Tempo Scaduto

di Uptrand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flotte ***
Capitolo 2: *** Un angolo di paradiso. ***
Capitolo 3: *** Attesa, giochi e vecchie conoscenze. ***
Capitolo 4: *** Che cada il cielo ***
Capitolo 5: *** Dentro il bosco. ***
Capitolo 6: *** Attacco a Fort Hanshan ***
Capitolo 7: *** Aggiornamenti ***
Capitolo 8: *** Odore di carne cotta ***
Capitolo 9: *** Fuga ***
Capitolo 11: *** Ambasciator non porta pena ***
Capitolo 11: *** Trattative di pace ***
Capitolo 12: *** Ribaltamento di situazione ***
Capitolo 13: *** Amalgama Groups ***
Capitolo 14: *** Una scienza libera e indipendente. ***



Capitolo 1
*** Flotte ***


Eccoci con la prima long di questa nuova serie, suggerisco per una lettura di più facile compressione di leggere prima le seguenti storie OS per capire meglio certi eventi citati o legami tra personaggi: 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3742548  (Dopoguerra 3: III reggimento Quina Flaso)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3809229 (Dopoguerra 3: VII reggimento Fum'Zaen vas Girah

https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3711338 (Dopoguerra 3 Concordato di Noveria ) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3738430(Dopoguerra 2 Derica Yorks) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3782696&i=1 (Dante) 

Il Consiglio si era riunito d'urgenza, le notizie arrivate negli ultimi minuti erano preoccupanti.
« Maggiore Maldros, qual è la situazione? » domandò il consigliere turian Deos essendo il l'ufficiale dei servizi segreti della medesima razza. 
Il diretto interessato, sul cui viso faceva mostra pittura bianca sugli zigomi, salutò militarmente portandosi la mano destra a tre dita a livello del torace.
« Consiglieri, i nostri satelliti spia hanno rilevato quello che non esito definire una flotta di conquista salpare da Parnack circa otto minuti fa. Le nostre analisi ci danno Erinle come destinazione, l'arrivo è previsto tra tredici ore. »
« Abbiamo cifre precise? » chiese il consigliere salarian Jerod, come tutti quelli della sua razza amava la precisione. Troppo spesso il significato delle parole era soggetto a interpretazioni personali. 
« Consigliere, come potrà vedere dal suo terminale vi sto inviando i file. Dalle nostre analisi hanno fatto decollare ogni nave militare in possesso del Dominio. 317 navi da guerra, ripartite centotrentacinque corazzate e incrociatori pesanti le restanti.  A dare appoggio a questa forza principale si aggiungono 283 navi di sostegno, queste sono formate per lo più da navi da trasporto con svariati incrociatori leggeri di scorta. Sulle forze terreste che trasportano crediamo che si aggiri tra le ottocentomila e le milleduecento unità. »
« Allarmante. » fu il solo commento del salarian.
Con calma saffica il consigliere umano Prince Prevot intervenne « Il problema sono il gran numero di corazzate, veramente elevato. Il Consiglio ha sempre cercato di porre un freno a uno sviluppo senza controllo degli armamenti. Dispiegare lo stesso numero di corazzate è impossibile, ma non credo sia un problema. Dico bene maggiore. » disse sorridente l'anziano militare, messo a ricoprire quel importante carica politica. Era un tenente colonnello dell'Alleanza dei Sistemi, la cui calvizia sembrava essere peggiorata da quando si occupava di politica. 
« Signore, esatto. Le corazzate sono terribilmente lente, senza navi di supporto possono essere colpite ai fianchi e affondate. Sia come numero di altre navi che livello tecnologico siamo in superiorità agli yahg. »
« La velocità batte la forza. » fu il commento compiaciuto del consigliere umano col il solito sorrisetto sghembo in parte nascosto da un paio di baffi grigi ben curati, a cui seguì l'intervento del consigliere quaria Nine'Fogar vas Sozal
« Questo se i governi da noi rappresentati accettano di mandare le proprie flotte. Al riguardo il governo di Rannoch si dichiara pronto a inviare la sua prima flotta, quattrocento navi in tutto. »
Leggermente isolati dalle altre potenze per trovarsi in un settore esterno della galassia, i quarian erano ben felici di intervenire in una faccenda politica di primo piano come quella. 
Inoltre erano i soli membri del Consiglio a trovarsi nei Sistemi Terminus, la stessa parte di galassia di cui erano originari gli yahg che risultavano dei vicini sempre meno graditi. 
« L'Unione salarian è pronta a fare altrettanto, Erinle è pur sempre una colonia salarian anche se indipendente. Le cinquecento navi della sesta flotta sono pronte a essere inviate. » dichiarò Jerod, a tale affermazione seguì quella di Prince.
« L'Alleanza dei Sistemi vuole essere d'aiuto, la seconda flotta contribuirà con altre quattrocento navi. »
« Ottocento navi! La Gerarchia turian è pronta a impiegare la terza e la quarta flotta! » dichiarò solennemente Deos stupendo un po' tutti. 
« Mia caro collega, non stiamo di certo giocando al rialzo o forse vuoi turian avete qualche complesso. » commentò divertito il consigliere umano. 
« La gerarchia è da sempre la potenza militare del Consiglio, il mio governo vuole ricordarlo anche agli ultimi venuti. I turian non hanno complessi. » disse voltandosi verso il consigliere umano. 
« Certo, certo...scusi le parole di un vecchio e sciocco. » disse Prince chinando la testa.
« Conosco il “vecchio”, ma lo “sciocco” devo ancora incontrarlo. » gli rispose il turian. 
« Le Repubbliche asari sono pronte a inviare seicento navi. » affermò all'improvviso la consigliera asari Eriasa Iallivo.
« Strano, solitamente voi asari non siete così propense alla lotta. » fu il commento di Jerod che le sedeva affianco. 
« Un'illustre cittadina e membro del governo è attualmente prigioniera presso gli yahg, abbiamo il desiderio di salvarla. » rispose Eriasa.
A quel commento seguì un istante di silenzio, quanto successo in quella missione era quanto mai strano e alcun aspetti poco chiari. L'ambasciatrice asari Jeiya Thatora, tramite una capsula si salvataggio, si era lanciata nello spazio dopo che l'incontro con la nave yahg che doveva prenderla in consegna da quella della forza I.D.G era finito in uno scontro a fuoco. Più che catturata, si era consegnata spontaneamente a loro. Questa era l'idea di tutti, ma dirla apertamente era una cosa diversa. 
« Noi krogan non abbiamo navi, quindi possiamo solo darvi il nostro appoggio morale in questa battaglia. Se però sarà necessaria una battaglia di terra siamo pronti ad unirci, se qualcuno ci darà un passaggio. » commentò Bakara « Avrei però un altro suggerimento? »
Quando vide gli altri consiglieri pronti ad ascoltarla proseguì.
« Propongo di attivare la misura d'emergenza dei portali, quindi disattivare quello dello spazio yahg rendendo impossibile alla flotta nemica raggiungere Erinle. Vinceremo a priori, senza nemmeno il bisogno di combattere. » dichiarò la consigliera krogan. 
« Tuttavia...» disse Jerod ma non riuscì a continuare perché anticipato da Bakara, la krogan ben sapeva quale sarebbe stata la prima opposizione alla sua idea.  
« Tuttavia l'accordo sui portali ci autorizza a usare questa misura solo per i portali nello spazio del Consiglio, questo l'accordo con i vari governi dei Sistemi Terminus. Credo però che trattandosi degli yahg non ci saranno particolari contestazioni. » fu il commento finale di Bakara.
« Vuole sfruttare l'antipatia che gli yahg sembrano aver raccolto presso tutti. Sopratutto all'interno degli stessi Sistemi Terminus. » affermò Prince, provando a immaginare le motivazioni dietro a tale proposta. 
« Effettivamente...chi obbietterebbe per gli yahg? » domandò la quarian.
« Io. » dichiarò la consigliera asari attirando l'attenzione di tutti « Se a livello personale sono d'accordo con lei, il mio governo mi ha dato istruzioni precise di non attuare una simile procedura. Come suo rappresentate devo ubbidire, mi dispiace consigliera Bakara. Come sa benissimo, senza il consenso a unanime del Consiglio tale procedura non è attuabile.» 
Jerod tornò a rivolgersi all'ufficiale « Immagino non vi siano dubbi sulla destinazione della flotta yahg? » 
« No signore, ogni nostro dato conferma Erinle come bersaglio. Le possibilità di un attacco diretto allo spazio del Consiglio sono al di sotto del cinque per cento. » spiegò Maldros.
« Sarà comunque saggio richiedere che il grado di allerta si alzato, come un maggior controllo di tutte le aree di confine. Non credo che i nostri governi obbietteranno. » suggerì Deos.  
Bakara annuì rivolta a lui « Mi trova d'accordo, è da sciocchi credersi invincibili. »
« Peccato che l'ambasciatore yahg Okex ci abbia lasciato subito dopo il triste incidente dell'ambasciatrice asari. Adesso avrei voluto sentire la sua opinione, anche se deve essere stato contento di abbandonare questo posto pieno di non-yahg. » commentò divertito il consigliere umano.
« Non abbiamo tempo per scherzare. » gli rispose severa la consigliera quarian.
Lui abbassò il capo « Le mie scuse. »
Il consigliere turian tossì per richiamare l'attenzione di tutti « Le forze che più rapidamente possono arrivare su Erinle sono quelle al nostro diretto comando: i reggimenti I.D.G. Già due di questi si trovano sul posto dallo scoppio del conflitto, quello turian e dei krogan. Fino adesso la difesa della colonia è stata possibile perché il governo di Parnack aveva rispettato l'accordo raggiunto con loro, il divieto di inviare forze militari fino alla stata stabilita dell'entrata in vigore del coprifuoco e decidere la sorte e l'eventuale suddivisione del pianeta dopo tale periodo. Contro una tale forza  d'invasione due reggimenti, di cui solo uno con navi spaziali, sono insufficienti. Propongo un dispiegamento immediato di tutte le nostre forze, non basteranno a fermare gli yahg ma sono certo che ci faranno guadagnare tempo prezioso. » 
I consiglieri annuirono fra loro in silenzio, ma Prince aggiungesse « “Forze del Consiglio arrivano per prime e salvano Erinle dalla caduta” decisamente una buona pubblicità per tutti noi. »
« Come ho detto in precedenza, questo “schiocco” di cui parlava devo ancora incontrarlo. » rispose Deos. 
La consigliera asari alzò la mano « Riporto la vostra attenzione solo su un dettaglio, niente di quello che gli yahg hanno fatto finora è una violazione del accordo con loro. Non ci sono dubbi sulle loro intenzioni, ma ancor nessuna delle due parti ha infranto le regole. Facciamo attenzione, nel caso inizi una guerra, di avere la ragione dalla nostra parte. » 
« Quello che dice è esatto. » commentò Jerod « Chiediamo che le flotte rimangono in attesa appena al di fuori dei portali. Appena gli yahg violeranno l'accordo, i militari potranno intervenire come piace a loro e subito. »
Tutti annuirono. 
« Signori, c'è ancora un dettaglio su cui vorrei la vostra attenzione. » dichiaro Maldros quando la ebbe « Sospettando un qualche contatto tra Parnack e Heshtok, abbiamo tenuti alcuni droni spia su quest'ultimo. Mentre la flotta yahg salpava, una trentina di navi con equipaggio vorcha faceva la medesima cosa. Si tratta per lo più di bande di pirate conosciute da tempo alla legge, i profili delle loro navi sono nei nostri sistemi da tempo. »
« Ritiene siano una minaccia? Rinforzi per la flotta yahg? » domandò il consigliere turian. 
« No a entrambe le domande signore. Il loro numero è troppo esiguo e le navi malandate per essere un pericolo per qualcosa che non sia un cargo civile o una colonia senza difese. Inoltre sembrano essersi diretti in direzione totalmente opposta. » 
« Grazie maggiore, volevamo già richiedere un aumento della sicurezza ai confini ma questo rende tutto più urgente. Vi è altro? » chiese Bakara.
« No signori. » 
« Un attimo lavoro maggiore, può andare. » disse Deos congedandolo.
« Signori. » eseguì il saluto di prima e si volto incamminandosi verso l'uscita. 
« Direi che possiamo trasmettere gli ordini. » commentò Jerod. 

 
*****

A Fort Hanshan, base sotterranea e QG della flotta I.D.G. situata su Noveria, l'ammiraglio Olivia W. Shepard era circondata dai suoi ufficiali maggiori, mentre assieme studiavano l'operazione da svolgersi in base agli ordini ricevuti. 
« Sostanzialmente il nostro compito sarà quello di far casino. » fu il commento iniziale con cui decise di stemperare un po' l'atmosfera. Aveva solo trentaquattro anni, un'età giovane per il suo grado, ma aveva già imparato come affrontare certi riunioni. L'eccessiva serietà poteva anche essere un danno. 
Dopo qualche sorriso e una risatina strappata, la rossa continuò il suo discorso puntando ben sui presenti i suoi occhi verdi. Voleva essere certa di poter contare su tutti, se c'erano dubbi dovevano saltare fuori adesso. Lei li fissava cercando di cogliere qualche incertezza. 
Non ci avrebbe visto niente di male, erano tutte persone e non automi da guerra. 
« Le navi yahg hanno un elevato volume di fuoco ma sono lente e imprecise, la loro tecnologia molto più arretrata della nostra. Per vincerli ci basta trattenerli fino all'arrivo dei rinforzi, loro invece ci devono battere. Quando vedrò la formazione assunta dal nemico, vi saprò dare ordini più precisi. Purtroppo dover difendere la colonia ci costringe a una minor mobilità, in ogni caso mi fido del vostro giudizio. Sentitevi liberi di dare gli ordini necessari, in base alla situazione in cui vi troverete. » Lanciò un'occhiata al orologio appeso al muro della sala conferenze.
« Fortunatamente abbiamo saputo della partenza della flotta yahg mentre accadeva. Tredici ore alla partenza, ne hanno ancora dodici di viaggio mentre a noi sono sufficienti otto ore per giungere a destinazione. Avete tutti un'ora di pausa se volete chiamare casa o qualcuno. » annunciò e tutti sorrisero a sentirla. 
Olivia, figlia di militari, sapeva bene quanto era brutto scoprire della partenza dei propri cari senza aver avuto la possibilità di un'ultima parola.
Adesso era lei a trovarsi nella stessa situazioni dei suoi genitori, quando erano ancora in servizio attivo. Uscì.
Fortunatamente il percorso da fare in auto era breve, la base non era enorme. Si diresse alla scuola, non le ci volle molto per trovarsi davanti a Dante e Decunia. Al personale in segreteria spiegò di dover parlare ai figli, uno di loro andò a recuperarli mentre a lei non sfuggirono gli sguardi indagatori che le rivolsero pur non chiedendo niente. La completa mobilitazione delle forze I.D.G. non poteva passare inosservata. 
Si sentì preoccupata che ambedue i figli potessero aver intuito qualcosa, già prima del suo arrivo.  
« Ciao mamma. » la salutò il primo. 
« Zia... » chiese la giovane turian che ormai qualche termina umano l'aveva imparato. 
Si fissarono un'istante, a vedere Olivia nella divisione bianca le ritornò alla mente un'altra immagine. Quella dei suoi genitori prima della partenza.
La donna esitò, sorrise mostrando la propria insicurezza nel gestire quel momento. Alla giovane turian non servì altro. 
« Stai partendo, stai andando a morire anche tu! » quell'affermazione spiazzò Olivia e prima che potesse dire qualcosa Decunia corse via sconvolta lungo il corridoio. Sfuggendole di vista appena voltò a destra.
Olivia la chiamò per fermarla, ma restò inascoltata. Aveva pensato che dirlo di persona sarebbe stato meno traumatico, adesso non ne era più così convinta.
Con la difficoltà che adesso non sapeva cosa fare: Doveva trovarla e parlarle? Era meglio lasciarla da sola? Se le avesse parlato adesso, forse si sarebbe solo arrabbiata ulteriormente? Ma poteva lasciarla così?  
« Mamma... » chiamò Dante, puntandole addosso quelle sue inusuali iridi rosse « Se ti prometto di badare a Decunia, tu mi prometti che starai serena qualsiasi cosa farai e tornerai? »
Aveva solo dodici anni, spesso era ingenuo e un espressione intontita in viso che non si riusciva a decifrare. Una carnagione di color ambrato e i capelli bianchi gli conferivano una dolcezza che ben rispecchiava il suo animo, come adesso che cercava di essere lui di confronto alla madre adottiva. 
Lei si chinò ad abbracciarlo forte. 
« Mi posso unire? » chiese una voce maschile che conoscevano bene entrambi. 
« Arturus, come mai qui? » chiese lei al marito, a quell'ora sarebbe dovuto essere al lavoro. 
« Ho pensato di venir a prendere i ragazzi per portateli per un saluto prima della partenza. È confermata? » chiese con una nota di preoccupazione. 
« Si. »
« Mi preoccupa non accompagnarti, ma so che sarai in buona compagnia. Si dice che sarà inviato anche il I reggimento, se è vero e conoscendo Steve starà bestemmiando per questo impegno improvviso. Ma...Decunia? » disse notando ora la sua assenza.
« Lei... » e gli fece un succinto riassunto dell'accaduto. Lui sospirò, muovendo appena le sue mandibole. 
« Ho detto a mamma di non preoccuparsi per Decunia, perché ci baderò io. » dichiarò Dante che guadagno una pacca di stima dal genitore « Bravo ometto e io ti darò una mano. » 
Marito e moglie si salutarono con un bacio prolungato, leggermente imbarazzati alla fine quando si accorse che Dante li aveva fissati per tutto quel atto. 
« Ora fa il tuo dovere e torna, a Decunia ci pensiamo noi. » gli disse Arturus salutandola. 
A quel punto a Dante venne una domanda « Papà cosa si prova a baciare una ragazza. » 
« Aspe... cosa? Io...posso dirti che è una gran bella sensazione. » rispose sperando di cavarsela con così poco, anche se non avrebbe saputo descrivere altrimenti quegli attimi. 
Quando vide che Dante non era intenzionato a fare altre domande tirò un sospiro di sollievo, ma anche contento che cominciasse a interessarsi all'argomento. 
Ignorava che il ragazzo aveva già un'idea precisa “Chissà se riuscirò a convincere Alexya a baciarmi così? Sarebbe bello... “ quando sentì la mamo dell'adulto sulla schiena si voltò verso di lui. 
« Andiamo a cercare Decunia. »  gli sentì dire. 
Lui annui convinto, aveva fatto una promessa alla mamma e voleva mantenerla. 

***** 
Il sole splendeva su Beckestein, in una sonnolente giornata di primavera dove tutto era tranquillo e pacifico. 
TEMPO SCADUTO! TEMPO SCADUTO! … La frase urlata dagli altoparlanti era ripetuta al massimo volume, mentre cinquemila soldati interrompevano ogni loro attività diretti di corsa verso i magazzini dell'armeria. 
All'interno di essi, perfettamente ordinate attendevano le armature corazzate NC-13 armate del fucile T-17. Numeri affissi su ciascuna le contraddistinguevano, rendendo facile capire quale fosse la propria. 
Inserendo i piedi nell'apposito spazio, l'armatura si richiudeva sul soldato che risulta così pronto al combattimento. 
Una mano corazzata alzò la visiera e Steve W. Shepard sospirò profondamente deluso « Una bella giornata rovinata. » mormorò tra se il comandante capo del I reggimento, ma si riebbe subito.
Facendo udire il suo vocione « Muoversi gente! Qualcuno spenga quei cazzo di altoparlanti, abbiamo sentito! Ci manca solo che i civili vengano a romperci le balle perché abbiamo disturbato il loro riposo pomeridiano. » 
Quell'idea gliene fece venire un'altra o per meglio dire gli evitò una certa dimenticanza, azionò l'omnitool e mandò il messaggio. Dopotutto lei era l'arma segreta del I reggimento, o almeno a lui piaceva definirla così anche se per lo più per scherzo, e dimenticarsela non sarebbe stata una bella figura. 
Anche se a detta di molti un'arma segreta conosciuta da tutti, non era poi così segreta. 
****** 

Stiamo andando in guerra ad ammazzare yahg, quindi muoviti ad arrivare. Partiamo da Beckstein tra quattro ore. Ciao.
Steve.


A Isabella parve illuminarsi il viso per l'emozione, era davvero felice che Steve l'avesse invitata. 
Una luce improvvisa fece distrarre la bionda modella dai suoi pensieri e dal messaggio, guardò con disappunto i fotografi presenti e gli altri spettatori di quella sfilata di moda. 
Le era arrivato proprio mentre stava calcando la passerella, incurante di loro aveva aperto il suo omnitool per leggerlo. 
Si voltò infastidita da quello scomodo vestito che non le permetteva di correre. Un tizio che vagamente ricordò essere l'organizzatore della sfilata le si parò davanti agitando le braccia, blaterando qualcosa sul fatto che non poteva, doveva sfilare e tante altre cose. 
Il cazzotto sulla mascella lo lasciò dolorante a terra.
Ignaro della sua fortuna di essere vivo, Isabella fiutava già l'odore del sangue impaziente di trasformare quella fantasia in realtà. 
La sua scorta rapidamente la circondò, salì in auto diretta allo spazioporto e fu durante il tragitto che si ricordò di una cosa sull'essere invitati. 
Non le sembrava importante, ma era la prima volta che Steve l'invitava e decise di fare le cose per bene. 

 
***** 
« Dei cioccolatini? Grazie ma perché? » chiese Steve prendendoli da Isabella con indosso l'armatura da phantom.
« Mi hai invitata, non bisogna presentarsi a mani vuote. » 
« Ehm...ok, grazie. » disse leggermente dubbioso, era sicuro che quelli fossero i primi cioccolatini regalati per “Per cosa...essere chiamati per andare in guerra? Va beh,il cioccolato è cioccolato.”  e rivolgendosi alla moglie « Ilary me ne prenderesti tu uno? Con questi guanti carrozzati non riuscirei mai ad afferrarli. »
Lei lo guardò con disappunto mentre teneva in braccio la figlia di due anni « Steve, capisco che dovette aspettare l'arrivo dei trasporti ma questo ti va bene? » 
I dubbi della donna erano dovuti ai soldati invece di aspettare in file ordinate vicino alle piste di atterraggio, se ne stavano alla rinfusa a parlare fra loro o con i familiari che come lei erano venuti a salutare i soldati alla partenza. 
Altro particolare che di norma non sarebbe consentito, ma la disciplina nel I reggimento non arrivava a quei livelli e Steve non era pignolo. 
Alla domanda della donna lui azionò la trasmittente e disse « Soldati volete mettervi in riga e ascoltare un discordo del vostro comandante o cazzeggiare? »
« Cazzeggiare! » fu la risposta corale di tutti. 
Lei, per niente incoraggiata, gli disse « Non farmi preoccupare e torna presto. » 
Lui sentì uno strano ma piacevole formicolio a quelle parole, era la prima vola che il I veniva mobiliato da quando si erano sposati. Cercò di buttarla sul ridere per non farla preoccupare. 
« Ti faccio vedere un trucco che ho insegnato ad Isabella. Dammi un cioccolatino. »
« Cosa? Perché? » disse allibita. 

Il piccolo rettangolo di cioccolato ondeggiava senza cadere, appoggiato sul naso di Isabella che senza troppe difficoltà lo teneva in equilibrio su di esso. 
Steve intento avevo preso a contare, tutti attorno la gente la fissava divertita, arrivato al tre batte rumorosamente le mani. 
Una piccola spinta e il cioccolatino volò in aria, preso al volo da Isabella che lo mangiò in un boccone. 
Tutto divertito Steve si girò vero la moglie « Piaciuto? »
Lei lo guardò con disappunto « Lei hai insegnato un trucco da cani? »
« Si! » disse entusiasta « La mia idea è che Isabella è come un cane. »
« Steve...mah...che maniere. Non sono cose da dire. » e guardando verso Isabella « Se ti senti offesa sappi che ti do ragione. »
Isabella, nel suo solito modo di fare, inclinò appena la testa incerta sul da farsi. A quel gioco lei piaceva. 
Derica, il secondo in comando, si avvicinò a Steve « Signore, la corazzata turian Vapilia è in arrivo dalla Cittadella per portarci a destinazione. » 
« Molto bene, la cosa più complicata sarà far salire i pezzi d'artiglieria Titano. Cominciamo con quelli e averti Lofirn, la loro gestione è una sua responsabilità. »
« Signore. » e dopo un cenno di saluto a Ilary corse via. 
« Penso sia ora di comportarsi con un minimo di serietà, sapevo che c'era la fregatura ad accettare questo lavoro. Porca merda. »
La moglie si scandalizzò a quelle parole « Steve! Non dire certe parole con la bambina presente!»
« Eddai ancora non capisce. Fammi dare un ultimo bacio a te e alla bambina. »
« Non fare lo sciocco, non sarà l'ultimo e lo sai. » rispose lei cercando di controllare l'ansia. 
Con un po' di difficoltà data dall'armatura lui si chinò verso la moglie. 
« MEDA! » disse una vocina.
Rimasero bloccati, scioccati. Una strana atmosfera si era creata, aleggiando minacciosa.
« Meda, Meda, Meda... »
Steve si voltò di scatto e corse via da un Ilary inferocita che ferma dov'era gli urlava « Non credere di cavartela, dovrai tornare a casa...e non pensare che ferirti a un piede ritarderà la punizione, solo perché sarai in ospedale. » 
Lei non se ne accorse, ma dentro alla corazza lui sussultò a sentire l'ultima frase. Era proprio quello che stava pensando per cavarsi d'impiccio. “Ma dannazione, credevo che certe scene fossero solo trovate da telefilm. “
Intanto Ilary aveva smesso di urlargli dietro, anche se la bambina continuava a ripetere felice la nuova parola. Si voltò verso Isabella « Per favore, se riesci, evita che si faccia male. »
Nuovamente il phantom inclinò la testa, sbatté le palpebre un paio di volte e … « Ok. » avviandosi a raggiungere il suo amico. 
Ilary, ancora incredula che le avesse risposto, mormorò tra se « Non avrei mai creduto di trovare rassicurante sapere Isabella con Steve. » adesso però aveva un altro problema da risolvere.
Tenendo la bambina sollevata davanti a se « No Alexandra...brutta parola, non si dice..no, no no. »
La figlia parve capire, si zittì fissandola e tornando ad essere allegra subito dopo senza più ripetere la nuova parola. Sperando di aver risolto la situazione, Ilary si voltò indietro per riportare entrambe a casa. 
« Utane. » esclamò a un tratto la bambina, congelando la madre sul posto che la guardava sconvolta. “Questa dove l'hai imparata?”
L'unica risposta fu la risatina allegra di Alexandra.

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Capitolo 2
*** Un angolo di paradiso. ***


Suggerisco per una lettura di più facile compressione di leggere prima le seguenti storie OS per capire meglio certi eventi citati o legami tra personaggi:
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3709869 (Vita da studente, protagonistaTrish Weaver)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3723820&i=1  (Diana Weaver, ) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3734955&i=1 (L'imperatrice Alexya Weaver) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3768680&i=1 (L'eccitazione di essere vivo, protagonisti Tiaga e William )
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3762371&i=1 (Rating rosso!!! Scene di sesso!!! Un tesoro da centinaia di miliardi di crediti, protagonisti Diana e Henry )


Come Decunia, in compagnia di Arturus e Dante, tornò a casa si fiondò in camera propria. 
Il padre adottivo sospirò pensiero, grattandosi con la mano a tre dita la nuca. Cosa fare? 
La partenza di Olivia stava facendo rivivere alla ragazza traumi passati, ma lui aveva solo due ore libere. In teoria non avrebbe dovuto avere neanche quelle, ma l'improvvisa partenza della flotta I.D.G. aveva scombussolato la vita quotidiana di tutti quelli che avevano una persona cara arruolata al suo interno. 
Tra questi non poche persone che come lui lavorarono al carcere di massima sicurezza. Facendo tutti un sacrificio avevano dovuto rivedere gli orari di lavoro, per permettere a ognuno di svolgere le attività più banali. 
Come nel suo caso, dovendo andare a recuperare i figli al termine delle lezioni compito che quel giorno sarebbe toccato alla moglie.
Cosa avrebbe dovuto dirle? Olivia tornerà di sicuro. Certamente i suoi genitori gli avevano detto la medesima cosa, a certe promesse era evidente non credeva più. 
Bussò sulla porta semi aperta, la scorgeva distesa sul letto persa nei suoi pensieri e in probabili ricordi dolorosi. Quello che le serviva era qualcosa che non le facesse pensare al passato, aveva bisogno di distrarsi. 
Rimuginò su quell'idea. Lei era già abbastanza grande per andare in giro da sola avendo quattordici anni, almeno all'interno della base. Dante aveva dodici anni, abbastanza buon senso da non ficcarsi in un gaio annunciato. 
Si chinò davanti a lei « Io non posso accompagnarvi, ma che ne diresti di passare questo pomeriggio alla spiaggia? » 
Questa era una cupola ambientale in cui era stato ricreato un ambiente tropicale, con tanto di finto mare. Era stato realizzato un lago di acqua salata, con simulatori di onde e altri accessori che ricreavano in modo naturale le sensazioni di una spiaggia. 
Non che ai turian il mare interessasse molto, in un'acqua che non fosse quella di una vasca potevano solo annegare. Ma potevano fare tutte le altre attività e in particolare erano maniaci del sole e del calore.
« Non mi dispiacerebbe. » rispose mestamente. Lui le sorrise speranzoso che quello l'avrebbe aiutata. 
« Molto bene, andiamo a dirlo a Dante. »

***** 


Il paradiso poteva capitare di trovarlo anche mentre si era in vita, sicuramente era così che la pensavo Henry e William Coats. 
Ospiti su Noveria, insieme a Taiga, delle ragazze Weaver erano appena al secondo giorno di due settimane di vacanze. 
I gemelli Coats, dicianove anni ciascuno, altezza nella media, capelli e occhi scuri presi dal padre, una pelle appena più chiara del normale di eredità materna, erano cresciuti in quell’anno passato nell’esercito dell’Alleanza. Acquisendo una sicurezza e maturità che avevano preso il posto dell’aria spensierata tipica dell’adolescente. Ritornavano però i soliti combinaguai, anche se separati perchè distaccati su mondi diveri, appena gli veniva data la possibilità.  
Nessuna persona avrebbe mai definito quel pianeta un paradiso, ma se ci mettevi una cupola abitativa a tema tropicale con tanto di piccolo mare artificiale, i diversi intrattenimenti tipici di una spiaggia e le tre sorelle Weaver in bikini anche quell'inferno di ghiaccio poteva essere piacevole.
« Concluso qualcosa con Taiga? » domandò Henry al gemello.
« Qualsiasi cosa tu stia intendendo la risposta è un no. Stiamo assieme solo da sei mesi. » rispose  seccato William. 
« Un bacio almeno? »
Gli rivolse un'occhiataccia « Non tutti abbiamo una ragazza in stile Diana Weaver “so cosa voglio e non temo niente e nessuno.” Anche i caratteri gentili hanno il loro fascino. »
« Mmh... Zia Jack lo sa che state assieme? »
« Sono vivo, quindi la risposta è no e lo sai benissimo. »
« Ok, ma almeno potevi farle un complimento per il costume. È carina. »
« Da quando per te Taiga è carina? » chiese allibito. 
« Che c'è? Per me è solo un'amica, ma questo non significa che non mi sia mai accorto che ha un certo fascino. Certo, non sono io il maniaco che ha sempre collezionato miniature di qualsiasi cosa. 
Solo di una ragazza in miniatura poteva innamorarti. » disse divertito, riferendosi al fatto che l'amica d'infanzia per lui e ragazza del gemello nell'ultimo periodo era alta solamente 143,6 cm, per trentaquattro chili di peso. 
Ma quello che gli mancava nel corpo l'aveva nell'animo. Coraggiosa e testarda come poche persone, seguiva i gemelli nelle loro avventure da quando aveva imparato a camminare. 
Avventure che a questo trio non erano mai mancante, come salire clandestinamente a bordo della nave di Dasha Weaver quando era ancora una criminale. 
Oppure raggiungere la Cittadella durante l'invasione dei grigi assieme alle sorelle Weaver,  mentre la stazione spaziale era un'autentica zona di guerra. 
« Spiritoso, il problema è che ogni volta che mi complimento con lei per qualcosa si zittisce e abbassa lo sguardo. Insomma, diviene imbarazzante per entrambi. »
« Ecco a voi ragazzi, sei frullati da portar via. » disse il barista mettendo sul bancone presso cui avevano atteso i prodotti ordinati. 
Tra di essi faceva capolino un biglietto piegato che Henry prese incuriosito e aprì. 
L'espressione cupa che assunse fece si che William si sporgesse per vedere anche lui di cosa si trattasse. 
Era una foto, si vedeva Henry che spalmava la crema solare sulla schiena di Diana dopo che lei si era slacciata il reggiseno del bikini. 
Sotto la foto c'era la scritta:  – Ti teniamo d'occhio. Divisione N.-
Lui era su quella che poteva essere definita la “lista nera” dell'esercito privato al servizio nella Noveria Corps. 
Essere il ragazzo di Diana Weaver non l'aveva esattamente reso simpatico ai loro occhi, ed essere quello che aveva “colto” la verginità di lei non era stato d'aiuto. Piacevole, ma non d'aiuto. 
Quel piccolo avvertimento era per fargli sapere di non prendersi troppo libertà, non che Diana potesse essere in pericolo se lui avesse avuto cattive intenzioni. 
Lei ci avrebbe impiegato meno di cinque secondi ad ucciderlo, impiegando magari solo un dito.
« Abbiamo delle ragazze fighe ma complicate...decisamente complicate. » Commentò William
« Già! »  fu la secca risposta del gemello. 

Taiga aveva deciso che sarebbe diventata un vegetale, per non alzarsi mai più da quel lettino da spiaggia massaggiante. Era un sollievo incredibile quello che sentiva su tutta la schiena. 
Alla sua sinistra Alexya, in un bikini blu elettrico, sedeva rivolta verso di lei. 
« Ah...Henry e William stanno tornando. » disse vedendoli in lontananza con i frullati chiesti da tutti. Rivolgendosi all'amica « Non pensi sarebbe stato meglio scegliere un costume più sensuale per William? » 
« Questo va benissimo! » esclamò Taiga presa allo sprovvista e riferendosi al suo costume intero a rise bianche e rosa. « Deve piacere a me, non a lui! » 
« Se una femmina non fa in modo di risaltare in mezzo alle altre, il maschio potrebbe sceglierne un'altra. Quindi devi spiccare, il modo più semplice è indossando qualcosa di sensuale e … aaaahhhh! » non finì la frase che si ritrovò a lievitare a qualche metro d'altezza, al interno di un campo biotico che la faceva fluttuare sempre più in là, al di sopra al piccolo mare artificiale.  
Ci cadde dentro con un sonoro tuffo. 
Taiga rise di gusto, ma anche Trish artefice di quello scherzo e a differenza della sorella indossava un costume rosso. Inoltre portava i capelli in modo più femminile e con maggior lunghezza, aiutata in questo anche nel non frequentare una scuola militare con regole sulla capigliatura come invece facevano Alexya e Taiga.
« Scusa mia sorella, cercava di essere d'aiuto. Il più grande problema di Alexya è non capire le debolezze altrui, secondo lei le decisioni difficili andrebbero presa con la stessa risolutezza con cui si ordina un panino. » 
« Nessun problema. » 
« Però...anche se detto in malo modo il concetto non era sbagliato? »
Taiga si voltò, decisa a ignorarla. 
Ma Trish era decisamente più abile di su sorella a trattare con le persone, le sedette accanto dicendo « Non ti piacerebbe ricevere qualche complimento da William? » 
L'amica riuscì solo a mormorare « Non dico di no...ma... » 
« Perfetto, più tardi si va a scegliere un costume per te... non preoccuparti offriamo noi. » 
Quelle parole non rassicurarono per niente Taiga, lei non si sentiva bella, non si era mai sentita tale. 
Non si reputava brutta, semplicemente nella media e non adatta a indossare dei costumi appariscenti come le amiche. Erano loro tre quelle con la pelle candida, delicata e liscia come il marmo. Alte, bionde e con un autentico fisico di modella. 
« Su questo però Alexya aveva ragione, con un simile atteggiamento prima o poi qualche ragazza ti porterà via William. Non credo che tu abbia vinto il torneo nazionale di biotica comportandosi così. Devi metterci la stessa sicurezza. »
« Dici che dovrei fare allo stesso modo? » 
« Certamente e ancora complimenti complimenti per quella vittoria. »
« Beh ecco...grazie, ma ammetto che senza gli allenamenti abituali con Alexya non ci sarei mai riuscita. »
« Non essere modesta, sei un livello 1 che ha battuto tutta una serie di biotici di livello 4 o 5. Ma sopratutto riesci a resistere ben tre minuti in combattimento contro Alexya, insomma... tralasciando me, Diana, Isabella e poche altre persone è un risultato ancora maggiore. Mia sorella ti stima e non solo perché sei sua e nostra amica, non avrebbe dato altrimenti il tuo nome alla sua spada. Ovviamente anche io e Diana ti stimiamo in ugual misura. » 
Taiga era più imbarazzata che mai, non sapeva rispondere a una dimostrazione di stima così diretta. A volte, veramente, era difficile misurarsi con delle amiche così dirette nelle loro azioni e pensieri. 
« Era Alexya quella che fluttuava in aria? » domandò William.
« Proprio lei. » rispose allegramente Trish. 
« Visto che la mia ragazza non è qui, vuoi dirmi che è stata opera tua? In ogni caso, dov'è Diana?» chiese Henry, guardandosi in giro non la vedeva da nessuna parte. 
« Un piccolo scherzo tra sorelle. » commentò Trish « Diana aveva voglia di fare una passeggiata, ma sono sicuro che sarà qui a breve. » 
« Lo stesso vale per Alexya, conoscendola...non sarà un tantino incazzata. » affermò Taiga leggermente preoccupata a quell'idea. 
« Sicuramente. » fu la risposta che diede Trish, mostrando un sorriso quanto mai eccitato. 
Il problema di avere le tre sorelle Weaver assieme era che amavano combattere fra loro.
« Ehm... Taiga. » disse William facendola voltare « Questo costume ti sta proprio bene. » disse tutto a un fiato. 
Lei si sentì avvampare in volto, all'imbarazzo di lei corrispose quello di lui che non sapeva cosa rispondere a quel silenzio. 
Trish e Henry intanto osservavano entusiasti, incapaci di farsi gli affari propri. 
Diana ritornò in quell'istante in un autentico polverone di sabbia, alzato dal salto biotico utilizzato per arrivare in pochi secondi, guadagnandosi gli insulti di tutti. L'unica delle tre ad aver mantenuto l'originaria coda di cavallo, su imitazione di quella di Isabella. 
« Sorella! I salti biotici sono proibiti in spiaggia. Diavolo, ho ingoiato non so quanta sabbia...che schifo la bocca...devo bere qualcosa. » commentò Trish mentre sentiva un bocca un miscuglio di sabbia e saliva.
« Diana, cazzo, non farlo mai più! » le grido Taiga. 
« Uffa, è solo sabbia. Guardate chi ho trovato. » commentò Diana, ignorando i loro commenti.  Distratti dal fastidio della sabbia nessuno si era ancora accorto che Diana non si era presentata da sola. Mise a terra qualcuno, tenuto fino a quel momento a spalle come un sacco. 
Aveva l'altezza di un bambino, pelle ambrata e capelli bianchi. 
« Dante! » esclamarono all'unisono, conoscendo ben il figlio di Olivia.
« Ciao, io... dove sono? » domandò leggermente spaesato, tenendo nella mano destra quello che sembrava una stecca di gelato. 
Taiga si inginocchiò davanti a lui « Dante, tutto bene? »
Lui sembrava quanto mai confuso « Io... credo.. stavo... »

Dante uscì dal bar per ritornare da Decunia, aprì la carta del gelato che si era appena comprato. 
Riuscì a dare giusto una leccata quando qualcuno esclamò « Sei Dante! » 
Voltandosi vide una ragazza bionda in un bikini verde, l'aveva riconosciuta e stava per dire qualcosa ma prima di poterlo fare venne sollevato, gettato in spalle e lanciato in una folle corsa di cui ricordava solo la triste immagine del gelato che si staccava dal bastoncino di legno.

« Diana, ma sei impazzita?! » esclamò Trish veramente arrabbiata, al termine del resoconto. 
«  È stato semplicemente stupido quello che hai fatto! » gridò Taiga furibonda.
La povera ragazza corse a cercar riparo dietro le spalle del proprio ragazzo, ma Henry girò appena il capo « Non si fa! » e a niente valsero gli occhioni da cerbiatto con cui cercavo di intenerirlo. 
« Ma io volevo solo invitarlo a unirsi a noi. » mormorò Diana affranta, senza convincere nessuno.
Taiga e Trish sospirarono esauste « Ti pare quello il modo?! » disse la prima.
« Ok, però glielo avresti dovuto chiedere e non portarlo qui a peso. » precisò la seconda, anche se ad entrambe la rabbia iniziale stava passando. 
La ragazza non aveva avuto cattive intenzioni, come al solito aveva agito prima di pensare. Dando maggiormente ascolto al suo carattere esuberante che al buon senso. 
« Ragazzi... » li richiamò Dante « C'è una persona che cammina sull'acqua! »
Tutto si voltarono e l'assurdità di quell'affermazione risultò vera. 
Al di sopra delle acque, Alexya Weaver stava ritornando camminando letteralmente su di esse dopo il lancio a tradimento che aveva subito. 
Henry e Williams, anche se soldati rimanevano tra i migliori e più geniali studenti dell'Accademia Grissom, presero a parlottare fra loro attirando l'attenzione di Dante. Notando il suo interesse « Vuoi sapere di cosa stiamo parlando? » domandò Henry. Lui annuì con convinzione.  
« Stavamo cercando di dare una misura di quanto la tecnica biotica di Alexya sia migliorata. » gli spiego William.
« È sbalorditiva! » affermò entusiasta il bambino. 
« Molto più di quanto credi.» commentò Henry.  
« Perché? »
« Ok. » disse William « Facciamo un esempio, conosci la teoria su come si propaga il calore? »
« Certo! »
« Immagina una sbarra di metallo, se noi la scaldiamo le particelle che la compongono aumentiamo l'energia cinetica che possiedono. La conseguenza sarà che le particelle si agiteranno sempre di più, oltre una certa soglia perderanno la loro formazione ordinata per una più caotica. Quando questo accadrà la sbarra di metallo comincerà a fondersi. » 
« Fin qui tutto chiaro? » chiese Henry, Dante fece si con un vigoroso cenno della testa spingendo William a proseguire nella spiegazione. 
« Ora paragona la sbarra di metallo a una cupola biotica, come in un corpo solido abbiamo delle particelle anche se in questo caso sono di energia. Per formare una cupola è necessario che il biotico riesca a disporre le particelle in modo ordinato aggregandole fra loro. Quando ci riesce la loro densità aumenta e si ha una cupola. Detta così sembra complicata, ma si tratta di una delle tecniche base per ogni biotico. » 
« Sempre se non sei un eezo 19. » commentò Henry.
« Perché? Cosa cambia in quel caso? » domandò Dante e il rgazzo fu ben felice di rispondergli.  
« Praticamente tutto, l'energia oscura raccolta dall'eezo 19 si trova in una condizione di eccitazione estremamente più elevata rispetto a quella abituale. Per questo tecniche come la cupola sono le più difficili da usare per chi ne è dotato. Continuando l'esempio di prima potremmo dire l'eezo 19 è come la sbarra di prima una volta che è completamente fusa, le sue particelle hanno totalmente perso la loro posizione, vibrano eccitate libere di muoversi come vogliono. Hanno tanta di quell'energia cinetica che tenerle ferme è impossibile, si possono raccogliere, addensarle e questo permette di lanciare notevole attacchi biotici ma se si tenta di realizzare un corpo energetico statico questo andrà in pezzi...eppure in qualche modo Alexya ci sa riuscendo. »
« Eh? » disse lui sorpreso
Henry si chinò verso di lui e col braccio gli indicò la direzione in cui guardare « La noterai più facilmente man mano che si avvicina, ma se guardi i suoi piedi noterai il classico bagliore blu elettrico dei poteri biotici a ogni passo. »
Dante gli fece come gli era stato detto e dopo alcuni secondi che gli sembrarono interminabili riuscì a vederlo. Eccitato si voltò verso di loro « Quindi? Cosa significa? » 
William gli rispose senza problemi « Che la nostra amica sta tenendo miliardi di particelle energetiche in una condizioni per loro totalmente innaturale, da cui cercano costantemente di fuggire, con la semplice forza di volontà è un'incredibile concentrazione. »
« Quello che sta facendo, costruire una base abbastanza solida di energia da camminarci sopra, ovviamente è infinite volte più difficile che creare una cupola e per lei lo è dieci volte tanto vista la natura del suo eezo. Come fare un videogioco a livello leggendario e metterci ancora tutte gli svantaggi possibili. » disse Henry aggiungendo tale spiegazione a quella del gemello. 
Intanto la diretta interessata di quei discorsi era arrivata alla spiaggia, difronte a sua sorella
« Non è stato divertente. » il tono contrariato non lasciava dubbi, il bagliore biotico che l'avvolgeva non era un segno rassicurante. 
« Ogni tanto pecchi di buon senso sorella. » fu la risposta di Trish, circondata dalla medesima luce. 
Una terza presenza si avvicinò « Non so cosa sia successo, ma spero non mi escluderete. » commentò Diana. 
Nessuna di loro avrebbe rinunciato a una lotta contro le sorelle. Loro erano per ciascuna tra i pochi avversari validi capici di costringerle a fare sul serio. 
Vincere facile era divertente per un po', alla lunga stancava. 
« Alexya sei incredibile! » annunciò Dante correndo affianco alla ragazza che gli piaceva. 
Il bagliore si spense, lei lo guardò incredula « Dante! Ma...? Ciao, come mai qui? »
Diana scattò in una corsa in direzione opposta, ma Alexya fu ancora più rapida ad usare stasi e lei si ritrovò bloccata. Se l'eezo 19 dava enormi vantaggi contro un biotico normale, non ne dava nessuno contro un altro 19. 
« Sorella, cosa hai fatto? » il tono tagliente e duro costrinse la ragazza a uno smorfia di preoccupazione. 
Lo sguardo di disapprovazione di Alexya, dopo una breve spiegazione degli eventi, fu più eloquente di qualsiasi discorso.
« Adesso però sarà meglio andare a cercare Decunia, sarà preoccupata. » suggerì Henry, gli altri si mostrarono d'accordo. 
In quel momento, dagli altoparlanti giunse un annuncio: “Dante Shepard è pregato di farsi riconoscere dal personale della struttura, sua sorella Decunia lo sta cercando.” 

« Tu sei tutta scema! » esclamò furiosa Decunia contro Diana. Era stata stupita di trovarlo in compagnia di quelle persone che conosceva per lo più di vista. 
Henry, William e Taiga erano stati ogni tanto ospiti a casa sua e gli aveva trovati simpatici, ma il suo rapporto con loro non andava oltre la semplice conoscenza.
« Su su adesso basta, Diana non aveva cattive intenzioni. Ti assicuro che è dispiaciuta di averti fatto preoccupare. » disse Henry intervenendo.
Capiva la rabbia della turian, motivata dal fatto che Decunia si era davvero spaventata non vedendolo ritornare. Però gli sembrava giusto porre un freno alla situazione, era della sua ragazza che si parlava e non gli piaceva che venisse insultata. 
La spiegazione parve calmarla, con Dante che stava bene e quello sfogo la rabbia venne meno lasciando il posto al sollievo.
« Siete solo voi? » domandò Taiga. 
A quella domanda la turian parve calmarsi e assunse un'aria malinconica « Si, Olivia è dovuta salpare con la flotta. Lo zio Arturus, lui è occupato col carcere. »
In particolare la prima notizia fu per i ragazzi una vera sorpresa, ma non era strano che non ne fossero informati. Ben prima di Dasha Weaver su Noveria non c'era mai stata libertà di stampo o un ente giornalistico. 
Sia prima che dopo il pianeta custodiva troppi segreti industriali per correre il rischio che venissero divulgati, in più la Signora di Noveria odiava la stampa anche se pubblicamente non poteva farlo sapere. 
La partenza della flotta I.D.G. era quindi potuta avvenire senza che nessuno ne desse la notizia al pubblico. 
Trish si avvicinò a lei sorridente « Possiamo invitare te e Dante a unirti a noi? Consideralo come il nostro modo di scusarci. »
« Mi sembra una magnifica idea. » commentò William « Non preoccuparti per la navetta di ritorno, credo che se è una Weaver a chiederlo ne troverai una pronta in qualsiasi momento. Ben oltre gli orari previsti. » 
« Ma certo. » confermò felice Trish. Quello che rimase da fare fu avvertire Arturus, lui accetto di buon grado. Felice di sapere che erano in buona compagnia.

