I dilemmi di quelli di Asuka (un lungo e tortuoso cammino interiore alla ricerca della verità e della felicità)

di Andy Grim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una scoperta sconvolgente ***
Capitolo 2: *** La quarta coincidenza ***
Capitolo 3: *** Il triangolo virtuale ***
Capitolo 4: *** Verificare l’Ipotesi Zero ***
Capitolo 5: *** Alle costole di Lisa ***
Capitolo 6: *** Assorbire lo shock ***
Capitolo 7: *** Notte in bianco ***
Capitolo 8: *** Riunione di emergenza ***
Capitolo 9: *** Ardente passione o mediocre stima? ***
Capitolo 10: *** Dolce risveglio…? ***
Capitolo 11: *** La scommessa dimenticata ***
Capitolo 12: *** Le quattro opzioni ***
Capitolo 13: *** Il piano di Watson ***
Capitolo 14: *** L’imprevisto ***
Capitolo 15: *** Tra le due litiganti, la terza gode… ma il terzo no! ***
Capitolo 16: *** Nessuna dà niente per niente! ***
Capitolo 17: *** Verso il quadrato? ***
Capitolo 18: *** La Neuro entra in campo ***
Capitolo 19: *** Dalle assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi guardo io! ***
Capitolo 20: *** O la va o la spacca! ***
Capitolo 21: *** Sulle orme (bagnate) di Romeo ***
Capitolo 22: *** Rasentando il superamento del limite ***
Capitolo 23: *** Ancora un dolce risveglio ***
Capitolo 24: *** La verità viene sempre a galla! ***
Capitolo 25: *** Scelte e confessioni ***
Capitolo 26: *** La codina o la biondina? ***
Capitolo 27: *** Prevenire è meglio che curare! ***
Capitolo 28: *** Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere! ***
Capitolo 29: *** Convergenze… parallele! ***
Capitolo 30: *** Il primo appuntamento! ***
Capitolo 31: *** Rina al contrattacco…! ***
Capitolo 32: *** Una nuova amicizia? ***
Capitolo 33: *** Un tranquillo pranzetto ***
Capitolo 34: *** I panni si lavano in famiglia ***
Capitolo 35: *** L’ultima scelta ***
Capitolo 36: *** L’Opzione Zero ***
Capitolo 37: *** Fra le grinfie della Coda Sacra ***
Capitolo 38: *** Un acceso negoziato interorganico ***
Capitolo 39: *** La notte è ancora lunga ***
Capitolo 40: *** E lo sciagurato rispose! ***
Capitolo 41: *** L’adolescenza è finita! ***
Capitolo 42: *** Verso la resa dei conti ***
Capitolo 43: *** Gli errori si pagano… fisicamente! ***
Capitolo 44: *** La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo! ***
Capitolo 45: *** Riflessioni, depressioni e barlumi di luce ***



Capitolo 1
*** Una scoperta sconvolgente ***


“Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi,

“Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi,

 battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttare via tutto…

 e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente.

La calma è la vigliaccheria dell’anima!”

 

Leone Tolstoj (1828-1916)

Capitolo 1: Una scoperta sconvolgente

 


 

G

us Chandler, responsabile della sezione Sensitiva dell’organismo umano di Alan Asuka (meglio noto come Asuka Jr.) stava dirigendosi speditamente verso l’ufficio di Lew Harper (nome in codice “A1”), Coordinatore dell’organismo. Sotto il braccio reggeva un fascio di diagrammi e la sua espressione denotava un notevole nervosismo. Incrociandolo, i componenti del personale gli lanciavano inquiete occhiate.

Giunto davanti all’ingresso della Centrale Operativa si irrigidì e, dopo essersi aggiustato il colletto, diede due brevi colpi alla porta. Come gli fu risposto “Avanti…!” Chandler varcò l’entrata e si trovò alla presenza quasi completa del Consiglio Organico: James Watson (capo della Cerebrale), Phil Marlowe (capo della Neurologica), Sam Spade (Genetica) e Rip Kirby (Motoria), oltre al già citato Lew Harper “A1”, Organic Coordinator. Mancavano solo Blackie Wolfe (Metabolica), Dick Tracy (Cardiaca) ed Eddie Parker (Immunitaria).

“Scusate il ritardo” si giustificò Chandler “ma volevo portare i dati completi… per essere sicuri, li abbiamo verificati tre volte!”

“Non fa niente, Chandler” rispose A1 “si accomodi!”

L’altro si sedette nel posto vuoto fra quelli occupati da Watson e Marlowe, di fronte alla scrivania del Coordinatore; il quale, vedendo che esitava ad aprire bocca, lo incitò: “Allora, Gus…?”

Il capo della Sensitiva porse ad A1 il rotolo dei diagrammi: “Ecco, signore…!”

Tenendo le braccia conserte e facendo una smorfia, Marlowe pensò: *Se esita a parlare, è come pensavamo…!*

Lew Harper srotolò i fogli translucidi dei diagrammi sul piano del tavolo. All’unisono, tutti i presenti si alzarono in piedi e si chinarono a semicerchio attorno al Coordinatore, per esaminarli a loro volta.

I due diagrammi recati da Chandler riportavano l’andamento elettrico in funzione del tempo delle onde cerebrali appartenenti a due distinti soggetti, ricevute e registrate dai sensori organici. Il diagramma alla sinistra di Harper era marcato Lisa Haneoka e, quello alla sua destra, era marcato Seya - Saint Tail!

 

A quel primo e superficiale esame visivo, i due diagrammi già mostravano un andamento molto simile (e non per caso erano stati riprodotti su carta traslucida). A1 guardò il viso di Chandler, il quale annuì silenziosamente. A quel gesto, Harper fece scivolare lentamente i diagrammi l’uno sull’altro, fino a farne combaciare i bordi.

Un fremito percorse le membra di tutta l’assemblea, con l’esclusione di Chandler, che già sapeva: ora che i fogli si trovavano perfettamente sovrapposti, rimaneva soltanto, come unica manifestazione a distinguerli, il miscuglio di lettere delle due intestazioni. Le linee riprodotte, invece, erano diventate una sola…!

 

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Capitolo 2
*** La quarta coincidenza ***


Capitolo 2: La quarta coincidenza

Capitolo 2: La quarta coincidenza

 


 

T

rascorsero parecchi secondi di silenzio, durante i quali Harper non riusciva a staccare gli occhi da quei due maledetti fogli. Finalmente alzò lo sguardo e lo fissò sul capo della sezione Sensitiva, rimasto sempre immobile, con l’espressione preoccupata.

“Chandler… ora le porrò alcune domande. Anche se le appariranno banali e scontate, desidero che mi risponda con la massima chiarezza e sincerità!”

“D’accordo, signore!” rispose questi.

“È sicuro che i risultati di queste due analisi provengano da due rilevazioni distinte…?”

“Certamente. Come si può leggere in calce ai diagrammi, i rilievi sono stati effettuati in tempi differenti: al mattino quello della signorina Haneoka, nottetempo quello della ladra Saint Tail!”

“Quindi non è possibile che i dati delle due analisi siano rimasti confusi durante l’elaborazione dei grafici…?”

“Assolutamente no, signore!”

“…né che si sia verificato qualche errore di lettura…?”

“Nemmeno: abbiamo effettuato un check-up completo di tutta la strumentazione!”

“Capisco… non è che l’identicità dei due risultati finali sia dovuta ad una qualche approssimazione…?”

“Negativo, signore: i grafici sono stati tracciati effettuando una lettura al millesimo! E questi” aggiunse Chandler appoggiando sul tavolo due stampati zeppi di numeri “sono i dati numerici!”

Lew Harper prese i due fogli nelle sue mani e li osservò attentamente. Scosse infine la testa e li porse al capo della sezione Cerebrale.

“Che ne dice, lei?” gli domandò, dopo qualche attimo.

“Beh… anche i numeri parlano chiaro: o uno stampato è la fotocopia dell’altro… o, se non lo è” qui Watson scambiò un rapido sguardo con Chandler “ci troviamo di fronte a due soggetti organici che emettono onde cerebrali perfettamente identiche…!”

“Ma è possibile una cosa del genere?” chiese ancora Harper “È biologicamente contemplato che persone diverse possano emettere onde cerebrali con grandezze elettriche uguali…??”

“Sarebbe un caso più unico che raro” rispose Chandler “per parte mia, sono abbastanza scettico!”

“Io invece sono fortemente scettico, trattandosi di quelle due persone in particolare…!” aggiunse sarcasticamente Watson, soffermando lo sguardo in particolare su Marlowe.

“Devo considerarla una critica, Watson?” chiese questi, punto sul vivo “Ti faccio presente che la mia sezione non chiederebbe di meglio che arrivare alla verità…!”

“Sono lieto di sentirlo: avevo l’impressione che voi della Neuro vi aggrappaste a qualunque appiglio, pur di allontanare il problema! La mia sezione, per contro, ha già raccolto ben quattro elementi a favore dell’Ipotesi Zero” Watson cominciò a numerare con le dita “il graffio sulla guancia, la frase incriminata, l’immagine nello specchio e il riccio mascotte! Ora, se una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un sospetto, tre coincidenze sono una prova… e quattro coincidenze, signori miei, sono una certezza…!”

La cosiddetta Ipotesi Zero era la presa in considerazione del fatto che Lisa Haneoka e la ladra Seya, conosciuta anche con lo pseudonimo di Saint Tail (coda sacra) per via della famosa acconciatura a coda di cavallo fossero, in realtà, la medesima persona… era chiamata così perché il personale organico di Asuka era consapevole che, se si fosse malauguratamente rivelata vera, ci sarebbero state parecchie reazioni imprevedibili, là dentro…!

“Frena, Watson” lo interruppe Chandler “d’accordo per le prime due, ma… l’immagine nello specchio di Leche è stata probabilmente un’allucinazione… e il riccio si è poi rivelato un peluche!”

“Va bene, Gus: scartiamo pure specchio e riccio… ma converrai che, anche così, gli elementi a favore dell’Ipotesi Zero, sono adesso comunque tre: e questa” indicò i documenti sul tavolo “è la coincidenza più pesante!”

“Stia calmo, Watson” intervenne A1 “lei ha ragione: abbiamo le tre coincidenze della prova… ma, per decidere la giusta linea d’azione, ci manca la coincidenza decisiva: quella della certezza!”

Ci fu ancora qualche istante di silenzio… dopodiché, una voce flebile ma ferma, si fece risentire: “Forse abbiamo anche quella, signore…!”

 

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Capitolo 3
*** Il triangolo virtuale ***


Capitolo 3: Il triangolo virtuale

Capitolo 3: Il triangolo virtuale

 


 

L

a voce in questione apparteneva a Philip Marlowe, il capo della sezione Neurologica… quella che gestisce tutte le informazioni raccolte in entrata dalla Sensitiva (che sono appunto le sensazioni ricevute attraverso la vista, l’udito, il gusto e il tatto) e che poi, elaborate e trasformate in emozioni, vengono discusse con la Cerebrale per decidere le azioni (e soprattutto le reazioni) che intraprenderà l’organismo nel rapporto con l’ambiente e i suoi simili… azioni che si concretizzano mediante le informazioni in uscita: vocali, muscolari e di altro genere… non a caso, questa sezione è chiamata anche Emotiva ed è infatti qui che risiede l’anima dell’essere umano. Sventura a quegli esseri dove l’Emotiva (o Neurologica) non si interpone fra le sezioni Sensitiva e Cerebrale!

Tutti gli sguardi erano dunque fissi su di lui, che non osava alzare il proprio su nessuno, specialmente verso Watson. Finalmente, Harper gli ordinò: “Sarà bene che si spieghi, Marlowe…!”

Costui emise un respiro profondo, poi trasse un modulo di tasca: “Ecco, signore… stamani abbiamo riesaminato la situazione dei Coefficienti Relazionali… negli ultimi tempi il livello della signorina Haneoka era sensibilmente aumentato, avvicinandosi sempre di più a quello di… beh, sì… insomma… della nostra antagonista! Che pure aumentava a sua volta… seppure meno marcatamente, rispetto ai primi tempi…!”

Watson sghignazzò: “È normale… quando l’organismo è incapace di decidere fra due infatuazioni! E di chi è la responsabilità…?”

Marlowe si voltò rapidamente verso il collega guardandolo in cagnesco, ma A1 lo prevenne, alzando la mano e intimando: “Faccia silenzio, Watson! Non siamo qui per rimbeccarci a vicenda i  nostri errori! A che gioverebbe, fra l’altro? Continui, Marlowe…!”

Dopo aver volto rapidamente lo sguardo dal capo della Cerebrale (che nel frattempo aveva riassunto l’espressione della più completa indifferenza) al Coordinatore dell’organismo, il capo della Neuro continuò: “Signorsì! La cosa strana… è che l’aumento del livello del coefficiente della signorina Haneoka avveniva anche durante le occasioni di incontro con la ladra Seya…! Viceversa, l’aumento del livello del coefficiente di Seya avveniva anche durante le occasioni di incontro con la signorina Haneoka… mentre, come voi tutti ben sapete” qui Marlowe lanciò uno sguardo panoramico su tutta l’assemblea “un Coefficiente Relazionale si modifica soltanto durante la condizione di presenza del soggetto a cui appartiene!”

Sarà d’uopo spiegare ai lettori che il cosiddetto Coefficiente Relazionale definisce la considerazione che un organismo umano esprime verso un suo determinato simile: questo parametro viene assegnato al momento della reciproca conoscenza e si modifica ad ogni nuovo successivo rapporto (comunicativo o fisico) che intercorrerà nelle loro vite. Il livello, che all’inizio è 0, può assumere incrementi positivi se i rapporti forniscono energia positiva all’organismo (recandogli collaborazione, vantaggio, aiuto, piacere) o negativi se forniscono energia negativa (recandogli difficoltà, svantaggio, danno, dolore). I livelli negativi della scala sono via via la disistima, l’antipatia, il disprezzo e l’odio (nei casi peggiori, anche la repellenza…!) mentre i livelli positivi sono la stima, la simpatia, l’affetto e l’amore… in casi eccezionali, anche la passione!

“Dove vuole arrivare, Marlowe…?!” lo interruppe Harper, con voce sensibilmente alterata “Non vorrà mica dirci che anche i C.R. di quelle due dannate femmine risultano identici, adesso… vero…?!”

“Signornò! Tuttavia, lo scarto attuale fra le due risulta, dall’ultimo rilievo, di…” diede una rapida occhiata alle sue note “…di soli 13 punti…!”

“E allora…?” chiese Spade, il capo della sezione Genetica (indovinate qual era il suo compito, là dentro!).

E allora…? Caro Sam… dovresti pur sapere che, quando il divario fra i C.R. di due soggetti femminili relazionanti con l’organismo scende sotto i 20 punti, scatta subito l’allarme triangolo!”

“E invece, Marlowe…?” chiese subito il Coordinatore “L’allarme non è scattato?”

“Negativo, signore” fu la secca risposta del capo della Neuro “non è scattato…!”

“E questo cosa può significare, secondo lei...?” domandò ancora Harper, fissando dritto negli occhi il capo della sezione Emotiva. Questi riabbassò lo sguardo, tenne le mani giunte e sospirò.

A1 lo riprese, impazientemente: “Avanti, Phil…!”

“Può… significare soltanto… che il triangolo fra il signor Asuka, la ladra Saint Tail e miss Haneoka è un triangolo virtuale…!”

“Triangolo virtuale…?” replicò Spade, con perplessità “E che significa…??”

“Significa che non esiste, per la miseria…!!” sbottò Marlowe “Significa che quelle due ragazze… sono la stessa persona…!”

E il silenzio tornò a piombare sull’assemblea…

 

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Capitolo 4
*** Verificare l’Ipotesi Zero ***


Capitolo 4: Verificare l’Ipotesi Zero

Capitolo 4: Verificare l’Ipotesi Zero

 

Q

uesta volta il silenzio perdurò per cinque buoni minuti…

Lew Harper (A1) aveva appoggiato il mento ai pugni chiusi e manteneva lo sguardo fisso su quei due maledetti diagrammi. James Watson (Cerebrale) lo osservava a braccia incrociate e ad occhi socchiusi, con lo sguardo più acuto della punta di uno spillo. Phil Marlowe (Neuro) si fissava la punta dei piedi con le mani giunte sul grembo. Gus Chandler (Sensitiva) lo osservava a sua volta, preoccupato, mentre Sam Spade (Genetica) e Rip Kirby (Motoria) meditavano con espressione impassibile.

Alla fine, il Coordinatore dell’organismo si riscosse e parlò: “Bene, signori… oltre a ringraziare tutto il personale della Sensitiva e della Neurologica per l’ottimo lavoro svolto nelle analisi, ritengo si debba, giunti a questo punto, stabilire una corretta linea di condotta! Ci aspettano tempi sicuramente difficili… nei quali dovremo prendere decisioni fondamentali… forse complicate…” qui A1 fissò Watson “…sicuramente dolorose…!” e qui fissò Marlowe “Tuttavia, dobbiamo essere tutti ben consapevoli che l’integrità morale e fisica del ragazzo che ci è stato affidato, dipenderà da come lo guideremo nel compiere le mosse più giuste!”

“Con tutto il rispetto, signore” intervenne Watson, che non poteva più trattenersi “non capisco cos’altro sia rimasto da valutare: la mossa più giusta da compiere è quella di arrestare immediatamente quella subdola simulatrice doppiogiochista!”

Harper lo guardò con espressione pacata, ma assolutamente ferma: “Questa è la mossa più giusta secondo la sua personale valutazione, Watson! Tuttavia, la linea di condotta da far adottare ad Alan Asuka, è quella che emergerà dalla decisione che questo Consiglio prenderà all’unanimità… o, almeno, alla netta maggioranza. Così come prescrive il regolamento biologico!”

“Benissimo” rispose il capo della Cerebrale “allora convochiamo anche Wolfe, Tracy e Parker e procediamo subito alla messa ai voti!”

“Ma cosa vuoi mettere ai voti, Watson…?” ribatté Marlowe, che scuoteva la testa già da un po’ “Per prima cosa dobbiamo ponderare una o più opzioni possibili… e stabilire poi quale seguire!”

“L’opzione ragionevole, in questo momento” tornò a intervenire Harper “è una soltanto: verificare l’Ipotesi Zero!”

Tutti vennero percorsi da un subitaneo fremito. L’Ipotesi Zero… quella basata sulla possibilità che Lisa Haneoka, deliziosa studentessa di quattordici anni, “tormento” scolastico (e non solo) di Asuka Jr., potesse in realtà rivelarsi essere Seya, la “misteriosa ladra Saint Tail”, intrigante rivale notturna del più giovane detective del mondo!

“In altre parole…” continuò, timidamente, Marlowe “…dobbiamo accertare, in maniera inequivocabile, se Lisa Haneoka e Seya siano effettivamente la medesima persona! Giusto…?”

“Esattamente, Marlowe: ogni dubbio dev’essere spazzato via: solo allora saremo in grado di decidere cosa fare!” rispose Harper.

“Ma come, signore…??!” esplose nuovamente Watson “Mi può dire perché dobbiamo perdere altro tempo? Cosa dobbiamo verificare, ancora? E questi…??” concluse afferrando i diagrammi incriminati e sventolandoli davanti agli altri.

Chandler replicò: “Quelli sono solo dati elettrici, James: nonostante la loro eloquenza impressionante, lasciano pur sempre il tempo che trovano!”

“Proprio così” replicò il capo della Neuro “quei dati non mi bastano per preparare Asuka Jr. all’idea di essere stato ingannato! O peggio…” si interruppe per asciugarsi la fronte sudata “…manipolato da quella ragazza! Mi occorre una conferma visiva!”

“Infatti” intervenne ancora Chandler “e, per avere una conferma di tal genere, non c’è che un sistema, purtroppo: avere quella donna nelle nostre mani!”

A questo punto, mentre Sam Spade, capo della Genetica, meditava sul perché di quel purtroppo, Watson volse lo sguardo verso un altro partecipante all’assemblea, che continuava a rimanere placido come se la questione non lo riguardasse affatto: “Ehi, Kirby: credo che il nostro collega stia parlando di te…!”

Il capo della sezione Motoria (detta anche Muscolare), quella insomma che concretizzava tutte le azioni meccaniche dell’organismo (compresi gli inseguimenti notturni finora intrapresi, invano, contro la ladra Saint Tail) si riscosse all’improvviso e balbetto: “Sì… beh, ecco… effettivamente, sino ad ora non abbiamo avuto successo nelle nostre azioni di inseguimento! Malauguratamente ci troviamo di fronte a un target molto agile e veloce… e la quantità di calorie - relativamente bassa - che ci concede la sezione Metabolica, non aiuta…! Anche la tenuta indossata dal nostro amico non è certamente molto adatta, allo scopo: capirete che, correre in giacca e cravatta dietro una ragazza in tutù… beh, non consente prestazioni fisiche particolarmente rapide…!”

“Stai suggerendo che dovremmo correre in canottiera e pantaloncini, Kirby…?” chiese Chandler.

“Ci mancherebbe altro: ne andrebbe della nostra dignità! Quest’organismo si chiama Alan Asuka… non Ataru Moroboshi!” intervenne Marlowe, con foga.

“La dignità ce la siamo già giocata facendoci fregare in questo modo da quell’imbrogliona” osservò Watson “e sarebbe il caso di considerare che quelli di Moroboshi ci sono riusciti ad acciuffare quella Lamù… salvando l’intero pianeta!”

“Non ci sono riusciti battendola in velocità, ma bensì strappandole il reggiseno di dosso. Mica possiamo usare lo stesso sistema, io credo…!!” disse ancora il capo della Neuro.

“E perché no?” ribatté Spade, capo della Genetica “Forse otterremmo qualcosa…!”

“Sì, un calcione nelle palle… ecco cosa otterrebbe la tua sezione, Spade! E la mia otterrebbe il disprezzo della Neuro di Haneoka… sempre ammesso che sia lei!”

“E se non fosse lei?” chiese Chandler “Che ci importerebbe, dopotutto, di ottenere il disprezzo di una ladra…?”

“A lui importerebbe… e come!” replicò Marlowe, con veemenza “Asuka Jr. la ama, quella ladra! E non credo che, se anche si accertasse che si tratta di Haneoka, le cose cambierebbero! No: sarebbe idiota passare da una situazione di credito morale, a una situazione di debito morale…!”

“Al diavolo, Marlowe: non lo capisci che sono i tuoi sciocchi scrupoli a impedirci di vincere questa maledetta partita…?” gridò Watson, esasperato “La Cerebrale ha sempre lavorato col massimo impegno per fare di Asuka Jr. il ragazzo speciale  che tutti ammirano… e non ti consentirò di continuare a fargli fare delle figure da emerito pirla…!”

“Ed io non ti consentirò di farlo diventare un individuo cinico e opportunista, modello Sergio Mantano! Sono stato chiaro…?”

“Certo: tu preferisci il modello Matthew Isman, detto anche il detective da strapazzo! Perché tu e quello sfigato di James Madison non vi scambiate i ruoli? Potrebbe essere interessante!”

Per inciso, il nominato Madison era il capo della Neuro nell’organismo di Matthew Isman, il detective impegnato nella caccia alle tre “colleghe” di Seya, ovvero le componenti della Banda Occhi di Gatto…!

Prima che Marlowe potesse ribattere, quattro forti colpi richiamarono all’ordine i due indisciplinati capi-sezione.

“Ora basta, signori, silenzio…!!! Scambiandoci accuse non arriveremo da nessuna parte! Forse, fino ad ora, è stato proprio questo il nostro errore: la mancanza del gioco di squadra. Ma le cose devono cambiare… e cambieranno!”

Il tono duro e deciso di Lew Harper azzittì i due litiganti e impose la massima attenzione a tutto il Consiglio Organico. La consapevolezza generale riteneva che le prossime parole pronunciate da A1 sarebbero state della massima importanza. Il Coordinatore mise infatti una mano sul fianco e si portò l’altra alla bocca; tossicchiò un paio di volte e proseguì: “Dunque… ritengo che Kirby abbia ragione: le energie che gli concediamo per le azioni di inseguimento non sono sufficienti… d’altra parte, non possiamo concentrarci nella caccia notturna alla codina, trascurando scuola e tutto il resto! E nemmeno possiamo impiegare una tenuta… diciamo così… leggera! Concordo infatti con Marlowe che sarebbe alquanto inopportuno: quella ladra ci prenderebbe in giro più di quanto non faccia già ora…!”

“E allora, signore” saltò su il solito Watson che non riusciva a star zitto che per brevissimi istanti “a questo punto, che si fa…?”

“A questo punto” rispose A1 con lo sguardo che, spostandosi dal capo della Cerebrale a quello della Genetica, mutava aspetto dal severo al divertito “ci conviene probabilmente ascoltare il suggerimento del signor Spade!”

Gli altri sgranarono gli occhi e Marlowe gridò, scandalizzato: “VUOLE STRAPPARLE DI DOSSO IL TUTÙ…??!!”

“Certo, come dicevo io” approvò il capo della Genetica “se riusciamo a farlo… anche solo parzialmente… lei proverà un tale imbarazzo, da non riuscire più a scappare!”

“SCORDATELO…!!! Non esiste proprio: Asuka Jr. è un gentleman!  Tu sei pazzo, Spade… e anche un porco!!”

“…e anche un idiota” aggiunse Watson “come diavolo pensi sia possibile strapparle il costume, se non siamo mai riusciti nemmeno a toccarla…?”

“Ma io…”

“Signori… signori, per favore” intervenne nuovamente Harper “mi avete completamente frainteso! Quello che intendevo dire era che le parole del signor Spade mi hanno convinto che la strada per acciuffare la ladra Saint Tail deve passare obbligatoriamente attraverso un completo cambio di strategia!”

I presenti si guardarono l’un l’altro. Poi Watson domandò: “Vale a dire, signore…?”

“Vale a dire… che il nostro scopo non dovrà più essere raggiunto per mezzo di una caccia notturna, ma attraverso la scoperta della sua identità… o meglio - in base a ciò che fondatamente sospettiamo - attraverso l’accertamento della sua identità!”

I vari capi-sezione tornarono a mostrare la loro perplessità e Harper ritenne di dover essere più preciso.

“Mi spiegherò meglio, signori” disse loro, sorridendo “finora abbiamo agito senza considerare l’ipotesi che Lisa e Seya fossero la medesima persona…! Bene: d’ora in avanti agiremo invece basandoci sull’assunto che lo siano a tutti gli effetti… e intendo dire, con questo, che opereremo esattamente allo scopo di smascherare la compagna di classe di Asuka Junior!”

A parte Watson, che non si curava certo di nascondere la sua soddisfazione, gli altri membri del Consiglio Organico continuavano a guardarsi con evidente preoccupazione… e Marlowe, manco a dirlo, protestò: “Ma… ma se ci fossimo sbagliati… se quelle due non fossero, in realtà, la stessa persona… Alan farà una figuaraccia…!”

“No, Marlowe” lo rassicurò il Coordinatore “questo non succederà, perché agiremo in modo tale che, se Lisa Haneoka risulterà innocente, non saprà mai ciò che stavamo facendo. Glielo garantisco!”

Watson saltò su ancora una volta: “E se… se alla fine scopriremo che io… che noi… insomma, che l’Ipotesi Zero è realtà… che faremo, con lei…?”

Tutti puntarono nuovamente gli occhi su A1, ma questi rispose con tutta calma: “Non è ancora il momento di pensarci… se mai questo momento arriverà! Un passo alla volta, Watson!”

Detto ciò, il Coordinatore richiamò nel suo ufficio i tre membri mancanti del Consiglio Organico: il capo della sezione Metabolica Blackie Wolfe, il capo della sezione Cardiaca Dick Tracy e il capo della sezione Immunitaria Eddie Parker. Come prescriveva il regolamento biologico, infatti, le decisioni fondamentali nella condotta di vita dell’organismo dovevano prendersi alla presenza di tutti i membri del consiglio stesso.

Dopo avere brevemente riassunto la situazione ai nuovi arrivati, Lew Harper mise la decisione ai voti.

“Allora, signori: chi vota a favore della verifica dell’Ipotesi Zero…?”

Watson, Chandler, Kirby, Spade e Marlowe (quest’ultimo dopo un po’ di esitazione) alzarono la mano destra.

“Chi vota contro…?”

Nessuno ripeté il gesto.

“Chi si astiene…?”

Wolfe, Tracy e Parker alzarono la mano a loro volta.

“Dunque… 5 a favore… 6 col sottoscritto… e 3 astenuti. La mozione è approvata con 6 voti su 6!”

 

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Capitolo 5
*** Alle costole di Lisa ***


Capitolo 5: Alle costole di Lisa

Capitolo 5: Alle costole di Lisa

 

E

ra lì da poco meno di cinque minuti. Sudato, col fiatone e un battito cardiaco da collasso… ma era lì: dove mai, solo pochi giorni addietro, avrebbe immaginato di poter essere a quell’ora della notte: di fronte a casa Haneoka!

Era stanco morto e, allo stesso tempo, teso come un tamburo: sapeva di stare giocandosi il tutto per tutto! Se la pista che aveva deciso di seguire non avesse portato a nulla, non solo si sarebbe ritrovato al punto di partenza, ma avrebbe anche perso il caso! Se al sindaco Morinaka fosse infatti giunta voce che lui, quella sera, aveva improvvisamente abbandonato la caccia alla ladra Saint Tail per andarsene (apparentemente) per i fatti suoi, l’incarico di catturare la misteriosa fuorilegge dalla coda di cavallo gli sarebbe stato immediatamente revocato. Rina Takamya, la nipote del primo cittadino di Seika, non aspettava altro che un’occasione del genere per separare Asuka Junior dalla propria fantomatica “rivale”!

Già non era stato facile pensare al sistema migliore per cercare di sorprendere la “sospetta” Lisa Haneoka nei panni della sua controparte “fuorilegge”…! Era già molto ricevere la solita lettera di preavviso, dalla quale apprendere dove e soprattutto quando la “codina” avrebbe effettuato il prossimo colpo. Tuttavia…

 

***

“…tuttavia” aveva detto il signor Watson, capo della Cerebrale “fra le due possibili opzioni: sorprendere miss Haneoka mentre esce di casa per recarsi sul luogo del furto… o sorprenderla al rientro dopo la sua missione… non vi è dubbio che le circostanze ci obblighino ad optare, senza nessuna esitazione, per la seconda!”

“E perché mai…?” aveva chiesto Marlowe, capo della Neuro.

“Elementare, caro… ehm… collega: se Asuka Junior si recasse a casa Haneoka prima del colpo annunciato e, malauguratamente, Lisa non fosse Seyaquest’ultima effettuerebbe il colpo stesso senza nessun ostacolo di sorta… in più, non trovandosi il signor Asuka sul luogo del furto, verrebbe accusato (a buon diritto e senza nessuna attenuante) di grave inadempienza al suo compito… e quindi verrebbe inesorabilmente sollevato dall’incarico!”

“Già… è evidente” aveva commentato a sua volta il signor Harper, Coordinatore dell’Organismo “ma come faremo a inseguire la ladra, dopo il furto, se dovremo appostarci presso casa Haneoka…?”

Watson aveva guardato A1 con sufficienza: “Ammesso e non concesso che la codina riesca a effettuare il colpo anche stavolta, noi dovremo fingere di inseguirla… e poi, contrariamente, precipitarci a casa sua!”

“A casa sua…??” aveva chiesto Marlowe, sbigottito.

“A casa di Haneoka, intende dire!” aveva specificato il signor Chandler, capo della Sensitiva.

“In questo modo” aveva proseguito Watson, guardando Marlowe con aria di leggero compatimento “se l’Ipotesi Zero dovesse - al di là di tutte le probabilità - rivelarsi errata… la cosa si risolverebbe semplicemente con l’ennesimo inseguimento andato a vuoto e non ci sarebbero conseguenze negative per il nostro uomo (una più, una meno!). Se, contrariamente, vedremo miss Haneoka rientrare a casa sua… con o senza i panni di Seya addosso, poco importa… ebbene, avremo finalmente in pugno la prova, definitiva e inequivocabile, che l’Ipotesi Zero è realtà!”

Finito di illustrare la sua tesi, James Watson aveva sorriso compiaciuto, aspettando i commenti di approvazione dei suoi colleghi organici. Se non che, prima ancora che Lew Harper dicesse qualcosa, lo stesso Marlowe era intervenuto: “Davvero un ottimo piano, caro Watson… temo però che tu abbia dimenticato un piccolo particolare…!”

“E quale sarebbe, se è lecito…?”

“Cosa ne facciamo della signorina Takamiya, che starà sicuramente appiccicata al signor Alan per tutto il tempo…?!”

A siffatta domanda, tutti gli altri erano stati percorsi da un brivido gelido lungo la schiena… e Watson aveva sentito anche una leggera martellata in testa!

Rina Takamya… cavolo! A lei, proprio, non aveva pensato… e sì che da diverso tempo, ormai, la nipote del sindaco era una presenza costante, oltre che inevitabile! E adesso?

In soccorso alla sezione Cerebrale, era intervenuta ancora la Sensitiva: “Forse” aveva detto Gus Chandler “basterà non far sapere a miss Takamya che Asuka Junior ha ricevuto un messaggio da Saint Tail!”

“No, non basterà” aveva sentenziato, amaro, il Coordinatore Harper “tanto più che quella buonalana in tutù ha la pessima abitudine di rendere pubblici tutti i suoi preavvisi! Signori miei, questo è un problema grosso…!” aveva concluso, sospirando.

Ammutoliti, tutti i membri del Consiglio Organico avevano iniziato a meditare silenziosamente… fin tanto che, anche il signor Kirby, capo della sezione Motoria, aveva detto la sua: “Forse il problema è più teorico che reale, signor Harper…!”

Il Coordinatore aveva rialzato la testa e puntato lo sguardo sul suo subordinato: “Si spieghi, Rip!”

“Beh… vi faccio osservare che la signorina Takamya è sempre stata pronta… forse più di noi… a gettarsi all’inseguimento di Seya… e spesso, per non dire quasi sempre, ci ha preceduto nella caccia!”

“Verissimo” aveva replicato Watson “si potrebbe dire che la tua collega a bordo della Takamya sia leggermente più motivata di te, caro Kirby…!”

“È naturale” aveva commentato Marlowe “lo scopo di miss Rina non è tanto quello di far trionfare la giustizia, bensì quello di strappare il cuore di Asuka Junior dalla grinfie di quella ladra!”

“…che se poi si rivelasse essere Lisa Haneoka” aveva aggiunto Chandler “la nipote del sindaco otterrebbe il risultato di strapparlo a tutte e due… cioè alla stessa persona… cioè, insomma…” sempre più confuso, il capo della Sensitiva aveva cominciato a balbettare…

“Va bene, va bene” Lew Harper aveva tagliato corto “comunque, per farla breve, cosa voleva suggerire, signor Kirby…?”

“Che forse il problema non si presenterà… vale a dire che miss Takamya ci lascerà comunque indietro, durante l’inseguimento della codina… e noi potremo tranquillamente correre ad appostarci presso l’abitazione degli Haneoka, per sorprendere la nostra avversaria!”

Dopo qualche istante di perplessità i colleghi di Rip Kirby lo avevano applaudito sorridendo e il Coordinatore di Asuka Junior, dal canto suo, aveva dato una pacca sulla spalla al responsabile della Motoria, commentando: “Ottimamente, caro Kirby… anche se il problema esulava dalla sua stretta competenza, la sua osservazione è stata fondamentale! Noto con piacere che finalmente questa equipe organica ha cominciato a fare squadra! È un ottimo presagio per il futuro… comunque vadano le cose!”

Tutti, persino James Watson che, in teoria, avrebbe dovuto risentirsi, avevano annuito compiaciuti.

***

Si riscosse improvvisamente…! Dannazione… si era addormentato! Guai se non fosse riuscito a risvegliarsi quasi subito… sarebbe stato ridicolo se avesse fallito il suo scopo in quella maniera!

Si stropicciò la faccia e si diede qualche lieve buffetto… indubbiamente, la vita che faceva comportava un dispendio di energie non indifferente! Lo studio, l’attività alla centrale di polizia, in aiuto a suo padre… e la caccia alla ladra Saint Tail… era decisamente troppo per il fisico di un ragazzo quindicenne! In un certo senso era effettivamente ora di finirla o avrebbe rischiato un esaurimento! Già… ma come finirla…?

*L’unico modo per finire una guerra è vincerla!* pensò, rabbrividendo per il fresco della sera *Ma, certe volte, la vittoria può rivelarsi peggiore della sconfitta! Specialmente quando il nemico è così importante, per te! Quando diventa parte di te! Sconfiggendo lui, sconfiggi anche te…!*

Era stupito di scoprirsi così filosofo… diversi suoi compagni di classe avrebbero riso di gusto, se lo avessero saputo…! Lui, il “ragazzo speciale”, il duro, il detective tutto d’un pezzo…! Ah… se solo avessero immaginato (specialmente le ragazze della classe) che cuore fragile si nascondeva sotto quella corazza! Quanta sensibilità era compressa sotto lo strato di cinico razionalismo che mostrava in superficie!

Quanto avrebbe voluto avere una ragazza… una donna da amare… e dalla quale essere amato… dalla quale ricevere quell’affetto femminile che nessuno gli aveva più trasmesso dalla prematura morte della madre!

E pensare che non sarebbe stato certo difficile trovare una compagna, viste le numerose ammiratrici che contava, dentro e fuori l’Istituto Saint Paulia!

Purtroppo, quell’impiastro del suo cuore (ah, Marlowe!) gli aveva giocato decisamente un brutto scherzo: farsi rubare (sic!) proprio dalla persona che avrebbe dovuto battere in quella dannata sfida!

E, ammesso e non concesso che fosse riuscito a batterla (chiunque ella fosse) che avrebbe fatto, poi…? L’avrebbe consegnata alle autorità affinché la sbattessero in prigione?

In prigione poteva succederle di tutto… non osava nemmeno pensarci! Come avrebbe potuto far questo alla fanciulla che amava? E tuttavia, se non l’avesse fatta arrestare, che figura avrebbe fatto con il sindaco della città? Senza contare che avrebbe infangato anche il nome di suo padre! 

“Complimenti, caro Alan: ti sei davvero messo in un bel ginepraio…!” si disse il nostro “Quasi quasi sarebbe meglio se i tuoi sospetti si rivelassero fondati e fosse chiaro che Lisa Haneoka ti ha semplicemente manipolato per i suoi fini! Una bella delusione d’amore, una sana incazzatura e niente scrupoli o rimpianti: la sbatto in galera e non ci penso più…!”

All’improvviso, ebbe un sussulto: nel cielo stellato, sopra il tetto della casa degli Haneoka, era comparso il ben noto e variopinto fascio di palloni, al di sotto dei quali stava appesa una figura dalla silhouette inconfondibile!

La bizzarra mongolfiera si arrestò all’altezza di una finestra del secondo piano e l’originale aeronauta utilizzò il suo bastone magico per spalancare le ante di vetro, non bloccate appositamente. La ladruncola dalla coda di cavallo balzò agilmente attraverso la finestra aperta, quindi si voltò per affacciarsi al davanzale… cosicché Asuka Junior potè scorgerne i dolcissimi lineamenti, illuminati dalla luce della Luna…

La ladra agitò ancora il suo bastone magico e il fascio di palloni scomparve in un bagliore di scintille… dopodiché la ragazza chiuse le ante e tirò la tenda della finestra.

Quando, dopo circa dieci minuti, la luce in quella stanza si spense, il giovane detective potè riscuotersi. Barcollando, si accostò a un albero del viale e, lentamente, si sedette sul selciato.

Ad essere sincero, non avrebbe potuto giurare di aver riconosciuto con assoluta certezza la sua compagna di scuola: manco a dirlo, la vista gli si era appannata al momento cruciale, tanto per non smentire la sua immancabile scalogna!

Ad ogni modo - per una volta almeno - la cosa rivestiva un’importanza secondaria. Era un altro fatto, quello che contava…

L’Ipotesi Zero era stata verificata.

Il fatto inconfutabile era avvenuto: messo a segno l’ennesimo colpo, Seya, altrimenti detta “la ladra Saint Tail” era rientrata a casa.

A casa di Lisa Haneoka…!

 

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Capitolo 6
*** Assorbire lo shock ***


Capitolo 6: Assorbire lo shock

Capitolo 6: Assorbire lo shock

 

R

ip Kirby stava manovrando con cautela i comandi degli arti inferiori di Alan Asuka, stando attento a consumare la minor quantità possibile di energia, mentre guidava lentamente il ragazzo verso la propria dimora. Il suo collega Blackie Wolfe gli aveva raccomandato di non superare un minimo livello di calorie, giacché praticamente tutta l’energia di cui ancora la sezione Metabolica poteva fornire all’organismo, era attualmente riservata all’Emotiva per consentire a Philip Marlowe di mantenere l’equilibrio psichico al di sopra dei limiti di sicurezza. Osservando il contatore del consumo calorico, il capo della Motoria non poté fare a meno di considerare come, da quando il giovane detective aveva assunto “il caso Saint Tail”, era la prima notte che la sua sezione funzionava a un regime così insolitamente basso!

Kirby sorrise amaramente chiedendosi se, nel futuro, la sua squadra avrebbe perso per sempre quel ruolo di primo piano che da sempre aveva avuto.

Forse non ci sarebbero più state quelle eccitanti azioni di inseguimento a quella misteriosa fanciulla “dalle tre code”…

Sì, perché in effetti le code erano tre: quella dell’acconciatura e le due del bizzarro costume (mezzo tutù e mezzo frac) che lei indossava. Quante volte Kirby aveva proteso le braccia di Asuka Jr. fino a pochi centimetri da quelle scure estremità di velluto, con le dita delle mani pronte a scattare e infine il comando per la chiusura istantanea dei pugni (uno o entrambi, a seconda dei casi) sempre dato inesorabilmente troppo tardi per riuscire a stringere null’altro che l’aria...!

Le code del frac, dicevamo… quella di cavallo no! Mai una volta la Motoria aveva potuto fare anche un solo tentativo di afferrarla (e sarebbe stato ben più facile!): l’Emotiva non aveva mai avallato il comando impartito dalla Cerebrale!

Marlowe vedeva bene le spie che gli segnalavano brutalmente le continue scariche di adrenalina, con gli strumenti che registravano l’accumulo di frustrazione dei neuroni per la vista beffarda e maliziosa di quell’appendice che, scodinzolando allegramente davanti agli occhi di Alan, sembrava dire: “Prendimiprendimi…!”

Più d’una volta la Sensitiva aveva addirittura creduto di ricevere un messaggio telepatico di quel genere, dall’organismo avversario! Il collega della Neuro aveva allora chiesto se quel messaggio venisse trasmesso in maniera inconscia o intenzionale… ma questo Chandler non lo aveva mai saputo dire!

Ciononostante, c’era poco da fare: quella coda era evidentemente “sacra” anche (o soprattutto) per Asuka Jr. e quest’ultimo non se ne sarebbe assolutamente mai servito per acchiappare la sua proprietaria!

E allora vai con i tuffi improvvisi per tentare la “presa di gambe”, con quei maledetti colpi di reni che impegnavano, nelle ore successive, tutta la squadra di Ed Parker per neutralizzare l’indolenzimento!

*Che tattica idiota* pensava Kirby *una volta spiccato il balzo sugli arti inferiori, si possono soltanto fare gli scongiuri… non appena le estremità di appoggio[1] abbandonano il terreno, il corpo cessa di essere spinto in avanti dalla forza viva, mentre quello del target continua a esserlo… si comincia a perdere terreno… e, se la forza d’impulso è stata calcolata male, il target sfugge e si piomba a terra con tutto il peso… e poi non rimane altro che far entrare in azione l’immunitaria!*

Una sola volta il colpo di reni aveva funzionato… ma era stato eseguito in verticale, dal momento che la ladra stava fuggendo mediante un sottilissimo cavo che la stava tirando verso l’alto[2]. Kirby era riuscito ad afferrarla (e i circuiti della Sensitiva avevano vibrato sonoramente, a quel contatto).

“Lasciami…! Ti dico di lasciarmi…!!” aveva gridato la “codina”.

“Scordatelo, bellezza…!” era naturalmente stato Spade, a suggerire la frase… poi il cavo si era spezzato e, incredibilmente, Alan era piombato a terra, mentre Seya era schizzata ugualmente verso il cielo, gridando: “Adios…!”

Probabilmente aveva fatto appena in tempo ad azionare i suoi magici palloncini. Così, anche quella volta, l’azione era andata “in malora” (secondo Watson) o “in bianco” (secondo Spade)! [3]

*Dopotutto, è inutile negarlo, gran parte della colpa è mia… non posso certo dire di essere stato all’altezza della situazione, per tutto questo tempo…!* un guizzo interruppe le riflessioni di Kirby, che fu costretto a far appoggiare il braccio sinistro di Asuka al muro di un palazzo, per evitare che perdesse l’equilibrio…

“Che succede, Gus…?!” domandò, nel microfono della cuffia.

“Sta’ tranquillo, Rip: non è niente…” gli rispose il collega della Sensitiva “…un semplice capogiro!”

“Ma… come sta andando, lì da Marlowe…?”

“Beh… stanotte Alan dormirà male, di sicuro…!”

Kirby chiuse il contatto e sospirò rumorosamente.

*Mi perdoni, signor Alan* pensò *non sono riuscito a dare il mio contributo alla sua felicità… spero ardentemente per lei che i miei colleghi abbiano più fortuna!*

 

***

I pannelli di controllo della Neurologica erano come impazziti. C’era un continuo accendersi e spegnersi delle spie di allarme e i tecnici di Philip Marlowe stavano tentando in tutti i modi di rallentare il flusso di adrenalina per consentire alla sezione Cardiaca di diminuire la frequenza dei battiti. Dick Tracy aveva già chiamato per la terza volta…

“Sto facendo tutto quello che posso, Dick” gli rispondeva Marlowe “ma non credo di riuscire ad assorbire questo maledetto shock in poche decine di minuti! Tu, intanto, cerca di abbassare la pressione sanguigna!”

“Credi che non l’abbia già fatto?!”

“Evidentemente non basta. Abbassala ancora!”

“Non posso farlo, finché Asuka Jr. non sarà coricato, altrimenti gli verrà uno svenimento!”

*Ci mancherebbe anche questa!* pensò Marlowe e aprì il canale con la Motoria “Kirby, c’è ancora molto per arrivare a casa?” domandò.

“Ho stimato dieci minuti circa, a quest’andatura!”

“Non potresti aumentare la velocità?”

“No, se Blackie non mi passa più energia. Ma dovrebbe toglierla a te! Se credi di poter rinunciare a 500 calorie…”

“Negativo, per carità: ho già dovuto impiegarne 3000 solo per bloccargli le lacrime! E il resto della riserva mi servirà stanotte per riuscire a farlo dormire… altrimenti, chi lo sente Parker?!”

“Tanto per curiosità… che punteggio ha raggiunto - adesso - il C.R. della signorina Haneoka?”

“Saperlo…! Il display è andato completamente in tilt! I nominativi di tutte le conoscenze femminili dell’organismo si scambiano continuamente di posto nella graduatoria… non ho idea di cosa salterà fuori, alla fine!”

“Fatti coraggio, amico mio… e scusami, se puoi!”

“Scusarti? E di che…?”

“Beh, se fossi riuscito ad acchiappare quella ladruncola, prima che lui se ne fosse innamorato…”

“Non biasimarti, Rip: nessuno, qui dentro, è stato all’altezza della situazione… a cominciare da me!” tolse il contatto e si disse, a voce alta: “Sì… io dovevo impedire che Alan si innamorasse di quella donna…!”

“Di quelle donne, vorrai dire!”

Marlowe si girò. Davanti a lui c’era James Watson.

Il capo della Neuro abbassò gli occhi… poi li rialzò e affrontò risolutamente il collega: “Avanti… dillo!”

“Dire cosa?” chiese il capo della Cerebrale.

“Adesso puoi dirlo, no? Dillo che sono un emerito coglione… avanti, sfogati!”

Watson, che dopotutto era sì un duro, ma non uno stronzo, incrociò le braccia e guardò altrove: “Non servirebbe poi gran che… e comunque l’hai appena detto tu: nessuno è stato all’altezza della situazione… me compreso! Anch’io ho impiegato troppo tempo a collegare degli indizi fin troppo evidenti! È ovvio che avevamo tutti paura della verità… anzi, di quella verità!”

“Ma come…? Non dirmi che ne avevi paura anche tu…!!”

“Ti sorprende? Invece è così: tu temevi di scoprire di essere stato gabbato dalla Neuro di Haneoka ed io temevo di scoprire di essere stato gabbato dalla sua Cerebrale… semplice!”

Il collega, stanco dopotutto dei loro continui contrasti e battibecchi, gli fu grato di quell’atteggiamento e abbozzò un mezzo sorriso: “Non mi importa tanto di essere stato preso in giro io, quanto del fatto che sia stato preso in giro lui. Non lo meritava…!”

“Dopotutto sono incerti del mestiere! L’interesse dell’organismo che inseguivamo era inevitabilmente opposto a quello dell’organismo gestito da noi: qualunque fossero i sentimenti che quella donna provava per Alan Asuka, come Seya non poteva farsi arrestare. E sarebbe stata veramente stupida a non approfittare dell’identità di Lisa Haneoka per creare un triangolo virtuale e confondere ancora di più la tua sezione, Phil! Il tuo sbaglio, semmai, è stato non impedire l’instaurarsi di quel triangolo!”

“Io ci ho provato, James… ma non era facile! Anzi, era impossibile e ora sappiamo il perché: ogni volta che il signor Alan vedeva una delle due ragazze, aumentavano entrambi i C.R., perché tarati sulla frequenza delle loro onde cerebrali… che erano le stesse, dal momento che si trattava della stessa persona!”

“D’accordo” ribatté Watson “ma c’è una cosa che ancora non riesco a spiegarmi…!”

“E sarebbe?”

“Asuka Jr. era innamorato di Saint Tail… e comprendo quindi come, la sua presenza, caricasse anche il C.R. di Haneoka, a causa delle medesime onde cerebrali. Quel che comprendo meno è come la presenza di Haneoka caricasse il suo stesso C.R. e quindi anche quello di Saint Tail! Quest’ultima non godeva forse della preferenza sentimentale?”

“È vero… quelle del commando della Neuro di Seya erano penetrate all’interno del nostro organismo, bloccando la preferenza sulla ladra e portandosi via la chiave[4]… questo impediva al C.R. di qualunque altra ragazza (la Takamya o la Shinomya[5], tanto per fare due nomi) di avvicinarsi a quello della codina, almeno oltre una certa soglia. Tuttavia…”

“Sì…?”

“…celandosi Seya sotto le vesti di Lisa, il C.R. di quest’ultima non risentiva dell’effetto del bloccaggio, cosicché Alan veniva, mano a mano, ad innamorarsi anche della sua compagna di scuola… ed è successo il patatrac…!”

James Watson non poteva evitare che le risposte di Marlowe gli facessero rivalutare il discernimento del collega… anche se ridimensionavano leggermente il suo SAS![6]

“E adesso” chiese “come stanno le cose? Odia tutte e due? Cioè… insomma, la odia?”

Marlowe non rispose, ma alzò semplicemente lo sguardo verso il display che segnalava la situazione delle relazioni interpersonali, dove i dati stavano ancora sfarfallando…

“Lo sapremo quando saremo riusciti a calmargli i nervi! Confido che, dopo una notte di buon sonno…”

Ci fu improvvisamente un forte scossone e mancò poco che i due colleghi finissero gambe all’aria…

“Che diavolo succede…?!” chiese Watson.

“Vorrei saperlo anch’io!! Che gli prende, a Kirby…?” riaprì il contatto con la Motoria e domandò “Che succede, Rip? Qualche problema…?”

Dopo qualche istante di silenzio, arrivò dal comunicatore intersezionale la voce di Kirby: “Siamo arrivati a casa…!”

La voce gli tremava, leggermente. Marlowe parlò di nuovo: “Bene... e allora perché ti sei bloccato? Dai, fallo entrare, che lo mettiamo a letto!”

“Con chi? Con la signorina Takamya?”

I due si guardarono e Watson esclamò: “Piantala, Rip! Non abbiamo voglia di scherzare…!”

“Non è uno scherzo, stupido! Ti dico che la nipote del sindaco è qui, davanti alla nostra porta…!!!”

Il capo della Neuro e quello della Cerebrale tornarono a fissarsi con gli occhi fuori dalle orbite. Quindi si scagliarono fuori dalla centrale di controllo del sistema neuropsichico, precipitandosi in quello della sezione Sensitiva.

Qui giunti, trovarono Chandler e Harper (A1) che fissavano sgomenti il monitor riportante la visuale di cui l’organismo di Alan disponeva in quel momento. In detta visuale, faceva bella mostra di sé una ragazza bionda, slanciata e anche piuttosto carina… tuttavia, a dispetto di tali gradevoli fattezze, raramente il team organico del “piccolo detective” poteva dire di essere contento di incontrarla  (se si esclude la sezione di Sam Spade). E quella sera meno che mai!

Lew Harper, Organic Coordinator, si volse verso i suoi collaboratori: “Se qualcuno ha un’idea per affrontare quest’emergenza, la tiri fuori… e di volata!”

“Santi numi” replicò Chandler “questa non ci voleva proprio!!”

“Merda” commentò Watson, con l’usuale veemenza “adesso , che siamo nei guai…!”  

Marlowe, dal canto suo, non poté fare a meno di concludere sospirando: “Aaah… che brutta settimana…!” 



[1] I piedi, chiaramente!

[2] Mi riferisco proprio a un episodio del cartone, del quale non ricordo il titolo.

[3] Si ricorda che Sam Spade è il capo della sezione Genetica… meglio quindi non approfondire il significato del suo commento!

[4] In pratica, avevano “rubato” il cuore di Alan per l’organismo di Seya… questa è una storia che racconterò un’altra volta!

[5] Sayaka Shinomya, la compagna di classe invaghita di Alan, alla quale Seya sottrae il velo da sposa donatole dal suo pretendente per salvarla da un matrimonio combinato.

[6] Senso di Autostima; questo acronimo è autentico!

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Capitolo 7
*** Notte in bianco ***


Capitolo 7: Notte in bianco

Capitolo 7: Notte in bianco

 

A

vete mai vissuto situazioni tipo sedere in aula con l’insegnante che sta per nominare il malcapitato per l’interrogazione senza essere preparati? Oppure quando vi accorgete di aver dimenticato il portafoglio e dovete pagare il conto al ristorante? O non trovate più le chiavi e dentro casa non c’è nessuno? O state per finire la benzina in aperta campagna?

Avete presente quell’ondata di calore che vi sale al viso e poi ridiscende, sostituita da una sensazione di gelo per tutto il corpo…?

In caso affermativo avrete una vaga idea di quello che stava provando Alan Asuka (alias Asuka Junior) dopo aver constatato la presenza, davanti alla porta di casa, della signorina Rina Takamya, vezzosa compagna di classe, forzatamente tollerata collaboratrice nelle operazioni anti-Saint Tail e - ciliegina sulla torta - pretendente alla mano del giovane detective!

Mentre si era trascinato a casa sua da casa Haneoka, le sensazioni che avevano pervaso il suo essere erano state parecchie e tutte poco piacevoli: sgomento, rabbia, delusione, angoscia, incertezza, odio, autocompatimento… una sola  era riuscito a tenere a bada, fino a quel momento: la paura… ed ora ecco che provava anche quella!

Per la prima volta, dal giorno in cui la sua povera mamma era morta, Asuka Junior tornava ad avere paura! Paura di rimanere in balia degli eventi. Di perdere il controllo della situazione. Di sentirsi accusare senza riuscire a difendersi.

Ancora una volta avrebbe dovuto affrontare una circostanza spiazzante. E sempre a causa di una donna!

All’inizio della sua vita, la donna che lo aveva messo al mondo si era separata da lui - sia pure involontariamente - obbligandolo a diventare maturo prima del tempo. In seguito, un’altra donna gli aveva rubato il cuore affascinandolo con una misteriosa e intrigante identità, per forzarlo adesso a compiere una crudele scelta fra sentimento e dovere. Infine, una terza donna lo avrebbe ora attaccato di brutto, accusandolo di essere quanto meno un irresponsabile, tanto peggio un traditore!

Ce n’era abbastanza per diventare misogino… e il buon Philip Marlowe[1] avrebbe dovuto fare miracoli, per evitarlo.

Sempre che vi fosse riuscito!

***

Il primo istinto fu naturalmente quello di nascondersi fin tanto che l’impiastro in gonnella si stufasse di aspettare e se ne andasse, ma si rese conto fin da subito che era troppo tardi, poiché lei l’aveva già visto.

Che fare, dunque? Alzare i tacchi e scappare…?

Mai! Per generazioni gli Asuka avevano affrontato le loro sfide, senza esitazioni o tentennamenti e l’ultimo rampollo della famiglia non sarebbe stato da meno: avrebbe difeso con le unghie e coi denti la sua dignità. O quanto ne restava!

*I tori vanno presi per le corna!* pensò, sospirando.

Se la sua natura “superpositivista” gli avesse consentito di conoscere l’astrologia, si sarebbe ricordato che la sua prossima antagonista era nata proprio sotto il segno del Toro… ma, siccome non conosceva, né tanto meno credeva nell’astrologia, non poteva nemmeno consolarsi col pensiero che, in fondo, se Rina era un Toro, lui era pur sempre un Leone…!  Ciononostante, tenne fede al suo proposito mentale e agì di conseguenza.

“Posso sapere cosa ci fai, tu, qui…?” le domandò, cercando di nascondere la sua ansietà sotto un’aria corrucciata.

La ragazza alla sua porta lasciò scemare lentamente dal suo volto lo sguardo accusatore che aveva assunto dopo averlo visto arrivare… e gli sorrise. Non era certo un sorriso affettuoso, ma non era neppure cinico o beffardo. Era certamente malizioso e si sarebbe anche potuto definire quasi “maternalistico”! Il sorriso della madre rivolto al figliolo, dopo che ha subito una conseguenza - non grave ma comunque spiacevole - derivata dal non aver seguito un suo amorevole consiglio… il sorriso, insomma, del Te lo avevo detto, io…!

Forse era per questo che faceva così paura…!

“Sai com’è…” gli rispose, incrociando le braccia “…quando mi sono accorta che non eri più con me, mi sono leggermente preoccupata. Sulle prime, ho pensato che avessi ideato una qualche manovra aggirante per acchiappare quella maledetta ladruncola… ma poi, quando ho capito che la nostra amica ce l’aveva fatta anche stavolta e tu non sei più ricomparso… ho temuto che ti fosse successo qualcosa. E allora…”

“Dannatamente gentile, da parte tua” rispose lui, deciso a ignorare il tono ironico di quelle parole “ma, come puoi constatare, io sto benissimo. Perciò, se vuoi scusarmi…”

Il detective estrasse la chiave di tasca e fece per infilarla nella serratura della porta, ma la ragazza gli strinse la mano sinistra attorno al braccio e gli mise l’altra sulla spalla. Poi lo guardò, profondamente, negli occhi: “No, mio caro… tu non stai benissimo. Tu stai da cani. E si vede!”

Asuka Jr. fu lì lì per risponderle in malo modo, ma fece appena in tempo a riflettere che quella sera non gli conveniva passare subito dalla parte del torto, anche perché, almeno a livello formale, nel torto lo era già…!

Aveva piantato in asso la sua (pur coatta) “assistente” per seguire un piano di cui non l’aveva fatta parte. Come se non bastasse, avrebbe anche potuto, almeno a rigor di termini, essere accusato di abbandono di posto, durante il servizio. In altre parole, era nei guai e doveva cercare di bagnarle, le polveri, non certo darvi fuoco!

“Beh… ammetto di aver passato una serata pesante… in effetti sono abbastanza stressato e non vedo l’ora di mettermi a letto. Non credo, poi, che tu sia messa molto meglio di me… quindi faresti bene a tornare a casa e fare altrettanto!”

Per tutta risposta, la nipote del sindaco si appoggiò con la schiena al portone di casa e tornò ad incrociare le braccia: “No, tesoro! Io non mi muoverò da qui… almeno finché non mi dirai dove sei stato…!”

“Non ti riguarda!”

“Oh, sì, invece… dal momento che sono la tua assistente!”

Alan cominciò ad avvertire un leggero mal di testa. Chiuse gli occhi, sospirò rumorosamente e replicò: “Non ti ho voluta io!”

“Ciò non toglie che io sia la tua assistente!”

Il mal di testa si fece più forte… e, assieme a quello, il giovane sentiva spuntare anche un forte senso di nausea. Il buon senso gli raccomandava di mantenere la calma per trovare il modo di scrollarsela di dosso in maniera indolore, ma l’istinto lo spingeva talmente a sfogarsi per esorcizzare quella notte dannata, che non si trattenne più… né aveva più la forza di farlo!

“Tu non sei la mia assistente…!! Tu sei solo una dannata tirapiedi di quel poltronaro di tuo zio… che ti ha mandata a sorvegliarmi perché non si fida di me, ecco cosa!! Perché, dai e dai, l’hai convinto che io non sarei mai riuscito a catturare quella ladra… e hai distrutto la fiducia che mi ero conquistato!! Lo capisci o no, quello che mi hai fatto…??!”

La giovane impallidì, ma rispose: “Alan… io volevo solo aiutarti a compiere il tuo dovere. Volevo starti vicina…” la voce le si fece tremula “…perché lo sai che tu mi piaci… che io ti…”

“STRONZATE…!!! Tu volevi solo dimostrare a tuo zio che ero inadatto all’incarico, per farmelo togliere! Oppure acchiappare Seya prima di me, per farmi passare da inetto!! Né l’uno, né l’altro sono atteggiamenti coerenti, da parte di una spasimante…!!”

“Io non volevo farti fare la figura dell’inetto! Io ti amo, Alan…!!! Io volevo solo che te ne accorgessi, invece di correre dietro a una che ti stava prendendo in giro, nascondendosi nei panni di Haneoka! E siccome tu non volevi saperne di levarti le fette di salame davanti agli occhi… ebbene, lo confesso: cercavo di allontanarti da lei!! Dopotutto, non riuscendo a catturarla - o meglio non volendo catturarla - tu mettevi nelle peste anche mio zio…!”

“Va bene” ghignò il ragazzo, toccato “d’accordo, accomodati: va’ a dire a tuo zio che stasera ho abbandonato il mio posto… fammi togliere l’incarico… tanto non ti servirà a niente: è troppo tardi, Rina… troppo tardi!!”

Il povero Alan era esasperato. Il rancore che provava per Lisa Haneoka dal momento in cui aveva constatato la verità, si fondeva col risentimento che provava per Rina fin da quando il sindaco gliel’aveva appiccicata addosso, chiaramente dietro richiesta della ragazza stessa. In fin dei conti, entrambe le ragazze lo avevano manovrato per il medesimo fine di accalappiarselo: una facendosi inseguire come ladra, l’altra intrigando per smascherare il suo gioco e dirottare così i sentimenti del ragazzo verso di lei.

Ma adesso basta: era stufo di farsi manipolare da quelle due donne…!

“Troppo tardi?? Cosa vuoi dire, Alan…?”

“Che anche se non sarò più autorizzato a darle la caccia, non farà nulla… perché adesso non mi serve più…!!!”

Rina non cessava di mangiarselo cogli occhi. Non l’aveva mai visto così infuriato… e così bello, come quella sera!

La sua aria così esasperata, la sua testa spettinata, la sua fronte imperlata di sudore… e i suoi occhi - che più che esprimere ira imploravano aiuto - l’eccitavano fino allo stordimento.

Tuttavia, non era soltanto questo a farle battere il cuore all’impazzata, ma anche la sensazione che il suo amato stesse per scoppiare e sarebbe bastato un niente per fargli vuotare tutto il groppo che aveva in gola!

“Ma allora… allora hai scoperto la sua identità...! È così, Alan? È COSÌ…??!”

Asuka Junior sentiva che avrebbe dovuto fermarsi… la ragione, attraverso i disperati segnali di James Watson,[2] glielo diceva che, se si fosse lasciato scappare una parola di più, si sarebbe rovinato. Ma era  troppo incazzato… e troppo stanco.

Stanco di un’adolescenza spesa a controllarsi, a ragionare, valutare, riflettere, razionalizzare. Le emozioni, i sentimenti, la natura del ragazzino che era in lui volevano uscire, frantumare quella maledetta corazza che li comprimeva da anni e anni per potere, finalmente, manifestarsi. E la Neuro di Philip Marlowe non sarebbe riuscita a trattenerli. Non più. Non quella sera…!

“CERTO CHE HO SCOPERTO LA SUA IDENTITÀ… CHE CAZZO CREDI?? DI AVERE UN CERVELLO SOLO TU?  CERTO CHE L’HO SCOPERTA…!!! E SE LO VUOI PROPRIO SAPERE, STASERA L’HO SOLO APPURATA… PERCHÉ L’AVEVO GIÀ INTUITA DA MOLTO TEMPO PRIMA!! NON SONO L’IDIOTA CHE PENSI, RINA…!!!” 

Alan sentiva le gambe piegarsi… segno evidente che la sezione Motoria di Kirby non aveva più energia per tenerlo in piedi. Le ultime calorie disponibili le stavano bruciando Watson e Marlowe, nell’ultimo disperato tentativo di scongiurare la catastrofe…

Ma erano sforzi vani, i loro: la bionda ragazzina tutto pepe doveva soltanto dare un’altra piccola spintarella… e lo fece: “Hai scoperto che Lisa e Seya sono la stessa persona… è così…?” gli occhi di Rina erano ormai più taglienti di un bisturi.

“Io…” rantolò il povero ragazzo, grondando litri di sudore.

“È COSÌ…??!!”

“SÌ, MALEDIZIONE…!!! SÌ, SÌ, SÌÌÌ…!!! AL DIAVOLO! AL DIAVOLO!! AL DIAVOLO…!!!”

Le calorie disponibili erano finite. Alan Asuka, il “ragazzo speciale”, il “piccolo-detective”, l’invidia dei ragazzi e l’idolo delle ragazze di tutta la città di Seika (e non solo) cadde a sedere, sfinito… appoggiò infine le braccia sulle ginocchia, vi nascose il volto e iniziò a singhiozzare, sommessamente.

Si dice che un uomo non piange…

…forse sarebbe più esatto dire che nulla riesce a far piangere un uomo… tranne una donna!

A quella vista Rina Takamya, ragazza dotata di bellezza, intelligenza, prestanza, intraprendenza, senso della giustizia, superbia… ma non di meschinità, sentì a sua volta inumidirsi gli occhi.

Camminò verso il ragazzo che amava, si sedette accanto a lui… e con dolce fermezza lo fece distendere, appoggiandogli la testa sul suo grembo. Poi cominciò ad accarezzarlo e a sussurrargli: “Ssst… perdonami, tesoro… non volevo farti del male, te lo giuro… io ti voglio bene. Non piangere, amore mio…!”

Le sue frasi erano interrotte dai singhiozzi di Alan… e anche dai suoi.

 



[1] Il responsabile della Sezione Neuropsichica, che gestisce tutte le emozioni dell’organismo.

[2] Il responsabile della sezione Cerebrale.

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Capitolo 8
*** Riunione di emergenza ***


Capitolo 8: Riunione di emergenza

Capitolo 8: Riunione di emergenza  

 

A

lle 2,05 di quello che sarebbe certamente stato il primo giorno di una nuova fase nell’esistenza di Alan Daiki Asuka, il suo Consiglio Organico al completo si era appena seduto al tavolo che veniva riservato alle riunioni d’emergenza.

Dalla consueta forma rettangolare, questo tavolo prevedeva tre posti lungo il lato maggiore e due lungo quello minore, anche se uno di questi ultimi l’occupava solamente il Coordinatore Harper. Al lato minore opposto sedevano invece sempre Spade e Kirby. Il lato maggiore facente angolo con Spade era occupato rispettivamente da Chandler, Tracy e Marlowe (ad angolo col Coordinatore). Il lato maggiore opposto era occupato invece da Watson, Wolfe e Parker (facente angolo con Kirby).

Tale disposizione non era casuale. A un’estremità del tavolo stava infatti la cosiddetta “triade decisionale” o - se preferite - l’equipe intermediaria fra spirito e corpo del “piccolo detective”. Al centro dello stesso stavano invece, uno di fronte all’altro, i due capi delle equipes soprintendenti alle funzioni vitali (Metabolica e Cardiaca).  Sempre uno di fronte all’altro - ma scalati di un posto - c’erano quindi i membri addetti alle funzioni di “controllo & sicurezza” (Sensitiva e Immunitaria). Infine, all’estremità opposta rispetto alla triade decisionale, si affiancavano i capi delle due sezioni che gestivano i rapporti con l’esterno (Motoria e Genetica).

Le posizioni dei nove membri del Consiglio erano quindi funzionali al rapido scambio di opinioni e informazioni fra le sezioni che dovevano interagire maggiormente fra di loro.

Al centro della parete che dava di spalle al Coordinatore, faceva mostra di sé l’orologio biologico. Lo strumento stava marciando fin dal momento in cui era avvenuto il taglio del cordone ombelicale con la sezione Genetica della signora Kaori Koyama in Asuka[1] e che, in quel momento, riportava le cifre seguenti: 15.08.23.13.27.55.[2]

“Signori… dichiaro aperta la seduta di emergenza seguita alla verifica dell’Ipotesi Zero!” disse Harper, alzando meno che poteva lo sguardo sui membri del Consiglio. Costoro sospirarono rumorosamente.

“Signor Parker” continuò A1 “vuole leggerci il bollettino sanitario, per cortesia?”

“Subito” rispose il capo dell’Immunitaria “stiamo attraversando il 2° stadio del sonno… la frequenza cardiaca è di 15 battiti al minuto… frequenza respiratoria cinque movimenti al minuto… pressione del sangue 85-101… temperatura interna 37 e 4!”

“Ha un po’ di febbre, eh? Va beh… tasso di adrenalina?”

“È tornato da poco a livello normale!”  

“Bene… signor Marlowe, che situazione abbiamo, a livello inconscio?”

“Per il momento è abbastanza tranquillo… la frustrazione accumulatasi nelle ultime ore della sera si è sfogata parecchio, dopo l’incontro con… lei-sa-chi… ma temo qualche reazione imprevedibile, quando si risveglierà!”

“Che intende…?”

“Beh, capo…” Marlowe esitò “…il fatto è che il signor Alan è crollato dopo essersi abbandonato sul grembo della signorina Takamya… e non sappiamo cosa sia successo, dopo!”

“Come non lo sapete…?” domandò A1, sgomento.

“È così, signore” confermò Watson “non sappiamo praticamente niente. Non sappiamo dove sia, adesso, la nipote del sindaco… non sappiamo nemmeno dove sia il nostro organismo, in questo momento!”

“Chandler, lei cosa può dirmi?”

“Di sicuro, il signor Alan non è rimasto all’aperto” rispose il capo della Sensitiva “poiché non avvertiamo nessuna sensazione di freddo o umidità. A dire il vero, non avvertiamo neanche una sensazione di duro, sotto di lui… quindi, con buona approssimazione, potrebbe trovarsi steso sul divano” esitò a terminare “o anche sul letto!”

Phil Marlowe ebbe un sussulto. Sbarrò gli occhi e li fissò sul collega: “A letto? Da solo…??”

“Come diavolo faccio a saperlo, Phil?” rispose l’altro, sospirando.

Come diavolo? Ma, dico, i tuoi sensori non captano niente…?! Calore… profumo… o…”

Chandler scosse la testa: “Alan è partito, Phil. Sonno di piombo. Nessun segnale captabile dall’esterno!”

“Nemmeno qualche sollecitazione meccanica?” chiese A1.

“Nemmeno!”

“Allora, i casi sono due” replicò Watson “o il letto è vuoto… o la signorina Takamya si sta comportando da gentildonna!”

“Tsk… gentildonna dei miei corbelli” commentò Sam Spade, sarcastico “quella, se è qui, aspetterà che l’amico si svegli e poi…” scrocchiò le dica a mo’ di conclusione, procurando al capo della Neuro un nuovo sussulto.

“A proposito” intervenne A1 “rientrava, questa sera, il signor Heiji[3]…?”

Il capo della Cerebrale scosse la testa: “Negativo: faceva la notte in Centrale!”

“Ah, merda… merda, merda…!!!” Marlowe si coprì la faccia con la mano, battendo il pugno dell’altra sul tavolo “Stavolta siamo proprio fottuti… in tutti i sensi!!”

“Dai, calmati, Phil” intervenne Kirby “in fondo, la signorina Takamya non mi sembra il tipo da…”

“Oh, santa ingenuità…! Secondo te avrebbe rinunciato a sedurlo? Con un’occasione del genere? In cui né io né Watson potevamo metterlo più in grado di intendere e di volere? Secondo te non ne avrebbe approfittato per sottrargli la verginità…?!”

“No, guarda” Sam Spade agitò la mano in un secco gesto di diniego “questa è proprio l’unica cosa che non poteva fare! Poteva cullarlo, coccolarlo, sbaciucchiarselo… fargli il bagnetto, magari” altro sussulto di Marlowe “ma scoparselo, sicuramente no!”

“MA COME FAI AD ESSERNE COSÌ SICURO??!!”

“Perché la Metabolica era a zero calorie, Gus!” rispose Wolfe.

“Appunto” replicò il capo della Genetica “e sta’ tranquillo che in queste condizioni non accendi nemmeno il circuito erettivo… altro che alimentare un amplesso! Perciò puoi star sicuro che Alan è ancora signorino!”

 “Sarà…! Bisogna vedere cosa succederà domani, però… quando le batterie saranno di nuovo cariche!”

“Ci penseremo al momento!” rispose Watson.

“Sarà il caso di pensarci un po’ prima, invece” ribatté Marlowe, con veemenza “visto il risultato ottenuto ieri sera!  Dio, che figura… piangere in grembo alla nipote del sindaco…!”

“Sempre meglio che piangere sul grembo di Seya, visto quello che ci ha combinato!” ribatté l’altro.

“Non dico di no… resta da vedere se saresti riuscito a evitare anche quello! Mi sembra ancora di sentirti, quando abbiamo visto Rina attenderci al varco: Lasciate fare a me: adesso me la cucino io! Beh, io sento in effetti puzza di bruciato… ma lo sento venire da qui dentro, non dalla Takamya!”

“Io, perlomeno, ho contribuito a ristabilire la verità! In quanto a te, sarebbe ora che la smettessi di piangerti addosso e pensassi a far digerire al povero Alan questa realtà fetente! È stato ingannato da quella fedifraga… anzi, è stato manipolato, per usare parole tue! Volevi una conferma visiva, ricordi? Bene, adesso ce l’hai! Quindi, datti da fare!”

Il povero Marlowe non rispose, limitandosi a sorreggersi la testa fra le mani. 

“Basta così, Watson” intervenne Harper “vediamo di stare calmi, invece di battere la testa contro il muro. Tanto, poi, ci ritroviamo con lo stesso problema: trovare il sistema di venirne fuori!”

“So io come venirne fuori” replicò il capo della Cerebrale “domattina andiamo da miss coda di cavallo e le diciamo il fatto suo, poi la sbattiamo dentro!!”

A quelle parole, Phil Marlowe rialzò la testa: “Facile, vero, Jim? E credi tu che miss Haneoka ci seguirà così facilmente…?”

L’altro si rivolse a lui e sogghignò: “Io credo di proprio di sì! È sempre stata così sicura che non avremmo mai scoperto la verità, che la sua Neuro verrà spezzata in due! Non temere, Phil: ci seguirà come un agnellino!”

“E, naturalmente, sei anche perfettamente sicuro che non ci saranno problemi a incriminarla. Certamente hai già elaborato un piano perfetto per inchiodarla davanti al tribunale! O pensi di poter trovare tutti gli elementi necessari, prima che scada il termine della custodia cautelare?”

Il collega non rispose, limitandosi a fissarlo con lo sguardo corrucciato.

“In tutta la tua carriera, sei sempre andato avanti dritto come un fuso, Jim” continuò Marlowe “ma, per una volta - una sola volta - fermati a riflettere: che prove abbiamo per inchiodarla? Solo la nostra testimonianza… e tu credi che basterà…? Gli Haneoka sono una rispettabilissima famiglia, Jim… il signor Genichiro gode di ottimi appoggi, nel campo dello spettacolo e della cultura. Senz’altro i suoi genitori le procureranno un avvocato coi fiocchi. Che faremo se sarà scagionata per mancanza di indizi? Pensaci, tu che giustamente ti preoccupi della reputazione di Alan: che figura ci farebbe, lui?”

Il capo della Cerebrale continuò a tacere, sempre più confuso. Girò quindi lo sguardo verso il Coordinatore, il quale non poté che dar ragione al capo della Neuro: “Il suo collega dice bene, Watson. Lei sta dimenticando che l’accertamento della reale identità di Seya rappresentava solamente il primo passo per risolvere l’intera faccenda. Ma non basta!”

“Sta forse dicendo, signore, che dobbiamo ricominciare a darle la caccia, come prima…?!” chiese l’altro, sbigottito.

Harper alzò le mani: “Beh, non proprio esattamente come prima… già sapere chi è ci darà un notevole vantaggio. Ma ora dobbiamo trovare il sistema per incastrarla a dovere. Altrimenti, sarà stato tutto inutile!”

“Forse ha ragione, signore” rispose Watson, dopo averci pensato un attimo “in effetti non va dimenticato che la ragazza è furba… sono d’accordo: dobbiamo metterla con le spalle al muro. Dopodiché…”

“Dopodiché” s’intromise nuovamente Marlowe “dovremo farci dire da lei perché faceva tutto questo: perché rubava quegli oggetti, perché li rubava a quelle persone, cosa ne faceva e…”

“Questo sarà materia del tribunale, Phil: l’incarico di Alan, affidatogli dal sindaco Morinaka, è solo quello di  consegnarla alla giustizia!”

“L’incarico di Alan era quello di consegnarla alla legge, non alla giustizia” puntualizzò il capo della Neuro “ed è tutto da dimostrare che le due cose si equivalgano!”

James Watson fece spallucce: “La mia sezione non ritiene che questo sia un aspetto primario, al momento!”     

“La mia sezione invece SÌ!!” ribatté Marlowe, con voce secca “Per la semplice ragione che è stata questa la scelta operata dal nostro organismo, una volta assunta l’età della ragione: difendere la giustizia! Non la sola legge…!”

Il collega della Cerebrale sospirò, volgendo gli occhi in alto: “Phil… tu sragioni, come al solito! Sei sempre stato irrimediabilmente influenzato dalla simpatia della tua squadra per quella ragazzina, dando credito a tutti coloro che la consideravano una paladina della giustizia… e mettendo in secondo piano questo fatto semplicissimo: chi crede nella giustizia, non viola la legge!!”

“Tu hai messo ben altro, in secondo piano, Jim!!”

“Per esempio…?”

“Per esempio che tutte le vittime dei furti di Seya si erano a suo tempo procurati quegli oggetti con mezzi illeciti. Che le persone alle quali Seya ha poi consegnato quegli stessi oggetti, si sono rivelati esserne i legittimi proprietari. Che la codina non ha mai usato la violenza, nelle sue azioni. Che più d’una volta ci ha salvato la buccia! Devo continuare o ti basta così…?”

“Che mi basti o no, ho l’impressione che tu non abbia finito!” rispose l’altro, con un sospiro.

“Brillante intuizione, Jim! E allora aggiungerò che le operazioni intraprese da Alan, concludendosi spesso con l’arresto delle vittime di Saint Tail (da lei stessa portate allo scoperto e rivelatesi regolarmente truffatori o speculatori) hanno fatto guadagnare al ragazzo la fama e la gloria delle quali gode… e che deve in gran parte a lei!  E tu vorresti rovinarle la vita - assieme a quella della sua famiglia - aggrappandoti agli unici, veri reati che in effetti ha commesso… effrazione, violazione di domicilio e appropriazione indebita? Non ti sembrano leggermente puerili, di fronte ai suoi meriti…?”

“E l’incursione della sua equipe organica nella tua sezione, per impadronirsi della chiave di blocco relazionale,[4] non ce la metti, fra quei reati puerili?” domandò Watson, con espressione beffarda.

 “Quella non riguarda il Codice Penale, Jim… la metto fra le mie disattenzioni, piuttosto…!”

“Riguarda però il nostro codice interno, Phil!”

A questo punto intervenne Eddy Parker: “Per quello dovrei essere io a risponderne, semmai… e sono pronto a farlo, se sarà il caso!”

Il Coordinatore di Asuka Jr. sorrise al capo della sezione Immunitaria, colpito dalla sua onestà: “Ormai è acqua passata, Ed!” replicò, bonariamente.

Il capo della Cerebrale continuava a mantenere un’aria inequivocabilmente imbronciata, ma non sembrava più particolarmente arrabbiato. Tuttavia, per salvare la sua dignità, doveva insistere fino in fondo: “C’è però un ultimo fattore che anche tu non sembri considerare, Phil!” disse, puntandogli contro il dito.

“E quale sarebbe…?”

“L’inganno che Seya, alias Saint Tail, ha perpetrato ai danni di Alan Asuka, nascondendosi nei panni di Lisa Haneoka!”

Marlowe fissò Watson e stette zitto per qualche secondo.

“È vero” rispose, dopo aver riflettuto “e la questione avrebbe potuto risultare grave, per i sentimenti di questo organismo… ma credo proprio che non lo sarà… per merito tuo!”

“Per merito mio…?” chiese, perplesso, il capo della Cerebrale, temendo che il collega volesse prenderlo in giro.

Ma questi rispose, serio: “Ma certo: tu non hai commesso l’errore di Charles Colter, il tuo omologo nell’organismo di Matthew Isman: Alan non confidava a Lisa le mosse che avrebbe poi adottato contro Seya,[5] come invece l’antagonista della Banda Occhi di Gatto faceva incautamente con Sheila Heintz! Ecco perché ritengo che Lisa Haneoka abbia molte meno ragioni della sua collega, per vivere nell’angoscia esistenziale!”

“Capisco. Tu, insomma, hai intenzione di perdonarle tutto?”

“È Alan che dovrà farlo, se lo riterrà opportuno… non io! Perciò ti prego di non precipitare le cose: non fargli prendere decisioni delle quali dovrà poi pentirsi! Ha già subito un brutto trauma ed è il secondo, dalla morte della madre. Un terzo potrebbe avere conseguenze molto serie! Quindi, ripeto, manteniamolo calmo. Permettiamogli di parlare con Lisa e ascoltare le sue ragioni… poi ci riuniremo ancora tutti qui e lo aiuteremo a prendere la decisione più giusta!”

 



[1] Un nome dovevo pur darglielo alla madre del “detective più fico del mondo” e questo mi sembrava carino… se qualcuno avesse informazioni diverse, me le comunichi e io mi adeguerò.

[2]15 anni, 8 mesi, 23 giorni, 13 ore, 27 minuti e 55 secondi dalle ore 16,30 del 12 Agosto 1980.

[3] L’ispettore Heiji Asuka, padre di Alan.

[4] Vedi la nota 4 relativa al cap. 6

[5] Effettivamente, nel fumetto è così… ma sono ormai trascorsi diversi anni da quando fu trasmesso il cartone animato, del quale nemmeno riuscii a vedere tutte le puntate. Spero ardentemente che nessuno mi smentisca su questo punto o dovrei convincermi di essermi sbagliato a considerare Alan Asuka molto più “adulto” rispetto a Matthew Isman, contrariamente alla loro rispettive età anagrafiche! 

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Capitolo 9
*** Ardente passione o mediocre stima? ***


Capitolo 9: Ardente passione o mediocre stima

Capitolo 9: Ardente passione o mediocre stima?

 

W

atson rimase a meditare ancora un po’, quindi si rivolse al Coordinatore: “Lei cosa ne pensa, signor Harper?”

“Sono sostanzialmente d’accordo. Direi quindi di mettere la decisione ai voti… per abbreviare la cosa, c’è qualcuno che è contrario alla mozione del signor Marlowe?”

Silenzio assoluto… a parte i grugniti - peraltro lievi - da parte di Watson.

“Bene” rispose A1, ignorandoli “c’è comunque ancora una cosa che vorrei sapere da lei, signor Marlowe!”

“Mi dica!”

“Come si presenta, adesso, la situazione delle relazioni interpersonali?”

“Ora come ora è impossibile saperlo, signore: il quadro è andato fuori servizio quando siamo rimasti a zero con l’energia. È consigliabile lasciar passare ancora qualche ora di sonno e recuperare una minima quantità di calorie, prima di riaccenderlo!”

“Ma… secondo lei, come si combineranno i due C.R.? Intendo: quello di Lisa e quello di Seya?”

“È vero, caspita” esclamò Chandler, della Sensitiva “prima ne avevamo registrati due, ma adesso ne rimarrà uno solo. Mi chiedo che valore assumerà!”

“Non ho elementi teorici per poter rispondere, essendo la prima volta che capita un caso del genere” rispose Marlowe “posso solo azzardare un paio di ipotesi, a seconda della reazione che avrà il ragazzo non appena sarà in grado di realizzare del tutto la nuova situazione!”

“Coraggio, Phil: le tiri fuori!” lo incitò A1.

“D’accordo… ebbene, i 2 C.R. avevano assunto un determinato valore, immediatamente prima della constatazione dell’Ipotesi Zero… quello di Seya era già a 1038 punti!”[1]

“Cribbio…!” esclamò Watson.

“Già… mentre, quello di Lisa, era arrivato a 1025, anche quello leggermente al di sopra della soglia dell’amore, stabilita a 1000 punti. Ora… se la reazione di Alan sarà positiva, i due valori potrebbero sommarsi facendo schizzare il valore del nuovo C.R. unificato di Lisa/Seya a quota 2063, ben oltre la soglia della passione, che si trova a 2000 punti…”

“Buonanotte! Anzi, buone notti: prevedo che miss coda sacra ci succhierà anche il midollo osseo…!”

“Spade, ma per favore…!!” lo riprese A1 “Le sembra il momento?!”

“Mi scusi, signore… deformazione professionale!”

Il Coordinatore sbuffò e tornò a guardare Marlowe: “Continui!”

“…se però la reazione di Alan risultasse negativa…” esitò un attimo, prima di procedere “…c’è il caso che il valore del C.R. di Lisa (autrice dell’inganno) si sottragga al valore del C.R. di Seya (espostasi più onestamente in prima persona)… e questo darebbe luogo a un nuovo C.R. unificato di appena 13 punti!”

“Accidenti…!!”esclamò questa volta Watson, persino lui preoccupato “E… tradotto, che vorrebbe dire? Insomma, a quale livello di considerazione equivalgono 13 miseri punti?”

“Equivalgono a una mediocre stima… decisamente lontana dai 50 punti della soglia di simpatia!”

“Santi numi… sarebbe un bel casino” commentò Chandler “le tue colleghe di Haneoka dovrebbero di nuovo riconquistarselo!”

“Proprio così, Gus… con in più l’handicap di dover vincere, questa volta, una notevole diffidenza da parte di Alan!”

Watson, rimasto particolarmente colpito, se ne stette un po’ a braccia conserte, fissando il piano del tavolo.

“E… così, tanto per chiedere… nel caso si verificasse questa seconda ipotesi, chi sarebbe a trarne vantaggio?” chiese poi.

“Intendi in campo sentimentale?”

“Appunto: chi aveva il C.R. più alto in scaletta, dopo quello di Lisa?”

“Che ipocrita, che sei, Jim!” sbottò Chandler “Stai anche a chiederlo? La Takamya, no? Giusto, Marlowe…?”

“Sbagliato!” rispose, scuotendo la testa il capo della Neuro, contrariamente alle aspettative di tutti.

La risposta causò un silenzio generale. La perplessità degli altri era più che giustificata: Alan Asuka ne aveva parecchie, di ammiratrici, a scuola e fuori… ma nessuna si era mai azzardata a ronzargli intorno, ad esclusione di Rina. Specialmente le sue compagne di classe volevano infatti troppo bene a Lisa per avere la velleità di portarglielo via, essendo inoltre ben consapevoli che, competere con una rivale come Seya, era una battaglia persa in partenza!

“Ma… allora Alan pensava anche a qualcun’altra?!” domandò Harper, scioccato.

“Eh, già…!” rispose Marlowe.

“E chi sarebbe…?” si informò Tracy, della Cardiaca, domandandosi per chi avrebbe potuto trovarsi a dannare, in futuro, per mantenere regolare il funzionamento della stazione di pompaggio.[2]

“Non ci arrivereste mai!”

“Ma insomma, ce lo dici o dobbiamo assumere un detective privato?!” sbottò Watson.

“Sayaka Shinomya!”

Gli altri sbarrarono tanto d’occhi e si guardarono poi, stralunati, come se Marlowe avesse parlato di Mara Mimori, la novizia della cappella dell’Istituto Saint Paulia!

“Chi…?” chiese ancora il capo della Cerebrale, con accento incredulo “Miss velo da sposa??!”

“Uh-uh…!” annuì il collega della Neuro.

“Miss velo da che…?” fece Kirby.

“Quella ragazzina che i suoi volevano spingere a un fidanzamento combinato” spiegò Watson “Seya le sottrasse il velo nuziale che il suo fidanzato imposto le aveva già mandato, cosicché l’affare andò a monte. Non ti ricordi come fu affettuosa con Alan, il giorno dopo?”[3]

“Ah, sì…! Ora ricordo” replicò il capo della Motoria “non finiva più di ringraziarlo, come se il velo lo avesse fatto sparire lui, che invece era andato a casa sua apposta per impedire a Seya di rubarlo!”

“Proprio così” confermò A1 “e tutto fu più chiaro quando uno degli amici di Alan gli spifferò che Sayaka aveva una cotta per lui. Ma che la cosa fosse reciproca non me lo sarei mai immaginato!”

“In realtà, signore” tornò a intervenire Marlowe “non è proprio così… è solo che Alan trovava Sayaka molto simpatica… principalmente perché si chiedeva come sarebbe stata una storia tranquilla con quella ragazza, carina e affettuosa, al posto della relazione conflittuale con Lisa o di quella competitiva con Seya!”

“…o di quella possessiva di Rina!” concluse Watson.

“Già… è proprio questo il problema” fece notare il capo della Neuro “prima di appurare l’Ipotesi Zero, il C.R. di Sayaka Shinomya stava a quota 525, già dentro la zona dell’affetto, mentre Rina rimaneva a quota 286, cioè dentro la zona simpatia. Ma dopo quanto è successo ieri sera… ”

“Che sviluppi potrebbe avere l’atteggiamento tenuto da miss Takamya nei confronti di Alan, in concomitanza con la sua scoperta dell’identità di Saint Tail?” chiese A1.

“Imprevedibili” rispose Marlowe “il fatto è che - anche se coatti - Rina e Alan erano pur sempre alleati… e mentre tutte le altre ragazze, da brave femministe, facevano il tifo per Seya, contente di assistere agli smacchi del maschietto presuntuoso, la Takamya, pur col suo atteggiamento supponente e appiccicoso, gli faceva sentire la presenza di qualcuno - anzi, di qualcuna - che stava dalla sua parte e lottava insieme a lui (anche se per fini non del tutto disinteressati)… e la mia sezione doveva pur tenerne conto. Cosicché, piano piano, il C.R. di Rina cresceva! Ieri sera, quando Alan è entrato in crisi, la ragazza ha scelto di mostrarglisi affettuosa e comprensiva, quando la situazione le avrebbe dato l’occasione - se non il diritto - di mostrarsi superba e sprezzante! È ovvio che la cosa non può che aver fatto aumentare di parecchio il suo C.R., facendolo arrivare per lo meno nella zona dell’affetto!”

“Resta da sapere se Rina faceva sul serio o se stava recitando, però!” fece osservare A1.

“Io temo invece che facesse sul serio, signore… almeno giudicando dalle lacrime. È vero che, col quadro fuori uso, non abbiamo avuto modo di misurare il livello raggiunto dal suo C.R. Ma, se i miei sensori psichici hanno recepito interamente l’energia positiva dell’affetto di Rina, combinato col suo atteggiamento materno… saranno guai grossi!”

“Quanto grossi?” si informò Harper.

“Posso stimare un aumento da 700 a 750 punti… il che porterebbe il suo C.R. nella zona dell’amore!”

Spade reagì subito: “Porca miseria! E per fortuna che non se l’è fa… beh, mi avete capito!” concluse, dopo aver moderato il linguaggio in seguito all’occhiataccia del capo.

“Hai detto bene, Sam” confermò comunque Phil “perché allora avrebbe guadagnato altri 500 punti in più! L’abbiamo proprio scampata bella…!”

“Mah… ancora non è detto che l’abbiamo scampata” osservò Kirby “perché, se la tipa non si è limitata a metterlo a nanna, per poi tornarsene a casina sua… se è rimasta a casa nostra e si è addirittura ficcata accanto a lui, sotto le coperte… la vedo male: quando il signor Alan si sveglia…”

“Non rimane che sperare nella reazione positiva di Alan” commentò Harper “se il punteggio del nuovo C.R. di Lisa/Seya si porta molto in alto, sarà sufficiente tenere a bada Rina, fintanto che Alan e Lisa non si chiariscano!”

“È giusto” ribatté Marlowe “tenga però conto che, prevalesse invece la reazione negativa… se cioè il nuovo C.R. di Lisa/Seya scendesse fino a 13 punti… noi non riusciremmo a tenere a bada Rina; anche perché dall’inconscio di Alan scaturirebbe un irrefrenabile desiderio di rivalsa nei confronti dell’ex-avversaria, che sfocerebbe nella volontà di farsi consolare dall’ex-alleata!”

“Ma… se anche succedesse… se Alan e Rina finissero per consumare un rapporto C… credi che non sarebbe possibile recuperare comunque la relazione con miss Haneoka?” chiese il capo della Sensitiva.

“Ma vuoi scherzare, Gus? Col C.R. di Haneoka crollato a 13 punti e quello della Takamya schizzato verso i 1500, il risultato sarebbe scontato!” [4]

“Vale a dire…?” chiese Harper.

“Beh, Lisa potrebbe anche intervenire, al matrimonio… magari come testimone… ma, all’uscita della chiesa, a prendersi il riso addosso al fianco di Alan, ci sarebbe la signora Rina Asuka…” il capo della Neuro contemplò le facce interdette dei colleghi, dopo quanto aveva detto e si concesse una battuta finale “…a meno che Seya non rientri in azione, decidendo di rubare lo sposo…!”    

 



[1] Come narrato nel capitolo 3 lo scarto fra i C.R. delle due ragazze si era abbassato a soli 13 punti. Rimando i lettori allo stesso capitolo per la spiegazione delle diverse entità del C.R. in relazione alla considerazione per la persona alla quale appartiene.

[2] Naturalmente parla del cuore.

[3] L’episodio è il terzo del fumetto, intitolato I sentimenti delle ragazze.

[4] Valore del C.R. di Rina prima del “fattaccio”: 286. Valore dopo le coccole davanti alla casa di Alan: 286+700 = 986. Valore dopo un eventuale rapporto completo: 986+500 = 1486 punti!

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Capitolo 10
*** Dolce risveglio…? ***


Capitolo 10: Dolce risveglio…

Capitolo 10: Dolce risveglio…? 

 

S

i dice che, dopo una buona dormita, la giornataccia peggiore lasciata alle proprie spalle venga notevolmente ridimensionata. Il corpo è riposato, lo spirito più sereno, la mente più lucida… e tutto ciò favorisce una migliore condizione per affrontare i problemi più spinosi. Si dice…    

Alan Daiki Asuka, quindici anni e otto mesi, stava lentamente assaporando le sensazioni che accompagnavano il diradarsi delle nebbie del sonno… la morbidezza del materasso, in contrasto con la durezza del terreno davanti casa sul quale si era accasciato, distrutto, la sera precedente… la rilassante penombra della sua camera da letto, a differenza del fastidioso contrasto fra le tenebre della notte e il bagliore dei lampioni stradali che avevano rischiarato il suo doloroso cammino di ritorno dalla casa degli Haneoka… e, dulcis in fundo, il confortante tepore delle coltri che ripagava le sue provate membra dopo il freddo che le aveva tormentate durante tutta quella stramaledetta sera.

Eh, sì… era proprio delizioso, quel calduccio… specialmente la sensazione più accentuata che avvertiva sul proprio fianco destro, come se avesse indossato una pancera…

Gli ultimi strascichi del sonno si stavano dileguando…

Una pancera…? E quando mai aveva posseduto una pancera? Nessuno, in famiglia, soffriva di reumatismi: nemmeno suo padre, che pure passava diverse nottate in bianco e aveva pur sempre vent’anni più di lui!

E poi, una pancera avvolge completamente i fianchi, mentre quel calore, decisamente più accentuato, lui lo avvertiva in un solo punto del fianco destro!

Ormai, Alan era sveglio quasi del tutto, anche se ancora leggermente intontito…

*Si vede che nel sonno mi sono agitato e ho messo le mani un po’ qua e un po’ là!* pensò.

Se non che, dovette poi prendere coscienza del fatto che la sua mano sinistra si trovava sotto il cuscino (in corrispondenza del punto dove appoggiava la testa) e la mano destra si trovava invece sopra lo stesso guanciale… eppure era inequivocabilmente una mano, quella che avvertiva sul suo fianco destro! Non c’erano dubbi!

Una sorta di vago tremore prese a scuotere il suo corpo. Per sbarazzarsi d’ogni dubbio gli sarebbe bastato fare la cosa più semplice del mondo: voltarsi! Doveva però fare i conti con la paura di quello che avrebbe potuto vedere… e, dopo la non proprio “allegra” scoperta della sera precedente, non era affatto sicuro di poter incassare altre sorprese del genere!

D’altra parte non poteva rimanere in quella posizione tanto a lungo. La sveglia sul comodino lo avvertiva che mancavano solo cinque minuti alle otto e, anche ricordandosi con sollievo che era domenica, avrebbe comunque dovuto alzarsi, di lì a poco, per preparare la colazione per sé e per il padre, che aveva fatto il turno di guardia alla centrale. Per di più, la sua sezione Cerebrale gli diceva quant’era opportuno che fosse lui il primo a prendere coscienza della situazione, qualunque essa fosse!

Fece due bei respiri profondi e prese a ruotare su sé stesso, il più lentamente possibile: chiunque ci fosse stato, nel suo letto, era bene che continuasse a dormire ancora per un po’…!

 

***

Una delle cose più antipatiche che possano succedere è subire il passaggio istantaneo dal caldo al freddo, quando non si riesce a regolare in maniera decente l’acqua della doccia! Avete presente lo shock? Moltiplicate per tre e avrete l’esatta sensazione provata dal detective più giovane del mondo, non appena poté rendersi conto che le sue peggiori previsioni si erano avverate.

La sua compagna di classe Rina Takamya, forzata assistente nella lotta contro la ladra Saint Tail, nonché nipote del sindaco (ahi, ahi!) gli giaceva tranquillamente accanto, ancora immersa nel sonno, ma col grazioso visetto illuminato dal più solare dei sorrisi. Ergo: avevano dormito assieme!

La prima cosa che viene in mente a un individuo di sesso maschile, da pochi anni entrato nella pubertà, dopo essersi risvegliato accanto a una bella ragazza, è ovviamente la seguente domanda: Lo abbiamo fatto…?

L’acume che ben lo rendeva famoso suggeriva al povero Alan di riuscire a capirlo da solo, prima di doverlo chiedere a lei: non era infatti per nulla scontato che Rina gli avrebbe detto la verità. Una verità da conoscere assolutamente, per poter poi affrontare una situazione che, definire critica, era solo un fine eufemismo!

La mente di Asuka Jr. cominciò quindi a raccogliere tutti gli elementi necessari per scoprire di essere ancora o meno in possesso della propria verginità…

Elemento n° 1: sensazioni da post-rapporto (brividi di piacere, pelle d’oca, etc.)… non avvertiva nulla!

Primo respiro…

Elemento n° 2: ricordi visivi-uditivi-tattili-olfattivi dell’eventuale notte d’amore… nessuna traccia!

Secondo respiro…

Elemento n° 3: aveva il pigiama addosso. Questo era positivo, dal momento che, dopo “certe attività”, ci si ritrova un po’ meno vestiti! A tal proposito, Alan gettò un rapido sguardo intorno e vide subito la tuta verde-chiaro che Rina portava di solito durante le loro missioni comuni, piegata diligentemente sulla seggiola della scrivania. Indumenti femminili più intimi - almeno nei pressi - non se ne vedevano!

Terzo respiro… troncato però da una constatazione preoccupante: sullo schienale della stessa seggiola, era piegata anche la sua nera livrea da “minibeccamorto” (nomignolo acido affibbiatogli da uno dei suoi pochi invidiosi detrattori): giacca, calzoni, camicia e cravatta. Ogni volta che rientrava da una fallita missione di caccia alla “codina”, colmo di stanchezza e frustrazione, Alan non guardava certo a tanto per il sottile e, quando poteva finalmente coricarsi, i suoi abiti finivano regolarmente buttati a terra o sul letto, più o meno spiegazzati… dal che, la sezione di James Watson non poteva evitare di dedurre che, questa volta, l’avversario di Saint Tail non si era spogliato da solo!

Tale Elemento n° 4 vanificava la sicurezza dell’Elemento n° 3, in quanto rimaneva purtroppo un black-out mnemonico fra la svestizione della “divisa operativa” e la vestizione del pigiama!

Cos’era avvenuto, in quel frattempo? Occorrevano altri elementi…

Anche se “speciale” Alan era chiaramente un ragazzino, ancora digiuno in fatto di sesso, almeno nella pratica! Ma in teoria non era del tutto ignorante e sapeva bene che sarebbe bastato un semplice controllo per conoscere la verità… ma dove trovare il coraggio di farlo?

Basta: era ora di svegliare quella furbacchiona, se non altro per non sentire più quella mano che adesso si appoggiava sul suo stomaco e bruciava ormai come una borsa d’acqua calda a 100 gradi!

“Ah-ehm…!!!” esclamò il nostro amico, verso l’imprevista “compagna di letto”.

La biondina aprì lentamente gli occhi (nemmeno la soddisfazione di un soprassalto, gli dava!), lo guardò tranquillamente, fece mente locale per alcuni secondi e gli fece poi un dolcissimo sorriso: “Buongiorno!”

L’amico non ricambiò affatto quel sorriso, mantenendo invece il suo volto atteggiato a nobile rigore: “È molto improbabile che sia un buon giorno! Ti dispiace se ti chiedo cosa ci fai nel mio letto…??!”

Rina assunse l’espressione della perfetta innocenza: “Stavo solo dormendo, accanto al ragazzo che mi piace da impazzire!”

Disorientato da quel contropiede, degno della Nazionale Italiana,[1] il detective deglutì con fatica: “Semplicemente, eh? E immagino che tu non abbia fatto altro, per tutta la notte!”

Il sorriso della ragazza mutò sul malizioso: “Beh, se devo essere sincera… no! Purtroppo, appena ti ho messo a letto, sei crollato immediatamente!”

“Ma… mi hai messo a letto tu?” chiese Alan, con l’espressione cupa.

“Sì!”

*Ragazzina forte, però!* non poté evitare di dirsi lui. Poi si afferrò il pigiama “E… senti…”

“Dimmi!”

“Chi è stato a svestirmi e a mettermi il pigiama?”

“Sono stata io. E allora?”

La faccia del “piccolo-detective” si fece ancor più cupa (oltre che paonazza).

*È ancora peggio di quanto pensassi! E che bella domanda da idiota, che ho fatto!*

Dopo questa riflessione, chiuse gli occhi e provò a fare mente locale. Non vi riuscì. Comunque, adesso toccava a lui rispondere: “Ah, niente! Immagino che dovrei ringraziarti, per esserti presa cura di me. Sempre che tu non lo abbia fatto per secondi fini…!”

Rina lo guardò con aria corrucciata: “Che vuoi dire, Alan?!”

Lui si concesse il lusso di una risatina: “Mah… non so…! No, dico: ti trovo davanti a casa mia e mi sottoponi a un terzo grado… e questo ci poteva anche stare, lo ammetto! Poi vado in crisi e tu mi dai conforto… ok, ti sono riconoscente: avresti anche avuto ragione di incazzarti!” in quel momento Alan maledisse il suo congenito senso della giustizia “Infine, casco dal sonno… e, al mio risveglio, ti trovo a letto, accanto a me! Considerate quali sono le tue mire, come faccio a non sospettare che tu abbia approfittato della situazione per sedurmi??”

“Allora è questo che pensi di me…?!”

La guardò. Gli occhi di lei si erano fatti lucidi e la voce le stava leggermente tremando. Alan pensò che, se Rina fingeva, lo stava facendo molto bene!

“Scusami” si sorprese a risponderle “già sono diffidente per natura… e poi, dopo quel che mi ha combinato Haneoka, temo che il mio maschilismo si sia leggermente rinvigorito!”

La ragazza si terse le lacrime e abbozzò un tenue sorriso: “Ti posso capire. Ma io sono diversa da lei, Alan!”

“Ma sei sempre una donna, porca miseria!” di nuovo il maschilista ferito.  Rina lo avvertiva benissimo.

“Sì, sono una donna” rispose, con voce calma, ma fiera “una donna testarda e orgogliosa, lo ammetto! Che però, se non altro, ha avuto il coraggio di dichiararsi al ragazzo che ama, senza cercare di comprometterlo con mezzi codardi…!”

Stavolta era una palla facile.

“Codardi, eh? Come questo…?” ribatté Alan, indicando il letto. Si pentì immediatamente di ciò che aveva detto e si morse le labbra, in un gesto tardivo.

Rina strinse i pugni, ma si impose la calma. Non era una stupida e non avrebbe rischiato di sprecare la migliore cartuccia di cui disponeva per ottenere quello che aveva sempre desiderato da quando si era trasferita in quella città!

“Alan, te lo giuro: stanotte non è successo niente!”

“Dimostramelo!” replicò lui, prima ancora di pensarlo. Stavolta, però, si prese paura: *Ma che cavolo stai dicendo, stupido?!*

Troppo tardi. Con un gesto secco e rapido, Rina Takamya afferrò la coperta e la scaraventò per terra, mentre, nella sezione Sensitiva, il misuratore del consumo di adrenalina andava a mille…

Per quel po’ - quasi niente - che lui si intendeva di queste cose, Alan decise che il baby doll indossato da Rina era veramente delizioso… e le sue gambe nulla avevano da invidiare a quelle di Lisa (o di Seya)!

“MA CHE DIAVOLO FAI…??!” le gridò.

“Guarda!!!” replicò Rina, veemente, indicando il lenzuolo.

