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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Di ricordi felici e palpitazioni *** Capitolo 2: *** Di appuntamenti e altri disastri *** Capitolo 3: *** Di sogni sinistri e allenamenti intensivi *** Capitolo 4: *** Di gite al mare e costumi inadatti *** Capitolo 5: *** Di costumi inadatti e situazioni imbarazzanti ***
Capitolo 1 *** Di ricordi felici e palpitazioni ***
Capitolo 1
Daily
Life Pills ~
Pillole di quotidianità
Di
ricordi felici e palpitazioni
“Quindi
mi stai dicendo che non c'è nessuno che ti piace a scuola? Ma sei
sicura Pan?”
“Certo
Bra, ma ti pare che vado a perdere tempo con i ragazzi della nostra
scuola? Mi devo allenare e diventare ancora più forte, non voglio
che il nonno mi trovi una rammollita quando tornerà.”
Silenzio;
dall'altra parte del ricevitore Bra non sapeva proprio cosa
rispondere all'amica, che ancora sperava nel ritorno del nonno.
Stavano
parlando dalle cinque del pomeriggio e, ogni volta che l'amica tirava
in ballo il nonno, trovava sempre il modo di cambiare argomento,
cercando di distrarla da quel pensiero fisso: il ritorno di Goku.
Eppure
lo avevano capito tutti che Goku sarebbe stato via molti, troppi
anni, se non per sempre.
In
casa sua aleggiava una strana atmosfera da quel giorno di due mesi
prima quando, dopo aver sconfitto Li Shenron, Goku era saltato in
groppa al vero Shenron e se n'era andato mollandoli lì con un
“Arrivederci a tutti!”; un arrivederci che effettivamente aveva
tutto il sapore di un addio; a parte Pan, nessuno credeva che sarebbe
realmente tornato.
Per
questo cercava di starle vicino, perché sapeva perfettamente quanto
potesse mancarle il nonno: lo aveva visto un pomeriggio negli occhi
di suo fratello Trunks, quel sentimento di abbandono misto
depressione, di chi è stato lasciato indietro, in balia di se
stesso. Se Trunks era messo in quel modo, non osava immaginare cosa
stessero passando in quel momento i componenti della famiglia Son.
Per
quel motivo aveva deciso di stare più vicina ad entrambe le sue
migliori amiche, colpite in modo diverso dalla mancanza di una figura
importante.
“Va
bene Pan, è giusto che ti alleni, ma dovresti “allenare” anche
il tuo lato femminile, o resterai zitella a vita! Mio fratello lo
dice sempre che sei troppo acida per avere solo 16 anni!” la mise
sul ridere, virando completamente la conversazione nel suo punto
forte: ragazzi e femminilità.
Pan
emise un buffo suono a metà tra un sospiro e un ringhio, per niente
contenta di come i due fratelli si riferissero a lei.
“Oh
Trunks dovrebbe solo starsene un po' zitto, considerando che non
riesce a tenersi una ragazza per più di una settimana! La prossima
volta che lo incontro gli darò una lezione che non dimenticherà
facilmente” finì urlando Pan.
“Però
non puoi negare che ultimamente hai trascurato troppo la tua vita
privata; voglio dire, abbiamo 16 anni adesso, se non ci divertiamo
poi quando sarà il momento verremo schiacciate dalla vita adulta e
tutte quelle cavolate lì! Facciamo così, ho un'idea: adesso
controllo l'annuario della scuola e faccio una lista dei ragazzi più
carini; da qui ad una settimana dovrai sceglierne uno ed uscirci,
così mio fratello smetterà di dire tutte quelle stupidaggini sul
tuo conto, ci stai?”
L'idea
di uscire con uno dei ragazzi della sua scuola non la allettava così
tanto ma il pensiero di chiudere quella ciabatta parlante di Trunks
era irresistibile!
“Va
bene, ma fa in modo che non siano dei cretini totali! Ci sentiamo
domani Bra, notte.”
Sorridendo
soddisfatta, Bra chiuse la chiamata, lasciando l'amica tutt'altro che
distratta dal pensiero del nonno; anzi, a nominare continuamente
anche Trunks, le erano tornati prepotentemente in testa i ricordi del
viaggio fatto nell'universo alla ricerca delle Sfere del Drago.
Se
chiudeva gli occhi, poteva perfettamente vedere davanti a sé le
facce sconvolte e contrariate del nonno e di Trunks, quando avevano
scoperto di avere un clandestino a bordo: volevano riportarla
indietro e lasciarla sulla terra ma, con un pizzico di fortuna, era
riuscita a restare sull'astronave.
Il
primo pianeta dove avevano effettuato un atterraggio di emergenza,
Imecka, era sotto la dittatura di quell'avido di Don Kkir e, dopo
aver sconfitto lui e Lezik, aveva liberato il pianeta e accolto un
nuovo passeggero: Gil il robottino, divenuto il nuovo radar cerca sfera dopo che
aveva ingoiato l'originale.
Ricordava
ancora i primi tempi, quando nessuno si fidava del piccolo impiastro cibernetico, che poi
aveva finito per essere un membro dell'equipaggio fondamentale.
