And her SOUL skipped a beat

di Lady K
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Così il vento diventò melodia ***
Capitolo 2: *** È solo una sorpresa ***
Capitolo 3: *** Non aver paura ***
Capitolo 4: *** Nemmeno una parola ***
Capitolo 5: *** Dannatamente carina ***
Capitolo 6: *** Tutto grazie alla mia ANIMA ***
Capitolo 7: *** Lo capì tra le sue braccia ***
Capitolo 8: *** Il più bello della loro vita ***



Capitolo 1
*** Così il vento diventò melodia ***


UT SOUL skipped beat capitolo 1
Prima di iniziare, vi devo avvisare che in questo capitolo è ampiamente esplicita l'intenzione suicida di Alphys; non vi è alcun atto fisico e ovviamente si conclude bene, ma se l'argomento è troppo forte per voi forse è meglio che non leggiate. Il rating giallo e l'avvertimento sono stati messi solo per questo capitolo praticamente... Detto questo, buona lettura. Ci vediamo alla fine della pagina!

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 1 - Così il vento diventò melodia

Sembrava che il vento stesso la invitasse verso l'abisso a pochi passi davanti a lei.
Lo sentiva lievemente; la sua freschezza le solleticava il camice da laboratorio che indossava, dalla base della coda alla schiena, fin sulle spalle. Un soffio gentile su tutte le sue squame giallo ocra, un sussurro macabro all'orecchio. Le zampe posteriori, tremanti, erano accarezzate dallo scorrere dell'acqua sulla quale poggiavano in modo goffo. Il vestito grigiastro, infine - forse persino troppo grande per la sua stazza - le circondava la massiccia figura arrivando fino a terra, e ovviamente i bordi erano ormai inzuppati.
La corrente spingeva i rifiuti della discarica fino a quell'enorme cascata: acquistavano lentamente velocità, raggiungevano il bordo e in un battito di ciglia li vedevi scomparire, lì sotto nel baratro oscuro.
Tutta la caverna era effettivamente alquanto buia. Certo, parte della cianfrusaglia accumulata negli angoli brillava grazie alle sue componenti d'acciaio o plastica, e sia il soffitto che le pareti della grotta erano costellati da piccole lucine bianche che rendevano l'ambiente più accogliente. Per i mostri del Sottosuolo era come un meraviglioso cielo stellato, un elemento naturale che ormai non vedevano da un bel pezzo...
Ma ad Alphys, in quei minuti interminabili sospesi nel tempo, ogni cosa pareva spettrale.
Quei puntini luminosi sopra di lei non erano più simbolo di speranza, i funghi lucenti che incorniciavano le pareti di terra non sembravano più così graziosi, e i Fiori dell'Eco erano stranamente silenziosi. Forse era proprio il sospiro del vento a coprire le loro voci, o forse era lei stessa che in quel momento semplicemente non ci badava. Era così concentrata a fissare il vuoto, così immersa nei suoi pensieri... e l'aria ancora la avvolgeva, e quasi la sentiva sussurrare.
Salta. Ancora pochi centimetri e salta. Ci vorrà un attimo. Non soffrirai più.
Non erano parole piacevoli. Le sentiva da quando aveva cominciato a visitare la discarica quotidianamente, non molte settimane fa. In quei giorni si era limitata ad accucciarsi accanto ai cumuli di immondizia e tremare come una foglia, mentre le lacrime le solcavano il muso. Ogni volta gli occhiali le si inumidivano, e il camice che usava sempre fuorché di notte - già sporco di suo - si inzuppava di acqua decisamente non così pulita e candida.
Ma questa volta, il ronzio all'orecchio era talmente forte che l'aveva spinta fino al bordo della cascata.
...Era una creatura orribile. I suoi esperimenti erano falliti e aveva distrutto intere famiglie di mostri. Non meritava la loro comprensione, né tantomeno il perdono. Era spazzatura, solo spazzatura. Ecco, poteva lasciarsi andare come un putrido sacchetto nero e cadere, cadere, nelle profondità più desolate dell'inferno...
Eppure, a parte qualche brivido di freddo, non riusciva a muoversi nemmeno di un millimetro. I suoi piedi maldestri erano impiantati in mezzo all'acqua che scorreva, lo sguardo era perso in fondo all'abisso fatto di tenebre, laddove il respiro... Già, ecco cosa sentiva oltre al vento.
Il suo respiro andava in sincronia con la sua ANIMA bianca che batteva alla sinistra del suo petto. Finché aveva la sua ANIMA poteva vivere. Poteva prima o poi prendere coraggio e dire la verità, per quanto fosse terribile.
Non salti? Vigliacca.
No! Questa non è vigliaccheria. Piuttosto, uccidersi così sarebbe un atto da egoista! Se dovessi morire, chi si prenderebbe cura di quelle creature? Come reagirebbero i familiari se scoprissero il fattaccio da soli? La colpa è mia... devo prendermi le mie responsabilità. Ma...
Di nuovo. Ancora le stesse immagini che le scorrevano nella mente. Immagini di Final Froggit, diverse specie di Dog, la madre di Snowdrake, e molti altri mostri... fondersi l'uno con l'altro di fronte ai suoi occhi. La loro essenza magica che perdeva il controllo, e piccole gocce di quest'ultima che cadevano sul pavimento del laboratorio sotterraneo...
Questa volta il brivido che percosse il corpo di Alphys le mozzò quasi il fiato.
Non ce l'avrebbe mai fatta... non poteva...
-Ehy... tutto bene?-
Una volta udita quella voce sconosciuta, il mostro dinosauro scattò da un lato e girò la testa verso la fonte del rumore, sconcertata.
Vide dietro di lei un mostro femmina alto e slanciato. Indossava una canottiera molto scura e dei pantaloni in jeans blu. Le sue scaglie celesti andavano in contrasto con gli stivali rossi, così come con le pinne ai lati del viso e la coda di cavallo - unico accenno di capelli - che le partiva dalla cima della testa. Sembrava tranquilla e sicura di sé, ma il suo occhio destro era attento e un braccio era leggermente teso in avanti verso Alphys. Certo, il suo occhio destro, poiché sul lato sinistro portava una benda nera.
Il mostro col camice malandato premette le mani al petto e aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono.
Non l'aveva assolutamente sentita arrivare. Eppure era così vicina, talmente tanto che Alphys per guardarla in faccia aveva dovuto alzare il muso, e non di poco. Beh, che novità, ennesima situazione nella quale si sarebbe sentita una tappetta...
L'altra soffocò un sospiro e riportò con cautela il braccio sul fianco.
-Eri... molto concentrata. Ti stavi forse chiedendo dove finisse il flusso d'acqua?- alla domanda accennò un sorriso. L'occhio giallo ora trasmetteva simpatia.
-...O-oh, i-io...- riuscì a balbettare Alphys. Abbassò lo sguardo mentre i suoi occhi saettavano da una parte all'altra della caverna.
-C-certo, insomma... In teoria ci troviamo già sotto il livello del mare, m-ma siamo ancora dentro la crosta terrestre, e n-non credo che l'acqua arrivi fino al mantello del pianeta. C'è anche d-da considerare che il Sottosuolo dove viviamo potrebbe essere non così in profondità c-come crediamo, visto che gli esseri umani ci avevano imprigionato in una z-zona montuosa. P-potrebbero esserci dei canali che semplicemente trasportano l'acqua fin s-sul fondo degli oceani, ma non potremmo m-mai usarli come via di fuga dal Sottosuolo p-perché irraggiungibili, e in ogni caso la p-pressione dell'acqua lì sotto...-
L'interlocutrice la stava fissando incuriosita. Quel mostricino tarchiato tutto giallo aveva iniziato a parlare senza sosta di teorie scientifiche, e dopo pochi minuti sembrava averci anche preso gusto. Pensò avesse davvero una vasta conoscenza, e nonostante i balbettii non pareva tentennare di fronte a ragionamenti e termini estremamente complicati. Tuttavia, mentre quella spiegava e raccontava, la grossa testa veniva mossa in ogni dove senza mai guardare direttamente chi aveva dinanzi.
In generale, tutto il suo corpo rispondeva a ogni parola. Le braccia grassottelle le cingevano sempre la cassa toracica, ma le mani ora erano chiuse, ora tamburellavano tra loro delicatamente. La coda che le spuntava dal vestito ondeggiava a ritmo in base a come ruotava i fianchi. Ogni tanto, durante quella che oramai sembrava una lezione di scienze improvvisata, arrivava quasi a mordersi il labbro inferiore con i suoi dentoni bianchi. Sbatteva spesso gli occhi, e ancora non accennava a volerla guardare.
-...S-sarebbe davvero incredibile se lì sotto ci fosse un wormhole, un portale per un altro universo, s-sai, l-la teoria del Multiverso è...- interruppe così la sua tiritera e strinse di nuovo le mani a sé con fare imbarazzato, continuando imperterrita a eludere le occhiate interessate dell'altro mostro.
-Oh-oh... d-da quanto tempo s-sto parlando...? Scusa, s-scusami!- si chinò per scusarsi, per poi rendersi conto che doveva sembrare davvero ridicola, e per giunta anche più bassa di prima...
-Ehy, tranquilla, non mi hai affatto disturbato. Ne sai di cose, eh?-
Alphys alzò piano la testa, e finalmente riuscì a sostenere lo sguardo dell'altra.
Stava sorridendo calorosamente; nonostante i suoi lunghi e affilati incisivi superiori che le fuoriuscivano dalle labbra scure, la sua figura le dava quasi una sensazione di dolcezza. Anche l'occhio, giallo come le squame di Alphys, aveva un non so che di rassicurante.
-Aspetta, quel camice da laboratorio... Credo di sapere chi sei, sei la scienziata reale, vero?-
Il mostro dinosauro chiuse la bocca semiaperta con estrema lentezza, un po' come se fosse sotto effetto di ipnosi, dopodiché deglutì in modo pacato. Le ci volle qualche attimo prima di riuscire a spiccicare parola.
-S-sì...-
-Tanto piacere, io sono Undyne. Sono a capo delle guardie reali!- disse l'ultima parte fieramente, la mano sinistra stretta a pugno e un sorriso smagliante che mostrava tutti i suoi denti acuminati.
Ogni mostro era a conoscenza dell'esistenza delle guardie reali ovviamente, e Alphys non era da meno. Ma era da molto, molto tempo che la scienziata si era praticamente isolata da tutti dentro il suo laboratorio stazionato a Hotland, una delle macro-aree del Sottosuolo.
Una volta, pur se in rare occasioni, era solita andare a trovare le sue due vecchie amiche ed ex vicine di casa Catty e Bratty, o anche passeggiare intorno alla regione arida insieme al robot Mettaton. Ormai usciva da quelle quattro mura color limone soltanto per raggiungere la discarica di Waterfall, la vastissima zona paludosa che le dava rifugio da diverse settimane, altresì detta "Cascate"; per questo motivo non aveva la benché minima idea di chi avesse effettivamente ottenuto lo status di capitano delle guardie, né tantomeno quale fosse il suo nome.
-E tu, come ti chiami? ...Accidenti, dovrei ricordarmelo, sei una figura importante per tutti i mostri del Sottosuolo, ma in questo momento giuro che ho un vuoto!- affermò Undyne inarcando le sopracciglia, generando così un'espressione amareggiata. Anche avendo un solo occhio in vista, la guerriera riusciva a far trasparire perfettamente le sue emozioni, grazie inoltre al linguaggio del corpo.
Ma sarà stata abbastanza convincente...?
-M-mi chiamo... Alphys... Oh, e... s-scusa se balbetto in continuazione, è p-più forte di me... Chissà che n-noia tutto il mio discorso d-di prima...- ammise Alphys dopo un profondo respiro.
L'acqua lambiva ancora i suoi piedi, la corrente incessante continuava a trasportare detriti, e il vento le sbatteva in faccia nuove parole.
Spazzatura. Ti chiami Spazzatura. Sei solo...
No. Stai zitto. Non ti voglio più sentire.
Il ronzio all'orecchio si spense.
Ora sentiva chiaramente le sporadiche vocine che emettevano i Fiori dell'Eco, lo scrosciare dell'acqua intorno a lei, la sua ANIMA che batteva forte dentro la gabbia toracica intrisa di magia...
-Nah, te l'ho detto, nessun disturbo. Non ci ho nemmeno badato al tuo difetto di pronuncia. E poi, nessuno è perfetto. Sono praticamente senza occhio sinistro, sai...-
Undyne indicò la benda con le dita, e in quel momento Alphys notò che le sue mani erano leggermente palmate. Ovvio, le scaglie, le pinne... si trattava di un mostro pesce.
Fino a qualche minuto fa non si osava a guardarla in viso, ora invece non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Era di sicuro un mostro singolare... Probabilmente aveva capito le sue intenzioni e, senza nemmeno conoscerla, l'aveva trattata con gentilezza e un tatto incredibile.
Si accorse solo dopo che Undyne le aveva appena rivolto la parola e lei non l'aveva sentita, troppo presa dai suoi pensieri.
-O-oh... Cosa...?- sputò la scienziata, mentre sentiva le sue guance andare a fuoco per l'imbarazzo.
-Dicevo, sarebbe meglio se ci avvicinassimo alle travi di legno al centro della grotta.-
-Ah, c-certo...-
La leader delle guardie aspettò che Alphys si muovesse lontano dall'abisso prima di incamminarsi anche lei verso le travi che formavano la passerella centrale della caverna. Una volta arrivate, Undyne si rivolse di nuovo verso la scienziata, ma non parlò. Si limitò ad osservarla meditabonda, attirando così l'attenzione del mostro giallo.
Quest'ultima fece oscillare la coda tozza con un pizzico di nervosismo, ed esitò. Eppure, non avvertì neanche per un secondo la necessità di rompere il contatto visivo che si era creato tra loro due.
In quella zona della discarica il vento era più lieve, ma la chioma di capelli di Undyne occasionalmente veniva ancora spinta dai dolci sbuffi d'aria. E ormai quel delicato venticello non era più malevolo per Alphys. Sentiva solo il freddo arrivarle fino alle squame; il suo camice non era affatto idoneo a quel tipo di temperatura.
-Scusami... q-quindi sei senza occhio sinistro? L'hai perso i-in battaglia?- chiese Alphys timidamente. Forse si era spinta troppo in là, sforzandosi di suonare amichevole?
...Ma l'altra sorrise di nuovo, le si vedevano tutti i denti giallognoli e aveva un aspetto buffo e solare. Il mostro dinosauro non la trovò inquietante nemmeno un po'.
-Ah! Solo un classico trofeo di guerra.- fece una pausa, poi continuò: -Ehy, mi aiuteresti? Ero qui in cerca di una bella spada. Certe volte nella discarica si trova roba interessante per una guerriera come me!-
Mostrò un ghigno di soddisfazione. Ci teneva molto al suo ruolo di guerriera, a quanto pare.
-P-possiamo guardare, sì.-
Alphys si avvicinò al mucchio di immondizia alla sua destra. Mentre cercava con lo sguardo il luccichio di qualche possibile arma da utilizzare in uno scontro, sentì Undyne iniziare già a rovistare nel cumulo di rifiuti dell'angolo opposto.
Si guardò le manine gialle per qualche istante; in realtà era abituata a cercare lì in mezzo quelli che lei reputava degli scarti preziosi, ma avrebbe voluto non sporcarsele. Poi si ricordò che in ogni caso aveva i bordi del camice bagnati d'acqua semi-stagnante, per cui ormai l'igiene non era più così importante. Quello, d'altronde, era l'unico posto poco pulito di tutta Waterfall. Si sarebbe potuta lavare in un secondo momento, grazie ai numerosi fiumiciattoli cristallini che riempivano la regione delle cascate.
Immerse quindi le mani in quell'ammasso di cianfrusaglie e cominciò a scandagliarne il contenuto. Bottiglie, cuscini, sacchettini, peluche sporchi, cibo di vario genere mezzo mangiucchiato, utensili di ferro ammaccati, plastica colorata...
Non erano solo rifiuti dei mostri. Molti di essi arrivavano dal mondo degli umani, sopra le loro teste.
Vediamo, una spada, un-...
Si fermò di colpo. Aveva appena intravisto un qualcosa di brillante sotto ai suoi piccoli artigli. Scavicchiò dunque in mezzo alla spazzatura finché non riuscì a estrarre l'oggetto.
Non era affatto un'arma, ma la custodia di una VHS. Dopo una rapida sbirciatina lesse il titolo sulla copertina glitterata, e le scappò uno squittio.
Era il film di un anime. L'unico della lista che le mancava di quella serie.
-Alphys, sei stata tu a fare quel verso? Hai trovato qualcosa?-
La scienziata trasalì e si girò di scatto. Undyne era vicinissima a lei, il suo unico occhio che brillava nella penombra.
Il mostro più basso si sistemò gli occhiali rotondi che le erano quasi scivolati dal muso, mentre con l'altra mano tentava di nascondere la custodia dietro la schiena.
-I-io, io n-non...- balbettò, l'ANIMA in gola.
-Stai... nascondendo qualcosa, riesco a vederlo.-
Alphys la fissò nella pupilla verticale, che era circondata da una sclera dorata ancora luminescente. Il mostro pesce aveva semplicemente l'aria sorpresa, nel suo volto non v'era traccia di cattiveria.
Deglutì rumorosamente e prese coraggio; spostò il braccio nascosto davanti a lei, e porse l'oggetto di plastica ad Undyne.
-E-ecco, questo è u-...-
-WOW, che FORZA, queste tipe nella copertina hanno delle bacchette MAGICHE??- la guerriera sembrava sul punto di scoppiare. -Aspetta, sono esseri umani? È un film?-
L'altra la guardò attonita. Le sembrava di vedere se stessa che si eccitava per queste piccole cose, quando non riusciva a stare ferma davanti al suo anime preferito, quando si commuoveva per via di una scena della trasposizione manga...
Aspetta... piccole cose? Piccole... Bassa... No!!
-V-vedi, sono filmati storici degli umani, o-ovviamente sono uhh disegnati, perché s-sono stati fatti per insegnare l-la storia come materia ai piccoli umani c-che vanno a scuola. Ci sono a-anche... le versioni cartacee, t-tipo libri con le illustrazioni... libri d-di storia con le illustrazioni!-
Da un lato non poteva credere alla bugia che aveva appena sparato, tuttavia non voleva nemmeno sembrare una sciocca agli occhi, anzi, all'occhio di Undyne, proprio lei che era a capo delle guardie reali ed era conosciuta per la sua forza e la sua lealtà. Proprio al mostro con cui aveva parlato di più negli ultimi mesi...
-NGAHHH, e per caso li stai studiando?! Mi piacerebbe vederli e leggerli! Potrei sempre imparare nuove mosse e strategie da questa roba qui!-
Undyne stava facendo delle piccole piroette con la videocassetta variopinta tra le mani palmate.
Il suo entusiasmo contagiò Alphys, e finalmente la scienziata riuscì a sorridere, il suo primo sorriso dopo chissà quanto tempo.
-Beh, s-sì, nel mio laboratorio sono p-praticamente stracolma di racconti storici degli umani.-
Quella si ricompose e la guardò con l'intensità di qualche minuto prima, ma l'occhio destro trasudava ancora allegria.
-Non è che potrei... farti visita al tuo laboratorio per...- Undyne esitò giusto un attimo. Non voleva sembrare indiscreta.
-O-oh!-
E come da rito, portò per riflesso le mani tremolanti davanti al petto, cominciando quindi a stuzzicare con le dita l'unico bottone del camice.
-Va b-benissimo. Quando c-ci possiamo vedere?-
Il viso della guerriera si illuminò.
-Uhm... facciamo per dopodomani? Dopo il programma culinario di Mettaton? Ti posso aspettare appena prima dell'entrata per Hotland.-
-P-perfetto, dopodomani.-
Undyne riconsegnò la custodia al mostro dinosauro. Quest'ultima sorrise di nuovo, cercando comunque di contenere la sua felicità nell'aver trovato quel film rarissimo.
-Ci... ci v-vediamo, Undyne.-
No, non era solo quello. Alphys quel giorno aveva trovato una nuova amica.
-Ciao, Alphys.-
Così si incamminò verso l'uscita ad est della caverna, prima in modo incerto, poi sempre più convinta, finché non le sembrò quasi di poter volare con i suoi goffi piedini. Riusciva a sentire ancora le voci registrate nei Fiori dell'Eco, sembrava formassero un coro rilassante. Lo sciabordio dell'acqua sotto di lei erano gli acuti, il venticello leggero che spirava tutt'attorno i bassi della musica. Le finte stelle che brillavano a intermittenza sul soffitto lontano andavano a ritmo con la canzone...
E Undyne restò per più di un'ora lì da sola nella discarica, attenta a ogni rumore che proveniva dall'entrata della grotta. Voleva essere certa che la scienziata non tornasse più.
Non con intenzioni suicide, almeno.


