Samurai la via del Bushido

di Elgul1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



L uomo camminava tranquillo sui suoi passi lungo il sentiero del bosco.
Con calma si godeva il paesaggio che, di fronte a lui, cambiava mostrando alberi rigogliosi e poi piccoli punti di ristoro per i viaggiatori erranti come lui. Con noia si sistemò i lunghi capelli rossi che, con quella brezza leggera, non facevano che muoversi andando a finirgli sul viso sul cui lato destro, svettava una grande cicatrice a forma di X.


 
 - Non dovrebbe mancare molto alla prossima città.- Riflettè lui speranzoso di potersi riposare finalmente in un luogo al caldo anzichè all'adiaccio come negli ultimi tre giorni di cammino. Ormai l'inverno si stava avvicinando sempre di più e non poteva continuare in quel modo. Mentre si agganciava ancora più stretto il kimono attorno alla vita sentì un rumore di passi pesanti provenire dal boschetto sulla sua destra.

" Fa che sia un orso o qualsiasi animale ma non loro..." Mormorò pregando Buddha o qualsiasi altra divinità. A un certo punto, il rumore di passi si intensifico e, il ragazzo, arrivò a contare un minimo di cinque persone le cose stavano prendendo una piega che non gli piaceva. 

 
" Ehi, guardate cosa abbiamo trovato qua." Disse sghignazzando un uomo alto e dalla folta barba scura. 
" Stavamo per tornare a casa senza aver raccolto nulla ed ecco la nostra gallina dalle uova d'oro." Borbottò quello sulla destra più tarchiato dell altro e che sputò a terra dei grumi di saliva.
 " Non sono in cerca di guai..." Disse lui serio fissando i cinque uomini che, ormai, lo avevano completamente circondato su ogni lato. 
" Se non sei in cerca di guai allora dacci i tuoi soldi e c'e ne andiamo subito senza farti male microbo." Disse ancora quello con la barba mostrando la spada che teneva sulla sua sinistra. 
" Non ho soldi con me, mi spiace..." Ammise lui notando come, a quelle parole, i tizi si erano fatti più vicini e avevano estratto dei coltellacci dalle proprie tasche. 
" Se non hai soldi almeno dammi quella spada..." Mormorò indicando il fodero sulla destra. " Qualcosa varrà immagino." Concluse mentre pregustava del denaro facile. Il rosso strinse con forza la spada. 
" No, mi spiace, non posso farlo..." Rispose freddamente con uno strano cipiglio negli occhi scuri. 
" Se non vuoi darci niente con le buone..." Fece un passo avanti seguito dagli altri che strinsero il cerchio attorno alla figura minuta.
Il rosso digrigno i denti preso dallo sconforto. Ancora una volta avrebbe dovuto usare la violenza? Perché non lo lasciavano in pace perché non poteva vivere sereno e in tranquillita? Stava per estrarre la spada ma un rumore di passi lungo il sentiero di fronte a lui lo bloccò.

 
 " Ohi ohi, che sta succedendo? Una festa e non mi invitate?" Chiese la voce di un uomo alto dai capelli arruffati bianchi che uscivano da sotto un cappello di paglia che ne nascondeva il viso.
 " Smamma cretino qua stiamo facendo cose importanti." Sbottò quello più vicino a quella figura con un tono seccato.
 Lui sospirò. " Se cose importanti sono derubare un povero viandante per il sentiero che porta alla capitale della regione bhe complimenti non sapete proprio che cazzo fare delle vostre misere vite." Disse a voce alta e senza peli sulla lingua.
 Il rosso lo guardò allibito con che coraggio diceva simili cose in una situazione simile? Noto che, lo sguardo degli aggressori, era cambiato. Adesso fissavano tutti quanti il nuovo venuto con uno strano sguardo colmo di rabbia. 
" Cosa cazzo hai appena detto?" Domandò il barbuto mentre gli altri si voltavano verso il bianco.
 " Ohi rosso..." Disse il bianco mentre gettò a terra il mantello che teneva addosso rivelando una specie di armatura leggera che ne avvolgeva il corpo allenato. " Stai attento a eventuali schizzi di sangue, non vorrei che ti macchiassi troppo." Lo avvisò mentre, con fare lento, si levò il cappello mostrando un volto spigliato e due occhi colmi di decisione. I cinque, alla vista della corazza e del viso, impallidirono.
 
 " Capo ma lui è..." Mormorò balbettando uno sulla destra come preso dal panico.
 " No! Non è di sicuro lui andategli addosso forza!" Ruggì cercando di superare lo shock iniziale e scagliandosi su di lui insieme agli altri quattro. Il primo tentò un affondo che fu schivato e, il bianco, mentre estraeva la spada, tranciò di netto la mano destra su cui si trovava la lama. Il secondo e il terzo attaccarono in contemporanea lui, con un balzo, scarto entrambi gli attacchi per poi colpire in pieno il ventre con una stoccata diagonale il petto del quarto aprendo uno squarcio da cui iniziò a fuoriuscire sangue. Il capo dei banditi attaccò con foga e rabbia ma, la sua spada, non riusciva nemmeno a sfiorare quella del suo avversario che sembrava volteggiare mentre, gli attacchi dei tre rimasti si facevano sempre più insistenti e feroci. Il rosso guardava stupito quella scena. Chi diavolo era quel tipo? 
 
A un certo punto, il bianco, si distanzio dal trio ansimante e mormorò:" Vi devo ringraziare a mensa oggi c'era fin troppo cibo e mi sentivo pesante. Con questa passeggiata mi sento molto meglio..." Si battè la mano sinistra sullo stomaco. " Come sono leggero ora!" Gridò ridendo.
 Il barbuto ringhiò e, seguito dagli altri due, si buttò a capofitto verso di lui. Il bianco sorrise e, come una scheggia, sfrecciò in mezzo a loro colpendoli in rapida successione. Mentre riponeva la spada, i corpi del trio, caddero al suolo, ormai privi di vita. 
" Chi sei tu?" Domandò il rosso allibito da tutta quella violenza e forza.
 Lui, girandosi e riponendo la lama, mormorò:" Il mio nome è Gintoki Sakata e il tuo?"
 " Kenshin..." Rispose lui serio.
 " Bhe, mi spiace per lo sgradevole benvenuto che hai ricevuto..." Borbottò Gintoki indicando il quintetto riverso a terra. " Se vuoi seguirmi, cercherò di farti avere un'accoglienza più giusta." Disse ancora con un sorriso sincero.
 " Perché mai dovresti fare questo per una persona che nemmeno conosci?" Domandò lui guardingo per tutta quella strana gentilezza. Gintoki sorrise e disse: " Non mi dai l'idea di un malintenziato..." Indicò la spada che teneva al fianco. " Se fossi stato un malvivente avresti di sicuro estratto la lama e li avresti tranciati a fette. Riconosco un tipo forte quando lo vedo." Spiegò mentre si rimetteva il mantello e il cappello. " Perciò seguimi sono curioso di sentire la tua storia Kenshin." Concluse facendogli cenno. Il samurai lo guardò ancora confuso.- Di sicuro non sarà peggio di quei tizi.- Pensò fra sè e sè decidendo di seguire quello strano tizio.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL AUTORE: Lo so ho tre storie in corso ma, purtroppo, dovevo fare anche questa mi sono venute così tante idee in questo periodo che dovevo crearlo :) spero che, questa storia, sia di vostro gradimento.
A presto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 
Kenshin continuò a seguire quello strano tipo per le vie della capitale della regione.
 Mentre si avvicinavano all'interno della città aveva notato come, quel tipo, venisse riconosciuto dalla gente del posto e che essi chinavano il capo in segno di  rispetto.
 
 " Ehm, una domanda..." Disse all'improvviso il rosso mentre superavano il mercato centrale pieno di vita.
 " Si, dimmi pure." Rispose immediatemente il bianco girando la testa con fare annoiato.
 " Ho notato che, sia i soldati che alcuni cittadini, ti fanno cenno mi spieghi chi sei tu?" Chiese infine il rosso curioso. 
Gintoki sorrise e, nel mentre, si fermò di fronte a un piccolo locale di ramen che sembrava aver visto giorni migliori. " Dai, mangiamo e ti spiegherò tutto." Gli rispose aprendo la porta scorrevole e entrando dentro. 
 
Il locale era molto piccolo, cinque tavoli di legno semi vuoti erano ancorati alla parete destra. Sulla sinistra, un vecchio, stava preparando delle porzioni di udon per alcuni avventori infondo alla sala. 
 
" Ohi Madao!" Gridò Gintoki facendo voltare il castano.
 " Mi chiamo Hasegawa. Quante volte te lo devo dire!" Sbraitò gridando mentre continuava a disporre la pietanza nei piatti. Il bianco rise. 
" La padrona dove sta?" Chiese mentre si sedeva al unico tavolo libero vicino alla porta d'ingresso.
 " E' andata con Otae a prendere la roba al mercato, tornerà tra un'po." Rispose lui mentre portava rapidamente le ciotole al tavolo per poi tornare al banco.
 " Vuoi il solito?" Disse ancora mentre girava il pentolone
 Il bianco annuì. " Fanne due. Uno per me e uno per il mio amico qui." Rispose indicando il rosso seduto davanti a lui. " Ricevuto!" Urlò di rimando lui rimettendosi a lavoro. 
" Lo so, come locale può sembrare una bettola..." Gli mormorò a bassa voce Gintoki. " Ma fanno uno dei ramen migliori che si possa mangiare." Aggiunse. 
" Ti ringrazio per il pasto che mi stai offrendo e anche per avermi aiutato prima." Rispose Kenshin chinando la testa. 
" Non c'e bisogno che mi ringrazi. Infondo avevo bisogno di fare esercizio e adesso mi è venuta fame perciò sto solo facendo il mio interesse." Rispose ridendo Gintoki. " Dove sei diretto comunque?" Domandò ancora diventando stranamente serio e fissando il viaggiatore. 
" Verso Kyoto. Però, vedendo la stagione che sta arrivando, pensavo di passare almeno i prossimi mesi qui." Rispose lui di rimando. 
" Si, immagino. Arrivare fin laggiù è un viaggio piuttosto lungo oltre che dispendioso. Spero per te che tu sia pieno di liquidi." Disse di risposta Gintoki iniziando a ridere. 
"  Purtroppo no." Mormorò Deluso. " Durante questa stagione ho lavorato poco e niente. Ho poco più di cento yen con me." Ammise ancora imbarazzato. Gintoki stava per replicare quando, la porta, si riaprì di botto. Mostrando una dozzina di uomini in armatura.

Kenshin si allarmò e, la mano, scivolò d'istinto sull'impugnatura della sua spada. 
" Ecco dove diavolo ti eri cacciato!" Sbraitò un moro alto e dallo sguardo arcigno rivolto proprio al loro tavolo. Kenshin stava per scattare quando, il moro, agguanto per la collottola Gintoki.
 " Come capitano della guardia dovresti essere sempre a disposizione se il Damyo ti chiama razza di scellerato!" Urlò ancora furibondo.
 " Dai Hijikata, ero stufo di aspettare e sono andato a fare un giro." Rispose lui con calma. 
" Un giro..." Borbottò quello con uno strano timbro di voce. " Per colpa tua il nostro signore è su tutte le furie!" Aggiunse cercando di strangolarlo. 
" Dai, sai bene che non è così grave." Disse un uomo enorme dal fisico massiccio dai corti capelli neri cercando di calmare gli animi. 
" Kondo è già la terza volta che scappa dai suoi doveri alla fine ci metterà nei guai lo sai." Disse ancora lui mollando la presa dal collo del superiore. 
" Il sommo Shigeshige lo adora sai benissimo che non accadrà mai." Gli ricordo lui severo. Lui sbuffò di rimando voltandosi e fissando torvo Kenshin ancora confuso da tutta quella faccenda. 
" Ohi Gin e questo chi cazzo è?" Chiese indicandolo. Madao poso due piatti di ramen e si dileguò non voleva guai soprattutto con quei tipi. 
Gintoki, mentre prendeva le bacchette, rispose:" Si chiama Kenshin. L'ho trovato lungo la strada maestra e l'ho aiutato con una banda di criminali."
 " Cioè vai a giro per la campagna e ti metti a salvare tipi a caso?" Chiese confuso Hijikata.
 " Lui non è un tipo a caso..." Rispose con la bocca piena. 
" E cosa sarebbe allora?" Insistette il moro notando anche la curiosita di Kenshin. Gintoki, pulita la ciotola, mise sopra le bacchette di legno in direzione di Kenshin.  E, sorridendo, mormorò:" Lui sarà la futura guardia privata del nostro signore." Tutti i samurai rimasero di sasso lo stesso Kenshin rimase così sbalordito da spalancare la bocca e far cadere il boccone che aveva tra i denti. 
" Stai... scherzando vero..." Disse Kondo allibito ancora dalla notizia.                     
 Il bianco si alzò di slancio e, lanciando una moneta dorata a Madao, rispose:" Assolutamente no, anzi andrò proprio adesso a parlarne con lui. Visto che mi cercava." Kenshin fece per alzarsi ma il bianco lo bloccò. " Ohi Kondo, potete tenere d'occhio il mio ospite?" Chiese all'improvviso mentre si dirigeva verso la porta. " Ehm, ok va bene." Disse confuso l uomo mentre il bianco usciva di scena. 
 
 
-
 
 
Il mercato della città di Karakure come al solito era affollato. Ovunque, mercanti di ogni dove, avevano messo le loro bancarelle mostrando merci provenienti anche da oltre il loro paese.
 " Odio tutto questo caos..." Borbottò un giovane dai corti capelli arancioni a spazzola che, a stento, riusciva a farsi largo con quella  corazza per le vie strette e piccole della città.
" Sei tu scemo Ichigo a voler essere venuto con me al mercato conciato così... non stiamo andando in guerra!" Sbottò esasperata una figura minuta e gracile al suo fianco che alzò i suoi occhi violacei verso di lui a mo di ammonimento stufa dei suoi continui lamenti peggio di una donna. 
" Sono una guardia del Daimon non posso certo farmi  vedere in abiti civili Rukia..." Replicò l altro mentre, la ragazza, si fermò di fronte a una bancarella su cui erano esposti vari frutti.
 " Anche io lo sono però, almeno, ho la decenza di mettermi in abiti comodi anzichè stare come uno stoccafisso incapace perfino di chinarsi per mettersi apposto le vesti." Disse con lo stesso tono indicando alcune mele e facendole insacchettare. Lui si mise una mano sugli occhi come a volersi calmare. 
" Mi spieghi perché mi hai portato fin qui... avevi detto che volevi parlarmi." Mormorò lui cambiando discorso. Lei annuì mentre, col sacchetto nella mano destra, si avviò lungo la strada. " Ho saputo, da fonti certe, che il sommo Sotaisho  Yamamoto ha deciso di ritirarsi a vita privata." Mormorò lei con tono confidenziale. 
Lui la guardò di sbieco abbastanza sfiduciario. 
" Chi te l'ha detto?" Domandò Ichigo alzando un sopracciglio. 
Lei avvampò e sussurrò:" Una fonte sicura..." 
" Si, immagino la tua fonte sicura." Rispose sarcarcastico il ragazzo pensando subito a quel pettegolo di Renji.
 " L'ha sentito da alcuni uomini fidati di Yamamoto e sai chi sono i due presunti successori?" Disse lei a bassa voce. Ichigo ci pensò. Nella corte pochi erano coloro che possedevano l'acume e la mente adatta a un simile incarico.
" A pensarci mi vengono in mente solo due nomi: il karo Aizen e Shunsui Kyōraku." Rispose infine. Lei annuì con la testa.
 " Quello che mi ha detto anche lui." Confermò la ragazza seria in volto. 
" Sono entrambi ottime scelte: Aizen si è distinto nella precedente invasione scacciando i nemici di Takahashi dalle sue terre, invece Shunsui ha conquistato vari territori del paese dei Quincy. Come minimo la corte si dividerà in due." Disse rimuginando il giovane. Sapendo bene come, chi ottenesse quella carica, avesse la possibilità di elargire benefici a destra o a sinistra ma anche di poter danneggiare i propri avversari politici.
 " Se dovesse succedere accadrà come l'ultima volta lo sai vero..." Mormorò Rukia. 
" Intendi una guerra fra sostenitori?" Domandò lui allarmandosi.
 " Esatto. Per ora sono pochi a saperlo però, ben presto, la voce si diffonderà e avremo sul serio il caos nella capitale." Borbottò la ragazza riprendendo a camminare diretta verso casa. 
" Cambiando argomento credevo che foste ai ferri corti tu e quel rosso da strapazzo." Disse Ichigo cercando di cambiare argomento. Odiava la politica quasi quanto detestava Aizen e compagnia bella uomini che, solo per nascita, si prendevano il diritto di comandarlo a bacchetta solo perché lui era di umili origini. 
" No, abbiamo fatto pace.... per sua fortuna." Disse Rukia con uno strano tono di voce tra il furioso e il sadico. Ichigo sospirò rassegnato. Ancora si chiedeva come, quei due, potessero stare insieme avendo due caratteri così agli antipodi.
 " Che aveva fatto di male stavolta?" Domandò lui, più per curiosità che per vero interesse. 
" Si è rifiutato di fare da scorta alla carovana che sta portando le tasse alla capitale ti rendi conto? Solo perché lo trova noioso!" Sbottò lei inviperita attirando occhiate anche da parte di alcuni passanti spaventati dal suo tono. 
" Non ci trovo niente di strano. E' Renji sai bene che si movimenta solo in combattimento scortare una diligenza è una noia mortale..." Rispose lui cercando di difendere, l'indifendibile. La mora lo fissò male come se volesse tagliargli la gola con lo sguardo.
 " Si... credo proprio che farò una chiacchierata con una certa persona stasera..." Sussurrò lei maligna aumentando l'andatura della camminata. Ichigo si bloccò poi, capito a chi si riferisse, gli ando dietro. 
" No, Rukia tutto ma non a lei ti prego!" Urlò terrorizzato. Mentre i due continuavano lungo la strada a battibeccare la mendicante, al bordo della strada, alzò gli occhi neri come la notte e, abbozzando un sorriso sornione, si alzò in piedi in tutta la sua statura elevata poi si diresse verso l'uscita della città aveva molto di cui parlare coi suoi compari.
 
 
-
 
 
La residenza del Damyo lo lasciava sempre a bocca aperta. Posta su una piccola altura di una collina ,presentava una vista totale di tutta la città sotto l'altura. La casa era circondata da un  muretto di pietra alto circa due metri,che la costeggiava completamente facendo apparire, qua e la, degli alberi rigogliosi all'interno del giardino privato del suo signore.
 
Mentre superava l'arco di pietra e si avviava lungo il sentiero sentì delle risate gioise. Sorrise riconoscendo quelle risate spontanee e allegre. 
" Guarda  chi si vede." Disse rivolto alle due ragazzine intente, come al solito, nell'ennesima marachella.
 " Ciao Gin-san!" Esclamò contenta di vederlo una ragazzina minuta dai lunghi capelli neri e i brillanti occhi marroni con indosso un kimono verde smeraldo. 
" Che state combinando Soyo?" Domandò lui sorridendo. 
" Niente di niente." Si affrettò a dire una ragazza dai lunghi capelli rossicci e due profondi occhi verdi e uno strano vestito rosso fuoco. Gin le fissò tutte e due.
" Kagura, ti conosco sin da quando sei arrivata nel nostro paese, siete due pesti e dov'è la terza?" Chiese notando l'assenza della loro guardia personale.
" Nobume non c'e aveva una commissione da fare." Disse una voce di donna che riconobbe subito. Gintoki si voltò trovandosi davanti una giovane donna alta poco meno di lui dai lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia, i suoi occhi azzurri si posarono sulla figura del samurai. 

 
" Ciao Tsuky anche tu qui oggi?" Domandò lui sorridendo alla vista della donna bionda. 
" Visto che lei non c'e oggi tocca a me badare a queste due." Borbottò lei stizzita senza distogliere lo sguardo da Gintoki. 
" Ah capisco, bhe il signore mi aspetta..." Disse lui abbassando lo sguardo e iniziando a incamminarsi verso l'ingresso. " Ci vediamo più tardi nel caso." Concluse voltandosi ed entrando dentro l'edificio in pietra.
Mentre si avviava nella sale dei ricevimenti saluto con un cenno i vari servi poi, giunto al separè lo aprì.
 
Seduto sopra lo scranno si trovava un uomo alto dai capelli neri raccoli tutti in un nodo alto. Lo sguardo serio lo faceva sembrare ligio e severo ma, i suoi profondi occhi marroni trasmettevano un senso di tranquillita e spensieratezza che sembravano appartenere più a un uomo qualunque e non a un vero signore. 
 
" Ben arrivato Gin-san." Disse con un tono di voce pacato.
  " Eccomi di fronte a lei mio signore." Mormorò con fare solenne Gintoki chinando la testa. 
" Alza pure la testa, qua, infondo siamo solo io e te." Lo tranquillizzò lui sorridendo infine radioso. 
" Di cosa voleva parlarmi?" Domandò andando dritto al punto il più giovane. Shige si versò del tè caldo all'interno della tazzina di fronte a se. 
" Dimmi Gintoki. Cosa sai della situazione all'esterno del nostro paese?" Cominciò dicendo il damyo.
 Il bianco ci riflettè qualche istante. " Takasugi e Sakamoto se ne intendono molto più di me ma, da quanto so: il paese di Kubo è in una specie di tregua con noi, non ci sono scontri con loro da oltre dieci anni, col il paese Takahashi la situazione è più spinosa ci sono spesso scontri lungo il confine e cambi di fronte. Gli altri paesi limitrofi, almeno per il momento, sono tranquilli e commerciano tranquillamente con noi." Spiegò lui brevemente. 
Shige annuì con la testa. " Esatto. Più o meno è questa la situazione di tutta quanta la regione però non è così semplice come l'hai esposta." Replicò lui severo." Alcuni, dei paesi attorno a noi, nell'ultimo periodo hanno iniziato strani movimenti l uno contro l altro. Grandi pericoli si annidano in essi." Aggiunse con una aria preoccupata sul viso. 
Gintoki si portò la mano destra al petto. " Se il paese è in pericolo sa bene che può contare su di me. Guiderò la nostra armata dovunque si annidi il nemico." Disse sicuro con uno sguardo colmo di determinazione. Doveva tutto a quell uomo lo aveva accolto alla sua corte quando era poco più che un fanciullo strappandolo dalla miseria e dalla poverta. Avrebbe reso quel debito fino alla morte. Shige lo fissò per qualche istante e sorrise con fare paterno.
 " No, non ci sarà bisogno che, lo Shiroyasha, scenda in campo. Almeno per ora." Annunciò facendo imbarazzare il giovane. 
" La prego, non usi quel nome..." Borbottò lui seccato e innervosito da quell'epiteto.
 Da quando aveva iniziato a combattere era diventato temuto sulla maggior parte dei campi di battaglia tanto da prendersi quel soprannome che, ormai, era sinonimo di morte per i loro nemici. 
" Vista la situazione stiamo cercando di creare una specie di unione." Rispose il damyo cambiando discorso.
 " Un unione? E con chi?" Domandò curioso Gintoki. Pochi erano i paesi disposti a unirsi in quel momento. Aggregarsi per via matrimoniale oppure, in via commerciale, poteva essere preso come segno di debolezza o creare scompiglio interno. Shige sembrò titubante dal rivelare il nome finché, con un sussurrò, disse: " Takahashi."
 Con solo quella parola Gintoki rimase a bocca aperta. Fra tutti i loro vicini quel paese era il  peggior alleato possibile.  " Perché proprio con loro?" Domandò tornando in se dopo la notizia. 
" Ho discusso della cosa sia con Katsura che con Sakamoto per entrambi, tra tutti, era il più utile sia in termini di vicinanza che per obiettivi. Unirci col nostro peggior nemico potrebbe portarci un enorme vantaggio." Spiegò brevemente. Gintoki annuì ancora confuso. 
" Hanno già accettato la proposta?" Chiese il bianco serio. 
Shige scosse la testa. " Il messo sarà giunto oggi dal loro damyo prima di domani l altro non avremmo notizie certe." Rispose lui sicuro. 
" E perché mi ha richiesto oggi?" Domandò ancora il giovane. 
" Non appena avrò ricevuto il responso, vorrei che fossi tu a guidare la spedizione verso il paese di Takahashi." Rispose di rimando. " Sei uno dei miei migliori uomini e, inoltre, non affiderei mia sorella a nessun altro se non a te." Aggiunse fiducioso.
 " Sa che odio lasciare la sua corte." Rispose l altro.
 " Non ti dovrai preoccupare di nulla. Qui con me avrò Okita e Takasugi che prenderanno il controllo di tutto. Non ci saranno problemi." Replicò sicuro Shige.
 
 Gintoki sospirò amareggiato. Odiava lasciare la sua posizione non era mancanza di fiducia nei suoi compagni ma, ogni volta, avvertiva un senso di disagio a lasciare la sua città. " Comunque, mio signore, lungo la via maestra ho trovato una persona interessante..." Annunciò cambiando discorso. 
" Che tipo di persona?" Domandò l uomo curioso. 
" Da come appare può sembrare uno sprovveduto ma, dentro di lui, percepisco l'anima di un vero samurai." Disse brevemente ricordando lo sguardo determinato e pronto a tutto che aveva lanciato non appena aveva visto le guardie entrare nel locale. " Vorresti che diventasse parte delle nostre forze." Mormorò avendo già capito dove volesse andare a parare il suo pupillo.
Lui annuì. " Ovviamente, dovrà fare una prova sempre se lo vorrà lui e se lei sarà d'accordo." Ammise subito lui. Shige sorrise. " So benissimo che mi romperesti le scatole da qui alla fine del mondo per farlo provare quindi accetto, ti farò sapere ora e avversario per la prova." Replicò l uomo.
" Magnifico. Bhe, se non c'e altro, io me ne andrei." Annunciò lui col massimo rispetto.
 " Mentre te ne vai, toglimi una curiosita Gin." Disse il damyo con uno strano tono di voce. " Perché, quando vedi persone simili, le accogli sempre attorno a te? Hai incontrato Hijikata, Kondo, Okita e Shinpachi e mi hai chiesto di poterli assoldare. Perché vuoi attorno tutte queste persone?" Domandò infine.
 Gintoki si giro. " E' stato lei a influenzarmi..." Ammise sorridendo. " Prima di conoscerla ero solo un misero ladruncolo di strada che aveva perso tutto. Lei mi ha accolto come un figlio e reso quello che sono oggi. Quando incontro gli occhi delle persone vedo una luce in loro che cambia da persona a persona. Queste persone, che lei ha preso, sono tutti uomini che hanno un anima come la mia. Persone che hanno bisogno di uno scopo, persone perse..." Aprì la porta. " E non me la sento, di lasciar scivolare via queste persone nell'oblio." Concluse uscendo dalla stanza. Shige, ancora in silenzio, si versò dell altro tè nella tazzina e, sorseggiandolo, sorrise al pensiero dell uomo che aveva cresciuto.







ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col secondo capitolo e anche l'introduzione del regno di Bleach :D lentamemte, in questi capitoli, mostrerò i vari paesi con i vari personaggi che ne faranno parte. Ci vorrà un'po visto che non ho mai fatto un crossover. Grazie a chi sta leggendo e a chi recensirà alla prossima.

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


 
La sala dei ricevimenti era ormai piena. Alla lunga tavolata della residenza padronale sedevano i maggiori capiclan della regione di Takahashi intenti a conversare fra loro in attesa del padrone di casa.
 
 Il ragazzo, dai capelli mori, guardava schifato tutti quegli uomini venuti alla corte solo per il prestigio e il  potere di suo padre. 
 
- Siete solo dei miseri avvoltoi.- Pensò fra sè e sè mentre una cortigiana sorridente gli versò del sake nel bicchierino bianco posto davanti a lui.
 " Cerca di darti un contegno  Inuyasha..." Sussurrò la voce di un ragazzo molto più alto di lui.
 
 Il viso chiaro lo faceva sembrare bianco come il latte. Sulla sua fronte un tatuaggio, raffigurante una mezzaluna, aleggiava simboleggiando così la sua appartenenza alla famiglia del damyon e, i lunghi capelli bianchi, stonavano rispetto a quelli lunghi e neri del fratello minore.
 
 " Tranquillo, farò come al solito. Berrò un goccio mentre voi grandi parlate di cose importanti Sesshomaru." Borbottò Inuyasha seccato con lo stesso tono fissando gli occhi aurei del fratello maggiore con astio. Prima  che quello potesse replicare le pesanti porte si aprirono. 
I capiclan si alzarono in piedi seguiti a ruota dai figli alla sua destra e alla sua sinistra. Dalla porta entrò un uomo imponente dai folti capelli bianchi come il figlio maggiore. Indossava un kimono bianco che sembrava fatto apposta per lui sotto di se si intravedeva una lunga cintura sulla cui estremita, a sinistra, si notava la sua katana. In modo solenne si mise seduto e, facendo cenno, tutti gli altri commensali sedettero in religioso silenzio.
 
 
" Benvenuti miei fedeli capiclan..." Mormorò con aria seria fissando ognuno di loro. " Vi ho fatto riunire qui, con così poco preavviso, per questioni di estrema importanza per la nostra regione." Disse ancora.
 " Dici grande generale Toga cosa fare e noi lo faremo!" Ruggì un ragazzo magro con, sulle sue spalle, una pelliccia di lupo bianco. Molti, annuirono convinti a quella frase. 
" Calmati giovane Koga. Quello che sto per dirvi non simboleggia alcun tipo di futura guerra ma  una possibile tregua e, inoltre, la possibilità di rafforzare ancora di più il nostro potere su queste terre." Spiegò fiducioso nelle sue stesse parole e placando così gli animi agitati di alcuni dei commensali. 
" Cosa intende fare padre?" Chiese schiettamente Sesshomaru sempre restando impassibile. 
" Un matrimonio. La nostra casata e quella del paese di Sorachi si uniranno insieme." Rispose il padre. Tutti ammutolirono ancora di più su alcuni il disgusto e la sorpresa erano palesi. 
" Padre, ma noi, siamo loro nemici da oltre cinque generazioni! Come puoi chiedere una  cosa simile!" Ruggì Inuaysha alzandosi in piedi furioso.               
  Toga, senza scomporsi, fissò il figlio coi suoi occhi. " Modera le tue parole Inuyasha..." Replicò senza alcuna emozione nella voce. " Comprendo come molti, oltre a mio figlio, possono trovare la cosa inverosimile. Però, coi tempi che stanno correndo, c'e bisogno di cambiamenti e unioni. Non possiamo stare fossilizzati al passato." Spiegò brevemente tornando a rivolgere la sua attenzione al pubblico ignorando così il giovane che sbuffò contrariato. " Se a qualcuno di voi non andrà bene la mia decisione lo prego di comunicarlo subito..." Aggiunse. Nessuno dei presenti emise un solo sussulto. Tutti, in quella sala, sapevano benissimo quale fosse la risposta a chi osava contraddire oppure non essere d'accordo col loro signore.

" Se nessuno ha obiezioni siete tutti invitati al banchetto di questa sera." Disse interrompendo quel silenzio con un tono quasi cordiale. " Il mio cibo e il mio sakè è il vostro, prendentene tutti." Annunciò mentre porte scorrevoli si spalancarono mostrando, dozzine di cortigiane, cariche di vivande che, rapidamente furono portate sul tavolo. Alcuni suonatori iniziarono a dar vita agli strumenti in un piccolo angolo della sala. Inuyasha, alla vista di quello spettacolo, si alzò stizzito. Toga non disse niente sapeva come fosse il suo secondogenito, e dire qualcosa, avrebbe di sicuro peggiorato le cose. 
                          
" Sei stato troppo buono con lui padre..." Mormorò a bassa voce Sesshomaru mentre, con le bacchette, si serviva della carne. 
"  Conosci bene tuo fratello minore..." Rispose lui mentre veniva servito del sakè. " Odia i Sorachi più di chiunque altro a questa tavola e lo comprendo però..." Bevve dal bicchierino tutto d'un fiato il forte liquore. " Per le minacce che si stanno avvicinando c'e bisogno d'unione non possiamo più contare solo su di noi." Concluse enigmatico al figlio maggiore. Il giovane guardò il padre con sguardo serio. 
" Hai ricevuto notizie e non le hai condivise con noi non è vero..." Replicò lui. Scontento della cosa. Odiava quel suo atteggiamento nonostante ormai fosse diventato un uomo quel vecchio si ostinava a non dirgli mai niente se non lo stretto necessario. 
" In quanto vostro signore ci sono cose che non sono tenuto a dirvi nonostante siate miei figli..." Lo ammonì con tono severo. " Fino a che sarò in grado di governare ci sono cose che non siete tenuti a sapere." Rispose Toga lasciando basito il figlio che, dopo quella risposta, riprese a mangiare rimuginando su quelle parole.
 
 
-
 
 
La notte stava scendendo ormai. La luna, da dietro le nubi, usciva fuori timidamente illuminando così la fitta foresta ai piedi del Monte Fuji. Un ragazzo, dai corti capelli biondi, se ne stava sopra un albero sparapanzato a contemplarla con i suoi profondi occhi azzurri. Tirò un lungo sospiro. - Chissà, se sarò scelto.- Pensò fra sè e sè dubbioso mentre dondolava la gamba sinistra sotto di se dove c'era il vuoto. 
 
" Che stai facendo qua fuori Naruto?" Domandò una voce austera proveniente da sotto le fronde dell'albero. Lui abbassò la testa trovando, sotto di se, un uomo dai folti capelli bianchi e una bandana che gli copriva l'occhio sinistro e con una fascia che nascondeva le sue labbra. 
 
" Maestro Kakashi." Rispose allarmato lasciandosi cadere e atterrando in piedi con eleganza. 
" Mi perdoni ma, ecco, sono piuttosto nervoso e sono uscito per prendere una boccata d'aria..." Si scusò subito a testa china. 
L uomo lo fissò per qualche istante poi sospirò rassegnato. " Sei solo un genin non puoi andartene dove ti pare e piace. Stasera ci sarà la scelta e sai cosa vuol dire non è vero?" Lo rimproverò lui con tono pacato facendolo alzare. 
" Si, lo so benissimo, maestro Kakashi." Replicò lui seccato da quella sgridata. 
" Dai, potrebbe essere la tua giornata fortunata. Potresti essere uno dei cinque prescelti." Lo incoraggio sorridendo da dietro la maschera che celava le sue labbra. 
" Lo spero molto..." Ammise il giovane. Essere scelti per andare al servizio di un signore era uno degli avvenimenti più importanti nel loro villaggio. Solo cinque venivano scelti per tale onore. Suo padre, Minato, era stato scelto alla prima occasione che veniva proposto e lui non voleva essere da meno.
 " Secondo lei chi potrebbe avere maggiori possibilita maestro?" Chiese mentre si avvicinavano alle case nascoste nel mezzo del bosco. Kakashi guardò il giovane poco più basso di lui con occhi pieni di comprensione. Anche lui aveva dovuto subire quel momento capiva la sua tensione. 
" Non è facile..." Rispose enigmatico. " Sasuke ha ottime doti con le armi da taglio e grandi capacità di combattimento, Rock Lee è un vero maestro delle arti marziali il suo maestro Gai ha trasmesso tutto quello che sapeva, poi c'e Shikamaru suo padre ha trasmesso al figlio le migliori tecniche omicide è un assassino coi fiocchi e un grande stratega nonostante la sua pigrizia. Ma potrei elogiare anche altri dozzine di giovani  come te. Purtroppo, la tua generazione, è piena di talenti incredibili perfino io non saprei chi di voi sarà scelto." Aggiunse rammaricato. Il giovane sbuffo piano. " Detta così mi fa apparire come un essere insignificante sensei." Borbottò ancora più nervoso di prima. Kakashi rise stava per aggiungere altro quando, un rumore di passi, attirò la loro attenzione.
 " Era l'ora che arrivaste." Disse seccato un giovane alto e magra dai capelli neri e uno sguardo severo rivolto verso il biondo. " La signora Tsunade si stava spazientendo di aspettare quella testa quadra." Aggiunse senza permettere ai due di parlare.
 " Abbassa la cresta prima che ti gonfi di botte." Mormorò Naruto facendo un passo avanti di fronte al moro. I due si guardarono in cagneso. Non si sopportavano sin dai tempi dell'addestramento soprattutto visto il passato dei loro clan. 
" Smettetela." Ordinò loro Kakashi frapponendosi tra i due con forza. " Discuterete dei vostri battibecchi dopo il discorso dell Hogake e non prima." Disse indicandogli la via verso la zona della cerimonia posta nel pieno del villaggio. I due si fissarono un ultima volta, e in silenzio, si diressero nella piazza.
 
 
-
 
 
Inuyasha era furibondo. Come un tifone attraverso l'ala del palazzo finendo per ritrovarsi nel grande e lussureggiante giardino della loro tenuta in cui, era solito allenarsi. 
" Qualcosa non va specie di cagnaccio?" Domandò una voce alle sue spalle inconfondibile per lui.
 " Direi tutto..." Ammise imprecando e dando un calcio a una roccia.
 " Fammi indovinare tuo padre ti ha rivelato cosa intende fare. Ho ragione?" Domandò un uomo alto poco più grande di lui dai folti capelli scuri e un kimono nero e una cintura blu attorno alla vita.
 " Cosa vuoi Miroku?!" Sbottò Inuyasha girandosi verso di lui scocciato. Quello si mise seduto sul tatami porgendo una bottiglia di terracotta colma di sakè. 
" Bere un'po col mio migliore amico e vedere se riesco a farlo sbollire." Disse sorridendo. Si conoscevano da anni ormai e, tra i due, si era formato un ottimo rapporto supportato anche dai rispettivi padri amici dall'infanzia. Inuyasha gli prese la bottiglia di mano bevendo una grande sorsata.
 
 " Se pensa che accetterò di sposare una lurida nobile del regno di Sorachi si sbaglia di grosso!" Sbraitò lui convinto. 
" Non è detto che sarai tu potrebbe anche essere Sesshumaru il possibile sposo." Mormorò di rimando l altro cercando di vedere quella possibilita e tendendo la mano per prendere la bottiglia. Inuyasha lo fissò stranito mentre gli dava la bottiglia. 
" Tu credi davvero che sarà lui? Nha è impossibile ha troppa fiducia in lui e, inoltre, conoscendolo farà a me questo spregio." Rispose schiettamente lui. Miroku alzò le spalle mentre si portava il sakè alla bocca.
" Questo non lo so. Potrei sentire un'po in giro se qualcuno sa qualcosa ma, come immagino, tuo padre terrà tutto per se senza dire niente ne al mio e nemmeno a Naraku." Rispose.
 Inuyasha, a sentire il nome del secondo, rabbrividi. Tra tutti i servi più fedeli di suo padre lui era il più misterioso e quello che gli faceva accapponare la pelle. 
" Sono convinto che, quella serpe, sappia qualcosa..." Mormorò a bassa voce lui. " Anzi, sono sicuro, che sia stato lui a far si che mio padre accettasse la cosa." Aggiunse fiducioso e colmo di rabbia.
 " Credi che, tuo padre, il temuto generale dell'ovest colui che ha sottomesso più di venti clan si faccia mettere sotto dai suggerimenti di un misero nobile qualunque?" Gli disse piuttosto confuso Miroku.
 Inuyasha lo guardò male. " Tu non hai idea di che tipo è quello Miroku. Mio padre non avrebbe mai accettato una cosa simile soprattutto non con quella gente..." Rispose lui convinto della cosa. 
" Non è che forse a farti parlare così e è quello che è successo cinque anni fa...." Replicò l amico con tono confidenziale. Inuyasha si bloccò con la bottiglia a pochi millimetri dalle sue labbra. Il sake sembrava aver preso un gusto acido. Sposto lo sguardo sul suo amico colmo di risentimento e disprezzo. 
" Non osare più nominare quella storia..." Replicò lui freddo come il ghiaccio.  Miroku si maledi mentalmente per aver tirato fuori il passato proprio in quel momento. " Scusa non volev..." 
" Sta zitto." Replicò senza farlo finire Inuyasha gettando la bottiglia a terra.  " Tu non immagini il dolore che ho patito, non puoi proprio capirlo!" Urlò ad alta voce digrignando i denti. 
" No, non posso capirlo. Però, lei era anche mia amica e lo sai benissimo." Disse con voce calma lui. Inuyasha, fece finta di non ascoltarlo e si incammino verso la residenza.                                                   
" Dove vai adesso?" Domandò Miroku allarmato. 
" Nelle mie stanze, ho bisogno di dormire." Replicò colmo di rabbia e di un dolore che, in cuor suo, sperava che sparisse per sempre. 
 
 
-
 
 
La piazza del villaggio era gremita di persone. Naruto, così come gli altri giovani, si guardavano attorno nervosi sotto quella pressione e quella folla che, in sottofondo, parlottava animamente di chi fra loro sarebbe stato scelto portando onore alla propria famiglia. A un certo punto, dalla casa più grande, emerse una donna dai capelli lunghi e biondi, raccolti in due lunghe code di cavallo. Un kimono grigio scuro esaltava la sua figura snella e ne esaltava le forme prosperose.  I suoi occhi nocciola, col loro sguardo magnetico e severo, si posarono sui giovani di fronte a lei.
 
 " Oggi, siamo qui riuniti, per decidere chi, tra i nostri kohai, potrà uscire dal villaggio e recarsi come servitore di uno dei grandi Damyo del nostro paese..." Annunciò la donna mentre, le fiaccole poste attorno alla piazza, crepitavano. " Solitamente sono solo cinque i prescelti che hanno questo onore ma, per questa volta c'e un cambiamento..." Disse ancora con tono grave.
Kakashi così come gli altri maestri rimasero basiti. Mai, da quando ne aveva memoria, era successa una cosa simile. Un uomo alto dalla capigliatura a caschetto gli tirò di gomito distraendolo. 
" Sapevi di questa cosa?" Gli sussurrò dal tono preoccupato.
 Lui scosse la testa. " No, non mi ha detto nulla." Rispose rapido l uomo mascherato tornando subito concentrato in quello che stava succedendo. 
 
" Le terre del Kanto si apprestano a tornare colme di sangue, le rivalita, così come l'odio, non sono mai stati così forti come in quest'ultimo periodo." Spiegò ancora la donna seria. Indico poi i giovani di fronte a lei. " Questa volta, i giovani ninja impiegati, saranno due per regione..." Annunciò ancora mostrando una miriade di piccole pergamane su cui si intravedevano i kanji dei vari nomi. " Le destinazioni, così come le squadre saranno segrete. Vi troverete col vostro partner a orari diversi e, con esso, vi recherete nel luogo scelto." Concluse. Mentre i fogli furono lanciati in aria verso la folla di giovani. Tsunade osservò per un'ultimo istante la scena poi silenziosamente, si diresse verso la sua abitazione in cima al villaggio.
" Ne è sicura Hogake?" Chiese Kakashi che, in quel momento, era tallonato dagli altri maestri del villaggio. La donna annuì con aria stanca. " Purtroppo siamo in una situazione drastica.  L'intera nazione sta per piombare nel caos." Mormorò ancora.
 " Perché non mandare noi allora?" Si propose Gai convinto seguito a ruota da altri con cenni d'assenso. 
" Voi siete i maestri, servite qui. La vostra esperienza e forza servono al villaggio ora più che mai..." Rispose di rimando piccata.
 " Perché mai dovrei mandare i miei allievi a morire e io restare qui?!?" Sbraitò Kurenai furiosa. 
" Per proteggere il villaggio non è vero?" Domandò Kakashi bloccando qualunque altro commento oppure opinione.
 La bionda annuì. " Ho ricevuto notizie allarmanti diversi altri villaggi nascosti come il nostro sono stati attaccati da nemici non meglio identificati..." Mormorò con tono grave. " Fino a che, il pericolo non sarà passato, avrò bisogno di voi qui e dei nostri giovani fuori per completare il loro apprendistato." Concluse. Kakashi si grattò la testa nervoso. Anche gli altri, nonostante tutto, sembravano più cupi a quella notizia.
" Dici che è opera di nunkenin?" Gli domandò Gai serio.
Lui alzò le spalle di rimando. " Può darsi ma non ne vedo motivo. Nessun ninja ha la forza da solo di distruggere un'intero villaggio. C'e qualcuno dietro di questo ne sono sicuro." Ammise Kakashi pensieroso. " Cerchiamo di stare tutti allerta allora. Vediamo di non andare nel panico intesi?" Aggiunse agli altri cinque maestri che annuendo diedero il loro sostegno al compagno.
 
 
-
 
 
Naruto era nervoso. Con ansia, sempre più crescente, continuava a battere il piede sul nudo terreno. Il suo foglio indicava la terza ora della notte ma, ormai, era passata una buona mezz'ora e nessuno in vista. - Che sia in ritardo?- Pensò fra sè e sè. Un rumore di passi in mezzo alla boscaglia attirò la sua attenzione. Veloce si girò di scatto pronto a estrarre il kunai ma si bloccò subito. Di fronte a lui vide una ragazza minuta ma dal fisico prosperoso. Due brillanti occhi perlacei lo fissavano spaventati e, le guance erano rosse come peperoni. " Scusa il ritardo..." Mormorò con una voce sommessa la giovane. 
" Mi dispiace Hinata." Disse subito lui chinando la testa. " Sai con i discorsi della vecchiaccia mi sono allarmato ed ero sul chi vo la." Spiegò a mo di scusa lui. 
Lei gli sorrise timidamente. " A quanto pare siamo compagni di squadra." Sussurrò con una nota di felicità nella voce. Da sempre aveva desiderato di stare nella squadra del biondo e le sue preghiere avevano esaudito quel sogno. Lui annuì. " Esatto, per mia fortuna sei capitata tu. Se fosse stato Sasuke oppure un altro avrei dovuto litigare sin da subito." Rispose ridendo. La ragazza arrossì a quelle parole. 
" Sarà il caso di metterci in marcia comunque." Disse ancora Naruto mettendosi sulle spalle la sua sacca.
 La ragazza annuì. " Non sono mai stata nel regno di Sorachi e tu?" Gli chiese lei affiancandolo ma a debita distanza a causa del nervosismo. 
Lui scosse la testa. " Ne ho sentito parlare so che è una regione del Kanto ricca di giacimenti minerari, boschi e campi. Però conto che, laggiù, ci diano una degna accoglienza," Rispose lui alla compagna. 
Lei sospirò amareggiata e sfiduciata. " Speriamo che non succeda niente di ingestibile per noi." Mormorò con un tono ansioso.
 Il biondo le si avvicino. " Vedrai andrà tutto bene." Disse mettendole la mano destra sulla spalla facendola sussultare. " Tu stammi vicina e vedrai, riusciremo a cavarcela sempre." Aggiunse con un radioso sorriso. 
La giovane lo guardò rapita per qualche istante per poi abbassare la testa imbarazzata. Tutti, i ragazzi, avevano capito cosa provasse per quella testa quadra solo lui, ancora, non se ne era reso conto. - Speriamo che, questa, sia l'occasione giusta.- Pensò lei mentre, ancora vicini, iniziarono il loro viaggio.










ANGOLO DELL AUTORE: Si lo so purtroppo un altro capitoli di spiegazioni mi spiace ahahah abbiate pazienza presto l'azione tornerà a regnare sovrana anche in questa storia ;) spero che l'introduzione di altri due anime vi sia piaciuto ^_^ Ci vediamo nel prossimo capitolo ciaoo alla prossima.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


InuyashaXGintamaXBleach
Ho deciso di mettere in cima i manga che saranno coinvolti così da darvi un'idea di quali opere. Buona lettura
 
 
 
Il maniero della regione dei Kuinshī apparve di fronte ai viaggiatori austero e grigio come sempre.

Attorno, all'alto muro di cinta, uno strimizito giardino, che aveva visto giorni migliori, se ne stava morente con gli alberi ormai completamente privi di foglie per l'inverno sempre più prossimo. La costruzione in pietra sovrastava gli alberi di fronte a se con prepotenza. Sulla sua cima, una piccola veranda, dava modo al suo signore di vedere tutto attorno a se il paesaggio montano

. Un brivido attraverso la schiena del più vecchio dei tre uomini a cavallo che guidava un piccolo corteo formato da una carrozza, trainata da due cavalli, e una trentina di uomini a piedi armati. 
" Tutto bene zio?" Chiese uno più giovane sulla trentina dai profondi occhi verdi e i corti capelli castano chiaro sulla sua destra. Che aveva notato, in precedenza, il viso farsi sempre più pallido mentre si avvicinavano a quel luogo austero. Il vecchio, dal volto paffuto, davanti a lui si girò scuotendo i suoi lunghi capelli bianchi legati in una coda di cavallo. 
 
" Per niente nipote..." Rispose di rimando facendosi aiutare dai suoi servi a scendere da cavallo. 
" Se vuoi vado io a incontrare Yhwach." Si propose il più giovane deciso affiancandolo insieme a un terzo uomo ammantato di nero e con un cappello di paglia calato sul viso diretti verso l'ingresso della residenza. 
Il vecchio lo fissò con i suoi occhi scuri allarmato. " Assolutamente no Nobu..." Rispose mentre le pesanti porte di legno venivano aperte per loro facendoli entrare. " L'attuale Damyo dei Kuinshī  è un uomo subdolo e spietato. Oltretutto avevo ottimi rapporti con suo padre perciò devo essere io a parlare con lui..." Replicò con falsa sicurezza. Le storie che aveva sentito, negli ultimi in cui aveva preso il potere, lo avevano lasciato di sasso. Uccisioni di chi era contrario alla sua politica, confisca di bene a nobili e molto altro Yawach era diventato un mostro.

Mentre attraversavano i lunghi corridoi della tenuta sentirono, su di se, gli sguardi attenti dei vari cortigiani che abitavano all'interno della residenza del Damyo considerato il più crudele di quell'epoca.
Giunti, davanti alla grande sala, ad attenderli viderò un uomo alto dal fisico snello e con un ciuffo di capelli neri che gli scendeva lungo il viso magro quasi alle sue labbra carnose. 
 
" Benvenuti." Disse chinando la testa per poi alzare i suoi occhi color lavanda verso i due stranieri. " Il mio signore vi attende nella sala." Aggiunse con tono cordiale. Due uomini armati aprirono la porta. " A breve vi sarà servito del tè vogliate accomodarvi." Disse ancora mentre, i due nobili, si diressero verso il padrone di casa tallonati dal terzo.
 
Davanti a un piccolo tavolino in legno sedeva un uomo alto dal fisico massiccio sulla quarantina avvolto da un lungo kimono nero come la notte. Lunghi capelli neri  gli arrivavano fino alle spalle e le sopracciglia sottili gli davano un'aura austera e più vecchia di quanto fosse in realta. Le folte basette gli arrivavano al naso e si univano ai baffi neri. I suoi occhi, rossastri, fissavano attenti e colmi di disprezzo i due uomini davanti a lui.
 
 " E così siete giunti di fronte a me nobile Sadasada..." Disse con un tono di voce alto che rimbombo per la sala. 
" Nobile damyo Yahwach." Disse con tono reverenziale il più vecchio mettendosi in ginocchio imitato dal nipote e dal terzo uomo. 
" Sono venuto qui, alla tua corte, per chiedere aiuto al più potente tra i signori." Annunciò lui. Il damyo lo fissò stizzito.
 " Risparmia gli epitati carini per un funerale Sada che cosa vuoi?" Domandò schiettamente. Odiava ricevere visite e, sopratutto, se a farle erano nobili ormai decaduti senza più fissa dimora. Da quando il nipote Shigeshige aveva preso il controllo di Sorachi i due erano dovuti fuggire cercando, ovunque, un nuovo posto dove tramare il loro ritorno ma venendo sempre rifiutati.
 
 Il vecchio tremò dalla paura. Yawach era un uomo imprevedibile avrebbe potuto farli uccidere sedutastante se avesse voluto. " Sono qui per chiederti di aiutarmi a riprendere il mio paese." Disse tutto d'un fiato col sudore che gli colava dalla guance grassocce e chinando la testa.
 Il giovane signore lo guardò di sbieco e, sorridendo, rispose:" Tu, vorresti che io, mobilitassi il mio esercito per conquistare per te il tuo paese? Sei forse impazzito?" 
" No, non chiedo questo..." Si affrettò a rispondere lui preoccupato del fraintendimento.       " Ti chiedo fondi per permettermi di riprendermi il mio paese." Puntualizzò lui. " Ho già delle truppe al mio seguito ma, ho bisogno, del denaro per pagare questi ronin." Disse infine velocemente e quasi mordendosi la lingua.
" E cosa ci sarebbe di diverso dal darti fondi oppure i miei soldati eh?!" Sbraitò lui alzandosi di scatto da terra. " E inoltre cosa riceverei in cambio del mio denaro?" Domandò ancora furioso.
" Se tu ci fornirai i soldi siamo disposti a fare quasiasi cosa per te." Disse in risposta il più giovane dei due. Il damyo si girò verso di lui incuriosito e il vecchio impallidì per la sfrontatezza del nipote. 
" Il tuo nome?" Domandò lui disinteressandosi così del più vecchio.
 " Nobunobu signore." Rispose lui sicuro ma, al tempo stesso, spaventato. Il damyo lo fissò con i suoi occhi scuri come se volesse trafiggerlo.
" Impara a stare al tuo posto ragazzo quando i grandi parlano." Lo rimproverò con un tono duro e schietto. 
Nobu strinse i pugni avrebbe voluto ribadire ma, in quel caso, sapeva che sarebbe costato caro a tutti e due.
 " Potrei parlare io?" Domandò il terzo in modo umile alzando appena la testa e facendo uscire alcune ciocche di capelli grigi sotto il suo pesante cappello di paglia. 
Yawach posò i suoi occhi su di lui studiandolo. " Chi sei tu?" Chiese con tono autoritario e anche annoiato per tutte quelle interruzioni. 
 
Quello si tolse il cappello mostrando dei folti capelli grigi e i suoi occhi, rossi, incrociarono quelli più scuri del sovrano che, vedendo il viso, rimase a bocca aperta.
" Tu sei il famoso ronin Utsuro la leggendaria spada del sud." Mormorò ammirato per la prima volta.
 Nella sala, gli occhi di tutti, si erano spostati su quell uomo leggendario che, si diceva, avesse ucciso più di mille uomini e avesse espugnato dozzine di manieri.
 " Molto spesso le voci su di me esagerano." Disse con un tono umile e un sorriso sincero  il samurai. 
 " Cosa ci fai con questi due miseri vermi?" Chiese Yawach incuriosito dalla sua presenza. Utsuro era famoso non solo per il suo innato talento con la strategia e la spada ma, anche, per non essere mai stato agli ordini di alcun signore se non per qualche importante avvenimento. 
" Mi sono unito alla crociata di Sadasada perché, la sua vittoria, potrebbe garantire grandi vantaggi ai vari regni circostanti..." Disse brevemente.
 " Come può la vittoria di questi due portare benefici al mio regno?" Domandò Yawach serio indicandogli con l'indice destro. 
Utsuro sorrise. " Mi sbaglio, oppure, avete in mente una nuova guerra contro Kubo aiutati dal regno degli Horō..." Mormorò convinto. Nella sala piombo il silenzio. " Come puoi sapere queste cose!" Gridò un giovane alto dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri alla destra del loro signore.                                             
" Le voci girano e, inoltre, ho notato molte tracce di cavalli e carri mentre venivamo qua... senza contare il gran numero di messaggeri che viaggiano di villaggio in villaggio..." Spiegò lui. " Le vostre forze, da sole, sarebbero troppo esigue. In questo periodo avete attraversato momenti molto difficoltosi quassù tra i monti perciò, la vostra sola possibilita, era cercare l'unione con qualcun altro che avesse un esercito più che valido e chi se non meglio delle tribu degli Horō disposte e inclini da sempre a invadere i territori di Kubo." Mormorò ancora lasciando sbigottiti sia il giovane che la maggior parte della corte. 
Una risata riscosse la sala da quello strano silenzio
Yawach stava ridendo di gusto. " I miei complimenti." Disse applaudendo. " Hai rivelato un piano lungo quasi un'anno di preparazione in meno di cinque minuti. Non per niente sei uno stratega e un uomo dalla spiccata astuzia." Ammise. 
" La ringrazio per il complimento." Rispose  compiaciuto.
 " Ma, tornando al discorso di prima..." Disse indicando i due ex nobili ancora in silenzio. " Come può la loro situazione influenzare la mia guerra con Kubo?" Domando infine.
Utsuro prese, dalla sua sacca, una mappa dettagliata dell'attuale regione che lui stesso aveva disegnato. 
" Da oltre cinque anni Kubo e Sorachi si sono unite in una solida alleanza sia militare che commerciale non tutti lo sanno..." Cominciò a dire lo spadaccino indicando con la mano i tre paesi confinanti. " Se le vostre forze entrassero in Kubo essi invieranno le loro forze e, data la vostra posizione, sareste presi tra due fuochi. Non potrete contare neppure sugli Horò vista la loro attidutine solo al saccheggio. In caso di battaglia sfavorevole se ne andrebbero subito. Ma c'e una soluzione..." Concluse vago ma serio in volto. 
" E quale sarebbe questa soluzione?" Chiese il damyo stufo di tutti quei giri di parole. Utsuro indicò le terre ai limiti di Sorachi confinanti con le montagne in loro possesso. " Se voi, prendeste il controllo di questa zona, Sorachi dovrebbe conquistare la roccaforte che si annida qui e questo potrebbe rallentarli e, inoltre, con un accordo col nuovo futuro damyo si potrebbe scindere un alleanza e crearne una nuova." Disse Utsuro con un sorriso diabolico sul viso.
 Yawach fissò la mappa per qualche istante poi scoppio a ridere. La sua risata rimbombo per tutta la sala lasciando stupiti la maggior parte dei commensali e anche i due nobili. Solo Utsuro rimase impassibile esattamente com'era prima. " Devo ammetterlo e mi ripeterò ma, la tua fama, è più che giustificata..." Disse sorridendo. " Accetto di aiutare questi due pezzenti ma, solo, a una condizione..." Precisò lui cambiando espressione. 
" E quale sarebbe?" Domandò Sadasada. 
" Oltre alla regione indicata desidero avere, tra i miei possedimenti, anche i territori agricoli al di la di essa." Disse con fare deciso. Sadasada fissò il nipote che annuì di rimando. Perdere un'po di terreno era un prezzo più che accettabile piuttosto che non avere niente come avevano in quel momento. 
" Molto bene, avrà quello che ha richiesto." Concesse chinando la testa insieme allo zio. Yawach sorrise compiaciuto di quello che aveva ottenuto. Il loro terreno montano era privo di punti favorevoli a coltivare e questa era un'occasione da non perdere. 
 