“Si può sapere cosa devo guardare…??” ribatté lui, cercando di distogliere lo sguardo dagli altri “punti critici”…

“Vedi qualche macchia di sangue? Vedi qualche chiazza di umidità?”

Il “ragazzo-speciale” rimase a bocca aperta, mentre il povero Phil Marlowe dovette constatare che il misuratore di adrenalina era andato irrimediabilmente fuori servizio, assieme alla metà dei circuiti ricettivi! Contemporaneamente, molto più in basso, gli assistenti di Sam Spade[2] stavano stringendo quanto più potevano i freni inibitori, così da prevenire qualche spiacevole incidente!

Eccolo, infine, l’Elemento n° 5, quello mancante: la completa assenza di testimonianze fisiche dell’avvenuto rapporto C… e glielo aveva fornito proprio lei, teoricamente contro i suoi stessi interessi!

Anche senza i 500 punti del mancato amplesso, la Neurologica sarebbe stata costretta ad accreditare al C.R. di Rina qualche punto in più come premio di onestà! Comunque, Marlowe poteva respirare: anche se la nipotina del sindaco aveva purtroppo scoperto il segreto di Lisa/Seya, non aveva ancora sottratto al loro organismo la sua verginità.

Almeno per il momento…! 

 



[1] Ricordiamoci che Alan è un patito di Calcio.

[2] Cioè quelli della Genetica.

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Capitolo 11
*** La scommessa dimenticata ***


Capitolo 11: La scommessa dimenticata

Capitolo 11: La scommessa dimenticata

 

S

e ne stavano seduti in silenzio ormai da un quarto d’ora, da quando la cameriera aveva portato le ordinazioni. Il grazioso locale era quasi deserto. Alan ce l’aveva dovuta trascinare quasi di forza, dopo averle detto che non potevano rimanere in casa per non essere sorpresi da suo padre (magari dentro il letto!), di ritorno dalla Centrale. Rina aveva allora insistito per passare da casa sua e cambiarsi (non le andava di farsi vedere in giro con la sua “tenuta operativa”) ma il giovane detective non aveva voluto sentire ragioni.

“Ringraziami se ti concedo di fare la doccia, mentre io preparo la colazione per mio padre” le aveva detto “gli lascerò un biglietto scrivendogli che sono uscito a fare una passeggiata. Quando sarai pronta, usciremo immediatamente: non voglio che ci trovi in casa, ok?”

La ragazza non aveva potuto che abbozzare… ed ora eccoli lì, davanti a due tazze di cappuccino ormai freddine. Rina continuava ad agitare il cucchiaino nella sua, guardando di sottecchi il suo compagno, assorto nei propri pensieri e apparentemente intento ad osservare lo stato del cielo, piuttosto plumbeo, di quella mattina.

“Alan…” lo chiamò finalmente la biondina, visto che lui non si decideva a scuotersi.

“Sì, che c’è…?” rispose lui dopo qualche secondo, senza distogliere lo sguardo dalla finestra.

“Ti senti un po’ meglio, stamattina?”

Il ragazzo la guardò, cercando di assimilare quella frase. Forse si era aspettato una domanda del tipo Perché non dici niente? oppure E adesso, cos’hai intenzione di fare?

Fu  portato, per abitudine professionale, a pensare che Rina stesse seguendo una qualche tattica per aggirare le sue difese, ma il sorriso affettuoso che le scorse sul viso sembrava sincero. Glielo ricambiò e fece un rapidissimo ragionamento (la sezione di Watson aveva ormai recuperato abbastanza calorie per lavorare nuovamente a pieno regime): *Bene, cara… se usi la linea morbida, allora la uso anch’io!*

“Molto meglio, grazie!” rispose afferrando la tazza e bevendo un po’ di contenuto. Dopodiché mise le braccia conserte e assunse l’atteggiamento più conciliante che poteva “Senti, Rina… posso farti una domanda?”

Lei lo guardò a sua volta, leggermente perplessa: “Certo!”

“Da quand’è che ti piaccio?”

Gli venne la pelle d’oca a formulare quella frase. Ma, grazie agli sforzi di Phil Marlowe, l’espressione facciale si mantenne tranquilla e anche gli assistenti di Dick Tracy[1] riuscirono a limitare il più possibile l’afflusso sanguigno ai capillari delle guance.

Alla Cardiaca della Takamya furono invece assai meno tempestive, tanto che le sue guance diventarono abbastanza purpuree. Ciononostante alla sua Neurologica erano già all’erta e non ebbero problemi a farla rispondere.

“Praticamente da quando mi trasferii in questa città…!”

“E… perché ti piaccio?” ribatté il detective, senza distogliere lo sguardo da lei.

“Ma Alan, cos…” la bionda spalancò del tutto i suoi occhioni scuri e Rip Kirby[2] dovette dare un comando secco per volgere il capo di Alan da una parte… così, se non altro, l’arrossamento che la Cardiaca stavolta non poteva evitare si sarebbe visto molto di meno!

“Non è un interrogatorio, Rina. È solo che…” il ragazzo appoggiò la fronte sulle mani intrecciate “…vedi, per capire bene cosa devo fare, ho bisogno di chiarire alcuni dubbi… e, fra questi…”

“…scoprire cosa provo esattamente per te, in modo da poter scegliere fra lei e me… è così…?”   

Rina maledisse la fretta che l’aveva spinta a dire una cosa del genere. Nonostante gli sforzi di contenimento della sua Neuro, la Cardiaca dovette accelerare i battiti in modo notevole e, se Alan non si fosse sbrigato a risponderle, la ragazza avrebbe rischiato il cardiopalma!

“Anche…!”

Un semplice, banale avverbio. Ma che, nelle sue orecchie di ragazza innamorata, avrebbe risuonato per molto tempo come la parola più dolce che avesse mai sentito. Allora le sue non erano solo vane speranze. C’era, dunque, una possibilità!

*O lo acchiappi adesso, Rina, o non lo acchiappi più! Sta’ molto attenta, d’ora in poi, a quello che gli dici…!* questo fu il messaggio che le arrivò dalla sua Cerebrale.

“Alan, ma allora… allora, anche tu…”

“Stop” perentorio, il ragazzo alzò la mano “rispondi alla mia domanda!”

Lei rifletté un istante: “Puoi avermi impressionata con la tua forza di volontà nel perseguire uno scopo. Puoi avermi affascinata con la tua precoce intelligenza… conquistata col tuo senso della giustizia… attratta con la tua bellezza fisica” Chandler registrò una scarica di adrenalina “ma c’è dell’altro!”

“Cosa c’è, Rina…?”

Stavolta la ragazza aspettò un po’, prima di continuare: dovette raccogliere tutto il suo coraggio per mettersi così allo scoperto, ma evidentemente quelli erano i giorni delle grandi rivelazioni.

“Forse” sospirò “la cosa che veramente mi ha fatto innamorare di te… perché non nego che, all’inizio, era solo una cotta… è stato vedere che continuavi a inseguire Seya, pur rimanendo continuamente sconfitto da lei. Ed era ovvio che te n’eri innamorato. Lei continuava a umiliarti, a rovinarti la reputazione… e tu continuavi a inseguirla, senza smettere di amarla!”

“Rina, un momento…” cerco di intervenire lui.

“No, Alan: fammi finire, ti prego. Se non lo dico adesso, non lo dico più! E, se non ci riesco, me ne pentirò per tutta la vita. Ti sono veramente grata per avermi concesso questo colloquio!”

Alan sentiva il suo buon senso ammonirlo a non farla continuare. Intuiva che, se avesse ascoltato tutto ciò che Rina aveva da dirgli, si sarebbe poi trovato di fronte a un bivio tale, al cui confronto la scelta fra amore e dovere nella faccenda di Lisa/Seya sarebbe sembrata una fesseria! Purtroppo, quel maledetto senso della giustizia che non lo mollava mai, gli diceva che anche Rina - come Lisa -  aveva diritto alla sua chance.

“D’accordo” respirò “continua…!”

“Ecco… io credo che… se un ragazzo ama così tanto una ragazza, anche quando lei lo fa soffrire… volutamente o meno…” calcò sulle ultime parole “…credo che questo ragazzo sia in grado di amare in maniera meravigliosa. E io non posso fare a meno di innamorarmi di lui!”

Per la seconda volta in dodici ore, Alan Asuka sentiva inumidirsi gli occhi. Era la prima volta che una ragazza gli diceva cose del genere… o, più esattamente, era la prima volta che lui se le lasciava dire!

Senza neanche rendersene conto si era alzato dal suo posto, imitato da Rina. Abbracciatogli i fianchi, lei aveva concluso il suo discorso: “Io ti amo, Alan. Qualunque decisione prenderai - come uomo e come detective - io non smetterò di farlo… perché, comunque mi andrà, ne sarà valsa la pena!”

*Lo sapevo: non dovevo farla parlare… adesso sono rovinato!*

Ora capiva tante cose. Capiva soprattutto perché, fino a quel momento, avesse sempre litigato con Lisa: proprio per frenarla a dirgli cose come questa. Cose che lo avrebbero spiazzato, messo a nudo, catturato da una donna!

*Che male ci sarà, poi, a farsi catturare da una donna?* pensò Alan mentre, prima ancora di decidere di farlo, stava già posando le sue labbra sopra quelle della sua “assistente forzata”…

 

***

Nello stesso momento, il personale dalla sezione Neurologica stava osservando due display sulla console del controllo emotivo. Nel primo era comparso il messaggio RELATION TYPE A IN PROGRESS - SUBJECT: RINA TAKAMYA nel secondo comparivano invece i nominativi delle conoscenze femminili dell’organismo, ciascuno accompagnato dal suo Coefficiente Relazionale. Il livello del soggetto nominato dal primo display stava salendo dai 986 punti acquisiti con le coccole della sera precedente, verso i 1186 che avrebbe fatalmente raggiunto coi 200 guadagnatosi con quel bacio… che, fra parentesi, era il primo per entrambi gli interessati!

Non appena il punteggio di Rina ebbe superato la soglia dei 1000 punti, la colonna riservata alla qualità della relazione interpersonale, cambiò istantaneamente il suo status da quello di AFFECTION a quello di LOVE…!

“Ecco fatto” esclamò Phil Marlowe, con una smorfia “non c’è che dire: quel bel tipo è un vero specialista, a mettersi nei casini da solo!”

Harper, che era lì presente, chiese titubante: “Come mai non abbiamo ancora un riscontro sul nuovo C.R. unificato di Lisa/Seya?”

“Dietro mio suggerimento, Watson è riuscito a mettere parzialmente in standby le celle mnemoniche riservate al soggetto… in questo modo abbiamo rallentato l’elaborazione del nuovo C.R. e ottenuto il tempo necessario ad Alan per il confronto con la sua ex-avversaria, che dovrebbe fornirci elementi migliori per far risalire il suo livello… almeno lo spero!”

“Questo significa che il C.R. unificato stava scendendo?”

“Eh, sì… parecchio!” rispose Marlowe, sospirando.

“Dannazione…! Lei come la vede, Phil?”

“Mah… credo che le mie colleghe di Haneoka - o meglio di Saint Tail - dovranno darsi parecchio da fare… e mi auguro anche che adottino una strategia simile a quelle della Takamya. Altrimenti…”

“Dica quel che pensa, Phil: senza paura!”

“L’ho già detto, signore: per come la vedo io, se non avviene un miracolo, il sindaco di Seika avrà un nuovo nipote acquisito!”

A1 scosse la testa: “L’idea non mi piace. Non che la signorina Takamya non sia in grado di rendere felice questo organismo… tuttavia, sono convinto che Alan preferirebbe di gran lunga diventare il genero di un prestigiatore!”[3]

“Anche lei ha preso gusto alla perifrasi, a quel che sento!”

“Vorrei solo che quel ragazzo dividesse la sua vita con la donna che veramente desidera!”

“Anch’io, signore. D’altra parte, qua dentro possiamo solo gestire la situazione e aiutarlo a decidersi, ma la scelta finale dovrà farla lui… perché sorride?”

“Mi è venuta in mente una cosa buffa!”

“E sarebbe…?”

“Non è forse la donna a scegliere l’uomo che poi la sceglierà?”

Detto ciò, il Coordinatore dell’organismo abbandonò la centrale del controllo emotivo, lasciando il povero Marlowe a lambiccarsi inutilmente il cervello.

 ***

Camminavano lentamente, abbastanza vicini. Abbastanza da obbligare Rina a combattere ferocemente la tentazione di prenderlo a braccetto! La sua proverbiale acutezza l’esortava però ad avere pazienza e a non tirare troppo la corda, dal momento che già glien’era arrivata abbastanza. Certo più di quanto lei avesse sperato!

La sensazione di quel bacio, ancora presente sulle sue labbra, la riempiva ovviamente di gioia… ma anche di paura, perché adesso sapeva che se Alan avesse scelto, nonostante tutto, di mettersi con Haneoka, per lei sarebbe stato terribilmente doloroso!

D’altro canto i pensieri del detective non erano molto più sereni… durante tutto il tempo in cui aveva goduto - suo malgrado - della compagnia di quella ragazza, non aveva potuto fare a meno di apprezzare le sue qualità. Stavolta, aveva poi compiuto una mossa che lo metteva veramente alle strette, costringendolo a prendere contemporaneamente due decisioni fondamentali che gli avrebbero, in un modo o nell’altro, segnato irrimediabilmente la vita.

La prima decisione riguardava chiaramente la sua coscienza professionale: decidere se arrestare o meno  Lisa Haneoka - in arte Seya - colpevole di aver violato la legge, pur se spinta da nobili ragioni. La cosa non riguardava soltanto il Codice Penale, ma anche la sua personale responsabilità di aspirante detective: il sindaco Morinaka lo aveva onorato della sua fiducia, incaricandolo di arrestare quella strana “ladra-giustiziera” e lui quella missione l’aveva accettata, conseguenze e implicazioni comprese! Se adesso, per amore di Lisa, non l’avesse portata a termine pur essendo - ora - in grado di farlo (era questo il fardello terribile!) avrebbe disonorato suo padre, coperto di ridicolo il sindaco e creato problemi anche alla famiglia di quella graziosa ragazza al suo fianco, della quale doveva pur ammettere di essersi infine innamorato!

Questo era ormai un dato di fatto che implicava la seconda necessaria decisione: ricambiare o meno i sentimenti di Rina Takamya. Anche se dubitava che avrebbe mai smesso di amare Lisa (nonostante il bollore si fosse alquanto raffreddato dopo la scoperta della verità) non avrebbe potuto non tener conto di quel che provava ora per la “rivale” di lei! Aveva sempre ritenuto di essere solo un capriccio per quella graziosa biondina. Pensava che per lei conquistare il suo cuore rappresentasse solamente un’ambizione fra le altre (essere la più brava della scuola, la più invidiata dalle ragazze, diventare una poliziotta); ma le cose che aveva sentito in quel bar lo avevano lasciato piuttosto scosso! Il fatto poi che Rina non lo stesse spingendo a ripudiare Lisa rinfacciandole l’inganno perpetratogli nei panni di Saint Tail, non poteva che accentuare il nuovo sentimento di Asuka Jr, nei suoi confronti… questo temporeggiare della ragazza poteva anche essere tattico, ma sicuramente stava funzionando in maniera ottimale!

In quel momento Alan Daiki Asuka non si trovava spaccato in due, ma spaccato in quattro!

L’aspirante tutore della legge aveva davanti a sé due opzioni: la più facile era raggiungere il successo assolvendo il suo incarico, calpestando però il generoso movente di Seya, che il suo stesso senso di giustizia costringeva a rispettare. La più  difficile era invece spingere la società a riconoscere i reali intenti della “ladra”, trasformandola da fuorilegge in eroina!

Ma anche l’adolescente innamorato si trovava davanti a due opzioni: la più facile era cogliere la felicità, così a portata di mano, che Rina gli offriva, col rischio di vederla intaccata però dal rimorso di non avere avuto fiducia nel suo “doppio primo amore”! La più difficile era tentare invece una travagliata sintesi fra il sentimento provato fin dall’inizio per la sua “nemica notturna” (era indimenticabile la sensazione della sua stretta mentre lo librava nel cielo della città, la notte in cui avevano recuperato il Cigno di Cristallo) e quello più recente per la sua “ordinaria” compagna di classe (ugualmente indelebile era il formicolio avvertito per tutto il corpo - ettolitri di adrenalina rovesciati da Phil Marlowe sul groppone del povero Dick Tracy - nel corso di tutte quelle ripetizioni di matematica che le aveva impartito).[4]

Rina continuava a osservarlo di sottecchi. I suoi occhi femminei ben registravano il turbamento che il ragazzo mostrava sul volto, denunciando quanto fosse internamente combattuto. Tuttavia, siccome non mancava ormai molto alla residenza dei Takamya (Alan la stava infatti riaccompagnando a casa) la ragazza si decise a rompere il silenzio.

“A cosa pensi, Alan…?”

“A quel che diranno i tuoi genitori, vedendoti rientrare a quest’ora!” rispose lui, dopo aver elucubrato per un attimo.

“Bugiardo…!”

“Non del tutto!”

“Tranquillizzati, sciocco! Ieri sera, quando ho deciso di pizzicarti a casa tua, li ho chiamati al cellulare e ho detto loro che avrei dormito da un’amica!”

Alan si chiese quanti zilioni di volte quella scusa, vecchia come il cucco, fosse stata adoperata dalle ragazze per coprire la loro prima notte brava!

“Sicura che ti abbiano creduto?” chiese poi.

“La cosa ti preoccupa?” ribatté lei, con voce decisamente maliziosa.

“Direi proprio di sì!”

Lei sospirò e rispose: “Non preoccuparti, Alan: non provocherò uno scandalo per costringerti a sposarmi…!”

“Non dire sciocchezze” il ragazzo avvertì un brivido lungo la schiena “so bene che fra i nostri compagni di scuola non hai certo una reputazione da disinteressata” a lei si intristì lo sguardo e lo abbassò “ma, se ci tieni a saperlo, fra quelli che la pensano così, io non ci sono… e non da oggi!”

“Davvero…?” gli chiese Rina, con gli occhi che le tornavano a brillare.

“Che tu mi creda o no” Alan tornò a guardare davanti a sé “prima non ti ho baciata per semplice desiderio fisico… non solo, almeno!” ritenne opportuno precisare.

Stavolta la ragazza non poté più trattenersi e, visto che lui continuava a tenere le mani nelle tasche, lo prese finalmente a braccetto. Per un momento lui sembrò opporre una debole resistenza, ma poi accettò quel contatto come una cosa abbastanza naturale.

*Meno male che gli Haneoka abitano lontano dai Takamya* pensò *spero solo che quel disgraziato di Mantano non ci becchi… se no, sai che casino!*

Alan vedeva già i titoloni sul Saint Paulia Times[5]: LA FUTURA POLIZIOTTA DERUBA LA LADRA DEL SUO CACCIATORE o peggio FIDANZAMENTO IMMINENTE FRA LA NIPOTE DEL SINDACO E IL FUTURO CAPO DELLA POLIZIA DI SEIKA

Si lasciò scappare un brivido…

“Ma allora di che ti preoccupi? Stai tremando! Guarda che i miei non sono poi così all’antica!”

“È più tuo zio a preoccuparmi, se vuoi saperlo!”

Altra frase, pronunciata ancor prima di pensarla, che dette modo a Rina di affrontare finalmente l’argomento tabù: “Ti preoccupa per la nostra notte brava o per quel distintivo che ti pesa nella tasca…?”

Colpito e affondato, Alan si arrestò. Fra l’altro, erano nel frattempo arrivati davanti al cancello della sua villa. Istintivamente, il ragazzo trasse di tasca l’oggetto[6] e lo contemplò a lungo…

“Quel giorno è stato uno dei più belli della mia vita” disse, quasi a sé stesso “ma oggi mi viene quasi da maledirlo!”

“Io temo, invece” replicò Rina, malinconicamente “che tu maledica più il giorno in cui ho deciso di venire a vivere a Seika!”

Il detective rialzò il viso e la fissò severamente: “Ti sbagli. Ora, comunque, non è così!”

“Come vorrei crederti, Alan…!”

“Allora fallo” replicò deciso lui, mentre Gus Chandler si domandava come facessero, dentro la Takamya, a farle luccicare gli occhi a comando “e rifletti su questo, se ti può aiutare: di cosa potrei rimproverarti? Forse di volermi bene? Non sono il bastardo che credete tutti, Rina!”

“Io non l’ho mai creduto…! Vorrei solo sapere che farai, adesso!”

“Quello che mi detta la mia coscienza. Che altro?”

“La tua coscienza di detective o la tua coscienza di innamorato?”

Alan sospirò, prendendosi il tempo per scacciare l’irritazione che le punzecchiature di Rina - più o meno intenzionali - gli stavano provocando. Non voleva mettersi a litigare con lei. Non voleva più litigare con nessuno.

*Con nessuno...!* si disse, calcando mentalmente su quella parola.[7]

“Non è detto che le due coscienze non trovino un punto di incontro. Dopotutto, la legge deve anche educare i trasgressori, non solo punirli!”

“Credi che questo sia il tuo compito personale?”

“Forse no, ma vorrei assumermelo” replicò il giovane, decidendo di andare direttamente al sodo “in fondo, le devo…” si corresse “…le dobbiamo qualcosa! Se le sue imprese - illegali, va bene - non avessero portato allo scoperto tutti quei truffatori, essi l’avrebbero fatta franca! Non puoi negare che, più o meno indirettamente, la giustizia l’ha servita anche lei. Cerca di capire, Rina: io non me la sento di sbatterla in galera…!”

Rina lo scrutò in volto: “E l’incarico che ti aveva affidato mio zio?”

“Tuo zio mi aveva incaricato di arrestarla… il che può anche voler dire fermare solamente la sua attività, che la legge - su questo siamo d’accordo - non può consentire: tocca alle forze dell’ordine far rispettare le regole, non ai privati cittadini!”

“Dove vuoi arrivare, Alan…?”

“A questo, Rina: cosa ne diresti se le parlassi e la convincessi a non continuare?”

“Credi che ti ascolterebbe?” chiese la nipote del sindaco, con un tono di scetticismo nella voce.

“Se non ci provo, non lo saprò mai!” rispose lui, ruotando in su i palmi delle mani.

La ragazza, che si era appoggiata al muro di cinta della proprietà mentre lo stava ascoltando, chiuse gli occhi, come per raccogliersi. Anche gli occhi di Alan potevano constatare la sua sofferenza. Quando li riaprì, gli disse, con voce tremante: “Allora provaci…!”

Il sorriso di Alan risplendette più del sole, mostratosi finalmente attraverso gli squarci delle nuvole. Il ragazzo si avvicinò e le afferrò le mani: “Grazie, Rina! Lo sapevo che sei una persona onesta! E sono felice che ti sia innamorata di me… ne sono anche lusingato, se vuoi saperlo!”

A quelle parole, la ragazza lo abbracciò con grande trasporto. Lui ricambiò l’abbraccio ma, dopo un attimo, si accorse che le sue spalle si scuotevano… stava piangendo.

“Rina… cos’hai…?”

“Alan… ti prego: non illudermi!”

“Ma che dici?”

“Io… io non odio Lisa, te lo giuro! Anch’io capisco un po’ quello che ha fatto… anche se non digerisco il modo che ha usato per conquistarti! Comunque, se sceglierai lei, ti capirò… sarà terribile, ma me ne farò una ragione…”

“Rina…” disse lui, carezzandole istintivamente la testolina bionda.

A quel contatto, lei si stacco da lui e lo fissò con lo sguardo più penetrante che poteva. Alla Sensitiva cominciarono ad accendersi alcune spie di sovraccarico: “…ma, se è così, dimmelo subito: non farmi sperare inutilmente…!”

Il ragazzo annuì. Ormai non poteva più considerarla una ragazza petulante e appiccicosa. Le mise le mani sulle spalle e le disse: “È anche per questo che voglio parlarle, prima di agire! Devo capire cosa provo esattamente per lei e - soprattutto - capire cosa lei prova esattamente per me! Come Seya non ha mai nascosto i suoi sentimenti… come Lisa sì! E devo capire se questo faceva parte dell’inganno o se c’era dell’altro. Quando avrò le idee più chiare, potrò finalmente prendere la mia decisione da uomo. Non voglio avere né dubbi, né ripensamenti su chi desidero veramente al mio fianco per tutta la vita! Ora come ora… lo confesso… vi amo tutte e due!”

Rina gli sorrise dolcemente, carezzandogli la guancia: “La sincerità… ecco cos’avevo dimenticato!”

“Come…?”

“Al bar, quando mi hai chiesto perché mi piacevi… è questo un altro dei motivi: la tua sincerità!”

Alan non resistette alla tentazione di darle un leggero bacio sulla fronte. Quando si ritrasse, notò con stupore che il volto di lei si era fatto leggermente corrucciato.

“Sei proprio sicuro di non avere già scelto…?” gli chiese ancora una volta.

Con espressione altrettanto seria, il detective annuì senza alcuna esitazione: “Lo sono, Rina!”

“E allora sappi” concluse, piantandogli di nuovo due occhi che fecero saltare diversi circuiti di protezione sui pannelli di Marlowe “che prima di rassegnarmi lotterò con tutte le mie forze! Posso lealmente ammettere che anche Seya ti meriti” calcò bene sul nome che aveva usato “ma non ti lascerò a lei così facilmente: me lo riprenderò io, il cuore che ti ha rubato!”  

Senza dargli il tempo di rispondere, gli stampò infine sulla bocca un bacio mozzafiato! Se non ci mise la lingua, fu solo perché temeva che poi non sarebbe più riuscita a controllarsi… era meglio giocare pulito, ancora per un po’!

Mentre Alan cercava di riprendere a respirare, Rina suonò il campanello e, quando le aprirono, gettò sul tavolo l’ultima carta…

“Dopotutto… mi riprenderei soltanto quello che ho vinto!”

“Che cosa vuoi dire…?” domandò lui, con un certo qual vago presentimento.

“Che la scommessa l’ho vinta io, non ti ricordi? Adesso devi metterti con me!”

“Ma…”

“Ciao, tesoro… telefonami!”

Richiuso il cancello, la ragazza attraversò il giardino con una velocità tale da far invidia a Saint Tail… prima ancora che Alan potesse riprendersi dallo shock, aveva già varcato il portone di casa.

Il povero detective se ne rimase sul marciapiede, come un baccalà, poi sentì montargli un discreto nervosismo: “Ladre, suore, poliziotte” gridò il maschilista convinto che era in lui “dove diavolo sono finite le ragazze che vogliono fare soltanto le mogli e le madri??”

Ciò detto, tirò un calcio liberatorio a un provvidenziale ciottolo e se ne andò.

 

***

Contemporaneamente, nella centrale del controllo emotivo, Phil Marlowe doveva riscontrare con sgomento che il solo pensiero poc’anzi espresso dal giovane detective a proposito di mogli e madri, aveva fatto guadagnare almeno 10 punti al Coefficiente Relazionale di Sayaka Shinomya! Gli aggiornamenti sul display delle relazioni interpersonali segnalavano ora 331 punti per la dolcissima fan di Asuka Jr. e 1386 punti per la nipote del sindaco (ne aveva guadagnati altri 200 con il secondo rapporto A)[8]. In terza e quarta posizione stavano le righe relative a SEYA (A.K.A. SAINT TAIL) e LISA HANEOKA, entrambe col livello del C.R. azzerato e la nota CANCELLED. In fondo alla lista, in posizione chiaramente provvisoria, compariva infine la nuova riga intestata a LISA HANEOKA/SEYA (A.K.A. SAINT TAIL) che mostrava ancora, nella colonna del livello, un inquietante NA[9] e, in quella delle note, un ancor più inquietante ELABORATION IN PROGRESS

Il capo della Neurologica di Alan Asuka non poté fare a meno di accasciarsi sul suo tavolo da lavoro, tuffando il viso nelle braccia e sospirando ancora: “Aaah… sì: decisamente una brutta settimana…!”

 



[1] Marlowe è il capo della sezione Neurologica e Tracy della Cardiaca.

[2] Capo della Motoria.

[3] I lettori di questa fanfic devrebbero prendere atto che i membri del Consiglio Organico di Alan  - con l’eccezione di James Watson - sono decisamente Haneokiani piuttosto che Takamyani… anche se il Codice Biologico imporrebbe loro di essere super-partes! Da ciò, forse i fans di Lisa/Seya si sentiranno rassicurati sul finale.

[4] C’è da chiedersi se non derivasse proprio da questo la passione di Alan per tale materia!

[5] Il giornale della scuola, redatto appunto da Sergio Mantano, l’aspirante giornalista-fotoreporter.

[6] Si tratta chiaramente del distintivo consegnatogli dal sindaco assieme all’incarico di arrestare Saint Tail.

[7] Secondo voi a chi si sta riferendo?

[8] E meno male che non aveva usato la lingua, altrimenti sarebbero stati 300…!

[9] Not Available (Non Disponibile).

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Capitolo 12
*** Le quattro opzioni ***


Capitolo 12: Le quattro opzioni

Capitolo 12: Le quattro opzioni

 

A

l tavolo delle riunioni d’emergenza stavano nuovamente seduti i capi delle quattro sezioni più interessate (o meglio coinvolte) nella ricerca della via d’uscita più onorevole dal dilemma sentimental-professionale (o professional-sentimentale, ancora non avevano deciso come chiamarlo) attraversato attualmente dal loro organismo: Watson (Cerebrale), Marlowe (Neuro), Chandler (Sensitiva) e Spade (Genetica). Presiedeva naturalmente l’Organic Coordinator Harper, ovvero A1.

La riunione faceva seguito a un mini-consiglio tenuto dai quattro capi-sezione citati, nel quale gli stessi avevano elaborato le possibili opzioni per uscire da tutto quel pantano e ora facevano appunto rapporto al Coordinatore di Alan Asuka.

“Prima di cominciare” disse quest’ultimo “vorrei essere possibilmente informato sull’attuale livello del nuovo C.R. unificato di Lisa/Seya!”

Watson e Marlowe si scambiarono un’occhiata, poi il secondo rispose al capo: “Certo, signore! In questo momento, il livello del C.R. unificato si trova a quota 522!”

A1 meditò qualche istante: “522 punti… affetto, ma non più amore. Giusto?”

“Esatto, signore!”

“È in grado di dirmi se questo valore è il risultato di una precisa elaborazione dei circuiti psichici?”

“Certamente” rispose Marlowe “come le avevo già detto, le celle di memoria riservate a Lisa Haneoka (comprese quelle che, fino all’altra sera, erano assegnate a Saint Tail) erano state messe in stand by… vale a dire inserite in un circuito di auto-alimentazione che consentiva loro di non essere delettate[1] anche se non ricevevano più corrente dai circuiti psichici. Questo aveva fatto sì che le sensazioni che Alan sta provando dalla realizzazione dell’Ipotesi Zero, cessassero di modificare il livello del C.R. del soggetto. Tuttavia, lo stato di auto-alimentazione non può essere mantenuto a lungo, pena l’inevitabile deterioramento delle celle stesse; per cui abbiamo dovuto reinserirle nel circuito neuronico principale!”

“E quindi?” domandò Harper, ansiosamente.

“Ecco… evidentemente l’elaboratore emotivo ha innanzitutto effettuato una sintesi fra i livelli assunti da Lisa e da Seya immediatamente prima della scoperta, per poi elaborare una seconda sintesi fra il livello che assumerebbe il C.R. della ragazza - in conseguenza della reazione negativa di Alan - e il livello ottenuto dalla sintesi precedente!”

“Non si tratta di sintesi, Phil” intervenne Watson “si tratta di medie matematiche. Pure e semplici!”

Il Coordinatore sobbalzò e puntò lo sguardo sul capo della Cerebrale: “Vorrebbe spiegarsi?”

“Ma certo” l’altro si alzò e si avvicinò a un cavalletto presso un angolo della stanza, coperto da diversi fogli di carta. Trasse di tasca un pennarello e continuò “è molto semplice: prima che si scoprisse l’altarino, miss Haneoka aveva un livello di 1025 punti, mentre miss coda di cavallo ce l’aveva di 1038![2] Ora, la media matematica dei due valori risulta essere di (1025+1038):2, cioè 2063:2, pari a 1031. Facendo sempre la media matematica fra il valore più basso che Marlowe aveva ipotizzato in caso di reazione negativa e quello ottenuto dalla prima media, avremo un risultato di (13+1031):2 = 1044:2 = 522. È chiaro?” chiese infine il capo della Cerebrale, dopo essersi voltato, sorridendo.

“Sì, sì… è chiaro” ammise Harper “come è chiaro il suo piacere personale nell’esporre la situazione, Watson!”

“Il suo sarcasmo mi sembra fuori luogo, signore” ribatté l’altro, risentito “quest’analisi potrà anche non piacerle, come non piace al mio collega” sbirciò fugacemente Marlowe “tuttavia è un’analisi assolutamente esatta!”

“Ciò che non mi piace, signor Watson, non è l’analisi in sé… bensì la propensione di Alan a decidere della sua vita a colpi di medie matematiche!”

Il capo della Cerebrale si irrigidì: “Signore” disse, gonfiando il petto “le rammento che la matematica è l’alfabeto col quale Dio ha scritto l’universo!”[3]       

“Questa, però, a quelle di Haneoka non la raccontiamo, eh?” intervenne Spade, con voce nervosa “Altrimenti la loro Motoria mi prende la centrale in mano e me la strizza di brutto…!!”

“Tranquillo, Sam: non credo sia nel loro interesse!” osservò Chandler.

“Non lo sarà se il signorino sceglierà lei come compagna, Gus… ma, da quello che sento, le cose stanno andando in tutt’altra direzione!”

“Ecco, appunto” puntualizzò A1, battendo una mano sul tavolo “qui si tratta di decidere alla svelta come comportarsi nei confronti di quelle due: Haneoka e Takamya, intendo dire. E non sarà per niente facile!”

“Ce la faremo, signore! Dopotutto, le cose avrebbero potuto andare anche peggio!” non riuscì a trattenersi dal dire Marlowe.

“Come sarebbe…?” chiese Watson, perplesso.

“Beh… considera che, se l’Ipotesi Zero si fosse rivelata infondata, adesso magari ci ritroveremmo a dover scegliere fra tre ragazze, invece di due. È già qualcosa, no?”

“Ah, certo… davvero una bella fortuna!! Beato te che hai ancora voglia di scherzare, Phil!” gli rispose il collega con un severo sguardo di rimprovero.

“Sempre meglio della tua citazione galileiana!”

I due furono interrotti da altri due colpi sul tavolo, un po’ più forti del precedente…

“AVETE FINITO?” gridò il Coordinatore. I due smisero di beccarsi e ammutolirono “Bene!! Ora che vi siete un po’ divertiti, vediamo di passare alle cose serie! Mi auguro proprio che non sia unicamente quella di Marlowe, la conclusione a cui siete pervenuti durante l’incontro svoltosi fra voi, prima di questa riunione!”

“No, signore” si affrettò a rispondere il capo della Neuro “in verità, abbiamo considerato quattro possibili opzioni, relative a quattro diverse linee di condotta da far adottare al signor Asuka!”

“Addirittura quattro? Bene, siete stati abbondanti!”

“Non sono né abbondanti, né scarse, signore” replicò Watson “sono soltanto quelle possibili. Ora gliele illustrerò!”

“No: lei, no, Watson” lo fermò A1 scuotendo il ditino “e nemmeno lei, Marlowe… voglio uno neutrale! Diciamo… lei, Spade!”

Il capo della sezione Genetica si alzò sorridente e si avvicinò al cavalletto.

“E lui sarebbe neutrale?” esclamò Watson, punto sul vivo.

L’interessato si voltò e rispose, serafico: “La Genetica è neutrale per definizione, Jim: Il nostro compito è quello di procurare una discendenza all’organismo. Non importa con chi!”

“Ma certo” annuì il capo della Neuro, appoggiando la faccia sulle mani “ladre-giustiziere, aspiranti-poliziotte… che differenza fa? Basta che abbiano tutte un’interfaccia di passaggio…!”[4]

“Basta, Marlowe” lo riprese A1 “non ricominci anche lei!”

“Mi scusi, capo… facevo solo per sdrammatizzare!”

“D’accordo, ma non esageri: guardi quelli di Moroboshi dove sono finiti, a forza di sdrammatizzare!” commentò Harper osservando Spade mentre riempiva un nuovo foglio di carta dopo quello utilizzato prima da Watson.

“Non mi sembra che se la passino poi tanto male, però!” osservò costui.

“Ah, non crediate: l’erba del vicino è sempre più verde!”[5]

Appena ebbe finito, Sam Spade si voltò, scostandosi dal cavalletto. Il foglio che il capo della Genetica aveva appena riempito, Lew Harper lo vedeva ora diviso in quattro settori, riempiti nel modo seguente…

 

In quello in alto a sinistra c’era scritto:

 

OPZIONE: WATSON

AZIONE: ARRESTARE LISA/SEYA + SCEGLERE RINA

REAZIONE LISA: L

REAZIONE RINA: J

 

In quello in basso a destra c’era scritto:

 

OPZIONE: MARLOWE

AZIONE: SALVARE LISA/SEYA + SCEGLIERE LISA/SEYA

REAZIONE LISA: J

REAZIONE RINA: L

 

Queste erano le due opzioni radicalmente opposte. C’erano poi le opzioni di compromesso.

Nel settore in basso a sinistra c’era scritto:

 

OPZIONE: CHANDLER

AZIONE: ARRESTARE LISA/SEYA + SCEGLIERE LISA/SEYA

REAZIONE LISA: J

REAZIONE RINA: L

 

e infine, in quello in alto a destra:

 

OPZIONE: SPADE

AZIONE: SALVARE LISA/SEYA + SCEGLIERE RINA

REAZIONE LISA: L

REAZIONE RINA: J

 

Le linee di divisione dei quattro quadranti erano attraversate da altrettante frecce: due orizzontali e due verticali. Una doppia freccia obliqua univa poi i quadranti contenenti le due opzioni radicali, attraversando l’incrocio delle linee divisorie. Le frecce stavano semplicemente a indicare come l’opzione “SPADE” fosse un compromesso fra le opzioni “WATSON” e “MARLOWE”, mentre l’opzione “CHANDLER” era un compromesso reciproco fra le due stesse opzioni  radicali.

Al Coordinatore Harper cominciava a venire un po’ di mal di testa… tuttavia strinse i denti e lasciò la parola a Spade.

“Allora…” cominciò questi “…qui sono descritte le quattro possibili opzioni che abbiamo davanti a noi. La nostra scelta è - allo stesso tempo - professionale e sentimentale!” Spade puntò il pennarello sul quadrante in alto a sinistra “L’aspetto professionale ci imporrebbe di fare il nostro dovere e arrestare miss Haneoka (alias Seya) in quanto ladra, anche se giustiziera… in modo da applicare il Codice Penale e assolvere contemporaneamente l’incarico testé affidatoci dal sindaco. Al tempo stesso, l’aspetto sentimentale della scelta renderebbe giustizia a miss Takamya che, oltre ad appoggiarci nell’impresa, ci ha onestamente manifestato, fin dal principio, i suoi sentimenti. Questa è l’opzione proposta dal signor Watson!”

“Non me ne stupisco” commentò Harper “sappiamo tutti che il nostro capo-cerebrale e un Takamyano di ferro!”

“Obiezione, signore” protestò l’interessato “il mio intendimento è semplicemente quello di rendere giustizia a un’equipe organica femminile onesta… una delle poche che ci sono, per dirla tutta!”

“Balle…!!” ribatté Marlowe “Tu vuoi soltanto rendere la pariglia all’equipe femminile che ti ha fregato!”

“Forse te lo sei scordato, ma hanno fregato anche te!!”

“Piantatela, una buona volta, voi due!!!” saltò su nuovamente Harper “Hanno fregato tutti, qui dentro, se è per questo!” il Coordinatore sbuffò e fece cenno a Spade di proseguire.

“L’opzione diametralmente opposta a quella appena illustrata” disse costui, indicando il quadrante in basso a destra “è naturalmente quella del signor Marlowe[6]… e consiste invece nel sacrificare completamente l’aspetto professionale, in favore di quello sentimentale: vale a dire salvare Lisa (in arte Seya) e contemporaneamente mettersi con lei. Questo compenserebbe la nostra ex-avversaria per ciò che ha fatto per le vittime di tutte quelle truffe, ma - per contro - defrauderebbe ingiustamente miss Takamya per la sua sincerità e la sua onestà d’intenti!”

“Ci andrei piano, con questa onestà di intenti…!” polemizzò Marlowe “Se, anziché una ladra, Seya fosse stato un ladro, forse il senso della giustizia di Rina si sarebbe rivelato un  po’ meno zelante…!”

“Ti prego, Phil” esclamò il capo della Genetica, mettendosi una mano sullo stomaco “non rammentarci la storia della scommessa: giù da noi ci rivoltiamo ancora le budella, a pensare che potevamo veramente avere inseguito un uomo…!”

“Non era questa la mia intenzione, Sam” replicò il capo della Neuro “volevo solamente dire che lo scopo di miss Takamya - più o meno recondito - era quello di acchiappare Alan, più che quello di acchiappare Seya!”

“Questo sarà anche vero” disse Watson “ma non puoi negare che la tua osservazione calzi perfettamente anche se riferita ad Alan!”

Marlowe si voltò di scatto verso il collega: “Che cosa vorresti insinuare…?!”

“Io non insinuo un bel niente: io affermo e sostengo che se Saint Tail non fosse stata una femminuccia, mister superinsensibile non avrebbe accettato con tanto entusiasmo l’incarico del sindaco!”

“Beh, può anche darsi” rispose il responsabile dell’Emotiva, sudando “non ho mai negato, del resto, che l’aspetto romantico funzionasse da stimolo alla nostra caccia!”

“Appunto! Per non parlare dell’aspetto erotico, vero Spade? Scommetto che la tua sezione ha fornito a quella di Tracy molta più adrenalina di quella di Marlowe, per pompare l’ossigeno che serviva a Wolfe per rifornire Kirby di calorie!”[7]

“Se lo dici tu…!” ribatté il responsabile della Genetica.

“Lo dico io, sì!! Per tacere dei motivi che spingevano la codina a farsi inseguire - e ben volentieri - dal suo amico detective, con tanto di lettere di preavviso! Per cui, caro Phil, è inutile fare gli ipocriti: se dentro Haneoka e dentro la Takamya sono tutte peccatrici, qui dentro siamo tutti peccatori!”

“AMEN…!!!” concluse, a voce alta, il Coordinatore “E adesso, se non vi dispiace, andiamo avanti! E il prossimo che ricomincia a divagare, sentirà le sue!! Sono stato chiaro…?”

Gli altri deglutirono e Watson confermò: “Cristallino, signore!”

“Alla buon’ora… a lei, Spade!”

“Bene… ci sono poi le due opzioni di compromesso” indicò il pannello in basso a sinistra “la prima consiste nell’arrestare Lisa (in arte Seya) e, allo stesso tempo, mettersi con lei, una volta che abbia scontato la pena, che tutti noi ci auguriamo breve e che potrebbe anche esserle condonata (abbiamo discusso su questo). Questa scelta soddisferebbe la nostra coscienza professionale e anche quella sentimentale: la nostra ex-avversaria verrebbe magari punita dalla legge, ma si vedrebbe ricambiare i suoi sentimenti e ciò la compenserebbe della condanna moralmente ingiusta! In quanto a Rina, non potrebbe accusare Alan di favoritismo nei confronti della rivale e potrebbe mantenere un buon rapporto di amicizia con entrambi. Questa è l’opzione del signor Chandler!”

“Complimenti, Gus” gli disse A1 “davvero niente male!”

“Che vuole, signore… in fondo è la mia sezione che l’ha smascherata. Mi sembrava giusto riparare, in qualche modo!”

Il Coordinatore sorrise e tornò a guardare Spade, mentre Watson masticava amaro, pensando: *Al diavolo!! Quella ladruncola coduta li ha proprio incantati tutti quanti!! La Neuro femminile che ha inventato questo metodo l’avrebbe dovuto brevettare…!*[8]

“Infine” disse Spade puntando il pennarello sul settore in alto a destra “ecco l’ultima opzione proposta: non arrestare Lisa (o Seya) e mettersi invece con Rina… questo darebbe riconoscimento ai meriti morali della nostra ex-antagonista e, contemporaneamente, premierebbe anche i meriti di miss Takamya… sia quelli civici, che quelli sentimentali!”

“E questa opzione - manco a dirlo - è la sua!” osservò A1.

L’altro parve un po’ imbarazzato: “In effetti… sì, signore: è la mia!”

“Mi tolga una curiosità, Spade” gli chiese Harper, sorridendo bonariamente “non è che la sua proposta derivi anche - magari inconsciamente, eh…? - dal desiderio della sua squadra di confrontarsi con un’amante più gestibile?”

“Quale amante più gestibile?” intervenne Marlowe “Quella che si è introdotta di soppiatto nel suo letto?!”

“Sì, ma non facendo nulla, salvo dormirgli affianco” gli ribatté Watson “tu, come al solito, o non capisci o fai finta di non capire!”

“E tu, come al solito, hai voglia di litigare…! Se invece provocassi di meno e ti spiegassi di più, magari potremmo anche andare un po’ più d’accordo!”

“Ma porca miseria, Phil…! Non ce l’hai scritto, sui tuoi manuali, che le acque chete sono, in realtà, le più scatenate?”

Agnellini in cucina e tigri a letto! Già, l’ho sentita anch’io, da qualche parte, questa teoria” osservò A1 per poi tornare a rivolgersi a Spade “dunque, Sam, cosa mi risponde? È così che stanno le cose?”

Il capo-sezione, arrossito fino alla punta dei capelli, balbettò: “Non… non saprei, signore!”

“Suvvia, non abbia timore: fra l’altro, le sue riserve sarebbero più che legittime: dopotutto, ogni responsabile organico ha il dovere di far rendere al meglio la sua sezione. E la scelta della partner non può ovviamente prescindere dal giudizio della Genetica!”

Sam Spade meditò qualche istante, poi dichiarò: “Può darsi che sia come dice lei, signore… d’altra parte, avendo il signor Chandler formulato la sua opzione per primo, io non potevo che formularne una di segno opposto e perciò…”

Lew Harper sorrise maliziosamente: “Va bene, signor Spade, ho capito: mettiamola pure così… comunque, lei non deve sottovalutarsi: una risposta come questa denota una notevole scaltrezza, da parte sua. Buona anche per dividere il letto con Saint Tail” si voltò verso il capo della Cerebrale e concluse “senza dormire, ovviamente!”

“Se lo dice lei, signore!”

“Sì, lo dico io” ribatté A1, rifacendogli il verso “bene…” disse poi, rivoltandosi verso il relatore “…a questo punto, immagino di dovervi chiedere quale delle quattro opzioni che mi avete esposto, sia la più opportuna da seguire!”

La sua frase fu seguita da un pesante silenzio. Il Coordinatore attese che i suoi subordinati gli rispondessero o, quanto meno, si scambiassero qualche opinione od osservazione al riguardo. Niente.

“Beh, signori: dico, non vi aspetterete che sia io a decidere cosa fare, vero?! Avete trascorso più di due ore a cospirare fra di voi, prima di venire a riferire al sottoscritto… sarete pure in grado di esprimere almeno una valutazione di massima, voglio sperare!”

A questo punto, Phil Marlowe si alzò e si avvicinò al cavalletto. Spade, ben lieto di abbandonare quel “palcoscenico”, gli cedette il posto e si accomodò a sedere.

“Dunque, signore…” cominciò il capo della Neuro “…se consideriamo le previste reazioni delle due controparti alle quattro diverse condotte che il signor Asuka potrebbe assumere, possiamo notare un fattore significativo: che Lisa/Seya venga arrestata o meno, la sua reazione risulterebbe positiva solamente nel caso in cui il suo ex-inseguitore decidesse di mettersi con lei! Viceversa, la reazione di Rina sarebbe ovviamente positiva solo nel caso opposto! Considerato che, l’eventuale sanzione che miss Haneoka subirebbe dalle autorità per la sua attività irregolare, sarebbe certamente blanda… il suo maggiore danno psichico risulterebbe essere il rifiuto di Alan. Per essere più chiaro, l’eventuale condono della pena non consolerebbe l’ex-ladruncola più di tanto, se il suo detective la lasciasse per la Takamya! Viceversa, quest’ultima non si sentirebbe appagata più di tanto dall’arresto della rivale, se costei avesse partita vinta nell’altro campo!” detto questo, fissò il Coordinatore.

“E allora?” chiese lui.

“E allora…” esitò Marlowe “…se consideriamo i due diversi - ma ugualmente presenti - obblighi morali che il nostro ragazzo possiede nei confronti delle ragazze a cui tiene di più, la questione non è se arrestare o meno la ladra Saint Tail… bensì quella di scegliere chi avere al suo fianco per il resto della vita. In altre parole, chi portare all’altare!”

A1 abbassò lo sguardo e rimase a meditare con le braccia incrociate per qualche secondo. Quando rialzò la testa, domandò al capo della Neuro: “Se non ricordo male, lei ha detto all’inizio che il nuovo C.R. di miss Haneoka avrebbe assunto un valore di 522 punti!”

“Sì, signore!”

“E… quello di miss Takamya, a che quota è?”

“1386…!” rispose, piatto, l’altro.

Il Coordinatore guardò a lungo il suo subordinato e finalmente chiese: “Questo non significa forse che Alan ha già scelto con chi trascorrere il resto della vita?”

Phil Marlowe si morse nervosamente le labbra, poi fece due o tre respiri profondi e rispose: “Attualmente le cose starebbero come dice lei… ma dobbiamo ancora affrontare il confronto con Lisa. O meglio con Seya!”

“Crede che ne valga la pena? Voglio dire…” Harper sporse le mani in avanti per fermare l’interlocutore, che aveva già aperto la bocca per ribattere “…potrebbe rivelarsi un incontro doloroso. Magari il suo C.R. ne uscirebbe malconcio… mentre adesso, per lo meno, Alan sente ancora dell’affetto, per lei! Mettiamo che, dopo il confronto, la detesti! È un rischio da correre, secondo lei, se non esistono probabilità ragionevoli che fra i due possa rinascere un sentimento più forte?”

Il responsabile della Neuro si portò una mano alla fronte, lisciandosela più volte e riflettendo profondamente. Quando parlò, la sua voce era tremula, ma convinta: “Io ritengo che… dopotutto, glielo dobbiamo! Un chiarimento, voglio dire. Seya può averci ingannato celandosi sotto i panni di Lisa durante il giorno… ma, come ho detto l’altra notte a Watson, non ha utilizzato questi panni per carpirci informazioni sulle nostre tattiche di cattura. Nel caso del Cigno di Cristallo, poi, il suo aiuto è stato decisivo per recuperare la credibilità di Alan nei confronti del sindaco! Pensiamo anche alle lettere di preavviso: in fondo, lei voleva essere inseguita! Forse cercava di dirci qualcosa… forse, interpretare il personaggio di Saint Tail era il suo modo per comunicare con lui, per esprimergli ciò che non riusciva a dirgli come Lisa Haneoka. E tutto lascia ritenere che, in fondo, anche per lui, era lo stesso! Voglio dire, dare la caccia a Seya era il suo modo per andare incontro a Lisa. C’era un inconscio desiderio, da parte sua, che quelle due fossero la medesima persona. È innegabile…!”

“Ma… scusa, Phil” intervenne il capo della Cerebrale “se è come dici tu, mi spieghi perché il nuovo C.R. di Haneoka non ha un valore molto più alto?”[9]

Marlowe guardò il collega e poi guardò ancora A1, che glielo chiese a sua volta: “Jim ha ragione, Phil: perché non è più alto, allora?”

L’altro sospirò e, dopo qualche attimo, rispose: “Francamente… non lo so! Posso ritenere che… rimanga uno strascico di dubbio latente su quelle che potrebbero essere state le vere intenzioni di Saint Tail nei suoi confronti!”

“Cioè, il dubbio che lei lo abbia veramente manipolato?” domandò Harper.

“È possibile. Non trascurerei nemmeno il nuovo sentimento del signor Alan per la signorina Takamya!”

Il Coordinatore tornò a fissare il centro del tavolo per un po’… poi guardò di nuovo il sottoposto: “Insomma, Marlowe: a parer suo, qual è veramente la cosa migliore da fare…?”

“In base a ciò che ho detto prima, signore” il capo della Neuro tornò a voltarsi verso lo schema “le opzioni WATSON e CHANDLER le escluderei in partenza! Anche se Seya lo avesse ingannato, è chiaro che ciò che faceva era a fin di bene. L’innato senso della giustizia del signor Alan non può consentire che Saint Tail venga sanzionata per questo o che corra anche solo questo rischio. Rimangono la mia opzione e quella di Spade: preservare comunque Lisa dalla legge, ma decidere se farla felice o fare felice Rina. È questo, in buona sostanza, quello che deve decidere Alan… e potrà deciderlo soltanto dopo aver parlato con Lisa!”

“In buona sostanza” intervenne Spade “si tratta di capire se, al di là delle sue generose azioni di recupero, la codina lo abbia preso in giro oppure no. Nel primo caso, prenderemo Rina, nel secondo caso…”

“…prenderai Seya” non si trattenne dal dire Chandler “così farai quello che Kirby non è mai riuscito a fare…!”

“L’hai detto tu, non io!” ribadì il capo della Genetica, socchiudendo gli occhi.

Dopo aver riflettuto ancora un momento, Harper deliberò: “Bene… date le circostanze straordinarie che caratterizzano questo particolare momento e dato anche che il tempo stringe… giudico non indispensabile mettere ai voti la decisione. Mi prendo quindi personalmente la responsabilità!” ciò detto, tornò a guardare il capo della Neuro “La sua proposta è approvata, Marlowe: a lei e a Watson il compito di trovare il sistema più efficace per affrontare l’argomento con la signorina Haneoka” si girò verso il capo della Cerebrale “e quello meno doloroso, naturalmente” sospirò e concluse “la seduta è tolta!”   

 



[1] Cancellate (dall’inglese to delete).

[2] Vedi capitolo 9.

[3] Celebre frase di Galileo Galilei.

[4] Per la definizione della interfaccia di passaggio vedasi nota 16 nel cap. 9 della fanfic Storia segreta dei SISAS.

[5] Non chiedetemi come fanno le equipes organiche di individui diversi a conoscersi e soprattutto a comunicare fra di loro, perché lo devo ancora capire!

[6] Il quale, chiaramente, è invece un “Haneokiano” di ferro!

[7] D’ora in poi, basta coi riferimenti… tanto ormai lo sapete a memoria chi sono i responsabili delle varie sezioni e io non vorrei diventare troppo pedante! Semmai, se qualcuno avesse dei problemi, posso mandargli uno schemino.

[8] Per ora sono tre le Neuro femminili che hanno utilizzato questo metodo: quella di Sheila Heintz (alias Occhi di Gatto), quella di Lisa Haneoka (alias Saint Tail) e quella di Aimi Komori (alias Shadow Lady). Al di là dell’Oceano Pacifico, ci sarebbe anche una certa Lola Duck, avversaria di Paperinik…!

[9] Forse qualcuno si chiederà come mai il blocco relazionale operato dalla Neuro di Seya tramite il furto della chiave (v. cap . 6) abbia consentito al C.R. di Rina di salire così tanto oltre il livello “primitivo” della codina...! La risposta è che il blocco non impedisce al C.R. di scendere, nel caso il soggetto di appartenenza scada nella considerazione di un altro soggetto per qualcosa che gli abbia detto o fatto. Ed è proprio mentre il C.R. di Seya stava scendendo, che è salito quello di Rina, grazie alle sue parole e alle sue azioni “positive”.  

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Capitolo 13
*** Il piano di Watson ***


Capitolo 13: Il piano di Watson

Capitolo 13: Il piano di Watson

 

L’

auto dell’ispettore Asuka si arrestò presso il cancello principale dell’Istituto Saint Paulia.

“Eccoci qua… buona scuola, figliolo!”

“Grazie, papà… e grazie anche per il passaggio!”

“Figurati… dopo tutto l’aiuto che mi dai… e poi stamattina ti ho visto un po’ giù di forma. Hai dormito male, stanotte?”

“Non molto… forse non ho digerito bene!”

“Potevi dirmi qualcosa!”

“Non preoccuparti, papà: ora sto benone. A stasera, ciao!”

“Ciao, Alan!”

Dopo che suo padre fu ripartito, il ragazzo stette qualche secondo immobile sul marciapiede. Fece poi due respiri profondi e, fattosi coraggio, iniziò a percorrere il vialetto che conduceva all’entrata principale. Le gambe gli sembravano di piombo, per non parlare delle mani sudate fradice, del discreto formicolio per tutto il corpo e delle numerose “farfalle” che gli svolazzavano nello stomaco. Marlowe stava facendo i salti mortali, ma più di tanto non sarebbe riuscito a mantenerlo calmo anche all’interno: era già molto - per non dire troppo - garantirgli esternamente un’espressione passabilmente flemmatica!

*Tieni duro, Alan* si diceva il nostro *se la tua avversaria ha potuto tirar fuori e mantenere una simile faccia tosta per tutto questo tempo, non vorrai mica esserle da meno: potrai bene resistere un giorno o due…!*

Un giorno o due… giusto il tempo per mettere in pratica il suo piano: dimostrare in modo inconfutabile alla sua compagna di scuola che lui aveva finalmente scoperto la sua identità notturna!

Era ovvio che non poteva semplicemente avvicinarla, parlarle a quattrocchi (una parola: bastava che quei due si scambiassero uno sguardo che durasse per più di un secondo, che i tre quarti della classe - maschi e femmine indistintamente - partivano col loro monotono e irritante repertorio di ammiccamenti, bisbigli e risatine. Al che, regolarmente, il povero Tracy si ritrovava la centrale cardiaca mezza allagata di adrenalina) e dirle senza tanti preamboli: “Senti, bella: si dà il caso che abbia scoperto la tua identità!! Come la mettiamo…?”

Se si fosse infatti limitato a questo, le immediate conseguenze avrebbero potuto essere due: o lei si sarebbe portata le mani alla bocca, spalancando i suoi occhioni blu da cerbiatta in preda al terrore, per poi scoppiare in un pianto dirotto (facendo onore al suo pseudonimo di “lacrima facile”) e allora da lì sarebbe stata tutta discesa (non del tutto, in verità, ma comunque…) oppure lo avrebbe guardato come se fosse pazzo, negando recisamente la cosa e obiettando che quella fatidica sera doveva aver bevuto troppo ed essersi sognato tutto quanto!

In quest’ultimo caso, anche il “duro” James Watson, con tutta la sua  prosopopea, si sarebbe ritrovato in un vicolo cieco (e lo sapeva). Se non ché, a tal proposito, il diabolico volpone della Cerebrale ne aveva già pensata un’altra delle sue…!

 

***

Dopo essere stati congedati dal Coordinatore, i due “amici-nemici” si erano ritirati nell’ufficio del capo della Cerebrale, dove quest’ultimo fece sedere il collega della Neuro.

“Qualcosa da bere?” gli chiese.

“Lascia stare i convenevoli, per favore!”

“Ma dai, Phil… non ce l’avrai ancora con me…!?”

L’altro diede una scorsa veloce alle immagini appese alla parete dante di spalle al tavolo da lavoro di Watson: ritratti di Archimede di Siracusa, Pitagora di Samo, Bacone, Galileo, Pico della Mirandola… e anche personaggi di tutt’altro genere, ma sempre affini all’indole del suo collega: Hegel, Schopenhauer, Nietzche…![1]

“Ma no, no…” rispose Marlowe, senza troppa convinzione “…è che sono esausto, Jim! Vorrei tanto che fosse già finita, tutta questa storia!”

“E la vorresti finita bene, m’immagino!”

“Si capisce” ribatté l’altro, piccato “perché, scusa: tu vuoi farla finire male…?!”

“Mio caro ragazzo” replicò il capo della Cerebrale, dopo essersi seduto “è inutile prendersela con me. Se io fossi il bastardo che ritieni, ti avrei già detto cose del tipo: Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso! oppure: Hai voluto la bicicletta? Pedala! Se non te le dico è perché - che tu mi creda o no - ti sono amico. E perché capisco anche che fallare è umano!”

L’altro fece una smorfia: “Te l’ho mai detto, amico mio, che questo tuo stramaledetto vizio di parlare per perifrasi è oltremodo irritante?”

Jimmy Watson giunse le mani e lo guardò bonariamente: “Caro collega… non ti ricordi cosa ci disse il signor Madison[2] quando il nostro Coordinatore gli domandò qualche consiglio su come affrontare questa nostra partita, tanto dannatamente simile alla loro?”

“No, ho un buco di memoria. E poi stai sbavando troppo per la voglia di ricordarmelo: sputa e falla finita!”

Volete veramente catturare Saint Tail? Allora impedite al signor Asuka d’innamorarsi di quella donna: non fate lo stesso sbaglio che abbiamo fatto noi! Ecco cosa ci disse, il neurologo di mister cacciagatte!”

“Disse una cretinata!! Le sezioni Emotive possono soltanto modulare i sentimenti di un individuo, non plasmarli a loro capriccio… e tu lo sai bene! Se Matthew Isman e Alan Asuka si mettono a fare gli sbirri e poi s’innamorano di due tizie che fanno le ladre, i poveri Madison e Marlowe non possono farci assolutamente niente!! Non esiste nessuna procedura psichica atta a bloccare l’innalzamento di un C.R., per sopravvenuto conflitto d’interesse…!!”

“Forse hai ragione” ammise l’altro “se è vero che un terzo collega di quei due sfigati - certo Bright Honda - s’è innamorato della ladra Shadow Lady addirittura prima di iniziare a darle la caccia…!”

“Senti, Jim” tagliò corto Marlowe “smettiamola di parlare dei casini degli altri: sono i nostri che dobbiamo risolvere! Non ti pare?”

“Obiezione accolta. Ho già fatto le mie riflessioni, al riguardo!”

“Sentiamole…!” replicò il collega, sospirando.

“Una cosa è certa: per indurre miss Haneoka a starci a sentire e a dimettere i panni di Saint Tail, è assolutamente necessario convincerla, senza alcuna riserva, del fatto che abbiamo scoperto la sua identità!”

“Su questo sono d’accordo!”

“Orbene, io sono convinto che, a tal fine, non basteranno le parole. O meglio, potrebbero non bastare: se la tipa non è intenzionata a interrompere la sua carriera di ladra-giustiziera, farà appello a tutto il suo faccino tosto, accusando il ragazzo di aver sognato. Non dico che questo debba succedere per forza, ma non è improbabile!”

“Hai ragione. Se la sua missione le sta a cuore non meno di Alan, potrebbe davvero comportarsi così… e potrebbe farlo anche per la semplice paura di perdere il suo amato, ammettendo la verità. Tanto più negherebbe la cosa, se pensasse che lui sta bluffando!”[3]

“Proprio così. Sono lieto di trovarti d’accordo! È quindi evidente che dobbiamo inchiodarla con delle prove!”

“Già… ma quali?”

“Utilizzando uno degli indizi che ho raccolto nel tempo, per avvalorare l’Ipotesi Zero!”[4]

“E quale, precisamente?”

“Sicuramente non il graffio sulla guancia che le procurò lo scoppio di uno dei suo palloncini, durante il furto del diadema Electra: a quest’ora dovrebbe essere sparito!” rispose Watson, ironicamente.

“Lo spero bene” ribatté Marlowe “sarebbe stato un peccato rovinare un visino come quello!”

Il collega della Cerebrale emise un soffiò di compatimento: “Ti piace proprio, quella ladruncola, eh?”

“Sì, mi piace! Almeno quanto a te piace la biondina! Continua!”

“Anche la famosa frase sull’insensibilità del nostro assistito, la possiamo scartare: non è una prova arcisicura ed è per giunta una frase piuttosto comune, da ragazza a ragazzo!”

“Giusto. Cribbio, se era spaventata dopo essersela fatta scappare di bocca, poverina!”

“Ma insomma, Phil: di questo passo non la finiremo più!!”

“Hai ragione, hai ragione” replicò il capo della Neuro agitando la mano e sospirando “scusami! Va’ avanti… pensi quindi di utilizzare il riccio?”

“Ci ho pensato, ma temo che non funzioni! Magari Haneoka non lo tiene in casa, magari non ce l’ha più… senza contare che potrebbe sostituirlo con un peluche, come fece l’altra volta!”[5]

“E allora?”

“Non ci rimane che utilizzare il quarto indizio!”

“Vale a dire? Lo specchio…??”

“Centrato, Phil: dobbiamo procurarci lo specchio di Leche!”

“Ma tu sei fuori…!! Come diavolo pensi di procurartelo…?”

“Semplice: andandolo a chiedere in prestito alla sua proprietaria!”

“Sei matto, ti ripeto! Considerato che ci teneva moltissimo e che ha pure rischiato di perderlo, non la convincerai mai!”

“Dobbiamo tentare. Dopotutto, l’abbiamo salvata da quei mascalzoni dei suoi nipoti!”

“Vero. Con l’aiuto di chi…?”

“…di chi adesso cerchiamo di salvare dalla galera” ribatté Watson, con decisione “credo appunto che la generosità del nostro scopo dovrebbe ben spingere quella signora a farci questo favore!”

“Beh, è abbastanza ragionevole. Quando ci muoviamo?”

“Domani, dopo la scuola!”

“Va bene. E, avuto lo specchio, che faremo?”

“È qui che viene il bello: sta’ a sentire…!”

Al termine del colloquio, Phil Marlowe lasciò il collega per tornare verso la sua sezione. Durante il percorso, rimuginò le cose che si erano detti… e, all’improvviso, si scontrò distrattamente col capo dell’Immunitaria.

“Acc… scusami, Eddy: ero nervoso!”

“Niente, Phil… cerca di rilassarti un po’, piuttosto: sei teso come un tamburo!”

“Incerti del mestiere. Sono lieto che, invece, tu sia così tranquillo!”

“Beh, finché il signor Alan è in salute… e poi, quel che è successo, non è mica una tragedia!”

“No, non per la tua squadra. Ma tu proprio non ne sei rimasto neanche un po’ sconcertato…?!”

“Da che cosa?”

“Dal fatto che Seya fosse Lisa, che diamine!!”

Eddy Parker meditò un istante: “Mah, cosa vuoi che ti dica…? Del resto, qualcuna doveva pur essere!”[6]

“Vabbé, ho capito, va’…! Ci vediamo più tardi!”

“Aspetta un secondo: avete poi deciso come fare agire il signor Alan?”

“Altroché: sapessi che razza d’idea ha tirato fuori il nostro cervellone!!” e gliela spiattellò.

Parker emise un fischio ed esclamò: “Caspita, è un piano diabolico! Ma cosa succede, se non funziona?”

“Cosa succede se funziona, vorrai dire!!” esclamò il capo della Neuro, con veemenza. Poi, senza aggiungere altro, si allontanò.

 



[1] Avevo anche pensato a una scritta del tipo“Un corpo, uno spirito, un cervello!”… ma poi ho lasciato perdere per non calcare troppo la mano!

[2] James Madison, responsabile della sezione Neurologica di Matthew Isman.

[3] Come nel 4° episodio del fumetto, dal titolo Una promessa.

[4] Vedi capitolo 2.

[5] Con tutta la sua intelligenza, Watson non ha ancora capito che quel “peluche” era veramente Ruby, che si manteneva stoicamente immobile!

[6] Come si è visto in La storia segreta dei SISAS, i responsabili delle Immunitarie sono di solito molto filosofi!

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Capitolo 14
*** L’imprevisto ***


Capitolo 14: L’imprevisto

Capitolo 14: L’imprevisto

 

Q

uando il buon Alan entrò in classe, i suoi raggi visivi si fiondarono immediatamente verso il banco assegnato a Lisa Haneoka… e il tasso di adrenalina registrato dalla Neuro scese notevolmente quando la Sensitiva le poté comunicare che l’antagonista perpetua era assente. Sollevato ma non troppo, lo studente modello si sedette al suo posto e gli fu subito istintivo rivolgere lo sguardo verso quello di Rina Takamya. Presente.

La ragazza gli sorrise e lui contraccambiò con un cenno di saluto, cosa che finora non aveva mai fatto. Fu poi lieto che l’insegnante non tardasse a giungere e a iniziare la lezione, in modo da distrarre con la medesima le sue preoccupazioni.

All’intervallo iniziò il solito allegro tramestio, specialmente da parte delle ragazze, che si accalcarono particolarmente attorno a Sayaka Shinomya. Alan non ci fece caso e rimase al banco, a sbocconcellare svogliatamente la sua colazione. A un certo punto si sentì urtare il gomito e, giratosi, vide naturalmente Rina.

“Hai visto…?” gli chiese lei, volgendo lo sguardo verso il banco vuoto di Haneoka “la nostra amica non c’è!”

“Ho visto…!” rispose lui, asciutto.

“Che abbia sospettato qualcosa?”

“Non credo!”

“Ma sei sicuro che l’altra sera non ti abbia visto farle la posta, davanti a casa sua?”

“Lo escludo, Rina: ho avuto cura di tenermi ben nascosto!”

“Però, se si fosse accorta che non la stavi più inseguendo, potrebbe essersi allarmata. E il fatto che oggi non sia venuta a scuola…”

“Non è improbabile… ma potrebbe anche stare semplicemente poco bene!”

“Lo credi proprio, eh?”

“Nient’affatto” rispose lui, fissandola negli occhi “ma sta’ pur certa che intendo scoprirlo!”

La biondina esitò solo un attimo: “Vuoi che ti aiuti?”

Solo qualche giorno addietro, la nipotina del sindaco non gli avrebbe fatto quella domanda, limitandosi ad affermare categoricamente: Ti aiuterò!

Il ragazzo alzò le mani, in un gesto quasi supplichevole: “No, Rina, per favore… devo agire da solo: è vitale!”

Anche la sua risposta denotava un cambiamento: una supplica al posto di un secco rifiuto (anche se regolarmente ignorato). La realtà era ben chiara e palpabile: niente sarebbe stato più come prima: né fra lui e Rina, né fra lui e Lisa.

“Ma Alan, io…”

A questo punto, lui si alzò e le posò una mano sulla spalla: “Senti, Rina” i sensori di Chandler percepirono fin troppo chiaramente il formicolio nelle spalle della ragazza. Seguendo l’opportuno suggerimento di Marlowe, il collega fece assumere ad Alan uno di quei suoi famosi sguardi che trapassavano anche l’acciaio inox![1] Alla biondina iniziarono a tremare anche le gambe “tu mi vuoi bene, vero…?”

Rina lo fissò a sua volta e rispose con un sussurro: “Io ti amo, Alan…!”

Anche Phil Marlowe avrebbe voluto utilizzare quel verbo nel formulare la domanda precedente, ritenendolo certamente più efficace. La sua buona indole, tuttavia, l’aveva spinto a moderarsi.

“Allora fidati di me!” rispose il ragazzo. E, senza nemmeno darle il tempo di ribattere, girò sui tacchi e si diresse verso l’uscita dell’aula.

***

Alan trascorse il resto dell’intervallo nel giardino per raccogliere le idee passeggiando. I suoi compagni erano rimasti perplessi nel non vederlo partecipare alla solita partita di pallone e più d’uno aveva anche fatto qualche congettura, collegando la cosa all’assenza di Lisa. Il detective, dal canto suo, cercando di farsi notare il meno possibile e ostentando la faccia più tosta che poteva, s’era azzardato a domandare a Sara Mimori (sorella della novizia Mara)[2] per quale motivo Lisa non fosse venuta a scuola e lei, senza manifestare nessuna titubanza, gli aveva risposto che quella mattina aveva appunto ricevuto una telefonata dall’amica del cuore, che la informava di essere “indisposta”.

I membri del Consiglio Organico di Asuka cominciarono a rimuginare. Spade - manco a dirlo - ipotizzò subito che la ragazza dovesse avere le “sue cose”… ma Watson espresse invece il timore che la codina avesse mangiato la foglia! Marlowe, dal canto suo, si aggrappò disperatamente alla speranza che la ragione fosse un’altra (magari non proprio quella di Spade!) perché, in caso contrario, avrebbe dovuto iniziare seriamente a temere che le varie manifestazioni d’affetto da parte di quell’adorabile ladruncola fossero state solo un meschino espediente per irretire il giovane e servirsene per i suoi - anche se non loschi - fini!

Fortunatamente, il piano formulato dal capo della Cerebrale era stato approvato senza riserve dal Coordinatore dell’organismo ed era stato stabilito che quel pomeriggio stesso, al termine delle lezioni, Alan si sarebbe recato alla residenza della padrona dello specchio, un tempo appartenuto alla principessa Rosa di Leche.

Anche Marlowe non aveva più avuto nessuna riserva da obiettare all’Operazione Specchio, pur trovandola leggermente macchinosa e azzardata.  Bisognava anzi affrettarsi, perché, ad ogni ora che passava, i poveri neuroni del piccolo-detective, rosi dal tarlo del dubbio, facevano perdere qualche altro punto al C.R. di Lisa/Seya!

Concentrato in questi pensieri, il ragazzo si accorse improvvisamente che il cortile della scuola era diventato deserto. Un’occhiata al suo orologio lo avvertì che la ricreazione era già terminata da cinque minuti!

Chiedendosi perché quei salami dei suoi compagni non gli avessero perlomeno dato una voce, Alan rientrò di corsa nell’edificio scolastico, attraversando i corridoi a gran velocità. Era quasi arrivato all’ingresso della sua aula, quando, svoltando l’angolo del corridoio, si trovò improvvisamente di fronte una compagna di classe…

“Ferma, Rip: FERMAAA…!!!” gridò un Chandler disperato. 

“Troppo tardi, maledizione…!!!” rispose il capo della Motoria, azionando il comando di blocco degli arti inferiori.

Vedendosi comparire davanti quel bolide bianco e nero, la povera malcapitata - una graziosa ragazzina dai capelli castano-scuro a caschetto, abbelliti da un fiocco rosa che le spuntava da dietro la nuca - emise un gridolino spaventato, cercando di farsi da parte; ma non avrebbe mai fatto in tempo, perché Alan le stava già rovinando addosso!

“Baricentra, Rip, baricentra…!!!” esclamò ancora Chandler, tentando di esaltare al massimo la percezione dei nervi acustici.[3]

“È inutile, Gus: siamo già troppo inclinati!”

Tutto ciò che Kirby poteva fare era fermare la caduta con le mani aperte, cercando però di tenere le braccia di Alan allargate il più possibile, per non rischiare di far del male alla ragazza. Probabilmente calcolò male la manovra e allargò troppo, perché il corpo del detective venne a trovarsi completamente adagiato su quello della fanciulla che, pur minuta, non mancava d’essere dotata a sufficienza per ammortizzare discretamente il colpo!

Non è chiaro se quel che successe immediatamente dopo si dovette  alla mossa di Kirby che riuscì ad abbracciare la ragazza, colla sola e innocente intenzione di evitarle di sbattere la nuca per terra (mossa fortunatamente riuscita)… o magari qualcuno degli impulsi ricevuti dai sensori di Spade avevano interferito coi comandi della Motoria… chissà! Sta di fatto che il frontale fra i visi dei due adolescenti risultò inevitabile e l’ultima “correzione di rotta” eseguita da Kirby (nel sempre opportuno e innocente intento di evitare danni ai setti nasali) ebbe come conseguenza, non solo un secondo ammortamento, se possibile più piacevole del primo, ma anche la comparsa, sul pannello della centrale emotiva, del messaggio denunciante l’intercorrere di un rapporto fisico di tipo A!

“PORCA MISERIA, KIRBY… MA CHE CAVOLO STAI COMBINANDO…??” urlò, sconvolto, il capo della Neuro.

“Ma chi è…?” domandò il Coordinatore, a sua volta.

Il display succitato lo servì immediatamente: SUBJECT: SAYAKA SHINOMYA

“Oh, no…! Proprio lei no, maledizione!!” imprecò Lew Harper.

“Staccala, Rip! STACCALA!!! STA GIÀ GUADAGNANDO PUNTI…!!!” gridò istericamente Marlowe, osservando il C.R. della ragazza cominciare velocemente a salire.

Coi nervi a fior di pelle, Kirby puntò una mano sul pavimento (l’altra non abbandonò la nuca della fanciulla, sempre perché non si facesse male) e riuscì a sollevarlo.

La Shinomya aveva ancora gli occhi sbarrati: “Sempai Asuka…!!” mormorò con voce flebile.

“Scu… scusami… scusami!! Ti sei fatta male…?”

“No… niente… grazie a te!”

“Ma che dici? Sono imperdonabile! Aspetta: ti aiuto!”

Rimessosi in piedi, Alan aiutò Sayaka a rialzarsi. La ragazza si riassettò velocemente l’abito.

“Sicura che va tutto bene…?” domandò ancora il ragazzo.

Lei gli sorrise, gli occhi che le brillavano a dispetto delle guance rosse (non meno rosse di quelle del suo sempai, nonostante i disperati sforzi di Tracy): “Sicurissima…!!” d’istinto, la ragazza si carezzò le labbra con le dita “Non ti preoccupare!”

*Figuriamoci* si disse Spade, in quel momento *non sarà mai stata meglio! Che sesso ipocrita!*[4]

“Com’è andata, Phil? Quanti punti ha guadagnato…?” chiese Harper.

“167…!” mormorò il subordinato.

“CENTOSESS…??!”

“E per fortuna che non c’è scappata la lingua… NON POTEVI STARE PIÙ ATTENTO, BRUTTO SPORCACCIONE?!!” gridò poi, all’indirizzo del capo della Genetica (nelle situazioni di pericolo fisico, tutti i canali di comunicazione fra le varie sezioni venivano aperti automaticamente).

“Io non c’entro niente” rispose Spade “il signorino ha fatto tutto da solo!!”

“Certo, come no…! Guarda qui: 692 punti di Coefficiente Relazionale… e non oso pensare dove sarà arrivato quello di Alan, alla loro Neuro!! Mancava solo questa, per chiudere il week-end…!”

“Non possiamo far nulla per abbassarglielo?”

“Quello di Sayaka no di sicuro” rispose l’altro, indicando il display “se si riferisce a quello di Alan, possiamo ordinare a Kirby di mollarle uno schiaffo…!”

Per tutta risposta, A1 si coprì la faccia con la mano.

***

“Ti chiedo davvero scusa…!” insistette Alan, accarezzandosi nervosamente la nuca.

“Ma no, non fa niente… è anche colpa mia: non avrei dovuto essere in corridoio, ma…” la ragazza arrossì e concluse “…a dire la verità, stavo venendo a cercarti!”

Il galvanometro dell’adrenalina diede una botta a fondo scala…

“Sul serio? Come mai…?”

“La sorella si è stupita di non vederti rientrare al termine dell’intervallo… e siccome era la prima volta che non rispettavi l’orario, s’è preoccupata e ha chiesto se qualcuno poteva controllare!”

“Ah…! E tu, allora…”

L’arrossamento sul visetto di Sayaka sembrò accentuarsi: “Sai… ero ancora in piedi e…”

“Ma guarda te che combinazione!!” commentò Marlowe, sarcastico.

“Certo che ne stanno capitando parecchie, in questo periodo!” ribatté Chandler, armeggiando con le tarature dei sensori per limitare il più possibile gli impulsi sensuali provenienti dalla ragazza.

“Capisco” rispose il detective, continuando a sfregarsi la nuca “mi dispiace proprio: se stavo più attento all’orario, non ti saresti fatta male. Per non parlare del resto…!” stavolta fu il suo turno di arrossire.

“Ma no, non mi sono fatta niente… e, riguardo al resto…” abbassò pudicamente gli occhi “…è stato un bellissimo regalo di compleanno!!”

Il galvanometro di Marlowe si prese un’altra botta…

“Come…? È il tuo compleanno…?!”

“Sì… faccio quindici anni proprio oggi! Non lo sapevi, senpai?”

“Beh, no. Tanti auguri, allora… Sayaka!” le disse il ragazzo, richiamando in causa la nuca…

“Grazie… Alan!” era la prima volta che lo chiamava per nome “Vuoi sapere una cosa?”

*Dille di no…!! Dille di no…!!* tentava di ordinargli Marlowe, tenendo la testa fra le mani.

“Dimmi…”

“Il tuo bacio… anche se accidentale… è stato il più bel regalo dopo quello di mia nonna!”

Terza botta al povero galvanometro: *Fra un po’ si spacca!* pensò un assistente della Neuro.

“Ah, davvero? E tua nonna cosa ti ha…”

La domanda gli era uscita per mero istinto professionale, ma - per somma ironia della sorte - funzionò proprio in questo senso: “Sapessi, senpai: un bellissimo specchio antico, appartenuto nientemeno che a una principessa!”

Immediatamente, i sensori della Cerebrale, della Neuro e della Metabolica (per via del crampo allo stomaco) entrarono in allarme: “Ma… scusa, Sayaka… come si chiama tua nonna…??”

Lei glielo disse e Alan si raggelò: la nonna materna di Sayaka Shinomya era l’attuale padrona dello specchio appartenuto un tempo alla principessa Rosa di Leche: quello stesso che i suoi nipoti (acquisiti, da parte del defunto marito) avevano tentato di sottrarle per poi venderlo e che, grazie a Seya, era ritornato in suo possesso!

E adesso, quello specchio - assolutamente indispensabile all’avversario di Seya per realizzare il piano di James Watson - ce l’aveva Sayaka. La quale, guarda caso, era pure una sua spasimante… certamente la più timida, ma - tolte almeno Lisa e Rina - sicuramente la più convinta!

*Maledizione* si disse Marlowe, appoggiando la testa sulla mano *d’accordo che non c’è due senza tre… ma qui si esagera…!*

 



[1] Questa asserzione l’ho “rubata” a una certa Diana, una fan di Saint Tail che in passato aveva aperto anche un sito sulla serie e alla quale inviai la mia prima fanfic Le dimissioni di Asuka Junior! Chissà se mi starà leggendo…?

[2] Avendo deciso di adottare i nomi del doppiaggio italiano, mi attengo alla versione in cui il personaggio originale del fumetto (la novizia-studentessa Seira Mimori) è “sdoppiata” nelle due sorelle Mara (la novizia) e Sara (la compagna di classe di Lisa e Alan).

[3] Com’è noto, il senso dell’equilibrio risiede nell’organo dell’udito.

[4] Per le lettrici: questa è l’opinione di Sam Spade, non la mia!

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Capitolo 15
*** Tra le due litiganti, la terza gode… ma il terzo no! ***


Capitolo 15: Tra le due litiganti, la terza gode… ma il terzo no

Capitolo 15: Tra le due litiganti, la terza gode… ma il terzo no!

 

E

rano le sei del pomeriggio.

Alan Daiki Asuka stava davanti all’ingresso di villa Shinomya, un’elegante residenza in stile antico situata nella zona periferica della città. Nonostante i tenaci sforzi del povero Marlowe, i suoi nervi erano più tesi della classica corda di violino. Il detective cominciava a pensare che il destino si stesse divertendo un po’ troppo nel rimescolare le sue carte…! Solo due sere prima aveva fatto la posta alla sua “pretendente n° 1” davanti alla casa di lei. Era stato poi “pizzicato” dalla sua “pretendente n° 2”, finendo col passarci insieme la notte (in bianco, per fortuna)! Adesso, tanto per non semplificare le cose, si trovava davanti alla casa della sua “pretendente n° 3” con un mazzo di fiori in mano!

Già, era il suo compleanno: mica poteva presentarsi a mani vuote, no?

 

***

“NO…!!! HO DETTO DI NO…!!!  ASSOLUTAMENTE NO…!!!”

“Ti spiace abbassare il volume, Phil? Non sono sordo!!”

“Davvero? Credevo il contrario: è un’ora che ti ripeto il concetto, senza riuscire a ficcartelo in quella tua testaccia di ghisa!!”

“È la tua, che è dura! Lo vuoi capire che non abbiamo scelta?”

“L’unica cosa che capisco è che siamo in un mare di guai! E che andare a cercarne degli altri è da idioti…!!”

“E io ti ripeto, ancora una volta, che il mio piano è l’unico che possa persuadere la codina che abbiamo realmente scoperto la sua identità e che deve fidarsi di lui, se non vuole finire in gattabuia!”

“Va’ al diavolo…!!! Guarda la situazione dei C.R.! Guardala…!!!” gridò Marlowe, sventolandogli uno stampato sotto il naso “Tre giorni fa avevamo Haneoka a 1025, la Shinomya a 525 e la Takamya a 286… adesso abbiamo la Takamya a 1386, Haneoka a 522 e la Shinomya a 692!! Ecco dove ci portano, i tuoi piani sofisticati…!!! Evidentemente un triangolo virtuale non ti bastava ed uno reale nemmeno! Cosa vuoi, allora? Un quadrato??!”

“Senti, compare: non è colpa mia se il cuoricino del superinsensibile (fra l’altro gestito da te) è così reattivo alle minime moine di tutte le sbarbe! E soprattutto non è colpa mia se si fa sbaciucchiare continuamente…!”

“Effettivamente, Marlowe” intervenne Harper, presente al colloquio “le considerazioni interpersonali stanno ultimamente subendo delle oscillazioni che non esito a definire particolarmente eccessive! Come lo spiega?”

Il capo della Neuro si passò più volte la mano sulla fronte, sospirando: “Si spiega col fatto che il signor Alan è tutt’altro che superinsensibile al fascino delle ragazze… e non mi riferisco soltanto ai classici pruriti adolescenziali (che pure ci sono e fanno la loro parte). Da quando la signora Asuka è mancata, il ragazzo ha esorcizzato per anni questo vuoto doloroso attraverso il pragmatismo e il raziocinio, ma non poteva durare a lungo! Non c’è nemmeno da stupirsi che lui, poliziotto fin nel DNA, si fosse innamorato di una ladra! Ma ora…” esitò.

“Cosa intende dire, esattamente?” lo incalzò A1, con fare preoccupato.

“Il fatto è” continuò Marlowe, scuotendo la testa “che Alan desidera troppo l’amore di una donna… forse più dal punto di vista affettivo, attualmente, che non da quello passionale… ma è proprio per questo motivo che dobbiamo tenerlo lontano dalla signorina Shinomya!”

“Ma smettila, Phil” saltò su Watson, alzando un braccio con fare scettico “adesso non mi verrai a dire che quella sciacquetta potrebbe diventare davvero una rivale di Lisa o di Rina?!”

“Sì, invece” rispose veemente il collega “l’antagonismo di Lisa (o meglio di Seya) e anche la competizione di Rina rappresentavano una sorta di barriera che tratteneva Alan dal lasciarsi trascinare completamente dai sentimenti. Ma con Sayaka questa barriera non ci sarebbe! E non è tutto qui…”

“Perché, c’è qualcos’altro?” domandò sarcasticamente il capo della Cerebrale.

“Sì, testone, c’è dell’altro: l’animo di Asuka Junior si trova attualmente in bilico fra la ladra-giustiziera e l’aspirante-poliziotta… e questo non gli piace per niente! La presenza concreta di una terza alternativa potrebbe diventare una tentazione troppo forte, per lui. Ecco perché non dobbiamo farlo entrare in quella casa!”

“E invece ci dobbiamo entrare, Phil!”

“Ti dico di no, Jim! Datemi retta: lasciamo perdere lo specchio e troviamo un piano alternativo!”

“Comprendo i suoi timori, Marlowe” intervenne a questo punto il Coordinatore “ma ritengo che stavolta abbia ragione il signor Watson!”

“Ma capo…!!”

“Purtroppo non abbiamo il tempo per elaborare un piano alternativo di pari efficacia, Phil. Dobbiamo assolutamente agire prima che miss Haneoka ci lanci un’altra sfida. Anche per non mettere troppo alla prova la pazienza della Takamya!”

“Non si preoccuperà per quello, signore!?”

“Ha dimenticato che è stata lei a vincere quella famosa scommessa? Sarà bene affrettarci, prima che si appelli all’onestà del ragazzo e cominci a pretendere che lui paghi!”

“Non mi direte che sarebbe anche disposto a pagare?!”

“Oh, sì mio caro” ribadì il capo della Cerebrale “non c’è mica solo il senso della giustizia a guidare Alan: c’è anche quello dell’onore! Certo che pagherebbe… magari anche in natura!”

Marlowe fu preso da un brivido e A1 gli pose una mano sulla spalla: “Non c’è modo di evitare un faccia a faccia con miss velo da sposa, Phil… per cui non resta che affrontarlo sereni. Sono sicuro che saprà fare del suo meglio, per controllare la situazione!”

Rassegnato ma per nulla convinto, il capo della Neuro dovette abbozzare: “D’accordo… vedrò di fare tutto il possibile, certo! Però, se la situazione dovesse sfuggirci di mano, non ditemi poi che non vi avevo avvertito!”

“Bah” ribatté Watson, con beata noncuranza “alla peggio, le regaleremo un velo anche noi!”

Marlowe lo fulminò con uno sguardo assassino e al collega venne un filino di paura: “STO SCHERZANDO…!!!” esclamò subito, alzando i palmi delle mani.

“È rimasta anche a te la voglia di farlo, allora!” commentò sarcasticamente l’altro, prima di lasciare la stanza.

 

***

La signora Shinomya in persona apparve all’ingresso della residenza.

“Buongiorno!” disse Alan.

“Oh…” esclamò la padrona di casa dopo un paio di secondi di realizzazione “…signorino Asuka!! Che piacere rivederla…! Si accomodi, la prego!”

“Grazie” rispose il ragazzo, un po’ titubante “con permesso!”

“Avanti, avanti… lo sa che oggi, a pranzo, Sayaka ci ha parlato proprio di lei?”

“Ah… davvero?” il giovanotto fu scosso da un forte brivido *Non le avrà mica raccontato dell’incidente, spero??!* pensò poi, mentre il povero Marlowe cominciava a pisciarsi addosso.

“Ma certo! Ma lo sa che non l’avevamo ancora ringraziata per il suo intervento di quella sera?”

“Beh, signora… lo fece poi sua figlia, il giorno dopo. Però, se devo dirle la verità, non capii allora e non capisco adesso!”

“Prego?”

“Insomma, signora Shinomya… io dovevo impedire a Saint Tail di rubare quel velo e non ci sono riuscito! Capisco sua figlia se non era entusiasta del fidanzamento programmato, ma lei dovrebbe essere furiosa con me, non ringraziarmi!”

La madre di Sayaka era una dama piuttosto piacente, ma col volto leggermente segnato da un velo di malinconia che non si riscontra normalmente nelle persone d’alta condizione. A quelle parole gli si fermò davanti con le mani incrociate sul grembo e gli rispose, con voce soave: “No, mio carissimo ragazzo: non immagina il bene che lei e quella ladruncola avete fatto a mia figlia!”

“Quindi… devo dedurne che l’idea dell’eventuale matrimonio non era sua, signora?” si permise di chiederle Alan.

La donna abbassò lo sguardo: “Mio marito… aveva ricevuto delle pressioni… da una famiglia molto altolocata… gente potente[1]… mi creda, è stato un vero incubo! Ma ora è tutto finito. Gliene sarò sempre grata!”

“Capisco. Però si ricordi che è stata Seya a rubare quel velo, mentre io ero qui per impedirlo. Sono contento che sia finita così, ma non voglio ringraziamenti che non mi spettano!”

“Lei è proprio un gran bravo ragazzo” gli disse la signora sorridendogli affettuosamente “venga, Sayaka la sta aspettando. Sono proprio contenta che abbia accettato il suo invito!”

Il piccolo detective ebbe un sussulto: “Invito?! Ma…”

“Tesoro, guarda chi c’è: è arrivato l’ospite d’onore alla tua festa!”

Prima ancora che Alan fosse in grado di riordinare le idee, si ritrovò in un lussuoso salottino addobbato per l’occasione e, dopo che i sensori acustici di Chandler ebbero recepito il gioioso urletto “SENPAIII…!!!” fu la volta di quelli tattili di recepire un caloroso abbraccio da parte della stessa Sayaka, agghindata come una fatina.

Il segnale peggiore lo ricevettero però i sensori ottici, constatando la presenza di alcune loro compagne di classe, chiaramente invitate a quel compleanno, che fissavano il detective con lo sguardo pietrificato dalla sorpresa!

Se fosse comparso un famoso cantante o un divo del cinema si sarebbero certo stupite di meno. Ma che alla festa di compleanno della loro amica arrivasse addirittura Asuka Junior, il “bel tenebroso”, il “superinsensibile”, il “cuore corazzato”… non ci avrebbero scommesso nemmeno i libri di scuola!

Ma la classica ciliegina sulla torta - la bellissima torta di compleanno che troneggiava sulla tavola - o meglio l’elemento che minacciava di mandare ancora una volta in tilt quel disgraziato misuratore di adrenalina della Neuro, erano le facce - sensibilmente più alterate delle altre - di Kyoko e di Ryoko. Le quali, oltre ad essere amiche di Sayaka, erano contemporaneamente le amiche del cuore di Lisa Haneoka!

In pratica stava succedendo ciò che Philip Marlowe, fino a quel momento, non avrebbe mai creduto possibile: che un giorno lui si sarebbe ritrovato a invidiare sinceramente il collega Maxwell Pinkerton, responsabile della Sezione Neurologica di un certo signor Yota Moteuchi…![2]       

 

***

“Ciao, Sayaka…”

“Ancora tanti auguri!”

“Ci vediamo domani, a scuola!”

“Ciao, ragazze… e grazie di essere venute. A domani!”

Le ultime invitate alla festa stavano lasciando casa Shinomya.

L’unico invitato maschio rimaneva invece in piedi dietro la “padroncina di casa” fissando in special modo le amiche Kyoko e Ryoko, con le quali aveva appena fatto in tempo a scambiare un breve dialogo cautelativo.

Era stata una mossa abbastanza pericolosa (per Marlowe, quasi disperata) ma era stata assolutamente necessaria.

“Sentite” aveva detto loro Alan, un attimo prima del congedo “devo chiedervi un piccolo favore…”

“Tipo non raccontare a Lisa dove hai trascorso il pomeriggio?” gli chiese di rimando Ryoko, con voce maliziosa.

“Questo, più che piccolo, mi sembra un favore un po’ grosso…!” puntualizzò a sua volta Kyoko.

Il termometro indicante la temperatura interna salì istantaneamente di qualche decimo di grado, cosicché Eddy Parker dovette aprire qualche valvola sudorifera…

“Maledetto intuito femminile del cazzo…!” ruggì contemporaneamente James Watson.

“Che ti aspettavi, di diverso?!” ribatté il collega della Neuro “Con tutte le tue intuizioni geniali, non avevi pensato che oggi, in questa casa, si sarebbe svolta una festa di compleanno? E meno male che Haneoka è indisposta, altrimenti sai le risate, se c’era anche lei…!”

“Piantala, maledetto frignone: devo concentrarmi per rispondere a quelle due!”

“Prego, fenomeno: procedi pure… tanto, ormai, peggio di così!”

“E va bene, allora è grosso” replicò Alan, con la fronte già imperlata “e, dal momento che avete già capito, facciamo anche prima: vi prego solo di non dirglielo! Dopotutto non c’è nulla, fra me e Sayaka… sappiatelo bene!”

“Per ora… poi vedremo!” ribatté Ryoko, sarcastica “Cosa ci facevi, allora, qui?”

“Già… Sayaka non ti aveva invitato, mi sembra” aggiunse Kyoko “sicuramente l’hai resa felice, ma lei era troppo timida, per farlo!”

“Questi, se permettete, sono affari miei! Voglio solo che nessuno si faccia delle idee sbagliate! Intesi?”

“D’accordo, Alan… nessuna si farà idee sbagliate!” rispose sospirando Kyoko, lanciando al compagno di classe uno sguardo benevolo, ma calcando sul cambio - dal maschile al femminile - dell’aggettivo usato da Alan.

L’atteggiamento delle ragazze e la consapevolezza del fatto che anche loro due, in fondo, gli volevano bene, rassicurò il detective: “Grazie” rispose “allora ci conto!”

“Tu però ce la fai, una promessa anche a noi?” gli domandò la meno benevola Ryoko.

“Sentiamo…” rispose il povero Alan, deglutendo.

“Sta’ attento a quello che fai!” gli rispose la smaliziata morettina, allungando una mano verso la guancia del ragazzo.

“Ehi!! Che succede, là fuori…??” domandò Parker, ricevendo da Chandler una lieve sensazione di dolore.

“Succede che una delle due ragazze più pettegole della scuola ci ha appena fatto un ganascino!!” rispose Marlowe, con la voce ormai simile a un guaito.

“Tranquillo, tranquillo” gli disse il capo della Cerebrale “che io sappia, i ganascini non fanno guadagnare punti!”

Quel che Marlowe gli rispose, Watson cerca ancora di dimenticarselo…!

 



[1] Per informazioni su questa famiglia, rimando i lettori alla fanfic Le fiamme del destino di Lord Martiya.

[2] Ovviamente prima che diventasse fruitore del famoso videonoleggio Gokuraku!

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Capitolo 16
*** Nessuna dà niente per niente! ***


Capitolo 16: Nessuna dà niente per niente

Capitolo 16: Nessuna dà niente per niente!

 

“A

llora, Alan… cosa volevi dirmi di così importante…?” gli chiese Sayaka, sedendosi sul divanetto di fronte a quello dove sedeva il giovane detective.

La compagna l’aveva invitato a parlarle nella sua stanza… e il ragazzo aveva dovuto fare appello a tutta la sua diplomazia (dote nella quale non abbondava di certo) per convincerla a rimanere in salotto. Era naturalmente stato Marlowe a rimarcare l’opportunità della cosa, osservando che la situazione era già abbastanza compromessa senza bisogno di fornire altra corda per la forca!

“E bada di arrivare subito al sodo senza tanti giri di parole, prima che quella si faccia strane idee… tipo aspettarsi una dichiarazione, per esempio!” disse a Watson. [1]

“E tu cerca di darti una calmata, Phil: sei il solito catastrofista!”

“Catastrofista un corno!! Non hai visto, quando siamo arrivati, come sua madre se lo mangiava cogli occhi? C’è mancato poco gli dicesse che le sarebbe piaciuto di averlo come genero…!!”

Il collega sbuffò, scocciato e tornò a concentrarsi sui comandi dei neuroni.

“Beh… ecco, Sayaka… devo ammettere che non è facile…!”

La ragazzina spalancò gli occhioni ancora di più. Cosa esattamente non era facile…?

“Bravo, Jim: vedo proprio che li ascolti, i miei consigli!”

“Invece di starmi addosso, perché non badi all’adrenalina per non farlo arrossire, piuttosto? Mi saresti di grande aiuto!”

L’altro dovette annuire, suo malgrado.

“Dunque…” continuò il ragazzo “…ti ricordi la prima volta che venni a casa tua?”

Sayaka annuì, arrossendo lievemente.

“…e quindi ti ricordi… di Seya…?”

“Certo! È stato grazie a lei se ho potuto evitare quel fidanzamento imposto. E anche grazie a te…!”

“È stato grazie a lei e basta” ribatté Alan, irrigidendosi “a meno che tu non abbia pensato che io abbia fallito di proposito nel mio compito!” e la fissò negli occhi.

La fanciulla ammutolì e rimase in attesa, il che diede ad Alan lo spunto per continuare: “Se hai pensato questo, ti sei sbagliata di grosso, Sayaka. Perché io ero venuto qui con la ferma intenzione, non solo di impedire alla ladra di commettere il furto di quel velo, ma anche con quella di arrestarla, com’era mio dovere!”

“Ma tu non sapevi che…” saltò su la ragazza.

“Certo, hai ragione” replicò il detective, alzando le mani “io non sapevo cosa c’era sotto… se lo avessi saputo, avrei magari tenuto un atteggiamento diverso!”

Il dolcissimo sorriso di lei fece aumentare ancora la temperatura all’interno della centrale emotiva… e il contatore del C.R. di Sayaka scattò a 697.

“Porca sozza! Jim…!!!”

“Calmo: ora arrivo al punto!”

“Sarà meglio…!”

“Ciò non toglie” continuò Alan, allentandosi il nodo della cravatta “che io, per diretto incarico del sindaco, ho sempre cercato di arrestare Saint Tail… perché, pur avendo capito che le sue azioni erano a fin di bene, il mio dovere m’imponeva di farlo… essendo pur sempre azioni illegali!”

“Ma non avresti voluto catturarla. Non è vero…?”

“Beh… diciamo che non avrei voluto che finisse in prigione o che venisse punita in qualche altro modo… ma, se mi chiedi se facevo di tutto per non riuscire a prenderla, devo dirti che non è affatto così… anche se, in questo modo, forse ti deluderò!”

“Aridagli…!!” esclamò Marlowe, sempre più incavolato “Sembra proprio che tu lo faccia apposta, Jim! La vuoi smettere di fargli sputare delle frasi compromettenti?”

“Ma dai, compromettenti…” minimizzò il collega “…dovremo pur darle qualche grattatina sotto il mento, alla micetta, per farle mollare quel dannato specchio, no?”

La micetta, dal canto suo, con gli occhioni che iniziavano a luccicarle, rispose: “Tu non mi deludi affatto, Alan. Anzi, ciò che mi dici conferma quello che ho sempre saputo!”

“Ah, davvero? E cioè…?”

“…che sei un ragazzo fantastico, senpai… e io ti voglio tanto, tanto bene…!!”

Il contatore del C.R. ricominciò a frullare… Marlowe cercò disperatamente di fare qualcosa ma, prima che potesse fermarlo, aveva registrato un aumento di 35 punti, arrivando quindi a 732! Il capo della Neuro diede due pugni rabbiosi sulla console.

“Cos’è successo…?” chiese Watson, dalla sua postazione.

“È successo che alla tua grattatina sotto il mento, la micetta ci ha risposto con una graffiata!! Se per caso avevi in mente anche una carezza, vedi di fargliela almeno contropelo, pezzo di deficiente…!!!”

Jim Watson cominciò effettivamente a sudar freddo. Marlowe, dopotutto, aveva ragione e non era certamente sua intenzione ficcare il loro assistito in un vicolo cieco! D’altra parte Alan non avrebbe potuto dire semplicemente a quella ragazza Mi servirebbe quello specchio, me lo dai? proprio lo stesso giorno in cui glielo avevano regalato! Occorreva arrivarci poco a poco, tramite un approccio indiretto.

Il guaio, però, era che più il “piccolo detective” guardava Sayaka, più la trovava carina… forse era il grazioso abitino da festa, forse la vezzosa acconciatura a riccioli che le aveva sistemato la mamma (intuendo magari che Asuka Jr. sarebbe comparso alla festa, era l’atroce sospetto di Marlowe)… certo era che le belle parole di lei, pronunciate con quella voce morbida e suadente[2] non aiutavano assolutamente la severa Cerebrale di Watson a far mantenere al detective quell’atteggiamento distaccato che si era riproposto. E, men che meno, l’aiutava il più che sincero decolté della neo-quindicenne (notandolo per la prima volta, il fatto che la signora Shinomya, dopo aver saputo dell’incidente scolastico della mattina, avesse giocato sul fatto che Alan sarebbe presto venuto a trovare la figlia, era ormai per Marlowe molto più di un semplice sospetto… anche se forse la madre di Sayaka non avrebbe osato sperare nel colpaccio di vederlo arrivare proprio in concomitanza con la sua festa di compleanno)!

“Ah… ehm… uhm… io…” farfugliò il povero detective, straziandosi la nuca con la mano “…anch’io, ma…”

“WATSON, SEI UN IDIOTA!! Come sarebbe anch’io…??”

“Guarda che quello gliel’ha fatto dire la tua sezione, non la mia!”

“MA CHE CAZZATA STAI DICENDO…?”

“Cazzata un corno: col suo C.R. che sta arrivando a 740 punti, non poteva risponderle io no!”

Sgomento, il capo della Neuro gettò lo sguardo sul display, constatando che il parametro in questione stava guadagnando punti su punti…

La ragazza si alzò di scatto in piedi: “Davvero, senpai…? Anche tu mi vuoi bene…?!”

Alan scattò in piedi a sua volta (a Kirby avevano quasi spaccato i timpani, urlandogli l’ordine in cuffia) e protese le mani in avanti: “Sì, ma… proprio per questo, ti devo chiedere un favore!”

“Un favore…?”

Disperato, Alan decise di arrivare velocemente al sodo, prima che la situazione degenerasse. Quanto al precipitare, lo stava già facendo da un pezzo!

“Sì, ecco… vedi… riguarda Seya…” Watson fece finalmente una mossa azzeccata, aggiungendo le parole “…la tua benefattrice!”

Sayaka rimase un attimo assorta, non staccando gli occhi dal ragazzo che più le piaceva… poi si risedette.

“D’accordo: per lei… e per te, senpai, farò tutto ciò che posso. Dimmi…”

Finalmente l’ininterrotto flusso di adrenalina si arrestò e Dick Tracy poté rilasciare tutta l’aria che i suoi polmoni avevano dovuto introitare negli ultimi dieci minuti…

Dopo essersi a sua volta riseduto, Alan si portò una mano alla fronte per raccogliere le idee, poi si sporse in avanti verso la sua graziosa interlocutrice, posando le mani giunte sui ginocchi: “Allora… come avevi giustamente intuito la volta che Seya ti rubò il velo, lei fa queste cose a fin di bene. Le mie indagini, successive ai furti da lei perpetrati, mi hanno sempre portato a scoprire che le sue cosiddette vittime avevano ottenuto quegli oggetti imbrogliando in qualche modo i legittimi proprietari. E, solo grazie a lei, avevano potuto rientrarne in possesso. Il tuo caso, a dire il vero, era un po’ diverso… ma anche tu stavi per essere vittima di un’ingiustizia e lei ti ha salvato… lei, non io!” concluse, guardandola bene negli occhi.

Lei gli rispose con un dolcissimo sorriso: “Ma tu avevi capito tutto, senpai… e questo mi basta. Avevi capito che non potevo sposare quella persona!”

“Da Neuro a Metabolica: eseguire una deglutizione, presto!” disse Marlowe.

“Roger” rispose Wolfe “eseguo!”

“Certo, hai ragione” replicò il giovane investigatore, tergendosi la fronte “non si può sposare una persona che non si ama…!” dichiarò, conciliante.

“È vero” la ragazza socchiuse gli occhi “soprattutto quando… se ne ama un’altra…!”

Il C.R. di Sayaka scattò su di altri cinque punti…

“737…” ruggì Marlowe “…maledizione…!”

“Signore” intervenne un assistente “devo avvertirla che, se quella si dichiara ufficialmente, il suo punteggio arriverà per lo meno a 750!”

