And her SOUL skipped a beat di Lady K (/viewuser.php?uid=52608)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Così il vento diventò melodia ***
Capitolo 2: *** È solo una sorpresa ***
Capitolo 3: *** Non aver paura ***
Capitolo 4: *** Nemmeno una parola ***
Capitolo 5: *** Dannatamente carina ***
Capitolo 6: *** Tutto grazie alla mia ANIMA ***
Capitolo 7: *** Lo capì tra le sue braccia ***
Capitolo 8: *** Il più bello della loro vita ***
Capitolo 1 *** Così il vento diventò melodia ***
UT SOUL skipped beat capitolo 1
Prima
di iniziare, vi devo avvisare che in questo capitolo è
ampiamente esplicita l'intenzione suicida di Alphys; non vi
è
alcun atto fisico e ovviamente si conclude bene, ma se l'argomento
è troppo forte per voi forse è meglio che non
leggiate.
Il rating giallo e l'avvertimento sono stati messi solo per questo
capitolo praticamente... Detto questo, buona lettura. Ci vediamo alla
fine della pagina!
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
1 - Così il vento diventò melodia
Sembrava
che il vento stesso la invitasse verso
l'abisso a pochi passi davanti a lei.
Lo sentiva lievemente; la sua
freschezza
le solleticava il camice da laboratorio che indossava, dalla base della
coda
alla schiena, fin sulle spalle. Un soffio gentile su tutte le sue
squame giallo
ocra, un sussurro macabro all'orecchio. Le zampe posteriori, tremanti,
erano
accarezzate dallo scorrere dell'acqua sulla quale poggiavano in modo
goffo. Il
vestito grigiastro, infine - forse persino troppo grande per la sua
stazza - le
circondava la massiccia figura arrivando fino a
terra, e ovviamente i bordi erano ormai inzuppati.
La corrente spingeva
i
rifiuti della discarica fino a quell'enorme cascata: acquistavano
lentamente
velocità, raggiungevano il bordo e in un battito di ciglia
li vedevi
scomparire, lì sotto nel baratro oscuro.
Tutta la caverna
era effettivamente
alquanto buia. Certo, parte della cianfrusaglia accumulata negli angoli
brillava grazie alle sue componenti d'acciaio o plastica, e sia il
soffitto che
le pareti della grotta erano costellati da piccole lucine bianche che
rendevano
l'ambiente più accogliente. Per i mostri del Sottosuolo era
come un
meraviglioso cielo stellato, un elemento naturale che ormai non
vedevano da un
bel pezzo...
Ma ad Alphys, in quei minuti interminabili sospesi nel tempo, ogni cosa
pareva spettrale.
Quei
puntini luminosi sopra di lei non erano più simbolo di
speranza, i funghi
lucenti che incorniciavano le pareti di terra non sembravano
più così graziosi,
e i Fiori dell'Eco erano stranamente silenziosi. Forse era proprio il
sospiro
del vento a coprire le loro voci, o forse era lei stessa che in quel
momento
semplicemente non ci badava. Era così concentrata a fissare
il vuoto, così
immersa nei suoi pensieri... e l'aria ancora la avvolgeva, e quasi la
sentiva
sussurrare.
Salta. Ancora pochi centimetri e salta. Ci vorrà un
attimo. Non soffrirai
più.
Non erano parole piacevoli. Le sentiva da quando aveva
cominciato a
visitare la discarica quotidianamente, non molte settimane fa. In quei
giorni si era
limitata ad accucciarsi accanto ai cumuli di immondizia e tremare come
una foglia, mentre le lacrime le solcavano il muso. Ogni volta gli
occhiali le si inumidivano, e il camice che usava sempre
fuorché di notte - già sporco di suo - si
inzuppava di acqua
decisamente non così pulita
e candida.
Ma questa volta, il ronzio all'orecchio era talmente forte
che
l'aveva spinta fino al bordo della cascata.
...Era una creatura orribile.
I suoi
esperimenti erano falliti e aveva distrutto intere famiglie di mostri.
Non meritava la loro comprensione, né tantomeno il perdono.
Era spazzatura, solo spazzatura. Ecco, poteva lasciarsi andare come un
putrido sacchetto nero e cadere, cadere, nelle profondità
più desolate dell'inferno...
Eppure, a parte qualche brivido di freddo, non riusciva a muoversi
nemmeno di un millimetro. I suoi piedi maldestri erano impiantati in
mezzo all'acqua che scorreva, lo sguardo era perso in fondo all'abisso
fatto di tenebre, laddove il respiro... Già, ecco cosa
sentiva oltre al vento.
Il suo respiro andava in sincronia con la sua ANIMA bianca che batteva
alla sinistra del suo petto. Finché aveva la sua
ANIMA poteva
vivere. Poteva prima o
poi prendere coraggio e dire la verità, per quanto fosse
terribile.
Non salti? Vigliacca.
No! Questa non è vigliaccheria.
Piuttosto, uccidersi così sarebbe un
atto da egoista! Se dovessi morire, chi si prenderebbe cura di quelle
creature?
Come reagirebbero i familiari se scoprissero il fattaccio da soli? La
colpa è
mia... devo prendermi le mie responsabilità. Ma...
Di nuovo. Ancora le stesse immagini che le scorrevano nella mente.
Immagini di Final
Froggit, diverse specie di Dog, la madre di Snowdrake, e molti altri
mostri... fondersi l'uno con
l'altro di
fronte ai suoi occhi. La loro essenza magica che perdeva il controllo,
e
piccole
gocce di quest'ultima che cadevano sul pavimento del laboratorio
sotterraneo...
Questa volta il brivido che percosse il corpo di Alphys le
mozzò quasi il
fiato.
Non ce l'avrebbe mai fatta... non poteva...
-Ehy... tutto bene?-
Una volta udita quella voce sconosciuta, il mostro dinosauro
scattò da un lato e girò la testa verso la fonte
del rumore, sconcertata.
Vide dietro di
lei un mostro femmina
alto e slanciato. Indossava una canottiera molto scura e dei pantaloni
in jeans blu. Le
sue scaglie celesti andavano in contrasto con gli stivali rossi,
così come con le pinne ai lati del viso e la
coda di cavallo - unico accenno di capelli - che le partiva dalla cima
della
testa. Sembrava tranquilla e
sicura di sé, ma
il suo occhio destro era attento e un braccio era leggermente
teso in
avanti verso Alphys. Certo, il suo occhio destro,
poiché sul lato
sinistro portava una benda nera.
Il mostro col camice malandato
premette le
mani al petto e aprì la bocca per parlare, ma non ne
uscì alcun suono.
Non
l'aveva assolutamente sentita arrivare. Eppure era così
vicina, talmente tanto
che Alphys per guardarla in faccia aveva dovuto alzare il
muso, e non di
poco. Beh, che novità, ennesima situazione nella quale si
sarebbe sentita una tappetta...
L'altra
soffocò un sospiro e riportò con cautela il
braccio sul fianco.
-Eri... molto concentrata. Ti stavi forse chiedendo dove finisse il
flusso
d'acqua?- alla domanda accennò un sorriso. L'occhio giallo
ora trasmetteva
simpatia.
-...O-oh, i-io...- riuscì a balbettare Alphys.
Abbassò lo sguardo mentre i suoi
occhi saettavano da una parte all'altra della caverna.
-C-certo, insomma... In teoria ci troviamo già sotto il
livello del mare, m-ma
siamo ancora dentro la crosta terrestre, e n-non credo che l'acqua
arrivi fino
al mantello del pianeta. C'è anche d-da considerare
che il Sottosuolo dove
viviamo potrebbe essere non così in profondità
c-come crediamo,
visto che gli esseri
umani ci avevano imprigionato in una z-zona montuosa. P-potrebbero
esserci dei
canali che semplicemente trasportano l'acqua fin s-sul fondo degli
oceani, ma
non potremmo m-mai usarli come via di fuga dal Sottosuolo
p-perché irraggiungibili, e in ogni caso la
p-pressione dell'acqua lì
sotto...-
L'interlocutrice la stava fissando incuriosita. Quel
mostricino tarchiato
tutto giallo aveva iniziato a parlare senza sosta di teorie
scientifiche, e dopo pochi
minuti
sembrava averci anche preso gusto. Pensò avesse davvero una
vasta conoscenza, e
nonostante i balbettii non pareva tentennare di fronte a ragionamenti e
termini
estremamente complicati. Tuttavia, mentre quella spiegava e raccontava,
la grossa testa veniva mossa in ogni dove senza mai guardare
direttamente chi aveva dinanzi.
In generale,
tutto il
suo corpo rispondeva a ogni parola. Le braccia grassottelle le
cingevano sempre
la cassa toracica, ma le mani ora erano chiuse, ora
tamburellavano tra
loro delicatamente. La coda che le spuntava dal vestito ondeggiava a
ritmo in
base a come ruotava i fianchi. Ogni tanto, durante quella che oramai
sembrava una lezione di scienze improvvisata, arrivava quasi
a mordersi il labbro inferiore con i suoi dentoni bianchi. Sbatteva
spesso gli
occhi, e
ancora non accennava a volerla guardare.
-...S-sarebbe davvero incredibile se lì sotto ci fosse un
wormhole, un portale
per un altro universo, s-sai, l-la teoria del Multiverso
è...- interruppe così la sua tiritera e
strinse di nuovo le mani a sé con fare
imbarazzato, continuando imperterrita a eludere le occhiate interessate
dell'altro mostro.
-Oh-oh... d-da quanto tempo s-sto parlando...? Scusa, s-scusami!- si
chinò per
scusarsi, per poi rendersi conto che doveva sembrare davvero ridicola,
e per
giunta anche più bassa di prima...
-Ehy, tranquilla, non mi hai affatto disturbato. Ne sai di cose, eh?-
Alphys alzò piano la testa, e finalmente riuscì a
sostenere lo sguardo
dell'altra.
Stava sorridendo calorosamente; nonostante i suoi lunghi e
affilati incisivi superiori che le fuoriuscivano dalle labbra scure, la
sua figura le dava
quasi
una
sensazione di dolcezza. Anche l'occhio, giallo come le squame di
Alphys, aveva
un non so che di rassicurante.
-Aspetta, quel camice da laboratorio... Credo di sapere chi sei, sei la
scienziata reale, vero?-
Il mostro dinosauro chiuse la bocca semiaperta con estrema lentezza, un
po' come se fosse sotto effetto di ipnosi, dopodiché
deglutì in modo pacato. Le ci volle qualche
attimo prima di riuscire a spiccicare parola.
-S-sì...-
-Tanto piacere, io sono Undyne. Sono a capo delle guardie reali!- disse
l'ultima parte fieramente, la mano sinistra stretta a pugno e
un sorriso
smagliante che mostrava tutti i suoi denti acuminati.
Ogni mostro era a conoscenza dell'esistenza delle guardie reali
ovviamente, e
Alphys non era da meno. Ma era da molto, molto tempo che la scienziata
si era praticamente isolata da tutti dentro il suo laboratorio
stazionato a Hotland, una delle macro-aree del Sottosuolo.
Una volta, pur se in rare occasioni, era solita andare a trovare le sue
due vecchie amiche ed ex vicine di casa Catty e Bratty, o anche
passeggiare intorno alla regione arida insieme al robot Mettaton. Ormai
usciva da quelle quattro mura color limone soltanto per raggiungere la
discarica di Waterfall, la vastissima zona paludosa che le dava rifugio
da diverse settimane, altresì detta "Cascate"; per
questo motivo non aveva la
benché minima idea di chi avesse effettivamente ottenuto lo status di capitano delle
guardie, né tantomeno quale fosse il suo nome.
-E tu, come ti chiami? ...Accidenti, dovrei ricordarmelo, sei una
figura
importante per tutti i mostri del Sottosuolo, ma in questo momento
giuro che ho
un vuoto!- affermò Undyne inarcando le
sopracciglia,
generando così un'espressione
amareggiata. Anche avendo un solo occhio in vista, la guerriera
riusciva a
far trasparire perfettamente le sue emozioni, grazie inoltre al
linguaggio del
corpo.
Ma sarà stata abbastanza convincente...?
-M-mi chiamo... Alphys... Oh, e... s-scusa se balbetto in
continuazione,
è p-più
forte di me... Chissà che n-noia tutto il mio discorso d-di
prima...- ammise
Alphys dopo un profondo respiro.
L'acqua lambiva ancora i suoi piedi,
la
corrente incessante continuava a trasportare detriti, e il vento le
sbatteva in
faccia nuove parole.
Spazzatura. Ti chiami Spazzatura. Sei solo...
No. Stai zitto. Non ti voglio più sentire.
Il ronzio all'orecchio si spense.
Ora sentiva chiaramente le sporadiche
vocine
che emettevano i Fiori dell'Eco, lo scrosciare dell'acqua intorno a
lei, la sua
ANIMA che batteva forte dentro la gabbia toracica intrisa di
magia...
-Nah, te l'ho detto, nessun disturbo. Non ci ho nemmeno badato al tuo
difetto
di pronuncia. E poi, nessuno è perfetto. Sono praticamente
senza occhio
sinistro, sai...-
Undyne indicò la benda con le dita, e in quel momento Alphys
notò che le sue mani
erano leggermente palmate. Ovvio, le scaglie, le pinne... si trattava
di
un
mostro pesce.
Fino a qualche minuto fa non si osava a guardarla in
viso, ora
invece non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Era di sicuro un
mostro
singolare... Probabilmente aveva capito le sue intenzioni e, senza
nemmeno
conoscerla, l'aveva trattata con gentilezza e un tatto incredibile.
Si accorse solo dopo che Undyne le aveva appena rivolto la parola e lei
non
l'aveva sentita, troppo presa dai suoi pensieri.
-O-oh... Cosa...?- sputò la scienziata, mentre sentiva le
sue
guance andare a
fuoco per l'imbarazzo.
-Dicevo, sarebbe meglio se ci avvicinassimo alle travi di
legno al centro
della grotta.-
-Ah, c-certo...-
La leader delle guardie aspettò che Alphys si muovesse
lontano dall'abisso
prima di incamminarsi anche lei verso le travi che formavano la
passerella
centrale della caverna. Una volta arrivate, Undyne si rivolse di nuovo
verso la scienziata, ma non parlò. Si limitò ad
osservarla meditabonda, attirando così l'attenzione del
mostro giallo.
Quest'ultima fece oscillare la coda tozza con un pizzico di nervosismo,
ed esitò. Eppure, non avvertì neanche per un
secondo la necessità di rompere il contatto visivo che si
era creato tra loro due.
In quella zona della discarica il vento era più lieve, ma la
chioma di capelli di Undyne occasionalmente veniva ancora spinta dai
dolci sbuffi d'aria. E ormai quel delicato
venticello non era
più malevolo per Alphys. Sentiva solo il freddo arrivarle
fino alle squame; il
suo camice non era affatto idoneo a quel tipo di temperatura.
-Scusami... q-quindi sei senza occhio sinistro? L'hai perso i-in
battaglia?-
chiese Alphys timidamente. Forse si era spinta troppo in là,
sforzandosi di suonare amichevole?
...Ma l'altra sorrise di nuovo, le si vedevano tutti i denti
giallognoli e
aveva
un aspetto buffo e solare. Il mostro dinosauro non la trovò
inquietante nemmeno
un po'.
-Ah! Solo un classico trofeo di guerra.- fece una pausa, poi
continuò: -Ehy, mi
aiuteresti? Ero qui in cerca di una bella spada. Certe volte nella
discarica si
trova roba interessante per una guerriera come me!-
Mostrò
un ghigno di
soddisfazione. Ci teneva molto al suo ruolo di guerriera, a quanto pare.
-P-possiamo guardare, sì.-
Alphys si avvicinò al mucchio di immondizia alla sua destra.
Mentre cercava con
lo sguardo il luccichio di qualche possibile arma da utilizzare in uno
scontro, sentì
Undyne iniziare già a rovistare nel
cumulo di rifiuti dell'angolo opposto.
Si guardò le manine
gialle per qualche istante; in realtà era abituata a cercare
lì
in mezzo quelli che lei reputava degli scarti preziosi, ma avrebbe
voluto
non sporcarsele. Poi si ricordò che in ogni caso aveva i
bordi del camice
bagnati d'acqua semi-stagnante, per cui ormai l'igiene non era
più così
importante. Quello, d'altronde, era l'unico posto poco pulito di tutta
Waterfall.
Si sarebbe potuta lavare in un secondo momento, grazie ai numerosi
fiumiciattoli
cristallini che
riempivano la regione delle cascate.
Immerse quindi le mani in
quell'ammasso di
cianfrusaglie e cominciò a scandagliarne il contenuto.
Bottiglie, cuscini,
sacchettini, peluche sporchi,
cibo di vario genere mezzo mangiucchiato, utensili di ferro ammaccati,
plastica colorata...
Non erano solo rifiuti dei mostri. Molti di essi arrivavano dal mondo
degli umani, sopra le loro teste.
Vediamo, una spada, un-...
Si fermò di colpo. Aveva appena intravisto un
qualcosa di brillante sotto
ai suoi piccoli artigli. Scavicchiò dunque in mezzo alla
spazzatura
finché non riuscì
a estrarre l'oggetto.
Non era affatto un'arma, ma la custodia di una
VHS. Dopo una rapida sbirciatina lesse
il titolo sulla copertina glitterata, e le scappò uno
squittio.
Era il
film di un anime.
L'unico della lista che le mancava di quella serie.
-Alphys, sei stata tu a fare quel verso? Hai trovato qualcosa?-
La scienziata trasalì e si girò di scatto. Undyne
era vicinissima a lei, il suo
unico occhio che brillava nella penombra.
Il mostro più basso si
sistemò gli
occhiali rotondi che le erano quasi scivolati dal muso, mentre con
l'altra mano
tentava di nascondere la custodia dietro la schiena.
-I-io, io n-non...- balbettò, l'ANIMA in gola.
-Stai... nascondendo qualcosa, riesco a vederlo.-
Alphys la fissò nella pupilla verticale, che era circondata
da una sclera dorata ancora luminescente. Il mostro
pesce aveva
semplicemente l'aria
sorpresa, nel suo volto non v'era traccia di cattiveria.
Deglutì
rumorosamente e prese
coraggio; spostò il braccio nascosto davanti a lei,
e porse l'oggetto di plastica
ad Undyne.
-E-ecco, questo è u-...-
-WOW, che FORZA, queste tipe nella copertina hanno delle bacchette
MAGICHE??- la
guerriera sembrava sul punto di scoppiare. -Aspetta, sono esseri umani?
È un
film?-
L'altra la guardò attonita. Le sembrava di vedere se stessa
che si eccitava per
queste piccole cose, quando non riusciva a stare ferma davanti al suo
anime
preferito, quando si commuoveva per via di una scena della
trasposizione
manga...
Aspetta... piccole cose? Piccole... Bassa... No!!
-V-vedi, sono filmati storici degli umani, o-ovviamente sono
uhh disegnati,
perché s-sono stati fatti per insegnare l-la storia come
materia ai
piccoli umani c-che
vanno a scuola. Ci sono a-anche... le versioni cartacee, t-tipo libri
con le
illustrazioni... libri d-di storia con le illustrazioni!-
Da un lato non poteva credere alla bugia che aveva appena sparato,
tuttavia
non
voleva nemmeno sembrare una sciocca agli occhi, anzi, all'occhio di
Undyne,
proprio lei che era a capo delle guardie reali ed era conosciuta per la
sua
forza e la sua lealtà. Proprio al mostro con cui aveva
parlato di più
negli ultimi mesi...
-NGAHHH, e per caso li stai studiando?! Mi piacerebbe vederli e
leggerli!
Potrei sempre imparare nuove mosse e strategie da questa roba qui!-
Undyne stava facendo delle piccole piroette con la videocassetta
variopinta tra le
mani
palmate.
Il suo entusiasmo contagiò Alphys, e finalmente
la scienziata riuscì a sorridere, il
suo primo sorriso dopo chissà quanto tempo.
-Beh, s-sì, nel mio laboratorio sono p-praticamente
stracolma di
racconti storici
degli umani.-
Quella si ricompose e la guardò con
l'intensità di qualche
minuto prima, ma l'occhio destro trasudava ancora allegria.
-Non è che potrei... farti visita al tuo laboratorio per...-
Undyne esitò giusto un attimo. Non voleva sembrare
indiscreta.
-O-oh!-
E come da rito, portò per riflesso le mani tremolanti
davanti al petto,
cominciando quindi a stuzzicare con le dita l'unico bottone del camice.
-Va b-benissimo. Quando c-ci possiamo vedere?-
Il viso della guerriera si illuminò.
-Uhm... facciamo per dopodomani? Dopo il programma culinario di
Mettaton? Ti posso aspettare appena prima dell'entrata per Hotland.-
-P-perfetto, dopodomani.-
Undyne riconsegnò la custodia al mostro dinosauro.
Quest'ultima
sorrise di nuovo, cercando comunque di contenere la sua
felicità
nell'aver trovato quel film rarissimo.