Dante, seduto sul lettino, era a capo chino mentre cercava di capire cosa fosse giusto fare. 
Alexya aveva sempre pensato che Dante fosse carino, sebbene fosse la prima a trovare che fosse ridicolo avere simili pensieri su un bambino cinque anni più giovane di lei. 
Averlo però così vicino l'aveva fatta cedere, quasi senza rendersene conto gli accarezzò la testa.
Fu sopraffatta dalla piacevolezza di quell'imprevisto, quei capelli bianchi e morbidi erano fantastici al tocco. Emanavano un tepore di cui era sicura non si sarebbe mai stancata. 
Non riuscì a controllarsi, esclamando « Che incredibile sensazione! » 
Questo attirò l'attenzione delle altre, facendo ritrovare il dodicenne circondato dalle tre ragazze che gli accarezzavano la testa. Non che gli dispiacesse, la sensazione che provava era strana ma piacevole, solo che rimanere a capo chino era scomodo e non osava alzare lo sguardo. 
Tre paia di seni lo circondavano, gli sembrava brutto mettersi a fissarli anche se per qualche ragione   avrebbe voluto farlo. 
Aveva delle compagne di classe umane della sua età, eppure era sicuro di non aver mai avuto un simile interesse per loro. Non riuscì a evitare un confronto, notando come quelli delle Weaver sembrassero più pieni. 
Quando sentì una quarta mano spostò lo sguardo per controllare, sorrise alzando finalmente la testa in una posizione più comoda sicuro che non ci fosse peccato a fissare Taiga. 
Dopotutto il suo petto era come quello delle sua compagne di classe. 
Taiga gli sorrise a sua volta, gli era sembrato preoccupato ma era contenta di essersi sbagliata. Anche lei con un padre militare, sapeva quanto certe situazioni potessero essere difficili. 

Decunia osservava pensierosa la scena, maledicendo che Dante gli aveva raccontato di essersi preso una cotta per Alexya. Per niente tranquillizzata che proprio lei, si fosse lasciata andare accarezzandogli la testa. 
« Alexya non ti sembra più rilassata? » mormorò William al gemello.
« Adesso che me lo fai notare si, le sarà passato il nervoso per il volo che le ha fatto fare Trish. »
« Mmm...scusate...» disse Decunia attirando la loro attenzione. « Che tipo di persona è Alexya? » 
I due si scambiarono uno sguardo indagatore e si presero qualche secondo per rifletterci.
Il primo a rispondere fu William « Direi il genere di persona che piacerebbe alla ferrea e disciplinata Gerarchia Turian: forte senso del dovere e quando prende una decisione la porta fino in fondo. »
Henry si sentì il diritto d'intervenire e chinandosi verso di lei disse a bassa voce « In termini umani  diciamo che le persone così hanno “un bastone su per il culo” ma non credo sarebbe carino dirlo. Oltre a quello detto da William aggiungiamoci che è bella, i soldi che ha sono troppi da contare e come se non bastasse è quasi un genio quando si tratta di poteri biotici. »
« Un genio? » ripeté lei stupefatta.
« Si e non per merito di un raro isotopo. Non è un termine che mi piace usare a vanvera, ma non c'è altro modo per descrivere il suo talento. Se te la trovi davanti come avversaria, sei destinata a farti surclassare da lei. Tutte e tre hanno un enorme spirito d'osservazione, possono assimilare tecniche e stili di combattimento durante lo scontro e usarle contro di te ma Alexya riesce a fare di meglio. Ha un'intelligenza davvero sorprendente. » puntualizzò William. 
Henry annuì convinto « Infatti, più delle sorelle, è davvero difficile riuscirne a capirne le intenzioni in combattimento. In termini di forza o attacchi basati sulla potenza del colpo Trish domina indiscussa, in velocità è Diana a fare da padrona, Alexya invece non ha una specialità e forse è questo il suo vantaggio. »
« Perché? » domandò la turian.
« Non si concentra su un singolo modo di combattere, capisce il suo avversario è cerca di adattarsi a lui. Molte persone dando retta al buon senso, decidono che ci sono cose per loro impossibili. Erigono un muro tra loro e quello che possono fare, per lei quel muro non esiste. Per questo è la sola delle tre a saper usare lo “stadio rosso”, il concetto di impossibile è qualcosa che semplicemente rifiuta di riconoscere quando si tratta di poteri biotici. » affermò William. 
Decunia ritornò a osservare Alexya, ma la sua mente era in subbuglio “Dannazione, dannazione... sia dal punto di vista turian che umano lei sembra perfetta. Cosa dovrei fare? È meglio che li tengo separati o cosa? Fino adesso non è successo niente di male, però dovrei proteggere Dante prima che si ritrovi col cuore spezzato. ” notò quindi un dettaglio di poco conto. La ragazza sembrava davvero troppo contenta di avere Dante seduto lì accanto a lei.
L'allegro gruppo di amici si abbandonò alle più divertenti ma anche classiche attività da spiaggia per diverse ore, non dando occasione a Decunia di preoccuparsi ulteriormente.   
Nel mentre Alexya spiegava che per riuscire a camminare sull'acqua si era allenata per diversi mesi nella piscina della scuola, l'idea le era venuta leggendo la Bibbia. Aveva pensato che per essere un miracolo le sembrava abbastanza fattibile. 
« Vi piacerebbe visitare Caninea? Che ne dite? » si sentirono domandare i figli adottivi di Olivia da Trish. Accertarono di buon grado per pura curiosità. 
Fu durante questa gita improvvisata che incrociarono Mores, il krogan era il responsabile nelle ultime novità in fatto di armi della Noveria Corps. 
Ma oppose un netto rifiuto alla richiesta delle ragazze Weaver di fargli provare alcuni degli ultimi ritrovati. Non per la sicurezza, ma perché non aveva tempo da perdere a giocare. 
Diana gli fece le boccacce mentre si allontanava, poi si girò nella direzione da cui era arrivato. 
Esaltata per quel nuovo pensiero si voltò verso gli altri.
« Ho un'idea! » affermò risoluta.

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Capitolo 3
*** Attesa, giochi e vecchie conoscenze. ***


Per conoscere qualcosa in più sulle armature trovate dalle ragazze consiglio la lettura di questa OS:
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3818382 Quod Mores: passione formato krogan


Dal finestrino della corazzata turian Hilaso era ben visibile il portale della Nebulosa Crescent, da lì la flotta del Consiglio della Cittadella sarebbe arrivata direttamente nel sistema Osun. 
Presto sede di una battaglia contro le forze del Dominio Yahg, se il futuro non prendeva una svolta improvvisa. Dalle ultime notizie dei droni spia sembrava un presente ormai certo. 
C'era però una stranezza che non era sfuggita a nessuno degli ufficiali presenti a quella riunione, da cui si godeva la vista del portale.
« Perché la flotta Yahg avanza così lentamente? » domandò l'ammiraglio turian Tulter Dectus, sul volto una linea bianca a forma di S indicava la sua colonia d'origine.
I sistemi Osun e Plotari, dove aveva sede il pianeta d'origine degli Yahg, si trovavano ambedue nella nebulosa Hourglass. Gli Yahg avrebbero dovuto godere di un notevole vantaggio temporale, invece era ancora navigazione verso il sistema Osun. 
Gli analisti parlavano di tecnologia spaziale arretrata, di superati motori a eezo di prima generazione che non potevano certamente far correre una corazzata spaziale. 
Essa rappresentava la spina dorsale delle forze yahg, possedendone un numero ben maggiore della flotta del Consiglio. 
Non diede tempo agli altri ufficiali di rispondere « Abbiamo letto tutti i rapporti degli annalisti, chiamatemi vigliacco ma io sento odore di fregatura. Questa lentezza secondo me è voluta, ha una ragione strategica. » 
I presenti non annuirono, erano suoi parigrado e altrettanto esperti. Accettarono la sua opinione, come un semplice dato di cui tenere conto in futuro. Il comando della flotta era stata affidata al turian, quale fosse il suo piano dovevano ancora scoprirlo.
« Ho ideato una strategia basilare per questa operazione, ma dovrebbe darci la vittoria senza correre rischi inutili. La flotta sarà divisa in tre tronconi, a breve distanza l'uno dall'altro. La prima linea impegnerà il nemico da subito. La seconda avrà il compito di circondarlo prendendolo sui lati, la terza rimarrà di riserva intervenendo dove e quando necessario. »
L'idea era che se il nemico stava progettando qualche trappola, la terza linea avrebbe dovuto far guadagnare tempo per riorganizzare il fronte. 
Il suo comando venne affidato a Olivia W. Shepard, le fregate dell'ammiraglio I.D.G. erano le più veloci di tutta la flotta. Nel caso di un intervento rapido e imprevisto per controbilanciare un'azione nemica erano perfette.  
Sistemato il “come” avrebbero combattuto nello spazio, l'attenzione si spostò sull'argomento successivo: la battaglia di terra. 
« Comandate capo Steve Shepard, come pensa di coordinarsi con le altre forze di terra? » 
Lui assunse un'espressione corrucciata, Olivia indovinò senza problemi i pensieri del fratello. 
“Turian rompi cazzo” ma non gli sfuggì l'occhiata di Olivia. 
“Steve, fai il bravo. Sono nostri colleghi.”
“Capirai, so io cosa fare.”
“Steve...”
“Ok, faccio il bravo.” 

Si dissero con delle semplice occhiate, in pochi istanti. 
« Noi del I reggimento siamo una forza autonoma, coordinarci con altri è solo un problema. Fateci sbarcare e assicuratevi la supremazia aerea, al resto ci pensiamo noi. » 
« Voi siete cinquemila, il nemico ha cinquantamila soldati. Pensate di vincere? » 
« Si. »
« Come? »
« Uccidendoli, colpendoli alle spalle e compiendo ogni tipo di bassezza. »
Spiegazione che non dissipò minimamente i dubbi dell'ammiraglio turian che immaginava da dove tanta fiducia potesse arrivare « Essere troppi sicuri spesso porta alla rovina, non crede di avere troppa fiducia nel suo armamento e in quella donna? »
Steve lo guardò incredulo « Troppa fiducia? Io? Questa è la prima volta che me lo dicono. Ci sono ragioni pratiche per cui il primo non può operare con altri reparti presenti, se volete attaccarlo da altri settori non c'è problema. La sola cosa importante è che il I rimanga separato dagli alleati, anche solo qualche chilometro di distanza va bene. »
« Detta così è una richiesta assurda, va contro ogni esempio di strategia militare. Mi piacerebbe sentire qualcuna di queste ragioni. »
Lui fece una smorfia, ma sapeva che il turian aveva ragione « Il problema è il nostro armamento, è troppo diverso da quello abituale che usano le altre forze militari. Operare assieme ci penalizzerà tutti. » 
Tulter annuì, quella era una ragione che comprendeva anche se non ne era del tutto convinto. 
« Il suo piano? »
« Puntare dritto sul nemico. »
« Così facendo si attirerà addosso tutte le forze yahg presenti. »
« Un nemico ammassato è l'ideale per il I reggimento. » 
« Invece della sua arma segreta, Isabella, cosa mi può dire? »
Lui sorrise « Conosce l'espressione “Come un gatto attaccato ai coglioni”? Perché Isabella sa essere proprio così con i nemici. » 
Intanto Olivia si era coperta il viso con le mani per la vergogna. 
« Sei un'idiota. » fu il secco commento di Olivia al termine della riunione, quando uscendo dalla sala furono soli. 
Lui rise di gusto, ma fu una risata breve. « Avrei bisogno di farti una confidenza. » 
Lei si fece attenta.   

Il phantom non capiva bene il perché alla gente piacesse fare foto, sopratutto non riusciva a comprendere il motivo dell'entusiasmo di farne una con lei. 
Almeno i soldati del I reggimento rispettavano il limite di starle distanti tre metri, fin tanto che lo facevano potevano farle tutte le foto che volevano per quello che le importava.
Sempre meglio dei giornalisti, si avvicinavano in maniera quasi aggressiva per farle foto e domande. 
Alzò appena il capo, identificando solo dal suono dei passi chi si avvicinava. 
« Beh? » gridò Steve lievemente stupito, facendo sobbalzare chi gli dava le spalle per fissare la donna.
Isabella aspettava elegantemente distesa su un fianco, sopra alcune casse di rifornimenti. Il fatto che indossasse solo il sotto armatura le dava un'area più sensuale del solito. 
Si trattava di un indumento estremamente aderente, il cui scopo era rendere più comodo indossare l'armatura evitando fastidiosi attriti con la pelle. 
Dava però un effetto vedo non vedo che attirava non poco l'attenzione, sopratutto se indossato dalla modella più acclamata dalle riviste di moda. 
Al richiamo del ufficiale i soldati si dispersero velocemente, come adolescenti scoperti a spiare nel bagno delle ragazze. 
Lei inclinò appena il capo a destra. 
« Per il momento aspettiamo. » fu la risposta di lui. 
Quella del phantom fu gonfiare le guance e mettere il broncio, si stava stancando di aspettare. Voleva andare in guerra, uccidere. 
« Signore, è andata come previsto? » chiese Derica avvicinandosi al suo comandante, adesso che era ritornato a bordo della nave che trasportava il primo reggimento. 
« Si. » rispose al suo secondo in comando. 
« Davvero crede sia meglio non spiegare a nessuno le sue paure? » domandò la nativa americana.
« Sinceramente no, ma davvero non posso dire agli altri ufficiali che i loro soldati rischiano di morire per fuoco amico a starci vicino. Tranne noi, nessuno ha un'esperienza reale di quanto sia potente un fucile T-17. Dato che si tratta di un armamento protetto dal segreto militare, ci è stata vietata ogni simulazione con forze militari esterne. Noi non siamo addestrati ad operare con altri e viceversa, non voglio uccidere nessun alleato ma non voglio nemmeno fare una figura di merda a dire “ A starci vicino, correte il rischio di farvi sparare addosso da noi”. Sembreremo degli idioti. »
« Non si preoccupi signore, da soli andremo benissimo e se vinciamo nessuno avrà da ridire. Il piano che ha elaborato con Gatius è ottimo. » gli rispose Derica, cercando di tirarlo su di morale. 
Una luce blu elettrica illuminò l'ambiente. 
Isabella provava una strana sensazione a cui non sapeva dare un nome, li aveva visti parlare davanti a lei ignorandola. Gli aveva dato fastidio non avere l'attenzione del suo amico.
Dopotutto lei era lì per giocare alla guerra con lui. 
La donna la guardò perplessa, Steve si limitò a dire « Lo so, lo so l'attesa non piace a te come a me. » Quindi ebbe un'idea, si sedette davanti a lei « Mancano ore prima che succeda qualcosa e ormai è tutto pronto. Ho alcuni giochi sull'omnitool, ci facciamo una partita. »
Isabella annuì entusiasta, felice di poter giocare con lui in attesa che la guerra iniziasse.
Derica lo guardava incapace di decidere, se un ufficiale che si metteva a giocare a poche ore dall'inizio di un importante operazione militare fosse coraggioso o sconsiderato. 
« Signore, le sembra il caso? »
« Perché? È tutto pronto o c'è qualcosa da fare? » rispose lui.
« Tutto pronto, ma... »
« Allora riposiamoci, fino a quando non serviamo. Non voglio soldati e ufficiali stanchi quando sarà il momento. » 
 
L'ammiraglio Dectus aprì un canale di comunicazione, sullo schermo olografico apparve il volto di Olivia. 
« Ammiraglio. » disse lui salutandola.
« Signore, ha bisogno? »
« Cosa nasconde suo fratello? Non perda tempo a negare, faccio questo lavoro da anni e riconosco un ufficiale che non dice tutto per paura di finire a pulire cessi a vita.» 
Lei per un attimo fu stupita ma aggiunse « È una discussione informale? » 
Il turian annuì « Se non è niente di grave, si. »
Convinta da quelle parole Olivia gli spiegò la confidenza che gli aveva fatto il fratello.
Dectus si incupì ad ogni parola « Una mancanza a cui nessuno aveva pensato. Non è qualcosa che si può dichiarare, senza ricevere il biasimo altrui. Però voglio la sua opinione. Suo fratello e il I reggimento potrebbero farcela? Sono cinquemila contro cinquantamila. » 
La risposta di lei fu sicura e senza esitazione « Si, Steve non si lancerebbe mai in un'operazione che non potrebbe vincere. Se gli servisse aiuto, sarebbe il primo a chiederlo. Non è assolutamente così orgoglioso da pensare di poter fare tutto lui e non cerca medaglie. » 
Dectus annuì pensieroso « Va bene, all'inizio faremo come ci ha proposto il comandante capo del primo. Opereranno autonomi e distaccati da ogni altra forza alleata, il I punterà dritto sulla base nemica mentre il resto dell'esercito lavorerà per tenere inchiodate le forze nemiche sul fronte. Questa implicherà che il primo dovrà lo stesso occuparsi di trentamila soldati nemici nella migliore delle ipotesi, ma se ci saranno problemi il resto delle forze di terra entrerà in azione. Lo comunicherò agli altri. » 
« La ringrazio. » 
« Ancora un dettaglio, riguardo alla richiesta di copertura aerea fornita da suo fratello. Se tutto andrà bene nello spazio, darò ordine che la terza linea da lei comandata ripieghi su Erinle per proteggere le forze al suolo. Fino a quel momento dovranno però farsi bastare quello che i caccia riusciranno a fare. » 
« Agli ordini signore. » disse lei entusiasta. 
Dectus saluto con un cenno della testa e chiuse il canale, si mise alla scrivania scrivendo su extranet la parola gatto. Gli era rimasta una curiosità anche se aveva intuito il significato di quella frase, ignorava cosa fosse un gatto e voleva scoprire se davvero sulla Terra questo animale si attaccava ai testicoli dei suoi abitanti. 
 
***** 

Entrare nel laboratorio di Mores per curiosare non fu un problema. Dentro il disordine era assoluto e vi si trovava di tutto. 
« Come avete fatto ad aprire la porta? » chiese Decunia, non avendo per niente chiaro come Diana ci fosse riuscita semplicemente fissandola. 
« Si tratta di un comando mentale, lunga storia, non vale la pena di raccontarla. » le spiegò William che raggiunse subito dopo il fratello. 
Henry aveva trovato qualcosa con tanti fili, lucine e che lasciava chiaramente intendere che toccarlo era un'idea stupida. Tutte cose a cui i gemelli Coats non sapevano resistere. 
« Ve l'avevo detto. » esordì Diana « Il laboratorio di Mores ha sempre un sacco di roba interessante. »  
« Non mi convince stare qui. » commentò Taiga. 
« A curiosare non facciamo male a nessuno, non portiamo mica via qualcosa. » disse Trish per rassicurarla.
Da piano quella sarebbe dovuta essere una toccata e fuga, per andare poi in qualche galleria commerciale. 
Una lastra di metallo, appesa per dei test, si arroventò in pochi istanti cominciando a sciogliersi. 
Henry e William risero entusiasti, non capendo bene cosa dovesse essere quel abbozzo di progetto avevano deciso di personalizzalo. Qualsiasi cosa potesse essere stata prima, adesso era un lanciafiamme al plasma. 
Taiga alzò gli occhi al cielo, corse a riprenderli. A distanza di anni certe cose non cambiavano mai. 
Dante si guardava attorno, ben protetto e immobilizzato dall'abbraccio di Decunia. 
La turian si comportava come se fosse in un campo minato, dove solo sfiorare qualcosa avrebbe comportato un'esplosione. 
Ma quando le videro, fu evidente a tutti che il piano era appena cambiato. 
Per capirlo bastava osservare lo sguardo di vivo interesse delle sorelle Weaver, rivolto alle tre armature da phantom che facevano bella mostra di se su una pedana.
Bastava guardarle per capire che erano tutto tranne che ordinarie. I colori erano quelli classici: bianco, nero e giallo ma ogni altro dettaglio era stato aggiornato. 
Forse da sole non ci sarebbero mai riuscite a portare fuori quelle armature da Caninea, per provarle in tranquillità. Ma i gemelli Coats avevano anni di pratica nel elaborare i più svariati sotterfugi. 
Le misero in una cassa, una finta bolla creata dai gemelli dimostrava che era merce che avevano acquistato e la presenza delle sorelle Weaver evitò molte domande.  
Prendere una navetta fu altrettanto facile ma rese necessario alle ragazze nascondersi, proprio la loro assenza fece si che la sicurezza non facesse troppe domande, tutti i presenti erano nell'archivio di Divisione N e nessuno dubitò della scusa di accompagnare a casa loro Decunia e Dante. 
In ogni caso un viaggio da Caninea all'equatore, dove si trovava la base militare I.D.G., era giusto a un tiro di schioppo.
La turian non era particolarmente convinta di quel piano, ma l'entusiasmo del suo fratellino adottivo  la fece decidere per accettare. Dopotutto erano passate diverse ore, ancora un'ora al massimo e sarebbero dovuti rientrare a casa. 
Non viste, il minimo per qualcuno addestrato da phantom, le sorelle Weaver salirono mentre la navetta si staccava dal suolo.
Diana si mise ai comandi desiderosa di dimostrare le proprie abilità di guida, aveva preso la patente da pochi mesi, ma per ogni evenienza Henry le sedeva accanto.
Dietro, nella zona passeggeri sedevano gli altri. William, tramite il suo omnitool, stava cercando di capire le funzioni di quelle armature. Si era aspettato i soliti programmi di supporto, con in aggiunta quelli medici da cui era possibile controllare da remoto la salute delle Weaver e fare interventi di primo soccorso, come inviare una scarica elettrica per stimolare il cuore.
Già solo questa funzione era tutt'altro economica e nessun esercito l'adottava per il costo. 
No che non ci fossero, c'era semplicemente troppo roba. Per la precisione c'era un archivio dati di oltre tre zettabyte, quando normalmente non superava il mezzo terrabyte e sempre se c'era. Era un accessorio generalmente posseduto dai soli ufficiali, per conservare i dati della missione. In più aveva una capacità di calcolo enorme, questa era data dalla presenza di un processore di ultimissima generazione e non del tipo che si poteva trovare in un computer moderno a uso domestico. 
Più indagava meno ci capiva. 
Erano delle armature da fanteria, quel gigantesco archivio dati non aveva senso così come quella capacità di calcolo data dal processore. La seconda forse poteva anche aver un'utilità pratica, ma per usarla bisognava almeno essere laureati in informatica. Insomma, era impensabile che anche solo una delle sorelle Weaver potesse farne un uso corretto. 
Sospirò frustato, forse ci avrebbe capito qualcosa se fosse riuscito a vedere i dati contenuti nell'archivio. Peccato che ogni suo tentativo si concludeva in un fallimento, qualsiasi cosa ci fosse al suo interno era davvero ben protetta.  
Seduto accanto a lui il dodicenne Dante non si accorse di aver involontariamente iniziato a fissare Alexya. Lei e Trish avevano cominciato a indossare la corazza, aiutandosi a vicenda nel controllare che le singole parti fossero fissate a dovere. 
Non avevano il sotto armatura, ma dato il breve uso non ne avrebbero avuto bisogno. 
I normali vestiti sarebbero andati più che bene. 
Anche se non lo dava a vedere Alexya sapeva di essere distratta in quel momento, ed era proprio essere fissata da lui ad agitarla “Adesso perché mi fissa? Non che mi dispiaccia a priori che lui lo faccia...è così carino, sembra un peluche che ha preso vita. Di un dodicenne mi dovevo infatuare...se solo la lettura del corpo con lui funzionasse almeno capirei la direzioni dei suoi pensieri, cosa gli da piacere o fastidio non sarebbe un mistero.”
« Alexya. » la chiamò lui, lei sollevò appena lo sguardo con il solito contegno. « Sei bella, quest'armatura ti sta veramente bene. Mi fai pensare alle figure epiche di donne guerriere descritte in poesia e nei miti. Se erano come te, credo di capire perché sono tanto affascinanti. » 
« Ma che ometto coraggioso. » dichiarò William in modo canzonatorio, Taiga lo fissò incredulo.
« Dante! Non va bene essere così diretti con qualcuno con cui non sei in confidenza! » lo riprese Decunia. 
« Nessun problema. » commentò tranquilla Alexya « Chi riesce a dire in maniera diretta il proprio pensiero, merita complimenti. » asserì, affermando quella che era sempre stata la sua linea di condotta. Il fatto che Dante ci riuscisse, era uno dei motivi per cui lo trovava carino.  
In quel momento la navetta si fermò atterrando, voltandosi verso di loro dalla cabina Diana disse « Credo che qui vada bene. » 
Era una vasta pianura innevata, ed essersi avvicinati all'equatore faceva si che il tempo tendesse al bello come in quel momento e la temperatura fosse sui meno cinque gradi. 
« È proprio necessario? » domandò Decunia, si erano fermati per provare di nascosto le nuove armature. Questione che per lei non era di nessuna importanza. 
« Dai Taiga, unisciti almeno per il riscaldamento. » la invitò Trish.
« Ma... »
« Allenamento con Taiga, mi piace. » commentò divertita Diana a quell'idea. 
« Non sarà diverso che allenarsi con me, quando siamo a scuola. » dichiarò Alexya, facendola decidere per si « Ma attenzione alla neve, i tuoi movimenti saranno più lenti di quello che credi. » 
Decise di accettare e indossò una corazza ambientale, per poter stare all'aperto senza sentire freddo. L'interno della navetta, anche con il portellone aperto, manteneva una temperatura costante tramite campi ambientali. Il riscaldamento era comunque stato acceso avendo una turian con loro, da sempre una razza molto sensibile alle basse temperature.
Taiga si scansò a destra evitando un pugno di Diana, non cercò però di afferrarlo come avrebbe fatto con Alexya. I movimenti della prima erano più rapidi della seconda, saltellò all'indietro incrociando le braccia al ultimo per parare un diretto di Trish, cercando nel contempo di farle lo sgambetto che l'amica evitò senza problemi. 
Ebbe un attimo di pausa « Ragazze potete anche impegnarvi, ormai non impressionate più nessuno di noi. » disse sarcastica.
Le tre sorelle si guardarono un attimo incerte, ma alla fine annuirono. 
L'aria diventasse pesante, come contaminata da qualcosa d'invisibile. Taiga aveva provato quella sensazione tante volte anche se mai diretta contro di lei, ormai ci aveva fatto l'abitudine. La prima volta non riusciva a smettere di tremare, quello che provava adesso era niente. 
Era solo un inganno della mente quello che percepiva, uno stupido scherzo del suo subconscio, qualcosa che le sorelle Weaver sapevano provocare benissimo. Non subivano ridicole trasformazioni, rimanevano tali e quali perché quella era la vita reale e non un cartone animato. 
Ma quando volevano riuscivano a far sentire chiunque in pericolo per la propria vita. 
Come se andando per strada, ci si imbattesse in una tigre? Mantenere il controllo in quegli istanti avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte. 
Farsi influenzare da quella sensazione in un combattimento vero significava distrarsi, un solo attimo di disattenzione e lo sfortunato avversario sarebbe morto. Voltarsi e scappare, senza un piano, avrebbe avuto la medesima conseguenza. 
Taiga rimase calma e mantenne la posizione, perché in realtà non era cambiato niente. 
Sorrise pensando al nome con cui erano solite riferirsi a quell'abilità: stupido trucco. In fondo era un nome azzeccato, era proprio qualcosa di stupido da cui farsi influenzare. 
Ma tra i presenti che assistevano a questo riscaldamento, c'era chi non era abituato a quella sensazione. 
Decunia, sotto un bocchettone d'aria calda, si sentiva agitata. Aveva una gran voglia di correre via urlando, arrivare a casa e chiudersi dentro per sentirsi al sicuro. 
Solo la presenza degli altri gli impediva di farlo, Henry e William erano straordinariamente calmi mentre Dante... “Per gli spiriti! Che sta facendo?”
Il ragazzo si era seduto sulle ginocchia, anche se lo vedeva di sbieco, aveva in viso un'espressione che si sarebbe potuta solo definire di estasi. Anche i gemelli Coats se ne accorsero.
« Tutto bene? » chiese Henry sospettoso. 
« Certo. » rispose infarcendo quella parole di una gioia incontenibile. « Non sono stupende? Alexya è incredibile! » 
A quelle parole i due si scambiarono un'occhiata « Qualcuno ha gusti particolari. » commentò William .
« Piccoli maso crescono, o forse sado? » dichiarò Henry scherzoso verso di lui. 
« Allora tu cosa dovresti essere? Stando con Diana. » lo riprese William.
« Frena, nessuno di noi andava in brodo di giuggiole la prima volta che le vedeva...beh...fare questo. »
« I gusti son gusti. » 
Dante li ascoltava distrattamente, sapeva di star tremando ma la percepiva come una sensazione lontana. La sola cosa che udiva era il battito del suo cuore a mille.
Il lato pericoloso di Alexya, lo stesso che lei gli aveva mostrato al loro primo incontro mesi fa, conferiva alla ragazza un aspetto che lui trovava glorioso.
Sebbene Diana e Trish trasmettessero le stesse sensazioni e fossero altrettanto attraenti, il contegno che Alexya riusciva a mostrare in ogni momento in coppia con quel senso di pericolo a lui la faceva sembrare bellissima. 

Taiga finì nella neve a un metro davanti a loro, si alzò soddisfatta dicendo « Per me basta così. » 
Aveva resistito due minuti e quaranta secondi. Poteva dirsi contenta. 
Si sedette accanto a William che le disse « Ti sei fatta onore. »
« Grazie. »
Nel frattempo le Weaver avevano deciso che era il momento di far sul serio, si presero un attimo di pausa per recuperare dalla navetta le loro spade. 
Alexya, Diana e Trish sfoderarono rispettivamente Taiga, Het e Yakshi. 
William ridacchio dicendole « Ricordi la prima volta che si svelarono a vicenda i nomi delle spade? Diana e Trish erano quasi indispettite per non aver pensato di usare il tuo nome, aver vinto la scommessa su chi avrebbe dato il nome più figo alla spada è stata una delle poche volte in cui Alexya si è proprio vantata. »
« Lo ha fatto solo perché siamo amiche. » 
« Direi che c'è anche una buona dose di rispetto, considerando che misurano tutti a partire da Dasha Weaver non è una cosa da poco. » 
« Finito di giocare all'innamorato? Cerchiamo di capirci qualcosa su come funzionano queste armature. » borbottò Henry accanto a lui. 
Taiga si voltò dall'altra parte arrossendo, William verso il gemello « Sei un'idiota. »
La sola risposta fu uno sguardo divertito. 
Ne frattempo le sorelle Weaver si stavano scatenando, bagliori blu elettrici illuminavano tutto l'area mentre chili di neve si sollevavano in aria in violente esplosioni. 
Dante osservava estasiato.
I gemelli Coats avevano il loro da fare.
Decunia guardava a bocca aperta « Ma quanto sono potenti? »
« Non preoccuparti, dopo il primo centinaia di volte non si rimane più sorpresi. » le rispose Taiga.
« Ma siamo certe di essere al sicuro qui? » 
« Si, tanto più fanno casino meno fanno sul serio. »  affermò Taiga. 
« Cosa vorrebbe dire? »
« Sono phantom, specialiste nell'infiltrazione, sabotaggio e assassinio. Se fanno sul serio, non le senti o vedi. » ma notando l'espressione esultante del bambino, tirò William per un braccio « Che succede a Dante? »
« Niente, gli ormoni, probabilmente ha una cotta per Alexya. » fu il commento disinteressato del ragazzo.
« Cosa? » disse esterrefatta lei.
« Andiamo...non crederei sia il caso di agitarsi? È una cotta innocente o forse mi vuoi dire che sarà un bambino a far capitolare “l'imperatrice”? »
« Si, hai ragione. » rispose lei tranquillizzata da quelle parole. Alexya si era sempre comportata come al solito, a quell'età capitava di innamorarsi. 
“Niente di strano, però sarà meglio che ne parli con Alexya nel caso lui le confessasse qualcosa. Non vorrei fosse troppo dura nel rifiutarlo” pensò Taiga. 
Intanto William e Henry erano riusciti a scoprire qualcosa, quelle armature erano più simili a un reattore a eezo con il biotico nella parte del combustibile. 
Si alimentavano dall'energia che il biotico perdeva naturalmente, assorbendola direttamente attraverso la pelle e facendola fluire attraverso i circuisti stampati nella corazza stessa. Un sistema che dava la massima resa possibile. 
Nessuna batteria o cavo, questo faceva guadagnare in leggerezza. Ma dal grafico apparso sullo schermo sembrava che le prestazioni impiegate non superassero il tre per cento, motivo anche del bassissimo consumo energetico segnalato.  
Un tasto segnalava la possibilità di attivare un programma denominato: Analisi e Valutazioni.
Henry si alzò, fece un fischio e chiamò a gran voce le sorelle Weaver che si radunarono subito.
« Notato qualcosa di strano? Funzioni mancanti o qualcuna in più? »
La risposta fu un no, se la parte meccanica dell'armatura era favolosa quella software era quella abituale. 
Henry e William si scambiarono uno sguardo, c'era un solo modo per risolvere ogni mistero. 
Un solo click da parte del secondo e “Analisi e Valutazioni” fu avviato.
***** 

« Chi c'è al cancello? » esclamò Arturus, l'avevano chiamato dal solo e unico punto d'ingresso della base sotterranea per informarla che una persona si era presentata a piedi chiedendo di lui. 
Era un nome che non sentiva da due anni o più, dalla fine della guerra contro i grigi. 
Jessie Taylor, così almeno si era presentata la misteriosa persona che aveva chiesto di lui. 
« Voglio vederla sullo schermo. » ordinò, controllando a stento la propria impazienza. 
Jessie era, come loro, una dei figli delle leggende della Normandy SR2. 
Sua padre Jacob aveva aiutato il comandante Shepard nella guerra contro i razziatori, sua madre Brynn Cole era tra le più brillanti scienziati dell'Alleanza dei Sistemi.
Ma al termine dell'ultima guerra aveva tagliato i ponti con tutti, abbandonando il lavoro presso l'Alleanza si era fatta assumere nel settore privato presso la C.D.W.
Questa era una grossa industria di armi che ne faceva una rivale della Noveria Corps nel fare affari con l'Alleanza. 
Sullo schermo vide apparire una donna umana di colore, la riconobbe all'istante « Jessie, cosa fai qui? »
« Arturus, per favore, devo parlare con Olivia è urgente. » dichiarò lei carica di apprensione. 
« Io... al momento è impossibile, lei non è qui. Che sta succedendo? »
« Non qui, ti prego, incontriamoci e ti dirò tutto. » 
« Io... va bene...» e diede ordine di scortarla fino al carcere. 

***** 
 
Dante sapeva che se si fosse fermato a riflettere non avrebbe mai fatto qualcosa di simile, aveva come la sensazione che fosse un'altra persona a muovere il suo corpo mentre si alzava in piedi. 
Le sorelle Weaver si guardavano perplesse tra loro, non avevano davvero capito l'utilità di quella nuova funzione. Non era difficile da usare, ma non serviva a niente. 
Alexya si voltò appena notando Dante davanti a lei
« Vi posso invitare a casa mia? Per la gentilezza di averci accompagnato. » domandò rivolgendo l'invito a tutti, ma nel farlo fissava solo Alexya.
« Io non ho nulla in contrario. » dichiarò lei con il solito distacco, gli altri furono dello stesso parere a patto che si trattasse di una visita veloce. Quelle armature andavano riportate indietro. 
Dante ne fu enormemente felice, avrebbe trascorso qualche istante in più con Alexya.
Scoprì anche di essere così felice da sentirsi rimbambito da quella sensazione, si chiese tra se se c'era un nome da dare a quella situazione. 

 
***** 
 
Quina Falso, il comandante del III reggimento I.D.G., sedeva nervosamente sul ponte della sua nave nell'orbita di Erinle. Per due settimane i suoi uomini erano stati bloccati nell'orbita, assicurandosi che gli yagh non mandassero rinforzi ma nel contempo non potendo mandarne lei ai suoi commilitoni del V a difesa della colonia. 
La turian provava quindi impazienza dopo due settimane di inattività, in quel periodo di tempo non era successo nulla. Non una volta gli yahg avevano fatto un qualche tentativo di mandare rinforzi. 
Adesso che la loro flotta era in navigazione, sarebbero stati loro i primi a segnalarne l'ingresso  nel sistema. 
Al suo segnale quel conflitto sarebbe ufficialmente scoppiato. Non era quindi strano che fosse nervosa. Avrebbe preferito passeggiare, ma sapeva che non poteva farsi vedere agitata dai sottoposti. 
Con molto difficoltà si stava auto imponendo di rimanere seduta.
« Signore! » gridò un operatore.
« Rapporto! » ordinò lei ma senza ricevere una risposta.
Seguirono secondi di silenzio in cui tutti fissarono il turian che aveva parlato, il suo sguardo era fisso sullo schermo della propria postazione.
« Navi yahg sono entrate nel sistema. » dichiarò con un tono che sembrava esausto, dopo quegli interminabili secondi per ricontrollare le letture che il computer gli forniva. 
« Mandata un messaggio alla flotta alleata. » ordinò Quina e aggiungendo « A tutte navi del III reggimento mettersi in navigazione occulta, avviciniamoci alla flotta nemica, pronti a lanciare ogni drone spia che abbiamo. Voglio fornire all'ammiraglio tutte le informazioni possibili prima della  battaglia, al minimo segno che ci hanno rilevato ritirarsi verso la flotta alleata in arrivo. »
Il conflitto di Erinle era ufficialmente scoppiato. 


NOTA: con questo capitolo la fase preparatoria è completa. Dal capitolo 4 la guerra avrà inizio.

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Capitolo 4
*** Che cada il cielo ***


All'avviso del comandante Falso, la flotta del Consiglio entrò rapidamente nell'ammasso tramite il portale. 
Data la maggior vicinanza di Erinle a quest'ultimo, riuscirono a occupare rapidamente una posizione strategicamente importante come l'orbita del pianeta. 
Come disposto dall'ammiraglio turian Tulter Dectus, la flotta si dispose su tre linee. Con la seconda spezzata in centro, con i due tronconi spostati verso destra e sinistra. 
Intenzionato a vedere cosa avrebbero fatto gli yahg, diede ordine alla flotta di non muoversi. 
Turian dall'animo pratico, sapeva che lo scopo da raggiungere era la liberazione di Erinle. 
Raggiungendo per primi l'orbita si erano assicurati un vantaggio, di cui inizialmente non aveva mai pensato di poter godere. La lentezza delle navi nemiche era stato un aiuto imprevisto. 
In quel preciso momento le truppe di terra del Consiglio, tra cui il I reggimento, avevano iniziato le procedure di sbarco. 
Mentre la flotta yahg non avrebbe potuto mandar nessun rinforzo, se prima non fosse almeno riuscita a costringere quella del Consiglio a ripiegare concedendogli accesso all'orbita del pianeta. 
Cosa non facile visto che essa godeva di un vantaggio numerico ma anche tecnologico. 
Tulter era però troppo esperto per pensare a una vittoria facile a priori, per questo aveva scelto una formazione a metà tra offensiva e difensiva. 
Nel caso il nemico fosse riuscito a sorprenderlo voleva essere pronto.
Una stranezza era appunto quella che i sensori mostravano sulla mappa tattica della plancia davanti a lui. 
L'azione del comandante Falso, sganciare numerosi droni spia in mezzo alla flotta nemica in arrivo, era stata utile e coronata dal successo. Sapevano con precisione quante navi erano presenti per ogni classe navale. 
Erano tutte navi militari da incrociatori a salire, non vi era nessuna traccia delle 283 navi di classe minore che erano salpate assieme alla flotta principale. 
Si trattava principalmente di navi trasporto, accompagnate da incrociatori leggeri di scorta. 
Tulter guardo sospettoso la mappa olografica “Che vogliano tentare di raggiungere il pianeta arrivandoci alla spalle? Se mantenessero Erinle tra noi e loro, potrebbero anche sfuggire ai nostri sensori. Una mossa molto rischiosa, ma alcune volte nella storia ha anche avuto successo. Anche se mai è stata tentata con un contingente così numeroso, personalmente la troverei una follia. “
Alzò il viso e ordinò « Lanciate droni spia nell'orbita di Erinle, in posizione opposta alla nostra. » 
Prontamente i suoi ordini furono eseguiti. 
La flotta yahg avanzava lentamente ma in ordine verso di loro, nel frattempo lo sbarco procedeva.
 
***** 
 
La corazzata turian Vapilia atterrò senza problemi nello spazio porto di Lopol, colonia principale e capitale del pianeta, nonostante gli attacchi subiti si era riusciti a mantenerlo funzionante. Steve osservava pensiero la scena, mentre il I reggimento sbarcava dalla corazzata. 
Sapeva che quello sarebbe stato un altro punto problematico per loro, avere l'armamento più pesante di tutti significava anche essere i più lenti in certe situazioni. 
Niente era più pesante dell'artiglieria semovente Titano: macchine bipedi alte quanto un palazzo di tre piani, dotate di tre cannoni a lunga gittata indipendenti fra loro. Ogni cannone poteva essere orientato verso un bersaglio differente. 
Ma modificati per non sparare colpi energetici, ma a parabola usando antiquate munizioni solide. 
Questo ritorno al passato era stato necessario nella guerra contro i grigi.
Sconfitto il nemico il progetto Titano sarebbe dovuto essere archiviato, ma Steve aveva deciso che potevano essergli utili e si erano preso i nove e soli pezzi mai fabbricati. 
Era proprio il loro sbarco a richiedere le operazioni più lunghe. 
« Comandate capo Shepard, sono Zrek Peggi, ufficiale al comandato del V reggimento I.D.G. » disse una krogan presentandosi. 
Lui sorrise cordialmente stringendo con piacere la mano che gli veniva porta « Ottimo lavoro nel difendere la colonia fino adesso. » 
« La ringrazio ma sono lo stessa contenta del suo arrivo, stavamo finendo le scorte. Il salarian che mi ha accompagna è Dutant Tiss, comanda la milizia della colonia. » spiegò lei, mentre i due si salutavano a vicenda. 
Fu quindi il turno di Steve di fare le presentazioni « Lei è Derica Yorks, mio secondo in comando ma potete chiamarla Sioux. Lo facciamo tutti. Il resto degli ufficiali li potrete incontrare appena lo sbarco sarà concluso, anche se ho letto i rapporti preferisco che mi raccontiate voi dal vivo l'attuale situazione. »
« Mmmh... » fece Tiss per richiamare l'attenzione « E lei? » chiese indicando un'umana in un armatura bianca, nera e gialla il cui volto era totalmente nascosto per via del casco integrale. Su un fianco portava una coppia di spade di lunghezza diversa.
« È Isabella. » rispose con naturalezza Steve, come se fosse qualcosa di ovvio e spiegasse ogni cosa. 
« Immagino di non averla mia vista prima. » commentò il salarian, con un sorrisino che diceva tutto. 
« Infatti, lei non è mai stata qui prima. » rispose Steve con la medesima espressioni. 
« Eccellente! » esordì Dutant e battendo le mani « Vi accompagno al centro di comando. Lì potrete farvi un'idea più precisa della situazioni. » 
Si avviarono a seguirli, ma dopo pochi passi Steve si fermò intento a fissare Isabella. 
Quindi si voltò verso Peggi a chiederle « Intorno alla colonia ci sono sentinelle nemiche o qualcosa di simile? »
« Si purtroppo, eliminarle è un rischio che non vale i vantaggi. » 
A quella risposta riportò l'attenzione su Isabella « Ci vorrà qualche ora prima che siamo pronti, se vuoi puoi eliminare i nemici che trovi attorno alla colonia. Ti va? »
Lei corse via entusiasta, la noia che lui aveva intravisto prima e motivo della sua domanda era sparita.
« Isabella! Ohi! » la richiamò a gran voce lui fermandola « Solo yahg e vorcha, no krogan, salarian, umani o qualsiasi altra cosa che non cerchi di ucciderti. »
Annuì con un vigoroso cenno della testa e corse via. 
« Speriamo mi dia retta. » fu il commento non troppo fiducioso di Steve. 
*****
 
Da dentro una buca, residuo di un'esplosione, il vorcha scrutava annoiato la colonia attraverso il binocolo. Si voltò, gracchiando qualcosa nella propria lingua al compare che stava seduto a far niente.
Questo rispose con un sonoro sbuffo e una serie di suoni e ognuno tornò alle proprie occupazioni.
Ma il vorcha di vedetta si era stufato di quel ruolo infame, si voltò nuovamente verso quello seduto estraendo l'arma. Era stanco di prendere ordini. 
Si bloccò, era solo. Si abbassò, guardandosi nervosamente attorno temendo un attacco. 
L'altro doveva essersi accorto delle sue intenzioni. 
Doveva essersi nascosto, preparandosi a ucciderlo. 
Si voltò a destra.
Da quella direzione arrivò la spada che gli trafisse la gola.
Isabella guardava il vorcha incuriosita. 
L'osservava dimenarsi nel tentativo di afferrare Misutōbukaosu, la katana lunga, ma lei la teneva puntata verso l'alto costringendo il vorcha a stare con i piedi in parte sollevati. 
Hakai no hi, la spada corta, era tenuta con l'altra mano e dalla sua punta gocciolava sangue fresco. 
Da sotto il casco fece una smorfia, non le pareva tanto divertente come idea. 
C'era gente che si divertiva a infilzare gli insetti. Aveva pensato potesse essere un'idea divertente.
Il suo bel viso fece una smorfia, osservare un vorcha agonizzante non era questa gran cosa e rischiava che il sangue si raggrumasse sulla spada rendendone difficile la pulitura.  
Estrasse la lama, decapitando il vorcha. Sospirò cercando di calmarsi, non uccideva da troppo tempo e adesso che ne aveva l'occasione si faceva prendere dalla foga. 
Era arrivata a otto uccisioni, ma alcune erano state praticamente istantanee. Nessuna paura o sofferenza per le sue vittime, si diede un pugnetto sulla testa. Cosa stava combinando? 
Alzò il capo, fissando in lontananza, in direzione delle linee nemiche.   

Eserlak Rardegan era un batarian fiero di essere tra i prescelti ad aiutare il fiero popolo yahg a liberasi dal tirannico controllo del Consiglio della Cittadella. Per questo scrutava attentamente attraverso un cespuglio, ben attento a ogni movimento nemico con il massimo dell'impegno. 
Era convinto che il destino l'avesse favorito permettendogli di combattere armato della corazze e armi magiche degli yahg, perché solo la magia poteva spiegare quello che potevano fare. 
Con quelle armi avrebbe contribuito a riscattare l'onore dei batarian e quello di suo padre. Ancora ricordava il giorno in cui il suo genitore, capo del suo clan, venne umiliato quando i demoni giunsero sul loro pianeta assieme ad altri falsi batarian. 
Quel giorno tutti gli schiavi del loro clan vennero liberati, insultando in quel modo l'onore di tutti i guerrieri. Ancora ricordava suo padre che si scusava con il giovane figlio, per non essere in grado di passargli in eredità nessuna schiava. 
Tra quelle rammentava una vera rarità, un'asari, dai racconti tramandati solo oralmente dagli anziani apparteneva a una razza proveniente dalla stelle. Vivevano molto a lungo, tanto che suo padre l'aveva avuta quando era giovane e facendone la sua schiava da letto preferito, concedendola anche a suo figlio dopo il suo ingresso nell'età adulta. 
Dicendogli che una schiava così esperta, capace, ubbidiente e rara l'avrebbe fatto invidiare da molti altri batarian. 
Invece, quel giorno, la vide gettarsi ai piedi dei visitatori di altri mondi, piangere e gioire della sua liberazione. Fu un gesto d'ingratitudine che s'impresse a fuoco nella sua mente. 
Non l'avevano fosse onorata dividendo il letto con lei, riempiendo il suo ventre con il seme di un capo clan e del suo erede?
Davanti a una natura così infida fu solo contento che una simile schiava se ne andasse, ma poi subentrò la rabbia per l'umiliazione. Fu allora che sentì parlare di saggi provenienti dalla stelle. 
Quando vide il primo yahg fu sicuro che si trattava di esseri superiori e non poteva essere diversamente avendo loro otto occhi, non come le altre razze provenienti dal cielo che ne avevano solo due.
Bastava osservare i vorcha per capire che tutte le razze con solo due occhi erano stupide.  
Ringraziò gli antenati che i batarian avessero quattro occhi, prova indubbia della loro superiorità che avrebbero riacquistato con l'aiuto degli yahg.
Sarebbe ritornato da suo padre portando una schiava per ogni razza, aveva deciso da tempo che la schiava umana avrebbe avuto i capelli rossi come la figlia del demone Shep che aveva lanciato i Razziatori contro i batarian. 
Sarebbe tornato carico di bottino e... si fece attento, qualcosa non andava. 
Tutto era tranquillo, non c'era nessuno. Doveva calmarsi. Un'agitazione improvvisa, un senso di pericolo, l'avevo colto allo sprovvista. 
Forse un bakis, uno spirito della morte, gli era passato accanto senza poter far altro dato che il momento della sua morte non era ancora arrivato.
Sorrise a quell'idea, cercando di calmarsi. Il destino lo favoriva, non aveva nulla da temere. 
Alle sue spalle una figura si materializzò dal nulla. 

