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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Una scoperta sconvolgente *** Capitolo 2: *** La quarta coincidenza *** Capitolo 3: *** Il triangolo virtuale *** Capitolo 4: *** Verificare l’Ipotesi Zero *** Capitolo 5: *** Alle costole di Lisa *** Capitolo 6: *** Assorbire lo shock *** Capitolo 7: *** Notte in bianco *** Capitolo 8: *** Riunione di emergenza *** Capitolo 9: *** Ardente passione o mediocre stima? *** Capitolo 10: *** Dolce risveglio…? *** Capitolo 11: *** La scommessa dimenticata *** Capitolo 12: *** Le quattro opzioni *** Capitolo 13: *** Il piano di Watson *** Capitolo 14: *** L’imprevisto *** Capitolo 15: *** Tra le due litiganti, la terza gode… ma il terzo no! *** Capitolo 16: *** Nessuna dà niente per niente! *** Capitolo 17: *** Verso il quadrato? *** Capitolo 18: *** La Neuro entra in campo *** Capitolo 19: *** Dalle assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi guardo io! *** Capitolo 20: *** O la va o la spacca! *** Capitolo 21: *** Sulle orme (bagnate) di Romeo *** Capitolo 22: *** Rasentando il superamento del limite *** Capitolo 23: *** Ancora un dolce risveglio *** Capitolo 24: *** La verità viene sempre a galla! *** Capitolo 25: *** Scelte e confessioni *** Capitolo 26: *** La codina o la biondina? *** Capitolo 27: *** Prevenire è meglio che curare! *** Capitolo 28: *** Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere! *** Capitolo 29: *** Convergenze… parallele! *** Capitolo 30: *** Il primo appuntamento! *** Capitolo 31: *** Rina al contrattacco…! *** Capitolo 32: *** Una nuova amicizia? *** Capitolo 33: *** Un tranquillo pranzetto *** Capitolo 34: *** I panni si lavano in famiglia *** Capitolo 35: *** L’ultima scelta *** Capitolo 36: *** L’Opzione Zero *** Capitolo 37: *** Fra le grinfie della Coda Sacra *** Capitolo 38: *** Un acceso negoziato interorganico *** Capitolo 39: *** La notte è ancora lunga *** Capitolo 40: *** E lo sciagurato rispose! *** Capitolo 41: *** L’adolescenza è finita! *** Capitolo 42: *** Verso la resa dei conti *** Capitolo 43: *** Gli errori si pagano… fisicamente! *** Capitolo 44: *** La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo! *** Capitolo 45: *** Riflessioni, depressioni e barlumi di luce ***
“Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi,
“Per vivere con onore bisogna struggersi,
turbarsi,
battersi, sbagliare, ricominciare da capo e
buttare via tutto…
e
di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente.
La calma è la vigliaccheria dell’anima!”
Leone Tolstoj (1828-1916)
Capitolo
1: Una scoperta sconvolgente
G
us
Chandler, responsabile della sezione Sensitiva dell’organismo umano di Alan Asuka (meglio noto come Asuka Jr.) stava dirigendosi speditamente verso l’ufficio di Lew Harper (nome in codice “A1”), Coordinatore
dell’organismo. Sotto il braccio reggeva un fascio di diagrammi e la sua
espressione denotava un notevole nervosismo. Incrociandolo, i componenti del
personale gli lanciavano inquiete occhiate.
Giunto
davanti all’ingresso della Centrale Operativa si irrigidì e, dopo essersi
aggiustato il colletto, diede due brevi colpi alla porta. Come gli fu risposto
“Avanti…!” Chandler varcò l’entrata e si trovò alla presenza quasi completa del
Consiglio Organico: James Watson (capo della Cerebrale), Phil Marlowe (capo
della Neurologica), Sam Spade (Genetica) e RipKirby (Motoria), oltre al già citato Lew
Harper “A1”, OrganicCoordinator.
Mancavano solo BlackieWolfe
(Metabolica), Dick Tracy (Cardiaca) ed Eddie Parker (Immunitaria).
“Scusate
il ritardo” si giustificò Chandler “ma volevo portare i dati completi… per
essere sicuri, li abbiamo verificati tre volte!”
“Non
fa niente, Chandler” rispose A1 “si accomodi!”
L’altro
si sedette nel posto vuoto fra quelli occupati da Watson e Marlowe, di fronte
alla scrivania del Coordinatore; il quale, vedendo che esitava ad aprire bocca,
lo incitò: “Allora, Gus…?”
Il
capo della Sensitiva porse ad A1 il rotolo dei diagrammi: “Ecco, signore…!”
Tenendo
le braccia conserte e facendo una smorfia, Marlowe pensò: *Se esita a parlare,
è come pensavamo…!*
Lew
Harper srotolò i fogli translucidi dei diagrammi sul piano del tavolo.
All’unisono, tutti i presenti si alzarono in piedi e si chinarono a semicerchio
attorno al Coordinatore, per esaminarli a loro volta.
I
due diagrammi recati da Chandler riportavano l’andamento elettrico in funzione
del tempo delle onde cerebrali appartenenti a due distinti soggetti, ricevute e
registrate dai sensori organici. Il diagramma alla sinistra di Harper era
marcato Lisa Haneoka
e, quello alla sua destra, era marcato Seya - Saint Tail!
A
quel primo e superficiale esame visivo, i due diagrammi già mostravano un
andamento molto simile (e non per caso erano stati riprodotti su carta
traslucida). A1 guardò il viso di Chandler, il quale annuì silenziosamente. A
quel gesto, Harper fece scivolare lentamente i diagrammi l’uno sull’altro, fino
a farne combaciare i bordi.
Un
fremito percorse le membra di tutta l’assemblea, con l’esclusione di Chandler,
che già sapeva: ora che i fogli si trovavano perfettamente sovrapposti,
rimaneva soltanto, come unica manifestazione a distinguerli, il miscuglio di
lettere delle due intestazioni. Le linee riprodotte, invece, erano diventate
una sola…!
rascorsero
parecchi secondi di silenzio, durante i quali Harper non riusciva a staccare
gli occhi da quei due maledetti fogli. Finalmente alzò lo sguardo e lo fissò
sul capo della sezione Sensitiva, rimasto sempre immobile, con l’espressione
preoccupata.
“Chandler…
ora le porrò alcune domande. Anche se le appariranno banali e scontate,
desidero che mi risponda con la massima chiarezza e sincerità!”
“D’accordo,
signore!” rispose questi.
“È
sicuro che i risultati di queste due analisi provengano da due rilevazioni distinte…?”
“Certamente.
Come si può leggere in calce ai diagrammi, i rilievi sono stati effettuati in
tempi differenti: al mattino quello della signorina Haneoka,
nottetempo quello della ladra Saint Tail!”
“Quindi
non è possibile che i dati delle due analisi siano rimasti confusi durante
l’elaborazione dei grafici…?”
“Assolutamente
no, signore!”
“…né
che si sia verificato qualche errore di lettura…?”
“Nemmeno:
abbiamo effettuato un check-up completo di tutta la strumentazione!”
“Capisco…
non è che l’identicità dei due risultati finali sia dovuta ad una qualche
approssimazione…?”
“Negativo,
signore: i grafici sono stati tracciati effettuando una lettura al millesimo! E
questi” aggiunse Chandler appoggiando sul tavolo due stampati zeppi di numeri
“sono i dati numerici!”
Lew
Harper prese i due fogli nelle sue mani e li osservò attentamente. Scosse infine
la testa e li porse al capo della sezione Cerebrale.
“Che
ne dice, lei?” gli domandò, dopo qualche attimo.
“Beh…
anche i numeri parlano chiaro: o uno stampato è la fotocopia dell’altro… o, se
non lo è” qui Watson scambiò un rapido sguardo con Chandler “ci troviamo di
fronte a due soggetti organici che emettono onde cerebrali perfettamente
identiche…!”
“Ma
è possibile una cosa del genere?” chiese ancora Harper “È biologicamente
contemplato che persone diverse
possano emettere onde cerebrali con grandezze elettriche uguali…??”
“Sarebbe
un caso più unico che raro” rispose Chandler “per parte mia, sono abbastanza
scettico!”
“Io
invece sono fortemente scettico,
trattandosi di quelle due persone in
particolare…!” aggiunse sarcasticamente Watson, soffermando lo sguardo in
particolare su Marlowe.
“Devo
considerarla una critica, Watson?” chiese questi, punto sul vivo “Ti faccio
presente che la mia sezione non chiederebbe di meglio che arrivare alla
verità…!”
“Sono
lieto di sentirlo: avevo l’impressione che voi della Neuro vi aggrappaste a qualunque
appiglio, pur di allontanare il problema! La mia sezione, per contro, ha già
raccolto ben quattro elementi a favore dell’Ipotesi
Zero” Watson cominciò a numerare con le dita “il graffio sulla guancia, la
frase incriminata, l’immagine nello specchio e il riccio mascotte! Ora, se una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un sospetto,
tre coincidenze sono una prova… e quattro coincidenze, signori miei, sono una certezza…!”
La
cosiddetta Ipotesi Zero era la presa
in considerazione del fatto che Lisa Haneoka e la
ladra Seya, conosciuta anche con lo pseudonimo di
Saint Tail (coda
sacra) per via della famosa acconciatura a coda di cavallo fossero, in
realtà, la medesima persona… era chiamata così perché il personale organico di
Asuka era consapevole che, se si fosse malauguratamente rivelata vera, ci
sarebbero state parecchie reazioni imprevedibili, là dentro…!
“Frena,
Watson” lo interruppe Chandler “d’accordo per le prime due, ma… l’immagine
nello specchio di Leche è stata probabilmente
un’allucinazione… e il riccio si è poi rivelato un peluche!”
“Va
bene, Gus: scartiamo pure specchio e riccio… ma converrai che, anche così, gli
elementi a favore dell’Ipotesi Zero, sono
adesso comunque tre: e questa” indicò i documenti sul tavolo “è la coincidenza
più pesante!”
“Stia
calmo, Watson” intervenne A1 “lei ha ragione: abbiamo le tre coincidenze della prova… ma, per decidere la giusta linea
d’azione, ci manca la coincidenza decisiva: quella della certezza!”
Ci
fu ancora qualche istante di silenzio… dopodiché, una voce flebile ma ferma, si
fece risentire: “Forse abbiamo anche quella, signore…!”
a
voce in questione apparteneva a Philip Marlowe, il capo della sezione Neurologica…
quella che gestisce tutte le informazioni raccolte in entrata dalla Sensitiva (che sono appunto le sensazioni ricevute attraverso la vista,
l’udito, il gusto e il tatto) e che poi, elaborate e trasformate in emozioni, vengono discusse con la
Cerebrale per decidere le azioni (e soprattutto le reazioni) che intraprenderà l’organismo nel rapporto con l’ambiente
e i suoi simili… azioni che si concretizzano mediante le informazioni in uscita: vocali, muscolari e di altro
genere… non a caso, questa sezione è chiamata anche Emotiva ed è infatti qui che risiede l’anima dell’essere umano. Sventura a quegli esseri dove l’Emotiva (o
Neurologica) non si interpone fra le sezioni Sensitiva e Cerebrale!
Tutti
gli sguardi erano dunque fissi su di lui, che non osava alzare il proprio su nessuno,
specialmente verso Watson. Finalmente, Harper gli ordinò: “Sarà bene che si
spieghi, Marlowe…!”
Costui
emise un respiro profondo, poi trasse un modulo di tasca: “Ecco, signore…
stamani abbiamo riesaminato la situazione dei Coefficienti Relazionali… negli
ultimi tempi il livello della signorina Haneoka era
sensibilmente aumentato, avvicinandosi sempre di più a quello di… beh, sì…
insomma… della nostra antagonista! Che pure aumentava a sua volta… seppure meno
marcatamente, rispetto ai primi tempi…!”
Watson
sghignazzò: “È normale… quando l’organismo è incapace di decidere fra due
infatuazioni! E di chi è la responsabilità…?”
Marlowe
si voltò rapidamente verso il collega guardandolo in cagnesco, ma A1 lo
prevenne, alzando la mano e intimando: “Faccia silenzio, Watson! Non siamo qui
per rimbeccarci a vicenda inostri errori!
A che gioverebbe, fra l’altro? Continui, Marlowe…!”
Dopo
aver volto rapidamente lo sguardo dal capo della Cerebrale (che nel frattempo
aveva riassunto l’espressione della più completa indifferenza) al Coordinatore dell’organismo,
il capo della Neuro continuò: “Signorsì! La cosa strana… è che l’aumento del
livello del coefficiente della signorina Haneoka
avveniva anche durante le occasioni di incontro con la ladra Seya…! Viceversa, l’aumento del livello del coefficiente di
Seya avveniva anche durante le occasioni di incontro
con la signorina Haneoka… mentre, come voi tutti ben
sapete” qui Marlowe lanciò uno sguardo panoramico su tutta l’assemblea “un Coefficiente
Relazionale si modifica soltanto
durante la condizione di presenza del soggetto a cui appartiene!”
Sarà
d’uopo spiegare ai lettori che il cosiddetto Coefficiente Relazionale definisce
la considerazione che un organismo umano esprime verso un suo determinato
simile: questo parametro viene assegnato al momento della reciproca conoscenza
e si modifica ad ogni nuovo successivo rapporto (comunicativo o fisico) che
intercorrerà nelle loro vite. Il livello, che all’inizio è 0, può assumere
incrementi positivi se i rapporti
forniscono energia positiva all’organismo (recandogli collaborazione,
vantaggio, aiuto, piacere) o negativi
se forniscono energia negativa (recandogli difficoltà, svantaggio, danno,
dolore). I livelli negativi della scala sono via via
la disistima, l’antipatia, il disprezzo e l’odio (nei casi peggiori, anche la
repellenza…!) mentre i livelli positivi sono la stima, la simpatia, l’affetto e
l’amore… in casi eccezionali, anche la passione!
“Dove
vuole arrivare, Marlowe…?!” lo interruppe Harper, con voce sensibilmente
alterata “Non vorrà mica dirci che anche i C.R. di quelle
due dannate femmine risultano identici, adesso… vero…?!”
“Signornò!
Tuttavia, lo scarto attuale fra le due risulta, dall’ultimo rilievo, di…” diede
una rapida occhiata alle sue note “…di soli 13 punti…!”
“E
allora…?” chiese Spade, il capo della sezione Genetica (indovinate qual era il
suo compito, là dentro!).
“E allora…? Caro Sam… dovresti pur sapere
che, quando il divario fra i C.R. di due soggetti
femminili relazionanti con l’organismo scende sotto i 20 punti, scatta subito
l’allarme triangolo!”
“E
invece, Marlowe…?” chiese subito il Coordinatore “L’allarme non è scattato?”
“Negativo,
signore” fu la secca risposta del capo della Neuro “non è scattato…!”
“E
questo cosa può significare, secondo lei...?” domandò ancora Harper, fissando
dritto negli occhi il capo della sezione Emotiva. Questi riabbassò lo sguardo,
tenne le mani giunte e sospirò.
A1
lo riprese, impazientemente: “Avanti, Phil…!”
“Può…
significare soltanto… che il triangolo fra il signor Asuka, la ladra Saint Tail e miss Haneoka è un
triangolo virtuale…!”
“Triangolo
virtuale…?” replicò Spade, con
perplessità “E che significa…??”
“Significa
che non esiste, per la miseria…!!” sbottò Marlowe “Significa che quelle due
ragazze… sono la stessa persona…!”
uesta
volta il silenzio perdurò per cinque buoni minuti…
LewHarper (A1) aveva appoggiato il mento ai pugni chiusi e
manteneva lo sguardo fisso su quei due maledetti diagrammi. James
Watson (Cerebrale) lo osservava a braccia incrociate e ad occhi socchiusi, con
lo sguardo più acuto della punta di uno spillo. PhilMarlowe (Neuro) si fissava la punta dei piedi con le mani
giunte sul grembo. GusChandler
(Sensitiva) lo osservava a sua volta, preoccupato, mentre Sam
Spade (Genetica) e RipKirby
(Motoria) meditavano con espressione impassibile.
Alla
fine, il Coordinatore dell’organismo si riscosse e parlò: “Bene, signori… oltre
a ringraziare tutto il personale della Sensitiva e della Neurologica per
l’ottimo lavoro svolto nelle analisi, ritengo si debba, giunti a questo punto,
stabilire una corretta linea di condotta! Ci aspettano tempi sicuramente difficili…
nei quali dovremo prendere decisioni fondamentali… forse complicate…” qui A1
fissò Watson “…sicuramente dolorose…!” e qui fissò Marlowe
“Tuttavia, dobbiamo essere tutti ben consapevoli che l’integrità morale e
fisica del ragazzo che ci è stato affidato, dipenderà da come lo guideremo nel
compiere le mosse più giuste!”
“Con
tutto il rispetto, signore” intervenne Watson, che non poteva più trattenersi
“non capisco cos’altro sia rimasto da valutare: la mossa più giusta da compiere
è quella di arrestare immediatamente
quella subdola simulatrice doppiogiochista!”
Harper lo
guardò con espressione pacata, ma assolutamente ferma: “Questa è la mossa più
giusta secondo la sua personale
valutazione, Watson! Tuttavia, la linea di condotta da far adottare ad AlanAsuka, è quella che emergerà
dalla decisione che questo Consiglio prenderà all’unanimità… o, almeno, alla
netta maggioranza. Così come prescrive il regolamento biologico!”
“Benissimo”
rispose il capo della Cerebrale “allora convochiamo anche Wolfe,
Tracy e Parker e procediamo
subito alla messa ai voti!”
“Ma
cosa vuoi mettere ai voti, Watson…?”
ribatté Marlowe, che scuoteva la testa già da un po’
“Per prima cosa dobbiamo ponderare una o più opzioni possibili… e stabilire poi quale seguire!”
“L’opzione
ragionevole, in questo momento” tornò a intervenire Harper
“è una soltanto: verificare l’Ipotesi
Zero!”
Tutti
vennero percorsi da un subitaneo fremito. L’Ipotesi
Zero… quella basata sulla possibilità che Lisa Haneoka,
deliziosa studentessa di quattordici anni, “tormento” scolastico (e non solo) di
Asuka Jr., potesse in realtà rivelarsi essere Seya, la “misteriosa ladra Saint Tail”,
intrigante rivale notturna del più giovane detective del mondo!
“In
altre parole…” continuò, timidamente, Marlowe “…dobbiamo
accertare, in maniera inequivocabile, se Lisa Haneoka
e Seya siano effettivamente la medesima persona!
Giusto…?”
“Esattamente,
Marlowe: ogni dubbio dev’essere
spazzato via: solo allora saremo in grado di decidere cosa fare!” rispose Harper.
“Ma
come, signore…??!” esplose nuovamente Watson “Mi può dire perché dobbiamo
perdere altro tempo? Cosa dobbiamo verificare, ancora? E questi…??” concluse
afferrando i diagrammi incriminati e sventolandoli davanti agli altri.
Chandler
replicò: “Quelli sono solo dati elettrici, James:
nonostante la loro eloquenza impressionante, lasciano pur sempre il tempo che
trovano!”
“Proprio
così” replicò il capo della Neuro “quei dati non mi bastano per preparare Asuka Jr. all’idea di essere stato ingannato! O peggio…” si
interruppe per asciugarsi la fronte sudata “…manipolato da quella ragazza! Mi
occorre una conferma visiva!”
“Infatti”
intervenne ancora Chandler “e, per avere una conferma
di tal genere, non c’è che un sistema, purtroppo: avere quella donna nelle
nostre mani!”
A
questo punto, mentre Sam Spade, capo della Genetica,
meditava sul perché di quel purtroppo,
Watson volse lo sguardo verso un altro partecipante all’assemblea, che
continuava a rimanere placido come se la questione non lo riguardasse affatto:
“Ehi, Kirby: credo che il nostro collega stia
parlando di te…!”
Il
capo della sezione Motoria (detta anche Muscolare),
quella insomma che concretizzava tutte le azioni meccaniche dell’organismo (compresi
gli inseguimenti notturni finora intrapresi, invano, contro la ladra Saint Tail) si riscosse all’improvviso e balbetto: “Sì… beh,
ecco… effettivamente, sino ad ora non abbiamo avuto successo nelle nostre
azioni di inseguimento! Malauguratamente ci troviamo di fronte a un target molto agile e veloce… e la
quantità di calorie - relativamente bassa - che ci concede la sezione Metabolica,
non aiuta…! Anche la tenuta indossata dal nostro amico non è certamente molto
adatta, allo scopo: capirete che, correre in giacca e cravatta dietro una
ragazza in tutù… beh, non consente prestazioni fisiche particolarmente
rapide…!”
“Stai
suggerendo che dovremmo correre in canottiera e pantaloncini, Kirby…?” chiese Chandler.
“Ci
mancherebbe altro: ne andrebbe della nostra dignità! Quest’organismo
si chiama AlanAsuka… non AtaruMoroboshi!” intervenne Marlowe, con foga.
“La
dignità ce la siamo già giocata facendoci fregare in questo modo da
quell’imbrogliona” osservò Watson “e sarebbe il caso di considerare che quelli
di Moroboshi ci sono riusciti ad acciuffare quella Lamù… salvando l’intero pianeta!”
“Non
ci sono riusciti battendola in velocità, ma bensì strappandole il reggiseno di
dosso. Mica possiamo usare lo stesso sistema, io credo…!!” disse ancora il capo
della Neuro.
“E
perché no?” ribatté Spade, capo della Genetica “Forse otterremmo qualcosa…!”
“Sì,
un calcione nelle palle… ecco cosa otterrebbe la tua sezione, Spade! E la mia
otterrebbe il disprezzo della Neuro di Haneoka… sempre
ammesso che sia lei!”
“E
se non fosse lei?” chiese Chandler “Che ci
importerebbe, dopotutto, di ottenere il disprezzo di una ladra…?”
“A
lui importerebbe… e come!” replicò Marlowe, con veemenza “Asuka Jr. laama,
quella ladra! E non credo che, se anche si accertasse che si tratta di Haneoka, le cose cambierebbero! No: sarebbe idiota passare
da una situazione di credito morale, a
una situazione di debito morale…!”
“Al
diavolo, Marlowe: non lo capisci che sono i tuoi
sciocchi scrupoli a impedirci di vincere questa maledetta partita…?” gridò
Watson, esasperato “La Cerebrale
ha sempre lavorato col massimo impegno per fare di Asuka
Jr. il ragazzospecialeche tutti ammirano…
e non ti consentirò di continuare a fargli fare delle figure da emerito
pirla…!”
“Ed
io non ti consentirò di farlo diventare un individuo cinico e opportunista,
modello Sergio Mantano! Sono stato chiaro…?”
“Certo:
tu preferisci il modello MatthewIsman,
detto anche il detective dastrapazzo! Perché tu e quello sfigato di
James Madison non vi scambiate i ruoli? Potrebbe
essere interessante!”
Per
inciso, il nominato Madison era il capo della Neuro nell’organismo di MatthewIsman, il detective
impegnato nella caccia alle tre “colleghe” di Seya,
ovvero le componenti della Banda Occhi di
Gatto…!
Prima
che Marlowe potesse ribattere, quattro forti colpi
richiamarono all’ordine i due indisciplinati capi-sezione.
“Ora
basta, signori, silenzio…!!! Scambiandoci accuse non arriveremo da nessuna
parte! Forse, fino ad ora, è stato proprio questo il nostro errore: la mancanza
del gioco di squadra. Ma le cose devono
cambiare… e cambieranno!”
Il
tono duro e deciso di LewHarper
azzittì i due litiganti e impose la massima attenzione a tutto il Consiglio
Organico. La consapevolezza generale riteneva che le prossime parole
pronunciate da A1 sarebbero state della massima importanza. Il Coordinatore mise
infatti una mano sul fianco e si portò l’altra alla bocca; tossicchiò un paio
di volte e proseguì: “Dunque… ritengo che Kirby abbia
ragione: le energie che gli concediamo per le azioni di inseguimento non sono
sufficienti… d’altra parte, non possiamo concentrarci nella caccia notturna
alla codina, trascurando scuola e tutto
il resto! E nemmeno possiamo impiegare una tenuta… diciamo così… leggera!
Concordo infatti con Marlowe che sarebbe alquanto
inopportuno: quella ladra ci prenderebbe in giro più di quanto non faccia già
ora…!”
“E
allora, signore” saltò su il solito Watson che non riusciva a star zitto che
per brevissimi istanti “a questo punto, che si fa…?”
“A
questo punto” rispose A1 con lo sguardo che, spostandosi dal capo della
Cerebrale a quello della Genetica, mutava aspetto dal severo al divertito “ci
conviene probabilmente ascoltare il suggerimento del signor Spade!”
Gli
altri sgranarono gli occhi e Marlowe gridò,
scandalizzato: “VUOLE STRAPPARLE DI DOSSO IL TUTÙ…??!!”
“Certo,
come dicevo io” approvò il capo della Genetica “se riusciamo a farlo… anche
solo parzialmente… lei proverà un tale imbarazzo, da non riuscire più a
scappare!”
“SCORDATELO…!!!
Non esiste proprio: Asuka Jr. è un gentleman!Tu sei pazzo, Spade… e anche un porco!!”
“…e
anche un idiota” aggiunse Watson “come diavolo pensi sia possibile strapparle
il costume, se non siamo mai riusciti nemmeno a toccarla…?”
“Ma
io…”
“Signori…
signori, per favore” intervenne nuovamente Harper “mi
avete completamente frainteso! Quello che intendevo dire era che le parole del
signor Spade mi hanno convinto che la strada per acciuffare la ladra Saint Tail deve passare obbligatoriamente attraverso un completo
cambio di strategia!”
I
presenti si guardarono l’un l’altro. Poi Watson domandò: “Vale a dire,
signore…?”
“Vale
a dire… che il nostro scopo non dovrà più essere raggiunto per mezzo di una
caccia notturna, ma attraverso la scoperta della sua identità… o meglio - in
base a ciò che fondatamente sospettiamo - attraverso l’accertamento della sua identità!”
I
vari capi-sezione tornarono a mostrare la loro perplessità e Harper ritenne di dover essere più preciso.
“Mi
spiegherò meglio, signori” disse loro, sorridendo “finora abbiamo agito senza
considerare l’ipotesi che Lisa e Seya fossero la
medesima persona…! Bene: d’ora in avanti agiremo invece basandoci sull’assunto
che lo siano a tutti gli effetti… e
intendo dire, con questo, che opereremo esattamente allo scopo di smascherare
la compagna di classe di Asuka Junior!”
A
parte Watson, che non si curava certo di nascondere la sua soddisfazione, gli
altri membri del Consiglio Organico continuavano a guardarsi con evidente
preoccupazione… e Marlowe, manco a dirlo, protestò:
“Ma… ma se ci fossimo sbagliati… se quelle due non fossero, in realtà, la
stessa persona… Alan farà una figuaraccia…!”
“No,
Marlowe” lo rassicurò il Coordinatore “questo non
succederà, perché agiremo in modo tale che, se Lisa Haneoka
risulterà innocente, non saprà mai ciò che stavamo facendo. Glielo garantisco!”
Watson
saltò su ancora una volta: “E se… se alla fine scopriremo che io… che noi…
insomma, che l’Ipotesi Zero è realtà…
che faremo, con lei…?”
Tutti
puntarono nuovamente gli occhi su A1, ma questi rispose con tutta calma: “Non è
ancora il momento di pensarci… se mai questo momento arriverà! Un passo alla
volta, Watson!”
Detto
ciò, il Coordinatore richiamò nel suo ufficio i tre membri mancanti del
Consiglio Organico: il capo della sezione Metabolica BlackieWolfe, il capo della sezione Cardiaca DickTracy e il capo della
sezione Immunitaria EddieParker.
Come prescriveva il regolamento biologico, infatti, le decisioni fondamentali
nella condotta di vita dell’organismo dovevano prendersi alla presenza di tutti
i membri del consiglio stesso.
Dopo
avere brevemente riassunto la situazione ai nuovi arrivati, LewHarper mise la decisione ai voti.
“Allora,
signori: chi vota a favore della verifica dell’Ipotesi Zero…?”
Watson,
Chandler, Kirby, Spade e Marlowe (quest’ultimo dopo un po’
di esitazione) alzarono la mano destra.
“Chi
vota contro…?”
Nessuno
ripeté il gesto.
“Chi
si astiene…?”
Wolfe, Tracy e Parker alzarono la mano a
loro volta.
“Dunque…
5 a
favore… 6 col sottoscritto… e 3 astenuti. La mozione è approvata con 6 voti su
6!”
ra
lì da poco meno di cinque minuti. Sudato, col fiatone e un battito cardiaco da
collasso… ma era lì: dove mai, solo pochi giorni addietro, avrebbe immaginato
di poter essere a quell’ora della notte: di fronte a casa Haneoka!
Era
stanco morto e, allo stesso tempo, teso come un tamburo: sapeva di stare
giocandosi il tutto per tutto! Se la pista che aveva deciso di seguire non
avesse portato a nulla, non solo si sarebbe ritrovato al punto di partenza, ma
avrebbe anche perso il caso! Se al sindaco Morinaka
fosse infatti giunta voce che lui, quella sera, aveva improvvisamente abbandonato
la caccia alla ladra Saint Tail per andarsene
(apparentemente) per i fatti suoi, l’incarico di catturare la misteriosa
fuorilegge dalla coda di cavallo gli sarebbe stato immediatamente revocato.
Rina Takamya, la nipote del primo cittadino di Seika, non aspettava altro che un’occasione del genere per
separare Asuka Junior dalla propria fantomatica
“rivale”!
Già
non era stato facile pensare al sistema migliore per cercare di sorprendere la
“sospetta” Lisa Haneoka nei panni della sua
controparte “fuorilegge”…! Era già molto ricevere la solita lettera di
preavviso, dalla quale apprendere dove e soprattutto quando la “codina” avrebbe effettuato il prossimo colpo. Tuttavia…
***
“…tuttavia”
aveva detto il signor Watson, capo della Cerebrale “fra le due possibili
opzioni: sorprendere miss Haneoka mentre esce di casa
per recarsi sul luogo del furto… o sorprenderla al rientro dopo la sua
missione… non vi è dubbio che le circostanze ci obblighino ad optare, senza
nessuna esitazione, per la seconda!”
“E
perché mai…?” aveva chiesto Marlowe, capo della
Neuro.
“Elementare,
caro… ehm… collega: se Asuka Junior si recasse a casa Haneokaprima del colpo annunciato e,
malauguratamente, Lisa non fosse Seya… quest’ultima effettuerebbe il colpo stesso senza nessun
ostacolo di sorta… in più, non trovandosi il signor Asuka
sul luogo del furto, verrebbe accusato (a buon diritto e senza nessuna
attenuante) di grave inadempienza al suo compito… e quindi verrebbe
inesorabilmente sollevato dall’incarico!”
“Già…
è evidente” aveva commentato a sua volta il signor Harper,
Coordinatore dell’Organismo “ma come faremo a inseguire la ladra, dopo il
furto, se dovremo appostarci presso casa Haneoka…?”
Watson
aveva guardato A1 con sufficienza: “Ammesso e non concesso che la codina riesca
a effettuare il colpo anche stavolta, noi dovremo fingere di inseguirla… e poi, contrariamente, precipitarci a casa
sua!”
“A
casa sua…??” aveva chiesto Marlowe, sbigottito.
“A
casa di Haneoka, intende dire!” aveva specificato il
signor Chandler, capo della Sensitiva.
“In
questo modo” aveva proseguito Watson, guardando Marlowe
con aria di leggero compatimento “se l’Ipotesi
Zero dovesse - al di là di tutte le probabilità - rivelarsi errata… la cosa
si risolverebbe semplicemente con l’ennesimo inseguimento andato a vuoto e non
ci sarebbero conseguenze negative per il nostro uomo (una più, una meno!). Se,
contrariamente, vedremo miss Haneoka rientrare a casa
sua… con o senza i panni di Seya addosso, poco
importa… ebbene, avremo finalmente in pugno la prova, definitiva e inequivocabile,
che l’Ipotesi Zero è realtà!”
Finito
di illustrare la sua tesi, James Watson aveva sorriso
compiaciuto, aspettando i commenti di approvazione dei suoi colleghi organici.
Se non che, prima ancora che LewHarper
dicesse qualcosa, lo stesso Marlowe era intervenuto:
“Davvero un ottimo piano, caro Watson… temo però che tu abbia dimenticato un
piccolo particolare…!”
“E
quale sarebbe, se è lecito…?”
“Cosa
ne facciamo della signorina Takamiya, che starà
sicuramente appiccicata al signor Alan per tutto il
tempo…?!”
A
siffatta domanda, tutti gli altri erano stati percorsi da un brivido gelido lungo
la schiena… e Watson aveva sentito anche una leggera martellata in testa!
Rina
Takamya… cavolo! A lei, proprio, non aveva pensato… e
sì che da diverso tempo, ormai, la nipote del sindaco era una presenza
costante, oltre che inevitabile! E adesso?
In
soccorso alla sezione Cerebrale, era intervenuta ancora la Sensitiva: “Forse” aveva
detto GusChandler “basterà
non far sapere a miss Takamya che Asuka
Junior ha ricevuto un messaggio da Saint Tail!”
“No,
non basterà” aveva sentenziato, amaro, il Coordinatore Harper
“tanto più che quella buonalana in tutù ha la pessima abitudine di rendere
pubblici tutti i suoi preavvisi! Signori miei, questo è un problema grosso…!”
aveva concluso, sospirando.
Ammutoliti,
tutti i membri del Consiglio Organico avevano iniziato a meditare
silenziosamente… fin tanto che, anche il signor Kirby,
capo della sezione Motoria, aveva detto la sua: “Forse il problema è più
teorico che reale, signor Harper…!”
Il
Coordinatore aveva rialzato la testa e puntato lo sguardo sul suo subordinato:
“Si spieghi, Rip!”
“Beh…
vi faccio osservare che la signorina Takamya è sempre
stata pronta… forse più di noi… a gettarsi all’inseguimento di Seya… e spesso, per non dire quasi sempre, ci ha preceduto
nella caccia!”
“Verissimo”
aveva replicato Watson “si potrebbe dire che la tua collega a bordo della Takamya sia leggermente
più motivata di te, caro Kirby…!”
“È
naturale” aveva commentato Marlowe “lo scopo di miss
Rina non è tanto quello di far trionfare la giustizia, bensì quello di
strappare il cuore di Asuka Junior dalla grinfie di
quella ladra!”
“…che
se poi si rivelasse essere Lisa Haneoka” aveva aggiunto
Chandler “la nipote del sindaco otterrebbe il risultato
di strapparlo a tutte e due… cioè alla stessa persona… cioè, insomma…” sempre
più confuso, il capo della Sensitiva aveva cominciato a balbettare…
“Va
bene, va bene” LewHarper
aveva tagliato corto “comunque, per farla breve, cosa voleva suggerire, signor Kirby…?”
“Che
forse il problema non si presenterà… vale a dire che miss Takamya
ci lascerà comunque indietro, durante l’inseguimento della codina… e noi
potremo tranquillamente correre ad appostarci presso l’abitazione degli Haneoka, per sorprendere la nostra avversaria!”
Dopo
qualche istante di perplessità i colleghi di RipKirby lo avevano applaudito sorridendo e il Coordinatore di
Asuka Junior, dal canto suo, aveva dato una pacca
sulla spalla al responsabile della Motoria, commentando: “Ottimamente, caro Kirby… anche se il problema esulava dalla sua stretta
competenza, la sua osservazione è stata fondamentale! Noto con piacere che
finalmente questa equipe organica ha cominciato a fare squadra! È un ottimo
presagio per il futuro… comunque vadano le cose!”
Tutti,
persino James Watson che, in teoria, avrebbe dovuto
risentirsi, avevano annuito compiaciuti.
***
Si
riscosse improvvisamente…! Dannazione… si era addormentato! Guai se non fosse
riuscito a risvegliarsi quasi subito… sarebbe stato ridicolo se avesse fallito
il suo scopo in quella maniera!
Si
stropicciò la faccia e si diede qualche lieve buffetto… indubbiamente, la vita
che faceva comportava un dispendio di energie non indifferente! Lo studio,
l’attività alla centrale di polizia, in aiuto a suo padre… e la caccia alla
ladra Saint Tail… era decisamente troppo per il
fisico di un ragazzo quindicenne! In un certo senso era effettivamente ora di
finirla o avrebbe rischiato un esaurimento! Già… ma come finirla…?
*L’unico
modo per finire una guerra è vincerla!* pensò, rabbrividendo per il fresco
della sera *Ma, certe volte, la vittoria può rivelarsi peggiore della
sconfitta! Specialmente quando il nemico è così importante, per te! Quando
diventa parte di te! Sconfiggendo
lui, sconfiggi anche te…!*
Era
stupito di scoprirsi così filosofo… diversi suoi compagni di classe avrebbero
riso di gusto, se lo avessero saputo…! Lui, il “ragazzo speciale”, il duro, il
detective tutto d’un pezzo…! Ah… se solo avessero immaginato (specialmente le
ragazze della classe) che cuore fragile si nascondeva sotto quella corazza!
Quanta sensibilità era compressa sotto lo strato di cinico razionalismo che
mostrava in superficie!
Quanto
avrebbe voluto avere una ragazza… una donna da amare… e dalla quale essere
amato… dalla quale ricevere quell’affetto femminile che nessuno gli aveva più
trasmesso dalla prematura morte della madre!
E
pensare che non sarebbe stato certo difficile trovare una compagna, viste le
numerose ammiratrici che contava, dentro e fuori l’Istituto Saint Paulia!
Purtroppo,
quell’impiastro del suo cuore (ah, Marlowe!) gli
aveva giocato decisamente un brutto scherzo: farsi rubare (sic!) proprio dalla
persona che avrebbe dovuto battere in quella dannata sfida!
E,
ammesso e non concesso che fosse riuscito a batterla (chiunque ella fosse) che
avrebbe fatto, poi…? L’avrebbe consegnata alle autorità affinché la sbattessero
in prigione?
In
prigione poteva succederle di tutto… non osava nemmeno pensarci! Come avrebbe
potuto far questo alla fanciulla che amava? E tuttavia, se non l’avesse fatta
arrestare, che figura avrebbe fatto con il sindaco della città? Senza contare
che avrebbe infangato anche il nome di suo padre!
“Complimenti,
caro Alan: ti sei davvero messo in un bel
ginepraio…!” si disse il nostro “Quasi quasi sarebbe
meglio se i tuoi sospetti si rivelassero fondati e fosse chiaro che Lisa Haneoka ti ha semplicemente manipolato per i suoi fini! Una
bella delusione d’amore, una sana incazzatura e
niente scrupoli o rimpianti: la sbatto in galera e non ci penso più…!”
All’improvviso,
ebbe un sussulto: nel cielo stellato, sopra il tetto della casa degli Haneoka, era comparso il ben noto e variopinto fascio di palloni,
al di sotto dei quali stava appesa una figura dalla silhouette inconfondibile!
La
bizzarra mongolfiera si arrestò all’altezza di una finestra del secondo piano e
l’originale aeronauta utilizzò il suo bastone magico per spalancare le ante di
vetro, non bloccate appositamente. La ladruncola dalla coda di cavallo balzò
agilmente attraverso la finestra aperta, quindi si voltò per affacciarsi al
davanzale… cosicché Asuka Junior potè
scorgerne i dolcissimi lineamenti, illuminati dalla luce della Luna…
La
ladra agitò ancora il suo bastone magico e il fascio di palloni scomparve in un
bagliore di scintille… dopodiché la ragazza chiuse le
ante e tirò la tenda della finestra.
Quando,
dopo circa dieci minuti, la luce in quella stanza si spense, il giovane
detective potè riscuotersi. Barcollando, si accostò a
un albero del viale e, lentamente, si sedette sul selciato.
Ad
essere sincero, non avrebbe potuto giurare di aver riconosciuto con assoluta certezza
la sua compagna di scuola: manco a dirlo, la vista gli si era appannata al
momento cruciale, tanto per non smentire la sua immancabile scalogna!
Ad
ogni modo - per una volta almeno - la cosa rivestiva un’importanza secondaria. Era
un altro fatto, quello che contava…
L’Ipotesi Zero era stata verificata.
Il
fatto inconfutabile era avvenuto: messo a segno l’ennesimo colpo, Seya, altrimenti detta “la ladra Saint Tail”
era rientrata a casa.
ip
Kirby stava manovrando con cautela i comandi degli arti inferiori di Alan
Asuka, stando attento a consumare la minor quantità possibile di energia,
mentre guidava lentamente il ragazzo verso la propria dimora. Il suo collega
Blackie Wolfe gli aveva raccomandato di non superare un minimo livello di
calorie, giacché praticamente tutta l’energia di cui ancora la sezione
Metabolica poteva fornire all’organismo, era attualmente riservata all’Emotiva per
consentire a Philip Marlowe di mantenere l’equilibrio psichico al di sopra dei
limiti di sicurezza. Osservando il contatore del consumo calorico, il capo
della Motoria non poté fare a meno di considerare come, da quando il giovane
detective aveva assunto “il caso Saint Tail”, era la prima notte che la sua sezione
funzionava a un regime così insolitamente basso!
Kirby
sorrise amaramente chiedendosi se, nel futuro, la sua squadra avrebbe perso per
sempre quel ruolo di primo piano che da sempre aveva avuto.
Forse
non ci sarebbero più state quelle eccitanti azioni di inseguimento a quella
misteriosa fanciulla “dalle tre code”…
Sì,
perché in effetti le code erano tre: quella dell’acconciatura e le due del
bizzarro costume (mezzo tutù e mezzo frac) che lei indossava. Quante volte
Kirby aveva proteso le braccia di Asuka Jr. fino a pochi centimetri da quelle
scure estremità di velluto, con le dita delle mani pronte a scattare e infine
il comando per la chiusura istantanea dei pugni (uno o entrambi, a seconda dei
casi) sempre dato inesorabilmente troppo tardi per riuscire a stringere null’altro
che l’aria...!
Le
code del frac, dicevamo… quella di cavallo no! Mai una volta la Motoria aveva potuto fare
anche un solo tentativo di afferrarla (e sarebbe stato ben più facile!):
l’Emotiva non aveva mai avallato il comando impartito dalla Cerebrale!
Marlowe
vedeva bene le spie che gli segnalavano brutalmente le continue scariche di
adrenalina, con gli strumenti che registravano l’accumulo di frustrazione dei
neuroni per la vista beffarda e maliziosa di quell’appendice che, scodinzolando
allegramente davanti agli occhi di Alan, sembrava dire: “Prendimi… prendimi…!”
Più
d’una volta la Sensitiva
aveva addirittura creduto di ricevere un messaggio telepatico di quel genere,
dall’organismo avversario! Il collega della Neuro aveva allora chiesto se quel
messaggio venisse trasmesso in maniera inconscia o intenzionale… ma questo
Chandler non lo aveva mai saputo dire!
Ciononostante,
c’era poco da fare: quella coda era evidentemente “sacra” anche (o soprattutto) per Asuka Jr. e
quest’ultimo non se ne sarebbe assolutamente mai servito per acchiappare la sua proprietaria!
E
allora vai con i tuffi improvvisi per tentare la “presa di gambe”, con quei
maledetti colpi di reni che impegnavano, nelle ore successive, tutta la squadra
di Ed Parker per neutralizzare l’indolenzimento!
*Che
tattica idiota* pensava Kirby *una volta spiccato il balzo sugli arti inferiori,
si possono soltanto fare gli scongiuri… non appena le estremità di appoggio[1]
abbandonano il terreno, il corpo cessa di essere spinto in avanti dalla forza
viva, mentre quello del target
continua a esserlo… si comincia a perdere terreno… e, se la forza d’impulso è
stata calcolata male, il target
sfugge e si piomba a terra con tutto il peso… e poi non rimane altro che far
entrare in azione l’immunitaria!*
Una
sola volta il colpo di reni aveva funzionato… ma era stato eseguito in
verticale, dal momento che la ladra stava fuggendo mediante un sottilissimo
cavo che la stava tirando verso l’alto[2].
Kirby era riuscito ad afferrarla (e i circuiti della Sensitiva avevano vibrato
sonoramente, a quel contatto).
“Lasciami…!
Ti dico di lasciarmi…!!” aveva gridato la “codina”.
“Scordatelo,
bellezza…!” era naturalmente stato Spade, a suggerire la frase… poi il cavo si
era spezzato e, incredibilmente, Alan era piombato a terra, mentre Seya era
schizzata ugualmente verso il cielo, gridando: “Adios…!”
Probabilmente
aveva fatto appena in tempo ad azionare i suoi magici palloncini. Così, anche quella
volta, l’azione era andata “in malora” (secondo Watson) o “in bianco” (secondo
Spade)![3]
*Dopotutto,
è inutile negarlo, gran parte della colpa è mia… non posso certo dire di essere
stato all’altezza della situazione, per tutto questo tempo…!* un guizzo
interruppe le riflessioni di Kirby, che fu costretto a far appoggiare il
braccio sinistro di Asuka al muro di un palazzo, per evitare che perdesse
l’equilibrio…
“Che
succede, Gus…?!” domandò, nel microfono della cuffia.
“Sta’
tranquillo, Rip: non è niente…” gli rispose il collega della Sensitiva “…un
semplice capogiro!”
“Ma…
come sta andando, lì da Marlowe…?”
“Beh…
stanotte Alan dormirà male, di sicuro…!”
Kirby
chiuse il contatto e sospirò rumorosamente.
*Mi
perdoni, signor Alan* pensò *non sono riuscito a dare il mio contributo alla
sua felicità… spero ardentemente per lei che i miei colleghi abbiano più fortuna!*
***
I
pannelli di controllo della Neurologica erano come impazziti. C’era un continuo
accendersi e spegnersi delle spie di allarme e i tecnici di Philip Marlowe
stavano tentando in tutti i modi di rallentare il flusso di adrenalina per
consentire alla sezione Cardiaca di diminuire la frequenza dei battiti. Dick
Tracy aveva già chiamato per la terza volta…
“Sto
facendo tutto quello che posso, Dick” gli rispondeva Marlowe “ma non credo di
riuscire ad assorbire questo maledetto shock in poche decine di minuti! Tu,
intanto, cerca di abbassare la pressione sanguigna!”
“Credi
che non l’abbia già fatto?!”
“Evidentemente
non basta. Abbassala ancora!”
“Non
posso farlo, finché Asuka Jr. non sarà coricato, altrimenti gli verrà uno
svenimento!”
*Ci
mancherebbe anche questa!* pensò Marlowe e aprì il canale con la Motoria “Kirby, c’è ancora
molto per arrivare a casa?” domandò.
“Ho
stimato dieci minuti circa, a quest’andatura!”
“Non
potresti aumentare la velocità?”
“No,
se Blackie non mi passa più energia. Ma dovrebbe toglierla a te! Se credi di
poter rinunciare a 500 calorie…”
“Negativo,
per carità: ho già dovuto impiegarne 3000 solo per bloccargli le lacrime! E il
resto della riserva mi servirà stanotte per riuscire a farlo dormire…
altrimenti, chi lo sente Parker?!”
“Tanto
per curiosità… che punteggio ha raggiunto - adesso
- il C.R. della signorina Haneoka?”
“Saperlo…!
Il display è andato completamente in tilt! I nominativi di tutte le conoscenze femminili
dell’organismo si scambiano continuamente di posto nella graduatoria… non ho
idea di cosa salterà fuori, alla fine!”
“Fatti
coraggio, amico mio… e scusami, se puoi!”
“Scusarti?
E di che…?”
“Beh,
se fossi riuscito ad acchiappare quella ladruncola, prima che lui se ne fosse
innamorato…”
“Non
biasimarti, Rip: nessuno, qui dentro, è stato all’altezza della situazione… a
cominciare da me!” tolse il contatto e si disse, a voce alta: “Sì… io dovevo impedire che Alan si
innamorasse di quella donna…!”
“Di
quelle donne, vorrai dire!”
Marlowe
si girò. Davanti a lui c’era James Watson.
Il
capo della Neuro abbassò gli occhi… poi li rialzò e affrontò risolutamente il
collega: “Avanti… dillo!”
“Dire
cosa?” chiese il capo della Cerebrale.
“Adesso
puoi dirlo, no? Dillo che sono un emerito coglione… avanti, sfogati!”
Watson,
che dopotutto era sì un duro, ma non uno stronzo, incrociò le braccia e guardò
altrove: “Non servirebbe poi gran che… e comunque l’hai appena detto tu: nessuno
è stato all’altezza della situazione… me compreso! Anch’io ho impiegato troppo
tempo a collegare degli indizi fin troppo evidenti! È ovvio che avevamo tutti
paura della verità… anzi, di quella
verità!”
“Ma
come…? Non dirmi che ne avevi paura anche tu…!!”
“Ti
sorprende? Invece è così: tu temevi di scoprire di essere stato gabbato dalla
Neuro di Haneoka ed io temevo di scoprire di essere stato gabbato dalla sua
Cerebrale… semplice!”
Il
collega, stanco dopotutto dei loro continui contrasti e battibecchi, gli fu
grato di quell’atteggiamento e abbozzò un mezzo sorriso: “Non mi importa tanto
di essere stato preso in giro io, quanto del fatto che sia stato preso in giro lui. Non lo meritava…!”
“Dopotutto
sono incerti del mestiere! L’interesse dell’organismo che inseguivamo era inevitabilmente
opposto a quello dell’organismo gestito da noi: qualunque fossero i sentimenti
che quella donna provava per Alan Asuka, come Seya non poteva farsi arrestare.
E sarebbe stata veramente stupida a non approfittare dell’identità di Lisa
Haneoka per creare un triangolo virtuale e confondere ancora di più la tua
sezione, Phil! Il tuo sbaglio, semmai, è stato non impedire l’instaurarsi di
quel triangolo!”
“Io
ci ho provato, James… ma non era facile! Anzi, era impossibile e ora sappiamo
il perché: ogni volta che il signor Alan vedeva una delle due ragazze,
aumentavano entrambi i C.R., perché tarati sulla frequenza delle loro onde cerebrali…
che erano le stesse, dal momento che si trattava della stessa persona!”
“D’accordo”
ribatté Watson “ma c’è una cosa che ancora non riesco a spiegarmi…!”
“E
sarebbe?”
“Asuka
Jr. era innamorato di Saint Tail… e comprendo quindi come, la sua presenza,
caricasse anche il C.R. di Haneoka, a causa delle medesime onde cerebrali. Quel
che comprendo meno è come la presenza di Haneoka caricasse il suo stesso C.R. e
quindi anche quello di Saint Tail! Quest’ultima non godeva forse della
preferenza sentimentale?”
“È
vero… quelle del commando della Neuro di Seya erano penetrate all’interno del
nostro organismo, bloccando la preferenza sulla ladra e portandosi via la
chiave[4]…
questo impediva al C.R. di qualunque altra ragazza (la Takamya o la Shinomya[5],
tanto per fare due nomi) di avvicinarsi a quello della codina, almeno oltre una
certa soglia. Tuttavia…”
“Sì…?”
“…celandosi
Seya sotto le vesti di Lisa, il C.R. di quest’ultima non risentiva dell’effetto
del bloccaggio, cosicché Alan veniva, mano a mano, ad innamorarsi anche della
sua compagna di scuola… ed è successo il patatrac…!”
James
Watson non poteva evitare che le risposte di Marlowe gli facessero rivalutare
il discernimento del collega… anche se ridimensionavano leggermente il suo SAS![6]
“E
adesso” chiese “come stanno le cose? Odia tutte e due? Cioè… insomma, la odia?”
Marlowe
non rispose, ma alzò semplicemente lo sguardo verso il display che segnalava la
situazione delle relazioni interpersonali, dove i dati stavano ancora
sfarfallando…
“Lo
sapremo quando saremo riusciti a calmargli i nervi! Confido che, dopo una notte
di buon sonno…”
Ci
fu improvvisamente un forte scossone e mancò poco che i due colleghi finissero
gambe all’aria…
“Che
diavolo succede…?!” chiese Watson.
“Vorrei
saperlo anch’io!! Che gli prende, a Kirby…?” riaprì il contatto con la Motoria e domandò “Che
succede, Rip? Qualche problema…?”
Dopo
qualche istante di silenzio, arrivò dal comunicatore intersezionale la voce di
Kirby: “Siamo arrivati a casa…!”
La
voce gli tremava, leggermente. Marlowe parlò di nuovo: “Bene... e allora perché
ti sei bloccato? Dai, fallo entrare, che lo mettiamo a letto!”
“Con
chi? Con la signorina Takamya?”
I
due si guardarono e Watson esclamò: “Piantala, Rip! Non abbiamo voglia di scherzare…!”
“Non
è uno scherzo, stupido! Ti dico che la nipote del sindaco è qui, davanti alla
nostra porta…!!!”
Il
capo della Neuro e quello della Cerebrale tornarono a fissarsi con gli occhi
fuori dalle orbite. Quindi si scagliarono fuori dalla centrale di controllo del
sistema neuropsichico, precipitandosi in quello della sezione Sensitiva.
Qui
giunti, trovarono Chandler e Harper (A1) che fissavano sgomenti il monitor riportante
la visuale di cui l’organismo di Alan disponeva in quel momento. In detta
visuale, faceva bella mostra di sé una ragazza bionda, slanciata e anche piuttosto
carina… tuttavia, a dispetto di tali gradevoli fattezze, raramente il team
organico del “piccolo detective” poteva dire di essere contento di
incontrarla(se si esclude la sezione di
Sam Spade). E quella sera meno che mai!
Lew
Harper, Organic Coordinator, si volse
verso i suoi collaboratori: “Se qualcuno ha un’idea per affrontare
quest’emergenza, la tiri fuori… e di volata!”
“Santi
numi” replicò Chandler “questa non ci voleva proprio!!”
“Merda”
commentò Watson, con l’usuale veemenza “adesso sì, che siamo nei guai…!”
Marlowe, dal canto suo, non poté
fare a meno di concludere sospirando: “Aaah… che brutta settimana…!”
[2]Mi riferisco proprio a un episodio del cartone, del quale non ricordo il
titolo.
[3]Si ricorda che Sam Spade è il capo della sezione Genetica… meglio quindi
non approfondire il significato del suo commento!
[4]In pratica, avevano “rubato” il cuore di Alan per l’organismo di Seya…
questa è una storia che racconterò un’altra volta!
[5]Sayaka Shinomya, la compagna di classe invaghita di Alan,
alla quale Seya sottrae il velo da sposa donatole dal suo pretendente per
salvarla da un matrimonio combinato.
[6]Senso di Autostima; questo acronimo è autentico!
vete
mai vissuto situazioni tipo sedere in aula con l’insegnante che sta per
nominare il malcapitato per l’interrogazione senza essere preparati? Oppure
quando vi accorgete di aver dimenticato il portafoglio e dovete pagare il conto
al ristorante? O non trovate più le chiavi e dentro casa non c’è nessuno? O state
per finire la benzina in aperta campagna?
Avete
presente quell’ondata di calore che vi sale al viso e poi ridiscende,
sostituita da una sensazione di gelo per tutto il corpo…?
In
caso affermativo avrete una vaga idea di quello che stava provando Alan Asuka
(alias Asuka Junior) dopo aver constatato la presenza, davanti alla porta di
casa, della signorina Rina Takamya, vezzosa compagna di classe, forzatamente
tollerata collaboratrice nelle operazioni anti-Saint Tail e - ciliegina sulla
torta - pretendente alla mano del giovane detective!
Mentre
si era trascinato a casa sua da casa Haneoka, le sensazioni che avevano pervaso
il suo essere erano state parecchie e tutte poco piacevoli: sgomento, rabbia,
delusione, angoscia, incertezza, odio, autocompatimento… una solaera riuscito a tenere a bada, fino a quel
momento: la paura… ed ora ecco che provava anche quella!
Per
la prima volta, dal giorno in cui la sua povera mamma era morta, Asuka Junior
tornava ad avere paura! Paura di rimanere in balia degli eventi. Di perdere il
controllo della situazione. Di sentirsi accusare senza riuscire a difendersi.
Ancora
una volta avrebbe dovuto affrontare una circostanza spiazzante. E sempre a
causa di una donna!
All’inizio
della sua vita, la donna che lo aveva messo al mondo si era separata da lui -
sia pure involontariamente - obbligandolo a diventare maturo prima del tempo. In
seguito, un’altra donna gli aveva rubato il cuore affascinandolo con una
misteriosa e intrigante identità, per forzarlo adesso a compiere una crudele
scelta fra sentimento e dovere. Infine, una terza donna lo avrebbe ora
attaccato di brutto, accusandolo di essere quanto meno un irresponsabile, tanto
peggio un traditore!
Ce
n’era abbastanza per diventare misogino… e il buon Philip Marlowe[1]
avrebbe dovuto fare miracoli, per evitarlo.
Sempre
che vi fosse riuscito!
***
Il
primo istinto fu naturalmente quello di nascondersi fin tanto che l’impiastro
in gonnella si stufasse di aspettare e se ne andasse, ma si rese conto fin da
subito che era troppo tardi, poiché lei l’aveva già visto.
Che
fare, dunque? Alzare i tacchi e scappare…?
Mai!
Per generazioni gli Asuka avevano affrontato le loro sfide, senza esitazioni o tentennamenti
e l’ultimo rampollo della famiglia non sarebbe stato da meno: avrebbe difeso
con le unghie e coi denti la sua dignità. O quanto ne restava!
*I
tori vanno presi per le corna!* pensò, sospirando.
Se
la sua natura “superpositivista” gli avesse consentito di conoscere
l’astrologia, si sarebbe ricordato che la sua prossima antagonista era nata
proprio sotto il segno del Toro… ma,
siccome non conosceva, né tanto meno credeva nell’astrologia, non poteva
nemmeno consolarsi col pensiero che, in fondo, se Rina era un Toro, lui era pur sempre un Leone…!Ciononostante, tenne fede al suo proposito mentale e agì di conseguenza.
“Posso
sapere cosa ci fai, tu, qui…?” le domandò, cercando di nascondere la sua
ansietà sotto un’aria corrucciata.
La
ragazza alla sua porta lasciò scemare lentamente dal suo volto lo sguardo
accusatore che aveva assunto dopo averlo visto arrivare… e gli sorrise. Non era
certo un sorriso affettuoso, ma non era neppure cinico o beffardo. Era
certamente malizioso e si sarebbe anche potuto definire quasi “maternalistico”!
Il sorriso della madre rivolto al figliolo, dopo che ha subito una conseguenza
- non grave ma comunque spiacevole - derivata dal non aver seguito un suo
amorevole consiglio… il sorriso, insomma, del Te lo avevo detto, io…!
Forse
era per questo che faceva così paura…!
“Sai
com’è…” gli rispose, incrociando le braccia “…quando mi sono accorta che non
eri più con me, mi sono leggermente preoccupata. Sulle prime, ho pensato che
avessi ideato una qualche manovra aggirante per acchiappare quella maledetta
ladruncola… ma poi, quando ho capito che la nostra amica ce l’aveva fatta anche
stavolta e tu non sei più ricomparso… ho temuto che ti fosse successo qualcosa.
E allora…”
“Dannatamente
gentile, da parte tua” rispose lui, deciso a ignorare il tono ironico di quelle
parole “ma, come puoi constatare, io sto benissimo. Perciò, se vuoi scusarmi…”
Il
detective estrasse la chiave di tasca e fece per infilarla nella serratura
della porta, ma la ragazza gli strinse la mano sinistra attorno al braccio e
gli mise l’altra sulla spalla. Poi lo guardò, profondamente, negli occhi: “No, mio
caro… tu non stai benissimo. Tu stai
da cani. E si vede!”
Asuka
Jr. fu lì lì per risponderle in malo modo, ma fece appena in tempo a riflettere
che quella sera non gli conveniva passare subito dalla parte del torto, anche
perché, almeno a livello formale, nel torto lo era già…!
Aveva
piantato in asso la sua (pur coatta) “assistente” per seguire un piano di cui
non l’aveva fatta parte. Come se non bastasse, avrebbe anche potuto, almeno a
rigor di termini, essere accusato di abbandono di posto, durante il servizio. In
altre parole, era nei guai e doveva cercare di bagnarle, le polveri, non certo darvi
fuoco!
“Beh…
ammetto di aver passato una serata pesante… in effetti sono abbastanza
stressato e non vedo l’ora di mettermi a letto. Non credo, poi, che tu sia
messa molto meglio di me… quindi faresti bene a tornare a casa e fare
altrettanto!”
Per
tutta risposta, la nipote del sindaco si appoggiò con la schiena al portone di
casa e tornò ad incrociare le braccia: “No, tesoro! Io non mi muoverò da qui… almeno
finché non mi dirai dove sei stato…!”
“Non
ti riguarda!”
“Oh,
sì, invece… dal momento che sono la tua assistente!”
Alan
cominciò ad avvertire un leggero mal di testa. Chiuse gli occhi, sospirò
rumorosamente e replicò: “Non ti ho voluta io!”
“Ciò
non toglie che io sia la tua assistente!”
Il
mal di testa si fece più forte… e, assieme a quello, il giovane sentiva spuntare
anche un forte senso di nausea. Il buon senso gli raccomandava di mantenere la
calma per trovare il modo di scrollarsela di dosso in maniera indolore, ma
l’istinto lo spingeva talmente a sfogarsi per esorcizzare quella notte dannata,
che non si trattenne più… né aveva più la forza di farlo!
“Tu
non sei la mia assistente…!! Tu sei solo una dannata tirapiedi di quel
poltronaro di tuo zio… che ti ha mandata a sorvegliarmi perché non si fida di
me, ecco cosa!! Perché, dai e dai, l’hai convinto che io non sarei mai riuscito
a catturare quella ladra… e hai distrutto la fiducia che mi ero conquistato!!
Lo capisci o no, quello che mi hai fatto…??!”
La
giovane impallidì, ma rispose: “Alan… io volevo solo aiutarti a compiere il tuo
dovere. Volevostarti vicina…” la voce le si
fece tremula “…perché lo sai che tu mi piaci… che io ti…”
“STRONZATE…!!!
Tu volevi solo dimostrare a tuo zio che ero inadatto all’incarico, per farmelo togliere!
Oppure acchiappare Seya prima di me, per farmi passare da inetto!! Né l’uno, né
l’altro sono atteggiamenti coerenti, da parte di una spasimante…!!”
“Io
non volevo farti fare la figura dell’inetto! Io ti amo, Alan…!!! Io volevo solo
che te ne accorgessi, invece di correre dietro a una che ti stava prendendo in
giro, nascondendosi nei panni di Haneoka! E siccome tu non volevi saperne di
levarti le fette di salame davanti agli occhi… ebbene, lo confesso: cercavo di
allontanarti da lei!! Dopotutto, non riuscendo a catturarla - o meglio non volendo catturarla - tu mettevi nelle
peste anche mio zio…!”
“Va
bene” ghignò il ragazzo, toccato “d’accordo, accomodati: va’ a dire a tuo zio
che stasera ho abbandonato il mio posto… fammi togliere l’incarico… tanto non ti
servirà a niente: è troppo tardi, Rina… troppo tardi!!”
Il
povero Alan era esasperato. Il rancore che provava per Lisa Haneoka dal momento
in cui aveva constatato la verità, si fondeva col risentimento che provava per
Rina fin da quando il sindaco gliel’aveva appiccicata addosso, chiaramente
dietro richiesta della ragazza stessa. In fin dei conti, entrambe le ragazze lo
avevano manovrato per il medesimo fine di accalappiarselo: una facendosi
inseguire come ladra, l’altra intrigando per smascherare il suo gioco e
dirottare così i sentimenti del ragazzo verso di lei.
Ma
adesso basta: era stufo di farsi manipolare da quelle due donne…!
“Troppo
tardi?? Cosa vuoi dire, Alan…?”
“Che
anche se non sarò più autorizzato a darle la caccia, non farà nulla… perché
adesso non mi serve più…!!!”
Rina
non cessava di mangiarselo cogli occhi. Non l’aveva mai visto così infuriato… e
così bello, come quella sera!
La
sua aria così esasperata, la sua testa spettinata, la sua fronte imperlata di
sudore… e i suoi occhi - che più che esprimere ira imploravano aiuto -
l’eccitavano fino allo stordimento.
Tuttavia,
non era soltanto questo a farle battere il cuore all’impazzata, ma anche la
sensazione che il suo amato stesse per scoppiare e sarebbe bastato un niente per
fargli vuotare tutto il groppo che aveva in gola!
“Ma
allora… allora hai scoperto la sua identità...! È così, Alan? È COSÌ…??!”
Asuka
Junior sentiva che avrebbe dovuto fermarsi… la ragione, attraverso i disperati
segnali di James Watson,[2]
glielo diceva che, se si fosse lasciato scappare una parola di più, si sarebbe
rovinato. Ma eratroppo incazzato… e troppo
stanco.
Stanco
di un’adolescenza spesa a controllarsi, a ragionare, valutare, riflettere, razionalizzare.Leemozioni, i
sentimenti, la natura del ragazzino che era in lui volevano uscire, frantumare
quella maledetta corazza che li comprimeva da anni e anni per potere, finalmente,
manifestarsi. E la Neuro
di Philip Marlowe non sarebbe riuscita a trattenerli. Non più. Non quella sera…!
“CERTO
CHE HO SCOPERTO LA
SUA IDENTITÀ… CHE CAZZO CREDI?? DI AVERE UN CERVELLO SOLO TU?CERTO CHE L’HO SCOPERTA…!!! E SE LO VUOI PROPRIO
SAPERE, STASERA L’HO SOLO APPURATA… PERCHÉ L’AVEVO GIÀ INTUITA DA MOLTO TEMPO PRIMA!!
NON SONO L’IDIOTA CHE PENSI, RINA…!!!”
Alan
sentiva le gambe piegarsi… segno evidente che la sezione Motoria di Kirby non
aveva più energia per tenerlo in piedi. Le ultime calorie disponibili le
stavano bruciando Watson e Marlowe, nell’ultimo disperato tentativo di
scongiurare la catastrofe…
Ma
erano sforzi vani, i loro: la bionda ragazzina tutto pepe doveva soltanto dare un’altra
piccola spintarella… e lo fece: “Hai scoperto che Lisa e Seya sono la stessa
persona… è così…?” gli occhi di Rina erano ormai più taglienti di un bisturi.
“Io…”
rantolò il povero ragazzo, grondando litri di sudore.
“È
COSÌ…??!!”
“SÌ,
MALEDIZIONE…!!! SÌ, SÌ, SÌÌÌ…!!! AL DIAVOLO! AL DIAVOLO!! AL DIAVOLO…!!!”
Le
calorie disponibili erano finite. Alan Asuka, il “ragazzo speciale”, il
“piccolo-detective”, l’invidia dei ragazzi e l’idolo delle ragazze di tutta la
città di Seika (e non solo) cadde a sedere, sfinito… appoggiò infine le braccia
sulle ginocchia, vi nascose il volto e iniziò a singhiozzare, sommessamente.
Si
dice che un uomo non piange…
…forse
sarebbe più esatto dire che nulla riesce a far piangere un uomo… tranne una
donna!
A
quella vista Rina Takamya, ragazza dotata di bellezza, intelligenza, prestanza,
intraprendenza, senso della giustizia, superbia… ma non di meschinità, sentì a
sua volta inumidirsi gli occhi.
Camminò
verso il ragazzo che amava, si sedette accanto a lui… e con dolce fermezza lo
fece distendere, appoggiandogli la testa sul suo grembo. Poi cominciò ad
accarezzarlo e a sussurrargli: “Ssst… perdonami, tesoro… non volevo farti del
male, te lo giuro… io ti voglio bene. Non piangere, amore mio…!”
Le
sue frasi erano interrotte dai singhiozzi di Alan… e anche dai suoi.
[1]Il responsabile della Sezione Neuropsichica, che gestisce tutte le
emozioni dell’organismo.
lle
2,05 di quello che sarebbe certamente stato il primo giorno di una nuova fase
nell’esistenza di Alan Daiki Asuka, il suo Consiglio Organico al completo si
era appena seduto al tavolo che veniva riservato alle riunioni d’emergenza.
Dalla
consueta forma rettangolare, questo tavolo prevedeva tre posti lungo il lato
maggiore e due lungo quello minore, anche se uno di questi ultimi l’occupava
solamente il Coordinatore Harper. Al lato minore opposto sedevano invece sempre
Spade e Kirby. Il lato maggiore facente angolo con Spade era occupato
rispettivamente da Chandler, Tracy e Marlowe (ad angolo col Coordinatore). Il
lato maggiore opposto era occupato invece da Watson, Wolfe e Parker (facente
angolo con Kirby).
Tale
disposizione non era casuale. A un’estremità del tavolo stava infatti la
cosiddetta “triade decisionale” o - se preferite - l’equipe intermediaria fra
spirito e corpo del “piccolo detective”. Al centro dello stesso stavano invece,
uno di fronte all’altro, i due capi delle equipes soprintendenti alle funzioni
vitali (Metabolica e Cardiaca).Sempre
uno di fronte all’altro - ma scalati di un posto - c’erano quindi i membri addetti
alle funzioni di “controllo & sicurezza” (Sensitiva e Immunitaria). Infine,
all’estremità opposta rispetto alla triade decisionale, si affiancavano i capi
delle due sezioni che gestivano i rapporti con l’esterno (Motoria e Genetica).
Le
posizioni dei nove membri del Consiglio erano quindi funzionali al rapido
scambio di opinioni e informazioni fra le sezioni che dovevano interagire
maggiormente fra di loro.
Al
centro della parete che dava di spalle al Coordinatore, faceva mostra di sé
l’orologio biologico. Lo strumento stava marciando fin dal momento in cui era avvenuto
il taglio del cordone ombelicale con la sezione Genetica della signora Kaori
Koyama in Asuka[1] e che, in quel momento,
riportava le cifre seguenti: 15.08.23.13.27.55.[2]
“Signori…
dichiaro aperta la seduta di emergenza seguita alla verifica dell’Ipotesi Zero!” disse Harper, alzando
meno che poteva lo sguardo sui membri del Consiglio. Costoro sospirarono
rumorosamente.
“Signor
Parker” continuò A1 “vuole leggerci il bollettino sanitario, per cortesia?”
“Subito”
rispose il capo dell’Immunitaria “stiamo attraversando il 2° stadio del sonno…
la frequenza cardiaca è di 15 battiti al minuto… frequenza respiratoria cinque
movimenti al minuto… pressione del sangue 85-101… temperatura interna 37 e 4!”
“Ha
un po’ di febbre, eh? Va beh… tasso di adrenalina?”
“È
tornato da poco a livello normale!”
“Bene…
signor Marlowe, che situazione abbiamo, a livello inconscio?”
“Per
il momento è abbastanza tranquillo… la frustrazione accumulatasi nelle ultime
ore della sera si è sfogata parecchio, dopo l’incontro con… lei-sa-chi… ma temo qualche reazione
imprevedibile, quando si risveglierà!”
“Che
intende…?”
“Beh,
capo…” Marlowe esitò “…il fatto è che il signor Alan è crollato dopo essersi
abbandonato sul grembo della signorina Takamya… e non sappiamo cosa sia
successo, dopo!”
“Come
non lo sapete…?” domandò A1,
sgomento.
“È
così, signore” confermò Watson “non sappiamo praticamente niente. Non sappiamo
dove sia, adesso, la nipote del sindaco… non sappiamo nemmeno dove sia il
nostro organismo, in questo momento!”
“Chandler,
lei cosa può dirmi?”
“Di
sicuro, il signor Alan non è rimasto all’aperto” rispose il capo della
Sensitiva “poiché non avvertiamo nessuna sensazione di freddo o umidità. A dire
il vero, non avvertiamo neanche una sensazione di duro, sotto di lui… quindi,
con buona approssimazione, potrebbe trovarsi steso sul divano” esitò a
terminare “o anche sul letto!”
Phil
Marlowe ebbe un sussulto. Sbarrò gli occhi e li fissò sul collega: “A letto? Da solo…??”
“Come
diavolo faccio a saperlo, Phil?” rispose l’altro, sospirando.
“Come diavolo? Ma, dico, i tuoi sensori
non captano niente…?! Calore…
profumo… o…”
Chandler
scosse la testa: “Alan è partito, Phil. Sonno di piombo. Nessun segnale
captabile dall’esterno!”
“Nemmeno
qualche sollecitazione meccanica?” chiese A1.
“Nemmeno!”
“Allora,
i casi sono due” replicò Watson “o il letto è vuoto… o la signorina Takamya si
sta comportando da gentildonna!”
“Tsk…
gentildonna dei miei corbelli” commentò Sam Spade, sarcastico “quella, se è
qui, aspetterà che l’amico si svegli e poi…” scrocchiò le dica a mo’ di
conclusione, procurando al capo della Neuro un nuovo sussulto.
“A
proposito” intervenne A1 “rientrava, questa sera, il signor Heiji[3]…?”
Il
capo della Cerebrale scosse la testa: “Negativo: faceva la notte in Centrale!”
“Ah,
merda… merda, merda…!!!” Marlowe si coprì la faccia con la mano, battendo il
pugno dell’altra sul tavolo “Stavolta siamo proprio fottuti… in tutti i
sensi!!”
“Dai,
calmati, Phil” intervenne Kirby “in fondo, la signorina Takamya non mi sembra
il tipo da…”
“Oh,
santa ingenuità…! Secondo te avrebbe rinunciato a sedurlo? Con un’occasione del
genere? In cui né io né Watson potevamo metterlo più in grado di intendere e di
volere? Secondo te non ne avrebbe approfittato per sottrargli la verginità…?!”
“No,
guarda” Sam Spade agitò la mano in un secco gesto di diniego “questa è proprio
l’unica cosa che non poteva fare! Poteva cullarlo, coccolarlo, sbaciucchiarselo…
fargli il bagnetto, magari” altro sussulto di Marlowe “ma scoparselo, sicuramente
no!”
“MA
COME FAI AD ESSERNE COSÌ SICURO??!!”
“Perché
la Metabolica
era a zero calorie, Gus!” rispose Wolfe.
“Appunto”
replicò il capo della Genetica “e sta’ tranquillo che in queste condizioni non
accendi nemmeno il circuito erettivo… altro che alimentare un amplesso! Perciò puoi
star sicuro che Alan è ancora signorino!”
“Sarà…! Bisogna vedere cosa succederà domani,
però… quando le batterie saranno di nuovo cariche!”
“Ci
penseremo al momento!” rispose Watson.
“Sarà
il caso di pensarci un po’ prima, invece” ribatté Marlowe, con veemenza “visto
il risultato ottenuto ieri sera!Dio,
che figura… piangere in grembo alla nipote del sindaco…!”
“Sempre
meglio che piangere sul grembo di Seya, visto quello che ci ha combinato!”
ribatté l’altro.
“Non
dico di no… resta da vedere se saresti riuscito a evitare anche quello! Mi sembra ancora di sentirti,
quando abbiamo visto Rina attenderci al varco: Lasciate fare a me: adesso me la cucino io! Beh, io sento in
effetti puzza di bruciato… ma lo sento venire da qui dentro, non dalla
Takamya!”
“Io,
perlomeno, ho contribuito a ristabilire la verità! In quanto a te, sarebbe ora
che la smettessi di piangerti addosso e pensassi a far digerire al povero Alan
questa realtà fetente! È stato ingannato da quella fedifraga… anzi, è stato manipolato, per usare parole tue! Volevi
una conferma visiva, ricordi? Bene,
adesso ce l’hai! Quindi, datti da fare!”
Il
povero Marlowe non rispose, limitandosi a sorreggersi la testa fra le
mani.
“Basta
così, Watson” intervenne Harper “vediamo di stare calmi, invece di battere la
testa contro il muro. Tanto, poi, ci ritroviamo con lo stesso problema: trovare
il sistema di venirne fuori!”
“So
io come venirne fuori” replicò il capo della Cerebrale “domattina andiamo da miss
coda di cavallo e le diciamo il fatto suo, poi la sbattiamo dentro!!”
A
quelle parole, Phil Marlowe rialzò la testa: “Facile, vero, Jim? E credi tu che
miss Haneoka ci seguirà così facilmente…?”
L’altro
si rivolse a lui e sogghignò: “Io credo di proprio di sì! È sempre stata così
sicura che non avremmo mai scoperto la verità, che la sua Neuro verrà spezzata
in due! Non temere, Phil: ci seguirà come un agnellino!”
“E,
naturalmente, sei anche perfettamente sicuro che non ci saranno problemi a
incriminarla. Certamente hai già elaborato un piano perfetto per inchiodarla
davanti al tribunale! O pensi di poter trovare tutti gli elementi necessari,
prima che scada il termine della custodia cautelare?”
Il
collega non rispose, limitandosi a fissarlo con lo sguardo corrucciato.
“In
tutta la tua carriera, sei sempre andato avanti dritto come un fuso, Jim”
continuò Marlowe “ma, per una volta - una sola
volta - fermati a riflettere: che prove abbiamo per inchiodarla? Solo la nostra
testimonianza… e tu credi che basterà…? Gli Haneoka sono una rispettabilissima
famiglia, Jim… il signor Genichiro gode di ottimi appoggi, nel campo dello
spettacolo e della cultura. Senz’altro i suoi genitori le procureranno un
avvocato coi fiocchi. Che faremo se sarà scagionata per mancanza di indizi? Pensaci,
tu che giustamente ti preoccupi della reputazione di Alan: che figura ci farebbe,
lui?”
Il
capo della Cerebrale continuò a tacere, sempre più confuso. Girò quindi lo
sguardo verso il Coordinatore, il quale non poté che dar ragione al capo della
Neuro: “Il suo collega dice bene, Watson. Lei sta dimenticando che l’accertamento
della reale identità di Seya rappresentava solamente il primo passo per
risolvere l’intera faccenda. Ma non basta!”
“Sta
forse dicendo, signore, che dobbiamo ricominciare a darle la caccia, come prima…?!”
chiese l’altro, sbigottito.
Harper
alzò le mani: “Beh, non proprio esattamente come prima… già sapere chi è ci darà un notevole vantaggio. Ma ora
dobbiamo trovare il sistema per incastrarla a dovere. Altrimenti, sarà stato
tutto inutile!”
“Forse
ha ragione, signore” rispose Watson, dopo averci pensato un attimo “in effetti non
va dimenticato che la ragazza è furba… sono d’accordo: dobbiamo metterla con le
spalle al muro. Dopodiché…”
“Dopodiché”
s’intromise nuovamente Marlowe “dovremo farci dire da lei perché faceva tutto questo:
perché rubava quegli oggetti, perché li rubava a quelle persone, cosa ne faceva
e…”
“Questo
sarà materia del tribunale, Phil: l’incarico di Alan, affidatogli dal sindaco
Morinaka, è solo quello diconsegnarla
alla giustizia!”
“L’incarico
di Alan era quello di consegnarla alla legge,
non alla giustizia” puntualizzò il
capo della Neuro “ed è tutto da dimostrare che le due cose si equivalgano!”
James
Watson fece spallucce: “La mia sezione non ritiene che questo sia un aspetto
primario, al momento!”
“La
mia sezione invece SÌ!!” ribatté
Marlowe, con voce secca “Per la semplice ragione che è stata questa la scelta operata dal nostro
organismo, una volta assunta l’età della ragione: difendere la giustizia! Non la sola legge…!”
Il
collega della Cerebrale sospirò, volgendo gli occhi in alto: “Phil… tu
sragioni, come al solito! Sei sempre stato irrimediabilmente influenzato dalla
simpatia della tua squadra per quella ragazzina, dando credito a tutti coloro
che la consideravano una paladina della giustizia… e mettendo in secondo piano questo
fatto semplicissimo: chi crede nella giustizia, non viola la legge!!”
“Tu
hai messo ben altro, in secondo piano, Jim!!”
“Per
esempio…?”
“Per
esempio che tutte le vittime dei furti di Seya si erano a suo tempo procurati
quegli oggetti con mezzi illeciti. Che le persone alle quali Seya ha poi
consegnato quegli stessi oggetti, si sono rivelati esserne i legittimi proprietari.
Che la codina non ha mai usato la violenza, nelle sue azioni. Che più d’una
volta ci ha salvato la buccia! Devo continuare o ti basta così…?”
“Che
mi basti o no, ho l’impressione che tu non abbia finito!” rispose l’altro, con
un sospiro.
“Brillante
intuizione, Jim! E allora aggiungerò che le operazioni intraprese da Alan,
concludendosi spesso con l’arresto delle vittime
di Saint Tail (da lei stessa portate allo scoperto e rivelatesi regolarmente truffatori
o speculatori) hanno fatto guadagnare al ragazzo la fama e la gloria delle
quali gode… e che deve in gran parte a lei!
E tu vorresti rovinarle la vita -
assieme a quella della sua famiglia - aggrappandoti agli unici, veri reati che in
effetti ha commesso… effrazione, violazione di domicilio e appropriazioneindebita? Non ti sembrano leggermente puerili, di fronte ai suoi meriti…?”
“E
l’incursione della sua equipe organica nella tua sezione, per impadronirsi
della chiave di blocco relazionale,[4] non
ce la metti, fra quei reati puerili?”
domandò Watson, con espressione beffarda.
“Quella non riguarda il Codice Penale, Jim… la
metto fra le mie disattenzioni, piuttosto…!”
“Riguarda
però il nostro codice interno, Phil!”
A
questo punto intervenne Eddy Parker: “Per quello dovrei essere io a risponderne,
semmai… e sono pronto a farlo, se sarà il caso!”
Il
Coordinatore di Asuka Jr. sorrise al capo della sezione Immunitaria, colpito
dalla sua onestà: “Ormai è acqua passata, Ed!” replicò, bonariamente.
Il
capo della Cerebrale continuava a mantenere un’aria inequivocabilmente
imbronciata, ma non sembrava più particolarmente arrabbiato. Tuttavia, per
salvare la sua dignità, doveva insistere fino in fondo: “C’è però un ultimo
fattore che anche tu non sembri considerare, Phil!” disse, puntandogli contro
il dito.
“E
quale sarebbe…?”
“L’inganno
che Seya, alias Saint Tail, ha perpetrato ai danni di Alan Asuka, nascondendosi
nei panni di Lisa Haneoka!”
Marlowe
fissò Watson e stette zitto per qualche secondo.
“È
vero” rispose, dopo aver riflettuto “e la questione avrebbe potuto risultare
grave, per i sentimenti di questo organismo… ma credo proprio che non lo sarà… per
merito tuo!”
“Per
merito mio…?” chiese, perplesso, il capo della Cerebrale, temendo che il
collega volesse prenderlo in giro.
Ma
questi rispose, serio: “Ma certo: tu non hai commesso l’errore di Charles
Colter, il tuo omologo nell’organismo di Matthew Isman: Alan non confidava a
Lisa le mosse che avrebbe poi adottato contro Seya,[5] come invece
l’antagonista della Banda Occhi di Gatto faceva incautamente con Sheila Heintz!
Ecco perché ritengo che Lisa Haneoka abbia molte meno ragioni della sua collega,
per vivere nell’angoscia esistenziale!”
“Capisco.
Tu, insomma, hai intenzione di perdonarle tutto?”
“È
Alan che dovrà farlo, se lo riterrà opportuno… non io! Perciò ti prego di non
precipitare le cose: non fargli prendere decisioni delle quali dovrà poi pentirsi!
Ha già subito un brutto trauma ed è il secondo, dalla morte della madre. Un
terzo potrebbe avere conseguenze molto serie! Quindi, ripeto, manteniamolo
calmo. Permettiamogli di parlare con Lisa e ascoltare le sue ragioni… poi ci
riuniremo ancora tutti qui e lo aiuteremo a prendere la decisione più giusta!”
[1]Un nome dovevo pur darglielo alla madre del “detective più fico del mondo”
e questo mi sembrava carino… se qualcuno avesse informazioni diverse, me le
comunichi e io mi adeguerò.
[2]15 anni, 8 mesi, 23 giorni, 13 ore, 27 minuti e 55 secondi dalle ore
16,30 del 12 Agosto 1980.
[5]Effettivamente, nel fumetto è così… ma sono ormai
trascorsi diversi anni da quando fu trasmesso il cartone animato, del quale
nemmeno riuscii a vedere tutte le puntate. Spero ardentemente che nessuno mi
smentisca su questo punto o dovrei convincermi di essermi sbagliato a considerare
Alan Asuka molto più “adulto” rispetto a Matthew Isman, contrariamente alla loro
rispettive età anagrafiche!
Capitolo 9 *** Ardente passione o mediocre stima? ***
Capitolo 9: Ardente passione o mediocre stima
Capitolo 9: Ardente passione o mediocre stima?
W
atson
rimase a meditare ancora un po’, quindi si rivolse al Coordinatore: “Lei cosa
ne pensa, signor Harper?”
“Sono
sostanzialmente d’accordo. Direi quindi di mettere la decisione ai voti… per
abbreviare la cosa, c’è qualcuno che è contrario alla mozione del signor
Marlowe?”
Silenzio
assoluto… a parte i grugniti - peraltro lievi - da parte di Watson.
“Bene”
rispose A1, ignorandoli “c’è comunque ancora una cosa che vorrei sapere da lei,
signor Marlowe!”
“Mi
dica!”
“Come
si presenta, adesso, la situazione delle relazioni interpersonali?”
“Ora
come ora è impossibile saperlo, signore: il quadro è andato fuori servizio
quando siamo rimasti a zero con l’energia. È consigliabile lasciar passare
ancora qualche ora di sonno e recuperare una minima quantità di calorie, prima
di riaccenderlo!”
“Ma…
secondo lei, come si combineranno i due C.R.? Intendo: quello di Lisa e quello
di Seya?”
“È
vero, caspita” esclamò Chandler, della Sensitiva “prima ne avevamo registrati
due, ma adesso ne rimarrà uno solo. Mi chiedo che valore assumerà!”
“Non
ho elementi teorici per poter rispondere, essendo la prima volta che capita un
caso del genere” rispose Marlowe “posso solo azzardare un paio di ipotesi, a
seconda della reazione che avrà il ragazzo non appena sarà in grado di
realizzare del tutto la nuova situazione!”
“Coraggio,
Phil: le tiri fuori!” lo incitò A1.
“D’accordo…
ebbene, i 2 C.R.
avevano assunto un determinato valore, immediatamente prima della constatazione
dell’Ipotesi Zero… quello di Seya era
già a 1038 punti!”[1]
“Cribbio…!”
esclamò Watson.
“Già…
mentre, quello di Lisa, era arrivato a 1025, anche quello leggermente al di
sopra della soglia dell’amore,
stabilita a 1000 punti. Ora… se la reazione di Alan sarà positiva, i due valori potrebbero sommarsi facendo schizzare il
valore del nuovo C.R. unificato di Lisa/Seya a quota 2063, ben oltre la soglia
della passione, che si trova a 2000
punti…”
“Buonanotte!
Anzi, buone notti: prevedo che misscoda
sacra ci succhierà anche il midollo osseo…!”
“Spade,
ma per favore…!!” lo riprese A1 “Le sembra il momento?!”
“Mi
scusi, signore… deformazione professionale!”
Il
Coordinatore sbuffò e tornò a guardare Marlowe: “Continui!”
“…se
però la reazione di Alan risultasse negativa…”
esitò un attimo, prima di procedere “…c’è il caso che il valore del C.R. di
Lisa (autrice dell’inganno) si sottragga al valore del C.R. di Seya (espostasi
più onestamente in prima persona)… e questo darebbe luogo a un nuovo C.R.
unificato di appena 13 punti!”
“Accidenti…!!”esclamò
questa volta Watson, persino lui preoccupato “E… tradotto, che vorrebbe dire?
Insomma, a quale livello di considerazione equivalgono 13 miseri punti?”
“Equivalgono
a una mediocre stima… decisamente
lontana dai 50 punti della soglia di simpatia!”
“Santi
numi… sarebbe un bel casino” commentò Chandler “le tue colleghe di Haneoka
dovrebbero di nuovo riconquistarselo!”
“Proprio
così, Gus… con in più l’handicap di dover vincere, questa volta, una notevole
diffidenza da parte di Alan!”
Watson,
rimasto particolarmente colpito, se ne stette un po’ a braccia conserte, fissando
il piano del tavolo.
“E…
così, tanto per chiedere… nel caso si verificasse questa seconda ipotesi, chi
sarebbe a trarne vantaggio?” chiese poi.
“Intendi
in campo sentimentale?”
“Appunto:
chi aveva il C.R. più alto in scaletta, dopo quello di Lisa?”
“Che
ipocrita, che sei, Jim!” sbottò Chandler “Stai anche a chiederlo? La Takamya, no? Giusto,
Marlowe…?”
“Sbagliato!”
rispose, scuotendo la testa il capo della Neuro, contrariamente alle
aspettative di tutti.
La
risposta causò un silenzio generale. La perplessità degli altri era più che
giustificata: Alan Asuka ne aveva parecchie, di ammiratrici, a scuola e fuori…
ma nessuna si era mai azzardata a ronzargli intorno, ad esclusione di Rina.
Specialmente le sue compagne di classe volevano infatti troppo bene a Lisa per
avere la velleità di portarglielo via, essendo inoltre ben consapevoli che, competere
con una rivale come Seya, era una battaglia persa in partenza!
“Ma…
allora Alan pensava anche a qualcun’altra?!” domandò Harper, scioccato.
“Eh,
già…!” rispose Marlowe.
“E
chi sarebbe…?” si informò Tracy, della Cardiaca, domandandosi per chi avrebbe potuto trovarsi a dannare,
in futuro, per mantenere regolare il funzionamento della stazione di pompaggio.[2]
“Non
ci arrivereste mai!”
“Ma
insomma, ce lo dici o dobbiamo assumere un detective privato?!” sbottò Watson.
“Sayaka
Shinomya!”
Gli
altri sbarrarono tanto d’occhi e si guardarono poi, stralunati, come se Marlowe
avesse parlato di Mara Mimori, la novizia della cappella dell’Istituto Saint Paulia!
“Chi…?”
chiese ancora il capo della Cerebrale, con accento incredulo “Miss velo da sposa??!”
“Uh-uh…!”
annuì il collega della Neuro.
“Miss
velo da che…?” fece Kirby.
“Quella
ragazzina che i suoi volevano spingere a un fidanzamento combinato” spiegò
Watson “Seya le sottrasse il velo nuziale che il suo fidanzato imposto le aveva
già mandato, cosicché l’affare andò a monte. Non ti ricordi come fu affettuosa
con Alan, il giorno dopo?”[3]
“Ah,
sì…! Ora ricordo” replicò il capo della Motoria “non finiva più di
ringraziarlo, come se il velo lo avesse fatto sparire lui, che invece era
andato a casa sua apposta per impedire a Seya di rubarlo!”
“Proprio
così” confermò A1 “e tutto fu più chiaro quando uno degli amici di Alan gli
spifferò che Sayaka aveva una cotta per lui. Ma che la cosa fosse reciproca non
me lo sarei mai immaginato!”
“In
realtà, signore” tornò a intervenire Marlowe “non è proprio così… è solo che
Alan trovava Sayaka molto simpatica… principalmente perché si chiedeva come
sarebbe stata una storia tranquilla con quella ragazza, carina e affettuosa, al
posto della relazioneconflittuale
con Lisa o di quella competitiva con Seya!”
“…o
di quella possessiva di Rina!”
concluse Watson.
“Già…
è proprio questo il problema” fece
notare il capo della Neuro “prima di appurare l’Ipotesi Zero, il C.R. di Sayaka Shinomya stava a quota 525, già
dentro la zona dell’affetto, mentre
Rina rimaneva a quota 286, cioè dentro la zona simpatia. Ma dopo quanto è successo ieri sera… ”
“Che
sviluppi potrebbe avere l’atteggiamento tenuto da miss Takamya nei confronti di
Alan, in concomitanza con la sua scoperta dell’identità di Saint Tail?” chiese
A1.
“Imprevedibili”
rispose Marlowe “il fatto è che - anche se coatti
- Rina e Alan erano pur sempre alleati…
e mentre tutte le altre ragazze, da brave femministe, facevano il tifo per Seya,
contente di assistere agli smacchi del maschietto presuntuoso, la Takamya, pur col suo
atteggiamento supponente e appiccicoso, gli faceva sentire la presenza di
qualcuno - anzi, di qualcuna - che
stava dalla sua parte e lottava insieme a lui (anche se per fini non del tutto
disinteressati)… e la mia sezione doveva pur tenerne conto. Cosicché, piano
piano, il C.R. di Rina cresceva! Ieri sera, quando Alan è entrato in crisi, la ragazza
ha scelto di mostrarglisi affettuosa e comprensiva, quando la situazione le
avrebbe dato l’occasione - se non il diritto - di mostrarsi superba e
sprezzante! È ovvio che la cosa non può che aver fatto aumentare di parecchio
il suo C.R., facendolo arrivare per lo meno nella zona dell’affetto!”
“Resta
da sapere se Rina faceva sul serio o se stava recitando, però!” fece osservare A1.
“Io
temo invece che facesse sul serio, signore… almeno giudicando dalle lacrime. È vero
che, col quadro fuori uso, non abbiamo avuto modo di misurare il livello
raggiunto dal suo C.R. Ma, se i miei sensori psichici hanno recepito interamente
l’energia positiva dell’affetto di Rina, combinato col suo atteggiamento
materno… saranno guai grossi!”
“Quanto
grossi?” si informò Harper.
“Posso
stimare un aumento da 700 a
750 punti… il che porterebbe il suo C.R. nella zona dell’amore!”
Spade
reagì subito: “Porca miseria! E per fortuna che non se l’è fa… beh, mi avete
capito!” concluse, dopo aver moderato il linguaggio in seguito all’occhiataccia
del capo.
“Hai
detto bene, Sam” confermò comunque Phil “perché allora avrebbe guadagnato altri
500 punti in più! L’abbiamo proprio scampata bella…!”
“Mah…
ancora non è detto che l’abbiamo scampata” osservò Kirby “perché, se la tipa
non si è limitata a metterlo a nanna, per poi tornarsene a casina sua… se è
rimasta a casa nostra e si è addirittura ficcata accanto a lui, sotto le coperte…
la vedo male: quando il signor Alan si sveglia…”
“Non
rimane che sperare nella reazione positiva di Alan” commentò Harper “se il
punteggio del nuovo C.R. di Lisa/Seya si porta molto in alto, sarà sufficiente
tenere a bada Rina, fintanto che Alan e Lisa non si chiariscano!”
“È
giusto” ribatté Marlowe “tenga però conto che, prevalesse invece la reazione negativa… se cioè il nuovo C.R. di
Lisa/Seya scendesse fino a 13 punti… noi non riusciremmo a tenere a bada Rina;
anche perché dall’inconscio di Alan scaturirebbe un irrefrenabile desiderio di
rivalsa nei confronti dell’ex-avversaria, che sfocerebbe nella volontà di farsi
consolare dall’ex-alleata!”
“Ma…
se anche succedesse… se Alan e Rina finissero per consumare un rapporto C…
credi che non sarebbe possibile recuperare comunque la relazione con miss Haneoka?”
chiese il capo della Sensitiva.
“Ma
vuoi scherzare, Gus? Col C.R. di Haneoka crollato a 13 punti e quello della
Takamya schizzato verso i 1500, il risultato sarebbe scontato!”[4]
“Vale
a dire…?” chiese Harper.
“Beh,
Lisa potrebbe anche intervenire, al matrimonio… magari come testimone… ma, all’uscita
della chiesa, a prendersi il riso addosso al fianco di Alan, ci sarebbe la
signora Rina Asuka…” il capo della Neuro contemplò le facce interdette dei
colleghi, dopo quanto aveva detto e si concesse una battuta finale “…a meno che
Seya non rientri in azione, decidendo di rubare lo sposo…!”
[1]Come narrato nel capitolo 3 lo scarto fra i C.R. delle
due ragazze si era abbassato a soli 13 punti. Rimando i lettori allo stesso capitolo per la spiegazione delle diverse
entità del C.R. in relazione alla considerazione per la persona alla quale
appartiene.
[3]L’episodio è il terzo del fumetto, intitolato I sentimenti delle ragazze.
[4]Valore del C.R. di Rina prima del “fattaccio”: 286. Valore dopo le coccole
davanti alla casa di Alan: 286+700 = 986. Valore dopo un eventuale rapporto
completo: 986+500 = 1486 punti!
i
dice che, dopo una buona dormita, la giornataccia peggiore lasciata alle
proprie spalle venga notevolmente ridimensionata. Il corpo è riposato, lo
spirito più sereno, la mente più lucida… e tutto ciò favorisce una migliore
condizione per affrontare i problemi più spinosi. Si dice…
Alan
Daiki Asuka, quindici anni e otto mesi, stava lentamente assaporando le
sensazioni che accompagnavano il diradarsi delle nebbie del sonno… la
morbidezza del materasso, in contrasto con la durezza del terreno davanti casa
sul quale si era accasciato, distrutto, la sera precedente… la rilassante
penombra della sua camera da letto, a differenza del fastidioso contrasto fra
le tenebre della notte e il bagliore dei lampioni stradali che avevano
rischiarato il suo doloroso cammino di ritorno dalla casa degli Haneoka… e, dulcis in fundo, il confortante tepore
delle coltri che ripagava le sue provate membra dopo il freddo che le aveva
tormentate durante tutta quella stramaledetta sera.
Eh,
sì… era proprio delizioso, quel calduccio… specialmente la sensazione più
accentuata che avvertiva sul proprio fianco destro, come se avesse indossato
una pancera…
Gli
ultimi strascichi del sonno si stavano dileguando…
Una
pancera…? E quando mai aveva
posseduto una pancera? Nessuno, in famiglia, soffriva di reumatismi: nemmeno
suo padre, che pure passava diverse nottate in bianco e aveva pur sempre
vent’anni più di lui!
E
poi, una pancera avvolge completamente i fianchi, mentre quel calore,
decisamente più accentuato, lui lo avvertiva in un solo punto del fianco destro!
Ormai,
Alan era sveglio quasi del tutto, anche se ancora leggermente intontito…
*Si
vede che nel sonno mi sono agitato e ho messo le mani un po’ qua e un po’ là!*
pensò.
Se
non che, dovette poi prendere coscienza del fatto che la sua mano sinistra si
trovava sotto il cuscino (in corrispondenza del punto dove appoggiava la testa)
e la mano destra si trovava invece sopra lo stesso guanciale… eppure era inequivocabilmente
una mano, quella che avvertiva sul suo fianco destro! Non c’erano dubbi!
Una
sorta di vago tremore prese a scuotere il suo corpo. Per sbarazzarsi d’ogni
dubbio gli sarebbe bastato fare la cosa più semplice del mondo: voltarsi!
Doveva però fare i conti con la paura di quello che avrebbe potuto vedere… e,
dopo la non proprio “allegra” scoperta della sera precedente, non era affatto
sicuro di poter incassare altre sorprese del genere!
D’altra
parte non poteva rimanere in quella posizione tanto a lungo. La sveglia sul
comodino lo avvertiva che mancavano solo cinque minuti alle otto e, anche
ricordandosi con sollievo che era domenica, avrebbe comunque dovuto alzarsi, di
lì a poco, per preparare la colazione per sé e per il padre, che aveva fatto il
turno di guardia alla centrale. Per di più, la sua sezione Cerebrale gli diceva
quant’era opportuno che fosse lui il primo a prendere coscienza della
situazione, qualunque essa fosse!
Fece
due bei respiri profondi e prese a ruotare su sé stesso, il più lentamente possibile:
chiunqueci fosse stato, nel suo letto, era bene
che continuasse a dormire ancora per un po’…!
***
Una
delle cose più antipatiche che possano succedere è subire il passaggio
istantaneo dal caldo al freddo, quando non si riesce a regolare in maniera
decente l’acqua della doccia! Avete presente lo shock? Moltiplicate per tre e
avrete l’esatta sensazione provata dal detective più giovane del mondo, non appena
poté rendersi conto che le sue peggiori previsioni si erano avverate.
La
sua compagna di classe Rina Takamya, forzata assistente nella lotta contro la
ladra Saint Tail, nonché nipote del sindaco (ahi, ahi!) gli giaceva
tranquillamente accanto, ancora immersa nel sonno, ma col grazioso visetto
illuminato dal più solare dei sorrisi. Ergo: avevano dormito assieme!
La
prima cosa che viene in mente a un individuo di sesso maschile, da pochi anni
entrato nella pubertà, dopo essersi risvegliato accanto a una bella ragazza, è ovviamente
la seguente domanda: Lo abbiamo fatto…?
L’acume
che ben lo rendeva famoso suggeriva al povero Alan di riuscire a capirlo da
solo, prima di doverlo chiedere a lei: non era infatti per nulla scontato che
Rina gli avrebbe detto la verità. Una verità da conoscere assolutamente, per poter
poi affrontare una situazione che, definire critica, era solo un fine
eufemismo!
La
mente di Asuka Jr. cominciò quindi a raccogliere tutti gli elementi necessari
per scoprire di essere ancora o meno in possesso della propria verginità…
Elemento
n° 1: sensazioni da post-rapporto (brividi di piacere, pelle d’oca, etc.)… non
avvertiva nulla!
Elemento
n° 3: aveva il pigiama addosso. Questo era positivo, dal momento che, dopo
“certe attività”, ci si ritrova un po’ meno vestiti! A tal proposito, Alan
gettò un rapido sguardo intorno e vide subito la tuta verde-chiaro che Rina
portava di solito durante le loro missioni comuni, piegata diligentemente sulla
seggiola della scrivania. Indumenti femminili più intimi - almeno nei pressi - non
se ne vedevano!
Terzo
respiro… troncato però da una constatazione preoccupante: sullo schienale della
stessa seggiola, era piegata anche la sua nera livrea da “minibeccamorto” (nomignolo
acido affibbiatogli da uno dei suoi pochi invidiosi detrattori): giacca,
calzoni, camicia e cravatta. Ogni volta che rientrava da una fallita missione
di caccia alla “codina”, colmo di stanchezza e frustrazione, Alan non guardava certo
a tanto per il sottile e, quando poteva finalmente coricarsi, i suoi abiti finivano
regolarmente buttati a terra o sul letto, più o meno spiegazzati… dal che, la sezione
di James Watson non poteva evitare di dedurre che, questa volta, l’avversario
di Saint Tail non si era spogliato da solo!
Tale
Elemento n° 4 vanificava la sicurezza dell’Elemento n° 3, in quanto rimaneva
purtroppo un black-out mnemonico fra la svestizione della “divisa operativa” e
la vestizione del pigiama!
Cos’era
avvenuto, in quel frattempo? Occorrevano altri elementi…
Anche
se “speciale” Alan era chiaramente un ragazzino, ancora digiuno in fatto di
sesso, almeno nella pratica! Ma in teoria non era del tutto ignorante e sapeva
bene che sarebbe bastato un semplice controllo per conoscere la verità… ma dove
trovare il coraggio di farlo?
Basta:
era ora di svegliare quella furbacchiona, se non altro per non sentire più
quella mano che adesso si appoggiava sul suo stomaco e bruciava ormai come una
borsa d’acqua calda a 100 gradi!
“Ah-ehm…!!!”
esclamò il nostro amico, verso l’imprevista “compagna di letto”.
La
biondina aprì lentamente gli occhi (nemmeno la soddisfazione di un soprassalto,
gli dava!), lo guardò tranquillamente, fece mente locale per alcuni secondi e
gli fece poi un dolcissimo sorriso: “Buongiorno!”
L’amico
non ricambiò affatto quel sorriso, mantenendo invece il suo volto atteggiato a
nobile rigore: “È molto improbabile che sia un buon giorno! Ti dispiace se ti chiedo cosa ci fai nel mio
letto…??!”
Rina
assunse l’espressione della perfetta innocenza: “Stavo solo dormendo, accanto
al ragazzo che mi piace da impazzire!”
Disorientato
da quel contropiede, degno della Nazionale Italiana,[1] il
detective deglutì con fatica: “Semplicemente,
eh? E immagino che tu non abbia fatto altro, per tutta la notte!”
Il
sorriso della ragazza mutò sul malizioso: “Beh, se devo essere sincera… no!
Purtroppo, appena ti ho messo a letto, sei crollato immediatamente!”
“Ma…
mi hai messo a letto tu?” chiese Alan, con l’espressione cupa.
“Sì!”
*Ragazzina
forte, però!* non poté evitare di dirsi lui. Poi si afferrò il pigiama “E…
senti…”
“Dimmi!”
“Chi
è stato a svestirmi e a mettermi il pigiama?”
“Sono
stata io. E allora?”
La
faccia del “piccolo-detective” si fece ancor più cupa (oltre che paonazza).
*È
ancora peggio di quanto pensassi! E che bella domanda da idiota, che ho fatto!*
Dopo
questa riflessione, chiuse gli occhi e provò a fare mente locale. Non vi
riuscì. Comunque, adesso toccava a lui rispondere: “Ah, niente! Immagino che
dovrei ringraziarti, per esserti presa cura di me. Sempre che tu non lo abbia
fatto per secondi fini…!”
Rina
lo guardò con aria corrucciata: “Che vuoi dire, Alan?!”
Lui
si concesse il lusso di una risatina: “Mah… non so…! No, dico: ti trovo davanti
a casa mia e mi sottoponi a un terzo grado… e questo ci poteva anche stare, lo
ammetto! Poi vado in crisi e tu mi dai conforto… ok, ti sono riconoscente: avresti
anche avuto ragione di incazzarti!” in quel momento Alan maledisse il suo
congenito senso della giustizia “Infine, casco dal sonno… e, al mio risveglio,
ti trovo a letto, accanto a me! Considerate quali sono le tue mire, come faccio
a non sospettare che tu abbia approfittato della situazione per sedurmi??”
“Allora
è questo che pensi di me…?!”
La
guardò. Gli occhi di lei si erano fatti lucidi e la voce le stava leggermente
tremando. Alan pensò che, se Rina fingeva, lo stava facendo molto bene!
“Scusami”
si sorprese a risponderle “già sono diffidente per natura… e poi, dopo quel che
mi ha combinato Haneoka, temo che il mio maschilismo si sia leggermente
rinvigorito!”
La
ragazza si terse le lacrime e abbozzò un tenue sorriso: “Ti posso capire. Ma io
sono diversa da lei, Alan!”
“Ma
sei sempre una donna, porca miseria!” di nuovo il maschilista ferito. Rina lo avvertiva benissimo.
“Sì,
sono una donna” rispose, con voce calma, ma fiera “una donna testarda e
orgogliosa, lo ammetto! Che però, se non altro, ha avuto il coraggio di
dichiararsi al ragazzo che ama, senza cercare di comprometterlo con mezzi
codardi…!”
Stavolta
era una palla facile.
“Codardi,
eh? Come questo…?” ribatté Alan,
indicando il letto. Si pentì immediatamente di ciò che aveva detto e si morse
le labbra, in un gesto tardivo.
Rina
strinse i pugni, ma si impose la calma. Non era una stupida e non avrebbe rischiato
di sprecare la migliore cartuccia di cui disponeva per ottenere quello che
aveva sempre desiderato da quando si era trasferita in quella città!
“Alan,
te lo giuro: stanotte non è successo niente!”
“Dimostramelo!”
replicò lui, prima ancora di pensarlo. Stavolta, però, si prese paura: *Ma che
cavolo stai dicendo, stupido?!*
Troppo
tardi. Con un gesto secco e rapido, Rina Takamya afferrò la coperta e la
scaraventò per terra, mentre, nella sezione Sensitiva, il misuratore del
consumo di adrenalina andava amille…
Per
quel po’ - quasi niente - che lui si intendeva di queste cose, Alan decise che
il baby doll indossato da Rina era veramente delizioso… e le sue gambe nulla
avevano da invidiare a quelle di Lisa (o di Seya)!
“MA
CHE DIAVOLO FAI…??!” le gridò.
“Guarda!!!”
replicò Rina, veemente, indicando il lenzuolo.
“Si
può sapere cosa devo guardare…??” ribatté lui, cercando di distogliere lo
sguardo dagli altri “punti critici”…
“Vedi
qualche macchia di sangue? Vedi qualche chiazza di umidità?”
Il
“ragazzo-speciale” rimase a bocca aperta, mentre il povero Phil Marlowe dovette
constatare che il misuratore di adrenalina era andato irrimediabilmente fuori
servizio, assieme alla metà dei circuiti ricettivi! Contemporaneamente, molto
più in basso, gli assistenti di Sam Spade[2] stavano
stringendo quanto più potevano i freni inibitori, così da prevenire qualche
spiacevole incidente!
