Tutta colpa di un paio di calze.

di Graffitisuimuri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutta colpa di un paio di calze - parte prima. ***
Capitolo 2: *** Tutta colpa di un paio di calze - parte seconda. ***



Capitolo 1
*** Tutta colpa di un paio di calze - parte prima. ***


Tutta colpa di un paio di calze - parte 1.


"I let it fall, my heart,
And as it fell you rose to claim it
It was dark and I was over
Until you kissed my lips and you saved me
[...]
When I lay with you

I could stay there
Close my eyes
Feel you here forever
You and me together nothing gets better"




 

Quando il mio sesto senso mi dice di non fare qualcosa devo sempre,  dico sempre, ascoltarlo.
Se l’ avessi fatto adesso non mi troverei, la sera di Capodanno, a mezz’ora dal  countdown, rinchiusa in uno sgabuzzino.
No, se avessi ascoltato a quest’ ora sarei a casa, nel mio letto, sotto le coperte. Magari avrei visto un film su Netflix e prima dell’ una sarei sicuramente crollata.
E adesso non mi troverei chiusa in una stanza di 4x4 con il mio ex.
E non un ex qualunque, ma L’ Ex per eccellenza.
Quello che speri di non rivedere più.
Quello che ti ha fatto passare mesi stesa sul letto a rimpinzarti di gelato disciolta in una valle di lacrime.
Esatto, proprio lui.
Ma facciamo qualche passo indietro.
Sicuramente vi starete chiedente come ho fatto  a finire qui dentro.
Beh, è una storia molto divertente.
Tutto è cominciato con delle calze sfilate.
Calze sfilate a causa di uno  vestito di pailette.
Uno stupido vestito di pailette che Ayame mi aveva costretto a comprare proprio in occasione del veglione.
Era successo che le succitate calze si erano impigliate nelle cuciture che tenevano ferme le applicazioni argento del sempre succitato vestito e il minuscolo buco che si era creato era mano a mano diventato un immensa voragine.
Quindi l’ unica soluzione era quella di trovare un bagno e sfilarle, tanto ormai erano diventate inutilizzabili.
Così avevo bisbigliato all’ orecchio di Ayame che sarei andata alla ricerca della toilette, ma dubito che mi abbia prestato attenzione dato l’ elevato tasso alcolico nel sangue, in più era completamente assorta nella conversazione con un tipo – un certo Koga – che pareva essere il proprietario dell’ immensa villa in cui si stava svolgendo la festa.
Ovviamente, sfortunata come ero entrata nella stanza sbagliata e la porta si era bloccata senza nessun motivo apparente. Avevo bussato per buoni dieci minuti ma nessuno pareva sentirmi. Il che non era probabile dato il volume della musica.
Avevo pensato che peggio di così non potesse andare, ma evidentemente mi sbagliavo.
Perché qualche minuto dopo la maniglia aveva cigolato, facendo accendere in me un barlume di speranza che si era spento nel momento in cui avevo visto la persona sull’ uscio.
Lui: Inuyasha No Taisho.
Il mio ragazzo del liceo, colui che aveva ridotto il mio povero cure di adolescente a brandelli.
Ero rimasta impietrita, tanto che non avevo fatto in tempo a parlare che la porta si richiuse dietro di lui con un tonfo.
Un tonfo che era suonato alle mie orecchie come un requiem.
E niente, adesso siamo bloccati qui insieme con a disposizione un minuscolo spazio. Come minimo finirà in un bagno di sangue.
 
Voglio morire.
 
<< E tu che ci fai tu qui? >> anche Inuyasha è sconvolto, lo posso intuire dal suono della sua voce e dallo sguardo di puro stupore nei suoi occhi.
Non gli rispondo, mentre continuo a fissarlo sperando che possa essere un allucinazione prodotta dalla parte malata del mio cervello.
Perché non  posso essere veramente rimasta chiusa all’ interno di  un minuscolo sgabuzzino con il mio ex ragazzo.  No, deve essere certamente il mio subconscio che mi fa brutti scherzi, intontito dall’ alcool, il fumo e la musica a tutto volume.
Magari qualcuno mi ha messo qualche acido nel drink.
 
