First Ladies of the United States

di reggina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Martha Washington ***
Capitolo 2: *** Abigail Adams ***
Capitolo 3: *** Martha Jefferson Randolph ***
Capitolo 4: *** Dolley Payne Todd Madison ***
Capitolo 5: *** Elizabeth Kortright Monroe ***
Capitolo 6: *** Louisa Chaterine Johnson Adams ***
Capitolo 7: *** Rachel Donelson Robards Jackson ***
Capitolo 8: *** Sarah Angelica Singleton Van Buren ***



Capitolo 1
*** Martha Washington ***


Molte donne sarebbero contente di essere al mio posto ma io mi sento una prigioniera di Stato !”

(Martha Dandridge in Washington)


1799

Dicembre seppellisce l’anno, seppellisce un secolo.

Seppellisce George.

Martha, troppo sconvolta per partecipare al funerale di suo marito, ha chiuso a chiave la loro camera da letto: non mettervi più piede è l’unico modo che conosce per andare avanti.

Passeggia lungo il viale di querce, aperte come ombrelli contorti, sullo sfondo della magione a tre piani di Mont Vernon.

Sente le ossa delle foglie morte scricchiolare sotto le sue scarpette viola di velluto; le stesse che calzava il giorno del suo matrimonio.

Quando ha conosciuto quel colonnello dal naso dritto e dagli occhi grigio azzurri era una giovane vedova, madre di due bambini morti troppo presto e di altri due da allevare nella piantagione dei Custis.

George ha amato Jacky e Patsy come se fossero stati figli suoi: coccolandoli e prodigando loro attenzioni .


Il respiro si condensa in nuvolette bianche sulle labbra. Il freddo rende l’incarnato di Martha ancora più pallido, la bocca da vermiglia si è fatta viola, come un fiore strano.

Trema, non può impedirselo.

La bella Patsy è stata strappata alla vita da una crisi epilettica, a soli diciassette anni.

Jacky, quel figlio immaturo e studente indifferente, con un animo tanto irrequieto da offrirsi volontario per diventare aiutante nel campo del suo patrigno. Fu arruolato soltanto per pochi giorni: morì di febbre tifoidea a ventisette anni .


Un sospiro si spezza in un singhiozzo soffocato.

Solleva alle labbra le mani fasciate da guanti di capretto e alita su di esse.

Valley Forge.

Un piccolo villaggio rurale tra le montagne nel sud-est della Pennsylvania.

I soldati che dormivano direttamene sulla terra nuda in baracche piccole e buie dove, a stento, entravano una dozzina di uomini.

Martha amava suo marito alla follia tanto che, quando la rivoluzione scoppiò, viaggio per dieci giorni e centinaia miglia pur di stare con lui nella casa di pietra adibita a quartier generale.

Con la sua cuffia e il grembiule con i volant visitava i soldati semplici, abbracciando la loro vita di stenti, confortandoli con thermos di thè e canzoni .


Sta crescendo il freddo. Un freddo secco.

Gli ultimi raggi di luce sono schegge di neve.

Dieci anni prima.

George Washington era stato eletto, senza nessun voto contrario, primo Presidente degli Stati Uniti d’America.

Al loro arrivo a New York, sua moglie e i loro nipoti erano stati accolti dal suono delle fanfare.

Per Martha era stata una delusione: lei voleva tornare alla vita domestica e felice che conducevano prima della guerra d’indipendenza. Ciononostante aveva svolto egregiamente il suo compito di padrona di casa intrattenendo gli ospiti e occupandosi delle formalità dei ricevimenti quando il marito era troppo preso dalle faccende politiche .


Com’è che si è fatto tardi così presto? Prima che sia pomeriggio è già arrivata la sera.

I baci, i ricordi le rimangono e ronzano nella notte cupa di dicembre.

“Questo è un debito che tutti dobbiamo pagare prima o poi!”

Un senso generale di languore, calmo, diluito lungo quel viale tracciato a carboncino sullo sfondo immutabile di un passato lontano.

La neve sonnolenta, bianca come sale, ammanta la casa come uno spettro.

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Capitolo 2
*** Abigail Adams ***


“Se non ci mettiamo al servizio dell’umanità, chi dovremmo servire?”

(Abigail Smith in Adams)


17 giugno 1775

Cumuli compatti di nebbia e una furiosa pioggia di fuoco.

È polvere da sparo quella portata dal vento, come una linea di fumo bianca e densa che illumina sinistramente il cielo rosato.

Al rumore roboante, come il brontolio di un tuono, Abigail sente lo stomaco saltarle in gola.

