiata dubbiosa ai Saint nel notare i loro sguardi confusi.
"Oh, uffa, che cocciuti!" sbottò, iniziando a perdere la pazienza. "In parole povere, quelli che voi chiamate dei non sono altro che concetti astratti a cui gli umani stessi hanno dato vita! Athena, per esempio, a seconda dei popoli e delle etnie venne chiamata con nomi diversi, ma la sua funzione rimase la stessa: dea della giustizia e/o sapienza. Anche se mi sembra che ultimamente possa essere scambiata per la dea del casino..."

Saori alzò gli occhi al cielo, sbuffando, ma Northia non ci fece caso. "Nonostante i vari nomi ed origini che le hanno affibbiato, Athena è nata dal forte desiderio di giustizia degli umani." concluse, sperando che il concetto fosse chiaro a tutti.
E chiaro ai Gold non era, anche se qualcosa ora capivano di più; la dea sospirò. "Non posso spiegarvelo meglio di così, non sono io la dea della parola!"
"Piuttosto..." intervenne Saori, stavolta quasi divertita. "Credevo che volessi incarnarti in un uomo, questa volta... Come mai hai scelto proprio Ashanti?"
"Io mi ero reincarnata in un uomo." soffiò l'altra, incrociando le braccia la petto. "Almeno finché la compagnia morte&distruzione di Vayu non è arrivata al Cairo, ben decisa a distruggermi; il corpo che occupavo è morto assieme all'intero Santuario dei Cavalieri, ma io sono riuscita a salvarmi scegliendo una persona a caso tra quelle che si stavano allontanando da quel luogo."
"E che, tra parentesi, stava venendo proprio qui." completò l'europea, senza smettere di sorridere. "Avrai sprecato tutto il tuo potere per trasferirti in Ashanti."
"Effettivamente c'è voluto del tempo, la volontà di questa tizia era troppo forte per poterla sopraffare del tutto, anche se nei momenti d'emergenza riuscivo ad usare la barriera di difesa per evitare di far morire anche lei. Ora, però, grazie all'esilio ho perso completamente il mio potere divino."

Camus sentì un brivido percorrergli la schiena durante quella discussione, benché apparentemente non sembrasse affatto toccato.
Parlano tranquillamente degli umani come se fossero dei burattini...

"Perché hanno attaccato proprio Voi, Northia?" domandò stavolta Mur, pacato; la dea sorrise, stavolta con una nota di tristezza.
"Fin dal principio, gli umani avevano bisogno di credere che le loro azioni fossero già state scritte da qualche parte, che ci fosse una guida dall'alto che li seguisse ad uno ad uno: per questo sono nata io, la dea del destino e, secondo alcuni, della vendetta."
Si strinse le spalle, abbandonando il sorriso che le delineava le labbra. "Secondo alcuni, io avrei dovuto infatti mantenere un certo equilibrio tra bene e male, tracciando un disegno ben preciso delle azioni dell'umanità intera. Ma si sbagliavano tutti: io ho il potere di far incontrare le persone o guidare quella che voi chiamate fortuna, ma nient'altro."
Rise, una risata vuota e senza allegria. "Il Destino, quello vero, lo disegnano gli uomini stessi. Alla fine, devo ammettere che questi poteri non sono nulla di speciale."
"Ma Vayu non la pensava così, vero?" domandò Saori, sapendo già la risposta; la dea scosse la testa.
"Ero comunque una minaccia per loro, vista la loro missione."
"Il motivo?" chiese garbatamente Shaka, alzando appena il viso; Northia stavolta annuì.
"Dovete sapere, umani, che gli dei contro cui state combattendo sono tra i più antichi che esistano: ognuno di loro doveva governare un elemento, cercando di mantenere il sottile equilibrio della natura senza comunque danneggiare gli uomini. A loro, colui che è Padre di tutto il Creato ha affidato una missione." Un'occhiata fugace a Saori, poi la dea concluse. "Fare in modo che gli altri dei non interferissero con il mondo degli umani."
Aioria si grattò la testa. "In che senso?"
"Nessuno aveva il diritto di governare sulla terra, soggiogando le creature per i propri scopi." spiegò Northia, iniziando ad irrigidirsi: sembrava stranamente tesa.

La domanda che temeva fu posta da Mur, uno dei pochi che era riuscito a seguire il filo di quel discorso confuso. "Questa Guerra che va avanti da secoli, allora, perché è iniziata?"

Cadde il silenzio totale sulla sala, anche il brusio di sottofondo cessò; le due dee si scambiarono uno sguardo enigmatico, poi Northia parlò.
"Ho la gola secca, direi che tu invece ti sei riposata fin troppo. D'altronde, nessuno meglio di te saprebbe esporre una cosa simile."
Saori sembrò indecisa, evitando di guardare i propri Saint direttamente in faccia; sospirò, abbandonandosi contro lo schienale del trono.
"D'accordo." accettò, con fare stanco. "Ma non so se vi piacerà."

Si posò lo scettro di Nike sulle gambe, sospirando. "Come ha detto Northia, nessuno aveva il diritto di governare sulla Terra. Noi dei eravamo -siamo- in molti, tanti quanto i desideri umani, e a seconda dei popoli ci limitavamo a vegliare sulla gente a distanza... Questo, almeno, all'inizio."
Si passò una mano tra i capelli, sporchi di sudore. "Ma questo non ci bastava, la nostra energia cresceva sempre di più grazie alla forza sprigionata dalla volontà della gente; nel mio caso, più le persone speravano nella giustizia e più il mio potere aumentava a dismisura."
Sospirò, chiudendo gli occhi. "Eravamo stanchi di tutto quello: più diventavamo potenti e più ci sembrava di soffocare; avevamo bisogno di liberare parte del potere accumulato e per farlo dovevamo scendere tra gli umani. Io fui una dei primi a farlo."
"A cui poi seguirono quasi tutti gli altri, me compresa." aggiunse Northia, guardandosi le unghie; Athena riprese a parlare.
"All'inizio mi ero limitata a mostrarmi al popolo da me prescelto, usando tutto il potere ottenuto per far sì che i torti venissero ripagati e che i mali fossero cancellati; poi, però, il tempo passava e la mia forza, invece di diminuire, era aumentata ancora di più. Così, con il desiderio di giustizia della gente, in me si fece largo anche la bramosia."
Saori aveva riaperto gli occhi e sul suo viso si fece largo un sorriso quasi diabolico; per la prima volta, i Gold si ritrovarono a temerla: si resero conto che in quel momento non avevano davanti la solita Kido, la viziata miliardaria che si erano abituati a vedere, bensì qualcuno di più potente, più feroce, più spietato.
La dea Athena, che così poche volte si era manifestata, ora troneggiava su di loro quasi come una minaccia.

"Avere il potere di decidere le sorti delle persone, di decidere chi doveva morire e chi invece doveva vivere, mi diede alla testa: era una sensazione completamente nuova, che mi regalava benessere anche solo a pensarvi. Ma Vayu ed i suoi fratelli, gli unici che non avevano osato interferire con gli umani, non avrebbero mai permesso che noi dei continuassimo in questo modo."
Il viso di ella tornò serio, privo di qualsiasi traccia di allegria. "Non volevamo abbandonare la Terra, non dopo aver assaporato quella sensazione di benessere e bramosia; io e gli altri dei, dunque, organizzammo un attacco a sorpresa, costringendo a tradimento Vayu ed i suoi fratelli a scendere sulla Terra per poi attaccarli, coinvolgendo intere popolazioni."
"Civiltà di cui la storia moderna non conosce nemmeno l'esistenza scomparvero proprio durante quella Guerra, la prima di una lunga serie." s'intromise ancora Northia, senza alzare lo sguardo verso i Saint; Athena sospirò di nuovo.

"Non solo... Dei fratelli di Vayu, Zam della Terra venne ucciso e poco ci mancò che anche Apam - Napat, il figlio delle acque, lo seguisse. Ma noi dei che avevamo assaporato il frutto proibito, ovvero il più pericoloso dei desideri umani, senza accorgercene avevamo firmato la nostra condanna: per quanto il nostro potere sembrava di gran lunga superiore a quello dei nostri avversari, era comunque legato ala volontà degli umani." Si strinse le spalle, rabbrividendo appena. "E se gli umani smettevano di credere in ciò che noi rappresentavamo, allora la nostra forza si indeboliva, fino a svanire del tutto... come successe quel giorno."
"Vayu era furibondo, avrebbe potuto distruggerci tutti all'istante." riprese Northia, senza accertarsi che i Gold Saint stessero seguendo. "Ma non lo fece, perché Apam - Napat rischiava di sparire nel nulla e l'unico modo per salvarlo era sigillarlo al più presto nel suo elemento, almeno finché non avesse recuperato le forze."

Saori annuì. "Abbandonarono la battaglia e Vayu si occupò del fratello, aiutato da Mah, la dea della Luna: lo sigillarono negli abissi marini, dove credo sia tutt'ora; se non l'avessero fatto, avrebbero sicuramente vinto loro la battaglia.
Gli dei rimasti senza potere, me inclusa, avevano soltanto due scelte per salvarsi: scomparire per sempre dalla Terra e tornare dunque allo stato originario oppure reincarnarsi ed aspettare che gli umani fornissero loro tanto potere da permettere un eventuale ritorno. Nessuno scelse di sparire."

Terminò il racconto in quel modo, attendendo forse qualche reazione da parte dei Saint.
I Cavalieri non avevano osato interrompere il racconto, desiderosi di venire a conoscenza di tutta la verità; ora, invece, avrebbero voluto non conoscerla affatto.

"Ed ora, dunque, chi credete che sia il vero nemico?"

Per la prima volta nella storia del Santuario, i Saint non rappresentavano più la giustizia: erano loro i nemici.
E forse fu proprio questo a sconvolgerli profondamente.

Saori non poté non notare l'angoscia sui volti dei Gold e delle Sacerdotesse; sospirò, scuotendo la testa.
"Non siete costretti ad affrontare questa guerra, se non volete." dichiarò, alzandosi in piedi. "Potete scegliere da che parte stare, se lo ritenete opportuno."
"Un po' tardi per dire una cosa del genere, non trovate, milady?"

Shura si era distanziato dai compagni, fermandosi di fianco a Northia e guardando apertamente Athena. "Forse avete ragione, forse stiamo combattendo dalla parte sbagliata e per una volta ci ritroviamo a difendere il responsabile di questa guerra..." la dea abbassò lo sguardo, posandolo sul pavimento di marmo; Capricorn continuò. "Ma è anche vero che la netta divisione tra Bene e Male non esiste: non vi sono innocenti né colpevoli a mio parere, la battaglia non ha giovato a nessuno e mai lo farà! Come potete chiederci di tirarci indietro proprio ora? Forse tutte le persone che sono morte non contavano nulla per Voi?"

Era la prima volta che Shura teneva un discorso così lungo; Kanon sorrise appena quando lo vide portarsi una mano al mento, come se si stesse controllando la mascella.
Alla fine sembra che si sia davvero pentito...

Capricorn si batté una mano sul petto, tenendo fieramente il viso alzato. "Per quanto mi riguarda, nessuno mi ha costretto a diventare Saint ed a combattere al Vostro fianco, Athena! Questa è stata una decisione mia ed intendo andare fino in fondo! Perciò, credo di parlare anche a nome dei Gold miei compagni, non ho nessuna intenzione di rinunciare!"

Una mano si posò sulla sua spalla, interrompendolo all'istante: Kanon lo stava guardando, senza sorridere, e per un attimo lo spagnolo credette di ricevere un altro pugno; Gemini, invece, si limitò ad annuire, così come tutti gli altri.
Saori guardò i loro volti uno ad uno, prima di cadere in ginocchio e scoppiare a piangere come una bambina. "Grazie..." singhiozzò, coprendosi il volto con le mani, mentre i Saint si facevano avanti.

Northia sbuffò appena, voltando le spalle agli astanti e dirigendosi verso il portone; vicino all'uscita, Shaka, avendola notata, non si preoccupò di fermarla; fu lei invece a girarsi verso Virgo.
"Pare proprio che senza di me sarete spacciati... Credo di non avere altra scelta che stare dalla vostra parte, anche se non potrò usare il mio potere."
"Vi contraddite, Northia." sorrise pacato lui, ricevendo un'occhiata omicida in risposta. "Come Saint, comunque, pare che Ashanti abbia fatto progressi."
La dea lo guardò sfruttando il suo portamento solenne, poi alzò le spalle. "Ho capito, Cavaliere. Affiancherò Athena e combatterò usando soltanto la forza di questo corpo ed il potere residuo rimastomi."
"Saggia decisione."
Lei sbuffò, spalancando il portone ed avviandosi fuori; dopo pochi secondi, Shaka se la ritrovò di nuovo davanti.
"Ho bisogno di un bagno e non so dove dormire." sbottò, incrociando le braccia al petto; il Gold scosse la testa, voltando il viso verso il centro della sala dove, stranamente, vi era proprio Kanon di Gemini.
"Io un'idea ce l'avrei.."

 

Northia era seduta sul bordo dell'enorme vasca, muovendo le gambe avanti ed indietro nell'acqua; le erano stati tolti i bracciali che bloccavano il suo potere ed ora si sentiva meglio dopo un bagno del genere, visto che Saori le aveva fatto avere una linea completa di bagnoschiuma alla lavanda, in modo che si rilassasse: forse era un modo per scusarsi per il modo in cui l'aveva trattata.

Sempre la solita.

Osservò il proprio riflesso sulla superficie d'acqua, smossa appena dal continuo movimento delle gambe; soffermò lo sguardo sui lunghi capelli neri, smorti, che facevano a pugni con l'accappatoio bianco che le avvolgeva il corpo.
"Bah, gli umani sono tutti uguali." sbottò, scuotendo la lunga chioma corvina ancora umida.

In quel mentre, qualcuno bussò gentilmente alla porta del bagno, prima di girare la maniglia; la dea si ritrovò a fissare per molto tempo gli occhi del cavaliere che la ospitava, quasi ammaliata. "Northia, state bene? Sono quattro ore che ve ne state chiusa qu-"

Kanon s'interruppe bruscamente, richiudendo la porta e mormorando un "scusate" alquanto frettoloso; lei sembrò non capire il motivo di tanto imbarazzo, ma si riscosse quando si accorse di avere solo l'accappatoio addosso.
"Per tutti gli dei, i Saint di Athena sono tutti così pudichi?" urlò, sperando che Gemini la sentisse. "Umano, puoi entrare, non ti mangio!"
La porta si aprì di nuovo e la testa del Gold fece capolino; sembrava infastidito e si massaggiava le orecchie esibendo una lieve smorfia di dolore. "Mi avete chiamato?" chiese, ironico, dopo aver riacquistato l'udito; la dea sbuffò, scuotendo la testa. "Mi porteresti un paio di forbici, per favore?"

Si può sapere perché con me usa quel tono smielato? Preferivo la voce acuta di Nasser... Pensò lui, limitandosi ad annuire. "Si, certo... Ah, Northia?"
"Che c'è ancora?"
"Elise è giunta qui per parlarVi..."
La dea etrusca inarcò un sopracciglio. "Scusa, e chi sarebbe questa?"