 
<< Hai per caso perso la lingua? >>.
 
No, non è il frutto di una mia proiezione mentale perché nemmeno nella migliore delle allucinazioni sarei riuscita a riprodurre quel tono così maledettamente irritante.
<< Tz, vedo che i tuoi modi non cambiano mai. Comunque io potrei farti la stessa domanda >>.
 
Ci fissiamo in cagnesco per alcuni minuti.
Con un certo fastidio noto che Inuyasha non è cambiato per niente, sia nei modi di fare che nell’ aspetto.
Porta ancora i capelli lunghi come quando stavamo alle superiori, il suo fisico è ancora quello tonico e atletico di una volta, senza per questo risultare “massiccio”. Sul viso, come allora, non c’è alcun accenno di barba e negli occhi neri come la pece ha ancora lo stesso sguardo ironico che tanto mandava in bestia i nostri professori.
Uno strano senso di familiarità mi invade catapultandomi a qualche anno prima quando sembrava che le cose tra noi due non potessero andare meglio. E questo rende la sua presenza ancora più intollerabile di quanto già non sia.
 
<< Beh, io adesso andrei >> la sua voce spezza in flusso dei miei pensieri riportandomi al presente, anche se ancora non riesco a ricacciare indietro questa sensazione di fastidio che mi attanaglia lo stomaco.
Si gira di spalle e comincia ad armeggiare con il pomello della porta mentre io mi appoggio al muro. Una parte di me spera che riesca in qualche modo a farci uscire da qui in modo che ognuno possa ritornare dai rispettivi amici e dimenticare questo brutto episodio. L’ altra invece è già rassegnata all’ idea di dover passare tutta la notte in compagnia di Inuyasha.
Il che non sarà affatto facile, questo è certo.
 
 
 
 
 
<< E’ inutile che ci provi. Non si apre >> .
 
Sono passati vari minuti e la porta non accenna ad aprirsi. Inuyasha ha provato di tutto, dalle spallate, ai calci. Ha tentato di contattare qualcuno per farsi venire a salvare ma niente. Sembra quasi che l’ universo voglia per forza tenerci rinchiusi qua dentro.
<< Maledetta porta! >> sbotta assestandogli un ennesimo calcio, poi anche lui si siede portando una gamba al petto e lasciando l’ altra distesa. La stanza è talmente piccola che anche se è seduto di fronte a me il suo piede destro sfiora la mia caviglia sinistra. Non creca minimamente di celare la sua frustrazione, continua ad agitare la gamba piegata e a contrarre la mascella. Tutto il suo corpo urla “voglio andare via di qua! “ il che per qualche motivo mi innervosisce.
Sono quasi sul punto di mettermi ad urlargli in faccia che nemmeno io sono felice di essere rinchiusa qui con lui quando, improvvisamente, decide di interrompere il silenzio che minuto dopo minuto stava diventando sempre più pesante.
 
<< Allora, come ti va la vita? >> .
 
La domanda mi lascia sbigottita.
Noi siamo qui, rinchiusi in questo minuscolo spazio, in una delle serate che entrerà nella top five delle “serate peggiori di sempre” e vuole fare conversazione?.
Deve essere impazzito.
No, sicuramente è impazzito.
 
<< Perché ti interessa? >> .
 
Inuyasha fa le spallucce.
 
<< Siamo qui no? Tanto vale tenerci occupati. O vuoi rimanere in silenzio fino a domani mattina? >>.
 
<< Io con te non ci parlo >>.
 
Sbuffa, palesemente irritato.
 
<< Dopo tutti questi anni ce l’ hai ancora con me. Lo sai che il rancore fa invecchiare precocemente? >>.
 
A stento mi trattengo dall’ afferrare una delle scope appoggiate al muro e sbattergliela violentemente in testa.
Forse l’ unica cosa che mi fa desistere è la consapevolezza che con la mia coordinazione non arriverei nemmeno a sfiorarlo. Mi disarmerebbe in meno di dieci secondi, non a caso era il capitano della squadra di katana della scuola.
Però mi piacerebbe, mi piacerebbe molto.
 