Soltanto le mani dei suoi quattro bambini, premute contro il petto, riescono a placare il battito disordinato del suo cuore.

John non ha voluto trasferire la famiglia a Boston, dove la rivolta è più accesa, pensando che la fattoria di Braintree fosse un posto sicuro ma adesso che il pericolo è così vicino Abigail vorrebbe prendere i piccoli e fuggire.

Sono proprio quelle manine tozze che si tendono verso di lei a ridarle un barlume di lucidità.

La sua decisione è irrevocabile: o sarà libertà o sarà morte !


“Sono fiera di essere una figlia d’America!”

Proclama a voce alta prima di prendere per mano John Quincy, sette anni appena, e salire insieme a lui verso gli affioramenti rocciosi di Penn ’s Hill.

In lontananza si leva una muraglia di fuoco, come se la terra stesse sputando fiamme, le vampate dei pezzi d’artiglieria danzano come tante lucciole. Persino l’aria sembra prendere fuoco.

L’effetto è terrificante: gli uomini cadono a grappoli, oscillano senza rompere i ranghi, arretrano.

Lo schianto dei proiettili che esplodono si sovrappone al tuono dei cannoni come un lungo rombo che ferisce le orecchie e fa scendere brividi di paura lungo la schiena.

Abigail non può saperlo ma la piccola mano che trema tra le sue è quella di un futuro presidente di un paese che non esiste ancora e che sua madre ha voluto portare in cima alla collina perché sia testimone dei combattimenti per la libertà.

Charlestown è in fiamme, Bunker Hill è stata presa ma per gli inglesi si rivelerà un trofeo inutile.

Gli americani si sono dimostrati nemico accanito e pericoloso e la loro ritirata non somiglia di certo ad una fuga.


È un sabato pieno di boati, di schianti, di urla.

Abigail è divorata dall’inquietudine ma, ancora una volta, deve fare appello al suo incrollabile coraggio. Lo stesso con il quale dirige la fattoria di famiglia, da sola, tanto che John le ha scritto, pieno di ammirazione: " i nostri vicini penseranno che i miei affari siano gestiti meglio durante la mie assenze piuttosto che in qualsiasi altro momento …"

Ferma un gruppo di soldati in transito per interrogarli, per avere notizie fresche.

Da quando la tensione è aumentata tra le colonie e la monarchia britannica, ha cercato di tenersi sempre aggiornata: leggendo i giornali locali, discutendo con suo marito per ore sulla necessità di avere una Costituzione, scrivendogli, durante la lontananza di John , per raccontargli le peripezie della cittadina, gli umori degli abitanti e le loro reazioni agli eventi.

Carretti pieni di feriti passano dalla fattoria degli Adams.

Giovani carni lacerate e bruciate, attraversate da schegge di granate o da pallottole infuocate.

Gemiti di dolore e i lamenti dei suoi bambini spezzano i nervi di Abigail: sta in piedi, in mezzo a questo marasma, con la bocca aperta e le lacrime che le si sono congelate negli occhi.

Non sa che fare, da chi iniziare.

Thomas, tre anni, le si aggrappa ad una caviglia e finalmente la mamma scatta come una molla.

Per curare quei corpi dilaniati dalla forza distruttrice della guerra deve chiamare a raccolta tutto quello che ha appreso dai libri, letti da ragazzina nella fornita biblioteca di suo padre.

Nabby, nell’innocenza dei suoi dieci anni non ancora deturpati dalle cicatrici del vaiolo, le lavora accanto come una piccola ape operaia.

Per giorni nella fattoria di Braintree si distribuiscono mestoli di brodo, si medicano i feriti, si sciolgono le posate per farne pallottole per i moschetti…


Abigail è davvero provata quando, finalmente, può sedersi allo scrittoio per indirizzare a John una delle oltre mille lettere che costelleranno il loro matrimonio, e che passeranno alla storia.

" Il mio cuore che scoppia deve trovare sfogo nella penna.

Ho appena saputo che il nostro caro amico, il dottor Warren, non è più tra noi ma è caduto gloriosamente combattendo per il suo Paese…

Se non lo avessi visto con i miei occhi non ci avrei creduto. Il cielo e la terra in fiamme" !


Chiude gli occhi e per un momento immagina.

Non si immagina moglie di un futuro presidente e madre di un altro.

Immagina un contatto pelle a pelle con quel marito sempre lontano, ora a Parigi, ora a Philadelphia.

Immagina che John sia lì, mentre lei legge a voce alta e intensa qualche pagina di Shakespeare, il loro autore preferito, prima di spegnere la candela.

