Notre - Dame brucierà sotto il mio volere

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo di un forestiero misterioso ***
Capitolo 2: *** Verità oscurate ***
Capitolo 3: *** La compagnia che non ti aspetti ***
Capitolo 4: *** Il furto della reliquia ***
Capitolo 5: *** Una morte cruenta ***



Capitolo 1
*** L'arrivo di un forestiero misterioso ***


Quasimodo stava per mettersi a dormire.
Un altro giorno come campanaro nella cattedrale più bella del mondo si era concluso.
Ogni tanto, prima di mettersi a dormire, il campanaro fissava l'orizzonte sospirando.
"Se solo potessi essere libero... Se solo la gente mi potesse accettare per quello che sono... Ma purtroppo non è così.
La gente è disgustata dal mio corpo.
Dal mio sguardo.
Perchè non gli piaccio?
È solo perchè sono così storpio?"
Decine di domande senza una risposta.
Per quanto tempo Quasimodo poteva vivere in questo modo?
«Che cos'è che ti affligge tanto?» gli domandò Victor.
«La questione di rimanere tutta la mia vita rinchiuso qua dentro.»
«Tesoro, non devi affliggerti in questo modo» la consolò Laverne.
«Già. Ci siamo qui noi a tenerti compagnia» ribatté Hugo.
«Vi ringrazio ragazzi, ma sapete meglio di me che non è la stessa cosa.»
«Ti manca il contatto con la popolazione?»
«Ogni tanto ci penso... Penso a come potrei vivere all'infuori di qui... Chi potevo essere diventato... Ma poi sembra tutto un sogno che non si realizzerà mai.»
«Non essere così duro con te stesso... Vedrai che un giorno di questi...»
«No, Victor. Questo giorno non arriverà mai... È inutile illudersi. Nessuno mi porterà via da qui... Nessuno.»
«Forse è meglio se ci dormi sopra, tesoro. Ti aiuterà a calmare i nervi.»
«Sì. E Domani farò finta che questa conversazione non sia mai successa...»
I tre gargoyle erano molto frustati per non poter aiutare il loro ragazzo.
Vederlo affranto in quel modo li rattristavano sempre di più.
E come se non bastasse, una pioggia scrosciante e un forte temporale si stava abbattendo sulla città.
«Bene. Piove sul bagnato... È meglio che me ne vada a letto. Domattina devo svegliarmi molto presto. Come al solito...»
«Buonanotte, Quasi. Fai sogni d'oro.»
«I sogni sono solo momenti che riempiono una visione di vita che non si realizzerà mai. Buonanotte.»
Nel sentire quelle ultime parole piene di tristezza, i tre gargoyle si ritrasformarono in statue di pietra, lasciando definitivamente il loro ragazzo solo e con i suoi pensieri.
 
 
Era notte fonda e la città di Parigi stava riposando sotto il cielo scuro e piovoso.
Tutti gli abitanti stavano riposando sommessamente.
Le strade della capitale erano completamente deserte.
Se non fosse per un individuo misterioso che stava cavalcando indisturbato per le vie della città.
Ad un certo punto, prima di ritrovarsi dinanzi la cattedrale, fu fermato da una guardia che stava controllando l'intera area.
«Chi siete?» gli domandò.
Ma l'individuo non rispose, limitandosi a rigirarsi con il cavallo.
«Vi ho fatto una domanda. Siete pregato di rispondermi.»
«Sono un umile forestiero che è giunto in questa città in cerca di un aiuto.»
«Che tipo di aiuto?»
«Sto cercando il padrone di questa immensa cattedrale. Sapete dirmi chi sia?»
Ma la guardia ci mise alcuni secondi prima di rispondere.
«Perchè lo volete sapere?»
«È solo una mia curiosità personale.»
«Un forestiero misterioso che non mi piace per niente cavalca nel cuore della notte in cerca del capo della cattedrale... Non credete che mi dobbiate altre informazioni?»
«La curiosità non è sempre una via da intraprendere alla leggera, sapete?»
«Che cosa vorreste dire?E’ una minaccia?»
«Sarebbe a dire che se vi fate gli affari vostri, è meglio per voi. Ora, se volete scusarmi...»
«No! Voi non andate da nessuna parte!»
La guardia reale non avrebbe mai permesso che un individuo misterioso potesse cavalcare indisturbato come se niente fosse.
«Non osate minacciarmi con la vostra spada.»
«Allora vorrà dire che combatteremo fino alla morte.»
Preso da un senso di rabbia, l'individuo misterioso scese da cavallo tirando fuori il suo arco e le sue frecce.
«Abbassate immediatamente la vostra spada!» lo intimidì il forestiero.
«Non siete nella posizione di darmi degli ordini.»
«Sappiate che non mi fate paura. Avanti! Fate come vi ordino!»
«Mai! Preferisco morire che ubbidire ad una richiesta simile.»
«Molto bene... Allora non mi lasciate altra scelta...»
Senza pensarci ulteriormente, il forestiero scoccò la sua freccia andando a colpire alla spalla la guardia.
«Maledetto!»
«Vi avevo avvertito... Se non volete aiutarmi, riuscirò ad entrare nella cattedrale con le mie sole forze.»
Senza avere la forza necessaria per fermarlo, la guardia reale rimase stramazzato a terra dal dolore, mentre il forestiero si diresse verso il portone della cattedrale.
Mentre la guardia cercava di rialzarsi in tutti i modi, il suo capitano, sentendo le sue grida, accorse verso di lui.
«Che cos'è successo, Olivier?»
«Un forestiero... mi ha attaccato senza pietà... Mi ha detto che stava cercando il custode di Notre - Dame.»
«E perchè ti avrebbe attaccato?»
«Perchè ero divenuto troppo sospettoso... Capitano, non pensate a me. Fermatelo immediatamente.»
«Mi dispiace Olivier, ma la vita dei miei uomini viene prima di qualsiasi altra cosa. Devo portarti immediatamente a curare.»
«Ma capitano...»
«Non insistere. Vieni con me.»
 
