The Guesser

di astria_morningstar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back ***
Capitolo 2: *** HOME ***
Capitolo 3: *** BEGINNING ***
Capitolo 4: *** BEGINNING pt.2 ***
Capitolo 5: *** MEETINGS ***
Capitolo 6: *** LET THE GAMES BEGIN ***



Capitolo 1
*** Back ***


"BACK"
 

Era sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti. Amava camminare per le stradine di Sendai. Quando era piccola amava soprattutto camminare tenendo stretta la manina del fratello maggiore che la andava sempre a prendere al parchetto vicino casa dopo che aveva finito di giocare con i suoi amici. Ora guardava quel parchetto con un piccolo sorriso stampato in volto. C'erano alcuni bambini che giocavano sullo scivolo o sulle altalene, alcune mamme chiacchieravano allegramente e ogni tanto rimproveravano i propri figli con un sorriso. C'erano anche ragazzi più grandi. Alcuni erano seduti sul prato in piccoli gruppi a studiare per gli ultimi esami scolastici, ma poco distante non si poteva non notare il chiassoso gruppo di ragazzi ancora con le divise scolastiche giocare, chi a pallavolo e chi a calcio, disturbando il gruppo studio che ogni tanto gli rivolgeva delle occhiatacce. Erano gli inizi di Marzo e li in Giappone le scuole sarebbero finite a breve per poi riaprire ad Aprile per iniziare un nuovo anno. In quel momento i suoi corti capelli biondi furono scompigliati dal vento, che di conseguenza le fece chiudere il suo trench per i brividi. Si sentiva finalmente a casa respirando quell'aria di Marzo. Riprese la sua tranquilla passaggiata attraversando il parco che l'avrebbe portata dritta nella sua "nuova ma vecchia" casa. Nella mano destra teneva stretto il manico della sua pesante valigia, sulla spalla sinistra trasportava una cartella in cuoio chiaro dalla quale fuoriusciva il filo bianco delle cuffie. Vista da fuori poteva sembrare una turista alla ricerca del suo hotel, dopottutto aveva ripreso i lineamenti della madre, la quale aveva origini europee. I suoi capelli biondi risaltavano ancora di più ai raggi del sole, i grandi e curiosi occhi verdi invece vagavano qua e la per il parco, mentre il suo naso e le sue guance spruzzati da una manciata di chiare lentiggini renedevano il suo viso simile a quello di una bambola di porcellana. Queste sue caratteristiche cosi diverse dalle altre ragazze avevano attirato l'attenzione di un gruppetto di ragazzi seduti su una panchina li vicino.
"Iwachan guarda quella ragazza! Non ti ricorda qualcuno?".
Oikawa Tooru aveva subito notato quella giovane ragazza e qualcosa gli aveva detto che la conosceva. Iwazumi distolse lo sguardo dal telefono per focalizzarlo sulla direzione indicata dall'amico. La ragazza si guardava intorno come se stesse cercando qualcuno. Improvvisamente i suoi occhi verdi si incontrarono con quelli del ragazzo del medesimo colore. Rimasero per un attimo immobili, poi il viso di lei si contrasse in un'espessione sorpresa e se ne andò. "Non è possibile". Questa era la frase che continuava a ripetersi in testa Iwazumi. In tutta fretta Hajime prese la sua tracolla e inziò a ricorrere la ragazza.
"IWACHAN DOVE DIAMINE STAI ANDANDO! EHI STO PARLANDO CON TE!. Niente non mi ha sentito".
Hajime aveva ignorato il suo amico continuando a seguire la ragazza con la grossa valigia rossa. Raggiunse l'uscita secondaria del parco e si guardò intorno.
"Sapevo mi avresti seguita". Iwazumi si voltò e la vide all'ombra di un albero sul marciapiede. Si prese qualche secondo per osservarla bene. I capelli biondi erano stati tagliati fino all'altezza del mento, le sue lentiggini erano aumentate, sembrava anche più alta dall'ultima volta che l'aveva vista.
"Azrael..."
Azrael sorrise lievemente all'amico per poi abbracciarlo di slancio. Hajime preso alla sprovvista rimase per un secondo immobile poi ricambiò, adagiando la sua testa su quella dell'amica.
"E' bello rivederti Iwanii".

"Anche per me, Aze".

 

