Scherzo del destino.

di sheslola92
(/viewuser.php?uid=758979)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro. ***
Capitolo 2: *** Segreto. ***
Capitolo 3: *** Aiuto inaspettato. ***
Capitolo 4: *** Amici, nemici. ***
Capitolo 5: *** Fuga. ***
Capitolo 6: *** Nessun controllo. ***
Capitolo 7: *** Sala d'attesa. ***
Capitolo 8: *** Senza te. ***
Capitolo 9: *** Confessioni. ***



Capitolo 1
*** L'incontro. ***


Un anno. Un intero anno era passato da quando aveva varcato la soglia di quel grigio aereoporto per dare un ultimo saluto a suo fratello in partenza per un viaggio in giro per il mondo. Un intero anno senza poter vedere il suo amato fratello, il suo compagno di vita e la spalla su cui piangere. Lola sapeva benissimo che il rapporto che aveva col fratello era inusuale; gran parte delle sue amiche la invidiavano per questo ma Lola non lo aveva mai visto come un privilegio, soprattutto per il motivo che aveva causato il loro avvicinamento. Dieci anni prima, quando Lola aveva solo 13 anni e suo fratello 18, il loro padre li aveva abbandonati. La loro madre era rimasta devastata, un fulmine a ciel sereno avevo distrutto per sempre la loro famiglia. Lola non seppe mai il motivo dell'abbandono, la madre non aveva mai spiegato nulla e Lola ed il fratello non avevano mai avuto il coraggio di indagare oltre. Questo uragano che travolse la loro famiglia fece in modo che Luke a soli 18 anni, abbandonò la scuola e si mise a lavorare prendendosi a carico la famiglia, o quel che ne restava. Luke da quel momento in poi fu per Lola un padre ed un fratello, cercando di proteggere la piccolina di famiglia da ogni altro tipo di sofferenza. Ecco cosa aveva cambiato tutto. E non solo il rapporto tra Lola e Luke cambiò ma la madre non fu più la stessa. Non riuscì a fidarsi più di nessuno, nessun uomo entrò più nella sua vita. La mamma diceva che a lei bastavano i suoi adorabili figli ma più Lola cresceva più quella frase perdeva senso alle sue orecchie. Il padre?? Bhe non si seppe mai la sua fine. Scappò di casa in un giorno come un altro, lasciando un biglietto per i figli e un bacio di addio alla moglie. Tutto qui. Lola non si era mai dimenticata di come si era sentita: vuota, privata di qualcosa, di quella parte di cui una bambina ha bisogno per crescere. Non si era mai dimenticata nemmeno della rabbia di Luke, di come si era buttato nel lavoro per non pensare alle sue emozioni, al suo cuore infranto. Così l'anno prima, quando Lola riuscì a trovare un lavoro pomeridiano per aiutare a pagare le spese della sua università, aveva fatto un piccolo regalo al fratello. Lo aveva assolto dal lavoro di cui lui stesso si era fatto carico. Per un anno avrebbe viaggiato per il mondo. Lei e la mamma sarebbero  state bene, avevano tutto sotto controllo e lui poteva comportarsi da figlio e non da padre. Ed ecco come era arrivata lì, in quel preciso aereoporto, in quella soleggiata giornata di giugno a fissare gli arrivi sul tabellone elettronico poco più distante da loro. «Dovrebbe arrivare tra 5 minuti al gate 2.» la mamma ruppe il silenzio. Lola annuì e fece segno alla mamma di avviarsi al gate. «Sai sono davvero contenta che si sia preso un momento di pausa da tutto. Sicuramente lo avrà fatto rinascere.» commentò la mamma assorta nei suoi pensieri. «Ne sono certa.» Rispose Lola sorridente. 

La gente cominciò ad uscire dal gate con un misto di facce stanche e felici. Lola si mise sulle punte per vedere meglio e dopo quello che le parve un'eternità finalmente lo vide. I capelli castani spettinati, i grandi occhi azzurri luminosi come mai prima di allora, il sorriso stampato in faccia. Appena i loro sguardi si incrociarono delle lacrime cominciarono a solcarle il viso. Il fratello cominciò a correrle incontro e quando furono abbastanza vicino la prese in braccio e la strinse dolcemente. «Mi siete mancate ogni giorno.» disse Luke allungando un braccio per coinvolgere anche la madre nel loro stretto abbraccio. Ed ecco finalmente la loro famiglia riunita, magari un po' danneggiata, magari non era perfetta ma era l'unica famiglia che Lola poteva mai desiderare. L'abbraccio sembrò durare un'eternità. «Ah si scusate. Vi devo presentare una persona. Lui è Robert.» disse Luke indicando un giovane ragazzo che li stava osservando da un po' in silenzio. Robert si avvicinò sorridente e strinse la mano alla madre. Poi si girò verso Lola e per un attimo la ragazza non ebbe le parole. Robert aveva occhi verde smeraldo, quel tipo di occhi che ti sanno guardare dentro, nell'anima; i capelli erano dei perfetti riccioli castani che gli contornavano il viso; il sorriso sghembo gli percorreva il volto e la mano era rimasta ferma a mezz'aria in attesa di Lola. «Si scusa. Piacere di conoscerti. Sono Lola.» cominciò con tono di scuse. «Il piacere è mio.» rispose Robert cordiale. «Mi chiedevo» iniziò Luke rivolto alla madre «se Robert potesse restare da noi per un po'. Giusto il tempo di trovare un lavoro e un posto dove vivere. Un paio di mesi più o meno.» La madre guardò contenta il figlio e forse per la felicità di riavere a casa il figlio o forse per il viso gentile e affidabile di Robert, rispose con entusiasmo «Ma certamente, ogni amico di Luke è amico nostro. Puoi restare quanto vuoi, basta che aiuti un po' in casa.» - «Ma si figuri, signora. Certamente, ci mancherebbe. Grazie mille per l'ospitalità.» - «Nono, nessuna signora. Se devi restare da noi chiamami Mary.» - «Ok Mary, grazie mille.» 

«Ecco qui la nostra umile dimora Robert. Niente è cambiato da quando Luke è andato via.» annunciò la mamma entrando in casa. «Una bellissima casa.» commentò cordiale Robert. «Luke mostra la stanza degli ospiti a Robert, io e Lola prepariamo la cena.» Mentre i due ragazzi salirono le scale diretti alle loro camere, Lola e la mamma si diressero in cucina pronte per preparare una cena degna del ritorno di Luke. Una cosa che Lola aveva sempre amato erano proprio quei momenti di pace e gioia che lei e la madre condividevano in cucina. Non importava quello che succedeva nella loro vita o nel mondo intorno a loro, quando andavano in cucina erano in un mondo tutto loro. Fatto di deliziosi profumi e croccanti prelibatezze. Era sempre stata affascinata da come da semplici ingredienti potessero essere creati grandiosi piatti. Erano i loro momenti, una delle poche cose che era rimasta invariata da quando il padre li aveva lasciati. Uno degli hobby preferiti di Lola. Lola si legò i capelli biondo ramato in una coda folta, si lavò le mani e cominciò a impastare, tagliare e mescolare i vari ingredienti. La madre intenta nelle stesse operazioni sul ripiano adiacente. Dopo poco scesero i ragazzi. «Luke per favore, apparecchia la tavola.» chiese la mamma al figlio. «Mary, posso aiutarvi volentieri. Me la cavo discretamente in cucina.» - «Oh ma certamente Robert. Lola fatti aiutare.» Robert si avvicinò alla ragazza e cominciò ad osservare quello che stava facendo con un'intensa curiosità. «Mi sento leggermente osservata Robert.» - «Oh scusa. E chiamami Robbie.» rispose con un sorriso che poteva far sciogliere i ghiacciai. «Ok grazie. Allora puoi tagliare le verdure che sono in quella bacinella.» Robbie dopo essersi lavato le mani, si mise a tagliuzzare con fare esperto le verdure che gli aveva indicato Lola. «Ora mi sento osservato io.» si voltò verso Lola ammiccando. «Hai ragione. Scusa.» rise Lola. Lola cercò di concentrarsi nuovamente sul piatto che stava preparando ma cucinare fianco a fianco con Robbie, il misterioso ragazzo piombato all'improvviso nella loro vita, non fu facile. Ogni tanto si ritrovava a fissarlo con occhi sognanti e ringraziò il cielo che Robbie era troppo impegnato in cucina per accorgersene. 

«La cena è servita.» annunciò soddisfatta Lola portando in tavola l'ultimo piatto. «Sembra tutto delizioso sorellina.» - «Non lo sembra soltanto fratellino.» - «Modesta la ragazza.» rise Luke abbracciando affettuosamente la sorella. «Posso confermare che in cucina se la cava divinamente.» commentò Robert facendo l'occhiolino a Lola. «Grazie Robbie. Vedi c'è chi apprezza Luke.» - «Poi io e te facciamo quattro chiacchiere.» rispose Luke a Robbie con un sorriso minaccioso. Robbie guardò perplesso Lola che alzò le spalle, ignara di quello che voleva dire il fratello. Durante la cena Luke cominciò a raccontare del suo viaggio con una passione mai vista prima. Si soffermò a descrivere persino i profumi che aveva incontrato e ad i suoni che aveva sentito così dettagliatamente che a Lola parve davvero di essere lì insieme a Luke. A tratti interveniva anche Robbie raccontando qualche evento divertente che era capitato durante i loro mesi passati insieme. La voce di Robbie era dolce e soave e Lola era completamente ipnotizzata dalle sue parole. Era così bello sentirli raccontare con così tanta passione. Era bello poter conoscere un po' del mondo al di fuori dal loro e dalle loro piccole tragedie. 

«Mamma tranquilla va a riposare, ci penso io qui.» disse Lola alla fine dei racconti. «No ci pensiamo noi.» aggiunsero in coro Luke e Robbie. «Quanti ragazzi volenterosi. Grazie mille, vado a stendermi.» La mamma salutò i figli con un bacio sulla fronte e Robbie con un sorriso e li lasciò. «Allora sorellina, con James come va?» James, il ragazzo che frequentava un anno prima. «Quello stronzo, l'ho beccato a letto con un'altra.» Al ricordo Lola rabbrividì un po' ma cercò di restare serena. «Un uomo che tradisce non è un uomo.» Inaspettatamente fu Robbie a parlare. Lola alzò lo sguardo sorpresa «Già, è solo un verme.» «Devo spaccargli la faccia??» chiese serio Luke. «Calma i bollenti spiriti. Non ce n'è bisogno. Non ne valeva la pena allora e non ne vale la pena nemmeno ora. È successo poco dopo che tu sei partito e ovviamente l'ho mollato subito. Ho provato ad uscire con un altro ragazzo, Dave, ma non ha funzionato.» spiegò al fratello. «In che senso?? Ha fatto qualcosa??» - «Luke no. Solo non ha funzionato. Siamo rimasti amici però.» «Guarda che ti controllo.» continuò Luke serio rivolto alla sorella. «Oh per favore non iniziare nuovamente con questa storia.» Ecco l'unico problema del loro rapporto: Luke era troppo protettivo nei suoi confronti. Davvero troppo. Così tanto che spesso i ragazzi che volevano anche solo chiederle di uscire non ci riuscivano mai perché Luke li spaventava prima. «Ok me ne vado.» Luke alzò le mani in tono di resa e lasciò la stanza. «Non è cattivo. Ti vuole solo proteggere.» commentò Robbie. «Lo so è che è stressante a volte. Mi è mancato da morire davvero ma ora torna e vuole già mettere in riga tutti. Vorrei solo avere la possibilità di fare i miei errori come dovrebbe essere giusto.» spiegò Lola mentre sistemava i piatti in lavastoviglie. «Ti capisco ma vuole solo evitarti di soffrire.» cercò di consolarla Robbie. «Lo so ma io voglio soffrire. Voglio fare i miei errori. Voglio poter innamorarmi del ragazzo sbagliato senza che lui lo spaventi. Perché solo così posso capire quale sarà quello giusto.» Fece una pausa e fissò Robbie. «Ha senso, senza fare errori non sappiamo cosa vogliamo.» commentò Robbie. «Grazie. Non so nemmeno perché ti sto dicendo tutte queste cose.» - «No tranquilla. Se posso aiutarti lo faccio volentieri.» - «Grazie sei gentile.» - «Sono convinto che troverai la persona giusta. Magari è più vicino di quello che pensi.» sorrise Robbie avvicinandosi a lei. «Magari.»

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Segreto. ***


La sveglia cominciò a suonare insistente scandendo il ritmo di una nuova giornata. Lola la cercò a tastoni sul comodino a fianco del letto e la spense. Si alzò e si diresse in bagno. Dopo essersi fatta una doccia rinfrescante per cercare di svegliarsi meglio e togliere il sudore della notte, si vestì con i suoi shorts di jeans preferiti, una canotta blu oceano, raccolse i capelli in una coda di cavallo e scese in cucina. La mamma era seduta al tavolo mentre si gustava il suo caffè mattutino accompagnato da una fetta biscottata, Luke si stava mangiando una brioche mentre chiacchierava con Robbie che stava sorseggiando una spremuta d'arancia. «Buongiorno a tutti.» salutò Lola entrando nella stanza. Dopo un coro di buongiorno si mise a preparare il suo caffè-latte e si unì al resto della ciurma al tavolo. «Bene qual'è il vostro programma oggi?» chiese la mamma ai due ragazzi intenti in un discorso fitto tra di loro. «Io ho intenzione di tornare subito al lavoro. MI hanno tenuto il posto mentre ero via e non vorrei approfittarne standomene ancora a casa.» spiegò Luke alla madre. «Io Mary comincerò a consegnare in giro un po' di curriculum, vediamo come andrà.» annunciò Robbie. «Benissimo, due ragazzi con la testa sulle spalle. Così mi piacete.» sorrise la mamma. «Io vado a lavorare e torno stasera verso le 19. Lola tu vai in università giusto?» continuò rivolgendosi alla figlia. «Si, credo che andrò a studiare in università. Poi forse torno nel pomeriggio a casa.» mentì Lola sentendo una fitta al cuore come tutte le altre volte che lo aveva fatto. Era da mesi che andava avanti questa situazione, Lola faceva finta di andare in università mentendo alla madre e la madre ignara di tutto era solo orgogliosa della figlia. A Lola si spezzava il cuore. Se c'era una cosa che odiava più di ogni altra cosa al mondo era mentire ed era costretta a farlo proprio con la persona che più amava al mondo. Ma purtroppo ammettere la verità era ancora più doloroso. Ammettere ad alta voce che da mesi si era buttata sul lavoro per non affrontare il fatto che non riusciva più a dare un esame, era una cosa fuori discussione. Sapeva quanto la madre ci tenesse al dare esami ed ottenere ottimi voti ed era sicura che svelare il suo segreto avrebbe allontanato la madre, aveva paura di essere una totale delusione. Così aveva imparato ad indossare il suo migliore sorriso e nascondere l'uragano che aveva dentro. Ormai era fin troppo brava a farlo che a volte anche lei stessa credeva che tutto stava andando perfettamente, che lei stava bene. Era così immersa nei suoi pensieri che non si era accorta della madre che si alzò dal tavolo salutando i tre ragazzi e andare via dando appuntamento per quella sera a cena. «Bene sorellina, ci vediamo stasera. Io accompagno Robbie in centro e poi vado al lavoro. Vuoi un passaggio in università?» si informò Luke. «No grazie, prendo il motorino.» rispose automaticamente Lola.«Ok, a stasera allora.» Luke le scoccò un bacio sulla fronte ed uscì dalla cucina. «Buona fortuna per la tua ricerca.» si rivolse Lola a Robbie. «Credo proprio di averne molto bisogno.» commentò il ragazzo. «Nha non credo, sei sicuramente bravo in ogni cosa. troverai subito qualcosa.» rispose sicura Lola. «Bhe grazie per la fiducia.» - «Figurati.» Lola lo fissò in attesa che dicesse altro ma Robbie rimase lì a fissarla con un sorriso sghembo da lasciarla senza fiato e due pietre preziose al posto degli occhi. Era davvero il più bel ragazzo che avesse mai visto in vita sua. Dopo quelli che sembrarono minuti Luke urlò dal piano di sopra «Rob sei pronto? Sto andando io.» Robbie sembrò rendersi conto all'improvviso che era rimasto fermo fino a quel momento. «Si arrivo.» rispose rivolto a Luke, poi guardando Lola «A stasera.» - «A stasera.»

