Neverwinter Nights 2

di Alyda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritrovare Shandra ***
Capitolo 2: *** Githyanki, demoni e cacciatori di spade d'argento ***
Capitolo 3: *** Accusata ***
Capitolo 4: *** Fuggire? ***



Capitolo 1
*** Ritrovare Shandra ***


“Aspetta… c’è qualcosa di strano”
Katerina si bloccò, improvvisamente vigile. Le sue orecchie da elfo si tesero immediatamente e gli occhi passarono in rassegna il paesaggio circostante, il quale sembrava immobile.
“Hai ragione, gli abitanti e il bestiame sembrano spariti…”, sussurrò Katerina.
“Sei un buon osservatore. Mi ero accorto degli abitanti ma non del bestiame” disse Bishop e avanzò, guardandosi intorno, “Tutto questo silenzio mi mette in agitazione, c’è troppa calma e guarda qui”, Bishop indicò un punto a terra e Katerina si avvicinò, osservando a terra le inconfondibili impronte.
“Sembra quasi che vogliano essere seguiti.”
Bishop alzò lo sguardo, aprì la bocca ma non uscì alcun suono. Poco dopo qualcuno pronunciò una formula e Katerina vide una enorme palla di fuoco andare verso di loro. Il tempo sembrò dilatarsi e il cuore accelerò le sue pulsazioni, producendo un rumore quasi assordante. Era finita allora?
Ma l’incantesimo non li colpì. Qara aveva creato uno scudo magico per proteggerli e Katerina ringraziò il cielo per la prontezza della ragazza.
Senza pensarci spinse Bishop per terra, mentre lei usò una pergamena per portare l’oscurità nella zona e nascondersi alla vista dei nemici, i quali ora camminavano letteralmente ne buio.
Bishop si appostò dietro un grande pozzo situato al centro del villaggio, e cominciò a perforare nemici scoccando una freccia dopo l’altra.
Katerina, per ora, aspettava solo il momento giusto per attaccare: aveva il vantaggio dell’oscurità e non aveva alcuna intenzione di perderlo facendosi scoprire. Qara se la stava cavando piuttosto bene, anche Bishop. Solo Gnobnar sembrava in difficoltà, lo avevano accerchiato e il povero gnomo non aveva armi per difendersi.
Katerina si avvicinò lentamente ai nemici e quando fu abbastanza vicina li accoltellò in fretta. Al primo piantò la lama del pugnale nella schiena, e per gli altri due fu abbastanza veloce da non permettergli di puntare le loro armi contro di lei: a uno tagliò la gola e all’altro riuscì a ferirgli solo un braccio. Il githyanki le andò subito addosso, mancandola di poco con la sua lama. Si guardarono per un istante, ma non ci fu il tempo di scontrarsi ancora, il githyanki cadde a terra morto.
“Oh grazie al cielo è andato tutto bene!” esclamò lo gnomo.
Qara e Bishop avevano sistemato la zona e ora si stavano avvicinando.
“Questi codardi di Ember hanno lasciato che i githyanki si nascondessero nelle loro abitazioni e ci tendessero un’imboscata” sbottò Bishop “C’è mancato poco, bastavaun soffio perché ci facessero ammazzare tutti”.
Bishop era fuori di se dalla rabbia. Teneva l’arco in mano, ancora pronto all’attacco.
“Ma non è successo, grazie a me!” intervenne Qara, “Dopotutto è stato divertente” concluse eccitata. “Non cantare vittoria, non è ancora detta l’ultima parola”, Qara guardava Katerina e il suo sguardo era di sospetto. Katerina la ignorò e fece finta di non aver visto niente.
“Ti ringrazio tu ci hai salvati, non è vero? Non so davvero come potermi sdebitare…” una donna sbucò fuori da una casa, dirigendosi verso Katerina. Era terrorizzata, ma nonostante ciò era uscita dal suo rifugi.
Bishop si voltò infastidito e con un sogghigno disse: “Avete fatto già abbastanza, tu e i tuoi abitanti codardi di certo non ci avete dato una mano lasciando ai githyanki libertà di manovra”.
“Cosa vuoi?” domandò Katerina, ignorando completamente Bishop.
“Stai cercando quella donna… Shandra, giusto?”
“Si, l’hai vista?” la incalzò Katerina. Il suo tono era freddo e distaccato, come al solito. Non esprimeva mai le sue emozioni, sia che esse fossero positive o no. In quel caso era solo infastidita dall’inettitudine di quella contadinella.
“Sì è passata da qui, quelle creature la stavano portando via con la forza”
“Hai idea di dove siano andati?”
“Verso Nord, credo”
“Bene, muoviamoci!” Katerina era perentoria.
“Hai sentito il nostro capo? Levati di torno e torna dai tuoi compaesani conigli”.
Bishop non smetteva di togliersi il un sorrisetto crudele dalla faccia. Katerina lo guardò fisso, fino a quando non si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. A quel punto, di scatto, Katerina tirò fuori il pugnale e mise la punta sulla giacca di cuoio di Bishop.
“Tu pensa a fare il tuo dovere ed evita i commenti sarcastici, chiaro?”
Bishop non disse nulla, né indietreggiò.
Katerina rimise il pugnale nell’elsa e si avviò lungo il sentiero, alle sue spalle percepì gli altri seguirla: così come doveva essere.
Durante il cammino, incontrarono diversi githyanki, ma non trovarono altre imboscate. Probabilmente stavano concentrando le loro forze nel luogo dove avevano portato Shandra. Più si avvicinavano alla metà, più Katerina diventava silenziosa. Erano, inoltre, giunti al confine con il territorio di Luskan: la città avversaria di Neverwinter. I githyanki non erano l’unico pericolo che avrebbero potuto incontrare lungo la via.
Bishop li guidava, essendo l’unico a conoscere la zona. Alcune volte Katerina aveva il sospetto che fosse compiaciuto di questo, però non disse nulla e lasciò che mostrasse loro la via per arrivare il prima possibile da Shandra.
Era il turno di guardia di Katerina. Solitamente faceva sempre quello più lungo, in particolare era quella che aveva bisogno di meno tempo per riposarsi. Inoltre aveva la possibilità di preparare le sue armi per il giorno successivo.
Cominciò così a cercare i reagenti che le servivano, con il nascondiglio che le forniva la notte poteva agire indisturbata, sia dai nemici che dai suoi compagni. Una volta trovato ciò che cercava si mise a sedere a gambe incrociate su di un masso e si mise al lavoro.
Aveva quasi terminato, quando si accorse di una presenza alle sue spalle. Sguainò il pugnale, ma fu troppo lenta e si ritrovò con la schiena a terra.
“Bene, cosa fai a quest’ora della notte? O del mattino… come preferisci: giochi a fare l’alchimista?”
“Togliti Bishop, o posso assicurarti che appena mi libero ti ammazzo” sibilò Katerina.
Bishop sghignazzò, ma fu un suono soffocato. Le puntò un pugnale alla gola e Katerina si irrigidì istantaneamente.
“Cosa si prova quando sei tu ad essere in svantaggio?”
Bishop la guardava compiaciuto. Era a cavalcioni sopra di lei e il suo volto era a pochi centimetri da quello di Katerina, al punto che l’elfo ne sentiva il respiro.
“Ti ho già detto ti toglierti dai piedi...” sussurrò.
“Calma. Mi stavo solo domandando come mai il nostro buon capo si prenda tanta premura per raccogliere erbe… se così le vogliamo chiamare” Bishop, raccolse l’impasto fatto da Katerina, “Immagino che con questa farai il thè per il pomeriggio”.
Katerina cercò di muoversi, ma il ranger era molto più robusto e forte di lei.
“Vedi Katerina, a me non piace quando qualcuno mi dà ordini. Sappilo e cerca di rispettare i miei spazi”
“Mi pare che tra noi due l’unico che non rispetti i propri spazi sia tu”
“Già”
Bishop le sbottonò la giacca, partendo dall’alto e le scoprì una spalla, dopo averle spostato i capelli, rimase immobile per qualche secondo. Poi si alzò in piedi, rinfoderando il pugnale.
Katerina rimase a terra, sconvolta.
“Avrei dovuto immaginare che eri un assassino, vista la tua grande passione per i veleni”
Katerina si mise seduta, risistemandosi e cercando di non sentire ferita la sua dignità. Diede le spalle a Bishop il quale ora la guardava con divertimento. Lei non ci badò e tornò al fuoco, dove si stese sul suo giaciglio e si coprì con le pelli. Cercò di ignorare semplicemente la presenza di Bishop, fino a quando non avrebbe trovato Shandra, allora avrebbe anche potuto ammazzarlo.
Ovviamente, anche se faceva finta di aver bisogno di dormire, non era così e rimase sveglia. Fino a quando qualcosa non si mosse accanto a lei. Non passò nemmeno un secondo che subito mise mano all’arma e si voltò puntandola alla gola del suo nemico, il quale non era nientemeno che Bishop. Motivo per cui non abbassò il pugnale. Lui sorrise maligno.