*******


La battaglia di Bunker Hill venne combattuta sabato 17 giugno 1775 principalmente attorno alla collina di Breed’s Hill, durante l’assedio di Boston, nelle fasi iniziali della guerra d’indipendenza americana.

Oggi in quel luogo, nella città di Quincy in Massachusetts, sorge un tumulo di pietre: l’Abigail Adams Cairn, eretto nel 1896 , segna il punto da cui Abigail e il piccolo John Quincy assistettero alla battaglia e al rogo di Charlestown.

Nel 2008 all’interno del tumulo è stata scoperta una capsula del tempo.

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Capitolo 3
*** Martha Jefferson Randolph ***


“Desidero con tutta l’anima che i poveri negri siano liberati!”

(Martha Jefferson)


Estate 1789

Guarda Sally, dalla pelle appena ambrata.

La donna-bambina che rappresenta tutte le contraddizioni, bellissima e appena quindicenne: è una delle schiave della piantagione dei Jefferson e condivide il letto con suo padre.

Forse aspetta anche un figlio da lui .

Patsy di anni ne ha diciassette, l’estate della giovinezza , e considera la sua cameriera al pari di un amica.

Lei, figlia di Monticello , è nata proprio mentre suo padre Thomas progettava quella villa, omaggio all’Italia di Palladio.

Per i primi dieci anni della sua vita ha vissuto in quel grande cantiere aperto, ai piedi della collina di Charlottesville, circondata da bellezza, lusso e ricchezza.

La morte della mamma ha cambiato tutto. Le ha lasciato in eredità un padre incapace di soffrire, alla ricerca della futura felicità della figlia.

È un grande amore o un rapporto di sottomissione?

Sono accessori o vittime?


La vita di Patsy e quella di Sally si incrociano in una storia piena d’ombre.

La ragazzina che ha tenuto insieme la famiglia nei momenti difficili e ha aiutato a tenere insieme il padre, dopo la morte della moglie, voleva prendere il velo!

Per espiare colpe che non ha o per sfuggire alle insidie di una vita che non ha scelto?

Thomas Jefferson ne è stato allarmato: quella figlia che ha ricevuto un’istruzione che poche altre donne americane hanno e che, nella sua residenza parigina, conversava con i leader mondiali, in realtà si è innamorata.

La diciassettenne Martha ascoltava avidamente William Short mentre parlava di progetti per rendere gli schiavi affittuari liberi. Il segretario di suo padre. Il suo amore impossibile.

Pe stroncare sul nascere ogni velleità di sottrarsi al suo controllo, Thomas ha deciso di tornare in Virginia insieme a Martha, a sua sorella minore Polly e a Sally, la schiava-cameriera.


Patsy entra sotto il portico a quattro colonne che costituisce il monumentale ingresso a Monticello. I passi distinti sul pavimento verde brillante della grande hall, a richiamare l’erba del curatissimo prato esterno, e il cuore lacerato da un angoscia senza nome.

Cammina verso una finestra, da dove entra vivida la luce del mattino estivo, poi torna indietro pensierosa.

“Tutto questo spazio è bello. Non ti pare? Non ti da un senso di libertà?”

A quella stoccata Sally arriccia il naso, gli angoli della bocca si spostano verso l’alto mentre l’espressione degli occhi non è uguale a quella di un sorriso spontaneo.

Si muove lentamente. Sembra affaticata dalla gravidanza ormai evidente e dal caldo umido.

Poteva restare in Francia e vivere da donna libera.

Ha scelto di tornare, di essere ancora schiava dell’amore.

Le mani da mulatta si stringono a quelle belle e setose della padroncina , morbide come la lana.

“È ora di rivendicare una vita per te stessa, signorina Martha!”

È ora di crescere, di prendere decisioni coraggiose, per la ragazzina diciassettenne che ha sfoggiato la coccarda tricolore a sostegno della rivoluzione francese.

Tra tre mesi, con la benedizione di suo padre, sposerà un suo lontano cugino: Thomas Randolph determinato a farsi strada in Virginia, senza dipendere dall’istituzione della schiavitù .

I sei figli di Sally cresceranno senza oppressioni.

Dopo trentotto anni sarà proprio Patsy a mantenere la promessa e a rendere anche Sally una donna libera.

********


Per la prima volta abbiamo una first lady che non fu anche consorte del Presidente. La moglie di Thomas Jefferson, infatti, morì molto prima che lui venisse eletto perciò toccò alla loro figlia, Martha, fare le veci della madre in molte situazioni. Martha ebbe questo nome in onore di Martha Washington ma in famiglia era soprannominata Patsy.