“Lo so! Al diavolo, Jim: sbrigati a venire al sodo, altrimenti siamo rovinati…!”

“Certo… sicuro…!!” ribatté il povero Alan, per non darle il tempo di fare precisazioni “Purtroppo, essendo le azioni di Saint Tail non propriamente regolari, sia in quella che in tutte le altre circostanze, io sono stato costretto a darle la caccia. Anche se sapevo che, in caso di successo, avrei dovuto consegnarla alla polizia che, probabilmente, l’avrebbe messa in prigione. E non sarebbe stato giusto!”

“Devi aver sofferto molto, per questo. Vero…?” gli chiese la sua spasimante, mentre il suo sguardo si faceva sensibilmente più acuto…

“Beh…” Kirby ricevette l’ordine di mettere, ancora una volta, la mano dietro la nuca “…effettivamente, questo pensiero non mi rallegrava affatto! E allora ho pensato che, per impedirlo, avrei dovuto convincerla a cessare le sue imprese, prima che mi togliessero l’incarico e che qualcuno - più abile o più fortunato di me - riuscisse a catturarla! Ma, per fare questo, era necessario che io scoprissi la sua identità!”

Gli occhi di Sayaka si spalancarono: “E ci sei riuscito…?”

Il detective riprese fiato per un attimo, sentendosi fortemente spiazzato da quella situazione: stava per fare una confidenza importante o meglio fondamentale - riguardante per di più la sua professione - a una ragazza che sì, gli piaceva, ma non era comunque quella con la quale aveva pianificato di trascorrere il resto della propria vita!

Comunque, se voleva ottenere in prestito quel dannato specchio, non aveva altra scelta. Per di più, certe cose si pianificano fino a un certo punto e, come sarebbe andata a finire quella storia, all’interno del suo Consiglio Organico nessuno avrebbe ancora potuto saperlo!

Nondimeno, si era arrivati a un punto tale, che la sola Cerebrale non avrebbe potuto agire di propria iniziativa.

“Signor Harper” disse Watson mettendosi perciò in contatto con la Direzione Organica “mi serve la sua autorizzazione per procedere oltre: posso rivelarglielo o no?”

“Marlowe: lei cosa mi consiglia?”

“La più elementare prudenza c’imporrebbe di evitarlo, signore” rispose questi, con voce piatta “tuttavia, i nostri parametri di lealtà, serietà e soprattutto onestà, ci impongono di farlo, se chiediamo a quella ragazza di rischiare il suo regalo di compleanno! Non possiamo usare l’astuzia… non nei confronti di un’interlocutrice col C.R. a 744!”

Il Coordinatore fissò il sottoposto per un breve attimo: “Se non erro, lei ha fatto l’accademia psichiatrica assieme a James Madison[3], non è vero?”

“Sì, signore!”

A1 sorrise ironicamente, scuotendo la testa e pensando: *Proprio un bel mestiere hanno fatto scegliere, questi due, ai loro assistiti! E magari l’hanno anche fatto apposta!*

Tornò poi a rivolgersi a Jim Watson e gli diede il suo assenso: “Ok, Jim, l’autorizzo: glielo dica!”

“Sì… è così, Sayaka: ci sono riuscito!”

La ragazza rimase a bocca aperta e passò naturalmente alla domanda più ovvia: “E… e chi è…??”

Il detective scosse la testa: “Questo non te lo posso dire… scusami!”

Lei annuì, facendo del suo meglio per nascondere un lieve moto di disappunto, prima di passare alla domanda di riserva: “Ma… e lei che cos’ha fatto…? Che cos’ha detto…?”

“Nulla, perché non lo sa!”

Non lo sa…??!” fece l’altra, sbalordita.

“No, non ancora. Ed è per questo che mi serve il tuo aiuto, come ti dicevo!”

“Ah, è vero: mi avevi chiesto un favore… come posso aiutarti?”

Il ragazzo aspirò un’ultima boccata d’aria e rispose, senza ulteriori preamboli: “Prestandomi lo specchio della principessa Rosa!”

La bocca di Sayaka tornò a spalancarsi. Stava per dire qualcosa, ma ritenne più saggio restare in attesa di altre spiegazioni. Compresa l’antifona, Alan proseguì: “Vedi… come forse saprai, quello specchio riflette la vera natura delle persone. Quando i nipoti di tua nonna stavano per venderglielo a quell’asta e Seya fece per afferrarlo, io la vidi in faccia… e non aveva più la coda di cavallo: la vidi com’era, realmente! Credevo che quella fosse solo una sciocca leggenda e che la mia fosse stata solo un’allucinazione… ma quando, l’altra sera, ho scoperto la sua vera identità e ho rivisto sempre il volto di quella persona… beh, ho dovuto ricredermi! Ecco perché mi serve il regalo di tua nonna!”

“Ma… cosa ci vuoi fare, esattamente?”

“Ecco… se io andassi da L…” s’interruppe appena in tempo, mentre alla Cardiaca registrarono un’extrasistole “…da quella persona e le dicessi che ho scoperto che lei è Saint Tail, temo che non mi crederebbe. Devo riprodurre una dinamica simile alla sera dell’asta, per convincerla del fatto che ho scoperto la sua identità. Io… ti prometto che farò di tutto affinché il tuo specchio non si danneggi, Sayaka. Lo so che ti chiedo molto… ma forse, in questo modo, lei mi starà a sentire e si convincerà a smettere, così non correrà più il rischio di essere arrestata!”

La ragazza non rispose e sembrò meditare profondamente. A un certo punto, Alan ritenne produttivo darle un altro piccolo stimolo: “Questo… sarebbe anche il tuo modo per aiutarla… e ringraziarla del favore che ti ha fatto!”

Finalmente Sayaka tornò a guardarlo e annuì: “Ho capito. Va bene, senpai… ti presterò lo specchio!”

 “VAI…!!!” gongolò Watson “HAI VISTO, PHIL, UOMO DI POCA FEDE?”

“Aspetta a cantar vittoria” lo raffreddò Marlowe “quella ha uno sguardo che non mi piace…!”

“Grazie, Sayaka” rispose il detective, illuminandosi il volto con uno dei suoi migliori sorrisi “grazie veramente, anche a nome suo!”

“Non ringraziarmi, Alan… vorrei sapere una cosa, piuttosto!”

“Eccoci” esclamò Phil Marlowe, sul chi vive “un’altra deglutizione, Black!”

“Roger!” rispose sempre il capo della Metabolica.

“Tu… fai tutto questo solo per aiutarla, senpai? Perché hai capito il motivo delle sue imprese?”

“Beh… certo” rispose il ragazzo, ricominciando a sudare “io… da quando ho capito che non lo faceva per arricchirsi o per divertirsi” la voce gli si faceva via via più tremula, al progressivo socchiudersi degli occhi di lei “ho cominciato a capirla… diciamo pure a stimarla…”

“…diciamo pure a innamorarti di lei! Vero, Alan…?”

Nel dire questo, gli occhi della ragazza si erano nuovamente spalancati… e Alan non poté non notarvi un evidente velo di tristezza... allora si rialzò in piedi e lei lo imitò.

“Ecco fatto…!!!” sbottò il povero Marlowe “E adesso che le diciamo, genio?”

“Non chiederlo a me” ribatté Watson “sei tu il capo dell’Emotiva!”

“Brutto vigliacco” replicò questi, di rimando “bastardo e irresponsabile: ecco quello che sei…!!”

“E tu sei un cagasotto, se lo vuoi sapere!”

“FINITELA” gridò a questo punto il Coordinatore “VEDETE INVECE DI RISPONDERLE ALLA SVELTA, PRIMA CHE S’INCAVOLI…!”

“Ma io non so cosa…” protestò Watson.

“Pezzo di cretino!! Dille quello che hai detto a Rina Takamya, no? Né più, né meno!!”

“Ah, già…!”

Alan guardò nuovamente Sayaka. E stavolta, più che carina, la vide bella… la figurina sottile ma non esilissima, le curve non esagerate ma presenti nei punti giusti, il già citato e più che apprezzabile decolté, eccetera, eccetera… fecero guadagnare altri inesorabili punti a quel benedetto C.R. (ormai arrivato a quota 749)!

Per l’ennesima volta Kirby riportò la mano destra alla nuca, mentre Wolfe comandava altre due deglutizioni…

“Ecco… se devo essere sincero… non lo so!”

“Non lo sai? A scuola sapevamo tutte che avevi una cotta per lei, oltre che per… Lisa!”

Probabilmente era un caso, ma l’intera Neuro rabbrividì a sentire come la ragazza avesse indugiato sull’iniziale, nel pronunciare il nome della loro compagna di classe!

Alan strinse i denti: “Mah, tutto può darsi… ma sai… una cotta è una cotta, mentre… parlare addirittura di amore…”

“Capisco. Beh, forse, quando le avrai parlato… a Seya, voglio dire” e qui il povero galvanometro dell’adrenalina diede un’altra bella botta a fondo scala “avrai le idee più chiare, no?”

“Già… è quello che spero!” rispose lui, sospirando.

“Va bene, Alan. Cosa devo fare con lo specchio, allora?”

Il detective si rianimò: “Beh, dunque… se tu sei d’accordo, lo farei prelevare stasera da una macchina della centrale. Poi te lo farò riportare il prima possibile!”

“D’accordo…”

“È andata!” esclamò Watson puntando i pollici verso l’alto.

“…a una condizione, però…!”

“Come non detto…!” esclamò Marlowe puntandoli a sua volta verso il basso.

“Quale…?” chiese Alan, con una leggera punta di timore.

Sayaka gli si avvicinò e gli posò le braccia sulle spalle…

“Santo cielo benedetto” esclamò Marlowe con voce tremante “ma allora questa ci sta provando!!”

“Tienilo fermo, Rip, mi raccomando” ordinò il pragmatico - troppo pragmatico - Watson al collega della Motoria “se quella cambia idea, è la fine!”

“E chi si muove?” replicò Kirby, beffardamente.

“Me lo fai un altro regalo di compleanno?” chiese Sayaka.

“Qua…” Wolfe comandò l’ennesima deglutizione della giornata “…quale…?”

Per tutta risposta, quella bellissima fanciulla gli stampò sulle labbra il bacio più caldo e sensuale che il detective avesse ricevuto dall’inizio di tutta quella maledetta storia… le spie dei neuroni cominciarono a lampeggiare impazzite e il display delle relazioni interpersonali cominciò a registrare l’aumento progressivo del Coefficiente Relazionale del soggetto…

“OH, NO… QUESTO NO…!!!” urlò Marlowe, disperato “SERRAGLI QUELLE LABBRA, KIRBY: SERRARGLIELE…!!!”

“Non posso… il sistema nervoso centrale non risponde ai miei comandi: ha già passato tutto alla sezione di Spade…!”

Il C.R. della Shinomya aveva già superato gli 800 punti e continuava a salire…

Il povero Alan non capiva più nulla. Istintivamente aveva abbracciato la ragazza, pentendosene quasi subito ma ritrovandosi con le mani incollate alla sua schiena… poi il suo calore, il suo profumo… niente da fare: se era stata una trappola, lui c’era cascato. In pieno!

“Maledizione! Se le lingue si toccano, è finita… SPADE, FA’ QUALCOSA, PER CARITÀ…!!!”

“Mi chiedi troppo, Phil. Stiamo stringendo gli INBY[4] al massimo, per mantenere il controllo. Non possiamo fare di più!”

Sam Spade diceva il vero: la sua squadra non poteva fare miracoli. Il contatto fu inevitabile e, per quanto lieve, timido e delicato (come gli stessi sentimenti della ragazza) fu sufficiente per attribuire a quel bacio un punteggio di 239. Quando finalmente Alan riuscì a staccarsi e a riprendere fiato, il display segnalava che il livello di miss Shinomya aveva raggiunto una quota di tutto rispetto: ben 988 punti (ben oltre la metà di quelli raggiunti da Rina Takamya)!

“Scusami, senpai” sussurrò Sayaka, col faccino più rosso di un peperone maturo “sono stata proprio una sfacciata… ma non ho saputo resistere!!”

Contento di non potersi vedere il proprio (magari attraverso quel maledetto specchio!) Alan annuì, boccheggiando: “Non… non ti preoccupare… e… ancora buon compleanno!”

“Grazie…!”

“Ora sarà meglio che vada… ti manderò la pattuglia a ritirare lo specchio!”

“Sì… va bene. Buonanotte… Alan!”

“Buo… buonanotte…!”

Barcollando, il detective si girò e, con movimento da automa, raggiunse alla meno peggio l’ingresso della casa e uscì. Il fresco della sera fu provvidenziale per ripristinare i normali livelli dei fluidi e delle correnti nervose nelle varie sezioni. Alan si asciugò le labbra col palmo della mano e ricordò le parole che Seya gli aveva detto una certa sera, sopra il tetto di quella stessa casa: Chiedi a Sayaka qual era il suo problema!

“Mi venga un accidente…” mormorò lo pseudo superinsensibile “…certo che ce la sta mettendo proprio tutta per risolverlo, però… non c’è che dire! Mi piacerebbe fare due chiacchiere con quel fesso che le aveva mandato quel velo: non sa cosa si è perso, a rompere quel fidanzamento!”[5]

 

***

Il capo-sezione della Neuro si era accasciato, distrutto, sulla propria console.

“Siamo rovinati” ripeteva, con voce spenta “rovinati…!!!”

“Porca miseria” replicò il collega della Cerebrale “certo che quella ha giocato davvero sporco!” poi cercò di rianimare il collega “Su, Phil, datti una scossa: non è successo niente di irreparabile!”

“IO DÒ UN CALCIO IN CULO A TE, ALTRO CHE DARMI UNA SCOSSA, MALEDETTO PAZZO INCOSCIENTE…!!!  HA GIOCATO SPORCO, DICI… COSA TI ASPETTAVI, IMBECILLE? E HAI PURE ORDINATO ALLA MOTORIA DI TENERGLIELO FERMO!! UN’ALTRA VOLTA PERCHÉ NON ORDINI DI STENDERGLIELO SUL DIVANO, GIÀ CHE CI SEI…??”

“Ma sii ragionevole: come facevo a prevedere che quella sciacquetta si sarebbe comportata così?”

“Non è una sciacquetta!! E poi, scusa, non eri tu che mi esortavi a stare attento alle acque chete…?”

“E va bene, si sono baciati. E adesso Sayaka gli piace ancora di più… ma almeno abbiamo lo specchio, no? Adesso possiamo agire!”

“È proprio il tuo modo di agire, che mi fa paura…!”

“Ascolta, Phil: lo sapevamo che la rivelazione dell’Ipotesi Zero avrebbe potuto avere delle conseguenze imprevedibili. Nella vita non va sempre tutto come si vorrebbe! Te le devo insegnare io, queste cose?”

L’altro continuò a scuotere la testa, sospirando: “Va bene, ora basta, Jim… lasciami solo… devo riflettere!”

“Come vuoi. Andrò a elaborare gli ultimi dettagli per il mio piano. Sono nel mio ufficio, se mi cerchi!”

“Fammi solo una cortesia” lo fermò il collega, prima che lasciasse la stanza “d’ora in avanti, quando ti viene un’idea, pensaci su almeno tre volte, prima di metterla in pratica!”

Il capo della Cerebrale accusò il colpo: “D’accordo” rispose, dopo qualche secondo “a più tardi!”

Come Watson fu uscito, Marlowe tornò a lasciarsi andare, tenendosi la testa con la mano.

In realtà, più che avercela con il collega, era sconcertato da quanto il loro ragazzo si rivelasse (a dispetto della sua fama di superinsensibile e sordo ai richiami del cuore) così spaventosamente vulnerabile alle avances femminili!

E ancora dovevano affrontare Lisa Haneoka… per di più, nei panni di Seya!

*Se le sue rivali sono arrivate a tanto* pensò il capo della Neuro *qui i casi sono due: o Saint Tail lo seduce facendoselo… o lo ammazza, strozzandolo con quella benedetta coda…!*

 



[1] Al capo della Neuro è forse sfuggito il particolare che le dichiarazioni si fanno - di solito - proprio nei salotti!

[2] “Arte, arte sopraffina!” avrebbe detto il cavaliere di Ripafratta, co-protagonista della Locandiera di Carlo Goldoni.

[3] Il capo della sezione Neurologica di Matthew Isman.

[4] I freni inibitori, in gergo (da Inibitor Brakes).

[5] Lord Martiya mi correggerà, se sbaglio: ma non mi sembra che Kai Hiwatari e Alan Asuka si stimino molto, visti anche i commenti del primo alla famosa lettera del secondo (cfr. Le fiamme del destino, cap. 6).

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Capitolo 17
*** Verso il quadrato? ***


Capitolo 17: Verso il quadrato

Capitolo 17: Verso il quadrato?

 

L

a seguente mattina del martedì, Alan si risvegliò con un discreto mal di testa… tante emozioni in sole 72 ore avevano finito per logorare anche la Metabolica, oltre alla Cerebrale e ovviamente all’Emotiva… il personale di quest’ultima, poi, al solo realizzare che quel mattino il povero piccolo investigatore avrebbe probabilmente dovuto affrontare la presenza dell’alter-ego di Seya (ovvero Lisa), avrebbe volentieri dato le dimissioni (il loro capo in primis)!

Tanto per incominciare bene quella giornata, non appena alzato dal letto, Alan inciampò in una piega del tappeto e si ritrovò capitombolato ai piedi della parete opposta… proprio dove aveva appoggiato il fatidico specchio di Leche, recapitatogli la sera prima da due agenti della centrale! Se Rip Kirby non avesse agito tempestivamente nell’afferrarlo, il piano di James Watson sarebbe andato letteralmente in briciole ancor prima di metterlo in pratica, per non parlare della figuraccia che avrebbe fatto Alan nei confronti di Sayaka e dei proverbiali sette anni di guai!

*Cominciamo proprio bene…!* sospirò stancamente il ragazzo.

 

***

L’ispettore Asuka si offerse di accompagnare il figlio a scuola anche quella mattina, visto che continuava a non vederlo troppo in forma… ma Alan rifiutò, pensando che quattro passi gli avrebbero giovato nel rilassargli i nervi. Fu una pessima idea: il maggior tempo impiegato per raggiungere l’istituto ebbe l’effetto di farlo innervosire ancora di più!

Fra le sue preoccupazioni (non la maggiore, ma nemmeno la minore) vi era l’incertezza del fatto che nessuna compagna di classe avrebbe resistito alla tentazione di spifferare a miss Haneoka la sua presenza alla festa di compleanno della sua seconda “rivale”! Era vero che Kyoko e Ryoko gli avevano promesso di convincere tutte le amiche invitate da Sayaka a tenere la bocca chiusa… ma far tenere la bocca chiusa a una ragazza era molto più difficile che non convincere un gatto a farsi una nuotatina![1]  

Cosa avrebbe pensato Lisa, se lo avesse saputo? Certo, nessuno poteva conoscere gli “sviluppi” che la sua presenza in casa Shinomya aveva comportato (Sayaka non sembrava il tipo da confidarlo per vanteria, almeno così sperava Marlowe) ma il suo intervento a quel simposio senza che la festeggiata lo avesse nemmeno invitato era una faccenda maledettamente compromettente... inoltre, se qualche loro compagna avesse parlato, oltre a Lisa lo avrebbe saputo anche Rina, con conseguenze addirittura peggiori!

Cercando quindi di scacciare qualche spiacevole presentimento, il giovane detective attraversò il cancello della scuola, dopo avere aspirato una buona boccata d’aria. Naturalmente non aveva fatto nemmeno dieci passi, che si sentì subito chiamare…

“Sempai…!!”

Voltatosi all’istante, il ragazzo constatò subito la presenza della giovane Shinomya…

“Ciao, Alan…!” lo salutò lei con una voce allegra che contrastava la sua ben nota timidezza.

“Ah… buongiorno, Sayaka…!”

Ad un cenno del capo-sezione, tutti i componenti della Neuro “asukiana” si allertarono sulla difensiva… ma ciò che successe immediatamente dopo li lasciò completamente spiazzati.

La ragazzina col caschetto, incurante dei presenti all’ingiro, si affiancò al compagno e lo prese senz’altro sottobraccio!

*Merda…!* imprecò mentalmente Phil Marlowe.

“Sai, volevo… volevo ringraziarti per… per essere venuto alla mia festa di compleanno!”

Di sua propria iniziativa, Blackie Wolfe comandò due deglutizioni.

“Non… non è il caso: dopotutto, non era stato nemmeno invitato!”

“Ma è proprio per questo!” ribatté la ragazza, stringendo vieppiù la presa.

“Aridaje…!!” sbottò Marlowe, in perfetto accento romano.[2] Poi si rivolse a un suo assistente: “Presto, Tim: riduci di tre tacche la sensibilità dell’elaboratore emotivo, svelto!”

“Sissignore!” rispose questi, affrettandosi a provvedere. La più che opportuna manovra arrestò il C.R. di Sayaka dopo un aumento di soli pochi punti.

“Ma no, vedi… era solo per chiederti quel favore, che sono venuto!” disse nervosamente Alan, gettando sguardi disperati ai gruppetti di studenti - specialmente di sesso opposto - che iniziavano a osservarli con interesse.

La compagna abbassò lo sguardo, visibilmente delusa: “Ah… capisco!” mormorò.

Lentamente, lasciò il suo braccio… il contemporaneo segnale dei sensori tattili si accompagnò a un sensibile calo registrato dal galvanometro del morale!

“Scusami, Alan… cioè, sempai…” il galvanometro registrò un altro calo “…sono stata proprio una sciocca e una sfacciata… in fondo lo sapevo, di non piacerti!”

Il misuratore del consumo di adrenalina registrò subito una discreta scarica.

“Capo” disse a Marlowe un altro assistente “il signor Wolfe ci avverte che la temperatura interna sta salendo!”

“Oh, cribbio… le guance!!” esclamò il capo della Neuro precipitandosi sul comunicatrore intersezionale “Cardiaca da Neuro: Dick, mi senti? Riduci immediatamente la pressione, presto!!”

Tracy si affrettò ad eseguire, ma era troppo tardi. Inoltre, la momentanea preoccupazione di Marlowe nell’evitare l’imporporamento delle gote di Alan, l’aveva distratto dal controllo dei messaggi vocali. Cosicché il piccolo detective - abbandonato a sé stesso - se ne uscì con una frase che avrebbe fatto decisamente meglio a non pronunciare: “Ehi, un momento: io mica ho detto questo, Sayaka!”

La ragazza, che stava già per andarsene via mogia mogia, si bloccò immediatamente e gli piantò addosso i suoi occhioni scuri: “Allora ti piaccio…?!”

Il detective imprecò mentalmente. Eccolo incastrato!

Che doveva dire? Di no? Troppo crudele! Di sì? Troppo rischioso! Marlowe, maledicendo tutta quella fottuta settimana, non poté che optare per un compromesso salomonico: “Ah… err… ehm… ab… abbastanza…!”

Il sorriso che spuntò sul visetto della Shinomya fu di una dolcezza unica… l’intero Consiglio Organico del detective temette il peggio, ma la ragazza si “limitò” a schioccargli un bacetto sulla guancia ormai paonazza e a correre via, coprendosi le sue, ostentanti un egual colore. Il punto toccato dalle morbide labbra di Sayaka reagiva come se fosse stato punto da uno spillo e Marlowe dovette constatare che, ancora una volta, il misuratore di adrenalina era andato fuori servizio! 

Ma la cosa più grave era che il Coefficiente Relazionale di quell’ingenua (?) fanciulla, aveva raggiunto la paurosa quota di 994!

Ancora 6 punti d’incremento e il triangolo Alan-Lisa/Seya-Rina sarebbe diventato inesorabilmente un quadrato!

 

***

Cercando di guardare solamente fisso davanti a sé, non badando a nessuna voce che sentiva e muovendo un passo cadenzato dopo l’altro, il nostro eroe riuscì finalmente a varcare la porta della sua aula. Qui fissò risolutamente il suo banco e vi si diresse con decisione, mancandogli momentaneamente il coraggio di guardare verso quello di Lisa.

Una volta seduto, Dick Tracy fece eseguire due generose inspirazioni e finalmente Rip Kirby ebbe il beneplacito per ruotare la testa, onde permettere a Gus Chandler di effettuare un’ispezione panoramica dell’aula.

Lisa era seduta al suo posto e stava momentaneamente conversando con la sua amica Sara. La ragazza sembrava del suo solito umore allegro ma, quando l’amica - che guardava dalla sua parte - le accennò di voltarsi per constatare la presenza del detective, il volto di Lisa manifestò un sensibile trasalimento, anche se mascherato quanto più possibile. Poi arrivò anche un sorriso.

“Ciao…!” gli disse lei, timidamente.

Alan aprì le labbra per risponderle, ma dovette limitarsi a un lieve cenno della mano: un groppo alla gola glielo aveva impedito!

“Sono spiacente, Phil” comunicò Tracy, dalla Cardiaca “evidentemente i suoi sorrisi gli fanno ancora effetto!”

“Beh, ne sono lieto, Dick” rispose il capo della Neuro “ma ce la facciamo a rispondere?”

“L’ho appena fatto!” rispose Kirby.

Il sorriso di ritorno del detective fu invero abbastanza tirato, ma Lisa, almeno in apparenza, se ne accontentò.

Fortunatamente, dopo pochi istanti, l’insegnante cominciò la lezione.

 

***

Intervallo… il secondo momento critico della giornata.

Alan si mise a mangiucchiare di mala voglia la sua colazione, sospirando di sollievo per il fatto che Sayaka Shinomya non gli avesse presentato un bento preparato da lei, come invece Philip Marlowe aveva temuto! Ma ciò che non era accaduto oggi, poteva magari accadere domani, tanto è vero che l’interessata, osservandolo mangiare, gli aveva fatto l’occhiolino e roteato l’indice della mano destra, proprio come per dirgli: “Domani te lo porto io…!”

“Porca miseria” imprecò Marlowe “questo che è un bel problemino! Come se non ne avessimo già abbastanza!”

“Cerchi di tenergli i nervi a posto, Phil” gli disse Lew Harper “cerchiamo di fronteggiare una grana alla volta. Ora dobbiamo sondare Haneoka!”

“Lo ritiene proprio necessario, signore?” domandò il capo della Neuro, facendo una smorfia di disappunto.

La Cerebrale dice di sì…” rispose il Coordinatore dell’organismo, passandosi la mano sul mento, come imbarazzato.

L’altro annuì, sarcastico: “Già, capisco…! Andiamo pure, Motoria!” disse infine, dando il segnale a Kirby.

Lentamente, il ragazzo si alzò dalla sedia e cercando - con poco successo - di far finta di niente, si avvicinò al banco di Lisa, che ora stava conversando con Kyoko e con Ryoko.

“Ah… no, accidenti! Torniamo indietro: ci sono anche quelle due!” intervenne Marlowe, allarmato.

“Tanto meglio!” rispose invece James Watson.

“Come sarebbe tanto meglio, disgraziato?!”

“Senti, Phil: se le parliamo a quattrocchi, renderemo la situazione ancora più compromettente… non ti pare?”

Marlowe dovette convenire suo malgrado che stavolta il collega aveva ragione. Lasciò quindi che Alan si avvicinasse, facendo interrompere la conversazione fra le tre.

Haneoka lo fissò intensamente, cercando di rimanere calma quanto più le riusciva.

“Salve, Lisa” disse il ragazzo tenendo le mani in tasca “tutto bene…?”

“Ma certo” rispose lei, tentando di cogliere un eventuale sottinteso a quella domanda “perché me lo chiedi?”

“Beh…” il ragazzo distolse lo sguardo dal suo, dal momento che Tracy aveva avvertito Kirby che c’era un richiamo di sangue verso le guance “…mi chiedevo come stessi, tutto qua. Ieri non c’eri e allora…”

“Oh, grazie… ma non era niente di grave” la ragazza dai capelli castani arrossì leggermente, a sua volta “ero solo… indisposta!”

“Uhm… capisco. Un raffreddore?”

L’arrossamento della fanciulla si accentuò. Abbassò gli occhi: “N… no… sai… la pancia…”

“Ah, un’indigestione?”

Lisa non rispose e Ryoko non ne poté più: “Alan, ma sei tonto?!” e, prima che le amiche potessero fermarla, avvicinò il volto all’orecchio del detective, fornendogli la soluzione del mistero. Stavolta gli sforzi di Tracy e di Marlowe furono vani: il volto del detective diventò di un bel rosso pomodoro!

“Ah… ma certo! Eh, eh… mi rendo conto!” poi guardò la sua ex-antagonista “Scusa… sai, io… per certe cose…”

“In effetti non è una novità!”

“Ryoko, per favore!!” sbottò Lisa, guardando poi Alan con una smorfia che faceva del suo meglio per essere un sorriso “Non fa niente, grazie!”

“Beh, vi lasciamo soli, che è meglio!” disse Kyoko.

“Non occorre” ribatté il ragazzo, cercando di darsi un contegno “ci vediamo, Lisa… riguardati!” e se ne andò.

“Chi lo capisce è bravo, quello lì!” commentò sempre Kyoko.

“Già” ribatté Ryoko “ sai, Lisa? A volte mi domando che cosa ci trovi! D’accordo che è bello, ma ha un tal caratterino…!”

“Ma che dici?!” protestò lei “Parli come se noi due stessimo insieme!”

“Beh, Lisa” intervenne Kyoko “forse non te ne rendi conto… ma in effetti sembra proprio così!”

“Oh, basta!!” sbottò Haneoka, tornando ad arrossire “Siamo solo compagni di classe. Al massimo, buoni amici. Questo è tutto! Capito…?!”

“Va bene, va bene” conciliò Ryoko con un sorrisetto malizioso sulle labbra “non ti arrabbiare!”

In quel momento arrivò Sara e le due amiche, dopo qualche convenevole, si accomiatarono dal gruppo. Allontanandosi, continuarono a parlare fra di loro.

“Certo che è una bella zuccona anche lei, però. Se sapesse…!”

“Stai calma, Ryoko: ricorda che abbiamo promesso di mantenere il segreto!”

“Sì, va bene” rispose la mora “però mi auguro che il signorino sappia quello che fa… perché, se continua a farla soffrire, gliela faremo vedere noi! Sei d’accordo?”

“Aspettiamo ancora un po’, dai… e poi Alan non mi sembra il tipo da mettersi a fare il farfallone!” ribattè la castana.

“Sei sempre la solita ingenuotta: dovresti sapere che i maschietti sono tutti uguali!”

“Ah, sì? E allora, se sono tutti uguali, come mai certuni se li litigano in tante…?”

L’altra non rispose. In effetti, su questa domanda della sua amica “ingenuotta”, la simpatica Ryoko avrebbe avuto molto da riflettere…!

***

“Allora?” chiese A1 al capo della Sensitiva “Come le pare sia andata?”

“Mah… è un po’ difficile dirlo, signore” rispose Chandler “non ho notato turbamenti particolari nel suo sguardo, se non la solita timidezza, sincera o artefatta che sia. Non pareva nemmeno più imbarazzata del solito!”

“E le onde cerebrali?” domandò ancora Harper.

Chandler osservò il grafico che i suoi collaboratori avevano stampato: “Beh, sì: appaiono leggermente agitate… ma, tutto sommato, i valori di picco si mantengono all’interno dei parametri standard!”

“Quindi, secondo te, non sospetta ancora nulla?” chiese Watson, presente al colloquio.

L’altro si voltò verso di lui: “No: le nostre colleghe non sanno che noi sappiamo. Credo di poterlo affermare con sicurezza!” 

“Molto bene!!” esclamò il capo della Cerebrale, sfregandosi le mani “Allora possiamo procedere!”

“Bada però che le mie sono, sempre e soltanto, analisi elettriche… le Neurologiche - quelle femminili in particolare - sono molto abili a controllare le manifestazioni emozionali esterne. Vero, Phil?”

“Proprio così” sospirò Marlowe “lo testimonia il contegno irreprensibile che ha sempre mantenuto la nostra avversaria, mentre indossava i panni di Lisa Haneoka!”

“È vero” ammise Watson “ma stavolta quei panni innocenti non le serviranno a nulla!” esclamò, con aria di sfida.

“Jim” intervenne A1 posandogli una mano sulla spalla “stia attento a non farsi trascinare dai suoi rancori personali: la nostra non dev’essere una spedizione punitiva! Chiaro?” concluse, guardandolo bene in viso.

Il subordinato rimase muto per alcuni istanti, quindi annuì di malavoglia: “Certamente, signore!”

***

Al termine delle lezioni, il buon Alan si chinò un attimo per afferrare la cartella e riporvi gli oggetti che aveva sul banco. Quando rialzò lo sguardo, la prima cosa che vide fu la vita di una ragazza con le mani appoggiate sui fianchi. Dominando il formicolio comparso sulle mani, Rip Kirby continuò ad alzare la testa per consentirgli di guardare il viso della persona comparsagli davanti… finché i trasduttori ottici di Chandler registrarono la presenza di Rina Takamya. Come la vista dei fianchi aveva lasciato supporre, il volto della ragazza non lasciava trasparire nulla di allegro…

“Qualcosa che non va…?” le domandò il detective.

“Direi…!” fu la secca risposta.

Il ragazzo si alzò, cominciando a raccogliere quaderni e penne.

“Sentiamo…!” sospirò.

“Si può sapere che sta succedendo fra te e la Shinomya…?”

Lui la guardò. La sua espressione era ancora impassibile, benché gli occhi le stessero già luccicando. Meditando un istante, Alan convenne che la miglior cosa da fare era affrontare l’argomento di petto: “Beh… credo si sia presa una cotta per il sottoscritto!”

La tattica funzionò: quella risposta lasciò spiazzata Rina, che se ne aspettava una del tipo Non so di cosa tu stia parlando! e la grinta le si rischiarò. Solo un po’, a dire il vero. Di certo stava apprezzando l’onestà del suo compagno.

“Ti scoccia se ti domando quand’è successo?” non riuscì a fare a meno di chiedergli.

Alan rifletté ancora per un momento, quindi scosse la testa: “Non te lo so dire. È una novità anche per me. Credimi, sono sorpreso anch’io!”

Lei sospirò, incrociando le braccia: “Ti voglio credere! Ma dubito assai che sia solo una cotta…!”

“Ah, davvero?”

“Sicuro! La stavo osservando, mentre parlavi a Lisa. Avresti dovuto vedere come vi guardava: era gelosia bella e buona, la sua!”

“Ne sei proprio sicura?” chiese lui, per prendere tempo.

“Alan, non prendermi per scema. Sono una donna anch’io, dopotutto!”

La guardò nuovamente. Forse, in quel momento, la sua parte razionale (che Watson non controllava come avrebbe dovuto) si lasciò scavalcare da quella romantica (che Marlowe faticava a tenere a bada)… fatto stà che sorrise e replicò: “Sì… e anche bella, devo dire!”

Anche il viso di Rina si fece infine di porpora… aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse. Il ragazzo tornò a sospirare: “Rina, ascoltami: è un momento difficile per tutti… specialmente per me! Tu lo capisci, vero, come mi sto sentendo?”

La nipote del sindaco annuì silenziosamente, mentre il suo volto assumeva un’espressione molto più tenera: “Sì… lo so, tesoro!”

Nonostante la bionda avesse sussurrato, i sensori acustici di Chandler avevano captato per intero quella frase e non ci volle più di un nanosecondo perché l’elaboratore emotivo della Neuro facesse innalzare il C.R. della Takamya da 1386 a 1500 punti!

“Mannaggia…!!!” imprecò al solito Philip Marlowe “Ma come si fa, dico io, ad essere così ingenui?! Un guadagno di 114 punti solo per un messaggio vezzeggiativo?!”

“Il fatto è, capo” osservò un collaboratore “che nessuna, prima d’ora, lo aveva mai chiamato così!”

“Porca miseria… qui una cosa è sicura: se Haneoka riesce a riacchiapparlo, vuol proprio dire che è una donna eccezionale!”

Augurandosi di non essere arrossito come temeva - speranza vana - il detective rispose alla sua amica: “Allora, per favore, non metterti a fare la gelosa anche tu: non è il momento!”

Detto ciò, aprì la sua cartella per riporvi il materiale scolastico… improvvisamente, uno scoppio seguito da una nuvoletta rosa e da una pioggia di coriandoli e fiorellini, accompagnò la comparsa di un biglietto aderente al risvolto del coperchio della cartella stessa…

 

Al mio caro detective.

 

Stasera, alle ore 10, verrò a prendere il quadro “La Sfinge” nella pinacoteca privata del signor Genzo Katamura!

 

La tua affezionata avversaria Seya”

 

***

“Maledizione” imprecò Lew Harper, l’Organic Coordinator “alla fine è successo ciò che temevo! Quelle di Haneoka ci hanno preceduti e hanno lanciato una nuova sfida, prima che potessimo effettuare il nostro piano!!”

“Stia calmo, signore” intervenne James Watson “forse, a pensarci bene, è molto meglio così!”

“Si può sapere cosa cavolo stai dicendo?!” chiese il capo della Neuro.

“È molto semplice, amico: il mio piano prevedeva di effettuare un abboccamento segreto con Seya, nel corso del quale l’avremmo indotta a riflettersi nello specchio di Leche! Ma la cosa non era per niente facile, da ottenersi: la dinamica per arrivarci mi appariva effettivamente un po’ complicata. Ma ora…”

“Ora, cos’è cambiato?” chiese A1.

“Beh, ora diventa tutto molto più facile! Anzi, sarà uno scherzo far sì che la nostra codina venga a trovarsi esattamente davanti a quel benedetto specchio!”

“E come…?” chiese Marlowe.

“Lo so io, come!”

“Insomma, Watson: le spiacerebbe spiegarlo anche a noi?!”

Lo sguardo piuttosto severo del capo non ammetteva ulteriori repliche. Al gestore delle facoltà mentali di Asuka Jr. non rimase altro che abbozzare: “Beh, se insistete, ve lo dirò… ma non volevo rovinarvi la sorpresa!”

“La sorpresa la devi fare a Seya, non a noi!” ribatté il capo della Neuro.

“E va bene, va bene” brontolò il capo della Cerebrale “statemi a sentire…”

 



[1] Opinione personalmente espressa da Philip Marlowe e non necessariamente condivisa dall’autore!

[2] Probabilmente si era laureato in psicologia alla Sapienza di Roma.

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Capitolo 18
*** La Neuro entra in campo ***


Capitolo 18: La Neuro entra in campo

Capitolo 18: La Neuro entra in campo

 

“Q

uanto manca, ancora…?” chiese A1.

“Tre minuti!” rispose James Watson.

“Bene… si tenga pronto, Rip!”

“Sissignore!” rispose il responsabile della Motoria, trattenendo a fatica un sospiro polemico: quella raccomandazione era già la sesta o la settima!

“Speriamo che la codina abbocchi, questa volta!” tornò a parlare Harper.

“Abboccherà!” fu la netta risposta del capo della Cerebrale.

“Sarebbe la prima volta…!” commentò Phil Marlowe che, pur essendosi imposto di stare zitto, non aveva resistito alla tentazione.

Il collega lo guardò con espressione impassibile, poi fece un sogghigno sarcastico: “Questa sarà la prima volta... visto che, finalmente, mi è stato consentito di applicare un po’ d’astuzia in un piano di cattura!”

“Come sarebbe a dire…?!” chiese il capo della Neuro, piccato.

“Che alla fine l’avete capito che non bastava applicare le migliori qualità dell’organismo nel solo inseguimento della ladra. Stavolta useremo il suo obiettivo come esca!”

“Ma là dietro non c’è il suo vero obiettivo…!”

“Appunto… ma lei non lo sa! Ecco perché, a differenza di tutte le altre volte, il piano non potrà fallire. Se avessimo proceduto in questa maniera fin dall’inizio…”

“Vorrai dire se avessimo giocato sporco fin dall’inizio…!” polemizzò ancora il collega.

Watson scosse la testa: “Sei proprio un ingenuo, fino all’inverosimile. Sono le nostre rivali organiche che hanno giocato sporco, non noi!”

“Sì, sì… divertiti pure, Jimmy. Tanto, poi, se la codina la prenderà male e il povero Alan verrà scaricato, toccherà a me di raccogliere i cocci!”

“Di che ti lamenti? Per male che gli vada, avrà pronti due rimpiazzi belli caldi: la Shinomya o la Takamya!”

“Sei un cinico bastardo, Watson! Renditene conto!!”

“E tu un povero coglione!”

“Fatela finita!!” li riprese A1 “Vi sembra il momento di discutere, questo?!”

“No, signore!” rispose Watson.

“Ci scusi!” replicò Marlowe.

Harper sospirò e si avvicinò al comunicatore intersezionale: “Cardiaca da Centrale: rapporto!”

“Pressione e frequenza di pompaggio normali, signor Harper!”

“Grazie, Tracy. Metabolica, a voi!”

“Temperatura interna a valore standard. Riserva calorica a sufficiente margine!”

“Molto bene, Wolfe. Tempo, Watson!”

“Ora H meno due, comandante!”

“Perfetto” il Coordinatore incrociò le braccia e appellò nuovamente il capo della Motoria “mi raccomando, Kirby: tenga pronta la compressa di Solidox!”

“Stia tranquillo, signore!”

“Questa contromossa non mi convince” saltò su Marlowe, con evidente nervosismo “chi ci assicura che userà il narcotico anche stavolta?”

“Non può fare altrimenti” rispose il capo della Cerebrale “la disposizione delle guardie farà credere alla ladra che ciò che cerca si trova dietro quella spessa tenda. Per aprirla e prendere il presunto quadro dovrà assicurarsi che nessuno la possa attaccare alle spalle in quel frangente. Narcotizzare i presenti non potrà che apparirle la mossa migliore. Ma avrà una bella sorpresa…!” detto questo, diede voce a Kirby, che alzò il braccio sinistro di Alan per rendere visibile l’orologio. Erano le dieci in punto!

“Ci siamo!! Vieni, bellezza: vieni da papà…!”

“Basta, Watson” ordinò Lew Harper “mantenga la freddezza!”

“Signorsì!”

“Centrale da Sensitiva!” si udì, dal comunicatore.

“Parlate, Sensitiva!” rispose A1.

“Signore, credo che stia arrivando!”

“Ne è sicuro, Chandler?”

“Stiamo captando le sue onde cerebrali… forse è solo una sensazione, ma avvertiamo anche un leggero sibilo!”

“Un sibilo…?” intervenne Watson “Dev’essere il narcotico! Rip, non appena le guardie cadranno a terra addormentate, fai accasciare Alan al suolo, secondo il piano. E ingoia subito quella pillola di Solidox!”

“Ricevuto!”

Gradualmente ma velocemente, la stanza dove si trovavano venne invasa da una strana nebbiolina rosa e i sensori olfattivi di Chandler avvertirono una marcata essenza di tali fiori… quindi gli strumenti della Cerebrale registrarono un crescente calo di concentrazione e la pressione sanguigna cominciò ad abbassarsi sui manometri di Tracy. Ma subito Kirby fece ingoiare al piccolo detective la sua “arma segreta”: una compressa di ossigeno solido che, sciogliendosi a contatto con la saliva, avrebbe generato una diretta immissione di aria pura nella trachea, impedendo così al ragazzo di cadere addormentato![1] Dopodiché, cercando di essere più naturale possibile, Alan finse comunque di cadere vittima del gas narcotico e si lasciò stendere al suolo, imitando gli agenti del suo seguito; i quali, seguendo sempre il suo stesso piano, si erano invece addormentati sul serio!

***

Dopo pochi secondi dall’assopimento dell’ultima guardia, un rumore di vetri infranti precedette quello di un leggero tonfo all’interno della stanza… una figura, minuta e agilissima, era balzata quasi al centro della medesima, a meno di un metro dal corpo - apparentemente inerte - del giovanissimo investigatore.

I sensori acustici di Chandler captarono dei lievissimi passi felpati, poi quelli tattili segnalarono una leggera carezza sul cuoio capelluto. Infine, ancora quelli acustici ricevettero il seguente messaggio: “Sogni d’oro, amore mio!”

STOC… la povera lancetta del galvanometro adrenalinico segnalò l’avvenuta sollecitazione dei sensori psichici della Neuro e, subito dopo, l’elaboratore emotivo registrò l’avvenuto aumento del C.R. assegnato a Lisa Haneoka/Seya che, abbandonati i precedenti 522 punti, risalì di nuovo fino alla quota di 573!

Contemporaneamente, il corpo di Alan fu scosso da un lievissimo tremito.

“Ohe, sergente” protestò Watson, allarmato “tienigli i nervi a posto!!”

“Piantala! È la prima volta che gli dice una cosa del genere sul lavoro! Non faccio miracoli!” si difese Marlowe.

“Sarà meglio che ci provi, invece” rimbeccò il capo della Cerebrale “perché se il mio piano va in malora per colpa tua…”

“State zitti, idioti!!” ordinò Lew Harper, col tono più secco che poteva.

La giovane ladra, dopo essersi portata la mano guantata alla bocca e aver lanciato un bacio al suo sempiterno antagonista, si avvicinò lentamente alla tenda che avrebbe dovuto celare il citato quadro La Sfinge, perla della collezione privata del ricco mercante d’arte Genzo Katamura. Il dipinto era finito nel mirino di Seya in quanto la novizia Mara Mimori le aveva spiegato che il suo attuale possessore se l’era procurato a un’asta fallimentare, bandita dallo stesso autore perché rovinato da una speculazione finanziaria sempre ordita dallo stesso Katamura. Per anni costui aveva tentato invano di convincere quel talentuoso ma sfortunato pittore a cedergli la Sfinge ad un prezzo molto conveniente (per lui)!

Seguendo le disposizioni, Rip Kirby aveva aperto una palpebra di Alan quel minimo bastante per osservare la scena… e il Consiglio Organico del detective dovette constatare che la ragazza si stava avvicinando al suo obiettivo con un ammiccante movimento sinuoso, non evidenziato solamente dalla sua lunga coda di cavallo!

Il primo ad accorgersene fu il capo della Sensitiva: “Accidenti, temo che abbia subodorato qualcosa!”

“Non può essere!!” protestò, deciso, Watson.

“Però quella sta sculettando…!” fece notare Sam Spade, con evidente eccitazione…

“Smettetela di distrarvi, una buona volta!!” ruggì il Coordinatore “E lei, signor Spade, cerchi di tenere a freno la sua Sezione per quando verrà il momento!”

“Agli ordini!” rispose il responsabile della Genetica.

Seya si trovò finalmente accanto alla spessa tenda di velluto, presso la quale un piedistallo reggeva una targa di ottone con inciso il nome del quadro che era venuta a recuperare.

La “Robin Hood in gonnella” eseguì un rapido controllo per accertarsi che non vi fossero trappole in giro; poi, rassicurata dal silenzio circostante - interrotto soltanto dal russare degli agenti - si decise a tirare finalmente il cordone della tenda…

***

Da quando aveva deciso di indossare il costume di Seya, l’amica-nemica di Alan Daiki Asuka aveva gradualmente imparato a dominare le sue emozioni, salvo lasciarsi andare quando tornava a indossare gli innocenti panni di Lisa Haneoka. Era proprio per tale motivo che la “normale” studentessa del Saint Paulia appariva spesso molto più infantile di quanto non fosse in realtà; poiché - durante il giorno - la sua solare esuberanza femminile si prendeva la rivincita prima di lasciare nuovamente il posto - nelle successive ore notturne - alla necessaria freddezza “maschile” della ladra Saint Tail!

Questa volta, però, la ben nota e provata flemma della fuorilegge non poté reggere a ciò che videro i suoi occhioni: una volta che i lembi della tenda si scostarono, rivelandole ciò che avevano coperto fino a quell’istante, la fantastica avversaria del “piccolo detective” si trovò di fronte non già il dipinto La Sfinge, praticamente estorto a quel povero pittore dall’arido faccendiere Katamura, bensì il pregiato specchio della Regina Rosa di Leche… che non mancò di restituirle la sua immagine, con l’unica ed ovvia eccezione della “mitica” coda di cavallo, nuovamente sciolta nella fluente chioma castano-rossiccia!

Ma questo fu ancora nulla… prima che la ragazza potesse riprendersi dallo shock e cominciasse a congetturare sul perché proprio quello specchio si trovasse lì davanti, al posto del dipinto che doveva rubare, la povera Neuro haneokiana ricevette infatti dalla Sensitiva un segnale molto, ma molto peggiore: l’immagine eretta del loro amato inseguitore, tutt’altro che fuori di combattimento!

L’espressione del piccolo detective era forse più beffarda di quanto avesse voluto (sicuramente Watson e Marlowe stavano negoziando sulla questione) e appariva curiosamente simile a quella dell’Humphrey Bogart degli anni migliori (gli mancavano solo il trench e il Borsalino)![2]

Fortunatamente, parve essere la linea di Marlowe a prevalere… tanto è vero che l’espressione del novello “Bogey” si raddolcì, pur diventando priva di sorriso. Infine, lui ruppe il silenzio: “Lisa… te lo chiedo per favore: smettila di nasconderti da me!”

***

Dal trasalimento seguito alla vista della sua riflessa immagine “scoduta”[3] la ragazza era rimasta paralizzata per alcuni secondi, salvo poi indietreggiare lentamente con la fronte madida di sudore e la pelle d’oca in tutto il corpo. Pur mantenendosi in piedi a stento, la prosecutrice delle imprese di Lucifer[4] avrebbe volentieri indietreggiato per un bel po’… ma quando si rese conto che in quel modo avrebbe finito per farsi “tamponare” dal detective, si ribloccò di nuovo. Se non ché, il ragazzo si mosse a sua volta e gli bastarono pochi passi per appoggiare le mani sulle semiscoperte spalle dell’avversaria.

“Bene” esclamò James Watson stringendo il pugno alzato “finalmente è fatta!! Forza, Rip: mettile le manette, prima che ci sguilli ancora di mano!”

“Non dire fesserie!!” ribatté Marlowe, con veemenza “Hai scordato qual è il nostro scopo?!”

“Le precauzioni non sono mai troppe! Dati i precedenti, la cosa più sensata è impacchettarla. Poi ci ragioneremo!”

“NO…!!!” urlò il capo della Neuro “Almeno un po’ di fiducia dobbiamo pur dargliela, per Giove!”

“Senti, Phil… sono anni che le diamo fiducia e guarda dove cavolo siamo…!!”

“Non voglio che lei lo ritenga spietato, lo vuoi capire?!”

“Allora preferisci che lo ritenga un cretino?!”

“ORA BASTA…!!!”

Al gridò esasperato del Coordinatore, i due poli opposti dello spirito del detective si ammutolirono all’istante.

“Signor Watson” disse adagio Lew Harper, quasi sussurrando “ritengo che lei abbia assolto pienamente il suo compito, per stasera. Ora lasci lavorare il suo collega!”

“Signore, io devo rispettosamente insistere affinché…”

Il Coordinatore lo fissò con occhi di ghiaccio e si avvicinò al comunicatore intersezionale: “Immunitaria: mandate immediatamente una squadra in Centrale Operativa!”

“Roger!” rispose la voce di Eddy Parker. Poi A1 tornò a guardare Watson, che era impallidito.

“Ha… ha intenzione di… mettermi agli arresti?!” balbettò lui.

“Dipende solo da lei. Obbedirà agli ordini?”

L’altro rimase silenzioso per un momento, la faccia totalmente inespressiva. Poi rispose “Signorsì!” e accompagnò la parola col saluto e con un batter di tacchi.

L’Organic Coordinator lanciò allora nel comunicatore un nuovo messaggio: “Immunitaria da Centrale: ordine revocato, signor Parker!”

***

“Lisa… o Seya, se vuoi” mormorò il detective facendo del suo meglio per mantenere la voce ferma “te ne prego: smettila di fare la ladra. Smettila di correre dei rischi per convergere la mia attenzione su di te… non hai più bisogno di farlo!”

La pelle che ricopriva le spalle della ragazza era già discretamente fresca (segno evidente che la sua Cardiaca stava richiamando parecchio sangue da tutte le parti del corpo) e i polpastrelli di Alan avvertivano tutto il tremolio che la scuoteva. La superficie dello specchio appartenuto un tempo alla Principessa Rosa continuava a riflettere la figura di entrambi, mostrando, oltre ai capelli sciolti di Lisa (sempre in realtà trattenuti dallo scuro fiocco di seta) anche i suoi bellissimi occhi, dilatati dalla paura.

Nondimeno, la guantata mano destra della giovane non tardò a posarsi su quella sinistra di Alan, sempre appoggiata sulla sua spalla. Le labbra di Lisa si erano aperte, ma non riuscivano a proferire nemmeno una sillaba. Però, la stretta della sua mano su quella del ragazzo confermò a quest’ultimo che Seya lo aveva ascoltato. Dentro di lui, infatti, il suo C.R. aumentò ancora fino a raggiungere i 594 punti e tutto questo lo incoraggiò a proseguire.

“Non hai più bisogno di sfidarmi… e di farti inseguire da me per conquistare il mio cuore… perché, se era anche questa la tua intenzione, ci sei già riuscita…” le mani di Alan avvertirono un notevole aumento nel tremito della fanciulla “…perché io… ti voglio già bene…!”

Naturalmente Philip Marlowe avrebbe preferito fargli dire ti amo… ma il C.R. di Lisa/Seya era tuttora relativamente lontano dalla fatidica quota dei 1000 punti e quindi il capo della Neuro non poteva ancora farlo senza poter disporre - come avrebbe desiderato invece in quel momento - di una sufficiente dose di ipocrisia!

Comunque, sembrò che l’efficacia del messaggio fosse stata sufficiente: la ragazza non resistette più e cominciò sommessamente a singhiozzare…

“Lacrime di coccodrillo…!” commentò Watson.

“Sta’ zitto, deficiente!!” sbottò Marlowe, quasi temesse che la Sensitiva di Seya potesse sentirlo. Poi si rivolse al collega della Motoria: “Avanti, Rip: abbracciala!”

“Eseguo!”

Le mani del ragazzo abbandonarono quelle morbide spalle per scendere verso il sottile giro-vita… e i singulti della ladra si fecero più forti.

“Non piangere, Saint Tail” le sussurrò lui, direttamente nell’orecchio “non piangere!”

“Alan…” gemette finalmente lei appoggiando le mani sulle sue, davanti al suo grembo “…Alan, perdonami!! Perdonami… l’ho fatto solo… per aiutare quelle persone che…”

“Lo so… l’avevo capito!”

“Io…” emise ancora un lieve singhiozzo “…io non volevo far soffrire nessuno, te lo giuro… tanto meno te!”

“Certo… certo…” rispose lui appoggiando il mento sulla sua spalla (e il contatto cutaneo fece scattare diverse spie di pre-allarme nei pannelli della Sensitiva e della Genetica) “…sta’ tranquilla: ti credo… ti credo!”

“Bravo fesso…!” mugugnò Watson, guardato ferocemente da Marlowe.[5]

“Allora… non mi odi…?!”

“No, no…!”

“Non mi serbi nemmeno rancore?”

“Ma no…!”

“Non sei proprio arrabbiato nemmeno un po’…?”

“Beh, un po’ sì…! Anzi, se proprio devo essere sincero, sono parecchio arrabbiato!!”

Nel dire questo, Alan accentuò la stretta del suo abbraccio e anche il tono sembrava ironico… ma le assistenti della Neuro haneokiana ritennero fosse il caso di prenderlo sul serio. Seguì un minuto di teso silenzio, poi la ladra sorrise: “Già… il tuo orgoglio di maschietto l’ha presa male, eh…?”

“Si può dire che non è ridotto bene, in questo momento!”

“Capisco” sospirò Seya “posso fare qualcosa, per lui…?”

Ad Alan venne in mente una risposta pepata a questa domanda (la stessa che era venuta in mente a Spade)… ma, fortunatamente, si convinse a trovarne una migliore.

“Beh… come seconda cosa, potresti spiegarmi un paio di cosette!”

La ragazza sbatté le palpebre: “E… come prima…?”

“Abbracciarmi come si deve!”

Nonostante fossero distanti ormai parecchi metri dallo specchio, il rossore delle guance di entrambi risultò visibilissimo! Ma la timidezza di Lisa lasciò subito il posto alla risolutezza di Seya… e la deliziosa ladra dalla coda di cavallo si girò su sé stessa per buttare le braccia al collo del suo adorato inseguitore.

“Ti amo…!” gli disse, mentre lo stringeva con dolcezza.

 

***

“A questo punto ci starebbe proprio un bacio come si deve!” azzardò il capo della Genetica.

“Mmm… non so se proprio adesso sia del tutto consigliabile!” rispose quello della Neuro.

“Senti, amico: questa pulzella ha dei ferormoni di tutto rispetto! Siamo già a DEFCON 4, quaggiù![6] Devo scaricarlo un po’, se vogliamo mantenere il controllo! E poi, non volevi fare alzare il più possibile il C.R. di Haneoka?”

Marlowe guardò verso A1, che rispose sorridendo: “Direi che ha ragione, Phil!”

“D’accordo… Motoria da Neuro: baciare la controparte… confermo!”

“Ricevuto” rispose Kirby “procediamo!”

“Niente lingua, però: mi raccomando, Rip!”

“Ma perché vuoi rinunciare a 100 punti?” insistette Spade.

“FA’ COME TI HO DETTO, RIP!! E tu, Sammy, vedi di calmare i tuoi bollori: c’è un tempo per ogni cosa, brutto pervertito che non sei altro!”

“Va bene, va bene…!”

“100 punti…!” borbottò il capo della Neuro, scuotendo la testa “Sai quanto se ne sbatte, quello, del Coefficiente Relazionale! Gli interessa solo il confronto con le altre due…!”

Tutti gli altri si limitarono a ghignare con discrezione… e, di lì a poco, sul display nella centrale del controllo emotivo compariva il messaggio “RELATION TYPE A IN PROGRESS - SUBJECT: LISA HENEOKA/SEYA (A.K.A. SAINT TAIL)”… mentre il livello del suo Coefficiente Relazionale risaliva rapidamente verso gli 800 punti…!

 



[1] Non so se sia realtà o fantasia… comunque, ho preso questo particolare dalla storia disneyana Topolino e i ladri di ombre, pubblicata in Italia negli anni Settanta.

[2] Famosa marca di cappelli.

[3] Mi concedete questo nelogismo?

[4] Della quale l’insigne Autrice ha raccontato troppo poco!

[5] È singolare che sia il responsabile della Cerebrale (cioè della parte razionale dell’organismo) a sentirsi punto da tutta la faccenda, mentre - a rigor di logica - lo dovrebbe semmai essere il capo della Neuro (che rappresenta invece la parte emozionale). Ma forse è proprio l’essere umano a non essere logico! Voi che ne dite?

[6] Come già sanno i lettori della Storia Segreta dei SISAS, la scala dei livelli di eccitazione sessuale parte dal minimo DEFCON5 (pace dei sensi) al massimo DEFCON1, dopo il quale viene raggiunto il climax!

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Capitolo 19
*** Dalle assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi guardo io! ***


Capitolo 19: Dalle assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi guardo io

Capitolo 19: Dalle assistenti mi guardi Iddio, che dalle concorrenti mi guardo io!

 

M

entre il flemmatico Gus Chandler seguiva scrupolosamente la registrazione delle molteplici sensazioni provenienti da Seya, che venivano smistate verso gli elaboratori della Neuro e della Genetica (morbidezza delle labbra, sapore, calore del suo corpo, profumo della sua pelle, pressione delle sue… rotondità), il “duro” James Watson osservava invece cupamente il Coefficiente Relazionale del soggetto aumentare progressivamente sul relativo display…

Quando alla fine lo strumento si arrestò, mostrando il notevole valore di 797 punti, il capo della Cerebrale fece una smorfia e si girò verso il collega: “Certo che per una donna è veramente facile! Vero…?”

“Che cosa?” chiese l’altro.

“Usare il sesso per farsi perdonare!” rispose Watson, mettendo le braccia conserte.

Il capo della Sensitiva si lasciò scappare un sorriso ironico: “Efficace, soprattutto…!”

“Sì, ma non è corretto” ribatté Watson, scuotendo la testa “non è così che si dovrebbe conquistare un uomo!”

“Non lo sai che in guerra e in amore tutto è lecito?”

“Certo che lo so. Ma non lo accetto!”

Chandler terminò di redigere i suoi appunti, si infilò il bloc notes nella tasca del camice e incrociò anche lui le braccia: “E Alan? Lui lo accetta, secondo te?”

“Ne dubito” rispose il collega, negando ancora col capo “altrimenti non vorrebbe fare questo mestiere!”

“Beh, allora rilassati: la Takamya ha sempre un vantaggio abbondante di 700 punti!”

“Non volevo dire questo!” obbiettò Watson, corrugando la fronte.

“Dai, dai… non fare il furbo! Lo sanno tutti, qui dentro, che parteggi per la biondina! Del resto, che c’è di male? Se vuoi saperlo, piace anche a me!”

“Davvero?” la voce del collega era un pochettino scettica “Significa che voterai per lei, alla delibera finale del Consiglio Organico?”[1]

Il responsabile della Sensitiva rimuginò un momento e fissò quello della Cerebrale: “Non lo so ancora… indubbiamente Rina Takamya è una ragazza bella, intelligente, schietta e sincera. Potrebbe anche essere la sua compagna ideale! Però…”

“…Haneoka ha qualcosa di più!” concluse Watson, sempre ironicamente.

“Ha un animo ardente. Soprattutto manifesta quel misto di innocenza, romanticismo e irrazionalità dal quale, un animo rigoroso e convenzionale come quello del signor Alan, non può che venire attirato come una calamita!”

“Già… i poli opposti che si attraggono!”

“Esatto. Vedi, se la signorina Takamya fosse magari un po’ più passionale…”

“NOOOOOO…!!!”

Improvvisamente,  la camera del controllo percettivo dell’organismo fu invasa da un grido isterico e angosciato…

“Che diavolo succede, adesso…?!” chiese Watson, sussultando.

“Non lo so… ora controllo!”

Gus Chandler si affrettò ad effettuare un check istantaneo sul pannello del ricevitore acustico e subito comparve questo messaggio sul monitor: SCREAM RICEIVED - LEVEL: 20,000 dB - FREQUENCY: 16.4 kHz - SOURCE: FEMMININE VOICE - IDENTIFICATED SUBJECT: RINA TAKAMYA

“Oh, Cristo…!! Questa che è proprio una bella frittata!” esclamò il capo-sezione.

Contemporaneamente, il responsabile della Cerebrale stava osservando il monitor del ricevitore ottico, dove si poteva chiaramente ammirare il viso piacevole ed eufemisticamente sconvolto della bella, intelligente, schietta e sincera nipotina del sindaco della città…

“Bene, fantastico!” commentò Watson, ghignando e mettendosi le mani in tasca “Vediamo adesso come Phil la riesce a sistemare, questa…!”

Il collega lo guardò… poi scosse la testa ed emise un sospiro: “Jimmy, toglimi una curiosità: si può sapere cosa ti ha fatto il povero Marlowe per starti così antipatico?”

 

***

La ladra e il poliziotto spalancarono gli occhi e, senza separare ancora le loro labbra, diressero le pupille nella direzione di quell’urlo. Constatata la presenza della loro “amica” si separarono di scatto e, dopo aver indietreggiato entrambi di mezzo metro, la fissarono con una certa preoccupazione… sarebbe stato difficile dire quale delle due Neuro fosse più traumatizzata in quel momento e quale delle due Cardiache fosse più in fibrillazione!

“Rina…!!!” gridarono, all’unisono.

La biondina era sconvolta. Rimaneva lì, immobile a gambe allargate, coi pugni stretti alla cintura, gli occhi spalancati e le labbra tremanti.

“Brutti bugiardi…!!!” gridò “Allora è così, eh…? Che stavano le cose!!”

La ragazza con la coda di cavallo si limitò ad abbassare il volto, nuovamente arrossito… ma Alan riuscì a mantenere il contegno e corrugò marcatamente le sopracciglia.

“Rina, si può sapere che cavolo ci fai q…”

“Zitto, Alan” lo interruppe lei, urlando “sei un ipocrita…!” le lacrime cominciarono ad uscire dai suoi occhi “Mi hai…” singhiozzò “…mi hai solo presa in giro!”

“Ma che dici?! Che vai a pensare?”

“Cosa penso…??” gridò lei, di rimando, guardandolo come se volesse incenerirlo “Cosa vedo, vorrai dire!! È così che volevi convincerla a smettere di rubare, eh…?”

La biondina era chiaramente sconvolta; non sembrava proprio che stesse recitando (tale, almeno, era il giudizio di Chandler). In ogni caso, se una cosa del genere fosse successa tempo addietro, il giovane detective avrebbe assunto la sua solita aria arrogante, intimando a Rina di farsi i fatti suoi senza tanti complimenti! Ma ora, dopo quel che era successo fra di loro dalla sera della fatidica scoperta, quell’ingombrante migliaio e mezzo di punti accreditati al suo C.R. non consentivano più all’inguaiato Marlowe di farlo agire in tal maniera… e fu così che commise il primo errore: “Andiamo, Rina… l’ho soltanto… soltanto baciata!”

Seguì un minuto di teso silenzio. Lisa Haneoka, ovvero Seya, la mitica ladra-giustiziera conosciuta anche come Saint Tail, rialzò di scatto la testa. Per la ragazza era stata una vera e propria mazzata!

Come soltanto baciata? Soltanto cosa…?

“Ah, capisco…” esclamò sarcastica la sua ex-assistente, sempre tenendo le mani sui fianchi “…soltanto baciata…” la sua parte più onesta stava cercando di convincerla a non pronunciare la frase seguente, ma la sua parte più scafata ebbe la meglio “…come la sottoscritta in quel bar, la domenica passata, immagino!!”

Trascorso un lasso di due secondi, Blackie Wolfe dovette comunicare alla Centrale Operativa che la temperatura interna era calata a 34 gradi! Gus Chandler dovette invece constatare che lo sguardo dell’ex-antagonista era diventato - se possibile - più feroce di quello della Takamya.

“Qui si mette male…!!” mormorò il tenace Rip Kirby, osservando con notevole interesse i comandi degli arti inferiori. Ciononostante, il pensiero di Alan Asuka che fuggiva inseguito da una Seya furente, gli sembrò abbastanza ridicola, cosicché li lasciò com’erano.

“Alan…” sussurrò quest’ultima “…sta dicendo la verità…?”

Il ragazzo sussultò e iniziò a balbettare: “Seya… Lisa… ecco…”

La ragazza in “tutù-frac” si avvicinò lentamente a lui, facendo ondeggiare la sua coda di cavallo. Quando gli fu davanti a meno di trenta centimetri, si arrestò e lo guardò dritto negli occhi. Chandler poté osservare che quelli della ladra erano adesso completamente asciutti… e Wolfe non mancò di comunicare in centrale che la temperatura interna era tornata quasi a 37…!

“L’hai baciata…?”

“Io…”

“Dimmelo!!” gli ringhiò.

Alan abbassò la testa. Purtroppo la sua onestà non gli consentiva di mentire.

“Sì…” rispose, in un soffio. Quando poi tornò a rialzare lo sguardo, vide che le guance di lei erano nuovamente umide… e commise il secondo errore: “…ma… solo una volta!”

Malauguratamente, Rina Takamya non gliela fece passare liscia… e il rimpallo fu veramente micidiale: “Conta meglio, ragazzo: sono due! Escluso quello che mi hai dato in fronte!!” precisò, implacabile.

Alan chiuse allora gli occhi e strinse la mascella, inspirando una buona boccata d’aria… poi si girò verso di lei: “Rina, adesso bas…”

“TUTTI A TERRA…!!!” gridò Gus Chandler che, con la coda dell’occhio sinistro, aveva visto la mano di Seya in arrivo…

In virtù del guanto che la ricopriva, l’impattò fu un po’ meno doloroso di quanto avrebbe potuto essere. Nondimeno, il personale delle sezioni cefaliche[2] si ritrovò completamente gambe all’aria!

Lew Harper, che era finito involontariamente sopra Eddy Parker, ne approfittò per chiedergli: “Questo che numero era?”

“Temo di avere perso il conto, signore” mugolò il capo dell’Immunitaria “non sono sicuro se sia il 13° o il 17°…!”

“Che bellezza… così, in entrambi i casi, ci porta pure sfiga!!”

Il detective, preso alla sprovvista, era finito col sedere per terra. Non sapendo più bene come comportarsi, se ne rimase lì a guardare la sua ragione di vita e i suoi splendidi occhi blu che non smettevano di lacrimare.

“Lisa…” tentò, con poche speranze “…per favore: lasciami spiega…”

La ragazza scosse la coda, insieme alla testa. Poi sibilò: “Ti odio…!!!”

Infine si girò su sé stessa e, con pochi balzi felini, saltò fuori dalla finestra fracassata. Di lì a poco, nel cielo notturno si stagliava la sua variopinta e infiocchettata mongolfiera.

Quando la vide sparire, Alan gettò uno sguardo inespressivo sulla ragazza bionda, rimasta impassibile a contemplare tutta la scena. Poi si rialzò, si rassettò brevemente la giacca e, dopo essersi massaggiato la parte “lesa”, le rivolse pacatamente la parola…

“Rina: te l’ha mai detto nessuno che sei una gran rompiballe…??”

 

***

Per tutta risposta, la ragazza bionda si irrigidì, stringendo la mascella per impedirsi di scoppiare a piangere, anche se le lacrime continuavano a solcarle le guance.

“Certo, capisco…” sussurrò, annuendo con la testa “…cosa posso dirti? Scusami se esisto, Alan…!” concluse, veemente.

Il ragazzo avvertì una leggera fitta all’altezza della sezione di Tracy… ma l’amico Marlowe riuscì a mantenerlo abbastanza controllato: “Oh, per favore, Rina: non fare la melodrammatica! Dopotutto, io…”

“Tu… tu avevi detto che le avresti parlato francamente: non che ti saresti buttato fra le sue braccia…! Non sei stato affatto sincero con me, Alan!” un’ultima lacrima le spuntò dal roseo visetto.

Benché tutto ciò gli apparisse alquanto esagerato, Alan Asuka sentì dentro di sé come un leggero senso di rimorso e la cosa non gli piacque per niente! Fu quindi lieto di trovare un piccolo argomento a sua favore…

“Mi dispiace, ma non sono d’accordo: se ben ricordi, t’avevo ben detto che vi amavo tutte e due! E poi - sincerità per sincerità - mi sembra che anche tu mi avessi promesso di non immischiarti, questa sera…!”

Rina rialzò la testa e si fregò il viso col dorso della mano: “Hai ragione, ma non ho potuto… dovevo vedere!”

“Vedere cosa, Rina?”

Lei si mosse per avvicinarsi a lui… che, istintivamente, indietreggiò d’un passo. La ragazza fece allora una smorfia amara: “Adesso ti faccio anche paura?!”

“Ma no, scusa…  è che sono un po’ nervoso!”

“Io… volevo sapere… vedere cosa Haneoka avrebbe fatto… e, soprattutto, cosa avrebbe detto! Capire se ti aveva ingannato per usarti… o per qualche altro motivo!”

Il detective se ne rimase meditabondo per un po’, tenendo le mani nelle tasche. Quindi rialzò il viso: “Ebbene, cos’hai scoperto?” chiese.

La biondina lo fissò con intensità, quasi volesse scrutarlo nel profondo dell’animo e lui, suo malgrado, avvertì un leggero brivido: “Guarda che non ti sto prendendo in giro… chi meglio di una donna può capire un’altra donna?”

Questa mossa l’aveva pensata James Watson (e Marlowe, per una volta, l’aveva applaudito). Rina lo guardò ancora a bocca aperta.

“E allora…? Cosa mi dici? Si stava solo divertendo con me o voleva veramente aiutare le vittime di tutti quei prepotenti? Su, parla: mi ha manipolato oppure no?”

“Ma… se io ti rispondo, tu crederai a ciò che ti dirò…?”

Il ragazzo sorrise e le si avvicinò. Poi alzò una mano a tergere alcune lacrime che ancora spuntavano dalle ciglia della ragazza…

“E perché non dovrei? Tu mi hai creduto, l’altra mattina, no?”

A Rina Takamya tremarono le gambe, ben consapevole che quanto avrebbe detto in quel momento avrebbe deciso, forse irrevocabilmente, il suo destino!

Già… sarebbe stato molto facile rispondergli che la sua rivale stava piangendo ad arte… e che Lisa, vistasi scoperta senza appello, cercava di sfruttare il sentimento del ragazzo per convincerlo di ciò che gli aveva detto e condurlo dove lei avrebbe voluto. Sarebbe stato molto semplice… ma rischioso! Perché, se non si fosse rivelato vero, non le avrebbe più lasciato alcuna possibilità.

Anche se il suo presente atteggiamento le mostrava che il ragazzo dei suoi sogni le voleva ancora bene, la biondina avvertiva che il filo che li aveva uniti in quei tre giorni si era molto assottigliato… e, se lei lo avesse teso ancora un po’, avrebbe finito con lo spezzarsi definitivamente. Era quindi decisamente meglio darci una leggera allentata!

“No” scosse la testa, risoluta “il mio sarebbe per forza un giudizio di parte! Lo sai quanto ci tengo a te: devi scoprirlo da solo!”

Il giovane allargò il suo sorriso, poi le mise le mani sulle spalle e le diede un leggero bacio sulle labbra… naturalmente la ragazza voleva approfondire, ma Rip Kirby ricevette il perentorio ordine (da chi, ve lo potete immaginare) di scostarsi appena in tempo!

“Anche nel tuo interesse… è la miglior risposta che mi potevi dare!” le diede un’ultima carezza e terminò “Vieni, ti accompagno a casa!”

***

“Allora, tirando le somme?” domandò Lew Harper.

“Dunque… Haneoka era a 797 punti dopo il bacio… lo schiaffo gliene ha fatti perdere 40… la sua sfiducia altri 55… la fuga 15… perciò e ridiscesa a 697!” concluse Marlowe, emettendo un sospirone.

“E la Takamya?”

“Lei era a 1500 questo pomeriggio, a scuola… ma la gherminella di stasera  le è costata 265 punti… però, le lacrime gliene hanno accreditate altri 30… infine, col bacio di Alan - più affettuoso che passionale - ne ha guadagnati altri 135… totale: 1400!”

“Mmm…” fece il Coordinatore passandosi una mano sul volto “…la Shinomya dov’era rimasta?”

“A 994!”

“Tsk… sarà dura che miss Coda Sacra ritorni al primo posto!” commentò sempre A1, scuotendo la testa.

“Beh…” sospirò ancora Marlowe “…in teoria, sarebbe sufficiente che Heneoka raggiungesse la sua rivale col punteggio più elevato!”

“Per quale motivo?” si informò Watson.

“Hai dimenticato che il suo C.R. usufruisce dello stato di blocco?[3] Qualunque altro C.R. femminile raggiunto dal suo, subirebbe un decremento istantaneo di almeno 200 punti! Quindi, se Lisa risalisse a quota 994, la Shinomya scenderebbe a 794 e, qualora raggiungesse i 1400 punti, Rina scenderebbe a 1200!”

“Capirai… per arrivare a 994 le mancano ancora 297 punti. E, per raggiungere la Takamya, ne servirebbero altri 426!” osservò Chandler.

“Sono 723 in tutto” concluse A1 “difficile, ma non impossibile. Che ne dice, Phil?”

Questi allargò le braccia: “Alla Neuro faremo del nostro meglio, signore… ma dipenderà soprattutto da lei stessa!”

“Beh, ci proveremo. L’importante sarà tenerlo lontano dalle altre spasimanti…”

Una moderata scarica di adrenalina venne ricevuta in quell’istante dai sensori tattili: camminando, il braccio di Rina aveva stretto affettuosamente quello del compagno.

“…a partire fin da domattina!” puntualizzò Lew Harper, con decisione.

 



[1] Dove viene di solito presa la decisione finale su chi sarà la consorte dell’organismo. In realtà, essendo le donne a scegliere i loro uomini, tali procedure rappresentano solamente “mere buffonate burocratiche”! Almeno così le definisce Harold Mitchell, capo della Neuro di Shinji Ikari. Uno che, parlando all’omologo James Bolton (capo della Neuro di Ranma Saotome) mentre questi gli raccontava i guai sentimentali del suo assistito, ebbe tutto il diritto di dirgli: “Lei si lecchi solamente i gomiti!”. Se volete saperne di più, non avete che da leggervi le fanfics di Ranma ½ e di Neon Genesis Evangelion. 

[2] Quelle cioè che risiedono nella testa.

[3] Vedi nota 4 del cap. 6.

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Capitolo 20
*** O la va o la spacca! ***


Capitolo 20: O la va o la spacca

Capitolo 20: O la va o la spacca!

 

A

rrivati che furono davanti al cancello di villa Takamya, i due ragazzi si fermarono. Per tutto il percorso non avevano aperto bocca e la cosa aveva stupito non poco il giovane detective. Dopo il risveglio degli agenti, Alan aveva dato disposizione affinché lo specchio di Leche - che aveva assolto egregiamente il suo compito - venisse riconsegnato a casa Shinomya e aveva quindi offerto alla sua “assistente” un passaggio fino a casa con una macchina della centrale. Ma la ragazza, anche se palesemente stanca per le emozioni provate, lo aveva invece pregato di fare il tragitto a piedi.

Asuka Jr. aveva temuto che Rina ne avrebbe approfittato per subissarlo di pressioni (non solo verbali) onde tirarlo definitivamente dalla sua parte, ma la biondina si era limitata a prenderlo a braccetto, “accontentandosi” della sua compagnia. Cosicché, il ragazzo aveva capito che la sua volontà di andare a piedi derivava unicamente dal desiderio di restare ancora con lui il più a lungo possibile.

L’atteggiamento di Rina lo imbarazzava particolarmente. Finché la ragazza, nei mesi precedenti, si era limitata a corteggiarlo in quella sua maniera petulante e appiccicosa, la Neuro di Marlowe era riuscita, senza troppi problemi, a tenerla a bada… ma ora che la biondina aveva deciso di cambiare tattica, manifestando i suoi sentimenti in maniera “sincera”, la sicurezza del piccolo investigatore aveva veramente vacillato… e l’incertezza in cui era caduto dopo aver constatato la concretezza della famigerata Ipotesi Zero aveva fatto il resto!

Il dubbio angoscioso che il rispetto e la simpatia di Seya fossero “interessati” ad alimentare la volontà del suo inseguitore di non consegnarla alle autorità, una volta che l’avesse catturata, veniva accentuato - ora che sapeva - dall’atteggiamento beffardo e supponente che Lisa Haneoka gli aveva sempre espresso a scuola; anche se, nell’ultimo periodo, la sua compagna di classe aveva leggermente mutato il suo modo di fare e certe esitazioni, certi sguardi e soprattutto certi rossori sembravano dimostrare che la misteriosa Seya desiderava comunicargli i suoi sentimenti anche attraverso la sua identità di copertura!

Ma allora che bisogno c’era di fargli un “cicchetto” del genere solo perché si era lasciato un po’ andare,  scambiando un paio di bacetti con la sua rivale in amore? Non c’era mica stato a letto, porco mondo… o meglio, a “rigor di termini” c’era anche stato (al ricordo sussultò, ringraziando il cielo che la biondina non si fosse lasciata scappare pure questo!)… ma, dopotutto, non lo avevano mica fatto…!

Passi anche quello schiaffo (la gelosia, d’accordo) ma quelle lacrime e quelle parole lo preoccupavano abbastanza. E se veramente la sua amica-nemica non avesse più voluto saperne di lui…?

Il solo pensiero lo sconvolgeva. Al riguardo, le analisi di Philip Marlowe erano state assolutamente esatte: Alan non voleva rimanere solo… sotto questo aspetto non aveva il carattere del padre, che sopportava filosoficamente la sua vedovanza. Lui desiderava fortemente una compagna che gli facesse anche un po’ da madre e un po’ da sorella e in ciò si spiegavano l’accanimento nella caccia a Seya, il morboso interesse per il suo alter-ego scolastico (Lisa), la debole resistenza alle avances di Sayaka e l’accettazione dei sentimenti di Rina. Una parte non troppo piccola del suo inconscio avrebbe volentieri applicato quest’ultima soluzione, se non fosse stato troppo triste e troppo stupido far terminare la sua storia con Saint Tail in quella maniera.  

E poi, quel “ti odio”… no, non poteva finire così: lui non voleva essere odiato da nessuno. Perché sentiva di non meritarlo.

***

Erano già trascorsi un paio di minuti da quando Alan e Rina si trovavano fermi davanti al cancello di casa sua. Finalmente, il ragazzo si riscosse: “Beh, eccoci arrivati!”

Rina lo guardò profondamente e non rispose.

“Che c’è…?” chiese allora lui, preoccupato.

“Niente…!” rispose lei, appena impercettibilmente, lasciando che i suoi occhi mandassero messaggi disperati alla sezione di Marlowe.

Alan sospirò: “Dai, forza, Rina: sputa!”

“Adesso che cosa farai?”

Lui la guardò per qualche istante: “Farò esattamente come mi hai detto tu!”

“Cioè…?”

“Scoprirò da solo quali fossero esattamente gli scopi di Seya. E, soprattutto, quali sono adesso le intenzioni di Lisa nei miei confronti!”

La ragazza deglutì, poi ribatté, con fatica: “E poi…?”

“Prenderò la mia decisione!”

Rina abbassò lo sguardo per riflettere un attimo, quindi lo rialzò: “E se lei riprendesse a rubare? In fondo, il colpo di stasera glielo hai fatto fallire!”

Anche lui parve meditare, guardandosi la punta delle scarpe.

“Se hai sentito tutto quello che ci siamo detti, dovresti conoscere già la risposta, Rina!”

“Dimmela lo stesso… per favore!” concluse, vedendo che il giovane esitava.

“Se andasse in questo modo” iniziò, sospirando “vorrebbe effettivamente dire che non gliene importa nulla, di me! O, per lo meno, che non sono importante quanto la sua… missione!”

“E allora? L’arresteresti?”

Lui tornò a fissarla: “No, rinuncerei semplicemente all’incarico” rispose, deciso “dopodiché…”

“Sì…?”

Alan si avvicinò e le prese la mano: “Beh… andrei dalla ragazza per la quale sono invece più importante… e le chiederei… se potesse essere interessata… ad avermi fra i piedi per tutta la vita!”

Gli occhi di Rina Takamya si spalancarono come due lanterne e brillarono al riflesso della luce dei lampioni stradali…

“Alan…” dovette deglutire, con la gola che le doleva tanto era ruvida  “…stai dicendo che… mi faresti una… proposta di matrimonio…??!!”

Data la loro giovanissima età, Rina si rendeva conto che quella era una domanda un po’ sciocca. Ma che le importava? Anche lei, da bambina, aveva letto qualche favola di quelle che leggeva Lisa Haneoka!

Il suo bello, voltando gli occhi al cielo e passandosi una mano sulla faccia per nascondere il rossore, rispose a mezza voce: “Qualcosa del genere…!”

Un decimo di secondo dopo, la sezione Immunitaria di Parker dovette registrare una stretta tale da temere seriamente che si incrinassero alcune costole e anche la sezione Cardiaca di Tracy andò in pre-allarme!

“Rina… Rina, basta: mi stai soffocando…!!” gridò Alan.

“Scusa… scusami…” gemette lei, commossa “…oh, Alan!! Amore…” e avvicinò le labbra…

“No… aspetta…” fu il turno del ragazzo di deglutire “…abbi pazienza, ma… devo essere ancora sicuro! Cerca di capirmi!”

“Oh, insomma…!!! Uno più, uno meno, che differenza fa?” sbuffò la bionda, spazientita, continuando a tirarlo verso di sé...

Comprendendo di dovere escogitare qualcosa, il detective se ne uscì con una trovata geniale: “Ma non preferisci… aspettare di ricevere i prossimi… da uno che penserà completamente a te?”

L’espediente funzionò. Rina si staccò da lui, interdetta e poi gli sorrise. Anche se, a dire il vero, era un sorriso un po’ amaro: “Forse hai ragione… ma cosa posso farci, se ti amo?”

“Anch’io ti amo, piccola… ma adesso andiamo a letto!”

Gli occhi di Rina tornarono ad allargarsi e il suo sorriso perse l’amarezza di cui sopra: “Va bene” e gli afferrò il polso “andiamo a letto…!!”

Alan rimase un secondo in apnea, rendendosi conto della topica, ma riprese subito in mano la situazione: “Ehi, bella, non fare la furbetta: io intendevo ognuno a casa propria…!”

La ragazza accusò il colpo e pensò: *Oh, beh… io ci ho provato!* Poi disse, rossa come un peperone: “Ma sì, stavo scherzando… comunque, non vuoi salire un attimo in casa?”

“A quest’ora? Non voglio disturbare!” 

“Ma dai, così saluti i miei, no? C’è anche mio fratello!”

“Cosa?!” Alan fu preda di un brivido e scosse la testa “No, no… non è proprio il caso!!”

“Oh, andiamo, possibile che ti stia sempre così antipatico?!”

“Ma non mi è antipatico! È che mi mette sempre a disagio…” *Oltre a prendermi per il culo!* “…e stasera proprio non me la sento!”

Rina si rassegnò: “E va bene, va bene, come vuoi” sospirò “ti lascio andare… buonanotte…!”

*Sia ringraziato il cielo…!* sospirò, sollevato, lui “Buonanotte, Rina… err… dormi bene!”

“Anche tu… e sognami!” concluse, strizzando l’occhio.

Lui rispose con un sorriso bonario e si allontanò a passo svelto. Benché la serata fosse abbastanza fresca, Alan dovette tergersi più volte il sudore dalla fronte.

“L’ho scampata per un pelo!! Che bella serata… prima Lisa mi dà uno schiaffone e dice che mi odia… poi Rina mi fa una scenata di gelosia e cerca anche di sedurmi… ci sarebbe mancato solo suo fratello, alla lista!”

A Rina non l’aveva detto, ma c’era una ragione ben più seria che lo aveva indotto a tagliare la corda per non incontrarlo… e che comunque non lo rassicurava affatto per il futuro, almeno dopo certe confidenze che gli aveva fatto la madre di Sayaka Shinomya![1]

*Se non mi sbrigo a risolvere questa faccenda* pensava *rischio di vedermi recapitare a casa uno smoking! E dubito molto che Seya me lo ruberebbe, per aiutarmi…!*

A quest’ultima considerazione, dovette estrarre di nuovo il fazzoletto…

 

***

Il povero Philip Marlowe, responsabile della sezione Neurologica asukiana, poté finalmente appoggiare la schiena alla sua poltroncina, sbuffando esausto.

“Coraggio, capo” gli disse Tim Murdock, uno dei suoi più validi collaboratori “è andata!”

“Boia di una vacca di una miseria” esclamò “finalmente siamo riusciti a sgusciarglielo dalle grinfie…!”

“E senza farle guadagnare altri punti. Devo farle i miei complimenti!”

“Lascia perdere… riservameli per quando riuscirò a recuperargli Haneoka!”

L’assistente corrugò la fronte: “Mi scusi, signor Marlowe” esitò “posso farle una domanda?”

“Avanti…!” rispose il superiore, con voce semi-spenta.

“Giunti a questo punto… è proprio sicuro che il signor Alan desideri per moglie proprio lei?”

Il capo-sezione ruotò la poltroncina girevole per guardare in viso il suo sottoposto. Poi abbozzò una smorfia divertita e gli chiese: “Vediamo un po’, Tim… al momento sono tre le ragazze che Alan Asuka considera di più: Rina Takamya, Lisa Haneoka e Sayaka Shinomya. Secondo il tuo giudizio, per quale delle tre si darà più da fare il nostro assistito?”

Tim Murdock meditò un istante, grattandosi imbarazzato il mento.

“Beh… conoscendo il tipo e il suo amore per le sfide… direi per quella che, al momento, lo considera di meno!”

“Esattamente: perché, le altre due, le avrebbe già nel carniere. E l’uomo vuole conquistare, non essere conquistato! Perciò correrà - o meglio continuerà a correre - proprio dietro a quella che gli ha fatto - e gli farà - sputare più sangue…!”

Il suo collaboratore scosse la testa. “Certo però che il maschio umano è veramente un masochista! Non trova?”

“Su questo non ci sono dubbi” sogghignò Marlowe “tuttavia, nel caso di Alan, è anche una questione di amor proprio!”

“Che cosa intende?”

“Beh, è semplice: se lui si mettesse con Sayaka o soprattutto con Rina, sarebbe come dargliela vinta. E questo non è nello stile di Alan! Al contrario, riuscire a riprendersi Lisa (o Seya, se vogliamo) dopo che lei gli ha detto addirittura di odiarlo, gli dimostrerebbe che…”

“Che è un emerito minchione!! E tu con lui, Marlowe!!”

I due membri della Neuro si voltarono di scatto.

“Jim, non ti hanno insegnato a bussare?”

“La porta era aperta. E questo mi ha permesso di ascoltare la vostra interessante dissertazione scientifica sul nostro amico!”

“Secondo me, te lo ha permesso anche la tua maleducazione! Ad ogni modo, sentiamo: perché io e lui saremmo così minchioni?!”

“Perché non vi salta in zucca neanche per un istante che l’attuale ritrosia di Haneoka possa essere una ben precisa tattica per spingere Alan a scegliere proprio lei!”

“Tu dici?” rimpallò il collega, sarcastico.

“Sì, caro il mio bischero:[2] io dico! Com’è stata una sua tattica eccellente farsi inseguire come ladra per tutto questo tempo, allo scopo di affascinarlo, irretirlo e infine sedurlo! E non era una tattica nuova: lo aveva fatto Occhi di Gatto con l’ispettore Isman, Shadow Lady con l’agente Bright Honda, lo sta facendo Lola Duck con Paperinik e…”

“Basta così” lo fermò Marlowe alzando le mani “ammesso e non concesso che la tua ipotesi sia valida, la mia sezione è in diretto contatto con lo spirito di Alan… e lui mi sta chiedendo di scoprire i veri sentimenti di Lisa Haneoka… o Seya… o Saint Tail… o chi diavolo è. Ed è esattamente ciò che farò…!” lo guardò con aria di sfida.

Il capo della Cerebrale non raccolse. A modo suo, aveva sempre rispettato l’integrità morale del collega, alla quale si doveva effettivamente gran parte della stima che il “ragazzo-speciale” godeva fra i suoi concittadini (e della simpatia delle sue ammiratrici)!

“Beh, in tal caso ti auguro buona fortuna. E, se potrò esserti utile, non fare complimenti!”

L’altro lo scrutò da sotto in su: “Parli sul serio…?”

Watson sbuffò: “Phil, siamo nello stesso corpo, dopo tutto!”[3]

Il collega sorrise, compiaciuto. “Molto bene: ne prendo atto con vero piacere!”

“Sottoscrivo!”

Riconoscendo la voce del Coordinatore, i presenti si irrigidirono. Marlowe si alzò in piedi, mentre l’assistente Murdock si metteva sull’attenti.

Lew Harper diede poi una pacca amichevole sulla spalla del capo della Cerebrale: “Bravo Watson, così mi piace! Il signor Alan avrà sempre bisogno della sua acutezza e della sua determinazione!”

“E ci potrà sempre contare, signore! Vorrei anche dirle che certi miei… dissensi dalla linea del signor Marlowe erano dettati unicamente dalla volontà di difendere l’onore del nostro assistito. Non da altro, mi creda!”

“Non ha bisogno di dirmelo, James. Sono certo che, d’ora in poi, collaborerete con profitto. Piuttosto, Marlowe…”

“Mi dica!”

“Posso chiederle cosa intende fare, come prima cosa?”

Il capo della Neuro sospirò: “In casi come questo, la teoria consiglierebbe di lasciar calmare le acque… concedere cioè alla controparte un po’ di tempo per riflettere e calmare i bollenti spiriti! Però, nel caso specifico… temo che occorra effettuare una mossa un po’ drastica!”

“Vale a dire?”

“Affrontare subito Saint Tail!”

 “Beh, va bene” approvò Watson “vorrà dire che domattina, a scuola…”

“Jim, io ho detto subito!”

“Come, subito?” intervenne Harper “Vorrebbe dire stasera…?”

“Sì, stasera” confermò il capo della Neuro “ormai sappiamo dove trovarla, credo…!”

“No, un momento” volle capire Watson, con un certo nervosismo “vorresti dire andare a parlarle a casa? Adesso…??”

“Immediatamente!” ribadì il collega, con debita lentezza.

“Ma… ma tu sei matto!! A casa sua?? Coi suoi genitori??!”

“Non crede che sarebbe troppo pericoloso, Marlowe?” chiese A1.

“Più che crederlo, signore, ne sono convinto. Ma è l’unica cosa da fare!”

“Sì, sì, non c’è dubbio: tu sei proprio uscito di senno! Perché questa è una vera pazzia!!”

Il responsabile della Neuro si voltò verso quello della Cerebrale: “Certo che lo è, collega… ed è proprio facendo una pazzia che dimostreremo inequivocabilmente alle nostre controparti quello che il signor Alan prova per quella ragazza!”

“Ma andiamo: è mezzanotte passata, non ci faranno nemmeno entrare!! Te la immagini la faccia di sua madre? E suo padre, poi, che quasi sicuramente non sa nulla delle gesta di sua figlia? Lo caccerà di casa come un maniaco…!”

“Beh, Watson, forse questo timore è un po’ eccessivo, considerata la fama di Asuka Jr. come difensore della legge!”

“Eh, signore… lei non sa come sono protettivi i padri, nei confronti delle figlie! E qualcosa mi ha sempre detto che il caro signor Genichiro non vede il nostro assistito col massimo della simpatia![4] Mi creda: non è questa la maniera migliore per presentarsi a un probabile futuro suocero!!” concluse, con veemenza.

Harper annuì e si rivolse nuovamente a Marlowe: “Lei che ne dice?”

Questi volse gli occhi al cielo e sospirò: “Per una volta mi vedo costretto a dare piena ragione al mio esimio collega, signore! Ma lo ripeto: dobbiamo giocarci il tutto per tutto! Perché vede, se c’è qualcosa che miss Haneoka ha sempre malsopportato, è la natura estremamente convenzionale di Alan. Quella sua… selezione matematica delle cose! Io credo che se lo vedrà compiere un gesto apparentemente folle, ma così significativo per chiarirsi con lei, potrebbe funzionare!”

“No che non funzionerà” ribatté Watson, sempre più nervoso “perché ti ripeto che il suo paparino lo sbatterà subito fuori!!”

Marlowe sorrise: “Forse no: se andrà bene, ci saranno Lisa e sua madre per impedirglielo!”

“Ma se andasse male…?” domandò A1, con la voce quasi tremula.

L’altro sospirò ancora: “Beh, se andasse male… vorrebbe dire che Lisa non provava per lui quello che riteniamo! E, in questo caso… non ci rimarrebbe che applicare l’opzione di Spade al posto di quella del sottoscritto!”[5]

“Cioè chiedere la mano di Rina?” domandò Watson, fissando il capo della Neuro.

Questi ricambiò il suo sguardo per qualche secondo, poi rispose: “Penso… penso proprio di sì!”

A questo punto, Watson si rivolse al Coordinatore: “Signore… per quanto ritenga che la proposta del mio collega  sia eccess…” tossicchiò “…abbastanza azzardata, sono propenso a trovare logiche le sue considerazioni. Pertanto, darei il mio parere favorevole!”[6]

Lew “A1” Harper incrociò le braccia e guardò a lungo i suoi due subordinati.

“Non lo so… nonostante abbia piena fiducia nei vostri giudizi, ho la netta sensazione che andremo a cacciarci in un mare di guai! E comunque, per una decisione simile, occorre procedere a una delibera del Consiglio. Lo convoco immediatamente!”

I due capi-sezione annuirono.

***

Per la mozione della Neuro, alla votazione del Consiglio Organico ci furono inizialmente 3 voti contro 3. A favore votarono Marlowe, Watson e Spade (curiosamente, gli ultimi due erano i capi-sezione più propensi per la Takamya); gli astenuti furono 2 (Wolfe e Chandler) mentre i contrari furono Tracy (che temeva problemi cardiaci per eventuali risvolti psicologici negativi), Parker (che temeva eventuali reazioni del capofamiglia che avrebbero compromesso l’incolumità dell’organismo) e Kirby (che, data la stanchezza accumulata nella giornata, non era in grado di garantire un eventuale disimpegno efficace da casa Haneoka, tale da rassicurare il collega dell’Immunitaria). A questo punto il voto di Harper sarebbe stato decisivo!

A1 rifletté a lungo, considerando anche il fatto che essendo Haneoka una persona abbastanza impulsiva, c’era il rischio che - dopo quanto era successo quella sera - decidesse di sfuggire al ragazzo cambiando addirittura scuola! Per cui, tutto sommato, era meglio prenderla di petto il prima possibile, soprattutto fin tanto che il loro assistito sembrava così determinato. E quindi, dette il suo assenso: “Bene, signori: con il mio, abbiamo 4 voti a favore della mozione della Neuro, 3 contrari e due astensioni. Per cui, la proposta è approvata!”

Si alzò in piedi e fece passare lo sguardo su tutti gli otto responsabili di sezione.

“O la va o la spacca, signori! Stasera ci giochiamo lo stato civile: a quello professionale, penseremo dopo… signor Kirby!”

“Comandi!”

“Se non le dispiace” sospirò “ci porti dagli Haneoka, per favore!”

“Agli ordini!”

Il capo della Motoria si alzò dalla poltrona e abbandonò la saletta delle riunioni, dirigendosi verso la postazione dei comandi muscolari.

“Ai vostri posti, signori” disse infine l’Organic Coordinator ai restanti membri del Consiglio “e che la signora Kaori preghi per noi da lassù…!” [7]

 



[1] Vedi cap. 15. In quell’occasione non gli era stato riferito esattamente il nome della “famiglia altolocata” che aveva mandato a Sayaka il velo da sposa, ma era bastata un’occhiata negli archivi della centrale per capire chi veramente fossero! Altre informazioni le fornisce Lord Martiya nel suo racconto Le fiamme del destino.

[2] James Watson ha studiato alla Normale di Pisa!

[3] Trasposizione del celebre detto Siamo sulla stessa barca!

[4] Oltretutto, secondo il parere di chi scrive, si potrebbe pensare che il padre di Lisa/Seya non ami particolarmente gli sbirri… altrimenti, in gioventù, non avrebbe protetto (e poi sposato) una ladra!

[5] Vedi capitolo 12.

[6] Qui, i casi sono due: o James Watson è più benevolo di quanto non voglia apparire, oppure è ancora più perfido di quello che effettivamente appare… (ai lettori l’ardua sentenza)!

[7] La madre di Alan (vedi capitolo 8).

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Capitolo 21
*** Sulle orme (bagnate) di Romeo ***


Capitolo 21: Sulle orme (bagnate) di Romeo

Capitolo 21: Sulle orme (bagnate) di Romeo

 

E

rano ormai le 0 e 35 quando Rip Kirby arrestò gli arti inferiori di Alan Asuka di fronte alla villetta unifamiliare degli Haneoka. Il giovane detective aveva camminato sul marciapiede scorrente lungo il lato opposto della strada e ora non doveva far altro che attraversare la medesima per varcare il cancelletto aperto del cortile (era infatti raro che lo chiudessero, dal momento che Seika era da sempre una città abbastanza tranquilla).

Dick Tracy fece eseguire un bel respiro profondo, dopodiché gli apparati optoelettrici[1] vennero puntati contro la silenziosa abitazione. Le finestre del primo piano (a differenza di quelle del piano terreno) avevano le persiane spalancate, ma nessuna di esse era illuminata.[2] La strada si presentava assolutamente deserta e tranquilla.

“Tutto tace, oltrecortina” rapportò Chandler “la nostra famiglia modello si è già coricata!”

“Siamo ancora in tempo per fermarci, signore!” puntualizzò il capo dell’Immunitaria.

“Niente da fare, Eddy” ribatté quello della Cerebrale “oramai non si torna più indietro!”

“Ci sono momenti in cui bisogna saper osare” ribadì, con voce flebile, il capo della Neuro “carpe diem!”[3]

“Ben detto, Phil” approvò Watson, con viva soddisfazione “avanti, Kirby!”

“Aspettate un attimo” intervenne, titubante, il Coordinatore Harper “e se facessimo invece una telefonata?”

“Decisamente inopportuno, signore” obiettò sempre Watson “innanzitutto, data l’ora, si allarmerebbero. E poi, se non rispondesse proprio lei - cosa che ritengo alquanto improbabile - potrebbe non venire affatto all’apparecchio!”

“Ma dico, non penserete di suonare semplicemente il campanello, a quest’ora della notte, come se niente fosse…?!” saltò su Tracy.

Philip Marlowe sospirò: “Abbiamo prima una carta da giocare. Rip, fagli fare il giro della casa: può darsi che la signorina sia ancora sveglia!”

“D’accordo!” rispose il capo della Motoria, tornando ad azionare gli arti inferiori. Durante il percorso, lo staff organico avvertì chiaramente una certa precarietà di equilibrio…

“Gli tremano le gambe!” osservò Harper.

“Già… troppa adrenalina” confermò Marlowe “ridurre la pressione, Cardiaca!”

“Ricevuto!” rispose Tracy.

Con le ginocchia che dicevano “Giacomo, Giacomo” e i piedi che sembravano di piombo, il novello Romeo riuscì ad arrivare esattamente sotto la finestra della sua Giulietta. Alzò la testa, ma la speranza di vederla illuminata sparì immediatamente.

“Niente da fare” sospirò Harper “anche miss Coda Sacra si è già trasferita nel mondo dei sogni!”

“Magari degli incubi…!” sogghignò Watson.

Marlowe scosse invece la testa: “No… dite quel che volete, ma sospetto che Lisa Haneoka non stia affatto dormendo. Anzi, ne sono certo!”

“Forse hai ragione, Phil” ammise Chandler “magari, proprio in questo momento, quella poverina sta inzuppando il cuscino di lacrime!”

Il capo della Cerebrale rispose con un gesto scettico, ma il collega della Neuro venne punto sul vivo da quella considerazione: “Beh, non lasceremo che pianga fino a domattina! Rip…”

“Pronto!”

“Trova qualcosa di leggero da tirare sui vetri della finestra!”

“Capito. Vediamo un po’…”

Kirby fece estrarre di tasca ad Alan la sua fedele mini-torcia elettrica e, dopo qualche minuto, il piccolo detective raccattò un pugno di sassolini. Tornato poi sotto la finestra della ragazza, il giovanotto calibrò il movimento del braccio e lanciò con decisione la prima pietruzza contro la medesima. Si avvertì il lieve rumore prodotto contro il vetro, ma nessuna conseguenza successiva. Altri due tentativi ulteriori non furono più produttivi.

“Non va” disse Kirby “ci vuole qualcosa di più grosso!”

La Motoria e la Sensitiva si rimisero a sondare il terreno del giardino, finché Watson, osservando anche lui il monitor della visuale, giudicò di aver trovato ciò che serviva allo scopo: “Proviamo con quello!” disse, indicando una pietra leggermente più grossa delle altre.

Non appena Alan la ebbe in mano, alla Sensitiva parve subito un po’ troppo pesante… ad ogni modo, Chandler non fece commenti.

“Mi raccomando” consigliò Watson a Kirby “tiralo un po’ più forte…!”

Prima che il collega della Neuro potesse intervenire, il capo della Motoria aveva azionato nuovamente il braccio destro di Alan… e stavolta bisognò ammettere che il risultato fu decisamente migliore: almeno a giudicare dal fracasso del vetro infranto!

“NON COSÌ FORTE, IMBECILLE…!!!” esclamò Marlowe, esasperato.

 

***

Non trascorsero che pochi secondi, prima che la luce nella stanza di Lisa si accendesse… in quel frattempo, Alan era rimasto pietrificato al suo posto, mentre il ritmo cardiaco gli saliva vertiginosamente, a dispetto degli sforzi di Tracy e di Marlowe. La tentazione di nascondersi, se non quella di abbandonare il campo, era stata forte e la sola sensazione di fare in qualche modo la figura del ladro colto in flagrante, aveva permesso al ragazzo di controllare sufficientemente il panico!

Le ante della finestra vennero spalancate e la versione “a riposo” di Saint Tail si sporse, guardando subito verso il basso.

“Alan…!!!” esclamò, strabuzzando gli occhi, incredula.

Con la gola che pareva rivestita di carta vetrata (tutta l’umidità si era riversata al di fuori, come giudicavano i capelli, subito appiccicatisi alla fronte) rispondere, per lui, fu piuttosto faticoso: “Buonasera, Lisa!”

“Ma che ti prende?! Sei impazzito, per caso…??” gli chiese la ragazza, cercando di non alzare troppo la voce.

“Può darsi” rispose l’altro, sollevato nel constatare di non avere ancora perso il suo senso dell’umorismo “anzi, non ho molti dubbi, in proposito!”

“Ma guarda… io, invece, non ne ho affatto!!” ribatté la sua ladra preferita, ancora indecisa se sentirsi spaventata o furibonda. Un improvviso bussare alla porta, interruppe però questa importante riflessione.

“Lisa… Lisa...! Tutto bene, tesoro…?”

La ragazza trasalì immediatamente, ma cercò - stringendo pugni e palpebre - di mantenere il controllo. Fece ad Alan un cenno di attesa e si affrettò ad aprire la porta, quel tanto che non consentisse a sua madre di accorgersi del vetro rotto.

“Mamma…!”

“Tesoro… ma che succede…?” chiese, allarmata, la signora Eimi.

“Niente, niente…” rispose la figlia, con le gote piuttosto rosse, ma riuscendo a mantenere la voce ferma “…avevo sete e ho fatto cadere per terra la caraffa d’acqua!” Lisa ringraziò l’abitudine di tenerne sempre una in camera da letto, in modo da evitare di dover scendere in cucina per dissetarsi (fin da piccola, aveva sempre detestato l’acqua del rubinetto).

“Tutto qui? Ti sei fatta male…?” insistette la madre, ancora leggermente preoccupata.

“No, no, sta’ tranquilla… mi dispiace di avervi svegliato!”

“Non ti preoccupare… fammi entrare, piuttosto, che vengo a pulire!”

“Ma no, mamma, ci penso io! Torna pure a letto!”

“Sei sicura? Non vuoi che ti aiuti?”

“Ma no, no: ci penserò io, domattina. Buonanotte!”

“Buonanotte, cara!” la signora le diede un bacio in fronte e si ritirò.

Lisa chiuse la porta e soffiò tutta l’aria fuori dai polmoni. Proprio quel che ci voleva per concludere la serata!