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Capitolo 2
*** HOME ***


"Davvero? Non pensavo che il nostro Crappywaka potesse essere cosi stupido". I due ragazzi erano fermi sotto casa di Aze a finire il loro discorso sulle stupidaggini combinate da Tooru. Le era mancato. Dopotutto Tooru ed Hajime erano stati i suoi amici più stretti quando era all'Aoba Johsai. Il primo anno di liceo non fu cosi facile ma con loro al suo fianco si sentiva forte.
"Allora piccoletta io ti saluto che devo ancore finire i compiti per domani".  Hajime le scompigliò i capelli. Subito Aze rivolse all'amico uno sguardo truce per poi scoppiare a ridere.
"Promettimi che ti farai sentire".
"Prometto che mi farò sentire". Iwazumi sorrise dolcemente, cosa rara per lui che era perennemente serio, per poi andarsene nella direzione da cui erano arrivati poco prima. Aze ora era sola davanti a quella piccola villetta così familiare. Non era cambiato molto dall'ultima volta. I due ciliegi in giardino erano ormai in fiore e le aiuole erano perfettamente curate di sicuro il padre ci avrà dedicato un'intera giornata, come al solito. Da fuori si sentivano tante risate provenire dal piano superiore, molto probabilmente erano suo fratello e quei casinisti dei suoi amici.  Lentamente si era avvicinata al campanello per poi suonarlo con decisione. Si sentirono dei passi provenire dall'interno e poi la porta venne spalancata. Sull'uscio vi era un uomo sulla quarantina, i capelli neri gli incorniciavano il volto un po' spigoloso con un lieve accenno di barba, mentre i profondi occhi marroni la osservavano da dietro le lenti degli occhiali neri. Rimase un'attimo a fissarla poi le sorrise.
"Ciao papà".
"La mia bambina". Subito Aze si ritrovò stretta in un forte abbraccio.
"Papà n-non re-respiro".
"Ops scusami tesoro mi sono fatto prendere dal momento. Ma ora fatti vedere meglio". Gentilmente le afferrò le spalle per poi guardarla da capo a piedi. Si soffermò soprattutto sul giovane volto della figlia. "Aspetta aspetta, cos'è quel cerchietto al naso?".
"Si chiama piercing papà e si ti fa piacere saperlo ho anche dei tatuaggi". ll tono era molto tranquillo, sapeva che non si sarebbe adirato più di tanto. Lentamente il padre si prese il ponte del naso tra due dita e sospirò.
"Sbrigati a entrare prima che ti ammazzo". Sogghignando innocentemente Aze entrò trascinandosii la valigia dietro. Subito si tolse il trench che lasciò scoperte le braccia toniche e le spalle leggermente larghe per una ragazza. Indossava una maglioncino a maniche corte nero quindi il signor Sawamura notò subito uno dei tatuaggi della figlia .
"Sto zitto. Ora sbrigati e va a salutare tuo fratello, senza farlo morire di infarto per la sorpresa possibilmente". Le sorrise gentilmente per poi dirigersi nel grande open space e sedersi sul divano a finire di leggere il suo amato giornale. Alla velocità della luce la ragazza si tolse le scarpe e le lanciò dentro la scarpiera. La delicatezza non faceva parte delle sue virtù purtroppo. Una volta davanti il grade specchio dell'ingresso sistemò la frangia distribuendola su tutta la fronte, si tolse un po' della matita nera sbavata e girò l'anellino al naso. Avanzò verso le scale e le salì il più silenziosamente possibile. Una volta davanti la camera del fratello fece un forte sospirò e bussò. Le risate al suo interno cessarono per lasciare spazio ad una sola voce.
"Papà non devi bussare tranquillo, entra". Lentamente aprì la porta. Una volta spalancata notò un gruppo di ragazzi sparsi qua e là per la stanza, per non parlare del disordine che ha sempre regnato sovrano nella sua stanza. Daichi le dava le spalle quindi non vide che quella in realtà era la sorella. Subito tra i ragazzi riconobbe  alcuni volti familiari. Asahi, Suga, Nishinoya e Tanaka la guardavano a bocca aperta.
"Ehm.. amico voltati". Asahi disse il tutto con la bocca semispalancata e gli occhi puntati sull'amica.
 La schiena di Daichi si irrigidì e velocemnte si voltò.
"Ciao anche a te fratellone". Aze aveva fatto qualche passo dentro la stanza.
"Aze?". Il fratello intanto si era alzato e la guardava come se fosse un clone.
"Si Daichi quello è il mio no..AHIA DAICHI MI FAI MALE! DAI PESI!!". Il fratello si era letteralmente lanciato su di lei facendola precipitare a terra con lui sopra. La stringeva a sè come se potesse svanire da un momento all'altro, così Aze fece lo stesso.Le era mancato. Il suo adorato fratello. L'unico che l'ha sempre sostenuta in ogni sua decisione anche quella più assurda e impensabile.
"Mi sei mancata piccolo uragano".
"Anche tu mi sei mancato". I due si era staccati dall'abbraccio e Daichi aveva aiutato la sorella a rimettersi in piedi. Ma nemmeno il tempo di tornare con i piedi per terra che Nishinoya e Tanaka le si erano gettati contro facendola finire a terra, nuovamente.
"AZE-SENPAI!".
"Noya, Tanaka..AVETE 5 SECONDI PER LEVARVI DA MIA SORELLA!". Subito i due si staccarono dalla ragazza e iniziarono a inchinarsi come due matti.
"Ragazzi tranquilli. Ahh..Direi che è tutto tornato alla normalità". Tutti i ragazzi risero alla sua affermazione, poi lei si voltò verso Suga e Asahi.
"Avete intenzione di venirmi a salutare o devo fare sempre tutto io?".
"Sei sempre la solita testa calda tu eh?".  Suga voleva troppo bene a quella ragazza e cosi si lasciò andare in un caldo abbraccio.  Era arrivato il momento di Asahi. Quando si trovò di fronte alla biondina si rese conto di quanto effettivamente fosse piccola in mezzo a tutti loro, anche se aveva 18 anni. Le guance del ragazzo si colorarono di rosso, aveva sempre avuto un debole per la sorella dell'amico, e Aze non potè non notarlo. Le scappò un sorriso.
"Ciao Gigante". Asahi le sorrise.
"Sei tu che sei piccola".
"Ehi il mio metro e settanta va più che bene, siete voi che siete grandi. Però ora vorrei sapere chi sono quei quattro". Aveva spostato la sua attenzione sui quattro ragazzi sul letto del fratello che la guardavano con sguardi interrogativi. Suga si fece avanti mettendole un braccio sulle spalle.
