Our Hero Academia

di MIV93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Supera i tuoi limiti nelle prove fisiche! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Un combattimento infuocato! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Ombre del passato! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - S.O.S USJ! ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Hanami! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 – Inizia il Festival Sportivo! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Round finale! ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Finalmente il tirocinio! ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Sangue Corrotto ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Il gruppo si allarga! ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Tra ululati e vampiri ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Il campo estivo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Our Hero Academia


prova-1







Prologo 




 
They may think they know you, but here's an education
No, they can't control you
Once you've broken away
They're done patrolling your mind
 
When they're searching for you, they will find
A force they aren't ready for
(Are you ready!)
[Are you ready – Disturbed]


 
 
“Ehi, mi hai pestato il piede, cretino!”

“Ooooi... vuoi guai, rossa slavata?! Vuoi morire prima di essere anche ammessa a questa scuola?!”

Nel brusio carico di tensione che precedeva l’inizio del test di ingresso, le urla di due ragazzi avevano in qualche modo calamitato l’attenzione di tutti, generando reazioni variegate: risatine, imbarazzo, versi di scherno.
Al centro della sala si fissavano in cagnesco due ragazzi, un maschio e una femmina: il primo era un ragazzo abbastanza alto e piazzato, capelli biondo cenere e un’espressione che definire arrabbiata sarebbe riduttivo, chino su una ragazza che poco mancava fosse la metà di lui; lei, nonostante la disparità di altezza, lo fissava senza cedere di un millimetro il passo, fissando i suoi occhi da serpente color dell’oro in quelli del ragazzo. Si alzò sulle punte dei piedi in modo che fosse a pochi millimetri da viso del biondo e quindi, con voce graffiante, prese a rispondergli:

“Che c’è, non sai inventarti nulla di meglio per apostrofarmi se non usando il colore dei miei capelli, testa di porcospino?! Se proprio vuoi chiamarmi in qualche modo, usa il mio nome, Reiko Kobayashi! Per te Kobayashi-sama!” disse la ragazza, passandosi una mano tra i capelli e sfiorandosi una delle due strane antenne sul suo capo.

“Pff... se avessi voluto prenderti in giro ti avrei chiamato tappetta rompicazzo, ma vali meno di zero per me!” disse ringhiando il biondo, generando dalle mani delle piccole esplosioni. Allo stesso modo, la ragazza prese ad emettere scariche elettriche di un rosso acceso.

La situazione stava degenerando rapidamente e la tensione era palpabile, finché una voce, quasi atona, dal gruppo, non biascicò:

“Potreste far silenzio e calmarvi? Non so voi, ma io vorrei passare questo test di ingresso, e non ho intenzione di prendermi una penalità perché voi volete fare a pugni contro dei bersagli che non danno punti...”

Era stata un’altra ragazza a parlare, dal viso imperscrutabile e dai capelli di un blu spento incorniciati da un paio di corna, Atsuko Katsuo; fissava il vuoto della grossa stanza in cui stavano attendendo l’inizio del test, ma ovviamente non aveva gradito quello che stava succedendo.

“...che scocciatura...” disse la seconda ragazza, generando una certa ilarità nel gruppo.

La ragazza dai capelli rossi e il ragazzo divennero rossi come peperoni e, a passo svelto, si allontanarono l’uno dall’altro mentre tutti i loro compagni di avventura tornavano concentrati sulla loro prova, fissando i foglietti con su scritti i loro dati e l’aula dove avrebbero svolto il loro test.
Il biondo fece cadere il suo foglietto camminando impettito e passando di fianco ad una ragazza apparentemente divertita, con indosso una maglia con un disegno ispirato ad un famoso anime e il viso incorniciato da corti capelli rossi. I brillanti occhi verdi della ragazza riuscirono a catturare al volo il nome impresso sul foglietto, “Katsuki Bakugou”, prima che quest’ultimo le sbraitasse contro:

“EHI, CHE HAI DA GUARDARE ANCHE TU, OTAKU DI MERDA!”

Il ragazzo generò ancora delle esplosioni da tutto il suo corpo, andando via ancora più infuriato, ma la ragazza contro cui aveva sbraitato non la smetteva di ridacchiare:

“E niente... è proprio uno tsundere lui... eheh!” si disse sottovoce, rigirandosi tra la mano la collanina dorata che portava al collo. Si fissò anche lei il foglietto che le avevano dato: era strano vedere il suo nome su un foglietto di ammissione alla U.A., ancora non riusciva a crederci.

Kokoro Kyoriido stava per affrontare il test di ingresso per diventare alunna nell’elitaria scuola per supereroi, la più prestigiosa del paese, e con lei anche quel tale Bakugou, che però aveva abbandonato l’aula, forse troppo imbarazzato dall’ammettere di aver sbagliato sala di attesa, quella scontrosa e folgorante Reiko e persino quella ragazza pacata che, con poche parole, aveva messo tutti di nuovo di fronte alla dura realtà: non c’era tempo per i litigi da ragazzini, poiché stavano per affrontare il primo, importantissimo passo verso il sogno di una vita intera.
Erano tutti vestiti con tute diverse dai colori più o meno sgargianti, e tutti riscaldavano i loro quirk, che fossero fisici, energetici, mutazioni poco importava. Nella loro diversità, tutti quei quindicenni avevano un unico grande sogno che li accomunava: diventare dei veri Eroi, e essere bocciati a quel test poteva benissimo essere la fine di quel sogno.
Tutti fecero un sospiro quando, a sorpresa, la prova ebbe inizio e loro di ritrovarono in quella sorta di città ricostruita con dei robot che si preparavano ad attaccarli: sotto l’urlo assordante di Present Mic, il test di ingresso ebbe finalmente inizio!
 

 
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“Yes!” urlò Kokoro, volando via da una minaccia dopo aver messo KO un grosso Villain Bot da 3 punti infilzandolo con un palo della luce.

Atterrò a qualche metro di distanza, in tempo per mettere altri due bot da un punto con due pugni potenziati dalla telecinesi. Sorrise soddisfatta e si asciugò un po’ di sudore dalla fronte, godendosi i frutti dell’allenamento intensivo di quella estate.

“Katsuro sarà così fiero di me!” gongolò un po’, saltellando felice.

All'improvviso fu presa in pieno da una ragazza sbalzata violentemente contro di lei; attutì il colpo con la sua telecinesi, ma entrambe finirono a terra.

“AVANTI SCARTINE! È QUESTO IL MEGLIO CHE SAPETE FARE?!” urlò la ragazza piombata su Kokoro, rialzandosi e lanciando due grosse scariche elettriche contro un polverone che si avvicinava verso di loro a gran velocità: era Reiko, la ragazza che aveva litigato con quel tal Bakugou, ed era affannata e furibonda mentre il braccialetto che portava al polso, ben esposto dalla maglia smanicata che indossava, faceva una sorta di bip incessante e segnava una singola tacca rossa. La ragazza sembra più bassa di quando Kokoro l’aveva vista ad inizio prova, solo sette minuti prima.

“Ehi, tutto bene? Mi sembri un po’... oh... OOOOOH, cosa sono tutti quei cosi?!” disse Kokoro, mentre altri studenti scappavano via da quella nube di fumo sempre più veloce, che in realtà era un gruppo di una ventina di Villain bot che inseguivano tutti Reiko, quasi ne fossero calamitati.

“Li affronterò tutti io! Li ho attirati apposta e mi beccherò un sacco di punti! Tu scappa pure”, disse la ragazza, emanando scintille da tutto il corpo,”io me la caverò benissimo da sola!” e caricò verso i robot, abbattendone un paio con due grosse scariche, ma un terzo stava per colpirla alle spalle, e un quarto al fianco.

Kokoro, in un impeto quasi involontario, la seguì e, con un gesto della mano, scagliò lontano il robot che stava per attaccare Reiko alle spalle, ma entrambe stavano per essere colpite sul fianco dal quarto bot, se non fosse stato per un’ombra che, con un possente ruggito, si schiantò sullo stesso, distruggendolo per poi mettersi spalla a spalla alle due ragazze.
Quella che in un primo momento sembrava una sorta di leonessa antropomorfa si trasformò lentamente nella ragazza dai capelli blu di poco prima, la quale, sempre con espressione apatica, si mise in guardia, le mani trasformate in grossi artigli da rettile:

“Kobayashi Reiko-chan... ho quasi rischiato di essere eliminata per colpa tua... mi hai rubato una preda e stavo per colpirti alle spalle per quanto prepotentemente ti sei piazzata davanti a me...”

Le tre, loro malgrado, si dovettero mettere appiccicate l’una con l’altra, spalla contro spalla, mentre venivano circondate da nemici.

“Grazie per il salvataggio... ehm..." disse imbarazzata Kokoro, mettendosi in guardia ma arrossendo,"scusami, ma non so il tuo nome...”

“Atsuko Katsuo... molto piacere, Kyoriido Kokoro-san” disse sempre con voce piatta la ragazza bestia.

“Ma come hai...”

“Signore, vi sembra il momento? “- le interruppe, ringhiando ai robot, Reiko, sorridendo selvaggiamente ma ansimando per la stanchezza - ” Se proprio volete fare il vostro tè pomeridiano, andatevene e non cercate di rubarmi le mie vittime, perché io sto per... cosa?!”

I robot stavano per attaccare in massa e proprio mentre Reiko si preparava a resistere a quell’assalto, Atsuko, trasformata in una sorta di varano umano, faceva a brandelli con possenti artigliate un terzetto di robot mentre Kokoro, urlando un “oooryahh!”, spediva lontanissimo un gruppo di circa cinque bot.
Le due cominciarono a correre quindi in direzioni opposte mentre ormai il tempo residuo per l’esame era meno di un minuto.

“Ci ringrazierai la prossima volta, Kobayashi Reiko-chan...” disse sibilando Atsuko, allontanandosi rapidamente e non volgendo lo sguardo alle sue spalle.

“È stato un piacere conoscervi... SPERO DI RIVEDERVI IN CLASSE!” disse rossa in viso ma divertita Kokoro, facendo un lungo balzo per allontanarsi da lì e andare a bersagliare un altro Villain bot da tre punti.

“Grr... killstealer del cavolo...” - disse sottovoce Reiko, sorridendo sorniona ai rimanenti cinque bot che aveva di fronte, mentre con una mano assorbiva elettricità dal palo eradicato da Kokoro qualche metro più indietro e tornando a carica piena e dimensioni normali -”Ora, scatolette... vediamo come sapete danzare con la regina della folgore!” e anche lei tornò all'attacco, cercando di incassare gli ultimi, preziosissimi punti per accedere alla prestigiosa scuola annichilendo letteralmente i suoi avversari scattando a velocità immane tra di loro  friggendoli con pugni avvolti di folgori devastanti.

Fu un momento di collaborazione improvvisata, salvataggi del tutto casuali originatisi dal caso e dalla confusione, ma proprio quella collaborazione fruttò allo strano terzetto un bel po’ di quei punti eroismo che Present Mic aveva deciso bene di non citare nella sua spiegazione.

Il volto di All Might di fronte a loro quando, nelle rispettive case, ricevettero il video in cui il più grande eroe declamava la loro ammissione a pieni voti e con punteggi altissimi alla U.A. divenne da quel momento in poi il simbolo del ricordo più felice delle loro brevi vite.
Tra parti animali che si manifestavano incontrollate sul corpo, mobili che volavano per l’emozione incontenibile e folgori che volavano in cielo quasi si fosse creato un portentoso temporale localizzato sul tetto di una sola casa, Atsuko, Kokoro e Reiko urlarono di gioia quando finalmente ebbero la conferma di essere state ammesse alla U.A. e che, di lì a pochissimi giorni, avrebbe fatto il loro primo passo verso la realizzazione del sogno... il loro primo passo nella classe 1-A e nella sequela di strane e incredibili avventure che le avrebbero viste di nuovo assieme ad affrontare il fato che le aspettava.


















♚Angolo autrici! ♚

Eh sì, avete letto proprio bene: autrici! Per la precisione dietro a questa fanfic siamo in 3, di cui due si preoccupano di scrivere la fanfiction e una terza si dedica ai disegni. Infatti il disegno di copertina lo ha fatto una di noi! Vi piace? Se non si fosse capito, la prima a sinistra è Atsuko, la ragazza al centro Kokoro e l'ultima è Reiko.
Ci siamo appassionate al mondo di Boku no Hero Academia da molto, o meglio, due di noi lo conoscevano da un po' e un'altra lo ha scoperto da poco. Volevamo scrivere qualcosa abbinando la scrittura al disegno, visto che amiamo fangirlare, infatti non ce lo siamo fatte ripetere due volte e abbiamo provato a fare questo esperimento di fanfiction. Non siamo esperte in questo campo, quindi speriamo che vi piaccia questo inizio, anche se breve, e speriamo di migliorarci con i capitoli successivi.
Come detto nella breve descrizione della fanfiction, l'arco temporale sarà uguale a quello della storia originale, inserendo nel mezzo alcune novità per introdurre e sviluppare i personaggi creati da noi. In questa fanfiction troverete degli OC quindi, speriamo vivamente di non farvi trovare OCC (ci proviamo eh, ma siamo alle prime armi) e, come "chicca", abbineremo il tutto a dei disegni per spiegare, al meglio si spera, i vari OC all'interno della storia.


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Supera i tuoi limiti nelle prove fisiche! ***


capitolo-d


 


Capitolo 1
 
You could be the greatest
You can be the best
You can move a mountain
You can break rocks
You can be a master
Don't wait for luck
Dedicate yourself and you gonna find yourself
Standing in the hall of fame

[Hall Of Fame – The Script]
 


Era finalmente arrivato il primo giorno alla Yuuei school. Solo gli studenti che avevano eccelso e avevano dimostrato il loro valore alle selezioni erano riusciti ad aggiudicarsi un posto in quella prestigiosa scuola, dimostrando di essere un gradino al di sopra degli altri. Insomma, chi più e chi meno, aveva dimostrato il suo potenziale, anche se la loro strada verso i propri sogni era solo all'inizio.

Reiko Kobayashi era da poco entrata dentro alla Yuuei, quando una voce a distanza sembrò chiamare il suo nome.

“Giovane Reiko-chan!" urlò un uomo da in fondo al corridoio, mentre correva verso di lei molto velocemente. Reiko sapeva bene chi era, anche se non aveva mai avuto modo di incontrarlo di persona. “Sono contento di vederti alla Yuuei!” proseguì esibendo teatralmente un enorme pollice in sù davanti alla ragazza. La giovane si limitò ad osservare l'uomo, All Might per la precisione, senza proferire parola. “Ma, parlando di cose serie.. - per qualche secondo l'uomo sembrò rabbuiarsi - Spero che tu abbia scelto questo percorso per buoni motivi, la vendetta non porterà a nulla, giovane Reiko.”

“Questo non dovrebbe essere affar tuo, All Might” rispose la giovane tranquillamente, anche se la sua voce tradiva un certo risentimento. La vita di Reiko era stata parecchio incasinata e, nonostante fosse a conoscenza dell'amicizia tra sua defunta madre e All Might, non riusciva proprio ad andarle giù tutta quella confidenza.

“AHAH tutta Miyuki! - la sua risata sembrò rimbombare per tutto il corridoio - Per qualsiasi cosa, non esitare a chiedere aiuto!” disse prima di voltarsi e correre nuovamente via.

 
 
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Una volta entrata nell'aula, Reiko notò subito i volti di quelle persone che aveva incontrato alla selezione. Non che avesse fatto amicizia o cosa, ma era difficile scordarsi di quelle due ragazze, Kokoro e Atsuko, che erano intervenute ad aiutarla nonostante non glielo avesse richiesto.
“Oh Reiko-chan!” disse un ragazzo dai capelli biondi mentre le veniva incontro dall'altra parte dell'aula assieme ad un altro ragazzo dai capelli rossi.

“E te chi cazzo sei?” sbottò la rossa inviperita “Kobayashi-san, cazzo” ringhiò, quasi come se chiamarla così fosse la cosa più ovvia di questo mondo.

“Denki Kaminari, piacere di conoscerti. Eravamo nello stesso gruppo durante le selezioni” proseguì lui titubante. Il ragazzo in questione sembrava evidentemente interessato alla rossa per via dei loro Quirk apparentemente simili. Non erano sicuramente uguali, ma alla base c'era comunque l'elettricità.

“Io sono Eijiro Kirishima” si intromise l'altro ragazzo sfoggiando un sorriso a 32 denti.

La rossa sbuffò sonoramente. Perché erano così dannatamente socievole e pieni di energia a quell'ora della mattina? Kaminari e Kirishima sembravano due persone simpatiche, ma Reiko non era di certo una persona facile da saper prendere, era una ragazza con una personalità alquanto lunatica e difficilmente riusciva ad entrare in simpatia a qualcuno.

“Levati dal cazzo” sbottò un ragazzo dietro alla rossa.

Reiko, ancora davanti alla porta, si era ritrovata a bloccare il passaggio assieme a Kaminari e Kirishima.

“LO STRONZO che mi ha pestato il piede senza chiedermi scusa” ringhiò lei piazzando entrambe le mani ai lati dell'ingresso, quasi a voler bloccare ulteriormente il passaggio.

Il ragazzo in questione, Bakugou Katsuki, e Reiko Kobayashi avevano avuto modo di incontrarsi, o scontrarsi,  durante le selezioni, dando sfoggio in mezzo al casino del loro pessimo carattere. Quei due, Insomma, non sembravano piacersi per nulla.

“Levati cazzo! Vuoi che ti ammazzi per caso?” proseguì Katsuki con un tono abbastanza dispregiativo, mentre il volto si contorceva in una smorfia.

“Suvvia state calmi” intervenne Kirishima, anche se sembrava piuttosto divertito dalla situazione.

“Porca troia se mi stai sul cazzo, petardo di merda" delle scintille rosse comparvero intorno al pugno destro della

La situazione davanti a quella porta sembrava andare per le lunghe, ma per fortuna il resto della classe non sembrava essere altrettanto casinista e in vena di rissa. C'era chi stava facendo conoscenza dei nuovi compagni, chi invece sembrava conoscersi già da un po'.
 


“Tu sei la ragazza con quel quirk fantastico! Piacere, io sono Ochaco Uraraka!” disse una giovane ragazza dai capelli castani, mentre si avvicinava al banco di Kokoro, quest'ultima intenta a leggere un manga. Le prose gentilmente la mano, mentre piegava leggermente la testa con un sorriso rassicurante dipinto sul volto.

“Oh.. g grazie!” rispose Kokoro alzando gli occhi verso Ochaco. Chiuse il suo manga e lo appoggiò accuratamente sul banco, sembrava evidentemente imbarazzata, tanto da arrossire all'affermazione della ragazza.

“Io sono Kokoro Kyoriido - strinse la mano della ragazza con un lieve sorriso - Il mio potere è la telecinesi” rispose poi, mostrando un certo orgoglio nel dire quella frase.

“Anche io sono in grado di spostare gli oggetti! Se li toccò, riesco a controllarne la gravità” unì entrambe le mani davanti a sé, facendo combaciare tutti i polpastrelli, quasi a voler imitare la sua tecnica in combattimento.

“Fantastico! Potremmo…allenarci insieme qualche volta.”

“Mi piacerebbe un sacco Kyoriido –chan.”

Kokoro sapeva bene che la sua vita sarebbe cambiata una volta entrata alla Yuuei, anche se nella sua mente aleggiavano ancora quei ricordi terribili della sua vita da bambina. Non era stato facile crescere in un ambiente dove nessuno sembrava capire i suoi poteri, circondata da persone che l'avevano solo fatta soffrire fino a farla crollare emotivamente. Certo, le cose erano cambiate drasticamente da quando il suo ragazzo, Katsuro, era entrato a far parte della sua vita, grazie a lui aveva deciso di diventare una Hero e aveva preso più considerazione delle proprie capacità.
Ochaco le piaceva. Le piaceva il suo modo di fare, le piaceva la sua dolcezza e, soprattutto, le piaceva come la faceva sentire importante.
 


Dall'altra parte dell'aula, forse la più silenziosa, vi era Atuko Katsuo, intenta a guardare fuori dalla finestra persa in qualche ricordo lontano.

“Katsuo-chan..”
La voce flebile di un ragazzo sembrò riportarla al presente. La giovane si voltò per guardare chi l'avesse chiamata e, con stupore, benché non fosse evidente, si ritrovò a fissare Midorya Izuku.

“Ciao! Sono Midorya Izuku, piacere di conoscerti - fece un piccolo inchino mentre stringeva un quaderno tra le braccia - È la prima volta che vedo un quirk basato su diversi animali, lo trovo molto interessante” le sorrise.

“Piacere di conoscerti - lo salutò con un cenno del capo - Sì, mi trasformo in determinati animali che mi conferiscono determinati vantaggi, anche se tutto questo ha un prezzo..”, proseguì senza stare a parlare nel dettaglio, non perché non volesse, quel ragazzo le stava simpatico, ma semplicemente voleva mantenere un po' di mistero riguardo al suo quirk.

“Oh interessante” la voglia di aggiornare il suo quaderno degli eroi era tanta, ma decise che non era il caso di interrompere quella chiacchierata in quella maniera..così bizzarra e ossessiva.

“Conosci qualcuno?” chiese improvvisamente Atsuko, lasciando stupito persino Izuku. Fin dalle selezioni quella ragazza era sempre stata molto taciturna, persa quasi nel suo mondo.

“Emm sì - risposte titubante, mentre il suo sguardo si spostava verso il ragazzo di nome Bakugou, ancora intento a urlare dietro a Reiko, Kaminari e Kirishima - Conosco già dalle medie Kacchan, mentre Ochaco l’ho conosciuta alla selezione.“

“Kacchan? Ah, Katsuki Bakugou” si limitò a fissare Bakugou. Non aveva avuto una bella impressione di quel ragazzo, né tanto meno di quell'attaccabrighe di Reiko, erano decisamente troppo agitati per i suoi gusti.

“Come fai ad essergli amico?” si limitò a dire Atsuko, notando fin da subito la differenza di carattere e temperamento tra Izuku e Katsuki.

 
“È una questione un po' complicata eheh” si portò una mano dietro alla testa visibilmente imbarazzato dalla situazione.


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E così i novelli alunni continuarono a socializzare finché, alle spalle di una Ochaco trepidante che parlava con un Midoriya che, dire imbarazzato sarebbe stato riduttivo, una voce, bassa, atona e quasi scocciata, si impose sul brusio generale.
“Se volete fare amicizia, fatelo da un’altra parte...”

L’incontro con il loro nuovo professore non poteva essere più inusuale di così, ma d'altronde lo stesso professore era alquanto inusuale. Shota Aizawa, in arte Eraserhead, non era come un comune pro hero, sempre avvolto nel suo alone di mistero e sempre desideroso di star lontano dai professori. Un approccio inusuale era il minimo che ci si potesse aspettare; certo però che vederselo strisciare in aula come un bruco avvolto in un più che bizzarro sacco a pelo giallo aveva un po’ impressionato tutti!
Eppure, la sua severità e il pugno di ferro mostrato nei discorsi introduttivi alla classe aveva subito ricacciato qualsiasi possibile dubbio sulla sua autorità... e di certo nessuno osò più mettere in discussione la sua autorità quando con gioia appresero che non solo avrebbero trascorso la giornata fuori, in tuta fa ginnastica, a fare prove fisiche, ma che per la prima volta in tutti i loro anni scolastici avrebbero potuto svolgere quelle prove senza limitazioni, utilizzando le loro unicità!

“Ooooh! Finalmente potrò sperimentare il potenziamento fisico!” si disse tutta eccitata Kokoro.

“SII CAZZO!” sbraitò invece Reiko, emanando scintille.

In silenzio, invece, Atsuko si diresse verso la pista da corsa per la prima prova fisica.

La corsa vide alcuni studenti avvantaggiati dai loro quirk, altri invece che non potettero fare altro che utilizzare le loro doti da normale umano: Reiko, potenziata dal fulmine, totalizzò un tempo discretamente alto, 3 secondi e 90, per quanto non superando quello dell’odiato Bakugou, che la guardò con sprezzo alla fine della sua prova; Kororo invece, quasi imitando Bakugou, utilizzò la sua spinta telecinetica per potenziare ogni falcata delle gambe, totalizzando un più che eccellente tempo di 4 secondi netti; Atsuko si tramutò in un felino e, correndo veloce come il vento, riuscì a tenere testa a Kokoro, totalizzando 4 secondi.

“Oooh, quanto mi piacerebbe essere simile ad un gatto...” si disse sottovoce Kokoro, ma a quanto pare le orecchie da felino di Atsuko erano molto acute visto che la ragazza fissò Kokoro e le sorrise leggermente, facendola allo stesso tempo arrossire per l’imbarazzo.

“Stronzo!” ringhiò Reiko mentre, nella prova fisica, alzava grazie al suo quirk un peso del totale di 50kg.

Kokoro invece, pur provandoci, non riuscì ad andare oltre i 35 kg nella presa.

“Uffà... è troppo piccola la superficie, non riesco a concentrare più forza di così...” disse massaggiandosi la testa.

Il macchinario per il test ovviamente si spaccò nelle mani da gorilla di Atsuko, lasciando tutti quanti, specie Midoriya, depressi e allibiti.

Nel salto in lungo a farla da padrone fu Kokoro, che con una sola spinta riuscì a superare di diverse spanne il limite della pista; le gambe di canguro e un’esplosione statica regalarono ottimi risultati anche alle altre due ragazze, nonostante le continue accuse di plagio da parte di Bakugou nei confronti di Reiko.
I due avrebbero di nuovo litigato se il professor Aizawa non fosse stato lì a terrorizzarli e a minacciarli di appenderli per le mutande a qualche pennone della scuola.

Nei saltelli laterali le tre ragazze andarono discretamente, non particolarmente aiutate dalle loro abilità che, in uno spazio così breve, non permettevano grandi manovre col giusto grado di controllo. Difatti Kokoro fu sbalzata esageratamente via da una spinta telecinetica troppo potente mentre cercava di imitare i movimenti dell’inquietante Mineta e Atsuko, rimanendo per metà canguro, finì per intrecciare casualmente coda e zampe sulla coda di Ojiro Mashirao, che accolse l’inconveniente ridacchiando.

Da lì in poi le successive prove furono svolte in modo abbastanza normale: addominali e distensioni non videro particolarmente avvantaggiate nessuna delle tre, visto che Kokoro volle utilizzare solo la propria forza fisica per sollevarsi e distendere il corpo, considerando l’uso del quirk proprio in quelle prove troppo scorretto... e meritandosi un secco rimprovero dal professore.

“Ho detto che dovete usare il vostro Quirk. Non te ne devi vergognare e non significa barare!”

“Mi scusi... prossima volta farò così...” disse intristita Kokoro.

Stranamente, Reiko le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla: “Lascialo perdere, tu hai le palle! Sono sicuro che lui è invidioso perché non ha quirk che potenziano il fisico come i nostri!” disse tutta sorniona e ridacchiando, ma lo sguardo iniettato di sangue di Eraserhead le convinse a smettere di socializzare e tornare alle prove.

Come ultima prova rimaneva il lancio della palla, un semplice esercizio che avrebbe concluso quella serie di allenamenti estenuanti.

Ochaco Uraraka aveva stabilito, col suo tiro, un record imbattibile: la palla, ormai immune all'attrazione gravitazionale, probabilmente era in viaggio per abbandonare il pianeta terra, e Kokoro, che avrebbe dovuto tirare dopo di lei, non poté che essere felice e invidiosa allo stesso tempo.

“Ochaco-chan! È meraviglioso! Io non riuscirò mai a vincere la forza di gravità... sigh...” disse una Kokoro alquanto dispiaciuta per non poter fare lo stesso risultato.

“Ma no! Ma no! Vedrai che con le tue fighissime spinte telecinetiche andrai benissimo!” disse Ochaco, sorridendole e saltellando davanti a lei, tirandole effettivamente su il morale.

Kokoro si avvicinò titubante alla piazzola di lancio, prese in mano la palla e, forse un po’ per la tensione, forse un po’ per la determinazione che era salita nel suo animo, si circondò di un’aura semi-trasparente violacea e lanciò la palla, spingendo con tutti i 100 kg di forza che poteva generare con il suo quirk lanciò la palla lontanissimo. Non arrivò di certo in stratosfera, ma a quasi un chilometro di distanza, lasciando tutti a bocca aperta.

“Si! Ce l’hai fatta! Sei stata bravissima, Kokoro-chan!” le disse Ochaco, correndole incontro e abbracciandola con lei, rossissima in faccia, che ricambiava e al tempo stesso si accarezzava la collana che portava al collo. Non vedeva l’ora di raccontare cosa aveva fatto al suo Katsuo.

Il lancio della palla fu invece luogo dell’ennesimo conflitto tra Reiko e Bakugou: i due si misero nella stessa posa, lanciarono più o meno usando la stessa meccanica, con la ragazza che al posto delle esplosioni fece scoppiare le scintille nella sua mano per spingere sempre più lontano la palla, e urlarono la stessa frase: “MUORI!”

“MA ALLORA?! LA SMETTI DI COPIARMI, PERDENTE ELETTRICA?!” 

“EEEEEEEH?! PENSI DAVVERO CHE SIA IO A COPIARE TE, TESTA DI PETARDO?!”

I due ragazzi si misero fronte contro fronte e ognuno di loro manifestava in tutto il corpo il proprio quirk. Kororo, accanto ad un Midoriya ed una Ochaco preoccupatissimi, si mise a ridacchiare.

“...quei due mi sa che si salteranno addosso e ci daranno dentro prima della fine della giornata... ihihihihi” disse Kokoro.

“Oh, indubbiamente... la tensione fra di loro è fin troppo palpabile” disse con un mezzo sorriso Atsuko, sorprendendo Kokoro ancora una volta, e sorridendole di nuovo, quasi fosse più rilassata.

La ragazza dal quirk “bestiale” si fece quindi placidamente avanti, mentre Aizawa legava con le sue bende metalliche i due ragazzi litigiosi e, trasformando il suo braccio di nuovo in quello di un gorilla, lanciò la palla a quasi mezzo chilometro, lasciando ancora una volta tutti a bocca aperta.

“Sei davvero bravissima, Atsuko-chan!” disse contenta Kokoro mentre la ragazza, tornando tra di loro.

“Mai quanto te o Reiko-chan... ma me la cavo” le rispose sorridendo debolmente Atsuko.

Midoriya dal canto suo era agitatissimo e, dal fianco di Atsuko, di diresse tremebondo alla piattaforma. Atsuko gli disse solo una cosa: “Vedrai che l’uovo non si romperà... qualsiasi cosa significhi...”
La ragazza aveva sentito i farfugliamenti di Midoriya e il ragazzo ne fu tremendamente sorpreso, mai però quanto il resto dei suoi compagni per quello che avvenne dopo.

Le tre ragazze, come i loro compagni (eccezion fatta per Bakogou), avevano sentito di quello che Midoriya aveva fatto nel test di ingresso, e ciò che successo dopo non poté far altro che confermare quello che si diceva sul ragazzo: una forza immane, una vibrazione nell’aria spaventosa mentre usava il suo quirk, ma anche un danno fin troppo considerevole. Guardarono in silenzio quello che accadde, persino Reiko, che avrebbe potuto approfittare dello sbigottimento di Bakugou per prenderlo in giro.

Quando tutta la prova fu finita, Kokoro si avvicinò di nuovo ad Atsuko e, un po’ imbarazzata, le rivolse la parola.
“Sei stata molto brava, Atsuko-chan, davvero... e comunque scusami se non ci siamo presentati per bene prima e anche durante il test di ingresso - si inchinò in tutta fretta, a ripetizione - io sono Kokoro Kyoriido, piacere di conoscerti!”

Atsuko la guardò placida sorridendo debolmente, ma, prima che potesse parlare, Reiko si avvicinò a entrambe.

“Ma cosa ti presenti se Beast Girl già sa le nostre generalità da settimana!?”

Kokoro, bordeaux in volto, agitò le mani: “Lo so, lo so, ma volevo fare le cose per bene... aaaaaah! Dovrei presentarmi anche con te, Reiko-chan!” la ragazza si coprì il volto con le mani.

“Tsk... le tipe forti come te non dovrebbero essere così intimidite”, la fissò sorridendole in modo sornione, quindi si voltò verso Bakugou, che se ne stava andando via.

“E DOVE SCAPPI TU!”

“Che altro vuoi, nullità elettrica?!” disse ringhiando il ragazzo senza girarsi.

“REIKO KOBAYASHI-SAMA PER TE, TESTA DI PETARDO! - urlò più forte la ragazza - Oggi mi hai superato in troppe prove e in alcune mi hai palesemente copiato!!” lo schernì la ragazza, cercando di andare a parare dritto nel suo orgoglio, per farlo imbestialire ancora di più.

“COSA HAI DETTO, STUPIDA TESTA ROSSA?!”

I due presero a litigare furiosamente sulla via del ritorno, sotto l’occhio irato del nuovo professore.
Nel frattempo Kokoro se la ridacchiava di gusto.

“A fine serata finiscono in camera insieme...”

Atsuko porse la mano: “Accetto la scommessa” le disse sorridendo. Le due risero di gusto prima di raggiungere il resto del gruppo e tornare in classe per affrontare il resto del loro primo giorno di scuola...


 
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Il gruppo di studenti si diresse dentro agli spogliatoi per potersi mettere la normale divisa scolastica, mentre il professor Aizawa rotolò via da un’altra parte dentro ad un sacco a pelo.

“Come vi sembrano i ragazzi?” civettò Ashido Mina, la ragazza dalla particolare carnagione color rosa e dagli occhi dalle sclere nere.

“I..in che senso Mina-san?” chiese Ochaco visibilmente imbarazzata dal quel discorso.

“Oh suvvia, c’è qualcuno che vi interessa? Così, a prima vista” insistette lei.

“Per il momento li trovo tutti simpatici, nulla di più” la liquidò Uraraka ancora rossa in volto mentre si infilava velocemente la maglietta della divisa.

“Ehh? Solo??” - pigolò la rosa - “Reiko-san, ti ho vista molto affiatata con Bakugou” si avvicinò alla rossa, toccandola leggermente con il gomito per attirare la sua attenzione.

“Affiatata? Insultarlo dalla mattina alla sera ti sembra una cosa da “affiatati”?” grugnì Reiko sventolando la sua maglietta da ginnastica in faccia ad Ashido per allontanarla dal suo spazio vitale.

“Che antipaticaaaa” ribatté lei sbuffando sonoramente.

Nel mentre Atsuko e Kokoro parlottavano fra di loro, quest’ultima addirittura sembrava ridersela: poco prima avevano scommesso proprio su Reiko e Bakugou, nonostante quei due sembrassero odiarsi veramente.

“Cazzo avete da ridere voi due??” ringhiò la Rossa in direzione delle due ragazze.

 “Oh hihih niente, niente - rispose Kokoro mentre tratteneva le risate - Comunque io… ho già un fidanzato, insomma, non mi interessano, in quel senso..” continuò poi diventando improvvisamente rossa in viso.

“Chi è chi è?” le si avvicinò di colpo Ashido, nella speranza di tirare fuori qualche love story.

“S-e-g-r-e-t-o” disse Kokoro esibendo una simpatica linguaccia.

“Che cattiva!” sbottò Ashido ormai rassegnata alla situazione.

 
“Ahhh sono stanchissima”, sbuffò Toru Hagakure, la ragazza invisibile, mentre compariva alla vista di tutti grazie alla sua divisa; ”E siamo solo al primo giorno”, proseguì Ochaco.

 
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Il pomeriggio arrivò molto velocemente e con esso anche la pioggia. La temperatura sembrava essere più fredda, a causa dell’eccessiva umidità, e il cielo si era completamente tinto di grigio. Le lezioni erano finalmente finite e gli studenti della Yuuei potevano tornare finalmente nelle rispettive case.

“Per fortuna che mia madre mi ha ricordato di portare l’ombrello, oggi al telegiornale davano pioggia” una voce di sfuggita, quasi in lontananza, arrivò alle orecchie della giovane Reiko, intenta da qualche minuto a capire quando buttarsi sotto l’acquazzone senza ombrello.

“Fanculo, ad avercela una famiglia che lo ricorda anche a me” pensò la giovane con una punta di tristezza, mascherata da suo solito aspetto imbronciato.

Scosse velocemente la testa, come a scacciare quei pensieri. Non aveva senso rimuginarci sopra. Odiava le giornate di pioggia, le mettevano malinconia. E provare quel senso di vuoto e tristezza le metteva rabbia. Insomma, Reiko non riusciva proprio a stare tranquilla con i suoi sentimenti.

“La prossima volta ricordati di portare la testa, oltre che l’ombrello, ovviamente” la schernì Bakugou, arrivatole alle spalle, mentre apriva con destrezza il suo bellissimo ombrello color rosso fuoco. Esibì un ghigno divertito, strafottente: quella situazione sembrava divertirlo parecchio.

“Simpatico come un dito in culo, sempre che la cosa non ti dispiaccia, in quel caso non potresti capire” lo punzecchiò lei pacatamente, cosa assai strana visto il suo temperamento.

“Se mi supplichi ti scorto fino all’uscita.”

“Per 50 metri? Cazzo che magnanimo. Non posso, tutta questa bontà non la reggo” soffiò lei guardandolo di sbieco.

“Fanculo allora” concluse il biondo con un ghigno, proseguendo la sua camminata sotto la pioggia.

Passarono altri cinque minuti abbondanti, ma la pioggia sembrò non migliorare, anzi, sembrava scendere molto più fitta.

“Reiko-san, sei ancora qui?” l’attenzione della rossa si spostò verso la voce che l’aveva chiamata: era Kokoro assieme ad Atsuko.

 “Non hai l’ombrello” disse Atsuko senza mezzi termini, notando fin da subito il problema che stava affliggendo la rossa.

“Oh, il mio è abbastanza grosso per tutte e due!” esordì Kokoro indicando il suo ombrello con sopra stampati dei disegni di un noto manga. Quella ragazza era proprio fissata con i manga.

“Io non sto aspettando mica la pioggia pff” si difese la rossa dandole teatralmente le spalle. Perchè era così difficile parlare ogni volta con Reiko?

“Facciamo così, visto che tu non stai aspettando la pioggia e Kokoro non vuole darti un passaggio con l’ombrello, perché non ci incamminiamo tutte insieme a casa e nel mentre non parliamo di questa prima giornata alla Yuuei?” disse all’improvviso Atsuko.

Era forse la prima volta che le sentivano dire così tante parole messe insieme. Atsuko non era mai stata una chiacchierona, anzi, se poteva se ne stava in disparte persa nei suoi pensieri. Nonostante questa sua loquacità, si era già fatta uno schema mentale di tutti i suoi compagni, compresa Reiko, e aveva già capito come riuscire a prendere quella ragazza nel giusto modo. Non aveva mai avuto molte amicizie e la morte di suo padre l’aveva fatta cadere in depressione, ma di una cosa era certa: se tendevi la mano a qualcuno, prima o poi il favore ti sarebbe tornato indietro.

“Te hai veramente qualche rotella fuori posto” - sbottò Reiko incredula - “Ma visto che devo dirvi di quante cose avete sbagliato oggi nelle prove, bè forse posso accompagnarvi” concluse avvicinandosi a Kokoro e al suo ombrello.

“Perfetto! Allora ci faremo una passeggiata insieme sotto questa magnifica pioggia” trillò Kokoro mentre tirava fuori un manga per mostrarlo a Reiko

“Hey, ma non dovevamo parlare…” provò a dire Reiko.

“Allora in questo manga ci sono come protagonisti gli shinigami” iniziò a parlare Kokoro senza un minimo di sosta, facendo arrabbiare ancora di più Reiko e, incredibilmente, facendo sorridere sotto i baffi Atsuko.















♚Angolo autrici! ♚
Questo è finalmente il primo capitolo! Teoricamente dovrebbe uscire un capitolo ogni settimana (poco meno o poco più), ma non possiamo assicurarvi nulla. 
Non avendo avuto recensioni, non sappiamo proprio se la storia possa essere piaciuta oppure no. Un po' ci dispiace, volevamo fare due chiacchiere e capire anche cosa pensavano i lettori e, soprattutto, volevamo anche dei consigli per poterci migliorare :)
Non importa u.u, siamo positive dai!
Alla prossima settimana!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Un combattimento infuocato! ***


cap2



Capitolo 2 - Un combattimento infuocato!


 
Now you feel like number one
Shining bright for everyone
Living out your fantasy, the
Brightest star for all to see
Now you feel like number one
Shining bright for everyone
Living out your fantasy, you're the
Brightest star there's ever been
[Number one - Hazel Fernandes]


 
“Ka... ka... Kats...” mormorò Kokoro, allibita, quando in sala entrò colui che avrebbe fatto da avversario al suo gruppo. Avvolto in un costume corazzato rosso e nero, con una placida fiammata che usciva dalla parte superiore della maschera integrale che indossava e un lungo bastone da arti marziali in metallo impugnato come se servisse per sostenersi, il misterioso individuo ridacchiò e con voce soddisfatta si rivolse verso le tre ragazze.

“Si, sono proprio io! L’eroe Kagutsuchi! E oggi sono qui per insegnare a voi kohai che là fuori...- si chinò in avanti, la maschera che lampeggiò assieme alla danza delle fiamme che si sprigionavano dal suo corpo - la situazione è moooolto più scottante che all’interno delle aule della U.A.”

“Seriamente?! Prima fai tutto il figo e poi te ne esci con le battute sul fuoco?!” sbuffò Reiko.

“Avrei potuto dire che le cose si fanno più elettrizzanti nel mondo esterno ma, per una volta, reginetta dello Shunko wannabe, non sarai tu al centro della festa!”

“Ma... cosa... come diavolo parli?! - disse tutta rossa in faccia, Reiko - E come fai a sapere dei miei poteri!?”

E nello sbigottimento generale della classe nel vedere un quasi diplomato prendere parte alle loro esercitazioni, Kokoro invece era rossa come un peperone e se la ridacchiava di gusto, non solo per la citazione che quel diplomando aveva fatto nella sua risposta, ma perché lei sapeva esattamente chi fosse quel ragazzo e come facesse a sapere dei poteri di Reiko, come sicuramente sapeva anche dei poteri di Atsuko.
Semplicemente perché glieli aveva detti lei.
 
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Quel giorno, la classe 1-A aveva finalmente la possibilità di svolgere la prima lezione con il nuovo professore di punta della U.A., nientepopodimeno che All Might in persona. Già solo dal suo ingresso in classe i ragazzi avevano capito che quella non sarebbe stata una lezione tipica e quando il più grande eroe di tutti i tempi annunciò che quella sarebbe stata una lezione dedicata all’esercizio in una situazione di emergenza, furono subito tutti elettrizzati all’idea di mettersi alla prova.
Di volta in volta, quattro alluni della classe, divisi in due squadre da due individui, avrebbero dovuto impersonare un team di eroi e cattivi contrapposti per il dominio di una bomba: posta in qualche stabile nell’enorme zona di allenamento, i due “villain” avrebbero dovuto proteggerla fino al tempo limite oppure sbarazzarsi dei due “hero” che dovevano semplicemente entrare in possesso della bomba per vincere quella sorta di simulazione di guerra.
Tutti gli scontri furono incredibilmente interessanti e intensi, mostrando come mai prima le grandi capacità di tutti i partecipanti, con particolare enfasi sullo scontro, a dir poco caotico, tra Katsuki e Midoriya, che avevano mal gestito la loro pregressa rivalità. I due ragazzi infatti si erano ritrovati a scontrarsi per davvero, a causa dell’ostilità di Bakugou nei confronti di Midoriya, dando vita ad un combattimento tanto avvincente quanto caotico.
 
Purtroppo, la classe contava un numero non divisibile per quattro e alla fine della prova, tre studentesse erano rimaste impazienti, nei loro nuovi e fiammanti costumi: Kokoro, nel suo costume svolazzante dal colore viola pastello, completo di cappa e cappuccio; Reiko nel suo costume attillato nero e rosso, con piastre e guanti rinforzati sulle mani e sui piedi; e Atsuko, che si sistemava la corta giacca del suo costume bianco, nero e giallo abbinato a dei pantaloncini corti e lunghe calze che le coprivano le gambe fino alle cosce.
Le tre capirono, man mano che i loro compagni finivano le prove, di essere state lasciate per ultime e quando rimasero solo loro tre in attesa della prova, l’impazienza e l’attesa erano diventate troppe.

“S...scusi, professore - disse, quasi reverente, Kokoro a All Might - Ma noi come faremo a partecipare alla lezione? Siamo rimaste solo in tre..”

Il sorriso di All Might si fece, se possibile, più largo e smagliante e, mettendo le braccia sui fianchi assumendo la sua solita posa eroica, l’eroe rispose: “Giovane Kyoriido, visto che voi avete dimostrato nel test di ingresso una rapida affinità, ho deciso di farvi combattere tutte assieme come le eroine dell’esercitazione!”

“Ma allora - chiese Atsuko, facendosi avanti - alcuni degli altri ragazzi affronteranno la prova una seconda volta?”

“OHOHOHOHOH!  Assolutamente no! Ho scelto di mettervi contro una singola minaccia, ma molto più allenata e pericolosa di voi! Un giovane diplomando, che sta svolgendo il suo apprendistato addirittura come spalla del mio... ehm - la profonda voce dell’eroe si incrinò per un secondo - carissimo amico e collega Endeavour! Vieni avanti, giovane Moyashimasu!”

E fu così che il giovane Katsuro Moyashimasu, in arte Kagutsuchi, si presentò davanti a tutti, con infinita sorpresa di Kokoro, vittima ormai di risate incontrollate.

Era evidente che c’era sotto qualcosa, o meglio, Kokoro sembrava sapere molto di più rispetto a Reiko ed Atsuko riguardo al misterioso ragazzo del terzo anno.

“Ma che ti prende, principessina! Sembra che qualcuno ti stia facendo il solletico!” disse piuttosto sgarbatamente Reiko, trascinando via sia Kokoro che Atsuko.

“Reiko-chan... dove ci stai portando?” chiese, pacatamente, Atsuko.

“Dobbiamo elaborare una strategia, no?! Non voglio perdere contro quel tipo! Se la crede tanto ma è solo uno studente come noi! E...”

 
Reiko continuò a lamentarsi mentre trascinava le sue compagne verso l’uscita dell’aula di attesa, senza però rendersi conto che Kokoro, prima di sparire dalla sua vista, aveva rivolto un occhiolino al ragazzo che presto avrebbero affrontato, rigirandosi costantemente tra le dita il ciondolo della sua inseparabile collana...
 
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La prova, fin da subito, non lasciava presagire alcun vantaggio per le tre studentesse: erano in una sorta di largo capannone, con due soli ingressi, un lucernaio sul tetto e la larghissima porta principale; lo spazio era molto ampio, senza ostacoli di rilievo se non per qualche colonna metallica sui lati dello stanzone, e la bomba, con villain guardiano annesso, era proprio al centro della stanza, lontano sia dal lucernaio che dall’ingresso.
Tutte queste informazioni le aveva ottenute Atsuko che, con poteri di volatile e lucertola, aveva fatto un rapido giro ispettivo, osservando l’interno del capannone dal lucernaio cercando di non farsi vedere dal loro avversario, che apparentemente le dava le spalle.
Tutti i piani contorti di Reiko, ideati in un impeto di rabbia a causa delle provocazioni scherzose del ragazzo, si erano rivelati vani: non c’erano ambienti stretti, lunghi corridoi o più piani da esplorare: la loro era una prova del tutto particolare, forse addirittura un forzarle ad andare a testa bassa contro il nemico per testare le loro capacità.
A quel punto il piano principale poteva essere solo uno: attaccarlo tutte assieme e cercare di allontanarlo dalla bomba, cosa ovviamente molto più facile a dirsi che a farsi, e questo lo sapevano tutte e tre, specialmente Kokoro.

“Dovremo fare attenzione - disse Atsuko, pensierosa - coi suoi poteri legati alle fiamme, attaccarlo efficacemente sarà parecchio difficile, specialmente per me e per Reiko, che abbiamo poche possibilità di attacco dalla lunga distanza.”

“Aspetta - disse Kokoro, scintillando per qualche istante - conosci come funziona il suo quirk?!”

“All Might l’ha chiamato Moyashimasu... mio padre una volta mi ha parlato di un ragazzo con quel nome, con le fiamme ha combinato un bel po’ di macelli, ha appiccato incendi incontrollati e anche...”

“Non l’ha fatto apposta!” urlò Kokoro, lasciando sbigottite le altre ragazze.

“Bene, se ha un quirk pericoloso e non riesce ancora a controllarlo, direi che possiamo approfittarne” tagliò corto Reiko.

“Ehi...” esordì Kokoro paonazza in viso, ma Atsuko la interruppe.

“Arrivato al terzo anno, penso che sia in grado di controllarlo, visto che è un allievo di Endevour. Rimane il problema che, se il suo quirk funziona come il numero due, allora sarà difficile avvicinarsi alla bomba” concluse Atsuko con aria pensosa. La ragazza dai capelli blu stava già iniziando a pensare ad un piano, ma non sarebbe stato facile far collaborare e coordinare tutte.

“Poco importa, dobbiamo batterlo” rispose Reiko facendo spallucce.

“Si - disse Kokoro, sempre paonazza, ma sorridendo lievemente - ma l’obiettivo è la bomba... Penso di sapere cosa voglia dire Atsuko!”

La terza ragazza sorrise: “Si, il piano che avevo in mente è questo...”

 
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Atsuko aprì quel lucernaio con lentezza estrema, evitando di fare qualsiasi tipo di rumore, quindi vi si mise appena sul bordo, sperando di non proiettare la sua ombra, prese un profondo respiro, quindi scattò rapida, con artigli da felino sulle mani pronti ad attaccare dall’alto, e alle spalle, il giovane eroe Kagutsuchi.

“Bella mossa...- ridacchiò il ragazzo, mentre una fiammata la avvolgeva - Kojin-Style: Pyro-Armor!” il finto Villain sparì in un baleno azzurro, costringendo Atsuko ad un atterraggio brusco. In una fiammata bluastra, ricomparve altrettanto improvvisamente alle spalle della ragazza, ridendo amaramente: “Bel tentativo... ma non abbastanza!”

Ringhiò forte e caricò il pugno: una fiammata azzurra, sottile eppure violentissima, comparve dietro il gomito e sembrò spingere violentemente il braccio in avanti, facendo assestare un pugno incredibilmente violento allo stomaco di Atsuko, appena giratasi per osservare, con enorme sorpresa, il suo avversario. Il corpo della ragazza fu sbalzato via fino a impattare contro la parete.

“FIGLIO DI PUTTANAAAAAAAA!” urlò Reiko, osservando dall’ingresso principale la scena e avvolgendosi di una quantità spropositata di elettricità cremisi. Lo scatto in avanti fu così veloce da risultare quasi istantaneo, ma Kagutsuchi, spingendo il suo stesso corpo con le fiamme, si rimise in posizione di difesa, impugnò saldamente il suo bastone da combattimento e parò il poderosissimo pugno dell’avversaria con sicurezza.  

“BASTARDO! COME DIAVOLO FAI?! AAAAAAAAAAAH!” urlò la ragazza, continuando a dare pugni e mandandone, alla fine, uno a segno, scoprendo però con orrore che al contatto col petto non solo l’armatura dell’avversario parve assorbire buona parte della scossa, nonostante il mezzo verso di dolore di Katsuro, ma delle fiamme esplosero proprio al momento del contatto, ustionandola all’istante.

“Mi dispiace, ragazzina elettrica... ma io sono realmente tutto un fuoco!” rise di gusto e anche abbastanza malvagiamente, prima di far roteare il bastone e gridare: “Kojin-style: Fire Whirlwind!”

Una spirale di fiamme fu generata dalla roteazione del bastone e cacciò via la ragazza, che indietreggiò per evitare di essere scottata di nuovo. A contrastare quella fiammata fu una forza invisibile che, comparve improvvisamente accanto a Reiko.

“OOOOORYAAAAAAAAH!” urlò Kokoro, sorridendo al suo avversario e cercando di dargli un pungo. Kagutsuchi, ridacchiando, lanciò tre palle di fuoco contro la ragazza, che però rimbalzarono contro un qualcosa di invisibile a pochi centimetri dal suo corpo.

“Scontato, Kokoro-chan... e allora alla vecchia maniera!” ridendo, e lasciando la vicina Reiko alquanto perplessa, i due cominciarono a darsele di santa ragione, potenziandosi coi rispettivi poteri. Le fiamme infatti sembravano rimbalzare e disperdersi sull’armatura telecinetica di Kokoro, nonostante sembrasse che il calore la stesse facendo sudare; mentre i colpi potenziati di quest’ultima venivano eguagliati dal potenziamento fisico delle fiamme.

In realtà, la danza di pugni e calci sembrava un copione recitato da troppo tempo, più movimenti di allenamento che altro. Certo, movimenti da allenamento letali e paurosi visti da fuori, ma i due erano fin troppo a loro agio e anzi, si scambiavano persino commenti fino a quando...

“Now I feel like number one...”canticchiò mentre rideva selvaggiamente Kagutsuchi.

Kokoro scoppiò a ridere e, allontanandosi da lui per un secondo, lo spinse via con una poderosa ondata di forza telecinetica: “SHINING BRIGHT ON EVERYONE!” concluse infine, cantando a sua volta.

Kagutsuchi resse il colpo, incrociando le braccia, per poi mettersi in posizione e recuperare il terreno che aveva letteralmente perso per quello spintone telecinetico. Ma proprio mentre stava per tornare a colpire Kokoro, tre dardi di elettricità cremisi lo presero in pieno petto, fermandolo quasi all’istante e lasciandolo letteralmente shockato: a pochi metri di distanza, una mezza ustionata Reiko aveva un braccio teso e, con l’affanno e la spia del suo braccialetto che scendeva pericolosamente, indicando il rapido esaurimento della carica elettrica a disposizione della ragazza, ridacchiava feroce.

“Fiammifero canterino... pensavi davvero che non avessi altri attacchi?! Facciamolo nero!”

“Oook dai!” ridacchiò Kokoro.

Guardò il ragazzo con inaspettata perfidia e le due caricarono in contemporanea Kagutsuchi che, ripresosi appena in tempo, dovette affrontare le due contemporaneamente. Provò in un primo momento a lanciare un’ampia fiammata per tenere le distanze, ma Kokoro la dissipò con relativa facilità, permettendo a Reiko di assaltarlo ancora una volta. Stavolta la ragazza non cercava il contatto fisico, ma generava sufficiente elettricità con ogni pugno da toccare l’avversario solo con la sua carica elettrica. I risultati tuttavia non furono quelli previsti.

“La mia armatura è parzialmente isolata... mi sta facendo venire solo il solletico!” urlò Kagutsuchi, per cercare di assistargli un altro cazzotto in pieno volto. Kokoro però scattò in avanti, prendendo il posto di Reiko e parando il colpo con uno scudo invisibile. La sua forza fisica si rivelò decisamente adeguata a contenere il potere strabordante di Kagutsuchi e, quando Reiko scattò in avanti per provare a colpirlo, Katsuro iniziò ad emanare violentemente copiose fiamme azzurre da tutto il corpo.
Atsuko, che ormai si era ripresa dal colpo violento che Kagutsuchi le aveva assestato con troppo violenza, arrestò improvvisamente la sua corsa contro il nemico, per paura di essere scottata da quelle fiamme azzurre.

“ORA BASTA! VOLEVATE FARMI NERO... CE L’AVETE FATTA! - un ruggito risuonò nell’aria mentre il corpo del ragazzo di ricopriva di fiamme nere e rosso sangue, ringhiando - Kagutsuchi-style...”

Reiko e Atsuko fecero per scattare, incoscientemente, verso il loro avversario, ma Kokoro fu molto più rapida: con un balzo, e spinta dalla sua telecinesi, fece una faccia a dir poco estasiata e urlò: “Katsuro-chaaaan! Stai calmo, su!” e, lasciando allibiti tanto Reiko quanto lo stesso Kagutsuchi, gli saltò addosso e lo abbracciò con tanto trasporto.

Kokoro, che conosceva bene il giovane, decise di sfruttare la sua “arma segreta” per aprire un piccolo spiraglio a Reiko e Atsuko e conquistare così il loro obiettivo.
Dopo quelli che sembrarono interminabili secondi, le fiamme del ragazzo si estinsero del tutto.

“Questo è davvero un colpo basso, Kokoro!”ridacchiò.

“Si, lo so, ma tu mi ami per questo!” disse la ragazza, con una smorfia che la faceva assomigliare ad un gatto, mentre Atsuko, ancora nauseata per il pugno ricevuto prima, in tutta tranquillità si caricava sulle spalle la bomba, grazie alle sue braccia trasformate in quelle da gorilla, e la portò sempre con lentezza verso l’uscita, decretando la vittoria del suo gruppo.

Erano tutte mezze ustionate e indebolite, Reiko ridotta di quasi la metà delle sue dimensioni normali a causa dell’eccessivo utilizzo di elettricità, ma avevano vinto. Qualcosaperò turbava tanto Reiko quanto Atsuko: che diavolo di relazione c’era tra Kokoro e Katsuro?

“Kokoro-chan...” esordì Atsuko.

“CHE CAZZO SIGNIFICA TUTTO QUESTO?!” urlò la mini-Reiko.

Kokoro lasciò andare il suo ormai ex-avversario e ridacchiò soddisfatta mentre Kagutsuchi rivelava il suo volto alle altre. Fu allora che si ricordarono di averlo incontrato, di sfuggita, al primo giorno di scuola, avendo accompagnato fino all’ingresso dell’istituto la loro compagna.

“Ragazze - disse Kokoro, ridacchiando - L’eroe Kagutsuchi in realtà si chiama Katsuro Moyashimasu... ed è il mio ragazzo!” detto questo lo abbracciò di nuovo mentre il ragazzo, con un mezzo sorriso, le salutò.

 “Piacere di conoscervi... e scusate le ustioni, vi assicuro che Recovery Girl le sistemerà in due minuti, sono a malapena di primo grado!”

“Tu... TUUUUU!” sbraitò Reiko, sul punto di esplodere, ma proprio allora All Might irruppe nella scena.

“OHOHOH, QUALE ESITO INASPETTATO! E CHE BELLA STRATEGIA, GIOVANI RAGAZZE! Avete superato la prova a pieni voti! Ma ora...- si avvicinò a Katsuro e Kokoro e li separò, arrossendo - scusate, ma queste smancerie non sarebbero permesse nelle aule... quindi... ehm..”

All Might si schiarì la voce, urlando di nuovo: “LA LEZIONE è FINITA! ORA DOVETE CORRERE VIA, AIZAWA-SENSEI VI STA ASPETTANDO! SU! SU! ANDATE!”

“Ci vediamo all’uscita, Kokoro!” disse ad alta voce Katsuro.

“A dopo, Katsuro-kuuuuuun!” rispose felice Kokoro, facendo ridacchiare Atsuko e incazzare ancora di più Reiko, che batteva mani e piedi come se la prova fosse stata un fiasco.

Tuttavia, quella prova era stata un vero successo, e le tre avevano seriamente impressionato All Might per le loro capacità singole e anche di collaborazione. Di certo le lezioni sarebbero continuate, ma avrebbe tenuto d’occhio, da quel momento in poi, anche quell’improbabile trio di neo-amiche...
 



 
Nonostante le ferite causate dallo scontro, le tre ragazze vennero curate da Recovery Girl senza troppi problemi: quella donna sapeva proprio fare dei miracoli. C’era anche da dire, però, che le ustioni erano superficiali, nonostante la potenza di Katsuro, quindi non fu difficile per lei curarle.
Kokoro e Atsuko, una volta medicate, decisero di uscire dalla stanza. La prossima lezione sarebbe iniziata da lì a breve e di certo non volevano arrivare in ritardo alla lezione del professore Aizawa.
“Non c’è un modo per curarle? chiese bruscamente  Reiko a Recovery girl una volta ritrovatasi da sola nell’infermeria.
“E’ passato troppo tempo per quel braccio” disse l’anziana dando una rapida occhiata al braccio della ragazza.
“Tks, che merda” sbottò la rossa con il suo solito linguaggio da principessa Disney.
“Non so quale sia il motivo di tanta ostilità per quel braccio, ma forse dovresti smetterla di farti il sangue amaro, qualsiasi storia ci sia dietro di esso..” le disse con un velo di saggezza, mentre si sedeva su una sedia.
Le parole di Recovery Girl la trafissero in pieno petto, ricordandole, per l’ennesima volta, che non era arrivata alla U.A. per cercare vendetta.
“Fosse facile..”
Pensò Reiko fasciandosi velocemente il braccio ed uscendo dalla stanza.
 
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Le lezioni erano finite e per gli aspiranti eroi era giusto il momento di tornare a casa. Nonostante gli scontri, più o meno “infuocati”, la giornata era passata molto velocemente e per tutti era stata una lezione molto importante: imparare a cooperare con il prossimo al fine di assicurarsi la vittoria.