Kanon non rispose, era già sparito per andare a prendere le forbici; al suo posto era comparsa una ragazzina dall'aspetto spettrale, seduta su una sedia a rotelle, che le si stava avvicinando con cautela.
"Buonasera." fece Elise, senza sorridere; l'altra la degnò solo di un'occhiata.
"Uhm... Ciao. Come diavolo hai fatto a salire fin quassù in quelle condizioni?"
"Il teletrasporto del grande Mur funziona a meraviglia, decisamente meglio dell'ascensore."
"Ah."
"Potrei sapere con chi sto parlando? Con Northia o con Ashanti?"
"Ashanti è a nanna, quindi vedi di fare due più due."
La ragazzina fece spallucce. "Quattro."
L'infelicità di quel discorso iniziava ad innervosirla, così la dea si ritrovò costretta suo malgrado a girarsi completamente verso l'ospite. "Voi umani siete fastidiosi..." sbottò, sospirando. "Avanti, sbrigati: che diavolo vuoi?"
"Parlare con Ashanti."
Northia sentì lo strano bisogno di prendere a testate il muro del bagno. "Ti ho detto che lei sta dormendo!"
La ragazza non demordeva, calma e pacata. "E allora svegliala."
"Non potrei nemmeno se volessi!" scattò la dea, stufa, quasi ringhiando; Elise si decise a mostrare uno dei suoi soliti sorrisi enigmatici.
"E perché no? Tu non hai abbastanza potere per trattenerla ancora per molto, da quanto dici, ciò significa che è stata lei a decidere di lasciarti campo libero."
"Sei un po' troppo curiosa, mocciosa."
"E tu non dovresti sforzarti troppo, alla tua età troppo movimento fa male.. anche se ti sei rintanata in un corpo giovane."

Una venetta iniziò a pulsare violentemente sulla tempia di Northia ed il magnifico vaso di porcellana cinese vicino a lei venne polverizzato all'istante da una forza misteriosa; Elise si affrettò ad alzare entrambe le mani in segno di difesa, cercando di rimediare al danno. "Vi chiedo perdono, temo di avere esagerato..."
Stranamente, la dea parve calmarsi subito, rilassando i muscoli del viso. "Non c'è bisogno di scusarti, umana... noi divinità siamo un po' nevrotiche..."
L'altra sorrise, prima di chinare appena la testa per imitare un inchino. "Siete stanca, Northia, e io di certo non sono adatta a fare la diplomatica... Vi lascio sola." disse, posando le mani diafane sulle ruote della propria sedia e dandole le spalle, pronta a togliere il disturbo.
"...ha paura."

La voce della dea la raggiunse, fermandola all'istante; Northia tornò ad osservare il proprio riflesso nell'acqua ormai gelida. "Vedere tutti quei soldati cadere per mano sua -per mano mia- deve averla sconvolta... Probabilmente sentiva che sarebbe impazzita a lungo andare ed ha deciso di chiudersi a riccio."
Alzò il viso verso Elise, che si era di nuovo girata verso di lei. "La realtà forse è troppo dura per questo corpo..."
"Forse." ripeté la ragazzina. "Però questa non è neanche una buona ragione per fuggire. Ci hai provato una volta ed hai fallito, perciò non ti resta che alzarti ed affrontare tutto questo con coraggio, Ashanti."
La dea alzò gli occhi al cielo. "Io non sono-"
"Lo so, ma spero comunque che la mia voce la raggiunga."
"... Perché?"
Lei sorrise in modo malinconico, prima di voltarsi. "Perché nessuno meglio di me sa cosa voglia dire essere veramente pazza... e credimi, Nasser, niente ha lo stesso valore della vita. Quindi smettila di scappare."

Si avviò con calma verso la porta, lasciandola socchiusa alle proprie spalle senza curarsi dello strano sguardo che Northia le stava puntando; fuori dalla Terza, il Gran Sacerdote la stava aspettando per accompagnarla con il teletrasporto alla Casa del Toro, dove alloggiava sotto la tutela di Aldebaran.
Non si erano più scambiati una parola dopo la loro discussione, ma nessuno dei due pareva turbato dalla cosa; Elise puntò la propria sedia a rotelle verso Mur e prima di avviarsi si portò entrambi i polsi dinanzi al viso, osservandoli con attenzione: si ritrovò a fissare due vecchie cicatrici, probabilmente causati da una lama, che sembravano risaltare ancora di più in quella pelle diafana; il sorriso malinconico si allargò appena, prima di sparire.
Non fare come me, Ashanti.

Northia, rimasta sola, non si era più mossa, nemmeno quando Kanon fece ritorno, brandendo un paio di forbici. "Ecco. Ah, Elise è già andata via?"
"Pare di sì..." si riscosse finalmente lei, spostando lo sguardo sull'oggetto che il Cavaliere le stava porgendo ma senza fare altro; Gemini inarcò un sopracciglio, perplesso.
"Qualcosa non va?"
"Questo dovrei chiedertelo io. Che stai aspettando?"
"Come?"
Northia sorrise, sbuffando. "Non posso tagliarmi i capelli da sola, Cavaliere. Te la senti di affrontare quest'ardua impresa?"
Kanon fece un'espressione buffissima, tra lo sconvolto e l'irritato, poi si decise a rispondere. "D'accordo, vado a chiamare il parrucchiere di Lady Saori."
"Ma no, che hai capito?" lei agitò la mano, come per scacciare quel pensiero. "Voglio che sia tu a tagliarmi i capelli!"
Gemini ci rimase di sasso. "Non ne sono capace! Rischierei di decapitarVi anche solo con un colpo!"
"Oh, tranquillo, mi basta un taglio semplice. E poi so difendermi, me l'hai insegnato tu, ricordi?"
Il Cavaliere sospirò, sconfitto, sedendosi dietro di lei e raccogliendo una ciocca di capelli neri tra le dita. "Siete proprio sicura, Northia?"
Non fu la voce matura della dea a rispondergli, bensì una più acuta, che gli sembrava non sentire da secoli. "Ashanti. Non Northia: Ashanti." lo corresse la ragazza, girandosi verso di lui e sorridendo nel notare la sua perplessità. "Sono tornata."

 

Anche dopo tutte quelle ore passate dalla visita di Cris, né Milo né Marin sembravano essersi ripresi: il primo era stranamente silenzioso ed aveva preferito rintanarsi nella propria Casa, lasciando che un preoccupato Camus lo seguisse, mentre la Sacerdotessa dell'Aquila si era appoggiata con fare stanco a Chamaeleon, la quale assieme a Shaina aveva il compito di riportarla ai dormitori.
"Che casino colossale." stava dicendo Ophiucus, la quale camminava davanti alle compagne; June alzò appena lo sguardo da terra, sospirando.
"Sembra che i guai siano appena cominciati... Non sarà facile, questa volta..."
"Quando mai lo è stato?"
Entrambe cercavano un pretesto futile per parlare, ma qualunque cosa dicessero appariva forzato ed a loro non restava altro che lasciar cadere il discorso; si sentivano delle imbecilli nel volere a tutti i costi rompere quel silenzio opprimente che si era creato tra loro ed il mutismo di Eagle, di certo, non le aiutava.
Shaina scosse la testa, lanciandosi un'occhiata alle spalle: odiava vedere la Sacerdotessa in quello stato.
"A volte mi chiedo come mai non sia nata maschio... Insomma, loro non si fanno tutte queste seghe mentali, agiscono e basta... e poi hanno il coraggio di dire che noi siamo inferiori a loro e dovremmo ritirarci!" tentò di nuovo, sperando che Marin provasse almeno a controbattere: quando usciva fuori quell'argomento, infatti, la rossa scattava subito in difesa dei ragazzi, sostenendo che "anche se Camus ti tratta così non vuol dire che pure gli altri siano come lui".
Non riuscì completamente nell'impresa: Eagle rispose, sì, ma non con le parole che avrebbe voluto sentire. "Beh, anche se sono giù di morale almeno adesso ho chi mi fa compagnia."
Shaina si voltò di scatto, soffermando lo sguardo su June; la bionda si era fermata, assumendo un'aria vagamente triste.
"Oh cazzo." borbottò Ophiucus, mordendosi il labbro. "Scusami, June, non volevo..."
"Va tutto bene, non è niente." tagliò corto lei, riprendendo a camminare; l'altra le fu subito affianco.
"Cos'hai intenzione di fare?"
"Di portare Marin nella sua stanza... Toh, guarda! Siamo arrivate ai nostri dormitori!"
Shaina le lanciò un'occhiata di sbieco. "Hai capito cosa intendevo."
"Ah, davvero?" fece la bionda, ironica, poi sospirò. "Non voglio più avere niente a che fare con questa storia."
Eagle sembrò riscuotersi solo ora dal torpore che le immobilizzava gli arti del corpo; guardò seriamente la compagna, quasi sibilando. "Potresti pentirtene, June."
"Insomma, cosa dovrei fare?" scoppiò infine la ragazza, piantando i piedi per terra. "Non morirò per una cosa del genere, non si può costringere qualcuno a volerti bene!"
"Ah no?"
"Shaina..." la rimproverò Marin, quando vide che Ophiucus si stava sgranchendo le dita; l'amica si ricompose subito.
"Ok, ok, scusa!"
Chamaeleon sbuffò, poi marciò dritta dritta verso la propria stanza con passo davvero poco aggraziato; le altre due la videro chiudersi la porta le spalle con un sonoro colpo, accompagnato dal rumore di un oggetto infranto.
"Quella ragazza è nevrotica, te lo dico io." commentò Shaina, sospirando, prima di voltarsi verso la compagna. "Io vado a farmi una dormita, non mi reggo in piedi... Tu?"
"Mah, penso che seguirò il tuo esempio."
"... Sicura di stare bene?"
La rossa si strinse la spalle. "No, ma ci dormirò su."
Shaina non indagò oltre; annuì, stancamente, prima di sparire nella propria camera; Eagle attese il sordo tonfo della porta che si chiudeva, osservando per lungo tempo il pavimento del buio corridoio.
L'unica fonte di luce era la finestra che dava sul campo di allenamento e lei vi si avvicinò, alzando lo sguardo per rimirare le stelle.
"Siamo davvero pronti ad affrontare questa lotta?"

A qualche miglia di distanza, sotto la stessa colta celeste e con pensieri identici per la testa, Cristal se ne stava rannicchiata su un masso vicino ad una sorgente, tenendo il volto alzato tanto da sentire male al collo.
"Ehilà!" esclamò Dick, con le mani dietro la schiena, facendo capolino da dietro di lei e facendola finire a gambe all'aria per lo spavento. "Cos'è quel muso triste? Stasera si fa baldoria!"
"Razza di cretino..." sibilò lei, massaggiandosi la testa dolorante. "Fortuna che ormai ho la capoccia dura, con tutti i colpi che ricevevo da Milucc-"
Si arrestò, lasciando cadere la frase a mezz'aria; lo svizzero la osservò per un istante, prima  di picchiettarsi il mento con l'indice della mano destra mentre con l'altra continuava a nascondere qualcosa dietro la schiena. "Uhm... qui urge tirarti su il morale... e forse io so anche come!"
Detto questo, alzò il braccio sinistro in aria, sventolando davanti al volto della ragazza una bottiglia di birra; Cris fece una smorfia, scuotendo una testa.
"Sei ubriaco... e io non ho intenzione di finire come te!"
"Oh beh, come vuoi, allora la finisco io." rispose a tono lui, facendo spallucce; neanche il tempo di sorseggiare la bevanda che la ragazzina gli rifilò una gomitata nello stomaco, costringendolo a piegarsi in due e rubandogli la bottiglia.
"Ci ho ripensato!" fece, allegra, mentre Dick rantolava per terra chiedendosi se aveva ancora tutte le costole intere; il poveretto non riuscì nemmeno ad alzarsi, un conato di vomito lo costrinse a rimanere a quattro zampe.
Linx volse lo sguardo altrove, disgustata. "L'ho fatto per il tuo bene, altrimenti avresti continuato a bere."
"Ma io non ero ubriaco..." tentò di giustificarsi lo svizzero, cercando di riprendersi; lei fece una faccia sorpresa.
"Davvero? Ops!"
Il ragazzo le lanciò un'occhiata omicida, scrollando le spalle. "Tsk... Lo sapevo, tu faresti di tutto per un sorso di birra..." sbottò, prima di immergere completamente la testa nella sorgente; quando ne riemerse, aveva un'espressione in viso talmente beota che Cristal scoppiò a ridere, smettendo di bere.
Dick le si avvicinò di nuovo, strizzandosi i capelli. "Fare l'idiota ne è valsa la pena, mi sembri più sollevata." commentò, sorridendo a pena, mentre si sedeva dall'altra parte del masso; lei annuì, appoggiando la schiena contro la sua ed alzando gli occhi verso il cielo.
"Cris?"
"Uhn?"
"Tu ti ricordi che, prima di tutto questo, noi..."
Il guardiano del Vento lasciò cadere la frase nel più totale silenzio, posando lo sguardo a terra; poi, dopo un profondo sospiro, scosse la testa.
La ragazzina voltò la testa verso di lui, inarcando un sopracciglio. "Eh?"
"No, nulla... Non posso pretendere che un ornitorinco malriuscito possa capire."
"Capire cos... Ornitorinco malriuscito a chi??" sbottò Linx, infuriata, staccandosi da lui e mettendogli le mani al collo.
"è sempre un piacere vedervi andare così d'accordo!" sospirò Josh Black, il Cavaliere dell'Acqua, giunto nel luogo assieme a tutta la compagnia; Cris mollò immediatamente Dick per andare ad abbracciare la donna dai lunghi capelli castani.
"Leire, ti prego, digli qualcosa tu, è così cattivo con me!" piagnucolò falsamente, nascondendo il sorriso sadico; la spagnola rise in modo malvagio, avvicinandosi allo svizzero.
"E-ehi, non è giusto, perché la difendi sempre?" protestò lui, iniziando a scappare dalla guerriera del Fuoco; questa sfoderò le unghie, andandogli dietro.
"Perché noi donne siamo dolci ed indifese fanciulle, caro il mio Prosdocimo!"
Bastò quello a far fermare Dick, che si rannicchiò prendendosi la testa fra le mani.
"No, non quel nome..." pigolò, tappandosi le orecchie; Leire gli scompigliò i capelli, divertita.
"Eddai, non è poi così male!"
"Non diresti questo se anche tu avessi avuto una madre svizzera con la passione per i nomi italiani! Altrimenti ti saresti potuta chiamare Liboria!" strillò ancora lui, quasi piagnucolando. "Ora sono costretto a farmi chiamare Dickens, che era il cognome di mio padre!"
Josh se ne stava in disparte, spostando lo sguardo da quella patetica scena a Cris che si stava malignamente fregando le mani come un bambino che aveva appena combinato un guaio.
"Tendo a scordarmi troppo spesso che siamo guerrieri scelti da delle divinità.." mormorò, mentre Fryderyk, il Cavaliere della Terra, annuiva comprensivo.
"Diciamo che almeno la guerra non li impensierisce troppo: meglio così che depressi!"