 
Dopo essere entrato indisturbato nella cattedrale più bella del mondo, il forestiero si godé tutta la grandezza e architettura che Notre - Dame poteva vantare.
Una volta accomodatosi nella prima fila della cattedrale, il forestiero pregò il buon Dio cercando il perdono della sua anima.
«Mio Dio, ho peccato per le mie opere e omissioni. Cerco un perdono che sembra impossibile ottenere... Un perdono che non riesco a conquistare... Mio buon Dio, abbi pietà della tua anima. Amen.»
Dopo una breve preghiera e dopo aversi fatto il segno della croce, il forestiero si mise alla ricerca del custode di Notre - Dame.
Ad un certo punto, il forestiero vide una scala nascosta che conduceva al piano di sopra della cattedrale.
Una volta arrivato in cima, il suo cure cominciò a martellare all'impazzata.
Da quella posizione, il forestiero poteva godersi la città di Parigi completamente oscurata dalla notte e dalla pioggia che stava piano piano cessando.
Hai piedi della cattedrale, vide una miriade di soldati che si stavano avvicinando verso il portone.
«Cercate il forestiero in tutti i posti della cattedrale!» ordinò il capitano delle guardie «Non può essere andato lontano.»
Spaventato dalla sorte, il forestiero cercò di nascondersi tra le grandi campane della cattedrale.
Ma senza accorgersene, fu aggredito da Quasimodo.
«Ma che diavolo...»
«Che cosa state facendo nel mio campanile?» domandò Quasimodo rimasto al buio della torre.
«IO... Stavo cercando il custode di Notre - Dame...»
«Prima dovrete spiegarmi una cosa: perchè vedo quelle guardie aggirarsi per la cattedrale?»
Ma il forestiero non rispose, non riuscendo a trovare le parole.
«Rispondete!»
«Ho aggredito una guardia reale indisponente... Ma non sono un assassino.»
Nel mentre il forestiero stava conversando con un uomo che non riusciva a vedere in faccia, le guardie reali irruppero fino alle scale della torre campanaria.
«Vi prego. Mi dovete proteggere.»
In quel momento, Quasimodo non poteva riflettere più del dovuto.
«Venite qua dietro.»
Prima che sia troppo tardi, il campanaro riuscì a nascondere il forestiero dalla furia delle guardie reali.
«Campanaro!»
«Che cosa sta succedendo?» domandò adirato Quasimodo tenendo in mano una torcia.
«UN forestiero ha aggredito uno delle guardie reali. L'hai per caso visto?»
«No. Stavo dormendo e mi sono svegliato di soprassalto sentendo la vostra irruzione.»
«Mi dispiace Quasimodo, ma non avevamo scelta» si difese Febo, il capitano delle guardie.
«Non ti preoccupare, Febo... Credi alle mie parole. Qui ci siamo solo noi. Nessun altro.»
«D'accordo. Crederò alle tue parole... Se per caso lo vedi, non esitare a contattarmi.»
«Senz'altro.»
«Andiamocene da qui. Lo cercheremo domani mattina quando spunterà il sole.»
«Ma capitano, e se ormai fosse fuggito?»
«Lo troveremo. Stai tranquillo...»
Con sguardo contrariato, la guardia ferita scortò i suoi compagni fuori dalla cattedrale, mentre il capitano rimase alcuni minuti con Quasimodo.
«Quasi, che ne dici di venire con me ed Esmeralda a fare una passeggiata per la città?»
«Ti ringrazio, ma ho dei doveri verso questo posto. Non posso lasciarlo quando mi pare e piace.»
«Potresti parlare con l'arcivescovo. Lui ti saprà capire.»
«Non ce ne sarà bisogno...»
«Va bene, come vuoi tu. Se cambierai idea, sai dove trovarci. Buonanotte.»
«Buonanotte, Febo» disse infine il campanaro con tono truce senza dimenticare la donna che il capitano, nonché suo amico, gli aveva sottratto.

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Capitolo 2
*** Verità oscurate ***


«Puoi uscire allo scoperto» fece Quasimodo tenendo ancora in mano la torcia.
IL forestiero, con la paura che gli ribolliva nelle vene, acconsentì alla richiesta del campanaro.
«Che cosa ti prende?»
«Ma tu sei…»
«Storpio? Sì, stai vedendo bene.»
«Oh, scusate… Non volevo mancarvi di rispetto.»
«Ormai ci sono abituato… Voi piuttosto, che ne dite di farmi vedere il vostro vero volto?»
Senza battere ciglio, il forestiero si tolse il mantello che gli ricopriva il viso, mettendo alla luce le sue numerose cicatrici.
«Come vi chiamate?»
«Gerard. Per servirvi» replicò l’uomo con un inchino.
«Il mio nome è Quasimodo… E smettetela di inchinarvi. Non sono abituato a queste riverenze.»
«Dopo che mi avete nascosto e mi avete salvato dall’arresto delle guardie reali, ho un debito con voi… Ditemi quello che volete, e io esaudirò la vostra richiesta.»
Quasimodo soppesò in maniera arguta la richiesta dell’uomo.
«È molto tardi. Ma domani mattina voglio sapere che cosa vi ha portato fin qua nella cattedrale… E soprattutto, voglio sapere che cosa volete da me… Per stanotte potete dormire nel mio letto. Io dormirò sotto le stelle.»
«Ma è molto freddo fuori.»
«Ho dormito con temperature più fredde di queste… Adesso dormite. Buonanotte.»
«Grazie ancora per tutto quello che avete fatto per me.»
«Non fatemi pentire di questa scelta… IL capitano delle guardie è un mio amico…»
«Da come l’avete guardato, non si direbbe.»
Nel sentire quelle parole, Quasimodo squadrò malamente il forestiero.
«Scusate la mia insolenza. Buonanotte» disse infine l’uomo prima di vedere la torcia di Quasimodo spegnersi.
 