 

Il motorino sfrecciava veloce tra le vie della piccola città che si stava ancora svegliando. Le strade erano piene di macchine come ogni mattino della settimana ma Lola riusciva ad evitarsi il traffico grazie al suo non troppo nuovo motorino. Quando arrivò in negozio, lasciò il motorino nel parcheggio ed entrò. «Buongiorno Lola, come va stamattina?» la salutò con un sorriso la proprietaria Lilian. «Benissimo Lilian, come sempre. Cosa c'è da fare oggi?» - «E' arrivato il nuovo libro di Stephen King, ti spiace sistemarlo negli scaffali in fondo a destra?» - «Ma certamente Lilian, ci penso io.» Lola prese i due scatoloni e si posizionò in fondo al negozio a sistemare i libri. Lavorare in libreria era davvero fantastico, soprattutto per una come lei che amava leggere più di ogni altra cosa. Aveva l'opportunità di dare un'occhiata a libri appena usciti e a volte anche in anteprima e quando c'era poca gente aveva il permesso di leggere qualsiasi libro volesse. A volte i libri che più amava poteva portarseli a casa. Lilian era davvero una proprietaria magnifica ed una persona gentile e disponibile. «Lola se non ti spiace io avrei delle cose da fare in ufficio, fornitori da chiamare. Ci pensi tu al negozio?» - «Si certo, non ti preoccupare.» la tranquillizzò Lola. Sentì una porta chiudersi e seppe che Lilian era appena entrata in ufficio. Continuò a sistemare i libri e quando ebbe finito prese "Orgoglio e Pregiudizio", uno dei suoi libri preferiti, e si sedette sullo sgabello dietro alla cassa in attesa di qualche cliente. Mentre era immersa nella sua lettura, completamente presa dalle vicende di Elizabeth e il signor Darcy, entrarono un paio di clienti. «Se avete bisogno di aiuto non esitate a chiedere.» sorrise gentile Lola alzando la testa dal suo libro e mettendolo da parte. I clienti sorrisero e le promisero che in caso l'avrebbero chiamata e cominciarono a frugare tra i vari scaffali di libri. Poco dopo sentì la porta aprirsi nuovamente e fece per ripetere la stessa frase ma le parole si bloccarono in gola. Un ragazzo dai riccioli castani era appena entrato in negozio e si stava dirigendo proprio verso di lei. Lola pensò di nascondersi ma ovviamente non poteva ed in ogni caso non c'era via di scampo, senza contare che scappando avrebbe perso il lavoro e lei nei aveva bisogno. Così guardò Robbie avvicinarsi pronta ad affrontare il suo destino. «Hey Lola, non sapevo lavorassi qui.»sorrise Robbie sorpreso. «Si è da un anno e mezzo che ci lavoro.» rispose tesa Lola. «Non ti dispiace se lascio il curriculum?» chiese Robbie. «Ma no figurati, lasciamelo pure che lo consegno alla proprietaria.» Robbie le porse il suo curriculum. «Grazie mille.» Lola lo prese e si affrettò ad aggiungere «Ascolta non dovrei essere qui. Nessuno lo sa. Potresti...» non fece tempo a finire la frase che Robbie le prese la mano «Non devi spiegarmi nulla. Ognuno ha i suoi segreti e non sarò certo io dire qualcosa.» sorrise incoraggiante il ragazzo. «Grazie, davvero significa molto per me.» - «Non ti preoccupare, lo faresti anche tu al mio posto.» ammiccò con fare amichevole. «A più tardi.» - «A dopo Robbie.»

 

Al termine del suo turno volò di filata a casa. Dopo essersi rinfrescata velocemente scese in cucina e si mise a preparare un piatto di pasta. La casa era deserta, sua madre e suo fratello non sarebbero tornati fino a sera e quindi collegò il suo ipod alle casse e fece partire la sua playlist. Mentre cucinava prese a danzare a ritmo di musica spostandosi dal piano di appoggio ed i fornelli e viceversa. «Beccata» annunciò una voce all'improvviso. Lola saltò per lo spaventò. «Cavolo Robbie mi hai spaventata.» - «Scusa ma era davvero impagabile la scena. Hai del talento però.» rise il ragazzo. «Ma smettila. Se lo dici a qualcuno di ammazzo.» - «E a chi lo dovrei dire?» chiese curioso. «Ecco bravo, nessuno. Piuttosto hai fame? Sto preparando della pasta.» chiese Lola al ragazzo che ancora rideva sotto i baffi. «Si un po' ma non ti preoccupare, posso fare io. Ti aiuto.» «Solo se vai anche tu a tempo di musica.» lo invitò Lola. Robbie rise e cominciò a dirigersi verso i fornelli a passi di moonwalk suscitando grandi risate in Lola. «Ok assunto.» - «Grande. Magari abbiamo un futuro insieme. Potremmo aprire un ristodance.» - «Cioè?» - «Un ristorante dove tutti ballano. Camerieri, chef, clienti. » - «Voglio i diritti per l'idea originale però.» -«Ma certamente capo.» rise Robbie strizzando l'occhio.

 

Quando la pasta fu pronta si sedettero fianco a fianco sul divano mentre la televisione era accesa su uno di quei programmi di cucina che fanno tutti i giorni. «Se vuoi puoi parlarmene.» disse Robbie all'improvviso. «Di cosa scusa?» chiese Lola confusa. «DI oggi, di quello che non devo dire a nessuno.» «Oh. A dire la verità non c'è molto da dire.» Robbie era in silenzio, la fissava intensamente forse aspettando un continuo. «Credo di aver perso la via. Sai quando ho iniziato l'università avevo tutti i miei giusti motivi per farlo. Non vedevo l'ora. Ero decisa e motivata e piena di forze. Ora non riesco a fare nulla, più studio più le cose non le so. Più ci metto anima e corpo più le cose mi vanno male. Sono arrivata al punto di chiedermi se era meglio abbandonare ma non potrei mai farlo. Deluderei mia mamma, le spezzerei il cuore. Senza contare che ha speso dei soldi per me, per la mia educazione ed il minimo che posso fare è mettere a frutto tutto questo. Ma ho continue crisi di panico, ho un rifiuto verso tutto quello che riguarda l'università e più in generale verso lo studio e l'istruzione. Appena qualcuno ne parla vado in crisi. Mi aumenta il battito cardiaco, mi manca il fiato e entro nel panico. Non so forse sono io che non ho spina dorsale. Forse sono solo patetica. Forse...» - «No non ci pensare nemmeno. Non puoi credere davvero che tu non sia in grado o che tu vali meno di qualsiasi altra persona. Devi solo trovare la forze di fare qualsiasi cosa tu debba fare. Che sia abbandonare o continuare e mettercela tutta per finire. Qualsiasi decisione tu prenda poi ti sentirai sollevata ma devi imparare a credere in te stessa. So cosa vuol dire perdere la fiducia in se stessi e credere che qualsiasi cosa succeda è colpa tua perché non sei abbastanza intelligente, bello, forte, gentile. Devi avere la forza di rialzarti in piedi e finire quello che hai iniziato. E' normale a volte perdere la via. L'importante è saperla ritrovare.» Robbie la stava guardando con intensità, ci credeva davvero nelle parole che aveva detto. Non erano solo parte di quelle cose che la gente dice per farti stare meglio quando in realtà nemmeno ci crede. Erano parole sentite nel profondo e Lola non poté fare a meno di chiedersi cosa mai nel mondo lo avesse mai fatto dubitare di se stesso. Sembrava uno di quei ragazzi che ha sempre tutto sotto controllo, con fiducia da vendere ma qualcosa era arrivato a farlo dubitare. Si sentì improvvisamente meno sola. Si sentì compresa per la prima volta in vita sua. «Ci credi davvero in quello che hai detto.» Non era una domanda, era una semplice constatazione. «Certo. Perché?» - «No niente è che a volte è difficile trovare qualcuno che ti ascolti davvero e che capisca appieno quello che stai dicendo. E' che mi sono sentita così sola. Sono il tipo di ragazza che non si apre con nessuno. Credo che nemmeno i miei amici sappiano cosa sto passando. Forse non ci crederai dato che ne sto parlando con te che ti conosco da due giorni ma è così.» - «Sono felice di essere degno della tua fiducia e che tu sia in grado di aprirti con me. Non fa bene tenersi tutto dentro.» - «No per niente.» concluse Lola. Il volto di Lola cominciò a rigarsi di piccole lacrime salate, forse per il senso di libertà dovuto all'avere pronunciato quelle parole ad alta voce, o forse perché era troppo stanca di indossare una maschera o forse per mille altri motivi. Robbie se ne accorse e senza pensarci due volte le mise un braccio intorno alle spalle e Lola si appoggiò sul suo petto continuando a piangere. Robbie continuava a stringerla e ad accarezzarle la schiena. Era una sensazione stupenda. Liberatoria. A volte un abbraccio vale più di mille parole. E' un modo per dire: io ci sono, su di me puoi contare, non devi affrontare tutto da sola. E Lola ci credette a quelle parole non dette. Qualcosa in Robbie la portava ad aprirsi come mai aveva fatto in vita sua. Qualcosa la portava a fidarsi. Lola alzò la testa dal petto di Robbie e fissò il ragazzo. «Grazie e scusami se sono crollata così all'improvviso.» - «Non ti devi mai scusare con me.» rispose asciugandole con un dito una lacrima che scendeva insistente sul suo volto. I loro volti erano vicinissimi ed il cuore di Lola cominciò a rendersi conto dell'intimità raggiunta e iniziò a battere così forte che Lola si chiese se per caso stesse per uscirle dal petto. Robbie prese ad accarezzarle i capelli ed ad ogni suo tocco il corpo di Lola fu percorso da piacevoli brividi. «Ti senti meglio?» domandò serio Robbie - «Si grazie, davvero molto meglio.» Ed era vero. Molte volte quando la gente ti chiede come stai non vuole sapere davvero la risposta ma con Robbie era tutto diverso. Gli interessava sapere davvero come stava e Lola per la prima volta rispose sinceramente. All'improvviso squillò un cellulare. «E' il mio.» rispose controvoglia Lola. «Pronto Charlotte? Ehi si tutto bene. Tu?» dall'altro capo del telefono la voce della sua amica arrivava forte e chiara «Oh sisi certo. Senti stasera usci? Siamo io, te, Stephanie, Mathias, Matt e Ricky. Andiamo a ballare al Share, ti va?» Charlotte era sempre piena di energia, anche quando parlava lasciava poco spazio agli altri ma non poteva farci niente, era fatta così. «Si certo, mi ci vuole una serata fuori. A che ora?» - «Ti passo a prendere per le 23 va bene?» - «Benissimo, a stasera allora.» - «A stasera.» chiuse la chiamata e appoggiò il telefono al tavolino di fronte al divano. «Serata fuori?» chiese Robbie che era rimasto ad ascoltare al suo fianco. «Si, ne ho davvero bisogno.» sorrise Lola.

 

Mentre Lola stava cercando di seguire il consiglio di Robbie studiando o almeno provandoci la porta di casa si aprì. «Bene so che vi sono mancato, ma ora sono tornato.» - «Luke a dire la verità io stavo meglio prima.» scherzò Robbie mentre cambiava canale. «Mia sorella è a casa?» - «Si la trovi in cucina.» - «Ciao fratellone.» salutò dall'altra stanza Lola. «Hey. Tutto bene? Da quanto sei a casa?» - «Si tutto bene. Sono tornata poco fa. Sono tornata a mangiare e poi sono andata nuovamente in università. Perché?» mentì Lola alzando la voce così che Robbie sentisse perché già sapeva dove voleva arrivare il fratello. «Mmmm no niente per chiedere.» Le diede un bacio in fronte e tornò dall'amico in salotto. Luke abbassò la voce mentre chiedeva all'amico se avesse passato con Lola tutto il pomeriggio. Ed eccolo lì, l'animo protettivo di Luke nei confronti di Lola. Grazie al cielo Robbie aveva sentito quello che aveva detto Lola perché rispose «Sono tornato a casa a mangiare ma lei stava già uscendo. Poi è arrivata a casa poco fa. Perché?» - «Perché voglio controllare.» rispose Luke serio e stranamente sincero. Lola alzò gli occhi al cielo e tornò su suoi libri mentre nel salotto i due amici stavano decidendo cosa fare quella sera. «Ascolta ho chiamato un paio di miei amici e pensavamo di andare a bere qualcosa qui in zona ti va?» stava dicendo Luke. «Volentieri.» - «Benissimo, così ti faccio conoscere le bellezze della zona.» continuò Luke ridendo con fare di chi la sa lunga; ed a quelle parole Lola provò un moto di gelosia.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Aiuto inaspettato. ***


