Per sempre insieme

di Elena Des
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Dolore e speranza ***
Capitolo 2: *** 2- La partenza ***
Capitolo 3: *** 3- Ritorno ***
Capitolo 4: *** 4- Non si può tornare indietro ***
Capitolo 5: *** 5- La nuova casa ***
Capitolo 6: *** 6- Riflessioni ***
Capitolo 7: *** 7- Una serata speciale ***
Capitolo 8: *** 8- Al chiaro di luna ***
Capitolo 9: *** 9- La festa di fidanzamento ***
Capitolo 10: *** 10- Notte d'amore ***
Capitolo 11: *** 11- Solo noi ***



Capitolo 1
*** 1- Dolore e speranza ***


Georgie era tornata a casa dopo l'esecuzione di Abel. Il suo amato era stato sparato ed era morto davanti a tutta quella gente. L'ultimo desiderio fu quello di vedere Giorgie, la donna che aveva sempre amato. La notte precedente era stata di grande passione per entrambi e Giorgie era rimasta incinta di Abel. 

Era disperata, non rivolse la parola a nessuno e andò in camera sua, in quel grande palazzo, a sfogare le lacrime. Aveva visto morire il ragazzo che si era accorta di amare solo pochi giorni prima, leggeva negli occhi il suo amore incommensurabile per la fanciulla.
Tanti ricordi le passarono nella testa. Da quando erano piccoli è sempre stato per lei il "fratellone", quello protettivo, anche fin troppo, colui che ai suoi occhi era il più forte. Il fratellone che era partito come marinaio da ragazzo e che aveva visto tornare dopo mesi come un uomo, il ragazzo che le aveva dichiarato l'amore il giorno della verità, colui che l'ha seguita fino a Londra, che ha tentato di farle capire che non poteva stare con gente di quel rango sociale perché lei era da sempre vissuta tra i campi e i fiori.
Abel, Abel, perchè... mi sono accorta troppo tardi. Ho sbagliato... ora non si può tornare indietro. Ero così piena di speranza... pensavo che dovessimo farcela e invece...
Georgie pianse per tutta la notte sognando Abel accanto a sè che la stringeva tra le sue braccia. Pensò che ormai nessuno poteva farle tornare il sorriso.
9 mesi dopo...
Il bambino era nato. Era il bambino di lei e Abel. Lo guardò: era identico al padre. Georgie pianse e rise stringendolo al petto. Non voleva cederlo a nessuno. Aveva avuto la forza di continuare quella vita e di portare alla luce il bambino sbocciato dalla passione di lei e Abel, quel tanto Abel amato. Il padre entrò in stanza e le si sedette affianco sorridendo
-Che bel bambino...
Georgie lo porse al padre che lo prese tra le braccia
-Il mio nipotino... diventerà sicuramente grande e forte come suo padre. È identico, Georgie
-Sì, padre. E sono felice per questo. Lo chiamerò Abel Junior
-Abel Junior?
-Perdonami padre ma essendo identico a lui è meglio chiamarlo Abel, già che lui non c'è più
-Sì, tesoro hai ragione
Il padre la abbracciò e le baciò la fronte
-Vorrei che anche tua madre fosse qui ora... sei diventata grande troppo in fretta. Ho perso la tua infanzia e parte dell'adolescenza. Ora sei una donna...
Il conte Gerald iniziò a piangere e anche a Giorgie vennero le lacrime agli occhi e lo abbracciò.

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Capitolo 2
*** 2- La partenza ***


Passarono degli anni e Abel Jr. crebbe con il nonno e la madre senza che nulla gli mancasse. Il piccolo Abel aveva compiuto 3 anni e aveva imparato piano a camminare. Georgie era una madre deliziosa e il conte Gerald era come un padre per il bambino. Georgie si era ripresa quasi del tutto dalla mancanza di Abel e ad aiutarla erano stati i suoi amici londinesi: Catherine e la sua famiglia, Dick ed Emma. Era molto riconoscente nei loro confronti. In quel periodo era cresciuta da vera signora londinese ma non perdeva neanche tempo a correre, coltivare fiori e divertirsi col suo bambino. Quando lo chiamava sembrava tornare indietro nel tempo, quando da ragazzina chiamava Abel. Le mancava, certo, però ora era felice di avere Abel Jr. accanto a sè. Lo teneva tra le sue braccia anche la notte e lo cullava dolcemente cantandogli canzoni serene. 

Organizzò un giorno un picnic alla casa in campagna con tutti i suoi amici e si divertì molto. 
Lowell ed Elisa si erano sposati. Ora tra lei e il biondo c'era solo semplice affetto, niente a che vedere con ciò che provavano anni prima. Era un amore adolescienziale e il destino aveva voluto che le loro vite si separassero. 
Alla festa invitò anche loro. Aveva chiarito con Elisa ed era riuscita a diventarci amica. Insomma tutto andava per il meglio ma sentii che le mancava qualcosa... qualcosa di cui aveva bisogno. Il pomeriggio passeggiava col padre dopo aver fatto addormentare il piccolo Abel. Il viale era di ciottoli e Georgie portava uno dei suoi tanti abiti gonfi e di seta. Ricordava ancora quando alla festa, quando aveva 11 anni, si era cucito un abito di stoffa di tenda ed era stata umiliata dalle ragazze di classe elevata. Se ora l'avessero vista... come sarebbero state invidiose. Ma Georgie era gentile e avrebbe perdonato tutte ovviamente anche perché erano solo bambine all'epoca
-Georgie- il padre la chiamò e lei girò lo sguardo passeggiando sempre sotto il suo braccio -è da un po' che volevo chiederti una cosa
-Dimmi, padre
-Ti piacerebbe cambiare un po' "aria"?
-Aria? Che vorresti dire?
-Intendo ritornare in Australia. Non è che Londra conserva dei ricordi dolorosi e malinconici per te? Non ti ho più vista sorridere come una volta dalla morte di Abel e penso che tornare in Australia ti farà star bene. E poi... è monotono vedere ogni giorno nebbia, no? In fondo sei cresciuta col sole, i prati e le pecore, questo sembra che non sia l'ambiente adatto a te
-Oh, padre. Hai ragione. Forse sarebbe meglio tornare lì. Mi manca l'Australia
-Bene Georgie, provvederò alla partenza. Possiamo fare tra una settimana, che ne dici?
-Sì. E diamo una festa, prima che parti
-Ma certo. Comunque un giorno possiamo venire a trovarti o sarai tu stessa a tornare
-Certo padre
Georgie sorrise al padre che ricambiò e tornò sotto braccio in casa.
La settimana passò velocemente e Georgie stava sistemando quella domenica le valigie. Il signor Allen era nel suo ufficio di ingegneria navale, era colui che aveva insegnato ad Abel il mestiere. Georgie doveva partire proprio con la nave che Abel aveva progettato anni prima e che il conte Gerald aveva fatto costruire: la "Lady Georgie". L'aveva dedicata a lei. 
Era una cosa romantica che le fece stringere il cuore in una morsa. Capii ancora quanto l'avesse amata e quanto avesse sofferto a vederla con un altro venuto dall'Inghilterra e già fidanzato
-Georgie, vieni, dobbiamo andare!- la chiamò il padre fuori dalla camera
-Arrivo!- esclamò lei di rimando e aprendo la porta. Prese il piccolo Abel tra le braccia e il padre invece si occupò delle valigie. Georgie vide la casa e girò lo sguardo verso il bambino che aveva un espressione innocente. Era bello come il padre.
Presa la carrozza, si diressero al porto dove c'erano gli amici ad aspettarla. La prima a salutarla e saltarle addosso ovviamente era Catherine, divenuta 14enne. Non aveva mai persona la gioia che la caratterizzava anche se era cresciuta
-Georgie! Mi mancherai!- le aveva detto
-Anche tu, Catherine- rispose Georgie stringendola in un abbraccio
-Torna presto eh. Da grande vorrei sposarmi con Abel
Georgie rise e i genitori della ragazzina risero anche loro coscienti che l'avrebbe detto
-Beh, hai ragione tesoro- disse la baronessa alla figlia -Abel è proprio bello già da ora
Catherine e sua madre erano sempre state attratte dalla bellezza di un ragazzo. Abel defunto le era affascinante però ora che c'era Abel Jr. uguale a lui potevano dire lo stesso.
Anche il padre di Catherine la salutò e così anche Emma e Dick. Lowell ed Elise non erano venuti. Poi ci fu in turno di suo padre che l'abbracciò forte
-Tesoro, spero che tu stia bene- le disse sincero e lei sorrise tenendo tra le braccia il bambino.
La nave stava per salpare così Giorgie, dopo aver salutato un'ultima volta tutti, salì con Abel. Aveva messo piede sulla nave che aveva ideato Abel e ne era felice. Si girò verso Londra e la famiglia salutandoli.
La nave stava salpando. Giorgie si allontanava sempre di più dalla terra d'origine, Londra. C'era sempre la solita nebbia, i ricordi di Londra non erano molto piacevoli da ricordare ma aveva anche regalato momenti di amore. Era partita per l'Australia con il suo Abel Jr., la creatura nata da lei ed Abel. Tornava in Australia per cercare di far ritornare nel suo cuore la serenità e la spensieratezza di una volta, della sua infanzia. Giorgie ancora non sapeva che nella valle del Sole si trovava Arthur, il suo caro "fratello"

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Capitolo 3
*** 3- Ritorno ***


Il viaggio durò 6 mesi e Georgie aveva incontrato e conosciuto varia gente a bordo della nave. Il suo piccolo Abel era cresciuto notevolmente e a volte andava a giocare con un bambini della sua età figlio di una duchessa francese che aveva preso in simpatia Georgie. La ragazza era sempre graziata e dolce e per questo era ben vista da tutti.

