The Bracelet

di Clary_shadow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti e benvenuti!

Sono tornata con una nuova storia, o meglio, con una nuova traduzione!
“The Bracialet”, come ho sopra annunciato, NON è una mia storia, bensì è una fanfiction inglese scritta da
AkashaTheKitty, scrittrice che ha ottenuto un grandissimo successo sul sito www.fanfiction.net
Il mio lavoro dunque consiste nella traduzione della storia dall’inglese all’italiano.
Ciò che mi ha spinto a voler tradurre, è stata la sensazione che ho provato dopo aver finito di leggere The Bracialet, mi sono infatti sentita in dovere di condividere questa fantastica storia con i lettori e con le lettrici italiane, desiderando farvela conoscere e leggere, per assaporare un altro pizzico del meraviglioso mondo di Harry Potter e più nello specifico farvi sognare con l’amatissima coppia Dramione.
Prima di passare al capitolo in sé, ci tengo a ringraziare nuovamente
AkashaTheKitty per aver scritto una tale meraviglia e per avermi concesso di tradurla. In più voglio anche ringraziare torigingerfox , per avermi consigliato la storia: senza di te probabilmente non l’avrei mai scoperta.
Non ci resta che iniziare!
Vi auguro una buona lettura e buon divertimento!
(qualora ci dovessero essere degli errori di battitura, mi scuso in anticipo)
p.s. Per chi volesse dare una sbirciata alla fanfiction originale vi lascio qui il link:
https://www.fanfiction.net/s/3932315/1/The-Bracelet

 
 
 

The Bracialet
 
 
Gli studenti del settimo anno stavano seguendo Incantesimi. La maggior parte delle lezioni aveva visto una diminuzione degli studenti frequentanti già dal sesto anno, e ancora di più, nel corso del settimo anno, decidevano di lasciare quando realizzavano di starne seguendo davvero troppe.

Questo però non era il caso. Venticinque studenti di tutte le case avevano scelto di continuare questa materia in particolare, la quale aveva visto un aumento nel numero dei partecipanti rispetto all’anno precedente.
Era l’ultima classe del giorno ed era venerdì, perciò la maggior parte degli studenti era irrequieta. Sì, la maggior parte, ma non tutti.

La mano di Hermione schizzò su. “Wendelin Lo Strambo è stato arso sul rogo 47 volte, professore!” rispose lei trepidante al Professor Flitwick.
Non capiva perché, sempre più frequentemente, ogni volta che rispondeva ad una domanda gli altri facevano quelle smorfie di scherno.

Ci fu uno sbuffo e i suoi occhi subito trovarono il colpevole.
Draco Malfoy, ovviamente.
La guardava negli occhi con quello sguardo derisorio. Il suo cipiglio si incupì. Beh, almeno lui era sempre stato così.

“Emm, sì, signorina Granger” rispose il professor Flitwick con il suo solito tono amichevole. “E come ne è sopravvissuto?” guardò in attesa la classe, che, per lo più, aveva lo sguardo perso nel vuoto. Qualcuno tossì. Lui sospirò. “Signorina Granger?” la classe si lamentò di nuovo e lui lanciò un’occhiataccia severa nella loro direzione.
“Con un incantesimo raggelante, professore” rispose lei quasi minimamente toccata dalla reazione degli altri, ma non riuscì a trattenersi dal colpire Ron sottobanco, quando anche lui aveva alzato gli occhi al cielo mormorando qualcosa. Sul serio, si supponeva che lui fosse suo amico.
“Corretto” replicò il professore per poi mostrare come produrre un incantesimo raggelante, mentre gli occhi di Ron lacrimavano e si strofinava lo stinco per il dolore. Dietro di lui, Mandy Brocklehurst di Corvonero, se la rideva.

Poco dopo, tutta la classe cercava in qualche modo di raggelare la propria fiamma. Hermione, ovviamente, c’era riuscita dopo pochi tentativi, e ora si trovava a sorridere fiera di se’, mentre passava la mano attraverso la fiamma, sentendo soltanto un piacevole calore.
“Molto bene, signorina Granger” la lodò il professor Flitwick, facendo sì che il sorriso di Hermione crescesse ancora di più.
Molto bene, signorina Granger” imitò qualcuno appena Flitwick fu abbastanza lontano da non sentire nulla, facendo scoppiare delle risatine di scherno che Hermione ignorò come sempre.
“Oi, Granger!” la chiamò Malfoy dal lato dove sedeva con gli altri della sua casa. “Ti dispiacerebbe entrare tra le mie fiamme per vedere se ho fatto bene?” Ci furono ancora delle risate.
Hermione lo fissò, ma lui fece un sorrisetto e poi si girò a parlare con Zabini, che stava ancora ridacchiando, e Nott, che cercava valorosamente di nascondere un sorriso.