" Ottimo, avrete i vostri fondi. Mi aspetto che riusciate nella vostra impresa..." Si augurò lui. " Date ai nostri ospiti parte del tesoro più provviste e cavalli per il viaggio!" Tuonò all'improvviso facendo correre da una parte all'altra i suoi uomini.
" Di questo non si preoccupi." Rispose di rimando Utsuro sorridendo. 
" Gli uomini che assolderemo, con i suoi soldi, sono i migliori che abbia mai visto. Riusciremo sicuramente nell'impresa." Garantì ancora lui mettendosi il cappello da viaggio. 
"Askin Nakk !" Ruggì il damyo ancora. L uomo, che gli aveva accolti, uscì dalla penombra e, con un inchino, disse: " Mi ha chiamato?" Lui annuì e indicò i due stranieri. " Unisciti a loro con cinquanta dei nostri uomini. Non voglio che, il nostro investimento, scappi coi soldi oppure fallisca la sua missione intesi?" Ordinò lui severo. 
Lui annuì e si avvicino al terzetto. " Sarà un vero onore lottare al suo fianco Utsuro-san." Ammise il giovane volgendo lo sguardo verso il samurai e perdendo interesse nel duo. 
" Il piacere sarà mio." Rispose sempre sorridendo il più vecchio mentre si avviavano verso l'esterno della tenuta per nuova partenza.
 
  " Mi dica NobuNobu-san è vero quello che si dice?" Domandò Askin incuriosito mentre, dalla stalla, cominciarono ad arrivare dozzine di destrieri e uomini armati. 
" E cioè cosa?" Disse di rimando lui confuso che si apprestava a tornare sul suo cavallo.
 Askin sorrise sornione " Che avete rapito, durante l'ultima guerra, la promessa sposa del secondogenito di Toga dell'est e che ne avete sterminato il clan." Mormorò senza peli sulla lingua. 
Nobu lo guardò male. " A quanto pare le voci girano fin troppo di questi tempi..." Replicò stizzito. 
Askin rise di gusto spalleggiato dai suoi uomini. " Mi dica, è davvero così bella come si dice? Storie narrano che la sua bellezza abbia attratto non si sa quanti capiclan delle sue stesse terre." Disse ancora il giovane samurai. 
" Se vuoi, potrai dirlo tu stesso." Rispose di rimando lui indicandogli la carrozza poco più in la e sorvegliata da alcuni soldati in armatura. Il samurai si avvicinò curioso. Le guardie, circospette, si prepararono a estrarre le armi ma, dopo un cenno di Nobu, si fecero da parte. Askin aprì piano la piccola porticina e rimase basito.
 
Una giovane donna, dalla pelle bianca come il latte, era seduta sulla parte di destra. Indossava un lungo kimono azzurro ricamato che ne ricopriva l'esile corpo. I lunghi capelli neri gli scendevano candidi lungo le spalle avvolgendola quasi. I suoi occhi verdi, come smeraldi, si posarono su quelli di lavanda Askin come a volerlo studiare. 
 
" Io sono Kagome Higurashi come posso servirla?" Chiese con un flebile tono di voce da cui non traspariva ne paura ne altro alla vista del samurai appena apparso. Lui, riscossosi da quella vista, rispose:" Mi chiamo Askin da oggi viaggerò con voi." La donna annuì con la testa e accennò un debole sorriso di circostanza. " Sarà un piacere essere una sua compagna di viaggio." Rispose con un tono pacato. Il kuinshì rimase imbambolato. Si aspettava una donna spaventata, essendo stata rapita da più di un anno e, invece, quella donna minuta sembrava avere una forza molto più grande di come appariva. Facendo un inchino richiuse lo sportello e, si diresse verso la sua cavalcatura. Si, quel viaggio, si stava dimostrando davvero interessante come inizio. 
 
 
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Kenshin svolto a destra a passo veloce. Sentiva i passi del suo inseguitore farsi sempre più vicini. - Ma quando la smetterà?- Si domandò fra sè e sè prima di fermarsi.
 " Non mi va assolutamente." Borbottò ancora Kenshin convinto girandosi verso il suo stalker con un tono stufo di tutto quel continuo pedinarlo ovunque. 
" Eddai, si tratta solo di un combattimento." Rispose Gintoki per la decima volta. Aveva incrociato il rosso dalla mattina intento a cercare un lavoro dai vari commercianti senza alcun risultato e, adesso, lo stava seguendo a ritmo serrato. 
 
" Non ho motivo per combattere contro un tizio a caso..." Replicò sicuro girandosi di scatto invelenito. Gintoki si arrestò. Sorpreso da quella reazione e quello strano cipiglio poi sospirò.
 " Non volevo ricorrere a questo ma sei debitore nei miei confronti..." Sollevò due dita della mano destra. " Ti ho aiutato contro quei tizi ieri, ti ho anche dato da mangiare e per non parlare che ti ho accordato anche un posto dove dormire..." Alzò un terzo dito di malavoglia. " Sei indebito di ben tre favori." Concluse sorridendo il bianco. 
" Sei proprio meschino lo sai?!" Esclamò l altro stupito da quel conteggio più degno di uno strozzino che di un samurai.
 " Ma che razza di samurai sei?!" Borbottò ancora. 
Gintoki sorrise prima di mettersi a ridere. " Uno che sa far di conto." Rispose lui. Il rosso sbuffò. Conosceva quel tipo da un giorno e mezzo ma, purtroppo, aveva già capito non si poteva spuntare in alcun modo con quel tipo.
" D'accordo, va bene." Disse sconfitto. Avrebbe lottato ma poi se ne sarebbe andato il più velocemente possibile da lì. Se la sua tecnica fosse stata individuata da qualcuno sarebbe stata la sua fine. 

 
" Magnifico, più tardi andrò dal mio signore a comunicargli che hai accettato ti farò sapere l'ora e il giorno." Gli annunciò dandogli una pacca sulla spalla destra facendolo quasi cadere al suolo e distogliendolo dai suoi pensieri.
" Ehi Gintoki." Disse una voce maschile alle loro spalle. Il bianco si girò trovandosi davanti un giovane in tenuta d'allenamento. 
 
" Okita che diavolo ci fai qui? Stai saltando ancora gli allenamenti con Hijikata?" Domandò al giovane poco più basso di lui dai corti capelli castano chiaro.

" Non mi andava di sorbirmi le solite ore e poi senti chi parla." Replicò l altro sorridendo.
 " Tu stai di nuovo andando a zonzo senza occuparti del tuo di lavoro." Aggiunse.
 " Veramente mi sto occupando di cose importanti..." Rispose sicuro indicando Kenshin accanto a lui.
" E' quel famoso tizio di cui mi hanno detto Hijikata e Kondo?" Domandò curioso Okita. 
Gintoki annuì. " Dovrà sostenere un'incontro e, se sarà degno, entrerà a far parte del corpo di guardia del nostro signore." Disse ancora il bianco.            Okita osservò Kenshin per qualche istante coi suoi occhi. Avvertiva una strana sensazione sotto gli occhi indagatori del rosso che, di rimando, sembrava studiarlo come se cercasse di capire qualcosa.
" Se non è un problema mi ci batto io con lui." Annunciò senza peli sulla lingua Okita senza spostare gli occhi da Kenshin. Gintoki rimase di sasso. Conosceva quel ragazzo da due anni ed era la prima volta che lo sentiva richiedere di poter combattere contro qualcuno. 
 " Ne parlerò con Shigeshige più tardi ma, nel caso, va ad allenarti. Non vorrei che poi usassi qualche scusa per aver perso." Borbottò di rimando il bianco. Okita sorrise divertito e, facendo un cenno con la mano, si allontano. 
" Gintoki chi era quello?" Chiese Kenshin che, per tutto il tempo, era stato in silenzio senza dire una parola. 
" Lui è Sogo Okita un giovane rampollo di una piccola famiglia di samurai. Sto seguendo il suo percorso da qualche anno e, devo ammetterlo, è tra i migliori a portare la spada nonostante la sua grande pigrizia." Gli spiegò brevemente Gintoki con tono tranquillo.  
" E dovrò sfidare lui?" Mormorò ancora Kenshin molto sorpreso della giovane età di quel ragazzo. 
" Questo sarà il mio signore a stabilirlo. Ti posso già dire, che sicuramente, potrebbe essere il tuo avversario. Sta attento Okita è davvero molto forte." Lo mise in guardia Gintoki con uno sguardo serio per la prima volta da quando lo aveva conosciuto. " Non ti preoccupare, starò attento." Rispose il rosso per tranquillizarlo. Gli sembrava così strano che, qualcuno, si preoccupase per lui in quel modo sopratutto una persona appena conosciuta. - Chi diavolo sei tu Gintoki?- Si domandò studiando, per qualche istante, il volto del bianco.
 " Dai, andiamo a mangiare ho una certa fame." Disse all'improvviso quello avviandosi verso la via principale. Kenshin sospirò suo malgrado e seguì quello strambo samurai.
 
 
-
 
 
Il frusciare del vento era l'unico rumore all'interno della veranda da cui  l'albero di ciliegio si mostrava in tutta la sua bellezza con i piccoli fiori sui suoi tanti rami che si muovevano qua e la spinti da quella brezza leggera. 
 
" Ancora un'po di tè  Sakamoto-san?" Chiese serio in viso Toga all uomo dai capelli ricci che aveva di fronte.
" No, grazie mille." Rispose di rimando lui sorridendo gioviale e ammirando, con occhi estasiati, il paesaggio naturale attorno a lui.
 " Non avete alberi simili nella magione del vostro signore?" Chiese incuriosito il damyo. Lui scosse la testa.
" Il mio signore non ama troppi fronzoli è una persona molto semplice." Rispose lui sorridendo.
  " Quando ha intenzione di ripartire per comunicare la mia risposta?" Domandò Toga cambiando argomento. 
" Domani stesso alle prime luci dell'alba partirò. Per oggi mi tratterò qui ho alcuni affari da sbrigare." Rispose di rimando.
 Toga annuì. " Avevo sentito dire che il damyo, di Sorachi, aveva preso come emissario politico un mercante tre anni fa ma credevo fosse solo per sentito dire..." Borbottò lui. " E oltretutto, ho sentito dire,  non è neanche nativo di quel paese perché serve quel luogo?" Domandò curioso. Sakamoto prese la piccola teiera e si versò del tè nella tazza. " Vede, nel mio paese, consideriamo chi fa il mercante non un semplice cittadino del proprio luogo di nascita ma, bensi, un uomo del mondo..." Si portò la tazza alle labbra e assaporò il gusto amaro del tè. " Ho viaggiato in lungo e in largo e, almeno per ora, ho deciso di mettermi al servizio di un uomo che considero degno..." Disse senza scomporsi e alcun timore. Toga annuì di rimando. " Shigeshige è fortunato ad aver un uomo del suo valore con se. Sono pochi gli uomini che si consacrano così agli ideali di un signore in questo modo soprattutto se sono uomini liberi come te." Ammise.
 " Tornando al discorso precedente può dirmi chi, tra i suoi figli, si unirà in matrimonio con la sorella del mio signore?" Domandò Sakamoto visibilmente imbarazzato e deciso a cambiare argomento. 
" Data la giovane età della futura consorte ho deciso che sarà mio figlio Inuyasha a sposarla." Annunciò subito senza alcun dubbio.
 " Ma, da come sapevo, era già promesso alla giovane della famiglia Higurashi." Rispose confuso Sakamoto.
 Toga sospirò afflitto. " Deve sapere che, nell'ultima guerra, accaduta cinque anni fa e prima che il suo signore prendesse il potere. Sadasada e Nobunobu attaccarono la residenza degli Higurashi che era posta ai confini col paese di Sorachi..." Cominciò a spiegare. " Lì ci fu un'aspra battaglia e, alla fine, l'intera famiglia fu sterminata solo Kagome la figlia più grande fu risparmiata e portata via. Mio figlio voleva partire a capo della mia armata per riprendersela ma lo fermai. Non potevo permettere di perdere anche mio figlio oltre a un caro amico come il capo del clan Higurashi." Concluse triste in volto. Pensando al profondo odio che, il minore, provava verso di lui.
 Sakamoto annuì. " Riferirò quanto ha detto..." Disse Sakamoto comprendendo bene il dolore del uomo e alzandosi in piedi. " Adesso, se permette, me ne andrei." Aggiunse Sakamoto. 
" Spero di riaverla come ospite alla mia corte." Rispose di rimando il padrone di casa mettendosi anche lui in piedi. " Senz'altro. Tornerò tra due o tre giorni, se tutto andrà bene."   Mormorò lui mentre, seguito da Toga, si diressero verso l'ingresso.
Mentre i due si allontanavano dal suo nascondiglio, in mezzo ai cespugli, una chioma nera si alzò di botto.
 - Lo sapevo che sarebbe andata a finire così.- Pensò Inuyasha ringhiando e dicendo ingiurie sia sul padre che su tutto quel fottuto matrimonio combinato. Sposare la sorella del damyo? Manco morto. Lui aveva già una promessa sposa. Con questo pensiero si avviò verso le sue stanze aveva già deciso cosa fare da tanto tempo quest'ultima goccia lo aveva condotto verso il grande passo.





ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo del crossover :) da come avete potuto leggere grandi sconvolgimenti stanno arrivando :D grazie per chi legge e recensisce prossima settimana dovrei aggiornare Ubeworld.

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


BLEACHXONEPIECEXINUYASHA




 
L uomo a cavallo fissava la piana sotto di se con vivo interesse e con attenzione. Li, in quella rigogliosa distesa di campi di riso, noto vari contadini intenti a raccogliere i frutti di quei lunghi e caldi mesi estivi con l'inverno che, inesorabile, stava giungendo. Dalle piccole case di legno, unite fra loro, usciva qua e la del fumo. 
 
Il sole si stava mostrando via via sempre più alto in cielo e una piacevole brezza scuoteva la criniera del suo cavallo. Sentì un piccolo trotto farsi vicino e, voltandosi, trovò il suo vice ricoperto dalla sua armatura completa con l'elmo che ne copriva la maggior parte del volto.
 
 " Siamo pronti nobile Jugram quando vuole possiamo attaccare." Annunciò mettendo la mano destra sull'impugnatura della spada al suo fianco. Lui spostò lo sguardo verso il piccolo villaggio di fronte a loro ai limiti dei loro confini. Smosse le redini del suo cavallo nero girandosi verso gli oltre ventimila uomini sotto il suo comando e che gli facevano da avanguardia." Di fronte a noi c'e un piccolo e miserabile villaggio di Kubo..." Annunciò loro. Molti soldati sorrisero compiaciuti. " Non ci sono regole per il saccheggio fate quello che volete. Da questo momento la regione dei Kuinshi invade lo stato di Kubo!" Ruggì a pieni polmoni. I soldati gridarono di rimando sollevando le armi e, come un nugolo di cavallette, si diressero verso il villaggio pronti a portare morte e distruzione.
 
 
-
 
 
Quando Ichigo si alzò il sole ormai era alto da un'po. Borbottò qualcosa a bassa voce mentre si alzava dal suo giaciglio e, subito, cercò la spada che aveva gettato da qualche parte la sera prima. Doveva subito mettersi al lavoro prima che una certa persona entrasse per sgridarlo e lo ritenesse un fannullone. Mentre si metteva il kimono sentì dei passi pesanti lungo il corridoio della caserma in cui alloggiava. 
 
" Non sei ancora pronto razza di dormiglione?!?" Sbraitò un giovane alto dai folti capelli rossi legati all'indietro con un laccio e il kimono semi slacciato che mostrava alcuni tatuaggi sul corpo che aveva spalancato la porta.  
" Uff, potresti anche urlare di meno Renji..."Replicò di rimando il ragazzo al suo senpai. 
" Se tu ti svegliassi in orario anzichè tardi! Ti urlerei di meno e sarei meno nervoso anche io." Sbottò l altro. 
Ichigo si alzò stiracchiandosi. " Dovresti ringraziarmi visto che, l altro giorno, ti ho difeso con la tua donna." Replicò di rimando lui in riferimento alla discussione del trasporto valori. 
" Ti ho già ringraziato ieri. Ora muoviti prima che arrivi Urahara o qualcun altro e ci faccia il terzo grado..." Sbraitò ancora tornando in corridoio e dirigendosi verso l'esterno.
 Ichigo sbuffò. Aveva conosciuto Renji circa quattro anni fa e, tra i suoi commilitoni, esclusa quella pazza di Rukia era una delle poche persone che lo trattava in maniera normale a differenza degli altri che, in lui, vedevano solo quel dannato del suo vecchio morto ormai da oltre dieci anni. - Proprio un gran bell amico.- Pensò mentre, richiudendo la stanza, si diresse verso l'esterno per il solito stramaledetto allenamento.
 
 
-
 
 
La donna mora percorreva sicura quel sentiero di montagna disperso tra l'immensa foresta che divideva i domini di Sorachi e Kubo.
Pochi erano coloro che si addentravano in così grande profondita visto il pericolo di animali feroci e, soprattutto, dei banditi che si diceva avessero preso possesso del luogo. 
Si avvicinò a una specie di baracca di fortuna nel fitto della boscaglia nascosta tra alcuni grandi alberi. Un piccolo fuoco spento si trovava poco distante. 
 
" Sono tornata." Disse  ad alta voce. Delle figure si palesarono dalla baracca. 
" Era l'ora che tornassi. Eravamo stufi di aspettare." Borbottò impaziente un tipo alto dai corti capelli verdi e il fisico massiccio con, ai fianchi, due foderi vuoti. Indossava un kimono verde slacciato sul davanti su cui si notava una profonda cicatrice all'altezza dello stomaco che arrivava fino al petto.
 
" Ehi, bada a come parli alla mia Robin è chiaro? Testa d'alga." Replicò innervosito un ragazzo di poco più basso di lui e  dai folti capelli biondi fissandolo male coi suoi occhi azzurri. 
" Piantatela di litigare voi due!" Sbraitò una ragazza dai capelli rossi dando un colpo in testa a tutti e due e sorridendo alla donna più alta di lei. " Che notizie ci porti?" Le chiese.
 " Rufy e gli altri dove sono?" Domandò la mora non notando le loro figure li. 
" Brook si trova ancora a Sorachi a raccogliere informazioni e resterà la per un altro mesetto, Usop a caccia, Franky è a sistemare la spada di questo scemo, Chopper sta leggendo dei rotoli e quello scemo di Rufy sta ancora dormendo." Le spiegò in breve sfinita. Essere l'unica persona responsabile in mezzo a quel branco di matti la portava sul serio all'esaurimento. 
Robin le sorrise con fare quasi materno e le disse:" Dai Nami andate a svegliarlo ho notizie per un possibile colpo." 
A sentire quelle parole gli occhi della giovane iniziarono a brillare. " Soldi! Dopotutto questo tempo era l'ora!" Urlò euforica correndo come un fulmine verso la catapecchia. 
" Sperando che ci sia gente forte a cui tagliare la gola però..." Borbottò Zoro sbuffando.
 Nelle ultime loro imprese non aveva trovato un singolo vero combattimento decente era stufo di avere solo mezzetacche oppure nobili cagasotto che fuggivano non appena la cosa si faceva seria.

 
 " Sei il solo al mondo che, anziche pensare ai profitti, si preoccupa di trovare gente da affrontare." Replicò il biondo mentre si avviavano verso la baracca.
 "Ho altri interessi oltre ai soldi. Dovresti saperlo ormai Sanji." Rispose con uno strano tono calmo Zoro. Il biondo stava per replicare quando un urlo di dolore rimbombo per la baracca davanti a loro. 
" Sono sveglio. Non importa essere così violenti!" Protestò un ragazzo dai corti capelli neri e una cicatrice sulla guancia destra mentre si massaggiava la testa appena colpita da Nami con forza. 
 
" E' l'unico modo per svegliarti stupida testa quadra." Replicò lei quasi ringhiando con le braccia esili sui fianchi sinuosi. 
" Su, su calmatevi." Disse Robin entrando chinando la testa per riuscire a passare dalla porta bassa. 
" Allora, che novita ci porti?" Domandò Rufy rivolto alla donna mettendosi seduto. 
" Un possibile colpo. Tra pochi giorni il convoglio con le tasse delle piccole prefetture del Damyo passerà per queste zone.  A quanto pare non saranno sorvegliate da un vero guerriero d'elite." Spiegò brevemente. 
" Perciò soldi facili!" Gridò di gioia Nami. 
" Sai già il percorso?" Domandò Zoro interrompendo subito la gioia della compagna.
 La mora scosse la testa. " Per il momento no ma, datemi tre giorni, e vedrò di scoprirlo." Rispose lei al verde. 
" Che ne dici capo?" Chiese Zoro stavolta a Rufy. 
" Direi che è l'ora di scendere un'po a valle. E' da quasi un mese e passa che non facciamo niente di eclatante. Stavolta, anziché il regno di Sorachi, andremo in quello di Kubo per una bella scampagnata." Disse sorridendo e alzandosi in piedi. 
" Perfetto, vado ad avvisare gli altri." Rispose Nami avviandosi verso l'esterno di corsa. 
" Io invece vado a preparare le provviste. Sicuramente ci serviranno." Replicò Sanji seguendo la rossa fuori. 
 
Nella piccola capanna rimasero solo Rufy, Zoro e Robin. Non appena il duo si allontanò Rufy si fece stranamente serio. " Robin, facci sapere in che giorno arriverà la spedizione e, soprattutto, chi sarà a guardia del convoglio. Non voglio avere qualcuno di problematico." Mormorò il ragazzo severo. 
Lei annuì. " Sarà mio dovere farlo, ci rivediamo al solito posto tra quattro giorni." Disse sorridendo e uscendo. 
" Rufy, dovrei parlarti." Disse Zoro una volta che la mora e gli altri furono al di fuori d'orecchio. Rufy sospirò avvillito. Quando sentiva quelle parole uscire dalla bocca di Zoro non era mai un buon segno. 
" Cosa c'e stavolta?" Chiese ributtandosi sul giaciglio di paglia. 
" Si tratta di questa rapina sai come la penso..." Mormorò serio. Il moro annuì. Conosceva Zoro sin dall'inizio. Tra loro era, in assoluto, il più onorevole e quello che si avvicinava più di tutti a un vero samurai discendendo da una piccola famiglia nobile caduta in disgrazia. Cosa che, nessun altro di loro, era mai stato. Erano orfani di famiglie povere nella maggior parte dei casi. Si erano radunati insieme a molti altri per soppravvivere e, ormai, da oltre cinque anni facevano questo rubavano quel che potevano per vivere. 
 
" Faremo come al solito. Non mi va più di discutere con te su questo." Borbottò il moro poco convinto.
 " Lo so che ti chiedo tanto ma, sai come sono fatto." Disse ancora con un tono colmo di scuse. 
" Lo sai che, con me, non ti devi scusare." Sorrise sinceramente l altro. " Sei il mio vice e, inoltre, la tua famiglia e la tua amica avrebbero apprezzato questa cosa lo sai." Disse ancora Rufy.
 Al pensiero di Kuina un moto di tristezza lo pervase soprattutto al cuore. La sua rivale, la sua migliore amica che, ormai non poteva più lottare contro di lui. Durante l'ultimo conflitto di dieci anni fa era morta insieme a tutta la sua famiglia. Solo lui era riuscito a salvarsi a discapito di tutto. " Scusami. Sono stato indelicato..." Ammise Rufy amareggiato. 
Zoro si girò verso la porta senza far vedere il volto. Non voleva mostrare le sue emozioni. Nascondere tutto dietro una maschera di indifferenza era il solo modo che aveva per andare avanti. 
 " No, non importa. Ormai, io e questo dolore, siamo vecchi amici tutto passa per poi tornare..." Disse lui con tono grave uscendo dalla stanza.
 
 
-
 
 
Ichigo deviò la stoccata a pochi millimetri dal suo viso per poi, subito, contrattaccare. Il suo avversario, colto alla sprovvista, cercò di fare un passo indietro ma il giovane lo prese in pieno petto col bokken spedendolo al tappeto. 
" Fine dell'incontro!" Urlò il maestro mentre Ichigo riponeva il bastone a terra e ansimava per la fatica appena compiuta.                                                   
" Kurosaki Ichigo rimettiti al tuo posto." Ordinò perentorio un uomo alto dai lunghi capelli biondi con indosso un kimono verde che, in quella situazione, stonava rispetto a quelli bianchi dei propri sottoposti.                    
" Si Urahara-san." Borbottò lui facendo un inchino al proprio avversario e mettendosi al proprio posto vicino a Renji intento, come al solito, a stare stravaccato annoiandosi. 
" Dovresti cercare di stare attento almeno un'po..." Gli borbottò a bassa voce Ichigo dandogli una gomitata.
 Lui si riscosse, e fissandolo male, rispose:" Quella scema di Rukia ieri sera mi ha stressato come non mai e le mie scuse non sono false a nulla perciò sono stanco..."
 Ichigo sospirò rassegnato. " Mi domando come mai ancora state insieme siete così incompatibili fra tutti e due." Disse sempre senza farsi sentire e sempre tenendo d'occhio gli scontri dei propri compagni. 
" Pensa alla tua bionda piuttosto..." Replicò l altro. Una lama penetrò nel petto del giovane. " Sbaglio oppure dovrebbe essere vietato prendersi una cotta per la nobile figlia del Damyo..." Sussurrò a voce ancora più bassa il rosso con un sorriso sinistro sul volto facendo sussultare Ichigo sia dalla rabbia che dal nervoso.
 " Sta zitto..." Borbottò stizzito Ichigo. Renji stava per aggiungere altro quando, la porta, si aprì. Tutti gli occhi si voltarono verso l'apertura e, da lì, si palesarono due  uomini.
 
 Quello sulla destra era alto dal fisico snello avvolto in un kimono bianco e nero. Un ciuffo di capelli neri gli scendeva lungo il lato sinistro del viso e i suoi occhi castani correvano da una parte all'altra della stanza. L altro, poco più basso, aveva la pelle pallida quasi cadaverica. Dei corti capelli grigi gli scendevano lungo i lati del viso facendolo sembrare ancora più vecchio di quello al suo fianco e, un sorriso sinistro, correva da una parte all'altra del viso. 
 
" Aizen..." Mormorò Urahara serio in viso senza mostrare il minimo rispetto per uno degli uomini più potenti del paese. A sentire il nome, tutti i giovani, si misero in piedi e sull'attenti. " Capitano Urahara come procede l'allenamento delle  nostre truppe?" Chiese quello incrociando gli occhi del biondo. 
" Sta andando bene come sempre." Rispose schiettamente senza abbassare lo sguardo o dare cenno di tentennamento.
 " Molto bene. Allora, non sarà un problema se il mio assistente saggia le abilita di uno dei suoi allievi." Propose con un sorriso divertito il Karo indicando il più giovane al suo fianco. Urahara fissò l'albino capendo chi fosse. 
" Gin Ichimura presumo..." Disse molto colpito. " Ho saputo che sei un vero prodigio nella spada tanto da aver scalato vari gradi già in giovane età. E' un onore averti qui." Ammise sempre rimanendo impassibile.
 Gin, sempre sorridendo, aprì gli occhi mostrando dei profondi occhi azzurri come il cielo. " La ringrazio infinitamente." Rispose educato chinando la testa. " Sa vorrei cambiare avversari. Sempre le stesse persone mi stufano e non ho niente da apprendere da loro per questo sono venuto fin qui." Spiegò brevemente.
" Mi dica chi vuole sfidare tra i miei uomini?" Domandò Urahara rapido. Gin osservo attento tutti coloro nella stanze finché, il suo sguardo, non incrocio quello di Ichigo. Sembravano due occhi spenti all'apparenza ma, qualcosa, attirò l'albino.
 " Lui..." Disse indicandolo con la mano destra. Il biondo sussulto, tutti gli occhi si posarono su di lui perfino Renji rimase piuttosto colpito dalla scelta del Taisho Gin. 
" Molto bene, Kurosaki Ichigo, preparati a combattere!" Ordino perentorio Urahara dando disposizione a tutti di mettersi nelle proprie posizioni. 
 
 
Ichigo si mise in posizione con il bokken di fronte a se. Gin, al contrario, teneva la sua arma ancora al suo fianco e sorrideva placidamente al più giovane. - Mi sta invitando ad attaccare?- Pensò fra sè e sè il ragazzo continuando a studiare l'albino con occhio attento facendo piccoli passi in avanti. All'improvviso scatto come una furia mirando alla testa del suo avversario che, senza scomporsi, scarto a destra senza neanche alzare la sua spada. Ichigo si sposto rapidamente mirando al fianco scoperto ma, Gin, lo aggirò con una piroetta attaccando a sua volta. Il giovane alzò la spada bloccando, a pochi centimetri, la spada dal suo collo. Fissò il sorriso di scherno del suo avversario come se, gli volesse dire, che ci stava andando piano con lui. Allontanò con impeto la sua spada per attaccare ma, nuovamente, l'albino evitò l'affondo e contrattacco rapidamente con una stoccata al fianco. Ichigo la scansò per un soffio spostandosi sul lato destro e, subito mirò alla testa con un colpo dal basso. Gin, sorridendo, si scosto appena per evitare l'arma. 
" Sei lento..." Sussurrò facendosi sentire solo da lui.  
Una vena pulsò sulla tempia destra di Ichigo che, preso dall'impeto, attacco con ancora maggior foga e ira ma il karo sembrava danzare mentre evitava i fendenti attaccando di quando in quando solo per fermarsi a pochi millimetri dal suo bersaglio per stuzzicarlo ad attaccarlo. 
 
" Direi che possiamo chiuderla qui." Disse a un certo punto. Gin mando indietro il bokken come a caricare il colpo. Ichigo cercò di sfruttare l'occasione più velocemente possibile ma, il suo corpo, si sentì sollevare dal suolo e, dalla bocca, senti uscire un grido strozzato. La spada di Gin era andato a segno ancora prima che lui potesse solo sperare di sferrare un colpo. Con una spinta micidiale Ichigo capitombolo al di fuori del quadrato finendo contro la parete in legno della palestra. 
 
" Gin vince l'incontro." Annunciò privo d'entusiasmo Urahara mentre Renji e altri si dirigevano verso il compagno al suolo privo di sensi. 
" Ottimo combattimento." Disse Gin con un sorriso sul volto mentre porgeva la spada di legno a un soldato. 
 " La tua tecnica è migliorata ancora se possibile." Si complimentò con lui Aizen poggiandogli una mano sulla spalla destra.
 " Grazie ma, devo ammettere..." Indicò Ichigo sorretto da Renji col braccio sinistro. " Che anche lui ha molto talento." Concluse senza spostare lo sguardo.
" Si, il giovane Ichigo ha un grande futuro come spadaccino proprio come suo padre prima di lui." Concesse Urahara intromettendosi nel discorso. " Di questo passo sono sicuro che si rivelerà alla sua altezza." Mormorò Aizen compiaciuto.
" E' ancora presto per dirlo ma, sono sicuro che..." Prima che finisse di parlare la porta fu spalancata nuovamente da un uomo dal kimono bianco.
 " Un attacco al confine!" Gridò con l'affanno e annaspando vistosamente.
" Chi ci sta attaccando?" Domandò Aizen mantenendo la calma e avvicinandosi a lui. Quello, ripresosi, rispose:" I Kunoishi hanno sfondato il confine in più punti..." Cominciò a dire. "  Hanno iniziato ad attaccare i villaggi e le cittadine lungo il perimetro. Le nostre forze nei pressi sono state massacrate e procedono spediti in questa direzione."
Molti giovani iniziarono a sussultare a quella notizia. Gli unici a non esserne particolarmente colpiti furono Urahara, Gin e lo stesso Aizen. Troppo abituati alle continue schermaglie e invasioni di quei barbari delle montagne.

" A quanto pare la lezione di cinque anni fa non gli è bastata..." Mormorò Gin sorridendo maligno rivolto al suo superiore.
" E' normale che si siano ripresi hanno sempre avuto una grande capacità in questo." Replicò Aizen.
" Informate il damyo e tutti i comandanti a quanto pare la guerra è tornata a bussare alla nostra porta." Dichiarò il castano avviandosi verso la magione tallonato dal suo secondo. 
 
 
-
 
 
Inuyasha si guardò attorno circospetto. Da dietro il basso muricciolo osservava il continuo andare e tornare dei servi intenti a scaricare i carri delle provviste. Con cautela sollevò la piccola bisaccia che si era preparato il giorno prima e in cui aveva riposto varie provviste e anche del denaro. Se avessero scoperto la sua fuga sapeva benissimo che, suo padre, lo avrebbe messo segregato in casa e sorvegliato a vista. - Al diavolo tutto.- Pensò stringendo con forza i pugni delle mani. Se ne sarebbe andato a qualunque costo. Stava per fare un passo verso l''uscita ora vuota ma, a un tratto, sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla destra e avvertì un brivido. " Dove diavolo credi di andare?" Chiese Miroku proprio alle sue spalle con una faccia seria in volto. 













ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col quinto capitolo della mia long :) credo che sia uno dei peggiori XD o almeno mi dava sta idea a volte trovo difficoltà a far fare tutte queste azioni in momenti così tanto diversi. :D vi aspetto col prossimo capitolo ciaoo alla prossima.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


INUYASHAXBLEACHXNARUTO







Inuyasha imprecò mentalmente alla vista del suo amico.
" Vado a caccia..." Disse rapido dicendo la prima cosa che gli veniva in mente.
 Miroku lo guardò storto. " A caccia? Senza arco e con solo quel sacco di provviste e senza compagni..." Mormorò di rimando incredulo e conscio della bugia che era appena stata detta.
Il moro non rispose.
" Dove sei diretto davvero?" Gli domandò ancora con più tono. Quello sposto lo sguardo verso il carro davanti a loro.
" Se non me lo dici, andrò subito a dire a Toga-sama della tua possibile fuga." Lo avvisò lui facendo un passo verso la dimora del padre. Inuyasha lo bloccò con forza per la manica del kimono nero. 
" Sto andando a cercare Kagome ok?!" Sbraitò in risposta lui a un tono poco udibile per chiunque eccetto Miroku che rimase di sasso a quella affermazione.
 " Sei forse impazzito?" Gli chiese allarmato. " Sei stato promesso sposo il paese ha bisogno di te e lo sai benissimo." Mormorò ancora severo. " Se tu te ne vai metterai fine a una possibile alleanza vantaggiosa per entrambi i nostri paesi." Disse ancora rincarando la dose.
 " Non mi importa!" Esclamò lui d'impeto stringendo i pugni lungo i fianchi. " Io ho amato solo e soltanto una persona e me l'hanno portata via..." Aggiunse prendendolo per il colletto del vestito. " Se ti avessero portato via Sango anche tu saresti stato esattamente come me. Non ci dormiresti la notte, niente avrebbe più lo stesso significato." Mormorò ancora liberandosi da quel peso che lo accompagnava da anni ormai. " Lei era la  ragione per cui lottavo, senza di lei mi sento perso. Sono disposto a sacrificare il mio stesso paese pur di ritrovarla e tenerla di nuovo accanto a me..." Aggiunse duramente.
 
 " Non sai neanche dove possa essere ti rendi conto quanto sia illogica questa tua decisione." Gli rammentò l amico fermando il suo discorso.
 " Si, lo so benissimo." Ammise più a se stesso che a Miroku. Si era reso conto che, come ricerca, sarebbe stata quasi impossibile. C'erano oltre trenta stati e, lei, poteva essere ovunque c'avrebbe messo un eternita sempre se non fosse morto prima in qualche agguato.  
 
" Ma ho un piano..." Sussurrò a bassa voce convincendosi in quella sua idea. Miroku lo guardò storto. Inuyasha aveva un piano? da quando in qua era perfino in grado di fare qualcosa di così sensato?
" E quale sarebbe questo piano?" Chiese lui curioso.
 " Come prima tappa voglio recarmi a Sorachi..." Disse subito deciso. " Laggiù, forse, qualcuno sarà ancora legato a quell'infido codardo che è Nobunobu e potrò ricavare informazioni su possibili luoghi che quel viscido potrebbe usare come casa..." Aggiunse tutto d'un fiato.
Miroku lo fissò per qualche istante a braccia conserte. 
" Vedo che ci hai pensato e ammetto che mi sbagliavo hai un'po di sale in zucca." Ammise suo malgrado il sottoposto. " Però chi ti dice che la gente ti vorrà dire se è legata a un uomo esiliato e vorrà dirti il vero?" Gli chiese piuttosto scettico. " Oltretutto potrebbero anche mentirti se fossero al suo soldo." Aggiunse per rincarare la dose. " Ci avevi pensato?" Disse. 
" No..." Rispose sinceramente.
 Miroku sospirò afflitto. - Mi pentirò di quello che sto per fare.- Riflettè fra sè e sè. " Sarà il caso che venga con te allora." Mormorò all'improvviso lasciando di stucco Inuyasha. " Se ti lasciassi andare da solo sarebbe una catastrofe col tuo caratteraccio ti metteresti nei casini e poi Toga-sama si infurierebbe con me." Aggiunse.
 " Perciò vorresti venire con me?" Gli chiese lui sbigottito da quella sua strana risposta. 
Lui annuì. " Ti avverto però faremo le cose a modo mio e, se entro un mese, non troveremo alcuna traccia di Kagome nella regione di Sorachi torneremo qua senza che tu possa protestare. E' la mia unica condizione." Disse serio in viso e inamovibile su quello.
Inuyasha lo guardò con occhi furenti ma anche rassegnati. Da solo sapeva benissimo che non c'e l'avrebbe mai fatta. Con il suo aiuto forse sarebbe giunto a qualche svolta ma un mese di tempo sarebbe mai bastato? 
" Ok..." Bisbigliò convinto. " Come vuoi agire?" Chiese infine. 
Miroku sorrise." Tu lascia fare a me. Vedrai andrà tutto liscio come l'olio." Lo rassicurò facendogli segno di seguirlo.
 
 
-
 
 
Il castello di Karakura si innalzava  alto imponendo così la sua presenza alle abitazioni della città con superiorità. I suoi muri bianchissimi e spessi, così come le sue pareti curviline, gli avevano fatto valere l'epiteto di Airone bianco. Circondato da tre fossati che si susseguivano via via che ci si inoltrava sempre di più dentro la residenza e le mura spesse  era considerata una delle fortezze più impenetrabili dell'intero Giappone.
 
Al suo ingresso, una gigantesca folla di nobili e soldati, si stavano accalcando per entrare data la notizia appena giunta e le provviste, per un eventuale assedio, stavano già venendo predisposte nei vari magazzini all'interno della magione. 
 
Nella sala del trono si erano riuniti, attorno alla grande tavola, i consiglieri più stretti. A capo  si trovava un uomo smilzo il cui kimono rosso sembrava stargli fin troppo grande vista la sua magrezza. I lunghi capelli neri erano raccolti in una grande coda di cavallo, i suoi occhi castani spauriti correvano da una parte all'altra della stanza per poi fermarsi davanti ai due uomini posti dinanzi a lui. 
 
 
" Com'è la situazione Shunsui e Aizen ?" Chiese allarmato rivolto ai due uomini di fronte a lui con, in mezzo, la mappa di tutta la regione.
" Attualmente, le forze Kunoishi, sono distribuite su quattro fronti separati mio signore..." Spiegò brevemente un uomo alto dal fisico massiccio e avvolto da un kimono bianco con sopra ricamati dei petali rosa che stonava rispetto al suo aspetto all'apparenza minaccioso. Sulla testa portava uno strano cappello di paglia  e, alcuni ciuffi dei suoi capelli, cadevano sopra l'occhio sinistro quasi a coprirlo.

Shunsui spostò  quattro pedine nere sopra la mappa che mostrava, nel dettaglio, i loro territori. " I villaggi, attorno al confine, sono caduti e saccheggiati. Le nostre forze nelle loro vicinanze sono state completamente sbaragliate e, i superstiti, ci confermano la presenza di forze che, sommate, oscillano tra le centomila alle ottantamila unita. Da come ci riferiscono i nostri informatori si spostano in maniera omogenea fra loro lungo le quattro vie principali che portano alla capitale perciò..." Indico uno spazio verde distante una dozzina di miglia dalla capitale. " Si uniranno qua ai boschi di Karakura prima di dirigersi verso la capitale." Concluse serio in volto lo stratega. 
" Forse dovremmo intercettare le loro forze lungo il percorso!" Propose un consigliere convinto seduto alla sua destra.
Shunsui annuì. " Potrebbe essere un'idea ma, se lo facessimo, le altre tre forze potrebbero benissimo arrivarci dai fianchi oppure procedere ancora. Anche se mandassimo una forza di numero superiore ci ritroveremo sguarniti qui e ci impiegheremo troppo tempo a radunare un nuovo fronte per opporci o tornare indietro." Replicò rivolto al consigliere che impallidì a quella risposta. 
" A quanto pare, l'unica soluzione che abbiamo, è fermarli qui." Annunciò Aizen che era stato in silenzio fino a quel momento con un sorriso e predisponendo delle pedine bianche sulla pianura. " Per fermarli ci vorrà minimo un esercito di centomila uomini ma, in questo caso, proporrei un'armata grande il doppio per essere sicuri della vittoria." Propose rivolto al Damyo e anche a Shunsui che lo fissò male.
 " Sono contrario a questo..." Borbottò convinto Shunsui. " Spedire il nostro intero esercito al completo sarebbe una mossa azzardata. Se qualcosa andasse storto a difendere il castello ci sarebbero fin troppi pochi uomini. Senza contare che, se gli altri paesi sapessero di questa invasione, ci ritroveremo sguarniti in più punti." Disse ancora al collega. 
" Per caso hai paura Shunsui-dono?" Gli domandò con scherno Aizen. " Non è da te visto i grandi compiti che sei riuscito a portare a termine in questi anni." Disse ancora il castano fissandolo negli occhi.
" La mia non è paura ma precauzione verso chi altri starà sicuramente osservando nel caso. Non possiamo farci vedere deboli." Disse con un tono pacato al collega.
" Proprio per questo dovremmo schiacciare con ogni nostra forza questa dannata invasione per far capire chi è che comanda. Non abbiamo forse sempre fatto così? Contro ogni invasore che se presentato alle nostre porte?" Disse schiettamente Aizen con vari cenni d'assenso da parte di alcuni uomini alla tavolata.
Shunsui lo osservò stizzito. - Sta sfruttando questo momento di crisi per quella dannata nomina?- Riflettè abbastanza schifato da quel suo atteggiamento. Conosceva quel uomo e lo temeva sin da quando si era presentato alla corte. Un uomo dalla spiccata intelligenza nei più svariati campi e proprio questo lo spaventava a cosa mirava davvero? Avrebbe potuto essere qualunque altra cosa col suo retaggio perché proprio a quello puntava?
" Più che pensare a eliminare il nemico io penso più a proteggere il nostro paese. Questo dovrebbe essere la priorità. Cosa che, a quanto pare, tu hai scordato." Replicò con tono calmo. Aizen inarcò un sopracciglio.
 
" Quanto vi ci vorrà a preparare le vostre armate?" Domandò Yamamoto all'improvviso interrompendo così quel battibecco e ottenendo l'attenzione della sala.
" La mia armata mi ha seguito fin qui. Saputo la notizia ho già informato la maggior parte dei miei sottoposti perciò, tempo un giorno massimo due, e dovrei riuscire ad avere la maggior parte delle mie truppe." Rispose sicuro Shunsui. Il vecchio annuì. " Molto bene, tu partirai per primo e raggiungerai la piana. I nostri nemici ci metteranno tre giorni dai punti in cui si trovano per arrivarci ma, è di vitale importanza, che noi prendiamo la posizione migliore." Lo mise in guardia lui lisciandosi la lunga barba. " Aizen tu invece?" Gli chiese spostando il suo sguardo su di lui. 
" Purtroppo sono venuto solo con Gin e pochi uomini, dovrò tornare alla mia regione e convocare la mia armata. Mi ci vorrano dai tre ai quattro giorni." Ammise con un sorriso. " Molto bene, allora tu lo raggiungerai non appena avrai il tuo esercito..." Gli ordinò il vecchio. " Vi cederò una parte anche dell'esercito che si trova qui io resterò alla capitale in attesa di sviluppi." Concluse il superiore.
 " Molto bene, andrò subito a preparare i rifornimenti." Dichiarò Shunsui salutando con rispetto e avviandosi all'uscita.
" Io mi recherò subito a richiamare il mio esercito, passerò qui non appena sarà tutto ultimato." Disse anche Aizen facendo un cenno e, tallontano da Gin, si avviò verso la porta. 
Una volta soli il damyo sospirò. " Va tutto bene Sasamoto-dono?" Gli chiese il vecchio comandante vedendo il volto pallido del uomo al suo fianco.
 " Ho un cattivo presentimento..." Sussurrò a bassa voce. " E, inoltre, l'atteggiamento di quei due, non facilita al fatto il compito." Aggiunse ora che erano soli. Yamamoto annuì la questione del successore stava portando seri problemi. Nonostante fosse una specie di guerra silenziosa c'era già chi patteggiava per l uno o altro insistendo con lo stesso suo signore.                          " Forse, questo conflitto, capita a fagiolo mio signore." Suggerì il vecchio. " Chi dei due riuscirà a distinguersi meglio potrebbe essere eletto al mio posto." Disse convinto. Sasamoto osservò il vecchio generale con aria rattristata. Yamamoto aveva servito suo padre e lui in quegli anni turbolenti con grande zelo e adesso se ne sarebbe andato per sempre.
" Molto bene, credo che sia la cosa migliore da fare." Rispose dando fiducia alle parole del sottoposto. " Comunque non ci preoccupiamo troppo." Disse il vecchio con un sorriso sul volto e tirando fuori dalla manica del kimono una piccola boccetta di terracotta. " Beviamo qualcosa, mi sembra che ne abbia molto bisogno, mio signore." Disse mentre, con calma, ne versò delle gocce dentro una piccola tazzina. Sasamoto sorrise e, con piacere, accetto quel piccolo pensiero pensando, con rammarico, per quanto ancora avrebbe potuto vivere quei piccoli momenti di pace. 
 
 
-
 
 
La foresta di aceri si estendeva ancora per miglia di fronte a loro. Gli alti alberi li proteggevano dai raggi da sole che, molesti, si infiltravano ogni tanto tra i punti spogli per accecarli sugli occhi. Nonostante il freddo si facesse sempre più pressante quei raggi, ogni tanto, riscaldavano le loro membra durante quel cammino. 
 
" Non dovrebbe mancare molto Hinata." Mormorò Naruto convinto e diminuendo il passo per la sua compagna visto il suo annaspare. 
" Lo spero." Rispose lei affaticata.
Ormai era quasi tre giorni che camminavano lungo i boschi con brevi pause se non per dormire e sempre con turni di guardia per il pericolo di animali oppure malintenzionati. 
 
" Da come c'era scritto sulla pergamena tra un'po dovremo incrociare il nostro contatto chissà che tipo sarà." Disse Naruto euforico e senza alcuna stanchezza nella voce. " Speriamo che sia un vero maestro come Kakashi-sensei." Mormorò fiducioso ancora. La giovane sorrise  per l'entusiasmo del suo compagno. Si era sempre dimostrato, sin da quando erano piccoli, esuberante e fin troppo carico d'energia. Ricordava benissimo i grattacapi che faceva venire a ognuno dei loro maestri per quel suo modo di fare. Mentre guardava le sue spalle si sentì un peso. Lei non si era mai distinta. Nel suo clan aveva sempre dimostrato meno talento sia di sua sorella minore che di suo cugino. Mentre guardava Naruto un pensiero gli balenò nella mente ancora più di prima. - Vorrei solo essere come te.- Pensò fra se e se Hinata mentre, il biondo, si bloccò all'improvviso sul sentiero. 
 
" Che succede Naruto-kun?" Domandò confusa la ragazza. Lui si guardò attorno circospetto. Aveva percepito un rumore anche se lieve fra le frasche degli alberi. Rapido estrassen un kunai e, con accuratezza, lo lanciò verso l'acero che avevano di fronte. Da lì, poco prima che la lama colpisse il bersaglio, si calò un uomo.

Era alto dal fisico, all'apparenza, snello visto il lungo gappa nero che ne nascondeva il vero aspetto. Dei corti capelli biondi gli contornavano il viso colmi delle foglie rosse dell'albero da cui era atterrato. 
 
" Chi sei tu?" Chiese Naruto mettendosi in guardia e di fronte alla ragazza come protezione. Se fosse stato un semplice viandante non avrebbe mai messo mano al kunai ma, quel tipo, era sbucato dal nulla riuscendo a sorprendere entrambi. Gli occhi azzurri del tizio si posarono sui due giovani con fare curioso. 
 
" Potrei farvi la stessa domanda visto che, in questo momento, vi trovate in pieno territorio di Sorachi e vi nascondete in mezzo ai boschi." Replicò l altro.  
" Se ti dicessimo chi siamo dovremo ucciderti poi." Disse minaccioso Naruto.
 Quello fece un fischio ammirato. " Che paura..." Mormorò sarcastico iniziando ad avvicinarsi senza alcun timore. " La vedo molto difficile che un ragazzino come te possa davvero ammazzarmi." Aggiunse.
Sentendo quelle parole Naruto si scagliò sullo sconosciuto lo voleva solo stendere nulla di più. Mirò col destro al viso del tizio ma, non appena arrivò a portata, quello scanso il colpo spostando la testa e, alzando la gamba destra, colpì in pieno il busto del giovane facendolo ruzzolare a terra contro un albero. 
" Wow, come sei bravo." Disse ironico per poi voltarsi verso Hinata ancora imbambolata. " Hai bisogno di compagnia per caso bellezza?" Chiese strizzando l'occhio destro e facendo arrossire la ragazza. Un frusciare di foglie lo fece voltare e deviò con calma il calcio alto del giovane per poi schivare un veloce sinistro diretto al suo fianco. " Se non hai notato sto cercando di conversare con quella ragazza..." Disse quello afferrandolo per le braccia per poi colpirlo con una ginocchiata sul mento e mandarlo di nuovo al suolo. Mentre si voltò verso la mora scansò per un soffio il palmo della giovane che sferzò l'aria.
" Wow, sta attenta!" Esclamò lui mentre, ancora, deviò gli attacchi della giovane con cautela.
" Attacchi coi palmi e sono tutti diretti verso i miei tsubo interessante..." Ammise prendendola per il braccio sinistro e gettandola al suolo.
" Devi essere una Hyuga giusto?" Gli chiese. Ma, prima che quella potesse rispondere, Naruto si catapultò di nuovo di fronte a lui con una serie di pugni sempre più veloci. Ma, l avversario, sferrò un potente gancio mandandolo contro un albero. Naruto, stavolta, si rimise subito in piedi.
" Allora vuoi farti avanti di nuovo ragazzino?" Gli domandò l uomo davanti a lui sorridendo. Il biondo digrignò i denti asciugandosi il sangue che gocciolava dal labbro rotto si gettò su di lui con un destro. Quello deviò col palmo sinistro l'attacco e sferrò un gancio destro contro la mascella di Naruto che, d'istinto si chino trovando, ad aspettarlo, un calcio che lo prese in pieno sul viso facendolo capitombolare a terra. 
" Hai un temperamento troppo esplosivo ragazzino." Lo ammonì mentre Naruto si rimetteva in piedi ansimante e, con un balzo, si riportava davanti al suo avversario.
 " Ammirò la tua testardaggine e la tua resistenza però..." Disse continuando a deviare i colpi del giovane che sfrecciavano verso di lui sempre più veloci. 
" Vai subito in escandescenza senza pensare minimamente a una strategia." Concluse colpendo in pieno petto il giovane e spedirlo così contro il tronco di un albero poco lontano. 
Hinata, coi palmi alzati, si rifece sotto verso il suo avversario sferrando un veloce destro. Quello lo evitò scartando a sinistra per poi, unendo le braccia, bloccare un calcio all'altezza dell'addome scagliato dalla mora.
 " La tua tecnica Hyuga è efficace..." Disse con tono ammirato continuando a schivare egregiamente i suoi attacchi agli tsubo. 
" Se colpisci uno tsubo del corpo rischio che me lo blocchi e la cosa non mi fa piacere ma, c'e un modo, per fermare una simile offensiva," Spiegò facendosi sotto e arrestando, con forza, entrambe le braccia della ragazza all'altezza dei gomiti. Hinata cercò di colpirlo con un calcio all'inguine ma, quello, alzò la gamba destra bloccando il colpo.
 " Non siete mai preparati a un attacco frontale simile. Solitamente, i vostri colpi, sono così veloci da costringere gli avversari a scansarli oppure a subirli. Ma, nel mio caso..." Tenendola stretta la sollevò dal suolo con leggerezza. " Tutta fatica sprecata." Concluse gettandola al suolo con forza facendola annaspare dal dolore. " Se per caso avete finito direi che potremmo parlare con calma." Suggerì lui tranquillamente e, notando, che entrambi i giovani faticavano a rimettersi in piedi.
 " Chi diavolo sei tu?" Domandò Naruto mentre, avvicinandosi a Hinata, la aiutava a mettersi in piedi.
 Lui, sorridendo, rispose:" Il mio nome è Zenzou Hattori capo dei ninja di Sorachi e vostro nuovo maestro..." Entrambi i giovani rimasero di sasso. " Scusate se sono stato così brusco ma, dovevo capire, a che livello eravate..." Spiegò chinando la testa. " Vi muovete bene ma, purtroppo, siete carenti in diversi aspetti ma nessun problema..." Alzò il pollice della mano destra. " Ci penserò io a farvi diventare dei veri ninja." Annunciò loro convinto. " Adesso coraggio, seguitemi. Il mio signore non vede l'ora di conoscervi." Annunciò lui facendogli strada verso la città sempre più vicina.
 
 
 
 
 






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato col quinto capitolo :) spero che vi piaccia ho avuto un'po di problemi con la riunione strategia. Per le descrizioni devo migliorare purtroppo e anche nettamente.
Ci vediamo in settimana con Ubeworld grazie a chi recensisce e legge.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 
Il sole ormai stava calando sull'orizzonte dinnanzi a lui. I suoi capelli rossi oscillavano con quel vento che continuava  a soffiare  senza aver la minima voglia di smettere. Tirò un sospiro di rassegnazione mentre stava seduto davanti a quella finestra a osservare il giorno finire per poi iniziare la notte. Kenshin pensò a quello che era successo al fatto della richiesta di Gintoki e nel dover sfidare un'altra persona.
 - Perché ci sono cascato un'altra volta?- Pensò fra sè e sè. Dovunque andasse, per quanto ci provasse, sembrava che la sua aria da samurai lo mettesse sempre nei guai. Odiava estrarre la lama per difendersi, detestava l'uso di quella pratica chiamata violenza. 

 
" Io vorrei solo un'po di pace." Disse più a se stesso che a qualcun altro essendo solo nella stanza che Gintoki gli aveva trovato in una delle locande della città. La sua mente, vedendo il sopraggiungere dell'oscurita, tornò indietro di quasi cinque anni e il ricordo di Tomoe, coi i suoi occhi neri e i lunghi capelli corvini e quel viso così apatico ma che nascondeva una grandissima forza d'animo, gli apparve all'improvviso e questo gli trafisse il cuore come una lama. 
 
" Vorrei solo redimermi. Perché non ci riesco?" Si chiese prima di buttarsi sul suo giaciglio nonostante non avesse sonno e sapesse perfettamente degli incubi che lo stavano aspettando.
 
 
-
 
 
" Dai butta giù un altro bicchiere forza!" Gridò Gintoki ridendo a Hijikata davanti a lui. Il locale era completamente vuoto vista l'ora tarda della sera. La maggior parte della gente era già rientrata nelle proprie case.
" Gintoki sai benissimo che Hijikata-dono non regge l'alcool." Mormorò di rimando un giovane uomo dai folti capelli castani e con un kimono azzurro seduto alla sua destra. 
" Ehi Katsura lo sto facendo per lui..." Lo indicò con la mano destra. " Altrimenti che razza di insegnamenti potrebbe dare alle nuove leve visto che è così scarso nell'insegnare l'arte della spada." Disse rincarando la dose.
 " Ohi, ohi..." Rispose il moro fissandolo male. " Mi stai forse dando dell'incapace?" Chiese tra i fumi dell'alcool e della pipa che aveva tra le mani.
 " Credo proprio di si Hijikata." Mormorò Kondo seduto alla sua sinistra e intento a mangiare il piatto appena arrivato. 
Quello emise un ringhio. " Ti sfido a farti sotto razza di imbecille scansafatiche dai capelli argentati!" Esclamò sbattendo il pugno sul tavolo e facendo ridere gli altri commensali. 
" Se te la prendi così. Vuol dire che gli dai ragione però." Confido a lui un uomo seduto tra Kondo e Katsura dai corti capelli neri e una benda che copriva l'occhio sinistro e che non aveva minimamente riso.
 " Eddai Takasugi fammi divertire un altro pochino." Gli rispose Gintoki ridendo ancora. 
" Vorrei che tornaste seri per un minuto..." Replicò ancora serio in viso e ricevendo uno sbuffo da parte del bianco. Tra tutti i membri della corte Takasugi era fin troppo borioso e serio perfino Katsura riusciva a ridere ogni tanto. 
 
" E su quale argomento?" Domandò Kondo con la bocca piena. Il suo sguardo si spostò sull uomo alla sinistra  intento a versarsi altro sakè. 
" Sul nuovo arrivato che Gintoki ha deciso di introdurre alla corte del nostro signore." Rispose freddamente. Tutti i commensali smisero quasi di ridere. Perfino Hijikata, nonostante l'alcool ingerito, sembrava stranamente lucido dopo quelle parole. 
" Non vedo perché dobbiamo parlarne..." Borbottò Gintoki facendo finta di nulla nonostante tutti gli occhi fossero su di lui. 
" Takasugi ha ragione stavolta..." Rimarcò la dose Katsura. " Non solo viene dall'esterno ma, di lui, non sappiamo niente di niente come puoi fidarti così di una persona che nemmeno conosci bene?" Gli chiese anche lui. 
" Sento che lui potrà essere utile al sommo Shigeshige." Rispose semplicemente. " Niente di più." Aggiunse prima di buttare giù tutto il liquore.
 " Perciò stai basando tutto quanto solo su una tua sensazione?" Gli chiese Takasugi piuttosto schiettamente e anche irritato. " Questa è una follia e lo sai bene quanto me..." Replicò ancora. Gintoki sbatte il pugno sinistro sul tavolo con violenza facendolo tremare.
 " Avete finito?" Chiese piuttosto innervosito lasciando di sasso tutti loro. 
" Vi devo ricordare che razza di elementi sono seduti a questo tavolo per caso?!" Esclamò ancora alzandosi d'impeto e rivolgendosi così a tutti loro. " Kondo e Hijikata..." Disse indicandoli. " Prima che vi presentassi al nostro damyo eravate solo due sbandati di un dojo di campagna e ora siete due dei migliori samurai dell'intera provincia..." Si girò verso Katsura. " Tu da figlio da  di un generale nemico sei arrivato fino a qui e adesso sei il consigliere militare del nostro signore avremmo potuto dire lo stesso di te e sulla fiducia mal riposta." Disse invelenito per poi fissare l'occhio buono impassibile di Takasugi. " Venivi da una famiglia di casta inferiore e avevi perso anche l'occhio eppure..." Lo indicò con la mano sinistra. " Adesso possiedi una parte dei territori di Shigeshige e gli amministri per lui credo che sia quasi impossibile trovare un altro samurai di classe inferiore diventato uno dei più importanti sottoposti di un damyo." Gli disse. " Se seguissimo la linea vostra allora nessuno di voi sarebbe qui e nemmeno io..." Concluse per poi uscire dalla locanda su tutte le furie.
 Non appena fu fuori visuale. I quattro si guardarono l'un l altro in silenzio. Erano abituati a sfuriate da parte del bianco ma mai così. " Bhe, l'ha preso piuttosto seriamente..." Borbottò Kondo commentando l'uscita di Gintoki e ricevendo segni d'assenso.
 
 
-
 
 
Ichigo gettò un sasso nel fiume davanti a lui con tutta la sua forza. L'acqua, che faceva riflesso alla luna sopra di lui, si sfaldo per qualche istante per poi tornare limpida com'era qualche istante prima. Era stato informato che, dopodomani, sarebbe partito insieme alla compagnia di Shunsui insieme a Renji e altri e, da quando lo aveva scoperto, una strana sensazione lo aveva pervaso non facendolo dormire minimamente e obbligandolo a uscire nonostante il divieto imposto.
 
" Sei nervoso?" Gli chiese la voce di Renji seduto sulla riva in mezzo ai ciotoli con accanto una silenziosa Rukia che guardava il cielo distesa. 
" Un'po..." Mormorò lui di rimando abbassandosi per prenderne un altro e ricevendo un cenno d'assenso dal samurai poco più vecchio. 
" Lo capisco..." Ammise il rosso. " Anche per me fu lo stesso la prima volta che andai in battaglia..."
 " Già lo ricordo benissimo eri un tale fifone quel giorno." Borbottò una voce femminile seduta accanto a lui. 
" Ma questo non è vero!" Sbottò lui rosso in viso rivolto a Rukia. 
" Si invece eri così allarmato che ti tremava la spada tra le mani." Replicò ancora lei facendo su e giù con la testa.
 " Senti chi parla e tu allora che manca poco non riuscivi nemmeno a colpire qualcuno col tuo arco ne vogliamo parlare?!" Disse lui di rimando. 
Lei gonfiò le guance irritata pronta a battibeccare. " Se volevate darmi una mano credo che state facendo l'opposto." Borbottò Ichigo sospirando e bloccando la futura rissa. Quei due erano davvero come cane e gatto. 
" Oh, scusami Ichigo..." Disse con sarcasmo Renji mettendosi in piedi e togliendo dal fondo del kimono della terra." Se vuoi posso sentire se Orihime ti può aiutare." Borbottò ancora facendo ridacchiare Rukia e arrossire Ichigo vistosamente. 
" Infondo penso che voi due ne abbiate proprio bisogno." Disse ancora con tono allusivo facendo sussultare il più giovane. 
" Renji smettila." Gli ordinò Rukia seria stavolta e smettendo di ridere. 
" Non sto dicendo niente di male solo la verità." Replicò lui convinto di quella cosa.  
" Ci sono modi e modi di dirlo..." Lo rimproverò lei. " Soprattutto vista la loro situazione." Disse con dispiacere la ragazza. Sapeva bene quanto lui amasse la nobile Orihime e quanto ci stesse soffrendo.  Nonostante ormai fosse solo il passato il ricordo di loro, continuava a stare presente nella mente del giovane come un chiodo fisso. 
" Non importa Rukia..." Borbottò a bassa voce Ichigo come a rispondere al suo pensiero. " Il passato è passato e, anche io, devo andare avanti nonostante tutto." Mormorò ancora dirigendosi verso la caserma. " Mi è venuto sonno meglio che vada. Ci vediamo domani." Gli salutò lui congedandosi con la mano destra alzata.
 
Mentre se ne andava Renji cercò di bloccarlo ma  Rukia prese la sua mano e, guardandolo, scosse la testa. " Meglio di no..." Gli sussurrò a bassa voce. " Volevo solo motivarlo un'po lo sai..."  Rispose lui a disagio. " Comprendo il suo dolore e tutto però non può vivere così nel rimpianto." Disse ancora stringendo la mano della donna mentre si avviavano verso la città buia.
 " Lo so..." Rispose lei con dolcezza. " Ma vedere il proprio amore finire nelle braccia di un altro e non poter far nulla per impedirlo non credo che farebbe gioire nessuno." Concluse lei rattristata. 
 
Quando seppe della cosa, tre mesi fa, rimase sconvolta. Non credeva possibile che, la figlia del damyo sarebbe stata data in sposa a laa un uomo come suo fratello soprattutto visto il carattere di lui così schivo e freddo al contrario di quello di Orihime caldo e dolce come pochi. " Dannata politica..." Borbottò Renji nervoso. " Ancora non me lo spiego perché ha scelto proprio quel cretino di tuo fratello." Disse ancora con vero e proprio astio nel tono di voce.
 " Forse perché la mia famiglia è tra le più importanti all'interno di tutto il paese?" Gli ricordo lei schiettamente.
 " Il giusto motivo per sposarci direi." Borbottò lui ridendo e beccandosi una gomitata all'altezza delle costole sul fianco sinistro.
 " Cretino..." Replicò lei imbarazzata. Lui le sorrise sornione chinandosi alla sua altezza. " Stavo scherzando baka." Le mormorò scompigliandogli i corti capelli neri e beccandosi un calcio negli stinchi. 
" Sarà meglio che vada adesso." Disse lei dandogli le spalle rossa in volto. 
" A domani." Gli sentì dire da lui ancora con la gamba dolorante e, mentre la vedeva avviarsi da sola per la strada buia Renji ebbe un pensiero era stato davvero fortunato a trovarla lungo la sua strada e, poi pensò a Ichigo e a come stesse soffrendo per tutta quella situazione. " Che kohai fastidioso..." Borbottò mentre si avviava verso il dormitorio.
 
-
 
 
Gintoki camminava lungo la strada diretto a casa. Ogni tanto, sprazzi di luce provenienti dalla luna, ne illuminavano il percorso garantendogli così di non inciampare su qualche ciotolo. Ripensò alle parole dette poco prima dagli altri e sbuffo. Perché non riuscivano a capire il perché della sua scelta? Questo continuava a pensare mentre metteva un piede davanti all altro con aria truce.
 
" Va tutto bene? Sembri un'po giù stasera pesce lesso." Domandò una voce di donna per lui inconfondibile. 
" Tsuky." Disse lui con un tono quasi sollevato e girandosi verso la ragazza bionda accanto al muro di una casa con una pipa in bocca. I lunghi capelli biondi erano riuniti in una piccola crocchia e, i suoi occhi azzurri, sembravano andare al di la del bianco e sembravano concentrati verso la luna dietro di lui. 
" Che ci fai qui? Credevo che fossi tornata a casa." Disse Gintoki avvicinandosi a lei. Abitando fuori dalla città, per giungere fin li, solitamente si faceva ospitare dalla famiglia di Nobume oppure dallo stesso damyo essendo, il suo clan, tra i più influenti su Sorachi.
" Mi andava di fare un giro che c'e non si può." Borbottò lei stizzita. 
Lui sospirò amareggiato. - E' sempre la solita.- Pensò prima che lui potesse replicare lei gli gettò le braccia al collo e lo strinse a se. 
" Mi mancavi sai..." Gli sussurrò con un filo di voce lei facendolo avvampare e lasciandolo di stucco per quella manifestazione d'affetto improvvisa. 
" Lo so, anche tu..." Borbottò lui ricambiando l'abbraccio. Nonostante davanti a tutti sembrassero come cane e gatto e davano così l'idea di non andare d'accordo la realta era cambiata da ormai due anni a questa parte. 
" Saresti potuto anche passare in questi due giorni..." Gli mormorò lei staccandosi da lui. 
" Sai benissimo che non potevo..." Rispose lui con calma. " Tuo padre mi detesta così come odia l uomo che servo. Farmi vedere da lui vorrebbe dire volermi morto." Mormorò ancora.
 
 Il padre di Tsuky  si era dimostrato tra i più ostici all'arrivo al potere di Shigeshige vista la sua amicizia con lo zio di quest'ultimo. Ormai era quasi quattro anni che si era isolato nelle proprie terre e  altri signori minori lo avevano fatto mandando, di quando in quando, le quote che dovevano.
 
 Lei annuì rattristata. " Lo sai benissimo che, per me, chi servi non è un problema e non lo sarà mai." Gli annunciò lei dolcemente e sorridendogli. 
" Vorrei tanto che fosse così facile anche con lui. Lo vorrei davvero." Ammise più a se stesso che a lei. Soffriva di quella distanza. Nonostante lei venisse quando gli era possibile in città per stare sia con lui che con la sorella di Shigeshige sentiva sempre un forte nodo allo stomaco quando doveva ripartire per settimane per tornarsene così alla sua residenza. " Magari un giorno potrà cambiare opinione." Disse lei speranzosa. 
Lui la guardò storto. " Jiraya denominato il ragno tessitore non cambierà mai idea e lo sai anche tu." Rispose lui con fiducia ricordandogli il nomignolo con cui ormai era conosciuto visti suoi collegamenti in ogni dove. 
Lei sbuffò. " Abbi un'po di fiducia ogni tanto." Replicò  dandogli le spalle. Odiava sentir parlare male di suo padre. Tutti lo dipingevano come un mostro una persona meschina ma non lo era mai stato almeno con lei.  Un paio di mani si posarono sulle sue spalle. 
" Scusa per quello che ho detto." Mormorò lui. Lei mise le sue mani sulle sue. " So benissimo quanto bene gli vuoi..." Aggiunse con aria malinconica Gintoki. " Io non ho mai avuto ne un padre ne una madre o meglio non li rammento purtroppo." Ammise ricordando, a sprazzi, un giorno di tanti anni fa che si era ritrovato solo per un campo di battaglia senza nessuno vicino e con una grossa ferita sulla testa. " Mi stai facendo sentire in colpa lo sai?" Gli disse lei voltandosi e prendendo il viso di lui tra le mani bloccando così i suoi discorsi.
 " Forse un pochino." Disse lui sorridendo triste prima che lei lo baciasse sulle labbra con dolcezza e venendo ricambiata con trasporto. 
" Sei proprio uno scemo." Replicò la bionda staccandosi per riprendere fiato e prima di mettere di nuovo le sue labbra sulle sue mentre l'oscurita li avvolgeva.
 
 
-
 
 
Askin fissava le montagne in lontananza. Ormai erano quasi due giorni che avevano iniziato quella specie di piccola marcia verso il regno di Sorachi e, le montagne su cui era cresciuto, ormai erano lontane e solo i picchi più alti e innevati si vedevano. 
Il fuoco dell'accampamento crepito per un'istante dando modo di illuminare la sua katana che stava affilando. Fare i turni di guardia lo rilassava soprattutto visto il silenzio che gli teneva compagnia e lo faceva sentire in tranquillita. Guardò verso il giaciglio riservato a quelle serpi concentrandosi su quello più lontano da cui spuntavano dei folti capelli corvini e poi scosse la testa convinto.
 
 - Torna in te.- Pensò fra sè e sè. Da quando aveva visto quella ragazza si era incuriosito dal suo atteggiamento e voleva assolutamente parlarci per capire come riuscisse a essere così calma nonostante tutto. In quei giorni, però, Kagome non era mai uscita dalla carrozza se non in rare occasioni e sempre sotto controllo armato. - Se il mio signore mi vedesse mi ucciderebbe sul posto.- Riflettè fra sè e sè convinto.
 
" Qualcosa ti turba mio giovane amico?" Chiese una voce alle sue spalle. Lui si girò spaventato trovandosi davanti il volto sorridende di Utsuro che, come nulla fosse, si sedette accanto a lui. 
" No, niente Utsuro-san." Rispose lui subito. Non avrebbe certo detto i suoi pensieri così all uomo più vicino a quei due pezzenti.
 " Non importa che usi i suffissi infondo è come se fossimo alla pari adesso." Replicò lui prendendo un pezzo di legno dal suolo per ravvivare il fuoco. 
" Resta comunque molto più vecchio di me..." Disse in risposta lui. " Senza contare che le sue gesta la fanno sembrare più un dio che un semplice uomo è normale portarle rispetto." Aggiunse il più giovane con ovvieta. 
Utsuro scosse la testa convinto. " Credo che siano solo esagerazioni..." Gli annunciò. " Sono un uomo comune esattamente come te e chiunque altro qui." Ammise con tranquillita.
 " Se è così comune perché sta perseguendo un'obiettivo così folle per quei due?" Gli domandò lui a bassa voce manifestando apertamente quei dubbi che teneva per se dal giorno prima. 
Utsuro soppeso quelle parole poi chiese:" Perché lo consideri folle?"                
" Portare guerra in un luogo in cui le persone stanno bene col proprio signore è una pazzia..." Cominciò a dire lui. " Credono sul serio che saranno ben accolti dalla popolazione? Di non trovare resistenza se riusciranno a prendere il potere? Avranno si o no trecento uomini più i miei cinquanta con forze simili è impossibile prendere il controllo di una città figurarsi di uno stato solido come Sorachi." Concluse infine.  
Le voci su Shigeshige erano ormai storia nota anche nel loro paese sui monti un uomo che, sotto la sua ala, prendeva qualunque persona bisognosa d'aiuto e, con cui, gli altri stati non volevano entrare in guerra viste le sue grandi doti diplomatiche. 
Utsuro lo osservò per qualche istante senza alcun dubbio. " Si, hai ragione sotto vari punti di vista. Ma, credi davvero, che tutti siano contenti dell'attuale stato delle cose?" Gli domandò lui lasciando abbastanza perplesso il samurai. " Ho viaggiato e servito vari uomini illustri ma sai la cosa interessante? Nessuno di loro aveva mai avuto il pieno appoggio del proprio popolo. Qualcuno era odiato dai poveri per le tasse troppo alte, per la fame incessante altri erano odiati dai ricchi per le assurde regole e simili..." Continuò a dire con una strana luce negli occhi che, sotto l'effetto delle fiamme sembravano prendere un altro colore. " Niente è mai come sembra anche un paese come quello ha i suoi lati chiari e scuri e noi..." Indicò i due nobili che dormivano beati. " Siamo coloro che nell'ombra riprenderanno quello gli spetta." Disse infine alzandosi in piedi il più vecchio dei due. 
" Prima che se ne vada mi dica una cosa." Disse Askin fermandolo. 
" Si, dimmi pure giovane Askin." Rispose lui. 
" Lei cosa ci guadagna da tutta questa storia? Ho sempre sentito dire che lei non ambisce ne a titoli e nemmeno a denaro cosa cerca un uomo come lei?" Domandò realmente incuriosito.
 Utsuro sorrise a quella domanda in modo sincero. " Credimi non vorresti saperlo." Replicò apatico per poi tornare nell'oscurita della notte lasciando, il giovane samurai, perplesso su quelle parole.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo molto più romantico rispetto a quello a cui sono abituato a postare ma sto tentando vari stili diversi a sto giro per migliorarmi anche se, purtroppo, con scarsi risultati. A breve entreremo comunque in una fase di questo racconto ci vediamo prestoooo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 
Inuyasha osservava con sfiducia la locanda malandata in cui si stavano dirigendo. Erano usciti dai confini cittadini con una scusa la mattina presto e adesso si stavano per incontrare con qualcuno che, secondo Miroku, gli avrebbe aiutati ad andare a Sorachi senza destare troppi sospetti e in modo sicuro per evitare possibili bande di banditi e altre situazioni spiacevoli. 
 
" E' credo la peggiore idea che potessi avere..." Mormorò sicuro Inuyasha di quello che stavano per fare mentre entravano dentro quel posto da cui veniva un cattivo odore.
Miroku scosse la testa convinto. " Al contrario è la cosa migliore per tutti e due." Rispose lui mentre, con lo sguardo, cercava il tizio che aveva contattato il giorno prima. 
" Se scopre chi sono mio padre mi ammazza e anche tu sei a rischio." Gli sibillò lui guardandosi attorno circospetto.
 " Sta tranquillo, questo tizio non ha mai visto ne te e nemmeno me e, inoltre, tuo padre non potrebbe mai sospettare che ci siamo uniti a una carovana di Sorachi sarebbe l'ultimo posto dove potrebbe andare a ficcare il naso..." Spiegò sicuro della sua idea.
 Inuyasha sospirò innervosito nonostante si fosse messo un cappello di paglia in testa e avesse messo addosso degli stracci presi dalla servitu non si sentiva sicuro dall'essere riconosciuto soprattutto dagli abitanti del luogo. 
Il moro si bloccò e si girò notando il suo sospiro. " Ti fidi di me?" Gli chiese serio. Inuyasha annuì di malavoglia. " Perfetto e allora..." Indicò l uomo dai folti capelli ricci castani che, da solo a un tavolo, sorseggiava del tè in un angolo della stanza.
 " Andiamo da lui." Concluse dirigendosi a passo sicuro verso il tizio che, involontariamente, li avrebbe aiutati.
 
 
-
 
 
" Mi spieghi dove mi stai portando di preciso?" Chiese Ichigo a Renji per la decima volta. Lo aveva costretto ad alzarsi praticamente all'alba e, a suon di calci, lo aveva obbligato a seguirlo fuori città per chissà quale posto sconosciuto all uomo che lui conosceva.
 
 " E' tradizione pregare gli dei per riuscire a tornare vivi dalla guerra e noi stiamo andando al tempio." Gli ripetè lui nuovamente come avrebbe fatto qualsiasi uomo religioso cosa che, Ichigo, sapeva che Renji non era. 
" Ed è importava arrivare così presto?" Gli domandò ancora il più giovane mentre salivano le grandi scalinate in pietra che li avrebbero portati alla sommita del tempio posto nel mezzo del lussureggiante bosco poco fuori la capitale.
 " In teoria oggi dovremmo prepararci per domani perciò non avremmo altre occasioni..." Gli spiegò lui a mo di scusa.
 " Si, d'accordo.  Però potevamo andare a qualcuno di quelli in città e non a quello mezzo deserto fuori la capitale." Sbottò il più giovane.
 Renji sbuffò irritato. 
" Sei proprio un mollaccione." Replicò mentre, davanti a loro, si palesarono due piedistalli posti a destra e a sinistra con, sulla loro sommita, due statuette in pietra raffiguranti due cani A con le bocche digrinanti e l'aspetto fiero. 
 
" Volevo chiederti perché non c'e Rukia?" Disse il giovane notando l'assenza della compagna. 
" Lei verrà più tardi aveva delle cose da fare." Rispose sbrigativo lui mentre, si addentravano dentro il giardino in cui si trovava la struttura e, si notava, i colori  vivaci della costruzione che, lentamente, si stava stagliando davanti a loro. Renji si bloccò all'improvviso lasciando sorpreso Ichigo.
 
 " Perché ti fermi?" Gli chiese lui confuso. " Mi sono appena ricordato di una cosa importante..." Rispose lui allarmato facendo dietro front. " Tu va avanti io vado e torno!" Gli gridò prima di correre via.
 Ichigo lo guardo tra un misto di confusione e perplessita poi, scuotendo la testa, si girò per dirigersi verso la piccola costruzione e, appena giuntò li, si bloccò.
 
Di fronte all'altare di pietra vide una ragazza girata di spalle dagli inconfondibili lunghi capelli arancioni lunghi fino alla vita con le mani unite a mo di preghiera e inginocchio e che, in qualche modo, cercava di non sporcare il suo lungo kimono azzurrino.
 Ichigo non si muoveva come preso dal panico. Poi lei  si mise in piedi e si voltò verso di lui nella sua figura minuta mostrando due stupendi occhi castani e, un sorriso, che per anni lo aveva sciolto come poche cose riuscivano a fare visto il suo caratteraccio.
" Buongiorno Kurosaki-kun." Disse la giovane con quel suo sorriso celestiale e quella voce che aveva desiderato sentire per tutti quei mesi. " Orihime-san..." Rispose lui completamente stordito dalla presenza di lei proprio in quel luogo.
 
 
-
 
 
Naruto si sentiva a disagio in quella stanza grande quasi quanto la sua modesta casa al villaggio. Zenzou gli aveva scortati fin li la sera prima e, indicato dove avrebbero dormito, era poi sparito senza lasciare alcunan traccia se non indicare alla servitu dove i due si sarebbero dovuti recare la mattina dopo.
 Adesso erano seduti sul tatami uno accanto all'altra con Hinata che, con i suoi occhi chiari, correva da una parte all'altra della stanza fissando i vari dipinti e le varie statuette che si trovavano sopra la mobilia. 
 
" Cerca di stare tranquilla." Gli suggerì il biondo a bassa voce cercando di ostentare una sicurezza che, stranamente, in quel momento sembrava averlo abbandonato. Lei lo guardò imbarazzata e annuì con la testa desiderando di stringere la mano del suo compagno.
La porta scorrevole si aprì rivelando tre figure: quella a destra era Zenzou che, con fare annoiato si accomodo accanto alla parete, quello al centro era un uomo distinto e, con un sorriso stampato in faccia,  fece rasserenare i due che, alla vista del terzo, dai profondi occhi castani e i lunghi capelli marroni e l'aria seria subito scomparve facendo tornare l'ansia.
 
 " Benvenuti..." Disse quello al centro sedendo davanti a loro e chinando la testa in segno di saluto.
 " Io sono Shigeshige signore di queste terre e protettore della regione." Si presentò lui.
 " Il mio nome è Naruto Uzumaki!" Esclamò a un tono di voce fin troppo alto Naruto a causa del nervosismo. 
" Io sono Hinata Hyuga." Sussurrò in un modo quasi impercettibile la ragazza e quasi balbettando. Shigeshige sorrise in maniera quasi paterna quei due giovani avranno avuto si o no sedici anni giovani, per un lavoro, che avrebbe chiesto non solo sacrifici ma anche coraggio. 
 
" Non abbiate timore o nervosismo non vi mangio mica." Disse ridendo con cuore di quei due cercando di calmarli. " Credo che conosciate già Zenzou..." Indicò il ninja che fece un segno di saluto alzando la mano destra. " Quello che vedete accanto a me è Katsura Kotaro mio fedele consigliere. Sarà lui a dirvi le direttive in caso di necessita al posto mio." Cominciò a spiegare con tono pacato mentre Katsura annuì con la testa sempre senza cambiare l'espressione seria in viso che sembrava guardarli dentro.
 " Ha già incarichi per noi? Mio signore." Chiese subito Naruto alzando la testa.
 Shigeshige scosse la testa. " Al momento voglio che impariate a conoscere bene i territori della città così come i dintorni. Zenzou vi farà da guida, non appena avrete preso familiarita inizieremo con i vostri primi compiti." Spiegò lui brevemente.  I due giovani annuirono. 
" Non saranno troppo giovani e inesperti per fare quello che chiederemo loro?" Domandò all'iimprovviso Katsura girandosi verso il damyo. " Avevamo richiesto persone con già esperienza dietro le spalle non due ragazzini." Continuò a dire imperterrito. Naruto digrignò  i denti sentendo simili parole come osavano sottovalutarlo così? L'ansia stava venendo sostituita dalla rabbia stava per replicare quando Zenzou gli fece cenno di tacere alzando la mano destra.
  " Katsura dovresti cercare di darti una calmata..." Disse il ninja più anziano schiettamente. " I villaggi ninja stanno affrontando una grossa crisi al momento e, questi..." Indicò i due giovani. " Sono il meglio che potevamo avere. Sarò io stesso ad addestrarli non ti preoccupare." Lo rassicurò nonostante lo sguardo incattivito del consigliere. 
" Naruto e Hinata potreste uscire un secondo?" Disse loro Shigeshige con calma. I due, chinando la testa e unendo le mani uscirono fuori dalla stanza richiudendo la porta.
 Nella stanza ci fu silenzio per qualche istante poi, Shigeshige, sposto il suo sguardo sul consigliere. " Ti vedo nervoso mio consigliere cosa ti turba?" Gli domandò. 
" Shige-sama..." Cominciò a dire lui severo cercando di misurare le parole. " Stiamo vivendo un momento abbastanza critico e lei lo sa bene quanto me e quanto Zenzou..." Continuò a dire. " L'alleanza con Takahashi dovrebbe rafforzare il nostro potere sulla regione ma, dobbiamo vedere se accetterano. Inoltre ho saputo, da informatori, che suo zio e suo cugino stanno tramando per tornare qui..." Disse ancora facendo raggelare l'aria della stanza. " Non sappiamo dove siano e questo mi spaventa. Oltretutto Jiraya e altri nobili la vedono male e sicuramente potrebbero escogitare qualcosa." Disse convinto come un fiume in piena. 
" Comprendo il tuo punto di vista Katsura-dono." Rispose con calma il damyo. " La situazione non è delle migliori nonostante io cerchi di mantenere la calma e a non agitare gli animi di molti. Essere così nervosi non ci porterà a niente e ci potrebbe far apparire deboli di fronte ai nemici che stanno tramando..." Cominciò a dire con calma mettendosi in piedi. " Dobbiamo cercare di avere fiducia nelle cose che stanno succedendo, il trattato, l'arrivo di questo nuovo samurai e anche l'arrivo di questi due giovani kunoichi potrebbe portare qualcosa di positivo nel nostro paese." Disse cercando di convincere quel giovane impetuoso che, da qualche anno, lo aiutava a gestire quelle terre così grandi e con così tante persone contrarie alle sue scelte. " Adesso andate pure anche voi." Annunciò il damyo. " A breve ci sarà la lotta di Kenshin contro Okita e voglio prepararmi. Ci vediamo più tardi." Disse di nuovo facendoli congedare.
 
 
-
 
 
Tra i due ci fu silenzio per qualche istante mentre si fissavano incapaci di dire alcunche. 
Poi Ichigo, presosi coraggio, disse:" Cosa ci fai tu qui? E senza scorta oltretutto." Lei gli sorrise tra l'imbarazzo e la timidezza. Non era mai stata capace di parlare tranquillamente soprattutto con lui nonostante si conoscessero da tutta la vita provava sempre una specie di soggezione per quel ragazzo. 
 
" Sono qui per pregare esattamente come volevi fare tu. E, inoltre, Rukia mi ha detto che mi avrebbe protetto già un altro spadaccino giunto qui per pregare." Gli rispose lei. 
Ichigo maledì quei dei era stata loro l'idea di farli incontrare ma perchè?
 " Sono contenta di vederti..." Disse all'improvviso lei notando la faccia corruggiata del giovane. " Da quando mio padre ha detto del fidanzamento ho avuto poche occasioni per poter uscire e ci tenevo a parlarti." Ammise ancora. 
Lui la fissò confuso. " E di cosa avresti voluto parlarmi?" Domandò lui curioso da quelle sue parole. 
" Di quello che c'e stato fra noi." Dichiarò lei con un tono che, a lui, sembrava poco convinto.
 Lui scosse la testa. " Noi non abbiamo più niente da dirci..." Mormorò lui duramente nascondendosi dietro quella corazza che, ormai, aveva eretto aveva giurato che non ci sarebbe più ricascato che sarebbe andato avanti nonostante ci soffrise nonostante sapesse che, Byakuia, non era l uomo per lei per niente. 
" Purtroppo il filo rosso del destino ti ha legato a lui e, io, ero solo un qualcosa di breve nulla di più." Aggiunse  ancora mentre, sentiva, una lama penetrare dentro il cuore cercando di smorzare quelle emozioni che, alla vista di alcune lacrime dagli occhi della giovane, cominciarono a smuoversi.
 " Sai benissimo che non è stata una mia scelta..." Sussurrò lei con un filo di voce. " Se solo ne avessi avuto la forza mi sarei opposta ma io..." Strinse con forza le mani come per tenere a freno quello che aveva dentro. " Mi sono sentita abbandonata..." Ammise più a se stessa che a lui. " Quando tu lo l'hai scoperto hai lasciato che accadesse senza fare un bel niente per impedirlo. Avresti potuto suggerire di fuggire, avresti potuto fare qualunque cosa ma hai deciso di non fare niente anzi ti sei allontanato da me..." Continuò lei come un fiume in piena.
" Finiscila." La interruppè lui duramente voltandogli le spalle stringendo i pugni nel tentativo di trattenersi. " Io non sono nient altro che il figlio di un samurai di casta inferiore l'amore fra noi era qualcosa di impossibile avrei dovuto capirlo prima..." Continuò a dire lui lasciando sbigottita la ragazza da quella dichiarazione. " E' stato bello rivederti Orihime-san." Mormorò voltandosi e facendo il segno di saluto. " Sarà un vero onore lottare per lei. Se servirà darò la mia vita per la sua felicità in quanto suo samurai questo sarà il mio compito." Gridò ancora prima di mettersi in piedi per poi andarsene sentendo, su di se, gli occhi sbigottiti della giovane. 

 
Mentre percorreva i gradini a lunghe falcate intravide la figura di Renji seduto su di essi intento a fissare il bosco che circondava la struttura da ogni parte.
 
 " Come ti senti?" Gli domando lui serio. Ichigo non rispose ma lo guardò storto col desiderio remoto di urlargli contro tutto quello che teneva dentro di se. 
" So che, in questo momento, vorresti picchiarmi oppure maledirmi non ne dubito..." Rispose lui anticipando i pensieri del giovane che stringeva con forza le mani da quanta voglia aveva di colpirlo. " Avevi bisogno di parlarci andare a combattere con mille dubbi e ansie non ti avrebbe fatto bene..." Continuò a dire mettendosi in piedi. " Cosa provi adesso? Sei riuscito a rimettere al di la del tuo cuore ogni sentimento e ogni tentennamento? Sei pronto per quello che dovremmo fare?" Gli chiese ancora stavolta più convinto. Ichigo, senza rispondergli, lo superò avviandosi verso la strada di casa. " Vorrei poter dire di averlo fatto ma, non ci sono riuscito..." Ammise con rammarico. " Dico che ho superato la cosa, che sono andato avanti ma..." Eseguì un lungo respiro. " Non è facile proseguire sul proprio cammino sapendo che, la persona a cui credevi di essere legato se ne è andata con un'altra e tu non hai fatto niente per impedirlo..." Continuò a bassa voce. " Il rammarico vivrà con me e lo terrò dentro la corazza che mi sono costruito..." Si girò verso Renji con occhi duri. " Non avrò pensieri sul campo di battaglia se non proteggere la donna che amo anche a distanza sperando che possa vivere felice con colui a cui è stata promessa." Concluse per poi, in solitaria, avviarsi verso la caserma. 
 
 
-
 
 
Il mercante poso il bicchiere di terracotta sopra il tavolo di legno vicino alla ciotola di cibo ormai vuota." E così voi vorresti unirvi alla mia carovana?" Chiese Sakamoto incuriositò ai due giovani dinnanzi a lui. 
" Si esattamente." Rispose Miroku. Si erano seduti al tavolo da una ventina di minuti e, come da copione, il giovane moro aveva spiegato che, essendo due giovani artigiani, cercavano guadagni più facili in una nuova terra viste le difficoltà che stavano subendo in quella regione per i costi troppo alti. Sakamoto era stato attento alle espressioni di entrambi come mercante e diplomatico del damyo doveva sempre stare attento a chi si sarebbe potuto portare dietro. - Sembrano convincenti.- Riflettè mentre fissava Miroku che non tradiva la minima espressione di dubbio e incertezza. Sposto poi lo sguardo su Inuyasha che, con la mano destra tamburellava sul tavolo come preso da uno strano nervosismo.

" Che cos'ha tuo fratello?" Chiese osservando Inuyasha che drizzò la testa preso in causa.
 " Bhe, lui è molto nervoso. Sa lasciare le nostre terre non lo entusiasmava più di tanto." Disse brevemente lanciando una veloce occhiata all'amico cercando di tranquillizzarlo.
  " Se permetti vorrei chiederglielo io." Replicò con tono cordiale Sakamoto. " Dimmi, mio giovane amico, come mai sei così nervoso?" Domandò alla fine. Inuyasha si morse il labbro inferiore per lo stress non sapeva mentire non ne era mai stato capace. 

 
" Sono nervoso perché non so cosa mi attende..." Mormorò dopo qualche attimo di esitazione lasciando abbastanza stupito Miroku.
" Dover viaggiare e lasciare qui le persone che amo mi fa sentire un codardo ma, al tempo stesso, so che devo andare avanti e cercare un luogo migliore dove stare." Disse infine alzando gli occhi per la prima volta con la determinazione che, fino a quel momento, aveva messo in un angolo della sua mente.
Sakamoto osservò il secondo giovane con uno strano interesse. " Molto bene..." Cominciò a dire. " Potrete unirvi al mio gruppo diretto a Sorachi. Partiamo domani mattina all'alba il cibo e qualunque altra vostra necessita dovrete procurarvela da voi non facciamo carita a nessuno. Sono stato chiaro?" I due annuirono sorridendo pensando a come erano riusciti a sfangarla nonostante tutto si fissarono consci che, a quel punto, non ci si poteva più tirare indietro.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato col nuovo capitolo :) lo so un altro di soli dialoghi ma tranquilli l'azione si avvicina e già col prossimo avremo un bel po di carne al fuoco.
Grazie a chi legge e recensisce a presto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


BleachXGintama
 
 
Askin si muoveva piano attraverso il bosco i suoi piedi, ogni tanto, calpestavano qualche foglia caduta dagli alberi ormai morenti attorno a lui per via dell'inverno. 
 
Facendosi largo, tra alcuni cespugli rinsecchiti, trovo quello che cercava da quando si erano fermati per mangiare un boccone e rifocillarsi.
 Un giovane cervo, dal capo sottile e dalla folta pelliccia maculata, stava mangiando dell'erba in quella piccola radura. 
 
Il samurai prese il lungo arco dietro la sua schiena e, con la mano sinistra, prese una delle frecce dalla faretra pronto a incoccarla i suoi occhi rimanevano puntati sulla preda ignara di fronte a lui. Con delicatezza mise la freccia lungo la corda dell'arco e cominciò a tenderlo cercando di non far troppo rumore.
L'animale drizzò le orecchie per qualche secondo e lui rimase impassibile e dritto come un fusto cercando di non fare il benché minimo sussulto. In quel momento si trovava sottovento impossibile che, il cervo, avesse sentito il suo odore. Fece un lungo respiro e poi scagliò il dardo che, rapidamente, si schiantò sulla testa dell'erbivoro facendolo finire al suolo con un leggero tonfo. 
 
- Direi che sarà un'ottimo pranzo.- Pensò fra sè e sè mettendosi in piedi e, con calma, si diresse verso la preda appena caduta sotto la sua freccia stava per estrarla quando, un rumore di passi, lo allarmò facendolo girare immediatamente e con una nuova frecca incoccata.

Vicino all'albero intravide una figura femminile minuta dai lunghi capelli corvini e uno sguardo abbastanza spaurito alla vista dell'arma puntata contro di lei. " Buona giornata Askin-kun." Disse Kagome con un leggero affanno.
 
 
-
 
 
Nel grande giardino della residenza c'era fin troppa folla per il parere di Gintoki seduto alla sinistra del damyo molti capi di clan e membri della corte si erano radunati lì per assistere a questo scontro. 
 
" Forse la voce se sparsa troppo..." Gli sussurrò in un orecchio Takasugi con addosso il suo kimono con sopra delle farfalle. 
" Me ne rendo ben conto Takasugi ma non è colpa mia..." Replicò il bianco di malavoglia. 
" Ma se sei stato tu a dirlo ai quattro venti." Lo rimbeccò ancora lui alzando leggermente il tono di voce. Gintoki stava per replicare irritato quando, Shigeshige, tossì forte e li guardò male i due si zittirono e voltarono lo sguardo verso lo spazio in cui stava per iniziare il combattimento dimostrativo. 
 
Kenshin fissava il giovane di fronte a se e si maledì in silenzio per non essersene andato subito anziche partecipare a questa cavolata. 
 
- Lo faccio solo perché gli devo un favore.- Pensò fra sè e sè notando come, Okita, stesse roteando la spada fra le mani come se fosse un giocattolo.
 - Devo cercare di andarci piano non voglio certo far troppo male a un giovane.- Riflettè ancora mentre si metteva con la mano destra sopra l'impugnatura della spada. Avrebbe concluso tutto con un solo colpo cercando di non metterci troppa forza.
 
Okita sfrecciò verso di lui a tutta velocità Kenshin calcolò il momento esatto ed estrasse la spada come un fulmine eseguendo un fendente diagonale mirò al braccio del giovane posto in avanti ma, quello, si bloccò all'improvviso sorprendendo il rosso per poi attaccare al fianco in maniera del tutto imprevedibile e con una notevole velocità. Il rosso, colto alla sprovvista, spostò la gamba sinistra come perno e attacco con un fendente davanti a Okita che, di rimando, bloccò la sua spada con la sua.                 
" Mi credevi così stupido da attaccare alla cieca eh?!" Esclamò Okita ad alta voce liberandosi della spada di fronte a lui e attaccando rapidamente verso il collo del rosso che, senza alcun problema, deviò la lama per distanziarsi di qualche metro.  Il ragazzo, con uno scatto, si riporto di nuovo davanti a lui con una stoccata diretta al fianco destro. Kenshin lo evitò facilmente per poi contrattaccare con una sferzata diretta all'addome del castano che scostò la lama al punto giusto per fermare l'avanzata del suo avversario e poi andargli addosso con impeto e cercare di travolgerlo. Lui  rimase piantato bloccando l'attacco senza scomporsi ma restando imperturbabile. 
 
- E' davvero forte.- Pensò fra sè e sè tra lo stupore e la meraviglia cercando di tenere comunque fermo l'assalto. Strinse i denti. - Dovrò impegnarmi più del dovuto.- Riflettè distanziandosi di qualche passo per riprendere spazio poi, rimessa indietro la spada, caricò un colpo dal basso Okita si sposto lungo il fianco sinistro ma, la spada del rosso, fece un arco e il giovane se la ritrovo davanti a pochi centimetri dal suo viso affilato con forza deviò il colpo anche se a stento. Gli occhi del castano sembravano accendersi per quella schermaglia così improvvisa e che non aveva calcolato.
 " Si, il divertimento è appena iniziato." Disse a voce alta gettandosi di nuovo verso il suo avversario con più foga di prima.
 
 
-
 
 
" Che ne pensi?" Domandò Takasugi a Gintoki. Entrambi avevano seguito in maniera placida il proseguire dello scontro che sembrava essere entrato nel vivo. 
" C'e qualcosa che non mi convince..." Sussurrò Gintoki studiando bene i movimenti di Kenshin. Si muoveva bene ma sembrava come se si stesse trattenendo Okita sapeva essere implacabile e ostinato fra tutti i samurai della corte di Shigeshige era il più testardo oltre che il più feroce. 
" Ti da l'idea di non fare sul serio." Concluse per lui Takasugi.
Il bianco annuì. " Anche a te sembra così?" Gli chiese. 
Il moro annuì. " Stiamo a vedere che succede." Propose tornando a fare silenzio e a fissare l'incontro.
 
 
-
 
 
Askin abbassò di scatto l'arma. " Scusami. Credevo fosse qualche animale?!" Esclamò rapido rimettendosi in piedi. 
" Non ti preoccupare..." Replicò lei allarmata. " Stavo passeggiando e ho sentito un tonfo così volevo vedere cosa fosse successo." Spiegò ancora chinando la testa in segno di scuse.
Lui rimase in silenzio fissandola per qualche istante quei suoi occhi e poi, prendendo la preda e mettendola in spalla con leggerezza, decise di avviarsi verso l'accampamento tallonato dalla ragazza entrambi non sapevano cosa dire in quel momento. 
" Comunque non credevo che ti lasciassero andare senza scorta..." Mormorò Askin interrompendo quel silenzio imbarazzante che si era creato fra loro. " Da quanto so sei un ostaggio perciò mi pare così strano vederti andare a zonzo." Le comunicò lui.
Lei lo guardò con un sorriso mesto sul suo viso. " Ormai ho rinunciato a fuggire da qualche anno..." Ammise pacatamente lei. " Ho provato varie volte ma sono riusciti a ritrovarmi ogni volta." Concluse per poi guardare al di la delle spalle del samurai e fissando con occhi sognanti l'arco che portava a tracolla. 
" E' davvero stupendo." Disse cambiando improvvisamente discorso.
Lui prese un secondo l'arco tra le mani. " Grazie mille nel mio paese l'arco è considerato qualcosa legato alla nostra anima possiamo dire..." Cominciò a dire lui. " Ci viene fatto costruire dai nostri padri e poi ci viene insegnato a usarlo e rispettarlo come fosse una parte di noi tanto che, esso, quando noi muoriamo ci segue sperando che, nella morte, si possa continuare a cacciare." Concluse con un sorriso in volto. 
" Potrei provare a usarlo?" Domandò incuriosita la ragazza lasciando di sbieco il samurai per quella richiesta 
" Quando ero nelle mie terre ero solita esercitarmi con l'arco e, a vederne uno dopo così tanto, mi è venuta voglia di scoccare una freccia se posso." Ammise imbarazzata.
Askin la guardò per qualche secondo poi, messa a terra la preda, gli passò l'arco con una freccia. " Ti avverto potrebbe essere dura per te. I nostri archi sono molto diversi da quelli di altri paesi." Lo avvisò lui mentre, Kagome, soppesava il peso dell'arma appena ricevuta provando a smuovere la corda con le sue piccole mani delicate
 " Si, in effetti è più pesante di quelli a cui sono abituata." Mormorò di rimando lei mettendo l'arco in posizione e prendendo la freccia che lui gli porse Askin cercò un possibile bersaglio e lo individuo sopra un albero a una dozzina di metri di distanza. 
" Prova a colpire quello scoiattolo." La sfidò con un sorriso l uomo incrociando le braccia al petto facendogli notare la piccola bestiolina dalla pelliccia grigia che, tranquillamente, se ne stava sopra quel ramo a rosicchiare delle ghiande e noncurante di quei due.  
 
La ragazza annuì anche se innervosita da quella sfida era passato molto da quando non tirava con l'arco posizionò la freccia e poi, con slancio, la tirò indietro tendendo la corda più che potè sotto l'occhio vigile di Askin abbastanza colpito da come, quella ragazza, sembrava saper il fatto suo. Kagome eseguì dei profondi respiri e poi, dopo qualche istante scoccò la freccia che sibillò nel bosco e, per poco, manco l'animale che scomparve lungo le pendici della quercia. 
" Bhe, per essere una che non tirava da molto, non sei andata male..." Ammise Askin abbastanza sorpreso non era facile usare uno dei loro archi sia per la consistenza più dura del legno e anche per la corda meno elastica e lei ci era riuscita più che bene nonostante fosse di un altro paese. 
- Sei una persona davvero interessante Kagome.- Pensò senza dirlo il samurai notando la faccia imbronciata della nobile.
 " Speriamo di fare meglio la prossima volta." Borbottò la ragazza irritata della cosa e ridandogli l'arco tra le mani.
 " Se ti farà piacere sarò ben lieto di fartelo riusare." Rispose lui ridendo per la reazione della ragazza che, voltandosi verso di lui con un sorriso, mormorò:" Accetto volentieri e grazie davvero Askin-kun." A sentire quelle parole il volto di Askin si addolcì e, seguendo la giovane donna, si diressero verso l'accampamento.
 
 
-
 
 
Gintoki osservava lo scontro ormai annoiato quei due stavano andando avanti da fin troppo per i suoi gusti.
" Che ti succede?" Gli domandò abbastanza stupito di vederlo così annoiato il damyo.
 " Ha smesso di impegnarsi..." Borbottò con una leggera stizza il bianco. Shigeshige sposto il suo sguardo sullo scontro notando la situazione di stallo che si era creata con Okita che continuava a inseguire lo sfuggente samurai straniero.
 " Forse, se un certo bianco, entrasse nello scontro la cosa sarebbe più eccitante." Ammise ironico Takasugi facendo sorridere il damyo. 
Gintoki annuì con la testa. " Okita prendo il tuo posto!" Urlò mentre si stiracchiava le gambe per mettersi in piedi. Il giovane, così come tutti gli altri, rimasero stupefatti della cosa solo Takasugi e Shigeshige non sembravano colpiti. 
 
" Vorrai scherzare spero!" Esclamò in risposta il giovane. " Stiamo entrando ora nel vivo e..." 
" Va a sederti, per favore." Lo anticipò Gintoki mettendosi davanti a lui severo in viso.
Okita sostenne lo sguardo per qualche istante con quello del suo compagno più grande poi, sbuffando, gli diede il bokken e, mentre si dirigeva verso l'esterno, disse: " In bocca al lupo capo."
" Quindi adesso dovrei affrontare te?" Domandò confuso Kenshin da tutto quel casino che si era creato. 
Gintoki annuì. " Tranquillo lotteremo per soli cinque minuti..." Lo rassicurò. " Hai già combattuto molto con lui non voglio certo farti morire di fatica." Aggiunse sorridendo e mettendosi in una strana  posizione con la spada puntata al suolo e con solo una mano sull'elsa. 
Con uno scatto sfrecciò verso Kenshin sempre con la lama spostata verso l'esterno. Il rosso, nonostante la confusione, attaccò con la spada verso il petto del bianco che, all'improvviso, scartò sulla destra per poi attaccare dall'alto. Kenshin frappose la lama ma, prima che le due si toccassero, Gintoki cambiò posizione alla sua e colpì in pieno il petto del rosso mandandolo all'indietro di qualche metro lasciandolo di sasso.
 " Che c'e è tutto qui?" Domandò Gintoki non dandogli tregua e attaccando ancora più velocemente Kenshin digrignò i denti preso dalla rabbia. Agguanto l'elsa con entrambe le mani e si catapultò contro Gintoki. Le due spade di legno cozzarono l'una contro l'altra e l'urto li fece distanziare a vicenda cominciando ad attaccarsi a un ritmo sempre più serrato cercando di non lasciare spiragli nella propria difesa e cercando di sfondare quella dell altro. 
" Così mi piaci!" Dichiarò Gintoki euforico evitando per un soffio il colpo vicino al suo orecchio destro. " Non ti senti meglio a dover lottare ancora più seriamente di prima?" Gli chiese scansando un attacco per poi contrattaccare subito ma venendo arrestato da un colpo basso. " Lo vedo dai tuoi occhi che ne sei soddisfatto e lo sento dal tuo respiro..." Continuò Gintoki attaccando ancora ma trovandosi la strada bloccata dalla lama diagonale del rosso. " Tira fuori quello che hai dentro!" Gli suggerì Gintoki sbalzando via la sua spada e sorprendendo il rosso che fu allontanato dal colpo. 
" Sei davvero forte Gintoki..." Ammise Kenshin con l'affanno mettendosi in posizione di guardia.  " La tua velocità, la tua forza e la tua maestria ti rendono davvero un'avversario difficile da affrontare." Disse elogiandolo con sincerità poche volte gli era capitato di trovare qualcuno capace di farlo faticare così tanto. 
" Ti sbagli..." Rispose il bianco serio eseguendo una sferzata con la spada e mirando al busto del suo avversario. " Al di la di questi confini ci sono uomini anche più forti di me..." Cominciò a dire iniziando a evitare e a contrattaccare a un ritmo sempre più sostenuto.  " Io sono come una rana in uno stagno..." Evitò con sicurezza un fendente verso la sua testa smuovendola.  " Anche se ho lottato sui confini e ho visto qualche luogo in altri posti del Giappone ci sono persone davvero forti..." Attaccò a sua volta dall'alto venendo bloccato dalla spada messa in protezione del rosso. " Uomini che, se attaccasero, non sarei in grado di affrontare..." Ammise con severità allontanandosi per un attacco improvviso verso la sua gamba sinistra. " Per questo per le cose che non riuscirei a proteggere e per cui soffrirei se morissero, vorrei qualcuno che fosse in grado davvero di fare la differenza." Concluse roteando il bokken e mettendolo davanti a se col piede destro in avanti. Il rosso non sapeva cosa dire mentre lottavano era stato assorbito da quei discorsi senza sapere cosa rispondere. 
" Tu hai già sofferto non è vero?" Gli chiese Gintoki a voce alta stavolta per la prima volta da quando avevano iniziato. " Lo percepisco perché, io e te, siamo uguali su questo. Due persone che hanno avuto una vita dura alle spalle, due uomini che hanno tagliato e ancora tagliato per poi capire che, questo, ci ha portato altro che desolazione..." Cominciò a dire. " Ma, se c'e una cosa che ho imparato, è che la sofferenza non dura per sempre un giorno finisce." Dichiarò infine prima di buttarsi contro di lui urlando.
 Per il rosso il tempo sembrò rallentare così come Gintoki che fu come bloccato mentre spiccava il balzo. Quel discorso tutto quello che gli aveva detto lo lasciava di sasso e incapace di rispondere alcunche.
- Credevo di essere il solo a soffrire per qualcosa di così grande...- Pensò fra sè e sè stringendo le mani sull'impugnatura e spostando, i suoi occhi, dinnanzi a lui guardando quelli del suo avversario. - Non posso essimiermi dal lottare con qualcuno del genere non posso.-  Continuò a dire a se stesso come un avvertimento mettendosi in posizione. Il tempo riprese a scorrere e lui ando di risposta verso Gintoki urlando incrociando, per l'ultimo istante, le loro spade. 
 
 
-
 
 
" Allora che ne pensa Shigeshige-dono?" Domandò Takasugi notando, attorno all'arena, tutte le facce sbigottite per quello che era appena successo. Il damyo rimase serio notando le espressioni di euforia di entrambi i contendenti i cui colpi avevano quasi colpito la reciproca testa e che si guardavano fissi nei loro occhi. 
" Direi che sarà un perfetto membro della mia corte." Annunciò rilasciando un sorriso sulle sue labbra al pensiero che, il suo shiroyasha, aveva scovato un nuovo temibile talento. 










ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi con un nuovo aggiornamento il secondo in una settimana quasi stento a crederci :) lo so ci sono solo due manga rispetto ai soliti tre che appaiono in un capitolo ma, ho preferito, dare maggiore importanza a quello che stava succedendo su questi altri due fronti visto che, a breve, ci si sposterà su altri lidi.
Grazie a chi legge e recensisce a presto. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


INUYASHAXONEPIECEXNARUTOXBLEACH

 
 
Inuyasha camminava a passi affrettati verso le sue stanze.  La discussione avuta quella mattina lo aveva reso eccitato ma, al tempo stesso, anche nervoso.
 Erano riusciti a convincere il mercante adesso toccava la parte più difficile riuscire a sparire per i giorni pattuiti con Miroku che, a quanto pare, si era dato disponibile a creare una scusa con entrambi i genitori dando così il tempo di allontanarsi il più possibile dalla regione prima che capissero l'inghippo tirò un profondo respiro. - Deve filare tutto liscio.- Pensò mentre aprì la porta della stanza rimanendo di sasso. 
 
Dentro la camera seduto al tavolino, con davanti una tazza di tè, vide un uomo alto dai lunghi capelli neri raccolti in una coda alta il suo viso,  freddo e duro come la pietra, sembrava non lasciare la minima emozione gli occhi rossi capaci di mettere i brividi anche nel più agguerrito dei consiglieri  gli conferivano un'aspetto diabolico. 
 
" Bentornato Inuyasha-kun." Mormorò lieto di vederlo lì. 
" Naraku..." Sussurrò di rimando digrignando i denti il giovane per niente contento di vedere quella serpe bere nelle sue stanze senza il suo permesso.
 " Cosa ci fai qui?" Domandò cercando di apparire cortese almeno all'apparenza. 
" Passavo da queste parti e mi sono detto perché non fare una visita al nostro beneamato promesso sposo." Disse con sarcasmo e un sorriso sornione su quelle labbra rosse. 
" Bhe è stato un piacere, adesso puoi anche andartene." Disse in modo schietto Inuyasha indicandogli la porta da cui era entrato. 
Naraku annuì di rimando. " Ma certo, solo, prima volevo parlarti anche di una cosa." Chiarì lui alzando i suoi occhi sulla figura del più giovane. 
" E di cosa vorresti parlarmi?!" Sbottò Inuyasha sempre più irritato.
 " Procedono bene i vostri piani per la scampagnata verso Sorachi?" Chiese con una calma e una compostezza che lasciò di sasso il più giovane. 
" Come faccio a saperlo ti starai chiedendo. Bhe, ognuno ha i suoi segreti dovresti saperlo." Mormorò ancora mentre Inuyasha cercava ancora di metabolizzare la domanda appena posto.
" L'idea di recarti in una bettola fuori città è stata un'idea geniale così come incontrare l inviato di Sorachi credo che, quest'idea, sia balzata più a Miroku che a te." Commentò quasi ridendo. Inuyasha digrignò i denti preso dalla rabbia e riprendendo un'po del suo controllo.
" Se ti azzardi a dire qualcosa a mio padre..."
 " Tu cosa?" Gli domando incuriosito Naraku interrompendo il suo discorso. " Purtroppo, per te, non hai niente in mano e, anche se lo avessi, tuo padre crederebbe a te un figlio da sempre ribelle oppure a me suo fedele consigliere da oltre due anni che ha garantito una certa prosperita a questi territori?" Inuyasha non replicò era nella merda e lo sapeva una sola parola da parte di quel viscido essere e tutto sarebbe andato a puttane oltre a sorbirsi una qualsiasi punizione aveva messo nei guai anche Miroku.
- Siamo fregati.- Pensò fra sè e sè angosciato sempre di più. 
" Tranquillo, non intendo dire niente a tuo padre..." Dichiarò notando l'espressione tetra sul volto del giovane che rimase stupefatto da quelle parole. 
" Nonostante questo vada a mio favore. Perché non glielo dirai?" Domandò incuriosito.
 " In questo momento io mi trovo in una situazione di potere su di te..." Cominciò a dirgli mettendosi in piedi. " Potrei dire del tuo piano ma cosa guadagnerei? Niente se non gratitudine che, al momento, non mi interessa..." Ammise con un largo sorriso sul volto.
 " E cosa ti interessa allora?" Chiese ancora Inuyasha studiando l uomo che aveva di fronte e cercando di capire dove volesse andare a parare. 
" Per il momento non mi interessa niente ma, quando sarà l'ora verrò da te ad esigere qualcosa e tu, volente o no, dovrai darmi qualunque cosa io voglia per rendermi il favore..." Spiegò dirigendosi verso la porta. 
" Sempre che, nelle tue vene, scorrà il sangue di un vero samurai." Concluse lasciando la stanza e Inuyasha in preda a mille dubbi.
 
 
-
 
 
Il piccolo gruppo andava a passo serrato lungo il fitto del bosco.  Nami, seguita da Zoro e Rufy, faceva da guida tallonata poi da Sanji e un tizio magrolino che, infondo alla fila, teneva sulla sua schiena magra la maggior parte dei sacchi.
 
" Mi spiegate perché, tutte le volte, dobbiamo fare tutta questa fatica?!" Esclamò il moretto dai capelli ricci e dal naso lungo con l'affanno nella voce.
" Usop, perché tenere un secondo avamposto in Kubo ci garantisce sicurezza che le guardie non ci trovino nel caso pattuglino i confini di Sorachi." Gli spiegò nuovamente Nami di poco davanti a lui. 
Avevano optato per quella scelta per potersi spostare liberamente tra entrambi i paesi così, per ogni evenienza, di avere un punto d'appoggio. 
 
" Coraggio, siamo quasi arrivati." Lo rassicurò Sanji dandogli una pacca sulla spalla e facendogli notare la piccola costruzione di legno in mezzo al boschetto che, in passato, era stato un rifugio per la caccia e di cui loro avevano preso possesso. 
" Era anche l'ora e, soprattutto, perché tocca sempre a me portare tutta questa roba?!" Esclamò ancora facendo riferimento alle provviste e a tutto il resto della roba. 
" Perché tu sei il nostro mulo e sei l'ultimo ad esserti unito." Replicò Zoro con severita. 
Usop, figlio di un cacciatore, non era esattamente un cuor di coraggio e, si era unito, da solo qualche mese al loro gruppo.
 " Uff ma poteva pensarci quel colosso di Franky a portare tutto visto che è arrivato prima di noi qua." Borbottò il malcapitato ricevendo in risposta le risate dei compagni mentre si avvicinavano alla catapecchia in mezzo al nulla da dove si intravedevano due figure una più alta e dalle curve accentuate e una di molto più bassa con una folta barba sul viso.
" Ehila Chopper!!! Robin!" Gridò Rufy appieni polmoni facendo un cenno con la mano per salutare. 
" Era l'ora che arrivaste." Disse la figura più piccola avvicinandosi lenta.  
 
Era un uomo di bassa statura dai folti capelli castani gli occhi neri, con varie borse sotto gli occhi, saettavano da una parte all'altra. Con la mano destra si aggiusto il kimono rosso fuoco che si stava slacciando sul davanti mostrando il fisico rinsecchito.
" Ci abbiamo messo di più perché questi due cretini si erano persi Chopper-san." Spiegò Nami al vecchio medico che annuì di rimando dando un'occhiataccia ai due. 
" Vi ho sempre detto di seguire Nami senza andare per conto vostro. Come mai voi giovane non mi date mai ascolto." Disse con severita ai due che sbuffarono stizziti.
Chopper era un medico di Sorachi che, in seguito al caos di cinquen anni prima, aveva deciso di fuggire e aveva trovato così quel giovane gruppo di scapestrati aiutandoli con le sue esperienze mediche. 
 
" Ma sta un'po zitto vecchio citrullo." Borbottò Zoro avviandosi dentro la piccola casupola. 
" Modera le parole con chi è più vecchio di te!" Gli sbraitò il medico dietro.
 " Su coraggio, lasciali in pace. Dobbiamo cominciare a prepararci visto che, entro domani, la spedizione passerà da queste parti." Annunciò Robin facendo così cadere la discussione.
 " Sei riuscita a scoprire il percorso?" Domandò curiosa e ammirata Nami delle capacita della donna più vecchia
Lei annuì convinta. " Passeranno per il sentiero poco più avanti ci sono vari punti dove potersi nascondere." Disse la donna fiduciosa. 
 " Di quanti uomini parliamo?" Chiese Sanji mentre posava i sacchi al suolo.   
  " La scorta comprende una ventina di uomini oltre al conducente del carro. Data la guerra che è scoppiata la maggior parte dei soldati è stata dirottata verso il fronte..." Cominciò a spiegare la mora. 
" C'e qualche pezzo grosso?" La interruppè Zoro speranzoso di affrontare qualcuno di degno mentre usciva incuriosito dal discorso. 
" Da come ho scoperto, a guardia del convoglio, è stato messo un certo Zaraki Kenpachi." Gli rispose la donna. 
" E' forte?" Domandò stavolta Rufy.
 " Non ne ho idea..." Ammise la donna. " Si è unito da poco a Kubo credo sia per questo che è stato messo a guardia del tesoro." Spiegò ricevendo un verso di stizza da parte di Zoro. 
" Sarà l'ennesimo figlio di papa incapace perfino di tenere una spada fra le mani." Borbottò mentre si allontanava innervosito. 
" E adesso dove te ne vai testa d'alga?!" Gli gridò dietro Sanji. 
" Vado a fare un'po di legna. Altrimenti come puoi preparare qualcosa di decente!" Gli urlò dietro mentre si addentrava nel fitto della boscaglia sparendo nel nulla. 
" Ehm, ho come l'impressione che potrebbe perdersi..." Dichiarò Usop piuttosto allarmato.
  " Per favore Usop stagli dietro." Borbottò Rufy emettendo un sospiro di disperazione quando Zoro entrava in modalita scontroso era suscettibile e intrattabile. 
" D'accordo ma se non torno mi avrete sulla coscienza." Replicò abbastanza spaventato di ritrovarsi solo con quel ronin specie quando era arrabbiato. 
" Senti Rufy capisco che Zoro è il tuo secondo ma, a mio parere, gli stai dando fin troppe libertà." Ammise Nami abbastanza contrariata da quello che era appena successo. 
" Devo concordare con Nami-chan il suo modo di fare ci metterà nei guai un giorno." Aggiunse Sanji. 
" Cosa sperate che faccia?" Gli chiese a sua volta Rufy. " Obbligarlo a obbedirmi? Finiremo per litigare o peggio per combattere e non mi va di lottare contro di lui." Concluse con un tono che non ammetteva repliche entrando dentro la casupola. 
" Tra il capo e il vice non so chi è più duro di testa." Borbottò Nami scuotendo il capo. 
" Lasciateli perdere..." Suggerì loro Chopper che si era messo a sedere sul terreno. " La sola cosa che conta adesso è riuscire a fare un bel gruzzolo niente di più."  Disse cercando, in quel modo, di blandire almeno la ragazza. Nami era da sempre stata attaccata al denaro sin da quando era una ladruncola solitaria era all'ora che l'avevano incontrata lui e Rufy e l'avevano salvata da alcuni tipi poco raccomandabili.
 
" D'accordo se sei tu a dirlo nonnetto allora ti darò ascolto, almeno per ora." Disse convinta mentre entrava nella casa per riposare.
 Mentre anche gli altri andavano nelle loro mansioni un pensiero passò per la mente del vecchio curatore il nome Kenpachi gli diceva qualcosa ma, in quel momento, il ricordo sembrava svanito. 
 
 
-
 
 
Naruto camminava per le strade della città irritato mentre Zenzou gli illustrava le varie vie nascoste e i punti migliori da osservare in quella zona Hinata, al contrario del ragazzo prestava attenzione e faceva domande ma lui non ci riusciva.
 - Odio essere sottovaluto in questo modo.- Pensò fra sè e sè. Non si aspettava di certo chissà cosa sin da subito ma, venir considerato solo un bamboccio, era un'offesa sia per quanto si era addestrato sia per il suo stesso clan. 
 
" Ehi, mi stai ascoltando?" Domandò a lui Zenzou fermatosi in mezzo alla strada insieme a Hinata mentre lui aveva proseguito per qualche metro. 
" Si, certo." Mentì il biondo ricevendo un'occhiataccia dal ninja. 
" E allora cosa ho detto fino ad ora?" Gli chiese incrociando le braccia al petto.
 Naruto guardò verso Hinata in cerca d'aiuto ma, la giovane, aveva abbassato la testa rossa in viso. " Ehm..." Cominciò a dire lui mentre il sudore gli colava dalla fronte. " Dicevi che da questa parte si va verso fuori città e si entra nei boschi." Rispose cercando di fare il vago. 
L uomo alzò un sopracciglio e lo guardo con uno sguardo truce. " No..." Rispose. " Ho detto che, andando in questa direzione, si va verso la residenza del clan del Ragno che si trova fuori città." Replicò emettendo un sospiro di rassegnazione. " Forse per oggi è meglio chiuderla qua." Ammise facendo cenno ai due di seguirlo per la strada appena percorsa. 
" Lo scusi Zenzou-san..." Mormorò Hinata a bassa voce per non farsi sentire da Naruto che borbottava stizzito. " E' che Naruto-kun non è mai stato un tipo da ascoltare spiegazioni o fare quello che gli si dice." Disse ancora la giovane cercando di difendere il compagno. 
" Non c'e bisogno che tu lo difenda Hinata..." Gli rispose con tono gentile il ninja riuscendo a intuire quello che la legava al biondo.
 " Comprendo il nervosismo del tuo compagno Katsura è stato esagerato a definirvi in quel modo..." Cominciò a dirgli. " Essere ritenuti incapaci già dall'inizio ti può demoralizzare oppure far incazzare e, l'atteggiamento di quel ragazzo, mi piace..." Ammise con un sorriso sulle labbra. " Non appena inizieremo con le prime missioni so che darà il meglio di se, ne sono convinto." Concluse girando la testa per un secondo per vedere il volto imbronciato del più giovane mentre guardava a terra. 
 
 
-
 
 
Mentre il trio camminava per strada, quattro paia di occhi, gli osservavano a distanza in mezzo alla folla. 
" Quei due quindi sarebbero i nuovi arrivati?" Domandò una voce di donna sotto il cappuccio nero. 
" A quanto pare si. Potrebbero diventare un problema anche se giovani non credo siano da sottovalutare." Gli rispose invece una voce maschile seduta a terra e che cercava di elemosinare qualcosa dai passanti.
 " Riferirò al maestro non appena arriverò alla residenza. Tu tieni d'occhio la cosa." Gli ordinò lei severa prendendo la strada che portava verso fuori città.
 
 
-
 
 
Con attenzione il samurai osservò i punti in cui la fanteria Kunoyshi era passata solo qualche giorno prima tastandoli anche con la mano destra nonostante il fango impregnasse il terreno.
 " Allora Koyōte-san sono passati di qui?" Domandò un uomo di statura media ma dal fisico muscoloso ricoperto di una spessa armatura bianca i cuoi occhi verdi, le cui pupille sembravano simili a quelle di un gatto, saettavano tra l uomo inginocchio e la truppa alle loro spalle.
 
  Koyōte si rimise in piedi sovrastrando di gran lunga il compagno e, sistemando il ciuffo di capelli castano scuro con la mano sinistra, disse:" A quanto pare si. Quei bastardi hanno scelto proprio questa strada per dirigersi al centro di Kubo." Gli annunciò ricevendo un segno d'imprecazione da Ulquiorra. 
" In questo modo non avremmo quasi niente da saccheggiare dannati pezzenti montanari." Borbottò dando un calcio a un sasso. 
" Bhe, c'e sempre la capitale." Suggerì Koyote con un sorriso sornione sul viso. 
" Per me sarebbe un'ottima idea!" Esclamò sghignazzando un terzo uomo alto quanto il primo ma dai capelli a punta azzurri e gli occhi azzurri, questi ultimi, con delle stranee linee verdi.
 
 " Grimmjow-dono sai benissimo che abbiamo un'accordo non possiamo." Gli replicò sbuffando Ulquiorra.
 " E da quando seguiamo le regole?!" Sbottò l azzurrino andando davanti al compagno dagli occhi verdi. " Quei bastardi sono arrivati prima di noi prendendo tutto quello che volevano e lasciando niente e la cosa mi fa incazzare." Ammise schiettamente.
 Ulquiorra osservò gli occhi del compagno con sfida. " Gli ordini del nostro signore sono legge e l'accordo va rispettato." Sibilò senza distogliere o abbassare lo sguardo nonostante l'armadio di muscoli che si trovasse davanti. 
" Finitela tutti e due!" Gli ordinò Koyote duramente fissandoli. " Conosco bene gli ordini e avete ragione entrambi. " Disse ancora prendendo le redini del cavallo per rimettersi in sella.
 " E quindi cosa suggerisce di fare?" Domandò con tono curioso Ulquiorra. Lui ci pensò per qualche istante fissando le piane di fronte a loro.
 
 " Abbiamo un sufficiente numero di uomini  sia per dare l'aiuto a quei ladri sia per saccheggiare territori ormai sguarniti..." Comunicò lui. " Voi due vi dirigerete con la maggior parte delle nostre truppo a dare man forte all'esercito Kunoyshi io, e un'altra parte, ci dirigeremo verso i territori a sud e li saccheggeremo questo disorienterà i consiglieri del damyo e ci darà modo di creare ancora più confusione. Siete d'accordo?" Domandò loro.  
 
Grimmjow rise a quella proposta e applaudi. " Direi che mi posso far andar bene la cosa..." Concordo salendo anche lui sul proprio cavallo. " Uccidere un'po di uomini sul campo sarà un pagamento equo, almeno per ora." Dichiarò.
 " A te Ulquiorra va bene?" Chiese Koyete spostando i suoi occhi sull uomo in armatura bianca. Lui annuì.
 " Molto bene, se tutto andrà come pattuito ci troveremo alle porte della capitale nel caso mandate un emissario." Dichiarò prima di scuotere le redini del cavallo e, insieme a una parte delle truppe, cambiò direzione. 
Ulquiorra e Grimmjow, seguendo il suo esempio, presero il restante esercito e, a passo di marcia, iniziarono a dirigersi verso le forze alleate.  











ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi di nuovo dopo poco meno di un giorno col nuovo capitolo di samurai questa volta purtroppo sono solo dialoghi mi spiace.
In compenso Naraku ha fatto la sua mossa così come gli Hollow che si preparaono a raggiungere il campo.
Buona lettura a presto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 
 
Ichigo iniziò a sistemare il davanti dell'armatura cercando di metterlo apposto per la decima volta.
 - Perché le fanno così complicate.- Sbuffò irritato ormai era più d'un ora che si stava finendo di preparare e, non ne vedeva la fine con tutte quelle parti da indossare. 
 
" Ohi a che punto sei?" Gli chiese la voce di Renji entrando nella stanza con un forte sferragliare visto che già indossava la sua armatura. 
" Lo sai che ancora non sono molto pratico!" Sbottò lui di rimando facendo sospirare il rosso.
 " Dai ti do una mano." Borbottò lui di malavoglia avvicinandosi mentre gli posizionava meglio la parte dietro.
" Hai notizie in merito se le truppe di Shunsui sono arrivate?" Gli domandò il più giovane incuriosito. 
" Si, i restanti uomini del Karo sono arrivati in tarda mattinata stanno finendo di preparare le ultime provviste oggi dovremmo partire di gran carriera..." Cominciò a dirgli. " Ti avverto dovremmo sul serio correre Shunsui vuole raggiungere la piana prima di domani." Gli comunicò  mentre gli cingeva la himo alla vita. 
" Dici che le truppe basteranno per bloccare la loro avanzata?" Chiese ancora  sperando che non glielo stringesse troppo stretto. 
" Non ne ho idea..." Gli rispose. " Da quanto ne sappiamo i nemici possono contare su quasi sessantamila uomini. Le truppe portate da Shunsui arrivano a malapena a trentamila e, contando la piccola parte della capitala, arriviamo a malapena a quarantamila siamo abbastanza in disparita." Gli spiegò in breve con un tono che non nascondeva una certa ansia. 
" Dobbiamo pregare che Aizen giunga presto..." Mormorò Ichigo quasi per niente felice della cosa mentre si posizionava gli spallaci. 
" Le terre di quella serpe sono dall'altra parte della regione, prima che arrivi ci metterà un'po..." Borbottò anche lui con un tono invelenito nella voce.  " Senza contare che dovrà passare dalla capitale per prendere le provvigioni e anche finire i suoi di preparativi." Gli rammentò il samurai poco più vecchio mentre lo aiutava.
 " Quindi in pratica dobbiamo basarci solo su fortuna e riuscire a mantenere la formazione?" Chiese abbastanza afflitto il giovane mentre si metteva la gorgiera al collo per proteggerlo. 
 " Oltre che nelle strategie del sommo Shunsui..." Puntualizzò Renji con un misto d'ammirazione nella voce mentre si spostava verso la porta. " Direi che adesso siamo pronti e sarà il caso di avviarsi non vorrai certo far tardi. Il karo odia i ritardatari quasi quanto detesta Aizen." Borbottò il rosso abbastanza stizzito di tutta quella fatica. 
" Si arrivo!" Replicò lui tallonandolo dirigendosi così verso l'adunata.
 
 
-
 
 
Okita se ne stava spaparanzato sull'erba vicino al fiume che attraversava la cittò a osservare le nuvole sperando di riuscire a togliersi dalla testa l'incontro che aveva avuto contro quel rosso da strapazzo e da cui poi era stati allontanato. Non solo lo aveva sottovalutato combattendo in quel modo ma era dovuto intervenire il boss per tirargli fuori il suo vero talento. - Maledetto bastardo.- Pensò stizzito con un'insana voglia di menare qualcuno.
 
 " Ohi testa a pinolo che ti frulla in testa?" Domandò una voce per lui inconfondibile e irritante come poche. 
" Hijikata-san che ci fai qui? Non hai qualche albero contro cui sbattere la testa per caso?" Domandò a sua volta con ironia facendo sussultare una vena sulla testa del moro dietro di lui. 
 
" Tu invece? Mi sa che il rosso non è il tuo colore." Replicò con quel colpo basso. 
" Cosa vuoi?" Borbottò accusando la cosa senza scomporsi sapendo quanto questo lo avrebbe irritato. 
" So che lo scontro ti ha fatto molto incazzare e volevo vedere come stavi." Gli rispose lui sedendosi sull'erba. 
" Ti ha mandato Kondo per caso? Sappì che non ho alcuna voglia di parlarne." Borbottò lui di rimando sapendo perfettamente come, il più vecchio di loro, avesse sempre voluto proteggerlo visto che, entrambi, venivano dallo stesso dojo. 
" Sapeva che lo avresti detto e, infatti, mi aveva fatto desistere dal venire fino a qui." Rispose lui convinto. 
" E allora cosa diavolo sei venuto a fare?" Chiese ancora il più giovane più confuso che mai. 
" E' possibile che, io e Kondo, ci dovremmo recare a Takahashi a breve..." Cominciò a dirgli. " Faremo da scorta alla sorella di Shigeshige nel caso in cui venga accettato il matrimonio combinato." Gli spiegò brevemente visto che, al momento, Sakamoto non era ancora rientrato. 
" E io cosa c'entro con tutto questo." Borbottò Okita mettendosi seduto anche lui. 
" Con noi dovrebbe venire anche Gintoki perciò, il paese, perderà tre dei suoi uomini migliori e qualcuno dovrà tenere d'occhio il nuovo arrivato." Sussurrò a bassa voce il moro.
Okita capì dove voleva andare a parare " Mi stai chiedendo di controllare quello che combina il rosso? Perchè?" Sbottò lui cercando di tenere un volume di voce basso.
" Io non mi fido di lui..." Ammise con sincerità il samurai. " E anche Takasugi e Katsura sono dello stesso avviso perciò, qualcuno, dovrà cercare di vedere quello che combina." Concluse abbastanza serio.
 " Ma perché proprio io? Infondo Katsura e Takasugi ricoprono ruoli molto più importanti di un misero samurai come me." Sbottò lui di rimando. " Proprio per i ruoli che ricoprono non possono stare a controllare cosa fa quel tizio..." Disse l altro. " Serve qualcuno che può vedere quello che fa e tu sei quello che può sorvegliarlo meglio." Aggiunse.

Okita sospirò rassegnato per quel compito che si addiceva più a un debole che a una persona come lui. " Va bene, come volete voi." Disse infine ributtandosi a terra. " Adesso puoi lasciarmi da solo? Vorrei dormire un'po." Borbottò chiudendo gli occhi dopo aver detto quella cosa. Hijikata lo guardò per qualche istante poi, sospirando, si alzò dirigendosi verso la città.
 
 
-
 
 
Sesshomaru sferrò un rapido colpo con il suo bokken davanti a se per poi eseguire una nuova serie di kata. Si trovava nel giardino della sua residenza privata nella regione che, suo padre, gli aveva affidato anni or sono per amministrarla in sua vece e lì, ai confini con Kubo, era considerata una specie di punto nevralgico per evitare possibili invasioni ma anche di commercio con gli altri paesi limitrofi.
 
Eseguì un affondo per poi indietreggiare e fare un nuovo attacco con la spada in diagonale allenarsi lo faceva sentire bene e, in quel momento, ne aveva un'estremo bisogno. Mentre riprendeva fiato sentì un rumore di applausi dietro di se e, girandosi col fiatone, vide la figura di Naraku intento a osservarlo abbastanza colpito.
 " I miei complimentin davvero impressionante." Ammise con un tono sorpreso. " Sei proprio degno di essere il figlio del grande generale." Disse ancora Naraku con finta ammirazione. " Naraku..." Mormorò di rimando il giovane con tono sorpreso mettendo la spada nel fodero legato al kimono.
 " Cosa ti porta fin qui? E così lontano dalla capitale?" Gli chiese sapendo che, quel tipo, non usciva mai dalla città se non in qualche rara occasione in cui se ne stava via per qualche giorno per poi tornare con nuove scoperte che avrebbero fruttato al loro paese.
" C'e una questione di cui vorrei parlarti e che potrebbe essere molto proficua." Rispose avvicinandosi a lui con un foglio tra le mani. Sesshomaru glielo prese e, non appena vide il sigillo che era sopra rimase abbastanza interdetto. - Il sigillo dei Kunoyshi.- Riflettè abbastanza stupito di vederlo vista la distanza che separava i due paesi l uno dall altro.
" Esatto è proprio quello che tu stai pensando." Gli annunciò Naraku sorridendo e rispondendo al pensiero che aveva colto la mente del più giovane. " Come fai ad averlo?" Gli domandò il primogenito cominciando a sfogliarlo.
" Diciamo un'amicizia in comune me l'ha fatto recapitare." Disse lui vago sedendosi sopra un masso del laghetto artificiale che si trovava nel piccolo giardino. 
Sesshomaru annuì mentre, con viva curiosita, leggeva tutto quello che era scritto. " Sono notizie interessanti..." Concordo ridandogli il messaggio. " Ma non vedo l'utilita della cosa per me." Aggiunse abbastanza chiaramente.
" Ma come?" Gli domandò il consigliere con un sorriso sul volto. " Con una simile opportunita potresti ingrandire i territori in possesso di tuo padre credo che ne sarebbe più che lieto." Disse mellifluo lui mentre Sesshomaru lo osservava con una punta di sospetto. Non si era mai fidato di quell uomo così capace sia nel dare consigli che nello scoprire i segreti altrui si era sempre tenuto distante dalla corte del padre sin da quando quell'essere si era unito ad essa e, ora, veniva da lui per un messaggio così importante senza riferirlo a suo padre? - La cosa mi puzza.- Pensò fra sè e sè.
" Perché non hai informato mio padre della cosa?" Gli domandò studiando il volto di Naraku alla ricerca di un emozione che non appariva.
" Tuo padre, al momento, è molto occupato con la questione del matrimonio combinato non volevo disturbarlo con simili avvisi..." Rispose senza tradire alcuna emozione o dubbio. Sesshomaru annuì. "
Comprendo appieno queste motivazioni ma, al momento, non ho intenzione di marciare alle spalle di Kubo. Specie con la pace siglata qualche anno fa e senza il consenso di mio padre." Rispose con voce seria e pacata lasciando stupefatto il consigliere.
" Credevo che la cosa vi avrebbe fatto piacere sapendo benissimo quale micidiale guerriero voi siate." Rispose cercando di blandirlo ma non ottenendo alcuna reazione se non una faccia di granito.
" E' pregato di tornare alla capitale Naraku-sama. Dia il messaggio a mio padre e, se lui vorrà, sarò ben lieto di portare le mie truppe verso Kubo." Gli annunciò Sesshomaru chinando la testa  in segno di saluto per poi avviarsi verso i bagni lasciando di sasso quell uomo e dandogli le spalle e, avvertendo su di se, due occhi carichi di rabbia nascosti dietro una faccia bonaria. - Si quest uomo nasconde qualcosa.- Riflettè sempre più convinto dei suoi sospetti.
 
 
-
 
 
Shunsui osservava dall'alto del suo destriero gli uomini radunati li di fronte a lui in perfetto allineamento e  pronti a seguirlo. Spostò lo sguardo in alto incrociando quelli del damyo e di Yamamoto dritti come fusti sopra la balconata intenti a dare sostegno ai suoi soldati in religioso silenzio. 
" Uomini!" Esordì lui mentre tutti gli occhi si puntavano su di lui. " Le forze d'invasione sono dirette qui e stara a noi affrontarle come samurai di Kubo i migliori di tutto il Kanto..." Cominciò a dire quasi urlando e ricevendo cenni d'assenso. " In questa delicata missione non sarò il solo a darvi ordini..." Ammise  fiducioso. " E' un giovane condottiero di una delle più nobili famiglie del nostro paese." Disse elargiando quegli epiteti a una figura magra  dagli strani occhi grigio ardesia e lunghi capelli neri, che intricati, reggevano sulla sommita dei piccoli copricapi bianchi segno della sua famiglia e un'espressione completamente apatica sul viso che avrebbe suscitato in chiunque paura.
 Non appena lo viderò Renji e Ichigo si sentirono morire.
"  Byakuia della casata Kuchiki si unirà a noi come vice comandante..." Concluse mentre, dalle file dei soldati, si elevarono grida di festa. Estrasse la spada dal fodero e la puntò verso il cielo. " Avanti verso la battaglia vita o morte." Tuonò un'ultima volta prima di cambiare verso al cavallo e dirigendosi così verso lo scontro.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi qui col capitolo nuovo di Samurai :) il prossimo è già pronto e finalmente si vedrà un'po d'azione.
Vi auguro buone vacanze e grazie di aver letto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


 
La carovana procedeva lenta lungo la via principale che portava alla capitale della regione. Il carro, circondato da oltre venti uomini armati disposti sui lati, era guidato da un uomo alto e dal volto nascosto sotto un cappuccio nero che camminava a passo lento a pochi metri dalla cima del carro. Ogni tanto si guardava attorno incuriosito e, contrariato, sbuffava. - Tutto troppo tranquillo.- Pensò fra sè e sè tirando fuori la mano destra colma di cicatrici da dentro il kimono per far cenno di aumentare il passo e togliersi così quella seccatura.
 
 
-
 
 
Tra i folti alberi del bosco, sulla sinistra, e riparati tra le frasche un gruppo di uomini stava in osservazione senza perdere di vista il loro bottino in movimento che aveva aumentato di poco l'andatura.
 
" Sono loro?" Domandò a bassa voce Usop in cima a un albero da cui aveva una vista completa della strada sotto di lui e con un fischietto attorno al collo. 
Zoro annuì. " Ho contato una ventina di uomini armati oltre al tizio a capo del gruppo. Nessuno mi sembra granché pericoloso." Ammise con fare annoiato il verde sperava ci fosse qualcuno da considerare una vera sfida a quanto pare si era sbagliato? 
 
" Procediamo come al solito..." Disse Rufy estraendo i due tekko dal kimono e iniziando a indossarli sulle nocche. " Usop uccidi quello che guida il carro e poi coprici le spalle  mira ai tizi più vicini alla boscaglia, Sanji e Zoro fianco destro e sinistro, io mi occuperò della retroguardia e tu Franky dell'avanguardia cerca di spaventarli con la tua mole e mandarli in confusione intesi?" Il gruppo, imbraccando le armi annuì e, subito, si mise in posizione sempre mantenendo silenzio.
 
Il cacciatore imbraccò l'arco mirando al cocchiere del carro. Un brivido gli attraversò la schiena fino ad arrivare alla base del collo ogni volta che si trovava in una situazione simile riviveva i momenti passati con suo padre a caccia e, da quando aveva iniziato quella vita, si sentiva sempre spaventato. Uccidere una persona per lui non era come farlo con un animale non era la stessa cosa.
- Non c'e tempo per pensarci.- Riflettè per poi tirare indietro la corda e poi lanciare la freccia. Con un sibilo superò le fronde degli alberi centrando in pieno la testa dell uomo che si affloscio arrestando così il mezzo. E, mentre quello crollava, dal boschetto i compagni si gettarono nella mischia lasciando di stucco i samurai di guardia.
 
 
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Il primo a sferrare l'attacco fu Rufy. Scansò con facilità la lancia della guardia sulla sinistra per poi colpire con un micidiale uno due il volto di quella sulla destra e, mentre il corpo crollava un'altra freccia, finì il povero malcapitato dritto in testa prima che potesse colpire alle spalle il capo della banda. 
" Grazie Usop!" Gridò ridendo per poi gettarsi sul prossimo bersaglio con i tirapugni insanguinati. 

Sanji volteggiava con rapidita evitando gli affondi di spada del suo avversario poi, superato l'ennesimo attacco. si porto dentro la sua guardia e, con un semplice movimento, tagliò la gola al nemico che si accasciò. Avvertì un rumore di passi e, di scatto, scagliò il coltello che fece andare a terra lo spadaccino prendendo in pieno la sua fronte.
" Non oggi..." Borbottò riprendendo la lama e tornando nella mischia diretto verso il prossimo nemico.
 
Zoro si stava annoiando i suoi avversari gli stavano addosso cercando un punto cieco in quello strano tizio con due katane tra le mani.
 
 " Volete impegnarvi?" Chiese loro tranciando la pancia del primo aggressore senza alcun problema e facendolo così accasciare al suolo con le viscere che fuoriscivano dal taglio. " Avevo sentito che i soldati di Kubo fossero forti..." Continuò a dire andando faccia a faccia col secondo per poi eseguire un doppio taglio lungo le braccia dell uomo da cui cominciò a fioccare sangue dalle spalle. " Ma qua vedo solo delle mammolette." Borbottò stizzito mentre parava l'attacco del terzo per poi trapassare da parte a parte il petto con la propria spada sinistra.
Mentre toglieva la lama dal corpo del malcapitato gli altri soldati esitarono ad avvicinarsi. Gli occhi di Zoro saettavano da un uomo all altro e, con un passo avanti, si gettò su di loro come una bestia feroce.
 
" Spostatevi dalla mia strada moscerini!" Ruggì Franky sferrando un colpo col suo martello e sbattendo al suolo due soldati come se nulla fosse. Con la sua mole di oltre due metri non era un problema liberarsi di quegli omuncoli buoni a malapena a resistere a un suo attacco.
Mentre si dirigeva verso il carro notò una figura che, in mezzo a tutta quella confusione, non aveva mosso un singolo dito ma, anzi osservava curioso lo svolgersi della battaglia che, stava vedendo, le loro forze soccombere di fronte a quei ladri.

 
 " Che hai da guardare tu eh?!" Sbraitò il fabbro rivolgendosi a lui mentre la battaglia ormai era agli sgoccioli. " Se vuoi salva la vita vattene pure ma allontanati dal carro." Gli ordinò cominciando ad avvicinarsi. 
Quello mostrò un ghigno sotto il cappuccio che fece, per un secondo, raggelare il sangue del bandito. 
" Andarmene e perchè mai?" Domandò con una nota di confusione nella voce mentre estraeva, da sotto il mantello, una lunga spada che aveva visto giorni migliori viste le sue condizioni sulla lama." Proprio ora che comincia la festa mi sembra quasi assurdo." Concluse.
 Franky si riscosse scuotendo la testa a quell'affermazione. Era solo uno spaccone nulla di più. 
" Adesso ti faccio vedere cosa succede a chi mi sottovaluta!" Ruggì andandogli addosso in pieno. Non appena fu a portata fece calare il martello su di lui ma, non appena l'arma fu a pochi centimetri, quello scarto sulla destra perdendo il mantello che lo ricopriva.
 " Non ti sto sottovalutando..." Mormorò facendo notare la sua mole pari a quella del fabbro come grandezza. " E' solo che non sei alla mia altezza." Replicò ancora trafiggendolo per diagonale dalla spalla destra fino al fianco sinistro e lasciandolo cadere al suolo proprio al sopraggiungere di un uomo dai capelli verdi con le due lame zuppe di sangue.
 
 
-
 
 
Zoro osservò l'avversario di fronte a se. Era alto dal fisico massiccio con i muscoli molto pronunciati. Il viso lungo aveva degli zigomi pronunciati oltre che uno strano ghigno che sembrava più simile a quello di uno yokai che a quello umano. Gli occhi verdi sembravano profondi e vuoti come dei pozzi di cui è impossibile vederne la fine e lunghi capelli ricci e neri gli stavano in una strana acconciatura ma, il tratto più curioso, era  una lunga e sottile cicatrice che correva lungo il lato sinistro del viso e attraverso l'occhio sinistro rendendo così il suo aspetto ancora più sinistro. 
 
" Chi sei?" Chiese il bandito allo sconosciuto. 
Quello ghignò mettendo ancora più in mostra la lunga cicatrice che gli solcava il viso.
" Il mio nome è Zaraki Kenpachi taisho dell'esercito reale del regno di Kubo e tu?" Rispose sollevando la gigantesca spada come se fosse una piuma. 
Il ragazzo dai capelli verdi avvertì dei brividi lungo la schiena. Come se, qualcosa, gli stesse dicendo che quello non era un tipo comune.
 Notò la figura di Franky a terra ancora esanime e, con la ferita al dorso, che perdeva copiosamente sangue oltre a rantolare. - Devo portarlo via da qui.- Pensò fra sè e sè stringendo con forza le spade tra le sue mani. 
" Ti ho chiesto il tuo nome?!" Ruggì il moro scuotendo l'aria con la sua voce possente.              " Roronoa Zoro." Rispose lui distolto dai suoi pensieri. 
Un rumore di passi lo allarmò e, voltandosi, vide la figura di Sanji e Rufy arrivati di corsa. 
" Che diavolo sta succedendo?" Domandò il biondo notando la figura colossale di Franky a terra che respirava a fatica e con tra le mani alcune cassette prese dal carro. 
" Sei stato tu per caso?!?" Ruggì Rufy colmo di rabbia e stringendo con forza le mani le cui nocche divennero bianche facendo cadere il bottino che teneva in mano.
 " State indietro..." Li avvisò Zoro mettendo la spada di fronte a loro.
 " Che vorresti dire con questo?" Chiese Sanji confuso.
 Lo sguardo del verde rimase piantato sulla figura di Kenpachi che non muoveva un muscolo ma anzi ascoltava incuriosito la scena. 
" Questo tipo non è come gli altri..." Disse lui brevemente. " Portate via Franky subito a lui ci penserò io." Aggiunse mettendosi in posizione di lotta.
 Il biondo lo guardò allibito. Voleva sul serio affrontare quel bestione?
 " Ma cosa stai..." 
" Lascia perdere Sanji..." Lo interruppè Rufy prendendo sotto il braccio destro il compagno ferito. " Dammi una mano e portiamolo via forse Chopper può ancora salvarlo." Concluse.
 Il biondo prese il braccio sinistro e, subito, iniziarono ad allontanarsi.
" Allora... possiamo iniziare?" Domandò Kenpachi con un sorriso soddisfatto. 
Zoro annuì. " Grazie per aver permesso che il mio compagno venisse portato via... hai molto onore." Gli concesse il bandito.
 Lui scosse la testa divertito. " Non si tratta di onore..." Indicò il trio che se ne stava andando. " In loro non avvertivo lo spirito che cerco in una vera sfida..." Spostò la spada verso di lui. " In te, invece, si." Concluse.
 Zoro annuì. 
Anche lui, quando compivano rapine e simili,  cercava sempre l'avversario più forte o almeno qualcuno che potesse dargli una vera lotta. Guardò il samurai che aveva davanti quello era una vera sfida. 
 
 
 
Il moro sfrecciò verso di lui a tutta velocità con la spada in pugno sferrando una stoccata frontale. Zoro scarto a destra evitando l'attacco e mirando, con le sue lame, al fianco ma, Kenpachi, si girò di scatto riuscendo a prevedere la sua mossa e attaccando subito con una sferzata diagonale. Zoro, d'istinto, spostò le lame bloccando l'attacco ma venendo sbalzato via dall'impeto del colpo improvviso. 
" Ottima reazione!" Esclamò Kenpachi compiaciuto andando di nuovo addosso caricando un colpo dall'alto con tutte e due le mani sopra l'elsa.
 " Non ti manca l'intuito..." Disse ancora sferrando il fendente che Zoro deviò con la lama di destra e attaccò con quella di sinistra mirando al collo che il samurai scansò spostandosi appena per evitare la lama del suo avversario e attaccare di nuovo con una sferzata diagonale che fu evitata per un soffio.
" E anche le tue spade sono molto buone, ottima fattura oserei dire... Strano per un bandito." Aggiunse attaccando con la spada in diagonale e mettendo nuovamente il verde sulla difensiva. 
" Anche tu non sei affatto male..." Ammise Zoro roteando su se stesso ed eseguendo una serie di stoccate e riuscendo così a fermare l'impeto di Kenpachi per qualche istante e metterlo sulla difensiva.
 " Credevo fossi solo uno sbruffone e invece..." Spiccò un balzo portandosi all'altezza del moro e sferrando un'attacco che quello evitò all'ultimo secondo.                 
" Combatti veramente come una furia." Concluse riprendendo fiato dopo quella serie di attacchi. 
" Sei già sfinito?" Domandò il samurai senza alcuna briciola di stanchezza e attaccando di nuovo.
 Zoro sorrise con gli occhi pieni di determinazione. " Mai stato più eccitato prima d'ora!" Gridò incrociando di nuovo le spade col suo nemico.
 
 
-
 
 
" Non avremo dovuto lasciarlo solo." Disse Sanji ai due compagni.
 " Che avremmo dovuto fare?" Chiese Rufy senza distogliere lo sguardo dal davanti temendo possibili assalitori. 
" Non so forse affrontarlo tutti e tre insieme." Sbottò lui inviperito.
 " Se lo avreste fatto Zoro si sarebbe infuriato. Sai com'è fatto." Lo rimbeccò Usop che, dalle retrovie controllava che nessuno li inseguisse. 
" E se arrivassero altri nemici? Che diavolo potrebbe fare?" Domandò ancora lui.
 Rufy sospirò. Capiva il ragionamento di Sanji ma, in quella frangente, non poteva fare altrimenti. Nonostante fosse lui il capo di quella banda sgangherata sapeva bene che, i singoli membri, avevano i loro obiettivi non poteva ignorare la cosa. 
" Non appena avremo portato Franky in un posto sicuro tornerò indietro mentre Usop andrà a chiamare Chopper e porterò via quel disgraziato oltre all'oro rimasto va bene?" Disse mentre prendevano il sentiero che avevano usato per l'imboscata diretti al raduno. Da lì si sarebbero diretti al loro nascondiglio a Sorachi dove avrebbero avuto un'po di pace. Con la mente tornò al combattimento che si stava svolgendo la sotto sarebbe tornato in tempo a qualunque costo. 
 
 
-
 
 
 
 
Zoro scansò l'ennesimo attacco del suo avversario andando all'indietro. 
" Che c'e? Hai paura di farti male?" Gli domandò il samurai ridendo e attaccando ancora a piena forza. Zoro, preso sul vivo, bloccò l'attacco incrociando le sue lame. 
" Non mi sottovalutare..." Ringhiò a denti stretti il giovane che, con tutta la sua forza, si stava opponendo alla colossale spada che rischiava di calare su di lui da un momento all altro.
 " Non ti sottovaluto anzi..." Kenpachi aumentò la forza nella spada e, sulle sue braccia, le vene iniziarono a pulsare. " Sei una delle sfide migliori che mi sia capitata da tempo." Concluse mentre, a sorpresa, allontanò la spada per poi cercare il colpo pulito all'addome del giovane che, colto alla sprovvista, evitò per un soffio che la spada lo trafiggesse da parte a parte eseguendo una giravolta. 
" Così tanto che voglio anche fare ancora più sul serio." Dichiarò di nuovo mulinando la spada in un affondo che fu deviato per poco dal giovane che, subito, attacco con un fendente diretto al volto. Il moro bloccò con facilità l'attacco e subito contrattacco trovando, ad opporsi la spada sinistra del verde che, immediatemente, sferrò un nuovo attacco con la destra prendendo di striscio la spalla del suo avversario che sorrise.
 " Finalmente mi hai preso, mi domandavo quando sarebbe successo." Ammise il samurai di Kubo fissando con occhi ipnotizzati la ferita appena ricevuta. 
" Che c'e, hai paura?" Domandò Zoro spavaldo buttandosi a capofitto verso di lui con entrambe le spade in un doppio attacco. 
" No, al contrario..." Rispose l altro attaccando a sua volta incurante delle sue spade. Zoro si scosto per evitare quella spada che minacciava di tagliarlo in due. " Ti sfido a fare di meglio!" Concluse attaccando subito con un fendente diagonale che, lo spadaccino, bloccò a stento venendo sballottato contro il carro. Zoro rimase eretto ma a fatica. Che razza di forza aveva quel tipo? 
" Che c'e? Hai finito tutta la tua baldanza ragazzino?" Chiese Kenpachi ghignando e sferrando una nuova offensiva.
Zoro rotolò a terra evitando l'attacco per mirare al fianco del suo avversario che, per nulla preoccupato, si scostò a malapena ricevendo una ferita superficiale sul fianco.
 " Non mi hai fatto nulla!" Gridò a pieni polmoni con una nuova stoccata ancora più veloce. Zoro riuscì a formare una difesa incrociando le lame prima di essere tranciato a metà ma, per il contraccolpo, perse la presa sul terreno e capitombolo al suolo. Sentiva le ossa scricchiolare e anche i polmoni sembravano completamente svuotati. Si rimise in piedi con le gambe tremolanti. 
- E' forte, davvero forte.- Riflettè tra sè e sè mentre Zaraki lo fissava con un sogghigno divertito sul volto sfregiato.  
" Riesci ancora a rialzarti? Magnifico!" Mormorò con un tono euforico buttandosi di nuovo verso di lui. Zoro digrignò  i denti e ando incontro al proprio avversario. Strinse con forza le mani sull'impugnatura di entrambe le lame portandole di fronte a se. Le tre spade cozzarono in una marea di scintille Zoro riusciva a sottostare a quella forza sovrumana che sembrava schiacciarlo sempre di più. Kenpachi aumento la spinta cercando di portare la spada al di la della difesa ferrea del più giovane che si opponeva con tutto se stesso. 
" Andiamo. Muori!" Gridò Kenpachi ridendo. 
" Prima tu!" Ringhiò di rimando Zoro raccogliendo tutta la forza che aveva cercando di resistere a tutta quella pressione. Il samurai stava per dire qualcosa quando, uno scalpitio di cavalli e, un carro a tutta velocità, sfrecciavano verso di lui. Rapido si sposto e, una mano fu tesa a Zoro che, di getto, la agguanto per poi catapultarsi sul carro in quella folle corsa.
" Coraggio tieniti forte!" Gli urlò Rufy mentre tirava le redini di quei ronzini per farli correre ancora più veloce e allotanarsi da li. Mentre si distanziavano Zoro, sul fondo del carro, si girò a osservare la figura di Kenpachi immobile in mezzo alla strada con, ancora, la spada in pugno che lo fissava. - Il nostro duello non è ancora finito Kenpachi Shimura.- Pensò fra sè e sè mentre si dirigevano verso il loro rifugio.








ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo nuovo del crossover :) finalmente si comincia con gli scontri nel vero senso della parola :D Grazie a chi legge e recensisce a presto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


InuyashaxGintamaxBleachxNaruto



Inuyasha camminava lento col bagaglio in spalla. Erano partiti presto e, ormai, vista la posizione del sole si sarebbero di sicuro fermati per una pausa da qualche parte lungo quel fitto bosco. Ormai erano lontani molte miglia dalla capitale e, fu in quel momento, che tirò un sospiro di sollievo.
- A quanto pare ha funzionato.- Pensò lieto notando, più avanti rispetto a lui, la figura corvina di Miroku ridere e scherzare con un altro membro di quella compagnia come se niente fosse.

 " Tuo fratello riesce a fare amicizia molto facilmente." Sentì dire dal suo fianco destro e voltandosi così di scatto e trovando davanti il volto sorridente di Sakamoto.
" Già..." Rispose Inuyasha annuendo. " Dovunque vada riesce sempre a farsi amici è un tipo fin troppo socievole specie con le donne." Aggiunse alla fine ricordando, quante volte, nel corso degli anni, avesse fatto conquiste e scappatelle tra le donne del loro paese e oltre a suo dire.
 Sakamoto cominciò a ridere a quella frase. " Direi che possiamo metterlo tra i motivi per cui avete deciso di emigrare anche." Suggerì il riccioluto ricevendo un segno d'assendo di Inuyasha.
" Diciamo che c'erano fin troppi mariti che lo stavano cercando." Rispose con una mezza bugia. Da quando era stato promesso a Sango si era dato una grossa calmata visto anche la pericolosità della ragazza ma qualche volta tornava alle vecchie abitudini.
 " Tu invece per cosa sei scappato?" Gli chiese Sakamoto all’improvviso. Inuyasha lo guardò stranito.
 " Bhe, per il lavoro ovviamente." Rispose ricevendo come risposta un segno di diniego.
 " No, il vero motivo..." Sussurrò lui ma sempre con un leggero sorriso sulle labbra. " Anche se vi ho accolti per quello so benissimo che, infondo, c'e altro che voi state cercando." Gli mormorò a bassa voce con fare confidenziale e facendo sudare freddo il giovane nobile per la paura di essere stato beccato. " Quando due giovani come voi se ne vanno da un luogo lo fanno per dimenticare il passato, lo fanno per cercare la propria strada ma, soprattutto, per cercare qualcosa che era loro e che hanno perso..." Continuò a dirgli con un tono sincero e pieno di comprensione lasciandolo di stucco. " Tu per quale di questi motivi hai deciso di andartene?" Gli chiese infine con sincera curiosita.

Inuyasha fissò gli occhi castani del suo interlocutore con vivo interesse per ognuna di quelle parole che aveva usato una parte di lui aveva cominciato a fidarsi di quel tizio all'apparenza strambo.
 " Il motivo è legato a tutte e tre..." Cominciò a dirgli cercando di essere sincero ma, al tempo stesso, di nascondere la verità. " In passato ho commesso un grande errore che, ancora oggi, mi perseguita impedendomi di andare avanti e lo rimpiango ogni singolo giorno..." Continuò spostando lo sguardo verso l amico voltato di spalle che continuava a camminare in avanti. " Ho provato a cercare la mia strada a vivere la mia vita ma non ci riesco. Fuggendo dal mio paese sperò di ritrovare quella cosa che ho perso e di poter tornare a essere di nuovo completo." Concluse sempre cercando di tenere un tono di voce basso. Sentì una mano poggiarsi sopra la sua spalla destra.
 " Direi che, alla fin fine, anche tu hai avuto motivi validi per andartene." Ammise con un sorriso sincero. " Spero che, a Sorachi, tu possa trovare quello che cerchi." Concluse facendo un passo avanti per raggiungere la cima della carovana.
" Lo sperò anche io..." Sussurrò con una voce flebile Inuyasha continuando ad andare avanti pregando di riuscire a ritrovarla.


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Kenshin si trovava davanti una stanza, al cui confronto, quella che aveva preso in quella locanda sembrava un millesimo. La sua nuova casa dava proprio sul giardino zen del damyo da cui si notava il piccolo laghetto in cui, alcune trote rosse, nuotavano in tutta tranquillità e che, qualche volta, apparivano con piccoli balzi fuori dall’acqua.

" Io dovrei stare qui?" Domandò abbastanza allibito al bianco che stava mangiucchiando da un piccolo vassoio.
 " Esattamente..." Rispose Gintoki annuendo che se ne stava tranquillamente seduto sul tatami e intento a sgranocchiare alcuni biscotti. " So che pensi che sia troppo grande ma, purtroppo, solo questa stanza era disponibile ed, inoltre, è una delle più vicine alla stanza principale di Shigeshige." Lo anticipò ancora il bianco prima che potesse dire qualsiasi altra cosa in riferimento a quanto fosse grande la stanza.
Kenshin sbuffò infastidito. " E cosa dovrei fare di preciso al momento? " Chiese abbastanza incuriosito visto che, Gintoki, aveva insistito così tanto per farlo arrivare a quella posizione.
" Bhe il tuo compito sarà proteggere il Damyo..." Cominciò a dirgli. " A breve è possibile che io debba partire per una missione diplomatica in un paese vicino e vorrei avere una persona fidata e forte che possa prendere il mio posto." Concluse con calma. 
" E non c'e altre persone in grado di farlo al posto mio?" Domandò visibilmente curioso. " Infondo non mi sembra che nemmeno quell Okita fosse granché debole." Ammise ricordando la ferocia con cui aveva lottato contro di lui e pensando anche agli altri samurai che, in quei giorni, aveva trovato per la città nessuno di loro sembrava debole ma anzi sembrano persone con capacità molto superiori alla norma.
 " No, non è affatto debole però gli manca l'esperienza quella che tu hai in abbondanza e che ho percepito sin dal primo momento che ti ho visto per strada." Gli comunicò Gintoki alzandosi in piedi. " Al momento devo andare in un posto se non ti dispiace. Sei libero di girare dovunque tu voglia per la residenza solo cerca di non allontanarti troppo, ok?" Gli disse mentre si dirigeva verso la porta scorrevole chiusa. 
" D'accordo a più tardi." Rispose Kenshin domandosi, dentro di se, dove stesse andando quel tizio fin troppo strambo.


-


Il fuoco, divampato quella notte, ormai era spento del tutto e, l'intera residenza nel mezzo delle montagne, era stata completamente rasa al suolo. A terra, lungo la scalinata in pietrache portava in cima alla costruzione, i cadaveri dei monaci erano sparsi ovunque alcuni ancora che stringevano con le loro mani i bastoni di legno usati, solitamente, per camminare in quei sentieri impervi di montagna in cui cercavano la pace o l'illuminazione.

" Di questo passo Buddha o qualunque altra divinità ci maledirà lo sai non è vero?" Dichiarò un uomo alto e massiccio con addosso una semplice cotta di maglia leggera che lasciava in piena liberta le braccia su cui, si notavano, lunghi tagli ormai vecchi e che, nella mano destra, stringeva una spada gigantesca conficcata nel corpo di un vecchio monaco all'interno della cappella.

" Kisame, non credo che nessuna divinita si preoccuperà di questo..." Rispose un altro uomo molto più giovane e anche più basso dai corti capelli neri e un vestiario simile a quello del più grosso.
" Altrimenti qualcosa avrebbero fatto prima di venir derubati così." Aggiunse mentre, con calma, prendeva le statuette d'oro che erano poste sopra il piccolo altare di pietra.
 " E se qualcuno facesse domande Itachi?" Domando ancora Kisame estraendo con facilità l’enorme spada dalle membra ormai morte del vecchio e facendo gocciolare sangue sopra il tatami.
 " Allora vorrà dire che le nostre taglie saranno ancora più alte molto semplice." Rispose di rimando chiudendo il sacco.
Avrebbero consegnato quella roba come da richiesta e poi sarebbero spariti per qualche altro lavoro. La loro vita, da nunkenin, ormai era quella passare da un incarico illegale all altro senza fare alcuna domanda. Stavano cominciando a scendere le scale quando, un suono di campanellini, attirò la loro attenzione. Dalla foschia mattutina apparve una figura maschile vestita con un kimono bianco con alcune striature nere, nella mano destra teneva un lungo bastone dorato con alcune campanelle in cima simile a quello che i monaci usavano per annunciare la loro venuta. Itachi lasciò cadere il sacco e sollevò il corto kodachi che teneva alla cintola.

 " Chi sei?" Domandò Kisame notando la pelle chiarissima di quello strano tizio.
 " Non importa che sappiate il mio nome..." Cominciò a dire stando sempre attento a tenere il cappello di paglia sopra la testa nascondendo il viso. " Sappiate solo che, il mio maestro, richiederebbe i servigi di voi due e di altri vostri pari." Commentò con un tono calmo e schietto nonostante le due lame alzate e puntate verso di lui.
" E chi sarebbe il tuo maestro? E come fa a sapere dove ci trovavamo in questo momento?" Chiese stavolta Itachi. Pochi erano coloro che li avrebbero potuti trovare e, tra quei pochi, la maggior parte li voleva morti per vendetta oppure per riscuotere la taglia.
" Non intendo rivelare i segreti del sommo corvo..." Rispose lasciando di sasso entrambi i ninja a sentire quel nome fin troppo famoso nell'illegalita. " Se potesse abbassare le vostre armi forse potremmo cominciare a parlare dell'incarico che vorrebbe assegnarvi." Concluse serio.
Itachi guardò Kisame per qualche istante che annuì ed, entrambi, abbassarono le loro armi. " Coraggio parla." Lo incitò il moro facendo scaturire un flebile sorriso sotto quel cappello.


-


Gintoki detestava andare nelle parti periferiche della città di Sorachi. Gli tornava in mente la sua infanzia non proprio serena e pacifica ma  piena di sangue e violenza.
Il suo sguardo, sempre allegro, in quel momento sembrava una maschera di marmo e, a passo lento, entro dentro la bettola che aveva visto giorni migliori. Una volta dentro tutti gli occhi si alzarono dai bicchieri e le chiacchiere si fermarono non appena lui entro. Diede uno sguardo freddo agli avventori che, subito, iniziarono a chinare la testa e a tornare alle loro faccende se lui era li sicuramente era meglio non farsi gli affari suoi.

 " Chissà come mai quando arriva lo Shiroyasha tutto diventa calmo." Bofonchiò una voce da un tavolo accanto a lui. Gintoki si girò trovando, seduto al solito tavolo, un uomo sulla sessantina dalla pelle olivastra e dai corti capelli grigi.
" Dovresti saperlo Jirocho sempre meglio non importunarmi specie se vengo qui per te." Replicò lui avvicinandosi al tavolo e notando, accanto al vecchio una ragazza piuttosto giovane e dai vivaci occhi violacei.
 " Padre perché questo tizio si permette di parlarti così? Lo devo uccidere?" Chiese in maniera schietta la giovane dai corti arancioni e con addosso un kimono bianco con dei motivi floreali rossi.
" Pirako te l'ho detto mille volte di non dire le prime cose che ti vengono in mente..." La ammonì il padre severo mentre il bianco si mise a sedere dinnanzi a lui.
" Cosa ti porta qui nei bassifondi?" Domandò mentre la figlia sbuffava e metteva il broncio per essere stata ripresa.
" Sono qui per informazioni..." Mormorò facendo il vago. " Voglio sapere cose che solo chi bazzica ovunque può sapere." Concluse con fare serio.
Jirocho annuì mentre si portava la pipa alla bocca. " Sai bene che le informazioni, hanno un costo elevato e che non faccio sconti nemmeno per il cagnolino del damyo..." Dichiarò pacato e osservandolo attento. " Cosa mi offrì?"Chiese infine.
Il bianco, dal kimono, estrasse un sacchetto rigonfio e lo buttò sul tavolo.
" Possono bastarti." Replicò senza alcuna esitazione.
 Pirako prese il sacchettino soppesandolo e sorrise al padre. " Si, ti puoi permettere delle informazioni. Cosa ti interessa?" Domandò mentre prendeva il sacchetto dalle piccole mani della figlia e se lo metteva nel suo kimono grigio.
 " Sta capitando qualcosa che ne Shige shige e nemmeno Katsura mi vogliono dire perciò voglio sapere che voci stanno circolando? Cosa succede?" Domandò andando dritto a quei dubbi che, ormai, da qualche giorno gli erano entrati in testa sopprattuto dopo aver origliato una piccola discussione tra i due giovani ninja appena arrivati alla presenza del suo signore.
 Jirocho sorrise quasi compiaciuto di vedere il samurai in difficoltà e così confuso. " Che succede? Il tuo padrone non dice più niente al suo fidato animale domestico?" Lo canzonò ironico ma non ricevendo alcuna replica da parte da lui che rimase zitto. " Comunque, per rispondere alla tua richiesta, c'e qualcosa che potrebbe aver messo in allarme il tuo signore..." Gli annunciò fumando un'attimo prima di continuare. " Suo zio e suo cugino stanno meditando di riprendersi la regione e, a quanto so, si sono recati da vari altri damyo cercando supporto." Gli disse a mo di spiegazione.
" E ne hanno trovato?" Chiese Gintoki piuttosto interessato. Se la cosa era vera a breve forse ci sarebbe stato davvero il caos nonostante Shige fosse amato da gran parte del popolo sapeva che c'era chi rimpiangeva lo zio scacciato.
Jirocho alzò le spalle come risposta. " Questo non lo so. So solo che si sono recati da vari signori ricevendo spesso un no come risposta però può darsi che qualcuno abbia accettato. Perciò ti consiglio di tenere la guardia alta demone bianco." Gli rispose con fare serio.
" Bhe, grazie delle informazioni allora." Mormorò Gintoki facendo per alzarsi e andarsene.
 " Aspetta..." Lo fermò il vecchio alzando la mano. " Coi soldi che mi hai dato ti meriti un piccolo bonus che so ti farà molto piacere sentire..." Cominciò a dire con un flebile sorriso pieno di malignita." Il corvo, che per tanto tempo ha solcato i campi di battaglia di ogni dove per il Giappone, ha deciso di unirsi a Nobu Nobu." Dichiarò infine. A quell'affermazione Gintoki strabuzzò gli occhi e sbianco completamente.
 - No, non è possibile..- Pensò fra sè e sè non sapendo cosa dire o cos altro pensare.
Jirocho si mise a ridere a voce alta facendo voltare gli occhi di molti. " Si, era proprio la faccia che volevo vedere..." Cominciò a dire urlando mentre Gintoki gli dava le spalle. " E ora cosa farai mio giovane amico? Ti preparerai per la sua venuta come un vero guerriero oppure fuggirai?" Gli domando mentre l altro si avvicinava alla porta. " La morte alata arriverà sia per te che per il tuo signore tu non puoi fermarlo!" Concluse con un'ultima esclamazione prima che il bianco uscisse dalla bettola.


-


Ormai erano tre giorni che continuavano a incamminarsi verso Sorachi e, da quel giorno nella foresta, Askin non era più riuscito ad avvicinarsi a Kagome e a scambiare parole con lei visto che, Nobunobu, aveva deciso di isolarsi all'interno della carrozza per non farsi vedere da nessuno insieme allo zio. Via via che si avvicinavano verso la loro metà notò il paesaggio cambiare sempre di più: dalle grandi montagne passò alle pianure verdeggianti e, ogni tanto, sul loro cammino incrociarono qualche piccolo paesino a cui decisero di non fermarsi. Più si avvicinavano verso il confine di Sorachi più Askin era attorniato da un dubbio. Come avrebbero fatto a entrare all'interno del paese senza farsi scoprire oppure a far sembrare di non essere una minaccia? La loro carovana, nonostante fosse composta da meno di duecento uomini, era comunque ben armata e, i colori Kunoyshi e di quei mercenari, sicuramente avrebbero reso sospetti i possibili informatori della corte.

 " Ti vedo dubbioso mio giovane amico." Mormorò una voce al suo fianco sinistro facendolo voltare di scatto.
" Nobile Utsuro-sama." Rispose rapido salutandolo unendo i pugni.
" Che cosa ti riempie la mente?" Gli domando ancora incuriosito.
 " Come faremo a entrare nel paese?" Chiese lui senza alcun pelo sulla lingua. " Nonostante ci sarà qualche guardia alla città di confine ci troviamo comunque a essere un gruppo piuttosto armato. Senza contare che, Nobunobu e Sadasada sono stati esiliati e se qualcuno gli riconosce? Sarà ancora più difficile giungere fino alla capitale senza essere intercettati." Dichiarò sicuro.
Utsuro annuì. " Hai detto un pensiero più che giusto..." Concordo il più vecchio. " Solitamente sarebbe dura per un gruppo come il nostro oltrepassare il confine specie con oltre cinquanta uomini armati del vostro popolo..." Ammise ancora convinto. " Però, a questo, ci penseranno i nostri contatti." Concluse.
Askin lo fissò per qualche istante basito. " Contatti? Qualcuno quindi ci appoggerà davvero?" Chiese tempo fa i due uomini avevano già parlato ma, non credeva, che qualcuno volesse davvero sul trono della regione quei due decaduti.
Lui, di risposta, gli sorrise divertito. " Non posso dirti altro Askin-san infondo è giusto anche che io abbia i miei segreti." Commentò con un tono sereno.
 " Si, certo immagino non dubito certo di lei Utsuro-san." Rispose lui chinando la testa.
 " Comunque dimmi, da quanto lavori per Yawach-sama?" Domandò all'improvviso il grigio sorprendendolo con quella domanda.
" Bhe, mio padre e suo padre prima ancora hanno lavorato sotto la sua corte ormai è da tre generazioni che stiamo sotto la sua ala. Perché questa domanda." Mormorò di rimando.
 " Ti interesserebe cambiare signore?" Chiese con una nochalance che lasciò di sasso il samurai più giovane. " Ti ho osservato in questi giorni Askin i tuoi uomini ti obbediscono ed eseguono i tuoi ordini ma, al tempo stesso, leggo sfiducia verso di te e anche qualcos altro che non so spiegarmi." Gli disse con un tono pacato e calmo.
Lui osservò per qualche istante Utsuro in silenzio con uno sguardo indagatore poi, rispose:" Grazie per l'offerta ma, per il momento, preferisco restare col mio signore Yawach."
Quello annuì. " Ma certo, fammi sapere se intendi cambiare idea." Replicò prima di tirare le redini e spostarsi in avanti lungo la carovana e, mentre se ne andava, Askin lo fissò con un misto di dubbio. - Che lui sappia?- Pensò fra sè e sè colmo di confusione.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi con un nuovo aggiornamento per questa long nel vecchio Giappone feudale al roster dei personaggi si inseriscono anche Kisame e Itachi :D infondo mica potevo non inserire due dei membri di akatsuki che preferisco di più.
Grazie a chi legge e a chi recensisce a presto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


One PieceXBleachXGintama


Una volta tornati al loro nascondiglio non ci fu nemmeno il tempo di festeggiare. Tra le condizioni gravi di Franky, la rabbia di Zoro che se ne stava in silenzio dal giorno prima e la fuga precipitosa verso Sorachi col ferito sul carro nessuno aveva granché voglia di parlare se non per dire indicazioni lungo la via.
" Tieni duro amico, coraggio." Commentò Chopper seduto sul carro al capezzale del colosso disteso, per tutta la sua altezza, lungo il carro.
" A breve dovremmo prendere una strada peggiore ti avviso." Disse Usop che, con accanto Nami, guidava il carro lungo la via commerciale ancora deserta per loro fortuna vista l'ora.
" Va bene, cercate però di risparmiare gli scossoni. Non vorrei che le ferite si riaprissero." Gli suggerì il vecchio medico valutando se, i punti che aveva fatto, non fossero saltati.
" Quel tizio deve avere una forza mostruosa per aver fatto simili ferite." Borbottò col sudore che gli colava ancora. Aveva visto tante ferite e tanti morti in seguito a battaglie e scontri ma, un taglio simile con un solo colpo, era qualcosa di davvero sovrumano.
" Bhe, dovresti chiederlo a testa d'alga c'ha combattuto parecchio ieri." Replicò Sanji nelle retrovie e che indicò Zoro che camminava parallelo al fianco destro e che rispose con uno sguardo omicida negli occhi al biondo.
" Zoro e Rufy potreste andare in avanti a vedere com'è la situazione laggiù?" Chiese loro Robin anche lei sul carro e seduta sul fianco sinistro di quello. I due, in silenzio, annuirono distaccandosi così dalla compagnia e superando il carro che, per via della strada, iniziava a rallentare. " Sei sicura che sia la cosa migliore? Non gli parla da ieri." Sussurrò Nami girandosi verso la mora. " E' la cosa migliore. Qualunque cosa gli frulli in testa va chiarita prima di subito." Rispose mentre notava i due scomparire dietro la curva.


-


Kenshin camminava tranquillo per i corridoi della tenuta. Era stanco di starsene in una stanza senza far nulla in attesa di chissà cosa e poi, a stare lì a fissare l'orizzonte, veniva preso dalla malinconia.
" Allora ti sei ambientato Kenshin-sama?" Chiese una voce calma di un uomo che stava uscendo da una delle tante stanze.
Il rosso si girò di scatto trovandosi davanti un uomo piuttosto alto e dai capelli raccolti in una coda nera che lo guardava con uno sguardo gentile e con un sorriso sincero.
Comprendendo chi fosse Kenshin chinò lo sguardo. " Si, Shigeshige-dono." Rispose rapido pentendosi di non averlo riconosciuto subito.
" Non importa che chini la testa con me quando siamo soli..." Mormorò divertito da quella reazione così repentina.
" Bhe ma lei è il damyo e io devo portare il rispetto che lei merita." Rispose Kenshin alzando la testa.
" Quando siamo soli i titoli non hanno alcuna importanza. Almeno per me..." Replicò Shige di rimando. " Coraggio, vieni vorrei parlare un'po con te infondo non abbiamo ancora avuto modo di conoscerci." Aggiunse facendogli cenno d'entrare dentro la stanza.


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I due banditi camminavano fianco a fianco lungo quel sentiero sterrato e, ogni tanto, si guardavano attorno alla ricerca magari di qualche possibile segno di vita.
" Allora..." Prese a dire Rufy in tono disinteressato. " Come ti senti?" Chiese sempre camminando e senza guardare Zoro.
" Sto benissimo..." Disse il verde con un tono lapidario e freddo come il marmo.
" Ne sei sicuro? Ti trovo piuttosto incazzato da ieri soprattutto con me..." Replicò il moro fermandosi nel mezzo della via. Ora che erano lontani potevano parlare liberamente e Robin lo sapeva per questo aveva chiesto a loro di andare. " Se ho fatto qualcosa per favore dimmelo. Non voglio conflitti inutili non in questo momento piuttosto difficile." Concluse con Zoro ormai parecchi metri più avanti di lui che si bloccò di botto.
" Hai interrotto il mio scontro..." Sussurrò con un filo di voce. " Hai osato portarmi via da lì. Nonostante tu sappia cosa significhi per me una lotta tra spadaccini." Aggiunse alzando piano il tono di voce e girandosi verso Rufy con due occhi fiammeggianti che, nel suo capo, non fecero il benché minimo effetto. Ormai lo conosceva da anni e sapeva perfettamente che, se avesse esitato, avrebbe perso il rispetto che lui gli portava.
" Non potevo lasciare che tu morissi." Si giustificò il moro per niente impaurito da quello sguardo e dal suo atteggiamento.
" E chi ti dice che sarei morto? Avrei potuto vincere." Sbottò avvicinandosi alla figura del capo che superava di alcuni centimetri buoni e lo osservava dall alto.
" No, stavi per crepare e lo sai bene quanto me. Non saresti riuscito a vincere Zoro..." Rispose con semplicita Rufy vedendo le vene del collo del compagno ingrandirsi. " Quel tipo era fin troppo forte per te e ho fatto la cosa giusta ovver..." Prima che finisse di parlare il verde lo colpì in pieno sul volto con un pugno facendolo cadere a terra.
" Se era così forte allora avresti dovuto lasciare che mi uccidesse!" Ruggì di rimando mentre Rufy si tastava la bocca appena colpita con la mano destra.
" Non ci sarebbe stato migliore onore che morire sul campo di battaglia contro un avversario così..." Aggiunse mentre stringeva con forza entrambi i pugni come a volerlo ricolpire.
" Mi sarei potuto ricongiungere con il mio clan e con Kuina fiero di essere caduto sotto la lama di qualcuno così superiore a me." Concluse con un tono furioso.
Il ragazzo stettè in silenzio per qualche istante." Se mi accusi di questo dimmi Zoro..." Mormorò Rufy rimettendosi in piedi con tutta calma. " Perché hai preso la mia mano in quel momento? Avresti potuto non afferarla..." Continuò a dire pulendosi gli abiti sporchi di terra. " Avresti potuto continuare a combattere senza badare a me..." Disse ancora avvicinandosi a Zoro le cui mani sembravano tremare. " Invece l'hai presa e con forza anche..." Gli mormorò ormai dinnanzi a lui fissandolo dritto negli occhi. " Tu, hai avuto paura non è vero? Paura di morire prima di essere riuscito a soddisfare la tua vendetta, paura di pensarti debole come fosti allora in quel lontano passato..." Zoro non rispose ma rimase zitto. " Sul serio saresti voluto morire contro un pazzo come quello? Davvero pensi di essere arrivato al tuo massimo prima ancora di aver affrontato quell uomo?" Gli chiese battendo un pugno sul petto del compagno che indietreggiò per la botta.
" Quando arriverà quel giorno prometto che non interferirò nella tua lotta, se vorrai morire ti farò contento ma, fino a quel momento, non permetterò che tu muoia." Concluse con uno sguardo serio in viso che non sembrava ammettere repliche.
Uno scalpitio di cavalli e alcune imprecazioni li avvisarono che gli altri si stavano avvicinando. " Adesso non ne parliamo che resti fra noi." Sussurrò Rufy a Zoro ormai in silenzio e fecero cenno ai compagni la via era sicura.


-


Ichigo seguiva i soldati in marcia in silenzio. Ogni tanto parlottava con Renji oppure con Rukia ma, a parte questo, si sentiva nervoso. Era la prima volta che partecipava a una vera campagna e, sapendo quanto fossero pericolosi i kunoishi, ebbe un brivido lungo la spina dorsale.
" Cerca di stare calmo..." Mormorò Renji accanto a lui vedendo il suo nervosismo e bloccandolo con la mano dalla marcia. " Stare così ti farà solo male." Aggiunse serio e preoccupato per lui.
Ichigo stava per replicare quando, un rumore di zoccoli lo fece voltare a destra.
" Siete qui per marciare non per parlare." Affermò una voce saccente che, per Ichigo fu fastidiosa e odiosa in un solo secondo.
" Ci scusi Byakuia-sama ci rimettiamo subito a ritmo." Rispose Renji prima del ragazzo arancio che, alla vista del nobile, stava diventando rosso di rabbia.
" Sarà meglio, non voglio dover usare la discliplina anche con soldati che non sono miei." Ammise con lo sguardo che saettava verso quello del samurai più giovane che ricambiava la stessa intensita. " Credevo che fossi in cima alla colonna fratello." Disse Rukia che, vedendo i due rallentare, si era stoppata per capire cosa fosse successo.
Lui scosto lo sguardo sulla sorella. " Quello sarebbe stato il posto che spettava anche a te ma..." Fece una pausa fissando di nuovo torvo gli altri due samurai. " Preferisci passare il tuo tempo con la feccia." Concluse con un tono freddo e di disgusto.
" Si da il caso che loro siano miei compagni." Replicò la mora senza alcun timore. " Mi hanno mostrato più rispetto di quanto abbiano fatto molte altre persone." Aggiunse con un tono freddo come quello del fratello maggiore.
Byakuia sospirò quasi rattristato da quella risposta. " Sei solo una povera sciocca meriti proprio di stare con questi reietti." Mormorò ancora prima di tirare le redini e allontanarsi da loro. Una volta
" Rukia..." Borbottò Renji invelenito. " Tuo fratello è davvero una merda lo sai?" Concluse infine, ricevendo, come risposta solo silenzio.


-


" Allora, cosa vorrebbe sapere mio signore?" Domandò Kenshin piuttosto nervoso e seduto sul tatami con davanti un tavolino con sopra una tazza di tè ancora caldo.
" Da dove vieni? Il tuo accento non mi sembra appartenga a nessuno di questi paesi limitrofi al nostro." Chiese Shige con un velo di curiosita nel tono di voce.
" Bhe vengo da un paese vicinoa Kyoto ho passato lì la mia infanzia." Rispose rapido lui sapendo quanto, quella città, fosse lontana da quella regione e perciò impossibile indagare.
" Immagino che sia lì che hai imparato il tuo stile." Ammise il damyo con fare sicuro distogliendolo da quel pensiero.
" Si, il mio maestro mi ha insegnato quello che so proprio vicino a quella città. Anche se è stata dura visto quanto era severo." Disse ridendo e facendo emergere un sorriso su Shigeshige che poso la tazza sul tavolino. "L'ho trovato molto curato e rapido nei movimenti il tuo modo di lottare e molto più elegante rispetto al modo con cui combatte Gintoki." Disse ancora.
" Da come si muoveva non sembra per niente padroneggiare alcuno stile." Rispose il rosso. " Invece bhe anche lui ha dovuto fare un'po di pratica." Replicò Shigeshige lasciando, sul volto di Kenshin un'espressione confusa per
quello che aveva scoperto. Lo aveva visto lottare nel bosco e anche contro di lui e, per come gli sembrasse, il bianco si muoveva più guidato dal suo istinto che da altro.
" Ha avuto un insegnante anche lui?" Domando veramente interessato alla cosa.
Il damyo si versò altre tè restando in silenzio e poi, dopo aver appoggiato la caraffa, rispose:" Si. Anche lui ha avuto un maestro piuttosto famoso a dire il vero..." Prese a dire con un tono di voce non più scherzoso ma tetro. " Fu proprio quell uomo a portarmi Gintoki quando aveva solo sei anni e che se ne ando quando ne aveva a malapena dodici..." Continuò a dirgli. " Per sei anni ha insegnato l'arte della scherma e tutto quello che Gintoki sa fare anche se, con la testa dura che si ritrova, c'ha messo un sacco per tutto il resto che non fosse mulinare una spada." Aggiunse quasi ridendo e rasserenandosi sul viso che prima si era scurito.
" E perché non l'ha portato con se? Di solito i maestri spadaccini usano tenersi gli allievi fino a che non hanno acquisito tutto lo stile o almeno per me fu così." Mormorò di rimando restando allibito dalla cosa e anche dallo sguardo del moro che tentennava a quella dichiarazione.
" Il suo sensei è sempre stata una persona molto particolare..." Riprese a dire. " Non si ferma mai in un posto per più di qualche anno e, quando mi porto questo suo giovane discepolo ne rimasi piuttosto allibito nessuno se lo aspettava." Concluse senza aggiungere altro.
" E come si chiama il suo insegnante?" Chiese ancora il rosso.
" Il suo nome era Shoyo." Mormorò semplicemente senza dire altro.


-


" Sei proprio sicuro di quello che dici?" Chiese Takasugi all'interno di quella sua stanza nascosta nella sua residenza.
" Si, Jirocho mi ha detto proprio in questo modo." Rispose Gintoki ancora con l'affanno. Dopo essere stato alla periferia anziché tornare al palazzo aveva preferito uscire dalla città e andare da lui. Takasugi aspirò dalla pipa che aveva in bocca.
" Se anche fosse vero perché hai preferito dirlo a me? Anziché a Shigeshige oppure Katsura? Infondo io controllo una regione minore dei domini di Sorachi al contrario degli altri due." Mormorò di rimando. Quando aveva visto il bianco di fronte alla propria residenza era rimasto allibito nonostante fossero amici solitamente si rivolgeva per consigli agli altri due non certo a lui.
" Mi avrebbero detto che non so farmi gli affari miei e che mi preoccupo troppo." Replicò schiettamente ricevendo un cenno d'assenso.
" Sarò sincero c'e molte poche cose che possiamo fare e credo che anche Shige e Katsura ci siano già arrivati..." Ammise di malavoglia lui. " Se anche aumentassimo la sicurezza delle vie d'entrata potrebbero decidere di passare da punti non sorvegliati oppure potrebbero corrompere le guardie..." Continuò a dire rimuginando. " Senza contare che, non sapendo chi gli appoggia e ne avendo sospetti, se iniziassimo a sorvegliare gli ex fedelissimi e ci scoprissero appariremo deboli e Shige potrebbe incazzarsi con noi per il nostro modo di fare." Aggiunse serio.
" Perciò abbiamo le mani legate?" Chiese infine il bianco di fronte a tutte quelle spiegazioni che gli avevano abbassato ancora di più il morale.
" Esattamente in qualunque modo facciamo il nostro possibile nemico potrebbe comunque portare danni." Disse senza alcun dubbio.
" Maledizione." Sibillò il bianco frustrato.
" E riguardo all'ultima cosa che ti ha detto?" Chiese stavolta Takasugi sorprendendo Gintoki. " Cosa provi per il suo arrivo?" Domando ancora. Gintoki non rispose ma riflettè. Sapeva quanto quell uomo fosse forte e era conscio delle ben poche possibilità che aveva anche solo di sperare di batterlo ma, non si poteva tirare indietro.
" Ho giurato fedelta a lord Shigeshige..." Prese a dire con una voce decisa. " Se il corvo si presenterà lo affronterò a testa alta..." Continuò a dire stringendo con forza i pugni. " Non gli permetterò di distruggere quello in cui credo." Concluse più convinto che mai di volerlo sconfiggere.










ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo ^_^ grazie a chi legge e recensisce spero che la storia vi stia piacendo.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***



InuyashaXOnePieceXNarutoXBleach



La banda si era appostata lungo la strada in uno dei tanti punti di ristoro messi a disposizione per i mercanti e i viaggiatori e, mentre Sanji finiva di cuocere il pranzo, Chopper controllava Franky e Usop nascondeva l'oro appena rubato Nami si era messa di fronte al duo dei casinisti per eccellenza.

 " Ascoltatemi bene..." Dichiarò apertamente con Zoro e Rufy che la fissavano cercando di rimanere attenti nonostante l'odore di cibo fosse piuttosto invitante.
 " Oggi arriveremo alla città principale di Sorachi sapete cosa vuol dire giusto?" Gli chiese cercando di tenere un tono calmo.
" Si, che andremo da Brook." Rispose rapido Rufy ricordando come, il loro contatto di Sorachi, avesse una casa proprio dentro la città e da cui prendeva informazioni per furti e altro.
" Si, ma ancora più importante dovremmo affrontare i controlli per entrare..." Mormorò Nami indicandoli. " Vi conosco fin troppo bene e so che, come minimo, potreste combinare qualcosa perciò..." Fece notare il carro su cui Franky era ancora sdraiato. " Vedete di non fare casini, intesi?" Gli chiese speranzosa almeno per quella volta.
" Io non creo casini perché mi hai incluso in questa storia." Replicò Zoro piuttosto stizzito di essere stato messo alla pari del suo capo.
" Vedendo il tuo atteggiamento da ieri mi è sembrato corretto inserirti." Rispose la ragazza seria e incrociando le braccia al petto.
 " Va bene Nami..." Disse Rufy dandogli una pacca sulla spalla mentre si metteva in piedi. " Cercheremo di stare buoni specie per Franky." Ammise fiducioso.
In quel momento non si potevano permettere ne risse o altro lo sapeva bene anche lui. Ma, conoscendo il suo atteggiamento, era corretto da parte di Nami di mettergli in guardia odiava le ingiustizie o qualsiasi altro insulto a lui oppure al suo gruppo e lo aveva dimostrato già in più occasioni in cui aveva pestato qualche tizio che si era permesso di mancargli di rispetto.

 " Ehi è pronto Sanji? Io ho fame." Urlò rivolto al biondo che, su un fuoco, stava arrostendo uno dei conigli catturati ieri da Usop.
 " Si, è quasi pronto. Ancora due minuti." Replicò il bandito senza togliere gli occhi dalla brace. E, mentre il duo si dirigeva lì, Nami sospirò stanca.
" Vedrai che andrà tutto bene." Mormorò Robin con un sorriso sincero e avvicinandosi a lei. " Lo spero davvero." Ammise con un brutto presentimento.


-


" Coraggio, fa come ti ho insegnato." Borbottò Zenzou per la decima volta al biondo che, nuovamente, si scagliò con foga verso di lui. Naruto eseguì un veloce manrovescio ma, l avversario, scostò l'attacco con leggerezza usando la mano sinistra e, caricando un destro, colpì in pieno l'addome del giovane ninja facendolo sobbalzare e finire a terra.
" Devi essere più veloce nei tuoi attacchi..." Rimarcò ancora il maestro vedendo che si rimetteva in piedi nonostante le gambe tremolassero. " E inoltre cerca di crearti una difesa più solida se un tuo nemico avesse avuto un'arma anziché un pugno come questo saresti morto subito." Aggiunse con severita mentre lui si ributtava all'assalto stavolta con un calcio diretto al fianco destro. Zenzou fece per spostarsi ma, il giovane, abbassò di scatto la gamba e puntò stavolta con un rapido sinistro lasciando di sasso, per un secondo, il ninja più esperto che, sorridendo, alzò la mano destra per parare il colpo e cercò di reagire con un destro che, stavolta, fu fermato anche se a fatica.
" Come sono andato?" Chiese Naruto col fiatone per via di tutti quei movimenti così veloci.
" Direi molto meglio ma..." La gamba destra di Zenzou si alzò di scatto sferrando una ginocchiata all'inguine del ragazzo facendolo indietreggiare. " Mai fermarsi a parlare con il nemico." Concluse mentre Naruto si chinava in preda a dolori.

" Forse c'e andato troppo pesante Zenzou-san." Disse a bassa voce Hinata che, seduta in un angolo, si cercava di riprendere dall'allenamento che aveva fatto prima del compagno.
" Ma no..." Rispose lui di rimando sorridendogli. " Se la caverà benissimo." Aggiunse vedendo il biondo distendersi per riprendersi dalla botta e la fatica.
 " Perché anziché andare in missione non ci fa che allenare e visitare il posto? Sono stufo." Borbottò di ripicca Naruto col poco fiato che aveva in corpo. Erano lì da più di cinque giorni e, ancora, non avevano fatto altro che allenarsi e a ispezionare i punti nascosti della città e la campagna.

" Te l'ho già spiegato..." Riprese a dire Zenzou con pazienza. " Per fare quello che vi chiederemo dovrete acquisire la conoscenza di ogni punto della città oltre a migliorare come abilità." Mormorò con calma. Capiva il desiderio di quel genin di voler fare molto di più ma, al loro livello, potevano fare ben poca cosa per quello che sarebbe potuto arrivare. " Comunque adesso devo andare. Riposatevi un'po più tardi vi porterò in un altro posto." Disse facendogli un cennò e uscendo dal separè.

" Come stai Naruto-kun?" Chiese la ragazza avvicinandosi accanto a lui.
 " Potrei stare meglio." Ammise con tutta sincerità.
Essere sbattuto a terra di continuo non era certo una cosa molto onorevole o piacevole specie per lui. Era stato piuttosto abile nel corpo a corpo al villaggio e, vedere la differenza abissale che lo separava da quel tizio lo rendeva nervoso.

" Coraggio infondo con i sensei al villaggio era più o meno lo stesso no?" Mormorò Hinata cercando di confortarlo. Avrebbe voluto avvicinarsi di più a lui e, ora che finalmente erano soli e lontani dagli altri del villaggio, forse ci sarebbe riuscita. Era sempre stata una ragazza fin troppo timida e insicura ed era conscia di questa debolezza che non era mai riuscita a superare e, vedendo quel suo coetaneo in azione più e più volte aveva desiderato d'essergli pari almeno un giorno. " Vedrai che riuscirai a  farcela Naruto-kun." Aggiunse con un sorriso.

" Si, però è sempre fastidioso essere presi a pesci in faccia." Disse il biondo con tutta sincerita fissando la kunoichi accanto a lui. " Devo essere sincero inizialmente avevo dei dubbi a stare in team con te..." Prese a dire lasciando Hinata di sasso per quella dichiarazione senza peli sulla lingua. " Ti ho sempre vista così timida e impacciata che credevo non fosse possibile fare squadra con te ma..." Sorrise a Hinata che sembrò riprendere un briciolo di colore a sentire quel ma. " Sono contento di essermi sbagliato perché mi sta piacendo essere qui con te." Concluse mettendosi in piedi e lasciando completamente imbambolata la giovane.
" Che ne dici andiamo a mangiare qualcosa?" Gli propose Naruto scuotendola un secondo visto che non accenava a muoversi minimamente.
" Ah, si certo." Rispose lei dopo qualche colpetto sulla spalla e riprendendo, in parte, il controllo su di se. 


-


" Ma ci vogliamo dare una mossa qui?!" Sbraitò Inuyasha piuttosto seccato di essere in coda da più d'un ora per riuscire a entrare nella città. Se fosse giunto lì come nobile sicuramente sarebbe stato tutto molto più semplice e se ne rendeva ben conto ma, in quel momento, desiderava di essere arrivato lì come Inuyasha figlio del damyo e non come un contadino qualsiasi.

" Coraggio, abbi pazienza." Mormorò Miroku accanto a lui e cercando di tenere buono l amico che, nel suo regno, non era per niente famoso per la sua pazienza.
 " E oltretutto dove diavolo è finito Sakamoto?" Chiese a Miroku notando che, il mercante, era sparito da più di mezz'ora chissà dove lasciandoli lì.
" Da quanto ho capito aveva alcune cose da sistemare per le persone di questa carovana, vedrai che presto arriverà." Dichiarò fiducioso il moro. Inuyasha sbuffò piano. Cominciava a spazientirsi e anche parecchio.
" Scusatemi nobili signori..." Cominciò a dire una voce femminile alle loro spalle e che li fece voltare. " Vi darebbe noia se passassimo avanti?" Chiese con cortesia quella giovane dai corti capelli rossi e un kimono piuttosto succinto. " Abbiamo un ferito a bordo del nostro carro e vorremmo farlo curare il prima possibile." Aggiunse Nami indicando il punto su cui si trovava il resto della combriccola intenta a parlottare tra loro senza distogliere lo sguardo da quello che succedeva.

Inuyasha la osservò storto. - Se crede di farci fessi si sbaglia.- Pensò fra sè e sè pronto a dire un sonoro no ma, non appena pensò quello, vide già la figura di Miroku attaccata alla mano destra della giovane che lo guardò confusa.
" Ma dove sei stata fino a questo momento amore mio?" Chiese il moro con tono suadente. " Ti ho cercata in lungo e in largo e adesso eccoti qui per me." Aggiunse.
" Ohi tu  lascia subito la sua mano capito?!" Si sentì urlare da un biondino da sopra il carro che sembrava quasi ringhiare al contrario di altri due che se la ridevano divertiti.
" Vedi di darti una calmata Sanji con quante volte lo fai te, non dovrebbe sorprenderti la cosa." Dichiarò un tizio con un naso fin troppo sproporzionato e che stava sul davanti.
 " Credo che mi hai confuso con qualcun'altra mi spiace." Ammise Nami che tolse la mano di Miroku dalla sua.
" Ma no..." Scosse la testa lui convinto e mettendo una mano sulla sua vita sottile facendola sussultare e facendo aumentare anche i ringhi. " Tu sarai la madre dei miei dodici figli e sono sicuro che sei tu." Concluse facendo sbiancare la rossa così come il resto della banda le cui risate si arrestarono fatta eccezione per il ringhio che si fece più intenso.
 " Ed ecco che ci risiamo..." Borbottò Inuyasha sbattendosi una mano in fronte. - Il lato maniaco è uscito fuori.- Pensò fra sè e sè ancora notando lo sguardo sconcertato della giovane ancora interdetta.
" Miroku ti sei scordato di Sango per caso?" Gli chiese facendo venire dei brividi lungo la schiena del samurai. " Lei è ancora la che ti aspetta vuoi sul serio farla arrabbiare? Domandò ancora il nobile vedendo che subito mollò la presa su Nami.
" Ecco, bravo..." Disse con severità Inuyasha ricevendo un occhiataccia da Miroku. " Scusatelo ma, purtroppo, mio fratello fatica a contenersi in presenza di donne." Mormorò Inuyasha guardando storto il compagno.
 " Oh, non ti preoccupare ci siamo abituati anche noi." Disse Usop indicando Sanji che ancora schiumava di rabbia per quello che era appena successo.
" E comunque mi spiace ma non possiamo cedervi il nostro posto. Stiamo in coda da ore anche noi." Ammise Inuyasha per poi ridargli le spalle fregandosene.
" Glielo chiedo per favore." Continuò a dire Nami con tono gentile vedendo già, il volto di Rufy, scurirsi per quel tono che aveva usato con lei lo sconosciuto. " Infondo si tratta solo di un posto, niente di più e..."
" Mi avete rotto non me ne frega un cazzo del vostro compagno!" Sbottò Inuyasha girandosi furioso verso di lei e interrompendola. " Per me può benissimo morire." Aggiunse senza alcun timore. Nami stava per dire qualcosa in risposta quando, una mano, si poso sopra la sua spalla.
" Hai fatto abbastanza, non ti preoccupare Nami..." Gli sussurrò Rufy con uno sguardo omicida negli occhi rivolto all'abitante di Takaheshi.
" Chiedi scusa." Disse Rufy stavolta a Inuyasha mettendosi di fronte e fissandolo.
Lui sputò a terra. " Non vedo perché dovrei." Replicò stizzito dal tono che, quel plebeo, si era permesso di usare.

" Risposta sbagliata." Sussurrò a bassa voce  Rufy prima di scagliare un potente destro che prese in pieno il naso di Inuyasha che, andando all'indietro, subì un secondo colpo in pieno sulla mascella che lo fece barcollare per qualche metro ma, prima che potesse colpirlo con un sinistro, Miroku intervenne con una gomitata al fianco del capobanda distanziandolo dall amico ancora scombussolato.

" Vedi di tenere a freno le mani bamboccio..." Disse in maniera fredda. " Ammetto che, il suo comportamento, è stato irrispettoso ma non vedo come questa tua azione ne valga la pena." Aggiunse mentre Rufy cercò di prenderlo con un destro che Miroku scansò spostandosi sulla sinistra e, prima che potesse proseguire nell'offensiva, sollevò Rufy per poi sbatterlo a terra.

 " Prendi questo." Disse Sanji soppragiungendo e sferrando un calcio alto che, il samurai, a malapena, riuscì a parare visto l'assalto inatteso.
" Posso passare sopra che ci hai provato con la mia dolce Nami-san ma..." Caricò un secondo calcio stavolta prendendo in pieno lo stomaco del suo avversario che si piegò in due dal dolore.
" Non intendo passare sopra a chi colpisce un mio compagno." Concluse eseguendo una giravolta pronto ad attaccare di nuovo se non che, in quel momento, Inuyasha lo placcò gettandolo al suolo e puntandogli un coltello alla gola.
" Fa solo una mossa e giuro che ti uccido sporco bastardo." Sibilò col sangue che gli colava dal labbro colpito da Rufy  prima e un cipiglio per niente rassicurante. 
" Osa solo avvicinare la lama al collo di questo idiota e giuro sugli dei che ti stacco la testa." Ringhiò Zoro con la spada sopra la testa del moro preparandosi a tagliare aldila delle conseguenze.

" Finitela subito?!" Urlò Sakamoto mentre, la spada di Zoro, stava per abbattersi sulla figura supina di Inuyasha e venne bloccata da quella di una delle guardie.
" Siete forse impazziti?!"Sbottò ancora il mercante rivolto a Inuyasha e Zoro mentre, alcuni della carovana, andarono alla figura di Miroku ancora a terra per il colpo appena preso dal biondo.
" Non è permesso combattere di fronte alle porte della città. Se volete massacrarvi andate altrove ma non qui." Continuò a dire mentre le guardie, richiamate dal trambusto, accorsero lì circondando il gruppo.
 " Mi spiace, non volevamo certo portare tutto questo scompiglio..." Disse subito Nami mettendosi davanti a Sakamoto. " Avevamo chiesto di passare avanti a quei due ma, dopo la loro risposta, i miei amici hanno perso la testa per le condizioni del nostro compagno..." Spiegò la rossa chinando il capo. " Mi spiace molto concluse con un tono rammaricato.
 Sakamoto sposto lo sguardo sul carro vedendo la figura agonizzante di Franky distesa.
" Molto bene..." Prese a dire con un tono serio. " Per questa volta siete perdonati ma che non succeda più." Replicò ancora mentre dava una mano a Inuyasha a rimettersi in piedi.
" Ehi, tipo dai capelli verdi..." Gli urlò Sakamoto mentre Inuyasha e Miroku entravano in città. " Sei stato fortunato ad aver estratto le spade solo qua fuori e non in città." Dichiarò convinto con un cipiglio così serio da non sembrare nemmeno la stessa persona di qualche ora fa.
" E perché mai?" Chiese Zoro per niente impressionato mentre risaliva sul carro.
" Se tirerai fuori la tua spada mentre sei dentro Sorachi sappi che non sarà delle guardie che ti dovrai guardare le spalle..." Prese a dire con una velata minaccia. " Ma dallo Shiroysha e credimi nessuno vorrebbe mai trovarsi davanti un simile mostro." Concluse prima di girarsi e dirigersi aldila del cancello. Mentre quello strano tizio se ne andava Zoro fu preso da una grande curiosita  e, un ghigno, si formò sulle sue labbra si questo posto era appena diventato davvero interessante.


-

Il campo per la notte stava venendo su a vista d'occhio. Ichigo notò già la presenza di alcuni spuntoni sul terreno per delimitarne lo spiazzo e, alcuni cavalieri, correvano nelle varie direzioni per confermare se i nemici stavano arrivano e da che parte.
Con occhi attenti Ichigo vide lo spettacolo che  si stagliava dinnanzi a lui un'immensa vallata lussureggiante. I rumori degli ordini che venivano sbraitati e i passi pesanti di chi faceva avanti e indietro disturbavano quella visione fin troppo tranquilla. - E' qui che quindi dovremo lottare.- Pensò fra sè e sè il giovane samurai notando, dalla direzione opposta, un'ingente mare di uomini diretti verso di loro. " A quanto pare dovremmo combattere prima del previsto." Disse Renji arrivato in quel momento e madito di sudore. Ichigò annuì lo scontro ormai era imminente.









ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo :) spero che la scena da rissa vi sia piaciuta avevo avuto dubbi ma volevo vedere di creare già trascorsi tra due manga diversi ed ecco qui.
Anche lo scontro sta per cominciare e vedrete cosa accadrà.
Grazie a chi legge e recensisce alla prossima.



 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Bleach 


L'esercito dei Kunoishi si estendeva per tutta la vallata dinanzi a loro.

Ichigo, con al suo fianco Renji, fissava con occhi attenti lo schieramento nemico che, immobile sembrava aspettare il momento più opportuno per agire. Il sole si era alzato ormai da qualche ora e, nonostante entrambi gli eseciti si fissassero da tempo, nessuno dei due aveva fatto mosse durante la notte.
Il vento cominciò a soffiare forte da ovest facendo sventolare le bandiere e smuovendo gli alberi attorno a essi.

" Dici che stanno aspettando la nostra mossa?" Gli sussurrò Ichigo in un orecchio a Renji.
" Credo di si, sanno che sono in netta superiorità numerica. Il terreno però è a  vantaggio nostro essendo rialzato anche se, coi loro dannati archi, sono tra i migliori lo sai." Mormorò di rimando il rosso.
Ichigo annuì per quella spiegazione. Vedendo quel numero immenso di nemici fu preso, per un'istante, da un senso di panico e la sua mano guantata corse ad afferrare l'elsa della sua spada. - Devo farcela.- Pensò mentre, come tutti gli altri aspettava l'inevibitabile ordine.


-


Jugram, dal suo cavallo, fissava lo schieramento nemico con fare curioso avevano preso l'intera parte rialzata della valle e si erano avvicinati molto al bosco dietro di loro che, in caso di ritirata, gli avrebbe potuto offrire riparo oltre che all'uso di tattiche di guerriglia. - La loro posizione è ottima anche io, fossi arrivato prima, avrei preso quel lato.- Riflettè fra sè e sè.
 " Non intendono fare un passo eh..." Mormorò uno dei suoi secondi in comando affiancandolo e distogliendolo dai suoi pensieri. 
" Se non vogliono venire loro da noi..." Disse mentre alzava la mano destra. " Saremmo noi ad andare da loro." Concluse il comandante abbassandola d'impeto. A quel segnale, l'intero esercito, si mosse come un sol uomo.


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Shunsui, alla vista del movimento nemico, sorrise divertito. - Vediamo chi la spunterà.- Pensò deciso anche lui. Essere i primi a muovere non era mai la scelta migliore lo aveva imparato a sue spese giocando a shoji e, come quel gioco, anche la guerra per lui era simile.
" Date l'ordine il fianco sinistro e destro inizino l'avanzata sui lati. Il centro resti indietro e si prepari ad ingaggiare il nemico non appena le due ali saranno occupate!" Gridò a pieni polmoni ai suoi vice.
 A quelle parole, i lati, iniziarono a correre veloci verso i propri nemici. Una selva di frecce partì dalle retrovie di entrambi gli schieramenti oscurando il cielo. La battaglia era iniziata.


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https://www.youtube.com/watch?v=Ylyqoxh-cXk&feature=share&fbclid=IwAR2cg5VaMmYmnKdRjK5AM16sJepYTyq-ZzWjGtjlMy6KRxVkjxuqSIGI_dQ 


Vedendo gli uomini davanti a lui iniziare a correre Ichigo gli seguì di rimando verso la marea di nemici che gli si parava davanti e che gli andava addosso. Avvertì il sibillo delle frecce farsi sempre più vicino e cercò di stare più allerta che mai per evitarle. Sentì le grida dei compagni, attorno a lui, cadere per via dei proiettili e accelerò il passo per non rischiare di essere preso a sua volta. Un nemico gli si mise dinnanzi armato di lancia pronto a colpirlo con un affondo. Di scatto si sposto sul lato e, rapido, colpì in pieno il petto del suo avversario trafiggendolo da parte a parte. Non appena il corpo dei quello si accascio non ebbe il tempo di esultare che, altri, si dirigevano verso di loro a tutta velocità. Con un balzo si porto di fronte al nuovo nemico e lo decapitò un terzo gli arrivò da sinistra bloccò la lama con la propria spada per poi, con un veloce arco, aprire uno spacco nell'addome facendo inondare la sua corazza di sangue.

" Coraggio avanti!" Urlò ai suoi commilitoni spingendoli verso lo schieramento kunoyshi che aveva iniziato a compattarsi per bloccare la loro avanzata diretta verso il centro del loro esercito. A un certo punto, una chioma rossa, sembrò apparire dal nulla e lo superò di gran carriera cominciando a trucidare chiunque gli si mettesse davanti con una tale ferocia che, persino gli alleati, ebbero paura ad avvicinarsi per timone di essere presi in pieno.
 " Ichigo sposta gli uomini più verso il fianco destro cerchiamo una breccia lì!" Gli urlò Renji prima di precederlo di nuovo seguito a ruota da altri uomini e scagliandosi con forza contro il primo soldato con scudo che aveva cercato di bloccargli la strada e che si ritrovò infilzato con forza nel petto. " Levatevi di torno!?" Gridò ancora scuotendo la spada e iniziando a mulinarla per farsi spazio per poi attaccare con un rapido fendente un secondo avversario a cui stacco la testa di netto e che volò in mezzo a loro e, seguendo l'esempio del suo senpai, Ichigo gridò a piena forza e si buttò al suo fianco pronto a continuare a combattere.


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Jugram osservò quello spettacolo senza alcun dubbio o pensiero nefasto. Si aspettava una simile forza dai loro nemici storici e, vedere come le forze fossero così bilanciate, lo fece sorridere soddisfatto.
-Non mi aspettavo di meno da voi.- Pensò fra sè e sè mentre, il suo sguardo, si soffermò sul fianco destro che sembrava subire maggiormente l'offensiva.
 " Bazādo." Mormorò al suo secondo in comando un uomo alto dal fisico snello e dalla corta chioma rossa.
" Si, mio signore." Disse in risposta avvicinandosi a lui.
 " Da ordine..." Prese a dire. " E' il momento che i nostri archi cantino." Concluse facendo ridacchiare il sottoposto che, subito, eseguì un sonoro fischio. I soldati, nascosti dietro Jugram, riposero la spada nel fodero e, con movimenti rapidi, estrassero i loro lunghi archi da dietro la schiena mettendosi dinnanzi a lui.
" E' giunto il momento della caccia grossa miei cacciatori delle montagne..." Prese a gridare mentre gli arcieri si mettevano in posizione con le frecce piantate al suolo per estrarre più velocemente. " Uccidete le prede che vedete, non abbiate pieta come loro ebbero per i vostri padri..." Continuò vedendo come, le mani di molti, tremevano dall'eccitazione mentre tendevano l'arma al massimo con la freccia inserita. " Scoccate!" Concluse con una semplice parola mentre, un fortissimo sibilo, sembrò levarsi da tutto lo schieramento diretto lungo il fianco destro.


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La freccia manco di poco la guancia di Ichigo e si conficcò nella testa di un suo compagno alla sua destra e, mentre altre stavano per abbattersi su di loro, Renji lo spinse di lato evitando la selva che, come una burrasca, aveva preso a cadere su di loro.
 " Non distrarti e sta attento cazzo!" Esclamò il rosso con del sangue che gli colava dal braccio destro preso di striscio da una delle frecce.
 " Che cavolo succede?!" Proruppè Ichigo sentendo, oltre ai rumori della battaglia in corso, anche i rantoli dei soldati presi in pieno da quel fiume di colpi.
" A quanto pare sono entrati in scena i Vandenraihi." Rispose brevemente Renji uscendo allo scoperto e unendosi ai superstiti.
 " E chi sarebbero? Credevo che, quelli che hanno scagliato fino a qualche istante fa, fossero già i loro arcieri migliori." Replicò Ichigo riprendendo la loro carica verso l'assemblamento nemico che sembrava esserci rafforzato in quel breve istante.
" Quelli a malapena sono contadini oppure cacciatori di bassa lega..." Gli spiegò Renji ricordando quello che gli aveva raccontato suo padre tempo fa. " I Vandenraihi sono una truppa composta da duemila arcieri tra i migliori tiratori che il loro intero regno fornisce." Concluse serio in volto e con un velo di preoccupazione. Se il nemico si era portato dietro tutti e duemila quei cecchini erano in guai enormi sul serio e questo lo sapeva. " Dobbiamo sfaldare questo fianco ad ogni costo." Riprese a  dire il rosso stringendo con forza l'elsa della katana mentre, aumentando la loro velocità, si prepararono a piombare nuovamente nei ranghi nemici.


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Shunsui aveva visto lo sfacello che, quei dannati, avevano combinato sul fianco destro e imprecò a bassa voce. Si aspettava che quei bastardi uscissero fuori ma non così presto. " Date ordine ad alcune unita del centro di fiancheggiare quelli sulla destra dobbiamo impedire che le nostre truppe vengano fermate." Ordinò al suo secondo mentre qualcosa attirò la sua attenzione aldila dei combattimenti in corso.
" Byakuia..." Mormorò mentre il moro gli si avvicinò.
" Si, Karo-Shunsui?" Chiese con rispetto. Il superiore gli indicò quel nuvolone di polvere che sembrava avvicinarsi a loro.
" Prendi i tuoi duemila cavalieri e cerca di capire chi sono. Nel caso fossero unita Kunoyshi intercettale senza subire troppe perdite nel caso la situazione sia drastica retrocedi subito." Gli disse con un tono preoccupato. Aizen era impossibile che fosse già arrivato perciò quelli che stavano arrivando erano amici o nemici?
" Sarà fatto, le manderò un messaggero nel caso."Annunciò Byakuia chinando la testa e andando di gran carriera verso i suoi reparti. Shunsui, mentre lui se ne andava, osservò il campo di battaglia per qualche istante. - Forse ho fatto male i miei conti.- Pensò fra sè e sè con uno strano presentimento.


-


L'esercito hollow correva di gran carriera lungo la piana. Grimmjow, Ulquiorra e una donna, alta dai corti capelli biondi e uno sguardo glaciale, stavano guidando la carica verso il luogo in cui si stava tenendo lo scontro che avevano avvistato a distanza.

 " Finalmente una bella zuffa!" Gridò appieni polmoni Grimmjow portando una mano sopra l'elsa della spada che non vedeva l'ora di sguainare. " Dati una calmata..." Mormorò Ulquiorra con un tono pacato e notando, a distanza, un comitato di benvenuto di Kubo. " A quanto pare ci hanno notati." Ammise per niente colpito dalla cosa.
 " Che palle!" Esclamò stizzito Grimmjow. " Speravo di entrare nella mischia." Sbottò ancora per niente intenzionato a giocare con quei cavalieri il cui numero era pressochè misero per loro.
" Di quelli me ne occuperò io..." Annunciò svogliatamente la donna al loro fianco. " Voi portate un gruppo di nostri nella mischia e vedete di portare un'po di caos." Aggiunse  fiduciosa. Grimmjow sorrise a quell'affermazione.
" Molte grazie Taisho-Tia." Disse ironico per poi fare cenno e, con Ulquiorra al fianco e un centinaio di uomini, si distaccò dalla forza principale dirigendosi, a tutta velocità, verso il fianco destro.


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https://www.youtube.com/watch?v=jbCvn1ltD0U


Il gruppo di Ichigo continuava a farsi largo nonostante il fuoco serrato e i soldati nemici sempre più numerosi. Il giovane scansò un affondo e ne bloccò un altro con rapidita per poi eliminare un terzo aggressore tagliandogli la mano e proseguire. Stava per voltarsi e vedere dove fosse Renji quando, una carica di cavalieri, arrivò dal nulla sulla destra iniziando ad attaccare e creando confusione in tutti e due gli schieramenti. Ichigo evitò per un soffio un colpo di lancia arrivato dal fianco sinistro e poi, ne bloccò un secondo deviandolo a fatica.
" Chi diavolo sei?!" Proruppè Ichigo furioso.
 Dalla polvere che si era alzata si mostrava una figura longinea e bianca come il latte rivestita di un armatura leggera che, nella mano destra, stringeva una lancia. Senza rispondergli si buttò di nuovo sul samurai che, per evitare quell'affondo, eseguì un balzo indietro rimanendo comunque in guardia.
" Sei un dannato hllow non è vero? Chi diamine sei? Domandò ancora cercando di riprendere fiato almeno per un'istante.
Lo sconosciuto lo fissò per qualche istante mentre, attorno a loro, la battaglia continuava a imperversare e i suoni sembravano come ovattarsi mentre si concentrava completamente sul giovane samurai dinnanzi a lui.
" Perché mi chiedi il  nome? Non mi sembra che tu lo abbia fatto a coloro che hai ucciso fino ad ora." Rispose di rimando sollevando quella lancia di gran lunga più alta di lui.
 " Tu sei diverso, lo percepisco..." Dichiarò il samurai convinto. Quel tipo emanava un'aura più minacciosa di quei samurai mezza tacca dei Kunoyshi che aveva ucciso fino a quel momento. Il lanciare abbassò l'arma con impeto mettendosi subito in posizione di guardia.

" Il mio nome è Ulquiorra. Kumigashira dell'esercito degli Hollow..." Cominciò a dire studiando il più giovane. " Quanto a te non mi interessa ne il tuo nome ne altro..." Continuò mentre i suoi occhi glaciali sembravano perforare il più giovane. " Perché non sto a chiedere il nome a qualcuno che sta per morire." Concluse prima di gettarsi, come una furia, verso Ichigo che, di rimando, strinse con forza la presa sull'elsa della spada.
Ulquiorra eseguì un velocissimo affondo che, a stento, Ichigo riuscì a deviare e, subito dopo, un secondo  gli si palesò davanti agli occhi costringendolo a indietreggiare di un altro passo senza avere possibilita di contraccare contro attacchi così veloci e decisi. A un certo punto, il più giovane, fece un passo avanti cercando di mettersi in offesiva ma, l albino, per niente impaurito gli ando incontro mirando al fianco sinistro con una sferzata. Ichigo ebbe a malapena il tempo di muoversi e deflettere  in parte la lama che fu preso in pieno dall'asta sul fianco  venendo sbalzato di lato per qualche metro e rischiandone di essere anche sbilanciato e crollare a terra. Ulquiorra stava per attaccare di nuovo ma con un attacco dal basso Ichigo riuscì a impedire l'affondo decisivo e a far indietreggiare stavolta il lanciere abbastanza stupito di quel colpo inatteso. " I miei complimenti..." Prese a dire apatico. " Se non fossi stato concentrato ti avrei ucciso con questo colpo." Concluse rimettendosi in posizione d'offesa.
- E' veloce.- Pensò fra sè e sè schivando un altra sferzata e cercando di contrattaccare ma  inutilmente. - E, oltretutto, nonostante stiamo combattendo da ravvicinato, riesce a non permettermi di attaccarlo.- Riflettè ancora mentre la lancia gli sfiorò la fronte aprendo una piccola ferita da cui cominciò a gocciolare sangue.
" E' tutta qui la tua forza?" Chiese Ulquiorra roteando la lancia e poi attaccare nuovamente diretto al busto di Ichigo che, con una forza inaudita, riuscì a bloccare l'offensiva ma perdendo comunque terreno.
" No, sta a vedere bastardo." Replicò Ichigo scagliandosi verso il suo nemico.


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https://www.youtube.com/watch?v=eOGkZsuFILU

 Non appena aveva visto quell albino e gli altri maledetti hollow piombare nel mezzo della loro formazione. Renji aveva cercato di fare fronte comune con i suoi stessi uomini ma inutilmente e, quando Ichigo era sparito in quella confusione, lo aveva cercato ma, davanti a lui, si era trovato qualcun altro per niente amichevole.

" Tu dove credi di andare rosso eh?!" Esclamò con foga Grimmjow scagliandosi su Renji come una furia e incrociando la lama con lui.
" Togliti dai piedi?!" Ruggì appieni polmoni sferzando un potente colpo di spada che, l'azzurro, evitò per un soffio sorridendo e attaccando a sua volta con un affondo che Renji deviò scostandolo sulla destra e contrattaccando ma, l'avversario, si sposto sul fianco sguarnito e scagliò una veloce stoccata a cui, Renji, rispose spostandosi di novanta gradi ma ritrovandosi sbilanciato e all'indietro.
 " Niente male per uno di Kubo..." Ammise Grimmjow eccitato da quegli scambi così veloci e rigettandosi su di lui. " Coraggio balliamo ancora un'po." Gli intimò continuando a incalzare il rosso sempre più velocemente e con affondi sempre più feroci.
- Il suo stile di combattimento è tale quale al mio.- Riflettè Renji riuscendo a bloccare quell'assedio facendo cozzare la sua lama contro quella di Grimmjow con forza facendolo arrestare. " Se pensi di riuscire a fermarmi ti sbagli di grosso." Ringhiò il rosso al blu caricando un fendente diagonale che, l avversario, scansò spostandosi sulla destra.
 " Però, niente male sei un tipo interessante." Ammise Grimmjow caricando lui una stoccata che Renji schivò per un soffio provocandosi comunque una ferita sulla guancia sinistra nello scostarsi.
Renji annaspava vistosamente. Aveva combattuto sin da quando erano arrivati e, contro quel tipo, non sarebbe stato per niente facile. Stava per scagliarsi su di lui quando, dalle sue spalle, vide arrivare dei rinforzi precipitarsi verso gli scontri appena iniziati con gli hollow. Grimmjow imprecò sottovoce. " Quando trovo qualcuno d'interessante ecco che arrivano i rompipalle." Sbraitò mentre risalì sul suo cavallo. " Per stavolta ti sei salvato ma sappi che non finisce qui. Ci vedremo presto rosso!" Esclamò stizzito mentre, il resto del suo gruppo, lo seguì verso il loro esercito. E quando il nuvolone di polvere si diradò Renji individuo Ichigo a terra e con una ferita lungo il fianco destro che sanguinava copiosamente.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo della prima parte dello scontro XD devo ammetterlo credo di aver fatto un capitolo davvero fin troppo caotico grazie a chi legge e recensisce.


 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Quando Ichigò aprì gli occhi la prima cosa che vide fu il cielo stellato e alcune colonne di fumo provenire dai fuochi dell'accampamento e, i rumori che sentiva, erano lamenti oppure borbottii sparsi qua e là tra i suoi commillitoni che, davanti a quei fuochi, cercavano ristoro oltre che calore.

 " Ben svegliato." Mormorò Renji seduto accanto al suo giaciglio. Il ragazzo provo a mettersi seduto ma il rosso lo bloccò con una mano sul petto.
" Sta giù..." Gli intimo severo. " Hai una fasciatura lungo il fianco. Sei fortunato ad essere vivo il medico del campo c'ha messo un'po a medicarti. " Gli spiegò brevemente facendo tornare alla mente, di Ichigo, lo scontro con quel pazzo albino e, di come, lo avesse sconfitto e lasciato lì esanime.
 " Direi che ho fatto una figura di merda." Borbottò abbastanza stizzito e deluso di essere stato battuto in quel modo e, oltretutto, il colpo che aveva ricevuto era stato così veloce che nemmeno lo aveva visto arrivare.
 " Se vuoi che la cosa peggiori sappì che siamo stati salvati dalla carica in extremis di Byakuya..." Riprese a dire il rosso ferendolo nuovamente visto l'odio che aveva per quel tizio. " Se non fosse tornato indietro e avesse attaccato alle spalle gli hollow a quest'ora l'intera ala destra sarebbe stata massacrata e avremmo subito molte più perdite di quanto è stato effettivamente." Concluse adirato anche lui per come, il suo ultimo scontro, era andato a finire lasciandolo a bocca asciutta.
 " Rukia come sta?" Chiese Ichigo interrompendo i suoi pensieri negativi e pensando all'amica.
" Sta bene per fortuna..." Gli rispose. " Il fianco sinistro si è trovato in una situazione più stabile rispetto al nostro e, non ho idea, di come Shunsui intenda affrontare le lotte di domani visto le perdite che abbiamo avuto." Mormorò piuttosto allarmato.
 " Vedrai che qualcosa avrà in mente. Infondo è un genio tattico non indifferente lo sai." Rispose Ichigo piuttosto fiducioso sulle capacità del loro generale. Renji annuì con la testa. Si fidava di Shunsui più di chiunque altro ma, un brutto presentimento, lo stava martellando da quando erano arrivati anche gli hollow. " Sarà il caso che mangi qualcosa mi prenderesti del riso?" Gli chiese Ichigo distogliendolo dai suoi dubbi. Lui annuì e, mentre si alzava, guardò aldila del campo di battaglia verso i kunoyshi.


-


" E' strano rivederti così presto figlio mio..." Mormorò il damyo a Sesshomaru. Quando i suoi servi lo avevano avvisato che, il primogenito, era giunto lì a quell'ora della notte, gli era sembrato un fatto curioso oltre che strano sapendo benissimo come fosse schivo il figlio.

" Lo so, ma avevo bisogno di parlarti padre." Disse in maniera seria il bianco fissando il genitore freddamente.
" Di cosa volevi parlarmi?" Domandò incuriosito. Sesshomaru estrasse la pergamena che, Naraku, gli aveva consegnato qualche giorno fa. Inizialmente aveva deciso di tenerla lì senza mostrarla a nessuno ma, dei dubbi, si erano insinuati in lui e voleva toglierli rendendo il genitore e suo signore partecipe.
" Questo è un messaggio che Naraku mi ha fatto avere qualche giorno fa..." Prese a dire porgendola a lui che la osservo. " Da informazioni di come, il dominio di Kubo, sta subendo un serio attacco da parte di due forze contrapposte..." Continuò mentre il damyo leggeva la lettera e lo ascoltava. " Voleva che portassi le mie armate verso i confini di Kubo ma mi sono rifiutato. Abbiamo siglato una pace da poco con loro e, inoltre, mi ha detto che non ti aveva nemmeno consultato." Ammise finendo il suo discorso.
Il damyo poso la pergamenta sopra il piccolo tavolino a cui erano seduti le candele irradiavano la stanza dando un aspetto quasi spettrale allo sguardo del genitore che sembrava essersi incupito.
" Perché mi hai mostrato questo?" Chiese.
" Il fatto che lui ha ricevuto un simile messaggio mi turba alquanto che abbia voluto che iniziassi una guerra senza il tuo consenso ancora di più..." Prese a dire Sesshomaru sempre più convinto. " Ammetterà che è sospetta la cosa padre." Disse ancora con un tono di voce serio.
Il damyo stette in silenzio per qualche istante come se stesse pensando a cosa dire o cosa pensare.  " Comprendo i tuoi sospetti così come quelli della maggior parte dei membri della mia corte sulla fiducia di Naraku..." Confermò serio uscendo da quello stato di silenzio. " Infondo lui è giunto qui passando di regno in regno creandosi così una fitta rete di contatti che gli hanno valso il soprannome di ragno visti i suoi agganci..." Riprese fiato facendo una pausa con Sesshomaru che ascoltava senza interromperlo. " Tuttavia non intendo dubitare della sua lealtà e riguardo a questa..." Indicò la lettera che aveva ripreso tra le mani. "  Non è mai esistita." Concluse avvicinandola al fuoco della candela e facendola ardere sotto lo sguardo allibito del figlio.
 " Sei uscito completamente di senno padre? Come puoi fidarti di una simile persona? Come puoi credere che davvero ti voglia aiutare." Gli chiese cercando di rimanere calmo e composto nonostante stesse fumando di rabbia.
" Non sono tenuto a darti alcuna spiegazione figlio..." Rispose con lo stesso tono. " Sono il tuo signore e, fino a quel momento, dovrai sottostare al mio comando..." Continuò a dire non notando le mani chiuse a pugno del figlio che, sulle sue gambe, sembravano smaniose di colpirlo. " Per tanto ti ordino di attaccare Kubo dai confini della tua regione." Concluse lasciandolo di sasso e ammutolendolo. " Sono stato chiaro?" Domandò ancora.
Sesshomaru annuì per poi alzarsi in piedi conscio che, qualunque altra obiezione, non avrebbe smosso il padre ma avrebbe potuto farlo imbestialire.
 " Come lei ordina, mio signore." Confermò mentre si chinava per poi dirigersi verso la porta. - Cosa diavolo ti sta succedendo padre?- Pensò fra sè e sè con sempre un tarlo maggiore nella sua testa e una preoccupazione ancora più alta.


-


Shunsui si trovava lì davanti alla mappa con più dubbi che soluzioni. L arrivo degli Hollow non era stato calcolato e nemmeno pensato da nessuno. Appena Byakuia glielo aveva riferito aveva spedito subito un messaggero con l'ordine tassativo di non fermarsi sino alla capitale. Il damyo e Yamamoto dovevano essere informati immediamente.

- Questo cambia tutto.- Riflettè fra sè e sè conscio della situazione in cui si trovavano per niente favorevole. Le orde nemiche erano cresciute di diverse unita mentre, le loro, erano diminuite senza sapere quando, i rinforzi, sarebbero arrivati.
 " Shunsui-sama. Ho dato ordine per i turni di guardia come da lei richiesto." Disse Biakuya arrivato in quel momento nella tenda.
" Molto bene." Mormorò semplicemente sempre senza distogliere lo sguardo dal tavolo.
" Sta ancora pensando a domani?" Chiese il sottoposto vedendo come, il suo superiore, fosse sotto pressione.
" Già..." Rispose smuovendo una delle pedine verso il fianco nemico. " La battaglia di oggi è stata estenuante abbiamo subito parecchie perdite e, se tu non fossi rientrato, ne avremmo subito ancora di più sul fianco destro che, solo oggi, ha perso diversi effettivi." Confermò cupo.
 " Come intende agire?" Chiese incuriosito il moro.
" Per il momento il centro e il fianco sinistro sono in una situazione stabile. Le perdite sono state contenute almeno li." Disse indicando i punti in cui, le pedine, erano frammentate ma compatte. " Il fianco destro è quello più danneggiato gli arcieri scelti e gli hollow lo hanno bersagliato come non mai. Dovremmo inviare delle truppe dalle retrovie come rinforzo ma, come prima cosa..." Mise una nuova pedina sul fianco a rappresentare il nuovo nemico. " Dovremmo capire dove si andranno a infilare questi bastardi." Concluse serio e con un briciolo più di fiducia.
" Se vorrà sarò ben lieto di occuparmi io stesso degli hollow la mia cavalleria e qualche effettivo in più dovrebbe riuscire a tenerli a bada." Affermò con fiducia il rampollo.
" Apprezzo il gesto ma non posso..." Rispose Shunsui. " La nostra cavalleria è già piuttosto ridotta se ti obbligassi a vedertela contro i soli hollow i cavalieri kunoishy farebbero man bassa." Ammise.
" Di Aizen si hanno notizie? Infondo dispone della cavalleria più veloce di tutta Kubo." Domandò Byakuia interrompendolo.
" Le sue unita di cavalleria ci farebbero molto comodo in questo momento, lo ammetto..." Rispose il generale. " Ma per il momento nessun emissario da parte sua." Concluse con un tono tra il rammaricato e l'ansioso. I loro numeri già erano precari e, con l'arrivo di questi nuovi nemici, adesso avevano bisogno più che mai di riforzi altrimenti sarebbero stati annientati oppure avrebbero dovuto ripiegare di fretta e furia verso la capitale.
" Sono certo che il nobile Aizen arriverà presto, ne sono sicuro." Mormorò fiducioso Biakuya che stava per andarsene.
" Lo spero altrimenti sarà una disfatta totale." Ammise senza scrupoli Shunsui.


-


Jugram era lì di fronte a quei tipi che, più che samurai, sembravano dei ladri di bestiame. Alla sua destra Bazabo stava in silenzio fissando i loro interlocutori pronto ad agire al minimo segno di pericolo o di minaccia.
 " Allora..." Cominciò a dire Jugram con fare serio cercando di essere diplomatico e senza ridere in faccia a quei tre che, più che samurai, sembravano briganti di bassa lega..
 " Voi tre sareste i capi di questa spedizione?" Chiese al trio che aveva di fronte e che aveva deciso d'incontrare.
 " Coyote-sama è il nostro comandante ma, al momento, sta guidando una spedizione verso sud per racimolare e confondere Kubo. Per adesso ho preso io il controllo di questa forza d'invasione." Disse Tia guardando torva il rampollo di Yawach.
 " Molto bene." Disse il giovane senza far caso a quell'occhiata. " I vostri uomini proseguiranno a tenere saldo il fianco destro insieme a una parte dei miei soldati. Avete l'ordine tassativo di non interferire con gli altri lati e, soprattutto, il generale è mio. Su questo spero che non avrete obiezioni." Spiegò con un sorriso sincero e cordiale.
" Cioè, fammi capire..." Disse Grimmjow alzandosi in piedi e piazzandosi di fronte al giovane che eguagliava in altezza. " Vorresti che noi fossimo le vostre balie e che non possiamo fare come ci pare?" Gli domandò a bruciapelo l'azzurrino stizzito.
" Noi siamo hollow e facciamo quello che ci pare e piace. Non sarà certo uno come te a dirci come comportarci in battaglia." Aggiunse senza alcun timore e senza che i compagni interferissero.
" Proprio perché fatte sempre quello che volete vi siete ridotti a rubare bestiame e derubare i paesi limitrofi costringendo la vostra gente a morire di fame e poverta." Mormorò Jugram con un tono pacato e semplice che fece innervosire Grimmojow. " Siete solo una massa di pazzi ossessionati così tanto dal razziare da non aver mai fatto altro..." Continuò indisturbato nonostante lo sguardo omicida del uomo di fronte a se. " Mio padre vi ha chiesto come alleati solo per far numero e portare caos per tanto vi userò come mi pare." Concluse.
Grimmjow lo fissava storto con un ringhio sommesso a sentire tutte quelle parole. Stava per estrarre la spada e decapitarlo ma, la mano di Ulquiorra, lo bloccò in modo ferreo.
 " Se permette avrei un'idea." Dichiarò Tia rimasta calma per tutte quelle affermazioni.
 " E sarebbe?" Chiese Jugram distogliendo lo sguardo dall azzurrino e posandolo sulla bionda. " Abbiamo notato la mancanza di una vostra cavalleria durante lo scontro..." Prese a dire Tia. " Se volete potremmo dividere la nostra in più punti lungo l'intero schieramento fornendovi assistenza dove ci fosse bisogno e rifoltire i vostri ranghi..." Continuò con un tono serio. " Per i miei uomini sarebbe una cosa molto più consona a come siamo e non dovrei rischiare di beccarmi una seria rivolta per quelle sue affermazioni." Aggiunse con un tono più seccato stavolta.
 Jugram riflettè qualche secondo poi annuì. " Molto bene, accetto la vostra idea adesso, se volete scusarmi, dovrei parlare col mio secondo in comando."
 " Grazie della disponibilita." Rispose Tia chinando la testa seguita da Ulquiorra che obbligò anche la testa del compagno a piegarsi per poi uscire dalla tenda.
" Mi sembra un'ottima trovata quella elaborata da quella tipa." Sussurrò Bazado convinto.
" Si, forse in questo modo riusciremo a porrè fine a questo inutile scontro prima del previsto." Annunciò fiducioso Jugram con un piano ben deciso nella sua testa.
" Intende già agire?" Chiese abbastanza stupito lui di quella dichiarazione e di cosa volesse dire.
" Si, voglio finire questa battaglia il prima possibile e domani, con un solo colpo, distruggeremo la volonta di Kubo." Dichiarò con un sorriso maligno sul volto.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo lo ammetto è più corto rispetto agli ultimi. Vi avviso che, nel prossimo, ci spostiamo nel territorio di Sorachi e, poi, avremmo la seconda parte della battaglia i due capitoli accadranno nello stesso momento temporale ^_^
Ciaoo e alla prossima.

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


GintamaxNarutoxOnePiece



La città, a quell'ora della mattina, era un continuo via vai di gente tra commercianti e uomini che si recavano verso il lavoro. Zoro girò all'ennesima stradina sperando, almeno che quella, fosse la strada giusta per ritornare alla casa di Brook che si trovava proprio in mezzo alla grande piazza del mercato.
- Mi pareva di dover girare a questa traversa che diavolo.- Pensò fra sè e sè maledicendosi per non aver aspettato che altri si svegliassero. Quando erano nei boschi aveva l'abitudine di alzarsi presto e andare ad allenarsi in una raduna vicino all'accampamento dove non c'era il rischio che si perdesse e lì, in quella dannata città, aveva optato per dirigersi un'po fuori e stare indisturbato ma, come al solito, si era perso e più camminava più si ritrovava circondato da case di legno e altri edifici.

 - Forse dovrei chiedere informazioni?- Riflettè fra sè e sè guardandosi attorno e, notando, la presenza di vari bambini per strada e alcuni vecchietti intenti a giocare a shoji tra qualche imprecazione e risata. Stava per incamminarsi verso quegli anziani quando, un rumore di passi pesanti, lo fece voltare trovandosi davanti due uomini armati nonostante i kimoni neri.

" Ehi amico, va tutto bene?" Chiese una voce roca proveniente da un tizio alto quanto lui dai corti capelli neri e uno sguardo tagliente.
" Si, mi sono solo perso sono nuovo in città." Rispose Zoro con tranquillita nonostante avesse notato dei foderi al fianco di quei due tipi.
 " Bhe Hijikata-san mi ricorda te i primi tempi che siamo arrivati qui." Ammise il più giovane dei due con dei capelli a caschetto castani.
" Sta zitto Okita!" Sbraitò lui di rimando dandogli uno scappelotto sulla nuca.
" Stavo cercando un posto tranquillo dove potermi allenare..." Disse senza timore e indicando la spada appesa alla cintola del kimono. " Sapete dove posso trovare un posto simile?" Domandò. Infondo, in quel momento, era solo un semplice samurai che voleva allenarsi non certo un bandito perciò, sapeva benissimo, che non aveva niente da temere.
Lo sguardo di Okita si puntò verso il tizio dai capelli verdi che aveva davanti. A vederlo non sembrava per niente una mezza tacca e, dopo la batosta che aveva subito di recente, era proprio quello che gli serviva qualcuno con cui confrontarsi per poi richiedere quella rivincita.

" Io conosco un posto..." Disse il giovane prima che, il collega più vecchio, replicasse. " Se vuoi ti ci porto." Aggiunse con un sorriso serafico ma che, in realtà, non preannunciava niente di buono.


-


Dalla stanza di Shigeshige veniva un buon odore di carne arrostita e, li fuori a fare la guardia, a Kenshin stava venendo fin troppa fame ma, il damyo, vista l'assenza del bianco, gli aveva chiesto di appostarsi li fuori per non far avvicinare nessuno visto di quello che doveva essere discusso con quello strambo mercante. Un forte languore gli uscì dallo stomaco e, con tutto il cuore, sperò che quell'incontro finisse il prima possibile.


-


" Allora ha accettato l'offerta?" Chiese Shigeshige incuriosito a Sakamoto davanti a lui aldila del piccolo tavolo su cui, si trovavano, varie pietanze servite per il ritorno del suo emissario.
 " Si, Toga-san ha dato il suo permesso a far sposare i due anche se... " Gli annunciò Sakamoto servendosi del riso dal vassoio insieme a delle fette di carne.
 " Anche se cosa?" Domandò il damyo col riso in mezzo alle bacchette.
 " A quanto pare il giovane Inuyasha era promesso a un'altra ragazza che è stata presa in ostaggio da suo cugino e, nonostante il padre sia d'accordo, dubito che il secondogenito sarà tanto permissivo." Concluse il mercante sicuro. Essendosi informato a suo tempo del modo di fare d'Inuyasha testardo come era stato suo padre prima di lui.
 " Comprendo. Come al solito, qualunque progetto abbia in mente, ci devono essere sempre rotture dovute all'operato di quei due." Borbottò in parte stizzito dalla cosa. Suo zio e suo cugino avevano creato un caos immenso non solo coi paesi limitrofi ma anche nell'economia dell'intera regione ridotta all'osso fino a qualche tempo fa.

" Non ci pensi troppo, mio signore..." Lo rincuorò il mercante con la bocca piena. " Sta facendo un ottimo lavoro e l'intera Sorachi si sta riprendendo bene. Non si deprima." Aggiunse con un tono cordiale e sicuro.
 " Forse, mandare mia sorella, sarebbe un buon modo per farli almeno conoscere. Tu che suggerisci?" Gli domando con un tono indeciso e colmo di dubbi. Sakamoto rimuginò con il cibo ancora in bocca pensando.
 " Potrebbe mostrare la sua fiducia nel mandarla in un paese che, fino a qualche anno fa, era nostro nemico e, nel caso, anche se non strapperemo un matrimonio di convenienza potremmo comunque migliorare i rapporti tra i due paesi." Confermò Sakamoto sicuro di quello che stava dicendo. Toga, dal suo dialogo con lui, gli era parso molto sicuro di voler stringere un accordo con loro e l'occasione non andava sprecata visto anche le voci che giravano di nuove guerre all'orizzonte tra i vari signori.

 " Potrebbe essere un'ottima idea o almeno merita fare un tentativo. Entro quanto puoi essere pronto a ripartire?"
 " Penso che due giorni mi siano sufficienti sia per organizzare le provviste sia per la scorta armata..." Rispose lui facendo un rapido conto di cosa avesse effettivamente bisogno.  " Inoltre, se lei lo permette, vorrei includere nella scorta qualche guerriero d'elite non vorrei spiacevoli sorprese." Aggiunse sicuro.
 " Avevo già deciso di affidarti come scorta sia Hijikata che Gintoki e Kondo oltre a una decina di samurai inferiori se le ritieni sufficienti come forze." Lo anticipò Shige prima che facesse un elenco di possibili candidati. Sakamoto rise.
 " Pensavo che, Gin, non si volesse allontanare troppo dal paese mi stupisce che lei lo abbia inserito nella scorta." Ammise sapendo bene che, il bianco, era raro uscisse fuori dai confini proprio per difenderlo.
" Penso che pure lui si spinga oltre i nostri confini..." Gli cominciò a spiegare mettendo le bacchette allineate sul tavolo. " Nonostante abbia combattuto a lungo per Sorachi non è mai andato oltre. E vorrei che, almeno qualche volta, si spingesse anche a vedere altri luoghi." Concluse serio questa volta.
 Sakamoto annuì con la testa. " Sa la voce che gira per Sorachi mio signore?" Gli chiese il mercante anche lui piuttosto serio.
 " Si, mi è giunta all'orecchio..." Ammise senza dire altro. " E posso confermarti che Gintoki non è mio figlio." Mormorò ancora con un tono pacato per quante volte gli era stata chiesta come cosa.
" Non dubito della sua parola Shige-dono..." Rimarcò Sakamoto mettendo le mani avanti. " Il modo in cui si preoccupa per lui, quello che gli permette di fare e anche come lo sprona a volte sembra il comportamento di un padre col proprio figlio perciò è normale che, per molti, Gintoki sia una sua sorta di erede." Gli spiegò con un sorriso sulle labbra. " Ammetto di preferirlo rispetto ad altri del mio seguito ma, questo, solo perché l'ho visto crescere e poi..." Prese la piccola brocca di sakè e lo versò nelle due tazzine. " Anche se non abbiamo legami di sangue sono la cosa più vicina a una famiglia che ha." Concluse con un moto di tristezza fissando la tazza prima di berla.


-


Quello strano duo lo aveva condotto in una specie di piccolo dojo alla periferia della parte centrale della città e, mentre era lì, aveva notato vari soldati intenti ad allenarsi e che, di rado, lo avevano guardato segno che forse non era una novita.

 " Se permetti sarei onorato di farti da partner." Dichiarò il giovane che si era presentato come Okita distogliendolo dai suoi pensieri su quel posto.
" Certo, sarebbe un vero piacere." Mormorò Zoro di rimando. " Allenarsi da soli a volte è una vera noia." Aggiunse. Nella banda era il solo a usare vere e proprie katane visto che, gli altri, usavano coltelli oppure altro e, qualcuno con cui fare sul serio pratica, gli serviva.
" Laggiù troverai un bokken serviti pure." Borbottò Hijikata indicandogli un capanno proprio vicino all'ingresso e verso cui Zoro si diresse.
" Ti ripeto per l'ennesima volta che è una pessima idea?!" Sbraitò Hijikata ora che il verde era lontano da loro ed era libero di parlare.
 " E perché mai?" Chiese piuttosto stizzito il castano puntando il dito verso Zoro che, in quel momento, stava facendo mulinare un bokken tra le mani con una forza e una velocità notevoli. " A me sembra che lui si senta a suo agio." Aggiunse.
" E' un perfetto estraneo..." Gli rammentò Hijikata serio. " Senza contare che, trovare un tipo con due katane alla cintola in mezzo alla strada e con quella faccia, non mi sembra più di tanto una persona raccomandabile." Disse ancora rincarando la dose.
 Okita sbuffò stizzito. Ci fosse stato Kondo non ci sarebbero state tutte quelle rotture.
" Che vuoi che succeda infondo siamo in un dojo della guardia cittadina. Non succederà niente di strano." Rispose per niente interessato a quelle affermazioni.
" Quando vuoi sono pronto?!" Gridò Zoro fermando, sul nascere, quello che Hijikata stava per dire.
I due si misero uno di fronte all altro entrambi in posizione di guardia con il moro che osservava pronto a fermare. 

https://www.youtube.com/watch?v=A-ZQBgjP4UI

Il primo a farsi avanti fu Zoro che, con uno scatto, si catapulto addosso a Okita preparandosi a colpirlo con una stoccata diagonale. Il giovane, di rimando, ando incontro al suo avversario senza alcun timore e, con abilità fece scivolare la lama nemica al di fuori della sua guardia e poi attacco con un fendente diretto allo sterno del verde che si scostò sulla destra caricando un contrattacco il castano parò con la sua arma per poi subito cercare l'offensiva infiltrandosi nella difesa di Zoro decisamente impressionato sul viso per quell'inattesa reazione.

 " Niente male!" Disse Zoro euforico che si era distanziato e che, adesso, stava subendo l'assalto di Okita senza averne alcun timore ma anzi evitando i vari affondi.
" Ti muovi molto bene ragazzo." Ammise schivando un colpo alla testa e contrattaccando con un colpo dal basso che il castano evitò saltando all'indietro.
" Anche tu, sei molto veloce." Replicò con uno strano sguardo negli occhi Okita. Quel tipo era davvero interessante non solo era dotato di riflessi eccezionali quasi come i suoi ma, anche come mera forza, gli era superiore. Piantò i piedi a terra e, subito, sfrecciò verso il suo avversario a tutta velocità. Zoro ghignò divertito e gli ando incontro facendo cozzare entrambi i bokken l uno contro l altro. Entrambi caricarono un attacco che si pararono a vicenda di nuovo. Ognuno dei due sentiva la presa sulla propria arma vacillare così come aveva notato le schegge di legno volare tra loro per via degli urti sempre più forti.

- E' così giovane eppure è così forte. Incredibile.- Riflettè Zoro spostandosi sulla destra e caricando un nuovo attacco che Okita bloccò stringendo i denti.
- Questo testa d'alga che diamine di forza ha? Sembra abituato a combattere aldila di qualsiasi allenamento.- Pensò il castano cercando di prendere il ventre del suo avversario che, stavolta, anziché schivare si fece colpire in pieno e, mentre il bokken lo colpiva attacco di rimando prendendo in pieno il fianco del rivale. Okita emise un sussulto sentendo l'aria nei polmoni svuotarsi completamente e lo stesso potè vedere anche nello sguardo di Zoro per l'attacco appena preso. I due si fissarono ancora pronti a colpirsi di nuovo.

 " Basta così!" Tuonò il moro frapponendosi fra i due e riportandoli alla realtà. Attorno ai due si era creato un piccolo pubblico formato dai vari gendarmi in allenamento oppure semplici curiosi. " Direi che è abbastanza come allenamento." Aggiunse Hijikata mentre i due abbassavano le armi.
 " Bhe, grazie di tutto." Borbottò Zoro stizzito per quell'interruzione proprio quando le cose si stavano per fare interessanti e lasciando l'arma a terra.
 " Hai bisogno di una mano per ritrovare la strada?" Chiese Hijikata.
 Zoro scosse la testa. " No, se conosco i miei compagni sicuramente mi staranno già cercando." Rispose avviandosi verso l'ingresso dopo aver fatto un cenno di saluto a Okita che stava riprendendo fiato.
 " Allora che ne pensi?" Gli sussurrò a bassa voce Hijikata mentre Zoro si rimetteva sulla strada.
" Quel tipo è parecchio forte..." Disse il più giovane. " E' abituato a combattere ma, quello che ha usato con me, non era il suo vero stile. Pensò che nasconda qualcosa." Concluse serio. con un forte dolore al costato. Il moro annuì.
" Lo farò tenere d'occhio mi sembra troppo strano tutti questi samurai così forti e tutti radunati qui." Disse pensando anche a Kenshin giunto solo qualche giorno prima e adesso quest altro.
 " Forse è il destino chissà." Mormorò Okita prendendo spunto da quello che era solito dire Gintoki. Il moro scosse la testa più volte tutto questo non gli piaceva affatto.


-


Gintoki sapeva che, quello che stava facendo, era sbagliato. Era solito fare azioni di nascosto a Shisgeshige come ad esempio saltare un giorno di guardia oppure magari disobbedire a un'ordine ma, quello che stava per fare, gli stava pesando più che mai.

" E così è lei il famoso Gintoki Sakata." Disse piuttosto ammirato il giovane ninja dai capelli biondi davanti a lui con, al suo fianco, un'altra ragazza della sua età dagli occhi perlacei che guardava a terra imbarazzata. Avevano sentito parlare di lui da Zenzou qualche giorno fa e, dalle sue descrizioni, credevano fosse una persona molto più imponente oppure minacciosa ma, il tipo che avevano davanti, aldila degli strani capelli bianchi, sembrava una persona anonima.

" Già, esattamente..." Mormorò Gintoki indicandoli. " Voi invece siete i  giovani ninja che Zenzou sta addestrando vero?" Gli chiese di rimando lui ricevendo  cenni d'assenso. Sperava che fossero più grandi non due ragazzini di a malapena sedici anni.
 " Avrei un compito per voi due ma vi chiedo di non rivelarlo ne a Zenzou ne a Shige-dono. Siamo intesi?" Aggiunse con un tono serio nella voce. Naruto stava per fare i salti di gioia ma si trattenne. Infondo, per quanto ne sapeva, poteva trattarsi anche di un compito noioso come ispezionare la città oppure recuperare qualche animale. - Voglio vederci più chiaro.- Pensò convinto.
" E che tipo di lavoro sarebbe?" Domandò incuriosito il giovane visto che, Hinata, se ne stava in silenzio fissando Gintoki.
" E' un lavoro di sorveglianza..." Rispose il samurai con un tono piuttosto basso. Nonostante si trovassero in un luogo sicuro non voleva che, orecchie indiscrete, li sentissero. " Ho bisogno che tu, e la tua compagna, controlliate chi entra ed esce da una residenza fuori città." Spiegò brevemente cercando d essere il più coinciso possibile.
 " E di chi sarebbe questa casa?" Chiese stavolta Hinata al posto del compagno.
 " E' la residenza di un nobile piuttosto importante che, ho sospetto, stia tramando qualcosa contro il mio signore." Gli rispose lui cupo.  Sapeva essere un compito arduo oltre che pericoloso. Se quei due fossero stati beccati l'autorita di Shige non li avrebbe protetti e anzi Jiraya li avrebbe uccidi sedutastante anche solo per essere entrati nelle sue terre.
" Se non ve la sentite non importa. Non pretendo che, voi due, facciate un simile lavoro." Aggiunse sapendo che lavoravano per Shige e non certo per lui un misero sottoposto.
" Conta pure su di me!" Esclamò Naruto con un tono di voce fin troppo alto sorprendendo il samurai. " Anche se è qualcosa di pericoloso sono più che felice di mettermi all'opera. Soprattutto per cambiare un'po la mia routine." Aggiunse con un grande sorriso determinato sul volto. E pensando che, dopo giorni passati solo ad allenarsi e a vedere posti fare qualcosa di davvero grosso gli serviva almeno per avere più fiducia in se.
" Il tuo compagno fa sempre così?" Chiese abbastanza stupito da tutta quell'energia improvvisa a Hinata che annuì con la testa imbarazzata.
" Bhe, allora, vi affido questo incarico e, qualunque cosa succeda, fatemi sapere e andatevene da lì se vedete che diventa pericoloso. Intesi?"  Disse infine. Non voleva che, per quella sua paura e insurbodinazione, fossero quei due giovani a pagarla e, soprattutto, se il corvo fosse giunto davvero lo avrebbe affrontato a qualunque costo.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo :) il prossimo è già quasi finito. Le scene che leggete qui sono in contemporanea col secondo giorno di battaglia ovvero il successivo che ci sarà prossima settimana.
Grazie a chi legge e recensisce. Alla prossima.



 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Bleach

Ichigo e Renji si trovavano nella stessa posizione del giorno prima lungo la linea del fianco destro accanto a loro, i compagni dell'ala sinistra e della retroguardia aggiunti, sembravano spauriti per quello che era accaduto ieri nonostante avessero combattuto molto anche negli altri fianchi la grossa batosta presa il giorno prima si era diffusa di bocca in bocca e adesso ne pagava il prezzo il morale stesso.
" Come ti senti?" Sussurrò Renji a Ichigo che, sotto l'armatura, sentiva strusciare la medicazione e ogni volta avvertiva un brivido di dolore lungo tutto il fianco.
" Ho ancora un'po di fitte, dovrò cercare di limitare alcuni movimenti il più possibile ma non posso tirarmi indietro." Rispose il giovane convinto con un tono deciso.
Molti erano i soldati che, nonostante le ferite, erano tornati all'azione pronti a combattere fino alla morte e non si sarebbe di certo tirato indietro lui.
 Renji gli mise una mano sulla spalla.  " Stammi vicino, vedrò di coprire il tuo fianco ferito il più possibile, ok?" Propose il rosso. Dopo quello che era successo ieri non se la sentiva di lasciare l amico specie se, sul fianco destro, ci fossero ancora quei due hollow.
" Ok, ma sta attento non voglio che, per aiutare me, tu muoia. Rukia non me lo perdonerebbe mai." Replicò l altro serio.
 
 
 
 
 
 
 Prima che Renji potesse replicare fu dato il segnale e, l'intero fianco destro, partì all'attacco seguito, dall'alto, da un'immensa pioggia di frecce che cominciò ad abbattersi sul nemico il secondo giorno era iniziato


-


Shunsui fissò i due schieramenti cozzare l uno contro l altro con la stessa forza del giorno prima e, anche la cavalleria hollow, aveva iniziato ad attaccare venendo, contrastata, dalle unita di cavalleria che aveva fatto predispore a Byakuia lungo i fianchi della fanteria ma, qualcosa, non gli tornava. La retroguardia kunoishi sembrava completamente scomparsa aldila del fronte con gli hollow che ne nascondevano la presenza e, ancora, non aveva intravisto Jugram che, fino ad ieri, era visibile insieme anche a quei dannati arcieri scelti. - Dove cavolo sono finiti?- Pensò fra sè e sè fissando il campo di battaglia in cerca di una risposta che non trovo vista la confusione che regnava sovrana molto più di ieri.
 " Byakuia." Mormorò al giovane che si portò accanto a lui.
" Si, Shunsui-sama." Rispose lui subito.
" Ho bisogno che tu mi faccia un favore della massima importanza." Dichiarò decidendo così di attuare quel piano nonostante il forte rischio.


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Ichigò infilzò il primo hollow che incrociò sul suo cammino e avanzò di rimando trucidandone un secondo e salvando così un compagno un altro stava per arrivare dalla sinistra ma, Renji, bloccò il suo attacco e lo finì sgozzandolo con un colpo secco per poi proseguire lungo il campo di battaglia che, rispetto al giorno prima, era un caos ancora maggiore con tutti quei rinforzi nemici, quei nitriti di cavalli e le urla che sembravano riempire un'aria fatta di sangue e morte con la polvere che si alzava e nascondeva punti della battaglia.

 " Coraggio avanti?!" Ruggì con foga Renji cercando di infondere coraggio nella sua schiera mentre uccideva il nuovo avversario che cadde al suolo privo di vita unendosi così agli altri cadaveri che aleggiavano per tutta la piana.
" Sbaglio oppure l'ala destra è fin troppo rafforzata adesso?" Gli chiese Ichigo in quel breve momento di pausa in cui continuavano a farsi largo.
" Hanno posizionato gli hollow in tutte e tre le parti del loro schieramento cambiando le truppe esauste di ieri..." Mormorò Renji mentre bloccava una stoccata diretta al suo fianco destro. " I vantaggi di avere truppe in abbondanza." Concluse infilzando da parte a parte il nemico.
" Perciò che dobbiamo fare? Se ci facciamo largo così finiremo per farci ammazzare tutti." Ammise Ichigo deviando un colpo di lancia improvviso e imprecando per il dolore al fianco per quel movimento.
" Non possiamo fare altro almeno che, qualcuno delle tre parti, non crei una breccia abbastanza ampia." Gli rispose Renji finendo il lanciere con un singolo colpo. Ichigo stava per replicare quando, una chioma azzurrina, comparve dal fianco scoperto di Renji e, con uno scatto, si precipitò a bloccare il colpo.
" Finalmente ti ho trovato rosso!" Gridò euforico Grimmjow con l'armatura colma di sangue non suo e che nemmeno si era accorto di Ichigo che bloccava il suo colpo ma che parlava a Renji. " Ho dovuto uccidere diversi tuoi connazionali prima di beccarti mi sento quasi dispiaciuto." Ammise aumentando la forza sulla lama e facendo sussultare dal dolore Ichigo.
" Maledetto bastardo." Ringhiò Renji attaccando lui stavolta e costringendo l hollow a indietreggiare e facendo abbassare la spada a Ichigo che, mugugno dal dolore vista la forza che aveva dovuto usare per fermarlo. 
" Ti ho cercato a lungo dovresti essere lieto di vedermi!" Sbottò Grimmjow quasi offeso per essere stato chiamato in quel modo. Ichigo e Renji si misero l uno accanto all altro.
" No, ragazzino levati di torno..." Borbottò l azzurino facendogli cenno di spostarsi. " Anche lui ti stava cercando e, se gli rubassi la sua preda, sicuramente se la prenderebbe e io non voglio averlo contro." Concluse con un ghigno maligno l azzurro.
A sentire quelle parole Ichigo ebbe un sussulto e, poco lontano, intravide una figura pallida con la sua lancia zuppa di sangue così come la sua armatura bianca mentre si faceva largo in un suo povero compagno che stramazzò al suolo trafitto in pieno allo stomaco. Ichigo cominciò ad avvertire dei brividi lungo la spina dorsale rabbia, paura ed eccitazione sembravano essersi mischiate al dolore della ferita e, le mani sulla spada, si strinsero in una presa più ferrea mentre Ulquiorra scosse la lancia e lo guardava di rimando.
" Se pensi di farcela va..." Gli intimò il rosso che non toglieva gli occhi di dosso da Grimmjow che sembrava stare aspettando." Quella è la tua lotta e di nessun altro e, stavolta, torna vincitore." Concluse Renji. Ichigo annuì di rimando e sorpasso Grimmjow che sorrideva e, di slancio, si gettò su Ulquiorra che, per niente impressionato deviò la sua lama.
" E quindi, sei ancora vivo, mio giovane avversario?" Gli chiese con lo stesso tono freddo e pacato del giorno prima.
" Stavolta ti uccidero." Gli rispose Ichigo colmo di determinazione a farla finita.


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" Spostate i vostri uomini più lungo il centro coraggio!" Gridò Rukia dalle retrovie dello schieramento. A causa delle assegnazioni aveva dovuto prendere il controllo di un'intero squadrone e, adesso, si trovavano nel mezzo dell'ala sinistra nemica cercando di farsi largo e tenere la posizione con quello sparuto gruppo.
" Arcieri ora!" Urlò e, una scarica di frecce, piovve sopra lo schieramento nemico facendoli cadere a terra e permettendo a loro di avanzare di un misero passo. Stava per ordinare una nuova scarica quando, uno scalpitio di cavalli, la fece fermare e, sull'intera unita, una compagnia di oltre cinquanta hollow gli piombo addosso.
" Lancieri." Ordinò e, alcune uomini sollevarono le proprie armi fermando l'arrestata di alcuni cavalieri facendoli volare a terra. Stava per esultare quando uno dei cavalli per poco non la travolse in pieno e, a fatica, bloccò il fendente dall alto che la costrinse ad andare all'indietro.
" Niente male..." Mormorò una voce femminile in groppa al cavallo che si arrestò.
La donna che scese era alta molto più di lei con un fisico statuario e, tra le mani, teneva una lunga e affusolata spada con un'elsa nera come la pece. Rukia si rimise in piedi dopo essere stata travolta da quella carica e subito in posizione.
Quella tizia aveva qualcosa di speciale lo aveva intuito. - Sicuramente è un pezzo grosso.- Riflettè notando anche la corazza massiccia che la rivestiva.
" Hanno mandato perfino dei bambini a combattere..." Mormorò Tia mulinando la spada di fronte a Rukia a cui pulsò una vena sulla tempia per com'era stata appena definita. " Si vede che a Kubo sono proprio disperati!" Urlò sferrando un veloce fendente che, la mora, evitò scostandosi sulla destra con agilità.
" Ti staccherò quella fottuta testa dal corpo sappilò." Ringhiò eseguendo una stoccata verso il petto della donna che, senza problemi, lo deviò con un semplice movimento della spada per poi attaccare dall'alto con un fendente diretto alla testa della mora che, subito, frappose la propria spada riuscendo a bloccare in tempo quel colpo fatale. - Questa donna, è forte.- Riflettè fra sè e sè distanziandosi per evitare un nuovo attacco e contrattacando di rimando con una stoccata diagonale che, la bionda, schivo con facilita.
" Avevi detto che volevi staccarmi la testa giusto?" Chiese Tia riprendendo l'attacco e facendola indietreggiare vistosamente. " Ma se, a malapena, mi arrivi alla testa, piccoletta." Continuò a dire facendo imprecare di nuovo Rukia che, presa dalla rabbia, fu colpita di striscio sulla guancia dal colpo che aveva cercato di deviare.
" Mi stai seriamente facendo incazzare lo sai..." Dichiarò la mora stringendo con forza l'elsa della spada e mettendosi in posizione d'attacco stavolta mentre Tia avanzava con tranquillita verso di lei con, i rumori degli scontri, che aumentavano d'intensita intorno a loro.
 " Para questo." Concluse fredda scagliandosi con velocità verso la hollow che, subito, attaccò di rimando con una stoccata. Rukia la evitò nella corsa spingendosi fino alla guardia dell'avversaria che, provò con un secondo fendente spostando la traettoria dell'attacco ma, la mora, si abbassò riuscendo a schivare e, con forza, tracciò un arco abbattendosi sulla spalla destra di Tia che cominciò a sanguinare.
" A quanto pare un punto per me." Dichiarò la donna di Kubo notando, sul volto dell'avversaria, uno sguardo carico di rabbia.


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Ichigo sferrò una rapida stoccata verso il fianco di Ulquiorra che, senza problemi, lo evitò spostandosi venendo comunque inseguito da nuovi attacchi sempre più veloci che, senza alcuno sforzo, riusciva a bloccare.
" La ferita di ieri fa ancora male?" Gli chiese prima di scagliare un colpo fulmineo che il samurai di Kubo riuscì a malapena a vedere e a deviare sulla destra prima di contraccare con un colpo diagonale che l albino parò facendo roteare l'arma e attaccando di nuovo facendo distaccare Ichigo dall assalto.
" Combattere con me ieri ti ha fatto bene direi sei riuscito a schivare un attacco piuttosto veloce." Dichiarò visibilmente compiaciuto e senza il minimo affanno nonostante tutti quei movimenti rapidi.
" Sta zitto e combatti!?" Esclamò il samurai con l'affanno. Tra la ferita e la stanchezza si sentiva a pezzi ma non avrebbe mollato. Ulquiorra si mise nella stessa posizione del giorno prima piegato con le gamba destra in avanti e le mani lungo la lancia.
" Se ti ricordi questa posa forse vuol dire che, nella tua mente, c'e la paura di quello che ti è successo." Rincarò la dose l hollow gettandosi su di lui. Ichigo ebbe un cattivo presentimento e, d'istinto, si scosto a destra proprio un 'istante prima che, la lancia, sferzasse l'aria dove si trovava prima. Ulquiorra si rigirò pronto per un secondo affondo ma Ichigo, contrattaccò subito con un fendente verso la sua testa costringendo così l'albino a difendersi.
" Eccellente davvero..." Ammise il lanciere stupito che, il suo attacco, fosse andato a vuoto. " Sembra che, d'istinto, il tuo corpo sapesse cosa stava per accadere i tuoi riflessi sono interessanti..." Aggiunse  con vivo interesse. Pochi erano coloro in grado di riuscire ad evitare quell'affondo fulmineo. " Dimmi il tuo nome." Mormorò ancora lasciando di sasso il giovane che, in quel momento, ricordo le parole che l albino gli aveva detto ieri.
" Mi chiamo Kurosaki Ichigo." Rispose stringendo con forza l'elsa della spada e fissando con sguardo serio quello calmo e pacato del suo rivale.
" Allora Kurosaki Ichigo sappì che ti riconosco come mio avversario e adesso non intendo più trattenermi contro di te." Dichiarò Ulquiorra cambiando completamente sguardo. Il samurai annuì cercando di restare impassibile non poteva perdere.


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Renji si gettò addosso a Grimmjow che, di rimando, gli ando incontro. Le spade dei due cozzarono l'una contro l'altra con forza. Il rosso eseguì una seconda stoccata verso il busto del nemico che, di risposta, parò il colpo col lato della spada per poi attaccare verso il volto di Renji con un fendente. Il rosso ando all'indietro evitando per un soffio la punta della spada e poi contrattacco di slancio dal basso costringendo Grimmjow a difendersi e indietreggiare per non perdere la testa oltre al ciuffo di capelli che cadde al suolo
. " Niente male!" Gridò Grimmjow ridendo euforico. " Combatti meglio di ieri allora eri davvero spompato!" Disse ancora ridacchiando prima di attaccare di nuovo lungo il fianco del samurai di Kubo.
" Credimi..." Replicò Renji scartando l'attacco spostandosi sulla sinistra. " Oggi ne ho da vendere!" Aggiunse mirando di nuovo alla testa di Grimmjow che frappose la lama ritrovandola a pochi centimetri dal suo collo.
" Lo noto e questa cosa..." Con forza iniziò ad allontare la stretta di Renji dal suo collo. " Mi piace da matti." Concluse prima di sferrare un nuovo attacco con lo spazio appena guadagnato e prendendo in pieno la spalla destra scoperta del rosso che si allontanò per evitare un secondo attacco.
" Il primo sangue è di nuovo mio." Commentò notando la lama gocciolare sangue di Renji sul terreno.
 " Anche se hai il primo vedremo chi starà in piedi alla fine." Dichiarò il rosso attaccando con un fendente diretto al busto di Grimmjow che gli ando incontro attaccando a sua volta ma diretto al volto. Renji scarto all'ultimo istante entrando nella guardia dell azzurrino per poi, con slancio, sferrare il colpo di spada prendendo in pieno il fianco destro del suo nemico che trattenne un sussulto.
" Direi che siamo pari adesso." Annunciò il rosso estraendo la spada dalla ferita e preparandosi a un secondo assalto ma, Grimmjow, iniziò a mulinare la spada vanificando qualsiasi attacco. Il sangue sgorgava dalle ferite di entrambi che si fissarono travolti dalla rabbia reciproca.
" Si..." Mormorò l hollow con eccitazione. " E' questo quello che volevo." Concluse prima di rigettarsi sul samurai di Kubo che gli andava incontro.


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Un colpo per chiudere lo scontro, un solo obiettivo c'era sul campo di battaglia e non era sconfiggere le truppe nemiche no, era uccidere la testa di quel corpo fatto di soldati. Questo pensava nella sua testa Jugram ricordando, per la decima volta, gli insegnamenti di suo padre.

 " Mio signore siamo pronti." Annunciò il suo assistente che, in quel momento, sostituiva Bazado impegnato a gestire il fronte su suo ordine. 
" Ottimo, eseguiremo una cavalcata nel mezzo del quartier generale nemico. Mirate ai comandanti e lasciate a me Shunsui." Ordinò serio con un tono che non ammetteva alcuna replica.
Voleva essere lui a porre fine alla vita del loro nemico giurato e  quale migliore occasione se non quel momento di debolezza di Kubo accerchiata da più lati dai suoi uomini e quegli stupidi hollow. Quando diede l'ordine le truppe si gettarono all'interno del punto d'osservazione lasciando di sasso non solo le sentinelle che furono subito eliminate ma anche i soldati che arrivarono poco dopo. Jugram uccise il primo che gli venne incontro con un solo fendente. Un altro gli arrivo da destra evitò la lama e poi gli trancio a metà il collo con un solo colpo
. - Dove diavolo sei?- Pensò fra sè e sè mentre si faceva largo in mezzo a quell'accampamento improvvisato trovando strana la cosa. C'era stata resistenza ma sul serio erano così pochi?
 " Jugram-sama non c'e alcun comandante qui!" Sentì gridare da uno dei suoi soldati sopraggiunto in quel momento. Stava per replicare quando, uno scalpitio di cavalli, lo allarmò e, dalla boscaglia, una dozzina di cavalieri con alcuni fanti uscì iniziando ad attaccare i suoi soldati.
" Difendete Jugran-sama!" Urlò uno dei suoi frapponendosi con uno degli attaccanti che, con una stoccata veloce, lo trucido per poi ritrovarsi faccia a faccia con lui. Jugram eseguì un fendente ma, quello, lo parò e attacco di rimando costringendolo a parare il colpo.
" Il mio signore sapeva che avevate in mente qualcosa..." Cominciò a dire il moro eseguendo un fendente diretto allo sterno del biondo che ando all'indietro. " E così ha deciso di spostarsi usandomi come esca." Concluse con un secondo attacco che prese di striscio la guancia destra di Jugram costretto a ripiegare.
" Dovresti saperlo che non si mangia subito la pedina del re..." Sibillò Byakuia serio a Jugram a cui aveva appena bloccato l'attacco con la sua spada per la seconda volta.
" Immagino che a te, invece, non abbiano insegnato a farti gli affari tuoi." Mormorò di rimando lui cercando di imporsi in quella prova di forza tra le loro due lame che ancora cozzavano fra loro. Byakuia sorrise estraendo una seconda lama più corta e attaccando dal basso. Jugram, d'istinto, ando all'indietro perdendo la prova di forza e rischiando un secondo attacco con la spada lunga di Byakuia che, a fatica, riuscì a parare.
 " Direi che, al tuo livello, basto e avanzo io un misero generale d'argento..." Replicò mettendosi in posizione il moro che notò una vena d'irritazione pulsare sul collo del biondo. " Coraggio, fatti avanti." Gli intimò freddo. Il biondo si gettò su di lui mirando alla testa con un fendente rapido che, il moro, bloccò con la spada di destra e, con quella di sinistra eseguì una stoccata verso il petto corazzato del kunoishi che fu costretto a indietreggiare di nuovo per non essere preso dal suo contrattacco.
" Mi stai facendo perdere la pazienza..." Ringhiò Jugram continuando a deviare e a scansare i colpi del suo avversario con abilità. " E quando succede..." Si fece avanti in mezzo alla guardia di Bykuia rimasto di stucco. " Non finisce bene per il mio avversario." Concluse prendendo in pieno la spalla del samurai di Kubo che, di rimando, lo trafisse alla spalla sinistra trapassando la corazza.
" Che coincidenza..." Rispose il moro senza mostrare alcuna smorfia di dolore. " Pure per me è la stessa cosa." Concluse fissando, senza distogliere lo sguardo, il suo avversario.


-


Aizen fissava il campo di battaglia di fronte a se. Si erano posizionati su un punto rialzato lontano dallo scontro e osservavano ormai da qualche minuto l'andamento della battaglia. Le forze di Kubo si stavano muovendo bene e avevano intaccato l'esercito nemico ma, le forze coordinate avversarie, erano troppe per solo l'armata di Shunsui.
" Siamo pronti al suo comando." Dichiarò Gin affiancandolo sulla destra. Il generale osservò ancora lo scontro dubbioso. Se fosse intervenuto in quell'istante avrebbe aiutato il rivale nel suo scontro e, agli occhi di Yamamoto, sarebbe sembrato solo e soltanto il soccoritore e non il salvatore di quell'invasione.
" Oggi non faremo niente..." Mormorò con un sorriso sulle labbra. " Fino a che le forze di Shunsui reggono non vedo perché debba schierarmi al loro fianco." Concluse serio.
" Perciò cosa vuole fare Aizen-sama?" Chiese Gin curioso. Il suo superiore osservò in silenzio ancora la battaglia cogliendone i suoi punti deboli e forti da ambo le parti. Aveva lottato molto e studiato anche gli scontri e, i suoi verdetti, erano sempre giusti.
 " Domani attaccheremo prevedo un tracollo nelle nostre forze entro stasera. Ci sposteremo più lontani e spediremo un messaggero dicendo che ci metteremo più del previsto e, domani, ci presenteremo attaccando alle spalle i kunoishy e gli hollow." Annunciò implacabile pensando già alla strategia da adottare.
" Come lei desidera Aizen-sama." Rispose Gin chinando la testa e seguendolo verso il loro esercito.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato qua su samurai. Spero che questo capitolo vi piaccia mettere tutti questi scontri e lasciarli a mezzo è stato piuttosto complicato nel prossimo assisteremo alla seconda parte della battaglia non mi andava di scrivere un mattone di un solo capitolo di scontri.
Grazie a chi legge e recensisce alla prossima.



 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***




Bazado osservava con attenzione lo svolgersi della battaglia in quel secondo giorno con stizza e nervosismo. I nemici, nonostante la disparita dei numeri, continuavano a resistere in maniera imperterrita e la cosa lo faceva innervosire ancora di più. - Che diavolo stara combinando Jugram-sama?- Riflettè fra sè e sè. Aveva appoggiato il piano del suo giovane signore ma, in quella frangente, avrebbe preferito andare con lui anziché restare nelle retrovie.
" Vandenraihi!" Gridò appieni polmoni all'unita scelta che avanzò. " Preparatevi a scoccare lungo il fianco sinistro." Continuò a dire mentre quelli si posizionavano lungo il perimetro. La sua mano stava per abbassarsi quando, uno scalpitio di cavalli, lo interruppè seguito da alcune grida di dolore. Si girò e, di fronte a se, vide un centinaio di soldati nemici guidati dallo stesso Shunsui con un largo sorriso sulle labbra.

" Fermateli!" Ordinò a un gruppo di lancieri che si frappose riuscendo a bloccare la carica dei cavalieri. Il comandante di Kubo scese rapido dalla sella e, come un lampo, piombo in mezzo allo schieramento.
" Uccidete più nemici che potete..." Disse ai suoi mentre evitava una lancia a pochi centimentri dal suo volto e poi trafiggeva all'addome il soldato nemico. " Se poi sono soldati d'elite ancora meglio." Aggiunse scansando con una giravolta un attacco al fianco e poi un altro di fronte a lui con una grazia impressionante per poi uccidere entrambi con facilità. Bazado era allibito davanti a lui c'era il comandante delle forze di Kubo. La strategia del suo signore era fallita? Com'èra possibile.
 Strinse con forza le mani preso dalla rabbia mentre i suoi continuavano ad attaccare i nemici appena arrivati. - Se lo uccidiamo Jugram-sama ne sarà lieto e Kubo perderà uno dei suoi uomini più importanti.- Riflettè facendo scorrere la mano lungo la sua spada al fianco.
" Uomini uccidete Shunsui immediatamente dategli la priorita!" Gridò appieni polmoni ai soldati appena arrivati.
" La cosa si fa interessante..." Disse ridacchiando il generale mentre alcuni nemici, guidati da Bazado, si dirigevano verso di lui a passo spedito. Shunsui ingaggiò il primo con la propria spada per poi, con una rapida stoccata, prenderlo in pieno al polso destro staccandogli la mano. Un secondo arrivò armato di lancia lui, si spostò e poi tranciò di netto la gola del suo avversario e, mentre quello si teneva il punto ferito agonizzante si scontro col terzo aggressore bloccando il suo attacco con la propria lama.
" Avevo sentito che qua ci fossero guerrieri d'elite..." Continuò a dire mentre uccideva anche quello senza apparente difficoltà. " Mi sa tanto che mi sono sbagliato." Dichiarò impegnandosi con altri due soldati nemici che, a stento, riuscivano a tenerlo occupato.

Il kunoishy era basito. - Che razza di mostro è quest uomo?- Pensò assolutamente allibito da tutto questo.
" Sembri avere dei problemi o sbaglio mio caro Bazado-sama." Mormorò una voce seccata da tutto quel caos distogliendolo dai suoi pensieri nefasti.
" Non è il momento,  Kiruge." Sbottò ringhiando girandosi verso il suo interlocutore. Un uomo alto dalla testa completamente rasata sui lati se non la cima della testa su cui spiccava una capigliatura nera.
 " Se Jugram-sama saprà che hai permesso a quell uomo di devastare la retroguardia chissà come la prenderà." Mormorò dubbioso sulla reazione che avrebbe avuto il loro comandante.
" Aiutami ad eliminarlo piuttosto e la ricompensa sarà doppia." Propose lui di rimando.
Detestava quel saputello di Kiruge fra tutti loro era il più saccente e fastidioso ma, contro quel tizio, aveva bisogno di qualcuno di valido visto l'ecatombe a cui stava assistendo. Kiruge sospirò quasi rassegnato ed estraendo la spada dal fodero.
" Se la ricompensa sarà più che valida sarò lieto d'esserti d'aiuto." Dichiarò avviancandosi a lui e osservando Shunsui uccidere l ultimo suo avversario. Il comandante di Kubo, mentre il corpo dell ultimo aggressore cadeva al suolo, sposto il suo sguardo sul duo che aveva davanti capendo subito il grado della sfida che aveva di fronte.
 " Con voi dubito fortemente di potermi trattenere." Ammise  mentre, Bazado e Kiruge avanzavano verso di lui.


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Biakuya indietreggiò evitando l'attacco improvviso di Jugram che, nonostante la ferita, continuava il suo assalto senza fermarsi. Eseguì una veloce stoccata che, l avversario, deviò con la lama di destra cercando con la sinistra di penetrare nella guardia del biondo che si scostò sulla destra per schivarlo e attaccare di nuovo trovando, ad aspettarlo, la lama di Biakuya già pronta.

" Ti stai abituando al mio ritmo..." Ammise il moro ammirato cercando di schiacciare con la forza il suo avversario. " Non sono in molti a riuscirci sei speciale ma, d'altronde..." La spada più corta scivolo dentro la guardia di Jugram costretto così a fare un passo indietro per evitare che lo colpisse alla gola. " Sei il figlio di quel pazzo malato di Yawach logico che sei superiore alla media." Concluse bloccando una serie di affondi più guidati dalla rabbia che dalla strategia.
 " Sta zitto!" Ruggì il biondo attaccando lungo il fianco e venendo di nuovo parato con una calma serafica dal moro che passo subito al contrattacco costringendo il più giovane ad allontanarsi.
" La rabbia non ti aiuta di certo in questo momento di svantaggio." Dichiarò apertamente sfoderando un nuovo assalto e costringendo il kunoyshi a bloccare la lama a pochi centimetri dal suo collo in una strenua difesa.
" Se ti arrendi potrei sempre lasciarti in vita." Suggerì il moro lasciando scivolare la punta della spada sul collo del giovane prima che si scostasse e facendo uscire un rivolo di sangue nel punto scoperto.
" Arrendermi?"Chiese ringhiando lui e stringendo con rabbia le mani sopra la spada. " Come osi chiedere tanto?!" Esclamò ancora più furioso e attaccando frontalmente il suo avversario che, deviò la lama di lato, e contrattacco venendo, stavolta, evitato da Jugram che attacco con un colpo diagonale a cui, Biakuya, fu costretto ad allontanarsi.
" Sono il figlio di Yawach io non mi arrenderò mai di fronte a un misero samurai di Kubo!" Dichiarò ancora attaccando dall alto il moro che scarto sulla destra trovando, ad attenderlo, un nuovo assalto del biondo a cui frappose la lama per pararlo.
" Se ti rendessi conto della situazione in cui ti trovi forse lo faresti..." Replicò di rimando disimpegnandosi da quella prova di forza e attaccando di nuovo facendo indietreggiare Jugram che si guardò attorno. Le sue milizie stavano venendo eliminate sempre di più. Si erano spinti troppo oltre dovevano andarsene e in fretta.
" Ripiegare uomini!" Ordinò a voce alta in modo che, tutti, potessero sentire.
" Se pensi che ti permetterò di andartene ti sbagli di grosso." Rincarò la dose Biakuya continuando ad attaccare senza dargli il tempo di reagire. Lo avrebbe eliminato e posto fine a quegli scontri.
Jugram sorrise mentre deviava la lama del suo avversario e si distanziava verso uno dei suoi pochi soldati rimasti a cavallo. " Purtroppo per te io ho una cosa che, al momento, a te scarseggia..." Il soldato si getto da cavallo frapponendosi fra il moro e Jugram. " Dei soldati così fedeli da morire per me." Concluse prendendo in mano le redini e mettendosi in testa alla piccola colonna rimasta.
" Sappi che non finisce qui. Io ti ucciderò dannato Biakuya!" Gridò a pieni polmoni prima di tirare le redini e dileguarsi con alcuni dei suoi uomini. Il moro di Kubo stava per inseguirlo dopo aver eliminato quel soldato quando, altri nemici, gli bloccarono la strada. - La prossima volta non sarai così fortunato Jugram.- Pensò preparandosi ad affrontare quei nemici davanti a lui.


-


Ichigo riprendeva fiato ansimando vistosamente. I colpi di Ulquiorra erano sempre più veloci e sembrava che, quel tizio, non avesse un limite vero e proprio alla sua resistenza. Il giovane si rimise in posizione pronto ad attaccare ma, l albino, piombo su di lui investendolo in pieno e distruggendo la sua guardia sbalzandolo all'indietro di qualche metro e, mentre attaccava di nuovo, lo spadaccino si scostò sulla destra evitando la stoccata e contrattaccando verso il busto del suo avversario che, con una piroetta, lo scansò e lo colpì con l'estremita della lancia in pieno sulla ferita del giorno prima. Ichigo si sentì mancare l'aria mentre il corpo si piegava e finiva inginocchio.
" Direi che è finita..." Dichiarò Ulquiorra avvicinandosi a lui a passo lento mentre il samurai si teneva il fianco da cui, la ferita, si era riaperta facendo uscire del sangue.
" Ti sei battuto bene ma, ormai, dovresti averlo capito..." Continuò a dire  puntandogli la lancia verso la testa. " Non sei in grado di sconfiggermi." Concluse preparandosi a dargli il colpo di grazia.
Ichigo vedeva l'attacco avvicinarsi alla sua testa sempre di più. Ormai aveva perso e, tutto quanto, sarebbe finito lì in quel preciso istante. Non avrebbe più rivisto Renji o gli altri e nemmeno lei. - E' stato bello finché è durato.- Riflettè preparandosi mentalmente al colpo del suo avversario.

" In battaglia ciò che serve non è la paura, da lì non nasce niente. Quando schivi deve essere: non verrò ucciso. Quando difendi qualcuno: non morirà. Quando attacca è: ti ucciderò. E' questo quello che devi fare Ichigo." Sentì dire da una voce che, nonostante non ascoltasse da anni, riuscì a percepire nella sua mente e, stringendo i denti, distanziò la punta della lancia per poi allontanarsi per evitare un secondo colpo sotto lo sguardo stupefatto di Ulquiorra. - Come al solito, nonostante ti detestassi, ti fai sempre vivo nella mia mente dandomi degli stupidi consigli. Non è vero padre?- Pensò fra sè e sè ringraziandolo per avergli ridato un minimo di coraggio e gettarsi a capofitto sul suo nemico.

" Ancora ti ostini a voler vivere?" Gli chiese Ulquiorra tenendolo a distanza con varie stoccate che, il giovane, deviava o bloccava pur di farsi avanti. " Non hai ancora capito che, contro di me, non hai possibilita di poter vincere." Disse ancora contrattaccando e costringendo il samurai di Kubo ad indietreggiare.
" Io non combatto perché penso di poter vincere..." Prese a dire Ichigo facendosi coraggio di nuovo e sferrando un veloce fendente a cui, Ulquiorra, frappose la lancia riuscendo a bloccarlo a stento.  " Io combatto perché devo vincere!" Concluse il giovane con una nuova sferzata che colpì in pieno la mano sinistra dell albino da cui cominciò a uscire sangue costringendolo a mollare la presa sulla sua arma. " Pensi ancora che sia finita eh?!" Dichiarò annaspando il giovane mentre il suo nemico fissava la ferita in maniera impassibile come se, quella, non volesse dire niente.
" Hai solo rimandato l'inevitabile." Gli rispose mettendo di nuovo la mano sopra la lancia che si sporco di sangue. " Il tuo destino è segnato." Concluse lanciandosi verso di lui.


-


Shunsui si gettò sul duo davanti a lui. Bazado attacco a destra con la propria ascia che, con abilità, il samurai evitò per poi con una giravolta bloccare la lama di Kiruge soppraggiunto da sinistra con una velocità impressionante.
" Due contro uno..." Prese a dire il generale distanziandosi per evitare un colpo di Bazado e un altro di Kiruge. " Questa si, che è una sfida." Ammise mentre deviava la lama del primo e attaccava Bazado costringendolo a difendersi con la propria arma.
" Fa poco lo sbruffone!" Ruggì irritato Bazado mulinando l'ascia che Shunsui parò con il piatto della spada e poi contrattacco contro Kiruge arrivato sulla sinistra a cui riuscì a provocare una ferita su un fianco. " Vedi d'impegnarti Kiruge!" Sbraitò il suo compagno attaccando ancora senza alcun freno obbligando il nemico a stare sulla difensiva.
 " Non è affatto un avversario semplice..." Rimarcò lo spadaccino infiltrandosi nello scontro e venendo bloccato dal samurai di Kubo con abilità e beccandosi una ferita lieve lungo la guancia destra stavolta. "  Non solo la sua tecnica di spada è impeccabile..." Continuò a dire sferrando una sferzata verso la guardia del comandante. " Ma è anche fin troppo veloce nei movimenti." Concluse mentre Shunsui evitatava l'attacco e contrattacava costringendo Bazado a mettere in mezzo la sua arma per bloccarlo.
" Va ora!" Ruggì a Kiruge che sfruttò l'occasione per una stoccata che, Shunsui, prese di striscio lungo il fianco scoperto aprendo uno spacco nella tunica che mostrò la pelle ferita.
 " Se non sto attento rischio sul serio la pelle qui." Borbottò il generale cercando di tenere lo sguardo su entrambi i suoi contendenti.  " Comunque a breve dovrò andarmene..." Continuò a dire vedendo come, i suoi stessi soldati, stessero faticando a reggere il fronte che avevano fatto e osservando movimenti nemici in avvicinamento. " Perciò finiamola una volta per tutte." Concluse con un largo sorriso sulle labbra.
 " Sta zitto e muori?!" Gridò Bazado precipitandosi sulla destra e Kiruge sulla sinistra. Shunsui deviò il colpo dell'ascia inclinando la lama e lo lasciò scorrere poi, con una giravolta, ricevette l'attacco di Kiruge riuscendo a bloccarlo con la propria arma e ad allontanarlo con un calcio. Bazado attacco di nuovo con un colpo dall alto mirando alla sua spalla destra. Il generale si girò di scatto  puntando al polso del suo avversario prendendolo in pieno. Un grido di dolore uscì dalla bocca del nemico la cui mano, che teneva l'ascia, fece un arco in cielo per poi cadere a terra inzuppando di sangue il terreno.

 " Ops." Disse Shunsui schivando il nuovo attacco di Kiruge che infilzò in pieno sul fianco costringendolo a fermarsi per tamponarsi sulla ferita. " E' stato divertente. Sarà per la prossima volta e vedremo di chiudere questa storia." Commentò Shunsui rinfonderando la spada e rimettendosi a cavallo che aveva richiamato con un fischio. Mentre Shunsui si allontanava Bazado ordinò che qualcuno inseguisse quel bastardo. - Non appena Jugram-sama tornerà mi ucciderà davvero.- Pensò allarmato pensando al caos che, quell uomo, aveva appena provocato.


-


Quando la notte aveva iniziato a calare il fronte si era bloccato e così gli scontri. Ichigo se l'era cavata con ulteriori ferite più lievi del giorno prima e, Renji, dopo un'iniziale parita, era stato messo all'angolo da Grimmjow e si era salvato solo per l'intervento di alcuni compagni.

" Se continuiamo così ci distruggeranno." Sbottò il rosso sempre più convinto di quello.
" Dobbiamo avere fiducia infondo, le perdite di oggi, sono state piuttosto inferiori di ieri." Cercò di dire Ichigo mentre si avviavano verso il lato dell'accampamento in cui stava Rukia. " Perché sei voluto venire qui comunque? Credevo che, al momento, non volessi vederla." Mormorò Ichigo cambiando argomento.
" Ho un brutto presentimento." Rispose il rosso senza alcuna esitazione. " Voglio solo essere sicuro che stia bene." Aggiunse. Durante lo scontro con Grimmjow la collana che la ragazza gli aveva dato come portafortuna si era rotta senza alcun motivo. Non credeva nel fato o in simili cose ma, quell'evento, lo aveva tenuto sul chi va la durante tutto quel combattimento e anche dopo.

Ichigo stava per aggiungere qualcosa quando la vide. Distesa su una specie di giaciglio alla bell'e meglio c'era una figura minuta dai corti capelli corvini. Una lunga fasciatura le ornava il busto e anche la testa e, respirava lentamente come se, in quel momento, faticasse anche solo a prendere dell'aria. Si girò verso Renji che, di fronte alle condizioni in cui versava Rukia divento completamente pallido. "
 Chi..." Sussurrò con un tono gelido e pieno di rabbia. " Chi cazzo è stato?!" Gridò appieni polmoni colmo di rabbia.
 " A quanto pare ha lottato contro una hollow..." Gli cominciò a dire il medico. " La sua unita è stata travolta e, per salvare il fianco sinistro lei ed altri hanno affrontato un nemico di gran lunga superiore di numero. Siamo riusciti a ritrovare lei ed altri ma, aveva già subito ferite piuttosto gravi ed è da ore che dorme senza svegliarsi." Concluse con tono grave.
Renji guardò la figura della donna distesa lì. Voleva piangere o sbraitare ma, quello, non era il momento. Prese la collana di Rukia e se la mise al collo. " Domani la ucciderò. Ucciderò quella fottuta bastarda costì quel che costì." Dichiarò apertamente a Ichigo mentre, determinato, tornava alla tenda tenendosi dentro quel mostro che lo aveva iniziato a divorare.











ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo e che chiude così il secondo giorno degli scontri. Ho deciso di mostrarvi solo alcuni scontri rispetto all'altra volta che li avete visti tutti. Ho omesso il ferimento di Rukia volutamente anche per dare più sorpresa alla fine. Nel prossimo vedremo il nuovo giorno a Sorachi e poi ultimo capitolo della battaglia. Devo ammetterlo ho avuto difficoltà a proseguire questa impronta di scontri perché penso che, di battaglie, ne avete viste già abbastanza e non vorrei annoiare.
Grazie a chi legge e recensisce

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


GintamaxInuyasha


" Che piani hai per oggi?" Domando a bruciapelo Miroku intento a mangiare quel piatto di yakisoba che avevano ordinato alla taverna in cui avevano deciso di stabilirsi per quei giorni.
" La mia idea è vedere se, qualche famiglia legata a Nobunobu sa qualcosa in merito a dove si trovino." Dichiarò Inuyasha convinto. C'aveva pensato parecchio sia durante il viaggio che durante la nottata e, cercare informazioni tra i fedelissimi di quel bastardo era l'unica soluzione.
" E tu sei così sicuro che, qualcuno, osera dire qualcosa in merito a Nobu? Il damyo più odiato?" Gli chiese di rimando lui mentre masticava.
" E allora cosa suggerisci di fare? Visto che, da quanto ricordo, avevi un piano." Sbottò Inuyasha seccato.
Miroku mise le bacchette sul tavolo e spostò il suo sguardo sul suo amico. " Chiedere informazioni a zonzo senza una meta non ci porterà da nessuna parte anzi potrebbe far insospettire chiunque e metterci nei guai sia con Shigeshige sia con chi è davvero affiliato a lui." Cominciò a dirgli cercando di spiegarsi.
" E allora che dobbiamo fare?" Domando Inuyasha stizzito.
" Mentre venivamo qua e tu facevi il musone senza parlare con nessuno..." Puntualizzò Miroku facendo sbuffare l amico. " Io ho chiesto ai membri della carovana  tra le varie famiglie chi avesse più bisogno di lavoratori tra tutte quelle più vicine alla casata del damyo per riuscire a fare carriera e, a quanto pare, il clan del ragno sta giusto cercando personale per la propria residenza."  Concluse.
" Perciò dovremmo intrufolarci lì come domestici?" Chiese abbastanza confuso Inuyasha a quella proposta.
Miroku annuì. " Jiraya e il suo clan, da quanto so, erano legati molto alla famiglia del damyo prima che arrivasse Shigeshige perciò, se entriamo lì dentro, sicuramente troveremo notizie." Rispose con un sorriso soddisfatto sul viso.
" E chi ci dice che ci prenderanno? Infondo non abbiamo molta esperienza in quel campo." Replicò per niente convinto di quell'idea. Non era abituato a servire era un nobile come avrebbe potuto fingere di essere qualcos altro?
 " Non devi aver timore..." Mormorò Miroku con un tono fiducioso. " Domani ci recheremo laggiù e mi farò venire un'idea." Aggiunse. Inuyasha annuì con la testa decidendo di chiudere l argomento. Se avesse proseguito, sicuramente, avrebbe potuto dare troppe grane a Miroku e la cosa non gli andava per niente. - Mi fidero di lui infondo di chi mai potrei fidarmi di più?- Ripensò fra sè e sè tornando a mangiare il piatto che aveva davanti.   


-


Era passato un giorno da quando aveva ordinato ai due giovani di osservare la tenuta ma, ancora, non era rientrati. Non era riuscito a dormire nemmeno quella notte che, ormai, era costellata da incubi. Vedeva i corpi di Shigeshige e di tutti gli altri morti e la città completamente distrutta e, lui, nonostante ci provasse, non riusciva a salvare nessuno di loro. Cercava di passare le giornate in maniera normale ma non riusciva a togliersi di dosso quel tarlo.

" Ehi Gin mi spieghi che cos'hai?" Gli chiese la voce di Tsuky seduta accanto a lui e che avvertiva distante visto che la sua mente era altrove..
" Mi spiace, ero sovvrapensiero." Rispose lui con un sorriso stanco rivolto alla bionda.
" Se non volevi che ci vedessimo perché sei stanco bastava dirmelo." Sbottò lei quasi irritata dalla cosa. Correva sempre rischi a venire lì nella casa del nemico del padre che, nell'ultimo periodo, sembrava essere più cupo del solito.
" Si, lo so, scusa non è un periodo molto tranquillo questo..." Dichiarò lui a mo di scusa. " Infondo a breve dovrò partire per portare Soyo dal suo futuro sposo e sono un'po preoccupato." Mentì ancora. Non poteva dire alla bionda la verita lei, più di tutti, era la più vicina a quel pericolo che sembrava incombere sul loro paese.
 Tsuky annuì anche se rattristata. " Era meglio se fossi rimasta nella mia dimora allora." Borbottò con una punta di stizza nella voce che non sfuggì al bianco.
 " Non ti ho chiesto io di venire qua oggi." Replicò lui invelenito lasciando di stucco la donna e anche le persone attorno a loro visto il tono di voce elevato.
" Certo, perché infondo sei sempre stato tu a dirmi di incontrarci più spesso e adesso ti da fastidio la mia presenza?!" Sbottò lei alzandosi in piedi e piazzandosi di fronte a lui con due occhi colmi di rabbia.
Gintoki ricambio lo sguardo ma non con occhi pieni di rabbia ma di tristezza per quello che stava per fare e che, in cuor suo, sapeva si sarebbe pentito.
" Si, la tua presenza mi infastidisce alquanto..." Dichiarò alzandosi in piedi dinnanzi a li. " Non sopporto più di vedere la figlia di un uomo che odia così tanto il mio signore..." Continuò a dire mentre la faccia di Tsuky sbiancava. " Detesto sentirti ogni volta dire che, rischi sempre a venire qui da me è assurdo davvero..." Continuò a dire mentre, dagli occhi della donna, cominciarono a scendere delle lacrime. " Sei solo un peso e niente di..." Prima che finisse di parlare uno schiaffo lo colpì sul viso la mano era piccola molto più di quella di Tsuky.
" Adesso smettila Gin." Dichiarò Soyo con due occhi furenti arrivata in mezzo a loro senza che nessuno dei due se ne accorgesse. " Chiedile scusa e subito!" Gridò Soyo quasi come se fosse un ordine.
" No, non importa Soyo-sama." Sussurrò Tsuky abbassando lo sguardo. " Ha detto quello che voleva e io non voglio essere un peso per nessuno." Annunciò mentre dava la schiena a entrambi e si dirigeva verso l'uscita. " A presto Soyo." Concluse.
La giovane guardò storto Gintoki e poi, tallonata da Kagura seguì la schiena della bionda che si allonatava e, mentre quelle due gli andavano dietro, Gintoki si girò ed entro dentro la casa. - Era l'unica soluzione.- Pensò fra sè e sè con un grosso peso sul cuore.


-


Askin seguiva Utsuro a breve distanza lungo la fitta boscaglia. Ormai erano giunti all'interno di Sorachi riuscendo, grazie a un'idea del samurai più anziano, a infiltrarsi dentro il paese e, adesso, a sentire lui c'era delle persone che voleva fargli conoscere.
" Manca ancora molto?" Chiese abbastanza stufo di camminare dentro il bosco e anche dubbioso sul perché, con loro, non ci fossero quei due nobili che erano rimasti al loro accampamento improvvisato.
 " Siamo quasi arrivati, è la radura poco più avanti." Gli rispose con calma la guida.
" Mi chiedevo perché ha deciso di portarmi con se? E non ha detto niente a Nobu-nobu?" Domandò cercando, in questo modo, di togliersi quel tarlo che gli ronzava la testa da quando, la mattina, Utsuro gli aveva chiesto di seguirlo senza far parola con nessuno. L uomo si fermo all'improvviso mentre la piccola zona si intravedeva tra la vegetazione.
" Diciamo che, gli uomini che sto per farti conoscere, non sarebbero proprio apprezzati per i loro mestieri." Rispose con sincerità e in maniera enigmatica mentre riprendeva il passo e si affacciarono nel luogo d'incontro in cui, sparsi, c'erano varie persone tutti in tenuta da viaggio.

 " E' in ritardo Utsuro-sama." Dichiarò un uomo seduto sopra un piccolo masso. Era una figura longinea dalla pelle pallida e dai corti capelli grigi proprio come quelli di Utsuro e, sotto gli occhi, aveva delle profonde occhiaie come se faticasse a dormire il suo abbigliamento ricordo ad Askin più quello di un monaco che di un samurai.
 " Avevo avvisato che sarai arrivato tardi Oboro." Gli rispose di rimando con un tono calmo.
 " E quello accanto a lei chi è?" Chiese una seconda figura incappucciata al fianco di un'altra molto più grossa e con un enorme spada dietro la schiena.
" E' il rappresentante dei kunoishi che ci accompagna in questa impresa. Pensavo sarebbe stato utile che, tutte le parti, si incontrassero almeno per il momento." Gli spiegò brevemente il samurai errante.
 " Secondo me è sbagliato portare un simile rifiuto fra noi." Rincarò la dose una quarta figura nascosta tra le fronde degli alberi se non per un ciuffo di capelli neri che svolazzava per il vento.
 " Se hai problemi con me scendi giù e affrontami." Replicò Askin prima che Utsuro potesse replicare. L uomo in penombra sorrise e scese giù con un balzo mostrandosi in tutta la sua figura statuaria ricoperta di quelle che sembravano bende. Il corpo sembrava esile quasi come se, qualsiasi volata di vento, potesse spostarlo.
" Ho assaggiato la carne di molti deboli di tanti paesi ma..." Estrasse la spada dal fodero con un ghigno sul viso. " Il sangue di uno sporco kunoishi lo devo ancora divorare." Ammise mentre anche Askin stava per sfoderare la sua spada.
" Makoto..." Mormorò Utsuro mettendogli una mano sulla spalla con forza.
" Cosa ti ho insegnato riguardo agli ospiti?" Gli chiese sibillando in un modo che, anche a distanza, fece venire i brividi allo stesso Askin che, noto, lo sguardo del samurai cambiare completamente così come anche il suo tono di voce sempre cordiale sembrava molto più freddo.
" Ad accoglierli con tutti gli onori..." Prese a dire rimettendo la spada nel fodero e con un tono quasi sottomesso. " E a non provocarli." Concluse voltandosi verso il suo maestro e chinando la testa.
 " Bravo il mio allievo." Disse facendo tornare sul suo volto il solito sorriso e girandosi verso gli altri uomini rimasti a osservare. " Dunque, dato che siamo qui, inizierò a spiegare il vostro ruolo in quello che, a breve, accadrà in questo paese." Annunciò in modo teatrale.


-


Gintoki se ne stava davanti alla finestra a contemplare il giardino della residenza di Shigeshige notando, proprio lì, Kagura insieme a Soyo e a Nobume senza Tsukuyo che, a quanto pare, aveva deciso di andarsene dopo quello che si erano detti. - Dannazione.- Pensò sbattendo con forza il pugno sul muro. Perché aveva reagito in quel modo? Perché? - Sei proprio un'idiota Gin.- Riflettè ancora fra sè e sè.

" Va tutto bene Gin?" Chiese Kenshin affacciandosi sulla porta. Aveva assistito alla scena da lontano senza intervenire e, vedendo il bianco in quello stato, voleva aiutarlo.
 " Sicuramente mi avrai sentito prima litigare con Tsuky..." Rispose Gintoki. " Diciamo che l'ho trattata male nonostante lei fosse venuta qui per passare un'po di tempo con me." Aggiunse.
 " E perché lo avresti fatto?" Domandò incuriosito il rosso. Aveva notato del feeling fra il bianco e la bionda e lo aveva tenuto per se. Gintoki non rispose. Non voleva dire a Kenshin quello che aveva saputo, non voleva allarmarlo o altro non finché non avesse avuto una certezza di quello che stava succedendo.

" Non dare sempre per scontato l'amore di una persona Gintoki..." Prese a dire Kenshin che, in quel momento, interruppè i dubbi e pensieri di Gin. " Un giorno rimpiangerai il non aver vissuto appieno quello che c'e fra te e lei." Concluse con un tono grave.
" Parli per esperienza diretta, non è vero?" Dichiarò Gintoki girandosi verso di lui.
Il rosso annuì. " C'era una persona, molto tempo fa..." Cominciò a raccontare Kenshin con un tono rattristato. " Io la amavo e lei, nonostante sapesse chi fossi e il male che avevo fatto, mi amava nello stesso modo..." I ricordi cominciavano ad apparire così come i due anni trascorsi assieme a lei con tutti quei momenti felici e anche brutti. " Un giorno scoprì che, un gruppo d'assassini, mi cercava per quello che avevo fatto ai loro capi. Scelsi di fuggire sperando che, in questo modo, non avrebbero fatto del male a Tomoe..." Continuò cercando di omettere una cosa che non avrebbe mai confessato nemmeno sotto tortura e di cui, al momento, non voleva dire niente.
" E poi cos'è successo?" Chiese Gintoki incuriosito visto il silenzio dell altro samurai. Il rosso tentennò per qualche istante poi, alzando lo sguardo, fissò gli occhi di Gintoki." Lei morì..." Rispose semplicemente. " Se fossi rimasto con lei, se non fossi fuggito forse l'avrei potuta proteggere ma decisi di abbandonarla..." Aggiunse lasciando, sulla faccia di Gintoki un'espressione allibita. " Qualunque cosa tu perdi, la troverai di nuovo che sia la fiducia oppure qualsiasi altra. Ma quello che butti via non tornerà mai più." Concluse lapidario. " Adesso meglio che vada e pensa a quello che ti ho detto." mormorò ancora prima di lasciare Gintoki lì alla finestra per recarsi fuori.


-


Se ne stavano tornando all'accampamento dopo le disposizioni che, Utsuro, aveva dato a quella combriccola segreta di cui lui stesso faceva parte e che, gli era stato detto, di non farne parola almeno per ora con Nobunobu e suo padre.
 " Ma è proprio sicuro di tutto questo?" Chiese all'improvviso Askin ancora contornato dai dubbi per quello che era stato deciso di fare.
Il samurai si voltò verso di lui. " Ma certo, il piano d'azione è perfetto per quello che dobbiamo fare." Gli rispose con semplicità lo stratega.
 " E se qualcosa andasse storto? Non voglio sminuire il suo genio oppure le sue idee ma ecco..." Provo a dire cercando le parole adatte. " So che in questa nazione ci sono dei samurai piuttosto rinomati per le loro abilità ed è davvero così sicuro che quei due cadranno così facilmente?" Domandò ancora pentendosi di avere simili dubbi di fronte a quell uomo. Utsuro lo fissò per qualche istante come se gli stesse leggendo dentro quel tarlo che lo stava divorando poi, sorridendo, si girò tornando a camminare sul sentiero.
 " Quei due finiranno vittima delle nostre trappole..." Cominciò a dire con un tono fiducioso. " So come ragionano e ho predisposto degli ostacoli adatti a loro." Concluse restando vago ma certo di quello che stava dicendo.
" E per quanto riguarda lo Shiroyasha?" Chiese stavolta Askin. " E' famoso per essere il più forte samurai dell'intera Sorachi perfino nelle mie terre è piuttosto noto." Dichiarò apertamente. A quelle parole Utsuro rise di gusto lasciando di sasso Askin per quel suono che sembrava più quello di un demone che di un umano.
" Di lui proprio puoi stare tranquillo..." Prese a dire girandosi di nuovo." Infondo tutto quello che sa sono stato io a trasmetterglielo." Disse lasciando ancora più stupefatto il samurai per quella rivelazione.








ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo di samurai stavolta uno spaccato su quello che sta accadendo a Sorachi, Makoto proviene dal manga di Kenshin samurai vagabondo :D giusto per non lasciar solo Kenshin ahahaha.
Grazie a chi legge e recensisce alla prossima.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***





Il sole si stava alzando per quel terzo giorno di scontri e, Ichigo, guardò di nuovo l'orizzonte dinnanzi a lui. Le schiere nemiche si stavano disponendo lungo la vallata come già era successo nei due giorni scorsi. Sentiva le grida degli hollow incitare i propri uomini lungo i fianchi scuotendo le redini dei cavalli e l'abbaiare ordini dei comandanti ai propri sottoposti.
" Oggi sarà più dura di ieri..." Sentenziò Renji al fianco del giovane con un'espressione dura. La rabbia non era scemata dal giorno prima e, adesso, Ichigo percepiva anche la voglia che il suo amico aveva di uccidere i propri nemici più di prima.
" Da cosa lo pensi?" Chiese Ichigo incuriosito cercando di distoglierlo dai pensieri nuvolosi che sembravano avergli ricoperto la mente.
" Nonostante le perdite che hanno subito anche nelle retrovie pure noi ne abbiamo avute con l'assalto di Jugram. Perciò, oggi, vorranno chiudere il prima possibile visto che, girano voci, Aizen arriverà presto e se pure loro l'hanno scoperto vorranno distruggerci per poi concentrarsi sul prossimo avversario." Gli spiegò il rosso più che convinto della cosa.
" Chissà per quanto dovremmo resistere." Borbottò abbastanza preoccupato Ichigo.
" Dovremmo farlo per quanto ci sarà possibile..." Sentenziò duramente il rosso. " Lo dobbiamo a Rukia e anche a coloro che, in questi due giorni c'hanno rimesso più di qualche ferita." Concluse non riuscendo a celare un minimo di rabbia nel suo timbro di voce. Ichigo cercò di dire qualcosa ma, l'abbaiare di mettersi in formazione lo fermò e, seguendo il suo amico, si diresse verso i kunoishi.


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Shunsui osservava i movimenti nemici con attenzione cercando eventuali spiragli ma, quel giorno, non ne vedeva anzi sembravano ancora più compatti del giorno precedente senza contare che, noto, alcuni soldati disporsi lungo le retrovie da dove era passato lui.
" Ho fatto rafforzare la nostra retroguardia come ha chiesto ma, in questo modo, avremmo diversi effettivi in meno frontalmente e sui fianchi e rischiamo di avere dei punti vuoti." Dichiarò Byakuia arrivato alle sue spalle.
 Il comandante annuì consciò della situazione. " Pure lui farà altrettanto non vorrà certo farsi trovare impreparato. In questo modo entrambi faremmo a meno di alcune unita." Rispose fiducioso nonostante sapesse che, dal punto di vista di Jugram il numero di soldati era maggiore dei loro.
" Quali sono i miei ordini oggi?" Domando il moro.
" Prendi il comando del fianco sinistro e spalleggia i fanti bloccando le incursioni hollow..." Cominciò a dire Shunsui che non voleva succedesse come il giorno prima. " Dobbiamo creare una breccia verso il loro retro e seminare più morte che possiamo..." Continuò a dire con un velo d'incertezza sulla voce. " Aizen, da quanto mi hanno riferito, dovrebbe arrivare oggi ma, nel mio cuore, ho un brutto presentimento." Concluse prima di dare l'ordine e vedere le due armate cozzare e mischiare i propri colori per la terza volta.


-


Aizen osservò lo svolgersi degli inizi dello scontro in quel terzo giorno. Lo scalpitio dei suoi cavalieri e dei fanti dietro di lui testimoniava come, tutto quanto, si stava preparando per la sua entrata in scena quella che, finalmente, avrebbe posto fine ai combattimenti e sancito la loro vittoria.
" I nostri uomini sono tutti disposti come da lei ordinato." Dichiarò Gin raggiungendolo e ricevendo un cenno d'assenso. " Ottimo manda un emissario a Shunsui ci fungerà da intermediario da ora in poi dovremmo cooperare se vogliamo concluderla qui." Mormorò il comandante vedendo come il fianco destro fosse, in quel momento, preda degli archi kunoyshi che facevano piovere una selva di frecce continua. " Presto farete scoccare le vostre frecce nell'aldila." Disse con un sorriso compiaciuto Aizen preparandosi per scendere in campo.


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Byakuya mulinò la spada e la abbattè sulla testa del suo nemico che, dopo il colpo, crollò a terra morto spruzzando sangue come una fontata. Quel giorno erano in molti i nemici che cercavano di ucciderlo e che, in ogni modo, cercavano di attirarlo in qualche sotterfugio. - A quanto pare Jugram non l'ha presa bene per lo scontro di ieri.- Riflettè mentre, con noia, uccideva un nuovo nemico arrivato dal fianco a cui deviò la lama e poi trafiggeva in pieno la gola per poi fermare un nuovo attacco da un lanciere proveniente dalla sinistra che uccise colpendolo in pieno sullo sterno. Stava per diramare di bloccare alcuni nemici che, rapidi, stavano per attaccarli sulla sinistra ma, una lama, per poco non lo prese in pieno sul viso. Si girò verso il suo aggressore attaccandolo di rimando ma, trovando, il piatto di una katana che bloccò il suo fendente con suo sommo stupore.

" Niente male davvero..." Disse la voce di quella donna piuttosto rapita da come era riuscito a reagire prontalmente al suo assalto e che, scagliò un rapido fendente al viso del nobile che riuscì a deviare con abilità.
" neanche tu sembri affatto male..." Commentò il comandante sferrando una nuova sferzata con la spada costringendola a scostarsi sulla sinistra per ritrovarsi contro un terzo attacco proprio di fronte al suo volto che, solo grazie al suo istinto, riuscì ad evitare prima di perdere l'occhio sinistro.
" vedo che non perdi tempo e, osservando il tuo stile così rapido, devi essere Biakuya ho sentito molto parlare di te soprattutto visti i fatti di ieri..." Mormorò Tia piuttosto euforica di trovare un simile avversario sul campo di battaglia. Non credeva che, dopo la giornata di ieri e quella gnometta, avrebbe trovato un tizio così forte e rinomato. Specie dopo che, aveva sentito, Jugram furioso per quanto accaduto e come volesse la sua testa. " Sarà un vero piacere combattere contro di te." Dichiarò apertamente gettandosi su di lui con una nuova offensiva a cui, il moro, rispose con poco entusiasmo bloccando l'attacco e respingendola con una forza aldila di quella che s'aspettava la donna.
" Di te non so niente e ne mi interessa divertirmi..." Replicò lui attaccando di nuovo e venendo deviato per un soffio da Tia che si era vista quella spada nera tranciarle in due lo stomaco. " In questa guerra mi sembra che si parli troppo e ci sia troppa gente che sa lottare ma non usa il cento percento di se..." Continuò a dire mentre evitava un affondo della hollow e sferrava un calcio al ventre della donna distanziandola prima che potesse attaccare di nuovo. " E io mi sono stancato." Concluse Biakuya con un tono freddo come il ghiaccio mentre affondava la lama nella spalla destra della donna aprendo uno squarcio da cui iniziò a uscire sangue.
Tia ringhio trattenenendo il dolore e, subito, provo a reagire ma, il moro, più velocemente di lei, eseguì un secondo colpo al costato aprendo una ferita anche lì nonostante l'armatura leggera che stava indossando l'avversaria.
 " Se avete tempo di parlare..." Intimò mentre mulinava la spada per togliere il sangue che si era depositato sopra e la vista della donna si appannava per via del sangue perso. " Allora fate i diplomatici anziché venire qui a insozzare il mio dominio." Concluse mentre si allontava dal corpo della donna che, con un tonfo, cadde a terra circondata dalla battaglia ancora in corso.


-


Renji si faceva largo in mezzo ai nemici come una furia. Aveva perso di vista Ichigo che, più volte, lo aveva chiamato cercando di riportarlo in linea ma, in quel momento, non voleva distrazioni e nemmeno andarci piano. Affondo la spada nel petto del nemico che gli si parò davanti e poi, passo oltre andando addosso a un secondo aggressore e salvando un compagno che stava per cadere a terra nemmeno sentì il suo ringraziamento e proseguì lungo la via con un solo obiettivo che, in quel momento, localizzò intento ad affrontare alcuni suoi compagni senza alcun timore. - Ti ho trovato.- Pensò di slancio mentre si gettò a capofitto verso l'azzurrino che, per la sorpresa, ebbe a malapena il tempo di sollevare la spada che fu sbalzato all'indietro dall'attacco.
" Ben ritrovato rosso." Disse sghignazzando prima che, la lama di Renji gli andasse incontro e lo costringesse a distanziarsi ancora.
Grimmjow stava perdendo terreno sotto la spinta di Renji che, con occhi ancora furiosi, non accennava a fermarsi ma anzi attaccava con ancora più foga di secondo in secondo costringendo così l'avversario a rimanere sulla difensiva.
" Il tuo animo sembra cambiato da ieri." Ammise l azzurrino indietreggiando per evitare di cadere ancora di più nell'attacco nemico. " Che ti è successo?" Gli chiese sferzando l'aria con la spada che fu deviata da quella del rosso che subito attacco senza rispondere a quella domanda che lo irritò più di prima. Grimmjow rise mentre scansava il colpo e fece calare la spada lungo il fianco sinsitro che, Renji, riuscì ad evitare per il rotto della cuffia.
" Fammi indovinare..." Riprese a dire mentre si trovava  in una nuova prova di forza facendo cozzare la sua lama con quella del vermiglio. " Qualcuno che ti è vicino è rimasto ferito negli scontri di ieri e, tu, baldo giovane ed eroico spadaccino vorresti vendetta e onorarlo non è vero?" Gli domando stavolta colpendo in pieno il tasto dolente.
 " Sta zitto..." Ringhiò fra i denti il samurai di Kubo rispondendogli per la prima volta. " Cosa vuoi saperne tu eh?!" Sbottò aumentando la spinta e vincendo lo scontro fisico. " Cosa può saperne un'animale degli hollow di queste cose eh?!" Continuò a dire attaccando il fianco sinistro del suo avversario riuscendo a colpirlo per la prima volta aprendo una ferita anche se superficiale lungo quel punto all'altezza della vita.

" Ti credevo una persona interessante ma, a quanto pare, mi devo ricredere." Dichiarò freddamente Grimmjow fermandosi e fissandolo deluso. " In guerra non c'e tempo per i sentimentalismi e nemmeno per simili sciocchezze come queste vendette..." Continuò a dire mentre Renji attaccò di nuovo con un fendente frontale che lui scansò e contrattacco con una sferzata diagonale che prese in pieno la spalla di Renji aprendo una ferita sopra di essa. " Si lotta per soppravvivere, si lotta per arrivare al giorno dopo aldila di tutto..." Continuò attaccando ancora e costringendo Renji a mettersi inginocchio per proteggersi da quei colpi potenti.
 " Pensi davvero che, anche noi non soffriamo, come voi?" Chiese ancora mentre Renji rotolò per evitare un nuovo attacco e rimettendosi in piedi. " Il mio popolo patisce la fame, siamo costretti a ucciderci a vicenda anche solo per portare un misero pasto a casa!" Ruggì ancora l hollow travolgendo il samurai di Kubo che a fatica mise la spada in difesa e venne sbalzato a terra. Grimmjow gli puntò la spada sul viso. " E' stato divertente lottare contro di te in questi giorni ma, adesso, è giunta l'ora che tu muoia." Ammise pronto a trafiggerlo ma, prima che la spada calasse sopra il rosso. Uno scalpitio di cavalli e delle grida fecero esitare l azzurrino che, in quel preciso istante notò un grosso numero di soldati gettarsi lungo il fianco destro e immettersi nello scontro.


-


I due generali dei fronti opposti fissarono l'armata che, dal fianco destro e portando i colori di Kubo, cozzava con i loro eserciti riuscendo a inserirsi e a eliminare la situazione che, da qualche minuto, stava pendendo a favore degli invasori. Se i soldati di Kubo esultarono attaccando con ancora maggior vigore alla vista dei rinforzi gli hollow e i kunoyshi iniziarono a indietreggiare sotto quella spinta e protetti dalla selva di frecce che, per ordine di Jugram, continuava a cadere senza sosta sui loro nemici cercando di proteggere i propri uomini e tentare, una riorganizzazione.
" Mio signore, dovrebbe ritirarsi finché è in tempo. Se la spinta di Kubo continua di questo passo perderemo l'intero fianco." Annunciò Bazado preoccupato vedendo la faccia ringhiosa del suo comandante di fronte a quello spettacolo.
" Se scappassi con la coda tra le gambe ti rendi conto di cosa direbbe mio padre?!" Ruggì furioso il giovane erede. Non si aspettava un secondo esercito da parte di Kubo era sicuro di avere di fronte l'esercito principale o almeno che, quest altro, avrebbe ritardato ancora. " Da ordine ai nostri delle retrovie di unirsi alla mischia e creare un cordone maggiore sul fianco colpito. Gli arcieri, inoltre, devono dirigere tutto il fuoco lungo tutto il fianco destro e fateli indietreggiare." Ordino perentorio con una decisione irrevocabile sarebbe morto piuttosto che farsi vedere tornare a casa dal vecchio sconfitto da quella massa di campagnoli. Mentre Bazado stava per allontanarsi, uno scalpitio di cavalli interruppè i due uomini per farli voltare pronti ad estrarre le proprie armi.
" Porto notizie da parte del mio comandante." Annunciò il messaggero che, dalla sua armatura malandata, Jugram intuì d'essere degli Hollow.
 "E quali sarebbero queste notizie?" Domandò incuriosito il biondo fissandolo torvo.
" Se volete lottare qui e perire allora restate dove siete..." Prese a dire quasi con paura nel pronunciare simili parole al giovane figlio di Yhawch. " Se invece volete schiacciare Kubo allora spostatevi verso il fianco sinistro." Concluse dicendo tutto d'un fiato come gli era stato suggerito.
 Il kunoishi rimase in silenzio per qualche istante osservando lo svolgersi della battaglia di fronte a se. Le sue forze stavano perdendo terreno e, di questo passo, avrebbero perso più che qualche briciolo di campo. sposto lo sguardo verso il messaggero.
 " Bazato diffondi la voce di spostarsi verso il fianco sinistro e prepararsi. Il campo base dovrà essere smantellato e conducete i nostri arcieri più riparati verso il lato sinistro" Disse Jugram perentorio.
" Sarà fatto, mio signore." Replicò l uomo dirigendosi per dare le indicazioni.
" Quanto a te, di al tuo comandante, che accettiamo." Gli rispose freddamente.
" Il mio signore sapeva già che avrebbe detto così e, infatti..." Delle grida rupperò quelle che si avvertiva dai soldati di Kubo e, quando Jugram si girò verso la fonte del rumore, vide una miriare di uomini a cavallo piombare sul fianco sinistro come degli oni iniziando ad attaccare le truppe di Kubo ancora allibite da quell'inatteso attacco. " Ci siamo già gettati nella mischia." Concluse mentre, un sorriso compiaciuto, apparve sulle labbra del giovane comandante che pensò alla reazione che avrebbero avuto quelli di Kubo.


-


Shunsui non aveva mai cambiato in maniera così repentina la sua espressione da un secondo all altro. Quando aveva visto l'esercito di Aizen sfrecciare sulla destra aveva ordinato di spingere verso il nemico a tutta forza ma, quell'arrivo sulla sinistra aveva mandato tutto a puttane e, adesso, le forze erano di nuovo sbilanciate con un esercito hollow sbucato dal nulla in piena forza che stava maciullando il fianco sinistro. - Dobbiamo riorganizzarci.- Riflettè allarmato su come agire. Se avessero proseguito lo scontro senza pensare le perdite sarebbero state ancora più ingenti doveva trovare una soluzione. Osservò il fianco destro dove, il nemico, stava iniziando a spostarsi verso il centro lasciando libero sfogo così ai loro uomini di avanzare. - Stanno spostando le loro truppe sul fianco sinistro cercando di aggirare e tornare in una situazione di stallo.- Pensò fra sè e sè decidendo la sola cosa che, al momento, gli era venuta alla mente e le conseguenze che ne avrebbe portato.
" Date ordine della ritirata." Intimò ai sottoposti attorno a lui.
" ma signore la battaglia è ancora lunga e con l'arrivo di Aizen possiamo vincere ancora." Cercò di dire uno dei consiglieri provando a fargli cambiare idea.
" Se non fossero arrivati questi rinforzi hollow c'e l'avremmo anche potuta fare ma, di questo passo, subiremo un tracollo sul sinistro visto anche come i nemici si stanno dirigendo lì anche dal centro e dalla destra..." Spiegò Shunsui. " Date ordine di ritirata dobbiamo riorganizzarci e non intendo discuterne più." Ordinò stavolta serio sempre osservando la battaglia che, sotto i suoi occhi, stava prendendo una piega sempre peggiore.


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Aizen vide la massa di hollow arrivare lungo il fianco sinistro e inondare completamente quel lato riuscendo non solo a ribaltare l'esito che aveva pronosticato ma, dando anche, ai nemici la possibilita di ripiegare verso di loro riuscendo, in questo modo ad organizzarsi sotto la spinta della sua offensiva sul destro. Vedendo anche come le truppe di Shunsui si stessero muovendo intuì la decisione del collega anche se, in quel momento, si trovava in disaccordo con lui su tutta la linea.

 " Devo ammetterlo ho dovuto fare un bel giro per riuscire ad arrivare in tempo..." Borbottò una voce quasi stizzita alle sue spalle e distogliendolo dai suoi pensieri di strategie. " Però non potevo certo perdermi questa festa così ben organizzata." Aggiunse quasi ridacchiando mentre alcune spade venivano sguainate.
 " Grazie a te l'esito dello scontro è stato completamente ribaltato complimenti..." Disse con sarcasmo Aizen distogliendo lo sguardo dalla battaglia per rivolgerlo al suo interlocutore un uomo alto dalla barba folta.
" Ho sentito molto parlare di te karo-Aizen..." Annunciò ancora mentre si avvicinava al comandante che, con la mano, fece cenno ai suoi subalterni di non interferire vedendo anche i soldati che circordavano quello che doveva essere il loro comandante.
 " Tutti ti riconoscono come uno dei più grandi spadaccini di tutto il Kanto il solo in grado di tentare d'eguagliare Utsuro-sama e riuscire anche a sconfiggere in duello lo Shiroyasha e mi stavo chiedendo..." Il moro incrocio lo sguardo con quello del tizio alto dall'armatura leggera e dai lunghi capelli castani. " Ti andrebbe di giocare un'po con me?" Concluse estraendo dal fodero la katana che brillò per un'istante di luce per via del sole alto nel cielo.
Aizen lo fissò con uno sguardo glaciale cercando di non tradire la rabbia che, in quel momento, stava covando.

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 " Dimmi il tuo nome? Così saprò chi ho spedito all'altromondo." Dichiarò con freddezza facendo ridere l'avversario.
" Mi chiamo  Koyōte Sutāku-taisho dell'esercito hollow." Rispose con semplicita mentre anche Aizen estraeva la sua lama e si mise dinnanzi a lui senza nemmeno mettersi in guardia.

I due rimasero impassibili l uno di fronte all altro e Koyote fu il primo a superare le distanze che li separavano scagliandosi su di lui con un fendente frontale. Aizen deviò la lama a sinistra e, subito, Koyote eseguì un secondo attacco mirando al fianco destro ma, l avversario, con una giravolta evitò anche quel colpo. il samurai hollow continuava ad attaccare senza mai riuscire a intaccare la guardia solida del suo nemico che, a un certo punto, superò la sua difesa con rapidita e  appoggio la sua spada alla gola del suo avversario senza tagliare.

 " Sei morto." Dichiarò con noia mentre il comandante nemico si distanziava sudando freddo per il rischio appena corso.
" Perché diavolo non mi hai tagliato la gola?!" Sbottò quasi offeso da quel suo modo di fare come se stesse insegnando a un bambino.
Aizen sorrise senza nemmeno attaccarlo. " Sei tu che volevi solo giocare, no?" Gli disse di rimando facendo pulsare una vena sulla testa del suo rivale che si gettò su di lui con un attacco lungo il fianco che Aizen deflettè di nuovo per poi schivare un ennesimo assalto diretto al suo viso.
" Che tu mi affronti con cautela..o incautamente..o anche se non mi affrontasi affatto..il risultato sarà sempre lo stesso." Gli annunciò colpendolo sul viso e aprendo una ferita sulla sua guancia destra a mo di punizione facendo infuriare ancora di più Koyote che, di slanciò si rigettò su di lui venendo rimandato indietro con semplicita da un veloce calcio all'addome di Aizen. Il taisho provò a colpirlo di sorpresa mirando alla tempia ma, il karo, scostò la testa e poi gli puntò la spada all'altezza dello sterno proprio sul cuore.
 " Sei morto per tre volte." Dichiarò con una semplicità che lascio Koyete di sasso e impotente. Sentiva i suoi soldati scalpitare coi piedi come a voler intervenire per difenderlo ma, con un cenno della mano, bloccò quel tentativo.
 " Perché non hai fatto intervenire i tuoi?" Domandò incuriosito da quel gesto Aizen a cui la cosa non era sfuggita.
" Questo è un combattimento che ho voluto io aldila della fottuta guerra che sta imperversando per il paese avrei potuto starmene tranquillo sul fianco sinistro a vedere i miei uomini combattere..." Dichiarò apertamente lui sempre con la spada puntata al petto. " Ma volevo saggiare le abilità di colui che viene definito come uno dei più grandi samurai e, a quanto pare, non sono rimasto deluso da tutto questo..." Aggiunse ripensando a quanto c'aveva messo a trovare la retroguardia dell'esercito di Aizen.
" Adesso ponì fine alla mia vita com'è giusto che sia." Concluse chinando la testa e mettendosi in ginocchio come in attesa del verdetto. Il suo avversario lo osservò per qualche istante poi, rinfonderò la lama nel suo fodero.
 " Per stavolta sei salvo." Gli annunciò lasciando, tutti i presenti, stupiti per quella reazione.
 " Come sarebbe a dire?!" Esclamò lo stesso Koyote ancora seduto a terra.
" Sei giunto qui solo per capire se avessi le capacità di cui mi fanno molto merito e, io, ho solo dimostrato quello che sono in grado di fare..." Gli cominciò a spiegare dandogli le spalle. " Questa lotta esula dalla nostra guerra come hai detto tu e, io, non trovo motivo di uccidere un uomo venuto solo per giocare come hai definito tu." Concluse serio.
 " Molto bene..." Disse Koyote per niente contento di come si erano messe le cose.
" Il vinto stara alle condizioni del vincitore." Ammise apertamente mentre notava Aizen montare a cavallo.
" Ma, se mai ci rivedremo, la prossima volta sarà un combattimento vero e non sarò così clemente Koyote." Annunciò prima di tirare le redini e, seguito dai suoi uomini, dirigersi verso l'esercito in rotta di Kubo lungo il fianco destro.


-


Ichigo seguiva gli altri compagni a passo veloce con l'armatura zuppa di sangue dei nemici eliminati. Aveva cercato Renji ma, in quella bolgia che era diventato il loro fianco in seguito a quella ondata hollow gli era stato impossibile e, in cuor suo, sperava che fosse insieme agli altri uomini che, di corsa e cercando di non farsi uccidere, cercavano di ricongiursi col corpo principale dell'esercito che si stava mobilitando negli spazi boscosi che circondavano la piana. Si girò di spalle solo per un secondo per vedere quello che stava accadendo. Nonostante la ritirata alcuni reparti continuavano a lottare cercando di tenere a freno l'impeto dei nemici che si erano fatti più feroci che mai. Un pensiero gli attraversò la mente mentre si fiondava nel fitto bosco la guerra era ancora lungi dal terminare e forse nemmeno l'avrebbero vinta.




ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi qua con questo ventunesimo capitolo che, per il momento sancisce la fine dell'arco della battaglia di Kubo e che vede la situazione di stallo vertere a favore degli invasori. Da dopo questo capitolo ho deciso di concentrarmi maggiormente, per i prossimi, su quello che sta accadendo a sorachi per riuscire a gestire tutta quella bolgia di personaggi. Grazie a chi continua a leggere e a commentare a questa mia storia ^_^ mi scuso per il ritardo eccessivo. E avviso che, dal prossimo, metterò un sunto in cima per chi magari era fermo da tempo e anche una lista dei personaggi sul fondo.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


GintamaXInuyashaXNaruto

E' passata una settimana dagli scontri tra Kubo e gli altri paesi. I fatti che ci saranno in questo capitolo sono avanti rispetto alla battaglia e verrano mostrati in seguito in una parte apposita sia per rendere la lettura più scorrevole per voi e sia per me per fare due cose staccate. ^_^ Grazie dell'attenzione e buona lettura.



Il sangue giocciolava dalla sua katana scura verso il suolo inzuppando il terreno. Attornò a se vedeva solo i cadaveri degli uomini che aveva appena ucciso e che, nonostante le loro armi, erano caduti vittima dei suoi fendenti senza in alcun modo riuscire anche solo a sfiorarlo. Cominciò a camminare lungo la via della città deserta calpestando il liquido rosso che ormai aveva impregnato il suolo. Non era la prima volta e nemmeno sarebbe stata l'ultima che toglieva una vita a una persona che osava mettersi sulla sua strada oppure sulla strada di coloro che stava servendo in quel momento.

" Sei contento di quello che hai appena fatto Kenshin?" Chiese una voce di donna inconfondibile per lui che lo bloccò sul posto.
" Non credi di aver mietuto abbastanza vittime?" Domandò ancora con lo stesso tono un misto tra preoccupazione e rabbia che lo fece impallidire. " Il dolore che stai provocando ti tornerà indietro e tu lo sai..." Continuò a dirgli. Il rosso provo a fare un passo avanti per andarsene ma, le sue gambe, sembravano due blocchi di ghiaccio e non riuscivano a proseguire. Quel rimprovero era glaciale e lo colpiva in pieno in petto come una katana pregna di veleno e malvagita.
 " Guardami..." Gli intimò lei ma, il rosso, non si girò non ne aveva il coraggio. Non di fronte a quell'errore, non di fronte a colei che per lui era stato così tanto.
Un rumore di passi lo fece rabbrividire lungo tutta la sua spina dorsale e, la figura femminile, avvolta in un lungo e affusolato kimono viola si piazzò di fronte a lui. Sul davanti notò la chiazza di sangue proprio al cuore dov'era stata inferta la ferita mortale che gliela aveva strappata.
" Ti ho detto di guardarmi?!" Gridò appieni polmoni mentre lo sguardo del samurai si spostò sul viso ormai putrefatto per via degli anni trascorsi. " Tutto questo..." Riprese a dire mentre Kenshin cercò di dire qualcosa oppure di smuoverla ma niente il suo corpo fu colto da brividi improvvisi. " E' solo colpa tua." Concluse mentre una voragine si aprì sotto di lui facendolo tornare nell'oscurita e, l'ultima cosa che vide, fu uno sguardo pieno di disprezzo e rammarico da parte di Tomoe.



-


Quando Kenshin aprì gli occhi si ritrovò seduto sul suo futon ansimando e madito di sudore come ormai stava accadendo da svariate notti.
- Era di nuovo quel dannato incubo.- Pensò fra sè e sè facendo scorrere una mano sul viso smunto e di una persona che, da una settimana a questa parte, faticava a chiudere occhio. - Perché diavolo mi appari proprio adesso?- Riflettè ancora pensando a quante volte, da quando aveva iniziato a vagabondare, quel sogno gli si ripresentava sempre quando qualcosa di tremendo sarebbe dovuto accadere. - Che cosa deve succedere per costringermi a estrarre la spada?- Rimuginò ancora senza trovare alcuna risposta ma con un brutto presentimento che iniziava a prendere piede.


-


Naruto se ne stava nascosto fra le fronde degli alberi circospetto cercando, in ogni modo, di non farsi individuare dai servi e le guardie che, in quel posto, circolavano con una freguenza piuttosto allarmante. La tenuta del ragno era circondata da uno spesso muro di pietra più alto e massiccio di quello che si trovava da Shigeshige. La residenza si estendeva lungo tutta la vallata prendendo anche varie casupole che, al suo interno, lo componevano dandogli più l'aspetto di un paese a se stante che a un luogo sottomesso a un signore.

" Speravo ci fosse più movimento..." Borbottò alquanto stufo di starsene appollaiato lassù come se fosse un gufo. Era una settimana che, lui e Hinata, osservavano a turno la tenuta sia intrufolandosi all'interno di notte sia stando all'esterno in attesa che qualcuno arrivasse oppure in cerca di informazioni che non trovavano. Il bianco poi, ogni volta facevano rapporto, sembrava più ansioso della volta precedente e anche più nervoso tanto che, solo il ragazzo, si presentava da lui lasciando che Hinata si riposasse, andasse con Zenzou per allenarsi oppure per i compiti noiosi che gli affibiava a distanza del periodo lungo già passato. Un langurio allo stomaco lo avvertì che, ormai, era l'ora di pranzo inoltrata e sospirò rassegnato mentre, capiva fin troppo bene, che avrebbe dovuto accontentarsi della misera mela che si era preso da uno degli alberi da frutto del giardino.
- Infondo ne ha tanta di roba dubito ne noterà l'assenza.- Pensò ridacchiando mentre la morse con gusto fu in quel momento che, non si accorse, di una figura che, in maniera silenziosa, era salita sull'albero su un ramo sopra al suo per non far spezzare quello in cui il biondo si trovava. Un kunai fu messo proprio lungo il collo di Naruto che, sentendo quella presenza, si immobilizzo col boccone in bocca.
" Mi spieghi esattamente cosa ci fai tu qui?" Sussurrò con un tono gelido e arrabbiato Zenzou proprio dietro di lui.


-


Gintoki fissava con sguardo torvo i carri che, sotto gli ordini attenti di Sakamoto, stavano venendo riempiti non solo di vettovaglie per il viaggio ma anche delle merci che, il mercante, aveva intenzione di portare a vendere nei mercati del paese limitrofo.
 " Dobbiamo proprio partire?" Brontolò per l'ennesima volta il bianco seduto a terra con un tono tra l'irritato e il preoccupato.
" Si, stiamo rimandando questa spedizione da quasi tre giorni..." Rimarcò il castano girandosi verso di lui. " Dobbiamo andare laggiù ci stanno aspettando e, se continuiamo a tergivasare così, il generale cane potrebbe anche annullare tutto." Aggiunse piuttosto preoccupato. Aveva detto al damyo che sarebbero tornati dopo poco tempo ma, a causa di contrattempi, avevano dovuto cambiare il giorno della partenza ogni volta.
" Uff..." Borbottò Gintoki mettendosi in piedi di malavoglia stanco di sentire tutto quel discutere sulla partenza. " Vado a fare un giro torno dopo che è meglio." Replicò mentre si legava il fodero alla cintola. Non aveva voglia di stare lì, non aveva alcuna intenzione di andare fin laggiù lontano non solo dal suo signore ma, anche, col rischio che il corvo arrivasse in sua assenza e mettese tutto a ferre e fuoco.
Naruto e Hinata stavano tampinando la residenza di Jiraya ma, per il momento, non avevano intravisto niente di strano e la cosa lo stava facendo andare nei pazzi. Stava per allontanarsi quando, una mano lo fermò per il braccio sinistro con forza.
"Mi spieghi che ti è preso ultimamente?!" Sbottò Hijikata al suo superiore furioso. " E' da una settimana che ti comporti da prima donna e fai il difficile. Pensi di piantarla?" Aggiunse mentre il bianco scostava il braccio dalla presa fissando torvo il corvino che non si scompose di fronte a quello sguardo. Conosceva Gintoki e, più d'una volta, c'aveva discusso non sarebbe stato certo quello a intimorirlo.
" Ho bisogno di cambiare aria." Rispose senza aggiungere altro con le mani che gli fremevano dalla voglia matta di colpire il suo subalterno. Hijikata lo osservo stranitò e quasi emise una lieve di risata.
" Senti..." Gli intimò il moro colpendolo con l'indice sul petto mentre Okita ed altri si erano fermati e si stavano avvicinando a loro. " Ti ho sempre considerato un'esempio da seguire di onore e senso di appartenenza al nostro signore. Nonostante tu sia uno stronzo patentato incapace perfino di fare una cazzo di ronda..." Gli sibillò sotto gli occhi truci di Gintoki. " Solo perché non puoi più sbatterti la figlia del ragno non vedo perchè devi..." Prima che finisse di parlare un pesante destro colpì in pieno la mascella del samurai fermando il suo discorso e mandandolo indietro di qualche metro.
" Chiudi..." Cominciò a dire Gintoki con gli occhi ormai due fessure e un ringhio sommesso che accompagnava la parola. " La tua fottuta bocca." Concluse iniziando ad avanzare verso di lui con le mani chiuse a pugno pronto per colpirlo di nuovo. Due braccia massiccie presero alle spalle lo Shiroyasha tenendolo fermo e sorprendendolo.
" Direi che può bastare così." Annunciò Kondo arrivato non appena aveva visto la situazione degenerare insieme a Okita e altri due uomini.
" Lascialo andare Kondo!" Sbraitò Hijikata toccandosi il punto da cui usciva un rivolo di sangue con la mano sinistra. " Voglio rendergli pan per focaccia a questo stronzo." Aggiunse mentre altri due compagni si mettevano in mezzo per bloccare sul nascere la rissa.
 " Finitela tutti e due! Ma dove diavolo credete di essere al mercato?" Sbraitò loro Sakamoto furente. " Gin..." Mormorò riferendosi al bianco che Kondo lasciò. " Vattena da qui immediatamente..." Gli intimò severo. " Riferirò tutto a Shigeshige e sappi che, questo tuo comportamento, non passerà impunito." Aggiunse mentre il samurai gli dava le spalle e, come una tempesta, si dirigeva fuori dalla magione gli occhi di tutti si posarono sulle spalle curve del bianco che, senza fiatare se ne andava.
 " E voi che avete da guardare?!" Sentenziò Sakamoto rude. " Mettetevi a lavoro coraggio." Ordinò di nuovo alzando la voce e, mentre tutti tornavano alle loro occupazioni, fissò per un secondo la figura ormai lontana di Gintoki lungo la via. - Che diavolo ti è preso?- Si chiese fra sè e sè turbato da quel modo di agire, che era così lontano dall uomo che conosceva.


-


" Dunque mi vuoi spiegare perché ti trovavi fuori dalla residenza di Jiraya-dono?" Chiese Zenzou con un tono duro che non ammetteva alcuna risposta impertinente o scusa.
" Come ha fatto a scoprire che ero qui?" Domandò al contrario Naruto sperando, in questo modo, di sviare la conversazione.
" Trovavo strano che, una volta mancavi tu e un'altra Hinata mi ero stancato di questo giochino e ho voluto vederci chiaro." Replicò schiettamente non cambiando minimamente espressione. " E adesso dimmi cosa ci facevi lì." Ordinò perentorio. Dopo averlo sorpreso si erano distanziati dalla residenza e, adesso, si trovavano in aperta campagna lontani da possibili orecchie.
" Mi è stata fatta una richiesta per sorvegliare questo posto." Ammise Naruto facendo il vago.
" Ti rendi conto che, se ti avessero scoperto, saresti stato non solo ucciso ma avresti messo in cattiva luce il tuo stesso signore?!" Sbottò quasi urlando Zenzou visibilmente furioso.
 " ma sono stato attento sensei ho seguito gli insegnamenti e sono sempre stato nascosto ho solo..."
 " Niente scuse Naruto!" Tuonò bloccando qualsiasi discorso il ninja biondo stesse continuando. " Essere un ninja non è un gioco e, nemmeno seguire lavori così pericolosi come quello che stavi facendo tu. Quel tizio è pericoloso molto più di quanto si possa credere. Immagina se avessero scoperto Hinata cosa avrebbero potuto fargli per estorcergli chi l'avesse assoldata. Vuoi per caso la sua morte o altro sulla coscienza?!" Esclamò ancora facendo chinare la testa di Naruto che, di fronte a tali accuse, non potè che tacere.
" Chi ti ha chiesto di controllare la residenza?" Domando stavolta tornando a un tono normale di voce.
 " Mi hai sempre detto di tenere per me il nome di colui per cui eseguo lavori." Borbottò il giovane con calma. Zenzou lo fissò per qualche istante e poi emise un sospiro rassegnato.
" Non importa, infondo posso già presuppore chi vi ha chiesto di stare qui..." Ammise grattandosi la testa e pensando non solo alla reazione di Shigeshge ma anche a quella del diretto interessato.
" Tu e Hinata da adesso in poi starete  nella residenza ad allenarvi niente più gite fuori finché non so che posso fidarmi di te." Gli annunciò tetrò mentre, dandogli le spalle, si diresse verso la città.


 -


Inuyasha era stanco e stufo di quella situazione. Non era fatto per servire nessuno soprattutto quei tizi altezzosi che, con arroganza, non facevano che farlo sgobbare un minuto si e l altro pure. - Detesto tutto questo.- Pensò ancora maledicendo il suo amico intento, poco più avanti a preparare il pranzo delle guardie della tenuta. Erano riusciti a entrare lì con la faccia tosta di Miroku e anche il suo modo di fare così servile era incredibile come, quel bastardo, si adattase a fare tutto questo.

" Mi raccomando sta attento con quel vassoio." Gli ricordo Miroku intento a tagliare le verdure.
 " Sarà la decima volta che me lo dici!" Sbraitò il nobile stizzito da quelle raccomandazioni inutili.
" E se non cade sarà il primo che riesci a portare senza rompere nulla." Gli replicò lui con lo stesso tono ma con un sorriso sulle labbra.
" Ma sta zitto e, ancora, vorrei sapere perché diavolo mi hai costretto ad accorciarmi i capelli." Sbottò indispettito quando, prima di arrivare alla residenza circa una settimana prima, gli aveva detto che avrebbe tagliato un'po i capelli e reso il suo viso più imbruttito il nobile aveva storto il naso e s'era opposto fermamente.

" Sai bene che, con quei capelli lunghi e i tuoi lineamenti non passi inosservato." Gli rispose di nuovo Miroku staccandosi dal piatto che stava finendo di preparare. " Abbiamo potuto ingannare Sakamoto perché è da poco in questi regni e non ci aveva mai visto ma, un nobile come Jiraya o chi vicino a loro se stato nelle nostre terre, potrebbe riconoscere i tuoi tratti e non vogliamo certo questo." Aggiunse cercando d'essere il più diplomatico possibile nonostante l altro lo fissasse ancora storto.
" Ti sei salvato ancora una volta." Dichiarò apertamente facendo ridere il compagno mentre usciva dalla stanza. Si stava avviando lungo il corridoio quando la vide.

Lunghi capelli neri gli cadevano sopra le spalle avvolte in un kimono variopinto di rosso che gli dava un colorito più acceso alla sua pelle pallida com'era sempre stata. I suoi occhi sembravano brillare col sole che, in quel momento nel lussureggiante giardino, gli illuminavano. Le  mani di Inuyasha tremavano così come il vassoio che stava cercando di tenere senza farlo cadere a terra. Una sillaba uscì dalla sua bocca impercettibile per chiunque fosse passato in quell'istante lungo quell antro. " Kagome..." Sussurrò consciò che, quella ragazza, seduta nel prato, era proprio la sua amata.








ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato coi nostri samurai ^_^. Come già detto sopra i fatti di Sorachi saranno avanti di una settimana da questo capitolo rispetto all'ultimo capitolo della battaglia.
Se ci fosse bisogno, per i personaggi presenti nei prossimi capitoli, metterò una scheda di tutti quelli presenti in Sorachi al momento fatemi sapere cosa ne pensate e grazie a chi legge.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***




Era lei e, su questo, non c'era alcun dubbio in merito. Avrebbe riconosciuto ovunque quella chioma corvina e quei lineamenti anche se erano passati anni non li aveva dimenticati e, ancora, li sognava la notte.
 Inuyasha fece un passo in avanti nel corridoio verso il giardino pronto ad andare da lei ma poi si bloccò con un dubbio nella mente. Stava facendo la scelta giusta? - Forse prima dovrei dirlo a Miroku e pensare a un modo per parlarci e portarla via.- Riflettè fra sè e sè confuso al momento sul da farsi. Se si fosse lasciato andare alla sua solita irruenza l'avrebbe presa di peso e sarebbero fuggiti ma poi cosa sarebbe accaduto? Non poteva farsi largo in un'intera residenza da solo e, se avessero scoperto chi fosse? - No, devo riflettere questo direbbe Miroku.- Pensò mentre si girava e si dirigeva verso la stanza col piatto. Stava per aprire quando, una figura corvina, lo anticipò dall'interno.
 " Prego, entri pure." Mormorò quell uomo alto e dal fisico piuttosto snello con un sorriso sul volto e, mostrando, dei lineamenti che non sembravano di Sorachi.
 " Grazie." Rispose freddamente entrando nella stanza e lasciando che Askin uscisse e si dirigesse verso le figure femminili nel giardino.


 Da quando erano entrati eludendo la sorveglienza di Sorachi all'interno di quella residenza aveva notato come, la giovane erede e ostaggio, fosse cambiata. Durante il viaggio, aldila della fermata nei boschi, aveva avuto poche occasioni per parlarci ma, da quando erano arrivati lì e il verde la circondava, era diventata più loquace e, il suo carceriere aveva allentato quella presa che aveva tenuto fino a quel momento facendo in modo forse così di mitigare ed evitare altre possibili fughe.

" Buongiorno, Askin-sama." Disse cordiale Kagome accenando un sorriso avendolo notato mentre si avvicinava.
" Anche oggi sei qua fuori?" Gli chiese lui facendo un cenno di saluto alla donna seduta accanto alla mora che si dileguo.
 " Già mi piace questo posto. Questo giardino così grande, le coltivazioni e le risate dei contadini tutto questo mi è così familiare." Ammise con un velo di nostalgia che non sfuggì nel suo tono di voce al samurai.
" Ti ricorda casa per caso?" Domandò l uomo sedendosi anche lui a terra sapendo, perfettamente, di toccare un tasto dolente.
" Già..." Rispose la giovane con un monosillabo. " Mi manca vedere come il sole sorgeva di fronte alla mia casa, i saluti dei nostri vassalli e anche le persone che sono rimaste laggiù." Aggiunse con un tono che, dal gioiso, era passato ancora più triste. " E sapendo che, stando qui, altri moriranno e altro sangue sarà versato così come è successo a casa mia mi fa venire i brividi nonostante cerchi di essere spensierata." Sussurrò stavolta con un tono di voce più flebile. Sapeva che, se si fosse fatta sentire, avrebbe peggiorato la sua situazione.

" Purtroppo non posso capirti come vorrei..." Disse con tutta onesta il samurai. " Da dove provengo non ci sono campi simili e nemmeno persone spensierate. Spesso ci si tradisce e, la fiducia l uno verso l altro è molto scarsa..." Continuò a dire ripensando alle condizioni in cui versava la sua terra natia. " Si affronta ogni giorno consapevoli di non sapere se si arriverà a quello dopo e il sangue viene spesso versato." Concluse prendendo un ciuffo d'erba da terra.
" Come potete vivere su quelle montagne con questa consapevolezza? Non vi va di vivere in modo diverso?" Chiese inorridita la giovane di fronte a una tale aspettativa così misera e angosciante.
 " Non tutti possono ritenersi così fortunati da vedere aldila del loro paese d'origine o di vivere in pace come vorrebbero..." Commentò lui osservando quei fili d'erba così leggeri racchiusi nella sua mano. " Ma forse, in un esistenza simile c'e qualcosa di buono." Riflettè fra sè e sè a voce alta.
" E quale sarebbe? Io non ci vedo niente di buono." Replicò l'altra convinta.
 " Apprezziamo più d'altri l'essere soppravvisuti a qualcosa che ha ucciso un'altra persona e infondo, tutti noi un giorno dovremmo soccombere a qualcosa e lottiamo per arrivare fino a quel momento..." Le spiegò lui per poi estrarre la spada dal fodero e farla illuminare sotto i raggi del sole. " Questo è il mio bushido e quello in cui credo fino a che non arriverà quel giorno continuerò ad avanti e, se mai dovrò morire, lo farò sapendo che, questi anni che ho avuto sono stati degni di un samurai dei kunoishi." Concluse con un sorriso triste.

Kagome lo osservò per qualche istante in silenzio dopo quella dichiarazione. Aveva sempre ritenuto di essere stata colta dalla sfortuna per come la sua vita era proseguita il rapimento, l'essere portata ovunque come una sorta di trofeo da parte di quella serpe di NobuNobu e, adesso, provava pena per quell uomo e il suo ideale così fiero ma anche così triste.

" Sono stanco di pensare a questo." Disse all'improvviso alzandosi in piedi sotto lo sguardo ancora scosso di lei. " Ti andrebbe di tirare un'po con l'arco? Infondo, se qualcuno ti controlla, non penso che faresti qualche follia." Mormorò Askin decidendo di cambiare argomento. Aveva visto come gli occhi di lei erano cambiati a quella sua affermazione e, visto quello che sarebbe accaduto a breve, non voleva fargli venire già gli incubi. Kagome annuì mentre si metteva in piedi e, senza rispondere, seguì Askin notando, solo in quel momento, il cielo rannuvolarsi verso la capitale della regione.


-


Gintoki, mentre entrava nella tenuta diretto alla sala delle udienze era confuso.Mentre camminava per la città alcuni uomini lo avevano informato che, il damyo, voleva vederlo in merito ad alcuni affari. Inizialmente era rimasto colpito dalla cosa ma poi, ripenso alla discussione avuta con Hijikata e Sakamoto quel giorno e intuì a cosa si riferisse. - Basterà che mi scusi e tutto sarà apposto.- Riflettè più sicuro mentre apriva la porta scorrevole sbarrando gli occhi non solo per lo sguardo serio e austero del nobile ma anche per la presenza di Naruto, Hinata in un angolo con aria colpevole e la figura di Zenzou accanto alla parete a fissare il vuoto con al fianco quella di Kenshin turbato da quella situazione ma anche da altro.

" Grazie di esserti palesato Gintoki." Mormorò con tono freddo Shigeshige che gli fece cenno di sedersi dinnanzi a lui.
 " Per cosa mi ha fatto chiamare mio signore?" Chiese il bianco.
" Sul serio me lo stai chiedendo nonostante le prove schiaccianti qua di fronte a te." Gli rispose indicando i due giovani kunoichi presenti nella stanza.
 " Mio signore non so di cosa lei stia parlando." Mentì Gintoki sperando di risultare convincente ma, lo sguardo severo del suo damyo gli fece capire fin troppo bene che, non c'era dialogo che tenesse.
" Hai chiesto loro di tenere d'occhio la magione del ragno. Ti rendi conto del rischio che gli hai fatto correre? Ti rendo conto che, in questo modo, mi fai apparire come un debole e fai sembrare che non ho il controllo dei miei subordinati?!" Urlò quasi facendo rimbombare la sua voce lungo la stanza e facendo drizzare le orecchie degli altri occupanti della stanza sempre in un silenzio sommesso. " Inoltre Sakamoto è venuto da me oggi riferendomi che ti sei preso a pugni perfino con Hijikata e che, continuamente, stai facendo ritardare la spedizione e gironzoli più del solito..." Continuò a dire colmo di rabbia e delusione nella voce che colpirono Gintoki con più violenza di tante stoccate e fendenti. " Non so cosa ti sta succedendo in quest'ultimo periodo ma non puoi continuare a servirmi se ti comporti in un modo simile." Concluse con un velo di rammarico.

 " Mi ascolti Shige-sama c'e un motivo per cui mi sto comportando così!" Cercò di spiegare Gintoki pronto anche a svelare tutto pur di restare al fianco dell uomo a cui doveva tutto l uomo che, nonostante fosse una mina vagante lo considerava pari a un figlio. " E' che ho saputo, da Jirocho, l'arrivo del corvo e anche degli esiliati..." provo a dire chinando la testa. " Io volevo solo proteggere il vostro paese mio signore, niente di più o meno..." Continuò a dire con velocità sperando che non lo bloccasse. " So già che immaginava un possibile rientro degli esiliati e una rivolta ma, non ha voluto dirmi niente non mi ha reso parte dei suoi piani e la cosa mi ha lasciato di sasso così ho agito per mio conto... " Aggiunse svelando anche quel fatto. " La prego non mi cacci." Concluse con sincerità rimanendo con la testa china. Nessuno emise un fiato. Kenshin e Zenzou fissarono prima Gintoki ancora prono e poi Shige che, dall'alto, ancora lo osservava come a decidere cosa farsene di quelle informazioni che avevano lasciato un volto basito.
" Quello che hai appena detto sono cose gravi Gintoki..." Ammise con un tono di voce più preoccupato adesso che collerico. " Se quello che dici è vero allora corriamo un pericolo davvero grande ma..." Si alzò in piedi iniziando a camminare fino a davanti al suo più fidato samurai.
 " Perché non sei venuto da me per i tuoi dubbi? Perché hai scelto di fare di testa tua?" Gli chiese facendogli la domanda che, il bianco temeva più di qualunque altra e a cui non aveva trovato ancora risposta.
" Io ho un grande debito nei tuoi confronti Shige-sama..." Prese a dire il samurai. " Quando il mio maestro mi abbandonò tu mi hai preso sotto la tua ala e cresciuto come se fossi un figlio tuo dandomi uno scopo, un ruolo da rivestire non solo per te ma anche per chiunque altro fosse in queste terre..." alzò la testa trovando gli occhi del damyo tristi per la prima volta dopo anni. " Ma, per una volta, volevo essere in grado di ripagare quel debito essere in grado di fargli capire che, ormai, posso prendere le decisioni giuste anche da solo..." Si alzò in piedi anche lui trovandosi alla stessa altezza dell uomo che considerava pari a un padre. " Se vuole togliermi il posto che ho da sempre se vuole estromettermi lo capirò ma, sappia, che la mia fedelta resterà sempre verso di lei." Concluse per poi, girare la schiena e, a passo veloce, dirigersi fuori dalla stanza. Kenshin vedendo la tensione sbollirsi, inseguì subito il bianco.

 " Zenzou..." Mormorò il damyo facendo scuotere il suo ninja personale. " Secondo te ho fatto la scelta giusta?" Chiese mentre sentiva qualcosa calare dai suoi occhi.
" Non lo so, mio signore..." Ammise in tutta franchezza facendo cenno ai due ninja più giovani di andarsene. " So solo che, lo Shiroysha, dovrà riflettere su quanto ha fatto." Concluse con un tono serio.
 " Si..." Affermò Shige notando, attraverso la finestra aperta, dei grossi nuvoloni temporaleschi. " Una tempesta sta arrivando e forse noi non saremmo pronti." Concluse anche lui mentre un lampo illuminò il cielo prima sereno.


-


Zoro fissava il cielo diventare sempre più scuro ogni secondo che passava e tirò un lungo sospiro di noia. Era passata una settimana da quando erano arrivati in quel buco di città. Franky iniziava a ristabilirsi per fortuna e, la loro banda, aveva notato diverso nervosismo per quella sistemazione al chiuso e, soprattutto, lui si stava rompendo di stare in quelle quattro mura nonostante tutte le raccomandazioni dopo che, la settimana scorsa, si era perso.
- Non ne posso davvero più.- Pensò stiracchiandosi e alzandosi in piedi grattandosi la testa.
 " Dove te ne vai?" Chiese Sanji vicino alla parete con, in bocca, quella che doveva essere una pipa e che Brook gli aveva prestato.
" Vado a bere un goccio in uno dei locali della zona." Gli rispose il verde prendendo e legando una katana alla cintola.
" Nami si è raccomandata di non uscire di casa. Te lo sei scordato." Gli ricordo il biondo fissandolo storto mentre si finiva di vestire.
" La vedi qua dentro?" Sbottò indicandogli l'intera stanza e rammentandogli che era uscita da un'po con Robin e Chopper per fare la spesa per la cena.
" Io non ci vengo giù con te so benissimo che poi la mia dolce amata mi sgriderà e non ci tengo." Replicò convinto Sanji conoscendo bene il carattere della donna.
" Sempre attaccato alle gambe di quella rossa. Sei un affronto a qualunque uomo virile..." Mormorò scuotendo la testa più volte Zoro.
" Ci vengo io con te. Conoscendoti ti metteresti nei guai come l'ultima volta." Disse una terza voce dalla stanza accanto prima che i due si azzuffasero come loro solito demolendo la casa.
" Meno male che ci sei te Rufy." Disse ridacchiando Zoro dando una pacca sulla schiena al suo capo e dando le spalle al biondo che lo fissò in cagnesco.
 " Vi avviso se tornate più tardi di Nami e gli altri dubito che riuscirò a coprirvi." Gli mise in guardia Sanji.
 " Sta tranquillo, beviamo una cosa e poi torniamo rilassati e con Nami poi me la vedo io." Replicò Rufy con un largo sorriso. Poi, tallonando Zoro già fuori dalla casa, si avviarono verso i locali mentre la pioggia, in maniera leggera, iniziava a scendere.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo che riprende da quello dell'ultima volta :) Gintoki l'ho messo nei guai lo ammetto e nemmeno pochi XD vedrete presto cosa succedera visto che,pure a sorachi, le cose stanno per mettersi male.
Grazie a chi continua a leggere ^_^ e alla prossima.

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***



Gintoki si era riparato in quella locanda mettendosi proprio seduto al bancone gli sguardi di alcuni avventori si erano focalizzati su di lui come per salutarlo ma, non appena avevano visto il suo sguardo, avevano avvertito un brivido lungo la schiena e, adesso si trovava lì solo senza alcuno accanto.
- Dove ho sbagliato?- Riflettè fra sè e sè mentre si portava alla bocca la tazzina di sakè e la buttava giù tutta d'un fiato. Aveva fatto tutto per aiutare il suo signore e, adesso, che avrebbe dovuto fare se lo stesso uomo che aveva servito non lo voleva? In preda al panico stava per richiedere un'altra bottiglia quando una mano decisa lo fermo dal prendere il nuovo ordine.
" Direi che può bastare così." Sentenziò Kenshin sedendosi accanto a lui con un tono serio.
 " Ti ho dovuto cercare in altre due locande prima di trovarti sei davvero sfuggente." Disse rincarando la dose il rosso.
" Che vuoi Kenshin?" Gli chiese Gintoki con un tono quasi seccato.
" Darti una svegliata..." replicò l altro. " Non hai commeso alcun errore dovresti averlo capito anche da solo." Aggiunse con tono sincero il rosso. Quello che Gintoki aveva fatto era compiere il suo dovere nonostante l'uso di mezzi non proprio corretti verso il suo signore. " Devi solo attendere un'po e, vedrai, che Shigeshige ci ripenserà sei troppo importante per lui." Cercò di convincerlo il rosso ricordando, fin troppo bene quella volta in cui il damyo aveva parlato di Gintoki.
" Vorrei essere fiducioso come sei tu." Borbottò Gintoki illuso prendendo la bottiglia sul tavolo e servendosi. " Ma, in questo momento, non lo sono per niente." Mormorò lugubre servendosi.


-


Un uomo, dai corti capelli bianchi, seduto al bancone attirò l'attenzione di Zoro seduto poco distante insieme a Rufy con davanti due bicchieri di sakè caldo che, con quella pioggia e quel freddo, erano l'ideale per scaldarsi.
 " Secondo te chi sono quei due?" Gli sussurrò al suo capo che, anziche il sakè, si era fatto portare un riso al curry che stava spazzolando via come seconda porzione.
 " Non ne ho idea ma, quando è entrato, tutti gli avventori l'hanno fissato per qualche istante forse è qualche pezzo grosso." Replicò il moro mentre masticava e sputava pezzi di cibo qua e la dalla bocca. Zoro era incuriosito aveva visto una spada alla cintola sia del rosso sfregiato che del capellone bianco che fossero samurai al soldo del damyo?

" Ehi, tu..." Disse indicando il locandiere venuto a portare via la ciotola ormai vuota. " Chi è quel tizio?" Chiese direzionandolo verso il samurai coi capelli bianchi.
" Bhe, quello è Gintoki Sakata uno dei samurai elitè di Sorachi..." Gli spiegò parlando con un tono di voce molto basso. " E' considerato come il più forte dell'intero paese oltre ad essersi meritato il sopprannome di Shiroyasha." Aggiunse prima di allontanarsi con le stoviglie tra le mani.
" Sbaglio oppure era il nome che aveva detto quello svitato del mercante." Mormorò rivoltò a Rufy con un cipiglio che, il compagno, conosceva fin troppo bene.
" Profilo basso..." Gli ricordo sapendo benissimo cosa volesse fare Zoro. " Non ci possiamo permettere di metterci nei guai." Dichiarò apertamente con un tono che voleva apparire autoritario.
Zoro sbuffò quasi stizzito da quel modo di fare così tranquillo del suo capo. " Uff perché non posso mai divertirmi un'po." Sbottò indispettito il verde.
 " Perché ogni volta finisce male." Gli rispose l altro di rimando con un tono che non ammettava repliche.
" Voglio solo parlargli e, se vedrò che non mi calcola, me ne andrò sedutastante, ok?" Propose il verde alzandosi già in piedi prima ancora di ricevere risposta dal compagno. Rufy sospirò rassegnato quando si metteva qualcosa in testa era impossibile fargli cambiare idea.
" Ok, come vuoi ma vengo con te e, se vedo che non è aria, ti porto via di peso." Borbottò mettendosi in piedi e tallonandolo verso il bancone.


-


" Capisco come ti senti Gin..." Prese a dire Kenshin cercando di essere vicino al suo amico. " Anche io ho deluso in passato delle persone e ne porto ancora i segni..." Continuò a dire facendo tornare nella sua mente l'incubo avuto quella stessa notte e che gli regalò una nuova fitta di dolore nell'animo. " Ma non devi buttarti giù a tutto c'e un rimedio." Concluse sperando, vivamente, di riportare alla ragione quell uomo. Gintoki stava per replicare quando, due figure, si palesarono dietro a Kenshin e a lui.

" Buonasera Gintoki-sama." Mormorò il più alto dei due un giovane dai corti capelli verdi e da un kimono nerastro da cui si intravedevano due foderi.
 " Come sai il mio nome?" Domandò Gintoki non ricordando di aver mai visto quel giovane da nessuna parte.
Zoro indicò la gente del locale. " Qua tutti ti conoscono e, ho appena saputo, che sei il samurai più forte del paese perciò..." indicò le spade che teneva alla cintola. " Ti potrei chiedere un combattimento?" Chiese infine con un largo sorriso e due occhi carichi di sfida.
Gintoki e Kenshin lo fissarono per qualche secondo dritto nei suoi occhi neri poi, il bianco, si girò dandogli la schiena.
" Non mi va..." Ammise con tutta sincerità. " Torna tra qualche tempo." Aggiunse mentre versò a lui e Kenshin altro liquore. Zoro rimase interdetto di fronte a quel rifiuto. Solitamente chiunque avrebbe accettato una sana rissa perché quel tipo gli aveva appena detto no?

" Hai sentito? Ha detto che non gli va, dai andiamo." Mormorò il moro dalla cicatrice sotto l'occhio destro e cercando di trascinarlo per le spalle e riscuotendolo da quei pensieri che gli stavano affolando la testa.
" Aspetta Rufy." Dichiarò il verde scrollandoselo di dosso e rivolgendosi di nuovo al bianco. " Chiedo solo cinque minuti del suo tempo..." Provò a dire di nuovo. " Un modo per affinare la mia tecnica sempre se non se la fa sotto e ha paura di perdere." Aggiunse stavolta sotto lo sguardo allarmato di Rufy e uno spruzzo di sakè dalla bocca di Kenshin verso il locandiere.
 Il bianco si voltò di nuovo totalmente apatico con quanto aveva sentito e, osservo, con occhi velati di tristezza  quelli di Zoro così euforici e carichi. Si alzò in piedi superando di qualche centimetro il giovane in altezza.
" D'accordo..." Rispose con un tono apatico. " Accettò la tua sfida ma, sappi, che contro di me, non troverai quello che cerchi." Disse lapidario facendogli cenno e avviandosi fuori dal locale. Kenshin e Rufy si osservarono per qualche secondo interdetti sia per l'affermazione del bianco e del verde e poi gli corserò dietro.

 
-


I passi pesanti di Utsuro percorrevano il corridoio deserto a quell'ora di sera inoltrata. Con la candela nella mano destra a farsi luce osservava la pioggia cadere lungo il terreno e il vento scuotere gli alberi nel rigoglioso giardino ma, tutto quello, non gli importava adesso.

Si avvicinò al muro infondo al corridoio e appoggiò la mano sinistra su una delle mattonelle e, dopo qualche istante, il muro sembrò aprirsi spostandosi di lato rivelando quella che aveva tutta l'aria di una stanza nascosta. Jiraya, essendo un membro di un vecchio clan ninja, aveva costruito varie stanze segrete in tutta la sua residenza alcune, così vecchie, che si erano anche perse col tempo e altre che invece erano ancora in uso. Il samurai grigio percorse a ritroso le scale fino a giungere in una stanza semi buia e, in penombra, notò alcune figure già sedute intorno a un tavolo.

" Grazie di esserti presentato..." Mormorò schiettamente Jiraya con un tono che appariva seccato. Un uomo alto dal fisico muscoloso racchiuso in un lungo kimono violaceo corti capelli neri gli ornavano la fronte e, sull'occhio destro, si notava una benda e una sorta di cicatrice uscire da sotto di esso e che arrivava fin sotto allo zigomo.
" E grazie a te per aver reso la tua dimora il nostro punto d'appoggio." Replicò con un tono più gentile chinando la testa in segno di rispetto.
" Dove sono i tuoi uomini? Credevo che, anche loro, avrebbero partecipato a questa riunione." mormorò Nobunobu stranito del non vedere sia i ninja, sia i suoi allievi. " Loro non sono mai entrati nella residenza." Gli spiegò mentre si metteva seduto proprio di fronte a Jiraya sapendo bene quanto questo lo irritasse.
 " E dove sono andati?" Domandò il padrone di casa piuttosto serio. " Se li scoprono non potrò coprirli come sto facendo con voi è un grosso rischio." Sentenziò incrociando le braccia con disapprovazione.
" I miei uomini sono più che in grado di cavarsela da soli e, inoltre, dovevano portare a termine dei compiti prima che noi iniziamo col nostro piano." Rispose Utsuro con tono breve e coinciso.
Sadasada rise di gusto a quella sua affermazione. " Finalmente hai deciso di dirci quello che vuoi fare? Sono giorni che ti chiediamo spiegazioni e, ogni volta, ci zittivi." Sbottò compiaciuto finalmente di sapere il modo in cui, loro, avrebbero ripreso quello che era loro di diritto.
" Si, è giunta l'ora. Che vi spieghi quello che accadrà a Sorachi nelle prossime ore." Concluse con un tono sinistro nella voce.


-


Il vento muoveva le fronde degli alberi e, la pioggia battente, faceva da contorno ai lati del boschetto Rufy e Kenshin erano lì intenti a osservare i due uomini che, a breve, si sarebbero dati battaglia per un motivo che nessuno dei due capiva bene.

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" Sono lieto che tu voglia batterti con me..." Sentenziò Zoro euforico mentre estraeva una sola spada e lasciava l'altra nel fodero.
" Forse per te si tratta di batterti ma, contro di te, non ho intenzione di usare la mia spada." Replicò con un tono cupo il bianco rimanendo immobile e senza estrarre la spada dalsuo  fodero. Zoro rimase interdetto. " Mi stai prendendo in giro? E allora perché diavolo siamo qui?!" Sbottò mulinando la spada furioso.
" Perché devi capire in cosa stai sbagliando e io te lo farò intendere." Rispose Gintoki con un tono serio e facendo innervosire ancora di più il verde che, stringendo con forza la mano destra sulla spada e una vena pulsare sulla tempia, non rispose e gli ando addosso.

Zoro sfrecciò verso Gintoki con la spada sguainata cercando di colpirlo al fianco. Il bianco scarto di lato evitando l'attacco mentre la pioggia continuava a cadere dall'alto e, Zoro, attaccò di nuovo puntando al volto ma Gintoki lo scansò con una giravolta senza contrattaccare.
" Perché continui ad evitare ogni mio attacco senza fare niente?!" Urlò Zoro stufo di doverlo rincorrere di continuo mentre sferrava un nuovo attacco stavolta diretto al ventre di Gintoki che si scostò di nuovo con un volto quasi annoiato.
" Ci sono battaglie che è giusto combattere e altre che, al contrario, non hanno alcun senso." Gli rispose mentre la spada di Zoro colpiva un'albero del piccolo boschetto facendo volare schegge.
" Forse non vuoi lottare perché sei solo un cane che, se non motivato dal suo signorotto, non fa niente..." Replicò al contrario Zoro cercando di stuzzicarlo. " Infondo si sa che voi, miseri samurai al soldo dei signori, siete solo e soltanto belliimbusti che eseguono ogni comando." Aggiunse notando una vena pulsare per la prima volta sulla tempia destra di Gintoki i cui movimenti sembrarono rallentare nonostante avesse evitato quel terzo attacco diagonale con eleganza.
" Fate tante per loro e poi come vi ripagano? Magari cacciandovi o dandovi solo le briciole." Mormorò ancora mentre, finalmente, colpì la guancia sinistra di Gintoki facendo uscire un rivolo di sangue.
" I vostri padroni sono patetici, sono persone insulse che non fanno niente per niente sono solo egoisti!"Gridò appieni polmoni mentre un fulmine squarciò il cielo sopra di loro e illuminò lo sguardo del bianco che, per la prima volta, non sembrava quello di un uomo ma di una bestia e che fece arrestare il nuovo assalto di Zoro. Il corpo dello spadaccino fu colto da brividi e sentì quasi le mani tremare mentre il vento e la pioggia iniziarono ad aumentare d'intesita come se, fosse il bianco, a controllare quello sprazzo di tempo.

Gintoki estrasse la spada dal fodero in silenzio senza rispondere e là pianto al suolo restando solo col il fodero tra le mani.
Zoro rise vedendo quella scena. " Se pensi che ci andrò piano solo perché usi quel fodero sappi che..." prima che finisse di parlare Gintoki aveva già superato la distanza esigua tra loro e colpito in pieno al costato del verde che perse un respiro per quell'attacco lampo così veloce. Cercò di contrattaccare ma, lo Shiroysha, attaccò di nuovo stavolta al fianco e facendogli avvertire le costole che si incrinavano sotto quel colpo così violento tanto da farlo traballare e indietreggiare.
- E' forte quanto quel pazzo di Kubo?- Riflettè stranito mentre, per fortuna, evitò il terzo attacco fulmineo di Gintoki verso il suo volto ma, prima che potesse pensare a un contrattacco, un pugno prese in pieno il suo volto e avvertì il naso gocciolare sangue mentre veniva rispinto all'indietro di qualche passo.
" Quando osi aprire la bocca nei confronti dei signori altrui..." Cominciò a dire con un tono freddo Gintoki e colmo di rabbia. " Impara bene a non paragonare mai il mio agli altri!" Ruggì sferrando un quarto attacco stavolta alla spalla destra facendo piegare il giovane avversario. " Tu un misero ronin non sai cosa significhi avere una persona come lui che ti aiuta quando non hai nessuno..." Continuò a dire scagliando un potente sinistro al volto facendo mettere carponi Zoro.
" Uno come te, che lotta solo per il gusto di farlo che scatena gli altri non merita più attenzione di così!" Tuonò ancora infierendo sulla schiena scoperta del verde che gridò dal dolore. Zoro cercò di dire qualcosa ma, la vista, si stava appannando sempre di più e, l'ultima cosa che vide, prima di sprofondare nelle tenebre, fu lo sguardo deluso di Rufy.

" Direi che può bastare Gin." Dichiarò apertamente Kenshin avvertendo, anche a distanza, l'aura omicida emanata dall amico in un modo che lo spaventò. Nel loro duello di due settimane fa si era trattenuto? Era questo il suo vero aspetto quando lottava? Mentre pensava questo intravide la figura del moro avvicinarsi al compagno ancora a terra e ormai esanime.
" Ehi, Zoro." Gli disse scuotendolo con un tono preoccupato e non ricevendo alcuna risposta.
 " E' svenuto." Gli confermò Gintoki ancora tremante per la rabbia appena sfogata e riprendendo la spada che aveva messo a terra.
" Ti senti soddisfatto dopo quello che hai fatto?" Gli chiese Rufy con un tono acido. " Ti sarebbe bastato dirgli di no, ti sarebbe bastato non seguirlo oppure, semplicemente, sguainare la tua arma e poi disarmarlo..." Continuò a dire mentre il bianco si allontava da loro due. " Invece hai scelto una via terribile per cosa? Dimostrare che lui non era alla tua altezza minimamente?!" Esclamò ancora colmo di rabbia nella voce. Il samurai si fermò fissandolo torvo.
 " Se avessi fatto una di quelle due cose il tuo amico si sarebbe sentito offeso e oltraggiato e avrebbe, decisamente, potuto fare di peggio..." prese a dire il bianco indicandolo. " Avrei potuto estrarre la mia arma e finirla subito ma, in lui, non avvertò la scintilla o lo spirito che dovrebbe avere un samurai..." Continuò mentre la pioggia iniziò a cessare. " In lui avvertò solo un misero vuoto che tenta di chiudere fingendosi qualcosa che non è. Digli che, se continuerà su questa strada, non troverà mai quello che cerca ma solo una morte misera in un 'esistenza fatta di miseria." Concluse perentorio mentre, seguito da Kenshin, si diressero verso la città lasciando i due banditi soli nel boschetto.





ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi con questo nuovo capitolo di Samurai. Sta settimana aggiornerò tutte e tre le storie visto che, a breve, dovrò ripartire di nuovo..
Grazie a chi legge e recenissce alla prossima.

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


 
 
Sakamoto osservava, con occhio attento, la spedizione che, a breve, sarebbe partita. Solitamente usava una dozzina di soldati e al massimo due o tre ronin esterni dalla corte per cui stava lavorando ma, visto chi doveva trasportare, aveva optato per una ventina di soldati più due tra i samurai più forti di Sorachi come ulteriore garanzia e, per questo viaggio, non erano stati previsti altri mercanti o altri cittadini itineranti sia per avere più manovra d'azione sia per escludere potenziale spie nemiche tutto era stata deciso e scelto dallo stesso capo mercante che adesso appuntava mentalmente tutto quello che aveva programmato.
 
" Siete pronti?" Domandò una voce alle sue spalle e che riconobbe immediatamente e che lo distolse dai suoi pensieri.
" Si, nobile Shige-sama." Mormorò mentre si voltava verso di lui.
" Abbiamo già disposto gli uomini della lettiga e, le merci degli scambi, sono già state preparate da questa mattina presto. Abbiamo organizzato un carro che sarà guidato da un mio uomo di fiducia." Gli spiegò indicando i manovali che stavano sistemando le ultime merci per alcuni scambi che aveva concordato in precedenza nel paese in cui si sarebbero recati.
 " Ottimo..." Mormorò con un largo sorriso il damyo mettendo una mano sulla spalla del suo sottoposto. " Ti affido mia sorella e, se ci fosse qualsiasi problema, non esitare a spedire un messaggero il più velocemente possibile." Aggiunse con un tono stavolta più serio.

Nonostante la loro fosse una semplice missione diplomatica i rischi di agguati oppure di tradimenti potevano giungere in qualsiasi istante e sconvolgere anche un semplice accordo verbale come il loro.

 " Il Generale non è tipo da fare cose simili..." lo rassicurò il mercante che aveva parlato con lui in quei giorni. " E' un uomo di parola però, per sicurezza, terrò gli occhi aperti." Aggiunse anche lui sorridendo mentre notarono Hijikata e Kondo dirigersi a predisporre le guardie della carovana.
 " Ha parlato con Gintoki?" Gli sussurrò cercando di non farsi sentire Sakamoto.
" Si e, per adesso, ho deciso di esonerarlo dal servizio." Gli rispose con lo stesso tono. " Oltre a dare di matto qui mi ha tenuto segrete alcune cose e usato, impunemente, alcuni miei sottoposti. Non potevo non punirlo." Spiegò ancora Shige stavolta serio che ricevette un cenno col capo dal mercante.
 " Comprendo appieno mio signore però, se i suoi timori fossero fondati, anche lei stia attento." Gli suggerì Sakamoto con un tono preoccupato mentre vide arrivare la sorella di Shige che, dopo aver fatto un cenno di saluto ai due uomini, entro dentro il trasporto chiudendo il telo. Il mercante e il damyo si fissarono per qualche istante poi, il nobile, chinò la testa verso Sakamoto lasciandolo di stucco.
 
 " Vi auguro buon viaggio Sakamoto-dono. Abbiate cura di voi stesso e della compagnia." Dichiarò con un tono d'augurio. Sakamoto lo fissò per qualche istante per poi ricambiare.
" Se sarà necessario darò la mia vita per proteggerli tutti." Affermò convinto per poi congendandosi e, mentre la carovana con lui in testa partiva, alcune paia di occhi osservarono la diligenza partire per poi dileguarsi e prepararsi alla loro mossa.
 
 
-
 
 
Zoro aprì le palpebre dei suoi occhi lentamente. Sentiva un cerchio alla testa notevole più di quanto avrebbe avuto se si fosse sbronzato come faceva di solito e, quando fece per toccarsi il punto che gli doleva, senti una fitta lungo tutto il braccio destro. Girò lo sguardo notando un punto violaceo sull'avambraccio  che arrivava fino alla spalla e, scorrendo su tutto il corpo, ne notò altri in più punti dove, quel bastardo del bianco, lo aveva colpito con una violenza più che notevole nonostante usasse solo un dannato fodero.
 
- Direi che mi ha ridotto più che a uno straccio.- Riflettè mentre cercava di mettersi seduto aldila del dolore che avvertiva.
 " Ben svegliato." Rispose una voce femminile con il suo consueto tono acido e scontroso.
 " Grazie, Nami." Borbottò sapendo, perfettamente perché lei era lì.
" Allora, dimmi un'po..." Prese a dire la giovane donna in piedi e con le braccia incrociate sotto al seno del suo kimono rosso. " Ti sei divertito a farti pestare ieri e a farti pubblicita?" Chiese ironica e con un cipiglio che, a Zoro, nonostante volesse apparire minaccioso, risultava fiacco.
 " No, non mi è piaciuto affatto e tranquilla quel tipo non sa niente di voi." Replicò ributtandosi giù.
" Ma ti rendi conto che ti sei messo a insultare il guardia spalle del Damyo?!" Urlò per la casa Nami. " Siamo stati fortunati che, quel tipo, non volesse denunciarti oppure ammazzarti altrimenti adesso saresti in prigione oppure su una picca razza di decelebrato." Aggiunse infuriata mentre la porta scorrevole si aprì e mostrò i capelli corvini di Rufy con una faccia seria sul viso.
 
 
" Nami, lasciami solo con lui." Ordinò il capo banda perentorio con un tono che non ammetteva repliche. Lo sguardo della ragazza saettò fra lui e lo spadaccino dai capelli verdi poi, senza dire altro, uscì dalla stanza chiudendo di botto la porta e urlando a Sanji e gli altri di preparare il pranzo. Ci fu silenzio nella stanza interrotto solo da Rufy che, si metteva seduto sul tatami incrociando le gambe e fissando il verde.
 
" Come ti senti?" Chiese Rufy spezzando quella tensione che c'era fra loro due.
 " Potrei stare meglio." Ammise Zoro con sincerità. " Quel tipo picchia veramente forte..." Aggiunse mentre fissava il soffito sopra di lui. " Era di tutt altro livello rispetto a me." Concluse ammettendolo perché, in cuor suo, sapeva che era questo che Rufy voleva. Il moro aveva aiutato a scontrarsi col bianco sapendo quanto per lui fosse importante e, poi, quando aveva rifiutato lo scontro, se ne sarebbe andato come gli aveva consigliato Rufy ma non aveva voluto dargli ascolto.
 
 " Questa volta siamo stati fortunati Zoro questo devi saperlo..." Prese a dire Rufy sincero. " Quel Gintoki Sakata avrebbe potuto ucciderti sei vivo solo per un suo capriccio e anche per un'altra questione." Aggiunse senza dire l'altra verità che Sakata aveva detto.
" Quale altro motivo?" Domandò confuso Zoro.
" Non te lo posso dire." Rispose Rufy alzandosi in piedi. Se lo avesse detto la reazione del verde sarebbe stata eccessiva tanto da farlo uscire per cercare vendetta contro il bianco
. " Non puoi tirare il sasso e poi ritirare la mano Rufy!" Sbottò mettendosi seduto. " Che altro ti ha detto?" Chiese quasi ringhiando stavolta.
Rufy si girò a fissarlo poi, rispose:" Ha detto una cosa che, forse, dovresti capire da solo senza che sia io a dirtela." Concluse prima di richiudere la porta lasciandolo solo coi suoi dubbi.
 
 
-
 
 
Miroku fissava Inuyasha con un'espressione dubbiosa sul viso. Quella mattina, durante i loro compiti in comune, il giovane nobile aveva raccontato alla spia di aver visto Kagome proprio lì nella residenza di Jiraya e, questa cosa, faceva nascere dei veri dubbi nell altro moro che si era chiuso in se stesso come per riflettere.
 
 " Ehi, mi vuoi dire che hai adesso?" Chiese Inuyasha stufo di quel silenzio e quello sguardo puntato su di lui da più di cinque minuti.
" Scusami ma, stavo riflettendo." Dichiarò Miroku riscuotendosi.
" Su come portare via Kagome o altro?" Domando di rimando il moro. Quello scosse la testa.
" Aldila di salvare lei non mi aspettavo un simile sviluppo all'interno di Sorachi." Prese a dire facendo il vago e facendo uscire un'espressione più che confusa sul volto dell amico.
" Sai bene che, se mi fai discorsi simili, non ci capisco un cazzo perciò si chiaro ti prego." Lo supplicò Inuyasha. Miroku sospirò quasi afflitto della incapacita di riflettere del suo interlocutore.
" Se Kagome è qui vuol dire che, anche Sadasada e suo figlio si trovano in questa residenza forse in un'ala più privata per essere occultati da possibili alleati dell'attuale damyo Shigeshige presenti in questa residenza..." Iniziò a spiegargli con una voce lieve per non essere ascoltata. " Perciò, in questo preciso istante, si sta tramando per togliere di mezzo l'attuale damyo e di far rientrare loro come nuovi dominatori della regione." Concluse cercando di essere il più chiaro e coinciso possibile.

 " E a noi cosa c'e ne importa l'abbiamo trovata adesso prendiamola e andiamocene." Replicò Inuyasha per niente interessato alla politica di quella regione.
" Forse non hai capito cosa sta accadendo..." Mormorò l altro cercando di mantenere la calma per non strangolare l amico. " Se fosse davvero un colpo di stato cosa credi che faranno quei due una volta ripreso il potere? Se ne staranno buoni e tranquilli a godersi il loro rinnovato paese? Non credo proprio." Aggiunse cercando di fargli capire cosa intendesse dire.
" Vorresti dire che ci rifaranno guerra? Nonostante la batosta ricevuta?" Sbottò Inuyasha. Ricordando come, le forze del proprio paese, erano riuscite a ricacciare le forze di Sorachi quella volta.
" Forse non subito infondo il paese dovrà essere stabilizzato ma, una volta ripreso il controllo, potrebbero volerci riprovare e, non sappiamo, se Sadasada ha preso accordi con altri damyo per usare Sorachi come testa di ponte. E' un rischio grosso che non possiamo togliere." Gli spiegò piuttosto preoccupato di quella possibilità che, se si fosse concretizzata, avrebbe reso il loro paese si forte militarmente ma molto più esiguo di altri, una facile preda nonostante la guida del Generale. " E, riguardo a salvare Kagome, al momento potrebbe essere più che difficile." Aggiunse.
" Non vedo la difficoltà basterà che noi ci presentiamo davanti a lei oppure gli mandiamo un messaggio nascosto e c'e la potremmo filare." Rispose più che convinto Inuyasha.
 " Dubito che permettano a chiunque di avvicinarsi a lei essendo un ostaggio di tale importanza. Sicuramente avrà sorveglianti che, in questo momento, cercano di non destare sospetti cosa credi che faranno se vedranno qualcuno esterno avvicinarsi a lei? Così di punto in bianco?" Rincarò la dose stroncando sul nascere qualunque idea da parte dell amico rimasto di sasso e impossibilitato a dire chissà che. " Dobbiamo fare un punto della situazione prima di poter agire in maniera concreta su tutto." Cerco di dire per tentare di tirarlo su di morale. L'aveva ritrovata nel modo migliore e peggiore allo stesso tempo pensavo di dover viaggiare chissà dove e, invece, lei era apparsa lì come voluta dal destino e, comprendeva come adesso lui volesse portarla via da lì. Inuyasha emise un sospiro pieno di frustrazione. - essere così vicini eppure ancora così lontani.- Pensò fra sè e sè. " D'accordo, faremo come vuoi Miroku." Concluse infine sapendo che, forse, il giudizio e la guida dell amico, erano la cosa migliore.
 
 
-
 
 
Itachi camminava all'interno del boschetto a passo sicuro. Dietro di se sentiva i passi strascicati dei soldati che, sotto l'ordine di Utsuro, dovevano assistere lui e Kisame in quella parte del suo piano.
 
" Dimmi un'po ma sei già stato a Sorachi?" Chiese Kisame che fissava attorno a se gli spessi alberi che li circondavano e disseminati qua e là di piccoli sentieri che si perdevano al suo interno.
" Solo una volta quando ero un semplice genin." Gli rispose brevemente con un tono serio che, il collega, conosceva fin troppo bene dopo tutti quegli anni.
" Perché stiamo camminando a questo passo lento? Potremmo andare molto più spediti se usassimo le strade normali oppure cavalli." Mormorò Kisame.
" Se lo facessimo potremmo risultare sospetti invece..." Allargò le braccia per indicare la fitta vegetazione che li circondava. " Usando la boscaglia e aspettando più avanti tenderemo un'imboscata come un semplice gruppo di banditi." Gli spiegò stavolta ricevendo un cenno d'intesa. " Direi che, quel tipo, ne inventa di ogni per questo complotto." Ammise con un velo d'ammirazione nella voce. " lavorare per lui penso sarà il miglior incarico che potrò mai avere." Aggiunse eccitato lo spadaccino.
" Sempre se ne usciamo vivi." Disse Itachi incrinando il suo entusiasmo. " Perché sei così disfattista? Infondo abbiamo dalla nostra Utsuro-sama e i suoi allievi non mi sembrano per niente tizi nati ieri." Replicò più che sicuro di quello che stava dicendo. Itachi si fermò lungo il sentiero e con lui l'intero gruppo di uomini al suo comando.
 " Kisame..." prese a dire voltandosi verso di lui e fissandolo serio. " Un colpo di stato non è una bazzecola come quella di uccidere un nobile, derubare un tempio o simili..." Prese a dire in un modo che lasciò abbastanza stupito il colosso. " Vuol dire avere contro uomini pronti a sacrificarsi per il proprio signore e, vuol dire anche, portare alla fame un'intero paese per soddisfare i desideri di colui che vuole soppiantare l altro..." Continuò a dire. " Non sarà facile perciò, a mio modesto parere, il piano di Utsuro potrebbe fallire." Concluse per poi rimettersi in marcia senza nemmeno sentire la replica del compagno che era rimasto di sasso a quelle sue dichiarazioni come se, il ninja, avesse già fatto cose simili prima di incontrarlo. Kisame emise un sospiro e, scuotendo la testa per quel mezzo discorso, riprese a camminare seguendo Itachi.





ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato sui miei cari samurai ammetto che, questo capitolo di transizione, serviva a spiegare quello che è successo durante il giorno prima e anche i risvolti :3 a breve ne succederanno di ogni per Sorachi e dintorni visto che stiamo per entrare nel vivo dell'arco della guerra civile.
Alla prossima.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


 
GintamaxNaruto
 
 
Il convoglio viaggiava a ritmo sostenuto lungo il sentiero all'interno della boscaglia. Quella via era stata formata nel corso di quegli anni cercando, in questo modo, di favorire non solo i passaggi dei viandanti diretti verso le regioni di Sorachi ma anche per favorire il commercio che, nel giro di qualche anno, sembrava aver ripreso piede soprattutto grazie alla guida capace dello stesso uomo che stava guidando la carovana in quel momento.
Sakamoto, seguito da Kondo e Hijikata, guidava la spedizione con alle loro spalle una parte dell'avanguardia, i carri e poi altri soldati adibiti alla retroguardia.
 " Avessimo avuto meno uomini saremmo potuti essere più veloci." Brontolò Hijikata per niente convinto di tutto quello sfarzo e quella masnada di persone.
" Comprendo il tuo disagio..." Ammise Sakamoto accennando una risata.
 " Ma, se c'e una cosa che ho imparato, nei miei lunghi anni da mercante, è che più mostri sfarzo più il cliente sarò incuriosito da quello che stai portando e lo prenderà più volentieri..." Gli spiegò con un tono che appariva sicuro. " O almeno funziona così la maggior parte delle volte." Aggiunse mettendo un punto su quella questione.
" Inoltre, queste vie, sono battute spesso da briganti e con un simile dispiegamento dubito si faranno vivi." Mormorò stavolta Kondo guardandosi attorno con fare circospetto.
" Direi che, con la nostra nomea, se anche ci fossero, starebbero alla larga per il loro bene." Lo rimbeccò Hijikata più che sicuro. Non erano lo Shiroyasha ma, nemmeno loro due, erano certo nati ieri e le loro conoscenze sul campo di battaglia non erano così scadenti da farsi cogliere impreparati da banditi oppure da altro. " A breve comunque proporrei una pausa in una stazione di sosta." Dichiarò Sakamoto indicando la via che stavano seguendo. " Siamo in largo anticipo e, riposarci almeno un'oretta, farà bene sia a noi che agli uomini." Disse convinto. Per arrivare a Takaheshi ci volevano tre giorni con un seguito normale e, in quel caso, c'e ne sarebbero voluti anche di più vista la quantita di vettovaglie e merci che si portavano dietro. " Non sarebbe molto sicuro ma, se il capo carovana lo richiede, allora ci fermiamo." Brontolò Hijikata per niente sicuro di quella scelta.
 
 
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Itachi osservò, dal suo nascondiglio, la carovana passare per quel tratto proprio accanto allo spiazzo dove, solitamente, i viaggiatori si fermavano lungo la loro marcia verso il paese di Takaeshi. Utsuro gli aveva spiegato passo passo come la compagnia avrebbe attraversato il territorio consigliando di attaccare in quel determinato punto.
" Kisame gli uomini sono pronti?" Domandò con un tono basso mentre notava alcuni uomini sedersi a terra per prendere il loro pranzo a sacco e altri che, invece, facevano un giro di controllo per la zona.
 
" Si, tutto come da te richiesto..." Rispose lo spadaccino per poi indicargli i soldati che, in quel momento, stavano indossando armature leggere. " Hanno messo le corazze di alcuni clan yato vicino confine depistando così sia i membri della carovana che eventuali viaggiatori di passaggio se dovessero trovare i corpi." Aggiunse ricordando quella raccomandazione dello stratega. Nessuno doveva ancora comprendere del loro colpo di mano e nemmeno averne un minimo sospetto tutto doveva portare  a tracce casuali e a cose esterne il paese.
 
 " Ottimo..." Mormorò Itachi mentre si abbassava il cappuccio per celare il suo volto seguito a ruota dallo spadaccino dietro di lui.
" Ascoltatemi tutti molto bene..." Riprese a dire con un tono serio che non ammetteva ne repliche e nemmeno obiezioni." Il nostro obiettivo è rapire la sorella di Shigeshige e anche il capo carovana Sakamoto..." Continuò imperterrito mentre notava gli arcieri kunoishi appostarsi lungo la boscaglia e nascondersi.
" Tutti gli altri uccideteli pure e adesso andate." Concluse prima che, alcune frecce inziassero a piovere verso il convoglio e che i suoi uomini cominciassero a uscire urlando verso i loro nemici ancora  confusi da quell'attacco improvviso.
 
 
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Hijikata vide la freccia piantarsi nella testa dell uomo che aveva davanti e con cui stava parlando. Gli ci vole un secondo per capire cosa stesse succedendo e, con un urlo, attirò l'attenzione di tutta quanta la scorta che, in un istante, si ritrovo circondata da dozzine di nemici che iniziarono a sbucare da ogni lato del fitto bosco e svariate frecce che iniziavano a piovere su di loro.
 
 " Difendete Soyo a qualunque costo!" Ordinò Kondo perentorio mentre i loro uomini iniziarono a scontrarsi con gli invasori appena arrivati mentre tentavano di mettersi a difesa della lettiga coperta in cui si trovava la sorella del damyo.

" Che diavolo ci fanno degli yato qui?!" Sbraitò Hijikata mandando indietro un aggressore che capitombolo a terra per poi essere finito con un colpo alla gola da Kondo.
" Non ne ho idea i loro territori confinano con quelli di Takaheshi ma, è strano che siano arrivati qui." Borbottò il compagno schivando una stoccata di un avversario rivolta al suo stomaco che fu colpito alle spalle dal moro per poi crollare a terra morto.
" Sakamoto è normale che siano qua questi barbari?" Sbottò Hijikata mentre notava il mercante intento a difendersi in un corpo a corpo serrato con un energumeno grosso due volte lui.
" Direi di no." Rispose a denti stretti mentre si distanziava dal suo avversario e veniva sostituito nella lotta da Kondo che cozzò contro il nemico.
" Inoltre, questo sentiero, è lontano dai loro pattugliamenti occasionali c'e qualcosa che non va." Aggiunse mentre si metteva dietro la lettiga di legno per pararsi dalle frecce che, occasionalmente, sfrecciavano nella piazzola.
 
" Dobbiamo andarcene e in fretta." Chiarì subito Hijikata parando un fendente e poi uccidendo il suo aggressore.
" Il confine con Takaheshi è lontano svariate miglia dubito che riusciremo ad arrivarci con questi che ci attaccano." Mormorò di rimando Sakamoto notando la selva di frecce fermarsi mentre altri nemici si univano agli scontri.

" Create una barriera attorno a Soyo uomini?!" Tuonò Kondo cercando, in qualche modo, di organizzare una difesa per quella situazione. " Difendete la sorella del nostro signore fino alla morte se necessario." Proseguì mentre spinse via un nemico contro un suo compare per poi affondare la punta della lama nel suo sterno e facendogli emettere un grido strozzato prima di accasciarsi al suolo.
" Hijikata, Sakamoto scappate dal retro con Soyo noi li terremo a bada qui..." Sussurrò Kondo. " Cercate di raggiungere il confine passando per i boschi." Cercò di suggerire il samurai. " Così facendo arriverete in un posto almeno sicuro." Disse sperandolo con tutte le sue forze. Non sapevano chi fossero quei tizi ma, in qualche modo, credeva fermamente che non fossero dei Takaheshi.

Un uomo attirò l'attenzione di Sakamoto era alto dai corti capelli corvini e, da come si muoveva e da come muoveva le labbra, sembrava quasi che stesse dando ordini ai soldati che avevano iniziato a stringere la morsa ai difensori rimasti.
" Voi proseguite col piano..." Sibillò il mercante digrignando i denti preso dalla rabbia cieca mentre stringeva con forza la presa sulla spada che teneva tra le mani.
" Io mi occuperò di quel bastardo che li sta guidando." Concluse prima di partire come un fulmine verso il moro e senza che ne Kondo o Hijikata potessero fermarlo.
 
 
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Itachi aveva deciso di scendere personalmente in campo. Stare dietro non faceva per lui, stava dando alcuni comandi quando, un uomo dai corti capelli castani, si gettò su di lui costringendolo ad estrarre la sua arma.

" Sei tu che comandi questo attacco?!" Sbottò Sakamoto a Itachi davanzi a lui e che, con naturalezza, aveva fermato il suo attacco con quel ninjato che teneva stretto nella sua mano destra.
" Mentirei se dicessi che non sono io il capo." Replicò il ninja che, scarto il secondo affondo per poi, con un calcio, colpire l'addome del mercante che fu mandato all'indietro tenendosi il punto appena colpito.
 " Saprai usare un briciolo una spada ma, contro di me, ti servirà a ben poco." Chiari subito Itachi avanzando verso di lui con sicurezza.
" E che dovrei fare? Arrendermi?" Chiese ringhiando il castano.
" Se tu ti arrendi e ti consegni a noi insieme alla ragazza potrei pensare di risparmiare gli altri..." Prese a dire con un tono diplomatico il moro. Aveva chiesto che aspetto avesse il secondo bersaglio e, studiando i movimenti del convoglio, aveva individuato il mercante. " Naturalmente sarete nostri prigionieri ma, non sarebbe meglio che morire?" Dichiarò alla fine.
Sakamoto fissò il suo nemico e pensò alla situazione in cui si trovavano. Se si fossero fatti lasciar catturare chi gli garantiva che avrebbe mantenuto la parola data? E poi, se avesse consegnato Soyo a quei tipi avrebbero rischiato che qualcuno desse la colpa a Takaheshi rischiando una guerra. - No, non posso farlo.- Pensò alla fine scagliandosi verso Itachi con uno scatto ma, quello, con un sospiro di rassegnazione, evitò l'attacco all'ultimo oistante prima di colpire con la lama il polso che brandiva la katana incidendo e perforandolo.
Sakamoto trattenne il dolore ma, prima che potesse fare qualunque contromossa, Itachi sferrò un pugno al volto mandandolo al suolo.
" E uno è andato..." Affermò fissando le ultime sacche di difensori proteggere la ragazzina. " Manca solo lei." Concluse avvicinandosi agli ultimi scontri.
 
 
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" Hijikata porta via Soyo da qui." Gli intimò Kondo per la seconda volta seriamente preoccupato. I loro uomini stavano soccombendo nei confronti di quella masnada di nemici che, a quanto pareva, erano più di quanti loro stessi si aspettavano.
 
 " No, non vi lascio soli." Sbottò il moro decapitando un altro avversario che si stava avvicinando troppo a dove si trovava la ragazza.
" Noi c'e la cavaremo." Mentì il suo superiore fissando la figura alta che si stava avvicinando e che, con soli due fendenti, aveva appena ucciso un difensore senza alcuna apparente difficoltà.
 " La sicurezza di Soyo viene prima della nostra perciò va, portala via." Gli disse ancora tagliando a metà l'addome di un soldato nemico che schizzò le sue viscere e sangue ovunque anche sopra di lui.

Hijikata fissò la situazione sempre più disperata e poi si puntò sulla schiena di Kondo davanti a lui come a volerlo proteggere. Era sempre stato un uomo pronto al sacrificio sempre disposto a tutto pur di aiutare gli altri in qualunque situazione. Hijikata afferrò la mano destra di Soyo con forza facendogli anche cenno di seguirlo.

" Ti prego, non morire." Mormorò quasi con un sussurrò prima di dileguarsi nella boscaglia tallonato dalla giovane principessa.

Kisame notò le due figure fuggire ed emise un verso di stizza.
 - Sarà una rottura adesso andare a prenderli cazzo.- Riflettè. " Voi inseguite quei due subito." ordinò ad alcuni uomini che fecero per partire alla caccia ma, Kondo, piombò su di loro mandandoli al suolo.
" Se volete seguirli dovrete passare sul mio corpo!" Ruggì il samurai convinto indirizzando la sua spada proprio verso Kisame. Aveva intuito che lui era uno dei capi di quel gruppo armato. Se lo avesse sconfitto forse, gli altri, si sarebbero dispersi oppure sarebbero andati almeno un briciolo nel panico.
 
" Allora lascia che io ti mandi a fare compagnia ai tuoi uomini." Suggerì Kisame con un ghigno prima di sfrecciare verso Kondo che, di rimando, dopo aver eliminato uno dei nemici si ando a scontrare con lo spadaccino colossale che gli era arrivato davanti.
 " Cosa c'e non hai timore di morire?" Chiese fissandolo alla stessa altezza. Il moro sorrise mettendosi in posizione d'attacco.
" Fatti avanti forza." Gli rispose sicuro il samurai attaccando con un fendente diagonale che l altro bloccò con la propria lama per poi, con la punta, cercare di infiltrarsi nella guardia del samurai di Sorachi costretto così a indietreggiare per evitare di essere colpito alla testa e dovendo difendersi da un secondo attacco arrivato stavolta dall'alto a cui frappose la sua spada.
 " Che c'e? non sei abituato a stare sulla difensiva?" Lo canzonò Kisame colpendo con un calcio l'addome del suo nemico mandandolo ancora all'indietro e inginocchio per poi attaccare di nuovo mirando alla testa. Kondo rotolo per evitare la lama a pochi centimetri dalla sua testa e, rimessosi in piedi, attaccò verso il fianco destro del nemico che deviò la sua lama con la propria per poi attaccarlo alla spalla aprendo uno sguarcio nell'armatura leggera che indossava e facendo uscire alcuni schizzi di sangue. Il samurai trattenne il grido di dolore e attaccò ancora stavolta mirando alla sua gola ma, Kisame, si scansò lo spazio sufficiente e evitò la lama per poi, con un ghigno, perforare la gamba del moro.
 " Sei rimasto scoperto." Lo rimbeccò ridacchiando mentre il sangue sgorgava dalla gamba appena trapassata.
 " Lurido bastardo..." Ringhiò l uomo ferito cercando di colpirlo con una sciabolata che, costrinse solo Kisame ad allontanarsi per evitarla.
" Non hai ancora finito di giocare?" Domandò quasi stizzito Itachi che, in quel momento, stava pulendo la lama del suo pugnale sulla sua tunica macchiandola di rosso.
 " Eddai, lasciami divertire ancora un'pochino." Disse lo spadaccino mentre Kondo attaccava di nuovo con una nuova serie d'affondi che respingeva con facilità. Attorno a loro, i soldati mascherati, ormai privi di avversari si erano radunati come per assistere a quella che sembrava più una vera esecuzione che un duello. Kondo annaspava vistosamente la ferita alla spalla destra e quella al ginocchio sinistro non gli davano tregua e gli dolevano. Sentiva il sangue gocciolare e cadere a terra a un ritmo forsennato tanto da farlo impazzire. La mano che teneva la spada si faceva sempre meno salda e, il suo avversario, lo fissava con uno sguardo pieno di sdegno. " Direi che può bastare così." Dichiarò apertamente Kisame rinfoderando la lama.
" Coraggio, finitelo voi." Ordinò permettendo così ad alcuni soldati di farsi avanti.
" Se anche mi ucciderete..." Prese a dire Kondo ormai conscio della situazione in cui si trovava e fissando attorno a se gli avversari aumentare. " Non riuscirete a farla franca..." Continuò a dire deviando a stento una stoccata di un nemico che poi trafisse al petto uccidendolo. Un altro si fece avanti e lo colpì in pieno sulla schiena aprendo un lungo taglio verticale. Kondo grugnì di dolore mentre si girava e conficcava la spada nel nuovo avversario.
 
I soldati esitarono per un'istante vedendo il loro nemico mulinare la spada come un forsennato su e giù come per tenerli a distanza. Itachi emise un sospiro rassegnato e, facendosi avanti, schivo la spada e tranciò di netto la giugolare del samurai che, con grido strozzato e tenendosi il punto ferito, cadde a terra impregnando il terreno con il suo stesso sangue.
" Sei stato crudele Itachi." Mormorò Kisame evitando la gorata di sangue che si stava espandendo e si univa all altro versato in quel campo.
" Ho preferito porre fine subito a tutto mi ero stancato." Gli replicò seccato per poi guardare intorno a lui e vedendo come, ormai, la battaglia fosse totalmente vinta.
" Direi che, la missione, è andata a buon fine..." Sentenziò Itachi fissando ancora  il numero di corpi presenti a terra compreso quello di Kondo.
 " Non abbiamo preso la ragazzina e uno della scorta è fuggito con lei però." Lo rimbeccò Kisame.
" Di quello non preoccuparti..." Rispose con calma il collega.
 " Manderemo i nostri uomini rimasti nel cercarli e poi..." Indicò il corpo privo di sensi di Sakamoto che perdeva sangue dal braccio destro colpito in precedenza da Itachi. " Abbiamo una parte di quello che ci occorre tanto basta per adesso."Concluse facendo cenno a due uomini di portare via Sakamoto e, mentre si allontavano, pensò a quanto poco sangue era stato versato e di come, quello, sarebbe stato solo l'inizio della vera carneficina.
 
 
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Utsuro si versò del tè dentro la sua tazzina proprio di fronte al giardino della residenza del ragno. Era fiducioso sull'operato dei due ninja e, non appena fossero tornati, sicuramente avrebbe gioito della riuscita di quel loro primo successo. " Utsuro-sama mi ha fatto chiamare?" Domandò Askin apparendo aldila della porta scorrevole ed entrando nella stanza privata del samurai che si girò con calma verso di lui. " Si, esatto siedi pure." Lo invitò mentre metteva una tazza di tè dalla parte su cui si stava sedendo il samurai dei kunoishi.
" Cosa vuole che faccia?" Chiese subito lo spadaccino cercando di andare subito al sodo. " Come ben sai, a quest'ora, due delle pedine più importanti di Shigeshige dovrebbero essere nelle nostre mani..." Prese a dire con tono serio. " Adesso ci restano da togliere di mezzo le braccia e le gambe del nostro damyo." Aggiunse sorridendo malefico. " E io cosa c'entro in tutto questo?" Domandò Askin cercando di capire dove stesse andando a parare.
" Voglio che tu uccida Takasugi Shinsuke braccio destro di Shigeshige." Dichiarò apertamente il grigio.






ANGOLO DELL AUTORE: Non aggiorno questa storia da mesi e me ne dispiace ma, purtroppo, sono stato preso moltissimo dalla storia di Killer 3 che si sta avvicinando alla conclusione da dopo questo capitolo riprenderò a mettermi sotto con samurai che, dopo killer 3, sarà l'unica cosa che aggiornerò per un bel 'po qua sulla piattaforma.
Grazie a chi ancora la leggera ^_^ alla prossima.

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