 
Quasimodo si era risvegliato alle prime luci dell’alba.
Dopo una nottata di piogge e temporali, il sole stava facendo contorno sulla città francese.
“Un altro insignificante giorno sta per cominciare” fece l’uomo mentre stava per andare a svegliare l’ospite.
Ma con grande sorpresa, Quasimodo vide che l’uomo non era nel suo letto.
Allarmato, cominciò a controllare tutto il piano delle torri campanarie, ma del forestiero nemmeno l’ombra.
< Se n’è andato > fece Victor < Appena tu ti eri addormentato. >
< Che cosa? Se n’è già andato? >
< Sì… >
< Non capisco… Perché prima ha chiesto il mio aiuto e subito dopo è fuggito come se nulla fosse? >
< Perché aveva paura di essere catturato dalle guardie. Il motivo è lampante > intervenne Laverne.
< E poi, se dobbiamo dirla tutta, quell’uomo non mi piaceva per niente > disse invece Hugo.
< Già, nemmeno a me. >
< Lo so che poteva sembrare un pochettino strano… Ma in lui c’era qualcosa che nascondeva… >
< Meglio che se ne sia andato. Avrebbe portato un mucchio di problemi, Quasi. >
< Vado un attimo giù in paese > fece Quasimodo con tono determinato.
< Ma Quasi, le persone… >
< Non mi fanno paura. Anzi, se devono dire qualcosa sul mio aspetto, che lo facciano pure. Non me la prenderò affatto. >
< Vuoi andare in paese per cercare quel forestiero, vero? >
< E anche se fosse? >
< Quasi, dai retta a me. Lascialo andare > ribatté insistentemente Victor.
< Ci vediamo più tardi. >
Ma Quasimodo non voleva sentire ragioni.
Voleva ritrovare quel forestiero a tutti i costi.
Ma cercarlo in una delle città più grandi al mondo era una vera impresa.
Dopo essere sceso dalla torre campanaria, Quasimodo si imbatté nell’Arcivescovo di Notre – Dame.
< Buongiorno, padre. >
< Buongiorno, Quasimodo. Esci dalla cattedrale per fare qualche compera? >
< Sì, ho bisogno di alcune cose che mi mancano > mentì.
< Capisco… Prima che tu te ne vada, un uomo con la faccia sfregiata mi ha consegnato questa lettera di prima mattina. >
< Un uomo sfregiato? >
< Ecco a te… Ho fatto in modo e maniera di tenere a freno la mia curiosità per non leggere quella lettera… >
< Avete fatto bene, padre. >
< Non capisco ancora come ha fatto quell’uomo a ritrovarsi nella mia chiesa appena ho aperto il portone… Voi ne sapete qualcosa? >
< No. Non so niente. >
A Quasimodo non piaceva molto mentire.
Ma in quel frangente non aveva altra scelta.
< Strano… La cosa che ha attirato la mia attenzione è che conosceva il tuo nome… >
< Magari non è un forestiero come poteva sembrare ed è uno del paese. Lo sapete meglio di me che in questa città mi conoscono tutti. >
< Può darsi… Ma di quell’uomo non mi fido. Stai molto attento, va bene? e per qualsiasi cosa, non esitare a chiedere il mio aiuto. Lo sapete quanto tengo a voi. >
< Vi ringrazio per la vostra dimostranza d’affetto, padre. Me ne ricorderò. Ci vediamo più tardi. >
< A presto. >
Nel vedere uscire Quasimodo dalla cattedrale, l’Arcivescovo pensò che era molto raro che il suo campanaro potesse uscire per andare in città in mezzo alla gente.
“Questa situazione non mi piace per niente.”
 
 
Una volta ritrovatosi nelle vie della città, con grande sorpresa nessuno fissò o guardò malamente Quasimodo.
“Sarà che la gente si è abituata al mio viso e al mio corpo… Meglio così.”
Nel mentre si ritrovò dinanzi alle bancarelle della frutta, una voce femminile lo riscosse dai suoi doveri.
< Che ci fai di buon mattino in mezzo a tutte queste persone? >
La voce femminile in questione non era altro che la zingara Esmeralda.
< Buongiorno, Esmeralda. Sto solo facendo un po’ di spesa per l’Arcivescovo. >
< Strano. Di solito vedo che se la fa per sé. >
< Non oggi. Aveva delle questioni urgenti da risolvere. >
< Spero cha vada tutto bene a Notre – Dame. >
< Benissimo. La vita non potrebbe scorrere più tranquilla. >
Mentre Esmeralda stava conversando con il suo amico campanaro, vide che in lui c’era qualcosa che non quadrava.
< Quasimodo, posso parlarti un attimo in privato? >
< Certo. >
Una volta preso per mano, il cuore di Quasimodo cominciò a battere all’impazzata, come se avesse fatto una corsa forsennata.
Ma il battito del suo cuore non era dato dalla stanchezza, ma dal suo amore sepolto e incontrastato per la zingara.
< Quasi, sai qualcosa del comportamento strano di Febo? >
< Comportamento strano? No, non so niente… >
< Ieri sera, dopo la sua della sua ronda notturna, è tornato a casa e non mi ha degnato neanche di uno sguardo. >
< E cosa c’è di strano? Magari è solo stanco. >
< No, Quasimodo. Non credo davvero che sia così… Tu sai qualcosa del suo stato d’animo? >
< No, mi dispiace. >
Quasimodo non volle dire niente sul fatto che Febo e le sue guardie avevano fatto irruzione nel campanile.
Il tutto per evitare spiegazioni troppo lunghe e preoccupanti.
< Ho capito… Scusami per averti trascinato in maniera così misteriosa. È solo che sono molto preoccupata per lui. >
< Non ti preoccupare. Posso capire il tua stato d’animo… Magari potrei parlare con lui senza menzionare il fatto delle tue preoccupazioni. >
< No, non è necessario. Magari sono solo mie preoccupazioni inutili… Grazie ancora di tutto. >
< Figurati. Buona giornata. >
< Altrettanto, Quasimodo. >
Una volta che Esmeralda si fu allontanata, un senso di dispiacere colpì il suo cuore.
Ma non era tempo per pensarci assiduamente.
“Il messaggio datomi dall’Arcivescovo!”
Preso da un senso di curiosità, Quasimodo prese il messaggio per leggerlo di fretta e furia.
ma non riusciva a comprendere nessuna parola.
Sembrava un messaggio in codice.
< Scusa per la calligrafia, Quasimodo > fece il forestiero venendo verso di lui < Ho scritto di fretta e furia. >
< Allora sei qui… Perché stamattina sei scappato come un ladro? >
< Perché non riesco a rimanere in un posto più di un certo numero di ore… Sono un instancabile viaggiatore che non si ferma mai. >
< Più che instancabile viaggiatore, direi che stai fuggendo da qualcosa… >
Ma il forestiero non rispose, limitandosi a fissare Quasimodo.
< Allora? Che cosa nascondi? >
< Il mio passato è fatto di uccisioni e di sofferenze… Da quando avevo dieci anni che vago per le terre di Francia in cerca di guadagnarmi da vivere… E se sono giunto fino a qui, è per cercare un lavoro e un alloggio. Voi potete aiutarmi? >
< L’alloggio ce l’avevi nel campanile. Non ti piaceva stare fin lassù? >
< Non volevo essere trovato dalle guardie reali dopo il mio fattaccio di ieri sera… >
< Allora ti consiglio di andartene immediatamente da qui prima che ti trovino… Hai accoltellato uno di loro. Non si daranno pace per molto tempo. >
< So di avere sbagliato, ma non posso andarmene subito. Non ora almeno… >
< Che diavolo stai cercando?! Non ti capisco! >
< Ve l’ho appena detto! >
< E non potete trovarlo all’infuori di qui? >
< Eccolo laggiù! >
Un urlo acuto risuonò alle orecchie di Quasimodo e del forestiero.
< Prendiamolo! >
Le guardie reali, capitanate da Febo, stavano rincorrendo il criminale.
< Fermati! >
Ma il forestiero non ne voleva sapere.
Dopo essersi nascosto nei vicoli della città parigina, le guardie reali persero le sue tracce.
< Accidenti! L’abbiamo perso! > gridò imbufalito Febo gettando il suo elmo per terra come gesto di stizza.
In quel momento, Quasimodo era in guai seri.
Doveva spiegare al suo amico che cosa lui e il forestiero si erano detti.
< L’ho incontrato per caso, Febo > mentì Quasimodo < Stava cercando un lavoro e un alloggio in città. >
< Molto bene… Essendo ricercato dalla polizia, nessuno dovrà dargli quello che vuole. Deve marcire dietro le sbarre. >
< E’ giusto… >
< Ti ha detto qualcos’altro sulle sue intenzioni? >
< No. Mi dispiace. >
Ma l’istinto di Febo gli diceva di non fidarsi delle parole di Quasimodo.
< Quasi, mi stai nascondendo qualcosa? >
< Perché dovrei? >
< Non lo so… Ogni volta che siamo vicini nel catturarlo, comparì tu improvvisamente come ieri sera… E questo, amico mio, mi da molto da pensare. >
< Che cosa stai insinuando? Pensi che io lo stia proteggendo? >
< Mi dispiace Quasimodo, ma i fatti sembrano essere contro di te… Devo tenerti d’occhio. >
< Fai pure. Io non nascondo nulla… Anzi, mi fa molto male sentirti dire queste parole contro di me. Credevo che tu mi rispettassi. >
< Infatti ti rispetto amico mio, ma devi capire che un mio soldato ha rischiato di morire ieri sera. >
< Mi dispiace per il tuo soldato, ma questo non ti autorizza ad avere dei sospetti su di me… Comunque puoi fare tutte le indagini del caso. Io sono limpido come l’acqua cristallina… Adesso, se l’interrogatorio è finito, devo tornare alla Torre campanaria. E’ quello il mio posto. >
< Quasimodo, non volevo offenderti… >
< Ma l’hai fatto. Buona giornata. >
Nel mentre Quasimodo si stava allontanando furioso con Febo, Esmeralda si avvicinò ai suoi uomini cercando delle spiegazioni.
< E’ una cosa che riguarda solo noi due, Esmeralda. >
< Ma io sono tua moglie! > gridò la donna.
< Questo non ti autorizza a sapere del mio lavoro. >
< E certo… Perché io sono una zingara, giusto? >
< Non ho detto questo! >
< Va bene. è meglio finirla qui… Non voglio discutere come questa notte > ribatté la donna andandosene come Quasimodo.