Steve riuscì trattenere il conato di vomito, Sioux no. La donna fece giusto in tempo a sporgersi fuori della finestra, del locale che avevano requisito per usarlo come centro di comando temporaneo. Un anonimo edifico in cemento, situato livello della strada, all'interno dello spazio porto.
« Perché mi hai portato la testa di un batarian? » domandò a Isabella che gliela porgeva tenendola ben davanti a se. Chiunque fosse stato era irriconoscibile, gli occhi erano stati strappati e la faccia non c'era essendo la pelle stata asportata. 
« Batarian. » rispose lei. 
« Si, lo vedo che era un batarian e... » Steve fissò la testa con interesse e rivolgendosi al suo secondo « Sioux, avverti tutti che il nemico può anche avere dei batarian che combattono per loro.  Manda un messaggio al riguardo anche alla flotta, non si sa mai. »
« Agli ordini, ma come ci sono arrivati i batarian su Erinle? » 
« Gran bella domanda, ma al momento non mi interessa. Batarian o meno la situazione rimane immutata. » affermò sicuro e rivolgendosi a Isabella « Ben fatto, quella buttala nell'immondizia o dalla a un chiosco di panini. Mia madre dice sempre che per farli usano di tutto. » disse scherzando riguardo alla testa. 

A un'ora dal suo arrivo il I era quasi interamente operativo, solo i titani mancavano ancora all'appello ma per adesso non era un problema.  
Attorno a un tavolo, su cui era proiettata una visione olografica della mappa, Steve si apprestava a impartire gli ordini ai suoi ufficiali. « I nostri nemici hanno costruito una grossa base, molto ben fortificata fatemi dire, da cui dirigono tutti gli attacchi. Inutile dire che se la conquistiamo vinciamo.  Tutto attorno ad essa, hanno costruito una serie di fortificazioni sotterrane con l'aggiunta di artiglieria, campi minati eccetera. »
Zoomò su una zona in particolare, questa riproduceva una collina « Questo è il colle 4638, è alto 750 metri ed è al punto d'ingresso di una zona montuosa e punto obbligatorio di passaggio se si vuole arrivare via terra alla base nemica. Dalle nostre informazioni gli yahg hanno scavato trincee, rinforzato la posizione e piazzato numerosi pezzi d'artiglieria a lunga gittata, a presidiarlo si trovano tra i mille e i millecinquecento soldati. » affermò concedendosi alcuni istanti di pausa subito dopo, per dar a tutti la possibilità di memorizzare quanto appreso. 
« Ci sarebbero altre vie, ma noi siamo una forza terrestre e voglio sfruttare questa nostra caratteristica. Come sapete tutti la guerra moderna ha quasi totalmente distrutto il concetto di fronte, rivoluzionando il significato del termine “distante”. Una flotta di navette può trasportare soldati da un continente all'altro in minuti, un tempo con cinquantamila soldati controllavi una nazione ma ora ci puoi controllare un pianeta. Questo ha simpaticamente creato una situazione a “macchie” su tutto il pianeta, in cui si alternano zone controllate dal Dominio Yahg ad altre ancora in possesso della colonia. Per questo punteremo dritti sulla base nemica, non voglio perdere tempo a stanare gli yahg da ogni singola postazione. L'idea è che sfondando le linee nemiche si raduneranno per fermarci e sapete bene che un nemico raggruppato è l'ideale per noi. » 
A quella frase tutti annuirono.
« Lofirn! » disse chiamando il terzo in comando nella gerarchia del reggimento, il quarian responsabile del genio scatto sull'attenti « I pellicani ci sbarcheranno a un punto prestabilito, da lì serviranno ancora due ore di marcia. Per prudenza ci fermeremo a cinque chilometri dalla portata massima delle loro artiglierie. Per allora voglio l'artiglieria titani piazzata qui in città. » 
« Sissignore, sarà fatto. » fu la sua risposta sicura.
« Sipaf! » fu la volta del salarian  di essere interpellato « I tuoi pellicani? »
« Tutti i bombardieri sono operativi allo spazioporto, sono in assetto trasporto truppe e i soldati si stanno imbarcando. Come da ordini, una volta che sarete sbarcati torneremo indietro per convertire i mezzi nell'assetto di battaglia. Serviranno almeno quarantacinque minuti, considerando poi il tempo per raggiungervi resterete senza supporto aereo quasi per due ore. »
Steve annuì a ogni parola « Niente che non sapessimo già, un'ora non sarà problema. Vederci senza copertura aerea spero spinga il nemico ad attaccarci. Ma fate attenzione, i nemici hanno dei caccia. » 
« Non sarà un problema, hanno caratteristiche superate. Posso elencargliene una a una, se vuole? »
« No, grazie. » fu la pronta risposta di Steve, accompagnata da un lieve sollievo generale. Quando Sipaf cominciava a parlare, non c'era modo di sapere quando avrebbe smesso. 
« Linora! » l'asari responsabile delle comunicazioni si fece attenta « Tu resterai qui insieme a Lofir, assicurami un canale costante e sicuro con voi e la flotta. Per nessuna ragione voglio ritrovarmi tagliato fuori dalla possibilità di sapere cosa succede. Ti avverto, capitasse sarò pronto a dare l'ordine di ritirata piuttosto che avanzare alla cieca. » dichiarò mortalmente serio, al punto da mettere a disagio l'ufficiale. Non era sua intenzione, ma voleva rendere ben chiaro quanto considerava importante quel ruolo. 
« Non avrà di che lamentarsi, signore. » rispose l'asari, sperando di apparire sicura di se. 
« Eccellente... e Gatius, voglio che anche tu rimanga alla colonia. Sei l'esperto di strategia del reggimento e hai contribuito in larga misura a questo piano, se crepo servirà qualcuno che possa dare indicazioni a Sioux. Io prenderò le decisioni sul posto, tu cerca di prevedere le azioni del nemico ragionandoci su con calma. Mi affiderò alle tue indicazioni su come avanzare. » 
« Come ordina. » rispose il turian. 
« Ignazio, la retroguardia è affidata a te. » dichiarò all'indiano che nel suo solito modo di fare non mostrò la minima emozione. Limitandosi a un cenno della testa. 
« Rodi, i tuoi piromani sono pronti? » chiese a un uomo di colore. 
« Disposti come ha ordinato, signore »
« Bene, il comando dei fucilieri è affidato a Sioux. Rodi, Ignazio se avete problemi contattate lei, nel migliore dei casi sarò troppo impegnato a controllare che tutto funzioni, non vi siano errori o una qualsiasi stronzata che ci ammazzi tutti. »  
« Non la deluderò. » rispose Derica, mentre gli altri due annuirono vigorosi. 
« Questo è tutto, niente stronzate da medaglia e torniamo indietro tutti vivi. »
I presenti annuirono divertiti a quell'ultima affermazione. 
« E io? » chiese Isabella, non era un ufficiale e la sua appartenenza al I era su base volontaria. Anche così nessuno aveva obbiettato alla sua presenza. 
« Tu vieni con me a uccidere. » rispose Steve ricevendo in risposta un caloroso sorriso. 
La gestione del phantom era un altro dei compiti che avrebbe richiesto la piena attenzione del comandante capo. 

La prima parte del piano era avvenuta senza problemi, sbarcati dai pellicani i fucilieri del I, in corazza NC-13 e armati del fucile T-17 marciavano disposti a scacchiera. 
Divisi in trenta gruppi, formati da centosessanta soldati ciascuno, avanzavano apparentemente senza nessuna fretta.
« Scendi. » ripete più scontroso che mai Steve. La NC-13 permetteva di sollevare e trasportare fino a ottanta chili senza nessun problema, caratteristica di cui Isabella aveva deciso di approfittare. 
Il phantom si era piazzato sulle spalle di lui e non c'era stato verso di farla ubbidire. 
Aveva perso il conto delle volte che gli aveva ordinato di scendere.
Steve diede un'occhiata ai sensori e leggendo del peso in eccesso « Però, ti facevo più leggera. »
Vide la sua testa far capolino dall'alto, oltre il bordo superiore della visiera, a osservarlo. 
Aveva un'espressione indecifrabile. 
« Che c'è? Non mi dirai che ti sei offesa perché ho detto che sei sovrappeso? » borbottò lui. 
« È la corazza. » 
« Dicono tutte così. » rispose lui divertito. 
Lei l'osservava dubbiosa, non aveva mentito ed era sicura che Steve lo sapesse. Però quel riferimento al suo peso le aveva lasciato una nuova sensazione, una che ancora non conosceva. Sapeva solo che non sembrava piacevole, però lui stava scherzando. Perché non avrebbe dovuto trovare piacevole lo scherzo di un amico? Forse perché non aveva capito la battuta? Ripensandoci su decise che era stato menzionare il suo peso il problema, solo che lei per prima non capiva perché un argomento di nessuna importanza come quello avrebbe dovuto darle una sensazione spiacevole.
« Ci siamo. » dichiarò Steve sotto di lui. 
Il I reggimento si fermò come stabilito.  
***** 

Peggi guardava dubbiosa i tre pezzi classe titani di fabbricazione geth/quarian. Attorno ad essi una trentina di soldati si muoveva a completare i preparativi. 
Divisi in tre gruppi da tre unità ciascuno, erano stati piazzati in punti diversi della colonia.
« Posso aiutarla? » domandò Lofirn. Anche se era rimasto indietro, lui e tutti gli altri del I indossavano la NC-13.
« Io...non capisco, ho visto i titani quando furono schierati la prima volta nella battaglia per la Cittadella contro i grigi... » 
« Era con la milizia krogan? » chiese il quarian interrompendola.
« Si...dicevo, gli ho visti in azione, hanno una portata enorme ma non potete certamente colpire il nemico da qui. »
Lui sorrise appena « Da allora hanno avuto degli aggiornamenti. La Noveria Corps ha un krogan esperto d'armi a cui non manca la fantasia. Anche se va al comandante capo Steve l'idea iniziale. »    
« Perché? »
« Aveva chiesto se c'era modo di ottenere un'artiglieria capace di colpire ovunque, questo non possiamo farlo ma l'artiglieria orbitale titani non ha davvero eguali. »
« Orbitale? » mormorò perplessa Peggi.
« Orbitale. » ripeté lui. 
Lei fissò un attimo interdetta i mastodontici pezzi d'artiglieria. « Non possono essere “orbitali” se sono qui a terra. » 
Lofirn sorrise a quella osservazione che facevano tutti. « Lasci che le spieghi, un satellite in orbita ci manda dal vivo le immagini del suolo, in questo modo conosciamo la posizione delle fortificazioni nemiche. Anche i suoi rapporti sono stati molto utili, sapere ancor prima di arrivare le coordinate delle roccaforti nemiche mi ha permesso di fare tutti i calcoli necessari. Sa, vanno dai dieci ai quindici minuti per calcolare la traiettoria di ogni bersaglio. Decisamente uno dei punti deboli dei titani, ma quando si usano proiettili da quasi dieci tonnellate è uno problemi. »
« Come fate a caricarli? Me lo sono sempre chiesta. »
« Fortunatamente la tecnologia ci viene in aiuto. Il corpo centrale, quello situato tra le due gambe  e sotto le tre bocche da fuoco, funge da caricatore oltre che sede della cabina di pilotaggio. Riesce a contenere fino a quindici proiettili, ovvero cinque proiettili per ciascun cannone. Questo ci da il tempo di ricaricarlo, dal basso, prima di finire i colpi. » 
« Non deve essere facile caricare un'arma simile. » commentò Peggi.
Lofirn alzò gli occhi color lillà al cielo « Non me ne parli, senza la tecnologia antigravità non sarebbe possibile. Ci siamo fatti costruire un mezzo appositamente solo per riuscirci. Ha delle ganasce che afferrando il proiettile ne riducono il peso a trecento chili. Questo facilita enormemente il loro trasporto e il carico dell'arma. Facciamo lo stesso anche con i proiettili inseriti nel corpo centrale. Solo una volta che sono dentro alla canna il loro peso è quello reale. » 
« Molto interessante, ma lo stesso non mi spiego come potete colpire il nemico da qui. » disse perplessa la krogan.
« Quello è sempre merito della tecnologia dell'antigravità. Una volta in canna il proiettile viene sparato a una velocità folle, raggiungendo in meno di dieci secondi gli strati più esterni dell'atmosfera. A quel punto entra in azione il puntamento di guida automatica del proiettile e l'antigravità. A quella quota la forza di gravità è ridotta permettendo ai meccanismi antigravità integrati nel proiettile, non sono molto potenti purtroppo, di tenere il proiettile sospeso in aria al massimo per un minuto fino al raggiungimento della posizione voluta. »
« Mi sta dicendo che quello che sparate rimane sospeso per alcuni istanti nell'orbita del pianeta? » chiese stupefatta la krogan. 
« Esatto! Per questo la definizione di artiglieria orbitale anche se per alcuni è un imprecisione. Comunque, una volta che i sensori del proiettile rilevano che la posizione è quella esatta il meccanismo si inverte. Il peso del proiettile viene aumentato artificialmente, questo accresce enormemente il suo potere d'impatto. Quando giunge al suolo...”BOOM” distruzione assoluta. I titani, di fatto, annullano qualsiasi vantaggio dato dalle fortificazioni che diventano delle trappole per il nemico.  » 
« In pratica potete colpire gli yahg ovunque? » chiese sbalordita.
« Ovunque...più o meno, al momento però tutte le roccaforti yahg e il loro centro di comando sono  nella portata di questi cannoni. »
« Allora perché non li state bombardando? » domandò rudemente, abbastanza da far stizzire Lofirn. 
« Ordini del comandante, vuole catturare la base nemica possibilmente integra. C'è una precisa sequenza di bersagli da attaccare, in base a una strategia attentamente studiata. » e aggiunse « Conosciamo il nostro lavoro. » 
« Capisco, mi scuso, non volevo mettere... » ma Peggi non ebbe modo di finire la frase, perché dal trasmettitore di Lofirn giungeva un allarme acustico “Che cada il cielo.” 
La frase era ripetuta di continuo. 
Il quarian azionò il trasmettitore « Tenersi pronti a iniziare il bombardamento! Tutti in posizione! »
Attorno ai giganteschi pezzi d'artiglieria, i soldati del I reggimento correvano per sbrigare gli ultimi compiti. Vi erano dieci addetti per ogni titano: tre in cabina a comandare il mezzo e a fare fisicamente fuoco, sette a occuparsi della sua gestione in generale. 
Peggi aveva seguito Lofirn, adesso in riunione attorno alla stessa mappa dove Steve aveva radunato gli ufficiali del I. Il quarian discuteva con Gatius sugli ultimi dettagli, dopo aver chiesto all'asari conferma dell'autenticità della trasmissione. 
Infine gli sentì dire « Che cada il cielo! » 
Frettolosamente lei gli si avvicinò « Quali saranno i primi obiettivi? »
« Navette e caccia a terra, le piste di decollo del nemico, come prima cosa il comandante vuole costringere gli yahg al suolo e diminuire le loro capacità di movimento. Senza navette, le truppe più distanti rimarranno isolate. Oltre a queste, tutte le strutture segnate come obiettivi primari.» spiegò lui. 
« Dopo? »
« Bombarderemo una a una ogni postazione nemica o grosso assembramento, a cominciare da quelli più vicini alla base nemica per poi procedere a ritroso. »
« Che senso ha? Non sarebbe meglio eliminare quelli più vicine al I durante la sua marcia. » obiettò la krogan. 
« Il comandante vuole prendere la base nemica il più possibile integra, ogni yahg che la raggiunge renderà questo più difficile. Più il nemico è distante, maggiori saranno le occasioni di colpirlo nuovamente. »  commentò il quarian.
Al di fuori, i ventisette enormi cannoni erano pronti per un fuoco simultaneo su altrettanti obbiettivi diversi.  
Il boato fu enorme, qualcosa che non avrebbe sfigurato come annuncio della fine dei tempi. 
Ventisette proiettili corazzati volarono in cielo, fino a sparire alla vista. 
Peggi guardò a occhi sgranati quello spettacolo, dopo essere corsa fuori. 
Presto dei nemici sarebbero morti, senza nemmeno capire come. 
Era un modo pratico di far la guerra, ma non le piaceva. Il I stava agendo sistematicamente per sterminare il nemico. Li colpiva da distante, riducendone fin da subito le capacità di fuga o spostamento, per poi continuare a bombardarli. Se funzionava, combattere gli yahg sarebbe diventato come sparare a dei chel in un barile. 
Sempre con lo guardo all'insù, percepì la presenza di Lofirn alla sua destra pur senza voltarsi e chiese « C'è la possibilità che le difese missilistiche li distruggano mentre sono i volo? »
« Nessuna, hanno una corazza di metallo spessa diversi centimetri per resistere alla pressione dello sparo. I laser da terra o i missili sono progettati per bucare qualcosa di sottile come la fusoliera di un razzo o simili. »
« Non ci vedo onore in questo. »
« A chi può interessare l'onore? » 
Lei lo guardo come se si fosse espresso in una lingua sconosciuta « Allora perché combatte? »
Il quarian fece spallucce « Per tornare e continuare ad avere una vita tranquilla. Se avessi potuto scegliere avrei fatto il professore di matematica, invece il destino ha voluto che comandassi la più potente artiglieria della galassia. Si dice che uccida più la penna che la spada, ma anche con i numeri non si scherza. »

 
*****
 
Colle 4638 era in fiamme, la sua cima era un enorme cratere. 
Steve osservò la scena compiaciuto, la prima linea yahg era appena crollata senza che loro avessero perso un uomo o sparato un colpo. 
« In marcia. » disse a Sioux, lei annuì trasmettendo l'ordine e il I riprese ad avanzare. 
Steve alzò lo guardo e rivolgendosi a Isabella, sempre seduta sulle sue spalle purtroppo per lui « Dietro al colle ci sono alcune trincee, come ultima linea di difesa se la fortificazione principale cadeva. Sicuramente i superstiti, quelli non mancano mai, si staranno ritirando in quella direzione. Ci vuoi pensare tu? »
Lei annuì, sorridendo felice.
 
Joszott urlava nel trasmettitore, continuando a ripetere che il nemico stava attaccando. Chiedeva rinforzi, mentre cercava di far capire che un maschi di basso rango come lui, una decina di yahg suoi parigrado e qualche inutile vorcha erano tutto ciò che rimenava della guarnigione di oltre un migliaio di guerrieri. Ma sembrava che il suo superiore non potesse credere che la postazione fosse semplicemente saltata in aria, lui stesso non ci credeva ma era esattamente quello che era successo. 
Un'istante prima c'era, in quello successivo era diventata un enorme buco privo di vita.
Misutōbukaosu gli spaccò la testa a metà calando da dietro, liberandolo da ogni preoccupazione. Senza fatica Isabella estrasse la katana lunga, mentre il cadavere dello yahg cadde a terra.
Lo sparuto gruppo di superstiti aprì il fuoco convulsamente, sparando alla cieca contro il misterioso aggressore che era scomparso nel nulla occultandosi. 
Hakai no hi, la lama corta, decapitò un altro yahg in pozione opposta alla prima, arrivandogli sempre da dietro. 
Isabella aveva ormai appreso come evitare i problemi dell'acuta vista yahg, così sensibile da riuscire a notarla nonostante il suo occultamento. Era possibile solo entro una certa distanza, oltre i sei metri lei rimaneva invisibile anche agli yahg. Rispettando tale regola e cercando di rimanere alle loro spalle, si era mossa in tal senso per eliminare i primi due nemici. 
Ma stavolta non si nascose, come tutti si voltarono verso di lei Isabella scomparve per riapparire dietro a un altro yagh usando il trasporto di fase. 
Misutōbukaosu brillava di un blu elettrico mentre tranciava in due parti il terzo yahg, mentre il fendete biotico originatosi dalla lama tagliò ogni cosa che incontrò sul proprio cammino, lasciando due vorcha e uno yahg morenti a terra. 
Isabella aveva lanciato un attacco nel mucchio, non le era sfuggito che i nemici si erano raggruppati fra loro dopo la seconda uccisione. Un qualsiasi attacco avesse usato non sarebbe stato evitato. 
L'unico vorcha rimasto scappò via, lei osservò un istante gli yahg sopravvissuti e si occultò mettendosi al suo inseguimento. 
Lo raggiunse praticamente subito, senza problemi gli tagliò la gola mentre nell'aria risuonavano gli spari del T-17. 
L'avanguardia del I si era avvicinata mentre lei combatteva, ma i nemici erano tropo concentrati su di lei per notare quella minaccia visibile ma ancora distante. 
Quando il vorcha era scappato gli era andato dietro, solo perché per gli yahg non c'era più possibilità di fuga. Non c'era gusto a uccidere di qualcosa che in pratica era già morto. 
Combattenti educati a non arrendersi mai, a lottare per la Dottrina, davanti ai solati del I avevano fatto la sola cosa per loro possibile. Ingaggiando un combattimento che non potevano vincere. 
Così morivano gli ultimi difensori del colle 4638, una battaglia che registrò zero morti tra i soldati del I e l'annientamento della guarnigione del Dominio yahg.

Steve leggeva con attenzione le informazioni che continuavano ad arrivare al suo omnitool, soddisfatto dell'inizio praticamente perfetto di quella campagna. 
Non gli importava degli yahg che i suoi uomini avevano appena ucciso.
Forse un diverso ufficiale avrebbe trovato da ridere, obiettando che la reazione dei soldati era stata eccessiva. Che quelle erano morti che si potevano evitare.
Ma non lui, sentiva di avere un dovere verso i suoi soldati che era quello di riportarli indietro tutti vivi. Se per farlo bisognava fare i bastardi, gli andava più che bene. 

 
*****
Lontani, nella capitale, i titani continuavano a far fuoco incessantemente.
« Questa non è guerra, è un massacro. » mormorò tra se Peggì in piedi e immobile, minuscola davanti alla colossale sagoma del titano davanti a lei.

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Capitolo 5
*** Dentro il bosco. ***


Olivia, dalla plancia della Normandy SR3, osservava pensierosa lo svolgersi degli eventi. Comandava la terza e l'ultima linea dello schieramento a difesa di Erinle. 
Da circa due ore la prima linea del suo schieramento e quella del Dominio yahg, la cui flotta aveva assunto una semplice formazione a quadrilatero, si stavano scambiando colpi.
L'ammiraglio turian Tulter Dectus era al comando della flotta, un tipo che nel suo lavoro mostrava una certa freddezza. Stabiliva quale obiettivo avrebbe portato alla vittoria e cercava di raggiungerlo senza distrazioni. 
Se vincevano nello spazio, la vittoria sarebbe stata pressoché automatica. Questo era quello che insegnavano i manuali, ma gli yahg erano fanatici di una non meglio specificata Dottrina.
Fulcro della loro civiltà che era divisa in caste, nessun concetto di famiglia, l'individuo non aveva valore, contava solo la società e applicare i fondamenti della Dottrina. 
Proprio un tale fondamentalismo faceva temere ad Olivia che gli yahg su Erinle non si sarebbero  arresi facilmente, nemmeno davanti a una sconfitta certa.    
Pars vas Lippi, adesso comandante della Normandy SR3, dopo che Olivia dovette cederne il comando diretto per assumere il ruolo di ammiraglio, le si affiancò  « Stiamo rilevando diversi oggetti che raggiungono gli strati più esterni dell'atmosfera per ricadere sul pianeta. Sembra che Steve sia in movimento, l'artiglieria titano fa paura. È un bene che il Consiglio abbia bloccato lo sviluppo di certe tecnologie, presso tutti i governi. Se ci sparassimo addosso con simili armi...
« … Non rimarrebbe niente di noi o come disse uno scienziato terrestre “Torneremo a combattere con sassi e bastoni.” » commentò Olivia.
Dalla sua postazione aprì davanti a se un secondo oloschermo, questo mostrava l'andamento delle truppe di terra. Un segnalino indicava che la postazione nemica 4638 era appena stata distrutta, situata all'ingresso di un serie di valli occupate dagli yahg, chiudeva ad eventuali nemici la strada più rapida per giungere via terra alla base nemica. 
Quella roccaforte e le basi aree yahg erano stati i primi bersagli dell'artiglieria titano. Delle stime iniziali che le giunsero, tra il settanta o l'ottanta per cento dei mezzi aerei nemici al suolo era stato distrutto. Decisamente una buona notizia, poi notò un dettaglio che la fece preoccupare.
Tramite l'artiglieria titano, il I aveva iniziato a distruggere ogni postazione nemica a cominciare da quelle più vicine alla base principale per poi procedere a ritroso. 
Piuttosto che distruggere quelle più vicine al corpo di fanteria che si inoltrava nel territorio nemico.
“Steve mi aveva accennato che stava pensando a come conquistare la base yahg intatta, per acquisire maggiori informazioni su di loro. Deve aver ordinato all'artiglieria titano di non bombardarla, che gli yahg se ne rendano conto o meno quello è l'unico posto al sicuro al momento. I soldati yahg più vicini a essa sono anche quelli con più probabilità di raggiungerla e salvarsi. Per questo ha dato ordini di attaccarli per primi, per sfruttare l'effetto sorpresa dato dall'incredibile portata dei titani. Passando poi a eliminare quelli con meno possibilità di sfuggire a questo bombardamento d'artiglieria, se anche scappassero alla prima ondata non potrebbero evitare le successivi. Almeno non fino a quando i satelliti spia manderanno foto in tempo reale agli artiglieri.”   
Era una strategia ottima e efficiente, ma le lasciava una brutta sensazione che un messaggio del suo ufficiale al suolo, Zrak Peggi, non fece che acuire.
La krogan scriveva [ So che può essere strano che a dirlo sia una krogan, i nemici esistono per essere uccisi ma sono lo stesso preoccupata dal modo di agire del I reggimento. La mia preoccupazione è che le forze I.D.G. possano essere accusate di aver compiuto un massacro. Il I reggimento non sta solo tentando di vincere, ma vuole farlo infliggendo al nemico il maggior numero di danni possibili a prescindere. So che si tratta di suo fratello, ma il comandante capo del I mi ricorda uno di quei vecchi capi clan che credono che tutto si risolva uccidendo.]
Olivia fece una smorfia, la sua preoccupazione pareva essere fondata. 
Suo fratello quando voleva sapeva essere una vera carogna, questo lei lo sapeva meglio di tutti. 
Steve, anche se cercava di nasconderlo, era competitivo in modo quasi patologico. Questo tratto di lui era emerso fin da quando erano bambini. 
Non accettava la sconfitta, anche se perdeva sempre a ogni sfida. Il risultato erano delle vere liti. Crescendo il problema si era risolto solo, in apparenza. 
“Non mi piace per niente questa situazione, se gli yahg sono fanatici mio fratello sa essere un bastardo testardo. “
Poi un altro pensiero la preoccupò “Come se non bastasse c'è anche Isabella con lui. Ha sempre detto che gli Steve le piaceva, l'aveva definito simile a lei. Possibile che Isabella avesse intuito qualcosa, di questo lato più nascosto del suo carattere? Steve ti prego, ricorda gli insegnamenti di mamma e papà. Distruggere e uccidere ma solo se necessario e per proteggere.”
Perché lo sapeva, anche se aveva sempre fatto finta di niente, a suo fratello piaceva il lato più violento del loro mestiere. 
Alzò lo sguardo sentendosi osservata, incrociando lo sguardo di Pars. 
« Steve ha sfondato il fronte nemico senza problemi. Se gli yahg non si riorganizzano in fretta, potremmo ottenere una vittoria terrestre a breve. » commentò Olivia, mettendo a tacere le sue preoccupazioni.
La quarian annuì sorridendole « Li sta colpendo duramente. »
“Quanto duro? Questa è la domanda e il problema.” pensò ma scosse la testa, non poteva preoccuparsi solo di suo fratello. Aveva anche lei un dovere da compiere. 
Il cannoneggiamento tra le due flotte avveniva senza un avvicinamento da parte di qualcuno. 
La flotta del Consiglio non voleva abbandonare la posizione vantaggiosa che occupava, ma se la flotta yahg non si avvicinava le manovre di aggiramento non erano possibili.
Nello spazio la situazione era in stallo. 
« Pars apri un canale con la nave ammiraglia, vediamo di dimostrare che le nostre fregate non sono della serie SR senza motivo. » ordinò Olivia. 

« Signore! Voglio io il comando di questa operazione! Mi aspetta! Aclonia! » sbottò Quina Falso, comandante del III reggimento I.D.G., accorgendosi tardi dell'ultima parola detta. 
Tossì, rivolgendo ad Olivia uno sguardo compiacente « Signore voglio dire...noi del terzo reggimento siamo stati di guardia per due settimane... a niente, siamo i soli ad aver già combattuto contro le navi yahg. »
« L'esperienza di un combattimento non vi rende degli esperti. » obiettò Olivia.
« Noi... » ma prima che Quina potesse obiettare aggiunse « D'accordo colpisca duro quei silia gaitil prapil. »
« Ammiraglio! » sbottò la turian scandalizzata. 
« Non è la sola a conoscere insulti turian. Si coordini con il VII reggimento, l'assisterà in questo compito. Fum'Zaen credo che abbia qualche tattica in mente. »
« Agli ordini, signore! » disse Quina, chiudendo il canale.

Stealth Recon, SR, navi da ricognizione invisibili ai sensori. Sistemi di occultamento di ultima generazione, anche se prive del sistema di occultamento visivo della Normandy SR3.
Potevano ingannare i sensori di una nave, ma non gli occhi di una persona. Motivi economici avevano spinto a questa scelta, facendo lo stesso delle fregate I.D.G. navi molto versatili. 
Per un miglior camuffamento, falsi bersagli furono lasciati al loro posto per far si che il nemico non notasse la sparizione di alcune navi. 

Le navi del III reggimento attaccarono di spalle cogliendo di sorpresa gli yahg che non le avevano individuate fino all'ultimo, passarono veloci attraverso l'ala destra della formazione nemica sparando a raffica con tutto quello che avevano. 
La formazione serrata degli yahg garantiva un centro a colpo, si prendesse la mira o meno. 
Sparare aveva però rilevato la posizione degli aggressori. 
Ma questi passarono sfrecciando, motori al massimo, troppi veloci per il puntamento delle armi nemiche. 
Nessuna delle navi yahg riportò però danni apprezzabili, il III reggimento ne uscì con solo qualche ammaccatura. 
Apparentemente conclusasi in un pareggio, quanto accaduto aveva però galvanizzato i soldati al comando di Quina e dato una sferzata di ottimismo a tutti gli alleati per quella manovra audace.
Tra gli ufficiali yahg cominciò invece a serpeggiare il nervosismo, poche navi di non-yahg avevano ridicolizzato la loro formazione. 
Nessuno notò un centinaio di cilindri metallici, delle dimensioni di una persona, fluttuare in mezzo alla formazione del Dominio. 
Quando il primo di essi urtò una nave, una modesta esplosione provocò uno squarcio nella carlinga da cui furono aspirati nello spazio yahg e detriti.
Una ventina di navi subirono danni modesti da quelle mine che nessuno aveva rilevato. 
La formazione del Dominio ondeggiò pericolosamente, mentre le navi si muovevano caotiche per allontanarsi dalla zone delle esplosioni nel timore di imbattersi in mine superstiti. 
Questo provocò un'apertura di cui approfittarono i caccia nemici, veloci mezzi monoposto, infilandosi in essa e colpendo le navi più isolate. 
Incontrando una scarsa opposizione dai caccia yahg, ancora una volta la differenza tecnologia si dimostrava un fattore determinante. 

Su ordine dell'ammiraglio Dectus il fianco sinistro della flotta del Consiglio prese ad avanzare, supportando l'azione dei caccia.
Nell'operazione furono coinvolte anche due corazzate, una delle due era la Kalfin.
Corazzata asari di nuova concezione, stava affrontano il suo battesimo del fuoco. 
Era considerata la “figlia spirituale” della Destiny Ascension, la nave un tempo ammiraglia della flotta della Cittadella di cui eguagliava forma e dimensioni. 
Coinvolta in tutte le più importante battaglie dell'ultimo secolo, fu distrutta da un attacco suicida dei grigi durante l'evacuazione della Cittadella. Ormai prossima al portale e alla salvezza.
Di essa si diceva avesse una potenza di fuoco pari a quella di tutta la flotta asari riunita, era quattro volte più grande di ogni altra corazzata e con un equipaggio di diecimila membri. 
Lo scambio di scambio di colpi tra i due schieramenti divenne intenso.
La Kelfin fece fuoco con il cannone principale.
La corazza yahg Inres, con gli scudi al minimo, fu sventrata nel corpo centrale. Dimostrando una solidità che non aveva niente da invidiare alla corazzate nemiche, la Inres rimase operativa orientando la sua prua verso la Kelfin. 
Un secondo colpo della nave asari spezzò lo scafo della corazzata in due, esplodendo subito dopo. 

Fum'Zaen osservava compiaciuto l'effetto del suo piano. Il quarian era in effetti rimasto stupito di quanto avesse funzionato bene.
Il III e VII erano entrati insieme nella formazione nemica: mentre il primo attirava l'attenzione dei nemici, il secondo sganciava dalle proprie stive delle mine magnetiche a sensori. 
Allontanandosi indisturbato subito dopo. 
« Signore, il comandante Falso in linea per lei. » gli comunicò un addetto alle comunicazioni. 
« Fum! » esclamò Quina, appena il suo volto apparve sullo schermo.
“Fum?” pensò interdetto il quarian da quel nomignolo. 
« Ti sei appena meritato tutto l'alcool che ti posso offrire da bere! L'uso delle mine gli ha totalmente sorpresi. »
Lui si limitò a un modesto cenno del capo, stava per complimentarsi a sua volta quando un piccolo olo-schermo si accese davanti a lui. 
Era un messaggio scritto inviato dalla sua controparte geth, Host.
\\ Ritengo saggio accettare, la possibilità di risvolti romantici è del 60%. Potrebbe svelarle la sua attrazione per lei, desidera che selezioni video su rapporti sessuali inter-specie turian quarian? Li potrà consultare quando vuole, se ha dubbi sulla fisiologia delle femmine turian.\\
« No! » esclamò ad alta voce Fum'Zaen.
« Era un invito amichevole, non credevo di darle fastidio. » commentò Quina risentita.
« Accetto! » si affretto a dire lui « Scusi comandante Falso, ho ricevuto un messaggio urgente mentre parlavamo a dopo. La incontrerò con piacere e di persona su Noveria. » 
Quella spiegazione piacque alla turian che sorrise prima di chiudere la comunicazione.
« Host, io ti odio. Non mi servono i tuoi consigli in fatto di donne. » mormorò il quarian.
La risposta, questa volta vocale, del geth risuonò nel suo comunicatore personale
« Errore, le esperienze passate e l'assenza di una compagna dimostrano il contrario. » 

Quina riportò le fregate del III reggimento nel cuore del combattimento, supportata nuovamente dal VII. Meglio di altre navi queste ultime riuscivano ad operare in combinazione con i caccia, data la maggior manovrabilità.
Nel contempo le navi maggiori continuarono il bombardamento, aveva aperto una frattura nella granitica formazione del Dominio yahg e tutta l'intenzione di sfruttarla. 


 *****

Tenacia, era un lato del carattere yahg che nessuno poteva negare. Proprio per questo stavano facendo esasperare Steve. 
Dallo sfondamento del fronte nemico, il I era passato da una formazione in riga a una in linea dovendo attraversare delle valli in territorio nemico. 
Azioni di guerriglia erano incominciate fin da subito, un colpo sparato da distanza e il nemico subito scappava. 
La buona qualità della corazza aveva fatto si che non ci fossero morti. Il I aveva continuato ad avanzare come un lungo verme corazzato, solo infastidito da quegli attacchi. 
Isabella si stava divertendo abbastanza a contrastare la resistenza nemica, quando voleva saltava giù dalle spalle di Steve per lanciarsi in azioni solitarie. 
Un solo individuo non poteva però bloccare tutti i nemici, gli attacchi si erano quindi susseguiti. 
Non che il phantom agisse per il successo della missione, si comportava alla stregua di un gatto che attaccava quello che le veniva sventolato davanti. 
Ma il boschetto che si presentava davanti a Steve era un problema, oltre il motivo per cui il I si era arrestato.
Colpi da arma da fuoco provenivano da esso, mentre la fitta vegetazione di un rosa lussureggiante bloccava la visuale impedendo di capire il numero dei nemici.
Steve osservò meditabondo il profilo delle piante davanti a se “Dannazione, a spararci potrebbero esserci dieci vorcha ubriachi come mille yahg agguerriti. Una folta zona boscosa di 500.000 mq, i satelliti non ci vedono attraverso e anche usassi i titani ci andrebbero ore per aprirci una strada a forza di esplosioni. Francamente non ho tutta questa pazienza. “
Non che quel ostacolo fosse una sorpresa, era difficile non notare una grossa macchia rosa sulla mappa situata proprio sul percorso che avrebbero seguito. 
Come da comune buon senso gli yahg aveva costruito la loro base principale in una zona facilmente difendibile, dove potessero contare su barriere naturali da usare contro i difensori. 
Ma il disappunto di Steve non era dovuto a quello o che i nemici avrebbero sicuramente teso una trappola al I una volta entrato nello boscaglia. 
A dargli fastidio era non avere nessuna informazione su quella stramaledetta foresta davanti a se.
Erinle era un pianeta con una scarsa popolazione, dove pareva che tutti avessero altro da fare che mappare una foresta priva di qualsiasi valore.
Situata in una località che non era mai interessata a nessuno, lontana da ogni insediamento, apparentemente priva di un nome prima che i militari indicassero quel posto con il nome in codice di D3. Ignorata anche da botanici e affini perché di modeste dimensioni e formata da una specie di salice piangente di colore rosa acceso.
Era il tipo di pianta più diffuso sul pianeta, la foresta sembra essere formata interamente da essa.   
Il problema era che una foresta “modesta”, era pur sempre abbastanza grande da far sparire un esercito al suo interno. Sia si muovesse attraverso essa o fermo per tendere un'imboscata. 
Ovviamente non c'era uno straccio di sentiero, anche se Steve sperò fino all'ultimo di vedere uno. Speranze che rimasero tali. 
In più aveva un fitto sottobosco di colore lillà, con spolverate di rosa qua e là.
Con l'armatura NC-13 sarebbero potuti passare senza problemi, spezzando sotto i loro piedi qualsiasi arbusto. Tuttavia la vegetazione era così fitta che il nemico avrebbe potuto prenderli di sorpresa senza problemi, come e quando voleva. 
“Ok, figuriamoci se avevo un colpo di fortuna.” pensò fra se e parlando nel comunicatore disse « Rodi, raduna i tuoi. » 
Contattando nel frattempo gli altri ufficiali che aveva con se, per dare nuove disposizioni su come proseguire la marcia.
Un lembo di stoffa gli penzolò davanti, Steve alzò gli occhi verso alto. 
Isabella non aveva rinunciato a usarlo come portantina, purtroppo, sedendosi sulle sue spalle ogni volta che ritornava. Lui non chiese mai l'esito di quelle uscite. 
Conosceva il suo modo di fare, la testa del batarian che gli aveva portato era un buon esempio di come amasse occupare il tempo. Chiunque fosse, era decisamente morto male. 
« Sicura di saperle usare? » chiese lui. 
Lei si limitò ad annuire, mentre cercava di allacciarsi il cinturone di traverso e sopra alla spalla sinistra. Un'estremità le era infatti sfuggita di mano, dondolando davanti alla faccia di Steve.
“Mah...speriamo in bene.” rifletté fra se e rivolgendosi a lei « Come mai questa decisione? »
« Curiosità! » gli rispose sorridente. 

Grandi alberi secolari, con un tronco più grande di un uomo, formavano quella foresta ora sulla strada del I reggimento. 
Le fiamme arrivarono e tutto divenne cenere. I maestosi alberi si accartocciavano su se stessi come carta bruciata, divenendo polvere ancor prima di cadere a suolo. 
Il vespene dimostrava tutta la sua pericolosità, la ragione per cui era un'arma bandita. 
« Bene così ragazzi, spruzzi di due secondi a dispersione massima. » ordinò Rodi e si guardò intorno infastidito. “Nessuno mi ha detto che avrei dovuto bruciare un bosco.” pensò seccato fra se, preoccupato di avere abbastanza vespene. 
Poteva far arrivarne dei rifornimenti per via aerea, ma avrebbero richiesto tempo. Portarsi dietro dei bidoni di scorta sarebbe stato troppo rischioso, non avendo le misura di sicurezza delle corazze. 
Se uno solo di quelli fosse esploso, il gas sotto pressione sarebbe stato rilasciato bruciando tutto in almeno cinquanta metri. 
Doveva quindi farsi bastare il gas che i suoi piromani avevano in spalla. Una cinquantina di essi, tra cui Rodi,  avanzavano a punta a ranghi larghi. A occupare lo spazio fra i piromani due fucilieri, secondo uno schema preciso e una seconda linea di fucilieri alla spalle. 
Questi avevano il compito di proteggere i piromani, intenti a liberare la strada. 
Nel frattempo il I avanzava al centro di una striscia di cenere larga una ventina di metri, opera dei piromani, diviso in dieci tronconi da cinquecento soldati ciascuno. Procedevano mantenendo una distanza di cinque metri l'uno dall'altro. 

L'ostacolo apparve all'improvviso, quando alcuni alberi crollarono inceneriti al suolo. Tagliava completamente la visuale. Rodì valutò che fosse alto non più di cinque metri, fatto di terra e pietra.
Una parete verticale di terra.
Proprio la naturalezza di quell'ostacolo, non mise in allarme nessuno in quei primi istanti. 
Lui alzò la testa verso l'alto, mentre aveva preso a formarsi nella sua mente la domanda “Da dove salta fuori?” La valle in quel punto era pianeggiante, priva di rilievi apprezzabili. 
Vide in contro luce una grossa figura saltare dal bordo di quella muraglia di terra. Non ebbe il tempo di reagire che la lama gli sfondò la visiera, facendolo urlare di dolore quando gli tagliò e ustionò la guancia destra. 
Finì a terra, solo più tardi si sarebbe ricordato di ringraziare la propria fortuna, avendo la fugace visione di un'imponente figura con una corazza da combattimento con ambedue le braccia armate di lame energetiche. Rotolò all'indietro, evitando un colpo che quasi sicuramente l'avrebbe decapitato. 
Il nemico non era però solo, altri yahg armati in quel modo si lanciarono dall'alto cadendo su piromani e fucilieri, seminando il caos. 
Presi di sorpresa, i soldati del I non riuscirono a reagire prontamente.
Gli yahg, invece, si muovevano più agili di quello che la loro mole poteva far pensare. Circondanti da nemici, colpivano senza nessuna esitazione.
Apparentemente indifferenti alle ferite. Uno di loro aveva perso il braccio destro, ma smise di attaccare solo quando un colpo di T-17 gli fece saltare la testa.
Un nutrito fuoco di armi leggere giunse dalla sommità del muro insieme ad alcune granate, mettendo ulteriormente in difficoltà il reggimento.

« Tronconi dall'uno al quattro, ritirarsi! » ordinò subito Steve, dal centro della formazione di marcia. Permettendo alla sezione in testa di arretrare di preziosi metri per riorganizzarsi. Lasciando però un paio di caduti al suolo, non per opera di granate o armi da fuoco, ma di quelle lame che avevano trapassato la NC-13 in pieno petto. Vi erano anche una decina di feriti, trasportati al centro della formazione, quasi tutti con amputazioni più o meno estese. Qualcuno aveva perso una mano, altri un braccio o peggio. 
Steve osservava col binocolo il terrapieno da cui i nemici erano riusciti a sorprenderli, era perfettamente mimetizzato nella vegetazione. 
Un rumore sordo, lui dondolò lievemente. Alzò lo sguardo, Isabella si era messa seduta su un ginocchio. 
Il viso celato dall'elmetto integrale. Leggermente china in avanti, sembrava una molla pronta a tendersi. 
Anche se non poteva vederla in faccia, percepì l'intensità con cui fissava un punto della foresta ai suoi lati. 
Fu l'intuizione di un istante « Formazione a quadrato! Siamo circondati! Fuoco a volontà! » ordinò gridando nel comunicatore.
Ognuna delle dieci sezioni in cui era diviso il I si mosse, i soldati si disposero a formare un quadrato mentre dal limite della boscaglia il nemico attaccava. 
I soldati all'esterno della formazioni s'inginocchiarono, formando un perimetro. 
I restanti rimasero in piedi, alle loro spalle. 
Il suolo già bruciato dal vespene sembrava acqua che bolliva, tanto erano numerosi i colpi dei T-17 che rivoltarono ogni centimetro di terra. 
Sparavano rabbiosi contro i nemici fuoriusciti dalla vegetazione. 

Tanti, troppi, i vorcha attaccarono in massa e disordinatamente dai due lati. Tra di essi le enormi figura di quegli yahg corazzati. 
Correvano incuranti di ogni pericolo. 
I primi animati dalla propria ferocia. 
I secondi per onorare la dottrina. Erano i Tihru, soldati scelti del Dominio e strumenti della Dottrina. Solo uno yahg ogni dieci sopravviveva a quel feroce addestramento. 
I maschi yahg di più infima condizione, quelli a cui era proibito accoppiarsi perché geneticamente scadenti, potevano compiere il sacro rito del Droterm. 
Tramite autocastrazione dimostravano la propria determinazione, rinunciando a quello che li rendeva individui nella società yahg ma che era allo stesso tempo causa della loro “impurità”,
diventavano armi viventi il cui unico scopo era affermare la Dottrina. 

Fu solo un sospiro, ma qualcosa in esso spinse Isabella a guardare in basso.
Quello che vide la rese felice. 
Era tempo di giocare con il suo amico, ma sul serio questa volta. Era stanca di uccidere in solitaria.
Questa volta, i predatori sarebbero stati due.
  
A lei era sembrato un sospiro, ma in verità era stata una frase detta troppo flebilmente per essere udita. 
Steve si sentiva bene, lucido e con la mente sgombra da ogni pensiero futile. Nessuno dei rumori della battaglia lo distraeva. 
« Uccideteli tutti. » ordinò felice, ripetendola ma abbastanza forte da farsi sentire.
Isabella sorrideva. Steve sorrideva. 
Lo stesso sorriso. La medesima espressione.
Sopra di lui, Isabella brillava di un blu elettrico accecante. 