Riuscì appena a finire la frase che gli altri tre avevano iniziato a darsele di santa ragione, sollevando una grande quantità di polvere; il capogruppo si girò verso il polacco, con un grosso gocciolone sulla testa.
"Personalmente li preferivo depressi."
"Ehm... Ihihih..." rise il biondo, in modo nervoso.
"Ok, ok, ora basta!" sbottò Josh, battendo le mani. "Piuttosto di picchiarvi allegramente, trovatevi qualcosa da fare!"
Dick fece scattare il pugno verso l'alto, con il viso sporco di terra. "Suoniamo qualcosina!"
"Sì, sì!" fecero le due ragazze, incuranti del fatto di avere i capelli tutti scompigliati; l'argentino incrociò le braccia, serio.
"Scordatevelo, lo sapete che odio il casino!"
"E allora cosa dici di fare, Black?"
Il guardiano dell'Acqua sorrise, indicando gli alberi. "Potremmo andare a caccia di insetti, credo che in quegli alberi laggiù se ne possano trovar-"
"Ahahah, non fateci caso, ragazzi, è un po' stressato!" lo interruppe Fryderyk, tappandogli la bocca per evitare che i compagni gli saltassero addosso.

"Tsk, non potete capire la bellezza della botanica, ignoranti..." stava sibilando di malumore Josh, poco più tardi, intento a pulire la propria ocarina; i compagni si scambiarono uno sguardo annoiato, ripetendo all'unisono cose come "Sì, capo... certo, capo..."
Ognuno di loro possedeva -o meglio, aveva rubato- uno strumento musicale poiché a volte, invece di dedicarsi a piccoli furti, decidevano di guadagnare soldi onestamente e si piazzavano ai lati delle strade, suonando canzoni a casaccio; il fatto che uno di loro si mescolasse in mezzo alla gente rubando i borsellini delle persone che si fermavano ad assistere era del tutto irrilevante.
"Non capisco cosa ci trovi di tanto interessante nell'osservare gli scarafaggi da vicino, ragazzino." commentò Leire, una volta accordato il violino; l'argentino le scoccò un'occhiata furente, sbuffando.
"E io non capisco cosa ci trovi di tanto divertente nel bruciare vivi gli insetti, nonnetta."
"Su, su, non litigate..." tentò Dick, attirando su di sé i loro sguardi omicidi; istintivamente si portò la chitarra davanti, pronto a proteggersi.
"Tsk..." sbuffarono i due, scuotendo la testa; dei leggeri rumori sordi di sottofondo si levarono nell'aria li costrinse a smettere.
Fryderyk alzò il viso verso di loro, continuando a suonare il proprio bodhrán, il tipico tamburo irlandese. "Che canzone ci canti, Cris?"
Lei smise di fissare il falò davanti a cui era seduta, posando la propria attenzione sul polacco. "The Voice!" esclamò, senza esitazione.
"Quella di Lisa Kelly? Ma non facciamo che suonarla, non ne ho voglia." protestò Josh, intestardito, ma l'occhiata assassina che gli lanciò Leire lo fece capitolare. "Va bene, va bene! Che palle..."
Cris sorrise, soddisfatta, prima di schiarirsi la voce con un colpo di tosse ed iniziare a cantare.


I hear your voice on the wind
And I hear you call out my name
 

Leire mosse l'archetto sulle corde con un movimento elegante e dal violino partì una melodia lenta, quasi un sussurro, preparando il sottofondo adatto.


"Listen, my child," you say to me
"I am the voice of your history
Be not afraid, come follow me
Answer my call, and I'll set you free"
 

La melodia cambiò d'intensità ed al violino si unirono anche l'ocarina e la chitarra, ognuno seguendo un ritmo diverso a seconda del suono prodotto in modo da creare una certa musicalità; Dick socchiuse gli occhi, sorridendo: adorava il fatto che loro cinque erano ancora così uniti nonostante il tempo trascorso separati.
Violino ed ocarina si attenuarono ed il suono della chitarra crebbe d'intensità.


I am the voice in the wind and the pouring rain
I am the voice of your hunger and pain
I am the voice that always is calling you
I am the voice, I will remain

 

E di nuovo conduceva il violino, accompagnato dall'ocarina e dalla chitarra che diminuì d'intensità; Fryderyk, attendendo il proprio turno, si divertita a muovere le mani in aria come un maestro d'orchestra; uno sguardo d'intesa tra Leire e Josh e Dick si ritrovò ancora a pizzicare il proprio strumento da solo.


I am the voice in the fields when the summer's gone
The dance of the leaves when the autumn winds blow
Ne'er do I sleep thoughout all the cold winter long
I am the force that in springtime will grow

 


Il ritmo cambiò, la melodia del violino si fece più allegra e gli altri gli stavano dietro; Cris riprendeva fiato, senza comunque osare tossire: pensò che forse, quella, era l'ultima occasione che avevano di suonare tutti assieme.
Fryderyk smise di muovere la testa seguendo il ritmo e prese in mano il tamburo; i compagni annuirono e gli altri strumenti tacquero nuovamente: stavolta toccava al polacco.


I am the voice of the past that will always be
Filled with my sorrow and blood in my fields
I am the voice of the future, bring me your peace
Bring me your peace, and my wounds, they will heal


Cris smise di cantare, lasciando che fossero i suoi compagni a terminare la canzone; Dick si voltò verso di lei, notando come il suo sguardo si fosse fatto più triste.
"Ehi, che c'è? Non hai steccato nemmeno una nota, stavolta!"
"Pensavo che forse non ci saranno più momenti così." confessò Linx, abbracciandosi le gambe; lo svizzero rise appena, senza allegria.
"Non dirlo neanche per sogno, cara, non moriremo certo così facilmente!"
"Questo non è un gioco, Dick." s'intromise Josh, cupo. "Per quanto ne sappiamo potremmo morire tutti."
La musica finì proprio dopo quelle parole e sul gruppo calò uno strano silenzio, interrotto a tratti dallo scoppiettio del fuoco.
L'argentino fu il primo ad alzarsi, aiutandosi con il braccio destro. "Due giorni." disse, serio. "Due giorni e l'ultimo atto di questa Guerra sarà messo in scena. Se il sole tramonterà sui cadaveri nostri o su quelli degli avversari, beh, dipenderà soltanto da noi."

 

 

 

Il terzo giorno, come stabilito, i due eserciti si schierarono ai lati della pianura che si estendeva a qualche miglia dal Santuario; le prime luci dell'alba tinsero di raggi vermigli le armature lucenti di entrambe le fazioni, facendole risplendere in modo sinistro.
Saori stringeva fieramente lo scettro di Nike, avvolta nella propria armatura divina; accanto a lei e con i capelli tagliati, Ashanti indossava la tenuta da combattimento degli Apprendisti, poiché Northia non possedeva un'armatura propria, essendo un Dea passiva.
"Non potrò mai farcela da sola." le stava dicendo Athena, seria. "Ho bisogno anche dell'aiuto di Nemesi."
"Non preoccuparti, la lascerò uscire a tempo debito."
L'europea annuì, girandosi verso i Cavalieri. "Ascoltate!" tuonò, guardandoli uno ad uno. "Questa potrebbe essere la nostra ultima battaglia! Voglio comunque che sappiate che sono fiera di combattere al vostro fianco, per una volta!"
June voltò la testa indietro, rendendosi conto di quanto effettivamente fossero pochi, Apprendisti compresi; si morse il labbro, tentando di calmarsi, ma il cuore sembrava volerle uscire dal petto e lei ingoiò, nervosa.
Una mano calda le si posò sulla spalla, costringendola ad alzare lo sguardo: Shaka di Virgo, per una volta con gli occhi aperti, la osservava senza la minima traccia di un sorriso.
Bastò comunque quello a calmarla e la bionda non poté fare a meno di rivolgergli un sorriso di gratitudine.

Dall'altra parte della pianura, l'esercito nemico sembrava invece meno agitato, attendendo l'inizio della battaglia; Leire, tra le prime file, non riusciva a smettere di sorridere in modo inquietante: fremeva dalla voglia di uccidere qualcuno e la poca umanità che c'era in lei lasciava pian piano posto alla pazzia.
Cris se ne accorse, ma Josh le impedì di intervenire. "Lascia perdere, tentare di fermarla sarebbe inutile." disse, serio, prima di osservare i suoi compagni: ad ognuno di loro era stata affidata una trentina di soldati e, benché come esercito non fosse molto numeroso, superava di tre volte quello di Athena.
"Nervosa?" chiese Fryderyk, affiancando Linx; lei scosse la testa, sorridendo.
"è che non mi sento tanto pronta ad affrontare una Guerra del genere, forse avrei dovuto allenarmi di più."
"Anche se ti fossi allenata di più non sarebbe cambiato nulla." fece Dick, cupo. "Non si è mai pronti ad uccidere."
Il polacco fece spallucce. "Vallo a dire a Leire... Quando c'è da combattere si trasforma in una bestia!"
L'interpellata non poté ribattere, troppo impegnata ad alzare il volto verso l'alto. "Sono arrivati!" urlò, in modo che anche gli altri seguissero il suo esempio.

Due fasci di luce abbagliante scesero lentamente dal cielo, illuminando lo spazio lasciato apposta dall'esercito; Josh corse nelle prime file, ammirando quello spettacolo. "Vayu e Mah sono qui!" annunciò, prima di inchinarsi in segno di rispetto; dietro di lui, i soldati seguirono il suo esempio, piegando il capo fino quasi toccare terra.
Se i Gold si aspettavano di vedere due divinità in forma umana, di sicuro rimasero delusi: sia Vayu che Mah non erano altro che forme di luce colorata che sprigionavano un potere enorme.
"Siamo dunque agli sgoccioli." la voce del dio del Vento era tonante, ma con una nota di pacatezza che pochi riuscivano a distinguere. "Presto la nostra missione avrà fine e mai nessun'altra divinità avrà il potere di comandare gli esseri umani. Pagherai, Athena, per aver osato infrangere il Giuramento!"
I soldati si rialzarono, risoluti, pronti a combattere; Saori guardò un'ultima volta i propri Saint, prima di puntare lo sguardo verso gli avversari.
"E sia!" gridò, alzando lo scettro di Nike. "Mettiamo fine a tutto questo!"

Il segnale che tutti aspettavano: la battaglia era cominciata.

Le due fazioni avanzarono velocemente, coprendo in poco tempo la distanza che li separava; non vi era tempo per pensare ad una strategia d'attacco, ogni cavaliere aveva solo una cosa di cui preoccuparsi: uccidere o rimanere ucciso.
Gli eserciti si scontrarono con un fragore assordante. Le armi dei guerrieri di Vayu non potevano nulla contro le armature dei Gold, ma recidevano la carne con una facilità estrema; sia Mur che Shaka, coloro che chiudevano l'ultima fila, si videro costretti ad innalzare una barriera protettiva per diminuire i danni.
Gli Apprendisti si sparpagliarono in aiuto dei Saint, i più deboli impugnando una delle dodici armi di Libra, mentre Athena si preparava a scontrarsi con le due divinità nemiche.
I cinque guerrieri elementali, Cristal compresa, furono i primi ad iniziare degli incontri ravvicinati con i Cavalieri D'oro ed ognuno si scelse il proprio avversario, forti di parte dell'energia che la dea Mah stava offrendo loro.
"Ma guarda..." rise Leire, trovandosi davanti Camus dell'Acquario. "Avevo giusto voglia di un po' di pesce arrosto!"
"Spiacente, non ho soldi per offrirtelo a pranzo." fece lui, con una smorfia, caricando il pugno destro; la donna si chinò appena per schivarlo, prima di creare un raggio infuocato che sfiorò appena la guancia del Gold e che per poco non investì l'Apprendista Zeno in pieno.
Il ragazzo in questione finì a terra, stringendo lo scudo dorato di Libra con la mano destra; un soldato nemico gli fu subito vicino, preparandosi a colpirlo con la lancia.
"Muori." gli disse, solo, prima di abbassare con violenza l'arma verso di lui; Zeno però fu più veloce e si portò lo scudo davanti, con fermezza.
L'asta si spezzò in due e, prima che il soldato potesse fare qualcosa, l'Apprendista gli tirò un calcio ben assestato prima di rialzarsi e mettersi in posizione.
"Tutto bene?" gli chiese Irzule, che aveva poggiato la schiena contro quella del ragazzo per coprirgli le spalle.
"Sì, sì!" fece lui, con tono saccente. "Secondo quello che abbiamo imparato al Santuario, un calcio in uno dei punti vitali può essere anche più efficace di un'arma."
L'asiatica si girò verso di lui, sbuffando, poi si piegò e raccolse da terra una delle due metà della lancia, gettandola con forza contro il soldato che voleva approfittare della distrazione di Zeno per attaccarlo di spalle.
Il biondo si voltò in tempo per evitare che il nemico tramortito gli cadesse addosso, udendo le parole di Irzule prima che lei si allontanasse. "Secondo quello che abbiamo imparato al Santuario, lo scemo che si distrae in guerra è un uomo morto."

Fryderyk si era inginocchiato, posando la mano a terra e concentrandosi; al suo tocco, la terra prese a tremare, fermando per un attimo gli avversari che si guardavano intorno spaesati.
I soldati ne approfittarono per attaccarli, costringendoli ad arretrare ed aprendo un varco in quella barriera umana.
"Cavoli." sibilò Aldebaran, con tutta l'intenzione di tornare indietro per rinforzare le difese, ma il Cavaliere dell'Acqua gli apparve davanti, puntandogli il braccio contro; un getto verde colpì il Gold in pieno petto, mozzandogli il respiro quando cozzò contro l'armatura dorata.
Josh diede un'occhiata alle proprie spalle, notando con piacere che le sue truppe erano riuscite a raggiungere le file più nascoste dell'esercito nemico. "Anche volendo non farai in tempo, devi prima sconfiggere me."
"Rimediamo subito." ribatté Tauros, di nuovo in piedi. "Togliti di mezzo, se ci tieni alla tua pellaccia! Great Horn!"
L'argentino riuscì a salvarsi per un pelo da quell'attacco, ma un altro colpo lo centrò in pieno petto, facendolo cadere in ginocchio.
"Due contro uno non è leale, ma nel tuo caso direi che non conta." sibilò Kanon, comparso al fianco di Aldebaran.
Arrivati a quel punto, Fryderyk avrebbe voluto intervenire per aiutare il compagno, ma prima che potesse anche solo muovere un passo una serie di colpi alla velocità della luce lo fece volare a terra, di schiena; gemette, rialzando la testa verso il Cavaliere che aveva lanciato l'attacco.
"Piaciuto il mio Lightning Bolt?" chiese Aioria, con un ghigno feroce. "Abbiamo ancora un conto in sospeso, noi due."
Il polacco si rialzò con un colpo di reni, scrollando la testa come per riprendersi. "Sicuro, ma stavolta fammi il favore di crepare sul serio!"
Certe del fatto che i due Guerrieri nemici più vicini al varco creatosi fossero occupati, le tre Sacerdotesse Maestre corsero in difesa, aiutando gli Apprendisti più deboli a respingere gli attacchi.
Un buon numero dei soldati erano a terra, tramortiti da Shaka e da Mur che tuttavia continuavano ad usare parte della loro energia per alzare le difese degli alleati.
"Così non va, se le cose vanno per le lunghe rischiate di stancarvi troppo!" esclamò Dauko, mentre i guerrieri da lui colpiti cadevano sul terreno in fin di vita.
"Vedremo di resistere il tempo necessario, allora." rispose Mur. "Shaka, qui posso farcela da solo, tu invece vai da aiutare Athena."
Il biondo si voltò verso di lui, serio. "Non che dubiti delle tue capacità, ma sei davvero sicuro?"
"Come non lo sono mai stato prima d'ora."
Virgo annuì, senza chiedere altro, prima di sparire agli occhi di tutti; Shura ed Aphrodite lasciarono perdere i propri avversari, posizionandosi ai lati di Aries.
"Forza, la battaglia è appena iniziata!"