Eccolo,
infine, l’Elemento n° 5, quello mancante: la completa assenza di testimonianze
fisiche dell’avvenuto rapporto C… e glielo aveva fornito proprio lei,
teoricamente contro i suoi stessi interessi!
Anche
senza i 500 punti del mancato amplesso, la Neurologica sarebbe
stata costretta ad accreditare al C.R. di Rina qualche punto in più come premio
di onestà! Comunque, Marlowe poteva respirare: anche se la nipotina del sindaco
aveva purtroppo scoperto il segreto di Lisa/Seya, non aveva ancora sottratto al
loro organismo la sua verginità.
e
ne stavano seduti in silenzio ormai da un quarto d’ora, da quando la cameriera
aveva portato le ordinazioni. Il grazioso locale era quasi deserto. Alan ce
l’aveva dovuta trascinare quasi di forza, dopo averle detto che non potevano
rimanere in casa per non essere sorpresi da suo padre (magari dentro il letto!),
di ritorno dalla Centrale. Rina aveva allora insistito per passare da casa sua
e cambiarsi (non le andava di farsi vedere in giro con la sua “tenuta
operativa”) ma il giovane detective non aveva voluto sentire ragioni.
“Ringraziami
se ti concedo di fare la doccia, mentre io preparo la colazione per mio padre”
le aveva detto “gli lascerò un biglietto scrivendogli che sono uscito a fare
una passeggiata. Quando sarai pronta, usciremo immediatamente: non voglio che
ci trovi in casa, ok?”
La
ragazza non aveva potuto che abbozzare… ed ora eccoli lì, davanti a due tazze
di cappuccino ormai freddine. Rina continuava ad agitare il cucchiaino nella
sua, guardando di sottecchi il suo compagno, assorto nei propri pensieri e
apparentemente intento ad osservare lo stato del cielo, piuttosto plumbeo, di
quella mattina.
“Alan…”
lo chiamò finalmente la biondina, visto che lui non si decideva a scuotersi.
“Sì,
che c’è…?” rispose lui dopo qualche secondo, senza distogliere lo sguardo dalla
finestra.
“Ti
senti un po’ meglio, stamattina?”
Il
ragazzo la guardò, cercando di assimilare quella frase. Forse si era aspettato
una domanda del tipo Perché non dici
niente? oppure E adesso, cos’hai
intenzione di fare?
Fuportato, per abitudine professionale, a
pensare che Rina stesse seguendo una qualche tattica per aggirare le sue difese,
ma il sorriso affettuoso che le scorse sul viso sembrava sincero. Glielo
ricambiò e fece un rapidissimo ragionamento (la sezione di Watson aveva ormai
recuperato abbastanza calorie per lavorare nuovamente a pieno regime): *Bene,
cara… se usi la linea morbida, allora la uso anch’io!*
“Molto
meglio, grazie!” rispose afferrando la tazza e bevendo un po’ di contenuto.
Dopodiché mise le braccia conserte e assunse l’atteggiamento più conciliante
che poteva “Senti, Rina… posso farti una domanda?”
Lei
lo guardò a sua volta, leggermente perplessa: “Certo!”
“Da
quand’è che ti piaccio?”
Gli
venne la pelle d’oca a formulare quella frase. Ma, grazie agli sforzi di Phil
Marlowe, l’espressione facciale si mantenne tranquilla e anche gli assistenti
di Dick Tracy[1] riuscirono a limitare il
più possibile l’afflusso sanguigno ai capillari delle guance.
Alla
Cardiaca della Takamya furono invece assai meno tempestive, tanto che le sue guance
diventarono abbastanza purpuree. Ciononostante alla sua Neurologica erano già
all’erta e non ebbero problemi a farla rispondere.
“Praticamente
da quando mi trasferii in questa città…!”
“E…
perché ti piaccio?” ribatté il detective, senza distogliere lo sguardo da lei.
“Ma
Alan, cos…” la bionda spalancò del tutto i suoi occhioni scuri e Rip Kirby[2]
dovette dare un comando secco per volgere il capo di Alan da una parte… così, se
non altro,l’arrossamento che la Cardiaca stavolta non poteva
evitare si sarebbe visto molto di meno!
“Non
è un interrogatorio, Rina. È solo che…” il ragazzo appoggiò la fronte sulle
mani intrecciate “…vedi, per capire bene cosa devo fare, ho bisogno di chiarire
alcuni dubbi… e, fra questi…”
“…scoprire
cosa provo esattamente per te, in modo da poter scegliere fra lei e me… è così…?”
Rina
maledisse la fretta che l’aveva spinta a dire una cosa del genere. Nonostante
gli sforzi di contenimento della sua Neuro, la Cardiaca dovette
accelerare i battiti in modo notevole e, se Alan non si fosse sbrigato a risponderle,
la ragazza avrebbe rischiato il cardiopalma!
“Anche…!”
Un
semplice, banale avverbio. Ma che, nelle sue orecchie di ragazza innamorata, avrebbe
risuonato per molto tempo come la parola più dolce che avesse mai sentito. Allora
le sue non erano solo vane speranze. C’era, dunque, una possibilità!
*O
lo acchiappi adesso, Rina, o non lo acchiappi più! Sta’ molto attenta, d’ora in
poi, a quello che gli dici…!* questo fu il messaggio che le arrivò dalla sua
Cerebrale.
“Alan,
ma allora… allora, anche tu…”
“Stop”
perentorio, il ragazzo alzò la mano “rispondi alla mia domanda!”
Lei
rifletté un istante: “Puoi avermi impressionata con la tua forza di volontà nel
perseguire uno scopo. Puoi avermi affascinata con la tua precoce intelligenza… conquistata
col tuo senso della giustizia… attratta con la tua bellezza fisica” Chandler
registrò una scarica di adrenalina “ma c’è dell’altro!”
“Cosa
c’è, Rina…?”
Stavolta
la ragazza aspettò un po’, prima di continuare: dovette raccogliere tutto il
suo coraggio per mettersi così allo scoperto, ma evidentemente quelli erano i
giorni delle grandi rivelazioni.
“Forse”
sospirò “la cosa che veramente mi ha fatto innamorare di te… perché non nego
che, all’inizio, era solo una cotta… è stato vedere che continuavi a inseguire
Seya, pur rimanendo continuamente sconfitto da lei. Ed era ovvio che te n’eri innamorato.
Lei continuava a umiliarti, a rovinarti la reputazione… e tu continuavi a
inseguirla, senza smettere di amarla!”
“Rina,
un momento…” cerco di intervenire lui.
“No,
Alan: fammi finire, ti prego. Se non lo dico adesso, non lo dico più! E, se non
ci riesco, me ne pentirò per tutta la vita. Ti sono veramente grata per avermi
concesso questo colloquio!”
Alan
sentiva il suo buon senso ammonirlo a non farla continuare. Intuiva che, se
avesse ascoltato tutto ciò che Rina aveva da dirgli, si sarebbe poi trovato di
fronte a un bivio tale, al cui confronto la scelta fra amore e dovere nella
faccenda di Lisa/Seya sarebbe sembrata una fesseria! Purtroppo, quel maledetto
senso della giustizia che non lo mollava mai, gli diceva che anche Rina - come
Lisa - aveva diritto alla sua chance.
“D’accordo”
respirò “continua…!”
“Ecco…
io credo che… se un ragazzo ama così tanto una ragazza, anche quando lei lo fa
soffrire… volutamente o meno…” calcò sulle ultime parole “…credo che questo
ragazzo sia in grado di amare in maniera meravigliosa. E io non posso fare a
meno di innamorarmi di lui!”
Per
la seconda volta in dodici ore, Alan Asuka sentiva inumidirsi gli occhi. Era la
prima volta che una ragazza gli diceva cose del genere… o, più esattamente, era
la prima volta che lui se le lasciava
dire!
Senza
neanche rendersene conto si era alzato dal suo posto, imitato da Rina.
Abbracciatogli i fianchi, lei aveva concluso il suo discorso: “Io ti amo, Alan.
Qualunque decisione prenderai - come uomo e come detective - io non smetterò di
farlo… perché, comunque mi andrà, ne sarà valsa la pena!”
*Lo
sapevo: non dovevo farla parlare… adesso sono rovinato!*
Ora
capiva tante cose. Capiva soprattutto perché, fino a quel momento, avesse
sempre litigato con Lisa: proprio per frenarla a dirgli cose come questa. Cose che
lo avrebbero spiazzato, messo a nudo, catturato da una donna!
*Che
male ci sarà, poi, a farsi catturare da una donna?* pensò Alan mentre, prima ancora
di decidere di farlo, stava già posando le sue labbra sopra quelle della sua
“assistente forzata”…
***
Nello
stesso momento, il personale dalla sezione Neurologica stava osservando due
display sulla console del controllo emotivo. Nel primo era comparso il messaggio
RELATION TYPE
A IN PROGRESS - SUBJECT: RINA TAKAMYA nel
secondo comparivano invece i nominativi delle conoscenze femminili dell’organismo,
ciascuno accompagnato dal suo Coefficiente Relazionale. Il livello del soggetto
nominato dal primo display stava salendo dai 986 punti acquisiti con le coccole
della sera precedente, verso i 1186 che avrebbe fatalmente raggiunto coi 200
guadagnatosi con quel bacio… che, fra parentesi, era il primo per entrambi gli
interessati!
Non
appena il punteggio di Rina ebbe superato la soglia dei 1000 punti, la colonna
riservata alla qualità della relazione interpersonale, cambiò istantaneamente il
suo status da quello di AFFECTION a quello di LOVE…!
“Ecco
fatto” esclamò Phil Marlowe, con una smorfia “non c’è che dire: quel bel tipo è
un vero specialista, a mettersi nei casini da solo!”
Harper,
che era lì presente, chiese titubante: “Come mai non abbiamo ancora un
riscontro sul nuovo C.R. unificato di Lisa/Seya?”
“Dietro
mio suggerimento, Watson è riuscito a mettere parzialmente in standby le celle
mnemoniche riservate al soggetto… in questo modo abbiamo rallentato
l’elaborazione del nuovo C.R. e ottenuto il tempo necessario ad Alan per il confronto
con la sua ex-avversaria, che dovrebbe fornirci elementi migliori per far risalire
il suo livello… almeno lo spero!”
“Questo
significa che il C.R. unificato stava scendendo?”
“Eh,
sì… parecchio!” rispose Marlowe, sospirando.
“Dannazione…!
Lei come la vede, Phil?”
“Mah…
credo che le mie colleghe di Haneoka - o meglio di Saint Tail - dovranno darsi
parecchio da fare… e mi auguro anche che adottino una strategia simile a quelle
della Takamya. Altrimenti…”
“Dica
quel che pensa, Phil: senza paura!”
“L’ho
già detto, signore: per come la vedo io, se non avviene un miracolo, il sindaco
di Seika avrà un nuovo nipote acquisito!”
A1
scosse la testa: “L’idea non mi piace. Non che la signorina Takamya non sia in
grado di rendere felice questo organismo… tuttavia, sono convinto che Alan preferirebbe
di gran lunga diventare il genero di un prestigiatore!”[3]
“Anche
lei ha preso gusto alla perifrasi, a quel che sento!”
“Vorrei
solo che quel ragazzo dividesse la sua vita con la donna che veramente desidera!”
“Anch’io,
signore. D’altra parte, qua dentro possiamo solo gestire la situazione e
aiutarlo a decidersi, ma la scelta finale dovrà farla lui… perché sorride?”
“Mi
è venuta in mente una cosa buffa!”
“E
sarebbe…?”
“Non
è forse la donna a scegliere l’uomo che poi la sceglierà?”
Detto
ciò, il Coordinatore dell’organismo abbandonò la centrale del controllo
emotivo, lasciando il povero Marlowe a lambiccarsi inutilmente il cervello.
***
Camminavano
lentamente, abbastanza vicini. Abbastanza da obbligare Rina a combattere
ferocemente la tentazione di prenderlo a braccetto! La sua proverbiale acutezza
l’esortava però ad avere pazienza e a non tirare troppo la corda, dal momento
che già glien’era arrivata abbastanza. Certo più di quanto lei avesse sperato!
La
sensazione di quel bacio, ancora presente sulle sue labbra, la riempiva
ovviamente di gioia… ma anche di paura, perché adesso sapeva che se Alan avesse
scelto, nonostante tutto, di mettersi con Haneoka, per lei sarebbe stato
terribilmente doloroso!
D’altro
canto i pensieri del detective non erano molto più sereni… durante tutto il
tempo in cui aveva goduto - suo malgrado - della compagnia di quella ragazza,
non aveva potuto fare a meno di apprezzare le sue qualità. Stavolta, aveva poi
compiuto una mossa che lo metteva veramente alle strette, costringendolo a prendere
contemporaneamente due decisioni fondamentali che gli avrebbero, in un modo o
nell’altro, segnato irrimediabilmente la vita.
La
prima decisione riguardava chiaramente la sua coscienza professionale: decidere
se arrestare o meno Lisa Haneoka - in
arte Seya - colpevole di aver violato la legge, pur se spinta da nobili ragioni.
La cosa non riguardava soltanto il Codice Penale, ma anche la sua personale
responsabilità di aspirante detective: il sindaco Morinaka lo aveva onorato
della sua fiducia, incaricandolo di arrestare quella strana “ladra-giustiziera”
e lui quella missione l’aveva accettata, conseguenze e implicazioni comprese! Se
adesso, per amore di Lisa, non l’avesse portata a termine pur essendo - ora -
in grado di farlo (era questo il fardello terribile!) avrebbe disonorato suo
padre, coperto di ridicolo il sindaco e creato problemi anche alla famiglia di
quella graziosa ragazza al suo fianco, della quale doveva pur ammettere di
essersi infine innamorato!
Questo
era ormai un dato di fatto che implicava la seconda necessaria decisione:
ricambiare o meno i sentimenti di Rina Takamya. Anche se dubitava che avrebbe mai
smesso di amare Lisa (nonostante il bollore si fosse alquanto raffreddato dopo
la scoperta della verità) non avrebbe potuto non tener conto di quel che
provava ora per la “rivale” di lei! Aveva sempre ritenuto di essere solo un
capriccio per quella graziosa biondina. Pensava che per lei conquistare il suo
cuore rappresentasse solamente un’ambizione fra le altre (essere la più brava della
scuola, la più invidiata dalle ragazze, diventare una poliziotta); ma le cose
che aveva sentito in quel bar lo avevano lasciato piuttosto scosso! Il fatto
poi che Rina non lo stesse spingendo a ripudiare Lisa rinfacciandole l’inganno
perpetratogli nei panni di Saint Tail, non poteva che accentuare il nuovo
sentimento di Asuka Jr, nei suoi confronti… questo temporeggiare della ragazza
poteva anche essere tattico, ma sicuramente stava funzionando in maniera
ottimale!
In
quel momento Alan Daiki Asuka non si trovava spaccato in due, ma spaccato in
quattro!
L’aspirante
tutore della legge aveva davanti a sé due opzioni: la più facile era
raggiungere il successo assolvendo il suo incarico, calpestando però il
generoso movente di Seya, che il suo stesso senso di giustizia costringeva a
rispettare. La più difficile era invece spingere
la società a riconoscere i reali intenti della “ladra”, trasformandola da
fuorilegge in eroina!
Ma
anche l’adolescente innamorato si trovava davanti a due opzioni: la più facile
era cogliere la felicità, così a portata di mano, che Rina gli offriva, col
rischio di vederla intaccata però dal rimorso di non avere avuto fiducia nel
suo “doppio primo amore”! La più difficile era tentare invece una travagliata
sintesi fra il sentimento provato fin dall’inizio per la sua “nemica notturna”
(era indimenticabile la sensazione della sua stretta mentre lo librava nel
cielo della città, la notte in cui avevano recuperato il Cigno di Cristallo) e
quello più recente per la sua “ordinaria” compagna di classe (ugualmente
indelebile era il formicolio avvertito per tutto il corpo - ettolitri di
adrenalina rovesciati da Phil Marlowe sul groppone del povero Dick Tracy - nel
corso di tutte quelle ripetizioni di matematica che le aveva impartito).[4]
Rina
continuava a osservarlo di sottecchi. I suoi occhi femminei ben registravano il
turbamento che il ragazzo mostrava sul volto, denunciando quanto fosse
internamente combattuto. Tuttavia, siccome non mancava ormai molto alla
residenza dei Takamya (Alan la stava infatti riaccompagnando a casa) la ragazza
si decise a rompere il silenzio.
“A
cosa pensi, Alan…?”
“A
quel che diranno i tuoi genitori, vedendoti rientrare a quest’ora!” rispose
lui, dopo aver elucubrato per un attimo.
“Bugiardo…!”
“Non
del tutto!”
“Tranquillizzati,
sciocco! Ieri sera, quando ho deciso di pizzicarti a casa tua, li ho chiamati
al cellulare e ho detto loro che avrei dormito da un’amica!”
Alan
si chiese quanti zilioni di volte quella scusa, vecchia come il cucco, fosse
stata adoperata dalle ragazze per coprire la loro prima notte brava!
“Sicura
che ti abbiano creduto?” chiese poi.
“La
cosa ti preoccupa?” ribatté lei, con voce decisamente maliziosa.
“Direi
proprio di sì!”
Lei
sospirò e rispose: “Non preoccuparti, Alan: non provocherò uno scandalo per
costringerti a sposarmi…!”
“Non
dire sciocchezze” il ragazzo avvertì un brivido lungo la schiena “so bene che
fra i nostri compagni di scuola non hai certo una reputazione da disinteressata”
a lei si intristì lo sguardo e lo abbassò “ma, se ci tieni a saperlo, fra
quelli che la pensano così, io non ci sono… e non da oggi!”
“Davvero…?”
gli chiese Rina, con gli occhi che le tornavano a brillare.
“Che
tu mi creda o no” Alan tornò a guardare davanti a sé “prima non ti ho baciata
per semplice desiderio fisico… non solo, almeno!” ritenne opportuno precisare.
Stavolta
la ragazza non poté più trattenersi e, visto che lui continuava a tenere le
mani nelle tasche, lo prese finalmente a braccetto. Per un momento lui sembrò opporre
una debole resistenza, ma poi accettò quel contatto come una cosa abbastanza
naturale.
*Meno
male che gli Haneoka abitano lontano dai Takamya* pensò *spero solo che quel
disgraziato di Mantano non ci becchi… se no, sai che casino!*
Alan
vedeva già i titoloni sul Saint Paulia
Times[5]: LA FUTURA POLIZIOTTA DERUBA LA LADRA DEL SUO CACCIATORE o peggio FIDANZAMENTO IMMINENTE FRA LA NIPOTE DEL SINDACO E IL
FUTURO CAPO DELLA POLIZIA DI SEIKA
Si
lasciò scappare un brivido…
“Ma
allora di che ti preoccupi? Stai tremando! Guarda che i miei non sono poi così
all’antica!”
“È
più tuo zio a preoccuparmi, se vuoi saperlo!”
Altra
frase, pronunciata ancor prima di pensarla, che dette modo a Rina di affrontare
finalmente l’argomento tabù: “Ti preoccupa per la nostra notte brava o per quel
distintivo che ti pesa nella tasca…?”
Colpito
e affondato, Alan si arrestò. Fra l’altro, erano nel frattempo arrivati davanti
al cancello della sua villa. Istintivamente, il ragazzo trasse di tasca
l’oggetto[6] e lo
contemplò a lungo…
“Quel
giorno è stato uno dei più belli della mia vita” disse, quasi a sé stesso “ma oggi
mi viene quasi da maledirlo!”
“Io
temo, invece” replicò Rina, malinconicamente “che tu maledica più il giorno in
cui ho deciso di venire a vivere a Seika!”
Il
detective rialzò il viso e la fissò severamente: “Ti sbagli. Ora, comunque, non
è così!”
“Come
vorrei crederti, Alan…!”
“Allora
fallo” replicò deciso lui, mentre Gus Chandler si domandava come facessero,
dentro la Takamya,
a farle luccicare gli occhi a comando “e rifletti su questo, se ti può aiutare:
di cosa potrei rimproverarti? Forse di volermi bene? Non sono il bastardo che
credete tutti, Rina!”
“Io
non l’ho mai creduto…! Vorrei solo sapere che farai, adesso!”
“Quello
che mi detta la mia coscienza. Che altro?”
“La
tua coscienza di detective o la tua coscienza di innamorato?”
Alan
sospirò, prendendosi il tempo per scacciare l’irritazione che le punzecchiature
di Rina - più o meno intenzionali - gli stavano provocando. Non voleva mettersi
a litigare con lei. Non voleva più litigare con nessuno.
*Con
nessuno...!* si disse, calcando
mentalmente su quella parola.[7]
“Non
è detto che le due coscienze non trovino un punto di incontro. Dopotutto, la
legge deve anche educare i trasgressori, non solo punirli!”
“Credi
che questo sia il tuo compito personale?”
“Forse
no, ma vorrei assumermelo” replicò il giovane, decidendo di andare direttamente
al sodo “in fondo, le devo…” si corresse “…le dobbiamo qualcosa! Se le sue imprese - illegali, va bene - non
avessero portato allo scoperto tutti quei truffatori, essi l’avrebbero fatta
franca! Non puoi negare che, più o meno indirettamente, la giustizia l’ha
servita anche lei. Cerca di capire, Rina: io non me la sento di sbatterla in
galera…!”
Rina
lo scrutò in volto: “E l’incarico che ti aveva affidato mio zio?”
“Tuo
zio mi aveva incaricato di arrestarla…
il che può anche voler dire fermare solamente la sua attività, che la legge -
su questo siamo d’accordo - non può consentire: tocca alle forze dell’ordine far
rispettare le regole, non ai privati cittadini!”
“Dove
vuoi arrivare, Alan…?”
“A
questo, Rina: cosa ne diresti se le parlassi e la convincessi a non
continuare?”
“Credi
che ti ascolterebbe?” chiese la nipote del sindaco, con un tono di scetticismo
nella voce.
“Se
non ci provo, non lo saprò mai!” rispose lui, ruotando in su i palmi delle
mani.
La
ragazza, che si era appoggiata al muro di cinta della proprietà mentre lo stava
ascoltando, chiuse gli occhi, come per raccogliersi. Anche gli occhi di Alan
potevano constatare la sua sofferenza. Quando li riaprì, gli disse, con voce
tremante: “Allora provaci…!”
Il
sorriso di Alan risplendette più del sole, mostratosi finalmente attraverso gli
squarci delle nuvole. Il ragazzo si avvicinò e le afferrò le mani: “Grazie,
Rina! Lo sapevo che sei una persona onesta! E sono felice che ti sia innamorata
di me… ne sono anche lusingato, se vuoi saperlo!”
A
quelle parole, la ragazza lo abbracciò con grande trasporto. Lui ricambiò
l’abbraccio ma, dopo un attimo, si accorse che le sue spalle si scuotevano… stava
piangendo.
“Rina…
cos’hai…?”
“Alan…
ti prego: non illudermi!”
“Ma
che dici?”
“Io…
io non odio Lisa, te lo giuro! Anch’io capisco un po’ quello che ha fatto…
anche se non digerisco il modo che ha usato per conquistarti! Comunque, se
sceglierai lei, ti capirò… sarà terribile, ma me ne farò una ragione…”
“Rina…”
disse lui, carezzandole istintivamente la testolina bionda.
A
quel contatto, lei si stacco da lui e lo fissò con lo sguardo più penetrante
che poteva. Alla Sensitiva cominciarono ad accendersi alcune spie di
sovraccarico: “…ma, se è così, dimmelo subito: non farmi sperare inutilmente…!”
Il
ragazzo annuì. Ormai non poteva più considerarla una ragazza petulante e
appiccicosa. Le mise le mani sulle spalle e le disse: “È anche per questo che
voglio parlarle, prima di agire! Devo capire cosa provo esattamente per lei e -
soprattutto - capire cosa lei prova esattamente per me! Come Seya non ha mai
nascosto i suoi sentimenti… come Lisa sì! E devo capire se questo faceva parte
dell’inganno o se c’era dell’altro. Quando avrò le idee più chiare, potrò finalmente
prendere la mia decisione da uomo. Non voglio avere né dubbi, né ripensamenti
su chi desidero veramente al mio fianco per tutta la vita! Ora come ora… lo
confesso… vi amo tutte e due!”
Rina
gli sorrise dolcemente, carezzandogli la guancia: “La sincerità… ecco cos’avevo
dimenticato!”
“Come…?”
“Al
bar, quando mi hai chiesto perché mi piacevi… è questo un altro dei motivi: la
tua sincerità!”
Alan
non resistette alla tentazione di darle un leggero bacio sulla fronte. Quando
si ritrasse, notò con stupore che il volto di lei si era fatto leggermente
corrucciato.
“Sei
proprio sicuro di non avere già scelto…?” gli chiese ancora una volta.
Con
espressione altrettanto seria, il detective annuì senza alcuna esitazione: “Lo
sono, Rina!”
“E
allora sappi” concluse, piantandogli di nuovo due occhi che fecero saltare diversi
circuiti di protezione sui pannelli di Marlowe “che prima di rassegnarmi lotterò
con tutte le mie forze! Posso lealmente ammettere che anche Seya ti meriti”
calcò bene sul nome che aveva usato “ma non ti lascerò a lei così facilmente:
me lo riprenderò io, il cuore che ti ha rubato!”
Senza
dargli il tempo di rispondere, gli stampò infine sulla bocca un bacio
mozzafiato! Se non ci mise la lingua, fu solo perché temeva che poi non sarebbe
più riuscita a controllarsi… era meglio giocare pulito, ancora per un po’!
Mentre
Alan cercava di riprendere a respirare, Rina suonò il campanello e, quando le
aprirono, gettò sul tavolo l’ultima carta…
“Dopotutto…
mi riprenderei soltanto quello che ho vinto!”
“Che
cosa vuoi dire…?” domandò lui, con un certo qual vago presentimento.
“Che
la scommessa l’ho vinta io, non ti ricordi? Adesso devi metterti con me!”
“Ma…”
“Ciao,
tesoro… telefonami!”
Richiuso
il cancello, la ragazza attraversò il giardino con una velocità tale da far
invidia a Saint Tail… prima ancora che Alan potesse riprendersi dallo shock,
aveva già varcato il portone di casa.
Il
povero detective se ne rimase sul marciapiede, come un baccalà, poi sentì
montargli un discreto nervosismo: “Ladre, suore, poliziotte” gridò il maschilista
convinto che era in lui “dove diavolo sono finite le ragazze che vogliono fare
soltanto le mogli e le madri??”
Ciò
detto, tirò un calcio liberatorio a un provvidenziale ciottolo e se ne andò.
***
Contemporaneamente,
nella centrale del controllo emotivo, Phil Marlowe doveva riscontrare con
sgomento che il solo pensiero poc’anzi espresso dal giovane detective a
proposito di mogli e madri, aveva fatto guadagnare almeno 10 punti al Coefficiente
Relazionale di Sayaka Shinomya! Gli aggiornamenti sul display delle relazioni
interpersonali segnalavano ora 331 punti per la dolcissima fan di Asuka Jr. e
1386 punti per la nipote del sindaco (ne aveva guadagnati altri 200 con il
secondo rapporto A)[8]. In terza e quarta
posizione stavano le righe relative a SEYA (A.K.A. SAINT TAIL) e LISA HANEOKA, entrambe
col livello del C.R. azzerato e la nota CANCELLED. In
fondo alla lista, in posizione chiaramente provvisoria, compariva infine la
nuova riga intestata a LISA
HANEOKA/SEYA (A.K.A. SAINT TAIL) che mostrava
ancora, nella colonna del livello, un inquietante NA[9] e, in quella delle note, un ancor più inquietante ELABORATION IN PROGRESS…
Il
capo della Neurologica di Alan Asuka non poté fare a meno di accasciarsi sul
suo tavolo da lavoro, tuffando il viso nelle braccia e sospirando ancora: “Aaah…
sì: decisamente una brutta settimana…!”
[1]Marlowe è il capo della sezione Neurologica e Tracy della Cardiaca.
[3]I lettori di questa fanfic devrebbero prendere atto che
i membri del Consiglio Organico di Alan- con l’eccezione di James Watson - sono decisamente Haneokiani piuttosto che Takamyani… anche se il Codice Biologico imporrebbe
loro di essere super-partes! Da ciò,
forse i fans di Lisa/Seya si sentiranno rassicurati sul finale.
[4]C’è da chiedersi se non derivasse proprio da questo la passione di Alan
per tale materia!
[5]Il giornale della scuola, redatto appunto da Sergio Mantano, l’aspirante
giornalista-fotoreporter.
[6]Si tratta chiaramente del distintivo consegnatogli dal sindaco assieme
all’incarico di arrestare Saint Tail.
l
tavolo delle riunioni d’emergenza stavano nuovamente seduti i capi delle
quattro sezioni più interessate (o meglio coinvolte) nella ricerca della via
d’uscita più onorevole dal dilemma sentimental-professionale (o
professional-sentimentale, ancora non avevano deciso come chiamarlo) attraversato
attualmente dal loro organismo: Watson (Cerebrale), Marlowe (Neuro), Chandler
(Sensitiva) e Spade (Genetica). Presiedeva naturalmente l’Organic Coordinator Harper, ovvero A1.
Lariunione faceva seguito a un mini-consiglio tenuto
dai quattro capi-sezione citati, nel quale gli stessi avevano elaborato le
possibili opzioni per uscire da tutto quel pantano e ora facevano appunto rapporto
al Coordinatore di Alan Asuka.
“Prima
di cominciare” disse quest’ultimo “vorrei essere possibilmente informato sull’attuale
livello del nuovo C.R. unificato di Lisa/Seya!”
Watson
e Marlowe si scambiarono un’occhiata, poi il secondo rispose al capo: “Certo,
signore! In questo momento, il livello del C.R. unificato si trova a quota 522!”
A1
meditò qualche istante: “522 punti… affetto,
ma non più amore. Giusto?”
“Esatto,
signore!”
“È
in grado di dirmi se questo valore è il risultato di una precisa elaborazione
dei circuiti psichici?”
“Certamente”
rispose Marlowe “come le avevo già detto, le celle di memoria riservate a Lisa
Haneoka (comprese quelle che, fino all’altra sera, erano assegnate a Saint
Tail) erano state messe in stand by… vale
a dire inserite in un circuito di auto-alimentazione che consentiva loro di non
essere delettate[1] anche se non ricevevano
più corrente dai circuiti psichici. Questo aveva fatto sì che le sensazioni che
Alan sta provando dalla realizzazione dell’Ipotesi
Zero, cessassero di modificare il livello del C.R. del soggetto. Tuttavia,
lo stato di auto-alimentazione non può essere mantenuto a lungo, pena l’inevitabile
deterioramento delle celle stesse; per cui abbiamo dovuto reinserirle nel
circuito neuronico principale!”
“E
quindi?” domandò Harper, ansiosamente.
“Ecco…
evidentemente l’elaboratore emotivo ha innanzitutto effettuato una sintesi fra
i livelli assunti da Lisa e da Seya immediatamente prima della scoperta, per
poi elaborare una seconda sintesi fra il livello che assumerebbe il C.R. della
ragazza - in conseguenza della reazione negativa
di Alan - e il livello ottenuto dalla sintesi precedente!”
“Non
si tratta di sintesi, Phil” intervenne Watson “si tratta di medie matematiche.
Pure e semplici!”
Il
Coordinatore sobbalzò e puntò lo sguardo sul capo della Cerebrale: “Vorrebbe spiegarsi?”
“Ma
certo” l’altro si alzò e si avvicinò a un cavalletto presso un angolo della
stanza, coperto da diversi fogli di carta. Trasse di tasca un pennarello e
continuò “è molto semplice: prima che si scoprisse l’altarino, miss Haneoka
aveva un livello di 1025 punti, mentre miss
coda di cavallo ce l’aveva di 1038![2] Ora,
la media matematica dei due valori risulta essere di (1025+1038):2, cioè
2063:2, pari a 1031. Facendo sempre la media matematica fra il valore più basso
che Marlowe aveva ipotizzato in caso di reazione negativa e quello ottenuto dalla prima media, avremo un risultato
di (13+1031):2 = 1044:2 = 522. È chiaro?” chiese infine il capo della
Cerebrale, dopo essersi voltato, sorridendo.
“Sì,
sì… è chiaro” ammise Harper “come è chiaro il suo piacere personale
nell’esporre la situazione, Watson!”
“Il
suo sarcasmo mi sembra fuori luogo, signore” ribatté l’altro, risentito
“quest’analisi potrà anche non piacerle, come non piace al mio collega” sbirciò
fugacemente Marlowe “tuttavia è un’analisi assolutamente esatta!”
“Ciò
che non mi piace, signor Watson, non è l’analisi in sé… bensì la propensione di
Alan a decidere della sua vita a colpi di medie matematiche!”
Il
capo della Cerebrale si irrigidì: “Signore” disse, gonfiando il petto “le
rammento che la matematica è l’alfabeto
col quale Dio ha scritto l’universo!”[3]
“Questa,
però, a quelle di Haneoka non la raccontiamo, eh?” intervenne Spade, con voce
nervosa “Altrimenti la loro Motoria mi prende la centrale in mano e me la
strizza di brutto…!!”
“Tranquillo,
Sam: non credo sia nel loro interesse!” osservò Chandler.
“Non
lo sarà se il signorino sceglierà lei come compagna, Gus… ma, da quello che
sento, le cose stanno andando in tutt’altra direzione!”
“Ecco,
appunto” puntualizzò A1, battendo una mano sul tavolo “qui si tratta di
decidere alla svelta come comportarsi nei confronti di quelle due: Haneoka e
Takamya, intendo dire. E non sarà per niente facile!”
“Ce
la faremo, signore! Dopotutto, le cose avrebbero potuto andare anche peggio!”
non riuscì a trattenersi dal dire Marlowe.
“Come
sarebbe…?” chiese Watson, perplesso.
“Beh…
considera che, se l’Ipotesi Zero si
fosse rivelata infondata, adesso magari ci ritroveremmo a dover scegliere fra
tre ragazze, invece di due. È già qualcosa, no?”
“Ah,
certo… davvero una bella fortuna!! Beato te che hai ancora voglia di scherzare,
Phil!” gli rispose il collega con un severo sguardo di rimprovero.
“Sempre
meglio della tua citazione galileiana!”
I
due furono interrotti da altri due colpi sul tavolo, un po’ più forti del
precedente…
“AVETE
FINITO?” gridò il Coordinatore. I due smisero di beccarsi e ammutolirono “Bene!!
Ora che vi siete un po’ divertiti, vediamo di passare alle cose serie! Mi auguro
proprio che non sia unicamente quella di Marlowe, la conclusione a cui siete
pervenuti durante l’incontro svoltosi fra voi, prima di questa riunione!”
“No,
signore” si affrettò a rispondere il capo della Neuro “in verità, abbiamo
considerato quattro possibili opzioni, relative a quattro diverse linee di
condotta da far adottare al signor Asuka!”
“Addirittura
quattro? Bene, siete stati abbondanti!”
“Non
sono né abbondanti, né scarse, signore” replicò Watson “sono soltanto quelle
possibili. Ora gliele illustrerò!”
“No:
lei, no, Watson” lo fermò A1 scuotendo il ditino “e nemmeno lei, Marlowe…
voglio uno neutrale! Diciamo… lei, Spade!”
Il
capo della sezione Genetica si alzò sorridente e si avvicinò al cavalletto.
“E
lui sarebbe neutrale?” esclamò Watson, punto sul vivo.
L’interessato
si voltò e rispose, serafico: “La
Genetica è neutrale per definizione, Jim: Il nostro compito è
quello di procurare una discendenza all’organismo. Non importa con chi!”
“Ma
certo” annuì il capo della Neuro, appoggiando la faccia sulle mani “ladre-giustiziere,
aspiranti-poliziotte… che differenza fa? Basta che abbiano tutte un’interfaccia
di passaggio…!”[4]
“Basta,
Marlowe” lo riprese A1 “non ricominci anche lei!”
“Mi
scusi, capo… facevo solo per sdrammatizzare!”
“D’accordo,
ma non esageri: guardi quelli di Moroboshi dove sono finiti, a forza di
sdrammatizzare!” commentò Harper osservando Spade mentre riempiva un nuovo
foglio di carta dopo quello utilizzato prima da Watson.
“Non
mi sembra che se la passino poi tanto male, però!” osservò costui.
“Ah,
non crediate: l’erba del vicino è sempre più verde!”[5]
Appena
ebbe finito, Sam Spade si voltò, scostandosi dal cavalletto. Il foglio che il
capo della Genetica aveva appena riempito, Lew Harper lo vedeva ora diviso in
quattro settori, riempiti nel modo seguente…
In
quello in alto a sinistra c’era scritto:
OPZIONE:
WATSON
AZIONE:
ARRESTARE LISA/SEYA + SCEGLERE RINA
REAZIONE
LISA: L
REAZIONE
RINA: J
In
quello in basso a destra c’era scritto:
OPZIONE:
MARLOWE
AZIONE:
SALVARE LISA/SEYA + SCEGLIERE LISA/SEYA
REAZIONE
LISA: J
REAZIONE
RINA: L
Queste
erano le due opzioni radicalmente opposte. C’erano poi le opzioni di
compromesso.
Nel
settore in basso a sinistra c’era scritto:
OPZIONE:
CHANDLER
AZIONE:
ARRESTARE LISA/SEYA + SCEGLIERE LISA/SEYA
REAZIONE
LISA: J
REAZIONE
RINA: L
e
infine, in quello in alto a destra:
OPZIONE:
SPADE
AZIONE:
SALVARE LISA/SEYA + SCEGLIERE RINA
REAZIONE
LISA: L
REAZIONE
RINA: J
Le
linee di divisione dei quattro quadranti erano attraversate da altrettante
frecce: due orizzontali e due verticali. Una doppia freccia obliqua univa poi i
quadranti contenenti le due opzioni radicali, attraversando l’incrocio delle
linee divisorie. Le frecce stavano semplicemente a indicare come l’opzione
“SPADE” fosse un compromesso fra le opzioni “WATSON” e “MARLOWE”, mentre l’opzione
“CHANDLER” era un compromesso reciproco fra le due stesse opzioni radicali.
Al
Coordinatore Harper cominciava a venire un po’ di mal di testa… tuttavia
strinse i denti e lasciò la parola a Spade.
“Allora…”
cominciò questi “…qui sono descritte le quattro possibili opzioni che abbiamo
davanti a noi. La nostra scelta è - allo stesso tempo - professionale e
sentimentale!” Spade puntò il pennarello sul quadrante in alto a sinistra
“L’aspetto professionale ci imporrebbe di fare il nostro dovere e arrestare
miss Haneoka (alias Seya) in quanto ladra, anche se giustiziera… in modo da
applicare il Codice Penale e assolvere contemporaneamente l’incarico testé
affidatoci dal sindaco. Al tempo stesso, l’aspetto sentimentale della scelta renderebbe
giustizia a miss Takamya che, oltre ad appoggiarci nell’impresa, ci ha
onestamente manifestato, fin dal principio, i suoi sentimenti. Questa è
l’opzione proposta dal signor Watson!”
“Non
me ne stupisco” commentò Harper “sappiamo tutti che il nostro capo-cerebrale e
un Takamyano di ferro!”
“Obiezione,
signore” protestò l’interessato “il mio intendimento è semplicemente quello di
rendere giustizia a un’equipe organica femminile onesta… una delle poche che ci sono, per dirla tutta!”
“Balle…!!”
ribatté Marlowe “Tu vuoi soltanto rendere la pariglia all’equipe femminile che
ti ha fregato!”
“Forse
te lo sei scordato, ma hanno fregato anche te!!”
“Piantatela,
una buona volta, voi due!!!” saltò su nuovamente Harper “Hanno fregato tutti, qui
dentro, se è per questo!” il Coordinatore sbuffò e fece cenno a Spade di
proseguire.
“L’opzione
diametralmente opposta a quella appena illustrata” disse costui, indicando il
quadrante in basso a destra “è naturalmente quella del signor Marlowe[6]… e consiste
invece nel sacrificare completamente l’aspetto professionale, in favore di quello
sentimentale: vale a dire salvare Lisa (in arte Seya) e contemporaneamente
mettersi con lei. Questo compenserebbe la nostra ex-avversaria per ciò che ha
fatto per le vittime di tutte quelle truffe, ma - per contro - defrauderebbe ingiustamente
miss Takamya per la sua sincerità e la sua onestà d’intenti!”
“Ci
andrei piano, con questa onestà di
intenti…!” polemizzò Marlowe “Se, anziché una ladra, Seya fosse stato un ladro,
forse il senso della giustizia di Rina si sarebbe rivelato unpo’ meno zelante…!”
“Ti
prego, Phil” esclamò il capo della Genetica, mettendosi una mano sullo stomaco
“non rammentarci la storia della scommessa: giù da noi ci rivoltiamo ancora le
budella, a pensare che potevamo veramente avere inseguito un uomo…!”
“Non
era questa la mia intenzione, Sam” replicò il capo della Neuro “volevo
solamente dire che lo scopo di miss Takamya - più o meno recondito - era quello
di acchiappare Alan, più che quello di acchiappare Seya!”
“Questo
sarà anche vero” disse Watson “ma non puoi negare che la tua osservazione calzi
perfettamente anche se riferita ad Alan!”
Marlowe
si voltò di scatto verso il collega: “Che cosa vorresti insinuare…?!”
“Io
non insinuo un bel niente: io affermo e sostengo che se Saint Tail non fosse stata una femminuccia, mister superinsensibile non avrebbe
accettato con tanto entusiasmo l’incarico del sindaco!”
“Beh,
può anche darsi” rispose il responsabile dell’Emotiva, sudando “non ho mai
negato, del resto, che l’aspetto romantico funzionasse da stimolo alla nostra
caccia!”
“Appunto!
Per non parlare dell’aspetto erotico,
vero Spade? Scommetto che la tua sezione ha fornito a quella di Tracy molta più
adrenalina di quella di Marlowe, per pompare l’ossigeno che serviva a Wolfe per
rifornire Kirby di calorie!”[7]
“Se
lo dici tu…!” ribatté il responsabile della Genetica.
“Lo
dico io, sì!! Per tacere dei motivi che spingevano la codina a farsi inseguire
- e ben volentieri - dal suo amico
detective, con tanto di lettere di preavviso! Per cui, caro Phil, è inutile
fare gli ipocriti: se dentro Haneoka e dentro la Takamya sono tutte
peccatrici, qui dentro siamo tutti peccatori!”
“AMEN…!!!”
concluse, a voce alta, il Coordinatore “E adesso, se non vi dispiace, andiamo
avanti! E il prossimo che ricomincia a divagare, sentirà le sue!! Sono stato
chiaro…?”
Gli
altri deglutirono e Watson confermò: “Cristallino, signore!”
“Alla
buon’ora… a lei, Spade!”
“Bene…
ci sono poi le due opzioni di compromesso” indicò il pannello in basso a
sinistra “la prima consiste nell’arrestare Lisa (in arte Seya) e, allo stesso
tempo, mettersi con lei, una volta che abbia scontato la pena, che tutti noi ci
auguriamo breve e che potrebbe anche esserle condonata (abbiamo discusso su
questo). Questa scelta soddisferebbe la nostra coscienza professionale e anche
quella sentimentale: la nostra ex-avversaria verrebbe magari punita dalla legge,
ma si vedrebbe ricambiare i suoi sentimenti e ciò la compenserebbe della condanna
moralmente ingiusta! In quanto a Rina, non potrebbe accusare Alan di
favoritismo nei confronti della rivale e potrebbe mantenere un buon rapporto di
amicizia con entrambi. Questa è l’opzione del signor Chandler!”
“Complimenti,
Gus” gli disse A1 “davvero niente male!”
“Che
vuole, signore… in fondo è la mia sezione che l’ha smascherata. Mi sembrava
giusto riparare, in qualche modo!”
Il
Coordinatore sorrise e tornò a guardare Spade, mentre Watson masticava amaro,
pensando: *Al diavolo!! Quella ladruncola coduta li ha proprio incantati tutti quanti!!
La Neuro
femminile che ha inventato questo metodo l’avrebbe dovuto brevettare…!*[8]
“Infine”
disse Spade puntando il pennarello sul settore in alto a destra “ecco l’ultima
opzione proposta: non arrestare Lisa (o Seya) e mettersi invece con Rina…
questo darebbe riconoscimento ai meriti morali della nostra ex-antagonista e,
contemporaneamente, premierebbe anche i meriti di miss Takamya… sia quelli
civici, che quelli sentimentali!”
“E
questa opzione - manco a dirlo - è la sua!” osservò A1.
L’altro
parve un po’ imbarazzato: “In effetti… sì, signore: è la mia!”
“Mi
tolga una curiosità, Spade” gli chiese Harper, sorridendo bonariamente “non è
che la sua proposta derivi anche - magari inconsciamente, eh…? - dal desiderio
della sua squadra di confrontarsi con un’amante più gestibile?”
“Quale
amante più gestibile?” intervenne
Marlowe “Quella che si è introdotta di soppiatto nel suo letto?!”
“Sì,
ma non facendo nulla, salvo dormirgli affianco” gli ribatté Watson “tu, come al
solito, o non capisci o fai finta di non capire!”
“E
tu, come al solito, hai voglia di litigare…! Se invece provocassi di meno e ti
spiegassi di più, magari potremmo anche andare un po’ più d’accordo!”
“Ma
porca miseria, Phil…! Non ce l’hai scritto, sui tuoi manuali, che le acque
chete sono, in realtà, le più scatenate?”
“Agnellini in cucina e tigri a letto! Già,
l’ho sentita anch’io, da qualche parte, questa teoria” osservò A1 per poi
tornare a rivolgersi a Spade “dunque, Sam, cosa mi risponde? È così che stanno le
cose?”
Il
capo-sezione, arrossito fino alla punta dei capelli, balbettò: “Non… non
saprei, signore!”
“Suvvia,
non abbia timore: fra l’altro, le sue riserve sarebbero più che legittime:
dopotutto, ogni responsabile organico ha il dovere di far rendere al meglio la
sua sezione. E la scelta della partner non può ovviamente prescindere dal
giudizio della Genetica!”
Sam
Spade meditò qualche istante, poi dichiarò: “Può darsi che sia come dice lei,
signore… d’altra parte, avendo il signor Chandler formulato la sua opzione per
primo, io non potevo che formularne una di segno opposto e perciò…”
Lew
Harper sorrise maliziosamente: “Va bene, signor Spade, ho capito: mettiamola
pure così… comunque, lei non deve sottovalutarsi: una risposta come questa
denota una notevole scaltrezza, da parte sua. Buona anche per dividere il letto
con Saint Tail” si voltò verso il capo della Cerebrale e concluse “senza
dormire, ovviamente!”
“Se
lo dice lei, signore!”
“Sì,
lo dico io” ribatté A1, rifacendogli il verso “bene…” disse poi, rivoltandosi
verso il relatore “…a questo punto, immagino di dovervi chiedere quale delle
quattro opzioni che mi avete esposto, sia la più opportuna da seguire!”
La
sua frase fu seguita da un pesante silenzio. Il Coordinatore attese che i suoi
subordinati gli rispondessero o, quanto meno, si scambiassero qualche opinione
od osservazione al riguardo. Niente.
“Beh,
signori: dico, non vi aspetterete che sia io
a decidere cosa fare, vero?! Avete trascorso più di due ore a cospirare fra di
voi, prima di venire a riferire al sottoscritto… sarete pure in grado di
esprimere almeno una valutazione di massima, voglio sperare!”
A
questo punto, Phil Marlowe si alzò e si avvicinò al cavalletto. Spade, ben
lieto di abbandonare quel “palcoscenico”, gli cedette il posto e si accomodò a
sedere.
“Dunque,
signore…” cominciò il capo della Neuro “…se consideriamo le previste reazioni
delle due controparti alle quattro diverse condotte che il signor Asuka potrebbe
assumere, possiamo notare un fattore significativo: che Lisa/Seya venga
arrestata o meno, la sua reazione risulterebbe positiva solamente nel caso in
cui il suo ex-inseguitore decidesse di mettersi con lei! Viceversa, la reazione
di Rina sarebbe ovviamente positiva solo nel caso opposto! Considerato che,
l’eventuale sanzione che miss Haneoka subirebbe dalle autorità per la sua
attività irregolare, sarebbe certamente blanda… il suo maggiore danno psichico risulterebbe
essere il rifiuto di Alan. Per essere più chiaro, l’eventuale condono della
pena non consolerebbe l’ex-ladruncola più di tanto, se il suo detective la lasciasse per la Takamya! Viceversa, quest’ultima
non si sentirebbe appagata più di tanto dall’arresto della rivale, se costei
avesse partita vinta nell’altro campo!” detto questo, fissò il Coordinatore.
“E
allora?” chiese lui.
“E
allora…” esitò Marlowe “…se consideriamo i due diversi - ma ugualmente presenti
- obblighi morali che il nostro ragazzo possiede nei confronti delle ragazze a
cui tiene di più, la questione non è
se arrestare o meno la ladra Saint Tail… bensì quella di scegliere chi avere al suo fianco per il resto
della vita. In altre parole, chi portare all’altare!”
A1
abbassò lo sguardo e rimase a meditare con le braccia incrociate per qualche
secondo. Quando rialzò la testa, domandò al capo della Neuro: “Se non ricordo
male, lei ha detto all’inizio che il nuovo C.R. di miss Haneoka avrebbe assunto
un valore di 522 punti!”
“Sì,
signore!”
“E…
quello di miss Takamya, a che quota è?”
“1386…!”
rispose, piatto, l’altro.
Il
Coordinatore guardò a lungo il suo subordinato e finalmente chiese: “Questo non
significa forse che Alan ha già scelto
con chi trascorrere il resto della vita?”
Phil
Marlowe si morse nervosamente le labbra, poi fece due o tre respiri profondi e
rispose: “Attualmente le cose starebbero come dice lei… ma dobbiamo ancora affrontare
il confronto con Lisa. O meglio con Seya!”
“Crede
che ne valga la pena? Voglio dire…” Harper sporse le mani in avanti per fermare
l’interlocutore, che aveva già aperto la bocca per ribattere “…potrebbe rivelarsi
un incontro doloroso. Magari il suo C.R. ne uscirebbe malconcio… mentre adesso,
per lo meno, Alan sente ancora dell’affetto, per lei! Mettiamo che, dopo il
confronto, la detesti! È un rischio da correre, secondo lei, se non esistono
probabilità ragionevoli che fra i due possa rinascere un sentimento più forte?”
Il
responsabile della Neuro si portò una mano alla fronte, lisciandosela più volte
e riflettendo profondamente. Quando parlò, la sua voce era tremula, ma
convinta: “Io ritengo che… dopotutto, glielo dobbiamo! Un chiarimento, voglio dire.
Seya può averci ingannato celandosi sotto i panni di Lisa durante il giorno…
ma, come ho detto l’altra notte a Watson, non ha utilizzato questi panni per
carpirci informazioni sulle nostre tattiche di cattura. Nel caso del Cigno di
Cristallo, poi, il suo aiuto è stato decisivo per recuperare la credibilità di
Alan nei confronti del sindaco! Pensiamo anche alle lettere di preavviso: in
fondo, lei voleva essere inseguita! Forse
cercava di dirci qualcosa… forse, interpretare il personaggio di Saint Tail era
il suo modo per comunicare con lui, per esprimergli ciò che non riusciva a dirgli
come Lisa Haneoka. E tutto lascia ritenere che, in fondo, anche per lui, era lo
stesso! Voglio dire, dare la caccia a Seya era il suo modo per andare incontro
a Lisa. C’era un inconscio desiderio, da parte sua, che quelle due fossero la medesima
persona. È innegabile…!”
“Ma…
scusa, Phil” intervenne il capo della Cerebrale “se è come dici tu, mi spieghi perché
il nuovo C.R. di Haneoka non ha un valore molto più alto?”[9]
Marlowe
guardò il collega e poi guardò ancora A1, che glielo chiese a sua volta: “Jim
ha ragione, Phil: perché non è più alto, allora?”
L’altro
sospirò e, dopo qualche attimo, rispose: “Francamente… non lo so! Posso ritenere
che… rimanga uno strascico di dubbio latente su quelle che potrebbero essere
state le vere intenzioni di Saint
Tail nei suoi confronti!”
“Cioè,
il dubbio che lei lo abbia veramente manipolato?” domandò Harper.
“È
possibile. Non trascurerei nemmeno il nuovo sentimento del signor Alan per la
signorina Takamya!”
Il
Coordinatore tornò a fissare il centro del tavolo per un po’… poi guardò di
nuovo il sottoposto: “Insomma, Marlowe: a parer suo, qual è veramente la cosa migliore
da fare…?”
“In
base a ciò che ho detto prima, signore” il capo della Neuro tornò a voltarsi
verso lo schema “le opzioni WATSON e CHANDLER le escluderei in partenza! Anche
se Seya lo avesse ingannato, è chiaro che ciò che faceva era a fin di bene. L’innato
senso della giustizia del signor Alan non può consentire che Saint Tail venga
sanzionata per questo o che corra anche solo questo rischio. Rimangono la mia
opzione e quella di Spade: preservare comunque Lisa dalla legge, ma decidere se
farla felice o fare felice Rina. È questo,
in buona sostanza, quello che deve decidere Alan… e potrà deciderlo soltanto
dopo aver parlato con Lisa!”
“In
buona sostanza” intervenne Spade “si tratta di capire se, al di là delle sue generose
azioni di recupero, la codina lo abbia preso in giro oppure no. Nel primo caso,
prenderemo Rina, nel secondo caso…”
“…prenderai Seya” non si trattenne dal
dire Chandler “così farai quello che Kirby non è mai riuscito a fare…!”
“L’hai
detto tu, non io!” ribadì il capo della Genetica, socchiudendo gli occhi.
Dopo
aver riflettuto ancora un momento, Harper deliberò: “Bene… date le circostanze
straordinarie che caratterizzano questo particolare momento e dato anche che il
tempo stringe… giudico non indispensabile mettere ai voti la decisione. Mi prendo
quindi personalmente la responsabilità!” ciò detto, tornò a guardare il capo della
Neuro “La sua proposta è approvata, Marlowe: a lei e a Watson il compito di
trovare il sistema più efficace per affrontare l’argomento con la signorina Haneoka”
si girò verso il capo della Cerebrale “e quello meno doloroso, naturalmente”
sospirò e concluse “la seduta è tolta!”
[4]Per la definizione della interfaccia
di passaggio vedasi nota 16 nel cap. 9 della fanfic Storia segreta dei SISAS.
[5]Non chiedetemi come fanno le equipes organiche di
individui diversi a conoscersi e soprattutto a comunicare fra di loro, perché
lo devo ancora capire!
[6]Il quale, chiaramente, è invece un “Haneokiano” di ferro!
[7]D’ora in poi, basta coi riferimenti… tanto ormai lo
sapete a memoria chi sono i responsabili delle varie sezioni e io non vorrei
diventare troppo pedante! Semmai, se qualcuno avesse dei problemi, posso
mandargli uno schemino.
[8]Per ora sono tre le Neuro femminili che hanno utilizzato
questo metodo: quella di Sheila Heintz (alias Occhi di Gatto), quella di Lisa Haneoka (alias Saint Tail) e quella di Aimi Komori (alias Shadow Lady). Al di là dell’Oceano Pacifico, ci sarebbe anche una
certa Lola Duck, avversaria di Paperinik…!
[9]Forse qualcuno si chiederà come mai il blocco
relazionale operato dalla Neuro di Seya tramite il furto della chiave (v. cap .
6) abbia consentito al C.R. di Rina di salire così tanto oltre il livello “primitivo”
della codina...! La risposta è che il blocco non impedisce al C.R. di scendere, nel caso il soggetto di
appartenenza scada nella considerazione di un altro soggetto per qualcosa che
gli abbia detto o fatto. Ed è proprio mentre il C.R. di Seya stava scendendo,
che è salito quello di Rina, grazie alle sue parole e alle sue azioni
“positive”.
auto
dell’ispettore Asuka si arrestò presso il cancello principale dell’Istituto Saint Paulia.
“Eccoci
qua… buona scuola, figliolo!”
“Grazie,
papà… e grazie anche per il passaggio!”
“Figurati…
dopo tutto l’aiuto che mi dai… e poi stamattina ti ho visto un po’ giù di forma.
Hai dormito male, stanotte?”
“Non
molto… forse non ho digerito bene!”
“Potevi
dirmi qualcosa!”
“Non
preoccuparti, papà: ora sto benone. A stasera, ciao!”
“Ciao,
Alan!”
Dopo
che suo padre fu ripartito, il ragazzo stette qualche secondo immobile sul
marciapiede. Fece poi due respiri profondi e, fattosi coraggio, iniziò a
percorrere il vialetto che conduceva all’entrata principale. Le gambe gli
sembravano di piombo, per non parlare delle mani sudate fradice, del discreto
formicolio per tutto il corpo e delle numerose “farfalle” che gli svolazzavano
nello stomaco. Marlowe stava facendo i salti mortali, ma più di tanto non
sarebbe riuscito a mantenerlo calmo anche all’interno: era già molto - per non
dire troppo - garantirgli esternamente un’espressione passabilmente flemmatica!
*Tieni
duro, Alan* si diceva il nostro *se la tua avversaria ha potuto tirar fuori e
mantenere una simile faccia tosta per tutto questo tempo, non vorrai mica esserle
da meno: potrai bene resistere un giorno o due…!*
Un
giorno o due… giusto il tempo per mettere in pratica il suo piano: dimostrare
in modo inconfutabile alla sua compagna di scuola che lui aveva finalmente
scoperto la sua identità notturna!
Era
ovvio che non poteva semplicemente avvicinarla, parlarle a quattrocchi (una
parola: bastava che quei due si scambiassero uno sguardo che durasse per più di
un secondo, che i tre quarti della classe - maschi e femmine indistintamente - partivano
col loro monotono e irritante repertorio di ammiccamenti, bisbigli e risatine. Al
che, regolarmente, il povero Tracy si ritrovava la centrale cardiaca mezza
allagata di adrenalina) e dirle senza tanti preamboli: “Senti, bella: si dà il
caso che abbia scoperto la tua identità!! Come la mettiamo…?”
Se
si fosse infatti limitato a questo, le immediate conseguenze avrebbero potuto
essere due: o lei si sarebbe portata le mani alla bocca, spalancando i suoi
occhioni blu da cerbiatta in preda al terrore, per poi scoppiare in un pianto
dirotto (facendo onore al suo pseudonimo di “lacrima facile”) e allora da lì
sarebbe stata tutta discesa (non del tutto, in verità, ma comunque…) oppure lo
avrebbe guardato come se fosse pazzo, negando recisamente la cosa e obiettando
che quella fatidica sera doveva aver bevuto troppo ed essersi sognato tutto
quanto!
In
quest’ultimo caso, anche il “duro” James Watson, con tutta la suaprosopopea, si sarebbe ritrovato in un vicolo
cieco (e lo sapeva). Se non ché, a tal proposito, il diabolico volpone della
Cerebrale ne aveva già pensata un’altra delle sue…!
***
Dopo
essere stati congedati dal Coordinatore, i due “amici-nemici” si erano ritirati
nell’ufficio del capo della Cerebrale, dove quest’ultimo fece sedere il collega
della Neuro.
“Qualcosa
da bere?” gli chiese.
“Lascia
stare i convenevoli, per favore!”
“Ma
dai, Phil… non ce l’avrai ancora con me…!?”
L’altro
diede una scorsa veloce alle immagini appese alla parete dante di spalle al
tavolo da lavoro di Watson: ritratti di Archimede di Siracusa, Pitagora di
Samo, Bacone, Galileo, Pico della Mirandola… e anche personaggi di tutt’altro
genere, ma sempre affini all’indole del suo collega: Hegel, Schopenhauer,
Nietzche…![1]
“Ma
no, no…” rispose Marlowe, senza troppa convinzione “…è che sono esausto, Jim!
Vorrei tanto che fosse già finita, tutta questa storia!”
“Mio
caro ragazzo” replicò il capo della Cerebrale, dopo essersi seduto “è inutile
prendersela con me. Se io fossi il bastardo che ritieni, ti avrei già detto
cose del tipo: Chi è causa del suo mal,
pianga sé stesso! oppure: Hai voluto
la bicicletta? Pedala! Se non te le dico è perché - che tu mi creda o no -
ti sono amico. E perché capisco anche che fallare è umano!”
L’altro
fece una smorfia: “Te l’ho mai detto, amico
mio, che questo tuo stramaledetto vizio di parlare per perifrasi è
oltremodo irritante?”
Jimmy
Watson giunse le mani e lo guardò bonariamente: “Caro collega… non ti ricordi
cosa ci disse il signor Madison[2]
quando il nostro Coordinatore gli domandò qualche consiglio su come affrontare
questa nostra partita, tanto dannatamente simile alla loro?”
“No,
ho un buco di memoria. E poi stai sbavando troppo per la voglia di
ricordarmelo: sputa e falla finita!”
“Volete
veramente catturare Saint Tail? Allora impedite al signor Asuka d’innamorarsi
di quella donna: non fate lo stesso sbaglio che abbiamo fatto noi! Ecco
cosa ci disse, il neurologo di mistercacciagatte!”
“Disse
una cretinata!! Le sezioni Emotive possono soltanto modulare i sentimenti di un individuo, non plasmarli a loro capriccio…
e tu lo sai bene! Se Matthew Isman e Alan Asuka si mettono a fare gli sbirri e
poi s’innamorano di due tizie che fanno le ladre, i poveri Madison e Marlowe
non possono farci assolutamente niente!! Non esiste nessuna procedura psichica atta a bloccare l’innalzamento di un
C.R., per sopravvenuto conflitto d’interesse…!!”
“Forse
hai ragione” ammise l’altro “se è vero che un terzo collega di quei due sfigati
- certo Bright Honda - s’è innamorato della ladra Shadow Lady addirittura prima
di iniziare a darle la caccia…!”
“Senti,
Jim” tagliò corto Marlowe “smettiamola di parlare dei casini degli altri: sono
i nostri che dobbiamo risolvere! Non ti
pare?”
“Obiezione
accolta. Ho già fatto le mie riflessioni, al riguardo!”
“Sentiamole…!”
replicò il collega, sospirando.
“Una
cosa è certa: per indurre miss Haneoka a starci a sentire e a dimettere i panni
di Saint Tail, è assolutamente necessario convincerla, senza alcuna riserva,
del fatto che abbiamo scoperto la sua identità!”
“Su
questo sono d’accordo!”
“Orbene,
io sono convinto che, a tal fine, non basteranno le parole. O meglio,
potrebbero non bastare: se la tipa non è intenzionata a interrompere la sua
carriera di ladra-giustiziera, farà appello a tutto il suo faccino tosto,
accusando il ragazzo di aver sognato. Non dico che questo debba succedere per
forza, ma non è improbabile!”
“Hai
ragione. Se la sua missione le sta a cuore non meno di Alan, potrebbe davvero
comportarsi così… e potrebbe farlo anche per la semplice paura di perdere il
suo amato, ammettendo la verità. Tanto più negherebbe la cosa, se pensasse che
lui sta bluffando!”[3]
“Proprio
così. Sono lieto di trovarti d’accordo! È quindi evidente che dobbiamo
inchiodarla con delle prove!”
“Già…
ma quali?”
“Utilizzando
uno degli indizi che ho raccolto nel tempo, per avvalorare l’Ipotesi Zero!”[4]
“E
quale, precisamente?”
“Sicuramente
non il graffio sulla guancia che le procurò lo scoppio di uno dei suo
palloncini, durante il furto del diadema Electra:
a quest’ora dovrebbe essere sparito!” rispose Watson, ironicamente.
“Lo
spero bene” ribatté Marlowe “sarebbe stato un peccato rovinare un visino come
quello!”
Il
collega della Cerebrale emise un soffiò di compatimento: “Ti piace proprio,
quella ladruncola, eh?”
“Sì,
mi piace! Almeno quanto a te piace la biondina! Continua!”
“Anche
la famosa frase sull’insensibilità del nostro assistito, la possiamo scartare:
non è una prova arcisicura ed è per giunta una frase piuttosto comune, da
ragazza a ragazzo!”
“Giusto.
Cribbio, se era spaventata dopo essersela fatta scappare di bocca, poverina!”
“Ma
insomma, Phil: di questo passo non la finiremo più!!”
“Hai
ragione, hai ragione” replicò il capo della Neuro agitando la mano e sospirando
“scusami! Va’ avanti… pensi quindi di utilizzare il riccio?”
“Ci
ho pensato, ma temo che non funzioni! Magari Haneoka non lo tiene in casa,
magari non ce l’ha più… senza contare che potrebbe sostituirlo con un peluche,
come fece l’altra volta!”[5]
“E
allora?”
“Non
ci rimane che utilizzare il quarto indizio!”
“Vale
a dire? Lo specchio…??”
“Centrato,
Phil: dobbiamo procurarci lo specchio di Leche!”
“Ma
tu sei fuori…!! Come diavolo pensi di procurartelo…?”
“Semplice:
andandolo a chiedere in prestito alla sua proprietaria!”
“Sei
matto, ti ripeto! Considerato che ci teneva moltissimo e che ha pure rischiato
di perderlo, non la convincerai mai!”
“Dobbiamo
tentare. Dopotutto, l’abbiamo salvata da quei mascalzoni dei suoi nipoti!”
“Vero.
Con l’aiuto di chi…?”
“…di
chi adesso cerchiamo di salvare dalla galera” ribatté Watson, con decisione “credo
appunto che la generosità del nostro scopo dovrebbe ben spingere quella signora
a farci questo favore!”
“Beh,
è abbastanza ragionevole. Quando ci muoviamo?”
“Domani,
dopo la scuola!”
“Va
bene. E, avuto lo specchio, che faremo?”
“È
qui che viene il bello: sta’ a sentire…!”
Al
termine del colloquio, Phil Marlowe lasciò il collega per tornare verso la sua
sezione. Durante il percorso, rimuginò le cose che si erano detti… e,
all’improvviso, si scontrò distrattamente col capo dell’Immunitaria.
“Acc…
scusami, Eddy: ero nervoso!”
“Niente,
Phil… cerca di rilassarti un po’, piuttosto: sei teso come un tamburo!”
“Incerti
del mestiere. Sono lieto che, invece, tu sia così tranquillo!”
“Beh,
finché il signor Alan è in salute… e poi, quel che è successo, non è mica una
tragedia!”
“No,
non per la tua squadra. Ma tu proprio non ne sei rimasto neanche un po’ sconcertato…?!”
“Da
che cosa?”
“Dal
fatto che Seya fosse Lisa, che diamine!!”
Eddy
Parker meditò un istante: “Mah, cosa vuoi che ti dica…? Del resto, qualcuna
doveva pur essere!”[6]
“Vabbé,
ho capito, va’…! Ci vediamo più tardi!”
“Aspetta
un secondo: avete poi deciso come fare agire il signor Alan?”
“Altroché:
sapessi che razza d’idea ha tirato fuori il nostro cervellone!!” e gliela
spiattellò.
Parker
emise un fischio ed esclamò: “Caspita, è un piano diabolico! Ma cosa succede,
se non funziona?”
“Cosa
succede se funziona, vorrai dire!!”
esclamò il capo della Neuro, con veemenza. Poi, senza aggiungere altro, si
allontanò.
[1]Avevo anche pensato a una scritta del tipo“Un corpo, uno spirito, un cervello!”…
ma poi ho lasciato perdere per non calcare troppo la mano!
[2]James Madison, responsabile della sezione Neurologica di Matthew Isman.
[3]Come nel 4° episodio del fumetto, dal titolo Una promessa.
uando
il buon Alan entrò in classe, i suoi raggi visivi si fiondarono immediatamente
verso il banco assegnato a Lisa Haneoka… e il tasso di adrenalina registrato
dalla Neuro scese notevolmente quando la Sensitiva le poté comunicare che l’antagonista
perpetua era assente. Sollevato ma non troppo, lo studente modello si sedette
al suo posto e gli fu subito istintivo rivolgere lo sguardo verso quello di
Rina Takamya. Presente.
La
ragazza gli sorrise e lui contraccambiò con un cenno di saluto, cosa che finora
non aveva mai fatto. Fu poi lieto che l’insegnante non tardasse a giungere e a iniziare
la lezione, in modo da distrarre con la medesima le sue preoccupazioni.
All’intervallo
iniziò il solito allegro tramestio, specialmente da parte delle ragazze, che si
accalcarono particolarmente attorno a Sayaka Shinomya. Alan non ci fece caso e
rimase al banco, a sbocconcellare svogliatamente la sua colazione. A un certo
punto si sentì urtare il gomito e, giratosi, vide naturalmente Rina.
“Hai
visto…?” gli chiese lei, volgendo lo sguardo verso il banco vuoto di Haneoka
“la nostra amica non c’è!”
“Ho
visto…!” rispose lui, asciutto.
“Che
abbia sospettato qualcosa?”
“Non
credo!”
“Ma
sei sicuro che l’altra sera non ti abbia visto farle la posta, davanti a casa
sua?”
“Lo
escludo, Rina: ho avuto cura di tenermi ben nascosto!”
“Però,
se si fosse accorta che non la stavi più inseguendo, potrebbe essersi allarmata.
E il fatto che oggi non sia venuta a scuola…”
“Non
è improbabile… ma potrebbe anche stare semplicemente poco bene!”
“Lo
credi proprio, eh?”
“Nient’affatto”
rispose lui, fissandola negli occhi “ma sta’ pur certa che intendo scoprirlo!”
La
biondina esitò solo un attimo: “Vuoi che ti aiuti?”
Solo
qualche giorno addietro, la nipotina del sindaco non gli avrebbe fatto quella
domanda, limitandosi ad affermare categoricamente: Ti aiuterò!
Il
ragazzo alzò le mani, in un gesto quasi supplichevole: “No, Rina, per favore…
devo agire da solo: è vitale!”
Anche
la sua risposta denotava un cambiamento: una supplica al posto di un secco
rifiuto (anche se regolarmente ignorato). La realtà era ben chiara e palpabile:
niente sarebbe stato più come prima: né fra lui e Rina, né fra lui e Lisa.
“Ma
Alan, io…”
A
questo punto, lui si alzò e le posò una mano sulla spalla: “Senti, Rina” i
sensori di Chandler percepirono fin troppo chiaramente il formicolio nelle
spalle della ragazza. Seguendo l’opportuno suggerimento di Marlowe, il collega
fece assumere ad Alan uno di quei suoi famosi sguardi che trapassavano anche
l’acciaio inox![1] Alla biondina iniziarono a
tremare anche le gambe “tu mi vuoi bene, vero…?”
Rina
lo fissò a sua volta e rispose con un sussurro: “Io ti amo, Alan…!”
Anche
Phil Marlowe avrebbe voluto utilizzare quel verbo nel formulare la domanda
precedente, ritenendolo certamente più efficace. La sua buona indole, tuttavia,
l’aveva spinto a moderarsi.
“Allora
fidati di me!” rispose il ragazzo. E, senza nemmeno darle il tempo di
ribattere, girò sui tacchi e si diresse verso l’uscita dell’aula.
***
Alan
trascorse il resto dell’intervallo nel giardino per raccogliere le idee
passeggiando. I suoi compagni erano rimasti perplessi nel non vederlo
partecipare alla solita partita di pallone e più d’uno aveva anche fatto
qualche congettura, collegando la cosa all’assenza di Lisa. Il detective, dal
canto suo, cercando di farsi notare il meno possibile e ostentando la faccia
più tosta che poteva, s’era azzardato a domandare a Sara Mimori (sorella della
novizia Mara)[2] per quale motivo Lisa non
fosse venuta a scuola e lei, senza manifestare nessuna titubanza, gli aveva
risposto che quella mattina aveva appunto ricevuto una telefonata dall’amica
del cuore, che la informava di essere “indisposta”.
I
membri del Consiglio Organico di Asuka cominciarono a rimuginare. Spade - manco
a dirlo - ipotizzò subito che la ragazza dovesse avere le “sue cose”… ma Watson
espresse invece il timore che la codina avesse mangiato la foglia! Marlowe, dal
canto suo, si aggrappò disperatamente alla speranza che la ragione fosse
un’altra (magari non proprio quella di Spade!) perché, in caso contrario,
avrebbe dovuto iniziare seriamente a temere che le varie manifestazioni d’affetto
da parte di quell’adorabile ladruncola fossero state solo un meschino
espediente per irretire il giovane e servirsene per i suoi - anche se non
loschi - fini!
Fortunatamente,
il piano formulato dal capo della Cerebrale era stato approvato senza riserve
dal Coordinatore dell’organismo ed era stato stabilito che quel pomeriggio
stesso, al termine delle lezioni, Alan si sarebbe recato alla residenza della
padrona dello specchio, un tempo appartenuto alla principessa Rosa di Leche.
Anche
Marlowe non aveva più avuto nessuna riserva da obiettare all’Operazione Specchio, pur trovandola leggermente
macchinosa e azzardata. Bisognava anzi
affrettarsi, perché, ad ogni ora che passava, i poveri neuroni del
piccolo-detective, rosi dal tarlo del dubbio, facevano perdere qualche altro punto
al C.R. di Lisa/Seya!
Concentrato
in questi pensieri, il ragazzo si accorse improvvisamente che il cortile della
scuola era diventato deserto. Un’occhiata al suo orologio lo avvertì che la
ricreazione era già terminata da cinque minuti!
Chiedendosi
perché quei salami dei suoi compagni non gli avessero perlomeno dato una voce,
Alan rientrò di corsa nell’edificio scolastico, attraversando i corridoi a gran
velocità. Era quasi arrivato all’ingresso della sua aula, quando, svoltando
l’angolo del corridoio, si trovò improvvisamente di fronte una compagna di
classe…
“Ferma,
Rip: FERMAAA…!!!” gridò un Chandler disperato.
“Troppo
tardi, maledizione…!!!” rispose il capo della Motoria, azionando il comando di
blocco degli arti inferiori.
Vedendosi
comparire davanti quel bolide bianco e nero, la povera malcapitata - una
graziosa ragazzina dai capelli castano-scuro a caschetto, abbelliti da un
fiocco rosa che le spuntava da dietro la nuca - emise un gridolino spaventato, cercando
di farsi da parte; ma non avrebbe mai fatto in tempo, perché Alan le stava già
rovinando addosso!
“Baricentra,
Rip, baricentra…!!!” esclamò ancora Chandler, tentando di esaltare al massimo
la percezione dei nervi acustici.[3]
“È
inutile, Gus: siamo già troppo inclinati!”
Tutto
ciò che Kirby poteva fare era fermare la caduta con le mani aperte, cercando
però di tenere le braccia di Alan allargate il più possibile, per non rischiare
di far del male alla ragazza. Probabilmente calcolò male la manovra e allargò
troppo, perché il corpo del detective venne a trovarsi completamente adagiato
su quello della fanciulla che, pur minuta, non mancava d’essere dotata a
sufficienza per ammortizzare discretamente il colpo!
Non
è chiaro se quel che successe immediatamente dopo si dovettealla mossa di Kirby che riuscì ad abbracciare
la ragazza, colla sola e innocente intenzione di evitarle di sbattere la nuca
per terra (mossa fortunatamente riuscita)… o magari qualcuno degli impulsi
ricevuti dai sensori di Spade avevano interferito coi comandi della Motoria… chissà!
Sta di fatto che il frontale fra i visi dei due adolescenti risultò inevitabile
e l’ultima “correzione di rotta” eseguita da Kirby (nel sempre opportuno e
innocente intento di evitare danni ai setti nasali) ebbe come conseguenza, non
solo un secondo ammortamento, se possibile più piacevole del primo, ma anche la
comparsa, sul pannello della centrale emotiva, del messaggio denunciante
l’intercorrere di un rapporto fisico di tipo A!
“PORCA
MISERIA, KIRBY… MA CHE CAVOLO STAI COMBINANDO…??” urlò, sconvolto, il capo
della Neuro.
“Ma
chi è…?” domandò il Coordinatore, a sua volta.
Il
display succitato lo servì immediatamente: SUBJECT: SAYAKA SHINOMYA
“Oh,
no…! Proprio lei no, maledizione!!” imprecò Lew Harper.
“Staccala,
Rip! STACCALA!!! STA GIÀ GUADAGNANDO PUNTI…!!!” gridò istericamente Marlowe,
osservando il C.R. della ragazza cominciare velocemente a salire.
Coi
nervi a fior di pelle, Kirby puntò una mano sul pavimento (l’altra non
abbandonò la nuca della fanciulla, sempre perché non si facesse male) e riuscì
a sollevarlo.
La Shinomya aveva ancora gli occhi sbarrati: “Sempai Asuka…!!”
mormorò con voce flebile.
“Scu…
scusami… scusami!! Ti sei fatta male…?”
“No…
niente… grazie a te!”
“Ma
che dici? Sono imperdonabile! Aspetta: ti aiuto!”
Rimessosi
in piedi, Alan aiutò Sayaka a rialzarsi. La ragazza si riassettò velocemente
l’abito.
“Sicura
che va tutto bene…?” domandò ancora il ragazzo.
Lei
gli sorrise, gli occhi che le brillavano a dispetto delle guance rosse (non
meno rosse di quelle del suo sempai, nonostante i disperati sforzi di Tracy):
“Sicurissima…!!” d’istinto, la ragazza si carezzò le labbra con le dita “Non ti
preoccupare!”
*Figuriamoci*
si disse Spade, in quel momento *non sarà mai stata meglio! Che sesso
ipocrita!*[4]
“Com’è
andata, Phil? Quanti punti ha guadagnato…?” chiese Harper.
“167…!”
mormorò il subordinato.
“CENTOSESS…??!”
“E
per fortuna che non c’è scappata la lingua… NON POTEVI STARE PIÙ ATTENTO, BRUTTO
SPORCACCIONE?!!” gridò poi, all’indirizzo del capo della Genetica (nelle
situazioni di pericolo fisico, tutti i canali di comunicazione fra le varie
sezioni venivano aperti automaticamente).
“Io
non c’entro niente” rispose Spade “il signorino ha fatto tutto da solo!!”
“Certo,
come no…! Guarda qui: 692 punti di Coefficiente Relazionale… e non oso pensare
dove sarà arrivato quello di Alan, alla loro Neuro!! Mancava solo questa, per
chiudere il week-end…!”
“Non
possiamo far nulla per abbassarglielo?”
“Quello
di Sayaka no di sicuro” rispose l’altro, indicando il display “se si riferisce
a quello di Alan, possiamo ordinare a Kirby di mollarle uno schiaffo…!”
Per
tutta risposta, A1 si coprì la faccia con la mano.
***
“Ti
chiedo davvero scusa…!” insistette Alan, accarezzandosi nervosamente la nuca.
“Ma
no, non fa niente… è anche colpa mia: non avrei dovuto essere in corridoio,
ma…” la ragazza arrossì e concluse “…a dire la verità, stavo venendo a
cercarti!”
Il
galvanometro dell’adrenalina diede una botta a fondo scala…
“Sul
serio? Come mai…?”
“La
sorella si è stupita di non vederti rientrare al termine dell’intervallo… e
siccome era la prima volta che non rispettavi l’orario, s’è preoccupata e ha
chiesto se qualcuno poteva controllare!”
“Ah…!
E tu, allora…”
L’arrossamento
sul visetto di Sayaka sembrò accentuarsi: “Sai… ero ancora in piedi e…”
“Ma
guarda te che combinazione!!” commentò Marlowe, sarcastico.
“Certo
che ne stanno capitando parecchie, in questo periodo!” ribatté Chandler,
armeggiando con le tarature dei sensori per limitare il più possibile gli
impulsi sensuali provenienti dalla ragazza.
“Capisco”
rispose il detective, continuando a sfregarsi la nuca “mi dispiace proprio: se
stavo più attento all’orario, non ti saresti fatta male. Per non parlare del
resto…!” stavolta fu il suo turno di arrossire.
“Ma
no, non mi sono fatta niente… e, riguardo al resto…” abbassò pudicamente gli
occhi “…è stato un bellissimo regalo di compleanno!!”
Il
galvanometro di Marlowe si prese un’altra botta…
“Come…?
È il tuo compleanno…?!”
“Sì…
faccio quindici anni proprio oggi! Non lo sapevi, senpai?”
“Beh,
no. Tanti auguri, allora… Sayaka!” le disse il ragazzo, richiamando in causa la
nuca…
“Grazie…
Alan!” era la prima volta che lo chiamava per nome “Vuoi sapere una cosa?”
*Dille
di no…!! Dille di no…!!* tentava di ordinargli Marlowe, tenendo la testa fra le
mani.
“Dimmi…”
“Il
tuo bacio… anche se accidentale… è stato il più bel regalo dopo quello di mia
nonna!”
Terza
botta al povero galvanometro: *Fra un po’ si spacca!* pensò un assistente della
Neuro.
“Ah,
davvero? E tua nonna cosa ti ha…”
La
domanda gli era uscita per mero istinto professionale, ma - per somma ironia
della sorte - funzionò proprio in questo senso: “Sapessi, senpai: un bellissimo
specchio antico, appartenuto nientemeno che a una principessa!”
Immediatamente,
i sensori della Cerebrale, della Neuro e della Metabolica (per via del crampo
allo stomaco) entrarono in allarme: “Ma… scusa, Sayaka… come si chiama tua
nonna…??”
Lei
glielo disse e Alan si raggelò: la nonna materna di Sayaka Shinomya era
l’attuale padrona dello specchio appartenuto un tempo alla principessa Rosa di Leche:
quello stesso che i suoi nipoti (acquisiti, da parte del defunto marito)
avevano tentato di sottrarle per poi venderlo e che, grazie a Seya, era
ritornato in suo possesso!
E
adesso, quello specchio - assolutamente indispensabile all’avversario di Seya
per realizzare il piano di James Watson - ce l’aveva Sayaka. La quale, guarda
caso, era pure una sua spasimante… certamente la più timida, ma - tolte almeno Lisa
e Rina - sicuramente la più convinta!
*Maledizione*
si disse Marlowe, appoggiando la testa sulla mano *d’accordo che non c’è due
senza tre… ma qui si esagera…!*
[1]Questa asserzione l’ho “rubata” a una certa Diana, una
fan di Saint Tail che in passato aveva aperto anche un sito sulla serie e alla
quale inviai la mia prima fanfic Le
dimissioni di Asuka Junior! Chissà se mi starà leggendo…?
[2]Avendo deciso di adottare i nomi del doppiaggio
italiano, mi attengo alla versione in cui il personaggio originale del fumetto
(la novizia-studentessa Seira Mimori) è “sdoppiata” nelle due sorelle Mara (la
novizia) e Sara (la compagna di classe di Lisa e Alan).
[3]Com’è noto, il senso dell’equilibrio risiede nell’organo dell’udito.
[4]Per le lettrici:questa è
l’opinione di Sam Spade, non la mia!
Capitolo 15 *** Tra le due litiganti, la terza gode… ma il terzo no! ***
Capitolo 15: Tra le due litiganti, la terza gode… ma il terzo no
Capitolo 15: Tra le due litiganti, la
terza gode… ma il terzo no!
E
rano
le sei del pomeriggio.
Alan
Daiki Asuka stava davanti all’ingresso di villa Shinomya, un’elegante residenza
in stile antico situata nella zona periferica della città. Nonostante i tenaci
sforzi del povero Marlowe, i suoi nervi erano più tesi della classica corda di
violino. Il detective cominciava a pensare che il destino si stesse divertendo
un po’ troppo nel rimescolare le sue carte…! Solo due sere prima aveva fatto la
posta alla sua “pretendente n° 1”
davanti alla casa di lei. Era stato poi “pizzicato” dalla sua “pretendente n° 2”, finendo col passarci insieme
la notte (in bianco, per fortuna)! Adesso, tanto per non semplificare le cose, si trovava davanti alla casa della sua
“pretendente n° 3”
con un mazzo di fiori in mano!
Già,
era il suo compleanno: mica poteva presentarsi a mani vuote, no?
***
“NO…!!!
HO DETTO DI NO…!!!ASSOLUTAMENTE NO…!!!”
“Ti
spiace abbassare il volume, Phil? Non sono sordo!!”
“Davvero?
Credevo il contrario: è un’ora che ti ripeto il concetto, senza riuscire a
ficcartelo in quella tua testaccia di ghisa!!”
“È
la tua, che è dura! Lo vuoi capire che non abbiamo scelta?”
“L’unica
cosa che capisco è che siamo in un mare di guai! E che andare a cercarne degli
altri è da idioti…!!”
“E
io ti ripeto, ancora una volta, che il mio piano è l’unico che possa persuadere
la codina che abbiamo realmente scoperto la sua identità e che deve fidarsi di
lui, se non vuole finire in gattabuia!”
“Va’
al diavolo…!!! Guarda la situazione dei C.R.! Guardala…!!!” gridò Marlowe,
sventolandogli uno stampato sotto il naso “Tre giorni fa avevamo Haneoka a
1025, la Shinomya
a 525 e la Takamya
a 286… adesso abbiamo la Takamya a 1386, Haneoka a
522 e la Shinomya
a 692!!Ecco dove ci portano, i tuoi piani
sofisticati…!!! Evidentemente un triangolo virtuale non ti bastava ed uno reale
nemmeno! Cosa vuoi, allora? Un quadrato??!”
“Senti,
compare: non è colpa mia se il cuoricino del superinsensibile (fra l’altro gestito da te) è così reattivo alle minime moine di tutte le sbarbe! E
soprattutto non è colpa mia se si fa sbaciucchiare continuamente…!”
“Effettivamente,
Marlowe” intervenne Harper, presente al colloquio “le considerazioni
interpersonali stanno ultimamente subendo delle oscillazioni che non esito a
definire particolarmente eccessive! Come lo spiega?”
Il
capo della Neuro si passò più volte la mano sulla fronte, sospirando: “Si
spiega col fatto che il signor Alan è tutt’altro che superinsensibile al
fascino delle ragazze… e non mi riferisco soltanto ai classici pruriti
adolescenziali (che pure ci sono e fanno la loro parte). Da quando la signora
Asuka è mancata, il ragazzo ha esorcizzato per anni questo vuoto doloroso
attraverso il pragmatismo e il raziocinio, ma non poteva durare a lungo! Non
c’è nemmeno da stupirsi che lui, poliziotto fin nel DNA, si fosse innamorato di
una ladra! Ma ora…” esitò.
“Cosa
intende dire, esattamente?” lo incalzò A1, con fare preoccupato.
“Il
fatto è” continuò Marlowe, scuotendo la testa “che Alan desidera troppo l’amore di una donna… forse più
dal punto di vista affettivo, attualmente, che non da quello passionale… ma è
proprio per questo motivo che dobbiamo tenerlo lontano dalla signorina
Shinomya!”
“Ma
smettila, Phil” saltò su Watson, alzando un braccio con fare scettico “adesso non
mi verrai a dire che quella sciacquetta potrebbe diventare davvero una rivale
di Lisa o di Rina?!”
“Sì,
invece” rispose veemente il collega “l’antagonismo di Lisa (o meglio di Seya) e
anche la competizione di Rina rappresentavano una sorta di barriera che
tratteneva Alan dal lasciarsi trascinare completamente dai sentimenti. Ma con
Sayaka questa barriera non ci sarebbe! E non è tutto qui…”
“Perché,
c’è qualcos’altro?” domandò sarcasticamente il capo della Cerebrale.
“Sì,
testone, c’è dell’altro: l’animo di Asuka Junior si trova attualmente in bilico
fra la ladra-giustiziera e l’aspirante-poliziotta… e questo non gli piace per
niente! La presenza concreta di una terza alternativa potrebbe diventare una
tentazione troppo forte, per lui. Ecco perché non dobbiamo farlo entrare in
quella casa!”
“E
invece ci dobbiamo entrare, Phil!”
“Ti
dico di no, Jim! Datemi retta: lasciamo perdere lo specchio e troviamo un piano
alternativo!”
“Comprendo
i suoi timori, Marlowe” intervenne a questo punto il Coordinatore “ma ritengo
che stavolta abbia ragione il signor Watson!”
“Ma
capo…!!”
“Purtroppo
non abbiamo il tempo per elaborare un piano alternativo di pari efficacia, Phil.
Dobbiamo assolutamente agire prima che
miss Haneoka ci lanci un’altra sfida. Anche per non mettere troppo alla prova
la pazienza della Takamya!”
“Non
si preoccuperà per quello, signore!?”
“Ha
dimenticato che è stata lei a vincere
quella famosa scommessa? Sarà bene affrettarci, prima che si appelli all’onestà
del ragazzo e cominci a pretendere che lui paghi!”
“Non
mi direte che sarebbe anche disposto a pagare?!”
“Oh,
sì mio caro” ribadì il capo della Cerebrale “non c’è mica solo il senso della giustizia a guidare Alan: c’è anche
quello dell’onore! Certo che
pagherebbe… magari anche in natura!”
Marlowe
fu preso da un brivido e A1 gli pose una mano sulla spalla: “Non c’è modo di
evitare un faccia a faccia con miss velo
da sposa, Phil… per cui non resta che affrontarlo sereni. Sono sicuro che saprà
fare del suo meglio, per controllare la situazione!”
Rassegnato
ma per nulla convinto, il capo della Neuro dovette abbozzare: “D’accordo… vedrò
di fare tutto il possibile, certo! Però, se la situazione dovesse sfuggirci di
mano, non ditemi poi che non vi avevo avvertito!”
“Bah”
ribatté Watson, con beata noncuranza “alla peggio, le regaleremo un velo anche
noi!”
Marlowe
lo fulminò con uno sguardo assassino e al collega venne un filino di paura: “STO
SCHERZANDO…!!!” esclamò subito, alzando i palmi delle mani.
“È
rimasta anche a te la voglia di farlo, allora!” commentò sarcasticamente l’altro,
prima di lasciare la stanza.
***
La
signora Shinomya in persona apparve all’ingresso della residenza.
“Buongiorno!”
disse Alan.
“Oh…”
esclamò la padrona di casa dopo un paio di secondi di realizzazione “…signorino
Asuka!! Che piacere rivederla…! Si accomodi, la prego!”
“Grazie”
rispose il ragazzo, un po’ titubante “con permesso!”
“Avanti,
avanti… lo sa che oggi, a pranzo, Sayaka ci ha parlato proprio di lei?”
“Ah…
davvero?” il giovanotto fu scosso da un forte brivido *Non le avrà mica
raccontato dell’incidente, spero??!* pensò poi, mentre il povero Marlowe cominciava
a pisciarsi addosso.
“Ma
certo! Ma lo sa che non l’avevamo ancora ringraziata per il suo intervento di
quella sera?”
“Beh,
signora… lo fece poi sua figlia, il giorno dopo. Però, se devo dirle la verità,
non capii allora e non capisco adesso!”
“Prego?”
“Insomma,
signora Shinomya… io dovevo impedire a Saint Tail di rubare quel velo e non ci
sono riuscito! Capisco sua figlia se non era entusiasta del fidanzamento programmato,
ma lei dovrebbe essere furiosa con me, non ringraziarmi!”
La
madre di Sayaka era una dama piuttosto piacente, ma col volto leggermente
segnato da un velo di malinconia che non si riscontra normalmente nelle persone
d’alta condizione. A quelle parole gli si fermò davanti con le mani incrociate
sul grembo e gli rispose, con voce soave: “No, mio carissimo ragazzo: non immagina
il bene che lei e quella ladruncola avete fatto a mia figlia!”
“Quindi…
devo dedurne che l’idea dell’eventuale matrimonio non era sua, signora?” si
permise di chiederle Alan.
La
donna abbassò lo sguardo: “Mio marito… aveva ricevuto delle pressioni… da una
famiglia molto altolocata… gente potente[1]… mi
creda, è stato un vero incubo! Ma ora è tutto finito. Gliene sarò sempre
grata!”
“Capisco.
Però si ricordi che è stata Seya a rubare quel velo, mentre io ero qui per impedirlo.
Sono contento che sia finita così, ma non voglio ringraziamenti che non mi
spettano!”
“Lei
è proprio un gran bravo ragazzo” gli disse la signora sorridendogli
affettuosamente “venga, Sayaka la sta aspettando. Sono proprio contenta che
abbia accettato il suo invito!”
Il
piccolo detective ebbe un sussulto: “Invito?! Ma…”
“Tesoro,
guarda chi c’è: è arrivato l’ospite d’onore alla tua festa!”
Prima
ancora che Alan fosse in grado di riordinare le idee, si ritrovò in un lussuoso
salottino addobbato per l’occasione e, dopo che i sensori acustici di Chandler
ebbero recepito il gioioso urletto “SENPAIII…!!!” fu la volta di quelli tattili
di recepire un caloroso abbraccio da parte della stessa Sayaka, agghindata come
una fatina.
Il
segnale peggiore lo ricevettero però i sensori ottici, constatando la presenza
di alcune loro compagne di classe, chiaramente invitate a quel compleanno, che
fissavano il detective con lo sguardo pietrificato dalla sorpresa!
Se
fosse comparso un famoso cantante o un divo del cinema si sarebbero certo stupite
di meno. Ma che alla festa di compleanno della loro amica arrivasse addirittura
Asuka Junior, il “bel tenebroso”, il “superinsensibile”, il “cuore corazzato”…
non ci avrebbero scommesso nemmeno i libri di scuola!
Ma
la classica ciliegina sulla torta - la bellissima torta di compleanno che
troneggiava sulla tavola - o meglio l’elemento che minacciava di mandare ancora
una volta in tilt quel disgraziato misuratore di adrenalina della Neuro, erano
le facce - sensibilmente più alterate delle altre - di Kyoko e di Ryoko. Le quali,
oltre ad essere amiche di Sayaka, erano contemporaneamente le amiche del cuore
di Lisa Haneoka!
In
pratica stava succedendo ciò che Philip Marlowe, fino a quel momento, non
avrebbe mai creduto possibile: che un giorno lui si sarebbe ritrovato a
invidiare sinceramente il collega Maxwell Pinkerton, responsabile della Sezione
Neurologica di un certo signor Yota Moteuchi…![2]
***
“Ciao,
Sayaka…”
“Ancora
tanti auguri!”
“Ci
vediamo domani, a scuola!”
“Ciao,
ragazze… e grazie di essere venute. A domani!”
Le
ultime invitate alla festa stavano lasciando casa Shinomya.
L’unico
invitato maschio rimaneva invece in piedi dietro la “padroncina di casa” fissando
in special modo le amiche Kyoko e Ryoko, con le quali aveva appena fatto in
tempo a scambiare un breve dialogo cautelativo.
Era
stata una mossa abbastanza pericolosa (per Marlowe, quasi disperata) ma era
stata assolutamente necessaria.
“Sentite”
aveva detto loro Alan, un attimo prima del congedo “devo chiedervi un piccolo favore…”
“Tipo
non raccontare a Lisa dove hai trascorso il pomeriggio?” gli chiese di rimando
Ryoko, con voce maliziosa.
“Questo,
più che piccolo, mi sembra un favore un po’ grosso…!” puntualizzò a sua volta
Kyoko.
Il
termometro indicante la temperatura interna salì istantaneamente di qualche
decimo di grado, cosicché Eddy Parker dovette aprire qualche valvola
sudorifera…
“Maledetto
intuito femminile del cazzo…!” ruggì contemporaneamente James Watson.
“Che
ti aspettavi, di diverso?!” ribatté il collega della Neuro “Con tutte le tue intuizioni geniali, non avevi pensato
che oggi, in questa casa, si sarebbe svolta una festa di compleanno? E meno
male che Haneoka è indisposta, altrimenti sai le risate, se c’era anche lei…!”
“Piantala,
maledetto frignone: devo concentrarmi per rispondere a quelle due!”
“Prego,
fenomeno: procedi pure… tanto, ormai, peggio di così!”
“E
va bene, allora è grosso” replicò Alan, con la fronte già imperlata “e, dal
momento che avete già capito, facciamo anche prima: vi prego solo di non
dirglielo! Dopotutto non c’è nulla, fra me e Sayaka… sappiatelo bene!”
“Per
ora… poi vedremo!” ribatté Ryoko, sarcastica “Cosa ci facevi, allora, qui?”
“Già…
Sayaka non ti aveva invitato, mi sembra” aggiunse Kyoko “sicuramente l’hai resa
felice, ma lei era troppo timida, per farlo!”
“Questi,
se permettete, sono affari miei! Voglio solo che nessuno si faccia delle idee
sbagliate! Intesi?”
“D’accordo,
Alan… nessuna si farà idee sbagliate!”
rispose sospirando Kyoko, lanciando al compagno di classe uno sguardo benevolo,
ma calcando sul cambio - dal maschile al femminile - dell’aggettivo usato da
Alan.
L’atteggiamento
delle ragazze e la consapevolezza del fatto che anche loro due, in fondo, gli
volevano bene, rassicurò il detective: “Grazie” rispose “allora ci conto!”
“Tu
però ce la fai, una promessa anche a noi?” gli domandò la meno benevola Ryoko.
“Sentiamo…”
rispose il povero Alan, deglutendo.
“Sta’
attento a quello che fai!” gli rispose la smaliziata morettina, allungando una
mano verso la guancia del ragazzo.
“Ehi!!
Che succede, là fuori…??” domandò Parker, ricevendo da Chandler una lieve
sensazione di dolore.
“Succede
che una delle due ragazze più pettegole della scuola ci ha appena fatto un
ganascino!!” rispose Marlowe, con la voce ormai simile a un guaito.
“Tranquillo,
tranquillo” gli disse il capo della Cerebrale “che io sappia, i ganascini non
fanno guadagnare punti!”
Quel
che Marlowe gli rispose, Watson cerca ancora di dimenticarselo…!
[1]Per informazioni su questa famiglia, rimando i lettori alla fanfic Le fiamme del destino di Lord Martiya.
[2] Ovviamente prima che diventasse
fruitore del famoso videonoleggio Gokuraku!
llora,
Alan… cosa volevi dirmi di così importante…?” gli chiese Sayaka, sedendosi sul
divanetto di fronte a quello dove sedeva il giovane detective.
La
compagna l’aveva invitato a parlarle nella sua stanza… e il ragazzo aveva
dovuto fare appello a tutta la sua diplomazia (dote nella quale non abbondava
di certo) per convincerla a rimanere in salotto. Era naturalmente stato Marlowe
a rimarcare l’opportunità della cosa, osservando che la situazione era già
abbastanza compromessa senza bisogno di fornire altra corda per la forca!
“E
bada di arrivare subito al sodo senza tanti giri di parole, prima che quella si
faccia strane idee… tipo aspettarsi una dichiarazione, per esempio!” disse a
Watson.[1]
“E
tu cerca di darti una calmata, Phil: sei il solito catastrofista!”
“Catastrofista
un corno!! Non hai visto, quando siamo arrivati, come sua madre se lo mangiava
cogli occhi? C’è mancato poco gli dicesse che le sarebbe piaciuto di averlo
come genero…!!”
Il
collega sbuffò, scocciato e tornò a concentrarsi sui comandi dei neuroni.
“Beh…
ecco, Sayaka… devo ammettere che non è facile…!”
La
ragazzina spalancò gli occhioni ancora di più. Cosa esattamente non era facile…?
“Bravo,
Jim: vedo proprio che li ascolti, i miei consigli!”
“Invece
di starmi addosso, perché non badi all’adrenalina per non farlo arrossire,
piuttosto? Mi saresti di grande aiuto!”
L’altro
dovette annuire, suo malgrado.
“Dunque…”
continuò il ragazzo “…ti ricordi la prima volta che venni a casa tua?”
Sayaka
annuì, arrossendo lievemente.
“…e
quindi ti ricordi… di Seya…?”
“Certo!
È stato grazie a lei se ho potuto evitare quel fidanzamento imposto. E anche
grazie a te…!”
“È
stato grazie a lei e basta” ribatté Alan, irrigidendosi “a meno che tu non
abbia pensato che io abbia fallito di proposito nel mio compito!” e la fissò
negli occhi.
La
fanciulla ammutolì e rimase in attesa, il che diede ad Alan lo spunto per
continuare: “Se hai pensato questo, ti sei sbagliata di grosso, Sayaka. Perché io
ero venuto qui con la ferma intenzione, non solo di impedire alla ladra di
commettere il furto di quel velo, ma anche con quella di arrestarla, com’era mio
dovere!”
“Ma
tu non sapevi che…” saltò su la ragazza.
“Certo,
hai ragione” replicò il detective, alzando le mani “io non sapevo cosa c’era sotto…
se lo avessi saputo, avrei magari tenuto un atteggiamento diverso!”
Il
dolcissimo sorriso di lei fece aumentare ancora la temperatura all’interno
della centrale emotiva… e il contatore del C.R. di Sayaka scattò a 697.
“Porca
sozza! Jim…!!!”
“Calmo:
ora arrivo al punto!”
“Sarà
meglio…!”
“Ciò
non toglie” continuò Alan, allentandosi il nodo della cravatta “che io, per
diretto incarico del sindaco, ho sempre
cercato di arrestare Saint Tail… perché, pur avendo capito che le sue azioni
erano a fin di bene, il mio dovere m’imponeva di farlo… essendo pur sempre
azioni illegali!”
“Ma
non avresti voluto catturarla. Non è vero…?”
“Beh…
diciamo che non avrei voluto che finisse in prigione o che venisse punita in
qualche altro modo… ma, se mi chiedi se facevo di tutto per non riuscire a prenderla, devo dirti che
non è affatto così… anche se, in questo modo, forse ti deluderò!”
“Aridagli…!!”
esclamò Marlowe, sempre più incavolato “Sembra proprio che tu lo faccia
apposta, Jim! La vuoi smettere di fargli sputare delle frasi compromettenti?”
“Ma
dai, compromettenti…” minimizzò il
collega “…dovremo pur darle qualche grattatina sotto il mento, alla micetta,
per farle mollare quel dannato specchio, no?”
La
micetta, dal canto suo, con gli occhioni che iniziavano a luccicarle, rispose: “Tu
non mi deludi affatto, Alan. Anzi, ciò che mi dici conferma quello che ho
sempre saputo!”
“Ah,
davvero? E cioè…?”
“…che
sei un ragazzo fantastico, senpai… e io ti voglio tanto, tanto bene…!!”
Il
contatore del C.R. ricominciò a frullare… Marlowe cercò disperatamente di fare
qualcosa ma, prima che potesse fermarlo, aveva registrato un aumento di 35 punti,
arrivando quindi a 732! Il capo della Neuro diede due pugni rabbiosi sulla
console.
“Cos’è
successo…?” chiese Watson, dalla sua postazione.
“È
successo che alla tua grattatina sotto il mento, la micetta ci ha risposto con
una graffiata!! Se per caso avevi in mente anche una carezza, vedi di fargliela
almeno contropelo, pezzo di deficiente…!!!”
Jim
Watson cominciò effettivamente a sudar freddo. Marlowe, dopotutto, aveva
ragione e non era certamente sua intenzione ficcare il loro assistito in un
vicolo cieco! D’altra parte Alan non avrebbe potuto dire semplicemente a quella
ragazza Mi servirebbe quello specchio, me
lo dai? proprio lo stesso giorno in cui glielo avevano regalato! Occorreva
arrivarci poco a poco, tramite un approccio indiretto.
Il
guaio, però, era che più il “piccolo detective” guardava Sayaka, più la trovava
carina… forse era il grazioso abitino da festa, forse la vezzosa acconciatura a
riccioli che le aveva sistemato la mamma (intuendo magari che Asuka Jr. sarebbe
comparso alla festa, era l’atroce sospetto di Marlowe)… certo era che le belle
parole di lei, pronunciate con quella voce morbida e suadente[2] non
aiutavano assolutamente la severa Cerebrale di Watson a far mantenere al
detective quell’atteggiamento distaccato che si era riproposto. E, men che meno,
l’aiutava il più che sincero decolté della neo-quindicenne (notandolo per la
prima volta, il fatto che la signora Shinomya, dopo aver saputo dell’incidente
scolastico della mattina, avesse giocato sul fatto che Alan sarebbe presto
venuto a trovare la figlia, era ormai per Marlowe molto più di un semplice sospetto…
anche se forse la madre di Sayaka non avrebbe osato sperare nel colpaccio di
vederlo arrivare proprio in concomitanza con la sua festa di compleanno)!
“Ah…
ehm… uhm… io…” farfugliò il povero detective, straziandosi la nuca con la mano
“…anch’io, ma…”
“WATSON,
SEI UN IDIOTA!! Come sarebbe anch’io…??”
“Guarda
che quello gliel’ha fatto dire la tua sezione, non la mia!”
“MA
CHE CAZZATA STAI DICENDO…?”
“Cazzata
un corno: col suo C.R. che sta arrivando a 740 punti, non poteva risponderle io no!”
Sgomento,
il capo della Neuro gettò lo sguardo sul display, constatando che il parametro
in questione stava guadagnando punti su punti…
La
ragazza si alzò di scatto in piedi: “Davvero, senpai…? Anche tu mi vuoi bene…?!”
Alan
scattò in piedi a sua volta (a Kirby avevano quasi spaccato i timpani,
urlandogli l’ordine in cuffia) e protese le mani in avanti: “Sì, ma… proprio
per questo, ti devo chiedere un favore!”
“Un
favore…?”
Disperato,
Alan decise di arrivare velocemente al sodo, prima che la situazione degenerasse.
Quanto al precipitare, lo stava già facendo da un pezzo!
“Sì,
ecco… vedi… riguarda Seya…” Watson fece finalmente una mossa azzeccata,
aggiungendo le parole “…la tua benefattrice!”
Sayaka
rimase un attimo assorta, non staccando gli occhi dal ragazzo che più le
piaceva… poi si risedette.
“D’accordo:
per lei… e per te, senpai, farò tutto
ciò che posso. Dimmi…”
Finalmente
l’ininterrotto flusso di adrenalina si arrestò e Dick Tracy poté rilasciare
tutta l’aria che i suoi polmoni avevano dovuto introitare negli ultimi dieci
minuti…
Dopo
essersi a sua volta riseduto, Alan si portò una mano alla fronte per
raccogliere le idee, poi si sporse in avanti verso la sua graziosa interlocutrice,
posando le mani giunte sui ginocchi: “Allora… come avevi giustamente intuito la
volta che Seya ti rubò il velo, lei fa queste cose a fin di bene. Le mie indagini,
successive ai furti da lei perpetrati, mi hanno sempre portato a scoprire che
le sue cosiddette vittime avevano ottenuto quegli oggetti imbrogliando in
qualche modo i legittimi proprietari. E, solo grazie a lei, avevano potuto
rientrarne in possesso. Il tuo caso, a dire il vero, era un po’ diverso… ma
anche tu stavi per essere vittima di un’ingiustizia e lei ti ha salvato… lei, non io!” concluse, guardandola bene negli occhi.
Lei
gli rispose con un dolcissimo sorriso: “Ma tu avevi capito tutto, senpai… e
questo mi basta. Avevi capito che non potevo sposare quella persona!”
“Da
Neuro a Metabolica: eseguire una deglutizione, presto!” disse Marlowe.
“Roger”
rispose Wolfe “eseguo!”
“Certo,
hai ragione” replicò il giovane investigatore, tergendosi la fronte “non si può
sposare una persona che non si ama…!” dichiarò, conciliante.
“È
vero” la ragazza socchiuse gli occhi “soprattutto quando… se ne ama un’altra…!”
Il
C.R. di Sayaka scattò su di altri cinque punti…
“737…”
ruggì Marlowe “…maledizione…!”
“Signore”
intervenne un assistente “devo avvertirla che, se quella si dichiara
ufficialmente, il suo punteggio arriverà per lo meno a 750!”
“Lo
so! Al diavolo, Jim: sbrigati a venire al sodo, altrimenti siamo rovinati…!”
“Certo…
sicuro…!!” ribatté il povero Alan, per non darle il tempo di fare precisazioni
“Purtroppo, essendo le azioni di Saint Tail non propriamente regolari, sia in
quella che in tutte le altre circostanze, io sono stato costretto a darle la caccia.
Anche se sapevo che, in caso di successo, avrei dovuto consegnarla alla polizia
che, probabilmente, l’avrebbe messa in prigione. E non sarebbe stato giusto!”