 

Capì che il viaggio finì quando vide in lontananza una terra, la sua terra. Quella terra che le aveva regalato bellissimi ricordi d'infanzia. Più si avvicinava più diveniva nitido il paesaggio. Il porto, le case, le strade, i marinai... Sydney, la città da cui partì per andare a Londra a cercare suo padre e Lowell.

 

Quando toccò terra non le sembrò vero. Era arrivata in Australia. Pensò che ne era valsa la pena fare un viaggio così lungo. Georgie aveva chiamato una carrozza e aveva fatto sistemare anche le valigie. Abel salutò Pierre, il bambino francese, e Georgie la duchessa. Poi salirono in carrozza e partirono. Abel non smetteva di guardare dal finestrino curioso e la madre con lui

 

-Abel questa è la terra dove è nata tua madre. In seguito ti accorgerai di quanto sia bella. Scommetto che ti piacerà

 

-Mamma... ma non è come Londra

 

-Hai ragione, piccolo. È molto diversa. L'Australia è calda, accogliente e piena di gioia

 

La carrozza uscì da Sydney. Georgie aveva detto di portarla alla Valle del Sole, aumentandone il prezzo. Aveva portato con sè molto denaro. Per prima cosa, aveva pensato, di aiutare Zio Kevin alla fattoria, oppure di espanderla, oppure quei soldi servivano anche per le medicine, nel caso ce ne fosse stato bisogno.

 

Dopo un po' di tempo arrivarono finalmente nella Valle del Sole e Georgie disse di portarla alla fattoria di zio Kevin

 

-Chi è zio Kevin?- chiese il bambino

 

-Era mio... zio. È un anziano simpatico e altruista. È da molto che non lo vedo. Ma ti piacerà anche lui, vedrai

 

Arrivarono finalmente alla fattoria e scesero. Pagò il signore per il viaggio e si incammino verso la porta. Intanto Abel si guardava intorno come se tutto quello gli fosse nuovo. Georgie busso trepidante e ansiosa. La porta si aprì cigolando e apparve l'anziana figura di zio Kevin.

 

-Zio Kevin!- lo chiamò sorridendo

 

Zio Kevin non rispose per qualche secondo come se non l'avesse riconosciuta ma poi spalancò gli occhi ed esclamò:- Georgie!

 

-Zio Kevin!- continuò Georgie emozionata abbracciandolo. Entrambi avevano le lacrime agli occhi

 

-Oh, ragazza mia, come sei cresciuta!

 

Georgie sorrise e poi si accorse del piccolo Abel

 

-Ma lui è...- si stropicciò gli occhi come se non avesse visto bene -Abel?

 

Georgie sorrise tristemente ma disse:- Zio Kevin ti presento mio figlio, Abel Jr.

 

Zio Kevin la guardò sorpreso e poi sorrise al bambino prendendolo in braccio. Il bambino si rassicurò subito della presa di quell'uomo, riconobbe la bontà sincera

 

-Ma tu guarda che bel bambino... tu sei Abel Junior allora, eh? Entrate, entrate, e raccontatemi tutto

 

Abel entrò nella casetta di legno. Aveva vissuto come un principe a Londra, nonostante le passeggiate all'aperto con la madre, e non aveva mai visto un posto del genere

 

-Cara ragazza, siediti- la invitò Zio Kevin -E Abel? Non è venuto?

 

Georgie si sentì imbarazzata perché suo figlio era vicino così si alzò e insieme a lui andò fuori sotto lo sguardo perplesso dell'anziano. Georgie fischiò come non faceva da anni e dopo qualche secondo arrivò il suo amato cucciolo d'infanzia: Loop, il suo Koala

 

-Loop! Sono Georgie!- lo chiamò

 

Era con la sua famiglia formata da tanti bei cuccioli. Loop la riconobbe e le venì incontro. Georgie lo abbracciò e Abel le si nascose dietro la gonna

 

-Abel non avere paura. Questo animale si chiama Koala ed è l'animale più buffo ma tenero che abbia mai visto. Era un mio "amico" d'infanzia. Su, Loop, fatti accarezzare

 

Loop era incerto, Abel fece la prima mossa avvicinandosi e tendendo la mano poggiandola. Iniziò ad accarezzarlo e Loop sembrava felice

 

-Bene Abel. Resta a giocare qui e non fare scherzi, miraccomando

 

Forse Abel non sentì neanche le parole della madre perché era troppo attratto da quell'animale. Così Georgie entrò dentro con lo zio Kevin e chiuse la porta

 

-Perché hai fatto uscire il bambino?- chiese zio Kevin

 

-Abel... il nostro Abel... è morto, in Inghilterra- rivelò Georgie rattristendosi.

 

A zio Kevin vennero le lacrime agli occhi e disse:- non ci credo. E il bambino? Come fa ad essere uguale a lui?

 

-Prima che morisse ho capito ciò che provavo per Abel e che fino a  quel momento non mi ero accorta di provare. Il giorno dopo ci fu la sua esecuzione per aver ucciso il figlio di Duca accidentalmente, già che aveva preso il posto di Arthur nella cella. Fu sparato, non siamo riusciti a salvarlo in tempo. Ho fatto però in tempo a dirgli che aspettavo un bambino da lui ma poi è morto tra le mie braccia. Mi sono sentita morire anche io dentro, zio Kevin. Non ero più io, non riuscivo a sentirmi quella di una volta, quell'episodio mi aveva cambiata. Poi ho ripreso a vivere per il bambino e nacque senza padre. Io ho ritrovato mio padre, è un conte, ed è il nonno di Abel, anche se fa come da padre

 

-In tutto questo tempo è accaduto ciò?- chiese ancora sorpreso Zio Kevin che sembrò essersi calmato un po'

 

-E anche di più. Londra è stato un cambiamento per tutti

 

-Il bambino però non sa delle sue origini

 

-No. Non lo sa. Penso che sia opportuno dirglielo quando diventerà grande

 

-Hai saputo da Arthur a Londra che Mary, mia sorella, è morta?

 

E già. Glielo disse Arthur spedendo a lei e Abel una lettera dalla cella. La madre australiana che l'aveva adottata era morta alla sua partenza per l'Inghilterra. Chissà quanto dovesse aver sofferto

 

-C'è una notizia che forse potrà farsi tornare su il morale- disse Zio Kevin

 

Georgie girò lo sguardo curiosa:- quale?

 

-Arthur è qui

 

Tre parole. Georgie spalancò gli occhi incredula

 

-Arthur??

 

Si alzò dalla sedia e Zio Kevin sorrise

 

-Sì, è andato a fare una passeggiata. Potrai trovarlo qui vicino penso

 

Georgie aprì la porta pensando di trovare Abel, ma non c'era

 

-Gli avevo detto di restare qui a giocare e invece...

 

-Non si sarà allontanato molto- ipotizzò lo Zio Kevin

 

Georgie corse per i prati e i boschi dei paraggi chiamandolo

 

-Abel! Abel! Abel!

 

Stava chiamando "Abel", quel nome che tante volte aveva chiamato in quel paese, che c'era sempre per lei.

 

Dopo aver girato ancora un po' vide una figura di spalle, era un ragazzo

 

-Abel...- chiamò ancora ma appena il ragazzo si girò rimase incantata

 

Gli occhi azzurri, i capelli ribelli e castani che splendevano al sole, la camicia bianca sbottonata che lasciava intravedere il fisico solido, le labbra dolci. Per poco Georgie non svenne

 

-Arthur!- esclamò

 

-Georgie- la nominò sorridendo

 

Aveva tra le braccia il piccolo Abel e sorrideva dolcemente. Georgie le saltò al collo abbracciandolo e piangendo di gioia. Lacrime dolci, che sapevano di amore e speranza, di giorni migliori. Arthur, il suo sorriso, sembrava essere rinata

 

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Capitolo 4
*** 4- Non si può tornare indietro ***


Georgie non credeva ancora di aver ritrovato il suo caro Arthur, il suo dolce "fratello". Erano tutti dallo zio Kevin ed era pomeriggio. Per Arthur quella di rivederla dopo tanto tempo, anni, era la cosa più bella del mondo. Georgie era diventata una donna. Arthur aveva riconosciuto Abel nel piccolo bambino. Gli era sembrato un sogno dopo tutto ciò che aveva dovuto subire e che stava ancora subendo. Arthur non riusciva a toglierle gli occhi di dosso ma doveva farlo perché non vedeva che lo notassero. Lo zio Kevin spiegava perché Arthur si trovasse lì