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Capitolo 3
*** La compagnia che non ti aspetti ***


< Quasimodo, aspetta un momento > fece la donna cercando di fermare il campanaro.
< Lasciami in pace, Esmeralda. Ho bisogno di stare da solo. >
< Mi dispiace che Febo ti abbia fatto arrabbiare… Ma nell’ultimo periodo, ha dei profondi sospetti su tutti. Soprattutto con la povera gente come noi. >
< Lo so… Noi siamo molto diversi da lui. Ed oltre al suo stato d’animo rabbioso causato dalla ferita del suo soldato, lui non ci rispetta come noi vorremmo. >
«Vedrò di farlo ragionare in qualche modo…»
«Lascia stare. Sarebbe inutile» replicò il campanaro infuriato mentre rientrava a Notre – Dame.
 
Prima che Quasimodo potesse tornare in mezzo alle campane, vide l’Arcivescovo pregare.
“Se solo non avessi nessun pensiero per la testa… Sarei molto più tranquillo.”
«Quasimodo… Sei tornato» replicò l’Arcivescovo attirando la sua attenzione e interrompendo i suoi pensieri.
«Scusate, padre. Non volevo disturbarvi.»
«Tu non mi disturbi mai, Quasimodo. Allora, com’è andata in città?»
«Bene. Ho solo comprato alcune cose che mi servivano.»
«E…»
«E cosa?»
«Non devi dirmi altro?»
«Padre, a cosa vi state riferendo?»
«A quel messaggio misterioso che stai ancora stringendo tra le mani.»
«Oh…» sospirò Quasimodo senza nemmeno accorgersene.
«Forse è meglio se mi parli di questo forestiero.»
«Non c’è molto da dire su di lui… So che si chiama Gerard e che si è presentato ieri notte mentre si stava intrufolando a Notre – Dame.»
«Intrufolato? Quindi è entrato senza permesso!»
«Sembrerebbe di sì…»
«Sapevo che non ci potevamo fidare di lui… Una volta visto, dovevo immediatamente consegnarlo alle autorità.»
«Ma non ha fatto niente di male» lo difese Quasimodo.
«Tu dici?»
«Mi ha raccontato che ha solo ferito una guardia reale… Ma se l’ha fatto, era solo per difendersi.»
«Quasimodo, ti rendi conto che ti stai immischiando in una faccenda molto complicata? Tu sai dove si trova quel forestiero… Consegnalo immediatamente alle autorità. È la soluzione migliore.»
«Veramente è scappato questa notte…»
«Come questa notte? Quindi vorresti dirmi che ha dormito da te?»
«Padre, ho solo aiutato un povero cristiano. Voi che avreste fatto al mio posto?»
Ma l’Arcivescovo non rispose, limitandosi a distogliere lo sguardo.
«Come pensavo…»
«Quasimodo, sai meglio quanto me che non deve entrare nessun autorizzato a Notre – Dame… Non dopo che l’Abbazia di Nizza ci ha consegnato una reliquia d’oro.»
«Per quanti giorni dovremmo tenerla qui a Notre – Dame?»
«Finchè il Cardinale François, nonché mio mentore, se la riprenderà dopo un lungo viaggio per il paese.»
«Ancora non capisco perché voi abbiate accettato…»
«Perché gli dovevo un sacco di favori.»
«Il quartiere di Notre – Dame non è un posto sicuro.
«Ma se diamo ospitalità a forestieri, lo è ancor meno. Ricordatelo» disse infine l’Arcivescovo tornando alle sue mansioni e lasciando Quasimodo nei suoi pensieri.
 