“Quanto mi pagheresti per tenere la bocca chiusa?”
“Bastardo, il mio pagamento è lasciarti in vita fino a quando non mi avrai condotto da Shandra, dopo di che la tua vita dovrai guadagnartela”
Il sorriso di Bishop si allargò ancora di più.
“Già, ma hai pensato al fatto che potrebbe sfuggirmi qualcosa in punto di morte e ops! Forse la tua allegra compagnia non sarà più tanto felice di seguirti.”
Katerina digrignò i denti e impose a se stessa di retare calma e lucida. Non poteva perdere la testa per una semplice provocazione. I primi addestramenti erano stati incentrati sul mantenere il sangue freddo, in qualunque situazione.
“Allontanati da me. Adesso.”
Lo spinse via e si girò dal lato opposto.
Bishop scoppiò a ridere, forse un po’ troppo forte, infatti si svegliò anche Qara e Gnobnar, il quale solitamente aveva un sonno abbastanza profondo.
“Che sta succedendo?” chiese Qara, allarmata.
“Niente, torna a dormire. Abbiamo ancora due ore, poi ci metteremo in cammino.” le disse Bishop.
“Oh bene!” esclamò Gnobnar e si coricò di nuovo, addormentandosi all’istante, il che fece sospettare a Katerina che lo gnomo si fosse alzato solo per riflesso. Quando tutti e due si furono rimessi a dormire, Bishop si mosse di nuovo, questa volta Katerina lo ignorò.
Poi senti il suo fiato sul collo: “Magari esiste un modo per convincermi a non dire niente”, Katerina stava per rispondergli, ma lui si era già allontanato, per fare l’ultimo turno di guardia.
Dopo qualche ora, qualcuno le passo una mano sul braccio.
Certa di chi fosse, prese il pugnale e infilzò la mano al terreno. Sfortunatamente, la mano non era di Bishop, bensì di Casavir. Lo stupore fu tanto grande che per qualche istante, Katerina non seppe che fare.
“Katerina, potresti togliermi la lama dalla mano?” le chiese pacatamente Casavir.
Katerina si affrettò a togliere il pugnale.
Fortunatamente il paladino aveva la forza del suo Dio a ristorarlo e probabilmente non ci avrebbe messo molto perché guarisse.
“Scusa, pensavo fossi un nemico” le sue scuse erano deboli, ma sapeva che il perdono era una componente degli uomini di chiesa: Casavir non faceva alcuna eccezione.
“Pazienza, guarirà” rispose immancabilmente lui. Alcune volte Katerina si chiedeva se lo odiasse o lo amasse per quel suo atteggiamento.
“Eccoti qua, paladino! Ci stavamo giusto chiedendo come mai non fossi già qui a sventolare la tua bandiera di giustizia e a salvare il nostro capo dalle grinfie dei nemici cattivi”. Non c’era da sorprendersi del grande esordio di Bishop, d’altronde era un miracolo che ancora non avesse detto a Casvir la verità su Katerina.
La verità…
Katerina ricordò ciò che Bishop sapeva e subito puntò i suoi occhi neri verso di lui, che continuava a mostrarle un ghigno compiaciuto: alla fine l’aveva in pugno, fino a quando non avessero trovato Shandra.
“Non ho bisogno dei tuoi commenti, Bishop: il tuo compito è solo quello di guidarci a destinazione, e ti consiglio di farlo alla svelta”, il tono di Casavir era sempre lo stesso, cambiavano solo le intenzione delle sue parole.
“Bene, allora andiamo…” cominciò ad avviarsi lungo il sentiero, poi sembrò ricordarsi di qualcosa, “Katerina, perché non vieni ad aiutarmi a rintracciare le tracce, sono sicuro che faremo più in fretta”
“Puoi farlo anche da solo”
“Avanti, vieni qui…”
Il tono in cui lo disse era ambiguo, forse volutamente ambiguo, al punto che Casavir si agitò nel vedere come Katerina si avvicinava al ranger. Ovviamente dietro quella frase si nascondeva una velata minaccia, alla quale Katerina avrebbe dovuto trovare presto una soluzione.
“Allora, mia signora, faccio strada?”
Giunsero presto alle pendici di un monte, il quale era esattamente a metà tra il territorio di Luskan e quello di Neverwinter.
Katerina e Bishop guidavano il gruppo, li seguivano in ordine Casavir, Qara e Gnobnar. Katerina sentiva lo sguardo glaciale di Casavir, ma non era sicura a chi fosse indirizzato: se a lei o a Bishop. Optò per la seconda. Casavir era troppo buono per odiare qualcuno che non fosse totalmente votato al male, o almeno che non lo fosse in apparenza.
“Probabilmente troveremo la tua amica in cima a questo monte, prepariamoci a combattere: hanno lasciato tracce troppo evidenti, sono certo che volessero essere seguiti, ma non ne capisco il motivo” disse Bishop, il quale era seduto sui talloni e osservava il terreno, toccandolo con i polpastrelli.
“Non importa, comunque vada dobbiamo andare a riprendere Shandra, per quanto riguarda te, puoi anche lasciarci qui, ormai siamo giunti a destinazione”. Katerina sperò che il ranger acconsentisse, voleva liberarsi di lui e basta, così da potersi rilassare una volta per tutte.
“Non credo che voi sempliciotti sarete poi in grado di tornare a Neverwinter… almeno non tutti interi” Bishop sorrise, “Cosa succede? Non mi vuoi tra i piedi?”
Casavir si fece avanti, da bravo paladino della giustizia, ma Katerina gli lanciò un’occhiataccia e la discussione si concluse lì.
Cominciarono a salire e presto i lamenti di Qara divennero insopportabili: “Non posso continuare a camminare con tutta questa roba!”, “Aspettatemi, non riesco a tenere il vostro passo!”, “Sento una strana presenza…”
All’ultima frase Katerina si arrestò e attese che l’incantatrice li raggiungesse.
“Che presenza?” le chiese.
“Sembra quasi che ci stiamo avviando verso un enorme fuoco, più ci avviciniamo alla cima più il calore diventa forte…”
Katerina aggrottò le sopracciglia e storse le labbra.
“Il fuoco sarebbe il potere magico!” sbottò allora Qara.
“Perfetto, significa che siamo sulla strada giusta: muoviamoci!”.
Quando giunsero in cima, si trovarono di fronte a una grotta, la quale sembrava scendere verso il basso.
“Meraviglioso! Ci ficcheremo sottoterra?” domandò Bishop.
Katerina lo ignorò e proseguì verso la grotta.
Una volta dentro, cominciarono a sentire versi animaleschi e il rumore delle spade che si incrociavano, udendo ciò, Katerina si affrettò ancora di più e lungo la via incontrarono tre githyanki che combattevano tra di loro. Accanto ad essi vi erano due demoni, i quali se la ridevano tra loro e guardavano la scena.
Katerina lanciò la polvere oscurante, così che potessero passare inosservati allo sguardo dei nemici. Non appena calò l’oscurità nel corridoio, ci fu un momento di rabbia da parte dei demoni e di confusione per i githyanki, ammaliati dai primi.
Il gruppo passò velocemente, sicuro di passare inosserrvato e si diressero verso la piccola porta alla fine della grotta, la aprirono e vi scomparvero dentro.
Dall’altra parte la zona era completamente diversa: si trovavano infatti all’interno di un enorme sala, la quale sembrava appartenere a un qualche castello.
“Questo luogo, mi pare siano le rovine dell’Impero Illefarn…” sussurrò Gnobnar.
“Illefarn?”
“Si! Durante l’impero di Netheril, i grandi maghi di Illefarn crearono…”
“Mi racconterai un’altra volta la storia, voglio solo che mi spieghi cosa significa il fatto che ci troviamo all’interno delle sue rovine”
“Significa che ci troviamo sopra un’enorme fonte di energia, qui la magia che risiedeva nei maghi è rimasta, in parte… ecco cosa sentiva Qara quando stava salendo il monte” Gnobnar cominciò a guardarsi intorno e a esplorare le varie zone della stanza, toccando qualunque cosa e appiccicando la faccia ai pavimenti decorati.
“Gnobnar, non mi sembra il momento di mettersi a fare ricerche su Illefarn, specialmente-”
“Specialmente quando non avete scampo.”
Katerina distolse lo sguardo da Gnobnar e dando un’occhiata attorno a sé, si rese conto che erano davvero circondati. I cinque compagni si strinsero, formando un piccolo cerchio di cui le loro schiene ne erano le pareti. Katerina aveva il volto rivolto verso il punto da cui era arrivata la voce, il pugnale in una mano e la polvere oscurante nell’altra.
“E io che mi chiedevo dove fossero finiti i rinforzi…” fu il sarcastico commento di Bishop.

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Capitolo 2
*** Githyanki, demoni e cacciatori di spade d'argento ***


“Sei arrivato, Kalach-cha , ti stavamo aspettando…”, dall’oscurità venne fuori un githyanki. Katerina sapeva che era l’assassino di Amie, la sua amica di West Harbor.