Il professor Flitwick aveva deciso di prendere l’invito come legittimo, e subito si fiondò a controllare la fiamma di Malfoy, che, per noia di Hermione, era stata correttamente raggelata.

Harry e Ron stavano cercando di fare del proprio meglio e, sebbene Hermione non avesse alcun problema ad aiutare Harry, ce l’aveva ancora con Ron, per cui si girò e al loro posto aiutò Neville. Si sentì perversamente soddisfatta quando Neville riuscì nell’incantesimo prima di Ron. Harry era riuscito discretamente nell’intento, mentre Ron stava davvero faticando e impugnava la bacchetta in modo completamente sbagliato.
Hermione gli voltò volutamente le spalle e guardò di nuovo verso il gruppo Serpeverde, dove la maggior parte di loro ora stava semplicemente chiacchierando. Solo una di loro non era ancora riuscita nell’incantesimo: Daphne Greengrass, una ragazza relativamente banale, considerando certi egocentrici che facevano parte della sua casa.
Daphne sbuffò frustrata e Zabini le si avvicinò per aiutarla. Prima che le si potesse avvicinare abbastanza, però, Malfoy l’aveva scacciato via per poter aiutare di persona la ragazza, posizionando una mano intorno al suo polso e l’altra sul fianco, avvicinandola a sé. Daphne non era una ragazza molto alta, perciò la sua testa arrivava appena sotto il mento del ragazzo. Lui ammiccò lascivamente verso i suoi amici e iniziò a sussurrarle qualcosa all’orecchio. Lei arrossì e Hermione socchiuse gli occhi, sconvolta dal comportamento di Malfoy.

Tutti sapevano che lui aveva una storia con Pansy Parkinson, che, guarda caso, non frequentava Incantesimi, e lui era così che si comportava?  Tuttavia, prima che Hermione potesse dar voce ai suoi pensieri, Daphne mosse la sua bacchetta e all’improvviso esultò di gioia avendo eseguito correttamente l’incanto, mentre Malfoy la lasciava e tornava a parlare con i suoi amici.

Hermione alzò gli occhi al cielo e si girò verso i suoi amici, per poi gridare colta di sorpresa dalla fiamma di Ron che si era alzata fino a toccare il soffitto con il suo calore scottante.
Fece alcuni passi indietro, scuotendo lentamente la testa, incapace di comprendere come un tentativo di Incanto Raggelante potesse produrre quell’effetto, e sentì delle persone fare il tifo ed esultare per Ron, la cui faccia adesso era rosso pomodoro.
Flitwick si precipitò verso di lui per tenere a bada la fiamma, lo ammonì di stare più attento e di esercitarsi di più. Poi congedò la classe scuotendo la testa rassegnato.

Un altro venerdì pomeriggio come gli altri.

Hermione prese velocemente le sue cose e si diresse verso l’uscita con il resto della classe. Aveva un incontro con il preside e con il caposcuola tra mezz’ora, e prima voleva fare un salto in camera sua per liberarsi del mantello di scuola.

“Ma cosa le hai detto?” chiedeva Zabini a Malfoy, a pochi passi da dove si trovava lei mentre tutti gli altri se ne andavano lungo il corridoio. “Non l’avevo mai vista arrossire in quel modo.”
Malfoy ridacchiò. “Le stavo semplicemente spiegando qualcosa riguardo Incantesimi.”

Hermione non riuscì a trattenere un grugnito, che ovviamente i due sentirono, infatti entrambi si girarono a guardarla.
Affascinanti occhi marroni su un viso scuro coronato da capelli neri, e arroganti occhi grigi su un volto pallido sotto capelli biondi rigorosamente tirati indietro. La differenza fisica tra i due ragazzi era davvero sorprendente, ma a parte la differenza fisica – entrambi erano Serpeverde fino al midollo.

“È difficile insegnare qualcosa che nemmeno sai, Malfoy,” commentò lei aspramente.

