“Just
a scratch”
Giuliano
si era ripromesso di ignorare la presenza di Francesco nel modo
più
civile possibile, per rispetto di Lorenzo. E ci stava anche
riuscendo, limitandosi a cenni del capo quando capitava di
incrociarsi o cose del genere. Di sicuro ignorarlo non comprendeva
ritrovarselo tra le braccia in mezzo al cortile, Giuliano era
più
che sicuro di questo. Eppure era accaduto comunque e il giovane
Medici non aveva avuto il tempo - né
la tentazione, per quando volesse dire il contrario
- di ritirarsi.
Parlare
con Jacopo era stata l'idea peggiore che Francesco avesse mai avuto
ma non poteva sottrarvisi, non quella volta, erano questioni
importanti e se avessero avuto per una volta, una
soltanto,
anche il suo supporto avrebbero potuto evitare una possibile guerra.
Non aveva alcuna intenzione di rivedere le scene di Volterra, non
voleva che altri le rivivessero, lo sguardo spaesato di Giuliano
quando lo avevano ritrovato a battaglia finita lo aveva tormentato
per giorni. Ma Jacopo non aveva intenzione di ascoltarlo, come
sempre, non aveva intenzione di evitare una guerra, un massacro,
ancor meno aveva intenzione di appoggiare Lorenzo. Non che Francesco
non lo sapesse, ma per un breve istante ci aveva sperato. Non era un
sognatore come Lorenzo, o come in passato lo era stato suo padre, e
non aveva nemmeno la loro forza, ma ci aveva davvero
sperato.
Le
cose erano sfuggite al suo controllo velocemente, i toni calmi che
aveva cercato di mantenere si erano dissolti in urla, nell'ennesima
discussione che lui ancora non era riuscito a vincere, Jacopo era
troppo esperto, sapeva su cosa far leva, sapeva che minacciare
Guglielmo lo avrebbe assoggettato alle sue idee anche quella volta
come era sempre accaduto, perché tra tutti Guglielmo era il
suo
punto debole, e Jacopo lo sapeva. In realtà servì
solo ad
alimentare l'odio che provava nei suoi confronti. Un odio sempre
crescente che talvolta minacciava di annegarlo nelle sue tenebre.
Col
senno di poi si sentì incredibilmente stupido nel momento in
cui
aveva pensato che estrarre il pugnale fosse una buona idea contro suo
zio, ma non subito, non quando avrebbe dovuto. L'impeto di rabbia che
provò alla minaccia contro Guglielmo fu tale da annullare
ogni cosa,
strinse il pugnale e scattò contro di lui, un attimo dopo
indietreggiava, l'arma cadeva sul pavimento e le sue mani si posavano
sul petto, dove il farsetto era stato tagliato nel momento in cui
Jacopo aveva rivolto il pugnale contro di lui. Non c'era dolore, solo
sorpresa, si aspettava che si difendesse ma non così
rapidamente,
non lo credeva ancora così veloce da poterlo battere.
Le
parole di Jacopo risuonavano nella sua mente ad ogni passo che faceva
verso Palazzo Medici.
«E
ora ritorna da loro come il cagnolino che sei diventato.»
Facevano
più male di ogni ferita subita negli anni, non era di colpo
diventato il cane dei Medici, non lo era mai stato e mai sarebbe
accaduto, la maggior parte della sua lealtà era verso suo
fratello,
l'altra parte verso Lorenzo, non poteva negarlo, alla fine il suo
idealismo era riuscito a coinvolgerlo, Francesco aveva finito con il
credergli nonostante tutto. - Perché
in fondo un po’ idealista lo era anche lui, sepolto sotto le
parole
di suo zio negli anni. Nascosto agli occhi di quel mondo che Lorenzo
voleva così ardentemente cambiare e che Francesco sapeva
avrebbe
finito con l’amare. -
Eppure quelle parole facevano male comunque.
Fu
quando finalmente varcò la porta ed entrò nel
cortile che si rese
conto che Jacopo non aveva solo tagliato il farsetto. Fu quando si
rese conto del dolore pungente che aveva ignorato fino a quel
momento, la sua mente troppo concentrata su un altro tipo di dolore.
Fu quando abbassò lo sguardo e notò il sangue
sporcargli le mani.