Fu tentata di saltargli addosso all’istante, ma si trattenne. Sapeva che rischiava di non farcela, anzi, quasi sicuramente non ce l’avrebbe fatta con un attacco diretto. Strinse la mano sull’elsa del pugnale, nel tentativo di scaricare la tensione… tutto inutile. La rabbia continuava a montarle addosso e il suo sangue demoniaco cominciava a scorrere, sentiva la pelle divenirle rovente, ebbe l’istinto di uccidere tutti, ma fermò la sua mano.
“A cosa devo l’onore? Solitamente mi attaccate e basta…”
“Mi piace conoscere la mia preda Kalach-cha , rende la caccia molto più stimolante… Zeeaire mi concede questo piacere”
“Chi sarebbe Zeeaire?” chiese Katerina.
Il githyanki sorrise: “Zeeaire, è una cacciatrice di spade, la regina lich le ha assegnato il compito di ritrovare i frammenti della spada di Gith e di uccidere i traditori” la guardava e la ragazza sapeva che non vedeva l’ora di strapparle la pelle dal corpo, per i githyanki lei era una traditrice..
“Basta con queste chiacchiere inutili, è tempo di morire”
“Uccidete il traditore, per Zeeaire!” il githyanki le andò contro e Katerina si trovò a cercare di strisciare lontana dalle sue gambe, lanciò la polvere oscurante e scomparve nel buio.
“Non vedo niente!” gracchiò Qara, “Non posso lanciare i miei incantesimi in mezzo a questo buio, rischierei di colpire uno di voi…” si lamentò.
“Allora non lanciarne, stupida.” sussurrò Bishop.
“Katerina?” Casavir la cercava nel buio. Lei però continuava a rimanere nascosta, mentre attendeva il momento migliore per attaccare. Era intenta ad arrancare nel terreno, cercando di mettersi in piedi.
Si avvicinò silenziosamente ai suoi nemici e li ammazzò uno ad uno, tappando loro la bocca così che non emettessero suoni e posandoli delicatamente al suolo. Lasciò per ultimo il loro “capo”, al quale arrivò davanti proprio mentre l’oscurità stava per svanire: lo pugnalò in mezzo al petto, conficcando il pugnale fino all’elsa. Lui ebbe solo il tempo di vedere il suo viso, prima di esalare l’ultimo respiro e avvizzire. Si accasciò sopra Katerina, la quale se lo scrollò di dosso, lasciandolo cadere a terra. I vestiti di lei erano sporchi di sangue, così come il suo pugnale, dal quale ancora gocciolava quello dell’assassino di Amie. Nell’aria c’era una certa tensione, ovviamente non era una novità per gli altri, sapevano che lei non attaccava mai direttamente. Ma forse, quel giorno, era stata più brutale del solito e per un attimo temette che sospettassero qualcosa.
I suoi compagni le si avvicinarono.
“Hai ucciso queste creature quando non potevano difendersi… perché?” ovviamente il grande paladino della giustizia non riusciva a capacitarsi del fatto che la sua protetta fosse stata così crudele. Katerina non rispose si limitò a raccogliere qualche oggetto dal corpo del githyanki, per poi proseguire lungo la grotta. L’unica cosa che le importava era che nessuno sospettasse nulla sul suo conto, se poi vi erano dei problemi etici o morali, questo non era un suo problema.
“Katerina, voglio una risposta.” insistette Casavir.
“Smettila di lamentarti paladino, il nostro capo ha agito come doveva e in questo modo nessuno si è fatto male…”
“Non ho chiesto a te, Bishop!” sbottò Casavir.
“Mi sembra che non ci sia bisogno di un’altra risposta, è stata la scelta più sensata e sicura per tutti: di che ti lamenti?” miracolosamente Bishop stava prendendo le sue difese. Katerina decise che per quel momento bastava la sua spiegazione. Tuttavia sapeva che Bishop non regalava favori, anzi, non faceva favori ma scambi, compromessi o debiti.
“Credo che un combattimento sleale sia un atto disgustoso, persino nei confronti di assassini, com’erano queste creature, non vedo la necessità di…”
“Basta Casavir”, sibilò Katerina, “In questo momento voglio solo trovare Shandra e fare ritorno a Neverwinter, nient’altro e qualsiasi proposta per accelerare gli eventi è la benvenuta… non si discute, se la cosa non ti sta bene puoi sempre andartene”.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale nessuno si mosse. Katerina si occupò di cercare qualche oggetto che avrebbe potuto esserle utile nel viaggio, senza trovare molto.
Mentre si avviavano scendendo sempre più in basso, incontrarono spesso eventi alquanto bizzarri. Come githyanki che si combattevano tra loro… tra di loro vi erano anche dei demoni, con grande stupore di tutti, succubi, imp e diavoli. Katerina sentiva il richiamo degli Inferi, ma cercava di sforzarsi e resistere a quella rabbia cieca. Ovviamente Casavir sembrava stare male quanto lei. Il male li circondava e lui non poteva sopportarlo. Probabilmente aveva una voglia matta di purificare quel luogo.
Per contro Bishop si guardava intorno sospettoso e allerta. Tenendosi a distanza da demoni e diavoli*, facendo schioccare le frecce dal suo arco non appena ne vedeva qualcuno in lontananza. Era chiaro che aveva avuto qualche problema con essi, ma Katerina fece finta di nulla e capì in che modo tener buono il ranger. In particolare quando trovarono il Costrutto, o meglio, il golem di lame. Le erinni stavano cercando di distruggerlo, senza però riuscirvi.
Casavir si occupò di alcune creature, mentre Qara uccise le rimanenti con un incantesimo. Quando il combattimento fu terminato, Bishop disse: “Qualsiasi persona, o cosa, sia nemica dei demoni è amica mia.”
“Cos’è?”
domandò Katerina.
“È un golem di lame, un costrutto per l’appunto, si muove grazie alla magia. Chiunque sia riuscito a costruirlo deve essere un mago molto potente…” spiegò Qara.
“Cosa dovremo farci?”
“È un peccato lasciarlo qui” cominciò a dire Bishop, “Ti dirò, potremo rivenderlo a un mago e farci un po’ di soldi… portiamolo con noi.”
“Potrei fare in modo che funzioni di nuovo...” riflette Grobnar.
Katerina guardò lo gnomo, poi il costrutto. Decise che alla fine ci avrebbe guadagnato o un modo o nell’altro.
“Bene, torneremo a riprenderlo dopo, sulla via del ritorno.”
Proseguirono lungo quei corridoi dipinti, incontrando altri nemici, sia githyanki che demoni. Avanzarono fino a trovare tre succubi intente a deridere un diavolo, il quale era probabilmente rinchiuso all’interno di un circolo di evocazione. Probabilmente era a guardia di qualcosa.
“Che rara opportunità sorelle! Un possente diavolo, imprigionato e indifeso.” disse una.
“E adesso che ne facciamo di lui?” continuò un’altra. La notò però la compagnia che lentamente si era avvicinata e subito fece un cenno alle altre due, “Non siamo sole, sorelle…”
Le tre andarono addosso a Katerina e Bishop, trascinandoli lontani dagli altri. Questo perché con loro c’era Casavir, il paladino e la sua sola presenza bastava per far accapponare la pelle ai demoni. Ovviamente non la ebbero vinta… basto un incantesimo di Qara, che per poco non colpì anche loro, e divennero cenere. A questo punto i cinque poterono avvicinarsi al diavolo, il quale era più che felice della morte delle succubi.
“Il tuo arrivo è una fortunata coincidenza e le tue azioni mi sono state di beneficio.” Il diavolo parlava rivolgendosi Katerina… a quanto pare aveva capito chi era a capo della brigata, “Se me lo permetti ti offro come ricompensa il mio aiuto.” concluse il diavolo.
“Quello che voglio è procedere il più velocemente possibile e fare a meno delle chiacchiere inutili” rispose Katerina con tono rigido e freddo.
“Molto bene.” il diavolo annuiva “Devi bandirmi da questo piano di esistenza se vuoi procedere, la mia presenza in questo luogo sostiene una barriera che non puoi scalfire”.
Katerina sorrise, in un modo non molto rassicurante.
“Un modo molto raffinato di pregarmi di restituirti la libertà…” sentenziò la ragazza.
“Forse tu non conosci la mia razza” il diavolo non si scomponeva e parlava con assoluta calma, certo. A lui non poteva importargli nulla del tempo che continuava a scorrere, “Quando concludiamo un accordo, esso ci lega… proprio come il circolo mi lega a questo piano e offrendoti assistenza, io mi metto alla tua mercé.” il diavolo fece un breve sorriso “Anche la fiducia è utile… a volte.”
“Come devo fare per bandirti?” domandò allora Katerina.
“Fa attenzione” sopraggiunse Casavir dalle sue spalle “Stai sempre trattando con un diavolo, non puoi fidarti di lui…” i suoi occhi scintillavano di puro ardore divino.
“Quando avrò bisogno della tua opinione, te lo farò sapere” gli sibilò, poi si rivolse di nuovo al diavolo, aspettando la risposta.