-Cadde nel Tamigi e dei marinai inglesi lo portarono sulla nave. Erano diretti in Australia. Andai un giorno al porto e lo riconobbi scendere dalla nave. Lo portai qui ma mi accorsi che era in gravi condizioni psicologiche
-Oh, Arthur. È per quello che hai subito a Londra, vero?
A Georgie doleva il cuore per essere stata impotente davanti all'inferno che aveva dovuto subire in Inghilterra come prigioniero
-In questi anni l'ho curato e sembra essere migliorato molto, ma ha ancora qualche allucinazione e incubo
-L'aria dell'Australia mi ha fatto star bene- spiegò Arthur che non aveva ancora parlato -Poi ero sicuro che tu e Abel eravate al sicuro in Inghilterra
Georgie distolse lo sguardo imbarazzata come lo era stata con lo zio Kevin
-Ragazzi, volete andare a fare una passeggiata?- domandò lo zio Kevin per deviare la domanda, o almeno consentire a Georgie di rispondergli in privato
-Sì. Zio Kevin potresti occuparti tu del bambino?- chiese Georgie
-Ma certo. Sarà un piacere avere questo bel nipotino con me- sorrise rivolto al bambino che battè le mani
Georgie rise ma ad un tratto il bambino chiamò Arthur tirandogli un po' il pantalone:- papà
Georgie rimase pietrificata davanti a quella parola e nessuno credeva alle proprie orecchie. Suo figlio aveva scambiato Arthur, che era suo zio, per il suo papà. Arthur non sapeva che rispondere ma lo prese in braccio e lo abbracciò
-Torna presto
Il bambino era la tenerezza personificata. Georgie non sapeva che fare ma Arthur gli sorrise e gli disse:- certo che torno presto. E stasera per festeggiare il nostro ritrovamento la mamma fa una buona crostata di marmellata, eh?
Il bambino emise un grido di entusiasmo e Arthur lo porse a Zio Kevin per poi uscire di casa
-Scusa per questa situazione imbarazzante...- iniziò Georgie camminando per il sentiero
-Georgie... chi è il bambino? Somiglia molto ad Abel, anzi ne è quasi uguale
Si fermarono sotto un albero vicino ad un ruscello e iniziarono a conversare sull'argomento
-Il bambino si chiama Abel Junior
-Abel Junior?
Georgie annuì e continuò sempre rivolgendo lo sguardo altrove:- Arthur tu sei salvo perché Abel prese il tuo posto in cella, ricordi?
-Di quella sera non ricordo molto. Irwin mi aveva drogato per non farmi tentare di scappare
-Immagino... Beh, comunque Abel ha involontariamente ucciso Irwin ed è stato condannato a morte con fucilazione
-Come?!- esclamò Arthur spalancando gli occhi 
Per Georgie arrivò la parte più difficile 
-Io e Abel... insomma... la notte precedente con l'aiuto di Maria sono riuscito a parlargli per un'ultima volta e... sono rimasta incinta
Ad Arthur gli si gelò il cuore. Pensare che l'avesse fatto già con qualcuno, per di più suo fratello, era un duro colpo. Non pensava che Abel potesse riuscirci un giorno
-Avevo capito in quel momento che lo amavo e non me ne ero mai accorta. Facemmo di tutto per salvarlo ma fu sparato dal duca Dangering, il quale fu giustiziato per traffico di droghe e crimini contro la Regina. Sono riuscito a rivelare ad Abel soltanto che aspettavo un bambino, lui è morto
Georgie a ripensarci come sempre pianse e ad Arthur sfuggirono lacrime che cercava di trattenere
-Arthur, sfogati. Non puoi soffrire e tenerti tutto dentro- gli consigliò Georgie
Arthur era sempre stato calmo e prudente, non si era mai comportato come quella volta. Ad occhio di uno sconosciuto poteva sembrare un pazzo ma Georgie lo comprendeva, capiva quanto soffrisse. Gridava e piangeva come nel tentativo di chiamarlo. Strappava l'erba e tirava pugni all'albero come per incolparlo di aver preso il suo posto e avergli salvato la vita. Dopo l'ennesimo pugno le mani diventarono rosse e si lasciò cadere a terra tra le braccia di Goergie, l'unica persona che riusciva ad amare fortemente ancora
-Io non potevo fare niente
Arthur riprese pian piano a calmarsi come se Georgie glielo avesse ordinato. Forse perché tra le sue braccia si sentiva bene e amato
-Arthur caro, anche io non potevo fare niente. Cosa potevo? Ero una ragazza di soli 16 anni... ho provato a salvarlo ma proprio in quel momento l'hanno sparato. Dangering in persona l'ha fatto
-Voglio vederlo all'inferno!- esclamò Arthur -Vorrei che passasse le mie pene e molto di più. Vorrei poterlo uccidere con le mie stesse mani. Abel aveva fatto bene ad uccidere Irwin!
Georgie pianse e lo accarezzò sempre tra le sue braccia, come faceva con Abel Jr.
-Arthur non fare così ti prego, non sei tu... Arthur non si comporterebbe in questo modo. Cerca di calmarti, ti prego. Non abbiamo potuto fare niente per Abel però abbiamo Abel Junior, identico a lui, e questa è una felicità. Pensi che io non abbia sofferto in questi anni? Volevo morire, lasciarmi andare, ma poi ho capito che non ne sarebbe valsa la pena. Che c'era una vita dentro me, quella di me e Abel, che doveva nascere per mostrarla un giorno alla luce del sole, ad Abel, dal cielo, e dirgli che quella creatura lo assomigliasse tanto
-Georgie...- riprese a parlare Arthur riuscendo a calmarsi -Abel Jr. mi considera suo padre, mi considera Abel per la mia somiglianza
-Sì, è vero, Arthur. Gli mostrai dei quadri che lo raffiguravano
-Quando ci siamo incontrati io e lui nel bosco... mi ha chiamato "papà"- Arthur sorrise -Sono rimasto sorpreso, pensai che si fosse confuso il bambino, ma poi si avvicinò e mi tese le mani così lo presi in braccio e sentii Abel accanto a me abbracciarmi
-Oh, Arthur- Georgie poggiò la testa sulla sua spalla
-Non m'interessa che non sia il mio vero figlio. Voglio prendermene cura come avrebbe fatto Abel
La determinazione di Arthur lasciò di stucco Georgie. Non aveva mai visto Arthur così determinato e sicuro di sè. Era sempre stato Abel quello deciso e testardo. Georgie sorrise felice e lo abbracciò ringraziandolo. Quell'abbraccio rese felice anche Arthur per averla ritrovata, quella creatura dai capelli biondi e dorati e dagli occhi azzurri, paragonabile ad una ninfa

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Capitolo 5
*** 5- La nuova casa ***


Nella casa di Zio Kevin non c'erano molti posti per dormire quindi Georgie e il bambino non potevano starci. Arthur, ora che aveva incontrato Georgie, voleva passare con lei più tempo possibile così propose di tornare nella casa dove crebbero da piccoli

 

-Davvero? Oh, grazie, Arthur!

 

-Arthur non ci sono problemi, però stai attento, ok?- gli consigliò lo zio Kevin

 

Georgie in un primo momento non capì a cosa dovesse stare attento ma poi comprese e disse subito:- Zio Kevin, non preoccuparti. Ci penserò io. Da Londra ho portato anche medicine e tante altre cose, è in buone mani

 

-Di questo ne sono più che certo. Beh, allora andate ragazzi miei

 

Salutarono lo zio e il trio si incamminò a casa con il carro di Arthur. Era diventata sera e la brezza leggera faceva spostare un po' i capelli. Georgie teneva in braccio il piccolo Abel e lo copriva con una giacca

 

-Siamo arrivati- fece notare Arthur

 

Georgie alzò lo sguardo e guardò la casa che le stava davanti. Gli occhi diventarono lucidi e i ricordi le passarono davanti agli occhi nitidi e splendenti come una volta.

Arthur scese dal carro e porse la mano a Georgie per aiutarla

 

-Prendi prima il bambino, Arthur

 

Arthur fece come gli era stato detto poggiando il bambino sul pavimento e poi aiutò Georgie a scendere

 

-Arthur... mi sembra come ritornare indietro nel tempo... Questa casa... sbagliai quella volta, vero?

 

-Di che stai parlando?

 

-Dovevo ritornare a casa con te, Abel e la mamma, ma non l'ho fatto e sono partita all'insaputa di tutti

 

-Georgie, no. Era comprensibile come ti sentissi. La mamma ti aveva cacciata di casa gridandoti parole orribili e Abel ti aveva detto che voleva sposarti, poi tu pensavi a Lowell e volevi ritrovare tuo padre. Era normale, ma qualcuno non lo capii e come sempre fece l'egoista. Comunque Georgie.. ora entriamo dentro

 

Georgie prese in braccio il piccolo Abel e Arthur scaricò le valigie e le portò in casa. Quando Georgie aprì la porta questa cigolò. Arthur entrò e si affrettò a illuminare l'ambiente. 

In quella casa niente era cambiato. Le tende verdi, la fornace, il tavolo, le porte. Tutta la casa di legno era rimasta come una volta, solo che c'era da fare un po' di pulizie. Altri ricordi raffiorarono nelle loro menti quando aprirono le stanze da letto. Quella di Abel e Arthur, quella di Georgie e la camera con il letto matrimoniale dei genitori. Sembrava che quella casa accogliente li stesse aspettando da anni.

 

-È tutto così familiare. Mi piacerà stare qui, come una volta

 

-Già- affermò Arthur

 

Georgie preparò una cena squisita dopo aver disfatto le valigie. Intanto Arthur si occupava del bambino come se fosse davvero suo figlio, e questo per Georgie fu la visione più bella che avesse mai visto. Arthur si divertiva a vedere le sue facce buffe oppure gli infondeva tenerezza quando Abel gli porgeva le manine, lo abbracciava o gli accarezzava la guancia ingenuamente

 

-Ecco qua! La cena è pronta!- annunciò Georgie soddisfatta

 

Si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare la pizza, che tanto le piaceva da piccola quando la cucinava mamma Mary

 

-Georgie ora che sei la figlia di un conte devi essere ricchissima, vero?- chiese Arthur volendo sapere come si trovasse con il suo vero padre

 

-Sì. Ho portato molti soldi qui in Australia per migliorare un po' tutto nel caso ce ne fosse stato bisogno, e anche per i beni personali. A Londra abbiamo castelli e palazzi, tutti spettacolari

 

-Wow, immagino

 

-Ho portato tanti belli abiti pure

 

-E Abel quindi è cresciuto tra la nobiltà?