Sentì poi il rumore della porta della camera dei suoi che si chiudeva e la voce della madre che rassicurava il marito. Non appena tornato il silenzio, Lisa si affacciò nuovamente al davanzale. Quasi subito, vide Alan sbucare da dietro un albero per tornare a piazzarsi sotto la finestra. Capendo che il suo beneamato segugio si era nascosto, emise un sogghigno di soddisfazione: per una volta, anche il grande Asuka Jr. aveva avuto un po’ di fifa!

“Tutto a posto…?” chiese lui sfoggiando, suo malgrado, un tono preoccupato.

*Che faccia tosta…!!* pensò Lisa. Poi gli disse: “Che fossi stupido lo sapevo, ma non fino a questo punto! Cosa t’è saltato, in quella testa vuota? Mi hai fatto prendere un colpo!”

Alan sospirò e allargò le braccia: “Mi dispiace… ma a quest’ora non potevo suonare il campanello!”

“Oh, capisco… era molto più logico entrare dalla finestra, come un ladro! Del resto, si sa: a inseguire gli zoppi, si impara a zoppicare!”

“Molto spiritosa! Senti, Lisa… noi dobbiamo parlare!”

La ragazza corrugò la fronte e gli lanciò uno sguardo glaciale.

“Noi due non abbiamo più niente da dirci, Alan!” replicò, con voce piatta.

Il detective deglutì, sentendo ancora la gola rasposa: “Ah, davvero?” scosse la testa “Beh, io non ci credo! No… non credo proprio che tu possa… che tu voglia scaricarmi così, dopo tutte le nostre… avventure… e dopo quello che ti ho detto questa sera!”

Lisa continuò a guardarlo duramente: “Ci dovrai credere, invece! Dimmi piuttosto cosa dovrei pensare io, dopo quello che ho sentito da Rina!” la sua voce era già un po’ meno ferma.

Alan sbuffò, mentre Marlowe consultava freneticamente la sua Guida ai Rapporti Interpersonali, nella sezione L’Altro Sesso, al capitolo Risposte Disperate…!

“E così” disse, finalmente, cacciando le mani in tasca “devo dedurre che, dopo tutto quel che c’è stato tra noi… e dopo la promessa che ci eravamo fatti… tu non abbia più fiducia in me… e preferisca invece credere alle parole della tua rivale? La tua vera rivale, per giunta…!” rimarcò.

“Alan” gridò Lisa, battendo il pugno sul davanzale “guardami bene in faccia!!”

Il giovane obbedì e non mancò di notare che quegli splendidi occhioni blu, dove aveva evitato con tanta fatica di affogarci dentro, erano diventati di nuovo lucidi.

“Allora?” gli chiese la sua fantastica avversaria “L’hai baciata oppure no…?”

Il ragazzo masticò un’imprecazione. Ah, poter dire una bugia, una volta tanto… una sola…!

“Sì, è vero… l’ho baciata…!” rispose, fissandola, con voce tremula “Ma è così grave, Lisa? È così… irreparabile da rovinare tutto?!”

Lei scosse la testa, restando in silenzio per un momento interminabile. Poi sbottò: “Sei un idiota…!”

“Ma Lisa…” discretamente punzecchiato da quell’epiteto, il ragazzo finì purtroppo per dire una stupidaggine “…era solo un bacio, dopotutto!”

“Doppio idiota!! Stupido e insensibile…!! Siete tutti uguali…! Ma voi maschi cosa credete che sia, un bacio? Un gesto di cortesia, come una stretta di mano o una pacca sulla spalla?! Un bacio sulla bocca è un rapporto intimo, Alan! Cosa credi che provi, una donna, quando vede l’uomo che ama scambiare un rapporto intimo con un’altra? Eh…?!”

L’uomo che ama…! Nonostante la situazione, quelle parole scaldarono il cuore del ragazzo come se colei che le aveva pronunciate avesse appoggiato la sua mano calda sul suo petto nudo… non appena quel messaggio fu registrato dall’elaboratore emotivo, il contatore del Coefficiente Relazionale si rimise in moto, finché, quello assegnato a miss Haneoka, non raggiunse il livello di 847 punti… e si capisce: in meno di tre ore e nonostante tutto quel che era successo, la sua deliziosa ladruncola gli aveva appena fatto una seconda dichiarazione!

 

 

***

Si era alzato, all’improvviso, un vento fortissimo… contemporaneamente, la temperatura era sensibilmente calata, ma i due ragazzi non ci avevano fatto caso. Soprattutto Alan, che non sentiva affatto freddo, in special modo - come si è detto - all’altezza del cuore.

Forse, però, la stessa cosa non valeva per Lisa, che continuava a fissarlo con uno sguardo triste e pieno di rancore. Alan, dal canto suo, avrebbe desiderato fortemente stringerla fra le braccia per esprimerle fisicamente quello che non riusciva ad esprimerle con le parole… ma il fatto di essere dabbasso non gliene dava chiaramente il modo.

“Lisa…” riuscì solo a balbettare “…allora tu… ancora mi…”

“No…” fu la fredda risposta di lei “…no, io non ti amo più! Vattene…!!”

Un tuono improvviso scoppiò fragorosamente, facendo saltare per l’ennesima volta il galvanometro adrenalinico.

“Il prossimo, lo installiamo digitale!” dichiarò senz’altro Timmy Murdock, il fidato assistente della Neuro.

Era stato certamente il trasalimento per il tuono a provocare la neutralizzazione dello strumento, in quanto gli analizzatori della Sensitiva avevano consentito alla sezione di Marlowe di sperare che le parole di Haneoka non riflettessero il suo vero sentire. Almeno questo era quanto riferivano i dati provenienti dai sensori ottici!

A dispetto di quanto aveva detto prima di fuggire da quella pinacoteca e di quanto aveva invece detto in quel momento, quello di Lisa non era affatto uno sguardo d’odio. C’era tristezza, questo sì: c’era gelosia e risentimento. Ma non odio.

Del resto, un proverbio orientale dice che l’amicizia è come una lanterna: il vento può agitarla, ma non spegnere la fiamma! E se fosse così anche l’amore?

 

***

“Vattene a casa, Alan!” insistette la ragazza, mentre si faceva sentire il brontolio di un altro tuono.

“No…!!” il detective strinse la mascella “Senti, ho commesso un mucchio di sciocchezze, in questi ultimi giorni, lo ammetto… del resto, mi conosci: non sono esattamente un asso nel gestire le relazioni sentimentali! Ma credo che, la fesseria più grossa che potrei commettere in questo momento, sarebbe quella di darti retta. No, Lisa, io non me ne vado!”

D’un tratto cominciò a piovere… le gocce s’infittirono con notevole rapidità, fino a diventare un vero acquazzone. Non ci volle molto per abbassare di parecchio la temperatura corporea dell’organismo e, ben presto, forti scosse dovute ai brividi furono avvertite in tutte le sezioni.

“Sei proprio sicuro di non voler tornare a casa…?” gli chiese la sua controparte, con soffusa ironia.

“Assolutamente!” la risposta fu del tutto categorica, per altro rimarcata dall’atteggiamento del detective, che non fece il minimo gesto di portarsi al riparo, ma se ne rimase lì, immobile come un palo, sotto il diluvio d’acqua…

Eddy Parker, presente in Centrale Operativa, non disse nulla, limitandosi a lanciare un’occhiata significativa verso il collega della Neuro, il quale gli rispose con un cenno della mano, come per rassicurarlo.

“Vedrete che adesso ci farà entrare.” disse a tutti.

Tuttavia, la risposta della “padrona di casa” non fu esattamente corrispondente alle sue previsioni. Dapprima, Lisa guardò l’ex-avversario con malcelato stupore, poi si lasciò scappare un sorrisetto a metà fra l’ironico e il materno[4] e infine sentenziò: “Buon pro ti faccia, allora. E buon bagno…!” detto ciò, richiuse la finestra, imposte comprese. [5]

Gli organici presenti in centrale si voltarono tutti verso il povero Marlowe che, naturalmente, c’era rimasto abbastanza maluccio. Era chiaro, come denunciava platealmente la sua espressione - fotocopia di quella del loro assistito - che una reazione del genere l’aveva magari temuta, ma non se l’era del tutto aspettata!

Naturalmente nessuno dei suoi colleghi pensò di guardare anche la faccia di Watson, occupato invece a dissimulare più che poteva il suo interiore compiacimento!

Dal canto suo, il Coordinatore Harper emise un sonoro sospiro: “Signori, è andata male” sentenziò “non rimane che tornare a casa e farcelo dormire sopra! Signor Kirby…”

“Un momento, signore” intervenne Marlowe, agitato “aspettiamo ancora un po’…!”

“Non mi sembra il caso, Phil. Oltretutto si sta inzuppando dalla testa ai piedi!”

“Signore” insistette, deglutendo, il capo della Neuro “quello di miss Haneoka è solo un temporaneo moto d’orgoglio… sicuramente lo sta guardando da dietro le imposte e vedrete che, fra non molto, le riaprirà. Ne sono convinto!”

“Ehi, amico” intervenne il capo dell’Immunitaria “tu avrai anche ragione… ma se lo stazioniamo sotto quest’acqua ancora per molto, al signor Alan verrà un febbrone da cavallo!”

“Eddy ha ragione” ribadì naturalmente Watson “forza, Rip, portalo a casa!” disse al capo della Motoria, che aveva già azionato gli arti superiori per coprire almeno la testa di Alan con la sua giacca.

“Casa nostra è lontana” ribatté l’ostinato Marlowe “si bagnerà molto di più che non stando fermo ad aspettare che Lisa lo faccia entrare dentro!”

“E vabbé” rimpallò Parker “allora chiamiamogli un taxi o una volante col telefonino, no?!”

“Ma se, mentre aspettiamo la macchina, Lisa si decide ad aprire, che figura ci farà?!” continuò Marlowe, imperterrito.

“Adesso hai rotto, Phil…!!” sbottò infine Watson “Non credi di aver fatto troppi danni, per stasera? Insomma, capo, gli dica qualcosa anche lei!”

Prima ancora che A1 potesse rispondere, il capo della Neuro fece un ultimo disperato tentativo: “Ma non vi rendete conto che, se molliamo adesso, Alan non capirà mai chi ama veramente?! Se lo buttiamo definitivamente nelle braccia di Rina solo perché Lisa, stasera, si è fatta prendere dalla gelosia, il nostro assistito passerà il resto della sua vita tormentato dai dubbi!! E questi dubbi, sappiatelo bene, non gli consentiranno affatto di amare la signorina Takamya nel modo in cui lei stessa meriterebbe!”

Marlowe aveva pronunciato le ultime parole fissando decisamente il responsabile della Cerebrale che, forse per la prima volta, si trovò leggermente spiazzato dalla forte motivazione del collega.

“Io capisco tutto, Phil” disse Lew Harper, con voce pacata “ma, date le circostanze (soprattutto meteorologiche), ho l’obbligo di dare maggior credito al suo collega dell’Immunitaria. Non si dimentichi che il signor Parker è il diretto responsabile della salute fisiologica di Alan!”

Il capo della Neuro si rivoltò verso il Coordinatore dell’organismo, mostrandogli uno sguardo ancora più deciso di quello prima rivolto a Watson: “D’accordo, signore… ma io sono il diretto responsabile della sua salute mentale… e mi creda: è molto più difficile curare una depressione, che non un’influenza!”

Dopo averlo guardato a sua volta in silenzio, A1 si rivolse allora al capo dell’Immunitaria: “Mi dica, signor Parker: quanto possiamo resistere, con questo tempaccio, prima di correre rischi abbastanza seri?”

L’interpellato si avvicinò al comunicatore intersezionale e si fece fare un veloce controllo della situazione. Poi rispose: “Dai cinque ai dieci minuti, non di più!”

Harper annuì e richiamò in causa il capo della Motoria: “Ha sentito, signor Kirby? Ce ne andiamo fra dieci minuti. Nel frattempo, cerchi di riparare il corpo meglio che può. E lei, signor Parker, attivi al massimo le difese virali!”

In ultimo, si avvicinò al capo della Neuro e gli mise una mano sulla spalla: “Bene, signor Marlowe: ho fatto come voleva. Ma spero proprio che lei sappia quello che fa…!”

 



[1] Ovvero gli occhi.

[2] Non ho mai capito perché tutti i personaggi dei manga amino dormire con la luce della Luna o della strada che invade la stanza, ma devo ammettere che questa particolare abitudine è abbastanza funzionale per le storie!

[3] Dal latino: cogli l’attimo.

[4] Tutti responsi proveniente dalla Sezione di Gus Chandler, una delle migliori Sensitive dell’universo Manga!

[5] L’autore ritiene che tale risposta sia stata frutto di un suggerimento telepatico da parte della Neuro della gentile Lady Orion!

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Capitolo 22
*** Rasentando il superamento del limite ***


Capitolo 22: Rasentando il superamento del limite

Capitolo 22: Rasentando il superamento del limite

 

*M

i chiedo se sono veramente un imbecille…!* pensò il povero Alan mentre sentiva la morsa di freddo che lo attanagliava, mano a mano che l’umidità della pioggia penetrava in profondità nelle sue viscere (ormai, anche i suoi capi di vestiario più interni erano completamente inzuppati). Invano la sua proverbiale intelligenza (stimolata dalla sezione di Watson) e il suo innato buon senso (stimolato da quella di Parker) gli suggerivano - non poterglielo ordinare[1] - di mollare con quell’assurdità e di tornarsene di corsa a casa per farsi innanzitutto un bagno caldo… malauguratamente, la sua famosa caparbietà (saldamente impugnata dalla sezione di Marlowe) lo teneva inchiodato al suolo, con la testa piegata in alto e gli occhi sbarrati a fissare quelle due maledette persiane, nella sempre più vacua speranza che si riaprissero!

Se non che, al passare dei minuti e all’aumentare dei brividi, il nostro eroe cominciava sempre più a convincersi di essere proprio un completo cretino!

Valeva veramente la pena di rischiare la salute per una ragazza che gli aveva, a quanto pare, dato il benservito al primo piccolo malinteso? E questo - si badi bene - dopo essersi divertita a fargliela in barba per tutto quel tempo!

Aveva un bel ripetersi che Lisa era molto bella, che era molto simpatica, che era molto altruista (aiutando le vittime di tutti quei raggiri)… ma, ogni volta che il tenace Philip Marlowe “backuppava” tutti questi punti a suo favore nell’elaboratore emotivo, arrivava il fiscale James Watson a reinserirgli il “virus” che faceva riapparire quella domanda maledetta: “Se la figliola gli voleva quel bene che dichiarava nei panni di Seya, come mai - non appena rimessi quelli di Lisa - ricominciava a prenderlo in giro (detective sbarbatello, sbruffoncello, non prenderai mai Seya, ecc…) e a litigare con lui?

Non sarebbe stato più semplice assecondare il sentimento più forte che il suo cuore stava provando in quei giorni per la bionda nipotina del primo cittadino? Dopotutto, il contatore dei Coefficienti Relazionali parlava molto chiaro: Lisa/Seya stava ancora a quota 847 (fascia affetto), mentre Rina stava invece a quota 1400 (fascia amore)!

Eh, sì… sarebbe proprio stato più semplice. Notevolmente più semplice. Ma c’era il fatto che Alan Daiki Asuka, per le cose troppo semplici, aveva sempre avuto un’innata diffidenza!

Inoltre - si affretterebbe ad aggiungere Marlowe, a beneficio dei nostri amici lettori - è vero che quello per Rina Takamya era attualmente un sentimento intenso, ma quello per Lisa Haneoka (in arte Seya) era, senza ombra di dubbio, un sentimento profondo!

Rassegnarsi a perdere quella spumeggiante ragazzina (e, con lei, la donna meravigliosa che si faceva inseguire nottetempo, acconciata con quella affascinante coda di cavallo) era un passo che la Neuro asukiana non era assolutamente disposta a compiere… o almeno non prima di essere assolutamente certa che la loro controparte haneokiana avesse deciso irrevocabilmente di farglielo lasciare!

***

Eddy Parker ricollocò rabbiosamente al suo posto il ricevitore del comunicatore intersezionale. Non poteva credere all’incoscienza dimostrata dalla direzione organica!

“Sono pazzi, là sopra” gridò, all’indirizzo di un suo collaboratore “è già la terza volta che gli dico che dobbiamo andarcene, se non vogliamo che Alan si buschi una polmonite… e loro niente…!!”

“Forse, capo, è il caso che ci torni lei, in Centrale Operativa!”

“Ed è ciò che farò. Dov’è arrivata la temperatura interna…?”

“Un attimo fa era a 38 e 4, signore!”

“Dannazione!! Livello presenza virale…?”

“Per ora li stiamo tenendo a bada… ma, se l’organismo continua ad esporsi a questo freddo e a questa umidità, si moltiplicheranno di parecchio!”

Il capo dell’Immunitaria scosse rabbiosamente la testa: “Argh…!! Questo è contro tutte le più elementari regole del buon senso. Vado a dar loro una scossa!!”

“Capo…”

“Sì, Jonas?”

“Faccia in modo di convincerli alla svelta: il livello di energia è calato in modo preoccupante e stiamo per entrare nella fase critica!”

Il capo-sezione annuì: “Sì… sicuramente!” e si affrettò a risalire verso la zona cefalica.

 

***

Anche se Philip Marlowe non aveva azzeccato perfettamente le sue previsioni per quella sera, lo scetticismo di Jimmy Watson non era per contro del tutto giustificato.

Mentre infatti il suo cacciatore stava a macerarsi sotto il temporale, l’ambita preda non si trovava propriamente a contemplarlo dietro le imposte, ma comunque non stava nemmeno cullandosi beatamente in braccio a Morfeo… rimaneva invece supina nel suo caldo lettuccio (quel calore che Parker - come anche qualcuno più in basso di lui[2] - avrebbe ora sicuramente apprezzato) tenendo le mani fra la nuca e il cuscino e gli occhi spalancati nel buio. Lo scosciare della pioggia, così piacevole da avvertire a letto in condizioni normali, le penetrava sotto la pelle come se potesse sentire il freddo che avrebbe provato il “suo detective” se fosse rimasto veramente lì fuori… e i rombi dei tuoni la facevano sussultare ben più della paura che ne aveva sempre avuto fin da piccola, come se si sentisse sicura che ogni saetta sarebbe finita immancabilmente a scaricarsi sul corpo del ragazzo!

Aveva un bel dirsi che il suo avversario non poteva trovarsi ancora in giardino… che un ragazzo acuto e positivo come lui non avrebbe certamente commesso la mattana di sorbirsi un’innaffiata del genere solo per far colpo su di lei!

Questo le diceva ripetutamente la sua Cerebrale… mentre l’Emotiva si sentiva obbligata a far presente che, d’altra parte, l’amore rende le persone un po’ cretine (specialmente quelle di sesso maschile…!)[3] e che non era così inverosimile l’ipotesi che il “ragazzo speciale” avesse mantenuto fede al suo proposito, contro tutte le regole del buon senso!

*Se davvero è rimasto là fuori, si prenderà un malanno…!* pensò, per l’ennesima volta, rivoltandosi nel letto e sbuffando al fastidioso contatto delle ormai numerose pieghe del lenzuolo *Ma no, è impossibile… nemmeno uno stupido come lui, lo farebbe!!* cercò di convincersi rivoltando nuovamente il cuscino, già umido di sudore.

*D’altronde, se fosse veramente andato a casa, vorrebbe dire che ha solamente fatto lo sbruffone… e dopo essersi anche consolato con Rina! No, non lo sopporterei…!* si disse ancora, rivoltandosi un’altra volta.

Trasalì per lo scoppio di un tuono molto forte e continuò a torturarsi le meningi: *Già… e allora cosa speri, Lisa? Che sia veramente rimasto in giardino, a prendersi un accidente?! È questo che vuoi?*

Un altro rombo di tuono… dopo altre tre o quattro elucubrazioni del genere, la povera Lisa non ce la fece più. Accese la luce, balzò fuori dalle coperte e si avvicinò alla finestra.

*Tanto lo so che è tornato a casa… in questo momento starà ronfando come un tricheco e io me ne sto qua, a preoccuparmi per quel salame…!*

Dopo qualche altro secondo di esitazione, la ragazza si decise ad aprire le ante e a sbloccare le persiane…

“Ah… Alan, Alan…” sospirò, aguzzando la vista per discernere qualcosa nel giardino, completamente immerso nelle tenebre.

Improvvisamente, un tonfo, seguito da un gemito, la fece sussultare.

“ALAN…!!!”

***

Il capo della Sezione Immunitaria era piombato in Centrale Operativa, più che mai deciso a convincere la Triade Decisionale[4] a far muovere il loro ormai influenzato assistito verso la via di casa, sempre che fossero ancora in tempo! Chiaramente, la possibilità di arrivarci a piedi era fuori discussione, ma avrebbero potuto chiamare una macchina della Centrale.

Come entrò in sala, fu accolto dalla voce irata del capo della Cerebrale, che stava chiaramente tampinando il collega della Neurologica.

“Ora basta, pazzo maniaco!! Lo vuoi capire che quella finestra non si riaprirà più?”

“Ancora un istante, James… un solo istante, ti prego!”

“Ma finiscila: quella fedifraga sarà già al quinto sonno! E tu stai procurando ad Alan un ricovero ospedaliero. Andiamocene di qua!!”

Ignorando il collega, Marlowe guardò disperatamente A1, il quale si limitò a scuotere la testa.

“Signore…” gemette.     

“No, Phil: basta così! La nostra carta l’abbiamo giocata. Ora dobbiamo pensare alla sua salute!”

La sua affermazione fu ribadita dalla voce di Parker, che si annunciò con un perentorio: “Signori: i dieci minuti sono scaduti da un pezzo!”

Lew Harper si voltò verso di lui: “Lo sappiamo, Eddy… è ora di andare. Stavo appunto per dare l’ordine” si avvicinò al comunicatore “Motoria da Centrale…”

“Parlate, Centrale!”

“Torniamo a casa. Chiami il commissariato col cellulare e facciamo venire una macchina!”

“Lo faccia mettere un po’ al riparo, prima!” consigliò Parker.

“Ah, giusto… ha sentito, Kirby? Lo avvicini al muro!”

“Ricevuto!”

Passarono alcuni secondi, ma nessun muscolo venne messo in funzione.

“Che succede, signor Kirby? Lo muova!”

La voce del capo della Motoria tornò a sentirsi, carica di tensione: “Signor Harper… non so… non ci riesco!!”

“Che diavolo significa…?!”

“I comandi, signore. Non rispondono… sono duri come sassi!!”

A1 si voltò preoccupato verso Parker, che subito rispose alla sua muta domanda: “Un intorpidimento!”

“Cosa…?”

“Troppa esposizione al freddo. Immobilità prolungata dei muscoli. Quasi tutte le energie impegnate a contrastare i bacilli influenzali!” rispose l’altro, meccanicamente.

“Ma… e che possiamo fare…?” domandò sempre A1, con acceso nervosismo.

“Dobbiamo scuoterlo… a tutti i costi” corse anche lui al comunicatore “Rip, mi senti?”

“Ti sento, Eddy!”

“Cerca di forzare i comandi! Usa tutta l’energia che ti è rimasta!”

“Eddy… non so se ce la faremo: mi rimangono solo 200 calorie…!”

“Cribbio…!!” replicò Parker, impallidendo “Attingi dalla riserva: te la sblocco subito!” aggiunse, commutando poi il canale sulla sezione di Blackie Wolfe. Pochi istanti dopo, le calorie disponibili per le funzioni motorie aumentarono significativamente.

“Ce l’hai, Rip?” domandò il capo dell’Immunitaria.

“Sì… adesso siamo a circa 700!”

“Bene. Vai, forza!”

“Un momento, Eddy… devo avvertirti che, se forzo i comandi degli arti posteriori, rischio di rendere precario il baricentramento… e, nello stato attuale, Alan non potrebbe certo mantenere l’equilibrio!”

Parker sospirò, ma dovette insistere: “Dobbiamo assolutamente rischiare, Eddy! Alan deve tornare al caldo fra meno di 7 minuti… altrimenti entriamo in ipotermia!”

A sua volta, Kirby impallidì: “Ho capito, ma… se Alan ci cade a terra, potremmo non avere più la forza per rialzarlo! E allora…”

Il collega si terse il sudore, che oramai gli colava dalla fronte. Certo, il rischio c’era ed era grosso; ma coi dati metabolici - e patologici - che gli giungevano aggiornati sul suo ricevitore da polso, Eddy Parker, primo e solo responsabile delle decisioni da applicare nelle situazioni di emergenza, non poteva esitare un attimo di più…

“Al diavolo, Rip… muovilo, ti dico: muovilo, muovilo!!!”

Il capo della Motoria eseguì l’ordine… ma, come aveva egli stesso temuto, dopo pochi incerti passi, il povero Alan barcollò e cadde a terra, dove ebbe appena il tempo di emettere un singolo lamento, prima di irrigidirsi come uno stoccafisso…

 



[1] Come avranno ormai capito gli eroici lettori di queste fanfic demenziali, le sezioni organiche di un individuo non possono dirigere le azioni del medesimo nel senso letterale del termine, poiché - a fare questo - è unicamente il suo spirito - o, se preferite, l’anima - e devono quindi limitarsi a stimolarlo verso le azioni più opportune.

[2] Chi indovina di chi stiamo parlando?

[3] Questa volta l’opinione dell’autore coincide perfettamente!

[4] Il consesso formato dai capi della Cerebrale e della Neuro, assieme allo stesso Coordinatore dell’organismo (vedi capitolo 8).

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Capitolo 23
*** Ancora un dolce risveglio ***


Capitolo 23: Ancora un dolce risveglio

Capitolo 23: Ancora un dolce risveglio

 

Q

uando il prode Alan riprese conoscenza, la prima sensazione che avvertì fu una discreta pesantezza alla testa, seguita da un senso di spossatezza generale. Fu comunque un notevole sollievo non sentirsi più addosso tutto quel freddo e tutto quel bagnato. Anche la febbre doveva essersene andata, probabilmente per merito di un’aspirina, poiché si sentiva anche un po’ sudato...

Istintivamente fece per sfilarsi la camicia del pigiama, ma dovette constatare che l’operazione era del tutto superflua, dal momento che non l’aveva affatto… e, a dire la verità, quello non era l’unico indumento che gli mancava. Il sudore in fronte gli aumentò poi copiosamente non appena realizzò che, a parte le coltri, non aveva nient’altro addosso!

E c’era di più… non soltanto non rientrava nelle sue abitudini coricarsi in “costume adamitico”, ma nemmeno aveva mai avuto l’idea di arredare la sua stanza con quella carta da parati rosa a fiorellini, né di disporre in giro tutti quei colorati peluche e quegli altri graziosi ninnoli.

“Squitt… queeeck… squitt, squitt…!!”

Voltata la testa nella direzione di quegli strani versi, Alan constatò anche la presenza di quello che il suo responsabile cerebrale aveva a suo tempo classificato come Indizio n°4 per la constatazione dell’Ipotesi Zero: ovvero Ruby, il piccolo riccio di Saint Tail, che dopotutto, almeno da come stava saltando, non era affatto un peluche!

*È inutile: la legge di Murphy non perdona* si disse, amaro, il tenace James Watson *tutte le prove decisive saltano sempre fuori quando oramai non servono più…!*

 

***

A un tratto, la porta si aprì… al rumore, il ragazzo, che stava riflettendo in posizione seduta, si ridistese fulmineo, portandosi le coperte alla gola.

Una bellissima fanciulla dalla chioma ramata, avvolta in un’elegante vestaglia azzurra, era entrata nella stanza.

“L… Lisa…!” sussurrò il detective, balbettando.

L’alter-ego diurno di Seya si avvicinò al letto ostentando un’espressione tranquilla, poi allungò una mano a toccare la fronte del ragazzo, che non osava quasi respirare. Un sorriso spuntò dal suo sempre stupendo volto.

“Non hai più la febbre.” constatò con sollievo.

Dopo un paio di deglutizioni ordinate da Wolfe, lui riuscì a risponderle: “No… credo di no!”

“Sono contenta… hai dormito bene?”

“Beh… ho dormito… ma tu…”

“Ma io?”

“Tu… dov’eri…?”

La ragazza corrugò le sopracciglia, quindi si lasciò scappare un ghigno: “Ho dormito nella stanza di mia madre…” qui avrebbe voluto terminare, ma la tentazione fu troppo forte “…mi dispiace per te!”

“Che vorresti insinuare?!” ribatté lui, cercando di usare un tono opportunamente indignato.

“Dai, che hai capito benissimo…!”

Inutile precisare che, nella centrale di Spade, dovettero affrettarsi a dare una stretta significativa ai freni inibitori! Dal canto loro, quelli di Marlowe si affrettarono invece a fargli dire: “Senti, cara: per tua norma e regola, sappi che io sono un gentiluomo! Chiaro…?”

Lisa annuì, sempre sorridendo… ma poi la sua espressione si fece un po’ triste: “È vero, sei un gentiluomo. Anche se dal bacio un po’ facile…!”

Marlowe dovette ordinare a Kirby di abbassargli gli occhi. Dopodichè, su suggerimento di Watson, gli fece cambiare discorso: “Quindi… hai dormito con tua madre!”

“Già…!”

“E… e tuo…”

“Mio padre ha dormito sul divano, in salotto!”

*Ahi* pensò il capo della Cerebrale *questa Silvan ce la mette in conto di sicuro…!*

Alan sospirò: “Mi dispiace molto per tutto questo disturbo!”

“Ma figurati!”

“No, davvero… non so che mi abbia preso, ieri sera! Io…”

“Non importa” la ragazza scosse la testa “l’importante, adesso, è che tu ti riprenda. Riposati!”

“Ma no, senti” senza riflettere, Alan si rimise a sedere “se ho agito in questo modo è perché…”

All’improvviso la ragazza arrossì violentemente e gli voltò la schiena… dopo un istante di perplessità, il detective constatò che le coperte gli erano scivolate all’altezza dell’ombelico!

“Acc… scusa…!!” esclamò, affrettandosi a ridistendersi e a ricoprirsi. Stava per continuare il precedente discorso, quando l’incidente gli fece venire in mente un particolare un po’ scabroso…

“Ma, senti un po’… mi spieghi perché mi trovo senza niente addosso…??”

Sempre voltandogli le spalle, Lisa cominciò a rispondergli con la voce discretamente tremula: “Ieri sera… quando mi sono accorta che eri svenuto, in giardino… ho avuto una paura tremenda, per te… non sapevo cosa fare, per aiutarti!”

“Non capisco” rispose il ragazzo, corrugando la fronte “non hai avvertito i tuoi?”

Lisa scosse la testa: “Non potevo: mio padre non sa niente di ciò che faccio di notte… e men che meno che tu mi dai la caccia! Che spiegazioni avrei potuto dargli? Così ho dovuto… tirarti su nella mia camera!”

Decisamente quella ragazza non avrebbe mai smesso di sbalordirlo.

“E come ci sei riuscita…?” chiese, leggermente confuso.

“Con l’aiuto dei miei palloncini. Poi, quando ti ho steso sul letto… ho sentito che eri… completamente fradicio… e gelato… e allora…”

Parecchi membri delle equipes organiche iniziarono a incrociare le dita… e Marlowe decise di andare direttamente al sodo: fuori il dente, fuori il dolore!

“Chi mi ha spogliato…?”  domandò Alan con voce assolutamente piatta, temendo già di conoscere la risposta.

Lisa Haneoka si voltò e incrociò le braccia, prima di rispondere: “Sono stata io. E allora?”

Rip Kirby, capo della sezione Motoria, accusò un momentaneo blocco dei comandi mascellari. Il ragazzo era rimasto a bocca aperta… anche perché quella frase l’aveva già sentita pari pari da una certa Rina Takamya! Anche se, per la verità, non solo quest’ultima gli aveva lasciato addosso la biancheria intima, ma aveva anche avuto la “delicatezza” (parole di Watson) di infilargli il pigiamino! Mentre, “quella furbastra di una ladra…”

La faccia di Lisa era decisamente sul rosso spinto… ma se Alan si fosse potuto vedere la propria, avrebbe constatato che, al suo confronto, lei era rimasta abbastanza pallida!

“Ma… Lisa… non dirmi che mi hai… proprio…”

Certo, che cosa ti credi…?! Te l’ho detto, eri gelato!! Assieme alla tua biancheria, completamente zuppa!! Ho esitato un bel po’, sai, a sfilarti quei maledetti boxer…”

I tecnici della Neuro ebbero un soprassalto, nel vedersi scoppiare letteralmente i vetri dei galvanometri più importanti… e il loro povero capo si accasciò ancora una volta sulla propria postazione.

“L’ha visto…” mormorò, sconsolato “…glielo ha visto!!”

“E in quali condizioni, poi” aggiunse dalla sua Sam Spade, trattenendo a stento un’imprecazione irriferibile “ma che bella sputtanata…!!”

Watson non si lasciò sfuggire l’occasione: “Certo, Marlowe, che anche le tue idee, in quanto a effetti collaterali…”

“STA’ ZITTO…!!!” urlò l’interessato.

Nemmeno A1 era troppo contento, questa volta... ma ritenne più opportuno gettare acqua sul fuoco: “Ora basta, finitela: tanto non possiamo più farci nulla!”

Alan continuava a fissare con occhi sbarrati quella femmina notevole, dove la proverbiale timidezza di Lisa lasciava sempre più il posto alla formidabile risolutezza di Seya!

“…ma l’ho dovuto fare! Poi ho dovuto asciugarti e metterti a letto. E, per tua informazione, quando ti ho misurato la febbre, ce l’avevi quasi a 40…!”

“Oddio” sobbalzò Blackie Wolfe, capo della Metabolica “non gli avrà mica infilato anche una supposta, spero…??!!”

“BASTA…!!!” gridò il povero Marlowe, tappandosi le orecchie “Non voglio più sentire niente…!!”

“Lisa…” biascicò il ragazzo.

“…allora ti ho spalmato una pomata sul petto… e a quanto pare, per fortuna, è bastato a fartela passare!”

Un molteplice sospiro di sollievo si fece sentire in tutte le sezioni organiche del giovane investigatore…

“Sia ringraziato il Cielo…!” sibilò Marlowe.

“Meno male” aggiunse Lew Harper “credo che dovremo ringraziare quelli della Vicks!”[1]

Dopo aver respirato a fondo, Alan riuscì finalmente ad abbozzare un sorriso: “Beh… allora credo proprio di doverti ringraziare… anche se c’è qualcosa che ancora non mi quadra…!”

“Che cosa, impiccione d’uno sbirro?”

“Perché… mi hai lasciato… così…?” chiese lui, alludendo al fatto che non lo aveva rivestito come aveva invece fatto Rina… anche se questo era meglio non dirglielo!

La fanciulla tornò ad arrossire: “Non avevo niente da darti… senza coinvolgere mio padre… e poi un suo pigiama ti sarebbe stato largo. O preferivi provare uno dei miei negligé…?!”

“Che sciocca, che sei…!” rispose lui, risentito. Poi gli venne in mente un’altra cosa “Senti, ma… e tuo padre? Se non sa che sono qui, come l’hai convinto a dormire sul divano?”

Lisa fece spallucce: “Non è la prima volta che succede… ho detto ai miei che non riuscivo a dormire per il temporale e se potevo dormire con la mamma! Il mio papà non ha mai voluto dormire nel mio letto…”

“Ah, davvero? Certo che sei sempre stata una tipa fortunata, tu… come so bene anch’io!”

Lei tornò a guardarlo con aria corrucciata: “Anche tu sei stato molto fortunato, questa notte, Alan…!”

Il detective accusò il colpo, ma poi sorrise di nuovo: “Hai ragione… vieni qui!” e sporse il braccio. Lisa si avvicinò e prese la sua mano, che il ragazzo strinse subito.

“Grazie, Lisa. Anzi… grazie, Seya! Ancora una volta, mi hai salvato la ghirba… anche se non mi ami!”

Due piccole lacrime spuntarono da quegli splendidi occhioni blu.

“Seya ti ama, invece” lo corresse, decisa “ti ha sempre amato! È Lisa che ce l’ha con te… almeno in questo momento!”

“Capisco… in effetti, ora che ci penso, quelle due non sono mai andate molto d’accordo!”

“È vero!”

“Ma chissà… un giorno potrebbero anche pensarla allo stesso modo!”

“Forse…!”

“E… secondo te…” dovette dare due colpi di tosse “…secondo te, quante probabilità ci sono che questo accada?”

La ragazza esitò un po’ a rispondere, ma poi si chinò su di lui che, rialzando il busto, si lasciò abbracciare…

“Più di quelle che pensi… sbruffoncello testardo e insensibile che non sei altro…!”

Poi, senza nemmeno ristaccarsi da lui, Lisa cercò la sua bocca ed unì le proprie labbra alle sue… e stavolta anche Marlowe non ebbe obiezioni. Anche perché, dopo qualche titubanza, le labbra della ragazza si dischiusero e la sua lingua delicata iniziò a premere delicatamente su quelle del ragazzo…

“Capo…!” chiamò Spade, dalla Genetica.

“D’accordo, autorizzo. Avanti Motoria: assecondare la partner. Confermato!”

Quel bacio durò a lungo… molto a lungo… permettendo al contatore del Codice Relazionale di aggiungere ben 313 punti all’ultimo livello di Lisa/Seya… cosicché la fantastica avversaria del piccolo detective poté finalmente arrivare alla quota di 1010!

“Finalmente…!!” esclamò raggiante il capo della Neuro, non appena vide lo status della relazione interpersonale cambiare da AFFECTION in LOVE… afferrò quindi il microfono del comunicatore intersezionale e si mise in contatto con la sezione di Chandler.

“Sensitiva da Neuro: trasmettere il seguente messaggio…”

Le loro labbra finalmente si staccarono e i due ragazzi si guardarono negli occhi.

“Ti amo, Lisa…!”

“Ti amo, Alan…!”

Dopodiché, tornarono a baciarsi… non ci è dato di sapere se sarebbero andati anche oltre, in quella circostanza… probabilmente non lo sapremo mai, perché la porta della camera si aprì un’altra volta e una bella donna dalla fulva chioma rossa rimase bloccata sulla soglia… e, per poco, la tazza di tisana calda che portava sopra il vassoio non fece una brutta fine!

“Scusate…” esclamò, arrossendo, la signora Eimi Haneoka, ora piacente e raffinata casalinga, ma un tempo inafferrabile ladra col nome di Lucifer “…temo di avervi disturbato…!!”

Il malcapitato Marlowe, che stava scambiandosi “il cinque” col fido Timmy Murdock (pregustando contemporaneamente la sua rivincita sul collega della Cerebrale), tornò ad accasciarsi sgomento sulla propria poltroncina.

*Niente da fare* pensò *la brutta settimana continua…!*

 



[1] Ossia i produttori della celebre pomata Vaporub!

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Capitolo 24
*** La verità viene sempre a galla! ***


Capitolo 24: La verità viene sempre a galla

Capitolo 24: La verità viene sempre a galla!

 

H

erb Kinnock, elemento fra i più validi della sezione Immunitaria, afferrò con decisione il suo fucile spara-anticorpi, portando il mirino all’altezza del viso. Prese con calma la mira e, quando il bacillo virale venne a trovarsi perfettamente al centro del collimatore, premette dolcemente il grilletto…

Il brillio di un lampo e il rombo di una scarica pervasero il condotto polmonare e il germe patogeno influenzale venne disintegrato all’istante.

“E con questo sono 204…!” si disse soddisfatto l’elemento organico. Era intento a ricaricare l’arma, quando venne raggiunto dallo stesso Eddy Parker, che gli chiese: “Come va qui?”

Alzando gli occhi e riconoscendo il capo-sezione, Kinnock si alzò in piedi, salutando: “Tutto sotto controllo, signore: ne abbiamo già eliminati la maggior parte!”

“Molto bene… dai parametri patologici che mi sono pervenuti, vedo infatti che la situazione è di gran lunga migliorata. Penso che saranno sufficienti due giorni di riposo per tornare alla piena operatività!”

“Senz’altro, capo: il signor Alan ha la pelle dura. Certo però che l’abbiamo proprio scampata bella, non è vero?”

“Lo puoi ben dire, Herb! Per fortuna le supposizioni della Neuro non erano del tutto errate! Ma se la signorina Haneoka non lo avesse raccattato in breve tempo…”

“Evidentemente ci teneva parecchio a lui, malgrado le apparenze. Bene, ne sono contento anche per il signor Marlowe: ora, fra quei due, dovrebbe essere tutto a posto, no?”

Il capo dell’Immunitaria mostrò un breve sorriso, pensando quanto i membri delle sezioni più vitali fossero inevitabilmente portati ad analizzare i problemi che non fossero di loro stretta competenza in termini sempre troppo semplicistici!

“Oh, questo poi lo dici tu. Le grane più grosse cominceranno proprio ora!”

“Non capisco, signore…!” ribatté il subordinato, corrugando la fronte.

“Lascia stare, amico: niente che riguardi il nostro reparto. Badiamo piuttosto a debellare completamente questa costipazione: il buon Alan ha bisogno di tornare in piena forma al più presto!”

“Agli ordini, signore!” Kinnock batté i tacchi e imbracciò nuovamente il fucile, mentre Parker ritornava nel suo ufficio, soddisfatto.

 

***

“Da bravo, apri la boccuccia!”

“Ma dai, Lisa, per favore” protestò Alan, rosso come un peperone “posso benissimo mangiare da solo…!!”

“Su, non fare i capricci!” ribatté lei, rigida.

Il poveretto sbuffò come un tricheco… ma poi, conscio che la sua graziosissima infermiera non avrebbe ceduto di un millimetro, spinto anche dal borbottio del suo stomaco (Eddie Parker tampinava continuamente Blakie Wolfe per avere più calorie), fece buon viso a cattivo gioco, rassegnandosi ad essere imboccato.

Mentre lui era intento a deglutire la buonissima minestra calda preparata dalla sua “aspirante suocera” Lisa esclamò: “Sei proprio un bravo bambino…!” e il boccone, per poco, non gli andò di traverso.

“Adesso stai esagerando…!!”

“E perché?”

“Perché non sono affatto un bambino, porca miseria! Lo sapevo, io, che avrei dovuto tornare a casa!!”

“Non essere sciocco, Alan: hai ancora qualche linea di febbre! E poi saresti stato veramente cattivo a privarmi della soddisfazione di accudire il mio ragazzo…!”

Il “paziente” ebbe un leggero sussulto. Il suo ragazzo… era la prima volta che Lisa lo chiamava così! Ciononostante, fece del suo meglio per salvaguardare la propria dignità. Gli era per questo di notevole aiuto il pigiama che la ragazza gli aveva regalato (aveva saltato anche lei le lezioni ed era andata ad acquistarlo in una vicina boutique). Peccato solo che avesse scelto dei disegni un po’ troppo frivoli! Lui aveva protestato, per questo, ma lei aveva ribattuto: “Se non ti piace, resta pure come ti ha fatto mammà!” e il poveraccio aveva dovuto cedere.

“Sei veramente un’approfittatrice…!” grugnì.

“Ma va là…!” ribatté lei, porgendogli un’altra cucchiaiata di minestra “Sei tu che stanotte sei rimasto a prenderti tutto l’acquazzone. O mi sbaglio?”

“Ah, sì, eh…? Mmm… slurp…!” si asciugò la bocca col tovagliolo “E chi mi ha sbattuto la finestra in faccia? Sentiamo!”

“Te lo sei meritato! Così impari a baciare la nipote del sindaco!!”

Il detective accusò il colpo, ma cercò di sviare la discussione: “Ah, basta… non vale più la pena di parlarne!”

“E invece ne parliamo e come! Da quando sarebbe nata tutta questa confidenza, tra voi due…?!” si informò Lisa, piantandogli due occhi più acuti di due lame.

Lui tentò di guadagnare tempo: “Ancora non ti fidi di me, da quel che sento!”

La ragazza scosse la testa: “Io lo so ciò che provi per me. Lo sentivo da sempre: mentre mi inseguivi la notte e mentre litigavamo a scuola… non è questo il punto. Dai, mangia!”

“E allora…” si interruppe per sorbire l’ultimo cucchiaio “…quale sarebbe…?”

“Sei davvero un tontolone!”

Alan cominciava a perdere la pazienza (quanto a Watson era già incavolato nero). Fortunatamente, un istante prima di risponderle per le rime, l’imperterrito Marlowe riuscì a trovargli una brillante argomentazione: “Beh, se vuoi che migliori in questo senso, aiutami… spiegami! Dai, quel è il punto…?”

Lei lo osservò. Il giovane cercò di lasciar trasparire quanta più sincerità e buona fede gli riusciva dal proprio sguardo. E, grazie agli sforzi della Neuro e della Sensitiva, raggiunse l’intento.

“Il punto è, Alan” rispose Lisa atteggiando le labbra a un malinconico sorriso “che adesso che ci siamo dichiarati, fra noi non ci devono più essere segreti! L’unico che avevo io, non è più tale! Tu ne hai…?”

Un fiotto abbondante di adrenalina investì i ricevitori della Cardiaca, accelerando notevolmente la frequenza dei battiti e aumentando la pressione circolatoria…

Alan annuì, ma la sua risposta era ancora una presa di tempo: “Non ti andrebbe di fare una passeggiata?”

“Ma tu sei malato!”

“Ormai la febbre mi è passata e mi sento molto meglio. Dai, così mi accompagni a casa!”

“Però…”

Sentendola ancora titubante, il ragazzo giocò la sua ultima carta e, parandosi la bocca con la mano, le sussurrò: “In questo modo mi leverò di torno prima che rincasi il tuo papà… credo sia ancora un po’ troppo presto per presentarmi a lui…!”[1]

Lisa arrossì marcatamente. Poi lo guardò e si decise ad annuire.

***

Erano seduti su una panchina del parco A, quasi di fronte alla famosa cabina telefonica dove si erano scambiati, diverso tempo prima, quel fatidico scambio di promesse: Seya avrebbe sempre avvisato Alan sul prossimo colpo che avrebbe sferrato e lui non avrebbe mai smesso di inseguire lei che, da parte sua, non si sarebbe mai fatta catturare da nessun altro!

Sotto sotto i due ragazzi avrebbero desiderato ardentemente continuare all’infinito quel loro gioco; assurdo finché si vuole, ma anche intrigante, coinvolgente e - soprattutto - pratico!

Seya poteva infatti essere certa che il suo detective non avrebbe mai alzato gli occhi su nessun altra, fin tanto che tutte le sue facoltà mentali (a dispetto del takamyano Watson) fossero rimaste impegnate su di lei. E Alan poteva essere altrettanto sicuro che finché la sua ladra avesse voluto farsi inseguire da lui, non avrebbe mai diretto i suoi pensieri verso nessun altro ragazzo!

Era stato poi un vero sollievo (almeno per la sezione di Marlowe) scoprire che il triangolo subentrato fra il detective, la ladra e la compagna di scuola si fosse alla fine rivelato virtuale! È vero, l’orgoglio maschile “ferito” gridava vendetta… ma, dopotutto, se è verosimile che le persone dalla doppia identità abbiano anche due personalità differenti, in un certo senso il “ragazzo-speciale” avrebbe potuto vantarsi di aver conquistato il cuore di due donne, senza doverne poi scegliere una e respingere l’altra (anche Marlowe lo aveva detto, a quel famoso meeting e la sua non era stata precisamente una battuta)![2]

Come sappiamo, però, le cose si erano malauguratamente complicate: non solo Rina Takamya aveva scoperto anche lei l’identità della sua “doppia-rivale” (in amore e nel lavoro), ma si era contemporaneamente gettata a capofitto nella ferita inferta da quest’ultima al suo amato poliziotto in erba!

Per cui, piacesse o meno ai due “amici-nemici”, proseguire quella bellissima e maliziosa partita non era più possibile, soprattutto perché il più giovane detective del mondo[3] avrebbe dovuto responsabilmente prendere la decisione che avrebbe dato una svolta definitiva alla sua vita, oltre a quella di altre tre persone!

Insomma, ricapitolando, il Consiglio Organico di Alan Asuka aveva davanti tre problemi da risolvere.

Il primo (e il più prioritario) era convincere Seya a cessare la sua generosa ma pericolosa attività di ladra al servizio dei deboli.

Il secondo (ma non meno importante) era scegliere con chi mettersi insieme fra Lisa e Rina, per la quale provava, come già detto, un sentimento meno profondo ma comunque presente.

Il terzo (e niente affatto irrilevante) era risolvere la questione di Sayaka Shinomya, alla quale, quando la bruna fanciulla gli aveva dichiarato di “volergli molto bene”, il giovane investigatore - forse troppo preso dalla foga di ottenere lo specchio di Leche - aveva molto imprudentemente risposto Anch’io…!

“Allora, Alan…?”

“Sì… cosa…?”

“Beh, insomma: siamo seduti da dieci minuti e non hai ancora detto niente…!”

Il compagno parve riscuotersi dal torpore. Era infatti da un po’ che se ne stava assorto in profonde riflessioni, con la bocca coperta da un pugno e il gomito appoggiato al ginocchio. Era fin troppo ovvio che non sapesse da dove cominciare.

“Scusa… stavo pensando!”

“A che cosa?”

“A come affrontare l’argomento principale della conversazione!”

“Vale a dire” lo interruppe lei, sorridendo maliziosa “al modo di spiegarmi quali sono esattamente i tuoi rapporti con Rina?”

Nonostante il tempestivo intervento di Tracy, Alan non poté evitare di arrossire violentemente… e questo provocò chiaramente un istantaneo cambiamento del viso di Lisa dal malizioso al corrucciato. Incapace di sostenere quello sguardo palesemente ferito, il ragazzo tornò a guardare fisso davanti a sé.

“A dir la verità, non è di questo che volevo parlare, per prima cosa!”

“Ah, sì? E che volevi dirmi, di tanto più importante?”

Il detective aspirò una buona boccata d’aria e deglutì per umettare l’esofago. Dick Tracy e  Blackie Wolfe si prepararono a una lunga giornata di lavoro…

“Credevo che lo sapessi. Vorrei riprendere il discorso di ieri sera, Lisa…  sulle parole che ti ho detto, subito dopo che…”

“…dopo che mi avevi acchiappata, approfittando dello shock che ho provato a rivedermi in quel dannato specchio…? Già… complimenti, Alan: un bel piano davvero!”

“Puoi ben dirlo, pupa!” ghignò immancabilmente il capo della Cerebrale. 

“Taci, disgraziato!” lo zittì subito Marlowe tergendosi il sudore dalla fronte, per poi tornare a concentrarsi sui messaggi vocali.

Alan abbassò lo sguardo e annuì: “Lo so… ti ho giocato veramente un brutto tiro! Purtroppo non ho trovato nulla di meglio, credimi, per convincerti che avevo scoperto il tuo segreto!”

“Avresti potuto semplicemente dirmelo!” replicò la giovanetta, incrociando le braccia.

“È vero, ma temevo che non mi avresti creduto! Voglio dire…” si corresse con un guizzo, sbirciando il suo sguardo farsi più cupo “…ero certo che avresti escogitato qualche sistema per convincermi di avere preso un abbaglio!”

Lisa sospirò e guardò altrove: “Non sono poi così scaltra!”

“Che fai, ti sminuisci? Vogliamo parlare di quando hai sostituito il tuo riccio con un peluche? O quando volevi farmi credere di essere un maschietto?!”

Lei tornò a voltarsi: “E se invece parlassimo di come hai scoperto la mia identità, finalmente…?”

Alan lasciò trascorrere qualche secondo: “C’era dell’ironia o del sollievo, in quell’avverbio?”

“Non divagare. Rispondimi!!”

“Veramente sei tu che divaghi. Io volevo, prima di tutto, parlare di…”

“Ci arriveremo. Ora, per favore, dimmi come mi hai scoperta…!” insistette, appoggiando contemporaneamente la mano sulla sua.

Ad Alan non rimase che raccontarle dell’idea che aveva applicato qualche sera prima, andando ad appostarsi sotto casa sua, in modo da sorprenderla mentre rientrava nei panni di Saint Tail.

“Ormai i miei sospetti erano diventati un’ossessione, dopo tutti gli indizi che avevo raccolto mio malgrado… dovevo liberarmene, Lisa: dovevo scoprire se Seya eri veramente tu!”

Lei sospirò ancora: “Quindi, alla fine, hai ingannato te stesso!”

“Come sarebbe…?!”

“Non avevi forse dichiarato che l’identità di Seya non ti interessava? Che volevi solamente catturarla?”

Fu la volta del detective di corrugare la fronte. Si portò poi una mano alla medesima e parve riflettere qualche momento.

“Forse hai ragione” ammise “ma quando l’ho detto non ero ancora innamorato di te… di Haneoka, intendo!”

La ragazza balzò in piedi e lo guardò a bocca spalancata: “Mi stai forse dicendo che…”

“Avanti, Lisa… non dirmi che non te n’eri accorta, dai! Ormai diventavo più rosso di te, quando litigavamo, in classe!” ribatté lui dandogli, nel contempo, un’efficace dimostrazione pratica…

“Da… davvero…?” balbettò lei, imitandolo.

“O almeno è ciò che raccontano i nostri discreti compagni di scuola!”

Haneoka si risedette. Era spiazzata. Aveva effettivamente avuto, negli ultimi tempi, qualche vago sospetto di ciò. Tuttavia, le sue conclusioni venivano sempre rigettate dal modo in cui lui la paragonava, ovviamente in peggio, alla mitica ladra coduta.

Beh, a questo punto, tanto valeva affondare il dardo!

“Ma senti senti…” disse, recuperando il tono malizioso di poco prima “…e così, quando ti ho chiesto che tipo di ragazza ti andava bene e tu mi hai risposto che non ero certo io... eri solo un incallito bugiardo!”[4]

Il viso di Alan assunse un colorito maggiormente purpureo.

“Beh… proprio in quel momento no! Allora, effettivamente, mi stavi ancora un po’ antipatica. Ma poi, col passare del tempo... quando mi sono reso conto di volere bene anche a te… insomma, anche a Lisa… ho sentito chiaramente il bisogno di verificare se… quel triangolo esisteva davvero… perché il fatto di dover poi scegliere fra voi due… tu mi capisci…!”

“Oh, certo… capisco benissimo! Povero Alan… dev’essere proprio stata dura!”

“Ehi, adesso non…”

“Ma per fortuna, almeno quel problema lo hai risolto! Adesso non ti resta che risolvere anche l’altro…!” ribadì Haneoka, sorridendogli affettuosamente.

“Qua… quale…?” balbettò il ragazzo, tamponandosi la fronte col fazzoletto (in sincronia col capo della sua Neurologica). Per la verità, il giovanotto non avrebbe dovuto avere nessuna esitazione a rispondere, dal momento che l’altro problema era appunto quello di convincere Lisa a cessare per sempre la sua attività di ladra. Era quello lo scopo principale per cui il ragazzo l’aveva portata lì… anche se, finora, le omologhe haneokiane di Watson e Marlowe erano state piuttosto abili nello sviare il discorso da quell’argomento!

“Adesso che il triangolo fra te, Seya e me non esiste più” continuò la fanciulla piantandogli addosso quegli stupendi quanto inquietanti occhi turchini “non ti rimane che sciogliere quello fra me, te e…”

Tutti i suoi membri organici cominciarono ad avvertire un certo tremolio sotto le scarpe (che non erano isolanti come quelle dello staff di Moroboshi)[5]… Gus Chandler stava facendo del suo meglio, ma le correnti nervose aumentavano la loro intensità, secondo dopo secondo!

“…e Rina!” concluse finalmente Lisa, quasi riducendo la voce ad un soffio.

Adesso la gola di Alan era praticamente asciutta e il capo della Metabolica dovette spremere le ghiandole salivari al limite del collasso, onde rimediare. In quanto a Marlowe, riuscì soltanto a far fare ad Alan la figura del finto tonto.

Rina…? Che c’entra Rina, adesso?!”

“Beh, sai… se non ricordo male, fino all’altro giorno mi sembrava che ti stesse abbastanza antipatica… mentre adesso, da quello che ho sentito, mi sembra che ti piaccia un po’ di più… anzi, molto di più…!”

Sempre con quel sorrisetto materno che gli pizzicava maledettamente i nervi, la ragazza gli sfiorò una guancia con le dita. Ormai il formicolio che il personale organico avvertiva sotto i piedi era quasi insopportabile.

“Dimmi la verità, tesoro” altra scarica di adrenalina “quando mi hai vista tornare a casa nei panni di Seya, Rina era lì con te…?”

Il piccolo detective provò un violento brivido (al suo interno, più d’uno dei membri organici perdette l’equilibrio e cascò per terra) ma, almeno a questa precisa domanda, fu in grado di rispondere con piena sincerità: “No, te lo assicuro! L’avevo piantata in asso fingendo d’inseguirti dopo il colpo, in modo da essere solo!” precisò.

“Astuto” commentò Lisa continuando ad accarezzarlo con estrema dolcezza “e… dopo che hai capito che Seya ero io, che cos’hai fatto?”

“Beh, sono…” Wolfe dovette interrompere Chandler per effettuare un’altra dolorosa deglutizione “…sono tornato a casa!” la sua voce già cominciava a farsi roca.

“E a casa, che cos’hai fatto…?”

“E insiste, oh…!!” sbottò Marlowe, ormai sull’orlo di una crisi di panico.

“Coraggio, capo!” lo confortò Tim Murdock, porgendogli un cordiale.

“Ma come cos’ho fatto?!” d’istinto, Alan si allentò la cravatta per slacciarsi il colletto della camicia “Sono… sono andato a letto, no? Ero distrutto, sai? Nel fisico e nel morale! Se solo mi avessi visto…!”

“Povero Alan… mi dispiace tanto, credimi” gli rispose lei, sempre accarezzandolo “e tuo padre cosa ti ha detto, vedendoti arrivare in quello stato?”

“Niente…! Cioè, voglio dire… lui… non era in casa. Era di turno!”

“Ah, capisco… non era in casa… e così sei andato a letto!”

“Già…!” confermò il ragazzo, tornando a tergersi la fronte.

“E… come hai dormito…?”

Alan la guardò, cercando forse qualche traccia d’ironia. Ma il suo sguardo era diventato impenetrabile.

“Benino… tutto sommato…!” rispose, impegnandosi a mantenere il tono neutro. Lisa smise però di accarezzarlo e lo fissò di nuovo, socchiudendo gli occhi. La responsabile della sua Neuro stava cercando di convincere la loro Coordinatrice ad annullare la mossa successiva, suggerita chiaramente dalla loro Cerebrale: “Lasciamo stare, signora Orion[6]… questo non è il nostro modo di fare!”

Ma “LS1”[7], di solito molto bonaria, per una volta si dimostrò inflessibile.

“Procedere col prossimo messaggio!” comandò alla responsabile della Sensitiva.

“E Rina…?” domandò allora Lisa, con un sussurro.

Certamente provato dai postumi della febbre e forse intontito dalle aspirine, il povero Alan rispose automaticamente: “Anche lei, anche lei…!” e il peggio è che gli scappò pure una risatina ironica!

Prima ancora di realizzare l’abnorme cazzata che si era lasciato scappare di bocca, l’incauto detective alzò lentamente la testa, trovandosi sempre davanti quei due bellissimi occhioni blu, ora completamente spalancati. Poco al di sotto, invece, due morbidissime labbra rosa si schiudevano in un sorriso molto amaro…

“Anche lei ha dormito bene? Ma non l’avevi piantata in asso…?”

Immediatamente, il fedele Timmy Murdock dovette sorreggere il suo capo-sezione, colpito da uno svenimento fulminante! Nello stesso tempo, il non del tutto perfido Watson era certamente dispiaciuto per il collega, tuttavia non seppe resistere ad esprimere mentalmente il suo pensiero: *Hai voluto la codina, Marlowe…? E allora goditela!*

 



[1] Chi scrive ha sempre avuto l’idea - sicuramente infondata - che i due non si amassero particolarmente!

[2] Vedi capitolo 12. Se invece il triangolo fosse stato reale, c’è da chiedersi chi avrebbe effettivamente beneficiato della scelta. La ladra o la compagna di scuola? Lascio ai lettori il compito di rispondere alla difficile domanda.

[3] Forse, anagraficamente parlando, tale titolo spetterebbe a Shinichi Kudo, alias Conan, se la sua giovane età non fosse frutto di una fortuita trasformazione.

[4] Accade nel 4° episodio, dal titolo Una promessa.

[5] Cfr. la Storia Segreta dei SISAS, dello stesso Autore.

[6] In onore della collega Lady Orion, che spero voglia perdonarmi l’ardire.

[7] In questo caso, la “doppia-sigla” è d’obbligo!

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Capitolo 25
*** Scelte e confessioni ***


Capitolo 25: Scelte e confessioni

Capitolo 25: Scelte e confessioni

 

N

ei secondi che seguirono la ricezione del disastroso messaggio vocale dalla Sensitiva di Asuka a quella di Haneoka, nel disgraziato organismo trasmettitore si concretizzarono i seguenti accadimenti:

 

1)    Blackie Wolfe (Metabolica) riferì che la temperatura corporea era scesa a 32 gradi centigradi.

2)    Dick Tracy (Cardiaca) segnalò che la frequenza di pompaggio era salita a 47 pulsazioni al secondo e la pressione del sangue aveva superato i 138.

3)    Tim Murdock (Neuro), oltre a segnalare che il C.R. di quella furbina aveva perso non meno di 173 punti (tornando quindi a quota 837) avvertì che le scorte di adrenalina erano quasi del tutto esaurite.

 

Lew “A1” Harper scosse infine la testa, abbozzando una smorfia sconsolata. Dopodiché, dimostrando uno spirito sportivo veramente notevole, espresse la seguente autocritica: “Questa fesseria fa il paio con la vostra, signora Orion… 1 a 1 e palla al centro!”[1] 

***

Quando l’ineffabile Gus Chandler riuscì a ripristinare completamente tutti i cinque sensi, la prima cosa a riapparire sul monitor della percezione visiva fu l’immagine della signorina Haneoka, non più seduta sulla panchina accanto al loro assistito, ma bensì di nuovo in piedi con la borsetta sottobraccio e in palese procinto di andarsene…

Rip Kirby dovette lasciare momentaneamente i comandi degli arti superiori, tanto vibravano nel ricevere il tremito delle mani di Alan! Su ordine della Centrale Operativa si concentrò allora sui comandi di quelli inferiori, ma i muscoli degli stessi erano seriamente intorpiditi. Ciò apparve chiaro anche a Chandler, che registrò un formicolio di preoccupante entità, tanto che dovette ordinare a Tracy: “Cardiaca da Sensitiva: pompare più sangue!! Pompare più sangue!!”

Vedere la ragazza cominciare ad allontanarsi dalla panchina, diede però al povero Alan quell’ultimo guizzo di energia sufficiente a riscuoterlo: “Lisa, dove…” dovette schiarirsi la voce “…dove vai?!”

La ragazza non rispose, continuando a camminare e Alan perse quasi la testa. Con uno scatto, la sopravanzò per fermarla.

“Aspetta…!!” esclamò, già con il fiatone.

Lei cercò di incenerirlo con lo sguardo più feroce che poteva… ma non era affatto semplice, con gli occhi che le lacrimavano!

“Non è successo niente, Lisa… non abbiamo fatto niente…!!” dichiarò deciso lui, puntualizzandolo con la testa.

Lei scosse il capo a sua volta,  poi gridò: “BUGIARDO…!!!” e portò velocemente indietro il braccio destro… stavolta, però, Kirby non si fece sorprendere e lo afferrò al volo!

“NO…!!! ASCOLTAMI!!” il giovane esitò un attimo, davanti alla gravità di quello che stava per dire. Ma poi, di fronte allo sguardo di lei, che si faceva sempre più opaco, prese coraggio e proseguì “Te lo giuro sull’anima della mia povera mamma: lei ha solo dormito di fianco ha me. Nient’altro!”

Sembrò che le pupille di Lisa tornassero lentamente a brillare… e Chandler si augurò che non fosse soltanto un’illusione ottica. Le labbra, comunque, le tremavano ancora.

“E ti par poco? Eh, Alan…? Ti pare poco…??!”

“Aria” invocò con angoscia il capo della Neuro, da poco rinvenuto “ha bisogno d’aria, Tracy, per rispondere!”

“Agli ordini!” rispose il collega della Cardiaca.

Il ragazzo, dopo aver introitato un’abbondante porzione d’ossigeno, mise una mano sulla spalla di lei: “Credimi… non l’avevo invitata io” le spiegò, sempre negando col capo “me la sono ritrovata nel letto quando mi sono svegliato…!”

Il povero Marlowe aveva ormai le dita completamente attorcigliate. Non si faceva soverchie illusioni: non erano molte le donne che avrebbero creduto a una spiegazione del genere![2] Fortunatamente, la direttrice della Neuro haneokiana non era una femminista troppo radicale e la stessa ragazza aveva abbastanza voglia di credergli… conoscendo poi il carattere di Rina Takamya, la cosa dopotutto era plausibile. Tuttavia la domanda le sorse spontanea: “E cosa ci faceva, quella, in casa tua?!”

Alan sospirò, poi annuì conciliante. Se voleva davvero recuperarla, era il caso che le dicesse tutto. Con un gesto le indicò la panchina e i due tornarono a sedersi.

 

***

“E questo è quanto…!” terminò di spiegarsi il detective, con un tono di voce abbastanza flebile, mentre si fissava le mani giunte, poggiate sulle ginocchia.

Lisa rimase per molto in silenzio, guardando fissamente davanti a sé. Il suo compagno non aveva omesso nulla: né la “proditoria imboscata” di Rina quand’era rientrato dopo aver scoperto la sua identità, né il confronto serrato avuto con lei, né la “resa psicologica” che l’aveva indotto a confessarle tutto e nemmeno la crisi finale che lo aveva spinto ad abbandonarsi piangente sul suo grembo, accettandone il conforto più o meno spontaneo.

La rivelazione di quell’ultimo particolare aveva chiaramente fatto sobbalzare Lisa, mentre una fitta dolorosa si faceva sentire all’altezza del petto. Era piuttosto duro constatare che un’altra ragazza (e proprio quella per di più) fosse riuscita a incrinare in quel modo la spessa scorza del suo “duro” segugio, prima ancora che potesse riuscirci lei!

I collaboratori di Marlowe erano sbiancati mentre il loro responsabile autorizzava quell’incredibile serie di messaggi e Watson, da parte sua, s’era detto che il collega doveva essere proprio partito!

Al contrario, il capo della Neuro aveva deciso di perseguire la strada della massima trasparenza. In fin dei conti la sua sezione era rimasta profondamente colpita dal coraggio di quella ragazza che, dopo essersi vista scoperta, invece di rendersi irreperibile, aveva atteso gli eventi, forte della sua tranquilla coscienza.

Questo ad Alan bastava per accettare - pur non condividendole in linea di principio - le ragioni che avevano spinto Lisa Haneoka a trasformarsi in Saint Tail, continuando a celargli la sua vera identità anche dopo avergli manifestato i suoi sentimenti nella propria veste di ladra. Perciò, se adesso lei, una volta dichiaratasi esplicitamente anche come Lisa, pretendeva da lui la massima sincerità, quella avrebbe avuto. Costasse quel che costasse!

“Non avrei mai pensato” ruppe lei finalmente il silenzio “che Rina sapesse mostrare questo lato di sé…. né che tu avresti mai parlato di lei con tanta benevolenza!”

Alan si girò, notando il suo viso scuro e gli occhi puntati a terra. Spostando lo sguardo si accorse anche delle braccia rigide e delle mani chiuse. Avvertì allora un leggero brivido…

“Beh, vedi… il fatto è che… frequentandola continuamente…” anche Lisa si girò dalla sua parte e l’incrocio del suo sguardo gli procurò un secondo brivido, un po’ più forte “…sul lavoro, intendo…” puntualizzò “…ho constatato che… era molto meglio di quello che sembrava!”

“Ah…! Ma davvero?!”

Arrivò un terzo brivido, ancora più forte… e Marlowe si rese tardivamente conto di aver calcato un po’ troppo la mano.

“No, voglio dire…” deglutì, sentendo improvvisamente una vampata di caldo “…ho solo capito che… non era poi così boriosa e superficiale come credevano tutti! Sai…”

“E perché l’hai baciata?”

Lui trasalì e prese tempo, studiando attentamente il disegno formato dai cubetti di porfido del piancito: “B… beh…”

Non si sentiva più così in forma come aveva dichiarato per convincere Lisa ad accompagnarlo fuori. I brividi di freddo non volevano cessare e la fronte continuava ad idratarsi, nonostante lui la tergesse con insistenza. Comunque, Philip Marlowe stava molto peggio di lui!

“Cosa facciamo?” si domandò, angosciato, comprimendosi la testa “Cosa posso mai fargli rispondere…?!”

“Digli che ha risposto a una sua avance, Phil” gli suggerì Sam Spade, attraverso il comunicatore intersezionale “è l’unica soluzione!”

Figurarsi! Che altro poteva proporre il responsabile della Genetica?

“Non ha risposto a una sua avance… non posso fargli dire questo! Se Lisa parlasse con Rina e scoprisse che non è la verità, sarebbe un disastro totale!”[3]

“Non credo sia il tipo da andarglielo a chiedere!” intervenne Watson, sorprendendo sé stesso *Adesso mi tocca pure aiutarlo…!* pensò.

“Ok, Jim: convengo che è improbabile! Ma se succede…?!”

“Allora digli che ha ceduto alla libido” disse ancora Spade “ma sbrigati!”

“Sei il solito porco, Sam! Io…”

“Phil, faccia come dice. È un ordine!” comandò, secco, A1.

Il capo della Neuro non ebbe altra scelta. Fece assumere ad Alan un sorrisetto tirato, lo lasciò arrossire quanto voleva e lui rispose: “Beh… è stato un momento… così… sai come siamo, noi ragazzi, no? Mi disp…”

“L’ami…?”

“Co… come…?” chiese, la voce tremante per un nuovo brivido.

“Non fare finta di non capire, Alan…!!” sbottò lei, veemente.

“Beh, io…”

La compagna, esaurita la pazienza, lo afferrò per le spalle e lo scosse come un pupazzo. Gli organici che non fecero in tempo ad aggrapparsi a qualcosa, finirono inesorabilmente con le chiappe per terra!

“ALLORA…??!” gli gridò poi, direttamente sul muso, dopo avere ripreso fiato “LA AMI O NO…?!!”

I rilevatori acustici registrarono dei parametri superiori a quelli del grido di Rina quando aveva sorpreso i due “avversari” a baciarsi nella pinacoteca… mentre i sensori termici di Wolfe constatarono che ad Alan era indubbiamente tornata la febbre!

Il giovane teneva il capo abbassato e sembrava incapace di muoversi; tanto meno di rispondere. Ma Lisa non si dette per vinta.

“Alan” sibilò “guarda che, se non mi rispondi entro cinque secondi, fra noi sarà tutto finito!! E guardami” aggiunse, sollevandogli il mento di scatto “non fare il vigliacco!!”

Il ragazzo la fissò, come ipnotizzato. Da quegli occhi azzurro cielo non stavano sgorgando lacrime, ma solo tutta la risolutezza che può detenere una donna innamorata. E gelosa.

Tu sei il mio eroe, non un vigliacco dicevano quegli occhi e non ti consentirò di comportarti come tale!

A questo punto Philip Marlowe, direttore dell’Emotiva asukiana, smise di comprimersi la testa. Prese quindi un profondo respiro e drizzò le spalle. La sua collega saintailliana gli aveva dato la scossa mancante. Non gli occorreva altro.

“Sì…” rispose finalmente lui, senza più abbassare la testa “…mi sono innamorato di lei, Lisa!”

 

***

Di fronte a quella tranquilla confessione, la ragazza chiuse gli occhi e li strizzò… il ragazzo la sentì respirare, percependone chiaramente gli sforzi per non emettere un eventuale singhiozzo. Poi tornò a riaprirli, ma girò la testa di lato per non guardarlo.

Alla Neuro, Marlowe strinse i pugni, imponendosi il massimo della concentrazione. Da quel momento in poi, non sarebbero più stati consentiti errori!

“Lisa… ora ascoltami bene…”

“No…!!” rispose lei, con voce soffocata, cercando di contenere l’improvviso tremito delle spalle.

Lui respirò ancora a fondo e insistette: “Ti prego, ascoltami: tu mi hai chiesto la verità… e io te l’ho detta. E lo sai che sono incapace di mentire!”

“Lo so… purtroppo!”

Perplesso, Alan corrugò leggermente la fronte: “Come purtroppo…??!”

“Già, purtroppo” ribadì la sua compagna, sempre girata dall’altra parte “magari stessi dicendo una bugia!”

Il ragazzo afferrò il concetto e si concesse un sorriso lusingato, approfittando del fatto che lei non poteva vederlo.

“Ma vedi, cara” a quell’appellativo, il tremito delle spalle di Lisa sembrò accentuarsi “il fatto che mi sia innamorato di Rina, non mi impedisce di amare anche te!”

“Bella consolazione…!!” esclamò lei, lasciandosi suo malgrado scappare un singulto.

Il capo della Neuro si appoggiò un lato della fronte sulle dita, come per richiamare tutte le sue facoltà… e il fedele Murdock si premurò di tamponargli il sudore sul lato opposto.

“Sì, mi rendo conto… però, vedi… io amo te da molto prima! Cioè… quando volli incontrarti nel parco e ti parlai da quella cabina laggiù… quella sera io capii che mi ero innamorato di Seya… cioè di te… e quando mi dicesti che non avresti voluto venir catturata da nessun altro… io divenni il ragazzo più felice del mondo… perché capii di essere ricambiato dalla fantastica ragazza che inseguivo!”

“…e che dicevi di voler catturare a tutti i costi… a prescindere dalla sua vera identità!”

Lisa si era voltata di nuovo verso di lui. I loro sguardi  tornarono a incrociarsi.

“Deglutire, Metabolica!” ordinò Marlowe.

“Ricevuto!” rispose Wolfe.

“Ed era vero… ma poi, vedi… quando mi sono accorto di essermi innamorato anche di Lisa… mi sono sentito… come dire… confuso!”

“Confuso…?”

“Cioè… non capivo cos’era ad attirarmi verso di te - verso Lisa - a dispetto della passione che provavo per Seya…  insomma, non mi sembrava di essere il tipo portato a tenere il piede in due scarpe!”

“Ah, no, eh…??!”

Il detective ebbe un sussulto… e Marlowe si diede una pacca sulla fronte, dandosi dell’idiota. Chiese poi a Tracy di riempire al massimo i polmoni e a Kirby di alzare una mano.

“Aspetta… fammi finire… se m’ero innamorato di entrambe le tue identità… era perché mi ero reso conto… che ciò che mi attirava in Lisa era la sua somiglianza con Seya… e anche quando inseguivo Seya… mi sembrava sempre più simile a Lisa!”

“E allora…?” chiese impaziente lei, incrociando le braccia.

“Beh… non è facile da spiegare” si terse di nuovo la fronte “comunque… Seya mi piaceva per il suo coraggio e la sua generosità… mentre Lisa mi piaceva per la sua dolcezza e la sua spontaneità. Scegliere una di voi due… avrebbe significato rinunciare alle qualità dell’altra! E così, da quel momento… ho desiderato ardentemente… che voi due foste la stessa persona!”

Lei gli rivolse un sorriso affettuoso, ma triste: “Volevi la donna ideale… eh, Alan?!” chiese.

Lui tacque per un istante, ma poi annuì, con decisione: “Sì… e l’ho trovata: sei tu!”

A parte un discreto rossore spuntatole sulle guance, la donna ideale non fece una piega, rimanendo a fissarlo con le braccia conserte: “E Rina…?”

Lui riabbassò lo sguardo, sospirando: “Quando… ho scoperto la verità su di te… sono stato assalito dal dubbio che i tuoi sentimenti non fossero sinceri… ero disperato!! E lei… beh, mi è stata vicina!”

“Già… altrochè…!” commentò Lisa, con amaro sarcasmo.

Il povero Marlowe si diede dell’idiota un’altra volta, mentre Watson commentava polemicamente che, se non altro, la biondina aveva evitato di spogliarlo nudo!

“Già… beh… ammetto che mi ha sorpreso! Insomma, l’avevo sempre considerata una ragazza presuntuosa e superba… mi aspettavo che mi schernisse per il fatto che, in fin dei conti, aveva avuto ragione lei: cioè sul fatto che tu fossi Seya. E invece… niente di tutto questo!”

“L’hai proprio rivalutata, eh?!”

“Come potevo non farlo, Lisa? Non ha nemmeno cercato di tirarmi dalla sua parte rinfacciandoti l’inganno della tua doppia identità! Tu non ci crederai… ma ha persino ammesso di capire un po’ le tue ragioni!”

“Ma non mi dire! E naturalmente tu sei più che certo che fosse sincera! Mm…?” gli chiese, con uno sguardo decisamente obliquo.

“No, non lo penso: ne sono sicuro!”

“Davvero?! E in base a cosa…?” ribatté la ragazza, sarcasticamente.

Alan si alzò in piedi: “Lisa… ti ripeto che, se vuoi, puoi anche non credermi” aveva assunto il suo stesso tono ironico “ma le ho chiesto di permettermi di parlare con te… le ho detto che non ti avrei voluto arrestare e che avrei tentato di convincerti a smettere di fare la ladra” adesso la fissava con severità “tu pensi proprio che, se lei non fosse stata sincera, adesso saresti ancora a piede libero?”

La ragazza trasalì e rimase senza fiato. Per quanto fosse assurdo e incredibile, i postumi dei traumi di essere prima scoperta da Alan, poi da Rina, poi di sapere che quei due si erano (più volte) baciati le avevano impedito di riflettere sul pericolo corso. Così, non aveva nemmeno pensato d'andare a rifugiarsi, per esempio dalla sua amica Mara (la novizia della cappella dell’Istituto Saint Paulia)... era semplicemente rientrata a casa, con l’ovvio rischio di vederci arrivare i poliziotti per arrestarla e condurla in prigione!Come aveva potuto essere così incosciente? Possibile che il pensiero di perdere il suo amato inseguitore a vantaggio della sua “nemica” avesse completamente cancellato il pensiero di subire una severa punizione dalle autorità e soprattutto quello di angosciare sua madre e di sconvolgere suo padre (che nulla sapeva delle sue gesta notturne)?

Possibile. Perché, quando il solo pensiero del ragazzo amato ti fa sospirare… quando la sola vista del suo profilo sul banco di scuola ti fa rabbrividire… quando il rumore dei suoi passi che ti inseguono nella notte ti fa ribollire il sangue nelle vene… quando il suo abbraccio nel salone di una pinacoteca ti scalda dolcemente il cuore assieme alle sue parole affettuose (che avrebbero dovuto invece essere dure)… quando infine il suo bacio fantastico ti fa salire direttamente in paradiso… solo questo ti importa veramente: non fartelo soffiare da nessuna: sarebbe proprio il colmo dei colmi per una ladra…!

C’era poi un altro particolare che la sconvolgeva ancora di più: il fatto che Rina non l’avesse fatta arrestare di sua propria iniziativa!

Sarebbe stato facile: bastava che la denunciasse a suo zio… e Alan non l’avrebbe potuta coprire, perché il suo senso dell’onore non gli avrebbe consentito di mortificarla attraverso le menzogne. Rina si stava dimostrando una persona fondamentalmente onesta: era innamorata del suo Alan, ma lo lasciava libero di scegliere fra loro due! Da una parte tutto ciò la compiaceva, dal momento che avrebbe sicuramente apprezzato il fatto di diventarle amica; ma dall’altra la riempiva di timore, perché constatava che anche Alan, in quei giorni eccezionali, aveva decisamente rivalutato le qualità della sua “assistente coatta”, tanto da essersene - testualmente - innamorato!

“Cosa devo fare…?” chiese a sé stessa. Ma, inconsciamente o meno, lo fece a voce alta.

“Devi scegliere, Lisa: o me o Seya!”

Lei si volò di scatto e lo fissò, corrugando la fronte.

“Che vorresti dire…?!” gli chiese, severamente “Che se io continuerò ad agire come Seya, tu mi arresterai?”

Alan sorrise e scosse la testa: “No… ed è ciò che ho detto anche a Rina. Non ti farò finire in galera, solo per avere aiutato tutte quelle persone truffate!”

“E allora che cosa farai?” insistette la ragazza, respirando di sollievo.

“Mi ritirerò, Lisa. Dirò al sindaco che rinuncio all’incarico. Ma è chiaro che, se tu continuerai la tua attività illegale, lo zio di Rina ti farà inseguire da qualcun altro… magari da sua nipote stessa!”[4] al pensiero gli scappò un involontario risolino.

“La cosa ti divertirebbe?!” chiese lei, con voce chiaramente irritata.

“No” rispose lui, tornato subito serio “ed è per questo che mi auguro di cuore che tu accetterai di smettere!”

La ladra sospirò e parve meditare a lungo.

“Alan… non è solo per farmi inseguire da te che indossavo i panni di Seya. Tu lo sai, vero…?”

“Sì, lo so! Se ti può consolare, ho chiesto a mio padre di avviare delle indagini accurate sugli affari di Genzo Katamura. Sono sicuro che prima o poi riusciremo a incastrarlo e il quadro che tu eri andata a prelevare tornerà finalmente al suo autore. Ci sono anche dei metodi legali per proteggere le persone oneste dai mascalzoni. È anche per questo motivo che ho deciso io stesso di diventare un detective!”

Anche…? E quale sarebbe, allora, il motivo principale?” domandò lei, con un sorriso più che spontaneo.

“Beh, ma che domande” fece lui, con fare da uomo vissuto “quello di inseguire le ladre, no?”

Pochi secondi dopo i due ragazzi scoppiarono a ridere. Quindi si abbracciarono teneramente e si diedero il loro terzo bacio… che, con i suoi 290 punti, riportò il C.R. di Lisa/Seya a quota 1127, nuovamente nella zona dell’amore.

Quando le loro labbra si staccarono, però, il viso di Haneoka era tornato ad assumere un’espressione severa: “E se io sceglierò te… tu chi sceglierai? Me o Rina…?”

Lui sorrise impercettibilmente e le rispose: “Quella che bacia meglio…!”

“SPADE…!!!” gridò Marlowe, sinceramente scandalizzato. Il collega della “Ripro” non aveva resistito alla tentazione di inserirsi nel canale della Sensitiva!

“Era per allentare la tensione… volevo solo aiutarti, Phil!”

“Quando avrò bisogno del tuo aiuto, te lo chiederò io!! E adesso prega il tuo dio che non s’incazzi…!”

Non s’incazzò… non troppo, perlomeno.

“Non sapevo fossi anche un pervertito” replicò, col faccino tutto rosso “è proprio una settimana interessante, questa qui! E quando uscirà il verdetto, si può sapere?”

“Molto presto… credo!” disse lui, con tono leggero.

La ragazza sbuffò, stizzita: “Andiamo, dai” disse poi “ti accompagno a casa!”

***

Lana Orion, nome in codice “LS1”, Coordinatrice Organica di Lisa Haneoka/Saint Tail, guardò espressivamente la sua responsabile neurologica.

“Ambiguo, il ragazzino, eh…?”

“Non si preoccupi, signora” rispose Virginia Breed[5], la direttrice della Neuro “noi abbiamo pur sempre questa…!” e le mostrò la chiave di blocco relazionale, a suo tempo sottratta alla Neuro di Asuka[6] “quando, nell’elaboratore emotivo di Marlowe, il punteggio di Lisa raggiungerà quello di Rina, il C.R. di quest’ultima crollerà inesorabilmente!”

LS1 annuì: “Già… vero. A meno che la signorina Takamya non effettui qualche mossa particolarmente drastica!”

La subordinata impallidì: “Crede che lo farebbe…?!”

“Beh, dati i precedenti… non dimentichiamo che gli si è già infilata nel letto!”

L’altra parve meditare per qualche momento. Poi replicò: “Se lei pensa che esista questo rischio, signora… allora ritengo sia il caso di prevenirlo!”

“Si spieghi meglio, miss Breed!” l’esortò la Coordinatrice, fissandola attentamente.

“Ecco… pensavo… e se la effettuassimo prima noi, una mossa particolarmente drastica…?”

LS1 sgranò gli occhi, incredula e, nel medesimo istante, Sammy Spade venne scosso violentemente da un telepatico brivido…!

“Che le succede, signore…?” gli chiese un assistente.

“Fa freddo, quaggiù…!” rispose il capo-sezione, fregandosi le braccia “Accidenti a chi ha avuto l’idea di strutturare le genetiche maschili all’esterno…!”

L’altro non fece commenti.

 



[1] L’Organic Coordinator di Alan intende riferirsi a quando Lisa, a scuola, aveva dato al ragazzo del “superinsensibile” dopo che già lo aveva fatto in precedenza nelle vesti di Seya (cfr. sempre l’episodio 4).

[2] Sarebbe interessante, a questo proposito, proporre un sondaggio fra le lettrici… ma forse è meglio di no!

[3] Come ricorderete dal capitolo 11, il primo bacio fra Alan e Rina è partito del tutto spontaneamente da parte del ragazzo, impressionato dalle dichiarazioni di lei durante quella famosa colazione (…da Tiffany)!

[4] Questa frase l’aveva suggerita Watson!

[5] In onore della collega Breed107.

[6] Vedi nota 4 del capitolo 6.

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Capitolo 26
*** La codina o la biondina? ***


Capitolo 26: La codina o la biondina

Capitolo 26: La codina o la biondina?

 

L

a mattina di giovedì Alan si ridestò dolcemente, al termine di un lungo sonno senza sogni. Dopo tutte le vicissitudini trascorse, provò una discreta soddisfazione a ritrovarsi finalmente da solo nel suo letto…!

Forse non tutte le sezioni interne del ragazzo condividevano questo stato d’animo partente dalla Neuro… tuttavia il prode Alan non mancò di assaporare in pieno la sensazione di tranquillità che derivava da quel ritorno alla normale routine… anche se lo sapeva solo momentaneo.

Momentaneo, appunto… perché l’acuta squadra di James Watson era ben consapevole di come quella tregua non sarebbe durata più di tanto: anche perché non si poteva nemmeno usufruire del periodo riflessivo che pur s’era previsto necessario alla controparte per decidere se porre o meno termine alle gesta di Saint Tail!

Alan e Lisa avevano trascorso il pomeriggio precedente a ripassare le lezioni perse, dopo essersi telefonicamente informati da Sara sul programma svolto nella mattina. Studiare insieme era stato un ottimo espediente per passare altre ore in compagnia “distraendosi” contemporaneamente dal problema principale; il cui assillo non avrebbe certo consentito loro di dedicarsi allo studio con profitto, se fossero rimasti ognuno a casa propria. Era come se quei due avessero tacitamente riconosciuto di aver bisogno di un momentaneo “relax” prima di riflettere seriamente su quel che a ognuno di loro convenisse fare.

Ma, al momento di congedarsi, Lisa gli aveva preso le mani e gli aveva detto: “Alan… ho riflettuto e credo - in fin dei conti - di aver già dato un contributo sufficiente per la giustizia in questa città… e non è giusto che ti faccia soffrire ancora! Perciò… per quel che mi riguarda… puoi considerare conclusa la carriera di Seya!”

“Lisa… dici davvero…??”

“Sì! Io ti amo…” un lieve rossore  “…ed è ora che te lo dimostri” un rossore più marcato

“quindi, adesso la palla è tua, tesoro!”

Philip Marlowe fu scosso da un brivido gelido... il tempo della tregua era finito.

Il giovane respirò e fece un cenno d’assenso alla sua amica: “Ho capito. Bene, io…”

Lei gli pose dolcemente una mano sulla guancia: “Pensaci con tranquillità… e prenditi il tempo necessario. Voglio che tu sia davvero convinto, quando deciderai!”

“Certo… e ciò che voglio anch’io!”

“Bene… ora cerca di riposare: penso proprio che tu ne abbia bisogno!”

Alan sorrise, aprendole l’ingresso: “Hai proprio ragione!”

“Allora coricati presto, stasera e fatti una bella dormita. D’accordo?”

“Intesi!”

“Ciao…” la ragazza avvicinò l’altra mano all’altra sua guancia e lo baciò teneramente, a fior di labbra “…ti amo. Ti amo da morire!” gli confermò, prima di voltare le spalle e andarsene.

Lui rimase a contemplarne la figura che si allontanava, cercando di capire se le donasse maggiormente la coda di cavallo o quell’altrettanto femminile cascata di capelli sciolti… ma che importanza aveva, dopotutto? Era già abbastanza esaltante il pensiero di poterle finalmente gustare tutte e due…!

“Potremmo chiederle di tenere la coda nei giorni pari e la chioma sciolta nei giorni dispari… o viceversa!” fantasticò Timmy Murdock.

“Perché no?” approvò il suo capo “Quel che è certo è che non le permetteremo mai di tenere i capelli corti: quelli stanno bene a Rina!”

“Già… e il caschetto a Sayaka, m’immagino!”[1] 

Marlowe si voltò di scatto: “Jim, che ti venga un accidente! Vedo che non te lo togli proprio il vizio di entrare senza bussare, eh?!”

“Anche tu quello di tenere la porta aperta, se è per questo! Beh, allora? Qual è il verdetto? La codina o la biondina…?”

“Continua… continua pure a sfottermi! Noto che le mantieni, le tue promesse: è davvero un grande aiuto, quello che mi dai!”[2]

“Ma io mi stavo solo aggiornando. Come vuoi che ti aiuti, se non mi tieni al corrente degli sviluppi?”

“Che spirito di patate… certe volte mi chiedo se ci fai o ci sei!” commentò il collega mettendo mano ai comandi dell’elaboratore emotivo. Qualche istante dopo, il display trasmetteva ai due capi-sezione l’attuale situazione dei rapporti interpersonali.

 

Pos.

Subject

C.R. Pts.

Zone

Notice

 

 

 

 

 

1

Rina takamya

1400

LOVE

official

2

LISA HANEOKA/SEYA A.K.A SAINT TAIL Ï

1127

LOVE

official

3

Sayaka shinomya

794

AFFECTION

official

4

Sara mimori

294

SYMPATHY

official

5

Kyoko mizuki

208

SYMPATHY

official

6

Ryoko komori

75

SYMPATHY

official

7

MARA MIMORI

48

CONSIDERATION

official

 

 

 

 

 

Current Update

 

page 1 by 1[3]

 

 

“Come vedi, la biondina è ancora in testa” illustrò Marlowe “e ci rimarrà fin tanto che non verrà raggiunta dalla sua rivale. Contento?”

“E questo, quando credi che avverrà?”

Rimanendo appoggiato alla console, il capo della Neuro guardò il collega di sottecchi, cercando di carpire l’eventuale ironia nelle sue parole.

“Non ne ho idea” rispose, infine “dipende anche da come si comporterà la signorina Takamya nei confronti di Alan… per parte mia, puoi star sicuro che, da ora in avanti, i trasporti del ragazzo verso la nipote del sindaco saranno tenuti a freno… eufemisticamente parlando!”

“E sei proprio convinto che sia esattamente questo, quello che vuole lui?” chiese Watson, incrociando le braccia.

Il collega si raddrizzò e mise le mani in tasca.

“Jim” rispose, pacatamente “se non fosse così, credi proprio che le mie scorte di fluido sarebbero praticamente esaurite? E credi anche che tutti i miei strumenti si troverebbero in questo stato…?” gli chiese, indicandoli.

Il capo della Cerebrale diresse silenziosamente lo sguardo verso il misuratore del livello adrenalinico, con l’indice vicinissimo allo zero, poi lo spostò verso tutti i galvanometri nervosi i cui vetri protettivi erano scoppiati per le eccessive sollecitazioni.

Alla fine scosse la testa e commentò: “Forse hai ragione tu… ma ricordati che Alan è un galantuomo; pertanto non gli sarà facile scaricare la Takamya in maniera indolore!” detto questo gli si avvicinò per mettergli la mano sulla spalla “Sta’ in guardia, amico…” sussurrò “…non ci tengo affatto a vederti fare la fine di Duke Daleeny…!” gli batté quindi due colpetti sulla spalla stessa e lo lasciò finalmente da solo.[4]

Marlowe emise un respiro profondo e si diresse alla sua scrivania. Qui giunto si versò un cordiale e lo sorseggiò, meditabondo. Watson non smentiva mai quel suo caratteraccio scontroso, ma lui sapeva quanto in realtà gli fosse amico. E questo non gli permetteva di mandarlo al diavolo con la sua battuta.

Ma la cosa che più lo impensieriva, era quanto poco ci avesse impiegato la sua collega haneokiana a far prendere a Lisa la sua decisione. Soddisfacendo in pieno la sua richiesta, quella ragazza eccezionale aveva infine rinunciato a Seya e aveva scelto Alan!

Adesso quest’ultimo non aveva più ragioni per tergiversare. Come Lisa gli aveva detto poco prima, ora la palla era decisamente sua!

 

***

“Sei proprio sicuro di volere andare a scuola?”

“Sì, papà. Credimi, mi sento abbastanza in forma!”

“Se insisti, va bene. Ma allora ti accompagno in automobile e poi ti farò venire a prendere!”

“Ma non è necessario!”

“Sì, invece: se ti sforzi troppo, avrai senz’altro una ricaduta!”

L’ispettore Asuka rimase inflessibile su questo punto, anche se avrebbe preferito che il figlio si prendesse almeno un altro giorno di riposo. Ma capiva che a spingerlo a tornare a scuola non era solo la sua ben nota diligenza, ma anche il desiderio di rivedere la sua compagna Haneoka!

La sera precedente, a cena (per non affaticare il figlio convalescente avevano ordinato qualcosa di pronto, dal momento che il padre non sapeva cucinare) il buon Heiji aveva preteso che Alan gli raccontasse per filo e per segno cosa gli fosse successo la sera precedente… e il ragazzo, pur cercando abilmente di non rivelare troppi particolari, aveva comunque dovuto dirgli che, dopo aver mancato ancora una volta la cattura di Seya pur avendone sventato il colpo, aveva accompagnato Rina a casa sua ed era poi stato sorpreso dal temporale rincasando a sua volta. Mentre stava passando, ormai fradicio e febbricitante, davanti alla casa di Lisa, si era imbattuto “casualmente” proprio negli Haneoka, che stavano rientrando dopo essere stati fuori a cena. Vedendolo in quello stato, avevano naturalmente insistito per ospitarlo e, a questo punto, Alan aveva spedito al padre quell’SMS di avvertimento, che - in realtà - Lisa stessa aveva digitato sul suo telefonino, trovatogli nella tasca dei calzoni; mentre lui - già privo dei medesimi - era appena passato dallo svenimento al sonno!

La storiella era un po’ macchinosa, ma era sembrata reggere. In un primo momento James Watson aveva pensato di raccontare che il suo assistito si era fermato a dormire dai Takamya… ma il collega della Neuro aveva risposto picche: guai se l’ispettore, in seguito, si fosse casualmente informato presso il sindaco!

Ad ogni buon conto, la ragione principale per cui Alan aveva rinunciato a restarsene a letto (come avrebbe invece desiderato il capo dell’Immunitaria Parker) era il timore che le sue due “pretendenti” (ormai burocraticamente definite principali) venissero - certo più su iniziativa della bionda - proprio quella mattina ai ferri corti davanti a tutta la classe, per l’indubbia grande gioia di un certo Sergio Mantano! 

Da quando quel giornalista da strapazzo  si era messo a dirigere il giornale della scuola, il Saint Paulia Times era diventato quasi un foglio scandalistico e quel maledetto arrivista avrebbe sicuramente pagato oro per assistere a una scena del genere!

No, no… rischio di ricadute o meno, la miglior cosa da fare era impedire un fatto del genere con la sua stessa presenza. Era anzi ancora meglio prevenirlo prendendo da parte (una alla volta, s’intende!) quelle due testoline calde per raccomandargli di mantenersi riservate!

Alan Asuka era perfettamente consapevole che quelle due deliziose “caterpillar” gli avrebbero lasciato un tempo piuttosto limitato per prendere la fatale decisione. Ma il responsabile della sua Neuro era altrettanto conscio della necessità di far guadagnare al C.R. di Haneoka quei 273 punti che lo separavano da quello della rivale… perché, solo dopo che il punteggio di Rina fosse stato decurtato di 200 punti in virtù del blocco preferenziale, quel benedetto ragazzo avrebbe trovato il coraggio di dire alla nipote del sindaco che lui poteva offrirle soltanto il suo affetto e la sua riconoscenza, in quanto aveva definitivamente scelto di ricambiare l’amore della ex “nemica”…!



[1] Sicuramente non a Lisa… quando vidi come s’era combinata nell’ultima puntata della serie, rimasi inorridito! Credo che l’unico personaggio femminile che ci abbia veramente guadagnato da un taglio di capelli sia stata Akane Tendo. E non perché non sia carina (Ranma mendax) ma proprio perché la chioma lunga “bambolizzava” eccessivamente la sua femminilità.

[2] Il capo della Neuro si riferisce all’intenzione che il collega della Cerebrale aveva espresso nel capitolo 20.

[3] I cognomi delle amiche Kyoko e Ryoko me li sono chiaramente inventati, poiché nella storia non se ne fa alcun cenno. Il punteggio di Lisa, dopo il primo bacio seguito al risveglio di Alan nel suo letto (capitolo 23) che l’aveva portato a 1010 punti, ha oscillato fra ulteriori manifestazioni d’affetto e “tiri mancini” come lo “smascheramento” del capitolo 24, fino a stabilizzarsi alla quota che vedete. Il punteggio di Sayaka è calato invece di 200 punti quando quello di Lisa lo aveva raggiunto mentre lei si baciava con Alan, in virtù del “blocco preferenziale” goduto dal C.R. di Haneoka, evidenziato dal simbolo del lucchetto. Il punteggio di Rina è invece ancora quello raggiunto la sera del mancato furto di Seya alla pinacoteca. Infine, il relativamente (basso) punteggio attribuito a Mara Minori (la novizia della cappella) è dovuto principalmente al rispetto provato dal ragazzo per la sua veste religiosa.

[4] Duke F. Daleeny era lo sfortunato responsabile della Neuro di Kyosuke Kasuga, il protagonista di Kimagure Orange Road. Come narrato nel lungometraggio Voglio tornare indietro (Ano Hi Ni Kaeritai) del 1988, dopo avergli confessato il suo amore, Madoka Ayukawa aveva dato al ragazzo l’aut-aut: o lei o la sua amica! Incapace di piantare ad Hikaru Hiyama un coltello nel cuore, Daleeny era rientrato quella sera stessa nel suo alloggio, aveva redatto una lettera per il suo Coordinatore (K1) deplorandosi per non essere stato in grado di fare il suo dovere, anche nei confronti di entrambe le ragazze… dopodiché, si era tragicamente suicidato! Come prescrive il Regolamento Biologico, qualora il capo della Neuro venga improvvisamente a mancare, le sue funzioni vengono temporaneamente assunte dal responsabile della Cerebrale. Jonas Marcus - l’elemento in questione - che idolatrava l’ex teppista quanto detestava la sua migliore amica, ebbe così modo di prendere in mano la situazione, con le conseguenze che tutti i fan della serie animata  hanno appunto potuto vedere attraverso le scene del film.

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Capitolo 27
*** Prevenire è meglio che curare! ***


Capitolo 27: Prevenire è meglio che curare

Capitolo 27: Prevenire è meglio che curare!

 

Q

uasi contemporaneamente, presso la saletta-riunioni della Centrale Operativa era in corso un fondamentale briefing fra le nove componenti del Consiglio Organico della controparte…

Contrariamente a ciò che avveniva nell’organismo del detective, queste riunioni erano assai meno frequenti, dal momento che l’animo della ladruncola era molto più portato ad agire d’istinto. Tuttavia, questa volta si trattava indubbiamente di un’occasione speciale!

“Mie care collaboratrici” esordì LS1 “avrete senz’altro indovinato il motivo per cui vi ho riunite tutte qui… in pratica, abbiamo un’emergenza…”

La direttrice dell’organismo di Lisa/Seya considerò per un secondo lo sguardo preoccupato delle otto comandanti di sezione “…beh, forse non è esattamente un’emergenza… non almeno quanto quella che avremmo attraversato se il nostro carissimo detective avesse deciso di seguire la linea dura e arrestare la nostra assistita! Tuttavia, come sapete bene, l’atteggiamento della controparte non si è limitato a sorprenderci piacevolmente con la sua… benevolenza legale!”

“Sulla quale, del resto, contavamo” intervenne la responsabile della Neuro “tutto sommato, lo sapevamo che quello era un rischio calcolato…!”

“D’accordo, miss Breed… ma era pur sempre un rischio! Stavo dicevo però che, oltre alla sorpresa piacevole, c’è n’è stata purtroppo anche una spiacevole: il nostro amico s’è preso una notevole sbandatella per la bionda nipotina del primo cittadino!”

Le sue otto collaboratrici emisero tutte un lunghissimo sospiro.

“Tsk… c’era da aspettarselo” esordì quindi Calamity Trapps, la gestrice della Genetica “è inutile: gli uomini sono tutti uguali… oltre che sporcaccioni!”

“Diceva bene una mia collega” saltò su Rebecca Lange, della Cerebrale “i veri gentiluomini stanno tutti sotto terra!”[1]

“Io lo sapevo che sarebbe finita così” si sfogò Serena Seducy, poggiando la fronte sul palmo della mano “il prolungato effetto della loro vicinanza non poteva che portare a questo risultato, soprattutto combinandosi con i postumi dello shock per la scoperta della nostra identità! Specialmente poi con uno come Chandler alla Sensitiva!”

“Perché?” le chiese Deborah Warner, dell’Immunitaria.   

“Io e lui eravamo insieme, all’Accademia Scientifica”[2] spiegò la responsabile della Sensitiva haneokiana “Gus era un fanatico della precisione: aveva il pallino della percezione selettiva! Figuriamoci… avrà messo a punto dei sensori in grado di captare tutto all’ennesima potenza…!”

La collega della Genetica si agitò: “In quel tutto, comprendi forse anche i…?”

“Sì, Calamity: anche i ferormoni, certo!” rispose miss Seducy con un sorriso ironico, togliendole ogni perplessità.

“Oh, nooo…!!! No, no, no…!!!” non seppe trattenersi dal gridare Virginia Breed “Sarebbe veramente terribile!! Era già abbastanza tremendo perderlo per averne offeso l’orgoglio con l’identità segreta di Seya… ma farselo sedurre da un’altra sarebbe troppo crudele per la povera Lisa!”

“Non temere, Virginia” tentò di calmarla la gestrice della Cardiaca “il tuo corrispondente non lo permetterà: Philip Marlowe è un galantuomo e saprà tenergli gli attributi a freno!”

“Già” rimpallò sarcasticamente Calamity Trapps “peccato che gli attributi di Asuka Jr. non siano esattamente sotto la sua stretta competenza, ma sotto quella di Sammy Spade… e quello non lo definirei precisamente un galantuomo…!”

“Lo ritiene un elemento un po’… focoso?” s’informò la Coordinatrice.

“Un po’ focoso? È un porco patentato, direttrice” specificò la gestrice della Ripro, alzando le spalle “pensi che, quando gli chiesero chi avrebbe preferito come partner di Alan, pare abbia improvvisato sul momento questo motto: Rina o Codina, purché patatina…!!”

“CHE COSA…??! Ma signora, qui dobbiamo agire!!” urlò la responsabile della Neuro, istericamente.

“Mantenga la calma, Virginia. Dopotutto, anche la Genetica di Alan dipende dalla Centrale Operativa… e Lew Harper non ha mai permesso al suo assistito di agire unicamente in base all’istinto!”

“Questo è vero, signora Orion” ribatté Rebecca Lange “però non si dimentichi che anche il mio omologo Watson fa parte della Triade Decisionale dello sbruffoncello! E purtroppo il caro Jimmy non ha mai nascosto la sua simpatia per la biondina!”

“Ma lei crede veramente che la Takamya tenterebbe di fare sesso col signor Alan?” domandò ancora LS1.

“Beh, conoscendo il tipo e dopo quanto ci ha raccontato la stessa controparte, direi che quella volta il signorino Alan l’ha proprio scampata per un pelo! E se consideriamo ciò che lui prova ora per lei, almeno rispetto a prima, direi anche che l’abbiamo scampata per un pelo anche noi!” concluse la capo Cerebrale.

“Rebecca ha ragione” ribadì la collega della Neuro, gesticolando “sia noi che la Sensitiva abbiamo analizzato attentamente il suo sguardo e la sua voce, mentre Alan ci parlava di lei!”

“È vero, direttrice” confermò Serena Seducy tenendo la mano sopra uno stampato, analogo a quelli spesso presentati dal suo omologo della controparte “l’espressione visiva aveva perso praticamente del tutto quel senso di fastidio che il ragazzo aveva sempre ostentato nei riguardi della nostra rivale. E le onde cerebrali registravano una serenità impressionante… paragonabile a quella provata da lui stesso in presenza di Seya, nei rari momenti di tregua operativa, goduti dalla coppia!”[3]

“La ama, non c’è alcun dubbio!! E forse più della nostra assistita! Mio Dio, che tragedia…!” gemette ancora la povera gestrice della Neuro.

La Coordinatrice Organica di Haneoka si sfiorò la bocca con due dita: “Una serenità come quella provata in presenza di Seya… non di Lisa!” rifletté, amaramente.

“Già, appunto” confermò miss Seducy “il che significa una cosa sola: se Lisa e Seya fossero effettivamente due ragazze separate, solamente la seconda avrebbe delle ragionevoli probabilità di sconfiggere la Takamya sul piano del sentimento!”

Lana Orion sospirò rumorosamente: “A questo punto mi verrebbe da dire che il blocco preferenziale che noi operammo quella volta non è poi servito un granché…!” disse guardando la povera Virginia, ovvia ideatrice di quella “famigerata” spedizione.

“No, purtroppo” confermò quest’ultima “evidentemente, l’innalzamento del C.R. di Rina è avvenuto dopo che quello di Lisa era crollato, in seguito alla scoperta del suo segreto! E siccome il blocco non produce una riduzione a catena dei coefficienti inferiori a quello beneficiato, il livello della biondina è venuto a trovarsi automaticamente in testa! E lì rimarrà, fin quando il punteggio di Lisa non tornerà a raggiungerlo. Solo allora lo risbatterà giù di 200 punti!” concluse, esplicando il concetto col pollice.

LS1 ascoltava e continuava a meditare, tamburellando le dita sul tavolo.

“Il guaio è che non possiamo sapere quale sia il livello attuale dei due parametri… e quindi il relativo scarto fra di loro!” disse poi.

“Beh, questo lo si potrebbe sempre chiedere ad A1, tramite il telefono rosso!” suggerì la gestrice della Cerebrale.