“Puoi bandirmi pronunciando il mio vero nome… naturalmente, dovrai promettermi che lo userai soltanto in questa occasione.” disse il diavolo, “Questo accordò ci legherà… sappi che voglio solo che raggiungiamo liberamente le nostre destinazioni, siamo d’accordo?”
“Ti do la mia parola” mentì Katerina.
“Conosco gli inganni meglio di te, tiefling … non mettermi alla prova. Ora, siamo d’accordo?” Ripeté il diavolo, dietro di se sentiva i suoi compagni agitarsi, tutti eccetto Bishop, che probabilmente aveva scoperto la cosa già da tempo. Il bastardo.
“Se onorerai la tua parte dell’accordo con pensieri e azioni, si.” disse Katerina.
Ma certo, la mia razza rispetta patti e leggi.” le disse il diavolo con un altro sorriso “Ora, il mio vero nome è Mephasm. Pronuncialo e dì: ‘ti bandisco da questo piano ’ ”. Katerina lo fece e subito un muro di fuoco si formò attorno al diavolo, il quale teneva le mani verso l’alto.
“Sento il legame del circolo infrangersi, ora lo chiamerò a me e romperò la barriera” e così fece. La barriera dietro di lui scomparve e così cominciò a svanire anche il diavolo.
“Ci vedremo ancora ” disse il diavolo, e scomparve.
Per un attimo rimasero tutti immobili, poi Katerina si arrischiò ad avanzare, ma Casavir la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui.
“Lasciami” sibilò Katerina.
“Perché non ci avevi mai detti di essere un tiefling?” le chiese il paladino, il quale stava a pochi centimetri dal suo naso e la guardava con occhi accusatori. Si sentiva tradito e non aveva tutti i torti, visto che c’erano molte altre cose che Katerina gli teneva nascoste.
“Non credo che abbia importanza, né per te né per nessun altro” con uno strattone si liberò dalla presa e voltò lo sguardo verso gli altri, “Se qualcuno di voi ha un problema può andarsene quando vuole… anche subito.” Disse, e proseguì.
Ovviamente nessuno dei suoi compagni la abbandonò e subito le andarono dietro non appena videro che non aveva intenzione di aspettarli. Dopo qualche minuto di silenzio, Grobnar cominciò a parlare, entusiasmato dal luogo dove si trovavano… le rovine Illefarn, e non la smetteva più di parlare.
“Guardate questi affreschi? Devono avere qualche milione di anni, eppure si sono conservati benissimo… Sapete, l’Impero Illefarn era un antico impero elfico…” e così via, sembrava una ninna nanna infinita, come se volesse fondere il cervello agli altri quattro e, come se non bastasse, si fermava a guardare e toccare ogni cosa. Bishop si spazientiva velocemente e ogni volta che vedeva che lo gnomo si fermava gli diceva che se non si muoveva lo dava in pasto alle succubi, e allora Grobnar correva dietro il ranger spaventato, pregandolo di non lasciarlo ai demoni.
Per quanto riguardava Katerina, lei continuava ad avanzare come se nulla fosse, mentre Casavir rimaneva sempre un passo dietro di lei. Ormai era un po’ di tempo che camminavano e ancora non avevano fatto alcun incontro spiacevole. Così Katerina si girò verso Bishop: “Non è strano? Non abbiamo incontrato neanche un githyanki, né demoni…”
“Già. Questo può voler dire solo una cosa” le rispose il ranger.
Katerina annuì, poi riprese il cammino. Casavir le andò accanto e disse, a bassa voce: “Hai intenzione di combattere lealmente con i prossimi nemici?” il suo tono era ammonitore.
La ragazza si bloccò di colpo e puntò i suoi occhi su quelli del paladino, e dentro di essi vedeva la sincerità, la giustizia e la bontà. Distolse lo sguardo, per paura che anche lui potesse vedere dentro i suoi.
“Se questo servirà a farci sopravvivere allora sì”
Chiaramente Casavir era contrariato, ma non aggiunse altro e semplicemente annuì, per poi tornare qualche passo dietro di lei. A un tratto arrivarono davanti a una stanza, da cui provenivano dei rumori insoliti e tra questi Katerina udì una voce… la riconobbe e subito entrò dentro la stanza, aprendo la porta di scatto. Alla fine era riuscita a farcela.

La stanza era decorata con numerosi affreschi, molto più elaborati e complessi di quelli visti fino a quel momento, essa era impregnata di magia fino a traboccarne. Non era solo la magia dei githyanki, ma anche quella di cui i maghi di Illfefarn avevano lasciato la traccia. Erano presenti due porte nella parete in fondo alla stanza e due porte laterali. Al centro, vi era un enorme dipinto circolare. Sopra tale dipinto vi era un portale, la cui base era altrettanto grande, sei githyanki si trovavano attorno al portale. All’interno di quest’ultimo, guardando meglio, vi era una githyanki, dall’aspetto più vecchio rispetto agli altri. Doveva essere lei la fonte di magia che teneva aperto il portale.
Katerina si guardò intorno, e alla fine trovò ciò che cercava: Shandra era all’interno di una gabbia di ferro, probabilmente sigillata con la magia.
Non appena Katerina mise un piede all’interno della stanza la githyanki parlò.
“L’arrivo di questi demoni è stato inaspettato… ma non il tuo: l’ho visto nelle mie visioni, vivido come la luce del fuoco…” lo sguardo era rivolto verso qualcosa di lontano e immateriale. Poi, d’improvviso, la githyanki si riprese e cominciò a parlare con maggiore foga. La sua immagine attraverso il portale si fece più nitida.
“Per quanto ancora credevi di riuscire a sfuggirci? Hai rubato i nostri frammenti, li hai contaminati con il tuo tocco, e ora morirai, Kalach-cha
Katerina digrignò i denti e strinse i pugni, cercando di riprendersi dalla rabbia che ancora l’attraversava. Quel nome… l’avevano chiamata così tutte quelle maledette creature, odiava quel nome e sapeva che portava solo guai.
Guardandosi intorno si rese conto che erano circondati e le probabilità di farcela erano contro di loro. Cominciò allora a prendere tempo, nel tentativo di riuscire a trovare una soluzione: “Sappi che sono qui per trovare un accordo” temporeggiò.
“Sappi che non sei nella posizione di domandarmi nulla. Risponderai dei tuoi crimini… insieme a questo ultimo recipiente del sangue dei Jerro” la githyanki aveva la voce vibrante di odio.
“Cosa vuoi da Shandra?”, domanda stupida, ma almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi troppo di ascoltare la risposta e il suo cervello poteva lavorare liberamente.
“La stessa cosa che vuoi tu. Non è forse l’ultima discendente dell’uomo che ci sottrasse una spada d’argento?”
“Ammon Jerro è morto molto tempo fa…” contestò ancora Katerina.
“Si, le vite degli umani sono molto brevi, ma i loro peccati ricadono sulla loro discendenza e, ora, questa discendente di Ammon Jerro pagherà con la vita per i crimini commessi dal suo antenato.” Sembrava quasi che la cosa la divertisse parecchio, ma d’altronde stava per avere la sua vendetta.
“Come può Shandra condurti alla spada d’argento?” continuò a chiedere.
“Non credo che tu possa continuare questa discussione in eterno” sussurrò Qara, sottovoce “Comunque, quando cercherà di attaccarci io sarà pronta.” le disse e questo fece sentire meglio Katerina.
“Da qualche parte, tra i suoi pensieri, si trova la conoscenza che cerco. Esaminerò ogni ricordo, ogni frammento del suo essere… e quando avrò ottenuto ciò che mi serve, la farò giustiziare.”
“Bene, ho finito le domande. Che facciamo ora?” Katerina si sentiva pronta per combattere.
“Ora affronterai la tua punizione, Kalach-cha . È per questo che sei qui… e i frammenti in tuo possesso si aggiungeranno presto ai miei.”
“Avanti, finiamola!”
La gityanki con un tono di superiorità, disse: “Ascolterò le tue preghiere e ti concederò l’ultima possibilità di pentirti per il tuo crimine. Ti offro la mia misericordia. Garantirò una morte rapida e indolore a te e ai tuoi compagni, se mi consegnerai di tua spontanea volontà i frammenti che hai rubato.”
“Perché non vieni a prenderli?”
La magia si sprigionò da quella che, ormai era chiaro, era a Zeeaire, la guida dei githyanki e la cacciatrice di spade d’argento. Essa attirò a sé i frammenti che Katerina aveva all’interno del suo zaino e a nulla valsero gli sforzi della ragazza per liberarsi.