Dall'altra parte, immobile in mezzo alla pianura, Dick aveva chiuso gli occhi nel tentativo di accumulare tanta forza da sferrare un attacco multiplo, riuscendo comunque a schivare gli attacchi che talvolta gli venivano indirizzati. Ad un tratto, però, udì un Cosmo più potente farsi vicino che lo costrinse ad interrompere il flusso d'energia per poter sferrare il colpo incompleto contro l'aggressore.
Milo di Scorpio venne investito da un turbine di vento tagliente che scagliò lontano il suo elmo, provocandogli ferite profonde; se non avesse avuto l'armatura, probabilmente sarebbe morto.
"Ti faccio a pezzi, dannato bastardo." ringhiò il Gold, mentre l'unghia venefica della mano si allungava; il guerriero del Vento sorrise, divertito, preparandosi a combattere.
Il sorriso si tramutò in una smorfia sorpresa quando si ritrovò il Cavaliere davanti e l'unghia piena di veleno conficcata nella carne.
Le labbra del greco si distesero appena e per un momento sentì il bisogno di tornare ad essere l'assassino che era un tempo.
"Vogliamo vedere quanto resiste il tuo fisico?"
Un tornado avvolse interamente il corpo di Dick e Scorpio fu costretto a fare un balzo all'indietro per evitare di venire travolto; il vento cessò all'istante e lo svizzero si spolverò l'armatura, con fare noncurante.
"Scusa, hai fatto qualcosa?" domandò, innocentemente. "Tutta qui la potenza dei Sacri Guerrieri di Athena?"
"Non scherzare con me." lo avvisò Milo, assottigliando lo sguardo. "O ti giuro che sarà l'ultima cosa che farai."

Cristal era l'unica ad essere rimasta indietro per evitare di rompere le file di difesa ed aveva scatenato una pioggia di dardi ghiacciati per rallentare l'avanzata dei nemici; ora, però, sentiva il bisogno di addentrarsi davvero nel vivo della battaglia, notando come i suoi compagni, anche se non lo davano a vedere, avevano preso troppo sottogamba gli avversari ed ora si ritrovavano a subire i loro attacchi.
"Walter, lascio il comando a te!" esclamò ad un tratto, fermando il soldato vicino a lei; il ragazzo annuì solo, un po' spaesato, guardandola correre nel bel mezzo degli incontri.
Nessuno parve fare troppo caso alla guerriera del Ghiaccio, tutti troppo occupati a salvarsi la pelle che ad altro; fu facile per lei, quindi, avvicinarsi al luogo dove Camus e Leire stavano combattendo.
Il Gold non sembrava messo bene, ma anche la spagnola recava profonde ferite da cui sgorgava sangue a fiotti; il ricordo della morte della madre risvegliò nella ragazzina un odio profondo, una bestia pericolosa di cui perse totalmente il controllo e si preparò ad attaccare Aquarius alle spalle con il colpo più potente che aveva.
"Che cosa avresti intenzione di fare, cara?" le chiese una voce femminile, prima che un pugno le colpisse la guancia; Linx riuscì a non cadere, ma incassò il colpo il pieno.
"E questo cos'era, il comitato di benvenuto?" fece, sputando sangue per terra ed alzando lo sguardo verso la sua avversaria; Ashanti si stava massaggiando la mano, sorridendo senza allegria.
"Diciamo che volevo solo farti capire quanto sia stata contenta di scoprire che eri tu la traditrice." disse, tutto d'un fiato, prima di scattare di nuovo verso di lei.
Cris portò le braccia in avanti, circondata da un alone di ghiaccio che Ashanti non poté schivare; l'egiziana venne congelata nell'atto di scagliare il proprio colpo e Linx sospirò di sollievo.
"Eccola servita, signorina." borbottò, con tutta l'intenzione di lasciarla lì, ma il rumore del ghiaccio che si rompeva la fece voltare di nuovo e l'avversaria era di nuovo in piedi, avvolta da una lice smeraldina.
"Dove vai? Devi ancora portarmi il conto!"

 

Erano ormai passate più di due ore e ancora nessuno sembrava avere la meglio, ma la battaglia che si stava svolgendo non era nulla paragonata allo scontro tra divinità; per la prima volta da molto tempo, Saori si ritrovava ad affrontare da sola i propri nemici, senza mandare prima avanti i suoi Saint.
La sua aura divina mai era stata così estesa, eppure non bastava a contrastare la potenza di Vayu e Mah, che parevano per nulla affaticati.
"Dimmi, Athena, questo è ciò sei in grado di fare?" aveva detto il dio del Vento. "Dovevo immaginarlo, in fondo il tuo potere ha perso la sua origine divina..."
"Non spreco già tutta la mia energia, ne tengo da parte in modo da non esaurirla subito." ribatté Athena, rimanendo fieramente in piedi.
Era una bugia e anche bella grossa, visto che in realtà aveva già superato i suoi limiti; la forza sprigionata era spaventosa e chi combatteva si sentì togliere il fiato, ma il fatto che i suoi avversari riuscivano a contrastarla senza problemi non era un bene.
Ad un tratto la potenza di Vayu sembrò oscillare per un attimo, probabilmente qualcosa lo aveva distratto; sopraggiunse in quel mentre Shaka di Virgo, affiancando Athena senza dire una parola ed osservando per un momento gli avversari. "Vi dono la mia energia." disse, pacato, rivolto a Saori.
Lei era troppo sorpresa per ribattere ed il Gold ne approfittò per espandere il proprio Cosmo, conscio del fatto che i suoi colpi non sarebbero serviti a molto contro una divinità di tale potenza, figuriamoci due, perciò l'unica cosa che poteva fare era incrementare l'energia della sua dea.
Athena sentì la forza del Cavaliere unirsi alla sua, dandole modo di riuscire a sopraffare appena il nemico.
"Oh? Possibile che un umano abbia tanto potere da eguagliare un Dio?" la voce di Vayu sembrava sorpresa, mentre Mah era stranamente silenziosa; Shaka assottigliò per un attimo gli occhi, come per prepararsi a ricevere un colpo molto potente.
Non dovette attendere molto.
La luce che rappresentava il Dio del Vento si fece più intensa, sprigionando una forza tale che in molti si sentirono risucchiati verso il basso, come se la forza di gravità fosse aumentata tanto da schiacciarli a terra.
"Rimediamo subito a questo."

Athena non fece in tempo a mettersi in mezzo e Virgo riuscì a malapena a notare l'attacco che sentì il proprio corpo trapassato da tantissimi colpi, lasciandolo senza fiato; il Gold cadde in ginocchio, portandosi la mano dinanzi alla bocca per fermare il sangue che gli sgorgava dalla bocca. Non era ferito davvero fisicamente, ma nonostante tutto un attacco del genere avrebbe potuto ucciderlo con una facilità estrema.
E ci era davvero andato vicino.
"Ancora vivo nonostante il mio colpo ti abbia investito in pieno?" domandò Vayu, stavolta senza preoccuparsi di nascondere il suo evidente divertimento. "Questo ti fa onore, Cavaliere, ma ormai il tuo potere è stato sigillato."
Come a confermare quelle parole, Virgo venne scaraventato lontano da un altro attacco senza che lui potesse opporsi; Saori aveva voltato la testa verso il Saint, ma si accorse che se l'avesse aiutato le due divinità ne avrebbero approfittato per sopraffarla ed allora la battaglia sarebbe stata persa.
"Dannazione!" ringhiò, impotente, accrescendo la propria forza e sperando che il Cavaliere fosse sopravvissuto all'impatto.

Fortunatamente, poco prima che il Gold finisse contro la parete rocciosa che si ergeva dietro la fila difensiva dei Saint, qualcuno riuscì ad afferrarlo al volo, attutendo l'impatto con il proprio corpo; Chamaeleon strinse i denti per non gemere di dolore quando sbatté la schiena contro le rocce con Virgo che le era finito addosso.
"June! Shaka!" esclamò Mur dopo aver eretto il Crystal Wall per potersi girare senza dover schivare i colpi. "State bene?"
Nessuno dei due rispose ed i soldati che tentavano di distruggere la barriera creata dal Gran Sacerdote si diressero verso di loro; Aries si parò dinanzi ai compagni, alzando entrambe le mani.
"
Starlight Extinction!" disse, sferrando il colpo finale senza pietà alcuna; i suoi avversari vennero investiti in pieno e finirono a terra, sconfitti.
Fu allora che Shaka sembrò riprendere conoscenza, scostandosi appena dalla persona che l'aveva salvato e voltandosi verso di lei, incontrando gli occhi blu della Sacerdotessa. "June..." sussurrò, con un filo di voce. "Hai rischiato di morire..."
"Non siamo poi così diversi, noi due." disse solo, tentando di sorridere, prima di perdere i sensi e scivolare a terra.
Il Gold non era messo molto meglio e si appoggiò con la schiena contro la parete, sotto lo sguardo preoccupato del custode della Prima Casa.
"Non credo potrò combattere ancora..." esalò Virgo, a fatica, cercando di regolarizzare il respiro; Mur annuì, sollevando la ragazza svenuta e poggiandola vicino a lui.
"D'accordo, rimanete qui. Non c'è problema."

Un rantolo soffocato alle sue spalle lo fece voltare di scatto: i soldati che avevano ricevuto il suo attacco si erano ripresi ed ora tentavano di rimettersi in piedi.
"A dire il vero un problema c'è!" esclamò Shura, poco distante da lui. "Mi spieghi perché diavolo sono tutti ancora vivi nonostante abbiano ricevuto colpi mortali?"
Aries non seppe cosa rispondergli, troppo shockato anche solo per pensare.
Cosa diavolo sta succedendo?


La battaglia sembrava iniziata da poche ore, ma il sole che era sorto dando il via ai combattimenti ormai stava già calando.
Athena aveva iniziato ad indebolirsi ed ora si era praticamente aggrappata al bastone di Nike per evitare di cadere a terra; respirava veloce, cercando di mantenere costante l'energia.
Osservò con occhi sofferenti il campo di battaglia, chiedendosi se i suoi Gold stessero avendo la meglio, ma un brivido di orrore le attraversò la schiena quando notò che, tra i nemici, non era morto nemmeno il più debole dei soldati: vi erano corpi in fin di vita, sì, ma poteva ancora percepire l'energia vitale in ognuno di loro.
"Cosa significa ciò?" domandò, allarmata, posandolo sguardo su Mah; solo allora si accorse che la dea non aveva ancora usato la sua forza per attaccarla ma sembrava comunque affaticata.
Un pensiero assurdo le attraversò la mente, distraendola per un attimo. "Non dirmi che hai usato il tuo potere per evitare che morisse anche un solo guerriero!"
La luce azzurrina che rappresentava la dea si mosse appena e Saori immaginò che stesse sorridendo.
"Ma dai, mia cara Athena." disse, con voce profonda. "Non ti sei accorta che non sono stata l'unica ad aver fatto una cosa del genere?"
Come a voler sottolineare quelle parole, neanche a farlo apposta, Cristal si guardò intorno senza capire granché di quella situazione, notando la totale assenza di morti anche dalla parte avversaria.
Mah ci sta proteggendo tutti con il suo potere, ma per quanto riguarda i Saint? Perché persino gli Apprendisti sono ancora vivi?

"Non ti distrarre." sibilò Ashanti, tentando di tirarle un pugno; Linx si morse il labbro, maledicendosi mentalmente per essersi distratta ed aver così permesso che l'altra potesse tranquillamente attaccarla, ma restò di stucco quando, sebbene fosse rimasta immobile, l'egiziana la mancò di molto.
"Ma che...?" mormorò, allontanandosi appena da lei e notando quanta fatica le costasse ogni singolo movimento; la luce verde che le brillava attorno rapì l'attenzione di Cris, permettendole di capire.
"Non ci credo." ammise, stupita, sgranando gli occhi. "Mi avevano detto che eri una Dea, ma mai avrei pensato che usassi la tua energia per proteggere i Cavalieri!"
L'araba sorrise appena, tentando di rimanere in equilibrio. "Lo so, sono troppo buona." rise, senza allegria, prima di usare tutte le energie rimaste per poter affiancare Athena.
Tutti i combattenti lasciarono perdere la lotta, voltandosi a guardare la scena; Ashanti aveva lasciato il posto a Northia, che ora guardava con aria di sfida le divinità avversarie.
"Non farlo, in questo modo morirai di sicuro!" esclamò Saori, preoccupata.
"Morirò io, non Nasser." precisò la dea etrusca, senza guardarla. "E comunque ormai non posso tirarmi indietro."
Anche Mah sembrava stanca, ma aveva ancora una tale energia da poterle contrastare entrambe; si fece più avanti, con sicurezza. "Arrendetevi e lasciate che sigilliamo il vostro potere, senza dover più combattere."
"Mai!" esplosero le dure, pronte per l'ultimo atto; allora la voce di Vayu tuonò per l'ultima volta, rimbombando nel silenzio più totale.
"E sia!"

Le quattro divinità fecero ricorso a quanta più energia riuscivano ad accumulare, facendo tremare la terra; attorno a loro i guerrieri si erano allontanati, temendo di rimanere travolti.
"Cris!" la richiamò Dick, notando che la ragazzina era rimasta indietro; sembrava troppo esausta per combattere e trascinava i piedi con una smorfia di dolore dipinta sul volto, camminando vicino allo strapiombo.
Non riuscì a raggiungere il compagno che le quattro forze si scontrarono con un'esplosione terrificante; i Gold videro impotenti sia Athena che Northia sbalzate via da quella forza spaventosa e cadere a terra, senza più rialzarsi.
Saori era ancora cosciente, ma troppo debole per fare anche solo un piccolo movimento; roteando appena gli occhi, vide che Ashanti era finita poco lontano da lei, senza però nessuna traccia di Northia in corpo: la dea etrusca era morta.
Dallo scontro di quelle quattro forze partirono raggi di luce in tutte le direzioni, distruggendo qualsiasi cosa toccassero; Milo si sentì gelare il sangue quando vide che uno si stava dirigendo proprio verso Linx.
"Maledizione!" gridò, cercando di raggiungerla prima che fosse colpita; allungò una mano verso di lei, come per afferrarla, ma nemmeno con la sua velocità sarebbe riuscito a salvarla: era troppo lontano.