Le sopracciglia di lui si alzarono “E…tu sì?” domandò. “Per questo sei così popolare tra i ragazzi, Granger?” sia lui che Zabini iniziarono a ridere e girandosi se ne andarono, non lasciandole dare alcuna risposta.

Certo. Lei non aveva una vera risposta da dare. Niente che avrebbe saputo rimetterlo al suo posto, comunque.
Lei non era molto popolare tra i ragazzi. Generalmente riteneva fosse perché non era poi una ragazza così femminile e soprattutto perché i ragazzi alla sua età si sentivano intimiditi dal suo cervello, fidandosi del fatto che loro non l’avessero.

Si dirigeva accigliata verso la loro direzione, quando Harry e Ron la raggiunsero.

“Perché tutta questa fretta?” domandò Ron, avendo evidentemente dimenticato la scaramuccia avuta in classe. Anche Hermione decise di far finta di niente e dimenticare la cosa. Dopotutto aveva saputo vendicarsi con un buon colpo di tacco.
“Devo correre a cambiarmi; ho un incontro tra…” controllò il suo orologio “25 minuti.” Lei accellerò il passo. “Ah, giusto,” disse Harry. “Come sta andando il lavoro da Caposcuola? È già passato un mese, ci sono già state delle vittime?”
Hermione fece spallucce “Tutto bene.”
“Non posso ancora credere che hanno nominato Caposcuola un Serpeverde,” mugugnò Ron.
Le sopracciglia di Hermione si inarcarono e gli lanciò un’occhiata divertita. “Ah, sì? Chi altro potrebbe essere Caposcuola? Tu?” lei non poté trattenere una risatina divertita e Ron la fulminò con lo sguardo.
“Oppure Harry! Non ha molto da fare quest’anno! Non c’era bisogno che lui fosse Prefetto già negli anni precedenti, lo sai. E nemmeno quello lo era prima, dovresti ricordartelo!”

Harry scosse la testa. “Tenetemi fuori dalla vostra discussione,” disse. “Sono perfettamente felice di essere Capitano della squadra di Quidditch e di avere del tempo libero.”
“Allora che mi dici di Ernie Macmillan,” insistette Ron. “Lui ha…le qualità per essere Caposcuola.”
“Non puoi dire sul serio!” lo interruppe Hermione. “Ernie è così presuntuoso, e tu vorresti che lavorasse con me tutto l’anno?”
“Non ha tutti i torti, amico,” li interruppe Harry. “Sarebbe come lavorare con Percy.”
“Quindi, mi stai davvero dicendo che quello ti piace?” chiese Ron incredulo.
Hermione scosse la testa. “No, non mi piace. Non deve per forza piacermi, per farmi pensare che è adatto al lavoro. È bravo a tenere sotto controllo i Serpeverde, ed è davvero gentile con la maggior parte degli altri studenti – oh, non guardami così, Ron – lo è sul serio. Per lo più, siamo principalmente noi tre a non piacere ai Serpeverde e questo perché, beh…”
“Perché io sono il Bambino Sopravvissuto e voi siete miei amici,” interruppe tranquillamente Harry. “E anche perché Hermione li batte nella maggior parte delle materie,” si affrettò ad aggiungere quando Hermione l’aveva guardato storto.

Lei sospirò. Era vero che ai Serpeverde non piaceva che gli rubassero la scena, e Harry gli aveva sicuramente rubato la scena più di una volta. La sua migliore amica NataBabbana che prendeva voti più alti di ognuno di loro, non aiutava poi molto.
Ultimamente, tuttavia, sembrava ci fosse qualcos’altro sotto, qualche altra ragione. Ad esempio, oggi, aveva distintamente notato l’occhiata che Megan Jones aveva lanciato a Wayne Hopkins, insieme a tutta la classe, e poi tutti avevano iniziato a bisbigliare lanciando occhiatacce ad Hermione. Loro due erano entrambe in Tassorosso e senza pregiudizi contro status del sangue, perciò non aveva idea del perché dovesse meritarsi quel comportamento da parte loro. Per questo si era sentita un po' ferita.

Si fece coraggio e cercò di non pensarci più. Forse non era la ragazza più popolare della scuola, ma dopotutto lei era Caposcuola, e perciò non aveva né tempo né motivo di autocommiserarsi.

Raggiunta la sala comune di Grifondoro, salutò frettolosamente i suoi amici prima di correre verso la sua camera, togliersi il mantello, afferrare una felpa e dare una spazzolata ai suoi capelli, per poi precipitarsi di nuovo giù per le scale.
6 minuti all’incontro.