“Devi
aver sofferto molto, per questo. Vero…?” gli chiese la sua spasimante, mentre
il suo sguardo si faceva sensibilmente più acuto…
“Beh…”
Kirby ricevette l’ordine di mettere, ancora una volta, la mano dietro la nuca
“…effettivamente, questo pensiero non mi rallegrava affatto! E allora ho pensato
che, per impedirlo, avrei dovuto convincerla a cessare le sue imprese, prima
che mi togliessero l’incarico e che qualcuno - più abile o più fortunato di me
- riuscisse a catturarla! Ma, per fare questo, era necessario che io scoprissi
la sua identità!”
Gli
occhi di Sayaka si spalancarono: “E ci sei riuscito…?”
Il
detective riprese fiato per un attimo, sentendosi fortemente spiazzato da
quella situazione: stava per fare una confidenza importante o meglio
fondamentale - riguardante per di più la sua professione - a una ragazza che
sì, gli piaceva, ma non era comunque quella con la quale aveva pianificato di
trascorrere il resto della propria vita!
Comunque,
se voleva ottenere in prestito quel dannato specchio, non aveva altra scelta.
Per di più, certe cose si pianificano fino a un certo punto e, come sarebbe
andata a finire quella storia, all’interno del suo Consiglio Organico nessuno
avrebbe ancora potuto saperlo!
Nondimeno,
si era arrivati a un punto tale, che la sola Cerebrale non avrebbe potuto agire
di propria iniziativa.
“Signor
Harper” disse Watson mettendosi perciò in contatto con la Direzione Organica
“mi serve la sua autorizzazione per procedere oltre: posso rivelarglielo o no?”
“Marlowe:
lei cosa mi consiglia?”
“La
più elementare prudenza c’imporrebbe di evitarlo, signore” rispose questi, con
voce piatta “tuttavia, i nostri parametri di lealtà, serietà e soprattutto
onestà, ci impongono di farlo, se chiediamo a quella ragazza di rischiare il
suo regalo di compleanno! Non possiamo usare l’astuzia… non nei confronti di
un’interlocutrice col C.R. a 744!”
Il
Coordinatore fissò il sottoposto per un breve attimo: “Se non erro, lei ha
fatto l’accademia psichiatrica assieme a James Madison[3], non
è vero?”
“Sì,
signore!”
A1
sorrise ironicamente, scuotendo la testa e pensando: *Proprio un bel mestiere
hanno fatto scegliere, questi due, ai loro assistiti! E magari l’hanno anche fatto
apposta!*
Tornò
poi a rivolgersi a Jim Watson e gli diede il suo assenso: “Ok, Jim,
l’autorizzo: glielo dica!”
“Sì…
è così, Sayaka: ci sono riuscito!”
La
ragazza rimase a bocca aperta e passò naturalmente alla domanda più ovvia: “E… e
chi è…??”
Il
detective scosse la testa: “Questo non te lo posso dire… scusami!”
Lei
annuì, facendo del suo meglio per nascondere un lieve moto di disappunto, prima
di passare alla domanda di riserva: “Ma… e lei che cos’ha fatto…? Che cos’ha
detto…?”
“Nulla,
perché non lo sa!”
“Non lo sa…??!” fece l’altra, sbalordita.
“No,
non ancora. Ed è per questo che mi serve il tuo aiuto, come ti dicevo!”
“Ah,
è vero: mi avevi chiesto un favore… come posso aiutarti?”
Il
ragazzo aspirò un’ultima boccata d’aria e rispose, senza ulteriori preamboli:
“Prestandomi lo specchio della principessa Rosa!”
La
bocca di Sayaka tornò a spalancarsi. Stava per dire qualcosa, ma ritenne più
saggio restare in attesa di altre spiegazioni. Compresa l’antifona, Alan
proseguì: “Vedi… come forse saprai, quello specchio riflette la vera natura
delle persone. Quando i nipoti di tua nonna stavano per venderglielo a
quell’asta e Seya fece per afferrarlo, io la vidi in faccia… e non aveva più la
coda di cavallo: la vidi com’era, realmente! Credevo che quella fosse solo una
sciocca leggenda e che la mia fosse stata solo un’allucinazione… ma quando,
l’altra sera, ho scoperto la sua vera identità e ho rivisto sempre il volto di
quella persona… beh, ho dovuto ricredermi! Ecco perché mi serve il regalo di
tua nonna!”
“Ma…
cosa ci vuoi fare, esattamente?”
“Ecco…
se io andassi da L…” s’interruppe appena in tempo, mentre alla Cardiaca
registrarono un’extrasistole “…da quella
persona e le dicessi che ho scoperto che lei è Saint Tail, temo che non mi
crederebbe. Devo riprodurre una dinamica simile alla sera dell’asta, per
convincerla del fatto che ho scoperto la sua identità. Io… ti prometto che farò
di tutto affinché il tuo specchio non si danneggi, Sayaka. Lo so che ti chiedo
molto… ma forse, in questo modo, lei mi starà a sentire e si convincerà a
smettere, così non correrà più il rischio di essere arrestata!”
La
ragazza non rispose e sembrò meditare profondamente. A un certo punto, Alan
ritenne produttivo darle un altro piccolo stimolo: “Questo… sarebbe anche il
tuo modo per aiutarla… e ringraziarla del favore che ti ha fatto!”
Finalmente
Sayaka tornò a guardarlo e annuì: “Ho capito. Va bene, senpai… ti presterò lo
specchio!”
“VAI…!!!” gongolò Watson “HAI VISTO, PHIL,
UOMO DI POCA FEDE?”
“Aspetta
a cantar vittoria” lo raffreddò Marlowe “quella ha uno sguardo che non mi
piace…!”
“Grazie,
Sayaka” rispose il detective, illuminandosi il volto con uno dei suoi migliori
sorrisi “grazie veramente, anche a nome suo!”
“Non
ringraziarmi, Alan… vorrei sapere una cosa, piuttosto!”
“Eccoci”
esclamò Phil Marlowe, sul chi vive “un’altra deglutizione, Black!”
“Roger!”
rispose sempre il capo della Metabolica.
“Tu…
fai tutto questo solo per aiutarla, senpai? Perché hai capito il motivo delle
sue imprese?”
“Beh…
certo” rispose il ragazzo, ricominciando a sudare “io… da quando ho capito che
non lo faceva per arricchirsi o per divertirsi” la voce gli si faceva via via
più tremula, al progressivo socchiudersi degli occhi di lei “ho cominciato a
capirla… diciamo pure a stimarla…”
“…diciamo
pure a innamorarti di lei! Vero, Alan…?”
Nel
dire questo, gli occhi della ragazza si erano nuovamente spalancati… e Alan non
poté non notarvi un evidente velo di tristezza... allora si rialzò in piedi e
lei lo imitò.
“Ecco
fatto…!!!” sbottò il povero Marlowe “E adesso che le diciamo, genio?”
“Non
chiederlo a me” ribatté Watson “sei tu il capo dell’Emotiva!”
“Brutto
vigliacco” replicò questi, di rimando “bastardo e irresponsabile: ecco quello
che sei…!!”
“E
tu sei un cagasotto, se lo vuoi sapere!”
“FINITELA”
gridò a questo punto il Coordinatore “VEDETE INVECE DI RISPONDERLE ALLA SVELTA,
PRIMA CHE S’INCAVOLI…!”
“Ma
io non so cosa…” protestò Watson.
“Pezzo
di cretino!! Dille quello che hai detto a Rina Takamya, no? Né più, né meno!!”
“Ah,
già…!”
Alan
guardò nuovamente Sayaka. E stavolta, più che carina, la vide bella… la figurina sottile ma non
esilissima, le curve non esagerate ma presenti nei punti giusti, il già citato
e più che apprezzabile decolté, eccetera, eccetera… fecero guadagnare altri
inesorabili punti a quel benedetto C.R. (ormai arrivato a quota 749)!
Per
l’ennesima volta Kirby riportò la mano destra alla nuca, mentre Wolfe comandava
altre due deglutizioni…
“Ecco…
se devo essere sincero… non lo so!”
“Non
lo sai? A scuola sapevamo tutte che avevi una cotta per lei, oltre che per…
Lisa!”
Probabilmente
era un caso, ma l’intera Neuro rabbrividì a sentire come la ragazza avesse
indugiato sull’iniziale, nel pronunciare il nome della loro compagna di classe!
Alan
strinse i denti: “Mah, tutto può darsi… ma sai… una cotta è una cotta, mentre… parlare addirittura di amore…”
“Capisco.
Beh, forse, quando le avrai parlato… a Seya,
voglio dire” e qui il povero galvanometro dell’adrenalina diede un’altra bella
botta a fondo scala “avrai le idee più chiare, no?”
“Già…
è quello che spero!” rispose lui, sospirando.
“Va
bene, Alan. Cosa devo fare con lo specchio, allora?”
Il
detective si rianimò: “Beh, dunque… se tu sei d’accordo, lo farei prelevare
stasera da una macchina della centrale. Poi te lo farò riportare il prima
possibile!”
“D’accordo…”
“È
andata!” esclamò Watson puntando i pollici verso l’alto.
“…a
una condizione, però…!”
“Come
non detto…!” esclamò Marlowe puntandoli a sua volta verso il basso.
“Quale…?”
chiese Alan, con una leggera punta di timore.
Sayaka
gli si avvicinò e gli posò le braccia sulle spalle…
“Santo
cielo benedetto” esclamò Marlowe con voce tremante “ma allora questa ci sta
provando!!”
“Tienilo
fermo, Rip, mi raccomando” ordinò il pragmatico - troppo pragmatico - Watson al
collega della Motoria “se quella cambia idea, è la fine!”
“E
chi si muove?” replicò Kirby, beffardamente.
“Me
lo fai un altro regalo di compleanno?” chiese Sayaka.
“Qua…”
Wolfe comandò l’ennesima deglutizione della giornata “…quale…?”
Per
tutta risposta, quella bellissima fanciulla gli stampò sulle labbra il bacio
più caldo e sensuale che il detective avesse ricevuto dall’inizio di tutta
quella maledetta storia… le spie dei neuroni cominciarono a lampeggiare
impazzite e il display delle relazioni interpersonali cominciò a registrare
l’aumento progressivo del Coefficiente Relazionale del soggetto…
“OH,
NO… QUESTO NO…!!!” urlò Marlowe, disperato “SERRAGLI QUELLE LABBRA, KIRBY:
SERRARGLIELE…!!!”
“Non
posso… il sistema nervoso centrale non risponde ai miei comandi: ha già passato
tutto alla sezione di Spade…!”
Il
C.R. della Shinomya aveva già superato gli 800 punti e continuava a salire…
Il
povero Alan non capiva più nulla. Istintivamente aveva abbracciato la ragazza,
pentendosene quasi subito ma ritrovandosi con le mani incollate alla sua
schiena… poi il suo calore, il suo profumo… niente da fare: se era stata una
trappola, lui c’era cascato. In pieno!
“Maledizione!
Se le lingue si toccano, è finita… SPADE, FA’ QUALCOSA, PER CARITÀ…!!!”
“Mi
chiedi troppo, Phil. Stiamo stringendo gli INBY[4] al
massimo, per mantenere il controllo. Non possiamo fare di più!”
Sam
Spade diceva il vero: la sua squadra non poteva fare miracoli. Il contatto fu
inevitabile e, per quanto lieve, timido e delicato (come gli stessi sentimenti
della ragazza) fu sufficiente per attribuire a quel bacio un punteggio di 239. Quando
finalmente Alan riuscì a staccarsi e a riprendere fiato, il display segnalava che
il livello di miss Shinomya aveva raggiunto una quota di tutto rispetto: ben 988
punti (ben oltre la metà di quelli raggiunti da Rina Takamya)!
“Scusami,
senpai” sussurrò Sayaka, col faccino più rosso di un peperone maturo “sono
stata proprio una sfacciata… ma non ho saputo resistere!!”
Contento
di non potersi vedere il proprio (magari attraverso quel maledetto specchio!) Alan
annuì, boccheggiando: “Non… non ti preoccupare… e… ancora buon compleanno!”
“Grazie…!”
“Ora
sarà meglio che vada… ti manderò la pattuglia a ritirare lo specchio!”
“Sì…
va bene. Buonanotte… Alan!”
“Buo…
buonanotte…!”
Barcollando,
il detective si girò e, con movimento da automa, raggiunse alla meno peggio
l’ingresso della casa e uscì. Il fresco della sera fu provvidenziale per ripristinare
i normali livelli dei fluidi e delle correnti nervose nelle varie sezioni. Alan
si asciugò le labbra col palmo della mano e ricordò le parole che Seya gli
aveva detto una certa sera, sopra il tetto di quella stessa casa: Chiedi a Sayaka qual era il suo problema!
“Mi
venga un accidente…” mormorò lo pseudo superinsensibile “…certo che ce la sta
mettendo proprio tutta per risolverlo, però… non c’è che dire! Mi piacerebbe
fare due chiacchiere con quel fesso che le aveva mandato quel velo: non sa cosa
si è perso, a rompere quel fidanzamento!”[5]
***
Il
capo-sezione della Neuro si era accasciato, distrutto, sulla propria console.
“Siamo
rovinati” ripeteva, con voce spenta “rovinati…!!!”
“Porca
miseria” replicò il collega della Cerebrale “certo che quella ha giocato davvero
sporco!” poi cercò di rianimare il collega “Su, Phil, datti una scossa: non è
successo niente di irreparabile!”
“IO
DÒ UN CALCIO IN CULO A TE, ALTRO CHE DARMI UNA SCOSSA, MALEDETTO PAZZO
INCOSCIENTE…!!! HA GIOCATO SPORCO, DICI…
COSA TI ASPETTAVI, IMBECILLE? E HAI PURE ORDINATO ALLA MOTORIA DI TENERGLIELO FERMO!!
UN’ALTRA VOLTA PERCHÉ NON ORDINI DI STENDERGLIELO SUL DIVANO, GIÀ CHE CI
SEI…??”
“Ma
sii ragionevole: come facevo a prevedere che quella sciacquetta si sarebbe
comportata così?”
“Non
è una sciacquetta!! E poi, scusa, non eri tu che mi esortavi a stare attento
alle acque chete…?”
“E
va bene, si sono baciati. E adesso Sayaka gli piace ancora di più… ma almeno
abbiamo lo specchio, no? Adesso possiamo agire!”
“È
proprio il tuo modo di agire, che mi
fa paura…!”
“Ascolta,
Phil: lo sapevamo che la rivelazione dell’Ipotesi
Zero avrebbe potuto avere delle conseguenze imprevedibili. Nella vita non
va sempre tutto come si vorrebbe! Te le devo insegnare io, queste cose?”
L’altro
continuò a scuotere la testa, sospirando: “Va bene, ora basta, Jim… lasciami
solo… devo riflettere!”
“Come
vuoi. Andrò a elaborare gli ultimi dettagli per il mio piano. Sono nel mio
ufficio, se mi cerchi!”
“Fammi
solo una cortesia” lo fermò il collega, prima che lasciasse la stanza “d’ora in
avanti, quando ti viene un’idea, pensaci su almeno tre volte, prima di metterla in pratica!”
Il
capo della Cerebrale accusò il colpo: “D’accordo” rispose, dopo qualche secondo
“a più tardi!”
Come
Watson fu uscito, Marlowe tornò a lasciarsi andare, tenendosi la testa con la
mano.
In
realtà, più che avercela con il collega, era sconcertato da quanto il loro
ragazzo si rivelasse (a dispetto della sua fama di superinsensibile e sordo ai
richiami del cuore) così spaventosamente vulnerabile alle avances femminili!
E ancora
dovevano affrontare Lisa Haneoka… per di più, nei panni di Seya!
*Se
le sue rivali sono arrivate a tanto* pensò il capo della Neuro *qui i casi sono
due: o Saint Tail lo seduce facendoselo…
o lo ammazza, strozzandolo con quella benedetta coda…!*
[1]Al capo della Neuro è forse sfuggito il particolare che le dichiarazioni
si fanno - di solito - proprio nei salotti!
[2]“Arte, arte sopraffina!” avrebbe detto il cavaliere di Ripafratta,
co-protagonista della Locandiera di
Carlo Goldoni.
[3]Il capo della sezione Neurologica di Matthew Isman.
[4]I freni inibitori, in gergo (da InibitorBrakes).
[5]Lord Martiya mi correggerà, se sbaglio: ma non mi sembra
che Kai Hiwatari e Alan Asuka si stimino molto, visti anche i commenti del
primo alla famosa lettera del secondo (cfr. Le
fiamme del destino, cap. 6).
a
seguente mattina del martedì, Alan si risvegliò con un discreto mal di testa…
tante emozioni in sole 72 ore avevano finito per logorare anche la Metabolica, oltre alla
Cerebrale e ovviamente all’Emotiva… il personale di quest’ultima, poi, al solo
realizzare che quel mattino il povero piccolo investigatore avrebbe
probabilmente dovuto affrontare la presenza dell’alter-ego di Seya (ovvero
Lisa), avrebbe volentieri dato le dimissioni (il loro capo in primis)!
Tanto
per incominciare bene quella giornata, non appena alzato dal letto, Alan inciampò
in una piega del tappeto e si ritrovò capitombolato ai piedi della parete
opposta… proprio dove aveva appoggiato il fatidico specchio di Leche,
recapitatogli la sera prima da due agenti della centrale! Se Rip Kirby non
avesse agito tempestivamente nell’afferrarlo, il piano di James Watson sarebbe
andato letteralmente in briciole ancor prima di metterlo in pratica, per non
parlare della figuraccia che avrebbe fatto Alan nei confronti di Sayaka e dei
proverbiali sette anni di guai!
*Cominciamo
proprio bene…!* sospirò stancamente il ragazzo.
***
L’ispettore
Asuka si offerse di accompagnare il figlio a scuola anche quella mattina, visto
che continuava a non vederlo troppo in forma… ma Alan rifiutò, pensando che
quattro passi gli avrebbero giovato nel rilassargli i nervi. Fu una pessima
idea: il maggior tempo impiegato per raggiungere l’istituto ebbe l’effetto di
farlo innervosire ancora di più!
Fra
le sue preoccupazioni (non la maggiore, ma nemmeno la minore) vi era
l’incertezza del fatto che nessuna compagna di classe avrebbe resistito alla
tentazione di spifferare a miss Haneoka la sua presenza alla festa di
compleanno della sua seconda “rivale”! Era vero che Kyoko e Ryoko gli avevano
promesso di convincere tutte le amiche invitate da Sayaka a tenere la bocca
chiusa… ma far tenere la bocca chiusa a una ragazza era molto più difficile che
non convincere un gatto a farsi una nuotatina![1]
Cosa
avrebbe pensato Lisa, se lo avesse saputo? Certo, nessuno poteva conoscere gli
“sviluppi” che la sua presenza in casa Shinomya aveva comportato (Sayaka non
sembrava il tipo da confidarlo per vanteria, almeno così sperava Marlowe) ma il
suo intervento a quel simposio senza che la festeggiata lo avesse nemmeno
invitato era una faccenda maledettamente compromettente... inoltre, se qualche loro
compagna avesse parlato, oltre a Lisa lo avrebbe saputo anche Rina, con
conseguenze addirittura peggiori!
Cercando
quindi di scacciare qualche spiacevole presentimento, il giovane detective
attraversò il cancello della scuola, dopo avere aspirato una buona boccata
d’aria. Naturalmente non aveva fatto nemmeno dieci passi, che si sentì subito
chiamare…
“Sempai…!!”
Voltatosi
all’istante, il ragazzo constatò subito la presenza della giovane Shinomya…
“Ciao,
Alan…!” lo salutò lei con una voce allegra che contrastava la sua ben nota
timidezza.
“Ah…
buongiorno, Sayaka…!”
Ad
un cenno del capo-sezione, tutti i componenti della Neuro “asukiana” si allertarono
sulla difensiva… ma ciò che successe immediatamente dopo li lasciò
completamente spiazzati.
La
ragazzina col caschetto, incurante dei presenti all’ingiro, si affiancò al
compagno e lo prese senz’altro sottobraccio!
*Merda…!*
imprecò mentalmente Phil Marlowe.
“Sai,
volevo… volevo ringraziarti per… per essere venuto alla mia festa di
compleanno!”
Di
sua propria iniziativa, Blackie Wolfe comandò due deglutizioni.
“Non…
non è il caso: dopotutto, non era stato nemmeno invitato!”
“Ma
è proprio per questo!” ribatté la ragazza, stringendo vieppiù la presa.
“Aridaje…!!”
sbottò Marlowe, in perfetto accento romano.[2] Poi
si rivolse a un suo assistente: “Presto, Tim: riduci di tre tacche la
sensibilità dell’elaboratore emotivo, svelto!”
“Sissignore!”
rispose questi, affrettandosi a provvedere. La più che opportuna manovra
arrestò il C.R. di Sayaka dopo un aumento di soli pochi punti.
“Ma
no, vedi… era solo per chiederti quel favore, che sono venuto!” disse
nervosamente Alan, gettando sguardi disperati ai gruppetti di studenti - specialmente
di sesso opposto - che iniziavano a osservarli con interesse.
La
compagna abbassò lo sguardo, visibilmente delusa: “Ah… capisco!” mormorò.
Lentamente,
lasciò il suo braccio… il contemporaneo segnale dei sensori tattili si
accompagnò a un sensibile calo registrato dal galvanometro del morale!
“Scusami,
Alan… cioè, sempai…” il galvanometro registrò un altro calo “…sono stata
proprio una sciocca e una sfacciata… in fondo lo sapevo, di non piacerti!”
Il
misuratore del consumo di adrenalina registrò subito una discreta scarica.
“Capo”
disse a Marlowe un altro assistente “il signor Wolfe ci avverte che la
temperatura interna sta salendo!”
“Oh,
cribbio… le guance!!” esclamò il capo della Neuro precipitandosi sul
comunicatrore intersezionale “Cardiaca da Neuro: Dick, mi senti? Riduci
immediatamente la pressione, presto!!”
Tracy
si affrettò ad eseguire, ma era troppo tardi. Inoltre, la momentanea
preoccupazione di Marlowe nell’evitare l’imporporamento delle gote di Alan,
l’aveva distratto dal controllo dei messaggi vocali. Cosicché il piccolo
detective - abbandonato a sé stesso - se ne uscì con una frase che avrebbe
fatto decisamente meglio a non pronunciare: “Ehi, un momento: io mica ho detto
questo, Sayaka!”
La
ragazza, che stava già per andarsene via mogia mogia, si bloccò immediatamente
e gli piantò addosso i suoi occhioni scuri: “Allora ti piaccio…?!”
Il
detective imprecò mentalmente. Eccolo incastrato!
Che
doveva dire? Di no? Troppo crudele! Di sì? Troppo rischioso! Marlowe,
maledicendo tutta quella fottuta settimana, non poté che optare per un
compromesso salomonico: “Ah… err… ehm… ab… abbastanza…!”
Il
sorriso che spuntò sul visetto della Shinomya fu di una dolcezza unica…
l’intero Consiglio Organico del detective temette il peggio, ma la ragazza si
“limitò” a schioccargli un bacetto sulla guancia ormai paonazza e a correre
via, coprendosi le sue, ostentanti un egual colore. Il punto toccato dalle
morbide labbra di Sayaka reagiva come se fosse stato punto da uno spillo e
Marlowe dovette constatare che, ancora una volta, il misuratore di adrenalina
era andato fuori servizio!
Ma
la cosa più grave era che il Coefficiente Relazionale di quell’ingenua (?)
fanciulla, aveva raggiunto la paurosa quota di 994!
Ancora
6 punti d’incremento e il triangolo Alan-Lisa/Seya-Rina sarebbe diventato inesorabilmente
un quadrato!
Cercando
di guardare solamente fisso davanti a sé, non badando a nessuna voce che
sentiva e muovendo un passo cadenzato dopo l’altro, il nostro eroe riuscì
finalmente a varcare la porta della sua aula. Qui fissò risolutamente il suo
banco e vi si diresse con decisione, mancandogli momentaneamente il coraggio di
guardare verso quello di Lisa.
Una
volta seduto, Dick Tracy fece eseguire due generose inspirazioni e finalmente
Rip Kirby ebbe il beneplacito per ruotare la testa, onde permettere a Gus
Chandler di effettuare un’ispezione panoramica dell’aula.
Lisa
era seduta al suo posto e stava momentaneamente conversando con la sua amica Sara.
La ragazza sembrava del suo solito umore allegro ma, quando l’amica - che
guardava dalla sua parte - le accennò di voltarsi per constatare la presenza
del detective, il volto di Lisa manifestò un sensibile trasalimento, anche se
mascherato quanto più possibile. Poi arrivò anche un sorriso.
“Ciao…!”
gli disse lei, timidamente.
Alan
aprì le labbra per risponderle, ma dovette limitarsi a un lieve cenno della
mano: un groppo alla gola glielo aveva impedito!
“Sono
spiacente, Phil” comunicò Tracy, dalla Cardiaca “evidentemente i suoi sorrisi
gli fanno ancora effetto!”
“Beh,
ne sono lieto, Dick” rispose il capo della Neuro “ma ce la facciamo a
rispondere?”
“L’ho
appena fatto!” rispose Kirby.
Il
sorriso di ritorno del detective fu invero abbastanza tirato, ma Lisa, almeno
in apparenza, se ne accontentò.
Fortunatamente,
dopo pochi istanti, l’insegnante cominciò la lezione.
***
Intervallo…
il secondo momento critico della giornata.
Alan
si mise a mangiucchiare di mala voglia la sua colazione, sospirando di sollievo
per il fatto che Sayaka Shinomya non gli avesse presentato un bento preparato da
lei, come invece Philip Marlowe aveva temuto! Ma ciò che non era accaduto oggi,
poteva magari accadere domani, tanto è vero che l’interessata, osservandolo
mangiare, gli aveva fatto l’occhiolino e roteato l’indice della mano destra,
proprio come per dirgli: “Domani te lo porto io…!”
“Porca
miseria” imprecò Marlowe “questo sì che
è un bel problemino! Come se non ne avessimo già abbastanza!”
“Cerchi
di tenergli i nervi a posto, Phil” gli disse Lew Harper “cerchiamo di fronteggiare
una grana alla volta. Ora dobbiamo sondare Haneoka!”
“Lo
ritiene proprio necessario, signore?” domandò il capo della Neuro, facendo una
smorfia di disappunto.
“La Cerebrale dice di sì…”
rispose il Coordinatore dell’organismo, passandosi la mano sul mento, come
imbarazzato.
L’altro
annuì, sarcastico: “Già, capisco…! Andiamo pure, Motoria!” disse infine, dando
il segnale a Kirby.
Lentamente,
il ragazzo si alzò dalla sedia e cercando - con poco successo - di far finta di
niente, si avvicinò al banco di Lisa, che ora stava conversando con Kyoko e con
Ryoko.
“Ah…
no, accidenti! Torniamo indietro: ci sono anche quelle due!” intervenne Marlowe,
allarmato.
“Tanto
meglio!” rispose invece James Watson.
“Come
sarebbe tanto meglio, disgraziato?!”
“Senti,
Phil: se le parliamo a quattrocchi, renderemo la situazione ancora più
compromettente… non ti pare?”
Marlowe
dovette convenire suo malgrado che stavolta il collega aveva ragione. Lasciò
quindi che Alan si avvicinasse, facendo interrompere la conversazione fra le
tre.
Haneoka
lo fissò intensamente, cercando di rimanere calma quanto più le riusciva.
“Salve,
Lisa” disse il ragazzo tenendo le mani in tasca “tutto bene…?”
“Ma
certo” rispose lei, tentando di cogliere un eventuale sottinteso a quella
domanda “perché me lo chiedi?”
“Beh…”
il ragazzo distolse lo sguardo dal suo, dal momento che Tracy aveva avvertito
Kirby che c’era un richiamo di sangue verso le guance “…mi chiedevo come
stessi, tutto qua. Ieri non c’eri e allora…”
“Oh,
grazie… ma non era niente di grave” la ragazza dai capelli castani arrossì
leggermente, a sua volta “ero solo… indisposta!”
“Uhm…
capisco. Un raffreddore?”
L’arrossamento
della fanciulla si accentuò. Abbassò gli occhi: “N… no… sai… la pancia…”
“Ah,
un’indigestione?”
Lisa
non rispose e Ryoko non ne poté più: “Alan, ma
sei tonto?!” e, prima che le amiche potessero fermarla, avvicinò il volto
all’orecchio del detective, fornendogli la soluzione del mistero. Stavolta gli
sforzi di Tracy e di Marlowe furono vani: il volto del detective diventò di un
bel rosso pomodoro!
“Ah…
ma certo! Eh, eh… mi rendo conto!” poi guardò la sua ex-antagonista “Scusa…
sai, io… per certe cose…”
“In
effetti non è una novità!”
“Ryoko,
per favore!!” sbottò Lisa, guardando poi Alan con una smorfia che faceva del
suo meglio per essere un sorriso “Non fa niente, grazie!”
“Beh,
vi lasciamo soli, che è meglio!” disse Kyoko.
“Non
occorre” ribatté il ragazzo, cercando di darsi un contegno “ci vediamo, Lisa…
riguardati!” e se ne andò.
“Chi
lo capisce è bravo, quello lì!” commentò sempre Kyoko.
“Già”
ribatté Ryoko “ sai, Lisa? A volte mi domando che cosa ci trovi! D’accordo che
è bello, ma ha un tal caratterino…!”
“Ma
che dici?!” protestò lei “Parli come se noi due stessimo insieme!”
“Beh,
Lisa” intervenne Kyoko “forse non te ne rendi conto… ma in effetti sembra
proprio così!”
“Oh,
basta!!” sbottò Haneoka, tornando ad arrossire “Siamo solo compagni di classe. Al
massimo, buoni amici. Questo è tutto! Capito…?!”
“Va
bene, va bene” conciliò Ryoko con un sorrisetto malizioso sulle labbra “non ti
arrabbiare!”
In
quel momento arrivò Sara e le due amiche, dopo qualche convenevole, si
accomiatarono dal gruppo. Allontanandosi, continuarono a parlare fra di loro.
“Certo
che è una bella zuccona anche lei, però. Se sapesse…!”
“Stai
calma, Ryoko: ricorda che abbiamo promesso di mantenere il segreto!”
“Sì,
va bene” rispose la mora “però mi auguro che il signorino sappia quello che fa…
perché, se continua a farla soffrire, gliela faremo vedere noi! Sei d’accordo?”
“Aspettiamo
ancora un po’, dai… e poi Alan non mi sembra il tipo da mettersi a fare il
farfallone!” ribattè la castana.
“Sei
sempre la solita ingenuotta: dovresti sapere che i maschietti sono tutti
uguali!”
“Ah,
sì? E allora, se sono tutti uguali, come mai certuni se li litigano in tante…?”
L’altra
non rispose. In effetti, su questa domanda della sua amica “ingenuotta”, la
simpatica Ryoko avrebbe avuto molto da riflettere…!
“Allora?”
chiese A1 al capo della Sensitiva “Come le pare sia andata?”
“Mah…
è un po’ difficile dirlo, signore” rispose Chandler “non ho notato turbamenti
particolari nel suo sguardo, se non la solita timidezza, sincera o artefatta
che sia. Non pareva nemmeno più imbarazzata del solito!”
“E
le onde cerebrali?” domandò ancora Harper.
Chandler
osservò il grafico che i suoi collaboratori avevano stampato: “Beh, sì:
appaiono leggermente agitate… ma, tutto sommato, i valori di picco si
mantengono all’interno dei parametri standard!”
“Quindi,
secondo te, non sospetta ancora nulla?” chiese Watson, presente al colloquio.
L’altro
si voltò verso di lui: “No: le nostre colleghe non sanno che noi sappiamo. Credo di poterlo affermare
con sicurezza!”
“Molto
bene!!” esclamò il capo della Cerebrale, sfregandosi le mani “Allora possiamo
procedere!”
“Bada
però che le mie sono, sempre e soltanto, analisi elettriche… le Neurologiche -
quelle femminili in particolare - sono molto abili a controllare le
manifestazioni emozionali esterne. Vero, Phil?”
“Proprio
così” sospirò Marlowe “lo testimonia il contegno irreprensibile che ha sempre
mantenuto la nostra avversaria, mentre indossava i panni di Lisa Haneoka!”
“È
vero” ammise Watson “ma stavolta quei panni innocenti non le serviranno a nulla!”
esclamò, con aria di sfida.
“Jim”
intervenne A1 posandogli una mano sulla spalla “stia attento a non farsi
trascinare dai suoi rancori personali: la nostra non dev’essere una spedizione
punitiva! Chiaro?” concluse, guardandolo bene in viso.
Il
subordinato rimase muto per alcuni istanti, quindi annuì di malavoglia: “Certamente,
signore!”
***
Al
termine delle lezioni, il buon Alan si chinò un attimo per afferrare la
cartella e riporvi gli oggetti che aveva sul banco. Quando rialzò lo sguardo,
la prima cosa che vide fu la vita di una ragazza con le mani appoggiate sui
fianchi. Dominando il formicolio comparso sulle mani, Rip Kirby continuò ad
alzare la testa per consentirgli di guardare il viso della persona comparsagli
davanti… finché i trasduttori ottici di Chandler registrarono la presenza di
Rina Takamya. Come la vista dei fianchi aveva lasciato supporre, il volto della
ragazza non lasciava trasparire nulla di allegro…
“Qualcosa
che non va…?” le domandò il detective.
“Direi…!”
fu la secca risposta.
Il
ragazzo si alzò, cominciando a raccogliere quaderni e penne.
“Sentiamo…!”
sospirò.
“Si
può sapere che sta succedendo fra te e la Shinomya…?”
Lui
la guardò. La sua espressione era ancora impassibile, benché gli occhi le
stessero già luccicando. Meditando un istante, Alan convenne che la miglior
cosa da fare era affrontare l’argomento di petto: “Beh… credo si sia presa una
cotta per il sottoscritto!”
La
tattica funzionò: quella risposta lasciò spiazzata Rina, che se ne aspettava
una del tipo Non so di cosa tu stia
parlando! e la grinta le si rischiarò. Solo un po’, a dire il vero. Di
certo stava apprezzando l’onestà del suo compagno.
“Ti
scoccia se ti domando quand’è successo?” non riuscì a fare a meno di
chiedergli.
Alan
rifletté ancora per un momento, quindi scosse la testa: “Non te lo so dire. È
una novità anche per me. Credimi, sono sorpreso anch’io!”
Lei
sospirò, incrociando le braccia: “Ti voglio credere! Ma dubito assai che sia
solo una cotta…!”
“Ah,
davvero?”
“Sicuro!
La stavo osservando, mentre parlavi a Lisa. Avresti dovuto vedere come vi
guardava: era gelosia bella e buona, la sua!”
“Ne
sei proprio sicura?” chiese lui, per prendere tempo.
“Alan,
non prendermi per scema. Sono una donna anch’io, dopotutto!”
La
guardò nuovamente. Forse, in quel momento, la sua parte razionale (che Watson
non controllava come avrebbe dovuto) si lasciò scavalcare da quella romantica
(che Marlowe faticava a tenere a bada)… fatto stà che sorrise e replicò: “Sì… e
anche bella, devo dire!”
Anche
il viso di Rina si fece infine di porpora… aprì la bocca per rispondere, ma la
richiuse. Il ragazzo tornò a sospirare: “Rina, ascoltami: è un momento
difficile per tutti… specialmente per me! Tu lo capisci, vero, come mi sto
sentendo?”
La
nipote del sindaco annuì silenziosamente, mentre il suo volto assumeva un’espressione
molto più tenera: “Sì… lo so, tesoro!”
Nonostante
la bionda avesse sussurrato, i sensori acustici di Chandler avevano captato per
intero quella frase e non ci volle più di un nanosecondo perché l’elaboratore
emotivo della Neuro facesse innalzare il C.R. della Takamya da 1386 a 1500 punti!
“Mannaggia…!!!”
imprecò al solito Philip Marlowe “Ma come si fa, dico io, ad essere così
ingenui?! Un guadagno di 114 punti solo per un messaggio vezzeggiativo?!”
“Il
fatto è, capo” osservò un collaboratore “che nessuna, prima d’ora, lo aveva mai
chiamato così!”
“Porca
miseria… qui una cosa è sicura: se Haneoka riesce a riacchiapparlo, vuol proprio
dire che è una donna eccezionale!”
Augurandosi
di non essere arrossito come temeva - speranza vana - il detective rispose alla
sua amica: “Allora, per favore, non metterti a fare la gelosa anche tu: non è
il momento!”
Detto
ciò, aprì la sua cartella per riporvi il materiale scolastico… improvvisamente,
uno scoppio seguito da una nuvoletta rosa e da una pioggia di coriandoli e
fiorellini, accompagnò la comparsa di un biglietto aderente al risvolto del
coperchio della cartella stessa…
“Al mio caro detective.
Stasera, alle ore 10,
verrò a prendere il quadro “La
Sfinge” nella pinacoteca privata del signor Genzo Katamura!
La tua
affezionata avversaria Seya”
***
“Maledizione”
imprecò Lew Harper, l’Organic Coordinator
“alla fine è successo ciò che temevo! Quelle di Haneoka ci hanno preceduti
e hanno lanciato una nuova sfida, prima che potessimo effettuare il nostro
piano!!”
“Stia
calmo, signore” intervenne James Watson “forse, a pensarci bene, è molto meglio
così!”
“Si
può sapere cosa cavolo stai dicendo?!” chiese il capo della Neuro.
“È
molto semplice, amico: il mio piano prevedeva di effettuare un abboccamento
segreto con Seya, nel corso del quale l’avremmo indotta a riflettersi nello
specchio di Leche! Ma la cosa non era per niente facile, da ottenersi: la
dinamica per arrivarci mi appariva effettivamente un po’ complicata. Ma ora…”
“Ora,
cos’è cambiato?” chiese A1.
“Beh,
ora diventa tutto molto più facile! Anzi, sarà uno scherzo far sì che la nostra
codina venga a trovarsi esattamente davanti a quel benedetto specchio!”
“E
come…?” chiese Marlowe.
“Lo
so io, come!”
“Insomma,
Watson: le spiacerebbe spiegarlo anche a noi?!”
Lo
sguardo piuttosto severo del capo non ammetteva ulteriori repliche. Al gestore
delle facoltà mentali di Asuka Jr. non rimase altro che abbozzare: “Beh, se
insistete, ve lo dirò… ma non volevo rovinarvi la sorpresa!”
“La
sorpresa la devi fare a Seya, non a noi!” ribatté il capo della Neuro.
“E
va bene, va bene” brontolò il capo della Cerebrale “statemi a sentire…”
[1]Opinione personalmente espressa da Philip Marlowe e non necessariamente
condivisa dall’autore!
[2]Probabilmente si era laureato in psicologia alla Sapienza di Roma.
“Sissignore!”
rispose il responsabile della Motoria, trattenendo a fatica un sospiro
polemico: quella raccomandazione era già la sesta o la settima!
“Speriamo
che la codina abbocchi, questa volta!” tornò a parlare Harper.
“Abboccherà!”
fu la netta risposta del capo della Cerebrale.
“Sarebbe
la prima volta…!” commentò Phil Marlowe che, pur essendosi imposto di stare
zitto, non aveva resistito alla tentazione.
Il
collega lo guardò con espressione impassibile, poi fece un sogghigno
sarcastico: “Questa sarà la prima
volta... visto che, finalmente, mi è stato consentito di applicare un po’
d’astuzia in un piano di cattura!”
“Come
sarebbe a dire…?!” chiese il capo della Neuro, piccato.
“Che
alla fine l’avete capito che non bastava applicare le migliori qualità
dell’organismo nel solo inseguimento della ladra. Stavolta useremo il suo
obiettivo come esca!”
“Ma
là dietro non c’è il suo vero obiettivo…!”
“Appunto…
ma lei non lo sa! Ecco perché, a differenza di tutte le altre volte, il piano
non potrà fallire. Se avessimo proceduto in questa maniera fin dall’inizio…”
“Vorrai
dire se avessimo giocato sporco fin
dall’inizio…!” polemizzò ancora il collega.
Watson
scosse la testa: “Sei proprio un ingenuo, fino all’inverosimile. Sono le nostre
rivali organiche che hanno giocato sporco, non noi!”
“Sì,
sì… divertiti pure, Jimmy. Tanto, poi, se la codina la prenderà male e il
povero Alan verrà scaricato, toccherà a me di raccogliere i cocci!”
“Di
che ti lamenti? Per male che gli vada, avrà pronti due rimpiazzi belli caldi: la Shinomya o la Takamya!”
“Sei
un cinico bastardo, Watson! Renditene conto!!”
“E
tu un povero coglione!”
“Fatela
finita!!” li riprese A1 “Vi sembra il momento di discutere, questo?!”
“No,
signore!” rispose Watson.
“Ci
scusi!” replicò Marlowe.
Harper
sospirò e si avvicinò al comunicatore intersezionale: “Cardiaca da Centrale:
rapporto!”
“Pressione
e frequenza di pompaggio normali, signor Harper!”
“Grazie,
Tracy. Metabolica, a voi!”
“Temperatura
interna a valore standard. Riserva calorica a sufficiente margine!”
“Molto
bene, Wolfe. Tempo, Watson!”
“Ora
H meno due, comandante!”
“Perfetto”
il Coordinatore incrociò le braccia e appellò nuovamente il capo della Motoria “mi
raccomando, Kirby: tenga pronta la compressa di Solidox!”
“Stia
tranquillo, signore!”
“Questa
contromossa non mi convince” saltò su Marlowe, con evidente nervosismo “chi ci assicura
che userà il narcotico anche stavolta?”
“Non
può fare altrimenti” rispose il capo della Cerebrale “la disposizione delle
guardie farà credere alla ladra che ciò che cerca si trova dietro quella spessa
tenda. Per aprirla e prendere il presunto quadro dovrà assicurarsi che nessuno
la possa attaccarealle spalle in quel
frangente. Narcotizzare i presenti non potrà che apparirle la mossa migliore.
Ma avrà una bella sorpresa…!” detto questo, diede voce a Kirby, che alzò il
braccio sinistro di Alan per rendere visibile l’orologio. Erano le dieci in
punto!
“Ci
siamo!! Vieni, bellezza: vieni da papà…!”
“Basta,
Watson” ordinò Lew Harper “mantenga la freddezza!”
“Signorsì!”
“Centrale
da Sensitiva!” si udì, dal comunicatore.
“Parlate,
Sensitiva!” rispose A1.
“Signore,
credo che stia arrivando!”
“Ne
è sicuro, Chandler?”
“Stiamo
captando le sue onde cerebrali… forse è solo una sensazione, ma avvertiamo
anche un leggero sibilo!”
“Un
sibilo…?” intervenne Watson “Dev’essere il narcotico! Rip, non appena le
guardie cadranno a terra addormentate, fai accasciare Alan al suolo, secondo il
piano. E ingoia subito quella pillola di Solidox!”
“Ricevuto!”
Gradualmente
ma velocemente, la stanza dove si trovavano venne invasa da una strana
nebbiolina rosa e i sensori olfattivi di Chandler avvertirono una marcata
essenza di tali fiori… quindi gli strumenti della Cerebrale registrarono un crescente
calo di concentrazione e la pressione sanguigna cominciò ad abbassarsi sui
manometri di Tracy. Ma subito Kirby fece ingoiare al piccolo detective la sua
“arma segreta”: una compressa di ossigeno solido che, sciogliendosi a contatto
con la saliva, avrebbe generato una diretta immissione di aria pura nella
trachea, impedendo così al ragazzo di cadere addormentato![1] Dopodiché,
cercando di essere più naturale possibile, Alan finse comunque di cadere vittima
del gas narcotico e si lasciò stendere al suolo, imitando gli agenti del suo
seguito; i quali, seguendo sempre il suo stesso piano, si erano invece addormentati
sul serio!
***
Dopo
pochi secondi dall’assopimento dell’ultima guardia, un rumore di vetri infranti
precedette quello di un leggero tonfo all’interno della stanza… una figura,
minuta e agilissima, era balzata quasi al centro della medesima, a meno di un
metro dal corpo - apparentemente inerte - del giovanissimo investigatore.
I
sensori acustici di Chandler captarono dei lievissimi passi felpati, poi quelli
tattili segnalarono una leggera carezza sul cuoio capelluto. Infine, ancora
quelli acustici ricevettero il seguente messaggio: “Sogni d’oro, amore mio!”
STOC…
la povera lancetta del galvanometro adrenalinico segnalò l’avvenuta
sollecitazione dei sensori psichici della Neuro e, subito dopo, l’elaboratore
emotivo registrò l’avvenuto aumento del C.R. assegnato a Lisa Haneoka/Seya che, abbandonati i precedenti 522 punti, risalì di
nuovo fino alla quota di 573!
Contemporaneamente,
il corpo di Alan fu scosso da un lievissimo tremito.
“Ohe,
sergente” protestò Watson, allarmato “tienigli i nervi a posto!!”
“Piantala!
È la prima volta che gli dice una cosa del genere sul lavoro! Non faccio miracoli!” si difese Marlowe.
“Sarà
meglio che ci provi, invece” rimbeccò il capo della Cerebrale “perché se il mio
piano va in malora per colpa tua…”
“State
zitti, idioti!!” ordinò Lew Harper, col tono più secco che poteva.
La
giovane ladra, dopo essersi portata la mano guantata alla bocca e aver lanciato
un bacio al suo sempiterno antagonista, si avvicinò lentamente alla tenda che
avrebbe dovuto celare il citato quadro La Sfinge,
perla della collezione privata del ricco mercante d’arte Genzo Katamura. Il
dipinto era finito nel mirino di Seya in quanto la novizia Mara Mimori le aveva
spiegato che il suo attuale possessore se l’era procurato a un’asta
fallimentare, bandita dallo stesso autore perché rovinato da una speculazione
finanziaria sempre ordita dallo stesso Katamura. Per anni costui aveva tentato
invano di convincere quel talentuoso ma sfortunato pittore a cedergli la Sfinge
ad un prezzo molto conveniente (per lui)!
Seguendo
le disposizioni, Rip Kirby aveva aperto una palpebra di Alan quel minimo
bastante per osservare la scena… e il Consiglio Organico del detective dovette
constatare che la ragazza si stava avvicinando al suo obiettivo con un
ammiccante movimento sinuoso, non evidenziato solamente dalla sua lunga coda di
cavallo!
Il
primo ad accorgersene fu il capo della Sensitiva: “Accidenti, temo che abbia
subodorato qualcosa!”
“Non
può essere!!” protestò, deciso, Watson.
“Però
quella sta sculettando…!” fece notare Sam Spade, con evidente eccitazione…
“Smettetela
di distrarvi, una buona volta!!” ruggì il Coordinatore “E lei, signor Spade, cerchi
di tenere a freno la sua Sezione per quando verrà il momento!”
“Agli
ordini!” rispose il responsabile della Genetica.
Seya
si trovò finalmente accanto alla spessa tenda di velluto, presso la quale un
piedistallo reggeva una targa di ottone con inciso il nome del quadro che era
venuta a recuperare.
La
“Robin Hood in gonnella” eseguì un rapido controllo per accertarsi che non vi
fossero trappole in giro; poi, rassicurata dal silenzio circostante -
interrotto soltanto dal russare degli agenti - si decise a tirare finalmente il
cordone della tenda…
***
Da
quando aveva deciso di indossare il costume di Seya, l’amica-nemica di Alan
Daiki Asuka aveva gradualmente imparato a dominare le sue emozioni, salvo
lasciarsi andare quando tornava a indossare gli innocenti panni di Lisa
Haneoka. Era proprio per tale motivo che la “normale” studentessa del Saint Paulia appariva spesso molto più
infantile di quanto non fosse in realtà; poiché - durante il giorno - la sua
solare esuberanza femminile si prendeva la rivincita prima di lasciare
nuovamente il posto - nelle successive ore notturne - alla necessaria freddezza
“maschile” della ladra Saint Tail!
Questa
volta, però, la ben nota e provata flemma della fuorilegge non poté reggere a
ciò che videro i suoi occhioni: una volta che i lembi della tenda si
scostarono, rivelandole ciò che avevano coperto fino a quell’istante, la
fantastica avversaria del “piccolo detective” si trovò di fronte non già il
dipinto La Sfinge, praticamente estorto a quel povero
pittore dall’arido faccendiere Katamura, bensì il pregiato specchio della
Regina Rosa di Leche… che non mancò di restituirle la sua immagine, con l’unica
ed ovvia eccezione della “mitica” coda di cavallo, nuovamente sciolta nella
fluente chioma castano-rossiccia!
Ma
questo fu ancora nulla… prima che la ragazza potesse riprendersi dallo shock e
cominciasse a congetturare sul perché proprio quello specchio si trovasse lì davanti, al posto del dipinto che
doveva rubare, la povera Neuro haneokiana ricevette infatti dalla Sensitiva un
segnale molto, ma molto peggiore: l’immagine eretta del loro amato inseguitore,
tutt’altro che fuori di combattimento!
L’espressione
del piccolo detective era forse più beffarda di quanto avesse voluto (sicuramente
Watson e Marlowe stavano negoziando sulla questione) e appariva curiosamente simile
a quella dell’Humphrey Bogart degli anni migliori (gli mancavano solo il trench
e il Borsalino)![2]
Fortunatamente,
parve essere la linea di Marlowe a prevalere… tanto è vero che l’espressione del
novello “Bogey” si raddolcì, pur diventando
priva di sorriso. Infine, lui ruppe il silenzio: “Lisa… te lo chiedo per favore:
smettila di nasconderti da me!”
***
Dal
trasalimento seguito alla vista della sua riflessa immagine “scoduta”[3] la
ragazza era rimasta paralizzata per alcuni secondi, salvo poi indietreggiare
lentamente con la fronte madida di sudore e la pelle d’oca in tutto il corpo.
Pur mantenendosi in piedi a stento, la prosecutrice delle imprese di Lucifer[4]
avrebbe volentieri indietreggiato per un bel po’… ma quando si rese conto che
in quel modo avrebbe finito per farsi “tamponare” dal detective, si ribloccò di
nuovo. Se non ché, il ragazzo si mosse a sua volta e gli bastarono pochi passi
per appoggiare le mani sulle semiscoperte spalle dell’avversaria.
“Bene”
esclamò James Watson stringendo il pugno alzato “finalmente è fatta!! Forza,
Rip: mettile le manette, prima che ci sguilli ancora di mano!”
“Non
dire fesserie!!” ribatté Marlowe, con veemenza “Hai scordato qual è il nostro
scopo?!”
“Le
precauzioni non sono mai troppe! Dati i precedenti, la cosa più sensata è
impacchettarla. Poi ci ragioneremo!”
“NO…!!!”
urlò il capo della Neuro “Almeno un po’ di fiducia dobbiamo pur dargliela, per
Giove!”
“Senti,
Phil… sono anni che le diamo fiducia
e guarda dove cavolo siamo…!!”
“Non
voglio che lei lo ritenga spietato, lo vuoi capire?!”
“Allora
preferisci che lo ritenga un cretino?!”
“ORA
BASTA…!!!”
Al
gridò esasperato del Coordinatore, i due poli opposti dello spirito del
detective si ammutolirono all’istante.
“Signor
Watson” disse adagio Lew Harper, quasi sussurrando “ritengo che lei abbia
assolto pienamente il suo compito, per stasera. Ora lasci lavorare il suo
collega!”
Il
Coordinatore lo fissò con occhi di ghiaccio e si avvicinò al comunicatore
intersezionale: “Immunitaria: mandate immediatamente una squadra in Centrale
Operativa!”
“Roger!”
rispose la voce di Eddy Parker. Poi A1 tornò a guardare Watson, che era
impallidito.
“Ha…
ha intenzione di… mettermi agli arresti?!” balbettò lui.
“Dipende
solo da lei. Obbedirà agli ordini?”
L’altro
rimase silenzioso per un momento, la faccia totalmente inespressiva. Poi
rispose “Signorsì!” e accompagnò la parola col saluto e con un batter di
tacchi.
L’Organic Coordinator lanciò allora nel
comunicatore un nuovo messaggio: “Immunitaria da Centrale: ordine revocato, signor
Parker!”
***
“Lisa…
o Seya, se vuoi” mormorò il detective facendo del suo meglio per mantenere la
voce ferma “te ne prego: smettila di fare la ladra. Smettila di correre dei
rischi per convergere la mia attenzione su di te… non hai più bisogno di
farlo!”
La
pelle che ricopriva le spalle della ragazza era già discretamente fresca (segno
evidente che la sua Cardiaca stava richiamando parecchio sangue da tutte le parti
del corpo) e i polpastrelli di Alan avvertivano tutto il tremolio che la
scuoteva. La superficie dello specchio appartenuto un tempo alla Principessa
Rosa continuava a riflettere la figura di entrambi, mostrando, oltre ai capelli
sciolti di Lisa (sempre in realtà trattenuti dallo scuro fiocco di seta) anche
i suoi bellissimi occhi, dilatati dalla paura.
Nondimeno,
la guantata mano destra della giovane non tardò a posarsi su quella sinistra di
Alan, sempre appoggiata sulla sua spalla. Le labbra di Lisa si erano aperte, ma non
riuscivano a proferire nemmeno una sillaba. Però, la stretta della sua mano su
quella del ragazzo confermò a quest’ultimo che Seya lo aveva ascoltato. Dentro
di lui, infatti, il suo C.R. aumentò ancora fino a raggiungere i 594 punti e tutto
questo lo incoraggiò a proseguire.
“Non
hai più bisogno di sfidarmi… e di farti inseguire da me per conquistare il mio
cuore… perché, se era anchequesta la tua intenzione, ci sei già
riuscita…” le mani di Alan avvertirono un notevole aumento nel tremito della
fanciulla “…perché io… ti voglio già bene…!”
Naturalmente
Philip Marlowe avrebbe preferito fargli dire ti amo… ma il C.R. di Lisa/Seya era tuttora relativamente lontano
dalla fatidica quota dei 1000 punti e quindi il capo della Neuro non poteva
ancora farlo senza poter disporre - come avrebbe desiderato invece in quel
momento - di una sufficiente dose di ipocrisia!
Comunque,
sembrò che l’efficacia del messaggio fosse stata sufficiente: la ragazza non
resistette più e cominciò sommessamente a singhiozzare…
“Lacrime
di coccodrillo…!” commentò Watson.
“Sta’
zitto, deficiente!!” sbottò Marlowe, quasi temesse che la Sensitiva di Seya
potesse sentirlo. Poi si rivolse al collega della Motoria: “Avanti, Rip:
abbracciala!”
“Eseguo!”
Le
mani del ragazzo abbandonarono quelle morbide spalle per scendere verso il
sottile giro-vita… e i singulti della ladra si fecero più forti.
“Non
piangere, Saint Tail” le sussurrò lui, direttamente nell’orecchio “non
piangere!”
“Alan…”
gemette finalmente lei appoggiando le mani sulle sue, davanti al suo grembo “…Alan,
perdonami!! Perdonami… l’ho fatto solo… per aiutare quelle persone che…”
“Lo
so… l’avevo capito!”
“Io…”
emise ancora un lieve singhiozzo “…io non volevo far soffrire nessuno, te lo
giuro… tanto meno te!”
“Certo…
certo…” rispose lui appoggiando il mento sulla sua spalla (e il contatto
cutaneo fece scattare diverse spie di pre-allarme nei pannelli della Sensitiva
e della Genetica) “…sta’ tranquilla: ti credo… ti credo!”
“Bravo
fesso…!” mugugnò Watson, guardato ferocemente da Marlowe.[5]
“Allora…
non mi odi…?!”
“No,
no…!”
“Non
mi serbi nemmeno rancore?”
“Ma
no…!”
“Non
sei proprio arrabbiato nemmeno un po’…?”
“Beh,
un po’ sì…! Anzi, se proprio devo essere sincero, sono parecchio arrabbiato!!”
Nel
dire questo, Alan accentuò la stretta del suo abbraccio e anche il tono
sembrava ironico… ma le assistenti della Neuro haneokiana ritennero fosse il
caso di prenderlo sul serio. Seguì un minuto di teso silenzio, poi la ladra sorrise:
“Già… il tuo orgoglio di maschietto l’ha presa male, eh…?”
“Si
può dire che non è ridotto bene, in questo momento!”
“Capisco”
sospirò Seya “posso fare qualcosa, per lui…?”
Ad
Alan venne in mente una risposta pepata a questa domanda (la stessa che era
venuta in mente a Spade)… ma, fortunatamente, si convinse a trovarne una
migliore.
“Beh…
come seconda cosa, potresti spiegarmi un paio di cosette!”
La
ragazza sbatté le palpebre: “E… come prima…?”
“Abbracciarmi
come si deve!”
Nonostante
fossero distanti ormai parecchi metri dallo specchio, il rossore delle guance
di entrambi risultò visibilissimo! Ma la timidezza di Lisa lasciò subito il
posto alla risolutezza di Seya… e la deliziosa ladra dalla coda di cavallo si
girò su sé stessa per buttare le braccia al collo del suo adorato inseguitore.
“Ti
amo…!” gli disse, mentre lo stringeva con dolcezza.
***
“A
questo punto ci starebbe proprio un bacio come si deve!” azzardò il capo della Genetica.
“Mmm…
non so se proprio adesso sia del tutto consigliabile!” rispose quello della
Neuro.
“Senti,
amico: questa pulzella ha dei ferormoni di tutto rispetto! Siamo già a DEFCON
4, quaggiù![6] Devo scaricarlo un po’, se
vogliamo mantenere il controllo! E poi, non volevi fare alzare il più possibile
il C.R. di Haneoka?”
Marlowe
guardò verso A1, che rispose sorridendo: “Direi che ha ragione, Phil!”
“D’accordo…
Motoria da Neuro: baciare la controparte… confermo!”
“Ricevuto”
rispose Kirby “procediamo!”
“Niente
lingua, però: mi raccomando, Rip!”
“Ma
perché vuoi rinunciare a 100 punti?” insistette Spade.
“FA’
COME TI HO DETTO, RIP!! E tu, Sammy, vedi di calmare i tuoi bollori: c’è un
tempo per ogni cosa, brutto pervertito che non sei altro!”
“Va
bene, va bene…!”
“100
punti…!” borbottò il capo della Neuro, scuotendo la testa “Sai quanto se ne
sbatte, quello, del Coefficiente Relazionale! Gli interessa solo il confronto
con le altre due…!”
Tutti
gli altri si limitarono a ghignare con discrezione… e, di lì a poco, sul
display nella centrale del controllo emotivo compariva il messaggio “RELATION TYPE A IN PROGRESS
- SUBJECT: LISA HENEOKA/SEYA (A.K.A. SAINT TAIL)”… mentre il livello del suo Coefficiente Relazionale risaliva rapidamente
verso gli 800 punti…!
[1]Non so se sia realtà o fantasia… comunque, ho preso
questo particolare dalla storia disneyana Topolino e i ladri di ombre, pubblicata in Italia
negli anni Settanta.
[4]Della quale l’insigne Autrice ha raccontato troppo poco!
[5]È singolare che sia il responsabile della Cerebrale
(cioè della parte razionale
dell’organismo) a sentirsi punto da tutta la faccenda, mentre - a rigor di logica
- lo dovrebbe semmai essere il capo della Neuro (che rappresenta invece la
parte emozionale). Ma forse è proprio
l’essere umano a non essere logico! Voi che ne dite?
[6]Come già sanno i lettori della Storia Segreta dei SISAS, la scala dei livelli di eccitazione
sessuale parte dal minimo DEFCON5 (pace dei sensi) al massimo DEFCON1, dopo il
quale viene raggiunto il climax!
Capitolo 19 *** Dalle assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi guardo io! ***
Capitolo 19: Dalle assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi
guardo io
Capitolo 19: Dalle
assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi guardo io!
M
entre
il flemmatico Gus Chandler seguiva scrupolosamente la registrazione delle
molteplici sensazioni provenienti da Seya, che venivano smistate verso gli
elaboratori della Neuro e della Genetica (morbidezza delle labbra, sapore,
calore del suo corpo, profumo della sua pelle, pressione delle sue… rotondità),
il “duro” James Watson osservava invece cupamente il Coefficiente Relazionale
del soggetto aumentare progressivamente sul relativo display…
Quando
alla fine lo strumento si arrestò, mostrando il notevole valore di 797 punti,
il capo della Cerebrale fece una smorfia e si girò verso il collega: “Certo che
per una donna è veramente facile! Vero…?”
“Che
cosa?” chiese l’altro.
“Usare
il sesso per farsi perdonare!” rispose Watson, mettendo le braccia conserte.
Il
capo della Sensitiva si lasciò scappare un sorriso ironico: “Efficace,
soprattutto…!”
“Sì,
ma non è corretto” ribatté Watson, scuotendo la testa “non è così che si
dovrebbe conquistare un uomo!”
“Non
lo sai che in guerra e in amore tutto è lecito?”
“Certo
che lo so. Ma non lo accetto!”
Chandler
terminò di redigere i suoi appunti, si infilò il bloc notes nella tasca del
camice e incrociò anche lui le braccia: “E Alan? Lui lo accetta, secondo te?”
“Ne
dubito” rispose il collega, negando ancora col capo “altrimenti non vorrebbe fare
questo mestiere!”
“Beh,
allora rilassati: la Takamya
ha sempre un vantaggio abbondante di 700 punti!”
“Non
volevo dire questo!” obbiettò Watson, corrugando la fronte.
“Dai,
dai… non fare il furbo! Lo sanno tutti, qui dentro, che parteggi per la
biondina! Del resto, che c’è di male? Se vuoi saperlo, piace anche a me!”
“Davvero?”
la voce del collega era un pochettino scettica “Significa che voterai per lei,
alla delibera finale del Consiglio Organico?”[1]
Il
responsabile della Sensitiva rimuginò un momento e fissò quello della
Cerebrale: “Non lo so ancora… indubbiamente Rina Takamya è una ragazza bella, intelligente,
schietta e sincera. Potrebbe anche essere la sua compagna ideale! Però…”
“…Haneoka
ha qualcosa di più!” concluse Watson, sempre ironicamente.
“Ha
un animo ardente. Soprattutto manifesta quel misto di innocenza, romanticismo e
irrazionalità dal quale, un animo rigoroso e convenzionale come quello del
signor Alan, non può che venire attirato come una calamita!”
“Già…
i poli opposti che si attraggono!”
“Esatto.
Vedi, se la signorina Takamya fosse magari un po’ più passionale…”
“NOOOOOO…!!!”
Improvvisamente,la camera del controllo percettivo
dell’organismo fu invasa da un grido isterico e angosciato…
Gus
Chandler si affrettò ad effettuare un check istantaneo sul pannello del
ricevitore acustico e subito comparve questo messaggio sul monitor: SCREAM RICEIVED - LEVEL:
20,000 dB - FREQUENCY: 16.4 kHz - SOURCE: FEMMININE VOICE
- IDENTIFICATED SUBJECT: RINA TAKAMYA
“Oh,
Cristo…!! Questa sì che è proprio una
bella frittata!” esclamò il capo-sezione.
Contemporaneamente,
il responsabile della Cerebrale stava osservando il monitor del ricevitore
ottico, dove si poteva chiaramente ammirare il viso piacevole ed
eufemisticamente sconvolto della bella, intelligente, schietta e sincera
nipotina del sindaco della città…
“Bene,
fantastico!” commentò Watson, ghignando e mettendosi le mani in tasca “Vediamo
adesso come Phil la riesce a sistemare, questa…!”
Il
collega lo guardò… poi scosse la testa ed emise un sospiro: “Jimmy, toglimi una
curiosità: si può sapere cosa ti ha fatto il povero Marlowe per starti così
antipatico?”
***
La
ladra e il poliziotto spalancarono gli occhi e, senza separare ancora le loro
labbra, diressero le pupille nella direzione di quell’urlo. Constatata la
presenza della loro “amica” si separarono di scatto e, dopo aver indietreggiato
entrambi di mezzo metro, la fissarono con una certa preoccupazione… sarebbe
stato difficile dire quale delle due Neuro fosse più traumatizzata in quel
momento e quale delle due Cardiache fosse più in fibrillazione!
“Rina…!!!”
gridarono, all’unisono.
La
biondina era sconvolta. Rimaneva lì, immobile a gambe allargate, coi pugni
stretti alla cintura, gli occhi spalancati e le labbra tremanti.
“Brutti
bugiardi…!!!” gridò “Allora è così, eh…? Che stavano le cose!!”
La
ragazza con la coda di cavallo si limitò ad abbassare il volto, nuovamente
arrossito… ma Alan riuscì a mantenere il contegno e corrugò marcatamente le
sopracciglia.
“Rina,
si può sapere che cavolo ci fai q…”
“Zitto,
Alan” lo interruppe lei, urlando “sei un ipocrita…!” le lacrime cominciarono ad
uscire dai suoi occhi “Mi hai…” singhiozzò “…mi hai solo presa in giro!”
“Ma
che dici?! Che vai a pensare?”
“Cosa
penso…??” gridò lei, di rimando,
guardandolo come se volesse incenerirlo “Cosa vedo, vorrai dire!! È così che
volevi convincerla a smettere di rubare, eh…?”
La
biondina era chiaramente sconvolta; non sembrava proprio che stesse recitando
(tale, almeno, era il giudizio di Chandler). In ogni caso, se una cosa del
genere fosse successa tempo addietro, il giovane detective avrebbe assunto la
sua solita aria arrogante, intimando a Rina di farsi i fatti suoi senza tanti
complimenti! Ma ora, dopo quel che era successo fra di loro dalla sera della
fatidica scoperta, quell’ingombrante migliaio e mezzo di punti accreditati al
suo C.R. non consentivano più all’inguaiato Marlowe di farlo agire in tal
maniera… e fu così che commise il primo errore: “Andiamo, Rina… l’ho soltanto…
soltanto baciata!”
Seguì
un minuto di teso silenzio. Lisa Haneoka, ovvero Seya, la mitica
ladra-giustiziera conosciuta anche come Saint Tail, rialzò di scatto la testa. Per
la ragazza era stata una vera e propria mazzata!
Come
soltanto baciata? Soltanto cosa…?
“Ah,
capisco…” esclamò sarcastica la sua ex-assistente, sempre tenendo le mani sui
fianchi “…soltanto baciata…” la sua
parte più onesta stava cercando di convincerla a non pronunciare la frase seguente,
ma la sua parte più scafata ebbe la meglio “…come la sottoscritta in quel bar,
la domenica passata, immagino!!”
Trascorso
un lasso di due secondi, Blackie Wolfe dovette comunicare alla Centrale
Operativa che la temperatura interna era calata a 34 gradi! Gus Chandler
dovette invece constatare che lo sguardo dell’ex-antagonista era diventato - se
possibile - più feroce di quello della Takamya.
“Qui
si mette male…!!” mormorò il tenace Rip Kirby, osservando con notevole
interesse i comandi degli arti inferiori. Ciononostante, il pensiero di Alan
Asuka che fuggiva inseguito da una Seya furente, gli sembrò abbastanza ridicola,
cosicché li lasciò com’erano.
“Alan…”
sussurrò quest’ultima “…sta dicendo la verità…?”
Il
ragazzo sussultò e iniziò a balbettare: “Seya… Lisa… ecco…”
La
ragazza in “tutù-frac” si avvicinò lentamente a lui, facendo ondeggiare la sua
coda di cavallo. Quando gli fu davanti a meno di trenta centimetri, si arrestò
e lo guardò dritto negli occhi. Chandler poté osservare che quelli della ladra
erano adesso completamente asciutti… e Wolfe non mancò di comunicare in
centrale che la temperatura interna era tornata quasi a 37…!
“L’hai
baciata…?”
“Io…”
“Dimmelo!!”
gli ringhiò.
Alan
abbassò la testa. Purtroppo la sua onestà non gli consentiva di mentire.
“Sì…”
rispose, in un soffio. Quando poi tornò a rialzare lo sguardo, vide che le
guance di lei erano nuovamente umide… e commise il secondo errore: “…ma… solo
una volta!”
Malauguratamente,
Rina Takamya non gliela fece passare liscia… e il rimpallo fu veramente
micidiale: “Conta meglio, ragazzo: sono due! Escluso quello che mi hai dato in
fronte!!” precisò, implacabile.
Alan
chiuse allora gli occhi e strinse la mascella, inspirando una buona boccata
d’aria… poi si girò verso di lei: “Rina, adesso bas…”
“TUTTI
A TERRA…!!!” gridò Gus Chandler che, con la coda dell’occhio sinistro, aveva
visto la mano di Seya in arrivo…
In
virtù del guanto che la ricopriva, l’impattò fu un po’ meno doloroso di quanto
avrebbe potuto essere. Nondimeno, il personale delle sezioni cefaliche[2] si
ritrovò completamente gambe all’aria!
Lew
Harper, che era finito involontariamente sopra Eddy Parker, ne approfittò per
chiedergli: “Questo che numero era?”
“Temo
di avere perso il conto, signore” mugolò il capo dell’Immunitaria “non sono
sicuro se sia il 13° o il 17°…!”
“Che
bellezza… così, in entrambi i casi, ci porta pure sfiga!!”
Il
detective, preso alla sprovvista, era finito col sedere per terra. Non sapendo
più bene come comportarsi, se ne rimase lì a guardare la sua ragione di vita e
i suoi splendidi occhi blu che non smettevano di lacrimare.
“Lisa…”
tentò, con poche speranze “…per favore: lasciami spiega…”
La
ragazza scosse la coda, insieme alla testa. Poi sibilò: “Ti odio…!!!”
Infine
si girò su sé stessa e, con pochi balzi felini, saltò fuori dalla finestra
fracassata. Di lì a poco, nel cielo notturno si stagliava la sua variopinta e
infiocchettata mongolfiera.
Quando
la vide sparire, Alan gettò uno sguardo inespressivo sulla ragazza bionda,
rimasta impassibile a contemplare tutta la scena. Poi si rialzò, si rassettò
brevemente la giacca e, dopo essersi massaggiato la parte “lesa”, le rivolse
pacatamente la parola…
“Rina:
te l’ha mai detto nessuno che sei una gran rompiballe…??”
***
Per
tutta risposta, la ragazza bionda si irrigidì, stringendo la mascella per
impedirsi di scoppiare a piangere, anche se le lacrime continuavano a solcarle
le guance.
“Certo,
capisco…” sussurrò, annuendo con la testa “…cosa posso dirti? Scusami se
esisto, Alan…!” concluse, veemente.
Il
ragazzo avvertì una leggera fitta all’altezza della sezione di Tracy… ma
l’amico Marlowe riuscì a mantenerlo abbastanza controllato: “Oh, per favore, Rina:
non fare la melodrammatica! Dopotutto, io…”
“Tu…
tu avevi detto che le avresti parlato francamente: non che ti saresti buttato
fra le sue braccia…! Non sei stato affatto sincero con me, Alan!” un’ultima
lacrima le spuntò dal roseo visetto.
Benché
tutto ciò gli apparisse alquanto esagerato, Alan Asuka sentì dentro di sé come
un leggero senso di rimorso e la cosa non gli piacque per niente! Fu quindi lieto
di trovare un piccolo argomento a sua favore…
“Mi
dispiace, ma non sono d’accordo: se ben ricordi, t’avevo ben detto che vi amavo
tutte e due! E poi - sincerità per sincerità - mi sembra che anche tu mi avessi
promesso di non immischiarti, questa sera…!”
Rina
rialzò la testa e si fregò il viso col dorso della mano: “Hai ragione, ma non
ho potuto… dovevo vedere!”
“Vedere
cosa, Rina?”
Lei
si mosse per avvicinarsi a lui… che, istintivamente, indietreggiò d’un passo.
La ragazza fece allora una smorfia amara: “Adesso ti faccio anche paura?!”
“Ma
no, scusa…è che sono un po’ nervoso!”
“Io…
volevo sapere… vedere cosa Haneoka avrebbe fatto… e, soprattutto, cosa avrebbe
detto! Capire se ti aveva ingannato per usarti… o per qualche altro motivo!”
Il
detective se ne rimase meditabondo per un po’, tenendo le mani nelle tasche. Quindi
rialzò il viso: “Ebbene, cos’hai scoperto?” chiese.
La
biondina lo fissò con intensità, quasi volesse scrutarlo nel profondo
dell’animo e lui, suo malgrado, avvertì un leggero brivido: “Guarda che non ti
sto prendendo in giro… chi meglio di una donna può capire un’altra donna?”
Questa
mossa l’aveva pensata James Watson (e Marlowe, per una volta, l’aveva
applaudito). Rina lo guardò ancora a bocca aperta.
“E
allora…? Cosa mi dici? Si stava solo divertendo con me o voleva veramente
aiutare le vittime di tutti quei prepotenti? Su, parla: mi ha manipolato oppure
no?”
“Ma…
se io ti rispondo, tu crederai a ciò che ti dirò…?”
Il
ragazzo sorrise e le si avvicinò. Poi alzò una mano a tergere alcune lacrime
che ancora spuntavano dalle ciglia della ragazza…
“E
perché non dovrei? Tu mi hai creduto, l’altra mattina, no?”
A
Rina Takamya tremarono le gambe, ben consapevole che quanto avrebbe detto in
quel momento avrebbe deciso, forse irrevocabilmente, il suo destino!
Già…
sarebbe stato molto facile rispondergli che la sua rivale stava piangendo ad
arte… e che Lisa, vistasi scoperta senza appello, cercava di sfruttare il
sentimento del ragazzo per convincerlo di ciò che gli aveva detto e condurlo
dove lei avrebbe voluto. Sarebbe stato molto semplice… ma rischioso! Perché, se
non si fosse rivelato vero, non le avrebbe più lasciato alcuna possibilità.
Anche
se il suo presente atteggiamento le mostrava che il ragazzo dei suoi sogni le
voleva ancora bene, la biondina avvertiva che il filo che li aveva uniti in
quei tre giorni si era molto assottigliato… e, se lei lo avesse teso ancora un
po’, avrebbe finito con lo spezzarsi definitivamente. Era quindi decisamente
meglio darci una leggera allentata!
“No”
scosse la testa, risoluta “il mio sarebbe per forza un giudizio di parte! Lo
sai quanto ci tengo a te: devi scoprirlo da solo!”
Il
giovane allargò il suo sorriso, poi le mise le mani sulle spalle e le diede un
leggero bacio sulle labbra… naturalmente la ragazza voleva approfondire, ma Rip
Kirby ricevette il perentorio ordine (da chi, ve lo potete immaginare) di
scostarsi appena in tempo!
“Anche
nel tuo interesse… è la miglior risposta che mi potevi dare!” le diede
un’ultima carezza e terminò “Vieni, ti accompagno a casa!”
***
“Allora,
tirando le somme?” domandò Lew Harper.
“Dunque…
Haneoka era a 797 punti dopo il bacio… lo schiaffo gliene ha fatti perdere 40…
la sua sfiducia altri 55… la fuga 15… perciò e ridiscesa a 697!” concluse
Marlowe, emettendo un sospirone.
“E
la Takamya?”
“Lei
era a 1500 questo pomeriggio, a scuola… ma la gherminella di staserale è costata 265 punti… però, le lacrime
gliene hanno accreditate altri 30… infine, col bacio di Alan - più affettuoso
che passionale - ne ha guadagnati altri 135… totale: 1400!”
“Mmm…”
fece il Coordinatore passandosi una mano sul volto “…la Shinomya dov’era rimasta?”
“A
994!”
“Tsk…
sarà dura che miss Coda Sacra ritorni al primo posto!” commentò sempre A1,
scuotendo la testa.
“Beh…”
sospirò ancora Marlowe “…in teoria, sarebbe sufficiente che Heneoka
raggiungesse la sua rivale col punteggio più elevato!”
“Per
quale motivo?” si informò Watson.
“Hai
dimenticato che il suo C.R. usufruisce dello stato di blocco?[3]
Qualunque altro C.R. femminile raggiunto dal suo, subirebbe un decremento
istantaneo di almeno 200 punti! Quindi, se Lisa risalisse a quota 994, la Shinomya scenderebbe a 794
e, qualora raggiungesse i 1400 punti, Rina scenderebbe a 1200!”
“Capirai…
per arrivare a 994 le mancano ancora 297 punti. E, per raggiungere la Takamya, ne servirebbero
altri 426!” osservò Chandler.
“Sono
723 in
tutto” concluse A1 “difficile, ma non impossibile. Che ne dice, Phil?”
Questi
allargò le braccia: “Alla Neuro faremo del nostro meglio, signore… ma dipenderà
soprattutto da lei stessa!”
“Beh,
ci proveremo. L’importante sarà tenerlo lontano dalle altre spasimanti…”
Una
moderata scarica di adrenalina venne ricevuta in quell’istante dai sensori
tattili: camminando, il braccio di Rina aveva stretto affettuosamente quello del
compagno.
“…a
partire fin da domattina!” puntualizzò Lew Harper, con decisione.
[1]Dove viene di solito presa la decisione finale su chi sarà la consorte dell’organismo. In
realtà, essendo le donne a scegliere i loro uomini, tali procedure
rappresentano solamente “mere buffonate burocratiche”! Almeno così le definisce
Harold Mitchell, capo della Neuro di Shinji Ikari. Uno che, parlando
all’omologo James Bolton (capo della Neuro di Ranma Saotome) mentre questi gli
raccontava i guai sentimentali del suo assistito, ebbe tutto il diritto di
dirgli: “Lei si lecchi solamente i gomiti!”. Se volete saperne di più, non
avete che da leggervi le fanfics di Ranma
½ e di Neon GenesisEvangelion.
rrivati
che furono davanti al cancello di villa Takamya, i due ragazzi si fermarono.
Per tutto il percorso non avevano aperto bocca e la cosa aveva stupito non poco
il giovane detective. Dopo il risveglio degli agenti, Alan aveva dato
disposizione affinché lo specchio di Leche - che aveva assolto egregiamente il
suo compito - venisse riconsegnato a casa Shinomya e aveva quindi offerto alla
sua “assistente” un passaggio fino a casa con una macchina della centrale. Ma
la ragazza, anche se palesemente stanca per le emozioni provate, lo aveva invece
pregato di fare il tragitto a piedi.
Asuka
Jr. aveva temuto che Rina ne avrebbe approfittato per subissarlo di pressioni (non
solo verbali) onde tirarlo definitivamente dalla sua parte, ma la biondina si
era limitata a prenderlo a braccetto, “accontentandosi” della sua compagnia.
Cosicché, il ragazzo aveva capito che la sua volontà di andare a piedi derivava
unicamente dal desiderio di restare ancora con lui il più a lungo possibile.
L’atteggiamento
di Rina lo imbarazzava particolarmente. Finché la ragazza, nei mesi precedenti,
si era limitata a corteggiarlo in quella sua maniera petulante e appiccicosa, la Neuro di Marlowe era
riuscita, senza troppi problemi, a tenerla a bada… ma ora che la biondina aveva
deciso di cambiare tattica, manifestando i suoi sentimenti in maniera
“sincera”, la sicurezza del piccolo investigatore aveva veramente vacillato… e
l’incertezza in cui era caduto dopo aver constatato la concretezza della
famigerata Ipotesi Zero aveva fatto
il resto!
Il
dubbio angoscioso che il rispetto e la simpatia di Seya fossero “interessati”
ad alimentare la volontà del suo inseguitore di non consegnarla alle autorità,
una volta che l’avesse catturata, veniva accentuato - ora che sapeva -
dall’atteggiamento beffardo e supponente che Lisa Haneoka gli aveva sempre espresso
a scuola; anche se, nell’ultimo periodo, la sua compagna di classe aveva
leggermente mutato il suo modo di fare e certe esitazioni, certi sguardi e
soprattutto certi rossori sembravano dimostrare che la misteriosa Seya
desiderava comunicargli i suoi sentimenti anche attraverso la sua identità di
copertura!
Ma
allora che bisogno c’era di fargli un “cicchetto” del genere solo perché si era
lasciato un po’ andare, scambiando un
paio di bacetti con la sua rivale in amore? Non c’era mica stato a letto, porco
mondo… o meglio, a “rigor di termini” c’era
anche stato (al ricordo sussultò, ringraziando il cielo che la biondina non
si fosse lasciata scappare pure questo!)… ma, dopotutto, non lo avevano mica
fatto…!
Passi
anche quello schiaffo (la gelosia, d’accordo) ma quelle lacrime e quelle parole
lo preoccupavano abbastanza. E se veramente la sua amica-nemica non avesse più voluto
saperne di lui…?
Il
solo pensiero lo sconvolgeva. Al riguardo, le analisi di Philip Marlowe erano
state assolutamente esatte: Alan non voleva rimanere solo… sotto questo aspetto
non aveva il carattere del padre, che sopportava filosoficamente la sua
vedovanza. Lui desiderava fortemente una compagna che gli facesse anche un po’
da madre e un po’ da sorella e in ciò si spiegavano l’accanimento nella caccia
a Seya, il morboso interesse per il suo alter-ego scolastico (Lisa), la debole
resistenza alle avances di Sayaka e l’accettazione dei sentimenti di Rina. Una
parte non troppo piccola del suo inconscio avrebbe volentieri applicato
quest’ultima soluzione, se non fosse stato troppo triste e troppo stupido far
terminare la sua storia con Saint Tail in quella maniera.
E
poi, quel “ti odio”… no, non poteva finire così: lui non voleva essere odiato
da nessuno. Perché sentiva di non meritarlo.
***
Erano
già trascorsi un paio di minuti da quando Alan e Rina si trovavano fermi
davanti al cancello di casa sua. Finalmente, il ragazzo si riscosse: “Beh,
eccoci arrivati!”
Rina
lo guardò profondamente e non rispose.
“Che
c’è…?” chiese allora lui, preoccupato.
“Niente…!”
rispose lei, appena impercettibilmente, lasciando che i suoi occhi mandassero
messaggi disperati alla sezione di Marlowe.
Alan
sospirò: “Dai, forza, Rina: sputa!”
“Adesso
che cosa farai?”
Lui
la guardò per qualche istante: “Farò esattamente come mi hai detto tu!”
“Cioè…?”
“Scoprirò
da solo quali fossero esattamente gli scopi di Seya. E, soprattutto, quali sono
adesso le intenzioni di Lisa nei miei confronti!”
La
ragazza deglutì, poi ribatté, con fatica: “E poi…?”
“Prenderò
la mia decisione!”
Rina
abbassò lo sguardo per riflettere un attimo, quindi lo rialzò: “E se lei
riprendesse a rubare? In fondo, il colpo di stasera glielo hai fatto fallire!”
Anche
lui parve meditare, guardandosi la punta delle scarpe.
“Se
hai sentito tutto quello che ci siamo detti, dovresti conoscere già la
risposta, Rina!”
“Dimmela
lo stesso… per favore!” concluse, vedendo che il giovane esitava.
“Se
andasse in questo modo” iniziò, sospirando “vorrebbe effettivamente dire che
non gliene importa nulla, di me! O, per lo meno, che non sono importante quanto
la sua… missione!”
“E
allora? L’arresteresti?”
Lui
tornò a fissarla: “No, rinuncerei semplicemente all’incarico” rispose, deciso “dopodiché…”
“Sì…?”
Alan
si avvicinò e le prese la mano: “Beh… andrei dalla ragazza per la quale sono
invece più importante… e le chiederei… se potesse essere interessata… ad avermi
fra i piedi per tutta la vita!”
Gli
occhi di Rina Takamya si spalancarono come due lanterne e brillarono al
riflesso della luce dei lampioni stradali…
“Alan…”
dovette deglutire, con la gola che le doleva tanto era ruvida“…stai dicendo che… mi faresti una… proposta
di matrimonio…??!!”
Data
la loro giovanissima età, Rina si rendeva conto che quella era una domanda un
po’ sciocca. Ma che le importava? Anche lei, da bambina, aveva letto qualche
favola di quelle che leggeva Lisa Haneoka!
Il
suo bello, voltando gli occhi al cielo e passandosi una mano sulla faccia per
nascondere il rossore, rispose a mezza voce: “Qualcosa del genere…!”
Un
decimo di secondo dopo, la sezione Immunitaria di Parker dovette registrare una
stretta tale da temere seriamente che si incrinassero alcune costole e anche la
sezione Cardiaca di Tracy andò in pre-allarme!
“Rina…
Rina, basta: mi stai soffocando…!!” gridò Alan.
“Scusa…
scusami…” gemette lei, commossa “…oh, Alan!! Amore…” e avvicinò le labbra…
“No…
aspetta…” fu il turno del ragazzo di deglutire “…abbi pazienza, ma… devo essere
ancora sicuro! Cerca di capirmi!”
“Oh,
insomma…!!! Uno più, uno meno, che differenza fa?” sbuffò la bionda,
spazientita, continuando a tirarlo verso di sé...
Comprendendo
di dovere escogitare qualcosa, il detective se ne uscì con una trovata geniale:
“Ma non preferisci… aspettare di ricevere i prossimi… da uno che penserà
completamente a te?”
L’espediente
funzionò. Rina si staccò da lui, interdetta e poi gli sorrise. Anche se, a dire
il vero, era un sorriso un po’ amaro: “Forse hai ragione… ma cosa posso farci,
se ti amo?”
“Anch’io
ti amo, piccola… ma adesso andiamo a letto!”
Gli
occhi di Rina tornarono ad allargarsi e il suo sorriso perse l’amarezza di cui
sopra: “Va bene” e gli afferrò il polso “andiamo a letto…!!”
Alan
rimase un secondo in apnea, rendendosi conto della topica, ma riprese subito in
mano la situazione: “Ehi, bella, non fare la furbetta: io intendevo ognuno a casa propria…!”
La
ragazza accusò il colpo e pensò: *Oh, beh… io ci ho provato!* Poi disse, rossa
come un peperone: “Ma sì, stavo scherzando… comunque, non vuoi salire un attimo
in casa?”
“A
quest’ora? Non voglio disturbare!”
“Ma
dai, così saluti i miei, no? C’è anche mio fratello!”
“Cosa?!”
Alan fu preda di un brivido e scosse la testa “No, no… non è proprio il caso!!”
“Oh,
andiamo, possibile che ti stia sempre così antipatico?!”
“Ma
non mi è antipatico! È che mi mette sempre a disagio…” *Oltre a prendermi per
il culo!* “…e stasera proprio non me la sento!”
Rina
si rassegnò: “E va bene, va bene, come vuoi” sospirò “ti lascio andare…
buonanotte…!”
*Sia
ringraziato il cielo…!* sospirò, sollevato, lui “Buonanotte, Rina… err… dormi
bene!”
“Anche
tu… e sognami!” concluse, strizzando l’occhio.
Lui
rispose con un sorriso bonario e si allontanò a passo svelto. Benché la serata
fosse abbastanza fresca, Alan dovette tergersi più volte il sudore dalla
fronte.
“L’ho
scampata per un pelo!! Che bella serata… prima Lisa mi dà uno schiaffone e dice
che mi odia… poi Rina mi fa una scenata di gelosia e cerca anche di sedurmi… ci
sarebbe mancato solo suo fratello, alla lista!”
A
Rina non l’aveva detto, ma c’era una ragione ben più seria che lo aveva indotto
a tagliare la corda per non incontrarlo… e che comunque non lo rassicurava
affatto per il futuro, almeno dopo certe confidenze che gli aveva fatto la
madre di Sayaka Shinomya![1]
*Se
non mi sbrigo a risolvere questa faccenda* pensava *rischio di vedermi recapitare
a casa uno smoking! E dubito molto che Seya me lo ruberebbe, per aiutarmi…!*
A
quest’ultima considerazione, dovette estrarre di nuovo il fazzoletto…
***
Il
povero Philip Marlowe, responsabile della sezione Neurologica asukiana, poté
finalmente appoggiare la schiena alla sua poltroncina, sbuffando esausto.
“Coraggio,
capo” gli disse Tim Murdock, uno dei suoi più validi collaboratori “è andata!”
“Boia
di una vacca di una miseria” esclamò “finalmente siamo riusciti a
sgusciarglielo dalle grinfie…!”
“E
senza farle guadagnare altri punti. Devo farle i miei complimenti!”
“Lascia
perdere… riservameli per quando riuscirò a recuperargli Haneoka!”
L’assistente
corrugò la fronte: “Mi scusi, signor Marlowe” esitò “posso farle una domanda?”
“Avanti…!”
rispose il superiore, con voce semi-spenta.
“Giunti
a questo punto… è proprio sicuro che il signor Alan desideri per moglie proprio
lei?”
Il
capo-sezione ruotò la poltroncina girevole per guardare in viso il suo
sottoposto. Poi abbozzò una smorfia divertita e gli chiese: “Vediamo un po’,
Tim… al momento sono tre le ragazze che Alan Asuka considera di più: Rina
Takamya, Lisa Haneoka e Sayaka Shinomya. Secondo il tuo giudizio, per quale
delle tre si darà più da fare il nostro assistito?”
Tim
Murdock meditò un istante, grattandosi imbarazzato il mento.
“Beh…
conoscendo il tipo e il suo amore per le sfide… direi per quella che, al
momento, lo considera di meno!”
“Esattamente:
perché, le altre due, le avrebbe già nel carniere. E l’uomo vuole conquistare, non essere conquistato! Perciò correrà - o meglio continuerà a correre -
proprio dietro a quella che gli ha fatto - e gli farà - sputare più sangue…!”
Il
suo collaboratore scosse la testa. “Certo però che il maschio umano è veramente
un masochista! Non trova?”
“Su
questo non ci sono dubbi” sogghignò Marlowe “tuttavia, nel caso di Alan, è
anche una questione di amor proprio!”
“Che
cosa intende?”
“Beh,
è semplice: se lui si mettesse con Sayaka o soprattutto con Rina, sarebbe come dargliela
vinta. E questo non è nello stile di Alan! Al contrario, riuscire a riprendersi
Lisa (o Seya, se vogliamo) dopo che lei gli ha detto addirittura di odiarlo,
gli dimostrerebbe che…”
“Che
è un emerito minchione!! E tu con lui, Marlowe!!”
I
due membri della Neuro si voltarono di scatto.
“Jim,
non ti hanno insegnato a bussare?”
“La
porta era aperta. E questo mi ha permesso di ascoltare la vostra interessante
dissertazione scientifica sul nostro amico!”
“Secondo
me, te lo ha permesso anche la tua maleducazione! Ad ogni modo, sentiamo:
perché io e lui saremmo così minchioni?!”
“Perché
non vi salta in zucca neanche per un istante che l’attuale ritrosia di Haneoka
possa essere una ben precisa tattica per spingere Alan a scegliere proprio
lei!”
“Tu
dici?” rimpallò il collega, sarcastico.
“Sì,
caro il mio bischero:[2] io
dico! Com’è stata una sua tattica eccellente farsi inseguire come ladra per tutto
questo tempo, allo scopo di affascinarlo, irretirlo e infine sedurlo! E non era
una tattica nuova: lo aveva fatto Occhi
di Gatto con l’ispettore Isman, Shadow
Lady con l’agente Bright Honda, lo sta facendo Lola Duck con Paperinik e…”
“Basta
così” lo fermò Marlowe alzando le mani “ammesso e non concesso che la tua
ipotesi sia valida, la mia sezione è in diretto contatto con lo spirito di
Alan… e lui mi sta chiedendo di scoprire i veri sentimenti di Lisa Haneoka… o
Seya… o Saint Tail… o chi diavolo è. Ed è esattamente ciò che farò…!” lo guardò
con aria di sfida.
Il
capo della Cerebrale non raccolse. A modo suo, aveva sempre rispettato
l’integrità morale del collega, alla quale si doveva effettivamente gran parte
della stima che il “ragazzo-speciale” godeva fra i suoi concittadini (e della
simpatia delle sue ammiratrici)!
“Beh,
in tal caso ti auguro buona fortuna. E, se potrò esserti utile, non fare
complimenti!”
L’altro
lo scrutò da sotto in su: “Parli sul serio…?”
Watson
sbuffò: “Phil, siamo nello stesso corpo, dopo tutto!”[3]
Il
collega sorrise, compiaciuto. “Molto bene: ne prendo atto con vero piacere!”
“Sottoscrivo!”
Riconoscendo
la voce del Coordinatore, i presenti si irrigidirono. Marlowe si alzò in piedi,
mentre l’assistente Murdock si metteva sull’attenti.
Lew
Harper diede poi una pacca amichevole sulla spalla del capo della Cerebrale: “Bravo
Watson, così mi piace! Il signor Alan avrà sempre bisogno della sua acutezza e della
sua determinazione!”
“E
ci potrà sempre contare, signore! Vorrei anche dirle che certi miei… dissensi
dalla linea del signor Marlowe erano dettati unicamente dalla volontà di
difendere l’onore del nostro assistito. Non da altro, mi creda!”
“Non
ha bisogno di dirmelo, James. Sono certo che, d’ora in poi, collaborerete con
profitto. Piuttosto, Marlowe…”
“Mi
dica!”
“Posso
chiederle cosa intende fare, come prima cosa?”
Il
capo della Neuro sospirò: “In casi come questo, la teoria consiglierebbe di
lasciar calmare le acque… concedere cioè alla controparte un po’ di tempo per
riflettere e calmare i bollenti spiriti! Però, nel caso specifico… temo che occorra
effettuare una mossa un po’ drastica!”
“Vale
a dire?”
“Affrontare
subito Saint Tail!”
“Beh, va bene” approvò Watson “vorrà dire che
domattina, a scuola…”
“Jim,
io ho detto subito!”
“Come,
subito?” intervenne Harper “Vorrebbe dire stasera…?”
“Sì,
stasera” confermò il capo della Neuro “ormai sappiamo dove trovarla, credo…!”
“No,
un momento” volle capire Watson, con un certo nervosismo “vorresti dire andare
a parlarle a casa? Adesso…??”
“Immediatamente!”
ribadì il collega, con debita lentezza.
“Ma…
ma tu sei matto!! A casa sua?? Coi suoi genitori??!”
“Non
crede che sarebbe troppo pericoloso, Marlowe?” chiese A1.
“Più
che crederlo, signore, ne sono convinto. Ma è l’unica cosa da fare!”
“Sì,
sì, non c’è dubbio: tu sei proprio uscito di senno! Perché questa è una vera pazzia!!”
Il
responsabile della Neuro si voltò verso quello della Cerebrale: “Certo che lo
è, collega… ed è proprio facendo una pazzia che dimostreremo inequivocabilmente
alle nostre controparti quello che il signor Alan prova per quella ragazza!”
“Ma andiamo: è mezzanotte passata, non ci faranno nemmeno
entrare!! Te la immagini la faccia di sua madre? E suo padre, poi, che quasi
sicuramente non sa nulla delle gesta di sua figlia? Lo caccerà di casa come un
maniaco…!”
“Beh,
Watson, forse questo timore è un po’ eccessivo, considerata la fama di Asuka
Jr. come difensore della legge!”
“Eh,
signore… lei non sa come sono protettivi i padri, nei confronti delle figlie! E
qualcosa mi ha sempre detto che il caro signor Genichiro non vede il nostro assistito
col massimo della simpatia![4] Mi
creda: non è questa la maniera migliore per presentarsi a un probabile futuro
suocero!!” concluse, con veemenza.
Harper
annuì e si rivolse nuovamente a Marlowe: “Lei che ne dice?”
Questi
volse gli occhi al cielo e sospirò: “Per una volta mi vedo costretto a dare
piena ragione al mio esimio collega, signore! Ma lo ripeto: dobbiamo giocarci
il tutto per tutto! Perché vede, se c’è qualcosa che miss Haneoka ha sempre
malsopportato, è la natura estremamente convenzionale di Alan. Quella sua…
selezione matematica delle cose! Io credo che se lo vedrà compiere un gesto
apparentemente folle, ma così significativo per chiarirsi con lei, potrebbe
funzionare!”
“No
che non funzionerà” ribatté Watson, sempre più nervoso “perché ti ripeto che il
suo paparino lo sbatterà subito fuori!!”
Marlowe
sorrise: “Forse no: se andrà bene, ci saranno Lisa e sua madre per
impedirglielo!”
“Ma
se andasse male…?” domandò A1, con la voce quasi tremula.
L’altro
sospirò ancora: “Beh, se andasse male… vorrebbe dire che Lisa non provava per
lui quello che riteniamo! E, in questo caso… non ci rimarrebbe che applicare
l’opzione di Spade al posto di quella del sottoscritto!”[5]
“Cioè
chiedere la mano di Rina?” domandò Watson, fissando il capo della Neuro.
Questi
ricambiò il suo sguardo per qualche secondo, poi rispose: “Penso… penso proprio
di sì!”
A
questo punto, Watson si rivolse al Coordinatore: “Signore… per quanto ritenga
che la proposta del mio collega sia
eccess…” tossicchiò “…abbastanza azzardata, sono propenso a trovare logiche le
sue considerazioni. Pertanto, darei il mio parere favorevole!”[6]
Lew
“A1” Harper incrociò le braccia e guardò a lungo i suoi due subordinati.
“Non
lo so… nonostante abbia piena fiducia nei vostri giudizi, ho la netta
sensazione che andremo a cacciarci in un mare di guai! E comunque, per una
decisione simile, occorre procedere a una delibera del Consiglio. Lo convoco
immediatamente!”
I
due capi-sezione annuirono.
***
Per
la mozione della Neuro, alla votazione del Consiglio Organico ci furono
inizialmente 3 voti contro 3. A
favore votarono Marlowe, Watson e Spade (curiosamente, gli ultimi due erano i
capi-sezione più propensi per la
Takamya); gli astenuti furono 2 (Wolfe e Chandler) mentre i contrari
furono Tracy (che temeva problemi cardiaci per eventuali risvolti psicologici
negativi), Parker (che temeva eventuali reazioni del capofamiglia che avrebbero
compromesso l’incolumità dell’organismo) e Kirby (che, data la stanchezza
accumulata nella giornata, non era in grado di garantire un eventuale
disimpegno efficace da casa Haneoka, tale da rassicurare il collega dell’Immunitaria).
A questo punto il voto di Harper sarebbe stato decisivo!
A1
rifletté a lungo, considerando anche il fatto che essendo Haneoka una persona
abbastanza impulsiva, c’era il rischio che - dopo quanto era successo quella
sera - decidesse di sfuggire al ragazzo cambiando addirittura scuola! Per cui,
tutto sommato, era meglio prenderla di petto il prima possibile, soprattutto
fin tanto che il loro assistito sembrava così determinato. E quindi, dette il
suo assenso: “Bene, signori: con il mio, abbiamo 4 voti a favore della mozione
della Neuro, 3 contrari e due astensioni. Per cui, la proposta è approvata!”
Si
alzò in piedi e fece passare lo sguardo su tutti gli otto responsabili di
sezione.
“O
la va o la spacca, signori! Stasera ci giochiamo lo stato civile: a quello
professionale, penseremo dopo… signor Kirby!”
“Comandi!”
“Se
non le dispiace” sospirò “ci porti dagli Haneoka, per favore!”
“Agli
ordini!”
Il
capo della Motoria si alzò dalla poltrona e abbandonò la saletta delle
riunioni, dirigendosi verso la postazione dei comandi muscolari.
“Ai
vostri posti, signori” disse infine l’Organic
Coordinator ai restanti membri del Consiglio “e che la signora Kaori preghi
per noi da lassù…!” [7]
[1]Vedi cap. 15. In quell’occasione non gli era stato
riferito esattamente il nome della “famiglia altolocata”che aveva mandato a Sayaka il velo da sposa, ma era
bastata un’occhiata negli archivi della centrale per capire chi veramente fossero!
Altre informazioni le fornisce Lord Martiya nel suo racconto Le fiamme del destino.
[3]Trasposizione del celebre detto Siamo
sulla stessa barca!
[4]Oltretutto, secondo il parere di chi scrive, si
potrebbe pensare che il padre di Lisa/Seya non ami particolarmente gli sbirri…
altrimenti, in gioventù, non avrebbe protetto (e poi sposato) una ladra!
[6]Qui, i casi sono due: o James Watson è più benevolo di
quanto non voglia apparire, oppure è ancora più perfido di quello che
effettivamente appare… (ai lettori l’ardua sentenza)!
rano
ormai le 0 e 35 quando Rip Kirby arrestò gli arti inferiori di Alan Asuka di
fronte alla villetta unifamiliare degli Haneoka. Il giovane detective aveva
camminato sul marciapiede scorrente lungo il lato opposto della strada e ora
non doveva far altro che attraversare la medesima per varcare il cancelletto
aperto del cortile (era infatti raro che lo chiudessero, dal momento che Seika
era da sempre una città abbastanza tranquilla).
Dick
Tracy fece eseguire un bel respiro profondo, dopodiché gli apparati
optoelettrici[1] vennero puntati contro la
silenziosa abitazione. Le finestre del primo piano (a differenza di quelle del
piano terreno) avevano le persiane spalancate, ma nessuna di esse era
illuminata.[2] La strada si presentava assolutamente
deserta e tranquilla.
“Tutto
tace, oltrecortina” rapportò Chandler “la nostra famiglia modello si è già
coricata!”
“Siamo
ancora in tempo per fermarci, signore!” puntualizzò il capo dell’Immunitaria.
“Niente
da fare, Eddy” ribatté quello della Cerebrale “oramai non si torna più indietro!”
“Ci
sono momenti in cui bisogna saper osare” ribadì, con voce flebile, il capo
della Neuro “carpe diem!”[3]
“Ben
detto, Phil” approvò Watson, con viva soddisfazione “avanti, Kirby!”
“Aspettate
un attimo” intervenne, titubante, il Coordinatore Harper “e se facessimo invece
una telefonata?”
“Decisamente
inopportuno, signore” obiettò sempre Watson “innanzitutto, data l’ora, si
allarmerebbero. E poi, se non rispondesse proprio lei - cosa che ritengo alquanto improbabile - potrebbe non venire
affatto all’apparecchio!”
“Ma
dico, non penserete di suonare semplicemente il campanello, a quest’ora della
notte, come se niente fosse…?!” saltò su Tracy.
Philip
Marlowe sospirò: “Abbiamo prima una carta da giocare. Rip, fagli fare il giro
della casa: può darsi che la signorina sia ancora sveglia!”
“D’accordo!”
rispose il capo della Motoria, tornando ad azionare gli arti inferiori. Durante
il percorso, lo staff organico avvertì chiaramente una certa precarietà di
equilibrio…
“Gli
tremano le gambe!” osservò Harper.
“Già…
troppa adrenalina” confermò Marlowe “ridurre la pressione, Cardiaca!”
“Ricevuto!”
rispose Tracy.
Con
le ginocchia che dicevano “Giacomo, Giacomo” e i piedi che sembravano di
piombo, il novello Romeo riuscì ad arrivare esattamente sotto la finestra della
sua Giulietta. Alzò la testa, ma la speranza di vederla illuminata sparì immediatamente.
“Niente
da fare” sospirò Harper “anche missCoda Sacra si è già trasferita nel mondo
dei sogni!”
“Magari
degli incubi…!” sogghignò Watson.
Marlowe
scosse invece la testa: “No… dite quel che volete, ma sospetto che Lisa Haneoka
non stia affatto dormendo. Anzi, ne sono certo!”
“Forse
hai ragione, Phil” ammise Chandler “magari, proprio in questo momento, quella
poverina sta inzuppando il cuscino di lacrime!”
Il
capo della Cerebrale rispose con un gesto scettico, ma il collega della Neuro venne
punto sul vivo da quella considerazione: “Beh, non lasceremo che pianga fino a domattina!
Rip…”
“Pronto!”
“Trova
qualcosa di leggero da tirare sui vetri della finestra!”
“Capito.
Vediamo un po’…”
Kirby
fece estrarre di tasca ad Alan la sua fedele mini-torcia elettrica e, dopo
qualche minuto, il piccolo detective raccattò un pugno di sassolini. Tornato poi
sotto la finestra della ragazza, il giovanotto calibrò il movimento del braccio
e lanciò con decisione la prima pietruzza contro la medesima. Si avvertì il
lieve rumore prodotto contro il vetro, ma nessuna conseguenza successiva. Altri
due tentativi ulteriori non furono più produttivi.
“Non
va” disse Kirby “ci vuole qualcosa di più grosso!”
La Motoria e la
Sensitiva si rimisero a sondare il terreno del giardino,
finché Watson, osservando anche lui il monitor della visuale, giudicò di aver
trovato ciò che serviva allo scopo: “Proviamo con quello!” disse, indicando una
pietra leggermente più grossa delle altre.
Non
appena Alan la ebbe in mano, alla Sensitiva parve subito un po’ troppo pesante…
ad ogni modo, Chandler non fece commenti.
“Mi
raccomando” consigliò Watson a Kirby “tiralo un po’ più forte…!”
Prima
che il collega della Neuro potesse intervenire, il capo della Motoria aveva
azionato nuovamente il braccio destro di Alan… e stavolta bisognò ammettere che
il risultato fu decisamente migliore: almeno a giudicare dal fracasso del vetro
infranto!
“NON
COSÌ FORTE, IMBECILLE…!!!” esclamò Marlowe, esasperato.
***
Non
trascorsero che pochi secondi, prima che la luce nella stanza di Lisa si
accendesse… in quel frattempo, Alan era rimasto pietrificato al suo posto,
mentre il ritmo cardiaco gli saliva vertiginosamente, a dispetto degli sforzi
di Tracy e di Marlowe. La tentazione di nascondersi, se non quella di abbandonare
il campo, era stata forte e la sola sensazione di fare in qualche modo la
figura del ladro colto in flagrante, aveva permesso al ragazzo di controllare sufficientemente
il panico!
Le
ante della finestra vennero spalancate e la versione “a riposo” di Saint Tail
si sporse, guardando subito verso il basso.
“Alan…!!!”
esclamò, strabuzzando gli occhi, incredula.
Con
la gola che pareva rivestita di carta vetrata (tutta l’umidità si era riversata
al di fuori, come giudicavano i capelli, subito appiccicatisi alla fronte)
rispondere, per lui, fu piuttosto faticoso: “Buonasera, Lisa!”
“Ma
che ti prende?! Sei impazzito, per caso…??” gli chiese la ragazza, cercando di
non alzare troppo la voce.
“Può
darsi” rispose l’altro, sollevato nel constatare di non avere ancora perso il
suo senso dell’umorismo “anzi, non ho molti dubbi, in proposito!”
“Ma
guarda… io, invece, non ne ho affatto!!” ribatté la sua ladra preferita, ancora
indecisa se sentirsi spaventata o furibonda. Un improvviso bussare alla porta,
interruppe però questa importante riflessione.
“Lisa…
Lisa...! Tutto bene, tesoro…?”
La
ragazza trasalì immediatamente, ma cercò - stringendo pugni e palpebre - di
mantenere il controllo. Fece ad Alan un cenno di attesa e si affrettò ad aprire
la porta, quel tanto che non consentisse a sua madre di accorgersi del vetro
rotto.
“Mamma…!”
“Tesoro…
ma che succede…?” chiese, allarmata, la signora Eimi.
“Niente,
niente…” rispose la figlia, con le gote piuttosto rosse, ma riuscendo a
mantenere la voce ferma “…avevo sete e ho fatto cadere per terra la caraffa
d’acqua!” Lisa ringraziò l’abitudine di tenerne sempre una in camera da letto, in
modo da evitare di dover scendere in cucina per dissetarsi (fin da piccola,
aveva sempre detestato l’acqua del rubinetto).
“Tutto
qui? Ti sei fatta male…?” insistette la madre, ancora leggermente preoccupata.
“No,
no, sta’ tranquilla… mi dispiace di avervi svegliato!”
“Non
ti preoccupare… fammi entrare, piuttosto, che vengo a pulire!”
“Ma
no, mamma, ci penso io! Torna pure a letto!”
“Sei
sicura? Non vuoi che ti aiuti?”
“Ma
no, no: ci penserò io, domattina. Buonanotte!”
“Buonanotte,
cara!” la signora le diede un bacio in fronte e si ritirò.
Lisa
chiuse la porta e soffiò tutta l’aria fuori dai polmoni. Proprio quel che ci
voleva per concludere la serata!
Sentì
poi il rumore della porta della camera dei suoi che si chiudeva e la voce della
madre che rassicurava il marito. Non appena tornato il silenzio, Lisa si
affacciò nuovamente al davanzale. Quasi subito, vide Alan sbucare da dietro un
albero per tornare a piazzarsi sotto la finestra. Capendo che il suo beneamato
segugio si era nascosto, emise un sogghigno di soddisfazione: per una volta, anche
il grande Asuka Jr. aveva avuto un po’ di fifa!
“Tutto
a posto…?” chiese lui sfoggiando, suo malgrado, un tono preoccupato.