Dopo cena Lola si chiuse in camera sua per scegliere accuratamente l'outfit che avrebbe indossato quella sera. Non amava particolarmente le discoteche ma una volta ogni tanto era divertente e liberatorio scatenarsi sulla pista da ballo. Mise sul letto i suoi tre abiti preferiti e cominciò ad osservarli attentamente cercando di decidere quale fosse quello migliore. Uno era blu, stretto in vita da cui partiva una gonna a campana che le arrivava sopra al ginocchio. Il corpetto era senza spalline e con dei decori a livello del seno. Il secondo era nero, con una sottoveste che partiva da sotto le ascelle e arrivava dieci centimetri sopra il ginocchio, il tutto ricoperto con uno strato di pizzo che le ricopriva anche le spalle. L'ultimo era fucsia con due spalline che si allacciavano dietro il collo, una gonna a campana e il corpetto rivestito di tulle nero. Dopo alcuni minuti di sguardi intensi optò per il completo blu, il suo colore preferito. Lo indossò accompagnandolo con dei sandali con 10 centimetri di tacco che si intonavano perfettamente al colore dell'abito. I suoi capelli biondo ramato se li sistemò con l'arricciacapelli formando così dei boccoli perfetti che le circondavano il viso. Poi passò al trucco delineando il suo sguardo con un eyeliner nero e facendo risaltare le sue iridi verdi con un ombretto bronzo. Infine completò il tutto con un mascara nero e poi si guardò allo specchio. Era un trucco semplice ma che riusciva a dare vivacità al suo viso e concentrando l'attenzione sui suoi occhi che lei considerava il suo punto forte. Le sue labbra leggermente più carnose nella parte inferiore erano naturali, di un rosa pesca. Il vestito sottolineava le sue forme senza però risultare volgare. Era davvero soddisfatta del look ottenuto. Dopo un ultimo sguardo, prese la borsetta e diede un'occhiata al telefono. C'erano due messaggi di Charlotte: il primo le diceva che era partita di casa ed il secondo la avvisava che sarebbe arrivata tra un paio di minuti. Quindi uscì dalla stanza. «Wow...» una voce alle sue spalle quasi la fece spaventare. «Robbie smettila di farmi gli agguati.» lo prese in giro Lola.  «Scusa.» sorrise poi aggiunse «Sei bellissima.» Un calore pervase il corpo di Lola ed arrivò fino alle guance . In quel momento ringraziò la poca luce che c'era nel corridoio.  «Ehm grazie mille.» -  «Prima le signore.» Robbie fece segno a Lola di scendere per prima le scale. Lola ringraziò e si avviò in salotto dove la madre stava guardando la TV.  «Mamma io vado, Charlotte mi sta aspettando fuori. Ci vediamo domani mattina, ok? Se hai bisogno chiamami.» disse Lola mentre si chinava per dare un bacio alla madre.  «Tesoro pensa a divertirti. Non avrò bisogno di nulla. Posso stare una sera da sola.» sorrise incoraggiante.  «Buona serata sorellina e mi raccomando.» aggiunse Luke che era entrato in quel momento in salotto.  «Io? Tu piuttosto. Cerca di non tornare a casa ubriaco.» Lo ammonì Lola.  «Non ci conterei troppo su questo.» scherzò Robbie rivolto all'amico ed a Lola. Lola sorrise scrollando il capo e dopo un saluto generale uscì. Charlotte era in macchina che la stava aspettando e dal finestrino cominciò a salutarla con la mano. «Come va?» chiese Lola mentre entrava in macchina.  «Potrebbe andare meglio.» commentò sarcastica l'amica.  «Che è successo?» -  «Bhe hai presente David?» - «Certo.» commentò Lola che ben si ricordava l'ex della sua amica.  «Ecco siamo usciti di nuovo.» Ed ecco che Charlotte per tutta la strada si impegnò a spiegare tutto quello che si era persa l'amica negli ultimi giorni, quando erano usciti e cosa avevano fatto, di come si erano baciati e di come lui non l'aveva più chiamata nei giorni successivi. A Lola piaceva ascoltare le storie degli altri, la distraeva dalla propria. Una volta arrivati al locale Charlotte aveva terminato il suo racconto.  «Certo che è proprio uno stronzo.» commentò Lola.  «Io te l'ho sempre detto che non ti merita.» continuò.  «Lo so, ma che ci posso fare? Sono innamorata persa.» rispose triste l'amica.  «Stasera lascia David fuori dalla tua mente, stasera ti devi solo divertire e ballare.» annunciò Lola mentre trascinava l'amica dentro il locale. «Ho sentito gli altri, hanno detto che sono già dentro al locale, nelle poltroncine quelle in fondo. Su dai sbrighiamoci.» Il locale era pieno di persone, gente che cercava di ballare, gente che stava solamente strusciandosi con un ragazzo o una ragazza che molto probabilmente non avrebbero più rivisto l'indomani, gente ubriaca e gente che voleva semplicemente passare una serata a divertirsi con gli amici. Le due ragazze si fecero strada tra le persone sulla pista da ballo e riuscirono ad individuare i loro amici seduti alle poltroncine in fondo alla stanza intenti in un'accesa discussione. Una volta raggiunti tutti alzarono il capo e le salutarono con due baci sulle guance.  «Lola, Charlotte vi prego questi tre non vogliono ballare. Venite con me sulla pista.» chiese implorante Stephanie facendo segno ai loro tre amici seduti sul divanetto opposto al loro.  «Mi serve un drink o un paio prima di ballare.» commentò ironico Matt, un ragazzo con corti capelli neri e occhi color nocciola.  «A chi lo dici, forse anche tre quattro.» continuò sarcastico Ricky spettinandosi con la mano il suo ciuffo biondo.  «Qualcuno dovrà rimanere sobrio per poter tornare a casa dopo no?» -  «Oh non ti preoccupare Lola, siamo arrivati in taxi.» -  «Ecco perfetto, allora sarà il delirio con voi.» scherzò Lola mettendosi le mani nei capelli. Intanto Steph si era alzata e la stava tirando per una mano.  «Su ragazze andiamo.» Così Lola e Charlotte seguirono l''amica sulla pista da ballo e cominciarono a scatenarsi. 

 

  «Merda»  disse Charlotte che era sbiancata all'improvviso.  «Che c'è? Stai male?» chiese preoccupata Lola.  «Charlotte che hai?» si unì Steph.  «Quel bastardo.» continuò Charlotte con gli occhi lucidi. Lola seguì lo sguardo dell'amica e vide David, l'ex di Charlotte, in un angolo della pista da ballo mentre baciava una ragazza dai lunghi capelli neri tenendo le mani sul sedere.  «Quel figlio di p...» fece per dire Steph ma Lola la bloccò facendo segno di no con la testa. Charlotte aveva bisogni di essere calmata e distratta, insultarlo (cosa che si meritava di certo) non avrebbe aiutato l'amica. Cercarono di portarla di nuovo ai divanetti ma fu tutto inutile. Charlotte si diresse decisa verso il bancone del bar ed ordino due drink. Quando il barista glieli porse Lola fece tempo a prenderne uno ma Steph era troppo lontana e Charlotte riuscì a scolarsi in un minuto tutto il drink. Purtroppo Charlotte reggeva l'alcol davvero poco quindi le due amiche la riportarono al loro tavolino e la fecero sedere. «Che è successo questa volta?» chiese Mathias preoccupato. «C'è il suo ex...con un'altra.» raccontò Steph mentre Lola faceva sedere l'amica mezza ubriaca. Il resto della serata Charlotte lo passò tra risate e pianti improvvisi quando all'improvviso crollò addormentata su un divanetto. «Sarà meglio portarla a casa.» propose Lola. «La possiamo portare noi.» si offrì Matt.  «No tranquilli, mi ha portato lei in macchina quindi la guido io e la porto a casa.» - «E tu cosa farai dopo?» chiese Steph preoccupata.  «Tranquilla posso chiamare mio fratello.» -  «Guarda che possiamo andare noi.» insistè Ricky. «Tranquilli, se ho bisogno vi chiamo sicuramente. Aiutatemi a portarla in macchina ora.» I tre ragazzi si alzarono e a turno portarono l'amica alla macchina parcheggiata poco lontano dal locale. «Mi raccomando se hai bisogno chiamaci.» Le ricordò Mathias.  «Sicuramente.» Salì in macchina, si assicurò che l'amica fosse ben legata e diede gas.

Quando arrivò a casa dell'amica fermò la macchina, cercò le chiavi del garage nella borsa di Charlotte e lo aprì. Una volta sistemata la macchina chiamò il fratello al cellulare sperando che rispondesse. Al decimo squillo una voce molto diversa da quella che si aspettava rispose.  «Lola, ciao sono Robbie. Scusa ma tuo fratello al momento è un po' brillo.» sotto l'inconfondibile risata del fratello che cantava a squarciagola una canzone mai sentita prima.  «Il solito idiota.» commentò stufa Lola. «Fa niente Robbie, mi arrangio diversamente.» -  «Avevi bisogno? Posso aiutarti io?» -  «No volevo solo chiedere se poteva venirmi a prendere. Ho accompagnato una mia amica mezza ubriaca a casa sua con la sua macchina ed ora sono rimasta senza passaggio.» spiegò.  «Non ti preoccupare, posso venire io. Lascio a casa tuo fratello che ormai è andato e vengo da te.» si offrì il ragazzo.  «Ma non voglio disturbare.» -  «Nessun disturbo. Mandami l'indirizzo sul cellulare di tuo fratello. Arrivo.» rispose Robbie con un tono che non ammetteva scuse.  «Ok grazie mille.» Quando attaccò la chiamata il cuore di Lola cominciò a fare le capriole. Robbie le faceva uno strano effetto. No, non strano. Piacevole. Era così dolce e disponibile, così simpatico e pronto ad aiutare il prossimo. Un ragazzo come pochi se ne trovano in giro. Mentre aspettava il ragazzo mandò l'indirizzo della casa di Charlotte e cercò di svegliare l'amica. Charlotte faceva fatica a reggersi in piedi ma almeno era sveglia. Prese le chiavi di casa dalla sua borsa ed entrò. Una volta trovata la camera dell'amica riuscì a sdraiarla sul letto e le levò le scarpe. Poi scrisse un biglietto e lo lasciò sul comodino di Charlotte.  “In caso te lo stessi chiedendo, ti ho portato a casa io con la tua macchina. Non osare più ridurti così per un cretino come David. Meriti di meglio. Ti voglio bene. Lola.” Poi uscì di soppiatto di casa e richiuse la porta con le chiavi di scorta che tenevano sotto un vaso vicino alla porta di casa. Poi si sedette su una panca nel giardino di Charlotte ed aspettò.

Dopo pochi minuti il rombo di un motore risvegliò quella notte silenziosa. Lola riconobbe la macchina del fratello ed entrò sistemandosi sul sedile del passeggero a lato del guidatore.  «Grazie mille per l'aiuto. Non dovevi, davvero.» iniziò Lola. «Sono sempre pronto a salvare una donzella in difficoltà.» scherzò Robbie mostrando il suo adorabile sorriso sghembo.  «Quanto era ridotto male mio fratello da uno a dieci?» chiese curiosa Lola.  «Mmmm diciamo tra sei e sette?» replicò Robbie pensieroso.  «Tu non bevi?» -  «No, sono astemio. Non mi piace per nulla l'alcol.» spiegò Robbie.  «Allora sei di una specie rara.» commentò ridendo Lola.  Robbie rise divertito.   «Posso chiederti una cosa?»  domandò titubante Lola.  «Vai, spara. Qualsiasi cosa.» -  «Come mai non sei tornato a casa dopo il tuo viaggio?» Robbie rispose subito.  «Mio padre è morto quando ero ancora troppo piccolo e mia madre col suo lavoro è sempre in giro per il mondo. Avevo bisogno di un cambio d'aria.» Nel modo in cui lo aveva detto, con quell'aria malinconica e triste, a Lola faceva pensare che c'era di più dietro. «Cambiare aria, o allontanarti da qualcuno?» poi aggiunse subito in tono di scuse.  «No scusa non sono affari miei.» -  «Ma scherzi? Non c'è nulla di segreto. Ne parlo volentieri, soprattutto con te.» si girò verso la ragazza e le sorrise dolcemente poi continuò.  «Bhe è così evidente?» -  «Solo un po'.» -  «Quel qualcuno è una ragazza. Eravamo fidanzati, stavamo per sposarci. Poi lei ha annullato le nozze dicendo che non mi amava più. Ho poi scoperto che era innamorata di un altro. Forse erano già stati insieme mentre eravamo ancora fidanzati ma preferisco rimanere nel dubbio. Così quando è successo sono partito senza più voltarmi indietro. Durante il viaggio ho incontrato tuo fratello e abbiamo passato del tempo insieme e siamo andati così d'accordo che abbiamo fatto il resto del viaggio insieme e il resto lo sai.» -  «Mi spiace. Davvero, Deve essere terribile.» rispose Lola triste.  «Sai è dura all'inizio ma poi passa. Alla fine ci sono due modi per guardare le cose: o ci pensi di continuo, vedendo tutta la vita in nero, tutte le cose negative e pensando che la tua vita è finita insieme a quella persona. Oppure ti rialzi e ti rimetti in sesto, ti riprendi la tua vita, ti lasci tutto alle spalle e ricominci con la sola e unica idea che ogni cosa accade per una ragione e persone che non ci amano come noi le amiamo non devono avere nessuno spazio nella nostra vita.» -  «Dov'eri quando mi serviva questo mantra?» rise Lola ripensando a quanto aveva sofferto per il tradimento di James un anno prima.  «Bhe vedo che sei riuscita ad affrontarlo anche tu, il tradimento intendo.» constatò Robbie.  «Quello che non uccide, fortifica. Gusto?»  -  «Giustissimo.» concluse Robbie.  «Immagino quante risate si sia fatto mio fratello al pensiero di uno della sua età che si sposa.» al pensiero Lola sorrise leggermente. Una delle poche cose in cui non credeva il fratello era proprio il matrimonio.  «Oh bhe tuo fratello non lo sa.» commentò un po' in imbarazzo Robbie.  «E' stato molto più facile per me aprirmi con  te. Sei un ottima ascoltatrice.» -  «Grazie. Per esserti confidato con me.» Ed ecco che il cuore di Lola fece un altra capriola. Aveva scelto lei. Si sentì così privilegiata e onorata nel poter condividere qualcosa con Robbie. Si sentì fortunata nel sapere una cosa di lui che nessuno sapeva. Quando arrivarono a casa Robbie sistemò la macchina nel garage ed entrarono in casa. Facendo attenzione a non fare rumore salirono le scale. Quando furono davanti alle loro rispettive stanze, Lola si fermò e si voltò verso Robbie.  «Stasera non eri obbligato a venirmi a prendere. Ma lo hai fatto, senza chiedermi nulla. Quindi grazie davvero. E grazie anche per avermi raccontato la tua storia. Forse è stupido ma mi sembra di conoscerti da una vita. Mi sento al sicuro parlando con te.» Si aspettava che il ragazzo la prendesse in giro o la deridesse ma Robbie rispose serio  «La stessa cosa vale per me. Non è facile trovare ragazze come te. Sei speciale.» poi le si avvicinò, le accarezzo il volto e le diede un leggero bacio sulla guancia.  «Dolce notte bellissima donzella.» -  «Buonanotte oh mio cavaliere dall'armatura splendente.»

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Amici, nemici. ***


Lola per tutta la notte ripensò al tempo trascorso con Robbie, a quello che si erano detti e al dolce bacio sulla guancia che lui le aveva dato. Era stato così improvviso e veloce che Lola non aveva nemmeno fatto tempo a dire qualcosa che lui era già entrato nella sua stanza, lasciando il corpo di Lola in preda a piacevoli ondate di calore e brividi lungo la schiena. I sentimenti per Robbie, qualunque essi fossero, stavano crescendo, lo sentiva dentro. Ogni volta che parlavano, ogni volta che si avvicinava o che si sfioravano il cuore di Lola accelerava i battiti e il suo corpo veniva pervaso da un piacevole fremito. Non smise di pensare a Robbie per tutta la notte e quando la mattina si alzò, Lola era convinta di averlo addirittura sognato. Scosse la testa per schiarirsi i pensieri ed andò in bagno pronta per rinfrescarsi. Il caldo e l'umidità notturna avevano contribuito a ricoprire il suo corpo di goccioline di sudore. Una volta uscita dalla doccia si infilò degli shorts e una t-shirt con la scritta "I'm not weird. I'm limited edition" (Non sono strana. Sono edizione limitata) e scese in cucina. Non trovò nessuno, solo un biglietto scritto a mano dalla mamma in cui diceva che sarebbe andata a trovare una sua amica fuori città e che sarebbe tornata quella sera. Quindi si versò una spremuta di arance e andò a controllare il fratello in camera sua. Una volta entrata in camera di Luke alzò le tapparelle e fece entrare la luce naturale del sole di mezzogiorno. «Luke sveglia! Come ti senti oggi?» chiese Lola avvicinandosi al fratello completamente collassato sul letto.  Dopo una serie di strani versi Luke riuscì a formulare una frase di senso compiuto. «Domanda di riserva?» - «Ok allora non stai bene. Te lo avevo detto di non esagerare con l'alcool.» lo rimproverò Lola. Luke riuscì a sedersi in maniera composta sul letto. «Lo so, hai ragione sorellina. Ora ho la testa che sta per scoppiarmi.» disse Luke appoggiando la testa sulla spalla di Lola. «Ti serve dell'aspirina. Arrivo subito.» Uscì ed andò in bagno dove tenevano tutte le medicine. Prese l'aspirina e tornò in camera dal fratello. Le porse l'acqua che teneva sul comodino e gli ordinò di prenderla subito. «Grazie. Ti prometto che d'ora in poi saprò regolarmi.» promise Luke. «Ci conto.» -«Dov'è la mamma?» - «E' andata da un'amica. Torna questa sera. Io pensavo di chiamare due amiche, tu che hai intenzione di fare?» indagò Lola. «Pensavo di invitare alcuni amici anche io. Se non è un problema.» precisò Luke. «No ma certamente, figuriamoci. Bene allora vado a chiamare le mie amiche.» Con questo si alzò e tornò in camera sua e cominciò a chiamare Charlotte e poi Steph che entrambe promisero che sarebbero arrivate di lì a poco. Mentre aspettava scese nuovamente in cucina per cercare il numero del ristorante da cui di solito ordinavano le pizze e una volta trovato si sedette sul divano a fare un po' di zapping. Un rumore di passi che scendevano le scale la distrasse. «Buongiorno.» disse Robbie con fare addormentato. «Buongiorno a te dormiglione.» rispose Lola sorridendo. Robbie quella mattina era ancora più bello. I suoi riccioli erano scompigliati, gli occhi verdi erano ancora più luminosi e la maglietta bianca che indossava lasciava intravedere il suo fisico asciutto. Lola distolse lo sguardo e fece finta di essere concentrata sulla televisione. Robbie si avvicinò e si sedette al suo fianco sul divano. «Visto che siamo soli ti devo dire una cosa. Ci ho pensato questa notte e niente devo chiedertelo.» Lola si voltò verso il ragazzo con fare curioso e leggermente preoccupato.«Devo avere paura?» indagò. «No, no. Solo volevo chiederti se...voglio dire spero di non averti spaventato ieri sera. Parlando del mio matrimonio.» chiese Robbie pronunciando l'ultima parte della frase a bassa voce. «Spaventata? E perchè dovrei essermi spaventata?» - «Bhe il matrimonio è una cosa seria e bhe non tutte le ragazze alla parola matrimonio si sentirebbero a loro agio.» cercò di spiegare Robbie.  Lola fece un mezzo sorriso e tentò di rassicurarlo. «Spaventata, per niente. A dire la verità mi ha fatto capire una cosa di te. La storia che mi hai raccontato ieri intendo.» - «E cosa?» Gli occhioni di Robbie comunicavano tutta la sua curiosità. «Bhe mi fa capire che sei un ragazzo serio, pronto per impegnarsi, un impegno che dura una vita. E' una cosa rara da trovare ed è bello sapere che c'è ancora gente che crede nel matrimonio.» spiegò Lola. Robbie sorrise sollevato. «Bhe oggi ti unisci a noi? A quanto ho capito Luke ha invitato degli amici qui a casa vostra.» - «Più o meno. Ho invitato delle amiche anche io quindi oggi ci sarà un po' di gente.» Quando si voltò vide Robbie intento ad osservarla o poi sorrise. «Che c'è?» - «Guardavo la maglietta che indossi.» continuò Robbie sorridendo,«E' vero. Sei davvero edizione limitata.» - «Ma smettila...» rispose Lola spingendolo amichevolmente con la spalla. «Ma è vero...» proseguì Robbie, il sorriso smagliante sempre presente. «Lo prendo come un complimento.» - «Lo è.» Lola si voltò verso Robbie e che la stava ancora fissando. «Bhe allora grazie.» - «E di che?» 