Un
altro pianeta indimenticabile era sicuramente Zelbo, dove avevano
conciato Trunks da sposina per fermare quell'impostore di Zunama e i
suoi “terremoti”: un'esperienza esilarante e spassosa.
Un
brivido freddo le scese giù per la schiena nell'istante in cui
visualizzò il pianeta M2 tra i ricordi più dolorosi: la lotta
contro il generale Lilde e Trunks trasformato in una lastra di
metallo per proteggere lei; fu in quel momento che avvertì una
stretta al cuore e la paura di quella volta la invase completamente.
Paura
di perdere Trunks, di non poterlo più vedere, di non sentire più la
sua voce ed essere rassicurata dalla sua sola presenza.
Facendo
dei grandi respiri, Pan cercò di scacciare via quella sensazione
improvvisa di malessere: perché quel ricordo le faceva così male?
Dopotutto erano riusciti a salvarlo ed ora era a casa, con la sua
famiglia, al sicuro.
Eppure
proprio non riusciva a calmare i battiti del suo cuore, che le pareva
potesse uscirle dal petto da un momento all'altro; improvvisamente
sentiva caldo, soprattutto al viso.
Decise
di alzarsi dal letto e di spalancare la finestra, benché fosse
dicembre.
Ma
cosa diavolo le prendeva?
Si
sedette di fronte allo specchio e bevve un lungo sorso d'acqua, ma
non servì a nulla, anzi peggiorò solo la situazione.
Osservandosi
meglio, notò un leggero rossore sulle guance, come se si sentisse
imbarazzata.
Frustrata
all'inverosimile, una vocina malevola all'interno della sua mente le mise la
soluzione su un piatto d'argento: a lei piaceva Trunks.
E
non importava che lui fosse di ben undici anni più grande di lei,
che fosse bellissimo e inarrivabile, ma che soprattutto la
considerasse una sorellina, a lei piaceva punto e basta.
Insomma,
si era cacciata proprio in un bel pasticcio.
“E
ora chi la sente più Bra? Mi prenderà in giro a vita!”
Sospirando
rassegnata, si ricordò della promessa fatta all'amica: uscire con
qualcuno.
“Speriamo
funzioni!” e con questo pensiero decise di spegnere il cervello e
andare a dormire.
O
cercare di farlo.
~Kira's
place
Buonasera
a tutti; sinceramente non pensavo che sarei tornata a scrivere
proprio partendo dal fandom di Dragon Ball, ma la vita è piena di
sorprese e sono contenta di questa ispirazione improvvisa.
Benvenuti
in Daily
Life Pills – Pillole di quotidianità,
una raccolta TrunksxPan
post GT. Saranno circa una decina di capitoli, che poi andranno ad
introdurre una futura storia tra il figlio del Principe dei Saiyan e
la nipote del guerriero di terza classe.
Capitolo 2 *** Di appuntamenti e altri disastri ***
Capitolo 2
Daily
Life Pills ~ Pillole di quotidianità
Di
appuntamenti e altri disastri
Simon Mitchell: un nome, una condanna.
Quando Bra le aveva telefonato in mattinata dicendo che aveva trovato il
ragazzo perfetto per lei, il suo cuore aveva perso un battito.
Quasi un settimana prima, Pan aveva acconsentito alla richiesta assurda
dell’amica di uscire con uno dei ragazzi della scuola, scelto appositamente da
una lista stilata in base a grado di bellezza e popolarità.
In quel momento non le era sembrata una così cattiva idea, ma quando
l’amica dai capelli turchini aveva pronunciato il nome del prescelto aveva
dovuto ricredersi e contare fino a cento.
Simon Mitchell.
Era il capitano della squadra di football, egocentricamente bellissimo,
noto sciupafemmine e bulletto doc: tutto quello che lei disprezzava riunito in
un unico essere.
Per l’appunto un nome, una condanna.
E sì che Bra non aveva voluto sentire ragioni e, in men che non si dica,
si era ritrovata incastrata in un appuntamento non desiderato.
Per l’occasione, la folle ex-migliore amica aveva ritenuto necessario
chiamare anche Marron, asserendo che lei sola non sarebbe bastata a sistemarla.
“Ridicolo, tutto questo è ridicolo!” pensò Pan furibonda, mentre stizzita
aspettava le amiche all’ingresso del centro commerciale.
Ovviamente era stato decretato che nessuno dei suoi vestiti fosse adatto
per l’occasione e non importava che alcuni dei suoi abiti non fossero mai stati
messi o avessero ancora l’etichetta addosso, no, doveva correre ai ripari con
del sano shopping riparatore.
Per completare l’opera il tutto sarebbe stato seguito dall’acquisto di
scarpe ed accessori abbinati al futuro vestito perfetto, un trattamento in un
centro estetico e il divieto di mangiare schifezze varie, rendendo tutta
l’esperienza una piccola anteprima di come sarebbe stato l’inferno una volta
morta.
Dopo aver creduto che il peggio fosse passato, il fatidico giorno arrivò,
insieme all’inattaccabile sicurezza che quell’incontro sarebbe stato un fiasco
totale.
L’appuntamento era fissato per le 15:30 e Simon l’attendeva nel luogo
prefisso specchiandosi di tanto in tanto nelle vetrine del negozio alle sue
spalle: vanesio.