*Che
faccia tosta…!!* pensò Lisa. Poi gli disse: “Che fossi stupido lo sapevo, ma non
fino a questo punto! Cosa t’è saltato, in quella testa vuota? Mi hai fatto
prendere un colpo!”
Alan
sospirò e allargò le braccia: “Mi dispiace… ma a quest’ora non potevo suonare
il campanello!”
“Oh,
capisco… era molto più logico entrare dalla finestra, come un ladro! Del resto,
si sa: a inseguire gli zoppi, si impara a zoppicare!”
“Molto
spiritosa! Senti, Lisa… noi dobbiamo parlare!”
La
ragazza corrugò la fronte e gli lanciò uno sguardo glaciale.
“Noi
due non abbiamo più niente da dirci, Alan!” replicò, con voce piatta.
Il
detective deglutì, sentendo ancora la gola rasposa: “Ah, davvero?” scosse la
testa “Beh, io non ci credo! No… non credo proprio che tu possa… che tu voglia
scaricarmi così, dopo tutte le nostre… avventure… e dopo quello che ti ho detto
questa sera!”
Lisa
continuò a guardarlo duramente: “Ci dovrai credere, invece! Dimmi piuttosto
cosa dovrei pensare io, dopo quello che ho sentito da Rina!” la sua voce era
già un po’ meno ferma.
Alan
sbuffò, mentre Marlowe consultava freneticamente la sua Guida ai Rapporti Interpersonali, nella sezione L’Altro Sesso, al capitolo Risposte Disperate…!
“E
così” disse, finalmente, cacciando le mani in tasca “devo dedurre che, dopo
tutto quel che c’è stato tra noi… e dopo la promessa che ci eravamo fatti… tu
non abbia più fiducia in me… e preferisca invece credere alle parole della tua
rivale? La tua vera rivale, per
giunta…!” rimarcò.
“Alan”
gridò Lisa, battendo il pugno sul davanzale “guardami bene in faccia!!”
Il
giovane obbedì e non mancò di notare che quegli splendidi occhioni blu, dove aveva
evitato con tanta fatica di affogarci dentro, erano diventati di nuovo lucidi.
“Allora?”
gli chiese la sua fantastica avversaria “L’hai baciata oppure no…?”
Il
ragazzo masticò un’imprecazione. Ah, poter dire una bugia, una volta tanto… una
sola…!
“Sì,
è vero… l’ho baciata…!” rispose, fissandola, con voce tremula “Ma è così grave,
Lisa? È così… irreparabile da
rovinare tutto?!”
Lei
scosse la testa, restando in silenzio per un momento interminabile. Poi sbottò:
“Sei un idiota…!”
“Ma
Lisa…” discretamente punzecchiato da quell’epiteto, il ragazzo finì purtroppo
per dire una stupidaggine “…era solo un bacio, dopotutto!”
“Doppio
idiota!! Stupido e insensibile…!! Siete tutti uguali…! Ma voi maschi cosa
credete che sia, un bacio? Un gesto di cortesia, come una stretta di mano o una
pacca sulla spalla?! Un bacio sulla bocca è un rapporto intimo, Alan! Cosa credi che provi, una donna, quando vede l’uomo
che ama scambiare un rapporto intimo con un’altra? Eh…?!”
L’uomo che ama…! Nonostante la situazione, quelle parole scaldarono
il cuore del ragazzo come se colei che le aveva pronunciate avesse appoggiato
la sua mano calda sul suo petto nudo… non appena quel messaggio fu registrato
dall’elaboratore emotivo, il contatore del Coefficiente Relazionale si rimise
in moto, finché, quello assegnato a miss Haneoka, non raggiunse il livello di
847 punti… e si capisce: in meno di tre ore e nonostante tutto quel che era
successo, la sua deliziosa ladruncola gli aveva appena fatto una seconda dichiarazione!
***
Si
era alzato, all’improvviso, un vento fortissimo… contemporaneamente, la
temperatura era sensibilmente calata, ma i due ragazzi non ci avevano fatto
caso. Soprattutto Alan, che non sentiva affatto freddo, in special modo - come
si è detto - all’altezza del cuore.
Forse,
però, la stessa cosa non valeva per Lisa, che continuava a fissarlo con uno
sguardo triste e pieno di rancore. Alan, dal canto suo, avrebbe desiderato
fortemente stringerla fra le braccia per esprimerle fisicamente quello che non
riusciva ad esprimerle con le parole… ma il fatto di essere dabbasso non gliene
dava chiaramente il modo.
“Lisa…”
riuscì solo a balbettare “…allora tu… ancora mi…”
“No…”
fu la fredda risposta di lei “…no, io non ti amo più! Vattene…!!”
Un
tuono improvviso scoppiò fragorosamente, facendo saltare per l’ennesima volta
il galvanometro adrenalinico.
“Il
prossimo, lo installiamo digitale!” dichiarò senz’altro Timmy Murdock, il
fidato assistente della Neuro.
Era
stato certamente il trasalimento per il tuono a provocare la neutralizzazione
dello strumento, in quanto gli analizzatori della Sensitiva avevano consentito
alla sezione di Marlowe di sperare che le parole di Haneoka non riflettessero
il suo vero sentire. Almeno questo era quanto riferivano i dati provenienti dai
sensori ottici!
A
dispetto di quanto aveva detto prima di fuggire da quella pinacoteca e di
quanto aveva invece detto in quel momento, quello di Lisa non era affatto uno
sguardo d’odio. C’era tristezza, questo sì: c’era gelosia e risentimento. Ma non
odio.
Del
resto, un proverbio orientale dice che l’amicizia è come una lanterna: il vento
può agitarla, ma non spegnere la fiamma! E se fosse così anche l’amore?
***
“Vattene
a casa, Alan!” insistette la ragazza, mentre si faceva sentire il brontolio di
un altro tuono.
“No…!!”
il detective strinse la mascella “Senti, ho commesso un mucchio di sciocchezze,
in questi ultimi giorni, lo ammetto… del resto, mi conosci: non sono esattamente
un asso nel gestire le relazioni sentimentali! Ma credo che, la fesseria più
grossa che potrei commettere in questo momento, sarebbe quella di darti retta.
No, Lisa, io non me ne vado!”
D’un
tratto cominciò a piovere… le gocce s’infittirono con notevole rapidità, fino a
diventare un vero acquazzone. Non ci volle molto per abbassare di parecchio la
temperatura corporea dell’organismo e, ben presto, forti scosse dovute ai brividi
furono avvertite in tutte le sezioni.
“Sei
proprio sicuro di non voler tornare a casa…?” gli chiese la sua controparte,
con soffusa ironia.
“Assolutamente!”
la risposta fu del tutto categorica, per altro rimarcata dall’atteggiamento del
detective, che non fece il minimo gesto di portarsi al riparo, ma se ne rimase
lì, immobile come un palo, sotto il diluvio d’acqua…
Eddy
Parker, presente in Centrale Operativa, non disse nulla, limitandosi a lanciare
un’occhiata significativa verso il collega della Neuro, il quale gli rispose
con un cenno della mano, come per rassicurarlo.
“Vedrete
che adesso ci farà entrare.” disse a tutti.
Tuttavia,
la risposta della “padrona di casa” non fu esattamente corrispondente alle sue
previsioni. Dapprima, Lisa guardò l’ex-avversario con malcelato stupore, poi si
lasciò scappare un sorrisetto a metà fra l’ironico e il materno[4] e
infine sentenziò: “Buon pro ti faccia, allora. E buon bagno…!” detto ciò,
richiuse la finestra, imposte comprese.[5]
Gli
organici presenti in centrale si voltarono tutti verso il povero Marlowe che,
naturalmente, c’era rimasto abbastanza maluccio. Era chiaro, come denunciava
platealmente la sua espressione - fotocopia di quella del loro assistito - che
una reazione del genere l’aveva magari temuta, ma non se l’era del tutto
aspettata!
Naturalmente
nessuno dei suoi colleghi pensò di guardare anche la faccia di Watson, occupato
invece a dissimulare più che poteva il suo interiore compiacimento!
Dal
canto suo, il Coordinatore Harper emise un sonoro sospiro: “Signori, è andata
male” sentenziò “non rimane che tornare a casa e farcelo dormire sopra! Signor
Kirby…”
“Un
momento, signore” intervenne Marlowe, agitato “aspettiamo ancora un po’…!”
“Non
mi sembra il caso, Phil. Oltretutto si sta inzuppando dalla testa ai piedi!”
“Signore”
insistette, deglutendo, il capo della Neuro “quello di miss Haneoka è solo un
temporaneo moto d’orgoglio… sicuramente lo sta guardando da dietro le imposte e
vedrete che, fra non molto, le riaprirà. Ne sono convinto!”
“Ehi,
amico” intervenne il capo dell’Immunitaria “tu avrai anche ragione… ma se lo
stazioniamo sotto quest’acqua ancora per molto, al signor Alan verrà un
febbrone da cavallo!”
“Eddy
ha ragione” ribadì naturalmente Watson “forza, Rip, portalo a casa!” disse al
capo della Motoria, che aveva già azionato gli arti superiori per coprire
almeno la testa di Alan con la sua giacca.
“Casa
nostra è lontana” ribatté l’ostinato Marlowe “si bagnerà molto di più che non
stando fermo ad aspettare che Lisa lo faccia entrare dentro!”
“E
vabbé” rimpallò Parker “allora chiamiamogli un taxi o una volante col telefonino,
no?!”
“Ma
se, mentre aspettiamo la macchina, Lisa si decide ad aprire, che figura ci
farà?!” continuò Marlowe, imperterrito.
“Adesso
hai rotto, Phil…!!” sbottò infine Watson “Non credi di aver fatto troppi danni,
per stasera? Insomma, capo, gli dica qualcosa anche lei!”
Prima
ancora che A1 potesse rispondere, il capo della Neuro fece un ultimo disperato
tentativo: “Ma non vi rendete conto che, se molliamo adesso, Alan non capirà
mai chi ama veramente?! Se lo buttiamo definitivamente nelle braccia di Rina
solo perché Lisa, stasera, si è fatta prendere dalla gelosia, il nostro
assistito passerà il resto della sua vita tormentato dai dubbi!! E questi
dubbi, sappiatelo bene, non gli consentiranno affatto di amare la signorina
Takamya nel modo in cui lei stessa meriterebbe!”
Marlowe
aveva pronunciato le ultime parole fissando decisamente il responsabile della
Cerebrale che, forse per la prima volta, si trovò leggermente spiazzato dalla
forte motivazione del collega.
“Io
capisco tutto, Phil” disse Lew Harper, con voce pacata “ma, date le circostanze
(soprattutto meteorologiche), ho l’obbligo di dare maggior credito al suo
collega dell’Immunitaria. Non si dimentichi che il signor Parker è il diretto
responsabile della salute fisiologica di Alan!”
Il
capo della Neuro si rivoltò verso il Coordinatore dell’organismo, mostrandogli
uno sguardo ancora più deciso di quello prima rivolto a Watson: “D’accordo,
signore… ma io sono il diretto responsabile della sua salute mentale… e mi creda: è molto più
difficile curare una depressione, che non un’influenza!”
Dopo
averlo guardato a sua volta in silenzio, A1 si rivolse allora al capo
dell’Immunitaria: “Mi dica, signor Parker: quanto possiamo resistere, con
questo tempaccio, prima di correre rischi abbastanza seri?”
L’interpellato
si avvicinò al comunicatore intersezionale e si fece fare un veloce controllo
della situazione. Poi rispose: “Dai cinque ai dieci minuti, non di più!”
Harper
annuì e richiamò in causa il capo della Motoria: “Ha sentito, signor Kirby? Ce
ne andiamo fra dieci minuti. Nel frattempo, cerchi di riparare il corpo meglio che
può. E lei, signor Parker, attivi al massimo le difese virali!”
In
ultimo, si avvicinò al capo della Neuro e gli mise una mano sulla spalla:
“Bene, signor Marlowe: ho fatto come voleva. Ma spero proprio che lei sappia
quello che fa…!”
[2]Non ho mai capito perché tutti i personaggi dei manga
amino dormire con la luce della Luna o della strada che invade la stanza, ma
devo ammettere che questa particolare abitudine è abbastanza funzionaleper le storie!
Capitolo 22 *** Rasentando il superamento del limite ***
Capitolo 22: Rasentando il superamento del limite
Capitolo 22: Rasentando
il superamento del limite
*M
i
chiedo se sono veramente un imbecille…!* pensò il povero Alan mentre sentiva la
morsa di freddo che lo attanagliava, mano a mano che l’umidità della pioggia
penetrava in profondità nelle sue viscere (ormai, anche i suoi capi di
vestiario più interni erano completamente inzuppati). Invano la sua proverbiale
intelligenza (stimolata dalla sezione di Watson) e il suo innato buon senso
(stimolato da quella di Parker) gli suggerivano - non poterglielo ordinare[1]- di mollare con quell’assurdità e di
tornarsene di corsa a casa per farsi innanzitutto un bagno caldo… malauguratamente,
la sua famosa caparbietà (saldamente impugnata dalla sezione di Marlowe) lo
teneva inchiodato al suolo, con la testa piegata in alto e gli occhi sbarrati a
fissare quelle due maledette persiane, nella sempre più vacua speranza che si riaprissero!
Se
non che, al passare dei minuti e all’aumentare dei brividi, il nostro eroe
cominciava sempre più a convincersi di essere proprio un completo cretino!
Valeva
veramente la pena di rischiare la salute per una ragazza che gli aveva, a
quanto pare, dato il benservito al primo piccolo malinteso? E questo - si badi
bene - dopo essersi divertita a fargliela in barba per tutto quel tempo!
Aveva
un bel ripetersi che Lisa era molto bella, che era molto simpatica, che era
molto altruista (aiutando le vittime di tutti quei raggiri)… ma, ogni volta che
il tenace Philip Marlowe “backuppava” tutti questi punti a suo favore
nell’elaboratore emotivo, arrivava il fiscale James Watson a reinserirgli il
“virus” che faceva riapparire quella domanda maledetta: “Se la figliola gli voleva
quel bene che dichiarava nei panni di Seya, come mai - non appena rimessi
quelli di Lisa - ricominciava a prenderlo in giro (detective sbarbatello, sbruffoncello,
non prenderai mai Seya, ecc…) e a
litigare con lui?
Non
sarebbe stato più semplice assecondare il sentimento più forte che il suo cuore
stava provando in quei giorni per la bionda nipotina del primo cittadino?
Dopotutto, il contatore dei Coefficienti Relazionali parlava molto chiaro: Lisa/Seya
stava ancora a quota 847 (fascia affetto),
mentre Rina stava invece a quota 1400 (fascia amore)!
Eh,
sì… sarebbe proprio stato più semplice. Notevolmente più semplice. Ma c’era il
fatto che Alan Daiki Asuka, per le cose troppo
semplici, aveva sempre avuto un’innata diffidenza!
Inoltre
- si affretterebbe ad aggiungere Marlowe, a beneficio dei nostri amici lettori
- è vero che quello per Rina Takamya era attualmente un sentimento intenso, ma quello per Lisa Haneoka (in
arte Seya) era, senza ombra di dubbio, un sentimento profondo!
Rassegnarsi
a perdere quella spumeggiante ragazzina (e, con lei, la donna meravigliosa che
si faceva inseguire nottetempo, acconciata con quella affascinante coda di
cavallo) era un passo che la
Neuro asukiana non era assolutamente disposta a compiere… o
almeno non prima di essere assolutamente certa che la loro controparte haneokiana
avesse deciso irrevocabilmente di farglielo lasciare!
Eddy
Parker ricollocò rabbiosamente al suo posto il ricevitore del comunicatore
intersezionale. Non poteva credere all’incoscienza dimostrata dalla direzione
organica!
“Sono
pazzi, là sopra” gridò, all’indirizzo di un suo collaboratore “è già la terza
volta che gli dico che dobbiamo andarcene, se non vogliamo che Alan si buschi
una polmonite… e loro niente…!!”
“Forse,
capo, è il caso che ci torni lei, in Centrale Operativa!”
“Ed
è ciò che farò. Dov’è arrivata la temperatura interna…?”
“Un
attimo fa era a 38 e 4, signore!”
“Dannazione!!
Livello presenza virale…?”
“Per
ora li stiamo tenendo a bada… ma, se l’organismo continua ad esporsi a questo freddo
e a questa umidità, si moltiplicheranno di parecchio!”
Il
capo dell’Immunitaria scosse rabbiosamente la testa: “Argh…!! Questo è contro
tutte le più elementari regole del buon senso. Vado a dar loro una scossa!!”
“Capo…”
“Sì,
Jonas?”
“Faccia
in modo di convincerli alla svelta: il livello di energia è calato in modo
preoccupante e stiamo per entrare nella fase critica!”
Il
capo-sezione annuì: “Sì… sicuramente!” e si affrettò a risalire verso la zona
cefalica.
***
Anche
se Philip Marlowe non aveva azzeccato perfettamente le sue previsioni per
quella sera, lo scetticismo di Jimmy Watson non era per contro del tutto
giustificato.
Mentre
infatti il suo cacciatore stava a macerarsi sotto il temporale, l’ambita preda
non si trovava propriamente a contemplarlo dietro le imposte, ma comunque non
stava nemmeno cullandosi beatamente in braccio a Morfeo… rimaneva invece supina
nel suo caldo lettuccio (quel calore che Parker - come anche qualcuno più in
basso di lui[2] - avrebbe ora sicuramente
apprezzato) tenendo le mani fra la nuca e il cuscino e gli occhi spalancati nel
buio. Lo scosciare della pioggia, così piacevole da avvertire a letto in
condizioni normali, le penetrava sotto la pelle come se potesse sentire il
freddo che avrebbe provato il “suo detective” se fosse rimasto veramente lì
fuori… e i rombi dei tuoni la facevano sussultare ben più della paura che ne
aveva sempre avuto fin da piccola, come se si sentisse sicura che ogni saetta
sarebbe finita immancabilmente a scaricarsi sul corpo del ragazzo!
Aveva
un bel dirsi che il suo avversario non poteva trovarsi ancora in giardino… che
un ragazzo acuto e positivo come lui non avrebbe certamente commesso la mattana
di sorbirsi un’innaffiata del genere solo per far colpo su di lei!
Questo
le diceva ripetutamente la sua Cerebrale… mentre l’Emotiva si sentiva obbligata
a far presente che, d’altra parte, l’amore rende le persone un po’ cretine
(specialmente quelle di sesso maschile…!)[3] e che
non era così inverosimile l’ipotesi che il “ragazzo speciale” avesse mantenuto
fede al suo proposito, contro tutte le regole del buon senso!
*Se
davvero è rimasto là fuori, si prenderà un malanno…!* pensò, per l’ennesima
volta, rivoltandosi nel letto e sbuffando al fastidioso contatto delle ormai
numerose pieghe del lenzuolo *Ma no, è impossibile… nemmeno uno stupido come
lui, lo farebbe!!* cercò di convincersi rivoltando nuovamente il cuscino, già
umido di sudore.
*D’altronde,
se fosse veramente andato a casa, vorrebbe dire che ha solamente fatto lo
sbruffone… e dopo essersi anche consolato con Rina! No, non lo sopporterei…!*
si disse ancora, rivoltandosi un’altra volta.
Trasalì
per lo scoppio di un tuono molto forte e continuò a torturarsi le meningi:
*Già… e allora cosa speri, Lisa? Che sia veramente rimasto in giardino, a
prendersi un accidente?! È questo che vuoi?*
Un
altro rombo di tuono… dopo altre tre o quattro elucubrazioni del genere, la
povera Lisa non ce la fece più. Accese la luce, balzò fuori dalle coperte e si
avvicinò alla finestra.
*Tanto
lo so che è tornato a casa… in questo momento starà ronfando come un tricheco e
io me ne sto qua, a preoccuparmi per quel salame…!*
Dopo
qualche altro secondo di esitazione, la ragazza si decise ad aprire le ante e a
sbloccare le persiane…
“Ah…
Alan, Alan…” sospirò, aguzzando la vista per discernere qualcosa nel giardino,
completamente immerso nelle tenebre.
Improvvisamente,
un tonfo, seguito da un gemito, la fece sussultare.
“ALAN…!!!”
***
Il
capo della Sezione Immunitaria era piombato in Centrale Operativa, più che mai
deciso a convincere la Triade Decisionale[4] a far
muovere il loro ormai influenzato assistito verso la via di casa, sempre che
fossero ancora in tempo! Chiaramente, la possibilità di arrivarci a piedi era
fuori discussione, ma avrebbero potuto chiamare una macchina della Centrale.
Come
entrò in sala, fu accolto dalla voce irata del capo della Cerebrale, che stava
chiaramente tampinando il collega della Neurologica.
“Ora
basta, pazzo maniaco!! Lo vuoi capire che quella finestra non si riaprirà più?”
“Ancora
un istante, James… un solo istante, ti prego!”
“Ma
finiscila: quella fedifraga sarà già al quinto sonno! E tu stai procurando ad
Alan un ricovero ospedaliero. Andiamocene di qua!!”
Ignorando
il collega, Marlowe guardò disperatamente A1, il quale si limitò a scuotere la
testa.
“Signore…”
gemette.
“No,
Phil: basta così! La nostra carta l’abbiamo giocata. Ora dobbiamo pensare alla
sua salute!”
La
sua affermazione fu ribadita dalla voce di Parker, che si annunciò con un
perentorio: “Signori: i dieci minuti sono scaduti da un pezzo!”
Lew
Harper si voltò verso di lui: “Lo sappiamo, Eddy… è ora di andare. Stavo appunto
per dare l’ordine” si avvicinò al comunicatore “Motoria da Centrale…”
“Parlate,
Centrale!”
“Torniamo
a casa. Chiami il commissariato col cellulare e facciamo venire una macchina!”
“Lo
faccia mettere un po’ al riparo, prima!” consigliò Parker.
“Ah,
giusto… ha sentito, Kirby? Lo avvicini al muro!”
“Ricevuto!”
Passarono
alcuni secondi, ma nessun muscolo venne messo in funzione.
“Che
succede, signor Kirby? Lo muova!”
La
voce del capo della Motoria tornò a sentirsi, carica di tensione: “Signor
Harper… non so… non ci riesco!!”
“Che
diavolo significa…?!”
“I
comandi, signore. Nonrispondono… sono duri come
sassi!!”
A1
si voltò preoccupato verso Parker, che subito rispose alla sua muta domanda:
“Un intorpidimento!”
“Cosa…?”
“Troppa
esposizione al freddo. Immobilità prolungata dei muscoli. Quasi tutte le
energie impegnate a contrastare i bacilli influenzali!” rispose l’altro,
meccanicamente.
“Ma…
e che possiamo fare…?” domandò sempre A1, con acceso nervosismo.
“Dobbiamo
scuoterlo… a tutti i costi” corse anche lui al comunicatore “Rip, mi senti?”
“Ti
sento, Eddy!”
“Cerca
di forzare i comandi! Usa tutta l’energia che ti è rimasta!”
“Eddy…
non so se ce la faremo: mi rimangono solo 200 calorie…!”
“Cribbio…!!”
replicò Parker, impallidendo “Attingi dalla riserva: te la sblocco subito!”
aggiunse, commutando poi il canale sulla sezione di Blackie Wolfe. Pochi
istanti dopo, le calorie disponibili per le funzioni motorie aumentarono significativamente.
“Ce
l’hai, Rip?” domandò il capo dell’Immunitaria.
“Sì…
adesso siamo a circa 700!”
“Bene.
Vai, forza!”
“Un
momento, Eddy… devo avvertirti che, se forzo i comandi degli arti posteriori,
rischio di rendere precario il baricentramento… e, nello stato attuale, Alan
non potrebbe certo mantenere l’equilibrio!”
Parker
sospirò, ma dovette insistere: “Dobbiamo assolutamente rischiare, Eddy! Alan
deve tornare al caldo fra meno di 7 minuti… altrimenti entriamo in ipotermia!”
A
sua volta, Kirby impallidì: “Ho capito, ma… se Alan ci cade a terra, potremmo
non avere più la forza per rialzarlo! E allora…”
Il
collega si terse il sudore, che oramai gli colava dalla fronte. Certo, il
rischio c’era ed era grosso; ma coi dati metabolici - e patologici - che gli
giungevano aggiornati sul suo ricevitore da polso, Eddy Parker, primo e solo responsabile
delle decisioni da applicare nelle situazioni di emergenza, non poteva esitare
un attimo di più…
“Al
diavolo, Rip… muovilo, ti dico: muovilo, muovilo!!!”
Il
capo della Motoria eseguì l’ordine… ma, come aveva egli stesso temuto, dopo
pochi incerti passi, il povero Alan barcollò e cadde a terra, dove ebbe appena
il tempo di emettere un singolo lamento, prima di irrigidirsi come uno stoccafisso…
[1]Come avranno ormai capito gli eroici lettori di queste
fanfic demenziali, le sezioni organiche di un individuo non possono dirigere le azioni del medesimo nel senso letterale del
termine, poiché - a fare questo - è unicamente il suo spirito - o, se
preferite, l’anima - e devono quindi limitarsi a stimolarlo verso le azioni più
opportune.
uando
il prode Alan riprese conoscenza, la prima sensazione che avvertì fu una
discreta pesantezza alla testa, seguita da un senso di spossatezza generale. Fu
comunque un notevole sollievo non sentirsi più addosso tutto quel freddo e
tutto quel bagnato. Anche la febbre doveva essersene andata, probabilmente per
merito di un’aspirina, poiché si sentiva anche un po’ sudato...
Istintivamente
fece per sfilarsi la camicia del pigiama, ma dovette constatare che
l’operazione era del tutto superflua, dal momento che non l’aveva affatto… e, a
dire la verità, quello non era l’unico indumento che gli mancava. Il sudore in
fronte gli aumentò poi copiosamente non appena realizzò che, a parte le coltri,
non aveva nient’altro addosso!
E
c’era di più… non soltanto non rientrava nelle sue abitudini coricarsi in
“costume adamitico”, ma nemmeno aveva mai avuto l’idea di arredare la sua
stanza con quella carta da parati rosa a fiorellini, né di disporre in giro tutti
quei colorati peluche e quegli altri graziosi ninnoli.
“Squitt…
queeeck… squitt, squitt…!!”
Voltata
la testa nella direzione di quegli strani versi, Alan constatò anche la
presenza di quello che il suo responsabile cerebrale aveva a suo tempo
classificato come Indizio n°4 per la
constatazione dell’Ipotesi Zero: ovvero Ruby, il piccolo riccio di Saint
Tail, che dopotutto, almeno da come stava saltando, non era affatto un peluche!
*È
inutile: la legge di Murphy non perdona* si disse, amaro, il tenace James
Watson *tutte le prove decisive saltano sempre fuori quando oramai non servono
più…!*
***
A
un tratto, la porta si aprì… al rumore, il ragazzo, che stava riflettendo in
posizione seduta, si ridistese fulmineo, portandosi le coperte alla gola.
Una
bellissima fanciulla dalla chioma ramata, avvolta in un’elegante vestaglia
azzurra, era entrata nella stanza.
“L…
Lisa…!” sussurrò il detective, balbettando.
L’alter-ego
diurno di Seya si avvicinò al letto ostentando un’espressione tranquilla, poi
allungò una mano a toccare la fronte del ragazzo, che non osava quasi
respirare. Un sorriso spuntò dal suo sempre stupendo volto.
“Non
hai più la febbre.” constatò con sollievo.
Dopo
un paio di deglutizioni ordinate da Wolfe, lui riuscì a risponderle: “No… credo
di no!”
“Sono
contenta… hai dormito bene?”
“Beh…
ho dormito… ma tu…”
“Ma
io?”
“Tu…
dov’eri…?”
La
ragazza corrugò le sopracciglia, quindi si lasciò scappare un ghigno: “Ho
dormito nella stanza di mia madre…” qui avrebbe voluto terminare, ma la
tentazione fu troppo forte “…mi dispiace per te!”
“Che
vorresti insinuare?!” ribatté lui, cercando di usare un tono opportunamente
indignato.
“Dai,
che hai capito benissimo…!”
Inutile
precisare che, nella centrale di Spade, dovettero affrettarsi a dare una
stretta significativa ai freni inibitori! Dal canto loro, quelli di Marlowe si
affrettarono invece a fargli dire: “Senti, cara: per tua norma e regola, sappi
che io sono un gentiluomo! Chiaro…?”
Lisa
annuì, sempre sorridendo… ma poi la sua espressione si fece un po’ triste: “È vero,
sei un gentiluomo. Anche se dal bacio un po’ facile…!”
Marlowe
dovette ordinare a Kirby di abbassargli gli occhi. Dopodichè, su suggerimento
di Watson, gli fece cambiare discorso: “Quindi… hai dormito con tua madre!”
“Già…!”
“E…
e tuo…”
“Mio
padre ha dormito sul divano, in salotto!”
*Ahi*
pensò il capo della Cerebrale *questa Silvan
ce la mette in conto di sicuro…!*
Alan
sospirò: “Mi dispiace molto per tutto questo disturbo!”
“Ma
figurati!”
“No,
davvero… non so che mi abbia preso, ieri sera! Io…”
“Non
importa” la ragazza scosse la testa “l’importante, adesso, è che tu ti
riprenda. Riposati!”
“Ma
no, senti” senza riflettere, Alan si rimise a sedere “se ho agito in questo
modo è perché…”
All’improvviso
la ragazza arrossì violentemente e gli voltò la schiena… dopo un istante di
perplessità, il detective constatò che le coperte gli erano scivolate
all’altezza dell’ombelico!
“Acc…
scusa…!!” esclamò, affrettandosi a ridistendersi e a ricoprirsi. Stava per
continuare il precedente discorso, quando l’incidente gli fece venire in mente
un particolare un po’ scabroso…
“Ma,
senti un po’… mi spieghi perché mi trovo senza niente addosso…??”
Sempre
voltandogli le spalle, Lisa cominciò a rispondergli con la voce discretamente
tremula: “Ieri sera… quando mi sono accorta che eri svenuto, in giardino… ho
avuto una paura tremenda, per te… non sapevo cosa fare, per aiutarti!”
“Non
capisco” rispose il ragazzo, corrugando la fronte “non hai avvertito i tuoi?”
Lisa
scosse la testa: “Non potevo: mio padre non sa niente di ciò che faccio di
notte… e men che meno che tu mi dai
la caccia! Che spiegazioni avrei potuto dargli? Così ho dovuto… tirarti su
nella mia camera!”
Decisamente
quella ragazza non avrebbe mai smesso di sbalordirlo.
“E
come ci sei riuscita…?” chiese, leggermente confuso.
“Con
l’aiuto dei miei palloncini. Poi, quando ti ho steso sul letto… ho sentito che
eri… completamente fradicio… e gelato… e allora…”
Parecchi
membri delle equipes organiche iniziarono a incrociare le dita… e Marlowe
decise di andare direttamente al sodo: fuori il dente, fuori il dolore!
“Chi
mi ha spogliato…?”domandò Alan con voce
assolutamente piatta, temendo già di conoscere la risposta.
Lisa
Haneoka si voltò e incrociò le braccia, prima di rispondere: “Sono stata io. E
allora?”
Rip
Kirby, capo della sezione Motoria, accusò un momentaneo blocco dei comandi
mascellari. Il ragazzo era rimasto a bocca aperta… anche perché quella frase
l’aveva già sentita pari pari da una certa Rina Takamya! Anche se, per la
verità, non solo quest’ultima gli aveva lasciato addosso la biancheria intima,
ma aveva anche avuto la “delicatezza” (parole di Watson) di infilargli il pigiamino!
Mentre, “quella furbastra di una ladra…”
La
faccia di Lisa era decisamente sul rosso spinto… ma se Alan si fosse potuto
vedere la propria, avrebbe constatato che, al suo confronto, lei era rimasta abbastanza
pallida!
“Ma…
Lisa… non dirmi che mi hai… proprio…”
“Certo, che cosa ti credi…?! Te l’ho
detto, eri gelato!! Assieme alla tua biancheria, completamente zuppa!! Ho
esitato un bel po’, sai, a sfilarti quei maledetti boxer…”
I
tecnici della Neuro ebbero un soprassalto, nel vedersi scoppiare letteralmente
i vetri dei galvanometri più importanti… e il loro povero capo si accasciò
ancora una volta sulla propria postazione.
“L’ha
visto…” mormorò, sconsolato “…glielo ha visto!!”
“E
in quali condizioni, poi” aggiunse
dalla sua Sam Spade, trattenendo a stento un’imprecazione irriferibile “ma che bella
sputtanata…!!”
Watson
non si lasciò sfuggire l’occasione: “Certo, Marlowe, che anche le tue idee, in
quanto a effetti collaterali…”
“STA’
ZITTO…!!!” urlò l’interessato.
Nemmeno
A1 era troppo contento, questa volta... ma ritenne più opportuno gettare acqua
sul fuoco: “Ora basta, finitela: tanto non possiamo più farci nulla!”
Alan
continuava a fissare con occhi sbarrati quella femmina notevole, dove la
proverbiale timidezza di Lisa lasciava sempre più il posto alla formidabile
risolutezza di Seya!
“…ma
l’ho dovuto fare! Poi ho dovuto asciugarti e metterti a letto. E, per tua
informazione, quando ti ho misurato la febbre, ce l’avevi quasi a 40…!”
“Oddio”
sobbalzò Blackie Wolfe, capo della Metabolica “non gli avrà mica infilato anche
una supposta, spero…??!!”
“BASTA…!!!”
gridò il povero Marlowe, tappandosi le orecchie “Non voglio più sentire niente…!!”
“Lisa…”
biascicò il ragazzo.
“…allora
ti ho spalmato una pomata sul petto… e a quanto pare, per fortuna, è bastato a
fartela passare!”
Un
molteplice sospiro di sollievo si fece sentire in tutte le sezioni organiche
del giovane investigatore…
“Sia
ringraziato il Cielo…!” sibilò Marlowe.
“Meno
male” aggiunse Lew Harper “credo che dovremo ringraziare quelli della Vicks!”[1]
Dopo
aver respirato a fondo, Alan riuscì finalmente ad abbozzare un sorriso: “Beh…
allora credo proprio di doverti ringraziare… anche se c’è qualcosa che ancora non
mi quadra…!”
“Che
cosa, impiccione d’uno sbirro?”
“Perché…
mi hai lasciato… così…?” chiese lui,
alludendo al fatto che non lo aveva rivestito come aveva invece fatto Rina…
anche se questo era meglio non dirglielo!
La
fanciulla tornò ad arrossire: “Non avevo niente da darti… senza coinvolgere mio
padre… e poi un suo pigiama ti sarebbe stato largo. O preferivi provare uno dei
miei negligé…?!”
“Che
sciocca, che sei…!” rispose lui, risentito. Poi gli venne in mente un’altra
cosa “Senti, ma… e tuo padre? Se non sa che sono qui, come l’hai convinto a
dormire sul divano?”
Lisa
fece spallucce: “Non è la prima volta che succede… ho detto ai miei che non
riuscivo a dormire per il temporale e se potevo dormire con la mamma! Il mio
papà non ha mai voluto dormire nel mio letto…”
“Ah,
davvero? Certo che sei sempre stata una tipa fortunata, tu… come so bene
anch’io!”
Lei
tornò a guardarlo con aria corrucciata: “Anche tu sei stato molto fortunato, questa notte, Alan…!”
Il
detective accusò il colpo, ma poi sorrise di nuovo: “Hai ragione… vieni qui!” e
sporse il braccio. Lisa si avvicinò e prese la sua mano, che il ragazzo strinse
subito.
“Grazie,
Lisa. Anzi… grazie, Seya! Ancora una volta, mi hai salvato la ghirba… anche se
non mi ami!”
Due
piccole lacrime spuntarono da quegli splendidi occhioni blu.
“Seya
ti ama, invece” lo corresse, decisa “ti ha sempre amato! È Lisa che ce l’ha con
te… almeno in questo momento!”
“Capisco…
in effetti, ora che ci penso, quelle due non sono mai andate molto d’accordo!”
“È
vero!”
“Ma
chissà… un giorno potrebbero anche pensarla allo stesso modo!”
“Forse…!”
“E…
secondo te…” dovette dare due colpi di tosse “…secondo te, quante probabilità
ci sono che questo accada?”
La
ragazza esitò un po’ a rispondere, ma poi si chinò su di lui che, rialzando il
busto, si lasciò abbracciare…
“Più
di quelle che pensi… sbruffoncello testardo e insensibile che non sei altro…!”
Poi,
senza nemmeno ristaccarsi da lui, Lisa cercò la sua bocca ed unì le proprie
labbra alle sue… e stavolta anche Marlowe non ebbe obiezioni. Anche perché,
dopo qualche titubanza, le labbra della ragazza si dischiusero e la sua lingua
delicata iniziò a premere delicatamente su quelle del ragazzo…
“Capo…!”
chiamò Spade, dalla Genetica.
“D’accordo,
autorizzo. Avanti Motoria: assecondare la partner. Confermato!”
Quel
bacio durò a lungo… molto a lungo… permettendo al contatore del Codice
Relazionale di aggiungere ben 313 punti all’ultimo livello di Lisa/Seya…
cosicché la fantastica avversaria del piccolo detective poté finalmente
arrivare alla quota di 1010!
“Finalmente…!!”
esclamò raggiante il capo della Neuro, non appena vide lo status della
relazione interpersonale cambiare da AFFECTION in LOVE… afferrò quindi il microfono del comunicatore
intersezionale e si mise in contatto con la sezione di Chandler.
“Sensitiva
da Neuro: trasmettere il seguente messaggio…”
Le
loro labbra finalmente si staccarono e i due ragazzi si guardarono negli occhi.
“Ti
amo, Lisa…!”
“Ti
amo, Alan…!”
Dopodiché,
tornarono a baciarsi… non ci è dato di sapere se sarebbero andati anche oltre,
in quella circostanza… probabilmente non lo sapremo mai, perché la porta della
camera si aprì un’altra volta e una bella donna dalla fulva chioma rossa rimase
bloccata sulla soglia… e, per poco, la tazza di tisana calda che portava sopra
il vassoio non fece una brutta fine!
“Scusate…”
esclamò, arrossendo, la signora Eimi Haneoka, ora piacente e raffinata
casalinga, ma un tempo inafferrabile ladra col nome di Lucifer “…temo di avervi disturbato…!!”
Il
malcapitato Marlowe, che stava scambiandosi “il cinque” col fido Timmy Murdock
(pregustando contemporaneamente la sua rivincita sul collega della Cerebrale),
tornò ad accasciarsi sgomento sulla propria poltroncina.
*Niente
da fare* pensò *la brutta settimana
continua…!*
[1]Ossia i produttori della celebre pomata Vaporub!
Capitolo 24 *** La verità viene sempre a galla! ***
Capitolo 24: La verità viene sempre a galla
Capitolo 24: La verità viene sempre a
galla!
H
erb
Kinnock, elemento fra i più validi della sezione Immunitaria, afferrò con
decisione il suo fucile spara-anticorpi, portando il mirino all’altezza del
viso. Prese con calma la mira e, quando il bacillo virale venne a trovarsi
perfettamente al centro del collimatore, premette dolcemente il grilletto…
Il
brillio di un lampo e il rombo di una scarica pervasero il condotto polmonare e
il germe patogeno influenzale venne disintegrato all’istante.
“E
con questo sono 204…!” si disse soddisfatto l’elemento organico. Era intento a
ricaricare l’arma, quando venne raggiunto dallo stesso Eddy Parker, che gli
chiese: “Come va qui?”
Alzando
gli occhi e riconoscendo il capo-sezione, Kinnock si alzò in piedi, salutando:
“Tutto sotto controllo, signore: ne abbiamo già eliminati la maggior parte!”
“Molto
bene… dai parametri patologici che mi sono pervenuti, vedo infatti che la
situazione è di gran lunga migliorata. Penso che saranno sufficienti due giorni
di riposo per tornare alla piena operatività!”
“Senz’altro,
capo: il signor Alan ha la pelle dura. Certo però che l’abbiamo proprio
scampata bella, non è vero?”
“Lo
puoi ben dire, Herb! Per fortuna le supposizioni della Neuro non erano del
tutto errate! Ma se la signorina Haneoka non lo avesse raccattato in breve
tempo…”
“Evidentemente
ci teneva parecchio a lui, malgrado le apparenze. Bene, ne sono contento anche
per il signor Marlowe: ora, fra quei due, dovrebbe essere tutto a posto, no?”
Il
capo dell’Immunitaria mostrò un breve sorriso, pensando quanto i membri delle
sezioni più vitali fossero inevitabilmente portati ad analizzare i problemi che
non fossero di loro stretta competenza in termini sempre troppo semplicistici!
“Oh,
questo poi lo dici tu. Le grane più grosse cominceranno proprio ora!”
“Non
capisco, signore…!” ribatté il subordinato, corrugando la fronte.
“Lascia
stare, amico: niente che riguardi il nostro reparto. Badiamo piuttosto a debellare
completamente questa costipazione: il buon Alan ha bisogno di tornare in piena
forma al più presto!”
“Agli
ordini, signore!” Kinnock batté i tacchi e imbracciò nuovamente il fucile,
mentre Parker ritornava nel suo ufficio, soddisfatto.
***
“Da
bravo, apri la boccuccia!”
“Ma
dai, Lisa, per favore” protestò Alan, rosso come un peperone “posso benissimo
mangiare da solo…!!”
“Su,
non fare i capricci!” ribatté lei, rigida.
Il
poveretto sbuffò come un tricheco… ma poi, conscio che la sua graziosissima infermiera
non avrebbe ceduto di un millimetro, spinto anche dal borbottio del suo stomaco
(Eddie Parker tampinava continuamente Blakie Wolfe per avere più calorie), fece
buon viso a cattivo gioco, rassegnandosi ad essere imboccato.
Mentre
lui era intento a deglutire la buonissima minestra calda preparata dalla sua
“aspirante suocera” Lisa esclamò: “Sei proprio un bravo bambino…!” e il
boccone, per poco, non gli andò di traverso.
“Adesso
stai esagerando…!!”
“E
perché?”
“Perché
non sono affatto un bambino, porca miseria! Lo sapevo, io, che avrei dovuto
tornare a casa!!”
“Non
essere sciocco, Alan: hai ancora qualche linea di febbre! E poi saresti stato
veramente cattivo a privarmi della soddisfazione di accudire il mio ragazzo…!”
Il
“paziente” ebbe un leggero sussulto. Ilsuoragazzo… era la prima volta che Lisa lo chiamava così!
Ciononostante, fece del suo meglio per salvaguardare la propria dignità. Gli
era per questo di notevole aiuto il pigiama che la ragazza gli aveva regalato
(aveva saltato anche lei le lezioni ed era andata ad acquistarlo in una vicina
boutique). Peccato solo che avesse scelto dei disegni un po’ troppo frivoli!
Lui aveva protestato, per questo, ma lei aveva ribattuto: “Se non ti piace,
resta pure come ti ha fatto mammà!” e il poveraccio aveva dovuto cedere.
“Sei
veramente un’approfittatrice…!” grugnì.
“Ma
va là…!” ribatté lei, porgendogli un’altra cucchiaiata di minestra “Sei tu che
stanotte sei rimasto a prenderti tutto l’acquazzone. O mi sbaglio?”
“Ah,
sì, eh…? Mmm… slurp…!” si asciugò la bocca col tovagliolo “E chi mi ha sbattuto
la finestra in faccia? Sentiamo!”
“Te
lo sei meritato! Così impari a baciare la nipote del sindaco!!”
Il
detective accusò il colpo, ma cercò di sviare la discussione: “Ah, basta… non vale
più la pena di parlarne!”
“E
invece ne parliamo e come! Da quando sarebbe nata tutta questa confidenza, tra
voi due…?!” si informò Lisa, piantandogli due occhi più acuti di due lame.
Lui
tentò di guadagnare tempo: “Ancora non ti fidi di me, da quelche sento!”
La
ragazza scosse la testa: “Io lo so
ciò che provi per me. Lo sentivo da sempre: mentre mi inseguivi la notte e
mentre litigavamo a scuola… non è questo il punto. Dai, mangia!”
“E
allora…” si interruppe per sorbire l’ultimo cucchiaio “…quale sarebbe…?”
“Sei
davvero un tontolone!”
Alan
cominciava a perdere la pazienza (quanto a Watson era già incavolato nero).
Fortunatamente, un istante prima di risponderle per le rime, l’imperterrito
Marlowe riuscì a trovargli una brillante argomentazione: “Beh, se vuoi che
migliori in questo senso, aiutami… spiegami!
Dai, quel è il punto…?”
Lei
lo osservò. Il giovane cercò di lasciar trasparire quanta più sincerità e buona
fede gli riusciva dal proprio sguardo. E, grazie agli sforzi della Neuro e
della Sensitiva, raggiunse l’intento.
“Il
punto è, Alan” rispose Lisa atteggiando le labbra a un malinconico sorriso “che
adesso che ci siamo dichiarati, fra noi non ci devono più essere segreti!
L’unico che avevo io, non è più tale! Tu ne hai…?”
Un
fiotto abbondante di adrenalina investì i ricevitori della Cardiaca,
accelerando notevolmente la frequenza dei battiti e aumentando la pressione
circolatoria…
Alan
annuì, ma la sua risposta era ancora una presa di tempo: “Non ti andrebbe di
fare una passeggiata?”
“Ma
tu sei malato!”
“Ormai
la febbre mi è passata e mi sento molto meglio. Dai, così mi accompagni a
casa!”
“Però…”
Sentendola
ancora titubante, il ragazzo giocò la sua ultima carta e, parandosi la bocca
con la mano, le sussurrò: “In questo modo mi leverò di torno prima che rincasi
il tuo papà… credo sia ancora un po’ troppo presto per presentarmi a lui…!”[1]
Lisa
arrossì marcatamente. Poi lo guardò e si decise ad annuire.
***
Erano
seduti su una panchina del parco A, quasi di fronte alla famosa cabina telefonica
dove si erano scambiati, diverso tempo prima, quel fatidico scambio di
promesse: Seya avrebbe sempre avvisato Alan sul prossimo colpo che avrebbe
sferrato e lui non avrebbe mai smesso di inseguire lei che, da parte sua, non
si sarebbe mai fatta catturare da nessun altro!
Sotto
sotto i due ragazzi avrebbero desiderato ardentemente continuare all’infinito
quel loro gioco; assurdo finché si vuole, ma anche intrigante, coinvolgente e -
soprattutto - pratico!
Seya
poteva infatti essere certa che il suo
detective non avrebbe mai alzato gli occhi su nessun altra, fin tanto che tutte
le sue facoltà mentali (a dispetto del takamyano
Watson) fossero rimaste impegnate su di lei. E Alan poteva essere altrettanto
sicuro che finché la sua ladra avesse
voluto farsi inseguire da lui, non avrebbe mai diretto i suoi pensieri verso
nessun altro ragazzo!
Era
stato poi un vero sollievo (almeno per la sezione di Marlowe) scoprire che il
triangolo subentrato fra il detective, la ladra e la compagna di scuola si
fosse alla fine rivelato virtuale! È vero, l’orgoglio maschile “ferito” gridava
vendetta… ma, dopotutto, se è verosimile che le persone dalla doppia identità
abbiano anche due personalità differenti, in un certo senso il
“ragazzo-speciale” avrebbe potuto vantarsi di aver conquistato il cuore di due
donne, senza doverne poi scegliere una e respingere l’altra (anche Marlowe lo
aveva detto, a quel famoso meeting e la sua non era stata precisamente una
battuta)![2]
Come
sappiamo, però, le cose si erano malauguratamente complicate: non solo Rina
Takamya aveva scoperto anche lei l’identità della sua “doppia-rivale” (in amore
e nel lavoro), ma si era contemporaneamente gettata a capofitto nella ferita
inferta da quest’ultima al suo amato poliziotto in erba!
Per
cui, piacesse o meno ai due “amici-nemici”, proseguire quella bellissima e
maliziosa partita non era più possibile, soprattutto perché il più giovane
detective del mondo[3] avrebbe dovuto
responsabilmente prendere la decisione che avrebbe dato una svolta definitiva
alla sua vita, oltre a quella di altre tre persone!
Insomma,
ricapitolando, il Consiglio Organico di Alan Asuka aveva davanti tre problemi
da risolvere.
Il
primo (e il più prioritario) era convincere Seya a cessare la sua generosa ma pericolosa
attività di ladra al servizio dei deboli.
Il
secondo (ma non meno importante) era scegliere con chi mettersi insieme fra
Lisa e Rina, per la quale provava, come già detto, un sentimento meno profondo
ma comunque presente.
Il
terzo (e niente affatto irrilevante) era risolvere la questione di Sayaka
Shinomya, alla quale, quando la bruna fanciulla gli aveva dichiarato di
“volergli molto bene”, il giovane investigatore - forse troppo preso dalla foga
di ottenere lo specchio di Leche - aveva molto imprudentemente risposto Anch’io…!
“Allora,
Alan…?”
“Sì…
cosa…?”
“Beh,
insomma: siamo seduti da dieci minuti e non hai ancora detto niente…!”
Il
compagno parve riscuotersi dal torpore. Era infatti da un po’ che se ne stava
assorto in profonde riflessioni, con la bocca coperta da un pugno e il gomito
appoggiato al ginocchio. Era fin troppo ovvio che non sapesse da dove
cominciare.
“Scusa…
stavo pensando!”
“A
che cosa?”
“A
come affrontare l’argomento principale della conversazione!”
“Vale
a dire” lo interruppe lei, sorridendo maliziosa “al modo di spiegarmi quali
sono esattamente i tuoi rapporti con Rina?”
Nonostante
il tempestivo intervento di Tracy, Alan non poté evitare di arrossire
violentemente… e questo provocò chiaramente un istantaneo cambiamento del viso
di Lisa dal malizioso al corrucciato. Incapace di sostenere quello sguardo
palesemente ferito, il ragazzo tornò a guardare fisso davanti a sé.
“A
dir la verità, non è di questo che volevo parlare, per prima cosa!”
“Ah,
sì? E che volevi dirmi, di tanto più importante?”
Il
detective aspirò una buona boccata d’aria e deglutì per umettare l’esofago.
Dick Tracy eBlackie Wolfe si
prepararono a una lunga giornata di lavoro…
“Credevo
che lo sapessi. Vorrei riprendere il discorso di ieri sera, Lisa…sulle parole che ti ho detto, subito dopo
che…”
“…dopo
che mi avevi acchiappata, approfittando dello shock che ho provato a rivedermi
in quel dannato specchio…? Già… complimenti, Alan: un bel piano davvero!”
“Puoi
ben dirlo, pupa!” ghignò immancabilmente il capo della Cerebrale.
“Taci,
disgraziato!” lo zittì subito Marlowe tergendosi il sudore dalla fronte, per
poi tornare a concentrarsi sui messaggi vocali.
Alan
abbassò lo sguardo e annuì: “Lo so… ti ho giocato veramente un brutto tiro!
Purtroppo non ho trovato nulla di meglio, credimi, per convincerti che avevo
scoperto il tuo segreto!”
“Avresti
potuto semplicemente dirmelo!” replicò la giovanetta, incrociando le braccia.
“È
vero, ma temevo che non mi avresti creduto! Voglio dire…” si corresse con un
guizzo, sbirciando il suo sguardo farsi più cupo “…ero certo che avresti
escogitato qualche sistema per convincermi di avere preso un abbaglio!”
Lisa
sospirò e guardò altrove: “Non sono poi così scaltra!”
“Che
fai, ti sminuisci? Vogliamo parlare di quando hai sostituito il tuo riccio con
un peluche? O quando volevi farmi credere di essere un maschietto?!”
Lei
tornò a voltarsi: “E se invece parlassimo di come hai scoperto la mia identità,finalmente…?”
Alan
lasciò trascorrere qualche secondo: “C’era dell’ironia o del sollievo, in
quell’avverbio?”
“Non
divagare. Rispondimi!!”
“Veramente
sei tu che divaghi. Io volevo, prima di tutto, parlare di…”
“Ci
arriveremo. Ora, per favore, dimmi come mi hai scoperta…!” insistette,
appoggiando contemporaneamente la mano sulla sua.
Ad
Alan non rimase che raccontarle dell’idea che aveva applicato qualche sera
prima, andando ad appostarsi sotto casa sua, in modo da sorprenderla mentre
rientrava nei panni di Saint Tail.
“Ormai
i miei sospetti erano diventati un’ossessione, dopo tutti gli indizi che avevo
raccolto mio malgrado… dovevo liberarmene, Lisa: dovevo scoprire se Seya eri veramente tu!”
Lei
sospirò ancora: “Quindi, alla fine, hai ingannato te stesso!”
“Come
sarebbe…?!”
“Non
avevi forse dichiarato che l’identità di Seya non ti interessava? Che volevi solamente catturarla?”
Fu
la volta del detective di corrugare la fronte. Si portò poi una mano alla
medesima e parve riflettere qualche momento.
“Forse
hai ragione” ammise “ma quando l’ho detto non ero ancora innamorato di te… di
Haneoka, intendo!”
La
ragazza balzò in piedi e lo guardò a bocca spalancata: “Mi stai forse dicendo
che…”
“Avanti,
Lisa… non dirmi che non te n’eri accorta, dai!
Ormai diventavo più rosso di te, quando litigavamo, in classe!” ribatté lui
dandogli, nel contempo, un’efficace dimostrazione pratica…
“Da…
davvero…?” balbettò lei, imitandolo.
“O
almeno è ciò che raccontano i nostri discreti compagni di scuola!”
Haneoka
si risedette. Era spiazzata. Aveva effettivamente avuto, negli ultimi tempi,
qualche vago sospetto di ciò. Tuttavia, le sue conclusioni venivano sempre
rigettate dal modo in cui lui la paragonava, ovviamente in peggio, alla mitica
ladra coduta.
Beh,
a questo punto, tanto valeva affondare il dardo!
“Ma
senti senti…” disse, recuperando il tono malizioso di poco prima “…e così,
quando ti ho chiesto che tipo di ragazza ti andava bene e tu mi hai risposto
che non ero certo io... erisolo un incallito bugiardo!”[4]
Il
viso di Alan assunse un colorito maggiormente purpureo.
“Beh…
proprio in quel momento no! Allora, effettivamente, mi stavi ancora un po’
antipatica. Ma poi, col passare del tempo... quando mi sono reso conto di
volere bene anche a te… insomma, anche a Lisa… ho sentito chiaramente il
bisogno di verificare se… quel triangolo esisteva davvero… perché il fatto di
dover poi scegliere fra voi due… tu mi capisci…!”
“Oh,
certo… capisco benissimo! Povero Alan… dev’essere proprio stata dura!”
“Ehi,
adesso non…”
“Ma
per fortuna, almeno quel problema lo
hai risolto! Adesso non ti resta che risolvere anche l’altro…!” ribadì Haneoka, sorridendogli affettuosamente.
“Qua…
quale…?” balbettò il ragazzo, tamponandosi la fronte col fazzoletto (in
sincronia col capo della sua Neurologica). Per la verità, il giovanotto non
avrebbe dovuto avere nessuna esitazione a rispondere, dal momento che l’altro problema era appunto quello di
convincere Lisa a cessare per sempre la sua attività di ladra. Era quello lo scopo principale per cui il
ragazzo l’aveva portata lì… anche se, finora, le omologhe haneokiane di Watson
e Marlowe erano state piuttosto abili nello sviare il discorso da
quell’argomento!
“Adesso
che il triangolo fra te, Seya e me non esiste più” continuò la fanciulla
piantandogli addosso quegli stupendi quanto inquietanti occhi turchini “non ti
rimane che sciogliere quello fra me, te e…”
Tutti
i suoi membri organici cominciarono ad avvertire un certo tremolio sotto le
scarpe (che non erano isolanti come quelle dello staff di Moroboshi)[5]… Gus
Chandler stava facendo del suo meglio, ma le correnti nervose aumentavano la
loro intensità, secondo dopo secondo!
“…e
Rina!” concluse finalmente Lisa, quasi riducendo la voce ad un soffio.
Adesso
la gola di Alan era praticamente asciutta e il capo della Metabolica dovette
spremere le ghiandole salivari al limite del collasso, onde rimediare. In
quanto a Marlowe, riuscì soltanto a far fare ad Alan la figura del finto tonto.
“Rina…? Che c’entra Rina, adesso?!”
“Beh,
sai… se non ricordo male, fino all’altro giorno mi sembrava che ti stesse
abbastanza antipatica… mentre adesso, da quello che ho sentito, mi sembra che
ti piaccia un po’ di più… anzi, molto di
più…!”
Sempre
con quel sorrisetto materno che gli pizzicava maledettamente i nervi, la
ragazza gli sfiorò una guancia con le dita. Ormai il formicolio che il
personale organico avvertiva sotto i piedi era quasi insopportabile.
“Dimmi
la verità, tesoro” altra scarica di adrenalina “quando mi hai vista tornare a
casa nei panni di Seya, Rina era lì con te…?”
Il
piccolo detective provò un violento brivido (al suo interno, più d’uno dei membri
organici perdette l’equilibrio e cascò per terra) ma, almeno a questa precisa
domanda, fu in grado di rispondere con piena sincerità: “No, te lo assicuro!
L’avevo piantata in asso fingendo d’inseguirti dopo il colpo, in modo da essere
solo!” precisò.
“Astuto”
commentò Lisa continuando ad accarezzarlo con estrema dolcezza “e… dopo che hai
capito che Seya ero io, che cos’hai fatto?”
“Beh,
sono…” Wolfe dovette interrompere Chandler per effettuare un’altra dolorosa
deglutizione “…sono tornato a casa!” la sua voce già cominciava a farsi roca.
“E
a casa, che cos’hai fatto…?”
“E
insiste, oh…!!” sbottò Marlowe, ormai sull’orlo di una crisi di panico.
“Coraggio,
capo!” lo confortò Tim Murdock, porgendogli un cordiale.
“Ma
come cos’ho fatto?!” d’istinto, Alan si allentò la cravatta per slacciarsi il
colletto della camicia “Sono… sono andato a letto, no? Ero distrutto, sai? Nel
fisico e nel morale! Se solo mi avessi visto…!”
“Povero
Alan… mi dispiace tanto, credimi” gli rispose lei, sempre accarezzandolo “e tuo
padre cosa ti ha detto, vedendoti arrivare in quello stato?”
“Niente…!
Cioè, voglio dire… lui… non era in casa. Era di turno!”
“Ah,
capisco… non era in casa… e così sei andato a letto!”
“Già…!”
confermò il ragazzo, tornando a tergersi la fronte.
“E…
come hai dormito…?”
Alan
la guardò, cercando forse qualche traccia d’ironia. Ma il suo sguardo era
diventato impenetrabile.
“Benino…
tutto sommato…!” rispose, impegnandosi a mantenere il tono neutro. Lisa smise
però di accarezzarlo e lo fissò di nuovo, socchiudendo gli occhi. La
responsabile della sua Neuro stava cercando di convincere la loro Coordinatrice
ad annullare la mossa successiva, suggerita chiaramente dalla loro Cerebrale:
“Lasciamo stare, signora Orion[6]…
questo non è il nostro modo di fare!”
Ma
“LS1”[7], di
solito molto bonaria, per una volta si dimostrò inflessibile.
“Procedere
col prossimo messaggio!” comandò alla responsabile della Sensitiva.
“E
Rina…?” domandò allora Lisa, con un sussurro.
Certamente
provato dai postumi della febbre e forse intontito dalle aspirine, il povero
Alan rispose automaticamente: “Anche lei, anche lei…!” e il peggio è che gli
scappò pure una risatina ironica!
Prima
ancora di realizzare l’abnorme cazzata che si era lasciato scappare di bocca,
l’incauto detective alzò lentamente la testa, trovandosi sempre davanti quei
due bellissimi occhioni blu, ora completamente spalancati. Poco al di sotto,
invece, due morbidissime labbra rosa si schiudevano in
un sorriso molto amaro…
“Anche
lei ha dormito bene? Ma non l’avevi piantata in asso…?”
Immediatamente,
il fedele Timmy Murdock dovette sorreggere il suo capo-sezione, colpito da uno
svenimento fulminante! Nello stesso tempo, il non del tutto perfido Watson era
certamente dispiaciuto per il collega, tuttavia non seppe resistere ad esprimere
mentalmente il suo pensiero: *Hai voluto la codina, Marlowe…? E allora
goditela!*
[1]Chi scrive ha sempre avuto l’idea - sicuramente infondata - che i due
non si amassero particolarmente!
[2]Vedi capitolo 12. Se invece il triangolo fosse stato reale, c’è da chiedersi chi avrebbe effettivamente beneficiato
della scelta. La ladra o la compagna di scuola? Lascio ai lettori il compito di
rispondere alla difficile domanda.
[3]Forse, anagraficamente parlando, tale titolo
spetterebbe a Shinichi Kudo, alias Conan,
se la sua giovane età non fosse frutto di una fortuita trasformazione.
[4]Accade nel 4° episodio, dal titolo Una
promessa.
[5]Cfr. la Storia Segreta dei SISAS, dello stesso Autore.
[6]In onore della collega Lady Orion,
che spero voglia perdonarmi l’ardire.
ei
secondi che seguirono la ricezione del disastroso messaggio vocale dalla
Sensitiva di Asuka a quella di Haneoka, nel disgraziato organismo trasmettitore
si concretizzarono i seguenti accadimenti:
1)Blackie Wolfe (Metabolica) riferì che la temperatura
corporea era scesa a 32 gradi centigradi.
2)Dick Tracy (Cardiaca) segnalò che la frequenza di
pompaggio era salita a 47 pulsazioni al secondo e la pressione del sangue aveva
superato i 138.
3)Tim Murdock (Neuro), oltre a segnalare che il C.R. di
quella furbina aveva perso non meno di 173 punti (tornando quindi a quota 837) avvertì
che le scorte di adrenalina erano quasi del tutto esaurite.
Lew
“A1” Harper scosse infine la testa, abbozzando una smorfia sconsolata. Dopodiché,
dimostrando uno spirito sportivo veramente notevole, espresse la seguente
autocritica: “Questa fesseria fa il paio con la vostra, signora Orion… 1 a 1 e palla al centro!”[1]
***
Quando
l’ineffabile Gus Chandler riuscì a ripristinare completamente tutti i cinque
sensi, la prima cosa a riapparire sul monitor della percezione visiva fu
l’immagine della signorina Haneoka, non più seduta sulla panchina accanto al
loro assistito, ma bensì di nuovo in piedi con la borsetta sottobraccio e in
palese procinto di andarsene…
Rip
Kirby dovette lasciare momentaneamente i comandi degli arti superiori, tanto
vibravano nel ricevere il tremito delle mani di Alan! Su ordine della Centrale
Operativa si concentrò allora sui comandi di quelli inferiori, ma i muscoli
degli stessi erano seriamente intorpiditi. Ciò apparve chiaro anche a Chandler,
che registrò un formicolio di preoccupante entità, tanto che dovette ordinare a
Tracy: “Cardiaca da Sensitiva: pompare più sangue!! Pompare più sangue!!”
Vedere
la ragazza cominciare ad allontanarsi dalla panchina, diede però al povero Alan
quell’ultimo guizzo di energia sufficiente a riscuoterlo: “Lisa, dove…” dovette
schiarirsi la voce “…dove vai?!”
La
ragazza non rispose, continuando a camminare e Alan perse quasi la testa. Con uno
scatto, la sopravanzò per fermarla.
“Aspetta…!!”
esclamò, già con il fiatone.
Lei
cercò di incenerirlo con lo sguardo più feroce che poteva… ma non era affatto
semplice, con gli occhi che le lacrimavano!
“Non
è successo niente, Lisa… non abbiamo fatto niente…!!” dichiarò deciso lui,
puntualizzandolo con la testa.
Lei
scosse il capo a sua volta,poi gridò: “BUGIARDO…!!!”
e portò velocemente indietro il braccio destro… stavolta, però, Kirby non si
fece sorprendere e lo afferrò al volo!
“NO…!!!
ASCOLTAMI!!” il giovane esitò un attimo, davanti alla gravità di quello che
stava per dire. Ma poi, di fronte allo sguardo di lei, che si faceva sempre più
opaco, prese coraggio e proseguì “Te lo giuro sull’anima della mia povera mamma:
lei ha solo dormito di fianco ha me. Nient’altro!”
Sembrò
che le pupille di Lisa tornassero lentamente a brillare… e Chandler si augurò
che non fosse soltanto un’illusione ottica. Le labbra, comunque, le tremavano
ancora.
“E
ti par poco? Eh, Alan…? Ti pare poco…??!”
“Aria”
invocò con angoscia il capo della Neuro, da poco rinvenuto “ha bisogno d’aria,
Tracy, per rispondere!”
“Agli
ordini!” rispose il collega della Cardiaca.
Il
ragazzo, dopo aver introitato un’abbondante porzione d’ossigeno, mise una mano
sulla spalla di lei: “Credimi… non l’avevo invitata io” le spiegò, sempre
negando col capo “me la sono ritrovata nel letto quando mi sono svegliato…!”
Il
povero Marlowe aveva ormai le dita completamente attorcigliate. Non si faceva
soverchie illusioni: non erano molte le donne che avrebbero creduto a una
spiegazione del genere![2]
Fortunatamente, la direttrice della Neuro haneokiana non era una femminista
troppo radicale e la stessa ragazza aveva abbastanza voglia di credergli…
conoscendo poi il carattere di Rina Takamya, la cosa dopotutto era plausibile.
Tuttavia la domanda le sorse spontanea: “E cosa ci faceva, quella, in casa tua?!”
Alan
sospirò, poi annuì conciliante. Se voleva davvero recuperarla, era il caso che
le dicesse tutto. Con un gesto le indicò la panchina e i due tornarono a
sedersi.
***
“E
questo è quanto…!” terminò di spiegarsi il detective, con un tono di voce
abbastanza flebile, mentre si fissava le mani giunte, poggiate sulle ginocchia.
Lisa
rimase per molto in silenzio, guardando fissamente davanti a sé. Il suo
compagno non aveva omesso nulla: né la “proditoria imboscata” di Rina quand’era
rientrato dopo aver scoperto la sua identità, né il confronto serrato avuto con
lei, né la “resa psicologica” che l’aveva indotto a confessarle tutto e nemmeno
la crisi finale che lo aveva spinto ad abbandonarsi piangente sul suo grembo,
accettandone il conforto più o meno spontaneo.
La
rivelazione di quell’ultimo particolare aveva chiaramente fatto sobbalzare
Lisa, mentre una fitta dolorosa si faceva sentire all’altezza del petto. Era piuttosto
duro constatare che un’altra ragazza (e proprio quella per di più) fosse riuscita a incrinare in quel modo la spessa
scorza del suo “duro” segugio, prima ancora che potesse riuscirci lei!
I collaboratori
di Marlowe erano sbiancati mentre il loro responsabile autorizzava quell’incredibile
serie di messaggi e Watson, da parte sua, s’era detto che il collega doveva
essere proprio partito!
Al
contrario, il capo della Neuro aveva deciso di perseguire la strada della
massima trasparenza. In fin dei conti la sua sezione era rimasta profondamente
colpita dal coraggio di quella ragazza che, dopo essersi vista scoperta, invece
di rendersi irreperibile, aveva atteso gli eventi, forte della sua tranquilla coscienza.
Questo
ad Alan bastava per accettare - pur non condividendole in linea di principio -
le ragioni che avevano spinto Lisa Haneoka a trasformarsi in Saint Tail,
continuando a celargli la sua vera identità anche dopo avergli manifestato i
suoi sentimenti nella propria veste di ladra. Perciò, se adesso lei, una volta dichiaratasi
esplicitamente anche come Lisa, pretendeva da lui la massima sincerità, quella
avrebbe avuto. Costasse quel che costasse!
“Non
avrei mai pensato” ruppe lei finalmente il silenzio “che Rina sapesse mostrare
questo lato di sé…. né che tu avresti mai parlato di lei con tanta
benevolenza!”
Alan
si girò, notando il suo viso scuro e gli occhi puntati a terra. Spostando lo
sguardo si accorse anche delle braccia rigide e delle mani chiuse. Avvertì allora
un leggero brivido…
“Beh,
vedi… il fatto è che… frequentandola continuamente…” anche Lisa si girò dalla
sua parte e l’incrocio del suo sguardo gli procurò un secondo brivido, un po’ più
forte “…sul lavoro, intendo…” puntualizzò “…ho constatato che… era molto meglio
di quello che sembrava!”
“Ah…!
Ma davvero?!”
Arrivò
un terzo brivido, ancora più forte… e Marlowe si rese tardivamente conto di
aver calcato un po’ troppo la mano.
“No,
voglio dire…” deglutì, sentendo improvvisamente una vampata di caldo “…ho solo capito
che… non era poi così boriosa e superficiale come credevano tutti! Sai…”
“E
perché l’hai baciata?”
Lui
trasalì e prese tempo, studiando attentamente il disegno formato dai cubetti di
porfido del piancito: “B… beh…”
Non
si sentiva più così in forma come aveva dichiarato per convincere Lisa ad
accompagnarlo fuori. I brividi di freddo non volevano cessare e la fronte
continuava ad idratarsi, nonostante lui la tergesse con insistenza. Comunque,
Philip Marlowe stava molto peggio di lui!
“Cosa
facciamo?” si domandò, angosciato, comprimendosi la testa “Cosa posso mai fargli
rispondere…?!”
“Digli
che ha risposto a una sua avance, Phil” gli suggerì Sam Spade, attraverso il
comunicatore intersezionale “è l’unica soluzione!”
Figurarsi!
Che altro poteva proporre il responsabile della Genetica?
“Non
ha risposto a una sua avance… non posso fargli dire questo! Se Lisa parlasse
con Rina e scoprisse che non è la verità, sarebbe un disastro totale!”[3]
“Non
credo sia il tipo da andarglielo a chiedere!” intervenne Watson, sorprendendo
sé stesso *Adesso mi tocca pure aiutarlo…!* pensò.
“Ok,
Jim: convengo che è improbabile! Ma se succede…?!”
“Allora
digli che ha ceduto alla libido” disse ancora Spade “ma sbrigati!”
“Sei
il solito porco, Sam! Io…”
“Phil,
faccia come dice. È un ordine!” comandò, secco, A1.
Il
capo della Neuro non ebbe altra scelta. Fece assumere ad Alan un sorrisetto
tirato, lo lasciò arrossire quanto voleva e lui rispose: “Beh… è stato un
momento… così… sai come siamo, noi ragazzi, no? Mi disp…”
“L’ami…?”
“Co…
come…?” chiese, la voce tremante per un nuovo brivido.
“Non
fare finta di non capire, Alan…!!” sbottò lei, veemente.
“Beh,
io…”
La
compagna, esaurita la pazienza, lo afferrò per le spalle e lo scosse come un
pupazzo. Gli organici che non fecero in tempo ad aggrapparsi a qualcosa, finirono
inesorabilmente con le chiappe per terra!
“ALLORA…??!”
gli gridò poi, direttamente sul muso, dopo avere ripreso fiato “LA AMI O
NO…?!!”
I
rilevatori acustici registrarono dei parametri superiori a quelli del grido di
Rina quando aveva sorpreso i due “avversari” a baciarsi nella pinacoteca… mentre
i sensori termici di Wolfe constatarono che ad Alan era indubbiamente tornata
la febbre!
Il
giovane teneva il capo abbassato e sembrava incapace di muoversi; tanto meno di
rispondere. Ma Lisa non si dette per vinta.
“Alan”
sibilò “guarda che, se non mi rispondi entro cinque secondi, fra noi sarà tutto
finito!! E guardami” aggiunse, sollevandogli il mento di scatto “non fare il
vigliacco!!”
Il
ragazzo la fissò, come ipnotizzato. Da quegli occhi azzurro cielo non stavano
sgorgando lacrime, ma solo tutta la risolutezza che può detenere una donna
innamorata. E gelosa.
“Tu sei il mio eroe, non un vigliacco”dicevano quegli occhi“e
non ti consentirò di comportarti come tale!”
A
questo punto Philip Marlowe, direttore dell’Emotiva asukiana, smise di
comprimersi la testa. Prese quindi un profondo respiro e drizzò le spalle. La
sua collega saintailliana gli aveva dato la scossa mancante. Non gli occorreva
altro.
“Sì…”
rispose finalmente lui, senza più abbassare la testa “…mi sono innamorato di
lei, Lisa!”
***
Di
fronte a quella tranquilla confessione, la ragazza chiuse gli occhi e li
strizzò… il ragazzo la sentì respirare, percependone chiaramente gli sforzi per
non emettere un eventuale singhiozzo. Poi tornò a riaprirli, ma girò la testa
di lato per non guardarlo.
Alla
Neuro, Marlowe strinse i pugni, imponendosi il massimo della concentrazione. Da
quel momento in poi, non sarebbero più stati consentiti errori!
“Lisa…
ora ascoltami bene…”
“No…!!”
rispose lei, con voce soffocata, cercando di contenere l’improvviso tremito
delle spalle.
Lui
respirò ancora a fondo e insistette: “Ti prego, ascoltami: tu mi hai chiesto la
verità… e io te l’ho detta. E lo sai che sono incapace di mentire!”
“Lo
so… purtroppo!”
Perplesso,
Alan corrugò leggermente la fronte: “Come purtroppo…??!”
“Già,
purtroppo” ribadì la sua compagna, sempre girata dall’altra parte “magari stessi
dicendo una bugia!”
Il
ragazzo afferrò il concetto e si concesse un sorriso lusingato, approfittando
del fatto che lei non poteva vederlo.
“Ma
vedi, cara” a quell’appellativo, il tremito delle spalle di Lisa sembrò
accentuarsi “il fatto che mi sia innamorato di Rina, non mi impedisce di amare
anche te!”
“Bella
consolazione…!!” esclamò lei, lasciandosi suo malgrado scappare un singulto.
Il
capo della Neuro si appoggiò un lato della fronte sulle dita, come per
richiamare tutte le sue facoltà… e il fedele Murdock si premurò di tamponargli
il sudore sul lato opposto.
“Sì,
mi rendo conto… però, vedi… io amo te da molto prima! Cioè… quando volli
incontrarti nel parco e ti parlai da quella cabina laggiù… quella sera io capii
che mi ero innamorato di Seya… cioè di te… e quando mi dicesti che non avresti
voluto venir catturata da nessun altro… io divenni il ragazzo più felice del
mondo… perché capii di essere ricambiato dalla fantastica ragazza che inseguivo!”
“…e
che dicevi di voler catturare a tutti i costi… a prescindere dalla sua vera identità!”
Lisa
si era voltata di nuovo verso di lui. I loro sguardi tornarono a incrociarsi.
“Deglutire,
Metabolica!” ordinò Marlowe.
“Ricevuto!”
rispose Wolfe.
“Ed
era vero… ma poi, vedi… quando mi sono accorto di essermi innamorato anche di
Lisa… mi sono sentito… come dire… confuso!”
“Confuso…?”
“Cioè…
non capivo cos’era ad attirarmi verso di te - verso Lisa - a dispetto della
passione che provavo per Seya…insomma,
non mi sembrava di essere il tipo portato a tenere il piede in due scarpe!”
“Ah,
no, eh…??!”
Il
detective ebbe un sussulto… e Marlowe si diede una pacca sulla fronte, dandosi
dell’idiota. Chiese poi a Tracy di riempire al massimo i polmoni e a Kirby di
alzare una mano.
“Aspetta…
fammi finire… se m’ero innamorato di entrambe le tue identità… era perché mi
ero reso conto… che ciò che mi attirava in Lisa era la sua somiglianza con
Seya… e anche quando inseguivo Seya… mi sembrava sempre più simile a Lisa!”
“E
allora…?” chiese impaziente lei, incrociando le braccia.
“Beh…
non è facile da spiegare” si terse di nuovo la fronte “comunque… Seya mi
piaceva per il suo coraggio e la sua generosità… mentre Lisa mi piaceva per la
sua dolcezza e la sua spontaneità. Scegliere una di voi due… avrebbe significato
rinunciare alle qualità dell’altra! E così, da quel momento… ho desiderato
ardentemente… che voi due foste la stessa persona!”
Lei
gli rivolse un sorriso affettuoso, ma triste: “Volevi la donna ideale… eh, Alan?!”
chiese.
Lui
tacque per un istante, ma poi annuì, con decisione: “Sì… e l’ho trovata: sei
tu!”
A
parte un discreto rossore spuntatole sulle guance, la donna ideale non fece una
piega, rimanendo a fissarlo con le braccia conserte: “E Rina…?”
Lui
riabbassò lo sguardo, sospirando: “Quando… ho scoperto la verità su di te… sono
stato assalito dal dubbio che i tuoi sentimenti non fossero sinceri… ero
disperato!! E lei… beh, mi è stata vicina!”
“Già…
altrochè…!” commentò Lisa, con amaro sarcasmo.
Il
povero Marlowe si diede dell’idiota un’altra volta, mentre Watson commentava polemicamente
che, se non altro, la biondina aveva evitato di spogliarlo nudo!
“Già…
beh… ammetto che mi ha sorpreso! Insomma, l’avevo sempre considerata una
ragazza presuntuosa e superba… mi aspettavo che mi schernisse per il fatto che,
in fin dei conti, aveva avuto ragione lei: cioè sul fatto che tu fossi Seya. E invece…
niente di tutto questo!”
“L’hai
proprio rivalutata, eh?!”
“Come
potevo non farlo, Lisa? Non ha nemmeno cercato di tirarmi dalla sua parte
rinfacciandoti l’inganno della tua doppia identità! Tu non ci crederai… ma ha
persino ammesso di capire un po’ le tue ragioni!”
“Ma
non mi dire! E naturalmente tu sei più che certo che fosse sincera! Mm…?” gli
chiese, con uno sguardo decisamente obliquo.
“No,
non lo penso: ne sono sicuro!”
“Davvero?!
E in base a cosa…?” ribatté la ragazza, sarcasticamente.
Alan
si alzò in piedi: “Lisa… ti ripeto che, se vuoi, puoi anche non credermi” aveva
assunto il suo stesso tono ironico “ma le ho chiesto di permettermi di parlare
con te… le ho detto che non ti avrei voluto arrestare e che avrei tentato di
convincerti a smettere di fare la ladra” adesso la fissava con severità “tu pensi
proprio che, se lei non fosse stata sincera, adesso saresti ancora a piede libero?”
La
ragazza trasalì e rimase senza fiato. Per quanto fosse assurdo e incredibile, i
postumi dei traumi di essere prima scoperta da Alan, poi da Rina, poi di sapere
che quei due si erano (più volte) baciati le avevano impedito di riflettere sul
pericolo corso. Così, non aveva nemmeno pensato d'andare a rifugiarsi, per
esempio dalla sua amica Mara (la novizia della cappella dell’Istituto Saint Paulia)... era
semplicemente rientrata a casa, con l’ovvio rischio di vederci arrivare i
poliziotti per arrestarla e condurla in prigione!Come aveva potuto essere così incosciente?
Possibile che il pensiero di perdere il suo amato inseguitore a vantaggio della
sua “nemica” avesse completamente cancellato il pensiero di subire una severa
punizione dalle autorità e soprattutto quello di angosciare sua madre e di
sconvolgere suo padre (che nulla sapeva delle sue gesta notturne)?
Possibile.
Perché, quando il solo pensiero del ragazzo amato ti fa sospirare… quando la
sola vista del suo profilo sul banco di scuola ti fa rabbrividire… quando il
rumore dei suoi passi che ti inseguono nella notte ti fa ribollire il sangue
nelle vene… quando il suo abbraccio nel salone di una pinacoteca ti scalda
dolcemente il cuore assieme alle sue parole affettuose (che avrebbero dovuto
invece essere dure)… quando infine il suo bacio fantastico ti fa salire
direttamente in paradiso… solo questo ti importa veramente: non fartelo
soffiare da nessuna: sarebbe proprio
il colmo dei colmi per una ladra…!
C’era
poi un altro particolare che la sconvolgeva ancora di più: il fatto che Rina
non l’avesse fatta arrestare di sua propria iniziativa!
Sarebbe
stato facile: bastava che la denunciasse a suo zio… e Alan non l’avrebbe potuta
coprire, perché il suo senso dell’onore non gli avrebbe consentito di
mortificarla attraverso le menzogne. Rina si stava dimostrando una persona
fondamentalmente onesta: era innamorata del suo
Alan, ma lo lasciava libero di scegliere fra loro due! Da una parte tutto ciò
la compiaceva, dal momento che avrebbe sicuramente apprezzato il fatto di diventarle
amica; ma dall’altra la riempiva di timore, perché constatava che anche Alan,
in quei giorni eccezionali, aveva decisamente rivalutato le qualità della sua
“assistente coatta”, tanto da essersene - testualmente - innamorato!
“Cosa
devo fare…?” chiese a sé stessa. Ma, inconsciamente o meno, lo fece a voce
alta.
“Devi
scegliere, Lisa: o me o Seya!”
Lei
si volò di scatto e lo fissò, corrugando la fronte.
“Che
vorresti dire…?!” gli chiese, severamente “Che se io continuerò ad agire come
Seya, tu mi arresterai?”
Alan
sorrise e scosse la testa: “No… ed è ciò che ho detto anche a Rina. Non ti farò
finire in galera, solo per avere aiutato tutte quelle persone truffate!”
“E
allora che cosa farai?” insistette la ragazza, respirando di sollievo.
“Mi
ritirerò, Lisa. Dirò al sindaco che rinuncio all’incarico. Ma è chiaro che, se
tu continuerai la tua attività illegale, lo zio di Rina ti farà inseguire da
qualcun altro… magari da sua nipote stessa!”[4] al
pensiero gli scappò un involontario risolino.
“La
cosa ti divertirebbe?!” chiese lei, con voce chiaramente irritata.
“No”
rispose lui, tornato subito serio “ed è per questo che mi auguro di cuore che
tu accetterai di smettere!”
La
ladra sospirò e parve meditare a lungo.
“Alan…
non è solo per farmi inseguire da te che indossavo i panni di Seya. Tu lo sai, vero…?”
“Sì,
lo so! Se ti può consolare, ho chiesto a mio padre di avviare delle indagini
accurate sugli affari di Genzo Katamura. Sono sicuro che prima o poi riusciremo
a incastrarlo e il quadro che tu eri andata a prelevare tornerà finalmente al
suo autore. Ci sono anche dei metodi legali per proteggere le persone oneste
dai mascalzoni. È anche per questo motivo che ho deciso io stesso di diventare
un detective!”
“Anche…? E quale sarebbe, allora, il
motivo principale?” domandò lei, con un sorriso più che spontaneo.
“Beh,
ma che domande” fece lui, con fare da uomo vissuto “quello di inseguire le
ladre, no?”
Pochi
secondi dopo i due ragazzi scoppiarono a ridere. Quindi si abbracciarono
teneramente e si diedero il loro terzo bacio… che, con i suoi 290 punti, riportò
il C.R. di Lisa/Seya a quota 1127, nuovamente nella zona dell’amore.
Quando
le loro labbra si staccarono, però, il viso di Haneoka era tornato ad assumere
un’espressione severa: “E se io sceglierò te… tu chi sceglierai? Me o Rina…?”
Lui
sorrise impercettibilmente e le rispose: “Quella che bacia meglio…!”
“SPADE…!!!”
gridò Marlowe, sinceramente scandalizzato. Il collega della “Ripro” non aveva
resistito alla tentazione di inserirsi nel canale della Sensitiva!
“Era
per allentare la tensione… volevo solo aiutarti, Phil!”
“Quando
avrò bisogno del tuo aiuto, te lo chiederò io!! E adesso prega il tuo dio che
non s’incazzi…!”
Non
s’incazzò… non troppo, perlomeno.
“Non
sapevo fossi anche un pervertito” replicò, col faccino tutto rosso “è proprio
una settimana interessante, questa qui! E quando uscirà il verdetto, si può sapere?”
“Molto
presto… credo!” disse lui, con tono leggero.
La
ragazza sbuffò, stizzita: “Andiamo, dai” disse poi “ti accompagno a casa!”
***
Lana
Orion, nome in codice “LS1”, Coordinatrice Organica di Lisa Haneoka/Saint Tail,
guardò espressivamente la sua responsabile neurologica.
“Ambiguo,
il ragazzino, eh…?”
“Non
si preoccupi, signora” rispose Virginia Breed[5], la
direttrice della Neuro “noi abbiamo pur sempre questa…!” e le mostrò la chiave
di blocco relazionale, a suo tempo sottratta alla Neuro di Asuka[6] “quando,
nell’elaboratore emotivo di Marlowe, il punteggio di Lisa raggiungerà quello di
Rina, il C.R. di quest’ultima crollerà inesorabilmente!”
LS1
annuì: “Già… vero. A meno che la signorina Takamya non effettui qualche mossa particolarmente
drastica!”
La
subordinata impallidì: “Crede che lo farebbe…?!”
“Beh,
dati i precedenti… non dimentichiamo che gli si è già infilata nel letto!”
L’altra
parve meditare per qualche momento. Poi replicò: “Se lei pensa che esista
questo rischio, signora… allora ritengo sia il caso di prevenirlo!”
“Si
spieghi meglio, miss Breed!” l’esortò la Coordinatrice, fissandola
attentamente.
“Ecco…
pensavo… e se la effettuassimo prima noi, una mossa particolarmente drastica…?”
LS1
sgranò gli occhi, incredula e, nel medesimo istante, Sammy Spade venne scosso
violentemente da un telepatico brivido…!
“Che
le succede, signore…?” gli chiese un assistente.
“Fa
freddo, quaggiù…!” rispose il capo-sezione, fregandosi le braccia “Accidenti a
chi ha avuto l’idea di strutturare le genetiche maschili all’esterno…!”
L’altro
non fece commenti.
[1]L’Organic
Coordinator di Alan intende riferirsi a quando Lisa, a scuola, aveva dato
al ragazzo del “superinsensibile” dopo che già lo aveva fatto in precedenza
nelle vesti di Seya (cfr. sempre l’episodio 4).
[2]Sarebbe interessante, a questo proposito, proporre un sondaggio fra le
lettrici… ma forse è meglio di no!
[3]Come ricorderete dal capitolo 11, il primo bacio fra
Alan e Rina è partito del tutto spontaneamente da parte del ragazzo,
impressionato dalle dichiarazioni di lei durante quella famosa colazione (…da Tiffany)!
a
mattina di giovedì Alan si ridestò dolcemente, al termine di un lungo sonno
senza sogni. Dopo tutte le vicissitudini trascorse, provò una discreta
soddisfazione a ritrovarsi finalmente da solo
nel suo letto…!
Forse
non tutte le sezioni interne del ragazzo condividevano questo stato d’animo
partente dalla Neuro… tuttavia il prode Alan non mancò di assaporare in pieno
la sensazione di tranquillità che derivava da quel ritorno alla normale
routine… anche se lo sapeva solo momentaneo.
Momentaneo,
appunto… perché l’acuta squadra di James Watson era ben consapevole di come
quella tregua non sarebbe durata più di tanto: anche perché non si poteva nemmeno
usufruire del periodo riflessivo che pur s’era previsto necessario alla
controparte per decidere se porre o meno termine alle gesta di Saint Tail!
Alan
e Lisa avevano trascorso il pomeriggio precedente a ripassare le lezioni perse,
dopo essersi telefonicamente informati da Sara sul programma svolto nella
mattina. Studiare insieme era stato un ottimo espediente per passare altre ore
in compagnia “distraendosi” contemporaneamente dal problema principale; il cui
assillo non avrebbe certo consentito loro di dedicarsi allo studio con profitto,
se fossero rimasti ognuno a casa propria. Era come se quei due avessero
tacitamente riconosciuto di aver bisogno di un momentaneo “relax” prima di
riflettere seriamente su quel che a ognuno di loro convenisse fare.
Ma,
al momento di congedarsi, Lisa gli aveva preso le mani e gli aveva detto:
“Alan… ho riflettuto e credo - in fin dei conti - di aver già dato un
contributo sufficiente per la giustizia in questa città… e non è giusto che ti
faccia soffrire ancora! Perciò… per quel che mi riguarda… puoi considerare conclusa
la carriera di Seya!”
“Lisa…
dici davvero…??”
“Sì!
Io ti amo…” un lieve rossore“…ed è ora
che te lo dimostri” un rossore più marcato
“quindi,
adesso la palla è tua, tesoro!”
Philip
Marlowe fu scosso da un brivido gelido... il tempo della tregua era finito.
Il
giovane respirò e fece un cenno d’assenso alla sua amica: “Ho capito. Bene,
io…”
Lei
gli pose dolcemente una mano sulla guancia: “Pensaci con tranquillità… e
prenditi il tempo necessario. Voglio che tu sia davvero convinto, quando deciderai!”
“Certo…
e ciò che voglio anch’io!”
“Bene…
ora cerca di riposare: penso proprio che tu ne abbia bisogno!”
Alan
sorrise, aprendole l’ingresso: “Hai proprio ragione!”
“Allora
coricati presto, stasera e fatti una bella dormita. D’accordo?”
“Intesi!”
“Ciao…”
la ragazza avvicinò l’altra mano all’altra sua guancia e lo baciò teneramente,
a fior di labbra “…ti amo. Ti amo da morire!” gli confermò, prima di voltare le
spalle e andarsene.
Lui
rimase a contemplarne la figura che si allontanava, cercando di capire se le
donasse maggiormente la coda di cavallo o quell’altrettanto femminile cascata
di capelli sciolti… ma che importanza aveva, dopotutto? Era già abbastanza
esaltante il pensiero di poterle finalmente gustare tutte e due…!
“Potremmo
chiederle di tenere la coda nei giorni pari e la chioma sciolta nei giorni
dispari… o viceversa!” fantasticò Timmy Murdock.
“Perché
no?” approvò il suo capo “Quel che è certo è che non le permetteremo mai di tenere i capelli corti: quelli
stanno bene a Rina!”
Marlowe
si voltò di scatto: “Jim, che ti venga un accidente! Vedo che non te lo togli
proprio il vizio di entrare senza bussare, eh?!”
“Anche
tu quello di tenere la porta aperta, se è per questo! Beh, allora? Qual è il
verdetto? La codina o la biondina…?”
“Continua…
continua pure a sfottermi! Noto che le mantieni, le tue promesse: è davvero un
grande aiuto, quello che mi dai!”[2]
“Ma
io mi stavo solo aggiornando. Come vuoi che ti aiuti, se non mi tieni al
corrente degli sviluppi?”
“Che
spirito di patate… certe volte mi chiedo se ci fai o ci sei!” commentò il
collega mettendo mano ai comandi dell’elaboratore emotivo. Qualche istante
dopo, il display trasmetteva ai due capi-sezione l’attuale situazione dei
rapporti interpersonali.
“Come
vedi, la biondina è ancora in testa” illustrò Marlowe “e ci rimarrà fin tanto
che non verrà raggiunta dalla sua rivale. Contento?”
“E
questo, quando credi che avverrà?”
Rimanendo
appoggiato alla console, il capo della Neuro guardò il collega di sottecchi,
cercando di carpire l’eventuale ironia nelle sue parole.
“Non
ne ho idea” rispose, infine “dipende anche da come si comporterà la signorina
Takamya nei confronti di Alan… per parte mia, puoi star sicuro che, da ora in
avanti, i trasporti del ragazzo verso la nipote del sindaco saranno tenuti a
freno… eufemisticamente parlando!”
“E
sei proprio convinto che sia esattamente questo, quello che vuole lui?” chiese
Watson, incrociando le braccia.
Il
collega si raddrizzò e mise le mani in tasca.
“Jim”
rispose, pacatamente “se non fosse così, credi proprio che le mie scorte di
fluido sarebbero praticamente esaurite? E credi anche che tutti i miei
strumenti si troverebbero in questo stato…?” gli chiese, indicandoli.
Il
capo della Cerebrale diresse silenziosamente lo sguardo verso il misuratore del
livello adrenalinico, con l’indice vicinissimo allo zero, poi lo spostò verso
tutti i galvanometri nervosi i cui vetri protettivi erano scoppiati per le
eccessive sollecitazioni.
Alla
fine scosse la testa e commentò: “Forse hai ragione tu… ma ricordati che Alan è
un galantuomo; pertanto non gli sarà facile scaricare la Takamya in maniera
indolore!” detto questo gli si avvicinò per mettergli la mano sulla spalla “Sta’
in guardia, amico…” sussurrò “…non ci tengo affatto a vederti fare la fine di
Duke Daleeny…!” gli batté quindi due colpetti sulla spalla stessa e lo lasciò
finalmente da solo.[4]
Marlowe
emise un respiro profondo e si diresse alla sua scrivania. Qui giunto si versò
un cordiale e lo sorseggiò, meditabondo. Watson non smentiva mai quel suo
caratteraccio scontroso, ma lui sapeva quanto in realtà gli fosse amico. E
questo non gli permetteva di mandarlo al diavolo con la sua battuta.
Ma
la cosa che più lo impensieriva, era quanto poco ci avesse impiegato la sua
collega haneokiana a far prendere a Lisa la sua decisione. Soddisfacendo in
pieno la sua richiesta, quella ragazza eccezionale aveva infine rinunciato a
Seya e aveva scelto Alan!
Adesso
quest’ultimo non aveva più ragioni per tergiversare. Come Lisa gli aveva detto
poco prima, ora la palla era decisamente sua!
***
“Sei
proprio sicuro di volere andare a scuola?”
“Sì,
papà. Credimi, mi sento abbastanza in forma!”
“Se
insisti, va bene. Ma allora ti accompagno in automobile e poi ti farò venire a
prendere!”
“Ma
non è necessario!”
“Sì,
invece: se ti sforzi troppo, avrai senz’altro una ricaduta!”
L’ispettore
Asuka rimase inflessibile su questo punto, anche se avrebbe preferito che il
figlio si prendesse almeno un altro giorno di riposo. Ma capiva che a spingerlo
a tornare a scuola non era solo la sua ben nota diligenza, ma anche il
desiderio di rivedere la sua compagna Haneoka!
La
sera precedente, a cena (per non affaticare il figlio convalescente avevano
ordinato qualcosa di pronto, dal momento che il padre non sapeva cucinare) il
buon Heiji aveva preteso che Alan gli raccontasse per filo e per segno cosa gli
fosse successo la sera precedente… e il ragazzo, pur cercando abilmente di non
rivelare troppi particolari, aveva comunque dovuto dirgli che, dopo aver
mancato ancora una volta la cattura di Seya pur avendone sventato il colpo,
aveva accompagnato Rina a casa sua ed era poi stato sorpreso dal temporale
rincasando a sua volta. Mentre stava passando, ormai fradicio e febbricitante,
davanti alla casa di Lisa, si era imbattuto “casualmente” proprio negli Haneoka,
che stavano rientrando dopo essere stati fuori a cena. Vedendolo in quello
stato, avevano naturalmente insistito per ospitarlo e, a questo punto, Alan
aveva spedito al padre quell’SMS di avvertimento, che - in realtà - Lisa stessa
aveva digitato sul suo telefonino, trovatogli nella tasca dei calzoni; mentre
lui - già privo dei medesimi - era appena passato dallo svenimento al sonno!
La
storiella era un po’ macchinosa, ma era sembrata reggere. In un primo momento
James Watson aveva pensato di raccontare che il suo assistito si era fermato a
dormire dai Takamya… ma il collega della Neuro aveva risposto picche: guai se
l’ispettore, in seguito, si fosse casualmente informato presso il sindaco!
Ad
ogni buon conto, la ragione principale per cui Alan aveva rinunciato a restarsene
a letto (come avrebbe invece desiderato il capo dell’Immunitaria Parker) era il
timore che le sue due “pretendenti” (ormai burocraticamente definite principali) venissero - certo più su
iniziativa della bionda - proprio quella mattina ai ferri corti davanti a tutta
la classe, per l’indubbia grande gioia di un certo Sergio Mantano!
Da
quando quel giornalista da strapazzosi
era messo a dirigere il giornale della scuola, il Saint Paulia Times era diventato quasi un foglio scandalistico e
quel maledetto arrivista avrebbe sicuramente pagato oro per assistere a una
scena del genere!
No,
no… rischio di ricadute o meno, la miglior cosa da fare era impedire un fatto
del genere con la sua stessa presenza. Era anzi ancora meglio prevenirlo
prendendo da parte (una alla volta, s’intende!) quelle due testoline calde per
raccomandargli di mantenersi riservate!
Alan Asuka era perfettamente
consapevole che quelle due deliziose “caterpillar” gli avrebbero lasciato un
tempo piuttosto limitato per prendere la fatale decisione. Ma il responsabile
della sua Neuro era altrettanto conscio della necessità di far guadagnare al
C.R. di Haneoka quei 273 punti che lo separavano da quello della rivale… perché,
solo dopo che il punteggio di Rina fosse stato decurtato di 200 punti in virtù
del blocco preferenziale, quel benedetto ragazzo avrebbe trovato il coraggio di
dire alla nipote del sindaco che lui poteva offrirle soltanto il suo affetto e
la sua riconoscenza, in quanto aveva definitivamente scelto di ricambiare
l’amore della ex “nemica”…!
[1]Sicuramente non a Lisa… quando vidi come s’era
combinata nell’ultima puntata della serie, rimasi inorridito! Credo che l’unico
personaggio femminile che ci abbia veramente guadagnato da un taglio di capelli
sia stata Akane Tendo. E non perché non sia carina (Ranma mendax) ma proprio perché la chioma lunga “bambolizzava”
eccessivamente la sua femminilità.
[2]Il capo della Neuro si riferisce all’intenzione che il
collega della Cerebrale aveva espresso nel capitolo 20.
[3]I cognomi delle amiche Kyoko e Ryoko me li sono
chiaramente inventati, poiché nella storia non se ne fa alcun cenno. Il
punteggio di Lisa, dopo il primo bacio seguito al risveglio di Alan nel suo
letto (capitolo 23) che l’aveva portato a 1010 punti, ha oscillato fra
ulteriori manifestazioni d’affetto e “tiri mancini” come lo “smascheramento”
del capitolo 24, fino a stabilizzarsi alla quota che vedete. Il punteggio di
Sayaka è calato invece di 200 punti quando quello di Lisa lo aveva raggiunto
mentre lei si baciava con Alan, in virtù del “blocco preferenziale” goduto dal
C.R. di Haneoka, evidenziato dal simbolo del lucchetto. Il punteggio di Rina è
invece ancora quello raggiunto la sera del mancato furto di Seya alla
pinacoteca. Infine, il relativamente (basso) punteggio attribuito a Mara Minori
(la novizia della cappella) è dovuto principalmente al rispetto provato dal
ragazzo per la sua veste religiosa.
[4]Duke F. Daleeny era lo sfortunato responsabile della
Neuro di Kyosuke Kasuga, il protagonista di KimagureOrange Road. Come narrato nel lungometraggio
Voglio tornare indietro (Ano Hi Ni Kaeritai) del 1988, dopo
avergli confessato il suo amore, Madoka Ayukawa aveva dato al ragazzo
l’aut-aut: o lei o la sua amica! Incapace di piantare ad Hikaru Hiyama un
coltello nel cuore, Daleeny era rientrato quella sera stessa nel suo alloggio,
aveva redatto una lettera per il suo Coordinatore (K1) deplorandosi per non
essere stato in grado di fare il suo dovere, anche nei confronti di entrambe le
ragazze… dopodiché, si era tragicamente suicidato! Come prescrive il
Regolamento Biologico, qualora il capo della Neuro venga improvvisamente a
mancare, le sue funzioni vengono temporaneamente assunte dal responsabile della
Cerebrale. Jonas Marcus - l’elemento in questione - che idolatrava l’ex
teppista quanto detestava la sua migliore amica, ebbe così modo di prendere in
mano la situazione, con le conseguenze che tutti i fan della serie animatahanno appunto potuto vedere attraverso le
scene del film.
Capitolo 27 *** Prevenire è meglio che curare! ***
Capitolo 27: Prevenire è meglio che curare
Capitolo 27: Prevenire è meglio che
curare!
Q
uasi
contemporaneamente, presso la saletta-riunioni della Centrale Operativa era in
corso un fondamentale briefing fra le nove componenti del Consiglio Organico della
controparte…
Contrariamente
a ciò che avveniva nell’organismo del detective, queste riunioni erano assai
meno frequenti, dal momento che l’animo della ladruncola era molto più portato
ad agire d’istinto. Tuttavia, questa volta si trattava indubbiamente di
un’occasione speciale!
“Mie
care collaboratrici” esordì LS1 “avrete senz’altro indovinato il motivo per cui
vi ho riunite tutte qui… in pratica, abbiamo un’emergenza…”
La
direttrice dell’organismo di Lisa/Seya considerò per un secondo lo sguardo
preoccupato delle otto comandanti di sezione “…beh, forse non è esattamente
un’emergenza… non almeno quanto quella che avremmo
attraversato se il nostro carissimo detective avesse deciso di seguire la linea
dura e arrestare la nostra assistita! Tuttavia, come sapete bene,
l’atteggiamento della controparte non si è limitato a sorprenderci
piacevolmente con la sua… benevolenza legale!”
“Sulla
quale, del resto, contavamo” intervenne la responsabile della Neuro “tutto
sommato, lo sapevamo che quello era un rischio calcolato…!”
“D’accordo,
miss Breed… ma era pur sempre un rischio!
Stavo dicevo però che, oltre alla sorpresa piacevole, c’è n’è stata purtroppo
anche una spiacevole: il nostro amico
s’è preso una notevole sbandatella per la bionda nipotina del primo cittadino!”
Le
sue otto collaboratrici emisero tutte un lunghissimo sospiro.
“Tsk…
c’era da aspettarselo” esordì quindi Calamity Trapps, la gestrice della
Genetica “è inutile: gli uomini sono tutti uguali… oltre che sporcaccioni!”
“Diceva
bene una mia collega” saltò su Rebecca Lange, della Cerebrale “i veri
gentiluomini stanno tutti sotto terra!”[1]
“Io
lo sapevo che sarebbe finita così” si sfogò Serena Seducy, poggiando la fronte
sul palmo della mano “il prolungato effetto della loro vicinanza non poteva che
portare a questo risultato, soprattutto combinandosi con i postumi dello shock
per la scoperta della nostra identità! Specialmente poi con uno come Chandler
alla Sensitiva!”
“Perché?”
le chiese Deborah Warner, dell’Immunitaria.
“Io
e lui eravamo insieme, all’Accademia Scientifica”[2] spiegò
la responsabile della Sensitiva haneokiana “Gus era un fanatico della precisione:
aveva il pallino della percezione selettiva! Figuriamoci… avrà messo a punto
dei sensori in grado di captare tutto all’ennesima potenza…!”
La
collega della Genetica si agitò: “In quel tutto,
comprendi forse anche i…?”
“Sì,
Calamity: anche i ferormoni, certo!” rispose miss Seducy con un sorriso ironico,
togliendole ogni perplessità.
“Oh, nooo…!!! No, no,
no…!!!” non seppe trattenersi dal gridare
Virginia Breed “Sarebbe veramente terribile!! Era già abbastanza tremendo
perderlo per averne offeso l’orgoglio con l’identità segreta di Seya… ma
farselo sedurre da un’altra sarebbe troppo crudele per la povera Lisa!”
“Non
temere, Virginia” tentò di calmarla la gestrice della Cardiaca “il tuo corrispondente
non lo permetterà: Philip Marlowe è un galantuomo e saprà tenergli gli
attributi a freno!”
“Già”
rimpallò sarcasticamente Calamity Trapps “peccato che gli attributi di Asuka
Jr. non siano esattamente sotto la sua stretta competenza, ma sotto quella di
Sammy Spade… e quello non lo definirei precisamente un galantuomo…!”
“Lo
ritiene un elemento un po’… focoso?” s’informò la Coordinatrice.
“Un
po’ focoso? È un porco patentato, direttrice”
specificò la gestrice della Ripro, alzando le spalle “pensi che, quando gli
chiesero chi avrebbe preferito come
partner di Alan, pare abbia improvvisato sul momento questo motto: Rina o Codina, purché patatina…!!”
“CHE
COSA…??! Ma signora, qui dobbiamo agire!!” urlò la responsabile della Neuro,
istericamente.
“Mantenga
la calma, Virginia. Dopotutto, anche la Genetica di Alan dipende dalla Centrale
Operativa… e Lew Harper non ha mai permesso al suo assistito di agire unicamente
in base all’istinto!”
“Questo
è vero, signora Orion” ribatté Rebecca Lange “però non si dimentichi che anche
il mio omologo Watson fa parte della Triade Decisionale dello sbruffoncello! E purtroppo
il caro Jimmy non ha mai nascosto la sua simpatia per la biondina!”
“Ma
lei crede veramente che la Takamya tenterebbe di fare sesso col signor Alan?”
domandò ancora LS1.
“Beh,
conoscendo il tipo e dopo quanto ci ha raccontato la stessa controparte, direi
che quella volta il signorino Alan l’ha proprio scampata per un pelo! E se
consideriamo ciò che lui prova ora per lei, almeno rispetto a prima, direi
anche che l’abbiamo scampata per un pelo anche noi!” concluse la capo Cerebrale.
“Rebecca
ha ragione” ribadì la collega della Neuro, gesticolando “sia noi che la
Sensitiva abbiamo analizzato attentamente il suo sguardo e la sua voce, mentre
Alan ci parlava di lei!”
“È
vero, direttrice” confermò Serena Seducy tenendo la mano sopra uno stampato,
analogo a quelli spesso presentati dal suo omologo della controparte “l’espressione
visiva aveva perso praticamente del tutto quel senso di fastidio che il ragazzo
aveva sempre ostentato nei riguardi della nostra rivale. E le onde cerebrali
registravano una serenità impressionante… paragonabile a quella provata da lui
stesso in presenza di Seya, nei rari momenti di tregua operativa, goduti dalla
coppia!”[3]
“La
ama, non c’è alcun dubbio!! E forse più della
nostra assistita! Mio Dio, che tragedia…!” gemette ancora la povera gestrice
della Neuro.
La
Coordinatrice Organica di Haneoka si sfiorò la bocca con due dita: “Una
serenità come quella provata in presenza di Seya… non di Lisa!” rifletté, amaramente.
“Già,
appunto” confermò miss Seducy “il che significa una cosa sola: se Lisa e Seya
fossero effettivamente due ragazze separate, solamente la seconda avrebbe delle
ragionevoli probabilità di sconfiggere la Takamya sul piano del sentimento!”
Lana
Orion sospirò rumorosamente: “A questo punto mi verrebbe da dire che il blocco
preferenziale che noi operammo quella volta non è poi servito un granché…!” disse
guardando la povera Virginia, ovvia ideatrice di quella “famigerata”
spedizione.
“No,
purtroppo” confermò quest’ultima “evidentemente, l’innalzamento del C.R. di
Rina è avvenuto dopo che quello di
Lisa era crollato, in seguito alla scoperta del suo segreto! E siccome il
blocco non produce una riduzione a catena dei coefficienti inferiori a quello beneficiato,
il livello della biondina è venuto a trovarsi automaticamente in testa! E lì
rimarrà, fin quando il punteggio di Lisa non tornerà a raggiungerlo. Solo
allora lo risbatterà giù di 200 punti!” concluse, esplicando il concetto col
pollice.
LS1
ascoltava e continuava a meditare, tamburellando le dita sul tavolo.
“Il
guaio è che non possiamo sapere quale sia il livello attuale dei due parametri…
e quindi il relativo scarto fra di loro!” disse poi.
“Beh,
questo lo si potrebbe sempre chiedere ad A1, tramite il telefono rosso!”
suggerì la gestrice della Cerebrale.
“No,
Rebecca” la Coordinatrice scosse la testa “mi dispiace, ma non chiederò a Lew
Harper di violare il Regolamento Biologico! Non dopo la gherminella che gli
combinammo a suo tempo.[4] E non
dopo tutti gli sforzi compiuti là dentro per spingere Alan a riavvicinarsi a
Lisa. Se consideriamo il carattere rigido di quel ragazzino, ciò che Marlowe è
riuscito a fare, ha veramente dell’incredibile!”
“D’accordo,
direttrice” ammise la gestrice della Neuro “ma se lo scarto fra i due livelli
non fosse sufficientemente basso, Marlowe ci metterà comunque troppo tempo per
convincere il suo assistito a rifiutare Rina… sempre ammesso che ci riesca! E
nel frattempo cosa succederà? Che faremo se la biondina tornerà alla carica,
riuscendo questa volta a farci l’amore sul serio??!”
“Ma…
Virginia…” tentò d’intervenire LS1.