<< Sei un idiota >>.
 
Ridacchia.
Cosa avrà mai da ridere poi?.
 
<< Lo trovi divertente? >> gli domando piccata.
Non so come faccia a ridere in un momento del genere, in una situazione del genere ma è irritante. Estremamente irritante. Tutto in lui ha il potere di mandarmi fuori dai gangheri.
 
<< Molto.  Non sei cambiata di una virgola dalle superiori, anche allora ti irritavi con poco >>.
 
<< Oh certo, hai mai considerato che sei tu che mi irriti? >>.
 
Fa roteare gli occhi e incrocia le braccia al petto.
 
<< Certo, è sempre colpa mia eh? >>.
 
<< Ti stupisce? >>.
 
Cala il silenzio.
Lo so, non sto reagendo in modo maturo, affatto.
Dovrei cercare di smorzare questa situazione che già è abbastanza pesante, non peggiorarla.
Ma è più forte di me, non riesco ad essere gentile con lui.
 
Peggio di cosi non può proprio andare.
 
La lampadina sulle nostre teste comincia a fibrillare, prima lentamente poi a intervalli sempre più ravvicinati per poi spegnersi definitivamente con un sibilo.
Adesso siamo totalmente al buio.
Mi verrebbe voglia di prendere a testate nel muro.
 
Come non detto.
 
A tentoni vado alla ricerca della borsetta che avevo appoggiato poco distante dai miei piedi. Non dovrebbe essere un impresa difficile trovarla viste le dimensioni della stanza.
Ad un tratto le mie dita intercettando qualcosa, qualcosa di liscio.
Qualcosa di liscio come la coda di un topo …
 
Mi lascio scappare un urlo e ritiro velocemente la mano.
 
<< Ma si può sapere perché urli eh? >>.
La flebile luce bianca della torcia di un telefono rischiara l’ abitacolo. Inuyasha mi guarda con un espressione perplessa in viso, mentre tra le dita stringe il suo cellulare.
 
<< C-C’era u-un topo >> balbetto stringendo ancora la mano contro il petto.
Inuyasha sospira scuotendo la testa.
 
<< Non era un topo cretina! Era la mia mano! >>.
 
Mi do mentalmente dell’ idiota, come ho fatto a pensare a una cosa così stupida?.
Apro la bocca, poi la richiudo, poi la riapro ancora. Vorrei dire qualcosa di intelligente, ma evidentemente per stasera i miei neuroni hanno espletato tutte le loro funzioni perché non pronuncio nemmeno un suono.
Imbarazzata come poche volte nella mia vita afferro la borsetta e comincio a frugare all’ interno ricerca di solo Dio sa cosa.
 
<< Hey, Mary Poppins, cosa cerchi la dentro? >>
 
Vorrei rispondere “la mia dignità” ma sembra troppo drammatico perfino per i miei gusti per cui tiro fuori un pacchetto di mentine. Sorride ironico << mi spiace deluderti Kagome ma quest’ anno nessun bacio a mezzanotte >>.
 
Odioso, è veramente odioso.
 
Faccio roteare gli occhi, pensando che la me adolescente doveva essere proprio imbecille per essere innamorata persa per un tipo così.
Gli lancio il pacchetto che lui afferra al volo. << Fammi un regalo di anno nuovo: strozzatici >> Inuyasha a questa mia battuta ridacchia per niente offeso e ne fa scivolare tre o quattro sulla mano che poi porta alla bocca. Credo che abbia capito che questo è un mio personalissimo modo di sventolare bandiera bianca.
In fondo ha ragione lui, sono passati anni,  giunto il momento di sotterrare l’ ascia di guerra e andare avanti.
Devo essere matura.
Ecco, un nuovo proposito per l’ anno nuovo: più maturità per Kagome Higurashi.
 
 
<< Sango mi ha detto che ti stai frequentando con Hojo >>.
 
È proprio in vena di chiacchiere stasera.
 
