Gli occhi sono lo specchio dell’ anima.

di 9624_nu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhi miele ***
Capitolo 2: *** E qualcuno dovrà pur accoglierlo no? ***
Capitolo 3: *** Chandler ***
Capitolo 4: *** Lieto fine...per ora ***



Capitolo 1
*** Occhi miele ***


Gli occhi sono lo specchio dell’ anima. Uno di quei proverbi che le persone conoscono, ascoltano e ripetono ogni giorno, magari credendo di aver capito il significato nascosto di una semplice frase composta da 7 parole. Ma è davvero così? Chi davvero sa riconoscere l’ anima di una persona osservando solo i suoi occhi?. Chi può dire con certezza di aver scorto la gioia, la tristezza, la rabbia o la paura negli occhi di qualcun altro?
 
Ve lo dico io. Nessuno. E se c’è qualcuno, sta mentendo.
 
Io, Kurt Hummel, sono fermamente convinto che gli occhi delle persone possano mentire. Possano seguire gli ordini della persona a cui appartengono, fingendosi innocenti quando sono colpevoli, o felici quando sono tristi.
 
O è così, o le anime vengono ignorate. Perché, care signore e cari signori, se gli occhi fossero lo specchio dell’ anima, la sofferenza trasparirebbe da ogni sfumatura delle pupille e le persone dovrebbero accorgersene.
 
E fidatevi.
 
Non è mai così.
 
Mai.
 
Quindi no, gli occhi non sono lo specchio dell’ anima.
 
 
Dopo questa piccola introduzione, lasciate che vi spieghi la mia storia. Perché mi sembra corretto che io riveli tutto di me ad un branco di sconosciuti che potrebbero adorarmi, come odiarmi, oppure ignorarmi.
 
Prima di cominciare vi averto: se non apprezzate il sarcasmo e l’ essere leggermente stron…schietti, vi consiglio di passare ad un’ altra storia. Perché ho molte cose da dire, veramente molte.
 
Mi chiamo Kurt Elizabeth Hummel, ho 18 anni, vengo dall’ Ohio e sono gay. Ora, molti di voi penseranno: e allora? Nel mondo ci sono milioni di omosessuali.
E vi do ragione.
Ma qui, a Lima, non siamo all’ interno dell’ universo.
No.
Siamo fuori da qualunque parametro mondiale.
Qui se sei gay, sei uno scherzo della natura e tutti si sentono liberi di buttarti nei cassonetti o darti il buongiorno con una bella granitata in faccia.
Ora, non che questo mi faccia qualche effetto.
Anche perché, ormai, mi sono abituato.
No, non preoccupatevi. Non sono qui per fare la vittima. Sono qui per raccontarvi come la mia monotona vita sia cambiata nel giro di due mesi, durante un normalissimo, disastroso, giorno di scuola e una normalissima, disastrosa, prova del Glee club.
 
Il Glee club è una delle poche ragioni perché riesco a sopravvivere a Lima. Un gruppo di cantanti e ballerini di grande talento che sperano di andare via da questa città e non tornare mai più.
E indovinate?
Ci sono anche io.
 
Un ragazzo con una voce molto, molto acuta che fa concorrenza anche ad alcune ragazze del glee.
Non fraintendetemi. Sono terribilmente orgoglioso della mia voce. Mi fa sentire speciale, ma soprattutto mi permette di cantare brani di Barbra Streisand senza spaccarmi le corde vocali.
 
Del club fanno parte vari ragazzi e ragazze, dai nerd in cerca di passatempo, alle cheerleader e  i giocatori di football che hanno deciso di fregarsene degli idioti bigotti dell’ Ohio e di coltivare il loro sogno.
Ma chi fa parte del Glee club?
 
Rachel Berry, la star del gruppo. Nessuno ha mai capito perché siccome ha una bella voce, non c’ è che dire, ma c’ è di meglio. (tipo io. Ma non voglio sembrare vanitoso). È fidanzata da sempre con Finn Hudson, altro pezzo forte del glee (come no, balla come un elefante con i piedi storti). In realtà sono in pochi a sopportarla, e io sono tra queste persone. Mi duole ammetterlo, ma siamo terribilmente simili, abbiamo lo stesso sogno e posso considerarla una delle mie migliori amiche anche se litighiamo spesso, anche per motivi futili.
Finn Hudson, invece, è il mio fratellastro. Sua madre e mio padre sono sposati da due anni ormai, e ci siamo abituati alla presenza dell’ altro. Certo, all’ inizio lo prendevano in giro perché credevano che stessimo insieme, siccome vivevamo sotto lo stesso tetto, ( come se mi scopassi ogni essere vivente sulla faccia della terra. Sono vergine e non ho mai nemmeno baciato nessuno, per la cronaca) quindi i primi tempi non mi considerava più di tanto. Poi si è affezionato a me e io a lui e ormai ci comportiamo proprio come fratelli.
 