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"I mean, isn't real life already the greatest fanfiction of all?" cit. Alphys, Undertale.
Hai ragionissima piccola, ma capisci che se ti adoro e ho l'ispirazione non posso non scrivere una FF dedicata a te e Undyne. Perdonami, non ho resistito xD
Cooomunque sì, eccomi con una fanfiction a più capitoli riguardante questa coppia deliziosa. Lo so, l'incontro a Waterfall è stato trattato da millemila fan, ma dovevo assolutamente partire da qui. I prossimi capitoli saranno una mia interpretazione di come si è evoluto il loro rapporto, prima degli eventi di Undertale (Frisk che cade nel Sottosuolo). Sarà divertente costruire delle intere storie basate su una manciata di dialoghi di gioco. Posso solo augurarvi buon viaggio in mezzo a questo mare di tenerezza, sempre che vogliate leggere ancora. Una recensione è sempre gradita inoltre <3
See ya!

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Capitolo 2
*** È solo una sorpresa ***


UT SOUL skipped beat capitolo 2
Capitolo secondo! Ehm, c'è un lievissimo accenno al tema forte del primo capitolo, ma proprio minuscolo. Non dovrebbe dare fastidio però. Andiamo!

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 2 - È solo una sorpresa

-O-oh, non cadere, no!!-
Alphys si aggrappò goffamente alla scaletta di ferro che aveva recuperato dal laboratorio sotterraneo.
Sin dal suo risveglio, il mostro giallo aveva cominciato a spazzare e pulire da cima a fondo l'edificio dove si trovava a vivere, nella rovente regione di Hotland.
In quel momento stava riorganizzando le librerie collocate al piano superiore; in realtà, quest'ultimo si raggiungeva tramite delle sofisticate scale mobili parecchio ripide, e non vi era alcun soffitto a dividerlo da quello sottostante. Il complesso insomma, escludendo però le aree del suo scantinato, era un'unica enorme stanza dalle pareti altissime, con le uscite al piano terra e un locale sopraelevato a nord.
Grosse piastrelle azzurre ricoprivano tutto il pavimento del laboratorio, mentre i muri erano di un particolare giallo tendente al verde, che risultava quasi fastidioso se lo si fissava troppo a lungo. Fatta eccezione per la grande console computerizzata e il frigorifero d'acciaio al piano inferiore, Il mobilio era interamente in legno grezzo con tonalità differenti, dal marrone al beige.
In effetti, tale bizzarra dimora in balia dell'arsura non era certo stata custodita da un proprietario che godeva di un ottimo gusto estetico. Ciononostante, quella mattina la scienziata si era impegnata a rendere il laboratorio un posto perlomeno vivibile, qualcosa che non accadeva da davvero tanto tempo.
Poco fa stava per perdere l'equilibrio per via di un fumetto pericolosamente vicino al bordo di uno scaffale. L'aveva visto con la coda dell'occhio e si era agitata un attimo, rischiando di cadere dalla scaletta. Del resto, la sua collezione di manga e anime in VHS e DVD era il suo tesoro personale, nonché la sua più grande e adorata fissazione. In breve, ci teneva moltissimo.
...Purtroppo però, a seguito dell'assurda bugia che aveva detto ad Undyne il giorno prima, ora doveva trovare il modo di far quadrare quanto dichiarato: "Storia umana", così aveva scritto nei pezzetti di carta che voleva appiccicare sopra ciascun ripiano che componeva i quattro mobili incriminati, ovvero quelli destinati a contenere i suoi amati fumetti e le rispettive versioni animate.
Alphys fece quindi un bel respiro e iniziò il lavoro, stando attenta a tenersi ben salda alla scala pieghevole con la mano sinistra. Alzò l'altro braccio per raggiungere il ripiano più alto della prima libreria, così da poterci incollare il foglietto bianco già munito di nastro adesivo ai lati. Una volta etichettate tutte le sfilze di manga e cofanetti dalle diverse sfumature, il mostro dinosauro scese dai gradini e ripeté le stesse azioni per gli altri tre mobili, lasciando intatta all'estrema destra l'unica libreria piena zeppa di tomi e manuali di scienza.
Alla fine zampettò all'indietro e rivolse lo sguardo verso il suo operato. Sembrava tutto a posto.
No, non è tutto a posto. Le ho mentito...
Già, quella menzogna le pesava sulla coscienza. L'aveva buttata lì tutta d'un fiato, senza quasi rendersene conto.
Oltre alle mille motivazioni che avrebbe potuto tentare di far valere, benché di sicuro con scarso successo, la verità era che non voleva essere ricollegata a una ragazzina nerd sfigata. Le era già bastato aver fatto la figura di una miserabile in procinto di...
Chiuse gli occhi di scatto e li riaprì, scuotendo il muso per cercare di scacciare via quel brutto pensiero.
Ma all'improvviso si fermò a riflettere sul perché avesse mentito proprio a lei. Insomma, era davvero così importante per la scienziata il giudizio di Undyne? L'aveva incontrata appena il giorno prima, eppure si era già sentita in sintonia con lei. E la guerriera non si era risparmiata nel trasmetterle tutta la sua gentilezza e preoccupazione...
Stava ancora fissando con occhi spenti e bocca semichiusa le librerie, e non si accorse della manina squamosa premuta delicatamente sul suo petto, un piccolo gesto atto a calmare il battito della sua ANIMA bianca.
Fu il sibilare stridente della porta automatica del laboratorio a far tornare Alphys alla realtà.
-Alphys! Ci sei, vero?-
Poteva riconoscere quella voce robotica tra un milione.
-Mettaton! E-eccomi, sono qui sopra!- esclamò entusiasta il mostro dinosauro.
Guardò prima le scale mobili lì di fronte, poi il limite a ovest della stanza e viceversa, chiedendosi se dovesse raggiungere lei l'amico al piano terra. Sfortunatamente, scendere dal locale superiore si era rivelato da sempre alquanto laborioso; l'unica soluzione era fare il giro largo per prendere le altre scale che permettevano di ritornare di sotto, dal lato opposto rispetto a dove si trovava Alphys.
Non fece in tempo a pensarci troppo poiché vide Mettaton già agli ultimi gradini, e in un attimo il robot grigio le si parò davanti facendo scricchiolare la rotellina posta all'estremità di una sottile gamba di ferro, l'unico componente meccanico che gli consentiva di rimanere in piedi.
Allungò dunque le braccia snodabili, strinse con i suoi pallidi guantoni le mani di Alphys e si inchinò leggermente con il suo corpo squadrato. Esso era composto infatti da due grossi blocchi metallici di diversa altezza e lunghezza, uniti tra loro di modo che la sezione più piccola restasse nella parte inferiore: qui la scienziata gli aveva impiantato quattro pulsanti a manovella, che venivano utilizzati per una miriade di funzioni specifiche.
In quel preciso istante, tutta l'emotività del mostro robotico si stava palesando attraverso l'insieme luminoso dei ventiquattro pannelli del blocco principale, che potevano cambiare colore proprio in base al suo stato d'ANIMA. Quattro di questi erano stati installati a parte, subito sotto il display costituito dai sopracitati riquadri a LED, come se fossero una piccola striscia furbetta che simulava una bocca.
Il timbro da seduttore che però risuonò nella stanza non parve provenire da alcuna porzione in particolare del suo corpo.
-Carissima, mi dispiace che non mi sia fatto vivo per un bel pezzo. Sai, il mondo della televisione è...-
All'ultima frase alzò il tubo flessibile di un braccio con fare teatrale, inducendo la scienziata ad allargare il suo sorriso scoprendo i denti.
Non voleva affatto deriderlo, sapeva bene che Mettaton adorava lo spettacolo in generale, e rispettava la sua passione. Rivederlo dopo tanto tempo, semplicemente, non poteva che farle piacere. Aveva avuto l'impressione che la loro amicizia si fosse un pochino incrinata da quando lei aveva finito di costruirgli il suo agognato corpo da performance, ma Alphys ci teneva ancora molto a lui.
-L-lo so Mettaton, non sono arrabbiata. S-sono contenta di rivederti.-
-Come te la passi qui al laboratorio? Aspetta...-
L'amico si guardò intorno per una manciata di secondi, il display luccicante attento a ogni dettaglio.
-Oooh, Alphys, oggi la tua casa brilla come una stella del cinema! ...Beh, quasi. Comunque non c'era bisogno di questa accoglienza e... Oh...-
Si fermò quando notò che Alphys lo stava guardando perplessa.
-Oh, giusto, non potevi sapere che volessi farti visita... Ma, ma quindi...-
A quel punto il robot unì i suoi morbidi guanti in pelle e creò la forma di un cuore rovesciato con i suoi pannelli.
-Alphys, Alphys, stai aspettando qualcuno di importante? Un nuovo amico?-
Una volta apparsa la candida figura qualcosa si era mosso dentro di lei, l'aveva interpretata in chissà quale modo. Non ci badò molto visto che durò a malapena uno schiocco di dita, tuttavia cominciò a sudare freddo e a far tremolare la punta della coda.
-E-ecco, domani verrà qui u-una mia amica. L'ho i-incontrata ieri alle Cascate. Leggeremo q-qualche manga e...-
All'improvviso sbarrò gli occhioni e si portò le mani sulla bocca. Panico assoluto.
-Oh mio dio! Che c-cosa le offrirò? Ho s-solo noodles, patatine, non p-posso darle quelle robacce! Oh n-no, no no...-
Il mostro dinosauro iniziò a correre da una parte all'altra, proprio lì davanti alle librerie, inciampando quasi nel suo stesso camice.
Mettaton osservò la scena sbigottito; dovette anche spostare la scaletta pieghevole vicino al muro per evitare che Alphys ci sbattesse contro.
-Calma tesoro, respira profondamente, troverai una soluzione. Di che tipo di mostro si tratta?-
Quella interruppe il suo frenetico andirivieni e si rivolse all'amico. L'espressione di terrore che aveva sul volto si affievolì un poco.
-U-un... mostro... pesce...-
Stette così per un momento, poi alzò lentamente il muso mentre le si illuminarono gli occhi.
-C-certo, ci sono, ora s-so cosa fare! P-perdonami Mettaton, devo andare, d-devo fare in fretta!-
Il robot allora le mostrò una mano con il pollice alzato, rivelandole che era fiero di lei.
-Sapevo che ti sarebbe venuta un'idea! Tranquilla Alphys, spero che ci rivedremo presto.-
La scienziata era già vicino alle scale mobili dall'altro capo della stanza quando gli rispose: -C-ciao Mettaton! A presto!-

***

Alphys smise finalmente di correre all'impazzata solo una volta arrivata nella caverna che le interessava. Si trovava di nuovo a Waterfall, ma era molto lontana dalla zona nella quale era stata allestita la discarica.
In quanto figura essenziale del mondo dei mostri, era corretto pensare che conoscesse il Sottosuolo come le sue tasche. Nonostante ciò, era anche vero che gran parte di esso non lo vedeva dal vivo da moltissimo tempo, considerando che oramai si affidava soltanto alle registrazioni delle telecamere nascoste seminate in giro per le regioni.
Quella grotta si estendeva in lunghezza in modo imponente; era quasi completamente ricoperta d'acqua, un immenso lago scuro ma pulitissimo. Dalla sua superficie spuntavano qua e là grosse e robuste canne acquatiche, e il vento di tanto in tanto le faceva muovere con grazia soffiando dolcemente. Nella zona a nord, oltre il ponticello di legno su cui poggiavano i suoi piedini e aldilà dell'acqua cristallina, vi era una striscia di terra calpestabile avvolta nel buio, dove si ergeva una lunga serie di altissime colonne di pietra.
Il mostro dinosauro respirò a fondo, in attesa che la sua ANIMA si calmasse dopo la foga della corsa.
Avanzò poi sulla serpeggiante passerella rialzata che permetteva di guadare il lago, guidata dai bagliori freddi che i Fiori dell'Eco e i funghetti di palude rilasciavano nell'ambiente. Raggiunto il bordo all'estremo ovest, si sedette sul legno duro e immerse le mani in quel liquido blu zaffiro dalle increspature pressoché inesistenti, non preoccupandosi delle maniche del camice che si sarebbero bagnate in men che non si dica.
Trovò immediatamente quello che voleva; arraffò le alghe e cominciò a strapparle con un movimento secco delle braccia.
Ne aveva già ammucchiate un bel po' lì di fianco a lei, quando sentì all'improvviso una voce familiare.
-Alphys, sei tu?-
Trasalì e spostò il muso alla sua sinistra. Era proprio Undyne.
Se ne stava in piedi sulla solida passerella piena di venature, a pochi passi dall'altro mostro. Ancora una volta era riuscita ad avvicinarsi senza che Alphys lo notasse. L'occhio giallo la osservava con simpatia e un pizzico di curiosità.
-U-Undyne! C-ciao, io, io stavo...-
-Ehy, per caso piacciono anche a te le alghe? Queste che crescono qui sono deliziose, quelle più buone hanno un colore particolare, aspetta...-
Si chinò accanto alla mini montagnola di alghe, e solo dopo essersi guadagnata un piccolo cenno - seppur incerto - dalla timida scienziata, ne prese una discreta quantità e iniziò ad esaminarle.
Alla fine protese le mani verso di lei, il volto ricoperto di cicatrici che pareva esplodere dall'eccitazione.
-Ecco, questo tipo di verde qui! Di solito sono più fragranti delle altre, insomma, sono troppo buone!-
-Undyne, i-io non mangio le alghe...-
Brava. Dille la verità.
La guerriera era partita in quarta condividendole quanto sapeva sull'argomento, pertanto non se l'era sentita di interromperla: si ricordava fin troppo bene della pazienza dimostrata da Undyne giù nella discarica, di come in sostanza l'avesse ascoltata per minuti interminabili senza nemmeno batter ciglio.
Tuttavia, voleva in qualche modo rimediare allo sbaglio del giorno prima. Voleva essere sincera.
-Ah, pensavo... Scusami, ho frainteso. Allora a cosa ti servono?-
Oh caspita.
-A-ah, ecco...-
Alphys strinse le mani al petto, l'agitazione che prendeva lentamente il possesso di lei. D'impulso aprì la bocca, e si pentì subito delle sue parole.
-N-non le mangio, no, io le prendo p-perché hanno un'importanza scientifica! C-così come quelle che crescono f-fuori dall'acqua s-sono una specie a r-rischio, u-uniche al mondo, per questo b-bisogna proteggerle e analizzarle a f-fondo! I-insomma le loro p-peculiari vitamine, l-la fibra, e il fatto che si tratti della s-specie pluricellulare è davvero i-interessante, inoltre a giudicare dal b-buio della caverna non so nemmeno s-se usino la fotosintesi c-clorofilliana e...-
No, no, no!!
Undyne aveva un'espressione mista tra il sorpreso e il divertito. Sorrise scoprendo i denti affilati e strizzò l'occhio fintanto che ridacchiava: -Non mi immaginavo una cosa simile! Forse è per questo che le adoro? Ahahah! Alphys, sei una buffa scienziata, lo sai?-
Quella non rispose. Era avvilita. Perché continuava a raccontar frottole? Al loro primissimo incontro l'aveva fatto per non sembrare una povera nerd sempliciotta che aveva bisogno di essere compatita, questo lo sapeva. Ma ora...
Scrutò il suo riflesso nell'acqua scura, cercando di raggruppare le idee.
Una... una sorpresa. Esatto, una sorpresa! Non poteva certo dire ad Undyne che voleva usare le alghe per offrirle qualcosa di buono il giorno successivo, quando sarebbe venuta in visita al laboratorio... Era quello il motivo, giusto?
Alphys abbozzò un sorriso amaro. Forse ora stava cominciando a mentire pure a se stessa.
-Qualcosa non va?- chiese il mostro pesce con voce tenue, sebbene suonasse comunque intrisa d'allegria.
La scienziata raddrizzò le scapole finché non si ritrovò di nuovo davanti al suo sguardo color miele. Nel profondo della sua fragile ANIMA, sperò che l'altra non avesse notato la sua espressione abbattuta di poc'anzi.
-T-tranquilla Undyne... Io... d-devo tornare a Hotland. Mi ha f-fatto piacere rivederti, comunque.-
Muovendo le mani con disinvoltura, la guerriera si aggiustò alcune ciocche della sua lunga chioma scarlatta, ed esclamò: -Anche a me, Alphys. Studia le alghe con calma, mi raccomando! A domani, allora-.
Entrambe si salutarono e si alzarono, pronte a tornare alle loro faccende. Tuttavia, dopo che ebbe afferrato il mucchio di alghe umidicce, Alphys fu la sola ad allontanarsi.
-Ehy... aspetta.-
Il mostro dinosauro si guardò alle spalle.
Undyne era ferma lì, dove l'aveva lasciata. Da quella distanza le risultava difficile scorgerne il viso offuscato dalle tenebre, ma suppose stesse pensando a qualcosa che la faceva sentire un po' a disagio, visto che aveva alzato un braccio muscoloso per grattarsi le scaglie cerulee del capo.
-Mi chiedevo... noi siamo amiche ora, giusto?-
Alphys si girò all'indietro verso di lei, stavolta completamente. Il tono incerto della grande leader delle guardie reali l'aveva sbalordita.
In un rincorrersi di secondi dal ritmo quasi incantato, la sua coda ondeggiò deliziata come se godesse di vita propria, mentre la scienziata rispondeva: -Certo, Undyne. L-lo siamo-.

***

Per tutto il resto della giornata, Alphys lavorò con impegno per concretizzare al meglio la sua idea. Stava lì a progettare, martellare, segare e misurare, ora dopo ora, per rendere tutto perfetto. Osava immaginare che poteva potenzialmente esserlo; quello che aveva in mente era l'ideale per combattere le alte temperature di Hotland, e grazie alle parole di Undyne di quella mattina e alla sua spontaneità, adesso aveva una pista in più da poter seguire.
Non fece alcuna pausa nel mentre, ma non ne risentì: era abituata a lavorare senza sosta, rinunciando anche ai pasti.
Ultimò il macchinario proprio all'ora di cena. Quando provò a inserire qualche alga e ottenne l'effetto desiderato, dalle sue labbra non poterono che uscire dei ripetuti "Sì!" di trionfo. Non provava una gioia così grande nei confronti di una sua invenzione da quando aveva costruito il corpo robotico di Mettaton.
Sfregò dunque sul muso un braccio cicciottello per rimuovere alcune gocce di sudore.
Ce l'aveva fatta...!

Era ormai sera inoltrata, così si concesse una tazzina di noodles ultra-speziati prima di coricarsi nel suo letto azzurro, posto al secondo piano del laboratorio. Non faceva proprio parte di uno stile di vita sano andare a dormire subito dopo aver mangiato, ma Alphys voleva essere sicura di svegliarsi fresca e riposata. L'indomani, in rispetto dell'incontro effettivo con un'amica, si sarebbe fatta peraltro un bagno rilassante.
Portò la coperta fino all'altezza del collo e si lasciò andare a un lungo sospiro. Stava quasi per assopirsi, quando d'un tratto si destò come una furia e riaccese la luce.
-Oh mio dio! Ce l'ho un camice pulito per domani?? Oh no, no!-
Corse in maniera maldestra dinanzi al suo armadio e aprì le ante per controllare, esaminando uno ad uno i camici da laboratorio appesi alle grucce. Dovette però aguzzare la vista strizzando le palpebre, dal momento che si era tolta gli occhiali poco prima di andare a letto e soffriva da tempo - purtroppo - di una lieve miopia.
Poi, lo vide. Un camice dal tessuto immacolato; non sembravano esserci macchie di alcun genere.
Alphys avvicinò le manine al grembo e chiuse gli occhi, ringraziando il fato che per una volta si era posto dalla sua parte.
Oh, povera la mia ANIMA. Che cosa sta succedendo ultimamente?