 Quando le amiche arrivarono si trasferirono in camera di Lola. «Quando arrivano le pizze?» chiese Charlotte. «Abbiamo ordinato letteralmente 5 minuti fa.» commentò Steph sdraiata sul letto di Lola.  «Ma io ho fame.» piagnucolò Charlotte «E devo dimenticare quello che è successo ieri e dato che ho ufficialmente detto addio all'alcool dopo stanotte, mi voglio strafogare di pizza.» - «Piuttosto, hai cancellato il numero di quello stronzo? Non vorrei che tu cada di nuovo in tentazione chiamandolo e mandandogli messaggi.» chiese Lola. «Ovvio, è la prima cosa che ho fatto questa mattina appena sveglia. Ah, a proposito, grazie Lola per avermi riaccompagnato a casa ieri.» ringraziò Charlotte stringendo Lola in un dolce abbraccio. «Figurati, il dovere di un'amica.» rispose ricambiando l'abbraccio. «Bhe parliamo di cose interessanti, gli amici di tuoi fratello sono fighi?» chiese Steph. «Vuoi dare un'occhiata vero? Sono giù nel giardino sul retro credo.» - «Oh si, si. Dai andiamo.» ordinò Steph saltellando giù dal letto e quasi catapultandosi fuori dalla stanza. Quando arrivarono in cucina Steph si sedette al tavolo e cominciò ad osservare insistentemente il giardino affollato attraverso le finestre nella cucina. «Potresti essere più discreta almeno.» commentò Lola ridendo. «Si probabilmente potrei ma mi piace così.»  rise Steph. In quel momento suonarono il campanello di casa e Lola andò ad aprire. «Ho qui 6 pizze a nome "Luke".» annunciò un ragazzo sulla trentina in attesa fuori dalla porta. «Quanto le devo?»  - «Sono 40.» - «Tenga.» Il ragazzo le consegnò le pizze e prese i soldi e se ne andò. Lola rientrò tenendo in equilibrio le 6 pizze tra le mani. «Sono le nostre?» chiese un'affamata Charlotte. «No sono quelle di mio fratello. Torno subito. Vado a portargliele.» e così facendo andò in giardino. I sei ragazzi stavano ridendo e scherzando intorno ad un tavolo di legno all'ombra di un tiglio. «Porto doni.» annunciò Lola a voce alta per farsi sentire sopra il chiacchiericcio. I sei ragazzi si voltarono e Luke si alzò. Mentre si avvicinava alla sorella, Lola notò che tra i volti seduti al tavolo ce n'era uno che conosceva molto bene, oltre a Robbie. Il ragazzo cominciò a sorridere e si alzò per andare a salutare Lola ma appena Luke fu vicino, la ragazza gli consegnò velocemente le pizze e rientrò il cucina. «Sembra che hai visto un fantasma.» commento Steph. «Più o meno.» rispose Lola. «Racconta.»  ordinò Charlotte. «Vi ricordate il tipo con cui sono uscita qualche mese fa? Si chiama Dave.» le amiche annuirono e Lola proseguì. «Si ecco siamo usciti insieme per un po' ma non ha funzionato e siamo rimasti buoni amici. Il problema è che è un amico di Luke ed ho potuto frequentarlo solo perchè era via. Se viene a sapere che era Dave il suo amico con cui sono uscita, bhe andrà a finire male. Sapete com'è mio fratello.» Le parole le uscirono tutte insieme, come un fiume in piena. «Ecco allora non vorrai sapere che Dave sta entrando in questo momento, vero?» chiese titubante Steph. Lola fece solo tempo a voltarsi, Dave era già arrivato in cucina. «Lola, ciao. Non ci sentiamo da un po'.»  Gli occhi color rame del ragazzo erano fissi su Lola ed il volto era illuminato da un sorriso. «Mi fa piacere rivederti.» Ed era vero, se non fosse stato per il terrore di essere scoperta dal fratello. Il ragazzo si avvicinò e la strinse in un leggero abbraccio dandole due baci sulle guance. «Dovremmo uscire qualche volta. Ci siamo sempre divertiti.» continuò Dave. «Certo volentieri. Magari ci sentiamo.» continuò Lola cercando ti tagliare il discorso così da non insospettire il fratello. Ma era troppo tardi. Luke entrò in cucina  in cerca dell'amico. «Dave che ci fai qui? La pizza sta quasi finendo.» Lola fece per rispondere ma Dave fu più veloce. «Stavo parlando con tua sorella. Le dicevo che dovremmo rivederci qualche volta.» Ecco, il danno era fatto. «Cosa intendi per rivedervi?» chiese sospettoso Luke. «No, era così per dire.» cercò di dire Lola. «No, lascia parlare lui.» continuò Luke fissando l'amico. «Intendo rivederci, uscire insieme qualche volta. Come siamo usciti un paio di mesi fa.» Dave aveva il fare confuso mentre Luke aveva gli occhi di fuoco. «Calmati Luke, per favore.» - «Col cavolo che mi calmo.»  urlò Luke. Le urla del fratello richiamarono gli amici che erano rimasti in giardino. I volti dei 4 ragazzi volavano da Dave a Luke. «Quindi tu mi stai dicendo che mentre io ero via tu ti sei approfittato della mia assenza per uscire con mia sorella?» Luke era in collera. «Luke ti vuoi calmare. Non ho approfittato di nessuno. Siamo usciti per qualche tempo tutto qui.» cercò di banalizzare Dave.  Lola si avvicinò al fratello, gli toccò la spalla e cercò di tranquillizzarlo. «Luke ti prego non fare scenate. Non è successo nulla. Non fare drammi, ti prego.» Luke si voltò verso la sorella, ancora più adirato. «Tu mi hai mentito.» - «No caro. Io ti ho detto che sono uscita con Dave, sei tu che non hai colto il fatto che fosse il tuo amico.» urlò Lola spingendo il fratello lontano da lei. Intanto Robbie cercò di prendere Luke per le spalle. «Dai amico, lascia stare. Non è nulla.» Luke in preda alla rabbia era ancora più forte e si scrollò le mani dell'amico di dosso come se fosse un insetto. «Tu devi stare lontano da mia sorella.» urlò Luke scandendo le parole con fare minaccioso. Dave era incredulo. «Sei completamente fuori di testa Luke.» Lola cercò di avvicinarsi al fratello lentamente e appoggiò la mano sulla sua spalla. «Luke per favore, calmati. Ne parliamo dopo, ti prego.» cominciò Lola con fare implorante. «Tu mi hai mentito.» ripeté Luke, «Stammi lontano.» Poi si girò nuovamente verso Dave e gli tirò un pugno in faccia. Gli amici di Luke lo presero per le braccia e lo portarono fuori mentre Luke scalciava disperato. Il corpo di Lola fu pervaso da spasmi di rabbia.«Sei solo uno stronzo Luke. Stammi lontano. Non osare mai più interferire nella mia vita, hai capito?» urlò quelle parole così forti che la gola cominciò a bruciare. Poi tornò indietro e si chinò su Dave disteso a terra con una mano al naso. «Cazzo, ti sta uscendo sangue.» constatò Lola. «Vieni con me, in bagno ho ciò che serve.» Dave si alzò e seguì Lola su per le scale. Raggiunto il bagno Lola gli fece segno di sedersi sul bordo della vasca e cominciò a cercare i tamponi per in naso nell'armadio sotto al lavandino. «Scusa Dave. Avrei dovuto fermarlo. Allontanarlo, dirgli qualcosa.» iniziò Lola. «No tranquilla, non è colpa tua. Non credo che nessuno immaginasse una reazione del genere. Tutti sanno quanto tuo fratello sia protettivo ma non pensavamo così tanto.» - «Già. E' che non posso fare a meno di pensare che  sia colpa mia. Potevo fare qualcosa.» rispose Lola porgendogli i tamponi. Dave se li sistemò nelle narici poi la guardò negli occhi. «Non è colpa tua ok? Non osare pensarlo. Non abbiamo fatto niente di sbagliato.» - «Non ci posso credere che sia arrivato a tanto. Mi spiace Dave, davvero.» - «Spiace anche a me. Per te. So quanto tieni a tuo fratello e dev'essere frustrante quando si comporta così.» - «Parecchio.» ammise Lola abbassando lo sguardo. «Aspetta, fatti pulire il viso dal sangue.» continuò Lola prendendo un panno e bagnandolo sotto l'acqua. Poi appoggiò delicatamente il panno umido sul volto di Dave e lo ripulì dal sangue. «Grazie Lola. E scusa.» - «Tu non hai nulla di cui scusarti. Non hai fatto nulla.» - «Potevo starmene zitto e inventare una balla ma non l'ho fatto.»  - «E non dovevi farlo. Lo hai detto tu, non abbiamo fatto nulla di sbagliato.» spiegò Lola che ancora non riusciva a capacitarsi della reazione del fratello. «E' così difficile a volta stare con mio fratello. Io gli voglio un bene dell'anima ma a volte riesce a farsi odiare. A volte lo odio con tutta me stessa e poi odio me per aver osato pensare male di lui.» confessò Lola con gli occhi lucidi. «Scusa, non devo addossare i miei problemi a te.» aggiunse uscendo dalla porta del bagno. Dave le corse dietro e la fermò prendendole la mano. La invitò a girarsi e la strinse in un abbraccio dolce. «Non devi aver paura di aprirti con le persone. Io ci sono se hai bisogno.» Lola alzo gli occhi verso Dave. «Grazie, davvero.» poi aggiunse «Ora ti consiglio di andare, meglio per te stare lontano da mio fratello fino a che si calma. Ma ci sentiamo ok?» - «Probabilmente hai ragione. Si ci sentiamo sicuramente. A presto Lola.» Poi le si avvicinò, le diede un bacio leggero sulla guancia, scese le scale e uscì di casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Fuga. ***


Lola non ci ripensò due volte. Scese di fretta le scale come una furia umana e si precipitò in giardino, passando davanti alla cucina dove si trovavano ancora le sue amiche. «Lola, ferma. Dove vai?» chiese Steph. «Devo dirgliene quattro.» fece per uscire mai poi si rivolse alle amiche. «Meglio se tornate a casa. Oggi è una giornata parecchio movimentata. Vi chiamo più tardi, ok?» disse a modi scusa. «Non ti preoccupare. Ti capiamo.» stavolta fu Charlotte a parlare. Le amiche si avvicinarono la strinsero e se ne andarono. Lola tornò alla sua crociata ed uscì in giardino dove Luke si trovava con Robbie e gli altri tre amici di cui Lola non conosceva il nome. Luke era ancora agitato, non stava fermo un secondo e continuava a parlare velocemente. Lola si diresse dritta verso il fratello e quando fu abbastanza vicina gli tirò un ceffone in piena faccia. Luke si toccò la guancia e la guardò con fare sorpreso. «E' meglio per te se mi stai lontano. Hai capito? E' la mia vita e la vivo come voglio io. Non sei mio padre.» urlò Lola con tutto il fiato che aveva in gola. Quello era un colpo basso. L'argomento padre era davvero delicato per entrambi ma  Lola non riusciva più a controllarsi. Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime e Lola cercò di ricacciarle indietro ma era troppo tardi. «Lo faccio per il tuo bene, non capisci?» cercò di spiegare Luke che sembrò essersi calmato dopo lo schiaffo. «No. E non voglio capire.» rispose Lola avvicinandosi al fratello e cominciando a tirargli dei pugni sul petto. Il fratello non la fermò ma due braccia la presero da dietro e la allontanarono. «Meglio che voi due stiate un po' lontano.» disse la voce di Robbie alle sue spalle. Robbie lasciò la presa e Lola fu libera ma la mano del ragazzo era ancora leggermente appoggiata sulla sua schiena. Lola si voltò e Robbie le fece segno di seguirlo dopodiché guardò nuovamente Luke e il fratello sembrò arrendersi e fece segno di andare. Lola entrò in casa, prese le chiavi del motorino ed uscì con Robbie alle spalle che continuava a seguirla. Una volta raggiunto il motorino in garage fece per salire ma Robbie la fermò. «Tu in questo stato non vai da nessuna parte.» Lola lo guardò con una rabbia che non era assolutamente per il ragazzo che si trovava di fronte. «Io qui non ci sto.» Robbie la guardò, una mano a mezz'aria col palmo rivolto all'insù. «Tu non vai da nessuna parte così. Ma noi possiamo andare da qualche parte. Passami le chiavi.» Lola non se lo fece ripetere due volte e porse le chiavi al ragazzo. Robbie le prese e salì poi si voltò verso Lola e le fece segno di sistemarsi dietro di lui. Si infilarono i caschi e Robbie diede gas. «Dove vuoi andare?» chiese mentre usciva dal garage. «Ovunque tu voglia.» rispose Lola sollevata nel vedere la casa allontanarsi dietro di sé.«Tieniti forte.» la avvisò Robbie. Lola strinse le braccia intorno alla sua vita e si avvicinò alla schiena del ragazzo. Era una sensazione bellissima. Le case sfrecciavano al loro passaggio, l'aria portava alle sue narici il dolce profumo di Robbie, un misto di limone e cannella e i loro corpi erano così vicini che il cuore di Lola non poté rimanere indifferente nonostante la rabbia verso il fratello. Sembrava che i loro corpi fossero fatti per stare insieme, il modo in cui si incastravano era perfetto. Come due pezzi di un puzzle. Non sapeva dove Robbie la stesse portando ma era felice di essere insieme a lui. Non desiderava nessun'altro dopo tutto quel casino che si era creato. Il legame che si stava creando tra di loro era una cosa molto preziosa per Lola e in cuor suo sperò davvero che Robbie non se ne andasse mai.