Inarco il sopracciglio.
Mi chiedo come faccia a saperlo, dato che è molto tempo che non parliamo. E’ molto tempo che non parlo con nessuno dei vecchi amici delle superiori in realtà. E il motivo era sempre lui: Inuyasha. Superare la nostra rottura per me non è stato facile e progressivamente mi sono allontanata da tutti i nostri amici in comune. Sapevo da quelle poche parole che avevo scambiato con suo fratello Koaku qualche mese prima, dopo averlo incontrato per caso alla stazione della metro, che le cose tra lei e MIroku si erano finalmente stabilizzate e che avevano deciso che appena possibile sarebbero andati a vivere insieme.
Avevo anche pensato anche di inviarle una mail per farle i miei auguri, ma non avrei saputo da dove iniziare ne in che modo giustificare la mia sparizione per cui avevo desistito.
 
<< Mmh … si, diciamo che siamo usciti qualche volta >> che poi dire “qualche volta” è un eufemismo bello e buono. Sono mesi che Hojo e io ci frequentiamo come una coppia, eppure per qualche strano motivo sono sempre restia a presentarlo come il mio fidanzato.
Non che sia un cattivo ragazzo, anzi è forse una delle persone più buone che io abbia mai conosciuto ed è uno dei pochi amici della mia adolescenza, se non l’ unico, con il quale non avevo tagliato i ponti dopo la fine del mio rapporto con Inuyasha.
Erano anni che aveva una cotta per me e al suo ennesimo invito ad uscire non avevo saputo dire di no. Così avevamo cominciato frequentarci e senza volerlo mi ero ritrovata coinvolta in una semi relazione con lui.
L’ unico motivo per il quale adesso non si trova qui con me è che si trova ad Osaka per festeggiare l’ anno nuovo con alcuni suoi parenti.
 
<< E stai bene con lui? >>
 
Tutto questo interessamento per la mia vita privata mi stupisce, anche perché non sembrano semplici domande di cortesia. Sembra davvero incuriosito, quasi interessato all’ argomento.
Lo so, tutto questo non ha senso.
 
<< Io … io credo di si. Hojo è una delle persone più buone che io conosca. Lui vuole davvero rendermi felice >>   mormoro. Lui non sembra molto convinto della mia spiegazione, ha un aria piuttosto perplessa. << E tu invece, qualche nuova fiamma all’ orizzonte? >>. Domando cercando di sviare il discorso dalla mia non proprio rosea vita amorosa. Inuyasha scrolla le spalle << sono appena stato elegantemente scaricato >> lo dice con una certa ironia nella voce, ma mi accorgo che questo è solo un modo per dissimulare una certa tristezza.
 
 Per un attimo mi si stringe il cuore.
 
Ad essere del tutto sinceri non sono propriamente all’ oscuro della vita sentimentale del giovane No Tashio. I social sono uno strumento potente e Instagram ti offre milioni di possibilità di stalking. Così, un giorno, mi ero ritrovata sulla sua pagina Instagram – ovviamente la mia era solo curiosità, figurarsi se mi potevo veramente interessare della sua vita sentimentale - e scrollandola avevo trovato tra le ultime foto caricate quella di una vacanza in montagna.
Su uno splendido sfondo innevato svettava la figura di Inuyasha:  in una mano reggeva una lucida  tavola nera da snowboard, in dosso aveva una tuta da sci rossa e grigia e in testa un berretto nero. Così imbacuccato si potevano scorgere solo una porzione dei suoi capelli lucentissimi e neri che sporgevano dal cappello e quei due grandi carboni ardenti dei suoi occhi che invece di fissare l’ obbiettivo guardano in direzione della donna accanto a lui, una bellissima ragazza dai lunghissimi capelli corvini. Lei aveva un braccio stretto in torno alla sua vita e una mano appoggiata al suo petto. Nemmeno lei guardava l’ obbiettivo, ma ricambiava lo sguardo di Inuyasha con tenerezza.
Quello sguardo così dolce che si stavano scambiando aveva risvegliato in me una serie di ricordi che mi avevano fatto contorcere lo stomaco. Ma essendo io un essere masochista ero andata comunque a cercare altre informazioni su di lei.
Così avevo scoperto che si chiamaa Kikyo Nakamura, frequentava un prestigiosissimo corso di arte all’ università di Los Angeles e a tempo perso faceva la modella per qualche rivista. Non che fosse strano data la sua innegabile bellezza: i grandi occhi color caffè, le ciglia lunghe, le labbra rosse e quei lineamenti così delicati che la facevano sembrare quasi eterea.
Avevo pensato che Inuyasha avesse trovato l’ altra metà della mela. Ma evidentemente non è così.
 