-Ci... ci v-vediamo, Undyne.-
No, non era solo quello. Alphys quel giorno aveva trovato una nuova
amica.
-Ciao, Alphys.-
Così si incamminò verso l'uscita ad est della
caverna,
prima in modo incerto, poi sempre più convinta,
finché
non le sembrò quasi di poter volare con i suoi goffi
piedini.
Riusciva a sentire ancora le voci registrate nei Fiori dell'Eco,
sembrava formassero un coro rilassante. Lo sciabordio dell'acqua sotto
di lei erano gli acuti, il venticello leggero che spirava tutt'attorno
i bassi della musica. Le
finte stelle che brillavano a intermittenza sul soffitto lontano
andavano a ritmo con la canzone...
E Undyne restò per più di un'ora lì da
sola nella
discarica, attenta a ogni rumore che proveniva dall'entrata della
grotta. Voleva essere certa che la scienziata non tornasse
più.
Non con intenzioni suicide, almeno.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
"I mean, isn't real life
already the greatest fanfiction of all?" cit. Alphys, Undertale.
Hai ragionissima piccola, ma capisci che se ti adoro e ho l'ispirazione
non posso non scrivere una FF dedicata a te e Undyne. Perdonami, non ho
resistito xD
Cooomunque sì, eccomi con una fanfiction a più
capitoli
riguardante questa coppia deliziosa. Lo so, l'incontro a Waterfall
è stato trattato da millemila fan, ma dovevo assolutamente
partire da qui. I prossimi capitoli saranno una mia interpretazione di
come si è evoluto il loro rapporto, prima degli eventi di
Undertale (Frisk che cade nel Sottosuolo). Sarà divertente
costruire delle intere storie basate su una manciata di dialoghi di
gioco. Posso solo augurarvi buon viaggio in mezzo a questo mare di
tenerezza, sempre che vogliate leggere ancora. Una recensione
è sempre gradita inoltre <3
See ya!
|
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Capitolo 2 *** È solo una sorpresa ***
UT SOUL skipped beat capitolo 2
Capitolo
secondo! Ehm, c'è un lievissimo accenno al tema forte del
primo
capitolo, ma proprio minuscolo. Non dovrebbe dare fastidio
però.
Andiamo!
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
2 - È solo una sorpresa
-O-oh,
non cadere, no!!-
Alphys si aggrappò goffamente alla scaletta di ferro che
aveva recuperato dal laboratorio sotterraneo.
Sin dal suo risveglio, il mostro giallo aveva cominciato a spazzare e
pulire da cima a fondo l'edificio dove si trovava a vivere, nella
rovente regione di Hotland.
In quel momento stava riorganizzando le librerie collocate al piano
superiore; in realtà, quest'ultimo si raggiungeva tramite
delle sofisticate scale mobili parecchio ripide, e non vi era alcun
soffitto a dividerlo da quello sottostante. Il complesso insomma,
escludendo però le aree del suo scantinato, era un'unica
enorme stanza dalle pareti altissime, con le uscite al piano terra e un
locale sopraelevato a nord.
Grosse piastrelle azzurre ricoprivano tutto il pavimento del
laboratorio, mentre i muri erano di un particolare giallo tendente al
verde, che risultava quasi fastidioso se lo si fissava troppo a lungo.
Fatta eccezione per la grande console computerizzata e il frigorifero
d'acciaio al piano inferiore, Il mobilio era interamente in legno
grezzo con tonalità differenti, dal marrone al beige.
In effetti, tale bizzarra dimora in balia dell'arsura non era certo
stata custodita da un proprietario che godeva di un ottimo gusto
estetico. Ciononostante, quella mattina la scienziata si era impegnata
a rendere il laboratorio un posto perlomeno vivibile, qualcosa che non
accadeva da davvero tanto tempo.
Poco fa stava per perdere l'equilibrio per via di un fumetto
pericolosamente vicino al bordo di uno scaffale. L'aveva visto con la
coda dell'occhio e si era agitata un attimo, rischiando di cadere dalla
scaletta. Del resto, la sua collezione di manga e anime in VHS e DVD
era il suo tesoro personale, nonché la sua più
grande e adorata fissazione. In breve, ci teneva moltissimo.
...Purtroppo però, a seguito dell'assurda bugia che aveva
detto ad Undyne il giorno prima, ora doveva trovare il modo di far
quadrare quanto dichiarato: "Storia umana", così aveva
scritto nei pezzetti di carta che voleva appiccicare sopra ciascun
ripiano che componeva i quattro mobili incriminati, ovvero quelli
destinati a contenere i suoi amati fumetti e le rispettive versioni
animate.
Alphys fece quindi un bel respiro e iniziò il lavoro, stando
attenta a tenersi ben salda alla scala pieghevole con la mano sinistra.
Alzò l'altro braccio per raggiungere il ripiano
più alto della prima libreria, così da poterci
incollare il foglietto bianco già munito di nastro adesivo
ai lati. Una volta etichettate tutte le sfilze di manga e cofanetti
dalle diverse sfumature, il mostro dinosauro scese dai gradini e
ripeté le stesse azioni per gli altri tre mobili, lasciando
intatta all'estrema destra l'unica libreria piena zeppa di tomi e
manuali di scienza.
Alla fine zampettò all'indietro e rivolse lo sguardo verso
il suo operato. Sembrava tutto a posto.
No, non è
tutto a posto. Le ho mentito...
Già, quella menzogna le pesava sulla coscienza. L'aveva
buttata lì tutta d'un fiato, senza quasi rendersene conto.
Oltre alle mille motivazioni che avrebbe potuto tentare di far valere,
benché di sicuro con scarso successo, la verità
era che non voleva essere ricollegata a una ragazzina nerd sfigata. Le
era già bastato aver fatto la figura di una miserabile in
procinto di...
Chiuse gli occhi di scatto e li riaprì, scuotendo il muso
per cercare di scacciare via quel brutto pensiero.
Ma all'improvviso si fermò a riflettere sul perché
avesse mentito proprio a lei. Insomma, era davvero così
importante per la scienziata il giudizio di Undyne? L'aveva incontrata
appena il giorno prima, eppure si era già sentita in
sintonia con lei. E la guerriera non si era risparmiata nel
trasmetterle tutta la sua gentilezza e preoccupazione...
Stava ancora fissando con occhi spenti e bocca semichiusa le librerie,
e non si accorse della manina squamosa premuta delicatamente sul suo
petto, un piccolo gesto atto a calmare il battito della sua ANIMA
bianca.
Fu il sibilare stridente della porta automatica del laboratorio a far
tornare Alphys alla realtà.
-Alphys! Ci sei, vero?-
Poteva riconoscere quella voce robotica tra un milione.
-Mettaton! E-eccomi, sono qui sopra!- esclamò entusiasta il
mostro dinosauro.
Guardò prima le scale mobili lì di fronte, poi il
limite a ovest della stanza e viceversa, chiedendosi se dovesse
raggiungere lei l'amico al piano terra. Sfortunatamente, scendere dal
locale superiore si era rivelato da sempre alquanto laborioso; l'unica
soluzione era fare il giro largo per prendere le altre scale che
permettevano di ritornare di sotto, dal lato opposto rispetto a dove si
trovava Alphys.
Non fece in tempo a pensarci troppo poiché vide Mettaton
già agli ultimi gradini, e in un attimo il robot grigio le
si parò davanti facendo scricchiolare la rotellina posta
all'estremità di una sottile gamba di ferro, l'unico
componente meccanico che gli consentiva di rimanere in piedi.
Allungò dunque le braccia snodabili, strinse con i suoi
pallidi guantoni le mani di Alphys e si inchinò leggermente
con il suo corpo squadrato. Esso era composto infatti da due grossi
blocchi metallici di diversa altezza e lunghezza, uniti tra loro di
modo che la sezione più piccola restasse nella parte
inferiore: qui la scienziata gli aveva impiantato quattro pulsanti a
manovella, che venivano utilizzati per una miriade di funzioni
specifiche.
In quel preciso istante, tutta l'emotività del mostro
robotico si stava palesando attraverso l'insieme luminoso dei
ventiquattro pannelli del blocco principale, che potevano cambiare
colore proprio in base al suo stato d'ANIMA. Quattro di questi erano
stati installati a parte, subito sotto il display costituito dai
sopracitati riquadri a LED, come se fossero una piccola striscia
furbetta che simulava una bocca.
Il timbro da seduttore che però risuonò nella
stanza non parve provenire da alcuna porzione in particolare del suo
corpo.
-Carissima, mi dispiace che non mi sia fatto vivo per un bel pezzo.
Sai, il mondo della televisione è...-
All'ultima frase alzò il tubo flessibile di un braccio con
fare teatrale, inducendo la scienziata ad allargare il suo sorriso
scoprendo i denti.
Non voleva affatto deriderlo, sapeva bene che Mettaton adorava lo
spettacolo in generale, e rispettava la sua passione. Rivederlo dopo
tanto tempo, semplicemente, non poteva che farle piacere. Aveva avuto
l'impressione che la loro amicizia si fosse un pochino incrinata da
quando lei aveva finito di costruirgli il suo agognato corpo da
performance, ma Alphys ci teneva ancora molto a lui.
-L-lo so Mettaton, non sono arrabbiata. S-sono contenta di rivederti.-
-Come te la passi qui al laboratorio? Aspetta...-
L'amico si guardò intorno per una manciata di secondi, il
display luccicante attento a ogni dettaglio.
-Oooh, Alphys, oggi la tua casa brilla come una stella del cinema!
...Beh, quasi. Comunque non c'era bisogno di questa accoglienza e...
Oh...-
Si fermò quando notò che Alphys lo stava
guardando perplessa.
-Oh, giusto, non potevi sapere che volessi farti visita... Ma, ma
quindi...-
A quel punto il robot unì i suoi morbidi guanti in pelle e
creò la forma di un cuore rovesciato con i suoi pannelli.
-Alphys, Alphys, stai aspettando qualcuno di importante? Un nuovo
amico?-
Una volta apparsa la candida figura qualcosa si era mosso dentro di
lei, l'aveva interpretata in chissà quale modo. Non ci
badò molto visto che durò a malapena uno schiocco
di dita, tuttavia cominciò a sudare freddo e a far tremolare
la punta della coda.
-E-ecco, domani verrà qui u-una mia amica. L'ho i-incontrata
ieri alle Cascate. Leggeremo q-qualche manga e...-
All'improvviso sbarrò gli occhioni e si portò le
mani sulla bocca. Panico assoluto.
-Oh mio dio! Che c-cosa le offrirò? Ho s-solo noodles,
patatine, non p-posso darle quelle robacce! Oh n-no, no no...-
Il mostro dinosauro iniziò a correre da una parte all'altra,
proprio lì davanti alle librerie, inciampando quasi nel suo
stesso camice.
Mettaton osservò la scena sbigottito; dovette anche spostare
la scaletta pieghevole vicino al muro per evitare che Alphys ci
sbattesse contro.
-Calma tesoro, respira profondamente, troverai una soluzione. Di che
tipo di mostro si tratta?-
Quella interruppe il suo frenetico andirivieni e si rivolse all'amico.
L'espressione di terrore che aveva sul volto si affievolì un
poco.
-U-un... mostro... pesce...-
Stette così per un momento, poi alzò lentamente
il muso mentre le si illuminarono gli occhi.
-C-certo, ci sono, ora s-so cosa fare! P-perdonami Mettaton, devo
andare, d-devo fare in fretta!-
Il robot allora le mostrò una mano con il pollice alzato,
rivelandole che era fiero di lei.
-Sapevo che ti sarebbe venuta un'idea! Tranquilla Alphys, spero che ci
rivedremo presto.-
La scienziata era già vicino alle scale mobili dall'altro
capo della stanza quando gli rispose: -C-ciao Mettaton! A presto!-
***
Alphys smise finalmente di correre all'impazzata solo una volta
arrivata nella caverna che le interessava. Si trovava di nuovo a
Waterfall, ma era molto lontana dalla zona nella quale era stata
allestita la discarica.
In quanto figura essenziale del mondo dei mostri, era corretto pensare
che conoscesse il Sottosuolo come le sue tasche. Nonostante
ciò, era anche vero che gran parte di esso non lo vedeva dal
vivo da moltissimo tempo, considerando che oramai si affidava soltanto
alle registrazioni delle telecamere nascoste seminate in giro per le
regioni.
Quella grotta si estendeva in lunghezza in modo imponente; era quasi
completamente ricoperta d'acqua, un immenso lago scuro ma pulitissimo.
Dalla sua superficie spuntavano qua e là grosse e robuste
canne acquatiche, e il vento di tanto in tanto le faceva muovere con
grazia soffiando dolcemente. Nella zona a nord, oltre il ponticello di
legno su cui poggiavano i suoi piedini e aldilà dell'acqua
cristallina, vi era una striscia di terra calpestabile avvolta nel
buio, dove si ergeva una lunga serie di altissime colonne di pietra.
Il mostro dinosauro respirò a fondo, in attesa che la sua
ANIMA si calmasse dopo la foga della corsa.
Avanzò poi sulla serpeggiante passerella rialzata che
permetteva di guadare il lago, guidata dai bagliori freddi che i Fiori
dell'Eco e i funghetti di palude rilasciavano nell'ambiente. Raggiunto
il bordo all'estremo ovest, si sedette sul legno duro e immerse le mani
in quel liquido blu zaffiro dalle increspature pressoché
inesistenti, non preoccupandosi delle maniche del camice che si
sarebbero bagnate in men che non si dica.
Trovò immediatamente quello che voleva; arraffò
le alghe e cominciò a strapparle con un movimento secco
delle braccia.
Ne aveva già ammucchiate un bel po' lì di fianco
a lei, quando sentì all'improvviso una voce familiare.
-Alphys, sei tu?-
Trasalì e spostò il muso alla sua sinistra. Era
proprio Undyne.
Se ne stava in piedi sulla solida passerella piena di venature, a pochi
passi dall'altro mostro. Ancora una volta era riuscita ad avvicinarsi
senza che Alphys lo notasse. L'occhio giallo la osservava con simpatia
e un pizzico di curiosità.
-U-Undyne! C-ciao, io, io stavo...-
-Ehy, per caso piacciono anche a te le alghe? Queste che crescono qui
sono deliziose, quelle più buone hanno un colore
particolare, aspetta...-
Si chinò accanto alla mini montagnola di alghe, e solo dopo
essersi guadagnata un piccolo cenno - seppur incerto - dalla timida
scienziata, ne prese una discreta quantità e iniziò ad esaminarle.
Alla fine protese le mani verso di lei, il volto ricoperto di cicatrici
che pareva esplodere dall'eccitazione.
-Ecco, questo tipo di verde qui! Di solito sono più
fragranti delle altre, insomma, sono troppo buone!-
-Undyne, i-io non mangio le alghe...-
Brava. Dille la
verità.
La guerriera era partita in quarta condividendole quanto sapeva
sull'argomento, pertanto non se l'era sentita di interromperla: si
ricordava fin troppo bene della pazienza dimostrata da Undyne
giù nella discarica, di come in sostanza l'avesse ascoltata
per minuti interminabili senza nemmeno batter ciglio.
Tuttavia, voleva in qualche modo rimediare allo sbaglio del giorno
prima. Voleva essere sincera.
-Ah, pensavo... Scusami, ho frainteso. Allora a cosa ti servono?-
Oh caspita.
-A-ah, ecco...-
Alphys strinse le mani al petto, l'agitazione che prendeva lentamente
il possesso di lei. D'impulso aprì la bocca, e si
pentì subito delle sue parole.
-N-non le mangio, no, io le prendo p-perché hanno un'importanza scientifica! C-così come quelle che crescono f-fuori dall'acqua s-sono una specie a r-rischio, u-uniche al mondo, per questo b-bisogna proteggerle e analizzarle a f-fondo! I-insomma le loro p-peculiari vitamine, l-la fibra, e il fatto che si tratti della s-specie pluricellulare è davvero
i-interessante, inoltre a giudicare dal b-buio della caverna non so
nemmeno s-se usino la fotosintesi c-clorofilliana e...-
No, no, no!!
Undyne aveva un'espressione mista tra il sorpreso e il divertito.
Sorrise scoprendo i denti affilati e strizzò l'occhio
fintanto che ridacchiava: -Non mi immaginavo una cosa simile! Forse
è per questo che le adoro? Ahahah! Alphys, sei una buffa
scienziata, lo sai?-
Quella non rispose. Era avvilita. Perché continuava a raccontar frottole? Al loro primissimo incontro l'aveva fatto per non sembrare una
povera nerd sempliciotta che aveva bisogno di essere compatita, questo
lo sapeva. Ma ora...
Scrutò il suo riflesso nell'acqua scura, cercando di
raggruppare le idee.
Una... una sorpresa. Esatto,
una sorpresa! Non poteva certo dire ad Undyne che voleva usare le alghe
per offrirle qualcosa di buono il giorno successivo, quando sarebbe
venuta in visita al laboratorio... Era quello il motivo, giusto?
Alphys abbozzò un sorriso amaro. Forse ora stava cominciando
a mentire pure a se stessa.
-Qualcosa non va?- chiese il mostro pesce con voce tenue, sebbene
suonasse comunque intrisa d'allegria.
La scienziata raddrizzò le scapole finché non si ritrovò di nuovo davanti al suo sguardo color miele. Nel profondo della sua fragile
ANIMA, sperò che l'altra non avesse notato la sua
espressione abbattuta di poc'anzi.
-T-tranquilla Undyne... Io... d-devo tornare a Hotland. Mi ha f-fatto
piacere rivederti, comunque.-
Muovendo le mani con disinvoltura, la guerriera si aggiustò alcune ciocche della sua lunga
chioma scarlatta, ed esclamò: -Anche a me,
Alphys. Studia le alghe con calma, mi raccomando! A domani, allora-.
Entrambe si salutarono e si alzarono, pronte a tornare alle loro
faccende. Tuttavia, dopo che ebbe afferrato il mucchio di alghe
umidicce, Alphys fu la sola ad allontanarsi.
-Ehy... aspetta.-
Il mostro dinosauro si guardò alle spalle.
Undyne era ferma lì, dove l'aveva lasciata. Da quella
distanza le risultava difficile scorgerne il viso offuscato dalle
tenebre, ma suppose stesse pensando a qualcosa che la faceva sentire un
po' a disagio, visto che aveva alzato un braccio muscoloso per
grattarsi le scaglie cerulee del capo.
-Mi chiedevo... noi siamo amiche ora, giusto?-
Alphys si girò all'indietro verso di lei, stavolta
completamente. Il tono incerto della grande leader delle guardie reali
l'aveva sbalordita.
In un rincorrersi di secondi dal ritmo quasi incantato, la sua coda
ondeggiò deliziata come se godesse di vita propria, mentre
la scienziata rispondeva: -Certo, Undyne. L-lo siamo-.
***
Per tutto il resto della giornata,
Alphys lavorò con impegno per concretizzare al meglio la sua
idea. Stava lì a progettare, martellare, segare e misurare,
ora dopo ora, per rendere tutto perfetto. Osava immaginare che poteva
potenzialmente esserlo; quello che aveva in mente era l'ideale per
combattere le alte temperature di Hotland, e grazie alle parole di
Undyne di quella mattina e alla sua spontaneità, adesso
aveva una pista in più da poter seguire.
Non fece alcuna pausa nel mentre, ma non ne risentì: era
abituata a lavorare senza sosta, rinunciando anche ai pasti.
Ultimò il macchinario proprio all'ora di cena. Quando
provò a inserire qualche alga e ottenne l'effetto
desiderato, dalle sue labbra non poterono che uscire dei ripetuti
"Sì!" di trionfo. Non provava una gioia così
grande nei confronti di una sua invenzione da quando aveva costruito il
corpo robotico di Mettaton.
Sfregò dunque sul muso un braccio cicciottello per rimuovere
alcune gocce di sudore.
Ce l'aveva fatta...!
Era ormai sera inoltrata, così si concesse una tazzina di
noodles ultra-speziati prima di coricarsi nel suo letto azzurro, posto
al secondo piano del laboratorio. Non faceva proprio parte di uno stile
di vita sano andare a dormire subito dopo aver mangiato, ma Alphys
voleva essere sicura di svegliarsi fresca e riposata. L'indomani, in
rispetto dell'incontro effettivo con un'amica, si sarebbe fatta
peraltro un bagno rilassante.
Portò la coperta fino all'altezza del collo e si
lasciò andare a un lungo sospiro. Stava quasi per assopirsi,
quando d'un tratto si destò come una furia e riaccese la
luce.
-Oh mio dio! Ce l'ho un camice pulito per domani?? Oh no, no!-
Corse in maniera maldestra dinanzi al suo armadio e aprì le
ante per controllare, esaminando uno ad uno i camici da laboratorio
appesi alle grucce. Dovette però aguzzare la vista
strizzando le palpebre, dal momento che si era tolta gli occhiali poco
prima di andare a letto e soffriva da tempo - purtroppo - di una lieve
miopia.
Poi, lo vide. Un camice dal tessuto immacolato; non sembravano esserci
macchie di alcun genere.