*****

 Arturus fece entrare Jessie nel proprio ufficio, chiudendo a chiave la porta e dando specifiche istruzioni di non essere disturbato, dopo che l'amica d'infanzia aveva chiesto rassicurazioni sul poter parlare liberamente e senza interruzioni esterne. 
Sorpreso da quelle richieste lui accettò, chiedendo in quali guai potesse trovarsi dato che erano due anni che non la vedeva. Aveva per lei diverse domande, tra cui come avesse fatto ad arrivare su Noveria? Una meta non aperta a tutti. 
« Fatto, adesso, Jessie spiegami: perché avevi urgentemente bisogno di parlare con Olivia? » chiese, pensando centrasse con il lavoro da scienziata di lei.
Aveva ipotizzato fosse coinvolto l'eezo 19, mentre aspettava che fosse condotta da lui, contro la cui ricerca per scopi bellici Olivia si era sempre opposta. Possibile che Jessie fosse venuta a denunciare qualcuno deciso a ignorare i divieti del Consiglio della Cittadella? Nelle sue ricerche, si era forse imbattuta in qualcosa che non doveva?  
La scossa elettrica fu improvvisa, lasciando Arturus svenuto al suolo. 
Sorridente la donna di colore si mise alla scrivania di lui, mettendo via la pistola elettrica, dove il terminale del direttore del carcere Tartarus faceva bella mostra di se. 
« Oh, serve una password...mmh, sono sicura che non sarà un problema. » disse malignamente. 

*****

 A casa di Arturus e Olivia intanto vi erano visite, Dante e Decunia erano rientrati accompagnati dai loro amici. Avevano occupato il salotto e c'era una certa vivacità. 
Le ragazze Weaver, per comodità, erano rimaste con le nuove corazze indosso. Abituate a indossarle, per loro era un indumento più che confortevole. 
Si erano solo tolte il casco, per poter conversare faccia a faccia con gli amici. 
Le chiacchiere erano quelle solite fra adolescenti, al momento stavano cercando di convincere Decunia e Dante a trovarsi anche il giorno seguente. 
Sorprendentemente il più restio era Dante « Domani...non saprei...dovrei fare una cosa, è un impegno che mi sono preso. Papà mi ha sempre detto di onorare tutti gli impegni presi...credo conti anche questo...credo, forse... » 
Tutti vollero sapere di cosa si trattasse, ma lui rimase in silenzio a testa china. 
« Non insistette. » affermò Alexya « È un bambino, lo mettete a disagio. »
Dante ebbe una sensazione strana, spiacevole, come se lei si fosse fatta più distante. 
La ragazza non aveva detto niente di male, pareva anzi essergli stata d'aiuto. 
Eppure...
« Sto scrivendo una mia storia originale, su un sito di autori amatoriali. » dichiarò a un tratto, stupendo tutti. 
« Come mai questa passione? » domandò William.
« Mi piace tantissimo leggere, un giorno mi piacerebbe insegnare letteratura, scrivere un libro o ambedue le cose...credo, non lo so... »
« Figo. Di cosa parla la storia? » volle sapere Henry. 
« Ecco, si, c'è una signora delle nevi, una del fuoco e dei ninja che devono fare cose a cui non ho ancora pensato. »  
« È per questo che non potevi venire domani? » chiese Taiga.
Lui annuì « Ho scritto che domani avrei aggiunto un nuovo capitolo. Ho preso un impegno e devo mantenerlo...credo...tutti dicono che gli impegni presi si mantengono. »
I gemelli Coats si scambiarono uno sguardo d'intesa, nell'istante successivo tirarono una giocosa sberla per guancia al viso di Dante gridando « Non c'è problema. » e risero di gusto. 
Nonostante i rimproveri di Decunia per quel gesto. 
Il bambino intanto li guardava senza capire, ancora dolorante per l'attacco a tradimento. 
« Puoi aggiornare dalla spiaggia, basta che ti porti il file. » spiegò Henry.
« Ma...io non ho un portatile. Uso quello di papà, ma non posso portarlo fuori di casa. »
William sorrise « Dante, puoi usare benissimo uno dei nostri omnitool o le qui presenti sorelle Weaver sono certo che non avranno problemi a farti avere un portatile qualsiasi. » 
« Mi piacerebbe leggerla. » dichiarò Alexya.
A quella dichiarazione a Dante sembrò che non una ma milioni di sberle gli fossero state date tutte assieme, per poi lasciarlo frastornato a riprendersi. 
Alexya avrebbe letto la sua storia? Questo lo rendeva felice e terrorizzato allo stesso tempo. 
« Ho però una domanda, che cos'è un ninja? » chiese la ragazza.
Taiga, William e Henry la guardarono stupiti.
« Bello scherzo, ammetto che ci ho creduto. » affermò Taiga.
« A cosa? »
« Che non sai che cos'è un ninja. »
« Non so veramente cosa sia, perché dai per scontato che lo sappia? » insistette Alexya.
Trish alzò la mano « Veramente, non lo so neanch'io. » disse a un tratto.
« Adesso voglio saperlo anch'io. » aggiunse Diana.
William si voltò verso di lei « Sul serio, non state scherzando? » 
Le tre sorelle fecero segno di no con la testa. 
I restanti erano increduli.
« Come diavolo fate a non saperlo? » sbottò Henry « I phantom ideati da Cerberus erano chiarimenti ispirati ai ninja, possiamo definirli i ninja del XXIII secolo. Anche le Ombre dell'Alleanza erano ispirate a questi guerrieri dell'antichità. Insomma, voi siete i ninja di questo secolo, siete tecno biotici ninja o roba simile. Come fate a non sapere cosa sia un ninja? » 
Alexya fece finta di niente come se fosse superiore a tutto e a tutti, fissando un punto in lontananza nascondeva il suo imbarazzo. 
Trish sorrideva impacciata, rendendosi conto della figura che dovevano aver fatto. 
Diana mise il broncio e gonfiò le guance « Niente coccole per te. » dichiarò a Henry.
In quell'istante una sirena d'allarme risuonò con forza per tutta la base.

Nota:Se avete letto le OS dopo Dopoguerra avete intervisto Jessie, personaggio che appare anche nelle storie Mass Effect 3,5 e 4, la sua presenza non viene mai dichiarata apertamente. Provate a indovinare chi era? Soprattutto vorrei sapere se vi piace questa idea e sul come l'ho gestita? Grazie.
Per maggiori informazioni sul vespene, i piromani e Rodi leggere la seguente OS: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3738450
 

 

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Capitolo 6
*** Attacco a Fort Hanshan ***


Prima di iniziare questo capitolo consiglio la lettura delle seguenti OS: 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3711338 (Concordato di Noveria)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3806569 (Il carcere Tartarus) 
Ho provato a disegnare schematicamente la mappa della base e a indicare direzzione dell'attacco e posizione dei vari personaggi. Non è molto bella da vedere, ma spero vi possa aiutare. 


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Il suo suono squillante della sirena d'allarme era udibile in tutto Fort Hanshan ma il suo avvertimento arrivò troppo tardi. 
La nave spaziale volava talmente bassa da sfiorare la neve a terra, si scontrò a tutta velocità contro i campi di forza che proteggevano la base militare. L'esplosione distrusse l'ingresso principale, permettendo alle restanti navi nemiche di introdursi nella zona sotterranea dove aveva sede la base vera e propria degli I.D.G. 
Come sbarcarono assaltarono Fort Hanshan, sotto il fuoco incensante delle postazioni di guardia. Un piccolo gruppo si separò da chi partecipava all'assalto, dirigendosi alla propria destra in direzione della zona civile. 
Una beaccia venne aperta nel perimetro esterno della base, poco per volta gli attaccanti si insinuarono. Passando sopra i cadaveri dei commilitoni, caduti sotto l'incensante fuoco dei soldati. I difensori arretravano, ma in modo organizzato.
  
***** 

Rumori di tacchi e passi affrettati, i soldati scattavano sull'attenti mentre porte blindate si aprivano al suo passaggio. 
Entrò nella sala di controllo senza guardarsi attorno, sedendosi nella postazione centrale da cui abbracciava l'intero locale con lo sguardo.
« Dammi una spiegazione. » esordì Dasha.
Naomi era in piedi e le dava le spalle quando era entrata, intenta a gestire le informazioni che le stavano arrivando. 
Sospirò con fare rassegnato, sapeva che non avrebbe potuto evitare quel momento. 
L'asiatica si girò verso di lei « Una trentina di navi pirata hanno attaccato la base I.D.G., qualcosa nelle difese della base non ha funzionato. Non hanno rilevato la formazione nemica fino a quando le navi non sono state a vista, a quel punto era già troppo tardi. Lo stesso vale per noi, niente sui sensori o simili, sappiamo cosa sta succedendo solo perché abbiamo un satellite spia in orbita geosincrona su Fort Hanshan » 
« Come ha fatto una flotta di trenta navi a scendere su Noveria senza che Divisione N, comandata da te, se ne accorgesse? Mi sembra che i fondi per la sicurezza non manchino. » chiese seccata lei. 
Naomi sapeva che aveva ragione, se spendi qualche decina di miliardi di crediti il minimo che puoi aspettarti è che delle navi pirata mal assortite vengano rilevate. 
Lei però la conosceva da troppo tempo per preoccuparsi del suo tono d'umore. 
Negli affari Dasha era pragmatica, i risultati contavano più di qualsiasi altra cosa e per questo cercava sempre professionisti seri. Non erano i problemi a farla arrabbiare, ma avere o meno una soluzione ad essi. 
« Non lo sappiamo, ho chiesto a Sunt di indagare. Una nostra colonna è in viaggio verso Fort Hanshan, hanno l'ordine di fermasi sul confine della zona militare. Quel posto è l'unico su Noveria dove Divisione N non è autorizzata ad agire, se dobbiamo farlo ci serve il tuo permesso. Ho fatto alzare in volo i droni da combattimento e due stormi di cannoniere, unità missilistiche si stanno posizionando in punti stabiliti. Missili a lunga gittata stanno scaldando i motori nei silos. L'idea è che nessuno di quei pirati possa lasciare il pianeta. » disse terminando la sua spiegazione. 
Dasha annuì, vedere una crisi affrontata con professionalità migliorava sempre il suo umore. 
« Una cosa vorrei capire, chi sono i tizi che stanno attaccando gli I.D.G. ? »
Naomi annuì « Vero, li ho chiamati pirati per comodità ma nessun pirata attaccarebbe una base militare. C'è però un altro problema. » affermò lei, quello che stava per dire le dava si parecchie preoccupazioni. 
La Weaver inarcò un sopracciglio guardandola, assumendo un'area interrogativa come a chiedersi cos'altro poteva andar storto in una giornata in cui si subiva un attacco dallo spazio? 
« Le stiamo ancora cercando, ma crediamo che Alexya, Diana e Trish potrebbero trovarsi alla base I.D.G. Qualche ora fa hanno preso una navetta... »
« Come...? » la interruppe bruscamente Dasha incredula . 
Ma prima che il suo capo della sicurezza potesse risponderle, l'omnitool di lei squillò segnalando una chiamata da Trish.
« Tesoro, dimmi subito dove siete tu e le tue sorelle? » 
« Ciao mamma, tutto bene, siamo a Fort Hanshan. »
« C'è una battaglia in corso! Venite via subito da li! »
« Non possiamo, ci sono i nostri amici. Manderesti qualcuno ad aiutarci. Senti, non ti arrabbiare, abbiamo con noi le nuove armature che ci hai fatto preparare. » 
« Cosa? No, anzi meglio, ora voi tre venite via e …. » ma non finì la frase che la comunicazione cadde. 
Cerco subito di richiamare la figlia, ma prima di riuscirci ricevette una seconda chiamata ma da Diana questa volta. 
« AIUTO MAMMA! AIUTO! STANNO CERCANDO DI CATTURARCI! CI VOGLIONO STUPRARE! NO FERMI, NON TACCATEMI. » e la comunicazione cadde nuovamente. 
Le urla disperate della ragazza si erano sentiti in tutta la sala, in essa regnava adesso un silenzio assoluto interrotto solo dai rumori dei computer. 
Su cosa successe dopo sorsero molte leggende, la più diffusa raccontava che un singolo capello andò fuori posto dondolando alcuni istanti davanti al viso di Dasha. 
Quindi si staccò e prima di toccare il suolo era divenuto completamente bianco, a causa dello stress che le parole della figlia avevano procurato. 

 
***** 

« Non avresti dovuto! » affermò Trish rivolta a Diana. 
« Almeno adesso siamo sicure che mamma manderà qualcuno, poi l'hai sentita, voleva che andassimo via. Io rimango qua e anche voi non vedere l'ora di combattere! » 
« Era quello che stavo cercando di fare anch'io, magari evitando la super sgridata con mega punizione che ci aspetta una volta tornate a casa! » 
Diana le sorrise allegra « Non essere tragica, coraggio sorelle andiamo a divertirci. » disse alzando euforica le braccia.
Un rumore insolito provenne dagli omnitool di tutti, guardandoli fu subito evidente l'assenza di segnale. Le comunicazioni erano appena state tagliate, potevano comunicare solo a corto raggio.  
« No. »
Tutti si girarono verso Alexya. 
« No a cosa? Beh...non vuoi combattere? » le chiese Diana veramente sorpresa. 
« Questa è una guerra, non un banale omicidio. Non possiamo agire come al solito. »
« Quanto la fai lunga. Noi siamo predatori, loro le prede. » 
« Non ti ricordi cosa è successo quanto abbiamo combattuto contro i mercenari per riprenderci Noveria? »
« Che abbiamo vinto? »
« No che per un mio errore siamo quasi morte tutte e tre, quella volta sei stata tu a salvarci. Possiamo combattere e uccidere, ma dobbiamo farlo con intelligenza. Non possiamo affidarci solo ai nostri sensi e all'istinto. » 
« Perché? »
« Perché non voglio che tu o altri vi facciate male.  »
L'impetuosità di Diana venne disarmata da quell'ammissione esplicita di affetto e quasi timidamente chiese « Allora che intenzioni hai? »
« Io, nessuna. » rispose Alexya e voltandosi verso i gemelli Coats « Siamo ai vostri ordini. »
« Cosa? » gridarono i due in simultanea, visibilmente sorpresi. 
« Siete gli unici militari presenti, penso riuscirete a stabilire quale sia la cosa migliore da fare. L'astuzia è qualcosa che non vi è mai mancata. »
Lo sguardo che si scambiarono Henry e William fu di pura incredulità. Ideare stupidi piani per gioco era una cosa, comandare era tutt'altra questione. 
Diversi rumori dall'esterno distrassero tutti, la prima a guardare fuori da una finestra fu Taiga che disse « Sono tutti in strada, sembrano diretti da qualche parte. »
« Stanno attuando il piano di evacuazione. » affermò Decunia, ottenendo l'attenzione di tutti. 
« Olivia ha fatto esercitare tutti i civili diverse volte, al suono della sirena avremo dovuto raggiungere una galleria che conduce all'esterno. Lì c'è uno spazio nascosto con navette per tutti, con impostata la rotta per Caninea. » spiegò la giovane turian.
« Brava Olivia. » mormorò William. 
« Pensa sempre a tutto. » aggiunse Henry « Direi che sappiamo cosa fare, proteggiamo l'evacuazione. Prima pensiamo a mettere tutti i non combattenti al sicuro, poi si attacca. » 
William fece apparire una mappa della base per orientarsi. La zona militare era un grosso rettangolo davanti all'ingresso principale sfondato dai nemici, quella civile aveva la forma di una L con l'estremità corta che affiancava il lato sinistro della base. 
Sullo schermo era contraddistinta da numerosi rettangoli di grandi dimensioni. Essendoci passati in mezzo poco prima, William ricordava bene che si trattava di magazzini. 
Niente di particolare, contenevano le scorte a uso civile. Osservando la loro disposizione sulla mappa, intuì subito un particolare.
« Bloccheremo i nemici nell'area dei magazzini. Olivia ha proprio pensato a tutto. » disse divertito. 
« Di che parli? » domandò il gemello. 
« Guardate bene tutti come sono disposti: in orizzontale, su più linee e senza spazi fra loro. Per superarli bisogna fare uno scomodo e lungo giro. Mentre ci passavamo in mezzo ho notato che erano identici a quelli militari, costruiti per resistere ad esplosioni. Offrono un riparo perfetto e bastono pochi soldati ad ostacolare nemici ben più numerosi. In più, in alto ci sono diverse gru per spostamento merci, i binari corrono sopra tutti i magazzini. Con una buona mira si può attaccare i nemici dall'alto. Credo che Olivia abbia pensato questa disposizione come linea di difesa improvvisata, un modo per guadagnare tempo. Dovremmo affrontare i nemici in quel punto. » 
« Direi che è un ottimo piano, ma io non verrò. Rimarrò ad aiutare William ed Henry nell'evacuazione. Non possiamo escludere che i nemici passino altrove. » dichiarò Trish.
« Ma se siamo tutte è più divertente. » commentò Diana. 
« Ha senso. » fu invece il pensiero di Alexya, d'accordo con l'idea della sorella. 
« Voi due, cercate solo di non litigare. » disse Trish.
Diana la cinse di lato « Andiamo sorella, ti permetto di farmi da spalla. » disse entusiasta. 
Il sopracciglio destro di Alexya si alzò di mezzo millimetro, a segnalare la sua irritazione. 
Trish si portò una mano davanti alla bocca “Speriamo bene. “ pensò
Prima di separarsi Henry e William spiegarono alle ragazze Weaver le loro impressioni sulle nuove corazze.
 
***** 
 
Una ventina di batarian stava correndo costeggiando i magazzini, costretti a seguirne la struttura non potendo aggirarli. Erano guidati da un'asari, li comandava dal centro di quella piccola formazione. 
Bastava osservarli per capire che erano tutti professionisti, non si trattava di una squadra improvvisata. Troppo precisi nei movimenti, quello che si raggiungeva solo con dei compagni fidati e di lungo corso. Indossavano tutti una corazza nera senza riconoscimenti. 
Un brivido, una sensazione che conosceva bene e sempre difficile da spiegare, percorse l'asari che si girò di scatto alle proprie spalle. Per arrivare a trecento anni come lei, saper combattere non bastava ma bisogna saper sviluppare anche un istinto di sopravvivenza. 
Estrasse la spada, mentre con la destra teneva la pistola, incrociando appena in tempo una seconda lama. 
Il contatto tra le armi durò solo una frazione di secondo, fece fuoco con la pistola mancando la testa del nemico di un soffio. Il misterioso aggressore prese le distanze allontanandosi con un salto biotico. Evitando il fuoco delle armi quasi saltellando, come a prenderli in giro. 
A una ventina di metri ritrasse la visiera del casco, mostrando il volto ai nemici. « Si vede che si forte, mia sorella aveva detto qualcosa sulla possibilità che parassi il mio attacco. Relegare me, Diana Weaver, a semplice distrazione...che ingiustizia. »
“Diana Weaver! Distrazione?” furono i pensieri dell'asari, ma ebbe solo il tempo di formularli che un suono gutturale alle sue spalle la fece voltare. 
Un batarian giaceva a terra con la gola tagliata, nessuna traccia dell'aggressore.
“ Merda!” pensò, riportando la propria attenzione al primo nemico.
Anche se sapeva cosa stava vedendo, la sua mente non riusciva ad accettarlo. 
Il volto di Diana era a pochi centimetri dal suo e capovolto, la vide farle l'occhiolino e sentì distintamente le sue parole « Attenti a non distrarvi, sono io la protagonista. » 
La visiera tornò a chiudersi. 
Essere a testa in giù, a metà di un salto mortale, non era un problema per la ragazza che riuscì ad aprire il petto di un batarian mentre era a mezz'aria. Per sparire di nuovo in un salto biotico, al termine della rotazione.
Due secondi di distrazione, un secondo a osservare cosa accadeva alle sue spalle e un altro per riportare l'attenzione sul davanti, due morti. 
Visibilmente agitata l'asari aprì un canale di comunicazione « Qui Rary, abbiamo incrociato la corritrice e credo la spadaccina. Avvertite il gruppo di Lenuc, potrebbero incrociare il nosila. » 

« Adesso mi spieghi perché mi hai detto di non mirare all'asari, se il primo attacco lo bloccava? » commentò scocciata Diana, Alexya era in piedi accanto a lei. 
Entrambe indifferenti all'altezza vertiginosa di decine di metri a cui si trovavano. Con i loro poteri avevano raggiunto i binari delle gru, sopra i magazzini, da essi avevano una perfetta visione dei nemici pur rimanendo al sicuro. La poca illuminazione di quel posto le nascondeva perfettamente, ed erano troppo in alto perché una normale arma potesse colpirle. 
« Voglio che richieda rinforzi, più nemici arrivano da noi meno saranno quelli che stanno attaccando la base militare e il carcere. Qui non possono fare veramente dei danni. »
« Ah! Quindi li vuoi attirare tutti qui, spaventando i primi arrivati che chiederanno aiuto? »
« Esattamente. »
« Allora, se non ti dispiace, vado a spaventarli ancora un po'. Ormai l'asari non credo serva più. »
« Diana, prima, con quel colpo di pistola hai rischiato. » la rimproverò Alexya, lei stava per rispondere ma la sorella le mise una mano in testa « Non m'importa se mi stai per dire che queste armature un colpo di pistola lo respingono benissimo, anch'io ho sentito il resoconto di William ed Henry. Diana, questo non è il nostro ambiente di caccia e dobbiamo essere più prudenti del solito. So che non posso veramente definirmi la sorella maggiore, ma ti chiedo di ascoltarmi per una volta: combatti seriamente, nessuna stupidaggine. »
« Va bene. » fu il semplice commento di Diana che si buttò a volo d'angelo nel vuoto, con la mente in subbuglio per quelle parole. Avrebbe preferito morire, piuttosto che farsi vedere commossa da lei. 
“Non ci riesce proprio a non esibirsi.” pensò Alexya sorridente dopo il salto della sorella. A volte sarebbe piaciuto anche lei essere meno seria. 
“Però al momento preferirei capire come funzionano queste armature. Le funzioni delle corazze vecchie ci sono, i sensori funzionano benissimo e sono molto più precisi nelle informazioni che trasmettono. Ma questa questa “analisi e valutazioni” davvero non la capisco. Dovrebbe essere attiva, ma non mi sembra stia facendo qualcosa.” 
Mise un piede appena oltre i binari e si lasciò cadere nel vuoto sotto di lei.  
*****
 
Tutte le civiltà hanno leggende su guerrieri implacabili, una volta colpiti dal fervore della battaglia. Nosila per le asari, berserker per gli umani, usyru per i batarian, sardrok per i krogan.  
Termini arcaici il cui vero significato si è perso nel tempo, ma di cui è rimasto il ricordo nella memoria collettiva. 

Al comando di un gruppo simili a quello di Rary, Lenuc aveva ignorato l'obiettivo della missione per svolgere il proprio compito che le era stato assegnato: catturare i civili ed usarli per costringere i sodati alla resa. 
Erano passati per la via più breve e apparentemente più difficile, passando attraverso la zona militare. Ma la sorpresa e la rapidità del loro attacco aveva fatto si che ci riuscissero senza troppi problemi. I difensori erano ancora confusi.
Solo non si sarebbe mai aspettata quel nemico, in piena vista e nel bel mezzo della strada. 
Impossibile sbagliarsi. Anche se doveva trattarsi di un modello diverso da quello segnalato nei documenti della missione, quella era un'armatura da phantom.
“Ė troppo presto, il loro intervento era stato ipotizzato ma non da subito.” pensò sapendo però di non aver tempo. 
« Sparpagliatevi e aprite il fuoco. » ordino ai batarian ai suoi comandi. Se la spadaccina e la corritrice stavano attaccando il gruppo di Rary, quella doveva essere la nosila. 
Ma non fu possibile farlo. Trish era scomparsa. 
Una dolore allucinante, una presa bestiale alla nuca. Lenuc avrebbe cercato di capire come le fosse arrivata di spalle, se solo il dolore le avesse permesso di pensare. Sentiva solo quello, oltre al rumore del casco della corazza che si spezzava. 
I batarian e un'altra asari aprirono il fuoco. Inutilmente.
« Con queste armature è fin troppo facile. » borbottò fra se Trish, leggermente delusa. Non cercava nemmeno di evitare i colpi, questi rimbalzavano sulla barriera biotica. Cercò di rimanere seria, mentre vedeva l'indicatore della barriera scendere e risalire di continuo. Per quanto ci provassero non riuscivano a farle abbastanza danno da far crollare la barriera che la proteggeva. 
Henry e William avevano ben spiegato le proprietà di quelle corazze, almeno di quelle di cui erano sicure. L'idea di essere a prova di proiettile, le aveva fatto venir voglia di mettere alla prova la propria corazza. 
Una granata venne lanciata contro di lei, la respinse di pugno in tutta tranquillità. Mandandola ad esplodere tra chi l'aveva lanciata.   
Un movimento netto e deciso, Trish strappò con decisione la testa dal corpo decapitando orribilmente Lenuc. Adesso però si stava annoiando. 
« Sorella! » gridò la sola altra asari presente. 
Chiunque fosse finì a terra frastornata, quando la testa di Rary le fu lanciata addosso come fosse un proiettile. 
« Avanti, fatevi sotto. » commentò con calma glaciale Trish, sfidandoli con un gesto a farsi sotto. Odiava essere stata egoista, ma se doveva essere sincera con i propri sentimenti sapeva di aver voluto andar senza le sue sorelle per puro egoismo. 
Anche lei amava l'arte della scherma, ma ogni tanto le piaceva fare a pezzi qualcosa anche a mani nude. Sentire i muscoli che si gonfiavano e tutta quella fatica in più le davano una sensazione che le piaceva. 
Però come farlo a capire a Alexya, una vera purista dello stile phantom e dello scherma? Come dirlo a Diana evitando qualche sua battuta infelice? Odiava avere segreti con loro.
“Tornate a casa preparerò una torta per tutte e addio ai sensi di colpa.” 
« Uccidete quella stronza! » urlò l'asari di prima. 
Trish, sotto il casco, sorrise. Da sola non pensava che sarebbe riuscita a trattenere eventuali nemici, aveva riflettuto che la cosa migliore sarebbe stata provocarli e far si che fossero loro a decidere di fermarsi per affrontarla. Stava facendo da esca, mentre i gemelli Coats e Taiga aiutavano con l'evacuazione. 
Estrasse Yakshi, con il piatto della spada colpì l'aria che parve creparsi come uno specchio rotto sotto i suoi poteri biotici. 
Si liberò un'incredibile onda energetica. Metallo, carne e ossa si frantumarono lasciando una ventina di nemici morenti al suolo. 
« Posso sapere chi siete? Questo pianeta è casa mia. » chiese cordialmente all'asari, casualmente ancora in vita. Il suo casco era munito di una visiera che le permetteva di guardarla dritta negli occhi. 
Uno sguardo pieno di odio e prossimo al pianto. 
Il phantom si lecco le labbra famelica, le piaceva la disperazione dei nemici. 
Alzò la spada, l'avrebbe torturata per avere le informazioni necessarie ma Yakshi non raggiunse il suo bersaglio. 
Trish scattò all'indietro, evitando alcuni colpi d'arma da fuoco sparati da un nemico ignoto. 
Non tardarono a mostrarsi: tre asari, sempre con la medesima armatura nera priva di ogni riconoscimento. 
Due presero la compagna ferita e scapparono, ne rimase solo una. 
Trish l'osservò e quello che vide le piacque. « Sei forte. »
L'asari caricò con un potente salto biotico, le lame si scontrarono e Trish fu sbalzata di diversi metri indietro. Riuscendo però a ricadere in piedi.

La sua barriera biotica era crollata, sarebbero serviti alcuni minuti perchè si ricaricasse
Chiunque fosse quell'asari era in gamba, aveva incorporato energia biotica nella spada per rilasciarla un attimo prima che le lame si toccassero. 
Una mossa da veri professionisti, tra questi solo per pochi. 
Si rimise in guardia.
L'asari carico a testa bassa evitando l'attacco di Trish con una finta. 
Segui uno scambio di colpi di enorme potenza, chiunque fosse resisteva alla potenza dei colpi del phantom rafforzando il proprio corpo con i poteri biotici e grazie un eccellente tecnica di spada. Riusciva a deviare molti dei colpi in arrivo, scaricando la loro potenza al suolo e evitando gli altri. 
Degli attacchi che spezzavano il cemento sotto ai loro piedi, se uno solo di essi fosse andato a segno la misteriosa nemica in corazza nera sarebbe morta con la schiena spezzata nel migliore dei casi. 
L'asari saltò all'indietro per prendere le distanze, quel veloce e intenso scambio di colpi l'aveva stancata. 
Sapeva di non poter competere di potenza con Trish Weaver, la nosila, se voleva rimanere viva doveva sbrigarsi. 
Attaccò nuovamente, come si aspettava la ragazza reagì come prima. Riuscì nuovamente a fintare, la spada di Trish colpì il suolo. 
Lei ci mise sopra il piede per bloccarla, facendo rimanere il phantom chinato in avanti per quell'istante necessario alla spada per raggiungere il suo collo. 
Trish non avvertì il minimo dolore o altro, mentre la lama veniva fatta deviare dalla corazza dell'armatura. Saltarono all'indietro all'unisono, prendendo le distanze. 
In preda alla rabbia Trish si tolse il casco « Chi diavolo siete? »
L'asari sparì nel nulla, lei si guardò intorno ma non avvertì più la sua presenza. Era scappata. 
Si portò una mano sul collo, era successo qualcosa che l'aveva salvata. Era certa che l'icona, nel visore interno del casco, “Analisi e valutazione” si fosse attivata proprio mentre stava per morire. 
Quel colpo era stato troppo accurato per sperare che la corazza e barriere biotiche potessero bloccarlo. 
Si morse le labbra fino a sanguinare, cercando di accettare l'umiliazione che sentiva. 
Doveva rimanere calma, in natura l'onore e sentimenti simili non esistevano.
I predatori cacciavano per motivi ben più pratici, l'unica cosa che contava era rimanere in vita. Il come e il perchè non avevano nessuna importanza, questo gli aveva insegnato Isabella. 
Questa era la prima volta che aveva difficoltà a seguire i suoi insegnamenti. 
Aveva perso, doveva accettarlo. C'era un predatore più forte di lei su quel campo di battaglia, per la prima volta non era qualcuno della sua famiglia. 
Chiunque fosse quell'asari era forte, con una profonda conoscenza delle tecniche biotiche e immune  alla lettura del corpo. Non era riuscita ad anticipare una sola mossa di quel nemico. 
Respirò lentamente per cercare di controllarsi, non doveva dimenticare il suo scopo. 
Prima l'evacuazione, ma quando avrebbero attaccato sarebbe andata a cercarla. 

***** 
« Voi... »
                «... chi siete? »
Domandarono Alexya e Trish, davanti a ciascuna un'asari in armatura nera priva di riconoscimenti. 

Grzie di aver letto fino a questo punto. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, a essere onesto mi rendo conto di averne scritti di più belli. Qualche idea su chi siano i misteriosi aggressori?  Chi possono essere le asari in corazza nera? 

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Capitolo 7
*** Aggiornamenti ***


Prima della lettura di questo capitolo, consiglio le seguenti OS:
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3709869 (Vita da Studente.) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3734955&i=1 (L'imperatrice Alexya.) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3768680&i=1 (l'eccitazione di essere vivo. )

Nessun movimento superfluo, Alexya combatteva magistralmente sul campo di battaglia evitando gli attacchi di quel solo nemico. Un'asari in armatura nera.
La stava affrontando da trenta secondi, poteva dirsi certa di alcune cose: chiunque fosse era addestrata in modo simile a lei, non cercando lo scontro diretto ma agendo per cercare di confonderla e creare aperture nella sua difesa. 
Anche le armi a disposizione di entrambe non era molto diverso: poteri biotici, una spada e una pistola per l'asari. Spada, poteri biotici e cannone biotico per Alexya.
I primi due erano sempre stati sufficienti, era con quelli che un phantom uccideva. Il cannone era giusto un'aggiunta di emergenza.
Però sapeva di star perdendo troppo tempo, trenta secondi per un uccisione erano troppi. Tanto più considerando la situazione, era in corso una battaglia e non poteva permettersi indugi su un singolo avversario. Quel primo gruppo di nemici che avevano intercettato, era riuscito a scappare quando quelle due asari erano intervenute. 
Lo considerava un fallimento personale, ma stava imparando che fallire in guerra era molto più facile che durante un'assassinio. Vi erano troppe cose che non dipendevano da lei.
« Diana, l'hai notato? » chiese al comunicatore. 
La sorella era come lei impegnata ad affrontare un'altra di quelle misteriose asari « Non me ne parlare, non riesco a leggerne i movimenti. Quando credo che stia per fare una cosa, fa altro. Odio non potermi fidare dei miei sensi. » 
Alexya annuì un assenso, la lettura del corpo poteva essere ingannata. Non era poi così difficile: bastava innanzitutto rendersi conto che dalla semplice postura si poteva indovinare la mossa successiva, se si era bravi osservatori. 
Una volta capito questo era sufficiente allenarsi a fintare. Era però sicura che quelle due asari non stesso facendo niente di simile. Questo non toglieva però niente alle loro abilità di combattimento. 
Come aveva detto Diana, erano i loro sensi a sbagliare anche se non ne capiva il motivo. 
// Analisi in corso// 
La vocina sintetica sorprese Alexya che preferì guadagnare un paio di metri di distanza. Sul visore, in un angolino, vedeva un'icona triangolare roteare. 
Pensò che doveva averla avviata per sbaglio, con qualche sequenza degli occhi. 
Era pratica comune, soprattutto presso i militari, l'attivazione di certe funzioni della corazza tramite movimenti oculari o del collo. 
// Valutazione: contromisure possibili. Si desidera attivarle? //
Lei rimase un attimo dubbiosa, non sapendo cosa sarebbe successo. 
« Si. » 
Imprecò mentalmente schivando un paio di colpi di pistola, parando nel contempo un affondo. 
Non successe niente.
Mosse gli occhi nel gesto più comune nell'indicare una risposta affermativa. 
// Attendere prego...// 
Saltò indietro, quindi in alto combinando un paio di salti biotici e un trasporto di fase. Ritornando quasi alla stessa altezza delle gru. Lasciandosi poi ricadere verso il basso. 
Quella era la posizione migliore per guadagnare tempo, un biotico normale non poteva usare due poteri di seguito come chi aveva il diciannove.
Infatti vide l'asari osservarla dal basso, puntandole contro e facendo fuoco con la pistola, pronta ad attaccarla al corpo a corpo mentre ricadeva verso il basso. 
//Installazione completata. Impostazioni modificate, trasmissione alle altre unità in corso. //
“Altre unità?” 
A cinque metri dal suolo, una portata raggiungibile per qualunque biotico, l'asari l'attacco in aria. 
Un taglio netto all'altezza della spalla sinistra, il braccio rimbalzò sul terreno.
Alexya atterrò in ginocchio.
L'asari cadde malamente a terra, alleggerita di un arto.  
Scomparve in un trasporto di fase. 
Alexya si limitò a una lieve smorfia. Aveva mirato per uccidere, la sua avversaria aveva quindi fatto una scelta in pochi decimi di secondo: la vita o usare il braccio per parare l'attacco. 
Per una volta la ragazza provò ammirazione per la sua avversaria, senza esitazioni aveva compiuto quella scelta senza esitazione.
« Si può sapere cosa è successo? » chiese Diana sopraggiungendo in quel momento « Ho visto un'icona di caricamento sul visore, dopo sono riuscita a prevedere ogni mossa del nemico. »
« La tua preda? »
« Scappata, subito dopo la tua. Non male queste misteriose asari, sono divertiti da combattere e uccidere. » 
« Raggiungiamo Trish e gli altri! Sbrighiamoci.» 
« Perché scusa? Anche se quei batarian comandanti da quell'asari sono passati, c'è Trish con gli altri. Li farà a pezzi senza problemi. » 
« Alcune di quelle asari sono quasi al nostro livello, se noi possiamo infiltrarci senza problemi lo possono fare anche loro. Potrebbero averci aggirato, se così fosse Trish non potrebbe affrontarle e nel contempo difendere i nostri amici dai batarian.  »
Una possibilità che allarmò Diana, insieme alla sorella corse veloce occultandosi. 


***** 


Cinque contro una, veloci e agili quanto lei. Trish era in difficoltà, quelle cinque asari erano differenti da quella uccisa precedentemente. Erano sopraggiunte poco dopo che lei si era ricongiunta con gli altri.
Incontrarne già una al suo livello era stata una sorpresa, cinque qualcosa di veramente inaspettato. 
Si chiese se quella che l'aveva quasi uccisa fosse tra loro, erano tutte con la medesima armatura che lasciva intravedere solo i loro occhi. Impossibile distinguerle. 
Era riuscita a farle allontanare dagli altri, a farsi inseguire attraverso recinzioni, case vuote e saltando sui tetti. Per vincere avrebbe dovuto impegnarsi, non sarebbe riuscita a farlo senza coinvolgerli se fosse rimasta vicina a loro. 
I gemelli avevano decisi che sarebbero scappati con gli ultimi civili, ritenendo loro dovere rimanere fino all'ultimo. 
A quella decisione Taiga non aveva voluto sentir ragione ed era rimasta. 
Decunia e Dante avrebbero invece imboccato il tunnel della fuga, se quelle asari non fossero arrivate a complicare la fuga. 
Sperava che ce la facessero, che l'incredibile fortuna che sembrava contraddistinguere Henry e William proteggesse tutti fino al suo ritorno. 
Taiga era solo un biotico di livello uno, per quanto il suo carattere fosse forte non avrebbe retto più di qualche minuto in un combattimento vero. 
Henry e William erano armati di fucili mitragliatori presi in casa di Olivia, ma erano dilettanti. Sapevano solo quello che avevano imparato in addestramento.
Decunia e Dante, dentro a delle corazze trovate nell'armeria di casa insieme alle armi, non potevano essere d'aiuto.
Era un bene che tutti quelli del gruppo della Normandy SR3 si fossero accordati per usare la medesima combinazione, per le stanze dove tenevano al sicuro armi e corazze. Era stato escogitato perché chiunque di loro ne avesse bisogno, potesse accedervi liberamente. 

Le asari le giravano attorno in direzioni opposte, per cercare di disorientarla. 
Non perdevano tempo sparandole addosso, sapevano bene che avrebbe schivato i colpi.
In ogni caso i suoi scudi l'avrebbero protetta. 
Per abbatterla dovevano farlo da distanza ravvicinata, usando i propri poteri. 
Trish fece dei bravi scatti, loro mantennero le distanze pazienti. 
Alla fine si ritrovava sempre accerchiata. Il primo attacco arrivò alle spalle, lo parrò senza problemi.
Troppo semplice e prevedibile, era evidente che la stavano testando. 
La cosa si ripeté più volte, con sua profonda irritazione. Stava sbagliando e lo sapeva, più volte aveva calcolato male le distanze fallendo nell'uccidere. Non riusciva ad anticiparne le mosse. 
Usando ogni suo senso la ragazza si proteggeva dagli attacchi, ogni volta più studiati a potenti. Quello che la vista non le diceva, lo faceva l'udito. Non poteva però durare all'infinito. 
La fatica si sarebbe fatta sentire.
Una serie di rapidi attacchi, il phantom roteò su se stesso parando e tenendo i nemici a distanza. 
In mezzo a quella confusione riuscì d afferrare un polso di qualcuno, stringendolo così forte da frantumarlo. Non riuscì però ad affondare la spada nel fianco del nemico trattenuto. 
Per difendersi dalle altre quattro asari, fu costretta a lasciarla andare. 
Gli attacchi adesso si fecero ancora più insistenti, aver ferito una di loro non aveva dato vantaggi. Anche se impossibilitata a usare una mano, l'asari ferita continuava a combattere con le altre. 
Usavano solo le lame, consce che i poteri di Trish avrebbero annullato i loro.
Li conservavano per quel singolo istante in cui sarebbero stati utili.
Finalmente il phantom parve stanco.  
Il primo attacco fu un'onda d'urto, s'infranse sulla barriera biotica di lei facendola crollare ma nel contempo annullando totalmente l'attacco. Trish non subì altri danni. 
Il secondo attacco fu anch'esso un'onda d'urto, annullato dai poteri della ragazza. 
Anche se solo per due secondi Trish rimase scoperta, impossibilitata ad annullare due attacchi di seguito. Sebbene i nuclei di eezo 19 non si scaricassero, servivano due secondi per richiamare l'energia oscura ad avvolgere il corpo della ragazza. 
La terza onda d'urto la prese in pieno. Sbalzata in aria, ricadde indietro di diversi metri dopo aver rimbalzato un paio di volte. 
Si rialzò all'istante, dolorante ma non ferita. La corazza era integra, ma i suoi poteri erano al minimo. 
La più grande caratterista del 19 era anche la sua maggior debolezza: annullare l'energia dell'eezo normale. Era qualcosa che non si poteva controllare, per annullarla annullava un'uguale quantità di se stessa. 
Una serie di coordinati attacchi biotici potevano quindi aver successo, ma nessuno fin'ora aveva mai mostrato l'abilità necessaria per attuarli. 
Un ostacolo a questa strategia era che le tre sorelle agivano sempre insieme. 
Aver trovato Trish Weaver isolata era stata una fortuna inaspettata. 
Un manto di energia oscura rivestì la ragazza. Una tecnica che il phantom riconobbe senza problemi, era un attacco deformane: una tecnica che danneggiava a livello molecolare il suo bersaglio. 
Ma aveva un'altra caratteristica che lei conosceva, incrociò le braccia pronta a resistere. 
L'esplosione fu intensa, esattamente sulla sua posizione. 
Deformazione in combinazione con alcuni attacchi generava una potente esplosione. Tutta l'energia che con essa si depositava sul bersaglio deflagrava all'istante.
A Trish sembrò di essere dentro a un barile preso a calci. 

Sul display apparve un'icona di caricamento per alcuni secondi.
//Analisi: strati esterni della corazza danneggiati. Strato esterno danneggiato al 5% //
// Valutazione: operatività massima. Nessun danno ai sistemi. Aggiornamenti installati. //
“Aggiornamenti?“ pensò dubbiosa.
Trish trasse un profondo e lungo respiro. Doveva ammetterlo, si era fatta male. Era dolore quello che stava provando e questo la faceva arrabbiare. 
Ma la rabbia voleva dire eccitazione.
Sorrise.

« Trish starà bene? » chiese Dante ad alta voce. Decunia lo abbracciava per proteggerlo ma anche per farsi coraggio mentre gli spari risuonavano attorno a loro. Alcuni batarian capeggiati da un'asari erano sopraggiunti impedendo loro di fuggire. Taiga aveva eretto una precaria cupola biotica, sotto cui avevano trovato protezione. Nascondendosi tutti quanti dietro a un muretto in cemento, a sua volta nella cupola.  
« Non ti preoccupare. » gli rispose William accovacciandosi accanto a lui per cambiare la clip termica del fucile. « È il biotico più forte di tutti. »
Henry continuava a sparare ai nemici, evidentemente più spaventato del gemello. A differenza di lui, non si era mai trovato in azione. William aveva già ucciso una volta, anche se da distante e con un fucile. 
Dante guardò William dubbioso « Credevo che i più forti fossero Isabella o Alexya, almeno dai racconti di mamma. » 
« Ho detto forte, non abile. » 
Lui avrebbe voluto saperne di più, ma non osò chiedere essendo William tornato a sparare.

Maremoto biotico, erano stati a proprio i gemelli Coats i primi ad esaminare quella singolare manifestazione di potere biotico di cui solo Trish sembrava portatrice. 
Quella definizione era venuta spontanea, perché quando la ragazza colpiva veramente con forza smuoveva masse di energia enormi. Il risultato in natura era qualcosa che non poteva esistere, una zona priva di energia oscura. 
Esisteva solo per alcuni secondi, perchè l'energia oscura tornava subito a riempire quel vuoto. A seconda della quantità di energia smossa, questo poteva essere un evento più o meno violento. 
Quando aveva affrontato il primo gruppo di nemici, era stata un'onda d'urto debole per lei ma straordinaria nella normale scala di poteri biotici. 
Come da proprietà di quell'attaccò, sbalzò i nemici all'indietro ma a spezzarne le ossa fu qualcosa d'invisibile: l'energia oscura che si riappropriava dello spazio toltole. 

Non fu facile per Trish allenare quel potere, un aiuto imprevisto le arrivò da Moay. Un'asari sua compagna di classe, cieca e famosa scultrice di opere biotiche. Per lei era anche un'amica, una socia e un'amante occasionale. 
Muoveva la creta senza toccarla con le mani, dandole la forma desiderata con solo i suoi poteri. 
Proprio perché cieca riusciva a percepire la potenza degli attacchi di Trish.
La giovane Weaver non controllava affatto quegli attacchi, fu l'asari a suggerirle di provare con la creta biotica per gestire meglio la sua energia. 
I primi risultati furono disastrosi, i poteri di Trish erano semplicemente troppo potenti per gestire qualcosa di delicato come della creta. Pur tenendo le mani al massimo della distanza, mentre faceva affluire in esse energia biotica, bastava avvicinarle di poco che la creta schizzava in tutta la stanza. 
Ci vollero sei messi e tanti insulti da parte dell'asari, il suo pessimo carattere era famoso quanto il suo valore come artista, perché riuscisse anche solo a muovere la creta senza lanciarla ovunque. 
In due anni il suo controllo si era accresciuto, anche se per certi aspetti rimaneva inferiore ad Alexya e Diana. 