 
Hugo, Laverne e Victor fissavano il ragazzo con sguardo triste e sconsolato.
«Brutta giornata, Quasi?»
«No. Ma poteva andare peggio.»
«Che cosa sappiamo di quel forestiero?» domandò Laverne.
«È scomparso nel nulla. Ancora una volta.»
«Secondo te da cosa potrebbe fuggire?»
«Dalle guardie reali, è ovvio.»
«E come ti comporterrai una volta che lo rincontrerai?» domandò Hugo.
«Non lo so… Anche perché non credo di rivederlo…»
«Sarebbe troppo bello per essere vero.»
«Ma Victor….»
«Oh, andiamo Quasimodo! Quando ti renderai conto che quell’uomo non piace a nessuno che conosci?»
«E voi come fate a saperlo?»
«Lo sappiamo e basta, Quasi. Ascoltaci una buona volta» lo redarguì Laverne.
«Sapete cosa vi dico? Lasciate vivere la mia vita in pace. Ci penso io a prendere le dovute decisioni su di lui. Sono stato abbastanza chiaro?»
«A chi ti stai riferendo?»
Una voce dietro le sue spalle lo fece sobbalzare dallo spavento.
«Esmeralda… Tu qui?»
«Ti disturbo, forse?»
«No… certo che no… Perché mi dovresti disturbare?»
«Era solo per chiedere… Con chi stavi parlando?» domandò la donna mentre le tre statue si erano nascoste dalla sua vista tornando ad essere inanimate.
«Con nessuno. Stavo pensando ad alta voce.»
«Come sei buffo» ribatté la zingara sorridendo «Di sicuro ti dovresti sentire molto solo quassù.»
«Ormai ci sono abituato… È da quando sono nato che trascorro le mie giornata in completa solitudine. Ma va bene così… Da quando il mio padrone non c’è più, mi sento rinato.»
«Ne sono molto felice»
Negli occhi di Esmeralda, Quasimodo intravide che in lei c’era qualcosa che non andava.
«Esmeralda, perché sei così triste?»
«IO e Febo… abbiamo litigato… e questa volta è stata l’ultima.»
«Non dire così…»
«Invece lo è! Mi sono stancata di essere sotto i suoi occhi una volgare zingara invece che la donna che ama.»
«E adesso che cosa pensi di fare?»
«Non lo so… Non so dove andare…»
«Se vuoi, potresti fermarti qui da me per tutto il tempo che vorrai.»
«Davvero?»
«Certo che sì! Sei o non sei la mia amica?»
A quel punto, il cuore e la felicità di Esmeralda ebbero una nuova luce.
«Ti ringrazio di cuore» replicò la donna mentre abbracciava Quasimodo.
«Potresti dormire in camera mia, se vuoi. Io dormirò guardando le stelle.»
«Ma Quasi, non sarebbe meglio fare il contrario?»
«Assolutamente no. Sei la mia ospite e devi essere trattata come tale. Quindi, dormirai nel mio letto. E poi dormire fissando le stelle non è così scomodo come si pensa.»
«Se lo dici tu…»
Oltre alla felicità che era rinata dentro di lei, Quasimodo notò che la giovane donna era anche visibilmente stanca.
«Esmeralda, che ne dici di andare a dormire? È stato un giorno molto duro per te.»
«Sì. Forse hai ragione…»
Nel mentre la ragazza stava per sdraiarsi sul letto malandato di Quasimodo, intravide una figura oscura non molto lontano da lei.
Incuriosita e con il cuore in gola, decise di andare a vedere personalmente.
«Che stai facendo, Esmeralda?» domandò Quasimodo spaventando la ragazza.
«Quasi, credo che in questo campanile non siamo soli…»
«Hai ragione. Oltre a me e a te, c’è anche l’Arcivescovo che controlla ogni singolo perimetro della cattedrale. >
«E viene fin quassù?»
«NO. Il controllo delle torri campanarie spetta a me.»
«Quasimodo, non vorrei davvero sbagliarmi, ma sono convinta che qui ci sia qualcuno che ci sta spiando…»
«Vedrò di fare una rapida controllata prima che tu ti metta a dormire, va bene?»
«Sì. Così riuscirò a stare tranquilla.»
«Molto bene. Aspettami qui.»
Ma durante la perlustrazione delle torri campanarie, Quasimodo non vide nessuno di sospetto.
«Era come credevo, Esmeralda. Ci siamo solo io e te.»
«Eppure io credevo di aver visto qualcuno.»
«Dev’essere stata la tua immaginazione.»
«Sì. Forse è data dalla stanchezza» si convinse la ragazza.
«Bene. Dopo ciò forse è meglio riposare… Buonanotte, Esmeralda. Fai sogni d’oro.»
«Anche tu, Quasimodo. E grazie per quello che stai facendo per me…»
«LO avresti fatto anche tu al mio posto.»
«Sì, è vero… Buonanotte» disse infine la donna cadendo stremata per le fatiche e gli avvenimenti dell’ultimo giorno.