Cris ebbe appena il tempo di girarsi e quando vide il raggio, ormai, era troppo tardi; il sangue le schizzò in viso, inzuppandole i vestiti come se fosse acqua; stranita, alzò appena il viso ritrovando a fissare le iridi azzurre di Dick, che tentò di sorridere senza successo.
Le sembrò passata un'eternità quando si rese conto di quel che era successo. il compagno le si era buttato davanti, facendole scudo con il proprio corpo e venendo colpito in pieno.
"B-beh..." sussurrò lui, con un filo di voce. "...possibile che debba sempre salvarti io?" domandò, stringendo gli occhi per il dolore.
Non udì risposta e quando riaprì gli occhi la ragazzina continuava a guardarlo stranita.
"Cris?" la chiamò, incerto; si sentì morire quando si accorse che un rivolo vermiglio le colava lungo il mento.
Linx riuscì ad abbassare la testa, osservando l'enorme squarcio che le aveva dilaniato le carni: il raggio aveva trapassato entrambi.

Nessuno riuscì a muoversi in tempo, il terreno sotto i loro piedi cedette ed i due si ritrovarono a cadere nel vuoto.
Un urlo da ambedue le fazione, che invano avevano tentato di afferrarli; la luce azzurrina di Mah brillò per un attimo più intensamente, nonostante tremasse appena.
"Frenerò la loro caduta con l'energia rimastami..." mormorò, prima di svanire. "Ma questo temo che non basterà."
Vayu sembrò annuire, prima che qualcos'altro attirasse la sua attenzione: Saori si era rialzata, sorretta da due Gold, e lo guardava con sguardo vitreo.
"Ci arrendiamo." disse, decisa, prima di perdere i sensi.

 

 

Quando Cristal riaprì gli occhi, si ritrovò a fissare uno scorcio di volta celeste, dove le timide stelle iniziavano a apparire; non aveva più alcuna energia per muoversi e sentiva un gran freddo penetrarle nelle ossa.
"E-ehi." la voce di Dick tremò appena, ma bastò a farsi sentire. "Pare che Mah abbia... usato il suo potere per farci fare un atterraggio morbido."
"Sembra di sì."
Lui la cercò con gli occhi, tentando di sollevare la mano; lo sforzo fu enorme, ma lo svizzero riuscì comunque a raggiungere le dita della ragazzina.
"Sai..." riprese lei, tentando di rimanere sveglia ed allontanando quello strano torpore che le aveva intorpidito le gambe. "Quando usciremo di qui probabilmente Josh mi mollerà uno schiaffo... per averlo fatto preoccupare... e poi Leire litigherà con lui e ci abbraccerà piangendo... sotto lo sguardo perplesso di Fryderyk."
Lo svizzero stava in silenzio, tenendo gli occhi fissi sul cielo; Linx continuò.
"Vorrei andare in Irlanda... Era il paese di mia madre... Già mi immagino, le scogliere... i boschi... potremmo andarci tutti insieme, la prossima volta."
"Sai che non ci sarà una prossima volta."
Il respiro di lei si fece più lieve. "Sì, lo so..."
"Però è bello che tu pensi sempre a noi... anche adesso..."
"Siete sempre stati la mia famiglia..."

Dick sorrise, ignorando il dolore lancinante che sembrava volergli spaccare il cranio in due.
"Anche per me... ho sempre desiderato avere quattro vite per poterne sacrificare almeno una per voi..."
"Per me l'hai fatto."
"Non è stato abbastanza, non ti ho protetta."
Cristal iniziava a perdere la sensibilità delle ditta, ma tentò comunque di stringere la mano del compagno.
"A me va bene così."

Lo svizzero tossì violentemente ed il sangue prese ancora a scorrergli dalla bocca.
"Io ti ho... sempre voluto bene..."
Strinse ancora la mano della ragazzina, prima di chiudere gli occhi.
"Cris..." esalò, debole. "Canta un'ultima volta..."

La ragazzina non sembrò sorpresa da quella richiesta; annuì, semplicemente.

Land of bear and land of eagle
Land that gave us birth and blessing
Land that called us every homeward
We will go home across the mountains.

La sua voce si era fatta un sussurro più debole di un fruscio di foglie, ma lui sembrava udirla lo stesso.


We will go home, we will go home
We will go home across the mountains
We will go home singing our song
We will go home across the mountains


Le timide stelle non riusciva più a distinguerle, il cielo notturno era divenuto una  massa sfocata di blu; la voce le andò via del tutto, eppure Cris non accennava a smettere, esalando le parole una ad una.


Hear our singing
Hear our longing
We will go home across the mountains



La stretta di Dick si indebolì ed il suo diaframma smise di muoversi; Linx si rese conto di stringere una mano senza vita, le cui dita erano più gelide dei ghiaccioli.
Non pianse per questo, forse non ne aveva le forze; semplicemente sorrise, serena, chiudendo gli occhi.

Poi, spirò.




 

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Capitolo 21
*** Un nuovo inizio - Epilogo ***


Nuova pagina 1

Erano stati giorni di pioggia quelli che seguirono alla fine delle Guerra; nonostante ciò, l'autunno non tardò a venire per ravvivare i torridi colori estivi, sfoggiando un manto dalle sfumature calde, ed Atene sembrava quasi un'altra città dal punto di vista dei turisti.

Ma nelle vicinanze, in un luogo ben nascosto dalla vista umana, nemmeno l'autunno sembrò riuscire a rallegrare gli animi dei Cavalieri; uno, in particolare, se ne stava seduto in mezzo al cimitero, giocando con una foglia morta.
La pioggia era cessata, ma le nubi grigie continuavano a coprire il cielo, rendendo il posto più triste di quanto già non fosse; il ragazzo rabbrividì appena, sentendo uno strano gelo penetrargli nelle ossa.
"Immaginavo di trovarti qui, Marin." disse, ad un tratto, senza voltarsi verso la nuova giunta; la Sacerdotessa sobbalzò, colta alla sprovvista, ed i delicati fiori che teneva fra le braccia per poco non le caddero a terra.
"La stessa cosa non potrei dire di te, Scorpio." ammise, sedendosi di fianco a lui incurante del fango che si attaccava ai vestiti. "Che disastro, la pioggia ha sporcato tutto... Tienimi un attimo questi, mentre rimetto a posto."
Il Gold non capì granché di quello che aveva detto, ma lei non se ne preoccupò, lasciandogli i fiori tra le braccia e cercando poi di togliere il terriccio e l'erba dalla tomba in pietra davanti a loro.
"Sono Ibiscus..." commentò Milo, puntando lo sguardo sui fiori. "Non sono molto adatti ad un cimitero..."
"Non so Dick, ma questi erano i preferiti di Cris, di certo se le avessi portato dei fiori bianchi mi avrebbe lanciato un sacco di maledizioni dall'aldilà!"

Il Cavaliere sorrise, divertito, e le porse nuovamente gli ibiscus per poterli adagiare sulla lapide; Marin sospirò.
"è un sollievo vedere che stai meglio... Ci eravamo preoccupati."
"Non riesco a farmi una ragione di quel che è successo." disse, solo, abbassando lo sguardo; la Sacerdotessa annuì, posando l'indice sulla lastra di marmo e seguendo il contorno delle lettere dei due nomi lì incisi: erano morti assieme, Cristal e Dick, e loro li avevano sotterrati assieme.
"A volte penso di aver sbagliato tutto, forse non avrei mai dovuto prenderla come allieva."
"Però non è solo questo, vero?"

Milo le lanciò un'occhiata fugace, chiedendosi come avesse fatto a capirlo; lei, intuendo i suoi pensieri, scrollò appena le spalle. "Sono una donna. E con questo dovrei aver detto tutto."
Il Gold non insistette oltre, sospirando. "La verità è che mi sento in colpa." ammise, in un soffio.
Eagle stette zitta, invitandolo a continuare. "Con questo non intendo solo il fatto di averle dato qualche cazzotto in testa... ok, molti cazzotti in testa... o di essere stato scontroso; lo sbaglio più grande che ho fatto è stato mostrarmi gentile con lei."
"Pensi forse che se non lo avessi fatto probabilmente lei non si sarebbe innamorata di te?"

Il Cavaliere sobbalzò appena a quelle parole: sapeva che Cristal gli voleva bene, ma sentirselo dire in modo così schietto lo turbava; la ragazza sembrò intuire anche quel pensiero, perché gli posò una mano sulla spalla. "Allora è questo il problema."
"Io non l'ho amata come voleva, Marin." ammise infine lui, prendendosi la testa fra le mani. "Non che non le volessi bene, anzi, ma non provavo -e non provo tutt'ora- quello che provava lei: era un qualcosa più forte di un'amicizia, ma meno di un amore."
La rossa sembrò stupita, stavolta: non pensava che il Cavaliere si sentisse in colpa per questo.
"Per te era una sorella."

Milo restò in silenzio, voltando il capo verso di lei; sembrò pensarci a lungo prima di dare un risposta.
"Sì."

Marin sospirò, portandosi le ginocchia al petto. "E tu credi davvero che Cris non l'avesse capito?"
Lui restò in silenzio, osservandola mentre accarezzava i petali di uno dei fiori che aveva portato. "Va bene, forse era un po' tonta, ma credi davvero che non si fosse accorta di questo dopo tutto il tempo che avete passato assieme come allieva e Maestro?"
Il vento prese a soffiare, spazzando via alcune foglie multicolori cadute a terra; la ragazza scostò le dita dal fiore, sorridendo. "Non te ne ha fatto una colpa, come sono sicura che non volesse davvero vendicarsi di Camus."
"Come fai ad esserne sicura?"
Lei sbuffò, dondolandosi appena avanti ed indietro. "Ti ricordi la storia del libro che avevi trovato in Biblioteca? Chi credi che l'abbia messo lì, senza dire niente a nessuno?"
"Cris? Possibile?" esclamò Milo, strabuzzando gli occhi per lo stupore; Eagle annuì convinta.
"Non solo: Elise mi aveva detto che era a conoscenza dell'esistenza del Santuario poiché avuto una sottospecie di sogno premonitore in cui qualcuno le raccontava cosa stesse succedendo qui. Mur, inoltre, ha detto di essere tornato in ospedale quella volta perché aveva avvertito il Cosmo di un Cavaliere."
Scorpio scosse la testa, sconsolato. "Non capisco."
"Cris era un'esperta di formule magiche, altrimenti non avrebbe mai potuto fare un incantesimo così complesso per poter perdere la memoria." si passò una mano tra i capelli rossi, incerta. "Non ne sono sicura, è solo un'ipotesi, ma credo che in un momento di incoscienza abbia cercato di far sì che Elise potesse sapere tutto tramite un incantesimo, magari in modo da poterci avvertire della Guerra imminente. Però poi non è riuscita a finire la formula."
"Faccio finta di avere capito."
"Come vuoi."

il Gold strappò qualche ciuffo d'erba dal prato, rimuginando un poco tra sé. "Quindi anche a San Valentino, quando diceva di volermi parlare, voleva avvisarci del pericolo che avremmo incontrato facendo il campeggio? Anche questo senza rendersene davvero conto?"
"Allora qualcosa hai capito."
"Più o meno."
Marin scosse la testa. "Non posso darti una risposta a questo, Milo. Però, sono più che sicura che nessuno dei nostri avversari volesse davvero ucciderci. Cris sapeva che Camus non aveva assassinato davvero sua madre e dentro di sé non gli serbava rancore..."
"E tu..." la interruppe Scorpio, nascondendo a malapena un sorriso. "...hai scoperto tutto questo da sola?"
"No, lo ammetto, in realtà questo è ciò che ha detto Mur." concluse lei, senza la minima traccia di imbarazzo; il Cavaliere rise, prima di mettersi in piedi con un balzo.
"Ora mi sento meglio."
"Si vede." commentò la Sacerdotessa, alzandosi con grazia, prima di iniziare a camminare. "Forza, Milo, gli altri ci stanno aspettando alla Tredicesima, devono dirci qualcosa..."
"Arrivo, arrivo... Marin?"
"Sì?"

Il Gold sospirò, incrociando le braccia dietro la schiena. "Sai, secondo me tu sei un po' come una mamma per tutti noi Cavalieri."
Lei si fermò, sorpresa, posando lo sguardo sull'amico; poi sorrise, accarezzandosi dolcemente il ventre.
"Aioria non lo sa ancora, chissà come reagirà?"
Milo non capì subito il significato di quelle parole, continuando a far vagare lo sguardo dal viso di lei a quello strano gesto che aveva qualcosa di terribilmente materno.
Un pensiero assurdo si fece largo nella sua mente con prepotenza ed il Gold si ritrovò a fissare la Sacerdotessa negli occhi, stordito.
"Marin...?"

 

Dalle esperienze si impara sempre qualcosa: questa era la filosofia di vita di Shaina.
Quel pomeriggio, sentendo su di sé mille paia di occhi innocenti e curiosi, intuì che anche lei aveva appreso una cosa importante su se stessa: odiava i bambini.
I numerosi piccoli esseri che ora le stavano seduti dinanzi per ascoltare la sua lezione sembravano così piccoli ed indifesi, tanto che la ragazza stentava a credere che proprio loro l'avevano assalita poco prima, con l'intenzione di disegnarle con i pennarelli sulla benda che le fasciava perennemente l'occhio sinistro.
"Uhn... Dunque..." riprese, mentre con lo sguardo sembrava volesse squadrarli uno ad uno. "Vediamo di ripetere: di che materiale è fatto questo?"
Indicò con l'indice lo scrigno dorato con il simbolo dell'Acquario che aveva portato per la lezione sui Cloth; i bambini alzarono tutti la mano, quasi saltellando sul posto.
"è giallo, è giallo!" esclamarono in coro, contenti; Shaina scosse la testa.
"Non vi ho chiesto di che colore è... e comunque non è giallo, è dorato." disse, sperando che uno di quei mocciosi riuscisse a risponderle; un bimbo mise su il broncio, sbuffando.
"Ma quello è giallo!"
"No, è dorato." ripeté lei, mentre una venetta iniziava a pulsarle sulla tempia; ma il bambino non demordeva.
"Giallo!"
"Dorato."
"Giallo!"
"Dorato."
"Giallo!"
Shaina sarebbe scoppiata da un momento all'altro. "Giallo dorato!" sbottò, infine; il bimbo rimase un po' in silenzio, poi annuì.
Ringraziando la sua buona stella, la Sacerdotessa riuscì persino a sorridere pensando che ormai quella lezione era terminata. "Abbiamo finito. Ci sono domande?"
"Io, io!" un bambino grassottello sventolava entrambe le mani, cercando di attirare l'attenzione; la ragazza sospirò.
"Dimmi."
"Ma non è un po' grande per essere un cestino della merenda?"