Poi c’ è Merceds Jones, l’ eterna rivale di Rachel. E la sua migliore amica, dopo di me. Può sembrare strano, ma si completano a vicenda. Rachel le dà quella cattiveria che le serve per non farsi mettere i piedi in testa e Mercedes le dà quel pizzico di umiltà che le serve se vuole sopravvivere. E io sono quello che le ferma prima che si uccidano a vicenda.
Sì, siamo proprio un bel trio.
Mike Chang e Tina Cohen-Chang sono i due asiatici del gruppo. Stanno insieme praticamente da sempre e sono piuttosto simpatici. Mike è il nostro insegnante di ballo, mentre Tina rappa alla grande.
 
Artie Abrams è il ragazzo sulle sedie a rotelle più sveglio che abbia mai conosciuto. Ed è divertentissimo. (Sempre per la cronaca, balla meglio lui di Finn)
 
Noah Puckermann (Puck) è il migliore amico di Finn ed è una concentrazione di testosterone e due neuroni che connettono una volta all’ anno. Ma infondo è un bravo ragazzo e suona benissimo la chitarra.
E poi ci sono Santana Lopez, Brittany S.Pierce e Quinn Febray. La Santissima trinità. Loro sono le tre cheerleader che hanno sfidato la sorte unendosi al Glee. La stronza( scusate qua ci voleva), la svampita e la sfortunata. Santana fa finta di detestare tutti, come me. È per questo che probabilmente andiamo d’ accordo. Ha una voce molto blues e la adoro. Brittany è la sua ragazza ed è…molto…dolce e unicornosa, come lei si definisce. Balla divinamente. Quinn stava con Finn e l’ ha tradito con Puck, rimanendo incinta di lui e facendo credere che il bambino fosse di Finn, anche se non avevano mai fatto sesso. Non chiedetemi come lui ci abbia creduto, perché non ne ho idea. Canta benino, ma nulla di che.
Infine, c’è Sam Evans. Quello bello e biondo del gruppo. Tutte gli sbavano dietro, anche se mi sembra che ora esca con Cedes. Ha una bella voce e sa muoversi.
 
Io sono perfetto, e nessuno ha nulla da dire in merito.
-Veramen-
-Zitta Rachel. Questa è la mia storia-
 
Tutto sommato siamo un bel gruppo, quando non litighiamo e non ci picchiamo per gli assoli. Loro sono la mia famiglia e ci proteggiamo a vicenda, difendendoci quando ce n’ è bisogno.
 
La mia vita, fino a due mesi fa, era questa. Scuola, granite addosso, lezioni, musica, casa e a volte qualche uscite con i ragazzi del Glee. Per essere la vita di un adolescente, era nella norma ( apparte le granite e gli spintoni contro gli armadietti, ma sono prezzi da pagare per essere speciali come me).
Fino a quando, il 5 Febbraio, tutto è cambiato.
 Ed è cominciato l’ Inferno.
 O il Paradiso.
 Ma non quello che vi immaginate voi, con le nuvole e la luce azzurrina angelica, no. Un Paradiso con due occhi color miele come protagonisti.
 

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Capitolo 2
*** E qualcuno dovrà pur accoglierlo no? ***