 
<< Ah, oddio  mi spiace molto >>  e stranamente mi dispiace davvero. Nonostante tutto il male che quest’ essere mi ha fatto non posso che provare una certa compassione per lui.
In fondo tutti meritiamo qualcuno con cui essere felici.
Inuyasha sospira e scuote leggermente la testa << non ti preoccupare, deve essere il karma che mi sta punendo per la serie di scelte di merda fatte negli ultimi anni >> i suoi occhi tornano improvvisamente a fissare i miei anche se non con la stessa spavalderia di prima. Sembra imbarazzato in un certo senso.
 
 << A essere onesti ti ho pensato molto in questo periodo>>.
 
Sgrano gli occhi.
Questa si che è una vera bomba.










lo so, lo so Capodanno è passato da un pezzo ma questa storia giaceva abbandonata nel mio computer da troppo tempo ed era venuta l' ora di pubblicarla.
E' lunga circa otto pagine Word per cui ho deciso che era giusto dividerla in due parti per non tediarvi troppo con una lettura esageratamente lunga.
spero che questo primo pezzo vi sia piaciuto e che in qualche modo vi abbia fatto anche spuntare un sorriso.
Prometto di pubblicare la seconda parte in questi giorni.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci.
Graffiti.




















 

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Capitolo 2
*** Tutta colpa di un paio di calze - parte seconda. ***


Tutta colpa di un paio di calze - parte seconda.
 

" And I know I shouldn't tell you
But I just can't stop thinking of you
Wherever you are
You
Wherever you are
Every night I almost call you
Just to say it always will be you

Wherever you are "



<< Tu >> indico prima lui << che pensi a me …? >> poi punto l’ indice verso di me. La cosa mi sembra assurda. Lo stesso Inuyasha che non ha esitato un minuto a infrangere il mio piccolo cuoricino pensa a me dopo una rottura con una delle ragazze più belle che abbia mai visto. Fa ridere già così.
E infatti scoppio in una fragorosa risata.
Non dovrei, lo so, è assolutamente indelicato da parte mia ma giuro che proprio non riesco a fermarmi.
Inuyasha, che non ha esattamente preso bene questo scoppio di ilarità, si allunga verso di me e mi da un pizzicotto sulla pelle nuda della gamba. Smetto subito di ridere e mi massaggio il punto in cui mi ha pizzicato. << Ma sei scemo!? >> gracchio fulminandolo con lo sguardo.
 
<< Io sarei scemo? Io mi apro con te e tu mi ridi in faccia >>.
 
<< Oh perdonami, ma mi risulta un po’ difficile crederti >>.
 
<< E perché di grazia?>>.
 
<< Mah, forse perchè sei la stessa persona che mi ha lasciato trasferendosi dall’altro capo del mondo>>.
 
Ecco qua, ho appena innescato una bomba che potrebbe tranquillamente esplodere da un momento all’ altro.
 
<< Dio santo Kagome, non ricominciare, non sono stato io a lasciarti, sei stata tu!>>.
 