Trish allungo le mani davanti a se, un alone blu elettrico le circondava. Sembrò quasi che le stesse immergendo in qualcosa. 
Le mosse di scatto da destra verso sinistra. Tutti gli edifici circostanti ondeggiarono in tal senso. 
Davanti alla ragazza ogni cosa fu sballottata in quella direzione, le cinque nemiche ma anche un paio di auto, pezzi di muro staccatesi delle abitazioni, infinite schegge di vetro delle innumerevoli finestre mandante in frantumi e tutto quello che non era bloccato al suolo. 
Yakshi, ben stretta nel palmo di Trish, brillò. 
La ragazza sorrise, quando si accorse che i nemici non riuscivano più a scapparle come prima.
La prima asari a morire riuscì solo a lanciare un grido d'allarme e mentre la sua testa decapitata della lama cadeva, la seconda fu afferrata per la faccia con la mano libera e schiacciata al suolo.
Il suo cervello macchiò la strada ormai distrutta del combattimento, nel frattempo che la terza asari cercava la fuga sfruttando la sua agilità. 
Ma essa terminò bruscamente, quando fendente il di Yakshi le amputò i piedi. Le sue grida tacquero quando la gola le venne tagliata, non poté assistere al contrattacco delle sue due compagne rimaste in vita...
Era passato abbastanza tempo, i loro nuclei si erano ricaricati. Nuovamente un attacco deformante, seguito da un'onda d'urto dell'altra asari. Questa volta non vi fu nessuna esplosione. 
… e come esso s'infranse contro la semplice energica biotica che avvolgeva Trish. Due asari, due semplici attacchi biotici non potevano consumare le sue difese. 
Dal ventre fino alla gola, il taglio della spada era netto e profondo al punto di lasciar scorta la colonna vertebrale della quarta asari.
L'ultima asari riuscì a estrarre l'arma, mentre la compagna accanto a lei moriva, ma il buco in pieno petto gli impedì di fare altro. 
Moriva nel più totale disinteresse della ragazza che si guardava la mano dicendo « Non male questo canone biotico. » 
La sua vita si estingueva sotto tali parole. 
Trish si guardò in giro malinconica, sapeva che avrebbe dovuto pigliarne almeno una viva ma si era lasciata prendere la mano. Quasi mai riusciva ad usare alcune delle tecniche che duramente aveva allenato, davanti a questa prospettiva si era eccitata non riuscendo a trattenersi. 
“Speriamo che Alexya non si senta in diritto di farmi una predica, a volte Diana ha ragione... è un po' pesante. Torniamo dagli altri.“ 

« Preso! » gridò trionfante il batarian afferrando Dante e passandolo a Rary, l'asari gli fece perdere i sensi con un pugno ben assestato al volto. Se lo caricò in spalle. 
Feriti ma vivi, tenuti schiena al muro: William, Henry, Taiga e Decunia non potevano fare niente. Erano stati catturati assieme agli ultimi civili in fuga, una cinquantina di persone in tutto. Erano bastate alcune granate stordenti e una fumogena, ed erano stati presi. 
William si ritrovò con la mascella slogata, dopo un calcio in faccia da parte di uno dei batarian che faceva la guardia ai prigionieri. Aveva provato a ribellarsi quando Dante era stato portato via. 
Soddisfatta di quel importante risultato, Rary ordinò « Fate la guardia, io ritorno alle navi... » 
« Occhi a me, grazie. » annunciò Diana, interropendo l'asari.
La frase lasciò tutti un attimo interdetti. 
Era in mezzo ai nemici, come apparsa dal nulla accanto a Rary. 
Un corale « Uccidetela! » accompagnò la reazione dei batarian che puntarono le armi.
Rary scappò via, portandosi dietro Dante. Gli obiettivi della missione non erano in discussione, la cattura di quel umano aveva la priorità.
I batarian non ebbero modo di attuare la loro minaccia. 
Il nemico era sparito.
« Andiamo, provate almeno a seguirli i miei movimenti. » la voce venne da dietro le loro spalle, si voltarono solo per trovare un proprio compagno ucciso con un taglio alla gola. 
« Impegnatevi di più. » ancora una volta la voce venne da una direzione diversa, un altro batarian morto.
Nessuna traccia di lei. 
Per una volta la ragazza si stava impegnando al massimo della sua serietà, il che non escludeva provocare almeno un po' i nemici.  
Aveva promesso ad Alexya che per questa volta avrebbe fatto le cose per bene, più o meno.  
Decunia guardava terrorizzata i nemici cadere, Diana le faceva più paura di loro. 
Perché sentiva chiaramente la sua soddisfazione nell'uccidere e la sua maestria nel farlo.
Quando Taiga le aveva detto che non si vedevano o sentivano se facevano sul serio, aveva pensato a una esagerazione. Invece era quello che Diana stava mettendo assurdamente in pratica, se solo se ne fosse stata zitta. Appariva sempre alle spalle di un batarian, scegliendo sempre l'elemento che nessuno guardava in quel momento. Era una tattica semplice, niente di straordinario, ad esserlo era il suo tempismo, la velocità e la facilità con cui uccideva in un secondo per poi sparire occultata. 
Un movimento di Henry acconto a lei la fece distrarre. Il ragazzo saltò addosso, prendendolo di spalle, al batarian più vicino di guardia ai prigionieri. 
Gli strappò il coltello che portava alla cintura, piantandoglielo in gola. 
Cercò di non vomitare e di rimanere lucido, mentre la sua mente lavorava per accettare l'idea che aveva appena ucciso. 
« Diana! Vengo ad aiutarti! » urlò tremante. 
Un bacio da due dolci labbra lo zittì. La ragazza era apparsa davanti a lui, la visiera era aperta « Grazie, ma non serve. » I nemici erano tutti morti. 
Nel tempo che lui aveva impiegato a far fuori quel singolo nemico, lei aveva finito con gli altri. 
Al primo bacio ne seguì un altro, più passionale e lungo.
« Diana cosa stai facendo? » chiese lui, non gli sembrava il momento più adatto per quello. 
« Non lo so bene, ma William si è sentito male la prima volta che ha ucciso. Pensavo che se non ti piace come ricordo, forse puoi sostituirlo con quello di un mio bacio. In ogni caso, mi piace il maschio che sa combattere. »
« Io...Dante! Dobbiamo salvarlo! » affermò, cercando di rimare concentrato. 
Lei gli fece l'occhiolino « Non ti preoccupare. » 

Rary si fermò guardandosi attorno allarmata e tesa, il suo respiro pesante e affaticato era l'unico suono. Era scappata velocemente, portandosi dietro Dante. « Non sembra sia stata abbastanza rapida.» disse. 
« Chiunque voi siate, siete decisamente sopra la media per avvertire la mia presenza. » 
Alexya fuoriuscire dalle ombre, da un angolo poco illuminato tra due case. Avanzò sicura arrivando dalla sinistra di Rary, l'asari la teneva sotto tiro con l'arma ben consapevole di chi aveva davanti. 
« Chi siete? Cosa volate da Dante? » domandò Alexya, facendo pensare a un padrone severo che si rivolgeva al suo servo più stupido e disobbediente. 
« Da lui? Solo il suo materiale genetico. » affermò provocatoria, credeva che irritandola sarebbe riuscita a farle commettere un errore. Aveva Dante con se, sarebbe stato un ostaggio importante da usare in quello scontro che sapeva di non poter vincere con la violenza. 
L'asari non poteva saperlo, ma le sue parole lasciarono la ragazza un attimo assente. Nella sua mente si ripeteva quelle frase...

                                                         ...materiale genetico...
                                                                   ...materiale genetico..


Un bagliore scarlato, l'aurea biotica di Alexya virò dal blu al rosso. Si sentiva furiosa, tanto da non riuscire dal trattenersi dall'urlare « C'è solo una femmina che ha diritto al suo materiale genetico! »
« Eh?! » quell'istante di stupore fu l'ultimo di Rary.

Alexya si chinò verso Dante, ancora svenuto a terra ma sano. Delicatamente, con una mano, gli pulì il viso da una goccia di sangue blu. 
“È così carino mentre dorme...se gli rubassi un bacio, sarebbe così immorale? Ma cosa vado a pensare? Tutta colpa degli ormoni, sapevo che non dovevo andare in rosso. Quando mi passeranno questi squilibri ormonali? Non posso andare in calore, avere il desiderio di accoppiarmi ogni volta che lo uso. Speriamo mi passi presto. Autocontrollo innanzitutto.”
Da un vano porta oggetti della corazza estrasse una pillola di eezo, alzò la visiera e se la buttò in bocca. Erano le uniche cose che bloccavano quell'effetto collaterale dello stadio rosso, dovuto a scariche residue di energia che sovra stimolavano la produzione di certi ormoni. Facendo come da parafulmini, la pastiglia attirava a se quei residui di energia. 
Lo sollevò prendendolo in braccio, lieta che il casco integrale nascondesse il lieve rossore che si sentiva in viso. Stringerlo così vicino a se, le dava una sensazione piacevole. 

Si ritrovarono tutti all'imbocco della via di fuga. 
« Mmm mm mmm mmmm . » borbottò William, ancora con la mascella slogata.
Henry annuì e disse « Quello che il mio gemello sta dicendo è che abbiamo preso il controllo delle luci ambientali. Possiamo far scendere la notte quando volete. »
Le tre sorelle annuirono soddisfatte. « Molto bene. Adesso voi andate e chiudetevi la via di fuga alle vostre spalle. Una volta fatto, abbassate le luci.  » disse Alexya. 
« Sicure di cavarvela senza di noi? »
« Adesso che i civili sono tutti al sicuro potremmo combattere meglio. In ogni caso avette sempre l'accesso informatico alle nostre corazze. Non potremmo chiedere un supporto migliore di voi, in caso di imprevisti. » commentò Trish. 
« Un modo gentile per liquidarci e tenerci al sicuro, ma lo apprezzo. » disse Henry, mettendo in imbarazzo l'amica. Segno che ci aveva preso. 
« Esatto, l'obiettivo adesso è solo uno: abbattere i nemici nella base militare. » affermò risoluta Alexya. Sapere esattamente cosa fare, la rendeva ancora più decisa del solito.
« Ci hanno sorpreso una volta, adesso saremo noi a sorprenderli. » dichiarò energica Diana.  
« William aveva un messaggio anche per te, Taiga. » dichiarò Henry voltandosi verso all'amica.
« Mmmm? » (Che cazzo stai dicendo?) mormorò il fratello. 
« Ha detto: Mi vorresti sposare, dopo tutto questo? »
Taiga divenne rossa come un peperone, mentre William emetteva versi incomprensibili ma il cui significato non era un problema. Risero tutti di gusto. 
Dante ne approfittò per avvicinarsi ad Alexya per dirle « Grazie di avermi salvato, sono contento di vedere che non ti sia fatta male per me. »
È ridicolo che mi sia invaghita di un bambino, mettiamo fine a questa storia.” pensò la ragazza, non senza provare un senso di malinconia « Ho ucciso l'asari che ti aveva rapito, è morta soffrendo. Al simulatore ti ho confidato che ti trovo carino, io invece ti piaccio ma come vedi sono troppo pericolosa. » 
Il dodicenne non ebbe problemi a risponderle « “A volte bisogna essere crudeli e severi, anche quando vorremo solo essere gentili con il prossimo.” Una volta nonna Ashley mi ha dato questa risposta, quando gli ho chiesto perché Olivia piangeva rientrata da una missione. Non so bene cosa voglia dire, mi sembrava un discorso troppo da grandi per me... ma... ecco... tu mi ci hai fatto pensare. » 
Lei gli accarezzò la testa, limitandosi a dire « Grazie. » 

La porta blindata si chiuse, come concordato i gemelli spostarono le luci sulla funzione notturna. 
La notte artificiale scese su Fort Hanshan. 
Questa era rischiarata dalle luci artificiali che si accendevano un po' ovunque a illuminare le strade. 
Da dove si trovavano le sorelle Weaver, la base era illuminata dal bagliore dei fuochi e delle armi.
I rumori dei combattimenti giungevano nitidi fino a loro. 
S'incamminarono nel buio.
Sorridevano, sotto i caschi. 
L'idea di un nemico forte le entusiasmava. 
Essere al loro livello, non era un deterrente per fermale. 
Fiutavano l'odore del sangue, percepivano la sensazione della violenza.
Amavano il buio, come l'assenza di luce alterasse la percezione della realtà. 
Era nelle tenebre che i predatori più feroci aspettavano.  
Nelle tenebre le prede tremavano in attesa del ritorno della luce. 
Presto avrebbero dimostrato quanto poteva essere pericolosa l'oscurità di Noveria. 
Chi fra loro e quelle asari in armatura nera era il predatore più letale.  

 

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Capitolo 8
*** Odore di carne cotta ***


Vorcha ovunque, morti e vivi. 
Cadaveri smembrati o bruciati.
I vivi che passavano sui morti, solo per aggiungersi ad essi. 

Divisi in dieci tronconi in linea fra loro, spalla contro spalla, i soldati del I reggimento continuava a respingere la marea di vorcha.
I T-17 sparavano a raffica, i nemici cadevano morti e mutilati a ogni colpo. Non vi erano feriti in questa battaglia, la potenza dell'arma dava poche possibilità di cavarsela.
Un colpo di striscio poteva far perdere una gamba o portare via un braccio e buona parte del relativo fianco.
I suoi colpi infiniti, alimentato dal generatore della corazza NC-13, facevano si che i soldati non si curassero di quanti ne sprecassero. 
Era un fuoco di sbarramento incessante quello che i vorcha si trovavano ad affrontare.
Il loro armamento inadeguato, i colpi delle loro armi rimbalzano sulla corazza NC-13. 
Tranne un paio di morti dovuti alla sorpresa dell'assalto iniziale, il I non aveva subito altre perdite. 
Simili a castelli, il I resisteva diviso nelle sue dieci sezioni. 
Non bastavano granate o altri esplosivi di piccolo calibro a smuoverli. 
La NC-13 resisteva. 
Un metallo ed energia. 
Resisteva al fuoco delle torrette lancifiamme.
Resisteva a esplosioni che avrebbero tranciato gli arti ai soldati. 
Resisteva a tutto quello che il nemico le tirava addosso. 
Lo stesso faceva il I reggimento. 
Resistere...finché si poteva. 
I vorcha che più si avvicinavano erano respinti dalle fiamme del vespene dei piromani, di loro rimaneva solo la cenere. 
Da lontano i T-17 li distruggevano, da vicino il vespene li inceneriva e la NC-13 neutralizzava ogni attacco. 
Ma nessuna difesa era eterna e perfetta. Il metallo delle corazze poco per volta subiva danni, quando i loro scudi crollavano sotto il fuoco nemico.
La granate facevano sempre danni, anche se minimi. 
Il I poteva resistere per ore, non per sempre. Lo sapevano i nemici e chi lo comandava. 
Poco importava la presenza di Isabella. 
Il phantom psicopatico si era dato alla pazza gioia.
Combatteva in mezzo ai nemici.
Si lanciava tra di loro con i suoi poteri.
Non avendo alleati attorno, agiva impunemente come piaceva a lei. Conscia che ogni essere che la circondava era solo qualcosa da uccidere. 
Li schiacciava a terra divertita, come una bambina che avesse appena finito di torturare degli insetti. 
Ma per quanti nemici attirasse su di se, per quanti ne eliminasse essi erano semplicemente troppi.
Mirava in particolare agli yahg, i pochi ad accompagnare i vorcha in quella battaglia erano armati di lame su ambedue le braccia. 
Erano state quelle armi a causare le uniche morti nel reggimento. 
Per una fanatiche di lame come lei, era una sfida che non poteva rifiutare. 
Ma gli yagh non erano spadaccini, muovevano con forza le grosse lame ma la differenza era disarmante.
La loro mole era solo un vantaggio per Isabella, li colpiva più facilmente. Lo stesso valeva per i soldati del I. 
Ma erano orgogliosi e fieri e questo al phantom piaceva. 
Prendere il nemico con il suo orgoglio e gettarlo nel fango della sconfitta, morente. 
Il rispetto del nemico era qualcosa di estraneo a Isabella. 
Nel fissarli in quei brevi istanti antecedenti la morte poteva sentire la rabbia e la morte di tutti quelli che uccideva e ne era divertita. Il loro rancore era per lei esaltazione, il risentimento che provavano la spingeva solo a uccidere ancora. Tutte quelle sensazioni la facevano sentire bene. 
Ma anche lei aveva dei limiti. 
Il conto alla rovescia di un minuto sul display arrivò a zero, ritornò indietro occultata. Appoggiandosi di spalle alla schiena di Steve. 
La stanchezza colpiva tutti, anche i phantom psicopatici. Per combattere quasi al massimo delle sua abilità, il suo fisico si stancava prima del tempo. 
Con lui aveva stabilito un minuto di combattimento intervallato da trenta secondi di riposo.
I nemici sembravano averlo capito, perché in quei trenta secondi i loro attacchi si facevano molto più intensi rispetto all'inizio. 
« Merda! Così non va! » borbottò Steve senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Azionò il comunicatore « Sipaf porta qui i tuoi. È ora di disinfestare la foresta! »
« Ricevuto comandante, tenga gli uomini riuniti. Disinfestazione in arrivo. » annunciò il salarian.
Steve passò sul canale comune « Disinfestazione in arrivo, nessuno si muova. Rimaniamo sulla strada di cenere che i piromani hanno aperto. Saremo più che visibili e … tu non ti muovi, cazzo! » sbraitò contro Isabella feroce e prendendola per il polso destro. Dimenticandosi di avere il canale aperto. 
Anche se coperto dal casco, lui non aveva problemi a immaginarsi il viso furioso di Isabella: odiava essere afferrata o vedersi proibire di uccidere, sopratutto quando poteva farlo liberamente. 
« Io voglio! » fu la secca risposta di lei. 
« Me ne fotto di quello che vuoi, tu, ora, ubbidisci o ti spezzo le gambe! » gli urlo concitato, la situazione in cui si trovava gli aveva fatto dimenticare che il phantom non era uno dei suoi soldati. 
Non era istruito su come combattevano, anche se aveva sentito il discorso questa non aveva significato per lei. 
Pur senza smettere di combattere, un senso d'inquietudine percorse tutti i soldati. Stavano forse per perdere il loro comandante? 
Indispettita, quasi offesa lei s'arrampicò sulla corazza di Steve. Salì nuovamente sul reattore che sporgeva dalla schiena della corazza, creando uno spazio abbastanza largo perché ci stesse una persona seduta. 
La sentì salire dicendo « Stronzo! » 
Lui non disse niente, al contempo scocciato e sollevato che lei avesse ubbidito. Sapendo che normalmente avrebbe riso di quel insulto, forse il primo che lei gli rivolgeva. 
Ma in quella situazione davvero non aveva voglia di ridere “Spero di avere l'occasione per farlo dopo. “ pensò
Isabella, questa volta, non si mise seduta. In piedi su di lui, spiccava fra tutti. 
I nemici subito la puntarono.
Lei brillò di un blu elettrico, il suo piede sinistrò batté con forza contro il metallo sottostante facendo alzare le sopracciglia a Steve che assunse un espressione sorpresa. 
L'attacco biotico partì potente, mentre lui dondolava lievemente. 
Fortunatamente la NC-13 aveva una capacità di carico o spostamento fino a ottanta chili, cosa che aveva permesso al phantom di essere trasportato senza problemi. 
La stessa capacità che ora evitava a Steve di sbilanciarsi e di cadere, sotto i continui colpì di piede che sentiva rimbombare nella corazza mentre gli attacchi biotici del phantom si susseguivano. 
Lei gli attaccava da distante con l'energia biotica, muovendosi su quella stretta sporgenza come pedana che altro non era che la corazza di lui.  
Da distante la scena sembrava anche comica, perché dava l'impressione che Isabella si fosse messa a ballare sulle spalle del comandante del primo reggimento.. 
« Perché a me? » disse Steve senza rivolgersi nessuno in particolare, mentre lo scalpiccio dei piedi di lei continuava a risuonare ininterrotto nell'armatura. “Gli spuntoni ci metto!” pensò fra se.
Era sicuro che nessun altro ufficiale si fosse mai trovato in una situazione tanto assurda.

 
***** 
 
A bordo del bombardiere Sipaf azionò il canale di comunicazione con lo stormo, composto da ventiquattro mezzi come il suo. 
« Capo stormo doppio zero a squadriglia, andiamo a dare supporto ai nostri a terra. Rotta d'avvicinamento tre due due, formazione serrata. I titani hanno colpito duro le loro forze aeree ma aspettiamoci lo stesso dei nemici. Diciassette minuti e saremo in zona d'attacco. »
Come ordinato, i bombardieri assunsero la formazione comandata. 
Una nuvola solitaria, così sarebbe potuta sembrare a uno spettatore dal suolo quella massa di vapore che apparve sulla rotta dei pellicani poco dopo. 
Su tutti i bombardieri il messaggio trasmesso dal pilota al resto dell'equipaggio fu lo stesso: « Antiaerea nemica in azione. » 

Ai lati del bombardiere, in coda, sopra e sotto di esso le torretta di difesa fecero la loro comparsa. 
Le nuvole in cielo si moltiplicarono come le esplosioni che le generavano. 
I pellicano vi passarono in mezzo senza subire danno.
Erano i più grossi mezzi della loro categoria, in assoluto il mezzo più costoso di quella gamma di cui un esercito avrebbe potuto dotarsi. 
Solo navi spaziali da guerra avevano prezzi maggiori, un costo a cui però si equiparavano eccellenti qualità. 
Non pochi sostenevano che nel giro di qualche hanno l'introduzione di questo mezzo avrebbe obbligato a rivoluzionare i sistemi antiaereo. 
« Qui Taara, quattro segnali non identificati in arrivo alla nostra destra sopra di noi. » disse l'asari a Sipaf, era membro del suo equipaggio. Responsabile dell'artiglieria riguardante il lato superiore dell'aereo. 
Stava comodamente seduta nella sua postazione, circondata da una riproduzione schematica e olografica di quella porzione dell'aereo. Interagendo con essa tramite il semplice tocco delle mani, poteva impartire ordini a una velocità e funzionalità superiore ai sistemi classici. 
Col vantaggio di rimanere al sicuro nella carlinga dell'aereo. 
« Altrettanti in coda. » dichiarò Riken, uno dei pochi drell nel I reggimento. La sua postazione dava di spalle a Taara, ed era la sua controparte comandando le difese in coda e nella parte inferiore. 
« Sono autorizzato ad aprire il fuoco? » 
« Affermativo! » fu la pronta risposta di Sipaf. 
Ai pochi movimenti delle dita sul piano olografico, corrisposero quelli delle difese sulla coda. 
Seguirono brevi lampi di luce e un suono simile al cinguettio di uccelli. 
I caccia yahg ruppero la formazione, compiendo evoluzioni per evitare la difesa dei bombardieri.
Grossi mezzi a forma trapezoidale conica, una massa compatta priva di ali e sporgenze.
Uno di loro scese in picchiata, a trecento metri dal bombardiere di Sipaf esplose. 
La carcassa in fiamme si scontrò contro la corazza del bombardiere, senza infliggere nessun danno. 

Taara sospirò mentre una goccia di sudore le bagnava la guancia, mentre teneva una mano distesa e aperta davanti a se. Non sapeva neanche lei come avesse avuto i riflessi di azionare gli scudi superiori in tempo. 
« Ben fatto Taara. » disse Sipaf complimentandosi con lei. « Al nostro ritorno, ti farò sentire della battute nuove di mia invenzione. » 
L'asari alzò gli occhi al cielo in un muto segnale di disperazione, il suo comandante salarian aveva un pessimo senso dell'umorismo. 
Tipo logico e preciso, come tutti quelli della sua specie, trovava che l'umorismo fosse interessante per le meccaniche che lo coinvolgevano. In pratica, per passatempo, lo studiava. 
Il risultato erano battute imbarazzanti per chi le ascoltava, non si sapeva mai bene come reagire senza essere maleducati. 
Taara si voltò verso Riken e chiuse il microfono, parlando lo stesso sotto voce per prudenza « Preferivo morire bruciata e schiacciata sotto le lamiere del caccia nemico. » 
Il drell si concesse un sorriso, mentre a stento tratteneva una risata. 
All'esterno il combattimento cresceva d'intensità, essendo il numero dei caccia nemici aumentato in pochi attimi. 
I sensori riportavano ventiquattro bombardiere contro una quarantina di caccia. 
Ma i piccoli mezzi non riuscivano a far danno ai colossi dei cieli, che in formazione si coprivano a vicenda. Le mitragliatrici laser che avevano in dotazione erano inadeguate contro i loro scudi e corazze. I missili erano abbattuti o fatti deviare con falsi bersagli. 
Mentre il numero dei caccia in volo diminuiva ogni istante di un'unità. 
« Trenta secondi al bersaglio! » annunciò Sipaf.
In cabina di pilotaggio, il secondo pilota e l'addetto alle comunicazione, un turian con un cerchio blu in faccia di nome Terso, stavano controllando per l'ennesima e ultima volta i dati della telemetria fornita da terra. 
Un errore di calcolo e avrebbero colpito gli alleati.
Simili armi non potevano distinguere tra amici e nemici se i bersagli erano della grandezza di una persona, proprio per l'elevato volume di fuoco. Sparavano centinaia di colpi sull'area indicata che si disperdevano tutt'attorno.
Un errore nell'inserire i dati esatti e la fanteria a terra sarebbe stata spazzata via dai suoi alleati.
Per questo era necessario indicare correttamente le aree sicure, quelle su cui era impostato il divieto di fuoco. 
Fortunatamente il I era più che visibile, essendo circondato da un'ampia zona nerastra di terreno a causa del vespene.   
Il suono fu acuto, penetrante e improvviso al punto di far urlare Terso mentre si toglieva violentemente le cuffie. Ma altrettanto fecero tutti i presenti a bordo. 
Quel fischio era durato solo un paio di secondi, lasciando orecchie doloranti al suo passaggio. 
Un rapido controllo delle comunicazioni non rilevò problemi, anche se tutti gli equipaggi segnalarono di aver avuto lo stesso problema. 
Sipaf si annotò mentalmente di eseguire un'attenta diagnostica delle comunicazioni al ritorno. 
« Venti secondi al bersaglio. » disse 
***** 

Ma anche un'altra persona aveva sentito quel fischio inspiegabile: Linora Sera. Il suo compito era mantenere in funzione le comunicazioni del I reggimento. 
Era rimasta a Lopol, occupando un angolo del locale eletto a base provvisoria. Olo-mappe erano ovunque, costantemente consultate da Lofirn e Gatius.
Il primo controllava il tiro dell'artiglieria titano, valutando nuovi bersagli sulla mappa.
Il secondo, capace stratega, l'andamento della battaglia nel quadro generale. 
All'interno della foresta il I era leggermente in svantaggio, avendo il nemico avuto il tempo di elaborarvi una trappola. Tuttavia la situazione non era critica, in ogni caso l'intervento dei bombardieri avrebbe spesso risolto la situazione a loro vantaggio. 
L'urlo dell'asari fece voltare allarmati i due ufficiali « Che succede? » domandò il quarian. 
« Io...non lo so...» disse lei.
« Sarà stata una banale interferenza. » fu il commento secco del turian. 
Ma lei aveva smesso di ascoltarli dopo i primi attimi. Conosceva i suoni meglio di chiunque, in quello stridio fastidioso gli era sembrato di riconoscere qualcosa.
Si rimise le cuffie, volume al massimo avviò la riproduzione sfruttando il fatto che ogni comunicazione era registrata. 
Gli sembrò che un trapano gli bucasse i timpani, ma chiuse gli occhi e andò avanti.
Ignorò le urla dei due ufficiali, a quel volume il suono si sentiva forte e chiaro in tutta la stanza.  
Una volta..
Due...
Tre...
Quattro..
Alla quinta volta quei due secondi ebbero senso, proprio mentre le cuffie le venivano stolte. Non diede spiegazioni, limitandosi a tirare una gomitata a Gatius per riprendersele. 
Gli avrebbe chiesto scusa dopo, si portò il microfono alla bocca è urlò « Attacco annullato! Uova marce! »
***** 

« Uova marce! » gridò con forza Terso.
« Uova marce! » urlò con forza Sipaf trasmettendo gli ordini a tutto lo stormo di bombardieri « Attacco annullato! Rompere la formazione! » 
Nel mentre lui stringevano con forza i comandi per far alzare il muso al pellicano. 
Ma un colosso simile, in discesa veloce d'attacco, non poteva semplicemente cambiare rotta all'improvviso.
Necessitava di tempo e soprattutto di spazio. In quella situazione il rischio era uno scontro con gli altri mezzi della formazione. Ma la vera preoccupazione era un'altra 
« Dimmi che ci sei riuscito? » chiese allarmato il salarian al suo secondo.
Il co-pilota, un umano di Alessio Sparkes dai capelli color del rame e lentigginoso, si voltò verso di lui con un sospiro « Si, sono stati i secondi più estenuanti di tutta la mia vita. Codice inserito, armi rientrate, ma cosa è successo? » 
« Vorrei saperlo... »
« Sipaf! » il salarian si sentì chiamare con tono furioso da Steve. Si era vista passare gli aerei sulla testa, senza che fosse successo niente. 
« Signore, abbiamo... »
« Me ne frego, voglio supporto aereo adesso! » 
« Trenta secondi signore, questa volta ci saremo. » asserì il salarian.
L'unica risposta che ebbe la chiusura della chiamata, accompagnata da insulti verso il nemico e forse verso il phantom.

« A tutto lo stormo, ritornare in formazione. Al mio segnale riprendere manovra d'attacco. » ordinò il salarian e cambiando canale « Linora, puoi darmi una spiegazione? » 
Sentì un debole fruscio, ma alla fine la voce dell'asari risuonò chiara « Signore, è solo una supposizione. Ma credo che quello di prima fosse un tentativo di penetrare i nostri computer. Si tratta di una tecnologia capace d'inviare dati informatici sotto forma di onde sonore, infestando un computer tramite un semplice canale audio. »
« Esiste davvero qualcosa di simile? » domandò stupido, scambiando uno sguardo allarmato con Alessio. 
« A livello sperimentale si. »
« Possiamo difenderci? » 
« Passate sul canale E-044, l'ho impostato perché la frequenza cambi ogni tre secondi. Dovrebbe impedire ogni intrusione del nemico. » 
« Ricevuto. » e diede gli ordini necessari. 
***** 

Linora sospirò di sollievo, ma quando sentì Gatius chiamarla sobbalzò 
« Signore io … »
« Voglio una registrazione di quel suono misterioso, abbiamo bisogno di analizzarlo per capire se hai ragione. Da questo momento dobbiamo considerare ogni comunicazione avuta fino adesso come compromessa. Contatta tutti i reparti, cambio di frequenza per tutti i canali e solo comunicazioni in codice B12. » ordinò il turian, accanto a lei aveva sentito la discussione con Sipaf. 
« Agli ordini! » e quando lo vide allontanarsi sospirò di sollievo. 
***** 

Nuovamente in formazione e in fase di attacco, i portelloni dei bombardieri si aprirono. 
Non uscirono bombe, ma una mitragliatrice con canne della lunghezza di tre metri e di forma cilindrica calò da ciascuno di essi. 
Per massimizzarne le capacità erano controllate dai computer di bordo, dove quello dell'aereo capo stormo si coordinava con quelli dei rimanenti aerei.  
Le informazioni dei sensori dei vari mezzi venivano confrontate fra loro, aumentando la capacità di  acquisizione dei bersagli. Ogni arma si sarebbe concentrata su determinati bersagli, al fine di ottenere il miglior risultato dal loro impiego.
Tramite questo sistema centrale Alessio era stato in grado di annullare l'attacco precedente, ricevendo l'ordine sul terminale dell'aereo a capo della squadriglia questo si era trasmesso agli altri. 
Solitamente impiegate sulle navi da guerra, erano un sistema di difesa contro missili e caccia nemici.
Avevano una capacità di fuoco di quasi cinquemila colpi al minuto, erano in grado di ruotare completamente sul piano orizzontale e di novanta su quello perpendicolare. Coprivano ogni angolo dell'aereo dal ventre in giù. 
Funzionavano tramite un sistema di laser ad impulsi, alimentate dal reattore a eezo del bombardiere. Producendo brevi colpi ad alta intensità.
Il loro più alto difetto era l'enorme dispendio energetico, che rendevano i pellicani gli unici mezzi della loro categoria capaci di utilizzarle ma con limitazioni. 
Pur montandone più di una, in zone diverse dell'aereo, potevano usarne solo una alla volta. 
Una volta in azione, quasi la totalità dei sistemi veniva disattiva per risparmiare energia. Rimanevano attivi solo navigazione, propulsione, sensori e comunicazione.
I pellicani risultavano particolarmente esposti durante il loro impiego. Se dal basso erano protetti, erano invece facili prede per caccia dall'alto con le contromisure disattivate e muovendosi a velocità ridotta. 
L'idea di utilizzarle in questo modo era uscita fuori per caso, quando Steve parlando con Mores aveva chiesto « Non possiamo montare sui bombardieri una sorta di arma universale che vada bene per tutto? Dalle bombe dal cielo non mi dispiacciano, ma non si può avere qualcosa di più preciso. »
Il krogan l'aveva guardato come fosse un'idiota « Sono bombardieri, fanno cadere bombe, cosa dovrebbero fare? Non esistono armi universali. »
« Mi serve solo qualcosa di potente e preciso che possa fare a pezzi: fanteria, blindati ed eventuali fortificazioni nemiche. »
« Fammi capire...vorresti prendere un sistema anti-carro, come minimo vista la potenza che richiedi, per usarlo anche sulla fanteria nemica? »
« Perché no? È solo questione di potenza, se può fare a pezzi la corazza di un blindato può sicuramente uccidere una persona. »
« Questo è vero... » borbottò il krogan, soppesando quella verità. Il problema era che i sistemi anticarro erano letti a caricare, il loro tiro troppo impreciso e la fanteria era spesso un bersaglio troppo piccolo da colpire. Ancora di più lo sarebbe stata da un aereo.
Quelli anti-uomo mancavano invece di potenza. 
L'idea non dispiaceva però del tutto all'esperto di armi della Noveria Corps, dopo averci rimuginato sopra qualche settimana riadattò una mitragliatrice PAT Fenix usata nella difesa delle navi spaziali. 
Contro un fante appiedato la potenza di quell'arma era talmente elevata da risultare quasi comica, ma trovava interessante quel suo utilizzo così anomalo. 

Ventiquattro lucine si accesero in cielo e la morte scese in terra. 
Cadevano gli alberi che si trovavano sulla linea di tiro, i loro tronchi esplodevano in mille schegge. 
Esplodevano i vorcha, di cui non rimenavano integri nemmeno gli arti. 
Scoppiavano gli yahg, le cui dimensioni non avevano importanza. Sventrati come tutti gli altri.
Non servivano le protezioni delle corazze. 
Inutili erano i ripari. 
Coraggio, impegno e devozione alla causa erano futili. 
La morte arrivava rapida, silenziosa e invisibile. 
Lasciava un cratere fumante a terra, grande appena una trentina di centimetri tutto attorno ad essa le parti disperse di quello che era stato un essere vivente. 
Fumanti e calde erano le viscere, per l'energia che le aveva colpite. 
Il sangue cadeva a terra a grumoso e secco, rimanendovi non potendo il suolo assorbirlo. 
Due passaggi in volo, di quindici secondi ciascuno e dei nemici nella foresta non rimase più nessuno. Interi ettari del bosco erano stati devastati in pochi istanti.
Solo il I reggimento rimase incolume.
I soldati ripreso la marcia, mentre alle narici di tutti arrivava l'odore di carne cotta.
« Una grigliata...per quando torno... » fu il commentò di Steve a quel profumo.  
Vide la testa di Isabella fare capolino dall'alto, il volto celato dal casco. 
« Cosa? » chiese, dato che le sembrava dubbiosa.
Lei non sapeva come esternare la sua irritazione, a causarla il fatto che lui avesse avuto ragione a non farla andare. 
« Visto che ho fatto bene a trattenerti? » disse lui sorridente. 
Il phantom si ritrasse, mettendosi seduta sempre su di lui ma dandogli la schiena. 
Innervosita da quella sua ultima frase e dal sorriso. 
« E beh...? » domando lui dubbioso, non capendo cosa le fosse preso. 
***** 

Senza la protezione della foresta, i satelliti spia non perdevano una mossa dei nemici. Si sapeva che gli yahg e alleati erano riusciti a compattarsi. Formando un fronte solido di almeno quindicimila soldati. 
Uphu ripeteva i sacri dettami della Dottrina, l'individuo era niente. 
L'individuo aveva senso solo nella comunità. 
Ognuno doveva rispettare il posto che occupava in essa.
Una società ordinata era forte. 
Non bisogna avere dubbi a quello che si era chiamati a fare. 
Per questo gli yahg erano superiori, mentre i non-yahg vivevano nel caos più totale. 
Attorno a lui i grugniti dei non-yahg vorcha, un chiaro esempio di inferiorità di razze. Utili solo come carne da cannone. 
Sarebbero tutti morti, questo lo sapeva poiché erano gli ordini ricevuti. Ma questo non aveva importanza poiché avrebbero vinto la guerra. 
« Non-yahg vorcha... » ma non finì d'impartire gli ordini che una spada gli trapassò il cranio da parte a parte. La figura umanoide che l'uccise si vide appena per un secondo, mentre tutti scappavano dalla granata che le avevano visto gettare a terra. 
Isabella si stava divertendo, aveva così tanti nemici che si poteva sbizzarrire. 
Per questo si era legata un cinturone pieno di granate di traverso. 
Steve le aveva chiesto di seminare il caos e di raggiungere un obiettivo preciso, era quello che stava facendo. Spargeva morte tra i nemici, uccideva con la spada i primi per sparire lasciando dietro di se una granata. 
Arma comoda e che spaventava tutti. 
I nemici si guardavano attorno e la cercavano, impreparati all'attacco di una sola persona. 
Lei procedeva verso il centro dello schieramento nemico. 
Un'impresa folle.
Ma nessuno aveva mai spiegato a Isabella il concetto di follia o impossibile. 
Una pazzia come lo fu entrare nella sala di comando mobile nemica, atterrare l'ufficiale che comandava l'esercito. Eliminarlo insieme a tutti quelli che vi aveva trovato e far saltare in aria tutto con tutte le granate che le erano rimaste. 
Decapitando in un colpo solo l'intera catena di comando nemica, per scomparire subito dopo.
Non servivano sensori o altri dispositivi tecnologici, quel genere di vantaggi erano annullati dalla sua corazza. La tecnologia più evoluta vinceva. 
Due occhi o otto erano indifferenti, ci era voluto il suo tempo ma aveva capito il linguaggio corporeo degli yahg. Ogni paio orizzontale di occhi yahg era sensibile alla luce in modo diverso, ma alla fine gli occhi sullo stesso lato si muovevano insieme. 
La natura aveva dotato gli yahg di quei sensori visivi usati dai soldati. 
Un trucco interessante, ma una volta scoperto non era difficile da eludere e lei sarebbe stata un ben misero predatore se non fosse stata capace di adattarsi. 

Quindicimila contro cinquemila, una vittoria impossibile se il I fosse stato un'ordinario corpo militare. 
Era formato dai soldati peggiori, quelli che innanzitutto volevano rimanere vivi e solo dopo pensavano ai doveri. 
Steve sorrise avvertendo nuovamente il peso di Isabella, ancor prima di Isabella. Il I si era fermato al limitare della foresta. 
« Tutto fatto? » 
La vide annuire. 
« Bene, nessuno potrà dare l'ordine di ritirata. » 
Quella era la situazione perfetta per loro, un nemico numeroso e ben concentrato. 
A vincere quella battaglia sarebbero stati i titani e i pellicani. 
Perché la vera funzione del reparto di fanteria del I era solo quella di esca, erano cinquemila esche. 
Lo scontro nella foresta era stato vinto dai pellicani, contro quel nemico che la fanteria aveva fatto uscire allo scoperto pur cadendo in un'imboscata. 
A infliggere i danni maggiori erano stati i titani. 
La corazza NC-13 e il fucile T-17 avevano solo lo scopo di far rimanere in vita i soldati, fino a quando pellicani o titani avrebbero eliminato la minaccia rimanendo al sicuro.
Perché non c'era il modo migliore di rimanere in vita: osservare i nemici morire da una sicura lontananza. 

Quando i primi proiettili dei titani esplosero, il fronte nemico divenne un oceano di fiamme.
Erano caricati col gas vespene.
Le fiamme non risparmiavano niente, nemmeno i mezzi blindati. 
Quando i pellicani scesero dal cielo, fu un semplice sterminio anche se i danni riportati nell'esporsi in questo modo li costrinsero ad abbandonare, su ordine di Steve, il campo di battaglia. 
Il nemico possedeva ancora dei caccia e della contraerea. 
« Dobbiamo farlo signore? » domandò Sioux a Steve. 
« Purtroppo si, voglio la base nemica intatta e conquistata. » disse terminando la frase con un grugnito. Gli sarebbe piaciuto rimanere seduto a osservare il nemico morire. 
« Primo reggimento, carica! »
Irruppero sul campo di battaglia, sparando come dei folli. 
Penetrarono in profondità nello schieramento nemico. 
Steve continuava a urlare « Avanti, avanti! Non fermatevi! » 
I soldati ubbidivano, sparavano senza curarsi della mira. 
Sparavano a quei nemici ancora vivi che cercavano di fermarli, a quelli feriti che si trovavano sul loro cammino. Non importava che fossero in grado di combattere o meno. 
Ai cadaveri, giusto per sicurezza ma quasi sempre a causa della tensione della battaglia. 
Sopratutto sparavano a quelli in fuga, colpendoli alla schiena senza problemi. 
Erano vivi e volevano continuare a esserlo. 
In testa a tutti il phantom, a qualche metro da lei Steve che si malediceva per essersi trovato così avanti ed esposto. Di dare l'esempio e guidare l'attacco non ne aveva mai avuta intenzione, era successo per caso e solo Dio sapeva come.
Gli sarebbe piaciuto correre verso i suoi soldati dietro di lui, ma sapeva che non poteva dare il cattivo esempio. Imprecando continuava ad avanzare. 

Isabella era esaltata, da tanto non sentiva quella sensazione nell'area: la paura. I nemici in fuga, lei che li inseguiva saltando da uno all'altro con i suoi poteri. 
A un tratto però si fermò, con calma si sedette a terra lasciando che Steve e il resto dei soldati le passassero davanti. 
Da tempo non le succedeva, sentiva il bisogno di un attimo di pausa.
Era venuta. 
Da anni non uccideva così tanto, non provava emozioni così forti davanti al terrore dei nemici da avere un orgasmo. 
Si sdraiò godendosi quella sensazione, ma un pensiero preoccupante le sovvenne alla mente.
Non aveva delle mutande di ricambio, per la fretta non si era portata nessun ricambio. 

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Capitolo 9
*** Fuga ***


Prima della lettura di questo capitolo consiglio di leggere le seguenti OS: 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3806569 (Il carcere Tartarus)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3801354 (VI reggimento: Fredi Pearre)



« Olivia mi senti? » chiese Steve. Il canale era solo audio, l'unica cosa che vedeva di lui era il grafico della voce. 
« Si, novità? » domandò cercando di apparire interessata e lo era veramente, ma essere nel mezzo di una battaglia tra navi spaziali non aiutava a concentrarsi. 
« Abbiamo preso la base yahg a terra. » 
« Magnifico! » esclamò lei. « Spero non sia stata troppo dura. Stai bene? Hai già informato l'ammiraglio Dectus? »
« Due caduti e si, gli ho mandato un breve resoconto. » rispose con tono amaro. 
« Non è mai bello contare quanti non sono tornati, ma poteva essere peggio. » disse cercando di consolarlo, due morti erano un record assolutamente in positivo per qualunque corpo militare.   
« Però non ti ho chiamato per questo, mi serve la tua opinione per altro. »
« Sarebbe? » domandò dubbiosa.
« Siamo sicuri di chi stiamo combattendo? » 
« Spiegati. » affermò con tono preoccupato.
« Ho affrontato degli yagh, va bene. Ma i vorcha erano dannatamente più numerosi, sicuramente non meno dei tre quarti dei nemici e c'era anche qualche centinaio di batarian. Questi non ho ancora capito come ci siano arrivati qua. » 
Olivia si era fatta più seria a ogni parola. 
« Ottenuto niente dai terminali della base nemica? » chiese lei.
« Mmh...la verità è che per il momento non mi fido a ficcarci naso. » 
Lei assunse un'espressione incredula « Che vorrebbe dire? L'hai conquistata o no? »
« Questo si ma abbiamo trovato tutti i suoi occupanti morti, probabilmente suicidi. »
« Cosa? » disse lei sbalordita. 
« Se hanno fatto questo, potrebbero aver piazzato delle trappole. Non mi fido a occuparla fino a quando qualcuno non avrà controllato. » spiegò lui. 
Lei annuì, anche se lui non poteva vederla. Non poteva dar torto a Steve su quella decisioni.
« Dai prigionieri hai saputo qualcosa? » volle informarsi lei.
« … »
« Steve? Ci sei? »
« Come potrei dire...non abbiamo prigionieri. »
Olivia guardò un attimo ammutolita lo schermo, incredula a quelle parole. 
« Prova a cercarne. Io... penserò a quello che mi hai detto. » chiuse il canale senza salutare, si sentiva stanca.
Suo fratello ci era andato pesante come aveva temuto, un armamento come quello di cui disponeva il I di certo non aiutava a trattenersi. 
“La stampa ci andrà a nozze. “ pensò preoccupata. “Però ha ragione, per essere una guerra contro gli yahg sono dannatamente pochi in proporzione. Dove diavolo è finita la loro flotta di trasporti? “
Davanti a lei lo schermo olografico della galassia, lo fissava in cerca di risposte. 
Una vibrazione attraversò la nave riportandola alla realtà. 
Era in mezzo a una battaglia spaziale, con ben altre preoccupazione. 

***** 

« Cercate qualche yahg vivo! » ordinò Steve, di malavoglia i soldati ubbidirono. 
Si voltò verso Isabella dicendole « Ci riesci a trovare qualcuno di vivo usando quella tua specie di sesto senso o roba simile? » 
Lei inclinò appena la testa a sinistra, alzò una mano a indicarlo. 
« Non io! Di vivo tra i nemici! Uno yahg vivo! » sbottò lui.
Il phantom si guardò un attimo in giro.
« No. » fu la secca risposta.
Lui si lasciò a un profondo sospiro di rassegnazione. 
*****
 
La matematica era il linguaggio universale, con le giuste informazioni tutto era prevedibile. 
Non esisteva niente che la scienza non potesse spiegare o che esulasse da essa. 
L'ottenimento del risultato previsto era solo questione della validità del metodo usato per calcolarlo e delle giuste informazioni. 
Proprio questo rendeva Jessie furiosa o almeno era sicura che avrebbe provato frustrazione, se la sua mente fosse stata capace di perdere tempo in simili futilità. 
Era penetrata nel cercare Tartarus usando la sua amicizia con Arturus, l'aveva stordito e usato il suo terminale per manomettere le difese di Fort Hanshan nel momento in cui le navi pirata avevano attaccato. 
Un piano sviluppato in due anni di attenti processi, l'invasione di Erinle solo per distogliere l'attenzione, ottenere dati preziosi sul eezo di Isabella e per svuotare la base militare della maggior parte dei soldati e di tutte le sue navi stava venendo vanificato da un singolo dettaglio non previsto.
Le comunicazioni intercettate non lasciavano dubbi: Alexya, Diana e Trish Weaver erano a Fort Hanshan. Di questo poteva dirsi sicura, vista che era stata lei a manometterle insieme ad altri sistemi. Per quanto rapida abbia cercato di essere, non era riuscita a interromperle prima che Trish e Diana chiedessero aiuto al genitore. 
Il successo del piano si basava sull'idea che la sola altra forza militare del pianeta non sarebbe intervenuta, fino a quando non fosse stato a sua vantaggio farlo. 
Ma se le sue figlie erano presenti Dasha Weaver avrebbe agito diversamente, spinta da motivazioni diverse. 
Centinaia di calcoli al secondo attraversavano la mente di Jessie, ma il risultato probabilistico era sempre lo stesso: il tempo che aveva a disposizione si era ridotto a un terzo, nel migliore dei casi.  
Lei provava a sbrigarsi, passando occultata in mezzo ai corridoi deserti del carcere. L'attacco all'esterno dei suoi alleati aveva spinto tutte le guardie alla difesa di zone cruciali, ignorando la presenza di un nemico al interno.
Arturus era stato portato in infermeria, dopo che lei aveva urlato e pianto.
Aveva detto che si era sentito improvvisamente male e le guardie accorse ci avevano creduto, distratti dall'attacco esterno tutti si erano scordati di lei. 
Le serrature elettriche non furono un problema, arrivata davanti a una porta di una cella bussò. 
« Dott. Gaz Al-Asad? » chiese.
« Come posso aiutare? » fu la risposta da oltre la porta blindata. 
« Le andrebbe di raccontarmi quello che sa su Dasha Weaver e Isabella? » 
« Immagino che questo chiasso all'esterno abbia molto più senso adesso. Cosa offrite? Sono troppo vecchio per lunghe trattative e credo che entrambi non abbiamo molto tempo. » domandò pacatamente l'anziano prigioniero.  
« Una via di fuga, fondi illimitati per riprendere le ricerche e un posto intoccabile per chiunque dove condurle. Ovviamente so che lei non è il vero dott. Gaz Al-Asad.»
Una lieve risatina provenne da dietro la porta « Pur sapendolo mi volete lo stesso, perché? »
« Non possiamo battere Dasha Weaver finché rimane lucida e padrona di se, ci serve qualcuno che sappia farla esasperare. »
« Molto interessante, accetto. » affermò deciso. 
Jessie guardò la spessa e pesante sbarra di metallo che bloccava la porta, oltre alla normale serratura e codici di sicurezza. Un mezzo rozzo, ma proprio per questo impossibile da aprire con i soliti mezzi. 
Un discetto nero non più grande di un bottone, molto facile da trasportare. Lo appoggiò sulla sbarra a cui si attaccò tramite una calamita, il piccolo meccanismo si azionò e Jessie la sollevò senza problemi . 
Si trattava di un minuscolo generatore di anti-gravità della durata di appena un minuto, ma più che sufficiente.
Il resto dei sistemi di bloccaggio fu ancora più facile da disinnescare, per lei.
Passò davanti ad altre celle dicendo a gran voce « Avete sentito tutti, uscite dalle celle se volete partecipare a un progetto che ricostruirà le basi della società scientifica. Questa volta lavorerete per voi stessi. »
Una a una le celle si aprirono, individui di ogni razza ma senza bandiera si radunarono interno a lei. 
Un centinaio di persone.
« Una presentazione interessante, sperò che avrai considerato che molti dei presenti sono persone di una certa età. » commentò il falso Al-Asad. Era un ometto settantanni, esile nel corpo, la pelle cascante, capelli bianchi e profondi occhi grigi. 
« La scienza non sbaglia mai. » disse lei dando ai presenti dei dischetti di colore bianco. 
Azionò un comunicatore di emergenza a corto raggio.
***** 

Disposto a cuneo, il grosso delle forze nemiche si era arrestato davanti agli scudi energetici che circondavano il carcere Tartarus. 
Dai posti di guardia i secondini rispondevano al fuoco, armati come qualsiasi altro soldato della base non disponevano però della potenza di fuoco necessaria per fermare il nemico. 
Potevano fare affidamento solo sulla loro posizione per resistere. 
Il carcere Tartarus era costruito a strati, i difensori avrebbero potuto ritirarsi diverse volte chiudendo porte blindate alle loro spalle prima di arrendersi. 
All'esterno della struttura i restanti soldati I.D.G. continuavano a combattere, divisi in piccoli gruppi. Impossibilitati a riunirsi, non riuscivano a condurre una controffensiva efficace. 
Sopratutto a causa delle comunicazioni fuori uso, ogni trasmittente della base aveva smesso di funzionare. I soldati non riuscivano a coordinarsi.  