Nel Glee club le voci maschili erano piuttosto…mediocri. Finn aveva una bella voce, ma troppo scontata per essere la star. Sam era troppo Justin Bieber e gli altri non erano degni di nota. (La mia voce è troppo acuta per essere considerata maschile)
Per le regionali era assolutamente indispensabile una voce maschile all’ altezza mia e di Rachel, che avrebbe cantato un duetto con me e uno con lei. Così, disperati, decidemmo di mettere un annuncio nella bacheca all’ entrata del McKinley (come se qualcuno l’ avesse veramente considerata). Sono ancora sconvolto dal fatto che la fortuna abbia deciso di degnarci di uno sguardo, quel lontano 5 febbraio, quando un ragazzo bassino con i capelli ricci e gli occhi più grandi che io abbia mai visto, entrò dalla porta con un sorriso smagliante.
-Ehm…ciao. Ho letto che cercate un solista per le gare di canto, giusto?-
È carinissmo, pensò Kurt per qualche secondo.
 Ma trovava esagerato che tutte le ragazze del glee fossero rimaste a bocca aperta.
 E qualcuno dovrà pur accoglierlo, no?
-Ciao. Sì, cerchiamo un nuovo solista. Di solito non sono tutti così silenziosi, te lo assicuro. Kurt Hummel comunque- gli disse porgendogli la mano
-Blaine Anderson- rispose lui stringendogliela.
-Hai capito Hummel. Hai fatto colpo eh?- gli sussurrò Santana.
-Carino è carino. Gay è gay sicuro- aggiunse Rachel.
-Ehm…io sarei qui- intervenne imbarazzato Blaine.
-Lasciale perdere, non hanno nulla da fare se non spettegolare. Allora, cosa ci canti?- gli disse leggermente arrossato.
-Teenage dream, al pianoforte però- rispose Blaine con le guance rosse.
È adorabile con le guance rosse e i ricc…non lo sto pensando davvero. Nemmeno lo conosco. Potrebbe anche essere uno di quegli stronzi omofobi che mi prenderanno a granitate in faccia.
-Wow. Il palc…l’ aula è tutta tua- si corresse Finn con un sorriso.
 
 
Kurt non aveva mai sentito una voce più perfetta. Roca e profonda al punto giusto, ma che era anche acuta.
Le nostre voci sarebbero perfette insieme…
-Però, ha una voce che si adatta alla tua. E non solo per il canto, non so se mi spiego- gli disse Santana all’ orecchio.
-Sei disgustosa, Santana-
-Me l’ hai insegnato tu Hummel-
Dannazione, ha ragione in entrambi i casi.
-Beh, wow. Direi che sei assolutamente dei nostri, Blaine- disse Finn ammirato mentre gli altri annuivano alle sue parole.
-Grazie- disse Blaine sorridendo e alzandosi per cercare un posto e sedersi.
Santana fu fulminea. Si spostò accanto a Rachel lasciando la sedia accanto a Kurt vuota.
Dannazione Santana. Beh non mi dispiace affatto. Anzi. Magari scopro se è gay…
-Ehm…ciao- sussurrò Blaine, per cominciare a conversare.
-Ciao a te, miracolo appositamente disceso dal cielo per farci vincere le Provinciali- rispose Kurt sorridente.
E da quando sono così simpatico?
-Addirittura. Beh grazie tante per il complimento.-
-Sei nuovo, vero?-
Ti avrei notato prima se non lo fossi.
-Sì, vengo da Westerville-
-Aspetta, tu andavi alla Dalton?- chiese Kurt sgranando gli occhi
-Sì.- rispose lui abbassando lo sguardo
-Adoro quella scuola. Ci sarei voluto andare anche io,  ma la retta è piuttosto costosa-
-Già, è per questo che sono venuto qui. Al McKinley-
-Ma la Dalton è una scuola a tolleranza zero contro i bulli giusto?-
-Sì, mi ci sono trasferito l’ anno scorso. Il primo anno ero in un’ altra scuola, ma mi hanno pestato a sangue dopo il ballo della scuola perché ci ero andato con l’ unico altro ragazzo gay dichiarato della scuola e sono andato alla Dalton. Poi a mio padre è venuto in mente che non può spendere tanti soldi solo perché suo figlio è gay, quindi mi ha mandato qui.-
Che grandissimi stronzi omofobi
-Capisco i tuoi problemi, credimi. Ma sai che entrando nel glee verrai preso di mira? Granite in faccia, lanci nei cassonetti, spintoni contro gli armadietti-
-Quando ero al primo anno lasciavo che mi ferissero, che mi dicessero chi dovevo essere, poi ho capito che non valeva la pena cambiare per loro e ho deciso di essere me stesso. Mi piace cantare? Lo faccio. Nessun problema con le ripercussioni. Che mi dici di te?-
Wow.wow.wow.wow. Dove diavolo sei stato fino ad ora?
-Ehm. Vediamo…ho scoperto di essere gay all’ età di sei anni, gli altri se e sono accorti alle medie. Al liceo sono riuscito ad entrare nel glee club e quest’ anno farò domanda per la NYADA-
-Wow, la NYADA. Pensavo di fare domanda ì, magari mi prendono-
Ti prendono, ti prendono.
-Beh, non hai nulla da perdere, no?- disse Kurt incatenando i suoi occhi a quelli del moro.
I suoi occhi. Potrei passare ore ad osservarli senza stancarmi mai.Insomma, di che colore sono? Nocciola? Verdi? Sono fantastici.
-No, nulla- rispose l’ altro continuandolo a guardarlo, passandosi inconsciamente la lingua sulle labbra.
Wo.WoWoWoWo. Sexy. Molto molto sexy.
-Ehi ragazzi. Che fate di bello?- disse Sam costringendoli ad interrompere il contatto visivo.
-Nulla- risposero insieme.
Il sorriso di Santana non passò inosservato.
 