“Pensavi veramente di poter conservare delle reliquie del mio popolo? Reliquie che non ti appartengono!” Zeeaire afferrò i frammenti raccolti e guardandoli il suo viso si fece sospettoso, “Molto strano… ho nelle mie mani i frammenti che tu porti… ma tu ne possiedi ancora uno”
Zeeaire sollevò da terra il corpo di Katerina e d’improvviso il petto della ragazza, esattamente nel punto in cui aveva una grossa cicatrice bianca, cominciò a brillare di una luce azzurra. Lo sguardo furente di Zeeaire l’assalì e con un sussurrò di odio disse: “Tu, hai un frammento della spada… dentro di te…” fece un cenno alle guardie, che si misero in posizione di combattimento, “Lo rimuoverò da te… con la forza!” e le guardie li attaccarono.
Katerina cadde a terra di colpo e attorno a lei esplose la battaglia.
Qara scagliò una palla di fuoco in direzione di tre githyanki, Zeeaire cominciò a formulare un incantesimo, che si abbatte su di loro con una forza incredibile. Grobnar non riuscì a resistere e perdé i sensi, rimanendo sdraiato per terra, Casavir lo prese e lo allontanò dalla battaglia. Bishop stava in un angolo della stanza e si occupava dei githyanki rimasti, Katerina saltò addosso a un altro e gli tagliò la gola prima che lui potesse accorgersi di averla alle spalle. L’ultimo githyanki venne colpito da un incantesimo di Qara e cadde a terra per la forza d’urto, Katerina gli balzò sopra e gli diede il colpo di grazia.
Nel mentre Zeeaire si preparava a lanciare un altro incantesimo. Katerina provò ad andarle incontro, ma non poteva attraversare la barriera che proteggeva il portale, provò a colpirla ma non ci fu nulla da fare. Casavir allora si avvicinò e disse: “Questo è un portale astrale, dobbiamo distruggere queste colonne perché la githyanki venga portata nel nostro piano!” detto questo cominciò ad attaccare una delle tre colonne. Esse erano disposte a triangolo ed erano il limite entro il quale il portale rimaneva. Zeeaire colpì Casavir con un incantesimo, il paladino grugnì e delle ferite apparvero sul suo corpo, ma non si diede per vinto e continuò a distruggere la colonna.
Bishop aiutò il paladino con le sue frecce, mentre Katerina e Qara si occupavano delle altre due. Per una non ci furono problemi, visto che Qara la distrusse in meno di un minuto, ma purtroppo la stregona era ormai stanca e non aveva più alcuna energia, quindi si accasciò a terra, mettendosi in posizione fetale.
Katerina combatteva come una furia e cercava di fare più in fretta. Un boato la assordò e si rese conto che Casavir aveva appena distrutto un’altra colonna. Zeeaire imprecò e lanciò un incantesimo al paladino, che questa volta venne sbalzato all’indietro. Vedendo quella scena Bishop estrasse le sue spade e aiutò Katerina a distruggere l’ultima colonna. Uno, due, dieci colpi…
Finalmente sentirono il boato e il portale andò in frantumi. Zeeaire urlò di rabbia e andò immediatamente addosso a Katerina, cercando di ucciderla. Casavir riapparve da dietro, ma ovviamente non avrebbe mai colpito il nemico alle spalle. Lui no, ma Bishop sì. Egli conficco la sua spada nella schiena di Zeeaire, la quale cadde a terra e mentre si teneva la pancia con un braccio, cercò di parlare…
“Tu… credi che sia finita? Ti sbagli, Kalach-cha . Spero che il dolore che ci hai causato ti sia inflitto dal fato mille volte più intenso.” La githyanki sputò del sangue dalla bocca e tossì, “La regina lich” continuò, “…saprà della mia caduta… sì… ma troppo tardi” rantolava e il suo respiro era ormai un affanno, il suo ultimo affanno probabilmente, “La mia vendetta avrà luogo nel futuro prossimo e sarà sufficiente.”
Katerina guardò il nemico sconfitto, che continuava ad ansimare e a sputare sangue. Lentamente il corpo cominciava a decomporsi. La tiefling le si avvicinò e spezzò il collo al Zeeaire, senza battere ciglio. Il volto della githyanki avvizzì, mentre ella cercava di articolare le sue ultime parole, ma esse si spensero nella sua gola mentre la si vedeva invecchiare e morire. Quando si voltò, Casavir guardava il corpo del nemico sconfitto, e non le rivolse neanche un’occhiata.
“Ben fatto, aveva un po’ troppo fiato per i miei gusti…” disse Bishop.
Nessun altro commentò. Katerina si avvicinò alla cella di Shandra, la quale era ben felice che tutto fosse finalmente finito. Aprì la sua cella che, con la morte di Zeeaire, aveva perso tutta la sua magia.
“Sono veramente stufa di tutto questo” disse Shandra non appena venne tirata fuori dalla sua cella, “Lascia che sia io a salvarti qualche volta, o non riuscirò mai a sdebitarmi!” la abbracciò e con forza, e il suo corpo tremava. Katerina non si mosse, rimase rigida e non pronunciò una sola parola.
“Avrai tempo di sdebitarti con tutti noi, sulla via per Neverwinter” disse invece Bishop, Katerina si voltò verso di lui, lanciandogli un’occhiataccia. Per quanto fosse stata un’impresa riuscire a trovare, nella sua fattoria, e recuperare, dalle rovine, Shandra, se Bishop non si fosse tappato la bocca, la ragazza non gli avrebbe mai condotti al rifugio dei Jerro.
Shandra fece un passo indietro, aveva già lasciato andare Katerina da un po’.
“Siete stati voi a mettermi in pericolo!” replicò la contadina con stizza, “Non ho certo intenzione di darti del denaro.”
Bishop si avvicinò di più, ma non andò oltre il punto in cui si trovava Katerina (visto lo sguardo ammonitore di lei). Sul viso del ranger si dipinse un sorrisetto malizioso, poi con tono languido sussurrò: “Potresti sempre pagarmi in qualche altro modo. Le mie coperte sono fredde, di notte… forse, se tu mi dessi una mano…”
Il volto di Shandra era visibilmente sotto schock. Non si può dire certo che Bishop non fosse un bell’uomo, ma nel momento in cui apriva bocca qualsiasi cosa avresti potuto pensare prima cambiava radicalmente. Katerina tirò fuori il pugnale e glielo puntò in un fianco, Bishop si voltò piano verso di lei.
“Attenta, o potrebbe scapparmi qualcosa…” lo disse talmente piano che Katerina non sarebbe neanche stata sicura di sentirlo se non per il fatto che le labbra di lui si muovevano. Casavir intervenne subito e afferrò Bishop per la giacca di pelle e portandoselo vicino.
“Bishop, non ti permetto di parlare così!” disse con veemenza.
“Oh, ma che sorpresa!” rispose Bishop, mentre spingeva lontano il paladino “E quanto ti infurieresti se ti lasciassi qui, nel territorio di Luskan, con la tua rettitudine a farti da guida?”
Entrambi misero subito mano alle armi. Katerina afferrò Bishop per il mantello e lo tirò verso di lei, lasciandolo cadere alle sue spalle. Quando vide che Casavir lo stava caricando, gli diede un pugno in faccia.
“Ora basta!” disse in un sussurro, “Torniamo a Neverwinter, subito.”

*nota: nel gioco di dungeons and dragons c’è differenza tra diavoli e demoni, i primi provengono dagli Inferi, i secondi dall’Abisso. Le due razza sono in continua lotta tra di loro.

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Capitolo 3
*** Accusata ***


Bishop scelse un’altra strada per tornare a Neverwinter e Katerina decise di non fare domande. Il ranger stava davanti a tutti, Katerina era accanto lui, subito dietro di loro si trovavano Shandra, Qara e Grobnar e in ultimo Casavir.
Per la notte si accamparono nel bosco del Crepuscolo e il primo turno di guardia toccava a Qara e dopo a Katerina, e quando Qara la svegliò, lei si mise seduta a gambe incrociate. La tiefling sapeva già come sarebbe andata a finire quella storia. La stregona si addormentò e Katerina si allontanò dall’accampamento, il tanto perché nessuno la notasse.
“Smettila di spiarmi” disse.
“A quanto pare i tuoi sensi sono a posto, tiefling …” Bishop uscì dall’ombra e le andò incontro. Come al solito aveva stampato in volto un sorriso spavaldo.
“Vedi di mantenerti a distanza, ranger…” Katerina sguainò il pugnale, “Non ho intenzione di giocare stanotte” gli intimò. Bishop rise in modo sommesso, poi fece un altro passo.
“Già, basta giocare…” continuò ad avanzare, con le braccia lungo i fianchi. Camminava piano, ma bastava perché Katerina se lo ritrovasse a qualche metro di distanza.
“Non fare un altro passo.” si mise in posizione di attacco e il ranger si fermò.
“A quanto pare credi veramente di avere la situazione sotto controllo, peccato che ti stia sbagliando” Katerina non lo vide arrivare, ma una freccia le colpì la mano e lei lasciò cadere il pugnale. Si afferrò la mano ferita con l’altra, cercando di fermare l’emorragia, non riuscì a fare nulla che Bishop le fu vicino. Le prese la mano ferita e la strinse, Katirina urlò, ma il ranger le mise una mano sulla bocca.