Quando decise finalmente di smettere di spiarlo e palesarsi, Simon mostrò
gentilezza con una leggera punta di malizia, invitandola a prendere un caffè in
un bar poco più in là di dove si trovavano; entrati in caffetteria ordinarono e
andarono a sedersi ad un tavolo un po’ appartato, dove il ragazzo ebbe tutto il
tempo di rintronarla con le sue mirabolanti storie di conquiste e atti di
bullismo vari: arrogante ed egocentrico.
Decisero poi di andare al cinema e lì tutto il suo essere viscido e
maniaco si manifestò appena spente le luci della sala: cercò subito di passarle
un braccio attorno alle spalle per trarla a sé e baciarla.
Pan non aspettava altro che quel momento per rifilargli un sonoro
schiaffone e farlo volare dall’altro lato della stanza e, sorridendo contenta,
lasciò il cinema.
Il tutto era durato circa un paio d’ore, in cui lui era addirittura
riuscito a sbagliare il suo nome, chiamandola continuamente Fan per tutto il
tempo.
Sollevata che quello strazio fosse finito si innalzò in aria per tornare
a casa ma, a metà strada, decise di passare da Bra per obbligarla a non
prendere più parte ad una tortura simile.
Con enorme disappunto però Bra non c’era, in quanto era uscita insieme a
Marron e non sarebbero rientrate troppo presto.
“Io costretta a vedermi con quel polipo e loro fuori a divertirsi sul
serio, belle amiche!” sbuffò ad alta voce Pan.
“Con chi stai parlando Pan-chan?” una voce fin troppo familiare alle sue
spalle la congelò sul posto.
Trunks aveva appena fatto il suo ingresso nella camera da letto della
sorella, attirato dai borbottii non proprio a bassa voce della mora.
Deglutendo più volte, Pan si girò verso l’amico, soffermandosi a
rimirarlo giusto un paio di secondi prima di rispondere.
“Io… Veramente… Con nessuno.” sospirò infine sconfitta.
Trunks andò subito a sedersi sul letto della sorella, battendo con la
mano sul materasso in un una muta richiesta all’amica di imitarlo.
“Sai che a me puoi dire tutto, vero Pan?” le domandò gentilmente,
sorridendo dolce.
Guardandosi un attimo intorno, Pan si accomodò di fianco a lui, stando
ben attenta a non sfiorarlo nemmeno per sbaglio, cercando le parole adatte per
raccontargli tutto.
“Oggi sono uscita con un ragazzo della mia scuola, uno presentatomi da
Bra e, beh, è stato un fiasco su tutta la linea.”
Fece una breve pausa prima di riprendere con una lunga tirata.
Nel frattempo Trunks si portò più vicino a lei, appoggiandole la mano
sulla schiena e compiendo dei movimenti concentrici, nel tentativo di
rilassarla e incoraggiarla ad andare avanti con il suo racconto.
“Ogni volta è la stessa storia: conosco un ragazzo, usciamo insieme e
dopo neanche due ore è già tutto finito, spesso perché sono dei cretini totali
ma ogni tanto accade anche che fuggano via da me, spaventati dalla mia forza e
dai miei modi.
So già di non essere un granché e di dover lavorare molto di più sulla
mia femminilità ed essere meno aggressiva, ma a questo punto comincio a credere
che non esista un ragazzo adatto a me. Sinceramente non so nemmeno se io sia
disposta ad uscire con un ragazzo più debole di me… Sai, dopo essere cresciuta
in mezzo a tutti voi, non riesco a figurarmi un fidanzato che non sia in grado
di incassare un mio pugno, quindi penso proprio che resterò zitella a vita!
Comprerò un sacco di gatti e andrò ad abitare per conto mio, dimenticata da
tutto e tutti!” ormai le lacrime minacciavano di solcarle il viso e fu solo a
quel punto che Trunks decise di interrompere quello sproloquio.
La mano poggiata sulla schiena salì fino alle esili spalle dell’amica,
stringendola dolcemente, inalando il suo profumo e sussurrandole all’orecchio.
“Pan, tu non ti rendi minimamente conto di che splendida giovane donna
stai diventando: sei la guerriera più forte che io conosca, sei tenace e non ti
arrendi mai e… Sei veramente bellissima. Vedrai che un giorno troverai il
ragazzo giusto, tutti quelli che non hanno capito cosa si sono lasciati
sfuggire non meritano di starti accanto.”
Ad udire quelle parole, Pan rimase senza fiato, il cuore che accelerava i
suoi battiti e l’aria che le veniva meno nei polmoni; il punto in cui la mano
di Trunks toccava la sua pella sembrava stesse per prendere fuoco e con lui il
suo intero corpo.
Possibile che fossero bastate poche parole del ragazzo per farle dimenticare
completamente la pessima giornata?
Arrossendo leggermente, si volse verso l’amico, abbracciandolo esitante e
ringraziandolo sotto voce, come se avesse paura di rompere quel momento.
Sorrise quando le braccia del Principe dei Saiyan si strinsero intorno a
lei e fu a malincuore che si allontanò da quel corpo così perfetto.
“Grazie Trunks.”
“Quando vuoi, Pan”
Ora ne era sicura, sarebbe diventata sicuramente zitella.