“Oi Reiko-chaaan!” urlò Kaminari poco prima dell’uscita dalla scuola.

Kaminari le corse in contro assieme a Kirishima, quei due sembravano essere proprio amici a quanto pareva.

“Hai un quirk bellissimo!” disse Kirishima con un sorriso a 32 denti, il tutto mentre accanto un Kaminari esaltato annuiva velocemente con la testa.

“Ovvio che è bellissimo!” sbotto la Rossa come se fosse la cosa più ovvia di quel mondo.

Non era la prima volta che Reiko si era ritrovata a parlare con quei due, o meglio, non era la prima volta che si ritrovava inseguita da quei due. Come faceva una così antipatica ad attirare tanti sorrisi attorno a lei? Reiko non riusciva a spiegarselo.
Non amava parlare di per sé con le persone, ma quei dannatissimi due ragazzi continuavano a piombarle sorridenti vicino, illuminando, inspiegabilmente, le tenebre che attanagliavano la sua mente.
Prima Kokoro e Atsuko, ora Kirishima e Kaminari.
Non era molto brava nelle relazioni sociali, eppure in quei giorni aveva instaurato un certo feeling già con qualche persona, benchè il suo carattere non lo dimostrasse per niente. O meglio, voleva in tutti i modi nascondere a se stessa che persino lei poteva avere degli amici, poteva ridere, poteva, per qualche istante, lasciarsi il passato alle spalle e iniziare a vivere la vita per come realmente era: fantastica.

“Mi piacerebbe confrontare il mio quirk con…” Kaminari non riuscì a completare la frase, qualcosa, anzi qualcuno, lo aveva spintonato di lato per poter passare.

“Non sono niente i vostri quirk in confronto alle mie esplosioni. Levati capelli di merda!” ringhiò Katsuki.

“Chi cazzo ti ha chiesto un tuo parere? Vai a esploderti da un’altra parte..visto che sei così troppo forte” ribatté lei imitando l’ultima frase con il tono della sua voce, giusto per sfotterlo ulteriormente.

“A te posso farti esplodere quando voi, rossa slavata.”

“Non riusciresti a starmi dietro nemmeno pregando, stronzo. Dai, fammi vedere” lo provocò.

“Suvvia ragazzi, state calmi” cercò di intervenire Kirishima.

“Crepa!” sbottò Katsuki.

Bakugo non se lo fece di certo ripetere due volte: si avvicinò alla rossa per iniziare un duello con un pugno destro in direzione della faccia della ragazza. Reiko riuscì a schivarlo e decise di ribattere a quella provocazione con lo stesso identico pugno, quasi a volerlo prendere in giro.

“Tu vuoi morire seriamente” eruppe lui, afferrandola saldamente per il braccio destro all’altezza della fasciatura.

Per qualche strana ragione, la giovane rimase immobile per qualche secondo, come se quella pressione sulla fasciatura le avesse ripotato alla mente qualche oscuro ricordo. Strinse i pugni, qualcosa l’aveva visibilmente scossa, ma non era stato il gesto del ragazzo. Sotto alla fasciatura sembrava esserci qualcosa che turbava profondamente l’animo della Rossa e che Katsuki, inconsciamente, aveva risvegliato.

“LASCIAMI!“  urlò Reiko, strattonando così tanto il braccio da mettere in evidenza la sua fasciatura, mentre portava i suoi palmi della mani sul petto di Bakugou per spintonarlo via da lei.
Il biondo non mosse un dito, non si aspettava di certo una fasciatura in quel preciso punto, non aveva visto nessun tipo di ferita dopo lo scontro di quella mattina. Voleva colpirla, era ovvio, l’aveva fatto incazzare parecchio, ma non voleva di certo andare a farle male in un punto precedentemente ferito.

“U..una fasciatura? Ti sei fatta mala Reiko-chan?” si avvicinò Kirishima evidentemente preoccupato.

Sapeva bene che Bakugou non era uno che si risparmiava troppo, nemmeno con una ragazza.

“Crepa, Bakugou” soffiò Reiko poco prima di andarsene senza dare retta a qualcuno. Kaminari e Kirishima sembrarono evidentemente turbati dall’accaduto, ma preferirono non seguirla.

“Tks, ma chi diavolo la capisce quella pazza” sbuffò Katsuki mentre voltava le spalle ai due ragazzi per tornarsene a casa.











♚Angolo autrici! ♚
 Scusateci per il ritardo, abbiamo avuto parecchi impegni questa settimana! Vi è piaciuto il capitolo?
In questa parte vediamo un po' meglio i quirk delle tre ragazze e, inoltre, vediamo il loro primo scontro in cui le prendono alla grande xD. Dovevamo trovare una soluzione al numero disperi della 1-A, così abbiamo introdotto un nuovo personaggio. Vi è piaciuto Katsuro? Bè, non sarà l'ultima volta che lo vedrete :P
Alla prossima!

 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Ombre del passato! ***


Cap-3



Capitolo 3 - Ombre del passato!

 
Storm clouds storming
This is your final warning
I am the eye of the storm Inside, I am silent and strong
 Just waiting for the right
right moment to strike Coiled like a cobra Coming to life
I am the eye of the storm Inside, I am silent and strong
Just waiting for the moment
Never see me coming I am waiting for the moment
[Eye of the storm – Watt White]


 

Inizio Flashback

Poco distante da Tokyo, in un rifugio ben nascosto, Reiko, suo padre e alcuni Villans stavano tornando da una missione. Proprio in quella missione, la piccola bambina aveva trovato dei documenti riguardanti una certa Miyuki Kobayashi, una giovane donna eroina che era stata assassinata 6 anni prima. La cosa che l’aveva più colpita, e che le aveva fatto rubare quei documenti, era la comparsa del nome di suo padre dentro all'ultimo rapporto riguardante quella famosa Miyuki. Non sapeva bene che correlazione potesse esserci tra i due, o meglio, non aveva avuto il tempo di leggere i documenti e, di certo, non lo avrebbe fatto proprio davanti a suo padre.

“Vado in camera mia” disse la bambina senza nemmeno stare a sentire la risposta del padre. Akira aveva ben altro da fare, non poteva stare dietro a quella sua dannatissima figlia. Questa cosa Reiko la sapeva bene, purtroppo, quindi decise di sgattaiolare velocemente via, troppo curiosa di sapere cosa aveva tra le mani.

Si chiuse velocemente a chiave in camera sua, giusto per avere quei pochi secondi di tempo per poter nascondere quello che aveva rubato se qualcuno si fosse fatto avanti in camera. Si mise sul letto e iniziò a leggere, con una certa adrenalina addosso, i documenti che aveva trovato quel giorno.

“Miyuki Kobayashi - sussurrò il suo nome - È ,ah no, sembra essere deceduta. Era una hero presso la città di Tokyo..”

I documenti riguardo a quella donna sembravano essere molti, anche se per lo più riguardavano le missioni e la carriera professionale della donna. Sicuramente Miyuki era stata una donna molto in gamba, aveva portato a termine diverse missioni con estremo successo, anche se, a quanto pareva, aveva perso la vita molto precocemente.

“Ci sono delle foto. Oh, questo è All Might e..questa deve essere Miyuki” all'interno della cartella vi erano diverse foto, per lo più di Miyuki assieme a diversi eroi, tra cui il famoso All Might.
 
Reiko non aveva mai visto di persona All Might, sapeva solo che suo padre, Akira Shimura,  nutriva un profondo odio per quell'uomo e, bè, per tutte le persone che gli ronzavano attorno.  La piccola bambina sapeva bene la posizione di suo padre e di tutti quelli che vivevano in quel posto, ma non aveva mai capito il vero motivo delle loro azioni. Si era ritrovata a crescere tra i Villans, tra l'odio e la sete di vendetta, ma, nonostante tutto questo, senza che qualcuno le avesse mai detto cosa era giusto e cosa no, le azioni del padre le aveva sempre trovate rivoltanti. Odiava quel posto, odiava le persone che lo frequentavano e, cosa non da poco, odiava suo padre. Eppure, forse per debolezza, non era mai riuscita a recidere quel legame di sangue e andarsene.
Akira non era mai stato un padre amorevole, nè tanto meno un punto saldo di riferimento per una bambina: aveva rapito Reiko per sottrarla alla madre, per fare semplicemente del male a Miyuki. L’idea di poter vedere un altro membro della famiglia assieme a quella combriccola di eroi gli faceva ribollire il sangue nelle vene e, proprio per questo, pur di non vedere Reiko assieme a loro, aveva deciso di rapirla.
Nonostante questo suo perverso pensiero, nel corso degli anni, Akira aveva provato a crescere la figlia come pedina per i suoi piani, per poterla un giorno schierare tra le sue file e sconfiggere gli eroi, ma la bambina aveva sempre cercato di ribellarsi. Proprio per questo il padre l’aveva sottoposta a rigidi allenamenti, per temprare il suo fisico e, soprattutto, la sua mente.
 
“Miyuki Kobayashi è stata assassinata 6 anni fa dal.. - la voce si fece ancora più bassa, mentre gli occhi fissavano un solo punto di quella pagina - ..marito Akira Shimura.”

Per qualche secondo rimase immobile, ferma a fissare il nome di suo padre inciso con l'inchiostro di una stampante, nero e cupo esattamente come i suoi cocchi. Delle piccole scariche elettriche color cremisi, provenienti dalle mani della ragazza, sembrarono prendere il sopravvento, incendiando un pezzo di legno del suo letto. Le capitava spesso: quando perdeva il controllo della situazione, a mente offuscata, il suo Quirk  prendeva il sopravvento e Reiko non riusciva più a gestire, inconsciamente, il suo potere.
Quella donna era stata uccisa 6 anni fa, guarda caso pochi giorni dopo della nascita di Reiko. Senza contare la tremenda somiglianza tra Reiko e Miyuki, insomma, a parte per i capelli,  gli occhi e i lineamenti del viso erano praticamente uguali. Akira non le aveva mai parlato della madre, le aveva solo accennato che era morta poco dopo la sua nascita. A confermare il tutto furono le foto tra Miyuki e All Might. Il padre della giovane nutriva un odio smisurato per All Might e tutti gli ero in generale, quindi vedere quella donna tremendamente uguale a lei vicino a lui, bè non ci voleva un genio per fare uno più uno.

“BASTARDO” ringhiò la Rossa, mentre con foga buttava per terra i documenti che aveva appena finito di leggere. Era decisamente fuori di sé.

Sfondò la porta di camera sua, non aveva di certo tempo per aprirla con la chiave, o meglio, la rabbia le aveva dato letteralmente alla testa, senza contare che non era mai stata una ragazza dal temperamento docile e mansueto. Nonostante fosse sull’orlo di una crisi, a metà tra il pianto e la rabbia, riuscì ad arrivare fino alla stanza del padre, per poi irromperci dentro sbattendo la porta.

“SEI STATO TU AD UCCIDERLA - gridò a pieni polmoni - Egoista, codardo..non hai nemmeno avuto il coraggio di dirmelo!” proseguì lei, mentre le scariche elettriche cremisi continuavano a trapassato nervose il corpo.

Dal canto suo, Akira rimase a fissarla per qualche secondo, come a voler capire cosa diavolo stesse succedendo a quella dannatissima mocciosa. Solo dopo qualche istante sembrò capire la situazione, un ghigno divertito affiorò da quelle sottili labbra, aveva capito cosa era successo anche se non sapeva come.

“Hai la stessa sfacciataggine di tua madre” rispose serafico il padre, mentre fissava gli occhi color giallo della bambina, così dannatamente arroganti e uguali a quelli della sua defunta moglie. Strinse un pugno, quasi a voler soffocare un qualche istinto, quella bambina le stava facendo tornare in mente il volto della donna che aveva fatto di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote.

“Tu hai ucciso mia madre! - sibiliò la bambina - Perché lo hai fatto?”. La vista si stava facendo offuscata, ormai stava diventando sempre più difficile trattenere le lacrime.

“L'ho uccisa perché ha deciso di stare dalla parte sbagliata” rispose freddamente, quello sembrava essere un tasto particolarmente sgradevole da toccare.

“Un tempo ero un Hero, esattamente come l'idolo di tutti, All Might. Ma a chi piacerebbe essere sempre oscurato dall’ombra di quell’uomo? Dopo numerosi fallimenti il mio obiettivo di essere il numero uno, il migliore, il più acclamato, era sempre più lontano. Quell'uomo si è preso la mia gloria, persino quella dannatissima Miyuki  sembrava ammirare più lui che me”.

“Sei solo un borioso codardo” lo interruppe Reiko, poco prima di trovarsi sbalzata a 3 metri di distanza da un sonoro schiaffo da parte del padre.

“Stupida mocciosa! - ringhiò l'uomo - Qua mi hanno dato l'opportunità di cambiare vita, non mi importa se nessuno mi acclama, perché gli occhi che vedo poco prima di uccidere qualche eroe mi ripaga di tutto” un sorriso sadico si aprì sul volto dell'uomo.

“Quella stupida di tua madre ha provato a farmi cambiare idea, ha persino chiesto aiuto a quel dannatissimo di All Might. Così un giorno, convinta di potermi battere, mi sfidò e la uccisi. Ora aspetto solo il momento di rispedire all'altro mondo All Might e tutti gli eroi che troverò sulla mia strada.”

“SEI UN MOSTRO” urlò la giovane, mentre il suo corpo iniziò a riempirsi di elettricità fino a che non decise di scattare verso suo padre per colpirlo.

Il colpo sembrò andare a segno, con estremo stupore del padre, peccato però che la giovane aveva sfruttato tutta la sua energia, già abbastanza instabile, per stimolare con impulsi elettrici  tutte le cellule del suo corpo e compiere uno spostamento ad altissima velocità, andando a compromettere il suo colpo fisico verso il padre.

“Non sai nemmeno controllare il tuo quirk, tutto questo potere sprecato. Ti farò ricordare questo giorno,  così che ci ripenserai due volte a mancare di rispetto a tuo padre e ficcare il naso dove non devi” il corpo dell'uomo iniziò piano piano a mutare, fino a che il suo aspetto non assomigliò a quello di un drago nero. Senza farsi ulteriori problemi e, soprattutto, senza troppi indugi, colpì la figlia con i suoi artigli, lasciandole le impronte del suo attacco incise nella carne del braccio, così che un giorno potesse ricordarsi cosa voleva dire affrontare Akira Shimura.

Akira se ne andò dalla stanza, mentre Reiko rimase svenuta dentro di essa con il braccio completamente insanguinato.

Fine flashback
 


“REIKO-CHAAAN!” fu l’unica cosa che sentì dopo essersi svegliata da quel dannatissimo sogno.

Con tutti i sogni che poteva fare, proprio suo padre? Proprio quel dannatissimo giorno? Era da qualche settimana che non faceva più incubi.

“REIKO-CHAAAN!” proseguì la voce, sicura che la persona che stava cercando si trovasse esattamente in casa.

La giovane sembrava ancora un po’ intorpidita dalla pennichella, ma non aveva i dubbi su di chi fosse quella voce: Kirishima. Come diavolo aveva fatto a trovare casa sua? Ma soprattutto, quanto cazzo era molesta quella cosa?

“Vi denuncio per stalking..” borbottò la rossa non appena si affacciò dalla finestra per avere la garanzia di chi fosse. Oltre a Kirishima vi era anche Kaminari, entrambi dannatamente sorridenti, che si sbracciavano sotto casa sua come a voler dire “siamo qui”.

“Scendi Reiko-chan o saliamo noi!” urlò Kaminari come se fosse la cosa più normale di questo pianeta.

“Cazzo no! Ma che spacca cazzo che siete.”

Dopo aver sonoramente sbattuto le finestre, si diresse svogliatamente al piano di sotto per andare a vedere cosa volevano quei due. Non si sarebbe mai aspettata di trovarseli sotto casa, insomma, alla fine si conoscevano pure da poco. Ma soprattutto, non riusciva a capire come facevano a cercarla nonostante il suo caratteraccio.

“Prima che parta una denuncia, Kaminari abita nella tue stessa via e..” si interruppe non appena vide la mano di Reiko fermarlo.

Reiko abitava in una vecchia villetta dall’intonaco lilla, circondata da un piccolo giardino pieno di fiori. Non era molto grande, ma era sempre stata ottima per ospitare la ragazza e una anziana signora, ormai deceduta da quasi un anno. Infatti Reiko, dopo aver preso coraggio ed essere fuggita dal padre, aveva chiesto aiuto alla polizia e, successivamente, era stata affidata sotto stretta osservazione ad una anziana signora, ex hero. La donna era venuta a mancare per vecchiaia e Reiko si era ritrovata ad ereditare quella piccola villetta, ormai ufficialmente la sua dimora.

“Va bene, vi credo - rispose Reiko molto velocemente - ma cosa siete venuti a fare sotto a casa mia?”

“Ieri pomeriggio, fuori dalla scuola, ci sei sembrata un po’ turbata. Volevamo venire a vedere come stavi” Kirishima abbozzò un sorriso, dannatamente sincero, seguito subito da quello di Kaminari.

“Così abbiamo pensato di andare a fare tutti e tre un giro per divertirci!” concluse il biondo.

“Se siete venuti a chiedermi di quella fasciatura..” Kirishima la interruppe ancor prima che riuscisse a finire a la frase.

“No, siamo venuti qui a sapere se stai bene” intervenne serio in volto, quasi a volerle far capire che, se un futuro avesse avuto voglia di parlarne, loro sarebbero stati lì ad ascoltarla.

Reiko rimase ad osservarli, stava pensando sul da farsi, anche se in realtà non c’era molto da pensare: era meglio starsene a ribaltare casa dal nervoso a causa di quel sogno, oppure era meglio uscire e pensare a qualsiasi altra cosa di diverso?

“Tanto peggio di così non può andare - borbottò la Rossa mentre rientrava a prendere qualcosa da mettersi addosso di più pesante - Dai muovete il culo, siete già indietro” sbottò improvvisamente la ragazza non appena uscì dalla porta e li superò.

“Andiamo al centro commerciale!” urlarono all’unisono Kaminari e Kirishima.
 
 
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Atsuko era seduta in ginocchio, leggermente china su un piccolo altarino buddista posto su un comodino consumato dal tempo. All’interno di questo altarino vi era una foto di un uomo, ancora visibilmente in piena carriera, con un sorrisetto vispo sulle labbra, mentre una folata di vento lo ritraeva con i capelli scompigliati.

“Sono entrata alla Yuuei padre, anche se questo te lo avevo detto qualche giorno fa. Mi dispiace se mi ripeto, ma sono contenta di questo mio traguardo e – singhiozzò mentre le sue guance venivano rigate da due lacrime solitarie e silenziose - so che saresti orgoglioso di me”

Atsuko fece una pausa, voleva cercare di esternare i suoi sentimenti ad alta voce. Da quando era morto il padre, Tetsuya, si era rinchiusa in se stessa, come se da quel momento non le fosse più permesso esternare un qualche tipo di sentimento. La verità era però diversa. Da quando gli era a venuto a mancare il suo hero, così lo chiamava suo papà, era stata investita da così tante emozioni che non era più riuscita a controllarle, rinchiudendole a chiave in qualche angolo del suo cuore per paura che venissero di nuovo fuori.
Il padre, morto prematuramente, lavorava al servizio della polizia a stretto contatto con i pro-hero del quartiere dove abitava. Un giorno però, durante delle ricerche che gli erano state commissionate da una agenzia, l’uomo si imbatté in un villan e, nonostante l’arrivo dei soccorsi, nessuno riuscì a salvargli la vita. Tetsuya venne trovato disteso per terra, coperto di sangue con una parte del corpo leggermente ustionata e un unico colpo dritto al cuore.

“So che non vorresti vedermi in questo stato, ma ce la sto mettendo tutta per cercare la mia strada, per cercare di trovare degli amici - chiuse gli occhi per lasciare scivolare via le ultime lacrime - e ce la farò papà, te lo prometto”

Si alzò dal piccolo cuscino posto sul pavimento e si diresse fuori di casa. Aveva bisogno di prendere un po’ di aria, aveva bisogno di sgranchirsi un po’ le gambe e abbandonare la sua mente a qualcosa di più leggero da sopportare.
In men che non si dica, si ritrovò nei pressi del parco dell’Hama Rikyu Onshi Teien, un famoso parco noto per le sue magnifiche fioriture nel periodo dell’Hanami e situato nei pressi di Ginza. Al centro di questo parco vi era un laghetto, costellato qua e là da delle canne di bambù e da qualche simpatica anatra in cerca di cibo.

“Oh, dei girini…” pensò Atsuko appoggiata alla staccionata del laghetto, intenta da qualche minuto ad osservare dei piccoli girini che nuotavano un po’ spaesati.

“Katsuo-chan, che bello vederti qui..chiru~” disse improvvisamente Tsuyu, una sua compagna di classe, che le era comparsa affianco.

“Oh..Asui-san!” la voce atona della ragazza dai capelli blu non lasciò trasparire un qualche tipo di emozione, anche se sicuramente non si sarebbe mai aspettata di trovarsi proprio Tsuyu mentre osservava dei girini. Che caso davvero curioso.

“Chiamami Tsuyu - proseguì la ranocchia abbozzando un sorriso - Katsuo-chan ti vedo preoccupata. E’ successo qualcosa? chiru~” chiese poi lei, con il suo solito atteggiamento molto diretto e senza giri di parole. Tsuyu era una ragazza davvero deliziosa, sincera, altruista, affiancata da una personalità calma e riflessiva. Insomma, era difficile odiarla.

Atsuko si ritrovò a fissare di nuovo i girini, indecisa sul da farsi. Aveva promesso al padre che sarebbe cambiata, che avrebbe trovato di nuovo la forza per rompere quelle catene che la tenevano imprigionata nel passato, trascinandola sempre di più in un luogo isolato e lontano nel suo io. Ma quanto era difficili tutto ciò?

“Katsuo-chan, non sentirti costretta” proseguì Tsuyu non appena vide l’indulgenza della sua giovane compagna.

“Mi ero persa in ricordi lontani..malinconici” disse Atsuko in un sussurro, tornando a fissare gli occhi da ranocchia di Asui. Non era riuscita a dirle chissà cosa, ma era già partita con il piede giusto e la piccola Tsuyu sapeva molto bene riconoscere gli sforzi sinceri delle persone.

“Perché non andiamo a fare un giro? - si portò l’indice sotto alla bocca, lo faceva spesso quando pensava - Sono certa che ti aiuterà a distrarti chiru~” proseguì esibendo un sorriso cristallino.

“Penso..penso che mi farebbe bene!” abbozzò un sorriso.

Le due ragazze si incamminarono dentro al parco di Hama Rikyu, mentre, con sorpresa di Tsuyu, Atsuko iniziò a parlarle di quanto sarebbe stato carino trasformarsi in una ranocchia, esattamente come lei.
 
 
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“Sei stato cattivissimo, Katsuro-chan... forse potevi anche risparmiarti un po’!” disse tra un risolino e una smorfia di dolore Kokoro, massaggiandosi le braccia doloranti.

La giornata di scuola era finita in gloria per Kokoro, Reiko e Atsuko, che erano riuscite a sconfiggere il loro “villain” nel corso dell’esercitazione. Certo, il villain si era rivelato essere il fidanzato di Kokoro stesso, ma questo non si era tradotto in una vittoria automatica, anzi! Tra ustioni e colpi che le avrebbero danneggiate molto più gravemente se non avessero avuto i loro quirk, Katsuro, a.k.a. Kagutsuchi, le aveva conciate davvero per le feste.
Tuttavia, la recita era finita e, un po’ dispiaciuto, il ragazzo era andato, come tutti gli altri giorni scolastici che glielo permettevano, a prendere Kokoro a fine lezioni per accompagnarla a casa. Il ragazzo, seppur mostrandosi goliardico, si era scusato per l’irruenza e Kokoro, scherzando, gli aveva risposto di conseguenza.

“Oh, andiamo! Pensavo foste delle dilettanti! Capisco te, visto che ci alleniamo insieme da anni, ma non pensavo che anche le altre due fossero così dure da buttar giù... la vostra classe è piena di tizi assurdi, non fosse che c’è pure il figlio del boss...” concluse ridacchiando Katsuro, prendendo la sua ragazza per mano.

“Eh beh, noi ragazze siamo toste! Anche più forti delle tue belle fiammelle!  - ridacchiando anche lei e punzecchiandolo sul fianco per fargli solletico - Comunque è vero! Todoroki-kun è il figlio di Endeavor! Il tuo capo è felice che suo figlio sia entrato alla U.A.?”

Katsuro sospirò “...non ne parliamo, ti prego... va in giro ad urlare il suo nome in continuazione e a dire a tutti come suo figlio sarà superiore a All Might e tutto il resto... guarda, io lo stimo, però sembra davvero un pazzo quando...”

“Buonasera, sorellina...”

Quella voce, graffiante eppure flebile, interruppe la camminata dei due lungo la consueta strada verso casa della ragazza, dove ormai anche Katsuro passava buona parte del suo tempo. Da dietro un palo, quasi sbucando dal nulla e illuminato appena dalla luce del sole quasi tramontato, un ragazzo, più o meno della stessa altezza di Kokoro ma decisamente più magro, si era fatto avanti e si era messo davanti a loro.
Il viso era coperto per metà dal cappuccio di una felpa grigia sporca e logora, le cui maniche erano tranciate più o meno all’altezza del gomito, rivelando due braccia fin troppo magre e completamente avvolte da bende macchiate di sangue, più o meno rappreso.
Katsuro, di istinto, si pose davanti alla sua ragazza e si mise in guardia, ma Kokoro subito di fece nuovamente avanti, stranita.

“Dici a me?!”

Il ragazzo misterioso inclinò la testa di lato, tirò fuori le mani dalla tasca centrale della felpa.

“Certo, Kokoro-chan... sei la mia sorellina, no? Non ti ricordi di me?” ridacchiò. Detto questo il ragazzo si tirò via il cappuccio, mostrando finalmente il suo volto.

Era pallido, e magro, con una coppia di tre cicatrici, quasi fossero state inferte dagli artigli di qualche animale, sulla guancia sinistra e in corrispondenza dell’occhio destro; il collo presentava, sulla parte posteriore e poco sotto la nuca, una pesante fasciatura, con evidenti chiazze di sangue raffermo. Ma il viso, pur nel pallore e pur nella magrezza, con gli occhi verdi e i capelli fulvi, lo facevano tremendamente assomigliare a Kokoro. Certo, i lineamenti erano più mascolini, ma i due potevano benissimo essere..

“Gemelli! - esclamò il ragazzo, sorridendo in maniera piuttosto inquietante - lo so che lo stavate pensando! Sono così simile a te da poter essere gemelli! Ed infatti lo siamo!” disse, scoppiando a ridere per qualche secondo per poi ammutolirsi di colpo nel vedere che i due, più che consolati da quella sua rivelazione, ne sembravano profondamente turbati.

“Ehi... che cazzo ti prende?! - disse ringhiando verso la ragazza - sono tuo fratello gemello! Non ti ricordi di me?!”

A quel punto, anche Kokoro si mise in guardia, al fianco di un Katsuro che già emanava le prime fiammelle. La cosa non parve essere di particolare gradimento al ragazzo misterioso, che pure non sembrava intenzionato ad attaccarli. Se ne stava semplicemente lì a fissarli, gli occhi iniettati di sangue e cerchiati da profonde occhiaie ben puntati su di loro, quasi volesse trasmettere una profonda insoddisfazione.

“Mamma e papà mi hanno proprio cancellato dalle loro vite, eh... eppure abbiamo vissuto 3 anni insieme... non ricordi? No... ovviamente no... è colpa mia in effetti se...” strinse la mano fortissimo e qualcosa sembra vibrare attorno a lui. Le ferite sulla mano si riaprono e le bende si sporcano di sangue fresco.

“Ehi, aspetta un secondo! - Kokoro si fece avanti, tendendo la mano - Non esagerare, ora, su! Va tutto bene? Vuoi una mano?”

“Kokoro... allontanati...” le disse tra i denti Katsuro, all’erta. Aveva riconosciuto quei poteri, e ormai il dubbio sul rapporto di fratellanza tra i due diveniva sempre più fondato: era telecinesi, la stessa telecinesi che usava Kokoro. Katsuro ne era così abituato da poterla riconoscere all’istante.

“No... non sto bene... ma presto rimedierò... così come mi leverò di dosso il maledetto nome Kyoriido... ci rivedremo... sorella... cognato...” disse con sprezzo il ragazzo, facendo un balzo indietro innaturalmente ampio, spinto da una potentissima ondata di energia telecinetica che respinse persino i due ragazzi.

Kokoro e Katsuro rimasero a fissare il vuoto per alcuni, interminabili istanti, prima di guardarsi, perplessi, a vicenda.

“Katsuro-kun... pensi che...”

“Era uguale a te... e i suoi poteri...”

“Ma come è possibile?! Come potrei non... e i miei genitori... cosa diavolo significa?!” disse Kokoro, frustata, emanando una leggera onda d’urto. Katsuro le si avvicinò e la abbracciò prima di fissarla, serio, negli occhi.

“C’è un solo modo per scoprirlo... i tuoi genitori sono ancora fuori per lavoro no?” chiese il ragazzo, scuro in volto.

“Si... per ancora un paio d’ore si... perché?”

“Tra un annetto circa, farai con la classe un’esercitazione per migliorare le doti investigative... beh... diciamo che oggi ti farò fare un corso accelerato...”.

Detto questo, Katsuro afferrò saldamente la mano di Kokoro e corse con lei sulla via di casa, lasciandola tuttavia sempre più disorientata e confusa...
 
 



Setacciarono palmo palmo tutto l’appartamento di Kokoro, cominciando dal salotto, dalla cucina e persino arrivando allo studio del padre. Nulla, nessuna traccia di alcuna carta, o persino di foto, che attestassero l’esistenza di un misterioso fratello.
La ricerca aveva snervato non poco Kokoro, impaziente e scossa per l’accaduto, ma Katsuro, con il viso contratto dalla tensione, si stava applicando meticolosamente alla ricerca, spingendo la ragazza a fare altrettanto. La mancanza di risultati però non aiutava ad alleviare la tensione.

“E’ tutto inutile! - urlò Kokoro, mentre frugavano nella camera da letto dei suoi genitori - Non stiamo trovando nulla! Sono solo una stupida ad aver pensato che quello là potesse essere mio fratello!”

“Non sei una stupida, il dubbio è molto più che fondato... ma guarda il lato positivo: se non è tuo fratello, i tuoi non ti nascondono nulla e vuol dire che hai solo uno stalker pazzo che ti vuole perseguitare!” disse il ragazzo, assorto mentre esaminava le ricevute delle bollette pagate nell’ultimo anno dal papà di Kokoro, trovate nel cassetto del suo comodino.

“E TI PARE UNA CONSOLAZIONE!” disse la ragazza, furibonda e rossa in viso.

Katsuro si voltò: “È meglio che i tuoi genitori ti abbiano nascosto l’esistenza di un fratello o dover interpellare la polizia e qualche eroe per togliere di mezzo nel giro di 48 ore un criminale come tanti?”

Kokoro si calmò un attimo e fissò il suo ragazzo esterrefatta prima di abbassare lo sguardo: “Forse hai ragione... ma comunque è una cosa inquietante, ok?!” disse stizzita mentre batteva per terra un piede per cercare di scaricare la tensione.

Ma, proprio in quel punto, dove poco prima aveva battuto il piede, qualcosa sembrò non quadrare. Kokoro provò a ribattere il piede, provocando un rumore sordo, quasi come se sotto a quel punto il pavimento non fosse pieno.
Entrambi i ragazzi si zittirono all’istante e osservarono la parte di pavimento in legno, coperta dal tappeto, su cui poggiava il piede di Kokoro e subito si misero all’opera: spostarono il tappeto e scoprirono che sembrava esserci una specie di piccola botola. Con mano tremante, Kokoro ne afferrò la piccola insenatura che fungeva da maniglia e la sollevò, rivelando una grossa cartella.
Katsuro la tirò fuori e, mentre la ragazza richiudeva la piccola botola, la poggiò sul pavimento, aprendola e facendo volare via una piccola foto istantanea. Con la telecinesi, Kokoro la recuperò e se la fece volare tra le mani, osservandola: nella foto c’erano due neonati con un ciuffo di capelli rossi sulle teste, posti ancora nelle incubatrici, e sotto la foto, nello spazio bianco, erano scritti due nomi: Kokoro e Taro.

Le mani di Kokoro presero a tremare ma nel frattempo Katsuro stava sfogliando i documenti, leggendoli rapidamente, finché non lesse ad alta voce un nome: “Clinica Fuyutsuki di Rieducazione, Limitazione e Contenimento... che diavolo...?!”

Kokoro gli si avvicinò di scatto e cominciò a leggere i documenti che il ragazzo aveva in mano: erano stampati su carta intestata di quella misteriosa struttura e riportavano i dati di un ricovero: “Taro... Kyoriido... lui è... lui è...”

Katsuro, sconvolto, le prese la mano, leggendo: “Il soggetto è stato ricoverato dopo che, in un attacco di rabbia improvviso, ha devastato parte della sua casa e ferito quasi fatalmente la sorella minore, ancora priva di qualsivoglia quirk... Kokoro... tu... tu hai una cicatrice dietro la nuca...” concluse, incredulo, fissandole la leggera linea bianca che si intravedeva sotto i capelli rossi.

Kokoro aveva le lacrime agli occhi eppure continuò a leggere il referto, seppur in modo frammentario: le parole che le risaltarono agli occhi le ferivano il cuore in modo quasi insopportabile. Internamento indefinito; Tentativi di rieducazione falliti; Autorizzazione al trattamento sedativo continuo...

“Ho un fratello... ed è stato tenuto drogato e rinchiuso in un manicomio... per undici anni?!”

Ormai le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi mentre Katsuro la stringeva forte a sé mentre continuava a leggere le carte della cartella. Non c’era, in effetti, molto altro, solo vaghi riferimenti ai pagamenti fatti alla clinica e al ricovero della piccola Kokoro dopo la ferita alla testa che le aveva provocato, come anche pronosticato dai dottori, una leggera amnesia.
Il resto della cartella conteneva certificati di nascita e foto di famiglia con entrambi i bambini immortalati: tutto quello che rimaneva della vita, cancellata, del povero Taro Kyoriido.
I due, immersi nella lettura, non sentirono la porta dell’appartamento aprirsi, come non udirono i genitori di Kokoro avvicinarsi preoccupati alla porta di camera loro, rimanendo inorriditi nel vedere i due ragazzi leggere i resti di un passato che volevano cancellare.
Quando si accorse della loro presenza, Kokoro fissò i suoi genitori con odio profondo.

“Come... avete... potuto...” ringhiò piangendo copiosamente, prima di urlare improperi di ogni tipo contro di loro.

Le fondamenta stesse della casa parvero tremare quella notte, sottomesse alla furia di Kokoro prima che Katsuro, disperato, non la portasse via, incurante delle preghiere e delle richieste di perdono dei genitori di lei.
I due passarono la notte nella casa dei tutori di Katsuro e Kokoro non disse più neanche una parola. Trascorse la notte a piangere tra le braccia del suo ragazzo, tremando al solo ricordo di quel ragazzo così disperato che un tempo era stato suo fratello.
Un fratello cancellato dalla memoria... un fratello che era tornato a reclamare il posto che gli spettava... o forse anche peggio.













♚Angolo autrici! ♚
Saaaaalve! Come state? ^__^
Ecco a voi il terzo capitolo, con tanto di disegno, questa volta leggermente diverso dagli altri che avete visto! Abbiamo deciso di rappresentare tre situazioni diverse che avvengono nella storia!
Questo capitolo è un po' particolare, si distacca dalla trama per soffermarsi su un aspetto molto importante: il passo delle tre protagoniste! Ovviamente non si sa ancora molto, ma già ci danno un'idea di quello che potrebbe succedere in futuro e del perchè alcuni personaggi sono stati rappresentati in questo modo. C'è ancora tanto da scoprire, quindi spero vi sia piaciuto questo capitolo e che abbia destato un po' di curiosità ^__^
Alla prossima <3

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - S.O.S USJ! ***


capitolo-4-ok


Capitolo 4 - S.O.S USJ!


 
Don't let it take your soul
Look at me take control
When knowing to fight this war
This is nothing worth dying for

Are you ready to begin?
This is a battle that we are gonna win

[A reason to fight – Disturbed]




 
Gli studenti si erano iniziati ad ambientare, nonostante non sapessero che nell’ombra forze oscure stavano tramando qualcosa contro di loro.

Nei giorni precedenti avevano avuto modo di conoscere alcuni nuovi professori, che li avrebbero accompagnati nel loro percorso di studi, ma soprattutto era stato eletto il nuovo rappresentante di classe: Iida Tenya; quest’ultimo era stato scelto mediante votazione anonima con il maggiore dei risultati. Kokoro aveva votato giustappunto per lui, Atsuko aveva votato per Midoriya e Reiko si era semplicemente limitata ad appallottolare un foglietto bianco con disegnato un simpatico dito medio.

Quel giorno, per gli studenti della Yuuei, era stata programmata una esercitazione alla USJ, ovvero alla Unforeseen Simulation Joint, un edificio a forma di cupola costruito per simulare delle situazioni ambientali avverse al fine di allenare gli studenti nelle eroiche imprese di salvataggio. Proprio per questo all’interno della USJ era possibile cimentarsi nelle imprese di salvataggio in molteplici ambienti, dalle rovine di una città, alle zone di montagna e così via.

L’emozione degli studenti per quell’esercitazione così particolare non tardò a manifestarsi, specie quando furono tutti sul pullman, in direzione appunto della USJ.

“Non vedo l’ora di arrivare alla USJ – trillò Kokoro emozionata, tuttavia con la voce esitante e un sorriso storto, sbilenco.

“Si, sarà interessante” le rispose Atsuko mentre si sedeva vicino a lei.

Un vociferare iniziò a rallegrare il pulman, gli studenti erano visibilmente eccitati per questa nuova lezione, anche se, come al solito, sembrava quasi impossibile tenere quella classe tranquilla e composta.

“Però per essere un eroe conta anche l’apprezzamento popolare, no?” chiese ad alta voce Kirishima, intento da diversi minuti a parlare con Tsuyu e Midoriya

“Ma la tua unicità è molto popolare tra i professionisti, oltre che essere tremendamente forte” gli rispose un Midorya sorridente, quasi con gli occhi scintillanti.

“Il mio Navel Laser è al livello dei professionisti sia come spettacolarità che forza!” disse serafico Aoyama.

“Se si parla di abilità spettacolari, beh, ci sono anche le loro...” intervenne subito Kirishima, mentre spostava il suo sguardo verso un gruppetto di ragazzi seduti poco lontano da loro: Todoroki, Bakugou, Reiko, Atsuko e Kokoro.

“Ma Bakugou è sempre arrabbiato, non credo proprio che diventerà mai popolare” gracchiò la ranocchia, sincera come sempre.

“Se è per questo nemmeno Reiko” si intromise Atsuko pacatamente, come se fosse necessario sottolineare che la controparte femminile di Bakugou, ovvero Reiko, avesse il suo stesso problema. Kokoro si tappò la bocca per evitare di esplodere dalle risate, già si immaginava lo scontro degli tsundere.

“AHHH? Ma ovvio che lo diventerò – esplose Bakugou – Mi stai paragonando come quel petardo scaduto???” ringhiò Reiko salendo sul suo sedile per indicare meglio Katsuki e Atsuko.

“Anche se ti conosciamo da poco Bakugou... è incredibile che abbiamo già capito tutti che la tua personalità è merda marinata in acque di scolo! – precisò Kaminari – Ovviamente Reiko è troppo carina, quindi passa in secondo piano il suo carattere” puntualizzò facendo un pollice all’insù in direzione della sua amica Reiko; quest’ultima venne bloccata da Atsuko e Kokoro per evitare che facesse saltare la testa a Kaminari.

“Non dire certe cose a Reiko, prima che si monti veramente la testa” disse Atsuko portandosi una mano davanti al viso, visibilmente rassegnata da quella situazione.

“Dai Atsuko-chan, lasciali fare, lasciali fare. Devo prendere appunti sull’evoluzione degli tsundere” sussurrò Kokoro, scatenando tutto il suo lato da fan dei manga.

“AHH? Vedi di moderare i termini capelli di merda, vuoi che ti ammazzi? – soffiò Katsuki – Non paragonarmi a quella rossa slavata” proseguì in direzione di Atsuko.

“Stronzo di merda, vuoi che ti prenda a schiaffi? Devi solo sperare di diventare anche solo come un mio fottutissimo capello!” ringhiò Reiko di rimando.

Il tragitto dalla scuola al campo di esercitazione fu tutto così: terribilmente chiassoso e pieno di risate.

All’ingresso della struttura vennero accolti da un Pro Hero, Numero Tredici, specializzato nella ricerca e nel soccorso e membro della facoltà UA High School. Aveva un costume bianco, una sorta di giacca gonfiata di aria, e uno strano elmetto nero che gli rivestiva completamente la testa, facendolo sembrare più ad un robot che ad un essere umano; anche se in realtà nessuno conosceva il suo reale aspetto.

“Benvenuti studenti della 1-A – esordì il Pro Hero con una voce molto strana, quasi robotica - Io sono Numero Tredici e oggi vi cimenterete in una esercitazione di salvataggio in varie aree di questa struttura. Ma prima di proseguire, permettetemi di dirvi alcune cose – fece una breve pausa – Come voi saprete, la mia abilità Black Hole, mi permette di ridurre in polvere ogni cosa. Ne consegue che, nonostante mi permetta di salvare molte vite, la mia unicità può facilmente uccidere qualcuno. Anche qualcuno di voi avrà unicità simili, quindi un passo falso potrebbe togliere la vita alle persone. Grazie alle lezioni di All Might e del Professor Aizawa avete avuto modo di testare la pericolosità delle vostre unicità contro qualcuno, ma in questa lezione dovrete fare affidamento sulla vostra unicità per salvare la vita a qualcuno! I vostri poteri non serviranno a ferire gli altri, bensì a portarli in salvo”

Dopo l’esemplare discorso di Numero Tredici e, dopo aver alimentato gli animi degli studenti, almeno per la maggior parte, la situazione alla USJ sembrò virare drasticamente: le luci si spensero, l’aria si caricò di energia negativa e, poco più avanti di fronte alla fontana posta al centro della cupola, comparve un portale.

“Restate in gruppo e non muovetevi! Numero Tredici, proteggi gli studenti” tuonò il professor Aizawa.

Dal portale uscirono un’orda di individui, il cui volto lasciava trasparire che era giunto il momento di combattere; di combattere seriamente. Perché proprio alla USJ erano comparsi? Quale era il loro obiettivo?

“Quelli sono dei supercattivi!” sentenziò Aizawa mentre indossava dei particolari occhiali che impedivano agli avversari di capire dove stesse puntando lo sguardo dell’hero.

“P...perchè?” sussurrò Reiko a bassa voce. Lo sguardo della ragazza guizzò in ogni angolo della USJ alla ricerca di una persona: suo padre. Lei era a conoscenza dello schieramento del suo famigliare tra i supercattivi, anzi, per i primi 5 anni della sua vita Reiko era stata tra le file di quella combriccola a causa proprio del padre. Per fortuna della giovane, ma anche del resto del gruppo, Akira Shimura non sembrava essere apparso.

Il professor Aizawa si gettò senza indugi contro l’orda di super cattivi, sotto lo sguardo preoccupato di tutta la classe. Per quanto il loro professore fosse forte, era anche vero che la forza numerica dei supercattivi era un punto a loro favore: quanto avrebbe resistito Aizawa da solo contro tutti loro? Purtroppo per i giovani aspiranti eroi i guai non sembravano essere finiti, dato che una figura misteriosa, una sorte di nube violacea, gli comparve di fronte, presentandosi con il nome che poco prima aveva menzionato Shoto: unione dei supercattivi.

“Ci scusiamo se ci siamo permessi di entrare qui, ma desideriamo semplicemente che il simbolo della pace, All Might, venga sconfitto. Doveva essere qui All Might, ma non lo vedo. Un cambio di programma per caso? – disse la figura con voce profonda, rivelando a tutti il loro vero scopo – Non importa, il mio compito è un altro”.

Ancor prima che Numero Tredici potesse intervenire, Bakugou e Kirishima scattarono in avanti per attaccarlo frontalmente e in contemporanea.

“Pensi che staremo qui buoni e tranquilli?” sbottò Kirishima.

 
“Siete solo dei pulcini... – rise sommersamene – il mio compito è quello di disperdervi per poi divertirci ad uccidervi” rivelò la nube viola poco prima di avvolgere tutti gli studenti nel suo stesso corpo e aprire un gate per teletrasportarli in varie zone della USJ.

Iida riuscì a salvare da quell’assalto solo Uraraka e Sato, il resto del gruppo scomparve sotto la loro vista.


 
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“Merda...” disse Reiko, scuotendo la testa mentre quella nube di pura tenebra si diradava. Accanto a lei c’erano Kokoro e Atsuko, entrambe confuse come lei. Insieme, in silenzio, osservarono la zona in cui erano state catapultate: era una simulazione di una città in rovina, piena di detriti ed edifici vuoti e parzialmente crollati.

“Deve essere la Zona Collassata... per tornare all’entrata dovremo farci largo tra i detriti...” pensò ad alta voce Atsuko.

“Per quello non penso ci siano problemi, dei detriti me ne occuperò io – disse seria Kokoro, il viso tirato dall’apprensione – più che altro dobbiamo fare in fretta... chissà dove sono tutti gli altri...”

Un grosso botto si sentì in lontananza e una voluta di fumo si alzò da uno dei palazzi che si stagliava sull’orizzonte di quella zona d’addestramento, Reiko ringhiò di conseguenza: “Ovviamente siamo finiti nella stessa zona di testa di petardo...”

“Non mi pare sia una cosa di cui possiate preoccuparvi ora, mie care supereroine in erba...”

Una voce deformata pesantemente da un qualche apparecchio elettronico risuonò nell’aria mentre un secondo portale d’ombra si apriva a pochi metri di fronte a loro, palesando le figure di tre villain: il primo, quello che aveva parlato, sembrava essere solo un ragazzo, mingherlino, con addosso un trench scuro e malridotto, le cui maniche erano state tagliate via per far vedere due braccia ossute completamente ricoperte dalle bende. Il suo volto era coperto da una maschera integrale, nera, con su disegnata una grossolana spirale bianca; il secondo villain, spuntato alla destra del primo, era un energumeno pelato con una più che banale maschera sugli occhi, una normalissima e attillatissima maglia bianca, una cintura degli attrezzi con legati ai suoi passanti barre di materiali vari e un comunissimo jeans; il terzo invece era un uomo che andava si e no per i 30 anni, magro ed emaciato, il viso coperto da lunghi capelli e una tuta che sembrava quasi una tuta da operaio, le mani guantate che si agitavano frenetiche mentre una coltre di polvere di gesso pareva fluttuare attorno a lui.

Le tre ragazze si misero in posizione, pronte ad attaccare, e la prima a scattare, senza dire nulla ma solo urlando come una pazza, fu proprio Reiko; provò a caricare il ragazzo con la maschera integrale, ma l’energumeno pelato e con la cintura degli attrezzi la intercettò con una spallata, correndo insieme a lei contro una parete rocciosa e schiantandovi insieme a lei contro di essa.

“REIKO-CHAN!” urlò Kokoro, scattando via verso l’amica, ma il tizio con la maschera si parò davanti a lei con una velocità impressionante.

“No, sorellina – disse, con una più che evidente nota strafottente nella voce deformata – tu vieni con me... Ash, l’altra è tutta tua!” sentenziò il villain, per poi allargare il palmo della mano. Con sommo stupore di Kokoro, e con una sensazione fin troppo famigliare che le correva lungo la schiena, il cattivo la spinse via con una spinta telecinetica di forza incredibile, che la scagliò lontano. Ridacchiando, il villain mascherato scattò in avanti, sospinto dal suo potere, ancora una volta scattando a velocità inaudita, lasciando solo l’ultimo collega e Atsuko, entrambi immobili.

L’ultimo villain, Ash, ridacchiò mentre sollevava le mani, le cui dita continuavano a muoversi imitando quasi il movimento convulso delle zampette di un insetto: “Pare che siamo rimasti soli, piccolina... quasi mi dispiace doverti ammazzare ora... ma purtroppo la nuova organizzazione vuole questo, quindi...” la voce dell’uomo, melliflua e quasi fisicamente viscida si interruppe di colpo, eruppe in una risata di gusto e una colonna di polvere di cemento esplose da sotto ai suoi piedi. Con un gesto imperioso delle mani, tutta quella polvere, condensata, schizzò verso Atsuko.

Con un movimento letteralmente felino, la ragazza, tramutatasi nella sua forma parziale da gatto selvatico, scattò di lato e, con sguardo fermo, scattò verso il suo avversario il quale, sempre ridacchiando, mosse ancora convulsamente le dita della mano sinistra, mentre il braccio destro era ancora teso in avanti, e sotto ai piedi della ragazze eruttò un geyser di polvere: non abbastanza da danneggiarla, anzi, l’impatto fu decisamente al di sotto delle aspettative della ragazza; ma l’attacco fu abbastanza da accecarla e riempirle i polmoni di polvere.

Presa da quell’attimo di panico, riassumendo una forma totalmente umana nella speranza che la minore acutezza dei sensi allievasse la sofferenza, dal fumo spuntò il villain che, con una forza sorprendente vista la sua stazza e postura, le assestò un calcio rotante sullo zigomo, lanciandola via come un sacco. L’impatto con un detrito le spezzò il fiato e le fece spalancare bocca e occhi... appena in tempo perché la polvere prodotta dal cemento tornasse ad attaccarla.

“Maledetto...” ringhiò la ragazza, mentre i suoni delle battaglie attorno a lei si intensificavano; le gambe mutarono violentemente, divennero quelle di un canguro e saltò via proprio mentre l’avversario, usando di nuovo la stessa tattica, provava a colpirla di nuovo, stavolta con un pugno a dir poco poderoso. Il colpo frantumò il detrito contro cui si era schiantata e il braccio del villain perse la protezione di un pesante strato di polvere compattata.

“Ecco come fa a colpire così durò...” pensò Atsuko, osservando come ancora la mano libera, ancora la sinistra, stesse muovendosi come una blatta impazzita.

“Sei mia, Animal Girl!” le disse, prendendola palesemente in giro, Ash, mentre la sua polvere di cemento, a velocità folle, le si condensava alle spalle e, formando per qualche secondo un muro abbastanza solido, la faceva sbattere violentemente di testa, sfruttando la sua stessa spinta. Atsuko cadde a terra, in ginocchio, osservando il suo avversario furibonda, gli occhi nuovamente da felina, le mani diventata un cumulo di artigli affilati.

“Oooooh, la gattina ha tirato fuori i denti! Avanti, fatti sotto, micina!” disse Ash, scattando in avanti mentre due nuvole di polvere, dai suoi fianchi, si sparavano contro di lei. Atsuko sorrise, quindi deglutì e... chiuse gli occhi. Non amava quel genere di mutazioni, ma doveva farlo.
 


Reiko si riprese quasi subito dal contraccolpo: i pugni di quel tipo erano davvero pericolosi, specie da quando si erano ricoperti di un pesante strato di pietra appena dopo quella micidiale spallata. Il tizio la guardava soddisfatto, con quel classico sorriso da spaccone che Reiko aveva sempre odiato... e che aveva visto innumerevoli volte tra gli amici di suo padre...

“Quanto puoi essere stereotipato, pelatone del cazzo! Un villain skinhead con sorriso da ebete! E con più muscoli che cervello, ovviamente! Avanti, cretino! Fatti sotto!” disse lei, ridendo da pazza per provocarlo. La faccia tosta la teneva su perfettamente... ma la sua attenzione era rivolta alle esplosioni di polvere e ai violenti botti che sentiva più in lontananza: che razza di villain gli erano capitate contro?!

Quasi non si accorse, quindi, che il tizio le si era avvicinato tantissimo e, urlando, stava per darle un pugno corazzato dritto in faccia. Reiko, solo leggermente sorpresa, si cosparse di elettricità cremisi e, con uno sbuffo divertito, scartò di lato a velocità anormale. L’uomo schiantò il pugno per terra, rompendo l’asfalto sotto i suoi piedi, e con la mano sinistra corse alla cintura.

Reiko, ridacchiando, gli andò alle spalle e saltò: “Avanti Pelatone! Vediamo come te la cavi con qualche migliaio di volt dritti nel cervello!”

Il calcio volante della ragazza, con la gamba tutta ricoperta di corrente elettrica rosso sangue, andò a impattare contro l’orecchio destro dell’uomo... senza sortire alcun effetto; lo stinco della ragazza, anzi, sembrò quasi rimbalzargli contro, mentre la pelle si ricopriva di una strana sostanza di un colore rosa intenso.

L’uomo, ridendo, le diede un man rovescio e Reiko lo evitò appena in tempo per non essere colpita dal manone roccioso, ma il colpo lo prese comunque alla spalla, strappandole un urlo di dolore mentre si allontanava da lui a gran velocità. Il villain, invece si alzò con fare teatrale, ridacchiando, mentre su tutto il torso, lungo il braccio sinistro e su tutta la testa era ricoperto da...
“Gomma?!” sbraitò Reiko, allibita e infuriata.

“ZEHAHAHAHAHAHAHAH! TEMI IL POTERE DEL GRANDE OSMOS! OGNI MATERIALE SI PIEGA ALLA MIA VOLONTA’ E MI FORTIFICA! – sbraitò il villain, mostrando i muscoli prima di fissare intensamente la ragazza – e io tuoi poteri elettrici li avevo già messi in conto, piccola Reiko...”

L’uomo si aggiustò di nuovo la cintola mentre la gomma e la roccia cadevano a pezzi dalla sua pelle. Osmos ringhiò, divertito, facendo passi lenti verso Reiko e la ragazza, allibita, perse la faccia tosta: “Tu conosci il mio nome...”

L’uomo rise di gusto, si toccò ancora la cintola e di nuovo si ricoprì di gomma mentre il pugno destro si corazzava di uno spesso strato di metallo: “Oh, mi piace conoscere i nomi che presto vedrò scritti sulle lapidi! Specie se quelle lapidi stanno sulla gente che ammazzo io!”

Osmos caricò contro Reiko, con forza inaudita, ma Reiko, seppur ferita, riuscì ad evitare il colpo; gli diede due rapidi pugni all’altezza dei fianchi, constatando come la sua elettricità non avesse effetto... ma rendendosi conto anche di cosa avesse l’uomo appeso alla cintura...

“Beccato, stronzetto...” ridacchiò, allontanandosi da lui mentre elaborava una strategia. In quel momento di primo trionfo, un urlo di nuovo la distrasse.

“Merda... KOKORO!”  urlò Reiko, rimettendosi in posizione: doveva fare in fretta, le sue compagne avevano bisogno di lei e probabilmente quel tipo con la maschera era il più pericoloso dei tre.




Eppure, Kokoro resisteva: l’urlo non era stato di dolore, ma solo uno sfogo. Il potere del ragazzo era mostruosamente ampio ma fin troppo simile al suo. L’aveva caricata con dei pugni potenziati dalla telecinesi ma lei, fin troppo abituata a combattere in quella maniera assieme a Katsuro, riuscì a reagire bene. Ma i colpi si facevano sempre più forti, sempre più furibondi.

Urlava, urlava come con un pazzo anche dopo aver abbandonato il combattimento corpo a corpo per bersagliarla di colpi telecinetici tanto densi da produrre un vago alone porpora ad ogni colpo creato, quasi stesse materializzando la sua stessa energia. I colpi erano così violenti che le braccia del villain, usate per indirizzare il corpo, ogni tanto zampillavano sangue, la pressione della telecinesi che lacerava spontaneamente le sue carni.
Mentre le bende che lo ricoprivano si tingevano di rosso, continuava a bersagliare la povera Kokoro di colpi la quale, però, li parava con delle barriere mentali. La frenesia degli attacchi metteva a dura prova il suo controllo sul suo potere e, parata dopo parata, la sua coscienza si faceva sempre più flebile... e il suo istinto sempre più forte.

“smettila... smettila... smettila... AAAAAAAAAAAAAAAAAAARGGH!” urlò, ancora, generando un’esplosione di energia telecinetica che parve sorprendere anche il villain: un’aura violetta prese a pulsare attorno a lei, gli occhi carichi di rabbia e risentimento. Kokoro lo sentiva, era al limite, presto avrebbe perso il controllo. Ma non poteva, non doveva.

“... DEVO PRIMA SCONFIGGERTI E SALVARE TUTTI!” urlò la ragazza, scatenandosi e scattando verso il villain: il pugno che risultò da quello scatto creò un boato sorprendente e riuscì a sbalzare l’avversario di qualche centimetro, eppure la sua telecinesi l’aveva protetto da buona parte del colpo, rivestendolo come un’armatura.

“Ora ragioniamo... sorellina...” disse l’uomo mascherato, la voce meno distorta del solito: l’impatto doveva aver danneggiato qualsiasi dispositivo ci fosse sotto quella maschera.

“STA ZITTO! NON CHIAMARMI COSì!” Kokoro riprese a colpirlo selvaggiamente, ottenendo stavolta qualche risultato. Il suo potere fluiva copioso e i colpi, più grossolani e imprecisi, sembravano avere un maggiore effetto sul suo avversario che, ridendo istericamente, riprese a combattere dopo un primo momento di passività.
Cercava costantemente di ritirarsi e usare attacchi a distanza, in cui il suo potere sembrava esprimersi meglio, ma Kokoro, forse anche solo istintivamente, l’aveva capito. Non provava più a parare le fortissime bordate telecinetiche, semplicemente le affrontava di petto e le evitava quanto più possibile. Era solo furia cieca ormai, non ancora fuori controllo, anche se ormai il suo potere stava per chiedere il suo dolorosissimo tributo.

“Avanti! AVANTI! FAMMI VEDERE CHI SEI!” le urlava in continuazione il villain misterioso, col fiatone, mentre la sua voce si faceva sempre meno distorta e sempre più familiare. Kokoro continuò imperterrita la sua carica furibonda e, ormai sul punto di esplodere, con un ruggito saltò addosso al suo avversario con un’ultima e potentissima spinta che la proiettò contro di lui come un siluro. Gli si mise cavalcioni sul petto e gli diede due fortissimi pugni. Le due barriere telecinetiche che ricoprivano entrambi brillarono di porpora e violetto ad ogni impatto.

“NO, FAMMI VEDERE TU CHI SEI!” ruggì, la voce rotta dalla rabbia, Kokoro, afferrando di forza la maschera del suo sfidante, che pure parve non opporre alcuna resistenza. Ridacchiando, lasciò che la ragazza gli togliesse la maschera.
In pochissimi istanti, tutta la rabbia istintiva di Kokoro, come il suo surplus di potere, cessarono all’istante.

“T...T...Ta...Taro...” balbettò, lasciandosi andare. Di tutta risposta, il ragazzo la cacciò via con una spinta e si rimise in piedi, strappando un ultimo urletto a Kokoro che, incredula, continuò a fissarlo mentre si rimetteva anche lei in piedi.

“Ciao sorellina...”

“Taro... che ci fai con... perché sei con...”

“Oh, sorellina... – disse, con un sorriso perfido sul volto – Shigaraki-dono mi ha offerto una famiglia, ed essendo dimenticato dalla mia... beh, ho accettato... sono uno dei Villain, adesso, mia cara sorellina... e loro... loro sono alcuni dei miei nuovi amici!” indicò quindi alle sue spalle, dove una nube di polvere cominciava lentamente a diradarsi.
 



Ash, nel frattempo, pensava di aver assestato un colpo micidiale alla testa di Atsuko, ma il dolore che provava al polso mentre lo strato di polvere di cemento attorno al suo pugno si crepava gli fece capire che la ragazza lo aveva incredibilmente evitato. Mentre la polvere si diradava, e lui si stringeva con forza il polso destro con la mano sinistra, finalmente immobile, Atsuko gli piombò addosso agitando delle grosse ali da pipistrello.
Aveva ancora gli occhi chiusi, ma questi erano molto più piccoli e dalla bocca, irta di piccole zanne, emetteva dei pigolii quasi impercettibili. Detestava trasformarsi in animali che molti ritenevano brutti e di cattivo augurio, ma il sonar del pipistrello suppliva a tutte le sue mancanze.

Quando piombò addosso al suo avversario, con il piede destro, scoperto, gli artigliò anche la mano sinistra, e Ash, inconsapevole e furibondo, mosse la stessa mano e lanciò altra polvere, molto condensata, contro Atsuko, che alla fine cadde a terra, ritrasformandosi, molto più lentamente del solito, nella sua forma umanoide. La gamba destra faticò di più a ritrasformarsi e, zoppicando su questa, Atsuko si rimise in piedi, affaticata ma impassibile.

“Che c’è, Animal Girl!? Pensi di aver vinto per un colpo fortunato!?” disse Ash, ondeggiando le mani. La polvere intorno a lui cominciò a diradarsi sempre più e il suo polso sinistro si contrasse, la mano invece cominciò a rilassarsi sempre di più.