“Se
quei due avranno un rapporto completo, signora… il Coefficiente Relazionale di
Rina schizzerà su di altri 500 punti!! Forse 600… forse anche 700, se non si
tratta di un semplice capriccio e lei lo ricambia veramente! E noi non la
raggiungeremo più, anche se abbiamo questa!” incalzò mostrando la fatidica chiavetta.
“Virginia…!”
esclamò la Coordinatrice, accorgendosi che gli occhi della sua subordinata
erano diventati lucidi…
“Eticamente
non ci siamo comportate molto bene, nell’andare a prenderci questa chiave,
signora… questo è vero” la collega che sedeva accanto alla gestrice della Neuro
cominciò a notare piccole chiazze umide che apparivano sul tavolo, proprio al
di sotto del suo viso “ma in realtà non è stato esattamente un furto… sniff…
perché quel cuore ce lo siamo guadagnato, signora! Non tanto perché gli abbiamo
salvato più volte la vita… sniff… non tanto perché, facendoci inseguire, gli
abbiamo ridato quella felicità che aveva perso quando la sua povera mamma lo ha
lasciato… sniff… ma soprattutto perché… sniff… come Lisa ha un disperato
bisogno di lui… anche Alan ha un disperato bisogno di lei! Altrimenti, mi creda…
sniff… l’altra notte non avrebbe rischiato di morire assiderato in quel modo, sotto
il temporale!”
Virginia
Breed si sentì a questo punto circondare con un braccio dalla sua vicina di
posto, che era anche la sua vicina di stanza: Melody Clambert, la responsabile
della Cardiaca.[5]
A
quel contatto, la collega della Neuro non seppe più trattenersi e affondò la
faccia nella spalla di Melody, scoppiando definitivamente in singhiozzi. La sua
collega ed amica le accarezzò i capelli, continuando il discorso per lei:
“Virginia ha ragione, direttrice: Alan Daiki Asuka appartiene a Lisa Haneoka… o
meglio, appartiene a Saint Tail. Non possiamo lasciarcelo soffiare così…!”
“Giusto”
esclamò a questo punto anche Rosanna Speedy, responsabile della Motoria (cioè la
diretta avversaria di Rip Kirby) “ma scherziamo?! Dovremmo consentire che la ladra
Saint Tail venga… derubata da
un’aspirante poliziotta? Ma non esiste proprio!!”
“È
vero” commentò Susanna Gloomey, la gestrice della Metabolica “sarebbe troppo
triste… dirò meglio: indigeribile!”
“Di
più, sarebbe idiota” disse infine Deborah Warner, gestrice dell’Immunitaria
“oltre che deleterio!”
Lana
Orion rialzò gli occhi dal tavolo, sul quale si teneva appoggiata coi gomiti e
li puntò decisamente sulla responsabile della Neuro.
“Virginia…
a questo punto, cosa suggerisce di fare?”
L’interpellata
abbandonò l’abbraccio della collega e raddrizzò fieramente il busto. Si terse
con decisione le lacrime, giunse le mani e ricambiò decisamente lo sguardo
della Coordinatrice Organica.
“Alla
luce di quanto ho detto prima, cioè sul pericolo di assistere a un cospicuo e
repentino aumento del C.R. della rivale” rispose, abbozzando un sorrisetto
enigmatico “posso risponderle in un unico modo, signora: prevenire è meglio che
curare. O, se preferisce, la miglior difesa è l’attacco!”
Sebbene
LS1 non mancasse certo di arguzia, decise che non era più il momento per le
perifrasi o per le metafore: “Traduca, per cortesia!”
Il
sorriso di Virginia si accentuò: “Come le accennavo ieri, direttrice… se lei
ritiene che la concorrenza possa arrivare a sottrarre la verginità alla
controparte, così da vincere definitivamente la partita… ebbene, non ci resta
che renderglielo impossibile!”
“In
che modo?” insistette ancora LS1.
“Sottraendogliela
prima noi!”
Calamity
Trapps sputò tutta l’acqua con la quale si stava in quel momento dissetando…
“CHE…??!!”
trasalì, non potendo credere alle proprie orecchie “Virginia, ma… ma… ma parli
sul serio…??”
“Non
ho mai scherzato meno di così!” rispose lei, con voce assolutamente piatta.
“Mm…
ma… ma sei diventata matta?! Insomma, io… credo che… sia quantomeno… un pochino
prematuro!!”
“Oh,
andiamo: non dirmi che avete dei problemi voi della Genetica, quando non li
abbiamo noi della Neuro…! Se quelli di Spade sono pronti - e lo sono di sicuro
- potete ben esserlo anche voi!”[6]
“Ma…
ma che c’entra Spade, adesso? Si capisce che siamo pronte! Però…”
“È
una decisione seria, Virginia” intervenne Lana Orion “per non dire alquanto
temeraria! Si rende conto che Alan potrebbe anche non reagire del tutto
positivamente, considerando il suo carattere… leggermente pudico?”
“Beh”
la subordinata arrossì “la pudicizia di Alan potrebbe giocare a nostro favore…”
Calamity sobbalzò “…nel senso che potrebbe anche diminuire la soglia della sua…
resistenza!” concluse, arrossendo ancora di più.
“Va
bene, ma…” LS1 si terse lievemente il sudore dalla fronte “…non teme che Lisa
potrebbe venir giudicata da lui come una… ragazza leggera?”
In
realtà, per chiarire il concetto, LS1 aveva in mente una parola più efficace…
una parola di dieci lettere, il cui suffisso coincideva curiosamente con il
nome della concorrenza. Ma ritenne non fosse il caso di essere così brutalmente
esplicita!
Tuttavia,
l’arguzia non mancava nemmeno alla sua collaboratrice, il cui sguardo s’incupì
significativamente, mentre il rossore persisteva sul suo volto.
“Ha
ragione, il rischio esiste” concordò “e non è affatto irrilevante. Ma ritengo
che Lisa sia ben disposta a correrlo! Perché c’è una cosa che le farebbe molto più paura: la stessa che temeva molto
più della prigione” si arrestò un attimo e scorse con lo sguardo tutte le
colleghe, per poi tornare a fissarlo su LS1 “ovvero una vita senza il suo Alan…!”
Lana
Orion tornò a sospirare, prendendosi ancora qualche momento di riflessione.
Caspita,
che razza di settimana! L’organismo affidatole dalla ex Ladra Lucifer e dal suo
amato prestigiatore stava subendo una vera rivoluzione: prima la perdita
dell’identità segreta, poi la decisione di abbandonare le imprese di Seya… e adesso
questo!
Ad
ogni modo, la loro zattera si trovava in mezzo a un guado: tornare indietro non
era più possibile e restando ferme avrebbero rischiato di affondare. Perciò non
potevano che andare avanti.
“Sta
bene… non resta allora che mettere la decisione ai voti. Chi approva la mozione
proposta dalla Neuro…?”
Le
sette componenti del Consiglio Organico si guardarono l’una con l’altra. Esclusa
chiaramente la promotrice, che aveva subito alzato il braccio, nessuna delle
altre trovava il coraggio di imitarla per prima! Ma poi, piano piano, le sette
rimanenti mani raggiunsero l’altezza di quella appartenente a Virginia Breed.
“Otto
voti favorevoli su nove!” annotò LS1.
“Che
significa, signora…?” chiese, stupita, Rebecca Lange “Che lei è contraria?”
“No,
non lo sono!” rispose la Coordinatrice, raccogliendo alcune carte.
“Allora
si astiene?” chiese la gestrice della Neuro, pensando che Lana Orion, come capo
dell’intero organismo, volesse mantenere la più stretta imparzialità.
“Nemmeno.
Subordino semplicemente il mio voto favorevole alla condizione necessaria e
sufficiente per procedere. Assieme al mio assenso, è chiaro!”
“Cosa
vuol dire, signora Orion?” domandò miss Breed, con apprensione “Io… io non
capisco…!”
“Vede,
Virginia… sono dell’opinione che sia opportuno lasciare alla controparte un
minimo di tempo, prima di compiere un passo così… decisivo! So per certo che stamani il signor Alan ritornerà a scuola
e naturalmente ci sarà anche Rina. Osservando i loro comportamenti potremo
capire meglio se la mozione considerata sia veramente necessaria, perlomeno in
questo momento. O se, al contrario, sarà possibile aspettare di compierla in un
contesto meno pressante e più… esclusivo! Non ne convenite, signore?”
Di
nuovo le otto responsabili di sezione si guardarono in un tacito consulto. Poi
Rebecca Lange parlò per tutte: “La sua è certamente una saggia decisione,
signora. Del resto non abbiamo mai dubitato del suo giudizio!”
“Vi
ringrazio della fiducia” sorrise LS1 “la seduta è tolta, ritiratevi pure!”
Mentre
lasciavano la sala, Virginia Breed si avvicinò a Calamity Trapps, avendone
notato lo sguardo decisamente più sereno…
“Se
vuoi sospirare di sollievo, non trattenerti per me!” le disse.
“Spiritosa…!
Io, comunque, la penso come la direttrice: non ci sarà bisogno di forzargli la
mano in questo modo!”
“Beate
voi! Temo che vi persuaderete presto del contrario, invece!”
“Come
fai a dirlo?”
“Lo
dico perché ho un bruttissimo presentimento!”
“Sei
sempre la solita iperpessimista, tu…!”
“Sarà…
ma aspetta di essere a scuola, prima di dirlo!”
L’altra
le fece un gesto noncurante e si congedò, mentre Virginia Breed sospirò
pesantemente. Non che in fondo non si trovasse d’accordo con la sua Coordinatrice,
tuttavia non poteva fare a meno di sentirsi preoccupata ugualmente. E chissà…
forse anche un pochino delusa…!
[1]La “collega” in questione sarebbe una certa Brigitta McGrange,
direttrice della Neuro di una famosa giovane vedova… in quanto al suo commento,
ne affido l’interpretazione ai cultori di Maison
Ikkoku!
[2]Oramai i lettori avranno capito che esiste un’unica
scuola per ogni specializzazione organica che dovrà essere applicata
nell’organismo in cuicadetti troveranno
“impiego”: una per i “cerebrali”, una per i “neuronici”, una per i “sensitivi”,
una per i “genetici”, eccetera, eccetera…
[3]Per esempio durante il loro primo “incontro
ravvicinato” attraverso la cabina telefonica del Parco A (episodio 4) o durante
l’appuntamento “di chiarificazione” nel Giardino D dopo lo stratagemma del
“cambio di sesso” (episodio 10). Per non parlare infine del magico volo
notturno, seguito al recupero del Cigno di Cristallo (episodio 19).
[4]Ovvero quando la squadra organica di Seya andò a rubare
la chiave di blocco dalla Neuro di Alan, analogamente a ciò che fecero quelle
di Lamù nella Neuro di Ataru Moroboshi. Il secondo furto era però meno grave,
perché, essendo la “suocera” di Lamù ancora in vita, la sua Neuro avrebbe comunque
potuto fornire un duplicato della chiave di bloccaggio. Al contrario, essendo
la mamma di Alan già defunta, la chiave “custodita” da Philip Marlowe era
rimasto l’unico esemplare esistente.
[5]La centrale del controllo cardiaco confina chiaramente
con quella del controllo emotivo: il cuore biologico accanto al cuore emotivo.
Chiaro, no?
[6] Curiosamente, la gestrice della Neuro saintelliana non
sembra affatto porsi il problema se possa essere pronto anche il suo omologo collega
Marlowe!
Capitolo 28 *** Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere! ***
Capitolo 28: Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere
Capitolo 28: Fra tre fuochi, poi salvato
dal Quarto Potere!
Q
uando
Alan smontò dalla macchina del padre per avviarsi verso l’entrata della scuola,
avrebbe ardentemente desiderato di essere trasparente, onde evitare quegli
sguardi curiosi da parte di tutti gli studenti, fossero o meno compagni di
classe.
Era
sempre la solita storia: quando gli capitava di fare delle assenze che seguissero
una sua operazione (andata regolarmente a vuoto) contro la ladra Saint Tail, le
congetture all’interno dell’Istituto si sprecavano regolarmente: Cosa sarà successo durante l’inseguimento?
Si sarà fatto male o era troppo stanco per tornare a scuola, stamattina? Ed era
troppo stanco per la corsa o per qualche altro motivo…?
Non
occorre precisare che tali voli di fantasia - soprattutto femminili - venivano
regolarmente enfatizzati dai maledetti articoli di Mantano sul Saint Paulia Times, sempre preceduti da stupidi
titoli sibillini, come SAINT
TAIL LA SCAMPA ANCHE STAVOLTA! IL SOLITO CASO FORTUITO? oppure IL PIANO DI CATTURA ERA PERFETTO, MA LA CODINA È RIUSCITA A
FUGGIRE! COME AVRÀ FATTO (A CONVINCERLO)?
Più
volte l’esasperato Alan si era quasi deciso a prendere di petto quel cronista
da strapazzo e ingiungergli di piantarla una volta per tutte con le sue
sciocche insinuazioni, a costo di usare le maniere forti! A trattenerlo era sempre
stato il pensiero di fornire, con tale gesto, la prova concreta e
inequivocabile a tutta la scolaresca della sua tangibile relazione con quella
ladra!
D’accordo,
la “relazione” c’era, ma era pur sempre platonica: Alan Asuka era un
professionista serio e, al pari dei suoi colleghi Isman e Honda,[1] non
avrebbe mai consentito ai sentimenti d’interferire con l’adempimento del proprio
dovere. O no…?
“Ciao,
Alan! Come va?”
“Tutto
bene? Eravamo preoccupati!”
“Abbiamo
saputo che sei riuscito a salvare La
Sfinge dalle grinfie di Seya: complimenti!”
“Siamo
certi che, prima o poi, riuscirai ad acchiapparla!”
Sempre
le stesse frasi, sempre le solite allusioni… ma almeno i suoi compagni maschi non
mancavano di mescolare all’affettuosa ironia un tono di sincero rispetto. Si
capiva che, in fondo, “tifavano” per lui!
Le
femmine, invece… non solo non gli avevano mai domandato nulla (il che poteva
anche andar bene) ma era fin troppo chiaro che tifavano tutte per la ladra! Si limitavano a guardarlo, scambiandosi i
soliti bisbigli, intervallati da quelle stupide risatine scassa-nervi che
rendevano i loro inespressi pensieri paurosamente eloquenti: “Non l’hai presa neanche stavolta, eh?” “Tanto lo sai che non ci riuscirai mai…” “…e non perché NON puoi, ma perché NON vuoi…”
“…perché smettere d’inseguirla ti
renderebbe infelice…” “…e perché sei innamorato
cotto di lei…” “…e chissà cos’è
successo l’altra notte…!”
Che
andassero tutte al diavolo…!! Tanto lui le donne non le avrebbe mai capite. O
forse non voleva capirle… non capiva, per esempio, se il loro tifo per Saint
Tail auspicasse che la ladra riuscisse sempre a sfuggirgli o se propiziasse invece
che se lo accalappiasse una volta per tutte!
In
un caso o nell’altro, quel tifo, fino ad ora, aveva sempre funzionato…!
***
“Bentornato,
Asuka” disse l’insegnante, una volta in cattedra “spero che ti sia ripreso!”
“Sì,
madre, grazie. Ora sto bene!”
“Quindi
non era niente di grave?”
“No,
no… un semplice raffreddore, grazie!”
“Molto
bene. Prendete il vostro libro di testo!”
Alan
emise un soffio prolungato. Stavolta la suora responsabile della loro classe
era stata più insistente del solito, come se non fossero bastati quelle due
paia di chiodi che sentiva conficcati sulla nuca e che sapeva corrispondere
agli occhi delle sue due controparti! Vagamente e confusamente, sentiva anche
la presenza di un terzo paio di
chiodi… ma cercò di concentrarsi il più possibile sulla lezione, desiderando
che durasse per tutta la giornata, senza alcun intervallo di sorta. Sapeva bene
che quello sarebbe stato, come di consueto, il momento peggiore della giornata:
quello che avrebbe dato alle tre rivali l’occasione per scatenarsi!
Ma
era troppo tardi per lamentarsi o per fuggire… e del resto non era venuto a
scuola appunto per tenerle d’occhio?
***
Il
suono della campanella ebbe sul povero Alan un effetto più trapanante del solito.
Quanto a Philip Marlowe, gli sembrò veramente che suonasse il giorno del
giudizio!
“Ci
siamo…!” disse, con voce tremante.
“Coraggio,
amico” lo rincuorò Chandler, dalla sua postazione “non è oggi che dobbiamo prendere la fatidica decisione. Per il momento,
dobbiamo solo tenerle tranquille!”
“Ah,
certo: una cosa da niente!” commentò il capo della Neuro, con un risolino
nervoso.
“Andrà
bene, vedrai: tutto sommato, mi sembrano entrambe due ragazze intelligenti e anche
abbastanza ragionevoli!”
“Ragionevoli,
già… quanto può esserlo una donna. Innamorata, per di più!”
A
Chandler scappò un risolino: “Non mi dirai che preferiresti che lo odiassero…!”
“Fra i due sessi, l’odio e l’amore sono i due
punti d’un cerchio” ribatté Marlowe, con una smorfia amara “il destino di un
uomo che venga suo malgrado a trovarsi al vertice di un triangolo, è quello di
essere amato dalla prescelta e odiato dalla respinta. Non c’è scampo!”
“Dai,
non esagerare. In fondo, se c’è una donna per ogni uomo, c’è anche un uomo per
ogni donna. Anche senza Alan, miss Rina lo troverà il ragazzo che la farà
felice. Vedrai che rimarranno buoni amici!”
“Come
vorrei darti ragione! Ma tu non hai studiato psicologia femminile, come me… e
ti posso assicurare…”
“Oddio,
Phil…!!”
“Che
ti succede…?”
“Il
display visivo: indovina chi arriva!!”
Persi
nelle loro dissertazioni da bar, i due maggiori responsabili sul controllo
organico per gli avvenimenti della giornata, non avevano notato la ragazza col
baschetto castano, abbellito dal solito fiocco lillà, che stava procedendo con
passo lento ma sicuro verso il banco del loro assistito.
“Sayaka
Shinomya” esclamò Chandler “ahi: questa proprio non ci voleva. E vedessi cosa
tiene in mano…!”
“Cos’è…??”
chiese Marlowe, in preda al panico.
“Un
bento, maledizione… ha un bento!!”
Marlowe
sbiancò. Poi, digrignando i denti, pasticciò coi comandi del comunicatore
intersezionale: “Blackie… Blackie, rispondi! Metabolica da Neuro, urgente…!”
“Qui
Meta, che c’è?”
“Blackie:
ce l’abbiamo con noi il pranzo, vero…?”
“Beh,
direi di sì… avevo ricordato io stesso di prepararlo, ieri sera!”
“A
chi lo hai ricordato?”
“A
Watson, credo!”
Al
capo della Neuro venne un coccolone. Poi, con le mani già sudate, commutò sul
canale della Cerebrale: “James… James: ce lo abbiamo, noi, il pranzo, vero?
VERO…??!”
“Quale
pranzo?” s’informò il collega, con voce tranquillissima.
“Quello
che Wolfe ti ha rammentato di far preparare ad Alan ieri sera, brutto
disgraziato!!”
Il
responsabile della Cerebrale rimase un momento in apnea, poi borbottò: “Oh,
cavolo… temo proprio di essermelo scordato! Capirai, mi hai tenuto in piedi
fino a metà della notte, con Chandler, per tracciare i profili psicologici di Miss Coda Sacra e della nipote del sindaco.
Quando mi sono ritirato ero distrutto e…”
Nessuno,
in quell’organismo, aveva mai udito parole simili a quelle che uscirono, subito
dopo, dalla bocca del neurologo di Alan.
“Sei
uno stronzo, un maledetto sabotatore!! Dillo, che lo hai fatto apposta…!!! E Miss Velo da Sposa ci aveva pure fatto
il segnetto, l’altro giorno![2] Adesso,
come facciamo…??”
“Beh,
digli che non ha fame!”
“Sei
un bastardo!! Non ci crederà mai!! Siamo strafottuti…!!!”
Lew
Harper dovette intervenire: “Ora basta, niente panico! Marlowe, non può
pretendere di scegliere una donna senza far soffrire le altre… quindi sia
fermo, nel rifiuto: cortese, ma fermo! Ha capito?”
“Io…
sì, signore…!!” rispose il povero Phil, tutt’altro che convinto.
Soave
ma ineluttabile, Miss Velo da Sposa
arrivò finalmente davanti al banco del suo spasimato… e, col sorriso più
leggiadro del mondo, glielo posò davanti: “Per te, sempai: con tutto il mio
amore!”
Il
malcapitato Alan alzò gli occhi su di lei e li vide brillare più della vetrina
di un gioielliere… e i sensori olfattivi di Chandler poterono captare anche un altro
messaggio, non meno esplicito: “Seduzione
Notturna n°3”[3] sentenziò il capo-sezione,
dopo un rapido esame “mica male!”
“Fai
anche dello spirito…?!” chiese Marlowe, disperato, notando che l’elaboratore
emotivo aveva già cominciato a far ticchettare il contatore del C.R. “Tappagli le
narici, fa’ qualcosa…!!!”
Ma
il collega allargò le braccia, sconsolato: “Temo di non poter fare gran che, caro
Phil. Mi spiace…!”
Il
collega masticò un’imprecazione, osservando
il livello di Sayaka Shinomya che risaliva verso gli 800 punti…
“Cosa
facciamo, signore…?” gli chiese l’assistente Murdock.
“Fategli
dire… che non fame… che non…”
“Marlowe,
stanno arrivando anche le altre due…!” avvertì sempre Chandler.
Il
povero responsabile emotivo credette dapprima ad uno scherzo… doveva essere uno scherzo! Ma, dopo
essersi fiondato nella camera di controllo del collega, in modo da osservare
coi suoi occhi il display visivo, si pietrificò.
Lisa
Haneoka e Rina Takamya si erano alzate pressoché contemporaneamente,
dirigendosi a loro volta verso il banco del giovane detective… manco a dirlo,
ognuna di loro teneva fra le mani un bento con una deliziosa colazione per lui!
Era
assai difficile che la cosa fosse stata concordata fra di loro… l’idea era
venuta singolarmente a ognuna delle tre, chiaramente decisa a dare una
“spintarella” (ovviamente a proprio favore) alla decisione del ragazzo!
Né
Lisa né Rina, naturalmente, si meravigliarono più di tanto nel constatare
l’identico gesto reciproco. A sconcertarle in maniera notevole fu piuttosto il vedersi
anticipare da Sayaka Shinomya… anche se Rina era già meno sorpresa dell’ex ladra
Seya, costretta quest’ultima a raccogliere gli amari frutti della sua buona
azione![4]
Tuttavia,
dopo essersi fissate cupamente in un primo istante e aver successivamente guardato
a bocca aperta la “nuova” e “inaspettata” rivale, si scambiarono ancora uno
sguardo che, per quanto apparisse incredibile a entrambe, per la prima volta da
che si conoscevano, fu uno sguardo di reciproca intesa!
Lo
notò anche Alan, quello sguardo… e lo notò soprattutto il capo della sua Neuro,
il quale, nonostante i ripetuti solleciti, era incapace di eseguire l’ordine
impartitogli dal Coordinatore e rifiutare “garbatamente” il bento di Sayaka.
Non
poteva, perché, dallo sguardo delle due antagoniste (la ladra per amore e la
poliziotta per amore) aveva perfettamente compreso quello che stava per
succedere e aveva altresì capito che niente
avrebbe potuto impedirlo, se non forse un’istantanea, quanto ignominiosa fuga…
e gli Asuka non erano mai stati
educati a fuggire!
Le
sue due pretendenti principali (ormai senza virgolette), avvicinatesi dunque al
banco - che vibrava per simpatia alla tensione del suo proprietario - vi
posarono sopra i rispettivi pranzetti, mostrando una perfetta sincronia di
movimenti.
Miss Velo da Sposa, per parte sua, si limitò a guardare prima l’una poi quell’altra,
mantenendo un’espressione abbastanza neutra (e in effetti non aveva di che
stupirsi). Le sue rivali si limitarono a risponderle con un sorriso piuttosto
tirato, per poi rivolgere uno sguardo intenso al “soggetto” del contendere![5]
Lo
sguardo di Alan scorse i visi delle tre pulzelle che “incombevano” sopra di
lui… la rossiccia alla sinistra, la brunetta sul davanti e la biondina sulla
destra…
“Siamo
circondati…!” mormorò il povero Marlowe, con un esile filo di voce. Forse,
prima di lui, solo George Armstrong Custer si era sentito peggio![6]
Tentando
di fare appello alle sue facoltà mentali, il capo di quella Neuro disgraziata si
prese il tempo di guardarsi intorno: tutta la classe aveva circondato il banco di
Asuka e aspettava silenziosa la conclusione di quella scena decisamente interessante.
Tutti, chi più chi meno, erano al corrente dei sentimenti provati dalle tre compagne
verso il “piccolo detective”, nonché inseguitore della ladra Saint Tail. Il
quale, a dispetto delle sue reiterate dichiarazioni, aveva dimostrato,
specialmente negli ultimi tempi, di non essere affatto indifferente, né a Lisa innanzitutto,
né in seguito a Rina e infine nemmeno a Sayaka!
Alcuni
compagni del “sesso forte” (purtroppo con le virgolette) sembravano leggermente
preoccupati dei probabili imminenti sviluppi di quell’incidente, mentre le
compagne del “sesso debole” (sempre con le virgolette) andavano dalla manifesta
ansia di Sara Mimori (occhi sbarrati e mani giunte sulla bocca) alla beffarda
soddisfazione di Ryoko Mizuki: mani sui fianchi e due occhi parlanti con rimbombante
“voce” cristallina: *E adesso voglio proprio vedere come te la cavi…!*
Quella
vista fu il colpo di grazia, per il povero direttore della Neuro: in tutte le
altre camere di controllo, gli altoparlanti dei circuito intersezionale diffusero
chiaramente un inequivocabile tonfo secco…
“Signore…!!
Signore, si sente male…??!”
“Che
succede, Murdock…??!” si affrettò a chiedere A1.
“Il
signor Marlowe è svenuto, signore. Chiediamo istruzioni!”
“Proprio
quello che ci voleva…!” Lew Harper esternò qualche espressione colorita, poi si
riprese “Watson, tocca a lei!”
Il
capo della Cerebrale divenne più bianco di quanto non lo fosse diventato quello
della Neuro: “Come sarebbe? Che c’entro, io…?!”
“Non
lo conosce, il Regolamento? In caso il responsabile della Neuro si trovi impossibilitato
ad agire, il capo della Cerebrale deve prendere il suo posto. Quindi, la scelta
del bento giusto la deve operare lei!”
“E
come faccio?” chiese ancora il malcapitato, sudando copiosamente “Tiro la
monetina?!”
“Sicuramente
no! Tra l’altro le monete hanno due sole facce… e quelle sono in tre! Usi il
suo buon senso. Nient’altro!”
Quella
sembrava sicuramente una delle tipiche “risposte da capi”… ma, all’improvviso, James
Watson si rese conto di tenere veramente in pugno la situazione: doveva
decidere lui! E allora perché non
scegliere la persona che, in quel momento, deteneva ancora il maggior punteggio
nelle relazioni interpersonali? Anche il Regolamento Biologico lo avrebbe
coperto. Chi avrebbe potuto accusarlo di aver commesso un’infrazione? Nessuno,
nemmeno Phil Marlowe!
E
già il capo della Cerebrale stava per dare il comando alla Motoria di afferrare
il bento recato dalla bionda “assistente” di Alan… e già la sua testa era stata
fatta volgere verso di lei… quando i ricevitori acustici della Sensitiva
captarono il caratteristico rumore di uno scatto fotografico, seguito da un
“OOOOOOHHH…!!!” da parte dell’intera classe.
***
Le
tre “pretendenti” di Alan si scostarono meccanicamente dal suo banco e il
disputato detective poté vedere il redattore del giornale scolastico che
reggeva ancora la fotocamera munita di flash, col sorriso più tronfio che
potesse esprimere.
“Uno
scoop eccezionale!Il cacciatore di Saint Tail cacciato dalle tre ragazze più carine
della classe: la rivale di Seya, la rivale di Lisa e la rivale di entrambe
queste ultime. Grazie dell’occasione, gente…!”
Lo
stranimento per la sorpresa durò soltanto un paio di secondi… trascorsi i
quali, Rina fu la prima a reagire con la sua ben nota furia: “COME TI SEI
PERMESSO?? TU VUOI MORIRE…!!”
“Non
azzardarti a pubblicare quella foto, Sergio!” la seguì subito Lisa, per una
volta ben determinata, in pubblico.
“Non
farlo, ti prego…!!” lo supplicò infine Sayaka, con la sua solita delicatezza, mostrante
però questa volta un lampo deciso negli occhi.
Anche
Sara tentò d’intercedere, approfittando del debole che il reporter provava per
lei, ma quell’arrivista non se ne dette per inteso: “Mi dispiace, ragazze. Ma la
notizia prima di tutto” rispose mellifluo, riponendo la macchina a tracolla “noi
missionari dell’informazione non siamo tenuti a…”
“Dammi
quel maledetto rullino…!” lo interruppe una voce sinistramente calma.
Sergio
Mantano rialzò la testa. Alan Asuka gli stava già davanti a pochi passi, con la
mano protesa: in un decimo di secondo si era alzato in piedi e aveva aggirato
il suo banco, con le ragazze che gli avevano subito fatto strada.
James
Watson non aveva esitato un istante ad adeguarsi alla nuova situazione, che gli
consentiva tra l’altro di non dovere più occuparsi di quella vecchia, al posto
del collega fuori uso!
Il
reporter non aveva mai goduto di un coraggio da leone, ma piuttosto di
un’audacia opportunistica, fomentata dall’ambizione. Comunque, la vaga paura
fisica che gli veniva dall’atteggiamento deciso di Alan (per non parlare dalle
occhiate feroci di Rina, alle quali sarebbero seguite dolorose vie di fatto) era ancora insufficiente
per darla vinta a quel damerino, che lui detestava per varie ragioni,
cordialmente ricambiato dal detective.
“Oh,
via, Alan… cosa temi? Questa foto mostra una cosa che sapevano già tutti!”
“Ora
basta, pezzo di…” sbottò Rina.
Il
detective la fermò con un gesto e si avvicinò maggiormente a Mantano, che a sua
volta indietreggiò d’un passo.
“Non
te lo chiederò un’altra volta, Sergio” di nuovo quel tono sinistramente tranquillo
“dammi quella pellicola e la finiamo qui… altrimenti passerai un guaio!”
“E
il guaio che ti farà passare lui, sarà niente,al confronto di quello che ti farò
passare io…!” rimarcò Rina, facendo
roteare il pugno di una mano sul palmo dell’altra.
A
questo punto il reporter in erba si arrese. Aprì il dorso della macchina ed
estrasse a malincuore il rullino: “A chi devo consegnarlo?” chiese,
ironicamente.
“A
ME…!!!” rispose istantaneamente un coro trifonico.
Alan
si voltò e vide le ragazze che fissavano con ansia sia lui che il reporter. Allora
tornò a girarsi e gli ordinò: “Dalla a me, avanti!”
“Mi
sembra logico” rispose Sergio, con un ghigno “visto che ancora non sai decidere
con chi metterti veramente. Chissà che questa foto non ti aiuti…!”
“Questo
è troppo” mormorò Watson, veramente seccato “Rip, sai cosa fare con quel
dannato cilindretto, dopo che l’hai preso!!”
“Con
piacere, Jim!” rispose il capo della Motoria.
Alan
afferrò sgarbatamente il rullino dalle mani del reporter. Quindi, tenendo il
pugno teso in avanti e non badando al dolore delle dita, lo compresse fino a
spaccarne l’involucro di plastica. Un secondo mormorio emerse dai compagni quando
sentirono chiaramente il CRACK provenire dalla mano del detective. Il ragazzo
sfilò fuori l’intero nastro, affinché tutta la pellicola prendesse luce, poi la
gettò nel cestino della carta straccia.
“La
spazzatura deve sempre stare al suo posto. E tu, Mantano, devi imparare a farti
i fatti tuoi!”
“È
difficile, quando si scelgono certi mestieri” ribatté l’altro, con greve
filosofia “anche tu dovresti saperlo…!”
“Io
non mi faccio gli affari degli altri” replicò Alan, piccato “io do la caccia ai
ladri… e basta!!”
“Già,
soprattutto quelli in gonnella… tanto meglio se derubano i truffatori!”
Il
detective contrasse la mascella e tornò a piantarsi davanti al giornalista:
“Per tua norma, io ne ho fatti arrestare buona parte, di quei truffatori!”
precisò, guardandolo di sbieco.
“Sicuro.
Ma, se non te li avesse scoperti Saint Tail, sarebbero ancora a piede libero!”
“Basta,
Sergio…!!” gridò Lisa, esasperata.
Alan
le fece un rapido cenno per calmarla, poi tornò a fissare il suo avversario: “È
vero. E con questo?”
“E
con questo… ho pensato più volte che tu e Seya non eravate poi su due sponde tanto
differenti. Inoltre, vista la tua sempre dichiarata preferenza per lei, come
donna…”
“Taglia
corto: dove vuoi arrivare…?!”
L’intera
classe continuava a osservare la scena con muto stupore. Soprattutto Lisa, consapevole
di quanto poco volentieri il suo ragazzo
parlasse di sé, si chiedeva se Alan si fosse dimenticato di avere intorno tutto
quel po’ po’ di platea!
“Oh,
nulla… pensavo solo che non sarebbe molto carino illudere così quelle tre povere
ragazze, che stravedono per te!”
“TI
HO DETTO DI FARTI I CAVOLI TUOI…!!!”
Avendo
oramai esaurita tutta la pazienza, Alan spinse con la mano sinistra il tronco
di Sergio contro il muro… e stava per mollargli un colpo con il destro, quando
la voce di Sayaka lo arrestò. Ma la ragazza non si rivolse direttamente a lui: “Non
siano povere, Sergio…!” squillò.
Tutti
si voltarono verso di lei, comprese Rina, Lisa, l’impudente reporter inchiodato
al muro e per ultimo il detective, con l’altro pugno alzato a mezz’aria, pronto
a colpire.
“Non
siamo povere” ripeté Sayaka “ma solo fortunate per aver conosciuto un ragazzo meraviglioso
come lui… e gli vogliamo tanto bene! Non è vero, amiche mie?”
Considerate
le circostanze, quell’appellativo suonò abbastanza strano alle sue
“concorrenti” che, nondimeno, le concessero volentieri un sorriso.
“Certo”
rispose Rina, passandosi velocemente una mano sugli occhi “e continueremo a
volergliene, qualunque scelta prenderà. Vero, Lisa?”
Quest’ultima
guardò le sue rivali, assentì e si rivolse verso i due ragazzi, che sembravano
essersi pietrificati nella già descritta posizione.
“Hai
sentito, tesoro? Sta’ tranquillo: hai tutto il tempo che vuoi!”
“Maledette
ipocrite figlie di Eva…!!!” sbottò Watson, incavolatissimo “Abbiamo tutto il
tempo che vogliamo, eh?? Lo scherzetto del pranzo potevate risparmiarvelo,
allora!! Che c’è…?”
“Capo”
lo avvertì un assistente “il signor Chandler segnala che stiamo emettendo lacrime!”
“COSA?!
Eh no, eh? Gus, Gus” Watson si gettò sul comunicatore “non azzardarti a farlo
piangere davanti a tutti!! Fa’ qualcosa, perdio…!!!”
“Sono
desolato, Jim… ma senza l’apporto di Marlowe, non so come impedirlo. E dubito
che lui sia in grado di sentirmi!”
Mentre
Watson sfogava invano la sua frustrazione, Alan abbassava il pugno col quale
avrebbe voluto colpire Mantano, limitandosi a fissarlo, stranito.
“Mi
dispiace” commentò lui, con fare vissuto “vorrei che tu mi stessi più
simpatico… ma sei troppo fortunato, per i miei gusti: sei nato con la camicia,
maledetto te…!”
“Vai
al diavolo” sussurrò Alan “sapessi come mi sta’ stretta, questa camicia…!”
***
Il
trillo della campanella annunciante la ripresa delle lezioni riscosse tutti dal
loro stato catatonico. Mentre i compagni si risedevano ai loro posti, Alan
raccattò alla svelta le sue cose e disse, rivolto a Sayaka, che era la più
vicina di banco: “Per favore… dite all’insegnante della prossima ora che sono
uscito prima!”
“Alan,
ma tu sei pallido” gridò Lisa “ti senti di nuovo male?”
“Credo
che mi sia tornata un po’ di febbre. Torno a casa, a riposare!”
“Ti
accompagno!” disse Rina, la più risoluta, rialzandosi dal suo posto.
“Vengo
anch’io” replicò Lisa. Poi, guardandola, aggiunse “è meglio essere in due!”
Rina
sospirò, ma ne convenne: “D’accordo, andiamo!”
“Ci
sono anch’io!” intervenne infine Sayaka, con tutta la forza della sua (antica)
timidezza.
“Restate
dove siete” le fermò Alan “non occorre: mi faccio venire a prendere!” spiegò,
estraendo il cellulare.
“Ma…”
“Però…”
“Forse…”
“Vi
prego, ragazze… state tranquille. Ho bisogno di stare da solo… vi telefonerò!”
Evidentemente
lo sguardo di Alan era riuscito ad essere abbastanza rassicurante o perentorio,
poiché le ragazze, mentre il detective abbandonava l’aula, se ne tornarono ai
loro posti sospirando con docilità.
[1]Rispettivamente “cacciatori” di Cat’s
Eye e Shadow Lady.
remendosi
la fronte per cercare di attenuare il forte mal di testa, il capo della Neuro asukiana
arrivò davanti alla porta dell’ufficio di A1. Dal suo alloggio (dove lo avevano
risvegliato con ripetute spruzzate d’acqua fredda in faccia) aveva fatto tutto
il percorso barcollando vistosamente. Non c’era che dire: era davvero esausto!
“Avanti!”
rispose la voce di Lew Harper al suo bussare.
All’interno,
sul solito tavolo dei meeting d’emergenza, erano seduti anche Watson, Chandler
e Spade, che subito lo guardarono con premurosa ansietà.
“Cose
che capitano, non ci pensi più. Si sieda, piuttosto: abbiamo un serio problema da
discutere!”
Per
nulla rilassato da questa premessa, Marlowe si accomodò.
“Bene”
continuò Harper “tanto per rassicurarla, Phil, le comunico che il signor Watson
ha preso in mano la situazione durante la sua… ehm… inabilità temporanea. E
posso dirle che si è dimostrato del tuttoall’altezza!”
Il
subordinato annuì, sospirando: “Il mio coadiutore Murdock mi ha fornito
poc’anzi un rapporto… ed è con piacere che mi trovo d’accordo con lei” rivolse
il suo sguardo verso il collega della Cerebrale e concluse “grazie, Jim!”
“Si
fa quel che si può!” rispose questi, asciutto.
Marlowe
cercò di captare qualche soffusa traccia d’ironia in quelle parole, ma non vi
riuscì e ne fu visibilmente soddisfatto.
“Allora,
Phil… ha portato la situazione dei livelli relazionali?”
“Sì…
eccola!” rispose l’altro, porgendogliela con un nuovo sospiro.
A1
lo squadrò per un istante, poi scosse la testa, esaminando il modulo.
“Dunque…
la Takamya è sempre in testa, con 1490 punti… mm… non ha scelto male le frasi
di oggi! Haneoka è salita a 1204… mmm… ha guadagnato meno dell’altra!”
“Lo
ha messo abbastanza in imbarazzo, con quella frase sul tempo” spiegò il capo
della Neuro “senza contare che lo ha chiamato tesoro davanti a tutti…!”
“Già,
immagino! In quanto alla Shinomya… però: 946 punti. Ha goduto del credito più
alto!”
“Ha
saputo manifestargli il pensiero più bello, signore… capirà, con quella frase
sulla fortuna di aver conosciuto un ragazzo così meraviglioso…”
“Sia
pure. Ho però l’impressione che quella ragazzina usufruisca di una maggior
sensibilità ricettiva rispetto alle altre due. Mi sbaglio?”
“Non
sbaglia, signore” Marlowe tornò a sospirare “dopotutto, le nuove realtà fanno
sempre maggior presa sulla sensibilità neuronica. Un messaggio positivo - anche
di efficacia maggiore - espresso da una persona di cui già si conoscevano o se
ne intuivano i buoni sentimenti, non può che incidere più debolmente, rispetto
a quello provenuto da una persona dalla quale non si sospettava un interesse
per sé stessi!”
Harper
fissò decisamente il suo subordinato: “Questo… varrebbe anche per i messaggi…
corporei…?”
Marlowe
ricambiò lo sguardo del capo: “Certamente sì: Alan e Lisa si sono già
dichiarati reciproco amore; un rapporto A, per esempio, avrebbe ormai un’entità
minore dei 200-300 punti canonici, anche per il fatto che non sarebbe più un primo bacio. Al contrario, con Sayaka un
contatto del genere risulterebbe tuttora più efficace, essendo il loro un rapporto
molto meno profondo! Fortunatamente…” il capo-sezione si terse il sudore dalla
fronte “…il C.R. della Shinomya non potrebbe comunque salire oltre i 1004
punti, in virtù del blocco relazionale operato dalla squadra di Seya!”
“Blocco
che, però, non riguarda la Takamya, almeno fino a quando il suo C.R. si
manterrà a un livello superiore a quello di Haneoka, giusto?”
“Esatto,
signore!”
Fu
il turno di A1 per sospirare, mentre posava il modulo della Neuro sopra il
tavolo. Appoggiò quindi la schiena alla poltroncina e giunse le mani sul
grembo.
“In
tutta sincerità, Phil: lei ritiene che Asuka Jr. sarà in grado di fare una
scelta netta e definitiva - e soprattutto dichiarata
- a favore di miss Haneoka, se il suo C.R. continuerà a mantenere uno
svantaggio medio di circa 300 punti rispetto alla sua principale concorrente?”
Il
capo dell’Emotiva asukiana tacque per qualche secondo, poi mosse
sconsolatamente la testa: “In base alle analisi che ho fatto più volte… temo
che il signor Alan non riuscirà a compiere una scelta, definitiva e
irreversibile, fin tanto che non vi sarà uno scarto, con ogni possibile rivale,
di almeno 400 punti!”
Gli
altri presenti, sobbalzarono, guardandosi l’uno con l’altro.
“Ma
come, così tanti?!” si stupì poi il capo della Sensitiva.
“È
così, Gus. Purtroppo certe esperienze lasciano il segno! Non è che il nostro
ragazzo dubiti della purezza dei sentimenti di Lisa… ma il fatto è (lasciando
da parte Sayaka, che ormai non rappresenta più un pericolo) che anche quelli di
Rina sono, a modo loro, sentimenti sinceri. Inoltre la biondina non ha cercato
di conquistarlo tramite una doppia identità e l’onnipresente senso della
giustizia di Alan non può prescindere da questo fatto!”
“Insomma”
tagliò corto A1 “diciamo che la Shinomya è già fuori gioco… quindi, per
superare di 400 punti il livello della concorrente rimasta in lizza, ovvero la
Takamya, Haneoka dovrebbe arrivare a una quota di… 1890. Dico bene?”
“Beh,
in realtà…” Marlowe tossicchiò “…considerato che il C.R. di Rina verrebbe ridotto
di 200 punti (abbassandosi quindi a 1290) non appena venisse raggiunto da
quello di Lisa, sarebbe sufficiente che quest’ultima raggiungesse una quota
finale di… diciamo 1740 punti, per buona misura!”[1]
“Allora,
vediamo” Harper estrasse la stilografica e cominciò a scarabocchiare il retro
del modulo di Marlowe “se in questo momento l’elaboratore emotivo attribuisce a
miss Haneoka un livello di 1204… per raggiungere la quota che lei dice, dovrebbe
ottenere un incremento di… 536 punti!”
“Proprio
così!” confermò il capo della Neuro, osservando il calcolo del suo superiore.
“Uhm…
536…” rifletté A1, facendosi aria col foglio di carta “…già, ma la domanda è
un’altra: entro quanto tempo dovrebbe
procurarsi questo guadagno?”
“Ah,
nel più breve tempo possibile, signore” rispose l’altro “consideri che, come ho
spiegato poc’anzi, ogni tipo di avance verso Alan da parte delle sue rivali,
continuerà a pesare di più rispetto agli approcci equivalenti di Haneoka!”
“Approcci
equivalenti, hai detto…?”
Marlowe
si voltò verso il collega testé intervenuto: “Per l’appunto, Sam: un
complimento, una carezza, un abbraccio o un bacio di Lisa guadagneranno meno
punti - in quanto più scontati - rispetto ad analoghe manifestazioni da parte di
Rina o di Sayaka!”
“Ho
capito, ho capito” annuì Spade, gesticolando “e quelle inedite, invece?”
“Inedite…?”
“Sì,
insomma, dai… le manifestazioni non ancora ricevute da Lisa, voglio dire!”
“Ah,
beh… certo” il capo della Neuro si grattò il mento “quelle peserebbero di più,
si capisce!”
“Ha
qualche idea in mente, Spade?” domandò il Coordinatore, in tono cauto.
Il
capo della Genetica asukiana mise le braccia conserte, assumendo un’aria del
tutto professionale: “Beh, signori… che io sappia esiste un unico tipo di
approccio, non ancora ricevuto da Lisa, capace di garantire al suo C.R. un
incremento istantaneo di almeno 500 punti!”
“E
sarebbe…?” chiese il capo della Sensitiva.
“Una
C, è ovvio!” rispose Spade, alzando le mani con le dita aperte.
Il
silenzio calò sulla saletta delle riunioni, pesante come un macigno. Non c’è
bisogno di aggiungere che Philip Marlowe diventò più bianco del camice che
indossava, mentre Gus Chandler iniziò a massaggiarsi energicamente la mascella.
James Watson si limitò ad assumere un atteggiamento vagamente mistico (mani
giunte e occhi verso il soffitto), mentre l’Organic
Coordinator sembrava intento a metabolizzare il concetto appena espresso
dal suo subordinato.
“Dico,
Spade: lei non starà mica suggerendo…”
“La
Genetica non suggerisce, signor
Harper: noi diciamo quello che è” il capo-sezione tornò ad incrociare le
braccia “voi avete posto un problema preciso e io mi sono limitato a prospettare
una soluzione che ritengo essere l’unica possibile” si prese una pausa per
contemplare le facce sgomente dei suoi interlocutori, poi concluse, sempre con
la massima tranquillità “naturalmente io attingo soltanto dal mio know-how specifico…
se qualcuno dei miei illustri colleghi è in grado d’individuare una procedura
ugualmente efficace, non sarò certamente io a contraddirlo!”
Tenendo
la tempia appoggiata al pugno, Lew “A1” Harper rimase a fissare per un buon
mezzo minuto quel “maledetto ipocrita bavoso” (come lo stava appellando
mentalmente il capo della Neuro, che già si tamponava la fronte col fazzoletto
di scorta). Finalmente, senza mutare minimamente la posizione, domandò: “Phil,
lei cosa ne pensa?”
Il
poveretto, ormai sull’orlo del coma, fece del suo meglio per biascicare una
risposta, mentre strizzava il fazzoletto al di sotto del piano del tavolo:
“Mmm… bbeeeh… ecco, signore… io credo che… n… non sia una cosa così semplice! Vede…
il fatto è che… la signorina Haneoka non mi sembra il tipo da… saltargli
addosso…!”
“Io
penso invece che sia sulla buona strada” commentò Watson, ironicamente “a letto
ce lo ha già infilato, avendo anche l’accortezza di controllare com’era
fatto…!”
Marlowe
mise in tasca il fazzoletto più fradicio e tornò ad estrarre il precedente,
parzialmente asciugatosi “Sss… ssì, ma… era una situazione d’emergenza… lo ha
fatto per aiutarlo! Mm… ma da qui a… cercare di se… disedurlo… n… non credo che arriverebbe a tanto…!”
Harper
si voltò sospirando: “È molto semplice, Marlowe: dovremo sedurla noi!” gli
rispose, pacatamente.
“NO…
NOI…??! Vorrebbe di… dire che Alan do… dovrebbe… se… sedurla… e poi…”
“…e
poi portarsela a letto. Esatto, proprio così!” confermò implacabilmente il
Coordinatore.
“Mm…
mma… ma il signorino Alan è… è ancora giovane e… e ancora molto ti… timido e
molto pu… pudico! Chi… chi lo metterebbe in gra… in grado di…”
“TU,
mio caro. Proprio tu!” gli confermò spietatamente l’amico Watson.
“IO…??”
esclamò il poveretto, additandosi e strabuzzando gli occhi.
“Dico,
fratello: ci sono altri capi della Neurologica, qua dentro?”
Il
disgraziato capo-sezione non seppe che rispondere, facendosi sempre più pallido
e sempre più tendente a guardare fisso nel vuoto. Impietosito, il Coordinatore
si alzò e gli posò una mano sulla spalla: “Coraggio, ragazzo mio: non sarà solo.
Sono manovre complesse, queste e le posso assicurare che l’intero Consiglio
Organico le darà tutto l’appoggio morale e materiale necessario!”
Marlowe
deglutì più volte… non c’era molto altro che potesse obiettare, al riguardo.
Che gli piacesse o meno, a capo della Sezione Emotiva del cacciatore della
ladra dalla stuzzicante coda di cavallo, era stato messo lui. E ora si trattava
di condurre una caccia di tutt’altro genere…!
“Signore…”
esitò “…tanto per sapermi regolare… entro quanto tempo dovremmo… portare a
termine que… questa manovra…?”
Lew
Harper sorrise: “È lei che dovrebbe dirmelo, Phil: ha lei la gestione dell’elaboratore
emotivo! Comunque, considerate tutte le variabili in gioco… mah! Vogliamo darci
un termine di 48 ore?”
“Quarantotto
ore…” sussurrò Marlowe, in risposta “…sia come vuole lei, signore! Posso… posso
ritirarmi per… elaborare una strategia?”
“Naturalmente.
E ricordi che tutti i suoi colleghi si terranno a sua completa disposizione!”
“Bene…
allora… a più tardi!”
“A
più tardi, Phil… e in bocca al lupo!”
L’altro
abbozzò un sorrisetto spento e fece per avviarsi verso il suo ufficio.
Sennonché, il solito Spade ebbe una delle sue geniali trovate per “tirargli su
il morale”…
“In bocca alla lupa, semmai: rende molto
meglio l’idea…!” gli gridò alle spalle, a guisa di viatico.
Per
Marlowe fu la classica goccia che faceva traboccare il vaso… e svenne di nuovo!
A1
portò le mani ai fianchi e fissò severamente il capo della Genetica: “Lo sa, Spade?
Da più di 15 anni che ci conosciamo, devo ancora capire se il suo peggior
difetto sia quello di parlare troppo o pensare troppo poco…!”
“Io…
sono desolato, signore: è stato più forte di me!!”
“Già…
come al solito! E allora, tanto per distrarsi dalle sue fatiche ricreative,
perché non va a ordinare una bella ripassata ai suoi apparati, dato che ormai è
ora?!”
L’inopportuno
funzionario organico fu rapido ad annuire: “Provvedo subito, signore!”
“Bravo”
disse A1, picchiettandogli la spalla “e voialtri portate Marlowe in infermeria…
e dite a Parker di rimetterlo in sesto più in fretta che può!”
“Eccomi,
eccomi” disse il capo della Cerebrale afferrando le spalle del collega privo di
sensi “mah… ho paura che stavolta non basterà qualche secchio d’acqua fresca!”
James
Watson continuava a scuotere la testa, chiedendosi di cuore come avrebbe fatto
il suo povero collega a trasformare quel ragazzino a modo in un deciso
sciupafemmine, con sole 48 ore a disposizione. Senza sapere che qualcuno, in quello stesso momento,
stava già pensando a come dargli un aiuto sostanziale…!
***
Più
o meno nello stesso istante, un analogo meeting si stava svolgendo presso
l’ufficio di Lana “LS1” Orion, la Coordinatrice Organica di Lisa Haneoka (in
arte Seya), la quale aveva per l’appunto convocato le responsabili delle
sezioni chiamate contemporaneamente in causa da Lew “A1” Harper.
“Care
amiche” disse Lana, senza troppi preamboli “come avevo detto in occasione del
precedente summit, mi riservavo di decidere quando
e se sarebbe arrivato il momento
opportuno per applicare la mozione proposta dalla responsabile della nostra
Neuro!” dopo aver constatato l’estrema attenzione delle subalterne, LS1
continuò “Ebbene, dopo matura riflessione e alla luce degli avvenimenti
intercorsi nell’odierna mattinata scolastica, ho deciso essere senz’altro il
caso di passare all’azione!”
Le
quattro direttrici organiche si scambiarono uno sguardo teso. Nessuna di loro faceva
fatica a comprendere le parole della loro superiora. Solo la “dolce” Virginia
Breed, responsabile dell’Emotiva, ritenne di dover fugare ogni strascico di
dubbio: “Ha quindi aggiunto il suo favore a quello del Consiglio, signora?”
chiese, non potendo evitare di arrossire decisamente.
“Il
mio favore e il mio assenso, cara Virginia: la sua proposta è approvata
all’unanimità!”
Calamity
Trapps, la responsabile della Ripro, deglutì rumorosamente: “Dunque… è proprio deciso,
signora Orion?”
LS1
le sorrise: “Irrevocabilmente, miss Trapps. Mi rincresce, mi creda, costringere
la sua equipe a questo passo così importante senza darle il tempo preparatorio
che avevamo teorizzato. Ma capisce anche lei che, se non vogliamo rischiare che
la biondina ce lo soffi, senza contare l’amichetta castana…”
“…dobbiamo
precederle e prenderci noi il morettino!” concluse la capo della Neuro, con
decisione.
“La
tua sicurezza è veramente impeccabile, Virginia” commentò Calamity, scuotendo
la testa “direi anche mirabolante, venendo da te…!”
“Cosa
vorresti dire?” domandò lei, corrugando la fronte.
“Beh,
sai… in tutto questo tempo hai fatto del tuo meglio per fare di Lisa Haneoka la
personificazione della timidezza e della pudicizia! Va bene che nella vita
giovano anche i cambiamenti, ma cerca di non esagerare…!”
Virginia
le mostrò un sorriso fiero, poi rispose: “Quando il gioco si fa duro, le dure
iniziano a giocare! Stai dimenticando che la dolce Lisa cela la risoluta Seya…
e proprio lei ha conquistato il cuore di Alan” estrasse la famosa chiavetta e
terminò “in tutti i sensi!”
“D’accordo,
d’accordo” conciliò la collega “però, dopo essersi invaghito di Seya, il giovanotto
si è poi innamorato di Lisa… ed è a lei
che si è dichiarato, non scordartelo!”
“Ma
questo mi sembra chiaro” convenne miss Lange, della Cerebrale “mica poteva
dichiararsi a entrambe, scusa…!”
“Veramente
lo ha fatto, Rebecca” precisò la responsabile emotiva “anche se, con Seya, non
in maniera così esplicita!”
“Appunto”
ribadì la direttrice della Genetica “ed io, al tuo posto, non potrei fare a
meno di trarne un’interpretazione chiara e inequivocabile!”
“Ovvero?”
insistette Virginia.
“Ovvero
che il signorino, in ultima analisi, preferisce la tranquilla Lisa
all’esuberante Seya, come compagna per la vita… atteggiamenti compresi!”
“Può
darsi che tu abbia ragione” osservò Serena Seducy, della Sensitiva “tuttavia,
quel che ci occorre ora per raggiungere il nostro scopo, non è il rassicurante
affetto di Lisa, ma l’intrigante carisma di Seya!”
“Esattamente”
confermò la capo della Neuro “solo la ladra Saint Tail sarà in grado di sedurre
l’amato inseguitore. E farselo suo, una volta per tutte!!”
“Ma
santo cielo, Virginia” sbottò ancora la Trapps, più rossa che mai “non hai
proprio nessun timore che lui risponda in maniera imprevista? Che facciamo se
si tira indietro…?”
“A
quello ci penserò io” intervenne la responsabile sensitiva “darò una carica tale
ai nostri ferormoni, che i sensori del povero Chandler andranno rapidamente in
overload.[2] Avrà
una bella voglia a shuntare e ad attenuare…!”
“E
la modalità di approccio?” insistette Calamity “No, dico… come pensate di fare?
Ci facciamo invitare fuori a cena, poi una bella passeggiatina nel parco, ci
sediamo su una panchina, poi trasformiamo Lisa in Seya e gli saltiamo
addosso…?!”
“Non
hai proprio indovinato, ma diciamo che rende vagamente l’idea! Comunque, un minimo
di correttezza formale gliela dobbiamo, dopo tante serate eccitanti! Ecco,
guarda: prima gli facciamo avere questo!” ciò detto, Virginia passò alla
collega un biglietto col messaggio che intendeva far recapitare alla desiderata
controparte.
Dopo
averne letto il contenuto, la responsabile genetica mormorò: “Tu sei
completamente fuori di senno…!”
“Niente
affatto, cara: è Seya che è pazza di lui… e Lisa anche! Io ho solo il sacrosanto
dovere di renderle felici. Assieme ad Alan, ovviamente!”
La
direttrice della Genetica sospirò e parve mettersi finalmente quieta. Visto
questo, la Coordinatrice Organica riprese la parola: “Se non ci sono altre
osservazioni, non mi resta che pregare la collega della Cerebrale di esporre il
piano da lei elaborato insieme alla Neuro!”
“Senz’altro,
signora Orion!” annuì l’interessata.
“Perfetto”
approvò LS1 “ebbene, pendiamo dalle sue labbra, miss Lange…!”
[1]In modo da ottenere un distacco totale di 450 punti.
abato
mattina, ore 7,30. Ancora una volta, il prode Alan Daiki Asuka (al secolo Asuka
Junior) si trovava nei pressi della villetta degli Haneoka. Oramai quel terreno
gli bruciava veramente sotto i piedi e Gus Chandler non osava nemmeno immaginare
cosa sarebbe accaduto quando il loro assistito - un giorno ormai forse non
troppo lontano - avrebbe varcato quella soglia per chiedere a un certo
prestigiatore la mano della sua unica figliola!
“Se
quell’individuo viene a sapere quello che stiamo per fare, come minimo lo
trasformerà in un coniglio rosa…!” commentò Watson, non del tutto sarcastico.
“Oppure
in un riccio, visto che piacciono tanto a Lisa!” aggiunse Chandler.
“Maschio,
si spera! Te li immagini i salti di gioia della piccola Ruby?”[1]
“Spade,
non è divertente!!” lo riprese A1, con severa perentorietà.
“Pardon,
signore…!” rispose, mortificato, il capo della Genetica.
I
membri del Consiglio Organico del giovane investigatore erano ancora abbastanza
nervosi, nonostante il ragazzo avesse passato in completo riposo l’intero
venerdì precedente.
Non
appena uscito dall’edificio scolastico, reduce da quel pressing spaventoso subito
dalle sue pretendenti (nonché dalle attenzioni di quel reporter rompiscatole), Alan
telefonò in centrale per chiedere una macchina che lo riportasse a casa. Informato
della cosa, suo padre venne a penderlo di persona e il ragazzo dovette sorbirsi
durante l’intero percorso la sua ramanzina per essersi ostinato a tornare a
scuola prima del dovuto.
“Sei
sempre il solito testardo… lo sapevo che avresti avuto una ricaduta!”
Una
volta a casa, il buon Heiji ingiunse al figlio di mettersi a letto, dopo
avergli dato un’aspirina; poi gli raccomandò di non alzarsi prima del suo
ritorno e rientrò al lavoro. Il capo dell’Immunitaria disse allora ad Harper
che la miglior cosa da fare per rimetterlo in sesto era una bella dormita,
possibilmente senza riunioni d’emergenza contemporanee, in modo da recuperare
più calorie che si poteva.
“D’accordo,
Eddy: aspetteremo fino a stasera. Lo faccia riposare bene!”
Parker
non se lo fece ripetere e dispose affinché tutte le sezioni funzionassero a
regime minimo, ordinando inoltre a Tracy di ridurre la pressione del sangue.
Alan cadde così in un sonno di piombo, durato fino alle sei del pomeriggio.
Rialzatosi e sentendosi discretamente bene, pensò, come prima cosa, di
adempiere alla promessa fatta alle “sue” tre ragazze!
Marlowe
tentò di farlo recedere, ma Watson fu inflessibile, al riguardo: quando Asuka
Jr. diceva una cosa, quella era. Mai avrebbe parlato a vanvera!
Alan
chiamò quindi per prima Sayaka, ritenendo che sarebbe stata la telefonata più
facile. Non fu propriamente così, in quanto la dolce kohay[2] non voleva più smettere di
parlargli e risultò anche molto arduo respingere le sue “disinteressate” offerte,
del tipo “Vuoi che venga a prepararti la
cena?”. Fu poi la volta di miss Takamya, la conversazione con la quale avrebbe
anche potuto svolgersi abbastanza morbidamente… purtroppo, all’apparecchio venne
rispondere il suo caro fratellone, che subito cominciò a tempestarlo dei soliti
frizzi: “Eccoti qua, marpione d’uno sbirro! Lo sapevo che eri cotto di mia
sorella!! Il tuo vecchio se li è poi tagliati, i baffetti?”[3]
Tale
inaspettato colloquio con l’“aspirante cognato” - davvero un’inquietante
prospettiva! - gli scombussolò abbastanza i nervi e questo implicò che la sua
sorellina, messa in sospetto dal tono nervoso, si rivelasse più insistente di
quanto si fosse ripromessa e anche abbastanza inquisitoria! Solo dopo che Alan riuscì
con fatica a convincerla che la rivale non era in casa sua e nemmeno vi sarebbe
venuta, poté scambiare con lei un’affettuosa buonanotte. Dopodiché, fu finalmente
la volta di Lisa…
“Pronto…
casa Haneoka…?”
“Sì,
pronto! Sono Genichiro, chi parla…?”
*Oggi
non è proprio giornata!* imprecò mentalmente Alan “Ehm… buonasera… sono Alan
Asuka… c’è Lisa, per favore…?”
“Ah…
sì, un momento solo… Lisa…? Vieni, c’è il tuo compagno di classe!”
Compagno di classe…! Dalla Metabolica, Blackie Wolfe accusò un discreto
formicolio nello stomaco. Ogni volta che il signor Haneoka pronunciava quelle parole,
la Sensitiva
aveva sempre l’impressione che fossero in qualche modo calcate, come ad esprimere l’inconscio desiderio che il loro
assistito non rimanesse mai niente di più che un collega di studi!
Quella
risultò comunque la telefonata migliore. Il tono, dolce e tranquillo, che l’abile
Serena Seducy riuscì ad imprimere alla voce di Lisa, fu un vero toccasana per i
neuroni del povero Marlowe, specialmente la gioiosa impressione nell’apprendere
che il ragazzo stava di nuovo bene.
“Mi
raccomando: ricoricati presto, stasera. E non tornare a scuola, domattina, se
non te la senti!”
“Sì,
sta’ tranquilla. Buonanotte… e grazie!”
“Buonanotte…”
arrivò lo schiocco d’un bacino “…ti amo…!”
Rapida
deglutizione da parte di Wolfe e libera saturazione dei capillari da parte di
Tracy (tanto, almeno stavolta, non lo vedeva nessuno)!
“Anch’io…”
gli fece sussurrare la Neuro “…buonanotte!”
***
“Ciao,
mamma…!”
“Ciao,
tesoro. Buona scuola!”
Quando
Lisa varcò il cancello del giardino, mancò poco le venisse un coccolone, non
appena scorse Alan appoggiato al muretto, dietro la siepe.
“Buongiorno!”
“A…
Alan…!! Cosa ci fai, qui…?!”
“Nulla
di che. Ho solo pensato di passare a prenderti!”
Alla
fanciulla tremarono discretamente le ginocchia: “Da… davvero? E come mai…?”
“Beh,
così…” il giovane estrasse le mani dalle tasche “…diciamo che mi faceva piacere!”
“Mi
raccomando, Tim: mantieni sempre l’adrenalina al minimo!” prescrisse Marlowe al
suo fidato collaboratore.
“Agli
ordini, capo!”
“E
tu, Dick, abbassa la pressione di un’altra tacca!” comunicò quindi al capo
della Cardiaca.
“Ricevuto!”
rispose questi *Purché non ci caschi per terra…!* pensò poi.
Né
la Breed, né la Clambert pensarono di prendere in concerto le suddette
precauzioni, tanto che le gote della loro assistita diventarono subito rubiconde.
“Ti…
ti ringrazio…!” gli rispose allora lei, non sapendo che altro dire.
“Figurati”
ribatté lui, con tono basso e gradevole. Quindi le si accostò e le porse il
braccio “andiamo?”
La
ragazza si stranizzò alquanto… quell’atteggiamento era veramente insolito!
Tuttavia non replicò e glielo prese. Fu solo dopo qualche decina di passi che la
sua Neuro riuscì a farla parlare di nuovo: “Sei… sei strano, stamattina!”
Lui
la fissò, con la bocca leggermente incurvata all’insù: “In che senso?”
“Cioè…
insomma… sei gentile!”
“Essere
gentili è essere strani?” rimpallò il giovanotto, tornando a guardare davanti a
sé.
“N…
no…! Non volevo dire questo, ma…”
“Allora,
vuoi forse dire che la gentilezza è insolita per me?”
La
povera Virginia sussultò, precipitandosi sui comandi neuronali, ma senza riuscire
ad evitare che un fiotto potente di adrenalina investisse la sezione della sua
collega Melody!
“Ti
venisse un colpo, Marlowe…!” imprecò.
“Ma
no, Alan” protestò Lisa, con le guance in fiamme “io…”
“Non
preoccuparti: hai ragione!”
La
ragazza tornò a guardarlo: sul volto del detective era stampato il sorriso più
caldo che mai avesse visto da che lo conosceva e che per poco non la fece
vacillare.
“So
bene di non essere un tipo romantico… i miei atteggiamenti mortificano spesso
le mie intenzioni. Del resto non è facile cambiare la propria natura!”
“S…
sì, immagino!” commentò lei, cercando di respirare normalmente.
“Tuttavia
si può imparare a crescere” continuò lui, col viso tornato serio “e, quando si prova
veramente qualcosa per qualcuno, tutto diventa più facile!”
“È
vero” rispose ancora Lisa, stringendo macchinalmente il braccio del ragazzo “comunque…
beh, mi hai veramente sorpreso!”
“Sai,
Lisa, ho riflettuto. È giusto fare le proprie scelte… è bello essere convinti e
determinati. Ma è anche bene, ogni tanto, mettersi in discussione. Pensare che,
forse, ci sono anche altri modi per raggiungere ciò che si vuole ottenere!”
L’ex-avversaria
lo guardò, sbalordita. Ma che gli succedeva? Alan Asukache si metteva in discussione?!
“Non…
non capisco, Alan! Di cosa stai parlando?”
Il
giovane fece un sospirone. Per un istante sembrò esitare a proseguire. Ma poi
Marlowe lasciò partire una scarichetta di adrenalina e Alan continuò: “Parlo
del nostro rapporto, Lisa… vedi, forse abbiamo sbagliato a metterci quelle
maschere per tutto quel tempo: tu, la ladra che scappava, io lo sbirro che ti inseguiva…
era bello, non lo nego. Era… intrigante! Però…”
“Però…?”
Alan
sorrise e scosse la testa: “…però credo che ci stessimo cercando nel modo sbagliato!”
Lisa
rifletté profondamente sul significato di quelle parole. Tuttavia, benché le
apparissero piuttosto chiare e le condividesse in pieno, preferì fosse il suo
amico ad esporre il concetto fino in fondo.
“Che
cosa vuoi dire…?!”
“Che
forse, per ciò che mi riguarda… avevo capito da tempo che Seya eri tu. E di
sicuro, prima che col cervello, lo avevo capito con il cuore!”
“QUESTA
È UNA BOIATA PAZZESCA, MARLOWE…!!” protestò Watson, con veemenza.
“Stia
zitto, lei…!” lo richiamò all’ordine A1.
“E…
per quanto riguarda te… ritengo avessi capito che la mia strenua volontà di
catturarti non derivava da una semplice fame di gloria! E, al tempo stesso, il
tuo desiderio di continuare ad essere inseguita da me, non scaturiva dalla
semplice voluttà di bagnarmi il naso” la fissò di nuovo “mi sbaglio?”
Lei
scosse la testa, sorridendogli con tenerezza.
“Vedi
bene” continuò lui, incoraggiato “come le nostre sfide notturne a guardie e ladri fossero, in realtà, il
nostro modo di comunicare fra noi” Alan volse gli occhi al cielo e continuò “Già…
era come se… ci parlassimo… come se…”
“…come
se facessimo all’amore…!”
La
frase era stata sussurrata in un semplice soffio… ma fu sufficiente affinché
gli ultrasensibili sensori uditivi di Chandler la captassero. E proprio su
questo, contava Serena Seducy!
“Che
cos’è che ha detto??!” sobbalzò il direttore emotivo, guardando poi il coadiutore,
sgomento: “Ha detto proprio…?”
Murdock
annuì, deciso: “Ha detto proprio così, signore!”
“Ferma,
Motoria…!” comunicò Marlowe a Kirby.
“Forse
sarà più facile del previsto!” commentò il capo della Genetica.
“Quando
lei imparerà ad attendere che i pareri le vengano richiesti, sarà sempre troppo
tardi, Spade…!” osservò A1.
“Signore”
chiamò il capo della Neuro, con accento preoccupato “che risposta mi consiglia
di dare…?”
L’Organic Coordinator soffiò a lungo,
mentre rifletteva. Poi scosse la testa: “Faccia finta di niente e continui,
Phil!”
Constatato
che il livello del C.R. di Lisa stava arrivando a 1250 punti, Marlowe tornò a
concentrarsi sul comunicatore vocale.
Dopo
essere rimasto fermo davanti a lei, apparentemente soprapensiero, Alan sospirò ancora
e le disse: “Forse, però… sarebbe stato meno doloroso se fossimo riusciti a
comunicare come Lisa e Alan, piuttosto che come Saint Tail e Asuka Jr. Non lo credi?”
La
ragazza lasciò che la brezza mattutina scompigliasse i suoi bellissimi capelli
ramati e poi gli rispose: “Sì… forse lo sarebbe stato! Ma sarebbe stato così bello?”
Alan
si lasciò affondare in quegli stupendi occhioni azzurri…
“No…”
sussurrò a sua volta “…credo proprio di no…!”
Un
attimo dopo si stavano scambiando un bacio che, sebbene fornisse un incremento
relazionale di soli 120 punti, fu comunque il più dolce che i due si fossero
mai scambiati.[4]
***
“1370”
mormorò Marlowe, sfregandosi le mani “bene, molto bene!!”
“Non
si distragga, signore” gli disse Murdock “il ferro va battuto finché è caldo!”
“Hai
ragione, vecchio mio: avanti così!”
Le
labbra di Alan si staccarono a malincuore da quelle di Lisa.
“Senti…
oggi è sabato!” le disse, tenendole le mani sulle spalle.
“E
allora?”
“Ecco…
stasera, tu… cosa fai, di bello?”
Lisa
rimase interdetta per qualche secondo. Poi rimpallò con la domanda: “E tu?”
“Io?
Beh, io…” mano alla nuca, Alan arrossì lievemente, nonostante gli sforzi di Dick
Tracy “…pensavo che… mi piacerebbe molto uscire… con una ragazza fantastica!”
Il
visetto di lei si fece di porpora, ora a dispetto degli sforzi di Melody
Clambert! Dal canto suo, Virginia Breed si rivolse alla collega della
Sensitiva: “Mi raccomando, Serena: per la risposta, voglio la voce più suadente
che puoi!!”
“Conta
su di me!” rispose miss Seducy.
“E
dove pensi di trovarla, questa ragazza fantastica…?” gli chiese lei, inclinando
maliziosamente il capo.
Alan
stette al gioco: “Beh, vediamo…” si grattò pensosamente il mento “…ce n’è una proprio
qui…!!” disse infine, afferrandole decisamente il polso.
Lisa
rabbrividì suo malgrado, facendo imprecare la responsabile della sua Neuro…
“Abbia
pazienza, signora” le disse un’assistente “in fondo, è la prima volta che le
chiede un appuntamento…!”
“Mi
rendo conto” rispose la buona Virginia, tergendosi la fronte “beh, forse sarà
più facile del previsto! Non rimane che accettare, a questo punto!”[5]
“Possiamo
rispondere?” chiesero, dalla Sensitiva.
“Vai
e colpisci, Serena!” confermò la Breed.
“Uhm…
la sai una cosa, mio dolcissimo sbirro? Era più o meno la mia idea! A che ora
ci vediamo…?”
Per
poco, Marlowe non cascò dalla seggiola: quella era una risposta da Rina
Takamya, più che da Lisa Haneoka! Per quanto, la parola sbirro…
“Santi
Numi” mormorò, sconcertato, il responsabile dell’Emotiva “che diavolo ne ha fatto
della sua timidezza congenita?!”
“Deve
averla lasciata a casa, assieme al resto del suo carattere!” rispose Murdock.
“Dici?”
“Ne
sono certo! Credo anzi, signore, che in questo momento le nostre controparti,
più che dirigere Lisa, stiano dirigendo Seya! Non ha sentito come lo ha chiamato?”
“Ho
sentito, ho sentito” sospirò “mah, speriamo in bene…!” Marlowe si terse la
fronte e diede voce alla Sensitiva: “Puoi rispondere, Gus!”
“Ehm…
uhm… sss… sì…!Va… va bene alle otto?”
farfugliò il detective. Per quanto Chandler avesse fatto del suo meglio, il suo
tono non sembrava propriamente “vissuto”!
Come
d’incanto, la malizia presente sul volto della diurna gemella di Seya, si
stemperò in un dolcissimo sorriso: “Alle otto va bene, tesoro!”
Detto
ciò, la fanciulla tornò a prendergli il braccio e la coppietta riprese il
cammino verso la scuola.
[1] Ormai, anche l’identità (e il relativo sesso) del fantomatico peluche
non erano più un mistero!
[2]Sarebbe l’opposto di sempai,
come la Shinomya
è solita chiamare Asuka Jr.
[3]La domanda è “simbolicamente” riferita agli avvenimenti narrati nel
capitolo 11 delle Fiamme del destino,
di Lord Martiya.
[4]Come aveva detto Marlowe nel capitolo precedente, i
baci della coppia erano ormai meno “sentimentalmente fruttiferi”, in quanto meno
“atipici” rispetto al passato.
[5]È curioso vedere come il sentire di Virginia Breed
(direttrice della Neuro saintelliana) sia abbastanza concorde con quello di Sam
Spade (direttore della Genetica asukiana), mentre il sentire di Calamity Trapps
(l’omologa di Spade) sia invece più concorde col sentire di Philip Marlowe!
oco
prima di varcare il cancello della scuola, i due giovani ex-antagonisti ebbero
la tacita e reciproca accortezza di staccarsi, ben consapevoli del polverone
sollevato se si fossero fatti vedere a braccetto da tutti i compagni!
Le
cose, tuttavia, non filarono ugualmente lisce quanto avevano sperato, dal momento
che qualcuno li vide comunque arrivare
vicini dalla finestra della loro aula e, quando giunsero alla porta della
medesima, li stava già aspettando appoggiata allo stipite con le gambe
accavallate e le braccia conserte.
“Mannaggia…!!
S’incomincia subito, stamattina!” imprecò il direttore emotivo.
*Come
se fosse una novità!* commentò fra sé il coadiutore Murdock.
“Salve”
Rina salutò la coppia con un sorriso tirato “come mai arrivate insieme…?!”
“Ti
facessi i cavoli tuoi…!” grugnì ancora Marlowe, fra i denti.
“Guarda
che questi sonoanche cavoli suoi, compare!” precisò James Watson, attraverso il
comunicatore intersezionale.
“E
piantala, razza di ipocrita!” rispose per le rime il collega, facendo cenno al
suo assistente di attenuare l’adrenalina al massimo.
Il
detective si carezzo accuratamente la nuca: “Beh… sai…”
“Ci
siamo incontrati per caso!”
Con
la coda dell’occhio, Alan osservò l’espressione assolutamente tranquilla della
compagna, mentre dava alla rivale quella falsa risposta. Il suo responsabile emotivo
non poté non rallegrarsi del fatto che la sua omologa saintelliana fosse abituata
“professionalmente” a mentire.
“Vero,
Alan…?”
Seguendo
le istruzioni di Virginia Breed, Serena Seducy, la responsabile sensitiva di
Lisa, mandò un’accorata richiesta ottico-telepatica all’organismo “complice”
affinché reggesse il loro gioco. Marlowe, gestore di un perenne paladino della
verità, strinse i denti e cercò di fare del suo meglio…
“Gg…
già…! Infatti…!”
Il
tono era fermo, anche se ancora troppo basso per i gusti della Neuro
dell’ex-ladra!
“Certo,
certo… capisco…!” sospirò la biondina, scostandosi. Se non che, quando Alan le
passò accanto, ormai fiducioso di cavarsela così a buon mercato, si sentì
appoggiare una mano sulla spalla, il cui tocco gli procurò un discreto brivido lungo
la schiena.
“Posso
parlarti, Alan?” il suo sguardo aveva completamente perso la luce ironica
mostrata poco prima. Accortosi del repentino prosciugamento dell’interfaccia
nutrizionale[1], Blackie Wolfe, di sua
iniziativa, ordinò una deglutizione abbondante.
“Io…
ma… va bene… d’accordo…!” tentennò il morettino.
“Tu
permetti, vero, Lisa?”
“Ma
figurati” rispose questa, soavemente “a dopo, ragazzi!” e proseguì verso il suo
posto, ostentando il solito passo, leggero ed elegante.
Ammirando
come sempre il sangue freddo di quella ragazza eccezionale, il nostro rivolse
nuovamente l’attenzione alla tenace biondina: “Beh…?”
“Non
qui, Alan. Seguimi!” gli fece cenno colla testa.
“Ma
l’insegnante sta per arrivare!”
“Affari
suoi!”
Davanti
a una simile uscita da parte di quella che si fregiava col titolo di migliore
allieva della scuola, il detective rimase interdetto. Ma proprio
quell’atteggiamento, che derivava sicuramente dal suo particolare stato
d’animo, lo convinse che era meglio assecondarla.
Dopo
avere percorso quasi tutto il corridoio, Rina si arrestò davanti a una porta di
servizio.
“Su,
entra!” disse, dopo averla aperta.
“Nello
sgabuzzino delle scope?!” sussultò Alan, risentendo più forte il brivido di prima
“Ma che diavolo…?”
“Non
c’è tempo per tornare in giardino” taglio corto la ragazza “dai, sbrigati!”
“Ma
cosa le salta in mente?!” chiese Marlowe, in preda al panico “Non ci starà mica
provando, vero…?!!”
“Se
tergiversiamo, è capace di fare una piazzata” osservò Watson “è meglio
collaborare!”
Quel
verbo, abbastanza inopportuno, fece saltare i nervi al suo collega, già fin
troppo agitato: “Ti piacerebbe, eh…? Razza d’incosciente sabotatore!!”
“Cosa
ti prende, Phil? Temi proprio di non resistere più alle sue avances?”
“Me
ne rido, delle avances! E se gli salta addosso…??”
“Improbabile,
ma possibile” intervenne il Coordinatore “comunque, il signor Watson ha ragione:
assecondiamola, ma con prudenza! Signor Kirby: la Motoria stia pronta ad ogni eventualità!”
“Ricevuto!”
“Signor
Spade, lei stringa al massimo gli inibitori… e poi si allontani dai comandi!”
“La
sua fiducia è sempre stimolante, signore!” ribatté il responsabile genetico,
con ovvia ironia.
Con
notevole riluttanza, l’eterno segugio di Saint Tail entrò nello stretto
stanzino, dove Rina accese la luce e chiuse la porta.
“E
allora…?” chiese Alan con la voce più calma che poteva, incrociando le braccia.
La
biondina fece un respiro profondo. Poi deglutì e gli disse: “Alan, voglio la
verità…!!”
“A
che proposito?”
“Non
menare il can per l’aia: hai già scelto?”
“Ma
di cosa stai parlando…?”
Rina
strinse i pugni: “E NON FARE IL FINTO TONTO, MALEDIZIONE: HAI GIÀ DECISO DI
METTERTI CON LEI O NO…?!”
Alan
si dette mentalmente dell’idiota. Cavolo, che altro avrebbe dovuto aspettarsi?!
Come pensava che andasse a finire, arrivando a scuola insieme a Lisa, in quel
modo? Doveva ben prevedere che la nipotina del sindaco (imitata probabilmente da
miss velo da sposa) si sarebbe
piazzata di vedetta, con tanto di binocolo!
Turbata
dal silenzio del ragazzo, Rina cominciò a tremare, mentre gli occhi le si
inumidivano di già…
“Alan,
dimmelo” le scappò (o si fece scappare) un singhiozzo “credo di averlo
guadagnato, il diritto alla tua sincerità…!”
Il
detective ebbe un nuovo sussulto, capendo di trovarsi - non solo metaforicamente
- con le spalle al muro (aveva la schiena appoggiata alla porta, sulla quale
poggiavano i palmi di lei...)! Sembrava proprio giunto ilmomento di scoprire le carte… tuttavia, la sua
Neuro non ce la faceva ancora: 1490 punti di livello relazionale erano sempre
troppi per riuscire a spezzarle definitivamente il cuore! Oltretutto, come già
ribadito più volte, Rina Takamya non era più la ragazzina viziata, superba e
petulante, incontrata inquella sala
giochi e poi sul teatro del sesto furto di Saint Tail![2]
*E
proprio con me dovevi cambiare?!* si chiese amaramente Alan Asuka, confermando,
ancora una volta, la propria proverbiale ingenuità.
Cosa
meglio dell’amore, infatti, potrebbe indurre le persone a migliorare sé stesse…?
***
“Non
mi rispondi?!” insistette la ragazza, con il volto oramai rigato di lacrime. Quella
vista fu troppo persino per “l’haneokiano” Marlowe, che ordinò al collega Kirby
di tergergliele dolcemente.
“Stai
calma, Rina… certo che ti rispondo!”
“Allora,
dimmi: hai già scelto lei…?”
Il
ragazzo riaprì nuovamente la bocca… poi esitò. Incapace di piantarle quel
coltello nel petto, almeno finché il suo C.R. non fosse stato superato da
quello di Haneoka, Marlowe decise di prendere dell’altro tempo.
“No…!
Io… non ho ancora…”
“Non
ti credo!!” sussurrò lei, scuotendo la testa.
“E
allora cosa me lo chiedi a fare??!” alzò la voce lui, punto sul vivo.
“Ma
se siete arrivati a scuola insieme…!!” ribatté Rina, guardandolo acutamente “La
sei andata a prendere a casa, non è vero…?!”
Il
detective non rispose e, all’improvviso, sentì il bisogno di slacciarsi il nodo
della cravatta: in quel maledetto sgabuzzino faceva sempre più caldo!
“ALAN…!!!”
inveì lei, scuotendogli le spalle. Il compagno si sentì mancare il fiato…
sembrava ripetersi esattamente la scena di due giorni prima![3]
Rassegnato, abbassò gli occhi, arrossendo…
“Sì…!”
rispose, in un soffio.
“Lo
vedi?! Ti sei già messo con lei, solo che non riesci a confessarmelo! Dove sono
finiti il tuo coraggio e la tua maturità?”
Il
tono vagamente sprezzante di quella domanda gli fece rialzare il capo. La sua
dignità, a cui teneva più della vita, lo esortava a difendersi: “Aspetta: non è
affatto così!! È che io… sto solo provando a… conoscerla meglio… per…”
“Ma
se sono anni che le dai la caccia e
che ci litighi a scuola!! Cos’altro hai bisogno di conoscere…?”
Nella
sezione più bassa dell’organismo, tutti i tecnici lanciarono uno sguardo molto
significativo al loro capo… il quale, alzò le braccia e protestò: “Io non ho detto
niente!”
Il
ragazzo deglutì ancora, tergendosi la fronte sudata e balbettando: “Ecco, io…”
“Naturalmente
l’avrai anche baciata più volte, no?” chiese ancora la bionda, ritrovando il
tono ironico.
“Beh,
vedi…”
“E
quindi, a questo punto, saprai anche chi bacia meglio delle due, no?!”
*Che
sfacciata!* commentò mentalmente Marlowe.
*Che
dritta!* lo imitò Watson.
“Ma
cosa di…”
“No…?”
sussurrò lei, con voce suadente, abbracciandolo e avvicinando le sue labbra
morbide con decisione...
“Porca
miseria” mormorò Chandler, leggendo il responso degli analizzatori “questo è Vanity n° 7!”[4]
“Attenua
gli olfattivi più che puoi, Gus: per l’amor di Dio!!” gridò Marlowe.
“Ci
provo…!!” rispose il capo della Sensitiva *Ma non garantisco niente…!* pensò.
“Aspe…
Ri…” tentò di fermarla lui.
“Mmm…”
mugolò lieve la fanciulla, assaporando voluttuosamente la sensazione di quel
bacio, molto più profondo dei precedenti. Non passarono pochi secondi, che i
sensori tattili di Chandler segnalarono il contatto delle lingue…
“Accidenti”
saltò su Sam Spade, gettandosi sul comunicatore intersezionale “Centrale
Operativa da Genetica: siamo sotto attacco!! Situazione DEFCON 4…!”
“Metta
al massimo gli inibitori, Spade” rispose A1 “Kirby, cerchi di allontanarla,
anche se con delicatezza!”
Per
tutta risposta, si videro le braccia di Alan che, pur tremanti, avvolgevano dolcemente
il corpo di Rina…
“Niente
da fare, signore” rispose il capo della Motoria “abbiamo già perso il controllo
muscolare: il sistema centrale l’ha già passato a quelli di sotto!!”[5]
Lew
Harper imprecò e cambiò canale al comunicatore: “Genetica, la situazione…?”
“Siamo
a DEFCON 3. Inibitori al Massimo!”
Dopo
aver giocato a lungo con la sua lingua, la ragazzina finalmente si staccò, permettendo
ad Alan di respirare e dire: “Rina, sa… sarebbe meglio smetterla…!”
“No”
mormorò lei, di rimando, mentre lo ubriacava col suo languido sguardo “stavolta
non ti lascio scappare…!!”
“Ma
io… mmm…”
La
ragazza tornò a baciarlo… e, a un certo punto, quelli di Chandler percepirono
come una forte scossa elettrica, quando la sua piccola mano calda s’insinuò
sotto la camicia di lui…
“È
un attacco in piena regola” gridò, ormai isterico, il capo della Neuro “lo
sapevo…!! LO SAPEVO…!!!”
“Chandler:
devii più impulsi che può sugli shunter” ordinò il Coordinatore “presto…!!”
“Sono
già tutti impegnati, signore” rispose il capo della Sensitiva “ma non potranno
reggere per molto: quell’assatanata ci sta sparando una miriade di ferormoni!”[6]
“Centrale
da Genetica: siamo a DEFCON 2”
avvertì Spade “3 inibitori su 5 fuori uso!”
“Ri…
Rina… ti pre… ti prego… fi… finiamola qui…!” continuava a balbettare il
ragazzo, pur non potendo evitare di ricambiare i suoi baci e le sue carezze.
“No,
Alan… ti amo…” risposelei, ansimando.
Era già riuscita a fargli cadere per terra la giacca, gli aveva abbassato le
bretelle e ora gli stava sfilando una manica della camicia “…ti desidero…! “insisteva,
con dolce irruenza “Ti voglio…!!”
Ormai
il contatore del Coefficiente Relazionale stava per superare i 1800 punti… i
membri della Neuro erano come paralizzati dal terrore, sapendo che, se si fosse
arrivati all’amplesso, Rina Takamya avrebbe raggiunto la quota di 2290: quasi
300 punti oltre la soglia del livello passionale. A quel punto, blocco
relazionale o meno, per Lisa Haneoka, in arte Seya, non ci sarebbe stata più alcuna
speranza![7]
“4
inibitori su 5 fuori uso” annunciò ancora la voce di Spade “DEFCON 1, DEFCON 1…!!!”
“È
la fine…!” mormorò Tim Murdock, sconsolato.
Quell’annuncio,
preludio alle più serie conseguenze, fece riscuotere il suo superiore dal proprio
momentaneo shock catalettico. Da vari secondi, Marlowe stava fissando con
estremo interesse un cavo rosso che scorreva lungo la parete strumentale… era
il condotto che portava gli impulsi percettivi, provenienti dai filtri psichici
(che li avevano separati da quelli emotivi) verso l’elaboratore sensuale, atto
a pilotare gli apparati riproduttivi!
Il
terrore di sentire l’imminente annuncio di Spade “DEFCON 0: raggiunto climax!”, al quale avrebbe fatto seguito una
situazione veramente imbarazzante, fece perdere la testa al povero Marlowe che,
senza riflettere ulteriormente, si precipitò sul cavo suddetto e lo strappò dai
ritegni con tutta la forza della sua disperazione!
Il
fido Murdock ebbe appena il tempo di gridare “Signore, che cosa fa…??!!” che una
scarica di notevoli proporzioni accecò l’intero personale presente in camera di
controllo, mentre il rumore veniva parzialmente coperto dal grido di dolore del
loro disgraziato responsabile. Subito dopo gli amperometri e i manometri
presenti nella sezione di Spade si azzerarono pressoché istantaneamente, mentre
il pannello indicante il raggiunto grado di eccitazione tornava
contemporaneamente alla rassicurante posizione di “DEFCON 5”…
Mentre
Murdock, aiutato da un collega, prestava al suo capo i primi soccorsi, un terzo
assistente neurologico si preoccupava di estinguere un principio d’incendio, subito
scaturito fra i pannelli strumentali vicini al cavo tranciato.
Dopo
essersi assicurato che le condizioni di Marlowe non erano critiche, A1 si
affrettò a chiedere un rapporto a Spade: “Genetica da Centrale: quali sono le
vostre condizioni? Rispondete…!”
Dopo
alcuni istanti di teso silenzio, arrivò questo piatto messaggio: “Emissione scongiurata”
rispose il capo-sezione Spade “tutti gli apparati sul riposo!”
***
Dopo
avergli levato del tutto la camicia (Alan non usava portare la canottiera,
perché le bretelle lo infastidivano, premendo sulle spalline), Rina continuò ad
accarezzare il giovane e robusto torace del ragazzo, mentre con l’altra mano si
era sciolta il papillon, liberata della giubba dell’uniforme e ora si stava
slacciando i bottoni della camiciola… quando, ad un tratto, si accorse che le
braccia del suo bello non la stringevano più!
Abbandonò
allora le sue labbra e lo fissò con perplessa contrarietà. Sulle prime accarezzò
la speranza che la subentrata rigidità di Alan si dovesse al “timore della prima
volta”… ma poi si accorse purtroppo del suo sguardo spento e dell’assenza di ogni
tremore.
“Tesoro…”
sussurrò “…che cosa c’è…?”
Lo
dovette scuotere affettuosamente più volte, affinché ritrovasse la parola: “Rina,
io…” scosse la testa “…non posso. Mi… mi dispiace…!”
La
ragazza ebbe allora una fitta al cuore. Non tanto per essere “andata in
bianco”, quanto per aver capito, senza possibilità di appello, che la loro
storia era già finita.
Era
chiaro che Alan le voleva molto bene: glielo aveva detto e anche più volte
dimostrato… ma solamente come a una cara amica. Non avrebbe mai potuto diventare
l’uomo della sua vita, poiché la sua anima gemella portava un diverso nome:
Lisa Haneoka!
Lui
stesso ci aveva provato a corrispondere i suoi sentimenti: si poteva anche dire
che aveva fatto del suo meglio! Era stato inoltre molto bello che si fosse
sforzato di ricambiarla, in quanto sentiva che lei lo meritava… perché era
giusto premiare il suo affetto, la sua lealtà e la sua sincerità. Cessando
quell’assurda competizione con lui nel cercare di batterlo nella caccia a Seya
e mettendo così a nudo i suoi veri sentimenti, Rina Takamya era riuscita a
guadagnarsi la sua stima ed il suo affetto. Ma l’amore no… quello non sarebbe
mai riuscita a guadagnarselo. Perché, nel profondo del suo animo, Alan Daiki Asuka
desiderava, con tutto il suo essere, amare la persona che gli aveva - in tutti
i sensi - rubato il cuore!
Se
anche Rina fosse riuscita a conquistarlo con la seduzione, avrebbe commesso un
errore madornale perché, in questo modo, avrebbe sì avuto al suo fianco un uomo
gentile e devoto, ma col cuore che sarebbe sempre appartenuto a un’altra donna
e che avrebbe sempre sanguinato perché il suo proprietario non si sarebbe
trovato accanto a lei!
Sotto
quel petto, bello e sbocciante, che stava con gioia per offrire alla vista del
suo amato, la povera ragazza avvertiva uno spasimo atroce. Ma sapeva, nel
contempo, che non sarebbe stato giusto umiliare sé stessa nell’accettare un
uomo a metà. Lei meritava di averne uno intero, uno che l’avrebbe guardata senza
remore di sorta, come il giovane detective poteva guardare la ladra Saint Tail!
Un
po’ per sollievo, un po’ per vergogna, lacrime nuove solcarono il visetto grazioso
di quella fanciulla, che lentamente tornò a stringere il compagno in un tenero
abbraccio affettuoso che venne, come tale, sinceramente ricambiato.
“Perdonami,
Alan…!! Sono… sono stata una stupida… una pazza!! Ti scongiuro… perdonami…!”
Lui
scosse ancora la testa, accentuando la stretta delle sua braccia nude: “Non ho
niente da perdonarti… i sentimenti sono sacri, quando sono sinceri. E i tuoi lo
sono, Rina!”
La
giovinetta singhiozzò: “Grazie, Alan…! Io… ti voglio tanto bene! Tanto…!!”
“Anch’io,
Rina, credimi. E te ne vorrò sempre. Potrai sempre contare su di me!”
“Lo
so… l’ho sempre saputo! Scusami per quello che è successo oggi… e promettimi
che…”
“Non
temere: non uscirà da questa stanza, te lo giuro!”
“Grazie,
amore mio…!” disse lei, abbandonandosi col mento appoggiato alla sua spalla.
“Di
nulla, amica mia. E perdonami tu, se puoi…!” concluse lui, dandole infine un
bacio sulla fronte.
***
Mentre
i due ragazzi si ricomponevano in silenzio, Lew “A1” Harper poté finalmente asciugarsi
il copioso sudore che gli colava dalla fronte e cercare di spegnere la
tensione.
*Questa
è andata* pensò, soffiando come un mantice *e adesso, auguriamoci che miss velo da sposa ci faccia la grazia
di aspettare almeno lunedì, prima di sferrarci anche lei un attacco del
genere…!*
Tuttavia
il provato Coordinatore sapeva di non poterci contare più di tanto…
[4]Un profumo ancora più pericoloso di Seduzione Notturna n°3 (v. cap. 28),
prodotti sicuramente entrambi dalla famiglia Takarada (cfr. il capitolo 15: Una magia di Snow Drop)!
[5]Quelli disotto sarebbero… beh, ormai l’avrete capito!
[6]Ogni sensitiva umana dispose di un certo numero di
derivatori, in grado di trattenere una limitata
quantità di impulsi sensuali verso la Genetica. Lo scopo è chiaramente quello di permettere
alla Neuro e alla Cerebrale un controllo adeguato sulle azioni dell’organismo.
A beneficio di chi ha letto La storia
segreta dei SISAS, chiarirò che tali dispositivi sono in pratica degli ASD
“naturali” aventi però un’efficacia molto, ma molto minore rispetto ai
famigerati dispositivi creati da Jerry Humper, della Moroboshi Human Being Corp…!
[7]Ma la cosa che forse terrorizzava maggiormente il
piccolo detective, era quella di entrare a far parte della famiglia Hiwatari
(chiedere spiegazioni a Lord Martiya)!
on
passo tanto deciso quanto permeato d’ansietà, Lew A1 Harper, Organic Coordinator dell’organismo asukiano,
entrò nella camera del controllo emotivo, dove trovò il capo-sezione della
Sensitiva, Chandler, affiancato da alcuni suoi tecnici e altri della Neuro, mentre
esaminava la condizione di alcuni apparati, sicuramente molto importanti.
Mancava naturalmente il titolare, Marlowe, ancora completamente incosciente.
Lo
stato degli impianti non si presentava nella maniera migliore, come testimoniavano
parecchi quadranti col vetro protettivo sbriciolato e l’annerimento dei vari pannelli
protettivi. Il Coordinatore rimase un istante con le mani dietro la schiena a
osservare l’espressione nettamente preoccupata del responsabile sensitivo, poi
si fece coraggio e gli rivolse la parola: “Coraggio, Gus: mi dica tutto!”
Il
subordinato si voltò e fissò il volto del superiore: “C’è ben poco da dire… e
non sono buone notizie, purtroppo!”
“Ragione
di più per non farle aspettare… avanti!”
“Signorsì!
In breve, l’azione del signor Marlowe (avventata quanto opportuna) nell’interrompere
il canale fra Neuro e Genetica per evitare che l’organismo perdesse il
controllo durante l’attacco sensuale della signorina Takamya, ha generato un
ritorno d’energia impulsiva verso il sistema di filtraggio dei segnali
percettivi.[1] Questo sovraccarico è
stato inevitabilmente assorbito dai cross-over… e li ha messi completamente
fuori uso!”
Harper
squadrò il subordinato, domandandogli freddamente: “Si tratta di un danno
irrimediabile…?”
“Fortunatamente
no” sospirò il capo-sezione “però ci vorrà parecchio per rimettere in sesto il sistema.
Nel frattempo…”
“Sì…?”
“…non
potremo più incanalare nessuna informazione ai due elaboratori… e ciò significa
che, né le memorie, né le percezioni di qualunque soggetto esterno saranno in
grado di stimolare l’organismo. Né in modo emotivo, né in modo sensuale!”
Il
Coordinatore corrugò la fronte: “L’incidente ha in qualche modo alterato i Coefficienti
Relazionali, per caso?!”
“No,
perché, come le ho già detto, il sovraccarico d’energia è stato completamente
assorbito dal sistema di selezione e quindi non ha potuto raggiungere
l’elaboratore emotivo!”
“Meno
male…! Tuttavia, se ho capito bene, ora non siamo più in grado di sollecitare
né l’uno, né l’altro. Giusto?”
“Beh,
per ciò che riguarda quello emotivo, possiamo inserire un ponticello con le
celle di memoria della Cerebrale e coi ricettori della Sensitiva!”
“Bene.
E riguardo a…”
Chandler
prevenne il superiore scuotendo desolatamente la testa: “Per l’elaboratore
sensuale non è previsto nessun sistema di bypassaggio, signor Harper!”
“Ne
è sicuro?”
“Sì,
purtroppo: ragioni di sicurezza!”
“Si
spieghi meglio!”
“Vede…”
sospirò il capo della Sensitiva “…il sistema selettivo non esercita solo uno
smistamento delle sensazioni verso i due elaboratori… ma svolge anche una
funzione attenuante verso i circuiti terminali, in modo da scongiurare reazioni
troppo… inconsulte: lei mi capisce!”
“Sì…
credo di sì!” rispose A1 passandosi una mano sul mento, con fare imbarazzato.
“Per
cui… il canale di alimentazione verso la Genetica potrà essere riaperto
solamente quando avremo ripristinato del tutto il sistema di filtraggio!”
concluse Chandler.
“Tradotto
in parole povere… equivale a dire che, per tutta la durata delle riparazioni, il
signor Alan rimarrà completamente impotente! Vero…?”
“È
così, signore!” confermò l’altro, con un nuovo sospiro.
Dopo
avere masticato una serie di imprecazioni, fortunatamente incomprensibili, A1
tornò a rivolgersi al capo-sezione: “Quanto vi ci vorrà per rimettere in
funzione tutta la baracca?”
Chandler
fece una rapida riflessione ed emise il suo verdetto: “Una quindicina di ore,
più o meno!”
“COSA…??
Quindici ore?!! Gus, ma si rende conto che stasera dovevamo portare fuori la
signorina Haneoka?!”
“Lo
so, signore!” rispose il subordinato, tenendo gli occhi bassi.
“Ora,
non dico che propriooggi dovessimo
necessariamente… concludere! Ma qualche
altra A ci scapperà di sicuro… forse anche una B. E non possiamo non essere in
grado di rispondere! Come lei stesso m’insegna, le Sensitive femminili, con la
loro altissima percettività, non sono facilmente ingannabili! Sarebbe una vera
tragedia…! Ci dovete assolutamente riuscire in meno tempo!”[2]
“Non
è possibile stringere più di tanto, signore. Quei circuiti sono estremamente
delicati: una piccola mossa falsa e rischieremmo di fare dei danni irreversibili!”
“Mi
rendo conto, amico mio… ma la gravità della situazione m’impone ugualmente di chiederle
- o meglio ordinarle - di ridurre il
più possibile questo dannatissimo black-out!”
Gus
Chandler tornò a sospirare. Poi rispose, tentennando: “Forse… potremmo anche farcela
in dieci ore. Ma non glielo garantisco!”
“Beh,
faccia del suo meglio. Ho la massima fiducia in lei, come ben sa. Anche oggi,
dopo che il povero Marlowe aveva perso i sensi, ha saputo gestire i messaggi
dissuasivi verso la Takamya in un modo veramente impeccabile. Ho fatto bene a
passare la grana a lei, invece che a quel pragmatico di Watson!”[3]
“Grazie,
capo. Sinceramente, mi stupisco di esserci riuscito: non era neanche il mio
mestiere!”
“Non
si sottovaluti, Gus: la sua duttilità è piuttosto nota, qui dentro! Sono sicuro
che, anche per risolvere l’attuale emergenza, nessuno potrebbe farlo meglio di
lei!”
“La
ringrazio di nuovo, signore. Nondimeno, mi sento in dovere di ribadirle che
sarebbe molto saggio rimandare l’incontro con miss Haneoka!”
“L’appuntamento
non è assolutamente procrastinabile, Chandler” scosse la testa il Coordinatore
“in quanto al resto… beh, stasera vedremo di limitarci alle semplici effusioni.
Sicuramente, a Marlowe questa dilazione non spiacerà… ma tenga conto che le
nostre simpatiche controparti potrebbero anche decidere diversamente, in proposito!”
“Oh,
via, signore: stiamo parlando della signorina Lisa: una ragazzina così per bene!
Non credo proprio che…”
“Ha
forse dimenticato di chi si tratta?
Sotto le innocenti manine di Haneoka, si nascondono pur sempre le grinfie di
Saint Tail!”
Realizzando
ciò che il suo capo gli stava dicendo e soprattutto ricordandosi chi c’era a dirigere
la Sensitiva della controparte, Chandler rabbrividì.
“Ho
capito, signore” disse, scattando sull’attenti e salutando “in questo caso, ci
faremo in quattro!”
“Allora
ci conto!” ribatté A1 dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Dopodiché,
abbandonò la stanza per andare a sincerarsi delle condizioni di Marlowe.
“A
noi due, Serena” esclamò il capo della Sensitiva asukiana, rimboccandosi le
maniche del camice “puoi star sicura che non ci arrenderemo senza combattere: la
tua assistita dovrà sudarsi anche questa vittoria. Ci puoi scommettere…!”
“Takamya,
Asuka: perché questo ritardo…?” domandò severamente l’insegnante ai due
ragazzi, non appena rientrarono in classe.
“Mi
perdoni” rispose Rina, ostentando un deciso rossore in faccia “sono dovuta
andare in bagno!”
“Capisco.
E tu, Asuka…?”
“Io
non ho scuse, madre… stavo parlando con un amico di un’altra classe… e non ho
fatto caso alla campanella. Sono veramente mortificato!”
La
suora sospirò, voltando gli occhi al cielo. Poi replicò, aspramente: “Bene, ma che
non si ripeta più. Ai vostri posti e aprite il libro di testo!”
Una
volta al banco, Alan si affrettò a lanciare uno sguardo verso Haneoka e la vide
fissare la biondina con estrema attenzione. Rassicurata dall’aria tutt’altro
che spavalda della rivale, la fanciulla fissò il suo ex-inseguitore con aria
interrogativa (diremmo meglio inquisitoria)… Rip Kirby portò con noncuranza la
mano destra del ragazzo davanti alla bocca e fece poi roteare l’indice per
trasmettere il messaggio seguiranno
spiegazioni… al che, la sua omologa Rosanna Speedy fece aggrottare la
fronte di Lisa per trasmettere il messaggio di ritorno sarà meglio per te!
Il
detective sospirò stancamente e cercò, con poco successo, di concentrarsi sulla
lezione.
All’intervallo,
come udì il suono della campanella, scattò in piedi fulmineo e si diresse verso
i banchi dei suoi compari abituali…
“Ehi,
ragazzi… andate in mensa?”
“Che
ti prende, Al?” ribatté un ragazzo dai capelli castani “Stamani, le tue belle
non ti hanno rifornito?”
Il
tale aveva posto la domanda con marcato accento ironico. Si diceva avesse un
debole per Ryoko e che temesse, prima o poi, di vedere anche costei cadere
vittima del fascinoso Humprey Bogart della classe!
Lui
non ci fece - o non volle - farci caso: “Negativo: forse hanno esaurito le
provviste! Venite o no?”
“Beh…
veramente pensavamo di mangiare in cortile!” rispose il ragazzo castano,
mantenendo un’espressione impassibile.
A
questo punto, più conciliante, intervenne un secondo compagno: “Però, Ken,
magari si potrebbe…”
“Ok,
fate come vi pare…!” taglio corto Alan, voltando loro la schiena e dirigendosi
verso l’uscio. L’amico di Ken si rivolse a quest’ultimo con tono di rimprovero:
“Ma che ti è preso, da trattarlo così…?”
L’altro
emise uno sbuffo, poi seguito da un sospiro: “Hai ragione, Yusaku, sono stato
uno stupido… è che l’altro giorno mi ha dato sui nervi: tutte le ragazze con
gli occhi puntati su di lui…!”
“Non
mi sembra, però, che noialtri maschi li tenessimo puntati altrove” puntualizzò ironicamente
il compagno “dai, non preoccuparti: non m’è parso che lo sguardo di Ryoko fosse
più intenso rispetto alle altre!”
“Che
vorresti, dire…? Ti proibisco certe insinuazioni!!”
“Del
tipo che saresti un po’ geloso?”
“T’ho
detto di smetterla…!!”
“Okay,
okay… a patto che, adesso, tu venga con me a pranzare con Alan. D’accordo?”
Ken
borbottò qualcosa tra i denti e poi acconsentì. Seguendo con lo sguardo i due
che uscivano dall’aula, ormai praticamente vuota, Lisa non poté trattenersi dal
commentare a bassa voce: “Ragazzi… non sanno fare altro che scappare…!”
“Hai
proprio ragione, sorella!”
La
ragazza sussultò e volse di lato la testa, trovandosi al cospetto della
Takamya.
“Rina…!!
Che… che cosa vuoi…?”
“Solo
darti un buon consiglio… se ti degnerai di ascoltarlo!”
Colpita
da quelle inaspettate parole, Lisa fissò il volto della rivale, sorpresa di non
trovarvi stampato sopra il solito sorrisetto beffardo. La compagna di classe mostrava
invece un’espressione malinconica che, per strano che fosse, la rendeva
decisamente più gradevole! In aggiunta, i suoi begli occhi scuri apparivano sinceri
quanto tristi…
“Di…
dimmi pure!” la incitò allora Lisa, dolcemente.
La
biondina prese un respiro profondo: “Se vuoi veramente bene ad Alan… e voglio credere che sia così… sbrigati a
prendertelo! Prima che lo faccia qualcun’altra!”
Haneoka
dovette contrarre i muscoli facciali per impedire alla sua bocca di spalancarsi.
Ma datosi che già era mezza aperta, si sforzò di modellarla in un sorriso.
“Qualcun’altra?
Per esempio tu…?”
Dina
distolse lo sguardo, spostandolo verso le finestre. Lisa rabbrividì, quando
vide la sua “nemica” tergersi furtivamente una lacrima.
“Io?”
rispose, con voce tremula “Io non ho più nessuna speranza… se non di averlo
come amico. L’ho capito stamattina!”
Lisa
ebbe un altro sussulto, stavolta ben più marcato: “Rina…!! Dove… dove l’hai
portato, quando siamo arrivati a scuola?” gridò, con voce allarmata “Che cosa
gli hai fatto??”