"Loro mia cara sono coloro che ci hanno aiutato a battare la Shiratorizawa. Il piccoletto è Hinata Shoyo" disse indicando il più piccolo dei tre con una capigliatura di color rosso fuoco e i grandi occhi marroni.
"Piacere di conoscerti."
"Lo spilungone con gli occhiali è Kei Tsukishima". Il ragazzo la guardò ma non disse nulla.
"Il suo amico è Yamaguchi Tadashi, il nostro fantastico pinch server". Yamaguchi subito diventò rosso fino alla punta delle orecchie. "Pia-piacere".
"Infine lui è.."
"TOBIUCCIO". Solo ora la ragazza aveva riconosciuto quella capigliatura e quello sguardo. Kageyama subito sgranò gli occhi e si alzò di scatto dal letto andando davanti alla ragazza.
"TU?! Scherziamo?! Ma cosa diamine hai fatto ai capelli e..e.. prima non avevi questa aspetto cosi...Spaventoso". Ora i due erano uno di fronte all'altra. Aze non si mosse di un millimentro semplicemente fisso il ragazzo davanti a sè. Kageyama Tobio o anche il Re del Campo, un misto di freddezza e passione.
"Ah e per la cronaca, non chiamarmi Tobiuccio!". Kageyama odiava quel soprannome e lei lo sapeva alla perfezione. Infatti fin dal primo momento che si erano conosciuti non ha mai smesso di chiamarlo così. Aze si trattenne il più possibile ma non ci riuscì. Infatti scoppiò in una fragorosa risata seguita poi dagli altri. Appena tutti si placarono inzio lei a presentarsi ai nuovi amici del fratello.
"Comunque ragazzi, io sono Azrael Sawamura, ho 18 anni e da aprile frequenterò il 3° anno al liceo Karasuno".
Tutti esultarono alla sua affermazione. Poi Hinata le si avvicinò. Solo in quel momento si rese conto che quel ragazzo era solo pochi centimetri più alto di lei.
"Giochi anche tu a pallavolo come il nostro capitano?". A quella frase abbassò lo sguardo sui suoi piedi e fece un profondo respiro. Poi alzò lo sguardo e rispose al rosso.
"Giocavo, ho lasciato". Fece un nuovo sospiro e iniziò a raccontare loro la sua storia con la pallavolo.
"Giocavo come opposto e universale alle scuole medie dove ho incontrato Tobiuccio, Tooru e Iwazuimi, quest'utlimi in particolare furono coloro che mi aiutarono maggiormente nel mio primo anno all'Aoba Johsai. Ero un po' presa di mira da tutti a causa dei miei lineamenti e colori cosi diversi. Facevo parte della femminile e fin da subito l'allenatore mi fece entrare nella rosa titolare, facendo si però mise una ragazza del 2° in panchina. Tutte le giocatrice si adirarono e mi iniziarono a fare brutti scherzetti. Io non ho mai avuto un carattere docile anzi il completo opposto. E così iniziarono i problemi, soprattutto in partita. Come minimo ad ogni partita ricevevo un richiamo per la condotta, fino a che un giorno non fui addirittura costretta ad andare in pachina". Aze non si vergognava di quanto era accaduto dopotutto lo faceva per difendersi. I quattro ragazzi la continuavano a guardare in attesa del continuo, anche lo spilungone biondo la stava seguendo.
"Un giorno, alla fine partita di una delle ultime partite, una mia compagna mi iniziò ad insultare pesantemente dicendomi che non meritavo il posto in titolare perchè non solo causavo problemi ma anche perchè secondo loro non avevo talento. Presa dalla rabbia le diedi un pugno sul naso e da lì parti una rissa. Naturalmente quella che venne accusata di tutto fui io e cosi mi presi una bella squalifica per cattiva condotta. Da quel momento iniziai ad allenarmi con la maschile. Tooru, Iwazumi e tutta la squadra mi hanno aiutato. Tutti compreso l'allenatore mi hanno fatto perfezionare il mio talento nascosto e le mia innata bravura nel murare e prevedere gli avversari. Ero felice anche se non potevo giocare le partite. Poi un giorno accadde l'imprevedibile atterai male dopo un muro, e per evitare di sbattere la testa andai indietro con le mani slogandomi il polso destro". In quel momento intervenne il fratello che fino ad allora non aveva fatto altro che ascoltare quella storia per la centesima volta.
"Quello fu il pretesto di nostra madre per allontanarci, così prese con se Aze ancora minorenne e si trasferirono a Tokyo". La sorella gli sorrise e poi fini il suo racconto. "Lì ho frequentato un anno alla Nekoma e.."
"CONOSCI KUROO E KENMA?!". Hinata l'aveva interrotta e la guardava con gli occhi pieni di curiosità come quelli di un bambino.
"Si e anche molto bene. Conosco anche quel pazzo scatenato del suo amico Bokuto. Sono stati loro a darmi  il soprannome con il quale mi chiamavano anche le mie compagne di squadra alla Nekoma". Istintivamente le venne da ridere al pensiero di quei due pazzi.
"Come ti chiamavano?". Questa volta fu il turno di Nishinoya che anche lui come Hinata non conosceva tutti i particolare della vita dell'amica a Tokyo.
"Ero chiamata Guesser. Il mio muro a lettura, i miei attacchi imprevedibili e il saper prevedere qualsiasi giocata avversaria mi aveva fatto guadagnare tale nome. Ma tutto è anche grazie alle mie compagne di squadra che hanno sostenuto tutte le mie pazzie. Naturalmente all'inizio non potevo giocare seriamente con un polso slogato, ma anche quello mi ha aiutato a scoprire alcuni lati di me stessa che non conoscevo".
"Come se un polso slogato facesse  la differenza.."
"Tsukki non essere sgarbato!"
"Tranquillo Tadashi, avrà la possibilità di vedere cosa intendo a breve". Tutti mi guardarono straniti.
"Se me lo concedete mi piacerebbe allenarmi con voi". La richiesta fatta con cosi tanta sicurezza dalla ragazza spiazzò tutti. Anche il fratello.
"In realtà potresti proprio entrare a far parte della squadra. Ora che ci siamo qualificati per i nazionali dovremmo aspettare un po' prima che comincino e da quello che ho capito si sta organizzando un torneo misto per Dicembre". Daichi guardò con uno sguardo d'intesa la sorella seduta sul pavimento, poi si rivolse alla sua squadra.
"Voi ragazzi che ne pensate?".
"ASSOLUTAMENTE SI!".
"Allora sorellina che ne dici? Vuoi entrare a far parte della Karasuno?"
"Si".
"Bene ragazzi diamo il benvenuto a Aze nella nostra squadra. KARASUNO FIGHT!"
"FIGHT!".
Fu proprio in quel momento che Aze si sentì finalmente a casa.​