Le luci si spensero, lasciando entrambe le parti esitanti all'idea che si trattasse di uno stratagemma dell'avversario. Gli spari cessarono, nei secondi successivi nessuno aprì il fuoco perché farlo avrebbe voluto dire segnalare la propria posizione. 
Ma quel momento di quiete non arrivò a cinque secondi che un urlo provenne dal fondo dello schieramento degli aggressori. 
Le guardie nel carcere non lo sapevano, ma qualcosa o qualcuno assaliva i nemici facendosi scudo delle tenebre. 
Se la cavità sotterranea che ospitava Fort Hanshan  poteva contenere l'intera flotta I.D.G. in volo, poteva farlo anche con le navi degli assalitori. 
Una di esse si alzò in volo, seguendo un segnale ben preciso.
A una decina di metri sopra lo scudo del carcere fece fuoco, concentrando le armi in un punto preciso. Le difese non riuscirono a reggere, mentre la barriera energetica cadeva una potente esplosione provocata da un missile apriva un'apertura sul soffitto. 
Uno squarcio di appena qualche metro, più che sufficiente perché una persona per volta ci fluttuasse attraverso. 
Come quelli precedenti, anche i dischetti bianchi erano sistemi di antigravità. Solo più potenti e con una durata di due minuti. Abbastanza per far alzare in volo una persona fino alla sicurezza dei portelloni della nave che si aprirono per accogliere i nuovi passeggeri. 

Jessie sorrise, il piano fino a quel momento era stato successo. Solo le perdite erano state maggiori del previsto, sempre a causa delle sorelle Weaver. 
Sentiva i suoi alleati urlare ordini contro un nemico ignoto. Non aveva bisogno di chiedersi la natura di tale minaccia, sapeva di cos'era capace. 
Rimaneva però indifferente a quello che sentiva, la scienza per progredire necessitava di sacrifici. 
Era più seccata che la missione di catturare Dante non fosse andata a buon fine. 
Il primo potenziale portatore di eezo 19 di sesso maschile, sarebbe stato un soggetto di studio molto interessante. Un campione di prima qualità. 
Tra quelli che aveva aiutato ad evadere vi era però lo scienziato che l'aveva trovato e studiato per primo: Ames Hessel. Era desiderosa di parlargli, ma a tempo debito. 
« Ritirata! Andiamo via, fate in modo che questa nave esca per ultima. » ordinò tramite il comunicatore al pilota batarian. 
Gli aggressori ritornarono sulle navi senza troppi problemi, ma fu all'uscita che l'attacco missilistico li colse di sorpresa. Una decina di navi precipitò al suolo, le altre risultarono gravemente danneggiate. Quelle che ci riuscirono presero velocemente quota, per lasciare al più presto il pianeta. 
*****

Ben lontano, dentro Caninea, Mores grugnì di soddisfazione. Quel primo test di un nuovo missile antinave era stato un vero successo. Un giocattolino da sette miliardi di crediti a pezzo, concepito per fare un buco in una corazzata. Qualcosa che non faceva parte del classico sistema di sicurezza a disposizione della Noveria Corps. Usarlo su delle navi pirata era stato come sparare su un foglio di carta.
« Non che lei badi a spese quando è incazzata o le figlie coinvolte. » commentò il krogan.
*****

L'incrociatore salarian, in orbita attorno Noveria, sbarrò la fuga alle navi rimaste.
Jessie era sorpresa, la presenza di quella nave indicava che Dasha Weaver aveva deciso di richiedere aiuto a una delle due potenze che confinavano con Noveria. La possibilità che una donna autoritaria come lei prendesse quella decisione erano meno del cinque per cento. 
« Quelle tre hanno fatto alterare ogni calcolo probabilistico. Non importa, missione compiuta. » disse leggermente infastidita che la precisione scientifica del piano fosse stata messa a rischio. 
Intanto, sul monitor, le navi alleate venivano abbattute dall'incrociatore o si autodistruggevano per non cadere in mano al nemico. 
Sorrise compiaciuta, nel vedere che le asari erano pronte a quel sacrificio senza problemi. Anche i batarian si erano detti pronti a tanto, ma era difficile esserne certi. 
Quelle asari invece, non avrebbero mai esitato. Per secoli venivano addestrate a compiere gesti estremi. 
Nel mentre la nave su cui si trovava percorreva uno dei crepaci di ghiaccio e lunghi chilometri tanto comuni sul pianeta. Era uscita raso terra, sfuggendo a ogni sistema di rilevamento infilandosi in una di quelle gigantesche crepe. 
Quando uscì era ben distante dalla zona dei combattimenti. 
Guadagnò lo spazio ed entrò nel portale senza problemi. 
Adesso era tempo che quel rozzo conflitto militare giungesse alla fine. 
Sarebbe stato il punto di partenza per una scienza veramente libera e indipendente.
*****
 
Quando apparve nessuno ci credette, era qualcosa che nessuno aveva previsto. 
Nessuna simulazione aveva indicato quella possibilità. 
Tutti gli esperti di crisi delle sei potenze e del Consiglio erano stati giocati alla grande, peccato che a pagarne il conto sarebbe stato lui. 
Questi furono in sintesi le idee che si formarono nella mente di Fredi, il comandante del VI reggimento I.D.G. su Khar'san. 
La flotta di trasporti del Dominio yahg era appena nel sistema, duecento navi da trasporto e un ottantina di avi da scorta contro cui lui poteva schierare solo una ventina di fregate anche se di ultima generazione. 
Queste salparono in fretta, mentre la colonia si preparava a resistere e a sperare nell'arrivo di aiuti.

Nello spazio le fregate infastidivano la flotta nemica, ma non potevano fare altro. Miravano ai trasporti, ben più facili da distruggere ma l'invasione yahg procedeva. 
Troppo numerosi perché quelle perdite fossero significative, si stimava una forza d'inazione tra le ottocento e le milleduecento unità.  
Segnali di soccorso vennero inviati nello spazio a chiunque fosse in ascolto, mentre un segnale video proveniente dagli yahg veniva diffuso a sua volta. 
Ricevuto anche su Khar'san, quello che apparve su ogni schermo fu il volto di un batarian 
« Questi batarian giunti dalla spazio, gli esiliati, si sono presentati a noi discendenti di chi ha lottato contro i razziatori con incredibili meraviglie tecnologiche. 
Le loro conoscenze sono superiori a qualsiasi cosa un qualsiasi batarian di Khar'san abbia mai immaginato. 
Ma io vi dico che tutto questo ha avuto un prezzo. 
Hanno venduto il proprio onore al Consiglio della Cittadella, questo nemico che dall'ombra vuole imporre a tutti noi discendenti il governo degli esiliati. 
Non fatevi tentare perché quello che hanno saputo mantenere lo hanno fatto al prezzo della propria identità, noi sapremo riconquistare quello che i batarian di un tempo aveva raggiunto con le nostre forze e quelle di un alleato fidato. 
Credete a me, nulla è perduto. Gli stessi mezzi dei nostri nemici sapremo farli nostri, portandoci un giorno al trionfo. 
Perché non siamo soli. Non siamo soli! Possiamo far blocco con il Dominio yahg che da tempo si oppone al Consiglio, nonostante i suoi tentativi di indebolirlo. Questi fidati alleati ci mettono a completa disposizione l'immensa industria del loro mondo. 
Questo scontro non è limitato ai soli batarian. 
Io, Crogar Cerrorr, invito tutti i clan dei discendenti a riunirsi e a ricordarsi che un tempo eravamo un unico popolo. 
Possiamo combattere! Possiamo riconquistare quello che il fato ci ha tolto! Possiamo rompere le catene che il Consiglio cerca d'imporci!
Ai veri eredi, per tutti i batarian orgogliosi, vi invito a radunarvi presso la città dimenticata per combattere con i vostri veri alleati! A ritrovarvi nell'Adunata di Verush! » 

Nel palazzo del governo dell'Egemonia batarian, nei suoi alloggi privati, Ka'hairal Balak aveva ascoltato il silenzio il messaggio appena pronunciato. Stingeva con rabbia i braccioli della sedia su cui era seduto. 
Si era ritirato, lasciando il suo stato maggiore riunitosi alla comparsa della flotta yahg, esprimendo il desiderio di ascoltare da solo quella trasmissione appena aveva visto che era un batarian a parlare. 
Sicuro che in qualche modo il suo governo e la sua guida sarebbe stata tirata in mezzo. 
Tossì, cercando di contenere la rabbia che sentiva in corpo. 
Non era mai stato di animo calmo, ma l'età avanzata non andava bene con scatti d'ira. 
Gli mancava l'aria anche solo ad alzare la voce. 
« Non mi arrenderò! Difenderò il mio popolo! Non lascerò che un fantoccio manovrato dagli yahg ci umili...dobbiamo rinascere... » Mormorò con voce roca, bassa e decisa.
Rimandò indietro il video del messaggio, stoppandolo appena apparve il volto di Crogar « Fottiti bamboccio, non sono io quello manovrato...vedo fin troppo bene la mano yahg ficcata su per tuo culo che ti fa muovere. La vedo io e farò in modo che così faccia ogni batarian, non ti servirà nasconderti dietro al nome di Verush! » dichiarò alzandosi, più lentamente di quanto riusciva a fare un tempo. 
Diede due colpi di tosse coprendosi la bocca, al terzo sentì un forte dolore al pento accompagnato da un sapore metallico in bocca. Allontanando la mano dal volto vide tracce di sangue. 
La vista gli si annebbiò, mentre cercava di mettere a fuoco la lama che gli spuntava dal petto. 
Quasi distrattamente la sua mente elaborò l'idea che stava morendo. 
Cadde in ginocchio, girando su se stesso in un ultimo sforzo per vedere l'aggressore che l'aveva colpito di spalle. 
Troppo debole per parlare, fissò nei suoi ultimi istanti di vita il suo aggressore: un'asari in armatura nera. Nella mano destra teneva la lama che l'aveva ucciso. 
Svanì nel nulla grazie a un sistema d'occultamento, mentre la vita abbandonava Ka'hairal.
Moriva così uno dei peggiori terroristi e antagonisti che l'umanità avesse conosciuto, l'ultimo alto ufficiale dell'Egemonia batarian, colui che aveva riunito i batarian superstiti durante la guerra contro i razziatori.  
Era stato capace di riunirli nel governo della Nuova Egemonia, evitando che la sua razza si disperdesse. Lottando fino all'ultimo per il bene del proprio popolo, secondo la sua visione. 
Un modo di vedere non esente da colpe ed errori, ma mai per fini personali. 
Tutto per fare in modo che tornassero al loro mondo d'origine.
Moriva sapendo di lasciare la sua opera incompiuta.
Erano sul loro mondo, ma non in salvo. 
*****
 
« Mi servono informazioni, trovate dei superstiti. » ordinò Dasha Weaver passando scortata in mezzo ai rottami fumanti delle navi abbattute. Attorno a lei, quasi la totalità delle forze militari di cui disponeva sul pianeta. Tremila soldati tra fanteria e mezzi blindati. 
Indossava la sua solita armatura nera da nemesis, anche se non era più tale non era riuscita a liberarsi dall'abitudine di usare quel modello. 
Si tolse il casco anche se la temperatura era decine di gradi sotto lo zero. 
Sentiva il bisogno di aria fresca, odiava quella sensazione e cercava di convincersi che non la stava veramente provando. 
I piedi affondavano nella neve, rallentandone i movimenti, quasi grata di ogni istante che perdeva. C'era una possibilità che doveva verificare, ma che fosse diventata realtà la spaventava. 
Era una sensazione che aveva provato poche volte, ma riconosceva la paura. 
Davanti all'ingresso, nella viva roccia, da cui si apriva la strada sotterranea per Fort Hanshan un qualsiasi individuo appariva minuscolo. 
Come nate dall'oscurità in cui si trovava la base sotterranea, tre figure umanoidi emersero da essa. 
« Siete in castigo, non una parola, andate a casa e guai a voi se uscite. » fu il commento della Weaver, la cui voce era stata resa roca da quello che provava. 
Alexya, Diana e Trish si limitarono ad annuire tremanti. Avevano immaginato che la loro mamma sarebbe stata di pessimo umore, ma quello che suggeriva la lettura del corpo era peggio di qualsiasi altra cosa. C'era solo da ubbidire e sperare di cavarsela in qualche modo.
Facendo appello a tutto il suo auto controllo Alexya si fece avanti « I nostri amici sono scappati verso Caninea con altri civili della base, possiamo contattare Naomi e chiedere come stanno? »
« Va bene, ma andate a casa e non uscite fino a quando non torno. » fu il secco commento della donna.
Le figlie annuirono e corsero via verso la navetta più vicina, sollevate di poter evitare per il momento quella rabbia. Ma anche leggermente confuse da quella reazione non tipica per lei.
Talmente arrabbiata da confondere la lettura del corpo, cosa che poteva accadere quando si provavano delle emozioni talmente forti e inusuali che il corpo non sapeva come esprimere. 
Questa era senz'altro l'unica spiegazione che si celava dietro a quei segnali, sicuramente dei falsi, di paura che avevano scorto da lei. Era impossibile che qualcosa nell'universo potesse mettere paura alla loro mamma. 
Dasha riprese la sua lenta marcia, mentre le torce dei soldati le illuminavano la via. 
Avrebbe potuto salire su un mezzo e arrivar prima, ma in quel momento preferiva camminare anche solo per aver più tempo di riflettere sul da farsi. 
Ma la sua mente sembrava essersi bloccata su un unico pensiero “Non può essere scappato, non deve essere scappato.”
Così assorta nei suoi pensieri da non tentare nemmeno di non calpestare le viscere sparse un po' ovunque per la strada. 
Le sue figlie non si erano lasciate sfuggire l'occasione di sfogarsi. 

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Capitolo 11
*** Ambasciator non porta pena ***


Per comprendere meglio questo capitolo consiglio la lettura delle seguenti OS: 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3810349 (Galba, medico edonista) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3766609 (IV reggimento: Veari Skaara )
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3801354&i=1 (VI reggimento: Fredi Pearre)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3806569&i=1 (Il carcere Tartarus)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3809229&i=1 (VII reggimeento: Fum'Zaen vas Girah)


I rapporti non smettevano di giungere ai consiglieri riuniti d'emergenza, l'attacco portato a Kar'shan aveva colto tutti di sorpresa. 
Era una località priva di ogni importanza, ininfluente in qualunque settore. Il Consiglio aveva però coltivato la possibilità che i batarian, una volta tornati sul loro pianeta d'origine, sarebbero ritornati a seguire le regole della Cittadella in qualche decennio. 
Una strategia per reintegrare appieno i batarian, in una società galattica che un po' alla volta tendeva sempre di più a emarginarli. 
Ma quanto stava accadendo rappresentava un vero smacco politico per questa istituzione. 
Il messaggio di questo sconosciuto Crogar Cerrorr era stato ricevuto e sentito più volte, non che il suo significato cambiasse. Era un autentico colpo di stato a guida yahg quello che stava avvenendo. 
Lo sconosciuto batarian era sicuramente destinato a rivestire il ruolo di capo di questa nuova fazione pro Dominio yahg. 
La vera domanda era però come reagire? Un attacco così massiccio non poteva essere respinto da una forza raccolta alla bene e meglio, già era stato allarmante sapere che Fort Hanshan era sotto attacco. In quel caso però la forza del nemico non era tale da preoccuparsi, delle vecchie navi usate dai pirati erano impotenti contro un incrociatore da guerra. 
L'invio di una singola nave non era stato un problema. 
Raccogliere però una forza sufficientemente consistente per intervenire richiedeva tempo. 
Se aspettavano avrebbero perso la colonia. 
Se intervenivano subito i soccorsi avrebbero fallito con ogni probabilità e la colonia sarebbe stata persa.
Normalmente le forze I.D.G. sarebbero intervenute per prime e tempestivamente a tamponare la situazione, mentre una forza militare più consistente sarebbe arrivata dopo. 
Ma al momento esse erano tutte impegnate nella difesa di Erinle. 
C'era poi un'altra questione che stava spaccando la mente dei consiglieri: perché gli yahg si erano interessati ai batarian? Cosa pensavano di ricavare da quell'alleanza? I batarian non potevano portare nessun vantaggio. Anzi, vi era la possibilità che le sei potenze maggiori formanti il Consiglio della Cittadella decidessero per un intervento militare su larga scala. 
Se accadeva, il Dominio yahg poteva solo uscirne sconfitto. 
“Perché?”  ancora una volta la domanda risuonò nella mente dei sei individui.

***** 
 

La formazione della flotta yahg era a pezzi. 
In prima linea, le corazzate della flotta del Consiglio erano entrate di prepotenza nel varco aperto ad opera del III reggimento e coadiuvato dal VII.
I colossi dello spazio si erano buttati nel centro della battaglia, sparando con ogni bocca da fuoco in dotazione. Ai loro fianchi, le ben più piccole ma infinite volte più agili fregate I.D.G. le accompagnavano in azione. 
Il resto della flotta del Consiglio stava intanto agendo per sfruttare la netta superiorità numerica di cui godeva per circondare gli yahg. 
L'ammiraglio Dectus mirava a una vittoria completa, adesso che il nemico non poteva più minacciare il vicino pianeta Erinle. 
La cattura o la distruzione completa della flotta Yahg erano entrambe due possibilità più che concrete in quel momento. 
L'allarme venne dato istantaneamente a ogni comandante di nave, i sensori di ogni vascello rilevavano la medesima cosa: un abnorme accumulo di energia nelle navi yahg di classe incrociatore pesante a salire. 
Un tipo di attacco che alcuni avevano letto solo nei rapporti del primissimo scontro del III reggimento. 
Anche se disorganizzati, gli Yahg avevano ancora decine di navi e altrettanti erano i segnali rilevati. 
L'ordine di ritirata venne dato a tutte le navi di dimensioni minori. 
Sull'ammiraglia, la corazzata turian Hilaso,  l'ammiraglio Dectus rimase impassibile alla postazione di comando. Mosse appena la mano destra a indicare avanti. 
La corazzate avanzarono, a occupare quanto più potevano della visuale nemica.
Per fare da scudo.
Le esplosioni furono decine e accecanti. 
Detriti fluttuavano nello spazio, l'oscurità ritornava a dominare. 
Un bagliore.
Due, cinque, dieci e centinaia di luci illuminarono nuovamente quella porzione di spazio mentre lo percorrevano per esplodere addosso alle navi yahg. 
Forte e decisa risuonò la voce dell'ammiraglio Dectus su tutti i canali « Flotta all'attacco! Hanno usato il loro ultimo trucco, spezzateli adesso! » 
Pericolosamente danneggiate ma ancora operative, le corazzate riprendevano l'attacco con il sostegno di tutta la flotta. 
I giganti dello spazio si dimostravano degni di tutta l'attenzione del Consiglio sulla proliferazione di queste navi.
Una comunicazione dal nemico arrivò alle nave ammiraglia, non sorprendendo non poco il turian che sorrise “Non credevo sarebbero scesi a più miti consigli.” 
Pensò tra se, all'idea che il comandante avversario volesse trattare la resa. 
Fece un cenno con la testa, a indicare di aprire la comunicazione. 
« Sono l'ammiraglio... »
« La flotta del Dominio ha l'ordine di ritirarsi, non intralciateci o sarete distrutti. L'accordo di pace è stato accettato. » annunciò uno yahg che non perse tempo a presentarsi, per chiudere la comunicazione subito dopo. 
Dectus rimase immobili alcuni secondi a fissare uno schermo nero, al tempo stesso incredulo e furibondo per quel comportamento. 
« Signore, non so come, ma stiamo ricevendo una comunicazione dall'ambasciatrice asari Jeiya Thatora. » affermò un sottufficiale avvicinandolo.
A quella notizia lui guardò malissimo il suo simile, al punto di farlo indietreggiare di un passo. 
« Sullo schermo. » fu tutto quello che disse,  anche se il tono della voce tradiva una profonda rabbia interiore. 
« Ammiraglio Tulter Dectus, il governo del Dominio yahg ha accettato le proposte di pace che ho avanzato. La prego di terminare qui questo conflitto. » 
« Mi sta prendendo in giro? Non ci sono negoziati ufficiali tra Consiglio e Dominio! Ne ho ricevuto ordini al riguardo, come non posso nemmeno essere sicuro della sua posizione in questo momento. Le mie informazioni sono che lei si è consegnata agli yahg, non posso considerare la sua persona come attendibile. »
« Le assicuro che tra poco riceverà i medesimi ordini dal Consiglio della Cittadella, se non si vuole trovare nell'imbarazzante difficoltà di spiegare il riaccendersi di un conflitto e altre morti le consiglio di attendere. » affermò l'asari con un lieve sorriso. 

***** 


Quel giorno si stava rilevando ricco di sorprese per i Consiglieri, l'ultima era sapere che l'ambasciatore yahg desiderava contattarli. 
L'immagine olografica di Okex apparve davanti al Consiglio riunito, manteneva il solito atteggiamento arrogante tipico della sua specie « In base alle Dottrina il Dominio accetta la proposta di pace di voi non-yahg. »
« Di cosa diavolo sta parlando? » sbottò Prince, gli occhi grigi dell'anziano consigliere umano erano duri come l'acciaio mentre lo fissava. Riassumendo in quella frase il pensiero dei suoi cinque colleghi. 
Lui diede un riassunto della situazione, di come la non-yahg Jeiya avesse sempre cercato di convincere il Dominio a scegliere la pace. Sembrava che in qualche modo le sue ragioni fossero alla fine state ascoltate. 
I Consiglieri, usando gli stessi argomenti dell'ammiraglio turian, obiettarono che qualunque accordo raggiunto non era da ritenersi valido.  
Eriasa Iallivo si sentì morire dentro, tanto era l'imbarazzo. Come consigliera asari lei prendeva ordini dal suo governo, il suo compito era far si che gli interessi asari fossero rispettati all'interno del Consiglio. Per questo non poteva opporsi al messaggio ricevuto ore prima e che dava precise istruzioni in un caso simile, il testo non lasciava dubbi. Era quasi un ultimatum alla sua persona ad ubbidire ciecamente.
Alzò la mano destra a richiamare l'attenzione di tutti « Le repubbliche asari accettano la tregua proposta, in attesa che l'accordo di pace venga definito meglio. » 
Disse tutto con voce atona, cercando di controllare le proprie emozioni. Attorno a lei i restanti consiglieri le rivolgevano sguardi accusatori.
Avrebbe voluto gridare che non era colpa sua, come loro lei stava solo facendo il proprio dovere. 
Da Thessia, l'annuncio che il breve conflitto con gli yahg era giunto al termine si propagò in un istante a tutta la galassia.
Ancor prima di una notizia ufficiale. 
La popolazione prese quella notizia con sollievo, anche se nessuno aveva percepito quel conflitto come una minaccia la fine di una guerra era rassicurante. 
Lo scontro non era durato nemmeno un giorno del calendario spaziale, la velocità con cui si era concluso fece guadagnare ai vari governanti non poco in fatto di consensi e fiducia. 
Proprio questo risultato politico costrinse i restanti governi a sedersi al tavolo delle trattative. 
Presso ognuno di essi, militari e politici avrebbero voluto continuare il conflitto fino a una vera vittoria e solo dopo sedersi al tavolo di pace. 
Ma sarebbe stato un quasi un suicidio politico annunciare che nessun accordo era stato raggiunto, che la guerra continuava. 
Turian, umani, salarian e quarian furono forzati nelle scelte dal comportamento asari. Un gesto che sollevò parecchi malumori verso Thessia, dissapori che si preferì celare al pubblico. 
Certe cose erano più facile da aggiustare, se il popolino non si metteva in mezzo. 
Una cosa era sicura nei corridoi della politica galattica, le asari si erano appena giocate una parte non indifferente del consenso politico di cui godevano.  
I krogan non avendo navi non avevano potuto partecipare al conflitto, ma in accordo con i governi alleati si erano dichiarati in guerra a loro volta. Essendo coinvolti sono marginalmente, la notizia passò presso di loro quasi trascurata. 
Quando accaduto invece a Kar'shan, di cui si avevano poche notizie, veniva letto con curiosità e percepito come qualcosa di estraneo. Alle stregua di uno dei tanti colpi di stato di cui si leggeva spesso nei Sistemi Terminus. I canali d'informazione gli dedicarono solo qualche secondo, annunciando che una flotta yahg si trovava attorno al pianeta. Ricordando che la città batarian era difesa dal VII reggimento I.D.G. formato da umani. Sembrava però che all'annuncio della tregua gli scontri fossero terminati. 

 ***** 


Erano passate solo poche ore, ma la vita di molti era stata sconvolta. 
Lo sapeva Olivia, una volta informata di quanto accaduto a Fort Hanshan, la Normandy SR3 era andando al massimo per riportarla a casa. 
Era stata informata che tutte le persone a lei care stavano bene, questo l'aveva sollevata ma solo in parte. Il conteggio dei morti stava salendo ed era così ripartito: quindici morti nella battaglia spaziale, ottantasette i caduti nella difesa della base ma il conto non si era ancora fermato. 
Ma ancora meglio lo sapeva Areno accanto al cadavere del padre, duro e imperturbabile come gli era stato insegnato ad essere era in realtà sconvolto. 
Una parte di lui avrebbe voluto urlare e fare domande su come fosse possibile che nessuno si fosse accorto di qualcosa, ma l'addestramento di una vita gli imponeva la calma. 
Gli sembrava di essere in una situazione assurda: agitato e lucido allo stesso tempo. Guardava tutto e tutti come estraniato dal suo corpo. 
« Areno. » lo chiamò con dolcezza una voce femminile. 
Lui si voltò appena verso Asiria, ma non disse niente. Non sapeva nemmeno cosa dire, quali erano le parole da pronunciare quando si assisteva al tramonto di una razza?
Chi avrebbe potuto prendere il posto di suo padre? Assumersi il compito di mantenere in piedi quello che si era salvato della società batarian? C'era un solo individuo nel governo che avrebbe avuto il coraggio di guidare tutto quello che rimaneva del proprio popolo? 
Essere il governatore di un pianeta o di un piccola colonia poteva sembrare un compito impegnativo, sicuramente c'erano i motivi per pensarlo. 
Ma erano niente rispetto all'idea di essere la guida di tutto il proprio popolo. 
« Devi avvertire il Consiglio. » dichiarò lei.
« Il Consiglio? Perché? Cosa possono fare per noi? In ogni caso so già cosa faranno: niente. Questa è la fine dei batarian. »
« Areno no, gli yahg hanno smesso di attaccare la colonia. Quello che vi serve adesso è solo di far sentire la vostra voce, essere politicamente isolati è stato il più grande errore della vecchia Egemonia. Non commettetelo di nuovo, chiedete aiuto. »
« Aiuto. Dovremo andare come dei pezzenti a testa china a chiedere l'elemosina del Consiglio. In ogni caso non importa, non abbiamo più chi può farlo per noi. »
Lei l'afferrò per le spalle, costringendoli ad alzarsi e voltandolo verso di lei perché non vedesse più il cadavere del padre. 
« Tu, puoi farlo! » dichiarò l'asari color verde acqua. 
« Cosa? » 
“Già, cosa?” Le disse la propria vocina in testa « Prendi il ruolo che era di tuo padre, sono sicuro che lui lo vorrebbe. Sei giovane, un soldato esperto, puoi contare sull'aiuto di Olivia e la tua ragazza, la sottoscritta ti ricordo, è figlia dell'ultimo prothean fasullo dio vivente, ma contenti loro, degli hanar. Mio padre può sicuramente fare pressioni perché gli hanar ne facciano al Consiglio. Mia madre è una leggende della Normandy SR2, è molto ascoltata su Thessia e dal Consiglio. Può intercedere con John Shepard, lui può chiedere che l'Alleanza dei Sistemi intervenga. » spiegò parlando a raffica, cercando di ignorare la propria di agitazione e il senso di sudore delle sue mani. 
Aveva detto le prime cose che le erano venute in mente, non sapeva nemmeno lei quanto fosse fattibile quello che proponeva. 
« Gli umani ci dovrebbero aiutare? Dopo che mio padre ha in gioventù organizzato alcuni dei maggior atti terroristici contro di loro. » 
« Proprio per questo, tuo padre è sempre rimasto attaccato alla sua visione dei batarian. Nonostante i suoi tentativi, non si è mai distaccato da essa. Voleva far riottenere al tuo popolo quello che avevano perso, riportandoli da dove la loro storia è stata interrotta. Ma questo non è mai stato veramente possibile e lo sai. Potete solo andare avanti, cercare di far nascere qualcosa di nuovo in cui riconoscervi come popolo. Avete bisogno di una nuova visione, tu potresti essere quello capace di darla. »
« Io ? »
« Appartieni alla nuova generazione di batarian, di quelli per cui Kar'shan era un pianeta leggendario. Non credi nella schiavitù, rispetto a tuo padre hai una visione del tutto staccata dal passato batarian e questo potrebbe essere per voi l'inizio di qualcosa di nuovo. Quelli come te, quelli della tua generazione, sono ormai la maggior parte della popolazione. I valori dei vostri anziani, non sono i vostri. »
Lui la guardò ammutolita, sconvolto da quello che era successo e dalle sue parole. 

***** 
 

Olivia era giunta su Noveria. Guardava dall'esterno la braccia aperta nel carcere Tartarus. Si sentiva impotente, perché oltre a prendere visione dell'accaduto e dare qualche ordine non poteva fare niente nell'immediato. 
Sarebbe servito sedersi attorno a un tavolo, contare i soldi e parlare con le persone giuste per stabilire il da farsi o anche solo iniziare con le riparazioni.
Ma anche avviare indagini interne, su come e perché le difese fossero risultate insufficienti.   
Tutte cose che per lei erano terribilmente lente in quel momento, avrebbe voluto che la vita fosse più simile a un videogioco. Dove bastava premere l'icona per avviare le riparazioni degli edifici e unità. 
Oltre a questo era reduce da un violento alterco con il Consiglio, la sua idea di mandare rinforzi a Kar'shan era stata respinta. Aveva un migliaio di uomini sul pianeta, non poteva fare niente per loro tranne logorarsi all'idea che forse li stava abbandonando.  
Si avviò verso una navetta, da qualche parte doveva pur ricominciare a sbrogliare quella situazione.

*****
 

Galba, il medico privato della famiglia Weaver, guardava meditabondo Arturus svenuto a letto. 
Sembrava che una scossa elettrica di qualche tipo avesse immobilizzato il turian, colpendo il suo sistema nervoso. Lasciando delle particelle ioniche ancorate alle sue fibre nervose, bloccando gli impulsi elettrici che le attraversavano. 
Lo rigirò a pancia in giù, lo mise di traverso al lettino lasciandone le gambe a penzoloni. 
Quindi gli abbassò i pantaloni. 
Si allontanò andando in una stanza adiacente, al suo ritorno teneva in mano un sottile tubo cilindrico dalla punta arrotondata.
Lo accese e questo emise un sottile sibilo elettrico. 
« La prima volta non è mai così traumatica come dicono. » commentò il medico al suo paziente svenuto. 
In un lettino a qualche metro di distanza, Dasha sgranò gli occhi.

***** 
 

Era stata una sorpresa scoprire che entrambi erano nell'infermeria privata di lei.
Il marito era ancora svenuto, Galba le aveva fatto un riassunto della situazione dicendole che entro un'ora si sarebbe dovuto svegliare. Dato che la terapia usata pareva aver funzionato. 
Non le rimase che parlare con la sola altra persona per cui era venuta. 
« Grazie di esserti presa di cura di Arturus, di averlo fatto visitare dal tuo medico. » disse Olivia a Dasha che fissò incerta per alcuni istanti lo spazio davanti a se.
« Già...ma lo faccio perché mi servono informazioni. Lui deve sapere qualcosa di cosa è successo. » dichiarò la mora. 
« Io invece sono quella meno informata dei fatti, per questo sono qui. Cosa è successo? Poi non mi sembri ferita, che ci fai a letto? » chiese la rossa.
« Un attacco di panico. »
« Cosa? » domandò incredula. 
« Lo sai che sono scappati. Lui e tutti gli altri scienziati. » 
Olivia annuì appena.
« Mi sono diretta al carcere, speravo di aver fatto in tempo. Gli volevo scaricare in testa tutto il caricatore della mia arma, invece la cella era vuota. A quel punto mi sono sentita talmente male da non riuscire a stare in piedi. Naomi non ha voluto sentir ragioni e mi ha fatto ricoverare, esito: attacco di panico. » 
« Cosa sai di come è avvenuto l'attacco? »
« In qualche modo hanno fregato entrambe, ci siamo accorti della loro presenza solo quando hanno attaccato. I radar o altro non sono serviti a niente e questo non dovrebbe essere possibile. Sono sistemi di ultima generazione, non ho mai risparmiato sulla sicurezza. »
« Non esiste un sistema perfetto, c'è sicuramente qualcosa che può eludere la tua sicurezza. » 
« Oh certo, le tue fregate o navi simili. Quelle non le riveliamo quando sono occultate. »
Olivia la guardò pensierosa « Potrebbero aver usato un sistema d'occultamento come quello? »
« Questo è impossibile. Si tratta di un sistema sviluppato da quello presente nella Normandy SR originaria. È considerato un segreto militare del Consiglio, tutti i pezzi esistenti sono stati costruiti dalla mia società. Siamo i soli autorizzati al loro impianto e manutenzione. »
« Ok, supponiamo che da parte vostra non ci siano stati errori nella sicurezza. » asserì Olivia accettando quell'affermazione implicita tra le righe « Come potrebbero aver scoperto qualcosa su un sistema SR? Salendo su una delle mie navi? »
« È il solo modo che mi viene in mente. »
« Una spia. » Olivia scosse la testa « Non riesco a immaginare nessuno dei miei soldati a fare questo, hanno tutti anni di servizio impeccabile presso i propri eserciti. »
Dasha avrebbe voluto fare qualche commentò amaro sulla fedeltà, ma il suo pessimo umore la trattenne. Preferì concentrarsi sull'essere costruttiva. 
« Ricevuto visite strane? » chiese la signora di Noveria.
La rossa assunse un'espressione sorpresa « L'unica ricevuta negli ultimi tempi è stata quella di Jeiya Thatora. »
« Ah! La tizia che si è consegnata agli yahg, spero l'abbiano scopata a morte. » 
« Mi dispiace dirti che è viva, anche se la notizia ufficiale non è ancora stata data. » 
Le fece un breve riassunto su come l'ammiraglio Dectus fosse stato contatto dall'ambasciatrice prigioniera, dell'entrata in vigore di un tregua. 
« Peccato. » fu l'unico commento della Weaver. Si massaggiò la fronte pensierosa, sapeva che doveva mettersi al lavoro. Il marcato galattico non aspettava i comodi di nessuno, ma in quel momento le mancavano davvero le forze.  
« Dovresti parlare anche con Naomi e il comandante dell'incrociatore salarian Vaffaqualcosa, non ricordo il nome, hanno menzionato qualcosa sul fatto che le navi nemiche si siano autodistrutte. » 
« Ho letto un rapporto mentre venivo qui, pare che nessuno degli aggressori sia sopravvissuto. »
« No! » gridò con forza Dasha, picchiando a pugno la mano sinistra sul lettino. A Olivia non sfuggi il tremore del braccio, segno che non si era ancora ripresa del tutto.  
Così come la sua condizione di apparente stanchezza in cui l'aveva vista appena era entrata, ma lei aveva una prova migliore di tutti quegli indizi per capirne l'animo. 
Da quando era entrata non l'aveva insultata o minacciata neanche una volta, questo evento da solo dicevo tutto.
« Già una volta ho creduto fosse morto, non commetterò due volte lo stesso errore! » disse terminando la frase con un profondo sospiro per riprendere fiato. Si massaggiò il petto, il cuore sembrava voler esplodere. Dasha odiava sentirsi priva di forze. 
« Come mai le tue figlie non sono qui? Comunque Isabella sta bene, stando a Steve si è divertita. » domandò Olivia, credendo fosse meglio portare la conversazione su un argomento più tranquillo. 
« Non sanno che sono qui, non voglio che mi vedano così. Credono sia chiusa nel mio ufficio in una riunione d'emergenza. »
Lei aprì la bocca per parlare, ma non le venne una parola. Faceva davvero bene a immischiarsi? 
« Dovesti parlare con le tue figlie e Isabella, informarle che quella persona è ancora viva. »
« Mai! » disse fissandola astiosa.
« Ascolta...non sapere le rende solo più esposte. Ti dico questo sia come madre che come soldato. Il miglior modo per proteggerle è informarle. In modo che sappiano chi avranno davanti se dovranno incontrarlo. Io con Dante ho fatto così. »
« Cosa? » 
« Non gli ho detto che lo scienziato che lo studiava era in prigione qui, ma gli abbiamo raccontato tutto quello che abbiamo appreso su di lui. Quel poco che si sa almeno. »
« Te l'avevo detto. » obiettò la Weaver scuotendo la testa « C'erano troppi interessi in gioco, tenerlo in prigione per sempre non era possibile. Andava ucciso.»
«  Questa volta sarà così. » affermò lei.
Dasha la guardò per niente convinta « Non avresti mai il coraggio, sei... »
« Ho fatto tutto il possibile per garantire i diritti e la vita di quegli uomini nonostante i loro crimini, non è bastato. Non metterò mio figlio in ulteriore pericolo. Non sono disposta a dare altro alla galassia. » e si mise una mano sul ventre. 
Un gesto che la Weaver comprese bene, era con lei mentre cercavano di sopravvivere dentro all'Arca dei grigi. Quando Olivia scelse l'aborto per poter continuare a combattere, se non l'avesse fatto probabilmente sarebbero morte entrambe e la vita nella galassia scomparsa. 
Morto per morto aveva sacrificato quel feto, nato per caso da una tecnologia sperimentale che aveva permesso a un turian e ad un'umana di procreare. 
Dopo Olivia si era ritirata per mesi a vita privata, in preda a una profonda depressione. 
« Vedremo. » fu la sola risposta che ricevette, la sola che Dasha si sentì in grado di darle perché lo sguardo di lei le dava fastidio. Aveva un che di insano, forse a dimostrazione che certe ferite non potevano mai guarire del tutto ma solo essere nascoste. 

Un mugugno fece voltare Olivia.
« Dove sono? Perché mi brucia il culo? » furono le prime parole di Arturus al risveglio, per lo più bofonchiate. 
La moglie corse ad abbracciarlo, mentre poche lacrime le bagnavano il viso. 
La presenza di lei rese ancora più confuso il turian, Olivia gli raccontò di tutto quello che era successo mentre lui era svenuto.
Arturus cercò d'alzarsi d'impeto, c'erano troppe cose da fare e lui non poteva stare a letto. 
Ma Olivia lo costrinse a rimanerci, anche perché lo gambe ancora non lo reggevano.
« Decunia e Dante? » chiese allarmato.
« Stanno bene, non ho ancora avuto modo di vederli. Ma sono qui a Caninea da qualche parte.  » 
« Sono ai moli con tutti i civili scappati, ci sono anche le mie figlie e il resto dei loro amici. » commentò Dasha. 
Informazione che rassicurò ulteriormente i due genitori. 
« Di Jessie...invece...cosa ne è stato? » chiese il turian.
Olivia lo guardò allibito « Jessie...lei...perché era qui? Non la vediamo da due anni ormai. »
Lui annuì « Si... ti doveva parlare e... »
« E...? » ripete lei in un crescendo d'ansia.
« È stata lei a colpirmi. » dichiarò lui, pian piano che la mente ritornava a funzionare e i ricordi riaffioravano.   
Olivia lo fissò incredulo, incapace di accettare il significato di quelle parole. 
« Non può essere. » fu tutto quello che riuscì a dire. 

Note autore:  Jeiya Thatora è tornata, contenti?
 

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Capitolo 11
*** Trattative di pace ***


Mal di testa.
Quella sembrava essere la sola sensazione rimasta nella vita di Olivia W. Shepard.
Erano notti che non dormiva o lo faceva male.
Troppe erano le domande che aveva in testa, da quando suo marito gli aveva spiegato il coinvolgimento di Jessie. 
Non riusciva a crederlo, lei era stata sempre sulle sue ma l'aveva considerata un'amica. 
Del gruppo dei figli degli eroi della Normandy SR2 Jessie era la più grande, avendo quattro mesi in più di Olivia. 
Anche se avevano preso strade diverse si conoscevano fin da bambine. 
Ma il tradimento di un'amica non sembrava abbastanza, così la sua mente decise di giocarle uno scherzo. 
Sentì emergere dalla memoria l'incontro che aveva avuto con Mores, il krogan responsabile delle nuove armi che la Noveria Corps metteva in commercio. 
Il Carcere Tartarus era una fortezza, non era possibile che le sue difese fossero state trapassate da una singola nave. 
« Non ho idea di come hanno fatto, ma hanno usato un cannone al nium. » dichiarò il krogan.
« Chi lo vende? Per favore non ditemi voi o questa volta Dasha il carcere non te lo toglie nessuno, se è opera di uno dei tuoi “giochetti” . » dichiarò severa voltandosi verso di lei.
La signora di Noveria, partecipava curiosa di sapere cosa il suo esperto aveva scoperto, le indirizzò un'occhiataccia.
In quell'occasione a Olivia non sfuggirono le occhiaie della Weaver, niente di strano che anche lei avesse delle ragioni capaci di tenerla sveglia di notte. 
« Nessuno, non è qualcosa che si trova in commercio. » 
« Va bene, riguardo al mercato nero? Chi è che potrebbe averlo venduto sotto banco? » 
Mores scosse la sua grossa testa da dinosauro « Non hai capito, non è in commercio perché nessuno è ancora riuscito a realizzarlo. »
« È un progetto su cui stanno lavorando tutte le grandi industrie d'armi, ma nessuno ha ancora ottenuto qualcosa di decente. I prototipi costruiti fino adesso hanno semplicemente troppi difetti, dinne uno qualsiasi e ti posso assicurare che è presente. Non ho idea di come uno di questi, funzionante, sia finito su una nave pirata vorcha. »
« Nave pirata che non è stata trovata e nemmeno quest'arma. » commentò Dasha. 
« Cosa può fare? » domandò bruscamente Olivia, cercando malgrado tutto di essere paziente. 
« È un'arma non letale, non danneggia il suo bersaglio ma lo priva di energia. Può essere usato per  bloccare i motori di una nave, come per aprire uno squarcio negli scudi. La mia idea è che l'abbiano usato per questo, una volta creato un buco nello scudo del carcere hanno usato un missile antibunker. Il resto lo sai. » 

Olivia si mise le mani sugli occhi, quasi pregando per dormire.
“Tecnologia sperimentale, davvero? Gli Yahg o chi per loro ha accesso a una tecnologia di cui neppure le forze del Consiglio dispongono? In più c'è quello strano incidente, riguardante il suono misterioso registrato dal reggimento di mio fratello, ad avvalorarne la possibilità. I nostri esperti informatici dicono che inviare dati sotto forma di suoni per infettare i computer dei nemici è possibile in teoria, ma anche in questo caso nessuno ha ottenuto nulla di pratico. Jessie, lei è una scienziata. Potrebbe essere stata lei? Con l'aiuto di chi? Perché farci questo? Dovrei chiedere ai suoi genitori, ma come faccio a domandare: Vostra figlia sta per caso cospirando contro il Consiglio? Sapete che fa la terrorista?“
Passò un'altra ora senza che i suoi pensieri si acquietassero
“ La migliore di ogni corso militare, punteggi massimi in tutto. La nuova eroina della galassia, la degna figlia di John Shepard. Gran bel comandante che sono, quasi duecento caduti...e dovrei essere la migliore. Ci sono duecento famiglie che ancora stanno piangendo chi hanno perso. Anche Decunia e Dante sono stati in pericolo, averli adottati li ha esposti. Se sono così brava, perché non ho dato difese più solide? Sicuramente qualcosa avrei potuto fare, se in passato mi fossi impegnata di più. Un dettaglio capace di far la differenza adesso, forse ci sarebbe stato. Io...” 
Un braccio la strinse e sentì la voce del marito turian dirle « Va tutto bene, riposa, non pensare. » 
« Io... » 
« Possiamo sistemare tutto, dormi. » 
La sentì aggrapparsi prima alle coperte, poi percepì il suo corpo rannicchiarsi contro il suo. 
Nell'oscurità della camera poteva udirla singhiozzare lievemente. 
Olivia era una donna eccezionale, s'impegnava in quello che faceva sempre al massimo. 
Se era per aiutare qualcuno non si tirava mai indietro. 
Dopo suo padre era diventata lei il nuovo simbolo dell'unità della galassia o almeno della maggior parte delle razze. Ma era pur sempre una comunissima persona. 
Quelle responsabilità o le aspettative delle persone che facevano affidamento su di lei, la logoravano più di qualsiasi altra cosa. 
Rimasero così, con lui che le accarezzava i rossi capelli, fin quasi al mattino quando lei finalmente si addormentò.

 
***** 
 
Dasha era tesa, ma in maniera diversa da come molti erano abituati a vederla. 
Quando si trattava di un grosso affare, la tensione di quei momenti sembrava stimolarla. 
Era come una molla carica pronta a scattare, ma non questa volta. 
Si fregava le mani, mentre guardava fuori da una finestra l'approssimarsi del nuovo giorno.
Quel corridoio anonimo solitamente le dava tranquillità, avendo una magnifica vista su Caninea e le cupole abitative sorte tutt'attorno.     
Stava però scoprendo quanto il desiderio di proteggere qualcuno fosse logorante. 
Non riusciva a pensare, l'unica immagine che aveva in testa era la bocca di quel maledetto vecchio che non smetteva di parlare. Di raccontare cose per danneggiare le sue figlie e Isabella. 
Le aveva bloccate a casa, divieto di uscire. La compagna non aveva protestato, le figlie si. 
Senza volerlo aveva finito per alzare la voce. 
“Gran bel modo di far credere che tutto va bene, adesso sono più sospettose che mai.”   
Sospirò rassegnata. 
“Meglio mettersi in marcia, per così dire, ormai è l'alba. Sentiamo cosa avrà da dire la delegazioni degli yahg al Consiglio.”