Rina
tornò a guardarla con un’espressione ancora più malinconica: “Non è successo
niente, Lisa… fidati! Altrimenti non sarei qui a dirti queste cose. Ti pare?”
“Ma…
allora significa che… tu avresti…” chiese l’altra, con voce sempre più alterata,
spalancando i suoi occhioni blu.
“Sì,
ci ho provato” rispose Rina, senz’altri preamboli, appoggiando le mani sul
banco di Lisa “però mi è andata male! E lo sai perché?”
“Sentiamo!!”
rispose lei, stringendo i pugni e guardandola in cagnesco.
“Perché
ha già scelto te, Haneoka” spiegò Rina, con gli occhi oramai lucidi “avrei
dovuto forzarlo…!”
“Dì
piuttosto violentarlo, dannata sgualdrinella!!!”
ruggì immediatamente Virginia Breed “Signora” si rivolse alla sua Coordinatrice
“desidero rispondere per le rime, a quella… quella…”
“Stia
calma” la frenò, benevola, Lana Orion “non lo vede che sta piangendo?”
“E
non ho voluto farlo, Lisa… perché io… io,
gli voglio bene…!!” concluse la biondina, soffocando un singulto.
L’ex
Ladra Saint Tail sentì svanire completamente quel poco di sdegno che aveva
iniziato a crescerle dentro. Si alzò dal suo banco e, senza alcuna esitazione,
abbracciò lentamente la compagna…
“Anch’io
ti voglio bene, Rina…!” le sussurrò all’orecchio.
“Non
è vero…!!” sussultò a sua volta la ragazza, cercando di svincolarsi “Lasciami!!
Non voglio la tua pietà…!”
“Non
è pietà” rispose Lisa, tenendosela stretta, suo malgrado “credimi, ti prego!”
La
Takamya tornò a guardarla in volto e si commosse nel vedervi un bellissimo
sorriso che, lungi dall’esprimere trionfo, era invece semplicemente affettuoso.
“Come…
come posso crederti?” tentennò “Dopo tutto quello che ti ho fatto? Dopo che ho
cercato di smascherarti per dividerti da Alan…?!”
“Facevi
solo quello che credevi giusto… come me! E poi, anche quando hai saputo chi
ero… avresti potuto farmi arrestare. E non l’hai fatto!”
“Sì,
ma…”
“Sei
una brava ragazza, Rina… e anche molto buona” le carezzò una guancia “e io
dovrei rinunciare alla tua amicizia?” il viso della ragazza rossiccia mutò in
un’espressione di sfida “Beh, puoi anche scordartelo…!”
Alla
biondina scappò da ridere: “Che vorresti fare, adesso?” chiese, passandosi il
dorso della mano sugli occhi “Conquistare anche me, dopo avere acchiappato Alan…?!”
“Sì,
se fosse possibile! Ma dato che preferisco i ragazzi… mi accontenterò di
diventare la tua amica del cuore… sempre che tu lo voglia, naturalmente!”
Rina
Takamya ammutolì, guardando quella ragazzina che aveva cominciato a detestare fin
da quando l’aveva conosciuta e che poi, con l’andare del tempo, dopo aver
cominciato a sospettare la sua doppia identità, era quasi arrivata ad odiare e
ad ammirare contemporaneamente. Mentre ora doveva finalmente convincersi di essere
arrivata addirittura a volerle bene…
“Sei
veramente diabolica” commentò, con tenera ironia “ottieni sempre quello che
vuoi, eh?! E va bene” sospirò, infine “hai vinto tu, Seya…” le porse la mano “…amica
mia…!”
Con
di nuovo sulla faccia il più caldo dei sorrisi, l’altra le gettò letteralmente
le braccia al collo, scoppiando poi addirittura in singhiozzi per la gioia.
“Rina…!
Oh, Rina… grazie!! Ti voglio tanto bene, sai?”
“Lo
so, lo so” rispose l’altra, con tutta sincerità, sfregandole la schiena “e
anch’io te ne voglio, dannata santarellina! Ma adesso basta così… vedi di
seguire il mio consiglio, piuttosto!”
“Cioè…?”
chiese Lisa, perplessa.
“Ah,
andiamo bene! Hai già dimenticato quello che ti avevo detto? Se ci tieni ad
Alan, sbrigati a fare la tua mossa, prima che qualcun’altra lo faccia al posto tuo!”
“Ma…
chi potrebbe mai…”
“Che
ne so? Magari qualcuna con meno scrupoli di me, che potrebbe veramente arrivare
fino in fondo…!”
Lisa
fu scossa da un brivido e si affrettò a guardarsi intorno…
“Dov’è
andata, Sayaka…?” esclamò, con viva preoccupazione.
Subito
dopo, le due amiche si scambiarono uno sguardo di piena e reciproca
condivisione mentale.
[1]Che alimentano contemporaneamente sia i circuiti
neurologici che quelli genetici (per maggiori delucidazioni, vedasi il capitolo 19 de La
storia segreta dei SISAS).
[2]Anni fa, mentre aspettavo il mio turno per una visita
oculistica, lessi in una rivista (ovviamente femminile) che l’uomo, sessualmente
parlando, stava alla donna quanto il fiammifero alla caldaia… avrei voluto leggermi
con calma tutto l’articolo, ma purtroppo arrivò il mio turno!
[3]Come avrebbe invece prescritto il Regolamento Biologico.
rano
trascorsi solo pochi secondi da quando Alan si era seduto al tavolo col vassoio
del pasto davanti, che una voce, soave quanto decisa, gli chiese: “Posso
sedermi qui, sempai…?”
Il
ragazzo rialzò gli occhi, per incontrare quelli blu cobalto di miss velo da sposa…
“Oh,
no…!! Ci mancava solo lei, adesso!” esclamò sbigottito Gus Chandler alzando la
testa dal complicato schema del sistema selettivo. Il pavimento della camera del
controllo neurologico era ingombro di congegni di vario tipo: alcuni ricambi nuovi
di zecca, ancora avvolti nei loro imballaggi e altri in pessimo stato,
prelevati attraverso le aperture, scoperte dai rimossi pannelli di protezione.
“Ne
sei stupito? Con l’esempio che ha dato la biondina, non mi meraviglierei che ne
seguissero anche delle altre” commentò, con voce terrea, il “redivivo” Marlowe
“anche se speravo che avessero il buon gusto di arrembarci una per giorno,
tanto per farci tirare un po’ il fiato…!”
“Io
mi sarei stupito della tregua, invece” dichiarò, sarcastico, il Coordinatore
Harper “va bene, a questa ci pensiamo noi. Lei, Gus, continui il suo lavoro
come se niente fosse. Venga, Phil: alla postazione vocale!”
“Sì,
signore…!” rispose il capo della Neuro, sospirando stancamente.
I
due si recarono nella camera del controllo sensitivo, pronti a gestire i
messaggi coi quali tenere a bada la terza “pretendente”.
“Ah…
Sayaka! Beh, ecco…”
“Ti
disturbo, forse?” chiese l’ultima “erede” della principessa Rosa, ostentando
una voce quasi neutra.
Alan
inspirò lentamente col naso, cercando di rimanere abbastanza impassibile.
Sarebbe stato semplice rispondere un brutale Sì! o un più diplomatico Scusa,
ma vorrei stare da solo! Ma, com’era ormai risaputo, quando si trattava di
offendere i sentimenti (femminili) altrui, il determinato detective diventava
estremamente debole.[1] Per
di più, i 946 punti che l’elaboratore emotivo accreditava ancora a Sayaka, non
gli consentivano niente del genere.
“Ma
no, cosa dici? Accomodati!” rispose allora, facendole cenno.
“Grazie!”
Sayaka
appoggiò il suo vassoio, si sedette e cominciò a servirsi con una grazia
veramente impeccabile. Si vedeva come appartenesse all’alta società!
Normalmente,
un tale atteggiamento avrebbe irritato il giovane investigatore, abbastanza
prevenuto verso gli esponenti delle classi abbienti (troppi arricchiti
disonesti aveva visto smascherare da Seya) ma con quella fanciulla era diverso.
I suoi modi, poi, non ostentavano affatto superbia, ma soltanto un’elegante
raffinatezza (e gli stessi modi di Lisa non erano tanto diversi, in fondo).
“Oggi
ti vedo in forma, sempai!”
*Beata
te…!* ribatté mentalmente il ragazzo, ridendo sotto i baffi che non aveva.[2] Ma
poi rispose, con noncuranza: “Ah, sì? Trovi?”
“Sì,
sì… mi sembra che tu stia decisamente meglio!”
“Beh,
grazie. Hai ragione, non c’è male!”
Dopo
mezzo minuto di silenzio, la ragazza tornò alla carica: “Senti, Alan… posso farti
una domanda…?”
Il
ragazzo la guardò di sottecchi, versandosi da bere: “Personale?”
Le
guanciotte di Sayaka si tinsero leggermente di rosso.
“Personale…!”
si rispose da solo il giovane, vuotando poi tutto d’un fiato il bicchiere.
“Se
ti disturba tanto, ne faccio a meno…!” rispose lei, con tono un po’ piccato.
“Oh,
ci mancherebbe! Chiedi pure… poi però non vi dovete lamentare, se si dice che
la curiosità è femmina…!”
“Ehi,
complimenti, Phil” commento Harper, compiaciuto “vedo con piacere che si è
ripreso bene!”
“Sto
ancora da cani, invece! Fortunatamente per il nostro assistito, quella
sciacquetta mi stimola in modo particolare…!”
Il
Coordinatore sorrise, divertito dal tono del suo responsabile emotivo, per
l’occasione stranamente simile a quello di Watson: “La capisco: farsi sedurre
da Haneoka sarebbe almeno una resa onorevole. Dalla Takamya sarebbe ancora accettabile.
Ma dalla Shinomya sarebbe ridicolo!”[3]
“Giustappunto,
capo!”
“Se
te la faccio” gli occhi di Sayaka mandarono un lampo “è perché questa… femmina… tiene molto a te. Pensavo lo
avessi capito…!” polemizzò, con la voce già leggermente aspra. Marlowe dovette
ordinare a Wolfe di deglutire.
“Sì…
certo che lo avevo capito. Continua!”
“Io…
beh, vorrei tanto sapere… cosa ne pensi di… di Haneoka, ecco…!”
La
ricezione della domanda arrivò in perfetta sincronia con l’inghiottimento del
boccone. Superfluo aggiungere che i trenta secondi successivi furono spesi per
liberare la trachea dal medesimo!
“Più
forza, Rip… più forza!” gridava disperatamente Tracy, dalla Cardiaca.
“Ah,
la vedo male, la vedo…!” commentò il responsabile della Motoria, agendo con
decisione sui comandi del diaframma. Fortunatamente, l’osservazione di Kirby
era puramente sarcastica e l’inconveniente fu presto superato.
Alan
bevve un po’ d’acqua e si forbì a lungo la bocca col tovagliolo, tanto per
prendere tempo. Quindi le rispose: “Cosa ne penso di… beh…” ultimo colpetto di
tosse “…mi… mi piace… un po’…!” concluse, alla vista dello sguardo poco
rassicurante della sua commensale.
“Ah,
ma guarda” ribatté costei, ostentando un sorrisetto ironico “è molto strano, però!”
Wolfe
comandò, sospirando, altre due deglutizioni.
“Come
sarebbe a dire, scusa?!” le domandò poi Alan, risentito.
“Beh,
che tu le piacessi era già chiaro da tempo… però sembrava proprio che ti stesse
cordialmente antipatica. Mi sbaglio…?”
“Ingenua,
la ragazzina” commentò A1, con un sogghigno “non lo sa che l’amore non è bello
se non è litigarello?”
“Eh,
se lo sa…! Non si faccia incantare da quella educanda, signore!”
“L’importante
è che non si faccia incantare lui,
caro Phil!” puntualizzò l’altro.
Il
capo della Neuro accusò un brivido, prima di poter riprendere la
concentrazione.
“Non
ti sbagli, in effetti” rispose il detective, volgendo uno sguardo leggermente
obliquo alla sua graziosa interlocutrice “non nego che, dapprincipio, mi stesse
sui nervi con la sua aria da santarellina! Ma poi, con il tempo… sai com’è, no?”
le fece un sorriso vissuto.
“No.
Com’è…?” rimpallò lei, con voce piatta.
“Ahi,
è un osso duro!!” commentò Harper. Il suo collega Daniel Carnaby, Coordinatore
dell’organismo di un certo Shinji Ikari, avrebbe senz’altro definito quella
risposta come ayanamica!
“Tim”
gridò il povero Marlowe, nel comunicatore “portami subito il manuale sui
rapporti interpersonali, presto!!”[4]
Il
fido coadiutore comparve pochi attimi dopo, recando il prezioso vademecum.
Dopo
averlo sfogliato convulsamente, mentre Murdock glielo reggeva, il disperato
capo-sezione lanciò il successivo messaggio: “Quando… si approfondisce la
conoscenza di una persona… si possono scoprire le sue qualità… e il giudizio su
di lei non può che migliorare!”
“Capisco…!
E quali sono le qualità che hai scoperto, in lei…?”
“Accidenti…
adesso sta proprio esagerando!” sbottò il Coordinatore.
“Lasciamola
fare” rispose tranquillamente Marlowe, con una strana luce negli occhi “questo atteggiamento
potrebbe farle perdere parecchi punti!”
“Mah…
se non ne ha persi la Takamya, con quell’attacco…!”
“Stavolta
non ci saranno gli ormoni di Spade ad aiutarla in questo senso, signore” osservò
giustamente il responsabile emotivo “nemmeno se gli saltasse addosso pure lei!”
“Già,
è vero…!” rispose A1, sollevato *Sai la figuraccia, però!* rifletté, subito
dopo.
Kirby
portò inevitabilmente la mano destra alla nuca del ragazzo…
“Beh,
la sua gaiezza… la sua bontà d’animo… e poi…”
“E
poi è molto carina! Vero, sempai?”
Per
poco Alan non si tranciò un dito con il coltello… ma poi si fece forza e
continuò a tergiversare: “Certo che è carina” Marlowe ebbe un guizzo “è molto carina… ma mai quanto te!”
Lew
Harper guardò il suo neurologo con la faccia deformata dal più vivo stupore. Era
forse diventato matto?
Con
un cenno, Marlowe si affrettò a rassicurare il superiore: “È una mossa tattica,
signore: se la figliola non è scema, dovrà ben capire l’ironia! Il C.R. del
signor Alan si abbasserà di parecchio e così ci leveremo di torno anche miss velo da sposa!”
“Spero
proprio che abbia ragione…!” sospirò A1, non del tutto convinto.
I
due si misero quindi a fissare con attenzione il display visivo per scorgere nello
sguardo di Sayaka la traccia di un eventuale turbamento: un segnale qualsiasi
che palesasse la sua conseguente delusione. Ma gli occhi della fanciulla dai
capelli color ebano non manifestarono il più piccolo trasalimento e le sue
morbide labbra si schiusero in un sorriso che non sembrava avere niente di
fasullo…
“Grazie,
sempai” replicò “sei sempre molto caro!”
Il
capo della Neuro masticò un’imprecazione, ma dovette accusare il colpo.
“E
tu sempre molto gentile!” rispose, borbottando, il poveretto.
“Figurati!
Posso farti un’altra domanda?”
Harper
e Marlowe si scambiarono uno sguardo. Il secondo, fatttosi comunicare il
livello relazionale del soggetto, dovette convenire che 904 punti erano ancora
eccessivi per mandarla a quel paese!
“Come
no!” rispose Alan, versandosi ancora da bere.
“Chi
preferisci, fra Lisa e Saint Tail…?”
Stavolta
il malcapitato rischiò letteralmente di strafogarsi! Fissò poi la sua
pretendente, che lo guardava con aria estremamente risoluta… e fu preso da un
moto di panico.
“È…
è così importante per te, saperlo?”
“Molto,
sempai!”
Il
giovane annuì, lentamente: “Già… è naturale!” la guardò allora deciso e tentò
l’ultima carta che aveva a disposizione “E… se non volessi dirtelo?”
A
questo punto[5] gli occhi di Sayaka
divennero lucidi: “Anche questa sarebbe una risposta, Alan!”
Il
giovane fu costretto ad abbassare i suoi. Respirò a fondo, sentendosi veramente
spossato… che partita estenuante, però!
Era
già abbastanza difficile dover scegliere fra tre bellissime fanciulle che si
contendevano il suo cuore (e meno male che non erano quattro)… se almeno una di
loro fosse stata screditata da qualcosa, come un po’ di ipocrisia! Ma purtroppo
- paradossalmente parlando - tutte e tre le ragazze erano sincere. E proprio la
sincerità era fra le cose che il “ragazzo speciale” apprezzava maggiormente nel
suo prossimo!
“Signore,
mi aiuti lei” disse il capo della Neuro asukiana, guardando disperatamente il
suo Coordinatore “è gravissimo, da parte mia, lo so! Ma io… io non so proprio più
che cosa fare…!”
Harper
lo guardò bonariamente: “Non si biasimi, Phil: la capisco bene! Purtroppo la
verità è tragicamente semplice: non eravamo preparati a questo!”
“Tacere
sarebbe troppo scorretto, ne convengo. E allora?”
“Vediamo…”
fece A1, passandosi una mano sulla fronte “…quale risposta, secondo lei, la
scoraggerebbe maggiormente?”
Marlowe
si coprì la bocca con la mano, meditando.
“Aaah…!!!”
esclamò, infine.
***
“Allora,
amore mio…?”
Lui
rabbrividì a quell’appellativo e la fissò per qualche altro secondo. Poi le
rispose, a voce bassissima: “Saint Tail!”
Sayaka
chiuse gli occhi. Era finita! Poteva forse avere qualche speranza nei confronti
di una “normale” compagna di classe come Lisa… ma contro la misteriosa Seya, la
fantastica ladra dalla coda di cavallo, che argomenti avrebbe potuto opporre? A
meno che…
Alan
aveva appoggiato la fronte sul palmo della mano e fissava pensieroso il suo
piatto, ormai vuoto. Si riscosse quando sentì il rumore di una sedia che si spostava.
La ragazza si era alzata in piedi e gli rivolgeva uno sguardo triste e spento.
“Ho
capito, sempai… a quanto pare, hai già fatto la tua scelta!”
“Credo…
credo di sì…!” sospirò “Mi dispiace, Sayaka… davvero! Tu sei…”
“Una
povera scema” sbottò la ragazza “e ti ho pure fornito il mezzo per avvicinarti
a lei![6] Non
c’è che dire: proprio una scema…!!” ripeté, tergendosi rabbiosamente le
lacrime.
“Non
fare così” esclamò il ragazzo, più scosso di quanto avrebbe voluto “tu… tu sei
una ragazza deliziosa. Troverai sicuramente un compagno degno di te. E nulla ci
impedisce di restare buoni amici!”
Lei
lo guardò più duramente che poteva e scosse la testa: “No, Alan… mi dispiace,
ma non ci sto…!”
Lui
sospirò e allargò le braccia: “Come preferisci” si alzò anche lui da tavola e
aggiunse “ora scusami, ma devo andare…!”
“Guarda
che non hai capito, sai?”
“Come…?”
sussultò lui, rivoltandosi.
“Io
non mi arrendo, sempai. Non ancora! Vedremo se quella ladruncola saprà lottare,
per averti… io lo farò!!”
Il
detective rimase a bocca aperta. Guardò in viso la ragazza: le sue guance erano
ormai sul rosso accesso, accentuato dal loro luccichio e i suoi occhi blu
cobalto esprimevano una determinazione assoluta. Approfittando infatti del suo
sbigottimento, si avvicinò e gli stampò un tenero bacio a fior di labbra.
“Lei
non ti amerà mai come me” sussurrò “mai…!!!”
Soffocando
volutamente i singhiozzi, si diresse verso l’uscita con passo fermo e veloce.
“Sayaka…!”
mormorò il povero Alan, sfiorandosi la bocca con le dita e sentendo il bagnato
delle lacrime, passate sulle sue gote.
Probabilmente
sarebbe rimasto lì per un bel pezzo, se non si fosse accorto della presenza dei
suoi due compagni, ai quali aveva chiesto se volevano pranzare con lui, alla
mensa…! Malauguratamente quei due bietoloni avevano declinato l’invito per poi
ripensarci in un secondo momento e adesso stavano impalati davanti a lui,
sforzandosi di non perdere la presa dei loro vassoi (che sembrava pesassero una
tonnellata) con l’aria di due astronomi che avessero appena assistito
all’esplosione di una supernova!
Il
nostro eroe, ritrovata d’un colpo tutta la sua dignità, raddrizzò la schiena,
si strattonò i lembi della giacca e si avvicinò minacciosamente a quegli
importuni. Piantò loro addosso uno di quei suoi famosi sguardi che trapassavano
l’acciaio inox e gli impartì un ordine perentorio: “Voi due non avete visto niente!! Intesi…?”
***
Il
capo della Neuro abbandonò la camera del controllo percettivo, trascinandosi
fino alla sua sezione, dove accese il display delle relazioni interpersonali. Quando
lo strumento rispose ai suoi comandi, dovette purtroppo constatare che il C.R.
di miss velo da sposa aveva
riguadagnato quota e toccava ora i 963 punti…!
“No”
disse il Coordinatore “decisamente, non è andata come avevamo sperato…!”
Al
povero capo-sezione venne invece in mente la frase del suo collega Watson,
quando gli aveva chiesto: “Non ce l’hai
scritto, sui tuoi manuali, che le acque chete sono, in realtà, le più scatenate?”[7]
Nel
frattempo la squadra di Chandler era sempre intenta a lavorare sul circuito
selettivo.
“Come
andiamo?” chiese A1 al capo della Sensitiva.
“Per
ora, nessun intoppo, ma sarà una cosa lunga. Non so se per mezzanotte avremo
finito!”
“Proprio
nessuna speranza di riuscirci entro l’ora dell’appuntamento?”
“Negativo,
signore. Mi rincresce!”
Il
Coordinatore mugugnò qualcosa e posò una mano sulla spalla di Marlowe: “Phil… come
ho detto al suo collega, non ritengo molto saggio rimandare l’appuntamento di
stasera con la signorina Haneoka. Ma se lei lo ritiene necessario…”
Il
subordinato scosse la testa: “No, signore” rispose, deciso “vorrà dire che ci
limiteremo all’amore platonico!”
A1
sorrise soddisfatto e gli diede una pacca sulla stessa spalla: “In tal caso,
l’ordine è confermato. Stasera, alle otto, davanti a casa Haneoka!”
“Ricevuto
e compreso, signore!” annuì Marlowe.
[1]Con l’ovvia eccezione di Lisa, prima di conoscere la verità…!
[2]E che forse si sarebbe fatti crescere, giusto per far
dispetto a Kai Hiwatari, che gli aveva detto che a suo padre “stavano da
schifo”!
[3]Tengo a precisare che non concordo affatto con questo giudizio,
abbastanza ingiusto nei confronti del personaggio in questione.
Alan
finì di allacciarsi la cravatta nuova, che faceva ovviamente pendant con la
giacca, acquistata nel primo pomeriggio in uno dei migliori negozi della città.
Si avvicinò al genitore e la prese dalla sue mani per indossarla.
“Sì,
non c’è male…!”
Il
buon Heiji Asuka rimase seduto sul bordo della vasca da bagno, osservando il
suo ragazzo che si guardava velocemente allo specchio.
“Ah,
come passa il tempo! Mi sembra ieri quando ti vedevo uscire di casa col
grembiulino, il fiocchetto azzurro e il panierino, con la mamma che ti
accompagnava all’asilo!”
“Papà,
per favore…!!” protestò il giovanotto, arrossendo vistosamente.
“Scusami,
non volevo imbarazzarti… ma quando un padre vede il proprio figlio uscire per
il suo primo appuntamento galante, ci rimane sempre un po’ spiazzato. Ci si
sente un pochino più vecchi, sai?”
Alan
grugnì, annuendo comunque comprensivo. In realtà, l’imbarazzo non centrava
proprio nulla. Era che, ogni volta che qualcosa o qualcuno gli richiamava il
ricordo della madre, uno spasimo di malinconia lo attanagliava immancabilmente
all’altezza del cuore. Aveva appena tre anni quando la signora Asuka era morta
e di lei ricordava talmente poco da conservarne più rimpianti che nostalgie. La
cosa aveva sempre preoccupato non poco il responsabile della sua Emotiva,
poiché essendo quello materno il primo tipo di amore che si riceve da una
donna, una lacuna del genere avrebbe sempre creato una situazione di svantaggio
nel gestire qualunque relazione con qualsiasi esponente dell’altro sesso… e,
come tutti abbiamo visto, le preoccupazioni di Philip Marlowe non erano state per
nulla infondate!
I
due uscirono dal bagno e scesero le scale che portavano al piano di sotto.
“Beh,
io andrei…”
“Buona
serata! Ah, a proposito…”
“Che
c’è?”
“Non
mi hai nemmeno detto chi sia la fortunata. La conosco?”
“Credo…
credo di sì… è una mia compagna di classe!” rispose il ragazzo, cercando di
restare sul vago.
“Ah,
ma certo” Heiji ebbe un guizzo “si tratta di Rina, allora! E bravo il mio Alan:
stai puntando alto, eh?!”
Quella
battuta non gli piacque per niente: “Sei fuori strada, ispettore” affermò,
categorico, corrugando le sopracciglia “non è lei!”
“Davvero…
e allora chi? Forse quella ragazza alla quale la ladra Saint Tail aveva rubato
il velo da sposa mandatole dagli Hiwatari?”[1]
Dick
Tracy dovette procedere a un’abbondante espulsione d’aria… suo padre, in fondo,
era fatto così: pur facendogli sentire la sua dovuta e costante attenzione, o
non gli chiedeva mai nulla, principalmente per mostrargli nei fatti la fiducia
che riponeva nella sua precoce maturità, oppure si mostrava - quelle rare volte
- particolarmente inquisitorio!
“Fuori
due. Ritenta e sarai più fortunato!”
L’ispettore
rimase un po’ punzecchiato da quella battuta. Non capiva se il figlio volesse
semplicemente scherzare o se invece non gradisse confidarsi con lui!
Allargò
le braccia: “Mi arrendo, allora: chi è? Sempre che tu me lo voglia dire…!”
Il
giovane ebbe allora una punta di rimorso per la diffidenza inconscia provata
verso il genitore. Con un sorriso forzato (stavolta sì dovuto all’imbarazzo) si
decise a soddisfare la sua curiosità: “Beh… si tratta di… di Lisa Haneoka. Sai,
quella compagna alla quale davo spesso ripetizioni di matematica e…”
“Aaah…
sì, sì! Mi ricordo di averla vista, una volta. Però, hai davvero del buon gusto!
Buon sangue non mente… eh, eh!”
“Sì,
va beh…!”
“E
poi… un momento: non è anche quella che ti ha ospitato a casa sua, quella notte
del temporale?!”
Blackie
Wolfe segnalò un leggero rimescolio dei succhi gastrici… Alan sperava proprio
che il padre si fosse scordato di quell’episodio!
“Beh…
in effetti sì!” confermò, dopo un po’ di esitazione.
“Senti,
senti” l’ispettore Asuka si lisciò delicatamente i suoi baffetti alla Errol
Flynn “ma allora è una cosa seria!”
“E
dagli, col terzo grado” sbuffò, stizzito, Marlowe “ma lo sa che adesso non è in
servizio, quel benedetto uomo?!”
“Deformazione
professionale, credo!” commentò Tim Murdock.
“Curiosità
morbosa, dico io!”
“E
meno male che la curiosità era femmina!” ribatté nuovamente l’assistente,
alludendo alla battuta che il suo capo aveva fatto pronunciare ad Alan per
“smontare” - invano - l’intraprendente Sayaka Shinomya.[2]
“Uff,
che stress!!” si sfogò il responsabile della Neuro.
Conscio
di non poter nascondere la cosa ancora per molto, il bravo figliolo si rassegnò
a confessare: “Sì… credo proprio di sì!”
“Ah,
sia ringraziato il cielo!” esclamò l’ispettore. Al che, il ragazzo fece una
smorfia e rimpallò: “Adesso non montarti la testa, papà… e, per favore, non
venirmi fuori col desiderio di avere presto dei nipotini e…”
Heiji
rise di gusto: “Non preoccuparti, non c’è nessuna fretta. E poi il mio sollievo
deriva da ben altro!”
“Di
che stai parlando…?” si informò Alan, corrugando la fronte.
“Beh,
vedi… durante tutto il tempo in cui hai dato la caccia a Saint Tail, ho sempre
temuto che tu… sì, insomma… ti potessi innamorare di lei e che…”
Alan
tagliò corto con un gesto della mano: “…e che, per tale motivo, non riuscissi a
catturarla… lo, so, lo so!” bofonchiò pensando che, dopotutto, suo padre
sarebbe andato sicuramente d’accordo con una nuora come Rina Takamya!
Ma
il padre scosse la testa, sorridendo: “Adesso sei tu fuori di strada, figliolo:
il motivo non è questo!”
“Ah…
e allora di che si tratta?” Alan sbirciò l’orologio, impaziente di varcare la
soglia di casa per sottrarsi a quell’interrogatorio, stringente quanto
imprevisto.
“Se
proprio lo vuoi sapere… temevo che… potesse succederti la stessa cosa che una
volta è successa a me!”
La
mano del ragazzo si bloccò sulla maniglia del portone. Rassegnato all’idea che
avrebbe dovuto correre come un fulmine per non giungere in ritardo, non volle tuttavia
rimanere con quel dubbio: “Perché, papà? A te cos’era successo…?”
Stavolta
fu Heiji che esitò: “Possiamo anche parlarne in un altro momento: non vorrei
farti fare tardi al tuo primo appuntamento!”
“Allora
potevi tenere la bocca chiusa. Ora parla!”
Non
badando volutamente a quel tono irrispettoso, l’ispettore si mise le mani in
tasca e fissò decisamente il figlio: “Tu lo sai che… diversi anni fa ero stato
incaricato di arrestare la famosa ladra Lucifer, vero?”
Di
fronte a questo contropiede alla Fabio Cannavaro,[3] Alan
deglutì.
“Sì…
lo so…!” rispose, in un soffio.
Già,
lui lo sapeva bene… e non era forse quello uno dei motivi che a suo tempo lo
avevano spinto ad accettare la sfida con Seya, di cui peraltro ignorava il
rapporto di parentela con la precedente “collega” inseguita dal padre?
“E
allora?” lo incalzò “Non mi dirai che te n’eri innamorato anche tu…?!”
“Anche…?” chiese il padre, con la massima
attenzione.
L’ago
del galvanometro adrenalinico, tuttora privo del vetro protettivo frantumatosi
in precedenza, sbatté per l’ennesima volta sul fermo del fondo scala.
*Finirà
bene per rompersi, quell’affare…!* si disse Murdock.
“No,
dicevo…” Wolfe fece eseguire una deglutizione “…dicevo per semplice ipotesi!”
specificò, gesticolando.
“Beh,
in effetti non te l’avevo mai detto” disse il padre, accendendosi una sigaretta
con nonchalance “ma, dal momento che stai diventando un uomo… è forse giusto
che ti metta al corrente” tornò quindi a fissarlo “la risposta è sì: me n’ero
innamorato!”
“Tale
padre, tale figlio” commentò Marlowe, con il capo appoggiato sulle palme delle mani
“come aveva detto, prima? Buon sangue non
mente!”
“Se
non altro, non potrà rimproverare ad Alan la sua… debolezza, signore!”
“Già…
forse aveva ragione quel reporter da strapazzo, dopotutto: siamo proprio nati
con la camicia!”
A
questo punto, quasi dimentico di avere un appuntamento (il più preoccupato di
questo era ovviamente Parker, per via delle possibili ed energiche reazioni di
Haneoka) il figlio dell’ispettore incrociò le braccia e appoggiò la schiena alla
porta di casa.
“Toglimi
una curiosità, papà…” disse, con un sorriso lievemente beffardo “…se tu fossi
riuscito a catturare Lucifer, pur essendone innamorato… che avresti fatto di
lei?”
Heiji
Asuka (o Asuka Sr., se vogliamo chiamarlo così)[4]
soffiò lentamente il fumo dalla bocca e tornò a guardare la sua progenie con
espressione decisamente malinconica: “Intendi chiedermi se l’avrei arrestata?”
“Proprio
quello!”
L’ispettore
parve riflettere, lasciando vagare lo sguardo per un istante: “No, non credo
che sarei riuscito a farlo! Ed è per questo che…”
“Che…?”
“…che
rinunciai all’incarico di inseguirla, quando mi resi conto che il mio interesse
per quella donna stava diventando qualcosa di… incompatibile con la professione
che amavo e alla quale non intendevo rinunciare!”
Il
giovane deglutì ancora…
“Hai
mai… saputo chi fosse…?” domandò poi.
Heiji
lo fissò di nuovo e scosse la testa: “No. Stavo quasi per riuscirci, credo… ma
forse non ho voluto… perché allora, tu capisci, avrei dovuto arrestarla per
forza, se tenevo un minimo al mio onore di detective” il suo rampollo impallidì
paurosamente, ma suo padre parve non farvi caso “perciò ho preferito dare un
bel taglio netto… e lasciare che le nostre strade si dividessero
definitivamente!”
Alan
tornò faticosamente a deglutire. Sapeva esattamente cos’avrebbe voluto
chiedergli ora, ma il panico dell’incertezza lo tratteneva.
“Forza,
Marlowe, non esiti” lo esortò il Coordinatore Harper “il nostro amico non potrà
affrontare l’incontro con la nostra amica, attanagliato da un dubbio del genere!”
Il
capo della Neuro annuì, tergendosi il sudore dalla fronte e procedette.
“Senti,
papà…”
“Sì…?”
“Mentre
inseguivi la ladra Lucifer… tu eri… innamorato anche di… qualcun’altra…?”
Il
padre l’osservò di sottecchi per un momento, poi andò a spegnere la sigaretta
sul portacenere dello scrittoio che arredava il vestibolo della casa.
“Sì
e no!” rispose.
“E
questo che significa…?” chiese Alan, perplesso.
“Beh…
a quel tempo conoscevo effettivamente una ragazza… una mia ex-compagna di università.
Eravamo stati molto amici… cioè, io la consideravo solo un’amica - anche se,
effettivamente, mi piaceva molto - mentre lei provava per me qualcosa di più!
Infatti mi chiese di metterci insieme e io… beh, accettai. Ma quando terminammo
gli studi ed entrai alla scuola di polizia, mentre lei iniziava a fare
l’insegnante, i nostri impegni finirono con l’allontanarci. E poi, quando
entrai in servizio… non so… forse, inconsciamente, la scoraggiai!”
“E
perché?” chiese il figlio, esitando.
“Perché,
anche se non l’amavo quanto lei, non volevo si mettesse con un uomo che avrebbe
anche potuto perdere per i rischi della sua professione. E poi… beh, ci fu la
storia di Lucifer…”
Il
povero Alan era combattuto dal desiderio di fermare suo padre, in contrasto con
la volontà di apprendere tutto ciò che poteva fargli sapere. Alla fine prevalse
quest’ultima e lo incalzò: “Allora, quando… la storia con Lucifer è terminata…
cos’hai fatto…?”
“Forse
lo hai già capito, ragazzo mio” gli disse l’ispettore, con un sorriso dolceamaro
“ho finito per tornare da lei… dalla mia compagna di studi. Abbiamo ripreso a frequentarci,
ci siamo innamorati… cioè, anch’io mi sono finalmente innamorato di lei… e
poi…”
“Poi…?”
chiese il ragazzino, dopo altre due deglutizioni di Wolfe, mentre Marlowe
faceva il possibile per limitare i tremiti che lo scuotevano.
“…poi
ci siamo sposati. E, dopo sei mesi, se nato tu!” concluse suo padre,
sorridendogli amabilmente.
Alan
chiuse e riaprì due o tre volte gli occhi: “Ma… ma allora lei era…”
“Sì,
figliolo: era la donna che ti ha messo al mondo… e che, purtroppo, abbiamo
perso dodici anni fa…!” Heiji Asuka fece qualche passo per avvicinarsi al
figlio e gli posò una mano sulla spalla “Per questo sono contento di vederti
sicuro dei tuoi sentimenti. E se accetti un consiglio da amico… da uomo a uomo,
insomma… stai attento a non commettere il mio stesso errore nell’inseguire un
sogno impossibile, magari generato da una semplice infatuazione!”
“Ma
papà, io…”
“Insomma,
se sei veramente sicuro che quella sia la ragazza giusta, per te… non perdere
altro tempo e prenditela! Nel dovuto modo, s’intende!” terminò lanciandogli
un’occhiata significativa.
“Nel dovuto modo…?” disse il capo della
sezione Genetica “Che cacchio avrà voluto dire?!”
“Spadeee…!!!”
lo riprese l’Organic Coordinator.
Alan
era rimasto ammutolito. Avrebbe voluto ribattere che, per lui, il “sogno
impossibile” si era invece avverato… che la ragazza che andava ad incontrare
quella sera era effettivamente la stessa che aveva inseguito per anni senza
successo e della quale aveva infine scoperto la vera identità, constatando che
si trattava proprio di quella stessa persona che, se al contrario si fosse
rivelata un’entità differente, sarebbe rimasta sicuramente la rivale più
pericolosa della sua sospirata anima gemella dalla lunga coda di cavallo![5]
Ma
quello non era proprio il momento… anche perché non sarebbe stato particolarmente
simpatico sbandierare la maggior fortuna che aveva goduto rispetto a suo padre!
Si
limitò quindi ad abbracciarlo con trasporto: “Grazie, papà… grazie di tutto!”
“Non
c’è di che, figlio mio. Adesso vai, però… altrimenti saranno guai con la tua fidanzata!”
Fidanzata?! Alan sussultò. Possibile che le conclusioni
dell’ispettore fossero già arrivate a questo punto?
“Hai…
hai ragione! Bene, allora vado!” disse infine, aprendo finalmente la porta.
“Bene,
figliolo: vai e colpisci: il tuo vecchio fa il tifo per te!”
“Grazie
ancora, papà… di cuore!”
“E…
abbi giudizio, mi raccomando!” concluse Asuka Sr., alzando bonariamente un dito
ammonitore.
“Questa
è per lei, Spade!” disse A1.
Piccato,
il focoso responsabile della Genetica, fu incapace di accusare il colpo: “Se
lei intende modificare le sue disposizioni” ribatté, sarcastico “non ha che da
dirmelo, signore!”
“Non
si scaldi, amico” rispose il capo, più pacatamente “basta che intervenga solo
quando proprio sarà il momento!”
“Ora
come ora, la questione è nelle mani di Chandler, non
certo nelle mie!”
“Non
mi dica quello che so già… Sensitiva, in che stato si presentano le
riparazioni?” si informò allora.
“Siamo
quasi a buon punto, signore” rispose il capo-sezione “stimo ancora tre o
quattro ore!”
Harper
fece un rapido calcolo e sospirò: “Neanche interpretassimo la favola di Cenerentola.
All’incontrario, però…!”[6]
[1]In riferimento alla Fiamme del
destino (by Lord Martiya).
lan
camminava di buon passo verso la villetta degli Haneoka, mostrando tutti i
sintomi del giovane innamorato al primo appuntamento: pelle d’oca, brividi
lungo la schiena, sudori freddi e farfalle nello stomaco.
A
onor del vero, tali sintomi non derivavano precisamente dall’ansia del
programma serale, bensì dal precedente colloquio poco prima intercorso col suo
“austero” genitore…
*Ma
perché l’ho spinto a parlare? Non potevo restarmene zitto, accidenti a me e
alla mia testa di cavolo?!*
James
Watson accusò il colpo. Lapalissianamente, quella severa autocritica altro non
era che un’accusa di Marlowe diretta a lui!
*Come
cavolo gli è saltato in testa di dirmi che si era innamorato della Ladra Lucifer
e che poi l’ha lasciata perdere per incompatibilità
professionale?! Certe volte non capisco se mio padre ci fa o ci è…! Bel
modo di far sapere al proprio figlio che sua madre è stata, in realtà, una
seconda scelta!*
A
quell’ultimo pensiero gli tremarono le gambe e dovette fermarsi per tergersi la
fronte sudata, dopo essersi aggrappato a un lampione.
Una
domanda piuttosto bizzarra si era insinuata nella sua mente (non è dato sapere
se la responsabilità di ciò ricadesse più sull’Emotiva o sulla Cerebrale): cosa
sarebbe successo se l’ispettore Asuka avesse operato una scelta meno… razionale? Insomma, se suo padre avesse
deciso di dare ascolto ai suoi soli sentimenti e si fosse messo con la donna
che era stato incaricato di arrestare, lui, Asuka Jr., sarebbe forse nato da…
In
Centrale Operativa ci fu uno scossone piuttosto forte e quasi nessuno riuscì a
rimanere in equilibrio!
“Che
cavolo ci combina, Kirby?!” gridò adirato A1, nel comunicatore.
“Chiedo
venia, signore” rispose il capo della Motoria “ma se la Neuro mi toglie quasi
tutta la corrente nervosa, io come ce lo tengo in piedi, il ragazzino?!”
Lew
Harper soffiò. Rip Kirby aveva ragione.
“Marlowe,
Watson” comunicò “vedete di farlo smettere con questi inopportuni… esercizi
mentali!” (evitò di proposito il sinonimo volgare).
“Facciamo
il possibile” rispose Marlowe “ma col sistema di selezione ancora in
disservizio non è facile indirizzarlo al meglio!”
*Che
bella serata che si prospetta!* si disse Harper, accusando anch’egli un
discreto brividone.
“Ci
penso io, capo” intervenne il responsabile della Genetica “mi è venuta un’idea!”
Benché
quell’affermazione non gli suonasse proprio benissimo, A1 rispose: “D’accordo,
signor Spade… ma badi bene a quello che fa!!”
“Si
fidi di me!”
Dopo
qualche secondo, accompagnato da un lungo respiro, Alan si era rilassato.
“Ma
che sciocchezza vado a pensare?!” si disse a voce alta “Ogni individuo deriva
dalla precisa unione di due gameti distinti! Se mio padre mi avesse fatto con
un’altra donna, io non sarei io: sarei qualcun altro!”
*O
qualcun’altra…!* stava per venirgli in mente anche questo scabroso pensiero, ma
il suo capo emotivo riuscì a bloccarglielo in tempo.
Restava
comunque il fatto che sua madre non era stata il primo amore di suo padre, in
quanto i suoi genitori si erano innamorati reciprocamente solo dopo che avevano
ripreso a frequentarsi, in seguito alla rinuncia dell’ispettore a continuare
nell’inseguimento della misteriosa Ladra Lucifer!
La
cosa gli dispiaceva un po’, nei riguardi della sua povera mamma… come
anzidetto, la ricordava pochissimo, ma in modo sufficiente per avere ancora davanti
l’immagine di una persona dolcissima che manifestava continuamente il suo
grandissimo affetto sia al figlioletto che all’allora giovane marito.
“Una
seconda scelta… tsk!!” borbottò.
Poi
si riboccò di colpo…
“Aridagli…!!”
imprecò A1 “E adesso cosa c’è, ancora?!”
Stavolta
Alan era rimasto quasi impietrito. Un altro pensiero “scomodo” o meglio una
rivelazione, gli era apparsa subitanea nel suo tormentato cervello: suo padre
aveva infine scelto la seconda donna
che gli interessava di più… certo, bisognava vedere se il suo sentimento per
quella ladra fosse stato corrisposto (come probabilmente non era) o magari si fosse
trattato - come lui stesso aveva lasciato intendere - di una semplice infatuazione.[1] Ciò però
non cambiava la sostanza delle cose: suo padre aveva optato infine per la
soluzione più comoda!
E
che diamine! Ma lui, suo figlio, non era stato lì lì per fare esattamente la stessa cosa, quando aveva
cominciato a guardare Lisa con occhi diversi e si era - nemmeno tanto
lentamente - avvicinato a lei?! D’accordo che in realtà non era così, in quanto
Lisa e Seya erano la medesima persona, ma questo lui lo ignorava quando già s’era
reso conto di essere al vertice di un triangolo che si sarebbe poi scoperto solo
virtuale!
E
non era presunzione: il nostro giovanotto lo aveva capito che anche Haneoka
teneva a lui in modo particolare. Anche se adesso era lecito chiedersi se la giovane
studentessa amasse il suo compagno di classe in quanto tale o lo amasse come
Seya, inseguita dal suo investigatore
preferito!
Non
che la questione avesse soverchia importanza[2] e sicuramente
ne aveva meno di quella reciproca: Alan Daiki Asuka amava Lisa Haneoka in
quanto tale o in quanto (ex) Ladra Saint Tail?
*È
vero che si tratta della stessa persona* meditò, riprendendo a camminare *ma io
non lo sapevo, fino a una settimana fa… quindi c’è poco da fare: è Seya, il mio
primo amore!*
Seya. La ladra Saint Tail. La misteriosa codina che gli aveva fatto bruciare
migliaia di calorie e consumato ettolitri di adrenalina; che gli aveva procurato
tante frustrazioni, ma anche altrettanti batticuori, perché non c’era stato nessun
suo saluto beffardo che non fosse stato accompagnato da un affettuoso bacio
aereo! E sempre, a voce o per iscritto, era poi arrivata l’immancabile
preghiera Continua a inseguirmi sempre!
o, meglio ancora Non rinunciare mai a
prendermi!
Ecco
il punto: lui era stato lì lì per rinunciare, cercando in Lisa quello che
vedeva in Seya e mettendo la sua ladra
in secondo piano. Aveva quasi abbandonato la sua fantastica avversaria, colei
che lo aveva reso felice, che l’aveva aiutato a smascherare tanti subdoli
furfanti, che gli aveva più volte salvato la vita.
No…
al di là di quello che poteva esserci stato fra la ladra Lucifer e l’ispettore
Heiji Asuka, non era affatto giusto imitare suo padre e quindi “tradire” Seya
per Lisa. Non era giusto per “nessuna delle due”!
“Sì”
si disse infine stringendo il pugno “se ho avuto la forza di scegliere fra Seya
e Rina e poi fra Seya e Sayaka… ebbene avrò anche il coraggio di scegliere fra
Seya e Lisa!”
Raddrizzò
la schiena, si tirò i lembi della giacca nuova e mosse nuovamente con passo
deciso verso l’ormai prossima dimora della sua “promessa”.
“Forza,
Alan” esclamò “senza paura: andiamo fino in fondo…!”
Nella
Centrale del Controllo Emotivo, Gus Chandler alzò la testa dall’apparato che
stava esaminando in quel momento e si avvicinò al comunicatore intersezionale: “Hai
sentito cos’ha detto, Sammy? Non sei contento?!”
“Non
cianciare, lavora” gli rispose di rimando il responsabile della Genetica
“altrimenti non andremo proprio da nessuna parte!”
L’altro
fece una risatina e tornò ad operare sul componente che stava sostituendo.
***
“Porca
miseria, Philip: ti sbrighi a ridurmi questa corrente del cavolo?!” protestò il
capo della Motoria.
“Secondo
te, cosa starei cercando di fare, razza di fesso?! Battere a scacchi il mio
collega della Cerebrale…?”
“Non
credo proprio” rispose quest’ultimo “anche perché sarebbe tempo sprecato!”
“E
allora datevi da fare, se volete che riesca a suonare questo dannato campanello.
E, già che ci siete, fate qualcosa anche per le gambe: lo sto tenendo su collo
sputo!”
Finalmente
i due addetti succitati riuscirono a ripristinare un decente equilibro fra le emozioni
che turbinavano nel corpo del giovanotto e Kirby ebbe finalmente modo di
premere il pulsante sopra la targhetta che riportava la scritta “Famiglia
Haneoka”.
Trascorsero
alcuni secondi lunghi come secoli… poi la porta si aprì e apparve la sua
“accompagnatrice”, agghindata con un completo comprendente una gonna marrone
chiaro, una camicetta verde oliva con maniche a sbuffo, un fiocco a righine
azzurre sulla scollatura, calze di seta nere e due graziosi stivaletti dello
stesso colore della camicetta. Indossava inoltre due bellissimi orecchini di
cristallo azzurro (in tono con il fiocco sul davanti) e la sua pelle emanava un
soave profumo molto… beh, diciamo… raffinato!
“Misericordia”
sussurrò Chandler, osservando il responso degli analizzatori olfattivi “nientemeno
che Trappola d’Amore n° 6: uno dei
più micidiali!!”
*Non
vorrà mica fare sul serio, proprio questa sera...?!* si chiese Marlowe,
abbastanza preoccupato.
“Ciao,
Alan…!!”
“Ciao,
Lisa…! Sei… sei molto carina, sai?”
“Grazie…
anche tu, davvero!” rispose la fanciulla, alludendo al suo vestito nuovo (uno
spezzato di foggia scozzese). Era insolito anche per lei vederlo senza il suo
severo look da “agente delle tasse”!
“Que…
questi sono… per te!” aggiunse lui, porgendole il mazzo di fiori che aveva
acquistato poco prima. Essendo alle prime armi in faccende del genere, si era
saggiamente fidato del giudizio professionale della gentile fioraia e aveva
fatto più che bene, dal momento che, nello stato d’animo che lo aveva pervaso
dopo essere uscito di casa e grazie alla sua inesperienza, avrebbe rischiato
addirittura di presentarsi con delle ortiche!
“Sono
bellissime, Alan… sei un tesoro!!” esclamò invece Lisa, contemplando quelle
bellissime orchidee. Poi si avvicinò per baciarlo sulla guancia e, così
facendo, gli provocò un vero e proprio shock! Non per il bacio, si capisce, ma
per la vista della sua acconciatura che non aveva notato, vista di fronte.
“Ha
la coda!! S’è fatta la coda” gridò il capo della Neuro, agitatissimo. Si volse
verso il Coordinatore: “ha visto, signore? La coda…!!”
“Ho
visto” rispose A1 con le mani dietro la schiena, ostentando una calma maggiore
di quanto non sentisse “ciò significa qualcosa di preciso, secondo lei?”
domandò poi al subordinato, fissandolo attentamente.
“Qualcosa
di molto preciso, signore: vuole
conquistarlo come Saint Tail!”
Lew
Harper sospirò lentamente: “Beh, dopotutto è quello che lui voleva, no?
Dovrebbe esserne contento!”
“Infatti
lo è, signore: lo vede bene” rimarcò, indicando il contatore del C.R. che era
arrivato alla quota di 1396 “ma la questione è un’altra… e, se prima avevo dei
dubbi, ora non ce li ho più!”
“Allude
forse al fatto che…”
“Alludo
al fatto che quando Seya vuole qualcosa, se la prende!!”
Suo
malgrado, il direttore della “Ripro”, chiamato a rapporto poco prima dal
Coordinatore, fu scosso da un forte brivido…
“Cosa
le prende, Spade?” gli chiese A1, ironicamente “Si sente male…?”
Questi,
punto sul vivo, s’irrigidì sull’attenti e batté i tacchi: “Nossignore, signore!
Tutto a posto, signore!”
“Mi
fa piacere… e mi auguro che lo sia anche la sua Sezione!”
“Il
check-up è stato completato questo pomeriggio: tutti gli apparati in ordine e
pronti all’impiego!”
“Bene”
rispose A1, tornando a sospirare “e voi, Marlowe?”
Anche
il capo-sezione emotivo si mise sull’attenti: “Siamo pronti anche noi, signore:
qualunque cosa, succeda, sapremo essere all’altezza della situazione. Glielo
prometto!”
“Ottimo”
Harper volse infine uno sguardo panoramico alla camera di controllo, ancora
parzialmente ingombra degli apparati facenti parte del sistema di selezione dei
segnali memo/percettivi “a quanto pare siamo nelle sue mani, Gus… quanto vi
occorrerà, ancora?”
“Tre
ore circa, signore. Dandoci dentro!”
“E
allora, coraggio. Dal canto nostro, noi cercheremo di tenerla a bada il più
possibile…!”
***
“Era
ora che ti decidessi a presentarcelo…!” disse la signora Eimi quando arrivò in
salotto per incontrare i due, rivolgendo al ragazzo un tenero sorriso piuttosto
materno…
Il
giovane investigatore accusò un discreto rimescolio nel sangue. Per la prima
volta guardava bene in viso la madre della sua ex-avversaria (nonché incognita
ex-avversaria di suo padre) e non poteva evitare di rimanere colpito dalla
straordinaria rassomiglianza con la ragazza dei suoi sogni, anche se la
bellezza della signora non era esattamente uguale, ma era più… come dire… profonda,
intensa!
Il
povero Marlowe si affrettò ad abbassare di parecchio la sensibilità
dell’elaboratore emotivo, onde impedire che cominciasse inopportunamente a
ticchettare, quando il capofamiglia fece “fortuitamente” capolino alle spalle
della moglie, esclamando: “Ah… ecco qui, finalmente, il nostro famoso ragazzo
prodigio…!”
Pure
occupato prevalentemente nella riparazione del sistema selettivo, il
“poliedrico” Gus Chandler poté notare in quelle parole una soffusa dose di sia
pur benevola ironia, che fece agitare per l’ennesima volta quel disgraziato
misuratore di adrenalina.[3]
Blackie
Wolfe dovette, come al solito, agire sul comando delle deglutizioni.
“Signor
Haneoka…!” disse il giovanotto, porgendo la mano.
“Alan…!”
borbottò il padrone di casa, stringendogliela vigorosamente.[4]
“Capo…”
Marlowe si era rivolto, nervoso, ad A1 “…ora che gli diciamo…?”
“Beh,
qualcosa di consono… per ingraziarcelo un po’, direi!”
“Sono…
molto felice di… conoscerla!” disse quindi il ragazzo a Genichiro.
“Mai
quanto me” ribatté quest’ultimo “sono lusingato che il miglior amico di mia
figlia sia un giovanotto di così grande talento!”
Alan
arrossì: “Gra… grazie! Lei è veramente molto gentile!”
“Non
c’è di che… e così, tu sei proprio il figlio di Heiji Asuka?”
“Sì,
signore!”
“E
come sta il nostro bravo ispettore? Sempre in gamba, eh…?”
“Beh…
se la cava, signore!” rispose l’altro, in tono asciutto.
C’era
qualcosa di strano dietro a quel sorriso (per fortuna Chandler era troppo occupato
per poterlo esaminare attentamente): “Non mancherò, signora!”
“Eh,
già… è proprio un gran brav’uomo, il nostro ispettore. Un vero difensore della legge: tenace,
accanito…”
“Caro”
lo interruppe la consorte, dandogli una gomitata secca nella schiena “forse
fanno tardi!”
“Ah,
ma certo…! Bene, bene” borbottò il marito, a malincuore “andate pure, allora!”
“Sì,
andate” ribadì la signora, strizzando l’occhiolino a Lisa, in risposta al suo
sincero sguardo di gratitudine filiale “e divertitevi!”
“Fate
attenzione, però, eh…?” si raccomandò il padre, che aveva storto un
sopracciglio all’ultima parola della moglie “E non fate troppo tardi, mi raccomando!”
“Dai,
papà” sbottò Lisa “non siamo più dei bambini…!”
“Appunt…”
stava per rimpallare Genichiro. Ma Eimi lo bloccò in tempo con un’altra
gomitata.
“Stai
tranquillo, tesoro: la nostra Lisa è in buone mani. Vero…?”
Punto
sul vivo, il ragazzo annuì allo sguardo fiducioso ma, nel contempo,
raccomandevole della signora: “Si fidino di me: la riporterò a casa prima delle
undici!”
“D’accordo,
Alan” rispose Eimi, tornando a sorridergli “buona serata!”
“Grazie,
mamma… noi andiamo” la ragazza afferrò velocemente il berretto e la borsetta,
colorate in tono col vestito e trascinò letteralmente per la manica il suo accompagnatore
fuori dalla porta.
***
“Da
questa parte, signorino: le abbiamo riservato il tavolo migliore!” disse
ossequiosamente il maître.
“Grazie.
Vieni, cara!” rispose Alan conducendo la sua graziosissima accompagnatrice.
Dopo
averli fatti accomodare e dopo avere preso le ordinazioni, il capo-cameriere
s’inchinò e tornò verso le cucine. Il sommelier, che lo accompagnava, stappò lo
Champagne, riempì i due calici, poi si inchinò anche lui, prima di ritirarsi.
“Come
mai sei così nervoso?” domandò Lisa al suo cavaliere, notando che quest’ultimo
continuava ad allontanare e ad avvicinare continuamente le posate alle
stoviglie.
“Nervoso?
Chi, io…?! Ma no!!” ribatté lui, cercando invano di darsi un tono.
“Alan…!”
lo rimproverò lei, rivolgendogli un sorriso dolcemente materno, del tutto
uguale a quelli che gli aveva rivolto la signora Eimi. Il detective sospirò,
rassegnato: a quella femmina non si poteva nascondere assolutamente nulla![5]
“Va
bene, hai ragione… in effetti credo di esserlo unpo’!”
“E
come mai?” domandò lei, posando graziosamente il capo sulla palma della mano
destra, mentre continuava a sorridergli.
Approfittando
del fatto che si trovava seduto, Dick Tracy riuscì ad abbassargli la pressione
quel tanto da non farlo arrossire eccessivamente.
“Beh,
sai… dopotutto è la prima volta che porto una ragazza fuori. Non sono abituato,
a certe cose!”
“Solo
questo…?”
Alan
deglutì (l’assistente della Metabolica non ne poteva più di azionare
continuamente la leva apposita) facendo del suo meglio per non annegare
completamente in quegli stupendi occhioni celesti, che luccicavano alla luce
soffusa delle candele, prima accese dal cameriere.
“Beh,
no! Vedi, anche prima… coi tuoi… forse non ero ancora del tutto preparato!”
“Oh…!”
fece Lisa, abbassando lo sguardo e lasciando che la sua fronte si coprisse col
suo ciuffo castano. Alan sussultò: aveva lo stesso identico aspetto assunto
tutte quelle volte che le era stato di fronte come Seya, attenta a non rivelare
la sua identità (e meno male che stavolta il fiocco che le teneva i capelli era
verde, anziché nero)!
“Ti
capisco” aggiunse poi “e mi dispiace se ti sei sentito in imbarazzo!”
“Ma
no, figurati… non preoccuparti per questo!”
“Comunque…
penso ci sia dell’altro che ti inquieta. Mi sbaglio?”
Adesso
aveva intrecciato le mani, appoggiandovi il mento e lo guardava con aria di
profonda complicità. Lui si sentì piacevolmente rasserenato.
“Non
ti sbagli!” rispose, in un soffio.
“E
allora…?” insistette lei, sempre sussurrando.
Alan
si indicò la nuca: “Come mai hai messo la…”
La
ragazza gli rivolse un sorriso appena percettibile: “Perché… avevo
l’impressione che preferissi stare con lei, questa sera!”
Lui
corrugò le sopracciglia: “Non capisco: ti avevo pur detto che sarebbe stato
meglio se avessimo comunicato come Lisa e Alan!”[6]
“È
vero che lo hai detto. Però, quando mi hai visto, prima… ti si sono illuminati
gli occhi dalla gioia!”
“Cavolo…!!”
esclamò Marlowe.
“C’era
da aspettarselo” commentò Chandler mentre supervisionava il rimontaggio di un
pannello protettivo “con la Sensitiva di Seducy non si scherza!”
“Cretinate”
bofonchiò Watson, dal canto suo “il guaio è che quel minchione non impara e non
imparerà mai!”
“Buono,
Watson. Buono…!” lo ammonì il Coordinatore.
Sulle
prime, Alan non seppe che rispondere e tenne gli occhi leggermente bassi. Poi
mormorò: “Forse… forse hai ragione tu…!” si riscosse “Lisa, io…”
La
giovane donna scosse lentamente la testa, accentuando il suo dolcissimo
sorriso: “No, amore: va bene così!”
“Ma…”
Lei
lo bloccò ponendogli un dito sulle labbra: “È lei che ti ha conquistato… è lei
che ti ha ridato il sorriso. Perciò è giusto che questa sera la dividi con lei.
D’accordo?”
Alan
rimase un po’ soprappensiero, prima di ritrovarsi ad annuire: “Se… se lo dici
tu… d’accordo” portò allora la sua attenzione ai due calici spumeggianti e levò
il proprio “beh, allora… cin cin… Seya!”
“Cin
cin, Alan!”
I
calici tintinnarono dolcemente.
“Alla
sfida più bella della mia vita” aggiunse il detective, rialzando il bicchiere
“alla mia meravigliosa avversaria!”
“Al
mio fantastico segugio” rispose la ladra, imitandolo “anzi, al mio eroe!”
Bevvero.
Forse fu anche colpa dell’alcool… ma, dopo pochi istanti, assunsero entrambi il
colorito di un pomodoro maturo!
“Miseriaccia,
Dick: la pressione…!!” imprecò Marlowe.
“Si
consoli, capo” intervenne Murdock “la signorina non è più pallida di lui:
guardi piuttosto il livello del C.R.!”
Il
contatore stava arrivando in quel momento a 1438 punti…
“Non
male. Ma ne restano ancora 352 per raggiungere la biondina!”
“E
allora andiamo avanti, signore!”
Il
capo della Neuro lanciò uno sguardo obliquo al suo fido coadiutore, poi gli
mollò una pacca sulla spalla: “Hai ragione: avanti tutta!”
Nel
frattempo erano arrivati i primi e i due, come per un tacito accordo, si misero
silenziosamente a mangiare.
“Buona?”
chiese lei, dopo un po’, tanto per rompere il silenzio.
“Sì,
molto!” rispose lui.
Trascorse
qualche altro minuto…
“Che
silenzio” disse ancora Lisa (anzi, Seya) “sembra che non abbiamo più niente da dirci!”
“O
che non sappiamo da dove cominciare!” rispose Alan.
“Già…
e pensare che avevo tanto desiderato questo momento… un incontro dopo la verità, voglio dire. Poterti
parlare senza nascondere più niente, a cuore aperto! E adesso che lo posso
fare… non so più che cosa dire! Non è buffo?”
“Può
darsi” sospirò il ragazzo “ti confesso che è così anche per me…! Ma forse
dipende dal fatto che ormai ci siamo già detti tutto. Non a parole, magari… ma
con lo sguardo e con il cuore, certamente sì!”
Un
telepatico brivido scosse contemporaneamente le membra di Philip Marlowe e di
Virginia Breed.
“Penso
tu abbia ragione!” ribatté Seya, riprendendo a mangiare, mentre Alan la fissava
in silenzio.
“Ti
sta divinamente quella coda…!” dichiarò il ragazzo, dopo un po’.
Lei
trasalì e lo guardò, perdendosi nei suoi occhi, pressoché incantati. Abbozzò un
sorrisoe replicò: “Come se fosse la
prima volta che la vedi!”
“Mi
sono chiesto spesso il perché di quell’acconciatura!”
“Beh,
era comoda durante il mio… lavoro!”
“Uhm…
così lunga? Mah…!”
“Poi
sapevo che ti piaceva” aggiunse allora lei, maliziosamente “no…?”
“Eufemisticamente
sì. In realtà, ne ero come ipnotizzato!”
L’ex-antagonista
tornò a sorridergli, per poi farsi leggermente seria: “Sai? Quelle volte che
riuscivi ad arrivarmi molto vicino mentre mi rincorrevi, avevo sempre una certa
paura che me l’agguantassi!”
Lui
scosse la testa: “Non avrei mai potuto farlo!”
Ancora
uno sguardo malizioso: “Ma non volevi catturarmi a tutti i costi?”
“Non
così, però!”
“E
allora come…?”
In
quella domanda c’era sicuramente lo zampino di Calamity Trapps, con l’ausilio
dell’ineffabile Serena Seducy che lanciò verso il povero detective una valanga
di ferormoni.
Il
suo malcapitato omologo, che stava effettuando una sorta di pre-collaudo “in
loop”[7] del
circuito di filtraggio, si beccò una scarica tale che avrebbe impressionato
persino l’equipe di Moroboshi!
“Ti
venisse un accidente, Serena” sbottò Chandler, incavolato “meno male che avevo
i guanti…!!”
“Mi
chiedo cosa ci aspetterà, quando avremo finito!” domandò, preoccupato Peter
Finch, uno dei suoi migliori assistenti.
“Zitto
e lavora!” lo redarguì il capo.
Alan
guardò perplesso la sua “codina” e scosse ancora la testa: “Mah… ora come ora,
non saprei...!”
“Lei
lo sa, capo?” non seppe resistere a chiederlo un assistente della sezione più
inferiore.
Ma
Spade non parve divertirsi: “Ridi, ridi…! Se l’amico Gus non riesce a ridarci
l’alimentazione in tempo, vedrai che razza di smacco: sarà peggio di tutti
quelli che la codina ci ha rifilato, messi insieme…!”
L’assistente
rabbrividì.
“Non
lo sai eh?” chiese con immutata malizia la fanciulla, una volta che i camerieri
ebbero portato i secondi.
“Deglutire!”
ordinò ancora una volta Wolfe.
Imprecando,
il suo povero assistente mise ancora mano alla leva linguale!
Conscio
di dover dire qualcosa, il “nostro” farfugliò la prima frase che gli venne in
mente: “Beh… penso in un modo piacev… insomma, simpatico…!”
“Depressione,
Dick!” comunicò Marlowe, osservando il suo galvanometro.
*Speriamo
che non scivoli sotto il tavolo!* si disse il responsabile cardiaco.
Lisa
sospirò, concentrandosi sul suo piatto: “Quello che so io… è che avevo una
paura folle che, prima o poi, tu riuscissi a prendermi davvero!”
“Credevo
che, in fondo, lo volessi…!” ribatté Alan
“Sì,
ma avevo troppa paura della tua : se tu mi avessi odiato, avrei finito di
vivere…!”
Colpito
da quelle parole, il detective sospirò, riflettendo.
“Non
ti nascondo che, quando ho scoperto la tua vera identità, una certa rabbia,
all’inizio, l’ho provata! Ma, per fortuna, le circostanze mi hanno dato il
tempo di pensare, prima di rivederti… e così ho potuto comprendere le tue
ragioni!”
Seya
si terse una lacrima furtiva: “Ti sarò sempre grata per questo, Alan!”
“Come
difensore della legge non ti approvo, bada” l’avvertì, alzando la forchetta “ma,
come amante della giustizia, ti capisco!”
Lei
sospirò: “Non sempre la legge difende la giustizia, tesoro!”
“Purtroppo
e così!” replicò lui, versandosi da bere.
“Tutti
quegli oggetti che ho sottratto non appartenevano ai loro possessori”
insistette la ragazza “ma a persone buone e deboli che erano state raggirate!”
“È
vero” replicò lui, in tono conciliante “tutti gli oggetti… con una eccezione, però…!”
concluse, ammiccando.
Seya
sbarrò gli occhi: “E quale?”
“Uno
ce n’era che apparteneva - legittimamente - al suo possessore. Ma tu l’hai
rubato lo stesso!” spiegò il detective, con noncuranza.
“Ma
di cosa stai parlando…?!”
“Di
questo qui!” rispose lui puntandoci il manico della posata.
Dopo
un attimo di smarrimento, l’adorabile ladruncola capì che il suo cacciatore non
intendeva affatto riferirsi alla cravatta… e comprese. Ma Virginia Breed non si
fece cogliere impreparata: “Hai ragione, caro! Ma cerca di capire: tu non
volevi darlo a nessuna…”
Quella
risposta, pronunciata con un tono di voce dolcissimo, lo lasciò completamente
spiazzato. Ma l’ex-ladra non aveva ancora finito…
“…e
sarebbe stato un vero peccato lasciare nel suo freddo involucro un prezioso cuoricino
come quello!”
“Hai…”
altra ennesima deglutizione “…hai sempre ragione tu, eh…?!”
“Lo
spero… e poi non pensavo di essere così freddo!”
“Vedrai
che non lo sarai più, tesoro…!” dichiarò Seya, alzandosi in piedi.
E
così, una di fronte all’altro, favoriti dalle ridotte dimensioni del tavolino,
i due piccioncini si scambiarono un bacio talmente dolce da garantire un
incremento del livello relazionale di ben 190 punti, tale da farlo arrivare alla
quota di 1628.
***
“C’è
un’arietta deliziosa” disse Lisa, all’improvviso “non trovi?”
“Davvero!”
rispose Alan, tranquillamente.
Il
silenzio tornò a calare fra i due, interrotto solamente dal cantare dei grilli
che popolavano le aiuole del giardino D. Terminata la cena, avevano passeggiato
a braccetto per diversi isolati della cittadina, fin tanto che i loro passi li
avevano (inconsciamente?) condotti nel luogo dove, una certa sera, era svanito
l’incubo per il giovane detective di avere, per tutto quel tempo, dato la
caccia a un travestito![8]
Un
po’ per la stanchezza della camminata, un po’ per altri motivi, avevano deciso
di mutuo accordo di riposarsi su una panchina, la quale stava praticamente di
fronte a quell’orologio sopra il quale si era appollaiata Saint Tail quando gli
aveva - con somma gratitudine di Sammy Spade - svelato l’arcano.
Dopo
un bel po’, la ragazza si rassegnò ad essere lei a rompere il ghiaccio per
l’ennesima volta. Era sempre così che andava la faccenda: lasciatisi ormai
definitivamente alle spalle i loro famosi litigi, ogni volta che si trovavano
insieme, il ragazzo aveva sempre bisogno di essere sollecitato, per poi
dimostrarsi un loquace, arguto e piacevole interlocutore… salvo ammutolirsi, se
la conversazione doveva interrompersi, una volta che potevano riprenderla. L’ex-ladra
non aveva ancora capito a cosa attribuire questo strano fenomeno: alla
timidezza, alla riservatezza o a qualche cosa d’altro?
“Alan…?”
“Sì…?”
si scosse quest’ultimo, interrompendo le sue osservazioni astronomiche.
Un
sorriso beato gli arrivò fin quasi agli angoli della bocca: “Felicissimo! E tu…?”
Lei
volse a sua volta lo sguardo verso il cielo stellato: “Anch’io… quasi!”
Alan
corrugò le sopracciglia: “Quasi…?!
Perché…?”
Non
ricevendo risposta, mise una mano sulla sua, rimanendo stupito da quanto era
calda.
“Lisa,
c’è qualcosa che non va…?”
Lei
si volse a guardarlo, mostrandogli un sorriso malinconico. Poi disse: “Rina mi
ha raccontato cos’è successo, stamattina!”
Blackie
Wolfe osservò con sgomento la zona di prelievo nutrizionale prosciugarsi quasi
completamente.
“MA
PORCA D’UNA VACCACCIA DI QUELLA SOZZA…!!!” imprecò Marlowe, non riuscendo a
impedirsi di dare un calcio alla sua consueta signorilità.
“E
ti pareva!!” commentò beffardamente Watson “Non c’è niente da fare: le femmine,
rivali o no, si coalizzeranno sempre contro i maschi!”
“Mentre
il contrario non avverrà mai” aggiunse Murdock “tanti auguri al sesso forte!”
“E
coglione!” concluse Spade.
“Da…
COFF… COFF… davvero??!”
“Davvero.
Non ha omesso nessun particolare!”
“Pure…!”
commentò, sgomento, Harper.
“Meno
male che questo ci fa gioco” intervenne Marlowe “guardate il contatore: questo
scherzo è costato a Rina 100 punti. Ora è a 1690!”
“Già,
ma noi quanti ne avremo persi, dentro Lisa?” si domandò A1.
“Forse
non molti, signore” rispose il coadiutore di Chandler “guardi i suoi occhi: non
sembra particolarmente arrabbiata!”
“Caro
Finch, è proprio quando una donna non
sembra particolarmente arrabbiata che io
mi preoccupo…!”
Ma,
a quanto pare, Finch aveva ragione, perché Lisa mantenne sempre un’espressione abbastanza
serena e Alan ne approfittò per intervenire, dopo aver fatto un’abbondante
provvista di ossigeno: “Beh… allora, se ti ha detto proprio tutto… dovresti anche sapere che…”
“…che
ti sei ritirato. Sì, lo so!” gli confermò, con un sorriso.
Sentendosi
pesare una ventina di chili in meno, Alan rimise fuori tutta l’aria che aveva
introitato prima.
“Che
dire?” aggiunse lei “Sei stato un vero gentiluomo! Immagino che pochi altri ci sarebbero
riusciti…!”[10]
“Ordinaria
amministrazione, piccola!” si gasò Spade, alquanto inopportunamente.
“Abbi
almeno il pudore di startene zitto, ipocrita” lo contestò Marlowe “perché
guarda che se non era per me…”
“State
calmi” li riprese A1 “Marlowe, badi bene a quello che gli fa dire, adesso!”
“Sissignore…!”
Dopo
essersi allentato la cravatta, Alan rimase a grattarsi la tempia per un lasso
di tempo considerevolmente lungo. Poi mormorò: “Non nego di volerle ancora
abbastanza bene, tutto sommato. Però tu…”
“So
anche questo” lo interruppe Lisa, prendendogli anche lei la mano “me lo ha
detto lei stessa!”
Il
ragazzo rimase interdetto: “Ah…!” esclamò, poi “E cos’altro ti ha detto…?”
“Che
ti vuole bene” rispose, accarezzandogli una guancia “e io le credo. Adesso le credo! E sai? Anch’io gliene
voglio!”
“Mi
fa molto piacere” sorrise “è bello che diventiate amiche” altro sospirone “beh,
allora è tutto a posto, no…?”
Mai
come in quella circostanza, per tutti i membri interni dell’organismo umano
maschile di Alan Daiki Asuka, i secondi sembrarono delle ore… e,
malauguratamente, la risposta che ricevette la Sensitiva non fu esattamente
quella auspicata…
“No…!”
Il
povero Philip Marlowe si lasciò cadere disfatto sulla sua console di lavoro:
“Virginia, Virginia” mugolò “tu mi farai impazzire…!!”
Dopo
qualche altro momento, impiegato a tentare di connettere le idee, il
malcapitato detective balbettò: “N… no? Come no…?!”
La
fanciulla gli puntò addosso i suoi occhi color del mare, senza più l’ombra di
un sorriso sulle labbra (la signora Breed ebbe però l’accortezza di non
mollargli la mano, giusto per evitare di far crollare definitivamente il suo
povero collega).
“Cosa
c’è fra te e Sayaka…?”
“Eccoci…!”
imprecò Lew Harper, rassegnato.
“Oh,
no: non di nuovo…!!” piagnucolò invece il povero Wolfe, osservando il
misuratore di saliva abbassarsi ancora una volta.
Ormai
decisamente stanco, Marlowe si lasciò tentare da una mossa piuttosto ingenua…
“Su,
Lisa…” disse Alan cercando di assumere, con un tenero sorriso, la maschera
della perfetta innocenza “…perché rovinare questa bella serata?”
Ma
era decisamente stupido, per il capo della Neuro, credere che la sua omologa
saintelliana gliel’avrebbe fratta passare liscia così… sempre che ci avesse
creduto davvero!
“E
allora rispondimi…!” rimpallò infatti Lisa, mettendogli le mani sulle spalle. Capita
l’antifona, il giovanotto annuì, ritornando discretamente serio.
“Non
c’è niente fra me e Sa… la
Shinomya” le rispose “certo, so di piacerle… molto… ma…”
“Ma
lei non ti piace? È questo che vuoi dire?”
“Non…
non esattamente” Kirby gli allentò ancora di più il nodo e gli slacciò il
colletto della camicia “per… per piacermi, mi piace. Ma da qui a…”
“Lo
sai perché ti ha ringraziato, quella volta? Lo sai perché voleva perdere quel velo?”
Alan
tornò a sospirare, mentre litri di sudore colavano dalla fronte del povero
Marlowe, prontamente asciugati dal suo fido assistente.
“Sì,
oral’ho capito. Quello che invece capisco
un po’ meno, è perché glielo abbia rubato
tu…!”
“Perché
era la cosa più giusta da fare. Anche se… spesso si soffre, a fare la cosa
giusta!”
“Già…
ne so qualcosa anch’io…!”
Lentamente,
il detective le mise il braccio attorno alla spalla e l’attirò a sé… lei accusò
un leggero tremito, ma poi chiuse gli occhi e si abbandono completamente con la
testa appoggiata al suo petto.
“Sei
una persona meravigliosa… Seya” puntualizzò, accarezzandole dolcemente la famosa
coda (a Rip Kirby fece uno strano effetto poterla finalmente toccare) “e credimi,
sono veramente fiero di te!”
Alla
ragazza scappò un singhiozzo: “Ti amo, Alan…!”
“E
allora dovresti fidarti!”
“Certo
che… sniff… mi fido… sniff… ma… ho avuto sempre tanta paura di perderti… sniff…
e ce l’ho ancora… sniff… è più forte di me…!”
“Non
devi più avere paura, Lisa… guardami negli occhi…” lei lo fece e lui continuò
“…io non ho la benché minima intenzione… di corrispondere ai sentimenti di
nessuna… di nessuna donna che non sia tu!”
Lei
emise un altro leggero singhiozzo. Poi esclamò: “Baciami…!”
Anche
se la sezione Genetica non lo poteva ricevere, la dolcezza di quel bacio
“completo” fu tale da portare il C.R. di Lisa/Seya alla quota di 1863 punti! E,
ovviamente, nell’istante in cui i due punteggi s’incrociarono, il livello della
Takamya, in virtù del blocco di preferenza relazionale, venne automaticamente
ridimensionato al valore di 1290.
E così,
finalmente, dopo sette lunghissimi giorni dalla fatale realizzazione dell’Ipotesi Zero, la mitica “coda sacra” si
ritrovava nuovamente in testa!
[1]E, aggiungerebbe il sottoscritto, bisogna anche vedere
se la ladra Lucifer (ovvero Eimi Hiwatari in Haneoka) si fosse mai accorta che
Asuka Senior la stava inseguendo! Ma purtroppo la cara Megumi Tachikawa non è
qui per raccontarcelo… la tirchia!
[2]Non ne aveva nemmeno pochissima, in verità: non è
bellissimo essere amati da qualcuno proprio perché si è ciò che si vuole essere
(un detective, nel caso di Alan)?
[3]Terrei a precisare che Genichiro Haneoka non mi è
affatto antipatico (provo anzi una certa comprensione per lui: non dev’essere
facile tenere a bada due donne come quelle che si trova in casa!), tuttavia mi diverte
fargli interpretare la parte del padre geloso!
[4]Vi ricordate quel vecchio spot sui “Sofficini” Findus con la ragazza che presentava il moroso ai genitori? Uguale!
[10]Chiunque abbia invece letto I’s”, di Masakazu Katsura, sa bene che un certo signor Ichitaka
Seto aveva dimostrato ben più forza di volontà nei confronti di una certa Izumi
Isozaki… e senza fortuite “interruzioni di corrente”!
hilip
Marlowe, direttore della Neuro asukiana, sedeva a gambe incrociate sulla sua poltroncina,
tenendo la guancia appoggiata al pugno e il gomito appoggiato al ginocchio. Lo
sguardo era naturalmente puntato sul display dei livelli relazionali…
“A quanto pare ce l’abbiamo fatta, signore…!”
mormorò timidamente Tim Murdock, quasi avesse paura di distrarre il superiore
dalle sue riflessioni.
Costui
meditò ancora qualche istante, prima di assentire: “Sembrerebbe proprio così…!”
“Lei
stimava che, per essere definitivamente scelta, il C.R. di Haneoka avrebbe
dovuto raggiungere almeno i 1740 punti. Beh, li ha superati di gran lunga!”
“Già…!”
Pos.
Subject
C.R. Pts.
Zone
Notice
1
LISA HANEOKA/SEYA
A.K.A SAINT TAIL Ï
1863
LOVE
official
2
Rina
takamya
1290
LOVE
official
3
Sayaka
shinomya
963
AFFECTION
official
4
Sara
mimori
294
SYMPATHY
official
5
Kyoko
mizuki
208
SYMPATHY
official
6
Ryoko
komori
75
SYMPATHY
official
7
MARA
MIMORI
48
CONSIDERATION
official
Current
Update
page 1 by
1
Di
spalle rispetto a lui, Murdock scosse la testa, perplesso di non vederlo
praticamente esultare: “Signore…”
“Sì…?”
chiese l’altro, senza staccare ancora lo sguardo dal display.
“Mi
chiedevo… ora che lo scopo è raggiunto, non sarà più necessario giungere alla
condizione C. Dico bene…?”
Marlowe
si girò e guardò il suo subalterno con aria professorale: “Vi giungeremo quando
sarà il momento più opportuno. E, quando succederà, quei due faranno l’amore,
non solo sesso…!”
L’arguto
assistente fissò il capo-sezione: “É a questo che voleva arrivare?” domandò.
L’altro
intrecciò le mani sul grembo: “La tua perspicacia ti fa onore!” sorrise.
“Ecco…
temo che questo, al signor Spade non piacerà…!”
Marlowe
emise un ghigno di compiacimento: “Io credo invece che il nostro addetto alla
riproduzione mi stia ringraziando nelle sue preghiere. Sappi, mio caro
figliolo, che il timore femminile del primo rapporto - per quanto manifesto - è
quasi irrilevante in confronto
all’ansia maschile da prestazione… soprattutto di fronte alle acque chete. A1
non aveva tutti i torti, dopotutto…!”[1]
“Bah,
quanti paroloni per esprimere il sollievo di non doverla più portare a letto!”
I
due neurologi si voltarono di scatto e Marlowe sbottò, irritato: “Ti sbagliassi
mai di bussare, tu, cafone matricolato… oh…!! Mi scusi, signor Harper…!” sussultò
infine scorgendo A1, assieme a Gus Chandler, dietro il capo della Cerebrale.
“Niente,
niente, caro Phil” sorrise il capo, bonariamente “in effetti, stando a ciò che
vedo su quel monitor, le nostre preoccupazioni sarebbero finite. Vittoria su
tutta la linea, direi!”
“Diciamo
di sì” rispose il responsabile emotivo, lisciandosi il mento “almeno non
considerando i propositi di miss velo da
sposa!”
“Oh,
bah” ribatté il Coordinatore, con noncuranza “con uno scarto di 900 punti, io
non mi preoccuperei. Senza contare che siamo… ehm… protetti dal blocco
relazionale operato a suo tempo dalle nostre intraprendenti colleghe!”
“Anche
questo è vero” ammise Marlowe, tornando a guardare il display “cavolo, che
questa fottuta settimana sia davvero finita? Non riesco a crederci…!” esclamò,
stendendo le gambe e rilassando il dorso sullo schienale.
“Attento
con questi epiteti” ribatté Watson, scuotendo un dito ammonitore “la serata non
è affatto conclusa!”
“Che
ora è, a proposito?” si riscosse Harper.
“Le
undici e un quarto, signore!” rispose il capo della Cerebrale.
“Caspita:
sarà bene riaccompagnare a casa la controparte, altrimenti il mago Silvan si
arrabbierà!”[2]
“E
noi, signore? Dobbiamo continuare?” si informò Chandler.
“A
che punto eravate?”
Il
capo della Sensitiva si terse enfaticamente il sudore: “Purtroppo abbiamo
incontrato più complicazioni del previsto, ma ormai le abbiamo superate. Certo,
ne avremo ancora per un’altra oretta, almeno… mi dispiace!”
“Allora
basta così” rispose A1, battendogli una mano sulla spalla “per oggi avete
lavorato abbastanza. Elogi per me i suoi tecnici e li mandi senz’altro a
riposare!”
“Bene,
signore” l’altro emise un sospirone di gratitudine “e grazie!”
“Grazie
a lei, signor Chandler: siete stati magnifici!”
“Anche
da parte mia, Gus” intervenne Marlowe “e scusami davvero per ciò che ho
fatto…!”
Il
collega gli sorrise: “Non biasimarti, amico: al tuo posto avrei agito come te.
Se Alan e Rina avessero consumato un rapporto C, adesso sarebbero sicuramente
fidanzati!”
“Lo
credo bene: con un fratello come Kai Hiwatari a farle da padrino! Brrr… che
rischio abbiamo corso…!!” commentò Marlowe.
“D’accordo,
non pensiamoci più” tagliò corto A1 “riportiamo miss Haneoka a casa, rientriamo
anche noi e mettiamo a nanna il detective: presumo ne avrà bisogno!”
***
In
quel preciso istante, Lana Orion - ovvero LS1 - Coordinatrice organica di Lisa
Haneoka alias Seya (pure nota col nome di battaglia di Saint Tail) stava
consultandosi con le altre due componenti della sua Triade Decisionale: la
responsabile della Neuro Virginia Breed e quella della Cerebrale Rebecca Lange.
“Bene,
signore: quale giudizio potete esprimere sull’attuale sviluppo della
situazione? A lei, Rebecca!”
“Dunque…
il signorino mi sembra molto ben intenzionato: ho qui i dati della mia collega
Seducy: sguardo limpido, gesti tutto sommato tranquilli, tono della voce
discretamente convincente… onde cerebrali dall’andamento abbastanza canonico…
sì, ritengo che la nostra assistita abbia raggiunto l’obiettivo!”
“Vale
a dire?”
“Che
il nostro detective abbia scelto lei, intendevo!”
“Virginia…?”
“Io
non ne sono ancora del tutto sicura, signora” la direttrice della Neuro scosse
la testa “dopotutto la sta già riaccompagnando a casa e ancora non ha fatto
nessun cenno alla questione!”
“Forse
vuole dirglielo al momento del commiato!” azzardò Rebecca.
“Aaah,
non lo so! Secondo me, quel farfallone ha tuttora qualche riserva!”
“Farfallone?! Ma dai…!” esclamò la
direttrice cerebrale, bonariamente.
“Di’
un po’, ma non hai visto che si è fatto intortare da tutte le sue spasimanti?
Hai per caso dimenticato che con Rina ha diviso addirittura il letto??!! Per
poco che continuasse questa storia, avrebbe messo gli occhi anche su Kyoko o su
Ryoko, ne sono sicura!! E Sayaka…?! No, no: qui ci vuole la terapia d’urto, ci
vuole!”
“Quindi,
secondo lei, è ancora il caso di procedere con l’Opzione Zero…?” le chiese LS1.
“Eccome!”
rispose, più che convinta, la responsabile emotiva.
“È
un grosso rischio, Virgy” disse Rebecca “lo sai com’è pudico: se la prende male
e le toglie la stima, per Lisa sarà un colpo durissimo!”
“Non
andrà così: quel tipo ha troppo bisogno di un rapporto vero con una persona
dell’altro sesso: ce l’ha scritto in faccia a caratteri cubitali!”
“Non
è che gliel’hai fatto scrivere tu, da Rosanna[3], col
pennarello?” ridacchiò Rebecca, al pensiero di quanto era successo dopo il
furto del velo da sposa.
“Spiritosa!
Lei che ne dice, signora…?”
“Sono
abbastanza propensa a crederle, miss Breed… ma che facciamo se si blocca o la
respinge per l’imbarazzo?”
“Non
ci riuscirà” Virginia scosse la testa, sorridendo “Serena mi ha garantito di
essere in grado di saturare completamente le difese di Gus Chandler!”
“Eppure
con Rina sono riusciti a fermarlo!” le fece notare la Lange.
“Intanto
le nostre essenze seduttive non sono quelle della Takamya” puntualizzò l’altra
con un ghigno, sicura del fatto suo “e poi non è affatto detto che la mossa che
hanno eseguito per mantenerlo illibato possa funzionare anche contro di noi!
Non so cos’abbiano fatto, stamattina… ma qualcosa mi dice che non potranno
ripeterlo una seconda volta!”
“E
va bene” si decise infine Lana Orion, anche per spossatezza “allora facciamo
così: se, quando arriviamo a casa, Alan Asuka ci dichiarerà ufficialmente la
sua preferenza, bene… in caso contrario, procederemo con l’Opzione Zero! D’accordo?”
“Sì,
signora!” risposero in coro le altre due.
***
Quando
il nostro sbirro “rubacuori” varcò la porta di casa, erano già le undici e quarantotto.
Alan credeva che suo padre fosse già a letto, mentre invece se lo ritrovò
proprio all’ingresso, intento a infilarsi la solita giacca color fumo di Londra
e con in bocca l’eterna sigaretta…
“Papà”
esclamò “che ci fai ancora alzato?”
“Sto
andando in centrale!”
“È
successo qualcosa…?”
“Nulla,
per ora. Sono solo di turno. Non te lo avevo detto?”
“Non
mi sembra. Sei di turno per due week-end di fila?!”
“Beh,
un mio collega mi ha chiesto di sostituirlo perché sua moglie sta poco bene,
così ci siamo scambiati il turno di riposo. Piuttosto, a te com’è andata…?”
La
lancetta dell’emobarometro denunciò l’istantaneo arrossamento…
“Io…?
Be… bene, direi!”
“Davvero?
Mi fa molto piacere! A quando i confetti?”
“Piantala…!
Siamo stati solo fuori a cena!”
“Una
cena lunga, eh?”
Alan
sbuffò: “Va bene: dopo abbiamo fatto una passeggiatina fino al parco!”
“Ma
insomma, vi siete messi insieme o no?” insistette l’ispettore, più curioso di
una comare.
Il
figliolo eseguì una seconda espirazione prolungata, poi tagliò corto: “Al
novanta per cento, sì[4]… e
adesso vai, che fai tardi!”
“Uh,
come siamo riservati… va bene, va bene: me ne vado!”
“Bravo.
Io me ne vado a letto, invece. Buonanotte!”
“Notte…
e sogni d’oro… eh, eh…!”
Scocciato,
Alan sbatté la porta alle spalle del genitore. Poi andò in cucina per bersi un
bicchier d’acqua e salì nella sua camera. Si spogliò più in fretta che poteva,
indossò il pigiama, fece una veloce tappa in bagno e s’infilò nel letto. Dopo
avere sprimacciato il cuscino, spense la luce e si abbandonò in braccio a
Morfeo, con un dolce sorriso sulle labbra…
***
“Centrale
Operativa a tutte le sezioni” comunicò A1 “predisporsi per il primo stadio del
sonno. Cardiaca: abbassare pressione e frequenza ai livelli stabiliti!”
“Abbassati!”
rispose Dick Tracy.
“Sensitiva:
diminuire percezione del 30 per cento!”
“Fatto!”
annunciò Gus Chandler.
“Metabolica:
attivare i circuiti di ricarica cellulare!”
“Attivati!”
disse Blackie Wolfe.
“Immunitaria:
disporre il controllo virale standard!”
“Disposto!”
confermò Eddy Parker.
“Motoria:
settare la routine di spostamento automatico!”
“Settata!”
rispose Rip Kirby.
“Cerebrale,
Neuro e Genetica: cessare completamente ogni attività” concluse il Coordinatore
“voglio un sonno profondo per un recupero completo!”
“Ricevuto!”
riposero James Watson e Philip Marlowe.
“Nel
nostro caso, la raccomandazione è del tutto superflua, signore…!” polemizzò
invece il capo dell’ultima sezione.
“Mi
perdoni la dimenticanza, signor Spade” ribatté il Coordinatore, alzando le
spalle “bene, signori: la giornata è stata piena, ma fruttuosa. Ci siamo più
che guadagnati un adeguato riposo rigeneratore… buona notte!”
Le
lancette fluorescenti della sveglia sul comodino segnavano le undici e
cinquantasette…
***
Esattamente
cinque minuti dopo lo scoccare della mezzanotte, il silenzio della camera di
Alan (ormai al secondo stadio del sonno) venne turbato da un leggerissimo
sfrigolio… era una punta di diamante che tagliava il vetro della finestra.
Subito dopo, detto rumore venne seguito da un cigolio altrettanto lieve… era
l’anta della finestra che si apriva. Di seguito, il cigolio lasciò il posto a
un tonfo ovattato… quest’ultima manifestazione acustica fu sufficiente ad
attraversare la ridotta soglia di percezione disposta dal Coordinatore e Peter
Finch, di guarda al controllo sensitivo, alzò, come da normativa, la
sensibilità sul livello di “pre-allerta”.
Quando
poi i sensori tattili delle estremità inferiori registrarono una leggera
sollecitazione meccanica, Finch fu costretto a riportare la sensibilità sul
“risveglio”.
“Mmm…!!”
mugugnò il detective, così bruscamente strappato al sonno del giusto.
“Alan…
svegliati, su… adorabile piedipiatti…!!”
Il
sunnominato borbottò ancora qualcosa e finalmente sussultò: “Cosa… che c’è…??”
Gus
Chandler, accorso prontamente dal suo alloggio, dispose alla Motoria di alzare
le palpebre, cosicché gli occhi di Alan poterono registrare, nella penombra
della stanza, una sagoma fin troppo conosciuta (il fiocco in cima alla testa
lasciava pochi dubbi, in proposito).
“Non…
non sarà un’immagine onirica…?!” chiese Marlowe, speranzoso.
“Ahimè,
temo di no” rispose Chandler “l’organismo è già completamente sveglio!”
“Signor
Kirby, accenda la luce!” ordinò A1.
Il
braccio di Alan si stese tremante verso l’interruttore dell’abat-jour e la
conseguente dissipazione delle tenebre provocò la fine tante volte annunciata a
quel famoso adrenalometro: la lancetta si spezzò e il quadrante andò in
frantumi!
“Se…
se… Seya…!!!”
“Buonasera,
tesoro…!” rispose l’ospite inattesa avvicinandosi al letto di Alan con passo
sinuoso e vellutato, mantenendo sempre lo sguardo nascosto da quella birichina
frangetta…
“Ma
cosa… cosa ci fai, qui…?? Che dia…”
“Scusa
se ti ho disturbato… ma avevo dimenticato di darti un messaggio importante!”
“Un
mess... messaggio…?” balbettò il ragazzo “Qua… quale messaggio…?”
“Ecco
qua…!” rispose la ladra, lanciandogli, con la scura mano guantata uno dei suoi
biglietti di preavviso.
Solo
dopo un goffo e imbarazzante smanacciare (non solo perché svolazzava di qua e
di là, ma anche perché Kirby era ancora mezzo addormentato), il povero Alan
riuscì ad acchiapparlo. Poi, dopo un certo titubare e ormai mezzo fradicio di
sudore, riuscì ad obbligarsi a leggerlo…
“Al mio amato e dolcissimo
investigatore.
Ti annuncio che stasera,
poco dopo la Mezzanotte,
verrò a prendermi il tesoro più prezioso che ho desiderato dal momento in cui
rubai il tuo dolcissimo cuore: te !
La tua
adorata Seya”
Lasciandosi
sfuggire il cartoncino dalle dita, non certo più in grado di trattenerlo, gli
occhi di Alan si rialzarono… giusto per vedere che la sua sempiterna
avversaria, dopo essersi sfilata guanti e papillon, era montata sul letto e
stava gattonando verso di lui, con uno sguardo da perfetta predatrice!
Un
tonfo sordo venne percepito, tramite il canale intersezionale, attraverso tutto
l’organismo. Il disgraziato Coordinatore di quest’ultimo credette dapprima che
Philip Marlowe fosse, nuovamente e logicamente, venuto meno; ma si disingannò
subito quando lo vide ancora in piedi, seppure notevolmente sconvolto: no, la
“fottuta settimana” (per usare un termine veramente appropriato) non era ancora
del tutto finita…
…e
comunque, a svenire era stato Sam Spade…!
[1]Vedi il fondamentale cap. 12 (Le
Quattro Opzioni), che considero il migliore dell’intera storia.
[2]Il “mago Silvan” sarebbe ovviamente il signor Haneoka!
[4]Dal che si comprende come la notifica ufficiale sulla
scelta definitiva fra le tre pretendenti “reali” (Lisa/Seya, Rina e Sayaka) non
fosse ancora stata fatta pervenire alla sezione di Virginia Breed. Per cui…
Capitolo 37 *** Fra le grinfie della Coda Sacra ***
Capitolo 37: Fra le grinfie della Coda Sacra
Capitolo 37: Fra le grinfie della Coda
Sacra
L
a
fanciulla dalla lunga coda di cavallo alzò le ignude mani a stringere
dolcemente le guance del suo ultimo obiettivo. A quel contatto epidermico, i
quadranti della Sensitiva cominciarono frenetici a tergicristallare, mentre
impazzava la luminaria delle spie.
Prima
ancora che il “povero” tutore della legge cominciasse a capirci qualcosa, il
morbidissimo tocco delle labbra di Saint Tail fece saltare i vetri a un paio di
galvanometri, mentre qualche lampadina si bruciava immediatamente, emettendo uno
sfrigolio sinistro…
“Misericordia…”
mormorò Gus Chandler, dopo un rapido controllo “…questa essenza… non mi
sbaglio: è proprio Arrenditi n° 1! E
deve averci fatto il bagno!!”
“Bisognerebbe
denunciare la Takarada Parfumes Co, per tutte le porcherie che mette in
vendita!” inveì immancabilmente James Watson.
“Attivazione
immediata degli shunter, Gus!”[1]
ordinò A1.
“Sissignore!”
il capo-sezione si avvicinò ai pulsanti di controllo “Però… non so se basterà. Mio
Dio: il livello ferormonico è altissimo…!!”
Mentre
il contatore del Coefficiente Relazionale frullava verso quota 1900, un fiotto
di adrenalina proveniente dagli apparati di Marlowe riempì di brividi tutto il
corpo, la cui temperatura interna si alzò di parecchi gradi, quando il
detective si accorse che, mentre la mano sinistra di Seya gli teneva la faccia
premuta contro la sua, la destra gli stava slacciando i bottoni del pigiama…
“Li…
Lis… Lisa…?!” balbettò.
“Chi
è questa Lisa?” sussurrò la sua ladra, fra un bacio e l’altro “Io sono Seya!”
“Ss…
ssì, mm… mma… che ss… sstai ff…”
“Nulla
di sbagliato, tesoro” rispose, con voce tanto lieve quanto carica di sensualità
“mi prendo soltanto ciò che è mio…!” poi, slacciato l’ultimo bottone, gli aprì
la camicia e cominciò a dargli tanti leggeri bacini sul petto…
“Santi
numi” esclamò Phil Marlowe, sempre più livido in viso “questa qui fa sul
serio…!!”
“Credo
proprio di sì” convenne A1, a denti stretti “al diavolo!! Che gli è saltato in
mente a quella manica di pazze, là dentro?!”
“Le
avances delle rivali devono averle spaventate” diagnosticò Tim Murdock “così
avranno perso la testa!”
“Mentre
noi perderemo la faccia” si fece sentire, sempre attraverso il comunicatore, la
voce sconvolta di Sammy Spade, ripresosi, ma non del tutto “io lo sapevo che
andava a finire così! LO SAPEVO…!!!”
Chandler
cercava disperatamente di mantenere il controllo della situazione, ma invano:
quanti più shunter riusciva ad azionare, tanti ne risaltavano inesorabilmente. E
la situazione non migliorò di certo allorché la codina si sfilò rapida lo scuro
gilet per poi aprire, subito dopo, la bianca camicetta sottostante…
“Deglutizione…!!”
gridò Wolfe, dopo aver visto prosciugarsi del tutto la saliva nell’interfaccia
di prelievo nutrizionale.[2]
“Guardate
che roba” esclamò sempre Watson, sdegnato “non porta neanche il reggiseno,
quella sgualdrina!”
In
realtà, questo particolare non rivelava nessuna mossa tattica: più
semplicemente, il corpetto del costume di Seya era rigido quanto bastava per evitarle
di dover indossare l’indumento intimo, a tutto vantaggio della scioltezza che
le serviva nei movimenti. Ad ogni modo, la visione che si presentò davanti al
giovane detective, fu la cosa più bella che avesse mai visto da quindici anni a
questa parte.
“Ss…
Se… Seya…!!” mormorò, deglutendo.
“Sì,
amore?” replicò lei, stendendosi dolcemente sul ragazzo. Anche della camicia
(priva di maniche) se n’era liberata in un istante. Il secondo contatto
epidermico - quello “front to front”, per intenderci - fu devastante, non tanto
per gli apparati di Chandler, quanto per quelli di Marlowe, i quali, col
cross-over fuori uso, dovevano assorbire tutti
i segnali percettivi emessi dall’intraprendente pulzella; segnali,
oltretutto, che la diabolica Serena Seducy, aveva opportunamente amplificato!
“Signor
Harper” avvertì l’omologo di quest’ultima “stiamo subendo un attacco
terribile!! Non sono in grado di limitare gli impulsi in maniera sufficiente:
fra meno di un minuto la
Cerebrale perderà tutto il discernimento!”
“Ah,
no…!!! Questo mai e poi mai” dichiarò Watson, scandalizzato, precipitandosi sul
comunicatore “Centrale a Motoria: tagliamo la corda, presto…!”
“Non
fare l’idiota” intervenne Marlowe “vuoi che lei pensi di avere a che fare con
un moccioso codardo? Non hai un po’ d’orgoglio?!”
“Al
diavolo l’orgoglio” Spade rispose al suo posto, dalla Genetica “meglio sembrare
codardi che apparire impotenti! Via di qua, Kirby: a tutta birra!”
“Fermi
tutti!! SILENZIO…!!!” urlò imperioso A1, richiamando all’ordine i suoi terrorizzati
subalterni “Guai a chi perde la testa, chiaro?! Abbiamo affrontato emergenze
peggiori di questa[3] e ne usciremo anche stavolta,
se manteniamo la calma. Chandler…”
“Comandi!”
“Quanto tempo vi serviva, ancora, per ripristinare il cross-over?”
Il
responsabile della Sensitiva allargò sconsolato le braccia: “Meno di un’ora… ma
in condizioni normali: riattivare il
sistema sotto carico è una faccenda estremamente delicata… per non parlare dei
rischi congiunti!”
“Sono
tali da pregiudicare l’incolumità dell’organismo?”
“Non
proprio, ma… insomma, se riaprissimo il canale con la Genetica, proprio
mentre…” Chandler si terse il sudore dalla fronte “…voglio dire, durante la
ricezione di segnali così forti… Spade non potrebbe… temo che gli INBY non
sarebbero sufficienti per evitare…”
“Basta,
ho capito…!” lo interruppe il Coordinatore, asciugandosi a sua volta. Si voltò
verso il capo della Neuro: “Phil, cosa mi consiglia di fare?”
Il
malcapitato si grattò la testa, poi si premette le dita sulle tempie, cercando
disperatamente di raccogliere le idee. Ma ogni partito che stava per proporre
gli sembrava più folle del precedente. Alla fine scosse la testa:
“Rimandiamo…!”
“Come?”
chiese A1, perplesso.
“Dobbiamo
cercare di farla desistere!”
“Ma…”
“Mi creda, signore: non c’è altra soluzione!”
Il
Coordinatore del “piccolo detective” fissò intensamente il suo subordinato. Poi
spostò lo sguardo verso il display della percezione visiva… l’ex preda,
trasformata in cacciatrice, era a cavalcioni sul corpo del suo assistito, lo
scoperto e fiero busto prominente su di lui, che non riusciva - a dispetto dei
titanici sforzi della Motoria - a schiodare le pupille da quegli arguti e rosei
capezzoli.
Già
sbarazzatasi anche della minigonna color fucsia, la ragazza si stava ora
togliendo le calze, dopo essersi sfilata gli stivali. Due gambe perfette,
corredati da deliziosi e stuzzicanti piedini da fata, contribuirono a intaccare
paurosamente le ormai precarie riserve di adrenalina su cui poteva contare la Neuro.
Il
cacciatore, trasformato in preda, sentiva i muscoli come paralizzati. Rimaneva
lì, col tronco appena sollevato sui gomiti, la fronte popolata da innumerevoli
gelide goccioline e gli occhi scuri completamente spalancati.
Con
ormai solamente indosso lo scuro fiocchetto sul capo e le candide mutandine
intorno alla vitina da vespa, l’intrepida Seya rivolse al suo amato il sorriso
più accattivante che mai potesse esprimere, tanto che Chandler non poté fare a
meno di ammirare “professionalmente” l’ottimo lavoro della sua omologa
saintelliana e quasi si rammaricò per lei che la sua fatica si rivelasse
(almeno quella sera) completamente inutile!
“Alan…”
A quel nuovo, dolce sussurro, Wolfe dovette deglutire quattro volte per
consentire al ragazzo di rispondere: “Ss… sì…?”
La
ladra si appoggiò con le mani sul materasso, portando il viso a pochi
centimetri dal suo. Il suo profumo era irresistibile. Scariche preoccupanti,
seguite da nuvolette di fumo, sprizzavano incessantemente dai pannelli
sensitivi, oramai roventi. In quelle circostanze, pensare di riprendere la
riparazione dell’impianto selettivo era del tutto assurdo.
“Io…
ti piaccio…?”
Istintivamente,
Alan annuì con la testa, mentre la voce gli scaturiva, piuttosto roca, dalla
gola arida: “Ec… come…!”
Posandogli
le mani sulle spalle, lei gli fece adagiare la testa sul cuscino.
“E…
mi vuoi…?”
Alan
strizzò gli occhi e deglutì, mentre il povero Spade imprecava contro la
malasorte.
“I…
io… e… ecco… ss… sì…! M… ma…”
“Anch’io
ti voglio, tesoro mio!” replicò lei, interrompendolo con l’ennesimo bacio. Rapito
dall’estrema dolcezza di quest’ultimo, ad onta degli sforzi disperati di
Chandler che sostituiva freneticamente gli shunter bruciati, Alan stava quasi
per abbandonarsi completamente, quando i sensori tattili dell’addome
avvertirono che la cintura dei pantaloni del pigiama si stava abbassando… di
botto, il termometro corporeo calò bruscamente fino a 33 gradi centigradi!
“Per
amor del Cielo, fermatela” gridò, con voce eufemisticamente angosciata, il capo
della Genetica “non possiamo farci vedere così!!
Non può…”
“Stia
calmo, Spade: faremo del nostro meglio! Kirby, Marlowe… tocca a voi: con
dolcezza ma con fermezza, mi raccomando!”
Il
capo della Neuro si spazzò velocemente la fronte grondante di liquido,
accomodandosi al microfono per le comunicazioni esterne, mentre il suo collega
della Motoria impugnava i comandi, cercando inutilmente di vincere la pesante
inerzia che li bloccava. A onor del vero, non è che all’interno di Seya
stesserò molto meglio… anche se Virginia Breed e Serena Seducy avevano magistralmente
imposto l’esuberante disinvoltura di Saint Tail sulla sbarazzina timidezza di
Lisa Haneoka, i sintomi “collaterali” si facevano decisamente sentire: la
stazione di Melody Clambert pompava a un ritmo forsennato e la metabolica di
Susanna Gloomey prosciugava anch’essa le riserve salivari a furia di
deglutizioni. Il visetto della fanciulla era ormai sul pomodoro spinto e le sue
mani piuttosto freddine (anche se Alan, agitato com’era, non lo sentiva)!
Ciononostante,
l’ex antagonista del “ragazzo speciale” era più che mai decisa ad andare fino
in fondo. Meglio sopportare tutto quell’imbarazzo (e dopo, magari, anche la
vergogna) piuttosto che correre il rischio di spezzarsi il cuore per essersi
fatta portare via il suo adorato investigatore, da Rina, da Sayaka o da
chiunque altra. A mali estremi, estremi rimedi![4]
Se
non che, quando già le sue mani (un tantino tremolanti) si accingevano a
completare l’opera di “scopertura”, Seya si accorse che la mano destra del
ragazzo (bollente quanto era gelida la sua) stava premendole la spalla per
allontanarla da sé…
Sbarrando
gli occhi sul volto di Alan (con gran dispetto di Calamity Trapps, che voleva
dirigerli nella direzione opposta), lo vide scuotere dolcemente la testa.
“Tesoro…
cosa…?”
“No,
Lisa… aspetta!”
Sentendosi
chiamare col suo nome “incensurato”, la ragazza ebbe un tuffo al cuore: “Non…
non ti senti bene…?”
A
questa domanda, chiaramente tattica, il ragazzo le sorrise con affetto: “Io…
credo di… non essere mai stato… così bene in vita mia!”
“Però…?”
lo spronò lei, con tono di ansiosa aspettativa.
“Però…
non credo che sia il momento giusto! Insomma… perché in questo modo?”
“Non…
non capisco, Alan… io ti amo!”
“E
pure io. Ma perché venire qui a sedurmi?! E come Seya, poi!”
La
ragazza abbassò pudicamente gli occhi, che tornarono a celarsi sotto
quell’adorabile frangetta: “Perché… è lei che ti ha conquistato… non Lisa…!”