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Capitolo 3
*** BEGINNING ***


La scuola ormai era finita e Aze finalmente aveva l'opportunità di passare un po' di tempo con il fratello. In quella settimana avevano potuto fare tutto ciò che volevano. Erano riusciti ad andare al luna-park, fare lunghe passeggiate insieme, andare a mangiare nel loro ristorante preferito e si erano anche allenati insieme. Daichi aveva subito notato come la sorella fosse migliorata notevolmente e infatti non vedeva l'ora di far vedere a tutti i suoi amici quanto fosse forte, ma soprattutto anche lui fremeva di vedere una delle famose difese a muro di sua sorella. 
Aze era intenta a fare qualche palleggio nel mezzo del giardino di casa. Daichi la osservava attento da lontano seduto sotto un ciliegio. La sorella indossava la maglia della sua ex squadra, la Nekoma, le sue braccia erano completamente scoperte e i muscoli in bella vista. Il  tatuaggio sul tricipite sinistro, secondo Daichi, era molto grazioso. Ritraeva un gatto nero che si arrampicava in un mazzo di fiori. Aze fin da bambina amava i fiori, infatti, appena tornava da scuola aiutava sempre il padre con il giardino.
"Perchè stai sorrindendo?". Aze guardava il fratello dall'alto con la palla sotto il braccio.
"Stavo ricordando quando eravamo bambini. Facevamo tutto insieme". Aze si sedette al suo fianco con un sorriso a 32 denti.
"D'ora in poi sarà cosi Daichi. Non ti lascio più". E cogliendo di sorpresa il fratello lo strinse in un forte abbraccio.
"Ah sorellina"
"Si?"
"Dobbiamo andare. Oggi ti inizi ad allenare con noi". Non fece in tempo a finire la frase che Aze era già corsa dentro casa urlando dalla felicità. Bastava nominare la pallavolo e lei iniziava a correre come una bambina.
Era cosi contenta di tornare ad allenarsi che non riusciva a concentrarsi sulle cose da prendere.
"Aze muoviti! Hai 10 minuti di tempo! Ti aspetto fuori". Velocemente, sentendo le parole del fratello, afferrò il borsone a tracolla nero pieno di toppe colorate, ci lanciò dentro le sue ginocchiere alte, pantaloncini neri, diverse magliette di ricambio, le sue bende, le Asics arancione fluo ormai distrutte, forse ne avrebbe dovuto comprare un nuovo paio, pensò, mentre continuava a prendere altre cose. Chiuse con un gesto secco la zip e lanciò il borsone fuori dalla porta. Si infilò un paio di leggings neri, si mise il reggiseno sportivo, coperto poi da una maglia morbida bianca. Infine per non prendere freddo indossò una felpa da allenamento della Karasuno rubata al fratello, si tolse le pantofole e si mise un paio di Vans nere. Di corsa prese il borsone che giaceva sul pavimento del corridoio e scese le scale due gradini alla volta.
"CIAO PAPA'!". Disse saltando l'ultimo gradino per poi scaraventarsi di fuori.
"E brava sorellina ci hai messo solo 8 minuti". Daichi osservò lo schermo del cellulare per poi fare un ghigno divertito alla sorella.
"Zitto e cammina!". Aze diedi un pugnetto sulla spalla del fratello per poi iniziare a camminare. Ci avrebbero impiegato 15 minuti per arrivare a scuola così, sapendo quanto il fratello amasse camminare in silenzio, estrasse le grandi cuffie nere dalla borsa e le collegò al telefono. Camminava dietro al fratello immersa nelle note di Fuego. Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse che il fratello si era improvvisamente fermato, infatti sbatte' il naso contro la sua schiena e velocemente si tolse le cuffie, facendole scivolare lungo il collo.
"Ma che cavolo Daichi! Non ti puoi fer..". Le parole le morirono in gola quando vide le due figure davanti al fratello. Erano due ragazzi, entrambi altissimi, uno era ben piazzato, faccia seria e sguardo gelido. L'altro era comunque muscoloso ma più slanciato rispetto al compagno, i capelli rossi tirati su con un quintale di gel lo facevano sembrare anche più alto, mentre i suoi occhi passavo da lei al fratello, come se la stesse analizzando. Aze poi si soffermò sulle tute che indossavano i due. Viola e bianco, Shiratorizawa. Lentamente si voltò per osservare il fratello. Daichi guardava i due con un ghigno in volto senza proferir parola. Aze istintivamente si fece scappare una risatina che le fece guadagnare uno sguardo di ghiaccio da parte del moro.
"Ti stai divertendo ragazzina?". Aze alzò lo sguardo e fissò il moro negli occhi. Si avvicinò al ragazzo, il quale sembrò trattenere il fiato, fino a ritrovarsi ad un palmo dal suo naso. Dal canto suo Wakatoshi era rimasto paralizzato davanti al comportamento della ragazza, ma al tempo stesso si era incuriosito. Quella ragazza così diversa dai soliti standard, così sfacciata da ridere in faccia a lui e Satori. Era molto più bassa di lui tanto che  avrebbe potuto tranquillamento adagiare il suo mento sopra la sua testa. Non sapeva il suo nome, ma moriva dalla voglia di scoprirlo. Chi era ? E soprattutto com'era riuscita a stregarlo in una manciata di secondi?
"Stammi bene a sentire, tizio tutti muscoli. Non credo tu abbia tutta questa confidenza da chiamarmi ragazzina". Aze intanto gli avevo puntato l'indice sul petto, proprio come se lo stesse rimproverando "Ma ricorda bene una cosa, questa ragazzina, ti darà del filo da torcere". Detto ciò si sposto', per poi passare in mezzo ai due ragazzi dando una spallata a Wakatoshi, ancora sconvolto da quanto accaduto, seguita dal fratello che aveva un sorriso sornione stampato in faccia. Quando si fu allontanata di un paio di metri si girò e urlò.
"AZRAEL SAWAMURA! RICORDATI QUESTO NOME".Per poi proseguire per la sua strada. Wakatoshi era rimasto immobile. Poi una mano sulla sua spalla lo fece risvegliare.
"Ho come l'impressione che rivedremo quella piccola furia bionda a breve". Disse Satori indicando la schiena della ragazza che si allontanava. Ushijima fissò la scritta sul retro della felpa nera di Aze "Karasuno. Volleyball club".Dicevano i caratteri giapponesi. Scosse vigorosamente la testa, come per scacciare l'immagine della bionda per poi girarsi e continuare ad andare nella sua direzione. Satori rimase invece a fissare la ragazza 'Quella piccoletta l'ho già vista e ho il presentimento che ci porterà veramente qualche problema', pensò mentre affiancava l'amico che aveva ripreso a camminare. Entrambi non riuscivano a levarsi l'immagine di quella ragazza.
Appena lontani da Ushijima e Satori, Daichi si voltò a guardare la sorella con gli occhi carichi di rimprovero.
"Mi spieghi che cavolo ti è saltato in mente?!". Aze guardò perplessa il fratello, non capiva perchè aveva reagito così, dopotutto aveva solo risposto ad una provocazione.
"Hey nessuno mi chiama ragazzina, solo tu e Sugawara potete". Aze incrociò le braccia al petto e fece un'espressione imbronciata, sapeva che il fratello non resisteva davanti a quella faccia. Infatti Daichi cerco di mantenere la sua espressione seria, ma ciò durò solo pochi secondi.
"Certe volte mi chiedo come sia possibile che tu sia mia sorella", e con ciò riprese a camminare fischiettando. Aze allora prese una rincorsa per poi lanciarsi sulle spalle del fratello. Daichi venne colto di sorpresa però afferrò comunque le gambe delle sorella, entrambi scoppiarono a ridere, i passanti o li guardavano come dei pazzi o sorrideva guardando quei due ragazzi ridere e scherzare come due bambini.
Giunti davanti scuola Daichi mostrò ad Aze dove potersi cambiare. Una volta nello spogliatoio iniziò ad estrarre dal borsone tutto l'occorrente. Si spogliò ed indossò una maglia smanicata nera abbastanza morbida, pantaloncini  neri aderenti, si fascio' il polso sinistro e le dita con i diversi bendaggi. Prese una delle due ginocchiere alte e la posizionò sul ginocchio destro, l'unico dei due con qualche problemino, l'altro lo lasciò libero, afferrò le Asics e corse fuori dallo spogliatoio, con borraccia sotto braccio e asciugamano in spalla. Era Marzo e non faceva molto freddo, pensò, mentre percorreva il breve tratto di strada dallo spogliatoio alla palestra. In lontananza si sentivano i palloni rimbalzare contro il pavimento e le urla di quello che sarebbe dovuto essere l'allenatore. Arrivata all'entrata si sfilò le Vans e si infilò le Asics. Entrò e lasciò la borraccia e l'asciugamano a terra vicino alla porta. Nessuno si era accorto del suo arrivo, tutti troppo concentrati a seguire le urla di un tizio biondo platinato, palesemente tinto, che gli dava indicazioni. Mentre si stava legando i corti capelli biondi, lasciando scoperta la rasatura alla base della nuca, vide Kageyama effettuare un palleggio perfetto per una schiacciata diagonale da fuori campo, ma subito notò come nessuno si era preparato a schiacciare.Successe tutto molto velocemente. Aze prese la rincorsa e in batter d'occhio aveva schiacciato una diagonale perfetta a raso rete facendo punto. Tutti, compresi l'allenatore e due ragazze al suo fianco erano rimasti paralizzati a fissare il punto in cui era stata schiacciata la palla. Aze intercettò subito lo sguardo del fratello che la guardava sbalordito, non pensava che sua sorella fosse in grado di fare un'azione simile e con tale potenza.
"Chi diamine sei tu e come hai fatto a fare quell'azione?". Il tizio platinato ora era davanti a lei con un'espressione severa in volto. Aze, con la sua solita faccia tosta, allungò la mano verso di lui.
"Credo che lei sia l'allenatore quindi mi presento, Azrael Sawamura, sono colei che vi darà la possibilità di giocare il torneo misto". 