Ben presto si trovò davanti al gargoyle di pietra al settimo piano, annaspando un po' per la corsa. “Delizia turca.” pronunciò, controllando il suo orologio.
Mancavano solo 4 minuti. Ottima tempistica.

Il gargoyle si fece da parte e Hermione salì coraggiosamente su per gli scalini magici, e quando raggiunse la porta, si sistemò un’ultima volta, prima di bussare educatamente, aspettando che le venisse ordinato di entrare.

“Ahh, signorina Granger,” la accolse Silente mentre entrava, “Perfettamente in orario. Ma vedo che è sola.” Le fece segno di sedersi.

“Sola?” chiese lei ancora con il respiro corto e ora anche un po' confusa.
“Sì, mi aspettavo anche l’altro Caposcuola” si chiarì.
“Oh! Ma certo, sono sicura che sarà qui tra qualche secondo. Io ho dovuto fare una corsa e il mio dormitorio è vicino, sono sicura che ci voglia molto più tempo se si proviene dai… dai… Sotterranei…” la sua voce vacillò un po' quando lo sguardo divertito di Silente la rese nervosa.
“Sempre con lo stesso spirito di lealtà, vedo, signorina Granger,” disse lui sorridendo, “Ma la questione rimane: gli è stato dato lo stesso tempo che è stato dato a lei, no?”

Hermione si sentiva un po' a disagio. Non le piaceva per niente essere sotto i riflettori solo perché il Caposcuola non riusciva ad essere puntuale. Non era mica la sua balia, per Merlino! Si agitò sulla sua sedia, cercando di pensare a qualcosa da dire. Dopo qualche secondo, il silenzio era davvero troppo “Io, uhm, sono sicura che sarà qui in – ”
Qualcuno bussò alla porta.
“– un secondo,” finì Hermione tirando un sospiro di sollievo. Finalmente. Diede un’occhiata all’orologio. In tutta onestà, aveva fatto solo 5 minuti di ritardo.

“Avanti!” lo chiamò Silente, per poi fargli cenno di accomodarsi.
“Granger,” farfugliò mentre prendeva posto.
“Nott,” rispose Hermione con un semplice cenno del capo.

Lavorare con Theodore Nott non era poi così male, a parte lo spiacevole dettaglio riguardo il suo disprezzo per i NatiBabbani, nonostante ciò, bisognava riconoscere che non lo metteva in mostra, e poi lui era…beh…Serpeverde. A parte ciò, era davvero solo un ragazzo silenzioso e arruffato, pallido come Malfoy, ma con capelli scuri e ricci, e occhi castani e pensierosi, nascosti dietro un paio di occhiali.

“Scusi per il ritardo, professor Silente,” disse Nott con il suo tono morbido, non offrendo alcuna giustificazione. Era proprio il suo stile. Raramente diceva più di quanto gli venisse richiesto, e riteneva che se avesse dovuto dare una giustificazione, gliel’avrebbero certamente chiesta.
“Non si preoccupi, Signor Nott, è qui adesso,” rispose Silente. “La ragione per cui vi ho fatti venire entrambi, è perché ho deciso di apportare un piccolo cambiamento. Uno che porterà beneficio ad entrambi, spero.”
“Un cambiamento, Signore?” domandò Hermione.
Silente le sorrise indulgentemente. “Sì, signorina Granger. Come lei ben sa, essere Caposcuola in tempi tranquilli è un lavoro molto duro. In questi tempi, tuttavia, può rivelarsi un compito insormontabile. Perciò vorrei che ognuno di voi nominasse un proprio Vice. Un assistente, se così vogliamo chiamarlo.”

“Ma…” lo guardò stranita Hermione. “Questo non è il compito dei Prefetti?”
“Preferirei che lei scegliesse una ragazza del settimo anno per aiutarla, signorina Granger. Lei condividerà i suoi impegni, e ora, più che mai, c’è bisogno di una buona dose di maturità, per assumersi queste responsabilità.”

“È per via di Voi-Sapete-Chi?” chiese tranquillamente Nott.