E voi penserete che io mi sia innamorato di lui come fanno tutti gli adolescenti: uscendo con lui, baciandolo delicatamente e diventando il suo ragazzo.
Ma la mia vita potrebbe mai essere così semplice?  No.
-Piccolo , forse dovresti spiegare con calma…-
-Ti lascio parlare solo perché sei tu e ti amo-
Vedete come mi rende coccoloso? Caz…cavolo.
-Ti amo anche io-
Non posso sorridere come un ebete ogni volta.
Ma se mi guardi così…
Oh al diavolo, sì che posso.
 
Dicevamo…
Il lunedì era sempre stato un giorno orribile.
Sì, era un cliches.
Ma era fottutamente vero.
Niente era peggio che entrare a scuola dopo aver passato il fine settimana a divertirsi senza aver pensato al gusto della prima granitata che ti avrebbero lanciato addosso alla fine del week-end.
Ma quando entri a scuola e la prima cosa che vedi, la pima persona che vedi, è Blaine Anderson con dei vestiti indecentemente perfetti addosso e ti accorgi che quel cogli…ragazzo antipatico di nome Karovsky sa per lanciargli addosso una granita, non puoi che prendertela al suo posto.
Kurt è assolutamente convinto di averlo fatto solo per non fare un torto alla moda, solo per quello.
-Oh Hummel, che carino che sei, difendi il tuo ragazzo. Mi fai tenerezza- ridacchia quel c-ragazzo.
-Non è il mio ragazzo, è un mio amico. E se non hai nient’ altro di meglio da fare che lanciarci granite addosso, ti consiglio di trovarti un passatempo- lo guardò truce il biondo, andando verso il bagno.
Non vide che Blaine lo seguiva.
-Kurt, mi dispiace. Insomma non volevo che…prendesse te. Non avevo visto che stava per colpirmi…-
-Non ti preoccupare non me l’ hai certo chiesto tu- gli disse dolcemente lui.
-P-perché l’ hai fatto?- sembrava così timido, come se si aspettasse una risposta.
E Kurt non voleva deluderlo.
 
 
-Non ci ho pensato. L’ ho fatto e basta, mi sembrava giusto-
 
 
A Blaine sembrò bastare.
 
La verità era che nemmeno lui sapeva perché l’ aveva fatto. Lo conosceva a malapena da una settimana, ma sentiva qualcosa…qualcosa che lo spingeva a volerlo proteggere.
E questo metteva in discussione tutto.
Ogni suo modo di vedere il mondo.
Si ritrovava a  cercarlo con lo sguardo senza accorgersene, quando era nervoso era pensare a lui che lo tranquillizzava. Quando lo guardava, si ritrovava ad osservare per minuti interi i suoi movimenti. E il suo sorriso.
Dio, il suo sorriso.
Il sorriso di Blaine era come una boccata d’ ossigeno nell’ apnea più totale. Quel ragazzo era capace di far crollare tutte le sue barriere soltanto accennando uno di quei sorrisi mozzafiato.
E non andava bene.
No, non andava proprio bene.
Kurt si era ripromesso che non si sarebbe mai innamorato.
Mai.
Mai nella sua vita l’ avrebbe fatto. L’ amore porta inevitabilmente dolore e lui aveva sofferto già abbastanza senza trovare l’ amore e poi lui stava benissimo così.
Non aveva bisogno di qualcuno che gli sussurrasse parole dolci e che dormisse accoccolato a lui.
Non aveva bisogno di baci rubati e canzoni dedicate.
Lui non aveva bisogno di Blaine.
 
Ma potevano sempre essere amici, no?.
 