Eh lo so, non ci starete capendo nulla.
Ma andiamo per gradi che è meglio.
Dovete sapere che Inuyasha l’ ultimo anno di superiori aveva vinto una borsa di studio per frequentare un prestigioso College negli U.S.A. Il genio però aveva pensato di avvertirmi solo due giorni prima della cerimonia del diploma.
Vi lascio solo immaginare il litigio che ne era conseguito. Vi dico solo che il mio regalo per lui per il diploma non è mai arrivato intatto a destinazione.
Quel giorno è stata l’ ultima volta che l’ ho visto, non sono nemmeno andata a salutarlo all’ aeroporto.
E lo so che cosa vi starete chiedendo: allora se l’hai lasciato tu perché fai tutte queste storie?.
Beh, provate a dirmi come vi sareste sentite se all’ improvviso il vostro fidanzato vi dicesse che parte per una destinazione a milioni di chilometri da voi, che ha deciso mesi fa e che spera che voi lo possiate capire. Non so se sareste poi tanto comprensive.
 
 
 
<< Ah certo, tu mi hai nascosto che partivi per mesi Inuyasha. Mi hai mentito spudoratamente, a te non è mai importato un accidente di noi! >>.
 
La mia voce è appena passata da “moderatamente acuta” a “ così acuta da rompere i bicchieri”. In poche parole sto urlando. E anche tanto.
 
<< Non è assolutamente vero! Io ti avrò pure mentito ma tu sei sparita completamente. Ho passato mesi cercando si parlarti, ti ho scritto centinaia di mail alle quali non hai mai risposto. Ti ho chiamato una volta al giorno per tre mesi ma niente >>.
 
La sua voce e bassa e rabbiosa. Le braccia serrate lungo i fianchi e i pugni stretti. Credo di averlo visto poche volte così arrabbiato.
<< Quell’ inverno sono tornato a Tokyo sperando di vederti, ma poi ho scoperto che avevi interrotto tutti i contatti con tutti i nostri amici, sono venuto sotto casa tua ma tua mamma ha detto “che eri uscita per delle commissioni” e solo ora probabilmente mi rendo conto che eri in giro con quel damerino faccia da triglia di Hojo. Per cui Kagome, seriamente, smettila perché questa tua rabbia è ridicola e l’ unico furioso qui dovrei essere io >>.
 
La sincerità delle sue parole mi colpisce in faccia come uno schiaffo o un pugno ben assestato. Mi lascia attonita, incapace di replicare.
E per la prima volta in tanto tempo mi rendo conto che ha ragione. Maledettamente ragione.
Rivedo come un film tutti i mesi dopo la nostra rottura e mi rendo conto che non sono stata l’ unica a soffrire.
Mi rendo conto di quanto sono stata infantile e di come, per colpa della mia rabbia, non gli abbia mai dato la possibilità di spiegarsi o, quantomeno, scusarsi.
Improvvisamente uno strisciante senso di colpa si fa largo in me.,
 
Eh si Kagome, sei stata proprio una stronza.
 
Abbandono quindi la mia postazione vicino al muro e mi avvicino lentamente ad Inuyasha stando attenta a non urtare il suo telefono che al moneto, con la sua torcia è l’ unica fonte di luce che rischiara questo buio proiettando lunghe ombre nere intorno a noi.
Ora sono in ginocchio di fronte a lui, esito per un secondo e poi delicatamente gli afferro il viso con entrambe le mani e lo faccio girare verso di me.  Siamo vicinissimi. Certo non che prima fossimo distanti, questo sgabuzzino è talmente piccolo che non possiamo stare fisicamente lontani. Ma ora i nostri nasi sono a pochi centimetri l’ uno dall’ altro. Non so se rendo l’ idea.
Cerco di non concentrarmi su questo dettaglio o sul fatto che per me, nonostante siano passati secoli, Inuyasha risulti sempre irresistibilmente attraente.
 
Concentrati Kagome.
 