Hermione sentì il bisogno di deglutire qualcosa che le ostruiva la gola. Molte volte dimenticava che il padre di Nott era stato uno dei Mangiamorte in cui si era imbattuta poco più di un anno fa al Ministero della Magia. Sembrava essere passato così tanto tempo, era quasi surreale, e le era stato così difficile capire davvero, che alcuni tra quegli uomini mascherati erano i padri di alcuni suoi compagni di scuola – non aveva importanza quanto disprezzasse quei particolari compagni.

“Esatto, signor Nott,” rispose Silente tristemente. “È il prezzo della guerra. Nonostante ciò che è accaduto – o quasi accaduto – l’anno scorso, Hogwarts è ancora un luogo sicuro. Ma gli studenti sono ancora spaventati. Sono preoccupati per le loro famiglie e per il loro futuro. Ovviamente gli insegnanti saranno sempre disponibili al colloquio, ma per la maggior parte degli studenti, parlare con altri studenti sarà sicuramente preferibile a confrontarsi con vecchi professori rinsecchiti, non credete? Ognuno di voi pensi ad un proprio Vice, e poi, tra non molto, venite a discuterne con me.”

E con ciò furono congedati ed entrambi lasciarono l’ufficio del Preside. Hermione rimase sovrappensiero fino a quando non si trovarono dall’altra parte del gargoyle.

Con appena un’occhiata nella sua direzione, Nott si girò incamminandosi verso i Sotterranei.

“Ei, Nott,” lo chiamò Hermione, prima che potesse fare due passi. “Forse dovremmo scegliere dei Vice appartenenti ad altre Case? Così da avere accesso a tutta scuola.”
Nott fece semplicemente spallucce e continuò a camminare.
Hermione fece lo stesso nella direzione opposta.
 
 
 
 
Spazio Autrice/Traduttrice:
Eccoci giunti alla fine del primo capitolo. Cosa ne pensate?
Lasciate un commento se vi va, sarò lieta di rispondere.
Ricordo nuovamente che la storia NON appartiene a me, bensì ad
AkashaTheKitti, e che io mi occupo esclusivamente della traduzione dall’inglese all’italiano.
A presto,
Gea

 

 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccomi tornata con la traduzione del secondo capitolo! Siete pronti?
Buona lettura!

 
The Bracialet
 
Hermione assaporò un breve e inaspettato scoppio di popolarità quando si sparse la voce che era alla ricerca di un Vice Caposcuola, e che avrebbe avuto piede libero nella scelta della fortunata. All’ improvviso tutte le ragazze del suo anno cercavano in ogni modo di attirare la sua attenzione, diventando tutte quante le sue nuove migliori amiche.
Era estremamente fastidioso. Soprattutto perché molte di loro erano persone con cui normalmente non aveva nulla di cui parlare.

Alla fine decise di nominare suo Vice, Padma Patil.
Parvati era rimasta un po' seccata della cosa, ma allo stesso tempo era fiera di sua sorella. Le ragioni di Hermione nella scelta di Padma erano molteplici. Il suo essere intelligente, di un’altra casa, e piuttosto popolare, cosa che Hermione aveva attentamente valutato nella sua decisione. Un altro motivo era Parvati. Non nel senso che Parvati era sua amica, anche se in realtà Hermione supponeva che lo fosse, ma se il motivo di ciò era davvero far si che gli studenti si confidassero con loro, allora Padma avrebbe sicuramente lasciato che Parvati la aiutasse nel compito. Era una sorta di “due al prezzo di uno”.

Tutto sommato, Hermione si sentiva davvero fiera della sua decisione, che era stata approvata in breve tempo anche dal Preside.

Com’era prevedibile, una volta che la scelta era stata fatta, era tornata ad essere completamente ignorata, tranne quelle poche volte in cui qualcuno voleva qualcosa da lei.
Comunque fosse, così le piaceva di più.

Mercoledì andò nel suo ufficio per incontrarsi con Nott, come ogni mercoledì. Beh, tecnicamente era il loro ufficio, ma lui raramente lo usava, se non negli incontri stabiliti. Si trovava al quinto piano, ed era un luogo confortante per lavorare, abbastanza grande da riunire le assemblee con i Prefetti, quando ce n’era bisogno. Non ne avevano avute poi molte, però. Nott aveva insistito dicendo che, fino a quando tutti conoscevano i propri incarichi, e nessuno aveva niente da ridire, non c’era bisogno di disturbarsi.