 
***** 
 
« Perché hai portato anche loro? » domandò Olivia, alla vista di Dasha che accompagnata dalle figlie si approssimava come lei alla base della Torre della Cittadella. 
Il luogo dove risiedeva il Consiglio e nel quale le varie parti si sarebbero incontrate per discutere di una pace duratura.
« Altro che portato, si sono imposte. Me le sono trovate davanti e mi hanno obbligato a portarle. » sbottò la signora di Noveria. 
La rossa le scoccò un'occhiata divertita « Ma no! Chissà da chi possono aver imparato a comportarsi in questo modo? » 
La sguardo di disappunto che le rivolse, segno che ci aveva preso, diede non poca soddisfazione ad Olivia.
« Vedremo quando Dante avrà diciassette anni, se ti divertirai. Comunque lui che ci fa qui? » 
Oltre alle due donne e alle figlie della Weaver erano presenti: Dante e Steve con tutta la famiglia. 
« Mamma e papà ci aspettano all'appartamento sulla Cittadella, Arturus e Decunia sono già da loro. Avrebbe dovuto rimanerci anche Dante, ma ha insistito per venire. Rimarrà fuori con Ilary, gli ho detto di non creare problemi alla zia, fortunatamente è un bravo bambino. » 
Sotto lo sguardo delle due donne lo videro avvicinarsi ad Alexya e porgerle un datapad, ma entrambe non ci badarono. 
Un funzionario si avvicinò a loro « Ammiraglio Shepard, Signora Weaver e Comandante capo Shepard potete salire, il Consiglio e la delegazione Yahg vi stanno aspettando. » disse indicando loro gentilmente la strada.    
« Prego? Gli yahg sono già qui? » domandò Dasha scocciata e sorpresa. 
« Si, per non creare ulteriori tensioni il Consiglio ha accettato la loro richiesta di entrare per primi. C'era una qualche loro usanza culturale che ci tenevano venisse rispettata. »
« Ah! » fece Dasha e si voltò incamminandosi verso l'esterno « Isabella andiamo al bar qui all'angolo, porta tutti. Anche di peso, se necessario. » 
« Cosa? » esclamarono stupiti gli altri, poi fissarono Isabella che si era messa davanti all'ingresso della Torre e li fissava. 
« Dammi una spiegazione! » sbottò Olivia sedendosi al tavolo, davanti a Dasha. Il resto dei presenti si era già accomodato.  
« Gli yahg volevano essere i primi, avere il posto d'onore? Bene, adesso che aspettino. » 
Lei gli sorrise « Sempre detto che sei stronza...al momento però mi piace. » e si mise comoda sulla sedia « Prendete quello che volete, questa colazione la offre Dasha. » 
« Non l'ho mai detto! » 
L'unica risposta fu un sorriso di supponenza dalla rossa.
Dopo circa dieci minuti il medesimo funzionario di prima le venne a cercare, visibilmente più agitato. 
« Il Consiglio e la delegazione yahg sono impazienti... »
« Siamo in riunione, arriveremo appena finito. Ordini dell'ammiraglio Shepard. » gli rispose Olivia, sorseggiando un cappuccino.
Risposta che spiazzò non poco il suo interlocutore « Ma...cosa posso dire al Consiglio su quando arriverete? » 
« Dica che arriveremo, quando arriveremo. » 
A quel punto il poveretto si voltò, avviandosi come qualcuno a cui la giornata era stata appena rovinata. 
« Questa non me l'aspettavo. » fu il commentò di Dasha. 
Lei fece spallucce « A volte è piacevole non fare sempre tutto alla perfezione. »  
« Io sarei quella stronza? » fu il commento scocciato della Weaver mentre pagava il conto...per tutti.

 
*****
 
Percorsero le Camere del Consiglio, piene di alberi e bellissime fontane. Superate delle rampe di scale accedettero alla sala delle udienze del Consiglio. Dove chi aveva una richiesta si avvicinava al punto estremo e posto alcuni metri più in basso rispetto a dove i consiglieri prendevano posizione, quest'area era chiamata Podio del Postulante. Sotto di esso c'era un giardino protetto da un vetro. 
Dettagli a cui nessuno dei presenti faceva più caso ormai, li conoscevano fin troppo bene. 
La delegazione Yahg era più eterogenea di quello che ci si aspettasse, oltre a cinque membri di quella razza vi era Jeyna Thatora, un gruppetto di cinque elementi di varie razze che si contraddistinguevano per gli abiti sicuramente firmati che indossavano e un batarian.  
« Quelli che ci fanno qui? » fu il commento sorpreso ma sottovoce di Dasha.
« Li conosci? » chiese Olivia. 
« Potrei dire che siamo colleghi, come me sono gli amministratori delegati di alcuni delle maggiori multiplanetarie della galassia: l'omone pelato è Paul Kondom della C.D.W, il volus è Juo Veal della Theonray, mentre il turain è Vale Fraetis della Alfa Centauri Supplies. La dalatrass salarian è Pilon Nixie della Orion fabrications, mentre l'asari è Taun T'rana della Gemic Dyneral. »
Loro la videro e la salutarono amichevolmente con sorrisi e cenni del capo. 
Lei fece altrettanto “Maledetti bastardi, vi venga un tumore.” fu il suo pensiero, celato dietro la maschera della cordialità. 
Il batarian, aveva un aspetto trasandato per non dire selvaggio, era invece intento a fissare con astio un suo simile distante qualche metro. Quest'ultimo faceva finta di non accorgersi di lui, intento a fissare i seggi dei Consiglieri ancora vuoti e al suo fianco un'asari. 
L'ingresso degli ultimi arrivati li aveva fatti voltare, Olivia fu sorpresa nel riconoscerli: Areno e Asiria. Non avendo idea che anche loro sarebbero stati presenti.
Corse ad abbracciare l'amica d'infanzia, felice di vedere che stava bene. Ufficialmente erano suoi sottoposti essendo membri degli I.D.G., distaccati presso il VI reggimento con il ruolo generico di “esperti” il cui compito era indirizzare nel modo giusto gli sforzi per il reinserimento dei batarian nella società galattica come un unico popolo. 
Areno la salutò militarmente, lei lo imitò. Sapeva quanto poco fosse incline a gesti più cordiali, in più il suo volto faceva trasparire tutta la tensione che doveva sentirsi addosso. 
« Le mie condoglianze. » gli disse, avendo saputo di suo padre. Non poteva dire di aver stimato il padre di Areno, ma almeno gli doveva quel minimo di cortesia. 
« Sei privo di ogni orgoglio, ti fai trattare da pari da delle femmine. » commentò rabbioso il suo simile, attirando l'attenzione di tutti. 
« Lei sarebbe? » chiese Olivia. 
« Tacci femmina! Le vostre espressioni stupide con due occhi, il fatto che voi femmine possiate fare cose che spetterebbero solo ai maschi dice tutto sullo vostra debolezza del vostro Consiglio. Tu, tu, tu e tu... » disse indicando Olivia, Asiria, Dasha e Isabella « Potete fingere quanto vi pare, ma io vi vedo per quello che siete veramente: delle femmine deboli, prive di carattere. Potrei ridurvi a mie schiave come e quando voglio! »
L'unica reazione a quel discorso pieno di disprezzo fu un muto sguardo di disappunto da parte di tre delle menzionate, Isabella si limitò ad assumere un'espressione dubbiosa.
« Questo idiota è Crogar Cerrorr, si definisce il capo dei batarian liberi che si sono alleati con gli yahg. » spiegò Areno. 
« Esatto noi siamo liberi, non siamo schiavi di un Consiglio, non permettiamo alle nostre femmine di essere nostre pari. Loro ci ubbidiscono, per questo noi siamo forti e lo sono i nostri alleati. Perchè la nostra società rispecchia il giusto ordine. » dichiarò con enfasi. 
L'ingresso del Consiglio interruppe quella breve discussione.
« Il Consiglio non ama aspettare. » dichiarò Jerod, rappresentante per i salarian. Essendo l'aggressione a una colonia salarian l'argomento principale, era stato deciso che lui avrebbe guidato quella seduta. 
Jeyna si fece avanti « Mi è stato concesso parlare a nome degli yahg e dei loro alleati: anche loro gradirebbero delle scuse, per il tempo perso. Inoltre, essendo questa una trattativa con il Consiglio mi chiedo perché queste persone siano presenti e la presenza di una di loro armata? Questa è una dimostrazione di scarsa fiducia. » 
« Il Consiglio gli ha chiamati in qualità di esperti, riguardo Isabella è stata autorizzata da tempo a entrare con le sue spade. Se questo le crea problemi, sarà bene che se li faccia passare. » la verità era leggermente diversa, ma non gli sembrava fosse il caso di dare spiegazioni inutili. Quindi spostò lo sguardo severo sulle due donne.  
Olivia e Dasha si scambiarono uno sguardo complice.
« Le mie più sincere scuse, consigliere. » dissero all'unisono, ma talmente false da risultare solo irritanti. Soprattutto non consideravano la delegazione yahg.  
« Incominciamo » dichiarò Jerod, apparentemente soddisfatto « Ambasciatrice Thatora, ci dica...cosa ha ottenuto? » 
L'asari di fece avanti, sorridendo lievemente « Il Dominio yahg è disposto a un risarcimento completo, con in aggiunta delle scuse ufficiali. » 
« Molto generoso e in cambio? » il salarian nemmeno cercò di non apparire sospettoso. 
« Richieste più che ragionevoli: la possibilità di intrattenere rapporti commerciali con i governi facenti parti del Consiglio, per loro e alleati. In più il riconoscimento politico di questi da parte del Consiglio in modo da ufficializzarne la posizione, chiedono che sia riconosciuta l'Adunata di Verush come legittimo governo... »
« Mai! » sbraitò Areno « Quel fantoccio di Cerrorr non sarà mai a capo dei batarian. La colonia della Nuova Egemonia non lo riconoscerà mai.»
« Meglio! Non vorrei mai governare su qualcuno che ha dimenticato l'onore della propria razza! »
« Lo so meglio di te cosa significa. »
« Davvero? Allora dimmi, quanti schiavi e schiave hai? Quanti figli hai generato? Quanti nemici hai ucciso? Io ho oltre trenta figli tra maschi e femmine, ho ucciso quasi una sessantina di nemici e possiedo oltre un centinaio di schiavi. Dimostrami di essere migliore di me? »
« Non ho bisogno di mostrarti niente. » fu la secca risposta di Areno, a cui l'altro reagì sbuffando in modo arrogante. 
« Per il momento soprassediamo sulla questione batarian. » dichiarò Jerod, interrompendo  quello scontro verbale. « Stava dicendo ambasciatrice Thatora? » 
« Alleati come l'Adunata di Verush e la Coalizione Tribale Vorcha. » 
L'ultimo nome sorprese tutti, costringendo il consigliere a chiedere « Cosa sarebbe questa “Coalizione Tribale”? » 
« Gli yahg hanno cominciato a intrattenere rapporti diplomatici con i vorcha da molto tempo, pare che i dogmi della loro Dottrina siano stati ben accolti. Apprendendoli hanno cominciato  sviluppare forme di governo più complesso che superassero i limiti della tribù. A conferma di questo sono sicura che sia possibile confermare la presenza di un gran numero di Vorcha su Erinle, in questo recente conflitto? Essi erano soldati della Coalizione tribale. »
Steve si sentì improvvisamente al centro dell'attenzione di tutti, dopotutto era stato lui a combattere faccia a faccia sul pianeta « C'erano, ma preciso, non è che ho chiesto per chi combattessero.  »
e alzò una mano, quasi fosse un alunno in classe e il salarian il severo maestro.
« Si? » disse quest'ultimo.
« Ma ci stiamo davvero preoccupando agli ultimi arrivati, non possiamo risolvere tutto con una sana dimostrazione di forza e imporci? Considerando che vinceremo di sicuro. »
Jerod sospirò con fare paziente, ringraziando che la stampa non fosse presente.
« Si rende conto delle sue parole? » esclamò Jeyna « Prima di loro, gli ultimi arrivati eravate voi umani? Voi avete beneficiato della fiducia del Consiglio per inserirvi nella Comunità Galattica, questo nonostante il primo contatto con voi sia stata una guerra tra voi e i turian. Non pensa che anche gli yahg meritino la stessa occasione? Pensi cosa sarebbe successo se il Consiglio si fosse comportato con gli umani, come lei propone facciano con il Dominio? Le sembrerebbe giusto? Io non credo. » 
« Francamente non mi interessa, io faccio i miei interessi. Portano guai adesso, me ne frego dell'ipotetico futuro. Io sono per ricominciare la guerra. » asserì Steve.
Isabella batté le mani gioiosamente, sorridendo contenta, non avete capito tutti quei discorsi così complicati ma le era piaciuto giocare alla guerra con Steve. Voleva ripetere quell'esperienza. 
« Lei è la persona più stolta che abbia mai incontrato. » fu il secco commento dell'asari.
« Comandante capo Steve, ricominciare la guerra non è tra le opzioni o almeno non è l'intenzione del Consiglio di cui lei è un soldato e rappresentate. » affermò duramente Jerod.
Lui si limitò a un cenno del capo dal significato vago. 
Il salarian riprese la parola « Anche il Consiglio ha le sue richieste: oltre a pagare i danni di guerra, come da voi menzionato, chiediamo in più la restituzione di tutti i prigionieri scappati dal carcere Tartarus oltre a una spiegazione di quanto accaduto. »
Crogar si fece avanti, mento ben alzato e sguardo arrogante « Sono stati i miei coraggiosi guerrieri a liberare quei saggi, non intendiamo restituirveli e ormai sono al sicuro. » 
« Lei dovrebbe valutare meglio la sua posizione. » disse mortalmente serio Jerod. 
« Siete voi che dovreste farlo, ben presto i batarian domineranno i cieli come fanno i vostri popoli. Ma se proprio volete vi propongo uno scambio: i saggi che abbiamo liberato contro un migliaio dei nostri schiavi? » 
« Cosa? » esclamarono i consiglieri e i suoi esperti. 
« Non potete avere mille prigionieri. » sbraito Areno « Inoltre, per il tuo modo di pesare, rimanere senza schiavi sarebbe un'enorme vergogna. Non credo che un'idiota come te oserebbe. »
L'altro batarian rise di gusto « I nostri alleati ci hanno permesso di salire sulle navi volanti, ci hanno addestrato a combattere tra le stelle. Ho guidato personalmente i primi attacchi, per il mio valore sono stato premiato con il comando di tutte le navi donate ai coraggiosi batarian che hanno intrapreso il cammino della libertà. » 
Parole udite da tutti, a cui però qualcuno seppe dare un significato diverso.
« L'aumento della pirateria è causa vostra! » dichiarò Olivia.
« Figli di puttana, è colpa vostra se le mie navi sono state attaccate di frequente! » affermò Dasha. 
« Sa di aver appena confessato un crimine? » sbraitò Jerod « Tutti quei prigionieri dovranno essere rilasciati immediatamente! » 
« Siamo guerrieri, le nostre sono gloriose azioni di guerra. » disse esaltandosi Crogar, sorridendo maleficamente dopo « Come tale ci siamo solo presi quello che spetta ai vincitori, gli schiavi sono solo parte del bottino ma per adesso non li abbiamo toccati in modo che non perdano il loro valore. Rifiutate e faremo di loro ciò che vogliamo, anche se non possono competere con le nostre le femmine aliene saranno sicuramente buone per scopare. »
Nella sala scese il gelo. 
« Vuole abusare sessualmente dei prigionieri? » domandò Jerod. 
Il batarian lo guardò stranamente, Jeyna gli si avvicinò « Significa stuprare, aver un rapporto non consenziente. » e rivolgendosi al Coniglio « Il popolo di Crogar è abituato a seguire da secoli regole di guerra molto distanti da quelle a cui noi siamo abituati. Quanto affermato non è presso di loro considerato un crimine, in quanto gli schiavi hanno i diritti e il valori di oggetti o animali. »
Crogar rise di gusto « Quanto siete stupidi a dare nomi complicati a cose così semplici. Comunque si, le “abuseremo sessualmente” se non le rivolete indietro dovremmo pur farci qualcosa. » disse divertito « Non mi interessa fare la pace con qualcuno di debole che tratta le femmine da sue pari, ma per rispettare il desiderio dei miei alleati questo è il mio dono. Cosa volete fare? Mille schiavi presi tra la vostra gente, in aggiunta alle offerte dei benefattori del mio popolo. »
« Alla luce delle nuove informazioni il Consiglio si ritira per decidere, sarete richiamati fra breve. Aspettate fuori dalle Camere del Consiglio fino ad allora. Ka'hairal Areno e T'Soni Asiria, potete rimanere. »
« Come vuole il Consiglio. » disse Jeyna con un lieve inchino « Non era informata di questi prigionieri, cercherò di convincere Crogar a rilasciarli » quindi si voltò a raggiungere la delegazioni  yahg che nel frattempo si era incamminata. 
« Opinioni su quello che hanno detto? » disse Jerod rivolto agli “esperti” del Consiglio. 
« Bugia. » disse una voce. I Consiglieri alzarono lo sguardo increduli, Olivia e Dasha si voltarono all'indietro sorprese, lo stesso fecero Asiria e Areno. Steve fissava di fianco a se basito. 
Isabella inclinò la testa verso destra, parendo dubbiosa. 
Non capiva perché tutti la fissassero.
Aveva detto qualcosa di strano?  

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Capitolo 12
*** Ribaltamento di situazione ***


Dasha le prese il viso tra le mani « Tesoro, adesso voglio tutta la tua attenzione, perché hai detto bugia? Su quali parole hanno mentito e chi? » 
« L'asari, dicendo che avrebbe convinto il batarian. » fu la risposta del phantom, udita da tutti.
Olivia si fece ogni istante più seria, mentre rifletteva su quelle parole . Volgendo lo sguardo a Jerod e in generale a tutti i consiglieri « Se per caso fosse già tutto deciso? Non è la prima volta che ho il sospetto che sia tutta una messinscena. » 
« A che vantaggio? » domandò Decus, il rappresentante turian nel Consiglio. 
Fu la Weaver a farsi avanti avendo un'idea « Le elezioni politiche su Thessia non sono terminate, Jeyna era la candidata dell'attuale governo conservatore. Dopo la sua sparizioni non hanno proposto altri nomi in segno per rispetto o così dicono, dovesse tornare come un'eroina vincerebbe facile. »
« Soprattutto se salva un migliaio di persone rapite, magari dopo che il Consiglio rifiuta la proposta di quel Crogar. » commentò Prince, il consigliere umano.
« C'è però un dettaglio che non convince. » disse Eriasa « Gli yahg sono pronti a un risarcimento completo, bene, ma in che valuta? In un rapporto avevo letto che hanno eliminato il denaro dalla loro società, ritenendolo fuorviante rispetto a questa loro dottrina. » 
« Credo che quei cinque simpaticoni siano qui per questo. » dichiarò Dasha. 
« La loro presenza è stata una sorpresa anche per noi, ammettiamo che ancora non ne conosciamo il motivo. » preciso Bakara « Crede che pagheranno per gli yahg? »
« Dipende da cosa pensano di guadagnarci, ma per una simile cifra deve essere qualcosa d'importante. Non dimentichiamoci poi della famiglia a cui appartiene Jeyna: i Thatora. Molto influenti e dannatamente ricchi, non si espongono mai e questo rende difficile conoscere il loro patrimonio. Spero che nessuno prenda per buona la denuncia dei redditi a fine anno? »
« Lei, invece, ha sempre dichiarato il vero? » fu la risposta spiccia di Jerod. 
« Consigliere, mano sul cuore, ho la coscienza pulita. » asserì Dasha sfoggiando un sorriso perfetto. 
Il salarian scosse la testa e lasciò perdere, conosceva la realtà e c'erano ben altri problemi. 
« Direi quindi che rimane la situazione dei batarian da risolvere. Fino adesso abbiamo poche informazioni, ma con quanto sta accadendo renderà difficile rimanere nascosti. Incarichiamo i nostri s.p.e.t.t.r.i., possono gestire la cosa con discrezione e raccogliere le informazioni che ancora ci mancano. » propose Nine'Fogar vas Sozal, la consigliera quarian, il resto dei sui colleghi annuì. 
« Bene...Ka'hairal Areno, lei ha chiesto udienza come rappresentante... »
« No! » fu la secca risposta del batarian. 
« Mi scusi? »
« Come Renim della Nuova Egemonia, sono la guida di tutti i batarian che vivono nella colonia.  Sono succeduto a mio padre, ora i suoi doveri sono i miei. »
Jerod sgranò gli occhi, l'arrivo di Areno era stato presentato come una semplice delegazione. Era evidente che qualcuno aveva interpretato male la situazione. 
« Con il titolo di Renim, lei è in pratica... »
« Il capo di stato della colonia. » specificò Areno. Perfino lui aveva ancora difficoltà a credere a come la sua vita era stata sconvolta in qualche ora. 
« Ci dica cosa sta accadendo su Khar'shan e come lei si trova in questa posizione? »
« C'è confusione, ma per il momento non si segnalano violenze all'interno dell'insediamento. In questo siamo aiutati dalla presenza dell'esercito Yahg, anche se si sono allontanati la città rimane in pericolo. Questa paura fa si che per il momento tutti siano uniti contro il nemico esterno. »
« Capisco. »
« Con la morte...l'assassinio di mio padre... serviva una guida e ho capito che non si poteva rimanere sulla vecchia via, anche se era il suo volere. Sono stato convinto che era necessario un cambiamento. »
Il salarian fissò Asiria per un'istante limitandosi a  dire « Immagino. »
« Nel giro di poche ore sono riuscito a raccogliere un discreto seguito, tutti batarian della mia età. Della generazione che non è cresciuta aggrappata a vecchie glorie che ormai non significano niente. Siamo riusciti a imporci, senza usare nessuna violenza. Ammetto che in questo sono stato facilitato dal fatto che nessun altro membro del governo sembrava aver intenzioni di combattere per il comando in quel momento. » 
« In pratica, ha fatto un colpo di stato? » commentò Jerod. 
« Si. » affermò lui dopo un profondo respiro. 
« Sentiamo cosa ha da dire. »
« Mio padre era un individuo forte, ma troppo orgoglioso per riconoscere la verità... a noi batarian serve aiuto. Ora più che mai, il nemico sta bussando alle nostre porte. Il Consiglio è l'unico che può darcelo...ma veramente questa volta, non siamo mai stati una priorità per voi. Ma forse adesso, con gli yahg che vi danno problemi, ci darete retta. Non posso mostrarvi niente per convincervi a darmi fiducia, ho solo questo... » azionò il suo omnitool e inviò un file. 
Questo arrivò istantaneamente sui terminale di consiglieri, diedero una lettura e incominciarono a parlottare fra loro sorpresi. 
« Le cose stanno veramente così? Nessuna sorpresa? » domandò Jerod. 
« Si, quello è il testo della prima legge che ho varato. La cancellazione della schiavitù come pratica legale presso il mio popolo. Qualcosa che mio padre e altri vecchi si erano sempre rifiutati di fare, per semplice orgoglio. Anche quando non c'era più nessuno schiavo, ne navi di schiavisti dirette a saccheggiare le colonie nei Sistemi Terminus. Non è mai stato qualcosa in cui i batarian della mia generazione abbiano creduto, sentivamo palare di schiavi nei racconti dei nostri genitori ma nessuno di noi ne ha mai avuto o visto uno. So che per il Consiglio appoggiare un governo che considera legale la schiavitù era motivo d'imbarazzo, cosa che vi ha trattenuto dall'aiutarci. Ma da adesso, le cose cambieranno. » 
« Riconosco che è un gesto che apprezziamo, credo che i miei colleghi siano d'accordo con me. Però capirà che non possano decidere al momento se i batarian meritano di ricevere fondi e quanti, solo per questo servirà un'altra udienza. » 
Areno strinse la mani a pugno, sapeva che quanto stava dicendo il salarian non era sbagliato « Noi non abbiamo tempo! » esclamò rabbioso. 
« Weaver! » gridò voltandosi di scatto verso di lei. « Il Leviatano di Dys per il suo denaro. Cosa ne dice? » annunciò a gran voce, sapendo di star giocando la sua ultima possibilità.
L'espressione della donna non cambiò minimamente, ma dimostrando il più basso interesse possibile « Anche immaginando che sia stato recuperato dalle macerie della base sotterranea, ricordo che l'hai fatto crollare tu su ordine di Olivia, perché mi dovrebbe interessare? »
Areno deglutì a vuoto, avrebbe voluto un'arma o qualcosa di solito a cui appigliarsi. Quello non era il suo campo, era un militare da quando era adulto. 
Eppure eccolo lì, un novellino che trattava con Dasha Weaver. Aveva discusso a lungo con Asiria su chi avrebbe dovuto trattare con la Signora di Noveria, Areno aveva sperato fosse lei a occuparsene.
Ma a ragione gli aveva risposto che doveva essere lui, in qualità di nuovo capo dei batarian. 
« Perché parliamo di un razziatore quasi totalmente intero, da esso ha ottenuto le parti migliori: nucleo e neuroni, ma non significa che il resto sia da buttare. Anzi, credo che quelle parti siano anche le più difficili da studiare e proprio per questo ottenere qualcosa di commerciabile dev'essere un'impresa. A lei non interessa la tecnologia, ma avere qualcosa da vendere. » dichiarò costringendosi a sorridere alla fine, per mostrarsi sicuro. 
Quella era stata un'altra idea della sua ragazza, in sole due ore era riuscita a mettere giù alcune osservazioni da poter usare in quella negoziazioni. Vi era solo il problema che si trattava di ipotesi, a lui il compito di farle sembrare certezze. 
La vide sorridere leggermente, le sembrò un animale pronto a strappargli la pelle. 
« Certe decisioni vanno ponderate, dovrò discuterne con il mio CdA. Serve tempo. »
« Non ho tempo! » gridò rabbioso, dando sfogo a tutta le tensioni trattenuta fino a quel momento. 
« Infatti...tu...io mi posso permettere di attendere, aspettare che il prezzo cali. » fu la fredda e spietata dichiarazione di lei. 
« Vada all'inferno Weaver! Anche voi Consiglieri! Non volete darmi subito quello che mi serve? Allora forse lo faranno quegli altri tizi che accompagnavano gli yahg, se ho ben capito sono ricchi quanti lei o quasi. Mi serve denaro, non m'importa da dove lo prenderò! » dichiarò sfuggendo ad Asiria che aveva provato a placarlo, quella parte non era stata assolutamente prevista. 
Furioso e a grandi passi si allontanò sotto gli occhi di tutti, ebbe solo un momento di vergogna quando incrociò lo sguardo di Olivia. 
Sapeva di star sbagliando, ma non sapeva cos'altro fare adesso che l'enorme responsabilità di badare al suo popolo gravava su di lui. 
A meta corridoio sentì qualcuno trattenerlo da dietro. 
Si voltò di scatto, pronto a litigare con Asiria.
Quasi desideroso di farlo, per liberarsi di tutta la rabbia che sentiva dentro. 
Isabella, la vista del phantom lo bloccò. 
Poi la vide indicare con una mano, seguendo quella direzione con lo sguardo vide Dasha fargli cenno di avvicinarsi. Lui non avrebbe voluto, ma la donna che lo tratteneva non gli lasciava scelta. 
« Minacciare di vendere ad altri la merce che prima a proposto a me, una mossa estrema e decisamente pericolosa. Le sue abilità di negoziazione sono veramente uno schifo, qui e ora potrei ridurla in mutande. In futuro, deleghi questo compito ad altri. »
A pensarci dopo si sarebbe preso a pugni sui denti, per quello che gli uscì di bocca in quel momento « Però sembrano aver funzionato. » disse sorridendo, tremante ma felice per quel capovolgimento.  
Dasha si sporse leggermente verso di lui « Non tenti la fortuna, solo perché fa parte della combriccola di Olivia. »
Areno annuì in silenzio.
La Weaver si voltò verso il Consiglio « Avrei una proposta... » dichiarò con un ghigno.
« Sentiamo... » rispose Jerod. Sui volti dei consiglieri la medesima espressione. 
Quei sei individui a modo loro, erano dei “mostri” in quello che stava per avvenire. 
Fu una trattativa infernale di quarantacinque minuti, nelle quali Areno parlò poco e solo per monosillabi, Steve si annoiò a morte, Olivia cercò di fare da mediatore quando sembrava che tutto stesse per andare male e Isabella si sentiva avvampare nel vedere Dasha dare il meglio di se in quella negoziazione. 
Il batarian fissava incredulo in contratto che aveva tra le mani, in esso venivano promessi trecento miliardi di crediti da restituire in vent'anni a tasso zero. Lo stanziamento dei fondi sarebbe stato supervisionato da Olivia, giusto per evitare che qualcuno facesse il furbo. 
Ma era stato deciso anche molto altro, il Consiglio aveva fatto notare che una sostanziosa iniezione di denaro come quella era inutile se i batarian non creavano un'economia capaci di sostenersi da sola.
La Weaver aveva però un'idea precisa, a lui sembrava una completa follia ma decise che probabilmente non era la persona giusta per giudicare le idee di lei. Quindi rimase in silenzio, rimuginando sul fatto che un'idea tanto semplice quanto assurda potesse essere valida. 
Nessuno aveva mai pensato qualcosa di simile, anche perché sfidava ogni buon senso.
Quando il Consiglio richiamò la delegazione yahg questa si fece attendere per ben dieci minuti, la scusa era che Jeyna stesse discutendo animosamente. Quale però fosse l'argomento della discussione non si sapeva. 
Ma quando si presentò era chiaramente allegra. 
« Consiglieri, se permettete, il capo dell'Adunata batarian Crogar vorrebbe conferire con voi. »
Un cenno d'assenso e il menzionato si fece avanti. 
« Solo per rispetto verso i benefattori del mio popolo e della ambasciatrice Jeyna, libero tutti gli schiavi in mio possesso come segno di pace. » dichiarò visibilmente contrariato. 
« Un gesto che il Consiglio apprezza, sicuramente l'ambasciatrice merita tutti i nostri ringraziamenti, ma perché questo cambiamento? Mi pareva quanto mai fermo sulle sue decisioni. » dichiarò Jerod.
« Avete un'ottima ambasciatrice, non ho altro da dire. » e incrociò le braccia, senza guardare più nessuno e scocciato dalla situazione. 
« Con la questione dei prigionieri risolta, il Consiglio vorrebbe ridiscutere degli scienziati che avete aiutato a far evadere? »
A farsi avanti questa volta fu Okex, l'ambasciatore yahg, costringendo l'asari a farsi da parte. 
« Avete i prigionieri senza aver dato nulla in cambio, l'impegno di un risarcimento completo da parte del mio governo. Non avete dato ancora niente, ma avete già avuto molto. Vi ricordo che noi non siamo stati sconfitti. In ogni caso quegli individui dove siano non lo sappiamo. »
I consiglieri si scambiarono degli sguardi e sorrisero: negazione, il trucco più vecchio che ogni governo poteva usare per giustificarsi. 
Quello che serviva al Consiglio, il Dominio yahg riconosceva ufficialmente che quegli scienziati non risiedevano presso di loro. 
Adesso potevano mandare qualcuno a cercarli, per recuperarli o assassinarli a seconda delle circostanze. 
Sarebbe stato molto più complicato se la presenza di quegli individui fosse stata ufficializzata.
« Per adesso il Consiglio accetta questa versione, ma ne riparleremo in un secondo tempo. Ammiraglio...» Olivia scattò sull'attenti « Credo che lei avesse alcune domande da rivolgere ai nostri ospiti. » 
« Sissignore. » quindi si voltò verso la delegazione yahg « Jessie Taylor, una donna umana di carnagione scura, lei...dovrebbe aver partecipato all'attacco...dove si trova? Desidero conversarci. » 
Sorprendentemente a risponderle fu Paul Kondom della C.D.W. « Penso di poterle rispondere io, almeno in parte, dopotutto...conosco questa storia dall'inizio. La signora Taylor ha lavorato per la mia impresa per quasi due anni... »
« Con quali incarichi? » 
« Questo temo di non poterglielo dire, capirà, come la sua amica Dasha abbiamo i nostri segreti. Diciamo solo che era impegnata sul campo, nei Sistemi Terminus. Durante quell'incarico entrò in contatto con gli yahg, posso dire che lei rimase affascinata dallo loro cultura e questo permise un avvicinamento che sfociò in un discreto commercio. » 
« Mi scusi? » fu la sola cosa che Olivia riuscì a dire, tanto era scioccata. 
Anche ai consiglieri quell'ammissione non piacque per niente, gli sguardo severi che lanciavano mentre parlavano tra loro erano più che eloquenti. 
« Vi posso dichiarare che si è trattato di un commercio innocuo. Tecnologia civile vecchia di almeno un secolo e … »
« Per favore, non ho tempo da perdere ad ascoltare gli stupidi trucchi di un dilettante allo sbaraglio. » lo interruppe malamente Dasha « Jessie Taylor, vogliamo sapere di lei. »
L'uomo sorrise divertito prima rispondere « Parole grosse per chi ha conseguito da poco la licenza minore di studio. » frase che fu accompagnata da diverse risatine. 
Gli occhi porcini di Kondom si fecero attenti, mentre osservava quella donna arrossire per la vergogna. L'aveva presa in contropiede, voleva gustarsi quella sensazione. 
« Avresti dovuto essere più discreta. Comunque complimenti per aver ripreso a studiare, dimmi, adesso sai leggere e scrivere oppure c'è qualcuno che lo fa per te? » 
« Jessie Taylor! » disse Olivia piazzandosi ben davanti a lui.
« Dicevo...dopo aver dato un contributo significativo a prendere contatto con gli yahg si è dimessa , da quel momento non ho più avuto sue notizie. » 
Olivia guardò lui e gli altri grandi industriali, le fecero ribrezzo. Le ricordavano i maiali della “La fattoria degli animali”di George Orwell.  
Avete letto quel libro quando ancora studiava, trovandoli veramente disgustosi. 
Dasha era più spietata, ma anche così le sembrava migliore di tutti loro.
« In questo “innocuo” commercio, chi altri è coinvolto? Magari i suoi amici dietro di lei? Credo che dobbiate pur aver registrato da qualche parte questi traffici? Fosse anche solo per giustificarli al fisco, sono curiosa di sapere con che nome? »
« Questa piccola tratta si è poi dimostrata abbastanza redditizia da convincermi a invitare i miei soci a partecipare, non potendo la mia umile impresa fornire tutto quello richiesto dai miei clienti. » 
« Il nome? » 
« Amalgama Groups. » 
Olivia non seppe mai dove trovò la forza di rimanere calma, avrebbe voluto sbatterlo a terra per costringerlo a parlare « Io... forse vi sfugge che nelle ultime due settimane vi è stata un'inchiesta segreta su questa Amalgama, tra le varie accuse le più gravi sono commercio di persone, rapimento di minori ed esperimenti medici su individui non consenzienti. »
L'unica reazione di quell'uomo fu di sorridere « Non poteva saperlo se era segreta, fossi stato a conoscenza che ci cercavate vi avremo dato tutte le informazioni richieste. La Amalgama è ufficialmente registrata come un'impresa nei Sistemi Terminus, solo su Parnack. Per gli altri crimini le assicuro che non abbiamo colpe. »
« Sul serio? »
« Noi siamo responsabili della nostra merce solo fino a quando è nostra. Chieda agli yahg, probabilmente qualcosa della nostra tecnologia sarà finita in mano a degli estremisti. Le “correnti” politiche esistono anche presso di loro, spero non vorrà fare di tutta l'erba un fascio.»
« Abbiamo una trentina di bambini trattati come cavie, comprati e venduti su cui facevano test per biotici e questi sono solo quelli che abbiamo trovato vivi. Vuole sapere quanti sono quelli morti? »
« Davvero tragico...ma vorrei sapere dov'era chi doveva impedirlo? Forse lei dovrebbe perdere meno tempo a tessere intrighi di potere con la Weaver e il Consiglio, non mi stupisco che lei abbia trascurato la sua base al punto che è stata invasa senza problemi. »
« Ma come osa... »
« Per non parlare che trovo ipocrita che una donna che ha abortito, si preoccupi così tanto per dei bambini. » 
Olivia fece un passo indietro, come si fosse scottata. 
Non capiva, quello doveva essere un segreto. Loro non potevano sapere. 
« Abbiamo sentito la storia che lei avrebbe concepito un feto, con il suo marito turian, grazie a una tecnologia sperimentale... ma la Taylor è stata così gentile da fornici una versione diversa e decisamente più credibile. Dopotutto sappiamo che era presente, quando la sua gravidanza è stata confermata. Non convinta da questa storia ha fatto delle analisi, pare che il padre fosse suo fratello. »
Nella stanza scese il silenzio totale.
« Lei è scemo. » dichiarò Olivia davanti a quell'assurda bugia. 
« Questa sarà la storia che noi sosterremo. Olivia William Shepard, figlia maggiore del grande eroe, a sua volta eroina della galassia è solo una persona avida di gloria che ha formato un triangolo di potere con Dasha Weaver, persona dal passato mai del tutto chiarito e poco raccomandabile, e il Consiglio della Cittadella. Talmente priva di morale, rispetto alla versione pubblica, da avere un rapporto incestuoso con il fratello verso cui è sempre stata troppo premurosa. »
« Nessuno crederà a questa merda! » 
« Io si. » dichiarò Jeyna facendo voltare tutti verso di lei « Ho incontrato la signora Taylor su Parnack, si era convertita alla Dottrina del Dominio. Mi ha raccontato molto della “faccia nascosta” di Olivia William Shepard, fornendomi al contempo delle prove credibili. Sappia che appena possibile ho intenzione di rendere tutto pubblico, credo che le persone debbano sapere chi è la loro grande eroina. » 
Kondom si sentiva euforico, aveva zittito la Weaver e messo a tacere una Shepard. Non credeva che quella notizia sull'aborto avrebbe messo a zittito la rossa eroina così facilmente. Quella menzogna che avevano pianificato era perfetta, vera e falsa in parti uguali. La gente non avrebbe saputo cosa credere. 
Non aveva niente di personale contro Olivia, ma troppo volte era sembrata disposta a collaborare con la Weaver. Quelle due donne assieme avevano una sorta di sinergia, qualcosa che a volte aveva fatto male al suo portafoglio. 
Era contento che fosse riuscita a salvare la galassia due anni fa, ma adesso per i suoi affari sarebbe stato più utile che lei e il suo mito crollassero. Magari in mondo eclatante, danneggiando anche la Noveria Corps. 
Passi pesanti risuonarono nella sala, « Ehi! » gridò rabbioso Steve. 
Paul camminò all'indietro, alzando d'istinto le mani in gesto di resa. 
« Mi tocchi con un dito e le faccio causa. » 
Il fratello però si era intanto fermato, appena si era messo tra lui e Olivia. 
Lo guardava con espressione truce, apparentemente indeciso su cosa fare. Ben consapevole di cosa avrebbe voluto dire colpire qualcuno di così importante, in una situazione come quella. 
Dall'altra parte voleva difendere Olivia. 
Ma una figura ben più imponente di qualsiasi umano gli si mise davanti: Okex, l'ambasciatore yahg.
« Sappia che lei sarà accusato di crimini di guerra, secondo le leggi del vostro Consiglio. L'assassinio di tutti gli yahg, quando ha conquistato la base su Erinle, non resterà impunito. » 
Lui lo guardò esterrefatto « È impazzito? Si erano tutti suicidati ben prima del mio arrivo. »
« Questa è soltanto la sua versione. » 
« Il soprannome di “Comandante Massacro” è ben meritato. » disse Kondom da dietro lo yahg. 
Per Steve fu troppo « Me ne frego di cosa pensate! Il I reggimento è al di sopra di ogni legge di guerra, quando viene mobilitato. »
« Sappia che per noi yahg lei è doppiamente colpevole. Chiederemo che ci venga consegnato e allora potrà essere giudicato anche per un altro crimine, assurdo che voi non lo consideriate tale, di aver generato una prole malata da una femmina insana. »
Quelle parole furono tanto assurde per Steve che gli ci vollero alcuni secondi per capire, per essere sicuro di aver intenso bene. Si sporse in avanti, riuscì solo a mormorare quella frase per la rabbia che sentiva « Vediamo di capirci. “Tempo scaduto”, il motto del mio reggimento, significa che il tempo a disposizione dei nostri nemici è scaduto. Noi facciamo una sola cosa, ma la facciamo dannatamente bene: distruggiamo l'obiettivo. Quindi lei e i suoi simili non sentitevi al sicuro solo perché siete compatti e tanti, mi serve solo l'ordine e Parnack lo riduco a un deserto. Il suo pianeta, voi yahg, la vostra dottrina e alleati per me potete andare a fare in culo. » 
Okex era stato scelto per un motivo, aveva superato le prove che lo rendevano idoneo a vivere tra non-yahg che non osservavano la Dottrina. 
Avrebbe dovuto uccidere l'umano che aveva insultato la sacra legge, ma grazie all'addestramento passato si controllò. 
Per nulla intimorito da quelle parole esagerate, gli puntò contro un dito enorme quanto il suo proprietario. 
Le parole che voleva dire però non uscirono mai. 
Isabella, non sapeva dire quando fosse arrivata, era di fianco a lui. 
Era immobile, braccia lungo i fianchi, solo gli occhi di lei gli erano puntati contro. 
« Se avete finito di dar spettacolo, il Consiglio desidera proseguire. » dichiarò serio Jerod, interrompendo quel confronto per quanto interessante. 
« Signor Kondom, è da un po' che ce lo domandiamo: in che veste partecipate a questa udienza? »
« Consiglieri, gli yahg hanno eliminato il denaro dalla propria società. Il nostro commercio con loro è in verità un baratto, le nostre merci in cambio di lavoro gratuito. Io e miei soci siamo qui per ufficializzare la nascita della Amalgama Groups, fusione di un quinto di ognuna delle nostre società, il cui scopo è lo sviluppo di un'economia stabile nei Sistemi Terminus e favorire l'integrazione degli yahg, vorcha e batarian. Razze troppo a lungo discriminate. Mentre Vorcha e Batarian avranno un regolare stipendio, gli yahg lavoreranno per noi mettendoci a disposizione il loro esercito per la sicurezza delle nostre navi, beni sui pianeti e impiegati. Come insegna la Weaver... avere una sicurezza privata è una necessità vista la pericolosità dello spazio. »
« Capisco, quindi vi appellate agli stessi principi di cui gode la Noveria Corps? » chiese il salarian.
« Esatto, sebbene nata da parte delle nostre società la Amalgama Groups sarà un'entità autonoma e indipendente con sede nei Sistemi Terminus. Così sarà presentata alla borsa galattica tra qualche giorno. Sono certo che tutto sarà accettato senza problemi, dopotutto, le basi legali della sua nascita si ispirano a quelle della creazione della Noveria Corps. Per non dire che sono identiche. Credo che in nome della libera concorrenza e del commercio nessun avrà da obiettare. Mentre, riguardo alle accuse che ho sentito per la prima volta in questa sede, ci dichiariamo innocenti ed estranei. Come anche riguardo a qualsiasi cosa sia coinvolta Jessie Taylor, nostra ex-dipendente da molto prima di tutto questo. Siamo estranei a tutto, quindi nessun crimine ci è imputabile. Noi ci siamo limitati al commercio, come stabilito dalla legge. Siamo pronti a denunciare chiunque provi a diffamarci.»