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Alphys è un tantino imbranata, ma a noi piace anche così ahahah!
È interessante ricreare gli ambienti del gioco tramite la scrittura.
Ma come ho già detto, più che altro il mio obiettivo è creare delle storie che vadano a sviscerare tutti gli elementi AlphysxUndyne presenti in Undertale.
Per quanto il capitolo sia leggermente più corto devo interromperlo qui per concentrarmi bene sul loro primo "appuntamento" nel prossimo.
Ci vediamo!

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Capitolo 3
*** Non aver paura ***


UT SOUL skipped beat capitolo 3
Terzo capitolo, due zuccherine, primo "appuntamento". Cosa potrà mai andare storto? =3 Enjoy!

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 3 - Non aver paura

Il sorriso di Undyne si spense appena osservò meglio la sua immagine riflessa nello specchio.
Mancavano pochi minuti al programma culinario del primo pomeriggio: presto avrebbe dovuto incamminarsi verso il confine tra le Cascate e Hotland per incontrare Alphys. Per lei non era affatto un problema, con la sua forza e agilità poteva raggiungere il punto prestabilito in un batter d'occhio. Dopotutto lei era a capo delle guardie reali, tutti conoscevano le sue incredibili doti e nessuno poteva negare che lei fosse una guerriera straordinaria. Aveva combattuto estenuanti battaglie con gli stolti esseri umani caduti nel Sottosuolo, e aveva vinto. Era un'eroina per ogni singolo mostro, quella che con le sue abilità avrebbe permesso al re Asgore di rompere la Barriera e liberarli da quel mondo. Era la loro speranza.
Undyne era assolutamente cosciente di tutto questo; lei era sempre stata fiera della sua carriera, ma mai prima d'ora si era trovata lì, davanti allo specchio della sua camera da letto, a squadrare il suo viso... con un solo occhio.
Già, ecco il motivo per cui aveva cambiato espressione così bruscamente. Da molti anni aveva perso l'occhio sinistro, e si era abituata velocemente alla sua faccia "sfigurata". Non la trovava affatto terribile però, tutto ciò che era rimasto era una cicatrice con qualche punto di sutura. Eppure, appena era arrivato il momento di scegliere quale benda indossare, strani pensieri le avevano attraversato la mente.
Si chiese se Alphys avrebbe mai potuto trovarla spaventosa senza una copertura che nascondesse il suo difetto. Ma era ridicolo, perché si era posta questa domanda? Quello era solo uno degli innumerevoli segni che la caratterizzavano, un trofeo di guerra per il quale tutti i mostri del Sottosuolo la ammiravano. Se mai qualcuno era rimasto intimorito alla sua vista era stato solo per ammirazione o per la presenza della sua armatura luccicante, non per il suo aspetto.
La scienziata era semplicemente una tipetta timida e nervosa. Si ricordava molto bene del suo visino scarlatto appena era stata colta sul fatto, e di come non ne voleva sapere di guardarla mentre spiegava quell'intruglio di teorie scientifiche lì alla discarica. Si era accorta del suo muso amareggiato del giorno seguente, dopo il suo discorso sulle alghe; non poteva credere che fosse per paura, no. Anche perché... c'era da considerare tutto il resto!
Il mostro pesce aveva percepito i suoi occhioni addosso in ogni istante, l'avevano fissata con timido interesse e un'intensità particolare.
Allora perché? Undyne non capiva. Così come non comprendeva il motivo per cui aveva voluto una conferma da Alphys il giorno prima, quando le aveva chiesto se fossero amiche.
-Certo, Undyne. L-lo siamo.-
A quel ricordo la guerriera rilassò le labbra generando un'espressione colma di serenità. Che stupida che era stata. Non vi era alcuna ragione per pensare che Alphys potesse avere timore di lei.
Abbassò lo sguardo verso il comodino.
Per questa volta, tuttavia... non se la sentiva di esporre la cicatrice. Agì per abitudine: afferrò una benda dalla tonalità biancastra, uscì dalla stanza e spense la luce.
Se il suo specchio avesse avuto un'ANIMA si sarebbe sorpreso alla vista di quel dolce sorriso di pochi secondi prima.


***

La guerriera arrivò al confine prima del dovuto, ma pochi minuti dopo vide già Alphys avvicinarsi dal lato opposto, anche lei altrettanto in anticipo.
Undyne agitò un braccio in segno di saluto mentre l'altra la raggiungeva di corsa.
-S-sono... in ritardo?- chiese il mostro giallo quando si fermò a pochi passi dall'amica.
-Affatto! Siamo in perfetto orario, penso che il programma di Mettaton non sia nemmeno finito!- il mostro pesce scoprì i denti in un ampio sorriso.
-Oh! A-allora andiamo?-
Fintanto che la scienziata pronunciava quelle parole si accorse di come Undyne le sembrava... singolare. Aveva un aspetto più spigliato di come l'aveva vista i giorni precedenti. Indossava un dolcevita bianco sotto a una giacca di pelle scura; aveva un foulard rossiccio attorno al collo e alcune ciocche della sua coda di cavallo le cadevano da una parte, creando un ciuffo che le incorniciava il lato sinistro del viso. Notò anche un accenno di ombretto sul suo occhio sano, ma guardando meglio vide quel colore tenue partire anche da sotto la benda bianca, fino al sopracciglio.
Alphys si domandò se per caso lei a confronto non sembrasse per niente elegante. Il suo armadio era stracolmo di camici da laboratorio, e sì, possedeva un vestito tutto nero a pois, ma era fin troppo vistoso per un incontro con un'amica. Ricordava bene che era stata Catty a consigliarglielo.
Sperò con fervore di non apparire come una patetica scienziata che non si cura di se stessa.
-Certo, ti seguo a ruota!-
Alphys aspettò che l'altra la affiancasse alla sua destra prima di dirigersi con lei verso la fine della caverna; sulla parete situata a nord era stato costruito da tempo immemore un lungo pannello luminoso, che come un'enorme insegna diede loro il benvenuto a Hotland. Superato il pannello, varcarono così la soglia della regione più calda del Sottosuolo.
Il paesaggio cambiò totalmente: il blu scuro dell'acqua e il grigio fumo delle pareti furono sostituiti dal rosso intenso delle rocce magmatiche dove si trovavano ora a camminare e dalla lava bollente che scorreva minacciosa nella zona sottostante, a molti metri di distanza da loro.
Ora l'ambiente era molto più luminoso, e le squame brillanti di Alphys non passarono inosservate all'occhio di Undyne; anche il suo camice risultava pulitissimo, di certo molto di più dei loro primi due incontri.
Il laboratorio non distava molto dalla caverna che conduceva a Waterfall: i due mostri dovettero solo attraversare un ponte sospeso e avanzare per pochi minuti sopra un'altra piana rocciosa. Erano praticamente all'entrata della struttura quando Alphys si rivolse alla guerriera.
-S-siamo arrivate. Non è d-difficile il percorso, no?-
-Beh, in realtà... qualcosa ricordavo della strada... il tuo laboratorio lo sanno tutti dov'è...-
La scienziata sbarrò gli occhi; l'amica stava ansimando leggermente e sul suo volto scivolavano piccole gocce di sudore.
-U-Undyne! N-non stai bene?-
Quella la guardò con un sorriso mesto. -Sto bene, tranquilla... è che... non... sopporto il caldo, ecco...-
-Presto, e-entra!-
Alphys si avvicinò di fretta alla porta automatica e questa si aprì con un fruscio metallico. Si girò e sollevò un braccio verso la guerriera, invitandola a entrare.
Quando la porta si richiuse dietro di loro, Undyne portò una mano sulla fronte e respirò profondamente. Il mostro dinosauro zampettò davanti a lei preoccupata.
-Oh m-mi dispiace, mi dispiace! Hotland ha una t-temperatura davvero alta, avrei d-dovuto pensare che un mostro come te...-
-Ehy... sto bene, stai tranquilla. Sono io che avrei dovuto pensarci e... trovare una soluzione. Ma... mi passerà, vedrai.-
-V-vieni, siediti!- Alphys afferrò d'impulso la mano di Undyne e la condusse davanti alla sua scrivania, dopodiché la fece accomodare sulla sedia girevole.
-Oh Alphys, non è colpa tua, non fare quel muso lungo...- scherzò la guerriera. Le sue pinne le cadevano leggermente in direzione degli zigomi, ma Undyne faceva del suo meglio per non manifestare il suo piccolo disagio.
-R-resta qui, ti porto qualcosa...!-
Così si precipitò verso le scale mobili per salire nella parte sopraelevata del laboratorio.
Ad Undyne venne da ridacchiare; le buffe movenze dell'amica erano bastate a farla sentire meglio. Aveva ancora alcune goccioline che scendevano dalle guance ma ormai il peggio era passato. Di sicuro si era ritrovata in situazioni molto più problematiche di questa, non c'era proprio paragone.
Si guardò intorno. Alla sua destra vi era una console con uno schermo gigante, mentre in quel momento si trovava probabilmente alla postazione di lavoro di Alphys. La scrivania era disseminata di pile e pile di fogli di carta, ma sembravano essere state posizionate con un certo ordine, una a fianco all'altra. Accanto al case del computer c'era una bottiglia di cedrata e una strana statuina colorata con tanto di mini piedistallo. In generale, quel laboratorio splendeva di azzurro chiaro e giallo-limone.
Il mostro pesce stava ancora studiando con lo sguardo la parte est della stanza quando si accorse che Alphys era arrivata di corsa dal lato opposto da cui era salita. Non fece in tempo a processare l'informazione che quella le aveva già avvicinato al grembo una coppetta di gelato. Sotto era cautamente avvolta da un fazzoletto, e immerso nel fresco mucchietto rosa vi era un cucchiaino di plastica. Undyne afferrò con attenzione la coppetta e guardò prima quella, poi l'amica con l'occhio sorpreso.
-Alphys, è per me...?-
La scienziata sorrise timidamente e cominciò a punzecchiare con le dita il bottoncino marrone del camice.
-S-sì, ho pensato... che un gelato f-fosse l'ideale per un caldo c-così...-
Undyne non sapeva cosa dire. Assaggiò una cucchiaiata di gelato e la sua espressione cambiò drasticamente, tuttavia ad Alphys non sfuggì quella di poco prima.
-U-uh... Undyne, non... n-non ti piace?-
La guerriera si sentì stranamente in trappola, non era da lei. Guardò il mostro più basso; la osservava con apprensione e le sue mani erano strette al petto, come l'aveva vista spesso. Non voleva ferirla ma nemmeno prenderla in giro. Le avrebbe detto la verità.
-Vedi, Alphys... purtroppo io e i cibi freddi non... andiamo molto d'accordo.-
La coda di Alphys si piegò leggermente verso il pavimento mentre guardò l'amica, mortificata.
-Uh... i-io... mi d-dispiace...- la sua voce era ormai un sussurro.
-E-ehy, lasciami finire!- Undyne si affrettò a continuare il discorso: -Quello che ti ho detto è la verità, ma è altrettanto vero che questo tuo gelato mi piace moltissimo!-
-Non... n-non lo devi mangiare p-per forza...- sentì gli occhi pizzicare per le lacrime, per cui si mise a fissare le piastrelle del laboratorio. Aveva dato tutta se stessa per costruire la macchina che "trasformava" le alghe in gelato, ci teneva così tanto...
-No, Alphys non sto mentendo! Mi piace davvero!-
Il mostro ceruleo si chinò di nuovo sulla coppetta per mangiare altro gelato.
-Non... so nemmeno io il perché, di solito i cibi freddi non mi piacciono. Ma questo... uhm... è buonissimo, sembra quasi speziato ma il gusto è così delicato...- disse così tra una cucchiaiata e l'altra, facendo attenzione a non spezzare la posata con i suoi denti appuntiti.
La scienziata la guardò in viso di nuovo. L'amica sembrava davvero gradire il gelato alle alghe.
Beh, solo io sono capace a inventare frottole in modo convincente, probabilmente...
Era ancora assorta nei suoi pensieri quando sentì qualcosa sfregare leggermente le squame della sua testa. Undyne le aveva posto una mano palmata vicino alle punte della sua cresta gialla, le sue scaglie la stavano accarezzando...
-Alphys, sciocchina, non fare così. Ti ringrazio per il gelato, sei stata tanto gentile.-
Quella aprì la bocca ma non riuscì a dire una parola. La guerriera fece il suo usuale sorriso da squalo mentre chiudeva l'occhio in un'espressione solare e spensierata.
...e la sua ANIMA perse un battito.
Sentì a malapena il contatto squame/scaglie sciogliersi e il cigolio della sedia su cui era seduta Undyne, mentre quest'ultima riafferrava il cucchiaino e continuava a mangiare con gusto.
Alphys si riprese da quello stato di trance e si chiese dentro di sé che cosa fosse appena successo.
Non trovò risposte, ma ora la vista di Undyne che trangugiava il suo gelato - ironia della sorte - le scaldò l'ANIMA.

-M-mettiti pure qui, Undyne.- la scienziata tutta gialla indicò il pavimento con la mano.
-Va benissimo!-
Il mostro pesce si sedette per terra a gambe incrociate e osservò l'amica prendere tanti libricini colorati dalle librerie. Sembrava li stesse scegliendo meticolosamente, poiché tra uno e l'altro si fermava con la mano a mezz'aria, forse indecisa sul da farsi.
L'occhio di Undyne si perse di nuovo a guardare il laboratorio; il piano superiore dove erano appena salite risultava più stretto in larghezza. A pochi passi da lei un velo grigio chiaro pareva coprire uno strano macchinario. A fianco ad esso vide un tavolo di legno molto grande, probabilmente si trattava di un'altra postazione di lavoro, quella più manuale. Subito dopo si poteva notare un armadio, un comodino e...
La guerriera inarcò le sopracciglia.
-Alphys, cos'è quel grosso cubo lì in fondo?-
-O-oh, è un letto, Undyne. B-basta premere un pulsante e d-diventa un letto. Adesso... oh, no!-
Undyne si girò di scatto verso il mostro dinosauro appena sentì un piccolo tonfo. Alphys stava cercando di tenere una torre di libri tra le mani, e alcuni di questi erano caduti a terra.
-Alphys! Scusami, mi sono distratta un attimo... lascia che ti aiuti.-
Dopo pochi minuti tutti quei fumetti erano stati posti con attenzione sul pavimento. La scienziata ne prese uno e si avvicinò all'amica.
-G-guarda, si leggono da destra a s-sinistra. L'inizio è qui.-
-Oh... peculiare.- afferrò il manga, poi alzò l'occhio verso Alphys. -Non ti siedi?-
-O-oh...-
Effettivamente per tutto il tempo era rimasta in piedi. Non era abituata alla compagnia di qualcuno e non aveva mai condiviso la sua passione con un amico. Ma ora stavano accadendo entrambe le cose, e per lei era una novità. Doveva semplicemente lasciarsi un po' andare.
Così si sedette vicino ad Undyne, e quella sorrise.
-Allora... in questo pezzo di storia gli umani avevano costruito dei robottoni giganti per combattere?! Pensi che durante quella famosa guerra ci abbiano battuto grazie a questi cosi? Non mi pare di aver sentito nulla del genere dai racconti dei vecchi...-
Il mostro giallo prima di parlare guardò la copertina del fumetto. Mostrava un robot di dimensioni colossali con una spada carica di energia. Dovette stare al gioco.
-Uhm... n-nei resoconti successivi non sono p-più presenti i robot, quindi c-credo non li costruissero già più.-
-Tsk, stupidi umani. Beh, è interessante comunque.-
Sfogliò alcune pagine del manga, soffermandosi sovente a leggere delle vignette. E all'improvviso, fece una domanda che Alphys non si aspettava.
-E... qual è il tuo pezzo storico preferito?-
Quella sgranò gli occhi e la fissò stupefatta.
-Uh... e-ecco...-
-Ho visto che sono divisi tipo in sezioni, questo che ho in mano ha lo stesso titolo di quell'altro laggiù.- indicò col dito uno dei tanti volumi sparsi per il pavimento. -Quindi, come si chiama il tuo preferito?-
Poi, notando il silenzio dell'interlocutrice aggiunse: -Non aver paura, con me ne puoi parlare-.
La scienziata strinse per l'ennesima volta le manine al petto. Vide il cenno di incoraggiamento di Undyne e deglutì.
-S-si chiama... Mew Mew Kissy Cutie... è...-
Prima che l'amica potesse commentare circa il titolo infantile cominciò a raccontare la trama come un treno: -P-parla di questa ragazza che al contrario d-di tutti gli altri ha delle orecchie da g-gatto e per questo si sente sempre esclusa e m-messa da parte, ma poi troverà lo stesso delle amiche e, e p-poi ha questo potere grazie al quale r-riesce a controllare la mente di chi b-bacia e lo userà per risolvere i suoi p-problemi e quelli degli altri, c'è il triangolo a-amoroso e parla di amicizia e...-
Alphys non riusciva a fermarsi: le raccontò della protagonista, del suo strano potere, delle sue nuove amiche, dei suoi episodi preferiti. E più continuava più si sentiva a suo agio, libera finalmente di parlarne con qualcuno che non fosse il suo riflesso allo specchio.
Il suo viso mostrava emozioni diverse in base a quale scena descriveva, le braccia grassocce si muovevano come se stesse recitando e la coda tamburellava leggermente a terra. Dovette più volte sistemarsi gli occhiali sul muso per evitare che cadessero.
L'altra la ascoltò con attenzione; si era calata talmente tanto nella storia che assumeva le stesse espressioni del mostro dinosauro, e se ogni tanto chiedeva qualche particolare, quello era prontamente spiegato dall'amica.
-N-non ti dico altro perché sarebbe s-spoiler... uh-oh... ho... p-parlato troppo!-
-Ma che dici, ci siamo fatte entrambe una bella chiacchierata! Mi piace questa storia!-
-M-ma con i miei balbettii ci a-avremmo messo più di un'ora...-
-Ahahah, Alphys ti ho già detto che non mi dà fastidio!-
Undyne mostrò i denti affilati mentre sghignazzava con allegria, e la scienziata si ritrovò a ridere anche lei senza rendersene conto.


I mostri, vivendo nel Sottosuolo, non avevano il cielo o il sole come punti di riferimento per capire che ora fosse; secondo l'orologio comunque era ormai sera tardi.
Le due amiche si scambiarono il numero di telefono prima di salutarsi all'entrata ovest del laboratorio.
-Ciao Alphys, grazie di tutto. Ci possiamo vedere altre volte, no?-
-C-certo Undyne. Ci sentiamo.-
La leader delle guardie sorrise e si allontanò con destrezza, diretta verso le Cascate. Alphys la salutò con la mano alzata finché la sua figura non scomparì in mezzo alla calda nebbia che aleggiava perenne su Hotland.
Mentre rientrava dalla porta automatica ripensò a quante emozioni le aveva regalato quel pomeriggio, sia le positive che quelle meno piacevoli.
Le meno...
Si bloccò, lo sguardo perso nel vuoto e un'idea che pian piano si faceva strada dentro la sua mente.
Hotland! Il caldo! Posso mettere un refrigeratore d'acqua per...
Dopo pochi secondi era già china sul suo tavolo da lavoro per misurare con precisione la distanza tra la caverna e il laboratorio su un foglio di prova.
Le capitava spesso di passare la notte in bianco, ma questa volta non l'avrebbe fatto per colpa della depressione.


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Phew, e anche questo è andato. Grazie a tutti quelli che stanno leggendo! Tanto per dire, ho fatto delle piccole modifiche nei primi due capitoli, ma poca roba. Tipo segni di punteggiatura e maiuscole. Sono pignola, che posso farci xD
Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Nemmeno una parola ***


UT SOUL skipped beat capitolo 4
...E nulla, capitolo 4!