Atsuko, di tutta risposta, mostrò il piede destro, che non era una zampa di pipistrello in via di sparizione, bensì una strana zampa di anfibio.

“Villain di nome Ash... conosci le cosiddette Rane Freccia?” disse con voce atona la ragazza, avvicinandosi a lui mentre il piede tornava lentamente normale. Assumere la forma di due animali contemporaneamente, di una biologia così diversa, era sempre uno sforzo intenso. Probabilmente, finita quella brutta situazione, avrebbe dovuto fare visita a Recovery Girl per farsi fratturare e mettere apposto le giunture. Una scocciatura, purtroppo, necessaria.

“Le rane... che?!” Il villain boccheggiò, cercando di muovere la mano, inutilmente.

“Il tuo quirk si attiva con il movimento della tua mano sinistra... quello che fai con la destra è solo scena. Appurato questo... – disse la ragazza, avvicinandosi sempre di più – mi è bastato resistere solo ad un tuo colpo e iniettarti nella mano il veleno cutaneo della Rana Freccia... una raganella sudamericana che secerne una neurotossina che impedisce ai muscoli di ricevere gli impulsi nervosi”

Ash sbiancò: “CHE CAZZO SIGNIFICA?! COSA CAZZO VUOL DIRE TUTTO QUESTO?!”

Atsuko, sempre impassibile, mutò il braccio in quello di un gorilla: “Significa che ho vinto” e scagliò un pugno micidiale contro Ash, lanciandolo letteralmente contro Taro, che ne frattempo era stato appena smascherato. Il fratello di Kokoro raccattò l’alleato con la sua telecinesi e lo gettò malamente a terra, senza smettere di fissare la sua incredula sorella, eppure nel frattempo l’aria, oltre a risuonare di innumerevoli esplosioni, crepitava nel fragore del tuono.
 




Reiko era infatti intenta a combattere contro Osmos e non si risparmiava nemmeno per un secondo: il grosso energumeno, forte del suo rivestimento di gomma, la bersagliava con pugni devastanti, incurante di rimanere scoperto ai suoi colpi. La sua stazza lo preservava dalla maggior parte dei colpi fisici, la gomma assorbiva la restante forza cinetica e, soprattutto, disperdeva l’elettricità e lo isolava. Ma Reiko continuava ad attaccare con una rapidità sorprendente e, soprattutto, sembrava incurante dell’inutilità del suo quirk. Contava invece ogni secondo e, quando non lo faceva ad alta voce, lo faceva a mente, bersagliando l’avversario della più classica sequela di insulti.

“Oooh guarda! Grande e grosso, pure isolato, e non riesci a colpirmi! Sei proprio tutto muscoli e niente cervello, pelatone di merda!” urlò la ragazza, continuando a bersagliarlo con una velocità incredibile ai fianchi prima di balzare all’indietro come una saetta. L’orologio sul suo polso cominciò ad emettere i primi “bip”: stava abusando del suo potere, lo sapeva, ma non poteva farne a meno, doveva usufruire della sua velocità massima.

“Oh, piccola, io non riuscirò a prenderti, ma tu prima o poi ti stancherai... e io come puoi vedere non faccio una piega ad ogni tuo colpo!” disse Osmos, sorridendo come un ebete e gonfiando di nuovo il muscolo del braccio destro. Dal bicipite però gli cadde un pezzo di gomma, cosa che lo lasciò un po’ perplesso.

“60 secondi... – ridacchiò tra sé e sé Reiko – Certo che duri poco!” la ragazza, ridendo di gusto, scattò di nuovo in avanti, evitò l’ennesimo pugno, dato per rabbia da Osmos, e lo colpì, con la mano a taglio, dritto sull’anca. Non fece assolutamente alcun danno e fuggì via prima che il villain potesse agguantarla, e tuttavia questo riprese a ridere: “Intanto tu non mi hai fatto assolutamente nulla, ragazzina!”.

Il villain prese a perdere del tutto il rivestimento che lo ricopriva e la sua mano sinistra corse alla cintola dei pantaloni, ma la cintura non c’era più. Si tastò con veemenza i fianchi, incredulo e totalmente assorto da quella scoperta, troppo distratto dal notare che la ragazza gli stava in piedi, di fronte, col fiatone ma tutta sorniona e con l’enorme cinturone in mano. Ogni asola di quella strana cintura degli attrezzi conteneva una sfera più o meno grande di materiale diverso, alcune erano di vari metalli, altre di pietra, una in particolare era di gomma.

“Dovresti lavorare di più sulla durata e, soprattutto, sul tuo dannato costume, pigro di un pelatone del cazzo!  - disse, ridendo selvaggiamente, Reiko, lanciando via la cintura – è troppo facile cronometrarti e rendersi conto che ti affidi a questo mezzuccio per usare il tuo merdosissimo potere!”

“Tu, lurida...” ringhiò Osmos, cercando di chinarsi a terra per assorbire con la mano del cemento, tuttavia Reiko fu molto più rapida e gli assesto una ginocchiata volante contro il mento, sbalzandolo via.

“E ora, Grande Osmos... vediamo come resisti A TUTTI I MIEI FULMINI!” e detto questo diede all’uomo un pugno sotto lo sterno carico con una quantità letteralmente esplosiva di folgori che lo sbalzò indietro, strappandogli un ultimo suono gutturale.

Anche Reiko non aveva scelto quella traiettoria per caso e, consapevole di avere comunque poco tempo prima che quel tipo si riprendesse, corse via, seguendo il corpo sbalzato del suo avversario, e trovò ad aspettarla una Atsuko leggermente azzoppata e una Kokoro che, immobile e bianca in volto, fissava il cattivone mascherato che però, notò Reiko, non era più mascherato ed era dannatamente simile a Kororo!

“Taro... per piacere... sei ancora in tempo... Io non sapevo... ti prego, non metterti con loro!” disse, con tono ansioso e sempre più forte Kokoro, facendo un passo avanti. Il fratello la fissava ancora, lo sguardo divertito e folle, mentre i suoi gregari, a fatica, si rialzavano.

Atsuko, immobile, osservò la scena mentre Reiko, furibonda, commentava: “Non abbiamo molto tempo!”

“NO! – urlò Kokoro, quasi in lacrime, prima di rivolgersi di nuovo al fratello – Possiamo ancora recuperare, ti supplico! Scusami se non ti ricordavo! Scusami se sei rimasto rinchiuso in quel posto per così tanto tempo... ma possiamo rimediare, Taro! Ti prego!”

Ash e Osmos, ansimanti, si erano rialzati e aspettavano la mossa di Taro. Quest’ultimo, con la sua telecinesi, recuperò la sua maschera e la strinse tra le sue mani: “Non c’è più nessun Taro... – le fissò, tutte e tre, per un’ultima volta prima di rimettersi la maschera – Ora c’è solo Mindbreaker!”

Tutti i detriti dietro e attorno ai villain si sollevarono sotto il potere di Mindbreaker, le braccia che cominciarono a sprizzare nuovamente sangue, mentre Osmos e Ash, ripresisi parzialmente dalla batosta, sembravano tornati combattivi e coi loro quirk in parte funzionanti.

Kokoro, scuotendo la testa, si rimise in posizione e creò una barriera traslucida attorno a loro, sudando copiosamente: “Non so se reggerà... e se non dovesse farlo, potrei perdere il controllo...”

“TU COSA?!” urlò Reiko, tra l’incredulo e l’arrabbiato, la sua stazza notevolmente ridotta e l’indicatore della sua batteria che suonava in maniera allarmante.

“Non penso resisteremo, allora... è davvero troppo...” disse Atsuko, trascinandosi ancora il piede parzialmente deformato. Mentre i massi calavano su di loro, le tre osservarono quella valanga cadere e Kokoro provò anche a contrastare la spinta del fratello con le ultime forze che le rimanevano oltre quelle necessarie per difendere tutto il gruppo, ma purtroppo Mindbreaker sembrava al culmine del suo potere e le rocce, inarrestabili, piovvero loro addosso.

Per alcuni istanti interminabili le tre ragazze pensarono di essere spacciate, quindi davanti a loro una figura rossa si mise a difenderle con le braccia, affilate e semi-deformi, incrociate e un urlo alle loro spalle le riscosse, stavolta piacevolmente.
“MORITE, FIGLI DI PUTTANAAAAAAAA!” urlò Bakugo, arrivando al volo, letteralmente, sopra di loro e tirando la sicura del suo guanto a forma di granata, l’unico che gli era rimasto. La cannonata risultante spazzò via tutti i detriti e accecò tutti, villains e aspiranti eroi compresi.

Quando la luce fu diradata, le tre ragazze erano incolumi e Kokoro, distrutta, crollava in ginocchio annullando la barriera che le aveva protette; Kirishima, postosi come loro ulteriore difesa, era impolverato ma incolume; Ash e Osmos erano a terra, storditi ed esausti, mentre Mindbreaker stava scomparendo in un portale d’ombra.

“VIENI QUA, BASTARDOOO!” urlò Bakugo, un po’ stordito dall’attacco.

“No, Taro! Ti prego! Non andare!” urlò invece Kokoro, con le ultime forze rimastele, ma il fratello, ridacchiando, scomparve nel nulla.

“Tornerò... sorellina... e mi vendicherò, te lo posso assicurare”. La sua voce si perse nell’aria mentre tornava la calma nella zona collassata.

“State bene, ragazze? Oh... accidenti...” chiese Kirishima, vedendo poi Kokoro mezza-collassata e in ginocchio, il piede malformato di Atsuko e la spalla sanguinante di Reiko.

“Stiamo bene, tranquillo – ringhiò Reiko, imbarazzata nel farsi vedere indebolita – Voi piuttosto... ehm... – osservò Bakugo, che fissava l’orizzonte e ringhiava – Grazie per... essere arrivati ad aiutarci...”

“Eravate sulla nostra strada, tutto qui! Ora dobbiamo andare ad aiutare gli altri!” ringhiò a sua volta Bakugo, quindi si sentì una potentissima onda d’urto e un urlo inconfondibile: la voce di All Might.

“MUOVIAMOCI! ALL MIGHT è QUI!” urlò Bakugo, scattando via. Kirishima, imbarazzato, prese a seguirlo e salutò le ragazze: “Voi riprendetevi e aspettateci qui, ok?!”

Le ragazze, ancora scosse, videro i due allontanarsi e nel frattempo si ripresero: Kokoro si rialzò, strappò la parte inferiore della giacca del suo costume e ne creò due lunghe bende, una per avvolgere la caviglia, ancora deformata, di Atsuko e una per la spalla di Reiko. Medicate quindi le amiche in quel modo e ripreso fiato, disse: “Voi non volete mica rimanere qui, vero?

Si sentì un grosso scoppio in lontananza e Reiko, furibonda, rispose: “COL CAZZO!”

Kokoro e Atsuko sorrisero, quindi la prima, con un grosso sforzo, sollevò sé stessa e le altre ragazze: “Se ci attaccano, sta a voi difendermi... per il resto... tenetevi pronte...” disse ansimando.

“Pronte per cooooooooooooooooooooooooooooooooo...” fece per chiedere Reiko ma Kokoro aveva già spinto via coi suoi poteri l’intero gruppo, volando a velocità folle verso il luogo dello scontro tra All Might e quel mostro orrendo chiamato Noumu
 
 
 
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Le ragazze arrivarono troppo tardi per partecipare a quello che stava accadendo, poiché All Might, da solo, stava per sferrare il colpo di grazia a quella creatura mostruosa. La pressione dell’aria provocata dai suoi pugni erano così forti che le tre ragazze, lontane di qualche decina di metri dal campo di battaglia improvvisato, venivano quasi spinte via dal luogo riparato dove si erano fermate.

Kokoro, boccheggiante, a stento riusciva a reggersi e Atsuko fu costretta, nonostante la gamba non totalmente funzionante, a reggerla, Reiko invece fissava la scena quasi inorridita e stranamente silenziosa. Osservava quello scontro terribile e meraviglioso e quell’urlo di All Might: “IO SONO IL SIMBOLO DELLA PACE!” che aveva preceduto il suo ultimo, furibondo attacco, la aveva caricata di entusiasmo, ma tutti quei villain la intimorivano... possibile che ci fosse anche lui tra di loro?
Era davvero possibile che, insieme a quei malvagi che assistevano alla terrificante scena, ci potesse essere anche suo padre?

Il viso le si contrasse ancora di più mentre assisteva a quella scena, come tutti, eppure non trovò ispirante quando All Might, sfoggiando tutta la sua potenza, urlava il motto della scuola.

Il più grande eroe, infatti, dopo una scarica di pugni devastanti, aveva urlato il più che classico: “Supera i tuoi limiti! PLUUUUUUUS UUUUUULTRAAAAAAAAAAAA!” sferrando un pugno la cui forza sembrava eguagliare una testata nucleare, spedendo nella stratosfera il Noumu, ma i cattivi non sembravano volersi arrendere.

Un All Might ferito non rassicurava Reiko, ancora intimorita all’idea che i suoi compagni dovessero affrontare quella minaccia invisibile che era suo padre, ma consolanti furono gli spari che subito dopo seguirono.

Mentre il capo dei cattivi, seguito dall’essere che creava portali, assaltava un ultima volta All Might e Midoriya, disperato e preso da un moto inspiegabile, cercava di salvare lo stesso eroe, rischiando di essere disintegrato dal potere di Shigaraki, gli spari che frenarono quegli assalti risuonarono nella testa di Reiko come una liberazione.

“TENYA IIDA, CAPOCLASSE DELLA 1-A... È TORNATO CON I RINFORZI!”

L’urlo di Iida e lo scatenarsi di tutti i professori e gli eroi professionisti fu finalmente il momento in cui tutti gli studenti si rilassarono e, allo stesso tempo, il momento in cui i villain cominciarono la loro fuga.
Le tre ragazze presero a correre vero Bakugo, Kirishima, Midoriya, Todoroki e tutti gli altri che avevano affiancato All Might, mentre Shigaraki, indietreggiando verso il suo gregario, cercava di sparire.

“Sono arrivati... è il momento di ritirarsi... – esordì Shigaraki, non prima però di rendersi conto dell’arrivo delle ragazze – Ehi... Reiko-chaaaaaaan!”

La ragazza, inorridita, si voltò verso il villain che, con un sorriso inquietante, le disse solo pochissime parole: “Ti saluta Akira... eheh...”.

Quello che ne seguì fu ovviamente un continuo di eventi caotici, non ultimo il tentativo, disperato, di Numero Tredici di catturare Shigaraki proprio mentre si smaterializzava, tentativo tuttavia fallito. Alla fine di quella disastrosa giornata, il conto dei danni non fu elevatissimo, fatta eccezione per Midoriya, che si era fratturato, come al solito, diverse ossa, e il piede di Atsuko, che era stato rotto e sistemato da recovery Girl come pronosticato dalla stessa Atsuko.

Rimanevano però le ferite morali, i pensieri fissi che in due delle tre ragazze cominciarono ad aleggiare nelle loro menti: inconsapevoli dello strano filo rosso che le univa, le ragazze, alla fine di quella giornata, condividevano lo stesso, orrendo pensiero.
Un loro parente strettissimo, per una il fratello da tempo scomparso, per l’altra il padre che per anni l’aveva cresciuta tra i criminali, faceva parte dell’Unione dei Villain. Una pesantissima consapevolezza che inevitabilmente avrebbe influito sulle loro vite e sulla loro carriera, appena iniziata, alla U.A.

Ma almeno quella lunga, quasi interminabile giornata, alla fine giunse a conclusione, e la notte e la routine quotidiana dei giorni successivi avrebbe presto mitigato, seppur parzialmente, le pesanti verità che di lì a poco si sarebbero svelate dinnanzi ai loro occhi...

 
 
 







♚Angolo autrici! ♚
Buonasera! Come state?
Ecco a voi il quarto capitolo. Come lo trovate? Come potete vedere è parecchio movimentato, ricco di scazzottamenti vari e un po' di insulti (come ci insegna la buona Reiko *la mena*). Ci è piaciuto particolarmente scrivere un capitolo così ricco di azione e, spero con tutto il cuore, che riusciate ad apprezzare anche voi questo capitolo!
Ci sono dei nuovi sviluppi per quanto riguarda la trama delle nostre tre pg. In particolare abbiamo la scesa in campo di Taro, fratello di Kokoro, e, anche se non si è fatto ancora vedere, sappiamo anche che in quella organizzazione c'è pure Akira.

Ci vediamo al prossimo capitolo! Piccolo spoiler: sarà un capitolo completamente inedito :P

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Hanami! ***


capitolo-5-finito






Capitolo 5 - Hanami!


Juroku de kimi to ai hyakunen no koi wo shitane 
Hirahira to maioshiru sakura no hanabira no shita de 
Aitakure kakenuketa hi no ataru kyuna sakamichi ya 
Koen no sumi futari no kagw wa ima mo kawaranu mama 

[Mai Hoshimura - Sakura Biyori]





Inizio flashback

Qualche giorno prima...

“Tra qualche giorno si terrà l’Hanami e il preside Nezu ha deciso di concedervi un giorno di pausa per goderci questo evento” disse un Shouta Aizawa a bassa voce, completamente bendato da cima e piedi a causa dello scontro con i super cattivi. “Personalmente sono contro a questa scelta - proseguì con un tono alquanto svogliato - comunque sia, dopo le lezioni scolastiche, che finiranno prima di pranzo, ci dirigeremo al parco di Ueno per festeggiare.”

La decisione di Nezu era stata parecchio criticata, ma la maggioranza dei professori aveva acconsentito a quella proposta. Lo scontro alla USJ aveva messo in pericolo molti studenti, di conseguenza a loro era stato proibito di effettuare viaggi o di fare qualsiasi altra cosa che li portasse troppo lontano da Tokyo. Però, per fortuna loro, il parco di Ueno era proprio a Tokyo e, servendosi degli stessi professori e della polizia per aumentare la sicurezza della zona, gli studenti della Yuuei potevano permettersi un giorno diverso dal solito.

“EVVAI!” urlarono all’unisono la maggior parte degli studenti.

Fine flashback




Il fatidico giorno era arrivato e in classe c’era parecchio fermento per questa sorta di “gita” diversa dal solito. Gli studenti si erano portati da casa i tipici abiti tradizionali, i kimono o gli yukata, da indossare poco prima di lasciare la scuola, per rendere ancora più tradizionale e speciale quel giorno. Inoltre, la mensa scolastica, si era offerta di preparare dei piccoli bento a tutti gli studenti, per facilitare e agevolare gli spostamenti prima di pranzo al parco Ueno.

“Reikoooo-chaaaan - trillò Kokoro seguita da una sorridente Ochaco - Ti sei portata il kimono vero?” chiese a quel punto avvicinandosi al suo banco e tirando fuori il kimono per mostrarlo a Reiko.

“Per quanto me ne possa importare di questa festa - sbottò la Rossa, già di buon umore di prima mattina - comunque sì, l’ho portato” disse infine.

Atsuko, che era appena entrata in aula, si avvicinò alle ragazze e, senza proferire parola, vedendole sventolare i propri kimono, mostrò il suo con un flebile e atono “buongiorno”.

Kokoro aveva optato per un kimono di un viola acceso, con ricamati sulle maniche e sulla lunga gonna delle rappresentazioni stilografiche del monte Fuji. Reiko invece aveva un Kimono nero, con delle lunghe maniche sulle braccia ricamate alla base con dei fiori rosso fuoco intrecciati in dei fili d’oro, mentre la lunga gonna risultava nera e terminava con dei fiori simili a quelli sulle maniche. Atsuko invece aveva un kimono più semplice, meno ricamato, i cui disegni raffiguravano delle splendide cicogne bianche dipinte su della stoffa azzurra. Ochaco invece era andata più sul classico, optando per un kimono rosa con sopra dipinti dei fiori di ciliegio color rosa antico.

“Bellissimi!” gridarono insieme Ochaco e Kokoro, con gli occhi che scintillavano.

“Dove li avete comprati? Sono splendidi!” si intromise Momo, pronta ad appuntarsi tutti i negozi per poterci andare a comprare qualcosa. Quando si parlava di shopping, nessuno la batteva.

Si aggiunsero altre ragazze e continuarono a chiacchierare dei kimono e di cosa avrebbero fatto quel giorno a Ueno.
 

 
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Reiko e Kokoro si diressero al  loro banco, sotto l’occhio vigile di Atsuko.
Atsuko si era ritrovata letteralmente in mezzo a due fuochi: da una parte il fratello di Kokoro, ovvero Taro, che aveva attentato alla sua vita a causa di qualche avvenimento passato ancora poco chiaro, mentre dall’altra aveva intuito che la sua amica Reiko avesse a che fare con i membri del super cattivi e che quindi, un futuro, poteva di nuovo trovarsi coinvolta con quella strana organizzazione. Non le piaceva quella situazione e aveva il presentimento che quella storia non sarebbe finita lì. Suo padre era stato ucciso da un villan e l’ombra del suo passato la tormentava ancora: non poteva succedere nulla di buono con i cattivi e lei temeva che il suo passato si potesse ripetere di nuovo, rischiando ancora una volta che una giovane vita venisse strappata da quel mondo. Ma cosa poteva fare allora?

La yuuei non lo permetterà..

Pensò Atsuko, tornando a guardare le sue compagne di classe, ormai intente a parlare dell’hanami.
Era convinta che la Yuuei non avrebbe permesso che i Villans assalissero di nuovo gli studenti ma, al di là di quella protezione, il problema persisteva comunque: una nuova organizzazione di super cattivi aveva in mente qualcosa, qualcosa di molto brutto.

Quel ragazzo con la telecinesi conosce Kokoro e quel pazzo di Shigaraki sembra conoscere qualcuno che conosce Reiko.

Continuò Atsuko, intenta a pensare a qualche nesso logico in tutto quel casino.

Non sarà mica…

 
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Dall’altra parte dell’aula, Mineta e Kaminari stavano confabulando tra di loro mentre scrutavano, con uno sguardo piuttosto inquietante, le ragazze della 1-A.

“Ne, Kaminari, non mi piacciono i kimono - disse Mineta scuotendo la testa in segno di disapprovazione - coprono tutte le forme femminili” piagnucolò.

“E’ un vero peccato” borbottò Kaminari, alquanto depresso come Mineta.

“Ma secondo te le hanno le mutandine sotto quelle lunghe gonna?” chiese a quel punto Mineta, iniziando a sbavare al solo peniero.

“Mineta fai proprio schifo” intervenne Sero scuotendo la testa rassegnato
 

 
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Dopo l’attacco dei super cattivi, molte cose erano cambiate, si erano sviluppate e avevano preso una strada piuttosto inquietante. Kokoro si trascinò vicino al suo banco, con un mezzo sorriso dipinto sul volto. Era una di quelle poche volte in cui indossava quel sorriso per mostrarsi felice, nonostante dentro avesse un turbinio di emozioni che non riusciva a controllare, che non riusciva a placare in nessun modo.
La sua famiglia era sempre stato il suo punto di riferimento da quando era nata, poi con il passare del tempo si era aggiunto anche Katsuro. Eppure, pochi giorni prima dell’attacco alla USJ, il suo mondo sembrava essere completamente crollato, come se il suo passato fosse stato intriso di bugie, come se fosse sempre e soltanto stato un castello di carta, pronto a crollare da un momento all’altro alle spalle di una Kokoro ignara.
Quello che era successo con Taro lo sapeva solo Katsuro, ormai l’unica sua spalla su cui appoggiarsi e sui cui sfogarsi. Era confusa e, allo stesso tempo, aveva paura. Come sarebbe stata la sua vita ora che aveva scoperto di avere un fratello rinnegato dalla sua famiglia? E cosa ancora peggiore, cosa aveva in mente Taro?
Aveva chiuso i rapporti con i suoi genitori, o meglio, non aveva ancora trovato la forza per ritornare a casa e affrontarli. Da una parte capiva la situazione, insomma, Taro non sembrava essere troppo normale, ma dall’altra si sentiva profondamente ferita, come se una parte di lei avesse tradito Taro. Certo, non lo aveva mai conosciuto, ma forse era vero che i gemelli avevano un legame particolarmente speciale, qualcosa che andava al di là di un normale fratello e basta.

“Kokoro-chan – la chiamò Ochaco alle spalle – ti vedo un po’..strana” proseguì guardandola un po’ preoccupata.

Kokoro aveva avuto modo di parlare diverse volte con Ochaco e ormai poteva dire di conoscerla bene. Lo stesso però sembrava per Uraraka che, vedendo l’amica strana, non si era fatta scrupoli ad assicurarsi che stava bene.
Era un’amicizia strana. Con Atsuko e Reiko aveva avuto un’affinità dannatamente spontanea, ogni cosa che faceva con loro sembrava riuscire sempre, come se avessero scritto nel DNA già come fare. Con Ochaco l’amicizia era nata piano, da una semplice simpatia reciproca che era sfociata in qualcosa di più profondo.

“Oh bè, sì” rispose Kokoro, sfoggiando un sorriso tirato, stanco.

“Uhm – corrugò le sopracciglia pensosa – se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono” concluse un po’ imbarazzata.

 “Grazie Ochaco-chan, davvero” concluse Kokoro sorridendo, questa volta più sinceramente.
 

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Oltre a Taro a creare casini, ciò che preoccupava principalmente Reiko era la frase che le aveva rivolto quel villans con una mano vera come maschera sul viso. “Ti saluta Akira”, le aveva detto Shigaraki Tomura, facendole intendere che dietro a quel casino c’era anche suo padre. Perché non era venuto anche lui?  Non che la cosa le avrebbe fatto piacere, ovvio, ma non riusciva a capire perché non si fosse presentato per uccidere All Might come tutti gli altri.

“Deve esserci qualcosa di più sotto...”

Più Reiko pensava a quella storia e più le saliva il nervoso, misto a una sorta di angoscia che le opprimeva il petto. Si era ripromessa di ucciderlo, facendola sembrare sempre meno a una hero, e sapeva bene che disparità di forza ci fosse tra loro, ma non poteva immaginarsi che ci fossero così tanti villans tra le schiere del padre, o chiunque altro ci fosse stato dietro.
Reiko si era ritrovata a fissare un punto vuoto dell’aula, mentre le mani, appoggiate sul banco di fronte al suo petto, si contorcevano involontariamente, presa da una sorta di tic nervoso.

“Basta chiacchiere, sedetevi” la voce atona di Aizawa piombò in aula, mettendo fine ai vari discorsi degli studenti.

Bakugou, seduto alla destra di Reiko, si era ritrovato a scrutare l’insolita ragazza, sempre pronta ad attaccare briga e ad urlare, ma che ora era stranamente zitta e cupa. Era strano come, a differenza di tutti, l’unico che si era accorto della sua irrequietezza fosse proprio lui.
Katsuki non aveva mai avuto grossi discorsi con Reiko, sembrava impossibile parlarle senza essere insultato e, dal canto suo, non aveva fatto di meglio per interagire con lei. Ma in quel poco tempo aveva imparato a conoscerla, indirettamente almeno, scoprendola tanto arrogante e determinata quanto emotivamente fragile quanto un filo di erba. Non riusciva a comprendere i motivi del perché Reiko fosse così, non le aveva mai parlato, ma gli avvenimenti alla USJ gli avevano fatto accendere una lampadina nella testa.
Dopo lo scontro tra All Might e il Noumu, lo strano tizio con la mano sul viso, Tomura, le aveva rivolto la parola, quasi come se i due si conoscessero da tempo, rivelando a tutti che Akira, chiunque egli fosse, le porgeva i suoi saluti. Katsuki era un attaccabrighe, scorbutico, arrogante, violento, e molte altre cose, ma era dannatamente intelligente, tanto da capire, con una certa sicurezza, che Reiko aveva avuto dei precedenti con qualche organizzazione di Villans.

“C..che vuoi?” sbottò lei non appena si accorse, con la coda dell’occhio, che Katsuki la stava osservando. Un leggero alone rosso le comparve sulle gote, imbarazzata per essersi fatta beccare mentre era persa nei suoi pensieri e per non essersi accorta che proprio lui la stava fissando.

“Non ti starò a spiegare la lezione se te la perdi a pensare a stronzate” disse con voce graffiante, mentre si girava a guardare il professore Aizawa per la lezione.

Lui aveva capito. Aveva capito che c’era qualcosa di diverso, qualcosa che la stava logorando dentro: a quel dannatissimo ragazzo non sfuggiva mai nulla. Mai.

 
“Pff..” le rispose lei, con tanto di linguaccia, mentre apriva il suo quaderno per prendere appunti sulla lezione.


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Alla mensa scolastica, tra il casino generale dei vari studenti, c’era la fila per passare a prendere il proprio bento da portare al parco Ueno per l’Hanami. La mensa era abbastanza grande per tutti gli studenti e la fila per prendere il cibo era piuttosto scorrevole e ordinata. Gli studenti erano già vestiti nei loro abiti tradizionali giapponesi, pronti per dirigersi al parco una volta preso il cibo.
Eraser Head, decisamente imbronciato e scocciato allo stesso tempo, vestito con i suoi soliti abiti neri, aspettava gli studenti della 1-A fuori dalla mensa, per percorrere assieme a loro il tragitto verso Ueno. Dopo tutto erano ancora ore di lezione, quindi non poteva permettersi che la sua classe, già abbastanza agitata e scalmanata, scorrazzasse disordinata e senza freni per le strade di Tokyo.

“Come è virile il tuo yukata!” strepitò Kirishima verso Bakugou mentre serrava il pugno della mano destra e mostrava un bicipite.

Bakugou per tutta risposta si limitò a fissarlo di sbieco, alquanto imbronciato per essere stato costretto ad uscire conciato in quel modo.

“Muoviamoci” disse Aizawa trascinandosi fuori dal cancello della U.A.

Gli studenti della 1-A si ritrovarono quindi a percorrere le strade di Taito, un quartiere di Tokyo dove appunto ospitava il parco più antico della capitale, mentre Aizawa li scrutava in fondo al gruppo per tenerli il più possibile a bada.
Per le strade c’era parecchio fermento, segno evidente che l’Hanami era una festa molto sentita in Giappone; i marciapiedi brulicavano di persone, molti erano vestiti con abiti tradizionali, altri in giacca e cravatta, pronti a fare un salto all’Hanami nella pausa di pranzo. Nonostante il caos, la circolazione era ordinata e il quartiere pullulava di poliziotti e di pro hero pronti a prestare soccorso a chi ne aveva più bisogno.
Ben presto arrivarono all’ingresso del parco di Ueno, già pieno zeppo di gente seduta nell’erba. Il parco era molto grande, talmente tanto da ospitare un grosso lago, diversi musei, bancherelle in ogni angolo e addirittura uno zoo. Insomma, c’erano tante attività da poter fare e, sicuramente, quel pomeriggio gli studenti della 1-A non lo avrebbero passato ad annoiarsi.
Il professor Aizawa, in accordo con altri professori, decise di entrare a Ueno dalla parte del lago, per permettere agli studenti di poter pranzare in riva al lago seduti sotto agli alberi di ciliegio. Il lago, infatti, era circondato da una stradina cementata addobbata di fiori di ciliegio rosa, posti in ordinati e puliti prati e accompagnati da delle panchine in legno.

“Mettiamoci qui ragazze!” trillò Kokoro mentre indicava una zona libera sotto un grosso ciliegio.

Reiko e Atsuko la seguirono senza fiatare, effettivamente il posto che aveva scelto era perfetto. Erano posizionati in un punto tale da avere abbastanza spazio per poter stendere il telo per tre persone.

“Se posizioniamo il telo qui abbiamo abbastanza spazio per tutti, siamo vicini il giusto al lago, non c’è troppo solo né troppa ombra…”

In lontananza un Iida super motivato coordinava le azioni di alcuni studenti per cercare la giusta posizione dover poter pranzare. Midoriya, Ochaco e Tsuyu stavano posizionando il telo proprio dove Iida aveva calcato come “il posto migliore”.

“Che cazzo ne me frega!” sbraito Bakugo infischiandosene dei consigli di Iida, mentre lanciava il suo telo con irruenza per terra, facendo allontanare una coppia di ragazzi, evidentemente turbati dal comportamento del ragazzo.
Kirishima, Ashido, Kaminari e Sero si sedettero assieme a Katsuki, nonostante gli insulti di quest’ultimo.

Chi più e chi meno avevano trovato tutti il loro posto al parco di Ueno. Senza troppi indugi, coccolati dai raggi solari e da una brezza piacevole, iniziarono a mangiare i loro bento, che la scuola aveva preparato con tanta cura per tutti gli studenti della U.A.

 
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“Chi è Akira?” chiese Atsuko, diretta come sempre, facendo andare di traverso un pezzo di pollo a Reiko.

Effettivamente quel nome aveva attirato non poche curiosità, specialmente in Kokoro e Atsuko. Fino a quel giorno, nessuno aveva avuto il coraggio di chiederglielo veramente, e forse Reiko era anche stata grata per averle lasciato un momento di tregua. Quella tregua però sembrava essere finita. Atsuko la stava scrutando con i suoi occhi scuri, quasi come se stesse cercando di analizzare la sua espressione per arrivare alla risposta ancora prima che Reiko gliela dicesse.

“Se non vuoi parlarne, non devi” intervenne Kokoro. Aveva capito che quello era un tasto delicato e lei lo sapeva bene, dato che gli avvenimenti alla USJ l’avevano vista coinvolta in prima persona.

“Non è il discorso in sé che è un problema” disse Reiko mentre finiva di masticare il cibo. Si rabbuiò di colpo, preoccupata, nascondendo per qualche secondo la sua solita aria sfacciata.

“No, certo che non lo è. Posso capirti. Anche solo a pensare a mio fratello, Taro, mi viene un nodo alla gola...” disse Kokoro, rattristendosi al solo pensiero di cosa era successo pochi giorni prima.

“Capisco che è un discorso difficile, per entrambe -  si intromise Atsuko - Ma per esperienza personale, bè, tenersi tutto dentro è uno schifo” concluse poi, lasciando letteralmente a bocca aperta sia Kokoro che Reiko.
“Akira è..mio padre”

“T..tuo padre è un villan?!” sbottò Kokoro strabuzzando gli occhi per lo stupore. Persino Atsuko sembrò stupita da quella affermazione, non aveva preso in considerazione che Akira potesse proprio essere un famigliare così vicino a Reiko.

“Che famiglia di merda” concluse Reiko fissando Kokoro. Da questo punto di vista, le due ragazze si trovavano in una posizione molto vicina.

“Il fratello ritrovato di Kokoro è un villan e persino tuo padre - disse Atsuko pensosa - Sono nella stessa organizzazione?” chiese poi, anche se era più una domanda rivolta a sé stessa che a loro.

“Che cazzo fai? Investighi?” sbottò Reiko roteando gli occhi al cielo.

“Io..io non sapevo dell’esistenza di Taro. Si è presentato a me qualche giorno prima della comparsa dei super cattivi alla USJ -  disse tutto a d’un fiato, come se avesse trovato la forza per affrontare di nuovo quel delicato argomento - I miei genitori me lo hanno tenuto nascosto, ora dormo a casa di Katsuro... non riesco a perdonarli” una lacrima le scese dalla guancia.

“Perché ti hanno nascosto del fratello?” chiese a quel punto Reiko.

“Ho trovato delle foto e i referti di una struttura particolare, sembra che abbia perso il controllo dei suoi poteri e mi abbia attaccata da piccola, ferendomi gravemente e facendomi finire all’ospedale. I miei genitori lo hanno rinchiuso in una specie di clinica riabilitativa, e lo hanno lasciato lì a marcire”

“Quindi cosa sta cercando Taro? Vendetta per averlo rinchiuso in un manicomio?” chiese Atsuko.

“Si, penso di sì’ - rispose Kokoro mentre un brivido le percorreva la schiena - Deve aver preso molto male che nessuno si ricordasse di lui. Io non sapevo della sua esistenza, penso sia cresciuto pieno di rancore e odio verso me. Insomma... è stato allontanato dalla famiglia, mentre io sono cresciuta con loro... felice...” disse con voce tremante, mentre i sensi di colpa le attanagliavano il cuore.

“Voleva ucciderti - sbottò Reiko improvvisamente - Non dovresti paragonarti a lui, cazzo”

 “Quindi tra le file di quel Shigaraki c’è Taro, ma..Akira? Che ruolo ha in tutto questo? Non è comparso alla USJ” disse quindi Atsuko, mentre cercava di fare il punto della situazione.

“Non vuoi proprio mollare tu, eh - soffiò Reiko a denti stretti - Che diavolo ne so di cosa ha intenzione di fare quel coglione” concluse riprendendo a mangiare.

“Ormai sei qui, non puoi scappare” disse Atsuko, guardando prima Reiko e poi Kokoro e facendole capire che anche lei doveva prendere come esempio l’amica e parlare.

“Fanculo a tutte e due- ringhiò lei - Ma visto che rompete le palle...” sospirò, addolcendo per qualche istante i tratti tesi del suo viso.

“Akira era un hero, prima che nascessi, ma la competizione con gli altri hero che gli stavano al di sopra lo hanno logorato a tal punto da passare dalla parte dei villan. Mia madre ha provato a fargli cambiare idea, ma è stata uccisa da lui stesso e, come se non bastasse, lo stronzo infame, mi ha rapito e mi ha fatto crescere con quei quattro supersfigati” disse senza mezzi termini, come al suo solito. “Quando ho scoperto quello che aveva fatto a mia madre, che purtroppo non ho mai conosciuto, mi sono incazzata, mi sono incazzata talmente tanto che l’ho attaccato. Questo è il risultato di quello che mi ha fatto per essermi messa contro di lui - tolse una parte della benda che aveva sul braccio, mostrando le cicatrici che le aveva inferto il padre - Dopo qualche giorno sono scappata e ho trovato rifugio a Tokyo, dove mi hanno trovato una sistemazione” proseguì mentre guardava il lago, in cerca di qualche ricordo lontano.

“Odia All Might, ovviamente. Penso che dietro a Shigaraki ci sia qualcun altro e che Akira sia proprio al servizio di quest’ultimo. Non so chi sia, da piccola non ho avuto modo di conoscerlo” concluse infine.

“È terribile, io non pensavo che un padre... potesse fare una cosa del genere alla propria figlia” disse Kokoro con gli occhi lucidi.

“E’ proprio per questo che ha vita breve. Lo ucciderò con le mie stesse mani” concluse Reiko, tornando a mangiare il suo bento come se quella frase fosse la cosa più normale del mondo. Atsuko e Kokoro si guardarono di sbieco, evidentemente turbate da quella frase, ma preferirono rimandare quel discorso in un’altra sede e, soprattutto, senza Reiko.

“Capisco. Quindi Taro e Shigaraki sono al servizio di un altro, qualcuno con cui Akira è a stretto contatto” analizzò Atsuko, cercando di distogliere tutte da quella frase di Reiko.

“Non prevedo nulla di buono...” mugugnò Kokoro, mentre importunava con una bacchetta di legno un tenero wustel a forma di polipo dentro al suo bento.

 
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Era passata già un’oretta buona da quando la 1-A si era seduta sotto gli alberi di ciliegio per godersi l’Hanami. Atsuko stava scarabocchiando qualcosa su un quadernino, non si capiva se era un disegno o qualche sua strana mappa riguardante i discorsi di prima, Kokoro stava leggendo un manga, l’ultimo uscito di quella interminabile ed avvincente saga, mentre Reiko schiacciava un pisolino distesa con la pancia in sù e il viso rivolto verso il sole.

“Buongiorno ragazze!”

Una voce maschile, decisamente fin troppo famigliare, attirò l’attenzione di Kokoro e Atsuko, facendole voltare verso la zona pedonale che costeggiava il lago.

“Katsuro!” pigolò Kokoro.

“Oh, Moyashimasu senpai, buongiorno” salutò Atsuko con un lieve cenno del capo.

“Non vi dispiace se ve la rubo per un po’?” chiese a quel punto il ragazzo del terzo anno, facendo un occhiolino furbo in direzione di Kokoro.

“Aspetta che avvis..” Kokoro venne subito interrotta da Atsuko.

“Meglio di no, sai com’è, probabilmente se la svegliassi inizierebbe a urlare contro al senpai” disse Atsuko, immaginando già la reazione di Reiko alla vista di Katsuro. “Divertitevi pure” concluse poi abbozzando un lieve sorriso.

“Allora va bene - ridacchio divertita - Ci vediamo dopo!”
 



Kokoro e Katsuro si allontanarono dalla “zona della 1-A”, incamminandosi lungo la stradina che costeggiava il lago. I ciliegi sembravano aver tinto le acque verdi del lago con delle sfumature rosa, decisamente più evidenti vicino ai margini del lago, proprio dove le cime dei ciliegi si specchiavano dentro di esso.
Il parco di ueno brulicava di persone, al suo interno erano state allestite delle bancarelle di cibo e di gadget vari, specialmente vicino al santuario shintoista.

“Pensavo di fare un giro su uno di quelli” propose Katsuro mentre indicava dei pedalò attraccati a riva.

“Che carini! Sarebbe fantastico” disse Kokoro mentre sceglieva un pedalò color rosa.

I pedalò in questione avevano una forma a cigno di diversi colori, disponevano di due posti con altrettanti pedali per muovere il mezzo, nel lato di destra c’era un manubrio, simile a quello di un auto, che doveva essere utilizzato per controllare i movimenti del mezzo. Era quindi un’alternativa carina per guardare il parco da una prospettiva diversa e, perché no, anche un modo romantico per portare la propria ragazza a fare un giro.

“Ci sarà da faticare se vogliamo girare tutto il lago, quindi non barare” scherzò Katsuro.

“Ehhh? Io pensavo di farmi un bel riposino invece” ribatté Kokoro ridacchiando.

Katsuro si mise dalla parte del volante e insieme iniziarono a pedalare per raggiungere il centro del lago.

“So che non è stato facile per te in questi giorni” disse improvvisamente il giovane.

Non voleva aprire quel discorso, non dopo tutto quello che era successo. L’aveva portata su quel pedalò per distrarla e, soprattutto, per passare un po’ di tempo con lei, ma prima di farle trascorrere qualche momento di relax, voleva precisare alcune cose.

“Non mi aspettavo che venisse alla USJ e nemmeno che avrebbe coinvolto Reiko e Atsuko…insomma, era già un casino così la situazione, non ci voleva pure questo” rispose sospirando.

“Non ti nascondo che mi è salita la rabbia quando mi hai detto quello che era successo. Ti ho promesso che ti avrei protetta. Ma, devo essere sincero, ero convito, e sono convito tutt’ora, delle tue capacità, quindi in fondo al mio cuore sapevo che stavi bene”

“Non ero sola, certo, ma i tuoi allenamenti mi sono serviti parecchio. Senza di te non so ora come sarei..” arrossì lievemente, ricordando per qualche secondo la prima volta che aveva incontrato Katsuro.

“Tu non sarai mai sola Kokoro, io sarò sempre vicino a te. Affronteremo qualsiasi problema” strinse leggermente la presa sul volante, poi si voltò a guardare negli occhi la sua amata.

“Grazie Katsuro” la ragazza sorrise dolcemente, concludendo quel discorso con un tenero bacio sulle labbra di Katsuro.
 


 
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“Direi che ci siamo tutti, perfetto, possiamo andare” disse Yaoyorozu mentre consultava la cartina di Ueno per cercare la strada del museo.

Todoroki, Ojiro, Yaoyorozu, Jiro e Tokoyami erano quindi pronti per passare il loro pomeriggio al museo della scienza e della naatura situato proprio dentro a Ueno.
 



Aoyama, Hagakure, Koda, Sato e Shoji avevano invece in programma di andare alle bancarelle vicino al santuario per prendere qualche dolce da mangiare e poi di dirigersi allo zoo di Ueno.
 



Reiko, che si era finalmente svegliata, e Atsuko, si diressero verso un gruppetto della 1-A che era intento a parlare tra di loro con un tono alquanto alto e allegro. Intorno ad un telo color azzurro vi erano: Kirishima, Bakugou, Mineta, Kaminari, Ashido, Sero, Iida, Midoriya, Ochaco e Tsuyu.

“Sarà una gara piena di testosterone” gridò Kirishima.

“Ehh? Stai dicendo che noi ragazze non possiamo partecipare?” chiese un Ashido decisamente contrariata da quella scelta.

In breve, Kirishima aveva proposto una gara con i pedalò a forma di cigno con i ragazzi, per vedere chi fosse il più forte nella resistenza fisica, dato che fuori dalle Yuuei non gli era permesso utilizzare i loro quirk. Ashido si era subito impettita, sostenendo che anche le ragazze potevano competere con i maschi e che, addirittura, potevano persino batterli. Alla fine di tutto il discorso si era arrivati ad una conclusione più semplice: avrebbero gareggiato tutti ma a coppie.

“State facendo una gara e non ci invitate? Sento puzza di paura” sbraitò Reiko mentre, a passo svelto e con il volto sdegnato, si avvicinava al gruppo seguita da Atsuko.

“Tks, mancavi solo tu a completare il quartetto degli sfigati” soffiò Bakugou, posto qualche passo più in là rispetto al gruppo, giusto per sottolineare che non c’entrava nulla con il gruppo degli sfigati.

“Puntaspilli del cazzo” eruppe Reiko iniziando a litigare con il biondo in questione a lato del gruppo.

“Ragazzi, perché non rendiamo le cose più interessanti? - chiese a quel punto Mineta, mentre osservava le ragazze con gli occhi ridotti a due fessure e una certa bava dalla bocca - chi vince sceglierà la penitenza degli ultimi due gruppi arrivati” concluse strofinandosi le mani con fare alquanto molesto.

“Non mi piace la tua faccia Mineta” disse Atsuko guardandolo di sbieco.

“La vedo male” gracchiò Tusyu.

“Perché no” si intromise Mina alquanto divertita da quella proposta. Certo, Mineta aveva altre intenzioni, ma chiunque avesse vinto avrebbe avuto un bel divertimento e lei adorava quel genere di cose.

“Accetto, purché ci siano dei limiti a quello che si potrà obbligare a fare a chi perde” intervenne Iida, giusto per tutelare le ragazze dalle idee, sicuramente perverse, di Mineta.

“N..non saremo fastidio agli altri pedalò?” chiese timidamente Midoriya.

“Deku di merda, stai cercando scuse per scappare, hai paura di perdere per caso?” si intromise Bakugou.

“Non litigate ancor prima di sapere chi vincerà” li stuzzicò Atsuko con i suoi soliti modi di fare pacati.

Il gruppo decise di acconsentire a quella proposta, che rendeva la sfida ancora più interessante e avvincente. Si avviarono quindi nel luogo in cui noleggiavano i pedalò, mentre discutevano sui vari gruppi che avrebbero gareggiato.

 “La gara si svolgerà così: partiremo tutti da quel punto de lago e, al mio segnale, la gara inizierà. Vince chi arriva per primo dall’altra sponda del lago, gli ultimi due gruppi che arrivano pagheranno la penitenza decisa dalla prima squadra vincitrice” disse Iida sistemandosi gli occhiali da vista.


 
Gruppo 1 Eijiro Kirishima Katsuki Bakugou
Gruppo 2 Atsuko Katsuo Reiko Kobayashi
Gruppo 3 Hanta Sero Mina Ashido
Gruppo 4 Tsuyu Asui Ochaco Uraraka
Gruppo 5 Tenya Iida Izuku Midoriya
Gruppo 6 Minoru Mineta Denki Kaminari
 
 
I sei cigni, contrassegnati, da dei numeri, si allinearono. Kirishima, Atsuko, Sero, Tsuyu, Tenya e Kaminari erano al manubrio, mentre gli altri dei rispettivi gruppi erano accanto a loro.

“1..2..3..VIA” urlò Iida dando inizio alla gara di velocità.

Kirishima/Bakugo erano in prima posizione, seguiti da Midoriya/Tenya e da Atsuko/Reiko. Sorprendentemente dietro a quei tre cigni c’erano Mineta/Kaminari, che stavano, imprudentemente, spendendo gran parte delle energie per raggiungerli.

“GIRA PRIMA” ringhiò Bakugo, mentre con una mano prendeva il controllo del volante e sterzava bruscamente per evitare un altro cigno con a bordo una mamma e suo figlio.

“Non credevo ci mettessero così tanto a svoltare” disse Kirishima mentre cercava di difendersi con un braccio dai ceffoni che gli stava mollando Bakugou: voleva vincere, era ovvio.

“LA GERARCHIA SI RIBALTERA’” urlò Mineta, in preda a una risata spasmodica. Il loro cigno aveva raggiunto il Atsuko/Reiko e Midoriya/Tenya.

“M..mineta non arriveremo alla fine se pedaliamo così” brontolò Kaminari al volante.

“Io voglio vedere questo cazzo di aborto piumato al primo posto - urlò Reiko puntando un dito davanti a sé, indicando Bakugo e Kirishima, poco più avanti di loro - raggiungiamoli e speroniamoli” concluse infine.

“Anche no, va contro le regole” ribatté Atsuko. Il loro mezzo prese a zigzagare a causa di una Reiko, fin troppo competitiva, che prese il volante per portare il cigno dietro Bakugo/Kirishima per speronarli, mentre Atsuko cercava di predominare sul volante per spingerlo di lato.

“E’ contro il regolamento!” ripeté Iida poco più indietro di loro.

A quel punto arrivarono Ashido/Sero, che piano piano avevano preso velocità, portandosi accanto a Iida/ Midoriya. Mentre Ochaco e Tsuyu arrancavano un po’ dietro a tutti, anche se la loro velocità era costante.
“Sero più veloce” piagnucolò Mina.

“Più veloce di così non posso” rispose lui.

Bakugo/Kirishima si ritrovarono affiancati da Mineta/Kaminari: a quanto pareva l’ostinazione di Mineta si stava rivelano vincente, forse.

“PLUS ULTRA” gridò Mineta con il sangue che gli colava dal naso, in preda a qualche visione perversa.

Visione che, purtroppo per loro, finì quando Bakugou, che aveva preso di nuovo il comando del volante, sterzò velocemente contro il loro cigno, facendoli sbandare di lato e andando a sbattere contro il cigno di una giovane coppia che stava amoreggiando pacificamente in mezzo al lago.

“Fottiti Mineta” gridò Reiko mentre il loro cigno sfrecciava velocemente a lato della stessa imbarcazione che Mineta/Kaminari avevano tamponato, schizzando un po’ di acqua sui due piccioncini.

“Ma che diavolo..” imprecò Katsuro.

“Ma quella era Reiko - disse Kokoro mentre strabuzzava gli occhi - Mineta? Kaminari? Ma che diavolo state facen…” la giovane non finì di parlare che Katsuro, capita la situazione, iniziò a pedalare come un forsennato per raggiungere il cigno di Reiko/Atsuko.

“PEDALA” urlò Katsuro a Kokoro.

Kaminari/Mineta ripresero la corsa, anche se ora si ritrovavano in ultima posizione con Ochaco/Tsuyu, ancora piene di energia anche se non avevano avanzato di posizione.
Reiko/Atsuko avevano ripreso la loro corsa in linea retta, anche se l’idea di tamponare Kirishima/Bakugou non era svanita. Iida/Midoriya arrivarono alla pari di Atsuko/Reiko, portandosi quindi entrambi i gruppi al secondo posto.
Katsuro/Kokoro, che ormai avevano acquistato velocità ed erano pieni di energie, affiancarono la cignomobile di Reiko/Atsuko.

“Adoro le sfide” disse Katsuro ridendo selvaggiamente.

“Ma voi non riuscite mai a stare tranquilli” disse Kokoro ridendo all’unisono assieme al suo fidanzato.

“Tu” sibilò Reiko verso Katsuro, prendendo improvvisamente il volante per sterzare contro il loro cigno e farli andare fuori rotta. La velocità di Katsuro/Kokoro permise a loro di eseguire un ulteriore sterzata per riportarsi di nuovo affianco a loro senza sbandare troppo.

“Giochi sporco shunko wannabe” disse il ragazzo del terzo anno, mentre Kokoro era in preda alle risate.

“Ma come cazzo parli - ringhiò Reiko pedalando ancora più veloce - Atsuko P-E-D-A-L-A” le tamburellò la testa con una mano.

“Sei dannatamente impossibile Reiko-chan” ribatté Atsuko scrutandola impassibile mentre aumentava la velocità.

Ashido/Sero ultimi assieme a Ochaco/Tsuyu e Kaminari/Mineta, non sembravano per nulla contenti di quella posizione, d'altronde non mancava molto per arrivare ultimi e beccarsi la penitenza.

“Se usassi un po’ di acido per bucare il cigno di Tsuyu..” ridacchiò sommersamene Mina con una mano portata davanti alla bocca.

“Non ci provare” la riproverò Sero.

“Eddaiiii”

A quel punto Mina, seriamente intenzionata a vincere, iniziò a secernere un po’ di acido dalla mano, con l’intenzione di utilizzarlo contro gli altri due cigni all’ultimo posto.

“Non farlo Ashido” gridò Sero mentre lasciava il volante per bloccare le mani della sua compagna. Il veleno però, che ormai era stato prodotto, andò a finire inesorabilmente sui pedali di Mina, rendendoli letteralmente in poltiglia. A quanto pareva, per quel gruppo, la gara sembrava essere terminata.

“Ahhh guarda cosa hai fatto! Non riusciremo mai a vincere con un solo paio di pedali” piagnucolò lei rassegnandosi alla triste realtà.

“Chi va piano va sano e va lontano Ochaco-chan” gracchiò Tsuyu, per nulla preoccupata della gara, anzi, forse era l’unica che stava prendendo la gara per quello che era: puro divertimento. A fianco a Tsuyu, c’era una motivata Ochaco, ancora piena di energie e pronta a sorpassare Mineta/Kaminari.

“Pedala Kaminari” Mineta sembrava disperato, tutti i suoi sogni perversi stavano sfumando piano piano.

“Sono stanchissimo..” borbottò il biondo, ormai arrivato al limite delle energie.

Tsuyu/Ochaco sorpassarono Mineta/Kaminari, aggiudicandosi la salvezza dalla penitenza.
Il traguardo era ormai vicino e il primo posto se lo stavano contendendo ben 4 squadre, una di queste si era aggiunta poco prima per puro scopo ricreativo.

“A..attento Iida” gridò Midoriya, sterzando bruscamente per evitare di colpire una coppia di cigni che stava beatamente mangiando un po’ di alghe depositatesi in superficie. A causa di quella sterzata, il gruppo perse leggermente velocità, trovandosi poco dietro ad Atsuko/Reiko e a Katsuro/Kokoro. Al primo posto vi erano sempre Kirishima/Bakugou, ancora incredibilmente pieni di energie, specialmente Katsuki, intento ancora ad urlare a Kirishima di andare più veloce.

La meta era quasi vicina, il pontile di legno, che veniva utilizzato per far sostare i pedalò, sembrava libero, segno che tutti i mezzi acquatici erano dentro al lago.

“Non conviene andare così veloci, rischiamo di schiantarci” disse Katsuro saggiamente, facendo rallentare il mezzo con la sola forza di inerzia.

Midoriya/Iida si accostarono a Kokoro/Katsuro, ormai non avevano vinto, ma avevano pensato bene anche loro di fermarsi prima e di non arrivare troppo veloci al pontile.

“Ci siamo quasi - disse Kirishima, voltandosi dietro per controllare la situazione - abbiamo vinto” gongolò orgoglioso della sua prestazione fisica. Poco prima di arrivare a destinazione, entrambe i ragazzi smisero di pedale, visto e considerata la loro velocità e l’assenza di freni.

“Hei Reiko-chan, non andare così veloce”  disse un Atsuko incredibilmente bianca in volto per aver scoperto cosa stava per accadere. Si maledisse diverse volte per essersi fatta trascinare da Reiko in quella situazione, senza aver valutato prima cosa stavano per fare. La ragazza dai capelli rossi infatti, presa dalla competizione, aveva attivato il suo quirk sulle gambe, per stimolare le cellule del suo corpo e farle muovere velocemente, dando al loro mezzo un’insolita velocità.

“Non hanno i freni?” chiese infine Reiko, ritrovandosi davanti alla cruda realtà.

“A..aspetta” urlò Kirishima.

La velocità del pedalò non riuscì a scemare in tempo e il loro cigno si ritrovò ad andare a tamponare il cigno fermo di Kirishima/Bakugo, sbalzandole in avanti proprio contro i ragazzi e facendoli finire tutti e quattro in acqua
“AHAHAHAHAH” Kokoro scoppiò a ridere talmente tanto da piangere. Katsuro invece non riusciva a credere a quello che aveva visto: la determinazione così dannatamente folle di Reiko lo lasciava stupito, non sempre positivamente.

“Reiko-chan, non erano permesse queste cose” intervenne Iida che, dal suo cigno, puntava con fermezza la ragazza che aveva trasgredito alle regole.

“TI AMMAZZO” ringhiò Bakugou mentre nuotava verso Reiko per, probabilmente, annegarla.

“Almeno li abbiamo speronati” scoppiò a ridere Reiko, lasciando stupiti Kirishima e  Atsuko. Era forse la prima volta che vedevano ridere quella ragazza, una risata sincera, divertita.

“Non ci voglio credere, lo ha detto sul serio” disse Atsuko, mentre si toglieva una ranocchia dalla testa.

“Un tamponamento virile” continuò Kirishima, incitando le cattive azioni di Reiko come se nulla fosse.

“Non lodarla” disse Atsuko scuotendo la testa sconvolta.

“Ci avete bagnato quando ci siete passati vicino - disse Kokoro, che ormai aveva preso fiato dalle risate -ma…penso che questo finale mi piace ancora di più di quello che avevo pensato” continuò lei riprendendo a ridere.

“Occhio per occhio - disse Katsuro - dente per dente” concluse Kokoro.
 

Ochaco/Tsuyu arrivarono al traguardo, entrambe contente per non essere arrivate ultime. Probabilmente, se avessero usato la strategia di Mineta/Kaminari, anche loro sarebbero arrivate ultime. La loro strategia si era rivelata insolitamente vincente.

“L..lasciami” disse Reiko tra una risata e una sputata di acqua poco prima di ritrovarsi sott’acqua, mentre un Bakugou incazzato al cubo cercava di annegarla.

“MUORI” le urlò lui di rimando.

Nel dubbio, un Iida preoccupato si diresse pedalando verso i due giovani, per fare da arbitro e per evitare che Katsuki annegasse sul serio la sua compagna di classe.
Ashido/Sero arrivarono assieme a Mineta/Kaminari, segnando finalmente la fine della competizione e dei perdenti.

“P…lus…u..ltra..” gemette Mineta a causa del dolore alle gambe.

“Abbiamo persoooo” brontolò Ashido mentre si stravaccava sul seggiolino del pedalò distrutta per la competizione.
 

 
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La gara di velocità era finita, ma gli studenti della 1-A non sapevano cosa, anzi, chi, li stava aspettando alla fine del molo di legno.
Il quartetto finito in acqua risalì sul molo assieme agli altri compagni e poi tutti si incamminarono lungo di esso per arrivare sulla stradina cementata, vicino ad un baracchino in legno adibito alla prenotazione dei pedalò a forma di cigno. Esattamente di fronte a quel baracchino, con le braccia conserte, lo sguardo puntato sul gruppetto di studenti e un paio di sopracciglia aggrottate, c’era EraserHead ad attenderli.

“Siete tutti in punizione” sibilò il professore, che ovviamente non ammetteva nessun tipo di replica o commento alla sua frase.

Il problema era nato quando, in preda alla competizione, gli studenti avevano completamente ignorato la presenza di altre persone all’interno del lago, rischiando di importunare o far cadere in acqua qualcuno. Ad aggravare ancora di più la situazione, erano ovviamente i cigni di Atsuko/Reiko e di Bakugo/Kirishima, che erano stati danneggiati a causa del tamponamento delle ragazze contro il mezzo dei ragazzi.
A quanto pareva, la famosa penitenza, l’avrebbero scontata tutti, ad eccezione di Katsuro ovviamente, che non faceva parte di quella classe e che non era sotto la tutela di Aizawa. Katsuro salutò con un cenno della mano i ragazzi della 1-A e poi si diresse nella zona in cui vi erano gli studenti del terzo anno.
 

Gli studenti della Yuuei tornarono nelle rispettive case, fuorché il gruppetto che era stato messo in punizione da Eraserhead, perché si sarebbe diretto alla scuola per scontare la loro punizione.

“Pulite tutte le aule e i corridoi, entro domani. Se le aule non brilleranno, vi espellerò dalla scuola” sentenziò Aizawa, indicando con l’indice i secchi dell’acqua e tutto il relativo materiale che avrebbero dovuto usare per ripulire la scuola.

“Dividiamoci le aule, non ha senso stare a pulire un’unica aula tutti insieme” brontolò Iida, decisamente amareggiato per essersi fatto trascinare in quell’avventura e aver trasgredito le regole.

“Sarà come allenarsi” gridò Kirishima, che cercava di vedere il positivo in ogni cosa.

“Sei stranamente tranquilla Reiko-chan” chiese Atsuko.