Fu quando sentì Giuliano rivolgergli la parola che si decise
che
forse le cose erano peggiori di quanto non sembrassero. E in quel
momento la terra sotto i suoi piedi sembrò svanire.
«Potevi
anche pulirti le mani dopo - Giuliano
si interruppe per pensare un attimo a quale fosse il termine migliore
in quella situazione.
- aver ammazzato qualcuno. Stai sporcando il pavimento.»
Francesco
fu tentato dal ribattere, dal dire che non aveva di certo ucciso un
uomo, e che se lo avesse fatto non avrebbe poi attraversato le vie
della città con le mani ancora sporche del suo sangue.
Nessun uomo
sano di mente avrebbe mai fatto una cosa del genere. Invece tutto
ciò
che riuscì a tirar fuori fu un sospiro strozzato. Si
portò
nuovamente le mani al petto, alla stoffa tagliata, il sangue caldo si
mischiò a quello che si stava rapprendendo sulle mani.
Sentiva la
testa leggera, la vista si era brevemente offuscata prima di tornare
più scura di quanto non fosse poco prima, come se fosse
improvvisamente calata la notte. Si mosse di un paio di passi nel
tentativo di entrare nel palazzo e magari raggiungere la sua stanza
dove sarebbe finalmente stato al sicuro, dove avrebbe potuto
riposare, ma fu di colpo troppo per il suo corpo.
Le
gambe gli cedettero e non si accorse subito di essere caduto su
Giuliano. Non se ne rese conto finché non sentì
le sue braccia
afferrarlo ed impedirgli di cadere senza pietà,
probabilmente non
per sua volontà quanto più per caso. Lo
sentì imprecare a denti
stretti mentre si inginocchiava in una posizione più comoda
tenendolo con il busto contro di sé, sentì la
mano posarsi sul suo
petto e sporcarsi di sangue e voleva dirgli di smetterla, dirgli che
il sangue avrebbe dovuto stare ovunque ad eccezione delle sue mani, o
di quelle di Lorenzo o di suo fratello, dire che lo aveva visto
insanguinato una volta - e
non parlava di quando era stato lui a farlo picchiare a sangue
- e avrebbe dato tutto per far cambio con lui, avrebbe dovuto cercare
di convincerlo ad andare con Lorenzo. Perché alla fine le
sue mani
erano già sporche di sangue, non sarebbe cambiato molto se
si
trovava in mezzo ad una guerra, ma Giuliano… Giuliano non
meritava
quel peso, non meritava quel sangue né quel dolore. Il
perché non
lo avrebbe mai rivelato al diretto interessato, Giuliano non gli
avrebbe mai creduto, magari lo avrebbe sbeffeggiato o accusato di
prenderlo in giro. Perché non erano amici, non avrebbero mai
potuto
esserli. Nonostante quello Francesco pensava davvero che Giuliano
meritasse di più.
«Lorenzo!»
Chiamò Giuliano riportando Francesco alla realtà.
Una mano gli
premeva sulla ferita nell'intenzione di fermare il sangue che
scivolava attraverso le sue dita, l'altra gli reggeva indietro la
testa, il pollice gli accarezzava la guancia, come se Giuliano in
fondo tenesse a lui, cosa impossibile, lo sapeva, ma il gesto era
comunque confortante.
I
passi che rimbombavano all'interno si fecero più veloci
quando
Giuliano lo chiamò una seconda volta, più forte,
più disperato
quando notò che Francesco aveva chiuso gli occhi. - Anche
la sua voce aveva uno strano eco nella mente di Francesco, ogni cosa
aveva un'eco.
- Socchiuse gli occhi a fatica cercando di abbozzare un sorriso per
convincerli che stava bene, era poco più di un graffio - sanguinava
più del dovuto ma non era che un graffio, o così
Francesco tentava di
convincersi
- ma nessuno dei due fratelli sembrò credergli.
Giuliano
avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Senza se né ma. Non
c'era nulla
da sorridere in quella situazione, non c'era nulla da sorridere in
generale. Non mentre stava sanguinano nel cortile, tra le sue
braccia, non mentre il viso perdeva lentamente ogni traccia di
colore.
Per
un attimo si fermò a pensare al perché lo avesse
afferrato mentre
stava cadendo, poteva lasciarlo andare, ignorarlo come aveva fatto
ogni altra volta, voltarsi dall'altra parte e andarsene, lasciare che
fossero altri a trovarlo, ma se poi fosse stato troppo tardi? Se la
ferita fosse stata troppo profonda e grave? Poteva
davvero fare quello a Guglielmo?