“Non ti conviene” sussurrò Bishop, “Che ne dici di ricambiarmi il favore per non aver detto la verità al paladino?”. Katerina emise qualche suono e allora Bishop le liberò la bocca, tenendola però bloccata contro un albero.
“Sono un tiefling, Bishop, se non ti allontani immediatamente potrei decidere di chiamare qualcuno dall’Abisso e non credo che la cosa potrebbe piacerti” sussurrò. Bishop per un attimo rimase serio, poi la lasciò andare e si mise a una distanza di sicurezza da lei.
“Saresti una stupida, i demoni non vorranno solo la mia testa se verranno qui” ormai il ranger era una distanza di sicurezza e Katerina recuperò il suo pugnale, nel mentre studiava i movimenti controllati di Bishop.
“Molto bene” disse Bishop “Che ne dici di farmi compagnia questa notte?” il ranger era decisamente un po’ troppo confidenziale. Gli occhi rossi di Katerina s’infiammarono d’ira e in un sibilo disse: “Senti un po’, ranger. Se vuoi rimanere in vita ti consiglio di migliorare il tuo atteggiamento e anche alla svelta.”
“Altrimenti che fai? Mi uccidi come hai fatto con gli altri?” la sua voce era intrisa di sarcasmo e Bishop fece un passo avanti.
“Non ti avvertirò ancora.” e il suo era un sussurro minaccioso
Non vide però arrivare il ranger e se lo ritrovò davanti. Lui le afferrò la mano che stringeva il pugnale, così che non potesse reagire e la baciò. Katerina, in un moto di rabbia, scattò come le era stato insegnato e si sfilò dal ranger, piantandogli un pugnale sulla coscia.
Bishop non disse nulla e lasciò che Katerina prendesse le distanze da lui, così da poter osservare la ferita che lei gli aveva inferto. Non si lamentava, ma era chiaro che era arrabbiato
“Torna all’accampamento Bishop” sbottò Katerina. Tutta la passione di poco prima era svanita dal volto di Bishop ed era tornato il rancore. Aveva le spalle appoggiate a un albero e aspettava che il ranger si dileguasse.
“Sono disposto a rinunciare, per ora” era una minaccia.
“Non farti illusioni, ranger… quello che è successo oggi non capiterà ancora”
“Ma che freddezza…” sussurrò Bishop e nella sua voce era presente un tono di scherno “D’altronde non eri tanto gelida poco fa…”
“Sai meglio di me che non ti conviene avermi come nemico…” la sua voce cominciava a salire di tono, man mano che quella discussione andava avanti. In risposta Bishop scoppiò a ridere. “Puoi scegliere se essere d’accordo o meno, ma se voglio qualcosa la ottengo. Sempre.
Katerina ebbe un sussulto a quell’improvviso cambio di tono della discussione e per un attimo ebbe paura del ranger e di quello che poteva fare, ma poi il suo sguardo tornò duro come sempre.
“Lasciami in pace”
“Non ancora…” le rispose e di nuovo le si avvicinò, annusandola… esattamente come… un animale , pensò. Ma d’altronde Bishop era un ranger, molto probabilmente passava più tempo in mezzo alla natura che in mezzo alle persone.
“Bishop…” la sua sembrò però più una lagna che un’intimidazione.
“Accidenti a te, ranger, ti ho detto di lasciarmi in pace!” scattò all’improvviso e il suo tono di voce fu simile ad un urlo, tanto che svegliò qualcuno nell’accampamento. Bishop si allontanò immediatamente, mettendosi a una distanza di sicurezza. Katerina si lasciò cadere a terra, sfinita anche dalla perdita di sangue.
Casavir si avvicinò e vedendola a terra e ferita la aiutò immediatamente ad alzarsi, sorreggendola. Katerina lo lasciò fare.
“Ti ho sentito che ti rivolgevi a Bishop, cosa è successo?” le chiese Casavir.
Katerina non sapeva cosa dire, dopo tutto aveva ancora il volto arrossato per via del ranger e non sapeva cosa avesse sentito Casavir. Sperava solo quell’ultima frase.
“Niente paladino…” Bishop sbucò dalla boscaglia “Katerina pensava che la stessi spiando, ma ero semplicemente a caccia.” spiegò e mostrò un coniglio morto come prova. Casavir la guardò.
“È vero?” le chiese
Bishop la fissava e con lo sguardo le faceva intendere di stare attenta a cosa diceva. Katerina si infuriò e a quel punto decise di dire la verità, o una parte.
“Non lo so cosa avesse in mente, ma le sue intenzioni non mi sembrano nobili”
Non voleva lasciarla passare troppo facilmente al ranger, ma allo stesso tempo non voleva che il paladino si allarmasse per quella situazione e le stesse con il fiato sul collo.
Gli occhi di Casavir divennero pieni di rabbia, così come quelli di Bishop… solo per motivi diversi: “Che cosa hai fatto?” disse il primo, “Mente.” rispose il secondo.
“Ma davvero?” disse Katerina.
“Taci, tiefling” sibilò Bishop e detto questo voltò le spalle e si allontanò.
“Tutto bene?” le domandò Casavir una volta che il ranger non fu più a portata di orecchio.
“Benissimo” sentenziò e tornò all’accampamento, mentre il paladino le correva dietro con apprensione. Lei però lo ignorava completamente, nonostante lui continuasse a cercare di convincerla a farsi curare.
Ripartirono qualche ora dopo, non appena Bishop fece ritorno dalla sua scampagnata. Camminarono per un bel po’, con passo spedito e finalmente ritornarono a Neverwinter, per la precisione al Fiasco Sommerso, la taverna di suo zio.
Non appena entrarono stanchi e affamati, lo zio li accolse con immenso sollievo ed euforia.
“Rieccovi!” corse incontro a Katerina e le batte una pacca sulla schiena, forse un po’ troppo forte “E tutti d’un pezzo!” il suo sorriso era enorme, ma si spense nel vedere il volto serio di Katerina, la quale rimase impassibile e con un tono gelido disse: “A dire il vero, ho scoperto che ho un pezzo di troppo…”
“Che vuoi dire?” gli chiese lo zio, mentre il sorriso si spegneva lentamente.
“Tu non mi hai raccontato tutto”
“Non… so di cosa parli…” iniziò lo zio, ma era chiaramente imbarazzato e Bishop partì alla carica come un toro.
“Ah sentilo! Arranca come una animale ferito…”
“Taci Bishop!” Duncan prese Katerina per un braccio e la portò in un angolo più isolato della taverna, così da poterle parlare senza che nessuno li sentisse. A bassa voce quindi cominciò a dire: “Non so se spetta a me dirtelo, forse Daeghun avrebbe voluto parlartene, ma pensava che fosse ancora troppo presto…” sospirò.
“Qualche tempo dopo che tu nascesti, West Harbor fu attaccata, tutti gli abitanti cercarono di mettersi in salvo, alcuni morirono nella battaglia, altri però riuscirono a fuggire… ma la moglie di Daeghun, Shayla, e tua madre, Esmerelle, non fuggirono.” Il suo sguardo si vece distante e i ricordi sembrarono dipingere gli occhi dello zio.
“Rimasero indietro… per salvarti. Mentre i demoni e il fuoco degli incantesimi facevano a pezzi il villaggio, raggiunsero la tua culla. Quando Daeghun si accorse della loro assenza era troppo tardi: poté solo guardare da lontano, mentre il villaggio veniva consumato dalla battaglia.”
Katerina deglutì, mentre il silenzio cominciava a calare tra i due. In un attimo le passarono davanti i ricordi della sua infanzia e di come Daeghun, il suo patrigno, avesse sempre accuratamente evitato l’argomento. Se ne fosse stata capace avrebbe pianto, ma non ci riusciva.
“Mi stai dicendo che per tutta la vita mi avete mentito?” domandò infine, mentre la delusione e la rabbia erano palesi dal suo tono, e lei non si sforzava di nasconderle.
“Non fui io a decidere di nasconderti quello che accade a tua madre, e mio fratello sarebbe furioso se sapesse che te l’ho detto… credo che lui fosse convinto che sarebbe stato troppo per te” Katerina irrigidì la mascella, mentre fissava gli occhi sul volto dello zio.
“In ogni caso” proseguì Duncan, “Quando i fuggitivi fecero ritorno al villaggio, non trovarono alcun superstite, eccetto te… tua madre era là, in un bagno di sangue, ti teneva tra le braccia e tu avevi una profonda ferita sul petto. Aveva cercato di farti da scudo, ma…” Duncan si fermò, abbassando lo sguardo e cercando di non farsi prendere dall’emozione. Katerina invece rimaneva impassibile, ascoltando.
“Il frammento deve averla trapassata, prima di entrare dentro di te” disse infine, “Nessuno capiva come fossi potuta sopravvivere, la tua ferita si rimarginò in pochi giorni, lasciandoti quella cicatrice… ma se quella ferita ti è stata inflitta da un frammento, dobbiamo porci alcune domande, alle quali, temo di non avere nessuna risposta…” concluse. Katerina si passò una mano sugli occhi e si massaggiò le tempie.