La Sacerdotessa rischiò seriamente di cadere a gambe all'aria quando vide che gli altri bimbi stavano annuendo, segno che non avevano capito proprio niente sulla funzione dei Cloth.
"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere... Sì?" domandò, vedendo un'altra bambina farsi avanti timidamente.
"Signora..." disse, senza sapere quali conseguenze avrebbe avuto quella parola su Shaina. "Quell'uomo che ti sta aspettando è tuo marito?"

Lei non ebbe il tempo di scatenare la sua furia su quell'esercito di piccoli mostri: il fresco venticello che soffiava su di loro si tramutò in una bora che fece scappare i bambini urlanti a gambe levate, alla ricerca di un riparo.
"Non dimenticate di lavarvi i denti prima di andare a dormire! E magari di strozzarvi con il dentifricio!" urlò, in modo sadico, una volta che il vento gelido cessò; la vista del campo di Addestramento deserto le infuse una strana calma, tanto che si sarebbe messa persino a canticchiare.
"I tuoi nuovi allievi ti adorano, Shaina." commentò Camus, apparso dietro di lei, senza allegria.
La Sacerdotessa lo fulminò con lo sguardo, prima di sorridere. "Certo, certo, e lo stesso si può dire di te, maritino caro..."
"Chiamami ancora una volta così e giuro che potrei accidentalmente tirarti il collo."
"Razza di cafone, non si tratta così la tua fidanzata!" sbottò, tirandogli una gomitata negli stinchi; lui si piegò appena, stringendo i denti in una morsa dolorosa.
"Beh, c'è di buono che almeno non usi più parole volgar-"
"Ma porca puttana, che male!" lo interruppe lei, senza ascoltarlo, portandosi l'indice davanti al viso: le si era rotta un'unghia.

Camus sospirò, passandosi una mano tra i capelli: ma cosa gli era saltato in mente di fare coppia con una Sacerdotessa del genere?
Shaina lasciò perdere il proprio dito, posizionandosi davanti al ragazzo con i pugni piantati nei fianchi. "Allora, dimmi, come sta andando la missione che ti ho affidato?"
"Nulla di nuovo, da quando è finita la Guerra sono tornati ottimi amici e basta." sospirò ancora lui, depresso. "Non ti senti in colpa per avermi chiesto una cosa del genere? June non sarà molto contenta quando scoprirà che una delle sue migliori amiche mi ha ordinato di spiare la sua vita privata!"
"Nemmeno Shaka sarà felice, se è per questo... E poi che vuoi che me ne freghi, tanto non se la prenderanno con me!" esclamò Ophiucus, noncurante, sventolando la mano come se nulla fosse.
Aquarius inarcò un sopracciglio. "Infatti, se la prenderanno con me... e questo, scusa tanto, ma mi interessa: nonostante abbia i poteri sigillati, Virgo rimane comunque il Cavaliere più forte del Santuario!"
"Oh, andiamo, Camussino, se usi quel tono sembra quasi che io ti abbia costretto a farlo minacciandoti di morte lenta, dolorosa ed atroce."
"Ma è proprio quello che hai fatto, Shaina."

Lei gli picchiettò il petto con un pugno, mentre il volto assumeva un'aria contrariata. "Sei terribilmente stronzo quando fai così."
"Adoro contraddirti... Vedi però di moderare il linguaggio d'ora, non ho nessuna intenzione di avere come compagna uno scaricatore di porto travestito."
Appena finì la frase si scostò appena dalla ragazza, forse aspettandosi di ricevere un calcio; si sorprese quando vide che questa lo guardava stranita, come in trance.
"Che c'è?"
"Hai detto una frase usando più di cinque parole." rispose Ophiucus, spalancando la bocca. "Cazzo, l'algido Aquarius ha imparato qualche vocabolo nuovo allora!"
"Tu invece usi sempre gli stessi..." sbottò lui, sconsolato, passandosi una mano tra i capelli; Shaina rise appena, stavolta dandogli un pizzicotto sulla guancia.
"Uhn... Camus?" lo chiamò, con tono serio. "A te piacciono i bambini?"
Il Cavaliere inarcò per l'ennesima volta il sopracciglio, indifferente. "Essendo stato il Maestro di tanti Apprendisti non dovrei dire una cosa del genere, ma... no, non li posso soffrire."

Il silenzio che ne seguì lasciò il tempo alla Sacerdotessa di fare qualche rapido calcolo: aveva un uomo bello, forte, tanto bastardo e per niente melenso che per giunta odiava i mocciosi; a suo dire, solo una stupida se lo sarebbe lasciato scappare.
E lei di certo non era stupida.

"Ahah, Camussino, sposami!" esclamò, in tono scherzoso, attaccandosi al suo braccio; il Gold s'irrigidì sentendo il proprio arto stritolato, ma si limitò a scuotere la testa.
"Irrecuperabile... Andiamo, ci attende un'altra assemblea."
"Va bene... Ah, dimenticavo."
Si scostò un poco da lui, prima di stringergli la pelle del polso in un doloroso pizzicotto. "Questo è per avermi paragonata ad uno scaricatore di porto!" sbottò, mollandogli il braccio e dirigendosi verso la Tredicesima a passo di marcia. Aquarius alzò gli occhi al cielo, massaggiandosi la parte lesa.
Milo aveva ragione quando diceva che sono masochista...




La Tredicesima non era mai stata un luogo tetro, nonostante le umide pareti di pietra; al centro della sala, una luce abbagliante brillava senza fine, illuminando anche gli angoli più nascosti.
"Sei sicura di quel che vuoi fare, Athena?" la voce profonda di Vayu riecheggiò contro i muri, donandogli un aspetto solenne; Saori Kido, davanti a lui, stava annuendo decisa.
"Ho commesso troppi sbagli in questo mondo, voglio solo rimediarvi prima di scomparire e rinascere come Dea vera e propria."
"Le tue parole nascondo molto coraggio." sentenziò Mah, affiancando il fratello. "Ma anche molta paura. Ti senti davvero pronta ad affrontare una sorte simile?"
"Lasciare questo corpo umano una volta sigillato il mio potere oppure donare quel che mi rimane per poter riportare indietro i morti... Non vi è molta differenza, mi sembra."
Milo, che se ne stava a braccia incrociate appoggiato ad una colonna, alzò la testa stupito: quasi non gli sembrava vero che Athena volesse davvero resuscitare i caduti in battaglia.
Ciò significa che forse anche Cristal...?

Il dio del Vento sembrò sorridere. "Ti sbagli. Per quanto il sigillo possa essere doloroso, non è nulla paragonato al sacrificio che dovrai fare per poter resuscitare anche solo una persona."
Ashanti, Saint ed i Guerrieri Elementali rimasti stavano in disparte, ascoltando con attenzione; in quel mentre, Saori si voltò a guardarli, prima di stringersi le spalle.
"Ho già riportato in vita qualcuno, so qual è il prezzo da pagare."
Sia Vayu che Mah stettero in silenzio, pensando a cosa fare; fu lui a riprendere la parola per primo.
"E sia, se è questo ciò che vuoi ti lascerò il tempo per poter accumulare l'energia necessaria al tuo scopo."
I presenti si lasciarono scappare un gridolino di eccitazione, tanto che le labbra della fanciulla europea si distesero in un sorriso radioso.

"Hai la mia parola, non tradirò la tua fiducia." rispose, chinando la testa per imitare un inchino; il dio però non era soddisfatto.
"La tua parola non basta, Athena, già una volta hai mancato ad un giuramento. Ho bisogno di qualcosa di più per poterti credere."
Bastarono quelle parole a placare l'entusiasmo di tutti; Saori rimase interdetta, torturandosi le mani mentre pensava a come fare.
Il suo sguardo si posò sullo scettro di Nike, adagiato sul pavimento proprio vicino a lei, e la fanciulla sembrò aver trovato la risposta.
"Questo..." disse, raccogliendo l'oggetto da terra e porgendolo al dio. "Segno di potenza e vittoria, lo cedo a te per onorare il mio giuramento."
"Con lo scettro di Nike avrete il potere assoluto sul Santuario, Vayu..." s'intromise Dauko, avanzando di qualche passo. "Non tanto per l'oggetto in sé, quanto il fatto che colei che ne era in possesso l'ha ceduto a Voi, riconoscendo la Vostra autorità."
La luce di Mah tremò appena mentre affiancava il fratello. "Le tue parole sono veritiere, il nostro patto può definirsi concluso. Avrai tre mesi di tempo per poter accumulare energia, dopodiché, tu abbandonerai il mondo degli umani come è giusto che sia."

Athena annuì e le due divinità, così come erano apparse, svanirono nel nulla; vi fu un momento di silenzio di tomba, prima che Aldebaran, senza più riuscire a trattenersi, agguantasse sia Mur che Elise e li stritolasse in un abbraccio.
"Non posso crederci, è meraviglioso!" esclamò, senza preoccuparsi di nascondere la sua gioia; l'intera sala sembrò risvegliarsi da quello stato di torpore in cui era caduta e tutti, sia Saints che Guerrieri Elementali, iniziarono ad esultare.
"Qui ci vuole una festa! Bando alle ciance, iniziamo subito!" saltò su Shura, euforico, ignorando lo sguardo perplesso di Aphrodite.
Qualcuno scoppiò a ridere senza motivo, altri si limitarono a sorridere per la notizia; solo Saori era rimasta con un'espressione neutra, osservando il chaos che regnava nella sala.
"Spero solo che nel frattempo le anime non siano andate perdute..." mormorò, sconsolata, stringendosi le spalle; le grida festanti si quietarono all'istante.
"Cosa intendete dire, milady?"
"La resurrezione non è sempre possibile, Pisces. Io stessa, quando vi ho riportati in vita, ho avuto serie difficoltà."
Un brusio di sottofondo si levò appena, prima di lasciare di nuovo posto al silenzio; gli astanti si lanciarono uno sguardo perplesso, chiedendosi come uscire da quella situazione.
June si avvicinò a Shaka, schiarendosi la voce. "Tu sei il guardiano alle porte degli Inferi... Potresti controllare se le anime-"
"No."
Il Gold riuscì giusto in tempo a pronunciare quella sillaba che si sentì prendere per il colletto.
"Che cosa vorrebbe dire no, Virgo?" sibilò Marin, fulminandolo con gli occhi celesti. "Ti reca troppo disturbo muovere quel tuo fondoschiena per un semplice controllo? E tu stai zitto, Aioria!" sbottò, volgendo la testa verso il ragazzo che si era avvicinato per cercare di calmarla.
Chamaeleon la fissava sbigottita, non si aspettava di certo una reazione del genere; Shaina, invece, si limitò a battere le mani, entusiasta. "Lo sapevo che avevi le palle, Marin cara!"
Solo Camus alzò gli occhi al cielo a quelle parole, gli altri sembravano esserci abituati; Shaka non aveva mosso un muscolo, aprendo piano gli occhi e scrutando la Sacerdotessa con fare indifferente.

"Non posso, Eagle... Non rimembri che il mio potere è stato sigillato?"
Silenzio.

La rossa allentò la presa, mortificata, per poi stringersi le spalle. "Allora non c'è proprio niente che possiamo fare?"
"A dir la verità, un modo ci sarebbe..." s'intromise Fryderyk, fino ad allora rimasto in disparte assieme ai suoi amici; il polacco si voltò verso Josh, che lo guardava severo.
Milo si fece più vicino ai Guerrieri. "Cosa vorreste dire?" chiese, spazientito: si era stancato di tutto quel mistero.
Leire osservò il Gold per qualche secondo, come a volergli leggere dentro; gli occhi castani lo fissavano vitrei, senza emozioni, poi, con calma, la spagnola alzò la mano e la posò sulla spalla del suo capogruppo. "Penso ci possiamo fidare. Diglielo."
Il Guerriero dell'Acqua incrociò le braccia al petto, non molto convinto. "Possiamo richiamare indietro lo spirito di un morto per far sì che voi possiate comunicare con lui. In questo modo potremo capire se non vi sono problemi con le anime di coloro che Athena dovrà resuscitare."
Shura, vicino ad Aldebaran, si grattò la testa. "Non capisco, perché faresti questo per noi?"

Il ragazzo strinse i denti. "Forse ve lo siete dimenticato, nobile Capricorn, ma durante il nostro ultimo scontro due miei cari amici hanno perso la vita ed io voglio essere sicuro che possano tornare... in un modo o nell'altro..."
"E quindi cosa avresti intenzione di fare?" domandò allora Ashanti, con voce curiosa; Josh si frugò nella tasca, tirando fuori delle vecchie pergamene che sembravano volersi sgretolare da un momento all'altro. "Questa è una formula che un antico sciamano ha scritto durante la prima Guerra, richiamerà lo spirito di un morto a voi molto vicino."
"Oh, magnifico, un rito pagano." mormorò Aphrodite, rigirandosi una rosa tra le dita. "Per caso c'è bisogno anche di un sacrificio umano?"
I suoi compagni lo fulminarono con lo sguardo e Pisces alzò entrambe le mani, in segno di difesa; Josh non ci fece caso, posando la propria attenzione sull'incantesimo che aveva davanti.
"C'è solo un problema." disse, alla fine. "Ho bisogno di un volontario che ospiti l'anima del richiamato per un breve periodo di tempo."
"Ah, lo sapevo! Quanto breve?" chiese Aphrodite, che già cercava di filarsela; l'argentino aggrottò la fronte, cercando la risposta nel testo, prima di fare spallucce. "Non ne ho idea... Vale la pena rischiare, però, vero?"
Non ricevette risposta, al che Josh iniziò a mostrare segni di impazienza. "Sentite, non ho voglia di perdere tempo! O qualcuno si offre volontario oppure io ed i miei compagni ce la caviamo da soli!" sbottò, ringhiando.
Marin e Milo si scambiarono un'occhiata eloquente: essendo coloro che più ci tenevano alla riuscita di quell'assurdo incantesimo, era giusto che fosse uno di loro a farsi avanti.
Ma Scorpio non riuscì a muovere neanche un passo che una voce spettrale lo fermò all'istante.
"Che smidollati che siete! Mi offro io!"

Elise era comparsa proprio al centro della Sala, come un fantasma, mostrando una strana smorfia di fatica nel muovere le ruote della propria sedia a rotelle; non guardò i presenti avanzando, si limitò ad alzare il pollice in aria verso Mur, che le sorrise appena.
Kiki deve averla teletrasportata qui.