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Capitolo 4
*** Il furto della reliquia ***


Nel mentre Esmeralda stava dormendo nel suo letto, Quasimodo si era posizionato in cima alla cattedrale per assaporare l’aria fresca di quel settembre di fine estate.
Per distrarsi e non pensare all’incontro del forestiero, cominciò a contare tutte le stelle che erano in cielo.
Ma in quel momento non poteva immaginare che la figura oscura intravista da Esmeralda, gli avrebbe causato non pochi problemi.
Si muoveva con fare guardingo senza emettere nessun rumore.
Sapeva bene cosa cercare e dove andarla a trovare.
Una volta ritrovatosi in cima al campanile, vide una teca nascosta dai pilastri di cemento della cattedrale.
Non era stata chiusa o sigillata in nessuna maniera, quindi per Gerard fu una vera passeggiata aprirla.
“La reliquia d’oro… Finalmente l’ho trovata…”
Dopo averla rimossa dalla sua teca, Gerard corse subito via per paura di essere visto da Quasimodo.
Ma una volta ritrovatosi dinanzi al corpo dormiente di Esmeralda, non poté fare altro che fissarla in tutto il suo splendore.
“Non ho mai visto una donna bella come lei” pensò.
Il modo di come dormiva sommessamente e il suo spirito che stava riposando in pace, fece desistere Gerard nell’andarsene come un volgare ladro.
“Vorrei… poterti toccare… poterti possedere…”
Non riuscendo a resistere alla sua bellezza, Gerard appoggiò la reliquia d’oro per respirare il suo dolce profumo che emanava e accarezzarle le guance.
Esmeralda, talmente sfinita, non riuscì a svegliarsi.
Era completamente immersa in un sonno profondo.
Più Gerard continuava a toccarla, più non riusciva a resistere al suo fascino.
“Adesso basta. Ti devo avere.”
Facendo il più delicatamente possibile, il forestiero cercò di svestirla.
Ma non era così semplice come lui poteva credere.
Soprattutto se a fissare l’intera scena c’era Quasimodo disgustato.
< Lasciala immediatamente andare > fece il campanaro impugnando il suo arco con la freccia.
Preso da un senso di rimorso, Gerard ubbidì alla richiesta di Quasimodo.
< Adesso voltati. Voglio vederti in faccia. >
Nel sentire quelle parole, Esmeralda si svegliò di soprassalto completamente spaventata.
< Quasimodo, che diavolo sta succedendo? >
< Quest’uomo tentava di violentarti. >
< Non è assolutamente vero. >
< Ah no? Allora cosa ci facevi sopra di lei? >
< La stavo solo… >
Ma Gerard non riusciva a trovare le parole adatte.
< Adesso voltati immediatamente. Voglio vedere chi sei… Anche se ho un vago sospetto. >
L’intera scena, illuminati dai raggi lunari, fece intravedere la vera identità dell’uomo.
< Gerard… lo sapevo… >
< L’Arcivescovo aveva ragione… Non puoi fidarti dei forestieri. Mai. >
Completamente immobilizzato dal momento, Quasimodo non riuscì a scoccare la sua freccia, avvantaggiando di conseguenza Gerard della fuga.
< Fermati! >
Ma ormai era troppo tardi.
L’uomo era già fuggito nel buio della notte completamente indisturbato.
< Quasimodo… che cosa voleva quell’uomo? >
Ma il campanaro non rispose.
< Quasi… Che cosa sta succedendo? >
< Credo proprio che dovremmo combattere un nuovo nemico… Ma questo è ancora più furbo e rapido di quanto pensi… >
< Che cosa ci faceva nel cuore della notte? >
< Voleva rubare questa… la reliquia d’oro… > fece il campanaro una volta che la riprese per rimetterla al suo posto.
< Maledetto… Appena me lo sono ritrovata dinanzi, sono morta dallo spavento. >
< Ti credo, Esmeralda. >
< Ma come faceva a sapere che la cattedrale dispone di un simile tesoro? >
< Non ne ho la minima idea… >
< Quasi, tu sei estraneo a tutti i fatti, giusto? >
< Che cosa stai insinuando? >
< Che rapporto hai con questo forestiero? >
< Esmeralda, so a malapena come si chiama… Non gli avrei mai spifferato un segreto del genere > replicò il campanaro cercando di difendersi.
< Quasi, devi portare la reliquia da un’altra parte. Ormai questo posto non è più sicuro. >
Nel mentre Quasimodo ed Esmeralda stavano discutendo, Febo con le guardie reali irruppero nella cattedrale.
< Quasimodo, sei in arresto per l’accusa di tentato furto della reliquia d’oro > replicò il capitano.
< Che cosa? >
< Mi dispiace… Portatelo via. >
< Aspettate un momento! > gridò Quasimodo < La reliquia d’oro si trova dinanzi a noi riposta nella teca. >
< Febo, ma che diavolo ti salta in mente? > domandò Esmeralda.
< Con te farò i conti più tardi… Quasimodo, facci vedere la reliquia. >
Ma una volta aperta la teca nascosta, Quasimodo vide che era misteriosamente scomparsa.
< Non è possibile… L’ho riposta qualche minuto fa mentre un ladro tentava di portarmela via… >
< Un ladro che tu conosci molto bene visto che ci stavi parlando proprio quest’oggi… >
Quasimodo non sapeva cosa dire.
Nel mentre era impegnato a discutere con Esmeralda, qualcuno gli aveva rubato il prezioso reperto senza che se ne accorgesse.
< Esmeralda, diglielo anche tu! Non posso averla rubata! >
< La testimonianza di Esmeralda non è attendibile, Quasimodo. >
< Per quale motivo? Perché sono una zingara? > si ribellò la donna.
< Non ho detto questo! >
< Se provate a portare via Quasimodo, dovrete passare sul mio corpo. >
< Esmeralda, non rendermi le cose già difficili. >
< Sei tu che sei contro di noi. >
< Che sta succedendo qui?! > tuonò l’Arcivescovo che era salito fin sopra il campanile insieme alle guardie.
< Padre, mi stanno accusando di un reato che non ho mai commesso… >
< Capitano, mi vorrebbe spiegare che cosa sta succedendo? >
< Un individuo misterioso ci ha fatto una soffiata sul furto della reliquia d’oro che si trova qui a Notre – Dame. >
< Questo è impossibile > ribatté l’Arcivescovo cercando di difendere il suo campanaro < Quasimodo ha nascosto la reliquia gelosamente…  >
< Davvero? Allora guardate con i vostri occhi. Nella teca, la reliquia non c’è più. >
< E’ vero quello che mi sta dicendo, Quasimodo? >
< Sì… Ma non sono stato io a rubarla. Non lo farei mai! >
< E’ un reperto antico di inestimabile valore… Farebbe gola a chiunque. >
< Febo! Perché fai di tutto per essere contro di me?! > urlò Quasimodo.
< Perché voglio giustizia! >
< Non è che per caso c’entrano altri motivi? >
< Che intendi dire? >
< Ho visto che mi fissavi con sguardo pieno di rabbia una volta che hai visto che Esmeralda alloggiava da me. Non negarlo. >
< E anche se fosse? >
< Non hai nessun diritto per arrestarmi senza le dovute prove! >
< Sono il capitano delle guardie, amico mio > replicò Febo andando a muso duro contro Quasimodo < Posso fare quello che voglio. E tu non potrai fare niente per impedirmelo… Avanti, portatelo via. >
< No! Febo! >
Non ricevendo nessuna difesa adeguata, Quasimodo fu scortato via dalle guardie reali, sotto gli sguardi esterrefatti di Esmeralda e dell’Arcivescovo di Notre – Dame.
< Padre, vedrete che sarà fatta giustizia una volta che avremmo inchiodato Quasimodo. >
< Ma voi siete sicuro… >
< Non sono mai stato più sicuro prima d’ora. Arrivederci e buonanotte. >
Ma prima che se ne potesse definitivamente andare, Febo passò dinanzi alla sua amata.
< Mi fai schifo… Non posso vedere in come ti sei trasformato… >
< Sono a servizio della giustizia, Esmeralda. Che ti piaccia o no… Adesso torniamo a casa. >
Ma Esmeralda non ne voleva sapere di lasciare Notre – Dame insieme a lui, sputandogli di conseguenza addosso.
«Ma come diavolo…»
«Fermatevi immediatamente, capitano!» lo redarguì l’Arcivescovo.
«Padre, questi non sono affari vostri.»
«Non vi permetterò di colpire una povera donna… Picchiare è sempre una soluzione sbagliata.»
«Vi ho detto di starne fuori!»
Ma l’Arcivescovo non sentiva ragioni, andando a difesa a spada tratta la giovane donna.
«Esmeralda rimarrà in questa cattedrale per tutto il tempo che vorrà.»
«Non oserete mai…»
«L’ho già fatto… Adesso, dopo aver arrestato il mio campanaro e non aver potuto difenderlo come volevo, siete pregato di lasciare la casa del Signore. Per qualsiasi sviluppo su questa vicenda, possiamo parlarne domani. Sono stato abbastanza chiaro?»
Febo, inorridito dalla situazione, decise di non controbattere.
«Non finisce qui, capito? Mi riprenderò la mia amata.»
«Io non sono più la tua amata… Addio» replicò la donna richiudendosi nella torre campanaria completamente frustrata per la sorte toccata al suo amico Quasimodo.
«Padre?»
«Che cosa c’è, Esmeralda?»
«Grazie per avermi aiutato con quel vile mascalzone.»
«Figurati… Non sopporto vedere un uomo alzare le mani contro una donna. È una cosa vergognosa.»
«Tornando a Quasimodo, come faremo per aiutarlo?»
«Ancora non lo so… Ma toccherà a noi indagare per salvarlo. Sono sicuro che il malvivente si aggiri ancora nella cattedrale in attesa di scomparire per sempre.»
«Allora non dobbiamo perdere tempo.»
«Ben detto. Le ricerche devono iniziare immediatamente.»
«Sarà molto difficile scovarlo in una notte come questa.»
«Fidati. Ci sono nascondigli in questa cattedrale, che solo io e Quasimodo conosciamo. Per lui, questo edificio diventerà una trappola. Andiamo.»