“Mi hai nascosto qualcos’altro, per caso?”
Lo zio divenne paonazzo, mentre diceva: “Io ho sempre voluto dirtelo, ma…” Bishop apparve, interrompendoli.
“Be’? Perché avete quelle facce lunghe? È morto qualcuno? Allora dovremmo festeggiare, non piangere.” trascinò Katerina in mezzo alla sala, in mezzo agli altri compagni. Bishop si portò alla destra di Shandra e Katerina si mise vicino a loro.
“Grobnar!” esclamò il ranger, “Inutile mezz’uomo, canta una canzone… prima che ti faccia cantare io” lo minacciò e lo gnomo, ignaro della minaccia con allegria disse, mentre faceva una piroetta su se stesso: “Ma certo, Sir Bishop, ho proprio la canzone giusta per l’occasione…” prese il liuto e cominciò a cantare.
Katerina alzò gli occhi al cielo per l’ingenuità di grobnar, ma gli angoli della bocca si alzarono leggermente verso l’alto.
“A proposito” cominciò Bishop, avvicinandosi “Ho deciso che, sia nel mio interesse che nel tuo, rimarrò con te.”
Alla tiefling le si gelò il sangue nelle vene a quell’affermazione, si voltò piano e guardò il ranger.
“E perché vuoi venire con me?” era scettica e non si fidava del ranger.
“Cosa?” Bishop non sapeva che rispondere, “C’è bisogno di una ragione? Andiamo… la gentile richiesta di Duncan ha dato inizio a questa storia, perché non finirla, dico io?” affermò e sorrise ambiguamente a Katerina. Casavir fece un passo avanti dal suo posto vicino al camino e con voce ferma e decisa disse: “Non abbiamo più bisogno del tuo aiuto.”
“Ah, paladino, smetti di parlare per il tuo capo solo perché è una donna, d’accordo?”, a quelle parole Casavir stette zitto, ma era chiaro che aveva voglia di ribattere, ma uno sguardo di Katerina bastò a farlo tacere.
“Non è necessario, Bishop.” Intervenne Duncan, “Mi spiace di averti costretto, ma hai fatto più di quanto…”, Bishop però non lo lasciò finire e lo interruppe.
“Oh, avanti Duncan! Sono ancora in debito con te” sembrava stranamente giulivo all’idea, nonostante inizialmente non fosse così, Katerina lo osservò con sospetto, ma non aggiunse nulla, “E quale modo migliore di sdebitarmi che viaggiare in sua compagnia?” lo disse con voce un po’ troppo suadente e Katerina divenne rossa a quelle parole, per qualche strano motivo.
“Un debito è un debito… e va pagato fino all’ultimo centesimo, Giusto?” concluse soddisfatto.
“Mi secca chiederlo” intervenne Shandra, “Ma io che posso fare, ora? Non posso certo coltivare la cenere.” Katerina non disse nulla inizialmente, riflettendo. Shandra le serviva per entrare nel rifugio di Ammon Jerro e non poteva certo lasciarla a se stessa, visto i pericoli a cui incorreva.
“Credo che avremmo bisogno di lei, per il momento.” Affermò.
“Ehi, fai attenzione a non comportarti troppo gentilmente con me…” commentò Shandra ironicamente, e Katerina sbuffò a quelle parole, seccata per quel comportamento così campagnolo.
“Beh, allora beviamo alla salute di tutte le donne che ci portiamo dietro senza averne bisogno ” commentò Bishop e di nuovo gli uscì quel tono ambiguo, il quale cominciava a stancare la tiefling.
“Sta’ attento a ciò che ti esce dalla bocca, Bishop!” scattò Casavir, alzandosi in piedi immediatamente. Bishop sorrise.
”Ti spiegherò ancora come funziona , paladino: il nostro capo prende le decisioni, noi obbediamo e così farà anche la contadina, io credo.”
“Apprezzo l’interessamento… improvviso di tutti quanti, ma so badare a me stessa.” Shandra sembrava imbarazzata, ma cercò di darsi un tono, tentando di convincere gli altri di ciò di cui nemmeno lei stessa era convinta, “D’altra parte quando rimango da sola, i problemi vengono a cercarmi.
Khelgar, il nano, a quel punto rantolo qualcosa, poi poggiò il boccale di birra sul tavolo e disse: “Se verrà con noi, deve fare qualcosa per mettersi al passo… non possiamo salvarla ogni volta.”
“Salvarmi? Io so badare a me stessa!” esclamò Shandra, poi più a voce bassa disse: “Beh, quando non ci sono nei paraggi troppi lucertoloidi… o githyanki.”
Katerina alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta, non le piaceva avere dei pesi morti nel gruppo, né tanto meno fare da balia a delle contadine incapaci. Dopo tutto però le serviva quella donna, dunque la decisione non fu poi così difficile.
“Khelgar ha ragione” iniziò, interrompendo tutti gli altri, “Dobbiamo insegnarti qualcosa, così potrai difenderti da sola.”
“Ehi, so tenere in mano una spada!” si lamentò Shandra, “Me la cavo in combattimento, non ho grandi doti, ma se ti serve una lama…” aprì le braccia e alzò le spalle. Tuttavia Katerina continuava a guardarla con scetticismo e a quel punto Shandra le si avvicinò.
“Senti, cercherò di non esserti d’impiccio, ma non voglio che te ne vai per la tua strada.” le mormorò “Io… io ho perso abbastanza… quindi, non voglio che mi lasci indietro. D’accordo?” l’ultima parola la pronunciò a voce più alta per farsi sentire da tutti e a quel punto Katerina non poté fare altro se non accettare.
Le due ritornarono in mezzo agli altri e Bishop con scetticismo fece il suo solito commento: “Allora la contadina viene con noi?” fece una risata “Bene, qualcuno deve pur prendere il posto del paladino, o raccogliere le frecce se Grobnar ci resta secco.”, Katerina stava per andare a dirgliene quattro ma prima che aprisse bocca, Bishop le fece segno di fermarsi e a bassa voce le bisbigliò: “Più tardi parleremo del nostro segreto.”
“Non ho nulla da dire al riguardo”
“E ora, io dico di stappare qualche barile di birra e di sommergere il Fiasco di buon vino!” esclamò il ranger, ignorando completamente la donna.

Brindarono e beverono fino a tarda sera, verso la mattina tuttavia qualcuno di insolito entrò al Fiasco Sommerso: uno dei Nove di Neverwinter, la guardia personale di Lord Nasher. Katerina quando vide entrare un uomo alto e biondo non immaginò neanche lontanamente cosa fosse venuto a fare. Ma quando l’uomo parlò, la tiefling diventò di marmo.
“Eccoti qui.” disse l’uomo.
“Chi siete?” chiese Katerina in tono seccato, pensava che si trattasse di uno degli scagnozzi di Axel, ma comunque preferiva sempre chiedere giusto per prendere un po’ di tempo.
“Lui è Sir Navalle” mormorò Duncan e Katerina ebbe davvero paura.
Immaginò che fosse lì per arrestarla, visto com’era immischiata in affari loschi della città e in che modo aveva aiutato Axel e i Ladri dell’Ombra nel prendere il controllo della città, ostacolando in tutti i modi la Guardia Cittadina.
“Che succede?” domandò, cercando di tenere il sangue freddo.
“Sono qui perché Luskan ti accusa di omicidio… di un intero villaggio, nientemeno. Hai mai sentito parlare di Ember?”
“Non ho fatto niente di simile” si difese immediatamente la tiefling.
Navalle fece una smorfia e disse: “Ho più rispetto per il fango sui miei stivali che per quei cani di Luskan e per quanto da mesi stia cercando una scusa per arrestarti…” la fissò a lungo, come per avvisarla “Non lascerò che un cittadino di Neverwinter venga affidato alla giustizia di Luskan” sospirò e la sua espressione si fece contrariata.
“Tuttavia…” proseguì “Se non riusciremo a trovare un modo di scagionarti dalle loro accuse, saremo costretti a lasciarti nelle loro mani: abbiamo firmato un trattato con Luskan, hanno diritto ad amministrare la giustizia ordinaria per qualsiasi crimine commesso nelle loro terre.”
“Ma non sono stata io.” Ribadì Katerina e Navalle sbuffò.
“Non importa questo… la tua colpevolezza è già stata decisa da una corte di Luskan” cominciò ad avvicinarsi di più a Katerina, poi si fermò a qualche metro di distanza e come ragionando disse: “Se tu fossi un lord, un cavaliere o un signorotto, sarebbe diverso… in tal caso, saresti soggetto alla giustizia nobiliare e il tuo processo si svolgerebbe qui a Neverwinter, in presenza di Lord Nasher.”
“Non lascerò che Luskan mi prenda” esordì Katerina e nel mentre, la sua mente, cominciò a galoppare a briglia sciolta, nel tentativo di cercare un modo per fuggire e far perdere le sue tracce.