"Devo avvertirti." le stava dicendo Fryderyk, una volta che lei ebbe raggiunto i Guerrieri. "Potresti avere un trauma in seguito a  questa esperienza."
"Tranquillo, caro, la mia mente è già scombussolata di suo." rispose Elise, sventolando la mano con fare indifferente. "E poi sono stata l'unica a rimanere al Santuario durante la Guerra, perciò anche io voglio fare la mia parte!"
Nessuna obiezione, i Guerrieri sembravano soddisfatti; Josh fece scorrere gli occhi sul testo per l'ennesima volta, stando attento a non tralasciare alcun particolare.
"Perfetto... Ora non ci resta che decidere quale spirito richiamare indietro."
I Gold stavolta non esitarono e nella Sala rimbombò un nome che in molti conoscevano bene; l'argentino annuì, guardando un'ultima volta Elise prima di alzare una mano, tenendola sollevata sopra la sua testa.
"Buona fortuna." le disse solo, prima di chiudere gli occhi.

Le labbra si mossero, iniziando a recitare sottovoce uno strano testo in una lingua sconosciuta; pian piano anche gli altri suoi compagni si unirono a lui, portando le dita di entrambe le mani a toccare le tempie e manifestando un'insolita energia.
"Mi sembra di essere in un film di esorcisti." commentò Shaina, cingendo il braccio di Camus con delicatezza; gli occhi dei presenti si puntarono su Elise, che aveva lasciato ricadere la testa in avanti, come svenuta.
June si sporse un poco in avanti, così come Ashanti, ed il ritmo delle parole pronunciate da Josh crebbe d'intensità; l'energia rilasciata dagli altri si fuse in un piccolo turbine, avvolgendo il corpo della disabile e risplendendo di una luce tanto bella da sembrare innaturale.
Le gambe di Leire tremarono appena e sul suo viso comparve una smorfia di dolore; riuscì comunque a restare in piedi il tempo necessario alla conclusione del breve rito.
"Ti abbiamo richiamato dagli Inferi." tuonò Josh, riaprendo gli occhi e posandoli sulla figura inerme di Elise. "Perciò destati e rivela la tua presenza, Saga di Gemini."

Dapprima non successe nulla, tanto che gli astanti iniziarono a dubitare della riuscita dell'incantesimo; sia Leire che i compagni caddero sulle ginocchia, stremati e con il respiro affannoso.
"Possibile che non abbia funzionato?" mormorò il polacco, con un filo di voce, asciugandosi il sudore sulla fronte.
Kanon si avvicinò ad Elise, abbassandosi tanto da poterla osservare in volto: respirava ancora, tranquilla, e l'espressione beata che mostrava avrebbe indotto chiunque a credere che fosse addormentata.
"Siamo sicuri che avete richiamato lo spirito giusto?" domandò, dubbioso, inarcando un sopracciglio.

Fu allora che la ragazza parve riprendere i sensi e Kanon non ebbe nemmeno il tempo di scostarsi che lei alzò la testa di scatto, agguantandolo per il collo.
"Razza di cretino, siamo gemelli e non mi riconosci nemmeno più??" ululò, fuori di sé; i Gold sorrisero.
"Sì, è lui."
"Sì, è lui un corno!" gridò ancora la voce di Saga, allentando la presa sul gemello che poté riprendere a respirare. "Che cavolo avete combinato? Perché sono intrappolato in un corpo da ragazzina? Ah, giuro che stavolta vi ammazzo tutti!"
"Fratello, per favore, rilassati..." rantolò Kanon, una volta in piedi e massaggiandosi il collo; il viso di Elise si rilassò.
"Va bene, d'accordo, sono calmo." disse, tornando il tranquillo Cavaliere che gli altri ricordavano; vi fu un momento di imbarazzante silenzio, prima che Josh si schiarisse la voce.
"Ehm... Perdonateci, nobile Saga, per averVi richiamato indietro." esitò l'argentino. "Ma abbiamo bisogno del Vostro aiuto."
Il corpo di Elise si mosse, volgendo la testa verso il Guerriero con fare inquietante; lo osservò a lungo, scrutandolo per bene, prima di sospirare. "Comprendo, ragazzo... Avete bisogno di sapere quali anime potete resuscitare, vero?"
"E tu come fai a saperlo?" domandò Aldebaran, incredulo; l'ex compagno sorrise appena, annuendo.
"Logico, dopo una Guerra del genere ovviamente la priorità diventa riportare in vita i caduti in battaglia." i Gold lo videro muoversi per tentare di alzarsi, in modo goffo, ma senza risultato. "Tsk, questo corpo non funziona per niente bene."
Shura inarcò un sopracciglio, confuso. "Hai assistito agli eventi dagli Inferi?"
"Sì, Capricorn, anche se devo dire che avrei preferito non assistere alla disfatta dei Cavalieri di Athena." la sua voce si fece più profonda, dura. "Pare che solo i Bronze siano in grado di riportare facili vittorie, uhn?"
"Non è questo il punto, Saga." lo interruppe Mur, pacato. "Sai già il motivo per cui ti abbiamo richiamato, quindi ti prego di rispondere."
L'interpellato lo guardò, assottigliando le labbra in un sorriso amaro. "Sei divenuto Gran Sacerdote, Aries, eppure non sei cambiato affatto, a differenza di me. Che nostalgia..."
Il Gold non rispose, limitandosi a fissarlo con una punta di tristezza nello sguardo; il corpo di Elise sospirò, reclinando la testa in avanti.
"Non vi sono problemi con le anime, potete procedere senza alcun impedimento."
I presenti si lasciarono andare ad un sospiro di sollievo e qualcuno esultò anche; eppure Gemini sembrava avere qualcosa da dire.
"Questo almeno per quanto riguarda prima della battaglia." continuò, arrestando la gioia dei presenti. "Tuttavia, gli spiriti coloro che hanno perso la vita nell'ultimo scontro sono scomparsi."
Le parole appena sussurrate dall'ex Cavaliere ebbero l'effetto di una doccia ghiacciata sui presenti; Marin si sentì togliere il fiato e se non fosse stato per Aioria probabilmente sarebbe caduta.
"Come sarebbe?" saltarono su Milo e Josh, in coro; Saga scosse la testa, quasi affranto.

"Come penso vi abbia spiegato Lady Saori, non sempre la resurrezione è fattibile. Ciò può avvenire solo se la morte dell'individuo non corrisponde a quella che il destino aveva tracciato per lui." la sua voce profonda riecheggiò per la sala, giungendo nitida alle orecchie degli astanti. "Nel nostro caso, i Gold possono tornare in vita al massimo due volte se il decesso è dovuto a causa di un'intromissione divina."
"Quindi se una divinità avesse ucciso un mortale, egli può essere riportato indietro?" domandò Ashanti, stringendosi le spalle: tutto quel discorso sul destino le riportava alla mente Northia.
Saga annuì con il capo. "
è possibile, sì."
"Ma allora perché Athena non ha riportato in vita anche te?" fece Kanon, quasi con rabbia; il gemello volse lo sguardo verso di lui ed un lampo di tristezza sembrò attraversare le iridi singolari di Elise.
"Voleva farlo, fratello. Volevo farlo per davvero." disse, levando un brusio di sottofondo da parte dei Gold tutti infatti credevano che Saori non l'avesse fatto per un semplice capriccio.
"Non tutti sono morti per cause divine." riprese Saga, in tono neutro. "Il destino di Aiolos era già segnato da tempo ed ora egli probabilmente veglia su di voi dalle stelle." Nel sentire il nome del fratello, Aioria s'irrigidì appena, senza accorgersene; distolse lo sguardo, poggiando la fronte contro la fredda colonna vicino a lui.
"Inutile dirvi di DeathMask, penso che capiate perché non può lasciare gli Inferi. Per quanto riguarda me, invece... beh, la mia morte l'ho decisa io."
Calò ancora il silenzio ed in molti sembravano non reggere la tensione che si sentiva nella Tredicesima; Saga aveva abbassato lo sguardo per un momento, prima di riprendere il discorso. "C'è un solo motivo per cui non trovate le anime a cui siete interessati."

Milo sobbalzò, posando la propria attenzione su Gemini. "Quale? Cosa vuoi dire?"
"
è molto semplice: probabilmente sono già tornati in vita."
"Co..? Ma chi..?"
"Non ci arrivi, Eagle? Chi credi che abbia tanto potere da fare una cosa del genere?"
Il greco si portò una mano alla testa, stanco di tutte quelle domande. "Un dio."
"Certo." fece Ashanti, sorridendo appena. "Che sia stata Northia, rinata come divinità?"
"Non so rispondere a questa domanda, ragazzina, ma credo che non sia importante saperlo." Saga si portò una mano alla tempia, con una smorfia. "Temo che ci sia rimasto poco tempo per parlare, entro breve tornerò negli Inferi."
"Però-"
"No, Kanon, è giusto così." lo interruppe, calmo. "Prima di sparire voglio avvertirvi: molto probabilmente coloro che verranno resuscitati perderanno la memoria riguardo a quanto successo durante questa lunga guerra. Tuttavia, una volta tornati in vita, è possibile che incontrino una delle persone a cui erano molto legati." I suoi occhi si posarono stranamente su Milo, che non distolse lo sguardo. "Sta a voi, dunque, decidere se raccontare tutto, per far sì che recuperino
i ricordi, oppure lasciarli andare. E su questo, purtroppo, io non vi posso consigliare."
I Gold annuirono, comprensivi, e Saga sorrise. "Devo ammettere che è stato bello rivedervi, anche se per poco; ora, però, è tempo che vada."
La sua voce sembrava allontanarsi a quelle parole ed Elise iniziò a chiudere gli occhi, piano.
"Saga!"
"Uhn?"
Kanon lo stava osservando e nei suoi occhi si potevano scorgere scorci di sentimenti che dalla voce non trasparivano; prese un profondo respiro e strinse appena i pugni, senza però smettere di osservare il fratello.
Se qualcuno in Sala si aspettava delle parole commoventi o cose del genere, probabilmente rimase deluso: il Cavaliere di Gemini infatti non disse nulla, se ne stava fermo con le labbra quasi sigillate.
Ma nei suoi occhi si agitava qualcosa che pochi riuscirono a scorgere, qualcosa che non si poteva esprimere a parole poiché vocaboli adatti sembravano non esistere; ansia, tormento, affetto, tutti sentimenti che a voce perdono importanza, intensità, riducendosi a diventare solo un ammasso di suoni privi del calore originario.
E Saga capì, forse spinto dal legame di sangue che una volta i due fratelli avevano cercato di dimenticare; annuì, solo, e le labbra di Elise si mossero ancora una volta, prima che lo spirito del defunto tornasse nel luogo ove risiedeva.
Addio.

 

 

"Nasser."
L'egiziana sobbalzò violentemente, tanto che rischiò di perdere l'equilibrio e ruzzolare dalla Tredicesima fino alla Prima; si aggrappò ad una colonna, voltandosi e portandosi una mano sul cuore.
"So di non esserti tanto simpatica, ma non è carino farmi morire d'infarto, Maestro." disse, riprendendo fiato e tentando di calmarsi; il cuore, però, aveva ormai preso a battere furiosamente.
Kanon sorrise nel sentire quell'appellativo, incrociando le braccia al petto. "Non sono più il tuo Maestro, lo sai."
"..."
Ashanti distolse lo sguardo, puntandolo verso l'orizzonte; il Cavaliere la imitò, avvicinandosi un poco. "A quando la partenza?"
"Oggi, tra un'ora esatta devo farmi trovare fuori dal Santuario."
Le sembrava una scemenza fare botta e risposta con il Gold, ma proprio non aveva voglia di iniziare un discorso serio; Kanon, poi, non era molto comunicativo.
Alle loro spalle, all'interno di una Tredicesima dalle porte spalancate, Marin aveva messo entrambe le mani sulle spalle di Aioria, sia per tenerlo fermo che per reggerlo nel caso svenisse; i Gold e le Sacerdotesse, che erano stati chiamati da quel traditore di Milo, li stavano accerchiando in attesa di sapere cosa avrebbe detto Eagle di così importante.

"Pensavo foste ritornati tutti nelle vostre Case." disse l'egiziana, stavolta guardando la scenetta che si stava svolgendo all'interno; il sorriso indifferente che aveva sulle labbra era forse il più ipocrita che avesse mai mostrato.
"Sì, ma poi Milo ha sparso la voce che Marin dovesse annunciare qualcosa, quindi ci siamo precipitati qui e... Nasser?"
"Sì?"
"Perché mi stai evitando?"
La ragazza volse la testa verso di lui, tentando di mostrarsi sorpresa nonostante le tremassero le labbra.
"Ma io non ti sto evitando."
Kanon non aggiunse nulla, si limitò a guardarla con quello sguardo serio che sembrava leggerle dentro ed abbattere tutte le mura di difesa che l'egiziana aveva costruito attorno a sé, lo sguardo che aveva sempre riservato solo a lei.
Ashanti si morse il labbro, ringhiando la sua disapprovazione. "Ho capito, ho capito! Ma che ci posso fare se mi sento male al solo pensiero di andarmene?"
Un coro di urla alle loro spalle impedì a Gemini di chiedere di più: la maggior parte dei Gold era infatti saltata addosso ad Aioria, che se ne stava rigido come un pezzo di legno e balbettava qualcosa che somigliava terribilmente a papà; Shaka e Mur stavano sorridendo vicino ad una Marin purpurea che veniva strozzata dalle sue compagne.
In poche parole, era scoppiato un casino tremendo.

"Uh, credo di aver perso l'udito." mormorò Ashanti, tentando di massaggiarsi le orecchie; il custode della Terza forse non la sentì, era troppo intento a guardare perplessi i compagni.
"Povera Eagle, credo che prima o poi ammazzerà Milo per averci chiamati."
La ragazza rise, comprensiva, ma il sorriso le sparì dalle labbra quando lui tornò a guardarla, serio.
"Si può sapere che c'è, ancora?" sbraitò Ashanti, spazientita. "Te l'ho detto cosa c'è che non va, smettila di tormentarmi!"
"Nasser..."
"Sono stata la confezione di una divinità senza che nessuno mi abbia chiesto il permesso, mi hanno spedito qui con un motivo futile ed ho passato il Natale peggiore che potessi sperare!"
"Nasser."
"Mi avete costretto a combattere, a diventare una macchina da guerra, ho incontrato l'Asse da Stir- Cristal." si corresse, arrossendo appena, prima di ricominciare con il fiume di parole senza che il Cavaliere facesse una piega. "Sono stata esiliata, ho ucciso un numero impressionante di soldati ed ho combattuto una Guerra che non era neanche mia! E sai cosa mi fa più rabbia? Il fatto che mi sembra passato tutto così in fretta!" riprese fiato, incurante del fatto che stesse urlando. "Posso lamentarmi quanto voglio, ma la verità è che ho vissuto l'avventura più incredibile della mia vita, mi ha aiutata a crescere, a smettere di essere un'oca snob senza cervello di cui i genitori non si curano ed ora vorrei rimanere qui per sempre e non tornare mai più in quello schifo di casa e-"
"E allora resta."