«Eccoci arrivati, madame.»  annunciò fiero Robbie. Lola scese dal motorino e si guardò intorno.  «Dove siamo?» chiese.  «E' una riserva naturale sul mare. Era tra le cose che avrei voluto vedere in zona e mi è sembrato un'ottima meta per la tua fuga.» Lola si guardò intorno. Il posto era deserto. Erano immersi in una fitta pineta che si apriva su una striscia di spiaggia con fine sabbia bianca. Il mare di fronte a loro era cristallino, sembrava un dipinto.  «Wow, ci credi che non ci sono mai venuta qui?» -  «Ancora meglio. Così possiamo scoprirlo insieme.» rispose contento Robbie.  «Ascolta vado a prendere qualcosa da mangiare. Ho visto un bar ad un paio di minuti da qui. Aspettami, torno subito. Ok?» Robbie si avvicinò e appoggiò una mano sulla spalla di Lola per assicurarsi che andasse tutto bene.  «Certo, non ti preoccupare. Aspetto qui.» Detto questo Robbie sorrise e sparì tra gli alberi che li circondavano.  Quando tornò qualche minuto dopo teneva tra le braccia due panini e due bibite fresche. «Tonno e maionese o Tacchino ed insalata?» chiese facendo segno ai due panini. «Tonno e maionese.» Prese il panino e seguì Robbie sulla spiaggia. Era davvero un paradiso. I gabbiani volavano sulla distesa blu che avevano di fronte, lo stridio dei grilli e delle cicale nella pineta era un piacevole sottofondo, l'odore di salsedine aleggiava nell'aria e una leggera brezza le scompigliava la sua chioma biondo rame. Si sedettero all'ombra di un albero e addentarono il loro pranzo.  «Credo di doverti ringraziare di nuovo.» Lola ruppe il silenzio tra di loro.  «Devi smetterla di ringraziarmi. Quando faccio una cosa è perché la voglia fare non per una specie di obbligo.» spiegò Robbie. «Bhe in ogni caso ultimamente mi hai aiutato in più di una situazione e voglio ringraziarti.» -  «Bhe se ti fa sentire meglio allora prego.» continuò Robbie mostrandole un dolce sorriso sghembo.  «Ti va di parlarne? » chiese guardandola intensamente.  «Ti farebbe bene lasciarti andare.» aggiunse. «Non dovevo parlare di nostro padre, è un argomento delicato per entrambi e mi sento in colpa averlo menzionato. Luke se ne fa una colpa, crede che sia colpa sua che se ne sia andato. Non so perché. Questo senso di colpa lo ha portato a proteggermi fino all'eccesso da ogni situazione che potrebbe causarmi sofferenza. Quando ero piccola era piacevole sai? Avere qualcuno che ti difende sempre. Io e lui contro il mondo intero. Era bello.» - «E' raro trovare un rapporto come il vostro.» si intromise Robbie.  «Lo so e mi ritengo la ragazza più fortunata della terra. Luke non ci ha pensato due volte a farsi carico di tutti i problemi della famiglia, a soli 18 anni è diventato la nostra ancora. Forse è stata anche colpa mia. Dovevo essere più forte. Se solo mi avesse visto abbastanza forte da sopportare la situazione forse ora non saremmo qui.» dire quelle parole ad alta voce era liberatorio quanto doloroso.  «Non puoi fartene una colpa. Avevi solo 13 anni, giusto? Eri ancora piccola. Avevi ancora bisogno di un padre. Sai, non smettiamo mai di avere bisogno dei nostri genitori. Avevi tutte le ragioni per crollare.» Gli occhi di Robbie la fissavano intensamente.  «Forse. Ma quando sono cresciuta non ho mai avuto il coraggio di parlargliene. Non ho mai avuto il coraggio di dirgli che non avevo bisogno di essere protetta. Avevo ed ho ancora una paura tremenda di aprirmi con lui perché non voglio che pensi che non ho bisogno di lui. Perché io ne ho bisogno. Ho bisogno dei suoi abbracci, dei suoi incoraggiamenti, dei suoi consigli, delle nostre risate. Non sono pronta ad abbandonarlo.» - «Ma tutto questo non deve succedere. Luke ha solo bisogno di vederti come la donna forte che sei. Il vostro rapporto non dovrebbe soffrirne.» Robbie allungò la mano e l'appoggiò sulla sua. Lola guardò il ragazzo, gli occhi verde smeraldo intrecciati con i suoi.  «Ho paura.» -  «Non devi averne. Luke ti vuole un bene dell'anima. Devi trovare il coraggio di aprirti con lui. Ne avete bisogno entrambi.» replicò Robbie continuando a stringerle la mano.  «Sai di cosa hai bisogno?» disse Robbie dopo averci pensato qualche minuto.  «Cosa?» chiese curiosa Lola.  «Hai bisogno di far uscire tutta la rabbia, la tristezza ed il senso di colpa che ti opprimono. E c'è solo un modo per farlo.» Appena terminata la frase Robbie si alzò e si avvicinò alla riva, mise le mani intorno alla bocca e cominciò ad urlare. Poi si voltò verso Lola e la invitò a fare la stessa cosa.  «Tu sei pazzo.» rise Lola guardandolo. Lui rise insieme a lei ma rimase fermo in attesa della ragazza. Lola lo raggiunse e, dopo essersi guardata in torno per controllare che non ci fosse nessuno, cominciò ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola. Quando terminò la riserva d'aria si fermò e riprese fiato.  «In effetti mi sento molto meglio. Più leggera.» - «Te lo avevo detto che ne avevi bisogno.» concluse Robbie in tono soddisfatto.  «Sai di cosa ho bisogno ora?» -  «Di cosa?» Lola non rispose ma cominciò a correre verso il mare davanti a sé, quando l'acqua le arrivò alle ginocchia cominciò a rallentare e si rivolse verso Robbie rimasto sulla spiaggia.  «Allora hai intenzione di seguirmi o hai paura dell'acqua?» lo provocò Lola. Robbie rise di gusto.  «Sei completamente fuori.» Continuando a guardarla si tolse la maglietta, la lancio indietro e cominciò a correre vero il mare. Lola si voltò e si buttò completamente in acqua e cominciò a nuotare. Indossava ancora gli shorts e la t-shirt da quella mattina e gli abiti la appesantivano un po' quindi rallentò. Si voltò e video Robbie poco dietro di lei. Quando arrivò alla sua altezza si fermò e puntò le gambe per mettersi in piedi. L'acqua gli arrivava poco sopra alla vita mentre a Lola raggiungeva il seno. I riccioli di Robbie perdevano piccole gocce ed erano ancora più luminosi, così belli e perfetti che Lola voleva quasi metterci dentro le mani. Il fisico di Robbie era perfetto, non troppo muscoloso e non troppo magro, i muscoli erano leggermente definiti. Era davvero un stupendo. Lola alzò gli occhi e li puntò in quelli del ragazzo. La mano di Robbie le sfiorò la guancia prima quasi con paura poi con più decisione e dolcezza. Lola appoggiò le mani sul suo petto leggermente scolpito. La pelle di Robbie era calda al suo tocco. Lui la guardò negli occhi, uno sguardo che emanava tenerezza e calore. La mano di Robbie si spostò tra i capelli di Lola e con una leggera pressione invitò Lola ad avvicinarsi. La mano libera di Robbie si unì all'altra sul volto di Lola. Il cuore della ragazza era completamente fuori controllo. Nel punto dove lui la sfiorava partivano dei brividi che arrivavano fino alla punta dei piedi e delle mani. Il volto di Robbie iniziò ad avvicinarsi a quello di Lola che si mise in punta di piedi. E finalmente le loro labbra si sfiorarono. Il petto di Robbie completamente attaccato a quello di Lola. Le mani di Robbie intrecciate ai suoi capelli mentre le braccia di Lola circondavano il collo del ragazzo. Il bacio fu prima leggero, lento, come se avesse paura di romperla poi dopo essersi assaggiati divenne più intenso. Le mani di Robbie si spostarono sulla vita di Lola e la prese in braccio, movimento reso più facile dall'acqua. Mentre con una mano Robbie continuava a reggerle il capo, l'altra mano le accarezzava la cosca. Le loro bocche continuavano a scoprirsi ed assaporarsi poi Robbie si staccò.  “Troppo presto” si ritrovò a pensare Lola.  Robbie continuava a fissarla con occhi dolce e sorrise. «Meglio che ti asciughi i vestiti.» disse dopo un po' di riflessione. Lola annuì ancora incapace di dare un senso a quello che era successo e, dopo che lui la posò in acqua, lo seguì sulla spiaggia. Robbie si sedette così visino a Lola che le loro gambe si toccavano, allungò il braccio a contatto con la spalla di Lola e circondò la vita della ragazza che a sua volta appoggiò il viso sulla spalla di Robbie. Si sentiva così sicura, così forte. Avrebbe potuto affrontare il mondo intero, sentiva che avrebbe potuto farlo con lui al suo fianco. Restarono così, Lola non seppe se per minuti o ore ma quando Robbie parlò di nuovo i loro abiti erano completamente asciutti ed il sole era più basso. «Dovremmo tornare indietro.» - «Si meglio andare.» concordò Lola.

Quando tornarono a casa era quasi sera. Una volta lasciato il motorino in garage, i due ragazzi scesero e si diressero verso la porta d'entrata. Prima di entrare Robbie le prese nuovamente la mano e le accarezzò il volte poi si voltò ed entrò in casa seguito da Lola. Luke era seduto sul divano, scuro in volto. Lola non lo guardò nemmeno e si diresse subito in bagno per farsi una doccia. Mentre l'acqua continuava a scendere avvolgendole il corpo, ripensò al bacio con Robbie e desiderò di poter far tornare indietro il tempo. Il suo cuore al solo pensiero cominciò di nuovo ad accelerare i battiti ed un calore le arrivò fino alle guance. Quando uscì dalla doccia si avvolse in un asciugamano ed uscì diretta in camera sua ma delle voci provenienti dalla camera del fratello la fermarono. Luke stava parlando animatamente con Robbie.  «Allora dimmi la verità, cos'è questa storia con mia sorella?» stava chiedendo Luke con tono curioso e senza nascondere la sua irritazione. Dopo qualche secondo di silenzio la voce di Robbie arrivò forte e chiara.  «Amico, calmati. Non è niente.» BOOM! Quelle parole colpirono Lola in pieno petto. Era come se fosse stata colpita al cuore da mille pugnali per più volte. Corse in camera sua e si richiuse velocemente la porta alle spalle. Non poteva crederci. Nulla. Ecco cosa significava il bacio che avevano condiviso. NULLA. Tutti i momenti passati insieme, nulla. Nulla di nulla. Le lacrime invasero il suo volto e il suo corpo fu scosso da improvvisi singhiozzi. Ecco cosa succede quando apri il tuo cuore. Lo calpestano. E fa male da morire.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Nessun controllo. ***


Frantumi. Ecco cos'era rimasto del suo cuore. Solo tanti piccoli pezzi. Un puzzle impossibile da ricomporre. Si guardò allo specchio di camera sua e vide solo una maschera di lacrime. Ci aveva pensato parecchio in quei giorni ai sentimenti che provava per Robbie e solo in quel momento la verità la colpì come un pugno in pieno volto. Si era innamorata. Il suo cuore aveva deciso di innamorarsi, forse per la prima volta, di un ragazzo per cui lei non contava assolutamente nulla. La cosa divertente è che lo aveva chiesto lei. Lei aveva chiesto a gran voce di avere quella libertà, di poter scegliere di chi innamorarsi e di soffrire senza il controllo del fratello. Lei aveva detto che avrebbe preferito soffrire piuttosto che essere protetta costantemente. Ed eccola servita. A volta il destino gioca brutti scherzi. In quel momento si odiò ancora di più. Si odiò per aver pensato che poteva farcela da sola in quel mondo così crudele. Si odiò per essere così debole. Si odiò perché ci era cascata per quegli occhi smeraldo e quel sorriso sghembo. Si odiò perché credeva che avrebbe saputo distinguere un storia fasulla dal vero amore. Poi odiò il fratello perché se non fosse stato per lui forse sarebbe stata pronta, avrebbe saputo affrontare una sofferenza così. Odiò il padre perché le colpe di tutto quanto ritornavano sempre e solo al suo abbandono. E la madre, per non aver detto nulla, per non aver fatto nulla, per non averla resa più forte di quello che era. Sentì che il suo mondo cominciava a sgretolarsi. Era sempre stata la figlia perfetta, la sorella perfetta, l'amica perfetta. Ora era solo stufa di tutto quanto. Era stufa di stare zitta quando in realtà tutto quello che voleva fare era urlare, gridare a tutti quanti che NO, lei non stava bene, la sua vita non era perfetta, lei non era perfetta e che dovevano semplicemente smetterla di aspettarsi certi comportamenti da lei. Si diede un ultimo sguardo allo specchio e si vestì in fretta indossando un minigonna, una canotta blu con una profonda scollatura e dei decori all'altezza del seno e degli altissimi sandali. Si sistemò i capelli in perfetti boccoli e si truccò in maniera semplice ma provocante. Scese in cucina e prima di uscire cercò qualcosa da mangiare nel frigorifero mentre tre paia di occhi la osservavano attentamente dal tavolo. «Bhe che avete da guardare?» Lola si voltò guardando Luke, Robbie e la madre con sguardo di sfida. «Tesoro, non vuoi cambiarti?» chiese titubante la madre. «No, grazie.» rispose voltandosi dall'altra parte e portando nuovamente la sua attenzione sul frigorifero. «No forse mi sono spiegata male. Tesoro vai a cambiarti, subito.» disse la madre in tono che non ammetteva repliche. «Ho detto no, grazie.» ripeté Lola guardando la madre dritta negli occhi. «Vatti a cambiare Lola!» si unì il fratello urlandole quasi addosso. «Ho detto no.» urlò Lola di rimando. «Volete lasciarmi in pace tutti quanti?! Sono stufa, stufa marcia di essere la vostra bambola. Non sono una cazzo di bambola. Ed ho intenzione di fare ciò che voglio, capito? Non osate rivolgermi più la parola.» gridò con tutta la rabbia che aveva in corpo. Poi aggiunse «Tutti quanti» e guardò i tre volti che la fissavano. Prima di andare guardò di nuovo Robbie che scosse la testa e abbassò lo sguardo, poi Lola se ne andò.  