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 4 - Nemmeno una parola

Alphys e Undyne si incontrarono molte altre volte al laboratorio di Hotland. Passavano tutti i pomeriggi a leggere manga al piano superiore, sedute sul pavimento una a fianco all'altra, con decine e decine di volumetti sparsi lì intorno che aspettavano solo di essere sfogliati.
Vi erano momenti in cui leggevano per conto loro e sulla struttura regnava il silenzio. Lo stesso accadeva quando la scienziata attendeva con trepidazione il parere dell'amica a proposito di un nuovo numero della serie a cui si stava approcciando per la prima volta. Non osava fiatare finché il mostro pesce non finiva il capitolo e si rivolgeva ad Alphys per chiederle cosa ne pensava o avere delucidazioni sulla storia.
Altri giorni capitò invece che si trovassero a leggere manga comici o comunque particolarmente divertenti: in questi casi allora, loro stesse scherzavano sul fatto che probabilmente le loro risate avrebbero potuto sentirsi fino a Snowdin. Il mostro giallo con lei riusciva a ridere come mai aveva fatto, le mani vicino alla bocca e i dentoni bianchi in bella vista. In quelle occasioni si sentiva così leggera, spensierata. Quando Alphys parlava l'amica era sempre pronta ad ascoltarla con interesse, non faceva mai osservazioni negative sulle sue passioni o sul suo modo di parlare, era così gentile... Ma a quanto pare lei lo era di più per Undyne.
L'aveva ringraziata di tutta ANIMA per aver disposto quel refrigeratore d'acqua a metà strada tra Waterfall e il suo laboratorio, e cose come "È squisito, Alphys" o "Sei gentilissima" riguardanti il suo gelato alle alghe le aveva sentite ormai spesso. La scienziata non aveva più dubbi, al mostro pesce il gelato piaceva davvero, lo adorava. Più volte Alphys era salita di sopra a prepararne altro per darle una seconda porzione.
Anche alla guerriera piaceva la sua compagnia; a prima vista poteva sembrare solo nervosa e impacciata, ma ora sapeva che quando cominciava a parlare di libri storici o scienza non riuscivi più a fermarla. Non solo conosceva un sacco di cose, ma le piacevano da matti. Sapeva tutti i segreti, tutti i dettagli possibili. Era... analitica. Non per niente era diventata la scienziata reale.



Ma forse per Undyne era anche qualcos'altro.
Questa consapevolezza si concretizzò in lei molte settimane dopo: era cominciato tutto mentre si stava preparando per incontrare Alphys alla discarica, e si era ritrovata di nuovo a dover scegliere se mettere o no una benda per coprire l'occhio mancante. Aveva guardato il suo riflesso con aria di sfida e ora la sua mente stava viaggiando lontano.
Il mostro tarchiato non aveva affatto paura di lei, il suo comportamento in tutti i giorni passati ne era la prova. Era timida, certo, ma era entusiasta di averla vicino.
Allora perché??
Mentre questa singola domanda le ronzava in testa portò involontariamente una mano sulla cicatrice. Allora si bloccò.
Sono... io il problema? Sono...
Undyne trattenne il respiro appena un pensiero si insinuò bruscamente in lei.
Sono brutta.
Trasalì e digrignò i denti giallognoli.
COSA diamine sto pensando?! Io sono a capo delle guardie reali, sono una guerriera! Non ho debolezze, nemmeno una!
In quel turbolento fiume di pensieri la guerriera perse il controllo di sé e l'area intorno a lei cominciò a brillare di mille particelle sfavillanti, dopodiché una lancia azzurra si materializzò nella sua mano destra.
Un solo occhio, il suo unico occhio fiammeggiava nel suo riflesso: quell'immagine la stava mandando in bestia, non poteva sopportare quello che vedeva. Alzò quindi il braccio pronta a scatenare la sua furia e distruggere quel dannato specchio che le si parava davanti, ma poi si calmò di colpo appena un altro pensiero le attraversò la mente.
Non voleva... apparire brutta agli occhi di Alphys?
Abbassò lentamente il braccio e lo riportò sul fianco; la lancia magica sparì insieme all'aura di energia che si era creata poco prima.
Il mostro pesce socchiuse la bocca e fissò abbattuta il pavimento. Ora era consapevole del perché esitava ogni volta che doveva mettersi la copertura sulla cicatrice. Tuttavia ancora non capiva perché per lei era così importante il giudizio dell'amica.
Scosse la testa e squadrò la serie di bende sparse sul comodino, poi prese la sua decisione.
Questa volta non avrebbe messo proprio nulla.
...Stava forse cercando di mettere alla prova la scienziata? No, non si abbassava a tanto. Voleva solo essere se stessa, così come lo era stata Alphys parlando di storia umana o teorie scientifiche. Era deciso.
Quando uscì di casa un venticello leggero le accarezzò le scaglie vicino alla cicatrice, e capì di aver fatto la scelta giusta.

***

Per quanto l'acqua non fosse così pulita, Undyne riusciva a vederci il riflesso delle lucine bianche che brillavano sopra di lei.
L'amica stava tardando ad arrivare ma questo non la disturbava affatto; la guerriera si fermava spesso ad ammirare la regione in cui viveva, ogni suo elemento la riempiva di felicità e la faceva sentire a casa. Adorava la vista dei piccoli funghi che crescevano qua e là in mezzo al terriccio scuro, i Fiori blu che emettevano di tanto in tanto le loro vocine registrate, le enormi distese d'acqua e la temperatura semplicemente perfetta. Persino la discarica non le dispiaceva: diverse volte andava a farci una visitina per cercare armi da usare in battaglia, e raramente rimaneva delusa.
Quel giorno si era accordata con Alphys per vedersi proprio lì. Avrebbero cercato insieme non solo possibili armi ma anche libri di storia umana. Il mostro dinosauro le aveva detto che tutta la sua immensa collezione arrivava da quegli innocui mucchi di spazzatura sparsi per la grotta.
Undyne era appoggiata con la schiena al muro posto all'uscita e stava ancora osservando le torbide pozzanghere sotto ai suoi stivali quando sentì il rumore di passi in avvicinamento. La scienziata slittò dunque accanto a lei e si chinò in segno di scuse.
-S-scusa Undyne! Sono in r-ritardo!- ansimò.
La guerriera sorrise calorosamente. Non riusciva proprio ad arrabbiarsi con Alphys, nemmeno volendo.
-Non importa, sta-...-
-Ho... ho fatto t-tardi perché... mi sono fatta in un f-foglio una scaletta di tutto quello c-che vorrei trovare!-
Il mostro giallo si morse il labbro inferiore. Un'altra bugia. Possibile che non ne potesse fare a meno? Certo, riguardava di nuovo l'ingrediente segreto del gelato che le preparava, ma si sentì in colpa lo stesso.
La verità è che era andata prima a fare scorta di alghe, e aveva dovuto cambiare camice una volta tornata al laboratorio.
-Ahah, sei una tipetta organizzata!- rise Undyne.
Alphys portò le mani davanti alla gabbia toracica e ricambiò timidamente la sua occhiata cordiale. In quel momento si accorse della cicatrice sul volto dell'amica.
Non ne rimase sorpresa, pensò che non era così diverso dal vederla con la sua solita benda monocolore. Guardandola per intero notò che era vestita come quando l'aveva incontrata per la prima volta, probabilmente per essere più comoda nel cercare oggetti alla discarica. Anche la scienziata ci aveva pensato, ma purtroppo tutto quello che aveva era una serie di camici tutti uguali...
-A-allora Undyne... possiamo cominciare a c-cercare in questa zona?-
Vide per la prima volta la guerriera tentennare, ma durò una frazione di secondo. Forse se l'era immaginato?
-Sì Alphys, proviamo nell'angolo a destra.-
Per una buona oretta stettero lì alla discarica, rovistando con forti movimenti del braccio e scavando con piccoli artigli nei cumuli di spazzatura. Ad un certo punto, Undyne richiamò l'attenzione dell'amica: -Credo... di aver trovato un libro di storia, Alphys-.
-Oh, a-arrivo!- esclamò lei mentre raggiungeva il mostro pesce.
-Hai già questo pezzo?-
L'altra afferrò il manga e lesse il titolo.
-S-sì, ma ho pochi capitoli di... questo p-pezzo di storia.-
-Cavoli, vorrei leggerli! Non posso credere che gli umani maneggino delle spade così grandi!-
Effettivamente la copertina ritraeva un ragazzo umano dal ciuffo sbarazzino con una lunghissima spada scintillante tra le mani.
-Se avessi anche io un'arma simile sarei imbattibile!- continuò.
-P-pensavo tu combattessi con delle lance, Undyne.-
-Beh, sì... ma sai, qualche arma di riserva...!-
Alphys spostò lo sguardo prima sulla guerriera, poi sul fumetto e viceversa, mentre un'idea le guizzava nella mente.
-Uh-uhm, e se... se provassimo a c-costruirne una? Posso f-fare il progetto al computer e scegliere i m-materiali, ma mi servirebbero le tue conoscenze s-sulle armi...-
L'occhio giallo dell'amica la osservò stupita, poi scoprì i denti in un ampio sorriso.
-Dici sul serio? Sarebbe... fantastico!-
Disse queste parole mentre scuoteva le braccia in un impeto di allegria, e il mostro dinosauro sorrise a sua volta; vederla così felice le creava sempre una strana sensazione al petto. Sia chiaro, Undyne non si dimostrava mai triste o adirata con lei, ciononostante ogni volta che sorrideva sentiva quasi la sua ANIMA danzare.
Si concentrò nel contarne i battiti, ma riuscì a sentire la frase della guerriera appena in tempo.
-Ngahhh che forza! Alphys che ne dici se andiamo a casa mia? Dai, ti voglio offrire qualcosa!-
-Oh! V-va bene, ti ringrazio.-

La casa di Undyne era vicinissima alla caverna adibita a discarica, ma non risultava per niente sporca o abbandonata a se stessa. Si trovava in fondo a una piccola grotta dalle tonalità bluastre, tipiche della regione delle cascate. Da fuori sembrava la caricatura di un grosso pesce arrabbiato: i muri rotondi erano decorati da finte scaglie lilla e celesti, in cima si ergeva una lunga cresta seghettata e ai lati spuntavano due pinne pettorali. Gli occhi erano rappresentati dalle finestre, e si entrava ovviamente dalla "bocca".
Era la prima volta che il mostro pesce la invitava a casa, e Alphys la trovò deliziosa; viveva da anni nel laboratorio di Hotland e le mancava questo senso di accoglienza e semplicità.
La porta si aprì come a imitare dei denti appuntiti che si dischiudono e l'amica si voltò verso la sua ospite.
-Prego, entra pure!-
-P-permesso...- mormorò lei.
Fintanto che la scienziata varcava la soglia della sua abitazione, stava già spostando gli occhi su ogni particolare della stanza in cui si ritrovò. Era una grande cucina con un tavolo arancione sulla destra. Ma in quel momento la incuriosì quello che vide sul lato opposto.
-Undyne, q-quello è un pianoforte! Sai suonarlo?- chiese lei facendo alcuni passi in quella direzione.
-Beh, sì. Ogni tanto mi diletto nella musica.-
Le due amiche si lavarono le mani nel lavello, dopodiché la guerriera fece accomodare Alphys al tavolo. Trafficò sul ripiano della cucina per poi porgere alla scienziata un bicchiere colmo di un liquido giallo-trasparente. Quella prese il bicchiere e guardò la leader delle guardie sorpresa.
-Oh, questa... è c-cedrata?-
-Eh sì, mi ricordavo ti piacesse!-
-G-grazie!-
Dopo aver bevuto la sua cedrata, il mostro più basso studiò di nuovo la stanza con lo sguardo, questa volta concentrandosi sui colori. Il pavimento era a scacchi gialli e grigi, accanto ai mobili della cucina vi era una porta celeste e il muro era ricoperto da una carta da parati davvero singolare.
-U-Undyne, quel disegno sul muro è b-bellissimo!-
In quel - seppur breve - lasso di tempo Undyne era rimasta stranamente silenziosa, e a quel commento il suo occhio la fissò sbalordita.
-Oh, sono solo... pesci rosa su un fondo azzurro...-
-Mi p-piace la tua casa. Vivere al laboratorio è c-così diverso...- Alphys diede voce ai suoi pensieri mentre accennava un sorriso.
La guerriera strizzò l'occhio amichevolmente. Alle sue spalle c'era un'altra cosa che aveva attirato la sua attenzione, per cui si azzardò a fare una seconda domanda.
-Hai... u-un frigorifero? Pensavo n-non ti piacessero le cose fredde.-
-In effetti... non lo uso quasi mai.-
Come un lampo il mostro dinosauro ebbe un'altra idea. Non c'era da stupirsi, essendo una scienziata era normale che cercasse sempre soluzioni per facilitare la vita di tutti i giorni. E in questo caso avrebbe anche potuto aiutare Undyne.
-C-che ne dici se lavorassi al circuito d-del tuo frigorifero? Posso f-fare in modo che scaldi i cibi i-invece di raffreddarli.-
Quella rimase senza parole. Aveva ancora un'espressione sbigottita mentre rispondeva: -Alphys, sei sicura...? Non vorrei farti lavorare troppo a causa mia-.
-N-non c'è nessun problema per me, Undyne. Farei finalmente q-qualcosa di diverso, a-aiutarti mi renderebbe felice...- disse ad alta voce l'ultima parte senza volerlo, e arrossì violentemente.
L'amica scoprì i denti acuminati e la guardò con estrema dolcezza.
-Oh Alphys, sei così carina.-
Alphys si irrigidì, la bocca semichiusa e le guance squamose in fiamme. Era come se la sua ANIMA avesse appena fatto una capriola dentro al suo petto.
Gentile. Intende solo gentile.
Nonostante questa mezza convinzione, si ritrovò a stuzzicare con le dita un lembo del suo camice con fare imbarazzato.
Il mostro pesce parlò dopo una lunga pausa, indicando il manga appoggiato sul tavolo: -Se vuoi possiamo leggere quel libro che abbiamo trovato-.
-O-oh, certo, va bene.-

***

Vedere le sue mani muoversi così delicatamente sembrava incredibile, chiunque sarebbe rimasto di sasso una volta scoperto che quel mostro fosse una guerriera. Ma ad Undyne veniva così naturale, per lei suonare era un hobby rilassante e sapeva bene che doveva andarci piano per creare la melodia perfetta. In fondo, era come lottare con quei tasti bianchi e neri, una sfida pacifica che non voleva assolutamente perdere.
Mentre le dita scivolavano mute sulla tastiera del pianoforte si perse ad ascoltarne la musica, e sperava che anche questa, oltre ai suoi successi in battaglia, potesse riempire di speranza i mostri del Sottosuolo.
Dopo alcuni minuti si fermò e respirò profondamente. Quel pomeriggio era stato davvero insolito.
Non era sicura di essersi comportata troppo bene con Alphys; era la prima volta che si trovava a esitare di fronte a lei o rimanere in silenzio senza sapere cosa dire. Aveva il timore che la scienziata le chiedesse della cicatrice, eppure...
Sbatté le palpebre mentre ogni singolo momento di quella giornata le scorreva nella mente come un treno.
Già, l'amica non aveva fatto alcun commento al riguardo. Nemmeno una parola. Era davvero come l'aveva descritta.
Così carina.
...e la sua ANIMA perse un battito.
Fu un istante, ma Undyne lo percepì chiaramente; portò la mano sinistra sul petto, frastornata da quella sensazione completamente nuova per lei.
Non... può essere la stanchezza, io stanca per un incontro con un'amica?!
Aggrottò le sopracciglia e, ancora in preda alla confusione, ripensò a quel preciso momento:
-Oh Alphys, sei così carina.-
Voleva dire ad Alphys che era davvero gentile, allora perché fra tutte le parole che poteva usare aveva scelto proprio quella? Possibile che per Undyne lei fosse...
Allargò l'occhio sano, meravigliata dai suoi stessi pensieri.
...fosse adorabile?


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Comincia a vedersi un pattern, uh? Anche più di uno... eh-ehm! A parte questo, ringrazio chi sta solo leggendo e anche la mitica Spirietta che mi ha recensito la storia! Spero gradirai anche questo e i prossimi capitoli.
Eeee niente, vi saluto! To be continued...

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Capitolo 5
*** Dannatamente carina ***


UT SOUL skipped beat capitolo 5
Batti cinque, nuovo capitolo! (Sans levati proprio xD)

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 5 - Dannatamente carina

Il laboratorio si inondò di luce. La coperta fu spinta da una parte mentre il mostro poggiava i piedi sul pavimento e scendeva dal suo letto. Con un movimento sgraziato della gamba premette un pulsante situato sulla sponda e in pochi secondi il letto diventò un grosso cubo azzurro, dalle facce perfettamente lisce e lucenti.
Alphys si lasciò andare a un lungo sbadiglio. Si stropicciò gli occhi e avanzò a tentoni verso il comodino per raggiungere i suoi occhiali rotondi. Una volta adagiati sul muso, afferrò il telefonino lì accanto e le venne un colpo quando lesse l'ora sul display.