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Capitolo 13
*** Amalgama Groups ***


La riunione andò avanti ancora per una mezz'ora, prima che il Consiglio si ritirasse a discutere. 
Jerod fissava un punto a caso del grande tavolo attorno al quale si erano riuniti. 
Il nemico offriva troppo per poter rifiutare la pace, riparazione completa di tutti i danni inflitti alla colonia salarian di Erinle, con tanto di scuse ufficiali e la rinuncia a qualsiasi possibile rivendicazione futura sul pianeta. 
Come rappresentante degli interessi salarian non avrebbe mai potuto rinunciare, lo stesso poteva dirsi per gli altri. La scontro con la flotta del consiglio aveva causato morti in ogni razza, anche loro sarebbero stati ripagati e in più il Consiglio della Cittadella. 
Era previsto un indennizzò anche per l'attacco a Fort Hanshan.
Questo pur evitando di riconoscere come legittimo il governo batarian dell'Adunata di Verush capeggiato da quel Crogar. “Persino oggigiorno i krogan sono in media più civili di un simile individuo.”
Avevano invece accettato di riconoscere la Coalizione Tribale Vorcha, governo che però non aveva mandato delegati. Sembrava avessero accettato di farsi rappresentare in tutto e per tutto dagli yahg. 
“Niente di più di un governo fantoccio.” 
Altro cruccio erano gli scienziati evasi, ma gli Yahg dichiaravano di non sapere dove fossero. In ogni caso si erano detti pronti a non consegnarli in qualsiasi caso. Su quel punto erano stati inamovibili. Il Consiglio dovette cedere e accettare di credere a quella versione, mentre i suoi agenti segreti di erano già messi all'opera.  
Ma a dare pensiero al salarian era ben altro, l'Amalgama Groups. Le regole sul commercio erano tra le cose più complicate che potessero esistere. 
Finché si commerciava nello spazio della Cittadella la legge era quasi chiara, ma commerciare tra Cittadella e Sistemi Terminus generava un'infinità di zone grigie. 
Quello che era vietata da una parte non lo era dall'altra e viceversa, se un'impresa commerciale  commetteva un'illecita su un pianeta fuori dalle leggi del Consiglio procedere contro i responsabili era una battaglia legale quasi infinita.
Non esistevano accordo legali in tal senso, questo perché i Sistemi Terminus continuavano a essere un 'insieme assolutamente caotico e disomogeneo sotto qualsiasi punto di vista. 
Proprio per questo non potevano procedere contro la Amalgama Groups, non avendo nemmeno prove dirette di un loro coinvolgimento.
Attrezzature di tale ditta era state usate per condurre esperimenti su cavie minorenni non consenzienti? Si. 
C'era il modo di dimostrare un suo coinvolgimento diretto? No. Come Paul Kondom aveva detto si erano limitati a vendere delle attrezzature al Dominio Yahg, quest'ultimo aveva poi subito dichiarato la propria estraneità ai fatti dando la colpa a forze non governative. 
Avrebbero limitato il più possibile il commercio con gli yahg, ma sapeva già che non sarebbe servito. 
« Abbiamo ottenuto tutto quello che si poteva ottenere, allora perché ho la sensazione che non abbiamo ottenuto niente? » disse con tono afflitto, rivolto ai suoi colleghi. 
Questi annuirono, essendo della sua stessa idea ma sapendo di non poter far altro. 
Tra un'ora avrebbero reso note le decisione prese a tutta la galassia. 
L'opinione pubblica aveva già deciso, adesso non rimaneva che attendere e aspettare mentre spie, assassini e informatori di ogni fazione si metteva in atto. 
La guerra era terminata solo nella sua forma più appariscente.
 ***** 
 
Appena li vide uscire dalla Torre del Consiglio, Ilary s'incamminò verso di loro tenendo in braccio la bambina. Con lei le ragazze Weaver e Dante. 
« Com'è andata? » ma il viso lungo del marito, gli diede subito un'idea generale. 
Lui non disse ma prese la figlia per porgerla verso la sorella. 
« Tienila, credo che tu abbia bisogno di una dose di buon umore. » 
Alexandra squittì felice trovandosi davanti il volto della zia. 
« Grazie, ho il mio. » e rivolgendosi a Dante « Mi serve un abbraccio! » che subito ottenne, nonostante lo sguardo dubbioso del bambino su cosa fosse successo e se l'abbraccio sarebbe terminato prima che lui finisce l'aria nei polmoni. 
« La vuoi tu? » chiese Steve, puntando Alexandra verso Dasha.
« Tienila lontana da me. » fu la risposta stizzita. 
« Tesoro la smetti di voler dare via nostra figlia e mi spieghi cosa è successo? » 
Omnittol del marito suonò in quel momento.
« È mamma. » dichiarò lui, vedendo chi lo stava chiamando. Rispose subito e dopo alcune rassicurazioni che sarebbero arrivati subito lanciò un'occhiata dubbiosa a Dasha e famiglia, ma tutto quello che disse fu « Va bene. » 
Quindi si rivolse a loro dicendo « Siete invitante a casa nostra, tutte quante. »
Areno e Asiria dovettero declinare, il batarian aveva ancora motlo lavoro da fare. 
« Ma anche no. » rispose la Weaver che in quell'istante avrebbero voluto trovarsi a casa propria. 
Ottenendo in cambio lo sguardo imbronciato delle figlie e gli occhioni da cucciolo spaesato di Isabella. 
« No! »

Dasha non capiva dove fosse lo sbaglio, convincere delle figlie adolescenti avrebbe dovuto essere niente rispetto a trattare con governi? Se lo facevano milioni di persone ogni giorno, non doveva essere difficile? 
“ Quindi perché sto varcando la soglia di casa Shepard?” pensò scocciata. 
Furono prontamente accolti da John a Ashley, anche se l'umore degli ultimi arrivati era pessimo. 
Compresa Ilary a cui le erano state raccontate le falsità sul rapporto incestuoso dette durante la riunione. 
Il pranzo fu tutto tranne che sereno, anche se si cercò di non parlare di quanto successo almeno fino al suo termine. Dopo giunsero tutte le spiegazioni del caso. 
Sembrava che Jessie avesse davvero tradito tutti, amici e familiari. Questo per Olivia era stato un colpo durissimo, assieme a sentirsi rinfacciare l'aborto e le false accuse d'incesto. 
Arturus le sedeva vicino, desideroso di prendere un fucile far saltare in aria la testa di quel Kondom. 
I coniugi Shepard annunciarono di aver preso contatto con i genitori dii Jessie, essi però non erano riusciti ad essere d'aiuto. Erano due anni che non vedevano la loro figlia, avevano creduto che come sempre fosse troppo impegnata con il suo lavoro finendo per trascurare tutto il resto. 
Non seppero dare nessuna informazione utile. 
Ma quella maggiormente sotto accusa fu Dasha...da parte delle sue figlie.
Trish era inviperita per il comportamento della madre, al punto da bloccare le sorelle sul divano  che non osavano intervenire o dire la loro. 
« Perché non ci hai detto di aver iniziato a studiare?! »
« Non era qualcosa d'importante, giusto uno sfizio, niente di più. » dichiarò la madre, braccia incrociate e guardando la figlia con severità.
« Hai usato i miei vecchi appunti? » chiese Olivia. La ragazza guardò sconvolta prima lei e poi la madre. « Lo sapeva lei e non noi che siamo le tue figlie. Perché non ci hai detto che hai preso la licenza minore, potevamo festeggiare? » urlò ancora.
« Innanzitutto non ho preso nessuna licenza, in due settimane non è possibile. Immagino fosse una esagerazione voluta di Kondom, giusto per prendermi ulteriormente in giro. Ho solo superato l'esame di eso-biologia, poi...l'abbiamo festeggiato. »
« MA QUANDO E COME SE NON SAPEVAMO NEANCHE CHE STUDIAVI? »
« Quella volta che sono tornata a casa con una torta, ricordi. »
Trish fissò incredula la madre « Avevi detto che l'avevi presa perché ti andava, non c'era nessun motivo! Devo cominciare a usare la lettura del corpo quando ti parlo? »
« Mi vergognavo va bene, sono una donna adulta, dirigo la più grande industria della galassia e possiedo il maggior capitale privato ma un tizio qualsiasi è più istruito di me. Ogni tanto, quando parlo con voi, ho notato che non ho idea di cosa stiate parlando, mi sentivo ha disagio. Ho pensato sarebbe stato interessante provare. »
Quelle parole lasciarono le ragazze ammutolite, la loro mamma era eccezionale per come la vedevano. 
Era l'esempio da seguire sempre su come comportarsi in ogni situazione, anche di più di Isabella.   
« Con quanto hai superato l'esame? » volle sapere Olivia.
« Novantacinque. » 
« Complimenti, quasi il massimo! » 
Dasha sussultò a quella frase, i complimenti da parte di lei le avevano fatto stranamente piacere.
Fu anche utile per calmare l'animo, già in parte acquietato dalla precedente rivelazione, della ragazza che però si sentì in diritto di puntualizzare « A casa ne riparliamo. » 
Ottenendo dalla madre un'occhiata incredula, all'idea che i ruoli si fossero invertiti. 
« Comunque quale può essere il piano di questa Amalgama? Idee? » domandò John.        
« Un surrogato della mia Noveria Corps. » commentò Dasha.
« Gli yahg che lavoreranno per questa Amalgama, nella sicurezza. » aggiunse Olivia
« Un'imitazione della mia Divisione N, sicuramente attaccheranno le mie navi e installazioni. »
« Ben riforniti di eezo dai Thatora. » 
« Batarian e Vorcha da usare come forza lavoro numerosa e a basso costo. Sempre se pagati. » 
« Con gli scienziati liberati a colmare la lacuna tecnologica degli yagh. »
« Tutto per rovesciare me e la Noveria Corps. »
« Un tentativo per rompere gli equilibri di potere e crearne di più vantaggiosi. » 
« Ok, avete finito questo scambio di battute? » domandò divertito Steve.
Le due si guardarono un attimo sorprese, per poi voltarsi ognuna dall'altra parte. Avevano l'una completato la frase dell'altra senza farci caso. 
Quell'intesa fece venire i brividi ad entrambe, era innaturale. Neanche fossero amiche.
« C'è una sola cosa ancora di discutere. » affermò Ashley. « Del misterioso e falso dottor Gaz Al-Asad. »
« No! » urlo rabbiosa Dasha, tanto da far scattare Isabella in posizione di attacco.  
Circondata però subito dalla ragazze Weaver, si fissavano in silenzio in quella comunicazione che solo loro capivano.
« Isabella, rinfodera le spade. Non pronunci quel nome mai più in loro presenza. » 
Ashley fece qualcosa che pochi avevano il coraggio di fare, ignorò la Weaver « Alexya, Diana, Trish un uomo sotto il falso di nome Gaz Al-Asad è attualmente libero, rappresenta un pericolo per tutte voi. Sopratutto per Dasha e Isabella, ma sicuramente anche voi rientrate tra i suoi piani. »
Le tre ragazze si guardarono fra loro stupide, perché c'era un simile nemico di mamma ancora vivo? Fu il pensiero di ciascuna.  
Dasha si alzò di scatto, guardando quella donna con odio. Ma adesso aveva un altro problema da affrontare, si girò verso la compagna per sincerarsi delle sue condizioni dopo una tale notizie.
Vide lei e figlie aggrappate al braccio di Steve, intente a fissare una foto olografica proiettata dall'omnitool di lui. 
« T'ammazzo! » gli urlò contro Dasha facendolo sobbalzare. Certe notizie non andavano date così alla leggera, tanto meno a una persona dalla mente già messa a dura prova. 
La Weaver si precipita da lei, stringendola affettuosa.
« Tutto bene! Come ti senti? »
La compagna la guardò perplessa.
« Voglio dire, quell'uomo è vivo? Hai visto la foto, ti ricordi chi è? » 
Lei annuì un si, senza però togliersi quell'espressione dubbiosa. 
« Insomma, come ti senti a questa notizia? » 
« Come? » ripeté e distolse lo sguardo per fissare Steve.
« Ci stiamo tutti domandando se t'interessa qualcosa che lui sia vivo? Darai di matto a questa notizia? »
Isabella parve pensarci un attimo, una scrollata di spalle fu la sua reazione.
Nella sala scese il silenzio e tutti la osservarono al punto da farle esclamare « Che c'è? » 
La verità che scoprirono poco dopo era elementare, a Isabella di quella persona non importava proprio un bel niente. Nella sua personale visione delle cose, essa era catalogata nella cartella “Qualcosa da uccidere” che raggruppava quasi la totalità di ogni essere senziente della galassia di sua personale conoscenza o no.
Molti dei ricordi passati dal phantom erano bloccati dal programma d'indottrinamento, quindi vi era la possibilità che almeno in parte non ricordasse tutto quello che le era stato fatto e per questo la notizie non l'avesse disturbata più di tanto.     
« Perché turbata? » domandò il phantom.
La Weaver non sapeva bene da dove cominciare. Vedendo il suo silenzio, Steve ebbe l'idea di dire « Diciamo che il tizio vede te e Dasha come le sue prede. » dichiarò in un modo che era sicuro lei avrebbe compreso, avendo ormai pratica del suo modo di esprimersi. 
Isabella aveva scoperto tante cose negli ultimi due anni sull'animo umano e le emozioni, anche in tempi recenti come offendersi mentre giocava alla guerra con Steve su Erinle. 
Ma questa volta era la prima volta che si sentiva assolutamente incazzata, al punto da non controllare i suoi poteri biotici. La prima volta che sperimentava una rabbia pura, non inquinata da altre emozioni scaturite dalla lotta.  
Tutto quello che non era bloccato in casa cominciò a fluttuare in aria, comprese le persone. 
« Chiedo scusa. » mormorò Steve, mentre su di lui si concentravano gli sguardi di rimprovero di tutti. Tranne di sua figlia, Alexandra si divertiva a svolazzare in aria stretta alla madre. 
Fortunatamente si trattò di un volo solo di qualche centimetro che si concluse quasi subito. 
Fu mentre ancora discutevano che ogni canale d'informazione diede l'annuncio tanto atteso.

Il Consiglio della Cittadella accettava l'accordo di pace con il Dominio Yahg.
Su tutti i canali vi era un qualche esperto a commentare, tutti d'accordo nel ritenerlo molto vantaggioso e a complimentarsi con il Consiglio per questo risultato. 
L'opinione pubblica fu in gran parte sollevata da questa notizia, sui extranet i pacifisti parlavano di una grande vittoria.
Solo pochi scrivevano che sarebbe stato meglio continuare la guerra e sterminare gli yahg, essendo ormai di pubblico dominio il salvataggio di minori usati come cavie in un laboratorio gestito dagli yahg. 
Questi ultimi non godevano di nessuna simpatia presso l'opinione pubblica, ma la speranza di molti era che adesso un simile evento non sarebbe più successo.
Che gli strumenti usati in tempo di pace sarebbero stati più che sufficienti. 
In generale gli unici commenti a favore degli yagh era che non si poteva giudicare un'intera razza solo in base a pochi elementi.

Il primo effetto di questo accordo di pace si ebbe a tre mesi di distanza, nei quali non era successo niente e la vita era continuata con la solita monotonia, quando Jeyna Thatora venne eletta con una maggioranza schiacciante di voti al governo delle repubbliche asari.
Per tutti era l'eroina di questo conflitto, colei che mettendo a repentaglio la propria vita consegnandosi agli yahg aveva posto le basi per la pace con quel gesto. 
Salvando le vite di numerosi soldati dei governi del Consiglio, in un momento di estremo pericolo per la flotta, convincendo il Dominio a ritirarsi. 
Facendo comprendere ai nemici che provocare altri morti non sarebbe servito a niente, perché quella era una guerra che non potevano vincere anche se vincevano quella battaglia. 
Jeya nel suo discorso ringraziò tutti per essersi adoperati al meglio per la pace, di essere profondamente felice di vedere come desideri di pace e fratellanza fossero ampliamenti diffusi nella galassia. Solo al termine, si lasciò andare a una dichiarazione che causò perplessità nell'opinione pubblica.
« Quanto sto per dire potrà non piacere a molti, ma per rispetto della verità credo sia mia dovere farlo. Da molto tempo temo una deriva autoritaria e militarista del nostro Consiglio della Cittadella, sebbene in questa occasione si sia comportato in modo esemplare. Uno strano triangolo di potere che coinvolge politici i militari e industriali sta da tempo agendo. Questo non è un segreto con nessuno, tale accordo è conosciuto come il Concordato di Noveria, ideato per facilitare la ripresa della società civile dopo l'ultima grande guerra avvenuta due anni fa. I suoi benefici sono stati subito evidenti, ma sebbene ora non ve ne sia più bisogno esso è ancora in atto. Le mie paure è che questo triumvirato in cui sono raggruppati questi tre poteri possa un giorno agire contro di noi e non per noi nascondendosi sotto la maschera della pace. Anche se per adesso non è ancora successo grazie anche alla presenza di individui come l'ammiraglio Shepard, persona di enorme integrità morale, ma lo stesso non si può dire di Dasha Weaver o del fratello dell'Ammiraglio. Il fatto che la figlia del Comandante capo Steve W. Shepard, Alexandra, sia attualmente in cure a spese dalla Noveria Corps mi fa temere la nascita di interessi privati che un giorno potrebbero schiacciare quelli della collettività. »
Steve che già godeva di una pessima reputazione fu sommerso da insulti sui canali multimediali, a pochi minuti dalla dichiarazione era per l'opinione pubblica una persona corrotta, da destituire e mettere in carcere. 
Ma la società civile sapeva far molto peggio, tempo qualche ora e si aggiunsero commenti su Ilary che essendo donna e dal seno prosperoso doveva essere passata per tutti i letti dei soldati del I reggimento.
Facendo sorgere dubbi e battute su chi fosse il vero padre di Alexandra. 
Solo pochi provarono a chiedere come e perché la bambina fosse in cura, ma non vennero ascoltati. 
Era più divertente insultare e basta, parlare a getto senza pensare dando della poco di buona a una donna e dello stronzo al marito soldato. 
Tutto questo infiammò i gruppi di coloro che sostenevano le grandi cospirazione segrete, il cui fine ultimo era rendere tutti schiavi. 
Tra questi incomincio a circolare la voce che Olivia avrebbe avuto un rapporto incestuoso con il fratello, da cui sarebbe derivata una gravidanza terminata in un aborto. Nell'articolo venivano fornite tutte le tempistiche, parlando di alcuni fatti privati che l'opinione pubblica non conosceva come il fatto che lei fosse caduta in depressione proprio l'interruzione della gravidanza. Affermando poi che la dichiarazione ufficiale, nel caso che qualcuno fosse giunto a scoprire una simile notizia, era che Olivia era rimasta in cinta del marito turian grazie a una tecnologia sperimentale tenuta segreta dal Consiglio e usata per combattere i “grigi”. A dar sostegno a questo articolo il fatto che fosse firmato da una sedicente Jessie Taylor, che si dichiarava amica d'infanzia di Olivia e di conoscere una persona molto diversa da quella presentata alla gente. 
Chi volle controllare la sua identità scoprì che le due donne si conoscevano davvero dall'infanzia, essendo Jessie figlia di due stretti collaboratori del padre di Olivia.
Nessuno però riuscì a stabilire se fosse stata la “vera” Jessie Tayor a scrivere quell'articolo. 

A un mese da queste dichiarazione ve ne fu un'altra che sorprese la galassia, veniva annunciata l'Amalgama Groups. 
A sedere alla destra di Paul Kondom che avrebbe parlato quel giorno vi era Jeyna Thatora. 
« Questo progetto nasce sull'idea di poter dare un aiuto concreto ai Sistemi Terminus, stabilizzandoli prima di tutto economicamente con massicci investimenti che le nostre società faranno tramite la neonata Amalgama. Crediamo che in questa galassia ci sia spazio per tutti, ci serve solo la buona volontà. Per questo abbiamo scelto un nome secondo evocativo della missione di questo progetto: saremo un amalgama, ovvero qualcosa formato da parti diverse. Ci occuperemo non solo di aiutare nello sviluppo razze rimaste indietro come Vorcha e Batarian, ma faremo anche in modo di favorire l'inserimento degli Yahg. Essi ci forniranno gratuitamente il loro supporto militare, nelle operazioni che svolgeremo in quella parte della galassia che voi tutti sapete essere famosa per la sua pericolosità. Non è nostro desiderio che il personale si trovi in situazioni di pericolo. Progetto reso possibile grazie alla qui presente Jeyna Thatora, il governo asari ha infatti deciso di vendere eezo agli yahg a un prezzo vantaggioso tramite l'Amalgama. Questo ridurrà di molto le spese, facendo aumentare notevolmente i profitti che si manifesteranno in maggiori investimenti in loco come il miglioramento delle infrastrutture. Evento che dalle nostre stime dovrebbe portare a un significativo aumento delle entrate dell'indotto ruotante intorno alla Amalgama. Faccio notare, perché le sia reso il giusto merito, che questo causerà una perdita nelle entrate dell'economia asari ma anche così lei non ha esitato su questo progetto. Per questo rivolgo, credo che tutta la galassia sia d'accordo con me, un profondo grazie a Jeyna Thatora per il suo impegno per la pace. »

La conferenza era stata trasmessa in diretta da tutti i telegiornali, ogni angolo della galassia ne fu informato
Dasha Weaver l'aveva ascoltata da Khar'shan, direttamente dallo scavo per il Leviatano di Dis. C'erano voluti mesi per rimuovere le tonnellate di macerie della vecchia base militare, crollando aveva seppellendo il razziatore a quasi ottocento metri di profondità.
Ma anche per costruire in modo opportuno la nuova sede che presto l'avrebbe ospitato.
La sola presenza di lei faceva capire l'importanza di cosa stavano recuperando, questa volta nessun imprevisto sarebbe stato tollerato. 
Per questo si era occupata della cosa personalmente, abitando sul pianeta negli ultimi mesi, mobilitando un migliaio di soldati di Divisione N e Isabella. 
La gigantesca megacisterna sospesa sopra lo scavo cominciò a salire di quota lentamente, mentre le funi agganciate a essa cominciarono a tendersi. 
Si coprì la bocca con la mano, mentre la polvere attorno a lei si alzava. Sebbene in armatura non aveva voglia di mettersi il casco, il caldo secco rendeva quella giornata piacevole e non aveva voglia di sentirsi limitata in quel momento. Non quando tutto stava andando sorprendentemente bene. 
« Isabella. » chiamò nel comunicatore.
Nel giro di qualche secondo la compagna si materializzò alle sue spalle. Si voltò verso di lei e con una foga che sorpresa il phantom chiese « Sei sicura di quello che mi hai detto quel giorno? »
La bionda ci dovette pensare qualche istante, quando lo fece assunse un'aria entusiasta « Certamente, ti voglio coprire di crema al caffè e leccarti tutta. Voglio una Dasha affogata al caffè. » spiegò speranzosa. 
L'altra rimase un attimo sorpresa « Non quello tesoro. » disse provocando un'evidente delusione nell'altra. « Quello che mi hai detto su Rakhana quella volta? Ricordi? »
Da come inclinò la testa Isabella sapeva che la risposta era “no”. 
« Quando mi hai detto “Guarda che così esplode? Eri sicura di questo? » 
Finalmente comprendendo di cosa parlasse annuì vigorosamente.
Dasha rise di gusto e tanto da piangere, una risata cattiva ma piena di soddisfazione. 
« È troppo bello per essere vero, troppa fortuna. » riuscì solo a dire alla fine, mentre cercava di controllarsi. Ma per quanto ci provasse la sua bocca continuava a sorridere, mentre ripensava alle recenti dichiarazioni della conferenza. 
Volevano investire nei Sistemi Termius? Facessero pure, si stavano sedendo sopra a una bomba che nessuno aveva ancora intravisto. 
« L'Amalgama Groups è solo un mezzo per dichiararmi guerra. Facciano pure, li abbatterò tutti con un unico colpo che neanche vedranno arrivare. » dichiarò lasciandosi andare a quella dichiarazione per l'entusiasmo.
Isabella intanto la fissava innamorata ed estasiata, come sempre quando lei dava sfogo alla sua natura da predatore. Il phantom, abituato da sempre a seguire i propri istanti, non poteva resistere oltre e le fu addosso. 
« Isabella, no, no...cattiva, no, ferma...Isabella, giù... » provò a obiettare la Weaver, mentre cadevano rovinosamente a terra.
Davanti a loro, un'ombra gigantesca cominciò a sorgere dalle profondità della terra. 

Areno guardava incredulo la sagoma della lunghezza di due chilometri del razziatore, posizionato appena al di fuori del perimetro della città. Situato all'interno di una teca trasparente, ma così resistente che anche dei cannoni non sarebbero serviti. 
Da qualche mese la Weaver e il Consiglio avevano comunicato alla galassia il progetto di uno studio di un razziatore a guida civile e non più militare, accessibile anche ai privati.
Il razziatore veniva al prezzo di trecentomila crediti al mese per metro quadro. Un investimento che comportava certamente dei rischi, non sapendo cosa si sarebbe potuto trovare nello spazio da studiare. In ogni caso si sarebbe rilevato un metro quadrato della più evolute tecnologia mai esistita, ma sperarci di ricavarci qualcosa era diverso. 
Ovviamente pagare non bastava ma servivano anche i permessi, la burocrazia che ci stava dietro era enorme. Prima di tutto bisognava dimostrare di avere un progetto concreto che giustificasse lo studio presso gli uffici del Consiglio, una volta fatto bisogna siglare delle clausole di prelazione e messa in sicurezza. 
In base a cosa si fosse scoperto c'era il rischio che tutto venisse bloccato perché ritenuto pericoloso, inoltre una copia di ogni studio fatto doveva essere depositata negli archivi della Cittadella. 
Sul posto tutto era controllato dalla Noveria Corps, i profitti divisi con il Consiglio e il governo batarian. Questi ultimi avevano anche il vantaggio di poter studiare ben cinque metri quadri di razziatore gratuitamente, essendo considerato come una risorsa di proprietà della Nuova Egemonia. 
La ditta della Weaver non aveva però mandato una squadra di studio, stupendo Areno. La donna stava anzi finanziando lo studio da parte di piccoli ricercatori, impossibilitati a farlo per motivi economici. Tutti nomi famosi nel panorama internazionale, ma nessun ente presso cui lavoravano si sarebbe mai potuto permettere simile cifre. 
La verità, come lui aveva appreso durante una riunione, era che Dasha non era solo interessata a qualche nuovo prodotto da mettere sul mercato.
Il razziatore era per la Weaver solo un trappola per attirare menti brillanti e tra esse scegliere e cogliere le migliori con cui rafforzare le proprie strutture di ricerca. 
Per tutto questo servivano alloggi per i ricercatori e molto altro, portando affari nella colonia batarian. 
Nel giro di un mese sorsero alcuni dei laboratori di ricerca più avanzati di tutta la galassia, ma non solo. 
Gli alberghi erano costantemente pieni, i turisti sciamavano tutt'attorno alla gigantesca teca pur non potendo far altro che osservare dall'esterno l'antica macchina. Ma più determinati che mai nel farsi qualche scatto con alle spalle il razziatore. 
In città erano sorti non pochi centri di divertimento ispirati ai razziatori, sempre pieni e affollati. 
Come non erano nemmeno pochi i visitatori che si lanciavano in tour “selvaggi”, prendendo contatto con le tribù di batarian nativi. 
Fortunatamente l'operato di Crogar non aveva compromesso le relazione con tutte le tribù, quelle  prossime alla colonia erano rimaste in pace.
I progressi della tecnologia erano stati ben accolti, come anche i turisti che venivano visti con curiosità e considerati degli idioti. 
I nativi erano ben felici di barattare colonnine fatte d'osso o cose simili per qualche bene del secolo moderno. Ancora non capivano l'uso del denaro. 
I turisti spendevano in città per comprare qualche stupidaggine tecnologica da pochi crediti, per barattarla presso i nativi. Questi ultimi venivano alla colonia per barattare l'oggetto ottenuto, con qualcosa di loro maggior gusto come vestiario o cibo. 
L'oggetto scambiato tornava nuovamente in vendita nel negozio. Ormai era cosa risaputa presso tutti nella colonia, la merce esposta doveva essere stata rivenduta almeno tre o quattro volte ma pagata sempre come nuova dai turisti. 
Una gigantesca truffa che coinvolgeva tutta la città, la cosa che ancor maggiormente lo sorprendeva era che la paternità di quell'idea andava tanto a Dasha quanto a Olivia. 
L'avevano pensata durante la seduta con il Consiglio. 
Quando aveva aveva commentato ad Olivia « Tu non dovresti essere dalla parte dei buoni? »
« Buoni, non pirla. »
Mettersi d'accordo con i nativi e spiegare cosa avrebbero dovuto fare era stato un lievemente più complicato, ma avevano accettato sopratutto grazie all'impegno di Asiria.
La sua compagna asari era decisamente più portata di lui per la diplomazia.

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Capitolo 14
*** Una scienza libera e indipendente. ***


Suggerisco per una lettura di più facile compressione di leggere prima le seguenti storie OS per capire meglio certi eventi citati o legami tra personaggi:
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3709869 (Vita da studente, protagonistaTrish Weaver)

https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3782696&i=1 (Dante)


L'unica vera cosa che sorprese tutti, fu che non successe niente. 
Dalla fine della guerra, la vita continuava placida e tranquilla. 
Gli yahg sembravano essere ritornati nel loro isolamento.
Non si vedevano in giro, gli unici avvistamenti delle loro navi erano quando scortavano i convogli della Amalgama Groups. Unica entità con cui commerciavano.
Dasha si era aspettata problemi su più fronti, in particolare su Thessia. Se Jeyna, ora capo di stato delle Repubbliche asari, di far cartastraccia dei contratti che la Noveria Corps aveva per l'estrazione ma sopratutto per il trasporto di eezo sarebbe stato un problema enorme. 
Sembrava avesse deciso di ignorarla, decisione che a lei non dispiaceva. 
Non che ci credesse veramente, era l'ultima persona che avrebbe commesso l'errore di fidarsi. 
Anche l'Amalgama Groups non le destava preoccupazione, ma la guerra tra multiplanetarie seguiva regole diverse. Era come fare gare di nuoto in piscina senza agitare l'acqua, in caso contrario si veniva sgridati dal bagnino.  
Allo stato attuale non potevano affrontarsi senza generare scandali enormi, entrambe le parti quindi aspettavano. I mercati erano troppo agitati, serviva calma piatta. 
Quello sarebbe stato il segnale che aspettavano, ma la Weaver ne attendeva un altro certa che tutti l'avrebbero notato. 
Su khar'shan la situazione era quanto mai fluida, Nuova Egemonia e Adunata Di Verush lottavano per ottenere l'alleanza del maggior numero di tribù batarian. 
La prima aveva le meraviglie della tecnologia da offrire, esse permettevano di risolvere molti problemi come malattie e fame. Ma c'era una condizione non trattabile: rinunciare ad avere schiavi.
Cercava tramite la diplomazia e dimostrazioni di rispetto di ottenere il favore delle tribù. 
La seconda invece faceva leva sull'orgoglio dei guerrieri, affermando che col tempo avrebbero rivendicato per i batarian le stesse meraviglie senza rinunciare agli schiavi. I suoi emissari andavano in giro spiegando che avevano alleati che presto avrebbero fornito gli stessi vantaggi.
Qualche prodezza tecnologica si era vista, il necessario per permettere alla Amalgama di dimostrare ai canali d'informazione che manteneva gli impegni. 
Chi si opponeva veniva attaccato, Crogar ormai si vedeva come un Verush del suo tempo. Deciso a imitare il leggendario imperatore che si dicesse avesse fondato un impero capace di comprendere diversi continenti.
Ma tra le due parti c'era ancora molto spazio, un confronto diretto era improbabile. 
Su Noveria, Fort Hanshan era stato ricostruito, anche il carcere sebbene adesso fosse vuoto. 
Tutti i reggimenti I.D.G. erano ritornati alla base, era necessaria una piccola riorganizzazione. 
Una rotazione dei compiti, per permettere ad alcuni di cercare riposo. 
Sopratutto bisognava riempire i vuoti che si erano formati.
Duecento cinquanta nuove reclute, significavano altrettanti caduti. 
Quasi tutti tra chi aveva difeso la base. 

Olivia si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona del suo ufficio, massaggiandosi il collo mentre le sfuggiva un pesante sospiro. Si sentiva stravolta, negli ultimi mesi non aveva fatto altro che lavorare. 
Ma per tutti quelli nell'esercito erano stati mesi impegnativi, ore e ore a far valutazioni e cercare carenze. Non c'è stato riposo per nessuno e … il suo omnitool suonò.
“ Grigliata, da me, questa domenica, porta tutti, non rompere. Non hai diritto di scelta. 
Steve, ciao. “
Lei guardò scocciata il messaggio del fratello, conoscendolo doveva averlo inviato già ad Arturus e Mordin tramite quel gruppo di cui facevano parte. Vagamente si ricordò che anche Isabella si era unità.

 
 ***** 
 
Antichità, quei tunnel sotterranei sembravano trasudarla come anche l'aria. Era anche difficile dire di quanti metri fossero scesi, diverse decine di questo Jessie era sicura. 
Lieta dell'installazione di un ascensore per facilitare una simile impresa, a illuminare la strada oltre a luci artificiale il bagliore blu elettrico dell'eezo.
Piccole venute erano presenti ovunque, dando ai muri l'aspetto di gigantesche ragnatele. 
Su Thessia non era uno spettacolo così strano, ma da quando erano giunti in quel posto l'eezo aveva un che d'insolito. Un blu più scuro del normale, un bagliore che osservando bene si poteva capire non essere costante. Qualcosa di appena percettibile all'occhio umano, ma indubbiamente presente, con un ritmo costante che faceva pensare a un sospiro o a un battito. 
Attorno a loro, stalattiti e stalagmiti di eezo dalle forme più bizzarre formavano un percorso spettacolare.
« Cosa ne pensa, falso dottor Gaz? » chiese lei al suo accompagnatore.
« Impressionante, l'eezo di solito non si diffonde in modo così fitto e capillare. Qualcosa di simile si è trovato in antiche grotte, dove si sono verificati violenti eventi naturali ma qui siamo ben oltre. » il vecchio sorrise ridendo appena per la sua soddisfazione « Non credevo che avrei mai avuto la fortuna di scoprire e vedere il luogo di provenienza dell'eezo impiantato in Isabella. »
« Mi ripeta quella storia ancora una volta. » 
« Certamente, Cerberus e Neo-Cerberus non sono mai stati in possesso di campioni di eezo 19. Noi di Neo-Cerberus li avevamo ottenuti da un nostro contatto. Diceva che una strana asari aveva un nuovo tipo di energia da venderci. Al vero dottor Gaz venne quasi un colpo quando scoprì cosa aveva tra le mani. Quanti ricordi e che anni, purtroppo quall'asari sparì nel nulla e per quanto c'impegnammo non trovammo mai niente. » 
« Non vi è sembrato un po' strano? »
« Assolutamente si, ma a “Caval donato non si guarda in bocca”. »
Un tempio, non c'era altro modo per descrivere l'immenso spazio sotterraneo che si apriva inanzi a loro. Era una cavità certamente di origine naturale, di almeno un'ottantina di metri di diametro, ma si potevano scorgere interventi atti a renderla idonea allo scopo pensato dalle asari. Ma senza alterarne la struttura, mostrando per essa un enorme rispetto.
Asari di guardia erano presenti ovunque, ben attente al grande cilindro delle dimensioni di una persona. Disteso orizzontalmente a terra, era chiaramente quello l'oggetto di tutte le loro attenzioni. 
Il motivo della loro venuta, di questa strana alleanza. 
Molto più velocemente del suo anziano accompagnatore, Jessie si avvicinò a gran passi.
Desiderosa e affascinata che un'antica leggenda fosse vera. 
Quanto avrebbe voluto verificarne il contenuto, ma era impossibile. Nessuna apertura attraverso cui vederne l'interno. Riconobbe però subito la tecnologia usata: prothean. 
Significava che aveva almeno cinquantamila anni, considerando che si erano estinti ad opera dei razziatori nel ciclo precedente. 
« Cinquantamila anni e sembra ancora operativo. » disse emozionata a se stessa  « È questo? » gridò a gran voce. 
« Si, quello è il sacro riposo della Regina delle Ossa, madre di tutte le Ardat-yakshi. Sigillata viva dalla Dea in persona, per punizione dei suoi peccati. Questa, almeno, la storia ufficiale. » 
spiegò Jeyna Thatora avvicinandosi. « Cosa ne pensa? »
« Aldilà di inutili miti, abbiamo davanti un cilindro di stasi, di origine prothean, funzionante. Qualsiasi cosa ci sia al suo interno, potrebbe, essere ancora viva. » 
« Può risvegliarla? »
« Serviva a questo, vero, dare dell'eezo 19 a Neo- Cerberus? Non credo vi siate limitate a una sola volta? »
« Da millenni noi Ardat-yakshi della famiglia Thatora cerchiamo un modo per risvegliarla, ricerche che spesso lasciamo siano altri a compiere per rubarle alla fine. Dobbiamo essere discrete. » 
« È eezo 19 stabile, quello che ci circonda? »
L'asari annuì, mentre Gaz si mostrò allarmato. Non sarebbe dovuto essere possibile, lo sviluppo del 19 in natura terminava sempre con un'esplosione. Trovarsi lì, era come essere dentro a una polveriera. 
« Le onde celebrali, possano stabilizzarlo. » mormorò appena Jessie, persa ma affascinata da quello che vedeva « I razziatori usavano eezo 19, ed in parte erano organici. Avevano un cervello, quindi onde celebrali. Certo...è ancora sconosciuto come la mente possa stabilizzare il 19...ma se è stabile significa che ci sono ancora segni di attività cerebrale da qualche parte. » annunciò guardando con maggior desiderio il cilindro. 
Si voltò di scatto verso Jeyna « L'eezo di Isabella, da dove arriva? »
Fece spallucce « Un punto qualsiasi di questa caverna, non ha importanza. »
« In pratica solo un prodotto della contaminazione da eezo 19. Questa caverna si è formata perché il cilindro è progettato per tenere forme di vita in stasi, non per contenere poteri biotici. Nei millenni, la traccia energetica fuoriuscendo ha contaminato l'eezo presente spingendolo a mutare. A trasformarsi. Un evento forse non voluto, i prothean l'avranno rinchiusa per i loro motivi, ma essere estinti dai razziatori gli ha impedito di proseguire e tutto è rimasto così. »
« Può risvegliarla? » chiese nuovamente Jeyna.
« Si! » esclamo, facendosi si che che la guardassero sorpresi « Ma servirà tempo, anni..cinque dovrebbero bastare. »
L'anziano le si avvicinò sorridente « Sono curioso, sembra tenerci molto. »
« Oh si, un buon campione è alla base del successo di ogni esperimento scientifico. Quello che abbiamo davanti è qualcosa di unico, ma anche la chiave per mutare questa società. »
« Crede davvero che ci serva? »
« Amalgama Groups, Dominio Yahg, Batarian e Vorcha possono occuparsi dei nemici tradizionali. Ma Isabella...è complicata, è pazza. Un fattore che la scienza non può quantificare, ma solo definire imprevedibile. » Si chinò in avanti, ad accarezzare il metallo del cilindro che scoprì non essere freddo. « Vedremo se il predatore più forte della galassia, visto che così le piace definirsi, sarà ancora tale contro questo suo simile preistorico. » 
« Magnifico, magnifico. » disse ridacchiando nervosamente per l'eccitazione, tornado eretta. « Abbiamo quasi tutto.»
« Quasi? » disse con disappunto Jeyna alle sue spalle, per quello che ne sapeva non mancava niente.  
« Non si preoccupi, sarà solo l'ultimo tassello. Qualcosa per gettare tutti nel panico. »
« Di cosa...»
« Chi. »
« Come? »
« Si tratta di una persona. Di chi ha posto le basi degli attuali equilibri di potere ed è al centro di essi, anche se nessuno sembra averlo capito. Continuamente impegnata a mantenere la società sulla via della rettitudine, è sempre stata una persona dal cuore d'oro. » si voltò di scatto vero l'asari « Avete montato quello che vi ho chiesto? »
« Certamente anche se è stato complicato. »
« Normale, dopotutto parliamo di una delle tecnologie più avanzate dell'universo. Sarà comodo per andare e venire da questo posto all'istante, senza il rischio di essere visti. »

 
***** 
 
Il falso Gaz guardava fuori dal finestrino della stazione spaziale, il luogo che era diventato la sua casa negli ultimi mesi. 
« Ho visto più luoghi strano in questo periodo che in tutta la mia vita. » borbottò fra se. « Di sicuro il centro della galassia è un posto in cui non verranno mai a cercarci. » aggiustandosi il colletto dell'elegante abito da sera. Mentre ammirava davanti a se lo spettacolo che l'orizzonte offriva.
Il centro della galassia sembrava una fornace incandescente, la cui luce rossastra illuminava ogni cosa lasciando ogni tutto immerso in un eterno tramonto. 
Una spettacolo che si poteva ammirare solo da quel posto, dalla base dei Collettori. Situata sul disco di accrescimento di un buco nero, strizzando appena gli occhi era possibile scorgere l'immenso campo di detriti costituito dai relitti delle navi che avevano tentato di accedere al portale di Omega Quattro senza un sistema di riconoscimento dei razziatori. Finendo distrutte delle potenti forze gravitazionali di quel luogo. Alcuni di quei relitti erano vecchi di millenni, molti di razze estinte e sconosciute da millenni. Tutte vittime dei razziatori. 
« Vero, perché nessuno conosce la via per raggiungerlo. » asserì Jessie raggiungendolo, vestita elegantemente come lui.
« Ancora meglio, tutti credono che l'unica via sia andata distrutta per sempre. Quando tutti i portali esplosero a fine della guerra, nessuno ha mai pensato di ricostruire il portale di Omega quattro. Ma lei ha trovato un'altra strada, tutto grazie alla sua incredibile idea, una via che ci permetterà di muoverci dal nucleo galattico agli altri pianeti senza problemi. È entusiasmante credere che siamo arrivati qui in minuti da Thessia, senza nemmeno il bisogno di una nave. »
« Per questa la scienza è cosi affascinante. Senza i racconti di guerra di mio padre, forse non mi sarebbe mai venuto in mente di usare la vecchia base dei Collettori. Il Comandante Shepard la distrusse, Cerberus ne prese possesso subito dopo, dove attuarono il progetto “I Corrotti”. Ma quando tutto il personale fu massacrato e fuggirono, nessuno ci fece più ritorno. Con la fine della guerra nessuno si più dimostrato interessato a trovare una via per il centro della galassia. Sopratutto essendo anche il portale di questo lato distrutto e non essendoci nessuno sul posto per ricostruirlo. 
Ammetto che aver trovato questo posto, con della tecnologia di razziatori ancora intatta o riparabile è stata una sorpresa. »
« Come crede che questo luogo sia scappato alla devastante energia del crucibolo? »
« Credo per via della sua posizione, siamo sull'orlo di un buco nero. Probabilmente l'energia arrivata fin qui è stata risucchiata dal campo gravitazionale, prima di far danni. Questo ha fatto si che i dispositivi di ancoraggio non fossero compromessi, mantenendo la stazione al suo posto. Quando sono arrivata qui la prima volta, erano tra le poche cose ancora funzionanti. Mi dica invece, 
si è abituato alla sua nuova condizione dopo l'intervento? »
« Ho ancora qualche capogiro, ma stanno passando. Ora però non facciamo aspettare i nostri colleghi o forse dovrei dire solo i suoi, in fondo io non sono uno scienziato. » 
« Ma sa gestire tutto quello che ruota attorno alla ricerca, io e gli altri saremo troppo impegnati con la scienza per perdere tempo in cose come forniture di cibo e simili. Inoltre le sue informazioni mi sono state utili, adesso il quadro è molto più completo. »
« Molto bene, adesso mi permetta di entrare con lei sottobraccio. Potrebbe essere la mia ultima possibilità di accompagnare una così bella donna a un ricevimento. » 
Lei sorrise porgendogli il braccio. 
La festa era elegante ma prima di entrare nel vivo Jessie salì su un podio messo lì appositamente per lei, tenendo in una mano un bicchiere di spumante. « Colleghi, benvenuti a Utopia! Qui, al centro della galassia, noi lavoreremo per liberare tutto il potenziale scientifico moderno troppo a lungo rimasto imbrogliata dalla moralità. Una catena che da sempre soffoca la scienza presso ogni razza, impedendole di trovare le spiegazioni da essa sempre ricercate. Vi hanno definito dei criminali, perché delle vite sono andate perse nei vostri esperimenti. Ma qui, a Utopia, non avremo nessuno a comandarci, non esisteranno ricerche “proibite”. »
Alzò ben in alto il bicchiere dicendo « A una scienza libera e indipendente! » 
« A una scienza libera e indipendente! » risposero tutti i presenti, facendo tintinnare fra loro i bicchieri.

 
***** 
 
Moay Thatora si asciugò il viso dall'acqua in maniera grossolana, passandoci sopra una mano « Hai tirato dell'acqua in faccia a una cieca? » domandò ancora sorpresa per quel gesto. 
« No, non alla cieca ma alla stronza. » fu la pronta risposta di Taiga, seduta al suo stesso tavolo. Si erano tutti riuniti in una delle aule della Zisaf Obeno, la scuola salarian frequentata da Trish e Moay. L'unico luogo dove la presenza dell'asari non avrebbe destato preoccupazioni.
La ragazza non aveva preso bene alcuni commenti della scultrice, cieca o meno aveva deciso di reagire. Essere invalida e avere un pessimo carattere non erano certamente dei motivi per fare certe critiche, a chi si era appena conosciuto. 
L'asari si voltò appena, giusto per non far vedere che se la rideva.
Quell'umana aveva carattere, le piaceva. 
« Trish, perché ci hai riuniti tutti quanti? » chiese Alexya.
« Non importa, finalmente ci fa conoscere la sua ragazza. Una Thatora, mamma potrebbe strozzarti in questo momento. Avete già fatto sesso? Vi volete sposare? » domandò allegramente Diana, mettendosi in mezzo. Tutta quella situazione la incuriosiva.
« Non è la mia ragazza, facemmo sesso perché ci va di farlo ma non c'è altro. SMETTETELA DI CHIEDERMI SE SIAMO FIDANZATE! »
Tutte si guardarono fra loro scocciate, era proprio su quello che volevano saperne di più.
« Scusate, scusate... siamo tutti interessati alla vita sessuale di Trish...ma ecco... » Henry si fermò non sapendo bene come proseguire, con un braccio indicò il salarian alla sua sinistra. 
Quest'ultimo indossava un'armatura integrale che lo celava completamente. « È veramente uno della Lega degli Eletti? » chiese stupefatto l'amico.
« Certamente. Piacere, Neg. » rispose il salarian presentandosi con voce metallica, un sintetizzatore gliela mascherava.
« Tipo i tizzi che a fine guerra hanno cercato di distruggere il portale Caronte, cosa che avrebbe fatto esplodere il sistema solare. Privando l'umanità del suo pianeta natale, tanto per dire. » commentò William,
« State parlando dei membri precedenti, per altro fermati dai vostri genitori. Spero non l'abbiate presa sul personale. » precisò il salarian.
« Ma no figurati, ci capita una volta al mese un qualche pazzo o una calamita che cerca di distruggerci casa. » rispose Henry.
« Trish lo sai che siamo soldati dell'Alleanza, tecnicamente dovremmo denunciare ogni avvistamento che coinvolga questi terroristi. » precisò William portandosi le mani alla fronte e senza attendere una risposta « Ma facciamo finta di niente, visto che siamo chiamati da un'amica. » 
La ragazza si schiarì la voce « Non posso averne la certezza, ma credo chele asari affrontate a Fort Hanshan fossero Ardat-yakshi. Lo dico perché Moay è una Ardat-yakshi, quindi so che sensazione da la sua energia a divorarla. » 
« Ho solo una domanda. » esordì Alexya  « Perché dirlo a noi? Nostra madre andrebbe informata o Olivia. »
« Quella è stata una mia richiesta, perché non credo che il segreto sarebbe mantenuto. Io sono considerata uno scarto dalla mia famiglia, ma sono lo stessa riuscita a sapere alcune cose. Non so quante siano le Ardat-yakshi, ma si tratta di un segreto che risale agli albori della civiltà asari. Dopo il periodo epico conosciuto come “Le Cronache della Regina delle ossa”... » 
Diana aggrottò la fronte a quel nome, aveva l'impressione di averlo già sentito. 
« Quello che sto cercando di dirvi è che un segreto tenuto così bene e per un'infinità di tempo, non credo possa essere mascherato dalle prime accuse. Sono certa che sono pronte ad affrontare simili situazioni, in più sanno che... io e Trish... andiamo d'accordo. Credo si aspettino che Dasha Weaver sia informata di quanto scoperto da sua figlia. »spiegò Moay.
« Cosa vuoi da noi sorella? » domandò Alexya.
« Un aiuto a distruggere la famiglia Thatora, perché credo che l'uomo che metta paura a nostra madre si sia rifugiato presso di loro. Sono convinta anch'io che si siano preparati per tutti noi, ma non per voi tre e la Lega degli Eletti. » spiegò Trish indicando Taiga, Henry, William e Neg. 

*****
 
Cos'era il paradiso?
Henry e William erano convinti di saperlo, mentre osservavano dagli sdrai il vasto campionario di bellezze femminile in costume da bagno davanti agli occhi.
Olivia in un caldo bikini rosso, sembrava l'incarnazione stessa del concetto di estate. 
Ilary, se piaceva l'atteggiamento materno, era incantevole in un costume intero che copriva ma nel farlo si piegava molto sul petto. Accentuando tramite il tessuto teso il seno abbondante. 
Diana, Trish e Alexya, Isabella si era portata dietro l'intera famiglia, con i loro soliti costumi erano una delizia per gli occhi. Le si poteva osservare assieme, confrontandole fra loro.
Dasha, anche se debole di petto, era affascinante con quell'area scostante e fredda che la caratterizzava. Sempre se piaceva quel genere di donna. 
Vi erano anche Asiria e Taiga, la prima era riuscita a ritagliarsi un'occasione di riposo. La seconda si era finalmente decisa a comprare un costume su indicazione delle amiche. Cosa che a William fece molto piacere. 
Ma il bello doveva ancora arrivare, si erano seduti davanti alla scaletta per un buon motivo. 
Isabella uscì dalla piscina, le goccioline d'acqua le percorrevano tutto il corpo. Alcune si accumularono nell'incavo del seno, prima di disperdersi. Si diede un'asciugata veloce e superficiale con un asciugammo che gli porse Henry e andò via.
Avevano studiato per bene il da farsi, sicuri che le loro ragazze non avrebbero avuto niente da ridere. Stare seduti a guardarsi intorno non era di certo un crimine, come non lo era porgere un asciugammo. 
Certi di scamparla, i due gemelli rimasero imbambolati a riflettere su quella visione e su molte altre. 
A far da contorno tutto l'odore di carne che cuoceva sul barbecue. 
Steve era contento, aveva trovato una data che andasse bene a tutti. 
« Mi sembri dannatamente soddisfatto, sono quasi invidiosa. » commentò Olivia che gli stava affianco.
« Non mi lamento, non ho rogne particolari. »
« TU...hai sempre qualcosa per cui lamentarti e deprimerti. Credo che la cosa ti diverta. » e decidendo di provocarlo « Il lavoro? »
« Lo mollerei al primo idiota che passa. C'è un problema e ti chiamano, un'invasione aliena e ti chiamano, Godzilla attacca il Giappone e ti chiamano. Ma che palle! Gente, imparate ad arrangiarvi! » rispose sorridendo divertito.
Ma subito dopo sospirò amaramente, quasi a togliersi un peso. « Immagino che tu voglia cercare di riportare Jessie sulla buona strada o roba simili? »
« Non possiamo abbandonare come se nulla fosse, una persona che per anni abbiamo ritenuto un'amica. » 
« Va bene. Sapevo che avresti detto qualcosa di simile, hai decisamente un cuore d'oro. » rispose chiaramente poco convinto di quella decisione.
Olivia gli stava per rispondere, quando Dante le passò acconto correndo costringendola a riprenderlo. Rischiava i farsi male. 
Emozionato il bambino si accostò ad Alexya « Hai...letto la storia? » domandò con il cuore in gola. Approfittando del fatto che fosse momentaneamente da sola, uscendo dal bagno di casa dello zio. 
La bionda si girò verso di lui e solo a fissarla si sentì giudicato. « Si capisce chiaramente che hai modificato delle parti della storia prima di darmela, lo hai fatto per vergogna? »
Non rispose, ma esitante abbassò lo sguardo. 
Severa come sempre, anche con se stessa « Scusami, sei un bambino, sono io che forse mi aspettavo troppo. Ma ero stata chiara, l'esitazione e indecisioni sono due cose che non posso perdonare. »
« TI VOLEVO MOSTRARE RISPETTO! » gridò, mettendoci in esso tutto il dolore che la frase di prima gli aveva causato. « Mi è stato detto che devo rispettare le ragazze... ma non capisco ancora bene cosa s'intenda...per...ecco...alcune...scene...mi sono ispirato a te. Temevo lo capissi...che non ti sentissi abbastanza rispettata...ecco... svilita. » 
Alexya non fece una piega, una statua di ghiaccio « Cosa capitava nelle scene che hai cambiato? »
« I due...ecco... un bacio. »
« Temevi che capendo che avevi descritto un bacio, magari immaginando te stesso nell'atto di baciarmi, mi sarei arrabbiata. Ridotta a qualcosa per soddisfare un tuo desiderio. » 
Lui annuì mentre si tormentava le mani, quanto le odiava in quel momento. Sembravano così ingombranti « Si...ecco...Arturus... » ma non finì la frase. 
Alexya si era chinata alla sua altezza, il suo viso vicinissimo al suo. 
« Riconosco il mio errore, ho giudicato male per avventatezza... » e subito dopo lo baciò.
Un gesto superficiali, con le labbra a sfiorarsi più che toccarsi per alcuni secondi. 
Come se niente fosse accaduto si rialzò « Adesso non hai più bisogno d'immaginare, questo per chiederti scusa. Si, la storia mi è piaciuta. » e andò via, ritornando dalle sorelle.
Lui riuscì solo a rimanere immobile. 
Incapace di reagire mentre osservava “l'imperatrice”, così aveva saputo che la soprannominavano, allontanarsi circondata da quell'area di superba che sembrava non abbandonarla mai. 
« Alexya...tutto bene? » chiese Taiga poco dopo.
« Certo. »
« Stai bevendo da una lattina chiusa. » disse, vedendola sobbalzare. 
Facendo finta di niente l'aprì, riuscendo finalmente a bere. Ascoltando distrattamente cose i rumori che la circondavano. L'unico suono che davvero sentiva era la propria mente che urlava “Cosa diavolo ho fatto!”


Note autore:
Siamo alla fine di questo long che pero non conclue un bel niente, bensì fa da apertura a tutte le future avventure. 

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