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Capitolo 4
*** BEGINNING pt.2 ***


Il coach Ukai era rimasto sbalordito da quell'azione di quella giovane ragazza. Era rimasto completamente spiazzato. Quando la ragazza ritornò con i piedi per terra si prese un paio di secondi per osservarla. Per essere una pallavolista era piccolina eppure aveva schiacciato con una potenza impressionante. Notò comunque che il fisico era quello di una persona in constante allenamento. Scosse la testa e si avvicinò come un fulmine alla giovane.

"Chi diamine sei tu e come hai fatto a fare una simile azione?". Le rivolse un'espressione severa. Lei lo guardò e non si scompose minimamente, anzi allungò una verso di lui come per presentarsi.

"Credo che lei sia l'allenatore quindi mi presento, Azrael Sawamura, sono colei che vi darà la possibilità di giocare il torneo misto". Ukai strabuzzò gli occhi e tossì. Poi strinse la mano della ragazza. “Sawamura 1 quando avevi intenzione di dirmi della tua sorellina prodigio?”. Il mister guardò truce Daichi e tutti i ragazzi, Aze compresa risero.

“Bene Piccoletta, dimmi, come hai realizzato una diagonale così perfetta?”. Ukai osservava la ragazza incuriosito, come un bambino davanti ad un nuovo gioco. Aze sorrise e alzò le spalle “Tutta questione di spalle” disse, per poi sorridere. Il coach diede una veloce occhiata a Kageyama e gli venne un’idea.

“Kageyama, ti andrebbe di fare un paio di alzate alla piccola Sawamura?” sul suo volto e su quello del ragazzo si dipinsero 2 ghigni. Il primo perché aveva intenzione di vedere nuovamente la ragazza all’opera, il secondo semplicemente perché avrebbe fatto tutte alzate difficili a Aze per vedere realmente quanto fosse forte. Tobio fece un cenno con la testa e si mise in posizione.

“Tutto il resto della squadra la voglio in ricezione!”. Aze si posizionò al centro del campo pronta come non mai, sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene. Notò subito il ghigno sul volto del moro i quale senza preavviso le alzò una palla simile a quella di prima. Aze prese la rincorsa e schiacciò una parallela perfetta, e naturalmente come aveva previsto tutti erano andati a ricevere in diagonale. Ora il ghigno perfido era stampato sul suo volto mentre ritornava nella posizione di partenza. Andarono avanti a ritmo serrato per una buona mezz’ora. Iniziava ad accusare un lieve dolore al polso e anche il mister notò che si toccava ripetutamente il polso.

“Kageyama, Azrael fate l’ultima”. Non aveva di certo intenzione di farla sforzare troppo, dopotutto aveva appena iniziato. Vide i due mettersi in posizione e subito notò che l’alzata questa volta era sulla mano sinistra di Aze, la quale senza alcun ripensamento schiaccio con potenza una diagonale filo rete perfetta. Quello fu il colpo che fece capire ad Ukai chi fosse realmente quella piccola furia bionda. Non solo lui comprese qualcosa, anche Tsukishima capì cosa voleva dire per Aze essersi slogata il polso. Aveva avuto l’opportunità di imparare a giocare con la sua mano non dominante e ora riusciva ad eseguire delle schiacciate perfette. Tutta la squadra in quel momento capì che con la biondina in squadra sarebbero stati invincibili.

“Allora sorellina contenta del tuo primo allenamento con noi?”. Daichi e Aze stavano tornando a casa che era ormai il tramonto. La biondina era assorta nei suoi pensieri infatti non rispose subito alla domanda del fratello.

“Si mi sono trovata bene. Mi era proprio mancato giocare”. Le comparse un sorrido sulle labbra e Daichi non poté non notare la felicità della sorella. Gli ultimi 5 minuti di camminata li passarono a ridere e scherzare sulla loro infanzia.

Era ormai ricominciata la scuola da 2 mesi e gli inizi di giugno e l’estate si stavano facendo sentire. Azrael aveva continuato a giocare con la squadra dei ragazzi stringendo ottimi rapporti soprattutto con Tsukki. Avevano scoperto di avere interessi comuni ed entrambe erano ottimi strateghi, tanto che avevano iniziato a perfezionare un nuovo attacco combinato tra loro. La madre aveva cercato di mettersi in contatto con lei più volte ma Azrael ogni volta rifiutava chiamate e messaggi. Con Iwazumi era riuscita a vedersi diverse volte, sempre evitando come la peste Oikawa, non aveva avuto ancora il coraggio di affrontarlo. A breve sarebbe iniziate le vacanze estive e con esse il primo ritiro con alcune squadre che avrebbero partecipato al Torneo misto. In quell’occasione avrebbe potuto rivedere i ragazzi della Nekoma e quelli della Fukorodani. Ancora non sapeva chi fossero le altre 3 squadre a partecipare al ritiro, ma poco le importava, finalmente avrebbe potuto vivere un’esperienza insieme a tutte le persone a lei più care. Quel giorno doveva sostenere l’esame di matematica e sperava con tutta sé stessa che le lezioni con Suga fossero servite a qualcosa. Una volta finita quella tortura si recò in palestra per il solito allenamento.