~Kira's
place
Se Trunks non ci fosse dovrebbero inventarlo! Mi
piace questo lato affettuoso e un po’ da fratello maggiore che ha nei confronti
di Pan, sperando si accorga che la ragazzina sta crescendo e si cavi quei
prosciutti dagli occhi.
Proprio in questi giorni ho deciso che linea prenderanno
gli eventi, perciò vi anticipo già che i capitoli di DLP
saranno in totale 10 e serviranno ad introdurre quella che ora
sta prendendo forma in una long fic.
Ringrazio chi ovviamente sta leggendo la storia e
sarei contenta di sapere che ne pensate, perciò se mai voleste lasciare una
recensione l’apprezzerei sicuramente.
Il mio unico cruccio è che Pan mi sembra un po’ OOC,
ma è comunque più grande rispetto gli eventi di GT.
Capitolo 3 *** Di sogni sinistri e allenamenti intensivi ***
Capitolo 3
Daily
Life Pills ~
Pillole di quotidianità
Di
sogni sinistri e allenamenti intensivi
Qualcosa
non andava.
Non
sapeva bene cosa fosse ma era certa di essere in pericolo.
Tutto
intorno a lei aveva contorni sfocati, indefiniti, sconosciuti e fu proprio in
quel momento che si rese conto di non trovarsi in nessun luogo mai frequentato
o visto prima.
Non
riusciva a riconoscere nulla di quella stanza così ampia, dalle immense vetrate
e le pareti dorate; uno sfarzo esagerato e di cattivo gusto, che le procurava
un forte senso di disagio.
Ma
cos’era a spaventarla di preciso?
La
risposta non si fece attendere: era bloccata, mani e piedi, a quella che era una
colonna di freddo marmo.
Il
panico cominciò presto a invaderle la mente, un unico pensiero fisso nel
cervello: che diavolo stava succedendo?!
“Voglio
che osservi attentamente, prima che sia tutto finito…”
Una
voce suadente, femminile e piena di disprezzo, una voce che non conosceva; per
quanto la sua vista fosse annebbiata riconobbe due figure all’altro capo della
stanza, sedute su un enorme… letto?
Non
sapeva con esattezza su cosa poggiassero ma era ovvio quello che stavano
facendo: sesso.
Cercando
di capirci qualcosa in più su quell’assurda situazione, sforzò la sua vista e pregò
di non averlo mai fatto: uno dei due aveva una corta chioma viola.
Non
serviva mettere del tutto a fuoco per capire che era Trunks quello di fronte a
lei, impegnato in attività tutt’altro che innocente con quella donna ancora
sconosciuta.
Mentre
una lacrima solitaria scendeva sul suo viso, Pan giurò di sentire il suo cuore
andare in pezzi, frantumato da un dolore cieco e sordo.
Le
parve che il tutto fosse andato avanti per un tempo indefinito, quando
finalmente li sentì terminare rumorosamente e la donna parlò di nuovo.
“Ti
è piaciuto ragazzina? Ora, mio amato, è tempo che tu la finisca…”
Come
un automa e completamente nudo, Trunks si diresse verso di lei, trasformandosi
in Super Saiyan e sferrandole un colpo mortale senza proferire parola o battere
ciglio.
Piangendo
e stringendosi una mano al petto, Pan si alzò di scatto a sedere sul letto,
nella sua stanza: era stato tutto un sogno.
Ansimando
forte e strofinando di tanto in tanto gli occhi, continuò a rimanere immobile
sul materasso per una decina di minuti buoni, prima di decidere di alzarsi e di
dirigersi alla Capsule Corp per sfogarsi con Bra.
Non
pensava a nulla, semplicemente aveva bisogno di staccare la spina e lavare via
quelle orribili sensazioni di paura e impotenza che il sogno le aveva lasciato,
sensazioni fin troppo vere per i suoi gusti.
Quando
arrivò alla grande casa constatò con enorme disappunto che l’amica stava ancora
dormendo e che per quanto provasse non c’era modo di svegliarla.
Sospirando
delusa e rassegnata, decise di dirigersi comunque alla Gravity Room, convenendo
con sé stessa che qualche ora di meditazione avrebbe comunque potuto aiutarla a
sgomberare la mente.
Presa
com’era dai suoi pensieri non si accorse nemmeno che la stanza degli
allenamenti era già occupata; quando Trunks la salutò allegro lo fissò sbalordita.
“Ciao
Pan! Cosa ti porta qua di mattina presto? Sono appena le sei, Bra dorme ancora
immagino.”
“Oh
si… Ciao Trunks… Io veramente, passavo di qua per caso…”
Trunks
la fissò divertito, mentre la mora si sentiva morire dentro, la tensione del
sogno riaffiorare più forte che mai.
“Perché
non ti alleni con me, visto che sei qui?” propose il ragazzo.
La
giovane Saiyan si morse un labbro esitante, sfuggendo lo sguardo limpido e
senza ombre dell’amico: se avesse rifiutato si sarebbe insospettito e l’avrebbe
torchiata fino a che non avesse sputato il rospo.
Prendendo
un piccolo respiro, si fece coraggio e si posizionò di fronte al turchino, in
posizione di difesa.
Iniziarono
un combattimento serrato, che aumentava il ritmo ad ogni colpo che si
scambiavano.