Faccio un respiro  profondo.
<< Mi spiace >> mormoro << hai perfettamente ragione. Scusa >>.
Sento le sue guance riscaldarsi sotto i miei palmi e non riesco a capire se il motivo è la mia vicinanza o le mie improvvise scuse. Fatto sta che si ritrae e io mi ritrovo a stringere il nulla. Non faccio una piega ma invece di tornare al mio posto, mi siedo accanto a lui cercando comunque di mantenere una certa “distanza di sicurezza”.
<< tz, non fa nulla >> borbotta in fine << ormai sono cose passate >> si mordicchia il labbro inferiore leggermente,indeciso se continuare o meno << ma vedi è la verità quello che ti ho detto prima è la verità. Ho pensato a quanto deve essere stato difficile per me vedermi andare via. All’ epoca ero arrabbiato con te perché non riuscivi a capirmi, oggi invece mi rendo conto che con le mie scelte posso ferire chi mi sta in torno. Sono stato per anni così concentrato verso i miei sogni da dimenticarmi del resto >> reclina la testa all’ indietro, appoggiandola alla porta di legno dietro di noi. Socchiude gli occhi e per la prima volta mi appare stanco.
<< All’ epoca avrei dovuto parlarne con te, se l’ avessi fatto probabilmente tu non ti saresti arrabbiata con me e le cose sarebbero andate apposto. Ma se la cosa ti può consolare nonostante abbia ottenuto la carriera che volevo, nel paese dei miei sogni ma non sono comunque felice. E non riusco nemmeno a rendere felici le persone che amo: forse è per questo che Kikyo se ne andata >>.
 
A sentire queste parole quasi mi commuovo e capisco quanto sono stata sciocca. Per quanto al di fuori non sembri Inuyasha non è più il ragazzino del liceo dei miei ricordi ma bensì un uomo adulto che capisce i suoi errori e ne pagale conseguenze.
In uno slancio di tenerezza lo stringo in un abbraccio e non mi importa se la cosa è alquanto imbarazzante per un milione di motivi. Voglio fargli sentire un po’ la mia vicinanza.
<< Non ti devi scusare di niente con me, anche io sono stata sciocca: all’ epoca non capivo perché volessi trasferirti in America. Pensavo che avresti avuto le stesse opportunità anche qui, che in qualche modo avresti trovato la tua strada. Ma mi sbagliavo, sono stata egoista anche io perché non mi rendevo conto che in questo modo ti tarpavo le ali. E mi dispiace molto aver interrotto ogni contatto con te. Adesso mi sento davvero una cretina >>. Sciolino questo discorso poetico tutto di un fiato, perché se mi interrompessi so che non avrei più il coraggio di continuare.
E stranamente mi sento libera, come se avessi finalmente chiuso il cerchio.
Forse era destino ritrovarci rinchiusi qua dentro, dovevamo vederci per chiarire le cose tra noi.
 
È la sera delle grandi confessioni a quanto pare.
 
<< Kagome … >>sussurra il mio nome dolcemente, come non lo sentivo fare da anni.  Il suo respiro è caldo contro la mia guancia, mi allontano leggermente ma non abbastanza da annullare il contatto fra i nostri corpi. I suoi occhi a malapena rischiarati dalla luce bianca del cellulare sembrano ancora più neri e profondi. Con la mano mi sposta una ciocca di capelli dietro l’ orecchio e la fa scivolare lentamente dietro la mia nuca.
Ho un milione di sensazioni che mi vorticano nello stomaco, il cuore mi batte all’ impazzata e sembra voglia uscirmi dal petto.
Non riesco a formulare un pensiero coerente se non: che cosa sta succedendo?.
Però di qualsiasi cosa si tratti so di volerlo, ora e adesso, perché anche se domani potrei pentirmene in questo momento mi sembra la cosa più giusta.
Socchiudo gli occhi, aspettando il fatidico momento del bacio.
 
Bacio che non arriverà mai perché il telefono di Inuyasha decide di avvisarci che ha la batteria scarica proprio in questo momento.
<< Accidenti >> sibila staccandosi repentinamente da me per recuperare il maledetto cellulare che ha pensato bene di segnalare la sua dipartita proprio in questo momento.
 
Stupido aggeggio elettronico.
 
<< Non è che potresti usare la tua torcia? Il mio telefono ha deciso di crepare proprio ora >> . mi chiede mostrandomi l’ oggetto incriminato.
Sospiro, rammaricata per il momento romantico mancato che non tornerà più indietro. Anche se forse è meglio così, siamo ex, c’è una distanza da mantenere.
E mentre cerco di auto-convincermi che questo sia un segnale dell’ universo che mi sta dicendo che non devo assolutamente baciare Inuyasha tiro fuori il cellulare dalla borsetta.
Sbloccandolo mi accorgo dell’ orario che campeggia in bianco nella parte alta dello schermo: 23:59.
Manca un minuto alla mezzanotte.
 