Alphys avvicinò le manine al grembo e chiuse gli occhi,
ringraziando il fato che per una volta si era posto dalla sua parte.
Oh, povera la mia ANIMA.
Che cosa sta succedendo ultimamente?
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Alphys è un
tantino imbranata, ma a noi piace anche così ahahah!
È interessante ricreare gli ambienti del gioco tramite la
scrittura.
Ma come ho già detto, più che altro il mio
obiettivo è creare delle
storie che vadano a sviscerare tutti gli elementi AlphysxUndyne
presenti in Undertale.
Per quanto il capitolo sia leggermente più corto devo
interromperlo qui per concentrarmi bene sul loro primo "appuntamento"
nel prossimo.
Ci vediamo!
|
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Capitolo 3 *** Non aver paura ***
UT SOUL skipped beat capitolo 3
Terzo
capitolo, due zuccherine, primo "appuntamento". Cosa
potrà mai andare storto? =3 Enjoy!
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
3 - Non aver paura
Il
sorriso di Undyne si
spense appena osservò meglio la sua immagine riflessa nello
specchio.
Mancavano
pochi minuti al programma culinario del primo pomeriggio: presto
avrebbe dovuto
incamminarsi verso il confine tra le Cascate e Hotland per
incontrare Alphys.
Per lei non era affatto un problema, con la sua forza e
agilità poteva
raggiungere il punto prestabilito in un batter d'occhio. Dopotutto lei
era a
capo delle guardie reali, tutti conoscevano le sue incredibili doti e
nessuno
poteva negare che lei fosse una guerriera straordinaria. Aveva
combattuto
estenuanti battaglie con gli stolti esseri umani caduti nel Sottosuolo,
e aveva
vinto. Era un'eroina per ogni singolo mostro, quella che con le sue
abilità
avrebbe permesso al re Asgore di rompere la Barriera e liberarli da
quel mondo.
Era la loro speranza.
Undyne era assolutamente cosciente di tutto questo; lei era sempre
stata fiera
della sua carriera, ma mai prima d'ora si era trovata lì,
davanti allo specchio
della sua camera da letto, a squadrare il suo viso... con un solo
occhio.
Già,
ecco il motivo per cui aveva cambiato espressione così
bruscamente. Da molti
anni aveva perso l'occhio sinistro, e si era abituata velocemente alla
sua
faccia "sfigurata". Non la trovava affatto terribile però,
tutto ciò
che era rimasto era una cicatrice con qualche punto di sutura. Eppure,
appena era arrivato il momento di scegliere quale benda indossare,
strani
pensieri le avevano
attraversato la mente.
Si chiese se Alphys avrebbe mai potuto trovarla spaventosa
senza una
copertura
che nascondesse il suo difetto. Ma era ridicolo, perché si
era posta questa
domanda? Quello era solo uno degli innumerevoli segni che la
caratterizzavano,
un trofeo di guerra per il quale tutti i mostri del Sottosuolo la
ammiravano. Se mai qualcuno era rimasto intimorito alla sua vista era
stato solo
per ammirazione o per la presenza della sua armatura
luccicante, non per il suo aspetto.
La scienziata era semplicemente una tipetta timida e nervosa.
Si
ricordava molto bene del suo visino scarlatto appena era
stata colta sul fatto, e
di come non ne voleva sapere di guardarla mentre spiegava
quell'intruglio di teorie scientifiche lì alla discarica. Si
era accorta del
suo muso amareggiato del giorno seguente, dopo il suo discorso sulle
alghe; non
poteva credere che fosse per paura, no. Anche perché...
c'era
da considerare
tutto il resto!
Il mostro pesce aveva percepito i suoi occhioni addosso
in ogni
istante, l'avevano fissata con timido interesse e
un'intensità
particolare.
Allora perché? Undyne non capiva. Così come non
comprendeva il motivo per cui
aveva voluto una conferma da Alphys il giorno prima, quando le aveva
chiesto se fossero amiche.
-Certo, Undyne. L-lo siamo.-
A quel ricordo la guerriera rilassò le labbra generando
un'espressione colma di
serenità. Che stupida che era stata. Non vi era alcuna
ragione per pensare che
Alphys potesse avere timore di lei.
Abbassò lo sguardo verso il comodino.
Per questa volta, tuttavia... non se la
sentiva di esporre la cicatrice. Agì per abitudine:
afferrò una benda
dalla tonalità biancastra, uscì dalla
stanza e spense la luce.
Se il suo specchio avesse avuto un'ANIMA si sarebbe sorpreso alla vista
di quel
dolce sorriso di pochi secondi prima.
***
La
guerriera arrivò al
confine prima del dovuto, ma pochi minuti dopo vide già
Alphys avvicinarsi dal
lato opposto, anche lei altrettanto in anticipo.
Undyne agitò un braccio in segno di saluto mentre l'altra la
raggiungeva di
corsa.
-S-sono... in ritardo?- chiese il mostro giallo quando si
fermò a pochi passi
dall'amica.
-Affatto! Siamo in perfetto orario, penso che il programma di Mettaton
non sia
nemmeno finito!- il mostro pesce scoprì i denti in un ampio
sorriso.
-Oh!
A-allora andiamo?-
Fintanto che la scienziata pronunciava quelle parole si accorse di come
Undyne le
sembrava... singolare. Aveva un aspetto più spigliato di
come
l'aveva vista i
giorni precedenti. Indossava un dolcevita bianco sotto a una giacca di
pelle scura;
aveva un foulard rossiccio attorno al collo e alcune ciocche della sua
coda di
cavallo le cadevano da una parte, creando un ciuffo che le incorniciava
il lato
sinistro del viso. Notò anche un accenno di ombretto sul suo
occhio sano, ma
guardando meglio vide quel colore tenue partire anche da sotto
la benda
bianca, fino al sopracciglio.
Alphys si domandò se per caso
lei a confronto non
sembrasse per niente elegante. Il suo armadio era stracolmo di camici
da
laboratorio, e sì, possedeva un vestito tutto nero
a pois, ma era fin
troppo vistoso per un incontro con un'amica. Ricordava bene che era
stata Catty
a consigliarglielo.
Sperò con fervore di non apparire come
una patetica
scienziata che non si cura di se stessa.
-Certo, ti seguo a ruota!-
Alphys aspettò che l'altra la affiancasse alla sua destra
prima di dirigersi
con lei verso la fine della caverna; sulla
parete situata a nord era stato
costruito da tempo immemore un lungo pannello luminoso, che come
un'enorme
insegna diede loro il benvenuto a Hotland.
Superato il pannello, varcarono così la soglia della
regione più calda del Sottosuolo.
Il paesaggio
cambiò totalmente: il blu scuro dell'acqua e il grigio
fumo delle pareti furono sostituiti dal rosso intenso delle rocce
magmatiche
dove si trovavano ora a camminare e dalla lava bollente che scorreva
minacciosa
nella zona sottostante, a molti metri di distanza da loro.
Ora l'ambiente era molto più luminoso, e le squame brillanti
di Alphys non
passarono inosservate all'occhio di Undyne; anche il suo camice
risultava
pulitissimo, di certo molto di più dei loro primi due
incontri.
Il laboratorio non distava molto dalla caverna che conduceva a
Waterfall: i due
mostri dovettero solo attraversare un ponte sospeso e avanzare per
pochi minuti
sopra un'altra piana rocciosa. Erano praticamente all'entrata della
struttura
quando Alphys si rivolse alla guerriera.
-S-siamo arrivate. Non è d-difficile il percorso, no?-
-Beh, in realtà... qualcosa ricordavo della strada... il tuo
laboratorio lo sanno
tutti dov'è...-
La scienziata sbarrò gli occhi; l'amica stava ansimando
leggermente e sul suo
volto scivolavano piccole gocce di sudore.
-U-Undyne! N-non stai bene?-
Quella la guardò con un sorriso mesto. -Sto bene,
tranquilla... è
che... non... sopporto il caldo, ecco...-
-Presto, e-entra!-
Alphys si avvicinò di fretta alla porta automatica e questa
si aprì con un
fruscio metallico. Si girò e sollevò un
braccio verso la guerriera,
invitandola a entrare.
Quando la porta si richiuse dietro di loro, Undyne portò una
mano sulla fronte e
respirò profondamente. Il mostro dinosauro
zampettò davanti a lei preoccupata.
-Oh m-mi dispiace, mi dispiace! Hotland ha una t-temperatura davvero
alta, avrei d-dovuto pensare che un mostro come te...-
-Ehy... sto bene, stai tranquilla. Sono io che avrei dovuto pensarci
e... trovare una soluzione. Ma... mi passerà, vedrai.-
-V-vieni, siediti!- Alphys afferrò d'impulso la mano di
Undyne e la
condusse davanti alla sua scrivania, dopodiché la
fece accomodare sulla sedia girevole.
-Oh Alphys, non è colpa tua, non fare quel muso
lungo...- scherzò la
guerriera. Le sue pinne le cadevano leggermente in direzione degli
zigomi, ma
Undyne faceva del suo meglio per non manifestare il suo
piccolo disagio.
-R-resta qui, ti porto qualcosa...!-
Così si precipitò verso le scale mobili per
salire nella parte sopraelevata del
laboratorio.
Ad Undyne venne da ridacchiare; le buffe movenze dell'amica
erano
bastate a
farla sentire meglio. Aveva ancora alcune goccioline che scendevano
dalle guance ma ormai il peggio era passato. Di sicuro si era ritrovata
in situazioni
molto più problematiche di questa, non c'era proprio
paragone.
Si guardò intorno. Alla sua destra vi era
una console con uno schermo
gigante, mentre in quel momento si trovava probabilmente alla
postazione di
lavoro di Alphys. La scrivania era disseminata di pile e pile di fogli
di
carta, ma sembravano essere state posizionate con un certo ordine, una
a fianco
all'altra. Accanto al case del computer c'era una bottiglia di
cedrata e
una strana statuina colorata con tanto di mini piedistallo. In
generale, quel laboratorio splendeva di azzurro chiaro e
giallo-limone.
Il mostro pesce stava ancora studiando con lo sguardo la parte est
della
stanza quando si accorse che Alphys era arrivata di corsa dal
lato opposto
da cui era salita. Non fece in tempo a processare l'informazione che
quella le aveva
già
avvicinato al grembo una coppetta di gelato. Sotto era cautamente
avvolta da un
fazzoletto, e immerso nel fresco mucchietto rosa vi era un
cucchiaino di
plastica. Undyne afferrò con attenzione la coppetta e
guardò prima quella, poi
l'amica con l'occhio sorpreso.
-Alphys, è per me...?-
La scienziata sorrise timidamente e cominciò a punzecchiare
con le dita il
bottoncino marrone del camice.
-S-sì, ho
pensato... che un gelato f-fosse
l'ideale per un caldo c-così...-
Undyne non sapeva cosa dire. Assaggiò una cucchiaiata di
gelato e la sua
espressione cambiò drasticamente, tuttavia ad Alphys non
sfuggì quella di poco
prima.
-U-uh... Undyne, non... n-non ti piace?-
La guerriera si sentì stranamente in trappola, non era da
lei. Guardò il mostro
più basso; la osservava con apprensione e le sue mani erano
strette al petto,
come l'aveva vista spesso. Non voleva ferirla ma nemmeno prenderla in
giro. Le
avrebbe detto la verità.
-Vedi, Alphys... purtroppo io e i cibi freddi non... andiamo molto
d'accordo.-
La coda di Alphys si piegò leggermente verso il
pavimento mentre
guardò l'amica, mortificata.
-Uh... i-io... mi d-dispiace...- la sua voce era ormai un sussurro.
-E-ehy, lasciami finire!- Undyne si affrettò a continuare il
discorso: -Quello
che ti ho detto è la verità, ma è
altrettanto vero che questo tuo gelato mi
piace moltissimo!-
-Non... n-non lo devi mangiare p-per forza...- sentì gli
occhi pizzicare per le
lacrime, per cui si mise a fissare le piastrelle del laboratorio. Aveva
dato
tutta se stessa per costruire la macchina che "trasformava" le alghe
in gelato, ci teneva così tanto...
-No, Alphys non sto mentendo! Mi piace davvero!-
Il mostro ceruleo si chinò di nuovo sulla coppetta per
mangiare altro gelato.
-Non... so nemmeno io il perché, di solito i cibi freddi non
mi piacciono. Ma
questo... uhm... è buonissimo, sembra quasi speziato ma il
gusto è così
delicato...- disse così tra una cucchiaiata e l'altra, facendo attenzione
a non spezzare la
posata con i suoi denti appuntiti.
La scienziata la guardò in viso di nuovo. L'amica sembrava
davvero gradire il
gelato alle alghe.
Beh, solo io sono capace a inventare frottole in modo
convincente,
probabilmente...
Era ancora assorta nei suoi pensieri quando sentì qualcosa
sfregare leggermente
le squame della sua testa. Undyne le aveva posto una mano
palmata vicino
alle punte della sua cresta gialla, le sue scaglie la stavano accarezzando...
-Alphys, sciocchina, non fare così. Ti ringrazio per il
gelato, sei stata tanto
gentile.-
Quella aprì la bocca ma non riuscì a dire una
parola. La guerriera fece il suo
usuale sorriso da squalo mentre chiudeva l'occhio in un'espressione
solare e
spensierata.
...e la sua ANIMA perse un battito.
Sentì a malapena il contatto squame/scaglie sciogliersi e il
cigolio della
sedia su cui era seduta Undyne, mentre quest'ultima riafferrava il
cucchiaino e
continuava a mangiare con gusto.
Alphys si riprese da quello stato di trance e si chiese dentro di
sé
che cosa
fosse appena successo.
Non trovò risposte, ma ora la vista
di Undyne che
trangugiava il suo gelato - ironia della sorte - le scaldò
l'ANIMA.
-M-mettiti
pure qui, Undyne.- la
scienziata tutta gialla indicò il pavimento con la mano.
-Va benissimo!-
Il mostro pesce si sedette per terra
a gambe incrociate e osservò l'amica prendere tanti
libricini colorati dalle
librerie. Sembrava li stesse scegliendo meticolosamente,
poiché tra uno e
l'altro si fermava con la mano a mezz'aria, forse indecisa sul da
farsi.
L'occhio di Undyne si perse di nuovo a guardare il laboratorio; il
piano
superiore dove erano appena salite risultava più stretto in
larghezza. A pochi
passi da lei un velo grigio chiaro pareva coprire uno strano
macchinario. A
fianco ad esso vide un tavolo di legno molto grande, probabilmente si
trattava
di un'altra postazione di lavoro, quella più manuale. Subito
dopo si poteva
notare un armadio, un comodino e...
La guerriera inarcò le sopracciglia.
-Alphys, cos'è quel grosso cubo lì in fondo?-
-O-oh, è un letto, Undyne. B-basta premere un pulsante e
d-diventa un letto.
Adesso... oh, no!-
Undyne si girò di scatto verso il mostro dinosauro appena
sentì un piccolo
tonfo. Alphys stava cercando di tenere una torre di libri tra le mani,
e alcuni
di questi erano caduti a terra.
-Alphys! Scusami, mi sono distratta un attimo... lascia che ti aiuti.-
Dopo pochi minuti tutti quei fumetti erano stati posti con attenzione
sul
pavimento. La scienziata ne prese uno e si avvicinò
all'amica.
-G-guarda, si leggono da destra a s-sinistra. L'inizio è
qui.-
-Oh... peculiare.- afferrò il manga, poi alzò
l'occhio verso Alphys. -Non ti siedi?-
-O-oh...-
Effettivamente per tutto il tempo era rimasta in piedi. Non era
abituata alla
compagnia di qualcuno e non aveva mai condiviso la sua passione con un
amico.
Ma ora stavano accadendo entrambe le cose, e per lei era una
novità. Doveva
semplicemente lasciarsi un po' andare.
Così si sedette vicino ad Undyne, e quella sorrise.
-Allora... in questo pezzo di storia gli umani avevano costruito dei
robottoni
giganti per combattere?! Pensi che durante quella famosa guerra ci
abbiano
battuto grazie a questi cosi? Non mi pare di aver sentito nulla del
genere dai
racconti dei vecchi...-
Il mostro giallo prima di parlare guardò la copertina del
fumetto. Mostrava un
robot di dimensioni colossali con una spada carica di energia. Dovette
stare al gioco.
-Uhm... n-nei resoconti successivi non sono p-più
presenti i robot, quindi
c-credo non li costruissero già più.-
-Tsk, stupidi umani. Beh, è interessante comunque.-
Sfogliò alcune pagine del manga, soffermandosi sovente a
leggere
delle vignette. E
all'improvviso, fece una domanda che Alphys non si aspettava.
-E... qual è il tuo pezzo storico preferito?-
Quella sgranò gli occhi e la fissò stupefatta.
-Uh... e-ecco...-
-Ho visto che sono divisi tipo in sezioni, questo che ho in mano ha lo
stesso
titolo di quell'altro laggiù.- indicò col dito
uno dei tanti volumi sparsi per
il pavimento. -Quindi, come si chiama il tuo preferito?-
Poi, notando il silenzio dell'interlocutrice aggiunse: -Non aver paura,
con me
ne puoi parlare-.
La scienziata strinse per l'ennesima volta le manine al petto. Vide il
cenno di incoraggiamento di Undyne e deglutì.
-S-si chiama... Mew Mew Kissy Cutie... è...-
Prima che
l'amica
potesse commentare
circa il titolo infantile cominciò a raccontare la trama
come un treno: -P-parla
di questa ragazza che al contrario d-di tutti gli altri ha delle
orecchie da g-gatto e per questo si sente sempre esclusa e m-messa da
parte, ma poi troverà lo stesso delle amiche e, e p-poi ha
questo
potere
grazie al quale r-riesce a controllare la mente di chi b-bacia e lo
userà per risolvere i suoi p-problemi e quelli degli altri,
c'è il triangolo a-amoroso e parla di amicizia e...-
Alphys non riusciva a fermarsi: le raccontò della
protagonista, del suo strano potere, delle sue nuove amiche,
dei suoi episodi preferiti. E
più continuava
più si sentiva a suo agio, libera finalmente di parlarne con
qualcuno che non
fosse il suo riflesso allo specchio.
Il suo viso mostrava emozioni
diverse in base a quale scena
descriveva, le braccia grassocce si muovevano come se stesse
recitando e
la coda
tamburellava leggermente a terra. Dovette più volte
sistemarsi gli
occhiali sul muso per evitare che cadessero.
L'altra la
ascoltò con
attenzione; si era calata talmente tanto nella storia che assumeva le
stesse
espressioni del mostro dinosauro, e se ogni tanto chiedeva qualche
particolare,
quello era prontamente spiegato dall'amica.
-N-non ti dico altro perché sarebbe
s-spoiler... uh-oh... ho... p-parlato troppo!-
-Ma che dici, ci siamo fatte entrambe una bella chiacchierata! Mi piace
questa
storia!-
-M-ma con i miei balbettii ci a-avremmo messo più di
un'ora...-
-Ahahah, Alphys ti ho già detto che non mi dà
fastidio!-
Undyne mostrò i denti affilati mentre sghignazzava
con allegria, e la
scienziata si ritrovò a ridere anche lei senza
rendersene conto.
I mostri, vivendo nel Sottosuolo, non avevano il cielo o il
sole come punti di
riferimento per capire che ora fosse; secondo l'orologio comunque era
ormai
sera tardi.
Le due amiche si scambiarono il numero di telefono prima di
salutarsi all'entrata ovest del laboratorio.
-Ciao Alphys, grazie di tutto. Ci possiamo vedere altre volte, no?-
-C-certo Undyne. Ci sentiamo.-
La leader delle guardie sorrise e si allontanò con
destrezza, diretta verso le Cascate. Alphys la
salutò con
la mano alzata
finché la sua figura non scomparì in mezzo alla
calda
nebbia che aleggiava perenne su Hotland.
Mentre rientrava dalla porta automatica ripensò a quante
emozioni le
aveva regalato quel pomeriggio, sia le positive che quelle meno
piacevoli.
Le meno...
Si bloccò, lo sguardo perso nel vuoto e un'idea che pian
piano si faceva strada dentro la sua mente.
Hotland! Il caldo! Posso
mettere un refrigeratore d'acqua per...
Dopo pochi secondi era già china sul suo tavolo da lavoro
per misurare con precisione la distanza tra la caverna e
il laboratorio su un foglio di prova.
Le
capitava spesso di passare la notte in bianco, ma questa volta non
l'avrebbe
fatto per colpa della depressione.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Phew,
e anche questo è andato. Grazie a tutti quelli che stanno
leggendo! Tanto per dire, ho fatto delle piccole modifiche nei primi
due capitoli, ma poca roba. Tipo segni di punteggiatura e maiuscole.
Sono pignola, che posso farci xD
Ci vediamo al prossimo capitolo!
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Capitolo 4 *** Nemmeno una parola ***
UT SOUL skipped beat capitolo 4
...E
nulla, capitolo 4!