“No, Rebecca” la Coordinatrice scosse la testa “mi dispiace, ma non chiederò a Lew Harper di violare il Regolamento Biologico! Non dopo la gherminella che gli combinammo a suo tempo.[4] E non dopo tutti gli sforzi compiuti là dentro per spingere Alan a riavvicinarsi a Lisa. Se consideriamo il carattere rigido di quel ragazzino, ciò che Marlowe è riuscito a fare, ha veramente dell’incredibile!”

“D’accordo, direttrice” ammise la gestrice della Neuro “ma se lo scarto fra i due livelli non fosse sufficientemente basso, Marlowe ci metterà comunque troppo tempo per convincere il suo assistito a rifiutare Rina… sempre ammesso che ci riesca! E nel frattempo cosa succederà? Che faremo se la biondina tornerà alla carica, riuscendo questa volta a farci l’amore sul serio??!”

“Ma… Virginia…” tentò d’intervenire LS1.

“Se quei due avranno un rapporto completo, signora… il Coefficiente Relazionale di Rina schizzerà su di altri 500 punti!! Forse 600… forse anche 700, se non si tratta di un semplice capriccio e lei lo ricambia veramente! E noi non la raggiungeremo più, anche se abbiamo questa!” incalzò mostrando la fatidica chiavetta.

“Virginia…!” esclamò la Coordinatrice, accorgendosi che gli occhi della sua subordinata erano diventati lucidi…

“Eticamente non ci siamo comportate molto bene, nell’andare a prenderci questa chiave, signora… questo è vero” la collega che sedeva accanto alla gestrice della Neuro cominciò a notare piccole chiazze umide che apparivano sul tavolo, proprio al di sotto del suo viso “ma in realtà non è stato esattamente un furto… sniff… perché quel cuore ce lo siamo guadagnato, signora! Non tanto perché gli abbiamo salvato più volte la vita… sniff… non tanto perché, facendoci inseguire, gli abbiamo ridato quella felicità che aveva perso quando la sua povera mamma lo ha lasciato… sniff… ma soprattutto perché… sniff… come Lisa ha un disperato bisogno di lui… anche Alan ha un disperato bisogno di lei! Altrimenti, mi creda… sniff… l’altra notte non avrebbe rischiato di morire assiderato in quel modo, sotto il temporale!”

Virginia Breed si sentì a questo punto circondare con un braccio dalla sua vicina di posto, che era anche la sua vicina di stanza: Melody Clambert, la responsabile della Cardiaca.[5]

A quel contatto, la collega della Neuro non seppe più trattenersi e affondò la faccia nella spalla di Melody, scoppiando definitivamente in singhiozzi. La sua collega ed amica le accarezzò i capelli, continuando il discorso per lei: “Virginia ha ragione, direttrice: Alan Daiki Asuka appartiene a Lisa Haneoka… o meglio, appartiene a Saint Tail. Non possiamo lasciarcelo soffiare così…!”

“Giusto” esclamò a questo punto anche Rosanna Speedy, responsabile della Motoria (cioè la diretta avversaria di Rip Kirby) “ma scherziamo?! Dovremmo consentire che la ladra Saint Tail venga… derubata da un’aspirante poliziotta? Ma non esiste proprio!!”

“È vero” commentò Susanna Gloomey, la gestrice della Metabolica “sarebbe troppo triste… dirò meglio: indigeribile!”

“Di più, sarebbe idiota” disse infine Deborah Warner, gestrice dell’Immunitaria “oltre che deleterio!”

Lana Orion rialzò gli occhi dal tavolo, sul quale si teneva appoggiata coi gomiti e li puntò decisamente sulla responsabile della Neuro.

“Virginia… a questo punto, cosa suggerisce di fare?”

L’interpellata abbandonò l’abbraccio della collega e raddrizzò fieramente il busto. Si terse con decisione le lacrime, giunse le mani e ricambiò decisamente lo sguardo della Coordinatrice Organica.

“Alla luce di quanto ho detto prima, cioè sul pericolo di assistere a un cospicuo e repentino aumento del C.R. della rivale” rispose, abbozzando un sorrisetto enigmatico “posso risponderle in un unico modo, signora: prevenire è meglio che curare. O, se preferisce, la miglior difesa è l’attacco!”

Sebbene LS1 non mancasse certo di arguzia, decise che non era più il momento per le perifrasi o per le metafore: “Traduca, per cortesia!”

Il sorriso di Virginia si accentuò: “Come le accennavo ieri, direttrice… se lei ritiene che la concorrenza possa arrivare a sottrarre la verginità alla controparte, così da vincere definitivamente la partita… ebbene, non ci resta che renderglielo impossibile!”

“In che modo?” insistette ancora LS1.

“Sottraendogliela prima noi!”

Calamity Trapps sputò tutta l’acqua con la quale si stava in quel momento dissetando…

“CHE…??!!” trasalì, non potendo credere alle proprie orecchie “Virginia, ma… ma… ma parli sul serio…??”

“Non ho mai scherzato meno di così!” rispose lei, con voce assolutamente piatta.

“Mm… ma… ma sei diventata matta?! Insomma, io… credo che… sia quantomeno… un pochino prematuro!!”

“Oh, andiamo: non dirmi che avete dei problemi voi della Genetica, quando non li abbiamo noi della Neuro…! Se quelli di Spade sono pronti - e lo sono di sicuro - potete ben esserlo anche voi!”[6]

“Ma… ma che c’entra Spade, adesso? Si capisce che siamo pronte! Però…”

“È una decisione seria, Virginia” intervenne Lana Orion “per non dire alquanto temeraria! Si rende conto che Alan potrebbe anche non reagire del tutto positivamente, considerando il suo carattere… leggermente pudico?”

“Beh” la subordinata arrossì “la pudicizia di Alan potrebbe giocare a nostro favore…” Calamity sobbalzò “…nel senso che potrebbe anche diminuire la soglia della sua… resistenza!” concluse, arrossendo ancora di più.

“Va bene, ma…” LS1 si terse lievemente il sudore dalla fronte “…non teme che Lisa potrebbe venir giudicata da lui come una… ragazza leggera?”

In realtà, per chiarire il concetto, LS1 aveva in mente una parola più efficace… una parola di dieci lettere, il cui suffisso coincideva curiosamente con il nome della concorrenza. Ma ritenne non fosse il caso di essere così brutalmente esplicita!

Tuttavia, l’arguzia non mancava nemmeno alla sua collaboratrice, il cui sguardo s’incupì significativamente, mentre il rossore persisteva sul suo volto.

“Ha ragione, il rischio esiste” concordò “e non è affatto irrilevante. Ma ritengo che Lisa sia ben disposta a correrlo! Perché c’è una cosa che le farebbe molto più paura: la stessa che temeva molto più della prigione” si arrestò un attimo e scorse con lo sguardo tutte le colleghe, per poi tornare a fissarlo su LS1 “ovvero una vita senza il suo Alan…!” 

Lana Orion tornò a sospirare, prendendosi ancora qualche momento di riflessione.

Caspita, che razza di settimana! L’organismo affidatole dalla ex Ladra Lucifer e dal suo amato prestigiatore stava subendo una vera rivoluzione: prima la perdita dell’identità segreta, poi la decisione di abbandonare le imprese di Seya… e adesso questo!

Ad ogni modo, la loro zattera si trovava in mezzo a un guado: tornare indietro non era più possibile e restando ferme avrebbero rischiato di affondare. Perciò non potevano che andare avanti.

“Sta bene… non resta allora che mettere la decisione ai voti. Chi approva la mozione proposta dalla Neuro…?”

Le sette componenti del Consiglio Organico si guardarono l’una con l’altra. Esclusa chiaramente la promotrice, che aveva subito alzato il braccio, nessuna delle altre trovava il coraggio di imitarla per prima! Ma poi, piano piano, le sette rimanenti mani raggiunsero l’altezza di quella appartenente a Virginia Breed.

“Otto voti favorevoli su nove!” annotò LS1.

“Che significa, signora…?” chiese, stupita, Rebecca Lange “Che lei è contraria?”

“No, non lo sono!” rispose la Coordinatrice, raccogliendo alcune carte.

“Allora si astiene?” chiese la gestrice della Neuro, pensando che Lana Orion, come capo dell’intero organismo, volesse mantenere la più stretta imparzialità.

“Nemmeno. Subordino semplicemente il mio voto favorevole alla condizione necessaria e sufficiente per procedere. Assieme al mio assenso, è chiaro!”

“Cosa vuol dire, signora Orion?” domandò miss Breed, con apprensione “Io… io non capisco…!”

“Vede, Virginia… sono dell’opinione che sia opportuno lasciare alla controparte un minimo di tempo, prima di compiere un passo così… decisivo! So per certo che stamani il signor Alan ritornerà a scuola e naturalmente ci sarà anche Rina. Osservando i loro comportamenti potremo capire meglio se la mozione considerata sia veramente necessaria, perlomeno in questo momento. O se, al contrario, sarà possibile aspettare di compierla in un contesto meno pressante e più… esclusivo! Non ne convenite, signore?”

Di nuovo le otto responsabili di sezione si guardarono in un tacito consulto. Poi Rebecca Lange parlò per tutte: “La sua è certamente una saggia decisione, signora. Del resto non abbiamo mai dubitato del suo giudizio!”

“Vi ringrazio della fiducia” sorrise LS1 “la seduta è tolta, ritiratevi pure!”

Mentre lasciavano la sala, Virginia Breed si avvicinò a Calamity Trapps, avendone notato lo sguardo decisamente più sereno…

“Se vuoi sospirare di sollievo, non trattenerti per me!” le disse.

“Spiritosa…! Io, comunque, la penso come la direttrice: non ci sarà bisogno di forzargli la mano in questo modo!”

“Beate voi! Temo che vi persuaderete presto del contrario, invece!”

“Come fai a dirlo?”

“Lo dico perché ho un bruttissimo presentimento!”

“Sei sempre la solita iperpessimista, tu…!”

“Sarà… ma aspetta di essere a scuola, prima di dirlo!”

L’altra le fece un gesto noncurante e si congedò, mentre Virginia Breed sospirò pesantemente. Non che in fondo non si trovasse d’accordo con la sua Coordinatrice, tuttavia non poteva fare a meno di sentirsi preoccupata ugualmente. E chissà… forse anche un pochino delusa…!

 



[1] La “collega” in questione sarebbe una certa Brigitta McGrange, direttrice della Neuro di una famosa giovane vedova… in quanto al suo commento, ne affido l’interpretazione ai cultori di Maison Ikkoku!

[2] Oramai i lettori avranno capito che esiste un’unica scuola per ogni specializzazione organica che dovrà essere applicata nell’organismo in cui  cadetti troveranno “impiego”: una per i “cerebrali”, una per i “neuronici”, una per i “sensitivi”, una per i “genetici”, eccetera, eccetera…

[3] Per esempio durante il loro primo “incontro ravvicinato” attraverso la cabina telefonica del Parco A (episodio 4) o durante l’appuntamento “di chiarificazione” nel Giardino D dopo lo stratagemma del “cambio di sesso” (episodio 10). Per non parlare infine del magico volo notturno, seguito al recupero del Cigno di Cristallo (episodio 19).

[4] Ovvero quando la squadra organica di Seya andò a rubare la chiave di blocco dalla Neuro di Alan, analogamente a ciò che fecero quelle di Lamù nella Neuro di Ataru Moroboshi. Il secondo furto era però meno grave, perché, essendo la “suocera” di Lamù ancora in vita, la sua Neuro avrebbe comunque potuto fornire un duplicato della chiave di bloccaggio. Al contrario, essendo la mamma di Alan già defunta, la chiave “custodita” da Philip Marlowe era rimasto l’unico esemplare esistente.

[5] La centrale del controllo cardiaco confina chiaramente con quella del controllo emotivo: il cuore biologico accanto al cuore emotivo. Chiaro, no?

[6] Curiosamente, la gestrice della Neuro saintelliana non sembra affatto porsi il problema se possa essere pronto anche il suo omologo collega Marlowe!

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Capitolo 28
*** Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere! ***


Capitolo 28: Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere

Capitolo 28: Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere!

 

Q

uando Alan smontò dalla macchina del padre per avviarsi verso l’entrata della scuola, avrebbe ardentemente desiderato di essere trasparente, onde evitare quegli sguardi curiosi da parte di tutti gli studenti, fossero o meno compagni di classe.

Era sempre la solita storia: quando gli capitava di fare delle assenze che seguissero una sua operazione (andata regolarmente a vuoto) contro la ladra Saint Tail, le congetture all’interno dell’Istituto si sprecavano regolarmente: Cosa sarà successo durante l’inseguimento? Si sarà fatto male o era troppo stanco per tornare a scuola, stamattina? Ed era troppo stanco per la corsa o per qualche altro motivo…?

Non occorre precisare che tali voli di fantasia - soprattutto femminili - venivano regolarmente enfatizzati dai maledetti articoli di Mantano sul Saint Paulia Times, sempre preceduti da stupidi titoli sibillini, come SAINT TAIL LA SCAMPA ANCHE STAVOLTA! IL SOLITO CASO FORTUITO? oppure IL PIANO DI CATTURA ERA PERFETTO, MA LA CODINA È RIUSCITA A FUGGIRE! COME AVRÀ FATTO (A CONVINCERLO)?

Più volte l’esasperato Alan si era quasi deciso a prendere di petto quel cronista da strapazzo e ingiungergli di piantarla una volta per tutte con le sue sciocche insinuazioni, a costo di usare le maniere forti! A trattenerlo era sempre stato il pensiero di fornire, con tale gesto, la prova concreta e inequivocabile a tutta la scolaresca della sua tangibile relazione con quella ladra!

D’accordo, la “relazione” c’era, ma era pur sempre platonica: Alan Asuka era un professionista serio e, al pari dei suoi colleghi Isman e Honda,[1] non avrebbe mai consentito ai sentimenti d’interferire con l’adempimento del proprio dovere. O no…?

“Ciao, Alan! Come va?”

“Tutto bene? Eravamo preoccupati!”

“Abbiamo saputo che sei riuscito a salvare La Sfinge dalle grinfie di Seya: complimenti!”

“Siamo certi che, prima o poi, riuscirai ad acchiapparla!”

Sempre le stesse frasi, sempre le solite allusioni… ma almeno i suoi compagni maschi non mancavano di mescolare all’affettuosa ironia un tono di sincero rispetto. Si capiva che, in fondo, “tifavano” per lui!

Le femmine, invece… non solo non gli avevano mai domandato nulla (il che poteva anche andar bene) ma era fin troppo chiaro che tifavano tutte per la ladra! Si limitavano a guardarlo, scambiandosi i soliti bisbigli, intervallati da quelle stupide risatine scassa-nervi che rendevano i loro inespressi pensieri paurosamente eloquenti: “Non l’hai presa neanche stavolta, eh?” “Tanto lo sai che non ci riuscirai mai…“…e non perché NON puoi, ma perché NON vuoi…“…perché smettere d’inseguirla ti renderebbe infelice…“…e perché sei innamorato cotto di lei…” “…e chissà cos’è successo l’altra notte…!

Che andassero tutte al diavolo…!! Tanto lui le donne non le avrebbe mai capite. O forse non voleva capirle… non capiva, per esempio, se il loro tifo per Saint Tail auspicasse che la ladra riuscisse sempre a sfuggirgli o se propiziasse invece che se lo accalappiasse una volta per tutte!

In un caso o nell’altro, quel tifo, fino ad ora, aveva sempre funzionato…!

***

“Bentornato, Asuka” disse l’insegnante, una volta in cattedra “spero che ti sia ripreso!”

“Sì, madre, grazie. Ora sto bene!”

“Quindi non era niente di grave?”

“No, no… un semplice raffreddore, grazie!”

“Molto bene. Prendete il vostro libro di testo!”

Alan emise un soffio prolungato. Stavolta la suora responsabile della loro classe era stata più insistente del solito, come se non fossero bastati quelle due paia di chiodi che sentiva conficcati sulla nuca e che sapeva corrispondere agli occhi delle sue due controparti! Vagamente e confusamente, sentiva anche la presenza di un terzo paio di chiodi… ma cercò di concentrarsi il più possibile sulla lezione, desiderando che durasse per tutta la giornata, senza alcun intervallo di sorta. Sapeva bene che quello sarebbe stato, come di consueto, il momento peggiore della giornata: quello che avrebbe dato alle tre rivali l’occasione per scatenarsi!

Ma era troppo tardi per lamentarsi o per fuggire… e del resto non era venuto a scuola appunto per tenerle d’occhio?

 

***

Il suono della campanella ebbe sul povero Alan un effetto più trapanante del solito. Quanto a Philip Marlowe, gli sembrò veramente che suonasse il giorno del giudizio!

“Ci siamo…!” disse, con voce tremante.

“Coraggio, amico” lo rincuorò Chandler, dalla sua postazione “non è oggi che dobbiamo prendere la fatidica decisione. Per il momento, dobbiamo solo tenerle tranquille!”

“Ah, certo: una cosa da niente!” commentò il capo della Neuro, con un risolino nervoso.

“Andrà bene, vedrai: tutto sommato, mi sembrano entrambe due ragazze intelligenti e anche abbastanza ragionevoli!”

“Ragionevoli, già… quanto può esserlo una donna. Innamorata, per di più!”

A Chandler scappò un risolino: “Non mi dirai che preferiresti che lo odiassero…!”

 “Fra i due sessi, l’odio e l’amore sono i due punti d’un cerchio” ribatté Marlowe, con una smorfia amara “il destino di un uomo che venga suo malgrado a trovarsi al vertice di un triangolo, è quello di essere amato dalla prescelta e odiato dalla respinta. Non c’è scampo!”

“Dai, non esagerare. In fondo, se c’è una donna per ogni uomo, c’è anche un uomo per ogni donna. Anche senza Alan, miss Rina lo troverà il ragazzo che la farà felice. Vedrai che rimarranno buoni amici!”

“Come vorrei darti ragione! Ma tu non hai studiato psicologia femminile, come me… e ti posso assicurare…”

“Oddio, Phil…!!”

“Che ti succede…?”

“Il display visivo: indovina chi arriva!!”

Persi nelle loro dissertazioni da bar, i due maggiori responsabili sul controllo organico per gli avvenimenti della giornata, non avevano notato la ragazza col baschetto castano, abbellito dal solito fiocco lillà, che stava procedendo con passo lento ma sicuro verso il banco del loro assistito.

“Sayaka Shinomya” esclamò Chandler “ahi: questa proprio non ci voleva. E vedessi cosa tiene in mano…!”

“Cos’è…??” chiese Marlowe, in preda al panico.

“Un bento, maledizione… ha un bento!!”

Marlowe sbiancò. Poi, digrignando i denti, pasticciò coi comandi del comunicatore intersezionale: “Blackie… Blackie, rispondi! Metabolica da Neuro, urgente…!”

“Qui Meta, che c’è?”

“Blackie: ce l’abbiamo con noi il pranzo, vero…?”

“Beh, direi di sì… avevo ricordato io stesso di prepararlo, ieri sera!”

“A chi lo hai ricordato?”

“A Watson, credo!”

Al capo della Neuro venne un coccolone. Poi, con le mani già sudate, commutò sul canale della Cerebrale: “James… James: ce lo abbiamo, noi, il pranzo, vero? VERO…??!”

“Quale pranzo?” s’informò il collega, con voce tranquillissima.

“Quello che Wolfe ti ha rammentato di far preparare ad Alan ieri sera, brutto disgraziato!!”

Il responsabile della Cerebrale rimase un momento in apnea, poi borbottò: “Oh, cavolo… temo proprio di essermelo scordato! Capirai, mi hai tenuto in piedi fino a metà della notte, con Chandler, per tracciare i profili psicologici di Miss Coda Sacra e della nipote del sindaco. Quando mi sono ritirato ero distrutto e…”

Nessuno, in quell’organismo, aveva mai udito parole simili a quelle che uscirono, subito dopo, dalla bocca del neurologo di Alan.

“Sei uno stronzo, un maledetto sabotatore!! Dillo, che lo hai fatto apposta…!!! E Miss Velo da Sposa ci aveva pure fatto il segnetto, l’altro giorno![2] Adesso, come facciamo…??”

“Beh, digli che non ha fame!”

“Sei un bastardo!! Non ci crederà mai!! Siamo strafottuti…!!!”

Lew Harper dovette intervenire: “Ora basta, niente panico! Marlowe, non può pretendere di scegliere una donna senza far soffrire le altre… quindi sia fermo, nel rifiuto: cortese, ma fermo! Ha capito?”

“Io… sì, signore…!!” rispose il povero Phil, tutt’altro che convinto.

Soave ma ineluttabile, Miss Velo da Sposa arrivò finalmente davanti al banco del suo spasimato… e, col sorriso più leggiadro del mondo, glielo posò davanti: “Per te, sempai: con tutto il mio amore!”

Il malcapitato Alan alzò gli occhi su di lei e li vide brillare più della vetrina di un gioielliere… e i sensori olfattivi di Chandler poterono captare anche un altro messaggio, non meno esplicito: “Seduzione Notturna n°3[3] sentenziò il capo-sezione, dopo un rapido esame “mica male!”

“Fai anche dello spirito…?!” chiese Marlowe, disperato, notando che l’elaboratore emotivo aveva già cominciato a far ticchettare il contatore del C.R. “Tappagli le narici, fa’ qualcosa…!!!”

Ma il collega allargò le braccia, sconsolato: “Temo di non poter fare gran che, caro Phil. Mi spiace…!”

Il collega masticò un’imprecazione,  osservando il livello di Sayaka Shinomya che risaliva verso gli 800 punti…

“Cosa facciamo, signore…?” gli chiese l’assistente Murdock.

“Fategli dire… che non fame… che non…”

“Marlowe, stanno arrivando anche le altre due…!” avvertì sempre Chandler.

Il povero responsabile emotivo credette dapprima ad uno scherzo… doveva essere uno scherzo! Ma, dopo essersi fiondato nella camera di controllo del collega, in modo da osservare coi suoi occhi il display visivo, si pietrificò.

Lisa Haneoka e Rina Takamya si erano alzate pressoché contemporaneamente, dirigendosi a loro volta verso il banco del giovane detective… manco a dirlo, ognuna di loro teneva fra le mani un bento con una deliziosa colazione per lui!

Era assai difficile che la cosa fosse stata concordata fra di loro… l’idea era venuta singolarmente a ognuna delle tre, chiaramente decisa a dare una “spintarella” (ovviamente a proprio favore) alla decisione del ragazzo!

Né Lisa né Rina, naturalmente, si meravigliarono più di tanto nel constatare l’identico gesto reciproco. A sconcertarle in maniera notevole fu piuttosto il vedersi anticipare da Sayaka Shinomya… anche se Rina era già meno sorpresa dell’ex ladra Seya, costretta quest’ultima a raccogliere gli amari frutti della sua buona azione![4]

Tuttavia, dopo essersi fissate cupamente in un primo istante e aver successivamente guardato a bocca aperta la “nuova” e “inaspettata” rivale, si scambiarono ancora uno sguardo che, per quanto apparisse incredibile a entrambe, per la prima volta da che si conoscevano, fu uno sguardo di reciproca intesa!

Lo notò anche Alan, quello sguardo… e lo notò soprattutto il capo della sua Neuro, il quale, nonostante i ripetuti solleciti, era incapace di eseguire l’ordine impartitogli dal Coordinatore e rifiutare “garbatamente” il bento di Sayaka.

Non poteva, perché, dallo sguardo delle due antagoniste (la ladra per amore e la poliziotta per amore) aveva perfettamente compreso quello che stava per succedere e aveva altresì capito che niente avrebbe potuto impedirlo, se non forse un’istantanea, quanto ignominiosa fuga… e gli Asuka non erano mai stati educati a fuggire!

Le sue due pretendenti principali (ormai senza virgolette), avvicinatesi dunque al banco - che vibrava per simpatia alla tensione del suo proprietario - vi posarono sopra i rispettivi pranzetti, mostrando una perfetta sincronia di movimenti.

Miss Velo da Sposa, per parte sua, si limitò a guardare prima l’una poi quell’altra, mantenendo un’espressione abbastanza neutra (e in effetti non aveva di che stupirsi). Le sue rivali si limitarono a risponderle con un sorriso piuttosto tirato, per poi rivolgere uno sguardo intenso al “soggetto” del contendere![5]

Lo sguardo di Alan scorse i visi delle tre pulzelle che “incombevano” sopra di lui… la rossiccia alla sinistra, la brunetta sul davanti e la biondina sulla destra…

“Siamo circondati…!” mormorò il povero Marlowe, con un esile filo di voce. Forse, prima di lui, solo George Armstrong Custer si era sentito peggio![6]

Tentando di fare appello alle sue facoltà mentali, il capo di quella Neuro disgraziata si prese il tempo di guardarsi intorno: tutta la classe aveva circondato il banco di Asuka e aspettava silenziosa la conclusione di quella scena decisamente interessante. Tutti, chi più chi meno, erano al corrente dei sentimenti provati dalle tre compagne verso il “piccolo detective”, nonché inseguitore della ladra Saint Tail. Il quale, a dispetto delle sue reiterate dichiarazioni, aveva dimostrato, specialmente negli ultimi tempi, di non essere affatto indifferente, né a Lisa innanzitutto, né in seguito a Rina e infine nemmeno a Sayaka!

Alcuni compagni del “sesso forte” (purtroppo con le virgolette) sembravano leggermente preoccupati dei probabili imminenti sviluppi di quell’incidente, mentre le compagne del “sesso debole” (sempre con le virgolette) andavano dalla manifesta ansia di Sara Mimori (occhi sbarrati e mani giunte sulla bocca) alla beffarda soddisfazione di Ryoko Mizuki: mani sui fianchi e due occhi parlanti con rimbombante “voce” cristallina: *E adesso voglio proprio vedere come te la cavi…!*

Quella vista fu il colpo di grazia, per il povero direttore della Neuro: in tutte le altre camere di controllo, gli altoparlanti dei circuito intersezionale diffusero chiaramente un inequivocabile tonfo secco…

“Signore…!! Signore, si sente male…??!”

“Che succede, Murdock…??!” si affrettò a chiedere A1.

“Il signor Marlowe è svenuto, signore. Chiediamo istruzioni!”

“Proprio quello che ci voleva…!” Lew Harper esternò qualche espressione colorita, poi si riprese “Watson, tocca a lei!”

Il capo della Cerebrale divenne più bianco di quanto non lo fosse diventato quello della Neuro: “Come sarebbe? Che c’entro, io…?!”

“Non lo conosce, il Regolamento? In caso il responsabile della Neuro si trovi impossibilitato ad agire, il capo della Cerebrale deve prendere il suo posto. Quindi, la scelta del bento giusto la deve operare lei!”

“E come faccio?” chiese ancora il malcapitato, sudando copiosamente “Tiro la monetina?!”

“Sicuramente no! Tra l’altro le monete hanno due sole facce… e quelle sono in tre! Usi il suo buon senso. Nient’altro!”

Quella sembrava sicuramente una delle tipiche “risposte da capi”… ma, all’improvviso, James Watson si rese conto di tenere veramente in pugno la situazione: doveva decidere lui! E allora perché non scegliere la persona che, in quel momento, deteneva ancora il maggior punteggio nelle relazioni interpersonali? Anche il Regolamento Biologico lo avrebbe coperto. Chi avrebbe potuto accusarlo di aver commesso un’infrazione? Nessuno, nemmeno Phil Marlowe!

E già il capo della Cerebrale stava per dare il comando alla Motoria di afferrare il bento recato dalla bionda “assistente” di Alan… e già la sua testa era stata fatta volgere verso di lei… quando i ricevitori acustici della Sensitiva captarono il caratteristico rumore di uno scatto fotografico, seguito da un “OOOOOOHHH…!!!” da parte dell’intera classe.

 

***

Le tre “pretendenti” di Alan si scostarono meccanicamente dal suo banco e il disputato detective poté vedere il redattore del giornale scolastico che reggeva ancora la fotocamera munita di flash, col sorriso più tronfio che potesse esprimere.

“Uno scoop eccezionale! Il cacciatore di Saint Tail cacciato dalle tre ragazze più carine della classe: la rivale di Seya, la rivale di Lisa e la rivale di entrambe queste ultime. Grazie dell’occasione, gente…!”

Lo stranimento per la sorpresa durò soltanto un paio di secondi… trascorsi i quali, Rina fu la prima a reagire con la sua ben nota furia: “COME TI SEI PERMESSO?? TU VUOI MORIRE…!!”

“Non azzardarti a pubblicare quella foto, Sergio!” la seguì subito Lisa, per una volta ben determinata, in pubblico.

“Non farlo, ti prego…!!” lo supplicò infine Sayaka, con la sua solita delicatezza, mostrante però questa volta un lampo deciso negli occhi.

Anche Sara tentò d’intercedere, approfittando del debole che il reporter provava per lei, ma quell’arrivista non se ne dette per inteso: “Mi dispiace, ragazze. Ma la notizia prima di tutto” rispose mellifluo, riponendo la macchina a tracolla “noi missionari dell’informazione non siamo tenuti a…”

“Dammi quel maledetto rullino…!” lo interruppe una voce sinistramente calma.

Sergio Mantano rialzò la testa. Alan Asuka gli stava già davanti a pochi passi, con la mano protesa: in un decimo di secondo si era alzato in piedi e aveva aggirato il suo banco, con le ragazze che gli avevano subito fatto strada.

James Watson non aveva esitato un istante ad adeguarsi alla nuova situazione, che gli consentiva tra l’altro di non dovere più occuparsi di quella vecchia, al posto del collega fuori uso!

Il reporter non aveva mai goduto di un coraggio da leone, ma piuttosto di un’audacia opportunistica, fomentata dall’ambizione. Comunque, la vaga paura fisica che gli veniva dall’atteggiamento deciso di Alan (per non parlare dalle occhiate feroci di Rina, alle quali sarebbero seguite dolorose vie di fatto) era ancora insufficiente per darla vinta a quel damerino, che lui detestava per varie ragioni, cordialmente ricambiato dal detective.

“Oh, via, Alan… cosa temi? Questa foto mostra una cosa che sapevano già tutti!”

“Ora basta, pezzo di…” sbottò Rina.

Il detective la fermò con un gesto e si avvicinò maggiormente a Mantano, che a sua volta indietreggiò d’un passo.

“Non te lo chiederò un’altra volta, Sergio” di nuovo quel tono sinistramente tranquillo “dammi quella pellicola e la finiamo qui… altrimenti passerai un guaio!”

“E il guaio che ti farà passare lui, sarà niente, al confronto di quello che ti farò passare io…!” rimarcò Rina, facendo roteare il pugno di una mano sul palmo dell’altra.

A questo punto il reporter in erba si arrese. Aprì il dorso della macchina ed estrasse a malincuore il rullino: “A chi devo consegnarlo?” chiese, ironicamente.

“A ME…!!!” rispose istantaneamente un coro trifonico.

Alan si voltò e vide le ragazze che fissavano con ansia sia lui che il reporter. Allora tornò a girarsi e gli ordinò: “Dalla a me, avanti!”

“Mi sembra logico” rispose Sergio, con un ghigno “visto che ancora non sai decidere con chi metterti veramente. Chissà che questa foto non ti aiuti…!”

“Questo è troppo” mormorò Watson, veramente seccato “Rip, sai cosa fare con quel dannato cilindretto, dopo che l’hai preso!!”

“Con piacere, Jim!” rispose il capo della Motoria.

Alan afferrò sgarbatamente il rullino dalle mani del reporter. Quindi, tenendo il pugno teso in avanti e non badando al dolore delle dita, lo compresse fino a spaccarne l’involucro di plastica. Un secondo mormorio emerse dai compagni quando sentirono chiaramente il CRACK provenire dalla mano del detective. Il ragazzo sfilò fuori l’intero nastro, affinché tutta la pellicola prendesse luce, poi la gettò nel cestino della carta straccia.

“La spazzatura deve sempre stare al suo posto. E tu, Mantano, devi imparare a farti i fatti tuoi!”

“È difficile, quando si scelgono certi mestieri” ribatté l’altro, con greve filosofia “anche tu dovresti saperlo…!”

“Io non mi faccio gli affari degli altri” replicò Alan, piccato “io do la caccia ai ladri… e basta!!”

“Già, soprattutto quelli in gonnella… tanto meglio se derubano i truffatori!”

Il detective contrasse la mascella e tornò a piantarsi davanti al giornalista: “Per tua norma, io ne ho fatti arrestare buona parte, di quei truffatori!” precisò, guardandolo di sbieco.

“Sicuro. Ma, se non te li avesse scoperti Saint Tail, sarebbero ancora a piede libero!”

“Basta, Sergio…!!” gridò Lisa, esasperata.

Alan le fece un rapido cenno per calmarla, poi tornò a fissare il suo avversario: “È vero. E con questo?”

“E con questo… ho pensato più volte che tu e Seya non eravate poi su due sponde tanto differenti. Inoltre, vista la tua sempre dichiarata preferenza per lei, come donna…”

“Taglia corto: dove vuoi arrivare…?!”

L’intera classe continuava a osservare la scena con muto stupore. Soprattutto Lisa, consapevole di quanto poco volentieri il suo ragazzo parlasse di sé, si chiedeva se Alan si fosse dimenticato di avere intorno tutto quel po’ po’ di platea!

“Oh, nulla… pensavo solo che non sarebbe molto carino illudere così quelle tre povere ragazze, che stravedono per te!”

“TI HO DETTO DI FARTI I CAVOLI TUOI…!!!”

Avendo oramai esaurita tutta la pazienza, Alan spinse con la mano sinistra il tronco di Sergio contro il muro… e stava per mollargli un colpo con il destro, quando la voce di Sayaka lo arrestò. Ma la ragazza non si rivolse direttamente a lui: “Non siano povere, Sergio…!” squillò.

Tutti si voltarono verso di lei, comprese Rina, Lisa, l’impudente reporter inchiodato al muro e per ultimo il detective, con l’altro pugno alzato a mezz’aria, pronto a colpire.

“Non siamo povere” ripeté Sayaka “ma solo fortunate per aver conosciuto un ragazzo meraviglioso come lui… e gli vogliamo tanto bene! Non è vero, amiche mie?”

Considerate le circostanze, quell’appellativo suonò abbastanza strano alle sue “concorrenti” che, nondimeno, le concessero volentieri un sorriso.

“Certo” rispose Rina, passandosi velocemente una mano sugli occhi “e continueremo a volergliene, qualunque scelta prenderà. Vero, Lisa?”

Quest’ultima guardò le sue rivali, assentì e si rivolse verso i due ragazzi, che sembravano essersi pietrificati nella già descritta posizione.

“Hai sentito, tesoro? Sta’ tranquillo: hai tutto il tempo che vuoi!”

“Maledette ipocrite figlie di Eva…!!!” sbottò Watson, incavolatissimo “Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, eh?? Lo scherzetto del pranzo potevate risparmiarvelo, allora!! Che c’è…?”

“Capo” lo avvertì un assistente “il signor Chandler segnala che stiamo emettendo lacrime!”

“COSA?! Eh no, eh? Gus, Gus” Watson si gettò sul comunicatore “non azzardarti a farlo piangere davanti a tutti!! Fa’ qualcosa, perdio…!!!”

“Sono desolato, Jim… ma senza l’apporto di Marlowe, non so come impedirlo. E dubito che lui sia in grado di sentirmi!”

Mentre Watson sfogava invano la sua frustrazione, Alan abbassava il pugno col quale avrebbe voluto colpire Mantano, limitandosi a fissarlo, stranito.

“Mi dispiace” commentò lui, con fare vissuto “vorrei che tu mi stessi più simpatico… ma sei troppo fortunato, per i miei gusti: sei nato con la camicia, maledetto te…!”

“Vai al diavolo” sussurrò Alan “sapessi come mi sta’ stretta, questa camicia…!”

***

Il trillo della campanella annunciante la ripresa delle lezioni riscosse tutti dal loro stato catatonico. Mentre i compagni si risedevano ai loro posti, Alan raccattò alla svelta le sue cose e disse, rivolto a Sayaka, che era la più vicina di banco: “Per favore… dite all’insegnante della prossima ora che sono uscito prima!”

“Alan, ma tu sei pallido” gridò Lisa “ti senti di nuovo male?”

“Credo che mi sia tornata un po’ di febbre. Torno a casa, a riposare!”

“Ti accompagno!” disse Rina, la più risoluta, rialzandosi dal suo posto.

“Vengo anch’io” replicò Lisa. Poi, guardandola, aggiunse “è meglio essere in due!”

Rina sospirò, ma ne convenne: “D’accordo, andiamo!”

“Ci sono anch’io!” intervenne infine Sayaka, con tutta la forza della sua (antica) timidezza.

“Restate dove siete” le fermò Alan “non occorre: mi faccio venire a prendere!” spiegò, estraendo il cellulare.

“Ma…”

“Però…”

“Forse…”

“Vi prego, ragazze… state tranquille. Ho bisogno di stare da solo… vi telefonerò!”

Evidentemente lo sguardo di Alan era riuscito ad essere abbastanza rassicurante o perentorio, poiché le ragazze, mentre il detective abbandonava l’aula, se ne tornarono ai loro posti sospirando con docilità.

 



[1] Rispettivamente “cacciatori” di Cat’s Eye e Shadow Lady.

[2] Vedi capitolo 17.

[3] È il nome del profumo.

[4] Mi riferisco agli avvenimenti del terzo episodio della saga: I sentimenti delle ragazze.

[5] Mi veniva proprio da scrivere “oggetto”… ma poi ha prevalso il buon cuore!

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Capitolo 29
*** Convergenze… parallele! ***


Capitolo 29: Convergenze… parallele

Capitolo 29: Convergenze… parallele!

 

P

remendosi la fronte per cercare di attenuare il forte mal di testa, il capo della Neuro asukiana arrivò davanti alla porta dell’ufficio di A1. Dal suo alloggio (dove lo avevano risvegliato con ripetute spruzzate d’acqua fredda in faccia) aveva fatto tutto il percorso barcollando vistosamente. Non c’era che dire: era davvero esausto!

“Avanti!” rispose la voce di Lew Harper al suo bussare.

All’interno, sul solito tavolo dei meeting d’emergenza, erano seduti anche Watson, Chandler e Spade, che subito lo guardarono con premurosa ansietà.

“Si sente meglio, Phil?” domandò il Coordinatore.

“Abbastanza, signore… grazie! Vorrei anzi scusarmi per…”

“Cose che capitano, non ci pensi più. Si sieda, piuttosto: abbiamo un serio problema da discutere!”

Per nulla rilassato da questa premessa, Marlowe si accomodò.

“Bene” continuò Harper “tanto per rassicurarla, Phil, le comunico che il signor Watson ha preso in mano la situazione durante la sua… ehm… inabilità temporanea. E posso dirle che si è dimostrato del tutto all’altezza!”

Il subordinato annuì, sospirando: “Il mio coadiutore Murdock mi ha fornito poc’anzi un rapporto… ed è con piacere che mi trovo d’accordo con lei” rivolse il suo sguardo verso il collega della Cerebrale e concluse “grazie, Jim!”

“Si fa quel che si può!” rispose questi, asciutto.

Marlowe cercò di captare qualche soffusa traccia d’ironia in quelle parole, ma non vi riuscì e ne fu visibilmente soddisfatto.

“Allora, Phil… ha portato la situazione dei livelli relazionali?”

“Sì… eccola!” rispose l’altro, porgendogliela con un nuovo sospiro.

A1 lo squadrò per un istante, poi scosse la testa, esaminando il modulo.

“Dunque… la Takamya è sempre in testa, con 1490 punti… mm… non ha scelto male le frasi di oggi! Haneoka è salita a 1204… mmm… ha guadagnato meno dell’altra!”

“Lo ha messo abbastanza in imbarazzo, con quella frase sul tempo” spiegò il capo della Neuro “senza contare che lo ha chiamato tesoro davanti a tutti…!”

“Già, immagino! In quanto alla Shinomya… però: 946 punti. Ha goduto del credito più alto!”

“Ha saputo manifestargli il pensiero più bello, signore… capirà, con quella frase sulla fortuna di aver conosciuto un ragazzo così meraviglioso…”

“Sia pure. Ho però l’impressione che quella ragazzina usufruisca di una maggior sensibilità ricettiva rispetto alle altre due. Mi sbaglio?”

“Non sbaglia, signore” Marlowe tornò a sospirare “dopotutto, le nuove realtà fanno sempre maggior presa sulla sensibilità neuronica. Un messaggio positivo - anche di efficacia maggiore - espresso da una persona di cui già si conoscevano o se ne intuivano i buoni sentimenti, non può che incidere più debolmente, rispetto a quello provenuto da una persona dalla quale non si sospettava un interesse per sé stessi!”

Harper fissò decisamente il suo subordinato: “Questo… varrebbe anche per i messaggi… corporei…?”

Marlowe ricambiò lo sguardo del capo: “Certamente sì: Alan e Lisa si sono già dichiarati reciproco amore; un rapporto A, per esempio, avrebbe ormai un’entità minore dei 200-300 punti canonici, anche per il fatto che non sarebbe più un primo bacio. Al contrario, con Sayaka un contatto del genere risulterebbe tuttora più efficace, essendo il loro un rapporto molto meno profondo! Fortunatamente…” il capo-sezione si terse il sudore dalla fronte “…il C.R. della Shinomya non potrebbe comunque salire oltre i 1004 punti, in virtù del blocco relazionale operato dalla squadra di Seya!”

“Blocco che, però, non riguarda la Takamya, almeno fino a quando il suo C.R. si manterrà a un livello superiore a quello di Haneoka, giusto?”

“Esatto, signore!”

Fu il turno di A1 per sospirare, mentre posava il modulo della Neuro sopra il tavolo. Appoggiò quindi la schiena alla poltroncina e giunse le mani sul grembo.

“In tutta sincerità, Phil: lei ritiene che Asuka Jr. sarà in grado di fare una scelta netta e definitiva - e soprattutto dichiarata - a favore di miss Haneoka, se il suo C.R. continuerà a mantenere uno svantaggio medio di circa 300 punti rispetto alla sua principale concorrente?”

Il capo dell’Emotiva asukiana tacque per qualche secondo, poi mosse sconsolatamente la testa: “In base alle analisi che ho fatto più volte… temo che il signor Alan non riuscirà a compiere una scelta, definitiva e irreversibile, fin tanto che non vi sarà uno scarto, con ogni possibile rivale, di almeno 400 punti!”

Gli altri presenti, sobbalzarono, guardandosi l’uno con l’altro.

“Ma come, così tanti?!” si stupì poi il capo della Sensitiva.

“È così, Gus. Purtroppo certe esperienze lasciano il segno! Non è che il nostro ragazzo dubiti della purezza dei sentimenti di Lisa… ma il fatto è (lasciando da parte Sayaka, che ormai non rappresenta più un pericolo) che anche quelli di Rina sono, a modo loro, sentimenti sinceri. Inoltre la biondina non ha cercato di conquistarlo tramite una doppia identità e l’onnipresente senso della giustizia di Alan non può prescindere da questo fatto!”

“Insomma” tagliò corto A1 “diciamo che la Shinomya è già fuori gioco… quindi, per superare di 400 punti il livello della concorrente rimasta in lizza, ovvero la Takamya, Haneoka dovrebbe arrivare a una quota di… 1890. Dico bene?”

“Beh, in realtà…” Marlowe tossicchiò “…considerato che il C.R. di Rina verrebbe ridotto di 200 punti (abbassandosi quindi a 1290) non appena venisse raggiunto da quello di Lisa, sarebbe sufficiente che quest’ultima raggiungesse una quota finale di… diciamo 1740 punti, per buona misura!”[1]

“Allora, vediamo” Harper estrasse la stilografica e cominciò a scarabocchiare il retro del modulo di Marlowe “se in questo momento l’elaboratore emotivo attribuisce a miss Haneoka un livello di 1204… per raggiungere la quota che lei dice, dovrebbe ottenere un incremento di… 536 punti!”

“Proprio così!” confermò il capo della Neuro, osservando il calcolo del suo superiore.

“Uhm… 536…” rifletté A1, facendosi aria col foglio di carta “…già, ma la domanda è un’altra: entro quanto tempo dovrebbe procurarsi questo guadagno?”

“Ah, nel più breve tempo possibile, signore” rispose l’altro “consideri che, come ho spiegato poc’anzi, ogni tipo di avance verso Alan da parte delle sue rivali, continuerà a pesare di più rispetto agli approcci equivalenti di Haneoka!”

“Approcci equivalenti, hai detto…?”

Marlowe si voltò verso il collega testé intervenuto: “Per l’appunto, Sam: un complimento, una carezza, un abbraccio o un bacio di Lisa guadagneranno meno punti - in quanto più scontati - rispetto ad analoghe manifestazioni da parte di Rina o di Sayaka!”

“Ho capito, ho capito” annuì Spade, gesticolando “e quelle inedite, invece?”

Inedite…?”

“Sì, insomma, dai… le manifestazioni non ancora ricevute da Lisa, voglio dire!”

“Ah, beh… certo” il capo della Neuro si grattò il mento “quelle peserebbero di più, si capisce!”

“Ha qualche idea in mente, Spade?” domandò il Coordinatore, in tono cauto.

Il capo della Genetica asukiana mise le braccia conserte, assumendo un’aria del tutto professionale: “Beh, signori… che io sappia esiste un unico tipo di approccio, non ancora ricevuto da Lisa, capace di garantire al suo C.R. un incremento istantaneo di almeno 500 punti!”

“E sarebbe…?” chiese il capo della Sensitiva.

“Una C, è ovvio!” rispose Spade, alzando le mani con le dita aperte.

Il silenzio calò sulla saletta delle riunioni, pesante come un macigno. Non c’è bisogno di aggiungere che Philip Marlowe diventò più bianco del camice che indossava, mentre Gus Chandler iniziò a massaggiarsi energicamente la mascella. James Watson si limitò ad assumere un atteggiamento vagamente mistico (mani giunte e occhi verso il soffitto), mentre l’Organic Coordinator sembrava intento a metabolizzare il concetto appena espresso dal suo subordinato.

“Dico, Spade: lei non starà mica suggerendo…”

“La Genetica non suggerisce, signor Harper: noi diciamo quello che è” il capo-sezione tornò ad incrociare le braccia “voi avete posto un problema preciso e io mi sono limitato a prospettare una soluzione che ritengo essere l’unica possibile” si prese una pausa per contemplare le facce sgomente dei suoi interlocutori, poi concluse, sempre con la massima tranquillità “naturalmente io attingo soltanto dal mio know-how specifico… se qualcuno dei miei illustri colleghi è in grado d’individuare una procedura ugualmente efficace, non sarò certamente io a contraddirlo!”

Tenendo la tempia appoggiata al pugno, Lew “A1” Harper rimase a fissare per un buon mezzo minuto quel “maledetto ipocrita bavoso” (come lo stava appellando mentalmente il capo della Neuro, che già si tamponava la fronte col fazzoletto di scorta). Finalmente, senza mutare minimamente la posizione, domandò: “Phil, lei cosa ne pensa?”

Il poveretto, ormai sull’orlo del coma, fece del suo meglio per biascicare una risposta, mentre strizzava il fazzoletto al di sotto del piano del tavolo: “Mmm… bbeeeh… ecco, signore… io credo che… n… non sia una cosa così semplice! Vede… il fatto è che… la signorina Haneoka non mi sembra il tipo da… saltargli addosso…!”

“Io penso invece che sia sulla buona strada” commentò Watson, ironicamente “a letto ce lo ha già infilato, avendo anche l’accortezza di controllare com’era fatto…!”

Marlowe mise in tasca il fazzoletto più fradicio e tornò ad estrarre il precedente, parzialmente asciugatosi “Sss… ssì, ma… era una situazione d’emergenza… lo ha fatto per aiutarlo! Mm… ma da qui a… cercare di se… di  sedurlo… n… non credo che arriverebbe a tanto…!”

“Nemmeno io” intervenne A1, categorico “quindi dovremo pensarci noi!”

“EEEH…?! Co… come di… come dice, signore…?”

Harper si voltò sospirando: “È molto semplice, Marlowe: dovremo sedurla noi!” gli rispose, pacatamente.

“NO… NOI…??! Vorrebbe di… dire che Alan do… dovrebbe… se… sedurla… e poi…”

“…e poi portarsela a letto. Esatto, proprio così!” confermò implacabilmente il Coordinatore.

“Mm… mma… ma il signorino Alan è… è ancora giovane e… e ancora molto ti… timido e molto pu… pudico! Chi… chi lo metterebbe in gra… in grado di…”

“TU, mio caro. Proprio tu!” gli confermò spietatamente l’amico Watson.

“IO…??” esclamò il poveretto, additandosi e strabuzzando gli occhi.

“Dico, fratello: ci sono altri capi della Neurologica, qua dentro?”

Il disgraziato capo-sezione non seppe che rispondere, facendosi sempre più pallido e sempre più tendente a guardare fisso nel vuoto. Impietosito, il Coordinatore si alzò e gli posò una mano sulla spalla: “Coraggio, ragazzo mio: non sarà solo. Sono manovre complesse, queste e le posso assicurare che l’intero Consiglio Organico le darà tutto l’appoggio morale e materiale necessario!”

Marlowe deglutì più volte… non c’era molto altro che potesse obiettare, al riguardo. Che gli piacesse o meno, a capo della Sezione Emotiva del cacciatore della ladra dalla stuzzicante coda di cavallo, era stato messo lui. E ora si trattava di condurre una caccia di tutt’altro genere…!

“Signore…” esitò “…tanto per sapermi regolare… entro quanto tempo dovremmo… portare a termine que… questa manovra…?”

Lew Harper sorrise: “È lei che dovrebbe dirmelo, Phil: ha lei la gestione dell’elaboratore emotivo! Comunque, considerate tutte le variabili in gioco… mah! Vogliamo darci un termine di 48 ore?”

“Quarantotto ore…” sussurrò Marlowe, in risposta “…sia come vuole lei, signore! Posso… posso ritirarmi per… elaborare una strategia?”

“Naturalmente. E ricordi che tutti i suoi colleghi si terranno a sua completa disposizione!”

“Bene… allora… a più tardi!”

“A più tardi, Phil… e in bocca al lupo!”

L’altro abbozzò un sorrisetto spento e fece per avviarsi verso il suo ufficio. Sennonché, il solito Spade ebbe una delle sue geniali trovate per “tirargli su il morale”…

In bocca alla lupa, semmai: rende molto meglio l’idea…!” gli gridò alle spalle, a guisa di viatico.

Per Marlowe fu la classica goccia che faceva traboccare il vaso… e svenne di nuovo!

A1 portò le mani ai fianchi e fissò severamente il capo della Genetica: “Lo sa, Spade? Da più di 15 anni che ci conosciamo, devo ancora capire se il suo peggior difetto sia quello di parlare troppo o pensare troppo poco…!”

“Io… sono desolato, signore: è stato più forte di me!!”

“Già… come al solito! E allora, tanto per distrarsi dalle sue fatiche ricreative, perché non va a ordinare una bella ripassata ai suoi apparati, dato che ormai è ora?!”

L’inopportuno funzionario organico fu rapido ad annuire: “Provvedo subito, signore!”

“Bravo” disse A1, picchiettandogli la spalla “e voialtri portate Marlowe in infermeria… e dite a Parker di rimetterlo in sesto più in fretta che può!”

“Sissignore” rispose Chandler “forza, Jim: aiutami!”

“Eccomi, eccomi” disse il capo della Cerebrale afferrando le spalle del collega privo di sensi “mah… ho paura che stavolta non basterà qualche secchio d’acqua fresca!”

James Watson continuava a scuotere la testa, chiedendosi di cuore come avrebbe fatto il suo povero collega a trasformare quel ragazzino a modo in un deciso sciupafemmine, con sole 48 ore a disposizione. Senza sapere che qualcuno, in quello stesso momento, stava già pensando a come dargli un aiuto sostanziale…!

 

***

Più o meno nello stesso istante, un analogo meeting si stava svolgendo presso l’ufficio di Lana “LS1” Orion, la Coordinatrice Organica di Lisa Haneoka (in arte Seya), la quale aveva per l’appunto convocato le responsabili delle sezioni chiamate contemporaneamente in causa da Lew “A1” Harper.

“Care amiche” disse Lana, senza troppi preamboli “come avevo detto in occasione del precedente summit, mi riservavo di decidere quando e se sarebbe arrivato il momento opportuno per applicare la mozione proposta dalla responsabile della nostra Neuro!” dopo aver constatato l’estrema attenzione delle subalterne, LS1 continuò “Ebbene, dopo matura riflessione e alla luce degli avvenimenti intercorsi nell’odierna mattinata scolastica, ho deciso essere senz’altro il caso di passare all’azione!”

Le quattro direttrici organiche si scambiarono uno sguardo teso. Nessuna di loro faceva fatica a comprendere le parole della loro superiora. Solo la “dolce” Virginia Breed, responsabile dell’Emotiva, ritenne di dover fugare ogni strascico di dubbio: “Ha quindi aggiunto il suo favore a quello del Consiglio, signora?” chiese, non potendo evitare di arrossire decisamente.

“Il mio favore e il mio assenso, cara Virginia: la sua proposta è approvata all’unanimità!”

Calamity Trapps, la responsabile della Ripro, deglutì rumorosamente: “Dunque… è proprio deciso, signora Orion?”

LS1 le sorrise: “Irrevocabilmente, miss Trapps. Mi rincresce, mi creda, costringere la sua equipe a questo passo così importante senza darle il tempo preparatorio che avevamo teorizzato. Ma capisce anche lei che, se non vogliamo rischiare che la biondina ce lo soffi, senza contare l’amichetta castana…”

“…dobbiamo precederle e prenderci noi il morettino!” concluse la capo della Neuro, con decisione.

“La tua sicurezza è veramente impeccabile, Virginia” commentò Calamity, scuotendo la testa “direi anche mirabolante, venendo da te…!”

“Cosa vorresti dire?” domandò lei, corrugando la fronte.

“Beh, sai… in tutto questo tempo hai fatto del tuo meglio per fare di Lisa Haneoka la personificazione della timidezza e della pudicizia! Va bene che nella vita giovano anche i cambiamenti, ma cerca di non esagerare…!”

Virginia le mostrò un sorriso fiero, poi rispose: “Quando il gioco si fa duro, le dure iniziano a giocare! Stai dimenticando che la dolce Lisa cela la risoluta Seya… e proprio lei ha conquistato il cuore di Alan” estrasse la famosa chiavetta e terminò “in tutti i sensi!”

“D’accordo, d’accordo” conciliò la collega “però, dopo essersi invaghito di Seya, il giovanotto si è poi innamorato di Lisa… ed è a lei che si è dichiarato, non scordartelo!”

“Ma questo mi sembra chiaro” convenne miss Lange, della Cerebrale “mica poteva dichiararsi a entrambe, scusa…!”

“Veramente lo ha fatto, Rebecca” precisò la responsabile emotiva “anche se, con Seya, non in maniera così esplicita!”

“Appunto” ribadì la direttrice della Genetica “ed io, al tuo posto, non potrei fare a meno di trarne un’interpretazione chiara e inequivocabile!”

“Ovvero?” insistette Virginia.

“Ovvero che il signorino, in ultima analisi, preferisce la tranquilla Lisa all’esuberante Seya, come compagna per la vita… atteggiamenti compresi!”

“Può darsi che tu abbia ragione” osservò Serena Seducy, della Sensitiva “tuttavia, quel che ci occorre ora per raggiungere il nostro scopo, non è il rassicurante affetto di Lisa, ma l’intrigante carisma di Seya!”

“Esattamente” confermò la capo della Neuro “solo la ladra Saint Tail sarà in grado di sedurre l’amato inseguitore. E farselo suo, una volta per tutte!!”

“Ma santo cielo, Virginia” sbottò ancora la Trapps, più rossa che mai “non hai proprio nessun timore che lui risponda in maniera imprevista? Che facciamo se si tira indietro…?”

“A quello ci penserò io” intervenne la responsabile sensitiva “darò una carica tale ai nostri ferormoni, che i sensori del povero Chandler andranno rapidamente in overload.[2] Avrà una bella voglia a shuntare e ad attenuare…!”

“E la modalità di approccio?” insistette Calamity “No, dico… come pensate di fare? Ci facciamo invitare fuori a cena, poi una bella passeggiatina nel parco, ci sediamo su una panchina, poi trasformiamo Lisa in Seya e gli saltiamo addosso…?!”

“Non hai proprio indovinato, ma diciamo che rende vagamente l’idea! Comunque, un minimo di correttezza formale gliela dobbiamo, dopo tante serate eccitanti! Ecco, guarda: prima gli facciamo avere questo!” ciò detto, Virginia passò alla collega un biglietto col messaggio che intendeva far recapitare alla desiderata controparte.

Dopo averne letto il contenuto, la responsabile genetica mormorò: “Tu sei completamente fuori di senno…!”

“Niente affatto, cara: è Seya che è pazza di lui… e Lisa anche! Io ho solo il sacrosanto dovere di renderle felici. Assieme ad Alan, ovviamente!”

La direttrice della Genetica sospirò e parve mettersi finalmente quieta. Visto questo, la Coordinatrice Organica riprese la parola: “Se non ci sono altre osservazioni, non mi resta che pregare la collega della Cerebrale di esporre il piano da lei elaborato insieme alla Neuro!”

“Senz’altro, signora Orion!” annuì l’interessata.

“Perfetto” approvò LS1 “ebbene, pendiamo dalle sue labbra, miss Lange…!”

 



[1] In modo da ottenere un distacco totale di 450 punti.

[2] Sovraccarico.

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Capitolo 30
*** Il primo appuntamento! ***


Capitolo 30: Il primo appuntamento

Capitolo 30: Il primo appuntamento!

 

S

abato mattina, ore 7,30. Ancora una volta, il prode Alan Daiki Asuka (al secolo Asuka Junior) si trovava nei pressi della villetta degli Haneoka. Oramai quel terreno gli bruciava veramente sotto i piedi e Gus Chandler non osava nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto quando il loro assistito - un giorno ormai forse non troppo lontano - avrebbe varcato quella soglia per chiedere a un certo prestigiatore la mano della sua unica figliola!

“Se quell’individuo viene a sapere quello che stiamo per fare, come minimo lo trasformerà in un coniglio rosa…!” commentò Watson, non del tutto sarcastico.

“Oppure in un riccio, visto che piacciono tanto a Lisa!” aggiunse Chandler.

“Maschio, si spera! Te li immagini i salti di gioia della piccola Ruby?”[1]

“Spade, non è divertente!!” lo riprese A1, con severa perentorietà.

“Pardon, signore…!” rispose, mortificato, il capo della Genetica.

I membri del Consiglio Organico del giovane investigatore erano ancora abbastanza nervosi, nonostante il ragazzo avesse passato in completo riposo l’intero venerdì precedente.

 

***

Non appena uscito dall’edificio scolastico, reduce da quel pressing spaventoso subito dalle sue pretendenti (nonché dalle attenzioni di quel reporter rompiscatole), Alan telefonò in centrale per chiedere una macchina che lo riportasse a casa. Informato della cosa, suo padre venne a penderlo di persona e il ragazzo dovette sorbirsi durante l’intero percorso la sua ramanzina per essersi ostinato a tornare a scuola prima del dovuto.

“Sei sempre il solito testardo… lo sapevo che avresti avuto una ricaduta!”

Una volta a casa, il buon Heiji ingiunse al figlio di mettersi a letto, dopo avergli dato un’aspirina; poi gli raccomandò di non alzarsi prima del suo ritorno e rientrò al lavoro. Il capo dell’Immunitaria disse allora ad Harper che la miglior cosa da fare per rimetterlo in sesto era una bella dormita, possibilmente senza riunioni d’emergenza contemporanee, in modo da recuperare più calorie che si poteva.

“D’accordo, Eddy: aspetteremo fino a stasera. Lo faccia riposare bene!”

Parker non se lo fece ripetere e dispose affinché tutte le sezioni funzionassero a regime minimo, ordinando inoltre a Tracy di ridurre la pressione del sangue. Alan cadde così in un sonno di piombo, durato fino alle sei del pomeriggio. Rialzatosi e sentendosi discretamente bene, pensò, come prima cosa, di adempiere alla promessa fatta alle “sue” tre ragazze!

Marlowe tentò di farlo recedere, ma Watson fu inflessibile, al riguardo: quando Asuka Jr. diceva una cosa, quella era. Mai avrebbe parlato a vanvera!

Alan chiamò quindi per prima Sayaka, ritenendo che sarebbe stata la telefonata più facile. Non fu propriamente così, in quanto la dolce kohay[2] non voleva più smettere di parlargli e risultò anche molto arduo respingere le sue “disinteressate” offerte, del tipo “Vuoi che venga a prepararti la cena?”. Fu poi la volta di miss Takamya, la conversazione con la quale avrebbe anche potuto svolgersi abbastanza morbidamente… purtroppo, all’apparecchio venne rispondere il suo caro fratellone, che subito cominciò a tempestarlo dei soliti frizzi: “Eccoti qua, marpione d’uno sbirro! Lo sapevo che eri cotto di mia sorella!! Il tuo vecchio se li è poi tagliati, i baffetti?”[3]

Tale inaspettato colloquio con l’“aspirante cognato” - davvero un’inquietante prospettiva! - gli scombussolò abbastanza i nervi e questo implicò che la sua sorellina, messa in sospetto dal tono nervoso, si rivelasse più insistente di quanto si fosse ripromessa e anche abbastanza inquisitoria! Solo dopo che Alan riuscì con fatica a convincerla che la rivale non era in casa sua e nemmeno vi sarebbe venuta, poté scambiare con lei un’affettuosa buonanotte. Dopodiché, fu finalmente la volta di Lisa…

“Pronto… casa Haneoka…?”

“Sì, pronto! Sono Genichiro, chi parla…?”

*Oggi non è proprio giornata!* imprecò mentalmente Alan “Ehm… buonasera… sono Alan Asuka… c’è Lisa, per favore…?”

“Ah… sì, un momento solo… Lisa…? Vieni, c’è il tuo compagno di classe!”

Compagno di classe…! Dalla Metabolica, Blackie Wolfe accusò un discreto formicolio nello stomaco. Ogni volta che il signor Haneoka pronunciava quelle parole, la Sensitiva aveva sempre l’impressione che fossero in qualche modo calcate, come ad esprimere l’inconscio desiderio che il loro assistito non rimanesse mai niente di più che un collega di studi!

Quella risultò comunque la telefonata migliore. Il tono, dolce e tranquillo, che l’abile Serena Seducy riuscì ad imprimere alla voce di Lisa, fu un vero toccasana per i neuroni del povero Marlowe, specialmente la gioiosa impressione nell’apprendere che il ragazzo stava di nuovo bene.

“Mi raccomando: ricoricati presto, stasera. E non tornare a scuola, domattina, se non te la senti!”

“Sì, sta’ tranquilla. Buonanotte… e grazie!”

“Buonanotte…” arrivò lo schiocco d’un bacino “…ti amo…!”

Rapida deglutizione da parte di Wolfe e libera saturazione dei capillari da parte di Tracy (tanto, almeno stavolta, non lo vedeva nessuno)!

“Anch’io…” gli fece sussurrare la Neuro “…buonanotte!”

***

“Ciao, mamma…!”

“Ciao, tesoro. Buona scuola!”

Quando Lisa varcò il cancello del giardino, mancò poco le venisse un coccolone, non appena scorse Alan appoggiato al muretto, dietro la siepe.

“Buongiorno!”

“A… Alan…!! Cosa ci fai, qui…?!”

“Nulla di che. Ho solo pensato di passare a prenderti!”

Alla fanciulla tremarono discretamente le ginocchia: “Da… davvero? E come mai…?”

“Beh, così…” il giovane estrasse le mani dalle tasche “…diciamo che mi faceva piacere!”

“Mi raccomando, Tim: mantieni sempre l’adrenalina al minimo!” prescrisse Marlowe al suo fidato collaboratore.

“Agli ordini, capo!”

“E tu, Dick, abbassa la pressione di un’altra tacca!” comunicò quindi al capo della Cardiaca.

“Ricevuto!” rispose questi *Purché non ci caschi per terra…!* pensò poi.

Né la Breed, né la Clambert pensarono di prendere in concerto le suddette precauzioni, tanto che le gote della loro assistita diventarono subito rubiconde.

“Ti… ti ringrazio…!” gli rispose allora lei, non sapendo che altro dire.

“Figurati” ribatté lui, con tono basso e gradevole. Quindi le si accostò e le porse il braccio “andiamo?”

La ragazza si stranizzò alquanto… quell’atteggiamento era veramente insolito! Tuttavia non replicò e glielo prese. Fu solo dopo qualche decina di passi che la sua Neuro riuscì a farla parlare di nuovo: “Sei… sei strano, stamattina!”

Lui la fissò, con la bocca leggermente incurvata all’insù: “In che senso?”

“Cioè… insomma… sei gentile!”

“Essere gentili è essere strani?” rimpallò il giovanotto, tornando a guardare davanti a sé.

“N… no…! Non volevo dire questo, ma…”

“Allora, vuoi forse dire che la gentilezza è insolita per me?”

La povera Virginia sussultò, precipitandosi sui comandi neuronali, ma senza riuscire ad evitare che un fiotto potente di adrenalina investisse la sezione della sua collega Melody!

“Ti venisse un colpo, Marlowe…!” imprecò.

“Ma no, Alan” protestò Lisa, con le guance in fiamme “io…”

“Non preoccuparti: hai ragione!”

La ragazza tornò a guardarlo: sul volto del detective era stampato il sorriso più caldo che mai avesse visto da che lo conosceva e che per poco non la fece vacillare.

“So bene di non essere un tipo romantico… i miei atteggiamenti mortificano spesso le mie intenzioni. Del resto non è facile cambiare la propria natura!”

“S… sì, immagino!” commentò lei, cercando di respirare normalmente.

“Tuttavia si può imparare a crescere” continuò lui, col viso tornato serio “e, quando si prova veramente qualcosa per qualcuno, tutto diventa più facile!”

“È vero” rispose ancora Lisa, stringendo macchinalmente il braccio del ragazzo “comunque… beh, mi hai veramente sorpreso!”

“Sai, Lisa, ho riflettuto. È giusto fare le proprie scelte… è bello essere convinti e determinati. Ma è anche bene, ogni tanto, mettersi in discussione. Pensare che, forse, ci sono anche altri modi per raggiungere ciò che si vuole ottenere!”

L’ex-avversaria lo guardò, sbalordita. Ma che gli succedeva? Alan Asuka che si metteva in discussione?!

“Non… non capisco, Alan! Di cosa stai parlando?”

Il giovane fece un sospirone. Per un istante sembrò esitare a proseguire. Ma poi Marlowe lasciò partire una scarichetta di adrenalina e Alan continuò: “Parlo del nostro rapporto, Lisa… vedi, forse abbiamo sbagliato a metterci quelle maschere per tutto quel tempo: tu, la ladra che scappava, io lo sbirro che ti inseguiva… era bello, non lo nego. Era… intrigante! Però…”

“Però…?”

Alan sorrise e scosse la testa: “…però credo che ci stessimo cercando nel modo sbagliato!”

Lisa rifletté profondamente sul significato di quelle parole. Tuttavia, benché le apparissero piuttosto chiare e le condividesse in pieno, preferì fosse il suo amico ad esporre il concetto fino in fondo.

“Che cosa vuoi dire…?!”

“Che forse, per ciò che mi riguarda… avevo capito da tempo che Seya eri tu. E di sicuro, prima che col cervello, lo avevo capito con il cuore!”

“QUESTA È UNA BOIATA PAZZESCA, MARLOWE…!!” protestò Watson, con veemenza.

“Stia zitto, lei…!” lo richiamò all’ordine A1.

“E… per quanto riguarda te… ritengo avessi capito che la mia strenua volontà di catturarti non derivava da una semplice fame di gloria! E, al tempo stesso, il tuo desiderio di continuare ad essere inseguita da me, non scaturiva dalla semplice voluttà di bagnarmi il naso” la fissò di nuovo “mi sbaglio?”

Lei scosse la testa, sorridendogli con tenerezza.

“Vedi bene” continuò lui, incoraggiato “come le nostre sfide notturne a guardie e ladri fossero, in realtà, il nostro modo di comunicare fra noi” Alan volse gli occhi al cielo e continuò “Già… era come se… ci parlassimo… come se…”

“…come se facessimo all’amore…!”

La frase era stata sussurrata in un semplice soffio… ma fu sufficiente affinché gli ultrasensibili sensori uditivi di Chandler la captassero. E proprio su questo, contava Serena Seducy!

“Che cos’è che ha detto??!” sobbalzò il direttore emotivo, guardando poi il coadiutore, sgomento: “Ha detto proprio…?”

Murdock annuì, deciso: “Ha detto proprio così, signore!”

“Ferma, Motoria…!” comunicò Marlowe a Kirby.

“Forse sarà più facile del previsto!” commentò il capo della Genetica.

“Quando lei imparerà ad attendere che i pareri le vengano richiesti, sarà sempre troppo tardi, Spade…!” osservò A1.

“Signore” chiamò il capo della Neuro, con accento preoccupato “che risposta mi consiglia di dare…?”

L’Organic Coordinator soffiò a lungo, mentre rifletteva. Poi scosse la testa: “Faccia finta di niente e continui, Phil!”

Constatato che il livello del C.R. di Lisa stava arrivando a 1250 punti, Marlowe tornò a concentrarsi sul comunicatore vocale.

Dopo essere rimasto fermo davanti a lei, apparentemente soprapensiero, Alan sospirò ancora e le disse: “Forse, però… sarebbe stato meno doloroso se fossimo riusciti a comunicare come Lisa e Alan, piuttosto che come Saint Tail e Asuka Jr. Non lo credi?”

La ragazza lasciò che la brezza mattutina scompigliasse i suoi bellissimi capelli ramati e poi gli rispose: “Sì… forse lo sarebbe stato! Ma sarebbe stato così bello?”

Alan si lasciò affondare in quegli stupendi occhioni azzurri…

“No…” sussurrò a sua volta “…credo proprio di no…!”

Un attimo dopo si stavano scambiando un bacio che, sebbene fornisse un incremento relazionale di soli 120 punti, fu comunque il più dolce che i due si fossero mai scambiati.[4]

 

***

“1370” mormorò Marlowe, sfregandosi le mani “bene, molto bene!!”

“Non si distragga, signore” gli disse Murdock “il ferro va battuto finché è caldo!”

“Hai ragione, vecchio mio: avanti così!”

Le labbra di Alan si staccarono a malincuore da quelle di Lisa.

“Senti… oggi è sabato!” le disse, tenendole le mani sulle spalle.

“E allora?”

“Ecco… stasera, tu… cosa fai, di bello?”

Lisa rimase interdetta per qualche secondo. Poi rimpallò con la domanda: “E tu?”

“Io? Beh, io…” mano alla nuca, Alan arrossì lievemente, nonostante gli sforzi di Dick Tracy “…pensavo che… mi piacerebbe molto uscire… con una ragazza fantastica!”

Il visetto di lei si fece di porpora, ora a dispetto degli sforzi di Melody Clambert! Dal canto suo, Virginia Breed si rivolse alla collega della Sensitiva: “Mi raccomando, Serena: per la risposta, voglio la voce più suadente che puoi!!”

“Conta su di me!” rispose miss Seducy.

“E dove pensi di trovarla, questa ragazza fantastica…?” gli chiese lei, inclinando maliziosamente il capo.

Alan stette al gioco: “Beh, vediamo…” si grattò pensosamente il mento “…ce n’è una proprio qui…!!” disse infine, afferrandole decisamente il polso.

Lisa rabbrividì suo malgrado, facendo imprecare la responsabile della sua Neuro…

“Abbia pazienza, signora” le disse un’assistente “in fondo, è la prima volta che le chiede un appuntamento…!”

“Mi rendo conto” rispose la buona Virginia, tergendosi la fronte “beh, forse sarà più facile del previsto! Non rimane che accettare, a questo punto!”[5]

“Possiamo rispondere?” chiesero, dalla Sensitiva.

“Vai e colpisci, Serena!” confermò la Breed.

“Uhm… la sai una cosa, mio dolcissimo sbirro? Era più o meno la mia idea! A che ora ci vediamo…?”

Per poco, Marlowe non cascò dalla seggiola: quella era una risposta da Rina Takamya, più che da Lisa Haneoka! Per quanto, la parola sbirro

“Santi Numi” mormorò, sconcertato, il responsabile dell’Emotiva “che diavolo ne ha fatto della sua timidezza congenita?!”

“Deve averla lasciata a casa, assieme al resto del suo carattere!” rispose Murdock.

“Dici?”

“Ne sono certo! Credo anzi, signore, che in questo momento le nostre controparti, più che dirigere Lisa, stiano dirigendo Seya! Non ha sentito come lo ha chiamato?”

“Ho sentito, ho sentito” sospirò “mah, speriamo in bene…!” Marlowe si terse la fronte e diede voce alla Sensitiva: “Puoi rispondere, Gus!”

“Ehm… uhm… sss… sì…!  Va… va bene alle otto?” farfugliò il detective. Per quanto Chandler avesse fatto del suo meglio, il suo tono non sembrava propriamente “vissuto”!

Come d’incanto, la malizia presente sul volto della diurna gemella di Seya, si stemperò in un dolcissimo sorriso: “Alle otto va bene, tesoro!”

Detto ciò, la fanciulla tornò a prendergli il braccio e la coppietta riprese il cammino verso la scuola.

 



[1] Ormai, anche l’identità (e il relativo sesso) del fantomatico peluche non erano più un mistero!

[2] Sarebbe l’opposto di sempai, come la Shinomya è solita chiamare Asuka Jr.

[3] La domanda è “simbolicamente” riferita agli avvenimenti narrati nel capitolo 11 delle Fiamme del destino, di Lord Martiya.

[4] Come aveva detto Marlowe nel capitolo precedente, i baci della coppia erano ormai meno “sentimentalmente fruttiferi”, in quanto meno “atipici” rispetto al passato.

[5] È curioso vedere come il sentire di Virginia Breed (direttrice della Neuro saintelliana) sia abbastanza concorde con quello di Sam Spade (direttore della Genetica asukiana), mentre il sentire di Calamity Trapps (l’omologa di Spade) sia invece più concorde col sentire di Philip Marlowe!

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Capitolo 31
*** Rina al contrattacco…! ***


Capitolo 31: Rina al contrattacco…

Capitolo 31: Rina al contrattacco…!

 

P

oco prima di varcare il cancello della scuola, i due giovani ex-antagonisti ebbero la tacita e reciproca accortezza di staccarsi, ben consapevoli del polverone sollevato se si fossero fatti vedere a braccetto da tutti i compagni!

Le cose, tuttavia, non filarono ugualmente lisce quanto avevano sperato, dal momento che qualcuno li vide comunque arrivare vicini dalla finestra della loro aula e, quando giunsero alla porta della medesima, li stava già aspettando appoggiata allo stipite con le gambe accavallate e le braccia conserte.

“Mannaggia…!! S’incomincia subito, stamattina!” imprecò il direttore emotivo.

*Come se fosse una novità!* commentò fra sé il coadiutore Murdock.

“Salve” Rina salutò la coppia con un sorriso tirato “come mai arrivate insieme…?!”

“Ti facessi i cavoli tuoi…!” grugnì ancora Marlowe, fra i denti.

“Guarda che questi sono anche cavoli suoi, compare!” precisò James Watson, attraverso il comunicatore intersezionale.

“E piantala, razza di ipocrita!” rispose per le rime il collega, facendo cenno al suo assistente di attenuare l’adrenalina al massimo.

Il detective si carezzo accuratamente la nuca: “Beh… sai…”

“Ci siamo incontrati per caso!”

Con la coda dell’occhio, Alan osservò l’espressione assolutamente tranquilla della compagna, mentre dava alla rivale quella falsa risposta. Il suo responsabile emotivo non poté non rallegrarsi del fatto che la sua omologa saintelliana fosse abituata “professionalmente” a mentire.

“Vero, Alan…?”

Seguendo le istruzioni di Virginia Breed, Serena Seducy, la responsabile sensitiva di Lisa, mandò un’accorata richiesta ottico-telepatica all’organismo “complice” affinché reggesse il loro gioco. Marlowe, gestore di un perenne paladino della verità, strinse i denti e cercò di fare del suo meglio…

“Gg… già…! Infatti…!”

Il tono era fermo, anche se ancora troppo basso per i gusti della Neuro dell’ex-ladra!

“Certo, certo… capisco…!” sospirò la biondina, scostandosi. Se non che, quando Alan le passò accanto, ormai fiducioso di cavarsela così a buon mercato, si sentì appoggiare una mano sulla spalla, il cui tocco gli procurò un discreto brivido lungo la schiena.

“Posso parlarti, Alan?” il suo sguardo aveva completamente perso la luce ironica mostrata poco prima. Accortosi del repentino prosciugamento dell’interfaccia nutrizionale[1], Blackie Wolfe, di sua iniziativa, ordinò una deglutizione abbondante.

“Io… ma… va bene… d’accordo…!” tentennò il morettino.

“Tu permetti, vero, Lisa?”

“Ma figurati” rispose questa, soavemente “a dopo, ragazzi!” e proseguì verso il suo posto, ostentando il solito passo, leggero ed elegante.

Ammirando come sempre il sangue freddo di quella ragazza eccezionale, il nostro rivolse nuovamente l’attenzione alla tenace biondina: “Beh…?”

“Non qui, Alan. Seguimi!” gli fece cenno colla testa.

“Ma l’insegnante sta per arrivare!”

“Affari suoi!”

Davanti a una simile uscita da parte di quella che si fregiava col titolo di migliore allieva della scuola, il detective rimase interdetto. Ma proprio quell’atteggiamento, che derivava sicuramente dal suo particolare stato d’animo, lo convinse che era meglio assecondarla.

Dopo avere percorso quasi tutto il corridoio, Rina si arrestò davanti a una porta di servizio.

“Su, entra!” disse, dopo averla aperta.

“Nello sgabuzzino delle scope?!” sussultò Alan, risentendo più forte il brivido di prima “Ma che diavolo…?”

“Non c’è tempo per tornare in giardino” taglio corto la ragazza “dai, sbrigati!”

“Ma cosa le salta in mente?!” chiese Marlowe, in preda al panico “Non ci starà mica provando, vero…?!!”

“Se tergiversiamo, è capace di fare una piazzata” osservò Watson “è meglio collaborare!”

Quel verbo, abbastanza inopportuno, fece saltare i nervi al suo collega, già fin troppo agitato: “Ti piacerebbe, eh…? Razza d’incosciente sabotatore!!”

“Cosa ti prende, Phil? Temi proprio di non resistere più alle sue avances?”

“Me ne rido, delle avances! E se gli salta addosso…??”

“Improbabile, ma possibile” intervenne il Coordinatore “comunque, il signor Watson ha ragione: assecondiamola, ma con prudenza! Signor Kirby: la Motoria stia pronta ad ogni eventualità!”

“Ricevuto!”

“Signor Spade, lei stringa al massimo gli inibitori… e poi si allontani dai comandi!”

“La sua fiducia è sempre stimolante, signore!” ribatté il responsabile genetico, con ovvia ironia.

Con notevole riluttanza, l’eterno segugio di Saint Tail entrò nello stretto stanzino, dove Rina accese la luce e chiuse la porta.

“E allora…?” chiese Alan con la voce più calma che poteva, incrociando le braccia.

La biondina fece un respiro profondo. Poi deglutì e gli disse: “Alan, voglio la verità…!!”

“A che proposito?”

“Non menare il can per l’aia: hai già scelto?”

“Ma di cosa stai parlando…?”

Rina strinse i pugni: “E NON FARE IL FINTO TONTO, MALEDIZIONE: HAI GIÀ DECISO DI METTERTI CON LEI O NO…?!”

Alan si dette mentalmente dell’idiota. Cavolo, che altro avrebbe dovuto aspettarsi?! Come pensava che andasse a finire, arrivando a scuola insieme a Lisa, in quel modo? Doveva ben prevedere che la nipotina del sindaco (imitata probabilmente da miss velo da sposa) si sarebbe piazzata di vedetta, con tanto di binocolo!

Turbata dal silenzio del ragazzo, Rina cominciò a tremare, mentre gli occhi le si inumidivano di già…

“Alan, dimmelo” le scappò (o si fece scappare) un singhiozzo “credo di averlo guadagnato, il diritto alla tua sincerità…!”

Il detective ebbe un nuovo sussulto, capendo di trovarsi - non solo metaforicamente - con le spalle al muro (aveva la schiena appoggiata alla porta, sulla quale poggiavano i palmi di lei...)! Sembrava proprio giunto il  momento di scoprire le carte… tuttavia, la sua Neuro non ce la faceva ancora: 1490 punti di livello relazionale erano sempre troppi per riuscire a spezzarle definitivamente il cuore! Oltretutto, come già ribadito più volte, Rina Takamya non era più la ragazzina viziata, superba e petulante, incontrata in  quella sala giochi e poi sul teatro del sesto furto di Saint Tail![2]

*E proprio con me dovevi cambiare?!* si chiese amaramente Alan Asuka, confermando, ancora una volta, la propria proverbiale ingenuità.

Cosa meglio dell’amore, infatti, potrebbe indurre le persone a migliorare sé stesse…?

 

***

“Non mi rispondi?!” insistette la ragazza, con il volto oramai rigato di lacrime. Quella vista fu troppo persino per “l’haneokiano” Marlowe, che ordinò al collega Kirby di tergergliele dolcemente.

“Stai calma, Rina… certo che ti rispondo!”

“Allora, dimmi: hai già scelto lei…?”

Il ragazzo riaprì nuovamente la bocca… poi esitò. Incapace di piantarle quel coltello nel petto, almeno finché il suo C.R. non fosse stato superato da quello di Haneoka, Marlowe decise di prendere dell’altro tempo.

“No…! Io… non ho ancora…”

“Non ti credo!!” sussurrò lei, scuotendo la testa.

“E allora cosa me lo chiedi a fare??!” alzò la voce lui, punto sul vivo.

“Ma se siete arrivati a scuola insieme…!!” ribatté Rina, guardandolo acutamente “La sei andata a prendere a casa, non è vero…?!”

Il detective non rispose e, all’improvviso, sentì il bisogno di slacciarsi il nodo della cravatta: in quel maledetto sgabuzzino faceva sempre più caldo!

“ALAN…!!!” inveì lei, scuotendogli le spalle. Il compagno si sentì mancare il fiato… sembrava ripetersi esattamente la scena di due giorni prima![3] Rassegnato, abbassò gli occhi, arrossendo…

“Sì…!” rispose, in un soffio.

“Lo vedi?! Ti sei già messo con lei, solo che non riesci a confessarmelo! Dove sono finiti il tuo coraggio e la tua maturità?”

Il tono vagamente sprezzante di quella domanda gli fece rialzare il capo. La sua dignità, a cui teneva più della vita, lo esortava a difendersi: “Aspetta: non è affatto così!! È che io… sto solo provando a… conoscerla meglio… per…”

“Ma se sono anni che le dai la caccia e che ci litighi a scuola!! Cos’altro hai bisogno di conoscere…?”

Nella sezione più bassa dell’organismo, tutti i tecnici lanciarono uno sguardo molto significativo al loro capo… il quale, alzò le braccia e protestò: “Io non ho detto niente!”

Il ragazzo deglutì ancora, tergendosi la fronte sudata e balbettando: “Ecco, io…”

“Naturalmente l’avrai anche baciata più volte, no?” chiese ancora la bionda, ritrovando il tono ironico.

“Beh, vedi…”

“E quindi, a questo punto, saprai anche chi bacia meglio delle due, no?!”

*Che sfacciata!* commentò mentalmente Marlowe.

*Che dritta!* lo imitò Watson.

“Ma cosa di…”

“No…?” sussurrò lei, con voce suadente, abbracciandolo e avvicinando le sue labbra morbide con decisione...

“Porca miseria” mormorò Chandler, leggendo il responso degli analizzatori “questo è Vanity n° 7!”[4]

“Attenua gli olfattivi più che puoi, Gus: per l’amor di Dio!!” gridò Marlowe.

“Ci provo…!!” rispose il capo della Sensitiva *Ma non garantisco niente…!* pensò.

“Aspe… Ri…” tentò di fermarla lui.

“Mmm…” mugolò lieve la fanciulla, assaporando voluttuosamente la sensazione di quel bacio, molto più profondo dei precedenti. Non passarono pochi secondi, che i sensori tattili di Chandler segnalarono il contatto delle lingue…

“Accidenti” saltò su Sam Spade, gettandosi sul comunicatore intersezionale “Centrale Operativa da Genetica: siamo sotto attacco!! Situazione DEFCON 4…!”

“Metta al massimo gli inibitori, Spade” rispose A1 “Kirby, cerchi di allontanarla, anche se con delicatezza!”

Per tutta risposta, si videro le braccia di Alan che, pur tremanti, avvolgevano dolcemente il corpo di Rina…

“Niente da fare, signore” rispose il capo della Motoria “abbiamo già perso il controllo muscolare: il sistema centrale l’ha già passato a quelli di sotto!!”[5]

Lew Harper imprecò e cambiò canale al comunicatore: “Genetica, la situazione…?”

“Siamo a DEFCON 3. Inibitori al Massimo!”

Dopo aver giocato a lungo con la sua lingua, la ragazzina finalmente si staccò, permettendo ad Alan di respirare e dire: “Rina, sa… sarebbe meglio smetterla…!”

“No” mormorò lei, di rimando, mentre lo ubriacava col suo languido sguardo “stavolta non ti lascio scappare…!!”

“Ma io… mmm…”

La ragazza tornò a baciarlo… e, a un certo punto, quelli di Chandler percepirono come una forte scossa elettrica, quando la sua piccola mano calda s’insinuò sotto la camicia di lui…

“È un attacco in piena regola” gridò, ormai isterico, il capo della Neuro “lo sapevo…!! LO SAPEVO…!!!”

“Chandler: devii più impulsi che può sugli shunter” ordinò il Coordinatore “presto…!!”

“Sono già tutti impegnati, signore” rispose il capo della Sensitiva “ma non potranno reggere per molto: quell’assatanata ci sta sparando una miriade di ferormoni!”[6]

“Centrale da Genetica: siamo a DEFCON 2” avvertì Spade “3 inibitori su 5 fuori uso!”

“Ri… Rina… ti pre… ti prego… fi… finiamola qui…!” continuava a balbettare il ragazzo, pur non potendo evitare di ricambiare i suoi baci e le sue carezze.

“No, Alan… ti amo…” rispose  lei, ansimando. Era già riuscita a fargli cadere per terra la giacca, gli aveva abbassato le bretelle e ora gli stava sfilando una manica della camicia “…ti desidero…! “insisteva, con dolce irruenza “Ti voglio…!!”

Ormai il contatore del Coefficiente Relazionale stava per superare i 1800 punti… i membri della Neuro erano come paralizzati dal terrore, sapendo che, se si fosse arrivati all’amplesso, Rina Takamya avrebbe raggiunto la quota di 2290: quasi 300 punti oltre la soglia del livello passionale. A quel punto, blocco relazionale o meno, per Lisa Haneoka, in arte Seya, non ci sarebbe stata più alcuna speranza![7]

“4 inibitori su 5 fuori uso” annunciò ancora la voce di Spade “DEFCON 1, DEFCON 1…!!!”

“È la fine…!” mormorò Tim Murdock, sconsolato.

Quell’annuncio, preludio alle più serie conseguenze, fece riscuotere il suo superiore dal proprio momentaneo shock catalettico. Da vari secondi, Marlowe stava fissando con estremo interesse un cavo rosso che scorreva lungo la parete strumentale… era il condotto che portava gli impulsi percettivi, provenienti dai filtri psichici (che li avevano separati da quelli emotivi) verso l’elaboratore sensuale, atto a pilotare gli apparati riproduttivi!

Il terrore di sentire l’imminente annuncio di Spade “DEFCON 0: raggiunto climax!”, al quale avrebbe fatto seguito una situazione veramente imbarazzante, fece perdere la testa al povero Marlowe che, senza riflettere ulteriormente, si precipitò sul cavo suddetto e lo strappò dai ritegni con tutta la forza della sua disperazione!

Il fido Murdock ebbe appena il tempo di gridare “Signore, che cosa fa…??!!” che una scarica di notevoli proporzioni accecò l’intero personale presente in camera di controllo, mentre il rumore veniva parzialmente coperto dal grido di dolore del loro disgraziato responsabile. Subito dopo gli amperometri e i manometri presenti nella sezione di Spade si azzerarono pressoché istantaneamente, mentre il pannello indicante il raggiunto grado di eccitazione tornava contemporaneamente alla rassicurante posizione di “DEFCON 5”…

Mentre Murdock, aiutato da un collega, prestava al suo capo i primi soccorsi, un terzo assistente neurologico si preoccupava di estinguere un principio d’incendio, subito scaturito fra i pannelli strumentali vicini al cavo tranciato.

Dopo essersi assicurato che le condizioni di Marlowe non erano critiche, A1 si affrettò a chiedere un rapporto a Spade: “Genetica da Centrale: quali sono le vostre condizioni? Rispondete…!”

Dopo alcuni istanti di teso silenzio, arrivò questo piatto messaggio: “Emissione scongiurata” rispose il capo-sezione Spade “tutti gli apparati sul riposo!”

 

***

Dopo avergli levato del tutto la camicia (Alan non usava portare la canottiera, perché le bretelle lo infastidivano, premendo sulle spalline), Rina continuò ad accarezzare il giovane e robusto torace del ragazzo, mentre con l’altra mano si era sciolta il papillon, liberata della giubba dell’uniforme e ora si stava slacciando i bottoni della camiciola… quando, ad un tratto, si accorse che le braccia del suo bello non la stringevano più!

Abbandonò allora le sue labbra e lo fissò con perplessa contrarietà. Sulle prime accarezzò la speranza che la subentrata rigidità di Alan si dovesse al “timore della prima volta”… ma poi si accorse purtroppo del suo sguardo spento e dell’assenza di ogni tremore.

“Tesoro…” sussurrò “…che cosa c’è…?”

Lo dovette scuotere affettuosamente più volte, affinché ritrovasse la parola: “Rina, io…” scosse la testa “…non posso. Mi… mi dispiace…!”

La ragazza ebbe allora una fitta al cuore. Non tanto per essere “andata in bianco”, quanto per aver capito, senza possibilità di appello, che la loro storia era già finita.

Era chiaro che Alan le voleva molto bene: glielo aveva detto e anche più volte dimostrato… ma solamente come a una cara amica. Non avrebbe mai potuto diventare l’uomo della sua vita, poiché la sua anima gemella portava un diverso nome: Lisa Haneoka!

Lui stesso ci aveva provato a corrispondere i suoi sentimenti: si poteva anche dire che aveva fatto del suo meglio! Era stato inoltre molto bello che si fosse sforzato di ricambiarla, in quanto sentiva che lei lo meritava… perché era giusto premiare il suo affetto, la sua lealtà e la sua sincerità. Cessando quell’assurda competizione con lui nel cercare di batterlo nella caccia a Seya e mettendo così a nudo i suoi veri sentimenti, Rina Takamya era riuscita a guadagnarsi la sua stima ed il suo affetto. Ma l’amore no… quello non sarebbe mai riuscita a guadagnarselo. Perché, nel profondo del suo animo, Alan Daiki Asuka desiderava, con tutto il suo essere, amare la persona che gli aveva - in tutti i sensi - rubato il cuore!

Se anche Rina fosse riuscita a conquistarlo con la seduzione, avrebbe commesso un errore madornale perché, in questo modo, avrebbe sì avuto al suo fianco un uomo gentile e devoto, ma col cuore che sarebbe sempre appartenuto a un’altra donna e che avrebbe sempre sanguinato perché il suo proprietario non si sarebbe trovato accanto a lei!

Sotto quel petto, bello e sbocciante, che stava con gioia per offrire alla vista del suo amato, la povera ragazza avvertiva uno spasimo atroce. Ma sapeva, nel contempo, che non sarebbe stato giusto umiliare sé stessa nell’accettare un uomo a metà. Lei meritava di averne uno intero, uno che l’avrebbe guardata senza remore di sorta, come il giovane detective poteva guardare la ladra Saint Tail!

Un po’ per sollievo, un po’ per vergogna, lacrime nuove solcarono il visetto grazioso di quella fanciulla, che lentamente tornò a stringere il compagno in un tenero abbraccio affettuoso che venne, come tale, sinceramente ricambiato.

“Perdonami, Alan…!! Sono… sono stata una stupida… una pazza!! Ti scongiuro… perdonami…!”

Lui scosse ancora la testa, accentuando la stretta delle sua braccia nude: “Non ho niente da perdonarti… i sentimenti sono sacri, quando sono sinceri. E i tuoi lo sono, Rina!”

La giovinetta singhiozzò: “Grazie, Alan…! Io… ti voglio tanto bene! Tanto…!!”

“Anch’io, Rina, credimi. E te ne vorrò sempre. Potrai sempre contare su di me!”

“Lo so… l’ho sempre saputo! Scusami per quello che è successo oggi… e promettimi che…”

“Non temere: non uscirà da questa stanza, te lo giuro!”

“Grazie, amore mio…!” disse lei, abbandonandosi col mento appoggiato alla sua spalla.

“Di nulla, amica mia. E perdonami tu, se puoi…!” concluse lui, dandole infine un bacio sulla fronte.

 

***

Mentre i due ragazzi si ricomponevano in silenzio, Lew “A1” Harper poté finalmente asciugarsi il copioso sudore che gli colava dalla fronte e cercare di spegnere la tensione.

*Questa è andata* pensò, soffiando come un mantice *e adesso, auguriamoci che miss velo da sposa ci faccia la grazia di aspettare almeno lunedì, prima di sferrarci anche lei un attacco del genere…!*

Tuttavia il provato Coordinatore sapeva di non poterci contare più di tanto…

 



[1] La bocca.

[2] Cfr. il 6° capitolo del fumetto (Cherry Blossom).

[3] Vedi capitolo 25.

[4] Un profumo ancora più pericoloso di Seduzione Notturna n°3 (v. cap. 28), prodotti sicuramente entrambi dalla famiglia Takarada (cfr. il capitolo 15: Una magia di Snow Drop)!

[5] Quelli di sotto sarebbero… beh, ormai l’avrete capito!

[6] Ogni sensitiva umana dispose di un certo numero di derivatori, in grado di trattenere una limitata quantità di impulsi sensuali verso la Genetica. Lo scopo è chiaramente quello di permettere alla Neuro e alla Cerebrale un controllo adeguato sulle azioni dell’organismo. A beneficio di chi ha letto La storia segreta dei SISAS, chiarirò che tali dispositivi sono in pratica degli ASD “naturali” aventi però un’efficacia molto, ma molto minore rispetto ai famigerati dispositivi creati da Jerry Humper, della Moroboshi Human Being Corp…!

[7] Ma la cosa che forse terrorizzava maggiormente il piccolo detective, era quella di entrare a far parte della famiglia Hiwatari (chiedere spiegazioni a Lord Martiya)!

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Capitolo 32
*** Una nuova amicizia? ***


Capitolo 32: Una nuova amicizia

Capitolo 32: Una nuova amicizia?

 

C

on passo tanto deciso quanto permeato d’ansietà, Lew A1 Harper, Organic Coordinator dell’organismo asukiano, entrò nella camera del controllo emotivo, dove trovò il capo-sezione della Sensitiva, Chandler, affiancato da alcuni suoi tecnici e altri della Neuro, mentre esaminava la condizione di alcuni apparati, sicuramente molto importanti. Mancava naturalmente il titolare, Marlowe, ancora completamente incosciente.

Lo stato degli impianti non si presentava nella maniera migliore, come testimoniavano parecchi quadranti col vetro protettivo sbriciolato e l’annerimento dei vari pannelli protettivi. Il Coordinatore rimase un istante con le mani dietro la schiena a osservare l’espressione nettamente preoccupata del responsabile sensitivo, poi si fece coraggio e gli rivolse la parola: “Coraggio, Gus: mi dica tutto!”

Il subordinato si voltò e fissò il volto del superiore: “C’è ben poco da dire… e non sono buone notizie, purtroppo!”

“Ragione di più per non farle aspettare… avanti!”

“Signorsì! In breve, l’azione del signor Marlowe (avventata quanto opportuna) nell’interrompere il canale fra Neuro e Genetica per evitare che l’organismo perdesse il controllo durante l’attacco sensuale della signorina Takamya, ha generato un ritorno d’energia impulsiva verso il sistema di filtraggio dei segnali percettivi.[1] Questo sovraccarico è stato inevitabilmente assorbito dai cross-over… e li ha messi completamente fuori uso!”

Harper squadrò il subordinato, domandandogli freddamente: “Si tratta di un danno irrimediabile…?”

“Fortunatamente no” sospirò il capo-sezione “però ci vorrà parecchio per rimettere in sesto il sistema. Nel frattempo…”

“Sì…?”

“…non potremo più incanalare nessuna informazione ai due elaboratori… e ciò significa che, né le memorie, né le percezioni di qualunque soggetto esterno saranno in grado di stimolare l’organismo. Né in modo emotivo, né in modo sensuale!”

Il Coordinatore corrugò la fronte: “L’incidente ha in qualche modo alterato i Coefficienti Relazionali, per caso?!”

“No, perché, come le ho già detto, il sovraccarico d’energia è stato completamente assorbito dal sistema di selezione e quindi non ha potuto raggiungere l’elaboratore emotivo!”

“Meno male…! Tuttavia, se ho capito bene, ora non siamo più in grado di sollecitare né l’uno, né l’altro. Giusto?”

“Beh, per ciò che riguarda quello emotivo, possiamo inserire un ponticello con le celle di memoria della Cerebrale e coi ricettori della Sensitiva!”

“Bene. E riguardo a…”

Chandler prevenne il superiore scuotendo desolatamente la testa: “Per l’elaboratore sensuale non è previsto nessun sistema di bypassaggio, signor Harper!”

“Ne è sicuro?”

“Sì, purtroppo: ragioni di sicurezza!”

“Si spieghi meglio!”

“Vede…” sospirò il capo della Sensitiva “…il sistema selettivo non esercita solo uno smistamento delle sensazioni verso i due elaboratori… ma svolge anche una funzione attenuante verso i circuiti terminali, in modo da scongiurare reazioni troppo… inconsulte: lei mi capisce!”

“Sì… credo di sì!” rispose A1 passandosi una mano sul mento, con fare imbarazzato.

“Per cui… il canale di alimentazione verso la Genetica potrà essere riaperto solamente quando avremo ripristinato del tutto il sistema di filtraggio!” concluse Chandler.

“Tradotto in parole povere… equivale a dire che, per tutta la durata delle riparazioni, il signor Alan rimarrà completamente impotente! Vero…?”

“È così, signore!” confermò l’altro, con un nuovo sospiro.

Dopo avere masticato una serie di imprecazioni, fortunatamente incomprensibili, A1 tornò a rivolgersi al capo-sezione: “Quanto vi ci vorrà per rimettere in funzione tutta la baracca?”

Chandler fece una rapida riflessione ed emise il suo verdetto: “Una quindicina di ore, più o meno!”

“COSA…?? Quindici ore?!! Gus, ma si rende conto che stasera dovevamo portare fuori la signorina Haneoka?!”

“Lo so, signore!” rispose il subordinato, tenendo gli occhi bassi.

“Ora, non dico che proprio oggi dovessimo necessariamente… concludere! Ma qualche altra A ci scapperà di sicuro… forse anche una B. E non possiamo non essere in grado di rispondere! Come lei stesso m’insegna, le Sensitive femminili, con la loro altissima percettività, non sono facilmente ingannabili! Sarebbe una vera tragedia…! Ci dovete assolutamente riuscire in meno tempo!”[2]

“Non è possibile stringere più di tanto, signore. Quei circuiti sono estremamente delicati: una piccola mossa falsa e rischieremmo di fare dei danni irreversibili!”

“Mi rendo conto, amico mio… ma la gravità della situazione m’impone ugualmente di chiederle - o meglio ordinarle - di ridurre il più possibile questo dannatissimo black-out!”

Gus Chandler tornò a sospirare. Poi rispose, tentennando: “Forse… potremmo anche farcela in dieci ore. Ma non glielo garantisco!”

“Beh, faccia del suo meglio. Ho la massima fiducia in lei, come ben sa. Anche oggi, dopo che il povero Marlowe aveva perso i sensi, ha saputo gestire i messaggi dissuasivi verso la Takamya in un modo veramente impeccabile. Ho fatto bene a passare la grana a lei, invece che a quel pragmatico di Watson!”[3]

“Grazie, capo. Sinceramente, mi stupisco di esserci riuscito: non era neanche il mio mestiere!”

“Non si sottovaluti, Gus: la sua duttilità è piuttosto nota, qui dentro! Sono sicuro che, anche per risolvere l’attuale emergenza, nessuno potrebbe farlo meglio di lei!”

“La ringrazio di nuovo, signore. Nondimeno, mi sento in dovere di ribadirle che sarebbe molto saggio rimandare l’incontro con miss Haneoka!”

“L’appuntamento non è assolutamente procrastinabile, Chandler” scosse la testa il Coordinatore “in quanto al resto… beh, stasera vedremo di limitarci alle semplici effusioni. Sicuramente, a Marlowe questa dilazione non spiacerà… ma tenga conto che le nostre simpatiche controparti potrebbero anche decidere diversamente, in proposito!”

“Oh, via, signore: stiamo parlando della signorina Lisa: una ragazzina così per bene! Non credo proprio che…”

“Ha forse dimenticato di chi si tratta? Sotto le innocenti manine di Haneoka, si nascondono pur sempre le grinfie di Saint Tail!”

Realizzando ciò che il suo capo gli stava dicendo e soprattutto ricordandosi chi c’era a dirigere la Sensitiva della controparte, Chandler rabbrividì.

“Ho capito, signore” disse, scattando sull’attenti e salutando “in questo caso, ci faremo in quattro!”

“Allora ci conto!” ribatté A1 dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Dopodiché, abbandonò la stanza per andare a sincerarsi delle condizioni di Marlowe.

“A noi due, Serena” esclamò il capo della Sensitiva asukiana, rimboccandosi le maniche del camice “puoi star sicura che non ci arrenderemo senza combattere: la tua assistita dovrà sudarsi anche questa vittoria. Ci puoi scommettere…!”

***

“Takamya, Asuka: perché questo ritardo…?” domandò severamente l’insegnante ai due ragazzi, non appena rientrarono in classe.

“Mi perdoni” rispose Rina, ostentando un deciso rossore in faccia “sono dovuta andare in bagno!”

“Capisco. E tu, Asuka…?”

“Io non ho scuse, madre… stavo parlando con un amico di un’altra classe… e non ho fatto caso alla campanella. Sono veramente mortificato!”

La suora sospirò, voltando gli occhi al cielo. Poi replicò, aspramente: “Bene, ma che non si ripeta più. Ai vostri posti e aprite il libro di testo!”

Una volta al banco, Alan si affrettò a lanciare uno sguardo verso Haneoka e la vide fissare la biondina con estrema attenzione. Rassicurata dall’aria tutt’altro che spavalda della rivale, la fanciulla fissò il suo ex-inseguitore con aria interrogativa (diremmo meglio inquisitoria)… Rip Kirby portò con noncuranza la mano destra del ragazzo davanti alla bocca e fece poi roteare l’indice per trasmettere il messaggio seguiranno spiegazioni… al che, la sua omologa Rosanna Speedy fece aggrottare la fronte di Lisa per trasmettere il messaggio di ritorno sarà meglio per te!

Il detective sospirò stancamente e cercò, con poco successo, di concentrarsi sulla lezione.

All’intervallo, come udì il suono della campanella, scattò in piedi fulmineo e si diresse verso i banchi dei suoi compari abituali…

“Ehi, ragazzi… andate in mensa?”

“Che ti prende, Al?” ribatté un ragazzo dai capelli castani “Stamani, le tue belle non ti hanno rifornito?”

Il tale aveva posto la domanda con marcato accento ironico. Si diceva avesse un debole per Ryoko e che temesse, prima o poi, di vedere anche costei cadere vittima del fascinoso Humprey Bogart della classe!

Lui non ci fece - o non volle - farci caso: “Negativo: forse hanno esaurito le provviste! Venite o no?”

“Beh… veramente pensavamo di mangiare in cortile!” rispose il ragazzo castano, mantenendo un’espressione impassibile.

A questo punto, più conciliante, intervenne un secondo compagno: “Però, Ken, magari si potrebbe…”

“Ok, fate come vi pare…!” taglio corto Alan, voltando loro la schiena e dirigendosi verso l’uscio. L’amico di Ken si rivolse a quest’ultimo con tono di rimprovero: “Ma che ti è preso, da trattarlo così…?”

L’altro emise uno sbuffo, poi seguito da un sospiro: “Hai ragione, Yusaku, sono stato uno stupido… è che l’altro giorno mi ha dato sui nervi: tutte le ragazze con gli occhi puntati su di lui…!”

“Non mi sembra, però, che noialtri maschi li tenessimo puntati altrove” puntualizzò ironicamente il compagno “dai, non preoccuparti: non m’è parso che lo sguardo di Ryoko fosse più intenso rispetto alle altre!”

“Che vorresti, dire…? Ti proibisco certe insinuazioni!!”

“Del tipo che saresti un po’ geloso?”

“T’ho detto di smetterla…!!”

“Okay, okay… a patto che, adesso, tu venga con me a pranzare con Alan. D’accordo?”

Ken borbottò qualcosa tra i denti e poi acconsentì. Seguendo con lo sguardo i due che uscivano dall’aula, ormai praticamente vuota, Lisa non poté trattenersi dal commentare a bassa voce: “Ragazzi… non sanno fare altro che scappare…!”

“Hai proprio ragione, sorella!”

La ragazza sussultò e volse di lato la testa, trovandosi al cospetto della Takamya.

“Rina…!! Che… che cosa vuoi…?”

“Solo darti un buon consiglio… se ti degnerai di ascoltarlo!”

Colpita da quelle inaspettate parole, Lisa fissò il volto della rivale, sorpresa di non trovarvi stampato sopra il solito sorrisetto beffardo. La compagna di classe mostrava invece un’espressione malinconica che, per strano che fosse, la rendeva decisamente più gradevole! In aggiunta, i suoi begli occhi scuri apparivano sinceri quanto tristi…

“Di… dimmi pure!” la incitò allora Lisa, dolcemente.

La biondina prese un respiro profondo: “Se vuoi veramente bene ad Alan… e voglio credere che sia così… sbrigati a prendertelo! Prima che lo faccia qualcun’altra!”