Lei supponeva non ci fosse ancora stata la giusta occasione, ma era seriamente affamata di mettersi alla prova. Fino ad ora, essere Caposcuola era risultato un lavoro meno impegnativo del previsto. E, segretamente, ne era rimasta un po' delusa.
Aveva in qualche modo pensato che ci sarebbero stati più problemi da risolvere. Più questioni da organizzare. Qualcosa di più che togliere punti ai ragazzini del primo anno per aver corso nei corridoi.

Mentre entrava nell’ufficio, sentì due voci parlare dall’altro lato della stanza, dove due comode poltrone erano poste vicino ad un caminetto, lasciando gli schienali verso la porta. C’era anche un divano, ma quello era libero. Controllò il suo orologio e vide di essere arrivata 5 minuti in anticipo. Probabilmente Nott aveva sfruttato quel tempo per aiutare qualcuno prima del loro incontro.

Fece il giro della stanza passando il tavolo delle riunioni, per andare a sedersi alla sua scrivania, pensando di occuparsi di altro mentre Nott concludeva il suo incontro.

Stava giusto iniziando ad apporre un cambiamento nei turni dei Prefetti, quando sentì la persona con cui stava parlando Nott ridere e si sentì congelare sul posto.

Si girò e dalla sua posizione vedeva chiaramente chi stava stravaccato su una delle poltrone. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, cercando di contenersi.
“Nott, questo non è il posto per le visite di piacere,” disse con il tono più calmo che riusciva ad avere. “Potresti chiedere per favore al tuo amico di andare, così noi possiamo iniziare il nostro incontro?” lei evitò di proposito di guardare l’amico in questione, e si girò di nuovo verso la sua scrivania, aspettando davvero che lui se ne andasse.
“Questa non è una visita di piacere,” rispose tranquillamente Nott. “Ecco il mio Vice.”

Hermione si girò di nuovo, incontrando due occhi grigi pieni di gioia maliziosa. No, non era solo un brutto incubo; c’era sul serio Draco Malfoy lì seduto.
Questo è il meglio che hai saputo fare?” si fece scappare. “So che voi siete… amici…” dire che Nott aveva degli amici, era un eufemismo. “Ma non eravamo rimasti d’accordo nello scegliere persone di altre Case?”
“Veramente no,” rispose Nott. “Io avevo già deciso. Tu, d’altro canto, eri libera di scegliere chiunque volessi. E così hai fatto, suppongo.”

Hermione si massaggiò le tempie, che nel frattempo avevano iniziato a farle male. “Cosa ne pensa Silente di tutto ciò?”

“Ha approvato, maledizione Granger, pensi sul serio che starei ancora qui ad ascoltarti altrimenti?” interruppe Draco ora arrabbiato. “E posso capire perché Theo abbia bisogno di un aiuto – averti tra i piedi tutto il tempo deve proprio farti andare fuori di testa.”
Le labbra di Hermione si incresparono accigliate, mentre faceva correre lo sguardo dall’uno all’altro. Draco era nervosamente corrucciato e l’espressione di Nott era saggiamente illegibile.
“Tu chi hai scelto?” chiese Nott dopo qualche secondo.
Hermione sospirò. “Padma Patil. Lei è intelligente, gentile e adatta per–”
“Ed è Grifondoro, no?” la interruppe Malfoy. “O è quell’altra?”
“Lei è Corvonero,” sbottò lei. “Ed era un Prefetto.”
“E allora? Non fa differenza, se la sua gemella è Grifondoro e tutto il resto.” La punzecchiò Malfoy sempre più irritante.
“Forse lo è per te. Ma almeno io ho provato a cercare fuori dalla mia Casa!” lanciò una frecciatina a Nott.
“Certo. Lasciando il povero Theo in balia di un insignificante Tassorosso con cui dividersi il lavoro,” interruppe Draco, cercando di ignorare il fatto che lei aveva appena cercato di rimpiazzarlo. “Pensavi sul serio che sarebbe andata così?” si protese in avanti appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia, facendosi beffe di lei, con tutta la sua cattiveria.

Hermione digrignò i denti. “Perché sto ancora parlando con te? Sciò. Non c’è bisogno di te qui.”
“Ahh, ma tocca a Theo decidere, no?” chiese lui, appoggiandosi di nuovo allo schienale. “Si suppone che noi Vice interveniamo quando qualcosa diventa troppo faticosa da gestire per i Caposcuola. Ma ovviamente niente è troppo faticoso per la Super Mezzosangue di Potter, anche se sospetto che Theo abbia spesso dei gravi mal di testa che la
Caposcuola gli causa.”