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
4 - Nemmeno una parola
Alphys
e Undyne si incontrarono molte altre volte al laboratorio di Hotland.
Passavano tutti i pomeriggi a leggere manga al piano superiore, sedute
sul pavimento una a fianco all'altra, con decine e decine di volumetti
sparsi lì intorno che aspettavano solo di essere sfogliati.
Vi
erano momenti in cui leggevano per conto loro e sulla struttura regnava
il silenzio.
Lo stesso accadeva quando la scienziata attendeva con trepidazione il
parere dell'amica a proposito di un nuovo numero della serie a cui si
stava approcciando per la prima volta. Non osava fiatare
finché
il mostro pesce non
finiva il
capitolo e si rivolgeva ad Alphys per chiederle cosa ne pensava o avere
delucidazioni sulla storia.
Altri giorni capitò invece che
si
trovassero a leggere manga comici o comunque particolarmente
divertenti: in questi casi allora, loro stesse scherzavano sul fatto
che probabilmente le loro risate avrebbero potuto sentirsi fino a
Snowdin. Il mostro giallo con lei riusciva a ridere come mai aveva
fatto, le mani vicino alla bocca e i dentoni bianchi in bella vista. In
quelle occasioni si sentiva così leggera, spensierata.
Quando
Alphys parlava l'amica era sempre pronta ad ascoltarla con
interesse, non faceva mai osservazioni negative sulle sue passioni o
sul suo modo di parlare, era così gentile... Ma a quanto
pare
lei lo era di più per Undyne.
L'aveva ringraziata di tutta
ANIMA
per aver disposto quel refrigeratore d'acqua a metà strada
tra
Waterfall e il suo laboratorio, e cose come "È
squisito, Alphys" o "Sei gentilissima" riguardanti il suo gelato alle
alghe le aveva sentite ormai spesso. La scienziata non aveva
più dubbi, al mostro pesce il gelato piaceva davvero, lo
adorava. Più volte Alphys era salita di sopra a prepararne
altro
per darle una seconda porzione.
Anche alla guerriera
piaceva la sua compagnia; a prima vista poteva
sembrare solo nervosa e impacciata, ma ora sapeva che quando cominciava
a parlare di libri storici o scienza non riuscivi più a
fermarla. Non solo conosceva un sacco di cose, ma le piacevano da
matti. Sapeva tutti i segreti, tutti i dettagli possibili.
Era... analitica. Non per niente era diventata la scienziata
reale.
Ma forse per Undyne era
anche qualcos'altro.
Questa consapevolezza si
concretizzò in lei molte settimane dopo: era cominciato
tutto
mentre si stava
preparando per
incontrare Alphys alla
discarica, e si era
ritrovata di nuovo a dover
scegliere se mettere o no una benda per coprire l'occhio mancante.
Aveva guardato il suo riflesso con aria di sfida e ora la sua mente
stava viaggiando lontano.
Il mostro tarchiato non aveva affatto paura
di lei, il suo
comportamento in tutti i giorni passati ne era la prova. Era timida,
certo, ma era entusiasta di averla vicino.
Allora perché??
Mentre questa singola domanda le ronzava in testa portò
involontariamente una mano sulla cicatrice. Allora si bloccò.
Sono... io il problema?
Sono...
Undyne trattenne il respiro appena un pensiero si
insinuò bruscamente in lei.
Sono brutta.
Trasalì e digrignò i denti giallognoli.
COSA diamine sto
pensando?! Io sono a capo delle guardie reali, sono una guerriera! Non
ho debolezze, nemmeno una!
In quel turbolento fiume di pensieri la guerriera perse il controllo di
sé e l'area intorno a lei
cominciò a brillare di mille particelle sfavillanti,
dopodiché una lancia azzurra
si
materializzò
nella sua mano destra.
Un
solo occhio, il suo
unico occhio fiammeggiava nel suo riflesso: quell'immagine
la stava
mandando in bestia, non poteva sopportare quello che vedeva.
Alzò
quindi il braccio pronta a scatenare la sua
furia e distruggere quel dannato specchio che le si parava
davanti, ma poi si
calmò di colpo appena un altro pensiero le
attraversò la
mente.
Non voleva... apparire brutta agli occhi di
Alphys?
Abbassò lentamente il braccio e lo
riportò
sul fianco; la lancia magica sparì insieme all'aura di
energia
che si era creata poco prima.
Il mostro pesce
socchiuse la
bocca e fissò abbattuta il pavimento. Ora era consapevole
del
perché esitava ogni volta che doveva mettersi la copertura
sulla
cicatrice. Tuttavia ancora non capiva perché per lei era
così importante il giudizio dell'amica.
Scosse la testa e
squadrò la
serie di bende sparse sul comodino, poi prese la sua decisione.
Questa
volta non avrebbe messo proprio nulla.
...Stava forse cercando di
mettere alla prova la scienziata? No, non si abbassava a tanto. Voleva
solo
essere se stessa, così come lo era stata Alphys parlando di
storia umana o teorie scientifiche. Era deciso.
Quando uscì di casa un venticello leggero le
accarezzò le
scaglie vicino alla cicatrice, e capì di aver fatto la
scelta
giusta.
***
Per
quanto l'acqua non fosse così pulita, Undyne riusciva a
vederci
il riflesso delle lucine bianche che brillavano sopra di lei.
L'amica
stava tardando ad arrivare ma questo non la disturbava affatto; la
guerriera si fermava spesso ad ammirare la regione in cui
viveva, ogni suo elemento la riempiva di felicità e
la
faceva sentire a casa. Adorava la vista dei piccoli funghi che
crescevano qua e là in mezzo al terriccio scuro, i Fiori blu
che
emettevano di tanto in tanto le loro vocine registrate, le enormi
distese d'acqua e la temperatura semplicemente perfetta. Persino la
discarica non le dispiaceva: diverse volte andava a farci una visitina
per cercare armi da usare in battaglia, e raramente rimaneva delusa.
Quel giorno si era accordata con Alphys per vedersi proprio
lì.
Avrebbero cercato insieme non solo possibili armi ma anche libri di
storia umana. Il mostro dinosauro le aveva detto che tutta la sua
immensa collezione arrivava da quegli innocui mucchi di spazzatura
sparsi per la grotta.
Undyne era appoggiata con la schiena al muro
posto all'uscita e stava ancora osservando le torbide pozzanghere sotto
ai suoi stivali quando
sentì il rumore di passi in avvicinamento. La scienziata
slittò dunque accanto a lei e si chinò in segno
di scuse.
-S-scusa Undyne! Sono in r-ritardo!- ansimò.
La guerriera sorrise calorosamente. Non riusciva proprio ad arrabbiarsi
con Alphys, nemmeno volendo.
-Non importa, sta-...-
-Ho... ho fatto t-tardi perché... mi sono fatta in
un
f-foglio una scaletta di tutto quello c-che vorrei trovare!-
Il mostro giallo si morse il labbro inferiore. Un'altra bugia.
Possibile che non ne potesse fare a meno? Certo,
riguardava di nuovo l'ingrediente segreto del gelato che le preparava,
ma si
sentì in colpa lo stesso.
La verità è
che era
andata prima a fare scorta di alghe, e aveva dovuto cambiare camice una
volta tornata al laboratorio.
-Ahah, sei una tipetta organizzata!- rise Undyne.
Alphys portò le mani davanti alla gabbia toracica e
ricambiò timidamente la sua occhiata cordiale. In quel
momento
si accorse della cicatrice sul volto dell'amica.
Non ne rimase
sorpresa, pensò che non
era così diverso dal vederla con la sua solita benda
monocolore.
Guardandola per intero notò che era vestita come quando
l'aveva incontrata per la prima volta,
probabilmente per essere più comoda nel cercare oggetti alla
discarica. Anche la scienziata ci aveva pensato, ma purtroppo tutto
quello che aveva era una serie di camici tutti uguali...
-A-allora Undyne... possiamo cominciare a c-cercare in
questa zona?-
Vide per la prima volta la guerriera tentennare, ma durò una
frazione di secondo. Forse se l'era immaginato?
-Sì Alphys, proviamo nell'angolo a destra.-
Per una buona oretta stettero lì alla discarica, rovistando
con
forti movimenti del braccio e scavando con piccoli artigli nei cumuli
di spazzatura. Ad un certo punto, Undyne richiamò
l'attenzione
dell'amica: -Credo... di aver trovato un libro di storia, Alphys-.
-Oh, a-arrivo!- esclamò lei mentre raggiungeva il mostro
pesce.
-Hai già questo pezzo?-
L'altra afferrò il manga e lesse il titolo.
-S-sì, ma ho pochi capitoli di... questo p-pezzo di storia.-
-Cavoli, vorrei leggerli! Non posso credere che gli umani maneggino
delle spade così grandi!-
Effettivamente la copertina ritraeva un ragazzo umano dal ciuffo
sbarazzino con una lunghissima spada scintillante tra le mani.
-Se avessi anche io un'arma simile sarei imbattibile!-
continuò.
-P-pensavo tu combattessi con delle lance, Undyne.-
-Beh, sì... ma sai, qualche arma di riserva...!-
Alphys spostò lo sguardo prima sulla guerriera, poi sul
fumetto e viceversa, mentre un'idea le guizzava nella mente.
-Uh-uhm, e se... se provassimo a c-costruirne una? Posso f-fare il
progetto al computer e scegliere i m-materiali, ma mi servirebbero le
tue conoscenze s-sulle armi...-
L'occhio giallo dell'amica la osservò stupita, poi
scoprì i denti in un ampio sorriso.
-Dici sul serio? Sarebbe... fantastico!-
Disse queste parole mentre scuoteva le braccia in un impeto di
allegria, e il mostro dinosauro sorrise a sua volta; vederla
così felice le creava sempre una strana sensazione al petto.
Sia
chiaro, Undyne non si dimostrava mai triste o adirata con lei,
ciononostante ogni
volta che sorrideva sentiva quasi la sua ANIMA danzare.
Si
concentrò nel contarne i battiti, ma riuscì a
sentire la frase
della
guerriera appena in tempo.
-Ngahhh che forza! Alphys che ne dici se andiamo a casa mia? Dai, ti
voglio offrire qualcosa!-
-Oh! V-va bene, ti ringrazio.-
La casa di Undyne era vicinissima
alla caverna adibita a discarica, ma non risultava per niente sporca o
abbandonata a se stessa. Si trovava in fondo a una piccola grotta
dalle tonalità bluastre, tipiche della regione delle
cascate. Da
fuori sembrava la caricatura di un grosso pesce arrabbiato: i muri
rotondi erano decorati da finte scaglie lilla e celesti, in cima si
ergeva una lunga cresta seghettata e ai lati spuntavano due pinne
pettorali. Gli
occhi erano rappresentati dalle finestre, e si entrava ovviamente dalla
"bocca".
Era la prima volta che il mostro pesce la
invitava a casa, e Alphys la trovò deliziosa; viveva da anni
nel
laboratorio di Hotland e le mancava questo senso di accoglienza e
semplicità.
La porta si aprì come a imitare dei denti appuntiti che si
dischiudono e l'amica si voltò verso la sua
ospite.
-Prego, entra pure!-
-P-permesso...- mormorò lei.
Fintanto che la scienziata varcava la soglia della sua abitazione,
stava già spostando gli
occhi
su ogni particolare della stanza in cui si ritrovò. Era
una grande cucina con un tavolo arancione sulla destra. Ma in quel
momento la incuriosì quello che vide sul lato opposto.
-Undyne, q-quello è un pianoforte! Sai suonarlo?- chiese lei
facendo alcuni passi in quella direzione.
-Beh, sì. Ogni tanto mi diletto nella musica.-
Le due amiche si lavarono le mani nel lavello, dopodiché la
guerriera fece accomodare Alphys al tavolo. Trafficò sul
ripiano
della cucina per poi porgere alla scienziata un bicchiere colmo di un
liquido giallo-trasparente. Quella prese il bicchiere e
guardò la leader delle guardie sorpresa.
-Oh, questa... è c-cedrata?-
-Eh sì, mi ricordavo ti piacesse!-
-G-grazie!-
Dopo aver bevuto la sua cedrata, il mostro più basso
studiò di nuovo la stanza con lo sguardo, questa volta
concentrandosi sui colori. Il pavimento era a scacchi gialli e grigi,
accanto ai mobili della cucina vi era una porta celeste e il muro era
ricoperto da una carta da parati davvero singolare.
-U-Undyne, quel disegno sul muro è b-bellissimo!-
In quel - seppur breve - lasso di
tempo
Undyne era rimasta stranamente silenziosa, e a quel commento il suo
occhio la fissò sbalordita.
-Oh, sono solo... pesci rosa su un fondo azzurro...-
-Mi p-piace la tua casa. Vivere al laboratorio è
c-così
diverso...- Alphys diede voce ai suoi pensieri mentre accennava un
sorriso.
La guerriera strizzò l'occhio amichevolmente. Alle sue
spalle c'era un'altra
cosa che aveva attirato la sua attenzione, per cui si
azzardò a fare una seconda domanda.
-Hai... u-un frigorifero? Pensavo n-non ti piacessero le cose fredde.-
-In effetti... non lo uso quasi mai.-
Come un lampo il mostro dinosauro ebbe un'altra idea. Non c'era da
stupirsi, essendo una scienziata era normale che cercasse sempre
soluzioni per facilitare la vita di tutti i giorni. E in questo caso
avrebbe anche potuto aiutare Undyne.
-C-che ne dici se lavorassi al circuito d-del tuo frigorifero? Posso
f-fare in modo che scaldi i cibi i-invece di raffreddarli.-
Quella rimase senza parole. Aveva ancora un'espressione sbigottita
mentre rispondeva: -Alphys, sei sicura...? Non vorrei farti lavorare
troppo a causa mia-.
-N-non c'è nessun problema per me, Undyne. Farei finalmente
q-qualcosa di diverso, a-aiutarti mi renderebbe felice...-
disse
ad alta voce l'ultima parte senza volerlo, e arrossì
violentemente.
L'amica scoprì i denti acuminati e la guardò con
estrema dolcezza.
-Oh Alphys, sei così carina.-
Alphys si irrigidì, la bocca semichiusa e le guance
squamose in
fiamme. Era come se la sua ANIMA avesse appena fatto una capriola
dentro al suo petto.
Gentile. Intende solo
gentile.
Nonostante questa mezza convinzione, si ritrovò a stuzzicare
con le dita un lembo del suo camice con fare imbarazzato.
Il mostro pesce parlò dopo una lunga pausa, indicando il
manga
appoggiato sul tavolo: -Se vuoi possiamo leggere quel libro che abbiamo
trovato-.
-O-oh, certo, va bene.-
***
Vedere le sue mani muoversi
così delicatamente sembrava
incredibile, chiunque sarebbe rimasto di sasso una volta scoperto che
quel mostro fosse una guerriera. Ma ad Undyne
veniva così naturale, per lei suonare era un hobby
rilassante e
sapeva bene che doveva andarci piano per creare la melodia
perfetta. In fondo, era come lottare con quei tasti bianchi e neri, una
sfida
pacifica che non voleva assolutamente perdere.
Mentre le dita scivolavano mute sulla tastiera del pianoforte
si perse ad
ascoltarne la musica, e sperava che anche questa, oltre ai suoi
successi in battaglia, potesse riempire di speranza i mostri del
Sottosuolo.
Dopo alcuni minuti si fermò e respirò
profondamente. Quel
pomeriggio era stato davvero insolito.
Non era sicura di essersi
comportata troppo bene con Alphys; era la prima volta che si trovava a
esitare di fronte a lei o rimanere in silenzio senza sapere cosa dire.
Aveva il timore che la scienziata le chiedesse della cicatrice,
eppure...
Sbatté le palpebre mentre ogni singolo momento di quella
giornata le scorreva nella mente come un treno.
Già, l'amica non aveva fatto alcun commento al riguardo.
Nemmeno una parola. Era davvero come l'aveva descritta.
Così carina.
...e la sua ANIMA perse
un battito.
Fu un istante, ma Undyne lo percepì chiaramente;
portò la mano sinistra sul petto, frastornata da
quella
sensazione completamente nuova per lei.
Non... può
essere la stanchezza, io stanca per un incontro con un'amica?!
Aggrottò le sopracciglia e, ancora in preda alla confusione,
ripensò
a quel preciso momento:
-Oh Alphys,
sei così carina.-
Voleva
dire ad Alphys che era davvero gentile,
allora perché fra tutte le parole che poteva usare aveva
scelto proprio quella? Possibile che per Undyne lei
fosse...
Allargò l'occhio sano, meravigliata dai suoi stessi pensieri.
...fosse adorabile?
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Comincia a vedersi un
pattern, uh? Anche più di uno... eh-ehm! A parte questo,
ringrazio chi sta solo leggendo e anche la mitica Spirietta che mi ha
recensito la storia! Spero gradirai anche questo e i prossimi capitoli.
Eeee niente, vi saluto! To be continued...
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Capitolo 5 *** Dannatamente carina ***
UT SOUL skipped beat capitolo 5
Batti cinque, nuovo capitolo!
(Sans levati proprio xD)
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
5 - Dannatamente carina
Il
laboratorio si inondò di luce. La coperta fu spinta da una
parte
mentre il mostro poggiava i piedi sul pavimento e scendeva dal suo
letto. Con
un movimento sgraziato della gamba premette un pulsante situato sulla
sponda e in pochi secondi il letto diventò un grosso cubo
azzurro, dalle facce perfettamente lisce e lucenti.
Alphys si
lasciò andare a un lungo sbadiglio. Si stropicciò
gli
occhi e avanzò
a tentoni verso il comodino per
raggiungere i suoi occhiali rotondi. Una volta adagiati sul
muso,
afferrò il telefonino lì accanto e le venne un
colpo
quando lesse l'ora sul display.
-Oh n-no, le 11 passate! Ho dormito t-troppo!-
Scese le scale mobili con talmente tanta frenesia che saltò
anche alcuni gradini, e arrivò con l'ANIMA a mille al piano
terra.
Aveva ancora il cellulare in mano quando allungò
l'altro
braccio per prendere la prima cosa che le capitava dal frigorifero. Si
spostò davanti alla sua scrivania e appoggiò il
telefonino vicino alle miriadi di fogliettini e tazzine che
riempivano la
superficie del tavolo. Stette davanti al monitor spento del computer
per diversi secondi, mentre trangugiava spedita la coppetta di frozen
yogurt e altrettanto velocemente rimuginava su tutti i compiti
arretrati da svolgere.
Il fatto che il cellulare squillò all'improvviso non
aiutò certo a calmarla; posò sulla scrivania la
coppetta
e afferrò riluttante il dispositivo, dopodiché
respirò a fondo e rispose con le mani tremanti.
-P-pronto?-
-Ciao Alphys! Sono Undyne. Tutto bene?-
-C-ciao Undyne, sì, t-tutto bene, io s-stavo...-
balbettò il mostro giallo agitata come non mai.
-Oh, scusami,
disturbo?-
-Stavo, s-stavo lavorando! Ma... n-non mi disturbi affatto Undyne,
a-anche se lavoro!- nel momento in cui pronunciò quelle
parole i suoi artigli minuti strinsero un pezzetto del suo
pigiama arancione.
-Sicura? Ecco, ti
chiamavo proprio per chiederti quando avevi bisogno di me. Per la
spada, sai.-
-Oh, c-certo! Ci sto a-ancora lavorando al PC, magari ti chiamo
q-quando ho finito...- la voce si spense appena si rese conto di
essersi messa nei guai.
-Va bene, Alphys! Allora
aspetto la tua chiamata. Ciao, ci sentiamo!-
-C-ciao Undyne... ciao...-
Allontanò meccanicamente il telefonino dall'orecchio solo
quando
Undyne chiuse la chiamata.
Non solo ne aveva sparata un'altra delle
sue, ma si era data un impegno che non era sicura di riuscire a portare
a termine. Come le era venuto in mente di dirle che l'avrebbe
richiamata
lei?
Sono timida, ansiosa, non
so nemmeno
se avrò il coraggio di digitare il suo numero, anche
perché le ho mentito di nuovo, non sto
affatto
lavorando, mi sono svegliata tardi, sono ancora in pigiama, sono...
sono
senza speranza.
Chiuse gli occhi e chinò il capo. Si sentiva a pezzi, come
se
non avesse affatto dormito per dodici ore filate. La certezza
di
essere una sporca bugiarda le
infiammò il petto, e non nel senso buono. Ripensandoci,
negli
ultimi tempi la sua ANIMA...
Ma quel pensiero le scappò via dalla mente così
come era
venuto.
Riaprì gli occhi; davanti a lei vi era ancora lo
schermo
nero del computer. Non era capace a controllare la sua bocca
quando
stava per dire fandonie, ma in qualche modo poteva sempre rimediare
iniziando subito a lavorare.
Finì in fretta e furia la coppetta di frozen yogurt,
indossò uno dei suoi soliti camici grigiastri e
iniziò il
progetto della spada al PC. In circa due ore riuscì a creare
una
bozza su un programma di modellazione 3D abbastanza rudimentale.