 

-Diciamo di sì ma io non l'ho voluto educare come i damerini dell'alta società. Voglio che cresca tra i prati e la natura e che un giorno diventasse forte come il padre

 

Arthur sentì una morsa nel petto. Il padre di cui parlava Georgie era Abel, non lui, e questo lo faceva soffrire. Non era mai stato egoista ma dentro di sè, in quel momento, voleva un po' che Geogie non pensasse più così tanto ad Abel, ma si concentrasse su di lui. Era sempre stato "il secondo" e aveva sempre taciuto davanti a suo fratello più grande per come trattava Georgie. Lei aveva sempre visto di più Abel, e non lui. Aveva sempre provato gelosia per suo fratello e anche ora che era morto sentiva la sua ombra

 

-Arthur... Arthur...- lo distolse Georgie dai pensieri -Stai sentendo?

 

-Eh? No, scusami Georgie...

 

-Non ti senti bene? Vuoi andare a letto?

 

-No, sto bene- rispose deciso

 

Georgie annuì a testa bassa e Arthur si addolcì pensando di averla un po' spaventata per il modo brusco

 

-Domani vuoi che porti io il bambino con me ai campi?- le chiese

 

-Sì, grazie Arthur- gli sorrise

 

Il sorriso di Georgie lo rendeva felice. Vederla sorridere per lui lo portava alle stelle. L'aveva sempre amata ma aveva sempre dovuto tacere per non rovinare l'affetto che lei provava nei suoi confronti. Si comportava da fratello perché lei pensava che fossero fratelli, non aveva mai potuto esprimere i suoi sentimenti. Aveva lottato contro Abel per non dirgli che non era suo fratello. Abel era stato egoista molte volte, voleva rivelare in passato a Georgie le sue origini solo perchè pensava che così sarebbe stata libera di innamorarsi di lui. Però alla fine c'era riuscito e aveva portato al mondo anche un bambino, di cui il padre doveva essere Arthur, lui, sempre il secondo.

 

Mangiarono e subito andarono a mettersi a letto. Georgie dormì nel letto matrimoniale con il bambino mentre Arthur nel solito letto singolo della sua vecchia camera, dove un tempo c'era anche Abel.

 

La notte non chiuse occhio pensando a Georgie, l'aveva ritrovata e dormiva nella camera vicina con il suo bambino

 

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Capitolo 6
*** 6- Riflessioni ***


I giorni nella Valle del Sole furono i più belli della vita per Georgie, lo stesso valeva per Arthur. Svegliarsi e andare in cucina vedendola già col grembiule intenta a cucinare era una visione paradisiaca. L'avrebbe guardata per ore se avesse potuto. Salutava il piccolo Abel che gli veniva incontro correndo e lo faceva girare in aria divertendolo. Poi Georgie restava a casa a svolgere i vari lavori mentre Arthur col carro e con Abel andava nei campi oppure ad aiutare lo zio Kevin. Il bambino, troppo piccolo per lavorare, giocava con Lup, con una farfalla oppure si divertiva a guardare i canguri e le pecore. Arthur lavorava senza mai stancarsi, la fronte gli si imperlava di sudore, inutile dire che era diventato ancor più forte di una volta. Lo Zio Kevin lo guardava lavorare e sorrideva contento del suo miglioramento

 

-Arthur, sei di buon umore in questi giorni, vedo. Lavori pure molto. Il motivo?- chiese divertito

 

Arthur arrossì un po' e si tolse il sudore dalla fronte con il braccio

 

-Beh...

 

-È la presenza di Georgie, vero?

 

Arthur arrossì ancora ma continuò a lavorare

 

-I tuoi sentimenti nei suoi confronti non sono cambiati, vero?

 

Arthur si fermò e poggiò lo strumento a terra per poi sedersi vicino ad un tronco

 

-Non so... Non so cosa provo sinceramente

 

-La vedi come una sorella?

 

-Ho cercato sempre di vederla come una sorella e questo ha fatto sì che lei si innamorasse alla fine di Abel

 

Zio Kevin scosse la testa e disse:- non è stato questo il motivo

 

Arthur girò lo sguardo verso lo zio che continuò:- prima che partisse verso Londra io rivelai a Georgie ciò che provavi

 

-Come?!- esclamò spalancando gli occhi

 

-Non agitarti, Arthur. Doveva saperlo. Era un momento critico della sua vita

 

-E cosa le dicesti?

 

-Che anche tu l'amavi però diversamente da Abel. Lui era geloso e passionale, mentre il tuo era un amore sincero e dolce. Le dissi che tu avresti dato pure la vita per vederla felice; ed è la verità, no?

 

-Certo. Farei di tutto per lei. Però lei lo sa e non mi ha mai detto niente fino ad ora

 

-Sono passati più di 4 anni. Magari potrebbe aver pensato che il tuo fosse solo un amore adolescienziale. Infondo lei aveva solo 14 anni e tu 16

 

-Spero che non lo pensi davvero

 

-Quindi ne sei innamorato

 

-Sì. E provo gelosia per Abel

 

-Ma Abel...

 

-Sì, zio, so che è morto, ma questo non cambia le cose. Mi da fastidio che anche ora, che non c'è più, sembra prendersi tutto e sottrarmi ciò che ho di più prezioso

 

-Ma Georgie è qui con te

 

-Ma mi vede come un fratello. E il bambino... so che non dovrei dirlo ma sono davvero geloso di Abel

 

-Figliuolo non devi esserlo. Devi capire che Georgie potrà sempre avere affetto nei confronti di Abel, ma sei tu quello che c'è ora accanto a lei e su cui lei fa affidamento. Devi pensare prima di tutto alla sua felicità come hai sempre fatto. Sei sempre stato saggio e intelligente

 

-Hai ragione zio. Ma secondo te quando potrò dirle che la amo?

 

-Sei sicuro di farlo?

 

-Sì. Non riesco a tenermi tutto dentro

 

-L'occasione verrà da sè. Lei però deve esser serena

 

-Grazie zio

 

Arthur gli sorrise sincero e si rimise subito a lavoro per aiutarlo. Lo zio ormai era anziano e per questo Arthur doveva lavorare il doppio. Aveva sempre voluto occuparsi della fattoria per tutta la vita perché amava quella vita, soprattutto ora che Georgie era accanto a sè e la brutta esperienza di Londra sembrava un lontano ricordo.

 

Nel frattempo Georgie aveva finito le pulizie in casa e aveva anche preparato il pranzo da portare ad Arthur e Abel.

Così montò su un cavallo e col cestino del pranzo diretto alla fattoria di Zio Kevin. Pensò a quando aveva 14 anni e col cestino sul cavallo si imbattè in Lowell facendolo cadere in acqua. Arrossì come una volta a pensare a quando lei gli tolse tutti i vestiti di dosso ancora si raffreddasse. Ma Lowell non era come i suoi fratelli, era uno sconosciuto, e quando lo capì si sentì imbarazzatissima. Georgie rise al ricordo e arrivò alla fattoria

 

-Arthur! Zio Kevin! Abel!- li chiamò avvicinandosi

 

Arthur smise di lavorare e tutti andarono a lavarsi le mani

 

-Ho portato il pranzo! Spero che sia di vostro gradimento- esclamò felice Georgie

 

Arthur ogni volta che la fanciulla sorrideva si incantava ma subito distoglieva lo sguardo per paura che qualcuno se ne accorgesse

 

-Saranno di sicuro ottimi- le disse lo zio Kevin

 

Dopo che Abel finì di mangiare, Georgie lo prese in braccio e disse a tutti:- Abel viene con me

 

-Dove?- chiese Arthur -A casa?

 

-A fare una passeggiata. A casa ho finito tutto

 

Arthur si alzò e le si avvicinò:- va bene, Georgie, ma stai attenta

 

-Certo, Arthur- gli sorrise rassicurante

 

Arthur le accarezzò la guancia e gliela baciò leggermente

 

-Va bene, allora buona passeggiata

 

Georgie salì sul cavallo con Abel e si allontanò. Arthur dal suo canto sorrideva e Zio Kevin lo guardava divertito.

 

Georgie galoppò per le praterie senza mai fermarsi mostrando ad Abel il paesaggio. Il bambino era a dir poco incantato. Decise poi, Georgie, di prendere il lunghissimo sentiero che portava in città. Notò la chiesa dove da piccola teneva le lezioni domenicali con i fratelli, così pensò di fermarsi per trovare suor Kate.

Bussò alla porta e la venne ad aprire proprio la suora

 

-Ciao suor Kate! Sono Georgie!

 

La suora spalancò gli occhi e la abbracciò:- Georgie! Quanto tempo! Entra

 

Georgie entrò in chiesa con il figlio. Anche la Chiesa non era cambiata

 

-Georgie so che so sei stata a Londra e che anche Abel è venuto

 

-Sì, glielo disse Arthur?

 

-Già. Fu celebrato qui il funerale di Mary

 

-Abel è morto ma ora vivo con Arthur

 

-Abel? Oh, santo cielo. Quindi il Signore l'ha portato in paradiso con Mary Buttman

 

-Però c'è Abel Junior, mio figlio

 

-Tuo... tuo...?