Hermione boccheggiò per la sua sfacciataggine. “È ovvio che non hai idea di cosa stai parlando,” rispose, riuscendo finalmente a trovare le parole, sentendo che il mal di testa era stato Malfoy a farlo venire a lei. “Cosa che non mi sorprende, in realtà. Sei sempre stato veloce a mostrare la tua ignoranza e lo fai talmente bene che nessuno si chiederebbe mai quanto in realtà tu sia stupido!”

A ciò Draco si alzò di scatto dal posto, facendo sussultare Hermione che fece un passo indietro, prima di riuscire a prendere fiato. Chissà cosa avrebbe fatto se Nott non avesse deciso di parlare proprio in quel momento.
“Draco” disse tranquillamente. “Ci vediamo tra mezz’ora nella sala comune, ok?”
Per un secondo, Draco sembrò ancora quasi intenzionato a strozzare Hermione, poi però le lanciò un’ultima occhiataccia e uscì, sbattendo la porta dietro di lui.

Hermione si girò a guardare Nott piena di legittima indignazione. “Ti aspetti sul serio che io lavori con quello?”
“Tu sei stata l’unica a metterlo in questione, ad insultarlo e a chiamarlo ignorante,” rispose Nott, calmo come sempre. “Potevi difficilmente aspettarti che non se la prendesse.”
Hermione scosse la testa, sapendo bene che lui non era stato decente con lei nemmeno un giorno della sua vita. “Perché hai scelto lui?” chiese “Ci doveva pur essere qualcuno meglio di lui.”
“Andrà bene, Granger, se solamente tu…lo lasciassi in pace.” Rispose di nuovo Nott, lasciandola a bocca aperta.
Lei doveva lasciarlo in pace? Nott diceva tutto al contrario! “Perché lui?” chiese di nuovo.
Nott la studiò per un secondo. “Perché è stato Prefetto al quinto anno.”
“Beh, sì, ma poi ha abusato del suo ruolo e l’ha perso!” sottolineò lei.
“No, non l’ha fatto. Si era scoperto che suo padre era un Mangiamorte e l’avevano spedito ad Azkaban, proprio come il mio, penso che questo tu già lo sappia.”
“Beh, sì, e mi dispiace per quel casino, ma non può essergli costato il ruolo. È stato lo stesso per te e tu l’hai ottenuto l’anno scorso.”
Nott scosse la testa. “Non è stato lo stesso per me. I Malfoy sono in qualche modo più…conosciuti? A nessuno è mai davvero importato ciò che ha fatto mio padre, e dubito fortemente che Tu-Sai-Chi sappia che esisto. Draco, invece, si è trovato all’improvviso a dover affrontare le conseguenze di ciò che aveva fatto suo padre, attaccato da tutte le parti.
Piton l’ha scoperto durante l’estate e l’ha riferito a Silente, che ha deciso di rimuovergli l’incarico, ritenendo che ciò avrebbe solamente aumentato la tensione. E ora… tu sei una dei pochi che sa cosa è davvero successo l’anno scorso.”

Lei lo sapeva. Draco aveva progettato tutto l’anno come tradire ed uccidere Silente, e c’era quasi riuscito, ma, all’ultimo momento possibile, Silente l’aveva convinto di non essere un assassino, e che l’Ordine avrebbe potuto proteggere lui e sua madre dall’ira di Voldemort, e così si era arreso.
Nessuno a parte i membri dell’Ordine e le persone a cui Draco aveva deciso di raccontarlo, sapeva cos’era successo. L’invasione dei Mangiamorte era stato un singolo evento dovuto ad un punto debole nelle difese della scuola, cosa che ora era stata risolta.
Ovviamente, anche l’altra parte lo sapeva. In tutto ciò, non molto tempo prima, Lucius Malfoy era fuggito da Azkaban, ma evidentemente non si era degnato di rintracciare la moglie e il figlio. Era difficile dire se si fosse anche solo interessato della cosa, oppure se Draco Malfoy si sarebbe rivelato essere il figlio di suo padre. Hermione non era ancora riuscita a capire quale delle due opzioni fosse più probabile.