“Ciao ragazzi, coach” disse entrando e rivolgendo un grande sorriso a tutti. Purtroppo però si rese conto dopo che tutti avevano delle facce strane. Lentamente si avvicinò ad Ukai. “Coach che succede?” chiese abbastanza preoccupata. Il biondo le diede semplicemente un foglio in mano. Azrael lesse velocemente il foglio. “Ritiro estivo squadre partecipanti: Aoba Johsai, Fukorodani, Johzenji, Karasuno, Nekoma, Shiratorizawa.”. Il fiato le morì in gola. Tra tutte le squadre proprio l’Aoba. Dentro di sé si accese una fiamma. Lasciò il foglio all’allenatore e si mise in campo pronta ad allenarsi. Tutti la guardarono come se fosse matta.

“Che c’è avete intenzione di allenarvi per dimostrargli nuovamente che siete i più forti oppure ve ne state li a piangervi addosso? Io ho accettato di giocare con voi perché ho capito chi siete. Non solo siete forti, siete tutti uniti e vi aiutate tra di voi per migliorare e arrivare alla perfezione. Quindi mi ripeto, mi alleno da sola o venite anche voi?”.

Ukai era rimasto colpito dalle sue parole. Era riuscita a stravolgere la routine di tutti nel giro di 2 mesi, ma in maniera positiva. Era stata la miglior cosa che gli potesse capitare in quel momento.

“Allora avete sentito la piccoletta? Forza tutti in campo! Vogliamo dimostrare a tutti che siete i migliori si o no?!”. Azrael e il coach si lanciarono uno sguardo d’intesa.

“Il coach ha ragione e anche tu sorellina. Abbiamo battuto buona parte di quelle squadre ora dimostriamo loro che non è stato puro caso”. Daichi era proprio un ottimo capito, pensò Aze. Con le sue parole tutti sembravano aver riacquistato nuova vita e in batter d’occhio erano tutti in campo a ridere e scherzare. Dentro di sé la ragazza sapeva che avrebbe riscattato se stessa con quel torneo, avrebbe potuto finalmente dimostrare chi era Azrael Sawamura.

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Capitolo 5
*** MEETINGS ***


“Hey Ushijima!”. Il sottoscritto si voltò verso la voce che l’aveva chiamato. Era Satori che si stava affrettando a raggiungerlo. Una volta al suo fianco gli rivolse uno dei suoi sorrisi e ripresero a camminare in silenzio. Dopo 5 minuti abbondanti erano giunti all’interno del loro solito caffè dove andavano a studiare. Si sedettero al solito tavolo e ordinarono la solita spremuta d’arancia.

“Wakatoshi credi che l’allenatore abbia fatto bene a metterci in mezzo a quel ritiro?”. Il moro lo osservò e poi con la sua solita freddezza rispose.

“Si potremmo studiare ancora più da vicino i nostri avversari”. In realtà Wakatoshi trovava ridicolo un torneo misto. Non ci sarebbero mai state ragazze così forti da riuscire a difendere ed attaccare bene quanto loro. Lui però parlava per loro. La femminile della Shiratorizawa era forte, ma la ragazza scelta per giocare con loro era semplicemente una sbruffona senza alcuna particolare abilità e che gli ronzava attorno come una mosca. Sospirò rumorosamente e iniziò ad osservare i clienti del caffè. A quelle ore c’era sempre meno gente e coloro che occupavano i tavoli erano per lo più studenti. In quel momento fu risvegliato dal rumore del campanello all’entrata del locale. Dalla porta entrò una figura femminile che attirò subito la sua attenzione. Indossava una maglia rosso fuoco e un paio di skinny neri strappati qua e là. Ai piedi aveva delle semplici scarpe da ginnastica. Poi la guardò in viso e la riconobbe subito. I capelli biondissimi tagliati all’altezza del mento, il piccolo piercing al naso e i grandi occhi chiari ora coperti da un paio di occhiali. Era lei. Era la ragazza che lo aveva minacciato al parco. Lei non l’aveva notato, aveva preso qualcosa al bancone e ora si stava sedendo ad un tavolo vicino alla vetrata. Dalla tracolla nera tirò fuori un pc e delle cuffie. Wakatoshi era rimasto letteralmente incantato dalla sua bellezza. Era vestita semplicemente e aveva solo un filo di rossetto rosso.

“Ma guarda un po’chi c’è”. Anche Tendo era rimasto affascinato da quella ragazza. Ma aveva subito come l’amico la guardasse come se fosse incantato. Era raro vedere Wakatoshi fissare una ragazza, anzi rarissimo. Per lui le priorità erano altre. La ragazza stava sorseggiando quello che doveva un caffè quando si voltò verso i due ragazzi che la osservavano. Subito li riconobbe e per poco non si strozzò. Perché mai quei due la stavano fissando come due cani che fissano il loro osso? Azrael gli rivolse un’espressione confusa e i due si voltarono dall’altra parte. Wakatoshi notò che poco dopo le scappò un piccolo sorriso. “Era veramente carina”, pensò. Azrael lasciò perdere i due ragazzi finì di sistemare i nuovi schemi di gioco e poi ripose il pc nella tracolla. Prese tutte le sue cose ed usci dal caffè. Da lontano Wkatoshi notò che aveva lasciato un quaderno sul tavolo, così spontaneamente si alzò lo afferrò e corse fuori. La vide ferma poco più avanti cercare qualcosa nella borsa.

“Cercavi forse questo?”. Azrael alzò di scatto la testa e notò il suo amato blocco da disegno. Lentamente risalì con gli occhi il braccio dello sconosciuto fino ad arrivare al suo volto. Ushijima Wakatoshi. Si prese un paio per osservarlo più attentamente. Il volto scolpito e leggermente abbronzato. I capelli biondo cenere erano leggermente scompigliati e ora da così vicino riuscì a notare il bellissimo colore dei suoi occhi. Erano un misto di marrone e giallo, sembravano due pietre d’ambra. Si rese conto che la situazione stava diventando imbarazzante così prese in fretta e furia il blocco da disegno e lo ripose nella borsa. “Grazie” disse freddamente. Wakatoshi e le fece un mezzo sorriso, poi si girò e rientrò nel caffè. Azrael rimase lì impalata. Ushijima Wakatoshi le aveva sorriso. Wow cosa rara per l’uomo di ferro, però gli donava. Velocemente scosse la testa e riprese a camminare. “Gli donava?! Scherziamo!” pensò portandosi una mano sulla fronte. Guardò l’ora sul suo orologio e si rese conto che era in ritardo. Doveva andare a casa di Tsukki per rivedere insieme gli schemi, poi sarebbero arrivati anche gli altri. Stava camminando a testa bassa quindi non notò il ragazzo che le stava venendo addosso. Infatti i due si scontrarono violentemente.