Sally Hemings era una bellissima schiava per metà di origine africana e per metà inglese. Si presume che suo padre fosse il capitano inglese Hemings ( nonno materno di Martha. Quindi Sally e Patsy erano sorellastre!) Diversi storici poi sostengono che il padre dei sei figli di Sally fu proprio Thomas Jefferson .

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Capitolo 4
*** Dolley Payne Todd Madison ***


“Stiamo costruendo per il futuro, una struttura permanente per la presidenza. E per l’America!”

(Dolley Payne Todd Madison )


24 agosto 1814

È magnifico l’iconico ritratto, a grandezza naturale, di George Washington che campeggia sul muro della Executive Mansion!

Gilbert Stuart lo ha dipinto nel 1796.

È uno dei più belli che Dolley abbia mai contemplato: un Washington sessantaquattrenne, nel suo ultimo anno da Presidente. È in piedi, indossa un vestito di un semplice velluto nero; una mano si appoggia sull’impugnatura della spada, l’altra è estesa e si rivolge alla Sala dell’Assemblea.

Raccomanda l’unione inviolabile tra America e Gran Bretagna


Un utopia in queste ore di terrore e incertezza, durante le quali la stessa indipendenza della Nazione (conquistata con il sangue della generazione precedente) è appesa ad un filo.

Anche James, piccolo e quieto, è stato costretto ad impugnare la spada sul campo di battaglia distante tredici chilometri da Washington.

Da Bladensburg sono giunte notizie disastrose. È stato il panico: molti sono già scappati a piedi, a cavallo, in carrozza…Sparpagliandosi per le campagne.

Dolley no.

La lady di ferro, la donna senza paura, deve tenere le redini del paese senza vacillare.

Non si è mai data per vinta. Non alla febbre gialla le ha ucciso il primo marito e il figlio lasciandola vedova a venticinque anni.

A nessuno sgambetto del destino.

Non si arrenderà nemmeno agli inglesi!


Mezzogiorno è agitato da un vento tiepido e tempestoso. La signora Madison se ne resta chiusa, da sola, in quella che ormai è diventata la sua casa.

La quacchera carismatica e rivoluzionaria incarna, in queste ore drammatiche, il coraggio, la dignità, il patriottismo e la fedeltà assoluta a Washington.

La Executive Mansion è una Casa Nazionale, un simbolo per l’America.

È stata proprio Dolley a volerne, fortemente, la costruzione in quella che era un’area desolata, paludosa e infestata da zanzare.

Lei e James, l’ultimo dei padri fondatori, volevano un posto neutro dove, intorno ad un tavolo e a del buon vino, sarebbe stato più facile far incontrare e discutere politici che mal si sopportavano…

Non sono però bastati la grazia e l’eleganza della first lady a placare un’atmosfera politica violenta e velenosa .


Un boato squarcia questo mercoledì d’agosto.

È una giornata scura e nuvolosa: preludio alla sconfitta .

Due messaggeri esortano Dolley a fuggire…

Ha già messo al sicuro il salvabile: i velluti rossi e l’argenteria, i documenti di rilevanza nazionale, le copie originali della Dichiarazione d’Indipendenza e della Costituzione….Ha seguito, alla lettera, le disposizioni di suo marito che, da sole, trasudano di drammaticità e di disperazione.

Il tempo stringe, gli inglesi sono sempre più vicini.

“Salva quell’immagine se è possibile!”

Istruisce all’improvviso Paul Jennings, un servo afroamericano quindicenne.

Per nessuna ragione al mondo Dolley lascerà al nemico quel pezzo del loro passato, delle loro origini.

Non c’è tempo però per cercare una scala a pioli, per tirare giù il quadro, per rimuovere il ritratto, il telaio e tutto il resto.

“Se non è possibile, la distruggeremo! Non lascerò, in nessun caso, che cada in mano agli inglesi!”

La donna afferra un coltellino, ordina al ragazzino di rompere il telaio, e inizia a rimuovere con cautela la tela che affiderà a due amici di famiglia perché la mettano al sicuro in una fattoria.


Un nuovo boato.

I reparti del generale Ross avanzano al rullo dei tamburi, sotto un enorme Union Jack , nelle loro temute uniformi rosse e nei cappelli sciaccò neri a forma di tubo di stufa.

I vincitori camminano come un solo uomo e le loro baionette brillano nella polvere di Washington.

È una delle giornate più umilianti della storia americana.

Anche la combattiva Dolley si arrende: è il momento di evacuare dalla Executive Mansion , insieme a James.