 

La suora guardò il bambino sorridendo sorpresa:- che creatura meravigliosa!

 

-Io non sono in realtà la figlia di Mary e Arthur ed Abel non sono miei fratelli. Questo bambino è figlio di me e Abel

 

-Oh, poveretta. Chissà quanto devi aver sofferto

 

-Ora è più o meno passato un po'. È stato il giorno prima che morisse...

 

-Povera ragazza. Menomale che ora hai affianco Arthur, quel santo di ragazzo. Lavora tutto il giorno instancabilmente e una parte la mette da parte per aiutare questa piccola chiesa. Ma dimmi... Quindi hai ritrovato la tua vera famiglia a Londra o no?

 

-Sì. Mio padre. È un conte

 

La suora rimase ancor più sorpresa

 

-È una notizia fantastica

 

-Sì. Suor Kate mi farebbe piacere se le donassi dei soldi, magari al posto di Arthur, non vorrei che si stancasse troppo

 

-Oh, grazie Georgie

 

-Ora dovrei andare. Si sta facendo tardi

 

-Certo, vai. E salutami Arthur!

 

Georgie le sorrise e uscì dalla Chiesa con Abel. Poi montò nuovamente sul cavallo e si diresse verso la sua amata fattoria

 

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Capitolo 7
*** 7- Una serata speciale ***


Passarono altri giorni, uno più bello dell'altro. Georgie era felice e sembrava aver ritrovato la spensieratezza di un tempo. Anche Arthur se ne accorse e non potè fare a meno di sorridere. C'era sempre accanto a lei. Georgie aveva ritrovato Barbara, la famosa stilista che quando aveva lei aveva 12 anni chiese di adottarla per farla divenire una brava sarta. Barbara non si trovava a Sydney ma nella residenza che Georgie conosceva. Non la riconobbe all'inizio perché erano passati 7 anni ma dopo qualche secondo lo capì. Georgie quindi lavorava da lei come sarta e Barbara le insegnava le tecniche. Georgie apprendeva in fretta come aveva sempre fatto e mentre lavorava Abel giocava con dei giocattoli o una palla. Lei e Barbara prendevano sempre il tè delle 5 e chiacchieravano

-E quindi sei figlia di un conte, in realtà
-Già. Ma non voglio essere riconosciuta dalla gente per questo. Sono la solita Georgie di sempre
-Sei sempre stata una brava ragazza e genuina, lo dimostri tuttora. Tuo figlio poi è stupendo
Georgie la ringraziò. Era contenta che tra loro fosse nata un'amicizia
-Ora con chi vivi?
- Con mio "fratello", Arthur
-Non è il tuo vero fratello quindi
-No
-E lui ti vede ancora come una sorella?
Georgie a quella domanda alzò lo sguardo sorpresa:- come?
-Intendo vivete nella stessa casa ma non siete davvero fratelli. Forse lui può provare qualcosa di più del semplice affetto fraterno
-Non penso... insomma, lui... non lo so
Barbara sorrise appena e alzandosi le disse:- va bene, Georgie. Per oggi il lavoro è finito
-Di già? Ma...
-Non preoccuparti Georgie. Vai a casa
Georgie annuì e chiamò Abel
-Abel, vieni!
Abel maneggiava un giocattolo e non lo lasciava
-Dai Abel, te lo compro io, va bene? Potrai giocarci a casa quando vorrai. Ora però dobbiamo andare
Abel si arrese e si fece prendere in braccio. Georgie ringraziò come sempre Barbara per l'ospitalità e dopo aver salutato il suo cane uscì dal cancello dirigendosi a casa con il carro. Alla fattoria trovò Arthur
-Arthur! Pensavo stessi lavorando- gli disse Georgie
-Lo pensavo anche io- aggiunse Arthur
-Barbara mi ha fatto finire il turno prima oggi
-Zio Kevin mi ha dato pomeriggio libero. Ha detto che ogni tanto fa bene svagarsi
-Ha ragione. Sei sempre al lavoro. Dovresti riposarti di più
Arthur lavorava molto per togliersi dalla testa il pensiero di Georgie ma questo non poteva dirglielo
-Sei stanca Georgie?
-Affatto
-E il bambino?
Georgie spostò lo sguardo su suo figlio chiedendogli:- tesoro tu sei stanco?
Abel scosse la testa e Arthur sorrise dicendo:- che ne direste di andare in giro?
-Come? E dove?
-Passiamo tutta la serata fuori
-Tu vuoi andare, Abel?- chiese Georgie per paura che il figlio fosse davvero stanco
-Sì! Sì! Voglio andare con papà! Mamma mi compri il giocattolo?
-Certo tesoro. Ciò che vuoi. Allora andremo prima in città
-Va bene. Allora è deciso. Andremo a Sydney- annunciò Arthur -Ora vado a cambiarmi
Georgie pensò che Arthur dovesse vestirsi elegante ma mise in dubbio il fatto che avesse un vestito elegante da indossare così andò in camera sua e prese un completo da uomo che aveva portato da Londra. Aveva pensato a tutto l'impossibile e immaginabile e constatò infondo che non era stata una cattiva idea. Aveva lasciato Abel sul letto ed era entrata nella camera di Arthur. Quando aprii la porta lo trovò a torso nudo e arrossì. Arthur si girò verso Georgie e quest'ultima cercò di non sembrare turbata
-Ti ho portato questo completo elegante- spiegò -pensavo che ce ne fosse stato bisogno
-Grazie Georgie. Poggiato sul letto- rispose Arthur
Georgie eseguì e poi uscì dalla stanza chiudendo la porta. Perché era arrossita a guardare il fisico di Arthur? Eppure l'aveva visto nudo molte volte, ma come un fratello. Quindi ora non lo guardava più come un fratello? Queste furono le domande che invasero la testa di Georgie, che si occupò di vestire Abel. Poi si vestì lei con un abito rosa con la gonna ampia, come si addiceva ad una signora di alto rango. Non si era ancora abituata a essere in Australia come una nobile.
Georgie aveva finito di prepararsi e uscì dalla stanza con il bambino. Arthur aspettava in soggiorno e quando la vide restò incantato sul serio. Non riusciva a dire niente e Georgie ne era leggermente imbarazzata
-T-ti sta d'incanto- balbettò Arthur rapito dalla sua figura
-Grazie- rispose Georgie arrossendo
-Papà! Andiamo!- esclamò il bambino avvicinandosi ad Arthur. Quest'ultimo gli sorrise e lo prese in braccio
-Oggi sarà la tua serata! Potrai avere e fare ciò che vuoi, Abel!- disse Arthur rendendo emozionato Abel che lo abbracciò con il suo corpicino
Nel frattempo Georgie aveva chiuso la porta di casa alle spalle e aveva trovato pronta una carrozza
-L'hai chiamata tu?- chiese Georgie ad Arthur
-Beh, sì. Non mi sembrava il caso di andare col carro, no?
Georgie sorrise ed entrò per prima aiutata da Arthur. Poi entrò il ragazzo col bambino e la carrozza partì. Per arrivare a Sidney ci volevano circa quindici o venti minuti ma il tempo sembrò passare velocemente. Georgie era accanto ad Arthur che aveva il bambino in braccio. Ad un certo punto Georgie poggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Arthur girò lo sguardo e sorrise. 
A Sidney passeggiarono per il lungomare. Arthur si era sentito di ceto sociale solo dai Dangering ma non poteva sentirsi tale a tutti gli effetti perché in realtà era un prigioniero. Ora invece era libero e poteva affiancare la ragazza,per lui, che era stata sempre più bella di tutte. Si diceva che era fortunato ad avere Georgie. Voleva proteggerla da tutto e da tutti, voleva trattarla come una principessa, ed era per questo che lavorava sodo e metteva i soldi da parte. Un giorno le avrebbe voluto regalare un anello con i soldi della fatica, del sacrificio, del lavoro per farle capire quanto avesse lottato per lei, per non essere soltanto il suo "fratello"
-Arthur, andiamo in questo ristorante! Sembra delizioso!
Arthur le sorrise ed entrarono nel bel ristorante. Mangiarono benissimo e si divertirono molto. Poi passeggiarono ancora per un po' di sera ma il bambino era stanco così decisero di tornare a casa

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Capitolo 8
*** 8- Al chiaro di luna ***


Tornarono a casa in carrozza e una volta arrivati misero a dormire il bambino nella stanza che era una volta di Georgie. Arthur non voleva che la serata finisse lì senza aver detto nulla, così la invitò a fare una passeggiata a meno che non fosse stanca. Georgie però accettò. 

Spensero la luce e camminarono sotto la luna sul prato. Nessuno dei due parlava. Arthur si accorse che Georgie aveva leggermente freddo così subito si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle

 

-Prendi, Georgie, o ti ammalerai

 

-Grazie, Arthur- le rispose sorridendogli

 

Arrivarono fino ad un ruscello e si sedettero. Erano affiancati. Arthur spostò lo sguardo su di lei. Si soffermò a guardarla di profilo. Gli occhi, il naso, le labbra, il collo, il bellissimo vestito reso bello soprattutto perché indossato da lei

 

-Georgie...- la chiamò prendendo coraggio

 

-Dimmi, Arthur

 

Arthur deglutì. Faceva bene a dirglielo? Stava sbagliando? Si sarebbe pentito? Poi però pensò che quello fosse il momento perfetto. Portare Georgie fuori di sera e non fare niente non era carino, poteva sembrare quasi stupido.