Afflitta, distrutta, arrabbiata, delusa, a pezzi. Il suo cuore era in preda a mille emozioni ed era così difficile distinguerle. Sapeva solo che era un vero uragano, un fiume in piena, un maremoto. Mentre l'aria si insinuava tra i suoi capelli e il mondo le scompariva alle spalle, Lola diede nuovamente gas al motorino e si sentì libera per un momento. Quando arrivò a casa di Charlotte pregò che l'amica fosse in casa ma invece che suonare il campanello la chiamò al cellulare. «Charlotte? Ciao, sei a casa?» - «Certo Lola, che c'è?» la voce dell'amica era leggermente preoccupata. «Vestiti, andiamo al Share. E ricordati di prendere le chiavi della macchina.» - «Ok va bene Lola. Ma va tutto bene?» - «Alla grande. Muoviti che sono fuori casa tua.» Ed attaccò. Poi chiamò Steph dicendole di chiamare anche Matt, Ricky e Mathias e che si sarebbero trovate davanti al locale. Steph come Charlotte si preoccupò ma Lola sminuì la cosa e attaccò il telefono. Parcheggiò il motorino vicino alla casa di Charlotte e dopo pochi minuti l'amica uscì di casa, vestita di tutto punto. «Lola, si può sapere che è successo?» - «Ho solo bisogno di staccare da tutto e da tutti. Voglio lasciarmi andare stasera. Sul serio.» Lola cercò di sembrare tranquilla ed in controllo di sé e parve funzionare perché Charlotte non chiese più nulla. «Viene anche Steph?» domandò mentre si dirigevano al locale. «Si ci aspetta fuori.» la avvisò Lola. Quando arrivarono pochi minuti dopo, Steph era all'entrata del locale insieme al resto del gruppo. Quando entrarono forse per la prima volta, Lola ordinò un drink alcolico. Quella sera non si sarebbe trattenuta, non avrebbe fatto la brava ragazza, voleva solo lasciarsi andare. Dopo un paio di drink era abbastanza su di giri e invitò gli amici a seguirla in pista. «Sicura che va tutto bene stasera?» chiese Mathias, gli occhi azzurri fissi su di lei. «Si perché?» rispose con tono innocente. «Niente sembri diversa.» spiegò. «Ho solo voglia di divertirmi.» Lola sorrise sperando di non dover affrontare altre domande ma Mathias sembro soddisfatto così, le prese la mano e la portò più al centro sulla pista. Più in là Steph stava ridendo dolcemente con Ricky e Charlotte ballava in maniera goffa insieme a Matt. In quel momento le invidiò. Invidiò la loro vita, il loro carattere, la loro forza, la loro spensieratezza, tutto. Quando si voltò verso Mathias le stava sorridendo, le loro mani ancora intrecciate, i capelli castani sistemati con del gel, scompigliati e luminosi. Poi qualcosa catturò l'attenzione di Lola altrove. Due ragazzi che conosceva molto bene stavano entrando in quel momento nel locale. Luke e Robbie si stavano guardando in giro, forse proprio per cercare lei. Forse la madre li aveva spediti a controllarla. Forse era Luke a volerla controllare e Robbie era stato costretto a seguirlo. In ogni caso, questo non fece altro che alimentare il fuoco che Lola aveva dentro. Guardò Mathias cercando di trattenere la rabbia ma soprattutto le lacrime. «Vuoi prendere un po' d'aria?» chiese l'amico che la capì subito con un solo sguardo. Lola annuì e Mathias la tirò per la mano e la guidò attraverso quella baraonda di persone. Mentre stavano per uscire però Robbie la vide e fece segno a Luke di seguirlo. Lola si rivolse a Mathias «Meglio muoverci.» - «Ci sto provando.» commentò l'amico mentre si faceva strada verso l'uscita. Finalmente l'aria fresca della sera le riempì i polmoni ma non fece tempo a tirare un sospiro di sollievo che una mano la girò bruscamente. «Che pensavi di fare?» Luke era rosso in volto, forse per il caldo ma molto più probabilmente per la rabbia. «Divertirmi, mi sembra ovvio.» commentò sarcastica Lola. «Conciata così? Solo una cosa mi viene in mente che tu possa fare ridotta in questo modo.» le parole di Luke uscirono come un insulto. «E se anche fosse? Non sono affari tuoi.» il volto di Lola cominciava a rigarsi di lacrime. «Torna a casa con noi, per favore.» disse Robbie con voce gentile porgendole una mano. «No.» piagnucolò Lola. Robbie si rivolse verso Luke che annuì, poi si avvicinò a Lola e la prese da parte. «Mi vuoi dire che è successo?» chiese preoccupato. «Oggi pomeriggio sembrava stessi meglio, sembrava che...» - «Oggi pomeriggio è stato un grosso errore ed una gigantesca menzogna. Non significava niente ok?.» urlò Lola in lacrime sottolineando la parola nente. La stessa che aveva usato lui. Robbie indietreggiò, come se quelle parole lo avessero colpito fisicamente in pieno petto, come se quelle parole lo avessero ferito. Ma in quel momento Lola ne fu felice così avrebbe sofferto quanto lei. Così poteva capire. Ad un certo punto una mano si intrecciò con la sua e Lola si voltò. Mathias era dietro di lei, una mano unita con la sua e l'altra sulla sua spalla. «Ci penso io a lei. Ha bisogno di calmarsi.» annunciò Mathias rivoltò a Luke e Robbie ancora fermi davanti a lei. «Cosa vuoi fare?» chiese minaccioso Luke. «La porto a prendere un po' d'aria, a fare due passi. Che credi che voglia fare?» rispose Mathias con tono più acceso. «E' un mio amico, ci conosciamo da dieci anni, che mi farà mai?» domandò ironicamente Lola aggiungendo una finta risata alla fine per dare un che di teatrale alla scena. Luke la fulminò con lo sguardo e Mathias la spinse lontano dai due, continuando a ripetere «Incredibile». Quando furono abbastanza lontani da Luke e Robbie, Lola chiese «Che facciamo?» - «Quello che ho detto. Ti porto lontano da qui. Devi prendere aria fresca e per aria fresca intendo aria che non sia inquinata da tuo fratello.» spiegò Mathias voltandosi verso di lei. Quando arrivarono alla macchina del ragazzo, la invitò a salire e prima di partire chiamò gli amici dicendo che se n'erano andati e di non preoccuparsi di loro. Poi si voltò verso Lola «Dove vuole che la porti signorina?» chiese sorridendo. «Su una stella.» rispose sorridendo Lola.  «A parte gli scherzi, ho una fame da lupo.» commentò quando il suo stomaco prese a fare strani rumori.  «Ho il posto adatto.» detto questo Mathias accese la macchina e partirono. 

«Pizza al trancio a qualsiasi ora del giorno e della notte, questo è il vero paradiso.» esclamò Lola addentando l'ultimo boccone del suo trancio di pizza margherita. «Lo puoi dire forte.» Il locale in cui si trovavano era piccolo ma accogliente, c'erano circa otto tavoli e solo uno oltre al loro era occupato.  «Ascolta Lola, so che non sei tipo di persona che si apre facilmente. Ci conosciamo da dieci anni ma non abbiamo mai fatto un vero discorso a cuore aperto. Ma sappi che io ci sono. Davvero. Qualsiasi cosa tu stia affrontando noi siamo tutti qui con te.» affermò Mathias guardandola dritta negli occhi. «Ti va se usciamo?» -  «Certo.» Dopo essersi alzati ed aver pagato tornarono alla macchina e rimasero seduti nei sedili anteriori.  «Come avrai visto mio fratello vuole controllare ogni tipo di relazione che ho con il sesso opposto. Poi aggiungiamo il fatto che mi sono innamorata di una persona che quando gli hanno chiesto cosa ci fosse tra noi ha detto niente. Un bel niente.» Al pensiero il cuore di Lola tremò e una lacrima minacciò di scendere.  «E il fatto è che tutti mi vogliono sempre al top, sempre perfetta, sempre disponibile e non ne posso più.» Al termine della frase fece un profondo respiro. Dire quelle cose a qualcun'altro le faceva sembrare meno gravi e più facili da risolvere. E per un momento lo pensò davvero.  «Sai ti ho sempre ammirato per come hai saputo affrontare la storia di tuo padre. Mi sono sempre detto: “Wow questa ragazza è davvero tosta. Io sarei crollato dopo tutto quello che ha dovuto passare.” E ci credo ancora. Devi solo ritrovare quella forza che so che tu hai. Non cedere proprio ora che sei così vicino alla fine del tunnel. Poi ci sarà la luce. Fidati.» Mathias pronunciò quelle parole con tanto ardore e passione che Lola non poté fare a meno di sentirsi profondamente toccata, scossa. «E' così che mi vedi?» chiese voltando lo sguardo sul ragazzo che fissava dritto davanti a sé.  «Si, ti ho sempre ammirato Lola. Sei una delle ragazze più serie, intelligenti e forti che io conosca.» ammise.  «Sono parole importanti.» -  «Sono vere.» affermò Mathias posando gli occhi su Lola.  «Grazie. Forse avevo solo bisogno di sentirmelo dire.» -  «Sono sempre qui per qualsiasi cosa tu abbia bisogno.» continuò Mathias.  «Sei un vero amico. Grazie.» rispose leggermente sollevata, come se quel peso che aveva nel petto le fosse stato portato via.  «Sembri sorpresa?»  scherzò.  «Non sono sorpresa, sono solo contenta di avere un amico come te.» sorrise timidamente.  «Ed io di avere un'amica come te. Vieni qua.» Mathias la avvicinò toccandole una spalla e portandola verso di lui e la strinse in un forte abbraccio. Nulla di romantico, nulla di sensuale, nessun battito di cuore accelerato, nessun fremito o tremore. Solo un tanto desiderato abbraccio, un po' goffo forse, ma piacevole. Uno di quegli abbracci che ti scalda il cuore e arriva dritto fino nell'anima e ti fa sciogliere un pochino. Uno di quegli abbracci che ti fanno credere che tutto andrà bene e che niente è impossibile. Quando sciolsero l'abbraccio Lola si guardò meglio. «Che cavolo mi è venuto in mente ad andare in giro così?» - «Un atto di ribellione in piena regola direi.» dichiarò Mathias ridendo leggermente sotto i baffi.  «Non osare ridere.» continuò Lola guardandolo negli occhi. Ma non resistette a lungo e si unì alla sua risata. Rise così tanto da dimenticarsi i problemi. Rise così tanto da sentirsi meglio, davvero.   «Ho un'idea.» disse Mathias quando finalmente riuscì a tornare in sé.  «Cioè?.»  - «Avevi detto di portarti su una stella no?» -  «Bhe più o meno. Ma era una battuta.» spiegò Lola pensando all'ovvio riferimento a Titanic.  «Bhe in questo caso ti realizzo il sogno.»  rispose deciso Mathias.  «Sai a volte mi inquieti.» rise Lola scrollando dolcemente la testa.  «Lo so.» rispose sorridendo mentre dava gas alla macchina.

 «Arrivati.»  annunciò fiero Mathias. Lola scese dalla macchina e rimase completamente senza parole. Erano vicino ad un corso d'acqua ricco di canneti, circondato da un boschetto di salici e pioppi. L'inquinamento luminoso era completamente assente e questo rendeva possibile distinguere tutte le stelle nel cielo, ogni singolo e più insignificante puntino lontano anni luce.  «Deve ancora venire il bello.» aggiunse Mathias dietro di lei. E aveva ragione. Ad un certo punto cominciò a notare piccoli bagliori luminosi intorno a lei, sugli alberi, vicino alla riva del fiumiciattolo. Guardò meglio e capì che era circondata da lucciole.  «E' spettacolare.» commentò sbalordita Lola cominciando a correre intorno a braccia aperte come se volesse acchiappare tutte le lucciole e le stelle nel cielo. Poi si sdraiò per terra ancora meravigliata e fece dei profondi respiri come per inalare tutta la calma che quel posto era in grado di infondere. Mathias si avvicinò e si sdraiò al suo fianco.  «Vedrai che andrà tutto bene. Ce la farai.» sorrise l'amico stringendole la mano.  «Lo so.» E per la prima volta ci credeva davvero.

 «Grazie per la serata.» disse Lola mentre salutava l'amico che l'aveva accompagnata a casa di Charlotte dove aveva lasciato il motorino.  «Quando vuoi.» affermò Mathias salutandola dal finestrino e dando gas alla macchina. Ancora col sorriso stampato in viso Lola prese le chiavi e raggiunse il suo motorino, ci montò sopra, accese il motore e partì. Dopo pochi minuti era già nel suo garage,il motorino parcheggiato e il casco nel ripiano accanto. Fece un profondo respiro per farsi coraggio ed entrò in casa. Il salotto era deserto e salì di soppiatto le scale per raggiungere camera sua. Quando abbassò la maniglia una voce alle sue spalle la richiamò.  «Serata selvaggia?» Il volto di Robbie era metà in ombra e metà illuminato dalla luce che proveniva dalla camera degli ospiti aperta alle sue spalle.  «Diciamo che è stata piuttosto movimentata.» ammise Lola.  «Mi fa piacere. Buonanotte.» fece per andare verso il bagno ma Lola lo fermò.  «Robbie mi spiace per quello che ho detto prima. Non volevo.» cercò di spiegare, di fargli capire quanto fosse dispiaciuta.  «Già, però lo hai detto. Ogni parola ha delle conseguenze Lola.» rispose bisbigliando Robbie voltandosi a guardarla negli occhi.  «Lo so bene, credimi.» -  «Non si cancellano come se nulla fosse. Mi spiace.» continuò Robbie abbassando lo sguardo.  «Vorrei fosse così facile.» ammise Lola ripensando alle parole pronunciate da Robbie quella sera, prima che tutto cominciasse a crollare.  «Anche io. Buonanotte.» Si voltò ed entrò in bagno.  «Buonanotte» si ritrovò a dire ad una porta chiusa. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sala d'attesa. ***