Non lo sa ma, tra qualche ora, quella che considerava casa sua , sarà data alle fiamme e soltanto un provvidenziale tornado spegnerà il rogo costringendo gli inglesi a tornare alle loro navi.

Lei, invece, diventerà un’eroina nazionale.


***

Executive Mansion o President’s Mansion era il nome ufficiale della Casa Bianca. Prese il nome odierno, infatti, dalla tinteggiatura delle pareti di bianco, dopo la sua ristrutturazione alla fine della guerra.

La battaglia di Blandesburg fu combattuta durante la guerra anglo-americana nell’estate del 1814. Il 24 agosto la capitale, Washington, fu incendiata dagli inglesi.

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Capitolo 5
*** Elizabeth Kortright Monroe ***


“Il suo vestito era di un superbo velluto nero; collo e braccia erano nudi e ben formati; i suoi capelli a sbuffo e il colletto ornato di piume di struzzo bianche; al collo un’ elegante collana di perle. Sebbene non sia più giovane, è una donna molto bella ”

( Descrizione di un’ospite dell’ultimo evento sociale dei Monroe, il giorno di Capodanno del 1825 )


22 gennaio 1795

Gennaio è un mese freddo e scortese.

Neve e fango si disputano le vie pericolose di Parigi. La vita, di questi tempi, è rischiosa per chiunque abbia un passato aristocratico; anche per la moglie di quell’amante della democrazia e della libertà: il marchese Lafayette.

Una bella carrozza, completa di cocchiere in livrea e di valletti, passa sul fango ghiacciato.

Una folla di curiosi si raduna quando il veicolo elaborato si avvicina alla prigione: un tale simbolo di ricchezza non può appartenere a nessun francese in questo momento!

Dalla carrozza scende la moglie del ministro americano: è venuta per una visita ad una figura controversa.

Elizabeth impallidisce e le tremano le labbra. Incanta tutti con i suoi grandi occhi azzurri e i bei capelli neri, con il suo fascino e la sua eleganza.

La donna più bella degli Stati Uniti, oggi, deve usare la sua popolarità per salvare una vita umana.

La Francia è in subbuglio per la rivoluzione, il marchese de La Fayette è stato imprigionato. Gilbert du Motier è stato alleato di lunga data di George Washington e della neonata nazione americana quindi il suo imprigionamento richiede una risposta rapida e immediata da parte del ministro americano.

James Monroe, tuttavia, deve essere prudente e mantenersi ufficialmente neutrale alle questioni interne francesi.

Sono rimasti tutti scioccati nell’apprendere che Marie Adrienne Françoise de Noailles, la moglie del marchese, è detenuta in carcere e potrebbe presto morire sulla ghigliottina .

Il diplomatico americano non può salvargli la vita, Elizabeth sì.

Incerta dell’accoglienza che le verrà riservata, arriva ad una camera fredda, angusta e buia.

Chiede una visita.

La prigioniera è portata fuori dalla sua cella: alcuni capelli bianchi le sfuggono dal berretto, il volto è una maschera di ghiaccio e le membra sono provate dall’umidità. La voce dolce di Elizabeth penetra la cortina di terrore che annebbia i suoi pensieri.

“Amica mia!”

“Pensavo fosse giunta l’ora di affrontare la morte sulla ghigliottina! Lo stesso destino che è toccato a mia madre, a mia sorella, persino a mia nonna!”

Le due donne si abbracciano. Adrienne parla con il cuore arido e gli occhi asciutti di chi non ha più lacrime per piangere e per combattere.

“Siete viva, amica mia! E presto sarete libera!”

Quelli che si aggrappano al potere, in questi ultimi giorni di rivoluzione, capiscono che Madame de Lafayette è la moglie di un grande amico di molti patrioti americani e vogliono evitare incidenti diplomatici internazionali.

Adrienne sarà liberata quello stesso giorno

Grazie alla visita non ufficiale di Elizabeth Monroe sarà mantenuta inalterata l’alleanza tra Francia e Stati Uniti.

Parigi ama questa donna audace, di una bellezza sorprendente, e con una grande fiducia in sé stessa. Tutta la capitale si rivolte a lei con il nome affettuoso: la Belle Americaine .


Gli americani non la gradiscono. La trovano troppo europea, elitaria, pomposa.

La first lady, dal canto suo, preferisce prendere le distanze da persone che considera poco sofisticate.

Non è vivace e congeniale come Dolley Madison quanto, piuttosto, formale e continentale .