-Oh n-no, le 11 passate! Ho dormito t-troppo!-
Scese le scale mobili con talmente tanta frenesia che saltò anche alcuni gradini, e arrivò con l'ANIMA a mille al piano terra.
Aveva ancora il cellulare in mano quando allungò l'altro braccio per prendere la prima cosa che le capitava dal frigorifero. Si spostò davanti alla sua scrivania e appoggiò il telefonino vicino alle miriadi di fogliettini e tazzine che riempivano la superficie del tavolo. Stette davanti al monitor spento del computer per diversi secondi, mentre trangugiava spedita la coppetta di frozen yogurt e altrettanto velocemente rimuginava su tutti i compiti arretrati da svolgere.
Il fatto che il cellulare squillò all'improvviso non aiutò certo a calmarla; posò sulla scrivania la coppetta e afferrò riluttante il dispositivo, dopodiché respirò a fondo e rispose con le mani tremanti.
-P-pronto?-
-Ciao Alphys! Sono Undyne. Tutto bene?-
-C-ciao Undyne, sì, t-tutto bene, io s-stavo...- balbettò il mostro giallo agitata come non mai.
-Oh, scusami, disturbo?-
-Stavo, s-stavo lavorando! Ma... n-non mi disturbi affatto Undyne, a-anche se lavoro!- nel momento in cui pronunciò quelle parole i suoi artigli minuti strinsero un pezzetto del suo pigiama arancione.
-Sicura? Ecco, ti chiamavo proprio per chiederti quando avevi bisogno di me. Per la spada, sai.-
-Oh, c-certo! Ci sto a-ancora lavorando al PC, magari ti chiamo q-quando ho finito...- la voce si spense appena si rese conto di essersi messa nei guai.
-Va bene, Alphys! Allora aspetto la tua chiamata. Ciao, ci sentiamo!-
-C-ciao Undyne... ciao...-
Allontanò meccanicamente il telefonino dall'orecchio solo quando Undyne chiuse la chiamata.
Non solo ne aveva sparata un'altra delle sue, ma si era data un impegno che non era sicura di riuscire a portare a termine. Come le era venuto in mente di dirle che l'avrebbe richiamata lei?
Sono timida, ansiosa, non so nemmeno se avrò il coraggio di digitare il suo numero, anche perché le ho mentito di nuovo, non sto affatto lavorando, mi sono svegliata tardi, sono ancora in pigiama, sono... sono senza speranza.
Chiuse gli occhi e chinò il capo. Si sentiva a pezzi, come se non avesse affatto dormito per dodici ore filate. La certezza di essere una sporca bugiarda le infiammò il petto, e non nel senso buono. Ripensandoci, negli ultimi tempi la sua ANIMA...
Ma quel pensiero le scappò via dalla mente così come era venuto.
Riaprì gli occhi; davanti a lei vi era ancora lo schermo nero del computer. Non era capace a controllare la sua bocca quando stava per dire fandonie, ma in qualche modo poteva sempre rimediare iniziando subito a lavorare.
Finì in fretta e furia la coppetta di frozen yogurt, indossò uno dei suoi soliti camici grigiastri e iniziò il progetto della spada al PC. In circa due ore riuscì a creare una bozza su un programma di modellazione 3D abbastanza rudimentale. Inoltre, si era trascritta con cura le misure della spada tenendo bene conto di come Undyne la desiderava. Anche con i materiali non ebbe alcun problema, sapeva quali venivano utilizzati per armi del genere nonostante lei non avesse mai combattuto prima.
Ecco. Ora...
Alphys inghiottì la saliva, conscia di quello che ora doveva essere fatto.
Spostò il muso alla sua sinistra, lì sulla scrivania dove il telefonino era rimasto tutto il tempo. Come aveva immaginato, non riuscì nemmeno a muovere il braccio verso di esso per prenderlo. Lei e Undyne erano amiche da mesi, ma la piccola scienziata era riuscita a telefonarle solo un paio di volte.
Stette così immobile sulla sedia girevole a fissare il dispositivo, mentre mille pensieri le affollavano la testa. Poteva... spiritualmente scusarsi della bugia facendo alla guerriera una sorpresa?
Certo! Sì, è una bella idea!
In una manciata di secondi era già al piano superiore, intenta a lavorare al progetto del frigorifero. Ora era indubbiamente più serena di quella mattina, ma ogni tanto, tra una linea fatta a matita e una formula complicata, si ricordava che in qualche modo alla fine di tutto avrebbe dovuto chiamare il mostro pesce.
I minuti passavano e Alphys era ancora china sul tavolo a lavorare con impegno quando trasalì alla vista di quello che aveva combinato sul foglio. Nei margini aveva scribacchiato, con decisamente ben poca eleganza, possibili frasi che avrebbe potuto dire alla guerriera una volta che l'avrebbe sentita al telefono:
"Ciao Undyne, ho lavorato anche al progetto del frigorifero, ti prego perdonami per averti mentito!!!"
"Ciao, indovina un po', ho fatto anche il progetto per il circuito del frigorifero! Non mi odi vero...? E comunque per la spada..."
"Ciao sono Alphys, ho una sorpresa per te, ho lavorato sia alla spada che al frigo, oh, mi piacerebbe vedere il tuo sorriso ades-..."
Il mostro dinosauro diventò scarlatta dalle punte dei piedi alla cresta che le incorniciava la testa.
-Oh mio dio! Ma cosa ho scritto?!- esclamò ad alta voce, il tono così acuto da sembrare uno squittio.
Afferrò la gomma e cominciò a cancellare cautamente - per quanto le era possibile, visto l'imbarazzo - quelle frasi assurde, facendo attenzione a non rovinare il foglio.
Dopo un'altra mezz'oretta di duro lavoro finì, almeno in parte, anche quel progetto. Ora era davvero arrivato il momento di chiamare Undyne; il fatto che le avesse mentito non le pesava più così tanto, ma quelle frasi ridicole che aveva scritto senza accorgersene la resero piuttosto nervosa.
Tornò al piano terra e raggiunse il telefonino. Molto, molto lentamente digitò ogni singola cifra e premette col dito il tasto "chiama".
Solo qualche squillo a vuoto e poi...
-Pronto?-
Oh mio dio. Respira Alphys, non è nulla di spaventoso o strano.
-C-ciao... Undyne, sono A-Alphys. Sono... s-sono riuscita a fare una bozza d-della spada...-
-Davvero? Grandioso!!- dalla voce sembrava davvero contenta. Bastò questo alla scienziata per farle sciogliere l'ANIMA.
-S-sì, se vuoi possiamo, uh-uhm... lavorarci qui al l-laboratorio questo pomeriggio... beh, a-adesso.-
-Certo, Alphys! Corro subito da te! A tra poco!-
Si interruppe così la telefonata. La leader delle guardie probabilmente era corsa a prepararsi perché non stava più nelle scaglie dalla felicità. Alphys dal canto suo sentiva ancora quel piacevole calore alla sinistra del suo petto, e non si trattenne dal fare due o tre goffe piroette con il cellulare tra le mani e gli occhi strizzati.
Il tenero sorriso che aveva sul volto durò fino a che non si ricordò con un sobbalzo di dover sistemare il laboratorio per l'arrivo di Undyne.

***

Le due ante della porta automatica si spostarono di lato appena la guerriera giunse all'entrata del grande edificio color crema.
-Permesso?-
-Undyne, e-entra pure! Non stare lì fuori al c-caldo!- disse il mostro giallo dall'altro capo della stanza, e senza indugi trottò veloce per accogliere l'amica. Quest'ultima quindi entrò e avanzò di qualche passo verso la console gigante.
-V-vuoi che ti dia un po' d-di gelato?- chiese Alphys appena fu davanti a lei.
-Ahah così mi vizi Alphys... sicura che non sia un problema?-
-A-affatto.-
-Allora non posso rifiutare! È troppo buono!- Undyne scoprì i denti affilati. Era solare come al solito.
-A-arrivo!-
Ormai era una sorta di routine; ogni qualvolta che il mostro pesce la andava a trovare lei saliva di sopra e ritornava al piano inferiore con una coppetta di cremoso gelato rosa. Lo snack perfetto dopo aver passeggiato per Hotland, no?
E infatti eccola che ritornava, la sua figura grassottella dritta sopra i gradini della scala mobile, il gelato che portava splendente come il suo camice bianchissimo.
Fintanto che le porgeva la coppetta, la guerriera non riuscì a tenere a freno la lingua: -Oh, ma guardati... grazie Alphys, sei tanto carina-.
La reazione dell'altra fu immediata: chiuse le manine e abbassò il muso, ma la coda tradì la sua timidezza poiché iniziò a ondeggiare da destra a sinistra, come a voler ringraziare delle belle parole.
Quando Undyne l'aveva invitata a casa la prima volta l'aveva pregata di andarci piano con il lavoro, per cui la scienziata le aveva promesso che si sarebbe data una settimana di riposo. In quei giorni si erano incontrate di nuovo alla discarica e l'amica sembrava averci preso gusto a farle quel complimento appena si salutavano. Dal contesto non pareva intendesse sempre solo "gentile", per questo Alphys non sapeva mai cosa dire. Aveva sempre creduto di essere brutta... e bassa, e grassa.
Tuttavia la guerriera aveva raggiunto un traguardo incredibile: l'aveva fatta sentire speciale. Con lei accanto, i suoi difetti sembravano evaporare come l'acqua sotto il sole cocente che aveva visto nei suoi anime in VHS.
-Sono pronta Alphys, dimmi come posso aiutarti!-
Alzò la testa e constatò con stupore che l'amica aveva già finito di mangiare.
-S-sì Undyne, prima dovresti dirmi c-come posso ottimizzare la forma e...-
Così la prima mezz'ora la passarono davanti allo schermo del computer, con una che dava le indicazioni e l'altra che modificava lo scheletro del modello in base ad esse, un click dopo l'altro.
Successivamente, iniziarono con il lavoro manuale; si erano sistemate sul pavimento, proprio davanti alla scrivania del piano terra, così che potessero consultare il progetto digitale senza problemi. I materiali erano pronti dentro a degli scatoloni già da prima dell'arrivo di Undyne: ovviamente era stata Alphys a trasportarli fin lì dal laboratorio sotterraneo. Aveva inoltre preso degli utensili dal piano superiore, in questo modo avevano tutto il necessario a portata di mano.
Da un pezzo già esistente di acciaio plasmarono la forma definitiva della lama, poi prepararono la guardia di ferro e il manico di cuoio. Quando anche l'ultima sezione fu saldata, il mostro ceruleo sollevò la spada cautamente e la impugnò con un ghigno di soddisfazione sul volto.
-Ma che forza! È fantastica!-
Si mise in posa con la spada sulla spalla destra e la scienziata unì le mani mentre socchiudeva la bocca in un timido ma sincero sorriso.
-Lo è...! U-Undyne, farai scappare via dal terrore o-ogni essere umano a-anche solo impugnandola!-
Quella abbassò l'arma davanti a sé e passò lentamente le dita sulla lama brillante.
-Beh, il mio obiettivo non è farli scappare, ma in ogni caso... non credo che la userò in battaglia.-
-O-oh...-
Undyne alzò l'occhio e la guardò.
-Non fraintendere, è venuta che è una meraviglia! Ed è proprio per questo che preferisco non usarla in una vera battaglia, non voglio rovinarla. La terrò con cura a casa mia.-
Alphys a quelle parole si rilassò. Per un attimo aveva temuto il peggio, aveva creduto che la guerriera non avesse gradito il risultato.
-Scusami Alphys. Non ti ho ancora ringraziata.-
Lei la fissò con stupore.
-P-per la spada? A-abbiamo contribuito entrambe a r-renderla quello che è, non ho f-fatto tutto io...-
-Ma hai avuto tu l'idea e hai iniziato tu il progetto. Io di computer non ci capisco nulla! Per questo...- chinò il capo appena percepì le sue gote andare in fiamme. -...ecco... grazie Alphys, sei una grande amica per me. Mi sono divertita oggi, sai!-
All'ultima frase la guardò di nuovo: l'occhio giallo dardeggiava di una nuova luce, una che il mostro dinosauro non le aveva mai visto addosso.
-A-allora... come posso dirti che ho l-lavorato anche al progetto del f-frigo?-
Portò in un lampo le mani sulla bocca, ma ormai aveva parlato. Non faceva altro che sbagliare! Non era questo il modo e il luogo adatto per svelare una sorpresa, e forse non avrebbe mai dovuto considerarla tale sin dall'inizio.
Ma soprattutto non voleva fare la figura di una che cerca gli elogi, lei non era affatto di quello stampo.
Stupida, stupida!
In quel frattempo, Undyne aveva posato la spada a terra e stava avanzando verso l'altra a carponi. Il movimento fu graduale e quando Alphys se ne accorse era ormai troppo tardi, la sua ANIMA era già impazzita e la sua cassa toracica sembrava implorare pietà per via dei battiti martellanti.
Abbassò le manine e spalancò gli occhi; il viso della guerriera si fermò a qualche centimetro dal suo, le si vedevano tutte le scaglie celesti e ogni singola ciglia dell'occhio sano.
Una scaglia, due scaglie...
-Alphys...-
Non aveva mai sentito il suo nome pronunciato con così tanta serietà dalla sua amica.
Dodici, tredici, quattordici...
La sua coda sembrava congelata al pavimento, le pupille erano due minuscoli pallini neri e piccole gocce di sudore cominciarono a scivolarle lungo la faccia.
Ventinove, trenta...
-Sei dannatamente carina...-
Un brivido.
...e la sua ANIMA perse un battito.
La scienziata sussultò, alquanto stranita da quella sensazione, quando Undyne all'improvviso sollevò un braccio e sfregò la mano stretta a pugno sulla testa dell'amica, cominciando a ridere a più non posso e inducendo l'altra a seguirla poco dopo.
-...Ma mannaggia a te, ti avevo detto di non lavorare troppo! Ahahahah!-
Lei strizzò gli occhi mentre sentiva le proprie squame riscaldarsi in reazione al forte contatto con quelle dita cerulee, e riuscì a balbettare solo parole sconnesse mentre rideva: -S-scusa! Ahahah... Undyne... b-basta... ahahah...!-
-Eh no, ora dovrai subire la mia ira! Ngahhhh!-
Il mostro più alto strofinò con forza la mano vicino alle punte smussate della cresta della scienziata, come se stesse arruffando dei capelli immaginari.
-Ahah... ti p-prego... basta! Ahahah, Undyne!-
Le loro risate risuonarono per tutta la struttura, ma ad un certo punto, senza preavviso, una delle due scattò all'indietro.
-...Alphys, ho... preso la scossa!-
-U-uh?!-
Alphys aprì gli occhioni e vide Undyne seduta accanto a lei con un'espressione sorpresa.
-Oh... o-oh mio dio, ti ho fatto m-male?-
-No, tranquilla, ma... è questo il tuo potere magico, Alphys? Generi elettricità?-
Il mostro dinosauro annuì.
-Non... n-non lo uso con regolarità, p-per certi versi lo trovo d-difficile da controllare. ...S-sicura che non ti abbia f-fatto del male?-
L'altra la stava fissando ancora attonita con l'occhio spalancato, ma poi si ricompose e mostrò i suoi dentoni giallognoli.
-Ahah, stai tranquilla, sto benone. Il tuo tipo di magia è una figata pazzesca!-
-Ti d-devo un favore...-
-Alphys!! Niente lavori, ok? Ahahah!-
-N-no, pensavo...-
Le guance di Alphys si colorarono di rosa mentre osservò per un nanosecondo la grande console alle spalle della guerriera.
-C-che ne dici di... guardare dei f-film storici sugli umani? A-abbiamo sempre solo letto l-le versioni cartacee...- alzò il muso e continuò timidamente: -T-tu avevi detto... che avresti voluto v-vederli, no?-
Il suo sorriso si fece ancor più ampio.
-Certo! Sì, mi piacerebbe!-


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


...E per la terza volta mi ritrovo a correggere la "lista" dei mostri del capitolo 1... mannaggia. Oh salve, siete qui! xD Siamo alla seconda metà della fanfiction, ed è la mia preferita =3 Quindi sì, il capitolo 8 sarà l'ultimo. Ringrazio chi sta solo leggendo (siete tantissimi. WOW.) e ovviamente lo straordinario (? xD) Aesingr che mi ha recensito i primi 4 capitoli.
Ci vediaaaaamo!

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Capitolo 6
*** Tutto grazie alla mia ANIMA ***


UT SOUL skipped beat capitolo 6
Nuovo capitolo?! Ohhh yes! =D

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 6 - Tutto grazie alla mia ANIMA

-Grazie Alphys, sei la migliore!-
Così le disse Undyne appena finì di lavorare al frigorifero.
Una volta accertato il funzionamento della componente elettrica avevano fatto diversi test, e ora il risultato era quello sperato: i cibi non si raffreddavano più, ma accadeva il contrario. Esattamente l'effetto che serviva ad Undyne.
Tuttavia, nessun effetto avrebbe potuto eguagliare quello che ebbe il sorriso della guerriera su Alphys, proprio nel momento in cui capirono di aver centrato l'obiettivo e l'aveva guardata trionfante. Il viso del mostro dinosauro era diventato immediatamente color cremisi e le era sembrato di avere tanti Whimsun svolazzanti nello stomaco.
Quando la scienziata era andata a trovare l'amica a casa per sistemarle il frigorifero le due guardavano anime già da settimane, e per molti mesi ancora si incontrarono per proseguire la visione di quei cartoni un po' comici, un po' di avventura. Ogni tanto capitava ancora che leggessero le versioni a fumetti, o che si ritrovassero a cercare armi e volumetti alla discarica, ma in quell'ultimo periodo si dedicarono maggiormente alle trasposizioni animate.
Il mostro pesce - la quale credeva sempre fossero effettivi documenti storici sugli umani - si stava appassionando tantissimo a quel mondo ed era evidente.

Nel tardo pomeriggio di una giornata come tante nel Sottosuolo si era levato un grido dal laboratorio di Hotland.
-NGAHHH non può finire così! Ti prego dimmi che non finisce così!!!-
Undyne si girò verso l'amica, il braccio teso in direzione dello schermo gigante e un'espressione di pura indignazione sul volto.
-U-Undyne...- proferì timidamente Alphys, e il tono della guerriera si fece subito meno irruente.
-Alphys... tu l'hai già visto? Dimmi che non finisce così!!!-
Il mostro giallo sapeva bene che non era arrabbiata con lei, e in fondo capiva perfettamente come ci si sentiva.
-Undyne, è u-un... classico c-cliffhanger...- spiegò pazientemente.
-Ma non possono fare queste cose! Io voglio... aspetta, cosa?- l'occhio giallo la guardò perplessa.
-C-cliffhanger... quando interrompono u-una narrazione con un p-plot-twist...- la voce si ridusse ad un sussurro quando un brutto pensiero si insinuò in lei.
Lo sguardo interrogativo di Undyne scomparve, e questa sospirò.
-Scusami per aver alzato la voce. Questi filmati sono coinvolgenti, dannazione!- ne seguì il suo solito sorriso da squalo, a cui l'altra rispose con un semplice cenno del muso.
Senza dire una parola si alzò dal divano e si avvicinò alla tastierina della console, e con un singolo pulsante mise in pausa la puntata giunta ormai al termine, interrompendo così la sigla di chiusura dell'anime. La guerriera si alzò a sua volta e avanzò verso di lei.
-La prossima volta... continuiamo da qui, vero?- si azzardò, l'ANIMA a un ritmo stranamente sostenuto.
Il mostro giallo si voltò e annuì, il suo sorrisino era mesto ma l'amica non lo notò. Invece, si concentrò sull'enorme schermo della console; ora che era stato cambiato l'input, esso mostrava di nuovo filmati in tempo reale di ciò che riprendevano le telecamere nascoste sparse per il Sottosuolo.
Quando nella riproduzione casuale apparì - tra gli altri - uno scorcio di Waterfall, ad Undyne balenò in testa un'idea.
-Alphys, odio chiedertelo ma... ti andrebbe di aiutarmi a inventare nuovi puzzle per la regione delle cascate? Odio i puzzle, non sono affatto brava...-
La buttò lì tutta d'un fiato e restò qualche istante ad aspettare la risposta dell'amica, ma venne accolta solo da un silenzio di tomba.
Distolse l'occhio dallo schermo e incontrò il volto pallido della scienziata.
-Alphys...?- fece lei.
Ma quella annuì di nuovo banalmente.
-Alphys! Parlami, sei forse arrabbiata con me?! Dimmelo se ho fatto qualcosa di sbagliato!-
Alphys trasalì e si affrettò a rispondere: -N-no... non sono a-arrabbiata. E c-comunque ti aiuto volentieri, l-lo sai-.
-Così mi fai preoccupare, accidenti! Ricorda, non aver timore di parlare con me. Qualunque sia il problema. Ok?-
Il mostro dinosauro dette qualche colpetto al bottone del camice con i suoi artigli mentre parlò: -V-va bene...-
E questa fu forse la peggior bugia che avrebbe potuto dire.
Sì, aveva paura. Non avrebbe mai potuto informare Undyne dei suoi segreti più bui. Non voleva perdere per sempre la sua amicizia, le sue battute scherzose, i suoi complimenti, il suo sorriso...
Quando nella sua mente cominciarono a farsi strada prepotentemente vecchi ricordi sugli Amalgamati ebbe un brivido e scosse la testa. Non era questo ciò che l'aveva turbata qualche minuto fa, non doveva lasciarsi sopraffare da quei brutti pensieri.
-T-ti aiuterò, Undyne. Domani posso s-studiarmi qualche puzzle e poi p-possiamo prepararli insieme alle C-Cascate.-
La guerriera studiò attenta l'espressione dell'amica, poi si rilassò.
-Ti ringrazio, Alphys. Sei tanto carina. Non esagerare col lavoro, ok? Se hai problemi chiamami pure.-

***

No! Così non va bene! Da capo!
-Undyne, come stai o-ogg-... argh!-
Strinse le mani e squadrò la Alphys nello specchio.
Smettila! SMETTILA!
-Ciao Undyne, come s-sta-... umpf!-
No!!
-Smettila, s-smettila di balbettare!!-
Niente da fare. Non riusciva proprio a evitare quel suo difetto di pronuncia. Per colpa dei suoi stupidi balbettii del giorno precedente Undyne non aveva capito i termini che aveva tentato di spiegarle, e questo l'aveva fatta stare malissimo: non bastavano le bugie, ora ci si metteva pure quello a farla sentire a disagio quando parlava con la sua cara amica.
Lo sguardo nel riflesso da alterato si fece malinconico.
Forse se provava lentamente...?
-Si... chiama... cliff-... h-hang-... no!!-
Perché? Perché??
Sbatté le palpebre, dopodiché respirò profondamente. Questa volta si concentrò sul battito della sua ANIMA.
-Undyne...- deglutì. -Si chiama... cliff-... hanger...-
Inspira, espira.
-...Quando... ci sono... plot... twist... che interrompono... la narrazione.-
Non si era nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi, e li riaprì di scatto.
Nemmeno uno! Nemmeno un balbettio in un'intera frase!
-Forse devo... respirare... meglio?-
La sua coda iniziò un lento movimento ondulatorio mentre la scienziata sorrise alla sua controparte nello specchio.
Sì! Sì, posso farcela!
Cinse il torace con le braccia come al suo solito e la sua mente passò a tutt'altri pensieri.
Ora doveva tornare alla sua postazione di lavoro situata al piano superiore, così avrebbe potuto riflettere su quali puzzle inventare per la regione delle cascate.
Stava per incamminarsi verso la fine di quella stanza scura e lugubre - caratteristiche di tutto il laboratorio sotterraneo del resto - ma si bloccò immediatamente. Nello specchio vi era, oltre al suo, il riflesso del lungo tavolo posto dietro di lei. Sopra di esso si trovavano moltissimi vasetti contenenti ognuno un singolo piccolo Fiore Dorato: i prototipi per le sue vecchie iniezioni di DETERMINAZIONE.
Quella visione le scatenò qualcosa dentro, e di colpo seppe cosa fare.