“Ce la siamo cercata” risposte lei mentre si caricava uno scopettone in spalla assieme al secchio dell’acqua.

“E’ durato così poco il divertimento uff, potevo prendermi la metà della punizione” piagnucolò Kokoro, che in fin dei conti si era ritrovata letteralmente in mezzo a quella competizione, trascinata in parte dalla smania di vincere di Katsuro.

“Mettiamocela tutta Kokoro-chan” gridò Ochaco, alzando un pugno in aria per motivare ancora di più la sua amica.

La pulizia delle varie aule portò via davvero tanto tempo ai ragazzi, tant’è che si ritrovarono a tornare a casa dopo mezzanotte inoltrata, buttandosi esausti a letto in vista di una nuova giornata alla Yueei. Eraserhead non li cacciò dalla scuola, anche se era mancato davvero poco visto i casini che avevano combinato.
 













♚Angolo autrici! ♚
Come va? E' un po' in ritardo il capitolo, ma purtroppo a causa di vari impegni è difficile coordinarsi e mettere una data precisa di pubblicazione!
Come trovate questo capitolo? Già, non è un capitolo canon, non compare nel manga/anime ed è stato inventato completamente da noi. E' ambientato dopo l'attacco alla USJ, come si capisce dal testo ed è una sorta di capitolo, non esattamente diverso e a caso, ma è servito per far avvicinare le tre ragazze. 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 – Inizia il Festival Sportivo! ***


Capitolo 6 – Inizia il Festival Sportivo!





I'm just the boy inside the man, not exactly who you think I am
Trying to trace my steps back here again, so many times
I'm just a speck inside your head, you came and made me who I am
I remember where it all began, so clearly
 [Be Somebody - Thousand Foot Krutch]

 




 

Il giorno del festival sportivo era finalmente giunto. Era un giorno decisamente importante, poiché gli studenti della Yuuei non dovevano solo primeggiare nelle attività fisiche, dovevano mettersi in mostra ai migliori eroi professionisti. Eh sì, perché il festival sportivo serviva proprio per attirare su di sé le attenzioni dei professionisti e aggiudicarsi un posto come tirocinante tra le loro fila, acquistando fama ed esperienza. Inoltre, a complicare ancora di più la cosa, c’era il fatto che l’evento si sarebbe tenuto una sola volta all’anno, di conseguenza, chi voleva accaparrarsi un posto tra i migliori, aveva solo tre anni di tempo per farlo, ovvero i tre anni scolastici della scuola per diventare eroi. Tre possibilità e basta.
“Se volete diventare supereroi è un evento che non potete perdere assolutamente. Se è questo che volete, non battete la fiacca!”
Questa frase era stata detta dal loro professore, Aizawa Shouta, qualche giorno prima che iniziasse l’evento sportivo ed era rimasta impressa nell’animo degli studenti della 1-A. Insomma, era un evento troppo importante da perdere, un ostacolo da affrontare con unghie e denti per mettersi sotto i riflettori e brillare.
 
 
Il luogo dove si sarebbe tenuto il festival era un’enorme arena circolare, dotata di tribune che si distribuivano intorno ad un campo altrettanto enorme in erba e cemento, al di sopra di esse vi erano posizionati diversi schermi piatti, utili per vedere gli scontri in maniera più ravvicinata. All’esterno l’arena era circondata da bancarelle di ogni tipo, da quelle che vendevano cibo, a quelle più strane che vendevano maschere di carta di eroi famosi. La zona brulicava di persone e, ovviamente, di eroi, chi occupato nella vigilanza e chi si dirigeva verso le tribune per godersi gli scontri.
Gli studenti della 1-A si trovavano dentro agli spogliatoi dei partecipanti, già pronti con le loro divise tipiche della Yuuei. C’era abbastanza movimento nella 1-A, l’emozione e l’adrenalina stavano ribollendo nel corpo e nello spirito degli studenti, dandogli la giusta carica per affrontare una nuova sfida.

“Non li conosco, ma quelli della C mi stanno davvero sul cazzo” sbottò Reiko mentre si sedeva su una seggiolina di metallo con un dito intrecciato in una ciocca di capelli.

“Io penso che…bè, si sentano solo in competizione con noi” rispose Kokoro, giustificando in parte il comportamento della C.

“La popolarità è anche questo” concluse Atsuko.

Pochi giorni prima del festival, alcuni alunni della C, si erano piazzati davanti all’aula della A incuriositi dagli ultimi avvenimenti della USJ. Tra gli studenti della C, quello che aveva lanciato il guanto di sfida, era stato proprio un giovane dai capelli viola, un certo Shinso, che aveva definito gli alunni della A decisamente arroganti, denigrando così il corso per eroi. Infatti, all’interno della Yuuei non vi era solo il corso per eroi della A, ma anche classi di supporto oppure ordinarie. Era ovvio però che, dopo gli ultimi avvenimenti, la popolarità della A era sulla bocca di tutti, mettendo da parte altre classi altrettanto competitive e piene di ottimi studenti.
 
“Il festival sportivo della Yuuei ha inizio, everybody! Are you ready?”

Gridò Present Mic, il professore della Yuuei che insegnava inglese e che, grazie al suo quirk, aveva una particolare predisposizione a fare il presentatore.

“Ecco a voi la prima A della sezione eroi! A seguire la prima B della sezione eroi! A seguire le sezioni ordinarie, la C, la D e la E – fece una breve pausa - Ed ecco che arrivano anche la F, la G e la H, le sezioni di supporto, seguiti dalla I, J e K, la sezione di gestione” urlò Present Mic alquanto euforico.

Sezione per sezione, gli alunni entrarono dentro all’arena.

“GIURAMENTO DEGLI ATLETI” urlò Midnight su un piccolo piedistallo di fronte a tutti gli studenti, mentre sventolava con energia una sorta di frustino dall’aria sadomaso. La donna in questione era una professoressa della Yuuei, detta anche “l’eroina vietata ai minori” a causa dei suoi abiti alquanto succinti ed equivoci.

“Rappresentante degli atleti, la prima A, Bakugou Katsuki” urlò Midnight, il giudice della partita, mentre invitava il ragazzo a salire sul piedistallo per parlare al microfono a tutti gli studenti coinvolti nel festival.
“Ma chi cazzo lo ha nominato rappresentate?” brontolò Reiko.

“E’ arrivato primo agli esami d’ammissione dopo tutto” rispose Atsuko.

“Non la vedo bene…” ridacchiò Kokoro, che già si immaginava chissà quale scenata o frase da Katsuki.

Il ragazzo in questione si portò vicino a Midnight con le mani in tasca e la faccia scazzata, in silenzio e con passo deciso. L’arena sembrò ammutolirsi all’improvviso, tutti stavano aspettando il giuramento di Bakugou.

“Giuramento…….io arriverò primo” sentenziò con nonchalance il biondo.

“Stronzo!” urlò una Reiko in mezzo agli studenti, nel cuore del silenzio, dando involontariamente il via ad un brusio generale carico di imprecazioni e insulti verso Bakugou. Come al solito la classe A era passata per la sbruffona e strafottente di turno, grazie ovviamente al comportamento arrogante e spavaldo di Bakugou verso i suoi “avversari”.

“AHAHAHA lo sapevo che lo avrebbe detto Bakugou” urlò Kokoro di gusto mentre si scompisciava dalle risate.

“Come al solito passiamo per gli arroganti...” sospirò Atsuko.

Nel casino generale, tra chi rideva e chi prendeva seriamente la sfida del giovane esplosivo, Midnight portò la sua frusta su una spalla, mentre con un sorriso diceva: “Bene, non perdiamo altro tempo e iniziamo! Vediamo che destino vi attende con la prima prova”.

Apparve un ologramma dietro alla professoressa che indicò, piuttosto banalmente, che la prova per quell’anno sarebbe stata una corsa ad ostacoli.

“Tutte le classi gareggeranno. Il percorso è la circonferenza esterna dello stadio, quattro chilometri circa – si leccò le labbra – nella nostra scuola la parola d’ordine è libertà, quindi basta rispettare il percorso, tutto il resto vi sarà concesso!” concluse un’eccitata Midnight.

“Tutto il resto ci sarà concesso?” chiese retoricamente Atsuko.

“Interessante” ribatté Kokoro.

“Qualcuno prenderà la scossa” concluse sorniona Reiko.

 
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Gli studenti si piazzarono di fronte ad un enorme porta di cemento, paradossalmente troppo piccola per far passare tutti gli studenti contemporaneamente. In alto alla porta vi era un semaforo con tre spie in orizzontale, quando l’ultima spia si sarebbe accesa, la prova sarebbe iniziata.
Prima spia..

Seconda spia..

Terza spia..

VIA.

Gli studenti iniziarono a correre verso la porta che dava su un breve corridoio e, fin da subito, iniziarono le difficoltà. Il corridoio in questione era troppo piccolo per ospitare tutti gli studenti, di conseguenza quest’ultimi si trovarono schiacciati tra di loro rallentandosi e spintonandosi a vicenda. Fin dall’inizio stava avvenendo la prima scrematura degli studenti.
Todoroki partì subito alla carica, congelando il pavimento e, di conseguenza, i piedi dei partecipanti. Non di tutti ovviamente, c’erano alcuni studenti che, conoscendo bene il ragazzo, avevano già preso delle precauzioni per non rimanere intrappolati. Tra questi vi erano proprio Atsuko, Kokoro e Reiko.

“Stronzo di un ghiacciolo” ringhiò Reiko che, compiendo un balzo in alto e, facendosi forza con il suo quirk, era saltata sopra le teste di quelli davanti per evitare di essere congelata. Proseguì la sua corsa generando delle scosse elettriche dai piedi per evitare di essere presa da qualcuno che stava sotto e per farsi spazio ulteriormente tra la folla.

“Not today” urlò una Kokoro che, dopo aver creato una barriera intorno a sé per allontanare più gente possibile, saltò in aria con una spinta telecinetica per portarsi in alto ed evitare l’attacco ghiacciato, riuscendo anche ad uscire assieme a Reiko dal corridoio.

Atsuko optò per la scelta “meno” dolorosa per gli altri e più veloce da attuare senza troppi rischi. La ragazza si trasformò in un falco e, con pochi ma veloci battiti di ali, si ritrovò in men che non si dica fuori dal caos. Una volta uscita dal corridoio, si ritrasformò subito in umana, per evitare la calcificazione ossea degli arti.
Al termine del corridoio e dell’enorme lastra di ghiaccio lasciata da Todoroki, la situazione iniziò a farsi ancora più incasinata di prima, dando il via alla vera e propria prova fisica del festival. Di fronte agli studenti vi si pararono degli enormi robot, gli stessi che avevano affrontato all’esame di ammissione, ma che questa volta erano molto più forti e grossi. I robot in questione si schierarono a muro e, a causa della loro altezza e forza fisica, solo sfondando la loro difesa sarebbero riusciti a passare.
Todoroki Shoto, sempre in prima posizione, decise di utilizzare la sua tecnica più potente del sui quirk ghiacciato per generare una sorta di onda ghiacciata in direzione dei robot, congelandogli completamente metà della parte inferiore del corpo ma lasciando un piccolo spiraglio per poter passare sotto di loro. Il ghiaccio si ruppe poco dopo il suo passaggio, lasciando i nemici ancora tutti intatti e pieni di energie per combattere.

“Affrontarli sarà solo un consumo di energie” disse Atsuko, che si era portata proprio a fianco a Reiko e Kokoro proprio di fronte al muro di robot.

“Hai ragione, considerando che questo è solo il primo ostacolo...” rispose Kokoro.

“In questa competizione vince chi arriva tra i primi, non chi abbatte più nemici, quindi...” Reiko si spostò di lato, proprio nel punto in cui un gruppo di ragazzi stavano cercando di affrontare faccia a faccia un robot. Il bestione metallico si sporse in avanti per provare una spazzata di lato con un braccio meccanico e, proprio mentre eseguiva quella mossa, Reiko ci saltò agilmente su.

“Allora non hai nella testa solo il combattimento” disse atona Atsuko che, assieme a Kokoro, l’avevano silenziosamente seguita perché avevano capito la strategia della rossa.

“Mi sto divertendo troppo” trillò Kokoro saltellando per la felicità.

Le tre ragazze, una volta salite sul braccio robotico, lo percorsero velocemente, saltando tra gli ingranaggi e le insenature fino ad arrivare alla spalla metallica, alti diversi metri dal suolo.

“Vi aspetto giù” disse Atsuko.

“Non è una gara di amicizia” sbottò Reiko, competitiva come al solito.

“Sicuramente no, ma se non ci aiutiamo almeno un po’ tra noi della 1-A” intervenne Kokoro sorridendo.

Atsuko, che non aveva problemi con le altezze, trasformò le sue braccia in ali e planò dolcemente verso il suolo. Kokoro che, nonostante non sapesse ancora volare, aveva diverse strategie in mente, si lanciò giù dal robot e, a metà strada dal terreno, fece levitare un pezzo rotto di un altro robot, usandolo come zona di atterraggio per darsi una nuova spinta ed atterrare sulla terra ferma. Reiko, che non poteva vantare di nessun tipo di tecnica che l’aiutasse a mezz’aria, optò per la coda del robot: si lanciò di corsa giù dalla sua coda, arrivando a scivolarci sopra fino ad atterrare per terra.
La prima prova per le tre ragazze era stata un gioco da ragazzi, anche se, viste le persone che correvano alle loro spalle, doveva essere stata una passeggiata anche per gli altri.
La seconda prova invece era diversa, decisamente diversa. Gli studenti della Yuuei si trovarono davanti ad un burrone, in cui vi erano delle zolle di terra con un diametro abbastanza grande collegate tra di loro da delle funi tese. La prova quindi era di attraversare quel burrone senza cadere di sotto.
Todoroki e Bakugou, si contendevano il primo posto: il primo ghiacciando le funi e scivolandosi abilmente sopra e il secondo generando delle esplosioni dalle mani che gli permettevano di volare al di sopra del burrone. Dietro di loro vi erano tutti gli altri studenti, altrettanto agguerriti e abili. Una di questi era Tsuyu che, senza farsi intimorire dall’altezza, si lanciò con abilità sulle corde e, sfruttando tutti e quattro gli arti, percorse la corda molto velocemente.

“E’ arrivata l’occasione di metterli in mostra – gridò una studentessa della sezione supporto – i miei strumenti di supporto! GUARDATEMI, compagnie di produzione dell’intero paese” allargò le braccia mentre una corda partita dalla sua cintura andava ad aggrapparsi ad una di quei pezzi di terra in mezzo al burrone. La ragazza in questione, Hatsume Mei, sfrecciò via richiama dalla corda, mentre urlava selvaggiamente i nomi dei suoi macchinari di supporto.

“Un’altra pazza” grugnì Reiko.

“Effettivamente ce ne sono molte” Atsuko indicò di nascosto la sua compagna Reiko a Kokoro, facendole capire all’amica che anche lei rientrava nella categoria delle pazze.

“Hihi non l’ha capito – ridacchiò Kokoro - Forza, muoviamoci, non vorremo mica rimanere indietro” le incoraggiò Kokoro mentre creava dei dischi sospesi in aria su cui camminare.

Atsuko trasformò nuovamente le sue braccia in quelle di un volatile e, con poche falcate, atterrò a metà burrone su una delle tante zolle. Reiko invece decise di usare la sua tecnica per potenziare con delle scariche elettriche i suoi muscoli e saltare al centro della corda per darsi nuovamente una spinta con le gambe ed atterrare sulla zona di terra. Ultima delle tre ad arrivare alla fine del burrone fu Reiko, dato che aveva più bisogno di tempo per concentrarsi e non cadere giù dal burrone nel momento in cui metteva piede sulla corda sospesa.
Una volta terminata la seconda prova, un lungo corridoio di cemento portava i partecipanti ad una grossa area sterrata, abbastanza grande da poter essere attraversata da più persone contemporaneamente. La zona sterrata era molto lunga e apparentemente innocente, ma al di sotto del suolo nascondeva una insidia: le mine.

“Che rotto in culo quello là - sbottò Reiko non appena vide Todoroki camminare senza troppi problemi sulla sua lastra di ghiaccio in mezzo al campo – adesso ci divertiremo” un ghigno divertito comparve sulla bocca della giovane studentessa.

“Oh è parecchio lungo il campo sterrato” osservò Atsuko pensosa. Il suo quirk le avrebbe permesso di volare sul campo, ma non abbastanza da arrivare trasformata fino alla fine. Ma la cosa non la preoccupava, conosceva il limite di tempo della sua calcificazione ossea, quindi poteva azzardare una strategia.

“Mi piace, mi piace, mi piace – sussurrò Kokoro – ho una bella idea in mente”

Le tre ragazze, per la prima volta, si divisero. Kokoro si spostò verso la destra del campo, mentre Reiko si portò verso la sinistra. Probabilmente, vista la prova, con i loro quirk si sarebbero intralciate e basta, o comunque, quella era una prova che tutte e tre volevano affrontare per conto loro, alla fine era pur sempre un festival individuale.
Todoroki e Bakugou erano già a metà campo, intenti anche ad affrontarsi di tanto in tanto per intralciarsi. Midoriya si era fermato all’inizio del campo, intento a trafficare con delle mine inesplose. Il resto della classe stava cercando di affrontare come meglio credeva la prova.

“Fanculooooo” gridò una scatenata Reiko mentre correva in mezzo al campo come se nulla fosse, come se sapesse dove mettere i piedi e non far esplodere di conseguenza le bombe.

La realtà dei fatti però era diversa e, solo chi conosceva il suo quirk poteva intuire la sua strategia. Il quirk di Reiko era basato sulla produzione di elettricità, ergo, quando appoggiava uno dei due piedi per terra, generava delle scariche elettriche dentro al terreno che andavano, grazie al metallo con cui erano prodotto le mine che attirava l’elettricità, a disinnescare per un breve periodo il meccanismo elettrico che vi era all’interno.

“Plus ultraaaaa” gridò a perdifiato Kokoro, mentre balzava allegramente da una mina all’altra, spinta dalle esplosioni di esse contro la sua palla telecinetica in cui si era barricata dentro.

Le mine infatti, per quanto fossero vere, non contavano su una potenza esplosiva troppo potente, di conseguenza Kokoro poteva proteggersi dalle esplosioni con il suo scudo e poteva addirittura sfruttare l’energia prodotta dallo scoppio per balzare in avanti.
Atsuko, trasformatasi completamente in un falco, volava parecchio in alto nel cielo. La scelta di optare per una grande altezza era dovuta al fatto che, se fosse stata per troppo tempo trasformata, non sarebbe più riuscita a far tornare le sue ossa umane. Di conseguenza, aveva sfruttato gran parte della sua energia per salire di quota e, a momenti alterni, si trasformava in umana e poi di nuovo in uccello, planando sempre più in basso ma verso la fine del campo minato. Era stata una strategia alquanto rischiosa, ma le garantiva, in parte, un percorso senza ostacoli e senza competizione per lo spazio.

“M...Midoriya” Atsuko sgranò gli occhi, mentre un Izuku, a bordo di un pezzo di ferro, sfrecciava a grande velocità in cielo, spinto dalla moltitudine di mine che aveva accumulato e fatto scoppiare contemporaneamente.

La strategia del giovane dai capelli verdi si era rivelata un successo: grazie alle esplosioni aveva acquistato una velocità tale da superare addirittura Todoroki e Bakugou, aggiudicandosi il primo posto. A seguire arrivarono Todoroki con il secondo posto, Bakugou con il terzo e Shihozaki Ibara, una studentessa della B, il quarto posto.
Reiko riuscì a sfruttare la poca energia rimasta per ricoprirsi interamente di elettricità e scattare in avanti oltre il campo minato fino a raggiungere il centro dell’arena, aggiudicandosi il quinto posto.
Kokoro generò un muro invisibile all’entrata del corridoio che dava sull’arena, bloccando in tempo due dei partecipanti della classe B, così facendo riuscì a correre in avanti e ad aggiudicarsi il sesto posto.
Atsuko invece ci mise di più, perché non poteva trasformarsi in altri animali, visto il poco tempo che era trascorso dalla trasformazione precedente in un altro animale. Nonostante la stanchezza e qualche dolore nel ginocchio sinistro, si aggiudicò il decimo posto.

“Ci riposiamo... vero?” una mini-Reiko si accasciò per terra, stremata dallo sprint finale.

“Atsuko-chan, tutto okay? Eri dietro di me poco prima della fine del campo minato” chiese Kokoro preoccupata.

“Tranquilla, il ginocchio ci ha messo più del dovuto a tornare normale, quindi ho arrancato un po’ verso la fine” rispose lei abbozzando un sorriso.


 
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Le tre rimasero più o meno unite nei pochi minuti che furono loro concessi per riprendersi dalle fatiche di quella prima, estenuante prova, ma la voce di Midnight, dopo pochi minuti di pausa, li fece ritornare alle realtà, spiegando come si sarebbe svolta la prova successiva.
Sarebbe stata una prova di squadra: gruppi composti da un minimo di 2 ad un massimo di 4 componenti avrebbero gareggiato tra loro, eleggendo un “cavaliere” che sarebbe stato portato sulle spalle dai restanti membri della squadra; il capo-squadra avrebbe indossato una bandana che segnalava la quantità di punti ottenuti grazie al piazzamento nella corsa a ostacoli e lo scopo sarebbe stato, ovviamente, rubare le bandane per accumulare quanti più punti possibile.
In 30 minuti quindi le squadre avrebbero potuto usare tutte le loro capacità per provare a rubare le bandane, assicurandosele, come da regolamento, alla fronte e al collo, non mirando direttamente a farsi del male ma facendo di tutto per ottenere quanti più punti possibili, con l’assicurazione che, anche perdendo i punti accumulati, i partecipanti avrebbero potuto rimanere in gioco fino alla fine, tendando comunque di recuperare il terreno perduto. L’unica vera limitazione sarebbe stata relativa al capo-gruppo: quest’ultimo non poteva in alcun modo toccare il terreno, rimanendo quanto più possibile poggiato sulle spalle della propria improvvisata “cavalcatura”.
L’annuncio si concluse non solo con il limite di tempo di 15 minuti per formare le squadre, ma anche col macigno appoggiato sulle spalle del giovane Midoriya che, avendo vinto la prima sfida, si era meritato dieci milioni di punti e, d’improvviso, la sua bandana e la sua futura squadra sarebbero state le più ricercate dell’intera competizione

“Atteggiamento poco saggio inseguire Midoriya, si creerebbe solo grande confusione... dobbiamo concentrarci sul rubare le poche bandane che ci servono da chi è troppo impegnato per accorgersene...” disse pensierosa Atsuko, rivolgendosi a Kokoro.

“Probabilmente con la mia telecinesi corriamo anche meno rischi, anche se devo scegliere se concentrarmi a tenere incollate le bandane al nostro gruppo o difenderci da eventuali assalti” disse Kokoro, accarezzandosi il mento.

“Ehi...” ringhiò Reiko, rimanendo inascoltata.

“Se facessimo fare a Reiko da capo-squadra, lei potrebbe tenere lontani i nemici facendo percorrere continuamente il suo corpo dall’elettricità, a noi basterebbe tenere lontane tutte le minacce dalle media e lunga distanza... io potrei caricarmi Reiko sulle spalle, tu invece potresti stare più sul davanti e darle protezione intercettando minacce e cercando di rubare le bandane avversarie, se possibile...” continuò Atsuko.

“Alla fin fine, siamo già avanti col punteggio grazie ai nostri piazzamenti... siamo comunque sopra i 500 punti, potremmo benissimo amministrarcela e giocarcela sulla difensiva! – Kokoro sorrise – allora ci sto!”

“OI! MA CHI CAZZO VI HA DETTO CHE A ME VA DI FARE SQUADRA CON VOI DUE?!” urlò Reiko, facendo finalmente riscuotere le altre due.

“Ma... abbiamo praticamente fatto squadra sempre!” disse Kokoro, probabilmente dando voce ad un evidentissimo dato di fatto.

“E poi ormai le squadre sono tutte già formate... magari se non avessi voluto far squadra con noi avresti dovuto andare in giro a cercare alleati” concluse pacatamente Atsuko, aspettando la reazione della compagna.

Reiko, fissandole per un attimo confusa, sbuffò forte e ringhiò: “D’accordo, staremo insieme... MA SE FACCIO IO IL CAPO-SQUADRA È SOLO UNA MIA SCELTA!” e si allontanò sbuffando e rossa in viso.
Kokoro e Atsuko si fissarono, per un secondo, dubbiose e perplesse prima di ridacchiare appena e seguire la loro amica, pensando a come affrontare la prova che di lì a breve avrebbe avuto inizio...

 
 
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Quando fu dato il via alla prova, come previsto da Atsuko, tutti i team con più punti scattarono in avanti e si ingaggiarono a vicenda nel tentativo di rubare l’appetitoso premio indossato sulla fronte di Midoriya... e come previsto evitare la calca si era rivelata un’ottima scelta.
Con Reiko a torreggiare sulle due amiche e ad urlare minacce di morte, lanciando qua e là quachle scarica vermiglia, e Atsuko e Kokoro ad occuparsi della protezione a terra, le prime, fugaci minacce furono in brevissimo tempo arginate e le tre ragazze poterono gestire quel loro vantaggio in tutta tranquillità.
Atsuko, con una non proprio affascinante trasformazione che la rendeva una sorta di ibrido formica/essere umano, sorreggeva sulle sue spalle e, con le braccia ricoperte da una sorta di esoscheletro cheratinoso, reggeva per le gambe Reiko, la bandana bene in vista sulla fronte e poco sopra lo sguardo colmo di competitività, mentre Kokoro, in testa al gruppo con i polpacci di Reiko sulle spalle, si teneva bene attenta e concentrata per evitare eventuali attacchi.
Tuttavia, il loro essere guardinghi, in un primo momento, fu assolutamente inutile: tutti presi com’erano dall’attaccare Midoriya, quasi nessuno provava ad attaccare loro e assistettero persino alla rocambolesca scena di Shoji che, a mo’ di carro armato, caricava contro Midoriya contenendo tra le sue braccia Tsuyu e Mineta. E in tutto questo, loro erano rimaste quasi escluse.

“Ma che cazzo! Qua nessuno vuole combattere con noi!” sbraitò Reiko.

“È anche meglio così, almeno per ora possiamo risparmiare le forze e aspettare che gli altri si stanchino” disse Atsuko, riflessiva come sempre, mentre Kokoro osservava la strana scena con un misto di divertimento e assoluto sconcerto.

“Già... alla fine che cosa potrebbe andare stor...” cercò di dire Kokoro proprio nel momento in cui contro di loro volarono una pioggia di quelli che sembravano dei razzetti che emettevano un gran rumore e fuochi d’artificio tutto attorno a loro. Le tre ragazze, allarmate, fecero un grosso balzo e per poco non caddero per terra, ma Kokoro ebbe abbastanza prontezza di spirito nel deviare con una spinta forse un po’ troppo forte i colpi stordenti mentre Atsuko, con la forza rinnovata della sua forma insettoide, riuscì a rimettere in equilibrio le sue compagne.

“Ma che diavolo è stato!?” urlò Reiko mentre il fumo delle esplosioni si diradava e lasciava spazio ad una visione alquanto singolare: tre ragazzi, che sembravano essere tre gemelli assolutamente identici se non fosse stato per il colore dei loro capelli, si ergevano davanti a loro in una formazione che ricordava molto quella che le stesse ragazze avevano adottato.

Il loro “cavaliere”, dai capelli rosso pomodoro e un paio di occhiali da saldatore a coprirgli buona parte della faccia, stava seduto sulle spalle degli altri due su una sorta di sella metallica con dei legacci che gli assicuravano fianchi e gambe, mentre sugli avambracci, puntati contro le ragazze, aveva degli apparecchi che sembravano fatti apposta per sparare munizioni come quelle che avevano appena deviato; il secondo ragazzo, coi capelli di un innaturale blu elettrico, lo sorreggeva e, similmente ad Atsuko, stava nelle retrovie, le braccia che manovravano strani congegni e pulsanti; alla stesso modo, il terzo di quello strano gruppo, posto nella posizione più avanzata e dagli accesissimi capelli verdi, aveva alle braccia dei guanti meccanici e lucenti, che producevano strani suoni ad ogni movimento. La cosa più strana era, tuttavia, che i due ragazzi alla base della formazione indossavano dei giganteschi gambali meccanici attaccati ad una sorta di generatore assicurato alle loro spalle su delle pesantissime cinte e, nel complesso, i tre gemelli, più che sorridenti, sembravano come una sorta di grosso centauro robotico composto da nerd dediti dell’ingegneria.

“TREMATE, SCIOCCHE RAGAZZINE!” urlò il rosso.

“TREMATE DINNANZI ALLE NOSTRE TEMIBILI CREAZIONI!” urlò invece quello dai capelli blu.

“I MIGLIORI GADGET PER EROI MAI CREATI! LE CREAZIONI...” disse alzando l’indice quello coi capelli verdi.

“... DEI FRATELLI KARATETSU!” urlarono all’unisono i tre mentre le gambe, cigolando, diedero una fortissima spinta in alto e quella sorta di macchinario bizzarro cominciò a piovere sulle ragazze, mentre il ragazzo coi capelli rossi lanciava ancora quei razzetti stordenti.

“AMMIRATE LA POTENZA DEL TETSUZOOOOOOOOOOOOORD!” urlarono i tre all’unisono mentre quello strano mecha pioveva sulle tre ragazze, ancora allibite.

Fu Kokoro la prima a reagire a tutti gli effetti, rinchiudendo alla bene e meglio l’intero gruppo in una barriera semitrasparente, ma questo ebbe l’effetto non solo di accecarle, visto che la visuale fu ben presto coperta dall’esplosione di fumo generata dai razzetti, ma lo schianto fisico della formazione meccanica dei tre fratelli fu così violento da sbalzarle via con inconsueta violenza.
Le tre ragazze urlarono e la barriera di Kokoro si infranse mentre venivano sbalzate via, fu solo la forza bruta di Atsuko che riuscì a tenere in piedi la loro formazione, sforzo che però costrinse Atsuko a tornare in una forma decisamente più umana.

“Gran bel lavoro con le gambe, Aotetsu! Midoritetsu! Le vostre gambe... – e il rosso prese ad urlare alla folla – SEMBRAVA AVESSERO LA FORZA DI DIECI MARTELLI PNEUMATICI!”

“Ben detto Akatetsu! – urlò Aotetsu, il ragazzo coi capelli blu – E ANCHE I TUOI BRACCIALI SPARA-CONTROMISURE SEMBRAVANO TANTO EFFICACI QUANTO PRECISI!”

“Quei maledetti... – ringhiò Reiko, furibonda e percorsa da numerose scariche elettriche – si stanno facendo pubblicità mentre noi siamo qui per andare al prossimo turno... inventori da strapazzo”

“Ma i loro gadget sono meccanici, no? Insomma... – Kokoro arrossì – non sono proprio esperta ma se diamo una bella scossa ai loro oggettini non dovrebbero andare in avaria e smettere di funzionare?”

Atsuko ridacchiò mentre Reiko, sorridendo in maniera folle, cominciava a cospargersi di elettricità: “E allora friggiamo quei brutti bastardi! CARICA!”

Le tre scattarono verso i tre inventori di gadget mentre questi ancora si incensavano davanti al pubblico per mettere in mostra i loro lavori, quindi, senza dire nulla, le tre agirono come una sola persona: Atsuko, mutando un singolo braccio di nuovo in quello semi-insettoide, scagliò Reiko lontanissimo, come un proiettile, verso i tre che, sorpresi, non riuscirono a reagire e girarsi in tempo per evitare che la ragazza, con i palmi delle mani perfettamente aperti, atterrasse sui loro ingombranti gambali e rilasciasse una fortissima scarica elettrica.
I tre parvero non farsi assolutamente nulla, forse perché quelle attrezzature gli isolavano da eventuali scosse, ma in breve piccoli scoppi ed esplosioni si manifestarono su tutti gli strani congegni, che smisero all’improvviso di muoversi e si appesantirono così tanto da trascinare i tre fratelli Karatetsu sul terreno.
Reiko fece appena in tempo a strappar loro la bandana prima che Kokoro la tirasse via con la sua telecinesi e la riportasse al suo posto, sulle spalle sue e di Atsuko, mettendo la fine a quel loro primo scontro nella seconda fase del torneo.

“Ce l’abbiamo fatta!” festeggiò Kokoro, rimettendosi in moto e trascinando le altre via da quel posto prima che gli altri gruppi le coinvolgessero troppo presto in una nuova schermaglia.

Difatti, schegge di ghiaccio cominciarono a saltare ovunque nel preciso momento in cui anche Todoroki sembrava stufo di trattenersi: tra un’esibizione di potere e un'altra, ormai il tempo a disposizione per il completamento della prova stava per terminare e le ragazze, ancora abbastanza scosse, dovettero evitare gli assalti di altri due gruppi che provarono a coglierle di sorpresa in quell’attimo di pausa, senza tuttavia riuscirci.
La prontezza di Kokoro e la forza fisica impressionante di Atsuko, ancora in versione “ant-woman”, salvarono la squadra da furti improvvisi... almeno finché Kokoro non si vide arrivare contro il viso, a velocità folle, quattro corna affila e appuntite.
Kokoro urlò per la sorpresa, chiuse gli occhi e di istinto, con un gesto ormai divenuto quasi di routine, deviò i proiettili in arrivo verso l’alto, ma questi, come controllati a distanza, ripresero la loro folle corsa, stavolta diretti verso la testa di Reiko. La ragazza emanò delle scariche elettriche dalle mani, cercando di deviare i colpi, con Kokoro che ancora doveva riprendersi dal primo assalto e Atsuko impossibilitata dal fare alcunché in quel momento, così solo due corni furono ulteriormente deviati dai colpi di Reiko, mentre i restanti due volarono rasenti alla testa, strappandole via le fasce accumulate e portandole dal loro manovratore, una ragazzina con delle corna della stessa forma sul capo, dalle sembianze vagamente equine e con in groppa un ragazzo per metà mantide religiosa.

“EHI, BASTARDI!” urlò Reiko, lanciando loro altre scariche elettriche, ma due corna volarono per intercettarle e scaricarle a terra, distruggendosi tuttavia nel farlo. La ragazza sorrise e disse qualcosa in inglese, facendo un ok al suo compagno prima di sbattere le gambe da cavallo sul terreno e cominciare a correre a tutta velocità via da loro.

“INSEGUIAMOLI! ORA!” disse Reiko, furibonda, mentre le due ragazze già si erano messe in moto.

“Dannazione... non posso afferrarli direttamente, sarebbe contro le regole... – disse Kokoro – però potrei...” per un secondo, la ragazza, sempre correndo, si concentrò sulle bende e cercò di afferrarle al volo dal collo del ragazzo-mantide, e in un primo momento ce la stava quasi per fare: le bandane volarono dal collo e stavano per allontanarsi dal ragazzo, ma questo, con un gesto rapidissimo del braccio, generò più o meno dal suo polso una lunga lama che riagganciò le bende il tempo necessario per disturbare la presa di Kokoro e riacciuffarle con la mano, riassicurandosele al collo.

“Kamakiri Togaru, della sezione B... può produrre lunghe lame da tutto il suo corpo... e lei è Tsunotori Pony, ha un fisico molto forte e resistente e può generare quelle corna quasi all’infinito, potendone controllare quattro a suo piacimento... non possono attaccarci direttamente, ma...” disse affannata Atsuko mentre, assieme a Kokoro, evitava le corna che si conficcavano sul terreno proprio di fronte a loro, nel tentativo di farle inciampare. Nel mentre Kamakiri, agitava le braccia e recuperava le bende ogni volta che Kokoro provava ad afferrarle.

“... Ma rompono le scatole e ci ostacolano come meglio credono!” ringhiò Kokoro, visibilmente stanca e alterata. Reiko, altrettanto infastidita, si era trattenuta dal lanciare altri proiettili elettrici e non potendo scattare verso di loro come avrebbe desiderato, se ne stava lì a ringhiare.

Kokoro inspirò, quindi, con la voce tremante, disse: “Atsuko-chan... riesci a reggere anche me per un po’? e Reiko... scatta verso di loro appena faccio la mia mossa, ok?”. Il suo sorriso era malfermo e insicuro, eppure gli occhi erano determinati.
Reiko e Atsuko non sapevano bene cosa la ragazza intendesse fare ma, alla fin fine, era l’unica con un potere capace di agire più efficacemente sulla lunga distanza. Quindi, annuendo, le due si misero in posizione e si prepararono: con enorme difficoltà, Atsuko afferrò per le gambe Kokoro mentre sulle sue spalle Reiko dovette tenersi con tutta la forza delle gambe. Sostenuta dall’amica, Kokoro allungò le mani e concentrò tutta la forza che poteva sul terreno, esercitando una grossa pressione sulle gambe di Atsuko, quindi, sforzandosi e diventando paonazza, urlò: “FERMATI, ATSUKO-CHAN! NON INSEGUIRLIIIIII!”
Atsuko, che ancora correva, nonostante tutto, dietro il duo di avversari, inchiodò all’improvviso e, in quello stesso istante, Kokoro si issò su sé stessa, quasi stesse tirando una canna da pesca nel tentativo di tirare fuori dall’acqua un pesce mostruosamente grande. Ed in effetti, tra uno sbuffo e un lamento, Kokoro tirò a sé effettivamente qualcosa!
L’intera zolla di terreno sotto ai piedi di Tsunotori si sollevò di scatto e i due ragazzi dovettero fermarsi e si sbilanciarono all’indietro, in procinto di cadere mentre Kororo urlava per lo sforzo: “PLUUUUUUUUUUS...”
Reiko, sorridendo selvaggiamente a vedere cosa la sua amica aveva escogitato, ruggì di gioia saltando via dalle spalle di Atsuko, contraendo i muscoli con tutta la forza delle sue folgori e volando verso gli avversari.
“...ULTRAAAAAA, FIGLI DI PUTTANAAAAAAAAA!” urlò Reiko, volando verso di loro, prendendo al volo dalla fronte del ragazzo-mantide le bandane che gli avevano sottratto e anche quella con cui i due erano partiti, emanando una grossa ondata di energia elettromagnetica, sbilanciando ancora di più e facendo cadere per terra i due avversari mentre Kokoro, rossa in viso e con le vene delle tempe gonfie per lo sforzo, attirava nuovamente a sé la ragazza, aiutata da Atsuko che, riprendendo a correre, assecondò il movimento dell’amica per fare in modo che il suo volo terminasse nuovamente nel luogo prestabilito, ovvero sulle sue spalle, ripristinando la formazione di partenza.
Kokoro, quasi sul punto di svenire, rimise i piedi a terra e, quasi per forza di inerzia, ricominciò a muoversi e a sostenere parte del peso di Reiko ma, proprio in quel momento, mentre il pubblico esultava per lo spettacolo, la prova  finalmente terminò e le ragazze, esauste, finalmente riuscirono a festeggiare.

“CE L’ABBIAMO FATTA! – urlò a squarciagola Reiko, mostrando alle amiche le tre bandane e il ricco bottino di punti – E tu, maniaca dei manga da strapazzo, hai davvero le palle! Quella mossa è stata davvero folle!” il sorriso selvaggio di Reiko quasi brillava tanto era presa da quell’attimo di assoluta follia che le aveva portate alla vittoria.

Urla e strepitii arrivarono diretti verso di loro dalle tribune e, accanto ad un accigliatissimo Endeavour, l’eroe tirocinante Kagutsuchi, vestito in costume di tutto punto, festeggiava accanto al suo mentore urlando complimenti a Kokoro e alle sue amiche, sebbene le sue urla fossero in buona parte inghiottite dalla folla... e dalle urla di Midoriya.
Nel frattempo, infatti, la voce di Present Mic aveva annunciato i team vincitori che sarebbero passati al turno finale del festival sportivo e, con enorme sorpresa del giovane Midoriya, che aveva visto la sua fascia da 10 milioni di punti venire strappata proprio nel finale, la sua squadra si era qualificata come l’ultima classificata per il turno successivo. Eppure, le sorprese non erano finite.

“... Ma a sorpresa, gente, abbiamo un parimerito! La squadra composta da Midoriya, Tokoyami, Uraraka e Hatsume è infatti in pareggio con quella composta da Kobayashi, Kyoriido e Katsuo , vera sorpresa di questo torneo! E QUINDI, SU INDICAZIONI DELLA GIURIA, ANCHE IL TRIO DI FUTURE EROINE PASSANO ALLE FASI FINALI E CI SARANNO DEGLI SCONTRI DI SPAREGGIO PER DETERMINARE CHI ALLA FINE DOVRA’ PASSARE ALL’ULTIMO TURNO!”

L’ovazione del pubblico fu incredibile mentre le tre ragazze, rimessesi in piedi normalmente a sentire quanto il loro professore stesse annunciando, reagirono prima con un silenzioso stupore per poi eruttare in un’esultanza smodata. Persino Atsuko si diede a qualche saltello di gioia mentre Kokoro letteralmente balzava di qua e di là, seppur col fiatone, e Reiko esultava alla sua maniera, urlando un sistematico “Alla faccia tua! Alla faccia tua!” a tutti i più in vista della classe, primo tra tutti Katsuki, fermato in breve dal resto della sua squadra prima che Midnight scendesse dagli spalti per immobilizzarlo a suon di ferormoni e frusta.

“VAI COSì KOKOROOOOOOOOOOOOO” ululava nel mentre Katsuro, circondandosi di fiamme e generando parecchio stupore nel resto del pubblico, oltre alle occhiate di disapprovazione di Endeavour, lì accanto a lui.
“Marmocchio... calma i bollori...” gli ringhiò l’eroe numero 2, ma Katsuro, sbuffando, gli rispose: “Voglio vedere lei, capo, quando suo figlio arriverà in finale...” quindi il ragazzo ridacchiò e tornò ad esultare per Kokoro che, dal campo della sfida, divenne ancora più paonazza, stavolta per l’imbarazzo, e lo salutò debolmente con una mano, ridacchiando.

“Bene!  - annunciò Present Mic – Tra un’ora, dopo la pausa pranzo, partirà l’evento pomeridiano! Ci vediamo!”

“Oh, quindi abbiamo un’ora per riprenderci... avrei sperato in qualcosa di più!” disse Kokoro, massaggiandosi le tempie, ancora doloranti per il doppio sforzo.

“Pff – disse Reiko – Con un’ora non avremo il tempo di recuperare del tutto... però potremmo farci un giro per il giardino della scuola e visitare qualcuna delle bancarelle...”

Nel dire questo, la ragazza distolse lo sguardo e arrossì leggermente, quasi le costasse qualcosa voler invitare le due compagne di squadra a quel giro rilassante.

“Oooh, quanto Tsundere!” disse Kokoro, ridacchiando.

“Ma quindi anche tu, ogni tanto, ti vuoi rilassare, Reiko-chan...” disse invece Atsuko, sempre pacatamente ma nascondendo a malapena una risatina.

“EHI! VOLEVO SOLO FARE UN GESTO CARINO PER RINGRAZIARVI DELL’AIUTO!” sbraitò Reiko, il viso rosso quasi quanto i suoi capelli, ma le altre la presero per mano e la trascinarono via, verso l’uscita dello stadio.
“Andiamo su! Recuperiamo anche Katsuro-kun e poi andiamo!” disse allegra Kokoro.

“Oh, certo, sarà molto rilassante andarcene in giro con quel fiammifero impazzito che urla!” disse Reiko, borbottando, mentre, in realtà molto volentieri, si lasciava trascinare dalle due compagne. Le tre, ridacchiando e commentando le disavventure della mattinata, si riunirono effettivamente con Katsuro e per un’ora furono solo delle normali studentesse giapponesi che andavano in giro per il festival stagionale della loro scuola.
Ma solo per una singola ora, poiché trascorsa questa sarebbe finalmente iniziata la fase finale del festival sportivo, e le tre ragazze avrebbero ben presto affrontato una delle più difficoltose sfide della loro, seppur ancora breve, carriera scolastica.

 







♚Angolo autrici! ♚


Ci sono stati davvero tanti casini in questi mesi! Dire che siamo in ritardo è poco, però purtroppo non è stato facile andare avanti. Abbiamo avuto dei blocchi sia di scrittura che per il disegno (dovuti a tanti motivi: da quelli privati a quelli più banali legati alla semplice scrittura o al disegno). Infatti, proprio per questo motivo, i prossimi capitoli non avranno il disegno (che però verrà aggiunto più avanti!).

Ma torniamo alla fanfic! Il capitolo 5 era un capitolo non canonico, nel senso che era stato completamente inventato, ora invece abbiamo uno scenario canonico in cui vediamo in azione le nostre tre protagoniste. Eebbene sì, in questo capitolo è iniziato il festival sportivo! Che ne pensate?
Per chi si fosse approcciato da poco alla nostra ff, ci tengo a precisare che noi abbiamo voluto mantenere gli eventi e la linea temporale dell'anime, di conseguenza in questi "eventi importanti" abbiamo inserito dei nuovi personaggi. Certo, non è facile inserire in alcuni contesti dei pg che normalmente non esisterebbero, però noi volevamo strutturarla così e speriamo che possa piacere a voi quanto sta piacendo a noi.




 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Round finale! ***


Capitolo 7: Round finale!
 
That’s the price you pay
Leave behind your heartache, cast away
Just another product of today
Rather be the hunter than the prey
And you’re standing on the edge, face up ‘cause you’re a…

Natural
A beating heart of stone
You gotta be so cold
To make it in this world
Yeah, you’re a natural
Living your life cutthroat
You gotta be so cold
Yeah, you’re a natural

[Imagine Dragons – Natural]




 
La pausa per i giovani eroi era finita. Ora arrivava il momento più difficile: la prova in cui ogni studente avrebbe dovuto dare il mille per mille per vincere, per mettersi in mostra agli occhi dei pro hero e per superare i propri limiti.
L’ultima prova non era difficile, non aveva regole complicate o limiti particolari: bisogna affrontarsi in uno scontro 1vs1. Per vincere bisognava buttare fuori dalla linea del ring l’avversario, oppure bisognava stremarlo a tal punto da essere giudicato sconfitto dal giudice. Non c’erano limiti di quirk, anche se ovviamente, per evitare di mettere in pericolo la vita dell’avversario, bisognava in un qualche modo limitarsi.

“Ora vedremo sul monitor i primi accoppiamenti per la prima fase di scontri” disse Midnight mentre faceva svolazzare il suo frustino nella direzione del monitor.

Sullo schermo comparve un grosso tabellone in cui, alle prime posizioni, vi erano gli scontri di tutti gli studenti che avevano passato la seconda prova. Ovviamente gli accoppiamenti erano stati casuali e non tutti erano stati così fortunati da partire con uno scontro facile.

“Shinso?” disse a bassa voce Kokoro, mentre guardava sul monitor lo studente che avrebbe dovuto affrontare.

“È uno studente della sezione C, Shinso Hitoshi” disse prontamente Atsuko che, nonostante ci fosse scritto il nome sul monitor, lei ricordava a memoria tutti i partecipanti in gara. “Non ho idea di che quirk abbia, non si è fatto molto vedere nei combattimenti.”

“Ma che destino infame” sussurrò Reiko, mentre guardava il suo accoppiamento.

“Hai detto qualcosa Reiko? - chiese Atsuko attenta come un felino – Oh, Bakugou”

“Meglio, no? Almeno gli faccio il culo il prima possibile” disse beffarda, come se lo scontro non la tangesse minimamente.

La realtà dei fatti era diversa, molto diversa. Reiko non dubitava delle sue capacità e di certo ne aveva viste tante nella sua breve vita per preoccuparsi di uno scontro simile. Però c’era anche da dire che lo scontro non sarebbe stato facile e, dentro di sé, nascosto da qualche parte, l’idea di poter sfigurare le metteva una certa ansia.

“Oh Kokoro, visto che non sappiamo nulla di Shinso, potresti chiedere a Ojiro, lui è stato in squadra con lo studente della C nella seconda prova” disse improvvisamente Atsuko.

“Non sarebbe una cattiva idea – disse pensosa – Tu sei contro Kirishima! Sarà uno scontro a chi ha più resistenza, eh?” disse poi guardando il suo compagno dai capelli a punta rosso fuoco.

“Sarà tosta” concluse Atsuko, che già stava elaborando una strategia per battere Kirishima.

Gli scontri si sarebbero susseguiti uno dopo l’altro, salvo qualche imprevisto come rottura del ring o qualche soccorso particolare. Le tre ragazze non erano proprio nei primi scontri, quindi potevano godersi ancora un po’ il riposo, anche se la tensione per quella prova si stava facendo sentire.


 
[...]

 
“Tra poco tocca a noi Atsuko-chan” disse un Kirishima sorridente mentre scendeva gli scalini delle tribune per dirigersi verso Atsuko.

“Sono pronta” disse atona la ragazza, mascherando a dir poco perfettamente la sua tensione.

“Metticela tutta Atsuko!” gridò Kokoro esibendo due pollici all’insù.

“Picchiatevi per bene” sbottò Reiko con le braccia conserte.

“Ma che augurio è Reiko??” sbottò Kaminari ridendo.

“Eh? Pikachu, non siamo qui a berci il tè delle cinque, siamo qui per combattere” ringhiò la rossa.

“Preparatevi per andare in guerra allora!” concluse Kokoro ridendo.

Nonostante lo scontro mettesse una certa pressione, c’era da dire che tra Atsuko e Kirishima girava buona aria, quindi la tensione fu smorzata anche da quello.             
Atsuko era una ragazza impassibile, certo, ma le emozioni che le turbinavano dentro le sapeva solo lei. Provava emozioni, eccome se le provava, semplicemente aveva perso la capacità di esprimerle. Da quando era arrivata alla Yuuei questo blocco si stava sempre di più affievolendo, ma la strada era ancora molto lunga.
Una volta arrivati nei camerini i due sfidanti iniziarono a fare un po’ di stretching per sciogliere la tensione e per preparare i muscoli allo sforzo fisico. Sarebbe stato uno scontro interessante. Atsuko era molto versatile, poteva mutare forma e sfruttare le caratteristiche degli animali per diventare più veloce, più forte oppure più resistente. Kirishima non poteva certo contare su una enorme velocità, ma sicuramente aveva una difesa e una resistenza molto elevata.

“Atsuko-chan, sono contento di potermi sfidare con te – annunciò Kirishima mostrando i suoi 32 denti appuntiti – ma non te la darò vinta” scherzò poi.

“Mi offenderei se non mi affrontassi con tutte le tue forze” rispose Atsuko abbozzando un leggero sorriso.

I due si rispettavano troppo per farsi scrupoli. Volevano diventare eroi dopo tutto, non potevano dormire sugli allori. Atsuko era una ragazza, certo, ma aveva dato prova di una enorme resistenza e forza fisica, quindi sarebbe stato irrispettoso per Kirishima non dare il 100% per paura di ferirla.
 



“Prossimo scontro: Atsuko Katsuo vs Eijiro Kirishima, entrambe della classe A-1” annunciò Present Mic dalle tribune.
 
I due entrarono insieme dentro al ring, mostrandosi tanto amici quanto determinati nel vincere lo scontro. Per qualche minuto, i due avrebbero messo da parte la loro scuola, i loro legami e si sarebbero affrontati come due sconosciuti.

“Plus ultra” disse Kirishima levando al cielo il suo pugno destro.

“Plus ultra” ribattè Atsuko, imitando il gesto di Kirishima.

“Vi vedo belli carichi – annunciò Midnight mentre si leccava le labbra con fare piuttosto ambiguo – che l’incontro abbia inizio!” proclamò infine, abbassando il suo frustino vero il basso per dare inizio allo scontro.

Kirishima indurì le proprie braccia e scattò, senza farselo ripetere due volte, contro Atsuko. Quest’ultima trasformò velocemente le sue braccia in quelle di un gorilla e scattò anche lei verso Kirishimma. Si ritrovarono faccia a faccia, mani contro mani, in mezzo al ring, mentre iniziavano un piccolo scontro di forza utilizzando solo le braccia.

“Beast-girl, dai il meglio di te” disse Kirishima, facendo spostare il corpo di Atsuko di due passi indietro.

“Contaci” sussurrò Atsuko con gli occhi che le scintillavano di determinazione.

A quel punto lo scontro sembrò farsi più movimentato: Atsuko ritrasse le braccia, che vennero trasformate in due arti felini, e iniziò una sequenza di pugni in direzione di Kirishima. Il ragazzo li evitò abilmente e contrattaccò con altrettanti cazzotti volanti.

“Sono più veloce io, di questo ne sono certa – pensò Atsuko mentre schivava i colpi di Kirishima – ma la sua resistenza fisica potrebbe farmi stancare più del previsto”

Non sarebbe stato facile per Atsuko rompere le sue difese, il suo quirk le dava parecchi vantaggi fisici, ma nulla di così potente da contrastare in breve tempo l’indurimento di Kirishima. La ragazza doveva fare i conti con il suo limite di tempo nelle trasformazioni, anche se Kirishima aveva un punto debole: dopo un tot di danni subiti il sui quirk iniziava a perdere potenza e di conseguenza diventava più vulnerabile. Atsuko doveva quindi stringere i denti e colpirlo senza tregua per farlo stancare.
Atsuko fece due saltelli indietro, per allungare le distanze dal ragazzo. A quel punto trasformò anche gli arti inferiori in quelli di un felino e, portandosi su quattro zampe, balzò come una tigre alla destra del ragazzo.
Kirishima si voltò verso Atsuko, portandosi gli arti induriti davanti a sé per formare una “x”. Atsuko attaccò frontalmente il ragazzo con un braccio, ma all’ultimo decise di scattare ulteriormente di lato per eseguire una finta e attaccare Kirishima all’altezza delle costole, strappandogli la maglietta a causa dei suoi artigli da felino.

“Pensavi di scalfirmi con così poco?” la schernì divertito Kirishima.

Il rosso scattò verso Atsuko, esattamente nel momento in cui il suo corpo era tornato in forma umana, attaccandola senza sosta con una raffica di pugni. Atsuko riuscì a difendersi bene, ma l’ultimo colpo la colpì al braccio, causandole una piccola escoriazione. Non contento dello scontro, il ragazzo continuò con la raffica di pugni, per cercare di mettere con le spalle al muro Atsuko.

“Devo difendermi e attaccarlo improvvisamente”

La ragazza si trasformò, molto più velocemente di prima, in un orso bruno. Grazie al grasso presente sotto la pelliccia, riuscì ad attutire qualche colpo di Eijiro, ma ovviamente non poteva giocare in difesa per sempre. Atsuko rugliò in direzione di Kirishima, per poi caricarlo con tutto il suo peso e contrattaccare con delle enormi zampate dotate di affilati e forti artigli. La forza di Atsuko era notevolmente aumentata, tanto da far indietreggiare Eijiro, ormai costretto alla difesa.

“Che figata” brontolò il rosso.

Katsuo si ritrovò di nuovo in forma umana, stremata dalla trasformazione completa. Sia Atsuko che Kirishima si ritrovarono ad ansimare a pochi metri l’uno dall’altro, l’energia della ragazza si stava affievolendo sempre di più e le difese di Eijiro stavano piano piano indebolendosi.

“Devo colpirlo il più possibile, lui non è bravo con i combattimenti in aria” pensò Atsuko.

A quel punto trasformò le sue braccia in quelle di un airone e si alzò di circa 3 metri da terra. Da quell’altezza decise di atterrare con le sue gambe contro il ragazzo, per attaccarlo direttamente con la sua parte inferiore del corpo. Kirishima si protesse da quell’attacco con le braccia, le uniche due cose che poteva utilizzare per fronteggiare un nemico che gli piombava dall’alto.
Iniziarono a susseguirsi una serie di colpi potenti: Atsuko che lo attaccava con i calci dall’alto, cercando di sfondare le difese del rosso, mentre Kirishima si ritrovava costretto alla difesa. Era stata una buona strategia attaccarlo dall’alto, ma quanto avrebbe retto Atsuko trasformata?

“Le braccia…” pensò Atsuko lasciandosi sfuggire una piccola smorfia di dolore nel sentire una fitta alle braccia trasformate in ali. Il tempo della trasformazione stava finendo e la calcificazione ossea stava iniziando. Ma Atsuko non voleva mollare. Strinse i denti e continuò ad attaccare Kirishima.

Kirishima, che nel corso del tempo aveva iniziato a capire il suo quirk, non appena vide la smorfia di dolore della ragazza, decise di abbassare le difese per afferrarla velocemente per la caviglia. Katsuo ne approfittò per tempestarlo di calci: finalmente anche sul volto del ragazzo comparve una smorfia di dolore, segno che le sue difese si stavano abbassando.
Kirishima, con la mano attorno alla caviglia di Atsuko, si spostò di qualche passo vicino al limite del ring e, molto velocemente e con un notevole sforzo fisico, perché ormai anche lui era allo stremo, lanciò Atsuko fuori dal ring. Atsuko provò a sbattere velocemente le ali, per evitare di toccare con i piedi il ring, ma i suoi muscoli sembravano quasi atrofizzati e le ossa le dolevano come non mai. Sbatté due volte le ali, ma alla fine la fatica la inghiottì, facendola finire per terra fuori dal ring.

“Atsuko Katsuo è fuori dal ring! Vince Eijiro Kirishima” decretò Midnight.

Il rosso, un po’ barcollante, si diresse verso la sua compagna di classe, offrendogli una mano per alzarsi da terra.

“Grazie Kirishima-kun” sussurrò lei con una smorfia di dolore, mentre prendeva la mano del ragazzo per sollevarsi.

È stato un combattimento eccezionale!” Esultò lui.

Nonostante le ferite di entrambi, i due decisero di uscire di scena a testa alta, sorreggendosi l’un l’altro come due fidati amici.


 
[...]
 

“Sono riuscita a sistemarti le braccia senza romperti le ossa. La prossima volta stai più attenta al limite” disse pacatamente Recovery girl.

“Grazie Recovery-sensei” Atsuko fece un piccolo inchino con il capo per ringraziare la donna.

Sia Kirishima che Atsuko non avevano riportato ferite gravi, ma comunque avevano avuto bisogno dell’aiuto della dottoressa per ristabilirsi.

“Che scontro suuuupeeer” entrò Kokoro di corsa, piena di energie e con gli occhi che le scintillavano. Era dispiaciuta che Atsuko avesse perso, ma comunque la sua amica aveva dato il meglio di sé e per questo era contenta.

“Uno scontro virile” eruppe Eijiro.

“Questo è un combattimento, impara Kaminari” lo schernì Reiko, mentre entrava nell’infermeria assieme a Kaminari. Quest’ultimo aveva perso miseramente contro una studentessa della B.

 
“Ehh? Come sei cattiva Reiko-chan – piagnucolò lui – mi ha ingannato quella Ibara Shizoaki” proseguì mogio.

“Potete andare se volete – disse Recovery girl – Katsuo-chan, vedi di non muovere troppo le braccia” proseguì.

“D’accordo, grazie ancora” con un piccolo inchino Atsuko uscì dall’infermeria, seguita da tutti gli altri quattro.


 
[...]
 

Era finalmente arrivato il momento dello scontro tra Bakugou Katsuki e Reiko Kobayashi, il che lasciava pensare che se le sarebbero date di santa ragione.
Non si era ancora ben capito che razza di rapporto avessero quei due, ma di una cosa era certa: non si stavano per niente simpatici. Reiko odiava il suo modo di fare, il credersi perennemente superiore a tutti, il suo dannato modo di mettersi sempre in mostra e di essere, inevitabilmente, sempre il migliore. Bakugou non sopportava la sua sfacciataggine nei suoi confronti, il suo parlare senza un minimo di freno, il suo continuo scontrarsi con lui senza cedere minimamente; la faceva assomigliare dannatamente a lui.

“Reiko-chan, stai attenta, Bakugou-kun non si risparmierà..” disse Kokoro qualche gradino più in su nelle tribune dell’arena, seguita da Uraraka e Atsuko.

A giudicare dallo sguardo dei suoi compagni, tutti sembravano un po’ preoccupati per quel combattimento. Forse non credevano che Reiko fosse abbastanza forte da poter tener testa a Bakugou? Al solo pensiero, Reiko cercò di sopprimere una valanga di insulti che avrebbe voluto risvolgere a tutti.

“Se solo dovesse provare a risparmiarsi, giuro che non vedrà l’alba di domani” ringhiò la rossa poco prima di dirigersi negli spogliatoi per aspettare il suo scontro.

Reiko non era di certo il tipo di ragazza che si tirava in dietro a quel genere di situazioni, amava combattere, forse alcune volte non proprio con l’intenzione di un eroe, ma non si sarebbe risparmiata in quel combattimento, specialmente contro quella testa calda di Bakugou.
 



“Prossimo scontro: Bakugou Katsuki vs Reiko Kobayashi, entrambe della classe A-1” annunciò Present Mic.
 
Reiko e Bakugou si ritrovarono faccia a faccia sul campo da combattimento, entrambi sembravano aver iniziato già una gara a chi dovesse fare la miglior faccia da “ti spezzo le ossa”.