Perché quel ragazzo ora era anche suo fratello, ed era
troppo buono
per dover sopportare quello, per dover perdere un fratello, per
quanto lui potesse odiarlo. Nessuno avrebbe mai dovuto subire quella
sorte, nessuno avrebbe mai dovuto provare quel dolore. Così
lo aveva
afferrato, accompagnato a terra e lo sosteneva mentre le mani di
Lorenzo - che
tremavano ben più del dovuto
- tentavano di sfilargli i vestiti imbrattati di sangue.
«Devi
restare calmo Lorenzo.» Mormorò cercando di farsi
ascoltare, cosa
non semplice di norma, in quel momento quasi impossibile. Lorenzo
tremava, a stento aveva sbottonato il farsetto e ora nemmeno riusciva
a disfare il nodo, per altro debole al punto che sarebbe bastato
tirare uno dei fili per disfarlo, della camicia.
«
Sì… Ascolta tuo fratello per una volta.»
«Tu
non hai voce in capitolo.» Lo zittì secco Giuliano
spostando lo
sguardo dal fratello a Francesco, Dio, avrebbe davvero voluto
prenderlo a schiaffi. - Ma
ora, forse, più per tenerlo sveglio o fargli tornare un
po’ di
colore in volto, non che lo avrebbe mai ammesso. -
«E di certo non mentre ti stai dissanguando nel nostro
cortile. Mi
hai capito?!» La domanda uscì con tono
più alto, altri l’avrebbero
definito quasi isterico, come se fosse sul punto di esplodere, ma non
di rabbia, non quella volta.
Giuliano
voleva odiarlo, se lo continuava a ripetere senza sosta nella mente,
voleva odiarlo, voleva essere felice che fosse ferito, magari avrebbe
capito come si era sentito lui, ma c’era qualcosa nelle sue
parole
che gli sussurrava che quella non era la prima volta che una cosa
simile succedeva, forse non in modo così evidente o forse
non lo
aveva mai notato. C’era una sorta di rassegnazione in
Francesco,
come se fosse abituato, – e
nessuno dovrebbe essere abituato a rimanere ferito, ancor meno per
mano di un membro della propria famiglia –
come se negli anni avesse imparato a sminuire sempre meglio quegli
avvenimenti.
-
«Suvvia,
non c’è bisogno di far preoccupare Guglielmo per
una cosa del
genere. E si preoccuperebbe, credimi. Entrerebbe in
quell’ottica da
fratello maggiore che deve a tutti i costi proteggere il minore da
qualunque cosa. E per una sciocchezza del genere non ne vale la
pena.» -
«È
solo un graffio, – ripeté
con una sorta di ostinazione nella voce debole –
smettetela di trattarmi come se stessi morendo…»
Francesco ci
provò, davvero, a sembrare convincente, le espressioni di
entrambi i
fratelli Medici erano troppo da poter sopportare, specialmente se
nello stesso momento. Ma non funzionò come aveva sperato,
non
funzionò come solitamente accadeva con Guglielmo.
E
non sentì le due voce che all’unisono lo
chiamavano preoccupate.
Angolino dell'autrice:
Seconda
disgrazia capitolo. A dire il vero sto attualmente
scrivendo i capitoli 5 e 6, ma stanno andando decisamente lenti, e mi
scuso tantissimo per questo. (Also, il corso sulla sicurezza che ho
dovuto seguire online mi ha occupato tantissimo tempo, e quella voce
piatta mi faceva addormentare e basta D: ) Detto ciò, questo
è il capitolo che ha "portato" alla coppia che
farà da sfondo al prossimo, perchè come
già detto Giuliano pretende attenzioni a destra e a manca e
le ottiene.
Il finale, come per il
precedente, è aperto, Francesco può benissimo
sopravvivere e tutti vissero felici e content-- Ok, no, non esageriamo
adesso...
Spero vi piaccia, se avete
suggerimenti, idee, un prompt della famigerata lista
(di cui ho fatto, per ora, i numeri: 02, 05, 13, 23, 28 e 31)
fate pure richiesta. So che sono lenta a scrivere, ma giuro che lo
faccio.
Love~ (e angst)
Aki
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