Haneoka dovette contrarre i muscoli facciali per impedire alla sua bocca di spalancarsi. Ma datosi che già era mezza aperta, si sforzò di modellarla in un sorriso.

“Qualcun’altra? Per esempio tu…?”

Dina distolse lo sguardo, spostandolo verso le finestre. Lisa rabbrividì, quando vide la sua “nemica” tergersi furtivamente una lacrima.

“Io?” rispose, con voce tremula “Io non ho più nessuna speranza… se non di averlo come amico. L’ho capito stamattina!”

Lisa ebbe un altro sussulto, stavolta ben più marcato: “Rina…!! Dove… dove l’hai portato, quando siamo arrivati a scuola?” gridò, con voce allarmata “Che cosa gli hai fatto??”

Rina tornò a guardarla con un’espressione ancora più malinconica: “Non è successo niente, Lisa… fidati! Altrimenti non sarei qui a dirti queste cose. Ti pare?”

“Ma… allora significa che… tu avresti…” chiese l’altra, con voce sempre più alterata, spalancando i suoi occhioni blu.

“Sì, ci ho provato” rispose Rina, senz’altri preamboli, appoggiando le mani sul banco di Lisa “però mi è andata male! E lo sai perché?”

“Sentiamo!!” rispose lei, stringendo i pugni e guardandola in cagnesco.

“Perché ha già scelto te, Haneoka” spiegò Rina, con gli occhi oramai lucidi “avrei dovuto forzarlo…!”

“Dì piuttosto violentarlo, dannata sgualdrinella!!!” ruggì immediatamente Virginia Breed “Signora” si rivolse alla sua Coordinatrice “desidero rispondere per le rime, a quella… quella…”

“Stia calma” la frenò, benevola, Lana Orion “non lo vede che sta piangendo?”

“E non ho voluto farlo, Lisa… perché io… io, gli voglio bene…!!” concluse la biondina, soffocando un singulto.

L’ex Ladra Saint Tail sentì svanire completamente quel poco di sdegno che aveva iniziato a crescerle dentro. Si alzò dal suo banco e, senza alcuna esitazione, abbracciò lentamente la compagna…

“Anch’io ti voglio bene, Rina…!” le sussurrò all’orecchio.

“Non è vero…!!” sussultò a sua volta la ragazza, cercando di svincolarsi “Lasciami!! Non voglio la tua pietà…!”

“Non è pietà” rispose Lisa, tenendosela stretta, suo malgrado “credimi, ti prego!”

La Takamya tornò a guardarla in volto e si commosse nel vedervi un bellissimo sorriso che, lungi dall’esprimere trionfo, era invece semplicemente affettuoso.

“Come… come posso crederti?” tentennò “Dopo tutto quello che ti ho fatto? Dopo che ho cercato di smascherarti per dividerti da Alan…?!”

“Facevi solo quello che credevi giusto… come me! E poi, anche quando hai saputo chi ero… avresti potuto farmi arrestare. E non l’hai fatto!”

“Sì, ma…”

“Sei una brava ragazza, Rina… e anche molto buona” le carezzò una guancia “e io dovrei rinunciare alla tua amicizia?” il viso della ragazza rossiccia mutò in un’espressione di sfida “Beh, puoi anche scordartelo…!”

Alla biondina scappò da ridere: “Che vorresti fare, adesso?” chiese, passandosi il dorso della mano sugli occhi “Conquistare anche me, dopo avere acchiappato Alan…?!”

“Sì, se fosse possibile! Ma dato che preferisco i ragazzi… mi accontenterò di diventare la tua amica del cuore… sempre che tu lo voglia, naturalmente!”

Rina Takamya ammutolì, guardando quella ragazzina che aveva cominciato a detestare fin da quando l’aveva conosciuta e che poi, con l’andare del tempo, dopo aver cominciato a sospettare la sua doppia identità, era quasi arrivata ad odiare e ad ammirare contemporaneamente. Mentre ora doveva finalmente convincersi di essere arrivata addirittura a volerle bene…

“Sei veramente diabolica” commentò, con tenera ironia “ottieni sempre quello che vuoi, eh?! E va bene” sospirò, infine “hai vinto tu, Seya…” le porse la mano “…amica mia…!”

Con di nuovo sulla faccia il più caldo dei sorrisi, l’altra le gettò letteralmente le braccia al collo, scoppiando poi addirittura in singhiozzi per la gioia.

“Ehi, ehi… calmati, adesso, lacrima facile” esclamò l’ex-nemica, imbarazzata “smettila, su…!”

“Rina…! Oh, Rina… grazie!! Ti voglio tanto bene, sai?”

“Lo so, lo so” rispose l’altra, con tutta sincerità, sfregandole la schiena “e anch’io te ne voglio, dannata santarellina! Ma adesso basta così… vedi di seguire il mio consiglio, piuttosto!”

“Cioè…?” chiese Lisa, perplessa.

“Ah, andiamo bene! Hai già dimenticato quello che ti avevo detto? Se ci tieni ad Alan, sbrigati a fare la tua mossa, prima che qualcun’altra lo faccia al posto tuo!”

“Ma… chi potrebbe mai…”

“Che ne so? Magari qualcuna con meno scrupoli di me, che potrebbe veramente arrivare fino in fondo…!”

Lisa fu scossa da un brivido e si affrettò a guardarsi intorno…

“Dov’è andata, Sayaka…?” esclamò, con viva preoccupazione.

Subito dopo, le due amiche si scambiarono uno sguardo di piena e reciproca condivisione mentale.

 



[1] Che alimentano contemporaneamente sia i circuiti neurologici che quelli genetici (per maggiori delucidazioni, vedasi il capitolo 19 de La storia segreta dei SISAS).

[2] Anni fa, mentre aspettavo il mio turno per una visita oculistica, lessi in una rivista (ovviamente femminile) che l’uomo, sessualmente parlando, stava alla donna quanto il fiammifero alla caldaia… avrei voluto leggermi con calma tutto l’articolo, ma purtroppo arrivò il mio turno!

[3] Come avrebbe invece prescritto il Regolamento Biologico.

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Capitolo 33
*** Un tranquillo pranzetto ***


Capitolo 33: Un tranquillo pranzetto

Capitolo 33: Un tranquillo pranzetto

 

E

rano trascorsi solo pochi secondi da quando Alan si era seduto al tavolo col vassoio del pasto davanti, che una voce, soave quanto decisa, gli chiese: “Posso sedermi qui, sempai…?”

Il ragazzo rialzò gli occhi, per incontrare quelli blu cobalto di miss velo da sposa

“Oh, no…!! Ci mancava solo lei, adesso!” esclamò sbigottito Gus Chandler alzando la testa dal complicato schema del sistema selettivo. Il pavimento della camera del controllo neurologico era ingombro di congegni di vario tipo: alcuni ricambi nuovi di zecca, ancora avvolti nei loro imballaggi e altri in pessimo stato, prelevati attraverso le aperture, scoperte dai rimossi pannelli di protezione.

“Ne sei stupito? Con l’esempio che ha dato la biondina, non mi meraviglierei che ne seguissero anche delle altre” commentò, con voce terrea, il “redivivo” Marlowe “anche se speravo che avessero il buon gusto di arrembarci una per giorno, tanto per farci tirare un po’ il fiato…!”

“Io mi sarei stupito della tregua, invece” dichiarò, sarcastico, il Coordinatore Harper “va bene, a questa ci pensiamo noi. Lei, Gus, continui il suo lavoro come se niente fosse. Venga, Phil: alla postazione vocale!”

“Sì, signore…!” rispose il capo della Neuro, sospirando stancamente.

I due si recarono nella camera del controllo sensitivo, pronti a gestire i messaggi coi quali tenere a bada la terza “pretendente”.

“Ah… Sayaka! Beh, ecco…”

“Ti disturbo, forse?” chiese l’ultima “erede” della principessa Rosa, ostentando una voce quasi neutra.

Alan inspirò lentamente col naso, cercando di rimanere abbastanza impassibile. Sarebbe stato semplice rispondere un brutale Sì! o un più diplomatico Scusa, ma vorrei stare da solo! Ma, com’era ormai risaputo, quando si trattava di offendere i sentimenti (femminili) altrui, il determinato detective diventava estremamente debole.[1] Per di più, i 946 punti che l’elaboratore emotivo accreditava ancora a Sayaka, non gli consentivano niente del genere.

“Ma no, cosa dici? Accomodati!” rispose allora, facendole cenno.

“Grazie!”

Sayaka appoggiò il suo vassoio, si sedette e cominciò a servirsi con una grazia veramente impeccabile. Si vedeva come appartenesse all’alta società!

Normalmente, un tale atteggiamento avrebbe irritato il giovane investigatore, abbastanza prevenuto verso gli esponenti delle classi abbienti (troppi arricchiti disonesti aveva visto smascherare da Seya) ma con quella fanciulla era diverso. I suoi modi, poi, non ostentavano affatto superbia, ma soltanto un’elegante raffinatezza (e gli stessi modi di Lisa non erano tanto diversi, in fondo).

“Oggi ti vedo in forma, sempai!”

*Beata te…!* ribatté mentalmente il ragazzo, ridendo sotto i baffi che non aveva.[2] Ma poi rispose, con noncuranza: “Ah, sì? Trovi?”

“Sì, sì… mi sembra che tu stia decisamente meglio!”

“Beh, grazie. Hai ragione, non c’è male!”

Dopo mezzo minuto di silenzio, la ragazza tornò alla carica: “Senti, Alan… posso farti una domanda…?”

Il ragazzo la guardò di sottecchi, versandosi da bere: “Personale?”

Le guanciotte di Sayaka si tinsero leggermente di rosso.

“Personale…!” si rispose da solo il giovane, vuotando poi tutto d’un fiato il bicchiere.

“Se ti disturba tanto, ne faccio a meno…!” rispose lei, con tono un po’ piccato.

“Oh, ci mancherebbe! Chiedi pure… poi però non vi dovete lamentare, se si dice che la curiosità è femmina…!”

“Ehi, complimenti, Phil” commento Harper, compiaciuto “vedo con piacere che si è ripreso bene!”

“Sto ancora da cani, invece! Fortunatamente per il nostro assistito, quella sciacquetta mi stimola in modo particolare…!”

Il Coordinatore sorrise, divertito dal tono del suo responsabile emotivo, per l’occasione stranamente simile a quello di Watson: “La capisco: farsi sedurre da Haneoka sarebbe almeno una resa onorevole. Dalla Takamya sarebbe ancora accettabile. Ma dalla Shinomya sarebbe ridicolo!”[3]

“Giustappunto, capo!”

“Se te la faccio” gli occhi di Sayaka mandarono un lampo “è perché questa… femmina… tiene molto a te. Pensavo lo avessi capito…!” polemizzò, con la voce già leggermente aspra. Marlowe dovette ordinare a Wolfe di deglutire.

“Sì… certo che lo avevo capito. Continua!”

“Io… beh, vorrei tanto sapere… cosa ne pensi di… di Haneoka, ecco…!”

La ricezione della domanda arrivò in perfetta sincronia con l’inghiottimento del boccone. Superfluo aggiungere che i trenta secondi successivi furono spesi per liberare la trachea dal medesimo!

“Più forza, Rip… più forza!” gridava disperatamente Tracy, dalla Cardiaca.

“Ah, la vedo male, la vedo…!” commentò il responsabile della Motoria, agendo con decisione sui comandi del diaframma. Fortunatamente, l’osservazione di Kirby era puramente sarcastica e l’inconveniente fu presto superato.

Alan bevve un po’ d’acqua e si forbì a lungo la bocca col tovagliolo, tanto per prendere tempo. Quindi le rispose: “Cosa ne penso di… beh…” ultimo colpetto di tosse “…mi… mi piace… un po’…!” concluse, alla vista dello sguardo poco rassicurante della sua commensale.

“Ah, ma guarda” ribatté costei, ostentando un sorrisetto ironico “è molto strano, però!”

Wolfe comandò, sospirando, altre due deglutizioni.

“Come sarebbe a dire, scusa?!” le domandò poi Alan, risentito.

“Beh, che tu le piacessi era già chiaro da tempo… però sembrava proprio che ti stesse cordialmente antipatica. Mi sbaglio…?”

“Ingenua, la ragazzina” commentò A1, con un sogghigno “non lo sa che l’amore non è bello se non è litigarello?”

“Eh, se lo sa…! Non si faccia incantare da quella educanda, signore!”

“L’importante è che non si faccia incantare lui, caro Phil!” puntualizzò l’altro.

Il capo della Neuro accusò un brivido, prima di poter riprendere la concentrazione.

“Non ti sbagli, in effetti” rispose il detective, volgendo uno sguardo leggermente obliquo alla sua graziosa interlocutrice “non nego che, dapprincipio, mi stesse sui nervi con la sua aria da santarellina! Ma poi, con il tempo… sai com’è, no?” le fece un sorriso vissuto.

“No. Com’è…?” rimpallò lei, con voce piatta.

“Ahi, è un osso duro!!” commentò Harper. Il suo collega Daniel Carnaby, Coordinatore dell’organismo di un certo Shinji Ikari, avrebbe senz’altro definito quella risposta come ayanamica!

“Tim” gridò il povero Marlowe, nel comunicatore “portami subito il manuale sui rapporti interpersonali, presto!!”[4]

Il fido coadiutore comparve pochi attimi dopo, recando il prezioso vademecum.

Dopo averlo sfogliato convulsamente, mentre Murdock glielo reggeva, il disperato capo-sezione lanciò il successivo messaggio: “Quando… si approfondisce la conoscenza di una persona… si possono scoprire le sue qualità… e il giudizio su di lei non può che migliorare!”

“Capisco…! E quali sono le qualità che hai scoperto, in lei…?”

“Accidenti… adesso sta proprio esagerando!” sbottò il Coordinatore.

“Lasciamola fare” rispose tranquillamente Marlowe, con una strana luce negli occhi “questo atteggiamento potrebbe farle perdere parecchi punti!”

“Mah… se non ne ha persi la Takamya, con quell’attacco…!”

“Stavolta non ci saranno gli ormoni di Spade ad aiutarla in questo senso, signore” osservò giustamente il responsabile emotivo “nemmeno se gli saltasse addosso pure lei!”

“Già, è vero…!” rispose A1, sollevato *Sai la figuraccia, però!* rifletté, subito dopo.

Kirby portò inevitabilmente la mano destra alla nuca del ragazzo…

“Beh, la sua gaiezza… la sua bontà d’animo… e poi…”

“E poi è molto carina! Vero, sempai?”

Per poco Alan non si tranciò un dito con il coltello… ma poi si fece forza e continuò a tergiversare: “Certo che è carina” Marlowe ebbe un guizzo “è molto carina… ma mai quanto te!”

Lew Harper guardò il suo neurologo con la faccia deformata dal più vivo stupore. Era forse diventato matto?

Con un cenno, Marlowe si affrettò a rassicurare il superiore: “È una mossa tattica, signore: se la figliola non è scema, dovrà ben capire l’ironia! Il C.R. del signor Alan si abbasserà di parecchio e così ci leveremo di torno anche miss velo da sposa!”

“Spero proprio che abbia ragione…!” sospirò A1, non del tutto convinto.

I due si misero quindi a fissare con attenzione il display visivo per scorgere nello sguardo di Sayaka la traccia di un eventuale turbamento: un segnale qualsiasi che palesasse la sua conseguente delusione. Ma gli occhi della fanciulla dai capelli color ebano non manifestarono il più piccolo trasalimento e le sue morbide labbra si schiusero in un sorriso che non sembrava avere niente di fasullo…

“Grazie, sempai” replicò “sei sempre molto caro!”

Il capo della Neuro masticò un’imprecazione, ma dovette accusare il colpo.

“E tu sempre molto gentile!” rispose, borbottando, il poveretto.

“Figurati! Posso farti un’altra domanda?”

Harper e Marlowe si scambiarono uno sguardo. Il secondo, fatttosi comunicare il livello relazionale del soggetto, dovette convenire che 904 punti erano ancora eccessivi per mandarla a quel paese!

“Come no!” rispose Alan, versandosi ancora da bere.

“Chi preferisci, fra Lisa e Saint Tail…?”

Stavolta il malcapitato rischiò letteralmente di strafogarsi! Fissò poi la sua pretendente, che lo guardava con aria estremamente risoluta… e fu preso da un moto di panico.

“È… è così importante per te, saperlo?”

“Molto, sempai!”

Il giovane annuì, lentamente: “Già… è naturale!” la guardò allora deciso e tentò l’ultima carta che aveva a disposizione “E… se non volessi dirtelo?”

A questo punto[5] gli occhi di Sayaka divennero lucidi: “Anche questa sarebbe una risposta, Alan!”

Il giovane fu costretto ad abbassare i suoi. Respirò a fondo, sentendosi veramente spossato… che partita estenuante, però!

Era già abbastanza difficile dover scegliere fra tre bellissime fanciulle che si contendevano il suo cuore (e meno male che non erano quattro)… se almeno una di loro fosse stata screditata da qualcosa, come un po’ di ipocrisia! Ma purtroppo - paradossalmente parlando - tutte e tre le ragazze erano sincere. E proprio la sincerità era fra le cose che il “ragazzo speciale” apprezzava maggiormente nel suo prossimo!

“Signore, mi aiuti lei” disse il capo della Neuro asukiana, guardando disperatamente il suo Coordinatore “è gravissimo, da parte mia, lo so! Ma io… io non so proprio più che cosa fare…!”

Harper lo guardò bonariamente: “Non si biasimi, Phil: la capisco bene! Purtroppo la verità è tragicamente semplice: non eravamo preparati a questo!”

“Tacere sarebbe troppo scorretto, ne convengo. E allora?”

“Vediamo…” fece A1, passandosi una mano sulla fronte “…quale risposta, secondo lei, la scoraggerebbe maggiormente?”

Marlowe si coprì la bocca con la mano, meditando.

“Aaah…!!!” esclamò, infine.

***

“Allora, amore mio…?”

Lui rabbrividì a quell’appellativo e la fissò per qualche altro secondo. Poi le rispose, a voce bassissima: “Saint Tail!”

Sayaka chiuse gli occhi. Era finita! Poteva forse avere qualche speranza nei confronti di una “normale” compagna di classe come Lisa… ma contro la misteriosa Seya, la fantastica ladra dalla coda di cavallo, che argomenti avrebbe potuto opporre? A meno che…

Alan aveva appoggiato la fronte sul palmo della mano e fissava pensieroso il suo piatto, ormai vuoto. Si riscosse quando sentì il rumore di una sedia che si spostava. La ragazza si era alzata in piedi e gli rivolgeva uno sguardo triste e spento.

“Ho capito, sempai… a quanto pare, hai già fatto la tua scelta!”

“Credo… credo di sì…!” sospirò “Mi dispiace, Sayaka… davvero! Tu sei…”

“Una povera scema” sbottò la ragazza “e ti ho pure fornito il mezzo per avvicinarti a lei![6] Non c’è che dire: proprio una scema…!!” ripeté, tergendosi rabbiosamente le lacrime.

“Non fare così” esclamò il ragazzo, più scosso di quanto avrebbe voluto “tu… tu sei una ragazza deliziosa. Troverai sicuramente un compagno degno di te. E nulla ci impedisce di restare buoni amici!”

Lei lo guardò più duramente che poteva e scosse la testa: “No, Alan… mi dispiace, ma non ci sto…!”

Lui sospirò e allargò le braccia: “Come preferisci” si alzò anche lui da tavola e aggiunse “ora scusami, ma devo andare…!”

“Guarda che non hai capito, sai?”

“Come…?” sussultò lui, rivoltandosi.

“Io non mi arrendo, sempai. Non ancora! Vedremo se quella ladruncola saprà lottare, per averti… io lo farò!!”

Il detective rimase a bocca aperta. Guardò in viso la ragazza: le sue guance erano ormai sul rosso accesso, accentuato dal loro luccichio e i suoi occhi blu cobalto esprimevano una determinazione assoluta. Approfittando infatti del suo sbigottimento, si avvicinò e gli stampò un tenero bacio a fior di labbra.

“Lei non ti amerà mai come me” sussurrò “mai…!!!”

Soffocando volutamente i singhiozzi, si diresse verso l’uscita con passo fermo e veloce.

“Sayaka…!” mormorò il povero Alan, sfiorandosi la bocca con le dita e sentendo il bagnato delle lacrime, passate sulle sue gote.

Probabilmente sarebbe rimasto lì per un bel pezzo, se non si fosse accorto della presenza dei suoi due compagni, ai quali aveva chiesto se volevano pranzare con lui, alla mensa…! Malauguratamente quei due bietoloni avevano declinato l’invito per poi ripensarci in un secondo momento e adesso stavano impalati davanti a lui, sforzandosi di non perdere la presa dei loro vassoi (che sembrava pesassero una tonnellata) con l’aria di due astronomi che avessero appena assistito all’esplosione di una supernova!

Il nostro eroe, ritrovata d’un colpo tutta la sua dignità, raddrizzò la schiena, si strattonò i lembi della giacca e si avvicinò minacciosamente a quegli importuni. Piantò loro addosso uno di quei suoi famosi sguardi che trapassavano l’acciaio inox e gli impartì un ordine perentorio: “Voi due non avete visto niente!! Intesi…?”

 

***

Il capo della Neuro abbandonò la camera del controllo percettivo, trascinandosi fino alla sua sezione, dove accese il display delle relazioni interpersonali. Quando lo strumento rispose ai suoi comandi, dovette purtroppo constatare che il C.R. di miss velo da sposa aveva riguadagnato quota e toccava ora i 963 punti…!

“No” disse il Coordinatore “decisamente, non è andata come avevamo sperato…!”

Al povero capo-sezione venne invece in mente la frase del suo collega Watson, quando gli aveva chiesto: “Non ce l’hai scritto, sui tuoi manuali, che le acque chete sono, in realtà, le più scatenate?[7]

Nel frattempo la squadra di Chandler era sempre intenta a lavorare sul circuito selettivo.

“Come andiamo?” chiese A1 al capo della Sensitiva.

“Per ora, nessun intoppo, ma sarà una cosa lunga. Non so se per mezzanotte avremo finito!”

“Proprio nessuna speranza di riuscirci entro l’ora dell’appuntamento?”

“Negativo, signore. Mi rincresce!”

Il Coordinatore mugugnò qualcosa e posò una mano sulla spalla di Marlowe: “Phil… come ho detto al suo collega, non ritengo molto saggio rimandare l’appuntamento di stasera con la signorina Haneoka. Ma se lei lo ritiene necessario…”

Il subordinato scosse la testa: “No, signore” rispose, deciso “vorrà dire che ci limiteremo all’amore platonico!”

A1 sorrise soddisfatto e gli diede una pacca sulla stessa spalla: “In tal caso, l’ordine è confermato. Stasera, alle otto, davanti a casa Haneoka!”

“Ricevuto e compreso, signore!” annuì Marlowe.

 



[1] Con l’ovvia eccezione di Lisa, prima di conoscere la verità…!

[2] E che forse si sarebbe fatti crescere, giusto per far dispetto a Kai Hiwatari, che gli aveva detto che a suo padre “stavano da schifo”!

[3] Tengo a precisare che non concordo affatto con questo giudizio, abbastanza ingiusto nei confronti del personaggio in questione.

[4] Cfr. il capitolo 21.

[5] Non ho voluto scrivere finalmente perché sarebbe stato troppo crudele!

[6] Sta ovviamente parlando dello specchio.

[7] Vedi capitolo 12.

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Capitolo 34
*** I panni si lavano in famiglia ***


Capitolo 34: I panni si lavano in famiglia

Capitolo 34:  I panni si lavano in famiglia

 

“C

he ore sono, papà…?”

“Le sette e mezzo, figliolo!”

“Umh… bene, grazie!”

“È bella questa giacca, sai?”

Alan finì di allacciarsi la cravatta nuova, che faceva ovviamente pendant con la giacca, acquistata nel primo pomeriggio in uno dei migliori negozi della città. Si avvicinò al genitore e la prese dalla sue mani per indossarla.

“Sì, non c’è male…!”

Il buon Heiji Asuka rimase seduto sul bordo della vasca da bagno, osservando il suo ragazzo che si guardava velocemente allo specchio.

“Ah, come passa il tempo! Mi sembra ieri quando ti vedevo uscire di casa col grembiulino, il fiocchetto azzurro e il panierino, con la mamma che ti accompagnava all’asilo!”

“Papà, per favore…!!” protestò il giovanotto, arrossendo vistosamente.

“Scusami, non volevo imbarazzarti… ma quando un padre vede il proprio figlio uscire per il suo primo appuntamento galante, ci rimane sempre un po’ spiazzato. Ci si sente un pochino più vecchi, sai?”

Alan grugnì, annuendo comunque comprensivo. In realtà, l’imbarazzo non centrava proprio nulla. Era che, ogni volta che qualcosa o qualcuno gli richiamava il ricordo della madre, uno spasimo di malinconia lo attanagliava immancabilmente all’altezza del cuore. Aveva appena tre anni quando la signora Asuka era morta e di lei ricordava talmente poco da conservarne più rimpianti che nostalgie. La cosa aveva sempre preoccupato non poco il responsabile della sua Emotiva, poiché essendo quello materno il primo tipo di amore che si riceve da una donna, una lacuna del genere avrebbe sempre creato una situazione di svantaggio nel gestire qualunque relazione con qualsiasi esponente dell’altro sesso… e, come tutti abbiamo visto, le preoccupazioni di Philip Marlowe non erano state per nulla infondate!

I due uscirono dal bagno e scesero le scale che portavano al piano di sotto.

“Beh, io andrei…”

“Buona serata! Ah, a proposito…”

“Che c’è?”

“Non mi hai nemmeno detto chi sia la fortunata. La conosco?”

“Credo… credo di sì… è una mia compagna di classe!” rispose il ragazzo, cercando di restare sul vago.

“Ah, ma certo” Heiji ebbe un guizzo “si tratta di Rina, allora! E bravo il mio Alan: stai puntando alto, eh?!”

Quella battuta non gli piacque per niente: “Sei fuori strada, ispettore” affermò, categorico, corrugando le sopracciglia “non è lei!”

“Davvero… e allora chi? Forse quella ragazza alla quale la ladra Saint Tail aveva rubato il velo da sposa mandatole dagli Hiwatari?”[1]

Dick Tracy dovette procedere a un’abbondante espulsione d’aria… suo padre, in fondo, era fatto così: pur facendogli sentire la sua dovuta e costante attenzione, o non gli chiedeva mai nulla, principalmente per mostrargli nei fatti la fiducia che riponeva nella sua precoce maturità, oppure si mostrava - quelle rare volte - particolarmente inquisitorio!

“Fuori due. Ritenta e sarai più fortunato!”

L’ispettore rimase un po’ punzecchiato da quella battuta. Non capiva se il figlio volesse semplicemente scherzare o se invece non gradisse confidarsi con lui!

Allargò le braccia: “Mi arrendo, allora: chi è? Sempre che tu me lo voglia dire…!”

Il giovane ebbe allora una punta di rimorso per la diffidenza inconscia provata verso il genitore. Con un sorriso forzato (stavolta sì dovuto all’imbarazzo) si decise a soddisfare la sua curiosità: “Beh… si tratta di… di Lisa Haneoka. Sai, quella compagna alla quale davo spesso ripetizioni di matematica e…”

“Aaah… sì, sì! Mi ricordo di averla vista, una volta. Però, hai davvero del buon gusto! Buon sangue non mente… eh, eh!”

“Sì, va beh…!”

“E poi… un momento: non è anche quella che ti ha ospitato a casa sua, quella notte del temporale?!”

Blackie Wolfe segnalò un leggero rimescolio dei succhi gastrici… Alan sperava proprio che il padre si fosse scordato di quell’episodio!

“Beh… in effetti sì!” confermò, dopo un po’ di esitazione.

“Senti, senti” l’ispettore Asuka si lisciò delicatamente i suoi baffetti alla Errol Flynn “ma allora è una cosa seria!”

“E dagli, col terzo grado” sbuffò, stizzito, Marlowe “ma lo sa che adesso non è in servizio, quel benedetto uomo?!”

“Deformazione professionale, credo!” commentò Tim Murdock.

“Curiosità morbosa, dico io!”

“E meno male che la curiosità era femmina!” ribatté nuovamente l’assistente, alludendo alla battuta che il suo capo aveva fatto pronunciare ad Alan per “smontare” - invano - l’intraprendente Sayaka Shinomya.[2]

“Uff, che stress!!” si sfogò il responsabile della Neuro.

Conscio di non poter nascondere la cosa ancora per molto, il bravo figliolo si rassegnò a confessare: “Sì… credo proprio di sì!”

“Ah, sia ringraziato il cielo!” esclamò l’ispettore. Al che, il ragazzo fece una smorfia e rimpallò: “Adesso non montarti la testa, papà… e, per favore, non venirmi fuori col desiderio di avere presto dei nipotini e…”

Heiji rise di gusto: “Non preoccuparti, non c’è nessuna fretta. E poi il mio sollievo deriva da ben altro!”

“Di che stai parlando…?” si informò Alan, corrugando la fronte.

“Beh, vedi… durante tutto il tempo in cui hai dato la caccia a Saint Tail, ho sempre temuto che tu… sì, insomma… ti potessi innamorare di lei e che…”

Alan tagliò corto con un gesto della mano: “…e che, per tale motivo, non riuscissi a catturarla… lo, so, lo so!” bofonchiò pensando che, dopotutto, suo padre sarebbe andato sicuramente d’accordo con una nuora come Rina Takamya!

Ma il padre scosse la testa, sorridendo: “Adesso sei tu fuori di strada, figliolo: il motivo non è questo!”

“Ah… e allora di che si tratta?” Alan sbirciò l’orologio, impaziente di varcare la soglia di casa per sottrarsi a quell’interrogatorio, stringente quanto imprevisto.

“Se proprio lo vuoi sapere… temevo che… potesse succederti la stessa cosa che una volta è successa a me!”

La mano del ragazzo si bloccò sulla maniglia del portone. Rassegnato all’idea che avrebbe dovuto correre come un fulmine per non giungere in ritardo, non volle tuttavia rimanere con quel dubbio: “Perché, papà? A te cos’era successo…?”

Stavolta fu Heiji che esitò: “Possiamo anche parlarne in un altro momento: non vorrei farti fare tardi al tuo primo appuntamento!”

“Allora potevi tenere la bocca chiusa. Ora parla!”

Non badando volutamente a quel tono irrispettoso, l’ispettore si mise le mani in tasca e fissò decisamente il figlio: “Tu lo sai che… diversi anni fa ero stato incaricato di arrestare la famosa ladra Lucifer, vero?”

Di fronte a questo contropiede alla Fabio Cannavaro,[3] Alan deglutì.

“Sì… lo so…!” rispose, in un soffio.

Già, lui lo sapeva bene… e non era forse quello uno dei motivi che a suo tempo lo avevano spinto ad accettare la sfida con Seya, di cui peraltro ignorava il rapporto di parentela con la precedente “collega” inseguita dal padre?

“E allora?” lo incalzò “Non mi dirai che te n’eri innamorato anche tu…?!”

Anche…?” chiese il padre, con la massima attenzione.

L’ago del galvanometro adrenalinico, tuttora privo del vetro protettivo frantumatosi in precedenza, sbatté per l’ennesima volta sul fermo del fondo scala.

*Finirà bene per rompersi, quell’affare…!* si disse Murdock.

“No, dicevo…” Wolfe fece eseguire una deglutizione “…dicevo per semplice ipotesi!” specificò, gesticolando.

“Beh, in effetti non te l’avevo mai detto” disse il padre, accendendosi una sigaretta con nonchalance “ma, dal momento che stai diventando un uomo… è forse giusto che ti metta al corrente” tornò quindi a fissarlo “la risposta è sì: me n’ero innamorato!”

“Tale padre, tale figlio” commentò Marlowe, con il capo appoggiato sulle palme delle mani “come aveva detto, prima? Buon sangue non mente!”

“Se non altro, non potrà rimproverare ad Alan la sua… debolezza, signore!”

“Già… forse aveva ragione quel reporter da strapazzo, dopotutto: siamo proprio nati con la camicia!”

A questo punto, quasi dimentico di avere un appuntamento (il più preoccupato di questo era ovviamente Parker, per via delle possibili ed energiche reazioni di Haneoka) il figlio dell’ispettore incrociò le braccia e appoggiò la schiena alla porta di casa.

“Toglimi una curiosità, papà…” disse, con un sorriso lievemente beffardo “…se tu fossi riuscito a catturare Lucifer, pur essendone innamorato… che avresti fatto di lei?”

Heiji Asuka (o Asuka Sr., se vogliamo chiamarlo così)[4] soffiò lentamente il fumo dalla bocca e tornò a guardare la sua progenie con espressione decisamente malinconica: “Intendi chiedermi se l’avrei arrestata?”

“Proprio quello!”

L’ispettore parve riflettere, lasciando vagare lo sguardo per un istante: “No, non credo che sarei riuscito a farlo! Ed è per questo che…”

“Che…?”

“…che rinunciai all’incarico di inseguirla, quando mi resi conto che il mio interesse per quella donna stava diventando qualcosa di… incompatibile con la professione che amavo e alla quale non intendevo rinunciare!”

Il giovane deglutì ancora…

“Hai mai… saputo chi fosse…?” domandò poi.

Heiji lo fissò di nuovo e scosse la testa: “No. Stavo quasi per riuscirci, credo… ma forse non ho voluto… perché allora, tu capisci, avrei dovuto arrestarla per forza, se tenevo un minimo al mio onore di detective” il suo rampollo impallidì paurosamente, ma suo padre parve non farvi caso “perciò ho preferito dare un bel taglio netto… e lasciare che le nostre strade si dividessero definitivamente!”

Alan tornò faticosamente a deglutire. Sapeva esattamente cos’avrebbe voluto chiedergli ora, ma il panico dell’incertezza lo tratteneva.

“Forza, Marlowe, non esiti” lo esortò il Coordinatore Harper “il nostro amico non potrà affrontare l’incontro con la nostra amica, attanagliato da un dubbio del genere!”

Il capo della Neuro annuì, tergendosi il sudore dalla fronte e procedette.

“Senti, papà…”

“Sì…?”

“Mentre inseguivi la ladra Lucifer… tu eri… innamorato anche di… qualcun’altra…?”

Il padre l’osservò di sottecchi per un momento, poi andò a spegnere la sigaretta sul portacenere dello scrittoio che arredava il vestibolo della casa.

“Sì e no!” rispose.

“E questo che significa…?” chiese Alan, perplesso.

“Beh… a quel tempo conoscevo effettivamente una ragazza… una mia ex-compagna di università. Eravamo stati molto amici… cioè, io la consideravo solo un’amica - anche se, effettivamente, mi piaceva molto - mentre lei provava per me qualcosa di più! Infatti mi chiese di metterci insieme e io… beh, accettai. Ma quando terminammo gli studi ed entrai alla scuola di polizia, mentre lei iniziava a fare l’insegnante, i nostri impegni finirono con l’allontanarci. E poi, quando entrai in servizio… non so… forse, inconsciamente, la scoraggiai!”

“E perché?” chiese il figlio, esitando.

“Perché, anche se non l’amavo quanto lei, non volevo si mettesse con un uomo che avrebbe anche potuto perdere per i rischi della sua professione. E poi… beh, ci fu la storia di Lucifer…”

Il povero Alan era combattuto dal desiderio di fermare suo padre, in contrasto con la volontà di apprendere tutto ciò che poteva fargli sapere. Alla fine prevalse quest’ultima e lo incalzò: “Allora, quando… la storia con Lucifer è terminata… cos’hai fatto…?”

“Forse lo hai già capito, ragazzo mio” gli disse l’ispettore, con un sorriso dolceamaro “ho finito per tornare da lei… dalla mia compagna di studi. Abbiamo ripreso a frequentarci, ci siamo innamorati… cioè, anch’io mi sono finalmente innamorato di lei… e poi…”

“Poi…?” chiese il ragazzino, dopo altre due deglutizioni di Wolfe, mentre Marlowe faceva il possibile per limitare i tremiti che lo scuotevano.

“…poi ci siamo sposati. E, dopo sei mesi, se nato tu!” concluse suo padre, sorridendogli amabilmente.

Alan chiuse e riaprì due o tre volte gli occhi: “Ma… ma allora lei era…”

“Sì, figliolo: era la donna che ti ha messo al mondo… e che, purtroppo, abbiamo perso dodici anni fa…!” Heiji Asuka fece qualche passo per avvicinarsi al figlio e gli posò una mano sulla spalla “Per questo sono contento di vederti sicuro dei tuoi sentimenti. E se accetti un consiglio da amico… da uomo a uomo, insomma… stai attento a non commettere il mio stesso errore nell’inseguire un sogno impossibile, magari generato da una semplice infatuazione!”

“Ma papà, io…”

“Insomma, se sei veramente sicuro che quella sia la ragazza giusta, per te… non perdere altro tempo e prenditela! Nel dovuto modo, s’intende!” terminò lanciandogli un’occhiata significativa.

Nel dovuto modo…?” disse il capo della sezione Genetica “Che cacchio avrà voluto dire?!”

“Spadeee…!!!” lo riprese l’Organic Coordinator.   

Alan era rimasto ammutolito. Avrebbe voluto ribattere che, per lui, il “sogno impossibile” si era invece avverato… che la ragazza che andava ad incontrare quella sera era effettivamente la stessa che aveva inseguito per anni senza successo e della quale aveva infine scoperto la vera identità, constatando che si trattava proprio di quella stessa persona che, se al contrario si fosse rivelata un’entità differente, sarebbe rimasta sicuramente la rivale più pericolosa della sua sospirata anima gemella dalla lunga coda di cavallo![5]

Ma quello non era proprio il momento… anche perché non sarebbe stato particolarmente simpatico sbandierare la maggior fortuna che aveva goduto rispetto a suo padre!

Si limitò quindi ad abbracciarlo con trasporto: “Grazie, papà… grazie di tutto!”

“Non c’è di che, figlio mio. Adesso vai, però… altrimenti saranno guai con la tua fidanzata!”

Fidanzata?! Alan sussultò. Possibile che le conclusioni dell’ispettore fossero già arrivate a questo punto?

“Hai… hai ragione! Bene, allora vado!” disse infine, aprendo finalmente la porta.

“Bene, figliolo: vai e colpisci: il tuo vecchio fa il tifo per te!”

“Grazie ancora, papà… di cuore!”

“E… abbi giudizio, mi raccomando!” concluse Asuka Sr., alzando bonariamente un dito ammonitore.

“Questa è per lei, Spade!” disse A1.

Piccato, il focoso responsabile della Genetica, fu incapace di accusare il colpo: “Se lei intende modificare le sue disposizioni” ribatté, sarcastico “non ha che da dirmelo, signore!”

“Non si scaldi, amico” rispose il capo, più pacatamente “basta che intervenga solo quando proprio sarà il momento!”

“Ora come ora, la questione è nelle mani di Chandler, non certo nelle mie!”

“Non mi dica quello che so già… Sensitiva, in che stato si presentano le riparazioni?” si informò allora.

“Siamo quasi a buon punto, signore” rispose il capo-sezione “stimo ancora tre o quattro ore!”

Harper fece un rapido calcolo e sospirò: “Neanche interpretassimo la favola di Cenerentola. All’incontrario, però…!”[6]

 



[1] In riferimento alla Fiamme del destino (by Lord Martiya).

[2] Vedi capitolo precedente.

[3] Sempre la mania del calcio…!

[4] E, mai come adesso, si tratterebbe di un nome appropriato.

[5] Sì, forse ha ragione Lord Martiya: forse Alan mangia proprio il quadrifoglio a colazione!

[6] Cioè come se la protagonista avesse dovuto aspettare la mezzanotte per trasformarsi in una principessa!

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Capitolo 35
*** L’ultima scelta ***


Capitolo 35: L’ultima scelta

Capitolo 35: L’ultima scelta

 

A

lan camminava di buon passo verso la villetta degli Haneoka, mostrando tutti i sintomi del giovane innamorato al primo appuntamento: pelle d’oca, brividi lungo la schiena, sudori freddi e farfalle nello stomaco.

A onor del vero, tali sintomi non derivavano precisamente dall’ansia del programma serale, bensì dal precedente colloquio poco prima intercorso col suo “austero” genitore…

*Ma perché l’ho spinto a parlare? Non potevo restarmene zitto, accidenti a me e alla mia testa di cavolo?!*

James Watson accusò il colpo. Lapalissianamente, quella severa autocritica altro non era che un’accusa di Marlowe diretta a lui!

*Come cavolo gli è saltato in testa di dirmi che si era innamorato della Ladra Lucifer e che poi l’ha lasciata perdere per incompatibilità professionale?! Certe volte non capisco se mio padre ci fa o ci è…! Bel modo di far sapere al proprio figlio che sua madre è stata, in realtà, una seconda scelta!*

A quell’ultimo pensiero gli tremarono le gambe e dovette fermarsi per tergersi la fronte sudata, dopo essersi aggrappato a un lampione.

Una domanda piuttosto bizzarra si era insinuata nella sua mente (non è dato sapere se la responsabilità di ciò ricadesse più sull’Emotiva o sulla Cerebrale): cosa sarebbe successo se l’ispettore Asuka avesse operato una scelta meno… razionale? Insomma, se suo padre avesse deciso di dare ascolto ai suoi soli sentimenti e si fosse messo con la donna che era stato incaricato di arrestare, lui, Asuka Jr., sarebbe forse nato da…

In Centrale Operativa ci fu uno scossone piuttosto forte e quasi nessuno riuscì a rimanere in equilibrio!

“Che cavolo ci combina, Kirby?!” gridò adirato A1, nel comunicatore.

“Chiedo venia, signore” rispose il capo della Motoria “ma se la Neuro mi toglie quasi tutta la corrente nervosa, io come ce lo tengo in piedi, il ragazzino?!”

Lew Harper soffiò. Rip Kirby aveva ragione.

“Marlowe, Watson” comunicò “vedete di farlo smettere con questi inopportuni… esercizi mentali!” (evitò di proposito il sinonimo volgare).

“Facciamo il possibile” rispose Marlowe “ma col sistema di selezione ancora in disservizio non è facile indirizzarlo al meglio!”

*Che bella serata che si prospetta!* si disse Harper, accusando anch’egli un discreto brividone.

“Ci penso io, capo” intervenne il responsabile della Genetica “mi è venuta un’idea!”

Benché quell’affermazione non gli suonasse proprio benissimo, A1 rispose: “D’accordo, signor Spade… ma badi bene a quello che fa!!”

“Si fidi di me!”

Dopo qualche secondo, accompagnato da un lungo respiro, Alan si era rilassato.

“Ma che sciocchezza vado a pensare?!” si disse a voce alta “Ogni individuo deriva dalla precisa unione di due gameti distinti! Se mio padre mi avesse fatto con un’altra donna, io non sarei io: sarei qualcun altro!”

*O qualcun’altra…!* stava per venirgli in mente anche questo scabroso pensiero, ma il suo capo emotivo riuscì a bloccarglielo in tempo.

Restava comunque il fatto che sua madre non era stata il primo amore di suo padre, in quanto i suoi genitori si erano innamorati reciprocamente solo dopo che avevano ripreso a frequentarsi, in seguito alla rinuncia dell’ispettore a continuare nell’inseguimento della misteriosa Ladra Lucifer!

La cosa gli dispiaceva un po’, nei riguardi della sua povera mamma… come anzidetto, la ricordava pochissimo, ma in modo sufficiente per avere ancora davanti l’immagine di una persona dolcissima che manifestava continuamente il suo grandissimo affetto sia al figlioletto che all’allora giovane marito.

“Una seconda scelta… tsk!!” borbottò.

Poi si riboccò di colpo…

“Aridagli…!!” imprecò A1 “E adesso cosa c’è, ancora?!”

Stavolta Alan era rimasto quasi impietrito. Un altro pensiero “scomodo” o meglio una rivelazione, gli era apparsa subitanea nel suo tormentato cervello: suo padre aveva infine scelto la seconda donna che gli interessava di più… certo, bisognava vedere se il suo sentimento per quella ladra fosse stato corrisposto (come probabilmente non era) o magari si fosse trattato - come lui stesso aveva lasciato intendere - di una semplice infatuazione.[1] Ciò però non cambiava la sostanza delle cose: suo padre aveva optato infine per la soluzione più comoda!

E che diamine! Ma lui, suo figlio, non era stato lì lì per fare esattamente la stessa cosa, quando aveva cominciato a guardare Lisa con occhi diversi e si era - nemmeno tanto lentamente - avvicinato a lei?! D’accordo che in realtà non era così, in quanto Lisa e Seya erano la medesima persona, ma questo lui lo ignorava quando già s’era reso conto di essere al vertice di un triangolo che si sarebbe poi scoperto solo virtuale!

E non era presunzione: il nostro giovanotto lo aveva capito che anche Haneoka teneva a lui in modo particolare. Anche se adesso era lecito chiedersi se la giovane studentessa amasse il suo compagno di classe in quanto tale o lo amasse come Seya, inseguita dal suo investigatore preferito!

Non che la questione avesse soverchia importanza[2] e sicuramente ne aveva meno di quella reciproca: Alan Daiki Asuka amava Lisa Haneoka in quanto tale o in quanto (ex) Ladra Saint Tail?

*È vero che si tratta della stessa persona* meditò, riprendendo a camminare *ma io non lo sapevo, fino a una settimana fa… quindi c’è poco da fare: è Seya, il mio primo amore!*

Seya. La ladra Saint Tail. La misteriosa codina che gli aveva fatto bruciare migliaia di calorie e consumato ettolitri di adrenalina; che gli aveva procurato tante frustrazioni, ma anche altrettanti batticuori, perché non c’era stato nessun suo saluto beffardo che non fosse stato accompagnato da un affettuoso bacio aereo! E sempre, a voce o per iscritto, era poi arrivata l’immancabile preghiera Continua a inseguirmi sempre! o, meglio ancora Non rinunciare mai a prendermi!

Ecco il punto: lui era stato lì lì per rinunciare, cercando in Lisa quello che vedeva in Seya e mettendo la sua ladra in secondo piano. Aveva quasi abbandonato la sua fantastica avversaria, colei che lo aveva reso felice, che l’aveva aiutato a smascherare tanti subdoli furfanti, che gli aveva più volte salvato la vita.

No… al di là di quello che poteva esserci stato fra la ladra Lucifer e l’ispettore Heiji Asuka, non era affatto giusto imitare suo padre e quindi “tradire” Seya per Lisa. Non era giusto per “nessuna delle due”!

“Sì” si disse infine stringendo il pugno “se ho avuto la forza di scegliere fra Seya e Rina e poi fra Seya e Sayaka… ebbene avrò anche il coraggio di scegliere fra Seya e Lisa!”

Raddrizzò la schiena, si tirò i lembi della giacca nuova e mosse nuovamente con passo deciso verso l’ormai prossima dimora della sua “promessa”.

“Forza, Alan” esclamò “senza paura: andiamo fino in fondo…!”

Nella Centrale del Controllo Emotivo, Gus Chandler alzò la testa dall’apparato che stava esaminando in quel momento e si avvicinò al comunicatore intersezionale: “Hai sentito cos’ha detto, Sammy? Non sei contento?!”

“Non cianciare, lavora” gli rispose di rimando il responsabile della Genetica “altrimenti non andremo proprio da nessuna parte!”

L’altro fece una risatina e tornò ad operare sul componente che stava sostituendo.

***

“Porca miseria, Philip: ti sbrighi a ridurmi questa corrente del cavolo?!” protestò il capo della Motoria.

“Secondo te, cosa starei cercando di fare, razza di fesso?! Battere a scacchi il mio collega della Cerebrale…?”

“Non credo proprio” rispose quest’ultimo “anche perché sarebbe tempo sprecato!”

“E allora datevi da fare, se volete che riesca a suonare questo dannato campanello. E, già che ci siete, fate qualcosa anche per le gambe: lo sto tenendo su collo sputo!”

Finalmente i due addetti succitati riuscirono a ripristinare un decente equilibro fra le emozioni che turbinavano nel corpo del giovanotto e Kirby ebbe finalmente modo di premere il pulsante sopra la targhetta che riportava la scritta “Famiglia Haneoka”.

Trascorsero alcuni secondi lunghi come secoli… poi la porta si aprì e apparve la sua “accompagnatrice”, agghindata con un completo comprendente una gonna marrone chiaro, una camicetta verde oliva con maniche a sbuffo, un fiocco a righine azzurre sulla scollatura, calze di seta nere e due graziosi stivaletti dello stesso colore della camicetta. Indossava inoltre due bellissimi orecchini di cristallo azzurro (in tono con il fiocco sul davanti) e la sua pelle emanava un soave profumo molto… beh, diciamo… raffinato!

“Misericordia” sussurrò Chandler, osservando il responso degli analizzatori olfattivi “nientemeno che Trappola d’Amore n° 6: uno dei più micidiali!!”

*Non vorrà mica fare sul serio, proprio questa sera...?!* si chiese Marlowe, abbastanza preoccupato.

“Ciao, Alan…!!”

“Ciao, Lisa…! Sei… sei molto carina, sai?”

“Grazie… anche tu, davvero!” rispose la fanciulla, alludendo al suo vestito nuovo (uno spezzato di foggia scozzese). Era insolito anche per lei vederlo senza il suo severo look da “agente delle tasse”!

“Que… questi sono… per te!” aggiunse lui, porgendole il mazzo di fiori che aveva acquistato poco prima. Essendo alle prime armi in faccende del genere, si era saggiamente fidato del giudizio professionale della gentile fioraia e aveva fatto più che bene, dal momento che, nello stato d’animo che lo aveva pervaso dopo essere uscito di casa e grazie alla sua inesperienza, avrebbe rischiato addirittura di presentarsi con delle ortiche!

“Sono bellissime, Alan… sei un tesoro!!” esclamò invece Lisa, contemplando quelle bellissime orchidee. Poi si avvicinò per baciarlo sulla guancia e, così facendo, gli provocò un vero e proprio shock! Non per il bacio, si capisce, ma per la vista della sua acconciatura che non aveva notato, vista di fronte.

“Ha la coda!! S’è fatta la coda” gridò il capo della Neuro, agitatissimo. Si volse verso il Coordinatore: “ha visto, signore? La coda…!!”

“Ho visto” rispose A1 con le mani dietro la schiena, ostentando una calma maggiore di quanto non sentisse “ciò significa qualcosa di preciso, secondo lei?” domandò poi al subordinato, fissandolo attentamente.

“Qualcosa di molto preciso, signore: vuole conquistarlo come Saint Tail!”

Lew Harper sospirò lentamente: “Beh, dopotutto è quello che lui voleva, no? Dovrebbe esserne contento!”

“Infatti lo è, signore: lo vede bene” rimarcò, indicando il contatore del C.R. che era arrivato alla quota di 1396 “ma la questione è un’altra… e, se prima avevo dei dubbi, ora non ce li ho più!”

“Allude forse al fatto che…”

“Alludo al fatto che quando Seya vuole qualcosa, se la prende!!”

Suo malgrado, il direttore della “Ripro”, chiamato a rapporto poco prima dal Coordinatore, fu scosso da un forte brivido…

“Cosa le prende, Spade?” gli chiese A1, ironicamente “Si sente male…?”

Questi, punto sul vivo, s’irrigidì sull’attenti e batté i tacchi: “Nossignore, signore! Tutto a posto, signore!”

“Mi fa piacere… e mi auguro che lo sia anche la sua Sezione!”

“Il check-up è stato completato questo pomeriggio: tutti gli apparati in ordine e pronti all’impiego!”

“Bene” rispose A1, tornando a sospirare “e voi, Marlowe?”

Anche il capo-sezione emotivo si mise sull’attenti: “Siamo pronti anche noi, signore: qualunque cosa, succeda, sapremo essere all’altezza della situazione. Glielo prometto!”

“Ottimo” Harper volse infine uno sguardo panoramico alla camera di controllo, ancora parzialmente ingombra degli apparati facenti parte del sistema di selezione dei segnali memo/percettivi “a quanto pare siamo nelle sue mani, Gus… quanto vi occorrerà, ancora?”

“Tre ore circa, signore. Dandoci dentro!”

“E allora, coraggio. Dal canto nostro, noi cercheremo di tenerla a bada il più possibile…!”

 

***

“Era ora che ti decidessi a presentarcelo…!” disse la signora Eimi quando arrivò in salotto per incontrare i due, rivolgendo al ragazzo un tenero sorriso piuttosto materno…

Il giovane investigatore accusò un discreto rimescolio nel sangue. Per la prima volta guardava bene in viso la madre della sua ex-avversaria (nonché incognita ex-avversaria di suo padre) e non poteva evitare di rimanere colpito dalla straordinaria rassomiglianza con la ragazza dei suoi sogni, anche se la bellezza della signora non era esattamente uguale, ma era più… come dire… profonda, intensa!

Il povero Marlowe si affrettò ad abbassare di parecchio la sensibilità dell’elaboratore emotivo, onde impedire che cominciasse inopportunamente a ticchettare, quando il capofamiglia fece “fortuitamente” capolino alle spalle della moglie, esclamando: “Ah… ecco qui, finalmente, il nostro famoso ragazzo prodigio…!”

Pure occupato prevalentemente nella riparazione del sistema selettivo, il “poliedrico” Gus Chandler poté notare in quelle parole una soffusa dose di sia pur benevola ironia, che fece agitare per l’ennesima volta quel disgraziato misuratore di adrenalina.[3]

Blackie Wolfe dovette, come al solito, agire sul comando delle deglutizioni.

“Signor Haneoka…!” disse il giovanotto, porgendo la mano.

“Alan…!” borbottò il padrone di casa, stringendogliela vigorosamente.[4]

“Capo…” Marlowe si era rivolto, nervoso, ad A1 “…ora che gli diciamo…?”

“Beh, qualcosa di consono… per ingraziarcelo un po’, direi!”

“Sono… molto felice di… conoscerla!” disse quindi il ragazzo a Genichiro.

“Mai quanto me” ribatté quest’ultimo “sono lusingato che il miglior amico di mia figlia sia un giovanotto di così grande talento!”

Alan arrossì: “Gra… grazie! Lei è veramente molto gentile!”

“Non c’è di che… e così, tu sei proprio il figlio di Heiji Asuka?”

“Sì, signore!”

“E come sta il nostro bravo ispettore? Sempre in gamba, eh…?”

“Beh… se la cava, signore!” rispose l’altro, in tono asciutto.

“Mi raccomando, salutacelo tanto!” ribadì Eimi, sorridendo.

C’era qualcosa di strano dietro a quel sorriso (per fortuna Chandler era troppo occupato per poterlo esaminare attentamente): “Non mancherò, signora!”

“Eh, già… è proprio un gran brav’uomo, il nostro ispettore.  Un vero difensore della legge: tenace, accanito…”

“Caro” lo interruppe la consorte, dandogli una gomitata secca nella schiena “forse fanno tardi!”

“Ah, ma certo…! Bene, bene” borbottò il marito, a malincuore “andate pure, allora!”

“Sì, andate” ribadì la signora, strizzando l’occhiolino a Lisa, in risposta al suo sincero sguardo di gratitudine filiale “e divertitevi!”

“Fate attenzione, però, eh…?” si raccomandò il padre, che aveva storto un sopracciglio all’ultima parola della moglie “E non fate troppo tardi, mi raccomando!”

“Dai, papà” sbottò Lisa “non siamo più dei bambini…!”

“Appunt…” stava per rimpallare Genichiro. Ma Eimi lo bloccò in tempo con un’altra gomitata.

“Stai tranquillo, tesoro: la nostra Lisa è in buone mani. Vero…?”

Punto sul vivo, il ragazzo annuì allo sguardo fiducioso ma, nel contempo, raccomandevole della signora: “Si fidino di me: la riporterò a casa prima delle undici!”

“D’accordo, Alan” rispose Eimi, tornando a sorridergli “buona serata!”

“Grazie, mamma… noi andiamo” la ragazza afferrò velocemente il berretto e la borsetta, colorate in tono col vestito e trascinò letteralmente per la manica il suo accompagnatore fuori dalla porta.

***

“Da questa parte, signorino: le abbiamo riservato il tavolo migliore!” disse ossequiosamente il maître.

“Grazie. Vieni, cara!” rispose Alan conducendo la sua graziosissima accompagnatrice.

Dopo averli fatti accomodare e dopo avere preso le ordinazioni, il capo-cameriere s’inchinò e tornò verso le cucine. Il sommelier, che lo accompagnava, stappò lo Champagne, riempì i due calici, poi si inchinò anche lui, prima di ritirarsi.

“Come mai sei così nervoso?” domandò Lisa al suo cavaliere, notando che quest’ultimo continuava ad allontanare e ad avvicinare continuamente le posate alle stoviglie.

“Nervoso? Chi, io…?! Ma no!!” ribatté lui, cercando invano di darsi un tono.

“Alan…!” lo rimproverò lei, rivolgendogli un sorriso dolcemente materno, del tutto uguale a quelli che gli aveva rivolto la signora Eimi. Il detective sospirò, rassegnato: a quella femmina non si poteva nascondere assolutamente nulla![5]

“Va bene, hai ragione… in effetti credo di esserlo un  po’!”

“E come mai?” domandò lei, posando graziosamente il capo sulla palma della mano destra, mentre continuava a sorridergli.

Approfittando del fatto che si trovava seduto, Dick Tracy riuscì ad abbassargli la pressione quel tanto da non farlo arrossire eccessivamente.

“Beh, sai… dopotutto è la prima volta che porto una ragazza fuori. Non sono abituato, a certe cose!”

“Solo questo…?”

Alan deglutì (l’assistente della Metabolica non ne poteva più di azionare continuamente la leva apposita) facendo del suo meglio per non annegare completamente in quegli stupendi occhioni celesti, che luccicavano alla luce soffusa delle candele, prima accese dal cameriere.

“Beh, no! Vedi, anche prima… coi tuoi… forse non ero ancora del tutto preparato!”

“Oh…!” fece Lisa, abbassando lo sguardo e lasciando che la sua fronte si coprisse col suo ciuffo castano. Alan sussultò: aveva lo stesso identico aspetto assunto tutte quelle volte che le era stato di fronte come Seya, attenta a non rivelare la sua identità (e meno male che stavolta il fiocco che le teneva i capelli era verde, anziché nero)!

“Ti capisco” aggiunse poi “e mi dispiace se ti sei sentito in imbarazzo!”

“Ma no, figurati… non preoccuparti per questo!”

“Comunque… penso ci sia dell’altro che ti inquieta. Mi sbaglio?”

Adesso aveva intrecciato le mani, appoggiandovi il mento e lo guardava con aria di profonda complicità. Lui si sentì piacevolmente rasserenato.

“Non ti sbagli!” rispose, in un soffio.

“E allora…?” insistette lei, sempre sussurrando.

Alan si indicò la nuca: “Come mai hai messo la…”

La ragazza gli rivolse un sorriso appena percettibile: “Perché… avevo l’impressione che preferissi stare con lei, questa sera!”

Lui corrugò le sopracciglia: “Non capisco: ti avevo pur detto che sarebbe stato meglio se avessimo comunicato come Lisa e Alan!”[6]

“È vero che lo hai detto. Però, quando mi hai visto, prima… ti si sono illuminati gli occhi dalla gioia!”

“Cavolo…!!” esclamò Marlowe.

“C’era da aspettarselo” commentò Chandler mentre supervisionava il rimontaggio di un pannello protettivo “con la Sensitiva di Seducy non si scherza!”

“Cretinate” bofonchiò Watson, dal canto suo “il guaio è che quel minchione non impara e non imparerà mai!”

“Buono, Watson. Buono…!” lo ammonì il Coordinatore.

Sulle prime, Alan non seppe che rispondere e tenne gli occhi leggermente bassi. Poi mormorò: “Forse… forse hai ragione tu…!” si riscosse “Lisa, io…”

La giovane donna scosse lentamente la testa, accentuando il suo dolcissimo sorriso: “No, amore: va bene così!”

“Ma…”

Lei lo bloccò ponendogli un dito sulle labbra: “È lei che ti ha conquistato… è lei che ti ha ridato il sorriso. Perciò è giusto che questa sera la dividi con lei. D’accordo?”

Alan rimase un po’ soprappensiero, prima di ritrovarsi ad annuire: “Se… se lo dici tu… d’accordo” portò allora la sua attenzione ai due calici spumeggianti e levò il proprio “beh, allora… cin cin… Seya!”

“Cin cin, Alan!”

I calici tintinnarono dolcemente.

“Alla sfida più bella della mia vita” aggiunse il detective, rialzando il bicchiere “alla mia meravigliosa avversaria!”

“Al mio fantastico segugio” rispose la ladra, imitandolo “anzi, al mio eroe!”

Bevvero. Forse fu anche colpa dell’alcool… ma, dopo pochi istanti, assunsero entrambi il colorito di un pomodoro maturo!

“Miseriaccia, Dick: la pressione…!!” imprecò Marlowe.

“Si consoli, capo” intervenne Murdock “la signorina non è più pallida di lui: guardi piuttosto il livello del C.R.!”

Il contatore stava arrivando in quel momento a 1438 punti…

“Non male. Ma ne restano ancora 352 per raggiungere la biondina!”

“E allora andiamo avanti, signore!”

Il capo della Neuro lanciò uno sguardo obliquo al suo fido coadiutore, poi gli mollò una pacca sulla spalla: “Hai ragione: avanti tutta!”

Nel frattempo erano arrivati i primi e i due, come per un tacito accordo, si misero silenziosamente a mangiare.

“Buona?” chiese lei, dopo un po’, tanto per rompere il silenzio.

“Sì, molto!” rispose lui.

Trascorse qualche altro minuto…

“Che silenzio” disse ancora Lisa (anzi, Seya) “sembra che non abbiamo più niente da dirci!”

“O che non sappiamo da dove cominciare!” rispose Alan.

“Già… e pensare che avevo tanto desiderato questo momento… un incontro dopo la verità, voglio dire. Poterti parlare senza nascondere più niente, a cuore aperto! E adesso che lo posso fare… non so più che cosa dire! Non è buffo?”

“Può darsi” sospirò il ragazzo “ti confesso che è così anche per me…! Ma forse dipende dal fatto che ormai ci siamo già detti tutto. Non a parole, magari… ma con lo sguardo e con il cuore, certamente sì!”

Un telepatico brivido scosse contemporaneamente le membra di Philip Marlowe e di Virginia Breed.

“Penso tu abbia ragione!” ribatté Seya, riprendendo a mangiare, mentre Alan la fissava in silenzio.

“Ti sta divinamente quella coda…!” dichiarò il ragazzo, dopo un po’.

Lei trasalì e lo guardò, perdendosi nei suoi occhi, pressoché incantati. Abbozzò un sorriso  e replicò: “Come se fosse la prima volta che la vedi!”

“Mi sono chiesto spesso il perché di quell’acconciatura!”

“Beh, era comoda durante il mio… lavoro!”

“Uhm… così lunga? Mah…!”

“Poi sapevo che ti piaceva” aggiunse allora lei, maliziosamente “no…?”

“Eufemisticamente sì. In realtà, ne ero come ipnotizzato!”

L’ex-antagonista tornò a sorridergli, per poi farsi leggermente seria: “Sai? Quelle volte che riuscivi ad arrivarmi molto vicino mentre mi rincorrevi, avevo sempre una certa paura che me l’agguantassi!”

Lui scosse la testa: “Non avrei mai potuto farlo!”

Ancora uno sguardo malizioso: “Ma non volevi catturarmi a tutti i costi?”

“Non così, però!”

“E allora come…?”

In quella domanda c’era sicuramente lo zampino di Calamity Trapps, con l’ausilio dell’ineffabile Serena Seducy che lanciò verso il povero detective una valanga di ferormoni.

Il suo malcapitato omologo, che stava effettuando una sorta di pre-collaudo “in loop”[7] del circuito di filtraggio, si beccò una scarica tale che avrebbe impressionato persino l’equipe di Moroboshi! 

“Ti venisse un accidente, Serena” sbottò Chandler, incavolato “meno male che avevo i guanti…!!”

“Mi chiedo cosa ci aspetterà, quando avremo finito!” domandò, preoccupato Peter Finch, uno dei suoi migliori assistenti.

“Zitto e lavora!” lo redarguì il capo.

Alan guardò perplesso la sua “codina” e scosse ancora la testa: “Mah… ora come ora, non saprei...!”

“Lei lo sa, capo?” non seppe resistere a chiederlo un assistente della sezione più inferiore.

Ma Spade non parve divertirsi: “Ridi, ridi…! Se l’amico Gus non riesce a ridarci l’alimentazione in tempo, vedrai che razza di smacco: sarà peggio di tutti quelli che la codina ci ha rifilato, messi insieme…!”

L’assistente rabbrividì.

“Non lo sai eh?” chiese con immutata malizia la fanciulla, una volta che i camerieri ebbero portato i secondi.

“Deglutire!” ordinò ancora una volta Wolfe.

Imprecando, il suo povero assistente mise ancora mano alla leva linguale!

Conscio di dover dire qualcosa, il “nostro” farfugliò la prima frase che gli venne in mente: “Beh… penso in un modo piacev… insomma, simpatico…!”

“Depressione, Dick!” comunicò Marlowe, osservando il suo galvanometro.

*Speriamo che non scivoli sotto il tavolo!* si disse il responsabile cardiaco.

Lisa sospirò, concentrandosi sul suo piatto: “Quello che so io… è che avevo una paura folle che, prima o poi, tu riuscissi a prendermi davvero!”

“Credevo che, in fondo, lo volessi…!” ribatté Alan

“Sì, ma avevo troppa paura della tua : se tu mi avessi odiato, avrei finito di vivere…!”

Colpito da quelle parole, il detective sospirò, riflettendo.

“Non ti nascondo che, quando ho scoperto la tua vera identità, una certa rabbia, all’inizio, l’ho provata! Ma, per fortuna, le circostanze mi hanno dato il tempo di pensare, prima di rivederti… e così ho potuto comprendere le tue ragioni!”

Seya si terse una lacrima furtiva: “Ti sarò sempre grata per questo, Alan!”

“Come difensore della legge non ti approvo, bada” l’avvertì, alzando la forchetta “ma, come amante della giustizia, ti capisco!”

Lei sospirò: “Non sempre la legge difende la giustizia, tesoro!”

“Purtroppo e così!” replicò lui, versandosi da bere.

“Tutti quegli oggetti che ho sottratto non appartenevano ai loro possessori” insistette la ragazza “ma a persone buone e deboli che erano state raggirate!”

“È vero” replicò lui, in tono conciliante “tutti gli oggetti… con una eccezione, però…!” concluse, ammiccando.

Seya sbarrò gli occhi: “E quale?”

“Uno ce n’era che apparteneva - legittimamente - al suo possessore. Ma tu l’hai rubato lo stesso!” spiegò il detective, con noncuranza.

“Ma di cosa stai parlando…?!”

“Di questo qui!” rispose lui puntandoci il manico della posata.

Dopo un attimo di smarrimento, l’adorabile ladruncola capì che il suo cacciatore non intendeva affatto riferirsi alla cravatta… e comprese. Ma Virginia Breed non si fece cogliere impreparata: “Hai ragione, caro! Ma cerca di capire: tu non volevi darlo a nessuna…”

Quella risposta, pronunciata con un tono di voce dolcissimo, lo lasciò completamente spiazzato. Ma l’ex-ladra non aveva ancora finito…

“…e sarebbe stato un vero peccato lasciare nel suo freddo involucro un prezioso cuoricino come quello!”

“Hai…” altra ennesima deglutizione “…hai sempre ragione tu, eh…?!”

“Non sempre” ribatté lei, strizzando l’occhio “quasi!”

“Lo spero… e poi non pensavo di essere così freddo!”

“Vedrai che non lo sarai più, tesoro…!” dichiarò Seya, alzandosi in piedi.

E così, una di fronte all’altro, favoriti dalle ridotte dimensioni del tavolino, i due piccioncini si scambiarono un bacio talmente dolce da garantire un incremento del livello relazionale di ben 190 punti, tale da farlo arrivare alla quota di 1628.

***

“C’è un’arietta deliziosa” disse Lisa, all’improvviso “non trovi?”

“Davvero!” rispose Alan, tranquillamente.

Il silenzio tornò a calare fra i due, interrotto solamente dal cantare dei grilli che popolavano le aiuole del giardino D. Terminata la cena, avevano passeggiato a braccetto per diversi isolati della cittadina, fin tanto che i loro passi li avevano (inconsciamente?) condotti nel luogo dove, una certa sera, era svanito l’incubo per il giovane detective di avere, per tutto quel tempo, dato la caccia a un travestito![8]

Un po’ per la stanchezza della camminata, un po’ per altri motivi, avevano deciso di mutuo accordo di riposarsi su una panchina, la quale stava praticamente di fronte a quell’orologio sopra il quale si era appollaiata Saint Tail quando gli aveva - con somma gratitudine di Sammy Spade - svelato l’arcano.

Dopo un bel po’, la ragazza si rassegnò ad essere lei a rompere il ghiaccio per l’ennesima volta. Era sempre così che andava la faccenda: lasciatisi ormai definitivamente alle spalle i loro famosi litigi, ogni volta che si trovavano insieme, il ragazzo aveva sempre bisogno di essere sollecitato, per poi dimostrarsi un loquace, arguto e piacevole interlocutore… salvo ammutolirsi, se la conversazione doveva interrompersi, una volta che potevano riprenderla. L’ex-ladra non aveva ancora capito a cosa attribuire questo strano fenomeno: alla timidezza, alla riservatezza o a qualche cosa d’altro?

“Alan…?”

“Sì…?” si scosse quest’ultimo, interrompendo le sue osservazioni astronomiche.

“Cosa stai cercando? La cometa di Graham?”[9]

“Spiritosa… dimmi!”

“Sei felice…?”

Un sorriso beato gli arrivò fin quasi agli angoli della bocca: “Felicissimo! E tu…?”

Lei volse a sua volta lo sguardo verso il cielo stellato: “Anch’io… quasi!”

Alan corrugò le sopracciglia: “Quasi…?! Perché…?”

Non ricevendo risposta, mise una mano sulla sua, rimanendo stupito da quanto era calda.

“Lisa, c’è qualcosa che non va…?”

Lei si volse a guardarlo, mostrandogli un sorriso malinconico. Poi disse: “Rina mi ha raccontato cos’è successo, stamattina!”

Blackie Wolfe osservò con sgomento la zona di prelievo nutrizionale prosciugarsi quasi completamente.

“MA PORCA D’UNA VACCACCIA DI QUELLA SOZZA…!!!” imprecò Marlowe, non riuscendo a impedirsi di dare un calcio alla sua consueta signorilità.

“E ti pareva!!” commentò beffardamente Watson “Non c’è niente da fare: le femmine, rivali o no, si coalizzeranno sempre contro i maschi!”

“Mentre il contrario non avverrà mai” aggiunse Murdock “tanti auguri al sesso forte!”

“E coglione!” concluse Spade.

“Da… COFF… COFF… davvero??!”

“Davvero. Non ha omesso nessun particolare!”

“Pure…!” commentò, sgomento, Harper.

“Meno male che questo ci fa gioco” intervenne Marlowe “guardate il contatore: questo scherzo è costato a Rina 100 punti. Ora è a 1690!”

“Già, ma noi quanti ne avremo persi, dentro Lisa?” si domandò A1.

“Forse non molti, signore” rispose il coadiutore di Chandler “guardi i suoi occhi: non sembra particolarmente arrabbiata!”

“Caro Finch, è proprio quando una donna non sembra particolarmente arrabbiata che io mi preoccupo…!”

Ma, a quanto pare, Finch aveva ragione, perché Lisa mantenne sempre un’espressione abbastanza serena e Alan ne approfittò per intervenire, dopo aver fatto un’abbondante provvista di ossigeno: “Beh… allora, se ti ha detto proprio tutto… dovresti anche sapere che…”

“…che ti sei ritirato. Sì, lo so!” gli confermò, con un sorriso.

Sentendosi pesare una ventina di chili in meno, Alan rimise fuori tutta l’aria che aveva introitato prima.

“Che dire?” aggiunse lei “Sei stato un vero gentiluomo! Immagino che pochi altri ci sarebbero riusciti…!”[10]

“Ordinaria amministrazione, piccola!” si gasò Spade, alquanto inopportunamente.

“Abbi almeno il pudore di startene zitto, ipocrita” lo contestò Marlowe “perché guarda che se non era per me…”

“State calmi” li riprese A1 “Marlowe, badi bene a quello che gli fa dire, adesso!”

“Sissignore…!”

Dopo essersi allentato la cravatta, Alan rimase a grattarsi la tempia per un lasso di tempo considerevolmente lungo. Poi mormorò: “Non nego di volerle ancora abbastanza bene, tutto sommato. Però tu…”

“So anche questo” lo interruppe Lisa, prendendogli anche lei la mano “me lo ha detto lei stessa!”

Il ragazzo rimase interdetto: “Ah…!” esclamò, poi “E cos’altro ti ha detto…?”

“Che ti vuole bene” rispose, accarezzandogli una guancia “e io le credo. Adesso le credo! E sai? Anch’io gliene voglio!”

“Mi fa molto piacere” sorrise “è bello che diventiate amiche” altro sospirone “beh, allora è tutto a posto, no…?”

Mai come in quella circostanza, per tutti i membri interni dell’organismo umano maschile di Alan Daiki Asuka, i secondi sembrarono delle ore… e, malauguratamente, la risposta che ricevette la Sensitiva non fu esattamente quella auspicata…

“No…!”

Il povero Philip Marlowe si lasciò cadere disfatto sulla sua console di lavoro: “Virginia, Virginia” mugolò “tu mi farai impazzire…!!”

Dopo qualche altro momento, impiegato a tentare di connettere le idee, il malcapitato detective balbettò: “N… no? Come no…?!”

La fanciulla gli puntò addosso i suoi occhi color del mare, senza più l’ombra di un sorriso sulle labbra (la signora Breed ebbe però l’accortezza di non mollargli la mano, giusto per evitare di far crollare definitivamente il suo povero collega).

“Cosa c’è fra te e Sayaka…?”

“Eccoci…!” imprecò Lew Harper, rassegnato.

“Oh, no: non di nuovo…!!” piagnucolò invece il povero Wolfe, osservando il misuratore di saliva abbassarsi ancora una volta.

Ormai decisamente stanco, Marlowe si lasciò tentare da una mossa piuttosto ingenua…

“Su, Lisa…” disse Alan cercando di assumere, con un tenero sorriso, la maschera della perfetta innocenza “…perché rovinare questa bella serata?”

Ma era decisamente stupido, per il capo della Neuro, credere che la sua omologa saintelliana gliel’avrebbe fratta passare liscia così… sempre che ci avesse creduto davvero!

“E allora rispondimi…!” rimpallò infatti Lisa, mettendogli le mani sulle spalle. Capita l’antifona, il giovanotto annuì, ritornando discretamente serio.

“Non c’è niente fra me e Sa… la Shinomya” le rispose “certo, so di piacerle… molto… ma…”

“Ma lei non ti piace? È questo che vuoi dire?”

“Non… non esattamente” Kirby gli allentò ancora di più il nodo e gli slacciò il colletto della camicia “per… per piacermi, mi piace. Ma da qui a…”

“Lo sai perché ti ha ringraziato, quella volta? Lo sai perché voleva perdere quel velo?”

Alan tornò a sospirare, mentre litri di sudore colavano dalla fronte del povero Marlowe, prontamente asciugati dal suo fido assistente.

“Sì, ora l’ho capito. Quello che invece capisco un po’ meno, è perché glielo abbia rubato tu…!”

“Perché era la cosa più giusta da fare. Anche se… spesso si soffre, a fare la cosa giusta!”

“Già… ne so qualcosa anch’io…!”

Lentamente, il detective le mise il braccio attorno alla spalla e l’attirò a sé… lei accusò un leggero tremito, ma poi chiuse gli occhi e si abbandono completamente con la testa appoggiata al suo petto.

“Sei una persona meravigliosa… Seya” puntualizzò, accarezzandole dolcemente la famosa coda (a Rip Kirby fece uno strano effetto poterla finalmente toccare) “e credimi, sono veramente fiero di te!”

Alla ragazza scappò un singhiozzo: “Ti amo, Alan…!”

“E allora dovresti fidarti!”

“Certo che… sniff… mi fido… sniff… ma… ho avuto sempre tanta paura di perderti… sniff… e ce l’ho ancora… sniff… è più forte di me…!”

“Non devi più avere paura, Lisa… guardami negli occhi…” lei lo fece e lui continuò “…io non ho la benché minima intenzione… di corrispondere ai sentimenti di nessuna… di nessuna donna che non sia tu!”

Lei emise un altro leggero singhiozzo. Poi esclamò: “Baciami…!”

Anche se la sezione Genetica non lo poteva ricevere, la dolcezza di quel bacio “completo” fu tale da portare il C.R. di Lisa/Seya alla quota di 1863 punti! E, ovviamente, nell’istante in cui i due punteggi s’incrociarono, il livello della Takamya, in virtù del blocco di preferenza relazionale, venne automaticamente ridimensionato al valore di 1290.

E così, finalmente, dopo sette lunghissimi giorni dalla fatale realizzazione dell’Ipotesi Zero, la mitica “coda sacra” si ritrovava nuovamente in testa!

 



[1] E, aggiungerebbe il sottoscritto, bisogna anche vedere se la ladra Lucifer (ovvero Eimi Hiwatari in Haneoka) si fosse mai accorta che Asuka Senior la stava inseguendo! Ma purtroppo la cara Megumi Tachikawa non è qui per raccontarcelo… la tirchia!

[2] Non ne aveva nemmeno pochissima, in verità: non è bellissimo essere amati da qualcuno proprio perché si è ciò che si vuole essere (un detective, nel caso di Alan)?

[3] Terrei a precisare che Genichiro Haneoka non mi è affatto antipatico (provo anzi una certa comprensione per lui: non dev’essere facile tenere a bada due donne come quelle che si trova in casa!), tuttavia mi diverte fargli interpretare la parte del padre geloso!

[4] Vi ricordate quel vecchio spot sui “Sofficini” Findus con la ragazza che presentava il moroso ai genitori? Uguale!

[5] E a chi altre…?

[6] Vedi capitolo 30.

[7] Senza il collegamento con l’apparato ricevente.

[8] Cfr. l’episodio. 10 (Il giorno più lungo di Asuka Jr.).

[9] Cfr. l’episodio 14 (La cometa natalizia).

[10] Chiunque abbia invece letto I’s”, di Masakazu Katsura, sa bene che un certo signor Ichitaka Seto aveva dimostrato ben più forza di volontà nei confronti di una certa Izumi Isozaki… e senza fortuite “interruzioni di corrente”!

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Capitolo 36
*** L’Opzione Zero ***


Capitolo 36: L’Opzione Zero

Capitolo 36: L’Opzione Zero

 

P

hilip Marlowe, direttore della Neuro asukiana, sedeva a gambe incrociate sulla sua poltroncina, tenendo la guancia appoggiata al pugno e il gomito appoggiato al ginocchio. Lo sguardo era naturalmente puntato sul display dei livelli relazionali…

 “A quanto pare ce l’abbiamo fatta, signore…!” mormorò timidamente Tim Murdock, quasi avesse paura di distrarre il superiore dalle sue riflessioni.

Costui meditò ancora qualche istante, prima di assentire: “Sembrerebbe proprio così…!”

“Lei stimava che, per essere definitivamente scelta, il C.R. di Haneoka avrebbe dovuto raggiungere almeno i 1740 punti. Beh, li ha superati di gran lunga!”

“Già…!”

 

Pos.

Subject

C.R. Pts.

Zone

Notice

 

 

 

 

 

1

LISA HANEOKA/SEYA

A.K.A SAINT TAIL Ï

1863

LOVE

official

2

Rina takamya

1290

LOVE

official

3

Sayaka shinomya

963

AFFECTION

official

4

Sara mimori

294

SYMPATHY

official

5

Kyoko mizuki

208

SYMPATHY

official

6

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Di spalle rispetto a lui, Murdock scosse la testa, perplesso di non vederlo praticamente esultare: “Signore…”

“Sì…?” chiese l’altro, senza staccare ancora lo sguardo dal display.

“Mi chiedevo… ora che lo scopo è raggiunto, non sarà più necessario giungere alla condizione C. Dico bene…?”

Marlowe si girò e guardò il suo subalterno con aria professorale: “Vi giungeremo quando sarà il momento più opportuno. E, quando succederà, quei due faranno l’amore, non solo sesso…!”

L’arguto assistente fissò il capo-sezione: “É a questo che voleva arrivare?” domandò.

L’altro intrecciò le mani sul grembo: “La tua perspicacia ti fa onore!” sorrise.

“La ringrazio, signore” rispose l’assistente, deglutendo “tuttavia…”

“Cosa…?”

“Ecco… temo che questo, al signor Spade non piacerà…!”

Marlowe emise un ghigno di compiacimento: “Io credo invece che il nostro addetto alla riproduzione mi stia ringraziando nelle sue preghiere. Sappi, mio caro figliolo, che il timore femminile del primo rapporto - per quanto manifesto - è quasi irrilevante in confronto all’ansia maschile da prestazione… soprattutto di fronte alle acque chete. A1 non aveva tutti i torti, dopotutto…!”[1]

“Bah, quanti paroloni per esprimere il sollievo di non doverla più portare a letto!”

I due neurologi si voltarono di scatto e Marlowe sbottò, irritato: “Ti sbagliassi mai di bussare, tu, cafone matricolato… oh…!! Mi scusi, signor Harper…!” sussultò infine scorgendo A1, assieme a Gus Chandler, dietro il capo della Cerebrale.

“Niente, niente, caro Phil” sorrise il capo, bonariamente “in effetti, stando a ciò che vedo su quel monitor, le nostre preoccupazioni sarebbero finite. Vittoria su tutta la linea, direi!”

“Diciamo di sì” rispose il responsabile emotivo, lisciandosi il mento “almeno non considerando i propositi di miss velo da sposa!”

“Oh, bah” ribatté il Coordinatore, con noncuranza “con uno scarto di 900 punti, io non mi preoccuperei. Senza contare che siamo… ehm… protetti dal blocco relazionale operato a suo tempo dalle nostre intraprendenti colleghe!”

“Anche questo è vero” ammise Marlowe, tornando a guardare il display “cavolo, che questa fottuta settimana sia davvero finita? Non riesco a crederci…!” esclamò, stendendo le gambe e rilassando il dorso sullo schienale.

“Attento con questi epiteti” ribatté Watson, scuotendo un dito ammonitore “la serata non è affatto conclusa!”

“Che ora è, a proposito?” si riscosse Harper.

“Le undici e un quarto, signore!” rispose il capo della Cerebrale.

“Caspita: sarà bene riaccompagnare a casa la controparte, altrimenti il mago Silvan si arrabbierà!”[2]

“E noi, signore? Dobbiamo continuare?” si informò Chandler.

“A che punto eravate?”

Il capo della Sensitiva si terse enfaticamente il sudore: “Purtroppo abbiamo incontrato più complicazioni del previsto, ma ormai le abbiamo superate. Certo, ne avremo ancora per un’altra oretta, almeno… mi dispiace!”

“Allora basta così” rispose A1, battendogli una mano sulla spalla “per oggi avete lavorato abbastanza. Elogi per me i suoi tecnici e li mandi senz’altro a riposare!”

“Bene, signore” l’altro emise un sospirone di gratitudine “e grazie!”

“Grazie a lei, signor Chandler: siete stati magnifici!”

“Anche da parte mia, Gus” intervenne Marlowe “e scusami davvero per ciò che ho fatto…!”

Il collega gli sorrise: “Non biasimarti, amico: al tuo posto avrei agito come te. Se Alan e Rina avessero consumato un rapporto C, adesso sarebbero sicuramente fidanzati!”

“Lo credo bene: con un fratello come Kai Hiwatari a farle da padrino! Brrr… che rischio abbiamo corso…!!” commentò Marlowe.

“D’accordo, non pensiamoci più” tagliò corto A1 “riportiamo miss Haneoka a casa, rientriamo anche noi e mettiamo a nanna il detective: presumo ne avrà bisogno!”

 

***

In quel preciso istante, Lana Orion - ovvero LS1 - Coordinatrice organica di Lisa Haneoka alias Seya (pure nota col nome di battaglia di Saint Tail) stava consultandosi con le altre due componenti della sua Triade Decisionale: la responsabile della Neuro Virginia Breed e quella della Cerebrale Rebecca Lange.

“Bene, signore: quale giudizio potete esprimere sull’attuale sviluppo della situazione? A lei, Rebecca!”

“Dunque… il signorino mi sembra molto ben intenzionato: ho qui i dati della mia collega Seducy: sguardo limpido, gesti tutto sommato tranquilli, tono della voce discretamente convincente… onde cerebrali dall’andamento abbastanza canonico… sì, ritengo che la nostra assistita abbia raggiunto l’obiettivo!”

“Vale a dire?”

“Che il nostro detective abbia scelto lei, intendevo!”

“Virginia…?”

“Io non ne sono ancora del tutto sicura, signora” la direttrice della Neuro scosse la testa “dopotutto la sta già riaccompagnando a casa e ancora non ha fatto nessun cenno alla questione!”

“Forse vuole dirglielo al momento del commiato!” azzardò Rebecca.

“Aaah, non lo so! Secondo me, quel farfallone ha tuttora qualche riserva!”

Farfallone?! Ma dai…!” esclamò la direttrice cerebrale, bonariamente.

“Di’ un po’, ma non hai visto che si è fatto intortare da tutte le sue spasimanti? Hai per caso dimenticato che con Rina ha diviso addirittura il letto??!! Per poco che continuasse questa storia, avrebbe messo gli occhi anche su Kyoko o su Ryoko, ne sono sicura!! E Sayaka…?! No, no: qui ci vuole la terapia d’urto, ci vuole!”

“Quindi, secondo lei, è ancora il caso di procedere con l’Opzione Zero…?” le chiese LS1.

“Eccome!” rispose, più che convinta, la responsabile emotiva.

“È un grosso rischio, Virgy” disse Rebecca “lo sai com’è pudico: se la prende male e le toglie la stima, per Lisa sarà un colpo durissimo!”

“Non andrà così: quel tipo ha troppo bisogno di un rapporto vero con una persona dell’altro sesso: ce l’ha scritto in faccia a caratteri cubitali!”

“Non è che gliel’hai fatto scrivere tu, da Rosanna[3], col pennarello?” ridacchiò Rebecca, al pensiero di quanto era successo dopo il furto del velo da sposa.

“Spiritosa! Lei che ne dice, signora…?”

“Sono abbastanza propensa a crederle, miss Breed… ma che facciamo se si blocca o la respinge per l’imbarazzo?”

“Non ci riuscirà” Virginia scosse la testa, sorridendo “Serena mi ha garantito di essere in grado di saturare completamente le difese di Gus Chandler!”

“Eppure con Rina sono riusciti a fermarlo!” le fece notare la Lange.

“Intanto le nostre essenze seduttive non sono quelle della Takamya” puntualizzò l’altra con un ghigno, sicura del fatto suo “e poi non è affatto detto che la mossa che hanno eseguito per mantenerlo illibato possa funzionare anche contro di noi! Non so cos’abbiano fatto, stamattina… ma qualcosa mi dice che non potranno ripeterlo una seconda volta!”

“E va bene” si decise infine Lana Orion, anche per spossatezza “allora facciamo così: se, quando arriviamo a casa, Alan Asuka ci dichiarerà ufficialmente la sua preferenza, bene… in caso contrario, procederemo con l’Opzione Zero! D’accordo?”

“Sì, signora!” risposero in coro le altre due.

***

Quando il nostro sbirro “rubacuori” varcò la porta di casa, erano già le undici e quarantotto. Alan credeva che suo padre fosse già a letto, mentre invece se lo ritrovò proprio all’ingresso, intento a infilarsi la solita giacca color fumo di Londra e con in bocca l’eterna sigaretta…

“Papà” esclamò “che ci fai ancora alzato?”

“Sto andando in centrale!”

“È successo qualcosa…?”

“Nulla, per ora. Sono solo di turno. Non te lo avevo detto?”

“Non mi sembra. Sei di turno per due week-end di fila?!”

“Beh, un mio collega mi ha chiesto di sostituirlo perché sua moglie sta poco bene, così ci siamo scambiati il turno di riposo. Piuttosto, a te com’è andata…?”

La lancetta dell’emobarometro denunciò l’istantaneo arrossamento…

“Io…? Be… bene, direi!”

“Davvero? Mi fa molto piacere! A quando i confetti?”

“Piantala…! Siamo stati solo fuori a cena!”

“Una cena lunga, eh?”

Alan sbuffò: “Va bene: dopo abbiamo fatto una passeggiatina fino al parco!”

“Ma insomma, vi siete messi insieme o no?” insistette l’ispettore, più curioso di una comare.

Il figliolo eseguì una seconda espirazione prolungata, poi tagliò corto: “Al novanta per cento, sì[4]… e adesso vai, che fai tardi!”

“Uh, come siamo riservati… va bene, va bene: me ne vado!”

“Bravo. Io me ne vado a letto, invece. Buonanotte!”

“Notte… e sogni d’oro… eh, eh…!”

Scocciato, Alan sbatté la porta alle spalle del genitore. Poi andò in cucina per bersi un bicchier d’acqua e salì nella sua camera. Si spogliò più in fretta che poteva, indossò il pigiama, fece una veloce tappa in bagno e s’infilò nel letto. Dopo avere sprimacciato il cuscino, spense la luce e si abbandonò in braccio a Morfeo, con un dolce sorriso sulle labbra…

***

“Centrale Operativa a tutte le sezioni” comunicò A1 “predisporsi per il primo stadio del sonno. Cardiaca: abbassare pressione e frequenza ai livelli stabiliti!”

“Abbassati!” rispose Dick Tracy.

“Sensitiva: diminuire percezione del 30 per cento!”

“Fatto!” annunciò Gus Chandler.

“Metabolica: attivare i circuiti di ricarica cellulare!”

“Attivati!” disse Blackie Wolfe.

“Immunitaria: disporre il controllo virale standard!”

“Disposto!” confermò Eddy Parker.

“Motoria: settare la routine di spostamento automatico!”

“Settata!” rispose Rip Kirby.

“Cerebrale, Neuro e Genetica: cessare completamente ogni attività” concluse il Coordinatore “voglio un sonno profondo per un recupero completo!”

“Ricevuto!” riposero James Watson e Philip Marlowe.

“Nel nostro caso, la raccomandazione è del tutto superflua, signore…!” polemizzò invece il capo dell’ultima sezione.

“Mi perdoni la dimenticanza, signor Spade” ribatté il Coordinatore, alzando le spalle “bene, signori: la giornata è stata piena, ma fruttuosa. Ci siamo più che guadagnati un adeguato riposo rigeneratore… buona notte!”

Le lancette fluorescenti della sveglia sul comodino segnavano le undici e cinquantasette…

 

***

Esattamente cinque minuti dopo lo scoccare della mezzanotte, il silenzio della camera di Alan (ormai al secondo stadio del sonno) venne turbato da un leggerissimo sfrigolio… era una punta di diamante che tagliava il vetro della finestra. Subito dopo, detto rumore venne seguito da un cigolio altrettanto lieve… era l’anta della finestra che si apriva. Di seguito, il cigolio lasciò il posto a un tonfo ovattato… quest’ultima manifestazione acustica fu sufficiente ad attraversare la ridotta soglia di percezione disposta dal Coordinatore e Peter Finch, di guarda al controllo sensitivo, alzò, come da normativa, la sensibilità sul livello di “pre-allerta”.

Quando poi i sensori tattili delle estremità inferiori registrarono una leggera sollecitazione meccanica, Finch fu costretto a riportare la sensibilità sul “risveglio”.

“Mmm…!!” mugugnò il detective, così bruscamente strappato al sonno del giusto.

“Alan… svegliati, su… adorabile piedipiatti…!!”

Il sunnominato borbottò ancora qualcosa e finalmente sussultò: “Cosa… che c’è…??”

Gus Chandler, accorso prontamente dal suo alloggio, dispose alla Motoria di alzare le palpebre, cosicché gli occhi di Alan poterono registrare, nella penombra della stanza, una sagoma fin troppo conosciuta (il fiocco in cima alla testa lasciava pochi dubbi, in proposito).

“Non… non sarà un’immagine onirica…?!” chiese Marlowe, speranzoso.

“Ahimè, temo di no” rispose Chandler “l’organismo è già completamente sveglio!”

“Signor Kirby, accenda la luce!” ordinò A1.

Il braccio di Alan si stese tremante verso l’interruttore dell’abat-jour e la conseguente dissipazione delle tenebre provocò la fine tante volte annunciata a quel famoso adrenalometro: la lancetta si spezzò e il quadrante andò in frantumi!

“Se… se… Seya…!!!”

“Buonasera, tesoro…!” rispose l’ospite inattesa avvicinandosi al letto di Alan con passo sinuoso e vellutato, mantenendo sempre lo sguardo nascosto da quella birichina frangetta…

“Ma cosa… cosa ci fai, qui…?? Che dia…”

“Scusa se ti ho disturbato… ma avevo dimenticato di darti un messaggio importante!”

“Un mess... messaggio…?” balbettò il ragazzo “Qua… quale messaggio…?”

“Ecco qua…!” rispose la ladra, lanciandogli, con la scura mano guantata uno dei suoi biglietti di preavviso.

Solo dopo un goffo e imbarazzante smanacciare (non solo perché svolazzava di qua e di là, ma anche perché Kirby era ancora mezzo addormentato), il povero Alan riuscì ad acchiapparlo. Poi, dopo un certo titubare e ormai mezzo fradicio di sudore, riuscì ad obbligarsi a leggerlo…     

 

Al mio amato e dolcissimo investigatore.

 

Ti annuncio che stasera, poco dopo la Mezzanotte, verrò a prendermi il tesoro più prezioso che ho desiderato dal momento in cui rubai il tuo dolcissimo cuore: te !

 

La tua adorata Seya”

 

Lasciandosi sfuggire il cartoncino dalle dita, non certo più in grado di trattenerlo, gli occhi di Alan si rialzarono… giusto per vedere che la sua sempiterna avversaria, dopo essersi sfilata guanti e papillon, era montata sul letto e stava gattonando verso di lui, con uno sguardo da perfetta predatrice!

Un tonfo sordo venne percepito, tramite il canale intersezionale, attraverso tutto l’organismo. Il disgraziato Coordinatore di quest’ultimo credette dapprima che Philip Marlowe fosse, nuovamente e logicamente, venuto meno; ma si disingannò subito quando lo vide ancora in piedi, seppure notevolmente sconvolto: no, la “fottuta settimana” (per usare un termine veramente appropriato) non era ancora del tutto finita…

…e comunque, a svenire era stato Sam Spade…!

 



[1] Vedi il fondamentale cap. 12 (Le Quattro Opzioni), che considero il migliore dell’intera storia.

[2] Il “mago Silvan” sarebbe ovviamente il signor Haneoka!

[3] Rosanna Speedy, la responsabile della Motoria.

[4] Dal che si comprende come la notifica ufficiale sulla scelta definitiva fra le tre pretendenti “reali” (Lisa/Seya, Rina e Sayaka) non fosse ancora stata fatta pervenire alla sezione di Virginia Breed. Per cui… 

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Capitolo 37
*** Fra le grinfie della Coda Sacra ***


Capitolo 37: Fra le grinfie della Coda Sacra

Capitolo 37: Fra le grinfie della Coda Sacra

 

L

a fanciulla dalla lunga coda di cavallo alzò le ignude mani a stringere dolcemente le guance del suo ultimo obiettivo. A quel contatto epidermico, i quadranti della Sensitiva cominciarono frenetici a tergicristallare, mentre impazzava la luminaria delle spie.

Prima ancora che il “povero” tutore della legge cominciasse a capirci qualcosa, il morbidissimo tocco delle labbra di Saint Tail fece saltare i vetri a un paio di galvanometri, mentre qualche lampadina si bruciava immediatamente, emettendo uno sfrigolio sinistro…

“Misericordia…” mormorò Gus Chandler, dopo un rapido controllo “…questa essenza… non mi sbaglio: è proprio Arrenditi n° 1! E deve averci fatto il bagno!!”

“Bisognerebbe denunciare la Takarada Parfumes Co, per tutte le porcherie che mette in vendita!” inveì immancabilmente James Watson.

“Attivazione immediata degli shunter, Gus!”[1] ordinò A1.

“Sissignore!” il capo-sezione si avvicinò ai pulsanti di controllo “Però… non so se basterà. Mio Dio: il livello ferormonico è altissimo…!!”

Mentre il contatore del Coefficiente Relazionale frullava verso quota 1900, un fiotto di adrenalina proveniente dagli apparati di Marlowe riempì di brividi tutto il corpo, la cui temperatura interna si alzò di parecchi gradi, quando il detective si accorse che, mentre la mano sinistra di Seya gli teneva la faccia premuta contro la sua, la destra gli stava slacciando i bottoni del pigiama…

“Li… Lis… Lisa…?!” balbettò.

“Chi è questa Lisa?” sussurrò la sua ladra, fra un bacio e l’altro “Io sono Seya!”

“Ss… ssì, mm… mma… che ss… sstai ff…”

“Nulla di sbagliato, tesoro” rispose, con voce tanto lieve quanto carica di sensualità “mi prendo soltanto ciò che è mio…!” poi, slacciato l’ultimo bottone, gli aprì la camicia e cominciò a dargli tanti leggeri bacini sul petto…

“Santi numi” esclamò Phil Marlowe, sempre più livido in viso “questa qui fa sul serio…!!”

“Credo proprio di sì” convenne A1, a denti stretti “al diavolo!! Che gli è saltato in mente a quella manica di pazze, là dentro?!”

“Le avances delle rivali devono averle spaventate” diagnosticò Tim Murdock “così avranno perso la testa!”

“Mentre noi perderemo la faccia” si fece sentire, sempre attraverso il comunicatore, la voce sconvolta di Sammy Spade, ripresosi, ma non del tutto “io lo sapevo che andava a finire così! LO SAPEVO…!!!”

Chandler cercava disperatamente di mantenere il controllo della situazione, ma invano: quanti più shunter riusciva ad azionare, tanti ne risaltavano inesorabilmente. E la situazione non migliorò di certo allorché la codina si sfilò rapida lo scuro gilet per poi aprire, subito dopo, la bianca camicetta sottostante…

“Deglutizione…!!” gridò Wolfe, dopo aver visto prosciugarsi del tutto la saliva nell’interfaccia di prelievo nutrizionale.[2]

“Guardate che roba” esclamò sempre Watson, sdegnato “non porta neanche il reggiseno, quella sgualdrina!”

In realtà, questo particolare non rivelava nessuna mossa tattica: più semplicemente, il corpetto del costume di Seya era rigido quanto bastava per evitarle di dover indossare l’indumento intimo, a tutto vantaggio della scioltezza che le serviva nei movimenti. Ad ogni modo, la visione che si presentò davanti al giovane detective, fu la cosa più bella che avesse mai visto da quindici anni a questa parte.

“Ss… Se… Seya…!!” mormorò, deglutendo.

“Sì, amore?” replicò lei, stendendosi dolcemente sul ragazzo. Anche della camicia (priva di maniche) se n’era liberata in un istante. Il secondo contatto epidermico - quello “front to front”, per intenderci - fu devastante, non tanto per gli apparati di Chandler, quanto per quelli di Marlowe, i quali, col cross-over fuori uso, dovevano assorbire tutti i segnali percettivi emessi dall’intraprendente pulzella; segnali, oltretutto, che la diabolica Serena Seducy, aveva opportunamente amplificato!

“Signor Harper” avvertì l’omologo di quest’ultima “stiamo subendo un attacco terribile!! Non sono in grado di limitare gli impulsi in maniera sufficiente: fra meno di un minuto la Cerebrale perderà tutto il discernimento!”

“Ah, no…!!! Questo mai e poi mai” dichiarò Watson, scandalizzato, precipitandosi sul comunicatore “Centrale a Motoria: tagliamo la corda, presto…!”

“Non fare l’idiota” intervenne Marlowe “vuoi che lei pensi di avere a che fare con un moccioso codardo? Non hai un po’ d’orgoglio?!”

“Al diavolo l’orgoglio” Spade rispose al suo posto, dalla Genetica “meglio sembrare codardi che apparire impotenti! Via di qua, Kirby: a tutta birra!”

“Fermi tutti!! SILENZIO…!!!” urlò imperioso A1, richiamando all’ordine i suoi terrorizzati subalterni “Guai a chi perde la testa, chiaro?! Abbiamo affrontato emergenze peggiori di questa[3] e ne usciremo anche stavolta, se manteniamo la calma. Chandler…”

“Comandi!”
“Quanto tempo vi serviva, ancora, per ripristinare il cross-over?”

Il responsabile della Sensitiva allargò sconsolato le braccia: “Meno di un’ora… ma in condizioni normali: riattivare il sistema sotto carico è una faccenda estremamente delicata… per non parlare dei rischi congiunti!”

“Sono tali da pregiudicare l’incolumità dell’organismo?”

“Non proprio, ma… insomma, se riaprissimo il canale con la Genetica, proprio mentre…” Chandler si terse il sudore dalla fronte “…voglio dire, durante la ricezione di segnali così forti… Spade non potrebbe… temo che gli INBY non sarebbero sufficienti per evitare…”

“Basta, ho capito…!” lo interruppe il Coordinatore, asciugandosi a sua volta. Si voltò verso il capo della Neuro: “Phil, cosa mi consiglia di fare?”

Il malcapitato si grattò la testa, poi si premette le dita sulle tempie, cercando disperatamente di raccogliere le idee. Ma ogni partito che stava per proporre gli sembrava più folle del precedente. Alla fine scosse la testa: “Rimandiamo…!”

“Come?” chiese A1, perplesso.

“Dobbiamo cercare di farla desistere!”

“Ma…”
“Mi creda, signore: non c’è altra soluzione!”

Il Coordinatore del “piccolo detective” fissò intensamente il suo subordinato. Poi spostò lo sguardo verso il display della percezione visiva… l’ex preda, trasformata in cacciatrice, era a cavalcioni sul corpo del suo assistito, lo scoperto e fiero busto prominente su di lui, che non riusciva - a dispetto dei titanici sforzi della Motoria - a schiodare le pupille da quegli arguti e rosei capezzoli.

Già sbarazzatasi anche della minigonna color fucsia, la ragazza si stava ora togliendo le calze, dopo essersi sfilata gli stivali. Due gambe perfette, corredati da deliziosi e stuzzicanti piedini da fata, contribuirono a intaccare paurosamente le ormai precarie riserve di adrenalina su cui poteva contare la Neuro.

Il cacciatore, trasformato in preda, sentiva i muscoli come paralizzati. Rimaneva lì, col tronco appena sollevato sui gomiti, la fronte popolata da innumerevoli gelide goccioline e gli occhi scuri completamente spalancati.

Con ormai solamente indosso lo scuro fiocchetto sul capo e le candide mutandine intorno alla vitina da vespa, l’intrepida Seya rivolse al suo amato il sorriso più accattivante che mai potesse esprimere, tanto che Chandler non poté fare a meno di ammirare “professionalmente” l’ottimo lavoro della sua omologa saintelliana e quasi si rammaricò per lei che la sua fatica si rivelasse (almeno quella sera) completamente inutile!

“Alan…”
A quel nuovo, dolce sussurro, Wolfe dovette deglutire quattro volte per consentire al ragazzo di rispondere: “Ss… sì…?”

La ladra si appoggiò con le mani sul materasso, portando il viso a pochi centimetri dal suo. Il suo profumo era irresistibile. Scariche preoccupanti, seguite da nuvolette di fumo, sprizzavano incessantemente dai pannelli sensitivi, oramai roventi. In quelle circostanze, pensare di riprendere la riparazione dell’impianto selettivo era del tutto assurdo.

“Io… ti piaccio…?”

Istintivamente, Alan annuì con la testa, mentre la voce gli scaturiva, piuttosto roca, dalla gola arida: “Ec… come…!”

Posandogli le mani sulle spalle, lei gli fece adagiare la testa sul cuscino.

“E… mi vuoi…?”

Alan strizzò gli occhi e deglutì, mentre il povero Spade imprecava contro la malasorte.

“I… io… e… ecco… ss… sì…! M… ma…”

“Anch’io ti voglio, tesoro mio!” replicò lei, interrompendolo con l’ennesimo bacio. Rapito dall’estrema dolcezza di quest’ultimo, ad onta degli sforzi disperati di Chandler che sostituiva freneticamente gli shunter bruciati, Alan stava quasi per abbandonarsi completamente, quando i sensori tattili dell’addome avvertirono che la cintura dei pantaloni del pigiama si stava abbassando… di botto, il termometro corporeo calò bruscamente fino a 33 gradi centigradi!

“Per amor del Cielo, fermatela” gridò, con voce eufemisticamente angosciata, il capo della Genetica “non possiamo farci vedere così!! Non può…”

“Stia calmo, Spade: faremo del nostro meglio! Kirby, Marlowe… tocca a voi: con dolcezza ma con fermezza, mi raccomando!”

Il capo della Neuro si spazzò velocemente la fronte grondante di liquido, accomodandosi al microfono per le comunicazioni esterne, mentre il suo collega della Motoria impugnava i comandi, cercando inutilmente di vincere la pesante inerzia che li bloccava. A onor del vero, non è che all’interno di Seya stesserò molto meglio… anche se Virginia Breed e Serena Seducy avevano magistralmente imposto l’esuberante disinvoltura di Saint Tail sulla sbarazzina timidezza di Lisa Haneoka, i sintomi “collaterali” si facevano decisamente sentire: la stazione di Melody Clambert pompava a un ritmo forsennato e la metabolica di Susanna Gloomey prosciugava anch’essa le riserve salivari a furia di deglutizioni. Il visetto della fanciulla era ormai sul pomodoro spinto e le sue mani piuttosto freddine (anche se Alan, agitato com’era, non lo sentiva)!

Ciononostante, l’ex antagonista del “ragazzo speciale” era più che mai decisa ad andare fino in fondo. Meglio sopportare tutto quell’imbarazzo (e dopo, magari, anche la vergogna) piuttosto che correre il rischio di spezzarsi il cuore per essersi fatta portare via il suo adorato investigatore, da Rina, da Sayaka o da chiunque altra. A mali estremi, estremi rimedi![4]

Se non che, quando già le sue mani (un tantino tremolanti) si accingevano a completare l’opera di “scopertura”, Seya si accorse che la mano destra del ragazzo (bollente quanto era gelida la sua) stava premendole la spalla per allontanarla da sé…

Sbarrando gli occhi sul volto di Alan (con gran dispetto di Calamity Trapps, che voleva dirigerli nella direzione opposta), lo vide scuotere dolcemente la testa.