Le prese la mano e si chinò piano a baciarla

 

-Volevo parlarti

 

-Di cosa?

 

Georgie dal canto suo era curiosa di sapere cosa Arthur le avesse da dire. Forse lei ora provava qualcosa per lui? Non lo considerava un semplice fratello, di questo ne era sicura

 

-Io... ti amo

 

Ormai l'ho detto, pensò Arthur, quindi devo spiegarle tutto

 

-Ti ho sempre amato. Avrei fatto qualsiasi cosa per te, pure girare per ogni parte del mondo. Ho resistito in prigione solo perchè non volevo morire prima di dirtelo. Volevo che sapessi quanto il mio affetto nei tuoi confronti fosse grande e sincero. Ogni cosa che hai sempre fatto mi faceva star bene. Il solo averti vicino mi rassicurava. Non sai quanto ho lottato con Abel. Era questo il motivo dell'acidità di mamma. Temeva che io e Abel ci fossimo scontrati per te. Abel voleva rivelarti tutto solo perchè non sopportava vederti con un altro. Pensava che se ti avesse detto che non era tuo fratello tu avresti potuto provare sentimenti nei suoi confronti. Io invece ti amavo ma ti ho sempre voluto vedere felice ed ero convinto che potevo vederti felice solo se tu eri felice. E tu sembravi felice con Lowell. Pensai che era giusto così. Che noi eravamo sempre stati solo fratelli e che tu dovevi sposarti con qualcun altro. Ma ora... ora che non c'è nè Lowell, nè Abel, posso dirti tutto. Non riesco neanche ad esprimere il sentimento nei tuoi confronti ma sappi che anche se tu ora mi dici di no io lo accetterò perché se ti fa star bene che io sia sempre come un fratello ne sono felice

 

Georgie aveva ascoltato tutto senza saltare niente e non le sembrava vero. Aveva saputo a 14 anni che il fratello la amasse ma non credeva che tutt'ora provasse lo stesso, se non di più. Le vennero le lacrime agli occhi a vederlo così sofferente e fragile, che lo abbracciò. Arthur ricambiò la stretta mettendo una mano sulla sua schiena e una tra i suoi capelli. Ne respirò il buon profumo e dopo si scostò per vederle il viso. Aveva gli occhi lucidi e qualche lacrima sul viso ma era bella lo stesso. Lo era sempre. Arthur le asciugò col dito una lacrima e poi piano, quasi temesse che potesse scomparire da un momento all'altro, le si avvicinò e la baciò. Georgie non si ritrasse. Era un bacio dolce e sincero che personificava il sentimento di Arthur. Georgie notò che Arthur era veramente diverso da Abel. Quel bacio non era come quello di Lowell da ragazzina e neanche come quello di Abel, che era più passionale e possessivo. Arthur era sempre stato gentile verso tutti, voleva che fossero felici tutti e per farlo sarebbe anche morto.

In quel momento Georgie si lasciò andare a quel bacio che si intensificò ancor di più ma Arthur si fermò. A lui non sembrava vero di averla baciata. Il suo amore andava avanti da più di 9 anni e non credeva fosse possibile questo un giorno. Il cuore sembrava uscirgli fuori dall'emozione. La guardava dolcemente e la strinse a sè ancora come se avesse davvero paura di perderla

 

-Georgie resta con me, non te ne andare- le disse

 

Georgie alzò lo sguardo e chiese:- andare dove?

 

-Partire per l'Inghilterra. Viviamo ancora qui. Io, te ed Abel. Saremo felici come una volta. È quello che tutti noi avevamo sempre voluto, ricordi?

 

-Sì, Arthur. Non me ne vado, lo giuro- promise Georgie sorridendo

 

Dopodiché Arthur si alzò e le porse una mano che la fanciulla strinse

 

-Sono felice di averti qui, Arthur- gli confessò Georgie

 

-Anche io, non immagini quanto- rispose Arthur baciandole la guancia

 

Passeggiarono ancora un po' e senza accorgersene arrivarono ad una grotta. Arthur accese una lanterna che si trovava lì e pian piano la stanza si illuminò. Georgie sorrise ammirandola

 

-Arthur, ma questa è la nostra grotta!

 

-Già. Non ci ero più venuto

 

Georgie andò subito a guardare, come se fosse la prima volta, i disegni incisi nelle pareti

 

-C'è ancora la tua "pecora"- rise Georgie e Arthur arrossì perché quella creatura che aveva disegnato da piccolo in realtà assomigliava più ad un bue

 

Georgie, seguita da Arthur, si avvicinò a dei piccoli manufatti e li toccò

 

-Te li ricordi?- chiese Georgie ad Arthur

 

Un velo di nostalgia e malinconia aleggiò nei loro occhi

 

-Sì. Eravamo tu, Abel ed io... quanti ricordi

 

-È bellissimo tornare indietro nel passato anche se un po' doloroso, ma bisogna pensare a cose belle- disse Georgie allontanandosi

 

-Hai ragione. Possiamo vivere il futuro solo se accettiamo il passato e viviamo il presente- continuò Arthur sorridendo

 

Poi le prese la mano e spense la lanterna

 

-Forse si è fatto un po' tardi, Georgie. Sarà meglio ritornare a casa

 

Sì, a casa. Che belle parole per entrambi. Ora era la loro casa

 

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Capitolo 9
*** 9- La festa di fidanzamento ***


Arthur si dichiarò a Georgie e le regalo uno splendido anello con un diamante che aveva comprato con i soldi del lavoro di un intero anno. Georgie non aveva parole per quel gesto d'amore. Capì che Arthur aveva lavorato solo per lei. Aveva messo i soldi da parte per comprarle l'anello. Non aveva voluto niente da nessuno, ma l'aveva guadagnato con la sua fatica. Ovviamente Georgie accettò e così stavano insieme. Georgie lavorava ancora da Barbara che le diede la notizia rallegrandola.

La ragazza inviò una lettera in Inghilterra al padre raccontando tutto ciò che era successo in quel periodo. Disse anche al padre che amava Arthur e ora viveva con lui e il bambino nella sua vecchia casa. Gli chiedeva quando potesse venire a trovarla e che aspettava una sua risposta.

Georgie e Arthur sembravano agli occhi di tutti come se fossero già marito e moglie. La notte dormivano insieme ma Arthur non aveva ancora voluto farlo con lei perché pensava che fosse un passo importante e che dovesse essere lei a sentirsi pronta.

 

La primavera era arrivata e Georgie restava tutto il giorno in casa e da Barbara. Arthur lavorava ma si affaticava di più col caldo e perciò non faceva ore lunghe come prima.

Al porto di Sidney il padre di Georgie scese dalla nave.

Quello era il periodo in cui arrivavano molte persone da Londra, soprattutto nobili.

Infatti giorni dopo arrivarono Lowell ed Elise, e anche l'erede della famiglia Dangering, Maria.

Georgie accolse il padre nel modo più caloroso possibile e Abel non fu da meno. Arthur quel giorno non lavorava così ebbe modo di conoscere il suo futuro suocero. Lo ringraziò soprattutto per averlo aiutato ad uscire di prigione

 

-Come stai, piccola mia?- chiese il conte Gerald alla figlia

 

-Bene, papà. E a Londra che si dice?

 

-Beh, niente di diverso da prima, sinceramente

 

Arthur sapeva che quello doveva essere il momento di chiedere ufficialmente la mano della figlia.

Per Arthur ci volle molto coraggio a parlare ma il conte gli infondeva aria di fiducia e gentilezza così alla fine lo confessò.

Il padre di Georgie lo guardò parlare deciso e poi guardò anche Georgie che sorrideva così si convinse e accettò considerandolo come un figlio.

 

Il conte poi guardò la piccola casa e domandò ai due giovani:- avete intenzione di vivere qui per sempre?

 

Georgie e Arthur rimasero sorpresi da quella domanda ma si guardarono e risposero:- sì

 

-Ne siete affezionati, vero?

 

-Sì, padre. Questa casa è confortevole e mi piace. Voglio vivere come ho sempre vissuto- intervenne la figlia

 

-Va bene, Georgie. Però che ne direste di avere un'altra proprietà e di allargare la fattoria?

 

-Penso si possa fare- riflettè Arthur

 

-Ragazzi, avete tutto il mio appoggio. Per qualunque cosa io sono a vostra disposizione. A proposito, ho deciso di comprare una bella villa non molto distante da qui, in aperta campagna

 

-Davvero?- chiese Georgie felice

 

-Sì, certo. Magari potremmo svolgere lì la festa di fidanzamento

 

Georgie e Arthur arrossirono, e il primo voltò lo sguardo verso Georgie

 

-Comunque, cari ragazzi, ci organizzeremo... magari più in là

 

La festa ci fu davvero e furono invitati famiglie ricche. La villa che il padre aveva detto di comprare in realtà era molto più grande di quanto Georgie e Arthur avessero immaginato. C'era un vasto giardino con fontane, viali e fiori. L'edificio aveva un salotto aristocratico e altre stanze ben arredate come si addicevano ad un conte.

Georgie era fasciata da un abito celeste e bellissimo e aveva un'acconciatura raffinata. Anche Arthur era vestito da vero signore di alta società. Salirono tutti sulla carrozza e Georgie strinse la mano di Arthur, il quale le sorrise. Si sentiva ormai la persona più felice al mondo.