Inoltre, si era
trascritta con cura le misure della spada tenendo bene conto di come
Undyne la desiderava.
Anche con i materiali non ebbe alcun problema, sapeva quali venivano
utilizzati per armi del genere nonostante lei non avesse mai combattuto
prima.
Ecco. Ora...
Alphys inghiottì la saliva, conscia di quello che ora doveva
essere fatto.
Spostò il muso alla sua sinistra,
lì sulla
scrivania dove il telefonino era rimasto tutto il tempo. Come aveva
immaginato, non riuscì nemmeno a muovere il braccio verso di
esso per prenderlo. Lei e Undyne erano amiche da mesi, ma la
piccola scienziata era riuscita a telefonarle solo un paio di volte.
Stette così immobile sulla sedia girevole a fissare il
dispositivo, mentre mille pensieri le affollavano la testa. Poteva...
spiritualmente scusarsi della bugia facendo alla guerriera
una
sorpresa?
Certo! Sì,
è una bella idea!
In una manciata di secondi era già al piano superiore,
intenta a
lavorare al progetto del frigorifero. Ora era indubbiamente
più
serena di quella mattina, ma ogni tanto, tra una linea fatta a matita e
una formula complicata, si ricordava che in qualche modo alla fine di
tutto avrebbe dovuto chiamare il mostro pesce.
I minuti passavano e Alphys era ancora china sul tavolo a lavorare con
impegno quando trasalì alla vista di quello che aveva
combinato
sul foglio. Nei margini aveva scribacchiato, con decisamente ben poca
eleganza,
possibili frasi che avrebbe potuto dire alla guerriera una volta che
l'avrebbe sentita al telefono:
"Ciao Undyne, ho
lavorato anche al progetto del frigorifero, ti prego perdonami per
averti mentito!!!"
"Ciao, indovina un po',
ho fatto
anche il progetto per il circuito del frigorifero! Non mi odi vero...?
E comunque per la spada..."
"Ciao sono Alphys, ho
una sorpresa
per te, ho lavorato sia alla spada che al frigo, oh, mi piacerebbe
vedere il tuo sorriso ades-..."
Il mostro dinosauro diventò scarlatta dalle punte dei piedi
alla cresta che le incorniciava la testa.
-Oh mio dio! Ma cosa ho scritto?!- esclamò ad alta voce, il
tono così acuto da sembrare uno squittio.
Afferrò la gomma e cominciò a cancellare
cautamente - per
quanto le era possibile, visto l'imbarazzo - quelle frasi assurde,
facendo attenzione a non rovinare il foglio.
Dopo un'altra mezz'oretta di duro lavoro finì, almeno in
parte,
anche quel progetto. Ora era davvero arrivato il momento di chiamare
Undyne; il fatto che le avesse mentito non le pesava più
così tanto, ma quelle frasi ridicole che aveva scritto senza
accorgersene la resero piuttosto nervosa.
Tornò al piano
terra e raggiunse il telefonino. Molto, molto lentamente
digitò
ogni singola cifra e premette col dito il tasto "chiama".
Solo qualche squillo a vuoto e poi...
-Pronto?-
Oh mio dio. Respira
Alphys, non è nulla di spaventoso o strano.
-C-ciao... Undyne, sono A-Alphys. Sono... s-sono riuscita a fare una
bozza d-della spada...-
-Davvero? Grandioso!!-
dalla voce sembrava davvero contenta. Bastò questo alla
scienziata per farle sciogliere l'ANIMA.
-S-sì, se vuoi possiamo, uh-uhm... lavorarci qui al
l-laboratorio questo pomeriggio... beh, a-adesso.-
-Certo, Alphys! Corro
subito da te! A tra poco!-
Si interruppe così la telefonata. La leader delle guardie
probabilmente era corsa a prepararsi perché non stava
più
nelle scaglie dalla felicità. Alphys dal canto suo sentiva
ancora quel piacevole calore alla sinistra del suo petto, e non si
trattenne
dal fare due o tre goffe piroette con il cellulare tra le mani e gli
occhi strizzati.
Il tenero sorriso che aveva sul volto durò
fino
a che non si ricordò con un sobbalzo di dover sistemare il
laboratorio per l'arrivo di Undyne.
***
Le
due ante della porta automatica si spostarono di lato appena la
guerriera giunse all'entrata del grande edificio color crema.
-Permesso?-
-Undyne, e-entra pure! Non stare lì fuori al c-caldo!- disse
il mostro giallo
dall'altro capo della stanza, e senza indugi trottò veloce
per accogliere l'amica. Quest'ultima quindi entrò e
avanzò di qualche
passo verso la console gigante.
-V-vuoi che ti dia un po' d-di gelato?- chiese Alphys appena fu davanti
a lei.
-Ahah così mi vizi Alphys... sicura che non sia un problema?-
-A-affatto.-
-Allora non posso rifiutare! È troppo buono!- Undyne
scoprì i denti affilati.
Era solare come al solito.
-A-arrivo!-
Ormai era una sorta di routine; ogni qualvolta che il mostro pesce la
andava a
trovare lei saliva di sopra e ritornava al piano inferiore con una
coppetta di
cremoso gelato rosa. Lo snack perfetto dopo aver passeggiato per
Hotland, no?
E infatti eccola che ritornava, la sua figura grassottella dritta sopra
i gradini
della scala mobile, il gelato che portava splendente come il suo camice
bianchissimo.
Fintanto che le porgeva la coppetta, la guerriera non riuscì
a tenere a freno la
lingua: -Oh, ma guardati... grazie Alphys, sei tanto carina-.
La reazione dell'altra fu immediata: chiuse le manine e
abbassò il muso, ma la
coda tradì la sua timidezza poiché
iniziò a ondeggiare da destra a sinistra,
come a voler ringraziare delle belle parole.
Quando Undyne l'aveva
invitata a
casa la prima volta l'aveva pregata di andarci piano con il lavoro, per
cui la
scienziata le aveva promesso che si sarebbe data una settimana di
riposo. In quei giorni si erano incontrate di nuovo alla
discarica
e l'amica sembrava averci preso gusto a farle quel complimento appena
si
salutavano. Dal contesto non pareva intendesse sempre solo "gentile",
per questo Alphys non sapeva mai cosa dire. Aveva sempre creduto di
essere
brutta... e bassa, e grassa.
Tuttavia la guerriera aveva raggiunto un
traguardo incredibile:
l'aveva fatta sentire speciale. Con lei accanto, i suoi difetti
sembravano
evaporare come l'acqua sotto il sole cocente che aveva visto nei suoi
anime in
VHS.
-Sono pronta Alphys, dimmi come posso aiutarti!-
Alzò la testa e constatò con stupore che l'amica
aveva già finito di mangiare.
-S-sì Undyne, prima dovresti dirmi c-come posso ottimizzare
la forma e...-
Così la prima mezz'ora la passarono davanti allo schermo del
computer, con una che dava le indicazioni e l'altra che modificava lo
scheletro del modello in base ad esse, un click dopo l'altro.
Successivamente,
iniziarono con il lavoro manuale; si erano sistemate sul
pavimento, proprio davanti alla scrivania del piano terra,
così
che potessero consultare il progetto digitale senza problemi. I
materiali erano pronti dentro a degli scatoloni già da prima
dell'arrivo di Undyne: ovviamente era stata Alphys a trasportarli fin
lì dal laboratorio sotterraneo. Aveva inoltre preso degli
utensili dal piano superiore, in questo modo avevano tutto il
necessario a portata di mano.
Da un pezzo già esistente di
acciaio plasmarono la forma definitiva della lama, poi prepararono la
guardia di ferro e il manico di cuoio. Quando anche l'ultima sezione fu
saldata, il mostro ceruleo sollevò la spada cautamente e la
impugnò con un ghigno di soddisfazione sul volto.
-Ma che forza! È fantastica!-
Si mise in posa con la spada sulla spalla destra e la scienziata
unì le mani mentre socchiudeva la bocca in un timido ma
sincero
sorriso.
-Lo è...! U-Undyne, farai scappare via dal terrore o-ogni
essere umano a-anche solo impugnandola!-
Quella abbassò l'arma davanti a sé e
passò lentamente le dita sulla lama brillante.
-Beh, il mio obiettivo non è farli scappare, ma in ogni
caso... non credo che la userò in battaglia.-
-O-oh...-
Undyne alzò l'occhio e la guardò.
-Non fraintendere, è venuta che è una meraviglia!
Ed
è proprio per questo che preferisco non usarla in una vera
battaglia, non voglio rovinarla. La terrò con cura a casa
mia.-
Alphys a quelle parole si rilassò. Per un attimo aveva
temuto il
peggio, aveva creduto che la guerriera non avesse gradito il risultato.
-Scusami Alphys. Non ti ho ancora ringraziata.-
Lei la fissò con stupore.
-P-per la spada? A-abbiamo contribuito entrambe a r-renderla quello che
è, non ho f-fatto tutto io...-
-Ma hai avuto tu l'idea e hai iniziato tu il progetto. Io di computer
non ci capisco nulla! Per questo...- chinò il capo appena
percepì le sue gote andare in fiamme. -...ecco... grazie
Alphys,
sei una grande amica per me. Mi sono divertita oggi, sai!-
All'ultima frase la guardò di nuovo: l'occhio giallo
dardeggiava
di una nuova luce, una che il mostro dinosauro non le aveva mai visto
addosso.
-A-allora... come posso dirti che ho l-lavorato anche al progetto del
f-frigo?-
Portò in un lampo le mani sulla bocca, ma ormai aveva
parlato.
Non faceva altro che sbagliare! Non era questo il modo e il luogo
adatto per svelare una sorpresa, e forse non avrebbe mai dovuto
considerarla tale sin dall'inizio.
Ma soprattutto non voleva fare la
figura di una che
cerca gli elogi, lei non era affatto di quello stampo.
Stupida, stupida!
In quel frattempo, Undyne aveva posato la spada a terra e stava
avanzando
verso l'altra a carponi. Il movimento fu graduale e quando
Alphys
se ne accorse era ormai troppo tardi, la sua ANIMA era già
impazzita e la sua cassa toracica sembrava implorare pietà
per
via dei battiti martellanti.
Abbassò le manine e
spalancò
gli occhi; il viso della guerriera si fermò a qualche
centimetro
dal suo, le si vedevano tutte le scaglie celesti e ogni singola ciglia
dell'occhio sano.
Una scaglia, due
scaglie...
-Alphys...-
Non aveva mai sentito il suo nome pronunciato con
così tanta
serietà dalla sua amica.
Dodici, tredici,
quattordici...
La sua coda sembrava congelata al pavimento, le pupille erano due
minuscoli pallini
neri e piccole gocce di sudore cominciarono a scivolarle lungo la
faccia.
Ventinove, trenta...
-Sei dannatamente carina...-
Un brivido.
...e la sua ANIMA perse
un battito.
La scienziata sussultò, alquanto stranita da quella
sensazione,
quando Undyne all'improvviso sollevò un braccio e
sfregò
la mano stretta a pugno sulla testa dell'amica, cominciando a ridere a
più non posso e inducendo l'altra a seguirla poco dopo.
-...Ma mannaggia a te, ti avevo detto di non lavorare troppo! Ahahahah!-
Lei strizzò gli occhi mentre sentiva le proprie squame
riscaldarsi in reazione al forte contatto con quelle dita cerulee, e
riuscì a balbettare solo parole sconnesse mentre rideva:
-S-scusa! Ahahah... Undyne... b-basta... ahahah...!-
-Eh no, ora dovrai subire la mia ira! Ngahhhh!-
Il mostro più alto strofinò con forza la mano
vicino alle punte smussate della
cresta della scienziata, come se stesse arruffando dei capelli
immaginari.
-Ahah... ti p-prego... basta! Ahahah, Undyne!-
Le loro risate risuonarono per tutta la struttura, ma ad un certo
punto, senza preavviso, una delle due scattò all'indietro.
-...Alphys, ho... preso la scossa!-
-U-uh?!-
Alphys aprì gli occhioni e vide Undyne seduta accanto a lei
con un'espressione sorpresa.
-Oh... o-oh mio dio, ti ho fatto m-male?-
-No, tranquilla, ma... è questo il tuo potere magico,
Alphys?
Generi elettricità?-
Il mostro dinosauro annuì.
-Non... n-non lo uso con regolarità, p-per certi versi lo
trovo
d-difficile da controllare. ...S-sicura che non ti abbia f-fatto del
male?-
L'altra la stava fissando ancora attonita con l'occhio spalancato, ma
poi si ricompose e
mostrò i suoi dentoni giallognoli.
-Ahah, stai tranquilla, sto benone. Il tuo tipo di magia è
una figata pazzesca!-
-Ti d-devo un favore...-
-Alphys!! Niente lavori, ok? Ahahah!-
-N-no, pensavo...-
Le guance di Alphys si colorarono di rosa mentre osservò per
un nanosecondo la grande console alle spalle della guerriera.
-C-che ne dici di... guardare dei f-film storici sugli umani? A-abbiamo
sempre solo letto l-le versioni cartacee...- alzò il muso e
continuò timidamente: -T-tu avevi detto... che avresti
voluto
v-vederli, no?-
Il suo sorriso si fece ancor più ampio.
-Certo! Sì, mi piacerebbe!-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
...E per la terza volta mi
ritrovo a correggere la "lista" dei mostri del capitolo 1... mannaggia.
Oh salve, siete qui! xD Siamo alla seconda metà della
fanfiction, ed è la mia preferita =3 Quindi sì,
il capitolo 8 sarà l'ultimo. Ringrazio chi sta solo leggendo
(siete tantissimi. WOW.) e ovviamente lo straordinario (? xD) Aesingr
che mi ha recensito i primi 4 capitoli.
Ci vediaaaaamo!
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Capitolo 6 *** Tutto grazie alla mia ANIMA ***
UT SOUL skipped beat capitolo 6
Nuovo
capitolo?! Ohhh yes! =D
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
6 - Tutto grazie alla mia ANIMA
-Grazie
Alphys, sei la migliore!-
Così le disse Undyne
appena finì di lavorare al frigorifero.
Una volta
accertato
il funzionamento della componente elettrica avevano fatto
diversi test, e ora il risultato era quello sperato: i cibi non
si
raffreddavano più, ma accadeva il contrario. Esattamente
l'effetto che serviva ad Undyne.
Tuttavia, nessun
effetto avrebbe potuto eguagliare quello
che ebbe il sorriso della guerriera su Alphys, proprio nel
momento
in cui capirono di aver centrato l'obiettivo e l'aveva guardata
trionfante. Il viso del mostro dinosauro era diventato immediatamente
color cremisi e
le era sembrato di avere tanti Whimsun svolazzanti nello stomaco.
Quando la scienziata era andata a trovare l'amica a casa per sistemarle
il frigorifero le due guardavano
anime già da settimane, e per molti mesi ancora si
incontrarono per proseguire la visione di quei cartoni un po' comici,
un po' di avventura. Ogni tanto capitava ancora che
leggessero le versioni a fumetti, o che si ritrovassero a
cercare
armi e volumetti alla discarica, ma in quell'ultimo periodo si
dedicarono maggiormente alle trasposizioni animate.
Il mostro pesce - la quale
credeva sempre fossero effettivi documenti storici sugli umani - si
stava appassionando tantissimo a quel mondo ed era evidente.
Nel
tardo pomeriggio di una giornata come tante nel Sottosuolo si era
levato un grido dal laboratorio di Hotland.
-NGAHHH non può finire così! Ti prego dimmi che
non finisce così!!!-
Undyne si girò verso l'amica, il braccio teso in direzione dello
schermo gigante e un'espressione di pura indignazione sul volto.
-U-Undyne...- proferì timidamente Alphys, e il tono della
guerriera si fece subito meno irruente.
-Alphys... tu l'hai già visto? Dimmi che non finisce
così!!!-
Il mostro giallo sapeva bene che non era arrabbiata con lei, e in fondo
capiva perfettamente come ci si sentiva.
-Undyne, è u-un... classico c-cliffhanger...-
spiegò pazientemente.
-Ma non possono fare queste cose! Io voglio... aspetta, cosa?- l'occhio
giallo la guardò perplessa.
-C-cliffhanger... quando interrompono u-una narrazione con un
p-plot-twist...- la voce si ridusse ad un sussurro quando un brutto
pensiero si insinuò in lei.
Lo sguardo interrogativo di Undyne scomparve, e questa
sospirò.
-Scusami per aver alzato la voce. Questi filmati sono coinvolgenti,
dannazione!- ne seguì il suo solito sorriso da squalo, a cui
l'altra rispose con un semplice cenno del muso.
Senza dire una parola si alzò dal divano e si
avvicinò
alla tastierina della console, e con un singolo pulsante mise in pausa
la puntata giunta ormai al termine, interrompendo così la
sigla
di chiusura dell'anime. La guerriera si alzò a sua volta e
avanzò verso di lei.
-La prossima volta... continuiamo da qui, vero?- si azzardò,
l'ANIMA a un ritmo stranamente sostenuto.
Il mostro giallo si voltò e annuì, il suo
sorrisino era
mesto ma l'amica non lo notò. Invece, si
concentrò
sull'enorme schermo della console; ora che era stato cambiato l'input,
esso mostrava di nuovo filmati in tempo reale di ciò che
riprendevano le telecamere nascoste sparse per il Sottosuolo.
Quando
nella
riproduzione casuale apparì - tra gli altri - uno scorcio di
Waterfall, ad Undyne balenò in testa un'idea.
-Alphys, odio chiedertelo ma... ti andrebbe di aiutarmi a inventare
nuovi puzzle per la regione delle cascate? Odio i puzzle, non sono
affatto brava...-
La buttò lì tutta d'un fiato e
restò qualche istante ad aspettare la risposta dell'amica,
ma
venne accolta solo da un silenzio di tomba.
Distolse l'occhio dallo
schermo e incontrò il volto pallido della scienziata.
-Alphys...?- fece lei.
Ma quella annuì di nuovo banalmente.
-Alphys! Parlami, sei forse arrabbiata con me?! Dimmelo se ho fatto
qualcosa di sbagliato!-
Alphys trasalì e si affrettò a rispondere:
-N-no... non
sono a-arrabbiata. E c-comunque ti aiuto volentieri, l-lo sai-.
-Così mi fai preoccupare, accidenti! Ricorda, non aver
timore di parlare
con me. Qualunque sia il problema. Ok?-
Il mostro dinosauro dette qualche colpetto al bottone del camice con i
suoi artigli mentre parlò: -V-va bene...-
E questa fu forse la peggior bugia che avrebbe potuto dire.
Sì,
aveva paura. Non avrebbe mai potuto informare Undyne dei suoi segreti
più bui. Non voleva perdere per sempre la sua amicizia, le
sue
battute scherzose, i suoi complimenti, il suo sorriso...
Quando nella sua mente cominciarono a farsi strada prepotentemente
vecchi ricordi sugli Amalgamati ebbe un brivido e scosse la testa. Non
era questo ciò che l'aveva turbata qualche minuto fa, non
doveva
lasciarsi sopraffare da quei brutti pensieri.
-T-ti aiuterò, Undyne. Domani posso s-studiarmi qualche
puzzle e poi p-possiamo prepararli insieme alle C-Cascate.-
La guerriera studiò attenta l'espressione dell'amica, poi si
rilassò.
-Ti ringrazio, Alphys. Sei tanto carina. Non esagerare col
lavoro, ok? Se hai problemi chiamami pure.-
***
No! Così non
va bene! Da capo!
-Undyne, come stai o-ogg-... argh!-
Strinse le mani e squadrò la Alphys nello specchio.
Smettila! SMETTILA!
-Ciao Undyne, come s-sta-... umpf!-
No!!
-Smettila, s-smettila di balbettare!!-
Niente da fare. Non riusciva proprio a evitare quel suo difetto di
pronuncia. Per colpa dei suoi stupidi balbettii del giorno precedente
Undyne non aveva capito i termini che aveva tentato di spiegarle, e
questo l'aveva fatta stare malissimo: non bastavano le bugie, ora ci si
metteva pure quello a farla sentire a disagio quando parlava con la sua
cara amica.
Lo sguardo nel riflesso da alterato si fece malinconico.
Forse se provava lentamente...?
-Si... chiama... cliff-... h-hang-... no!!-
Perché?
Perché??
Sbatté le palpebre, dopodiché respirò
profondamente. Questa volta si concentrò sul battito della
sua ANIMA.
-Undyne...- deglutì. -Si chiama... cliff-... hanger...-
Inspira, espira.
-...Quando... ci sono... plot... twist... che interrompono... la
narrazione.-
Non si era nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi, e li
riaprì di scatto.
Nemmeno uno! Nemmeno un
balbettio in un'intera frase!
-Forse devo... respirare... meglio?-
La sua coda iniziò un lento movimento ondulatorio mentre la
scienziata sorrise alla sua controparte nello specchio.
Sì!
Sì, posso farcela!
Cinse il torace con le braccia come al suo solito e la sua mente
passò a tutt'altri pensieri.