Mi volto verso Inuyasha – che intanto è tornato a sedersi accanto a me – e gli mostro il cellulare.
 
<< Manca un minuto alla mezzanotte: qualche desiderio per l’ anno nuovo? >>
 
Lui mi sorride a mezza bocca.
 
<< Attenta, potrei cominciare a pensare di starti simpatico >> mi schernisce.
.
Faccio roteare gli occhi.
 
<< Non fare il cretino: parlo sul serio. Cosa vorresti per questo 2019? >>.
 
Lui fa finta di pensarci su portandosi una mano sotto il mento.
 
Ecco, è tornato il solito imbecille.
 
<< In effetti c’è qualcosa che vorrei … >>  avvicina lentamente il suo viso al mio.
 
<< Beh, sentiamo e cosa sarebbe? >> non so per quale oscuro motivo ma la mia voce sta leggermente tremando.
Sorride.
 
<< Questo >>.
 
E proprio mentre esplode il boato dei fuochi d’ artificio che annunciano il nuovo anno si allunga verso di me e mi bacia.
Eh si, avete letto bene.
Io ed Inuyasha ci stiamo baciando. Un lungo ed appassionato bacio.
Le sue labbra sono morbide e calde come me le ricordavo, il suo odore così familiare mi invade le narici. In un attimo le mie mani sono aggrappate alla sua maglietta nel tentativo di avvicinarlo ancora più a me.
Ed è talmente assurdo che quasi non ci credo :io e lui, una vita dopo, rinchiusi in uno sgabuzzino ad amoreggiare. Non potrei chiedere di meglio.
Il mio cuore perde un battito quando mi mordicchia leggermente il labbro inferiore e stringo ancora più forte la mia presa intorno alle sue spalle.
Era una vita che non mi sentivo così: euforica e felice. Solo lui sapeva farmi sentire così.
 
Poi un pensiero mi attraversa la testa.
 
<< Non ero con Hojo quel giorno >>.
A sentire queste parole Inuyasha si discosta da me e mi osserva con un misto di irritazione e perplessità.
 
<< E ti viene in mente proprio adesso? >>.
 
Faccio roteare gli occhi e sospiro.
 
<< Quel giorno ero uscita con un amica dell’ università, non ero affatto con Hojo, ho cominciato a frequentarlo solo molto dopo io … >> sento le guance imporporarsi e so che con quello che sto per dire potrei perdere la mia dignità per sempre << … ero ancora molto innamorata di te. Non sarei potuta uscire con nessun altro >>.
Lo so che questo di stasera per lui potrebbe essere anche solo un bacio con una sua vecchia fiamma, ma io dovevo dirglielo. Dovevo fargli sapere che per molto tempo lui è stato l’ unico uomo che è riuscito a farmi battere il cuore.
Forse è ancora l’ unico che ci riesce.
Lo vedo sorridere, allunga la mano verso di me e mi accarezza dolcemente il viso. Poi appoggia la sua fronte contro la mia << mi sei mancata molto Kagome >> e detto questo mi bacia. Di nuovo.
E se è possibile questa volta è ancora più bella della precedente.
 
<< Buon anno Inuyasha >>.
 
<< Buon anno Kagome >>.
 
Meno male che non avevo un paio di calze di riserva, perché questo è assolutamente il miglior capodanno della mia vita.







Angolo autriceeeee:
buonsalve bella gente!
Eccomi qui, con la seconda parte di questa storia. Ci ho messo più di 10 giorni ad aggiornare perchè ho riscritto questa parte almeno venti volte perchè non mi soddisfaceva mai del tutto. Anche adesso non posso dire di essere del tutto contenta di cio che è venuto fuori.
Ma spero che in ogni caso a voi possa piacere.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci.
graffiti.

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