***

Undyne si chinò accanto al mostro dinosauro e osservò con curiosità ciò che le stava indicando.
-E-ecco, questi sono i Semi Ponte. Una volta che quattro di essi si allineano in acqua, i fiori sbocciano tutti insieme e p-possono essere calpestati. Conta che ogni fiore ricopre una superficie di circa mezzo metro.-
-Geniale... e possiamo rendere accessibile la zona seguente solo attraversando questo ponte di fiori.-
La leader delle guardie mosse una mano davanti a lei e sfiorò uno di quei semi rosa che giacevano al suolo, e Alphys continuò: -Secondo te può funzionare?-
L'interlocutrice si voltò e guardò l'amica raggiante.
-È un'idea fantastica! Come possiamo procedere?-
Quella ammiccò e proseguì con la sua idea, stando sempre attenta ad ascoltare i battiti veloci della sua ANIMA.
-P-pensavo... potremmo usarli in questa parte della caverna per la fase facile del puzzle, e poi farne una seconda più difficile dopo.-
La tecnica dei battiti sembrava funzionare; ogni tanto le sfuggiva ancora un balbettio qua e là, ma questo perché non poteva permettersi di parlare lentamente in una normale conversazione. Col passare del tempo forse sarebbe riuscita a ottenere lo stesso risultato anche senza l'aiuto della sua ANIMA.
-Guarda, Undyne.- chiamò la scienziata zampettando fino a pochi centimetri dal ruscelletto che le separava dal resto della grotta. -Qui s-sembra l'ideale per il primo ponte. Misuriamo la distanza?-
E effettivamente le due sponde distavano tra loro due metri, la misura perfetta per i quattro Semi Ponte.
La prima fase del puzzle fu completata, e le due passarono quindi alla seconda. Questa richiese molto più tempo e lavoro poiché l'area era decisamente più vasta: la zona principale - circondata in due lati dall'acqua cristallina - era composta da una lunga distesa di sabbia umida, con alcuni funghi che sbucavano in mezzo ai granelli bluastri.
Alphys stette a lungo a misurare ogni centimetro della caverna, e con l'aiuto di Undyne modellò la sabbia nella parte che conduceva alla fine della stessa, creando un motivo geometrico che potesse confondere gli umani che giungevano fin lì.
-Alphys ho un'idea, potrei mettere un cartello in quell'isolotto laggiù appena posso, tanto per innervosire gli umani che riescono a leggerlo!- aveva detto la guerriera prima di mostrare i denti acuminati.
L'amica aveva seguito il suo sguardo fino alla fine della grotta, proprio dalla parte opposta a dove si trovavano, e aveva commentato: -È proprio dal lato o-opposto a dove bisognerebbe andare per proseguire. Pensi che gli esseri umani siano così...?-
-Ahahah non solo sono scemi, ma sono anche dei gran curiosoni. Gli farò perdere del tempo prezioso con questo scherzetto!- e aveva cominciato a sghignazzare, le mani sui fianchi e la coda di capelli che si scompigliava a ogni fremito della testa cerulea.
Alla fine anche quel puzzle più complicato fu sistemato. Undyne si guardò attorno per ammirare il lavoro, e la sua ANIMA si inondò d'allegria.
-Ngahhh ma è strepitoso! Grazie per avermi aiutato, Alphys!-
-Oh, non è nulla, davvero...- rispose lei timidamente.
La guerriera si sedette sulla sabbia e con un cenno invitò l'altra a seguirla.
-Ora possiamo riposarci un po'. Soprattutto tu, Alphys!-
-M-ma tu mi hai aiutato molto. Non... esagerare coi complimenti...- abbassò il muso e arrossì.
-Ahah, io non esagero mai quando parlo di te. ...Ehy, perché non facciamo castelli di sabbia ora?-
Il mostro giallo fu sollevata dal cambio di argomento, tuttavia trovò bizzarra quella domanda. Voleva davvero giocare con la sabbia?
-U-uhm, ecco...-
Così modellò velocemente una piccola torre davanti ai suoi piedi. La forma che aveva creato scintillava grazie al terriccio umido della caverna, e ricordava vagamente il soffitto stellato di Waterfall.
-Ecco Alphys. Io di solito mi immagino uno stupido essere umano che vuole accopparmi, ma...- Undyne all'improvviso alzò un braccio, con una sola occhiata si poteva percepire tutta la forza che stava accumulando per quel colpo. -Tu immagina... che sia un tuo balbettio!!-
I suoi muscoli scattarono e in un secondo distrusse la torretta di sabbia tramite un pugno possente.
-Undyne!- esclamò lei di soprassalto. -A-allora... hai notato...?-
Quella alzò l'occhio e sorrise.
-Sì, Alphys. Non mi rimangio quello che ho detto, a me non dà fastidio se balbetti. Ma ho notato che oggi sei migliorata tantissimo! Che magia hai usato? Ahahah!-
La scienziata premette le mani alla sinistra del suo petto; era come se la sua ANIMA stesse rispondendo alla chiamata dell'amica con dei battiti accelerati.
Quel piccolo gesto non passò inosservato e il mostro più alto piegò la testa da un lato. Nonostante il sudore, le ciocche arruffate e l'aria perenne da guerriera fiera e sicura di sé, sul suo viso in quel momento non vi era altro che un'espressione carica di dolcezza.
-Ma guardati... sei così carina...-
Quella frase ebbe il medesimo effetto su entrambe; inclinarono il collo e si misero a fissare la sabbia sotto di loro, mentre avvertirono le loro guance avvampare. Una si sentiva tremendamente lusingata da quel complimento così frequente e l'altra era scossa dalla sua stessa dimostrazione d'affetto.
L'ANIMA di Undyne batteva ancora forte quando per prima sollevò il capo e senza preavviso diede un altro colpo a ciò che era rimasto della torre di sabbia, riducendola definitivamente a un mucchietto indistinguibile di granelli blu.
-Dai Alphys, distruggiamo tutti i tuoi balbettii!-
Così stettero per una buona oretta ancora in quella grotta, con Alphys che costruiva castelli di sabbia e l'amica che puntualmente li distruggeva ogni volta con una tecnica diversa.
Se lì intorno ci fossero stati dei Fiori dell'Eco le loro risate e gridolini sarebbero rimasti registrati per molti secoli a venire.

***

Undyne aveva pregato l'amica di finire una serie animata quella sera stessa perché mancavano solo cinque episodi.
Avevano iniziato di pomeriggio come di consueto, e Alphys le aveva rivelato che erano ormai vicine alla conclusione. All'inizio la scienziata si era preoccupata per il discorso del pasto, ma l'altra l'aveva rassicurata dicendole che per una volta avrebbe potuto semplicemente abbuffarsi di gelato.
Il divano che era stato trasportato dal laboratorio sotterraneo prima dell'arrivo del mostro pesce, dopo tutte quelle ore, era ormai in condizioni pietose: la federa era piena di pieghe per via dei movimenti di entrambe quando trasalivano o applaudivano festanti, e sia essa che il pavimento erano disseminati di pezzetti di patatine.
-Sicura che non ne voglia un po'?- aveva chiesto Alphys, la busta stretta alla gabbia toracica e una mano già dentro pronta ad afferrare il malloppo.
-Tranquilla, a me basta il gelato!-
Così continuarono imperterrite a tenere gli occhi incollati allo schermo; la puntata finale si avvicinava sempre di più, e il tempo, scandito dal display silenzioso del computer, scorreva inesorabile.
Il protagonista dell'anime era in seria difficoltà, e Undyne trattenne il fiato quando vide il cattivo tirare un fendente mortale, ma...
Quella notte non avrebbe mai saputo il continuo.
Distolse lo sguardo dalla console e scoprì cosa l'aveva distratta. Il mostro dinosauro si era piegata verso di lei e si era addormentata sulla sua spalla destra, il pacchetto di patatine che mangiava fino a pochi minuti fa era floscio in mezzo alle gambe grassottelle e la punta della coda ogni tanto picchiettava sul morbido divano.
-...Alphys? Dormi...?- bisbigliò Undyne, pur sapendo che fosse una domanda retorica.
L'audio dell'anime che stavano guardando sembrava lontano un chilometro alle sue orecchie: tutto ciò che riusciva a sentire era il respiro regolare di Alphys, e in quel momento non desiderò altro.
Molto lentamente le tolse gli occhiali e si alzò, poi la prese in braccio di modo che il muso si appoggiasse sulla sua spalla. Nonostante la sua stazza la leader delle guardie non ebbe problemi nel tenerla e riuscì a trasportarla con attenzione fino al grosso cubo del piano superiore senza svegliarla. Si ricordava dello strambo meccanismo di quell'invenzione: premette il bottone con uno dei suoi stivali e in un attimo il cubo azzurro divenne un letto, con cuscino, coperta e tutto. La adagiò pian piano sulle lenzuola e la avvolse con la soffice coperta; una mano palmata era già sulla fronte della scienziata, una delicata carezza e un tenero augurio di buonanotte...
Il mostro ceruleo aprì l'occhio di scatto e sussultò. Non si era minimamente accorta della posizione nella quale si era messa.
Era china sull'amica tarchiata, il braccio destro che le cingeva il busto con fare protettivo, la mano sinistra ancora sulla testa squamosa e le labbra dischiuse che le sfioravano la guancia con una dolcezza che lei non sapeva di possedere.
Undyne ritrasse la testa e schizzò all'indietro.
-Oh dio. Cosa sto facendo?- mormorò.
In un istante la sua mano saettò fin sopra le scaglie che le rivestivano la fronte, e la guerriera barcollò lontano dal letto.
Cosa mi succede, cosa mi è venuto in mente? La stavo per...
...e la sua ANIMA perse un battito.
Questa volta non fu sorpresa da quella sensazione, anzi quasi se l'aspettava.
-N-no... vi prego...-
Appena udì quelle parole si girò verso Alphys. Aveva solo parlato - e balbettato - nel sonno, ma per lei risultò come il suono più soave del Sottosuolo. Bastò questo pensiero per far perdere un altro battito alla sua ANIMA.
E mentre un concerto si scatenava nel suo petto, Undyne rimase lì ritta sul pavimento del laboratorio, la pupilla dell'occhio sano ridotta a una fessura e un presentimento che diventava convinzione ogni minuto che passava.
Mi sono innamorata. Mi sono innamorata di Alphys.


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Ok la questione dei balbettii di Alphys era nata come inside joke verso tutti quelli che (me compresa xD) la facevano balbettare troppo nelle loro fanfiction, quando nel gioco ci sono molte frasi dove non balbetta nemmeno un po'. Con questo stratagemma ora parlerà appunto seguendo più i canoni di Undertale, ma è stato stupendo collegare il problema dei balbettii all'aneddoto strambo di Undyne dei castelli di sabbia. Ditemi cosa ne pensate! Grazie ancora a Hokuto/Aesingr, sempre gentilissimo, e... ohhh snap Undyne ha capito cosa prova per Alphys!
Pronti per il continuo? Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Lo capì tra le sue braccia ***


UT SOUL skipped beat capitolo 7
Ultimo minuscolo accenno al tema forte del capitolo 1, promesso. Questo capitolo... Enjoy...

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 7 - Lo capì tra le sue braccia

Alphys riuscì a mugugnare solo versi incomprensibili. Nella sua testa confusa viaggiavano pensieri contrastanti, e le ci volle un po' per riacquistare coscienza di se stessa e dell'ambiente intorno a lei.
Alla fine i ricordi della sera precedente iniziarono a fare capolino nella sua mente e pian piano, con una certa flemma, aprì gli occhioni.
Il divano... Undyne... l'anime...
Si destò dal suo letto in un baleno; ebbe appena il tempo di notare con stupore che aveva dormito con addosso il camice da laboratorio quando vide Undyne avvicinarsi a lei a passo svelto.
-Ti sei svegliata! Tutto bene?- le chiese mentre raggiungeva il letto color turchese.
-U-Undyne! Perché sei... qui al laboratorio?-
In circostanze normali avrebbe risposto con gentilezza senza fare domande a sua volta, ma si sentiva ancora intorpidita da quella che le era sembrata una lunga dormita e soprattutto non capiva perché la guerriera si trovasse lì di prima mattina. Per fortuna l'altra parve comprendere e le spiegò con calma l'accaduto: -Ecco... ieri sera ti sei addormentata mentre guardavamo l'ultima puntata. Ti ho portata di sopra e... sono rimasta qui a dormire-.
-Mi sono addormentata?! Aspetta, dove hai dormito tu?-
L'amica si grattò il capo con una mano, abbozzando un sorriso.
-Tranquilla, ho sistemato un po' il divano e ho dormito lì. Ho il sonno pesante io, riesco a dormire un po' ovunque.-
-Oh no... mi dispiace... non avrei dovuto...-
Il mostro pesce ammorbidì ulteriormente il suo sguardo.
-Ti ho detto di stare tranquilla, Alphys. Può capitare di addormentarsi così di colpo. E in ogni caso mi sono divertita ieri.-
Mai parole furono più vere. Aveva passato un intero pomeriggio in allegria con la sua migliore amica, a ridere di gusto e parlare animatamente, e questo per lei era sufficiente. Ma senza dubbio, quella sera le sarebbe rimasta nell'ANIMA anche per un altro motivo.
Non avrebbe mai dimenticato che era stato in quel frangente nel quale aveva compreso i suoi sentimenti per Alphys. Solo dopo si sarebbe preoccupata delle conseguenze del suo innamoramento, in quel momento era ancora fresca della scoperta e tutto quello che sentiva era la sua ANIMA pervasa da un immenso calore che le regalava una sensazione di benessere indescrivibile.
Mentre pensava questo udì il tono preoccupato della scienziata e venne riportata alla realtà.
-Undyne, scusami... sei dovuta... andare in bagno? Hai fatto come ti avevo detto, v-vero?-
-Ah, intendi l'ascensore? Sì, ho premuto il pulsante che mi avevi mostrato.-
Il mostro dinosauro strinse le mani al petto e sembrò rilassarsi dopo un lungo sospiro.
-Scusami per... la domanda invadente.- disse mentre scendeva dal letto.
-No, figurati. Mi chiedo solo a che servono gli altri piani, ma immagino che ogni scienziata che si rispetti abbia i suoi segreti, ahahah!-
Quella sobbalzò come se qualcuno le avesse appena pestato la coda e si voltò verso l'amica, terrorizzata.
-I-io non ho segreti, non nascondo nulla, quei piani sono solo inutilizzati o ridotti molto male, non posso far vedere a un'amica un p-posto così, mi sento così in colpa anche solo per averti lasciata di sotto con quel c-casino tutta la notte, ti prego credimi Undyne, io...-
Continuò a parlare in modo irrefrenabile per minuti interi e man mano che muoveva la bocca iniziò anche a sudare; pensò che fosse per via dell'ennesima bugia o dell'argomento spinoso, ma poi capì il vero motivo: Undyne la stava fissando divertita, e nonostante avesse un solo occhio la scienziata non riuscì a immaginarsi alcuna espressione matematica che potesse emulare l'intensità del suo sguardo.
-Oh Alphys, sei così buffa! Ahahah!- ridacchiò la leader delle guardie portandosi una mano sulla bocca.
Il mostro giallo finì la sua tiritera e fece lo stesso; c'era qualcosa nella guerriera che le alleggeriva sempre l'ANIMA, e anche questa volta non poté fare a meno di sorridere mostrando tutti i suoi dentoni squadrati.
Undyne fece qualche passo in avanti e parlò di nuovo: -Dai Alphys, andiamo di sotto a pulire-.
-M-ma... tu sei l'ospite, ci devo pensare io a...-
-Anche io ho contribuito a fare disordine, è giusto che ti aiuti. È per questo che sono rimasta qui a dormire. E poi... non potevo andarmene senza salutarti.-
-Oh, sei... gentile.-
E appena sussurrò l'ultima parte le sue guance diventarono rosse come il foulard dell'amica. Il sorriso di quest'ultima non falliva mai.

***

La conversazione era caduta in quel punto dolente per puro caso.
È successo un tardo pomeriggio a casa di Undyne; lei e Alphys si erano sedute al tavolo della cucina per leggere qualche volume di un manga che la scienziata aveva portato fin lì dal suo laboratorio. Era una di quelle serie che spesso le ammazzava dalle risate, e anche quel giorno entrambe non riuscirono a trattenersi.
-Ahahah oh mio dio ma 'sti umani sono troppo scemi! Ahahahah!- sghignazzò il mostro pesce.
-S-sono... mezzi pazzi, ahahah!-
L'altra cercò di contenersi più che poteva, in fondo si trovava nell'abitazione di qualcun'altro e inoltre credeva di conoscere il vicino dell'amica... ma probabilmente ormai qualche schiamazzo l'aveva sentito.
Una volta terminata la lettura, la guerriera posò il suo fumetto sul legno duro e si lisciò una ciocca di capelli con una mano palmata.
-Uff, certi pezzi di storia sono troppo demenziali. Ahah sto sudando! Se penso ancora a quella scena... ahahah...!-
-Forse hanno pensato... di d-dover trascrivere anche gli avvenimenti più stupidi per chi voleva solo farsi qualche risata.- il mostro dinosauro fece un timido sorrisino mentre appoggiava anche lei il manga che stava leggendo sul tavolo.
-Ti ricordi? Avevamo visto la versione animata di questo... pezzo di storia.- continuò.
-Oh, giusto. Sì, mi ricordo! E ricordo... una di quelle canzoni che partono alla fine. Quella che... uhm...-
Senza preavviso si alzò dalla sedia e si diresse verso il pianoforte che teneva sempre nel lato ovest della stanza.
-Undyne, cosa...- mormorò Alphys, poi si azzittì mordendosi il labbro inferiore quando capì le intenzioni dell'amica.
Undyne si accomodò davanti alla tastiera e la guardò un istante, dopodiché abbassò l'occhio e cominciò a suonare.
Passarono pochi secondi e già la piccola scienziata riconobbe la melodia: era una delle sigle di chiusura di quell'anime, ed era anche la sua preferita. Era dolce, romantica, e la leader delle guardie riuscì a trasmettere tutte queste caratteristiche con pochi ma decisi movimenti delle dita.
Non osò aprir bocca fino a che l'altra non smise di suonare. Allora si rivolse al mostro pesce, le parole che le arrivavano dritte dritte dall'ANIMA: -Oh, adoro questa musica. Sei b-bravissima a suonare, Undyne-.
-Ti ringrazio. Quella canzone mi è rimasta impressa appena l'ho sentita per la prima volta. Ha un bel ritmo, forse non è il massimo da suonare con il pianoforte, ma... non so, mi è piaciuta subito.-
-È... la mia p-preferita di quel pezzo storico.- ammise lei.
-Oh!- Undyne la guardò sorpresa. -Credo sia... anche la mia, Alphys. Dico davvero.-
A quelle parole Alphys strizzò gli occhi e fece ondeggiare delicatamente la sua coda tozza.
L'altra ricambiò l'occhiata cordiale scoprendo i denti affilati, ma durò solo qualche secondo. La sua espressione si fece tutt'a un tratto malinconica e chinò il capo, l'occhio inchiodato sui tasti bianchi e neri.
-Mi mancava sai... suonare con... qualcuno. Anche solo come pubblico, nel tuo caso.-
La scienziata strinse le manine e la guardò con del puro dispiacere dipinto sul muso. Era strano vedere Undyne col morale a terra; di solito era così gioviale, allegra...
-Ero solita... dare lezioni di piano a Shyren. Anche se non aveva braccia aveva talento...! Ma... è da molto, moltissimo tempo che non la vedo. Era una buona amica.-
Il mostro ceruleo fece un lungo sospiro, poi alzò di nuovo l'occhio sull'amica, e sbiancò.
Alphys stava tremando. Le pupille sembravano fisse sul nulla più totale, le guance erano disseminate da goccioline di sudore e la coda era rigida, il lieve scodinzolio di qualche attimo prima un lontano ricordo.
-A-Alphys?- per una volta fu l'altra a balbettare.
Quella sbatté le palpebre e parve riprendersi da quello stato di shock.
-S-sto... sto bene.- disse mentre scuoteva la testa, evitando di guardarla in viso.
La guerriera si alzò dalla sua postazione e fece per avanzare verso di lei, ma si bloccò e allungò solo un braccio.
-No, non stai affatto bene. Alphys, è colpa mia? Ho detto qualcosa di sbagliato?-
La scienziata continuò a scuotere il capo con ostinazione, e quando parlò non riuscì a controllare i propri balbettii: -Sto b-bene Undyne. Mi hai f-fatto solo venire in mente che... anche io n-non mi vedo da tanto con i miei a-amici. Le mie due amiche Catty e Bratty non le v-vedo da quando sono diventata scienziata reale. E... e Mettaton n-non sembra più così attaccato a me. Io ho... ho s-solo te, Undyne-.
In un certo senso, aveva mentito. Non era questa la ragione per la quale si era sentita malissimo, ma non avrebbe mai potuto dirlo apertamente, non ad Undyne.
Quest'ultima in ogni caso fu colpita profondamente da quella confessione e tentò di nuovo di avvicinarsi al mostro tarchiato, tuttavia ancora una volta dovette rinunciare e si portò invece una mano sulla bocca socchiusa. Tutto quello che voleva fare era abbracciarla forte e consolarla, appoggiare la testa sulla sua spalla e parlarle con dolcezza. Ma non voleva, non poteva lasciarsi andare così.
Alphys non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, e ora, in seguito alle sue parole, era convinta che per la scienziata lei fosse effettivamente solo una grande amica. E piuttosto che perderla per sempre a causa di un suo capriccio, preferiva rimanere tale.
-È... davvero colpa mia allora. Se non avessi parlato... Scusami Alphys, mi dispiace...-
Il mostro dinosauro cercò di allontanare dalla mente tutti quei pensieri terribili che la attanagliavano e alzò il muso per guardare finalmente l'altra nell'occhio.
-N-non è colpa tua. Non potevi s-saperlo. Undyne...- fece una pausa, poi proseguì: -D-domani sei libera? Se ci... i-incontrassimo alla discarica?-
-Sì, certo... Per me va bene.-
-Io v-vado ora. Ci vediamo d-domani. Ciao, Undyne.-
Senza aspettare il saluto dell'amica afferrò i manga sparsi per il tavolo, scese dalla sedia e si mosse verso la porta, ma Undyne si affrettò a seguirla e si incamminò con lei.
-Ti accompagno, Alphys.-
Quella la scrutò di sfuggita e fece del suo meglio per sorridere, ma il risultato fu misero.
-G-grazie.- disse allora come vago tentativo di rimediare, e le due si lasciarono alle spalle la casa a forma di pesce.