“Non posso farci nulla per questo…” le disse, “Hai deciso di intraprendere una strada diversa da quella della giustizia, dunque non potremo fare nulla per aiutarti… tuttavia, manderò un “amico” ad assisterti. In passato si è dimostrato un valido aiuto per casi come questi.”
Detto ciò Navalle si congedò, lasciandola a se stessa. Katerina sbatté un pugno sul tavolo e all’interno della locanda si scatenò un putiferio tra tutti i suoi compagni.
“Non permetterò che quei maledetti cani di Luskan mettano le mani su di te!” esclamò lo zio.
“Ma possiamo ancora fare qualcosa non è vero? Devi solo trovare un cavaliere a cui giurare fedeltà e gli agenti di Luskan non potranno toccarti…” si lagnà Shandra.
“Inoltre” questa volta a parlare fu Neeshka, l’unica altra tiefling che Katerina avesse mai conosciuto, una ladra per la precisione, ma non scaltra quanto il suo capo “Siamo innocenti… voglio dire, il massacro di un intero villaggio? Questa volta Luskan si è spinta troppo oltre…”
“Tu dici? Se gli agenti di Luskan volessero qualcosa da te, ucciderebbero un’intera città per ottenerla, senza farsi troppi problemi” commentò Bishop, il quale era seduto a un tavolo a bere un boccale di birra “In passato hanno già attaccato Neverwinter e ora stanno inviando la propria flotta contro Ruathym, dagli soltanto una scusa e ti ritroverai i loro soldati ai cancelli…”
“Io dico di affrontarli e spaccare qualche cranio!” Khelgar batte il suo pugno sul tavolo tanto forte che a Bishop andò di traverso la birra.
“Perché non andiamo lì e li riduciamo in cenere?” propose invece Qara.
“Ehm… Duncan, abbiamo un ospite” annunciò Hans, il cameriere.
Quando Duncan guardò la porta alzò gli occhi al cielo vedendo l’elfo della luna Sand, un mago che aveva precedentemente esaminato i frammenti d’argento, con poco successo…
“Come sa la giornata non fosse già abbastanza spiacevole… cosa vuoi, Sand?”
“A dire il vero, sono qui per aiutarti… e per aiutare la tua famiglia” gli rispose l’elfo con voce pacata, Duncan stava per obbiettare, ma Sand lo fermò con una mano “Prima che tu possa iniziare a sbraitare contro di me, sappi che ho ricevuto un… ultimatum da Lord Nasher per difenderti nel processo, ovviamente se riuscirai a trovare un cavaliere che ti prenda come signorotto. Sappi che se andrai a Luskan, ti uccideranno.”
“Oh, davvero? Non lo avrei mai detto…” gli rispose Katerina sarcastica.
“Immagino che tu abbia qualche difficoltà a fidarti di me, ma lascia che ti aiuti… esistono le leggi, ma esiste anche ciò che è giusto e ingiusto. Sebbene tu abbia una certa propensione a prendere le leggi con una certa leggerezza, non penso tu sia colpevole… ma se riusciranno a incastrarti, ti uccideranno.”
“Continui a parlare, ma non mi stai fornendo nessuna soluzione elfo!” la tiefling cominciava a diventare nervosa, soprattutto perché stava perdendo tempo, se non poteva fare niente, tanto valeva che se la desse a gambe.
“Se hai le amicizie che sospetto tu abbia” la guardò intensamente, facendole intendere che lui sapeva qualcosa di troppo “Ti suggerisco di usarle e alla svelta, o sarai costretta a subire la giustizia di Luskan.”
Sand sembrava sapere di Axel, ma non disse nulla, semplicemente se ne andò dopo aver parlato. Di nuovo i suoi compagni cominciarono a parlare tutti insieme, ma Katerina non li sentiva, la sua mente era troppo concentrata a pensare a un piano di fuga e in tutto quel baccano, quando alzò il viso incrociò lo sguardo di Bishop, il quale la stava fissando. Il ranger alzò il boccale di birra verso di lei e lo buttò giù.

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Capitolo 4
*** Fuggire? ***


Accompagnata dalle sue "guardie del corpo", Bishop e Sand, Katerina decise di recarsi da Axel per un aiuto concreto, dopo tutto quello che aveva fatto per lui era il minimo.
Attraverso Neverwinter per recarsi nel quartiere commerciale, centro della vita quotidiana della città. Passò davanti a Deekin, il piccolo coboldo-mercante, salutandolo con un cenno della mano, per poi volgere lo sguardo in direzione della residenza di Axel.
Essa era cinta da un cancello in ferro e all'entrata aveva due sgherri che facevano la ronda, pronti a infilzare un pugnale in gola a qualsiasi minaccia. Le avrebbero fatto più paura se non avesse saputo di essere molto più abile di loro. Per l'appunto era a lei che Axel aveva chiesto di far parte dei Ladri dell'ombra, non a quei due incapaci.
Gli passò accanto, facendogli un cenno e questi la fecero entrare.
A fare la leccapiedi di Axel, come al solito, c'era Moire: un'abile guerriera, ma una pessima assassina. Per lei Katerina provava pena. Quella donna era rimasta per anni al servizio di Axel, tuttavia non era mai riuscita a prendere il potere semplicemente perché non era abbastanza furba.
Salutò anche lei e oltrepassò la porta dello studio di Axel. Quando lo vide si rese conto che quell'uomo, che inizialmente le aveva messo un po' di soggezione, non la spaventava più. Ormai conosceva ogni suo punto debole e sapeva con precisione qualsiasi sua mossa, se non si fosse trovata in quella pessima situazione probabilmente quello sarebbe stato un bel momento per prendere il potere.
« Katerina, mi è giunta voce dei tuoi problemi con Luskan»
« Se li vogliamo chiamare così... io li definirei semplici seccature quotidiane» ribatté lei, piegando la testa da un lato.
« Come sempre adoro il tuo sarcasmo... » rise Axel « In ogni caso, per quanto nasconderti e fuggire sia stata la tua prima ipotesi, suppongo, ho una buona notizia per te»
Katerina incrociò le braccia al petto in attesa che Axel gli desse l'illuminazione geniale. Non attese a lungo, poiché dall'ombra spuntò una quinta persona. Un uomo sui trent'anni, abbastanza in forma. Portava gli abiti tipici dei ladruncoli di strada, tant'è che Katerina storse il naso.
« Voglio presentarti Lord Gayron, Cavaliere di Neverwinter»
Katerina scoppiò a ridere, ma vedendo che i due rimanevano seri, si ricompose e disse: «Stai scherzando?»
« No, non scherza. So che il mio aspetto non è quello dei Cavalieri damerini a cui sei abituata, ma purtroppo per te sono un Cavaliere e sono anche il tuo lasciapassare per la vita»
«Ma quale onore...» commentò Bishop a bassa voce.
« Taci tu» lo zittì subito « E sentiamo» proseguì rivolgendosi al "cavaliere" « Come faresti a salvarmi?»
« Nominandoti mio signorotto, in quel caso, per la legge, saresti soggetta alla giustizia di Neverwinter e non ti farebbero il processo a Luskan... dove moriresti sicuramente»
« Probabilmente troveranno una scusa per uccidermi ugualmente, è da mesi che Navalle cerca di mettermi dentro con qualsiasi scusa»
« Non credo lo faranno, vista la sua dedizione per la giustizia» commentò « Non ti faranno un processo ingiusto, vogliono arrestarti con in mano le prove... altrimenti non sarebbe un bell'esempio per la popolazione» il sorriso di Gayron si fece più marcato, fino ad assomigliare quasi a un ghigno. Katerina non si fidava di Axel, tanto meno dei suoi contatti. Tuttavia se quell'uomo era davvero un cavaliere, questa sarebbe stata un'ottima soluzione per evitare di essere latitante a vita.
« Non mi fido di te, tuttavia non ho molte possibilità... cosa devo fare?»
« Prendi le tue cose e ci vediamo davanti al salice piangente al poco prima del tramonto»
Kateria annuì e si congedò dai due.
Quando si trovarono fuori, Bishop le si accostò e disse: «Vuoi davvero affrontare il processo?» parlava a bassa voce per non farsi sentire dal mago alle loro spalle.
« Hai altre opzioni?»
« Potremo fuggire insieme... conosco bene i boschi, lì non ci troverebbero mai»
« A quel punto sarebbe anche Neverwinter a cercarci e sai benissimo che ci troverebbero, non si può scappare per sempre»
« Pensa quello che vuoi, ma la mia offerta rimane aperta»
Non poteva fuggire, non poteva. Doveva scoprire cosa diavolo fosse quel frammento dentro il suo petto.

Tornarono al Fiasco Sommerso e ad aspettarli trovarono tutti i loro compagni di viaggio, che continuavano a discutere tra loro su come fare. Casavir era pronto a combattere per lei, al costo di affrontare quelli di Luskan e morire. Nel sentirlo Katerina alzò gli occhi al cielo, ma sorrise leggermente. Quando si accorsero del suo ritorno, si zittirono tutti immediatamente.
« Forse abbiamo trovato una soluzione...» disse e lì riprese il putiferio.

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