Eppure, nonostante le dame di Washington siano critiche alle sue spalle, non perdono occasione per affollarsi ad ammirare i mobili che la Monroe ha portato dalla Francia, alcuni dei quali appartenuti alla defunta regina Maria Antonietta, con i quali ammobilierà l’Executive Maison in fase di ristrutturazione.

La considerano egoista e anche un po’ snob quando decide di non apparire più in pubblico. In realtà nessuno capisce quanto Elizabeth sia malata: con le mani che tremano e gli svenimenti sempre più frequenti.

È epilessia ma la donna più bella d’America non vuole che il suo popolo creda che soffra di qualche malattia mentale.


Durante la rivoluzione francese Elizabeth Monroe si trovava in Francia, con il marito e le due figlie, come moglie dell’ambasciatore. Durante il periodo del Terrore, grazie al suo ruolo, riuscì a garantire il rilascio di Madame de Lafayette. Inoltre i Monroe garantirono sostegno e riparo al cittadino americano Thomas Paine, che si era opposto all’esecuzione di Luici XVI.

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Capitolo 6
*** Louisa Chaterine Johnson Adams ***


“…Era un po’ più remota del presidente ma più decorativa. Il suo viso delicato mostrava un grave stress e poca soddisfazione pura. Louisa era affascinante, come un ritratto di Romney, ma tra le sue molte attrattive non c’era quella di essere una donna del New England.

E come potrebbe? La signora non potrà mai essere bostoniana…

( Henry Brooks Adams)


Febbraio 1815

La Russia è un paese complesso, con almeno due facce diverse. Da una parte c’è la faccia dura, vera, spietata e cruda di città bellissime e affascinanti proprio per la loro totale mancanza di spirito di accoglienza.

Un po’ più a Nord, ad un passo dalla Finlandia, ecco invece la sua faccia più rassicurante fatta da canali da navigare, architetture colorate e un’atmosfera imperiale.

Questa è San Pietroburgo.

Quando i tetti del Palazzo d’Inverno s’imbiancano di neve, e le temperature si inabissano sotto i trenta gradi, bisogna stringere i denti e armarsi di coraggio.

Louisa trova gli inverni russi particolarmente dolorosi con il loro freddo pungente e le giornate lunghe e buie.

È stata una delle preferite dei Romanov tanto che il potente Alessandro I la richiedeva spesso come sua compagna di ballo. Nonostante il glamour della corte degli zar, la moglie del ministro americano ha dovuto lottare contro usanze strane, fondi limitati e cattiva salute.

Louisa non ci voleva proprio venire in questa terra selvaggia !

Quando il neoeletto presidente Madison gli ha offerto la carica, John Quincy ha accettato senza consultarla. Lui ha costantemente rifiutato o ignorato le opinioni della moglie.

Oltre il danno, la beffa: è stato deciso che i due figli maggiori cresceranno in Massachusetts insieme all’ ingombrante nonna, separati dalla loro mamma per otto anni.

Un preludio alle tragedie che porranno fine alle loro vite.

George morirà suicida .

John sarà vittima dell’alcolismo .

Al momento sono solo due bambini separati dai loro genitori troppo a lungo . È il momento più sconvolgente della vita di Louisa.

Ma d'altronde non lo sa bene questa moglie trascurata? Gli Adams sono uomini freddi e insensibili.


Perfino sua suocera Abigail stavolta è stata d’accordo con lei: accettare quell’incarico è stata una pessima mossa e ha addirittura scritto al presidente Madison esortandolo a riportare a casa suo figlio.

John Quincy però ha deciso di rimanere in Russia.

L’unico sprazzo di felicità in questi anni è stata la nascita di una bambina che non conoscerà mai i suoi fratelli maggiori.

È stato questo lutto a convincere John a riunire la famiglia, proprio come voleva Louisa.

Le ha scritto di chiudere la loro casa a San Pietroburgo e di raggiungerlo.

Si incontreranno a Parigi, dopo che lui ha aiutato a negoziare il trattato di Gand.


Narrativa di un viaggio dalla Russia in Francia, 1815 . È il racconto di Louisa, di uno straziante viaggio durato quaranta giorni, che sarà pubblicato solo dopo la sua morte.

Insieme a sua sorella Kitty e al piccolo Charles ha intrapreso questo avventuroso viaggio di sei settimane attraverso la Russia, la Polonia e la Germania su una carrozza con il fondo di una slitta.

Sfidando bande di ladri e soldati in ritirata, campi disseminati di morti di guerra e l’inverno pieno.

“Più veloce, più veloce. Procedete anche sui fiumi ghiacciati!”