“Faccia da schiaffi, da dove vuoi iniziare ad essere preso a calci?” lo provocò lei, sorridendo sorniona.

“AH? Stronza di merda, vuoi proprio morire allora” ringhiò il biondo di rimando emettendo delle piccole esplosioni sui palmi delle mani.

Il segnale con il frustino di Midnight segnò l’inizio dello scontro. Katsuki, già imbestialito come pochi, scattò in avanti grazie alla propulsione delle sue esplosioni generate dalle mani, Reiko invece decise di scattare prontamente di lato: sapeva bene che uno scontro così diretto l’avrebbe svantaggiata.

“Scappi, stronza?” disse Katsuki, puntandole contro i suoi occhi color cremisi e uno sguardo a dir poco famelico.

“Devo sfruttare la mia velocità per colpirlo prima io, lui non è veloce come me, ma una forza fisica maggiore della mia, senza contare che utilizzerà le sue esplosioni del cazzo per tenermi lontana” pensò Reiko mentre cercava di elaborare una strategia contro il suo avversario.

Katsuki si gettò nuovamente contro di lei: non aveva nessuna intenzione di lasciarle il tempo di pensare o di scappare. Si ritrovò nuovamente a cercare uno scontro frontale con Reiko e la rossa non riuscì ad evitarlo, ritrovandosi a dover fronteggiare le sue esplosioni a pochi metri di distanza. Reiko balzò in avanti per schivare l’esplosione alla sua destra, facendo perno sulla spalla di katsuki per portarsi dietro al ragazzo e colpirlo alle spalle. Con uno scatto fulmineo Katsuki le afferrò il braccio che aveva usato come trampolino di lancio per il suo balzo, scaraventandola per terra a qualche metro di distanza.

“Pensavi di non farti niente toccandomi, eh? Stronzo” un piccolo sorriso divertito comparve sul volto di Kobayashi.

Il braccio di Katsuki, che aveva usato per afferrarla e lanciarla via, era entrato a contatto con la sua pelle, prendendosi una bella scarica elettrica.

“Tks, sei proprio una rompi coglioni. Come se bastassero due scariche elettriche per mettermi fuori gioco” disse il giovane mentre cercava di muovere il braccio e la mano per levarsi in qualche modo l’intorpidimento che gli aveva causato la scarica elettrica. Ovviamente la scarica non era stata lanciata con un voltaggio troppo alto, dopo tutto era pur sempre un suo compagno di classe. Nonostante il voltaggio basso, Katsuki aveva intuito che, almeno per un po’, le sue esplosioni con quel braccio sarebbero state più lente.

Una volta accertatosi che il braccio potesse per lo meno muoversi, scattò nuovamente contro Reiko, senza nemmeno preoccuparsi se la giovane si fosse completamente rialzata. Era visibilmente incazzato, quella ragazza era riuscita a colpirlo comunque, e la cosa gli aveva fatto pure male, quindi ora non le avrebbe dato un minimo di tregua.     
Bakugo accorciò subito le distanze e Reiko dovette fronteggiarlo nuovamente corpo a corpo. La forza fisica del giovane era maggiore, ma per fortuna Reiko riusciva a tenerlo a qualche metro di distanza grazie alle sue scariche elettriche color cremisi.   
Reiko provò ad allungare le distanze tra di loro, ma Bakugou non era minimamente intenzionato ad allontanarsi. La polvere creatasi dalle esplosioni avevano reso l’aria irrespirabile, in modo particolare a Reiko, che ora si trovava dentro ad una nube nera.

“Raidou!” disse a bassa voce poco dopo aver lanciato una freccia elettrica contro Katsuki, sfruttando le nubi nere per nascondere il suo colpo fino all’ultimo.

Bakugou schivò per un pelo il colpo, ritrovandosi una piccola ciocca di capelli vagare nell’aria. Aveva schivato veramente per poco quel colpo e, indubbiamente, non si sarebbe aspettato un attacco simile visto come era andato lo scontro fino a quel momento.
Ma lo scontro non era di certo finito con quel colpo: Reiko apparve dietro a Bakugou completamente ricoperta di elettricità, Katsuki si voltò verso di lei e riuscì a sparare una serie di esplosioni per tenerla il più possibile lontana.           
Si susseguirono diversi scontri frontali, in cui questa volta era proprio Reiko a portare avanti lo scontro, mentre Katsuki si era ritrovato, per la prima volta, a doversi difendere. Reiko sembrava non dargli tregua, anche se il giovane riusciva a tenergli testa molto bene. Nonostante le piccole ustione causategli da Bakugou, Reiko non aveva nessuna intenzione di demordere. La giovane infatti riuscì a colpire il ragazzo alla spalla che, a contatto con la pura elettricità del suo quirk, si beccò una bella scarica elettrica; Katsuki però, per interrompere il flusso elettrico, riuscì a generare un’esplosione tale da allontanare Reiko dal suo corpo e, di conseguenza, anche la sua mano.

“Divertente, eh?” sorrise la rossa, alquanto contenta di essere riuscita a colpirlo.

“Muori” sibilò Bakugo poco prima di scattare verso di lei.

Nonostante la scarica elettrica, i colpi di Bakugou non avevano perso potenza, ma la velocità del giovane iniziava a vacillare, questo a causa dell’effetto negativo dell’elettricità sul sistema muscolare. I colpi di Reiko però iniziarono a farsi sempre più lenti, la lucidità mentale veniva sempre meno e, in men che non si dica, si ritrovò vicino al bordo del ring. Il display posizionato sul polso iniziò a lampeggiare, segno che il suo corpo stava iniziando a risentire dell’utilizzo del quirk e, in particolare, della sua tecnica “Raidou”. Bakugou si posizionò di fronte a lei, pronto a colpirla con una delle sue esplosioni e Reiko si ritrovò a chiudere istintivamente gli occhi, ma, con gran stupore della rossa, il colpo che aveva visto poco prima non arrivò.

“T..i o..dio” disse a bassa voce, mentre fissava negli occhi Katsuki.

Provò a prenderlo per la maglietta, quasi a volergli dire che non voleva arrendersi, che voleva ancora combattere, ma la voce di Midnight la riportò alla triste realtà.

“Reiko Kobayashi è fuori dal ring! Vince Bakugou Katsuki!”

Reiko cadde in avanti contro il ragazzo, quest’ultimo rimase immobile per evitare di lasciarla cadere a peso morto per terra. Forse la grinta di quella ragazza l’aveva lasciato senza parole? Sicuramente Reiko non si era risparmiata, ma aveva ancora molto da imparare.

“Tks” borbottò poi, non appena Midnight si fosse avvicinata per prendere Reiko, ormai diventata più piccola a causa della troppa elettricità prodotta.


 
[...]


Reiko si svegliò un po’ intontita nell’infermeria dell’Arena, dove pochi minuti prima Recovery girl si era presa cura di lei. Da quando era stata ricoverata era passata circa una mezz’oretta e da quel momento non aveva più avuto notizie di come stavano andando gli scontri.
La sconfitta le bruciava parecchio, specialmente perché a batterla era stata quella testa calda di Katsuki. Non le piaceva mostrarsi debole, anche se sapeva bene che poteva migliorare, poteva migliore ancora molto. Quella sconfitta era stata una sorta di nuovo punto di partenza, anche se da una parte continuava a punzecchiare il suo orgoglio. Forse non era tanto la disfatta il suo problema. Fin dal primo giorno di scuola si era ritrovata a bisticciare con lui, così troppo simile a lei e così dannatamente arrogante da farle venire il nervoso. Nonostante il suo caratteraccio, dentro di sé aveva sempre ammirato il suo carattere, la sua grinta, la sua inarrestabile forza davanti a qualsiasi problema, come se qualsiasi cosa che facesse l’avesse scritta nel DNA.
La porta dell’infermeria si aprì all’improvviso, sbattendo sonoramente contro il muro. Chi diavolo era entrato con così tanta irruenza in una camera per gente debilitata?

“Ma che cazzo…” borbottò Reiko mentre osservava, piuttosto incredula, la figura che le si era palesata davanti.

“Che cazzo hai da guardarmi così? - sbottò un Bakugou parecchio inviperito - Non sei morta. Bene, puoi anche andartene a cagare allora” proseguì poi, come se fosse la frase più naturale di questo mondo. Era forse preoccupato per lei? Sinceramente nemmeno Reiko riusciva a spiegarsi quella visita; e sicuramente non c’era Kirishima dietro a quella storia. Bakugou faceva quello che voleva e quando lo voleva.

“A quanto pare le botte che ti ho dato non ti hanno sistemato il cervello” sbottò Reiko piuttosto divertita da quella scena.

“AHH? Hai ancora le forze per parlare?” ringhiò il biondo.

“Sei seriamente venuto a vedere se stessi bene?” chiese improvvisamente Reiko, strabuzzando gli occhi dallo stupore.

“Fanculizzati” rispose lui senza troppi giri di parole.

Effettivamente non era proprio un comportamento da Katsuki. Da quando lo aveva visto preoccuparsi per qualcuno che non fosse se stesso? La realtà dei fatti però era diversa.

“La tua velocità non serve a nulla se poi non reggi nemmeno un cazzotto, stupida Kobayashi” disse appoggiato all’ingresso improvvisamente serio, mettendo da parte quella sua solita espressione da pazzo omicida.

Da quando Bakugou aveva iniziato a chiamarla per cognome? Da quando lo aveva conosciuto l’aveva sempre apostrofata con qualche strambo nome dispregiativo, eppure, quel giorno, apparentemente normale, qualcosa sembrava essere cambiato.          
Bakugou aveva il suo modo di vedere il mondo, dove ovviamente lui era al centro di esso unico e magnificamente potente, ma una cosa era certa: sapeva riconoscere il valore delle persone e sicuramente in Reiko aveva visto qualcosa di più di una semplice pazza sclerata.

“Stupida a chi? Pezzo di merda!” gli urlò di rimando lei poco dopo che Katsuki le voltò le spalle per andarsene, mentre schivava abilmente la bottiglietta di acqua che Reiko gli aveva lanciato addosso.

“Se urli ancora una volta ti sedo!” la riproverò Recovery girl minacciandola con una siringa in mano.

Qualche secondo dopo, quasi come se avessero aspettato dietro qualche porta, comparvero un gruppo di studenti della 1-A dentro alla stanza, desiderosi di sapere come stasse la loro compagna di classe.

“Reiko-chaaaan! Cosa ci faceva Bakugou qui?” chiese prontamente Kokoro, come se quella risposta fosse di vitale importanza per qualche sua storia immaginaria.

 “STO BENE EH” ringhiò la rossa, cercando di portare l’attenzione su di lei. Era lei quella che stava male, dovevano preoccuparsi per lei, non per Bakugou.

“Abbiamo fatto tutti il tifo per te!” disse una timida Ochaco mentre sfoggiava uno dei suoi sorrisi più sinceri.

“Te le ha date di santa ragione” precisò Atsuko, beccandosi diverse occhiatacce da parte della sua amica Reiko.

“Fanculo Atsuko” le rispose molto pacatamente, imitando il suo stesso tono di voce.

“Hai una tecnica interessante, per fortuna sono riuscito a prendere abbastanza appunti” si intromise Midorya, visibilmente provato dal suo ultimo scontro e ricoperto di bende.

“Chi ti ha fatto il culo?” chiese Reiko.

“Ho affrontato Todoroki, ma ho perso..” si grattò la nuca con la mano sana.

“Gli ha fatto usare il suo lato di fuoco! È stato uno scontro incredibili” disse Kokoro.

“Hanno distrutto persino il ring” proseguì Ochaco, mentre il ragazzo diventava sempre più rosso per l’imbarazzo; non era di certo abituato a tutte quelle lusinghe dal gentil sesso.

Una volta che Recovery Girl le diede l’ok, Reiko uscì dall’infermeria assieme ai suoi compagni, per dirigersi verso le tribune: mancava solo Kokoro nelle fasi finali dello scontro.


 
[...]

 
Kokoro aspettava solo che venisse chiamato il suo nome per salire sul ring mentre, di fronte a lei, dall’altra parte dell’arena, Hitoshi Shinso la fissava con quel suo solito sguardo annoiato e vagamente inquietante. La ragazza tuttavia non era troppo spaventata da quello sguardo, quanto piuttosto dall’avvertimento che aveva ricevuto, seppur di sfuggita, da Ojiro.
Il compagno di classe, seppur nel poco tempo che le era stato concesso per prepararsi a quell’incontro preliminare, le si era avvicinata con viso sconvolto e mesto, volendole dare un unico avvertimento.

“Non rispondere mai a nessuna delle sue domande o delle sue provocazioni... non so cosa faccia, ma il suo quirk... è spaventoso...”

Il ragazzo non era riuscito a dare altre spiegazioni a Kokoro, se non che qualsiasi cosa Shinso facesse implicava anche la cancellazione della memoria. Kokoro non aveva mai incontrato persone con un quirk che permettesse il controllo mentale o simili, nonostante lei stessa avesse un quirk che si basava su poteri mentali, per quanto molto più diretti e meno subdoli.
Con questi pensieri, e determinata a tenere la bocca ben chiusa durante lo scontro, finalmente la voce di Present Mic chiamò il suo nome.

“Signore e signori, avanti col prossimo scontro! Kyoriido Kokoro vs Shinso Hitoshi! La prima dalla classe 1-A, il secondo dalla 1-C!”

Kokoro salì i gradini che portavano al ring, deglutendo rumorosamente ma tenendo stretti i pugni mentre si posizionava di fronte al suo avversario, quindi Midnight diede il segnale di inizio dello scontro e la folla esultò mentre Kokoro scattava in avanti per assestare un pugno al suo avversario.

“Che grinta, Kyoriido-chan... – disse pigro il ragazzo, sorridendole appena mentre evitava quel poderoso pugno – Non mi aspettavo tutta questa carica... del tuo gruppetto non sembravi di certo quella più aggressiva!”

La ragazza grugnì mentre Shinso, con incredibile agilità, evitava i colpi di Kokoro, dal canto suo determinata a non usare troppo i suoi poteri dalla lunga distanza in modo da evitare distrazioni e contare sulla forza fisica potenziata dalla telecinesi.
Un pugno, poi un calcio al fianco e ancora un montante, tutti portati con forza e rapidità crescente, ma solo l’ultimo colpo andò effettivamente a segno, parato però dalle braccia incrociate di Shinso. Il ragazzo arretrò a causa della spinta e la sua tuta si strappò, lasciando scoperta anche un’abrasione sul braccio dovuta al colpo... ma a parte quel danno di lievissima entità, Shinso era perfettamente in salute e le sorrideva.

“VAI COSì, KOKOROOOOOOOOOOOOOOOOO!” si sentì ululare ancora dagli spalti, con Katsuro che, ancora al fianco del suo datore di lavoro, incitava la sua ragazza emanando getti di fuoco da ogni suo poro, non suscitando l’approvazione di Endeavor.

“Ragazzo, un po’ di contegno...” gli ringhiò contro l’eroe numero 2, ma Katsuro, sempre ridacchiando, rispose ancora al suo mentore: “Capo, davvero, la voglio vedere tra un po’, quando sarà il turno di Todoroki-kun, se saprà davvero contenersi come mi sta ordinando di fare!”

Nel frattempo, Kokoro, sul ring, era ormai fin troppo innervosita dall’atteggiamento di Shinso che, mostrando una straordinaria agilità, evitava o parava ogni colpo, spesso avvicinandosi alla caduta del ring ma mai effettivamente arrivando a perdere il match. E tra un pugno e un calcio e uno scatto, Kokoro doveva stringere i denti e sforzarsi di non rispondere mentre il ragazzo la incalzava con le sue parole, sempre più velenose e taglienti.

“Hai anche il tifo, eh, Kyoriido-chan... come sei fortunata! E hai un quirk così potente! Eppure, non pensavo... visto che avete sempre fatto affidamento l’una all’altra, non pensavo davvero che valeste qualcosa in singolo! D’altronde le tue compagne hanno per... OHI!”

Shinso non fece in tempo a finire quella provocazione perché una forte spinta lo allontanò dalla ragazza e quasi non lo butto fuori. Kokoro, rossissima in viso, aveva finalmente ceduto e, allungando la mano, lo aveva spintonato con forza grazie alla telecinesi.
Kokoro ringhiò la sua frustrazione e, sforzandosi di non rispondere al ragazzo, cominciò a tempestarlo di spinte telecinetiche e cercò in ogni modo di buttarlo fuori dal ring, afferrandolo con la sua telecinesi. Le mani della ragazza si muovevano nell’aria freneticamente e vaghi bagliori di energia violetta baluginavano appena nell’aria ad ogni sferzata telecinetica, ma Shinso scattava a destra e sinistra, avanti e indietro, arrivando persino a incalzare la ragazza in uno scontro più ravvicinato.
La frustrazione continuava ad aumentare, sempre e sempre di più, nella testa di Kokoro, mentre Shinso continuava a sciorinare provocazioni con quel suo tono di voce basso e monocorde che ormai le stava penetrando nel cervello.

“Sei davvero formidabile Kyoriido-chan! Non sei davvero un fallimento come pensavo! Magari sono solo le tue amiche ad esserlo, visto che dopo tanti sforzi hanno perso così miseramente... e forse neanche tutti i tuoi poteri potranno salvarti dal fallimento delle tue amiche!” concluse il ragazzo, cercando di darle un pugno, ma la ragazza, ormai al limite, urlò: “BASTAAAAAAAA!” ed emanò una forte ondata di energia telecinetica... prima di fermarsi all’istante, immobile come una statua.
Shinso fu sbalzato quasi fuori dal ring, però con una capriola improvvisata riuscì ad ammortizzare il colpo, rialzarsi ben saldo sul ring e sorridere verso la sua avversaria: “Ben caduta nella mia trappola, Kyoriido Kokoro-chan... mi dispiace aver insultato te e le tue amiche, davvero non penso tutte quelle cose... ma dovevo far breccia nella tua resistenza e farti parlare. Ora sei sotto il mio controllo...  – il ragazzo sorrise, quasi mestamente – e adesso, potresti cortesemente camminare e uscire fuori dal ring della prova?”

La mente di Kokoro era dominata totalmente e il corpo prese a muoversi, ma i suoi occhi si muovevano freneticamente, in preda al panico. Cosa stava accadendo al suo corpo? Perché non riusciva a muoverlo? Dove fare qualcosa! Doveva rompere quel... controllo mentale?! Perché? Perché?! Perché?!
Kokoro provò a muoversi mentre la sua coscienza lentamente svaniva, lasciando il posto solo ad una sgradevolissima sensazione di puro terrore. Passo dopo passo, il panico aumentava ma il suo corpo non rispondeva in alcun modo, anzi! Il cuore batteva lento, i passi erano decisi, i muscoli rilassati... nulla tradiva cosa stesse passando la psiche di Kokoro, che cercava di evocare le potenzialità del suo quirk con tutto quel poco controllo che le rimaneva... finché un ruggito familiare le rimbombò prima in testa, e poi tra le labbra.

“Nononononononononononononononoooooo....” pensò disperatamente Kokoro, prima di ruggire a pieni polmoni, emanando energia di un viola intenso da tutto il corpo, gli occhi bianchi e privi di consapevolezza, raggelando il sangue in tutti i presenti, soprattutto in Katsuro.

“Oh no... è andata in Berserk...” balbettò il giovane eroe in prova mentre la sua fidanzata, terminando il ruggito, apriva i palmi delle mani come se fossero stati artigli e evocava due grossi globi di energia violetta che, con un ulteriore ruggito, scagliò contro uno Shinso fin troppo allibito.

Il ragazzo della 1-C, sconvolto dal vedere il suo controllo rotto da quella selvaggia e pericolosissima manifestazione di potere, provò a scappare a gambe levate, ma i due globi atterrarono a pochissimi centimetri dai suoi piedi e l’enorme spinta telecinetica che generarono lo spinse quasi fuori dal ring e lo frastornarono così tanto da rendergli impossibile rialzarsi.
Eppure, lo spettacolo terrificante che gli si parava davanti lo obbligava continuamente a tentare di rimettersi sui gomiti e rialzarsi: con incedere pesante e selvaggio, Kokoro ringhiava e quasi schiumava dalla bocca mentre lanciava grossi globi di energia violetta in giro per l’arena, demolendola; ciottoli, sassi e frammenti interi di pavimentazione fluttuavano attorno al suo corpo mentre si avvicinava al suo avversario e i suoi occhi, bianchi come il latte, fissavano con una muta minaccia il manipolatore mentale, inerme e sbalordito.
Il pubblico era nel panico e alcuni presero a scappare via mentre sempre più globi di energia telecinetica volavano fuori dal ring e vicini agli spalti; nel frattempo, Kokoro era ormai vicina a Shinso, piazzò un piede di forza sulla gabbia toracica del ragazzo e tese una mano verso di lui, ruggendo ancora la sua furia e caricando un ultimo, probabilmente letale, colpo. Fu a quel punto che i Pro intervennero.

 “KYORIIDO, FERMA!” urlò il professor Aizawa, levandosi le bende dal collo e cominciando a fissare intensamente la ragazza, ma nel frattempo qualcuno si era letteralmente catapultato a razzo dagli spalti ed era corso da Lei, abbracciandola da dietro le spalle.

“Kokoro... ti prego... basta, torna in te... ci sono io... ci sono io...” le bisbigliò Katsuro nell’orecchio mentre le spinte telecinetiche emesse dal corpo della ragazza gli stavano lentamente graffiando e danneggiando il costume.

Che fosse stato a causa del potere di Eraserhead o per le parole del suo ragazzo non è dato saperlo, ma in quel momento Kokoro riprese coscienza di sé e la devastazione che aveva creato fu finalmente arrestata. La ragazza, smarrita, capì immediatamente cosa fosse successo e, imbarazzata e abbattuta, corse via, coprendosi il volto, inseguita da Katsuro e dal suo professore.

Sugli spalti gli animi si calmarono, e in molti addirittura fecero uno standing ovation per lo spettacolo a cui avevano assistito mentre un più che smarrito Hitoshi veniva proclamato vincitore visto che, effettivamente, Kokoro era caduta fuori dal ring, correndo via dallo sguardo della folla.
Lo scontro finale di quella fase preliminare aveva quindi suscitato un enorme interesse, specie di Endeavor che, con un sorriso malizioso, aveva assistito a quella scena, eppure i suoi protagonisti ne erano rimasti profondamente turbati; tanto che, in un impeto di apprensione, Hitoshi Shinso, proclamato vincitore, corse via, verso gli spogliatoi, perdendosi nel buio del corridoio di ingresso.


 
[...]


Quando Shinso trovò Kokoro, ella era negli spogliatoi con Katsuro, tra le sue braccia. Aveva forse pianto ma in quel momento era più calma. Eppure, si vergognava. 
Non aveva voluto che le amiche la vedessero, tant’è che erano entrambe fuori dallo spogliatoio, impazienti e preoccupate, Atsuko che aveva le orecchie tese a sentire qualsivoglia suono, e Reiko che passeggiava impazientemente su e giù per il corridoio. Shinso tuttavia non chiese di entrare ed entrò molto lentamente nella stanza, incontrando lo sguardo, cagnesco, di Katsuro, che si era tolto la maschera e consolava la ragazza accarezzandole la schiena. 

Kokoro sollevò lo sguardo e con occhi arrossati incrociò lo sguardo di Shinso solo per un secondo prima di distoglierlo e nascondersi il viso tra le mani. Katsuro sospirò: “Cosa vuoi, Shinso-kun?”

Shinso si avvicinò a Kokoro di un passo, torturandosi le mani mentre parlava: “Kyoriido-chan... sei stata grandiosa, davvero, e il tuo potere è fenomenale...”

Katsuro, quasi inconsciamente, annuì, ma Kokoro scosse la testa: “Ho perso di nuovo il controllo... mi sono comportata come un...”

“Come un Villain, lo so... – la interruppe Shinso – Fin da quando sono bambino, tutti hanno sempre pensato che il mio quirk fosse adatto solo ad un Villain... ero quasi destinato a diventare un cattivo e sempre tutti ci hanno scherzato su. Io... io so cosa significa non avere sempre il controllo, come sono sicuro che lo sappiate anche tu e Moyashimasu-san... e si, conosco un po’ della tua storia, senpai” disse il ragazzo, rivolto anche a Katsuro. 

Kokoro alzò la testa: “Non pensi che sia un mostro? Non hai paura di me?”

Katsuro fece per obiettare ma Shinso lo precedette, grattandosi la tempia e parlando con voce nuovamente monotona e più calma: “Da quando sono entrato nella U.A., oltre a rendermi conto di quanto peso abbiamo certe raccomandazioni, ho capito che il potere non determina cosa faremo da... grandi, ecco. E visto il motivo per cui hai perso il controllo, di certo non sei tu ad aver fatto la figura del Villain, bensì io, che ho insultato le amiche che ti aspettano qui fuori”

Kokoro lo fissò, stupefatta, mentre il suo ragazzo continuava ad accarezzarle la schiena e cominciava a sorridere. Shinso quindi le tese la mano: “È stato un piacere essere stato sconfitto dal tuo potere, Kyoriido-chan... se avrai mai bisogno di una mano... beh, diciamo che ti devo un favore!”

Shinso abbozzò un sorriso e Kokoro, più sollevata, si alzò e gli strinse la mano: “Grazie mille, Hitoshi-kun! E puoi chiamarmi Kokoro!”

E per la prima volta da fin troppe ore, Kokoro sorrise per davvero, di gusto, per non essere stata, almeno quella volta, giudicata male per quella parte di lei che, nonostante i suoi sforzi, non era ancora riuscita a domare. 
Ma ci stava lavorando, assieme a Katsuro prima e poi assieme alle sue compagne e a tutti quegli amici che, col passare del tempo, si stavano rivelando molto più comprensivi di quanto avesse mai osato sperare. 
Per la prima volta in tutta la sua vita, finalmente, nessuno le aveva detto che era un mostro e, anzi, era stata lodata e accettata per quello che era. E ciò valeva più di mille vittorie. 









♚Angolo autrici! ♚

Eh sì, ormai sembra impossibile pubblicare i capitoli con una frequenza impostata, perdonateci! Questo capitolo è lunghetto, ma ci dispiaceva dividere i tre scontri, quindi li abbiamo messi tutti insieme tanti saluti. Ci siamo divertite molto a scrivere questa parte e, benchè sia sempre il nostro obiettivo mantenere i personaggi canon, capisco che forse certe volte non ci riusciamo. Ma siamo aperte e consigli, sempre e comunque, ecco perchè teniamo molto alle recensione che ci fate!
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Finalmente il tirocinio! ***


[Da LEGGERE assolutamente: in questo capitolo compare uno spoiler riguardo ad un personaggio canon della saga, se non avete letto gli ultimi capitolo, vi consiglio di leggerlo dopo aver letto fino all'ultimo capitolo uscito :)]

Capitolo 8 - Finalmente il tirocinio!
 
 
I want to live my life
The choice is mine, I’ve made up my mind
Now, I’m free to start again
The way I want to live and breathe
The way I want that’s right for me
I may not know nothing else
But I know this, I want to live

[I want to live – Skillet]

 
 


 
Il festival sportivo era finito e con esso anche il loro debutto come studenti del primo anno della Yuuei. Sicuramente non era stato facile affrontare quelle prove, ma una cosa era certa: il festival gli aveva messo di fronte i loro punti deboli. Grazie a numerose prove ed incontri, gli aspiranti hero avevano avuto modo di confrontarsi con molti quirk diversi e con altrettanti stili e strategie di combattimento. Quindi, anche se non si erano conquistati il podio, era stata comunque un’esperienza interessante e istruttiva.
Durante il festival era successo un avvenimento piuttosto inquietante e preoccupante: un assassino, chiamato Stain, aveva ridotto in gravi condizioni il fratello di Iida. Quest’ultimo era subito corso in ospedale per ritrovarsi con la famiglia, venendo a sapere che, a causa delle ferite, suo fratello non avrebbe potuto più svolgere il suo lavoro di hero.   
Una nuova minaccia sembrava essersi fatta avanti, anche se i motivi di quelle azioni tenevano ancora all’oscuro tutti.
 

 
[…]

 
“Come pensavo, andare in diretta TV cambia tutto! Mentre venivo qua mi ha parlato un casino di gente” esultò Mine seduta comodamente su un tavolino della 1-A.

“Continuavano a fissare anche me, ero così imbarazzata!” rispose Hakagure.

“Grazie al cazzo, sei già abbastanza strana così” sbottò Reiko all’entrata dell’aula, salutandoli direttamente con quella frase delicata.

“La sconfitta ti ha reso ancora più acida?” intervenne Atsuko alle spalle di Reiko, mentre quest’ultima cercava di colpirla con la sua borsa scolastica.

“Continuavano a fissare anche me... Però, devo dire, non mi dispiaceva la cosa” disse Kokoro, leggermente rossa in viso.

“Buongiorno - disse un serio e svogliato Aizawa – oggi la lezione sarà un po’ speciale.” Con gran sollievo e stupore di tutti, finalmente il loro professore aveva tolto le bende che gli erano state messe dopo l’attacco della USJ.

“Non sarà un altro mini-test? Dateci un po’ di tregua” sussurrò Kaminari, già terrorizzato all’idea di doversi mettere nuovamente in gioco.

“Nomi in codice - disse semplicemente Aizawa – dovrete scegliere il vostro nome da eroe. Servirà per quando andrete a fare lo stage, per permettere agli hero di chiamarvi con il vostro nome in codice. Questo stage avrà lo scopo di far conquistare l’interesse delle aziende verso di voi in vista di prospettive future. Tutto ciò si concretizzerà al secondo o al terzo anno, ma questo non vorrà dire che non dovrete impegnarvi.” concluse.

“Yattaaaa” esultò la classe. Finalmente una lezione divertente.

Successivamente il professore proiettò una classifica che prendeva in considerazione il numero di richieste ricevute per ogni studente della 1-A. Per ovvi motivi, le richieste maggiori erano arrivate a chi si era classificato ai primi posti o perché aveva dimostrato parecchio potenziale durante l’intero festival. Al primo posto vi era Todoroki che, nonostante fosse arrivato secondo, il suo quirk e la sua fama data dal padre lo avevano portato al primo posto. A seguire c’erano Bakugou e Tokoyami, rispettivamente arrivato prima e terzo al festival sportivo. Successivamente vi erano segnate in altre posizioni altri nomi, tra cui anche quelli di Reiko, Kokoro e Atsuko. Le tre, a quanto pareva, anche se non si erano classificate alle prime posizioni, avevano destato un certo interesse tra i por hero.

“Primo Todoroki e secondo Bakugou?” chiese retoricamente Kyoka.

“È l’esatto opposto del risultato del festival” continuò Kirishima stupito di non aver visto il suo amico al primo posto.

“Hanno dovuto legarlo per metterlo sul podio” intervenne Kokoro tra una risata e l’altra. Durante le premiazioni, si era spanciata dal ridere come non mai.

“Avranno avuto paura di selezionarlo” disse Atsuko.

“Io non lo avrei selezionato” sbottò Reiko, guardando il suo compagno di banco con una certa aria di superiorità.

“Stronza di una Kobayashi, tu rosichi e basta – si voltò verso il resto della classe – i professionisti non hanno mica paura!” concluse voltandosi stizzito a braccia conserte.

Midoriya, a causa del suo masochismo e del poco controllo del suo quirk, non comparve nemmeno nella lista.

“Anche se non siete stati selezionati, vi manderemo comunque a fare esperienza sul campo. Considerati gli avvenimenti alla USJ, avete già combattuto contro veri criminali, ma sperimentare con mano le attività dei professionisti vi sarà sicuramente di aiuto per il futuro” disse Aizawa atono.

“Ecco perché sceglieremo tutti il nome da eroe!” esultò Rikido Sato, che non aveva avuto molto modo di mettersi in mostra.

All’improvviso la porta della loro aula si aprì, mostrando la figura che, da qualche secondo, era rimasta dietro la porta per ascoltare cosa il professor Aizawa stesse dicendo. La figura, la supereroina professionista Midnight, entrò con il suo solito modo stravagante, con le mani portate dietro alla nuca e un vestito che non si addiceva proprio per nulla ad una professoressa.

“Non sceglieteli a cuor leggero i nomi. I nomi scelti quando siete studenti, diventeranno conosciuti dalle persone e, spesso, diventeranno i nomi usati da professionisti” disse prontamente Midnight.

“Beh, effettivamente è così. Ecco perché mi affido al senso estetico di Midnight, io non ne sono proprio in grado” rispose Aizawa, mentre prendeva il suo sacco a pelo per distendersi dietro alla cattedra, sotto alla lavagna, per schiacciare un pisolino in santa pace.

Midnight fece distribuire dei fogli bianchi, dato che ogni studente avrebbe dovuto scrivere il proprio nome sul foglio e, solo successivamente, presentarlo a tutta la classe. Non sarebbe stata una scelta a cuore leggero. A Reiko era capitato di pensare a qualche nome, anche se ciò era avvenuto diversi anni dopo che si era stabilita nella casa della sua tutor. Kokoro e Atsuko non avevano mai pensato ad un nome in particolare, di conseguenza quella sarebbe stata la loro prima volta.

“Forza, chi è il primo?” chiese Midnight trepidante.

Aoyama, che aveva ben in mente cosa volesse, si fece avanti con passo deciso e con un sorrisetto contento stampato in volto.

“I can not stop twinkling” disse levando in alto le mani con il nome scritto sul foglio.

“Ma è una frase” disse Reiko, levando gli occhi al cielo per i modi di fare di Aoyama.

La classe sembrò decisamente sgomenta per quel nome, dato che non assomigliava lontanamente a un nome da hero.

“Uhm togliamo la I, abbreviamo con can’t – Midnight si mise a cancellare e a migliorare il nome – ecco, stop twinkling” disse infine.

Il ghiaccio però non sembrava essersi rotto nella classe: non tutti erano così entusiasti di mostrare e spiegare il proprio nome davanti alla classe.
La prossima fu Ashido, anche se, il suo “Alien Queen”, venne bellamente bocciato da Midnight. La ragazza infatti, dato il suo quirk, voleva assomigliare a quei mostri dell’omonimo film di Alien ma, evidentemente, la scelta così macabra e horror non piacque alla professoressa, che la rimandò a posto.

“Froppy, l’eroina della stagione delle piogge – disse Tsuyu fissando il suo nome scritto sul foglio – l’ho scelto fin dalle elementari.”

“Che carino, suona bene” Midnight affiancò la piccola Tsuyu, decisamente contenta di vedere, finalmente, un nome decente. A confermare tutto ciò, fu l’ovazione della classe mentre ripeteva il nome “Froppy”.

“Red Riot, l’eroe resistente” urlò il giovane Kirishima.

Kirishima era il prossimo. Quest’ultimo sapeva bene quale sarebbe stato il suo nome, l’eroe Crimson Riot lo aveva ispirato parecchio ed era proprio il suo obiettivo finale come eroe professionista.
“Il fatto che il tuo nome richiami il tuo idolo metterà un’enorme pressione sulle tue spalle” disse Midnight sorridendo. Approvava il nome del ragazzo, specialmente perché Kirishima aveva tutte le carte in regola per raggiungere il suo obiettivo.

Reiko si alzò dal suo tavolino, stringendo orgogliosamente il foglio con impressi i kanji del suo futuro nome.

“Reijin – disse indicando i kanji di quel nome – “rei” come Reiko e “jin” come Raijin, il dio del fulmine nella mitologia shintoista” concluse infine. Era decisamente orgogliosa del suo nome e, visto il suo carattere, difficilmente avrebbe accettato un “no” da Midnight.

L’idea di prendere proprio Raijin era nata da uno strano paragone che aveva fatto la vecchia Obaba, la sua vecchia tutor, un piovoso giorno di primavera. L’anziana, mentre le spiegava la mitologia shintoista, aveva paragonato Reiko e suo padre, a Raijin, il dio del tuono, e Fujin, il dio del vento. Le due divinità infatti, figli di Izanami e Izanagi, erano in costante duello per contendersi il dominio nei cieli. Non che Reiko avesse qualche smania di potere, ma era innegabile il fatto che padre e figlia fossero costantemente in lotta per sopraffarsi a vicenda, Akira per il proprio orgoglio e sadismo personale, mentre Reiko per mettere fine al suo passato e liberarsi da quelle catene invisibili che la opprimevano dentro.

“Oh, andiamo sulla mitologia eh? – intervenne Midnight con un sorrisino divertito – mi piace piccola Reiko, aggiudicato Reijin” disse infine annuendo energicamente.
Nonostante Midnight non sapesse il reale significato di quel nome, di fatto suonava bene ed era azzeccato per la tipologia di ragazza che era Reiko.

Ora era il turno di Bakugou che, con passo deciso e alquanto scazzato, si diresse alla cattedra per presentare orgogliosamente il suo nome: "Re delle esplosioni mortali” urlò.

“Non, ci siamo proprio” sbottò seria Midnight, mentre rimandava a posto un Katsuki incazzato nero.

Kokoro era seduta al suo tavolo, intenta a fissare da diversi minuti il suo nome. Aveva sollevato lo sguardo solo per guardare la buffa scena di Bakugou e il nome che aveva scelto la sua amica Reiko. Era come se stesse contemplando quel nome, per cercare dentro di lei la giusta approvazione.      
A quel punto la ragazza si alzò, con veemenza e un mezzo sorriso leggermente turbato:“Io ho scelto... Mindbender” disse timidamente.

“Oh, piega mente, eh? Molto azzeccato Kokoro-chan” Midnight annuì con forza.

Il nome non era stato dato a caso, forse solo Atsuko e Reiko sapevano il vero paragone dietro a quel nome. Solo dopo l’attacco alla USJ, Taro, il fratello di Kokoro, aveva annunciato il suo nome davanti a loro, dichiarandosi quel giorno come “Mindbreaker”, lo “spacca mente”. Dal quel giorno Kokoro aveva rimuginato sul nome del fratello, constatando ancora una volta come Taro facesse di tutto per mettere in cattiva luce i possessori di telecinesi. Così, a lezione, aveva avuto una sorta di illuminazione, scegliendo il suo nome in contrapposizione a quello del fratello, per porsi volontariamente come suo opposto, come colei che possedeva la telecinesi per il bene degli altri.
Si susseguirono altri nomi, mandando letteralmente in estasi la strana professoressa Midnight. Quasi tutti avevano deciso di scegliere il proprio nome giocando con il suo quirk, come la maggior parte degli eroi faceva.

“Beast girl” disse atona Atsuko. La ragazza sapeva fin troppo bene che il suo nome era approvato, dato che era rimasta silenziosamente ad ascoltare tutti, correzioni di Midnight incluse, e alla fine aveva partorito qualcosa che le calzava a pennello.

“La ragazza bestiale!” trillò Midnight in segno di approvazione.

Atsuko non aveva mai realmente pensato a un nome da hero, ma la scelta del suo nome le venne piuttosto velocemente, come se la sua mente avesse analizzato tutti i possibili nomi errati e quelli che potevano essere approvati, dando vita a un solo e preciso nome: Beast Girl. Dopo tutto c’era poco da dire, chi meglio di Atsuko poteva definirsi come una ragazza bestiale?
La lezione proseguì e, chi più e chi meno, avevano snocciolato un nome da hero, permanente o temporaneo che fosse. Alcuni avevano optato solo per il loro nome, altri avevano deciso di adottare un nome alquanto bizzarro, come per esempio Midoriya e il suo “Deku”.
 

 
[…]

 
“Il vostro tirocinio durerà una settimana” disse atono Aizawa, ormai risvegliatosi dalla sua dormita, con accanto una felice Midnight. “Chi è stato opzionato avrà un elenco specifico, fatto dalle aziende che hanno richiesto uno studente in particolare. Mentre gli altri avranno un elenco di quaranta aziende dell’intero paese che si sono offerte di prendere apprendistati” concluse il professore.
Era semplice dopo tutto: gli studenti avrebbero avuto una lista e da lì avrebbero dovuto scegliere una sola azienda per effettuare uno stage di una settimana. La scelta però non sarebbe stata a cuor leggero, l’ideale sarebbe stato scegliere un’azienda specifica, in base a quello che poi un futuro si sarebbe voluto fare. Ma dopo tutto la scelta era personale e non vi erano obblighi particolari, di conseguenza ognuno avrebbe fatto come meglio credeva.

“Io vorrei qualcosa legato al salvataggio in acqua” gracchiò Tsuyu, intenta a leggere la lista che gli era appena stata passata.

“Io voglio combattere i criminali” ruggì Kirishima, carico come non mai.

“Siate efficienti nella vostra scelta, questo è tutto” borbottò Aizawa prima di uscire dall’aula.
 
“Atsuko, Reiko..come è andata la vostra lista delle agenzie?” chiese Kokoro mentre si avvicinava alle due ragazze con il foglio svolazzante in mano.

“Ci sono molte aziende, ma penso che sceglierò quella di Best jeanist. A quanto pare sono rientrata nei suoi interessi” disse Atsuko, inclinando leggermente la testa di lato.

“Io penso che andrò da Endeavor” disse timidamente Kokoro, facendo dei piccoli cerchietti con l’indice sul foglio.

“Katsuro lavora da tre anni con lui, dico bene? È un pro hero interessante” disse Atsuko.

“Sì esatto, penso ci sia anche lui dietro a questa scelta, ma trovo che Endeavor possa aiutarmi con il mio quirk” rispose decisa la ragazza. “E tu Reiko?”

“Sceglierò a caso” concluse lei facendo spallucce. La verità però era un’altra. Sicuramente Reiko avrebbe potuto scegliere pro hero con aziende decisamente più grandi e con più influenza, dato che tra le selezioni figurava anche Endeavor, ma la sua scelta non sarebbe stata casuale. Lei sapeva già da chi andare.
 

 
[…]


Qualche giorno dopo…
 
 
Quel giorno sarebbe stato particolarmente importante per gli studenti della Yuuei: avrebbero iniziato li stage presso delle agenzie professioniste. Era un passo molto importante da affrontare, sia perché avrebbero avuto la possibilità di trovarsi un posto di lavoro tra i professionisti, sia perché avrebbero visto da vicino come lavorava un pro hero. Insomma, un’occasione d’oro per capire cosa volesse veramente fare nella vita, per capire se quel tipo di lavoro facesse per loro oppure no, per uscire dalla Yuuei e iniziare, più o meno, a cavarsela da soli come veri hero.       
I giovani studenti, dopo il festival sportivo, erano stati contattati, chi più e chi meno, da alcune agenzie interessate a loro e disposti ad ospitarli presso le loro strutture per effettuare il tirocinio. Infatti, Reiko, Kokoro e Atsuko avevano avuto la fortuna di essere state chiamate da tre agenzie di professionisti, interessati, per i motivi più disparati, ai loro quirk o al loro stile di combattimento.
 
Reiko era alla stazione dei treni per dirigersi alla sede del suo nuovo “capo”, quando si ritrovò a fissare una figura nera, dal volto da uccello, che stava aspettando sul suo stesso binario il suo stesso treno. Il giovane, non ché Fumikage Tokoyami, come un’ombra furtiva, le si avvicinò rapidamente, salutandola con un breve cenno del capo.            
Reiko e Tokoyami non avevano mai avuto modo di parlare, o meglio, i due erano talmente diversi caratterialmente, che probabilmente non si erano mai soffermati minimamente anche solo a pensarsi. Da una parte c’era una rossa alquanto arrogante e bisbetica, mentre dall’altra c’era un ragazzo taciturno e serio.

“Kobayashi “sussurrò il giovane.

“A quanto pare saremo sullo stesso treno” fece notare Reiko, fissando il giovane con un’aria da chi aveva bisogno di qualche ora di sonno in più.

Tutto sommato, passare un po’ di tempo con qualcuno di così silenzioso, al pari di un’ombra, non sarebbe poi stato così male.

“Dove farai lo stage?” chiese a quel punto il suo compagno di classe, serio in volto.

“Da Hawks” rispose Reiko sbadigliando sonoramente.

“Faremo lo stage insieme” sentenziò lui, per nulla stupito di quello che aveva detto.

“Oh..dovevo aspettarmelo” sussurrò la Rossa mentre guardava arrivare il treno e lasciando un po’ stupito Tokoyami con quella affermazione.

Il viaggio in treno fu abbastanza piacevole per entrambe. Tokoyami non era il genere di persona che parlava molto o che istigava le persone, in particolare Reiko, si limitò ad incrociare le braccia al petto e a chiudere gli occhi, come se fosse entrato in una sorta di meditazione. Reiko, forse per la prima volta nella sua vita, non aveva proprio nulla da dire, si accoccolò sullo schienale del treno in attesa della sua fermata, mentre un paio di auricolari e un mp3 le facevano compagnia.       
Una volta scesi dal treno, Tokoyami si affidò a Reiko, dato che quest’ultima sembrava conoscere bene la strada per l’edificio dell’agenzia di Hawks. Dopo aver camminato per una decina di minuti, girato qualche angolo e ritrovatisi su un marciapiede accanto ad una strada molto battuta, si ritrovarono di fronte ad un alto edificio color metallo, che non presentava nessuna scritta o riferimenti particolari al pro hero.
Presero l’ascensore e ben presto si ritrovarono al trentesimo piano, l’ultimo del palazzo. Quando le porte si aprirono, i due studenti della Yuuei si ritrovarono direttamente dentro ad una stanza, molto grande, circondata su due muri dai vetri e addobbata con diversi quadri, uno schermo piatto alto quasi quanto un muro, e diversi divani che circondavano un semplice tavolino di legno. Dalle finestre dell’ultimo piano si vedeva molto bene la città di Tokyo e, molto probabilmente, la visuale sarebbe stata anche migliore la sera, quando le luci dei palazzi e delle macchine illuminavano tutta la città.

“Ben arrivati, accomodatevi pure” disse una voce giovane e piuttosto gentile alla loro destra.

La voce in questione proveniva da un giovane ragazzo, vestito con una camicia nera, nascosta da una giacca marrone chiara dal colletto alto, e un paio di pantaloni bianchi. Indossava un paio di occhiali trasparenti, attaccati a una sorta di paraorecchie, molto simile a delle cuffie per ascoltare la musica. I capelli erano di un biondo cenere, portati in maniera molto scompigliata e sbarazzina, mentre gli occhi, dalla forma piuttosto triangolare e con due piccoli triangoli neri appena sotto i condotti lacrimali, erano di color marrone. Ciò che più si notava però, erano un paio di enormi ali color rubino dietro alla schiena, semi chiuse e dall’aspetto molto resistente.
Il ragazzo in questione era Hawks, un giovane che, a soli 22 anni, era riuscito a scalare la vetta dei pro hero piazzandosi al terzo posto, dopo Endeavour e All Might. Veniva definito un ragazzo precoce, per via del suo rapido successo e per le sue ideologie così elaborate per un ragazzino. Hawks era un hero che credeva che l’approvazione popolare fosse la matrice più importante per la quale un pro hero dovesse essere giudicato; proprio per questo non prendeva sul serio le classifiche ufficiali.  Anzi, al contrario di molti, sembrava preferire i ranghi inferiori, in quanto gli permettevano di agire più liberamente ed evitare il peso che un grande eroe doveva portare sulle spalle. Insomma, nonostante la sua naturalezza e la sua velocità nel prestare soccorso, lui voleva una vita tranquilla, una vita in cui, dopo il lavoro, potesse rilassarsi beatamente sul divano di casa sua.
Hawks prese una sedia da un tavolo posto poco più in là e si sedette a cavalcioni con le braccia incrociate ed appoggiate sulla traversa dello schienale. Reiko e Tokoyami si sedettero sul divanetto.

“Reicchan, speravo venissi - abbozzò un sorriso - tu devi essere Tokoyami invece” proseguì lui voltandosi a guardare l’altro studente della Yuuei; quest’ultimo piuttosto stranito dalla confidenza dei due.

“Come mai ha scelto proprio me?” chiese a bruciapelo Tokoyami.

“Perché siamo entrambe uccelli” rispose l’uomo sorridendo, mentre giocava con una delle sue piume cremisi.

Reiko si ritrovò a roteare gli occhi al cielo e soppresse il suo istinto di volerlo strozzare come una gallina.

“Stai scherzando?” chiese poi Tokoyami, alquanto spiazzato dall’affermazione dell’hero.

“No, sono serio al 20%. Il 50% era perché volevo parlare con qualcuno della classe 1-A” concluse lui.

Tokoyami rimase immobile per qualche secondo, poi si voltò a guardare Reiko, quasi a voler cercare appoggio da lei. Effettivamente i conti non quadravano, se Hawks voleva parlare con uno studente della Yuuei, perché non aveva tenuto nella sua agenzia solo uno dei due?

“Non badare troppo a quello che dice” rispose Reiko facendo spallucce.

“Oh Reicchan non fare così “ proseguì lui facendo il finto offeso.

Tokoyami sembrava aver preso seriamente le affermazioni del giovane e, forse in parte, Hawk aveva detto la verità. A lui non importava allevare le generazioni future, ma aveva sicuramente visto del potenziale in Fumikage e, dopo tutto, era pur sempre arrivato terzo al festival sportivo. Insomma, per quanto non lo desse a vedere, Hawks non aveva scelto a caso.

“Vi conoscete..?” chiese a quel punto il ragazzo dalla testa di uccello, notando ancora l’affinità che c’era tra i due.

“Purtroppo sì” brontolò Reiko, incrociando le braccia al petto con uno sguardo imbronciato.
 


Inizio Flash back

 Reiko aveva sei anni ed era appena stata affidata ad una anziana signora, vecchia pro hero, che l’avrebbe cresciuta nella sua casa con lo scopo di tenerla sotto gli occhi della polizia e delle agenzie Hero, per evitare che il padre potesse tornare a riprendersela.
Nella piccola e modesta villetta nei pressi di Tokyo, un’anziana signora era alle prese con una piccola e ribelle testolina rossa.

“Che diavolo è questo disordine? Rimetti subito a posto!” sbraitò la vecchia Obaba, mentre minacciava la bambina con una ciabatta malmessa.

“È casa tua, rimettitelo a posto da sola vecchiaccia” ribatté una giovane Reiko che, a soli sei anni, stava dando sfoggio del suo pessimo carattere.

“Ma chi me lo ha fatto fare – gracchiò la vecchia mentre si massaggiava una tempia – razza di bambina selvaggia” proseguì spostando improvvisamente il suo sguardo verso la porta: qualcuno sembrava aver suonato.

L’anziana guardò dallo spioncino della porta e, non appena riconobbe il ragazzo che stava di fronte alla porta, aprì senza troppi indugi.

“Obaba-san! È già arrivata?” chiese un giovane ragazzo dai capelli biondo cenere e un paio di ali color rosso fuoco.

Di fronte all’anziana comparve Hawk, sedicenne, già al secondo anno della scuola per diventare un eroe.

“Guarda tu stesso” brontolò la nonna, mentre spalancava la porta di casa per mostrare il casino che la bambina aveva appena combinato. C’erano vestiti sparsi ovunque, oggetti di ogni tipo per terra, sul divano, ovunque.

“Chi è questo pollo?” chiese a quel punto la bambina, che era spuntata quasi dal nulla vicino a loro due.

“Maleducata – urlò Obaba mentre gli tirava una ciabattata in testa – porta rispetto” proseguì poi.

“Brutta strega” ringhiò la bambina portandosi due mani sul bernoccolo che le era spuntato in testa.

“Oh..e così te sei la figlia di Miyuki” un sorrisetto furbo gli comparve sulle labbra, mentre guardava divertito quella bambina.

Hawks, quando aveva 8 anni, incontrò la madre di Reiko in un’occasione piuttosto particolare. Dopo che il padre venne arrestato da Endevour, perché un rapinatore e assassino, il reale nome di Hawks venne completamente nascosto e il bambino venne affidato a dei tutor che lavoravano come hero. Tra i tutor in questione, vie era proprio Miyuki, la madre di Reiko, che si occupò di crescere il bambino e di assicurarsi che il suo desiderio di diventare un hero si realizzasse.      
Dopo la morte di Miyuki, esattamente due anni dopo, il ragazzo proseguì con gli studi per diventare un hero, facendo crescere sempre di più la sua stima per Endevour e conservando sempre dentro di lui la donna che tanto si era presa cura di lui.          
Quando venne a sapere del ritrovamento della figlia di Miyuki, decise di prenderla sotto alla sua ala e di seguirla fino a diventare il suo tutor legale dopo la morte di Obaba.    

“È un altro tuo amico strambo?” chiese a quel punto Reiko, indicando platealmente il giovane Hawk.

“Ci sarà da lavorare su questo carattere, eh Obaba?” disse poi il giovane alato.

“Ci ho già rinunciato” sentenziò Obaba facendo ridere Hawks.

E così Hawk decise di ricambiare il favore di Miyuki, prendendo a sua volta sotto la sua ala sua figlia. Da quel giorno nacque l’inizio di quello che poi sarebbe stata la loro futura amicizia.

Fine flash back


 
[…]
 


Atsuko si era svegliata presto quella mattina, nonostante l’agenzia di Best Jeanist fosse più vicina di quello che pensasse. Lei amava svegliarsi presto, prendersi i propri tempi, sia fisici che mentali, e iniziare la giornata tranquillamente.

“Inizio lo stage oggi, ciao mamma!” disse Atsuko poco prima di uscire di casa.

“Ciao tesoro, fai attenzione” rispose una mamma un po’ titubante.

Perché aveva scelto proprio quella agenzia? Di certo lei non era una che faceva scelte a caso e ovviamente non aveva scelto Best Jeanist perché era un pro hero famoso e rinomato. Era stata opzionata da parecchie aziende, anche perché il suo quirk era molto versatile, ma alla fine aveva scelto proprio l’uomo vestito di jeans.
Atsuko non era di certo il tipo che attirava l’attenzione, anzi passava la maggior parte del tempo in silenzio ad osservare, ma era anche vero che il suo quirk parlasse da solo. Nonostante fosse una ragazza tranquilla e silenziosa, il suo obiettivo da hero non valeva di certo meno degli altri, semplicemente preferiva i fatti alle parole. Quindi vedeva in Best Jeanist un uomo che rispecchiava i suoi intenti.

“Sarà un giorno importante per me, papà.” Pensò Atsuko respirando a pieni polmoni l’aria del mattino, lasciandosi alle spalle l’ultimo ricordo che aveva di suo papà. Lo avrebbe fatto per suo papà. Lei sarebbe diventata una hero e avrebbe protetto i più deboli.

Le strade di Tokyo erano già piene di persone, quella città sembrava nona addormentarsi mai. Atsuko sportò lo sguardo da tutte le parti, come ad osservare da lontano ogni piccolo movimento di ogni persona. C’era chi stava correndo velocemente con una valigetta da lavoro in mano, intento a non perdere il treno, oppure camion della frutta che scaricavano i carichi nei vari negozi, più in là c’era addirittura un signore che faceva una pausa sotto i tiepidi raggi del sole, con un lungo grembiule bianco e il volto sporco di farina.

“AH? Che cazzo ci fai qui, gattara” sbottò Bakugou, vestito con gli abiti da hero.

Il ragazzo le si parò davanti con fare molto arrogante; erano entrambi a poche decine di metri dall’agenzia.

“Bakugou-kun – disse la ragazza inespressiva – buongiorno anche a te” concluse con un cenno del capo, mentre lo sorpassava tranquillamente. “Vado da Best Jeanist.”

“Tks, ha selezionato pure te?” chiese retoricamente, con una punta di disprezzo nella voce.

Bakugou, ormai arresosi all’idea di dover fare quei pochi passi con Atsuko, camminò di fianco a lei, silenzioso e con lo sguardo perennemente imbronciato.
L’agenzia era situata in centro a Tokyo accanto ad una strada trafficata, era di colore bianco, circondata per due lati da delle enormi vetrate trasparenti, sull’intonaco bianco compariva la scritta “Office genius”. Non era un palazzo grande, aveva semplicemente due piani, ma si snodava più sulla lunghezza che sull’altezza.
Atsuko e Bakugou vennero accolti da un ragazzo, poco più grande di loro, che indossava un paio di jeans scuri. Il giovane li fece entrare nell’edificio e li portò direttamente dentro all’ufficio di Best Jeanist.

“Ben arrivati” disse l’eroe, in piedi davanti alla sua scrivania mentre osservava dal vetro la stradina che passava sotto alla sua azienda.

Best Jeanist si mostrava sempre serio e sicuro di sé, questo perché un hero doveva sempre dare quel senso di sicurezza e pace che i cittadini volevano avere. Prendeva molto sul serio il suo lavoro da eroe, risultando carismatico, coraggioso e anche altruista. Mirava a diffondere un senso di pace, e la professione degli hero si prestava meglio a quel ruolo così delicato e prezioso.

“Grazie per avermi scelta Best Jeanist-sama” disse Atsuko portando avanti il suo busto per eseguire un inchino.

Best Jeanist, ovvero Tsunagu Hakamata, appariva come un uomo alto con occhi scuri e capelli biondi pettinati ordinatamente di lato. Il suo costume era semplice: aveva la maggior parte del corpo ricoperta di jeans, addirittura arrivava a coprirgli il viso fino al naso, simulando una cintura che chiude la vita proprio all’altezza delle guance. Nonostante la giacca in jeans che lo copriva completamente dalla vita fino al naso, l’uomo sembrava avere un collo insolitamente lungo. Il costume era semplice, ma non si poteva dire che l’hero non fosse elegante, a tratti aveva dei modi di fare persino stravaganti.

“Al contrario, sono contento che tu abbia accettato la mia richiesta – disse voltandosi e facendo poi cenno con la mano ad Atsuko per farla tornare in posizione eretta – trovo che tu sia quel tipo di persona che riesce a tenere il sangue fretto nei momenti difficili. Sai, questo è importante. Se un cittadino vede in te un punto fermo a cui appoggiarsi e a cui credere, sicuramente sarà più tranquillo e vivrà meglio” concluse.

Atsuko annuì debolmente. Quelle parole la caricavano davvero. Qualcuno credeva in lei e quel qualcuno era proprio un eroe.

“Detto sinceramente, tu non mi vai a genio – disse mellifluo in direzione di Bakugou– tanto scommetto che hai scelto la mia azienda perché sono tra i cinque eroi più popolari, dico bene?”

“Tks, sei stato tu ad opzionarmi” sbottò il biondo.

“Esatto. Di recente tutti i candidati sono più o meno bravi ragazzi, ma uno come te non compariva da un po’” disse indicandolo teatralmente con il palmo della mano rivolto verso al cielo e l’indice contro Katsuki. “Entrambi avete una elevata capacità di applicazione, dei quirk molto potenti e un buon stile di combattimento. Atsuko voglio indubbiamente migliorare i tuoi buoni potenziali, sia fisici che comportamentali” proseguì l’hero. Bakugou, non mi stupirei se ti assumessero di già in qualche azienda, ma hai un difetto insanabile: la presunzione di essere il più forte, fa di te un essere umano brutale” sentenziò l’hero, non risparmiandosi in entrambe i casi.

“Mi hai opzionato solo per farmi la predica?” urlò Katsuki poco prima di essere completamente immobilizzato da dei fili di tessuto prodotti dal quirk dell’hero.

“Hai le caratteristiche sia di un eroe che di un criminale – disse l’hero – per questo voglio insegnarti come deve essere un hero”

Best Jeanist aveva le idee ben chiare e Atsuko lo aveva capito fin dal primo momento che Bakugou e l’hero si scambiassero quelle frasi. Da una parte Jeanist voleva potenziare le qualità di Atsuko, rendendola migliore, mentre dall’altra voleva cambiare Bakugou, rendendolo più simile ad un hero che a un villan.

“Cazzate” urlò Bakugou. No, non era esattamente il tipo di stage che si sarebbe aspettato.

Atsuko, che stranamente stava ridendo sotto ai baffi, stava già pregustando l’idea di raccontare quella scena alle sue compagne e, perché no, all’intera classe. Beast Jeanist si era rivelato esattamente come Atsuko pensava e la comparsa di Bakugou e i progetti che aveva per lui l’hero, rendevano ancora più interessanti le cose.

“Per fortuna che ci sono io a non far sfigurare la 1-A” disse Atsuko, provocando il giovane Katsuki ancora legato ai fili di tessuto.

“Stai zitta, pantegana” soffiò lui con lo sguardo da pazzo omicida.

Atsuko si limitò a roteare gli occhi verso il cielo. Sarebbe stato un lungo stage.
 

 
[…]

 
“Ancora non ci credo che il tuo capo mi abbia opzionata per un tirocinio!”

“E non pensare che io abbia dovuto dirgli nulla, dopo che ti ha visto quasi distruggere mezza arena è rimasto davvero molto colpito!  - disse Katsuro, per poi cominciare a parlare con una voce profonda, scimmiottando il suo capo – Quella ragazza sa cos’è il vero potere! Portala da me, la forgerò a dovere!” concluse, per poi ridacchiare, il giovane apprendista eroe.