***

Alphys sentiva i suoi piedi pesanti come il metallo più duro esistente.
Non era passato un solo istante nel quale non aveva pensato con orrore a quello che aveva fatto alle creature che teneva nascoste nel laboratorio sotterraneo. A quello che aveva fatto ad Undyne.
Sì, il mostro giallo sapeva perché Shyren non si era più presentata alle lezioni di pianoforte: la sua cara sorella era una dei mostri in coma che si erano fusi con altri dopo le iniezioni di DETERMINAZIONE, e a causa del silenzio della scienziata Shyren non aveva più avuto sue notizie. Aveva evitato fino a quel momento di rispondere al telefono fisso e alle lettere mandatole dai mostri che aspettavano ancora di poter ricevere le polveri dei loro cari; come avrebbe potuto dire alle famiglie ciò che era successo? Come poteva essere ancora amica della guerriera dopo tutto questo?
In meno di 24 ore si era posta innumerevoli volte quest'ultima domanda, ed era giunta ad una singola dolorosa conclusione: non c'era alcun modo. Non poteva essere sua amica e nello stesso tempo vivere nelle menzogne.
Per questo quel pomeriggio le avrebbe detto che avrebbe rotto i rapporti con lei. Le avrebbe regalato la videocassetta che aveva trovato il giorno in cui si erano incontrate per la prima volta, così forse avrebbe avuto un bel ricordo di lei... e tutto sarebbe finito.
Alphys inghiottì la saliva con fatica quando sotto i suoi piedi il terriccio blu fu sostituito da acqua stagnante e si addentrò quindi nella grotta. Non era sicura di come aveva fatto a fare tutta quella strada in quelle condizioni, ma ora era lì, nella prima delle tre caverne dove era stata allestita la discarica del Sottosuolo, l'oggetto incriminato stretto a sé e un gelido tremolio che le percuoteva tutto il corpo.
Undyne... mi dispiace. Mi dispiace. Ho fatto cose terribili. Non merito la tua amicizia.
Stai benissimo con lei. Sei sempre stata benissimo. Per una volta che ti fa ricordare qualcosa di triste vuoi rompere questa amicizia? Sei... vigliacca? Egoista?
No! Voglio solo proteggerla... dalle mie frottole. Vorrei solo... essere una buona amica. Ma non posso... non...
Si arrestò nel bel mezzo della grotta. Intorno a lei vi era solo acqua, immondizia e... il soffio del vento. Già, il vento le stava parlando di nuovo, ma le sue parole non sembravano maligne come una volta.
Per te Undyne è molto importante. E tu lo diventi in sua presenza, forse perché lo sei per lei. Ascolta la tua ANIMA, Alphys. Non mollare...
Calde lacrime caddero dai suoi occhioni.
Abbassò il muso e strinse al petto la custodia, e scoprì così che tra le mani non aveva affatto una videocassetta, ma un DVD. Quel giorno era talmente fuori con la testa che prima di uscire dal laboratorio aveva preso la cosa sbagliata. E ripensandoci, che uso ne poteva fare Undyne di quel regalo? Non aveva alcun tipo di lettore CD o VHS!
Chiuse gli occhi, e fu pervasa da un'improvvisa ondata di rabbia. Cinse talmente forte l'oggetto che i suoi piccoli artigli ne graffiarono i bordi, e con uno scatto d'ira e disperazione scaraventò la custodia in acqua.
Si precipitò fuori dalla discarica e corse a perdifiato per la regione delle cascate, l'angoscia come unica emozione a guidarla verso Hotland.

Il mostro pesce la stava aspettando nel punto prestabilito da parecchio. Si guardò di nuovo gli stivali rossicci tanto per ingannare il tempo, ma stava seriamente cominciando a preoccuparsi.
Era ancora così dispiaciuta per quello che era successo il giorno prima, non avrebbe mai scordato l'espressione assente e il corpicino tremante di Alphys. Sembrava... disperata.
Disperata...
Un'immagine terrificante si materializzò nella sua mente ed ebbe l'impressione di sprofondare nella pozza sotto ai suoi piedi.
No... NO!
Si lanciò nella caverna limitrofa e osservò con orrore la cascata che puntualmente trasportava e inghiottiva in fondo all'abisso i detriti e la spazzatura ammucchiati vicino alle pareti.
L'oscuro pensiero che l'aveva assalita si affievolì appena si fermò a ragionare.
No, non può essere. Ero nella caverna accanto, l'avrei sentita.
Continuò a camminare in mezzo all'acqua grigia finché non raggiunse la grotta che conduceva fuori dalla discarica.
Dopo qualche passo si bloccò; c'era un oggetto luccicante che sbucava dall'acqua, ed era sicura che non fosse presente quando quel pomeriggio era passata di lì per incontrare la scienziata. Si abbassò all'altezza della scatolina colorata e spalancò la bocca: quella era una custodia che conteneva un film storico sugli umani, solo lei avrebbe potuto...
Oh dio.
In quel momento notò i graffi sui bordi dell'oggetto di plastica. Erano di sicuro i suoi. Ma perché?
-N-no... vi prego...-
Le parole che quella volta Alphys aveva detto nel sonno le risuonarono nelle orecchie.
Undyne non esitò ulteriormente. Si alzò in un lampo e cominciò a correre sempre più veloce, l'ANIMA a mille per l'apprensione e dentro la testa un unico obiettivo. Attorno a lei il paesaggio cambiò più volte e alla fine raggiunse il laboratorio della regione arida; non si era nemmeno fermata lungo la strada per prendere da bere dal refrigeratore, e perciò quando entrò nella struttura tirò un sospiro di sollievo mentre le gocce di sudore scorrevano fastidiose lungo il suo volto.
La vide subito. Il mostro dinosauro era accucciata sul pavimento, davanti alla porta dell'ascensore. Aveva le manine sugli occhi serrati e ogni tanto scuoteva il muso da destra a sinistra.
L'altra si mosse rapidamente verso di lei, poi pian piano rallentò il passo fino a che non fu a pochi centimetri da quel fagottino bianco e giallo. Ora riusciva a sentire molto bene i suoi deboli gemiti, e il suo stomaco si contorse dal dispiacere. Si inginocchiò di fronte a lei e l'amica si accorse della sua presenza: aprì gli occhi di scatto e la guardò con un'espressione sorpresa, ma con anche un pizzico di vergogna. I suoi occhiali erano umidi e il viso era solcato da inarrestabili lacrimoni mentre ogni tanto era scossa dai singhiozzi.
-Alphys...- la chiamò Undyne, turbata da quella visione.
E di colpo al mostro pesce non importò più nulla delle conseguenze. La scienziata poteva anche non ricambiare, poteva anche rifiutarsi di restare sua amica dopo quello che stava per fare, ma lei non poteva sopportare di lasciarla così, a piangere in solitudine per terra con indosso un camice mezzo bagnato troppo grande per lei.
Allora lo fece.
Si piegò leggermente e avvolse Alphys in un forte abbraccio.
A quel gesto al mostro più basso uscì uno strano verso dalla bocca, un misto tra un singulto e uno squittio.
Undyne cercò di mantenere un contatto ferreo ma non soffocante. Sapeva di avere dei muscoli particolarmente forti e per questo voleva essere cauta. Non voleva farle del male.
-Alphys... se non vuoi dirmi cos'hai non importa. Mi basta che tu ti riprenda. Ma se... se è stato qualcuno a ridurti così o se lo farà in futuro io giuro che... gli spaccherò la faccia. Chiunque egli sia.-
Undyne...
-Capito, Alphys? Tranquilla...-
Oh, Undyne...
Nuove lacrime le scivolarono da sotto gli occhiali rotondi, e affondò il muso nella spalla dell'altra. Non riuscì più a contenersi; iniziò a piangere a dirotto in quella posizione, il calore confortante della guerriera che riempiva l'aria tutt'intorno a lei, la sua mano palmata che occasionalmente sfregava con delicatezza sulla sua schiena...
-Sono qui... ci sono io...-
Undyne... Undyne...
Il suo nome fu tutto ciò a cui riuscì a pensare in quel momento.
Lei era davvero lì, al laboratorio, ad abbracciarla con vigore e rassicurarla con quella voce ovattata... Percepiva la sua pinna solleticarle la guancia, la sua ANIMA bianca che batteva contro il suo camice...
Ma poi accadde qualcos'altro, e Alphys si domandò con un brivido se per caso non si trovasse in un sogno.
Undyne aveva cominciato a canticchiare a bocca chiusa la melodia di quella sigla, la sigla che aveva suonato al piano, la sua preferita... Ed emessa dalla sua gola le sembrò come una dolcissima ninna nanna. Ora vi era anche quel suono nella sua ANIMA: i suoi battiti non erano più soli, e non lo sarebbero stati mai più.
...e la sua ANIMA perse un battito.
Ecco, era successo.
La scienziata comprese solo ora, dopo tanto tempo, il significato di quella sensazione così inusuale ma meravigliosa.
Undyne... io...
Il suo pianto gradualmente si attenuò, poi alzò piano la testa dalla maglietta ormai bagnata dalle lacrime e mosse le braccia grassottelle per stringersi al mostro pesce.
Ti amo... Ti amo, Undyne...
Quella sussultò; non si aspettava che la sua amata ricambiasse il gesto, eppure era riuscita a superare la barriera della timidezza e stava anche agitando la coda felicemente. Allora la guerriera rilassò le labbra e si lasciò sommergere dall'intensità di quell'abbraccio, mentre la sua ANIMA batteva all'impazzata e non accennava a calmarsi.
Quel magico momento spazzò via ogni brutto pensiero e ricordo, e alla fine Alphys sussurrò una sola parola, questa volta pura e sincera: -Grazie...-


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Piccola nota: se si parla con un NPC a Snowdin, si può intuire che i mostri di Undertale non producono scorie mangiando i loro particolari cibi (?), quindi Undyne all'inizio del capitolo è semplicemente andata a lavarsi le mani suppongo xD Anche perché non avendo sangue non credo nemmeno debbano urinare... Vabbè, cose strane fatte da Toby Fox ahahah. Eh sì, capitolo decisamente intenso e anche triste... ovviamente ho inventato io la quasi rottura, voi l'avreste immaginato così? Comunque ringrazio chi sta leggendo e l'immancabile Aes che mi fa i papiri OwO Preparatevi per l'ultimo capitolo!
See yaaaa!

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Capitolo 8
*** Il più bello della loro vita ***


UT SOUL skipped beat capitolo 8
Che dire, siamo all'ultimo capitolo. Vai!

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 8 - Il più bello della loro vita

Oh, Alphys se lo ricordava ancora troppo bene. Le mille emozioni che aveva provato quel tardo pomeriggio le colmavano ancora l'ANIMA, ogni singola volta che si soffermava a pensarci. E quando faceva questo, nonostante fossero passate poche settimane, sentiva quasi nostalgia di quei gesti, quelle sensazioni, quelle parole dette con così tanta delicatezza.
Desiderava ardentemente ritrovarsi di nuovo tra le sue braccia e sentire il suo dolce canticchiare, ma sapeva che in fondo Undyne aveva agito così solo per pura e semplice amicizia. Era per questo motivo che, ogni qualvolta la sua testa le riproponeva quei ricordi, sentiva come un retrogusto dolceamaro in bocca. Certo, era una data che la scienziata avrebbe marchiato a fuoco per sempre dentro di sé, il giorno in cui aveva capito di essersi innamorata... Ma solo a quel pensiero la sua mente si riempiva di domande alquanto scomode.
Quella che la tormentava di più le creava come un effetto domino di brutti ricordi.
Proprio della guerriera dovevi innamorarti? Proprio della grande leader delle guardie?
Lei era la scienziata reale, una posizione assai prestigiosa nel Sottosuolo, ma al confronto non era nessuno e non era degna di quel ruolo così importante.
La sua amata si meritava tutta l'ammirazione e il rispetto degli altri mostri: era forte, valorosa, coraggiosa, semplicemente perfetta; l'emblema della speranza che illuminava le ANIME degli abitanti del Sottosuolo. Il mostro dinosauro invece si era incastrata in un turbine di menzogne a causa dei suoi danni imperdonabili e irreversibili. Non vi era alcuno che sapesse dei suoi orribili esperimenti a parte colui che glieli aveva commissionati, ovvero il re Asgore Dreemurr. Tuttavia neanche lui sapeva che cosa fosse successo realmente ai mostri sottoposti alle iniezioni di DETERMINAZIONE, agli Amalgamati. Lei aveva fatto del male a loro e alle loro ignare famiglie, non c'erano scappatoie e Alphys soffriva ancora moltissimo per tutto questo. Eppure...
La scienziata sospirò, la mano sinistra che le sorreggeva la testa e gli occhi sognanti.
Forse non avrebbe dovuto, forse poteva risultare irrispettoso verso quelle povere creature e gli altri mostri imprigionati in quel mondo, ma ogni volta che pensava a quel fatidico giorno riusciva a dimenticare tutti i suoi problemi. Persino quell'altra domanda fastidiosa che era avanzata a spallate dentro la sua mente non sembrava più tanto malvagia.
Alphys, ti piacciono le femmine?
Beh, per lei non era affatto una cosa di cui vergognarsi, anche se quel quesito inevitabilmente le portava all'attenzione un nuovo dilemma, uno non da poco.
Era convinta di avere una cotta per Asgore, e anche da molto tempo. Che cosa ne era stato di questa infatuazione?
Aveva costruito il robot Mettaton per fare colpo su di lui e diventare scienziata reale; quando si era fatta prendere dallo sconforto a causa delle lettere piene di collera ricevute dalle famiglie, il re del Sottosuolo l'aveva tirata su donandole una tazzina che somigliava a lei, definendola "graziosa". Inoltre il fatto che lo trovasse carino non era un segreto nemmeno per le sue amiche Catty e Bratty.
Ma i sentimenti che nutriva per Undyne erano così travolgenti che non credeva di averli mai provati in vita sua. Probabilmente ora che era cresciuta aveva compreso i suoi reali interessi amorosi, aveva incontrato il mostro ceruleo e...
-Mmhhh...- ad Alphys sfuggì un verso basso e prolungato dalla bocca mentre continuava a muovere meccanicamente la mano destra, noncurante di quello che stesse facendo e totalmente persa nei suoi pensieri.
Alla fine, dopo aver abbassato il muso sul tavolo, i suoi occhioni focalizzarono il foglietto su cui stava segnando i cibi da ordinare online, e si arrestò.
A una prima occhiata poteva sembrare una semplice lista della spesa, ma la cosa peculiare era il nome "Undyne" scribacchiato un po' ovunque su tutti i bordi del foglio, come una cornice disordinata di inchiostro nero.
Oh! Di nuovo.
La scienziata non ne fu affatto sorpresa, le capitava da un po' di scrivere quel nome in ogni dove, persino nei preziosi fogli di lavoro pieni di formule e calcoli difficilissimi; ormai nessuna superficie di carta era al sicuro dalle sue fantasie.
Alphys si rigirò la penna tra le dita e sorrise, chiedendosi da quanto tempo si trovasse lì a bighellonare con la testa da tutt'altra parte.
In realtà aveva già da qualche giorno il desiderio impellente di scrivere fanfiction con lei e la guerriera come protagoniste, ma aveva sempre rimandato poiché si ricordava di quando Mettaton l'aveva scoperta a scrivere quel nome mentre programmava al computer.
-Oooh Alphys, da quando il paragrafo si chiama Undyne? Mi nascondi qualcosa?-
L'amico l'aveva detto con tono canzonatorio dopo che era sbucato all'improvviso di fianco a lei, approfittando di una sua distrazione; non era stato proprio l'ideale per la sua fragile ANIMA.
Non voglio urlare ai quattro venti il mio amore, sono cose private, e comunque lei non ricambierebbe, e... se si avvicinasse troppo scoprirebbe tutto quello che ho fatto, finirà per odiarmi, non voglio che mi disprezzi...
Scosse il capo e posò la penna sul tavolo. Quella mattina aveva meditato abbastanza, non era il caso di rimuginare ancora sul passato e farsi strani viaggi mentali.
Si guardò intorno furtivamente, poi fissò lo schermo del PC di fronte a lei. Avrebbe ritardato l'inizio della sua fanfiction, ma questa volta nessuno le avrebbe impedito di giocare al dating simulator di Mew Mew Kissy Cutie.