“Tesoro… cosa…?”

“No, Lisa… aspetta!”

Sentendosi chiamare col suo nome “incensurato”, la ragazza ebbe un tuffo al cuore: “Non… non ti senti bene…?”

A questa domanda, chiaramente tattica, il ragazzo le sorrise con affetto: “Io… credo di… non essere mai stato… così bene in vita mia!”

“Però…?” lo spronò lei, con tono di ansiosa aspettativa.

“Però… non credo che sia il momento giusto! Insomma… perché in questo modo?”

“Non… non capisco, Alan… io ti amo!”

“E pure io. Ma perché venire qui a sedurmi?! E come Seya, poi!”

La ragazza abbassò pudicamente gli occhi, che tornarono a celarsi sotto quell’adorabile frangetta: “Perché… è lei che ti ha conquistato… non Lisa…!”

Il giovane deglutì per l’ennesima volta…

“Rip, spostagli lo sguardo da quel benedetto seno” ordinò Phil, nel comunicatore “se no non riesco a farlo concentrare!”

“Guarda che è mezz’ora che ci provo!” protestò il collega della Motoria, mentre quello della Cerebrale, alle spalle di Marlowe, scuoteva scetticamente la testa.

“Beh, vedi anche di riuscirci, se non ti dispiace…!”

“Agli ordini!!” grugnì l’altro, prendendo un profondo respiro. Richiamando tutte le sue energie e spezzandosi quasi le braccia, il pilota di Asuka Jr. riuscì finalmente nell’intento. Il consumo di adrenalina si abbassò sensibilmente.

Aumentando il più possibile la tenerezza della voce, il capo della Neuro fece rispondere ad Alan: “E adesso… tu volevi completare l’opera… vero, Seya? Sottraendomi la verginità!” Spade fu scosso da una mezza sincope, a sentire quella parola.

Rimanendo seduta sopra di lui (mentre Kirby tentava di dare piccole tiratine all’elastico dei calzoni per farli tornare nella posizione primitiva) l’audace fuorilegge annuì silenziosamente.
“Ma non c’è n’è bisogno: tu mi avevi già conquistato fin dall’inizio. Lisa… io sono già tuo…!”

La sua ragazza tornò a sorridergli teneramente e ad Alan sembrò che piccole lacrime di felicità facessero brillare quei bellissimi occhi blu.

“Lo so” ella aggiunse “sentimentalmente sei già mio…”

Alan le ricambiò il sorriso.

“…ma fisicamente ancora no…!!”

Il sorriso gli si spense, mentre lei si piegava nuovamente a posare le proprie labbra sulle sue. Fu il bacio più letteralmente mozzafiato che il ragazzo avesse mai ricevuto. Mentre il contatore relazionale volava oltre i 2000 punti - facendo cambiare lo status da LOVE a PASSION - per la prima volta nella serata il capo della Riproduttiva asukiana si rallegrava di ritrovarsi la sezione inibita: con una carica del genere, i suoi “miseri” INBY avrebbero potuto fare ben poco per scongiurare un’emissione prematura!

Premendo le morbidissime labbra contro quelle un po’ più rigide del giovane, l’intraprendente ninfa notturna strusciava contemporaneamente il suo seno delicato (ma discretamente tonico) contro il torso dell’impreparato partner, il cui colore facciale gareggiava ormai con quello della sua inaspettata seduttrice!

“Li…Lisa… ti pre… ti prego…!!” riuscì a biascicare il malcapitato, non appena ebbe di nuovo la bocca libera.

“Non aver paura” gli sussurrò all’orecchio (e il suo alito sul medesimo fece sprizzare ulteriori scintille dai ricevitori) “non ti farò male. Voglio solo… fare l’amore con te!”

“Ma io non…” tentò di protestare lui, con uno sguardo pateticamente supplichevole.

“Ssst… buono…” lo zittì lei, con un sorriso dolcissimo “…nemmeno io mi sento del tutto pronta, sai? Ma voglio farlo…” se possibile, il rossore sul suo viso si accentuò ancora di più “…voglio unirmi a te, Alan” nuove lacrime luccicarono nei suoi occhioni azzurri “perché ti amo con tutto il cuore…!” afferrò la sua mano e se la portò proprio lì…

Il problema del cuore delle donne (oltre alla beghe che procura alle povere Neuro maschili) consiste nel trovarsi esattamente dietro a quei due sublimi accessori che non servono soltanto a rifornire gli organismi appena assemblati! Imprecando sottovoce, Gus Chandler dovette constatare che, quando fosse tutto finito, la sua povera stazione trasduttiva avrebbe necessariamente avuto bisogno di una completa ritaratura!

“Lo senti come batte?”

“Lo… lo sento…!” rispose lui, con un sibilo, mentre Dick Tracy seguiva preoccupato l’incalzare del ritmo cardiaco assunto da quello di sua competenza!

*Oltre 40 pulsazioni… il livello cardiopalmico si avvicina!*

Stava per comunicarlo in centrale operativa, quando lo staff lì presente sbiancò all’unisono nel constatare che la ragazza, rimessasi in piedi, aveva portato le mani alla cintura, con l’intento inequivocabile di liberarsi dell’ultimo indumento rimastole…

“Cribbio, NO…!!” urlò Chandler, non potendosi frenare “Se vede anche quella, siamo rovinati: qui salterà tutto…!!!”

“Marlowe, faccia qualcosa…!!” replicò Harper, tradendo anche lui un accento decisamente più isterico che non flemmatico.

Ma il disgraziato neurologo poteva essere di poco aiuto. Pur essendosi fatto portare da Murdock l’indispensabile Guida comportamentale al Primo Rapporto non vi trovava descritta nessuna procedura atta ad affrontare quel determinato frangente! E si capisce, dal momento che, secondo la teoria, sono le donne che tentennano al momento decisivo, mica gli uomini![5]

“Fermati, Lisa… frena…!! Io non… non…”

Gli occhi di lei, costantemente umidi, si fecero allora imploranti: “Ma davvero non mi vuoi?”

“No… cioè, sì… certo che… ti vorrei! Ma io… ecco…”

“Ho capito” rispose allora la ladra, ritrovando la sua voce vellutata “aspetta…”

Si avvicinò all’abat-jour e la spense. Solo la tenue luce del cielo stellato rimase a contrastare le tenebre della stanza.

“Va meglio, così?”

“B… bb… beh…” la voce gli venne completamente a mancare allorché vide la sagoma di lei che si toglieva completamente gli slip, per portare poi la mano a disfare il nodo del fiocco e sciogliere la “divina” coda in una fluente cascata di capelli, che la sua testa fece muovere con la più sensuale voluttà…

“Guarda, amore: ho deciso che ci sarà anche Lisa, qui con te!”

“Ma sì…! E poi chiamiamo anche Sayaka e Rina, così facciamo una bella ammucchiata!”

“LA FINISCA, WATSON...!!!” lo redarguì aspramente A1 “Il suo stupido sarcasmo non ci porta nessun aiuto!”

Ma l’altro si limitò a scuotere il capo con la solita espressione beffarda, mentre dabbasso, nella centrale riproduttiva, lo sfortunato Spade se ne stava accasciato sul pavimento, tenendosi il viso terreo fra le mani.

“È finita…!” mormorò, rassegnato.

Dello stesso parere era giunto anche il capo della Neuro, che si voltò verso il Coordinatore: “Signor Harper, mi dispiace: ho fatto tutto quello che ho potuto… ma evidentemente la signora Breed e la signora Trapps sono decise ad andare fino in fondo!”

“Non è colpa sua, Phil” sospirò A1, magnanimo “stiamo solo subendo una serie di malaugurate circostanze. Del resto, chi poteva mai aspettarsi una mossa del genere, proprio da quel Consiglio Organico?”

*Io!* stava per rispondere il solito Watson… ma poi pensò bene di starsene zitto.

“Però… forse c’è ancora una possibilità” continuò Marlowe, con aria vagamente speranzosa “se lei parlasse con LS1…”

“Ma non dire scemenze” ribatté ancora Watson, con veemenza “il nostro Coordinatore non può certo umiliarsi a fare una cosa del genere!”

“Preferisci che l’umiliazione la subisca il signor Alan?” gli chiese il collega, fissandolo duramente.
L’altro non rispose, mentre il direttore dell’intero organismo meditava, tenendo le mani in saccoccia. Non era una decisione facile!

“Signore” intervenne Chandler “se ritiene di doverlo fare, lo faccia subito: Kirby mi segnala di avere i comandi praticamente fuori uso: non possiamo fare più nessuna resistenza… l’avverto che la signorina gli ha già sfilato la camicia del pigiama e ora passerà ai calzoni…!”

Stringendo la mascella, Lew “A1” Harper annuì con decisione: “Sta bene, non c’è altro da fare! Venga con me, Chandler. Anche lei, Phil!”

I tre scattarono velocissimi verso l’ufficio privato del Coordinatore, dove Harper si sfilò una chiavetta di tasca, aprì un cassetto della scrivania e ne estrasse un apparato di comunicazione, interamente dipinto di un vivace colore scarlatto. Era il famoso Telefono Rosso.[6]

A1 impugnò la cornetta e digitò sulla tastiera il codice biologico dell’organismo di Lisa Haneoka, ovvero Seya, pure conosciuta col nomignolo di Saint Tail.

Squadrò ancora gli ansiosi volti dei due collaboratori e, senza più esitare oltre, schiacciò con decisione il pulsante che attivava la comunicazione…

 



[1] Vedi nota 124 del capitolo 31.

[2] La bocca.

[3] In realtà non ne era propriamente convinto!

[4] Questo vorrei fosse chiaro, specialmente alle lettrici: la mia intenzione non era assolutamente quella di screditare “eticamente” il personaggio. Anzi, per come la vedo io, Lisa/Seya, in questa circostanza, si sta dimostrando una vera eroina!

[5] Digitando queste righe mi veniva da canticchiare la “libera” interpretazione di una vecchia canzone di Armando Trovaioli: “Seika nun fa’ la stupida, staseeraaa…! Daie ‘na mano a faie di’ de nooo…!

[6] È il dispositivo che consente la comunicazione, diretta e riservata, fra i Coordinatori di due organismi distinti. Citato nel capitolo 27 del presente racconto, compare anche verso la fine della Storia Segreta dei SISAS.

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Capitolo 38
*** Un acceso negoziato interorganico ***


Capitolo 38: Un acceso negoziato interorganico

Capitolo 38: Un acceso negoziato interorganico

 

S

e qualcuno avesse rilasciato una sfera di metallo all’interno dell’ufficio del Coordinatore Harper, avrebbe osservato quello stesso oggetto smentire decisamente la teoria di Isaac Newton rimanendo sospeso a mezz’aria, in virtù dell’intenso campo magnetico prodotto dalla tensione provata dai tre membri organici, lì presenti.

Durante i secondi, spietatamente lenti, che formavano l’attesa della risposta, lo sguardo di A1 vagava alternativamente dall’uno all’altro dei suoi subordinati, che l’avevano fisso invece su di lui. Finalmente, una voce scaturì dal ricevitore: “Ufficio di Coordinamento Organico di Lisa Haneoka… parlate, prego!”

“Sì, pronto… qui parla Lew A1 Harper, Coordinatore dell’organismo di Alan Asuka. Devo parlare con la signora Orion… è una questione della massima urgenza!”

“Capisco, signore. Ma in questo momento la Coordinatrice si trova in Centrale Operativa per sovrintendere all’imminente attuazione di un rapporto di tipo C. Non so se…”

A1 alzò gli occhi al soffitto… roba da matti! Quell’assistente parlava come se il motivo che tratteneva la sua direttrice avesse riguardato l’organismo di qualcun altro!

“Mi ascolti attentamente: le garantisco che non ci sarà nessun rapporto di tipo C, se lei non mi fa parlare con la sua responsabile. E ora, si sbrighi, per favore…!”

Dopo una breve esitazione, l’interlocutrice parve afferrare quella bizzarra situazione e, con gran sollievo di Harper, rispose docilmente: “Attenda in linea!”

 

***

La Coordinatrice Lana “LS1” Orion si trovava nel frattempo in piedi, con le braccia incrociate, davanti al monitor della percezione visiva, intenta ad osservare l’immagine di un detective che mai era sembrato così “piccolo” come in quel momento… soprattutto giudicando dall’espressione del viso che tutto comunicava tranne quella fiera spavalderia da sempre  manifestata durante i suoi rocamboleschi inseguimenti!

Anche la responsabile neurologica, Virginia Breed, era abbastanza perplessa. Pur considerando “la paura della prima volta”, l’abbondante sgomento di quel ragazzo nel vedersi davanti la sua “anima gemella” nel solo costume che mamma le aveva fatto[1] non era assolutamente normale! Bisognava pensare a qualcosa, prima che quello sguardo da cucciolo smarrito spingesse la ragazza a gettarsi su di lui per abbracciarlo, cullarlo e cantargli la ninna-nanna fino a quando non si fosse addormentato!

“Virgy, che cosa facciamo…?” le domandò la stessa collega della Motoria, dal comunicatore intersezionale “Mi sembra che qui, la situazione, dovremo prenderla in mano noi!”

*Pare anche a me* commentò fra sé la responsabile della Genetica *e in tutti i sensi, io credo…!*

La direttrice della Neuro deglutì: “Hai ragione, Rosanna. È ovvio che il ragazzino non è affatto pronto, per cui dovremo adottare la tecnica soft!”

“Vale a dire?” s’informò Calamity Trapps.

“Sommergerlo di baci e di carezze, fino a quando cesserà di dire di no! Ci vorrà un po’ più di tempo rispetto alla tecnica hard… tuttavia, esaurendo le loro difese anziché attaccandole frontalmente come hanno tentato dalla Takamya, il risultato sarà più garantito. Vai, Rosanna!”

“Siete sicure che non sia il caso di lasciar perdere?” domandò la pilota della Coda Sacra.

“Niente affatto” negò recisamente la capo-sezione emotiva “a questo punto non possiamo assolutamente tirarci indietro. Il fanciullo va preso… dolcemente, ma senza remore!”

*Sarà…* ribatté mentalmente la Speedy, osservando sempre il monitor percettivo *…purché non si metta a piangere!*

“È d’accordo, signora Orion?” chiese la Breed alla Coordinatrice, giusto per zittire i suoi residui scrupoli.

“Va bene” rispose lei, dopo averci riflettuto un istante “mi raccomando, però: andateci delicate!”

In quel momento un’assistente, arrivata frettolosamente in Centrale Operativa, dopo essersi appressata discretamente alla direttrice organica, le sussurrò qualcosa in un orecchio, mentre la Breed stava dando voce alla Speedy di far nuovamente avanzare la loro assistita verso l’ambito obiettivo di quella notte…!

 

***

Lisa/Seya si sedette sul letto di Alan col busto rivolto verso di lui (altri galvanometri di Chandler saltarono allegramente e Kirby dovette spezzarsi le braccia per impedire alla testa del ragazzo di piegarsi verso il grembo della giovine…), gli prese quindi la testa fra le mani e cominciò ad attirarlo verso di sé, mentre la “diabolica” Serena Seducy le faceva emettere il sospiro più languido che fosse possibile.

“L’implacabile difensore della legge” sentiva il suo cuore colmarsi della più cupa disperazione… si stava letteralmente sciogliendo davanti a tutto quel tenerume, ma quella maledetta “disfunzione tecnica” gli impediva inesorabilmente di rispondere! 

“Ferma, Virginia…!!” gridò improvvisamente la Coordinatrice “C’è un contrattempo!!”

“Che succede…??”

“A1 è al telefono rosso e vuole parlare con me… forse c’è qualche problema!”

“Un problema? Di che genere…?” tornò a chiedere la Breed, ansiosamente.

“Non lo sapremo, restando qui. Andiamo, presto!”

E, senza esitare oltre, le due si fondarono nell’ufficio di LS1.

***

“Pronto…? Qui Lana Orion!”

“Ah, finalmente…!” esclamò sollevato A1. Subito dopo tappò il microfono contro il suo petto, premendo contemporaneamente un pulsante sull’unità di trasmissione “Ascoltate anche voi!” bisbigliò a Marlowe e a Chandler.

“Che accade, signor Harper?!” domandò con ansia la direttrice organica di Lisa/Seya “Mi sembra molto strano che il vostro assistito sia così fortemente intimorito dall’imminenza di un primo rapporto!”

A1 si schiarì la voce: “Signora Orion, mi perdoni la franchezza brutale… ma credo che la vostra sia stata veramente una pessima idea!”

“Come sarebbe a dire…??”

“Sarebbe a dire che una mossa del genere ce la saremmo aspettata dall’equipe della Takamya, o magari anche da quella della Shinomya… non certo da voi!!”

Lana sorrise debolmente e sospirò: “E la cosa la sorprende alquanto, nevvero?”

“Eufemisticamente sì. Non dovrebbe?”

“Beh, a dire la verità” replicò LS1, giocherellando col cordone del ricevitore “pensavamo che il vostro ragazzo fosse ormai avvezzo ai colpi di scena offertigli da Seya!”

A1 accusò il colpo, ma non si fece trovare impreparato: “Riguardo a Seya non posso che convenire. Ma credevo che Lisa l’avesse congedata in permanenza, stando alle sue precedenti dichiarazioni.[2] O ricordo male?”

La risposta della sua omologa assunse un tono decisamente acido: “Se parliamo di dichiarazioni, anche noi contavamo che il signorino si desse una mossa nel pronunciarne una anche lui, tuttavia stiamo ancora aspettando!”

“Ma di che diavolo parla…?”

“Non faccia il finto tonto, Harper: il suo aspirante Scherlock Holmes si era espressamente impegnato ad operare in tempi brevi la sua scelta definitiva, mandando, per di più, segnali di speranza abbastanza chiari alla mia assistita! Ma, invece della conferma, che cosa le ha propinato? Prima, un tentativo di consumo con Rina nello sgabuzzino delle scope, poi, subito dopo, un velato tetè-a-tetè in mensa con Sayaka…!!”

“Ma quale tetè-a-tetè?!” ribatté il povero Coordinatore, arrossendo vistosamente “Lana, mi ascolti…”

“Sarà lei ad ascoltarmi, invece: qua dentro non abbiamo mai nutrito nessun dubbio sulle qualità dimostrate da Asuka Jr. nell’esercitare il suo mestiere. Ma, riguardo ai rapporti con l’altro sesso, abbiamo purtroppo dovuto constatare un’indecisione cronica, supportata da una vulnerabilità estrema agli approcci della concorrenza! Se crede che io sia disposta a rischiare di vedere la povera Lisa farsi soffiare quel ragazzo nel modo più stupido, dopo tutte le angosce che ha patito finora per lui, beh, si sbaglia di grosso…!!”

Lew Harper prese un respiro profondo: “Forse miss Haneoka non avrebbe patito tutte quelle angosce, se avesse provato a conquistarselo con un metodo un po’ meno ambiguo! Non trova?”

“No, non trovo!! Soprattutto perché gli ha già spiegato che non era quello lo scopo principale della sua identità segreta! Ad ogni modo, se Lisa non dispone del carisma sufficiente, provvederà la sua alter-ego a dargli la spinta decisiva per farlo decidere!”

“Scopandoselo?!”

“Le proibisco di usare termini volgari!! Unendosi a lui, diventando una cosa sola con lui, anima e corpo! Non pensi che sia stata una decisione facile… ma si ricordi che ci avete portate voi, a questo punto!”

A1 sospirò: “Signora Orion, io la capisco e mi dispiace davvero per lei e per Lisa. Ma purtroppo, questa sera, non è assolutamente possibile!”

“La vedremo!! E ora mi scusi, ma avrei da fare!”

“Me la dia, presto…!” intervenne prontamente Philip Marlowe, che aveva seguito tutto il battibecco attraverso l’altoparlante del “viva-voce”.

“Aspetti, Lana… solo un momento, la scongiuro: il mio capo-sezione emotivo vorrebbe parlarle!” gli passò la cornetta e sussurrò “Mi raccomando, Phil: sia convincente: ormai ci resta una cartuccia sola…!”

L’altro annuì e afferrò il ricevitore: “I miei rispetti, signora Orion… sono Philip Marlowe!”

“Mi dica, signor Marlowe. Ma si sbrighi: non ho molto tempo!”

Il capo della Neuro asukiana deglutì: “Mi perdoni, ma temo che dovrà trovarlo… il fatto è che, in questo momento, il nostro assistito non si trova nelle condizioni migliori per… concedersi totalmente alla signorina Haneoka!”

“Mio caro ragazzo” rispose LS1 con fare materno “abbia fiducia nella sua collega, Virginia Breed… la prima volta arriva per tutti! Del resto, la marcata ansia del signorino Alan ci dimostra felicemente la sua grande sensibilità. Crede poi che anche la nostra assistita non abbia paura? Sì che ce l’ha… e tanta! Ma ugualmente grande è il suo bisogno di fargli sentire concretamente quanto gli voglia bene! Per cui, lasciate che lo prenda per mano: vinceranno insieme la paura e, dopo, non sentiranno che una grande felicità!”

Tergendosi le abbondanti colate di sudore, il povero Marlowe deglutì ancora per cercare di mantenere la voce ferma: “Signora… lei mi ha frainteso! Non si tratta di paura… non è che lui non voglia: è proprio che non può…!!”

LS1 corrugò le sopracciglia: “Come sarebbe non può…?!” all’improvviso fu presa da un forte timore “Non starà per caso cercando di dirmi che il signor Alan soffre di…”

“Santo cielo, no…!!” rispose Marlowe, quasi urlando “È solo che… il nostro organismo si trova al momento sottoposto ad un blocco elettro-psicologico. Per via dell’attacco mattiniero di Rina! Capisce…?”

“Non molto. Si spieghi meglio, per cortesia. E badi che anche la sua collega la sta ascoltando!” anche Lana Orion aveva infatti inserito il “viva-voce”.

“Tanto meglio. Ecco, come posso dire…? La Takamya era così determinata che… ma il signor Alan non voleva tradire Lisa! Né io avrei mai potuto permetterglielo… così ho dovuto… non ho avuto altra scelta che… oh, mio Dio…!” s’interruppe, sospirando.

“Phil, sono Virginia” quest’ultima s’inserì nella comunicazione “parla, ti supplico: cos’è successo esattamente, stamattina?!”

“Ho… ho dovuto inibirlo, Virginia. Non potevo fare altro!”

“Come inibirlo?!” sussultò la collega neurologica “Che cosa gli hai fatto, Phil…?!”

A questo punto, anche Gus Chandler credette bene d’intervenire e strappò con decisione la cornetta dalla mano del collega: “Miss Breed? Sono Gus Chandler, della Sensitiva. Se permette, vorrei spiegare io stesso come stanno le cose!”

“Mi… mi dica!”

“Vorrei però che mi sentisse anche la mia corrispondente!”

“Non è qui, in questo momento, signor Chandler!”

“La prego, è importante: potreste collegare il Telefono Rosso al circuito di comunicazione intersezionale?”

“Signora… ha sentito?”

“Santa pazienza” sbuffò la direttrice dell’organismo, settando la procedura sulla tastiera dell’apparato “quante storie, solo perché quello sbruffoncello se la sta facendo sotto dalla fifa…!”

Terminata l’operazione, la Orion annunciò: “La Sensitiva è in linea, signor Chandler!”

“Serena, mi senti? Sono Gus!”

“Quale onore, supremo campione della percezione femminea…!”

“Divertente! Ora ascoltami: è perfettamente inutile che continui a tempestarci di carezze, soffi e ferormoni… riusciresti solo a scassare completamente la mia stazione ricevitrice!”

“Ho ben altri argomenti per abbattere completamente le tue barriere, bambino!”

“Piantala! Perderesti solo il tuo tempo: la nostra Genetica non può riceve nulla!”

“Che succede, caro? Il prode Sam Spade è impedito dalla tremarella?”

Decisamente spazientito, Gus rispose con veemenza: “Succede che, per non mettervi le corna con la nipote del sindaco, stamattina Marlowe ha strappato di netto il cavo di alimentazione della Ripro! Di conseguenza, il ritorno dell’onda di energia ci ha neutralizzato il cross-over… e ci vorranno ancora delle ore per rimetterlo in efficienza!”

Trascorse qualche istante di silenzio. Poi miss Seducy ribattè: “Uhm… impressionante quanto inverosimile. Devo proprio crederti?”

“Vieni a vedere di persona, se non ti fidi. Così, già che ci sei, mi dai anche una mano a rappezzare i miei poveri apparati… mi hai combinato un vero macello!” puntualizzò, con acredine, l’ex compagno di studi.

“Sono veramente desolata. Ma non pensavo che il vostro ragazzo-prodigio fosse così delicato. Non promette affatto bene per la prima notte di nozze!”

“Brutta presuntosa… aspetta solo che abbia risistemato tutti i collegamenti e ti farò rimangiare questa congettura. È una promessa!”

“Me ne ricorderò, tesoro. E Calamity con me: mando un bacione a Sammy, da parte sua!”

“Riferirò. A presto, diabolica piratessa dell’etere sensitivo…!”

Terminato lo scambio dei convenevoli, Serena Seducy abbandonò la sua postazione per recarsi nell’ufficio di Lana Orion, dove fu immediatamente appellata dalla medesima.

“Ebbene…?”

La capo-sezione mosse il pollice verso il basso: “Fermiamo tutto, signora: stasera non è aria!”

“Ma… perché…?!” intervenne la collega della Neuro.

“Non insistere, Virgy: i ragazzi hanno problemi seri. Non stanno affatto bluffando!”

“Però…”

“Suvvia, miss Breed” intervenne LS1 “bisogna sapere anche fare marcia indietro, quando le circostanze lo impongono. Per stasera li abbiamo pressati abbastanza e il povero Alan avrà sicuramente bisogno di riposare!”

Dopo un’ultima esitazione, la responsabile emotiva abbassò lo sguardo ed annuì: “D’accordo… la prego di comunicare al signor Marlowe le mie… scuse più sincere. Io… le chiedo il permesso di ritirarmi!”

“Permesso accordato. Vada pure” rispose la Coordinatrice, comprensiva “e stia tranquilla: quei due si appartengono già, più di quanto lei non creda. E hanno tutta la vita, per dimostrarselo!”

“Grazie, signora… a domani!”

Quando le due subalterne ebbero abbandonato il suo ufficio, LS1 riprese in mano il ricevitore: “Bene, caro Lew: per stasera potete tenervi la vostra verginità. Sarà per la prossima volta!”

Dopo aver emesso qualche litro d’aria, A1 rispose: “Le sono molto grato per la sua comprensione, Lana! Scusateci per l’andata in bianco: vedremo di riparare il prima possibile!”

“La prendo in parola, signor Harper… buonanotte!”

Ciò detto, posò pacatamente la cornetta del telefono rosso. Infine scosse la testa, borbottando: “E, con questa, sono già due le volte che ci fanno fallire il colpo! A quanto pare, è proprio ora di smetterla, mia cara Saint Tail…!”

 



[1] Stavo per scrivere “Come Lucifer l’aveva fatta”… ma era un’espressione un po’ troppo inquietante!

[2] Vedi capitolo 26.

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Capitolo 39
*** La notte è ancora lunga ***


Capitolo 39: La notte è ancora lunga

Capitolo 39: La notte è ancora lunga

 

*O

rmai sta diventando un’abitudine…!* si disse Rip Kirby, il responsabile della Motoria dell’organismo umano maschile di Alan Daiki Asuka.

Davanti a lui il monitor della percezione visiva gli rimandava le immagini delle silenziose strade di Seika rischiarate dalla luce dei lampioni. Erano circa le due del mattino e il contatore energetico avvertiva costantemente il pilota che rimanevano soltanto poche centinaia di calorie prima che il loro assistito finisse addormentato sul selciato!

Il buon Kirby stava sempre di più rimpiangendo i vecchi tempi… quando a quell’ora “gareggiava” regolarmente con la sua “antagonista” Rosanna Speedy nel sempre vano tentativo di acchiappare quel misterioso fuorilegge in gonnella. Nonostante andasse sempre e comunque a finire male, il capo della Muscolare cominciava veramente a provare una discreta nostalgia per le emozioni di quelle cacce… e anche per le frustrazioni che seguivano le loro conclusioni fallimentari! Cosa importava se la missione andava a buca? Voleva solamente dire che poi ce ne sarebbe stata un’altra e poi un’altra ancora!

Il successo avrebbe comportato un prezzo troppo alto da sopportare: il termine di quel gioco fantastico. Una sfida troppo esaltante per poterne fare a meno, anche per il capo della Cerebrale, a dispetto di quel suo atteggiamento così intransigente: l’intera equipe organica sapeva bene quanto il “duro” Jimmy Watson soleva appassionarsi nel tentativo di indovinare le mosse della sua omologa Rebecca Lange!

Tutto ciò per arrivare a dire che tutte quelle malinconiche “passeggiate” notturne fra la dimora degli Haneoka e quella degli Asuka (beh, una volta anche da quella della Takamya…) cominciavano a dare sui nervi al giovane investigatore, probabilmente perché gli ricordavano troppo il tragico rientro dalla realizzazione dell’Ipotesi Zero![1] Oppure - ipotesi assai più probabile - perché gli avrebbero ricordato per sempre l’andata “in bianco” di quell’ultima serata!

D’altra parte, per un perfetto gentiluomo come Alan, riaccompagnare la mancata “partner” era stato il minimo. Se non altro, una volta che fosse rincasato definitivamente, quell’ulteriore consumo di energia gli avrebbe conciliato sicuramente il sonno!

***

“Sammy, qui abbiamo finito” annunciò la voce del responsabile della Sensitiva “fra pochi secondi riattiveremo il cross-over!”

“Ricevuto” rispose il capo della Genetica “tieniti pronto, Julius!” disse poi, rivolto verso un assistente che teneva gli occhi fissi sui suoi strumenti.

“Signorsì!” rispose costui.

Ad un cenno del suo superiore, Peter Finch, nella camera del controllo percettivo, settò dapprima il check-up del ripristinato apparecchio,[2] dopodiché, constatatone l’esito positivo, richiuse i circuiti di collegamento coi ricevitori della Ripro.

Rassicuranti luci verdi si accesero sul pannello di controllo del cross-over, mentre, nella sezione Genetica, avveniva un fenomeno analogo sul pannello di Julius Chester.

“Il collegamento è ripristinato, signor Spade!” riferì l’addetto al suo capo-sezione.

“Benone” borbottò quest’ultimo, tenendo le mani in tasca “allora non rimane che provarlo!”

“Tutto bene, Sammy?” tornò a chiedere Gus Chandler.

“Pare di sì… potete inviarci i segnali di prova!”

“Bene. Hai sentito, Phil?” disse allora l’altro, dopo avere aperto il canale con la Neurologica “Puoi immettere le informazioni mnemoniche sul canale della Ripro!”

“D’accordo…!” rispose Marlowe, con voce un po’ titubante.

“E se proprio vuoi un consiglio” s’intromise il capo della Cerebrale “usa quelle di miss Takamya: sono senz’altro le più efficaci!”

“Dacci un taglio, imbecille” ribatté Marlowe, sostenuto “lo decido io che cosa trasmettere, chiaro?!”

“Volevo solo aiutarti” rimpallò pacatamente Watson “se dobbiamo fare un collaudo, facciamolo come si deve!”

“VUOI CHIUDERE QUELLA BOCCACCIA, SÌ O NO...?!!”

Da parte sua, anche il capo della Sensitiva pensava che il collega della Cerebrale non avesse poi tutti i torti… ma era meglio non stressare ulteriormente il povero Marlowe, specialmente dopo l’esperienza che aveva dovuto passare. Per di più, lo stesso Eddie Parker, capo dell’Immunitaria, aveva sconsigliato di concludere il ripristino dei circuiti proprio quella medesima sera, onde evitare un ulteriore dispendio di fluidi; ma lo stesso Coordinatore non aveva voluto sentire ragioni: visti i precedenti, non era assolutamente il caso di trascorrere dell’altro tempo con la Genetica in disarmo!

“Stai buono, Jimmy” lo riprese Gus “lascia che il nostro collega proceda come ritiene più opportuno. Quando vuoi, Phil!” gli disse, infine.

Il capo della Neuro, dopo avere ringraziato Chandler, inserì alcune informazioni mnemoniche relative a Lisa Haneoka verso il sistema di selezione. Forse fu un errore dovuto allo stress… sta di fatto che non furono propriamente le immagini di un’irosa compagna di scuola quelle che raggiunsero la Genetica, dal momento che l’amperometro e il manometro del circuito erettivo andarono istantaneamente a fondo scala, mentre un paio di inibitori si misero a sfrigolare minacciosamente…

“Basta, così… BASTA…!!!” gridò allarmato Spade, vedendo anche il quadro della situazione eccitativa passare da DEFCON 5 a DEFCON 3. Con un guizzo, Marlowe si affrettò allora a ridisattivare gli interruttori delle celle di memoria selezionate.

“Porca miseria” imprecò, sconcertato “erano le immagini dell’attacco di stasera!! Non volevo usare proprio quelle, accidenti a me…!”

“Confessa, che lo hai fatto apposta!” lo accusò ironicamente Watson.

“Non è vero!! Sei tu che mi rendi nervoso, brutto rompi…”

“Piantatela” li interruppe Chandler “Sam, mi senti? Com’è la situazione…?”

“Operativa” rispose Spade dopo pochi secondi “credo che i circuiti necessitino di una ritaratina verso il basso… ma il sistema funziona di nuovo. Altroché se funziona…!”

“Non dirmi che avete avuto…”

“No, ma c’è mancato poco! Il pannello di Julius ha registrato subito un sovraccarico e… ahio, scotta…!!”

“Non lo tocchi, signore!” lo ammonì il suo collaboratore.

“Mi… mi dispiace, Sam” tornò a dire Marlowe “non era mia intenzione…”

“Non fa niente, Phil” gli rispose il collega, bonario “l’importante è che siamo di nuovo in corsa. E poi, se anche fosse successo, non sarebbe stato nulla in confronto alla magra di stasera!”

“Questo è poco, ma sicuro!” borbottò Watson.

“Comunque, fammi un favore, vecchio mio” continuò Spade, in tono più serio “d’ora in avanti, evita di applicare mosse drastiche che coinvolgano la mia Sezione… per lo meno, senza avvertirmi!”

“D’accordo… promesso!” convenne umilmente Marlowe.

“Benone” esclamò poi quello della Sensitiva, battendo il pugno di una mano sul palmo dell’altra “questo problema è risolto! Adesso non rimane che…”

All’improvviso, il pavimento delle camere di controllo ebbe un repentino scossone e tutti gli organici si ritrovarono gambe all’aria…

“Che diamine è successo…??” gridò Marlowe, spaventato.

“Non… non capisco” rispose Chandler, trascinandosi poi verso il comunicatore intersezionale “Sensitiva a Motoria: mi senti, Rip? Cos’è accaduto…?”

“Blackie mi ha staccato la spina” rispose Kirby, senza esitare “ho le calorie a zero. E, come tutti sanno, sacco vuoto non sta in piedi!”

“Forza maggiore, amico” rispose il collega chiamato in causa “la Cardiaca ci ha tagliato il comburente!”

“Cosa?!” esclamò nuovamente Chandler “E perché…?”

“Ve lo dico io, il perché” rispose immediatamente Dick Tracy “col vostro collaudo del c… avete provocato un richiamo di sangue pazzesco: se non tagliavo l’ossigeno a Wolfe, mandavo a pallino l’intera centrale di Watson!”

*Capirai che danno…!* Marlowe non trattenne la battuta mentale.

“Siete degli incoscienti” esclamò invece con veemenza il responsabile della sezione scampata “e sì che Eddie ve l’aveva detto di non procedere proprio stasera!”

“Ma… adesso Alan come sta…?” s’informò sempre Chandler.

“Disteso piatto in mezzo alla strada!” rispose il capo della Motoria.

“E sta dormendo come un ghiro…!” precisò, a sua volta, quello della Metabolica.

“Santi Numi, fate qualcosa” intervenne allarmato il collega dell’Immunitaria “svegliatelo e tiratelo su, prima che qualcuno lo investa…!!”

“Tracy e Wolfe stanno facendo il possibile, Parker” gli riferì A1 “fra meno di un minuto saremo in grado di…”

Il messaggio del Coordinatore venne improvvisamente interrotto…

“Avverto vibrazioni in aumento sotto di noi, signor Chandler” annunciò la voce di Peter Finch, in preda al panico “massa di notevoli proporzioni in rapido avvicinamento!”

Tutti i capi-sezione trasalirono all’istante. Non ci voleva un’analisi approfondita da parte della Cerebrale per comprendere che Alan stava per correre il rischio di essere investito da un’automobile… e il rischio parve mutarsi in certezza quando i sensori, tattili e acustici, di Chandler rilevarono che la direzione di provenienza della minaccia portava inesorabilmente quest’ultima in perfetta rotta di collisione col corpo del detective, profondamente addormentato sulla pavimentazione stradale.

“Oh, Signore Iddio, no” sussurrò il Coordinatore, con la fronte già madida di sudore “Motoria, tiratelo su! SU, PRESTO…!!!”

“Non posso eseguire, signore” rispose tragicamente Kirby “l’energia è tuttora a zero!!”

“Stiamo pompando più ossigeno possibile verso la Metabolica, signore!” comunicò Tracy.

“Lo stiamo ricevendo, Dick” trasmise a sua volta Wolfe “stiamo per mandare alla Sensitiva e alla Motoria le calorie necessarie… ancora quattro secondi, signor Harper!”

“Quattro secondi per il risveglio… almeno tre per rialzarlo” calcolò rapidamente Chandler “quanto all’impatto, Finch…?”

“Sei secondi alla velocità attuale, signore!”

Uno in meno del necessario… senza contare il tempo che sarebbe occorso, una volta rimesso in piedi, per toglierlo dalla traiettoria di pericolo!

“Siamo fottuti… e molto meno piacevolmente di quanto potevamo esserlo stasera…!” concluse amaramente Parker.

“Non può finire così” esclamò Marlowe a bassa voce, con gli occhi già colmi di lacrime “no, non può…!!!”

“Quattro secondi all’impatto!!” annunciò Finch, con voce strozzata.

*Perdonami, Virginia…!!* disse il povero Marlowe, fra sé e sé, stringendo gli occhi ed i pugni.

Tutto pareva perduto… ma il zelante angelo custode di Alan faceva buona guardia anche quella volta. All’improvviso, al posto delle disastrose sollecitazioni dell’investimento, i sensori acustici della Sensitiva captarono un acutissimo quanto prolungato stridore di freni, che terminò provvidenzialmente prima che le ruote anteriori del veicolo iniziassero a schiacciare come una frittella il corpo del giovane detective…

Per fortuna, i concitati calcoli di Peter Finch avevano errato per difetto!

***

Quella sera i coniugi Shinomya avevano decisamente fatto le ore piccole. Era raro che si congedassero da un ricevimento poco oltre il termine della cena, dal momento che la signora non voleva che “il suo tesorino” rimanesse sola molto a lungo, nonostante la presenza della servitù, composta da persone fidatissime.

Ma stavolta le cose erano andate diversamente. Al party, tenutosi nella villa del ricco mercante d’arte Genzo Katamura,[3] erano intervenuti anche il sindaco con consorte al seguito, perciò gli Shinomya - una delle famiglie più in vista della città - non avevano certo potuto fare un affronto del genere al primo cittadino, congedandosi in anticipo!

Per la cronaca, i signori Morinaka erano stati invitati perché Katamura intendeva offrire in dono al Municipio di Seika alcuni pregiati pezzi della sua pinacoteca personale. Dietro a tanto generoso “civismo” si celava naturalmente la volontà di rifarsi una “verginità etica” che facesse dimenticare i trascorsi traffici di quell’individuo, sui quali le indagini della polizia, almeno finora, non avevano purtroppo portato a nulla.

“Va’ più in fretta, James” disse la signora, sollecitando l’autista “non vedo l’ora di essere a casa!”

“Mi perdoni, madame, ma c’è il limite di velocità!”

“James ha ragione, cara” intervenne il marito “e smettila di preoccuparti per Sayaka: sarà già nel mondo dei sogni, da ore!”

“Lo dici tu” lo smentì la moglie “sai bene quanto si preoccupi, se non ci vede tornare per tempo!”

Il marito emise un sospiro: “Forse non farebbe così, se tu non le stessi sempre col fiato sul collo… dopotutto, alla sua età, dovrebbe essersi già data una svegliata!”

“Ma cosa dici? Nostra figlia è ancora una bambina!”

“Sarà” ribatté il signor Shinomya, guardando fuori dal finestrino con le braccia conserte “però, l’altro giorno, non mi sembrava più tanto una bambina, mentre si mangiava cogli occhi il figlio dell’ispettore Asuka!”

La moglie lo fissò con sguardo obliquo: “Beh, che gli piacesse non era un mistero… fin da quella volta che venne da noi per proteggere il velo nuziale che quegli arrivisti degli Hiwatari ci avevano appioppato!”

“Già… e per fortuna che non c’è riuscito!” commentò il padre di Sayaka, convinto.

“Una vera fortuna” annuì sua madre, sospirando “sempre però che si sia trattato di un caso!”

“Che vorresti dire…?”

“Ah, voi uomini siete sempre così superficiali” sentenziò la signora, con deciso orgoglio femminile “secondo te un ragazzo in gamba come Asuka Jr. si sarebbe lasciata sfuggire quella ladruncola in un modo tanto puerile?”

“Bah… a dire il vero, da quanto racconta lo stesso sindaco, non è che nella lotta a Saint Tail il suo giovane elemento di fiducia abbia poi collezionato così tanti successi!” commentò il marito, con signorile ironia.

“Secondo me lo ha fatto apposta, invece” ribadì la moglie con ostentata sicurezza “è chiarissimo che voleva salvare Sayaka!”

“Sia come sia, dobbiamo effettivamente ringraziarlo. E comunque, se sono rose…”

“Santo Cielo…!!!” esclamò all’improvviso l’autista, inchiodando repentinamente i freni.

Al brusco arresto della berlina, i signori Shinomya (che non portavano le cinture di sicurezza per non sgualcire i loro abiti da sera) furono proiettati poco gentilmente contro gli schienali - per fortuna generosamente imbottiti - dei sedili anteriori. La signora lanciò un gridolino, mentre il signore imprecò sottovoce.

“Si può sapere cosa ti è preso, James?!” chiese poi, seccato.

“Chiedo venia, signore” si giustificò il domestico “ma c’era un corpo, disteso in mezzo alla strada!”

“Che cosa…?” esclamò la signora.

“L’hai… l’hai investito?” domandò preoccupato il marito.

“No, signore: per fortuna ho frenato il tempo!”

“Andiamo a vedere!” disse il padrone, aprendo lo sportello.

Anche la moglie e l’autista scesero dalla vettura. Fatti pochi passi, il terzetto trasalì nel vedere il corpo di un giovanotto quindicenne beatamente disteso per terra, a pochi centimetri dal muso della macchina! L’autista di casa Shinomya si affrettò quindi a chinarsi su di lui per accertarsi delle sue condizioni.

“È ferito…?” chiese il padrone.

“No, signore… sembra semplicemente fuori combattimento!”

“Forse è ubriaco” ipotizzò la signora “ah, mio Dio, questi giovani d’oggi!” concluse, distogliendo lo sguardo con sincero disgusto.

“Non credo, madame” disse ancora James, dopo averlo discretamente osservato e annusato “sembra solo profondamente addormentato!”

“Beh, proviamo a voltarlo!” disse il signor Shinomya afferrando il ragazzo disteso per le spalle. Non appena fu possibile scorgere il volto del “bell’addormentato nel viale”, la signora Shinomya sussultò dallo stupore: “Ma… è Alan Asuka…!!”

“Sembra proprio di sì!” confermò il marito, con voce incolore.

“Ma sta bene…?” s’informò ancora la moglie.

“Pare…” rispose il marito dopo avergli accostato l’orecchio al petto, mentre James gli tastava il polso “…ad ogni modo sta dormendo come un ghiro!”

“Cosa facciamo, signore?”

“Per prima cosa, direi di svegliarlo!”

L’idea, per quanto pratica, si rivelò infruttuosa. Né alcune vigorose scrollatine, né altri discreti pizzicotti riuscirono a strappare dalle grinfie di Morfeo il “ragazzo speciale” di Seika!

“Niente da fare” esclamò sconsolato il padre di Sayaka “e adesso?”  

“Proporrei di portarlo a casa sua, signore!” suggerì il domestico.

“Buona idea, James” approvò il padrone “se solo conoscessimo l’indirizzo!” concluse però, con disappunto.

“In tal caso, signore, ritengo non rimanga altro da fare che chiamare la polizia!”

Era, in effetti, la cosa più sensata da fare. Doppiamente sensata, nel caso specifico.

Se non che, la madre di Sayaka ebbe un guizzò repentino, accompagnato da un istantaneo bagliore dello sguardo: “Ascolta, caro: non mi sembra il caso di creare un allarme inutile. Io direi di portarlo a casa nostra, invece!”

I due uomini la fissarono, il buon James con espressione flemmatica, il marito con fare decisamente più perplesso: “Ma, tesoro… credi davvero che…”

“Senti” iniziò la signora posando la mano ingioiellata sulla spalla del consorte “io non so cosa gli sia successo… tuttavia, conoscendo la serietà di questo ragazzo, non credo abbia commesso nulla di cui si debba vergognare. Però, se chiamiamo la polizia, metteremo in imbarazzo sia lui che l’ispettore Asuka… per non parlare del sindaco!”

Dopo una breve meditazione, il marito si decise ad annuire: “Forse hai ragione… ma vorrei proprio sapere cosa stava combinando!”

“Non preoccuparti, caro: ce lo faremo raccontare domattina, dopo che una buona dormita lo avrà rimesso completamente in sesto!”

“E va bene, mi hai convinto. Dammi una mano, James!”

“Subito, signore!”

I due sollevarono il ragazzino e lo distesero sul sedile posteriore, posandogli la testa sul grembo della signora, che continuava a guardarlo con un comprensivo sorriso materno. Scuotendo la testa, il signor Shinomya si sedette invece accanto all’autista, mentre quest’ultimo rimetteva in moto la vettura e ripartiva verso la loro villa.

 

***

Tanto per confermare le previsioni della madre, la “piccola” Sayaka era in quel momento assolutamente sveglia, se pure coricata nel suo lettuccio a leggere uno dei suoi romanzi preferiti: Piccole Donne Crescono, di Luisa M. Alcott.

Di frequente - vale a dire ogni volta che finiva una pagina - i suoi occhioni si soffermavano sul “fatidico” specchio di Leche, tornato a riprendere il suo posto sopra il comò. E ogni volta, ritornando con lo sguardo sul libro, emetteva un lievissimo sospiro mentre il suo indice destro provvedeva a voltare la pagina senza bisogno di essere umettato con la saliva, dal momento che aveva appena terso qualche lacrimuccia traditrice.

Sayaka non sapeva quanto fosse reale quel dato che denunciava la presenza di sette donne per ogni uomo sulla faccia del Pianeta… probabilmente si trattava di una panzana, ma era comunque assai probabile che ci fossero effettivamente sette donne per ogni uomo decente! Non si spiegava altrimenti la masochistica tendenza del genere femminile a innamorarsi sistematicamente delle stesso individuo irreversibilmente già “marcato” da una o più altre!

Quando la ragazzina si rese conto di non aver letto nemmeno mezza pagina delle dieci o quindici che aveva sfogliato, si decise a posare il libro sul comodino e a sistemarsi il guanciale per abbandonarsi finalmente - o almeno sperava - all’oblio del sonno. Stava per spegnere l’abat-jour, quando avvertì dei rumori al piano di sotto e capì che i suoi genitori erano appena rientrati.

Sentendo anche la voce del signor James e trovando insolito che non rientrasse in casa senza prima sistemare la macchina in garage, abbandonò le coltri spinta dalla curiosità, indossò una graziosa vestaglietta rossa sulla camicia da notte color miele, infilò i piedini nelle pantofoline ricamate e si affrettò ad uscire dalla sua camera per poi scendere precipitosamente le scale che portavano giù in soggiorno…

“Mamma, papà… cosa…??”

Se l’insolita comparsa di Asuka Junior alla sua festa di compleanno l’aveva lasciata felicemente sorpresa, la vista del suo bramato “sempai” inerte fra le braccia del fedele domestico la trasformò questa volta nella perfetta raffigurazione dello stupore: i bulbi oculari le si ingrandirono a dismisura, mentre le pupille si facevano microscopiche. Inutile aggiungere che il suo colorito aveva assunto immediatamente lo stesso colore della sua veste da camera!

“Scusaci per il ritardo, tesoro” le si rivolse il padre, cercando di mantenere un contegno decentemente flemmatico “abbiamo avuto dei contrattempi!”

“Ma… ma…” farfugliò la ragazzina avvicinandosi rapidamente dopo avere superato la paralisi dello shock “…che cosa gli è successo…?!!”

“Nulla di grave, cara” si affrettò a tranquillizzarla la signora “probabilmente era impegnato in una delle sue missioni e la stanchezza lo ha vinto. Così si è addormentato per la strada!”

“Per la strada…??” chiese Sayaka portando le mani alle guance.

“Proprio così” confermò il signor Shinomya, mentre l’autista stendeva il giovanotto sul divano “e per poco non lo abbiamo messo sotto!”

“Oh, no…!!” esclamò la ragazzina, guardandolo con angoscia.

“Non temere, ci siamo fermati in tempo, grazie al Cielo!” le disse la signora, mettendole una mano sulla spalla.

“E… e adesso come sta…?” domandò ancora la figlia, a bassa voce, dominando con un certo sforzo la tentazione di abbracciarlo.

“Bene, a quanto sembra” le rispose il padre “solo che non riusciamo a svegliarlo!”

“Desidera che chiami il medico di famiglia, signore?” domandò James.

“Ma no” intervenne la signora “la fronte è fresca e il polso regolare. Credo che abbia bisogno soprattutto di un buon sonno ristoratore. Dì piuttosto ad Elizabeth di preparare la stanza degli ospiti!”

“Benissimo, madame!”

“Vuoi proprio farlo restare qui da noi?” le domandò il marito, con fare tuttora dubbioso.

“Mi sembra la cosa migliore, tesoro” rispose la moglie, guardando di sottecchi la figliola, alla quale s’illuminarono gli occhi “che problema c’è?”

“Beh, nessuno, se è per questo… pensavo solo che suo padre si preoccuperà!”

“Se ti ricordi, il sindaco diceva che l’ispettore era in servizio, questa notte” sorrise la donna “e quindi non rincaserà prima di domattina!”

“Già, è vero. Comunque sarà bene telefonare in centrale per rassicurarlo!”

“Ma no, papà” saltò su allora Sayaka, ansiosamente “perché vuoi farlo impensierire sul lavoro? Domattina è domenica… basterà riaccompagnarlo a casa per tempo e sarà tutto sistemato!”

“Dici? Però…”

“Signori, la camera è pronta!” annunciò Elizabeth, la cameriera.

A questo punto il capo-famiglia, vinto dal sonno incombente, accentuato dai postumi dell’abbondante cena, capitolò: “Uff… d’accordo, facciamo come credete. Adesso, però, andiamocene a letto… portiamolo su, James!”

“Ci penso io, signore, non si preoccupi!” disse costui, riprendendolo in braccio.

Mentre il solerte domestico cominciava a salire le scale, Sayaka gli disse: “Mi… mi scusi, James… posso… posso chiederle un favore?”

“Mi dica, signorina!”

“Ecco…” rispose la ragazza, tornando ad arrossire “…potrebbe essere così gentile da… da spogliarlo, prima di… metterlo a letto?”[4]

“Stia tranquilla, ci penso io!” rispose il buon James, in tutta serietà.

Tenendo le mani giunte e la boccuccia appena incurvata in un sorriso, Sayaka rimase ad osservare l’uomo mentre portava il suo prezioso fardello verso la stanza degli ospiti.  Restandole di spalle, i suoi genitori non potevano vedere il suo sguardo compiaciuto, tuttavia il signor Shinomya non poté trattenersi dal sussurrare ironicamente alla moglie: “Ancora una bambina, eh?!”

La signora lo guardò con un viso apparentemente impassibile, che poi mutò con un sorriso dolcemente malizioso: “Non pensarci, amore… su, su: andiamo a letto!”

 

***

In meno di mezz’ora, casa Shinomya si ritrovò immersa nella più completa tranquillità. Anche la servitù si era ritirata e tutti si erano già o stavano per abbandonarsi al torpore dell’assopimento. Tutti. O quasi…

Erano circa le tre e un quarto del mattino quando il silenzio venne infatti turbato dal fruscio di leggeri passi felpati che, provenienti dalla camera della padroncina, percorrevano il corridoio del piano superiore per dirigersi verso quella degli ospiti.

Giunta davanti alla porta, una piccola donna, non più timida ma risoluta, si arrestò qualche momento per portarsi una mano al seno e cercare di contenere i battiti del suo giovane cuore ferito. Poi, quella stessa mano tremante si allungò verso la maniglia…

Dopo avere varcato quella porta ed essersela richiusa alle spalle, Sayaka Shinomya, ultima “erede” della Principessa di Leche, soprannominata miss velo da sposa dai membri del Consiglio Organico asukiano, si avvicinò lentamente a quel giaciglio dove riposava, ignaro e beato, il giovane protagonista dei suoi dorati sogni di fanciulla…

 



[1] Vedi capitolo 5.

[2] Termine più consono di “riparato”, dal momento che avevano dovuto sostituirne l’intera componentistica!

[3] L’attuale possessore del quadro La Sfinge (v. capitolo 18).

[4] In quel preciso momento, a Tokyo, una certa signora Asuna Kujo Mitaka, veniva scossa da un telepatico brivido…!

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Capitolo 40
*** E lo sciagurato rispose! ***


Capitolo 40: E lo sciagurato rispose

Capitolo 40: E lo sciagurato rispose!

 

D

opo essersi sfilata le pantofole per esser certa di non produrre il benché minimo rumore, la “piccola” Sayaka si accostò finalmente al giaciglio del “povero” Alan, immerso in un sonno a prova di esplosione atomica…

O forse non proprio, dal momento che, di quando in quando, lievissimi sospiri sfuggivano dalle sue labbra, atteggiate in un sorriso appena percettibile.

La fanciulla dai capelli castani allungò la sua piccola mano tremolante ad accarezzare quei bellissimi capelli corvini, contemplando nel frattempo il delizioso visetto da bambino che mostrava in quel momento l’intrepido segugio di Saint Tail.

*La serenità della tranquilla coscienza…!* commentò Sayaka, dentro di sé.[1]

Poi, cercando di attenuare i battiti del suo cuoricino tormentato, la rivale di Lisa e di Rina si chinò a baciare la guancia del suo bramato sempai. O almeno era quella l’intenzione, perché il risultato fu in realtà abbastanza differente… essendo entrata in funzione, proprio in quel momento, la routine di spostamento automatico, il corpo del detective si girò dal fianco destro sulla schiena, cosicché, in questo modo, la rosea boccuccia di Sayaka venne a trovarsi improvvisamente in rotta di collisione con quella del ragazzo, che aveva preso il posto del primo obiettivo!

Scrivere che il fenomeno suddetto provocò del disappunto in quella “ragazza di buona famiglia” significherebbe ingannare i lettori, anche se la gioia scoppiatale nel petto fu discretamente vanificata dalla paura: se a quel contatto il suo bello si fosse svegliato, la magia del momento si sarebbe di sicuro trasformata in tragedia! Perciò, sebbene a malincuore da parte della Neuro, l’ordine di distacco alla Motoria di Sayaka venne repentinamente impartito da parte della sua Cerebrale…

Fu però un distacco di pochi centimetri, giacché, immediatamente dopo, la Sensitiva della fanciulla captò un messaggio di quattro lettere che il dormiente tutore della legge s’era fatto imprudentemente sfuggire. 

“Lisa…!”

Le membra dell’intrusa s’irrigidirono, i pugni le si strinsero e un velo d’umido le passò sulle pupille. Provò ad arricciare le labbra ma non servì granché; infatti, strizzando gli occhi, si ritrovò subito le guance bagnate.

Sebbene negli ultimi tempi si fosse lasciata trasportare da un certo egocentrismo, Sayaka Shinomya era pur sempre una ragazza dolcissima, incapace di portare rancore a qualcuno e anche lei ben disposta verso la beniamina della classe.[2] Ma la gelosia è una gran brutta bestia, non molto adatta a tirar fuori la parte migliore delle persone… un moto di stizza pervase quindi la rivale di Haneoka, anche nei confronti del suo preferito.

“Sei uno stupido…!” sibilò, levando addirittura la mano, come a volergli mollare uno schiaffo! Subito, però, dando nuovamente ascolto ai propri sentimenti, trasformò quel gesto ostile in una carezza, che a lungo indugiò su quella stessa guancia, rimasta priva di quel precedente bacio.

“Seya…!” mormorò ancora l’incauto detective.

A quel secondo nome Sayaka s’impietrì, sbarrando tanto d’occhi e la sua Cerebrale si mise fatalmente al lavoro… era vero: quello stesso giorno, alla mensa, Alan le aveva confessato di preferire la misteriosa ladra alla sua compagna di scuola!

“Seya… Lisa… ti amo…!”

Trascorso il primo attimo di sconcerto, Sayaka si era seduta sul bordo del letto, continuando imperterrita ad accarezzare “quella faccia da schiaffi”.[3]

“Disgraziato…” sussurrò “…ma chi ami veramente, delle due?”

Come a voler rispondere a questa domanda (c’è da chiedersi se, a porgere un cappio a un individuo intontito dal sonno, lo si vedrebbe impiccarsi da solo) il ragazzo continuò: “Non m’importa… chi tu sia! Lisa… Seya… ti amo…!!”

“Cosa…??” sussultò miss velo da sposa, sentendosi mancare il fiato.

Dopo essere riuscita a riordinare un po’ le idee, Sayaka fissò risolutamente il suo prezioso  “ospite”, dopodiché le venne un’ispirazione diabolica: avvicinò la bocca al suo orecchio e domandò: “Allora… hai scoperto… che Lisa… è Seya…?”

Alcuni secondi d’intervallo le fecero temere che Alan si fosse addormentato del tutto, ma disgraziatamente non era così e la conferma arrivò ineluttabile: “Sì… ma io… ti amo… mia dolce… Saint Tail!”

“Brutto…”

Il provvidenziale sfogo della fan, “umiliata” da quella fatale rivelazione, venne malauguratamente interrotto dalle stesse braccia del giovanotto che, imprigionando rapidamente il suo corpo, l’obbligarono a stringersi teneramente a lui…

“Se… sempai…!!” esclamò la ragazza, alquanto disorientata.

“Non… fuggire… più! Ti scongiuro…!” supplicò Alan, nel dormiveglia, accarezzandole la schiena.

“Ma…”

“Perdonami… per prima… ma ora…”

“Alan…”

“…sono pronto! Facciamolo…!!”

“Che…??”

“Sì… ora… posso farlo” la sua stretta si accentuò “Lisa… Seya… ti adoro… ti desidero… ti voglio…!!!”

“Io non son…” la debole protesta della giovanetta venne di nuovo interrotta dal bacio dell’ignaro detective, reso suo malgrado intraprendente dalla rinnovata efficienza dei suoi ricollegati attributi!

Immediatamente dopo la fanciulla trasalì, nel sentire la mano di Alan che le abbassava una spallina della camicia da notte… per un istante fu tentata di gridare e di respingerlo, ma, quasi subito, la paura e l’imbarazzo vennero zittite dal desiderio e dalla passione.

D’altra parte, quanti di noi esiterebbero a lungo davanti a un’opportunità, sia pure galeotta, ma consapevolmente irripetibile?

Carpe diem, recita il motto. E se l’occasione fa l’uomo ladro (o la donna ladra, come s’è visto), rende pure l’amante intrepida!

E così la dolce Sayaka, ultima erede della Principessa Rosa di Leche e terza pretendente alla mano del “ragazzo speciale” di Seika, dopo avere sferrato un deciso calcetto alle proprie rimanenti esitazioni, ricambiò voluttuosa quell’abbraccio caldissimo e del tutto inaspettato. Dopodiché, mentre la sua lingua danzava frenetica con quella di Alan, si distese dolcemente sul suo corpo, predisponendosi ad assaporare tante nuove e sconosciute sensazioni…!

Non è dato sapere se la sua primitiva intenzione fosse stata solo quella di dare al suo amato un casto bacino della buona notte… comunque, ora come ora, quell’audace adolescente - erroneamente definita “sciacquetta” da James “Azzeccatutto” Watson - era fermamente decisa a diventare donna… la sua, naturalmente!

 

***

Proprio quella notte gli organici Julius Chester e Roger Pipps, assistenti della Sezione Riproduttiva, erano di guardia alla camera di controllo fecondativo. Il secondo stava svogliatamente riportando su una scheda i parametri provenienti dal sistema diagnostico (che dovevano essere controllati ogni ora), mentre il primo sfogliava distratto una recente copia di Playboy. A un certo punto l’assistente Pipps attirò l’attenzione del collega: “Ehi, Julius: guarda un po’ qui…!”

“Che ti succede?” chiese l’altro, senza distogliere lo sguardo dalla rivista.

“Ecco… forse è solo un contatto… ma si è appena acceso un allarme sensuale di primo grado!”

Chester si limitò ad alzare un sopracciglio, poi suggerì: “Prova a picchiarci sopra col dito!”

Pipps fece come gli era stato detto e in effetti, dopo alcune toccatine, la spia cessò di lampeggiare.

“S’è spenta!” riferì.

“Mm-mmm!” si limitò ad annuire il collega.

Tutto sembrava tornato tranquillo. Del resto, da quando, non molto tempo addietro, il loro organismo aveva raggiunto la pubertà, il carico di lavoro gravante sul personale della Genetica non aveva subito nessun incremento significativo, limitandosi ancora ai normali check-up. Questo, almeno, fino agli ultimi turbolenti giorni… tuttavia, adattarsi alla nuova situazione dopo anni di sonnacchiosa routine, non era affatto semplice, né tanto meno rapido.

“BEEEP… BEEEP… BEEEP… BEEEP…”

Quel forte suono, stridente quanto repentino, fece sobbalzare dalla sedia Julius Chester, mentre la copia di Playboy volava fino al centro della stanza, rimanendo aperta sulla foto di una modella curiosamente somigliante ad Eimi “Lucifer” Haneoka…!

“Cosa diavolo…?!” mormorò l’assistente cogli occhi sbarrati sul pannello principale, al cui centro un riquadro rosso lampeggiante faceva sinistramente risaltare la scritta MASTER ALARM…!

“Julius: guarda il messaggio sull’analizzatore: siamo in condizione C!”

“Come?! Hai detto C…? Ma… chi sarebbe l’organismo complementare?”

“Non lo so, non lo hanno riferito… ma il livello eccitativo è già su DEFCON 2!

Mentre Pipps stava parlando, due sportellini si aprirono davanti alle rispettive postazioni degli operatori, facendo comparire due chiavette d’identico aspetto. Contemporaneamente, il display sul pannello principale trasmetteva un’istruzione precisa:

 

INSERT KEYS in SWITCHER LOCKS

 

“Ma… siamo già a questo punto…??” esclamò Chester, con la fronte già coperta di freddo sudore “Non ci posso credere…!!”

“Sta’ calmo” provò a rassicurarlo Pipps “forse è solo un’esercitazione!”

Ma il collega non ne era affatto persuaso e provvide a effettuare un velocissimo check-up, dal cui responso risultò che il raccordo di giunzione aveva inequivocabilmente effettuato il rendez-vous con un’interfaccia di passaggio: i parametri tattili, termici e igrometrici non lasciavano dubbi di sorta!

“Cribbio!! Altro che esercitazione: questo è un amplesso vero e proprio…!”

“Allora dobbiamo precedere. Inserisci la chiave!” replicò Pipps, passando dalle parole ai fatti. Con mano febbrile, il collega lo imitò: afferrò la sua chiavetta dallo sportellino e la introdusse a fatica nella serratura. Poi, con l’altra mano, eseguì un’ultima verifica che generò quest’altro messaggio sul display:

 

STF READY for EMISSION: TURN THE KEY TO send

 

Dopo essersi terso velocemente la fronte, Julius mormorò al compagno: “Ok, Roger… al mio via!”

“Pronto!” confermò Pipps.

Con la coda dell’occhio, Chester stava però osservando anche il pannello del miscelatore cromosomico, dove una diversa scritta ricordava chiaramente la funzione biologica della procedura che stavano per mettere in atto…

 

STF COMPOSITION CORRECT:

106 X-TYPE + 106 Y-TYPE GAMETES

 

“No, un momento: chiediamo conferma, prima…!”

“Non c’è tempo, Julius: siamo già a DEFCON 1: dobbiamo emettere!”

“Roger, i sensori tattili del raccordo segnalano che non sono state prese precauzioni… e non credo che il signor Alan abbia già deciso di cimentarsi nella paternità!!”

“Le avranno prese nell’organismo ricevente!”

“E come facciamo a saperlo…? Voglio essere sicuro, prima di fecondare una donna!”

Il povero Chester mise mano al comunicatore intersezionale, ma poco dopo il compagno lo vide dare rabbiosamente un pugno sulla console…

“Maledizione!! I contatti con la Centrale Operativa sono già stati interrotti…!!!”

“Julius, ci hai provato, ma ora dobbiamo eseguire. Altrimenti Spade e Harper ci faranno a pezzi!”

Chester sospirò pesantemente, ma dovette dare ragione a Pipps: “Va bene, procediamo” sospirò “dopo tutto, la responsabilità è la loro…!” detto ciò, tornò ad impugnare la chiave, cercando di non badare al fortissimo formicolio.

“Ci sei, Roger…?”

“Ci sono!”

“Via…!”

All’unisono, i due organici ruotarono lo chiavi in senso orario e subito il display del miscelatore segnalò che il trasferimento del fluido era in corso… ciononostante, benché non avessero compiuto che il loro dovere, Julius Chester, coadiutore del capo-sezione genetico, non riusciva a liberarsi da un bruttissimo presentimento.

“Buona fortuna, signor Alan” lo sentì sussurrare il compagno “spero che sappia bene quello che fa…!”

 

***

Nello stesso momento in cui l’intraprendente Sayaka entrava di soppiatto nella camera degli ospiti, Lew A1 Harper, Coordinatore dell’organismo, stava ascoltando il rapporto dei suoi principali responsabili di sezione.

“Allora, signori…” cominciò, con aria palesemente esausta “…facciamo il punto. Parker, ci sono danni?”

“Fortunatamente no” rispose il capo dell’Immunitaria “evidentemente l’autista del veicolo che minacciava d’investire il signor Alan è riuscito a frenare in tempo. Anche la precedente caduta provocata dell’esaurimento energetico, grazie alla perizia del signor Kirby, non ha portato a nessuna conseguenza di rilievo… tant’é vero che adesso il nostro assistito sta dormendo tranquillamente!”

“È un sonno profondo?” domandò A1.

“Beh, non proprio” intervenne il capo della Sensitiva “stiamo provando a fargli raggiungere il 2° stadio, ma finora non siamo riusciti a farlo rilassare sufficientemente!”

“Come mai?”

“Purtroppo, le emozioni provate questa sera lo hanno leggermente scombussolato!” spiegò il collega della Neuro.

“Capisco… beh, l’importante è che recuperi le forze” conciliò Harper “piuttosto, Gus, cosa ci può dire riguardo alla sua attuale ubicazione fisica?”

Chandler gettò uno sguardo su un rapporto appena stilato: “Stando ai parametri pervenuti, direi, senza tema di sbagliare, che il nostro amico si trova coricato sopra un letto!”

“Il suo, voglio sperare!” puntualizzò Marlowe, lasciandosi scappare un brivido.

“Eh, non credo sia molto probabile” scosse la testa Chandler “dipende molto dal luogo in cui è stato raccolto… e, soprattutto, da chi!”

“Infatti” convenne Parker “anzi, riflettendoci, potrebbero averlo anche portato all’ospedale!”

“E sarebbe la cosa più augurabile…!” affermò con decisione sempre il capo della Neuro.

“Certo che i tuoi gusti sono alquanto discutibili, Phil!” gli fece eco il capo della Cerebrale, che finora non aveva aperto bocca.

Marlowe si voltò verso di lui: “Il tuo spirito di contraddizione non si smentisce, vero Jim? Sarebbe invece più opportuno che cominciassi a darti da fare per rendere il signor Alan meno succube di certe situazioni: sembra quasi che i suoi guai ti divertano…!”

“Riconosco la pertinenza della tua osservazione” rispose il collega alzando le spalle, pur col viso leggermente arrossito “ma finché la tua equipe continuerà a succhiarsi la maggior parte dell’energia fornitaci da Blackie, dubito di riuscire ad alzargli il rendimento delle meningi!”

*Touché…!* dovette ammettere mentalmente Phil, salvo però ribattere a voce: “Come scusa non è male! Ma da te mi aspettavo decisamente di me…”

La frase di Marlowe venne interrotta dallo squillo del comunicatore intersezionale sulla scrivania del Coordinatore. Harper rispose subito: “Pronto? Sì, è qui!” porse l’apparecchio a Chandler “Il signor Finch vuole parlarle d’urgenza!”

Il capo della Sensitiva si portò velocemente il ricevitore all’orecchio: “Dimmi, Peter, che c’è…? Ma… ne sei sicuro?! OK, sta’ calmo, arrivo subito!”

“Qualche problema?” gli chiese A1, quando Chandler tornò a rivolgergli lo sguardo.

“Il mio aiutante richiede la mia presenza in camera percettiva. Riferisce che l’organismo sta subendo delle sollecitazioni sensuali piuttosto forti…!”

“CHE…??!!” gridò immediatamente Marlowe.

“Andiamo!” rispose invece A1, imponendosi di mantenere tutto il suo sangue freddo.

I cinque componenti del Consiglio Organico si precipitarono nella camera di controllo, dove trovarono l’intera equipe che zompettava frenetica da una console all’altra, mentre le spie dei pannelli lampeggiavano allegramente come luci di un albero di Natale…

“Che sta succedendo, Pete…?” lo abbordò subito Chandler.

“Ah, signore… meno male che è qui! Stiamo ricevendo una miriade di impulsi sensuali di tutti i generi: tattili, olfattivi, telepatici… l’elaboratore della Genetica è già praticamente saturo!”

“Avete identificato l’organismo sorgente?”

“Purtroppo il signor Alan è ancora mezzo addormentato e non possiamo ricevere segnali visivi. L’elaboratore sta analizzando le onde cerebrali e…”

“Ecco il responso, Peter!” annunciò un assistente.

Subito dopo, i presenti lessero sul display del controllo percettivo il seguente messaggio:

 

RELATION TYPE b IN PROGRESS - SUBJECT: sayaka shinomya

 

Marlowe assunse tutti i colori dello spettro visibile; in un lampo aveva perfettamente compreso chi aveva raccolto il loro assistito e soprattutto in quale letto si trovava in quel preciso momento!

“NOOO…!!! MIO DIO, NO!! NON PUÒ, NON DEVE FINIRE COSÌ…!!! MISERICORDIA, FATE QUALCOSA!!!” urlava, già decisamente fuori di senno.

Dopo aver masticato una sorda (e anche sordida) imprecazione, A1 si rivolse al responsabile sensitivo: “Presto, Gus: lo svegli immediatamente!!”

Dopo avere effettuato una rapidissima analisi della situazione, il suo subordinato dovette però scuotere sconsolato la testa: “Troppo tardi, signor Harper: tutti i segnali più incisivi hanno già raggiunto l’elaboratore sensuale. Siamo nelle mani di Spade!”

Harper si precipitò allora sul comunicatore intersezionale: “Spade…!!! Spade, mi sente…?? Com’è la situazione? Mi risponda…!!!”

“Siamo a DEFCON 1… è già scattato l’allarme emissione!”

“Stringere al massimo gli inibitori!!” ordinò A1, concitatamente.

“Spiacente, signore: ne è rimasto operativo uno solo… temo che servirà a poco!”

L’ormai impanicato Coordinatore commutò allora sul canale della Motoria: “Kirby, per amor del Cielo… non lasci che quella femmina lo catturi: mantenga il controllo del bacino a tutti i costi!!”

“Non posso, signore: è già scattata la routine di movimento automatico!”

Come per evidenziare il fatidico “punto di non ritorno”, il display dell’analizzatore percettivo mostrò implacabile la conferma che tutti speravano ancora di eludere…

 

RELATION TYPE C IN PROGRESS - SUBJECT: sayaka shinomya

 

…e tutti sapevano che, quando l’analizzatore segnalava la “C”, voleva dire che il rapporto interpersonale completo si stava già consumando! Nessuno, dentro a quel tormentato organismo, poteva oramai pensare di poter impedire l’inevitabile. Quasi nessuno…

“La corrente, presto” gridò Marlowe, con voce strozzata “dobbiamo togliere di nuovo la corrente…!!!”[4]

“Provaci, se ci riesci” gli rispose stancamente Chandler “abbiamo sostituito il cordone con un cavo supercorazzato!”

“Come…? Ma che diavolo t’è saltato in mente??!” protestò il collega della Neuro, con tono sempre più rauco.

“Senti, amico… se pensavi che avrei corso il rischio di dover ripetere quel po’ po’ di tour de force per ripristinare la centrale percettiva, beh, ti sei sbagliato!”

Il disgraziato responsabile della sezione Emotiva non ebbe nemmeno la forza di replicare. Cadde in ginocchio, per poi curvarsi sul pavimento della sala, battendovi lentamente i pugni, mentre amare lacrime gli sgorgavano dagli occhi. Provò soltanto un ultimo sussulto quando sentì, dal comunicatore, la voce di Sam Spade che annunciava, con tono gelidamente professionale: “DEFCON 0… DEFCON 0… attenzione, emissione…!!”

E qui, il povero Phil Marlowe si accasciò al suolo definitivamente, mentre non meno di 200 milioni di spermatozoi abbandonavano i serbatoi della Genetica di Alan Daiki Asuka per fluire inesorabilmente dentro quella di Sayaka Shinomya…

 



[1] O della totale incoscienza…?

[2] Cioè verso Lisa.

[3] Ritengo che la volubilità di Sayaka sia comprensibile, date le circostanze. Dopotutto, come recita il Rigoletto di Verdi: La donna è mobile, qual piuma al vento, muta d’accento e di pensier…!

[4] Vedi capitolo 31.

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Capitolo 41
*** L’adolescenza è finita! ***


Capitolo 41: L’adolescenza è finita

Capitolo 41: L’adolescenza è finita!

 

Q

uando le nebbie del sonno si rialzarono davanti agli occhi del nostro malcapitato protagonista,[1] la visione dell’ambiente circostante dovette confermargli per la seconda volta di avere trascorso la notte in un giaciglio diverso dal proprio… e, come se non bastasse, l’inquietante scoperta fu seguita dalla constatazione ben più sconcertante di ritrovarsi nuovamente in costume adamitico!

*Che diavolo è successo…?* si chiese, cercando di far mente locale. Stendendo la mano verso la parte destra del letto, i sensori epidermici di Gus Chandler dovettero appurare che anche quella zona manteneva un più che discreto tepore… avrebbe anche potuto trattarsi del tepore del suo stesso corpo, se anche i sensori olfattivi non avessero percepito un profumo indubbiamente quanto squisitamente femminile… la conferma finale la diedero comunque quelli ottici, registrando la presenza di un secondo cuscino appoggiato alla testiera di quell’inaspettato talamo!       

Quella vista fu determinante nello svegliare del tutto il “piccolo” detective, facendogli rivivere in un lampo tutte le sensazioni provate durante la notte appena conclusa: calore, tenerezza, umidità, fragranza, libidine, appagamento, dolce spossatezza.

L’ormai in tutti i sensi giovane uomo si lasciò ridistendere sul proprio guanciale, assaporando quel delizioso formicolio che lo pervadeva dappertutto. Un sorriso beato gli spuntò dalle labbra…

“E così, ce l’hai fatta… eh, Lisa?” mormorò “Anzi, no… Seya. Sei riuscita a farmi tuo, finalmente…! Beh, avrei dovuto immaginarlo che, come sempre, avresti vinto tu…!”

Sempre sorridendo, cercò allora di rammentarsi come l’ardita cacciatrice di cuori (e non solo…) l’avesse convinto a “concludere” una volta che erano giunti nuovamente a casa di lei, chiedendosi soprattutto come diavolo avessero fatto ad eludere la sorveglianza dei suoi genitori (e del “paparino” in particolare)!

Mentre si soffermava su quest’ultimo aspetto, la vista della camera nella penombra mattutina gli rivelò che non si trovava affatto dove aveva poc’anzi supposto di essere: quella non era affatto la stanza di Lisa Haneoka!

*Questa è forte! Vuoi vedere che mi ha portato in uno di quegli alberghi che…*

Ma poi si rese conto che qualcosa non quadrava: in tutta Seika non esisteva nessun esercizio adibito a quel genere di attività: Hideo Morinaka, uomo di severi principi morali, non ne avrebbe mai autorizzato l’apertura! Ed era ancor meno probabile che avessero messo in pratica una “fuga d’amore” in qualche città vicina, dove potessero trovarne uno… senza contare che, essendo entrambi minorenni, non li avrebbero nemmeno ammessi!

Dunque? Che Lisa avesse chiesto “appoggio logistico” a qualche amica? Ma a chi? Non certo a Mara, per ovvie ragioni! Anche Sara era da escludere (la sorella novizia non le avrebbe di certo perdonato di aver favorito quel loro grave peccatuccio). Kyoko e Ryoko, dal canto loro, non avevano certo i mezzi per…

Rina…!!! La sua famiglia, in effetti, avrebbe anche potuto… ma l’ipotesi era un po’ troppo forte.

*Va bene che erano diventate amiche, diceva… ma da qui ad aiutarla a consumare un rapporto con me, ce ne corre…!*

All’improvviso ebbe come una folgorazione e una forte scossa di brivido spazzò via tutte le sensazioni mnemoniche citate in precedenza. Il nostro si guardò intorno con terrore… e se si fosse trovato appunto in casa di Rina? E se quella fosse stata la sua camera? E se fosse stata proprio lei a possederlo, quella notte…?

“Calma, ragazzo” si disse, stringendo i pugni “Rina non farebbe una cosa del genere… non più, almeno! Aveva detto di volerti bene[2]… non potrebbe mai farti uno scherzo simile…!!”

In quel momento la porta si aprì e Alan, con un sussulto, si rimboccò istintivamente le coperte fino al mento… era comunque più che deciso a mantenere la calma e ad imporsi di essere pronto a qualunque cosa avrebbe visto… ma ciò che vide fu troppo anche per lui!

 

***

Avvolta nella sua graziosa vestaglia scarlatta, Sayaka Shinomya entrò nella stanza reggendo un vassoio con entrambe le mani. Richiuse la porta con il piede e avanzò verso un tavolinetto centrale, dove posò l’oggetto facendo tintinnare le porcellane della colazione. Dopodiché, ostentando un ancheggiamento piuttosto sexy, s’avvicinò per sedersi sul bordo del letto con un movimento che mise generosamente in mostra il suo tutt’altro che disprezzabile decolté… infine avvicinò il suo visino a quello del beneamato “ospite” e gli stampò un delicato bacio sulle labbra.

La “provata” centrale sensitiva asukiana dovette constatare che l’essenza proveniente dalla pelle di quella fanciulla era la cosa più sensuale che avessero mai ricevuto e anche il sapore e la morbidezza di quelle labbra non avevano paragone rispetto al bacio della volta precedente.[3] Ma a Gus Chandler non occorreva elucubrare più di tanto per avere una risposta al fenomeno suddetto: era soltanto la normale, meravigliosa differenza fra una ragazza e una donna!

“Buongiorno, amore…!” sussurrò Sayaka, col suo dolcissimo sorriso.

Il detective avrebbe voluto ricambiarla con uno sguardo di puro ghiaccio, ma per quanti sforzi facesse si dovette accontentare di uno neutro (del resto non aveva nemmeno avuto la forza per respingere quel bacio).

“Cosa…” deglutì faticosamente “…cosa ci fai, qui?”

La giovane inclinò graziosamente la testa, lisciandosi i bellissimi capelli castano-scuro.

“Questa è casa mia!” rispose, con aria di perfetta innocenza.

Il ragazzo annuì a denti stretti, per poi ribattere: “Hai ragione… mi correggo: cosa ci faccio, io, qui…?!”

Senza il benché minimo segno di disagio davanti al suo ritrovato sguardo d’acciaio (la prima risposta aveva restituito un po’ di grinta alla sezione di Marlowe) la “fedifraga” gli rispose soavemente: “Hai avuto un incidente, ieri sera!”

“Cosa? Che incidente…?” chiese lui, corrugando le sopracciglia.

“Sei svenuto” rispose lei, avvicinando “pudicamente” i bordi della vestaglia, notando che gli occhi del detective puntavano proprio lì “o ti sei addormentato in mezzo alla strada, non lo so…. e, per poco…” sospirò, rabbuiandosi “…la macchina dei miei, di ritorno da un ricevimento, non ti ha investito!” si coprì il volto con la mano “Oh, Alan… sono morta di paura quando ti hanno portato in casa…!”

Nello sguardo umido della giovane, il nostro amico dovette necessariamente trovarvi una preoccupazione genuina, cosa che non poté fare a meno di apprezzare. Tuttavia la centrale di Watson non era inibita a tal punto da non fare alcune considerazioni.

“Se è come dici… mi spieghi perché i tuoi non hanno chiamato un’ambulanza, oppure la polizia? A che scopo portarmi a casa tua?”

Sayaka lo fissò con lo sguardo più felino che poteva. Altri brividi, generati dagli ultimi scampoli di adrenalina smossero ancora il suo spogliato corpo.

“Ti dispiace…?”

All’improvviso il nostro eroe sentì un urgente bisogno d’aria… e, dopo averne ingoiato un’abbondante porzione, riuscì con più successo a riordinare le idee. Ricordava vagamente di avere accompagnato Lisa (o meglio Seya) a casa. Ricordava le emozioni contrastanti che lo avevano accompagnato nel ritorno verso la propria dimora, soprattutto una profonda serenità, mischiata al forte rammarico di non avere potuto “donarsi” a lei…

Un momento… (alla Neuro, il nuovo galvanometro adrenalinico digitale esplose in una nuvola di fumo nero, fra le irriferibili imprecazioni di Murdock)… ma, allora… se lui e lei non lo avevano fatto… cos’erano tutte quelle sensazioni che avvertiva permanere nel suo corpo (come anche nel suo cuore)…?!

Improvvisamente, la colonna del termometro corporeo presente nella centrale di Eddy Parker andò giù in caduta libera, per poi risalire con uguale velocità, mentre la fronte del poliziotto in erba si copriva di gelide stille di sudore… Alan guardò la sua “anfitriona”… guardò la stanza, guardò quel letto, guardò il cuscino… ma guardò soprattutto il suo corpo senza la minima traccia d’un pigiama… e guardò di nuovo lei…

“Sa… Sayaka… si può sapere… cos’hai combinato…??” inutile precisare che stava tenendo le dita intrecciate sotto le coperte.

Il suo sorriso di ritorno, tutto un concentrato di dolcezza e di malizia, fu una conferma ancora più chiara della successiva risposta vocale: “Cosa abbiamo combinato… vorrai dire…!”

La centrale epatica registrò, subito dopo, una notevole fitta di dolore e un pallore cadaverico si diffuse di conseguenza sul madido volto del novello “libertino”… 

“A cosa… vorresti alludere…??”

“Andiamo, tesoro” ribatté lei, coprendosi una delle guance, pudicamente arrossate “non ricordi proprio nulla…?!”

Ormai non occorreva nient’altro, per capire. Ma come chi affoga si aggrappa a un filo d’erba, così al povero Alan non restava che voltare l’ultima carta di quella fatale mano di poker…

“Stai bluffando… non è vero…?” domandò, con un sorriso già piuttosto spento.

Scuotendo il capo e rimandandogli uno sguardo indubbiamente tenero (Chandler giudicò la responsabile di quella Neuro non meno abile di quella haneokiana), l’ormai giovane donna sollevò con implacabile lentezza la coperta dalla parte dove il giovanotto aveva percepito quel calore profumato… e quello che i suoi occhi dovettero vedere fu proprio il quarto asso (di cuori, ovviamente) di un poker del tutto risolutivo.

Ma purtroppo quelle carte non erano le sue…!

***

E così, per la sesta volta da quando nell’organismo maschile umano del “non più” piccolo detective era stata presa la decisione di risolvere una volta per tutte il “dilemma Lisa/Seya”, il consiglio organico asukiano si trovò riunito intorno al tavolo delle riunioni d’emergenza. È superfluo specificare che l’atmosfera incombente sull’assemblea era la più cupa di tutte le sedute precedenti. A parte il povero Philip Marlowe, che manteneva lo sguardo fisso nel vuoto, solo Dick Tracy, Blackie Wolfe ed Eddy Parker trovavano il coraggio di guardare in faccia il Coordinatore. Tutti gli altri, chi più chi meno, si sentivano troppo corresponsabili per l’incidente appena intercorso, la cui gravità avrebbe potuto comportare conseguenze del tutto incalcolabili.

Lew Harper, dal canto suo, continuava a lisciarsi la fronte con la mano destra, mentre batteva sul tavolo il palmo della sinistra. La sua esitazione nell’avviare quella gravosa discussione era piuttosto tangibile.

“Allora, signor Spade…”

Quando finalmente A1 si riscosse e la sua voce raggiunse il capo della Genetica, quest’ultimo fu attraversato da un vero e proprio elettroshock e dovette umettarsi le labbra più volte, anche solo per essere in grado di balbettare un: “Co… co… comandi, signore…!”

“…vorrei innanzitutto sapere se… durante il rapporto con la signorina Shinomya ci sia stata… una sorta di… resistenza all’avanzamento!”

“Di… di che genere, signore…?”

Watson alzò gli occhi al soffitto, mentre Parker, Kirby e Chandler guardarono il collega con marcato quanto ironico stupore. Harper sbuffò e batté il pugno sul tavolo: “Spade, fingere di non capire non diminuirà la sua responsabilità in questa faccenda! Quindi farà bene a rispondermi a tono” prese una boccata d’aria “c’è stata deflorazione o no…??!”

Un sommesso borbottio gli giunse dall’altro capo del tavolo… A1 stette per esplodere, ma ritenne più saggio tentare un’ultima provocazione per raggiungere il suo scopo: “Se la imbarazza così tanto rispondermi davanti a tutti i colleghi, caro Sam, può sempre venire qui a dirmelo in un orecchio… MA SI DIA UNA MOSSA, PER DIO…!!!”

Il poveraccio deglutì un paio di volte, poi si schiarì la voce: “La… la risposta è… è sì… signore…!”

Il Coordinatore si appoggiò allo schienale della sua poltroncina, stringendo convulsamente il bordo del tavolo: “Bene” grugnì fra i denti “prima pessima notizia appurata! Passiamo alla seconda…” tornò quindi a guardare il capo della Ripro, intento ad allargarsi il colletto del camice “…quando avete segnalato l’emissione dell’STF… il raccordo di giunzione era ancora… inserito nell’interfaccia di passaggio della controparte…?”

La suddetta domanda fu seguita da un silenzio sepolcrale. Tutte le facce dei sette membri del consiglio, seduti attorno ai tre lati del tavolo, erano rivolte alla coppia di colleghi che occupavano quello riservato alle “relazioni esterne”.[4] Rip Kirby, accorgendosi del nuovo blocco psichico che stava per incombere sul collega genetico, decise  di rispondere per lui: “E così, signore… eravamo dentro!”

Il Coordinatore, che già si aspettava una risposta simile, annuì amaramente, indugiando lo sguardo sul povero Spade, che appena riuscì a farfugliare: “Forse… non era… nel periodo fertile… signore…!”

“Sì, come no” ribatté A1, sarcastico “con tutta la fortuna che quello si ritrova…!”

Marlowe fece improvvisamente udire la sua voce, come risvegliandosi da uno stato di catalessi profonda: “Se l’abbiamo fecondata” mormorò “è la fine…!!”

Lì per lì, Harper non trovò il coraggio di rispondergli che, anche in caso contrario, le prospettive non sarebbero state per nulla rosee, almeno dal punto di vista del loro detective, in quanto l’incremento medio di 500 punti garantito da un rapporto C avrebbe rialzato il C.R. di miss velo da sposa (soprannome oramai veramente inquietante) alla quota di 1463 punti, riportandola nella zona dell’amore! Non ebbe comunque il tempo di farlo, perché qualcuno bussò alla porta e, subito dopo, fu fatto entrare Timothy Murdock, il fedele aiutante del capo della Neuro.

“Scusate, signori… ho qui il resoconto che avevate chiesto!”

“Proprio al momento giusto…!” gli rispose A1, facendogli cenno di porgerlo al suo superiore. L’addetto si avvicinò quindi alla sedia di Marlowe, sempre assorto nei suoi pensieri e gli pose una mano sulla spalla.

“Signore…”

“Leggilo tu, Tim” rispose questi, con voce spenta “io non ne ho il coraggio!”

Harper masticò l’ennesima imprecazione, constatando che più la situazione si faceva critica, più i suoi collaboratori si facevano pervadere da una preoccupante apatia. Doveva fare assolutamente qualcosa al riguardo. Si stupì comunque di vedere l’espressione distesa di Murdock, mentre diceva al suo responsabile: “Coraggio, signore: c’è una buona notizia!”

Marlowe ebbe un guizzo, poi storse la bocca in una smorfia amara: “Mi vuoi prendere in giro…?”

“Nient’affatto! Vede… abbiamo constatato che il… ehm… rapporto completo con la signorina Sayaka… ha provocato un apporto relazionale di ben 624 punti!”

Un secondo silenzio ben più glaciale del primo, ripiombò su quella disgraziata assemblea e a tutti parve di sentire chiaramente lo scricchiolio del giaccio che si spaccava…

“E TI PARE UNA BUONA NOTIZIA…???!!!” gridò il povero gestore emotivo, sconvolto da quel giudizio, apparentemente folle, del suo assistente.

Murdock però non si scompose e, presentandogli il modulo che aveva con sé, concluse il suo rapporto sorridendo: “Lo è, signore. Perché si da il caso… che quei punti siano stati attribuiti alla signorina Lisa Haneoka, alias Seya… altrimenti detta la Ladra Saint Tail!”

“Che cosa…??!” sussurrò Marlowe, strappandogli il foglio di mano. Non poteva credere ai suoi occhi, ma effettivamente la riga battuta dalla stampante dell’elaboratore emotivo riportava chiaramente che il Coefficiente Relazionale assegnato al soggetto in questione, presentava adesso un valore di 2667 punti, mentre quello della momentanea “vincitrice” rimaneva “fermo” a quota 963!

“Ma… non è possibile…! Non ha assolutamente senso!! A cosa si deve un simile miracolo…?”

“È semplice, capo… vede, il signor Asuka credeva di fare l’amore con miss Haneoka, anche se, in realtà, lo stava facendo con miss Shinomya! Ecco perché il cross-over ha interpretato i segnali come provenienti dall’ex-antagonista… e l’elaboratore emotivo li ha elaborati come tali, incrementandone il suo coefficiente!”

“Ma… un momento” balbettò il capo della Neuro, sempre più confuso “anche se ciò che dici è giusto, il cross-over effettua pur sempre una verifica sulle onde cerebrali della sorgente… non avrebbe mai potuto commettere un simile errore!”

“Beh… non saprei, signore…” ribatté Murdock, improvvisamente imbarazzato “…può essere che la matrice del sistema selettivo abbia subito una… piccola modifica!” ipotizzò, fissando il capo-sezione seduto di fronte al suo superiore.

“Ma questo può farlo solo l’elaboratore cerebra…” il capo della Neuro s’interruppe di colpo, piantando due occhi sgranati sul medesimo soggetto. Quest’ultimo, cercando di darsi faticosamente un tono, rispose con nonchalance: “Ehm… in effetti… proprio ieri sera, dopo l’incidente… avevamo pensato bene di effettuare un controllo sulla presenza di eventuali danni. Potrebbe anche darsi che, data la fretta…”

“Sei stato tu…!!” esclamò Marlowe con un tono che rivelava tutto il suo positivo stupore.

Come per togliere gli ultimi dubbi al capo della Neuro, intervenne direttamente A1: “Insomma, caro Watson… potrebbe darsi che abbiate invertito involontariamente gli identificativi delle frequenze di Lisa e di Sayaka nella matrice dell’elaboratore” ipotizzò, con un sorriso compiaciuto “che cosa ne dice?”

Il capo della Cerebrale, sempiterno “nemico” della mitica ladra coduta, si passò più volte il fazzoletto sulla fronte fradicia di sudore, per poi rispondere bonariamente: “Ecco, signore… io ritengo… che potrebbe essere andata proprio così!”

Philip Marlowe attese che gli occhi del collega smettessero di vagare lungo le pareti per incontrare i suoi e, quando ciò inevitabilmente accadde, lo fissò con intensità per dirgli soltanto: “Grazie, Jim…!”

“Lascia perdere” bofonchiò il collega “sono anch’io dalla parte di Alan, se mi permetti. E quest’ultimo scherzetto da parte della sciacquetta non mi era per niente piaciuto…!”

“Alla faccia della sciacquetta” commentò ironicamente Gus Chandler “e alla faccia della scherzetto: 624 punti…!!”

“Ehm… a proposito” intervenne il capo della Cardiaca “state tutti molto attenti a non scivolare, quando procedete lungo i corridoi: c’è ancora qualche micron di adrenalina!”[5]

“Grazie dell’avviso, signor Tracy” grugnì nuovamente A1 “ma credo che questo sia proprio l’ultimo dei nostri problemi…!”

Tale affermazione fece raffreddare di nuovo l’atmosfera della riunione, momentaneamente alleviata dalla “rivelazione” di Watson. La cosa stimolò inopportunamente Sam Spade, che si fece scappare un’affermazione di questo genere: “Forse, però… dovremmo guardare anche il lato positivo… signore…!” il titolo l’aggiunse dopo che il Coordinatore l’ebbe freddato con un’occhiata piuttosto torva.

“Questa cosa sarebbe, Sammy? Un’altra delle sue brillanti battute di spirito…?!”

“No, signore…” altra deglutizione con allargata di colletto “…è che pensavo… adesso che il signor Alan è diventato un uomo… insomma… sarà più facile per lui gestire il rapporto con la signorina Haneoka. O no…?”

Prima di rispondergli, A1 osservò il povero Marlowe che si copriva la faccia con le mani, poi sospirò. A che scopo arrabbiarsi, dopotutto? Il capo della Ripro era perfettamente convinto di quello che diceva!

“Sarà un gran giorno, signor Spade, quando il discernimento di ciascun direttore organico riuscirà ad andare un po’ al di là delle proprie specifiche competenze. Sono certo che allora gli esseri umani faranno un grande passo avanti nelle relazioni interpersonali!”

“Io… temo di non avere compreso, signore…!” rispose il malcapitato, perplesso.

“Beh, adesso non ho il tempo di spiegarglielo! Ho solo da impartirle questo ordine, Spade: ripristini tutti gli inibitori alla massima efficienza di bloccaggio. E anche lei, signor Chandler, attivi tutti i filtri attenuatori alla massima potenza. D’ora in poi e fino a nuovo ordine, saranno le sezioni Cerebrale ed Emotiva a mantenere il totale controllo - e sottolineo totale - sul comportamento dell’organismo. Sono stato chiaro…?”

“Signorsì…!” risposero i due interessati.

“La seduta e tolta, tornate alle vostre squadre. Marlowe e Watson, voi seguitemi in ufficio!”

“Bene…!” risposero gli altri due.

“Ah, un’ultima cosa…” il Coordinatore fermò i sottoposti mentre stavano alzandosi per uscire. Piantò loro lo sguardo più duro che poteva e pronunciò le frasi seguenti calcando accuratamente su ogni parola “…è ovvio che nessuno di noi, io per primo, ha voluto che il signor Asuka si cacciasse in un guaio del genere. Ma purtroppo ce lo abbiamo fatto finire… e sarebbe inutile disquisire su chi ne detenga la maggiore responsabilità! Adesso, il nostro compito prioritario, è soltanto quello di tirarcelo fuori… e per riuscirci dobbiamo avere tutti un concetto molto chiaro…” attese qualche secondo per accertarsi della loro totale attenzione e concluse “…signori, da oggi l’adolescenza è finita: qualunque cosa ci aspetti, il nostro assistito dovrà saperla affrontare da uomo… visto che abbiamo permesso a una donna di farcelo diventare!”

Lew “A1” Harper rimase ancora qualche secondo a contemplare i volti sgomenti dei suoi subordinati e finalmente li congedò: “Potete andare, signori… e ricordatevi quanto vi ho detto!”

La sala si svuotò, di nuovo nel più completo silenzio.

 



[1] L’aggettivo è naturalmente opinabile.

[2] Vedi alla fine del capitolo 31.

[3] Vedi capitolo 33.

[4] Cfr. la disposizione dei posti alle sedute di emergenza, descritta all’inizio del capitolo 8.

[5] Ovviamente la quantità è proporzionale alle dimensioni interne!

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Capitolo 42
*** Verso la resa dei conti ***


Capitolo 42: Verso la resa dei conti

Capitolo 42: Verso la resa dei conti

 

“I

o mi auguro soltanto” disse il signor Shinomya, cercando di mantenere la maggior calma possibile “che tu ti renda ben conto di quello che hai fatto, Sayaka…!!”

“Sì, papà…” balbettò la reproba[1] con voce tremante e lo sguardo basso “…io…”

“Tu che cosa?” ribatté suo padre, alzando di scatto la voce “Te ne rendi conto, sì o no??!!”

 “Calmati, tesoro” intervenne la moglie con pronta fermezza “ti ha appena detto di sì!”

“Ah, certo” il marito sospirò rumorosamente, mettendosi di fronte alla finestra, con le mani in tasca “ha detto di sì…! E questo, secondo te, mette tutto a posto, immagino!”

“Non l’ho affatto detto” ribatté la consorte, sempre con voce ferma “cerchiamo però di considerare l’accaduto nelle sue giuste proporzioni!”

L’uomo le lanciò un’occhiata sgomenta, seguita da una smorfia ironica: “Benissimo, consideriamolo pure: il figlio dell’ispettore Asuka si è fermato a dormire a casa nostra e - giacché c’era - nel corso della notte, si è preso la verginità della nostra bambina!! Ti pare che l’abbia considerato nelle sue giuste proporzioni?!”

“Non è più una bambina!” rimpallò decisa la moglie.

“Come, come…??” domandò alterato il marito, portandosi la mano a coppa sull’orecchio “Chi è stato, ieri sera, a ribadire esattamente il contrario? E ad insistere, soprattutto, affinché quel… mascalzone rimanesse per infangare la nostra casa onorata?!”

“Papà, te ne supplico” sbottò la figlia, con le lacrime agli occhi “non parlare così di Alan… la colpa è stata mia… sono io che sono entrata nella sua camera!”

“È inutile che tu lo difenda, signorinella: per fare quella cosa, bisogna essere in due!!”

“Sì, ma lui… era mezzo addormentato” protestò la figlia “e credeva che…”

“Che cosa…??” domandò il genitore, sempre più sconvolto.

Sayaka lo fissò intensamente, decisa a dirgli tutta la verità. Però, all’ultimo, un residuo scampolo di egoismo la spinse a rinunciare: “No… niente!”

Confessare che il suo beneamato l’aveva resa felice credendo di fare l’amore con un’altra era davvero troppo imbarazzante… oltre che controproducente!

“Ascolta, cara” disse dolcemente la madre posandole una mano sulla spalla, mentre esortava silenziosamente il marito a portare pazienza “rispondi a questa domanda: tu vuoi bene a quel ragazzo?”

Gli occhi della figlia guardarono direttamente i suoi: “Sì, mamma: lo amo!”

La signora annuì, per poi tornare a chiederle, sorridendo: “E lui ti ricambia?”

Stavolta la “piccola donna” dovette deglutire, facendo appello a tutta la propria determinazione per rispondere: “Io… gli piaccio molto: me lo ha detto di persona!”

“Almeno su questo non ci sono dubbi...!” commentò il capofamiglia, con marcato accento indignato.

Sayaka si alzò allora in piedi, stringendo i pugni: “Se vuoi saperlo, papà, mi ha detto pure di volermi bene, quando è venuto alla mia festa di compleanno!”[2]

“Però non ti ha detto espressamente di essere innamorato di te. O mi sbaglio?” insistette ancora il padre.

La fanciulla dovette stringere anche i denti. Mandando quindi un lampo dai suoi occhioni ammalianti, esternò la seguente osservazione: “Se non lo fosse, quella volta non avrebbe lasciato fuggire Seya con quel velo maledetto, che mi avrebbe costretta a sposare il rampollo degli Hiwatari!”[3]

Il padre stava per farle osservare che l’impresa della misteriosa ladra era stata favorita soprattutto dall’energico “contributo” della figlia, che aveva bloccato fra le sue gentili grinfie il malcapitato detective proprio per impedirgli di gettarsi subito all’inseguimento di Seya! Tuttavia, i sensi di colpa che lo tormentavano assieme alla moglie per quel famigerato progetto di matrimonio combinato, lo spingevano suo malgrado ad assumere, nei confronti della sua adorata figliola, un atteggiamento forse troppo conciliante.

“D’accordo…” sospirò “…a questo punto vorrei parlare da solo con tua madre. Puoi ritirarti, Sayaka!”

“Va bene, papà!”

Prima però di abbandonare il salotto, la ragazza gettò uno sguardo fugace verso la signora e, al sorriso rassicurante di quest’ultima, rispose con una complice strizzatina d’occhio.

***

Quando il novello sciupafemmine raggiunse finalmente la propria dimora (mai gli era parsa così bella come quella domenica mattina) dovette constatare che l’ispettore Heiji era di già rientrato, poiché le imposte della loro villetta erano aperte. Dopo essersi fermato un minuto a riprendere fiato e ad attendere che la sezione Cardiaca rallentasse il ritmo di funzionamento, il giovanotto si decise a varcare l’ingresso e a richiuderselo alle spalle il più silenziosamente possibile. Sperando che suo padre stesse ancora smaltendo sul letto la notte in centrale, decise di rifugiarsi nella sua camera per riflettere sul da farsi, quando una voce, proveniente dalla cucina, lo bloccò proprio ai piedi delle scale: “Buongiorno…!”

Sollecitata dal rigurgito di adrenalina, la stazione di Dick Tracy ricominciò a pompare con alacrità e il ragazzo, rassegnandosi al peggio, fece dietrofront per raggiungere il genitore.

“Bentornato, Alan. Fai colazione?” domandò Heiji, affondando la forchetta nelle uova strapazzate. Guardandolo con espressione praticamente vuota, il figlio riuscì solo a mormorare un flebile “No, grazie!”

Dato che l’appetito del figlio, in quel momento della giornata, era sempre stato piuttosto robusto, Heiji gli rivolse un’occhiata indagatrice: “Male” commentò “non lo sai che è il pasto più importante?”

“Lo so… ma proprio non ho fame!” confermò di nuovo, con voce spenta.

L’ispettore corrugò le sopracciglia: “Stai ancora poco bene, per caso?”

“No, no… è che…”

“In effetti non hai una bella cera” osservò il padre, pulendosi col tovagliolo “si può sapere, allora, perché sei uscito?”

“Beh… vedi…”

“Ti è successo qualcosa?” gli chiese ancora, cominciando a impensierirsi, mentre si versava una tazza di caffè.

“Ma no, nulla... cioè… niente di troppo grave… non ci pensare: me la sbroglierò, come sempre!”

Watson e Marlowe si sentirono piegare le ginocchia. Non c’erano molte possibilità che l’ispettore si accontentasse di una simile spiegazione! Avevano almeno sperato in una mezza giornata di quiete per concertare un piano d’azione; ma, nei confronti del loro assistito, la sorte continuava a non essere benigna.

“Avanti sediti” gli ordinò infatti l’ispettore, avvicinandogli una seggiola “proprio stanotte riflettevo che noi due parliamo sempre molto poco… e devo mio malgrado riconoscere di essere stato, finora, un genitore mediocre. Ma voglio rimediare, da oggi in poi!”

“E proprio adesso, vuole rimediare, il piedipiatti!” ironizzò acidamente Watson.

“Che facciamo, Jim…?” gli domandò il collega, piuttosto ansioso.

“Prendiamo tempo, Phil… cos’altro possiamo fare?”

“Grazie” rispose il figlio “sei molto gentile. Però…”

“Dai, approfittane: oggi sono di riposo e ho tutto il tempo che vuoi. Hai qualche problema?”

“Beh… effettivamente… sss… sì…!”

“Forza, allora: di cosa si tratta?”

“Di… di sesso…!”

“Ma Jim, sei impazzito?!” gridò il responsabile della Neuro.

“Ce lo avrebbe tirato fuori comunque, amico mio. Non ti preoccupare, la prenderò alla larga!”

Marlowe iniziò a tamponarsi la faccia col fazzoletto, mentre l’ispettore, che si era appena acceso una sigaretta, l’allontanò dalle labbra, per poi schiacciarla lentamente nel posacenere. Tenere visioni di quando faceva ballare quel marmocchio sulle ginocchia attraversarono fugaci la sua testa…

“Ho…” deglutì “…ho capito bene…?”

“Sì…” confermò il figliolo, al colmo dell’imbarazzo “…ma forse non è il caso che…”

“Come sarebbe non è il caso?! Dico, non vorrai imparare certe cose nel cortile della scuola, spero?!” affermò l’uomo con veemenza, procurando alla superiora del Saint Paulia un’extrasistole telepatica “Vuota il sacco, ragazzino!”

“No, ecco… vedi… così, per pura ipotesi, eh? Ecco… se… una ragazza che ti piace volesse… farlo, con te… insomma… tu ci dovresti stare, oppure no?”

Sentendosi tornare su le uova della colazione, Heiji Asuka pregò gli dei di aiutarlo a mantenere la massima concentrazione e la massima calma. Aveva pensato di dover cominciare tutto dal principio tirando fuori la classica storiella delle api e dei fiori, ma dovette purtroppo constatare di essere arrivato fuori tempo massimo! Maledicendo il progresso e la precocità dell’adolescenza moderna, si alzò quindi dal tavolo facendo cenno alla sua progenie di seguirlo in salotto, dove i due si accomodarono sul divano.