 

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Capitolo 3
*** Chandler ***


Probabilmente è proprio perché possono essere amici che quando Blaine gli dice che ha cominciato a vedersi con Sebastian Smythe può distintamente sentire il suo cuore spezzarsi.
Sebastian Smythe. Biondo, occhi verdi, stronzo puttaniere che si è fatto quasi tutta la scuola, i ragazzi almeno.
Come è possibile che uno come lui possa stare con una persona incredibile e straordinaria come Blaine?
Kurt non ha idea del perché, ma sta male. Tutto quello che gli succede intorno è secondario, è solo una fastidiosa colonna sonora che lo accompagna ogni giorno. Continua a chiedersi quante volte si sono baciati, se hanno fatto l’ amore, se Blaine è innamorato di Sebastian. E solo pensarlo gli fa male, lo distrugge, lo logora dentro.
Ma va avanti.
Perché loro sono amici.
E io non provo niente per te.
 
-Kurt, Kurt mi dici che hai? Sono giorni, giorni che sei assente, non ridi più, mi sembra quasi che tu sia un’ automa-
-Rachel sto bene, sono solo un po’ stanco-
-Non è vero. Kurt siamo migliori amici da anni, so riconoscere quando menti. E lo vedo che stai soffrendo, stai soffrendo tanto. Fammi provare ad aiutarti, ti prego Kurt- gli prese le mani tra le sue.
-Rachel…fa male…fa tanto male. Lui…io…- scoppiò a piangere. Un pianto disperato, doloroso, sofferto.
Un lampo di consapevolezza attraversò gli occhi di Rachel, che lo attirò a se, abbracciandolo di slancio.
-Dio, Kurt, mi dispiace così tanto di non averlo capito. Scusami, scusami, scusami Kurt. Ci sono io con te ora. Capito? Io non ti lascio-
Kurt annuì tra le lacrime, stringendosi a lei con forza.
Io non provo niente per te.
In un certo senso, era quasi buffo. Aveva passato tutta la sua vita a tenere il vero se stesso nascosto per non farsi spezzare.
Trovava stupido donare tutto se stesso ad una persona che poteva calpestare il suo cuore e non farlo tornare mai più come prima.
Ma ora aveva capito.
Non era stato lui a dare il suo cuore a Blaine.
Era stato Blaine a prenderselo, con i mezzi sorrisi, gli abbracci caldi, i duetti mozzafiato, semplicemente essendo lui.
Kurt si era innamorato di Blaine così velocemente da non volerci nemmeno credere, ma era successo.
Il suo cuore era nelle mani di Blaine Anderson.
E lui lo aveva già distrutto.
 
 
Chandler era dolce. Dolce, carino, gli scriveva dei messaggi dolcissimi, che lo facevano sentire bello, desiderato.
Ma Chandler non rispondeva alle sue battute sarcastiche, non lo faceva ridere con le sue facce strane e non gli faceva battere il cuore solo sfiorandogli una mano.
Perciò, quando accettò di uscire con lui, nel profondo del suo cuore, sapeva che non sarebbe cambiato niente. Ma doveva andare avanti. Magari, con il tempo, si sarebbe innamorato di Chandler.
 
-Kuuurt, è successa una tragedia-
-Ommioddio ti si è rotta un’ unghia?-
-Quello è il genere di tragedie che succede a te- Blaine lo guardò in cagnesco, ma gli si sedette accanto e gli circondò la vita con le braccia, segno che non si era davvero offeso.
-Va bene, occhioni dorati, cosa è successo?-
Blaine arrossì di colpo, prendendo ad osservare il pavimento con aria quasi…imbarazzata?
Imbarazzato?Con me? Ma se so anche del periodo di “confusione” tra ragazze e ragazzi. Cosa potrebbe essere peggio di qu…
-Mio fratello viene in città-
Ma tu non hai fra…
-Lo so, non te ne ho mai parlato, insomma lui è Cooper Anderson, sì, quello delle pubblicità, ma io…insomma lui è sempre stato “l’ orgoglio di famiglia”: etero, di successo, bello…e io ero sempre “quello che avrebbe seguito le sue orme”-
Dio, Blaine vorrei gridarti quanto sei perfetto.
-Blaine, guardami-
Il moro alzò lo sguardo e lo fissò in quei pozzi profondi che erano gli occhi di Kurt.
-Tu non sei la ruota di scorta, non sei quello che seguirà le orme di tuo fratello, tu sei tu. E sei speciale, e se la tua famiglia non lo capisce, beh, non è un tuo problema. E in quanto a tuo fratello, sono sicuro che ti voglia bene e che ti reputi più che alla sua altezza-
Lo sguardo di Blaine si adddolci e Kurt avrebbe voluto tanto che il suo cuore non perdesse un battito a quelle parole.
-Non so cosa farei senza di te Kurt-
Avresti un ragazzo in meno ai tuoi piedi.
Ma Blaine gli si accoccolò sul petto. E sembrava così piccolo, e indifeso. E cosa poteva fare lui se non stringerlo come se ne dipendesse la sua vita?
Magari dipendeva davvero da quello.
 