***

Sperava che il tempo d'attesa fosse breve, ma non fu così.
Quel silenzio glaciale, unito al ritmico e - per certi versi - inquietante squillo del telefono, non fece altro che alimentare il suo nervosismo.
Trattenne il fiato quando finalmente sentì la voce dell'amica, e al suo timido "Pronto...?" irruppe senza freni: -Ciao Alphys! Ehm ti ho chiamata perché... ehm, qui il tempo è normale come al solito, com'è lì da te? Cioè no... uh, nel mio cunicolo preferito di Waterfall piove sempre e lo adoro e... magari anche da te... Cioè ehm! ...Come stai?-
In seguito a questa sparata la sua pinna sinistra fece un movimento fulmineo, e Undyne arrossì vistosamente; per fortuna si trovava da sola in casa, nessuno avrebbe notato il suo viso per metà celeste e metà rosa pallido.
-Sto... sto bene, e... e tu? Cosa volevi...?-
-Anche io e... ehm, nulla io volevo solo sentirti, tutto qui! Ora è meglio che vada, uh, ciao Alphys, non lavorare troppo, eh!-
-V-va bene, ci sentiamo. Ciao Undyne.-
Un piccolo "clic" e la comunicazione si interruppe.
La guerriera riportò il braccio sul fianco e sbatté le palpebre più volte, la dura verità che la investì come un fiume in piena.
Oh, sei nei guai, Undyne.
Crollò sulla sedia della cucina e chinò la testa. Le piastrelle del pavimento erano una miscela confusa di grigio e giallo al suo occhio perso in tutt'altre immagini e visioni.
Pensava ad Alphys, come ogni giorno d'altronde, anche se non si ricordava di preciso da quando succedeva ciò. Sapeva per certo che nelle ultime settimane era diventata l'appuntamento fisso dei suoi pensieri, lei e l'amore che provava per quel mostricino giallo...
Sì era nei guai, era proprio amore. Non era solo affetto per un'amica o una sorella: si trattava davvero di amore omosessuale, cosa che a dirla tutta non era così rara tra i mostri, soprattutto di alcune specie. Ma era anche vero che un conto era guardare il fenomeno da lontano, un altro era sperimentarlo sulle proprie scaglie. Undyne non l'avrebbe mai detto, non lo sapeva.
Tuttavia per lei questo non era un problema; non ripudiava nemmeno un po' il concetto dell'amare qualcuno dello stesso genere, la questione era ben diversa e lontana da qualsiasi forma di pregiudizio.
Se è stata un'altra femmina a farmi palpitare l'ANIMA così sia, non vi è nulla di sbagliato o strano. Ma come potrò mai essere ricambiata? Non sono abbastanza interessante per una scienziata come lei.
Ora fu la pinna del lato opposto a scattare, irrequieta.
Ecco, era solo affranta perché non credeva che potesse accadere la stessa cosa ad Alphys. Non sarebbe mai potuta risultare affascinante o intrigante per una personalità così analitica e logica tipica di una dottoressa.
Pochi minuti fa aveva persino inventato una scusa assurda poiché non aveva avuto il coraggio di dirle quello che provava; è stato imbarazzante tanto quanto il comportamento del suo amico Mettaton quando, in una forma a lei sconosciuta, le aveva fatto visita lì nella regione delle cascate tempo addietro.
-Senti, se non fossi amico di Alphys ti avrei già buttato fuori di casa con una scarica di lance... Quindi per piacere, scendi dal mio pianoforte e vattene.-
Dopo questa mini sfuriata la guerriera aveva osservato con sguardo sprezzante l'ospite indesiderato avvicinarsi l'ennesimo chicco d'uva alla bocca.
-Uh, allora vi conoscete davvero, eh? Avevo ragione...!- aveva detto lui con tono tranquillo mentre in modo sensuale aveva mosso le sue gambe per saltare giù dal pianoforte.
Era stata di certo una situazione bizzarra, ma forse era esagerato paragonarla alla stramberia che aveva detto al telefono. Semplicemente, quando quella figura tarchiata appariva nella sua mente come una sorta di incantesimo lei non ci capiva più nulla.
Era sicura che le avrebbe detto "Sei carina" senza mai stancarsi, perché convinta fosse incontrovertibile. E per lei quell'aggettivo valeva in tutti i sensi possibili. Era dolce e adorabile in ogni occasione, in ogni parola che usciva dalle sue labbra, che fosse balbettata o meno. Neanche il bagno più fresco che avrebbe potuto fare a Waterfall sarebbe stato bello come la piccola scienziata. Adorava il modo in cui si mostrava entusiasta verso quello che spiegava, non si sarebbe mai rifiutata di sentirla parlare delle sue passioni senza fine, raccontate sempre con quella parlata irresistibile e contagiosa... Se pensava ad Alphys le veniva in mente una tipetta tenera e sensibile e allo stesso tempo intelligente, anche se timida. Lei era...
Undyne dovette fermarsi qui. Inalò a fondo quando si accorse che aveva portato entrambe le mani sul petto per ascoltare la sua ANIMA bianca; i battiti erano rapidissimi, ma non era una sensazione sgradevole e il tessuto adiposo tra le sue dita contribuì a renderla ancora più avvolgente. E lei si sentiva proprio così, completamente inebriata da quello che provava per la sua migliore amica.
Le scaglie all'altezza delle guance si colorarono di un rosso ancora più intenso.
Come poteva dire alla scienziata che la amava così tanto? Il tentativo di quella tarda mattinata era la prova che non sarebbe mai stata capace a confessarlo a voce.
Allora posso...
Si bloccò, le mani palmate ancora sulla gabbia toracica e la soluzione che prendeva lentamente forma nei meandri più nascosti della sua mente.
...Una lettera?

***

-Undyne!! Non resti qui a festeggiare?! I regali sono sotto l'albero!!- la voce nasale del mostro scheletro riuscì a malapena a farsi sentire in mezzo a quel miscuglio di suoni e schiamazzi che si stavano innalzando dalla cittadina di Snowdin.
Era proprio come un ricchissimo coro, pieno di urla gioiose e parole colme di affetto. La piazzola con al centro un modesto albero addobbato era il teatro di questa allegra festa, una che in realtà si celebrava quasi ogni dì nella regione innevata; ma quello era il giorno effettivo nel quale i suoi cittadini incontravano i parecchi mostri che viaggiavano fino a lì dalle altre zone del Sottosuolo, tutti insieme per passare un Natale indimenticabile. Tra adulti che raccontavano con orgoglio dei loro traguardi familiari e bambini che correvano da una parte all'altra giocando a palle di neve, non c'era da stupirsi che la frase dell'amico fosse rimasta quasi nascosta all'orecchio dell'interlocutrice.
-Mi piacerebbe Papyrus, ma ho promesso a questa persona che le avrei fatto visita a... casa sua. Non è tipo da stare in mezzo agli altri mostri, ecco...-
La guerriera abbassò lo sguardo e strinse il pacco colorato che stava tenendo con premura contro l'anca.
Non le andava proprio di dirgli chi doveva incontrare, avrebbe rischiato di perdere minuti preziosi. Quando tempo fa gli aveva accennato di Alphys lui l'aveva pregata di chiederle di aiutarlo con un puzzle, e per quanto la scienziata avesse accettato di offrire il suo aiuto Undyne si era sentita alquanto in imbarazzo, non voleva approfittare di lei. E ad ogni modo ora non voleva dare il via a discorsi inutili.
Papyrus la osservò inarcando le sopracciglia e mettendo i guanti di lana sui fianchi; era arrabbiato, sì, ma non era nella sua natura serbare rancore. In quel momento si sarebbe sentito amareggiato e avrebbe tenuto il broncio come un marmocchio, ma un attimo dopo avrebbe riacquistato la sua indole spensierata e giocosa.
Stava per aprire di nuovo la mandibola, forse per attaccare con una ridicola ramanzina, quando alle sue spalle si avvicinò a balzi un mostro mediamente basso, per certi versi simile ad Undyne. Anche lui era una sorta di mostro pesce, ma ricordava molto più gli Shyren come corporatura. Aveva dei ciuffi grigi dietro il cranio e un accenno di barba sotto alle labbra prominenti. Dall'aspetto sembrava un bonaccione, decisamente di età non giovanissima e dall'aria stanca, ma non mancò di riservare a Papyrus un'occhiata carica di simpatia.
-E dai amico, avrà degli impegni, magari è anche fidanzata.-
Quella alzò l'occhio e fissò i due paonazza, indecisa se controbattere con le parole o riempirli direttamente di lance magiche in piena faccia per azzittirli, ma all'improvviso il mostro scheletro fu colpito sulla schiena da una palla di neve e per lei giustizia fu fatta.
-Ehy!! Chi è stato?! Chi ha colpito il grande Papyrus?! Guarda che ti prendo!!!-
Allora si buttò all'inseguimento dei bambini, dimenticandosi completamente dell'amica e di ogni astio che avrebbe potuto provare nei suoi confronti.
-Ahah, i giovani... sempre pestiferi.- rise il mostro barbuto ammirando la piazza di Snowdin così piena di vita.
Ma una volta voltatosi nel punto preciso dove si trovava la leader delle guardie reali la vide già correre a molti metri più avanti, verso la periferia della città e la caverna che conduceva a Waterfall.
Intanto, da dietro il piccolo pino decorato con palline e striscioni variopinti fece capolino il corpicino di un bambino, con indosso un maglione a strisce e senza braccia. Tramite la magia viola che scaturiva da uno dei suoi cornini che spuntavano dalla testa stava tenendo sollevato da terra un mucchietto di neve candida e scintillante.
Yo, vai Undyne!
Mostrò i dentoni e si sentì realizzato, in qualche modo insieme ai suoi amici aveva aiutato il suo idolo a uscire dai guai.

Undyne rallentò il passo e le si scaldò l'ANIMA quando vide la scienziata aspettarla proprio fuori dalla porta automatica del laboratorio, una delle braccia cicciottelle alta in segno di saluto.
-Ciao Undyne, entra pure!- disse entusiasta appena l'amica le venne incontro e strizzò il suo unico occhio cordialmente.
-Ciao Alphys!-
Dopo pochi secondi erano già accanto alla grande console grigia del piano terra, e il regalo cautamente deposto sul pavimento.
-...Anche il giorno di Natale sei così carina.-
Il suo consueto complimento le uscì dalla bocca con una leggerezza incredibile, come se le labbra della guerriera dipendessero da quelle parole.
Vide l'altra unire subito le manine e abbassare il muso imbarazzata, ma questo non le impedì di scorgere il suo sorriso, e a quella visione fu certa che non si sarebbe mai pentita delle lusinghe rivolte alla sua amata.
Tuttavia non voleva nemmeno metterla a disagio, per cui quando notò Alphys cominciare a rigirarsi i pollici mentre teneva sempre lo sguardo fisso a terra, Undyne attirò la sua attenzione muovendo una delle braccia muscolose e mostrando due scatole di cartone strette e lunghe.
-Ho le nostre pizze, le ho tenute nel mio frigo mentre ero a Snowdin così hanno mantenuto il loro calore!-
-A-anche tu...-
-Eh?-
Il mostro giallo sembrò tornare in superficie dopo un'intensa nuotata nell'oblio più profondo prodotto dalla sua mente, così alzò il capo per guardarla con gli occhi spalancati e le guance arrossate.
-Anche io... cosa?- chiese confusa Undyne.
-A-ah, no, certo le pizze, uh, è meglio se... se le mangiamo subito per non farle raffreddare.-
Tentennò solo un istante, dopodiché scoprì i denti appuntiti e rispose: -Perfetto, dai che si mangia!-
Consumarono le loro pizze al piano superiore sul tavolo da lavoro di Alphys, la quale si era preoccupata di pulirlo e liberarlo dagli arnesi e i fogli sparsi sul piano di legno marroncino. Purtroppo la scienziata non aveva pensato alla sua altezza irrisoria, per cui entrambe dovettero mangiare sedute sul pavimento. Questo non era un problema viste le dimensioni minute della padrona di casa, ma Alphys era sicura che fosse una grossa seccatura per la sua cara amica.
-Mi d-dispiace... Il tavolo di sotto non era abbastanza grande e c'è anche il computer che occupa spazio...-
Le sue scuse vennero solo ricambiate da una veloce grattatina sulle squame della fronte e una frase a malapena riconoscibile per via del boccone di formaggio e salame ancora nelle sue fauci: -Uhm Alphy non-mh ti devi preo-uhm-ccupare, pensa a-mh-angiare sciocch-nha-.
Allora proseguì ad ANIMA leggera a mangiare la sua pizza, fino a quando non fu percossa da un brivido, ma nel modo più piacevole possibile.
Aspetta, come mi ha chiamata?
Non poteva averlo fatto apposta, era successo solo perché aveva parlato a bocca piena. Doveva essere così.
E afferrò un altro spicchio per continuare la sua mangiata pacata e tranquilla, anche se per minuti interi non fece altro che pensare a quanto fosse dolce quel nomignolo e soprattutto a come avrebbe potuto usarlo nel capitolo undici della sua fanfiction...
-Uhmmngh, quella non è la protagonista di Mew Mew Kissy Cutie?- chiese la guerriera tutto ad un tratto dopo aver ingerito l'ultimo pezzo di pizza che le restava.
-Ah, s-sì, è un poster. Mh... si trova di tutto nella discarica.-
Era appeso alla parete di fronte a loro, un poster molto grande dai colori sgargianti, era ovvio che Undyne lo adocchiasse. Per fortuna, per fortuna proprio lì a pochi passi dal tavolo aveva coperto con un velo il macchinario grazie al quale produceva il gelato alle alghe: se l'amica l'avesse visto non sapeva davvero come avrebbe potuto giustificare la sua presenza.
Non un'altra bugia...
Quando finì anche lei di mangiare si voltò alla sua sinistra e tentennò appena scoprì che il mostro pesce la stava fissando intensamente.
-U-Undyne?-
Pensò di essere lei quella in imbarazzo, d'altronde il sudore non mancava mai sotto il suo sguardo carico di sentimento. Fu inevitabile per lei rivivere tutti quei momenti in cui era successa la stessa cosa, anche in situazioni comunissime nelle quali avevano solo scambiato opinioni sui manga e persino parlato dello scopo refrigerante dei blocchi di ghiaccio sulla Core del Sottosuolo.
Eppure fu l'altra a riemergere da chissà quali pensieri e ad arrossire leggermente.
-Nulla, io... noi... ora dovremmo lavarci le mani e poi... i regali!!-
Oh, quante cose che si trovano alla discarica, io lo so bene. Non ho trovato solo armi o oggetti, ma... lei... Quale posto migliore per incontrare l'amore...?
Undyne si sentì la testa invasa da riflessioni del genere per tutto il tempo che occorse alle due di andare in bagno a lavarsi le mani e tornare al piano principale.
La leader delle guardie recuperò il pacco ancora appoggiato accanto alle scale mobili, mentre il mostro dinosauro salì di sopra per tirare fuori il regalo che aveva nascosto dietro a diverse custodie di videocassette, in una delle cinque librerie strapiene della sua collezione di anime e manga. In realtà si celava altro tra quelle interminabili file di libricini e custodie di plastica, ma non era ancora giunta la loro occasione...
Alla fine si sedettero vicino al letto - in quel momento nella sua forma a cubo -, e Undyne porse il pacco colorato all'amica.
-Ecco, comincia tu, Alphys!-
Era palese che stesse fremendo dalla voglia di mostrarle il suo regalo, e quella non poté che assecondarla e tirare i nastrini che lo ricoprivano. Spalancò gli occhi appena vide l'oggetto al suo interno, e lo sfilò dalla carta rimanente con accortezza.
Era una lampada da notte, completamente azzurra sia alla base che sul paralume, ma quest'ultimo era decorato da piccoli pesci rosa stilizzati. La scienziata riconobbe subito quel disegno.
-Oh Undyne... è... come la tua carta da parati...-
-Sì, esatto! Ho preso separatamente la lampada e il tessuto e in qualche modo li ho messi insieme. È stata dura... non sono proprio tipa da costruire, ma...-
-...Ma ci hai messo l'ANIMA, e questo basta. Grazie Undyne...-
Ammirò per un attimo il regalo e dovette trattenersi dal non commuoversi dinanzi a lei. Si era ricordata di quando l'aveva invitata per la prima volta a casa, molti mesi prima, e si era impegnata a costruire la lampada nonostante non fosse brava in quel genere di cose...
-E... Alphys... dentro non c'è la lampadina, non l'ho trovata da nessuna parte purtroppo... Però ecco... appena la trovi pensavo che potresti usarla per allenarti.-
Alphys la guardò perplessa e l'altra continuò: -Sì, puoi allenare la tua magia cercando di accenderla col tuo potere elettrico. Per questo ho pensato a una lampada da notte-.
-Oh...-
Chinò il capo e chiuse gli occhioni umidi: la voglia di piangere dall'emozione era forte, ma doveva cercare di non buttarsi giù. In ogni caso non era sicura se avrebbe mai messo una lampadina lì dentro, non voleva rischiare di rovinare quello splendido regalo di Natale per colpa della sua elettricità ancora incerta e altalenante.
-Grazie... grazie Undyne, è un pensiero s-stupendo.-
Dopo qualche istante sistemò la abat-jour di fianco a lei e consegnò ad Undyne il suo pacchettino. Le labbra della guerriera si dischiusero dallo stupore quando vide il regalo sotto alla carta argentata.
-Alphys, questo è...-
Passò delicatamente la mano palmata sulla copertina. Era un volume del manga di Mew Mew Kissy Cutie, e il numero incorniciato in un angolo le sembrava familiare.
-Non dirmi che...-
-È il t-tuo volume preferito. Quello dove si parla nel dettaglio del potere di controllare le menti delle persone.-
Chiuse l'occhio e lo riaprì lentamente; nonostante sapesse quanto la sua amata fosse appassionata dei racconti storici sugli umani non avrebbe mai pensato di ricevere un regalo simile. E oltretutto c'era un'altra cosa che la lasciava spiazzata.
-Io... non posso accettarlo, Alphys. Mi avevi detto che questa era la tua unica copia, non posso...-
Alphys cinse il petto con le braccia e parlò a voce tenue ma armoniosa, mentre la sua coda tamburellava sulle piastrelle e pareva creare il ritmo perfetto: -È vero, ma desidero che lo tenga tu. Ricordo quanto ti eri divertita a leggerlo, e di come volevi vedere subito la versione animata...-
A quel ricordo Undyne percepì un lieve tremolio percorrerle tutto il corpo, e si ritrovò così a stringere a sé il manga con ardore per poi alzare il viso e guardare la scienziata.
-Ti ringrazio tanto... ti prometto che lo terrò con cura in camera mia.-
E in un posto ignifugo possibilmente, conoscendomi.
Se vi erano ulteriori pensieri che vagavano nell'aria, questi si dissolsero in un battito di ciglia.
I loro occhi erano ancora incatenati in un silenzioso scambio di allegria e adorazione, nel quale una mostrò i denti giallognoli e l'altra sorrise caldamente. Quello era stato il Natale più bello della loro vita, e chissà che cosa le riservava il futuro.
Passarono tutta la sera a leggere fumetti, guardare cartoni animati, parlare di teorie scientifiche riportate alla ribalta da discorsi briosi, scherzare sulla brutta faccia che si ritrovavano alcuni personaggi umani, ridere sul più e sul meno. Tutte azioni normalissime ma che per loro avevano un valore davvero importante.
E se fosse accaduto di nuovo, il suo significato sarebbe già stato chiaro. Per un motivo o per un altro le loro ANIME avrebbero perso dei battiti, e Alphys e Undyne avrebbero accolto quella sensazione a braccia aperte.

The end


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E' finita, sì. So che la premessa era di arrivare fino a prima della caduta di Frisk nel Sottosuolo, ma credo che fermarsi qui basti e avanzi. In fondo ormai la loro relazione è questa qui, e ha senso che si stabilizzi per un certo periodo, no? Nella mia testa l'umano cadrà sei mesi dopo la scena finale di questo capitolo, tanto per dire (Undertale si svolge in estate, si capisce da un NPC a Hotland). Spero di aver scritto un buon finale. Per chi è arrivato fino a qui, avete colto tutte le citazioni all'Alphyne e ai dialoghi nascosti? Le uniche cose che non ho messo sono la tazzina a forma di pesce che Asgore regala ad Undyne (non l'ho trovato importante), la bambola di Mew Mew che Alphys perde (questo elemento c'è solo nella versione Switch quindi non ho voluto inserirlo) e l'uso di entrambe di Undernet. Magari l'avrebbero usato per parlarsi solo dopo questo capitolo, non ci è dato saperlo xD Ringrazio Spirietta e Aesingr per aver recensito, chi ha anche solo letto e il mio beta-reader. Ma che dico, ringrazio anche Toby Fox per l'incredibile gioco e mio fratello che mi ha convinta a provarlo. Adorerò sempre Alphys e Undyne. ...Mi sono dilungata fin troppo, spero di risentirvi in una mia possibile seconda storia sempre a tema Alphyne.
EDIT: Se volete potete leggere il seguito di questa prima parte della serie, intitolato And now we are one. In questo momento sto scrivendo la terza e ultima parte, And so, this is life! Trovate tutto su EFP =3
Ciao!

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