 

La carrozza si fermò davanti al cancello e Arthur scese per primo per poi aiutare Georgie e il piccolo Abel. Si sentiva già la musica e il vocio di tante persone. Arthur affiancato da Georgie entrò nella grande villa. Georgie dal canto suo cercava il padre con lo sguardo e lo vide parlare con dei signori. Abel voleva già andare al bancone dei dolci ma Arthur ridendo gli disse che doveva aspettare. Abel non parve felice ma alla fine si arrese. Il padre li presentò a varie persone. Sia Georgie che Arthur si stavano scocciando, entrambi non sopportavano molto tutte quelle presentazioni, ma Arthur voleva comportarsi come loro per Georgie. Voleva esserne degno.

Finite le presentazioni del padre Georgie notò Lowell ed Elise mentre Arthur riconobbe Maria. Quanto tempo era passato...

Non sapeva come comportarsi ora. Insomma, era stato il suo "fidanzato" quando era ragazzina, ma ora... cosa doveva fare?

 

-Ciao! Siete venuti!- li salutò Georgie

 

-Sì. Alla fine siamo venuti- disse Lowell

 

-Sembra una bella festa- commentò Elise

 

Maria, più in là, sembrava la ragazza più triste. Arthur voleva salutarla e ringraziarla per averlo aiutato a fuggire dalla prigione ma non voleva allontanarsi da Georgie

 

-È cresciuto Abel- fece notare Lowell

 

-Sì. Ha quasi 4 anni- disse Georgie

 

-Anche Elise aspetta un bambino- continuò Lowell

 

Arthur e Georgie le fecero gli auguri e ci scherzarono sopra. Poi Lowell si rivolse ad Arthur che non era stato molto partecipe alla discussione, forse perché ancora non si fidava del tutto di loro. Così il primo passo lo fece Lowell avvicinandosi e tendendogli la mano:- è passato parecchio tempo da quando non ci vediamo

 

-Già- rispose Arthur

 

-Sono felice che Georgie stia con te ora. Per i miei gusti sei stato sempre un bravo ragazzo, Arthur- gli disse Lowell e Arthur lo ringraziò

 

-Amo Georgie più della mia stessa vita- confessò Arthur e Lowell sorrise

 

-Bravo. Siete e sarete di sicuro una bella coppia

 

Arthur però era ancora curioso di Maria così chiese a Lowell:- la ragazza seduta su quella panchina è la figlia di Dangering?

 

Lowell si girò e rispose:- sì. Sia il padre che il fratello le sono morti, quindi l'eredità va a lei

 

Arthur annuì. Lowell venne chiamato da Elise mentre Georgie dal padre, così Arthur pensò che quella doveva essere l'occasione giusta per parlare con Maria. Le si avvicinò e le tese una mano:- che ne direste di una passeggiata?

 

Maria e Arthur si allontanarono verso un piccolo boschetto e fu il ragazzo a sciogliere le acque:- come stai?

 

Maria aveva ancora lo sguardo basso e disse:- non lo so

 

-Sei triste per i tuoi familiari?

 

Questa volta alzò lo sguardo e scosse la testa:- per loro? Sì, erano la mia famiglia, ma erano persone che non meritavano neanche il saluto. Mio padre uccise Abel, tuo fratello, e mio fratello ti teneva chiuso nelle segrete del palazzo. Ero una ragazzina e pensavo che tu fossi il mio ragazzo, che tu fossi Cain

 

A quel nome Arthur rabbrividì. Ricordava ancora le voci di coloro che lo chiamavano Cain e non erano persone che voleva ricordare

 

-Ed invece era mio fratello che ti voleva. Ti teneva chiuso in quella cella, ti faceva del male e ti drogava. E tu dovevi subire e non potevi dire niente. Non avevi fatto niente per finire nei loro loschi affari ma ti hanno coinvolto lo stesso. Mi vergogno tanto di loro

 

Maria iniziò a piangere e Arthur le mise una mano sulla spalla

 

-Maria io volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, davvero. Eri l'unica persona in quel momento a portare un po' di allegria con i tuoi modi di fare. E ti ringrazio infinitamente per aver corso il rischio di salvarmi

 

Maria lo abbracciò di colpo e gli disse:- oh, Arthur. È perché ti amo che l'ho fatto

 

Arthur non pensava che la ragazza provasse sentimenti così grandi nei suoi confronti ma la scostò da sè

 

-Non posso ricambiare, lo sai, Maria. Mi dispiace molto ma amo Georgie più di qualsiasi altra cosa al mondo

 

Maria annuì a testa bassa e confessò:- sì, lo so che non mi hai mai amato. Volevo dirtelo però prima che ti sposassi

 

-Va bene. Ora però torniamo alla festa. Georgie mi starà cercando e non è bello esserle lontano per molto

 

Arthur teneva davvero a Georgie e l'aveva dimostrato. La ragazza era al buffet con Abel cercando di non fargli prendere troppe cose. Arthur sorrise e si avvicinò

 

-Oh, Arthur. Dov'eri finito? Abel mangia troppo. Aiutami, per favore

 

Arthur prese il bambino in braccio e gli disse:- Abel hai sentito la mamma? Non puoi mangiare molto altrimenti poi starai male, e soffrirai

 

Poi quando Georgie si girò per parlare con il padre Arthur disse al bambino facendogli l'occhiolino:- ci torniamo più tardi, eh?

 

Il bambino battè le mani e Arthur, capendo di averlo fatto ragionare, lo mise a terra. In quel momento il cortile fu invaso da un valzer e gli invitati non persero tempo ad andare a ballare. Arthur ovviamente invitò Georgie con un inchino e lei gli sorrise iniziando così a danzare. Erano una coppia bellissima, nessuno poteva negarlo, neanche Lowell e Maria.

 

Abel nel frattempo aveva trovato Pierre, il suo piccolo amico della nave e si era messo a giocare con lui.

 

Arthur teneva con il braccio il fianco della bella Georgie e la faceva volteggiare come una piuma. I cuori dei due giovani erano colmi d'amore

 

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Capitolo 10
*** 10- Notte d'amore ***


Il pomeriggio nel cortile della nuova villa del conte sembrò trascorrere piacevolmente e arrivò presto la sera. Abel si era riunito in una cerchia di amici e ormai era difficile stargli dietro. Georgie ed Arthur si erano divertiti molto. Gli invitati furono soddisfatti per tutto e si complimentarono della festa. Ma non era ancora finita.

Verso le 9:30 in cielo si sentirono degli spari e delle luci. Tutti si girarono meravigliati a guardare i fuochi d'artificio. Georgie ed Arthur non ne sapevano niente. Doveva essere stata un'idea del conte Gerald.

Finiti gli spari il conte annunciò il fidanzamento e tutti brindarono. Si ballò ancora e presto arrivò la fine della giornata. Abel si era addormentato tra le braccia di Georgie che aveva chiesto ad Arthur di tenerlo perché iniziava a pesarle. Lui non se l'era fatto ripetere un secondo. Non avrebbe mai permesso che l'amata si stancasse.

Gli invitati ringraziarono della festa e uscirono pian piano tutti quanti con le rispettive carrozze. Gli ultimi invitati erano i loro amici. Si salutarono con Lowell, Elise e Maria e poi i fidanzati salutarono il conte Gerald

 

-Grazie per tutto, papà- lo ringraziò Georgie

 

-Figurati, figlia mia. Feste come queste potremmo farle anche ogni giorno

 

Poi anche Arthur salutò il conte Gerald, il quale si fidava del ragazzo.

 

Arrivati a casa cercarono di non svegliare Abel e lo misero nel letto della camera di Georgie. Poi andarono nella loro camera e si cambiarono. Georgie chiese aiuto ad Arthur per il busto. Arthur lo slegò lentamente ma appena finito si allontanò. Era premuroso nei suoi confronti e non pensava ancora che lei fosse pronta. Invece Georgie sentiva che lo voleva. Infilò una semplice vestaglia sopra il corpo nudo, mentre Arthur come sempre rimase a torso nudo per il caldo. Quando lei si mise sotto le lenzuola lo abbracciò e lui si irrigidì un attimo a sentire il corpo di lei a contatto diretto col suo. Cercava di mantenere il controllo. Non voleva di certo saltarle addosso. Invece Georgie sembrava averlo fatto di proposito e lo chiamò sussurrando:- Arthur...

 

Lui rispose:- dimmi

 

Georgie si avvicinò alle sue labbra e lo baciò. Arthur ricambiò e si trovarono in un attimo l'uno sopra e l'altra sotto. Il bacio diventò più intenso e Arthur scese a baciarle il collo mentre le accarezzava il fianco. Pensò che se Georgie aveva fatto il primo passo allora voleva dire che poteva anche non fermarsi. Questo lo rese felice e Georgie lo era perché aveva ottenuto l'effetto desiderato.

Arthur mentre la baciava le tolse piano la vestaglia. Entrambi non smettevano di cercarsi e di accarezzarsi a vicenda. Arthur sembrava aver aspettato quel momento da tutta la vita e come sempre non gli pareva vero. Ad un certo punto si fermò abbracciandola

 

-Ho paura che tutto questo sia un sogno- confessò col fiato corto

 

Georgie sorrise e accarezzandogli i riccioli ribelli lo rassicurò:- non è un sogno Arthur. Ci sono e ci sarò sempre

 

-Georgie ti amo troppo e non ti farei mai del male

 

-Lo so Arthur. È per questo che mi fido di te. Io so che non mi faresti mai del male ed è questo il motivo per cui non devi fermarti, perché non mi stai facendo del male

 

Arthur a quelle parole dette da lei sembrò rinascere. Sorrise e riprese a baciarla prima sulle labbra e poi scese fino ai seni.