Ora doveva tornare alla sua
postazione di lavoro situata al piano superiore, così
avrebbe potuto riflettere su quali puzzle inventare per la regione
delle cascate.
Stava per incamminarsi verso la fine di quella stanza
scura e lugubre - caratteristiche di tutto il laboratorio sotterraneo
del resto - ma si bloccò immediatamente. Nello specchio vi
era, oltre al suo, il riflesso del lungo tavolo posto dietro di lei.
Sopra di esso si trovavano moltissimi vasetti contenenti ognuno un
singolo piccolo Fiore Dorato: i prototipi per le sue vecchie iniezioni
di DETERMINAZIONE.
Quella visione le scatenò qualcosa
dentro, e di colpo seppe cosa fare.
***
Undyne si chinò accanto al
mostro dinosauro e osservò con curiosità
ciò che le stava indicando.
-E-ecco, questi sono i Semi Ponte. Una volta che quattro di essi si
allineano in acqua, i fiori sbocciano tutti insieme e p-possono essere
calpestati. Conta che ogni fiore ricopre una superficie di circa mezzo
metro.-
-Geniale... e possiamo rendere accessibile la zona seguente solo
attraversando questo ponte di fiori.-
La leader delle guardie mosse una mano davanti a lei e
sfiorò uno di quei semi rosa che giacevano al suolo, e
Alphys continuò: -Secondo te può funzionare?-
L'interlocutrice si voltò e guardò l'amica
raggiante.
-È un'idea fantastica! Come possiamo procedere?-
Quella ammiccò e proseguì con la sua idea, stando
sempre attenta ad ascoltare i battiti veloci della sua ANIMA.
-P-pensavo... potremmo usarli in questa parte della caverna per la fase
facile del puzzle, e poi farne una seconda più difficile
dopo.-
La tecnica dei battiti sembrava funzionare; ogni tanto le sfuggiva
ancora un balbettio qua e là, ma questo perché
non poteva permettersi di parlare lentamente in una normale
conversazione. Col passare del tempo forse sarebbe riuscita a ottenere
lo stesso risultato anche senza l'aiuto della sua ANIMA.
-Guarda, Undyne.- chiamò la scienziata zampettando fino a
pochi centimetri dal ruscelletto che le separava dal resto della
grotta. -Qui s-sembra l'ideale per il primo ponte. Misuriamo la
distanza?-
E effettivamente le due sponde distavano tra loro due metri, la misura
perfetta per i quattro Semi Ponte.
La prima fase del puzzle fu
completata, e le due passarono quindi alla seconda. Questa richiese
molto più tempo e lavoro poiché l'area era
decisamente più vasta: la zona principale - circondata in
due lati dall'acqua cristallina - era composta da
una lunga distesa di sabbia umida, con alcuni funghi che sbucavano in
mezzo ai granelli bluastri.
Alphys stette a lungo a misurare ogni
centimetro della caverna, e con l'aiuto di Undyne modellò la
sabbia nella parte che conduceva alla fine della stessa, creando un
motivo geometrico che potesse confondere gli umani che giungevano fin
lì.
-Alphys ho un'idea, potrei mettere un cartello in quell'isolotto
laggiù appena posso, tanto per innervosire gli umani che
riescono a leggerlo!- aveva detto la guerriera prima di mostrare i
denti acuminati.
L'amica aveva seguito il suo sguardo fino alla fine della grotta,
proprio dalla parte opposta a dove si trovavano, e aveva commentato:
-È proprio dal lato o-opposto a dove bisognerebbe andare per
proseguire. Pensi che gli esseri umani siano così...?-
-Ahahah non solo sono scemi, ma sono anche dei gran curiosoni. Gli
farò perdere del tempo prezioso con questo scherzetto!- e
aveva cominciato a sghignazzare, le mani sui fianchi e la coda di
capelli che si scompigliava a ogni fremito della testa cerulea.
Alla fine anche quel puzzle più complicato fu sistemato.
Undyne si guardò attorno per ammirare il lavoro, e la sua
ANIMA si inondò d'allegria.
-Ngahhh ma è strepitoso! Grazie per avermi aiutato, Alphys!-
-Oh, non è nulla, davvero...- rispose lei timidamente.
La guerriera si sedette sulla sabbia e con un cenno invitò
l'altra a seguirla.
-Ora possiamo riposarci un po'. Soprattutto tu, Alphys!-
-M-ma tu mi hai aiutato molto. Non... esagerare coi complimenti...-
abbassò il muso e arrossì.
-Ahah, io non esagero mai quando parlo di te. ...Ehy, perché
non facciamo castelli di sabbia ora?-
Il mostro giallo fu sollevata dal cambio di argomento, tuttavia
trovò bizzarra quella domanda. Voleva davvero giocare con la
sabbia?
-U-uhm, ecco...-
Così modellò velocemente una piccola torre
davanti ai suoi piedi. La forma che aveva creato scintillava grazie al
terriccio umido della caverna, e ricordava vagamente il soffitto
stellato di Waterfall.
-Ecco Alphys. Io di solito mi immagino uno stupido essere umano che
vuole accopparmi, ma...- Undyne all'improvviso alzò un braccio, con una sola occhiata si poteva percepire tutta la
forza che stava accumulando per quel colpo. -Tu immagina... che sia un
tuo balbettio!!-
I suoi muscoli scattarono e in un secondo distrusse la torretta di
sabbia tramite un pugno possente.
-Undyne!- esclamò lei di soprassalto. -A-allora... hai
notato...?-
Quella alzò l'occhio e sorrise.
-Sì, Alphys. Non mi rimangio quello che ho detto, a me non
dà fastidio se balbetti. Ma ho notato che oggi sei
migliorata tantissimo! Che magia hai usato? Ahahah!-
La scienziata premette le mani alla sinistra del suo petto; era come se
la sua ANIMA stesse rispondendo alla chiamata dell'amica con dei
battiti accelerati.
Quel piccolo gesto non passò inosservato e il mostro
più alto piegò la testa da un lato. Nonostante il
sudore, le ciocche arruffate e l'aria perenne da guerriera fiera e
sicura di sé, sul suo viso in quel momento non vi era altro
che un'espressione carica di dolcezza.
-Ma guardati... sei così carina...-
Quella frase ebbe il medesimo effetto su entrambe; inclinarono il collo
e si misero a fissare la sabbia sotto di loro, mentre avvertirono le
loro guance avvampare. Una si sentiva tremendamente lusingata da quel
complimento così frequente e l'altra era scossa dalla sua
stessa dimostrazione d'affetto.
L'ANIMA di Undyne batteva ancora forte quando per prima
sollevò il capo e senza preavviso diede un altro colpo a
ciò che era rimasto della torre di sabbia, riducendola
definitivamente a un mucchietto indistinguibile di granelli blu.
-Dai Alphys, distruggiamo tutti i tuoi balbettii!-
Così stettero per una buona oretta ancora in quella grotta,
con
Alphys che costruiva castelli di sabbia e l'amica che puntualmente li
distruggeva ogni volta con una tecnica diversa.
Se lì
intorno ci fossero stati dei Fiori dell'Eco le loro risate e gridolini
sarebbero rimasti registrati per molti secoli a venire.
***
Undyne aveva pregato l'amica di
finire una serie
animata quella sera stessa perché mancavano solo cinque
episodi.
Avevano iniziato di pomeriggio come di consueto, e Alphys le aveva
rivelato che erano ormai vicine alla conclusione. All'inizio la
scienziata si era preoccupata per il discorso del pasto, ma l'altra
l'aveva rassicurata dicendole che per una volta avrebbe potuto
semplicemente abbuffarsi di gelato.
Il divano che era stato trasportato
dal laboratorio sotterraneo prima dell'arrivo del mostro pesce, dopo
tutte quelle ore, era ormai in condizioni pietose: la federa era piena
di pieghe per via dei movimenti di entrambe quando trasalivano o
applaudivano festanti, e sia essa che il pavimento erano disseminati di
pezzetti di patatine.
-Sicura che non ne voglia un po'?- aveva chiesto Alphys, la busta
stretta alla gabbia toracica e una mano già dentro pronta ad
afferrare
il
malloppo.
-Tranquilla, a me basta il gelato!-
Così continuarono imperterrite a tenere gli occhi incollati
allo
schermo; la puntata finale si avvicinava sempre di più, e il
tempo, scandito dal display silenzioso del computer, scorreva
inesorabile.
Il protagonista dell'anime era in seria
difficoltà, e Undyne trattenne il fiato quando vide il
cattivo
tirare un fendente mortale, ma...
Quella notte non avrebbe mai saputo il continuo.
Distolse lo sguardo dalla console e scoprì cosa l'aveva
distratta. Il mostro dinosauro si era piegata verso di lei e si era
addormentata sulla sua spalla destra, il pacchetto di patatine che
mangiava fino a pochi minuti fa era floscio in mezzo alle gambe
grassottelle e la punta della coda ogni tanto picchiettava sul morbido
divano.
-...Alphys? Dormi...?- bisbigliò Undyne, pur sapendo che
fosse una domanda retorica.
L'audio dell'anime che stavano guardando sembrava lontano un chilometro
alle sue orecchie: tutto ciò che riusciva a sentire era il
respiro regolare di Alphys, e in quel momento non desiderò
altro.
Molto lentamente le tolse gli occhiali e si alzò,
poi la
prese in braccio di modo che il muso si appoggiasse sulla sua
spalla. Nonostante la sua stazza la leader delle guardie non ebbe
problemi nel tenerla e riuscì a trasportarla con attenzione
fino
al grosso cubo del piano superiore senza svegliarla. Si ricordava dello
strambo meccanismo di quell'invenzione: premette il bottone con uno dei
suoi stivali e in un attimo il cubo azzurro divenne un letto, con
cuscino, coperta e tutto. La adagiò pian piano sulle
lenzuola e
la avvolse con la soffice coperta; una mano palmata era già
sulla fronte della scienziata, una delicata carezza e un tenero augurio
di buonanotte...
Il mostro ceruleo aprì l'occhio di scatto e
sussultò. Non
si era minimamente accorta della posizione nella quale si era messa.
Era china sull'amica tarchiata, il braccio destro che le cingeva il
busto con fare protettivo, la mano sinistra ancora sulla testa squamosa
e le labbra dischiuse che le sfioravano la guancia con una dolcezza che
lei non sapeva di possedere.
Undyne ritrasse la testa e schizzò all'indietro.
-Oh dio. Cosa sto facendo?- mormorò.
In un istante la sua mano saettò fin sopra le scaglie che le rivestivano la fronte,
e la
guerriera barcollò lontano dal letto.
Cosa mi succede, cosa mi
è venuto in mente? La stavo per...
...e la sua ANIMA perse
un battito.
Questa volta non fu sorpresa da quella sensazione, anzi quasi se
l'aspettava.
-N-no... vi prego...-
Appena udì quelle parole si girò verso Alphys.
Aveva
solo
parlato - e balbettato - nel sonno, ma per lei risultò come
il
suono più soave del Sottosuolo. Bastò questo
pensiero per
far perdere un altro battito alla sua ANIMA.
E mentre un concerto si scatenava nel suo petto, Undyne rimase
lì ritta sul pavimento del laboratorio, la pupilla
dell'occhio
sano ridotta a una fessura e un presentimento che diventava
convinzione ogni minuto che passava.
Mi sono innamorata. Mi
sono innamorata di Alphys.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Ok
la questione dei balbettii di Alphys era nata come inside joke verso
tutti quelli che (me compresa xD) la facevano balbettare troppo nelle
loro fanfiction, quando nel gioco ci sono molte frasi dove non balbetta
nemmeno un po'. Con questo stratagemma ora parlerà appunto
seguendo più i canoni di Undertale, ma è stato
stupendo
collegare il problema dei balbettii all'aneddoto strambo di Undyne dei
castelli di sabbia. Ditemi cosa ne pensate! Grazie ancora a
Hokuto/Aesingr, sempre gentilissimo, e... ohhh snap Undyne ha capito
cosa prova per Alphys!
Pronti per il continuo? Alla prossima!
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Capitolo 7 *** Lo capì tra le sue braccia ***
UT SOUL skipped beat capitolo 7
Ultimo minuscolo accenno al
tema forte del capitolo 1, promesso. Questo capitolo... Enjoy...
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
7 - Lo capì tra le sue braccia
Alphys
riuscì a mugugnare solo versi incomprensibili. Nella sua
testa confusa viaggiavano pensieri contrastanti, e le ci volle un po'
per riacquistare coscienza di se stessa e dell'ambiente intorno a lei.
Alla fine i ricordi della sera precedente iniziarono a fare capolino
nella sua mente e pian piano, con una certa flemma, aprì gli
occhioni.
Il divano... Undyne...
l'anime...
Si destò dal suo letto in un baleno; ebbe appena il tempo di
notare con stupore che aveva dormito con addosso il camice da
laboratorio quando vide Undyne avvicinarsi a lei a passo svelto.
-Ti sei svegliata! Tutto bene?- le chiese mentre raggiungeva il
letto color turchese.
-U-Undyne! Perché sei... qui al laboratorio?-
In circostanze normali avrebbe risposto con gentilezza senza fare
domande a sua volta, ma si sentiva ancora intorpidita da quella che le
era sembrata una lunga dormita e soprattutto non capiva
perché la guerriera si trovasse lì di prima
mattina. Per fortuna
l'altra parve comprendere e le spiegò con calma l'accaduto:
-Ecco... ieri sera ti sei addormentata mentre guardavamo l'ultima
puntata. Ti ho portata di sopra e... sono rimasta qui a dormire-.
-Mi sono addormentata?! Aspetta, dove hai dormito tu?-
L'amica si grattò il capo con una mano, abbozzando un
sorriso.
-Tranquilla, ho sistemato un po' il divano e ho dormito lì.
Ho il sonno pesante io, riesco a dormire un po' ovunque.-
-Oh no... mi dispiace... non avrei dovuto...-
Il mostro pesce ammorbidì ulteriormente il suo sguardo.
-Ti ho detto di stare tranquilla, Alphys. Può capitare di
addormentarsi così di colpo. E in ogni caso mi sono
divertita ieri.-
Mai parole furono più vere. Aveva passato un intero
pomeriggio in allegria con la sua migliore amica, a ridere di gusto e
parlare animatamente, e questo per lei era sufficiente. Ma senza
dubbio, quella sera le sarebbe rimasta nell'ANIMA anche per un altro
motivo.
Non avrebbe mai dimenticato che era stato in quel frangente nel
quale aveva compreso i suoi sentimenti per Alphys. Solo dopo si sarebbe
preoccupata delle conseguenze del suo innamoramento, in quel momento
era ancora fresca della scoperta e tutto quello che sentiva era la sua
ANIMA pervasa da un immenso calore che le regalava una sensazione di
benessere indescrivibile.
Mentre pensava questo udì il tono preoccupato della
scienziata e venne riportata alla realtà.
-Undyne, scusami... sei dovuta... andare in bagno? Hai fatto come ti
avevo detto, v-vero?-
-Ah, intendi l'ascensore? Sì, ho premuto il pulsante che mi
avevi mostrato.-
Il mostro dinosauro strinse le mani al petto e sembrò
rilassarsi dopo un lungo sospiro.
-Scusami per... la domanda invadente.- disse mentre scendeva dal letto.
-No, figurati. Mi chiedo solo a che servono gli altri piani, ma
immagino che ogni scienziata che si rispetti abbia i suoi segreti,
ahahah!-
Quella sobbalzò come se qualcuno le avesse appena pestato la
coda e si voltò verso l'amica, terrorizzata.
-I-io non ho segreti, non nascondo nulla, quei piani sono solo
inutilizzati o ridotti molto male, non posso far vedere a un'amica un
p-posto così, mi sento così in colpa anche solo
per averti lasciata di sotto con quel c-casino tutta la notte, ti prego
credimi Undyne, io...-
Continuò a parlare in modo irrefrenabile per minuti interi e
man mano che muoveva la bocca iniziò anche a sudare;
pensò che fosse per via dell'ennesima bugia o dell'argomento
spinoso, ma poi capì il vero motivo: Undyne la stava
fissando divertita, e nonostante avesse un solo occhio la scienziata non
riuscì a immaginarsi alcuna espressione matematica che
potesse emulare l'intensità del suo sguardo.
-Oh Alphys, sei così buffa! Ahahah!- ridacchiò la
leader delle guardie portandosi una mano sulla bocca.
Il mostro giallo finì la sua tiritera e fece lo stesso;
c'era qualcosa nella guerriera che le alleggeriva sempre l'ANIMA, e
anche questa volta non poté fare a meno di sorridere
mostrando tutti i suoi dentoni squadrati.
Undyne fece qualche passo in avanti e parlò di nuovo: -Dai
Alphys, andiamo di sotto a pulire-.
-M-ma... tu sei l'ospite, ci devo pensare io a...-
-Anche io ho contribuito a fare disordine, è giusto che ti
aiuti. È per questo che sono rimasta qui a dormire. E poi...
non potevo andarmene senza salutarti.-
-Oh, sei... gentile.-
E appena sussurrò l'ultima parte le sue guance diventarono
rosse
come il foulard dell'amica. Il sorriso di quest'ultima non
falliva mai.
***
La conversazione era caduta in quel
punto dolente per puro caso.
È successo un tardo pomeriggio
a casa di Undyne; lei e Alphys si erano sedute al tavolo della cucina
per leggere qualche volume di un manga che la scienziata aveva portato
fin lì dal suo laboratorio. Era una di quelle serie che
spesso le ammazzava dalle risate, e anche quel giorno entrambe non
riuscirono a trattenersi.
-Ahahah oh mio dio ma 'sti umani sono troppo scemi! Ahahahah!-
sghignazzò il mostro pesce.
-S-sono... mezzi pazzi, ahahah!-
L'altra cercò di contenersi più che poteva, in
fondo si trovava nell'abitazione di qualcun'altro e inoltre credeva di
conoscere il vicino dell'amica... ma probabilmente ormai qualche
schiamazzo l'aveva sentito.
Una volta terminata la lettura, la guerriera posò il suo
fumetto sul legno duro e si lisciò una ciocca di capelli con
una mano palmata.
-Uff, certi pezzi di storia sono troppo demenziali. Ahah sto sudando!
Se penso ancora a quella scena... ahahah...!-
-Forse hanno pensato... di d-dover trascrivere anche gli avvenimenti
più stupidi per chi voleva solo farsi qualche risata.- il
mostro dinosauro fece un timido sorrisino mentre appoggiava anche lei
il manga che stava leggendo sul tavolo.
-Ti ricordi? Avevamo visto la versione animata di questo... pezzo di
storia.- continuò.
-Oh, giusto. Sì, mi ricordo! E ricordo... una di quelle
canzoni che partono alla fine. Quella che... uhm...-
Senza preavviso si alzò dalla sedia e si diresse verso il
pianoforte che teneva sempre nel lato ovest della stanza.
-Undyne, cosa...- mormorò Alphys, poi si azzittì
mordendosi il labbro inferiore quando capì le intenzioni
dell'amica.
Undyne si accomodò davanti alla tastiera e la
guardò un istante, dopodiché abbassò
l'occhio e cominciò a suonare.
Passarono pochi secondi e già la piccola scienziata
riconobbe la melodia: era una delle sigle di chiusura di quell'anime,
ed era anche la sua preferita. Era dolce, romantica, e la leader delle
guardie riuscì a trasmettere tutte queste caratteristiche
con pochi ma decisi movimenti delle dita.
Non osò aprir bocca fino a che l'altra non smise di suonare.
Allora si rivolse al mostro pesce, le parole che le arrivavano dritte
dritte dall'ANIMA: -Oh, adoro questa musica. Sei b-bravissima a
suonare,
Undyne-.
-Ti ringrazio. Quella canzone mi è rimasta impressa appena
l'ho sentita per la prima volta. Ha un bel ritmo, forse non
è il massimo da suonare con il pianoforte, ma... non so, mi
è piaciuta subito.-
-È... la mia p-preferita di quel pezzo storico.- ammise lei.
-Oh!- Undyne la guardò sorpresa. -Credo sia... anche la mia,
Alphys. Dico davvero.-
A quelle parole Alphys strizzò gli occhi e fece ondeggiare
delicatamente la sua coda tozza.
L'altra ricambiò l'occhiata cordiale scoprendo i denti
affilati, ma durò solo qualche secondo. La sua espressione
si fece tutt'a un tratto malinconica e chinò il capo,
l'occhio inchiodato sui tasti bianchi e neri.
-Mi mancava sai... suonare con... qualcuno. Anche solo come pubblico,
nel tuo caso.-
La scienziata strinse le manine e la guardò con del puro
dispiacere dipinto sul muso. Era strano vedere Undyne col morale a
terra; di solito era così gioviale, allegra...
-Ero solita... dare lezioni di piano a Shyren. Anche se non aveva
braccia aveva talento...! Ma... è da molto, moltissimo tempo
che non la vedo. Era una buona amica.-
Il mostro ceruleo fece un lungo sospiro, poi alzò di nuovo
l'occhio sull'amica, e sbiancò.