 
 
-Perché non mi hai detto che esci con un ragazzo?- Blaine era arrivato come una furia a casa sua e gli aveva posto quella domanda con tanto impeto che sembrava quasi…geloso
Buono Hummel, ha un ragazzo.
Una mangusta, anzi.
-Per prima cosa: è domenica e tu la domenica non ti svegli prima di mezzogiorno e sono solo le nove e mezza, seconda cosa, chi diavolo te l’ha detto?-
- Perché non me l’ hai detto?- ripetè Blaine
Perché tanto, anche se stessi pomiciando con Chandler o chiunque altro se tu mi chiamassi dicendo che c’ è un orso bruno nel tuo salotto lo lascerei senza dubbio e verrei da te.
-Te l’ avrei detto se fosse diventato qualcosa di importante. Sei il mio migliore amico, ti dico tutto B. Sei venuto a quest’ ora solo per questo?-
Il moro arrossì un po’.
-Sì-
-Resti a colazione? Lo vedo che stai morendo di fame-
-Mi conosci troppo per i miei gusti-
-Che vuoi farci? Sono un ottimo osservatore. E proprio per questo, so che c’è ancora qualcosa che non mi stai dicendo e che mi confesserai solo davanti a dei biscotti al cioccolato-
Osservo sempre e solo te.
 
 
-Voglio lasciare Sebastian- sbottò Blaine dopo il quarto biscotto al cioccolato
Non ho capito.
-Cosa? Perchè?- disse Kurt stupito
-Non credevo fossi un grande fan di Sebastian-
-Non lo sono affatto. Ma non credevo che ti saresti reso conto che è uno stro-
-Kurt, il linguaggio-
Il biondo alzò gli occhi al cielo – che non è un bravo ragazzo-
-L’ ho sempre saputo. Credo di essere rimasto con lui solo per...non rimanere solo-
Solo? Sono quasi due mesi che sono innamorato di te e tu rimani con quella mangusta perché ti senti solo?
E me lo dovevi dire proprio oggi che esco con Chandler?!
Sì ma sti cazzi di Chandler
-Blaine, tu non sei solo. Ci sono milioni di ragazzi che farebbero la fila per uscire con te e non sono dei put-ragazzi che vanno con tutti- si corresse con un sorriso.
-Lo lascio oggi. Nel senso che appena esco da casa tua o lascio. Stasera ti va di venire da me per un film?-
Kurt Hummel.
Hai due scelte.
Annullare l’ appuntamento che quel poverino di Chandler ti chiede da due settimane.
O passare la serata con il tuo migliore amico, che sarà sempre e solo quello, a consolarlo perché avrà lasciato il suo ragazzo.
Il suo cuore aveva già scelto.
Ma lui non era famoso per seguirlo.
-È che stasera dovevo...uscire con Chandler-
-Quello con cui ti scrivi?- chiese Blaine rabbuiato.
Kurt annuì
-E....ti piace?-
No. Ti amo, idiota.
-C-credo di sì-
-Sono felice per te-
Non lo sembri. O forse è quello che spero io.
-Allora io vado. Scrivimi dopo l’ appuntamento. Ci vediamo domani a scuola. Ciao Kurt- concluse Blaine prima di uscire.
Per la prima volta da un mese e mezzo, se n’ era andato senza abbracciarlo.
Credo di aver fatto una grande stronzata.
 
-Pronto?Rachel?-
-Kurt? Hai una voce orribile, cosa è successo?-
-Ho fatto una grande cazzata-
-Cosa hai combinato, Kurt? Gli chiese allarmata
-Gli ho detto che non potevo andare a vedere un film da lui stasera perché esco con Chandler-
-Che cosa hai fatto?- urlò Rachel dopo qualche secondo di silenzio, facendogli allontanare il telefono dall’ orecchio.
-Sei tu che mi hai detto di andare avanti e trovarmi un ragazzo- rispose lui offeso.
-E da quando fai quello che ti dico, Hummel?-
Cazzo.
 
Si stava annoiando. Oooooh sì.
Complice il fatto che avrebbe solo voluto stringere Blaine tra le braccia fino a non avere più la forza di farlo…
E allora perché sei ancora qui, idiota? Te l’ aveva anche chiesto con quegli occhioni dolci e dorati.
…ma si stava davvero annoiando.
Sul serio, quanto caz…diavolo parlava quel ragazzo?
Dio, spegniti ti prego.
-…mi sto divertendo tantissimo con te, sai?- disse Chandler entusiasta
Ma davvero? Siamo fuori da questo fottuto bar da quasi due ore e tu non hai smesso di parlare un attimo e io non ti ho nemmeno ascoltato e ti stai pure divertendo? Ma con chi uscivi prima? Con delle mummie?
-Mi fa piacere-
Perché sono ancora qui? Perché non sono da Blaine, che magari ora sta piangendo e io non sono con lui, ma con questa sottospecie di umanoide biondo? Che poi a me manco piacciono i biondi. Sopravvalutati. Allora torniamo alla domanda di partenza? Che.cosa.ci.faccio.qui?!
You think I'm pretty
Without any makeup on
You think I'm funny
When I tell the punch line wrong
I know you get me
So I let my walls come down
Doowwn

La suoneria del suo telefono lo distolse dai suoi pensieri.
Chiunque sia, grazie a chiunque ci sia lassù.
Blaine?
Perché mi sta chiamando? Oddio e se è successo qualcosa? Se…rispondi idiota!
-B, cosa è successo? Stai bene?-
-…Santana la smetti? Sei qui soltanto perché Kurt è da qualche parte con quel Chandler e non mi andava di stare da solo-
-Senti Anderson, non ci credo nemmeno un po’ che sei così depresso perché hai mollato quel puttaniere di Smythe. Quindi, sono qui per farti aprire gli occhi e farti capire che sei perdutamente innamorato del ragazzo che dovrebbe essere qui al mio posto-
-Non mi serve che tu mi faccia aprire gli occhi. Sono perfettamente in grado di vedere da solo che di Sebastian non me ne è mai fregato niente e sono innamorato di Kurt. Ma insomma lui è con un ragazzo e mi ha detto che gli piace e non voglio certo rovinare la nostra amicizia. Lui è la persona più importante per me e non voglio che soffra-
No. Non ho sentito bene. Lui non…non è innamorato di me. Non è possibile.
Kurt chiuse la chiamata e lasciò scivolare il braccio lungo i fianchi con il cellulare ancora in pugno.
-Ehi Kurt, tutto bene?- chiese Chandler titubante.
No che non va tutto bene. Il ragazzo di cui sono innamorato da mesi è innamorato di me e io sto perdendo tempo qui con te.
-No Chandler, scusami devo andare. Grazie della serata- disse prima di correre via.
Destinazione?
Blaine.

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Capitolo 4
*** Lieto fine...per ora ***


Il locale dove erano andati lui e Chandler non era molto lontano da casa di Blaine. Non poteva prendere un taxi. Ci avrebbe messo troppo e lui no aveva tempo. Ne aveva già perso troppo.
Mi ama. È innamorato di me. Non me l’ ha mai detto e io non l‘ ho mai detto a lui. Siamo due idioti, cavolo.
E cosa gli dico quando arrivo? “Scusa, ho accidentalmente sentito quello che hai detto a Santana. Ti amo.” Non posso dirgli una cosa del genere? Oppure sì?
Aveva cominciato a piovere talmente forte che avrebbe potuto prendersi anche una polmonite per quanto stava correndo. Non si era mai sentito più vivo di così. Sentiva le gocce di pioggia scivolargli sulla pelle, sotto la camicia. Non aveva mai avuto i capelli più bagnati di così, ma non gliene fregava nulla. Voleva solo arrivare da Blaine, il prima possibile.
Mai il campanello di casa Anderson gli era sembrato più spaventoso. Schiacciare quel bottoncino giallo avrebbe cambiato la sua vita. Poteva sembrare un tantino esagerato, è vero, ma in quel momento Kurt vedeva quella porta come il suo peggior incubo in persona.
Senti Hummel, lì dietro c’è l’ uomo della tua vita che è innamorato di te. Suona questo maledetto campanello!
E lo fece.
L’eco del campanello gli arrivava ovattato alle orecchie.
Blaine gli aveva aperto la porta e lo osservava con sguardo stupito senza muovere un muscolo.
Era bellissimo.
I ricci gli ricadevano disordinati sulla fronte e i suoi grandi occhioni nocciola erano più luminosi del solito, segno che aveva pianto. Le guance erano rosse e le labbra gonfie. Aveva sicuramente guardato Moulin Rouge, si mordeva sempre il labbro per evitare di piangere e si gonfiavano. Indossava il pigiama che gli aveva regalato lui. Trovava che il blu gli donasse e che si sposasse alla perfezione con la sua pelle, senza contare che quel pigiama era la perfetta unione del colore dei loro occhi. Le lunghe ciglia sbattevano forzatamente, come se vederlo lì fosse l’ ultima cosa che si aspettavano.
-K-kurt cosa ci fai qui? Fradicio?-
Fradicio? Io non…oh stava piovendo. Oddio sono completamente bagnato. Oddio sono venuto a dichiararti amore eterno conciato come un ubriaco. Posso morire?
-Ero con Chandler-
-Ti sei divertito?- gli rispose freddo il moro.
-Chandler è carino, simpatico, un po’ logorroico, ma un ragazzo semplice che sarebbe stato perfetto per me, se non ci fosse un enorme problema-
-E quale sarebbe?-
Kurt prese un respiro profondo. Ripensò a tutto quello che lui e Blaine avevano fatto insieme: duetti romantici, passeggiate spalla contro spalla, carezze e baci sulla guancia soffici come neve. Ripensò a tutto quello che si erano detti in quei mesi, alle ferite che avevano riaperto perché si fidavano ciecamente l’ uno dell’ altro. Ripensò alla prima conversazione che avevano avuto e a tutto quello che era cambiato da quel giorno.
-Lui non è te-
Kurt riuscì a vedere distintamente gli occhi di Blaine sgranarsi impercettibilmente e la sua bocca spalancarsi. Si fissarono negli occhi per secondi interminabili, prima che il moro ritornasse a respirare normalmente e il cuore di Kurt smettesse di battere così furiosamente.
-I-in che senso?- farfugliò Blaine appoggiandosi allo stipite della porta e fissandolo confuso.
Ok che non sei mai stato una cima, ma più chiaro di così si muore. Ma sei così carino anche quando sei conf…ommioddio Kurt smettila. Questo ragazzo sta solo aspettando una tua parola.
-Ti amo Blaine. E nessun Chandler  potrebbe mai cambiare questa cosa-
Il sorriso che Blaine fece subito dopo quella frase fu uno dei più belli che Kurt gli avesse mai visto fare. Era uno di quei sorrisi che gli arrivavano agli occhi e li illuminavano come il più bello dei tramonti. Blaine inclinò leggermente la testa continuando a sorridere e arrossendo leggermente.
-Ho sognato spesso questo momento. Intendo, sul serio. L’ho sognato molte volte. Non in questo contesto, con te bagnato fradicio e io che sembro un’ idiota con un pigiama addoss-
Kurt lo tirò a se con un sorriso divertito -Ti hanno mai detto che parli veramente tanto Blaine?- sussurrò sulle sue labbra prima di coinvolgerle in un bacio appassionato.
Blaine sgranò gli occhi prima di chiuderli e rilassarsi sotto il tocco di Kurt.
Kurt che era corso a casa sua per dichiararsi.
Kurt che era bagnato fradicio.
Kurt che lo stava baciando.
Blaine afferrò la nuca dell’ altro e lo portò più vicino a se, facendo scontrare le loro lingue. Gemettero entrambi a quel contatto e Kurt gli cinse i fianchi, avvicinando ancora di più, se possibile.
Si staccarono con uno schiocco rumoroso.
-Dove diavolo sei stato tutto questo tempo?-
-Nell’ aula del glee club aspettando che tu mi degnassi di uno sguardo Blaine-
L’altro sorrise divertito e si avvicinò al suo orecchio, sussurrandogli –non ho mai visto nessuno che non fossi tu-
 
 
 
-E questa è la nostra storia. Beh, poi c’è tutto quello che è venuto dopo. Dirlo alle nostre famiglie, ai nostri amici, come ci abbiano esaurito a furia di domande sulla nostra vita sess-
-Ma questo ve lo racconteremo un’ altra volta-
-Perché ora abbiamo da fare, vero Blaine?-
-Sì, abbiamo decisamente da fare-
 
 
 

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