Qui l’ispettore mise un braccio attorno alla spalla del suo rampollo e cominciò a parlargli con tono sicuro e profondamente paterno: “Dimmi tutto, coraggio… immagino volessi riferirti a ieri sera, quando sei uscito con Lisa…”

“Ecco… in effetti… diciamo di sì!”

“Alan… niente giri di parole, per favore: se vuoi che ti aiuti devi dirmi esattamente ciò che è accaduto!”

Il ragazzo emise un lungo sospiro, poi si fece coraggio: “Quando sono rincasato, ieri sera… dopo che tu sei andato via… lei… è venuta!”

“Lei chi…?”

Lei… Seya!”

Le sopracciglia dell’ispettore schizzarono verso il soffitto: “Come?! È venuta qui da noi…??”

“Non lo hai visto il foro, nel vetro della finestra?”

L’uomo scosse il capo: “Quando sono rincasato, alle sei, la porta della tua camera era chiusa, quindi ho creduto che tu fossi a letto. Quando invece ti ho sentito entrare, poco fa, ho pensato che fossi uscito a fare una passeggiata mattutina!”

“E quando, mai, papà?”

In effetti, date le continue uscite serali alla caccia della sua ladra, il figlio non mancava di ronfare di gusto tutte le mattine delle sue giornate libere!

“Hai ragione. Insomma, dicevi che Seya, ieri sera, si è introdotta in casa nostra…”

“Già… appena dopo la mezzanotte!”

“E cosa voleva?”

“Me!”

L’ispettore deglutì di nuovo, cercando di metabolizzare la risposta del figlio. Poi balbettò: “Alla sua età…?!”

Al ragazzino venne quasi da ridere: “Perché? Non sei stato tu a dirmi che le ragazze diventano adulte prima di noi ragazzi?”

“Sono stato io?” rimpallò il padre, lisciandosi lentamente il cuoio capelluto.

“La mamma no di certo…!”

A siffatta affermazione, l’uomo sussultò… sua madre! Il ricordo di una giovanissima Kaori che lo era andato a trovare in ufficio sbattendolo contro il muro per esortarlo a scegliere fra lei e quella fuorilegge esibizionista dal malvagio appellativo, gli era tuttora bene impresso nella mente! Soprattutto perché, il giorno successivo, Heiji Asuka aveva comunicato al commissario del distretto la sua definitiva rinuncia all’incarico di arrestare la famigerata ladra Lucifer.

“Ti capisco” mormorò, con un soffio “in fondo, anche io…”

“Come?! Vuoi dire che anche quella ladra che inseguivi, ti ha…”

“Ma niente affatto” si affrettò a negare l’ispettore “sono un professionista serio, io! Parliamo di te, piuttosto: cosa ti ha fatto, quella ladruncola…?!” il tono di Heiji, più o meno inconsciamente, si era fatto possessivo.

“Niente…!! Cioè… sì, aveva… intenzione di… ma io non ho voluto!” rispose Alan, tenendo lo sguardo basso.

“Non hai voluto…?” insistette suo padre, reprimendo a stento un respiro di sollievo.

“No” rispose flebilmente Alan, sempre cogli occhi a terra “non… non mi sentivo pronto!”

L’ispettore reclinò la testa all’indietro, stavolta non potendo trattenere un lungo soffio liberatorio; ma subito tornò a incalzare il figlio: “Ma… e poi, cos’è accaduto?”

Dalla centrale emotiva non poterono evitare che l’organismo fosse scosso da un brivido forte: finora avevano potuto cavarsela senza mentire, ma adesso era il momento di tirare fuori la faccia più tosta che avessero potuto (quella, per intenderci, dei battibecchi con Lisa) e questo era il campo di Watson, che strizzò pronto l’occhio al collega della Neuro.

“Cosa intendi, esattamente, per poi…?” chiese il ragazzo.

“Senti, non vorrai farmi credere che, dopo il coraggio sfoderato nel cercare di sedurti, Seya abbia rinunciato così facilmente e se ne sia ritornata sui suoi passi, buona buona?!”

Blackie Wolfe dovette comandare due deglutizioni…

“Invece è così… sarà anche una ladra, ma è una persona ragionevole. Inoltre, per strano che possa sembrare, tiene molto a me!”

“Capisco” rispose l’altro, non del tutto persuaso “posso chiederti una cosa?”

“Quale?”

“Chi preferisci, fra le due?”

“Quali due…?”

“Dai, piantala: parlo di Seya e di Lisa!”

“Anche lui…!!” imprecò Marlowe, mettendosi una mano sulla fronte.

“Sta’ calmo, ci penso io!” ribatté Watson, accostandosi al microfono vocale.

Sollecitato dal suo acuto sguardo indagatorio, Alan guardò di sottecchi il genitore “Beh… Lisa, è ovvio! Se non fosse così…”

“…avresti fatto sesso con Seya!”

Il figlio sussultò, ma strinse i denti: “Non ci avrei fatto sesso… ci avrei fatto l’amore!” replicò.

Per quanto leggermente turbato, Heiji si compiacque di quella risposta: “Sono contento che tu sia già in grado di comprendere questa differenza importante!”

Ma il figlio aveva nuovamente abbassato la testa, provando invece un sentimento di vergogna… perché, contrariamente a quanto credeva suo padre, la frase che aveva pronunciato prima non era riferita a Seya, bensì a Sayaka!

“Ad ogni modo” continuò l’ispettore, seguendo il suo pensiero “ora che sei… cresciuto… sarà bene che ti informi su certi aspetti del rapporto con l’altro sesso… e anche su certe precauzioni che…”

“Ho capito, papà” lo fermò Alan, con gesto stanco “ma non adesso, se non ti dispiace!”

“D’accordo, ma non aspettiamo troppo tempo, mm? E intanto continua a dimostrarmi di essere quell’ometto del quale sono sempre andato fiero!”

Il giovanotto si alzò e gli sorrise: “Ci puoi contare… e anche la mamma, da lassù!”

Con un moto di commozione, anche l’ispettore si alzò e gli tese le braccia: “Forza, campione: dai un abbraccio al tuo papà!”

Mentre i due si stringevano affettuosamente, anche Phil Marlowe e Jimmy Watson si stringevano la mano, con Lew Harper che posava contemporaneamente le mani sulle loro spalle: “Finalmente avete capito cosa significa collaborare” dichiarò “spero proprio che continuerete così… e adesso, nel mio ufficio!”

Carezzando intanto la nuca del figliolo, il buon Heiji mormorava tra i denti: “Ahh… dannato il tempo che passa…!”

 

***

Il Coordinatore dell’organismo fece sedere i responsabili dell’Emotiva e della Cerebrale di fronte alla sua scrivania; finalmente potevano deliberare in modo serio su come affrontare la difficile situazione che stava davanti al loro “battezzato” assistito.

Al termine dell’ultima drammatica seduta, mentre i tre stavano raggiungendo l’ufficio di A1, la Sensitiva aveva registrato la presenza in casa dell’ispettore Asuka e l’urgentissimo summit aveva dovuto essere bruscamente posticipato per affrontare quell’emergenza. Per fortuna, come s’è visto, i due capi-sezione se l’erano cavata in modo discreto.

Tranquillizzato (almeno momentaneamente) l’ispettore, si trattava ora di affrontare la beneamata controparte, che aveva ormai tutto il diritto considerarsi la fidanzata ufficiale del “piccolo detective”… e non solo in virtù dei 2667 punti conquistati!

Si dava infatti il caso che per convincere Lisa/Seya a tornare buona buona sui suoi passi (come aveva dubitato l’ispettore) il novello “principe della notte” aveva dovuto decidersi a farle una dichiarazione in piena regola proprio davanti al suo uscio di casa!

Prendendole le mani, aveva appoggiato un ginocchio a terra e aveva domandato, nel tono più fermo che potesse: “Seya… Lisa… volete sposarmi…?”

Colta di sorpresa, non aspettandosi che un semplice affettuoso buonanotte, la ragazza era arrossita di colpo, balbettando: “Allora… vuoi proprio dire… che tu…”

Il giovane aveva annuito: “Sì… è voi che voglio! Lisa… Seya… mi concedete la vostra mano?”

Contenendo a fatica la gioia straripante, la nostra eroina si era concessa una vena d’umorismo e, arricciando il suo nasino delizioso, aveva ribattuto: “Detective Asuka… non le sembra di pretendere un po’ troppo…? Questa è bigamia!!”[4]

Accusando il colpo, il suo “pretendente” aveva replicato con pacata dignità: “Avete ragione… ma che posso farci? Vi amo entrambe, con tutto il corpo e con tutta l’anima!”

“Sul corpo avrei qualcosa da ridire…!” aveva puntualizzato con sarcasmo la direttrice della Genetica haneokiana…

“Buona, Calamity” l’aveva zittita Virginia Breed “è il nostro momento!”

Assaporando l’umida sensazione nei suoi occhi celesti, Lisa Haneoka (in arte Seya) aveva rivolto al suo bello un sorriso che per poco non aveva fuso tutti i circuiti della sezione di Marlowe…

“E noi… ti ricambiamo con tutta l’anima, Asuka Junior… e ti prendiamo come marito per tutta l’eternità!”

“Esagerata!” era stato il commento rivolto dalla responsabile cerebrale alla sua collega emotiva.

“In certi casi è produttivo calcare un po’ la mano, Rebecca!” aveva risposto la Breed.

“Complimenti, Virginia” era intervenuta la Coordinatrice, Lana Orion “ce l’ha fatta!”

“No, signora” la responsabile della Neuro aveva obiettato con un sorriso “ce l’abbiamo fatta!”

Tuttavia, se all’interno dell’organismo haneokiano imperava l’entusiasmo della vittoria (LS1 aveva convocato tutte le responsabili di sezione per un brindisi celebrativo), in quello asukiano regnava invece una cupa aria di disfatta… primo fra tutti, il povero Sam Spade era convinto che, se una volta le raiders organiche di Seya erano venute a prendersi la chiave di blocco relazionale, una volta che fossero venute a conoscenza del “fattaccio” sarebbero tornate senz’altro per demolire a calci la sua centrale… e Julius Chester, suo fidato coadiutore, non ebbe il coraggio di fargli osservare che a questa bisogna avrebbe potuto benissimo provvedere la stessa Motoria di Rosanna Speedy, agendo direttamente dall’esterno!

Di tutt’altra natura erano invece i pensieri dei membri della Triade Decisionale (Harper, Watson e Marlowe), seduti, come poc’anzi detto, attorno alla scrivania del Coordinatore.

Harper aveva delegato i pieni poteri a tutti i restanti capi-sezione per affrontare qualunque avvenimento interno od esterno che si presentasse, insieme all’ordine tassativo di non essere disturbato durante il colloquio coi suoi due principali collaboratori.

“Una domanda, innanzitutto, signor Marlowe… o meglio una precisazione: il punteggio del C.R. raggiunto adesso da miss Haneoka (sia pure in virtù dell’artificio adottato dal signor Watson) sancisce in modo inequivocabile e definitivo la scelta del nostro individuo riguardo alla sua compagna per la vita?”

Il capo dell’Emotiva dovette schiarirsi la voce, prima di poter rispondere: “COFFCOFF… assolutamente sì, signor Harper. Sono anzi certo che, anche senza quel fortuito incremento, la scelta del signor Alan si fosse già compiuta: la dichiarazione di ieri sera non è stata unicamente formale!”

“Molto bene” annuì il Coordinatore, con solennità “pertanto…”

“Scusi se l’interrompo” intervenne di nuovo Marlowe “ma devo aggiungere che il livello della controparte, avendo superato di oltre 600 punti la soglia passionale, c’impone il massimo impegno per conseguire il risultato auspicato. Aggiungo infatti che il mancato raggiungimento dello scopo produrrebbe una cicatrice emotiva di tale intensità da compromettere l’equilibrio del signor Alan per tutto il resto della sua esistenza!”

Suo malgrado, Harper si gelò e dovette respirare profondamente prima di ribattere a mezza voce: “Addirittura…?”

“Non sto esagerando, signore!” confermò il subordinato, scuotendo la testa.

“Capisco… ciò rende più essenziale quanto stavo per dire: il nostro unico obiettivo, da questo preciso istante, sarà togliere di mezzo l’ultimo ostacolo che abbiamo di fronte: Sayaka Shinomya!”

Un brivido assai più forte di quello avvertito poc’anzi dal Coordinatore scosse le membra dei due subalterni. Dal canto suo, il capo della Cerebrale si lasciò sfuggire un sarcastico “Buona fortuna…!”

“Non è alla fortuna che dovremo affidarci, signor Watson” rimpallò A1, fissandolo severo “bensì alle facoltà che hanno permesso al nostro organismo di raggiungere la sua fama di ragazzo-prodigio; soprattutto a quelle della sua sezione, se proprio devo specificarlo!”

Il responsabile cerebrale si sforzò di mantenere la sua proverbiale compostezza: “Con tutto il rispetto, signore… temo che lei abbia dimenticato un particolare abbastanza rilevante: il rapporto completo che il nostro amico ha poc’anzi consumato con miss velo da sposa!”

“ALT!! Mozione d’ordine: non si pronunci mai più quel dannato pseudonimo: anziché rivelarsi scaramantico, si è dimostrato decisamente malaugurante!”

“Credo che ormai la parola giusta sia profetico!”

“Jimmy, per amor del Cielo…!!” gemette il povero Marlowe.

“Senti, Phil… io non ho nessuna intenzione d’indorarvi la pillola! Come stavo dicendo, il nostro assistito ha consumato con quella ragazza un rapporto completo. E, per quanto ne sappiamo, potrebbe addirittura averla messa incinta! Sarà bene sappiate che, in quest’ultimo caso, le probabilità che i nostri amati piccioncini riescano a coronare il loro sogno d’amore saranno ridotte a meno di zero!”

Il capo della Neuro gemette di nuovo coprendosi il volto, mentre A1 ribatté, dopo un’altra deglutizione: “Ne è proprio sicuro?”

“Signore, guardiamo in faccia la realtà: le pare che il senso dell’onore di Alan e la sua spiccata onestà gli consentirebbero di non assumersi le proprie responsabilità di padre? E crede soprattutto che - in caso contrario - gli Shinomya sarebbero disposti a fare buon viso a cattivo gioco?”

“Quella maledetta donna” imprecò Marlowe, con indignazione, riferendosi alla madre di Sayaka “era tutta una sudicia trappola…!!”

“Già… e noi ci siamo cascati come polli… io per primo” masticò amaramente Harper, maledicendo la propria ingenuità[5] “anche se non immaginavo che quella figliola potesse cadere tanto in basso!”

“Per essere giusti” intervenne l’ineffabile Marlowe “l’amore di Sayaka parrebbe del tutto sincero. Sono più che convinto sia stata la madre a tirare le fila da dietro le quinte!”

“Però, a infilarsi nel letto di Alan è stata la figlia!” puntualizzò il collega della Cerebrale.

“Perché, la tua Rina cos’aveva fatto? Credi forse che, nella medesima circostanza, la biondina l’avrebbe fermato?! Per non parlare dell’attacco di ieri mattina: se non avessi provveduto io, sia pure - ne convengo - in modo discutibile, adesso ci ritroveremmo nella stessa identica situazione… con l’aggravante che, al posto degli Shinomya, ci sarebbero gli Hiwatari: pensa che bella prospettiva…!”

“Non credere però che quella attuale sia tanto più rosea: anche i genitori di Sayaka hanno una certa influenza, specialmente sul primo cittadino… il quale, fra parentesi, è anche il capo della Polizia, quindi datore di lavoro dell’ispettore Heiji, nonché mandante di Alan per la cattura di Seya… incarico mai portato a termine, giusto per dipingere il quadro completo!”

“Ok, Watson, basta così” lo interruppe A1 “non fasciamoci la testa prima di romperla e tralasciamo per ora l’ipotesi peggiore. Ritengo che il modo migliore per uscire da tutto il pasticcio sia quello di procedere per priorità: lasciamo che il tempo raffreddi il sangue alla focosa Sayaka e l’aiuti a riflettere se quella per Alan sia solo - come auspico - una semplice, anche se forte infatuazione. Quello che occorre decidere ora è invece l’atteggiamento che dovrà tenere il signor Alan nei confronti di miss Haneoka…”

“Della sua promessa, signore!” precisò il capo dell’Emotiva.

“…della la sua promessa” si corresse il Coordinatore, asciugandosi la fronte “allora: idee?”

Sentendosi direttamente chiamato in causa, James Watson prese un profondo respiro e rispose pacatamente: “Per come la vedo io, signore, la cosa migliore da fare per ora è quella di prendere tempo. Almeno finché non sapremo se… l’incidente della notte scorsa non comporterà conseguenze… tangibili. Lei mi capisce!”

Prendere tempo?” ribatté Marlowe, con voce alterata “Stai forse dicendo che Alan non dovrebbe dire nulla ad Haneoka…?!”

“Perché, tu che faresti? Le diresti subito che deve mollarlo, perché Sayaka è riuscita a portarselo a letto appena dopo che lei era andata in bianco? Aggiungendo magari che il suo bello sarà costretto a sposarsela perché c’è anche caso che aspettino un bambino?”

“Oh, mio Dio…!!” languì ancora il responsabile emotivo.

“Jimmy ha ragione, Phil” convenne A1 “se dobbiamo sconquassare la centrale della sua malcapitata omologa, facciamolo almeno qualora la faccenda si riveli ineluttabile!”

“Esattamente” confermò il capo della Cerebrale “se invece il rapporto con la Shinomya non avrà conseguenze del genere e noi riusciremo a strappare il signor Alan dalle sue grinfie, la nostra ex antagonista si sarà risparmiata un’inutile quanto dolorosa frustrazione!”

“Sei dannatamente ottimista a pensare che Sayaka rinuncerà al nostro assistito, anche senza dolci attese di mezzo. A parte la probabilissima richiesta di riparazione da parte dei suoi!”

“Riparazione?” chiese perplesso Watson.

“Le ha pur sempre soffiato la verginità, zuccone che non sei altro” esclamò Marlowe, battendo il pugno sul tavolo “credi che una famiglia come quella passi sopra alla cosa? Inoltre stai escludendo del tutto un’eventuale reazione negativa della sua fidanzata!”

Il collega alzò le spalle: “Se è per questo, anche tu stai dando per scontato che debba venirlo a sapere per forza!”

“Ma allora sei proprio rimbambito! Credi davvero che uno come Alan possa riuscire a nasconderglielo per sempre?!”

“Oh, insomma! Ma tu che ci stai a fare? Fa’ uno sforzo, perdio: tostagli un pochino la faccia, nell’interesse della loro stessa felicità! Che ci vuole?”

“Lo ritiene davvero impossibile, Phil?” gli chiese A1.

“Più che impossibile, signore” sospirò il capo-sezione “sarebbe completamente inutile!”

“E perché, di grazia?” insistette Watson.

Marlowe gli rivolse un’espressione esasperata: “Hai mai sentito, anche solo vagamente, parlare di qualcosa come prima notte di nozze?”

Il collega accusò il colpo. Poi ribatté, dopo aver fatto mente locale: “Certamente, carissimo! Ma ho anche sentito parlare di anatomia sessuale. E mi risulta che, per i maschietti, fra prima e dopo non vi sia proprio nessuna differenza!”

“Fisicamente no. Ma emotivamente sì, e come!”

“Che intende dire?” s’informò Harper.

“Che una donna, anche se illibata, lo capisce benissimo quando il partner non si trova alle prime armi. Fatevelo spiegare da Spade, se non mi credete: ci sono delle sostanziali differenze, soprattutto nei preliminari!”

“Non c’è bisogno di scomodare Spade” replicò A1 che, fra l’altro, giusto in quel periodo, meno lo vedeva e più era contento “le crediamo sulla parola. Ne conclude?”

“Ne concludo che far conoscere alla controparte la verità in un modo come quello sarebbe eufemisticamente avventato...!”

“E va bene, allora” esclamò scocciato il capo della Cerebrale “sbattiamoglielo in faccia domattina, mentre l’accompagniamo a scuola… anzi, perché non stasera? La invitiamo a cena un’altra volta, poi le diciamo, così, semplicemente: cara, è successo un piccolo contrattempo… ho tocciato il biscottino con Sayaka! Vuoi ridere? Mi sono fermato a dormire da lei, mi ha sorpreso nel primo sonno e l’ho scambiata per te! Dopotutto, come ha detto Alan a suo padre, Seya è una ragazza ragionevole: probabilmente capirà! Se no pazienza: se lo spupazzerà la Shinomya… sempre che rimanga qualcosa da spupazzare!”

“La smetta di essere così drastico” sbuffò A1, nervosamente “è di Lisa che stiamo parlando, mica di Rina…!”

“Guardi che non sono poi così tanto dissimili, signore: ho esaminato più volte i campioni di Chandler e le elaborazioni di Marlowe!”

Harper volse lo sguardo verso il capo della Neuro, che ammise sospirando: “In effetti è abbastanza vero, signore; per diversi aspetti: coraggio, tenacia, passionalità… il fatto poi che non si siano mai detestate, pur essendo rivali, dimostra che quelle due non si sentono molto distanti!”

“E quindi?” chiese A1, intuendo che il responsabile emotivo voleva aggiungere dell’altro.

“E quindi… non è da escludere che… se si verificassero particolari situazioni… le sue reazioni potrebbero anche…” tossicchiò “…avvicinarsi a quella della sua nuova amica!”

Il Coordinatore soffiò rumorosamente, volgendo la testa da un lato… poi tornò a guardare il subalterno: “E allora cosa mi consiglia di fare, Marlowe?” 

L’altro voltò i palmi delle mani all’insù: “Una confessione onorevole… forse!”

Forse?” lo incalzò A1, perplesso.

“Sì, se Alan trovasse il coraggio di farlo… ma finora non ho ricevuto segnali in questo senso!”

 

***

“Alan, stai dormendo…?” la voce del padre, preceduta da due colpi alla porta, strappò bruscamente il ragazzo dalle sue elucubrazioni.

Con un certo sforzo, dovuto anche al torpore della digestione (avevano pranzato da poco) il giovane si alzò in piedi, rispondendo: “No, papà… che succede?”

L’ispettore entrò nella stanza, con il cordless in mano: “C’è la tua ragazza!” gli annunciò, porgendoglielo.

La notizia, anziché un guizzò di gioia nel cuore, gli procurò una fitta allo stomaco. Afferrò macchinalmente l’apparecchio, mentre il padre se ne usciva richiudendo l’uscio e facendogli l’occhiolino.

“Pro… pronto…?”

“Ciao, Alan!” il calore di quella voce era sconvolgente.

“Cia… ciao… Lisa…!”

“Che cos’hai? Stai male…?”

“Io… perché?” prese tempo lui, maledicendo il dannatissimo intuito femminile.

“Hai una voce così strana… non hai dormito bene?”

Gli ci volle un certo sforzo per rispondere a quella domanda: “In… insomma. E tu?”

“Non c’è male. Anche se… con te avrei sicuramente dormito meglio…!” precisò, con dolce malizia; al che Watson commentò: “Sfacciata…!”

“Blackie, fa’ qualcosa” gridò un allarmatissimo Tracy “qui non arriva più aria…!!”

Per fortuna, dopo tre deglutizioni e quattro colpi di tosse, il capo della Metabolica riuscì a sciogliere il groppo che bloccava la trachea.

“Ca… capisco. Sei… davvero buona…!”

“Ma che cos’hai…? Sento un peso, nella tua voce! Alan, cos’è successo?!”

Il telefono gli stava scivolando dalle dita sudate e, all’improvviso, il detective dovette accorgersi che il suo corpo stava tremando tutto.

*Non posso perderla…! Non voglio perderla…!!!*

“Alan…? Ci sei…?!” chiese la ragazza, preoccupata di non sentirlo più.

“Sì, sì… sono qui!”

“Tesoro, non tenermi sulle spine: dimmi che cos’hai…!!”

Il ragazzo introitò più aria che poté, poi riuscì a dirle: “Lisa… io… ho bisogno di vederti…!!”

Udì un sospiro nel ricevitore, seguito dalla risposta: “Ne hai bisogno sì, accidenti!! Vengo subito da te!”

“No… c’è mio padre… al parco A, va bene?”

“Forse è meglio al giardino della scuola” rifletté la fidanzata “oggi pomeriggio non ci sarà nessuno!”

“Bene… arrivo subito!”

“D’accordo… e stai calmo, tesoro: vedrai che sistemiamo tutto!”

L’affetto che coglieva nel suo tono era quasi materno. Gli occhi di Alan erano già inumiditi.

“Sì… certo… a fra poco!”

“A fra poco, amore mio!”

Terminata la comunicazione, Alan posò il cordless e andò in bagno a sciacquarsi la faccia. Tornò poi in camera a prendere il giubbotto e, dopo un frettoloso saluto al padre, varcò la porta di casa diretto verso l’istituto Saint Paulia.

Ad ogni passo c’era sempre più piombo nelle sue gambe… ma la determinazione del giovane uomo prevaleva senza problemi. Alan Daiki Asuka andava incontro al suo destino, qualunque fosse stato. A testa alta, come tutti i suoi antenati.

Philip Marlowe aveva avuto il segnale che attendeva.

 



[1] Colpevole.               

[2] Vedi capitolo 16: l’esperienza certamente più traumatica per i poveri Watson e Marlowe!

[3] Ricordo sempre ai lettori di avere “preso a prestito” l’identità del misterioso pretendente di Sayaka dal racconto Le fiamme del Destino di Lord Martiya.

[4] Embè…? Avrebbe ribattuto un certo Ataru Moroboshi… ma quella è un’altra storia (e un’altra equipe organica)!

[5] Nel capitolo 29 il Coordinatore di Asuka Jr. aveva infatti giudicato che Sayaka Shinomya non rappresentasse più un pericolo, concetto ribadito poco prima dell’assalto di Seya (v. capitolo 36).

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Capitolo 43
*** Gli errori si pagano… fisicamente! ***


Capitolo 43: Gli errori si pagano… fisicamente

Capitolo 43: Gli errori si pagano… fisicamente!

 

“N

on potresti farlo andare un po’ più svelto, Rip?! Stiamo agonizzando, quaggiù!!”

“Mi spiace, Phil” rispose il responsabile della Motoria a quello dell’Emotiva “ma questo è proprio il massimo che riesco a raggiungere. Che pretendi, con tutta l’adrenalina che gli hai depositato nelle gambe?!”

“Forza maggiore, collega” la voce di Tracy s’inserì nella comunicazione “volevi che la mandasse tutta su di noi? A quest’ora saremmo già in rianimazione!”

“Ci finiremo in ogni caso, temo…!” concluse amaro il Coordinatore, sussurrando.

Trascinando penosamente un passo dopo l’altro, il povero aspirante detective arrivò finalmente davanti al cancello della scuola. Nemmeno nei giorni dei test di giapponese (la materia che più detestava) l’aveva visto così poco volentieri!

Essendo domenica l’entrata principale dell’istituto era naturalmente chiusa, ma il ragazzo sapeva che, girato l’angolo, avrebbe trovato aperto il cancellino della cappella. Varcatolo, arrancò ancora per una manciata di metri fino a raggiungere la panchina più prossima, dove poté finalmente lasciar piombare il posteriore sul sedile.

“Porca, miseria, Rippy” gridò Parker, con irritazione “gli hai quasi incrinato il coccige!!”

“Non lamentarti, amico: è già molto se ce l’ho fatto arrivare!”

“Siamo messi proprio bene…!” commentò cupamente Watson.

Alan si terse la fronte madida, a dispetto dell’ormai fresco clima novembrino, si massaggiò lo stomaco per calmare quelle fitte antipatiche e rimase a fissare la ghiaia del vialetto, tenendo le mani intrecciate. Non trascorse molto tempo prima che i sensori acustici di Chandler avvertissero un delicato rumore di passi che si confondeva col frusciare delle foglie, agitate dalla brezza pomeridiana.

“Arriva qualcuno” comunicò Finch al suo superiore “sarà lei?”

Il capo della Sensitiva si limitò ad esaminare lo schermo dell’oscilloscopio.

“Sì, sì… è lei!” rispose semplicemente, dopo aver parametricamente riconosciuto le onde che aveva esaminato per confrontarle con quelle della ladra Seya. Ormai, da quel giorno maledetto, sembrava già passata un’eternità.

L’ago del galvanometro adrenalinico (ne avevano rimesso uno di tipo tradizionale) si alzò progressivamente all’aumentare del livello sonoro di quello scalpiccio, soprattutto quando i sensori ottici percepirono anche un’ombra stagliarsi sul terreno.

“Rip, alzagli quella testa” ordinò Chandler, dopo un sospiro “coraggio!”

“Signorsì…!” obbedì il capo della Muscolare, azionando risoluto il comando del muscolo.

Dopo qualche secondo, sul monitor visivo si delineò la siluette di una ragazza dai lunghi capelli che ondeggiavano al vento. Non appena i compensatori di contrasto dilatarono le pupille a sufficienza, il dolcissimo volto di Lisa Haneoka fu in grado di trasmettere un provvidenziale fascio di energia positiva che l’elaboratore emotivo fu ben lieto di ricevere.

“Quanto è bella…!” mormorò inevitabilmente Marlowe.

“Mantenga il controllo, Phil” ordinò il Coordinatore “attento al controllo ghiandolare!”

Ma era troppo tardi per impedire a due lacrime di scendere discretamente lungo le guance del ragazzo prodigio di Seika, mentre un groppo doloroso impediva alla laringe dell’incolpevole Wolfe di emettere anche una semplice parola di saluto.

 Ricambiando quel silenzio significativo, la ragazza si avvicinò quel tanto che bastava per consentire al suo fidanzato di avvolgerle con forza il girovita, mentre lei gli stringeva al seno la testa corvina. Rimasero così abbastanza a lungo, lui assaporando il calore materno di lei e lei percependo lo smarrimento infantile di lui.

“Allora? Cos’è successo…?” gli chiese, alla fine, continuando ad accarezzargli i capelli con tenerezza. Il ragazzo scosse muto la testa, cercando invano di frenare i tremiti delle spalle. Intuendo allora che doveva essere successo qualcosa di abbastanza grave, Lisa stette per chiedergli del padre, prima di ricordarsi che proprio lui le aveva prima risposto al telefono, con un tono troppo gioviale per non essere in piena forma. Comunque, nonostante la sua scarsa esperienza della vita, la giovanetta comprese in pieno che il suo ragazzo aveva bisogno di sfogarsi e non esitò a spronarlo in tal senso.

“Ascolta, tesoro… qui ci sono solo io. Se hai voglia di piangere, fallo. Dopo ti sentirai meglio!”

“Ci mancherebbe anche questa!” commentò immancabilmente il capo della Cerebrale.

“No…!!” rispose invece Alan, con voce tremante.

“Ma ti farà bene!” insistette la ragazza.

Lui rialzò la testa e la fissò, con occhi iniettati di sangue: “Non essere così buona, con me…!!” ringhiò.

“E perché non dovrei esserlo?” sorrise lei.

“Perché sono un gran bastardo, Lisa” gridò lui, di rimando “ecco perché…!!”

“Adesso vedi di non esagerare, Phil…!!” saltò su Watson.

“Non posso non comunicare quello che lui stesso sta pensando, Jim!” si giustificò il collega.

La compagna rimase sbalordita, ma si riprese quasi subito: “Ma tesoro, cosa dici?! Tu sei il miglior ragazzo che io abbia mai…”

“T’ho detto di smetterla…!!” la interruppe lui, scostandole bruscamente la mano con la quale lo stava accarezzando. Poi, per tagliar corto, si alzò in piedi e mosse qualche passo intorno cercando di calmarsi, ma senza troppo successo. Diede infine un calcio ad un sasso e masticò un’imprecazione.

“Mi vuoi dire, una buona volta, cosa t’è capitato?” gli ingiunse lei, con pacata risolutezza.

“Sono qui proprio per questo” rispose lui, asciutto, mettendo le mani in tasca “ma sarà meglio che ti siedi!”

“Ora mi stai facendo veramente preoccupare” sbuffò lei, nervosamente. Dopo aver però seguito il suo consiglio, attese in silenzio, fissandolo con le braccia conserte “allora…?”

Lui la squadrò preoccupato: “Mi odierai… lo so!!”

“Alan, sto perdendo la pazienza” ribatté lei, ora in tono minaccioso “se non sciogli quella dannata lingua, giuro che ti prendo a sculaccioni!!”

*Ne sarebbe capace…!* si disse Watson, sgomentato “Dai, Philip, sputa…!” ordinò poi.

Lui abbozzò un sorrisetto abbastanza tirato: “Qualcosa mi dice che non stai scherzando…!”

“No di certo” confermò lei “coraggio, su!”

“Ti chiedo solo di non interrompermi: ascolta fino in fondo quello che ho da dirti… poi potrai rispondermi tutto ciò vuoi. D’accordo?”

La fidanzata sospirò stancamente, per poi annuire. Il suo promesso le si piantò allora di fronte, in mezzo al vialetto, con le mani sempre in tasca, le gambe leggermente divaricate e lo scuro ciuffo in mezzo agli occhi. Nonostante quella stramba situazione, Lisa lo trovò estremamente desiderabile…

Dopo qualche deglutizione e alcuni colpetti di tosse, il giovanotto iniziò a parlare con voce ferma, per quanto leggermente roca:  “Questa notte, dopo che ti ho riaccompagnata… mentre stavo rincasando… ho avuto un incidente. Niente di grave…” alzò subito la mano per tranquillizzarla, allo sbarrare degli occhi di lei “…sono… sono semplicemente svenuto per strada!”

“Svenuto per…” ricordandosi l’impegno preso, Lisa si tappò la bocca come per autozittirsi.

“Sì, io… non so che cos’è stato: la stanchezza, l’emozione… chissà! Ad ogni modo, devo avere perso i sensi. E, quando li ho ripresi… mi sono ritrovato a letto!”

“In ospedale…?” chiese lei, con ansietà.

“No, all’obitorio!” grugnì Watson, fra sé e sé, mentre Marlowe gli faceva gli occhiacci.

“Ecco… non precisamente. Ero… a casa di… di…” iniziò a tremargli la voce.

“Di chi…??!!” gridò la fanciulla, rizzandosi in piedi.

“Calma, Lisa: calma…!!” ribatté lui, alzando le mani, assai più nervoso di lei “Mi avevi promesso di non interrompermi, ricordi?”

La ragazza tornò a sospirare, scuotendo lievemente la testolina rossiccia. Poi si sedette di nuovo.

“Da quanto ho saputo dopo” continuò, rimettendosi a passeggiare avanti e indietro per tentare di calmare i nervi “mi aveva raccolto un’auto di passaggio e… beh, quello che anch’io non capisco, in effetti… è perché, anziché all’ospedale o alla polizia… mi abbiano portato a casa loro!”

“Ma a casa di CHI…??!!” tornò a domandare Haneoka con veemenza, incapace di mantenere l’impegno di ascoltarlo in silenzio.

“Dei Sssccc… dei Sssccc…” tentò di rispondere Alan… ma Chandler non riusciva a completare il messaggio vocale, perché la gola s’era totalmente prosciugata.

“Meta, deglutire!” ordinò il capo della Sensitiva.

“Ho le ghiandole quasi vuote, Gus…!” riferì Wolfe, con voce allarmata, omettendo di avvertire che anche la vescica stava ricevendo sollecitazioni preoccupanti.

“Ce ne basta una sola, Phil… ti prego!!” intercesse allora Marlowe.

Sbuffando, il capo della Metabolica eseguì quanto richiesto e il povero segugio riuscì a proseguire: “…inomya…!”

“Come…??” chiese ancora Lisa, con la mano a coppa sull’orecchio.

“Ho detto Sssccc…” osservando lo sguardo sempre più torvo della compagna, Alan diede altri due colpi di tosse, fece un respiro molto profondo e finalmente sparò la risposta fatale “…a casa di Sayaka…!”

Subito dopo aver pronunciato qual nome proibito, il ragazzo s’era girato più o meno inconsciamente su sé stesso (forse era stato lo stesso Parker a ordinarlo a Kirby), ma la sua interlocutrice non gli permise certo di rimanere a lungo in quella posizione.

“Voltati, Alan…!”

Lui non rispose…

“Ho detto voltati…!!”

Un tono basso, ma molto secco. Una voce spiacevolmente simile a quella di Rina Takamya. Prendendo il coraggio a due mani (conforme a come Kirby dovette impugnare le leve degli arti inferiori) il malcapitato si voltò, aspettandosi di vedere il dolcissimo volto dell’amata sconvolto dall’ira. Manteneva invece un’aura abbastanza calma, un rossore non troppo accentuato e la graziosa boccuccia quasi incurvata in un sorriso… bastava non badare a quello sguardo d’acciaio dal tono bluastro. Blackie Wolfe si terse il sudore, mentre osservava il check-panel della prostata.

“Continua…!” sussurrò Haneoka.

Alan si tamponò la fronte fradicia: “Io… non so com’è accaduto” scosse il fazzoletto, facendo sprizzare le gocce di sudore “fatto sta che… quando…” dovette rideglutire penosamente “…quando mi sono risvegliato… ero dentro un letto… e…”

“…ed era successo quello che temo?!” ora la voce di lei somigliava già più ad un sinistro brontolio e il povero Kirby sentì distintamente tremare le due leve delle gambe.

“Co… come…?” balbettò il ragazzo.

“Non ti servirà prendere tempo, bimbo mio” l’insolito appellativo gli fece un’impressione molto sgradevole “chi c’era con te, dentro quel letto?!”

“Nessuno” rispose immediatamente lui. Ma poi - dannato il rispetto per la verità - dovette precisare “quando mi sono svegliato…!”

Lisa strinse fortemente pugni e palpebre, rimanendo impietrita per vari secondi. Poi si avvicinò al suo promesso e gli mise le mani sulle spalle. Quel contatto lo fece sussultare, ma fu ben poca cosa rispetto al gelo che gli procurarono quegli occhi piantati nei suoi. Avessero luccicato almeno un po’… invece niente: duri come diamanti!

“Hai fatto l’amore con lei…?”

La bocca del detective si dischiuse per rispondere, ma nessun suono uscì da quel pertugio. Le sue labbra, però, continuarono a tremare, come se volessero trascinare concetti che la Sensitiva di Chandler non avrebbe mai voluto trasformare in vibrazioni acustiche.

“Alan, non te lo chiederò per la terza volta” sussurrò la giovane donna socchiudendo impercettibilmente le palpebre “l’avete fatto oppure no…?”

Visto il perdurare del blocco fonetico, al povero peccatore non rimase che chiudere gli occhi e annuire con la testa.

“Lo so che non mi crederai” aggiunse subito, con voce quasi atona “ma ero mezzo addormentato… era buio… e credevo fossi tu!! Io…”

L’ex ladra si staccò da lui, arretrando di mezzo passo. Il reprobo fu scosso da un notevole brivido, osservandole lo sguardo che s’era fatto decisamente bieco.

Gus Chandler scattò allora verso il comunicatore intersezionale: “A tutte le sezioni: reggetevi. Sta per arrivare un ceffone di prima…!!!”

Tutti il personale organico si affrettò ad obbedire… ma la reazione della controparte non fu esattamente quella che si aspettavano: un colpo violentissimo fu registrato dai sensori dell’Immunitaria, proprio all’altezza del magazzino rifornimenti[1] e il tronco dell’organismo si piegò in avanti, mentre i dispositivi d’emergenza della Cardiaca facevano boccheggiare l’interfaccia del prelievo nutrizionale. Alan rimase curvo, con le mani sul ventre offeso, a fissare il volto tuttora scurissimo della fanciulla, alla quale aveva giurato amore eterno e che ora, a causa di una dannata serie di malaugurate circostanze, aveva tutto il diritto di disprezzarlo! Questa netta percezione psichica, sommandosi alle altre incombenti sensazioni fisiche, fece scattare i circuiti di sicurezza dell’Immunitaria. Lo sventurato ragazzo fece appena in tempo a mormorare “Perdonami, amore… ti prego…!!” prima di perdere i sensi,

In quanto al Coordinatore Harper, dovette amaramente constatare, proprio nel medesimo momento, che i suoi due subordinati ci avevano azzeccato pienamente, quando avevano affermato che Lisa Haneoka era caratterialmente del tutto simile all’ex assistente coatta dell’ex segugio della Coda Sacra.[2]

 

***

Una fitta acutissima accompagnò lo snebbiarsi del cervello e l’immagine di un soffitto bianco, da cui scendeva una plafoniera. Un armadietto con le ante trasparenti che lasciavano vedere scatolette e flaconi di medicinali, un pannello per l’esame della vista e una porta col vetro smerigliato furono le altre immagini che il redivivo Alan fu nuovamente in grado di percepire. In quanto alle sensazioni fisiche, oltre al dolore inizialmente citato, una piacevole frescura sulla fronte alleviava quel risveglio non del tutto confortante.

“Alan… ti sei ripreso…?” chiese una voce dolcissima, non meno della calda mano morbida che stava stringendo delicatamente la sua.

“Dove… dove sono…?!”

“Nell’infermeria della scuola!” gli rispose Lisa, dalla sedia vicina al lettino per i ricoveri.

Il ragazzo mostrò un sorriso malinconico: “Finalmente ci sono arrivato, nel posto giusto…!”

“Ti fa molto male?” chiese Lisa, con apprensione mista al rammarico.

“Solo quando rido!”

Se la frase precedente era farina del sacco di Parker, quest’ultima proveniva chiaramente da quello di Watson. La ragazza distolse lo sguardo, abbassando gli occhi: “Mi dispiace di averti colpito…!”

“Lascia stare… me lo sono ampiamente meritato. Anche se… te lo giuro… ti ho detto solo la verità!”

Lisa dovette respirare e deglutire più volte, per poter domandare: “Stai parlando di Sayaka?”

“Sì…” rispose debolmente il giovanotto, fissando sempre il soffitto “…mi ripugna accusare chi non c’è, ma non voglio che tu pensi che io ti abbia fatto spontaneamente una cosa del genere…! Posso presumere che, dopo l’incidente, ero passato dallo svenimento al sonno… così mi avranno messo nel letto degli ospiti e…”

“…e quella damerina ci si è infilata dentro. Giusto…?!” c’era ovviamente la sconvolta Virginia Breed, al trasmettitore vocale di Haneoka.

Alan si coprì il volto con la destra, emettendo un debole gemito: “Sono disgustato di me stesso, credimi… avrei dovuto accorgermi che non eri tu!! Io…”

Scorgendo un rivolo di lacrime che scorreva sulla gota del ragazzo uscendogli da sotto le dita, Lisa trasalì. Alan Daiki Asuka, il suo duro, freddo, determinato e implacabile inseguitore, stava piangendo! Quella vista la riempì di tenerezza, che però, cambiandosi in rabbia, le impedì di saltargli addosso stringendoselo nuovamente al seno.

“Quella sgualdrina sciagurata…!!!” gridò invece, al colmo dell’indignazione “Come ha potuto fare una cosa simile?? Non la perdonerò mai… mai!!!”

“È colpa mia” ora c’era Marlowe, al suo microfono “sono un idiota… un disgraziato. Faresti meglio a lasciarmi perdere…!”

“Non dire assurdità…!!” ribatté lei, con veemenza.

“Dammi retta, Lisa” insistette lui, in preda a un cocente rimorso che gli accentuava il dolore allo stomaco “che te ne fai di uno come me? Non lo vedi come le faccio soffrire, le donne?”

*Già… come se a lui le donne lo facessero divertire…!* commentò, sarcastico, sempre il capo della Cerebrale.

“Basta, smettila” gridò la ragazza, balzando in piedi. Curvandosi poi su di lui, afferrò i bordi del lettino dov’era disteso e gli sibilò in faccia, scandendo bene le parole “siamo più che d’accordo che una cosa simile non sarebbe mai dovuta accadere…! Purtroppo è accaduta… ma se credi che, solo per questo, sia disposta a rinunciare all’amore della mia vita, allora ti sbagli di grosso!! È chiaro?”

“Ma Lisa… io, ormai…”

“Piantala!!!” gli urlò in viso la giovanetta, afferrandogli il volto fra le mani “Lo vuoi capire che è di te, che ho bisogno? Me ne frego della tua verginità…!!”

Il pomo d’adamo del detective ebbe un guizzo. No, decisamente quel superbo esemplare del sesso debole (sic) non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. Anche perché, per non dover sentire altre obiezioni, pensò bene di tappargli la bocca con un superbo rapporto A, che fece immantinente ripartire il contatore del C.R.!

“Accidenti, stiamo per passare i 2900!” osservò Tim Murdock.

“Speriamo che si stacchi a breve” fu il commentò inaspettato di Marlowe “oltre i 3000 si comincia a ragionare male…!”

Ma quando la bocca di Lisa/Seya abbandonò quella di Alan, il contatore era arrivato “solo” a 2946. Il capo della Neuro si tamponò la fronte col fazzoletto, mentre il suo assistito, contemplando il bellissimo sorriso di lei, alzò faticosamente la mano destra per accarezzarle la guancia, mentre la garza inumidita gli scivolava dalla fronte.

“Come sei buona, Lisa… vorrei tanto essere degno di te!”

“Tu lo sei, Alan” rispose lei, ricambiando la carezza “hai soltanto bisogno di un riferimento solido. E lo avrai…!”

“Cosa intendi…?”

“Lascia stare, per il momento. Dimmi, piuttosto: hai fatto la doccia, stamattina?”

Lui corrugò perplesso le sopracciglia: “Certo che sì, perché?”

“Oh, niente!” rispose la fidanzata, slacciandosi i bottoni della camicetta. In un batter d’occhio se n’era già liberata e già brigava col fermaglio della gonna, mentre il suo petto palpitava nel vezzoso reggiseno.

“Ehi, che stai facendo…?!” mormorò il ragazzo, gelandosi.

“Non si vede?” lei rispose, di rimando, estraendo le gambe dall’indumento e sfilandosi le scarpe.

“Lisa… se è uno scherzo, non mi sto divertendo, sai?” esclamò l’altro, con voce alterata, mentre la giovane, tornata a sedere, si stava sfilando le calze. Poi lo fissò e scosse la testa: “Il tempo degli scherzi è finito, Alan. È ora di fare sul serio!” portandosi le mani dietro la schiena, si sbarazzò del reggipetto, si rialzò in piedi e, senza la minima esitazione, si sfilò rapidamente le mutandine.

Per quanto fosse ormai stato “battezzato”, al giovane investigatore mancò il respiro nel contemplare tale siffatta beltà, accentuata dalla luce dorata del tramonto che giungeva obliqua dalla finestra:[3] i morbidi capelli ondulati che le incorniciavano il viso e le spalle… il tonico seno dargli arguti capezzoli turgidi… il delizioso vitino da vespa, impreziosito dal piccolo, stuzzicante ombelico… le splendide gambe affusolate, che terminavano con quegli adorabili piedini perfetti… e, naturalmente…

STONK… SSSCCC…

“Oh, no, porca p#%%@*a...!!!” imprecò assai poco elegantemente Julius Chester, coadiutore della Riproduttiva, balzando sulla giuntura d’un condotto testicolare, che aveva ceduto di schianto “Datemi una mano, qui…!!”

Due assistenti muniti di stracci accorsero fulminei a tamponare la falla, mentre l’addetto al controllo fecondativo chiudeva frenetico una valvola vicina per arrestare l’uscita del fluido di trasporto, le cui perdite interne potevano causare problematiche corrosioni.[4]

La “svelata” fanciulla si accostò infine al lettuccio, dove il suo Alan era rimasto sollevato sui gomiti, riappoggiando la mano calda sulla sua guancia gelida (perché fosse tale, indovinatelo voi).

“Allora? Ti spogli da solo o devo pensarci di nuovo io?”

“Mm… mm… ma Li… Lisa… ss… si può sapere che ti pr… mmm…”

Chandler non poté continuare con le prese di tempo foniche, poiché le labbra del suo assistito furono immediatamente catturate da quelle della controparte, dopo che la sua testolina aveva manifestato, scuotendosi, una certa femminea commiserazione… i capi della Sensitiva e della Neurologica si voltarono verso il Coordinatore, che stava impalato al centro della camera di controllo, fissando preoccupato il terminale ottico. Dopo alcuni secondi di fredda meditazione, mentre i sensori tattili segnalavano che la motoria della controparte stava già slacciandogli la cintura dei calzoni, un funzionario della Direzione Organica si accostò discretamente ad A1, sussurrandogli all’orecchio: “Signore, c’è LS1 in linea per lei. Al telefono rosso!”

Sentendosi come attraversare da una scarica elettrica, Lew Harper si affrettò verso il suo ufficio, non senza prima aver disposto il preallarme generale. Una volta raggiunto l’apparecchio, dovette stringere il pugno due volte per contrastare il formicolio, prima di poter afferrare il ricevitore.

“Qui Harper…!” annunciò, con la voce non del tutto ferma.

“Ben ritrovato, collega. Sono Lana Orion. Devo porle una domanda, alla quale mi aspetto che risponda con piena sincerità!”

“L’ascolto…!” rispose l’altro, dopo aver penosamente deglutito.

“La vostra Ripro è ancora fuori servizio o è nuovamente operativa?”

Harper respirò, chiudendo gli occhi. Poi li riaprì e rispose con voce incolore: “È operativa!”

“Benissimo. E la vostra Neuro si sente pronta, adesso, per un’unione totale con la nostra assistita?”

A1 dovette respirare di nuovo, ma riuscì a mantenersi misurato e professionale: “Date le circostanze, non si trova al cento per cento. Ritengo che avremo bisogno del vostro aiuto!”

“Su quello contateci in pieno. Posso dare il via alle mie collaboratrici?”

Ancora un respiro precedette la risposta di A1, che comunque fu quella aspettata dalla sua collega: “Dia pure il via, signora Orion… faremo del nostro meglio!”

“Ne sono più che certa, signor Harper: oltre alla vostra malaugurata esperienza, avete anche tutto l’interesse di rendere felice la signorina Haneoka. Arrivederci!”

Dopo aver percepito il segnale di chiusura, il Coordinatore del “piccolo detective” si abbandonò ad un lungo soffio liberatorio, dopodiché azionò il comunicatore intersezionale.

“Esecutivo a tutti i reparti: tenersi pronti per la condizione C…” si arrestò per raccogliere le idee e proseguì, con la voce che leggermente gli vibrava “…non occorre vi rammenti l’importanza di questo passo per la futura esistenza del nostro organismo… vi raccomando quindi la massima concentrazione e il massimo rendimento, soprattutto alle sezioni più coinvolte… signor Marlowe, signor Kirby e signor Spade: siamo nelle vostre mani. Come ben sapete, sono i fatti che contano, assai più delle parole… fate sentire a miss Haneoka quanto lei sia importante per l’uomo che ha scelto…! Attendo conferma quando siete pronti…”

Una ad una, tutte le sezioni comunicarono la loro completa operatività. Le voci dei vari responsabili erano tese, ma non troppo agitate. Quando anche l’ineffabile Samuel Spade ebbe completato la sua check-list,[5] “A1” Harper emise il suo viatico: “Avanti tutta, signori… e buona fortuna…!”

Sedette quindi alla sua scrivania e appoggiò la fronte sulle palme intrecciate, concedendosi un ultimo sfogo mentale.

“La mente l’avevate colmata da un pezzo… il cuore l’avete bloccato… adesso prendetevi il corpo. Più di così non possiamo darvi…!”[6]

 



[1] Sarebbe lo stomaco…

[2] Devo ammettere di aver molto apprezzato l’idea dell’onorevole Lord Martiya, di rendere Lisa e Rina cugine - sia pure inconsapevoli - nella sua saga ispirata a Bayblade.

[3] Durante l’assalto precedente (vedi capitolo 37), l’oscurità aveva filtrato abbastanza quello stesso spettacolo!

[4] Gli appassionati di film sulla guerra navale (del genere U-Boot 96, Duello nell’Atlantico o U-571) potranno con più agio immaginarsi questa situazione.

[5] Assolutamente identica a quella spuntata da parte di August Percival “a bordo” dell’organismo di Ataru Moroboshi (vedi La storia segreta dei SISAS).

[6] Il solito vittimismo maschilista (scriverei, se fossi una scrittrice…).

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Capitolo 44
*** La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo! ***


Capitolo 44: La sfortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo

Capitolo 44: La sfortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!

 

“E

cco quanto mi aveva chiesto, signora!”

“Ah… finalmente!!”

“Mi perdoni il ritardo: non era facile trovare una farmacia aperta!”

“Già, oggi è domenica… va bene, Elizabeth, ti ringrazio!”

La giovane s’inchinò, prima di ritirarsi. Alla signora Shinomya era dispiaciuto mandar fuori la fida domestica per mezza città, sia pure accompagnata dall’autista, ma non se l’era proprio sentita di rivolgersi subito al medico di famiglia. Molto più saggio - e anche prudente - farlo qualora risultasse inevitabile. Poteva essere un falso allarme. Un semplice ritardo…

“Sayaka… Sayaka… vieni qui!”

“Arrivo, mamma!”

L’aspirante consorte del più giovane investigatore del Paese si avvicinò titubante alla sua genitrice e si arrestò davanti a lei, fissandola negli occhi, dopo aver osservato la confezione che teneva in mano.

“Allora, Sayaka…” sospirò la signora “…come funziona, te l’ho già spiegato. Perciò fatti coraggio e leviamoci subito il dubbio, mm?”

“Io… ecco…” sia il colore del viso che il timbro della voce marcavano il suo palese imbarazzo.

“Forza, tesoro… vai!” replicò sua madre, in tono perentorio, pur mostrandole un rassicurante sorriso materno. Comunque fossero andate le cose, non avrebbe smesso di proteggere sua figlia.

Rassegnata, l’ultima erede della Principessa Rosa afferrò allora quella scatolina e si diresse verso il bagno, cercando di non badare al maledetto tremito che avvertiva nelle ginocchia.

***

Non era un tremito quello che invece sentiva nelle gambe la sventurata controparte di quella dannata faccenda, ma piuttosto un intenso formicolio, che non voleva saperne di abbandonare ogni centimetro cubo del suo organismo. E pensare che avrebbe potuto considerarsi il più felice dei viventi, dato che aveva finalmente centrato anche l’ultimo dei suoi traguardi…

La sua Seya, la sua Lisa, la sua fantastica avversaria, la sua intrepida eroina, la sua vezzosissima compagna di classe era finalmente, inequivocabilmente, sentimentalmente, nonché fisicamente sua!

Ora che la stava riaccompagnando a casa - erano quasi le otto di sera ed era stata dura rinunciare ad abbandonarsi a un dolcissimo sonno liberatorio, standosene teneramente abbracciati in quel pure angusto lettuccio dell’infermeria - capiva come tutta quell’adrenalina che gli scorreva nei più remoti angoli del corpo, non permettendo a nessuno dei suoi organici di mantenersi in piedi con continuità, derivasse inequivocabilmente dalle percezioni che l’infaticabile Chandler continuava a ricevere dall’organismo femminile affiancato: il contatto del suo braccio, il profumo dei suoi capelli e quell’affascinante aspetto da giovane donna che adesso ostentava la sua compagna!

Lisa Haneoka, l’ex ladra Seya, camminava fieramente a braccetto del suo detective, sorridendo amabilmente ad ogni passante incrociato (e soprattutto alle coppie) come se volesse presentargli il suo “bottino” più importante.

“Guardate, signori” sembrava voler dire “questo è il ragazzo speciale di Seika ed era il mio rivale. Ma ora non lo è più: adesso è il mio ragazzo, il mio fidanzato e il mio futuro maritino… e anche il mio partner!!”

Dopo che i giovani amanti avevano (finalmente) concluso, la Coordinatrice haneokiana aveva voluto congratularsi personalmente col suo omologo asukiano, spingendosi anche ad invitare i componenti del suo Consiglio ad un brindisi presso la loro sede… approfittando chiaramente del momento in cui i due organismi si trovavano ancora connessi!

Lew Harper, tuttavia, osservando le facce sgomente di Marowe e Watson (che faceva ripetutamente no no col ditino) aveva cortesemente declinato l’invito, adducendo che dovevano occuparsi di alcune questioni molto importanti: “Avremo modo d’incontraci quando la situazione sarà più tranquilla, miss Orion…!”

La direttrice di Lisa non aveva insistito, comprendendo probabilmente tra le righe ciò che il suo omologo avesse voluto intendere.[1]

 

***

“Quanto manca, ancora, mamma…?”

“Solo mezzo minuto, cara!” rispose la donna, osservando l’orologio. Mai lasso di tempo fu più lungo di quello, nella giovane vita di Sayaka Shinomya.

“Ecco, ci siamo!” annunciò finalmente sua madre, estraendo la fascetta rivelatrice dal bicchiere con l’orina della figlia. La quale si stupiva, fra l’altro, di riuscire a mantenersi così calma in quel determinato frangente!

Forse ci riusciva perché si ostinava a vedere soltanto i lati buoni di entrambe le possibilità: se il test fosse stato negativo, avrebbe sollevato sé stessa e la sua famiglia da un bel po’ di complicazioni. Se invece fosse stato…

“Positivo…!”

La signora Shinomya mise sotto gli occhi della sua rampolla il risultato del test. Lei osservò quanto appariva sul rivelatore e poi rialzò la testa: “Dunque… io…”

“Tu diventerai mamma, figlia mia!”

La giovanetta arrossì, poi abbassò pudicamente gli occhi, portandosi una mano sulla pancia.

 

***

Giunti nuovamente davanti alla villetta degli Haneoka, Lisa si voltò di fronte al suo ragazzo e gli strinse le mani, col più solare dei suoi sorrisi.

“Grazie per avermi accompagnato!”

“E per tutto il resto?” chiese ironicamente Spade.

“Sta’ zitto, spudorato!!” lo riprese Marlowe.

“Non… non c’è di che!”

Lei gli accarezzò dolcemente la guancia: “È stato bellissimo, sai?” sussurrò.

Nonostante la perizia di Tracy, Alan s’impeperonò parecchio: “Da… davvero?”

“Sì… sei stato così… dolce… così tenero… davvero fantastico!” gli ribadì, stringendolo in un caldo abbraccio.

Alan sospirò amaramente: “Ti ringrazio, ma… avrei preferito essere più inesperto. Voglio dire…”

Lisa si scostò e lo guadò, severa: “Non m’interessa, te l’ho già detto” scosse energicamente la testa “io volevo soltanto te!”

“Comunque devo dirti una cosa” replicò lui, guardandola negli occhi “anche se può suonarti strano… questa è stata la prima volta anche per me! Psicologicamente, almeno… perché, della notte scorsa, io non ricordo praticamente nulla… almeno in confronto a ciò che ho provato con te! Mi capisci…?”

Lei meditò per un lungo momento e infine annuì… permettendo a Marlowe di sciogliere le dita anchilosate: “Sì… credo di sì…!”

“Insomma, Lisa” disse ancora, cingendole la vita “io voglio che tu sappia questo: se con Sayaka ho fatto del sesso  con te ho fatto all’amore![2] Mi credi…?”

Dopo un altro brevissimo momento (ma sempre troppo lungo per Marlowe) la fanciulla dai capelli ramati gli gettò le braccia al collo. Poi gli prese il viso tra le mani e depose le sue labbra su quelle del compagno…

Il contatore del C.R., che già era arrivato a 3640 in seguito all’amplesso riparatore (che aveva fornito un contributo di 694 punti), si arrestò alla quota stratosferica di 3870!

*Di questo passo raggiungeremo l’idolatria…!* commentò Tim Murdock, preoccupato.

“Ti va bene come risposta?”

Lui ci mise un po’ a riprendere fiato…

“Giornata piena, eh, signore?!” disse al superiore un assistente cardiaco.

“Già… sarà meglio dare un’altra controllata alle coronarie. Prenda nota, Stokes!”

Nel frattempo, dietro una finestra poco distante, un’altra madre di famiglia osservava quella scena romantica con un sentimento a metà fra la gioia e l’apprensione.

“Cosa stai guardando, amore?” le chiese il marito.

“Oh, nulla… solo due ragazzi che si vogliono bene!”

“Ah, questi giovani d’oggi” borbottò il signor Genichiro, intento a sperimentare un nuovo trucco “sempre a coccolarsi in pubblico! Ai nostri tempi, noi eravamo molto più discreti. Vero, cara?”

La signora Eimi continuava a guardare il figlio dell’uomo che in passato le aveva dato la caccia, sia pure per un breve periodo,[3] mentre abbracciava la sua unica figliola, accarezzandole con dolcezza i capelli: “Non saprei, tesoro. Ma se lo dici tu…”

***

L’instancabile Rip Kirby faticò a contenere il tremito nella mano del suo assistito, mentre afferrava il cartoncino che i terminali ottici avevano scorto, infilato nello sportellino dell’armadietto scolastico. Scritte sopra, c’erano solo poche parole.

Devo parlati. Ti aspetto in biblioteca.  S.

Non occorreva un grosso sforzo alla Cerebrale di Watson per comprendere che quella lettera non era l’iniziale della loro ex avversaria! Quel messaggio era troppo succinto per provenire da miss coda di cavallo, pertanto non poteva che averlo mandato…

…è vero: il Coordinatore aveva tassativamente proibito di adoperare ancora quello pseudonimo![4]

Accartocciando il biglietto nella mano, il nostro amico avvertì diverse fitte tormentargli il  basso ventre, come se fossero sgradevoli postumi della recente “punizione” di Lisa![5]

*Strano, però… con tutti i massaggi che la signora Speedy ci ha fatto di seguito!* rifletté il capo dell’immunitaria, Parker.

Meccanicamente, il giovane detective uscì dallo spogliatoio maschile, salvo bloccarsi alla vista della sua promessa, proveniente da quello femminile.

“L… Lisa…!” esclamò, mettendo istintivamente in tasca la mano che conteneva il biglietto.

“Alan, tutto bene…?!”

“Eh…? Ah, io… credo di sì!”

“Sei sicuro?” insistette lei, osservandolo attentamente “Mi sembri turbato!”

“Davvero?” ribatté lui, cercando di fare lo gnorri “Non ci avevo fatto caso!”

“Ma che razza di risposta idiota è…?!!” sbottò Marlowe verso Watson.

“La prima che m’è venuta in mente!” rispose asciutto l’altro.

“Che imbecille!! Dai, lascia parlare me…!” ribatté allora il collega, cercando di strappargli il microfono vocale.

“No, tu sei troppo agitato: finiresti per spiattellare tutto. Stai buono e fidati di me!”

“Ma io…”

“Obbedisca, Marlowe!” s’intromise saggiamente A1.

Grugnendo un signorsì, il capo della Neuro cedette, continuando a fissare trepidante il display visivo.

“Mah, sarà…” commentò la fidanzata, preferendo non dar peso a quella risposta bislacca “…andiamo a casa insieme?”

“Come…?” sussultò lui “Ah, ecco… purtroppo avrei una cosa urgente. Ti dispiace se ci vediamo nel pomeriggio?” da bravo tattico, Watson aveva saggiamente preparato un’allettante controproposta.

Leggermente spiazzata da quel contropiede, la giovanetta corrugò le sopracciglia: “Beh, d’accordo… ma cosa devi fare di così urgente?”

“Ah… niente di che” la carta appallottolata gli bruciava letteralmente nell’incavo della mano “non ti preoccupare. A più tardi, allora!”

“Ehi, aspetta… casa mia o casa tua?”

“Eh? Ah… vengo io, vengo io! Ci ved…”

“Attento…!!!”

SPLAT… il povero Alan, ancora mezzo girato, sbatté violentemente nello stipite dell’ingresso.

“Porca vacca…!! Ma perché le faranno così strette, queste dannate porte?!!”

Poi, massaggiandosi il braccio offeso, si defilò lungo il corridoio, con Lisa che lo guardava, scuotendo sconcertata la testa.

 

***

Quando Alan arrivò finalmente in biblioteca, trascinando faticosamente un passo dopo l’altro (il povero Kirby sudava come un dannato) notò subito la sua pretendente - ormai era l’unica a detenerne il titolo, dacché Rina s’era ritirata e Lisa era la sua fidanzata ufficiale - seduta al tavolo di lettura, sopra un libro che sembrava consultare con grande attenzione.

Al rumore dei suoi passi la ragazza si voltò, ebbe un leggero sussulto e gli fece un debole sorriso: “Ciao, tesoro…!”

Il giovane sussultò a sua volta, le rese un sorrisetto assai tirato e si avvicinò cautamente: “Volevi parlarmi?” chiese.

Sayaka annuì, richiuse il libro e lo allontanò verso il lato opposto del tavolo. Poi scostò la seggiola accanto alla sua: “Accomodati…!”

Preferirei stare in piedi, stava per dire il ragazzo, come a voler mantenere le distanze. Tuttavia, impensierito dallo sguardo della compagna, che accentuava quel suo leggero turbamento interiore, acconsentì. D’istinto, stava per mettersi a braccia conserte piantandole contemporaneamente quel suo caratteristico sguardo indagatore, che aveva tante volte fatto piegare le ginocchia alla povera Virginia Breed. Però, fosse la tensione, fosse la stanchezza… fosse quell’aria da giovane donna che ostentava la sua interlocutrice (maledetto il suo complesso di Edipo) non gli riuscì di mantenersi freddo.

Si  limitò quindi ad appoggiare le mani sulle ginocchia, mormorandole un neutrale: “Dimmi pure…!”

Gli occhi della castana lo fissarono a lungo, finché il moretto si sentì prendere le mani nelle sue e un potente fiotto di adrenalina sbatté a fondo scala la lancetta del nuovo galvanometro analogico installato dalla Neuro.

“Speriamo che non parta anche questo…!” commentò Murdock.

“Secondo il signor Wolfe[6] è uno dei modelli più robusti!” replicò un collega.

“Alan, sii sincero: tu cosa provi per me…?”

Un’altra botta un po’ più forte al povero strumento, seguita da un acceso formicolio nelle gambe. Il ragazzo si rallegrò di essersi seduto.

“Vuoi…” deglutì “…vuoi proprio che io sia sincero?”

Lei assentì, del tutto risoluta. Il suo viso era piuttosto pallido, ma gli occhi erano limpidi e non c’era alcuna traccia di sudore sulla pelle setosa. Suo malgrado, il detective dovette ammirare il suo sangue freddo.

“Phil, siamo nelle sue mani” disse il Coordinatore al capo della Neuro “le dica tutta la verità, ma cerchi di non ferirla più del necessario!”

“Non ne avevo l’intenzione, signore” sospirò l’interessato “farò del mio meglio!”

“E lei stia pronto ad assisterlo, Jimmy!” dispose ancora A1.

“Non dubiti, capo!” confermò il collega della Cerebrale.

Alan si passò una mano sulla fronte, poi tornò a guardare la compagna: “Vedi, Sayaka…” iniziò, lentamente “…tu sei… una ragazza deliziosa: carina, intelligente… alla mano… e sincera, soprattutto!”

Lei rimase in silenzio, sorridendogli teneramente.

“Sai, io…” continuò lui, volgendo il capo verso la finestra “…ho sempre ammirato la spontaneità di quelle ragazze che… trovano il coraggio di dichiarasi al tipo che gli piace… così, senza tanti complimenti! Senza dubbio, è una prova di maturità…”

“…e a te piacciono le ragazze… mature! Vero?”

STOCK… terza botta alla lancetta del galvanometro…

“Passami un cacciavite, Teddy!” ordinò Murdock. Avuto l’attrezzo, si premurò di attenuare leggermente la sensibilità dello strumento.

“Beh… non posso negarlo” ammise, sorridendo inconsciamente “anzi, ti confesso che… ho sempre desiderato una ragazza di carattere, con la quale, prima o poi, dividere la mia vita. Nondimeno…”

La stretta delle mani di Sayaka s’intensificò: “E allora l’hai trovata, Alan: voglio essere io quella ragazza!”

Il vecchio Wolfe dovette dare due deglutizioni.

“E perché…?” gli chiese allora lui, con voce un po’ arrochita.

“Ma perché ti amo…!!” ribatté, veemente, la castana.

E io no!! Ti vuoi decidere a dirglielo??!” sbottò Watson verso Marlowe.

Costui accennò di sì con la testa, ma fece simultaneamente un gesto d’attesa con la mano, rivolgendosi poi al collega della Sensitiva: “Gus, attenua più che puoi la percezione: il calore di quelle mani è deleterio!”

“Farò il possibile!” rispose l’altro.

“Gliele stacco, Phil?” domandò Kirby.

“Sì, se ci riesci… non troppo bruscamente, però!”

L’ex concorrente di Rosanna Speedy tentò di sfilare le estremità superiori del suo assistito dalla grinfie della rivale di Saint Tail… ma invano. Per riuscirci avrebbe dovuto esercitare un deciso strappone, ma purtroppo il povero Marlowe non era abbastanza bastardo per ordinarglielo e dovette limitarsi a proseguire, contando unicamente sulla propria eloquenza.

“Ascolta, Sayaka” sospirò il giovanotto “scusa se te lo domando, ma… sei veramente sicura di quello che dici?”

“Assolutamente!” rispose la fanciulla, senz’alcuna esitazione.

Alan sospirò stancamente. Ormai la sua fronte era già bagnata: “E… posso chiederti cosa ci trovi, in me? Dopotutto, anche se piaccio fisicamente a diverse ragazze, la maggior parte di loro mi considera un vero caratteraccio!”

“Può darsi. Ma sei anche bello, ardito e generoso. Mi basta!”

Sospirando di nuovo, lui annuì: “Sei molto cara… e io ti voglio bene, lo sai. Però…”

Quanto me ne vuoi…?” lo interruppe lei, improvvisamente, avvicinandosi pericolosamente  col viso…

“Rip, indietro!!” ordinò subito Marlowe. Il capo della Motoria eseguì, ma non poté guadagnare che pochi centimetri.

“Io…” altra deglutizione “…abbastanza” maledetta sincerità e maledetto quel livello relazionale ancora troppo alto “ma…”

“Allora è tutto ok, Alan” ribatté Sayaka, liberandogli una mano per fargli una tenera carezza “se anche adesso non mi ami, ma mi vuoi comunque molto bene, un giorno non lontano, certamente mi amerai…!”

Lui chiuse gli occhi, prendendo un bel respiro. Non c’era niente da fare: la questione non si sarebbe potuta risolvere per via “diplomatica”: occorreva un affondo, per quanto spiacevole.

“Non credo, Sayaka “lui scosse deciso la testa “mi rincresce molto, credimi! Ma io amo un’altra persona… e tu sai anche chi è!”

“Sì, me l’hai detto” rispose lei, tornandogli a stringere la mano, Poi le sue gianciotte s’imporporarono, congiuntamente al luccichio degli occhi “però è con me che hai fatto l’amore…!”

Anche le guance di Alan tornarono a colorarsi per simpatia, ma stavolta l’impudente fanciulla aveva fornito alla Neuro un appiglio non trascurabile.

“Devo confessarti una cosa, Sayaka” le disse allora, rivolgendole uno sguardo non serio quanto avrebbe desiderato, ma meno esitante di prima “mentre stava succedendo, io… credevo di farlo con lei. Hai capito bene?”

La giovanetta avvertì un doloroso spasimo e rimase ammutolita. Certo, in fondo l’aveva sempre saputo. Però… una piccola parte del suo cuoricino aveva sperato - aveva voluto credere - che quando Alan si fosse reso conto di avere invece fatto l’amore con lei, anche i suoi sentimenti si sarebbero adeguati! E invece…

Calde lacrime cominciarono a scenderle sulle gote, mentre tornavano tristemente diafane. Non un tremito scosse però le spalle di quella ragazza, che continuò ad esprimere in silenzio il suo dolore…

Più commosso di quanto avrebbe creduto, il giovane investigatore dovette deglutire ancora, per poi cavarsi il fazzoletto di tasca e asciugarle gentilmente quelle lacrime.

“Non fare così, ti prego… e non chiedermi l’unica cosa che non posso darti. Tu meriti un ragazzo che ti ami veramente. Che ami solo te, che non veda altre che te… e purtroppo, per quanto mi dispiaccia… non posso essere io!”[7]

Desolata oltre ogni dire, la povera Sayaka abbandonò le mani del suo amato, portandosene una al ventre… esitò soltanto un attimo, ma poi non si trattenne: “È questo…” gemette “…che dovrò dire al mio bambino…?”

Dopo alcuni secondi, il già citato galvanometro adrenalinico scoppiò letteralmente in mille pezzi, assieme a tutti gli altri quadranti di quella disgraziata Sezione Emotiva.

 

***

“Sensitiva da Cardiaca: accentuare le scariche!! Gus, mi senti…??! Mandateci altre scariche!!” gridava disperatamente il capo-sezione Tracy nel comunicatore intersezionale.

“Stanno arrivando, Dick” rispose affannosamente Chandler, agendo sui propri comandi “faccio quello che posso, ma dalla Neuro ne arrivano di debolissime!”

“Com’è la temperatura del sangue?” chiese Tracy a un assistente.

“Ancora sotto i 20 gradi, signore!”

“Aspirare più ossigeno. Forza, con quel diaframma!!”

“Signore… signore, mi risponda!! Si riprenda! Coraggio, signore…!” il fedele Murdock dava leggeri schiaffetti al povero Marlowe, colpito dall’ennesimo svenimento.

“Portatelo in infermeria” ordinò A1 “Watson, prenda lei la situazione in mano. Dobbiamo essere certi di avere compreso bene…!”

*Sì, come se ci fosse altro da capire…!* commentò lui, con amaro sarcasmo.

Appena l’equipe organica riuscì a ripristinare uno stato appena decente di tutte le funzioni vitali, il loro assistito poté articolare le seguenti parole, pronunciate in tono appena percettibile: “Sayaka… che cosa… significa…???”

Per tutta risposta, la giovanetta si alzò. Lui avrebbe voluto imitarla, ma la sezione di Kirby non disponeva ancora della forza sufficiente. Lei allora tornò a prendergli una mano e se la portò all’addome.

Il povero Alan era già pervaso da fortissimi brividi. Quella mano bruciava… o era la sua? O era la pancia di Sayaka…?

“Mia madre mi ha fatto fare un test di gravidanza… era positivo. Congratulazioni, papà…!”

Detto questo, Sayaka Shinomya, la mancata consorte dell’erede degli Hiwatari[8] si girò su sé stessa e corse singhiozzando fuori da quella stanza.

Con uno sforzo sovrumano, Alan riuscì finalmente a levarsi da quella sedia e si avvicinò, barcollando, alla zona del tavolo che ospitava ancora il volume consultato prima dalla ragazza. Colto da un vago presentimento, lo raccolse con mano febbrile per leggerne il titolo…

 

Elementi di Educazione Sanitaria: 3° volume: Gravidanza e Maternità

 

“Oddio…” sussurrò “…oh, mio Dio…!!!”

Fedele al suo istinto di maniaco dell’ordine, si avvicinò allo scaffale per rimetterlo al suo posto, ma la mano gli tremava talmente che il volume gli cadde a terra. Si chinò quindi a raccoglierlo, ma, mentre si rialzava, si gelò nello scorgere la figura di Lisa davanti alla porta.

“Da quanto sei lì…??” gli chiese, con voce flebile.

“Dall’inizio della vostra conversazione!” precisò lei, in tono neutro.

*E ti pareva…!!* imprecò Watson.

“E hai… sentito tutto…?” balbettò Alan.

“Sì…!” rispose Lisa, con un sibilo.

Il ragazzo ebbe una fitta al cuore. A sgomentarlo di più era l’atteggiamento, sinistramente calmo, della ragazza.

“Lisa, ascolta… non ti preoccupare: io credo che lei… non stia dicendo la verità!”

La sua fidanzata lo fissò a lungo, quasi volesse penetrargli nel fondo dell’anima: “Può darsi…” disse, infine “…ma, anche se fosse, è una bugiarda più brava di te…!”

Poi, all’improvviso, se ne andò via, imitando l’atteggiamento della rivale.

 



[1] Ovvero quando fosse stato risolto il problema con Sayaka…

[2] In quell’istante, a un certo ispettore, fischiarono fortemente le orecchie!

[3] Cioè fino a quando la futura mamma di Alan aveva perso la pazienza (v. capitolo 42)… poi Eimi (alias Lucifer) aveva incontrato Genichiro.

[4] Cioè miss velo da sposa. Come? Qual era lo pseudonimo di Rina Takamya? Gli organici di Alan mi hanno pregato di scordarmelo!

[5] Il pugno nello stomaco che gli aveva mollato nel capitolo scorso.

[6] Ovviamente la metabolica si occupa anche della gestione dei pezzi di ricambio.

[7] Chiedo scusa alle sostenitrici di Lisa, ma secondo la mia interpretazione, la frase per quanto mi dispiaccia non è di maniera.

[8] Sempre in riferimento alla versione di Lord Martiya in Le Fiamme del Destino.

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Capitolo 45
*** Riflessioni, depressioni e barlumi di luce ***


Capitolo 45: Riflessioni, depressioni e barlumi di luce

Capitolo 45: Riflessioni, depressioni e barlumi di luce

 

“M

otoria da Centrale… Motoria da Centrale” il gracchiare proveniente dal comunicatore riscosse improvvisamente il pilota dell’organismo “insomma, signor Kirby: le dispiacerebbe aumentare un po’ la velocità?!”

Il responsabile della attività muscolari diede una veloce occhiata al manometro della pressione sanguigna, per poi rispondere mestamente: “Mi spiace, signore, ma più di così è impossibile: ha le gambe di piombo ed è già un miracolo tenerlo su!”

“Ma è possibile che quest’individuo tiri fuori tutta la grinta soltanto durante le operazioni?!” sbottò il Coordinatore, esasperato.

“Se ne stupisce?” commentò amaro il responsabile neurologico “dopotutto è ancora un ragazzino!”

“Ora non più, Marlowe” ribatté A1, con veemenza “come vi ho già detto, d’ora in avanti dovrà comportarsi da adulto. Troppo comodo esserlo solo a letto!”

“Il guaio, con le Genetiche, è che diventano funzionali troppo presto.” commentò, sospirando, il capo della Sensitiva.

“Questo è fuor di dubbio, signor Chandler” ne convenne Harper “soprattutto rispetto alle Cerebrali…!”

“Mi sta forse dando dell’inetto, signore?!” domandò aspramente l’interessato, punto sul vivo.

“Non la prenda sul personale, Watson” gli rispose il superiore, con un cenno di diniego “qua dentro ci siamo dimostrati tutti degli incapaci, se non dei veri incoscienti!”

“Io… io non sarei d’accordo, signore” saltò su Marlowe, inaspettatamente “penso piuttosto che il povero signorino Alan sia rimasto vittima di circostanze molto più grandi di lui, che non è stato capace di affrontare!”

“In tal caso non doveva mettersi a fare il detective” sentenziò deciso il Coordinatore “la sua maledetta passione per quel mestiere da adulti ci ha obbligato a concentrarci su determinati problemi, trascurandone erroneamente diversi altri, niente affatto marginali. Come gestire le relazioni interpersonali, per esempio…!”

Marlowe scosse tristemente il capo: “Purtroppo, sotto quest’aspetto, gli organismi maschili saranno sempre in netto svantaggio rispetto a quelli femminili, signore, le cui Cerebrali maturano prima… per non parlare delle Neurologiche.”

“E allora, lei e Watson, sbrigatevi a colmare il gap” ribatté perentoriamente A1 “perché fra nove mesi, al più tardi, il nostro assistito si ritroverà nientemeno che un bel pupo fra le braccia!”

“O magari anche due…!” intervenne il capo-sezione nominato, con tono sarcastico.

Il superiore si volse verso di lui, fissandolo con sguardo truce: “Che fa, signor Watson, il portajella? O crede forse di essere spiritoso?!”

“Né la prima, né la seconda, signor Harper” rispose questi, con pacatezza “volevo solo far presente che anche l’atto riparatorio preteso dalla sua illustre collega Lana Orion potrebbe non essere scevro di conseguenze… non so se mi spiego!”

Il Coordinatore impallidì, per poi precipitarsi sul comunicatore: “Genetica da Centrale… Spade da Harper, risponda!!”

“Comandi, signore…!”

“Esigo di sapere all’istante se il rapporto C con la signorina Haneoka è avvenuto prendendo le opportune precauzioni. Mi ha compreso?”

Dopo alcuni secondi di tensione, la risposta del capo-sezione giunse marcatamente tremula: “So… sono desolato, signore. Ma in quel momento il nostro organismo non disponeva di mezzi anti-concezionali!”

“Lo so benissimo, idiota” gridò A1, esasperato “le sto chiedendo se ne avete applicati di naturali!”

Altro breve quanto intenso silenzio. Poi la voce di Spade tornò, sempre più simile ad un guaito: “Signore… noi ci abbiamo provato… ma lo staff della signora Speedy non ce lo ha permesso!”

“Lo scaricabarile non le salverà il culo, brutto disgraziato!!” rimpallò il capo, fremente d’indignazione.

“Scaricabarile un accidenti” gridò allora il responsabile genetico, in un sussulto di dignità “noi e la Motoria eravamo pronti a uscire per tempo, ma le grinfie di quella mantide ci hanno immorsato il bacino. Chieda conferma al signor Kirby, se non ci crede!”

“Come mantide?!” sussultò Marlowe “Sammy, non ti sembra di esagerare?”

“Col cavolo, che esagero. Fatti rammentare dal capo la teoria degli agnellini e delle tigri…!”[1]

“La finisca, Spade” gridò Harper, già in preda all’ira “la verità è che vi siete comportati da pivelli. E per la seconda volta!!”

“Ma signore, se le dico che non potevamo in alcun modo ritirare il raccordo di giunzione! Che cavolo potevamo fare?”

“Scongiurare l’emissione, maledetti incompetenti che siete!”

“Con un tale accumulo di segnali eccitatori di quel livello?” obiettò il malaugurato direttore della Ripro “ma signore, con tutto il rispetto, lei farnetica: nemmeno stritolando il PCG[2] ci saremmo potuti riuscire!”

Lew “A1” Harper si sentì mancare il pavimento cellulare sotto i piedi. Era proprio vero che i guai venivano sempre a coppie, come le ciliegie!

“Almeno… se è così… questa volta verrà al mondo dalla donna giusta!”

Il Coordinatore si voltò verso il capo della Neuro, osservandolo con aria apatica. Non aveva nemmeno più la forza di arrabbiarsi per quella frase decisamente fuori luogo: era troppo impegnato a contenere lo sgomento nel pensare a cos’avrebbe detto l’ispettore Heiji…

Senza replicare, lasciò quindi la centrale operativa per andare a chiudersi nel suo ufficio, dove sedette alla scrivania. Rimasto qualche momento a tenersi il capo fra le mani, alzò infine lo sguardo sull’immagine di una bellissima donna bruna, appesa alla parete.[3]  

“Signora Kaori… purtroppo mi sono dimostrato un completo incapace! Sono un fallito e non merito il suo perdono… ma la supplico: vegli su suo figlio. Lei lo sa che non voleva far del male a nessuna… perciò la scongiuro: mi aiuti a tirarlo fuori, da questo ginepraio!”

 

***

Con la mani nelle tasche, sforzando faticosamente una gamba dopo l’altra, il “ragazzo speciale” di Seika si stava trascinando verso casa. Le sue facoltà funzionavano in modo appena sufficiente per non scontrarsi coi passanti o impattare contro un palo della luce, ma per il resto la sua mente rimaneva quasi del tutto avvolta nella nebbia.

Alan non poteva - o meglio non voleva - pensare più a nulla. Aveva ormai quasi il terrore di farlo, poiché qualsivoglia ragionamento avesse applicato in tutti quei terribili sette giorni (da quando cioè il suo Consiglio Organico aveva malauguratamente deciso di verificare la dannatissima Ipotesi Zero) lo aveva invischiato sempre di più in una rovinosa ragnatela che lo stava trascinando in un pozzo senza fondo.

Quel che più lo annichiliva era la profonda assurdità di quanto gli era capitato. Era mai possibile che un giovanotto come lui, serio, riflessivo, posato ed educato si fosse potuto infilare in un guaio del genere? No, non era possibile!

Cos’avrebbe detto la sua povera mamma, se fosse stata ancora in questo mondo? E cos’avrebbe detto, soprattutto quel brav’uomo di suo padre, specialmente dopo tutte quelle raccomandazioni, purtroppo fatalmente tardive?

Che fare, adesso? Mettere tutto a posto celebrando un matrimonio senza amore? Oh, certo: Sayaka lo avrebbe colmato di affetto e di attenzioni, ma lui come avrebbe potuto vivere sereno dopo aver pugnalato in quel modo la propria anima gemella? Come avrebbe potuto guardarla più in faccia? E come avrebbe potuto guardare in faccia la stessa Rina, dopo averla così fermamente respinta, proprio per restare fedele alla sua dolce ex avversaria?

Almeno, della procace biondina, se n’era infine innamorato, un po’… ma piantare in asso addirittura la fanciulla della sua vita per farsi incastrare da una ragazza che trovava semplicemente simpatica e carina, era veramente troppo!

Brividi gelidi cominciarono a corrergli lungo la schiena, al pensiero che, se Rina si fosse trovata al posto di Lisa nel momento in cui le aveva fatto quella tragica confessione… altro che pugno nello stomaco: lo avrebbe letteralmente massacrato!

*Così proverei meno rimorso, almeno*  meditò cupamente, andando anche più in là *o magari avrebbe anche potuto uccidermi… o forse no, ma di sicuro ci avrebbe pensato suo fratello[4]… e allora sì che avrei risolto tutti i miei problemi!*

Per fortuna il raziocinio di Alan ebbe ben presto di nuovo il sopravvento e il ragazzo scacciò quei macabri pensieri con un gesto deciso della mano: *Come minimo, comunque, una bella scarica di ceffoni dal vecchio non me la leva nessuno…!*

“Ehi, Alan… vuoi un passaggio?”

Sussultando come colpito da un fulmine, il ragazzo si paralizzò sul marciapiede, per poi girarsi lentamente, lottando con la tensione che gli induriva le membra.

“Pa… papà…!! Che… che ci fai, qui?”

“Lavoro, non vedi?” rispose l’ispettore, indicandogli col pollice il furgone che seguiva la sua macchina di servizio “Stiamo scortando un carico di valore al municipio. Siccome casa nostra è sulla strada, possiamo accompagnarti. Dai, sali.”

Il figlio obbedì impulsivamente, anche per non insospettire il genitore, montando quindi sul sedile di dietro.

“Tutto bene a scuola?” non mancò di chiedergli il padre, da perenne abitudinario.

“Alla grande, nonno!” commentò Watson, con acido sarcasmo.

“Eh? Che…? Ah, sì… bene…!”

Mezzo girato verso di lui, Heiji lo squadrò espressivamente: “Speriamo, con l’entusiasmo che hai! Che ti succede, hai litigato con la tua ragazza?”

“No… senti, cosa state trasportando di così prezioso?”

“Come? Ah… si tratta di alcuni dipinti della collezione Katamura, che sono stati donati alla pinacoteca municipale. Quell’affarista lo aveva confermato al ricevimento di sabato sera: me ne aveva parlato un collega che ha organizzato il servizio di guardia.”

“Katamura…” rimuginò il giovane, ben lieto di pensare ad altro “…ma non è il proprietario del quadro La Sfinge?”

“Proprio lui” confermò il padre “anzi, il sindaco mi ha fatto sapere che ti scriverà una lettera d’encomio per aver sventato il furto dell’altro giorno. Sono fiero di te, ragazzo mio!”

*Ancora per poco, papà…!* pensò tristemente lo sciagurato. Poi aggiunse, sempre d’impulso “Posso venire con voi?”

“Ma sei instancabile, figliolo” ribatté l’ispettore, compiaciuto “non è meglio se ti riposi, prima di metterti a studiare?”

“Per domani non ho nessun test. Che ti costa?”

“E va bene, se ci tieni tanto… dirigi al municipio, allora, Tanaka!”

“Bene, signore!” rispose l’agente alla guida, cambiando direzione.

***

“Fate piano… ecco, bene… il numero 10 da questa parte.” l’assessore alla cultura del Comune di Seika supervisionava scrupolosamente il trasporto e la collocazione dei quadri lungo le pareti della pinacoteca. Alan e suo padre stavano osservando le operazioni accanto al Primo Cittadino, che sorrideva con aria soddisfatta: “Queste opere sono davvero magnifiche. I visitatori non mancheranno!”

“Potete starne certo, vostro onore” affermò l’assessore al bilancio, anche lui presente “e il ricavato rimpinguerà le nostre casse, permettendoci di finanziare quei progetti che abbiamo annunciato nell’ultimo consiglio comunale.”

“Non è questa la sede per discuterne, assessore!” lo rimproverò il sindaco, sbirciando nervosamente i due detectives. Il più giovane fece infatti una smorfia, pensando che lo zio di Rina era davvero una gran vecchia volpe!

“Ah, ecco finalmente il nostro pezzo forte!” esclamò ancora Morinaka, mentre due operai stavano recando l’ultimo pezzo della largizione di Katamura. Sulla tela era raffigurato il mitico leone dalla testa di donna, mentre poneva ad Edipo i tre famosi indovinelli. La vista del dipinto fece rivivere al povero Alan le immagini della famosa sera in cui aveva smascherato ufficialmente la sua antagonista e che avrebbe potuto diventare il preludio della sua nuova e felice esistenza a fianco di Lisa Haneoka. E invece…

“Può essere veramente orgoglioso di suo figlio, ispettore” Alan si riscosse nell’udire la voce del sindaco “se non avesse sventato il furto di Seya, ora non potremmo ammirare questa pregevole opera!”

Heiji Asuka sorrise compiaciuto, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo: “Buon sangue non mente, vostro onore. Stia sicuro che, prima o poi, il mio ragazzo riuscirà a portare a termine l’incarico affidatogli.”

“Ah, non ne ho il minino dubbio” convenne Morinaka, mentre l’interessato stringeva i denti, sentendosi avvampare dalla vergogna “sono anzi certo che nel futuro diventerà un ottimo detective professionista.”

“E così, questa è proprio La Sfinge?” s’informò il padre di Alan.

“Per l’appunto” rispose l’assessore alla cultura, che aveva raggiunto il gruppetto subito dopo che avevano finito di appenderlo “la critica lo considera una delle migliori raffigurazioni dell’omonima figura mitologica. L’ha creato un pittore di grande talento, rimasto purtroppo vittima di un dissesto finanziario. Per sua fortuna, il commendator Katamura l’ha salvato dall’indigenza, acquistandogli il quadro.”

“Non c’è che dire: è un vero mecenate, quell’uomo!” ribadì il capo del Comune.

Sorridendo sotto i baffetti alla Erroll Flynn, l’ispettore diede di gomito al figliolo: quando quest’ultimo aveva ricevuto il biglietto di Seya - erano trascorsi solo pochi giorni, ma a lui sembrava un’eternità - aveva chiesto al padre di verificare se l’obiettivo della ladra fosse stato acquisito lecitamente dal suo possessore. Heiji aveva così scoperto che l’autore del quadro aveva dovuto contrarre dei debiti con alcuni strozzini, uno dei quali sembrava essere stato in rapporti d’affari proprio con lo stesso Katamura! All’uopo, lo staff dell’ispettore stava ancora indagando.

“Mi perdoni, eccellenza, ma le ricordo che fra dieci minuti abbiamo appuntamento con l’assessore ai Lavori Pubblici!” disse al sindaco il suo segretario personale.

“Ah, sì: è vero” si rivolse agli Asuka “signori, vi ringrazio per l’ottimo servizio e vi prego di scusarmi, ma il dovere mi chiama. Fra due giorni apriremo la pinacoteca al pubblico: se volete ammirare la collezione in tutta tranquillità, approfittatene pure ora.”

“Grazie, vostro onore, arrivederci!”

Mentre il sindaco e suoi collaboratori se ne andavano, l’ispettore tornò a battere affettuosamente la spalla del suo rampollo: “Beh, Alan, io devo tornare in ufficio. Vuoi che ti accompagni a casa o preferisci tuffarti nella cultura?”

Il ragazzo sussultò a quel contatto e, dopo aver riflettuto un istante: “Pensavo di dare un’occhiata, papà… non preoccuparti, rincaserò da solo.”

“Bene, ci vediamo a cena.” disse allora Heiji, congedandosi.

*E farai meglio a godertela, finché puoi…!* si disse l’incauto, mentre l’osservava allontanarsi. Dopodichè, come spinto da un vago presentimento, s’avvicinò a quel malaugurato dipinto, imprevista fonte di tanti guai. I suoi attenti occhi, diretti dalla centrale di Chandler, scorsero lentamente tutta la tela… lo stesso detective non sapeva nemmeno cosa stesse cercando. Forse era soltanto un modo per distrarre il cervello dal problema principale: Parker aveva avvertito A1 che bisognava prendersi una pausa, onde evitare che i neuroni entrassero in zona pericolo. Dopotutto, la sua intraprendente spasimante ci aveva messo assai poco per dirgli di essere in dolce attesa e certe analisi farmaceutiche potevano anche non essere del tutto attendibili. Alla famiglia Shinomya sarebbe occorso un po’ di tempo per un sicuro responso medico e questo avrebbe dato modo al Consiglio asukiano di riflettere con più calma su quel che davvero convenisse fare.

Nel frattempo, quel quadro… era curioso, ma più lo guardava con attenzione e più si persuadeva che avesse qualcosa di diverso da quando lo avevano sostituito con lo specchio di Leche, la sera del mancato colpo di Saint Tail!

“Hai pensato di darti alla pittura?” gli chiese una voce allegra “O vuoi forse diventare un critico d’arte?”

Riprendendosi dall’ennesima scossa, Alan si voltò per trovarsi di fronte a Rina Takamya, venuta, come spesso faceva, a trovare lo zio sul lavoro. E, per una volta tanto, quel grazioso visetto sorridente fu per la squadra di Marlowe un vero toccasana. Se non altro, negli ultimi tempi aveva perso molta della primitiva spavalderia.

“Forse dovrei” rispose lui, tenendo le mani in tasca e rigirandosi verso la tela “magari risulterei meno disastroso che non come detective!”

La biondina gli si appoggiò affettuosamente: “Dai… lo sai che non è vero. E se anche non ti occuperai più del tuo caso preferito, avrai tante altre occasioni per dimostrare le tue capacità.”

“Tu credi?”

“Assolutamente sì. Anzi, sai cosa ti dico? Che senza intrighi sentimentali di mezzo, farai addirittura scintille!”

“Oh, di questo sono sicuro” convenne lui, sorridendo amaramente “qualunque sarà il mio futuro lavoro, non potrà certo venire turbato dalla mia vita sentimentale…”

Rina corrugò le sopracciglia: “Beh, non è proprio questo che intendevo!”

“…perché quella è finita” terminò lui, con accento cupo, incrociando le braccia “definitivamente…!!”

L’arguta ragazzina rimase interdetta un secondo, per poi scrutare accuratamente il volto di Alan: quel suo sguardo buio che continuava a vagare sul dipinto non le diceva niente di buono!

“Che cos’è successo…?” gli chiese, con voce alterata. Poi, urtata dal suo silenzio, gli afferrò il mento con la mano, obbligandolo a guardarla in faccia “Rispondimi, per favore!”

Lui lo fece, ma con voce quasi atona: “Non ho niente da dire, Rina. Lasciami perdere!”

Siccome però l’Emotiva di Marlowe continuava a mandare segnali disperati attraverso quelle bellissime iridi verde-scuro, il messaggio vocale trasmesso da Chandler non suonava troppo persuasivo. Ebbe piuttosto l’effetto di ferire la Neuro di Rina, che ordinò quasi subito alla sua Motoria di mollare uno schiaffo a quello sbarbatello turba-fanciulle!

“Sei uno sciocco!! È vero che ti ho lasciato a Lisa, quando ho capito che l’amavi più di me… ma credi forse che io abbia smesso di volerti bene? Lo sai che ti leggo come un libro stampato: tu stai malissimo e sono preoccupata per te…!” gli gridò, esasperata, mentre lui si massaggiava filosoficamente la guancia.

L’ultima frase della ragazza fece però scattare qualcosa nella mente di Alan; come una sorta di processo alchemico che Marlowe e Chandler non riuscirono a fermare: “E allora smetti di esserlo” sbottò, staccandosi bruscamente da lei “tu, Lisa, Sayaka… e magari qualche altra, per buona misura… smettetela di pensare a me!! Perchè, più lo fate e più m’incasino… io non ce la faccio più! Quindi ve lo chiedo per favore, Rina: lasciatemi in pace…!!”

“Alan, ma che cosa ti prende…?!” lo interruppe sbigottita la sua ex pretendente, mentre lui si allontanava.

“Mi ha sentito, si o no?!” gridò ancora lui, dopo essersi bloccato per rigirarsi verso la ragazza “Ho detto di levarvi dalle vostre testoline questo maledetto disgraziato!! Hai capito??  LASCIATEMI ANDARE IN MALORA DA SOLO!!!”

Detto ciò, le voltò definitivamente le spalle per avviarsi a grandi passi verso l’uscita, incurante dello sguardo stupito di alcuni impiegati, richiamati dalle sue urla.

Ma Rina non se ne dette per inteso: anche dentro di lei scattò qualcosa e, raggiuntolo con ampie falcate, lo afferrò alla spalla con una mano e alla cintola con quell’altra…

“Cosa fai…? Mollami!” protestò lui.

“Alan… adesso ti calmi, ti accompagno a casa e mi racconti tutto!”

“Nemmeno per idea… lasciami andare, ti ho detto!!”

“No!”

“Rina… bada che, se non mi molli subito, potrei anche non rispondere delle mie azioni!”

“Nemmeno io!” fu la sua fredda e secca risposta.

Il giovanotto tentò di divincolarsi, ma la ragazza, forte della sua perizia di judoka,[5] lo placcò subito a terra.

“Lasciami, stupida, lasciami…!!!” gridò lui, con voce ormai isterica, tentando di rivoltarsi.

“Non ci penso neanche” rispose Rina, con tono ugualmente alterato dall’emozione “non ti permetterò di farti del male Alan: né per Lisa, né per me…!”

Lui tentò ancora di divincolarsi, ma quando si rese conto che non avrebbe mai potuto aver ragione della sua forza erculea - maledetto il giorno che aveva rifiutato, forse per non ingelosire Lisa, di frequentare insieme quel corso d’arti marziali - cominciò a battere i pugni sul pavimento di marmo, piangendo disperatamente.

“Presto, chiamate un dottore” gridò la ragazza verso i presenti “è in preda a una crisi!!”

Per fortuna, proprio di fronte al Municipio c’era l’Ambulatorio medico, il cui responsabile poté accorrere prontamente. Nel frattempo i funzionari comunali faticavano a tenere fermo il povero Alan, le cui grida straziavano il cuore alla sua amica, che cercava di calmarlo accarezzandogli il viso e ripetendogli: “Stai buono, Alan… non è niente! Si sistemerà tutto… non fare così, tesoro! Ti prego…!!!”

Finalmente arrivò il dottore e gli iniettò subito una massiccia dose di tranquillante; al che il poveraccio si accasciò, inanime, fra le braccia della sua amica.

“Sarà meglio portarlo in clinica per un controllo” disse il medico, afferrando il cellulare “chiamo l’ambulanza.”

“Posso accompagnarlo, dottore?” chiese la giovanetta, con le lacrime agli occhi.

“Ma certo, signorina. Qualcuno, però, deve avvertire la famiglia.”

“Telefonerò io quando arriviamo, non si preoccupi.”

“D’accordo!”

***

“Tesoro… esci, ti prego… adesso calmati: è un’ora che sei chiusa lì dentro…!!” ripeté per l’ennesima volta la signora Shinomya, bussando alla porta della camera di sua figlia, continuando però ad ottenere soltanto ripetuti e  soffocati singhiozzi.

“Sono desolata, signora” diceva intanto la cameriera, in tono sommesso “avrei dovuto controllare meglio la data sulla confezione!”

La madre di Sayaka sospirò “Purtroppo sono cose che capitano… anche se mi piacerebbe proprio far causa a quella dannata farmacia! Sayaka, ti scongiuro: non farmi stare in ansia così…!”

“Vuole che vada a prendere il passepartout, signora?”

“Sì, forse è meglio: non vorrei che facesse qualche sciocchezza!”

La domestica corse via, tornando ben presto col  necessario e la padrona s’affrettò ad aprire la porta per poi appressarsi al letto della figliola, dove quest’ultima, coricata a pancia in giù, stava inzuppando il cuscino con le sue lacrime. Sua madre iniziò ad accarezzarle dolcemente i morbidi capelli, avendo ben compreso cos’era successo!

Al suo rientro da scuola, quando il maggiordomo l’aveva fatta scendere dall’auto, la ragazza non aveva fatto pochi passi che il buon James aveva esclamato: “Buon Dio, signorina… ma si è ferita?!”

Per Sayaka, la vista di quella macchia sul sedile posteriore della vettura era stata una mazzata dieci volte superiore di quella provocatole tempo prima dall’imbarazzo del suo menarca! Controllatasi la gonna sul didietro, l’aveva vista in uno stato pietoso... del resto, sapendosi in stato interessante, aveva tranquillamente omesso d’indossare l’assorbente!

Il tremendo shock rivelatorio, aggiunto alla vergogna d’esser vista in quello stato dal maggiordomo, era stato troppo per la poverina, che si era precipitata in camera sua, piangendo disperatamente, sotto gli occhi spalancati della cameriera e della madre. Quest’ultima, vedendo la sottana della figlia macchiata di sangue, aveva rivolto uno sguardo significativo alla domestica, che si era precipitata a recuperare la confezione del test di gravidanza acquistato il giorno prima… e le due donne avevano dovuto constatare che quello stupido d’un farmacista aveva venduto ad Elizabeth un prodotto già scaduto!

“Coraggio, piccola” sussurrava adesso la signora alla sua figlioletta sconfortata “calmati, ora. Ci sono io, qui: non avere paura!”

Dopo qualche altro singulto, la povera ragazza si tirò su per poter affondare la sua testolina nel petto della madre: “Ohh… mammaaa…!!! Aiutami, ti pregooo…!!!”

“Sss… buona, buona” cercò di calmarla lei, cullandola “è tutto passato… stai tranquilla, adesso!”

“Io… io… sono disperata, mamma” singhiozzò, istericamente “ho… ho appena… ho appena detto ad Alan che… che aspettavo un bambino da luiii…!!!”

“Lo so, tesoro” le rispose la madre, stringendola forte “lo so…!”

“E… e… e adesso lui… lui… crederà che… che io… che gliel’ho detto per… per ricattarlooo…!!!”

Alla signora si spezzò quasi il cuore. Stravedeva per quell’unica figlia che aveva ed era consapevole di averla viziata un po’ troppo! Forse aveva persistito nel suo sbaglio per non avere visto il carattere della bambina guastarsi di conseguenza.[6] Tuttavia, aver manovrato in quel modo per sviluppare il suo rapporto col figlio dell’ispettore, soltanto perché Sayaka s’era presa una cotta per lui, senza nemmeno verificare se il giovanotto la ricambiasse almeno un poco, non era stato esattamente un comportamento da genitrice responsabile!

“No, no… non pensarlo nemmeno” le rispose, accarezzandole ancora i capelli e cercando di sciogliere il groppo alla gola “in fondo è un ragazzo sensibile. Se gli parlerai con sincerità, non mancherà di crederti.”

“Davvero, mamma…?” chiese la figlia, con ancora gli occhi gonfi di lacrime.

“Ne sono sicura… e se gli aprirai il tuo cuore, prima o poi ricambierà i tuoi sentimenti, vedrai!”

Ma l’erede della Principessa Rosa scosse tristemente la testolina: “No, mamma… vedi, l’ho già fatto e… non c’è nulla da fare: ama un’altra!”

“Ne sei proprio certa?” chiese la signora, scrutandola bene in viso.

Lei tenne gli occhi bassi e annuì: “Me lo ha detto lui stesso!”

“E… quell’altra lo ricambia?”

Da sconsolato che era, lo sguardo di Sayaka si fece improvvisamente cupo: “Non lo so” rispose, dopo aver riflettuto un momento “quel che so è che ha usato un metodo assai vile, per conquistarlo!”

“Beh, tesoro…” disse allora la signora, mettendole le mani sulle spalle “…non voglio certo crearti delle illusioni, ma… se le cose stanno come dici, non è affatto impossibile che lui possa cambiare idea!”

La figlia ebbe un lampo negli occhi: “Lo credi, mamma?”

“In ogni caso, l’amore è una battaglia, figlia mia” ribatté sua madre, sospirando “e se pensi davvero che Alan Asuka sia l’uomo della tua vita, dovrai combattere per conquistarlo. E ora vai a farti un bel bagno, su… che ne hai proprio bisogno!” concluse, dandole un leggero buffetto.

“Va bene!”

La ragazza si alzò e stava per uscire dalla camera, quando la madre le disse: “Sai? Pare che, in gioventù, l’ispettore Asuka si fosse infatuato nientemeno che della famosa ladra Lucifer…!”

“Che cosa??!” saltò su Sayaka, al colmo dello sbalordimento.

“Eh, sì! Io lo venni a sapere perché, proprio in quel periodo, una mia compagna di studi gli stava facendo la corte… eravamo molto amiche e mi aveva confidato tutto!” spiegò la donna, con la voce velata dalla malinconia.

“E… com’è finita?”

Un sorriso di puro compiacimento spuntò sul viso della donna: “È finita bene, perché, dietro mio suggerimento, Kaori affrontò di petto il suo ragazzo e gli rimise la testa a partito… per la fortuna di tutte e due! È inutile” la signora scosse la testa, sospirando pazientemente “i maschietti rimarranno sempre degli eterni bambini, ricordatelo. E tocca a noi femminucce rimetterli sulla retta via!”

Sayaka rimase qualche momento ad assimilare quanto aveva udito, per poi sorridere maliziosamente: “Ti ringrazio, mammina!”

“Non c’è di che, bambina mia!”

 



[1]  Vedi il “mitico” capitolo 12!

[2] Abbreviazione di Pubococcigeo (muscolo). Serve per… beh, imparatelo per conto vostro!

[3] In tutti gli uffici dei Coordinatori Organici è di norma presente un ritratto dell’organismo assemblatore. Essendo elaborato attraverso il cromosoma dell’ovulo, è sempre quello originale, anche nei casi in cui la Sensitiva non l’abbia potuto vedere direttamente.  

[4] Kai Hivatari, nella versione di Lord Martiya (cfr. Le fiamme del destino).

[5] Ebbene sì: Rina Takamya - nella mia fanfic, almeno - è cintura marrone di karaté. Che c’è da stupirsi?

[6] Non tutte le “cocche di mamma” diventano delle Iriza Legan, per fortuna!

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