Quella notte non riuscì a dormire. Si sentiva così in colpa per come aveva trattato la madre prima di uscire, non c'entrava nulla in fondo. Era solo una vittima innocente della sua rabbia focosa. Era sempre stata dolce e comprensiva nei suoi confronti e non meritava un trattamento del genere. Dopo tutto il lavoro ed i sacrifici fatti dalla madre per i suoi figli, lei l'aveva ringraziata semplicemente dicendole di lasciarla in pace e di non parlarle mai più. Avrebbe dovuto parlare con la madre, avrebbe dovuto spiegarle cosa stava succedendo invece che urlarle addosso e chiudersi in se stessa. Ovviamente era con Luke che Lola ce l'aveva. E Robbie. Ma nonostante ce l'avesse a morte con entrambi, non riusciva a smettere di pensare a come aveva trattato Robbie. Si, per lui Lola non contava nulla, le parole erano arrivate forti e chiare allo sue orecchie ma questo non giustificava le azioni di Lola. Avrebbe dovuto trattenersi e stare zitta ma le parole le erano uscite da sole con l'intento di far soffrire il ragazzo almeno quanto lui aveva fatto soffrire lei. Bhe, missione compiuta. Al suo rientro Lola aveva tentato di ritirare le parole che aveva detto ma ormai era stato troppo tardi. Poi c'era Luke. No con lui ancora non era ancora pronta a scusarsi per il solo motivo che non era lei ad aver sbagliato. Lui doveva ammettere il suo errore, solo dopo Lola si sarebbe scusata. E' così che funzionava. Un passo ciascuno per incontrarsi nel mezzo. La mattina arrivò troppo presto e purtroppo, nonostante le poche ore di sonno, Lola dovette alzarsi di buonora per il suo turno in libreria. Aprì l'armadio e si infilò il primo paio di jeans che riuscì a trovare e prese una t-shirt dalla pila di panni appena stirati. Si fece una lunga coda di cavallo, si mise del blush per colorare l'incarnato pallido, il mascara per evidenziare le ciglia e scese nella cucina deserta. La madre era sicuramente andata al lavoro quindi Lola cercò di chiamarla sul cellulare per tentare delle scuse che avrebbe continuato la sera una volta a casa. Ma il cellulare andò dritto alla segreteria telefonica. Decise di richiamare più tardi e nel frattempo si preparò del caffè, si versò la spremuta fresca in un bicchiere e prese una brioche dalla dispensa. Si sedette al tavolo e cominciò assaporare la sua colazione ma dei passi la distrassero. «Buongiorno.» disse Lola mostrando un sorriso. Robbie la guardò, alzo leggermente la testa per salutarla, prese una tazza di caffè e si mise a leggere il giornale sul divano. Era più che ovvio che la stesse ignorando. Non capiva però con che coraggio lo facesse. D'altra parte lei non contava niente per lui, perché avrebbe dovuto interessargli qualcosa di quello che pensava lei di lui? Una telefonata la destò dai suoi pensieri. Si alzò e andò a rispondere. «Parlo con la famiglia Jones?» chiese una voce gentile dall'altro capo del telefono. «Si, mi dica.» - «Chiamo dall'ospedale Sant'Anna. Volevo avvisare che la signora Mary Jones ha avuto un incidente e si trova ora in sala operatoria.» Lola non riuscì più a capire nulla. Le orecchie le iniziarono a fischiare, il cuore cominciò ad aumentare i battiti, il respiro si arrestò all'improvviso. Voleva muoversi, andare ad avvisare il fratello ma non riuscì a fare nulla. Riuscì solo a dire «Arriviamo subito» prima di attaccare il telefono. Non si era nemmeno resa conto che il fratello era entrato in cucina e la stava fissando preoccupato. «Lola che hai? Che è successo?» chiese il fratello scuotendola leggermente. Le grida preoccupate del fratello richiamarono Robbie che ora la guardava con aria allarmata e spaventata. Finalmente Lola riuscì a svegliarsi dal torpore ed a pronunciare poche parole. «La mamma è in sala operatoria all'ospedale Sant'Anna a causa di un indicente.» Luke sbiancò completamente ma fu più reattivo di Lola. Prese le chiavi della macchina e corse verso la porta d'entrata seguito da Robbie. «Lola muoviti dobbiamo andare.» Gridò Luke tornando indietro e tirandola per la mano. Una volta in macchina Luke guidò il più velocemente possibile e quando arrivarono si catapultarono nel pronto soccorso dell'ospedale. Luke e Robbie iniziarono a cercare qualcuno che sapesse qualcosa e Lola restò ferma in mezzo a tutto quel caos di infermieri e dottori che andavano avanti ed indietro per curare i loro pazienti. Dopo qualche minuto Luke e Robbie tornarono. «E' in sala operatoria e dobbiamo aspettare che terminino l'operazione per sapere come sta.» Annunciò Luke. «Vieni andiamo in sala d'attesa.» continuò il fratello dirigendosi verso una sala piena di anonime sedie rosse a pochi passi da loro. Robbie rimase a fissarla e dato che Lola era ancora immobile le mise un braccio intorno alle spalle e la portò in sala facendola sedere in uno dei pochi posti rimasti. Più i minuti passavano più Lola era agonizzante. Continuava a pregare che non succedesse nulla alla madre, che non fosse nulla di grave. Non poteva perderla. Non lo avrebbe permesso. Aveva ancora bisogno di lei. Dovevano ancora fare tante cose insieme. Avevano sempre voluto girare il Canada in camper, vedere le Cascate del Niagara, essere cullate da una gondola nei canali di Venezia, ammirare le meravigliose distese verdi dell'Irlanda. Doveva ancora accompagnarla all'altare il giorno del suo matrimonio, curare i suoi figli quando lei era al lavoro, donare perle di saggezza che solo una nonna sa dare. Non poteva perderla. Non ora. Soprattutto non dopo l'ultima cosa che le aveva detto. L'ultima cosa che aveva detto a sua mamma era stata di lasciarla in pace e non rivolgerle più la parola. Era davvero quello l'ultimo ricordo che la madre avrebbe avuto di lei? Non aveva nemmeno avuto tempo di scusarsi, era successo tutto così in fretta. No, doveva andare tutto bene. La madre stava bene. Continuava a ripetere quelle parole come un mantra, come per convincersi, come se sarebbero bastate a far andare le cose per il verso giusto. Dopo quelle che le sembrarono ora, un dottore in camice bianco apparve sulla porta della sala d'attesa. «La famiglia di Mary Jones?» chiese guardandosi intorno. Luke e Lola si alzarono subito, come due molle. Il dottore fece segno di seguirlo fuori dalla stanza e poi nel suo ufficio qualche corridoio più in là. Lola aveva il cuore a mille, non sapeva davvero cosa aspettarsi e l'unica cosa che fece fu pregare. Quando arrivarono nel suo ufficio, il dottore chiuse la porta alle sue spalle e li invitò a sedere nelle due sedie davanti alla scrivania. «E' stata un'operazione complicata. Un camioncino ha perso il controllo ed è andato a sbattere contro la macchina di vostra madre buttandola completamente fuori strada. Ha subito un severo trauma cranico e siamo dovuti intervenire chirurgicamente per evitare l'aumento della pressione intracranica. Ora vostra madre deve riprendersi e la stiamo tenendo sotto controllo.» spiegò con tono gentile e pacato il dottore. «Quindi ora sta bene giusto?» chiese Luke dubbioso. «Dal punto di vista medico ora sta bene. Dobbiamo solo aspettare che si svegli. Potrebbero volerci dei giorni o delle settimane però. In questi casi non c'è mai un periodo certo.» Il dottore li guardò con fare cordiale, forse voleva dare coraggio ai due ragazzi spaventati che si trovava davanti. «State vicino a vostra madre. In questo caso il sostegno e la cura della famiglia vale più di tutto. Vostra madre la trovate nella stanza 4b.» continuò il dottore sorridendo. «Grazie mille dottore.» riuscì a dire Luke prendendo Lola per mano ed uscendo dalla stanza. Intanto nella mente Lola continuava a ripetere tre paroline: "Andrà tutto bene." Era convinta che se le avesse ripetute continuamente la madre si sarebbe svegliata sorridente e più bella di prima, come se quello fosse stato solo un brutto sogno. Luke continuava a tirarla per la mano verso la sala d'attesa dove li stava aspettando Robbie che appena li vide si alzò e li raggiunse. Luke si avvicinò all'amico e spiegò la situazione e Robbie parve davvero affranto e dispiaciuto e strinse Luke in un abbraccio consolatorio. Lola approfittò di quel momento e cominciò a vagare tra i corridoi fino a che raggiunse la camera della madre. Era pronta ad aprire la porta, ma prima di abbassare la maniglia fece un profondo respiro per farsi coraggio, poi entrò. La madre era distesa su un letto, attaccata con una serie di tubicini a delle macchine che monitoravano il suo stato di saluto ed una flebo che le forniva i nutrienti necessari. Alla quella vista Lola non riuscì più a trattenersi e crollò. Sentì un dolore forte al petto, come se il suo cuore si stesse realmente rompendo in mille pezzi per il dolore. Si portò le mani al petto incrociandole e stringendosi come se volesse tenere insieme i pezzi. Il suo corpo era pervaso da singhiozzi e fremiti. Si appoggiò alla parete e scese piano piano restando attaccata ad essa, fino a trovarsi seduta per terra di fronte al letto della madre. «Ti prego, perdonami mamma. Ho sbagliato, sono stata una stronza di prima categoria ma non puoi lasciarmi così. Ti prego svegliati. Ho bisogno di te.» le parole uscirono tra un singhiozzo e l'altro con una disperazione tale che attirò l'attenzione di alcune persone al di fuori della loro stanza. Continuò a piangere, non riuscì a smettere nemmeno quando entrò l'infermiera per controllare la flebo. Sperava che alla fine avrebbe sentito meno dolore, che avrebbe fatto meno male. Ma non fu così, faceva male da morire. 

 Una mano le sfiorò delicatamente la spalla. «Lola, meglio andare a casa. Sono quasi le sette e l'orario di visita è terminato. Dobbiamo andare.» Luke l'aiutò ad alzarsi e la portò fuori dalla stanza sempre tenendola per le spalle, come se stesse per cadere da un momento all'altro. Robbie aspettava fuori dalla stanza e appena uscirono si scambiò uno sguardo preoccupato con Luke ma non disse nulla. Raggiunsero lentamente la macchina nel parcheggio e furono a casa prima ancora che Lola potesse accorgersi che erano partiti. Lola entrò in casa senza dire nulla e si rinchiuse in camera sua. Si rannicchiò sul letto tenendo sempre le braccia incrociate sul petto. Le lacrime non avevano smesso di uscire nemmeno per un momento ed il dolore non era ancora passato. Poco dopo entrarono Luke e Robbie con in mano un vassoio e qualcos'altro che non riuscì a distinguere. «Il tuo cellulare lo avevi lasciato a casa, continuava a squillare.» spiegò Robbie posando il suo cellulare sul comodino. I due ragazzi continuavano a scambiarsi sguardi allarmati. «Qui c'è un piatto di pasta. Magari hai fame, non hai mangiato nulla da questa mattina.» disse il fratello sedendosi accanto a lei sul suo letto. «Lola devi mangiare qualcosa, per favore.» continuò Robbie accucciandosi così da avere il volto al pari col suo. «Lo lasciamo qui, ok? Ti prego mangia però ok.» la pregò Luke posando il vassoio al suo comodino. Lola continuò a non rispondere e i due ragazzi si arresero ed uscirono. Lola guardò il vassoio. Non si era nemmeno resa conto di non aver mangiato nulla per tutto il giorno ma non aveva fame. Lo stomaco si era completamente chiuso, lasciando spazio al vuoto più assoluto ed a tanto dolore. Pianse, pianse così tanto che alla fine era così stanca che si addormentò. Quando la mattina si alzò ormai aveva terminato tutte le lacrime. Guardò il cellulare e trovò 10 chiamate della sua responsabile in libreria che si preoccupò di avvisare subito informandola della situazione e dicendole che non sarebbe venuta per tutta la settimana. Poi qualche messaggio delle sue amiche a cui spiegò velocemente quello che era capitato. Alla fine si alzò e riportò il vassoio con la pasta in cucina, sistemò la pasta in un contenitore e la sistemò nel frigorifero. Il suo stomaco ancora non ne voleva sapere di mangiare. Fece per tornare in camera sua ma fu fermata da Luke. «Lola ascolta vado a lavorare questa mattina. Ma oggi pomeriggio sarò a casa, ok?» Lola annuì e mostrò un debole sorriso che non avrebbe convinto mai nessuno. Luke abbassò lo sguardo. «Andrà tutto bene ok? Dobbiamo credere che andrà tutto bene.» la incoraggiò il fratello. Poi la strinse in un abbraccio forte, come se volesse incollare i frammenti del suo cuore, come per trasmetterle la sua fiducia e la sua speranza. E per quei pochi secondi a Lola sembrò solo un normale giorno, un giorno come un altro. Poi Luke si staccò e gli stampò un bacio sulla fronte promettendole che sarebbe tornato presto. «Ci vediamo dopo. Se hai bisogno c'è Robbie a casa, ok?» Lola annuì e Luke uscì velocemente di casa. Tornò in camera sua e decise di darsi una rinfrescata, magari l'avrebbe aiutata a sentirsi un po' meglio. Ovviamente non funzionò. Quando uscì dalla doccia si sentì più a pezzi di prima. Perlomeno ora il suo volto non sembrava più "L'urlo" di Munch. Si infilò un paio di pantaloni della tuta, una maglietta larga che utilizzava per stare in casa, prese il suo ipod e tornò a sdraiarsi sul letto. Non era davvero in grado di fare nient'altro. Si infilò le cuffie ed accese la musica a tutto volume così da offuscare la sua mente ed evitare così pensieri dolorosi. Dopo quelle che sembrarono ore qualcuno bussò alla sua porta. «Posso entrare?» chiese una timida voce. Lola si sistemò, sedendosi compostamente sul suo letto. «Certo Robbie, entra pure.» la voce le uscì bassa e roca, forse dovuto al suo silenzio durato un giorno intero. Robbie entrò e si avvicinò al suo letto, i suoi occhi smeraldo in preda ad un turbine di emozioni. «Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene.» cercò di spiegare. «Sono tutta intera, se è questo che vuoi sapere.» dichiarò Lola. «Non hai detto nulla da ieri, volevo solo dirti che se vuoi sono qui. Se vuoi puoi parlare con me. O con tuo fratello se non ti va di farlo con me. Ma sappi che dovresti sfogarti.» Robbie era davvero in ansia e continuò a fissare Lola in attesa di una risposta ma la ragazza annuì soltanto. Un po' afflitto, Robbie si alzò e si avviò verso la porta della camera ma Lola parve ripensarci. «Non può lasciarmi così. L'ultima cosa che le ho detto è stata di non rivolgermi più la parola. Abbiamo bisogno di tempo, devo chiederle scusa e dobbiamo fare così tante cose insieme. Non può abbandonarmi anche lei.» le parole uscirono seguite subito da grossi lacrimoni che le rigarono il volto. Robbie tornò velocemente indietro. Si sedette al suo fianco sul letto e la strinse forte tra le braccia accarezzandole dolcemente la testa.   «Andrà tutto bene vedrai. Non devi perdere la speranza. Ci devi credere. Tua mamma è una donna forte, si sveglierà. Vedrai.» le sussurrò Robbie all'orecchio mentre la cullava avanti ed indietro tra le sue braccia. Poi Robbie si alzò e le porse una mano.  «Ora vieni, ti prego. Ti preparo qualcosa da mangiare.» Lola fece per dire di no ma Robbie la guardò afflitto ed aggiunse «Ti prego, mi fa male vederti così.» Quella frase ottenne l'effetto desiderato. Lola fu così sorpresa che le lacrime si fermarono. Prese la mano che Robbie le stava offrendo e lo seguì in cucina. Robbie le preparo un sandwich all'uovo e glielo porse invitandola a dare almeno un morso. Dopo averlo assaggiato il suo stomaco si risvegliò e decise che era ora di ingurgitare qualcosa. «Grazie, era buonissimo.» disse riconoscente Lola mentre mandava giù l'ultimo boccone.  «Figurati. Vieni, meglio farti distrarre un po'. Ne hai bisogno.» osservò Robbie. La invitò a sedersi sul divano e inserì nel dvd un film comico così da aiutare Lola a non pensare al peggio. Poi si sistemò al suo fianco, allungò un braccio che le mise intorno alle spalle e Lola si sistemò appoggiando il viso sulla sua spalla. «Grazie per tutto quello che stai facendo per me. Davvero significa molto.» ammise Lola abbassando lo sguardo per l'imbarazzo di aver pronunciato quelle parole ad alta voce.  «Io ci sarò sempre per te.» affermò Robbie.  

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Senza te. ***


Una maledetta settimana era passata da quel fatidico giorno e ancora nulla. Lola era andata ogni santo giorno in ospedale ma la mamma non si era ancora svegliata. Lola le teneva la mano, le parlava dolcemente, le raccontava cosa si era persa in quei giorni e ogni volta prima di andare via si scusava. Tornare a casa e non ritrovarla in cucina a spiattellare, non trovarla ad accoglierla con un sorriso ed un abbraccio, non trovarla nella sua stanza era davvero la cosa più terribile. La cosa peggiore era che Lola era impotente, non poteva fare nulla per riportare la mamma indietro e poteva soltanto pregare che si svegliasse il prima possibile. Ma l'attesa la stava uccidendo. Non usciva di casa da una settimana e aveva ricevuto un paio di visite dai suoi amici ma per il resto si era rintanata in camera sua e si degnava di fare qualche apparizione per pranzo e cena insieme a Luke e Robbie. Il comportamento di Luke era chiaramente peggiorato perchè ora doveva fare anche la parte della madre, lavorava il doppio e controllava Lola ogni secondo possibile. Era devastato, Lola lo vedeva dagli occhi. Erano vuoti, con un fondo di terrore e disperazione. Probabilmente era la stessa cosa che si poteva leggere anche nei suoi. Robbie dal canto suo, cercava di aiutare il più possibile, lavorava, aiutava a sistemare casa, faceva la spesa, controllava Lola e Luke costantemente. Era davvero la loro colonna. Li sosteneva e si prendeva cura di loro. Nonostante la pessima situazione in cui si trovavano, Lola era grata di avere Robbie al suo fianco. Sicuramente c'erano cose di cui dovevano parlare ma nessuno dei due aveva tirato fuori l'argomento e Lola era grata per questo perchè non era dell'umore giusto per farlo. Una cosa sapeva, più i giorni passavano più si innamorava perdutamente di quel ragazzo. Era davvero unico nel suo genere, un ragazzo serio, con la testa sulle spalle, pronto ad aiutarla sempre e comunque, una spalla su cui piangere, l'amico con cui sfogarsi nei momenti di rabbia, e quello con cui divertirsi e ridere nei momenti di gioia. Era perfetto e lei probabilmente aveva rovinato tutto. 



«Suonano al campanello.» urlò Lola dalla cucina sperando che qualcuno la sentisse. «Vado io»  annunciò Luke. Lola sentì la porta che si apriva e poi un silenzio di tomba. Dopo un po' si affacciò dalla cucina e diede un'occhiata alla porta d'entrata. Luke stava fissando Dave rimasto immobile sulla soglia di casa. «Luke so che non vuoi vedermi ma ho saputo cosa è successo e volevo sapere come state.» Luke continuò a fissarlo poi si spostò e fece segno all'amico di entrare in casa. Dave entrò titubante guardandosi intorno, era chiaro che fosse a disagio così Lola andò in salotto ad accoglierlo. «Dave grazie per essere passato. Significa molto.» Si avvicinò al ragazzo che questa volta si allargò in un dolce sorriso e lo strinse in un abbracciò. Dave ricambiò tenendola stretta. «Mi spiace moltissimo per vostra madre. Sono sicuro che si rimetterà al più presto. Nel frattempo se avete bisogno di qualsiasi cosa sapete che io ci sono.» Lola sciolse l'abbraccio e lo guardò teneramente. «Lo sappiamo, vero Luke?» Il fratello ancora immobile si mosse appena e fece un piccolo cenno con la testa. In quel momento rientrò a casa Robbie che salutò calorosamente Dave e squadrò Luke, forse per assicurarsi che quest'ultimo non attaccasse l'ospite. «Ti va di fermarti a cena Dave?» chiese Lola all'improvviso dopo qualche minuto di silenzio. «Non vorrei disturbare.» rispose Dave guardando Luke. «Ma va figurati, resta.» lo invitò Robbie dando una spallata a Luke come per incitarlo a dire qualcosa. Finalmente dopo 20 minuti di totale silenzio, Luke decise di parlare «Ci farebbe piacere se restassi.»