Se
dapprima Pan era ancora titubante e a disagio per via dell’incubo, man mano che
il tempo passava avvertiva l’adrenalina aumentare a dismisura e scorrere forte
nel suo corpo.
Si
sentiva libera, eccitata e forte, mentre continuava lo scontro con il ragazzo.
Combatteva
con una furia cieca e primordiale, desiderosa di togliersi di dosso tutte
quelle emozioni negative e laceranti.
Trunks
si era trovato in difficoltà da inizio combattimento e stentava a riconoscere
quella piccola furia rossa e nera.
Nonostante
cercasse di starle dietro non ci riusciva, perciò quando Pan scartò di lato per
poi scagliarsi su di lui atterrandolo con il suo stesso corpo rimase del tutto
sbalordito.
Capendo
di aver vinto e perdendo un po’ di quella smania aggressiva che l’aveva guidata
per tutto il combattimento, Pan realizzò di trovarsi a cavalcioni sopra il ragazzo,
che la osservava in silenzio, gli occhi blu a cercare di sondarle l’anima.
Rimasero
per un tempo infinito a fissarsi, mentre le mani di Trunks avevano afferrato
saldamente quelle della ragazza, intrecciando le dita e massaggiandole piano i
dorsi delle mani con entrambi i pollici.
Quel
piccolo contatto ebbe il potere di farle battere il cuore a mille e, divenendo
più rossa del suo stesso kimono, si levò di dosso da Trunks, blaterando delle
scuse e fuggendo molto velocemente.
E
corse, corse via, decisa a sotterrarsi in una buca profonda per non uscirne
più.
Rimasto
solo nella Gravity Room, ancora sdraiato sul pavimento della stanza, Trunks
portò entrambe le mani all’altezza del viso, cercando di richiamare la sensazione
della pelle morbida e delicata di Pan.
Sorrise.
~Kira's
place
Buonasera e scusate tanto per aver saltato l’aggiornamento della vostra
settimana! Purtroppo ho avuto molte faccende da sbrigare e non sono riuscita a
ritagliarmi un buco di tempo per scrivere il capitolo e pubblicarlo.
Ma veniamo a noi: vi ringrazio tantissimo per le recensioni (prometto che
risponderò a tutti) e ringrazio chi ha preferito/seguito/ricordato la storia,
vi adoro tutti quanti; ringrazio anche chi legge, perché comunque sceglie di
dare una possibilità a questa raccolta.
Chi sarà questa gallina scappata fuori dal nulla? Povera Pan, non detestatemi
per quello che le ho fatto!
Ci sentiamo la prossima settimana, vi anticipo il nome del prossimo
capitolo:
Capitolo 4 *** Di gite al mare e costumi inadatti ***
Capitolo 4
Daily
Life Pills ~ Pillole di quotidianità
Di gite
al mare e costumi inadatti
Faceva caldo.
Ma non quel caldo piacevole della prima estate, no; il caldo tipico di
piena stagione, afoso e secco, senza un filo di vento ma carico di umidità.
Quel caldo impossibile che rendeva anche il solo riuscire a mettere
insieme un pensiero logico nella mente un’impresa eroica.
Ma per fortuna i terrestri avevano inventato il salvavita perfetto contro
agosto: l’aria condizionata.
Mentre la vettura sfrecciava ad alta velocità lungo l’autostrada, Pan
guardava annoiata il panorama fuori dall’auto, ringraziando il climatizzatore che
le aveva risparmiato di morire squagliata dai raggi del sole e continuando a
darsi mentalmente dell’imbecille.
Dal famoso allenamento con Trunks erano passate diverse settimane e da
quel giorno la giovane aveva preso ad evitare il ragazzo con studiata
noncuranza: se lui entrava in una stanza, lei scivolava via con grazia e un sorriso
finto sulle labbra; quando la sorprendeva a sussurrare e sghignazzare con Bra, la
mora aveva sempre una scusa pronta per dileguarsi; quando le proponeva di
allenarsi, i malori improvvisi in perfetto stile Satan non mancavano mai.
Non voleva restare sola con Trunks.
Si vergognava da morire, non riusciva a guardarlo negli occhi per più di
due secondi senza dover distogliere lo sguardo, imbarazzata e a disagio.
L’incubo di quella volta non si era più ripresentato ad infestare le sue
notti, ma la sensazione le era rimasta bene impressa nel cervello, quasi l’avesse
marchiata indelebilmente nell’anima.
Sapeva che era soltanto un brutto, orribile, spaventoso sogno, ma un tarlo
continuava a roderle fisso in testa: e se non fosse stato solo un sogno?
Sbuffando per l’ennesima volta in quella mattinata, tornò a concentrarsi
sulla visuale fuori dal finestrino, perdendosi nella vastità dell’oceano a lato
della scogliera che stavano attraversando.
Un paio di giorni prima Bra l’aveva invitata, costretta, ad andare a
trascorrere il week end nella villa al mare della famiglia Brief, portandosi
dietro tutto il parentame, compresi i Son.
Anche Maron si era aggregata, decidendo di prendersi una pausa dalla sua
tesi di laurea.