Alphys stava tremando. Le pupille sembravano fisse sul nulla
più totale, le guance erano disseminate da goccioline di
sudore e la coda era rigida, il lieve scodinzolio di qualche attimo
prima un lontano ricordo.
-A-Alphys?- per una volta fu l'altra a balbettare.
Quella sbatté le palpebre e parve riprendersi da quello
stato di shock.
-S-sto... sto bene.- disse mentre scuoteva la testa, evitando di
guardarla in viso.
La guerriera si alzò dalla sua postazione e fece per
avanzare verso di lei, ma si bloccò e allungò
solo un braccio.
-No, non stai affatto bene. Alphys, è colpa mia? Ho detto
qualcosa di sbagliato?-
La scienziata continuò a scuotere il capo con ostinazione, e
quando parlò non riuscì a controllare i propri
balbettii: -Sto b-bene Undyne. Mi hai f-fatto solo venire in mente
che... anche io n-non mi vedo da tanto con i miei a-amici. Le mie due
amiche Catty e Bratty non le v-vedo da quando sono diventata scienziata
reale. E... e Mettaton n-non sembra più così
attaccato a me. Io ho... ho s-solo te, Undyne-.
In un certo senso, aveva mentito. Non era questa la ragione per la
quale si era sentita malissimo, ma non avrebbe mai potuto dirlo
apertamente, non ad Undyne.
Quest'ultima in ogni caso fu colpita profondamente da quella
confessione e tentò di nuovo di avvicinarsi al mostro
tarchiato, tuttavia ancora una volta dovette rinunciare e si portò invece una mano sulla bocca socchiusa. Tutto quello che voleva fare era
abbracciarla forte e consolarla, appoggiare la testa sulla sua spalla
e parlarle con dolcezza. Ma non voleva, non poteva lasciarsi
andare così.
Alphys non avrebbe mai ricambiato i suoi
sentimenti, e ora, in seguito alle sue parole, era convinta che per la
scienziata lei fosse effettivamente solo una grande amica. E piuttosto
che perderla per sempre a causa di un suo capriccio, preferiva rimanere
tale.
-È... davvero colpa mia allora. Se non avessi parlato...
Scusami Alphys, mi dispiace...-
Il mostro dinosauro cercò di allontanare dalla mente tutti
quei pensieri terribili che la attanagliavano e alzò il muso
per guardare finalmente l'altra nell'occhio.
-N-non è colpa tua. Non potevi s-saperlo. Undyne...- fece
una pausa, poi proseguì: -D-domani sei libera? Se ci...
i-incontrassimo alla discarica?-
-Sì, certo... Per me va bene.-
-Io v-vado ora. Ci vediamo d-domani. Ciao, Undyne.-
Senza aspettare il saluto dell'amica afferrò i manga sparsi
per il tavolo, scese dalla sedia e si mosse verso la porta, ma Undyne
si affrettò a seguirla e si incamminò con lei.
-Ti accompagno, Alphys.-
Quella la scrutò di sfuggita e fece del suo meglio per
sorridere, ma il risultato fu misero.
-G-grazie.- disse allora come vago tentativo di rimediare, e le due si
lasciarono alle spalle la casa a forma di pesce.
***
Alphys sentiva i suoi piedi pesanti
come il
metallo più duro esistente.
Non era passato un solo istante
nel quale non aveva pensato con orrore a quello che aveva fatto alle
creature che teneva nascoste nel laboratorio sotterraneo. A quello che
aveva fatto ad Undyne.
Sì, il mostro giallo sapeva perché Shyren non si
era
più presentata alle lezioni di pianoforte: la sua cara
sorella
era una dei mostri in coma che si erano fusi con altri dopo le
iniezioni di DETERMINAZIONE, e a causa del silenzio della scienziata Shyren non aveva più avuto sue notizie. Aveva evitato fino a quel
momento di rispondere al telefono fisso e alle lettere mandatole dai
mostri che aspettavano ancora di poter ricevere le polveri dei loro
cari; come avrebbe potuto dire alle famiglie ciò che era
successo? Come poteva essere ancora amica della guerriera dopo tutto
questo?
In meno di 24 ore si era posta innumerevoli volte quest'ultima domanda,
ed era giunta ad una singola dolorosa conclusione: non c'era alcun
modo. Non poteva essere sua amica e nello stesso tempo vivere nelle
menzogne.
Per questo quel pomeriggio le avrebbe detto che avrebbe rotto i
rapporti con lei. Le avrebbe regalato la videocassetta che aveva
trovato il giorno in cui si erano incontrate per la prima volta,
così forse avrebbe avuto un bel ricordo di lei... e tutto
sarebbe finito.
Alphys inghiottì la saliva con fatica quando sotto i suoi
piedi il
terriccio blu fu sostituito da acqua stagnante e si addentrò
quindi nella grotta. Non era sicura di come aveva fatto a fare tutta
quella strada in quelle condizioni, ma ora era lì, nella
prima
delle tre caverne dove era stata allestita la discarica del Sottosuolo,
l'oggetto incriminato stretto a sé e un gelido tremolio che
le
percuoteva tutto il corpo.
Undyne... mi dispiace. Mi
dispiace. Ho fatto cose terribili. Non merito la tua amicizia.
Stai benissimo con lei.
Sei sempre
stata benissimo. Per una volta che ti fa ricordare qualcosa di triste
vuoi rompere questa amicizia? Sei... vigliacca? Egoista?
No! Voglio solo
proteggerla... dalle mie frottole. Vorrei solo... essere una buona
amica. Ma non posso... non...
Si arrestò nel bel mezzo della grotta. Intorno a lei vi era
solo
acqua, immondizia e... il soffio del vento. Già, il vento le
stava parlando di nuovo, ma le sue parole non sembravano maligne come
una volta.
Per te Undyne
è molto importante. E tu lo diventi in sua presenza, forse
perché lo sei per lei. Ascolta la tua
ANIMA, Alphys. Non mollare...
Calde lacrime caddero dai suoi occhioni.
Abbassò il muso e
strinse al petto la custodia, e scoprì così che
tra le
mani non aveva affatto una videocassetta, ma un DVD. Quel giorno era
talmente fuori con la testa che prima di uscire dal laboratorio aveva
preso la cosa sbagliata. E ripensandoci, che uso ne poteva fare Undyne
di quel regalo? Non aveva alcun tipo di lettore CD o VHS!
Chiuse gli occhi, e fu pervasa da un'improvvisa ondata di
rabbia. Cinse talmente forte l'oggetto che i suoi piccoli artigli ne
graffiarono i bordi, e con uno scatto d'ira e disperazione
scaraventò la custodia in acqua.
Si precipitò fuori dalla discarica e corse a perdifiato per
la
regione delle cascate, l'angoscia come unica emozione a guidarla verso
Hotland.
Il mostro pesce la stava aspettando
nel punto prestabilito da parecchio. Si guardò
di nuovo gli
stivali rossicci tanto per ingannare il tempo, ma stava seriamente
cominciando a preoccuparsi.
Era ancora così dispiaciuta per quello che era successo il
giorno prima, non avrebbe mai scordato l'espressione assente e il
corpicino tremante di Alphys. Sembrava... disperata.
Disperata...
Un'immagine terrificante si materializzò nella sua
mente ed ebbe l'impressione di sprofondare nella pozza sotto ai suoi
piedi.
No... NO!
Si lanciò nella caverna limitrofa e osservò con
orrore la
cascata che puntualmente trasportava e inghiottiva in fondo all'abisso
i detriti e la spazzatura ammucchiati vicino alle pareti.
L'oscuro pensiero che l'aveva assalita si affievolì appena
si fermò a ragionare.
No, non può
essere. Ero nella caverna accanto, l'avrei sentita.
Continuò a camminare in mezzo all'acqua grigia
finché non raggiunse la grotta che conduceva fuori dalla
discarica.
Dopo qualche passo si bloccò; c'era un oggetto luccicante
che
sbucava dall'acqua, ed era sicura che non fosse presente quando quel
pomeriggio era passata di lì per incontrare la scienziata.
Si
abbassò all'altezza della scatolina colorata e
spalancò la
bocca:
quella era una custodia che conteneva un film storico sugli umani, solo
lei avrebbe potuto...
Oh dio.
In quel momento notò i graffi sui bordi dell'oggetto di
plastica. Erano di sicuro i suoi. Ma perché?
-N-no... vi prego...-
Le parole che quella volta Alphys aveva detto nel sonno le risuonarono
nelle orecchie.
Undyne non esitò ulteriormente. Si alzò in un
lampo e cominciò a correre
sempre
più veloce, l'ANIMA a mille per l'apprensione e dentro la
testa
un unico obiettivo. Attorno a lei il paesaggio cambiò
più
volte e alla fine raggiunse il laboratorio della regione arida; non si
era nemmeno fermata lungo la strada per prendere da bere dal
refrigeratore, e perciò quando entrò nella
struttura
tirò un sospiro di sollievo mentre le gocce di sudore
scorrevano
fastidiose lungo il suo volto.
La vide subito. Il mostro dinosauro era accucciata sul pavimento,
davanti alla porta dell'ascensore. Aveva le manine sugli occhi serrati
e ogni tanto scuoteva il muso da destra a sinistra.
L'altra si mosse
rapidamente verso di lei, poi pian piano rallentò il
passo fino a che non fu a pochi centimetri da quel fagottino
bianco e giallo. Ora riusciva a sentire molto bene i suoi deboli
gemiti, e il suo stomaco si contorse dal dispiacere. Si
inginocchiò di fronte a lei e l'amica si accorse della sua
presenza: aprì gli occhi di scatto e la guardò
con un'espressione sorpresa, ma con anche un pizzico di vergogna. I
suoi
occhiali erano umidi e il viso era solcato da inarrestabili lacrimoni
mentre ogni tanto era scossa dai singhiozzi.
-Alphys...- la chiamò Undyne, turbata da quella visione.
E di colpo al mostro pesce non importò più nulla
delle
conseguenze. La scienziata poteva anche non ricambiare, poteva anche
rifiutarsi di restare sua amica dopo quello che stava per fare, ma lei
non
poteva
sopportare di lasciarla così, a piangere in solitudine per
terra
con indosso un camice mezzo bagnato troppo grande per lei.
Allora lo fece.
Si piegò leggermente e avvolse Alphys in un forte abbraccio.
A quel gesto al mostro più basso uscì uno strano
verso dalla bocca, un misto tra un singulto e uno squittio.
Undyne cercò di mantenere un contatto ferreo ma non
soffocante.
Sapeva di avere dei muscoli particolarmente forti e per questo voleva
essere cauta. Non voleva farle del male.
-Alphys... se non vuoi dirmi cos'hai non importa. Mi basta che tu ti
riprenda. Ma se... se è stato qualcuno a ridurti
così o
se lo farà in futuro io giuro che... gli
spaccherò la
faccia. Chiunque egli sia.-
Undyne...
-Capito, Alphys? Tranquilla...-
Oh, Undyne...
Nuove lacrime le scivolarono da sotto gli occhiali rotondi, e
affondò il
muso nella
spalla dell'altra. Non riuscì più a contenersi;
iniziò a piangere a dirotto in quella posizione, il calore
confortante della guerriera che riempiva l'aria tutt'intorno a lei, la
sua mano palmata
che occasionalmente sfregava con delicatezza sulla sua schiena...
-Sono qui... ci sono io...-
Undyne... Undyne...
Il suo nome fu tutto ciò a cui riuscì a pensare
in quel
momento.
Lei era davvero lì, al laboratorio, ad abbracciarla con
vigore e
rassicurarla con quella voce ovattata... Percepiva la sua pinna
solleticarle la guancia, la sua ANIMA bianca che batteva contro il suo
camice...
Ma poi accadde qualcos'altro, e Alphys si domandò
con un brivido se per caso non si trovasse in un sogno.
Undyne aveva cominciato a canticchiare a bocca chiusa la melodia di
quella sigla, la
sigla che aveva suonato al piano, la sua preferita... Ed emessa dalla
sua gola le sembrò come una dolcissima ninna nanna. Ora vi
era anche
quel suono nella sua ANIMA: i suoi battiti non erano più
soli, e
non lo sarebbero stati mai più.
...e la sua ANIMA perse
un battito.
Ecco, era successo.
La scienziata comprese solo ora, dopo tanto tempo, il significato di
quella
sensazione così inusuale ma meravigliosa.
Undyne... io...
Il suo pianto gradualmente si attenuò, poi alzò
piano la testa
dalla
maglietta ormai bagnata dalle lacrime e mosse le
braccia
grassottelle per stringersi al mostro pesce.
Ti amo... Ti amo,
Undyne...
Quella sussultò; non si aspettava che la sua amata
ricambiasse
il gesto, eppure era riuscita a superare la barriera della timidezza e
stava anche agitando la coda felicemente. Allora la guerriera
rilassò le labbra e si
lasciò sommergere dall'intensità di
quell'abbraccio, mentre la sua ANIMA batteva all'impazzata e
non accennava a calmarsi.
Quel magico momento spazzò via ogni brutto pensiero e
ricordo, e alla fine Alphys sussurrò una sola parola, questa
volta pura e sincera:
-Grazie...-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Piccola
nota: se si parla con un NPC a Snowdin, si può intuire che i
mostri di Undertale non producono scorie mangiando i loro particolari
cibi (?), quindi Undyne all'inizio del capitolo è
semplicemente
andata a lavarsi le mani suppongo xD Anche perché non avendo
sangue non credo nemmeno debbano urinare... Vabbè, cose
strane
fatte da Toby Fox ahahah. Eh sì, capitolo decisamente
intenso e
anche triste... ovviamente ho inventato io la quasi rottura, voi
l'avreste immaginato così? Comunque ringrazio chi sta
leggendo e
l'immancabile Aes che mi fa i papiri OwO Preparatevi per l'ultimo
capitolo!
See yaaaa!
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Capitolo 8 *** Il più bello della loro vita ***
UT SOUL skipped beat capitolo 8
Che
dire, siamo all'ultimo capitolo. Vai!
...And her SOUL skipped a beat
Capitolo
8 - Il più bello della loro vita
Oh,
Alphys se lo ricordava ancora troppo bene. Le mille emozioni che aveva
provato quel tardo pomeriggio le colmavano ancora l'ANIMA, ogni singola
volta che si soffermava a pensarci. E quando faceva questo, nonostante
fossero passate poche settimane, sentiva quasi nostalgia di quei gesti,
quelle sensazioni, quelle parole dette con così tanta
delicatezza.
Desiderava ardentemente ritrovarsi di nuovo tra le sue
braccia e sentire il suo dolce canticchiare, ma sapeva che in fondo
Undyne aveva agito così solo per pura e semplice amicizia.
Era per questo motivo che, ogni qualvolta la sua testa le riproponeva
quei ricordi, sentiva come un retrogusto dolceamaro in bocca. Certo,
era una data che la scienziata avrebbe marchiato a fuoco per sempre
dentro di sé, il giorno in cui aveva capito di essersi
innamorata... Ma solo a quel pensiero la sua mente si riempiva di
domande alquanto scomode.
Quella che la tormentava di più le
creava come un effetto domino di brutti ricordi.
Proprio della guerriera
dovevi innamorarti? Proprio della grande leader
delle guardie?
Lei era la scienziata reale, una posizione assai prestigiosa nel
Sottosuolo,
ma al confronto non era nessuno e non era degna di quel ruolo
così importante.
La sua amata si meritava tutta l'ammirazione e il rispetto degli altri
mostri: era forte, valorosa, coraggiosa, semplicemente perfetta;
l'emblema della speranza che illuminava le ANIME degli abitanti del
Sottosuolo. Il mostro dinosauro invece si era incastrata in un turbine
di menzogne
a causa dei suoi danni imperdonabili e irreversibili. Non vi era alcuno
che sapesse dei suoi orribili esperimenti a parte colui che glieli
aveva commissionati, ovvero il re Asgore Dreemurr. Tuttavia neanche lui
sapeva che cosa fosse successo realmente ai mostri sottoposti alle
iniezioni di DETERMINAZIONE, agli Amalgamati. Lei aveva fatto del male
a loro e alle loro ignare famiglie, non c'erano scappatoie e Alphys
soffriva ancora moltissimo per tutto questo. Eppure...
La scienziata sospirò, la mano sinistra che le sorreggeva la
testa e gli occhi sognanti.
Forse non avrebbe dovuto, forse poteva risultare irrispettoso verso
quelle povere creature e gli altri mostri imprigionati in quel mondo,
ma ogni volta che pensava a quel fatidico giorno riusciva a dimenticare
tutti i suoi problemi. Persino quell'altra domanda fastidiosa che era
avanzata a spallate dentro la sua mente non sembrava più
tanto
malvagia.
Alphys, ti piacciono le
femmine?
Beh, per lei non era affatto una cosa di cui vergognarsi, anche se quel
quesito inevitabilmente le portava all'attenzione un nuovo dilemma, uno
non da poco.
Era convinta di avere una cotta per Asgore, e anche da molto tempo. Che
cosa ne era stato di questa infatuazione?
Aveva costruito il robot
Mettaton per fare colpo su di lui e
diventare scienziata reale; quando si era fatta prendere dallo
sconforto a causa delle lettere piene di collera ricevute dalle
famiglie, il re del Sottosuolo l'aveva tirata su donandole una tazzina
che somigliava a lei, definendola "graziosa". Inoltre il fatto che lo
trovasse carino non era un segreto nemmeno per le sue amiche Catty e
Bratty.
Ma i sentimenti che nutriva per Undyne erano così
travolgenti che non credeva di averli mai provati in vita sua.
Probabilmente ora che era cresciuta aveva compreso i suoi reali
interessi amorosi, aveva incontrato il mostro ceruleo e...
-Mmhhh...- ad Alphys sfuggì un verso basso e prolungato
dalla bocca mentre continuava a muovere meccanicamente la mano
destra,
noncurante di quello che stesse facendo e totalmente persa nei suoi
pensieri.
Alla fine, dopo aver abbassato il muso sul tavolo, i suoi occhioni
focalizzarono il foglietto su cui stava segnando i cibi da ordinare
online, e si arrestò.
A una prima occhiata poteva sembrare una semplice lista della spesa, ma
la cosa peculiare era il nome "Undyne" scribacchiato un po' ovunque su
tutti i bordi del foglio, come una cornice disordinata di inchiostro
nero.
Oh! Di nuovo.
La scienziata non ne fu affatto sorpresa, le capitava da un po' di
scrivere quel nome in ogni dove, persino nei preziosi fogli di lavoro
pieni di formule e calcoli difficilissimi; ormai nessuna superficie di
carta era al sicuro dalle sue fantasie.
Alphys si rigirò la penna tra le dita e sorrise, chiedendosi
da quanto tempo si trovasse lì a bighellonare con la testa
da tutt'altra parte.
In realtà aveva già da qualche giorno il
desiderio impellente di scrivere fanfiction con lei e la guerriera come
protagoniste, ma aveva sempre rimandato poiché si ricordava
di quando Mettaton l'aveva scoperta a scrivere quel nome mentre
programmava al computer.
-Oooh Alphys, da quando il paragrafo si chiama Undyne? Mi nascondi
qualcosa?-
L'amico l'aveva detto con tono canzonatorio dopo che era sbucato
all'improvviso di fianco a lei, approfittando di una sua distrazione;
non era stato proprio l'ideale per la sua fragile ANIMA.
Non voglio urlare ai
quattro venti il mio amore, sono cose private, e comunque lei non
ricambierebbe, e... se si avvicinasse troppo scoprirebbe tutto quello
che
ho fatto, finirà per odiarmi, non voglio che mi disprezzi...
Scosse il capo e posò la penna sul tavolo. Quella mattina
aveva meditato abbastanza, non era il caso di rimuginare ancora sul
passato e farsi strani viaggi mentali.
Si guardò intorno
furtivamente, poi fissò lo schermo del PC di fronte a lei.
Avrebbe ritardato l'inizio della sua fanfiction, ma questa volta
nessuno le avrebbe impedito di giocare al dating simulator di Mew Mew
Kissy Cutie.
***
Sperava che il tempo d'attesa fosse
breve, ma non fu così.
Quel silenzio glaciale, unito al ritmico e - per certi versi -
inquietante squillo del telefono, non fece altro che alimentare il
suo nervosismo.
Trattenne il
fiato quando finalmente sentì la voce dell'amica, e al suo
timido "Pronto...?" irruppe senza freni: -Ciao Alphys! Ehm ti ho
chiamata perché... ehm, qui il tempo è normale
come al solito, com'è lì da te? Cioè
no... uh, nel mio cunicolo preferito di Waterfall piove sempre e lo
adoro e... magari anche da te... Cioè ehm! ...Come stai?-
In seguito a questa sparata la sua pinna sinistra fece un movimento
fulmineo, e Undyne arrossì vistosamente; per fortuna si
trovava da sola in casa, nessuno avrebbe notato il suo viso per
metà celeste e metà rosa pallido.
-Sto... sto bene, e... e
tu? Cosa volevi...?-
-Anche io e... ehm, nulla io volevo solo sentirti, tutto qui! Ora
è meglio che vada, uh, ciao Alphys, non lavorare troppo, eh!-
-V-va bene, ci sentiamo.