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Capitolo 5
*** Una morte cruenta ***


Era questione di momenti e sulla capitale francese sarebbe spuntata l’alba di un nuovo giorno.
Intanto, in una delle prigioni guardate serratamente dalle guardie reali, Quasimodo continuava sempre di più a ribollire di rabbia.
< Quasimodo, mi dispiace per tutto quello che stai passando > fece Febo con tono sincero cercando di consolarlo in qualche maniera.
< Davvero? Da come ti sei comportato nella cattedrale, mi fai pensare tutto il contrario. >
< Mi dispiace… I miei sentimenti più recogniti hanno preso il sopravvento e non ci ho visto più dalla rabbia. >
< Questa poi! Sei un capitano di grande importanza. Come puoi rinchiudere un povero Cristo come me solo per il fatto che ho aiutato la tua amata? >
Ma Febo non aveva nessuna risposta da dare al suo amico Quasimodo.
Si sentiva un verme per averlo rinchiuso impunemente dietro le sbarre per un furto che non lo colpevolizzava appieno.
< Quasimodo, devi aiutarmi… >
< E come credi che io possa fare rinchiuso qua dentro? >
< Se io ti faccio uscire, mi aiuterai a risolvere i problemi del mio rapporto con Esmeralda? >
< Non sono un giudice di pace, Febo… Ma ogni caso cercherò di aiutarti. Ma prima dobbiamo rintracciare quel dannato forestiero che mi sta rovinando l’esistenza. >
< Secondo te dove possiamo trovarlo? >
< Qualcosa mi dice che non ha ancora lasciato la città. >
< Credi che lo troveremo ancora a Notre – Dame? >
< Questo non ne sono pienamente sicuro… Ma non possiamo fare ipotesi rimanendo qua dentro senza fare nulla. >
< Sì, hai ragione. >
Dopo aver liberato il suo amico, Febo lo fece scortare fuori dalle prigioni della capitale senza che fosse visto da nessuno.
< E se si trovasse alla Corte dei Miracoli? >
< Essendo un forestiero, non credo che ne sia a conoscenza… Il primo posto da controllare è la cattedrale. Se davvero non ci fosse, allora dovremmo prendere altre strade. >
< Se solo ci fosse Esmeralda con noi… Ci avrebbe dato sicuramente una mano. >
< Adesso smettila di pensare a lei. Vuoi aiutarmi o noi? >
< Certo. Ma non riesco a concentrarmi come vorrei… >
< Febo, sei un ottimo capitano. Devi lasciare da parte i tuoi sentimenti finché non avremmo catturato quell’uomo… Ti prometto che risolveremo anche la tua questione. >
< Grazie mille, Quasimodo. Sei un vero amico. >
< Già, un vero amico… Peccato che tu non te lo meriteresti nemmeno. >
Nel sentire quelle parole, Febo si rattristò sempre di più.
< Stavo scherzando, sciocco. Andiamo. >
 