Il
giovane deglutì per l’ennesima volta…
“Rip,
spostagli lo sguardo da quel benedetto seno” ordinò Phil, nel comunicatore “se
no non riesco a farlo concentrare!”
“Guarda
che è mezz’ora che ci provo!” protestò il collega della Motoria, mentre quello
della Cerebrale, alle spalle di Marlowe, scuoteva scetticamente la testa.
“Beh,
vedi anche di riuscirci, se non ti dispiace…!”
“Agli
ordini!!” grugnì l’altro, prendendo un profondo respiro. Richiamando tutte le
sue energie e spezzandosi quasi le braccia, il pilota di Asuka Jr. riuscì
finalmente nell’intento. Il consumo di adrenalina si abbassò sensibilmente.
Aumentando
il più possibile la tenerezza della voce, il capo della Neuro fece rispondere
ad Alan: “E adesso… tu volevi completare l’opera… vero, Seya? Sottraendomi la verginità!”
Spade fu scosso da una mezza sincope, a sentire quella parola.
Rimanendo
seduta sopra di lui (mentre Kirby tentava di dare piccole tiratine all’elastico
dei calzoni per farli tornare nella posizione primitiva) l’audace fuorilegge
annuì silenziosamente.
“Ma non c’è n’è bisogno: tu mi avevi già conquistato fin dall’inizio. Lisa… io
sono già tuo…!”
La
sua ragazza tornò a sorridergli teneramente e ad Alan sembrò che piccole
lacrime di felicità facessero brillare quei bellissimi occhi blu.
“Lo
so” ella aggiunse “sentimentalmente sei già mio…”
Alan
le ricambiò il sorriso.
“…ma
fisicamente ancora no…!!”
Il
sorriso gli si spense, mentre lei si piegava nuovamente a posare le proprie
labbra sulle sue. Fu il bacio più letteralmente mozzafiato che il ragazzo
avesse mai ricevuto. Mentre il contatore relazionale volava oltre i 2000 punti
- facendo cambiare lo status da LOVE a PASSION - per la prima volta nella serata il capo della
Riproduttiva asukiana si rallegrava di ritrovarsi la sezione inibita: con una
carica del genere, i suoi “miseri” INBY avrebbero potuto fare ben poco per
scongiurare un’emissione prematura!
Premendo
le morbidissime labbra contro quelle un po’ più rigide del giovane,
l’intraprendente ninfa notturna strusciava contemporaneamente il suo seno
delicato (ma discretamente tonico) contro il torso dell’impreparato partner, il
cui colore facciale gareggiava ormai con quello della sua inaspettata
seduttrice!
“Li…Lisa…
ti pre… ti prego…!!” riuscì a biascicare il malcapitato, non appena ebbe di
nuovo la bocca libera.
“Non
aver paura” gli sussurrò all’orecchio (e il suo alito sul medesimo fece
sprizzare ulteriori scintille dai ricevitori) “non ti farò male. Voglio solo…
fare l’amore con te!”
“Ma
io non…” tentò di protestare lui, con uno sguardo pateticamente supplichevole.
“Ssst…
buono…” lo zittì lei, con un sorriso dolcissimo “…nemmeno io mi sento del tutto
pronta, sai? Ma voglio farlo…” se possibile, il rossore sul suo viso si
accentuò ancora di più “…voglio unirmi a te, Alan” nuove lacrime luccicarono
nei suoi occhioni azzurri “perché ti amo con tutto il cuore…!” afferrò la sua
mano e se la portò proprio lì…
Il
problema del cuore delle donne (oltre alla beghe che procura alle povere Neuro
maschili) consiste nel trovarsi esattamente dietro a quei due sublimi accessori
che non servono soltanto a rifornire gli organismi appena assemblati!
Imprecando sottovoce, Gus Chandler dovette constatare che, quando fosse tutto finito,
la sua povera stazione trasduttiva avrebbe necessariamente avuto bisogno di una
completa ritaratura!
“Lo
senti come batte?”
“Lo…
lo sento…!” rispose lui, con un sibilo, mentre Dick Tracy seguiva preoccupato
l’incalzare del ritmo cardiaco assunto da quello di sua competenza!
*Oltre
40 pulsazioni… il livello cardiopalmico si avvicina!*
Stava
per comunicarlo in centrale operativa, quando lo staff lì presente sbiancò
all’unisono nel constatare che la ragazza, rimessasi in piedi, aveva portato le
mani alla cintura, con l’intento inequivocabile di liberarsi dell’ultimo
indumento rimastole…
“Cribbio,
NO…!!” urlò Chandler, non potendosi frenare “Se vede anche quella, siamo rovinati: qui salterà tutto…!!!”
“Marlowe,
faccia qualcosa…!!” replicò Harper, tradendo anche lui un accento decisamente
più isterico che non flemmatico.
Ma
il disgraziato neurologo poteva essere di poco aiuto. Pur essendosi fatto
portare da Murdock l’indispensabile Guida
comportamentale al Primo Rapporto non vi trovava descritta nessuna
procedura atta ad affrontare quel determinato frangente! E si capisce, dal
momento che, secondo la teoria, sono le donne che tentennano al momento
decisivo, mica gli uomini![5]
“Fermati,
Lisa… frena…!! Io non… non…”
Gli
occhi di lei, costantemente umidi, si fecero allora imploranti: “Ma davvero non
mi vuoi?”
“No…
cioè, sì… certo che… ti vorrei! Ma
io… ecco…”
“Ho
capito” rispose allora la ladra, ritrovando la sua voce vellutata “aspetta…”
Si
avvicinò all’abat-jour e la spense. Solo la tenue luce del cielo stellato
rimase a contrastare le tenebre della stanza.
“Va
meglio, così?”
“B…
bb… beh…” la voce gli venne completamente a mancare allorché vide la sagoma di
lei che si toglieva completamente gli slip, per portare poi la mano a disfare
il nodo del fiocco e sciogliere la “divina” coda in una fluente cascata di
capelli, che la sua testa fece muovere con la più sensuale voluttà…
“Guarda,
amore: ho deciso che ci sarà anche Lisa, qui con te!”
“Ma
sì…! E poi chiamiamo anche Sayaka e Rina, così facciamo una bella ammucchiata!”
“LA
FINISCA, WATSON...!!!” lo redarguì aspramente A1 “Il suo stupido sarcasmo non
ci porta nessun aiuto!”
Ma
l’altro si limitò a scuotere il capo con la solita espressione beffarda, mentre
dabbasso, nella centrale riproduttiva, lo sfortunato Spade se ne stava
accasciato sul pavimento, tenendosi il viso terreo fra le mani.
“È
finita…!” mormorò, rassegnato.
Dello
stesso parere era giunto anche il capo della Neuro, che si voltò verso il
Coordinatore: “Signor Harper, mi dispiace: ho fatto tutto quello che ho potuto…
ma evidentemente la signora Breed e la signora Trapps sono decise ad andare
fino in fondo!”
“Non
è colpa sua, Phil” sospirò A1, magnanimo “stiamo solo subendo una serie di
malaugurate circostanze. Del resto, chi poteva mai aspettarsi una mossa del
genere, proprio da quel Consiglio Organico?”
*Io!*
stava per rispondere il solito Watson… ma poi pensò bene di starsene zitto.
“Però…
forse c’è ancora una possibilità” continuò Marlowe, con aria vagamente
speranzosa “se lei parlasse con LS1…”
“Ma
non dire scemenze” ribatté ancora Watson, con veemenza “il nostro Coordinatore
non può certo umiliarsi a fare una cosa del genere!”
“Preferisci
che l’umiliazione la subisca il signor Alan?” gli chiese il collega, fissandolo
duramente.
L’altro non rispose, mentre il direttore dell’intero organismo meditava,
tenendo le mani in saccoccia. Non era una decisione facile!
“Signore”
intervenne Chandler “se ritiene di doverlo fare, lo faccia subito: Kirby mi
segnala di avere i comandi praticamente fuori uso: non possiamo fare più
nessuna resistenza… l’avverto che la signorina gli ha già sfilato la camicia
del pigiama e ora passerà ai calzoni…!”
Stringendo
la mascella, Lew “A1” Harper annuì con decisione: “Sta bene, non c’è altro da
fare! Venga con me, Chandler. Anche lei, Phil!”
I
tre scattarono velocissimi verso l’ufficio privato del Coordinatore, dove
Harper si sfilò una chiavetta di tasca, aprì un cassetto della scrivania e ne
estrasse un apparato di comunicazione, interamente dipinto di un vivace colore
scarlatto. Era il famoso Telefono Rosso.[6]
A1
impugnò la cornetta e digitò sulla tastiera il codice biologico dell’organismo
di Lisa Haneoka, ovvero Seya, pure conosciuta col nomignolo di Saint Tail.
Squadrò
ancora gli ansiosi volti dei due collaboratori e, senza più esitare oltre,
schiacciò con decisione il pulsante che attivava la comunicazione…
[4]Questo vorrei fosse chiaro, specialmente alle lettrici:
la mia intenzione non era assolutamente quella di screditare “eticamente” il
personaggio. Anzi, per come la vedo io, Lisa/Seya, in questa circostanza, si
sta dimostrando una vera eroina!
[5]Digitando queste righe mi veniva da canticchiare la “libera”
interpretazione di una vecchia canzone di Armando Trovaioli: “Seika nun fa’ la stupida, staseeraaa…! Daie
‘na mano a faie di’ de nooo…!”
[6]È il dispositivo che consente la comunicazione, diretta
e riservata, fra i Coordinatori di due organismi distinti. Citato nel capitolo
27 del presente racconto, compare anche verso la fine della Storia Segreta dei SISAS.
Capitolo 38 *** Un acceso negoziato interorganico ***
Capitolo 38: Un acceso negoziato interorganico
Capitolo 38: Un acceso negoziato
interorganico
S
e
qualcuno avesse rilasciato una sfera di metallo all’interno dell’ufficio del
Coordinatore Harper, avrebbe osservato quello stesso oggetto smentire decisamente
la teoria di Isaac Newton rimanendo sospeso a mezz’aria, in virtù dell’intenso
campo magnetico prodotto dalla tensione provata dai tre membri organici, lì
presenti.
Durante
i secondi, spietatamente lenti, che formavano l’attesa della risposta, lo
sguardo di A1 vagava alternativamente dall’uno all’altro dei suoi subordinati,
che l’avevano fisso invece su di lui. Finalmente, una voce scaturì dal
ricevitore: “Ufficio di Coordinamento Organico di Lisa Haneoka… parlate,
prego!”
“Sì,
pronto… qui parla Lew A1 Harper, Coordinatore dell’organismo di Alan Asuka.
Devo parlare con la signora Orion… è una questione della massima urgenza!”
“Capisco,
signore. Ma in questo momento la Coordinatrice si trova in Centrale Operativa
per sovrintendere all’imminente attuazione di un rapporto di tipo C. Non so
se…”
A1
alzò gli occhi al soffitto… roba da matti! Quell’assistente parlava come se il
motivo che tratteneva la sua direttrice avesse riguardato l’organismo di qualcun
altro!
“Mi
ascolti attentamente: le garantisco che non ci sarà nessun rapporto di tipo C, se lei non mi fa parlare con la sua
responsabile. E ora, si sbrighi, per favore…!”
Dopo
una breve esitazione, l’interlocutrice parve afferrare quella bizzarra situazione
e, con gran sollievo di Harper, rispose docilmente: “Attenda in linea!”
***
La
Coordinatrice Lana “LS1” Orion si trovava nel frattempo in piedi, con le
braccia incrociate, davanti al monitor della percezione visiva, intenta ad osservare
l’immagine di un detective che mai era sembrato così “piccolo” come in quel
momento… soprattutto giudicando dall’espressione del viso che tutto comunicava tranne
quella fiera spavalderia da sempremanifestata
durante i suoi rocamboleschi inseguimenti!
Anche
la responsabile neurologica, Virginia Breed, era abbastanza perplessa. Pur
considerando “la paura della prima volta”, l’abbondante sgomento di quel
ragazzo nel vedersi davanti la sua “anima gemella” nel solo costume che mamma le
aveva fatto[1] non era assolutamente
normale! Bisognava pensare a qualcosa, prima che quello sguardo da cucciolo
smarrito spingesse la ragazza a gettarsi su di lui per abbracciarlo, cullarlo e
cantargli la ninna-nanna fino a quando non si fosse addormentato!
“Virgy,
che cosa facciamo…?” le domandò la stessa collega della Motoria, dal
comunicatore intersezionale “Mi sembra che qui, la situazione, dovremo
prenderla in mano noi!”
*Pare
anche a me* commentò fra sé la responsabile della Genetica *e in tutti i sensi,
io credo…!*
La
direttrice della Neuro deglutì: “Hai ragione, Rosanna. È ovvio che il ragazzino
non è affatto pronto, per cui dovremo adottare la tecnica soft!”
“Vale
a dire?” s’informò Calamity Trapps.
“Sommergerlo
di baci e di carezze, fino a quando cesserà di dire di no! Ci vorrà un po’ più di
tempo rispetto alla tecnica hard… tuttavia,
esaurendo le loro difese anziché attaccandole frontalmente come hanno tentato dalla
Takamya, il risultato sarà più garantito. Vai, Rosanna!”
“Siete
sicure che non sia il caso di lasciar perdere?” domandò la pilota della Coda Sacra.
“Niente
affatto” negò recisamente la capo-sezione emotiva “a questo punto non possiamo assolutamente
tirarci indietro. Il fanciullo va preso… dolcemente, ma senza remore!”
*Sarà…*
ribatté mentalmente la Speedy,
osservando sempre il monitor percettivo *…purché non si metta a piangere!*
“È
d’accordo, signora Orion?” chiese la
Breed alla Coordinatrice, giusto per zittire i suoi residui
scrupoli.
“Va
bene” rispose lei, dopo averci riflettuto un istante “mi raccomando, però: andateci
delicate!”
In
quel momento un’assistente, arrivata frettolosamente in Centrale Operativa,
dopo essersi appressata discretamente alla direttrice organica, le sussurrò
qualcosa in un orecchio, mentre la Breed stava dando voce alla Speedy di far nuovamente
avanzare la loro assistita verso l’ambito obiettivo di quella notte…!
***
Lisa/Seya
si sedette sul letto di Alan col busto rivolto verso di lui (altri galvanometri
di Chandler saltarono allegramente e Kirby dovette spezzarsi le braccia per
impedire alla testa del ragazzo di piegarsi verso il grembo della giovine…),
gli prese quindi la testa fra le mani e cominciò ad attirarlo verso di sé,
mentre la “diabolica” Serena Seducy le faceva emettere il sospiro più languido
che fosse possibile.
“L’implacabile
difensore della legge” sentiva il suo cuore colmarsi della più cupa
disperazione… si stava letteralmente sciogliendo davanti a tutto quel tenerume,
ma quella maledetta “disfunzione tecnica” gli impediva inesorabilmente di
rispondere!
“Ferma,
Virginia…!!” gridò improvvisamente la Coordinatrice “C’è un contrattempo!!”
“Che
succede…??”
“A1
è al telefono rosso e vuole parlare con me… forse c’è qualche problema!”
“Un
problema? Di che genere…?” tornò a chiedere la Breed, ansiosamente.
“Non
lo sapremo, restando qui. Andiamo, presto!”
E,
senza esitare oltre, le due si fondarono nell’ufficio di LS1.
***
“Pronto…?
Qui Lana Orion!”
“Ah,
finalmente…!” esclamò sollevato A1. Subito dopo tappò il microfono contro il
suo petto, premendo contemporaneamente un pulsante sull’unità di trasmissione
“Ascoltate anche voi!” bisbigliò a Marlowe e a Chandler.
“Che
accade, signor Harper?!” domandò con ansia la direttrice organica di Lisa/Seya
“Mi sembra molto strano che il vostro assistito sia così fortemente intimorito
dall’imminenza di un primo rapporto!”
A1
si schiarì la voce: “Signora Orion, mi perdoni la franchezza brutale… ma credo
che la vostra sia stata veramente una pessima idea!”
“Come
sarebbe a dire…??”
“Sarebbe
a dire che una mossa del genere ce la saremmo aspettata dall’equipe della
Takamya, o magari anche da quella della Shinomya… non certo da voi!!”
Lana
sorrise debolmente e sospirò: “E la cosa la sorprende alquanto, nevvero?”
“Eufemisticamente
sì. Non dovrebbe?”
“Beh,
a dire la verità” replicò LS1, giocherellando col cordone del ricevitore
“pensavamo che il vostro ragazzo fosse ormai avvezzo ai colpi di scena
offertigli da Seya!”
A1
accusò il colpo, ma non si fece trovare impreparato: “Riguardo a Seya non posso
che convenire. Ma credevo che Lisa l’avesse congedata in permanenza, stando
alle sue precedenti dichiarazioni.[2] O ricordo
male?”
La
risposta della sua omologa assunse un tono decisamente acido: “Se parliamo di
dichiarazioni, anche noi contavamo che il signorino si desse una mossa nel
pronunciarne una anche lui, tuttavia stiamo ancora aspettando!”
“Ma
di che diavolo parla…?”
“Non
faccia il finto tonto, Harper: il suo aspirante Scherlock Holmes si era
espressamente impegnato ad operare in tempi brevi la sua scelta definitiva,
mandando, per di più, segnali di speranza abbastanza chiari alla mia assistita!
Ma, invece della conferma, che cosa le ha propinato? Prima, un tentativo di
consumo con Rina nello sgabuzzino delle scope, poi, subito dopo, un velato tetè-a-tetè
in mensa con Sayaka…!!”
“Ma
quale tetè-a-tetè?!” ribatté il povero Coordinatore, arrossendo vistosamente
“Lana, mi ascolti…”
“Sarà
lei ad ascoltarmi, invece: qua dentro non abbiamo mai nutrito nessun dubbio sulle
qualità dimostrate da Asuka Jr. nell’esercitare il suo mestiere. Ma, riguardo
ai rapporti con l’altro sesso, abbiamo purtroppo dovuto constatare
un’indecisione cronica, supportata da una vulnerabilità estrema agli approcci
della concorrenza! Se crede che io sia disposta a rischiare di vedere la povera
Lisa farsi soffiare quel ragazzo nel modo più stupido, dopo tutte le angosce
che ha patito finora per lui, beh, si sbaglia di grosso…!!”
Lew
Harper prese un respiro profondo: “Forse miss Haneoka non avrebbe patito tutte
quelle angosce, se avesse provato a conquistarselo con un metodo un po’ meno ambiguo!
Non trova?”
“No,
non trovo!! Soprattutto perché gli ha già spiegato che non era quello lo scopo principale della sua
identità segreta! Ad ogni modo, se Lisa non dispone del carisma sufficiente,
provvederà la sua alter-ego a dargli la spinta decisiva per farlo decidere!”
“Scopandoselo?!”
“Le
proibisco di usare termini volgari!! Unendosi a lui, diventando una cosa sola
con lui, anima e corpo! Non pensi che sia stata una decisione facile… ma si
ricordi che ci avete portate voi, a questo punto!”
A1
sospirò: “Signora Orion, io la capisco e mi dispiace davvero per lei e per
Lisa. Ma purtroppo, questa sera, non è assolutamente possibile!”
“La
vedremo!! E ora mi scusi, ma avrei da fare!”
“Me
la dia, presto…!” intervenne prontamente Philip Marlowe, che aveva seguito
tutto il battibecco attraverso l’altoparlante del “viva-voce”.
“Aspetti,
Lana… solo un momento, la scongiuro: il mio capo-sezione emotivo vorrebbe
parlarle!” gli passò la cornetta e sussurrò “Mi raccomando, Phil: sia
convincente: ormai ci resta una cartuccia sola…!”
L’altro
annuì e afferrò il ricevitore: “I miei rispetti, signora Orion… sono Philip
Marlowe!”
“Mi
dica, signor Marlowe. Ma si sbrighi: non ho molto tempo!”
Il
capo della Neuro asukiana deglutì: “Mi perdoni, ma temo che dovrà trovarlo… il
fatto è che, in questo momento, il nostro assistito non si trova nelle
condizioni migliori per… concedersi totalmente alla signorina Haneoka!”
“Mio
caro ragazzo” rispose LS1 con fare materno “abbia fiducia nella sua collega,
Virginia Breed… la prima volta arriva per tutti! Del resto, la marcata ansia
del signorino Alan ci dimostra felicemente la sua grande sensibilità. Crede poi
che anche la nostra assistita non abbia paura? Sì che ce l’ha… e tanta! Ma
ugualmente grande è il suo bisogno di fargli sentire concretamente quanto gli
voglia bene! Per cui, lasciate che lo prenda per mano: vinceranno insieme la
paura e, dopo, non sentiranno che una grande felicità!”
Tergendosi
le abbondanti colate di sudore, il povero Marlowe deglutì ancora per cercare di
mantenere la voce ferma: “Signora… lei mi ha frainteso! Non si tratta di paura…
non è che lui non voglia: è proprio che non può…!!”
LS1
corrugò le sopracciglia: “Come sarebbe non
può…?!” all’improvviso fu presa da un forte timore “Non starà per caso
cercando di dirmi che il signor Alan soffre di…”
“Santo
cielo, no…!!” rispose Marlowe, quasi urlando “È solo che… il nostro organismo
si trova al momento sottoposto ad un blocco elettro-psicologico. Per via dell’attacco
mattiniero di Rina! Capisce…?”
“Non
molto. Si spieghi meglio, per cortesia. E badi che anche la sua collega la sta
ascoltando!” anche Lana Orion aveva infatti inserito il “viva-voce”.
“Tanto
meglio. Ecco, come posso dire…? La
Takamya era così determinata che… ma il signor Alan non voleva
tradire Lisa! Né io avrei mai potuto permetterglielo… così ho dovuto… non ho
avuto altra scelta che… oh, mio Dio…!” s’interruppe, sospirando.
“Phil,
sono Virginia” quest’ultima s’inserì nella comunicazione “parla, ti supplico:
cos’è successo esattamente, stamattina?!”
“Ho…
ho dovuto inibirlo, Virginia. Non potevo fare altro!”
“Come
inibirlo?!” sussultò la collega
neurologica “Che cosa gli hai fatto, Phil…?!”
A
questo punto, anche Gus Chandler credette bene d’intervenire e strappò con
decisione la cornetta dalla mano del collega: “Miss Breed? Sono Gus Chandler,
della Sensitiva. Se permette, vorrei spiegare io stesso come stanno le cose!”
“Mi…
mi dica!”
“Vorrei
però che mi sentisse anche la mia corrispondente!”
“Non
è qui, in questo momento, signor Chandler!”
“La
prego, è importante: potreste collegare il Telefono Rosso al circuito di
comunicazione intersezionale?”
“Signora…
ha sentito?”
“Santa
pazienza” sbuffò la direttrice dell’organismo, settando la procedura sulla
tastiera dell’apparato “quante storie, solo perché quello sbruffoncello se la sta
facendo sotto dalla fifa…!”
Terminata
l’operazione, la Orion
annunciò: “La Sensitiva è in linea, signor Chandler!”
“Serena,
mi senti? Sono Gus!”
“Quale
onore, supremo campione della percezione femminea…!”
“Divertente!
Ora ascoltami: è perfettamente inutile che continui a tempestarci di carezze,
soffi e ferormoni… riusciresti solo a scassare completamente la mia stazione
ricevitrice!”
“Ho
ben altri argomenti per abbattere completamente le tue barriere, bambino!”
“Piantala!
Perderesti solo il tuo tempo: la nostra Genetica non può riceve nulla!”
“Che
succede, caro? Il prode Sam Spade è impedito dalla tremarella?”
Decisamente
spazientito, Gus rispose con veemenza: “Succede che, per non mettervi le corna
con la nipote del sindaco, stamattina Marlowe ha strappato di netto il cavo di
alimentazione della Ripro! Di conseguenza, il ritorno dell’onda di energia ci
ha neutralizzato il cross-over… e ci vorranno ancora delle ore per rimetterlo
in efficienza!”
Trascorse
qualche istante di silenzio. Poi miss Seducy ribattè: “Uhm… impressionante
quanto inverosimile. Devo proprio crederti?”
“Vieni
a vedere di persona, se non ti fidi. Così, già che ci sei, mi dai anche una
mano a rappezzare i miei poveri apparati… mi hai combinato un vero macello!”
puntualizzò, con acredine, l’ex compagno di studi.
“Sono
veramente desolata. Ma non pensavo che il vostro ragazzo-prodigio fosse così
delicato. Non promette affatto bene per la prima notte di nozze!”
“Brutta
presuntosa… aspetta solo che abbia risistemato tutti i collegamenti e ti farò
rimangiare questa congettura. È una promessa!”
“Me
ne ricorderò, tesoro. E Calamity con me: mando un bacione a Sammy, da parte
sua!”
“Riferirò.
A presto, diabolica piratessa dell’etere sensitivo…!”
Terminato
lo scambio dei convenevoli, Serena Seducy abbandonò la sua postazione per
recarsi nell’ufficio di Lana Orion, dove fu immediatamente appellata dalla
medesima.
“Ebbene…?”
La
capo-sezione mosse il pollice verso il basso: “Fermiamo tutto, signora: stasera
non è aria!”
“Ma…
perché…?!” intervenne la collega della Neuro.
“Non
insistere, Virgy: i ragazzi hanno problemi seri. Non stanno affatto bluffando!”
“Però…”
“Suvvia,
miss Breed” intervenne LS1 “bisogna sapere anche fare marcia indietro, quando le
circostanze lo impongono. Per stasera li abbiamo pressati abbastanza e il
povero Alan avrà sicuramente bisogno di riposare!”
Dopo
un’ultima esitazione, la responsabile emotiva abbassò lo sguardo ed annuì: “D’accordo…
la prego di comunicare al signor Marlowe le mie… scuse più sincere. Io… le chiedo
il permesso di ritirarmi!”
“Permesso
accordato. Vada pure” rispose la Coordinatrice, comprensiva “e stia tranquilla:
quei due si appartengono già, più di quanto lei non creda. E hanno tutta la
vita, per dimostrarselo!”
“Grazie,
signora… a domani!”
Quando
le due subalterne ebbero abbandonato il suo ufficio, LS1 riprese in mano il
ricevitore: “Bene, caro Lew: per stasera potete tenervi la vostra verginità.
Sarà per la prossima volta!”
Dopo
aver emesso qualche litro d’aria, A1 rispose: “Le sono molto grato per la sua
comprensione, Lana! Scusateci per l’andata in bianco: vedremo di riparare il
prima possibile!”
“La
prendo in parola, signor Harper… buonanotte!”
Ciò
detto, posò pacatamente la cornetta del telefono rosso. Infine scosse la testa,
borbottando: “E, con questa, sono già due le volte che ci fanno fallire il
colpo! A quanto pare, è proprio ora di smetterla, mia cara Saint Tail…!”
[1]Stavo per scrivere “Come Lucifer l’aveva fatta”… ma era un’espressione
un po’ troppo inquietante!
rmai
sta diventando un’abitudine…!* si disse Rip Kirby, il responsabile della Motoria
dell’organismo umano maschile di Alan Daiki Asuka.
Davanti
a lui il monitor della percezione visiva gli rimandava le immagini delle
silenziose strade di Seika rischiarate dalla luce dei lampioni. Erano circa le
due del mattino e il contatore energetico avvertiva costantemente il pilota che
rimanevano soltanto poche centinaia di calorie prima che il loro assistito
finisse addormentato sul selciato!
Il
buon Kirby stava sempre di più rimpiangendo i vecchi tempi… quando a quell’ora
“gareggiava” regolarmente con la sua “antagonista” Rosanna Speedy nel sempre
vano tentativo di acchiappare quel misterioso fuorilegge in gonnella.
Nonostante andasse sempre e comunque a finire male, il capo della Muscolare cominciava
veramente a provare una discreta nostalgia per le emozioni di quelle cacce… e
anche per le frustrazioni che seguivano le loro conclusioni fallimentari! Cosa
importava se la missione andava a buca? Voleva solamente dire che poi ce ne
sarebbe stata un’altra e poi un’altra ancora!
Il
successo avrebbe comportato un prezzo troppo alto da sopportare: il termine di
quel gioco fantastico. Una sfida troppo esaltante per poterne fare a meno,
anche per il capo della Cerebrale, a dispetto di quel suo atteggiamento così
intransigente: l’intera equipe organica sapeva bene quanto il “duro” Jimmy
Watson soleva appassionarsi nel tentativo di indovinare le mosse della sua
omologa Rebecca Lange!
Tutto
ciò per arrivare a dire che tutte quelle malinconiche “passeggiate” notturne
fra la dimora degli Haneoka e quella degli Asuka (beh, una volta anche da quella
della Takamya…) cominciavano a dare sui nervi al giovane investigatore,
probabilmente perché gli ricordavano troppo il tragico rientro dalla
realizzazione dell’Ipotesi Zero![1] Oppure
- ipotesi assai più probabile - perché gli avrebbero ricordato per sempre
l’andata “in bianco” di quell’ultima serata!
D’altra
parte, per un perfetto gentiluomo come Alan, riaccompagnare la mancata
“partner” era stato il minimo. Se non altro, una volta che fosse rincasato
definitivamente, quell’ulteriore consumo di energia gli avrebbe conciliato sicuramente
il sonno!
***
“Sammy,
qui abbiamo finito” annunciò la voce del responsabile della Sensitiva “fra
pochi secondi riattiveremo il cross-over!”
“Ricevuto”
rispose il capo della Genetica “tieniti pronto, Julius!” disse poi, rivolto verso
un assistente che teneva gli occhi fissi sui suoi strumenti.
“Signorsì!”
rispose costui.
Ad
un cenno del suo superiore, Peter Finch, nella camera del controllo percettivo,
settò dapprima il check-up del ripristinato apparecchio,[2]
dopodiché, constatatone l’esito positivo, richiuse i circuiti di collegamento
coi ricevitori della Ripro.
Rassicuranti
luci verdi si accesero sul pannello di controllo del cross-over, mentre, nella
sezione Genetica, avveniva un fenomeno analogo sul pannello di Julius Chester.
“Il
collegamento è ripristinato, signor Spade!” riferì l’addetto al suo
capo-sezione.
“Benone”
borbottò quest’ultimo, tenendo le mani in tasca “allora non rimane che
provarlo!”
“Tutto
bene, Sammy?” tornò a chiedere Gus Chandler.
“Pare
di sì… potete inviarci i segnali di prova!”
“Bene.
Hai sentito, Phil?” disse allora l’altro, dopo avere aperto il canale con la
Neurologica “Puoi immettere le informazioni mnemoniche sul canale della Ripro!”
“D’accordo…!”
rispose Marlowe, con voce un po’ titubante.
“E
se proprio vuoi un consiglio” s’intromise il capo della Cerebrale “usa quelle di
miss Takamya: sono senz’altro le più efficaci!”
“Dacci
un taglio, imbecille” ribatté Marlowe, sostenuto “lo decido io che cosa
trasmettere, chiaro?!”
“Volevo
solo aiutarti” rimpallò pacatamente Watson “se dobbiamo fare un collaudo,
facciamolo come si deve!”
“VUOI
CHIUDERE QUELLA BOCCACCIA, SÌ O NO...?!!”
Da
parte sua, anche il capo della Sensitiva pensava che il collega della Cerebrale
non avesse poi tutti i torti… ma era meglio non stressare ulteriormente il
povero Marlowe, specialmente dopo l’esperienza che aveva dovuto passare. Per di
più, lo stesso Eddie Parker, capo dell’Immunitaria, aveva sconsigliato di concludere
il ripristino dei circuiti proprio quella medesima sera, onde evitare un
ulteriore dispendio di fluidi; ma lo stesso Coordinatore non aveva voluto
sentire ragioni: visti i precedenti, non era assolutamente il caso di
trascorrere dell’altro tempo con la Genetica in disarmo!
“Stai
buono, Jimmy” lo riprese Gus “lascia che il nostro collega proceda come ritiene
più opportuno. Quando vuoi, Phil!” gli disse, infine.
Il
capo della Neuro, dopo avere ringraziato Chandler, inserì alcune informazioni
mnemoniche relative a Lisa Haneoka verso il sistema di selezione. Forse fu un errore
dovuto allo stress… sta di fatto che non furono propriamente le immagini di
un’irosa compagna di scuola quelle che raggiunsero la Genetica, dal momento che
l’amperometro e il manometro del circuito erettivo andarono istantaneamente a
fondo scala, mentre un paio di inibitori si misero a sfrigolare minacciosamente…
“Basta,
così… BASTA…!!!” gridò allarmato Spade, vedendo anche il quadro della
situazione eccitativa passare da DEFCON 5 a DEFCON 3. Con un guizzo, Marlowe si
affrettò allora a ridisattivare gli interruttori delle celle di memoria
selezionate.
“Porca
miseria” imprecò, sconcertato “erano le immagini dell’attacco di stasera!! Non
volevo usare proprio quelle, accidenti a me…!”
“Confessa,
che lo hai fatto apposta!” lo accusò ironicamente Watson.
“Non
è vero!! Sei tu che mi rendi nervoso, brutto rompi…”
“Piantatela”
li interruppe Chandler “Sam, mi senti? Com’è la situazione…?”
“Operativa”
rispose Spade dopo pochi secondi “credo che i circuiti necessitino di una ritaratina
verso il basso… ma il sistema funziona di nuovo. Altroché se funziona…!”
“Non
dirmi che avete avuto…”
“No,
ma c’è mancato poco! Il pannello di Julius ha registrato subito un sovraccarico
e… ahio, scotta…!!”
“Non
lo tocchi, signore!” lo ammonì il suo collaboratore.
“Mi…
mi dispiace, Sam” tornò a dire Marlowe “non era mia intenzione…”
“Non
fa niente, Phil” gli rispose il collega, bonario “l’importante è che siamo di
nuovo in corsa. E poi, se anche fosse successo, non sarebbe stato nulla in
confronto alla magra di stasera!”
“Questo
è poco, ma sicuro!” borbottò Watson.
“Comunque,
fammi un favore, vecchio mio” continuò Spade, in tono più serio “d’ora in
avanti, evita di applicare mosse drastiche che coinvolgano la mia Sezione… per
lo meno, senza avvertirmi!”
“Benone”
esclamò poi quello della Sensitiva, battendo il pugno di una mano sul palmo
dell’altra “questo problema è risolto! Adesso non rimane che…”
All’improvviso,
il pavimento delle camere di controllo ebbe un repentino scossone e tutti gli
organici si ritrovarono gambe all’aria…
“Che
diamine è successo…??” gridò Marlowe, spaventato.
“Non…
non capisco” rispose Chandler, trascinandosi poi verso il comunicatore
intersezionale “Sensitiva a Motoria: mi senti, Rip? Cos’è accaduto…?”
“Blackie
mi ha staccato la spina” rispose Kirby, senza esitare “ho le calorie a zero. E,
come tutti sanno, sacco vuoto non sta in piedi!”
“Forza
maggiore, amico” rispose il collega chiamato in causa “la Cardiaca ci ha tagliato
il comburente!”
“Cosa?!”
esclamò nuovamente Chandler “E perché…?”
“Ve
lo dico io, il perché” rispose immediatamente Dick Tracy “col vostro collaudo
del c… avete provocato un richiamo di sangue pazzesco: se non tagliavo
l’ossigeno a Wolfe, mandavo a pallino l’intera centrale di Watson!”
*Capirai
che danno…!* Marlowe non trattenne la battuta mentale.
“Siete
degli incoscienti” esclamò invece con veemenza il responsabile della sezione
scampata “e sì che Eddie ve l’aveva detto di non procedere proprio stasera!”
“Ma…
adesso Alan come sta…?” s’informò sempre Chandler.
“Disteso
piatto in mezzo alla strada!” rispose il capo della Motoria.
“E
sta dormendo come un ghiro…!” precisò, a sua volta, quello della Metabolica.
“Santi
Numi, fate qualcosa” intervenne allarmato il collega dell’Immunitaria
“svegliatelo e tiratelo su, prima che qualcuno lo investa…!!”
“Tracy
e Wolfe stanno facendo il possibile, Parker” gli riferì A1 “fra meno di un
minuto saremo in grado di…”
Il
messaggio del Coordinatore venne improvvisamente interrotto…
“Avverto
vibrazioni in aumento sotto di noi, signor Chandler” annunciò la voce di Peter
Finch, in preda al panico “massa di notevoli proporzioni in rapido avvicinamento!”
Tutti
i capi-sezione trasalirono all’istante. Non ci voleva un’analisi approfondita da
parte della Cerebrale per comprendere che Alan stava per correre il rischio di
essere investito da un’automobile… e il rischio parve mutarsi in certezza
quando i sensori, tattili e acustici, di Chandler rilevarono che la direzione
di provenienza della minaccia portava inesorabilmente quest’ultima in perfetta
rotta di collisione col corpo del detective, profondamente addormentato sulla pavimentazione
stradale.
“Oh,
Signore Iddio, no” sussurrò il Coordinatore, con la fronte già madida di sudore
“Motoria, tiratelo su! SU, PRESTO…!!!”
“Non
posso eseguire, signore” rispose tragicamente Kirby “l’energia è tuttora a
zero!!”
“Stiamo
pompando più ossigeno possibile verso la Metabolica, signore!” comunicò Tracy.
“Lo
stiamo ricevendo, Dick” trasmise a sua volta Wolfe “stiamo per mandare alla
Sensitiva e alla Motoria le calorie necessarie… ancora quattro secondi, signor
Harper!”
“Quattro
secondi per il risveglio… almeno tre per rialzarlo” calcolò rapidamente
Chandler “quanto all’impatto, Finch…?”
“Sei
secondi alla velocità attuale, signore!”
Uno
in meno del necessario… senza contare il tempo che sarebbe occorso, una volta rimesso
in piedi, per toglierlo dalla traiettoria di pericolo!
“Siamo
fottuti… e molto meno piacevolmente di quanto potevamo esserlo stasera…!” concluse
amaramente Parker.
“Non
può finire così” esclamò Marlowe a bassa voce, con gli occhi già colmi di lacrime
“no, non può…!!!”
“Quattro
secondi all’impatto!!” annunciò Finch, con voce strozzata.
*Perdonami,
Virginia…!!* disse il povero Marlowe, fra sé e sé, stringendo gli occhi ed i
pugni.
Tutto
pareva perduto… ma il zelante angelo custode di Alan faceva buona guardia anche
quella volta. All’improvviso, al posto delle disastrose sollecitazioni
dell’investimento, i sensori acustici della Sensitiva captarono un acutissimo
quanto prolungato stridore di freni, che terminò provvidenzialmente prima che
le ruote anteriori del veicolo iniziassero a schiacciare come una frittella il
corpo del giovane detective…
Per
fortuna, i concitati calcoli di Peter Finch avevano errato per difetto!
***
Quella
sera i coniugi Shinomya avevano decisamente fatto le ore piccole. Era raro che
si congedassero da un ricevimento poco oltre il termine della cena, dal momento
che la signora non voleva che “il suo tesorino” rimanesse sola molto a lungo,
nonostante la presenza della servitù, composta da persone fidatissime.
Ma
stavolta le cose erano andate diversamente. Al party, tenutosi nella villa del
ricco mercante d’arte Genzo Katamura,[3] erano
intervenuti anche il sindaco con consorte al seguito, perciò gli Shinomya - una
delle famiglie più in vista della città - non avevano certo potuto fare un
affronto del genere al primo cittadino, congedandosi in anticipo!
Per
la cronaca, i signori Morinaka erano stati invitati perché Katamura intendeva
offrire in dono al Municipio di Seika alcuni pregiati pezzi della sua
pinacoteca personale. Dietro a tanto generoso “civismo” si celava naturalmente la
volontà di rifarsi una “verginità etica” che facesse dimenticare i trascorsi
traffici di quell’individuo, sui quali le indagini della polizia, almeno
finora, non avevano purtroppo portato a nulla.
“Va’
più in fretta, James” disse la signora, sollecitando l’autista “non vedo l’ora
di essere a casa!”
“Mi
perdoni, madame, ma c’è il limite di velocità!”
“James
ha ragione, cara” intervenne il marito “e smettila di preoccuparti per Sayaka:
sarà già nel mondo dei sogni, da ore!”
“Lo
dici tu” lo smentì la moglie “sai bene quanto si preoccupi, se non ci vede
tornare per tempo!”
Il
marito emise un sospiro: “Forse non farebbe così, se tu non le stessi sempre
col fiato sul collo… dopotutto, alla sua età, dovrebbe essersi già data una
svegliata!”
“Ma
cosa dici? Nostra figlia è ancora una bambina!”
“Sarà”
ribatté il signor Shinomya, guardando fuori dal finestrino con le braccia
conserte “però, l’altro giorno, non mi sembrava più tanto una bambina, mentre
si mangiava cogli occhi il figlio dell’ispettore Asuka!”
La
moglie lo fissò con sguardo obliquo: “Beh, che gli piacesse non era un mistero…
fin da quella volta che venne da noi per proteggere il velo nuziale che quegli
arrivisti degli Hiwatari ci avevano appioppato!”
“Già…
e per fortuna che non c’è riuscito!” commentò il padre di Sayaka, convinto.
“Una
vera fortuna” annuì sua madre, sospirando “sempre però che si sia trattato di
un caso!”
“Che
vorresti dire…?”
“Ah,
voi uomini siete sempre così superficiali” sentenziò la signora, con deciso
orgoglio femminile “secondo te un ragazzo in gamba come Asuka Jr. si sarebbe
lasciata sfuggire quella ladruncola in un modo tanto puerile?”
“Bah…
a dire il vero, da quanto racconta lo stesso sindaco, non è che nella lotta a
Saint Tail il suo giovane elemento di fiducia abbia poi collezionato così tanti
successi!” commentò il marito, con signorile ironia.
“Secondo
me lo ha fatto apposta, invece” ribadì la moglie con ostentata sicurezza “è
chiarissimo che voleva salvare Sayaka!”
“Sia
come sia, dobbiamo effettivamente ringraziarlo. E comunque, se sono rose…”
“Santo
Cielo…!!!” esclamò all’improvviso l’autista, inchiodando repentinamente i
freni.
Al
brusco arresto della berlina, i signori Shinomya (che non portavano le cinture
di sicurezza per non sgualcire i loro abiti da sera) furono proiettati poco
gentilmente contro gli schienali - per fortuna generosamente imbottiti - dei sedili
anteriori. La signora lanciò un gridolino, mentre il signore imprecò sottovoce.
“Si
può sapere cosa ti è preso, James?!” chiese poi, seccato.
“Chiedo
venia, signore” si giustificò il domestico “ma c’era un corpo, disteso in mezzo
alla strada!”
“Che
cosa…?” esclamò la signora.
“L’hai…
l’hai investito?” domandò preoccupato il marito.
“No,
signore: per fortuna ho frenato il tempo!”
“Andiamo
a vedere!” disse il padrone, aprendo lo sportello.
Anche
la moglie e l’autista scesero dalla vettura. Fatti pochi passi, il terzetto
trasalì nel vedere il corpo di un giovanotto quindicenne beatamente disteso per
terra, a pochi centimetri dal muso della macchina! L’autista di casa Shinomya
si affrettò quindi a chinarsi su di lui per accertarsi delle sue condizioni.
“È
ferito…?” chiese il padrone.
“No,
signore… sembra semplicemente fuori combattimento!”
“Forse
è ubriaco” ipotizzò la signora “ah, mio Dio, questi giovani d’oggi!” concluse,
distogliendo lo sguardo con sincero disgusto.
“Non
credo, madame” disse ancora James, dopo averlo discretamente osservato e
annusato “sembra solo profondamente addormentato!”
“Beh,
proviamo a voltarlo!” disse il signor Shinomya afferrando il ragazzo disteso
per le spalle. Non appena fu possibile scorgere il volto del “bell’addormentato
nel viale”, la signora Shinomya sussultò dallo stupore: “Ma… è Alan Asuka…!!”
“Sembra
proprio di sì!” confermò il marito, con voce incolore.
“Ma
sta bene…?” s’informò ancora la moglie.
“Pare…”
rispose il marito dopo avergli accostato l’orecchio al petto, mentre James gli
tastava il polso “…ad ogni modo sta dormendo come un ghiro!”
“Cosa
facciamo, signore?”
“Per
prima cosa, direi di svegliarlo!”
L’idea,
per quanto pratica, si rivelò infruttuosa. Né alcune vigorose scrollatine, né
altri discreti pizzicotti riuscirono a strappare dalle grinfie di Morfeo il
“ragazzo speciale” di Seika!
“Niente
da fare” esclamò sconsolato il padre di Sayaka “e adesso?”
“Proporrei
di portarlo a casa sua, signore!” suggerì il domestico.
“Buona
idea, James” approvò il padrone “se solo conoscessimo l’indirizzo!” concluse
però, con disappunto.
“In
tal caso, signore, ritengo non rimanga altro da fare che chiamare la polizia!”
Era,
in effetti, la cosa più sensata da fare. Doppiamente sensata, nel caso
specifico.
Se
non che, la madre di Sayaka ebbe un guizzò repentino, accompagnato da un
istantaneo bagliore dello sguardo: “Ascolta, caro: non mi sembra il caso di
creare un allarme inutile. Io direi di portarlo a casa nostra, invece!”
I
due uomini la fissarono, il buon James con espressione flemmatica, il marito con
fare decisamente più perplesso: “Ma, tesoro… credi davvero che…”
“Senti”
iniziò la signora posando la mano ingioiellata sulla spalla del consorte “io
non so cosa gli sia successo… tuttavia, conoscendo la serietà di questo
ragazzo, non credo abbia commesso nulla di cui si debba vergognare. Però, se
chiamiamo la polizia, metteremo in imbarazzo sia lui che l’ispettore Asuka… per
non parlare del sindaco!”
Dopo
una breve meditazione, il marito si decise ad annuire: “Forse hai ragione… ma
vorrei proprio sapere cosa stava combinando!”
“Non
preoccuparti, caro: ce lo faremo raccontare domattina, dopo che una buona
dormita lo avrà rimesso completamente in sesto!”
“E
va bene, mi hai convinto. Dammi una mano, James!”
“Subito,
signore!”
I
due sollevarono il ragazzino e lo distesero sul sedile posteriore, posandogli
la testa sul grembo della signora, che continuava a guardarlo con un
comprensivo sorriso materno. Scuotendo la testa, il signor Shinomya si sedette invece
accanto all’autista, mentre quest’ultimo rimetteva in moto la vettura e
ripartiva verso la loro villa.
***
Tanto
per confermare le previsioni della madre, la “piccola” Sayaka era in quel
momento assolutamente sveglia, se pure coricata nel suo lettuccio a leggere uno
dei suoi romanzi preferiti: Piccole Donne
Crescono, di Luisa M. Alcott.
Di
frequente - vale a dire ogni volta che finiva una pagina - i suoi occhioni si
soffermavano sul “fatidico” specchio di Leche, tornato a riprendere il suo
posto sopra il comò. E ogni volta, ritornando con lo sguardo sul libro,
emetteva un lievissimo sospiro mentre il suo indice destro provvedeva a voltare
la pagina senza bisogno di essere umettato con la saliva, dal momento che aveva
appena terso qualche lacrimuccia traditrice.
Sayaka
non sapeva quanto fosse reale quel dato che denunciava la presenza di sette
donne per ogni uomo sulla faccia del Pianeta… probabilmente si trattava di una
panzana, ma era comunque assai probabile che ci fossero effettivamente sette
donne per ogni uomo decente! Non si
spiegava altrimenti la masochistica tendenza del genere femminile a innamorarsi
sistematicamente delle stesso individuo irreversibilmente già “marcato” da una
o più altre!
Quando
la ragazzina si rese conto di non aver letto nemmeno mezza pagina delle dieci o
quindici che aveva sfogliato, si decise a posare il libro sul comodino e a
sistemarsi il guanciale per abbandonarsi finalmente - o almeno sperava - all’oblio
del sonno. Stava per spegnere l’abat-jour, quando avvertì dei rumori al piano
di sotto e capì che i suoi genitori erano appena rientrati.
Sentendo
anche la voce del signor James e trovando insolito che non rientrasse in casa
senza prima sistemare la macchina in garage, abbandonò le coltri spinta dalla
curiosità, indossò una graziosa vestaglietta rossa sulla camicia da notte color
miele, infilò i piedini nelle pantofoline ricamate e si affrettò ad uscire
dalla sua camera per poi scendere precipitosamente le scale che portavano giù
in soggiorno…
“Mamma,
papà… cosa…??”
Se
l’insolita comparsa di Asuka Junior alla sua festa di compleanno l’aveva
lasciata felicemente sorpresa, la vista del suo bramato “sempai” inerte fra le
braccia del fedele domestico la trasformò questa volta nella perfetta
raffigurazione dello stupore: i bulbi oculari le si ingrandirono a dismisura, mentre
le pupille si facevano microscopiche. Inutile aggiungere che il suo colorito aveva
assunto immediatamente lo stesso colore della sua veste da camera!
“Scusaci
per il ritardo, tesoro” le si rivolse il padre, cercando di mantenere un
contegno decentemente flemmatico “abbiamo avuto dei contrattempi!”
“Ma…
ma…” farfugliò la ragazzina avvicinandosi rapidamente dopo avere superato la
paralisi dello shock “…che cosa gli è successo…?!!”
“Nulla
di grave, cara” si affrettò a tranquillizzarla la signora “probabilmente era
impegnato in una delle sue missioni e la stanchezza lo ha vinto. Così si è
addormentato per la strada!”
“Per
la strada…??” chiese Sayaka portando le mani alle guance.
“Proprio
così” confermò il signor Shinomya, mentre l’autista stendeva il giovanotto sul
divano “e per poco non lo abbiamo messo sotto!”
“Oh,
no…!!” esclamò la ragazzina, guardandolo con angoscia.
“Non
temere, ci siamo fermati in tempo, grazie al Cielo!” le disse la signora,
mettendole una mano sulla spalla.
“E…
e adesso come sta…?” domandò ancora la figlia, a bassa voce, dominando con un
certo sforzo la tentazione di abbracciarlo.
“Bene,
a quanto sembra” le rispose il padre “solo che non riusciamo a svegliarlo!”
“Desidera
che chiami il medico di famiglia, signore?” domandò James.
“Ma
no” intervenne la signora “la fronte è fresca e il polso regolare. Credo che
abbia bisogno soprattutto di un buon sonno ristoratore. Dì piuttosto ad
Elizabeth di preparare la stanza degli ospiti!”
“Benissimo,
madame!”
“Vuoi
proprio farlo restare qui da noi?” le domandò il marito, con fare tuttora dubbioso.
“Mi
sembra la cosa migliore, tesoro” rispose la moglie, guardando di sottecchi la
figliola, alla quale s’illuminarono gli occhi “che problema c’è?”
“Beh,
nessuno, se è per questo… pensavo solo che suo padre si preoccuperà!”
“Se
ti ricordi, il sindaco diceva che l’ispettore era in servizio, questa notte”
sorrise la donna “e quindi non rincaserà prima di domattina!”
“Già,
è vero. Comunque sarà bene telefonare in centrale per rassicurarlo!”
“Ma
no, papà” saltò su allora Sayaka, ansiosamente “perché vuoi farlo impensierire
sul lavoro? Domattina è domenica… basterà riaccompagnarlo a casa per tempo e
sarà tutto sistemato!”
“Dici?
Però…”
“Signori,
la camera è pronta!” annunciò Elizabeth, la cameriera.
A
questo punto il capo-famiglia, vinto dal sonno incombente, accentuato dai
postumi dell’abbondante cena, capitolò: “Uff… d’accordo, facciamo come credete.
Adesso, però, andiamocene a letto… portiamolo su, James!”
“Ci
penso io, signore, non si preoccupi!” disse costui, riprendendolo in braccio.
Mentre
il solerte domestico cominciava a salire le scale, Sayaka gli disse: “Mi… mi
scusi, James… posso… posso chiederle un favore?”
“Mi
dica, signorina!”
“Ecco…”
rispose la ragazza, tornando ad arrossire “…potrebbe essere così gentile da… da
spogliarlo, prima di… metterlo a letto?”[4]
“Stia
tranquilla, ci penso io!” rispose il buon James, in tutta serietà.
Tenendo
le mani giunte e la boccuccia appena incurvata in un sorriso, Sayaka rimase ad
osservare l’uomo mentre portava il suo prezioso fardello verso la stanza degli
ospiti.Restandole di spalle, i suoi
genitori non potevano vedere il suo sguardo compiaciuto, tuttavia il signor
Shinomya non poté trattenersi dal sussurrare ironicamente alla moglie: “Ancora una
bambina, eh?!”
La
signora lo guardò con un viso apparentemente impassibile, che poi mutò con un
sorriso dolcemente malizioso: “Non pensarci, amore… su, su: andiamo a letto!”
***
In
meno di mezz’ora, casa Shinomya si ritrovò immersa nella più completa
tranquillità. Anche la servitù si era ritirata e tutti si erano già o stavano
per abbandonarsi al torpore dell’assopimento. Tutti. O quasi…
Erano
circa le tre e un quarto del mattino quando il silenzio venne infatti turbato
dal fruscio di leggeri passi felpati che, provenienti dalla camera della
padroncina, percorrevano il corridoio del piano superiore per dirigersi verso
quella degli ospiti.
Giunta
davanti alla porta, una piccola donna, non più timida ma risoluta, si arrestò
qualche momento per portarsi una mano al seno e cercare di contenere i battiti
del suo giovane cuore ferito. Poi, quella stessa mano tremante si allungò verso
la maniglia…
Dopo
avere varcato quella porta ed essersela richiusa alle spalle, Sayaka Shinomya,
ultima “erede” della Principessa di Leche, soprannominata miss velo da sposa dai membri del Consiglio Organico asukiano, si
avvicinò lentamente a quel giaciglio dove riposava, ignaro e beato, il giovane protagonista
dei suoi dorati sogni di fanciulla…
opo
essersi sfilata le pantofole per esser certa di non produrre il benché minimo
rumore, la “piccola” Sayaka si accostò finalmente al giaciglio del “povero”
Alan, immerso in un sonno a prova di esplosione atomica…
O
forse non proprio, dal momento che, di quando in quando, lievissimi sospiri
sfuggivano dalle sue labbra, atteggiate in un sorriso appena percettibile.
La
fanciulla dai capelli castani allungò la sua piccola mano tremolante ad
accarezzare quei bellissimi capelli corvini, contemplando nel frattempo il delizioso
visetto da bambino che mostrava in quel momento l’intrepido segugio di Saint
Tail.
*La
serenità della tranquilla coscienza…!* commentò Sayaka, dentro di sé.[1]
Poi,
cercando di attenuare i battiti del suo cuoricino tormentato, la rivale di Lisa
e di Rina si chinò a baciare la guancia del suo bramato sempai. O almeno era
quella l’intenzione, perché il risultato fu in realtà abbastanza differente… essendo
entrata in funzione, proprio in quel momento, la routine di spostamento automatico,
il corpo del detective si girò dal fianco destro sulla schiena, cosicché, in
questo modo, la rosea boccuccia di Sayaka venne a trovarsi improvvisamente in
rotta di collisione con quella del ragazzo, che aveva preso il posto del primo
obiettivo!
Scrivere
che il fenomeno suddetto provocò del disappunto in quella “ragazza di buona
famiglia” significherebbe ingannare i lettori, anche se la gioia scoppiatale
nel petto fu discretamente vanificata dalla paura: se a quel contatto il suo
bello si fosse svegliato, la magia del momento si sarebbe di sicuro trasformata
in tragedia! Perciò, sebbene a malincuore da parte della Neuro, l’ordine di
distacco alla Motoria di Sayaka venne repentinamente impartito da parte della
sua Cerebrale…
Fu
però un distacco di pochi centimetri, giacché, immediatamente dopo, la Sensitiva della
fanciulla captò un messaggio di quattro lettere che il dormiente tutore della
legge s’era fatto imprudentemente sfuggire.
“Lisa…!”
Le
membra dell’intrusa s’irrigidirono, i pugni le si strinsero e un velo d’umido
le passò sulle pupille. Provò ad arricciare le labbra ma non servì granché;
infatti, strizzando gli occhi, si ritrovò subito le guance bagnate.
Sebbene
negli ultimi tempi si fosse lasciata trasportare da un certo egocentrismo,
Sayaka Shinomya era pur sempre una ragazza dolcissima, incapace di portare
rancore a qualcuno e anche lei ben disposta verso la beniamina della classe.[2] Ma la
gelosia è una gran brutta bestia, non molto adatta a tirar fuori la parte migliore
delle persone… un moto di stizza pervase quindi la rivale di Haneoka, anche nei
confronti del suo preferito.
“Sei
uno stupido…!” sibilò, levando addirittura la mano, come a volergli mollare uno
schiaffo! Subito, però, dando nuovamente ascolto ai propri sentimenti,
trasformò quel gesto ostile in una carezza, che a lungo indugiò su quella
stessa guancia, rimasta priva di quel precedente bacio.
“Seya…!”
mormorò ancora l’incauto detective.
A
quel secondo nome Sayaka s’impietrì, sbarrando tanto d’occhi e la sua Cerebrale
si mise fatalmente al lavoro… era vero: quello stesso giorno, alla mensa, Alan
le aveva confessato di preferire la misteriosa ladra alla sua compagna di
scuola!
“Seya…
Lisa… ti amo…!”
Trascorso
il primo attimo di sconcerto, Sayaka si era seduta sul bordo del letto,
continuando imperterrita ad accarezzare “quella faccia da schiaffi”.[3]
“Disgraziato…”
sussurrò “…ma chi ami veramente, delle due?”
Come
a voler rispondere a questa domanda (c’è da chiedersi se, a porgere un cappio a
un individuo intontito dal sonno, lo si vedrebbe impiccarsi da solo) il ragazzo
continuò: “Non m’importa… chi tu sia! Lisa… Seya… ti amo…!!”
“Cosa…??”
sussultò miss velo da sposa,
sentendosi mancare il fiato.
Dopo
essere riuscita a riordinare un po’ le idee, Sayaka fissò risolutamente il suo
prezioso“ospite”, dopodiché le venne
un’ispirazione diabolica: avvicinò la bocca al suo orecchio e domandò: “Allora…
hai scoperto… che Lisa… è Seya…?”
Alcuni
secondi d’intervallo le fecero temere che Alan si fosse addormentato del tutto,
ma disgraziatamente non era così e la conferma arrivò ineluttabile: “Sì… ma io…
ti amo… mia dolce… Saint Tail!”
“Brutto…”
Il
provvidenziale sfogo della fan, “umiliata” da quella fatale rivelazione, venne malauguratamente
interrotto dalle stesse braccia del giovanotto che, imprigionando rapidamente
il suo corpo, l’obbligarono a stringersi teneramente a lui…
“Se…
sempai…!!” esclamò la ragazza, alquanto disorientata.
“Non…
fuggire… più! Ti scongiuro…!” supplicò Alan, nel dormiveglia, accarezzandole la
schiena.
“Ma…”
“Perdonami…
per prima… ma ora…”
“Alan…”
“…sono
pronto! Facciamolo…!!”
“Che…??”
“Sì…
ora… posso farlo” la sua stretta si accentuò “Lisa… Seya… ti adoro… ti
desidero… ti voglio…!!!”
“Io
non son…” la debole protesta della giovanetta venne di nuovo interrotta dal
bacio dell’ignaro detective, reso suo malgrado intraprendente dalla rinnovata
efficienza dei suoi ricollegati attributi!
Immediatamente
dopo la fanciulla trasalì, nel sentire la mano di Alan che le abbassava una
spallina della camicia da notte… per un istante fu tentata di gridare e di respingerlo,
ma, quasi subito, la paura e l’imbarazzo vennero zittite dal desiderio e dalla
passione.
D’altra
parte, quanti di noi esiterebbero a lungo davanti a un’opportunità, sia pure
galeotta, ma consapevolmente irripetibile?
Carpe diem, recita il motto. E se l’occasione fa l’uomo ladro (o
la donna ladra, come s’è visto), rende
pure l’amante intrepida!
E
così la dolce Sayaka, ultima erede della Principessa Rosa di Leche e terza
pretendente alla mano del “ragazzo speciale” di Seika, dopo avere sferrato un deciso
calcetto alle proprie rimanenti esitazioni, ricambiò voluttuosa quell’abbraccio
caldissimo e del tutto inaspettato. Dopodiché, mentre la sua lingua danzava frenetica
con quella di Alan, si distese dolcemente sul suo corpo, predisponendosi ad
assaporare tante nuove e sconosciute sensazioni…!
Non
è dato sapere se la sua primitiva intenzione fosse stata solo quella di dare al
suo amato un casto bacino della buona notte… comunque, ora come ora, quell’audace
adolescente - erroneamente definita “sciacquetta” da James “Azzeccatutto”
Watson - era fermamente decisa a diventare donna… la sua, naturalmente!
***
Proprio
quella notte gli organici Julius Chester e Roger Pipps, assistenti della
Sezione Riproduttiva, erano di guardia alla camera di controllo fecondativo. Il
secondo stava svogliatamente riportando su una scheda i parametri provenienti dal
sistema diagnostico (che dovevano essere controllati ogni ora), mentre il primo
sfogliava distratto una recente copia di Playboy.
A un certo punto l’assistente Pipps attirò l’attenzione del collega: “Ehi,
Julius: guarda un po’ qui…!”
“Che
ti succede?” chiese l’altro, senza distogliere lo sguardo dalla rivista.
“Ecco…
forse è solo un contatto… ma si è appena acceso un allarme sensuale di primo
grado!”
Chester
si limitò ad alzare un sopracciglio, poi suggerì: “Prova a picchiarci sopra col
dito!”
Pipps
fece come gli era stato detto e in effetti, dopo alcune toccatine, la spia cessò
di lampeggiare.
“S’è
spenta!” riferì.
“Mm-mmm!”
si limitò ad annuire il collega.
Tutto
sembrava tornato tranquillo. Del resto, da quando, non molto tempo addietro, il
loro organismo aveva raggiunto la pubertà, il carico di lavoro gravante sul
personale della Genetica non aveva subito nessun incremento significativo, limitandosi
ancora ai normali check-up. Questo, almeno, fino agli ultimi turbolenti giorni…
tuttavia, adattarsi alla nuova situazione dopo anni di sonnacchiosa routine,
non era affatto semplice, né tanto meno rapido.
“BEEEP…
BEEEP… BEEEP… BEEEP…”
Quel
forte suono, stridente quanto repentino, fece sobbalzare dalla sedia Julius
Chester, mentre la copia di Playboy
volava fino al centro della stanza, rimanendo aperta sulla foto di una modella
curiosamente somigliante ad Eimi “Lucifer” Haneoka…!
“Cosa
diavolo…?!” mormorò l’assistente cogli occhi sbarrati sul pannello principale,
al cui centro un riquadro rosso lampeggiante faceva sinistramente risaltare la
scritta MASTER
ALARM…!
“Julius:
guarda il messaggio sull’analizzatore: siamo in condizione C!”
“Come?!
Hai detto C…? Ma… chi sarebbe l’organismo complementare?”
“Non
lo so, non lo hanno riferito… ma il livello eccitativo è già su DEFCON 2!
Mentre
Pipps stava parlando, due sportellini si aprirono davanti alle rispettive
postazioni degli operatori, facendo comparire due chiavette d’identico aspetto.
Contemporaneamente, il display sul pannello principale trasmetteva un’istruzione
precisa:
INSERT KEYS in SWITCHER
LOCKS
“Ma…
siamo già a questo punto…??” esclamò Chester, con la fronte già coperta di
freddo sudore “Non ci posso credere…!!”
“Sta’
calmo” provò a rassicurarlo Pipps “forse è solo un’esercitazione!”
Ma
il collega non ne era affatto persuaso e provvide a effettuare un velocissimo
check-up, dal cui responso risultò che il raccordo di giunzione aveva
inequivocabilmente effettuato il rendez-vous con un’interfaccia di passaggio: i
parametri tattili, termici e igrometrici non lasciavano dubbi di sorta!
“Cribbio!!
Altro che esercitazione: questo è un amplesso vero e proprio…!”
“Allora
dobbiamo precedere. Inserisci la chiave!” replicò Pipps, passando dalle parole
ai fatti. Con mano febbrile, il collega lo imitò: afferrò la sua chiavetta
dallo sportellino e la introdusse a fatica nella serratura. Poi, con l’altra
mano, eseguì un’ultima verifica che generò quest’altro messaggio sul display:
STF
READY for EMISSION: TURN THE KEY TO send
Dopo
essersi terso velocemente la fronte, Julius mormorò al compagno: “Ok, Roger… al
mio via!”
“Pronto!”
confermò Pipps.
Con
la coda dell’occhio, Chester stava però osservando anche il pannello del
miscelatore cromosomico, dove una diversa scritta ricordava chiaramente la
funzione biologica della procedura che stavano per mettere in atto…
STF COMPOSITION CORRECT:
106 X-TYPE + 106
Y-TYPE GAMETES
“No,
un momento: chiediamo conferma, prima…!”
“Non
c’è tempo, Julius: siamo già a DEFCON 1: dobbiamo emettere!”
“Roger,
i sensori tattili del raccordo segnalano che non sono state prese precauzioni…
e non credo che il signor Alan abbia già deciso di cimentarsi nella paternità!!”
“Le
avranno prese nell’organismo ricevente!”
“E
come facciamo a saperlo…? Voglio essere sicuro, prima di fecondare una donna!”
Il
povero Chester mise mano al comunicatore intersezionale, ma poco dopo il compagno
lo vide dare rabbiosamente un pugno sulla console…
“Maledizione!!
I contatti con la
Centrale Operativa sono già stati interrotti…!!!”
“Julius,
ci hai provato, ma ora dobbiamo eseguire. Altrimenti Spade e Harper ci faranno
a pezzi!”
Chester
sospirò pesantemente, ma dovette dare ragione a Pipps: “Va bene, procediamo”
sospirò “dopo tutto, la responsabilità è la loro…!” detto ciò, tornò ad impugnare
la chiave, cercando di non badare al fortissimo formicolio.
“Ci
sei, Roger…?”
“Ci
sono!”
“Via…!”
All’unisono,
i due organici ruotarono lo chiavi in senso orario e subito il display del
miscelatore segnalò che il trasferimento del fluido era in corso… ciononostante,
benché non avessero compiuto che il loro dovere, Julius Chester, coadiutore del
capo-sezione genetico, non riusciva a liberarsi da un bruttissimo
presentimento.
“Buona
fortuna, signor Alan” lo sentì sussurrare il compagno “spero che sappia bene
quello che fa…!”
***
Nello
stesso momento in cui l’intraprendente Sayaka entrava di soppiatto nella camera
degli ospiti, Lew A1 Harper, Coordinatore dell’organismo, stava ascoltando il
rapporto dei suoi principali responsabili di sezione.
“Allora,
signori…” cominciò, con aria palesemente esausta “…facciamo il punto. Parker,
ci sono danni?”
“Fortunatamente
no” rispose il capo dell’Immunitaria “evidentemente l’autista del veicolo che
minacciava d’investire il signor Alan è riuscito a frenare in tempo. Anche la
precedente caduta provocata dell’esaurimento energetico, grazie alla perizia
del signor Kirby, non ha portato a nessuna conseguenza di rilievo… tant’é vero che
adesso il nostro assistito sta dormendo tranquillamente!”
“È
un sonno profondo?” domandò A1.
“Beh,
non proprio” intervenne il capo della Sensitiva “stiamo provando a fargli
raggiungere il 2° stadio, ma finora non siamo riusciti a farlo rilassare
sufficientemente!”
“Come
mai?”
“Purtroppo,
le emozioni provate questa sera lo hanno leggermente scombussolato!” spiegò il
collega della Neuro.
“Capisco…
beh, l’importante è che recuperi le forze” conciliò Harper “piuttosto, Gus,
cosa ci può dire riguardo alla sua attuale ubicazione fisica?”
Chandler
gettò uno sguardo su un rapporto appena stilato: “Stando ai parametri pervenuti,
direi, senza tema di sbagliare, che il nostro amico si trova coricato sopra un
letto!”
“Il
suo, voglio sperare!” puntualizzò
Marlowe, lasciandosi scappare un brivido.
“Eh,
non credo sia molto probabile” scosse la testa Chandler “dipende molto dal
luogo in cui è stato raccolto… e, soprattutto, da chi!”
“Infatti”
convenne Parker “anzi, riflettendoci, potrebbero averlo anche portato
all’ospedale!”
“E
sarebbe la cosa più augurabile…!” affermò con decisione sempre il capo della
Neuro.
“Certo
che i tuoi gusti sono alquanto discutibili, Phil!” gli fece eco il capo della
Cerebrale, che finora non aveva aperto bocca.
Marlowe
si voltò verso di lui: “Il tuo spirito di contraddizione non si smentisce, vero
Jim? Sarebbe invece più opportuno che cominciassi a darti da fare per rendere
il signor Alan meno succube di certe situazioni: sembra quasi che i suoi guai
ti divertano…!”
“Riconosco
la pertinenza della tua osservazione” rispose il collega alzando le spalle, pur
col viso leggermente arrossito “ma finché la tua equipe continuerà a succhiarsi
la maggior parte dell’energia fornitaci da Blackie, dubito di riuscire ad alzargli
il rendimento delle meningi!”
*Touché…!*
dovette ammettere mentalmente Phil, salvo però ribattere a voce: “Come scusa
non è male! Ma da te mi aspettavo decisamente di me…”
La
frase di Marlowe venne interrotta dallo squillo del comunicatore intersezionale
sulla scrivania del Coordinatore. Harper rispose subito: “Pronto? Sì, è qui!”
porse l’apparecchio a Chandler “Il signor Finch vuole parlarle d’urgenza!”
Il
capo della Sensitiva si portò velocemente il ricevitore all’orecchio: “Dimmi,
Peter, che c’è…? Ma… ne sei sicuro?! OK, sta’ calmo, arrivo subito!”
“Qualche
problema?” gli chiese A1, quando Chandler tornò a rivolgergli lo sguardo.
“Il
mio aiutante richiede la mia presenza in camera percettiva. Riferisce che
l’organismo sta subendo delle sollecitazioni sensuali piuttosto forti…!”
“CHE…??!!”
gridò immediatamente Marlowe.
“Andiamo!”
rispose invece A1, imponendosi di mantenere tutto il suo sangue freddo.
I
cinque componenti del Consiglio Organico si precipitarono nella camera di
controllo, dove trovarono l’intera equipe che zompettava frenetica da una
console all’altra, mentre le spie dei pannelli lampeggiavano allegramente come
luci di un albero di Natale…
“Che
sta succedendo, Pete…?” lo abbordò subito Chandler.
“Ah,
signore… meno male che è qui! Stiamo ricevendo una miriade di impulsi sensuali
di tutti i generi: tattili, olfattivi, telepatici… l’elaboratore della Genetica
è già praticamente saturo!”
“Avete
identificato l’organismo sorgente?”
“Purtroppo
il signor Alan è ancora mezzo addormentato e non possiamo ricevere segnali visivi.
L’elaboratore sta analizzando le onde cerebrali e…”
“Ecco
il responso, Peter!” annunciò un assistente.
Subito
dopo, i presenti lessero sul display del controllo percettivo il seguente
messaggio:
RELATION
TYPE b IN PROGRESS - SUBJECT: sayaka shinomya
Marlowe
assunse tutti i colori dello spettro visibile; in un lampo aveva perfettamente compreso
chi aveva raccolto il loro assistito
e soprattutto in quale letto si trovava
in quel preciso momento!
“NOOO…!!!
MIO DIO, NO!! NON PUÒ, NON DEVE FINIRE COSÌ…!!! MISERICORDIA, FATE QUALCOSA!!!”
urlava, già decisamente fuori di senno.
Dopo
aver masticato una sorda (e anche sordida) imprecazione, A1 si rivolse al
responsabile sensitivo: “Presto, Gus: lo svegli immediatamente!!”
Dopo
avere effettuato una rapidissima analisi della situazione, il suo subordinato
dovette però scuotere sconsolato la testa: “Troppo tardi, signor Harper: tutti
i segnali più incisivi hanno già raggiunto l’elaboratore sensuale. Siamo nelle
mani di Spade!”
Harper
si precipitò allora sul comunicatore intersezionale: “Spade…!!! Spade, mi
sente…?? Com’è la situazione? Mi risponda…!!!”
“Siamo
a DEFCON 1… è già scattato l’allarme emissione!”
“Stringere
al massimo gli inibitori!!” ordinò A1, concitatamente.
“Spiacente,
signore: ne è rimasto operativo uno solo… temo che servirà a poco!”
L’ormai
impanicato Coordinatore commutò allora sul canale della Motoria: “Kirby, per
amor del Cielo… non lasci che quella femmina lo catturi: mantenga il controllo
del bacino a tutti i costi!!”
“Non
posso, signore: è già scattata la routine di movimento automatico!”
Come
per evidenziare il fatidico “punto di non ritorno”, il display
dell’analizzatore percettivo mostrò implacabile la conferma che tutti speravano
ancora di eludere…
RELATION
TYPE C IN PROGRESS - SUBJECT: sayaka shinomya
…e
tutti sapevano che, quando l’analizzatore segnalava la “C”, voleva dire che il
rapporto interpersonale completo si stava già consumando! Nessuno, dentro a
quel tormentato organismo, poteva oramai pensare di poter impedire
l’inevitabile. Quasi nessuno…
“La
corrente, presto” gridò Marlowe, con voce strozzata “dobbiamo togliere di nuovo
la corrente…!!!”[4]
“Provaci,
se ci riesci” gli rispose stancamente Chandler “abbiamo sostituito il cordone
con un cavo supercorazzato!”
“Come…?
Ma che diavolo t’è saltato in mente??!” protestò il collega della Neuro, con
tono sempre più rauco.
“Senti,
amico… se pensavi che avrei corso il rischio di dover ripetere quel po’ po’ di tour
de force per ripristinare la centrale percettiva, beh, ti sei sbagliato!”
Il
disgraziato responsabile della sezione Emotiva non ebbe nemmeno la forza di replicare.
Cadde in ginocchio, per poi curvarsi sul pavimento della sala, battendovi
lentamente i pugni, mentre amare lacrime gli sgorgavano dagli occhi. Provò
soltanto un ultimo sussulto quando sentì, dal comunicatore, la voce di Sam Spade
che annunciava, con tono gelidamente professionale: “DEFCON 0… DEFCON 0…
attenzione, emissione…!!”
E
qui, il povero Phil Marlowe si accasciò al suolo definitivamente, mentre non
meno di 200 milioni di spermatozoi abbandonavano i serbatoi della Genetica di
Alan Daiki Asuka per fluire inesorabilmente dentro quella di Sayaka Shinomya…
[3]Ritengo che la volubilità di Sayaka sia comprensibile, date le circostanze.
Dopotutto, come recita il Rigoletto
di Verdi: La donna è mobile, qual piuma
al vento, muta d’accento e di pensier…!
uando
le nebbie del sonno si rialzarono davanti agli occhi del nostro malcapitato
protagonista,[1] la visione dell’ambiente
circostante dovette confermargli per la seconda volta di avere trascorso la
notte in un giaciglio diverso dal proprio… e, come se non bastasse,
l’inquietante scoperta fu seguita dalla constatazione ben più sconcertante di ritrovarsi
nuovamente in costume adamitico!
*Che
diavolo è successo…?* si chiese, cercando di far mente locale. Stendendo la
mano verso la parte destra del letto, i sensori epidermici di Gus Chandler
dovettero appurare che anche quella zona manteneva un più che discreto tepore… avrebbe
anche potuto trattarsi del tepore del suo stesso corpo, se anche i sensori
olfattivi non avessero percepito un profumo indubbiamente quanto squisitamente femminile…
la conferma finale la diedero comunque quelli ottici, registrando la presenza
di un secondo cuscino appoggiato alla testiera di quell’inaspettato talamo!
Quella
vista fu determinante nello svegliare del tutto il “piccolo” detective, facendogli
rivivere in un lampo tutte le sensazioni provate durante la notte appena
conclusa: calore, tenerezza, umidità, fragranza, libidine, appagamento, dolce
spossatezza.
L’ormai
in tutti i sensi giovane uomo si lasciò ridistendere sul proprio guanciale,
assaporando quel delizioso formicolio che lo pervadeva dappertutto. Un sorriso
beato gli spuntò dalle labbra…
“E
così, ce l’hai fatta… eh, Lisa?” mormorò “Anzi, no… Seya. Sei riuscita a farmi
tuo, finalmente…! Beh, avrei dovuto immaginarlo che, come sempre, avresti vinto
tu…!”
Sempre
sorridendo, cercò allora di rammentarsi come l’ardita cacciatrice di cuori (e
non solo…) l’avesse convinto a “concludere” una volta che erano giunti
nuovamente a casa di lei, chiedendosi soprattutto come diavolo avessero fatto
ad eludere la sorveglianza dei suoi genitori (e del “paparino” in particolare)!
Mentre
si soffermava su quest’ultimo aspetto, la vista della camera nella penombra mattutina
gli rivelò che non si trovava affatto dove aveva poc’anzi supposto di essere:
quella non era affatto la stanza di Lisa Haneoka!
*Questa
è forte! Vuoi vedere che mi ha portato in uno di quegli alberghi che…*
Ma
poi si rese conto che qualcosa non quadrava: in tutta Seika non esisteva nessun esercizio adibito a quel genere di attività: Hideo Morinaka,
uomo di severi principi morali, non ne avrebbe mai autorizzato l’apertura! Ed
era ancor meno probabile che avessero messo in pratica una “fuga d’amore” in
qualche città vicina, dove potessero trovarne uno… senza contare che, essendo entrambi
minorenni, non li avrebbero nemmeno ammessi!
Dunque?
Che Lisa avesse chiesto “appoggio logistico” a qualche amica? Ma a chi? Non
certo a Mara, per ovvie ragioni! Anche Sara era da escludere (la sorella novizia
non le avrebbe di certo perdonato di aver favorito quel loro grave peccatuccio). Kyoko e Ryoko, dal canto
loro, non avevano certo i mezzi per…
Rina…!!!
La sua famiglia, in effetti, avrebbe anche potuto… ma l’ipotesi era un po’
troppo forte.
*Va
bene che erano diventate amiche, diceva… ma da qui ad aiutarla a consumare un
rapporto con me, ce ne corre…!*
All’improvviso
ebbe come una folgorazione e una forte scossa di brivido spazzò via tutte le
sensazioni mnemoniche citate in precedenza. Il nostro si guardò intorno con
terrore… e se si fosse trovato appunto in casa di Rina? E se quella fosse stata
la sua camera? E se fosse stata proprio lei
a possederlo, quella notte…?
“Calma,
ragazzo” si disse, stringendo i pugni “Rina non farebbe una cosa del genere…
non più, almeno! Aveva detto di volerti bene[2]… non
potrebbe mai farti uno scherzo simile…!!”
In
quel momento la porta si aprì e Alan, con un sussulto, si rimboccò istintivamente
le coperte fino al mento… era comunque più che deciso a mantenere la calma e ad
imporsi di essere pronto a qualunque cosa avrebbe visto… ma ciò che vide fu
troppo anche per lui!
***
Avvolta
nella sua graziosa vestaglia scarlatta, Sayaka Shinomya entrò nella stanza
reggendo un vassoio con entrambe le mani. Richiuse la porta con il piede e avanzò
verso un tavolinetto centrale, dove posò l’oggetto facendo tintinnare le
porcellane della colazione. Dopodiché, ostentando un ancheggiamento piuttosto
sexy, s’avvicinò per sedersi sul bordo del letto con un movimento che mise
generosamente in mostra il suo tutt’altro che disprezzabile decolté… infine
avvicinò il suo visino a quello del beneamato “ospite” e gli stampò un delicato
bacio sulle labbra.
La
“provata” centrale sensitiva asukiana dovette constatare che l’essenza proveniente
dalla pelle di quella fanciulla era la cosa più sensuale che avessero mai ricevuto
e anche il sapore e la morbidezza di quelle labbra non avevano paragone
rispetto al bacio della volta precedente.[3] Ma a Gus
Chandler non occorreva elucubrare più di tanto per avere una risposta al
fenomeno suddetto: era soltanto la normale, meravigliosa differenza fra una
ragazza e una donna!
“Buongiorno,
amore…!” sussurrò Sayaka, col suo dolcissimo sorriso.
Il
detective avrebbe voluto ricambiarla con uno sguardo di puro ghiaccio, ma per
quanti sforzi facesse si dovette accontentare di uno neutro (del resto non
aveva nemmeno avuto la forza per respingere quel bacio).
“Cosa…”
deglutì faticosamente “…cosa ci fai, qui?”
La
giovane inclinò graziosamente la testa, lisciandosi i bellissimi capelli
castano-scuro.
“Questa
è casa mia!” rispose, con aria di perfetta innocenza.
Il
ragazzo annuì a denti stretti, per poi ribattere: “Hai ragione… mi correggo:
cosa ci faccio, io, qui…?!”
Senza
il benché minimo segno di disagio davanti al suo ritrovato sguardo d’acciaio
(la prima risposta aveva restituito un po’ di grinta alla sezione di Marlowe)
la “fedifraga” gli rispose soavemente: “Hai avuto un incidente, ieri sera!”
“Cosa?
Che incidente…?” chiese lui, corrugando le sopracciglia.
“Sei
svenuto” rispose lei, avvicinando “pudicamente” i bordi della vestaglia,
notando che gli occhi del detective puntavano proprio lì “o ti sei addormentato
in mezzo alla strada, non lo so…. e, per poco…” sospirò, rabbuiandosi “…la
macchina dei miei, di ritorno da un ricevimento, non ti ha investito!” si coprì
il volto con la mano “Oh, Alan… sono morta di paura quando ti hanno portato in
casa…!”
Nello
sguardo umido della giovane, il nostro amico dovette necessariamente trovarvi una
preoccupazione genuina, cosa che non poté fare a meno di apprezzare. Tuttavia
la centrale di Watson non era inibita a tal punto da non fare alcune considerazioni.
“Se
è come dici… mi spieghi perché i tuoi non hanno chiamato un’ambulanza, oppure
la polizia? A che scopo portarmi a casa tua?”
Sayaka
lo fissò con lo sguardo più felino che poteva. Altri brividi, generati dagli
ultimi scampoli di adrenalina smossero ancora il suo spogliato corpo.
“Ti
dispiace…?”
All’improvviso
il nostro eroe sentì un urgente bisogno d’aria… e, dopo averne ingoiato
un’abbondante porzione, riuscì con più successo a riordinare le idee. Ricordava
vagamente di avere accompagnato Lisa (o meglio Seya) a casa. Ricordava le
emozioni contrastanti che lo avevano accompagnato nel ritorno verso la propria
dimora, soprattutto una profonda serenità, mischiata al forte rammarico di non avere
potuto “donarsi” a lei…
Un
momento… (alla Neuro, il nuovo galvanometro adrenalinico digitale esplose in
una nuvola di fumo nero, fra le irriferibili imprecazioni di Murdock)… ma,
allora… se lui e lei non lo avevano fatto…
cos’erano tutte quelle sensazioni che avvertiva permanere nel suo corpo (come
anche nel suo cuore)…?!
Improvvisamente,
la colonna del termometro corporeo presente nella centrale di Eddy Parker andò
giù in caduta libera, per poi risalire con uguale velocità, mentre la fronte
del poliziotto in erba si copriva di gelide stille di sudore… Alan guardò la
sua “anfitriona”… guardò la stanza, guardò quel letto, guardò il cuscino… ma
guardò soprattutto il suo corpo senza la minima traccia d’un pigiama… e guardò
di nuovo lei…
“Sa…
Sayaka… si può sapere… cos’hai combinato…??” inutile precisare che stava
tenendo le dita intrecciate sotto le coperte.
Il
suo sorriso di ritorno, tutto un concentrato di dolcezza e di malizia, fu una
conferma ancora più chiara della successiva risposta vocale: “Cosa abbiamo combinato… vorrai dire…!”
La
centrale epatica registrò, subito dopo, una notevole fitta di dolore e un
pallore cadaverico si diffuse di conseguenza sul madido volto del novello
“libertino”…
“A
cosa… vorresti alludere…??”
“Andiamo,
tesoro” ribatté lei, coprendosi una delle guance, pudicamente arrossate “non
ricordi proprio nulla…?!”
Ormai
non occorreva nient’altro, per capire. Ma come chi affoga si aggrappa a un filo
d’erba, così al povero Alan non restava che voltare l’ultima carta di quella fatale
mano di poker…
“Stai
bluffando… non è vero…?” domandò, con un sorriso già piuttosto spento.
Scuotendo
il capo e rimandandogli uno sguardo indubbiamente tenero (Chandler giudicò la
responsabile di quella Neuro non meno abile di quella haneokiana), l’ormai
giovane donna sollevò con implacabile lentezza la coperta dalla parte dove il
giovanotto aveva percepito quel calore profumato… e quello che i suoi occhi
dovettero vedere fu proprio il quarto asso (di cuori, ovviamente) di un poker del tutto risolutivo.
Ma
purtroppo quelle carte non erano le sue…!
***
E
così, per la sesta volta da quando nell’organismo maschile umano del “non più”
piccolo detective era stata presa la decisione di risolvere una volta per tutte
il “dilemma Lisa/Seya”, il consiglio organico asukiano si trovò riunito intorno
al tavolo delle riunioni d’emergenza. È superfluo specificare che l’atmosfera
incombente sull’assemblea era la più cupa di tutte le sedute precedenti. A
parte il povero Philip Marlowe, che manteneva lo sguardo fisso nel vuoto, solo
Dick Tracy, Blackie Wolfe ed Eddy Parker trovavano il coraggio di guardare in
faccia il Coordinatore. Tutti gli altri, chi più chi meno, si sentivano troppo
corresponsabili per l’incidente appena intercorso, la cui gravità avrebbe
potuto comportare conseguenze del tutto incalcolabili.
Lew
Harper, dal canto suo, continuava a lisciarsi la fronte con la mano destra,
mentre batteva sul tavolo il palmo della sinistra. La sua esitazione
nell’avviare quella gravosa discussione era piuttosto tangibile.
“Allora,
signor Spade…”
Quando
finalmente A1 si riscosse e la sua voce raggiunse il capo della Genetica,
quest’ultimo fu attraversato da un vero e proprio elettroshock e dovette
umettarsi le labbra più volte, anche solo per essere in grado di balbettare un:
“Co… co… comandi, signore…!”
“…vorrei
innanzitutto sapere se… durante il rapporto con la signorina Shinomya ci sia
stata… una sorta di… resistenza all’avanzamento!”
“Di…
di che genere, signore…?”
Watson
alzò gli occhi al soffitto, mentre Parker, Kirby e Chandler guardarono il
collega con marcato quanto ironico stupore. Harper sbuffò e batté il pugno sul
tavolo: “Spade, fingere di non capire non diminuirà la sua responsabilità in
questa faccenda! Quindi farà bene a rispondermi a tono” prese una boccata
d’aria “c’è stata deflorazione o no…??!”
Un
sommesso borbottio gli giunse dall’altro capo del tavolo… A1 stette per
esplodere, ma ritenne più saggio tentare un’ultima provocazione per raggiungere
il suo scopo: “Se la imbarazza così tanto rispondermi davanti a tutti i
colleghi, caro Sam, può sempre venire qui a dirmelo in un orecchio… MA SI DIA
UNA MOSSA, PER DIO…!!!”
Il
poveraccio deglutì un paio di volte, poi si schiarì la voce: “La… la risposta è…
è sì… signore…!”
Il
Coordinatore si appoggiò allo schienale della sua poltroncina, stringendo
convulsamente il bordo del tavolo: “Bene” grugnì fra i denti “prima pessima
notizia appurata! Passiamo alla seconda…” tornò quindi a guardare il capo della
Ripro, intento ad allargarsi il colletto del camice “…quando avete segnalato
l’emissione dell’STF… il raccordo di giunzione era ancora… inserito
nell’interfaccia di passaggio della controparte…?”
La
suddetta domanda fu seguita da un silenzio sepolcrale. Tutte le facce dei sette
membri del consiglio, seduti attorno ai tre lati del tavolo, erano rivolte alla
coppia di colleghi che occupavano quello riservato alle “relazioni esterne”.[4] Rip
Kirby, accorgendosi del nuovo blocco psichico che stava per incombere sul
collega genetico, decisedi rispondere
per lui: “E così, signore… eravamo dentro!”
Il
Coordinatore, che già si aspettava una risposta simile, annuì amaramente,
indugiando lo sguardo sul povero Spade, che appena riuscì a farfugliare:
“Forse… non era… nel periodo fertile… signore…!”
“Sì,
come no” ribatté A1, sarcastico “con tutta la fortuna che quello si ritrova…!”
Marlowe
fece improvvisamente udire la sua voce, come risvegliandosi da uno stato di catalessi
profonda: “Se l’abbiamo fecondata” mormorò “è la fine…!!”
Lì
per lì, Harper non trovò il coraggio di rispondergli che, anche in caso
contrario, le prospettive non sarebbero state per nulla rosee, almeno dal punto
di vista del loro detective, in quanto l’incremento medio di 500 punti
garantito da un rapporto C avrebbe rialzato il C.R. di miss velo da sposa (soprannome oramai veramente inquietante) alla
quota di 1463 punti, riportandola nella zona dell’amore! Non ebbe comunque il tempo di farlo, perché qualcuno bussò
alla porta e, subito dopo, fu fatto entrare Timothy Murdock, il fedele aiutante
del capo della Neuro.
“Scusate,
signori… ho qui il resoconto che avevate chiesto!”
“Proprio
al momento giusto…!” gli rispose A1, facendogli cenno di porgerlo al suo
superiore. L’addetto si avvicinò quindi alla sedia di Marlowe, sempre assorto
nei suoi pensieri e gli pose una mano sulla spalla.
“Signore…”
“Leggilo
tu, Tim” rispose questi, con voce spenta “io non ne ho il coraggio!”
Harper
masticò l’ennesima imprecazione, constatando che più la situazione si faceva
critica, più i suoi collaboratori si facevano pervadere da una preoccupante
apatia. Doveva fare assolutamente qualcosa al riguardo. Si stupì comunque di
vedere l’espressione distesa di Murdock, mentre diceva al suo responsabile: “Coraggio,
signore: c’è una buona notizia!”
Marlowe
ebbe un guizzo, poi storse la bocca in una smorfia amara: “Mi vuoi prendere in
giro…?”
“Nient’affatto!
Vede… abbiamo constatato che il… ehm… rapporto completo con la signorina Sayaka…
ha provocato un apporto relazionale di ben 624 punti!”
Un
secondo silenzio ben più glaciale del primo, ripiombò su quella disgraziata
assemblea e a tutti parve di sentire chiaramente lo scricchiolio del giaccio
che si spaccava…
“E
TI PARE UNA BUONA NOTIZIA…???!!!” gridò il povero gestore emotivo, sconvolto da
quel giudizio, apparentemente folle, del suo assistente.
Murdock
però non si scompose e, presentandogli il modulo che aveva con sé, concluse il
suo rapporto sorridendo: “Lo è, signore. Perché si da il caso… che quei punti
siano stati attribuiti alla signorina Lisa Haneoka, alias Seya… altrimenti
detta la Ladra Saint Tail!”
“Che
cosa…??!” sussurrò Marlowe, strappandogli il foglio di mano. Non poteva credere
ai suoi occhi, ma effettivamente la riga battuta dalla stampante
dell’elaboratore emotivo riportava chiaramente che il Coefficiente Relazionale
assegnato al soggetto in questione, presentava adesso un valore di 2667 punti,
mentre quello della momentanea “vincitrice” rimaneva “fermo” a quota 963!
“Ma…
non è possibile…! Non ha assolutamente senso!! A cosa si deve un simile
miracolo…?”
“È
semplice, capo… vede, il signor Asuka credeva di fare l’amore con miss Haneoka,
anche se, in realtà, lo stava facendo con miss Shinomya! Ecco perché il cross-over
ha interpretato i segnali come provenienti dall’ex-antagonista… e l’elaboratore
emotivo li ha elaborati come tali, incrementandone il suo coefficiente!”
“Ma…
un momento” balbettò il capo della Neuro, sempre più confuso “anche se ciò che
dici è giusto, il cross-over effettua pur sempre una verifica sulle onde
cerebrali della sorgente… non avrebbe mai potuto commettere un simile errore!”
“Beh…
non saprei, signore…” ribatté Murdock, improvvisamente imbarazzato “…può essere
che la matrice del sistema selettivo abbia subito una… piccola modifica!”
ipotizzò, fissando il capo-sezione seduto di fronte al suo superiore.
“Ma
questo può farlo solo l’elaboratore cerebra…” il capo della Neuro s’interruppe
di colpo, piantando due occhi sgranati sul medesimo soggetto. Quest’ultimo,
cercando di darsi faticosamente un tono, rispose con nonchalance: “Ehm… in
effetti… proprio ieri sera, dopo l’incidente… avevamo pensato bene di
effettuare un controllo sulla presenza di eventuali danni. Potrebbe anche darsi
che, data la fretta…”
“Sei
stato tu…!!” esclamò Marlowe con un tono che rivelava tutto il suo positivo stupore.
Come
per togliere gli ultimi dubbi al capo della Neuro, intervenne direttamente A1:
“Insomma, caro Watson… potrebbe darsi che abbiate invertito involontariamente gli identificativi
delle frequenze di Lisa e di Sayaka nella matrice dell’elaboratore” ipotizzò,
con un sorriso compiaciuto “che cosa ne dice?”
Il
capo della Cerebrale, sempiterno “nemico” della mitica ladra coduta, si passò
più volte il fazzoletto sulla fronte fradicia di sudore, per poi rispondere
bonariamente: “Ecco, signore… io ritengo… che potrebbe essere andata proprio così!”
Philip
Marlowe attese che gli occhi del collega smettessero di vagare lungo le pareti
per incontrare i suoi e, quando ciò inevitabilmente accadde, lo fissò con intensità
per dirgli soltanto: “Grazie, Jim…!”
“Lascia
perdere” bofonchiò il collega “sono anch’io dalla parte di Alan, se mi
permetti. E quest’ultimo scherzetto da parte della sciacquetta non mi era per niente
piaciuto…!”
“Alla
faccia della sciacquetta” commentò
ironicamente Gus Chandler “e alla faccia della scherzetto: 624 punti…!!”
“Ehm…
a proposito” intervenne il capo della Cardiaca “state tutti molto attenti a non
scivolare, quando procedete lungo i corridoi: c’è ancora qualche micron di
adrenalina!”[5]
“Grazie
dell’avviso, signor Tracy” grugnì nuovamente A1 “ma credo che questo sia
proprio l’ultimo dei nostri problemi…!”
Tale
affermazione fece raffreddare di nuovo l’atmosfera della riunione,
momentaneamente alleviata dalla “rivelazione” di Watson. La cosa stimolò
inopportunamente Sam Spade, che si fece scappare un’affermazione di questo
genere: “Forse, però… dovremmo guardare anche il lato positivo… signore…!” il
titolo l’aggiunse dopo che il Coordinatore l’ebbe freddato con un’occhiata
piuttosto torva.
“Questa
cosa sarebbe, Sammy? Un’altra delle sue brillanti battute di spirito…?!”
“No,
signore…” altra deglutizione con allargata di colletto “…è che pensavo… adesso
che il signor Alan è diventato un uomo… insomma… sarà più facile per lui
gestire il rapporto con la signorina Haneoka. O no…?”
Prima
di rispondergli, A1 osservò il povero Marlowe che si copriva la faccia con le
mani, poi sospirò. A che scopo arrabbiarsi, dopotutto? Il capo della Ripro era perfettamente
convinto di quello che diceva!
“Sarà
un gran giorno, signor Spade, quando il discernimento di ciascun direttore
organico riuscirà ad andare un po’ al di là delle proprie specifiche competenze.
Sono certo che allora gli esseri umani faranno un grande passo avanti nelle relazioni
interpersonali!”
“Io…
temo di non avere compreso, signore…!” rispose il malcapitato, perplesso.
“Beh,
adesso non ho il tempo di spiegarglielo! Ho solo da impartirle questo ordine,
Spade: ripristini tutti gli inibitori alla massima efficienza di bloccaggio. E anche
lei, signor Chandler, attivi tutti i filtri attenuatori alla massima potenza.
D’ora in poi e fino a nuovo ordine, saranno le sezioni Cerebrale ed Emotiva a mantenere
il totale controllo - e sottolineo totale
- sul comportamento dell’organismo. Sono stato chiaro…?”
“Signorsì…!”
risposero i due interessati.
“La
seduta e tolta, tornate alle vostre squadre. Marlowe e Watson, voi seguitemi in
ufficio!”
“Bene…!”
risposero gli altri due.
“Ah,
un’ultima cosa…” il Coordinatore fermò i sottoposti mentre stavano alzandosi
per uscire. Piantò loro lo sguardo più duro che poteva e pronunciò le frasi
seguenti calcando accuratamente su ogni parola “…è ovvio che nessuno di noi, io
per primo, ha voluto che il signor Asuka si cacciasse in un guaio del genere. Ma
purtroppo ce lo abbiamo fatto finire… e sarebbe inutile disquisire su chi ne detenga
la maggiore responsabilità! Adesso, il nostro compito prioritario, è soltanto
quello di tirarcelo fuori… e per riuscirci dobbiamo avere tutti un concetto molto
chiaro…” attese qualche secondo per accertarsi della loro totale attenzione e
concluse “…signori, da oggi l’adolescenza è finita:
qualunque cosa ci aspetti, il nostro assistito dovrà saperla affrontare da uomo… visto che abbiamo permesso a una
donna di farcelo diventare!”
Lew
“A1” Harper rimase ancora qualche secondo a contemplare i volti sgomenti dei
suoi subordinati e finalmente li congedò: “Potete andare, signori… e
ricordatevi quanto vi ho detto!”
La
sala si svuotò, di nuovo nel più completo silenzio.
o
mi auguro soltanto” disse il signor Shinomya, cercando di mantenere la maggior calma
possibile “che tu ti renda ben conto di quello che hai fatto, Sayaka…!!”
“Sì,
papà…” balbettò la reproba[1] con
voce tremante e lo sguardo basso “…io…”
“Tu
che cosa?” ribatté suo padre, alzando di scatto la voce “Te ne rendi conto, sì
o no??!!”
“Calmati, tesoro” intervenne la moglie con
pronta fermezza “ti ha appena detto di sì!”
“Ah,
certo” il marito sospirò rumorosamente, mettendosi di fronte alla finestra, con
le mani in tasca “ha detto di sì…! E questo, secondo te, mette tutto a posto,
immagino!”
“Non
l’ho affatto detto” ribatté la consorte, sempre con voce ferma “cerchiamo però
di considerare l’accaduto nelle sue giuste proporzioni!”
L’uomo
le lanciò un’occhiata sgomenta, seguita da una smorfia ironica: “Benissimo,
consideriamolo pure: il figlio dell’ispettore Asuka si è fermato a dormire a
casa nostra e - giacché c’era - nel corso della notte, si è preso la verginità della
nostra bambina!! Ti pare che l’abbia considerato nelle sue giuste
proporzioni?!”
“Non
è più una bambina!” rimpallò decisa la moglie.
“Come,
come…??” domandò alterato il marito, portandosi la mano a coppa sull’orecchio
“Chi è stato, ieri sera, a ribadire esattamente il contrario? E ad insistere,
soprattutto, affinché quel… mascalzone
rimanesse per infangare la nostra casa onorata?!”
“Papà,
te ne supplico” sbottò la figlia, con le lacrime agli occhi “non parlare così
di Alan… la colpa è stata mia… sono io che sono entrata nella sua camera!”
“È
inutile che tu lo difenda, signorinella: per fare quella cosa, bisogna essere in due!!”
“Sì,
ma lui… era mezzo addormentato” protestò la figlia “e credeva che…”
“Che
cosa…??” domandò il genitore, sempre più sconvolto.
Sayaka
lo fissò intensamente, decisa a dirgli tutta la verità. Però, all’ultimo, un
residuo scampolo di egoismo la spinse a rinunciare: “No… niente!”
Confessare
che il suo beneamato l’aveva resa felice credendo di fare l’amore con un’altra era
davvero troppo imbarazzante… oltre che controproducente!
“Ascolta,
cara” disse dolcemente la madre posandole una mano sulla spalla, mentre esortava
silenziosamente il marito a portare pazienza “rispondi a questa domanda: tu
vuoi bene a quel ragazzo?”
Gli
occhi della figlia guardarono direttamente i suoi: “Sì, mamma: lo amo!”
La
signora annuì, per poi tornare a chiederle, sorridendo: “E lui ti ricambia?”
Stavolta
la “piccola donna” dovette deglutire, facendo appello a tutta la propria
determinazione per rispondere: “Io… gli piaccio molto: me lo ha detto di
persona!”
“Almeno
su questo non ci sono dubbi...!” commentò il capofamiglia, con marcato accento
indignato.
Sayaka
si alzò allora in piedi, stringendo i pugni: “Se vuoi saperlo, papà, mi ha
detto pure di volermi bene, quando è venuto alla mia festa di compleanno!”[2]
“Però
non ti ha detto espressamente di essere innamorato
di te. O mi sbaglio?” insistette ancora il padre.
La
fanciulla dovette stringere anche i denti. Mandando quindi un lampo dai suoi
occhioni ammalianti, esternò la seguente osservazione: “Se non lo fosse, quella
volta non avrebbe lasciato fuggire Seya con quel velo maledetto, che mi avrebbe
costretta a sposare il rampollo degli Hiwatari!”[3]
Il
padre stava per farle osservare che l’impresa della misteriosa ladra era stata
favorita soprattutto dall’energico “contributo” della figlia, che aveva
bloccato fra le sue gentili grinfie il malcapitato detective proprio per impedirgli
di gettarsi subito all’inseguimento di Seya! Tuttavia, i sensi di colpa che lo
tormentavano assieme alla moglie per quel famigerato progetto di matrimonio
combinato, lo spingevano suo malgrado ad assumere, nei confronti della sua
adorata figliola, un atteggiamento forse troppo conciliante.
“D’accordo…”
sospirò “…a questo punto vorrei parlare da solo con tua madre. Puoi ritirarti,
Sayaka!”
“Va
bene, papà!”
Prima
però di abbandonare il salotto, la ragazza gettò uno sguardo fugace verso la
signora e, al sorriso rassicurante di quest’ultima, rispose con una complice
strizzatina d’occhio.
***
Quando
il novello sciupafemmine raggiunse finalmente la propria dimora (mai gli era
parsa così bella come quella domenica mattina) dovette constatare che l’ispettore
Heiji era di già rientrato, poiché le imposte della loro villetta erano aperte.
Dopo essersi fermato un minuto a riprendere fiato e ad attendere che la sezione
Cardiaca rallentasse il ritmo di funzionamento, il giovanotto si decise a
varcare l’ingresso e a richiuderselo alle spalle il più silenziosamente
possibile. Sperando che suo padre stesse ancora smaltendo sul letto la notte in
centrale, decise di rifugiarsi nella sua camera per riflettere sul da farsi,
quando una voce, proveniente dalla cucina, lo bloccò proprio ai piedi delle
scale: “Buongiorno…!”
Sollecitata
dal rigurgito di adrenalina, la stazione di Dick Tracy ricominciò a pompare con
alacrità e il ragazzo, rassegnandosi al peggio, fece dietrofront per raggiungere
il genitore.
“Bentornato,
Alan. Fai colazione?” domandò Heiji, affondando la forchetta nelle uova strapazzate.
Guardandolo con espressione praticamente vuota, il figlio riuscì solo a
mormorare un flebile “No, grazie!”
Dato
che l’appetito del figlio, in quel momento della giornata, era sempre stato
piuttosto robusto, Heiji gli rivolse un’occhiata indagatrice: “Male” commentò “non
lo sai che è il pasto più importante?”
“Lo
so… ma proprio non ho fame!” confermò di nuovo, con voce spenta.
L’ispettore
corrugò le sopracciglia: “Stai ancora poco bene, per caso?”
“No,
no… è che…”
“In
effetti non hai una bella cera” osservò il padre, pulendosi col tovagliolo “si
può sapere, allora, perché sei uscito?”
“Beh…
vedi…”
“Ti
è successo qualcosa?” gli chiese ancora, cominciando a impensierirsi, mentre si
versava una tazza di caffè.
“Ma
no, nulla... cioè… niente di troppo grave…
non ci pensare: me la sbroglierò, come sempre!”
Watson
e Marlowe si sentirono piegare le ginocchia. Non c’erano molte possibilità che
l’ispettore si accontentasse di una simile spiegazione! Avevano almeno sperato
in una mezza giornata di quiete per concertare un piano d’azione; ma, nei
confronti del loro assistito, la sorte continuava a non essere benigna.
“Avanti
sediti” gli ordinò infatti l’ispettore, avvicinandogli una seggiola “proprio
stanotte riflettevo che noi due parliamo sempre molto poco… e devo mio malgrado
riconoscere di essere stato, finora, un genitore mediocre. Ma voglio rimediare,
da oggi in poi!”
“E
proprio adesso, vuole rimediare, il
piedipiatti!” ironizzò acidamente Watson.
“Che
facciamo, Jim…?” gli domandò il collega, piuttosto ansioso.
“Prendiamo
tempo, Phil… cos’altro possiamo fare?”
“Grazie”
rispose il figlio “sei molto gentile. Però…”
“Dai,
approfittane: oggi sono di riposo e ho tutto il tempo che vuoi. Hai qualche
problema?”
“Beh…
effettivamente… sss… sì…!”
“Forza,
allora: di cosa si tratta?”
“Di…
di sesso…!”
“Ma
Jim, sei impazzito?!” gridò il responsabile della Neuro.
“Ce
lo avrebbe tirato fuori comunque, amico mio. Non ti preoccupare, la prenderò
alla larga!”
Marlowe
iniziò a tamponarsi la faccia col fazzoletto, mentre l’ispettore, che si era
appena acceso una sigaretta, l’allontanò dalle labbra, per poi schiacciarla
lentamente nel posacenere. Tenere visioni di quando faceva ballare quel
marmocchio sulle ginocchia attraversarono fugaci la sua testa…
“Ho…”
deglutì “…ho capito bene…?”
“Sì…”
confermò il figliolo, al colmo dell’imbarazzo “…ma forse non è il caso che…”
“Come
sarebbe non è il caso?! Dico, non
vorrai imparare certe cose nel cortile della scuola, spero?!” affermò l’uomo con
veemenza, procurando alla superiora del Saint
Paulia un’extrasistole telepatica “Vuota il sacco, ragazzino!”
“No,
ecco… vedi… così, per pura ipotesi, eh? Ecco… se… una ragazza che ti piace volesse…
farlo, con te… insomma… tu ci dovresti
stare, oppure no?”
Sentendosi
tornare su le uova della colazione, Heiji Asuka pregò gli dei di aiutarlo a
mantenere la massima concentrazione e la massima calma. Aveva pensato di dover
cominciare tutto dal principio tirando fuori la classica storiella delle api e
dei fiori, ma dovette purtroppo constatare di essere arrivato fuori tempo
massimo! Maledicendo il progresso e la precocità dell’adolescenza moderna, si
alzò quindi dal tavolo facendo cenno alla sua progenie di seguirlo in salotto,
dove i due si accomodarono sul divano.
Qui
l’ispettore mise un braccio attorno alla spalla del suo rampollo e cominciò a
parlargli con tono sicuro e profondamente paterno: “Dimmi tutto, coraggio…
immagino volessi riferirti a ieri sera, quando sei uscito con Lisa…”
“Ecco…
in effetti… diciamo di sì!”
“Alan…
niente giri di parole, per favore: se vuoi che ti aiuti devi dirmi esattamente ciò che è accaduto!”
Il
ragazzo emise un lungo sospiro, poi si fece coraggio: “Quando sono rincasato,
ieri sera… dopo che tu sei andato via… lei… è venuta!”
“Lei
chi…?”
“Lei… Seya!”
Le
sopracciglia dell’ispettore schizzarono verso il soffitto: “Come?! È venuta qui
da noi…??”
“Non
lo hai visto il foro, nel vetro della finestra?”
L’uomo
scosse il capo: “Quando sono rincasato, alle sei, la porta della tua camera era
chiusa, quindi ho creduto che tu fossi a letto. Quando invece ti ho sentito
entrare, poco fa, ho pensato che fossi uscito a fare una passeggiata mattutina!”
“E
quando, mai, papà?”
In
effetti, date le continue uscite serali alla caccia della sua ladra, il figlio non
mancava di ronfare di gusto tutte le mattine delle sue giornate libere!