Kokoro, seppur ancora seccata per l’incidente del festival sportivo, non era più in sé dalla gioia all’idea di fare il tirocinio non solo con il suo fidanzato ma anche con l’hero numero due nella classifica! Era emozionatissima ed estremamente felice, tanto che nemmeno si accorse del ragazzo che gli si stava avvicinando.

“Buongiorno Kyoriido-chan, Moyashimasu-san...” disse cordiale e atono Todoroki, anche lui con in mano la valigia col suo costume da eroe.

“Ciao Shoto-kun!” disse allegro Katsuro

“Todoroki-kun! Anche tu diretto in centro città?” disse, sorridendo, Kokoro. Il ragazzo le annuì, serio ma un po’ a disagio.

“Ah, non te l’ho detto...  – le fece Katsuro, un po’ nervoso, quindi le si avvicinò all’orecchio – Shoto ha deciso di accettare la proposta del boss... insomma...”

“HAI DECISO DI FARE PACE CON TUO PADRE?!” disse sorpresa Kokoro, indicando Shoto.

Il ragazzo la fissò con indifferenza ma una gocciolina di sudore gli solcò la fronte: “Ho deciso che sarebbe stato un ottimo trampolino di lancio. È l’eroe secondo solo a All might, e poi... so qual è la strada che voglio intraprendere, Endeavor sarà solo un modo per dimostrare prima il tipo di eroe che voglio diventare...”

Katsuro ridacchiò, nervoso, ma Kokoro sorrise raggiante: “Buon per te, Todoroki-kun!”

“Mh... non possiamo fermarci a causa dei nostri genitori... come ha detto Midoriya, siamo noi a decidere quello che facciamo della nostra vita...” concluse il ragazzo, attendendo lì, accanto a loro, il treno.

Quell’ultima frase fece molto riflettere Kokoro lungo tutto il tragitto verso l’agenzia di Endeavor: aveva litigato ferocemente con i suoi genitori e la loro scelta a dir poco paradossale di tenere il suo gemello nascosto persino a lei... una cosa che forse solo un supercriminale avrebbe per davvero pensato.
Aveva pensato spesso e volentieri, nel corso degli anni, se la sua mancanza di controllo e l’enorme potenziale distruttivo latente nel suo corpo fosse sintomatico di una sua malvagità innata. Aveva lottato contro la mancanza di controllo per tutta la vita, si era allenata per anni con il suo ragazzo, eppure quei dubbi erano riemersi prepotenti nelle ultime settimane.         
Ma prima le parole di Katsuro, che gentilmente l’aveva ospitata per diversi giorni in casa sua, poi quelle di Shinso dopo lo scontro nel festival e infine quelle di Todoroki di soli pochi minuti prima la avevano in qualche modo spronata. Non sarebbe diventata bugiarda o malvagia, ma sarebbe diventata una supereroina e avrebbe salvato tutti, persino suo fratello!              
Determinata da questa consapevolezza, varcò la soglia dell’imponente ufficio di Endeavor... ma la sua sicurezza vacillò quando il gigantesco eroe, in costume, avvolto di fiamme, li accolse senza muovere un muscolo, fissando principalmente suo figlio Shoto e quasi ignorando lei e Katsuro.

“Ehm... signor Endeavor... è un onore conoscerla, sono qui disposta a fare qualsiasi cose le faccia più piacere!” disse quasi nel panico Kokoro dopo infiniti attimi di silenzio.

“Kokoro...” le bisbigliò Katsuro, incredulo.

“Ti aspettavo, Shoto... finalmente ti sei deciso a seguire i miei comandi?” disse invece il pro hero, ignorandoli totalmente.

“Farò di tutto per compiacerla! Sono a sua completa disposizione per qualsiasi cosa!” proseguì nuovamente Kokoro.

“Kokoro! Ma che diavolo...?! Sembra che gli stia facendo delle avance!”

“Non intendo seguire la strada che mi hai spianato – disse imperterrito Shoto, ignorando anche lui la coppietta – Io proseguirò sulla mia via”

Kokoro arrossì tantissimo: “NO! Non volevo... insomma... è che sembra così fiammeggiante che mi sono confusa tutta e... io... oh, che situazione scottante!”

“KOKORO!” cercò di dire Katsuro, come per rimproverarla, ma non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

“Fa come vuoi... – disse Endeavor rivolto solo al figlio – Preparati, usciamo!”

“Dove andiamo?” gli rispose il figlio.

“Ti mostrerò un vero eroe” Endeavor si alzò, mettendosi in marcia mentre il figlio, seppur titubante, muoveva i primi passi per seguirlo.

“Capo... Dove sta andando? Kyoriido-chan è qui per cominciare il suo tirocinio!” chiese Katsuro, leggermente stupito dalla situazione.

L’hero si voltò e squadrò prima il suo tirocinante e poi la ragazza, facendo un leggero sorriso: “Ah sì, la giovane telecineta... falle fare una ronda per il quartiere ogni giorno e accompagnala, Kagutsuchi, e tenetevi pronti... Noi due andremo a braccare Stain...”

Il viso di Endeavor si aprì in un sorriso tirato e falsamente soddisfatto: la sua idea era impressionare il figlio che tanto lo aveva disprezzato, ma il caso Stain era grave. Non era un caso che anche l’eroe numero 2 del ranking si stesse mobilitando, e questo lo sapeva anche Kokoro, che seppur studentessa era stata più volte avvisata della situazione, oltre che essere a conoscenza del terribile incidente avvenuto al fratello di Iida.

Katsuro si mise sull’attenti e fece un saluto militare: “D’accordo capo, le farò fare il giro del vicinato e mi terrò pronto!”

Kokoro lo imitò mentre Endeavor e Shoto uscivano dalla stanza: “Sarò pronta a tutto, Endeavor-sama! Sarò a sua completa disposizione per soddisfare ogni suo focoso desiderio!”

“KOKORO!” la redarguì il suo ragazzo nel momento in cui il pro hero, neanche degnandoli di un pensiero, si chiudeva la porta dello studio alle sue spalle.


 
[...]

 
“E tu dove pensi di andare!?” urlò Mindbender verso il criminale che stava scappando con un sacco pieno di soldi appena svaligiati dalla cassa di un supermercato. Con un gesto della mano, afferrò con la telecinesi la caviglia del ladro e lo fece cadere in avanti, frenandone la caduta per non farlo sbattere contro il marciapiede e avvinghiandolo saldamente nella sua presa telecinetica.

Kagutsuchi la raggiunse prontamente con sulla spalla un secondo ladro, tutto legato da un robusto cavo metallico, e sorrise alla ragazza: “Ottimo lavoro Mindbender! Sei stata davvero efficiente! Vedo che ti sei abituata in fretta al lavoro su strada!”

Mindbender, ovvero Kokoro, annuì felice al suo compagno mentre insieme assicuravano con delle manette e delle corde i due ladri e attendevano l’arrivo delle autorità. Erano stati tre giorni pieni di novità e di attività più o meno frenetica: ronde, scartoffie e un paio di altri incidenti con criminali piuttosto comuni.
Il primo giorno Kokoro, presa dal timore, aveva vissuto quell’esperienza con gran nervosismo, ma guidata dal più esperto Katsuro aveva in brevissimo imparato la routine di chi sta al servizio di Endeavor...

“Tendenzialmente noi facciamo il lavoro sporco e il boss sta nel suo ufficio in attesa di chiamate molto importanti, quindi a fine giornata riferiamo, lui a malapena annuisce e poi tutto ricomincia...” le disse alla fine del primo giorno Katsuro, con notevole imbarazzo, spiegando come funzionava una giornata tipo nell’agenzia.

Ma in quei giorni non ci fu alcuna giornata tipo: Endeavor era via, assieme a Shoto, a caccia del pericoloso Hero Killer, Stain, e raramente tornava all’agenzia, quindi ad occuparsi tutto erano i suoi assistenti pro, comprese le istruzioni da dare ai tirocinanti.
Tolto questo, le prime due giornate erano trascorse tranquille, e anche quella terza giornata in corso sembrava simile alla precedente, ma quando le forze dell’ordine arrivarono, erano ben più della solita pattuglia di due uomini venuta a recuperare i criminali già assicurati. Un furgoncino arrivò a gran velocità e dal suo retro sbucarono almeno una decina di poliziotti in assetto antisommossa, puntando vero i due ragazzi e i loro prigionieri.

“Ehi, agenti... – disse imbarazzato Katsuro – Mi sembra un po’ esagerato un’unità di emergenza per due ladri di supermercato...”

Kokoro fece un passo indietro quando vide due agenti avvicinarsi con passo deciso ma cauto a lei: “Che cosa sta succedendo...”

“Uno dei due agenti parlò ad alta voce: “Kokoro Kyoriido, sei in arresto per l’assalto alla stazione di polizia di Shinjuku di questa mattina. Seguici senza opporre resistenza e non ti sarà fatto alcun male!”

“COSA?!” urlò Kokoro, incredula.

“Ma che diavolo state dicendo!? Non ci siamo neanche passati col treno nei pressi di Shinjuku! Abbiamo una routine organizzata! Parlate col capo o con gli altri all’agenzia!” urlò Katsuro, ma a questo punto i poliziotti si avvicinarono anche a lui e tirarono fuori degli sfollagente elettrici.

Kokoro deglutì rumorosamente: “... Io non ho attaccato nessuno... a malapena ho afferrato coi miei poteri quei due ladri!”

“Signorina, ci deve seguire, ORA!”

Katsuro e Kokoro si guardarono: il ragazzo sembrava sul punto di esplodere letteralmente, le fiamme che gli coprivano i capelli che si agitavano nervose, ma Kokoro, seppur terrorizzata, mise le mani in avanti, i polsi uniti, e si avvicinò lentamente all’agente: “D’accordo, portatemi in stazione di polizia...”

Fu tutto come un terribile incubo: Katsuro che cercava di dissuaderla e veniva allontanato dai poliziotti, me fredde e strette manette che le si chiusero attorno ai polsi mentre gli agenti le elencavano i suoi diritti, quindi l’ingresso nel furgone circondata dagli agenti; alcuni la fissavano in cagnesco, altri erano increduli.

Ma all’improvviso, le sorse un sospetto, per puro caso o, meglio, per pura intuizione: “Che cosa è successo questa mattina a Shinjuku? Come mai siete risaliti a me?”

Katsuro fuori dal furgone urlava per la frustrazione e, come un disco rotto, le sbraitava: “Non ti preoccupare Kokoro, ci sono io! Non ti preoccupare Kokoro, ci sono io!”.

Un agente nel furgone le ringhiò contro: “Come se non lo sapessi!”, ma un altro agente, più anziano, lo zittì: “Placati, Miyamoto! – quindi la fissò, togliendosi l’elmetto e svelando un’espressione addolorata sul volto – Questa mattina un telecineta che emetteva colpi psionici dal vago colore violastro ha assaltato la stazione di polizia di Shinjuko... le descrizioni ci riferiscono di una lunga giacca con coda aperta e, tolta la maschera, occhi verdi e capelli rossi... le descrizioni fisiche e la natura del quirk combaciano con la tua, Kyoriido-chan, a parte pochi dettagli che comunque sono facilmente riproducibili...”

“Come delle bende sulle braccia... e una maschera a spirale...” disse assorta Kokoro, quasi inconsapevole di quanto quelle parole potessero suonare come un’ammissione di colpa.

“ECCO, è STATA LEI, LO HA AMMESSO!” disse l’agente Miyamoto, ma Kokoro guardò l’agente anziano che le aveva parlato: “Portate il mio ragazzo con voi... e chiamate i miei genitori. Saranno loro a spiegarvi cosa è successo... quello che ha attaccato la stazione di polizia non ero io... ma il mio fratello gemello...”






 
 
 
 
 
  ♚Angolo autrici! ♚
Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo, dove vediamo svelati i nomi da hero delle tre eroine e le agenzie presso cui andranno a svolgere il tirocinio. Vi aspettavate queste scelte o ne avevate pensate altre? Inoltre, come avrete potuto vedere, inizia a muoversi qualcosa nelle retrovie..c'è odore di scontro nell'aria? Chi lo sa, chi lo sa.
Ho deciso di mettere l'avviso dello spoiler perchè, per chi fosse arrivato fino a qui, avrà notato che un pezzo del passato di Hawks è stato svelato, quindi, benchè nella fanfic molte cose siano state inventate, ce ne sono alcune che sono effettivamente canon e quindi ho preferito specificare.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Sangue Corrotto ***


Capitolo 9
 
 
Hello from the other side
I must’ve called a thousand times
To tell you I’m sorry for everything that I’ve done
But when I call you never seem to be home
 
Hello from the outside
At least I can say that I’ve tried
To tell you I’m sorry for breaking your heart
But it don’t matter, it clearly doesn’t tear you apart
Anymore
[Adele – Hello]
 



 
Gli agenti non furono propensi, sulle prime, a credere alle parole di Kokoro, ma bastarono due telefonate ai genitori della ragazza e il loro arrivo, insieme a quello di Katsuro, in centrale per confermare il tutto: la clinica dove avevano “ricoverato” il figlio per i problemi con i suoi quirk era legale, non socialmente accettata da tutti ma legale, così come esistevano, seppur poche, documentazioni sull’esistenza di Taro Kyoriido e sulla tipologia dei suoi poteri.
Le testimonianze di Kokoro e Katsuro sulla ricomparsa del povero gemello e della sua malaugurata affiliazione con la Lega dei Villain, infine, convinsero gli agenti che effettivamente non fosse Kokoro la colpevole. Ma gli interrogatori durarono comunque ore e Katsuro e Kokoro furono trattenuti per ore negli uffici della caserma, con i genitori di Kokoro che venivano interrogati sull’intera vicenda. La paralegalità di quel genere di agenzie non li esponeva a grossi rischi, ma l’occultamento dell’esistenza di un figlio di certo avrebbe fatto passare loro delle ore tranquille.

“Cazzo, che situazione di merda...” disse, arrabbiata e confusa Kokoro, ancora in costume dopo quasi 6 ore di interrogatori vari, le mani sulla faccia mentre Katsuro, a volto scoperto, stava in piedi al suo fianco.

“Su dai, si sistemerà tutto... ormai è sera, anche gli agenti si saranno stancati. Vedrai che prima dell’ora di cena saremo a casa a vederci un film e a dimenticarci questa brutta giornata...”

“Si, ma il maledetto problema con mio fratello rimane!”

“Ma ora è uscito allo scoperto... lo troveranno e lo recupereremo. A questo punto meglio che stia in prigione, dove almeno possiamo andarlo a trovare, che assieme ai pazzi della Lega dei Villain...”

Kokoro lo fissò, come se volesse ribattere all’idea del fratello in prigione: alla fin fine non era colpa del povero taro se le cose erano finite in quella maniera. Non era giusto pensare che finisse lui dietro le sbarre, ma aveva assaltato una stazione di polizia, ferito decine di agenti, colpito come un fulmine a ciel sereno con potenza inaudita.
Il carcere era inevitabile, Kokoro lo sapeva... ma non poteva credere a quanto fosse ingiusta tutta quella situazione. Eppure, non poté fare a meno di guardare il suo ragazzo e dargli ragione, alla fine.

“Si, forse è meglio che finisca così... però non lo abbandoneremo in cella come hanno fatto i miei, vero? Lo aiuteremo! Gli faremo capire che può essere amato anche lui, no?” disse, speranzosa, gli occhi fissi in quelli di Katsuro. Il ragazzo le sorrise.

“Certo... siamo una squadra di superesseri con poco controllo sui nostri poteri... se non ci aiutiamo a vicenda, chi lo farà!” *le diede una pacca sulla spalla nel momento esatto in cui ci fu una grossa esplosione, o meglio, un grosso impatto sulla parete più lontana da loro della stazione di polizia.

Kokoro e Katsuro saltarono subito sul posto mentre onde d’urto spazzavano via detriti a destra e manca; Kokoro, con prontezza, erse una barriera che protesse tutti gli agenti coinvolti nel botto e ancora confusi, mentre Katsuro scattò in avanti, ponto a ingaggiare il nemico, ma un’altra spinta lo fece arretrare violentemente. Diradato il fumo dell’impatto, una ragazzina con vestiti lunghi e rovinati entro svolazzando nella stazione di polizia, avvolta da un’aura di energia bluastra.

“È una...” disse Katsuro, affannato per la botta ma pronto a combattere. Kokoro gli annuì: “Si, è un’altra telepate... non pensavo di avere un quirk così comune, però...” disse, un po’ intristita, Kokoro.

“Kokoro cara... ti pare il momento adatto per pensare alla rarità del tuo quirk?!” le disse, sorridendo nervoso, Katsuro.

“Oh... quindi sei tu Kyoriido Kokoro-chan, eh?” disse la ragazzina, fluttuando come in una bolla di energia telecinetica.

Kokoro si fece avanti mentre la ragazzina si scostava i lunghi capelli neri e la fissava con penetranti occhi di un inquietante giallo intenso: “Si... come fai a conoscemi?”

“Io sono della squadra di Mindbreaker... ho un messaggio da parte sua... – la ragazzina faceva lunghe pause tra ogni frase e sospirava, quasi fosse troppo stanca, ma il suoi occhi erano vispi e puntavano Kokoro con una passione quasi maniacale – Ha detto che se proprio vuoi incontrarlo... stasera ci sarà una grande festa... Ti aspetta nella tua amata Ikebukuro... piazza centrale... ci saremo anche noi, i suoi nuovi amichetti – e la ragazzina fece un enorme, inquietante sorriso – quindi faremo una bellissima festa personale mentre Stain farà la sua...”

“Stain?! Che diavolo c’entra Stain?!” urlò Katsuro.

“Oooh... tra poco vedrete... a presto... Kokoro-chaaaaan!” e la ragazzina, scoppiando a ridere, schizzò via dalla loro vista come trascinata via da qualcuno, lasciando i due ragazzi e i poliziotti intontiti lì attorno in preda alla sorpresa, finché da una radio arrivò il peggiore dei messaggi.

“A tutte le unità! A tutte le unità! La Lega dei Villain sta attaccando con le sue creature, Stain è a piede libero e ci segnalano esplosioni nella zona dei negozi di Ikebukuro! È un attacco congiunto, ci servono rinforzi! Ci servono rinforzi SUBITO!”

Kokoro e Katsuro si guardarono, esterrefatti, quindi, senza parlare, fecero l’unica cosa che venne loro in mente: saltarono fuori dal buco nella parete e si diressero, correndo come folli, alla macabra festa che Taro aveva preparato per loro.



 
[…]



“Ma che cazz… COS’è, OGGI HANNO DATO LA LIBERA USCITA DA STRONZOVILLE?!”

Bakugou sbatacchiò di forza l’ennesimo criminale catturato dal gruppo di eroi di Best Jeanist, urlando tutta la sua frustrazione mentre, a pochi metri da lui, Atsuko, seppur più silenziosamente, assicurava con manette e legacci l’ennesimo criminale, un uomo molto pericoloso che sembrava emettere veleno dalla pelle. Non fosse stato per il suo quirk, con il quale riusciva, imitando una particolare specie di raganella, a sintetizzare una tossina di gran lunga peggiore del soggetto, la cattura sarebbe stata molto più insidiosa.
E proprio di insidie e complicazioni ne potevano fare volentieri a meno, visto tutto il caos che, in pochi minuti, si era creato un po’ ovunque: assalto dei villain un po’ in ogni dove, l’attacco di tre differenti mostruosità, tutte fin troppo simili al maledetto Noumu che aveva assaltato la U.A. assieme a tutta la neonata lega dei Villain, e infine l’ennesimo avvistamento di Stain e di alcuni eroi già caduti nella sua trappola.
La situazione era tutto tranne che ordinata e Atsuko questo lo sapeva, tuttavia, cercando di attenersi ai protocolli e agli ordini ricevuti da Best Jeanist in persona, stava cercando di mantenere il sangue freddo nonostante il caos imperante un po’ ovunque.
Quando però arrivò quel messaggio, sia sul suo cellulare che su quello di Bakugou, qualcosa le fece immaginare che le cose sarebbero presto peggiorate ulteriormente. I due studenti della U.A. estrassero quasi all’unisono i telefoni da una delle tasche dei loro costumi e lessero con apprensione e sorpresa quanto vi era scritto.
Il messaggio era di Kokoro, probabilmente inviato a tutti i membri della classe e non solo, e in poche parole fu capace di gettare Atsuko in una profonda angoscia: “Mio fratello è tornato e mi ha preparato una trappola. Sta attaccando il centro di Ikebukuro insieme ad altri con quirk simili al nostro. Io e Katsuro ci stiamo dirigendo lì. Abbiamo bisogno di aiuto”; al messaggio era allegata una posizione specifica da raggiungere

“Ma che… dannazione, la tua amichetta fissata coi manga c’ha pure il fratello scassapalle e villain?! Certo che voi siete proprio tutte strane! E poi… aiuto di che?! Ha quasi demolito l’arena dei giochi sportivi, ce la farà con un paio di Villain, no?!”

Atsuko ascoltò le parole del compagno di scuola con molta poca convinzione e rimase a fissare il messaggio per alcuni interminabili secondi: sapeva del fratello redivivo di Kokoro e sapeva come i due si fossero già scontrati… ma decisamente non riusciva a immaginare un momento peggiore per quella specie di resa dei conti!

Doveva aiutarla, ma non poteva lasciare il compito assegnatole dal suo tutor senza subire conseguenze… prese a mangiarsi l’unghia del pollice, pensando freneticamente a cosa potesse fare, finché il flusso di pensieri non fu interrotto da uno sbuffo alquanto sgarbato.

“Avanti, su!  - le urlò contro Bakugou, strappandole di mano il criminale e sbatacchiando via anche questo con una certa violenza – Muoviti e vai ad aiutare la tua amica, qua ci penso io a fare il lavoro di voi nullità!” il ragazzo le voltò le spalle, senza farsi vedere in faccia, e Atsuko non poté far altro che sorridere.

“Grazie, Bakugou-kun… ti devo un favore!” e Atsuko prese a correre come una pazza verso la sua destinazione.

“Ti sdebiti non facendoti ammazzare e non rompendomi mai più i coglioni, ragazza animale!” le sbraitò contro, molto volgarmente, Bakugou, facendo tuttavia un mezzo sorriso mentre recuperava i due tizi che aveva finito di ammanettare e li conduceva in uno dei furgoni della polizia.



 
[…]



“Reicchan, spiegamelo un’altra volta…” disse Hawks, volando a tutta velocità verso Ikebukuro tenendo, stretta fra le mani, con le braccia penzoloni, Reiko, alquanto irritata sia dalla situazione che da quel modo buffo di essere trasportata.

“Ma che diavolo devo ripeterti ancora?!”

“La tua amica ha scoperto di avere un fratello solo qualche settimana fa…”

“Si!”

“Un fratello gemello coi suoi stessi poteri ma senza una rotella in testa”

“Oddio sì, è la quarta volta che te lo ripeto!”

“E ora dovete andarlo a catturare in questa specie di resa dei conti finale, dopo che lui ha radunato altri tipi come membri della sua piccola banda?”

“MA ALLORA SEI SORDO! SI! DOBBIAMO FARE TUTTO QUESTO! HAI QUALCHE PROBLEMA?!”

Hawks guardò la sua giovane assistente nonché amica d’infanzia e ridacchiò, divertito: “Oh, Reicchan, e io che pensavo che la tua situazione fosse complicata! Certo che ti sei scelta proprio delle amiche incasinate come te!”

Reiko sbuffò mentre in lontananza già si vedevano le luci di Ikebukuro, e anche una inquietante colonna di fumo; il suo “tutor” era stato molto reticente, sulle prime, ad accompagnarla in quel posto per aiutare la sua amica, anche se, stranamente, quella sera stava pattugliando con lei un quartiere in cui nessuno della Lega dei Villain si era presentato per fare casino.
Aveva dovuto spiegargli più volte quanto grave fosse la situazione e alla fine il pro hero aveva acconsentito ad accompagnarla letteralmente al volo. Reiko sperava di arrivare in tempo per la grande baraonda che si sarebbe creata, così da aiutare la sua amica e chiunque altro avesse risposto a quel messaggio che sicuramente era stato inoltrato a tutta la rubrica di Kokoro… eppure non poteva far altro che pensare che forse stava andando lì NON SOLO per aiutare un’amica…
Potenzialmente, Taro era il membro della Lega dei Villain più avvicinabile di tutti, vista la sua fissazione con il “vendicarsi” su sua sorella e sul resto della famiglia, e quell’evento così particolare ne era una palese dimostrazione… e forse proprio quell’evento poteva essere l’occasione per saperne di più su suo padre, su che fine avesse fatto e sul perché ancora non si fosse fatto vivo nonostante la sempre maggiore attività dei villain nelle ultime settimane.
Quasi vergognandosi di sé stessa, Reiko scosse la testa: non doveva pensare solo a se stessa e alle sue beghe famigliari; purtroppo, come Hawks gli aveva fatto notare, anche le sue amiche avevano giganteschi problemi in famiglia… come gigantesca era la cosa che si stava avvicinando come un proiettile verso di loro, a una buona decina di metri più in alto dal tetto più vicino.

“REICCHAN, ATTENTA!” disse all’improvviso Hawks, allarmato, sparando quattro delle sue piume proprio verso Reiko: la ragazza fu al volo trasportata dalle piume del pro hero verso il tetto di una palazzina di pochi piani, cadendo abbastanza rovinosamente ma senza riportare i danni che avrebbe riportato se le piume, parte del quirk di Hawks, non l’avessero fatta planare per qualche metro.

“HAWKS!” urlò di rimando Reiko, rimettendosi in piedi e assistendo a quella scena bizzarra. Certo non si poteva vedere tutti i giorni un Noumu sfrecciare come una palla di cannone contro un tizio con le ali! Hawks tuttavia sembrava aver evitato l’assalto di quell’essere che, però, si stava preparando ad una nuova carica, sorretto da un paio di ali di pipistrello troppo sproporzionate per quel corpaccione massiccio e tutto muscoli.

“Tu va’ dalla tua amica, a lui posso pensarci benissimo io! Corri Reicchan! Corri!” le disse sorridendo Hawks, ma la sua espressione era evidentemente tirata. Reiko imprecò a denti stretti e, furibonda, cominciò ad assorbire elettricità dal palazzo, creando un continuo arco voltaico rosso tra il cemento su cui poggiava i piedi e il suo corpo.

“Ora questi villain hanno davvero scocciato…” ringhiò a bassa voce, gettandosi dal palazzo e atterrando sulla strada con enorme leggerezza, sfruttando al massimo il campo elettromagnetico che alimentava di continuo assorbendo elettricità dai cavi sparsi in tutta la zona; quindi urlò ancora la sua frustrazione e prese a correre a velocità inumana, circondata da inquietanti folgori rosse.



 
[…]



“Sono sei… tuo fratello, la ragazzina inquietante che ci ha recapitato l’invito, un tizio che sembra più grosso e muscoloso del boss, una coppia di quelli che sembrano anche loro gemelli e un tizio molto magro che al momento sembra starsene un po’ per conto suo…”

Katsuro aveva fatto un giro attorno alla grossa piazza in cui i telecineti del gruppo di Taro stavano seminando il panico. Ormai la zona era evacuata, ma il gruppo stava continuando a distruggere e tirare detriti a destra e a manca, divertendosi di quella distruzione fine a sé stessa.
Kokoro era rimasta ad osservarli a qualche metro di distanza, protetta da un provvidenziale detrito grande abbastanza da coprire sia lei che Katsuro, in quel momento appostati per decidere cosa fare e attendere eventuali rinforzi. Nessun però era ancora arrivato e i due sapevano benissimo che probabilmente tutti erano stati trattenuti per la sfortunatissima sequela di attacchi coordinati in ogni dove, ignorando però che ben tre di loro se la stavano vedendo davvero brutta contro lo stesso Stain.
La ragazza osservava da lontano il fratello, che sornione a sua volta guardava i suoi nuovi amici spargere il caos, e non riusciva a non pensare quanto quel luogo fosse un attacco diretto a fiaccarle il morale. Ikebukuro era stracolma di negozi, bar e ristoranti a tema anime e manga, quindi era letteralmente la sua definizione di paradiso resa reale. Appena accumulava abbastanza risparmi, ci si recava per spendere tutto in nuovi manga, dvd e gadget vari ed eventuali.
Quindi non solo Taro aveva voluto colpire un posto molto caro a sua sorella, ma ciò dimostrava che, prima del suo primo vero contatto con lei, il ragazzo doveva averla pedinata e spiata per diverso tempo. Il pensiero fece rabbrividire Kokoro, però doveva stare concentrata: doveva sconfiggere quei villain, affrontare suo fratello e cercare di salvarlo da quella bruttissima situazione. Era una sua responsabilità.

“Quindi, andiamo a combattere?” disse Kokoro, sorridendo in maniera così finta che pure un cieco si sarebbe accorto di quanto fosse nervosa in realtà.

“Non ce la faremo mai solo noi due… per quanto possiamo essere abituati, loro sono davvero troppi… due potrei anche farcela a trattenerli, ma tre per uno no… e poi se tuo fratello è forte quanto te quando vai in Berserk, siamo abbastanza nei guai” disse Katsuro, grattandosi il mento.

“Ecco perché sono venuto dove avete indicato – disse all’improvviso una voce pacata alle loro spalle – so che non è molto, ma cercherò di dare una mano per quanto mi è possibile…”

I due si girarono e videro dietro di loro Shinso, in tenuta da ginnastica e una sorta di sciarpetta al collo che ricordava, in forma molto ridotta, il lungo nastro che portava al collo il professor Aizawa. Kokoro fu sorpresa da vederlo e gli corse incontro, abbracciandolo per qualche istante.

“Shinso-kun!” disse la ragazza, mentre anche Katsuro si avvicinava a loro. 

“Kokoro-chan, Katsuro-senpai… sono a vostra disposizione” disse placido Shinso, inchinandosi leggermente.

“E ci sono anche io! Scusate il ritardo!” disse all’improvviso Atsuko, piombando letteralmente come un gatto tra di loro, spaventandoli non poco. Kokoro corse anche da lei e la abbracciò forte.

“Oh beh… quattro contro sei è già più ragionevole!” disse ridacchiando Katsuro, ma fu subito ammutolito da un boato e da un urlo: in lontananza una serie di folgori rosse cominciarono a crepitare violentemente e quindi un urlo furibondo riecheggiò nell’aria: “DOVE SONO QUEGLI STRONZI?!”

Reiko frenò appena a qualche passo di fronte a loro e fece quasi per salutarli con ancora un’imprecazione tra i denti, ma all’improvviso il masso dietro cui si stavano nascondendo si sollevò da solo e il gruppo di studenti si ritrovò a fronteggiare i sei telecineti, con in testa Mindbreaker, a volto coperto, con quella semplice spirale che li fissava tutti in modo asettico.

“Hai degli amici rumorosi, sorellina…” ringhiò Mindbreaker, la superbia che sembrava eruttare dalle sue parole tanto era intensa.

I cinque studenti si misero in guardia e Kokoro, levandosi gli occhiali e il cappuccio, fece un passo avanti: “Mai quanto i tuoi, Taro… - gli sorrise debolmente – è l’ultima possibilità, Taro… ti prego, lasciamo stare tutto questo e vieni con me, altrimenti non posso assicurarti che tutto – la ragazza indicò con le braccia la devastazione dell’intero quartiere – QUESTO sarà perdonato solo con uno schiaffetto sulle mani… Ti supplico… vieni con me, sarò la tua famiglia come è giusto che sia, ma devi smetterla di fare tutto questo! Ora!”

Nell’ultima parola pronunciata Kokoro ci mise una determinazione che neanche a lei sembrava possibile possedesse, ma il fratello non parve esserne particolarmente colpito.
Kokoro tese la mano, in gesto di amicizia, e per un secondo anche Taro tese la sua, ma una risatina tradì le intenzioni del ragazzo: prima che nessuno potesse fare nulla, una spinta telecinetica spinse violentemente via Kokoro, che urlò per la sorpresa.

“Figlio di putt…” ringhiò Katsuro, scattando in avanti, il bastone da arti marziali stretto tra le mani, ma la coppia di gemelli che aveva visto prima gli corse in contro, fianco a fianco, e lo spinse via assieme a loro, allontanandolo dal gruppo.

“Che le danze comincino…” disse, divertito, Taro, balzando verso la sorella.

“Oh si, FATEVI SOTTO!” urlò Reiko, correndo verso l’uomo più grosso e muscoloso del gruppo e ingaggiandolo senza pietà. Atsuko e Shinso si guardarono a vicenda, fecero un gesto di intesa e si gettarono sui loro avversari, rispettivamente il telecineta alto e magro e la ragazzina inquietante che aveva recapitato il messaggio di Taro, dando inizio, finalmente, allo scontro.


 
[…]



“Razza di marmocchi da strapazzo!” ringhiò Katsuro, subendo l’ennesima craniata di coppia dei due avversari che, sempre fianco a fianco, lo fissavano divertiti dopo averlo colpito diverse volte. Un’aura azzurrina li copriva e li avvolgeva entrambi e illuminava debolmente i visi coperti da una lunga e trasandata frangia.

Erano ragazzini, probabilmente più giovani di due o tre anni di Kokoro e delle sue amiche; vestivano con t-shirt rovinate e i capelli erano tenuti selvaggi, lunghi e che coprivano parzialmente due visi forse fin troppo comuni e ovviamente identici.
Katsuro gli aveva studiati per un po’ ma, nel far ciò, era stato selvaggiamente malmenato: i due combattevano rimanendo sempre fianco a fianco, colpivano e arretravano quasi all’unisono e, soprattutto, usavano i loro poteri telecinetici non tanto per portare attacchi a distanza ma soprattutto per potenziare i loro attacchi fisici.
Era una tattica che anche Kokoro, col tempo, aveva imparato a usare, ma i due ragazzini vi applicavano una forza che era quasi eccessiva.
Erano passati solo due minuti di battaglia e già Katsuro sentiva due costole scricchiolare vistosamente. La situazione ovviamente non poteva continuare. Fece roteare violentemente il bastone e si avvolse di fiamme, prima gialle, poi rosse e infine queste mutarono ulteriormente colore, brillando per la temperatura eccessiva mentre l’asfalto attorno a lui comincia a fumare.

“Kojin-styile – declamò piano Katsuro mentre il corpo prese ad emettere fiamme azzurrine dai suoi talloni, dai gomiti – Soul Flame Armor!” uno sbuffo di fiamme gli circondò il corpo e rese incandescente alcuni detriti attorno ai suoi piedi. I ragazzini, spaventati, arretrarono, nonostante fossero ancora in situazione di vantaggio. Fu in quel momento che Katsuro si accorse che si tenevano per mano.

L’eroe Kagutsuchi sorrise: “Oh, quindi anche voi sapete delle fiamme blu che divorano le anime stesse, eh?! Volete provarle?!”

Il sorriso divenne un ghigno perfido: Katsuro sapeva perché il fuoco vira dal colore rosso al blu, e ciò dipendeva unicamente dal calore della fiamma. Un fuoco blu-biancastro è tremendamente caldo, e trattenere quella temperatura per troppo tempo non era di certo una passeggiata… ma la tradizione popolare raccontava che le fiamme blu potevano bruciare anche le anime, e i due ragazzini, forse cresciuti a suon di storie di fantasmi, ne erano un attimo intimoriti.

Eppure, i due, ridacchiando e fingendo spavalderia, parlarono praticamente all’unisono: “Noi siamo I TeleTwins, Ichiro e Jyuniro, le tue fiamme non ci fanno paura!” e, in una frazione di secondo, avvolti dalla consueta aura, scattarono in avanti per cercare di colpire ancora il loro avversario.

La fiamma sul tallone di Katsuro esplose proprio nell’instante in cui i due stavano per colpirlo con un doppio pugno al ventre e, grazie alla spinta generata, permise a Katsuro di evitare all’ultimo secondo il colpo e con, altrettanta velocità, dar loro una forte botta col bastone, schiantandolo sulla schiena di entrambi.
L’aura telecinetica che li avvolgeva esplosa in una serie di bagliori gialli e viola mentre i due volavano via, separandosi per la prima volta nello scontro. Fui in quel momento che Katsuro capì, e sorrise. Fece roteare il bastone e si preparò a caricare di nuovo, stavolta in direzione di uno solo dei gemelli, quello avvolto da un’aura giallognola. Che fosse Jyuniro o Ichiro poco importava.
La velocità che le fiamme blu gli facevavo raggiungere era fenomenale e, con solo due falcate, fu di fronte al ragazzo, pronto a colpirlo in testa col bastone; questo, per proteggersi, erse una barriera di energia gialla davanti a lui e, nel frattempo, il fratello era scattato verso di lui, la mano tesa, deciso ad aiutarlo.
Il bastone si abbatté sulla barriera, infrangendola ma non colpendo il ragazzino, che tuttavia per lo sforzo, stavolta insostenibile con le sue sole forze, di pararsi sembrava inerme e perdeva copiosamente sangue dal naso. Il bastone rimbalzò verso l’alto, quasi incontrollato… ma Katsuro sorrise mentre sentiva l’altro avvicinarsi alle sue spalle.

“KOJIN-STYLE! MORNING STAR!” urlò l’apprendista eroe, avvolgendosi totalmente di fiamme su tutto il corpo, fino ad essere inghiottito da una brillantissima colonna di fuoco. Il fratello a terra si riparò gli occhi e quello che correva verso di lui inciampò malamente e cadde in avanti… ma fu subito preso da Katsuro che, sorridendo, lo sollevò per il braccio e lo ammanettò.

“Lo ammetto, siete stati davvero bravi a combattere insieme… - disse l’apprendista eroe, assicurando il primo ragazzino ad un palo mentre ammanettava il secondo, tenendoli ben lontani l’uno dall’altro – Avete un quirk ancora poco sviluppato, ma visto che siete gemelli avete imparato a far risuonare le vostre abilità. La vostra telecinesi è tutta concentrata su di voi perché è l’unico modo per usarla efficacemente… solo che in combattimento prima o poi l’avversario si accorge che ogni volta che attaccate vi tenete per mano!”

I due gemelli lo guardarono con un misto di stupore e sconfitta negli occhi e lui, di tutta risposta, diede loro due buffetti sulla testa: “Lasciate perdere i cattivi… alla U.A. sarebbero felici di avervi come studenti, tra un paio d’anni… quando questa storia sarà finita, venite a cercarmi. Cercherò di farvi mettere una buona parola dal mio capo!” fece loro un largo sorriso e i due rimasero a guardarlo, dubbiosi, quindi un ruggito ruppe l’aria.

“Oh no…” disse Katsuro, letteralmente prendendo fuoco e facendo un salto lunghissimo spinto dalle fiamme e da una sconfinata apprensione.



 
[…]
 


“Ohohoh, ma che bella ragazzina… lascia che ti prenda! Voglio solo giocare!”

Il telecineta smilzo assaltava dalla distanza Atsuko con quelli che sembravano degli inquietantissimi tentacoli di energia psionica, oltre che a sollevare costantemente massi e detriti nel frattempo per cercare di mettere alle strette Atsuko.
La ragazza, di nuovo in forma felina, cercava disperatamente di accorciare le distanze, ma la combo telecinetica del criminale era davvero di impiccio, ma anche rivelatrice della sua identità. Atsuko aveva sudato freddo nel momento in cui aveva palesato i suoi poteri e lo aveva riconosciuto.
Tokichiro Sekiguchi, 35 anni, condannato a 5 anni di carcere per rapimento e abusi sessuali su minore, oltre a numerosi casi di tentato rapimento non andati a segno a cui era stato ricondotto senza però sufficienti prove per incastrarlo. Era evaso di prigione solo poche settimane prima, in un blitz strategico dei Villains.
Atsuko aveva studiato attentamente il caso, venendone a conoscenza attraverso i telegiornali e indagando per saperne di più a riguardo, e in quel momento, purtroppo, era riuscita a risolvere almeno il mistero di che fine avesse fatto Sekiguchi: proprio lì, davanti a lei, a cercare di ghermirla con quel potere che ben si adattava alla sua psiche contorta…
Era indubbio, tuttavia, che quel criminale sapesse usare i suoi poteri con disarmante efficacia, forse per compensare una forma fisica non particolarmente al top. “La mente sulla materia”, pensò quasi sarcastica Atsuko mentre evitava l’ennesimo colpo con un balzo laterale. In quello stesso momento un sasso le arrivò alle spalle e fu solo per un miracolo che, con un salto mortale all’indietro, riuscì a evitarlo, pur dovendo abbandonare la forma parzialmente felina.

“Oh, hai smesso di voler fare la gattina? Che peccato… ma magari potremmo arrangiarci anche così! Eheheheh!” disse con voce melliflua il criminale mentre fissava, con enorme tracotanza, Atsuko.

La ragazza aveva le ossa che le dolevano per il troppo tempo da trasformata ma non poteva assolutamente fermarsi, specie con un nemico così ostico. Malvolentieri riassunse una forma parzialmente felina e cominciò a correre verso di lui: doveva raggiungerlo, a tutti i costi, sfruttare la sua poca dimestichezza col combattimento a distanza ravvicinata e evitare quei dannati colpi.
Lo smilzo le sorrise selvaggiamente mentre alzava le mani e due enormi rocce, strappate dall’asfalto, si sollevavano per schiacciare la ragazza tra le loro masse. Atsuko, in piena corsa, cercò di saltare in alto per evitare di essere schiacciata, ma così facendo si era esposta troppa ad un’ulteriore offensiva, che non tardò ad arrivare: come saette color cremisi, tre tentacoli di energia psionica le volarono incontro e la avvolsero con forza, strappandole anche un urlo e costringendola a tornare nella sua comune forma umana.

“Oooh, finalmente sei nella mia presa! Certo che sei stata una micina piuttosto combattiva eh? Ma nessun gatto potrà mai sfuggire dalla mia presa! Un quirk interessante, comunque… - il criminale si avvicinò, fissando con lascivia la ragazza mentre i tentacoli la stringevano e toccavano in luoghi non proprio pudici – non sono mai stato un grande amante del furry, e tu sei già più grandicella di quanto mi piacerebbe… ma potrei sempre adattarmi…”

Atsuko, senza dir nulla, si limitò a mugolare ma dentro di sé seppe che aveva un vantaggio: il criminale non sapeva quale fosse la natura del suo quirk. Pensava potesse solo trasformarsi nella forma da felino, ma non sapeva che aveva altri assi nella manica. Quello che stava per fare si era rivelato molto doloroso e difficoltoso in sede di allenamento… ma forse era l’unico modo per avvicinarsi abbastanza.

“Se… proprio… se proprio non sono il tuo tipo, che ne diresti di lasciarmi andare? Il detto del “chi si accontenta gode” non è per nulla vero…” cercò di ironizzare Atsuko, muovendosi e divincolandosi per cercare, almeno apparentemente, di sfuggire alla presa. Il criminale strinse i tentacoli ancora con più forza attorno a lei e si avvicinò ulteriormente, ridacchiando.
“Oh, ma dopo tanti mesi di astinenza devo per forza sfogarmi un po’, non trovi? Eheheheheh…”

Sekiguchi si leccò le labbra e fissò negli occhi la ragazza, non accorgendosi delle scaglie che lentamente stavano ricoprendo il corpo della ragazza, sempre più sottile e disarticolato. Atsuko stava provando una quantità di dolore non indifferente, e di sicuro le ci sarebbero volute diverse ore prima che le sue ossa tornassero perfettamente funzionanti dopo quello sforzo, ma tenne duro e mascherò quel dolore fingendo che fosse a causa della presa del suo avversario.
Sekiguchi si avvicinò di nuovo e abbassò leggermente la ragazza, ritraendo quei tentacoli di pura energia mentale finché il viso di Atsuko non fu a soli pochi centimetri più in alto del suo.
“È stato un grave errore combattere contro di me, piccolina… tra tutti quei i mocciosi sono io l’unico veramente in grado di far danni…”

“Ed è stato un grave errore pensare, Sekiguchi Tokichiro – disse Atsuko, gli occhi ora gialli e con le pupille ridotte a due fessure, la pelle sempre più ricoperta di scaglie nere come l’ebano, una lingua biforcuta che saettava fuori dalla bocca – che io potessssi trassformarmi sssolo in un gatto!”

Atsuko terminò la sua trasformazione in una forma semi serpentesca, contrasse le articolazioni più mobili del suo corpo da rettile strisciante e si divincolò con estrema facilità dalla presa, cadendo agevolmente in terra mentre le articolazioni di gambe e braccia tornavano, purtroppo molto dolorosamente, normali.
Il criminale non ebbe neanche il tempo di stupirsi dell’accaduto: Atsuko aveva appena cominciato a spalancare la bocca, rivelando due denti che colavano copiosamente del veleno verdastro quando, d’improvviso, un enorme macigno arrivò veloce come un treno contro Sekiguchi, investendolo e tramortendolo.
Atsuko si guardò attorno e vide la telecineta ragazzina, che assomigliava tanto ad un personaggio dei film Horror, affiancata da Shinso e che manovrava quel masso con pochi gesti della mano. Il suo viso era inespressivo, lo sguardo vuoto: era preda del potere di Shinso.

“Scusa il ritardo…” le disse Shinso, massaggiandosi il collo: la fascetta che indossava prima del combattimento era a pezzi e aveva lividi ovunque, eppure in qualche modo doveva essere riuscito a domare la telecineta, ma…

“… come ci sei riuscito?” gli chiese Atsuko, tornando molto lentamente alla forma umanoide e alzandosi a fatica.

Shinzo alzò le spalle: “A questa qua piace parlare più di quanto sembri”

Atsuko notò una briciola di soddisfazione nella voce normalmente atona del compagno di scuola, ma non ebbe molto tempo per rifletterci su: un ruggito ruppe l’aria e il flusso dei suoi pensieri.

Shinso si voltò: “Kyoriido-chan… di nuovo…”. I due studenti si guardarono e corsero via, raggiungendo la fonte di quel terribile ruggito.


 
[…]



“PERCHÉ CAZZO NON CREPI, BASTARDO!” urlava in continuazione Reiko, scattando attorno al suo nemico e colpendolo con tutte le forze che aveva in corpo. Archi rossi di elettricità la ricaricavano costantemente mentre utilizzava quanta più carica possibile per potenziare i suoi pugni e la sua velocità.
Eppure, nonostante il suo corpo fosse ormai al limite massimo sopportabile di corrente elettrica da utilizzare per il potenziamento fisico, nulla riusciva a scalfire quella maledetta armatura.

L’uomo di fronte a lei, alto, grosso e muscoloso come una montagna, dalla mascella squadrata e completamente calvo, era rimasto lì immobile mentre un’armatura di mattoni psionici verde lo ricopriva e ne mimava le fattezze fisiche, fungendo al contempo come secondo corpo e barriera invalicabile. Aveva incrociato quindi le braccia, imitato dal mezzobusto psionico che si era costruito attorno e i cui fianchi affondavano nel terreno, ed era rimasto immobile mentre la ragazza continuava a colpirlo, senza risultati.
Da parte sua, Reiko non era in estrema difficoltà: seppur spinto al limite, il suo corpo poteva reggere quell’attività a lungo, visto e considerato che nell’ambiente urbano, specie con tutti quei cavi scoperti a causa degli atti di devastazione della banda dei telecineti, aveva una fonte di ricarica praticamente continua che la sosteneva senza farla rimpicciolire ed esaurire le batterie dopo pochi minuti.
Ma il suo corpo poteva sopportare solo una certa quantità di energia per potenziarsi, ammesso ovviamente che Reiko non volesse bruciarsi i nervi e i muscoli pur di sferrare un colpo più forte. Pensiero che comunque cominciava a balenarle in testa, visto che nessun suo attacco, al momento, si era rivelato infruttuoso, né a distanza né, soprattutto, fisico.

Dopo quei primi 3 minuti di inutile saettare qua e là, anche il suo avversario era stufo di rimanere lì e la derise senza mezze misure: “Ecco cosa succede quando si manda una bambina ignorante e presuntuosa a combattere con il grande PsyWall! I miei mattoni telecinetici sono assolutamente impenetrabili dall’esterno! Nessun tuo attacco potrà mai ferirmi, gnometta! BWAHAHAHAHAHAHAHAH!”

“G… g… GNOMETTA?!” ruggì Reiko, assaltando frontalmente il suo avversario, ma stavolta la sua imponente armatura si mosse: con uno spostamento d’aria impressionante, un gigantesco braccio la colpì con la forza di un’autobotte e la scaravento via, e fu solo grazie ad una scarica di corrente rilasciata quasi di istinto che Reiko riuscì a non subire troppi danni da quel colpo devastante.

Atterrò malamente su una zona di asfalto demolita, mettendo una mano vicino ad un cavo elettrico scoperto, appartenente alla base di quello che doveva essere un lampione. Attirò l’elettricità dal cavo per ricaricarsi e si alzò a fatica, ma proprio riassorbendo quell’energia senti un qualcosa sfrigolare: man mano che assorbiva la corrente elettrica, percepiva da dove stesse provenendo, almeno rozzamente. Poteva capire da quanto distante stesse viaggiando e, percependo ciò, riuscì a collegare quella sensazione ad un piccolo rumore ovattato che proveniva proprio dalle vicinanze del suo avversario: era lo sfrigolio di un cavo rotto ed esposto… proprio a due centimetri dal piede di PsyWall. All’interno della sua barriera.

“Non può essere abbattuta dall’esterno eh…” disse Reiko col fiatone, asciugandosi un rivolo di sangue dalla bocca. Per quello che aveva in mente di fare avrebbe avuto bisogno di un po’ di preparazione… e soprattutto di non utilizzare troppo i suoi poteri.

“Oh… domani me ne pentirò amaramente… EHI, GIGANTESCO CUMULO DI MERDA!  - disse la ragazza, cominciando ad assorbire energia dal terreno – VUOI VEDERE COME TI STENDO IN MENO DI UN MINUTO?!”

L’uomo rise di gusto: “STOLTA! TU NON RIUSCIRAI Più NEANCHE A RESPIRARE TRA UN MINUTO!” e quindi la gigantesca armatura cominciò a bersagliare la ragazza di colpi.

Non potendo più utilizzare a pieno i suoi poteri, Reiko era decisamente più lenta di prima, ma le scintille che emetteva dal suo corpo mentre assorbiva come una dinamo tutta la corrente che poteva facevano una scena che metteva in guardia il suo avversario. I movimenti del gigante psionico erano misurati, volti a prevedere quelli rapidi della ragazza che, allo stesso tempo, sfruttava quegli istanti di titubanza per usare al minimo l’elettricità e sfruttarla solo nel momento esatto della schivata.
Ma alla fine un pugno per poco non riuscì a colpirla e la sbalzò comunque via, quindi un altro colpo sollevò dei detriti e la distrasse. Infine, mentre ancora si riprendeva da quel mancato assalto, un ceffone ciclopico la investì in pieno e la schiacciò per terra, rompendo anche l’asfalto.
Reiko sputò saliva e sangue mentre si ritrovava schiaccia a terra come una sogliola sul fondale marino… però sorrise: ferita e senza fiato, il suo corpo era ormai pesante, colmo come un uovo di elettricità.

“Scacco, gnometta! Ormai ti ho in pugno! Però… magari potrei portarti con me! So chi sei…” disse ridacchiando il criminale, ma Reiko sollevò lo sguardo, afferrando senza paura un cavo elettrico da una conduttura.

“No, gigante imbecille – disse Reiko, sorridendo – io non ti seguo da nessuna parte… ma soprattutto… SCACCO MATTO!” e come un fiume in piena, la ragazza fece scorrere tutta quell’energia accumulata e, con un leggero sforzo, riuscì a farla scorrere nei cavi e farla rilasciare, in tutta la sua potenza, dritta contro il suo nemico attraverso il cavo che così ostinatamente si era rifiutato di vedere. L’uomo non riuscì neanche a urlare, fu solo percorso da tutta quella corrente e crollò a terra dopo pochi istanti, il gigante di mattoni psionici che si dissolveva così come era comparso.

“Idiota… armatura indistruttibile delle mie palle…” disse ansimando Reiko, riprendendo fiato mentre era ancora lì, stesa per terra. Probabilmente aveva una gamba rotta visto che non riusciva più a muovere il polpaccio destro.

Si lamentò e cercò di alzarsi un po’, appoggiandosi sulle braccia, ma proprio in quell’istante un ruggito la spavento mentre riecheggiava nell’aria notturna di una Ikebukuro in preda ad un momentaneo blackout.

“Kokoro… dannazione… non… di nuovo…” disse sotto i denti Reiko, preoccupata, rimettendosi a fatica in piedi. La tibia era rotta e faceva un male cane, ma la ragazza non si fermò e cominciò a zoppicare nella direzione del ruggito e dei continui boati…



 
[…]
 
Kokoro si era ripresa in fretta dalla prima spinta che le aveva dato il fratello e si era rimessa subito in piedi, pronta a combattere, così quando Mindbreaker arrivò svolazzando, lei caricò a mani basse e cercò di prenderlo a pugni. Il primo pugno, un gancio sinistro dritto al volto, andò a vuoto e Mindbreaker, che lo aveva prontamente parato con la sua telecinesi, quasi la derise con una mezza risata; ma il secondo, un uppercut improvviso col destro dritto al suo stomaco, velocizzato grazie ai poteri di Kokoro, il villain neanche lo vide arrivare. fu sbalzato qualche centimetro indietro e sputacchiò da sotto la maschera.

“Non pensare che ci andrò leggera solo perché sei mio fratello! Ti riporterò indietro da questo inferno in cui ti sei gettato, se devo anche a suon di pugni, però!” disse Kokoro, convinta, mentre allungava la mano e lanciava contro il fratello due grossi detriti.

Mindbreaker rise e, allargando le braccia, sbriciolò con i suoi poteri i due macigni, per poi scattare in avanti e cercare di colpire Kokoro. I suoi pugni erano selvaggi e potenti… ma goffi. Kokoro si allenava nel combattimento con Katsuro da una vita ed era molto più consapevole di come ci si dovesse comportare in battaglia.
Evitò i primi due colpi del fratello e quando questo cercò di colpirla con un’onda telecinetica, Kokoro sembrò quasi percepire l’intento di Mindbreaker e si parò, incrociando le braccia ed emettendo una spinta di uguale forza rispetto a quella che la voleva colpire, annullandola.

I due pulsavano di energia: Kokoro avvolta da un’aura di un viola chiaro, quasi fucsia, Mindreaker invece eruttava energia color porpora, incontrollabile e violenta. Del sangue cominciò a macchiargli le bende che gli coprivano le braccia.

“Adesso smettila Taro! Capisco che tu possa essere arrabbiato, lo sono anche io!”

“No, tu non capisci cosa significa…” le rispose Mindbreaker, rabbioso, mentre attorno a lui l’asfalto cominciava a creparsi, i pochi lampioni rimasti in funzione che si spaccavano mentre perdevano anche potenza per un motivo ignoto ai due fratelli.

“Io capisco perfettamente! Ho combattuto tutta la vita per essere accettata e controllare questi poteri! Ma ho trovato qualcuno come me che mi ha capito! Non capisci?! Non siamo gli unici! Non devi cedere alla rabbia!” gli urlò Kokoro, ma Mindbreaker, come una scheggia, scattò in avanti e le diede un pugno allo stomaco. Per quanto fosse comunque riuscita a parare il grosso della bocca con la telecinesi, Kokoro fu comunque sbalzata via col fiato spezzato. L’aura che circondava Mindbreaker prese a farsi più violenta e selvaggia, il sangue schizzava dalle ferite come se fosse sospinto da una pressione altissima.

“Tu non capisci proprio nulla, sorella… è solo abbracciando questa rabbia che finalmente ho capito quale fosse la vera natura dei nostri poteri! Noi siamo fatti per distruggere, sorella! E IO DISTRUGGERò TUTTO QUESTO MALEDETTO MONDO!”

Mindbreaker urlò tutta la sua furia e la pressione del suo potere si fece simile a quando la sorella perdeva il controllo: era anche lui in quello stato di furia, ma sembrava mantenere perfettamente il controllo, sebbene il corpo risentisse di quella enorme pressione. Schizzava piccole gocce di sangue dalle braccia mentre, allargandole, si sollevava in volo e, con una potenza mostruosa, sradicava enormi massi dal terreno.
Kokoro non poté far altro che assistere impotente a quella dimostrazione di forza, ma quando quei massi cominciarono a piovere a velocità pazzesca contro di lei, quello che le rimase da fare era continuare a combattere e cercare di non rimanere schiacciata.
Schivava, deviava e distruggeva, quando le risultava possibile, ogni singolo proiettile, ma ogni volta lo sforzo era sempre più proibitivo: schivava, saltava e nel frattempo si concentrava per riuscire a contrastare la potenza indicibile dei colpi fraterni, al punto da rimanere allibita da quella dimostrazione di forza.
Era anche lei così potente quando andava in berserk? Se così fosse stato, sarebbe stato molto comodo cedere a quella furia per abbattere il fratello…

“Ma cosa sto pensando?!” si disse Kokoro, evitando l’ennesimo proiettile. Non doveva pensare neanche per un secondo a usare quel potere. Non doveva ABBATTERE suo fratello. Doveva fermarlo! Giocare al suo piccolo gioco distruttivo non era la risposta giusta, doveva dimostrare che c’era un’altra strada.

Eppure, la pioggia di colpi continuò, e quando furono i massi ad esaurirsi, furono le terribili spinte psioniche del fratello a flagellarla.
Tra uno spruzzo di sangue e una risata folle, Mindbreaker cominciò a produrre onde d’urto dal colore rossastro che impattavano contro Kokoro con una forza indicibile. Sulle prime la ragazza riuscì a produrre delle spinte equivalenti in modo da annullare i furibondi attacchi del fratello, ma più il tempo passava e più le sue forze venivano meno; al contrario invece Mindbreaker sembrava rinforzarsi di minuto in minuto, nonostante ormai le bende sulle sue braccia fossero rosse e zuppe di sangue.
Kokoro cominciò a lamentarsi e gli attacchi e le schivate di risposta divennero un disperato tentativo di difendersi in attesa che qualcuno accorresse ad aiutarla: si rinchiuse in una bolla dal vago bagliore violaceo, le braccia incrociate tenute davanti al viso per proteggersi da quella furia… ma mentre i poteri pian piano venivano meno, la rabbia invece montava.

Kokoro alzò lo sguardo e stavolta fu con odio che fissò il viso mascherato del fratello. Quest’ultimo, togliendosi la maschera, rise di gusto, gli occhi con le sclere invase dal sangue, le narici che grondavano fiumi rossi: “SI SORELLINA! SENTILA QUESTA RABBIA! QUESTA IMPOTENZA! CEDI ANCHE TU! MOSTRA IL TUO VERO VOLTO! IL NOSTRO VOLTO!”

Il bombardamento di onde d’urto continuò e alla fine la barriera di Kokoro cedette. Il colpo subito fu devastante e lanciò Kokoro di diversi metri più indietro, contro un edificio già semidistrutto. Ci furono degli interminabili attimi di assoluto silenzio, con Mindbreaker che attendeva, svolazzando sulla zona, la prossima mossa della sorella.
Quindi ci fu il ruggito.
Il ruggito che tutti i suoi compagni avevano udito mentre stavano ancora riprendendosi dagli scontri appena conclusi. La palazzina esplose e ii suoi frammenti vennero sparati tutti contro Mindbreaker che, nonostante gli sforzi, fu comunque travolto e parzialmente ferito. Infine, Kokoro riemerse dalle macerie, gli occhi rivoltati all’indietro, i denti stretti, un ringhio che fuoriusciva dalla bocca e si propagava nell’aria mentre l’aura che la circondava era diventata selvaggia e incontrollabile esattamente come quella del fratello.

“SI, SORELLA! CEDI ANCHE TU! AVANTI! AFFRONTAMI! CEDI AL MIO POTERE! AL NOSTRO POTERE!”

L’incitamento non passò inosservato visto che Kokoro, urlando di rabbia, scattò verso l’alto e assestò una violentissima testata al fratello, che prese a cadere tramortito dalla botta; quindi la ragazza, all’apice della salita, tese le gambe e letteralmente piombò su di lui in un devastante drop kick, schiacciandolo al suolo.
Mindbreaker sputò tutta l’aria che aveva nei polmoni eppure riuscì a cacciare via la sorella, caricandola a sua volta e lanciandole contro anche due detriti per coprire i suoi attacchi; Kokoro ruggì di rabbia e l’onda d’urto che ne risultò polverizzò i massi e fece arretrare Mindbreaker. Fu quindi il turno della ragazza di lanciare contro il fratello una sequela infinita di sassolini, quasi come fossero i proiettili di un fucile mitragliatore.
Mindbreaker si avvolse in una barriera cremisi semi-trasparente e polverizzò tutti i proiettili, ma ciò permise comunque a Kokoro di caricarlo nuovamente… e il combattimento si fece furibondo. I due urlavano e ruggivano mentre si fronteggiavano a furia di onde d’urto, e anche le braccia e il viso di Kokoro cominciarono a coprirsi di tagli sempre più ampi. Ma il corpo della ragazza, nonostante tutto, era più fresco e integro di quello di Mindbreaker, che ormai stava perdendo sangue in maniera copiosa da ogni ferita e, assieme ad esso, anche tutto il suo vigore.
Kokoro ruggiva, urlava, sempre più forte, e picchiava e faceva esplodere onde d’urto sempre più potenti, sempre più pericolose e alla fine, nonostante gli sforzi del novello villain, fu la furia di Kokoro a prevalere: un’ultima onda d’urto lasciò completamente indifeso Mindbreaker e Kokoro, afferrandolo per il collo, lo schiantò sul terreno con furia animalesca e, dimenticando quasi di essere una telecineta, cominciò selvaggiamente a prenderlo a pugni.