Le ultime parole di Ashanti le morirono in gola; i suoi occhi carbone si soffermarono sul volto di Gemini, guardandolo straniti, mentre la ragazza tentava di riprendere fiato.
"Eh?" fu l'intelligente commento che le sfuggì dalle labbra, mentre si passava una mano tra i capelli scompigliati.
Kanon fece spallucce, come se stesse raccontando qualcosa di ovvio. "Non vuoi tornare a casa, non c'è nessuno che ti aspetta e qui noi non ti vietiamo di restare, perciò..."
"M-ma..."
"Se invece vuoi davvero andare, mi auguro almeno che tornerai a trovarci."
L'egiziana boccheggiò, incredula, e per un attimo credette di svenire proprio lì; scosse la testa, in modo energico, prima di inarcare un sopracciglio.
"Non stai scherzando?"
"No."
"Davvero posso restare?"
"Sì."
"Ne sei sicuro?"
"Nasser..." mormorò lui, esasperato; Ashanti rimase ancora imbambolata per un po', prima di sorridere.
"Beh, sai, a dire il vero ho già prenotato la crociera... Ma se proprio morite senza di me-" Kanon alzò gli occhi al cielo. "-allora penso..."
Lasciò cadere la frase con uno sbuffo, prima di prendere la rincorsa e saltare al collo di Gemini, che per poco non perse l'equilibrio.
"Ahh, lo sapevo che mi amavi così tanto!" rise, rafforzando talmente la presa che per poco non lo soffocò; il ragazzo roteò gli occhi, prima di passarle un braccio attorno alla vita.
"Sì, certo, l'importante è crederci."
Non si accorse che l'egiziana era avvampata non appena l'aveva stretta in quel casto abbraccio; si limitò ad osservare per un attimo l'orizzonte, prima di abbassare lo sguardo verso la ragazza.
"Nasser?"
Lo strano tono da lui osato non piacque molto ad Ashanti, che alzò timidamente la testa per guardarlo; si ritrovò a fissare un sorriso terribile, inquietante, che la fece sobbalzare.
Solo allora si accorse che l'apparente abbraccio in cui si ritrovava stretta non era un gesto romantico, ma un modo per impedirle ogni via di fuga; deglutì, nervosa, prima di tentare con uno sguardo innocente.
"Sì?"
Kanon sembrava trattenersi dallo strozzarla. "Si può sapere perché ora in camera mia ci sono le pareti con i cuoricini ed un letto matrimoniale che non ho mai avuto?"

 

 

Più tardi, quando ormai il sole era ben alto nel cielo, qualcun altro si preparava a partire: ai piedi della Prima Casa, infatti, Elise sembrava non voler distogliere lo sguardo dal Santuario ed ogni tanto sospirava con aria triste.
"Suvvia, non fare così." le disse Irzule, posandole una mano sulla spalla. "In fondo è per il tuo bene, l'hai detto anche tu."
La ragazza volse la testa verso di lei, per poi annuire; Mur ed Aldebaran, davanti alle due, attendevano pazienti.
"La tua è stata una decisione coraggiosa, Elise." proferì Aries, stranamente senza sorridere. "Sei sicura di quel che fai?"
"Stare rinchiusa in un manicomio ed essere costretta a rimanere in una stanza grigia? Beh, non è il massimo del divertimento, ma va bene."
I due Gold parevano preoccupati, anche se tentavano di non darlo a vedere; Elise sospirò, torturandosi le mani.
"Ho passato tutta la vita in un inferno, desiderando solo di morire. Ora, invece, voglio guarire, perché ho scoperto una cosa bellissima."
Aldebaran inarcò un sopracciglio. "Che cosa, se posso sapere?"
Lei alzò la testa verso di loro. "Che nonostante tutto ho trovato degli amici veri e che non sarò mai sola come prima."
Lo sguardo della ragazza si posò sull'anello d'argento che le fasciava il dito, per poi tornare ad osservare i due Cavalieri con fare deciso; nell'udire quelle parole, sia Aries che Tauros annuirono, dischiudendo finalmente le labbra in un sorriso.
"Si è fatto tardi." disse Irzule, voltando la testa verso l'orizzonte. "Dobbiamo andare, Gran Sacerdote."
"Ti verremo a trovare, Elise." promise Aldebaran, portandosi una mano sul cuore con gesto teatrale e strappando una lieve risata dalla ragazza; Mur annuì a quelle parole, prima di guardare l'asiatica.
"Te l'affidiamo, sappiamo di poter contare su di te." disse, prima di sorridere di nuovo. "Perciò non deluderci, Silver Saint di Volpecula."
Irzule fece un cenno con il capo, orgogliosa di sentirsi chiamare a quel modo, prima di portarsi dietro la sedia a rotelle di Elise e condurla verso le porte del Santuario; la disabile non si voltò più, tenendo lo sguardo dritto dinanzi a sé e congiungendo le mani in segno di preghiera, mentre i Gold attesero ancora un poco prima di rientrare e lasciarsi alle spalle le due.
"Una fine triste, non trovi?" domandò la Sacerdotessa, sporgendosi appena verso l'altra; Elise sorrise, inclinando appena la testa di lato.
"Tu dici?" chiese, volgendo un'ultima volta gli occhi verso la figura imponente del Santuario che, pian piano, veniva inghiottita dalla nebbia.
"Io invece credo che questo sia un nuovo inizio."

 

ab
 



Quella volta camminavo per le vie della città di Atene.
Il vento autunnale soffiava leggero, portando con sé i suoni ed i rumori della città; chiusi gli occhi, portando le mani in tasca ed iniziando a fischiettare come se nulla fosse.
Quanto tempo era passato dall'ultima Guerra? Due mesi? Tre mesi?
Nessuno di noi sarebbe riuscito a rispondere.

Il patto con Vayu si era concluso ed Athena aveva mantenuto la sua promessa, esaurendo il potere rimastole per riportare in vita coloro che erano morti; Saori si era ritrovata così ad essere una ragazza qualunque, anche se l'esperienza vissuta l'aveva fatta crescere moralmente.
La vita al Santuario ritornò alla normalità, ripopolandosi presto di Apprendisti desiderosi di ricevere un'armatura; anche senza Athena, noi Cavalieri avremmo a proteggere questo pianeta nel caso di bisogno.
Non perché qualcuno ce l'avesse ordinato, ma perché questo è il destino che ci eravamo scelti.

Sia Saori che Nasser decisero di rimanere al Grande Tempio in qualità di Consiglieri, anche se l'egiziana sembrava più interessata ad innervosire Kanon che ad altro; Irzule faceva enormi progressi in poco tempo e sostituiva Marin in qualità di Maestra in quanto Eagle si poteva occupare solo delle lezioni teoriche.
Noi tutti non vedevamo l'ora di veder nascere il figlio suo e di Aioria, che ancora non riusciva a credere di star per diventare padre; Shaina, in particolare, sosteneva che il bimbo della sua migliore amica sarebbe stato un angioletto in confronto ai marmocchi che le erano capitati come allievi e che già si immaginava un vispo neonato che gattonava per tutte le Case dello Zodiaco, inseguito dai suoi numerosi zii.

E io?
Beh, io avevo ripreso la vita di sempre: allenamento, allievi e baldoria; mi mancava la solita routine.

Di certo non avrei mai potuto immaginar cos mi sarebbe capitato quel giorno.

Senza fare molto caso a dove stessi andando, passai dinanzi ad una taverna e l'intenso profumo di carne alla brace sembrava chiamarmi a gran voce; decisi di camminare ancora un po' prima di pranzare, così svoltai l'angolo della via.

Mi lasciai scappare un sospiro quando vidi che ero capitato in un vicolo cieco, ma mi fermai all'istante come la testa prese a girarmi: che stessi avendo un déjà-vu?

Non ebbi il tempo di capire bene cosa stesse succedendo che venni travolto da una figura davvero poco delicata, finendo a terra.
"Che diavolo..." inizia ad imprecare, prima di sentire una mano premere sulla bocca; lo sconosciuto che era finito sopra di me si gettò un'occhiata alle spalle, riuscendo a scorgere due uomini armati di matterelli correre come matti per la via principale, senza degnarsi di controllare il vicolo in cui eravamo noi.

"Torna qui, razza di ladruncolo da quattro soldi!" stavano gridando, prima di sparire dalla vista altrui.

Mi rialzai, sbuffando, scostandomi lo sconosciuto da dosso con uno strattone; quello finì a gambe all'aria e gemette di dolore, massaggiandosi il collo.
"Che cazzo fai, idiota, rischiavo di rompermi il collo!" sbottò una voce femminile, così famigliare da farmi sbiancare.
Mi voltai verso di lei, ritrovandomi a fissare due occhi color miele che mi mandavano una serie di imprecazioni.

"Cris?"

La ragazzina parve sorpresa, si appoggiò al muro con una mano senza però smettere di guardarmi intensamente.
Restò in silenzio per un po', prima di sospirare di sollievo. "Che paura, pensavo fossi uno a cui avevo rubat- voglio dire, a cui avevo preso in prestito il portafoglio."
Non potevo crederci.

"Ma sei davvero tu?"
"Scusa, ci conosciamo?" mi chiese, inarcando un sopracciglio. "Perché a me ricordi qualcuno, ma non so chi."

In quel momento venni tentato dal rivelarle la mia identità, di far sì che le tornasse la memoria dell'anno che aveva passato al Santuario, ma la mia bocca rimase sigillata.
Era forse giusto ricordarle ciò che aveva passato? Le stragi a cui avevamo assistito?

Lei mi squadrava da capo a piedi, scettica, prima che qualcosa la facesse sobbalzare. "Milo." disse, puntandomi il dito contro e spalancandola bocca.
Le parole di Saga mi rimbombarono nella testa, impedendomi di ragionare: avevo il destino di quella piccola rompiscatole nelle mie mani, cosa avrei dovuto fare?

Si ricordava di me; non sapevo se rallegrarmene o preoccuparmi; vedendo la faccia stravolta che feci, Cris si strinse le spalle, inclinandola testa di lato. "Mi ricordo solo il tuo nome... Sei forse stata una persona importante per me?"

La osservai ancora per un momento negli occhi, cercando di capire se stesse veramente ricordando; poi, sospirando piano, sorrisi.
"Devi aver sbagliato persona, ragazzina. Io non ti ho mai vista."
"Oh."

Avere il potere di decidere le sorti altrui, di stravolgere un'intera esistenza, non equivaleva ad averne il diritto.
"Beh, ci vediamo." dissi solo, prima di voltarle le spalle; lei rimase immobile, con lo sguardo a terra, osservando le piccole pietre presenti nel vicolo.
"Stai mentendo."

Girai la testa nella sua direzione, fermandomi; Cris mi si era avvicinata. "Sono sicura che tu eri importante per me." disse, convinta, prima di sorridere appena. "Perciò, ti posso almeno abbracciare?"

Richiesta insolita, anche se forse dovevo esserci abituato; mi voltai interamente verso la ragazzina, un po' spaesato, ma Cris mi aveva già passato le braccia attorno alla vita, quasi stritolandomi.
Non era abituato a certe dimostrazioni d'affetto e tutto quello che potei fare fu posarle una mano sulla testa.

Lei rimase lì ancora un poco, prima che la testa di un ragazzino facesse capolino nel vicolo.
"Cris, vieni, pericolo scampato." fece, squadrandomi in modo poco amichevole; l'interpellata mi lasciò andare, senza comunque smettere di fissarmi.
"
è un addio?"
"
è un addio."

La ragazzina sorrise, annuendo. "D'accordo. Allora addio." disse, prima di superarmi e correre nella via grande. "Arrivo, Dick! Però aspettami!"

Li vidi sparire in una strada secondaria e con loro l'angoscia che mi aveva accompagnato in quei giorni; rimasi ancora per un attimo immobile, in mezzo alla via, prima di sorridere e girarmi verso la direzione opposta.
L'odore di carne della taverna passata mi tentò di nuovo e la cameriera che serviva i tavoli fuori mi lanciò un'occhiata curiosa; decisi quindi di non indugiare oltre, poiché anche il mio stomaco reclamava cibo, quindi mi portai una mano in tasca per pescare il portafoglio.

La cameriera sembrò essersi presa un infarto quando lanciai un urlo di rabbia, voltandomi verso la fine della strada e sgretolando la prima cosa che mi era finita tra le mani.

Maledetta piccola peste.
Mi ha rubato il portafoglio.

 

 

 

 

 

Ebbene sì:  dopo due anni ho finalmente ultimato la mia prima long-fic! Dio, non ci credo!
Non volevo fare un capitolo troppo melenso o troppo depressivo, ho quindi tentato di riadottare lo stesso stile del primo capitolo -l'ultima parte, se notate, è quasi uguale all'inizio, ma con finale differente, il tutto per riprendere il titolo del capitolo.
Ho cercato di contenermi con le coppie, visto che è la prima cosa sentimentale che scrivo; qui, infatti, ci tenevo a fare un riassunto:
- Cris e Milo, come lui spiega all'inizio, non sono mai stati una coppia amorosa, almeno da parte del Gold. Questo perché trovo banale far finire insieme i due protagonisti, soprattutto per me che non sono una fan del romanticismo; non volevo che pensaste che avevo scritto una storia solo per far fidanzare i Cavalieri d'Oro.
- Cris e Dick: ecco, questa invece sarebbe la coppia originaria; penso che abbiate tutti capito che, prima che Cris perdesse la memoria, i due erano fidanzati. Ho lasciato comunque un finale aperto per loro, quindi potete pensare che siano ancora insieme oppure che sono solo buoni amici.
- June e Shaka: povera June, l'ho fatta penare un sacco e anche per lei e Virgo un finale aperto! In realtà il problema era proprio il Gold, non credo che si possa conquistare molto facilmente un tipo così... Sono comunque molto amici, direi che ne è valsa la pena ^^
- Marin e Aioria: vabbè, questa è quasi una coppia ufficiale, nulla da dire se non che li adoro!
- Kanon ed Ashanti: anche qui, finale aperto, giudicateli come credete.
- Shaina e Camus: la coppia che all'inizio pensavo di scartare e che alla fine è forse quella che ha riscontrato più successo... Oramai mi ci sono affezionata!

Parlando dei personaggi, la più complicata per me è stata Marin: non sapevo proprio come renderla, alla fine spero comunque di averla azzeccata... Se non è così non vergognatevi a farmelo presente, anzi, mi aiuterà a non fare simili errori in altre storie ^^ lo stesso vale per gli altri personaggi.

Bene, questa è davvero la fine, qui vi devo salutare; ho in mente un'altra storia, molto più corta, ma non so se la realizzerò mai, staremo a vedere.
Ringrazio tutti voi che mi avete seguito, perché è grazie a voi se sono riuscita ad andare avanti nonostante i ritardi cosmici; scrivendo questa storia sono cresciuta, così come i miei personaggi.

Ho cercato di tirare fuori il lato più reali di loro, tentando di mantenerne il carattere reale e di non strafare; considero questa storia come il mio primo traguardo, a cui spero ne seguiranno altri.
Un abbraccio di cuore a tutti voi, davvero, grazie per tutto quello che avete fatto per me, per i commenti, le critiche, il sostegno, insomma... tutto!

Con affetto,

Dafne

 

Ps: e se non l'avete ancora iniziata, buona sopravvivenza a scuola XD

 


 

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