 
Nella cattedrale di Notre – Dame regnava il silenzio più assoluto.
Il buio contornava quell’edificio maestoso composto da oggetti antichi di ogni tipo.
< Mi domando se davvero quel forestiero sia ancora qui nella cattedrale come farebbe a vedere con questo buio. >
< Credo che potrebbe esserci abituato… Entriamo in questo sottoscala. >
Esmeralda e l’Arcivescovo proseguirono per uno dei tanti passaggi segreti che costituiva la cattedrale.
< Dove porta questo sentiero? > domandò la donna.
«Adesso lo vedrai…»
Il cuore di Esmeralda batteva all’impazzata.
«Siamo quasi arrivati, Esmeralda.»
Una volta percorso il sottoscala buio di Notre – Dame, l’Arcivescovo e la giovane donna si ritrovarono dinanzi al crocifisso di Gesù.
«Ma siamo arrivati dinanzi…»
Nel mentre Esmeralda si stava guardando intorno, vide il forestiero che stava tentando di appiccare il fuoco nella cattedrale.
«Finalmente. Vi stavo aspettando.»
«Tu… Che cosa hai intenzione di fare?»
«Adesso lo vedrete con i vostri occhi…»
«No! Fermati!»
«Questo edificio è stata la culla della morte dei miei genitori… Non posso permettere che Notre – Dame continui ad esistere. Brucerà sotto il mio volere.»
«Questa architettura è frutto della bellezza di tutta Parigi. Tu non puoi distruggerla!»
«Ah no? Però quando i miei genitori sono morti per colpa vostra…»
Ma il forestiero non riusciva a continuare a raccontare la sua storia.
«A cosa vi state riferendo?»
«Non vi ricordate di Adèle, Lambert e del piccolo Gerard, giusto?»
«La famiglia che è stata bruciata in un rogo circa dieci anni fa’…»
«Erano diventati molto scomodi a voi e a tutta la chiesa cristiana… Quindi non avete fatto altro che toglierli di mezzo per il semplice motivo che avrebbero spifferato il furto della reliquia d’oro.»
«No. Non è andata così…»
«Voi mentite!»
«Fermati, Gerard!» gridò Quasimodo irrompendo a Notre – Dame insieme a Febo.
«Vattene, Quasimodo. Questi non sono affari tuoi.»
«Spegni immediatamente quella torcia prima che tu dia fuoco a tutti.»
«Infatti sarà questo il mio compito…»
«Chiedo perdono!» gridò l’Arcivescovo tra le lacrime che stavano incominciando a cadere dai suoi occhi.
«Che cosa?»
«Chiedo perdono per non aver protetto i tuoi genitori, Gerard… Quel gruppo di malviventi ha pagato con la vita. Ma da quel giorno, la mia vita non è stata più la stessa.»
«Il perdono non serve più a niente dopo più di dieci anni… Ci dovevate pensare prima.»
Senza avere alcuna pietà, Gerard cominciò a dar fuoco al crocifisso di Gesù.
«Tu e tutto il popolo parigino pagherete con la distruzione della cattedrale.»
«Gerard, non capisci che i tuoi genitori così non torneranno mai più in vita?»
«Non m’interessa… Ma almeno avrò quello che ho sempre voluto in tutti questi anni: la vendetta.»
Mentre Gerard stava tentando la fuga, Esmeralda chiamò immediatamente l’aiuto di tutti i parigini per spegnere il fuoco nella cattedrale che si stava propagando a gran velocità.
«Dove credete di andare?» domandò Febo al forestiero.
«Lasciatemi andare, capitano. O non passerete la notte vivo.»
«Mi dispiace per te, ma sarai tu quello che soccomberà.»
Dopo aver sguainato le loro rispettive spade, Gerard cercò in tutti i modi di colpire mortalmente il suo avversario.
Ma Febo era un ottimo spadaccino.
Nel mentre Esmeralda, il popolo e l’Arcivescovo tentavano di spegnere le fiamme, Quasimodo scippò la reliquia d’oro a Gerard.
«No! Ridammela!»
Questo gesto fece abbassare la guardia al forestiero, venendo ferito gravemente dal suo sfidante ad una gamba.
«Che tutti voi siate dannati!»
«L’unico dannato qui siete solo voi, Gerard. Addio.»
«NO! Non fatelo!»
«Ma padre…»
«Troppi morti si sono consumati in questo luogo sacro nonché la casa del Signore… Il giovane uomo pagherà in un’altra maniera. Ma non con la vita.»
«Risparmiarlo non servirà a nulla» protestò Febo.
«Ragazzo, ti prego di perdonare i miei errori…»
Ma Grard evitò di rispondere, riprendendo la sua spada che gli era caduta per terra.
«IO non soffrirò più per colpa vostra… Ma se esiste davvero un Dio, anch’egli farà il suo corso.»
Detto questo, il povero ragazzo si suicidò infilzandosi lo stomaco morendo dissanguato.
Intanto, l’intera cattedrale fu salva dalle fiamme prima che potesse distruggerla completamente.
I danni era ingenti e seri.
Ma in quel momento non era la cosa più importante.
Il più grande rammarico dell’Arcivescovo di Notre – Dam era morto sotto i suoi occhi.
«Che tu possa riposare in pace, ragazzo mio.»
«Padre…»
Dopo quel fatto l’Arcivescovo volle essere lasciato in pace, per riflettere sul suo futuro e sulla sepoltura del povero ragazzo.
 
 
Un mese dopo
«Padre, siete sicuro che volete andarvene?»
«Sì, Quasimodo… Il mio viaggio verso un perdono pieno di insidie verso la Terra Santa comincerà proprio oggi.»
«E cosa ne sarà della Cattedrale?»
«Tu sei un ottimo campanaro nonché guardiano della Torre… E poi ho già scritto al mio amico di Nizza che mi sostituirà senza problemi.»
«Padre, senza di voi, non sarà più la stessa cosa…»
«Ti ringrazio, ragazzo mio… Ma purtroppo ho sbagliato molto nel corso della mia vita. E se dovrò morire, lo farò pregando il Signore di avere il rispetto della mia anima.»
«Perché non potete rimanere qui?»
«Questo è un viaggio che nel corso dei miei anni, mi sono ripromesso di fare… E dopo tutto quello che è successo, è venuto il momento di partire.»
Ormai Quasimodo non aveva nessuna possibilità di convincere l’anziano Arcivescovo.
«Va bene. Rispetterò la vostra scelta…»
«Addio, Quasimodo. Non ti dimenticherò mai.»
«Fate buon viaggio, padre. E state attento» disse infine Quasimodo baciando le mani di colui che era e rimarrà per sempre, il suo più grande protettore di Notre – Dame nonché suo grande amico.

 

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