“Hai
ragione. Insomma, dicevi che Seya, ieri sera, si è introdotta in casa nostra…”
“Già…
appena dopo la mezzanotte!”
“E
cosa voleva?”
“Me!”
L’ispettore
deglutì di nuovo, cercando di metabolizzare la risposta del figlio. Poi
balbettò: “Alla sua età…?!”
Al
ragazzino venne quasi da ridere: “Perché? Non sei stato tu a dirmi che le
ragazze diventano adulte prima di noi ragazzi?”
“Sono
stato io?” rimpallò il padre, lisciandosi lentamente il cuoio capelluto.
“La
mamma no di certo…!”
A
siffatta affermazione, l’uomo sussultò… sua madre! Il ricordo di una
giovanissima Kaori che lo era andato a trovare in ufficio sbattendolo contro il
muro per esortarlo a scegliere fra lei e quella fuorilegge esibizionista dal malvagio
appellativo, gli era tuttora bene impresso nella mente! Soprattutto perché, il
giorno successivo, Heiji Asuka aveva comunicato al commissario del distretto la
sua definitiva rinuncia all’incarico di arrestare la famigerata ladra Lucifer.
“Ti
capisco” mormorò, con un soffio “in fondo, anche io…”
“Come?!
Vuoi dire che anche quella ladra che inseguivi, ti ha…”
“Ma
niente affatto” si affrettò a negare l’ispettore “sono un professionista serio,
io! Parliamo di te, piuttosto: cosa
ti ha fatto, quella ladruncola…?!” il tono di Heiji, più o meno inconsciamente,
si era fatto possessivo.
“Niente…!!
Cioè… sì, aveva… intenzione di… ma io non ho voluto!” rispose Alan, tenendo lo
sguardo basso.
“Non
hai voluto…?” insistette suo padre, reprimendo a stento un respiro di sollievo.
“No”
rispose flebilmente Alan, sempre cogli occhi a terra “non… non mi sentivo
pronto!”
L’ispettore
reclinò la testa all’indietro, stavolta non potendo trattenere un lungo soffio
liberatorio; ma subito tornò a incalzare il figlio: “Ma… e poi, cos’è accaduto?”
Dalla
centrale emotiva non poterono evitare che l’organismo fosse scosso da un
brivido forte: finora avevano potuto cavarsela senza mentire, ma adesso era il
momento di tirare fuori la faccia più tosta che avessero potuto (quella, per
intenderci, dei battibecchi con Lisa) e questo era il campo di Watson, che
strizzò pronto l’occhio al collega della Neuro.
“Cosa
intendi, esattamente, per poi…?”
chiese il ragazzo.
“Senti,
non vorrai farmi credere che, dopo il coraggio sfoderato nel cercare di
sedurti, Seya abbia rinunciato così facilmente e se ne sia ritornata sui suoi
passi, buona buona?!”
Blackie
Wolfe dovette comandare due deglutizioni…
“Invece
è così… sarà anche una ladra, ma è una persona ragionevole. Inoltre, per strano
che possa sembrare, tiene molto a me!”
“Capisco”
rispose l’altro, non del tutto persuaso “posso chiederti una cosa?”
“Quale?”
“Chi
preferisci, fra le due?”
“Quali
due…?”
“Dai,
piantala: parlo di Seya e di Lisa!”
“Anche
lui…!!” imprecò Marlowe, mettendosi una mano sulla fronte.
“Sta’
calmo, ci penso io!” ribatté Watson, accostandosi al microfono vocale.
Sollecitato
dal suo acuto sguardo indagatorio, Alan guardò di sottecchi il genitore “Beh…
Lisa, è ovvio! Se non fosse così…”
“…avresti
fatto sesso con Seya!”
Il
figlio sussultò, ma strinse i denti: “Non ci avrei fatto sesso… ci avrei fatto l’amore!” replicò.
Per
quanto leggermente turbato, Heiji si compiacque di quella risposta: “Sono
contento che tu sia già in grado di comprendere questa differenza importante!”
Ma
il figlio aveva nuovamente abbassato la testa, provando invece un sentimento di
vergogna… perché, contrariamente a quanto credeva suo padre, la frase che aveva
pronunciato prima non era riferita a Seya, bensì a Sayaka!
“Ad
ogni modo” continuò l’ispettore, seguendo il suo pensiero “ora che sei…
cresciuto… sarà bene che ti informi su certi aspetti del rapporto con l’altro
sesso… e anche su certe precauzioni che…”
“Ho
capito, papà” lo fermò Alan, con gesto stanco “ma non adesso, se non ti
dispiace!”
“D’accordo,
ma non aspettiamo troppo tempo, mm? E intanto continua a dimostrarmi di essere
quell’ometto del quale sono sempre andato fiero!”
Il
giovanotto si alzò e gli sorrise: “Ci puoi contare… e anche la mamma, da
lassù!”
Con
un moto di commozione, anche l’ispettore si alzò e gli tese le braccia: “Forza,
campione: dai un abbraccio al tuo papà!”
Mentre
i due si stringevano affettuosamente, anche Phil Marlowe e Jimmy Watson si
stringevano la mano, con Lew Harper che posava contemporaneamente le mani sulle
loro spalle: “Finalmente avete capito cosa significa collaborare” dichiarò
“spero proprio che continuerete così… e adesso, nel mio ufficio!”
Carezzando
intanto la nuca del figliolo, il buon Heiji mormorava tra i denti: “Ahh…
dannato il tempo che passa…!”
***
Il
Coordinatore dell’organismo fece sedere i responsabili dell’Emotiva e della
Cerebrale di fronte alla sua scrivania; finalmente potevano deliberare in modo
serio su come affrontare la difficile situazione che stava davanti al loro
“battezzato” assistito.
Al
termine dell’ultima drammatica seduta, mentre i tre stavano raggiungendo l’ufficio
di A1, la Sensitiva
aveva registrato la presenza in casa dell’ispettore Asuka e l’urgentissimo
summit aveva dovuto essere bruscamente posticipato per affrontare
quell’emergenza. Per fortuna, come s’è visto, i due capi-sezione se l’erano
cavata in modo discreto.
Tranquillizzato
(almeno momentaneamente) l’ispettore, si trattava ora di affrontare la
beneamata controparte, che aveva ormai tutto il diritto considerarsi la
fidanzata ufficiale del “piccolo detective”… e non solo in virtù dei 2667 punti
conquistati!
Si
dava infatti il caso che per convincere Lisa/Seya a tornare buona buona sui
suoi passi (come aveva dubitato l’ispettore) il novello “principe della notte”
aveva dovuto decidersi a farle una dichiarazione in piena regola proprio davanti
al suo uscio di casa!
Prendendole
le mani, aveva appoggiato un ginocchio a terra e aveva domandato, nel tono più
fermo che potesse: “Seya… Lisa… volete sposarmi…?”
Colta
di sorpresa, non aspettandosi che un semplice affettuoso buonanotte, la ragazza
era arrossita di colpo, balbettando: “Allora… vuoi proprio dire… che tu…”
Il
giovane aveva annuito: “Sì… è voi che voglio! Lisa… Seya… mi concedete la
vostra mano?”
Contenendo
a fatica la gioia straripante, la nostra eroina si era concessa una vena d’umorismo
e, arricciando il suo nasino delizioso, aveva ribattuto: “Detective Asuka… non
le sembra di pretendere un po’ troppo…? Questa è bigamia!!”[4]
Accusando
il colpo, il suo “pretendente” aveva replicato con pacata dignità: “Avete
ragione… ma che posso farci? Vi amo entrambe, con tutto il corpo e con tutta
l’anima!”
“Sul
corpo avrei qualcosa da ridire…!”
aveva puntualizzato con sarcasmo la direttrice della Genetica haneokiana…
“Buona,
Calamity” l’aveva zittita Virginia Breed “è il nostro momento!”
Assaporando
l’umida sensazione nei suoi occhi celesti, Lisa Haneoka (in arte Seya) aveva
rivolto al suo bello un sorriso che per poco non aveva fuso tutti i circuiti
della sezione di Marlowe…
“E
noi… ti ricambiamo con tutta l’anima, Asuka Junior… e ti prendiamo come marito
per tutta l’eternità!”
“Esagerata!”
era stato il commento rivolto dalla responsabile cerebrale alla sua collega
emotiva.
“In
certi casi è produttivo calcare un po’ la mano, Rebecca!” aveva risposto la Breed.
“Complimenti,
Virginia” era intervenuta la
Coordinatrice, Lana Orion “ce l’ha fatta!”
“No,
signora” la responsabile della Neuro aveva obiettato con un sorriso “ce
l’abbiamo fatta!”
Tuttavia,
se all’interno dell’organismo haneokiano imperava l’entusiasmo della vittoria
(LS1 aveva convocato tutte le responsabili di sezione per un brindisi
celebrativo), in quello asukiano regnava invece una cupa aria di disfatta…
primo fra tutti, il povero Sam Spade era convinto che, se una volta le raiders organiche di Seya erano venute a
prendersi la chiave di blocco relazionale, una volta che fossero venute a
conoscenza del “fattaccio” sarebbero tornate senz’altro per demolire a calci la
sua centrale… e Julius Chester, suo fidato coadiutore, non ebbe il coraggio di
fargli osservare che a questa bisogna avrebbe potuto benissimo provvedere la stessa
Motoria di Rosanna Speedy, agendo direttamente dall’esterno!
Di
tutt’altra natura erano invece i pensieri dei membri della Triade Decisionale
(Harper, Watson e Marlowe), seduti, come poc’anzi detto, attorno alla scrivania
del Coordinatore.
Harper
aveva delegato i pieni poteri a tutti i restanti capi-sezione per affrontare
qualunque avvenimento interno od esterno che si presentasse, insieme all’ordine
tassativo di non essere disturbato durante il colloquio coi suoi due principali
collaboratori.
“Una
domanda, innanzitutto, signor Marlowe… o meglio una precisazione: il punteggio
del C.R. raggiunto adesso da miss Haneoka (sia pure in virtù dell’artificio
adottato dal signor Watson) sancisce in modo inequivocabile e definitivo la
scelta del nostro individuo riguardo alla sua compagna per la vita?”
Il
capo dell’Emotiva dovette schiarirsi la voce, prima di poter rispondere: “COFF… COFF… assolutamente sì, signor Harper. Sono anzi certo che, anche
senza quel fortuito incremento, la scelta del signor Alan si fosse già
compiuta: la dichiarazione di ieri sera non è stata unicamente formale!”
“Molto
bene” annuì il Coordinatore, con solennità “pertanto…”
“Scusi
se l’interrompo” intervenne di nuovo Marlowe “ma devo aggiungere che il livello
della controparte, avendo superato di oltre 600 punti la soglia passionale, c’impone
il massimo impegno per conseguire il risultato auspicato. Aggiungo infatti che il
mancato raggiungimento dello scopo produrrebbe una cicatrice emotiva di tale
intensità da compromettere l’equilibrio del signor Alan per tutto il resto
della sua esistenza!”
Suo
malgrado, Harper si gelò e dovette respirare profondamente prima di ribattere a
mezza voce: “Addirittura…?”
“Non
sto esagerando, signore!” confermò il subordinato, scuotendo la testa.
“Capisco…
ciò rende più essenziale quanto stavo per dire: il nostro unico obiettivo, da questo
preciso istante, sarà togliere di mezzo l’ultimo ostacolo che abbiamo di fronte:
Sayaka Shinomya!”
Un
brivido assai più forte di quello avvertito poc’anzi dal Coordinatore scosse le
membra dei due subalterni. Dal canto suo, il capo della Cerebrale si lasciò
sfuggire un sarcastico “Buona fortuna…!”
“Non
è alla fortuna che dovremo affidarci, signor Watson” rimpallò A1, fissandolo
severo “bensì alle facoltà che hanno permesso al nostro organismo di raggiungere
la sua fama di ragazzo-prodigio; soprattutto a quelle della sua sezione, se
proprio devo specificarlo!”
Il
responsabile cerebrale si sforzò di mantenere la sua proverbiale compostezza:
“Con tutto il rispetto, signore… temo che lei abbia dimenticato un particolare abbastanza
rilevante: il rapporto completo che il nostro amico ha poc’anzi consumato con miss velo da sposa!”
“ALT!!
Mozione d’ordine: non si pronunci mai più
quel dannato pseudonimo: anziché rivelarsi scaramantico, si è dimostrato
decisamente malaugurante!”
“Credo
che ormai la parola giusta sia profetico!”
“Jimmy,
per amor del Cielo…!!” gemette il povero Marlowe.
“Senti,
Phil… io non ho nessuna intenzione d’indorarvi la pillola! Come stavo dicendo,
il nostro assistito ha consumato con quella ragazza un rapporto completo. E,
per quanto ne sappiamo, potrebbe addirittura averla messa incinta! Sarà bene
sappiate che, in quest’ultimo caso, le probabilità che i nostri amati piccioncini
riescano a coronare il loro sogno d’amore saranno ridotte a meno di zero!”
Il
capo della Neuro gemette di nuovo coprendosi il volto, mentre A1 ribatté, dopo
un’altra deglutizione: “Ne è proprio sicuro?”
“Signore,
guardiamo in faccia la realtà: le pare che il senso dell’onore di Alan e la sua
spiccata onestà gli consentirebbero di non assumersi le proprie responsabilità
di padre? E crede soprattutto che - in caso contrario - gli Shinomya sarebbero
disposti a fare buon viso a cattivo gioco?”
“Quella
maledetta donna” imprecò Marlowe, con indignazione, riferendosi alla madre di
Sayaka “era tutta una sudicia trappola…!!”
“Già…
e noi ci siamo cascati come polli… io per primo” masticò amaramente Harper,
maledicendo la propria ingenuità[5]
“anche se non immaginavo che quella figliola potesse cadere tanto in basso!”
“Per
essere giusti” intervenne l’ineffabile Marlowe “l’amore di Sayaka parrebbe del
tutto sincero. Sono più che convinto sia stata la madre a tirare le fila da
dietro le quinte!”
“Però,
a infilarsi nel letto di Alan è stata la figlia!” puntualizzò il collega della
Cerebrale.
“Perché,
la tua Rina cos’aveva fatto? Credi forse che, nella medesima circostanza, la
biondina l’avrebbe fermato?! Per non parlare dell’attacco di ieri mattina: se
non avessi provveduto io, sia pure - ne convengo - in modo discutibile, adesso
ci ritroveremmo nella stessa identica situazione… con l’aggravante che, al
posto degli Shinomya, ci sarebbero gli Hiwatari: pensa che bella prospettiva…!”
“Non
credere però che quella attuale sia tanto più rosea: anche i genitori di Sayaka
hanno una certa influenza, specialmente sul primo cittadino… il quale, fra
parentesi, è anche il capo della Polizia, quindi datore di lavoro
dell’ispettore Heiji, nonché mandante di Alan per la cattura di Seya… incarico mai portato a termine, giusto per dipingere
il quadro completo!”
“Ok,
Watson, basta così” lo interruppe A1 “non fasciamoci la testa prima di romperla
e tralasciamo per ora l’ipotesi peggiore. Ritengo che il modo migliore per
uscire da tutto il pasticcio sia quello di procedere per priorità: lasciamo che
il tempo raffreddi il sangue alla focosa Sayaka e l’aiuti a riflettere se
quella per Alan sia solo - come auspico - una semplice, anche se forte
infatuazione. Quello che occorre decidere ora è invece l’atteggiamento che dovrà
tenere il signor Alan nei confronti di miss Haneoka…”
“Della
sua promessa, signore!” precisò il
capo dell’Emotiva.
“…della
la sua promessa” si corresse il Coordinatore, asciugandosi la fronte “allora:
idee?”
Sentendosi
direttamente chiamato in causa, James Watson prese un profondo respiro e
rispose pacatamente: “Per come la vedo io, signore, la cosa migliore da fare per
ora è quella di prendere tempo. Almeno finché non sapremo se… l’incidente della
notte scorsa non comporterà conseguenze… tangibili.
Lei mi capisce!”
“Prendere tempo?” ribatté Marlowe, con
voce alterata “Stai forse dicendo che Alan non dovrebbe dire nulla ad Haneoka…?!”
“Perché,
tu che faresti? Le diresti subito che deve mollarlo, perché Sayaka è riuscita a
portarselo a letto appena dopo che lei
era andata in bianco? Aggiungendo magari che il suo bello sarà costretto a
sposarsela perché c’è anche caso che aspettino un bambino?”
“Oh,
mio Dio…!!” languì ancora il responsabile emotivo.
“Jimmy
ha ragione, Phil” convenne A1 “se dobbiamo sconquassare la centrale della sua
malcapitata omologa, facciamolo almeno qualora la faccenda si riveli
ineluttabile!”
“Esattamente”
confermò il capo della Cerebrale “se invece il rapporto con la Shinomya non avrà
conseguenze del genere e noi riusciremo a strappare il signor Alan dalle sue grinfie,
la nostra ex antagonista si sarà risparmiata un’inutile quanto dolorosa frustrazione!”
“Sei
dannatamente ottimista a pensare che Sayaka rinuncerà al nostro assistito,
anche senza dolci attese di mezzo. A parte la probabilissima richiesta di
riparazione da parte dei suoi!”
“Riparazione?”
chiese perplesso Watson.
“Le
ha pur sempre soffiato la verginità, zuccone che non sei altro” esclamò Marlowe,
battendo il pugno sul tavolo “credi che una famiglia come quella passi sopra
alla cosa? Inoltre stai escludendo del tutto un’eventuale reazione negativa
della sua fidanzata!”
Il
collega alzò le spalle: “Se è per questo, anche tu stai dando per scontato che
debba venirlo a sapere per forza!”
“Ma
allora sei proprio rimbambito! Credi davvero che uno come Alan possa riuscire a
nasconderglielo per sempre?!”
“Oh,
insomma! Ma tu che ci stai a fare?
Fa’ uno sforzo, perdio: tostagli un pochino la faccia, nell’interesse della
loro stessa felicità! Che ci vuole?”
“Lo
ritiene davvero impossibile, Phil?” gli chiese A1.
“Più
che impossibile, signore” sospirò il capo-sezione “sarebbe completamente inutile!”
“E
perché, di grazia?” insistette Watson.
Marlowe
gli rivolse un’espressione esasperata: “Hai mai sentito, anche solo vagamente,
parlare di qualcosa come prima notte di nozze?”
Il
collega accusò il colpo. Poi ribatté, dopo aver fatto mente locale:
“Certamente, carissimo! Ma ho anche sentito parlare di anatomia sessuale. E mi
risulta che, per i maschietti, fra prima
e dopo non vi sia proprio nessuna differenza!”
“Fisicamente
no. Ma emotivamente sì, e come!”
“Che
intende dire?” s’informò Harper.
“Che
una donna, anche se illibata, lo capisce benissimo quando il partner non si
trova alle prime armi. Fatevelo spiegare da Spade, se non mi credete: ci sono
delle sostanziali differenze, soprattutto nei preliminari!”
“Non
c’è bisogno di scomodare Spade” replicò A1 che, fra l’altro, giusto in quel
periodo, meno lo vedeva e più era contento “le crediamo sulla parola. Ne
conclude?”
“Ne
concludo che far conoscere alla controparte la verità in un modo come quello sarebbe
eufemisticamente avventato...!”
“E
va bene, allora” esclamò scocciato il capo della Cerebrale “sbattiamoglielo in
faccia domattina, mentre l’accompagniamo a scuola… anzi, perché non stasera? La
invitiamo a cena un’altra volta, poi le diciamo, così, semplicemente: cara, è successo un piccolo contrattempo… ho
tocciato il biscottino con Sayaka! Vuoi ridere? Mi sono fermato a dormire da
lei, mi ha sorpreso nel primo sonno e l’ho scambiata per te! Dopotutto,
come ha detto Alan a suo padre, Seya è una ragazza ragionevole: probabilmente
capirà! Se no pazienza: se lo spupazzerà la Shinomya… sempre che rimanga qualcosa da
spupazzare!”
“La
smetta di essere così drastico” sbuffò A1, nervosamente “è di Lisa che stiamo
parlando, mica di Rina…!”
“Guardi
che non sono poi così tanto dissimili, signore: ho esaminato più volte i
campioni di Chandler e le elaborazioni di Marlowe!”
Harper
volse lo sguardo verso il capo della Neuro, che ammise sospirando: “In effetti
è abbastanza vero, signore; per diversi aspetti: coraggio, tenacia,
passionalità… il fatto poi che non si siano mai detestate, pur essendo rivali,
dimostra che quelle due non si sentono molto distanti!”
“E
quindi?” chiese A1, intuendo che il responsabile emotivo voleva aggiungere dell’altro.
“E
quindi… non è da escludere che… se si verificassero particolari situazioni… le
sue reazioni potrebbero anche…” tossicchiò “…avvicinarsi a quella della sua
nuova amica!”
Il
Coordinatore soffiò rumorosamente, volgendo la testa da un lato… poi tornò a
guardare il subalterno: “E allora cosa mi consiglia di fare, Marlowe?”
L’altro
voltò i palmi delle mani all’insù: “Una confessione onorevole… forse!”
“Forse?” lo incalzò A1, perplesso.
“Sì,
se Alan trovasse il coraggio di farlo… ma finora non ho ricevuto segnali in
questo senso!”
***
“Alan,
stai dormendo…?” la voce del padre, preceduta da due colpi alla porta, strappò
bruscamente il ragazzo dalle sue elucubrazioni.
Con
un certo sforzo, dovuto anche al torpore della digestione (avevano pranzato da
poco) il giovane si alzò in piedi, rispondendo: “No, papà… che succede?”
L’ispettore
entrò nella stanza, con il cordless in mano: “C’è la tua ragazza!” gli
annunciò, porgendoglielo.
La
notizia, anziché un guizzò di gioia nel cuore, gli procurò una fitta allo
stomaco. Afferrò macchinalmente l’apparecchio, mentre il padre se ne usciva
richiudendo l’uscio e facendogli l’occhiolino.
“Pro…
pronto…?”
“Ciao,
Alan!” il calore di quella voce era sconvolgente.
“Cia…
ciao… Lisa…!”
“Che
cos’hai? Stai male…?”
“Io…
perché?” prese tempo lui, maledicendo il dannatissimo intuito femminile.
“Hai
una voce così strana… non hai dormito bene?”
Gli
ci volle un certo sforzo per rispondere a quella domanda: “In… insomma. E tu?”
“Non
c’è male. Anche se… con te avrei sicuramente dormito meglio…!” precisò, con
dolce malizia; al che Watson commentò: “Sfacciata…!”
“Blackie,
fa’ qualcosa” gridò un allarmatissimo Tracy “qui non arriva più aria…!!”
Per
fortuna, dopo tre deglutizioni e quattro colpi di tosse, il capo della
Metabolica riuscì a sciogliere il groppo che bloccava la trachea.
“Ca…
capisco. Sei… davvero buona…!”
“Ma
che cos’hai…? Sento un peso, nella tua voce! Alan, cos’è successo?!”
Il
telefono gli stava scivolando dalle dita sudate e, all’improvviso, il detective
dovette accorgersi che il suo corpo stava tremando tutto.
*Non
posso perderla…! Non voglio
perderla…!!!*
“Alan…?
Ci sei…?!” chiese la ragazza, preoccupata di non sentirlo più.
“Sì,
sì… sono qui!”
“Tesoro,
non tenermi sulle spine: dimmi che cos’hai…!!”
Il
ragazzo introitò più aria che poté, poi riuscì a dirle: “Lisa… io… ho bisogno
di vederti…!!”
Udì
un sospiro nel ricevitore, seguito dalla risposta: “Ne hai bisogno sì,
accidenti!! Vengo subito da te!”
“No…
c’è mio padre… al parco A, va bene?”
“Forse
è meglio al giardino della scuola” rifletté la fidanzata “oggi pomeriggio non
ci sarà nessuno!”
“Bene…
arrivo subito!”
“D’accordo…
e stai calmo, tesoro: vedrai che sistemiamo tutto!”
L’affetto
che coglieva nel suo tono era quasi materno. Gli occhi di Alan erano già inumiditi.
“Sì…
certo… a fra poco!”
“A
fra poco, amore mio!”
Terminata
la comunicazione, Alan posò il cordless e andò in bagno a sciacquarsi la
faccia. Tornò poi in camera a prendere il giubbotto e, dopo un frettoloso
saluto al padre, varcò la porta di casa diretto verso l’istituto Saint Paulia.
Ad
ogni passo c’era sempre più piombo nelle sue gambe… ma la determinazione del
giovane uomo prevaleva senza problemi. Alan Daiki Asuka andava incontro al suo
destino, qualunque fosse stato. A testa alta, come tutti i suoi antenati.
Philip
Marlowe aveva avuto il segnale che attendeva.
[2]Vedi capitolo 16: l’esperienza certamente più traumatica per i poveri
Watson e Marlowe!
[3]Ricordo sempre ai lettori di avere “preso a prestito”
l’identità del misterioso pretendente di Sayaka dal racconto Le fiamme del Destino di Lord Martiya.
[4]Embè…? Avrebbe ribattuto un certo Ataru Moroboshi… ma quella è un’altra
storia (e un’altra equipe organica)!
[5]Nel capitolo 29 il Coordinatore di Asuka Jr. aveva
infatti giudicato che Sayaka Shinomya non rappresentasse più un pericolo,
concetto ribadito poco prima dell’assalto di Seya (v. capitolo 36).
Capitolo 43 *** Gli errori si pagano… fisicamente! ***
Capitolo 43: Gli errori si pagano… fisicamente
Capitolo 43: Gli errori si pagano…
fisicamente!
“N
on
potresti farlo andare un po’ più svelto, Rip?! Stiamo agonizzando, quaggiù!!”
“Mi
spiace, Phil” rispose il responsabile della Motoria a quello dell’Emotiva “ma
questo è proprio il massimo che riesco a raggiungere. Che pretendi, con tutta
l’adrenalina che gli hai depositato nelle gambe?!”
“Forza
maggiore, collega” la voce di Tracy s’inserì nella comunicazione “volevi che la
mandasse tutta su di noi? A quest’ora saremmo già in rianimazione!”
“Ci
finiremo in ogni caso, temo…!” concluse amaro il Coordinatore, sussurrando.
Trascinando
penosamente un passo dopo l’altro, il povero aspirante detective arrivò finalmente
davanti al cancello della scuola. Nemmeno nei giorni dei test di giapponese (la
materia che più detestava) l’aveva visto così poco volentieri!
Essendo
domenica l’entrata principale dell’istituto era naturalmente chiusa, ma il
ragazzo sapeva che, girato l’angolo, avrebbe trovato aperto il cancellino della
cappella. Varcatolo, arrancò ancora per una manciata di metri fino a
raggiungere la panchina più prossima, dove poté finalmente lasciar piombare il
posteriore sul sedile.
“Porca,
miseria, Rippy” gridò Parker, con irritazione “gli hai quasi incrinato il
coccige!!”
“Non
lamentarti, amico: è già molto se ce l’ho fatto arrivare!”
“Siamo
messi proprio bene…!” commentò cupamente Watson.
Alan
si terse la fronte madida, a dispetto dell’ormai fresco clima novembrino, si
massaggiò lo stomaco per calmare quelle fitte antipatiche e rimase a fissare la
ghiaia del vialetto, tenendo le mani intrecciate. Non trascorse molto tempo
prima che i sensori acustici di Chandler avvertissero un delicato rumore di
passi che si confondeva col frusciare delle foglie, agitate dalla brezza
pomeridiana.
“Arriva
qualcuno” comunicò Finch al suo superiore “sarà lei?”
Il
capo della Sensitiva si limitò ad esaminare lo schermo dell’oscilloscopio.
“Sì,
sì… è lei!” rispose semplicemente, dopo aver parametricamente riconosciuto le
onde che aveva esaminato per confrontarle con quelle della ladra Seya. Ormai, da
quel giorno maledetto, sembrava già passata un’eternità.
L’ago
del galvanometro adrenalinico (ne avevano rimesso uno di tipo tradizionale) si
alzò progressivamente all’aumentare del livello sonoro di quello scalpiccio,
soprattutto quando i sensori ottici percepirono anche un’ombra stagliarsi sul
terreno.
“Rip,
alzagli quella testa” ordinò Chandler, dopo un sospiro “coraggio!”
“Signorsì…!”
obbedì il capo della Muscolare, azionando risoluto il comando del muscolo.
Dopo
qualche secondo, sul monitor visivo si delineò la siluette di una ragazza dai
lunghi capelli che ondeggiavano al vento. Non appena i compensatori di
contrasto dilatarono le pupille a sufficienza, il dolcissimo volto di Lisa
Haneoka fu in grado di trasmettere un provvidenziale fascio di energia positiva
che l’elaboratore emotivo fu ben lieto di ricevere.
“Quanto
è bella…!” mormorò inevitabilmente Marlowe.
“Mantenga
il controllo, Phil” ordinò il Coordinatore “attento al controllo ghiandolare!”
Ma
era troppo tardi per impedire a due lacrime di scendere discretamente lungo le
guance del ragazzo prodigio di Seika, mentre un groppo doloroso impediva alla
laringe dell’incolpevole Wolfe di emettere anche una semplice parola di saluto.
Ricambiando quel silenzio significativo, la
ragazza si avvicinò quel tanto che bastava per consentire al suo fidanzato di
avvolgerle con forza il girovita, mentre lei gli stringeva al seno la testa
corvina. Rimasero così abbastanza a lungo, lui assaporando il calore materno di
lei e lei percependo lo smarrimento infantile di lui.
“Allora?
Cos’è successo…?” gli chiese, alla fine, continuando ad accarezzargli i capelli
con tenerezza. Il ragazzo scosse muto la testa, cercando invano di frenare i
tremiti delle spalle. Intuendo allora che doveva essere successo qualcosa di abbastanza
grave, Lisa stette per chiedergli del padre, prima di ricordarsi che proprio
lui le aveva prima risposto al telefono, con un tono troppo gioviale per non
essere in piena forma. Comunque, nonostante la sua scarsa esperienza della
vita, la giovanetta comprese in pieno che il suo ragazzo aveva bisogno di
sfogarsi e non esitò a spronarlo in tal senso.
“Ascolta,
tesoro… qui ci sono solo io. Se hai voglia di piangere, fallo. Dopo ti sentirai
meglio!”
“Ci
mancherebbe anche questa!” commentò immancabilmente il capo della Cerebrale.
“No…!!”
rispose invece Alan, con voce tremante.
“Ma
ti farà bene!” insistette la ragazza.
Lui
rialzò la testa e la fissò, con occhi iniettati di sangue: “Non essere così
buona, con me…!!” ringhiò.
“E
perché non dovrei esserlo?” sorrise lei.
“Perché
sono un gran bastardo, Lisa” gridò lui, di rimando “ecco perché…!!”
“Adesso
vedi di non esagerare, Phil…!!” saltò su Watson.
“Non
posso non comunicare quello che lui stesso sta pensando, Jim!” si giustificò il
collega.
La
compagna rimase sbalordita, ma si riprese quasi subito: “Ma tesoro, cosa dici?!
Tu sei il miglior ragazzo che io abbia mai…”
“T’ho
detto di smetterla…!!” la interruppe lui, scostandole bruscamente la mano con
la quale lo stava accarezzando. Poi, per tagliar corto, si alzò in piedi e
mosse qualche passo intorno cercando di calmarsi, ma senza troppo successo. Diede
infine un calcio ad un sasso e masticò un’imprecazione.
“Mi
vuoi dire, una buona volta, cosa t’è capitato?” gli ingiunse lei, con pacata risolutezza.
“Sono
qui proprio per questo” rispose lui, asciutto, mettendo le mani in tasca “ma
sarà meglio che ti siedi!”
“Ora
mi stai facendo veramente preoccupare” sbuffò lei, nervosamente. Dopo aver però
seguito il suo consiglio, attese in silenzio, fissandolo con le braccia
conserte “allora…?”
Lui
la squadrò preoccupato: “Mi odierai… lo so!!”
“Alan,
sto perdendo la pazienza” ribatté lei, ora in tono minaccioso “se non sciogli
quella dannata lingua, giuro che ti prendo a sculaccioni!!”
*Ne
sarebbe capace…!* si disse Watson, sgomentato “Dai, Philip, sputa…!” ordinò poi.
Lui
abbozzò un sorrisetto abbastanza tirato: “Qualcosa mi dice che non stai
scherzando…!”
“No
di certo” confermò lei “coraggio, su!”
“Ti
chiedo solo di non interrompermi: ascolta fino in fondo quello che ho da dirti…
poi potrai rispondermi tutto ciò vuoi. D’accordo?”
La
fidanzata sospirò stancamente, per poi annuire. Il suo promesso le si piantò allora
di fronte, in mezzo al vialetto, con le mani sempre in tasca, le gambe
leggermente divaricate e lo scuro ciuffo in mezzo agli occhi. Nonostante quella
stramba situazione, Lisa lo trovò estremamente desiderabile…
Dopo
qualche deglutizione e alcuni colpetti di tosse, il giovanotto iniziò a parlare
con voce ferma, per quanto leggermente roca:“Questa notte, dopo che ti ho riaccompagnata… mentre stavo rincasando…
ho avuto un incidente. Niente di grave…” alzò subito la mano per
tranquillizzarla, allo sbarrare degli occhi di lei “…sono… sono semplicemente
svenuto per strada!”
“Svenuto
per…” ricordandosi l’impegno preso, Lisa si tappò la bocca come per autozittirsi.
“Sì,
io… non so che cos’è stato: la stanchezza, l’emozione… chissà! Ad ogni modo,
devo avere perso i sensi. E, quando li ho ripresi… mi sono ritrovato a letto!”
“In
ospedale…?” chiese lei, con ansietà.
“No,
all’obitorio!” grugnì Watson, fra sé e sé, mentre Marlowe gli faceva gli
occhiacci.
“Ecco…
non precisamente. Ero… a casa di… di…” iniziò a tremargli la voce.
“Di
chi…??!!” gridò la fanciulla, rizzandosi in piedi.
“Calma,
Lisa: calma…!!” ribatté lui, alzando le mani, assai più nervoso di lei “Mi
avevi promesso di non interrompermi, ricordi?”
La
ragazza tornò a sospirare, scuotendo lievemente la testolina rossiccia. Poi si
sedette di nuovo.
“Da
quanto ho saputo dopo” continuò, rimettendosi a passeggiare avanti e indietro
per tentare di calmare i nervi “mi aveva raccolto un’auto di passaggio e… beh,
quello che anch’io non capisco, in effetti… è perché, anziché all’ospedale o
alla polizia… mi abbiano portato a casa loro!”
“Ma
a casa di CHI…??!!” tornò a domandare Haneoka con veemenza, incapace di
mantenere l’impegno di ascoltarlo in silenzio.
“Dei
Sssccc… dei Sssccc…” tentò di rispondere Alan… ma Chandler non riusciva a
completare il messaggio vocale, perché la gola s’era totalmente prosciugata.
“Meta,
deglutire!” ordinò il capo della Sensitiva.
“Ho
le ghiandole quasi vuote, Gus…!” riferì Wolfe, con voce allarmata, omettendo di
avvertire che anche la vescica stava ricevendo sollecitazioni preoccupanti.
“Ce
ne basta una sola, Phil… ti prego!!” intercesse allora Marlowe.
Sbuffando,
il capo della Metabolica eseguì quanto richiesto e il povero segugio riuscì a
proseguire: “…inomya…!”
“Come…??”
chiese ancora Lisa, con la mano a coppa sull’orecchio.
“Ho
detto Sssccc…” osservando lo sguardo sempre più torvo della compagna, Alan
diede altri due colpi di tosse, fece un respiro molto profondo e finalmente
sparò la risposta fatale “…a casa di Sayaka…!”
Subito
dopo aver pronunciato qual nome proibito, il ragazzo s’era girato più o meno
inconsciamente su sé stesso (forse era stato lo stesso Parker a ordinarlo a
Kirby), ma la sua interlocutrice non gli permise certo di rimanere a lungo in
quella posizione.
“Voltati,
Alan…!”
Lui
non rispose…
“Ho
detto voltati…!!”
Un
tono basso, ma molto secco. Una voce spiacevolmente simile a quella di Rina
Takamya. Prendendo il coraggio a due mani (conforme a come Kirby dovette
impugnare le leve degli arti inferiori) il malcapitato si voltò, aspettandosi
di vedere il dolcissimo volto dell’amata sconvolto dall’ira. Manteneva invece
un’aura abbastanza calma, un rossore non troppo accentuato e la graziosa
boccuccia quasi incurvata in un sorriso… bastava non badare a quello sguardo d’acciaio
dal tono bluastro. Blackie Wolfe si terse il sudore, mentre osservava il check-panel
della prostata.
“Continua…!”
sussurrò Haneoka.
Alan
si tamponò la fronte fradicia: “Io… non so com’è accaduto” scosse il fazzoletto,
facendo sprizzare le gocce di sudore “fatto sta che… quando…” dovette
rideglutire penosamente “…quando mi sono risvegliato… ero dentro un letto… e…”
“…ed
era successo quello che temo?!” ora la voce di lei somigliava già più ad un
sinistro brontolio e il povero Kirby sentì distintamente tremare le due leve
delle gambe.
“Co…
come…?” balbettò il ragazzo.
“Non
ti servirà prendere tempo, bimbo mio” l’insolito appellativo gli fece
un’impressione molto sgradevole “chi c’era con te, dentro quel letto?!”
“Nessuno”
rispose immediatamente lui. Ma poi - dannato il rispetto per la verità -
dovette precisare “quando mi sono svegliato…!”
Lisa
strinse fortemente pugni e palpebre, rimanendo impietrita per vari secondi. Poi
si avvicinò al suo promesso e gli mise le mani sulle spalle. Quel contatto lo
fece sussultare, ma fu ben poca cosa rispetto al gelo che gli procurarono
quegli occhi piantati nei suoi. Avessero luccicato almeno un po’… invece
niente: duri come diamanti!
“Hai
fatto l’amore con lei…?”
La
bocca del detective si dischiuse per rispondere, ma nessun suono uscì da quel
pertugio. Le sue labbra, però, continuarono a tremare, come se volessero
trascinare concetti che la
Sensitiva di Chandler non avrebbe mai voluto trasformare in
vibrazioni acustiche.
“Alan,
non te lo chiederò per la terza volta” sussurrò la giovane donna socchiudendo
impercettibilmente le palpebre “l’avete fatto oppure no…?”
Visto
il perdurare del blocco fonetico, al povero peccatore non rimase che chiudere
gli occhi e annuire con la testa.
“Lo
so che non mi crederai” aggiunse subito, con voce quasi atona “ma ero mezzo
addormentato… era buio… e credevo fossi tu!! Io…”
L’ex
ladra si staccò da lui, arretrando di mezzo passo. Il reprobo fu scosso da un
notevole brivido, osservandole lo sguardo che s’era fatto decisamente bieco.
Gus
Chandler scattò allora verso il comunicatore intersezionale: “A tutte le
sezioni: reggetevi. Sta per arrivare un ceffone di prima…!!!”
Tutti
il personale organico si affrettò ad obbedire… ma la reazione della controparte
non fu esattamente quella che si aspettavano: un colpo violentissimo fu
registrato dai sensori dell’Immunitaria, proprio all’altezza del magazzino
rifornimenti[1] e il tronco dell’organismo
si piegò in avanti, mentre i dispositivi d’emergenza della Cardiaca facevano
boccheggiare l’interfaccia del prelievo nutrizionale. Alan rimase curvo, con le
mani sul ventre offeso, a fissare il volto tuttora scurissimo della fanciulla,
alla quale aveva giurato amore eterno e che ora, a causa di una dannata serie
di malaugurate circostanze, aveva tutto il diritto di disprezzarlo! Questa
netta percezione psichica, sommandosi alle altre incombenti sensazioni fisiche,
fece scattare i circuiti di sicurezza dell’Immunitaria. Lo sventurato ragazzo
fece appena in tempo a mormorare “Perdonami, amore… ti prego…!!” prima di perdere
i sensi,
In
quanto al Coordinatore Harper, dovette amaramente constatare, proprio nel
medesimo momento, che i suoi due subordinati ci avevano azzeccato pienamente, quando
avevano affermato che Lisa Haneoka era caratterialmente del tutto simile all’ex
assistente coatta dell’ex segugio della Coda Sacra.[2]
***
Una
fitta acutissima accompagnò lo snebbiarsi del cervello e l’immagine di un
soffitto bianco, da cui scendeva una plafoniera. Un armadietto con le ante
trasparenti che lasciavano vedere scatolette e flaconi di medicinali, un
pannello per l’esame della vista e una porta col vetro smerigliato furono le
altre immagini che il redivivo Alan fu nuovamente in grado di percepire. In
quanto alle sensazioni fisiche, oltre al dolore inizialmente citato, una piacevole
frescura sulla fronte alleviava quel risveglio non del tutto confortante.
“Alan…
ti sei ripreso…?” chiese una voce dolcissima, non meno della calda mano morbida
che stava stringendo delicatamente la sua.
“Dove…
dove sono…?!”
“Nell’infermeria
della scuola!” gli rispose Lisa, dalla sedia vicina al lettino per i ricoveri.
Il
ragazzo mostrò un sorriso malinconico: “Finalmente ci sono arrivato, nel posto
giusto…!”
“Ti
fa molto male?” chiese Lisa, con apprensione mista al rammarico.
“Solo
quando rido!”
Se
la frase precedente era farina del sacco di Parker, quest’ultima proveniva chiaramente
da quello di Watson. La ragazza distolse lo sguardo, abbassando gli occhi: “Mi
dispiace di averti colpito…!”
“Lascia
stare… me lo sono ampiamente meritato. Anche se… te lo giuro… ti ho detto solo la
verità!”
Lisa
dovette respirare e deglutire più volte, per poter domandare: “Stai parlando di
Sayaka?”
“Sì…”
rispose debolmente il giovanotto, fissando sempre il soffitto “…mi ripugna
accusare chi non c’è, ma non voglio che tu pensi che io ti abbia fatto spontaneamente
una cosa del genere…! Posso presumere che, dopo l’incidente, ero passato dallo
svenimento al sonno… così mi avranno messo nel letto degli ospiti e…”
“…e
quella damerina ci si è infilata dentro. Giusto…?!” c’era ovviamente la
sconvolta Virginia Breed, al trasmettitore vocale di Haneoka.
Alan
si coprì il volto con la destra, emettendo un debole gemito: “Sono disgustato
di me stesso, credimi… avrei dovuto accorgermi che non eri tu!! Io…”
Scorgendo
un rivolo di lacrime che scorreva sulla gota del ragazzo uscendogli da sotto le
dita, Lisa trasalì. Alan Daiki Asuka, il suo duro, freddo, determinato e
implacabile inseguitore, stava piangendo! Quella vista la riempì di tenerezza,
che però, cambiandosi in rabbia, le impedì di saltargli addosso stringendoselo nuovamente
al seno.
“Quella
sgualdrina sciagurata…!!!” gridò invece, al colmo dell’indignazione “Come ha
potuto fare una cosa simile?? Non la perdonerò mai… mai!!!”
“È
colpa mia” ora c’era Marlowe, al suo microfono “sono un idiota… un disgraziato.
Faresti meglio a lasciarmi perdere…!”
“Non
dire assurdità…!!” ribatté lei, con veemenza.
“Dammi
retta, Lisa” insistette lui, in preda a un cocente rimorso che gli accentuava
il dolore allo stomaco “che te ne fai di uno come me? Non lo vedi come le faccio
soffrire, le donne?”
*Già…
come se a lui le donne lo facessero divertire…!* commentò, sarcastico, sempre il
capo della Cerebrale.
“Basta,
smettila” gridò la ragazza, balzando in piedi. Curvandosi poi su di lui,
afferrò i bordi del lettino dov’era disteso e gli sibilò in faccia, scandendo
bene le parole “siamo più che d’accordo che una cosa simile non sarebbe mai dovuta accadere…! Purtroppo è accaduta… ma se credi che, solo per
questo, sia disposta a rinunciare all’amore della mia vita, allora ti sbagli di
grosso!! È chiaro?”
“Ma
Lisa… io, ormai…”
“Piantala!!!”
gli urlò in viso la giovanetta, afferrandogli il volto fra le mani “Lo vuoi
capire che è di te, che ho bisogno? Me ne frego della tua verginità…!!”
Il
pomo d’adamo del detective ebbe un guizzo. No, decisamente quel superbo esemplare
del sesso debole (sic) non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. Anche perché,
per non dover sentire altre obiezioni, pensò bene di tappargli la bocca con un
superbo rapporto A, che fece immantinente ripartire il contatore del C.R.!
“Accidenti,
stiamo per passare i 2900!” osservò Tim Murdock.
“Speriamo
che si stacchi a breve” fu il commentò inaspettato di Marlowe “oltre i 3000 si
comincia a ragionare male…!”
Ma
quando la bocca di Lisa/Seya abbandonò quella di Alan, il contatore era
arrivato “solo” a 2946. Il capo della Neuro si tamponò la fronte col fazzoletto,
mentre il suo assistito, contemplando il bellissimo sorriso di lei, alzò
faticosamente la mano destra per accarezzarle la guancia, mentre la garza
inumidita gli scivolava dalla fronte.
“Come
sei buona, Lisa… vorrei tanto essere degno di te!”
“Tu
lo sei, Alan” rispose lei, ricambiando la carezza “hai soltanto bisogno di un
riferimento solido. E lo avrai…!”
“Cosa
intendi…?”
“Lascia
stare, per il momento. Dimmi, piuttosto: hai fatto la doccia, stamattina?”
Lui
corrugò perplesso le sopracciglia: “Certo che sì, perché?”
“Oh,
niente!” rispose la fidanzata, slacciandosi i bottoni della camicetta. In un
batter d’occhio se n’era già liberata e già brigava col fermaglio della gonna,
mentre il suo petto palpitava nel vezzoso reggiseno.
“Ehi,
che stai facendo…?!” mormorò il ragazzo, gelandosi.
“Non
si vede?” lei rispose, di rimando, estraendo le gambe dall’indumento e sfilandosi
le scarpe.
“Lisa…
se è uno scherzo, non mi sto divertendo, sai?” esclamò l’altro, con voce alterata,
mentre la giovane, tornata a sedere, si stava sfilando le calze. Poi lo fissò e
scosse la testa: “Il tempo degli scherzi è finito, Alan. È ora di fare sul
serio!” portandosi le mani dietro la schiena, si sbarazzò del reggipetto, si
rialzò in piedi e, senza la minima esitazione, si sfilò rapidamente le
mutandine.
Per
quanto fosse ormai stato “battezzato”, al giovane investigatore mancò il
respiro nel contemplare tale siffatta beltà, accentuata dalla luce dorata del
tramonto che giungeva obliqua dalla finestra:[3] i
morbidi capelli ondulati che le incorniciavano il viso e le spalle… il tonico
seno dargli arguti capezzoli turgidi… il delizioso vitino da vespa,
impreziosito dal piccolo, stuzzicante ombelico… le splendide gambe affusolate, che
terminavano con quegli adorabili piedini perfetti… e, naturalmente…
STONK…
SSSCCC…
“Oh,
no, porca p#%%@*a...!!!” imprecò assai poco elegantemente Julius Chester,
coadiutore della Riproduttiva, balzando sulla giuntura d’un condotto
testicolare, che aveva ceduto di schianto “Datemi una mano, qui…!!”
Due
assistenti muniti di stracci accorsero fulminei a tamponare la falla, mentre
l’addetto al controllo fecondativo chiudeva frenetico una valvola vicina per
arrestare l’uscita del fluido di trasporto, le cui perdite interne potevano causare
problematiche corrosioni.[4]
La
“svelata” fanciulla si accostò infine al lettuccio, dove il suo Alan era rimasto
sollevato sui gomiti, riappoggiando la mano calda sulla sua guancia gelida
(perché fosse tale, indovinatelo voi).
“Allora?
Ti spogli da solo o devo pensarci di nuovo io?”
“Mm…
mm… ma Li… Lisa… ss… si può sapere che ti pr… mmm…”
Chandler
non poté continuare con le prese di tempo foniche, poiché le labbra del suo
assistito furono immediatamente catturate da quelle della controparte, dopo che
la sua testolina aveva manifestato, scuotendosi, una certa femminea
commiserazione… i capi della Sensitiva e della Neurologica si voltarono verso
il Coordinatore, che stava impalato al centro della camera di controllo,
fissando preoccupato il terminale ottico. Dopo alcuni secondi di fredda
meditazione, mentre i sensori tattili segnalavano che la motoria della controparte
stava già slacciandogli la cintura dei calzoni, un funzionario della Direzione
Organica si accostò discretamente ad A1, sussurrandogli all’orecchio: “Signore,
c’è LS1 in linea per lei. Al telefono rosso!”
Sentendosi
come attraversare da una scarica elettrica, Lew Harper si affrettò verso il suo
ufficio, non senza prima aver disposto il preallarme generale. Una volta raggiunto
l’apparecchio, dovette stringere il pugno due volte per contrastare il
formicolio, prima di poter afferrare il ricevitore.
“Qui
Harper…!” annunciò, con la voce non del tutto ferma.
“Ben
ritrovato, collega. Sono Lana Orion. Devo porle una domanda, alla quale mi
aspetto che risponda con piena sincerità!”
“L’ascolto…!”
rispose l’altro, dopo aver penosamente deglutito.
“La
vostra Ripro è ancora fuori servizio o è nuovamente operativa?”
Harper
respirò, chiudendo gli occhi. Poi li riaprì e rispose con voce incolore: “È operativa!”
“Benissimo.
E la vostra Neuro si sente pronta, adesso, per un’unione totale con la nostra
assistita?”
A1
dovette respirare di nuovo, ma riuscì a mantenersi misurato e professionale: “Date
le circostanze, non si trova al cento per cento. Ritengo che avremo bisogno del
vostro aiuto!”
“Su
quello contateci in pieno. Posso dare il via alle mie collaboratrici?”
Ancora
un respiro precedette la risposta di A1, che comunque fu quella aspettata dalla
sua collega: “Dia pure il via, signora Orion… faremo del nostro meglio!”
“Ne
sono più che certa, signor Harper: oltre alla vostra malaugurata esperienza, avete anche tutto l’interesse di rendere
felice la signorina Haneoka. Arrivederci!”
Dopo
aver percepito il segnale di chiusura, il Coordinatore del “piccolo detective” si
abbandonò ad un lungo soffio liberatorio, dopodiché azionò il comunicatore
intersezionale.
“Esecutivo
a tutti i reparti: tenersi pronti per la condizione C…” si arrestò per raccogliere
le idee e proseguì, con la voce che leggermente gli vibrava “…non occorre vi rammenti
l’importanza di questo passo per la futura esistenza del nostro organismo… vi raccomando
quindi la massima concentrazione e il massimo rendimento, soprattutto alle
sezioni più coinvolte… signor Marlowe, signor Kirby e signor Spade: siamo nelle
vostre mani. Come ben sapete, sono i fatti che contano, assai più delle parole…
fate sentire a miss Haneoka quanto lei sia importante per l’uomo che ha scelto…!
Attendo conferma quando siete pronti…”
Una
ad una, tutte le sezioni comunicarono la loro completa operatività. Le voci dei
vari responsabili erano tese, ma non troppo agitate. Quando anche l’ineffabile
Samuel Spade ebbe completato la sua check-list,[5] “A1”
Harper emise il suo viatico: “Avanti tutta, signori… e buona fortuna…!”
Sedette
quindi alla sua scrivania e appoggiò la fronte sulle palme intrecciate, concedendosi
un ultimo sfogo mentale.
“La
mente l’avevate colmata da un pezzo… il cuore l’avete bloccato… adesso prendetevi
il corpo. Più di così non possiamo darvi…!”[6]
[2]Devo ammettere di aver molto apprezzato l’idea
dell’onorevole Lord Martiya, di rendere Lisa e Rina cugine - sia pure
inconsapevoli - nella sua saga ispirata a Bayblade.
[3]Durante l’assalto precedente (vedi capitolo 37), l’oscurità aveva
filtrato abbastanza quello stesso spettacolo!
[4]Gli appassionati di film sulla guerra navale (del
genere U-Boot 96, Duello nell’Atlantico o U-571) potranno con più agio immaginarsi
questa situazione.
[5]Assolutamente identica a quella spuntata da parte di
August Percival “a bordo” dell’organismo di Ataru Moroboshi (vedi La storia segreta dei SISAS).
[6]Il solito vittimismo maschilista (scriverei, se fossi una scrittrice…).
Capitolo 44 *** La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo! ***
Capitolo 44: La sfortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo
Capitolo 44: La sfortuna è cieca, ma la
sfiga ci vede benissimo!
“E
cco
quanto mi aveva chiesto, signora!”
“Ah…
finalmente!!”
“Mi
perdoni il ritardo: non era facile trovare una farmacia aperta!”
“Già,
oggi è domenica… va bene, Elizabeth, ti ringrazio!”
La
giovane s’inchinò, prima di ritirarsi. Alla signora Shinomya era dispiaciuto
mandar fuori la fida domestica per mezza città, sia pure accompagnata
dall’autista, ma non se l’era proprio sentita di rivolgersi subito al medico di
famiglia. Molto più saggio - e anche prudente - farlo qualora risultasse
inevitabile. Poteva essere un falso allarme. Un semplice ritardo…
“Sayaka…
Sayaka… vieni qui!”
“Arrivo,
mamma!”
L’aspirante
consorte del più giovane investigatore del Paese si avvicinò titubante alla sua
genitrice e si arrestò davanti a lei, fissandola negli occhi, dopo aver
osservato la confezione che teneva in mano.
“Allora,
Sayaka…” sospirò la signora “…come funziona, te l’ho già spiegato. Perciò fatti
coraggio e leviamoci subito il dubbio, mm?”
“Io…
ecco…” sia il colore del viso che il timbro della voce marcavano il suo palese
imbarazzo.
“Forza,
tesoro… vai!” replicò sua madre, in tono perentorio, pur mostrandole un
rassicurante sorriso materno. Comunque fossero andate le cose, non avrebbe
smesso di proteggere sua figlia.
Rassegnata,
l’ultima erede della Principessa Rosa afferrò allora quella scatolina e si
diresse verso il bagno, cercando di non badare al maledetto tremito che
avvertiva nelle ginocchia.
***
Non
era un tremito quello che invece sentiva nelle gambe la sventurata controparte di
quella dannata faccenda, ma piuttosto un intenso formicolio, che non voleva
saperne di abbandonare ogni centimetro cubo del suo organismo. E pensare che
avrebbe potuto considerarsi il più felice dei viventi, dato che aveva
finalmente centrato anche l’ultimo dei suoi traguardi…
La
sua Seya, la sua Lisa, la sua fantastica avversaria, la sua intrepida eroina,
la sua vezzosissima compagna di classe era finalmente, inequivocabilmente,
sentimentalmente, nonché fisicamente sua!
Ora
che la stava riaccompagnando a casa - erano quasi le otto di sera ed era stata
dura rinunciare ad abbandonarsi a un dolcissimo sonno liberatorio, standosene
teneramente abbracciati in quel pure angusto lettuccio dell’infermeria - capiva
come tutta quell’adrenalina che gli scorreva nei più remoti angoli del corpo,
non permettendo a nessuno dei suoi organici di mantenersi in piedi con continuità,
derivasse inequivocabilmente dalle percezioni che l’infaticabile Chandler
continuava a ricevere dall’organismo femminile affiancato: il contatto del suo
braccio, il profumo dei suoi capelli e quell’affascinante aspetto da giovane donna che adesso ostentava la sua
compagna!
Lisa
Haneoka, l’ex ladra Seya, camminava fieramente a braccetto del suo detective, sorridendo amabilmente ad
ogni passante incrociato (e soprattutto alle coppie) come se volesse presentargli
il suo “bottino” più importante.
“Guardate,
signori” sembrava voler dire “questo è il ragazzo speciale di Seika ed era il
mio rivale. Ma ora non lo è più: adesso è il mio ragazzo, il mio fidanzato e il
mio futuro maritino… e anche il mio partner!!”
Dopo
che i giovani amanti avevano (finalmente) concluso,
la Coordinatrice
haneokiana aveva voluto congratularsi personalmente col suo omologo asukiano,
spingendosi anche ad invitare i componenti del suo Consiglio ad un brindisi
presso la loro sede… approfittando chiaramente del momento in cui i due
organismi si trovavano ancora connessi!
Lew
Harper, tuttavia, osservando le facce sgomente di Marowe e Watson (che faceva
ripetutamente no no col ditino) aveva
cortesemente declinato l’invito, adducendo che dovevano occuparsi di alcune
questioni molto importanti: “Avremo modo d’incontraci quando la situazione sarà
più tranquilla, miss Orion…!”
La
direttrice di Lisa non aveva insistito, comprendendo probabilmente tra le righe
ciò che il suo omologo avesse voluto intendere.[1]
“Solo
mezzo minuto, cara!” rispose la donna, osservando l’orologio. Mai lasso di
tempo fu più lungo di quello, nella giovane vita di Sayaka Shinomya.
“Ecco,
ci siamo!” annunciò finalmente sua madre, estraendo la fascetta rivelatrice dal
bicchiere con l’orina della figlia. La quale si stupiva, fra l’altro, di
riuscire a mantenersi così calma in quel determinato frangente!
Forse
ci riusciva perché si ostinava a vedere soltanto i lati buoni di entrambe le possibilità: se il test fosse stato negativo,
avrebbe sollevato sé stessa e la sua famiglia da un bel po’ di complicazioni. Se
invece fosse stato…
“Positivo…!”
La
signora Shinomya mise sotto gli occhi della sua rampolla il risultato del test.
Lei osservò quanto appariva sul rivelatore e poi rialzò la testa: “Dunque… io…”
“Tu
diventerai mamma, figlia mia!”
La
giovanetta arrossì, poi abbassò pudicamente gli occhi, portandosi una mano
sulla pancia.
***
Giunti
nuovamente davanti alla villetta degli Haneoka, Lisa si voltò di fronte al suo
ragazzo e gli strinse le mani, col più solare dei suoi sorrisi.
“Grazie
per avermi accompagnato!”
“E
per tutto il resto?” chiese ironicamente Spade.
“Sta’
zitto, spudorato!!” lo riprese Marlowe.
“Non…
non c’è di che!”
Lei
gli accarezzò dolcemente la guancia: “È stato bellissimo, sai?” sussurrò.
Nonostante
la perizia di Tracy, Alan s’impeperonò parecchio: “Da… davvero?”
“Sì…
sei stato così… dolce… così tenero…
davvero fantastico!” gli ribadì, stringendolo in un caldo abbraccio.
Alan
sospirò amaramente: “Ti ringrazio, ma… avrei preferito essere più inesperto. Voglio
dire…”
Lisa
si scostò e lo guadò, severa: “Non m’interessa, te l’ho già detto” scosse
energicamente la testa “io volevo soltanto te!”
“Comunque
devo dirti una cosa” replicò lui, guardandola negli occhi “anche se può
suonarti strano… questa è stata la prima
volta anche per me! Psicologicamente, almeno… perché, della notte scorsa, io
non ricordo praticamente nulla… almeno in confronto a ciò che ho provato con
te! Mi capisci…?”
Lei
meditò per un lungo momento e infine annuì… permettendo a Marlowe di sciogliere
le dita anchilosate: “Sì… credo di sì…!”
“Insomma,
Lisa” disse ancora, cingendole la vita “io voglio che tu sappia questo: se con
Sayaka ho fatto del sesso…con te ho fatto all’amore![2] Mi credi…?”
Dopo
un altro brevissimo momento (ma sempre troppo lungo per Marlowe) la fanciulla
dai capelli ramati gli gettò le braccia al collo. Poi gli prese il viso tra le
mani e depose le sue labbra su quelle del compagno…
Il
contatore del C.R., che già era arrivato a 3640 in seguito all’amplesso
riparatore (che aveva fornito un
contributo di 694 punti), si arrestò alla quota stratosferica di 3870!
*Di
questo passo raggiungeremo l’idolatria…!* commentò Tim Murdock, preoccupato.
“Ti
va bene come risposta?”
Lui
ci mise un po’ a riprendere fiato…
“Giornata
piena, eh, signore?!” disse al superiore un assistente cardiaco.
“Già…
sarà meglio dare un’altra controllata alle coronarie. Prenda nota, Stokes!”
Nel
frattempo, dietro una finestra poco distante, un’altra madre di famiglia
osservava quella scena romantica con un sentimento a metà fra la gioia e
l’apprensione.
“Cosa
stai guardando, amore?” le chiese il marito.
“Oh,
nulla… solo due ragazzi che si vogliono bene!”
“Ah,
questi giovani d’oggi” borbottò il signor Genichiro, intento a sperimentare un
nuovo trucco “sempre a coccolarsi in pubblico! Ai nostri tempi, noi eravamo molto più discreti. Vero, cara?”
La
signora Eimi continuava a guardare il figlio dell’uomo che in passato le aveva
dato la caccia, sia pure per un breve periodo,[3]
mentre abbracciava la sua unica figliola, accarezzandole con dolcezza i capelli:
“Non saprei, tesoro. Ma se lo dici tu…”
***
L’instancabile
Rip Kirby faticò a contenere il tremito nella mano del suo assistito, mentre
afferrava il cartoncino che i terminali ottici avevano scorto, infilato nello
sportellino dell’armadietto scolastico. Scritte sopra, c’erano solo poche
parole.
Devo parlati. Ti aspetto in biblioteca. S.
Non
occorreva un grosso sforzo alla Cerebrale di Watson per comprendere che quella
lettera non era l’iniziale della loro ex avversaria! Quel messaggio era troppo succinto
per provenire da miss coda di cavallo,
pertanto non poteva che averlo mandato…
…è
vero: il Coordinatore aveva tassativamente proibito di adoperare ancora quello pseudonimo![4]
Accartocciando
il biglietto nella mano, il nostro amico avvertì diverse fitte tormentargli
ilbasso ventre, come se fossero
sgradevoli postumi della recente “punizione” di Lisa![5]
*Strano,
però… con tutti i massaggi che la
signora Speedy ci ha fatto di seguito!* rifletté il capo dell’immunitaria,
Parker.
Meccanicamente,
il giovane detective uscì dallo spogliatoio maschile, salvo bloccarsi alla
vista della sua promessa, proveniente da quello femminile.
“L…
Lisa…!” esclamò, mettendo istintivamente in tasca la mano che conteneva il
biglietto.
“Davvero?”
ribatté lui, cercando di fare lo gnorri “Non ci avevo fatto caso!”
“Ma
che razza di risposta idiota è…?!!” sbottò Marlowe verso Watson.
“La
prima che m’è venuta in mente!” rispose asciutto l’altro.
“Che
imbecille!! Dai, lascia parlare me…!” ribatté allora il collega, cercando di
strappargli il microfono vocale.
“No,
tu sei troppo agitato: finiresti per spiattellare tutto. Stai buono e fidati di
me!”
“Ma
io…”
“Obbedisca,
Marlowe!” s’intromise saggiamente A1.
Grugnendo
un signorsì, il capo della Neuro
cedette, continuando a fissare trepidante il display visivo.
“Mah,
sarà…” commentò la fidanzata, preferendo non dar peso a quella risposta
bislacca “…andiamo a casa insieme?”
“Come…?”
sussultò lui “Ah, ecco… purtroppo avrei una cosa urgente. Ti dispiace se ci
vediamo nel pomeriggio?” da bravo tattico, Watson aveva saggiamente preparato
un’allettante controproposta.
Leggermente
spiazzata da quel contropiede, la giovanetta corrugò le sopracciglia: “Beh,
d’accordo… ma cosa devi fare di così urgente?”
“Ah…
niente di che” la carta appallottolata gli bruciava letteralmente nell’incavo
della mano “non ti preoccupare. A più tardi, allora!”
“Ehi,
aspetta… casa mia o casa tua?”
“Eh?
Ah… vengo io, vengo io! Ci ved…”
“Attento…!!!”
SPLAT…
il povero Alan, ancora mezzo girato, sbatté violentemente nello stipite
dell’ingresso.
“Porca
vacca…!! Ma perché le faranno così strette, queste dannate porte?!!”
Poi,
massaggiandosi il braccio offeso, si defilò lungo il corridoio, con Lisa che lo
guardava, scuotendo sconcertata la testa.
***
Quando
Alan arrivò finalmente in biblioteca, trascinando faticosamente un passo dopo
l’altro (il povero Kirby sudava come un dannato) notò subito la sua pretendente
- ormai era l’unica a detenerne il titolo, dacché Rina s’era ritirata e Lisa
era la sua fidanzata ufficiale - seduta al tavolo di lettura, sopra un libro
che sembrava consultare con grande attenzione.
Al
rumore dei suoi passi la ragazza si voltò, ebbe un leggero sussulto e gli fece
un debole sorriso: “Ciao, tesoro…!”
Il
giovane sussultò a sua volta, le rese un sorrisetto assai tirato e si avvicinò
cautamente: “Volevi parlarmi?” chiese.
Sayaka
annuì, richiuse il libro e lo allontanò verso il lato opposto del tavolo. Poi scostò
la seggiola accanto alla sua: “Accomodati…!”
Preferirei stare in piedi, stava per dire il ragazzo, come a voler mantenere le
distanze. Tuttavia, impensierito dallo sguardo della compagna, che accentuava quel
suo leggero turbamento interiore, acconsentì. D’istinto, stava per mettersi a
braccia conserte piantandole contemporaneamente quel suo caratteristico sguardo
indagatore, che aveva tante volte fatto piegare le ginocchia alla povera
Virginia Breed. Però, fosse la tensione, fosse la stanchezza… fosse quell’aria
da giovane donna che ostentava la sua interlocutrice (maledetto il suo complesso
di Edipo) non gli riuscì di mantenersi freddo.
Silimitò quindi ad appoggiare le mani sulle
ginocchia, mormorandole un neutrale: “Dimmi pure…!”
Gli
occhi della castana lo fissarono a lungo, finché il moretto si sentì prendere
le mani nelle sue e un potente fiotto di adrenalina sbatté a fondo scala la
lancetta del nuovo galvanometro analogico installato dalla Neuro.
“Speriamo
che non parta anche questo…!” commentò Murdock.
“Secondo
il signor Wolfe[6] è uno dei modelli più
robusti!” replicò un collega.
“Alan,
sii sincero: tu cosa provi per me…?”
Un’altra
botta un po’ più forte al povero strumento, seguita da un acceso formicolio nelle
gambe. Il ragazzo si rallegrò di essersi seduto.
“Vuoi…”
deglutì “…vuoi proprio che io sia sincero?”
Lei
assentì, del tutto risoluta. Il suo viso era piuttosto pallido, ma gli occhi
erano limpidi e non c’era alcuna traccia di sudore sulla pelle setosa. Suo
malgrado, il detective dovette ammirare il suo sangue freddo.
“Phil,
siamo nelle sue mani” disse il Coordinatore al capo della Neuro “le dica tutta
la verità, ma cerchi di non ferirla più del necessario!”
“Non
ne avevo l’intenzione, signore” sospirò l’interessato “farò del mio meglio!”
“E
lei stia pronto ad assisterlo, Jimmy!” dispose ancora A1.
“Non
dubiti, capo!” confermò il collega della Cerebrale.
Alan
si passò una mano sulla fronte, poi tornò a guardare la compagna: “Vedi,
Sayaka…” iniziò, lentamente “…tu sei… una ragazza deliziosa: carina,
intelligente… alla mano… e sincera,
soprattutto!”
Lei
rimase in silenzio, sorridendogli teneramente.
“Sai,
io…” continuò lui, volgendo il capo verso la finestra “…ho sempre ammirato la
spontaneità di quelle ragazze che… trovano il coraggio di dichiarasi al tipo
che gli piace… così, senza tanti complimenti! Senza dubbio, è una prova di
maturità…”
“…e
a te piacciono le ragazze… mature!
Vero?”
STOCK…
terza botta alla lancetta del galvanometro…
“Passami
un cacciavite, Teddy!” ordinò Murdock. Avuto l’attrezzo, si premurò di
attenuare leggermente la sensibilità dello strumento.
“Beh…
non posso negarlo” ammise, sorridendo inconsciamente “anzi, ti confesso che… ho
sempre desiderato una ragazza di carattere, con la quale, prima o poi, dividere
la mia vita. Nondimeno…”
La
stretta delle mani di Sayaka s’intensificò: “E allora l’hai trovata, Alan:
voglio essere io quella ragazza!”
Il
vecchio Wolfe dovette dare due deglutizioni.
“E
perché…?” gli chiese allora lui, con voce un po’ arrochita.
“Ma
perché ti amo…!!” ribatté, veemente, la castana.
“E io no!! Ti vuoi decidere a dirglielo??!”
sbottò Watson verso Marlowe.
Costui
accennò di sì con la testa, ma fece simultaneamente un gesto d’attesa con la
mano, rivolgendosi poi al collega della Sensitiva: “Gus, attenua più che puoi
la percezione: il calore di quelle mani è deleterio!”
“Farò
il possibile!” rispose l’altro.
“Gliele
stacco, Phil?” domandò Kirby.
“Sì,
se ci riesci… non troppo bruscamente, però!”
L’ex
concorrente di Rosanna Speedy tentò di sfilare le estremità superiori del suo
assistito dalla grinfie della rivale di Saint Tail… ma invano. Per riuscirci
avrebbe dovuto esercitare un deciso strappone, ma purtroppo il povero Marlowe
non era abbastanza bastardo per ordinarglielo e dovette limitarsi a proseguire,
contando unicamente sulla propria eloquenza.
“Ascolta,
Sayaka” sospirò il giovanotto “scusa se te lo domando, ma… sei veramente sicura
di quello che dici?”
“Assolutamente!”
rispose la fanciulla, senz’alcuna esitazione.
Alan
sospirò stancamente. Ormai la sua fronte era già bagnata: “E… posso chiederti
cosa ci trovi, in me? Dopotutto, anche se piaccio fisicamente a diverse
ragazze, la maggior parte di loro mi considera un vero caratteraccio!”
“Può
darsi. Ma sei anche bello, ardito e generoso. Mi basta!”
Sospirando
di nuovo, lui annuì: “Sei molto cara… e io ti voglio bene, lo sai. Però…”
“Quanto me ne vuoi…?” lo interruppe lei,
improvvisamente, avvicinandosi pericolosamentecol viso…
“Rip,
indietro!!” ordinò subito Marlowe. Il capo della Motoria eseguì, ma non poté
guadagnare che pochi centimetri.
“Io…”
altra deglutizione “…abbastanza” maledetta sincerità e maledetto quel livello relazionale
ancora troppo alto “ma…”
“Allora
è tutto ok, Alan” ribatté Sayaka, liberandogli una mano per fargli una tenera carezza
“se anche adesso non mi ami, ma mi vuoi comunque molto bene, un giorno non
lontano, certamente mi amerai…!”
Lui
chiuse gli occhi, prendendo un bel respiro. Non c’era niente da fare: la
questione non si sarebbe potuta risolvere per via “diplomatica”: occorreva un
affondo, per quanto spiacevole.
“Non
credo, Sayaka “lui scosse deciso la testa “mi rincresce molto, credimi! Ma io
amo un’altra persona… e tu sai anche chi è!”
“Sì,
me l’hai detto” rispose lei, tornandogli a stringere la mano, Poi le sue gianciotte
s’imporporarono, congiuntamente al luccichio degli occhi “però è con me che hai fatto l’amore…!”
Anche
le guance di Alan tornarono a colorarsi per simpatia, ma stavolta l’impudente
fanciulla aveva fornito alla Neuro un appiglio non trascurabile.
“Devo
confessarti una cosa, Sayaka” le disse allora, rivolgendole uno sguardo non
serio quanto avrebbe desiderato, ma meno esitante di prima “mentre stava succedendo,
io… credevo di farlo con lei. Hai
capito bene?”
La
giovanetta avvertì un doloroso spasimo e rimase ammutolita. Certo, in fondo
l’aveva sempre saputo. Però… una piccola parte del suo cuoricino aveva sperato
- aveva voluto credere - che quando Alan si fosse reso conto di avere invece
fatto l’amore con lei, anche i suoi sentimenti si sarebbero adeguati! E invece…
Calde
lacrime cominciarono a scenderle sulle gote, mentre tornavano tristemente
diafane. Non un tremito scosse però le spalle di quella ragazza, che continuò
ad esprimere in silenzio il suo dolore…
Più
commosso di quanto avrebbe creduto, il giovane investigatore dovette deglutire
ancora, per poi cavarsi il fazzoletto di tasca e asciugarle gentilmente quelle
lacrime.
“Non
fare così, ti prego… e non chiedermi l’unica cosa che non posso darti. Tu
meriti un ragazzo che ti ami veramente. Che ami solo te, che non veda altre che
te… e purtroppo, per quanto mi dispiaccia… non posso essere io!”[7]
Desolata
oltre ogni dire, la povera Sayaka abbandonò le mani del suo amato, portandosene
una al ventre… esitò soltanto un attimo, ma poi non si trattenne: “È questo…”
gemette “…che dovrò dire al mio bambino…?”
Dopo
alcuni secondi, il già citato galvanometro adrenalinico scoppiò letteralmente
in mille pezzi, assieme a tutti gli altri quadranti di quella disgraziata
Sezione Emotiva.
***
“Sensitiva
da Cardiaca: accentuare le scariche!! Gus, mi senti…??! Mandateci altre scariche!!”
gridava disperatamente il capo-sezione Tracy nel comunicatore intersezionale.
“Stanno
arrivando, Dick” rispose affannosamente Chandler, agendo sui propri comandi
“faccio quello che posso, ma dalla Neuro ne arrivano di debolissime!”
“Com’è
la temperatura del sangue?” chiese Tracy a un assistente.
“Ancora
sotto i 20 gradi, signore!”
“Aspirare
più ossigeno. Forza, con quel diaframma!!”
“Signore…
signore, mi risponda!! Si riprenda! Coraggio, signore…!” il fedele Murdock dava
leggeri schiaffetti al povero Marlowe, colpito dall’ennesimo svenimento.
“Portatelo
in infermeria” ordinò A1 “Watson, prenda lei la situazione in mano. Dobbiamo
essere certi di avere compreso bene…!”
*Sì,
come se ci fosse altro da capire…!* commentò lui, con amaro sarcasmo.
Appena
l’equipe organica riuscì a ripristinare uno stato appena decente di tutte le
funzioni vitali, il loro assistito poté articolare le seguenti parole,
pronunciate in tono appena percettibile: “Sayaka… che cosa… significa…???”
Per
tutta risposta, la giovanetta si alzò. Lui avrebbe voluto imitarla, ma la
sezione di Kirby non disponeva ancora della forza sufficiente. Lei allora tornò
a prendergli una mano e se la portò all’addome.
Il
povero Alan era già pervaso da fortissimi brividi. Quella mano bruciava… o era
la sua? O era la pancia di Sayaka…?
“Mia
madre mi ha fatto fare un test di gravidanza… era positivo. Congratulazioni, papà…!”
Detto
questo, Sayaka Shinomya, la mancata consorte dell’erede degli Hiwatari[8] si
girò su sé stessa e corse singhiozzando fuori da quella stanza.
Con
uno sforzo sovrumano, Alan riuscì finalmente a levarsi da quella sedia e si
avvicinò, barcollando, alla zona del tavolo che ospitava ancora il volume consultato
prima dalla ragazza. Colto da un vago presentimento, lo raccolse con mano
febbrile per leggerne il titolo…
Elementi di Educazione Sanitaria: 3°
volume: Gravidanza e Maternità
“Oddio…”
sussurrò “…oh, mio Dio…!!!”
Fedele
al suo istinto di maniaco dell’ordine, si avvicinò allo scaffale per rimetterlo
al suo posto, ma la mano gli tremava talmente che il volume gli cadde a terra.
Si chinò quindi a raccoglierlo, ma, mentre si rialzava, si gelò nello scorgere
la figura di Lisa davanti alla porta.
“Da
quanto sei lì…??” gli chiese, con voce flebile.
“Dall’inizio
della vostra conversazione!” precisò lei, in tono neutro.
*E
ti pareva…!!* imprecò Watson.
“E
hai… sentito tutto…?” balbettò Alan.
“Sì…!”
rispose Lisa, con un sibilo.
Il
ragazzo ebbe una fitta al cuore. A sgomentarlo di più era l’atteggiamento,
sinistramente calmo, della ragazza.
“Lisa,
ascolta… non ti preoccupare: io credo che lei… non stia dicendo la verità!”
La
sua fidanzata lo fissò a lungo, quasi volesse penetrargli nel fondo dell’anima:
“Può darsi…” disse, infine “…ma, anche se fosse, è una bugiarda più brava di
te…!”
Poi,
all’improvviso, se ne andò via, imitando l’atteggiamento della rivale.
[1]Ovvero quando fosse stato risolto il problema con Sayaka…
[2]In quell’istante, a un certo ispettore, fischiarono fortemente le
orecchie!
[3]Cioè fino a quando la futura mamma di Alan aveva perso
la pazienza (v. capitolo 42)… poi Eimi (alias Lucifer) aveva incontrato Genichiro.
[4]Cioè miss velo da
sposa. Come? Qual era lo pseudonimo di Rina Takamya? Gli organici di Alan mi
hanno pregato di scordarmelo!
[5]Il pugno nello stomaco che gli aveva mollato nel capitolo scorso.
[6]Ovviamente la metabolica si occupa anche della gestione dei pezzi di
ricambio.
[7]Chiedo scusa alle sostenitrici di Lisa, ma secondo la mia
interpretazione, la frase per quanto mi
dispiaccia non è di maniera.
[8]Sempre in riferimento alla versione di Lord Martiya in Le Fiamme del Destino.
Capitolo 45 *** Riflessioni, depressioni e barlumi di luce ***
Capitolo 45: Riflessioni, depressioni e barlumi di luce
Capitolo 45: Riflessioni, depressioni e
barlumi di luce
“M
otoria
da Centrale… Motoria da Centrale” il gracchiare proveniente dal comunicatore
riscosse improvvisamente il pilota dell’organismo “insomma, signor Kirby: le
dispiacerebbe aumentare un po’ la velocità?!”
Il
responsabile della attività muscolari diede una veloce occhiata al manometro
della pressione sanguigna, per poi rispondere mestamente: “Mi spiace, signore,
ma più di così è impossibile: ha le gambe di piombo ed è già un miracolo tenerlo
su!”
“Ma
è possibile che quest’individuo tiri fuori tutta la grinta soltanto durante le
operazioni?!” sbottò il Coordinatore, esasperato.
“Se
ne stupisce?” commentò amaro il responsabile neurologico “dopotutto è ancora un
ragazzino!”
“Ora
non più, Marlowe” ribatté A1, con veemenza “come vi ho già detto, d’ora in avanti
dovrà comportarsi da adulto. Troppo
comodo esserlo solo a letto!”
“Il
guaio, con le Genetiche, è che diventano funzionali troppo presto.” commentò,
sospirando, il capo della Sensitiva.
“Questo
è fuor di dubbio, signor Chandler” ne convenne Harper “soprattutto rispetto
alle Cerebrali…!”
“Mi
sta forse dando dell’inetto, signore?!” domandò aspramente l’interessato, punto
sul vivo.
“Non
la prenda sul personale, Watson” gli rispose il superiore, con un cenno di
diniego “qua dentro ci siamo dimostrati tutti
degli incapaci, se non dei veri incoscienti!”
“Io…
io non sarei d’accordo, signore” saltò su Marlowe, inaspettatamente “penso
piuttosto che il povero signorino Alan sia rimasto vittima di circostanze molto
più grandi di lui, che non è stato capace di affrontare!”
“In
tal caso non doveva mettersi a fare il detective” sentenziò deciso il
Coordinatore “la sua maledetta passione per quel mestiere da adulti ci ha
obbligato a concentrarci su determinati problemi, trascurandone erroneamente
diversi altri, niente affatto marginali. Come gestire le relazioni
interpersonali, per esempio…!”
Marlowe
scosse tristemente il capo: “Purtroppo, sotto quest’aspetto, gli organismi
maschili saranno sempre in netto svantaggio rispetto a quelli femminili, signore,
le cui Cerebrali maturano prima… per non parlare delle Neurologiche.”
“E
allora, lei e Watson, sbrigatevi a colmare il gap” ribatté perentoriamente A1 “perché
fra nove mesi, al più tardi, il nostro assistito si ritroverà nientemeno che un
bel pupo fra le braccia!”
“O
magari anche due…!” intervenne il capo-sezione nominato, con tono sarcastico.
Il
superiore si volse verso di lui, fissandolo con sguardo truce: “Che fa, signor
Watson, il portajella? O crede forse di essere spiritoso?!”
“Né
la prima, né la seconda, signor Harper” rispose questi, con pacatezza “volevo
solo far presente che anche l’atto riparatorio
preteso dalla sua illustre collega Lana Orion potrebbe non essere scevro di conseguenze…
non so se mi spiego!”
Il
Coordinatore impallidì, per poi precipitarsi sul comunicatore: “Genetica da
Centrale… Spade da Harper, risponda!!”
“Comandi,
signore…!”
“Esigo
di sapere all’istante se il rapporto C con la signorina Haneoka è avvenuto
prendendo le opportune precauzioni. Mi ha compreso?”
Dopo
alcuni secondi di tensione, la risposta del capo-sezione giunse marcatamente
tremula: “So… sono desolato, signore. Ma in quel momento il nostro organismo
non disponeva di mezzi anti-concezionali!”
“Lo
so benissimo, idiota” gridò A1, esasperato “le sto chiedendo se ne avete applicati
di naturali!”
Altro
breve quanto intenso silenzio. Poi la voce di Spade tornò, sempre più simile ad
un guaito: “Signore… noi ci abbiamo provato… ma lo staff della signora Speedy non
ce lo ha permesso!”
“Lo
scaricabarile non le salverà il culo, brutto disgraziato!!” rimpallò il capo,
fremente d’indignazione.
“Scaricabarile
un accidenti” gridò allora il responsabile genetico, in un sussulto di dignità
“noi e la Motoria eravamo pronti a uscire per tempo, ma le grinfie di quella
mantide ci hanno immorsato il bacino. Chieda conferma al signor Kirby, se non
ci crede!”
“Come
mantide?!” sussultò Marlowe “Sammy,
non ti sembra di esagerare?”
“Col
cavolo, che esagero. Fatti rammentare dal capo la teoria degli agnellini e delle tigri…!”[1]
“La
finisca, Spade” gridò Harper, già in preda all’ira “la verità è che vi siete
comportati da pivelli. E per la seconda
volta!!”
“Ma
signore, se le dico che non potevamo in alcun modo ritirare il raccordo di
giunzione! Che cavolo potevamo fare?”
“Scongiurare
l’emissione, maledetti incompetenti che siete!”
“Con
un tale accumulo di segnali eccitatori
di quel livello?” obiettò il
malaugurato direttore della Ripro “ma signore, con tutto il rispetto, lei
farnetica: nemmeno stritolando il PCG[2] ci
saremmo potuti riuscire!”
Lew
“A1” Harper si sentì mancare il pavimento cellulare sotto i piedi. Era proprio
vero che i guai venivano sempre a coppie, come le ciliegie!
“Almeno…
se è così… questa volta verrà al mondo dalla donna giusta!”
Il
Coordinatore si voltò verso il capo della Neuro, osservandolo con aria apatica.
Non aveva nemmeno più la forza di arrabbiarsi per quella frase decisamente fuori
luogo: era troppo impegnato a contenere lo sgomento nel pensare a cos’avrebbe
detto l’ispettore Heiji…
Senza
replicare, lasciò quindi la centrale operativa per andare a chiudersi nel suo
ufficio, dove sedette alla scrivania. Rimasto qualche momento a tenersi il capo
fra le mani, alzò infine lo sguardo sull’immagine di una bellissima donna
bruna, appesa alla parete.[3]
“Signora
Kaori… purtroppo mi sono dimostrato un completo incapace! Sono un fallito e non
merito il suo perdono… ma la supplico: vegli su suo figlio. Lei lo sa che non
voleva far del male a nessuna… perciò
la scongiuro: mi aiuti a tirarlo fuori, da questo ginepraio!”
***
Con
la mani nelle tasche, sforzando faticosamente una gamba dopo l’altra, il
“ragazzo speciale” di Seika si stava trascinando verso casa. Le sue facoltà funzionavano
in modo appena sufficiente per non scontrarsi coi passanti o impattare contro
un palo della luce, ma per il resto la sua mente rimaneva quasi del tutto
avvolta nella nebbia.
Alan
non poteva - o meglio non voleva -
pensare più a nulla. Aveva ormai quasi il terrore di farlo, poiché qualsivoglia
ragionamento avesse applicato in tutti quei terribili sette giorni (da quando
cioè il suo Consiglio Organico aveva malauguratamente deciso di verificare la
dannatissima Ipotesi Zero) lo aveva
invischiato sempre di più in una rovinosa ragnatela che lo stava trascinando in
un pozzo senza fondo.
Quel
che più lo annichiliva era la profonda assurdità di quanto gli era capitato. Era
mai possibile che un giovanotto come lui, serio, riflessivo, posato ed educato
si fosse potuto infilare in un guaio del genere? No, non era possibile!
Cos’avrebbe
detto la sua povera mamma, se fosse stata ancora in questo mondo? E cos’avrebbe
detto, soprattutto quel brav’uomo di suo padre, specialmente dopo tutte quelle
raccomandazioni, purtroppo fatalmente tardive?
Che
fare, adesso? Mettere tutto a posto celebrando un matrimonio senza amore? Oh,
certo: Sayaka lo avrebbe colmato di affetto e di attenzioni, ma lui come
avrebbe potuto vivere sereno dopo aver pugnalato in quel modo la propria anima
gemella? Come avrebbe potuto guardarla più in faccia? E come avrebbe potuto
guardare in faccia la stessa Rina, dopo averla così fermamente respinta,
proprio per restare fedele alla sua dolce ex avversaria?
Almeno,
della procace biondina, se n’era infine innamorato, un po’… ma piantare in asso
addirittura la fanciulla della sua vita per farsi incastrare da una ragazza che
trovava semplicemente simpatica e carina, era veramente troppo!
Brividi
gelidi cominciarono a corrergli lungo la schiena, al pensiero che, se Rina si
fosse trovata al posto di Lisa nel momento in cui le aveva fatto quella tragica
confessione… altro che pugno nello stomaco: lo avrebbe letteralmente massacrato!
*Così
proverei meno rimorso, almeno* meditò
cupamente, andando anche più in là *o magari avrebbe anche potuto uccidermi… o forse
no, ma di sicuro ci avrebbe pensato suo fratello[4]… e
allora sì che avrei risolto tutti i miei problemi!*
Per
fortuna il raziocinio di Alan ebbe ben presto di nuovo il sopravvento e il
ragazzo scacciò quei macabri pensieri con un gesto deciso della mano: *Come
minimo, comunque, una bella scarica di ceffoni dal vecchio non me la leva
nessuno…!*
“Ehi,
Alan… vuoi un passaggio?”
Sussultando
come colpito da un fulmine, il ragazzo si paralizzò sul marciapiede, per poi girarsi
lentamente, lottando con la tensione che gli induriva le membra.
“Pa…
papà…!! Che… che ci fai, qui?”
“Lavoro,
non vedi?” rispose l’ispettore, indicandogli col pollice il furgone che seguiva
la sua macchina di servizio “Stiamo scortando un carico di valore al municipio.
Siccome casa nostra è sulla strada, possiamo accompagnarti. Dai, sali.”
Il
figlio obbedì impulsivamente, anche per non insospettire il genitore, montando
quindi sul sedile di dietro.
“Tutto
bene a scuola?” non mancò di chiedergli il padre, da perenne abitudinario.
“Alla
grande, nonno!” commentò Watson, con acido sarcasmo.
“Eh?
Che…? Ah, sì… bene…!”
Mezzo
girato verso di lui, Heiji lo squadrò espressivamente: “Speriamo, con
l’entusiasmo che hai! Che ti succede, hai litigato con la tua ragazza?”
“No…
senti, cosa state trasportando di così prezioso?”
“Come?
Ah… si tratta di alcuni dipinti della collezione Katamura, che sono stati
donati alla pinacoteca municipale. Quell’affarista lo aveva confermato al
ricevimento di sabato sera: me ne aveva parlato un collega che ha organizzato
il servizio di guardia.”
“Katamura…”
rimuginò il giovane, ben lieto di pensare ad altro “…ma non è il proprietario
del quadro La Sfinge?”
“Proprio
lui” confermò il padre “anzi, il sindaco mi ha fatto sapere che ti scriverà una
lettera d’encomio per aver sventato il furto dell’altro giorno. Sono fiero di
te, ragazzo mio!”
*Ancora
per poco, papà…!* pensò tristemente lo sciagurato. Poi aggiunse, sempre d’impulso
“Posso venire con voi?”
“Ma
sei instancabile, figliolo” ribatté l’ispettore, compiaciuto “non è meglio se
ti riposi, prima di metterti a studiare?”
“Per
domani non ho nessun test. Che ti costa?”
“E
va bene, se ci tieni tanto… dirigi al municipio, allora, Tanaka!”
“Bene,
signore!” rispose l’agente alla guida, cambiando direzione.
***
“Fate
piano… ecco, bene… il numero 10 da questa parte.” l’assessore alla cultura del Comune
di Seika supervisionava scrupolosamente il trasporto e la collocazione dei
quadri lungo le pareti della pinacoteca. Alan e suo padre stavano osservando le
operazioni accanto al Primo Cittadino, che sorrideva con aria soddisfatta: “Queste
opere sono davvero magnifiche. I visitatori non mancheranno!”
“Potete
starne certo, vostro onore” affermò l’assessore al bilancio, anche lui presente
“e il ricavato rimpinguerà le nostre casse, permettendoci di finanziare quei
progetti che abbiamo annunciato nell’ultimo consiglio comunale.”
“Non
è questa la sede per discuterne, assessore!” lo rimproverò il sindaco,
sbirciando nervosamente i due detectives. Il più giovane fece infatti una
smorfia, pensando che lo zio di Rina era davvero una gran vecchia volpe!
“Ah,
ecco finalmente il nostro pezzo forte!” esclamò ancora Morinaka, mentre due
operai stavano recando l’ultimo pezzo della largizione di Katamura. Sulla tela
era raffigurato il mitico leone dalla testa di donna, mentre poneva ad Edipo i
tre famosi indovinelli. La vista del dipinto fece rivivere al povero Alan le
immagini della famosa sera in cui aveva smascherato ufficialmente la sua antagonista
e che avrebbe potuto diventare il preludio della sua nuova e felice esistenza a
fianco di Lisa Haneoka. E invece…
“Può
essere veramente orgoglioso di suo figlio, ispettore” Alan si riscosse nell’udire
la voce del sindaco “se non avesse sventato il furto di Seya, ora non potremmo
ammirare questa pregevole opera!”
Heiji
Asuka sorrise compiaciuto, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo: “Buon
sangue non mente, vostro onore. Stia sicuro che, prima o poi, il mio ragazzo
riuscirà a portare a termine l’incarico affidatogli.”
“Ah,
non ne ho il minino dubbio” convenne Morinaka, mentre l’interessato stringeva i
denti, sentendosi avvampare dalla vergogna “sono anzi certo che nel futuro diventerà
un ottimo detective professionista.”
“E
così, questa è proprio La Sfinge?”
s’informò il padre di Alan.
“Per
l’appunto” rispose l’assessore alla cultura, che aveva raggiunto il gruppetto
subito dopo che avevano finito di appenderlo “la critica lo considera una delle
migliori raffigurazioni dell’omonima figura mitologica. L’ha creato un pittore
di grande talento, rimasto purtroppo vittima di un dissesto finanziario. Per
sua fortuna, il commendator Katamura l’ha salvato dall’indigenza,
acquistandogli il quadro.”
“Non
c’è che dire: è un vero mecenate, quell’uomo!” ribadì il capo del Comune.
Sorridendo
sotto i baffetti alla Erroll Flynn, l’ispettore diede di gomito al figliolo: quando
quest’ultimo aveva ricevuto il biglietto di Seya - erano trascorsi solo pochi
giorni, ma a lui sembrava un’eternità - aveva chiesto al padre di verificare se
l’obiettivo della ladra fosse stato acquisito lecitamente dal suo possessore.
Heiji aveva così scoperto che l’autore del quadro aveva dovuto contrarre dei
debiti con alcuni strozzini, uno dei quali sembrava essere stato in rapporti
d’affari proprio con lo stesso Katamura! All’uopo, lo staff dell’ispettore
stava ancora indagando.
“Mi
perdoni, eccellenza, ma le ricordo che fra dieci minuti abbiamo appuntamento
con l’assessore ai Lavori Pubblici!” disse al sindaco il suo segretario
personale.
“Ah,
sì: è vero” si rivolse agli Asuka “signori, vi ringrazio per l’ottimo servizio
e vi prego di scusarmi, ma il dovere mi chiama. Fra due giorni apriremo la
pinacoteca al pubblico: se volete ammirare la collezione in tutta tranquillità,
approfittatene pure ora.”
“Grazie,
vostro onore, arrivederci!”
Mentre
il sindaco e suoi collaboratori se ne andavano, l’ispettore tornò a battere
affettuosamente la spalla del suo rampollo: “Beh, Alan, io devo tornare in
ufficio. Vuoi che ti accompagni a casa o preferisci tuffarti nella cultura?”
Il
ragazzo sussultò a quel contatto e, dopo aver riflettuto un istante: “Pensavo
di dare un’occhiata, papà… non preoccuparti, rincaserò da solo.”
“Bene,
ci vediamo a cena.” disse allora Heiji, congedandosi.
*E
farai meglio a godertela, finché puoi…!* si disse l’incauto, mentre l’osservava
allontanarsi. Dopodichè, come spinto da un vago presentimento, s’avvicinò a
quel malaugurato dipinto, imprevista fonte di tanti guai. I suoi attenti occhi,
diretti dalla centrale di Chandler, scorsero lentamente tutta la tela… lo
stesso detective non sapeva nemmeno cosa stesse cercando. Forse era soltanto un
modo per distrarre il cervello dal problema principale: Parker aveva avvertito A1
che bisognava prendersi una pausa, onde evitare che i neuroni entrassero in
zona pericolo. Dopotutto, la sua intraprendente spasimante ci aveva messo assai
poco per dirgli di essere in dolce attesa e certe analisi farmaceutiche
potevano anche non essere del tutto attendibili. Alla famiglia Shinomya sarebbe
occorso un po’ di tempo per un sicuro responso medico e questo avrebbe dato
modo al Consiglio asukiano di riflettere con più calma su quel che davvero
convenisse fare.
Nel
frattempo, quel quadro… era curioso, ma più lo guardava con attenzione e più si
persuadeva che avesse qualcosa di diverso da quando lo avevano sostituito con lo
specchio di Leche, la sera del mancato colpo di Saint Tail!
“Hai
pensato di darti alla pittura?” gli chiese una voce allegra “O vuoi forse
diventare un critico d’arte?”
Riprendendosi
dall’ennesima scossa, Alan si voltò per trovarsi di fronte a Rina Takamya,
venuta, come spesso faceva, a trovare lo zio sul lavoro. E, per una volta
tanto, quel grazioso visetto sorridente fu per la squadra di Marlowe un vero
toccasana. Se non altro, negli ultimi tempi aveva perso molta della primitiva
spavalderia.
“Forse
dovrei” rispose lui, tenendo le mani in tasca e rigirandosi verso la tela
“magari risulterei meno disastroso che non come detective!”
La
biondina gli si appoggiò affettuosamente: “Dai… lo sai che non è vero. E se
anche non ti occuperai più del tuo caso preferito,
avrai tante altre occasioni per dimostrare le tue capacità.”
“Tu
credi?”
“Assolutamente
sì. Anzi, sai cosa ti dico? Che senza intrighi sentimentali di mezzo, farai
addirittura scintille!”
“Oh,
di questo sono sicuro” convenne lui, sorridendo amaramente “qualunque sarà il
mio futuro lavoro, non potrà certo venire turbato dalla mia vita sentimentale…”
Rina
corrugò le sopracciglia: “Beh, non è proprio questo che intendevo!”
“…perché
quella è finita” terminò lui, con accento cupo, incrociando le braccia
“definitivamente…!!”
L’arguta
ragazzina rimase interdetta un secondo, per poi scrutare accuratamente il volto
di Alan: quel suo sguardo buio che continuava a vagare sul dipinto non le
diceva niente di buono!
“Che
cos’è successo…?” gli chiese, con voce alterata. Poi, urtata dal suo silenzio,
gli afferrò il mento con la mano, obbligandolo a guardarla in faccia
“Rispondimi, per favore!”
Lui
lo fece, ma con voce quasi atona: “Non ho niente da dire, Rina. Lasciami
perdere!”
Siccome
però l’Emotiva di Marlowe continuava a mandare segnali disperati attraverso quelle
bellissime iridi verde-scuro, il messaggio vocale trasmesso da Chandler non suonava
troppo persuasivo. Ebbe piuttosto l’effetto di ferire la Neuro di Rina, che
ordinò quasi subito alla sua Motoria di mollare uno schiaffo a quello
sbarbatello turba-fanciulle!
“Sei
uno sciocco!! È vero che ti ho lasciato a Lisa, quando ho capito che l’amavi più
di me… ma credi forse che io abbia
smesso di volerti bene? Lo sai che ti leggo come un libro stampato: tu stai
malissimo e sono preoccupata per te…!” gli gridò, esasperata, mentre lui si massaggiava
filosoficamente la guancia.
L’ultima
frase della ragazza fece però scattare qualcosa nella mente di Alan; come una
sorta di processo alchemico che Marlowe e Chandler non riuscirono a fermare: “E
allora smetti di esserlo” sbottò, staccandosi bruscamente da lei “tu, Lisa,
Sayaka… e magari qualche altra, per buona misura… smettetela di pensare a me!! Perchè,
più lo fate e più m’incasino… io non ce la faccio più! Quindi ve lo chiedo per
favore, Rina: lasciatemi in pace…!!”
“Alan,
ma che cosa ti prende…?!” lo interruppe sbigottita la sua ex pretendente, mentre
lui si allontanava.
“Mi
ha sentito, si o no?!” gridò ancora lui, dopo essersi bloccato per rigirarsi
verso la ragazza “Ho detto di levarvi dalle vostre testoline questo maledetto
disgraziato!! Hai capito?? LASCIATEMI
ANDARE IN MALORA DA SOLO!!!”
Detto
ciò, le voltò definitivamente le spalle per avviarsi a grandi passi verso
l’uscita, incurante dello sguardo stupito di alcuni impiegati, richiamati dalle
sue urla.
Ma
Rina non se ne dette per inteso: anche dentro di lei scattò qualcosa e,
raggiuntolo con ampie falcate, lo afferrò alla spalla con una mano e alla
cintola con quell’altra…
“Cosa
fai…? Mollami!” protestò lui.
“Alan…
adesso ti calmi, ti accompagno a casa e mi racconti tutto!”
“Nemmeno
per idea… lasciami andare, ti ho detto!!”
“No!”
“Rina…
bada che, se non mi molli subito, potrei anche non rispondere delle mie
azioni!”
“Nemmeno
io!” fu la sua fredda e secca risposta.
Il
giovanotto tentò di divincolarsi, ma la ragazza, forte della sua perizia di
judoka,[5] lo
placcò subito a terra.
“Lasciami,
stupida, lasciami…!!!” gridò lui, con voce ormai isterica, tentando di
rivoltarsi.
“Non
ci penso neanche” rispose Rina, con tono ugualmente alterato dall’emozione “non
ti permetterò di farti del male Alan: né per Lisa, né per me…!”
Lui
tentò ancora di divincolarsi, ma quando si rese conto che non avrebbe mai potuto
aver ragione della sua forza erculea - maledetto il giorno che aveva rifiutato,
forse per non ingelosire Lisa, di frequentare insieme quel corso d’arti
marziali - cominciò a battere i pugni sul pavimento di marmo, piangendo
disperatamente.
“Presto,
chiamate un dottore” gridò la ragazza verso i presenti “è in preda a una
crisi!!”
Per
fortuna, proprio di fronte al Municipio c’era l’Ambulatorio medico, il cui responsabile
poté accorrere prontamente. Nel frattempo i funzionari comunali faticavano a
tenere fermo il povero Alan, le cui grida straziavano il cuore alla sua amica,
che cercava di calmarlo accarezzandogli il viso e ripetendogli: “Stai buono,
Alan… non è niente! Si sistemerà tutto… non fare così, tesoro! Ti prego…!!!”
Finalmente
arrivò il dottore e gli iniettò subito una massiccia dose di tranquillante; al
che il poveraccio si accasciò, inanime, fra le braccia della sua amica.
“Sarà
meglio portarlo in clinica per un controllo” disse il medico, afferrando il
cellulare “chiamo l’ambulanza.”
“Posso
accompagnarlo, dottore?” chiese la giovanetta, con le lacrime agli occhi.
“Ma
certo, signorina. Qualcuno, però, deve avvertire la famiglia.”
“Telefonerò
io quando arriviamo, non si preoccupi.”
“D’accordo!”
***
“Tesoro…
esci, ti prego… adesso calmati: è un’ora che sei chiusa lì dentro…!!” ripeté
per l’ennesima volta la signora Shinomya, bussando alla porta della camera di
sua figlia, continuando però ad ottenere soltanto ripetuti e soffocati singhiozzi.
“Sono
desolata, signora” diceva intanto la cameriera, in tono sommesso “avrei dovuto
controllare meglio la data sulla confezione!”
La
madre di Sayaka sospirò “Purtroppo sono cose che capitano… anche se mi
piacerebbe proprio far causa a quella dannata farmacia! Sayaka, ti scongiuro:
non farmi stare in ansia così…!”
“Vuole
che vada a prendere il passepartout, signora?”
“Sì,
forse è meglio: non vorrei che facesse qualche sciocchezza!”
La
domestica corse via, tornando ben presto col necessario e la padrona s’affrettò ad aprire
la porta per poi appressarsi al letto della figliola, dove quest’ultima,
coricata a pancia in giù, stava inzuppando il cuscino con le sue lacrime. Sua
madre iniziò ad accarezzarle dolcemente i morbidi capelli, avendo ben compreso
cos’era successo!
Al
suo rientro da scuola, quando il maggiordomo l’aveva fatta scendere dall’auto,
la ragazza non aveva fatto pochi passi che il buon James aveva esclamato: “Buon
Dio, signorina… ma si è ferita?!”
Per
Sayaka, la vista di quella macchia sul sedile posteriore della vettura era
stata una mazzata dieci volte superiore di quella provocatole tempo prima
dall’imbarazzo del suo menarca! Controllatasi la gonna sul didietro, l’aveva
vista in uno stato pietoso... del resto, sapendosi in stato interessante, aveva
tranquillamente omesso d’indossare l’assorbente!
Il
tremendo shock rivelatorio, aggiunto alla vergogna d’esser vista in quello
stato dal maggiordomo, era stato troppo per la poverina, che si era precipitata
in camera sua, piangendo disperatamente, sotto gli occhi spalancati della
cameriera e della madre. Quest’ultima, vedendo la sottana della figlia
macchiata di sangue, aveva rivolto uno sguardo significativo alla domestica,
che si era precipitata a recuperare la confezione del test di gravidanza
acquistato il giorno prima… e le due donne avevano dovuto constatare che quello
stupido d’un farmacista aveva venduto ad Elizabeth un prodotto già scaduto!
“Coraggio,
piccola” sussurrava adesso la signora alla sua figlioletta sconfortata “calmati,
ora. Ci sono io, qui: non avere paura!”
Dopo
qualche altro singulto, la povera ragazza si tirò su per poter affondare la sua
testolina nel petto della madre: “Ohh… mammaaa…!!! Aiutami, ti pregooo…!!!”
“Sss…
buona, buona” cercò di calmarla lei, cullandola “è tutto passato… stai tranquilla,
adesso!”
“Io…
io… sono disperata, mamma” singhiozzò, istericamente “ho… ho appena… ho appena
detto ad Alan che… che aspettavo un bambino da luiii…!!!”
“Lo
so, tesoro” le rispose la madre, stringendola forte “lo so…!”
“E…
e… e adesso lui… lui… crederà che… che io… che gliel’ho detto per… per
ricattarlooo…!!!”
Alla
signora si spezzò quasi il cuore. Stravedeva per quell’unica figlia che aveva
ed era consapevole di averla viziata un po’ troppo! Forse aveva persistito nel
suo sbaglio per non avere visto il carattere della bambina guastarsi di
conseguenza.[6] Tuttavia, aver manovrato
in quel modo per sviluppare il suo rapporto col figlio dell’ispettore, soltanto
perché Sayaka s’era presa una cotta per lui, senza nemmeno verificare se il
giovanotto la ricambiasse almeno un poco, non era stato esattamente un
comportamento da genitrice responsabile!
“No,
no… non pensarlo nemmeno” le rispose, accarezzandole ancora i capelli e cercando
di sciogliere il groppo alla gola “in fondo è un ragazzo sensibile. Se gli parlerai
con sincerità, non mancherà di crederti.”
“Davvero,
mamma…?” chiese la figlia, con ancora gli occhi gonfi di lacrime.
“Ne
sono sicura… e se gli aprirai il tuo cuore, prima o poi ricambierà i tuoi
sentimenti, vedrai!”
Ma
l’erede della Principessa Rosa scosse tristemente la testolina: “No, mamma… vedi,
l’ho già fatto e… non c’è nulla da fare: ama un’altra!”
“Ne
sei proprio certa?” chiese la signora, scrutandola bene in viso.
Lei
tenne gli occhi bassi e annuì: “Me lo ha detto lui stesso!”
“E…
quell’altra lo ricambia?”
Da
sconsolato che era, lo sguardo di Sayaka si fece improvvisamente cupo: “Non lo
so” rispose, dopo aver riflettuto un momento “quel che so è che ha usato un
metodo assai vile, per conquistarlo!”
“Beh,
tesoro…” disse allora la signora, mettendole le mani sulle spalle “…non voglio
certo crearti delle illusioni, ma… se le cose stanno come dici, non è affatto
impossibile che lui possa cambiare idea!”
La
figlia ebbe un lampo negli occhi: “Lo credi, mamma?”
“In
ogni caso, l’amore è una battaglia, figlia mia” ribatté sua madre, sospirando
“e se pensi davvero che Alan Asuka sia l’uomo della tua vita, dovrai combattere
per conquistarlo. E ora vai a farti un bel bagno, su… che ne hai proprio
bisogno!” concluse, dandole un leggero buffetto.
“Va
bene!”
La
ragazza si alzò e stava per uscire dalla camera, quando la madre le disse: “Sai?
Pare che, in gioventù, l’ispettore Asuka si fosse infatuato nientemeno che
della famosa ladra Lucifer…!”
“Che
cosa??!” saltò su Sayaka, al colmo dello sbalordimento.
“Eh,
sì! Io lo venni a sapere perché, proprio in quel periodo, una mia compagna di
studi gli stava facendo la corte… eravamo molto amiche e mi aveva confidato
tutto!” spiegò la donna, con la voce velata dalla malinconia.
“E…
com’è finita?”
Un
sorriso di puro compiacimento spuntò sul viso della donna: “È finita bene,
perché, dietro mio suggerimento, Kaori affrontò di petto il suo ragazzo e gli
rimise la testa a partito… per la fortuna di tutte e due! È inutile” la signora
scosse la testa, sospirando pazientemente “i maschietti rimarranno sempre degli
eterni bambini, ricordatelo. E tocca a noi femminucce rimetterli sulla retta
via!”
Sayaka
rimase qualche momento ad assimilare quanto aveva udito, per poi sorridere
maliziosamente: “Ti ringrazio, mammina!”
[2]Abbreviazione di Pubococcigeo
(muscolo). Serve per… beh, imparatelo per conto vostro!
[3]In tutti gli uffici dei Coordinatori Organici è di
norma presente un ritratto dell’organismo assemblatore. Essendo elaborato attraverso
il cromosoma dell’ovulo, è sempre
quello originale, anche nei casi in cui la Sensitiva non l’abbia potuto vedere
direttamente.
[4]Kai Hivatari, nella versione di Lord Martiya (cfr. Le fiamme del destino).
[5]Ebbene sì: Rina Takamya - nella mia fanfic, almeno - è cintura marrone
di karaté. Che c’è da stupirsi?
[6]Non tutte le “cocche di mamma” diventano delle Iriza Legan, per fortuna!