Ciao Undyne.-
Un piccolo "clic" e la comunicazione si interruppe.
La guerriera riportò il braccio sul fianco e
sbatté le palpebre più volte, la dura
verità che la investì come un fiume in piena.
Oh, sei nei guai, Undyne.
Crollò sulla sedia della cucina e chinò la testa.
Le piastrelle del pavimento erano una miscela confusa di grigio e
giallo al suo occhio perso in tutt'altre immagini e visioni.
Pensava ad Alphys, come ogni giorno d'altronde, anche se non si
ricordava di preciso da quando succedeva ciò. Sapeva per
certo che nelle ultime settimane era diventata l'appuntamento fisso dei
suoi pensieri, lei e l'amore che provava per quel mostricino giallo...
Sì era nei guai, era proprio amore. Non era solo affetto per
un'amica o una sorella: si trattava davvero di amore omosessuale, cosa
che a dirla tutta non era così rara tra i mostri,
soprattutto
di alcune specie. Ma era anche vero che un conto era guardare il
fenomeno da lontano, un altro era sperimentarlo sulle proprie scaglie.
Undyne non l'avrebbe mai detto, non
lo sapeva.
Tuttavia per lei questo non era un problema; non ripudiava nemmeno un
po' il concetto dell'amare qualcuno dello
stesso genere, la questione era ben diversa e lontana da qualsiasi
forma di pregiudizio.
Se è stata
un'altra femmina a farmi palpitare l'ANIMA così sia, non vi
è nulla di sbagliato o strano. Ma come potrò mai
essere ricambiata? Non sono abbastanza interessante per una scienziata
come lei.
Ora fu la pinna del lato opposto a scattare, irrequieta.
Ecco, era solo affranta perché non credeva che potesse
accadere la stessa cosa ad Alphys. Non sarebbe mai potuta risultare
affascinante o intrigante per una personalità
così
analitica e logica tipica di una dottoressa.
Pochi minuti fa aveva persino inventato una scusa assurda
poiché non aveva avuto il coraggio di dirle quello che
provava; è stato imbarazzante tanto quanto il comportamento
del suo amico Mettaton quando, in una forma a lei sconosciuta, le aveva
fatto visita lì nella
regione delle cascate tempo addietro.
-Senti, se non fossi amico di Alphys ti avrei già buttato
fuori di casa con una scarica di lance... Quindi per piacere, scendi
dal mio pianoforte e vattene.-
Dopo questa mini sfuriata la guerriera aveva osservato con sguardo
sprezzante l'ospite indesiderato avvicinarsi l'ennesimo chicco d'uva
alla bocca.
-Uh, allora vi conoscete davvero, eh? Avevo ragione...!- aveva detto
lui con tono tranquillo mentre in modo sensuale aveva mosso le sue
gambe per saltare giù dal pianoforte.
Era stata di certo una situazione bizzarra, ma forse era esagerato
paragonarla alla stramberia che aveva detto al telefono. Semplicemente,
quando quella figura tarchiata appariva nella sua mente
come una sorta di incantesimo lei non ci capiva più nulla.
Era
sicura che le avrebbe detto "Sei carina" senza mai stancarsi,
perché convinta fosse incontrovertibile. E per lei
quell'aggettivo valeva in tutti i sensi possibili. Era dolce e
adorabile in ogni occasione, in ogni parola che
usciva dalle sue labbra, che fosse balbettata o meno. Neanche il bagno
più fresco che avrebbe potuto fare a Waterfall
sarebbe stato
bello
come la piccola scienziata. Adorava il modo in cui si mostrava
entusiasta verso quello che
spiegava, non si sarebbe mai rifiutata di sentirla parlare delle sue
passioni senza fine, raccontate sempre con quella parlata
irresistibile e contagiosa... Se pensava ad Alphys le veniva in mente
una tipetta tenera e sensibile e allo stesso tempo intelligente, anche
se timida. Lei era...
Undyne dovette fermarsi qui. Inalò a fondo quando si accorse
che aveva portato entrambe
le mani sul petto per ascoltare la sua ANIMA bianca; i battiti erano
rapidissimi, ma non era una sensazione sgradevole e il tessuto adiposo
tra le sue dita contribuì a renderla ancora più
avvolgente. E lei si sentiva proprio così, completamente
inebriata da quello che provava per la sua migliore amica.
Le scaglie all'altezza delle guance si colorarono di un rosso ancora
più intenso.
Come poteva dire alla scienziata che la amava così tanto? Il
tentativo di quella tarda mattinata era la prova che non sarebbe mai
stata capace a confessarlo a voce.
Allora posso...
Si bloccò, le mani palmate ancora sulla gabbia toracica e la
soluzione che prendeva lentamente forma nei meandri
più nascosti della sua mente.
...Una lettera?
***
-Undyne!! Non resti qui a
festeggiare?! I regali
sono sotto l'albero!!- la voce nasale del mostro scheletro
riuscì a malapena a farsi sentire in mezzo a quel miscuglio
di
suoni e schiamazzi che si stavano innalzando dalla cittadina di Snowdin.
Era proprio come un ricchissimo coro, pieno di urla gioiose e parole
colme di affetto. La piazzola con al centro un modesto albero addobbato
era il teatro di questa allegra festa, una che in realtà si
celebrava quasi ogni dì nella regione innevata; ma quello
era il
giorno effettivo nel quale i suoi cittadini incontravano i parecchi
mostri che viaggiavano fino a lì dalle altre zone del
Sottosuolo, tutti insieme per passare un Natale indimenticabile. Tra
adulti che raccontavano con orgoglio dei loro traguardi familiari e
bambini che correvano da una parte all'altra giocando a palle di neve,
non c'era da stupirsi che la frase dell'amico fosse rimasta quasi
nascosta all'orecchio dell'interlocutrice.
-Mi piacerebbe Papyrus, ma ho promesso a questa persona che le avrei
fatto visita a... casa sua. Non è tipo da stare in mezzo
agli
altri mostri, ecco...-
La guerriera abbassò lo sguardo e strinse il pacco colorato
che stava tenendo con premura contro l'anca.
Non le andava proprio di dirgli chi doveva incontrare, avrebbe
rischiato di perdere minuti preziosi. Quando tempo fa gli aveva
accennato di Alphys lui l'aveva pregata di chiederle di aiutarlo con un
puzzle, e per quanto la scienziata avesse accettato di offrire il suo
aiuto Undyne si era sentita alquanto in imbarazzo, non voleva
approfittare di lei. E ad ogni modo ora non voleva dare il via a
discorsi inutili.
Papyrus la osservò inarcando le sopracciglia e mettendo i
guanti
di lana sui fianchi; era arrabbiato, sì, ma non era nella
sua
natura serbare rancore. In quel momento si sarebbe sentito amareggiato
e avrebbe tenuto il broncio come un marmocchio, ma un attimo dopo
avrebbe riacquistato la sua indole spensierata e giocosa.
Stava per aprire di nuovo la mandibola, forse per attaccare con una
ridicola ramanzina, quando alle sue spalle si avvicinò a
balzi
un mostro mediamente basso, per certi versi simile ad Undyne. Anche lui
era una sorta di mostro pesce, ma ricordava molto
più gli
Shyren come corporatura. Aveva dei ciuffi grigi dietro il cranio e un
accenno di barba sotto alle labbra prominenti. Dall'aspetto sembrava un
bonaccione, decisamente di età non giovanissima e dall'aria
stanca, ma non mancò di riservare a Papyrus un'occhiata
carica
di simpatia.
-E dai amico, avrà degli impegni, magari è anche
fidanzata.-
Quella alzò l'occhio e fissò i due paonazza,
indecisa se
controbattere con le parole o riempirli direttamente di lance magiche
in piena faccia per azzittirli, ma all'improvviso il mostro scheletro
fu colpito sulla schiena da una palla di neve e per lei giustizia fu
fatta.
-Ehy!! Chi è stato?! Chi ha colpito il grande Papyrus?!
Guarda che ti prendo!!!-
Allora si buttò all'inseguimento dei bambini, dimenticandosi
completamente dell'amica e di ogni astio che avrebbe potuto provare nei
suoi confronti.
-Ahah, i giovani... sempre pestiferi.- rise il mostro barbuto ammirando
la piazza di Snowdin così piena di vita.
Ma una volta voltatosi nel punto preciso dove si trovava la
leader delle guardie reali la vide già correre a molti metri
più avanti, verso la periferia della città e la
caverna
che conduceva a Waterfall.
Intanto, da dietro il piccolo pino decorato con palline e striscioni
variopinti fece capolino il corpicino di un bambino, con indosso un
maglione a strisce e senza braccia. Tramite la magia viola che
scaturiva da uno dei suoi cornini che spuntavano dalla testa stava
tenendo sollevato da terra un mucchietto di neve candida e scintillante.
Yo, vai Undyne!
Mostrò i dentoni e si sentì realizzato, in
qualche modo
insieme ai suoi amici aveva aiutato il suo idolo a uscire dai guai.
Undyne rallentò il passo e le si scaldò l'ANIMA
quando
vide la scienziata aspettarla proprio fuori dalla porta automatica del
laboratorio, una delle braccia cicciottelle alta in segno di saluto.
-Ciao Undyne, entra pure!- disse entusiasta appena l'amica le venne
incontro e strizzò il suo unico occhio cordialmente.
-Ciao Alphys!-
Dopo pochi secondi erano già accanto alla grande console
grigia
del piano terra, e il regalo cautamente deposto sul pavimento.
-...Anche il giorno di Natale sei così carina.-
Il suo consueto complimento le uscì dalla bocca con una
leggerezza incredibile, come se le labbra della guerriera dipendessero
da quelle parole.
Vide l'altra unire subito le manine e abbassare il muso
imbarazzata, ma questo non le impedì di scorgere il suo
sorriso, e
a quella visione fu certa che non si sarebbe mai pentita delle lusinghe
rivolte alla sua amata.
Tuttavia non voleva nemmeno metterla a disagio, per cui quando
notò
Alphys cominciare a rigirarsi i pollici mentre teneva sempre lo sguardo
fisso
a terra, Undyne attirò la sua attenzione muovendo una delle
braccia
muscolose e mostrando due scatole di cartone strette e lunghe.
-Ho le nostre pizze, le ho tenute nel mio frigo mentre ero a Snowdin
così hanno mantenuto il loro calore!-
-A-anche tu...-
-Eh?-
Il mostro giallo sembrò tornare in superficie dopo
un'intensa
nuotata nell'oblio più profondo prodotto dalla sua mente,
così
alzò il capo per guardarla con gli occhi spalancati e le
guance
arrossate.
-Anche io... cosa?- chiese confusa Undyne.
-A-ah, no, certo le pizze, uh, è meglio se... se le mangiamo
subito per non farle raffreddare.-
Tentennò solo un istante, dopodiché
scoprì i denti appuntiti e rispose: -Perfetto, dai che si
mangia!-
Consumarono le loro pizze al piano superiore sul tavolo da lavoro di
Alphys, la quale si era preoccupata di pulirlo e liberarlo dagli arnesi
e i fogli sparsi sul piano di legno marroncino. Purtroppo la scienziata
non aveva pensato alla sua altezza irrisoria, per cui entrambe
dovettero mangiare sedute sul pavimento. Questo non era un problema
viste le dimensioni minute della padrona di casa, ma Alphys era sicura
che
fosse una grossa seccatura per la sua cara amica.
-Mi d-dispiace... Il tavolo di sotto non era abbastanza grande e
c'è anche il computer che occupa spazio...-
Le sue scuse vennero solo ricambiate da una veloce grattatina sulle
squame della fronte e una frase a malapena riconoscibile per via del
boccone di formaggio e salame ancora nelle sue fauci: -Uhm Alphy non-mh
ti devi preo-uhm-ccupare, pensa a-mh-angiare sciocch-nha-.
Allora proseguì ad ANIMA leggera a mangiare la sua pizza,
fino a
quando non fu percossa da un brivido, ma nel modo più
piacevole
possibile.
Aspetta, come mi ha
chiamata?
Non poteva averlo fatto apposta, era successo solo perché
aveva parlato a bocca piena. Doveva essere così.
E afferrò un altro spicchio per continuare la sua mangiata
pacata e tranquilla, anche se per minuti interi non fece altro che
pensare a quanto fosse dolce quel nomignolo e soprattutto a come
avrebbe potuto usarlo nel capitolo undici della sua fanfiction...
-Uhmmngh, quella non è la protagonista di Mew Mew Kissy
Cutie?-
chiese la guerriera tutto ad un tratto dopo aver ingerito l'ultimo
pezzo di pizza che le restava.
-Ah, s-sì, è un poster. Mh... si trova di tutto
nella discarica.-
Era appeso alla parete di fronte a loro, un poster molto grande dai
colori sgargianti, era ovvio che Undyne lo adocchiasse. Per fortuna, per fortuna
proprio lì a pochi passi dal tavolo aveva coperto con un
velo il
macchinario grazie al quale produceva il gelato alle alghe: se l'amica
l'avesse visto non sapeva davvero come avrebbe potuto giustificare la
sua presenza.
Non un'altra bugia...
Quando finì anche lei di mangiare si voltò alla
sua
sinistra e tentennò appena scoprì che il mostro
pesce la stava fissando
intensamente.
-U-Undyne?-
Pensò di essere lei quella in imbarazzo, d'altronde il
sudore
non mancava mai sotto il suo sguardo carico di sentimento. Fu
inevitabile per lei rivivere tutti quei momenti in cui era successa la
stessa cosa, anche in situazioni comunissime nelle quali avevano solo
scambiato opinioni sui manga e persino parlato dello scopo refrigerante
dei blocchi di ghiaccio sulla Core del Sottosuolo.
Eppure fu
l'altra a riemergere da chissà quali pensieri e ad arrossire
leggermente.
-Nulla, io... noi... ora dovremmo lavarci le mani e poi... i regali!!-
Oh, quante cose che si
trovano alla discarica, io lo so bene. Non ho trovato solo armi o
oggetti, ma... lei... Quale posto migliore per incontrare l'amore...?
Undyne si sentì la testa invasa da riflessioni del genere
per
tutto il tempo che occorse alle due di andare in bagno a lavarsi le
mani e tornare al piano principale.
La leader delle guardie
recuperò il pacco ancora appoggiato accanto alle
scale
mobili,
mentre il mostro dinosauro salì di sopra per
tirare
fuori il regalo che aveva nascosto dietro a diverse custodie
di
videocassette, in una delle cinque librerie strapiene della sua
collezione di anime e manga. In realtà si celava altro tra
quelle interminabili file di libricini e custodie di plastica, ma non
era ancora giunta la loro occasione...
Alla fine si sedettero vicino al letto - in quel momento nella sua
forma a cubo -, e Undyne porse il pacco colorato all'amica.
-Ecco, comincia tu, Alphys!-
Era palese che stesse fremendo dalla voglia di mostrarle il suo regalo,
e quella non poté che assecondarla e tirare i nastrini che
lo
ricoprivano. Spalancò gli occhi appena vide l'oggetto al suo
interno, e lo sfilò dalla carta rimanente con accortezza.
Era
una lampada da notte, completamente azzurra sia alla base che sul
paralume, ma quest'ultimo era decorato da piccoli pesci rosa
stilizzati. La scienziata riconobbe subito quel disegno.
-Oh Undyne... è... come la tua carta da parati...-
-Sì, esatto! Ho preso separatamente la lampada e il tessuto
e in
qualche modo li ho messi insieme. È stata dura... non sono
proprio tipa da costruire, ma...-
-...Ma ci hai messo l'ANIMA, e questo basta. Grazie Undyne...-
Ammirò per un attimo il regalo e dovette trattenersi dal non
commuoversi dinanzi a lei. Si era ricordata di quando l'aveva invitata
per
la prima volta a casa, molti mesi prima, e si era impegnata a
costruire la lampada nonostante non fosse brava in quel genere di
cose...
-E... Alphys... dentro non c'è la lampadina, non l'ho
trovata da
nessuna parte purtroppo... Però ecco... appena la trovi
pensavo
che potresti usarla per allenarti.-
Alphys la guardò perplessa e l'altra continuò:
-Sì, puoi allenare la tua magia cercando di accenderla col
tuo
potere elettrico. Per questo ho pensato a una lampada da notte-.
-Oh...-
Chinò il capo e chiuse gli occhioni umidi: la voglia di
piangere
dall'emozione era forte, ma doveva cercare di non buttarsi
giù.
In ogni caso non era sicura se avrebbe mai messo una lampadina
lì dentro, non voleva rischiare di rovinare quello splendido
regalo di Natale per colpa della sua elettricità ancora
incerta e altalenante.
-Grazie... grazie Undyne, è un pensiero s-stupendo.-
Dopo qualche istante sistemò la abat-jour di fianco a lei e
consegnò ad Undyne il suo pacchettino. Le labbra della
guerriera
si dischiusero dallo stupore quando vide il regalo sotto alla carta
argentata.
-Alphys, questo è...-
Passò delicatamente la mano palmata sulla copertina. Era un
volume del manga di Mew Mew Kissy Cutie, e il numero incorniciato in un
angolo le sembrava familiare.
-Non dirmi che...-
-È il t-tuo volume preferito. Quello dove si parla nel
dettaglio del potere di controllare le menti delle persone.-
Chiuse l'occhio e lo riaprì lentamente; nonostante sapesse
quanto la sua amata fosse appassionata dei racconti storici sugli umani
non avrebbe mai pensato di ricevere un regalo simile. E oltretutto
c'era un'altra cosa che la lasciava spiazzata.
-Io... non posso accettarlo, Alphys. Mi avevi detto che questa era la
tua unica copia, non posso...-
Alphys cinse il petto con le braccia e parlò a voce
tenue
ma armoniosa, mentre la sua coda tamburellava sulle piastrelle e pareva
creare il ritmo perfetto: -È vero, ma desidero che lo tenga
tu.
Ricordo quanto ti eri divertita a leggerlo, e di come volevi vedere
subito la versione animata...-
A quel ricordo Undyne percepì un lieve tremolio
percorrerle tutto il corpo, e si ritrovò così a
stringere a
sé il manga con ardore per poi alzare il viso e guardare la
scienziata.
-Ti ringrazio tanto... ti prometto che lo terrò con cura in
camera mia.-
E in un posto ignifugo
possibilmente, conoscendomi.
Se vi erano ulteriori pensieri che vagavano nell'aria,
questi si dissolsero in un battito di ciglia.
I loro occhi erano ancora incatenati in un silenzioso scambio di
allegria e adorazione, nel quale una mostrò i denti
giallognoli e l'altra
sorrise caldamente. Quello era stato il Natale più bello
della
loro vita, e chissà che cosa le riservava il futuro.
Passarono
tutta la sera a leggere fumetti, guardare cartoni animati, parlare di
teorie scientifiche riportate alla ribalta da discorsi briosi,
scherzare sulla brutta faccia che si ritrovavano alcuni personaggi
umani, ridere sul più e sul meno. Tutte azioni normalissime
ma
che per loro avevano un valore davvero importante.
E se fosse accaduto di nuovo, il suo significato sarebbe già
stato chiaro.
Per un motivo o per un altro le loro ANIME avrebbero perso dei battiti,
e Alphys e Undyne avrebbero accolto quella sensazione a braccia aperte.
The
end
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
E'
finita, sì. So che la premessa era di arrivare fino a prima
della caduta di Frisk nel Sottosuolo, ma credo che fermarsi qui basti e
avanzi. In fondo ormai la loro relazione è questa qui, e ha
senso che si stabilizzi per un certo periodo, no? Nella mia testa
l'umano cadrà sei mesi dopo la scena finale di questo
capitolo,
tanto per dire (Undertale si svolge in estate, si capisce da un NPC a
Hotland). Spero di aver scritto un buon finale. Per chi è
arrivato fino a qui, avete colto tutte le citazioni all'Alphyne e ai
dialoghi nascosti? Le uniche cose che non ho messo sono la tazzina a
forma di pesce che Asgore regala ad Undyne (non l'ho trovato
importante), la bambola di Mew Mew che Alphys perde (questo elemento
c'è solo nella versione Switch quindi non ho voluto
inserirlo) e
l'uso di entrambe di Undernet. Magari l'avrebbero usato per parlarsi
solo dopo questo capitolo, non ci è dato saperlo xD
Ringrazio
Spirietta e Aesingr per aver recensito, chi ha anche solo letto e il
mio beta-reader. Ma che dico, ringrazio anche Toby Fox per
l'incredibile gioco e mio fratello che mi ha convinta a provarlo.
Adorerò sempre Alphys e Undyne. ...Mi sono dilungata fin
troppo,
spero di risentirvi in una mia possibile seconda storia sempre a tema
Alphyne.
EDIT: Se volete potete leggere il seguito di questa prima parte della
serie, intitolato And now we are one. In questo momento sto scrivendo
la terza e ultima parte, And so, this is life! Trovate tutto su EFP =3
Ciao!
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