Inizialmente dovevano essere solo loro tre, per ritrovare un po’ quel
legame d’amicizia perso nell’ultimo periodo, ma quando Bulma aveva scoperto il
progetto delle amiche, aveva coinvolto tutto il resto della comitiva; a quel
punto era troppo tardi per tirarsi indietro.
Riempita così la valigia a casaccio, si era ritrovata a dover trascorrere
un intero week end in compagnia del Principe dei Saiyan e a non sapere in quale
modo poter continuare ad evitarlo; sperava che il viaggio durasse in eterno o
che un grosso cratere si aprisse sotto di loro e li inghiottisse nelle
profondità della terra.
Qualunque cosa, pur di non dover dare spiegazioni a Trunks per il suo
comportamento quantomeno bizzarro!
Eppure, in cuor suo, sapeva già che non sarebbe riuscita a sfuggire a
lungo a quello sguardo limpido e indagatorio, di chi già aveva fiutato qualcosa
di strano nell’aria.
Fu così che dopo soli quaranta minuti giunsero a destinazione, un’immensa
villa bianca immersa nel verde delle piante tropicali, che a tratti pareva
volersi nascondere alla vista dei curiosi.
Appena scesi dall’auto, Bra e Maron non le diedero il tempo di fare o
dire nulla, che la trascinarono di peso verso le cabine per cambiarsi e
infilarsi il costume.
“Ragazze il mio costume è una bomba quest’anno! L’ho preso nuovo giusto
la scorsa settimana! Non vedo l’ora di scoprire che faccia farà!” Bra era euforica
ed eccitata, mentre indossava un costume “intero” rosso scuro, che in realtà la
copriva a malapena.
Pan e Maron si guardarono divertite, sapendo fin troppo bene a chi si
riferisse la giovane turchina: Goten.
Bra era innamorata di Goten da che ne aveva memoria e, anno dopo anno, si
era impegnata affinché il Saiyan si accorgesse finalmente di lei; e probabilmente,
quella volta, sarebbe pure riuscita a raggiungere i suoi scopi.
Continuando a scambiarsi battutine, anche Maron esibì un nuovo bikini
celeste, molto delicato e molto azzeccato con i suoi colori: con quello era una
visione, un angelo venuto a rinfrescarsi tra le acque dell’oceano.
Solo a quel punto Pan si accorse di essere l’unica ad aver portato il
costume di sempre, sobrio e nero, a figura intera, che la lasciava libera nei
movimenti.
“Ragazze voi andate pure, ci vediamo in spiaggia” si raccomandò Pan alle
amiche, mentre temporeggiava per non uscire dalla cabina.
Le due si avviarono verso il resto del gruppo, mentre la ragazza si spogliava
sovrappensiero, studiando scuse assurde per non interagire con Trunks.
Mentre riponeva con cura i suoi vestiti nel borsone, pensava già di andare
a farsi una nuotata al largo ed evitare tutti; infilando le gambe nei buchi del
costume, ragionò che forse era meglio fingere di studiare e di non poter essere
interrotta; tirando le bretelle verso l’alto, si convinse che improvvisare un
malore per il caldo era la soluzione ideale; aggiustandosi l’indumento addosso,
si accorse con estremo orrore che era troppo piccolo.
Si volse verso lo specchio per controllare quanto effettivamente le
stesse stretto e, con una smorfia di disappunto, sgranò gli occhi incredula:
non la copriva affatto.
Sul didietro sembrava uno di quei tanga, lasciandole il sedere in bella
mostra; il girovita quasi la stritolava in una morsa spezza fiato; per finire
sul seno tirava incredibilmente, accentuando il suo decolleté che era generosamente
aumentato.
Un cambio non lo aveva e, non sapendo che fare, decise che l’unica opzione
valida era tornare a casa e cercare un costume della madre, nella speranza che
andasse bene.
“Pan, ma quanto ci metti a cambiarti? Ormai è passata mezz’ora!” la voce
di Trunks fuori dallo spogliatoio la fece scattare all’istante.
“Trunks! Il punto è… Non posso restare!” urlò verso la porta la ragazza,
imponendosi mentalmente di darsi una calmata.
“Come sarebbe a dire che non puoi restare? Cosa c’è che non va?” domandò
il ragazzo, la mano già appoggiata alla maniglia per aprire la porticina.
“NON TI AZZARDARE AD ENTRARE!” sbraitò Pan, coprendosi alla bene e meglio
con la maglietta.
“Io… ti ho fatto qualcosa? Te ne vai per colpa mia?” chiese a quel punto
dispiaciuto l’amico, sentendosi in colpa pur non sapendo perché; si era accorto
che la mora lo stava evitando da un pezzo e non riusciva a farsene una ragione.
Avvertendo il dispiacere nel tono del turchino, Pan si mordicchiò il labbro
inferiore, stringendosi ancora di più addosso la maglietta e guardando triste
la porta: non era colpa di Trunks se il costume non le andava e non voleva che
l’amico si sentisse in difetto per qualcosa che non aveva fatto.
Lasciando andare la maglia a terra, aprì piano la cabina e rimase
nascosta nell’ombra.
“Scusami Trunks, è che purtroppo il costume non mi va più e non posso
uscire conciata così davanti a tutti” confessò la ragazza, sapendo che più
chiunque altro non voleva che fosse proprio il giovane davanti a lei a guardarla.