“Si… continua… cedi… cedi… cedi alla rabbia… si…” diceva in continuazione Taro mentre veniva pestato a sangue da sua sorella. Sorrideva e ridacchiava, come se quello fosse da sempre stato il suo piano. Far cadere la sorella nella sua stessa situazione, nella totale mancanza di controllo. E forse ce l’avrebbe anche fatta, se non fosse stato per un gruppo di voci che si fece sentire.

“Kokoro!”

Una preghiera in toni diversi, tra la paura provata da Atsuko, la preoccupazione di Katsuro, la speranza di Shinso e la determinazione di Reiko. Erano tutti più o meno feriti, più o meno indeboliti, ma stavano lì, in piedi, dietro di lei, e la chiamavano, in continuazione, ben ritti sulle loro malferme gambe.
E Kokoro parve sentirli. I pugni furiosi si bloccarono e lei, ancora immersa nella furia, si voltò a guardarli.

“Va tutto bene Kokoro… è finita” le disse il suo ragazzo.

“È finita, li abbiamo catturati… ouch… tutti…” disse Atsuko, sorridendo e massaggiandosi una spalla.

“Non sei come lui, Kyoriido-chan… puoi scegliere…” aggiunse Shinso, infondendo il potere nella sua voce nel tentativo di placarla.

“Gli hai spaccato il culo a quel fratellino! Ora dimostra che sei veramente superiore! Fermati qua e catturiamolo! Come fanno i veri eroi!” le urlò Reiko, trattenendosi a stento dall’urlare anche per il dolore alla gamba.

Kokoro lasciò andare suo fratello e l’aura attorno a lei si placò… gli occhi rimasero inquietantemente bianchi, ma il suo corpo non tremava più dalla rabbia. Era tornata a controllare i suoi poteri, e di questo Mindbreaker se ne accorse prima di tutti gli altri.

“NO!” urlò, furibondo. Non poteva fallire, doveva portare sua sorella dalla sua parte. Con un ultimo scatto di energie, si sollevò con una potentissima spinta e letteralmente si sparò come un proiettile contro il gruppo di amici di Kokoro. I quattro ragazzi non avrebbero avuto il tempo di reagire efficacemente, forse non avrebbero neanche fatto in tempo a mettersi in guardia, specie Reiko con la sua gamba rotta… ma mentre Mindbreaker faceva quell’ultimo, folle volo, qualcosa di botto lo fermò.

Per un istante, un solo ma preziosissimo istante, Kokoro riacquisì totale controllo sui suoi poteri e lo fermò con la forza del suo stato di berserk, l’aura di energia che brillò intensa per lo sforzo prima di sparire.

“No, Taro… mi dispiace, ma questo non te lo posso permettere… - disse, amara, Kokoro, che con un gesto della mano scaraventò il fratello contro uno dei pochissimi lampioni ancora sani – Sono la mia famiglia… e non ti permetterò di far loro del male”

Con la poca forza che le rimaneva, riuscì a trattenere gli ultimi residui di potere di Taro, che pure cercava, disperatamente, di contrastare la volontà della sorella, e quindi avvolse il palo del lampione attorno al corpo martoriato del fratello, quasi fosse uno spaghetto troppo cotto tanto facilmente riuscì a deformarlo. Taro quindi si arrese e, allo stremo, si abbandonò a quell’abbraccio metallico, ormai sconfitto.
Solo allora Kokoro cadde in ginocchio, stremata. Era riuscita a dominare il pieno potenziale dei suoi poteri senza perdere del tutto il controllo. Anche se solo per pochissimi secondi, quella piccola conquista diede maggiore grandezza alla vittoria su suo fratello.

“Tu… noi siamo uguali sorella… è la rabbia che ci dà forza, non capisci?!” disse, quasi singhiozzando, Taro, senza neanche guardarla negli occhi.

Kokoro fece per rialzarsi, ma da sola riuscì solo a mettere una gamba in posizione prima di inciampare; prontamente, Katsuro la raccolse prima che cadesse in terra e la sollevò di forza. Kokoro gli sorrise debolmente, quindi si rivolse al fratello: “Si… siamo uguali, fratellino… ma non è la rabbia ad alimentarci. La rabbia è il nostro nemico, e io l’ho sconfitto grazie a loro… ai miei amici – disse, girandosi verso Atsuko, Reiko e Shinso – e grazie alla mia famiglia…” concluse, guardando Katsuro che le sorrise.

Taro, fissandola, cominciò a lacrimare copiosamente: “…che ne sarà di me ora? Mi rinchiuderete di nuovo… mi seppellirete via come hanno fatto mamma e papà…”

“Tu sei scemo forte, cognato bello – disse, sarcastico, Katsuro – Ti stiamo offrendo di essere la tua nuova famiglia ogni volta che possiamo ma tu non ci vuoi stare a sentire!”
Taro li fissò, sbigottito: “Cosa…?”

Kokoro, aiutata da Katsuro, gli si avvicinò e gli accarezzò il viso: “Ora dovrai andare, si… hai combinato troppi guai per passarla del tutto liscia – la ragazza gli strinse la guancia e lo fissò in quegli occhi fin troppo identici ai suoi – Ma io non ti abbandonerò mai più. Verremo a trovarti sempre e faremo di tutto per tirarti il prima possibile fuori da qualsiasi situazione brutta ti ritroverai… è questo che fanno le famiglie… e noi saremo la tua e ti insegneremo che cosa significa per davvero esserne parte… ti voglio bene, Taro… Ti voglio bene…”

Kokoro gli diede un bacio leggero sulla guancia e Taro, quasi tornando bambino, scoppiò in un pianto a dirotto. Pianse, pianse come una fontana per un buon quarto d’ora, anche mentre ambulanze e volanti della polizia accorrevano per recuperare i criminali, accompagnati dallo stesso Endeavor che, scurissimo in volto, comunque si avvicinò ai suoi due apprendisti.

“Avete fatto un gesto stupido… ma siete stati bravi, marmocchi. Ora andate tutti in ospedale… e tenete d’occhio Shoto da parte mia…”

Katsuro e Kokoro si guardarono perplessi, e a loro si aggiunsero gli altri compagni di scuola.

“Boss… cosa è successo a Shoto?”

“Stain…” disse Taro, leggermente più calmo, poco prima che i poliziotti lo mettessero nel furgone di trasporto dei prigionieri.

Gli altri ragazzi impallidirono, ma Endeavor li rassicurò: “L’hanno fermato… e lo abbiamo sconfitto, c’ero anche io… Quel bastardo finalmente è fuori dai giochi!”

“Le cose non si fermeranno… - disse, come in trance, Taro – Ce ne sono molti altri… e Stain alimenterà i loro cuori…”

“E dove sarebbero questi altri, cretinetto?! – disse, irritata, Reiko, a cui i paramedici stavano fasciando la gamba – Dove si sono nascosti, eh?!”

Taro la guardò e sorrise, quasi triste: “Tuo padre ti manda i suoi saluti, ma dice che non è ancora il momento. Non so dove si trovi adesso, di sicuro avrà cambiato nascondiglio… ma mi ha detto che presto vi riunirete. Fai attenzione…”

Reiko impallidì e strinse così forte i pugni da sanguinare, ma non disse null’altro; Kokoro invece si avvicinò al fratello, ormai seduto nel furgone della polizia: “Verremo a trovarti appena fuori dall’ospedale, d’accordo?”. Katsuro era accanto a lei e fissava greve suo “cognato”: sapeva che avrebbe passato non pochi guai e che forse solo la giovane età l’avrebbe salvato.

Taro ricambiò i loro sguardi e sorrise debolmente, come se fosse amareggiato: “Capirei se voleste anche voi dimenticarvi di me… io sono un cancro da…”

“NO! – gridò Kokoro – TU SEI MIO FRATELLO E IO NON TI ABBANDONERò MAI Più, CHIARO, RAZZA DI SCEMO!?”

Taro perse un’altra lacrima dagli occhi arrossati: “Allora ti aspetto, sorellina… ci vediamo…”

Uno dei poliziotti che sciamavano nella zona fece allontanare i due ragazzi dal furgone e chiuse le porte, quindi il mezzo partì. Kokoro diede un ultimo saluto al fratello e vide il furgone sparire all’orizzonte. Non era finita esattamente come aveva previsto, questo era scontato, ma ora Taro era al sicuro e lei non si sarebbe arresa: Taro sarebbe tornato a far parte della sua famiglia e, questa volta, non sarebbe stato più abbandonato.
Era ormai l’alba quando, stravolti ed esausti, tutti gli studenti dell’U.A. feriti furono accompagnati in ospedale, per riprendersi dai terribili eventi della notte di caos appena trascorsa, ognuno con pensieri bui nella mente e la minaccia incombente della Lega dei Villain che si faceva sempre più forte.
L’urlo di Stain risuonava nelle orecchie di tutti i cittadini giapponesi e non ci sarebbe voluto molto prima che anche Reiko, Kokoro e Atsuko ne osservassero in prima persona i terribili effetti…





♚Angolo autrici! ♚

Ne è passato di tempo, eh? Forse troppo, okey. Siamo rimaste bloccate non poco, anche se in realtà diversi capitoli erano già pronti da mettere. Però, ad essere sincere, EFP lo usiamo più come archivio per i nostri racconti. Ovviamente ci piace poter interagire con chi legge la nostra storia, però non sempre le cose vanno come vorremmo, quindi anche se la leggono in pochi, a noi va bene così ^^.
Grazie a chi ha sempre commentato, a chi ha messo la storie tra le seguite/preferite <3
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Il gruppo si allarga! ***


Capitolo 10 
 
Friends will be friends
When you’re in need of love
they give you care and attention
Friends will be friends
When you’re through with life and all hope is lost
Hold out your hands cos friends will be friends right till the end

[Queen - Friends Will Be Friends]

 





“Ma che diavolo ci facciamo qui!? Stiamo bene, abbiamo solo qualche graffio! FATEMI TORNARE A PICCHIARE GENTE!”

Reiko urlava nella camera in cui dalla sera prima era stata ricoverata insieme ad Atsuko, Kokoro e Shinso. Gli eventi della sera prima sembravano distanti, come un brutto sogno ormai terminato, ma in realtà erano passate poco più di una decina d’ore da quando erano riuscite a sconfiggere il fratello di Kokoro.

Proprio quest’ultima, avendo spremuto al massimo tutto il terribile potere sprigionato dal suo stato di berserk, era quella conciata peggio e ovunque aveva bende, cerotti e stecche, ma nonostante tutto pareva in forma e stranamente… tranquilla. L’essersi tolta quel peso doveva averla rasserenata. Quello messo meglio era proprio Shinso, il quale aveva vinto il suo scontro senza dare pugni ed era quasi innaturalmente senza ferite. Era stato messo in quella stanza, senza neanche un letto, probabilmente per motivi cautelari e aveva passato la notte a parlare con Kokoro, l’unica che sembrava aver conquistato la sua fiducia.
Infatti, erano stati tutti e quattro chiusi in quella camera di ospedale con due agenti alla porta e poco prima si erano sentite sirene in arrivo e almeno due volanti della polizia fermarsi all’ingresso dell’ospedale. Le urla di Reiko e l’apprensione silenziosa di Atsuko erano in realtà reazioni all’ansia di quello che sarebbe potuto accadere.
Taro era un criminale, arrestato dopo che un suo complice aveva assaltato una stazione di polizia approfittando dei disordini di Hosu e del “Caso Stain” che aveva coinvolto addirittura altri tre alunni della 1-A, e aveva devastato Ikebukuro prima di ritornare in sé e arrendersi alla sorella e alla polizia. Ma anche Kokoro era stata arrestata e si era allontanata senza giustificazioni dalla caserma presso la quale era stata messa sotto custodia, aveva agito da eroina senza alcuna licenza o permesso e aveva coinvolto un altro tirocinante più grande, il suo ragazzo, e altri tre compagni di scuola.

Insomma, c’erano tutti gli estremi perché anche loro venissero catalogate come villain e l’ansia si faceva sentire, era palpabile nell’aria tanto da sembrare solida. Quindi la porta si aprì e i primi ad entrare furono, per sorpresa di tutti, un uomo con la testa di cane e un altro con ali e coda di uccello dalle piume turchesi, probabilmente un pavone. Erano entrambi vestiti molto formalmente, in abito scuro, giacca e cravatta, e avevano uno sguardo molto serio.

“Ah, Rei-Rei! Sei nei guai!” disse una voce all’esterno della stanza, quindi in camera entrarono anche Katsuro, che corse subito al capezzale di Kokoro e accanto a Shinso, e Hawks, in abiti civili, che rivolse il suo sorriso furbo a Reiko, facendola innervosire ancora di più.

“TU! STUPIDO PENN…”  esordì la ragazza, emanando scintille, ma l’uomo dalla testa di cane si schiarì la voce con tale autorità da zittire tutti all’istante.

“Scusate l’irruzione, mi presento: sono il Capo della Polizia, Kenji Tsuragamae, e questo è il Comandante del Distretto di Ikebukuro, Ken Fukishima. Siamo qui per parlare di quanto accaduto ieri. Il Capitano Fukishima mi ha gentilmente permesso di prendere le redini della situazione”

L’uomo pavone aveva deglutito e annuito; il suo nervosismo contagiò prepotentemente anche gli altri presenti, persino lo smargiasso Hawks.

Il Capo della Polizia si girò verso Kokoro e Katsuro, facendo un leggero inchino: “Mi scuso a nome di tutta la polizia per averla arrestata, signorina Kyoriido. Abbiamo anche assicurato Taro in una struttura particolare in modo che possa… superare le cose terribili che gli sono accadute. I vostri genitori si sono fidati di persone particolarmente pericolose. Nel corso degli anni abbiamo chiuso numerose strutture di quel tipo, quindi tendiamo a trattare i criminali usciti da lì con metodi adatti al rientro in società…”

Kokoro e Katsuro parvero molto sollevati, tuttavia il Capo Tsurugamae si schiarì nuovamente la voce: “Tuttavia… avete infranto la condotta che vi è richiesta in quanto semplici studenti. Anche se stagisti, siete ancora solo al primo anno, ma lo stesso Moyashimasu-kun non è che un tirocinante e nessuno di voi dovrebbe intraprendere azioni di propria volontà senza consultare insegnanti e polizia. Viviamo in un mondo in cui l’equilibrio tra forze dell’ordine ed eroi deve essere rispettato e mantenuto – la voce del Capo si fece molto seria – e in casi normali sareste stati oggetto di numerose indagini”

I ragazzi deglutirono quasi all’unisono, tesi come non mai, ma alla fine il viso canino del Capo della Polizia si rilassò in quello che forse era una sorta di mezzo sorriso: “Tuttavia, come fatto per i vostri compagni, vista la situazione a dir poco atipica, abbiamo deciso, di comune accordo col capitano Fukishima, di soprassedere. Endeavor sarà l’eroe della giornata, avendo abbattuto sia l’eroe Stain che la banda dei Telecineti Mascherati. Le vostre identità, compresa quella dei criminali coinvolti, saranno tenute segrete e non procederemo a nessuna indagine. MA – disse alzando la voce mentre tutti gli studenti lì presenti festeggiavano, sollevati – Non dovrete mai più comportarvi in questo modo così avventato e non dovrete mai più scordare di essere studenti, e non eroi con licenza. La prossima volta non saremo così clementi, chiaro?”

Tutti i presenti, tornati composti, annuirono, quindi i due capi della polizia annuirono, voltarono i tacchi e uscirono mormorando un “Buona giornata”, lasciando solo Hawks e Katsuro nella stanza assieme ai ragazzi lì ricoverati.

“Fiuuuu! Endeavor-san si beccherà un sacco di gloria per merito tuo, Reicchan!” disse infine Hawks, andando da Reiko e cominciando a darle delle pacche sulla testa e rimanendo di conseguenza folgorato dalla forte scarica che la ragazza emise da tutto il corpo.

Tra le risate generali e il maggiore sollievo di Kokoro, finalmente libera da quel fardello pesantissimo, la parentesi Taro e l’annosa questione Stain giunsero a conclusione.
Ma le cose non sarebbero più tornate identiche a prima: così come Kokoro e Katsuro avrebbero dovuto ancora fare i conti con i genitori della ragazza, così la società presto avrebbe assistito agli effetti dell’ultimo discorso delirante di Stain, il cui malato carisma stava già ispirando gli animi di numerosissimi criminali desiderosi di ribalta…

 
[...]


Nel frattempo, alla UA…
 

“AAAAAAAAH, MA CHE, SIAMO PAZZIIIII?!” ululò la ragazza in tuta della UA mentre, nel campo di allenamento A, aveva incontrato sul suo cammino un robot a dir poco immenso, quello che il professor Present Mic, dopo il durissimo esame teorico per l’ammissione alla scuola più prestigiosa per supereroi, aveva marchiato come assolutamente da evitare e il cui punteggio era pari a 0.

La ragazza, che rispondeva al nome di Hino Bakuhatsu, non riusciva a capire il perché di quel punteggio così esiguo, ma certamente capiva il perché quel kaiju meccanico dovesse essere evitato a tutti i costi! Si scostò il ciuffo di capelli dalla fronte, scuotendo appena il corto caschetto di capelli vermigli e saltò via, allungò una mano e, ricoprendosi di fiammelle brillanti, creò col suo quirk tre grosse pozze di materiale bollente, simile a lava, da cui eruttarono fiammate ruggenti di un calore intensissimo.

Il titano meccanico sobbalzò un attimo, il piede che prese a sciogliersi appena sotto l’effetto di quel calore e soprattutto sbalzato dalla forza propulsiva di quelle fiamme così intense. Sbandò di lato e rallentò la corsa, dando il tempo ad Hino di scappare a gambe levate, pur sudata e col fiatone.
Non aveva mai usato così intensamente il suo potere, anzi era già tanto che l’avesse usato prima di quel momento! Distruggere quella ventina di robot da allenamento e danneggiare quello gigante senza che nessuno la definisse villain era qualcosa di irreale per lei.   

Il suo quirk, “Fire Blast”, le permetteva di ricoprirsi di fiamme e di generare entro brevi distanze, circa dieci metri da lei, tre zone, che lei definiva “pozze” da cui generare fiumi di fuoco. Non era un potere propriamente da eroe, e perderne il controllo quando da bambina lo aveva appena manifestato non era stato proprio il modo migliore per avviare il suo sogno di diventare un’eroina. Gli eventi delle ultime settimane avevano confermato la tesi, eppure, a sorpresa, la UA aveva accettato, nel bel mezzo dell’anno scolastico, di sottoporla ad un test di ingresso molto sul generis.         
 
Era stato tutto così improvviso e così surreale, specie fare quella prova mentre gli studenti erano impegnati nei loro tirocini, soprattutto dopo… dopo quello che le era successo…
Pensava a questo senza sosta mentre scappava, danneggiava e distruggeva Robot, finchè il tempo della prova non finì e la sirena di fine esame le interruppe il flusso di pensieri quasi con violenza.

“OOOOH YEAH RAGAZZA! – disse la voce di Present Mic attraverso i megafoni sparsi ovunque – La tua prova è stata very VERY GOOOOD! Brava! Valuteremo questa e la prova scritta e ti faremo sapere entro il fine settimana! Ora puoi andare in infermeria e poi a riposare! LET’S GOOOO!”

Hino resistette all’impulso di festeggiare, facendo solo un saltello prima di vergognarsi un po’ di aver esultato sola in mezzo a quelle macerie, quindi vide arrivare una signora anziana molto bassa col camice da medico addosso.

“Recovery girl…” disse, ammirata, Hino, riconoscendo l’eroina dei tempi andati, quindi, su richiesta della simpatica infermiera, la seguì in infermeria, sperando vivamente che quella non sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe attraversato i corridoi della scuola che rappresentava la via tanto più rapida quanto inaspettata verso la realizzazione del suo obiettivo: diventare finalmente un’eroina!

 
[...]



 
Qualche giorno dopo…
 
“Ma ti pare?! Il primo giorno di scuola e noi rimaniamo DUE ORE bloccate in commissariato?! Ma perché?! Siamo state tartassate per giorni, persino in ospedale e durante il tirocinio!” Reiko sbuffò, innervosita, accelerando il passo. 
 
“Reiko-chan – disse Kokoro, un po’ afflitta – mi dispiace…” si fece più vicina a Katsuro, che rientrava a scuola con le ragazze per riprendere le lezioni regolari. Il ragazzo le avvolse un braccio attorno alle spalle: “Non c’è da dispiacersi, la polizia funziona così… purtroppo siamo ancora studenti, qualsiasi virgola fuori posto e ti tengono alla berlina per giorni – il ragazzo rabbrividì – il boss, ogni volta che sbagliamo qualcosa, reagisce molto peggio…”
 
“La polizia fa il suo dovere. Gli eroi non possono fare quel che vogliono… e soprattutto noi studenti non possiamo fare gli eroi” aggiunse Atsuko. Non aveva esitato un secondo per aiutare l’amica, eppure in quei giorni aveva sentito come se suo padre non avesse mai accettato quella condotta. Adorava i poliziotti e voleva diventare un’eroina per collaborare con loro, non per remar loro contro. La situazione non la faceva stare tranquilla ma, soprattutto, non la faceva star tranquilla il fatto che, seppur pubblicamente fosse Endeavor l’eroe di quella giornata, c’era almeno un altro compagno di scuola non coinvolto nei disordini che però sapeva di quanto accaduto: Bakugou. 
 
“Direi che è inutile preoccuparci ora… - disse Shinso, in coda al gruppo, facendo spallucce – la polizia ha chiuso la faccenda e abbiamo solo saltato due ore di scuola, quindi meglio riprendere la routine… scusatemi, ma ora devo andare ad allenarmi prima che inizi la lezione col mio tutor”
 
“Tutor? Quale tutor” chiese Kokoro. 
 
Shinso e Katsuro sorrisero all’unisono, quindi Shinso, con molta flemma, deviò dal sentiero di ingresso della scuola che stavano percorrendo verso le aree di allenamento: “Ci si vede in giro…” e il ragazzo andò via. 
 
“Scusatemi, ma devo andare anche io, devo andare a riferire al preside per il tirocinio! – disse Katsuro, sorridendo, dando un bacio sulla fronte a Kokoro e allontanandosi di qualche passo – A DOPOOOOOO!” e spiccò il volo con una grossa fiammata. 
 
“Era necessario andarsene in questa maniera?!” borbottò Reiko, mettendo le mani in tasca e accelerando il passo. 
 
“Eh beh, Katsuro ha una personalità… fiammeggiante!” disse ridacchiando Kokoro. 
 
Atsuko ridacchiò un po’, Reiko invece fece un verso acuto di frustrazione: “Muoviamoci, non voglio perdere un’altra ora di lezione!”
 
Quando le tre arrivarono in classe, furono accolte da tutti i compagni e si scambiarono occhiate piuttosto significative con gli altri tre compagni che erano stati protagonisti dei disordini di Hosu, anche se Midoriya sembrava tutto preso da uno dei suoi soliti soliloqui paranoidi. 
 
“Che è successo a Midoriya-kun?” chiese Kokoro, prendendo il suo posto. 
 
“È successo che lo stronzo ha provato a imitarmi nell’esercitazione di oggi e s’è frantumato il naso per terra perché è un inutile Deku! Ecco che è successo!” sbraitò Bakugou. 
Tutti ridacchiarono un po’, ma Reiko sbottò: “LO SAPEVO CHE AVRESTE FATTO ESERCITAZIONE PRATICA OGGI! Ovvio che dovevo perdermi la parte migliore della giornata!”
 
“Vi siete persi anche i capelli super-pettinati di Bakugou – disse ridacchiando Kaminari – sono durati addirittura cinque minuti!”
 
“Sta’ zitto merdina, altrimenti ti…” esordì Bakugou, ma il professor Aizawa entrò in classe e con un solo sguardo mise a tacere tutti. Dietro di lui c’era una ragazza con un caschetto rosso di capelli e le mani strette sulla gonna della divisa, lo sguardo basso e il viso rosso. 
 
“’Giorno classe… se avete finito di fare baccano, è il momento di riprendere normalmente le lezioni. Ma prima, voglio annunciare l’arrivo di una nuova compagna di scuola… prego” disse con la solita apatia il professore, facendo gesto alla ragazza di presentarsi. 
 
Questa si fece avanti, alzò lo sguardo e, deglutendo, disse a voce alta: “Mi chiamo Hino Bakuhatsu e mi sono appena trasferita dal liceo di Hosu – si inchinò quindi piegandosi così tanto da sembrare stesse facendo l’inchino all’imperatore del Giappone – Molto piacere di conoscervi!!” e la ragazza emise qualche fiammella. 
 
“Oh, una della stessa specie di Todoroki!” disse divertito Sero, ma Mineta, sporgendosi dal banco per osservare meglio la ragazza, che aveva avuto l’infelice idea, pur non potendolo prevedere, di piegarsi troppo davanti ad un pervertito in tempesta ormonale, le disse con voce viscida: “E come mai una bellezza come te è stata trasferita qui? Vorrei ringraziare gli dei per qualsiasi evento ti abbia condotta nella nostra classe!” 
 
Mina, alle spalle del ragazzo, lo colpì con un pugno in piena testa, ma Hino era rimasta evidentemente turbata, non tanto dall’atteggiamento del ragazzo, ma dalla domanda. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Che l’avevano accusata di aver dato fuoco alla palestra della sua scuola e che era stata costretta ad andarsene dal quartiere?
 
Lei sapeva cosa era successo, così come alla fine lo avevano capito le autorità attraverso le registrazioni delle telecamere di sicurezza sparse per la strada: dei compagni di classe avevano appiccato un focherello vicino alla scuola appena dopo la fine delle lezioni, poi erano corsi via fingendo di fuggire spaventati da Hino. 
La realtà dei fatti era che quei tre ragazzini erano i bulletti che tormentavano Hino a causa dei suoi poteri, così come molti altri prima di lei. “Il fuoco è un potere da Villain!”; “Quale sarà il tuo nome da villain, villain?!”; “Quante persone hai già ucciso col tuo potere, Villain?!”.
Da quando le si erano manifestati i poteri era stata costretta ad ascoltare quei continui insulti, quelle continue provocazioni… ma non aveva mai reagito. Era la prima a capire di avere un potere pericoloso, ma non aveva mai fatto niente di male a nessuno. Ma i ragazzini sono testardi, specie quando sono a scuola e muoiono dalla voglia di essere accettati nel branco. 
La situazione si era aggravata quando quei tre cretini la avevano presa di mira in maniera quasi esclusiva, portandola a divenire, alla fine, una sospetta di incendio doloso. Aveva dovuto lasciare la scuola, con il peso di un’indagine della polizia che comunque scoraggiava le altre scuole dal prendere in considerazione l’accoglierla tra le proprie classi.
Poi era arrivata la UA. 
Aveva inviato una lettera di richiesta di ammissione di nascosto dai suoi, quasi se ne vergognasse: i suoi genitori erano appresivi e in un primo momento non avevano accettato l’idea della figlia di diventare un’eroina, ma in realtà non l’avevano mai scoraggiata e stavano cominciando ad accettare quel desiderio, pur rimanendone preoccupati. Ma lei non si era iscritta ad una scuola smaccatamente destinata alla formazione di un eroe, quindi le sembrava ingiusto dare preoccupazioni ai suoi genitori per una richiesta che probabilmente sarebbe stata ignorata. 
E invece la UA aveva risposto e, proprio mentre Hosu diventava il centro della rinascita del pensiero Villain e la sua vecchia scuola veniva danneggiata dallo schianto di una di quelle creature mostruose, i Noumu, lei era ospite della UA e svolgeva dei test di ingresso straordinari, che aveva passato con un buon punteggio. 
Eppure, si vergognava ancora di tutta quella faccenda, si vergognava di essere lei e di poter essere ostracizzata per delle accuse che le erano cadute addosso senza che ne avesse colpa. Ma tutti la avevano dato la colpa, tutti l’avevano ostracizzata, allontanata, punita e umiliata senza che fosse colpevole di alcunché. 
 
Rimessasi dritta, forse fin troppo dritta, in piedi, tenne lo sguardo basso e biascicò qualcosa, torturandosi gli indici delle mani cercando di trovare le parole giuste mentre quei totali sconosciuti attendevano una spiegazione, ma alla fine fu il professor Aizawa a salvarla: “Per quanto non sia di tuo interesse, Mineta, e preparati perché ti aspetta un bel surplus di compiti per questo tuo… comportamento, la signorina Bakuhatsu è qui perché la UA ha accettato la sua richiesta di trasferimento dopo che la scuola di Hosu è stata danneggiata durante i disordini legati a Stain. Non devo ricordarvi quello che è successo, vero?”
 
Lo sguardo severo di Eraserhead viaggiò su Midoriya, Iida e Todoroki, quindi su Atsuko, Kokoro e Reiko, ma tutta la classe ebbe un tuffo al cuore a sentir nominare il nome di quel criminale che, col passare dei giorni, stava diventando così terribilmente popolare… 
 
“Prego prendi posto, Bakuhatsu… la lezione deve cominciare…”
 
Hino guardò il professore, che la invitava a prendere posto, come se fosse il suo dio tutelare, ma quello non diede alcun segno di affezione o sguardo ammiccante. Come ogni giorno, prese il libro dal cassetto, si infilò nel suo sacco a pelo e cominciò la lezione. 
 
Hino percorse l’aula andando a sedersi al banco che avevano preparato per lei, vicino a quello di Atsuko, che la fissò amichevolmente e, straordinariamente, le sorrise con calore. Hino ricambiò il sorriso e distese i nervi, cominciando a seguire la lezione. Non sapeva che Atsuko, come faceva spesso, aveva seguito il caso della ragazza tramite i vari dispacci delle forze dell’Ordine, quindi era perfettamente a conoscenza tanto dell’incendio alla scuola di provenienza della nuova arrivata quanto della sua innocenza. 
Finita la lezione e giunta l’ora di pranzo, i ragazzi si affaccendarono per andare in mensa, ma Atsuko rimase al suo posto e Reiko e Kokoro la raggiunsero. Atsuko guardò le due amiche e poi mosse leggermente la mano in direzione di Hino che stava spacchettando un bento che aveva conservato nella valigetta che si era portata, intenzionata a consumarlo in classe, da sola. 
 
Kokoro e Reiko guardarono l’amica e anche quest’ultima, normalmente sempre scontrosa, capì cosa volesse Atsuko. Kokoro si avvicinò quindi alla nuova compagna di classe: “Ciao Hino-chan! Io sono Kokoro Kyoriido, lei è Reiko Kobayashi – e Reiko alzò a mano, limitando l’espressione corrucciata sul volto – molto piacere di conoscerti!”
“Io invece sono Atsuko Katsuo, piacere” disse, sorridendo, Atsuko. 
 
Hino sorrise, imbarazzata e rispose alle presentazioni: “Il piacere… il piacere è mio! Scusate per prima, non amo molto parlare in pubblico o altro…”
 
“Oh, ti capisco perfettamente!” disse Kokoro, ridacchiando, anche lei imbarazzata. Reiko, invece, sbuffò: “Ma che ci sarà di strano a parlare… mica hai detto stronzate, ti stavi solo presentando, ecco…”
 
“Senti, Bakuhatsu-chan – disse Atsuko – ti andrebbe di venire a pranzo con noi?”
 
“Già, non stare qui in classe da sola!” aggiunse Kokoro, sorridendo. 
 
“E di sicuro io non rimango in classe dopo che ho passato tutta la giornata tra banchi e uffici di polizia” aggiunse Reiko, scocciata. 
 
“Polizia?” chiese Hino, confusa. 
 
Atsuko ebbe un brivido lungo la schiena e anche Kokoro si innervosì: “Niente di che, abbiamo riferito dei nostri tirocini… eheh…” disse la telecineta. Hino ebbe qualche sospetto inizialmente ma, vista e considerata la sua posizione, preferì non fare domande, quindi sorrise ed annuì: “Certo che mi farebbe piacere pranzare con voi!”
Kokoro sorrise: “Bene, allora andiamo su, così potremo anche presentarti tutti gli altri della classe!” 
 
Hino arrossì un po’, quindi Atsuko, alzatasi, le si fece accanto: “Tranquilla, a parte Mineta che è un pervertito sono tipi apposto… magari però non stare troppo vicina a Bakugou quando Reiko è nelle vicinanze!”
 
Reiko ringhiò: “che cosa vorresti dire, Atsuko?!” 
 
Kokoro, Atsuko e Hino risero di gusto, quindi tutte si avviarono verso la mensa, parlottando del più e del meno, ma a metà corridoio incontrarono proprio Katsuki, il quale probabilmente stava già tornando in classe. Reiko e Bakugou si guardarono in cagnesco, ma poi il biondo fece un quasi impercettibile segno di saluto verso Atsuko. La ragazza si era irrigidita un attimo a vederlo, quindi, quando il compagno di classe e di tirocinio si era allontanato, disse alle amiche: “Voi andate… io devo dire una cosa a Bakugou!” e corse via senza dare tempo alle altre di chiedere alcunché. 
 
Poche falcate e Atsuko fu al fianco di Bakugou, che pure continuò a camminare verso la classe: “Che succede, Katsuo?” le disse, leggermente infastidito. 
 
“Scusami, Bakugou-kun, non voglio disturbarti, ma volevo parlarti di quello che è successo a…”
 
“Non prendermi per coglione, so cosa è successo e che non è stato Endeavor a fermare quello coi poteri della telecineta rossa!”
 
Atsuko rimase interdetta: aveva decisamente sottovalutato l’acume del compagno di classe, pur sapendo che era molto più furbo e intelligente di quello che la sua rabbia facesse trasparire. 
 
“Ti chiedo scusa per averti tenuto fuori da tutto questo, ma la situazione è delicata, c’è la polizia di mezzo e Kokoro era in pericolo… insomma…” 
 
Per la prima volta da quando era entrata a scuola, Atsuko si sentiva realmente in difficoltà, ma Bakugou fece un gesto con la mano, sbuffando appena: “Quello che fate nel vostro tempo libero non mi interessa, e neanche mi interessa mettermi in mezzo a questioni con la polizia o cazzate simili! Tutto si è risolto e il numero due è il vero eroe, no? E allora basta stronzate, abbiamo già fin troppi rompicoglioni tra i piedi per pensare a cose ormai chiuse!”
 
Bakugou continuò convinto per la sua strada, ma Atsuko non poté far altro che sorridergli: “Grazie, Bakugou-kun!”
 
“Seh, come vuoi… ora vai a mangiare, prima che la rossa pazza mi dia la colpa del tuo ritardo!” 
 
Atsuko fece un leggero inchino verso Bakugou che comunque continuava a camminare, quindi fece dietrofront e riprese a correre per raggiungere le amiche. 
 
“Tsk… novelline…” disse Bakugou, entrando in aula e mettendosi a studiare per conto suo, fissando di tanto in tanto il banco di Midoriya con odio.
 
Kokoro, Atsuko, Reiko e Hino passarono una gradevole pausa pranzo e, nonostante la timidezza e le faccende da tenere, almeno per il momento, nascoste, si trovarono subito in sintonia tra di loro. Fu quindi con animo sollevato e più spensierato che tornarono a lezione, dove il professor Aizawa continuò le sue spiegazioni. Giunti però alla fine della lezione, Eraserhead sollevò il viso dalle carte e disse con sguardo severo: “Le Vacanze estive sono ormai prossime. Ovviamente non è razionale che possiate riposare un mese intero, quindi andremo a fare un ritiro nei boschi”
 
Tutta la classe esultò, specie Mineta all’idea, solo da lui paventata, che così avrebbe visto le sue compagne di classe in costume da bagno. Reiko sbuffò all’idea: “Una settimana insieme a tutti quei babbioni…” indicando Mineta, Sero, Kirishima e Bakugou. 
 
“Oh, quindi quest’estate niente vacanza con Katsuro…” si disse Kokoro, un po’ triste all’idea di star lontana da casa, non poter andare a far visita al fratello come aveva programmato di lì in avanti e soprattutto di star lontano dal suo ragazzo. 
 
“Sarà un ottimo modo per mettere alla prova le nostre abilità, però” disse Atsuko, seria. 
 
“Io creo fiamme… e mi volete spedire nella foresta? Siamo sicuri?” disse, ridacchiando nervosa, Hino. 
 
“Tuttavia – disse Aizawa, facendo zittire la classe con uno sguardo quasi diabolico – chi prima di allora non avrà passato l’esame finale affronterà l’inferno dei corsi estivi”
 
“EHI! IO NON VOGLIO RIMANERE IN AULA PER TUTTA L’ESTATE!” ruggì Reiko, mentre Kirishima si voltava verso tutti ripetendo, come un ossesso: “Mettetecela tutti, ragazzi!”
 
Kokoro impallidì un attimo, quindi mordendosi l’unghia del pollice disse: “Vabbè, manca ancora un po’, ci impegneremo a studiare e andrà tutto bene!”
 
“Ovvio che passeremo! Io non ci rimango chiusa in una scuola mentre fuori fa caldo e gli altri vanno a farsi una gita nei boschi!” ribatté Reiko. 
“Ho scelto il momento sbagliato per tornare a scuola… forse avrei dovuto aspettare l’anno prossimo ed evitare gli esami… aiuto!” si disse Hino, sopraffatta per un attimo dall’ansia.
 
Atsuko rassicurò tutte: “Studieremo e ci alleneremo insieme, tranquille. E potrà anche aiutarci Katsuro-kun, vero Kokoro?”
 
“Oh, certo! Lui sicuramente li ha già fatti questi esami, hai ragione!”
 
“E allora organizzeremo dei giorni in cui ci incontreremo per studiare e man mano nel corso delle settimane e recupereremo tutto con calma”
 
Kokoro e Hino accettarono subito e anche Reiko, a modo suo, acconsentì all’idea. Fu così che si concluse quel primo giorno di ritorno alla normalità, sebbene una spada di Damocle pesantissima pendesse sulla testa di tutti gli studenti, all’insaputa degli stessi meno che del povero Midoriya, appena venuto a conoscenza delle origini e della natura dei poteri di All for One. Ma la vita chiamava, e gli studenti della UA poterono continuare serenamente ad adempiere ai loro doveri. 
 
[...]


“Bene, le lezioni per oggi finiscono qui” disse il professor Aizawa, settimane dopo l’annuncio dell’imminenza degli esami e dell’arrivo dell’estate.

Reiko, Atsuko e Kokoro erano ormai inseparabili con Hino e per tutte quelle settimane, oltre a conoscersi molto meglio, avevano continuato ad allenarsi e studiare, con Katsuro che, quando poteva, lasciava loro prove di test e consigliava su cosa fare e non fare in vista degli esami. Nonostante il poco tempo a disposizione, si avvicinava per lui il momento di diplomarsi e cominciare a lavorare seriamente come eroe, il ragazzo le aiutò per quanto fosse possibile.

“Fate attenzione comunque – le aveva avvisate un pomeriggio – Pare che il preside abbia in mente qualcosa di diverso… quindi siate pronte a tutto!”

Con quella consapevolezza, le ragazze si erano preparate intensamente per tutto quel tempo, eppure quando il professor Aizawa cominciò a parlare furono comunque prese dal nervosismo.

 “Agli esami finali manca una settimana – disse seccamente il professore – Spero stiate studiando come si deve. Immagino lo sappiate già, ma non ci saranno solo gli scritti, ma anche una prova pratica. Dovrete preparare sia il corpo che la mente allo stesso tempo. È tutto”

Detto questo, il professore, lentamente, prese la via della porta e uscì. Nel momento esatto in cui l’anta sbatté contro lo stipite, la classe esplose tra le urla di disperazione di Kaminari che affermava, impaurito, di non aver studiato niente e Yaoyorozu che, con un pizzico di superiorità ma senza particolare malizia, invitava quasi mezza classe a studiare nella sua ricchissima casa.

In disparte erano rimasti Bakugou e Kirishima, il primo furibondo per il chiasso della classe e l’ostentazione di Yaoyorozu, il secondo che ammetteva candidamente di non aver studiato.

“Se vuoi faccio anche io…  - disse un furibondo Katsuki rivolto al compagno– Vuoi che ti insegni mentre ti ammazzo?!”

“Ehi, testa calda! Cos’è? Ti sei scordato di studiare e ora vuoi fare il finto superiore dando ripetizioni a Kirishima?!” urlò dall’altro capo della classe Reiko.

“EH CHI TI HA INTERPELLATO, ROMPICOGLIONI DA STRAPAZZO?!” urlò ancora più forte Bakugo, trattenuto appena da Kirishima.

Kokoro e Hino ridacchiarono a vedere la scena e anche Atsuko si espresse in un leggero sorriso, quindi Kokoro, trattenendo Reiko che voleva andare a picchiare Bakugou, propose: “Bakugou-kun, Kirishima-kun… se volete potete venire a fare ripetizione con noi, così vi rimettete in pari!”

“IO NON DEVO RIMETTERMI IN PARI, IO STUDIO SEMPRE!” ululò Bakugou, facendo spaventare Kokoro.

“Fallo per Kirishima, dai! Non vuoi mica che venga bocciato!” disse Hino, alzandosi e cercando di mettere un po’ di pace tra i due gruppi.

“Ma io non voglio ripetere con lui!”

“Ma io non voglio ripetere con lei!”

Reiko e Bakugou dissero quella frase all’unisono, si guardarono in cagnesco e quindi voltarono lo sguardo, stizziti.

“L’unione fa la forza, ragazzi! E poi noi abbiamo già un programma di cose da ripetere, e il vantaggio di un diplomando che ci può aiutare!” disse Kokoro, muovendo le braccia.

“Un diplomato! Ci potrà passare le risposte del test!” disse Kirishima, entusiasta.

“Quindi, siamo d’accordo? Ci vediamo stasera a casa di Atsuko?” propose Hino, speranzosa.

Reiko e Bakugou continuarono a guardarsi in cagnesco, ma alla fine entrambi annuirono, per somma gioia di Kirishima.

“Si, sarà impossibile essere bocciati così! Grazie ragazze, grazie davvero!” ululò Kirishima contentissimo, inchinandosi ripetutamente davanti alle quattro ragazze, imbarazzate da quella manifestazione di rispetto.

I gruppi di studio erano quindi formati… ma nessuno di loro sapeva che specie di esami attendevano loro di lì ai prossimi sette giorni.







♚Angolo autrici! ♚

Lo so che la fanfic prosegue a rilento, ma stiamo facendo di tutto per andare avanti! Non abbiamo un giorno fisso, ma non importa..questo sito lo usiamo come archivio e, magari, per conoscere anche nuove fanfic a tema Boku no Hero e altro. Grazie a chi è passato per una visita, anche veloce, grazie a chi l'ha messa tra le seguite e chi ha commentato <3.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - Tra ululati e vampiri ***


Capitolo 11
 
In this town we call home
Everyone hail to the pumpkin song
In this town, don't we love it now?
Everybody's waiting for the next surprise
Round that corner, man hiding in the trash can
Something′s waiting now to pounce, and how you′ll
Scream! This is Halloween
Red 'n′ black, and slimy green
[This Is Halloween - Nightmare Before Christmas]
 

 
“NO, NON è COSì, CAZZO! DEVI RIPORTARE QUESTO QUI E POI SOMMARE QUESTI DUE NUMERI QUA! DIO! COME CAZZO È POSSIBILE CHE TI ABBIANO AMMESSO ALL’UA, TESTA DI PIETRA!?”

Bakugou urlava ormai da buoni venti minuti contro Kirishima, che si stringeva a Katsuro in cerca di difesa. Il ragazzo, ormai all’ultimo anno di scuola, si era offerto di aiutare, su invito della sua ragazza, Kokoro, Atsuko, Reiko, Hino, Kirishima e Bakugou con gli studi per la parte teorica dell’esame e si era messo con dedizione a spiegare concetti a Kirishima… che però non sembrava davvero molto attento.

Katsuro, pur disperato dalla poca propensione a imparare del ragazzo, aveva tenuto duro e non si era permesso di urlargli contro, Bakugou invece, che aveva dimostrato di non aver alcun bisogno di studiare ulteriormente per essere pronto all’esame, si era dimostrato ben più spietato.

“Avanti, Bakugou-kun… prima o poi capirà come fare quest’equazione, no? Anche io ho difficoltà in matematica, ma piano piano ci si riesce!”

“PIANO PIANO UN CAZZO! SIAMO QUI DA QUATTRO ORE! E NON VOGLIO STARE ALTRE QUATTRO ORE RINCHIUSO NELLA STANZA DELLA RAGAZZA ANIMALE IN COMPAGNIA DELLA NANA ELETTRICA!”

“EHI! PENSA AGLI AFFARI TUOI E NON METTERMI IN MEZZO!” sbraitò di rimando Reiko, che con le altre ragazze stava finendo di risolvere gli esercizi. Atsuko, che si era dimostrata la più preparata, dava suggerimenti e consigli alle altre tre amiche, che pure, nonostante le difficoltà, non sembravano in crisi quanto il povero Kirishima.

In realtà, Atsuko non sapeva cosa pensare di quel pomeriggio così movimentato: non aveva fatto mai entrare così tanta gente in casa sua e nella sua camera e, anche se aveva nascosto tutti i documenti relativi alla tragica fine di suo padre e il resto delle attrezzature da detective che aveva recuperato dai vecchi oggetti del defunto genitore, era tanto felice di avere gli amici in casa sua quanto agitata nell’esporre così apertamente il suo privato.

Ma i suoi amici, specie i tre ragazzi unitisi al gruppo, sembravano troppo impegnati a sbraitare per badare al suo privato, o comunque non importava loro granché quale oscuro segreto potesse covare Atsuko. Erano tutti ben consapevoli di avere ognuno un suo passato problematico e un trascorso, anche molto recente, piuttosto burrascoso, quindi forse il passato di Atsuko non era così dissimile dalle vicissitudini di tutti gli altri compagni di scuola. E Atsuko trovava tutto questo molto più “rilassante”. Abbassare le difese della propria intimità si era rivelato meno problematico del previsto, escludendo che proprio nel momento in cui pensava a questo Bakugou e Reiko stavano bruciacchiando il pavimento della sua stanza a suon di scintille e piccoli scoppi.

“Ragazzi, potreste fare attenzione? Casa mia non è ignifuga…”

“Ehi! Ha scritto Momo-chan! Vuole che ci incontriamo il prossimo sabato per…” esordì Kokoro, ma Reiko urlò una serie di insulti così rumorosi verso il biondo che tutti gli altri suoni sembrarono come sparire.

“Ehm… - disse timidamente Hino mentre Katsuki e Reiko si fissavano malissimo ma in silenzio, sotto gli occhi esterrefatti di tutti – quindi ci dovremmo incontrare sabato con gli altri?”

“Si! Ecco, si! – disse tutta imbarazzata Kokoro, facendo vedere il suo cellulare – è per un allenamento fisico! Penso ci saranno quasi tutti… che facciamo? Ci andiamo?”

“Fate come cazzo volete, io sabato ho da fare e non ho voglia di studiare ancora con delle teste di rapa…”. Reiko, furibonda, cominciò a raccogliere le sue cose e si preparò a lasciare la stanza.

“Ma non è per lo studio, dovrebbe essere una sessione di…” cercò di dire Kokoro, ma Reiko, ancora fissando in cagnesco Bakugou, aprì la porta della stanza: “Non me ne frega niente!”

Kokoro sobbalzò e per un attimo rimase quasi offesa da quella reazione, quindi un po’ triste armeggiò col cellulare: “Vabbè, io ti inoltro il messaggio di Momo-chan, se vuoi raggiungerci trovi tutti i dettagli lì, penso ti potrebbe interessare… - Kokoro quindi, seppur con qualche indecisione, fece un timido sorriso – Io penso che ci andrò, potrebbe essere divertente!”

“Si, allenarci con gli altri potrebbe essere stimolante! Almeno faremo pratica con qualcuno con cui non siamo abituate ad avere a che fare” disse Hino, annuendo e sorridendo a Kokoro.

“Seh seh, come volete voi, mandatemi tutto e poi vi dico, ora devo proprio andarmene… ho la nausea…” disse sgarbatamente Reiko, rivolgendo però alle ragazze uno sguardo rammaricato, nonostante la rabbia che ancora provava per Bakugou in quel momento.

Tutti i presenti, meno che Bakugou, la salutarono e il suo cellulare emise il suono di un messaggio arrivato, ma non ci badò e cancellò la notifica appena fu per strada.

“Ma chi me l’ha fatto fare… come mi è venuta l’idea di chiedere aiuto a quel bastardo?” ringhiò sottovoce Reiko, camminando solitaria per strada, ripensando a cosa era successo solo pochi giorni prima e a come aveva effettivamente preso già un impegno per il sabato successivo…
 
[...]


Inizio Flashback

“Hai tanto criticato il mio modo di combattere al festival - disse la rossa con una punta di irritazione nella voce - allora fammi vedere come posso migliorarmi, sempre se ne sei capace” concluse, incrociando le braccia al petto.

Le lezioni erano appena finite e Reiko si era ritrovata, dopo numerosi litigi interiori, a chiedere a Bakugou un favore.

“Ah? Aiutarti? Perché dovrei?” chiese con voce graffiante, mentre un ghigno divertito compariva sul suo volto.

“Perchè sei il più forte…Avrei detto, se fossi stata un’altra ragazza... - concluse infine facendogli un sorriso a dir poco falso - ma non lo sono, quindi ti chiedo un aiuto e basta”.

Non era stata diretta nel dirgli quelle cose, non era da Reiko farlo, ma Bakugou aveva capito.

“Sabato pomeriggio. Vedi di non farmi incazzare arrivando in ritardo” concluse il giovane, mentre Reiko lasciava la presa per lasciarlo andare via.

Fine flashback
 
E così Reiko si era ritrovata e chiedere una mano a Bakugou. La cosa era stata più semplice del previsto e il ragazzo non aveva dato grossi problemi con quella richiesta. Era davvero buffa quella situazione. Reiko aveva iniziato a frequentare la U.A. odiando fin dalle selezioni Katsuki, mentre ora, a nemmeno troppo tempo di distanza da quel giorno, si era ritrovata a chiedergli una mano. Gli screzi non erano proprio finiti, ma era indubbio che molte cose erano cambiate in poco tempo.
La giovane aveva prenotato la palestra, omettendo la presenza di Katsuki, per potersi allenare nei combattimenti corpo a corpo, dove appunto era carente. La zona di allenamento non era grandissima, ma era coperta e piena di finestre, abbastanza grandi da poter illuminare l’intero locale senza dover accendere le luci.

L’appuntamento, per l’allenamento, era stato fissato al sabato pomeriggio, giorno in cui non c’erano le lezioni.

“Muoviti, vieni qui” le ordinò lui posizionandosi al centro della stanza. Indossava dei pantaloni grigi che ricadevano morbidi e una canotta senza maniche color nero, abbastanza aderente da lasciar intravedere il fisico ben allenato del ragazzo.

Tra un’occhiataccia e la voglia repressa di mandarlo a quel paese, Reiko si portò di fronte a lui. L’abbigliamento della giovane non si distanziava troppo da quello del giovane: indossava un paio di pantaloni neri abbastanza aderenti e una canotta color pesca, mentre i capelli erano raccolti in una coda di cavallo per essere meno ingombranti.

“Attaccami” disse senza particolari emozioni nel tono della voce.

Reiko non se lo fece di certo ripetere due volte, scattò in avanti per attaccarlo con un pugno destro dritto in volto. Bakugou si spostò di lato, portandosi parallelamente al suo pugno, poi afferrò il braccio della ragazza per bloccarla e successivamente si portò alle spalle di lei, per spintonarla in avanti con l’altra mano libera.

“Che cazzo ti servono due braccia e due gambe se fai affidamento solo a una mano?” chiese a quel punto, notando fin da subito che la ragazza lo aveva attaccato con un solo braccio senza sfruttare poi i restanti arti per contrattaccare.

“Ma che dia..”

“Attaccami” proseguì lui senza lasciarla finire di parlare.

Reiko scattò verso la destra di Katsuki, per poi eseguire una finta all’ultimo secondo e scattare alla sua sinistra, ritrovandosi sul fianco sinistro del ragazzo. A quel punto mollò un calcio verso la schiena di Bakugou, ma quest’ultimo lo intercettò subito e lo parò con il braccio destro. Katsuki si portò affianco di Reiko per colpirla con un pugno, ma lei riuscì a parare il colpo portando entrambe gli avambracci di fronte al suo viso. Per sua sfortuna però, la strategia del giovane era un’altra: dopo aver distratto la rossa con quel pugno frontale, e facilmente intercettabile, portò la sua gamba dietro al ginocchio della giovane per farle cedere i legamenti con una leggera pressione e facendola cadere per terra.

“Cazzo, ma sei addormentata?” sbottò lui mentre la osservava dai suo 1.72m di altezza.

“Non sono consigli questi!” risposte lei stizzita.

“Devi cercare di prevedere cosa farà il tuo avversario, non devi semplicemente attaccare a caso. Colpisci i suoi punti deboli e devi allenarti ad essere molto più veloce senza il tuo quirk” concluse lui, facendole il gesto di riprovare ad attaccarlo.

“O… ok”

Fu l’unica cosa che riuscì a dire. Non si sarebbe mai aspettata un Bakugou dannatamente tranquillo e paziente, senza contare che le stava dando veramente una mano.

Reiko scattò in avanti, per la terza volta, iniziando lo scontro con una raffica di pugni al limite della sua velocità. Bakugou si limitò a schivarli spostando rapidamente la testa da destra a sinistra, finchè non decise di contrattaccare con un pugno frontale, che lei riuscì ad evitare per un soffio. Reiko afferrò il braccio di Katsuki, ma quest’ultimo fu più veloce di lei e la trascinò con quello stesso braccio contro di lui, voltandole le spalle contro il suo petto e avvolgendole un braccio intorno al collo per immobilizzarla.

“M..mi fai male” ringhiò la Rossa mentre cercava di divincolarsi da quella presa.

Per tutta risposta Katsuki le afferrò l’altro braccio e glielo porto dietro alla sua schiena per bloccarglielo, lasciandole come spiraglio solo un altro braccio.

“Cerca di liberarti - gli rispose lui facendo ancora più pressione sul collo e sul braccio - Se usi il tuo fottuto quirk te lo spezzo il braccio” sbottò poi, non appena vide una scintilla rossa comparire in una delle due piccole antenne poste sulla testa di Reiko.

Per complicare ancora di più le cose, Bakugou le bloccò le gambe con le sue, per evitare che potesse utilizzarle per colpirlo.

“Non ho bisogno del mio quirk” soffiò lei mentre la morsa di Katsuki le stringeva sempre di più la gola.

A quel punto Reiko tirò una gomitata, con l’unico arto ancora libero, facendo piegare Katsuki leggermente di lato, alla fine con un colpo di reni portò tutto il suo peso in avanti per spingere l’avversario a cadere per terra assieme a lei.

“Saresti già morta in un combattimento vero” soffiò lui inviperito che, nonostante la caduta, non aveva lasciato la presa sul collo.

“Lasciami” piagnucolò Reiko tra l’irato e il divertito dimenandosi come un’anguilla con le gambe, ormai libere, e con il resto del corpo, mentre un leggero rossore sembrava colorarle il viso.

Improvvisamente la porta della palestra si aprì e la restante classe della 1-A entrò dentro. A quanto pareva quella scena aveva lasciato allibiti in molti, anche se per lo più aleggiava un clima divertito.  Non era certo cosa di tutti i giorni trovarsi proprio Bakugou, steso per terra, mentre cercava di strangolare, anche se non sembrava esattamente così, la giovane Reiko.

“Non hai risposto al nostro invito per vederti con…LUI? - chiese Kokoro mentre sgomitava sulle costole dell’amica Atsuko con tanto di sguardo da “te lo avevo detto”.

“Non ho proprio guardato il telefono..” si giustificò lei paonazza, divincolandosi un’ultima volta dalla stretta del biondo prima che quest’ultimo si decise ad allentare la presa.

L’allenamento sembrava essere finito per quei due e Reiko si trovò a fissare un paio di occhi cremisi che la stavano scrutando dubbiosi: Bakugou non sarebbe mai aspettato che la rossa potesse scegliere proprio lui al posto delle sue amiche. Kirishima gli aveva ricordato più volte di quell’incontro organizzato da Yaoyorozu, avendo capito che la litigata con Reiko l’aveva distratto non poco. Gli aveva ripetuto più volte che quel pomeriggio tutta la classe si sarebbe incontrata per una sessione di allenamento pratico, proprio in vista degli esami, ma il biondo aveva rifiutato categoricamente; non gli piacevano quelle cose di gruppo.

“Ah no? Visto quello che è successo l’ultima volta, ieri ti ho ripetuto che ci saremmo trovati con tutta la classe in palestra alle 16 per allenarci insieme” insistette Kokoro, decisamente divertita da quella situazione.

“T..ti ho detto che non l’ho letto” sbottò Reiko diventando improvvisamente rossa in viso.

“Gli allenamenti di gruppo servono a rafforzare l’intensa della classe a migliorarci a vicenda” si intromise Iida mentre si sistemava gli occhiali da vista per scrutare meglio i “due traditori”. Non era di certo un rimprovero, ma sicuramente le sue parole nascondevano del vero.

“Muori - ringhiò Katstuki mentre se ne usciva senza troppi complimenti dalla palestra – l’allenamento finisce qui, lavora sulle cose che ti ho detto” concluse poi voltandosi verso Reiko e poi andandosene del tutto dalla palestra.

Reiko lo guardò allontanarsi, dispiaciuta per il poco tempo passato ad allenarsi e, soprattutto, per non averlo ancora ringraziato per il tempo che aveva speso per lei. Lo aveva tanto criticato per il suo carattere, gli aveva chiesto di aiutarla in maniera scortese e senza nemmeno un grazie ma, nonostante tutto e nonostante la furibonda litigata di qualche pomeriggio prima, il ragazzo si era reso disponibile.

“Allora rimani qui ad allenarti anche con noi?” chiese Kokoro una volta avvicinatasi alla giovane.

“No” disse Reiko senza troppi giri di parole.

“Ehhh? Con Bakugou sì e con noi no?” continuò Kokoro fingendosi offesa.

“Lo sai che andrà avanti finché non accetterai” si intromise Atsuko, palesandole, come al solito, la tremenda verità.

“Oh no, continuerò finché non mi dici cosa c’è sotto” precisò Kokoro.

“SMETTILA. Rimango, basta che la smetti” urlò esasperata Reiko.

“Ottimo - trillò Kokoro - Per oggi non ti assillerò” concluse gongolante, mentre si allontanava da Reiko per dirigersi negli spogliatoi.

“Per oggi???” urlò Reiko rincorrendola.

“Bene, tutti a cambiarsi, ci aspetta un pomeriggio intenso” disse Iida mentre cercava di coordinare tutta la classe per rendere quel pomeriggio utile a tutti.
 
[…]
 
Quei giorni di studio e allentamento, singolo e di gruppo, furono pesanti ed estenuanti, ma i tre giorni di esami teorici si rivelarono molto più stressanti. Le prove furono dure e gli enigmi davvero impegnativi, tanto che pochissimi dei componenti della classe riuscirono a svolgere quei compiti senza difficoltà.
Di tutta la classe, oltre gli ovvi Todoroki e Yaoyorozu, solo Bakugou e Atsuko non ebbero problemi a svolgere quegli esercizi, anzi il biondo sembrava aver affrontato quella prova con la sua consueta e quasi consolante sufficienza.
Le altre ragazze passarono dei momenti difficili, e sicuramente qualcosa era sbagliato nei loro esercizi, ma alla fine Reiko, Hino e Kokoro finirono le loro tre giornate di esame senza troppi grattacapi, al contrario di alcuni altri compagni di classe, come lo stesso Kirishima e Kaminari, che sembravano shockati da quello che avevano vissuto.
Eppure, gli esami non erano ancora finiti: la prova più attesa da tutti stava finalmente per arrivare, ma presto tutti i ragazzi sarebbero rimasti molto sorpresi da quello che aspettava loro. Riuniti davanti ai campi per le esercitazioni, gli studenti della 1-A si ritrovarono di fronte tutto il corpo insegnanti, eccezion fatta per il preside e All Might.

“Bene, diamo il via all’esame pratico – esordì il professor Aizawa, fissandoli con una certa malizia nello sguardo - Ovviamente è anche possibile fallire questa prova. Se volete andare al ritiro nei boschi, vedete di non commettere errori stupidi”

“Quanti insegnanti…” disse sottovoce Jiro.

“Immagino che abbiate raccolto in anticipo informazioni su questo esame e abbiate una vaga idea del suo contenuto” continuò il professore e Kokoro arrossì, sentendosi quasi colpevole di aver chiesto informazioni a Katsuro per quell’esame

“Affronteremo dei robot come all’esame di ingresso, no?” esclamò all’improvviso Kaminari. “Fuochi d’artificio! Curry! Prove di coraggio!” urlò Mina
“Che peccato! Per determinati motivi, l’esame da quest’anno sarà un po’ diverso!”

La voce che parlò all’improvviso era quella del preside Nezu, spuntato come se nulla fosse dalle pieghe della sciarpa di Eraserhead.

“Il preside?!” esclamarono Sero, Jiro e Ojiro, ma Momo, rimasta quasi impassibile di fronte a quell’apparizione improvvisa, chiese: “Diverso?”

“Se facciamo un'altra prova teorica, giuro che me ne vado… non ne posso più di esami…” disse Hino, con Kokoro accanto a lei che sembrava d’accordo con quel pensiero.

“Vogliamo concentrarci sul combattimento e sulle operazioni effettive – aggiunse il preside – e insegnarvi qualcosa che sia il più vicino possibile al vostro futuro lavoro! Il che significa che ora verrete divisi in gruppi di due e che poi affronterete uno dei professori qui presenti!”

Lo stupore generale fu enorme e i commenti si sprecarono, così come le paure che cominciarono ad attanagliare tutti i presenti.

“Affrontare un professore?” quasi balbettò Ochaco.

“Affrontare dei pro hero… Forse era meglio l’esame, eh?” disse ridacchiando Kokoro.

“Ma che dici! È fantastico! – Reiko sorrise selvaggia, alzando il braccio – Finalmente si tira qualche pugno! E poi noi abbiamo combattuto con…”

“Reiko-chan, non dire nulla… sai, noi abbiamo avuto un normalissimo tirocinio, ricordi?!”. Atsuko era corsa a tappare la bocca a Reiko in un insolito impeto di familiarità, ma la motivazione era ovvia: avevano il categorico divieto di fare parola di quanto accaduto con il fratello di Kokoro.

“Ora – riprese il professor Aizawa – le coppie e i professori con cui vi batterete sono già stati decisi. Siete stati divisi sulla base di svariati fattori, che includono lo stile di combattimento, i voti e le vostre relazioni interpersonali…”

“Bene, è il momento di annunciare le coppie e i rispettivi avversari!” concluse quindi preside, illustrando finalmente tutte le coppie di alunni e i loro rispettivi avversari.

Sato e Kirishima avrebbero combattuto con Cementoss; Tsuyu e Tokoyami con Ectoplasm; Ojiro e Iida con Power Loader; Shoto e Momo con il professor Aizawa; Aoyama e Ochaco contro Tredici; Kaminari e Mina addirittura contro il Preside; Jiro e Koda con Present Mic; Shoji e Hagakure con Snipe; Sero e Mineta con Midnight; e, infine, Midoriya e Bakugou avrebbero affrontato niente meno che All Might.

Fu solo in quel momento che altri due professori emersero da dietro il corpo docenti della 1-A e che il preside riprese a parlare: “Visto inoltre il numero piuttosto alto di studenti in questa classe, ho dovuto chiedere aiuto ad altri due importanti pro hero e professori della UA: Vlad King, che affronterà la coppia composta da da Kobayashi-chan e Bakuhatsu-chan, e Hound Dog, che affronterà la coppia composta da Kyoriido-chan e Katsuo-chan!”

Le quattro ragazze, rimaste per ultime, deglutirono quasi all’unisono a veder arrivare i due giganteschi professori pronti ad affrontarle.

“Eh certo, chi altro volevate inviarci contro? Gang Orca o Endeavor!?” ringhiò Reiko.

“Ci abbiamo provato – disse candidamente il preside – Ma Endeavor ha già fatto da tutor a Kyoriido-chan e Gang Orca era impegnato altrove!”

“Ma… io scherzavo… insomma… oh, lasciamo perdere!” bofonchiò la rossa, emanando due scintille e arrossendo. I due professori ridacchiarono con ferocia, fissando le quattro ragazze quasi fossero prede facili. Kokoro tossicchiò un po’, quindi strinse i pugni e si fece avanti, senza dire niente: come aveva ricordato Reiko, avevano affrontato una minaccia forse più grande di un esame contro i propri professori. Non era quindi il momento di esitare. Atsuko e Hino sorrisero appena e imitarono l’amica, facendosi avanti. Reiko sbuffò: “Ma si, che venga pure All Might e tutta la top 10!” e scrocchiò le dita delle mani, sorridendo selvaggiamente.

Hound Dog fece un ringhio soddisfatto e anche Vlad sembrò rallegrarsi da quella reazione delle ragazze. Ma le spiegazioni non erano ancora finite e il professor Aizawa riprese la parola: “Il tempo limite per l’esame è di 30 minuti! Il vostro obiettivo sarà mettere queste manette al professore – e l’eroe Eraserhead mostrò un curioso paio di manette imbottite color oro – o far sì che uno di voi o entrambi fuggano dal campo di battaglia”

“Però sarà molto diverso dalle normali esercitazioni! I vostri avversari saranno mooooolto superiori a voi!” ululò Present Mic, per poi distrarsi nel rimproverare Jiro che aveva cominciato a dubitare delle sue abilità da eroe.

“Questa volta, l’esame sarò quanto più simile a una vera battaglia. Pensate a noi come a dei veri e propri criminali” aggiunse Tredici.

“Se vi trovate a fronteggiare un nemico e pensate di poter vincere, va bene così. Tuttavia…” continuò Snipe, con tono minaccioso.

“… se la disparità di livello fra voi fosse eccessiva – concluse Aizawa, con uno sguardo ormai al limite della minaccia di morte - fuggire e chiamare aiuto è la scelta più saggia. Todoroki, Iida, Midoriya, Kyoriido, Katsuo, Kobayashi… credo che voi sappiate bene di che parlo”

I sei ragazzi sobbalzarono all’improvviso e si misero sull’attenti, capendo che la storia dei loro piccoli atti eroici non solo non era passata inosservata all’interezza del corpo docenti, ma che sarebbe stata punita proprio con quella prova difficilissima.

“Esatto! Metteremo alla prova le vostre capacità di giudizio! – disse con la sua voce potente l’eroe numero uno – Però, considerando le regole, immagino che fuggire vi sembrerà l’unica soluzione. Ecco perché ci siamo fatti preparare una cosuccia dalla sezione di supporto! Dei pesi super compressi! Ne indosseremo per metà del nostro peso corporeo, così da darci un handicap! È vecchio stile ma rende difficili i movimenti e fiacca la resistenza! Mannaggia, sono più pesanti del previsto… Peraltro, il design scelto è stato quello della giovane Hatsume!”

“Lo fate per abbassarvi al nostro livello? Non sottovalutatemi” ringhiò Bakugou, guardando il suo idolo nonché suo futuro avversario con astio.

“Già! Prima ci dite che volete sottoporci ad una vera sfida e poi vi limitate!? Non siamo mica così debolucci!” lo seguì a ruota Reiko, ma furono entrambi fulminati da uno sguardo pieno di minacce sottintese dello stesso All Might: “Beh, lo vedremo…”

“Bene, ogni squadra svolgerà l’esame pratico nell’ordine comunicato e nel luogo prescelto. Satou, Kirishima, tenetevi pronti – concluse infine Eraserhead, avviandosi verso i campi di allenamento alle sue spalle assieme a tutti gli altri professori e mettendo in allerta i due ragazzi primi della lista – Chi aspetta il proprio turno può guardare gli esami altrui o elaborare strategie, a sua discrezione. È tutto!”

Fu così che finalmente ebbe inizio la prova pratica degli esami prima della pausa estiva, ma nessuna delle quattro ragazze decise di seguire gli esami degli altri: insieme si misero a discutere delle eventuali strategie da usare in battaglia, ma le loro furono tutto sommato chiacchiere fini a loro stesse. La tensione era alta e volevano dare tutte il loro massimo, soprattutto Hino che in poco tempo avrebbe dovuto dimostrare di essere al pari di tutti gli altri.
Attese per tanto tempo, ma alla fine anche i nomi di Kokoro e Atsuko furono chiamati e le due si prepararono ad affrontare uno dei pro hero più imprevedibili che avessero mai visto…
 

 
[…]
 

“Anf… anf… che dici? Pensi che l’abbiamo seminato?” chiese Kokoro, affannata, balzando giù dal ramo di un albero per piombare accanto ad Atsuko, trasformata nella sua versione per metà felina.

“Io…” cercò di dire la ragazza animale, ma un latrato canino eruppe alle loro spalle e Hound Dog, sbavando quasi come un cane, abbatté un paio di alberi con una “zampata” violentissima e ululò: “DIREI DI NO! FUGGITE, RAGAZZINE!”.

Atsuko spiccò un alto balzo, soffiando come una gatta, seguita a ruota da Kokoro che, ancora col fiatone, riprese a correre per fuggire dalle grinfie del professore, saltando con l’aiuto costante della telecinesi di ramo in ramo.

L’esame delle due ragazze era già iniziato da più di dieci minuti e di certo non erano state sottoposte ad una prova facile: il campo di addestramento dove stavano tenendo quella prova era la ricostruzione di un bosco di montagna e se in un primo momento avevano trovato interessante la possibilità di nascondersi tra le fratte per tendere imboscate al professore oppure approfittarne per fuggire dalla zona usando un approccio stealth.

Avevano però sottovalutato un solo fattore: quel campo di addestramento rappresentava alla perfezione il genere di luoghi in cui Hound Dog poteva dare il meglio di sé. Il possente pro hero dal quirk canino aveva da subito cominciato a rincorrerle come un lupo che braccava le proprie prede, inesorabile e inarrestabile grazie ad una agilità innaturale e ad una forza sovraumana. Sradicava cespugli e alberi con facilità e, cosa più sorprendente, per quanto potessero correre veloci e lontano le ragazze, lui riusciva sempre a rintracciarle e raggiungerle.

Atsuko e Kokoro avevano persino provato, in un tentativo disperato, a correre dritte verso l’uscita dall’area dell’esame, ma Hound Dog era letteralmente piombato su di loro e per poco non le aveva afferrate. Sarebbero state catturate se non fosse stato per l’estemporanea bolla telecinetica generata da Kokoro e per la prontezza di riflessi di Atsuko che, prendendo di forza la compagna sopraffatta dallo sforzo, aveva condotto entrambe in salvo.

E proprio dopo quella rocambolesca fuga, le ragazze avevano provato a nascondersi, inutilmente, un’ultima volta prima di ritrovarsi di nuovo a scappare via dalle grinfie dell’eroe canide. Scapparono con quanta forza avevano ancora tra le gambe e, per massima derisione, sentirono Hound Dog alle loro spalle fermarsi e ululare minaccioso, quasi troppo sicuro della sua imminente vittoria.

Con un moto di stizza, Kokoro strinse un pugno, rinchiuse lei e Atsuko in una bolla e si spinse via con forza inaudita, sollevando il terreno sotto il peso di quella spinta e alzando allo stesso tempo un gran polverone. Hound Dog ringhiò fortissimo e poi prese a tossire e starnutire. Atsuko, voltandosi verso il loro avversario, notò come stesse girando convulsamente la testa e si toccasse il naso mentre sembrava le avesse perse di vista.

Fu a quel punto, proprio mentre atterravano a diverse decine di metri di distanza, che Atsuko capì, fece vibrare i baffi da gatto e il naso felino e inspirò: “L’odore! Abbiamo dimenticato di considerare il suo naso!”

Kokoro si guardò alle spalle e, col fiatone, annuì: “Giusto… ecco… come… ci trova…”

“Con queste tue barriere telecinetiche non puoi schermare i nostri odori?” chiese Atsuko, tornando faticosamente umana prima che la mutazione fosse troppo dolorosa da annullare.

“Penso che se ci provassi, dovrei non far passare aria all’interno della barriera. Sarebbe molto difficile e…”

“Moriremmo soffocate in poco tempo… Insomma, potremmo pensare di ricoprirci di fango e diminuire il nostro odore, magari muovendoci in modo che il vento non trasporti le nostre tracce e…”

Atsuko continuò a parlare, definendo varie opzioni e nel mentre Kokoro si sistemava il cappuccio del suo costume da eroe, notando che un pezzo si era strappato in un punto, forse a causa di qualche ramo appuntito. Lo fissò come inebetita per un qualche secondo mentre la strategia per la vittoria le si formava in testa quasi automaticamente.

“ATSUKO! STRAPPATI IL COSTUME!”

La ragazza animale fissò l’amica, sbalordita: “Kokoro… ehm…”, ma nel frattempo la telecineta aveva preso il suo mantello e ne aveva strappato una buona metà del tessuto, cominciando a ridurlo in piccoli straccetti che cominciarono a galleggiare per aria.

Ad Atsuko ci vollero alcuni istanti per riuscire a capire cosa significasse quel comportamento, quindi sorrise: “Perché limitare gli odori…”

“…Quando possiamo farli diffondere per tutta la zona e confondere il prof!?” disse con un sorriso smagliante Kokoro.

“Kokoro-chan, sei stata geniale!” disse Atsuko, strappandosi la parte più bassa dei pantaloni del suo costume e cominciando a farli a brandelli.

La telecineta arrossì: “Ma no… mi è venuta solo un’idea a caso, speriamo possa aiutarci. Ma non potrò muovermi troppo mentre faccio volare tutte queste cose in direzioni diverse…”

Atsuko gonfiò i muscoli, assumendo di nuovo la forma felina, ma con evidenti striature da tigre che si formavano sul manto arancione che cominciava a ricoprirle la pelle: “Tranquilla, tu pensa a disorientarlo… all’attacco diretto ci penso io!”

Le ragazze si scambiarono un’occhiata di intesa, quindi Kokoro chiuse gli occhi e tutti i frammenti presero a galleggiare, dividersi in una decina di gruppi e volare via in direzioni diverse. Atsuko partì poco dopo, nascondendosi nel fogliame per quanto possibile e tenendo le orecchie feline bene attente. In poco, sentì Hound Dog fare avanti e indietro per la foresta, inseguendo gli odori lasciati dai pezzi di tessuto che Kokoro, con enorme sforzo, stava facendo volare costantemente in giro per la zona della prova.

Il professore ringhiava per la frustrazione mentre sentiva quegli odori muoversi velocemente e, preso dal nervosismo, aveva preso a farfugliare ed abbaiare come un cane vero e proprio, sbattendo i pugni sul terreno. Atsuko, dal ramo di un albero, vide infine il professore spiccare un alto balzo e finalmente afferrare due straccetti viola che volavano sulla sua testa: finalmente Hound Dog aveva capito il trucchetto.

“RRRRAAAAAAAAAAGH!” ruggì l’eroe, volendo dire qualcosa come “Piccole impudenti” se solo qualcuno capace di comprendere il suo linguaggio bestiale fosse stato lì per sentirlo, ma ad Atsuko fu sufficiente capire che era il momento per fare la mossa finale. Come una vera tigre, balzò da un ramo proprio sopra la testa di Hound Dog e, ruggendo anche lei, gli saltò al collo, stringendolo forte con le braccia e arrivando anche a morderlo molto vicino alla giugulare, come fanno i felini.

Il professore prese a ululare e dibattersi, ma Atsuko, resistendo agli spintoni, smise di morderlo e, con forza, cerco di spingerlo verso il basso con le braccia per puntare i piedi e sottoporre il pro hero ad una vera e propria presa di sottomissione. Per qualche istante la ragazza sembrò prevalere, ma le braccia del professore erano libere e disperatamente cercavano di liberarsi dalla morsa della ragazza tigre, graffiandoli e colpendoli. Ma anche quello faceva parte del piano, perché non era Atsuko ad avere con sé le manette speciali…

“KOKORO! ORAAAAAAAAA!” ululò Atsuko e un baleno viola colorò il cielo sopra di loro: Kokoro, madida di sudore e avvolta in un’aura violacea, al limite dello stato di furia, volò su di loro e quindi caricò il pugno.

“PRENDI QUESTOOOOOOOOOOO!” ululò la telecineta, cadendo come un meteorite sul professore e assestandogli un pugno fortissimo sul muso. Hound Dog rimase fermo per qualche istante, disorientato dal colpo fortissimo della ragazza, e quei secondi furono sufficienti per permettere a Kokoro, ormai allo stremo, di passare le manette ad Atsuko che, con rapidità quasi professionale, immobilizzò i polsi del professore.

“Signor Hound Dog… la… dichiaro… in arresto…” disse Atsuko, sorridendo mentre, non senza difficoltà, tornava alla forma umana. Kokoro cadde in ginocchio e rise di soddisfazione mentre cercava di riprendere fiato, ma alla fine anche Hound Dog prese a ridacchiare: “Complimenti ragazzine… siete promosse!”

L’esultanza delle due ragazze si sentì fin dalla sala di controllo, in cui Reiko e Hino erano finalmente entrate per assistere alla prova delle loro amiche.

“Sono state incredibili!” esultò Hino, felice per le sue compagne. Reiko era impressionata e fiera, ma non disse una parola: in un monitor della sala di controllo, alla destra di Recovery Girl, si vedeva già l’enorme figura di Vlad The King, a braccia incrociate di fronte la porta di uscita della zona urbana che aveva eletto come campo di battaglia, che le attendeva con tutta l’intenzione di non andarci piano con le ultime due alunne rimaste della 1-A.
 

 
[…]
 

“Voglio che sappiate una cosa prima di iniziare – disse seriamente Vlad mentre le alunne che avrebbe affrontato gli si avvicinavano, Hino confusa e Reiko irritata – Pur avendo accettato questa modalità di esame, non ne sono assolutamente soddisfatto. Mettervi contro un por hero è inutilmente pericoloso e ritengo che sarebbe meglio semplicemente farvi affrontare robot più forti di quelli del test di ingresso!”

“Eh quindi che dobbiamo fare? Ci fai passare dal cancello e ci promuovete a tavolino?!” disse scocciata Reiko, facendo qualche passo avanti, ma Vlad sbatté l’enorme piede sul suolo, facendo sobbalzare entrambe le ragazze.

“Tuttavia, sono un professore di questa scuola e devo portare a termine ogni incarico, quindi io non vi farò passare e non vi attaccherò, ma se voi mi attaccherete, dovrò difendermi e impedirvi di andare via!”

“Professore… quindi…” balbettò Hino, ma Reiko sbuffò: “Ma questo è deficiente?! Prima dice che non vuole combattere e poi ci tira fuori la balla del rispondere per autodifesa?! EHI! – urlò la rossa verso una delle telecamere – DATECI UN ALTRO PROFESSORE, UNO MENO IPOCRITA! MI STA BENE ANCHE ALL MIGHT!”

Vlad ringhiò: “Lo faccio per il vostro bene, non voglio che soffriate inutilmente. Se riuscirete a oltrepassarmi, allora vorrà dire che ero in errore, ma se aspettate che sia io a fare la prima mossa per approfittare di un’apertura e passare l’esame, allora non siete pronte per passarlo!”

Il pro hero sbuffò dal naso come un toro, si rimise a braccia incrociate e attese, fermo come una statua di qualche dio greco oltremodo muscoloso. Hino e Reiko non sapevano davvero che pesci prendere.

“Reiko-chan… magari se io lo distraessi e provassi a…” provò ad esordire Hino, mettendosi un attimo in guardia, ma Reiko tese il braccio destro: “Oh, ma fanculo!” e una decina di scariche elettriche volarono a velocità inaudita contro Vlad King. In una frazione di secondo il sangue schizzò dal guanto del costume dell’eroe professionista e formò una barriera solida color cremisi che parò l’attacco dalla distanza senza difficoltà.

“Un attacco così debole e dalla distanza non ti servirà a nulla, Kobayashi!” disse quasi con solennità il professore. Reiko divenne totalmente rossa e in testa le riapparve la figura altezzosa di Bakugou che la rimproverava di fare troppo affidamento agli attacchi dalla distanza e al suo quirk.

“RAAAAAAAAGH, FIGLIO DI PUTTANAAAAAAA!” ululò la ragazza, ricoprendosi di elettricità e caricando verso il suo bersaglio, incurante della abissale differenza di statura e prestanza fisica. L’aura elettrica con cui si era ricoperta era decisamente troppa, uno spreco, ma nel suo malumore a Reiko non sembrava importare.

“Aspetta Reiko-chan” urlò Hino che, capendo come fosse ormai impossibile fermare la sua amica, decise in qualche modo di aiutarla, nonostante Reiko stesse facendo completamente di testa sua e non avesse voluto, nelle ore precedenti, formulare chissà quale strategia per superare il test.

Hino quindi tese le mani, rimanendo a distanza, e aprì tre pozzi proprio attorno al prof, eruttando tre getti continui di fiamme contro di lui. Vlad, senza scomporsi, agitò entrambe le mani e con due grossi getti di sangue prima soffocò le fiammate e poi creò delle piccole cupole di sangue solidificato che andarono a coprire e soffocare i tre pozzi.

In quello stesso istante Reiko piombò su di lui, spiccando un balzo e partendo in uno scenografico drop kick carico di elettricità rosso vermiglia, ma il professore, sempre senza mostrare alcuna difficoltà, saltò molto in alto, proprio sopra Reiko, e si apprestò a scendere per colpire la ragazza con entrambi i piedi.

“No!” ululò Hino, generando, in preda al panico, un pozzo di fuoco a pochi centimetri dalla sua amica, appena atterrata piuttosto rovinosamente a terra; il torrente di fiamme che ne seguì era sì diretto verso il professore, ma investì il braccio di Reiko, la quale non riportò gravi danni se non qualche bruciacchiatura al costume solo ed esclusivamente grazie alla prontezza di riflessi.

Vlad invece fu preso in pieno dalle fiamme, ma aveva avuto la prontezza di generare l’ennesimo scudo sanguigno davanti a lui prima di lanciare l’ammasso di sangue cristallizzato contro il pozzo.

“EHI, MA CHE CAZZO FAI?!” urlò Reiko all’amica, balzando di nuovo contro Vlad nel tentativo di assestarli un pugno dritto in faccia.

“S… scusami Reiko…” le rispose Hino, atterrita, poco prima che Reiko le si precipitasse letteralmente addosso: Vlad aveva infatti afferrato il polso della ragazza con notevole scioltezza nonostante l’elettricità che le scorreva attorno al corpo e, con una proiezione da manuale, l’aveva lanciata indietro sfruttando la foga della stessa Reiko.

La ragazza travolse Hino e, con notevole furia, quasi scalciò su di lei mentre ci si ritrovò stesa sopra per rialzarsi e caricare di nuovo contro il professore, incurante di qualsiasi strategia e logica e preda solo del risentimento e di un inaspettato senso di inferiorità: in quel professore nerboruto vedeva lo sguardo inclemente di Bakugou, ma anche i progressi fatti dalle sue amiche, quasi che lei stessa non ne avesse compiuti, e gli sguardi severi dei compagni di classe, del professor Aizawa, persino del resto del corpo docenti della UA. Doveva essere migliore, doveva essere la più forte e diventare un’eroina e redimere il suo nome dalla lunga ombra paterna.

Tutti quei pensieri, ingiustificati, senza una base logica fondata, le annullarono la capacità di giudizio e, cominciando seriamente a rimpicciolirsi, ingaggiò il professore in un combattimento corpo a corpo. Hino assistette per alcuni, interminabili istanti a quella sfuriata di colpi della sua amica e alla serie incredibile di schivate eccezionalmente agili di Vlad, il quale non si sforzava neanche di usare le mani per parare o assorbire i furibondi pugni elettrici della studentessa davanti a lui.

Alla fine, però, un pugno di Reiko riuscì a raggiungere la guancia destra del professore, ma a quel punto Vlad fu costretto a rispondere al colpo: le afferrò il polso con la mano destra e le assestò un pugno con il sinistro, un montante dritto nello stomaco che per poco non la fece vomitare. Hino in lontananza urlò e due pozzi apparvero ai lati di Vlad, eruttando fiamme e creando una croce di fuoco. Tuttavia, andò a colpire la gamba destra di Reiko, che barcollava all’indietro mentre cercava di recuperare il fiato perso: la rossa urlò ed eruttò una fortissima scarica elettrica tutta attorno a sé in preda al dolore.

Vlad, dopo aver schivato la croce fiammeggiante, investì di sangue i due pozzi di fuoco per estinguere le fiamme che essi generavano, ma d’improvviso anche Vlad sembrò mugugnare: il sangue, che ancora veniva emesso in getti dagli apparecchi sui suoi guanti, era venuto a contatto con le folgori prodotti dalla dolorante Reiko.

Quest’ultima, nonostante il dolore, vide il professore digrignare i denti per il dolore e percepì qualcosa: capì che il sangue del professore era venuto in contatto con le sue scariche e che…

“… il sangue conduce l’elettricità…” mormorò Reiko mentre Hino le si avvicinava di corsa.

“Scusami Reiko-chan, non volevo! Non volevo!” disse Hino, osservando la coscia dell’amica la cui pelle, esposta dopo che la fiammata aveva bruciato buona parte della gamba del pantalone, era di un rosso vivido, quasi umido.

Il dolore che Reiko provava era immenso, tanto quanto l’imbarazzo e il dispiacere di Hino, ma non sembrava fosse sufficiente per sedare l’entusiasmo ritrovato.

“Hino… rifacciamolo…” ringhiò tra i denti Reiko, alzandosi a fatica in piedi.

“Cosa?!”

“Ho bisogno che lui usi il sangue liquido per spegnere le tue fiamme – le rispose Reiko, sottovoce, mentre assorbiva dal terreno una misera quantità di elettricità dai sistemi elettrici, un po’ troppo distanti, che alimentavano le telecamere lì attorno. Avrebbe preferito un cavo scoperto, ma non aveva il tempo di fare la schizzinosa anche perché non sapeva quanto tempo avrebbe resistito in piedi – Io ora lo carico di nuovo, tu attaccaci mentre siamo insieme…”

“Ma non posso! Se ti…”

“Sai chiudere i pozzi appena dopo che li hai aperti, vero?!” sbuffò Reiko, spazientita e dolorante.

“Si, certo… Aspetta, vuoi che…”

Reiko sorrise e di rimando anche Hino: “Creami la trappola e fallo giocare al pompiere… al resto ci penso io!”

Hino si rimise in piedi ed annuì mentre Reiko, caricandosi di nuovo di elettricità, si diede una spinta con la gamba sana e prese a correre, zoppicando vistosamente, dritta verso il suo avversario.

“Non imparate mai, vero?! Non siete capaci di coordinarvi né tantomeno di sconfiggermi!” urlò Vlad, ma Reiko, stringendo i denti, gli fu di nuovo addosso a tempestarlo di colpi. Vlad riprese di nuovo a schivare senza difficoltà, anche perché i colpi di Reiko erano decisamente meno pericolosi e precisi di prima. Tuttavia, appena Vlad stava per afferrare di nuovo il braccio destro della ragazza, teso per il diritto appena scagliato, nel tentativo di replicare la proiezione di poco prima, tre pozzi di fiamme ardenti si aprirono attorno ai due combattenti: due di nuovo ai loro lati, uno direttamente sotto il piede di Vlad.

Le fiamme cominciarono ad eruttare dai pozzi, dritte contro Reiko e Vlad, ma quest’ultimo, visibilmente preoccupato per la salute dell’alunna, cominciò ad emettere sangue da entrambi i guanti in modo da estinguere le fiamme. Non si preoccupò minimamente di solidificarlo o di interrompere il getto e Reiko, sorridendo selvaggiamente, capì che era il momento giusto.

“Crepa… BASTARDOOOOOOOOOOOO!” urlò la ragazza, esplodendo di folgori e saette senza preavviso e senza che Vlad potesse fare nulla per evitare la scarica ad area: il suo sangue, intento a spegnere il fuoco generato dai pozzi di Hino, assorbì in pieno la scarica cremisi di Reiko e la trasportò dritta nel corpaccione dell’eroe professionista, che crollò in ginocchio in preda a violenti spasmi.

Reiko, senza fiato e quasi completamente scarica, lo imitò, ma lo fissò sorridendo di pura gioia mentre Hino, corse da loro, sistemava le manette ai polsi del professore.

“Abbiamo vinto Reiko-chan! Abbiamo vinto!” festeggiò Hino, abbracciando Reiko e strappandole un versetto di dolore. Vlad, ancora letteralmente scosso, prese a guardarle con orgoglio e sorridendo come un padre che vedeva suo figlio muovere i primi passi.

“Team Bakuhatsu/Kobayashi, prova superata! – esclamò una voce in tutta l’arena – Questo conclude la parte pratica degli esami di fine trimestre della 1-A!”

Atsuko e Kokoro festeggiarono insieme agli altri membri della classe ancora abbastanza in salute da poter assistere agli esami dalla sala di controllo e quindi si affrettarono a raggiungere le ragazze in infermeria, dove Recovery Girl impiegò solo pochi secondi per curare dalle ustioni Reiko. Ritrovarsi tutte insieme fu comunque la migliore delle cure per tutte: avevano superato un enorme scoglio quel giorno, combattendo con due formidabili pro hero, e in tutta onestà non avrebbero potuto pensare ad un modo migliore per terminare quel trimestre e dare inizio, molto probabilmente, all’avventura che le attendeva quell’estate… anche se di certo, in quel momento, non potevano assolutamente immaginare quanto il campo estivo avrebbe influenzato e cambiato le loro vite e non solo…


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Il campo estivo ***


Capitolo 12

 
You gotta go and reach for the top
Believe in every dream that you got
You only living once so tell me
What are you, what are you waiting for?
You know you gotta give it your all
And don't you be afraid if you fall
[Nickelback – What are you waiting for?]



 

Era passata circa una settimana dalla fine degli esami del primo semestre e, nonostante qualche difficoltà, le quattro giovani aspiranti eroine erano riuscite a superare le prove. La loro strategia di studio ed allenamento si era rivelata vincente, anche se purtroppo non era stato così per tutti gli studenti della 1-A. Insomma, un piccolo traguardo era stato superato, ma questo era solo l’inizio..

Era finalmente arrivato il giorno del ritiro in montagna e la giornata non poteva essere iniziata nella maniera migliore: il sole era alto nel cielo, il vento fresco d’estate muoveva le nuvole ritmicamente e scuoteva allegramente i capelli dei giovani studenti.           
  
Gli studenti, spalla contro spalla, erano fuori dalla struttura principale con le orecchie ben tese per ascoltare il loro professore.

“Il primo semestre della U.A. High è finito e sono iniziate le vacanze stive - disse placidamente il professor Aizawa – però quelli di voi che stanno cercando di diventare eroi non avranno giorni di riposo. A questo campo estivo di allenamento vogliamo che puntiate ad obiettivi ancora più alti del Plus Ultra!”

“Sissignore” urlarono all’unisono tutti gli studenti della 1-A.

Ben presto nel luogo di ritrovo arrivò anche la seconda classe per aspiranti eroi: la 1-B. Le due classi non avevano mai avuto modo di conoscersi a pieno, anche perché tirava sempre una certa aria di sfida e competizione.

“Non ci saranno solo le ragazze della classe A, ma anche quelle della classe B - borbottò Mineta con la bava alla bocca - sarà un buffet da cui possiamo scegliere e prendere ciò che vogliamo!”

“E..eh??” sbottò Hino che era accanto a lui, con un’espressione disgustata a terrorizzata allo stesso tempo. Tra tutte le ragazze della 1-A, lei era nuova e, per quanto il giovane ragazzo avesse già dato prova della sua perversione, Hino doveva ancora abituarcisi.

“Lascialo perdere” sussurrò Atsuko, scrollando la testa rassegnata.

“Allora, l’autobus della classe A è da questa parte, ordinatevi secondo i posti assegnati!” urlò Iida mentre si dimenava e gesticolava dietro al mezzo per indicare il punto di ingresso.

 
[…]


“Ragazzi, l’autobus si fermerà una volta tra circa un’ora - disse Aizawa seduto al primo posto davanti a tutti – dopo…” ma non fece in tempo a finire la frase, poichè l’intera classe era intenta a farsi i beati cavoli loro, ignorando palesemente il povero professore. 
   
Tra tutti i casinisti della 1-A, proprio in fondo all’autobus stavano iniziando le prime chiacchiere e casini, segno che quel viaggio sarebbe stato tanto lungo quanto chiassoso.

“Questa è la prima e vera gita fuori dalla U.A.” trillò Kokoro super emozionata.

“In questa scuola non c’è mai un giorno di riposo vedo” disse la povera Hino che, tra gli esami di accesso per la U.A. e gli esami del primo semestre, non aveva ancora avuto un attimo di tregua.

“E non hai ancora visto un cazzo, aspetta e spera” sbottò Reiko incocciandosi le braccia al petto, mentre portava, in maniera poco femmine, la pianta del piede destro contro il sedile davanti.

“Eh? In che senso?” chiese Hino strabuzzando gli occhi preoccupata.

“Non preoccuparti” disse Atsuko in tono calmo per rassicurarla.

Hino era nuova ma, purtroppo per lei, i problemi non erano di certo finiti qui e le altre tre ragazze lo sapevano bene. Nonostante i disastri dei supercattivi fossero diventati un problema di tutto il Giappone, cosa realmente era accaduto ogni volta lo sapevano in pochi, e Hino non faceva eccezione. Ma forse era questo il prezzo dell’amicizia? Kokoro, Reiko e Atsuko avevano provato sulla loro pelle il prezzo da pagare per proteggere qualcuno, e questo le aveva unite sempre di più di volta in volta. Ora toccava a Hino.
 

 
[…]


L’autobus si fermò in una piazzola chiamata da Aizawa “area di sosta”, ovvero un grosso spiazzale in terra a lato della strada principale e circondato dal lato più esterno da una recinzione di legno; oltre la recinzione c’era una distesa verde di alberi e montagnette.      
       
Tra qualche perplessità generale e un Mineta intento a correre ovunque in cerca di un bagno che non esisteva, Aizawa, immobile e assonnato, fissava gli studenti.

Una macchina nera dai finestrini oscurati parcheggiò a pochi metri dell’autobus. Dal veicolo scese una misteriosa figura, si avvicinò al professore e infine disse: “Ehi Eraser” disse una voce femminile.

“Ne è passato di tempo” disse il professore eseguendo un inchino in segno di saluto.

Dall’auto comparvero due splendide ragazze vestite nello stesso modo ma con colori differenti: la ragazza dal caschetto castano era color rosso, mentre la ragazza bionda di color blu. Ciò che attirò l’attenzione di tutti fu il particolare abbigliamento che mimava quello di un felino: indossavano dei guanti a forma di zampe di felino pelose, il cerchietto assomigliava a due orecchie da gatto robotiche e dalla gonna partiva una coda lunga e pelosa.

“Fissati con questi sguardi scintillanti” urlò la ragazza dai capelli a caschetto castani, “Pungentemente carini e felini!” urlò poco dopo l’altra ragazza dai capelli lunghi e biondi. “Wild, Wild..Pussycats!” terminando in sincrono la farse.

“Questi sono eroi professionisti che lavoreranno con noi durante il campo, sono i Pussycats” disse Aizawa terminando la presentazione.

L’area verde che si poteva ammirare da quella piazzola era di proprietà del team di Pussycats e l’accampamento per l’allenamento sarebbe stato proprio ai piedi di una di quelle montagne.

“Uh? Allora perché ci siamo fermati qui?” chiese Kokoro pensierosa.

“Sento puzza di fregatura” borbottò Reiko.

“Oh no, di nuovo..” disse Hino pensando a qualche altro strambo test da fare nuovamente.

“Credo proprio che…” sussurrò Atsuko.

Iniziava ad essersi un certo fermento alle spalle delle quattro ragazze, c’era chi si stava dirigendo sull’autobus per paura che da lì a poco succedesse qualcosa, oppure c’era chi, immobile e con gli occhi sgranati, guardava gli altri compagni in attesa di una risposta.

“Sono le 9:30 – disse la gatta castana – se fate in fretta forse… intorno a mezzogiorno?” disse pensosa, mentre gli artigli felini scintillavano con la luce del sole. Poi si voltò a guardare tutti gli studenti con gli occhi che le scintillavano: “I gattini che non arriveranno entro le 12:30 non mangeranno!” sentenziò lei.

Nel trambusto generale, silenziosa come un felino, la gatta bionda si portò dietro a tutta la classe della 1-A, portò le mani al suolo e, utilizzando l’abilità del suo Quirk, fece alzare il terreno tramutandolo in un enorme tsunami di sabbia con dentro tutti gli studenti. In men che non si dica, tutti gli aspiranti eroi si trovarono letteralmente sbalzati in cielo, sotto di loro vi era solo un mare verde e tanta disperazione.

“Dato che la proprietà è privata, potrete usare le vostre unicità liberamente” disse la gatta rossa dall’alto, mentre gli studenti precipitavano verso il basso.

Il salto nel vuoto, nonostante non fosse basso, non era nemmeno così tanto alto da poter creare qualche problema agli studenti, di fatti la discesa verso il terreno fu veloce e abbastanza facile da affrontare per tutti. Una volta ritrovatisi a terra, una foresta verde brillante li accolse, mostrando a loro cosa avrebbero dovuto affrontare. Ora la foresta non appariva più un luogo spensierato e di divertimento, sembrava una vera e propria casa degli orrori. Ma la cosa peggiore di tutto quel casino era ciò che stava aspettando tutti gli studenti dentro a quell’ammasso di tronchi e foglie. Perché sì, se volevano arrivare entro le 12:30 all’accampamento, avrebbero dovuto attraversare la foresta, nolenti o volenti.        

Un ruggito attirò l’attenzione di tutti che, senza indugi, si voltarono verso la foresta scoprendo l’ennesima prova: dentro alla foresta vi erano una quantità di bestie assurde, fatte di terra e di fango, esseri senz’anima generati dal quirk della gatta azzurra che avevano il solo scopo di ostacolare l’avanzare di tutti gli studenti.

Atsuko diete due colpetti teneri sulla spalla di una incredula Hino, ancora non del tutto abituata alle stramberie dei loro professori. “Ciò che non ci distrugge ci fortifica” disse Atsuko abbozzando un piccolo sorriso.

“Dovrò fare il culo anche a loro” disse una Reiko piuttosto a suo agio, mentre eseguiva un breve stretching per scaldare i muscoli, poi tese il proprio corpo e con balzo fulmineo si gettò dentro alla foresta.

Kokoro seguì l’idea di Reiko e iniziò a fare un po’ di stretching anche lei: “Hihi iniziamo.”

Questo allenamento era sicuramente duro, forse i professori stavano veramente spingendo gli studenti al limite, ma questo purtroppo era necessario. Ciò a cui puntavano i professori era di portarli ad una preparazione che avrebbero dovuto avere al secondo anno e che, per ovvi motivi, dovevano avere già alla fine del primo semestre. Con i cattivi così attivi nell’ultimo periodo, i professori stavano cercando di aiutare gli studenti, stavano cercando di abituarli ad utilizzare il loro quirk per imparare a difendersi. Era quindi una circostanza di emergenza, un modo per tutelare i loro studenti e farli cresce, forse, troppo velocemente.

“Visto che la strada è molta, non posso consumare tutta la mia energia ora” pensò Reiko dopo aver assestato l’ennesimo calcio ad una sorta di tigre fatta di terra e muschio.

Reiko si circondò di elettricità cremisi e si gettò di corsa dentro alla foresta, lasciando una leggera scia rossastra dietro di lei. Saltò poi in alto, eseguì una capriola e colpì con una tallonata la nuca di un mostro, quest’ultimo si disintegrò non prima di lanciare un rantolo non ben definito. Proseguì quasi per tutto il tragitto così: scattando letteralmente come una molla, assestando calci e pugni alla prima cosa che le si parava contro. Nonostante la mattinata non fosse iniziata nei modi migliori, in quel momento, persa fra la vegetazione e con nessun limite del suo quirk, la sua mente sembrò alleggerirsi dai problemi che l’affliggevano quotidianamente.   

“Con tutta questa vegetazione, posso provare a sollevare oggetti di peso diverso, sono certa che mi aiuterà a capire fin da subito che peso ha ciò che voglio alzare” pensò Kokoro mentre correva.

Poco lontana da Reiko, circondata da una sfera telecinetica, vi era Kokoro che correva nella bassa vegetazione: la sua sfera le permetteva di parare i colpi che provenivano da tutte le direzioni e con i poteri della sua mente sollevava massi e zolle di terra per scaraventarle contro i nemici. La concentrazione della ragazza era tale da farla focalizzare solo sui nemici, spostando e lanciando pezzi della vegetazione con l’unico scopo di abbattere il nemico. In quel momento non c’era tempo per rimuginare su avvenimenti passati, anche perché il minimo errore comportava il ferimento di un alleato o un mancato centramento dell’obiettivo. Però i pensieri c’erano stati e, proprio come stava accadendo a Reiko, quei momenti di allenamento erano una manna dal cielo per mettere in stand-by i grattacapi della vita quotidiana.

“Ma perché corrono così veloce??” gridò Hino che correva a perdifiato accanto ad Atuko mentre un gruppo di mostri a forma di Trent li ricorreva.

Le due ragazze, per star dietro a Kokoro e Reiko, si erano focalizzate a pensare più a correre che a difendersi, ritrovandosi inevitabilmente inseguite da gruppi di piccoli alberelli alti circa un metro e cinquanta che emettevano suoni simili a degli striduli.

“Pensiamo a questi Trent, loro sicuramente sapranno cavarsela” disse poi Atsuko, fermandosi e voltandosi verso i mostri: trasformò i suoi arti superiori e inferiori in quelli di un felino, poi scattò in avanti per iniziare lo scontro.
“Se li avessimo affrontati insieme, magari saremmo arrivate più velocemente. Non credi?” Hino chiese poi conferma ad Atsuko.

“Penso di sì Hino – disse Atsuko – ma penso che hanno bisogno di un po’ di tempo per stare da sole” concluse brevemente.

Benché Atsuko non fosse di tante parole e non insistesse sul voler far sfogare Kokoro e Reiko, sapeva bene cosa stesse succedendo alle loro amiche. Era una situazione particolare, Atsuko la capiva bene, ma quanto sarebbe riuscita a capirlo Hino se gliene avesse parlato in quel momento?             

La vita di Atsuko aveva preso nuove sfumature di vita da quando era entrata nella U.A.: da un lato stava prendendo più consapevolezza di se stessa, si stava anche aprendo molto di più verso le altre persone, ma dall’altra si era ritrovata immischiata in situazioni molto pericolose e la tranquillità nella sua vita non sembrava più all’ordine del giorno. Anche lei aveva il suo bel da pensare e, tra le tante cose, forse era l’unica che effettivamente aveva pensato ad una cosa: chi avrebbe parlato ad Hino di quello che stava succedendo?

“Uhm va bene” Hino rispose un po’ delusa, poi evocò due pozze davanti a lei e fece uscire delle palle infuocate contro l’orda di nemici.

Hino, che era arrivata da poco, non aveva la benché minima idea di dove si era andata a cacciare, perché, inevitabilmente, anche lo stare semplicemente accanto a quelle tre, l’aveva portata sotto il mirino di qualcuno. Da quando era entrata alla Yuei la sua vita era ruotata intorno ai test di ingresso, allo studio, al recupero delle materie e ad estenuanti allenamenti e, forse proprio per questo, non c’era mai stato davvero abbastanza tempo per parlare con le sue nuove tre compagne. Hino amava la Yuuei e, piano piano, stava iniziando a dimenticare il suo passato, la sua vecchia scuola e le sue delusioni.
 

 
[…]
 

“Siete arrivati finalmente” esultò la Pussy Cat dai capelli biondi.

Il sole stava quasi per tramontare, il sottobosco ormai era quasi completamente in ombra, solo i contorni della vegetazione si potevano intravedere e la foresta verde brillante si stava trasformando sempre di più in una distesa nero pece.   

Dal bosco, numerosi studenti si fecero avanti, un po’ barcollanti, sudati, alcuni si appoggiava agli alberi stremati dalla fatica, mentre altri si trascinavano dietro a fatica con l’ultimo barlume di lucidità che avevano. Gli studenti della Yuei si fecero piano piano avanti, stremati dalla fatica, ma orgogliosi per essere arrivati nel luogo in cui avrebbero finalmente riposato e cenato.     
     
Kokoro e Reiko erano nella prima fila di studenti arrivati al campeggio, la prima si teneva la testa fra le mani in prenda a una forte emicrania, mentre l’altra barcollava accanto a lei con il corpo rimpicciolito e i vestiti completamente sporchi di qualsiasi cosa. Poco dietro vi era Atsuko, che si trascinava letteralmente dietro una delle due gambe in stato di calcificazione, mentre Hino la sorreggeva da una parte, visibilmente provata e dall’aria accaldata.

“Cosa volevate dire con 3 ore?? Era impossibile arrivare qui in 3 ore” sbottò a quel punto Iida, stramazzando al suolo poco dopo.

“È il tempo che ci avremmo messo noi, scusate ma onestamente, pensavo che ci avreste messo più tempo!” rispose allegramente la Pussy Cat, ridendo poi in faccia a tutti gli studenti.         

“Prendete le cose dall’autobus, una volta sistemati, ceneremo nella mensa, dopodiché, andrete a lavarvi. Inizieremo sul serio domani” intervenne Aizawa con voce atona, nemmeno in quel momento la sua voce trapelava un po’ di orgoglio verso i suoi studenti.

Il momento della cena finalmente arrivò e fu il momento più bello. Tutti gli studenti erano arrivati alla fine del percorso, ma nessuno ne era uscito senza dolori o fatiche: era stata davvero una bella impresa per tutti.

La mensa del campeggio era enorme, al centro vi erano grossi tavoloni in legno con lunghe file di panche ai lati, un grosso finestrone in vetro al di sopra di un bancone divideva la cucina dalla sala principale. La 1-A era disposta su due tavoloni in cui sopra vi erano prelibatezze di ogni tipo… dai gyoza, agli udon in brodo, onigiri di tutti i tipi, spaghetti di soia e stufato di carne, insomma, ce n’era per tutti i tipi. Nel mentre che gli studenti mangiavano, Mandalay e Pixie-Bob, le due Pussycats, correvano tra un tavolo e l’altro per portare ciò che avevano appena finito di cucinare, specificando a tutti gli studenti che quello sarebbe stato l’unico giorno in cui gli avrebbero cucinato da mangiare, i restanti giorni avrebbero dovuto da soli provvedere alla cucina.

Nella mensa era scesa una tranquillità quasi surreale, dati i componenti della 1-A, ma la stanchezza era tale che riuscirono a muovere­ solo la bocca per degustare il cibo che gentilmente gli avevano preparato. Ogni tanto si sentiva qualche risata, qualche complimento alla cucina, ma per la maggior parte del tempo si sentiva il tintinnio di tazzine che sbattevano le une contro le altre, oppure il suono delle hashi contro le superfici dei piatti.

Una volta finito di mangiare, dopo aver ripreso un po’ le energie perse durante il giorno, arrivò il momento del bagno dentro alla Onsen, ovvero dentro ad una piccola stazione termale situata nel campeggio dove soggiornavano.

“Vi ho viste molto prese oggi” disse Atsuko dentro all’acqua a pochi passi da Reiko, quest’ultima a braccia conserte su un masso che segnava il bordo della piscina termale.

“Emm..spero non sia successo nulla, forse ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese timidamente Hino, arrossendo leggermente per l’imbarazzo.

“Oh no Hino-chan! Non è successo nulla” disse improvvisamente Kokoro visibilmente dispiaciuta per aver fatto preoccupare la sua amica.

“Cerco di non pensarci, ma ciò che è successo poco tempo fa...non mi lascia stare” disse Reiko, lasciandosi andare in un sospiro lungo e triste. “I casini con Taro si sono risolti, certo, ma voi sapete bene che questa è solo la calma prima della tempesta. Insomma, da quanto i Supercattivi non si fanno sentire?” concluse poi, levando gli occhi al cielo stellato sopra le loro teste.

“Emm – Hino fece scorrere lo sguardo su Reiko, poi su Atsuko e infine su Kokoro, visibilmente spaesata dalla situazione – mi sono persa qualcosa?”

“È difficile riassumere tutto in poche righe, Hino, però abbiamo avuto non pochi problemi con la lega dei Supercattivi. Ho motivo di pensare che non siamo nemmeno le uniche sotto il loro mirino, anche altri studenti ci sono, ma fatto sta che non siamo in una bella situazione” disse atona Atsuko.

“Prima che tu entrassi nella 1-A abbiamo dovuto affrontare Taro, ex capo di un gruppo di telecinetici affiliati alla lega, non che mio fratello, ma la situazione è più grave del previsto. Mio fratello ora è in prigione, ma non sappiamo dove siano andati a finire i suoi sottoposti, né che piani hanno realmente i Supercattivi, oltre che uccidere All Might ovviamente” concluse Kokoro.

“E, come se la situazione non fosse già schifosa di suo, dietro a questa situazione c’è anche mio padre, che ha evidenti legami con il capo dell’organizzazione dei Supercattivi, Shigaraki. Non ho idea di che cosa abbia in testa, ma non penso sia contento di vedermi tra le file di All Might..” concluse Reiko.

“Ho sentito parlare di questa lega al telegiornale, ma ho motivo di pensare che dietro agli ultimi casini ci siete voi, anche se non è stato detto nulla” pensò ad alta voce Hino con aria pensosa, cercando di recapitolare tutti gli ultimi avvenimenti trasmessi alla TV.

“Capisco che siamo qui per diventare eroi e in futuro la città di Tokyo, o qualsiasi altra città, toccherà a noi difenderla ma…abbiamo paura che tu possa essere immischiata in problemi ancora più grandi di noi” sospirò Kokoro.

“Il punto della questione è che abbiamo coinvolto inconsapevolmente Atsuko e a questo giro abbiamo pensato fosse il caso di avvertirti” sussurrò Reiko non appena vide le altre ragazze della 1-A entrare nell’Onsen.

“Vi ringrazio per la fiducia che mi avete dato dicendomi queste cose – sorrise Hino sincera – ma questo non mi fermerà! Io voglio diventare una hero e non mi fermerò davanti a nulla, anzi, mi impegnerò a fondo per aiutare a risolvere questa situazione” concluse infine stringendo un pugno al petto con gli occhi scintillanti di determinazione.

Quello giorno fu particolarmente importante per le ragazze: ora non vi erano segreti o barriere, tutte sapevano in cuor loro cosa stesse succedendo ed erano disposte ad affrontarlo insieme. Forse non sarebbero state in grado di abbattere la lega dei Supercattivi, però il legame che si era formato non aveva prezzo e questo un futuro le avrebbe aiutate.

 
[…]
 

“Sono passati tre mesi da quando avete iniziato la scuola. Dopo varie esperienze, siete tutti migliorati. Ma quel miglioramento c’è stato soprattutto a livello mentale e tecnico, e solo in parte alla resistenza. Come avrete visto, le vostre unicità in sé non sono migliorate molto” disse Aizawa.

Così quella mattinata si era aperta con una triste realtà: benché ne avessero passate di avventure e di scontri contro i villans, non avevano mai avuto modo di allenare i loro quirk apprendendo che, da quel punto di vista, le loro abilità non erano migliorate. E, infatti, tutti lo avevano notato, poiché le loro unicità peccavano di resistenza e in parte di potenza. In sostanza, non bastava essere pronti mentalmente ad uno scontro, bisogna anche avere le capacità fisiche per affrontarlo e portarlo a termine.             

Aizawa aveva quindi programmato per quella giornata un allenamento speciale per ogni studente della 1-A, al fine di soffermarsi sul miglioramento delle loro unicità per carpirne meglio i punti deboli e i limiti dovuti al poco allenamento. Sarebbe quindi stato un allenamento personale, ogni studente avrebbe avuto un piano di allenamento unico e incentrato unicamente per migliorare il suo quirk.

“Da oggi lavoreremo per migliorare le vostre unicità – disse con un sorriso malefico dipinto sul volto – sarà così dura che vi sembrerà di morire, ma cercate di non farlo.”

Gli studenti vennero quindi portati in uno spazio verde circondato dal bosco, molto distante dal campeggio, per poter dare agli studenti lo spazio necessario per allenirsi senza disturbarsi a vicenda. In questo luogo trovarono la loro attrezzatura, con un nome scritto sopra per evitare ogni dubbio, e la 1-B, la seconda classe del corso eroi della Yuuei. Gli allenamenti sarebbero stati singoli, quindi gli studenti non avrebbero avuto modo, e nemmeno il tempo, per chiacchierare o scontrarsi con la classe “rivale”.

“Questo è uno scherzo” borbottò Atsuko, lasciando trapelare un velo di preoccupazione per quello che, da lì a poco, sarebbe successo. La ragazza venne immobilizzata ad una sedia con un piccolo motore posizionato proprio dietro lo schienale, mentre le braccia erano circondate da una fascia collegata direttamente al piccolo motore che si allargava per adattarsi alle trasformazioni di Atsuko. All’interno di queste fasce vi erano dei piccoli attuatori di onde d’urto che avevano il compito di emettere delle vere e proprie onde d’urto che andavano a mirare direttamente le sue ossa, per favorirne la guarigione e permetterle di cambiare animale e ritornare poi alla forma umana.

“Questa fitta mi ha spezzato letteralmente il fiato – disse cercando di respirare quanta più aria possibile – ma devo farcela”. Se da una parte Atsuko riusciva a prolungare la durata delle sue trasformazioni, dall’altra le onde erano talmente forti da provocarle delle fitte alle braccia, facendole stringere i denti ogni volta che le ossa cambiavano forma.

Lontana da Atsuko, vicino ad un Bagkugou urlante che lanciava continuamente esplosioni e ad un Todoroki che alternava la manipolazione del ghiaccio e del fuoco, vi era Kokoro. La ragazza, per potenziare le sue doti telecinetiche, aveva a disposizione una sfilza di pesi davanti a sé che doveva sollevare e far orbitare intorno a lei molto velocemente ma ad una altezza costante. I pesi erano di varia forma e peso e ovviamente la difficoltà stava proprio nel mantenere la velocità costante e tenere i pesi perennemente sollevati, costringendola ad una concentrazione continua e senza errori.

“C..ce la posso fare, non devo mollare proprio ora” pensò stringendo i denti. L’emicrania sembrava tormentarla, senza contare che la rotazione dei pesi intorno a lei aumentava ancora di più le vertigini. Decise di chiudere gli occhi per concentrarsi di più e per cercare di placare il giramento della testa che le stava facendo perdere velocità.

“UOAAAAAAAAH” urlò Hino con le fiamme che si impossessavano dei suoi capelli e della parte sterna del suo corpo, mentre davanti a lei tre pozzi di fuoco eruttavano fiamme a non finire: “Non finirà mai questa salita” pensò poi, ricordando quanto poco fiato aveva avuto dall’ingresso alla Yuei a quel giorno.

Il problema principale delle ragazze era dato dal fatto che, durante l’attivazione del suo quirk, il suo corpo si surriscaldasse al tal punto da venire ricoperta di fuoco, mettendo sotto stress la sua omeostasi. Infatti, per quella prova letteralmente di resistenza, aveva una speciale tutta con un sistema di refrigerazione attivabile da un pulsante direttamente controllato da Hino. La tuta era fatta da infiniti tubi cosparsi per tutto il corpo in cui, con un semplice “click” del pulsante, l’anidride carbonica allo stato solido, per sublimazione, passava allo stato liquido, portando alla formazione del cosiddetto ghiaccio secco. Questo sistema ingegnoso ma semplice permetteva a Hino di abbassare la temperatura del suo corpo durante l’attivazione del suo quirk per aiutarla a creare fiamme senza sosta.

Se da una parte del bosco c’erano fiamme che divampavano in cielo, dall’altra parte, in mezzo al prato e su un tapis roulant speciale, vi era una Reiko sudata marcia e con la lingua di fuori.

“Non sento più le gambe, dannazione – urlò la rossa paonazza in viso – ma col cazzo che smetto di correre” proseguì lei allargando le narici per prendere quanto più ossigeno poteva.

La ragazza correva sopra ad un tapis roulant molto resistente e che sopportava le alte velocità; a lato di quel macchinario vi erano due batterie molto grosse, attaccate alla ragazza dalle due piccole antenne che aveva sul capo. Le batterie servivano per tenere alimentata Reiko ed impedirle di rimpicciolirsi e perdere potenza, mentre il tapis roulant serviva per permetterle di correre stando sul posto, poiché non sarebbe stato facile correre senza le due batterie ai lati. Ciò che la ragazza stava andando a potenziare era esattamente la sua velocità, potenziando in primis il suo corpo. Questo perché l’obiettivo finale era di aumentare la velocità della sua tecnica principale, ma allo stesso tempo ridurre il consumo di elettricità, poiché il suo quirk le permetteva di generare elettricità a corta e lunga distanza, ma anche di andare stimolare con impulsi elettrici il suo corpo per contrarre i muscoli più velocemente e spostarsi a grande velocità.


Ben presto arrivò la sera e con essa la fine degli allenamenti. Gli studenti si radunarono e tornarono a piedi verso l’accampamento, i volti sciupati dalla fatica e il silenzio che dominava su tutto: si muovevano come zombie, trascinandosi faticosamente dietro il corpo, sporchi come non mai e con gli occhi che si chiudevano dalla fatica.          

L’armonia di quel silenzio fu ben presto rotta dalla voce delle due Pussycats: Pixie-Bob e Ragdoll, un’altra ragazza “gatto” dai lunghi capelli verdi e due occhi color topazio tenuti sempre spalancati e iperattivi.

“Ora, ricordate cos’ho detto ieri? – miagolò Pixie-Bob in piedi davanti ad uno dei tavoli esterni del campeggio – era l’unico giorno in cui avremmo lavorato per voi” disse lei.

“Oggi tocca a voi cucinare - urlò Radoll muovendo freneticamente le mani guantate a forma di zampe di gatto - Ahahah sembrate tutti esausti! Ma non significa che riuscirete a fare del un pessimo cibo vecchio per gatti!” si lasciò andare in una risata compulsiva.

In mezzo al gruppo di studenti della A e della B, pietrificati dalla fatica e con nessuna voglia di lavorare, si fece strada Iida: “È vero che parte del salvare qualcuno consiste nel riempire i loro stomaci e spiriti di chi soffre dopo un disastro…ecco la U.A. per voi! Nessuna opportunità va sprecata! Ragazzi, prepariamo il curry più buono del mondo!” concluse cercando di tirare su gli animi dei suoi compagni.

Nonostante la stanchezza generale, le parole del ragazzo servirono per dare la giusta spinta a tutti, anche perché qualcuno doveva pur preparare la cena e, se tutti avessero dato una mano, avrebbero fatto sicuramente prima.        
     
“Todoroki, Reiko..potete venire ad accendere il fuoco anche qui?” trillò Mina posizionata davanti ad una serie di braci da campeggio. Todoroki usò il suo quirk di fuoco per bruciare la legna, mentre Reiko sfruttò le scintille elettriche per far prendere fuoco alla legna.

“Almeno noi siamo più utili di quell’altro” borbottò Reiko guardando cons guardo torvo le braci di un camino a pochi passi da loro.

Hino indicò le braci di un camino a pochi passi da Reiko:“Ehm, Bakugou potresti usare il tuo quirk per accendere il fuoco?” chiese timidamente Hino, abbozzando un sorriso. Era la prima volta che parlava a Bakugou da quando era arrivata, ma aveva già avuto modo di vedere che era meglio non mandarlo in escandescenza per non avere altri problemi a cui pensare.

Il ragazzo la guardò stralunato: “È quello che sto per fare tks” borbottò lui, lanciando una serie di esplosioni talmente forti sulla legna da far esplodere tutto il caminetto di mattoni.
“Ma che ca…” sbottò Hino strabuzzando gli occhi.

“E te pareva” borbottò Sero roteando gli occhi verso il cielo.

Hino decise di spostarsi dove c’era Reiko, dato che là non era ancora saltato in aria nulla, poi decise di aiutare la ragazza a lavare e a mettere i pentoloni sul fuoco per riscaldare l’acqua.  
            
Sui tavoloni invece vi era Kokoro, assieme ad Ochaco, Itsuka Kendo e Ibara Shiozaki, due studentesse della B, che tagliavano accuratamente le verdure per il piatto di curry.

“Ecco qui altre verdure!” disse Atsuko scaricando due enormi ceste fatte in vimini con all’interno altra verdura da tagliare.

“Ehh? Non è ancora finita la verdura da tagliare?” chiese Ochaco sbadigliando sonoramente.

“Ho una voragine nello stomaco, dopo tutti gli allenamenti di oggi, potevano almeno prepararci qualcosa” disse Kokoro pelando una patata con gli occhi chiusi da quanto le doleva la testa.

“Tagliate queste verdure qua, le altre due ceste le porterò all’altro tavolo!” disse Atsuko voltandosi per poi andare a prendere altra verdura.

 

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