“Zio Tooru stai bene?”. Il sangue le si gelò nelle vene. Lentamente guardò il ragazzo davanti a sé. I capelli marroni sempre scompigliati erano più lunghi di prima. Gli occhi color nocciola erano nascosti dalle lenti degli occhiali da vista. Era vestito con la tuta dell’Aoba e teneva in spalla un borsone da palestra.

“Si si tranquillo sto benissimo”. Poi la guardò. Tooru nell’istante in cui si guardarono per poco non cadde a terra. La riconobbe subito anche se era cresciuta molto dall’ultima che si erano visti. I capelli ora erano corti e al naso aveva un piercing. Le solite lentiggini erano leggermente aumentate, ma rimaneva sempre lei. Azrael Sawamura. Notò però la sua espressione fredda. Non fece in tempo a dirle nulla che lei avevo già imboccato un’altra via quasi correndo. Cosa ci faceva lì? Quando era tornata? Aveva mille domande per la testa ma nessuna risposta. Quando aveva visto la sua espressione così fredda qualcosa dentro di lui si era spezzato. Quella che era la sua migliore amica, la sua prima cotta vera e proprio, ora lo guardavo con disprezzo. Quei pensieri lo avevano accompagnato tutta la notte. Notte trascorsa insonne, per lei.

Azrael arrivata da Tsukki era parecchio scossa. Prima Ushijima, poi Tooru. La giornata non le poteva andare peggio. Suonò il campanello di casa Tsukishima. Poco dopo il suo amico le aprì la porta.

“Ciao Kei” disse lei entrando e levandosi le scarpe.

“Ciao anche a te piccolo uragano. Tutto bene ti vedo un po’ scossa?”. Si guardarono un’istante e poi Azrael sputò il rospo. Mentre finivano di sistemarsi in camera del ragazzo lei gli aveva raccontato che giornata assurda aveva avuto.

“Amica mia la sfiga ti assiste sempre eh”. La bionda lo guardò malissimo e gli tirò un cuscino che Tsukki schivò prontamente. “Ehi tigre ritira gli artigli e tira fuori il computer”.

“Agli ordini capo”. Così iniziò il lungo pomeriggio di studio di schemi assurdi. Saranno state su per giù le 5 quando sentirono il campanello di casa Tsukishima suonare ripetutamente.

“Vado io” disse Kei. Lei intanto si era nuovamente persa nei suoi mille pensieri. Era così presa che quando il fratello la salutò nemmeno se ne accorse.

“AZE!”. Subito la ragazza lanciò la montagna di fogli sulle sue gambe in aria. Tutti i presenti scoppiarono in una fragorosa risata mentre lei cercava di mantenere la calma. Una volta sistemato il casino, tutta la squadra decise i vari schemi da utilizzare. Alla fine ne aveva trovati 4 che si poteva fare senza uccidere nessuno. Naturalmente lei e Kei non avevano detto nulla sul loro schema segreto, volevano fosse una sorpresa per tutti. La serata si completò con una cena a base di sushi e gelato. Lei e il fratello tornarono a casa per le 22.

“Che hai sorellina? E’ da prima che ti vedo strana”. Non poteva proprio nascondere nulla al fratello. Sospirò e iniziò a spiegare anche a lui la sua assurda mattinata. Alla fine Daichi la abbracciò come solo lui sapeva fare e lei ricambiò subito, ne aveva proprio bisogno.

“Ti prometto sorellina che qualsiasi cosa farai ti sosterrò sempre. Dopotutto è quello che fanno i fratelli”. Le rivolse un occhiolino ed entrò in casa. Azrael sorrise e si voltò a guardare la luna. Quella sera era piena e brillava nel cielo notturno, limpido e di un blu scuro bellissimo. Amava guardare la luna, la rilassava e quella sera le serviva perché sapeva che avrebbe passato la notte in bianco non solo a pensare come avrebbe affrontato il viaggio del giorno successivo ma anche a preparare quella dannata valigia.

“Speriamo di non dimenticare nulla, mia cara amica luna, ci si vede domani sera”.

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Capitolo 6
*** LET THE GAMES BEGIN ***


Tutta la squadra della Karasuno era riunita davanti al pullmino nel cortile della scuola. Tutti avevano delle facce parecchio assonnate soprattutto Azrael. Aveva passato quasi tutta la notte sveglia sia a preparare le cose per quel mese di ritiro sia a pensare alla giornata trascorsa. Erano a malapena le 7 quando finalmente si misero in viaggio verso Tokyo, precisamente alla Fukorodani. Era seduta accanto a Suga il quale si era appisolato sulla sua spalla. Lei intanto osservava il paesaggio al di fuori del finestrino. Tokyo non le mancava più di tanto, anche si lì aveva parecchi amici la sua casa era sempre stata Sendai. Distolse lo sguardo dal paesaggio e si guardò intorno. Davanti a sé Hinata e Kageyama stavano entrambi dormendo, anche Tanaka e Noya poco più avanti. Tsukki invece stava ascoltando la musica e Yamaguchi al suo fianco leggeva un manga. Dietro di lei invece russavano rumorosamente sia il fratello sia Asahi. Le scappò un piccolo sorriso. Voleva veramente bene a quei ragazzi, erano la sua seconda famiglia. Non mancava molto a Tokyo così si fece un pisolino anche lei.

“Bokuto, sai a che ora arriva la Karasuno?”. Kuroo era sdraiato sotto l’ombra di un albero nel cortile della Fukorodani. Al suo fianco il fidato amico Bokuto, quel pazzo di Terushima, Kenma intento a giocare ad un nuovo video gioco, Akaashi e Lev.

“Non ne ho la minima idea, piuttosto sai se con loro giocherà la piccola Sawamura?”. Quel nome che lo tormentava ormai da mesi. Da quando se ne era andata avevano parlato ben poco. Sperava con tutto se stesso che il loro rapporto non fosse cambiato di una virgola.