Dopo un attimo di silenzio, Trunks le sorrise rassicurante, levandosi la
canotta bianca e lanciandogliela.
Pan afferrò al volo l’indumento, osservando perplessa l’amico.
“Indossa quella per oggi. Se resti ti prometto che domani ti accompagnerò
a comprare un nuovo costume, così potrai stare tranquilla.”
Senza farselo ripetere due volte, Pan infilò velocemente la canottiera,
inspirando a pieni polmoni il profumo del ragazzo.
Con la coda dell’occhio vide che la guardava, attento e con uno sguardo
nuovo, che non aveva mai notato prima: era desiderio quello che scorgeva nelle
sue iridi celesti?
Un nodo si formò alla bocca dello stomaco, seguito da un formicolio piacevole
e insopportabile allo stesso tempo; deglutì un paio di volte, cercando di darsi
un contegno.
Trunks si era voltato e le aveva sorriso da sopra la spalla, un sorriso
strano e diverso, un sorriso malizioso; dopodiché si era avviato alla spiaggia,
certo che Pan lo avrebbe seguito, mentre nella testa della ragazza vorticavano
mille domande: cos’era quella strana carica elettrica che aveva sentito fra di
loro?
~Kira's place
Ed eccoci arrivati a
fine capitolo!
Ormai ho deciso che
la pubblicazione della storia sarà la sera tardi, post cena, postando gli
aggiornamenti come una sorta di buonanotte a tutti voi che leggete e seguite le
avventure di Pan e Trunks.
Che stia cominciando
a muoversi qualcosa, finalmente, tra loro?
Capitolo 5 *** Di costumi inadatti e situazioni imbarazzanti ***
Daily Life Pills~ Pillole di quotidianità
Di costumi inadatti e situazioni
imbarazzanti
Pan
non aveva letteralmente chiuso occhio per tutta la notte, rigirandosi nel letto
e sbuffando come un bollitore pronto ad esplodere, figurandosi in vari e disastrosi
scenari come si sarebbe svolta l’uscita della mattina successiva.
“Appuntamento!”
aveva trillato tutta contenta Bra e aveva cacciato un urlo da far impallidire
una banshee, mentre Maron le stringeva felice le mani sorridendo scioccamente:
la reazione delle sue amiche era stata oltremodo esagerata ed era chiaro che
avevano del tutto perso il lume della ragione.
Le
avevano gonfiato la testa con mille consigli inutili, uno più assurdo
dell’altro, su come avrebbe dovuto comportarsi per “irretire” Trunks; al solo ripensarci le guance le si imporporavano
ancora.
Alla
fine, alle 02:00 del mattino, era riuscita a cacciarle dalla sua stanza e ad
andare a dormire o, almeno, a fingere di farlo; perché la nottata aveva portato
tutto tranne che un sonno ristoratore e rasserenante.
Quando
la sveglia aveva suonato alle 07:30, con il sole ormai alto in cielo, Pan
fissava il vuoto, un mal di testa in arrivo e lo sguardo vacuo: si sentiva uno
straccio e il suo aspetto lo confermava in pieno.
Trascinandosi
verso il bagno, si lavò e pettinò a luce spenta, troppo stanca per truccarsi,
recuperando vestiti a caso dalla sua valigia e dirigendosi verso la camera di Trunks a passo di marcia: se lei era stata costretta a
quell’alzataccia certo il suo amico non meritava sorte migliore.
Per
poco non sfondò la porta, spalancando velocemente tende e finestre, strappando
impietosa il lenzuolo che copriva il corpo del turchino e pentendosene subito
dopo: Trunks dormiva in boxer!
Diventando
un tutt’uno con il prendisole rosso che indossava, Pan si voltò di spalle,
intimando poco delicatamente all’amico di alzarsi immediatamente.
“Trunks, dannazione a te, è il momento che ti alzi da quello
stupido letto! E poi perché cavolo dormi
in mutande?!”
Il
dolce suono della voce della mora strappò bruscamente Trunks
dal mondo onirico: il ragazzo spalancò gli occhi allarmato e confuso, cercando
di capire se fossero sotto attacco; quando realizzò che si trattava solo di Pan
grugnì contrariato e si diresse in bagno per darsi una rinfrescata, segnando
nella sua mente di non cedere più agli occhi da cane bastonato dell’amica.
Un’ora
dopo, finalmente, erano pronti.
La
colazione aveva disteso i nervi di entrambi e l’argomento risveglio era stato
completamente scordato.
Pan
aveva proposto al ragazzo di spostarsi in volo, ma lui aveva rifiutato e aveva
tirato fuori l’ultimo gioiellino della Capsule Corp:
una moto di nuova generazione che andava testata assolutamente prima di essere
messa sul commercio.
Pan
lanciò un’occhiata dubbiosa al mezzo interamente bianco, che scintillava come
un diamante sotto il sole estivo, ma consapevole che avrebbero perso altro
tempo prezioso accettò l’offerta dell’amico senza dire una parola.
“Poco
male” pensò, mentre si sistemava dietro il turchino, stringendosi
delicatamente alla vita del ragazzo, inalando il suo profumo e poggiando la
testa alla sua schiena, gli occhi chiusi e il viso rilassato.
