Da qualche parte, tra le stelle

di ayamehana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ya'aburnee ***
Capitolo 2: *** Sillage ***



Capitolo 1
*** Ya'aburnee ***


Piccola premessa dell'autrice: Era da un po' di tempo che volevo affacciarmi in questo fandom che personalmente amo molto, ma non ne avevo avuto ancora il coraggio, perché avevo paura delle critiche negative. Alla fine, l'universo espanso è davvero grande, e io ne ho visto solo una piccola parte finora. Ho scritto questa flashfic di getto dopo aver visto questa immagine su Pinterest; mi piace l'idea di Vader che va a far visita al capezzale di sua moglie per dirle addio, anche se capisco che come scena può essere abbastanza surreale... dunque, consideratelo un what if, giusto per rifletterci un po' su.
 
 
Ya’aburnee
 
La speranza che la persona che ami
viva più a lungo di te.
 
 
  Giaceva immobile nel suo letto di morte, i capelli sciolti sulle spalle a formare una corona bruna tutt’intorno alla testa. Pareva addormentata, ma lui sapeva perfettamente che non era così. Gliel’aveva detto Darth Sidious, poco dopo che l’armatura l’aveva trasformato in quell’essere immondo a metà tra l’uomo e la macchina. Sembra che nella tua ira, tu l’abbia uccisa.
  All’inizio Vader aveva stentato a crederci. Non poteva essere vero, lei era viva, se lo sentiva, eppure… la prova schiacciante dei suoi timori era esattamente di fronte ai suoi occhi. 
  Il petto di Padmé non si sollevava più, il battito cardiaco si era fermato per sempre. Le labbra, serrate ancora in un cipiglio triste, erano livide tanto quanto la pelle del viso, bellissimo anche nel sonno eterno.
  Un ricordo gli affiorò alla mente, con la stessa caducità di una foglia, che ormai avvizzita, si stacca da un albero. Sei un angelo? le aveva domandato, quand’era ancora bambino, la prima volta che l’aveva vista su Tatooine. Mai quelle parole gli erano sembrate tanto vere. Padmé, il suo angelo, la donna che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo, se n’era andata, distrutta da un destino che lui stesso aveva cercato di evitarle… e tutto per colpa di quell’incapace di Skywalker. Se solo non fosse stato così debole…
  Vader si appoggiò al bordo del giaciglio su cui era stesa sua moglie, e lo strinse tra le dita, mentre un’ondata di rabbia mista a dolore lo travolgeva come una marea. Paura, ira, odio, sofferenza… un cavaliere Jedi non avrebbe dovuto provare certe emozioni, ma lui… non era più uno di loro. Lui era più forte. Il Lato Oscuro aveva temprato il suo potere… e probabilmente, avrebbe continuato ad accrescerlo. Meglio così, comunque.
  Il suono del respiratore era l’unico che contrastava la marea di pensieri che gli passavano per la testa. Avrei voluto che vivessi più a lungo. Vader allungò una mano guantata e sfiorò la guancia di Padmé in una carezza che non aveva più nulla a che fare con l’uomo che era diventato. Avremmo potuto governare la galassia insieme... a fianco a nostro figlio...
  … ma anche lui era morto, ancor prima di venire alla luce. Il ventre rigonfio dell’ex senatrice di Naboo svettava sinistramente sotto la sgargiante veste funebre tipica del suo pianeta. Vader rimase in silenzio per qualche minuto, lasciando che l’odio lo avvolgesse in un pesante sudario, dopodiché girò sui tacchi e si allontanò dall’ultima persona che lo teneva ancorato al suo passato.
  «Addio», sussurrò, più a se stesso che ad altri, e quella parola venne inghiottita dal silenzio della notte. Mai più avrebbe permesso che l’inettitudine di Skywalker ostacolasse i suoi piani.
  Mai più…

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Capitolo 2
*** Sillage ***



Sillage
 
« La scia lasciata in cielo da un aereo o nell’acqua da una barca,
la traccia di profumo lasciata nell’aria da una cosa
o da una persona che ci ha preceduti in un determinato luogo. »


 
  Maul era riuscito a vendicarsi e, per farlo, aveva versato l’ennesimo sangue innocente.
  Il corpo di Satine era leggero tra le sue braccia, un bozzolo svuotato dalla sua anima che, similmente a una farfalla, aveva già dispiegato le ali per volarsene chissà dove.
  Ed era difficile dover accettare che la sua amata duchessa non ci fosse più, quando il suo profumo era praticamente ovunque. Se lo sentiva addosso, una traccia indelebile che gli era penetrata nelle ossa, come quel dolore che ora gli stava stringendo la gola in un pianto senza lacrime. Alla fine, non era riuscito nemmeno a dirle che anche lui l’amava; che quel sentimento, sbocciato tanti anni prima, gli aveva consumato il cuore in una fiamma che, seppur debole, aveva continuato ad ardere. Obi-Wan si prese un momento per sé, e si accasciò contro Satine, la cui pelle emanava ancora talmente tanto calore da farla sembrare semplicemente addormentata.
  Vorrei poterti immaginare così, pensò, raccogliendole la mano e premendosela alle labbra. Non era necessario aggiungere altro: le parole, in fondo, non avevano alcun valore di fronte alla triste realtà.
  Due mandaloriani lo strattonarono per le braccia, e Obi-Wan si riscoprì a non opporre resistenza. In fin dei conti, andava bene così; non poteva lasciarsi sopraffare dalle emozioni negative mentre tutto il mondo gli si stava rivoltando contro. Mi dispiace tanto, mia adorata. Prometto che la tua non sarà una morte vana.

 


Nota dell'autrice: E con tanto timore reverenziale, ho deciso alla fine di pubblicare questa breve flashfic (non la chiamo drabble, perché sono 233 parole e non 110!) Lo ammetto, ho fatto fatica a scrivere, perché sono in blocco da Novembre dell'anno scorso e ne sto soffrendo tantissimo. La pubblico solamente perché mi dispiace lasciarla lì sul computer, nella cartella delle bozze, e perché non voglio che Andrea e Serena, due ragazzi che si sono offerti gentilmente di aiutarmi, abbiano sprecato tempo a correggere questa 'cosa'. (A tal proposito, vi ringrazio tanto, ma non sono ancora convinta del risultato, peccato...) Mando, invece, un bacione a tutti quelli che leggeranno. Grazie, spero di riuscire a riprendere a scrivere come una volta, è un hobby che mi manca davvero molto.

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