“Non credo. Non ci siamo poi sentiti tanto”. Bokuto e Akaashi notarono subito quel velo di tristezza sul volto dell’amico. Sapevano quanto fossero legati quei due. Erano inseparabili quasi quanto Kenma e i suoi videogiochi. “Piuttosto mi sapete dire come sia possibile che abbiano deciso di partecipare anche la Shiratorizawa e l’Aoba?”. La domanda di Terushima interessò tutti quanti anche Kenma.

“Follia? Chi lo sa, speriamo solo che non succedano casini”. Era quello che speravano tutti.

Azrael fu risvegliata da una sbruca frenata che la fece catapultare in avanti sbattendo la testa sul sedile di Hinata.

“SVEGLIA PRINCIPESSE SIAMO ARRIVATI!”. Il coach fece svegliare tutta la squadra in malo modo.

“La prossima volta guido io”. Disse Tsukki scendendo dal pullmino. Aze rise alla battuta del ragazzo mentre il mister li fulminò con lo sguardo. Recuperarono le valigie e i borsoni per poi dirigersi all’interno della struttura. A quanto pare avrebbero alloggiato in un’ala libera dei dormitori. Ad Aze toccò la camera 107. Sulla porta c’era una targhetta con su scritto “Karasuno”. Cosi curiosa osservò le altre porte vicino a sé. La 108 era della Shiratorizawa, la 106 della Nekoma. “Fantastico” pensò. Aveva quelli della Shiratorizawa alla porta accanto. Mentre sistemava le ultime cose le arrivò un messaggio dal fratello, che diceva di indossare la divisa e scendere nella palestra per riscaldarsi un po’. Nemmeno erano arrivati e già si stavano allenando. Si spogliò velocemente e indossò la maglia ed i pantaloncini neri. Bendò il polso destro, mise la ginocchiera e prese le Asics arancioni in mano. Raccolse una sacchetta dove lanciò le chiavi della camera l’asciugamano e una borraccia. Una volta nella palestra rimase senza parole. Era enorme. Dalle vetrate in alto entrava tantissima luce e i campi erano così lucidi che sembravano nuovi.

“Sawamura junior hai intenzione di fissare la palestra oppure ci fai il piacere di allenarti?”. Ukai era poco più avanti seduto su una panchina mentre gli altri erano già in campo a riscaldarsi. “Arrivo coach”. Si sedette al suo fianco e si mise le scarpe, fecero qualche giro di corsa e poi iniziarono a turno a provare qualche schema.

“Hey ragazzi sentite anche voi questo rumore?”. Lev indicò la palestra e tutti gli altri si guardarono straniti. “Qualcuno si sta allenando”. Velocemente si precipitarono alle porte del tendone. In campo riconobbero subito i ragazzi della Karasuno.

“Quest’anno fanno sul serio” disse Akaashi.

 "Chi è quella biondina in panchina?" chiese Lev a Kuroo. Il ragazzo si voltò e rimase di sasso. In panchina seduta a fasciarsi un polso c’era la sua Zeze. Non era cambiata di una virgola, era sempre bellissima. A loro si erano intanto avvicinati Bokuto e Terushima curiosi di vedere a chi si riferisse Lev

"Quella è Azrael Sawamura, noi la chiamavamo l'indovina" disse Bokuto anche lui senza parole. Lev non fu soddisfatto della risposta cosi continuò a chiedere informazioni. Anche lui intrigava quella piccoletta

" L'indovina? Sembra simile al soprannome dello spilungone rosso della Shiratorizawa, solo che lei non incute terrore come lui". Kuroo e gli altri risero. Bokuto senza staccare gli occhi dalla ragazza rispose all'amico.

"Oh no mio caro Lev, lei è anche peggio del Guess Monster". In quel momento Azrael si posizionò in campo.

“Sawamura junior devi farmi, una battuta, una ricezione e un muro!”. La bionda annuì e si mise in posizione.

“Sta a vedere Lev, fossi in te inizierei a migliorare” gli disse Kenma. Azrael lanciò la palla in aria e prese una grande rincorsa, nel momento della battuta Kuroo e gli altri notarono qualcosa di strano, stava battendo con la mano sinistra. La palla prese una velocità impressionante era un punto sicuro, ma Nishinoya ormai abituato ad allenarsi con le sue battute la intercettò senza problemi. In poco tempo Asahi aveva schiacciato e Azrael in un batter d’occhio aveva salvato la palla per passarla a Suga in alzata. Ritornò in posizione e subito notò che Hinata si stava preparando ad una veloce. Tutti i suoi compagni andarono a mura sulla fascia sinistra, ma la ragazza aveva notato come il rosso avesse immediatamente cambiato fascia. Cosi senza pensarci due volte saltò e murò la veloce del piccoletto. Tutti rimasero a bocca aperta, da Lev a Bokuto. Nessuno mai aveva murato con cosi tanta facilità una veloce del numero 10. Istintivamente tutti loro esplosero in grida ed applausi. Azrael si voltò lentamente e subito notò il gruppo dei suoi vecchi amici. In particolare vide subito il ciuffo nero di Kuroo che la guardava con orgoglio. Sorrise felice di vederli e si avvicinò a loro. Kotaro e Terushima la stritolarono in un abbraccio. “Ragazzi mi siete mancati”.

“Anche tu Guesser”. Quando la lasciarono andare salutò Kenma e Akaashi. Poi passò a Kuroo. Si fissarono per un paio di secondi poi Aze gli saltò letteralmente al collo tanto che prese l’amico alla sprovvista. Infatti Kuroo perse leggermente l’equilibrio nel tenere con un braccio l’amica. “Mi sei mancata Zeze”.

“Anche tu Kuroo” disse la ragazza con il volto nell’incavo del suo collo. Rimasero in quella posizione per almeno 2 minuti poi Daichi decise di intervenire.

“Tetsuro tieni le mani giù da mia sorella”. Subito il moro mollo la presa e Aze cadde per terra. Offesa guardò prima il fratello che come gli altri rideva a crepa pelle e poi Kuroo. “La delicatezza ce l’hai nel cu...”.

“AZRAEL!” la rimproverò il fratello. Lei lo guardò male, ma poi non riuscì a rimanere seria e scoppiò a ridere. Intanto i ragazzi si erano salutati e lei era riuscita a conoscere Lev. Erano tutti a chiacchierare quando li raggiunsero Yamamoto e Inouka con espressioni alquanto preoccupate.

“Ragazzi sono arrivate la Shiratorizawa e l’Aoba, i mister hanno detto che tra un’ora dobbiamo farci trovare pronti per il discorso”. Azrael guardò subito Daichi. “Che i giochi abbiano inizio”.

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