Indossando
un paio di costosi occhiali da sole, Trunks fece
rombare il motore e partì a tutta velocità verso Satan
City.
Una
volta giunti in città cominciarono subito la ricerca del tanto agognato
costume, cambiando diversi negozi e uscendo sempre senza di esso.
Verso
l’ora di pranzo si fermarono ad un chiosco per mettere qualcosa sotto i denti,
mentre esaminavano gli acquisti di consolazione fatti nelle due ore precedenti.
Da
un po’ di tempo Pan aveva notato che diverse ragazze guardavano il suo amico
con fare ammiccante e provocatorio, quasi a volerselo mangiare vivo.
Quel
siparietto andava avanti da quando erano entrati nel primo negozio, dove
persino le commesse si erano imbambolate a sbavare sulla figura statica del Saiyan.
Trunks non pareva essersene accorto e la seguiva in ogni tappa del suo tour
di shopping, senza dare alcun cenno di tedio o fastidio, consigliandola sugli
acquisti e sorridendo tranquillo.
Decisero
di provare a dare un’altra chance a una boutique dall’altra parte della strada,
vista di sfuggita poco prima di mangiare; magari il costume perfetto era proprio
lì, in attesa di essere trovato e comprato.
Entrarono
e si guardarono intorno attenti, selezionandone circa una decina; a quel punto
Pan si diresse alle cabine e cominciò a provarseli ma, per quanto fossero tutti
bellissimi, nessuno l’aveva colpita particolarmente.
Sconsolata,
ripose i cambi falliti sulle grucce, uscendo e trovando il ragazzo ad
aspettarla a qualche passo dalla tendina del camerino.
In
mano stringeva qualcosa, di un bel colore vermiglio, che subito attirò la
curiosità della mora.
“So
che dicevi niente bikini ma penso che questo dovresti seriamente provartelo.”
Pan
osservò dubbiosa l’indumento che le porgeva l’amico ma lo prese comunque,
richiudendosi di nuovo nella cabina.
Il
reggiseno era senza bretelle, a fascia e incrociato sul davanti, ottimo per far
risaltare il suo decolleté; la mutanda era una brasiliana fin troppo scosciata
per i suoi gusti, ma l’intreccio di fili sottili sui fianchi le valorizzava il
corpo snello e allenato.
L’insieme
era veramente bello ma era ancora indecisa se si vergognava di farsi vedere
così conciata.
“Allora?
Come ti sta?” la voce di Trunks le ricordò che lui
era ancora lì fuori, ad aspettarla.
“Non
so, è molto bello, ma forse è un po’ troppo…” non sapeva nemmeno lei come
definirlo: provocante? Sexy? Perfetto?
“Lascia
giudicare me” e mentre sentiva quelle parole la tenda si scostava con un
fruscio lieve.
L’amico
apparve riflesso alle sue spalle, lo sguardo che correva lento su tutto il suo
corpo, concentrato ad esaminare l’insieme.
Tamburellò
pigramente con le dita della mano sul mento, assorto in chissà quali pensieri,
quando poi un sorriso di soddisfazione illuminò i suoi occhi.
Una
delle sue mani salì verso la coda della ragazza, sciogliendola e lasciando
ricadere i suoi capelli sulle spalle e parte della schiena, la mano che scendendo
posava una carezza leggera dalla nuca alla base del collo; si sporse un po’ in
avanti con il busto e avvicinò la bocca all’orecchio della mora, sussurrando
piano.
“Così
va meglio” le disse soddisfatto.
Senza
osare muoversi e fissandolo attraverso lo specchio Pan annuì solamente con la
testa, persa ad osservarlo tramite il riflesso.
Trunks le sorrise complice e uscì dal camerino in silenzio, richiudendo la
tenda e andando alla cassa per pagare.
La
Saiyabn si toccò distrattamente il punto in cui
l’aveva sfiorata, come per sbaglio, ma sentendo quella parte calda.
E
lo capì, che non le bastava più, che voleva qualcosa che Trunks
non le avrebbe mai dato.
Una
lacrima rotolò lungo la sua guancia, solitaria, unica testimone di un
sentimento troppo profondo e troppo doloroso.
Un
sentimento che aveva deciso avrebbe cancellato per smettere di star male in
quel modo, perché lo sapeva che Trunks non l’avrebbe
mai vista nel modo in cui desiderava: una donna da amare.
~Kira's place
Io non so davvero come scusarmi per aver saltato due settimane di
aggiornamenti!
Mi spiace tantissimo per questo ennesimo ritardo, ma la mia possibilità
di usufruire del computer quando vorrei è quasi inesistente, come il tempo per
dedicarmi almeno un’ora al giorno alle mie storie.
Sto cercando di identificare un giorno in cui potermi sedere e scrivere
soltanto, in modo da finire tutti i capitoli di questa raccolta.
Come vi avevo anticipato precedentemente, realizzerò un’altra raccolta
dal punto di vista di Trunks, il cui titolo sarà per
l’appunto “His point of view”.
Come al solito ringrazio chi legge, in silenzio state aumentando e mi
rendete piuttosto felice.
Ci sentiamo la prossima settimana, vi anticipo il nome del prossimo
capitolo: