L'alieno

di Sylvia Moons
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Decisione ***
Capitolo 3: *** Comunicazione ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Il giorno in cui l'ho visto stavo esplorando i fondali di una zona di caccia che conoscevo piuttosto bene. Forse per questo mi sono reso conto quasi subito che intorno a me c'era un'atmosfera strana. Come se ci fosse qualcosa di insolito che mi attendeva. Mi aspettavo di incappare in squali a caccia o in qualche sessione di gioco particolarmente agitata dei delfini... non certo di vedere quella cosa. Quell'alieno.

Nel blu proprio davanti a me, un'ombra scura si è addensata ed è venuta nella mia direzione, facendosi sempre più grande. Aveva le dimensioni di un'orca, così mi sono nascosto in fretta dietro uno scoglio, restando aggrappato a un bordo per continuare ad osservarla aspettando che passasse. Se mi avesse notato sarebbero stati guai.

Ma, quando si è avvicinata ancora, l'idea che fosse un animale, semmai esotico, di passaggio mi ha abbandonato immediatamente. Aveva piuttosto l'aria di uno scoglio innaturalmente liscio. Si muoveva senza toccare la sabbia del fondale, schivando lentamente ogni ostacolo, come se nuotasse. Ma non aveva niente che sembrasse fatto per farlo nuotare. Non somigliava a nulla che avessi mai visto in vita mia. Era talmente irreale ed estraneo all'ambiente che, ormai, non riuscivo nemmeno più ad accomunarlo a uno scoglio. Se non avessi visto i pesci spostarsi precipitosamente al suo passaggio, avrei creduto di star sognando.

Fortunatamente non sembrava avermi notato, perché non aveva minimamente modificato la sua rotta. È passato a poca distanza da dove stavo nascosto e... dentro quella cosa c'era qualcuno o qualcosa di vivo. Potevo vederne la sagoma e i movimenti dietro lo schermo scuro che era sul davanti dell'oggetto, ma anche in questo caso nulla di minimamente familiare.

A un tratto si è fermato e si è adagiato sul fondo, restando immobile per qualche tempo. E io, non so proprio perché, sono uscito dal mio nascondiglio e con pochi colpi di pinna mi sono avvicinato, restando basso e trattenendo il fiato per non farmi sentire. Avevo ancora la fiocina, ma non so neanche se o cosa intendessi farci. La cosa sembrava non avere più nessuna intenzione di rimettersi in movimento, così le ho nuotato intorno fino ad arrivare là dove iniziava lo schermo. Ero pronto a schizzar via in caso di pericolo... ma quello che ho visto mi ha paralizzato sul posto. La cosa viva, là dentro, si era voltata verso di me.

Aveva una testa enorme, una fronte gonfia, la pelle di due colori diversi e indefinibili, occhi minuscoli e sbarrati. Mi aveva visto. Ma non fuggiva, e così non sono fuggito io. Perché avevo scorto qualcosa, in quella faccia aliena, che avevo riconosciuto.

Ma questo non mi ha tranquillizzato affatto. Nel tempo che si dilatava ero sempre più spaventato e incapace di reagire, l'istinto mi diceva di fuggire ma, per la prima volta in vita mia, non l'ho ascoltato. Sono rimasto lì, con la fiocina stretta in pugno e il respiro accelerato, a guardare l'alieno che sollevava lentamente un arto. Lì la pelle era lucida e di un altro colore ancora, diverso da quelli del volto. All'estremità dell'arto c'era la sua mano, scheletrica e sottile, diversa dalla mia... ma non abbastanza. Tutto in quella cosa era diverso, ma non abbastanza. Sotto quei colori e quelle forme strane, si nascondeva qualcosa che mi era vagamente familiare, come lo era il gesto che stava facendo. Teneva la sua orribile mano aperta, distesa sullo schermo, rivolta nella mia direzione.

Mi guardava con i suoi piccoli occhi luminosi e muoveva la bocca, che si apriva e chiudeva rapidamente nella sua pelle disomogenea. L'essere comunicava, forse stava anche emettendo suoni, ma ad una velocità impossibile. E poi, proprio mentre pensavo che forse avrei potuto toccare anch'io quello schermo per vedere come avrebbe reagito, sollevò qualcosa con l'altra mano. Un oggetto nero e piccolo, che mandò un tenue bagliore rosso mentre lui mi osservava.

Fu allora che decisi di scappare. Diedi le spalle alla cosa, senza pensare a quanto fosse pericoloso, e nuotai come un forsennato verso gli scogli, cercando di tornare nella direzione da cui ero venuto. Non avevo mai desiderato tanto tornare a casa. Pensavo che mi avrebbe inseguito, che mi avrebbe in qualche modo attaccato per cercare di fermarmi... Invece, quando gli ho lanciato un ultimo sguardo senza smettere di nuotare, ho visto che era rimasto dove lo avevo lasciato, solo che ora saliva verso la superficie. Mi sono tuffato in una macchia di alghe per riprendere fiato e, in realtà, per guardarlo andar via dentro al suo guscio, sentendomi sempre più sollevato mano a mano che si allontanava.

Non sarebbe dovuto succedere, continuava a dirmi una voce nella testa. Non avreste mai dovuto incontrarvi.

 

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Capitolo 2
*** Decisione ***


Il mio compagno di battuta mi ha raggiunto poco dopo. Stava cacciando in una zona vicina e, non vedendomi tornare, si era preoccupato ed era venuto a cercarmi. Ma tutta la sua attenzione, mentre si avvicinava, era concentrata soltanto sullo strano guscio. Per lui ormai era soltanto un'ombra, ma abbastanza strana da indurlo a nascondersi tra le alghe accanto a me.

Mi ha guardato sbalordito e l'ha indicata.

- Cos'è? -

- Non lo so... -

- Non è un animale, non ha la coda né le pinne... sembra uno scoglio...-

- Non è neanche uno scoglio. È troppo liscio. -

- Ci sei andato vicino? -

- Sì. C'è qualcosa dentro. -

Mentre gli raccontavo tutto, mi fissava a bocca spalancata. Intanto la cosa si allontanava nella direzione opposta alla nostra, per fortuna. Quando ho finito la mia storia, non era nemmeno più in vista.

- Credi che io sia matto, non è vero? -

Ma lui era serissimo.

- No. Stiamo parlando di alieni e, si sa, nessuno ci crede... ma io sì! -

- Davvero? -

- Ci ho sempre creduto! Ci sono delle leggende, anche molto antiche, che parlano di creature venute da un altro mondo fin quaggiù. Nelle storie che mi hanno raccontato deve esserci una descrizione simile alla tua, perché mentre parlavi ho avuto la netta sensazione di averla già sentita. Con qualche variante, magari, ma gli elementi di base sono gli stessi. Lo so che quasi tutti pensano che siano solo sciocchezze, ma qualcuno giura di averli visti davvero e si dice persino che ci siano dei corpi, nascosti da qualche parte nel mondo. Delle... cose... fatte da loro, con materiali che qui non esistono neppure... Che sia vero o meno, per me può almeno essere possibile. Sinceramente non ci trovo niente di particolarmente strano... Voglio dire... non possiamo essere gli unici! E non è per niente detto che le creature che conosciamo siano le uniche esistenti! Lassù potrebbe esserci di tutto, per quel che ne sappiamo! -

- Ma, se davvero vengono da lassù, che cosa vogliono? Perché sono qui? -

- Bella domanda. Proprio non lo so. So solo che c'è chi dice che, ogni tanto, in giro per il mondo se ne veda qualcuno. A volte arrivano anche in gruppi. Si guardano intorno, osservano ogni più piccola cosa come se fosse tutto un'incredibile novità, cacciano e raccolgono piante e rocce... e poi se ne vanno. Forse studiano l'ambiente. -

Sono rimasto zitto a lungo, mentre ci avviavamo a casa. Lui ha notato la mia preoccupazione e ha cercato di rassicurarmi.

- Hai paura di quella cosa? Magari non era nemmeno un alieno... Potrebbero davvero essere soltanto delle leggende! Alla fine, potrei benissimo sbagliarmi io...-

Allora mi sono deciso a dire quello che nemmeno io avrei voluto sentire.

- E se invece lo fosse? Se stessero esplorando il nostro mondo... per prenderselo? -

Ma lui ha fatto un gesto di impazienza.

- Andiamo! Si parla sempre di invasioni simili, ma pensaci bene: perché mai dovrebbero volerci invadere? Saranno pur venuti da qualche posto, avranno già il loro territorio... Perché dovrebbero volerne un altro, che non conoscono e a cui non sono abituati? Forse qui non possono nemmeno vivere... Anzi, di sicuro non possono! A giudicare da quello che mi hai detto, sono troppo diversi da noi! Probabilmente quel guscio serve a proteggerli e a farli muovere. -

- Forse. Ma credo comunque che dovremmo dirlo agli altri. -

- Nessuno ci crederà! Lo sai benissimo anche tu: chiunque racconta storie simili viene preso per pazzo o per stupido. Diranno che siamo degli ingenui, che ci siamo sognati tutto. Oppure che ci siamo messi d'accordo per raccontare tutti e due la stessa assurdità, per prenderli in giro e spaventarli. -

- Lo so, ma rifletti: quella cosa... quell'alieno... farà lo stesso! Mi ha visto e sono sicuro che sa che io ho visto lui. Ci siamo guardati negli occhi! Se davvero ne esistono altri come lui, tornerà da loro e gli racconterà di me. Se gli crederanno, forse, verranno a cercarci in molti. Forse arriveranno altri gusci come quelli, ciascuno con un alieno dentro, tutti abbastanza diversi da noi da essere terribilmente curiosi e volersi avvicinare troppo. Vorranno guardarci da vicino, toccarci, comunicare, proprio come ha cercato di fare quell'essere con me. Vorranno conoscerci, studiarci... E noi? Forse, nonostante tutto, anche noi vorremo parlare con loro, sapere da dove vengono e cosa vogliono... Potremmo anche essere disponibili nei loro riguardi, ma che succederà se non riusciremo a comunicare? -

- Proprio di questo non mi preoccuperei. Si trova sempre un modo di comunicare... Noi ci siamo riusciti con gli animali! -

- E va bene, ma se anche ci riuscissimo, basterà? Fosse pur vero che non sono ostili e che vogliono solo studiare l'ambiente... Potrebbero voler vedere non solo noi, ma anche le nostre abitazioni e tutte le nostre cose, per capire come viviamo, mangiamo, socializziamo, ci riproduciamo... Come siamo fatti dentro... E se poi dovessero pretendere di portare qualcuno di noi via con loro? -

Mi è dispiaciuto vedere il mio amico rabbrividire, ma non potevo fermarmi. Nella mente, avevo scenari apocalittici che mi opprimevano e che avevo bisogno di cacciar fuori.

- Anche di rapimenti si parla, in tutte quelle storie... E perché non dovrebbero, in fondo? Hai detto che si prendono animali, piante, rocce... e noi per loro siamo solo strani animali sconosciuti, proprio come tutti gli altri! Se anche riuscissimo a comunicare in qualche modo... quante probabilità ci sono di riuscire anche a capirsi? A rispettarsi? -

Ora lui aveva negli occhi l'immagine di milioni di gusci che scendono dal cielo e di esseri multicolori che scavano ovunque coi loro occhi minuscoli e le loro dita simili ad artigli. Quella visione era anche la mia.

- Allora non dobbiamo dire niente! – ha concluso. - Se la metterai così, scatenerai il panico! Quell'essere era da solo, io non l'ho neanche visto, eppure ora sono terrorizzato solo a sentire te parlarne! Pensa ai più impressionabili... -

Ma io non intendevo mollare.

- Ascolta: l'alieno mi ha visto! Parlerà! E se tornerà, da solo o con altri, potrebbe trovare qualcuno di noi, magari qualcuno che non ha l'età per difendersi! -

I suoi occhi si sono accesi di dolorosa comprensione. Mi dispiaceva, ma era necessario.

- Avremmo bisogno di prepararci al loro arrivo. Dovremmo decidere insieme cosa fare in quel caso, se accoglierli o nasconderci, se desiderare di conoscerli o sperare di vederli sparire per sempre. -

Lui, ormai, era disperato e sconsolato quanto me.

- Come vorrei che tu non lo avessi mai trovato... Mi chiedo se anche lui, lì dentro, vorrebbe la stessa cosa. -

- Forse ha paura anche lui. E se già adesso, che ci siamo solo visti per pochi attimi, abbiamo così paura l'uno dell'altro... a cosa potrebbe portarci l'incontrarci di nuovo? -

Ci siamo guardati e, alla fine, abbiamo preso l'unica decisione possibile.

- Dobbiamo dirlo. -

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Capitolo 3
*** Comunicazione ***


È passato del tempo da quello strano incontro, ma ne abbiamo parlato talmente tanto che sembra successo ieri. Il risultato è una riunione dell'intera comunità.

Per ora si tratta soltanto della nostra città, ma da quel che decideremo oggi dipenderanno molte cose. Prima fra tutte, la diffusione della notizia. Ho ripetuto la mia storia fino allo sfinimento e questa volta, davanti a tutti, non sarà di certo l'ultima.

Mentre spiego perché ho deciso di dirlo e cosa ritengo sia meglio fare, un brusio sempre più forte si diffonde tra i miei ascoltatori...

Qualcosa si avvicina. Qualcosa di grosso e di pericoloso. Non abbiamo idea di cosa sia, non riusciamo ancora a vederlo, ma lo sentiamo tutti e la sua realtà è indubitabile, come se fosse già qui. È come riuscire a prevedere l'arrivo di una catastrofe naturale e non poter fare altro che attenderla, pregando che ci lascerà il tempo di affrontarla.

E poi, quando ormai siamo sul punto di scappare dal nulla che avvertiamo intorno a noi, dal pericolo senza nome che ignoriamo eppure avvertiamo così distintamente, un rumore assordante che sembra provenire da tutte le parti contemporaneamente ci avvolge e ci schiaccia. Un'ombra enorme piove dall'alto e sembra precipitare sulle nostre teste.

È un guscio nero e oblungo, simile a quello che ho visto io ma molto più grande e complesso. Potrebbe contenere centinaia di quegli esseri. Dal guscio, a un tratto, si sprigionano fasci di luce accecante come non ne abbiamo mai visti. Rimaniamo paralizzati, ora non riusciamo neanche più a tenere gli occhi aperti, il frastuono ci disorienta e ci impedisce di ragionare. E gridiamo come impazziti, senza quasi riuscire a sentire la nostra stessa voce. Molti fuggono alla cieca urtandosi tra loro, i piccoli piangono, gli anziani perdono i sensi. Dall'oggetto nero, con un orribile cigolio, escono due arti lunghi e dall'aspetto solido, con delle estremità piatte e circolari che puntano dritto verso alcuni anziani, che non riescono a muoversi per la paura. Urlano e urlano coprendosi la testa con le braccia, ma nessuno li aiuta. Sono lontanissimi da me, ma i loro occhi enormi e pazzi di terrore sono l'unica cosa che vedo, finché non spariscono sotto quella cosa mostruosa che li schiaccia come lumache.

E io non aspetto di vedere altro. Mi volto e scappo più veloce che posso insieme ad altri, muovendomi con loro come fossimo un unico blocco compatto. Tutto il nostro mondo trema al tocco del mostro che atterra. Quel rumore assurdo e le urla dei nostri compagni in fuga ci inseguono e sappiamo già che, se anche riuscissimo a sfuggire agli alieni, risuoneranno per sempre nella nostra testa e che niente sarà come prima.

Niente, mai più. Ed è colpa mia. Non avrei mai dovuto avvicinarmi a quella cosa. La mia curiosità ci ha condannati tutti.

Non siamo ancora arrivati ai confini della città che incrociamo un branco di delfini, spaventati quanto noi, che si agitano e gridano davanti a quello spettacolo orrendo.

Mi viene un'idea. Ma tardi, troppo tardi.

Ne fermo uno a caso, che si divincola alla mia stretta.

- Che cos'è? Che cosa sono quegli esseri? Voi lo sapete! - urlo disperatamente, seguendolo nella sua fuga e battendo la coda più velocemente che posso per restargli vicino.

Lui non mi ascolta, ma io gli stringo forte la pinna dorsale e lo strattono.

- Voi li conoscete! Li avete incontrati molto lontano da qui, dove terra e mare si toccano! Cosa sono? -

Finalmente si accorge della mia presenza. Ruota verso di me un occhio acceso dall'orrore, da un'incredulità quasi dolorosa, e folle.

- Umani! - mi grida. - Umani! -

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