Mentre Robbie  era in cucina a preparare qualcosa per la serata insieme a Dave, Lola prese Luke da parte. «Smettila di fare il bambino e cresci.» iniziò Lola senza andare per il sottile. «Detto da te non vale molto sorellina. E comunque non credere, ce l'ho ancora con te per avermi mentito.» la guardò Luke con fare accusatorio. «Già...e non credi che abbia fatto bene a tenerti nascosta la cosa dato la tua fantastica reazione quando lo hai scoperto?» - «Senti, sai come sono fatto. Io sono responsabile per te, questo è quanto. Non so se questo cambierà mai.» Luke abbassò gli occhi tristemente. «Luke ascolta, ti voglio un bene dell'anima e tu lo sai. Ma questa storia deve finire. Sono adulta e sono in grado di fare le mie scelte e accettarne le conseguenze. Ho bisogno di te e ne avrò sempre. Ma non in questo modo. Lo sai che io mi rivolgerò a te quando avrò bisogno ma così è asfissiante. Ti prego, capisci.» Luke la guardò intensamente. «Non mi ero reso conto di essere così....asfissiante.» fece una piccola pausa e prese un respiro profondo. «Ok, scusami. Perdonami per come mi sono comportato. Cercherò di cambiare, ce la metterò tutta. Solo ho bisogno di tempo e di aiuto da parte tua. Va bene?» Lola abbracciò forte il fratello. «Chiedevo solo questo, a me basta che ci provi. E scusami anche tu. Ho esagerato e mi spiace.» Luke ricambiò teneramente l'abbraccio. «Ti voglio bene sorellina.»



Una volta tornati in cucina, Luke andò verso Dave e lo prese da parte. Sicuramente si stava scusando per l'accaduto e Lola sorrise soddisfatta. Robbie si avvicinò osservando con un sorriso i due ragazzi. «Ce l'hai fatto. Gli hai parlato finalmente.» Lola si voltò verso Robbie.  «Finalmente ho trovato il coraggio e non è stato poi male come pensavo. Ha capito e ci proverà. Mi basta questo.» - «Dovevi avere solo un po' di fiducia in te stessa ed in lui. Bhe è stato un grande passo per entrambi.» Robbie le diede un leggero colpetto con la spalla sorridendo. «Già, sono libera.» continuò Lola ammiccando. «Cosa vuoi farne della tua ritrovata libertà?» chiese curioso Robbie. «Una cosa mi frulla per la testa.» rispose Lola pensierosa. «Riguarda un ragazzo?» insisté Robbie. «Può essere ma non ho certo intenzione di dirlo a te.» replicò Lola facendogli una linguaccia. «Ah bhe se la metti così.» ribatté Robbie con un tono di voce diverso da quello che aveva avuto fino a poco prima. Deluso forse? Geloso? Lola fece per rispondere ma Luke e Dave tornarono insieme a loro e Robbie si allontanò subito. 



La cena andò stranamente bene. Luke sembrò essersi calmato e Dave era molto tranquillo ed a suo agio. L'unico strano era Robbie. Sembrava distaccato, tra le nuvole. Finita la cena i tre ragazzi si spostarono in salotto e Lola rimase indietro, indecisa se raggiungerli. Dopo un paio di minuti tornò Dave.  «Sembra che tuo fratello si stia sforzando a non essere il solito maniaco del controllo.» -  «Già, sembra che la nostra chiacchierata abbia fatto effetto.» sorrise Lola.  «Deve essere dura. Non posso nemmeno immaginarmi cosa stiate passando. Ne avete già passate tante. Prego davvero che vostra madre si rimetta.» continuò serio Dave.  «Dura non rende ancora l'idea. La cosa peggiore è che non posso fare nulla per fare star meglio mia mamma e ho così tante cose da dirle. Vorrei solo che si svegliasse e mi perdonasse. Le ho detto delle cose terribili ed è successo tutto per colpa mia.» quando concluse il discorso si rese conto che ad un certo punto le lacrime avevano iniziato ad uscire.  «Non dirlo nemmeno per scherzo. Non esiste un universo in cui questo sia colpa tua.» sentenziò Dave avvicinandosi. Il ragazzo la guardò dolcemente e con fare triste e la abbracciò. La strinse forte e le disse che sarebbe andato tutto bene. Era stupido ma questo la fece sentire meglio. Era rassicurante e confortante.  «Sono contenta che siamo rimasti amici, davvero.» -  «Lo sono anche io, davvero davvero.» sorrise Dave che continuò a stringerla. Ad un tratto sentì un rumore in cucina ed alzò gli occhi per vedere Robbie all'entrata della stanza. Robbie li guardò stupito e abbassò velocemente lo sguardo.  «Scusate, tolgo il disturbo.» e si dileguò. Dave la guardò con fare interrogativo e quando Lola alzò le spalle sorrise e seguì gli altri in salotto. Lola se ne andò in camera sua pensando al comportamento strano di Robbie. Se non gliene fregava niente di lei, cosa volevano dire quei comportamenti strani? 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Confessioni. ***


Il giorno dopo si alzò presto e andò in ospedale a trovare la madre. I dottori avevano detto che era importante parlarle, che l'avrebbe sentita e così Lola cominciò a raccontare della serata passate, di come Luke si stesse sforzando ad essere meno invadente, di come avesse fatto pace con Dave e di come si era comportato Robbie. Per un breve istante le parve che la mano della madre si muovesse ma non era sicura che fosse davvero successo, forse la mente le stava facendo brutti scherzi.  “Mamma?”. Non si mosse nulla. Sbuffò e strinse la mano della madre.  “Non fa niente, prenditi il tuo tempo ok? Noi staremo qui ad aspettarti.” Poi continuò  “Avrei tanto bisogno di un tuo consiglio. Credo che mi sto innamorando, come mai mi è successo prima. Mi fa sentire così al sicuro, così forte e quando sono con lui mi sento come se potessi fare di tutto. Solo che non credo lui provi lo stesso per me. Forse il nostro bacio è stato soltanto un errore, o forse era un modo per distrarmi e tirarmi su di morale. L'ho sentito parlare con Luke e ha detto che tra di noi non c'è niente. Forse mi sono immaginata tutto. Non so cosa fare.” Abbassò lo sguardo sulle loro mani unite e le lacrime cominciarono a scendere. Quanto avrebbe voluto poterla risvegliare in qualche modo. Dopo aver salutato la madre con un bacio in fronte, si alzò e lasciò la stanza diretta a casa.

 

Quando rientrò a casa, Luke e Robbie stavano preparando il pranzo.  “Dove sei stata?” chiese Luke spuntando dalla cucina.  “In ospedale.” -  “Novità?” Il tono di Luke era speranzoso e fu ancora più difficile rispondergli  “No, ancora nulla.” Luke abbassò lo sguardo e le andò incontro.  “Non dobbiamo smettere di avere fiducia, capito?” La guardò e la strinse forte.  “Bhe che stavate facendo?” -  “Prepariamo il pranzo. Carbonara, va bene?” chiese Robbie entrando in salotto.  “Si grandioso.” Così si unì a loro ed in silenzio cominciò a preparare la tavola mentre i due ragazzi terminavano di cucinare. Si sedettero tutti e tre a tavola. Quel posto vuoto faceva sempre più male. Fu Luke a rompere il silenzio “Questa sera credo che io e Robbie usciamo con degli amici. Mi hanno obbligato ad uscire, dicono che mi farebbe bene.” -  “Si lo credo anche io. Vai e svagati un po'.” concluse con un sorriso rassicurante Lola.  “Ma non voglio lasciarti a casa da sola. Mi preoccuperei tutta sera.” Lola pensò un attimo.  “Tranquillo, chiamerò Charlotte e Steph. Tanto le avrei dovute vedere prima o poi. Mi assillano da giorni di uscire con loro ma continuavo a rifiutare. Vorrà dire che oggi finalmente dirò di sì.” 

 

“Allora sei sicura che va bene se noi usciamo?” chiese per la milionesima volta Luke sulla porta di casa.  “Sicurissima. Ora andate pure tranquilli. Tra poco arrivano le mie amiche e non sarò più sola. Via, andate.” ordinò spingendo Luke fuori dalla porta. Prima di chiudere però fermò Robbie per un braccio.  “Controllalo per favore.” gli chiese implorante.  “Farò del mio meglio.”  rispose con un leggero sorriso Robbie. Dopo pochi minuti, arrivarono Charlotte e Steph.  Appena entrate in casa le corsero incontro e la abbracciarono forte. “Ci sei mancata tanto.” annunciò Steph.  “Anche voi mi siete mancate.” ammise Lola.  “Bene ora mettiamoci comode che abbiamo alcune cose da raccontarti.” la informò Charlotte. Lola scrollò la testa divertita e si misero comode sul divano.  “Bene, vai spara.”  la invitò Lola. E così Charlotte iniziò un racconto dettagliato di come si fosse vendicata del suo ex facendolo ingelosire con uno dei loro amici.  “Sei sempre la solita.” commentò Lola ridendo. La serata passò velocemente, tra racconti, risate, film d'amore e pettegolezzi. Riuscirono a farle dimenticare un po' i suoi problemi e gliene fu davvero grata. Quando se ne andarono, Lola si mise subito a letto e crollò come un sasso. 

 

 

 “La vita fa schifo!” un urlò la svegliò in piena notte. Era la voce di Luke che fu subito seguita da quella di Robbie.  “Cazzo, stai zitto Luke!” Lola si alzò subito al letto, allarmata. Scese in salotto e trovò Luke sdraiato sul divano con un panno in testa e Robbie in piedi a controllare l'amico.  “Che è successo?” domandò, il suo tono allarmato. Robbie si girò verso di lei sorpreso, forse non l'aveva sentita scendere.  “Ho detto: Che è successo?” chiese alzando la voce Lola.  “Ha bevuto troppo, era fuori controllo. È caduto ed ha sbattuto la testa.” Lola corse dal fratello e tolse il panno dalla testa per controllare. C'era una garza a coprire la ferita sulla testa.  “Cos'è questo?” -   “L'ho portato in pronto soccorso per essere sicuro che non fosse nulla. Lo hanno bendato e hanno detto di stare a riposo e tenere del ghiaccio in testa. Niente di che.” spiegò tranquillo Robbie. Luke sembrava essersi calmato o forse si era addormentato. Lola si alzò e andò incontro a Robbie e gli diede una spinta. “Una cosa soltanto ti avevo chiesto di fare.” Altra spinta.  “Dovevi tenerlo d'occhio.” Altra spinta.  “Dovevi assicurarti che non gli succedesse nulla.”  Spinta di nuovo. “Non sei stato in grado di fare nemmeno quello.” Fece per spingerlo nuovamente ma questa volta Robbie bloccò le mani con le sue. Lola lo guardò negli occhi cercando di fargli capire tutta la sua rabbia.  “Calmati.” disse soltanto Robbie.  “Non mi calmo per niente.” sentenziò Lola.  “Non sono il suo badante ok? L'ho mollato per un secondo ed è caduto. Un cazzo di secondo.” Urlò Robbie.  “Non me ne frega niente, dovevi stargli appiccicato. È l'unica famiglia che mi rimane.” Gridò Lola liberandosi le mani da quelle di Robbie e cominciando a battere i pugni sul petto del ragazzo. Robbie indietreggiò fino in cucina poi bloccò nuovamente i suoi pugni e la spinse contro il tavolo.  “Guardami.” Lola bloccata contro il tavolo, le mani tra quelle di Robbie, abbassò lo sguardo.  “Guardami, per favore.” Implorò.  Lola alzò la testa e fissò il ragazzo. Gli occhi verdi di lui erano così penetranti che si sentì quasi nuda. “So cosa vuol dire ok? Lo so bene. Mi spiace, ho sbagliato. Hai ragione.” ammise Robbie.  “No non ti devi scusare. Ho esagerato. Luke doveva stare attento, è grande e vaccinato. Scusami.” Chiuse gli occhi ed appoggiò la testa sul petto di Robbie. Lui parve essere preso alla sprovvista perché indietreggiò leggermente ma poi la strinse a sé e le accarezzò la testa.  “Non ti capisco. Prima mi baci, poi mi allontani e poi mi stringi in questo modo.” Nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, Lola si pentì. Le stava pensando nella sua testa ma le aveva dette ad alta voce e si maledì. Robbie si staccò e la guardò sorpreso.  “No aspetta. Io ti avrei allontanato? Sei tu quella che ha detto che non aveva significato nulla, non io.” Robbie era confuso.  “Guarda che puoi smettere di recitare. Ho sentito quello che hai detto a mio fratello la sera dopo il nostro bacio.” confessò Lola.  “Che avrei detto scusa?” chiese dubbioso Robbie.  “E non c'è nessuna recita qui. Non so di cosa tu stia parlando.” continuò.  “Mio fratello ti ha chiesto cosa fosse la storia con me e tu hai detto che non era niente.” Lola abbassò lo sguardo. Ormai era troppo tardi per tornare indietro, tanto valeva chiudere la questione. Robbie scosse la testa.  “Quando siamo tornati dalla nostra fuga in spiaggia, Luke mi ha subito chiesto perché mi fossi allontanato con te. Era piuttosto agitato e minaccioso e non volevo farlo incazzare ancora di più ed ho detto che non era nulla. Ma mi sono pentito subito di averlo detto e prima di dormire gli ho detto del nostro bacio. Chiaramente non gli ha fatto piacere e mi ha detto che mi avrebbe tenuto d'occhio. Quando ho spiegato quello che provo per te però si è calmato e mi ha detto che se davvero ci tenevo avevo il via libera ma che comunque mi avrebbe controllato.” ammise sorridendo Robbie.  Tutto quel tempo sprecato per una frase che non significava nulla. Se solo avesse chiesto spiegazioni prima magari ora sarebbero stati una coppia. “Cosa provi per me?” chiese Lola arrossendo.  “Non so se lo vuoi sapere. D'altronde non significava nulla il bacio no?” proseguì Robbie con il suo sorriso sghembo. Lola lo fulminò con lo sguardo e il suo lato orgoglioso entrò in gioco.  “Ok fa niente, se non lo vuoi dire non mi interessa.” E così face per uscire dalla cucina ma non appena passò al fianco di Robbie, questo le prese il braccio e la portò davanti a sé così che i loro volti quasi si sfioravano.  “Gli ho detto che mi sto innamorando perdutamente di te.” confessò Robbie. Lola sorrise e si morse il labbro. Qualcosa di buono finalmente stava capitando.  “Anche io mi sto innamorando di te.” dichiarò Lola. Non appena Lola finì di pronunciare quelle parole, Robbie la sollevò e la fece sedere sul tavolo della cucina, le prese il volto tra le mani e la baciò con una passione mai vista prima. Lola ancora una volta strinse le sue gambe attorno alla vita di Robbie e con le mani prese il colletto della camicia del ragazzo tirandolo a sé. Il suo cuore batteva così forte che era sicura si potesse sentire ad un miglio di distanza. Le loro bocche continuavano ad esplorarsi ed a scoprirsi ed i loro corpi erano in preda a fremiti. Quando si staccarono, Robbie appoggiò la testa sulla sua e sorrise e Lola si unì a lui. “Sono felice.” -  “Anche io, tanto.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3677958