 

Anche Georgie lo accarezzò tutto e sentì il suo fisico marmoreo dovuto soprattutto al lavoro. Con quei capelli abbastanza ricci, il fisico perfetto, gli occhi azzurri e il sorriso più bello sembrava una scultura greca.

 

Arthur, dal canto suo, paragonava Georgie ad una dea con quei suoi bellissimi capelli biondi, occhi di un bell'azzurro e un fisico perfetto. Pensò che suo fratello Abel l'aveva già guardata e toccata dapprima ma questo non lo fece disgustata nè smettere. Non gli importava più ciò che Abel avesse fatto perché ora Abel non c'era più, Georgie aveva chiesto a lui di continuare e di volerlo amare in tutti i sensi. E promise davvero che avrebbe cresciuto il bambino che giaceva nella stanza vicina come se fosse stato davvero suo figlio.

Georgie quella sera conservò Abel in una parte del suo cuore per aprire l'altra al ragazzo che aveva di fronte.

Ben presto i corpi si unirono. Ad Arthur sembrò di essere al settimo cielo e Georgie era felice di provare quelle sensazioni con lui.

Entrambi fecero promesse d'amore ed entrambi si sentirono amati come non lo erano mai stati.

Quando dopo Arthur si stese al suo fianco sentì che ormai nessuno poteva fermarlo. Si sentì pieno a tutti gli effetti, la persona più felice nella faccia della Terra. Aveva davvero Georgie accanto a sè che gli accarezzava i capelli e che lo amava. L'ombra del fratello non gli pesò più.

Niente poteva distruggerlo ora, si sentiva invincibile, capace anche di sollevare il mondo.

Si addormentarono in piena notte abbracciati e con le mani intrecciate

 

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Capitolo 11
*** 11- Solo noi ***


La mattina Arthur si svegliò per colpa di un raggio di sole puntato su di lui che aveva attraversato la finestra. Quando incominciò ad aprire piano gli occhi e a mettere a fuoco la realtà si ricordò della sera prima. Infatti Georgie era ancora abbracciata a lui. Il ragazzo sorrise e guardandola dolcemente le accarezzò i capelli. Quella era stata la notte in cui entrambi constatarono che non erano più bambini. La sua presenza così invitante non gli faceva venir voglia di alzarsi. Voleva restare ancora tra le braccia di Georgie. Si ricordò quando anni prima entrò in camera sua senza bussare e la trovò in biancheria. A Georgie non importava perché pensava che lui fosse suo fratello ma lui sapeva che lei non era la sua vera sorella e ne fu imbarazzato. I ragazzi fin dall'infanzia si videro nudi, era normale crescendo come fratelli, ma quella volta era tutto diverso.

 

Dopo qualche minuto anche Georgie iniziò a muovere piano la testa e ad aprire gli occhi e Arthur la sentì. Anche lui aprì gli occhi incontrando i suoi. Non c'era più imbarazzo, non pensavano più al fatto che avevano sempre vissuto come fratelli, ma al fatto che non lo erano.

Arthur la baciò delicatamente e poi le accarezzò la guancia

 

-Questo era il mio sogno. Svegliarmi la  mattina accanto a te

 

La ragazza alle parole dolci che Arthur le diceva non poteva che sorridere e abbracciarlo

 

-Vorrei davvero rimanere qui con te tutto il giorno ma bisogna alzarsi- disse poi tristemente

 

Georgie annuì e gli accarezzò i capelli ricci. Lui le prese la mano e la baciò per poi sedersi sul letto e alzarsi. Georgie guardò il suo corpo inciso e affermò che sembrava davvero come una di quelle sculturee perfette greche. Georgie pensò alla sera prima e arrossì ma poi si ricordò che già in passato si erano trovati a corpo nudo così abbracciati: quando lei finì nel fiume ed Arthur la scaldò col suo corpo per salvarle la vita. Ed era vero: l'aveva salvata quella volta. Non c'era Abel e lei pensava a Lowell. Chissà quanto ci doveva essere restato male Arthur...

Pensò che tutto ciò che il ragazzo aveva passato era ingiusto.

 

Anche Georgie alla fine si alzò e andò nella camera del bambino che dormiva ancora. Pensò che forse non era il caso di svegliarlo, doveva essersi  stancato un po' ieri.

 

Arthur e Georgie passarono giorni bellissimi insieme con Abel. Lo Zio Kevin sorrideva sempre a vederli tutti così bene, sembrava essere tornati a tempi lontani.

 

Un giorno Arthur portò Georgie su una barca sul fiume e fecero una passeggiata romantica.

 

Un altro giorno si divertivano in acqua con Abel e Arthur gli insegnava a nuotare.

 

A giugno si sposarono e alla cerimonia parteciparono tutti, così come alla villa che il padre di Georgie aveva comprato. Questa volta non c'erano solo ricchi ma tutti gli amici di ogni rango sociale. 

La villa fu addobbata ancor di più della festa di fidanzamento. Questa volta c'erano lanterne bianche e rose e fiori bianchi a striscioni.

 

Georgie risplendeva come il sole. Era impossibile non notarne la bellezza in abito sa sposa. Sembrava una dea scesa dal cielo sulla terra. Abel era elegante ed Arthur era bellissimo tanto che anche alcune ragazze lo guardavano sognanti.

 

Il padre di Georgie aveva pagato anche il biglietto di prima classe per Emma e Dick, che non potevano permetterselo, così alla festa parteciparono anche gli amici di Londra, come la famiglia di Catherine. Quest'ultima era affascinata sia di Arthur e Georgie che di Abel.

 

Fu il giorno più bello dell'anno e lo percepirono tutti.

Lo Zio Kevin pianse durante tutta la cerimonia così suor Kate. Anche Emma, Barbara e Catherine e la madre non riuscirono a trattenersi.

Emma aveva visto Georgie a 14 anni partecipare per caso al suo matrimonio e vederla all'altare la commoveva. Barbara fin da piccola aveva preso in simpatia Georgie e in quell'anno legarono molto. Catherine e la madre erano animi romantici e sensibili quindi non potevano che commuoversi.

 

I due giovani sposi salirono sulla carrozza con Abel e andarono alla villa dove la festa stava per incominciare. Tutti fecero congratulazioni ad entrambi.

C'erano famiglie nobili che poco sopportavano gente di basso rango mentre altre a cui non importava.

 

Arthur pensò che Maria quel giorno dovesse mancare ma invece arrivò e anche più allegra di quando l'aveva incontrata; questo lo rese felice. Voleva davvero che la ragazza fosse felice perché era stata lei a consentirgli di esserlo.

 

Si ballò molto in quel giorno di festa e tutti si divertirono. Organizzarono anche il lancio del boomerang. Georgie voleva farlo a tutti costi e lo fece riuscendo a battere tutti come aveva sempre fatto. Arthur rivide in lei la ragazzina e la bambina di una volta. Lowell ricordò quando al lancio del boomerang le diede il suo primo bacio.

Arthur aprì le danze ovviamente con Georgie però poi ballò anche con Maria e anche con Catherine. La madre e la figlia vedevano sempre il fascino di un uomo e così anche la madre voleva ballare con lui perché era davvero attraente ma Catherine lo tenne tutto per sè vantandosene.

Georgie ballò col padre e con Lowell, che le augurava tutta la felicità.

Abel fece come sempre amicizia con molti bambini quanto lui, di 4 anni, e anche alcune bambine.

Georgie ricordò quando sognava di sposarsi con Lowell, da ragazzina.

Poi capì di amare Abel ma lui se ne andò e il fatto che non potette partecipare alla festa la rese per un attimo triste.

Ai tavoli si mangiò di tutto e di più fino alla torta nuziale grandissima. Georgie aveva chiesto una cosa semplice ma a quanto pare il padre non l'aveva ascoltata.

 

La prima notte di matrimonio la passarono ad amarsi e il giorno dopo Georgie chiese ad Arthur di accompagnarla dalla madre

 

-In che senso?- le chiese non capendo

 

-Nostra madre...- gli rispose

 

Arthur capì che si riferiva a mamma Mary così la portò alla tomba

 

-Hai dovuto passare il dolore della sua morte da solo in passato...- riflettè Georgie e Arthur annuì a testa bassa. 

 

Georgie gli mise una mano sulla spalla e gli disse:- Arthur tu sei sempre stato saggio e autonomo, in tutto quello che facevi. Sei stato sempre forte, non ti sei mai abbattuto di fronte a niente. D'ora in poi voglio condividere con te ciò che ti farà male, se ci sarà qualcosa. Io e Abel siamo stati troppo egoisti in passato e tu hai dovuto soffrire da solo. Ma ora io e Abel siamo qui, accanto a te

 

Georgie si era portata anche il bambino che fissava la tomba con un certo interesse e ci sistemava dei fiori

 

-Grazie, Georgie. Anche io ci sarò sempre con te- le confessò sincero

 

Si abbracciarono davanti a quella tomba in cui c'era il corpo di quella donna che li aveva cresciuti e che li aveva sempre voluto vedere un giorno uniti

 

Georgie guardando prima la defunta madre e poi il panorama australiana disse:-Il sogno della mamma era quello di non separarci mai e ora non siamo separati. Vivremo come una volta qui, io, tu e Abel, per sempre

 

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