È l’ordine che si sente rivolgere il cocchiere da quella donna disposta a rischiare anche la propria vita per riavere la sua famiglia unita.

Finalmente alle porte di Parigi!

Le truppe napoleoniche accolgono con diffidenza il veicolo russo, sono ostili, lo circondano.

Louisa esce dalla carrozza e si esprime nel suo perfetto francese.

D’altronde lei è cresciuta a Nantes tanto che, una volta tornata a Londra, ha dovuto reimparare a parlare inglese!

L’esperta arpista, prima first lady straniera nata al di fuori dagli Stati Uniti, ritrova finalmente il sorriso nella sua risposta originale.

“Sono la sorella di Napoleone , che viaggia in incognito!”


• Henry Brooks Adams è stato uno storico e scrittore statunitense, pronipote dei presidenti John e John Quincy Adams. • John Quincy lo abbiamo già incontrato nel “ritratto” dedicato a sua madre Abigail. Ora lo ritroviamo come ministro degli Stati Uniti in Russia e futuro sesto presidente della Nazione.

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Capitolo 7
*** Rachel Donelson Robards Jackson ***


“Un essere così calunnia gentile e tanto virtuosa potrebbe ferire, ma non riusciva a disonorare.

(Epitaffio sulla tomba di Rachel Jackson )


24 dicembre 1828

Sarà seppellita vestita di bianco, con quel meraviglioso abito che lei avrebbe voluto indossare nel giorno più bello il prossimo marzo: durante la cerimonia con cui Andrew sarebbe diventato il settimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Sono tutti riuniti sul verde prato dell’ Hermitage , la storica piantagione della famiglia Jackson, per onorare la bellissima Rachel.

La ragazza di frontiera .

Nata in Virginia, cresciuta nel deserto del Tennessee. Sotto un cielo luminoso senza nessun albero a coprirlo, dentro i colori unici di un paesaggio dalla bellezza inquietante.

Da quella miniera di cose misteriose, da quella terra di libertà era scappata a diciassette anni per seguire il suo cuore.

Il capitano Lewis Robards: il primo amore, il marito così geloso da renderle la vita impossibile, l’indiretto persecutore della sua futura felicità.


Rachel l’adultera.

Rachel la bigama che non diventerà mai prima donna .

Sussurri, voci maligne messe in giro dai detrattori di Andrew Jackson mentre la sua carriera politica avanzava.

Il futuro presidente , così fieramente geloso del suo onore, capace addirittura di uccidere in duello un uomo che aveva lanciato un insulto ingiustificato a sua moglie.

Tutto per colpa di un cavillo burocratico, di un errore fatto in buona fede. Dopo due anni di matrimonio felice, i Jackson avevano scoperto che Rachel non aveva mai ottenuto il divorzio.

A quel punto lo stesso Lewis aveva promosso la causa per motivi di adulterio e finalmente Andrew e Rachel si erano risposati senza scandali.


I picchi del colore dell’erica delle Great Smoky Mountains degradano lasciando spazio alle lussureggianti vallante intorno a Nashville.

È la vigilia di Natale. Andrew Jackson cammina senza fretta dietro il feretro di sua moglie sovrastato da un cielo plumbeo e da un vento umido che si insinua nel bavero del suo cappotto.

Sente le palpebre pesanti mentre pensa alla sua Rachel capace di leggere negli occhi delle persone e di abbassare lo sguardo mentre sorrideva, alla sua squisita gentilezza che ti sfiorava con le parole.

Una gentilezza senza pretese che ha conquistato il rispetto di tutti quelli che l’hanno conosciuta.

Un arcobaleno tra le nuvole .


Non si è scomposta nemmeno quando Andrew ha compiuto quel gesto in netto contrasto con la brutale guerra condotta sotto il suo comando dalle forze americane che ha portato alla morte di centinaia di indiani Creek.

Lyncoya, un bambino di appena due anni trovato durante la battaglia di Tallushattchee ancora attaccato al seno della sua mamma morta, aveva suscitato un insolita simpatia in Andrew. Forse a causa del suo passato da orfano.

Ne ha avuto pietà e lo ha portato a casa, a Nashville.

Lui e Rachel non hanno mai avuto figli propri ma hanno aperto volentieri la loro casa ai figli dei numerosi parenti. Nel 1809 hanno adottato un nipote e lo hanno chiamato Andrew Jackson Junior; Lyncoya è stato educato insieme a lui finché il luglio scorso la tubercolosi non se l’è portato via .

Un lieve sorriso arriccia le labbra di Andrew mentre la giovane Emily, la giovane nipote che li avrebbe dovuti accompagnare a Washington la prossima primavera per assistere la zia nei doveri di padrona di casa, lo prende per mano.

A ventun anni, adesso, dovrà assumersi tutte le responsabilità di first lady .

Una brezza leggera scuote Andrew dai suoi pensieri.

Non ha più senso odiare i suoi detrattori che, secondo lui, con le loro calunnie hanno portato la garbata e delicata Rachel alla tomba.

Non ha senso nemmeno ricordare che lei è morta guardando fuori dalla finestra aspettando che suo marito tornasse .

Quella brezza è come una sveglia che gli suona improvvisamente nelle orecchie: si chiude un capitolo, se ne apre un altro.

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Capitolo 8
*** Sarah Angelica Singleton Van Buren ***


“ Nella Casa Bianca è appeso un sorprendente ritratto di una raffinata signora del distretto di Sumter, vestita in uno stile elegante del diciassettesimo secolo e con un busto di Martin Van Buren sullo sfondo. È il più bello qui!”

( Jacqueline Kennedy durante il tour televisivo della Casa Bianca del 1962 )


1842

La vita è come una piuma. Così vulnerabile da farsi trasportare da ogni soffio di vento.

Piume leggere come lovely Angelica . La ragazza di Wedgefield, Carolina del Sud, diventata la prima donna degli Stati Uniti a soli ventun anni.

La nuora del Presidente. La First Lady.

Le piume, che le adornano i lunghi capelli, sgargianti come la coda di un pavone o tetre come il manto di un corvo.

Perché dentro quella bella giovane donna, gentile e sicura di sé, ci sono mille pesanti mondi irrisolti.

Mille morti di sé stessa, mille volte che si è rinnegata per non ferire.

Si osserva e sembra, al contempo, una squaw e un’elegante zingara.


Prima che arrivasse lei, quella era una dimora di soli uomini.

La Casa Bianca è lo sfondo di tutto!

Nel marzo del 1838 Dolley Madison portò le sorelle Singleton, Angelica e Marion, ad una cena privata ospitata dal vedovo Presidente e dai suoi quattro figli, tutti non ancora sposati.

Il primogenito Abraham, uno spavaldo laureato di West Point era stato subito attratto dai ricci a cavatappi e dal collo da cigno di Angelique.

Otto mesi dopo c’era stato il matrimonio.


Ha tutto questa ragazza nata la vigilia di San Valentino del 1816: ricchezza, intelligenza, istruzione, bellezza, status sociale e ogni possibile privilegio che può derivare da una piantagione nella Carolina del Sud.

La sua capacità di conversazione l’ha resa immediatamente popolare e nella ritardata luna di miele europea, insieme al figlio del Presidente, è stata accolta come la regina degli Stati Uniti nelle case reali di Francia e Inghilterra.

È facile percepirla come l’eroina di un romanzo romantico ma soddisferebbe anche le esigenze letterarie di una tragedia: suo padre e suo nipote morirono in un’incidente ferroviario quando il ponte su cui viaggiava il loro treno crollò, la sua piccola Rebecca è morta cinque giorni dopo aver visto la luce. Marion, la sua adorata sorella, è maltrattata fisicamente e sfruttata finanziariamente dal marito e non può fare alcun ricorso legale soltanto perché è donna.

La nuova coscienza sugli impotenti della società si è svegliata durante il lungo viaggio in Europa durante il quale la raffinata Angelique si è esposta a vari movimenti di riforma per aiutare le classi lavoratrici.

Non sente più di appartenere all’ élite, all’ “alta classe americana ”. Non è più la regina che nel capodanno di due anni fa accolse gli ospiti alla Casa Bianca come se si trovasse in un palazzo europeo: grandi mazzi di fiori in grembo, rifiutandosi di scuotere le mani nell’attesa consuetudine democratica.

È donna. È piuma al vento.

È semplice piuma che la pioggia rende pesante e spera in un raggio di sole disposto ad asciugarla.


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Il ritratto preso per riferimento è un olio su tela di Henry Inmann del 1842.

. Angelica Singleton era la nuora dell’ottavo presidente Martin Van Buren che aveva sposato Hannah Hoes, sua amica d’infanzia morta di tubercolosi a soli 35 anni. Diciotto anni prima che il marito diventasse presidente.

Martin Van Buren non si risposò mai e la carica di first lady fu ricoperta dalla nuora Angelica.

Grazie alla sua popolarità e alla sua ossessione per tutto ciò che era raffinato gli storici la ricordano come la Jacqueline Kennedy dell’Ottocento.

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