Lei scrollò le spalle. “Non capisco perché mi stai dicendo tutto questo, né cosa ciò abbia a che fare con la tua scelta.”
“Questo perché non mi stai ascoltando,” rispose Nott. Non era visibilmente arrabbiato, né aveva alzato la voce. Era così diverso rispetto a Malfoy, e la cosa era sbalorditiva. Hermione pensava che, in qualche modo, tutti i Serpeverde fossero come Malfoy. “Tutto ha a che fare con la mia scelta,” continuò. “Se nulla di tutto ciò fosse successo, forse oggi sarebbe stato lui Caposcuola. Era la prima scelta di Silente, dopo tutto. Io ero solo il secondo.”
“Sono sicura che Silente abbia considerato queste circostanze attenuanti quando ha dovuto scegliere il Caposcuola,” ci rise su Hermione. “Penso che nessuno le avrebbe dimenticate!”
“Forse no,” riconobbe Nott. “O forse era solo dubbioso e alla fine ha scelto contro Draco, sapendo che la Caposcuola gli avrebbe dato troppo filo da torcere per ragioni su cui lui non ha mai avuto alcun controllo.”

Prima che Hermione potesse pensare ad una risposta adeguata, Nott aveva lasciato l’ufficio.
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“Non la sopporto, sul serio non la sopporto. Mi farà diventare un assassino,” Draco faceva avanti e indietro davanti ai suoi amici, nella sala comune di Serpeverde. “È sempre così maledettamente ipocrita e dice che sono un ignorante, IO! Osa accusarmi, quando sono stato intrappolato in una casa abbandonata da Dio, per tutta l’estate, incapace di fare altro se non preoccuparmi di aver mandato al patibolo mia madre per non aver ammazzato un vecchio disarmato!”

“Adesso calmati, Draco,” disse Blaise, “E abbassa la voce, a meno che tu non voglia che lo sappiano tutti.”

Draco si lascò cadere su una sedia. “Fottuta Mezzosangue. Non piace nemmeno a nessuno, se si escludono quegli svitati dei suoi amici. È diventata Caposcuola solo per la sua intelligenza fatta di libri e nient’altro. Non è sicuramente stata la scelta migliore che Silente abbia mai fatto.”

“Nessuno pensa il contrario,” disse Blaise.

“Lo sai, stavano considerando di non farmi nemmeno finire il settimo anno. Dicevano che era più facile se facevo semplicemente finta di essere morto fino a quando Tu-Sai-Chi non sarebbe stato sconfitto… Ma chi sa se lo sarà mai? Se non posso avere una vita, allora sarei comunque morto, lo sai, no?”

“Lo sappiamo,” lo calmò Blaise. Draco da agitato raramente era coerente. Draco stesso sapeva di essere così, ma aveva bisogno di sfogarsi altrimenti sarebbe impazzito.

Non era sempre stato amico con Blaise Zabini. Infatti, era piuttosto certo che per i primi cinque anni e mezzo avevano entrambi pensato che l’altro fosse un idiota. Tuttavia, con tutta la questione del Signore Oscuro, si era ben presto trovato senza amici, e per questo non poteva che essere un solitario, quando il mondo non appare altro che un enorme landa a sé nemica, perciò aveva provato ad avvicinarsi a Blaise e poi anche a Theo, conoscendoli meglio. Theo era sempre rimasto un po' scostante, mentre Blaise si era subito rilassato quando aveva capito che Draco non aveva alcuna intenzione di seguire i passi del padre.
Blaise era comunque imparziale come ogni Purosangue, ma non era quello che l’aveva tenuto lontano da sé; semplicemente non voleva in nessun modo avere a che fare con Tu-Sai-Chi.

“E al quinto anno sono arrivato secondo ad ogni maledettissima classe che avevo con lei, eccetto Pozioni, lì sono sempre arrivato primo. Io non sono stupido! Ho semplicemente una vita, lo sai, no?” continuò Draco. Certo, la maggior parte della sua vita era basata nel cercare di rendere quella di Potter miserabile, pensò ironicamente, ma almeno… era una vita.
“Lo sappiamo” rispose Blaise con un profondo respiro.

“Lo giuro; se non fosse stato Silente ma quell’insopportabile… so-tutto-io che dovevo uccidere, l’avrei fatto! E sarei anche stato felice di farlo!”

A ciò Theo si schiarì la gola. Era entrato alcuni minuti prima e si era seduto aspettandosi la peggiore sfuriata di Draco, ma si sentiva come se dovesse dire qualcosa adesso.
Draco e Blaise si girarono entrambi a guardarlo con quello sguardo stupito che facevano sempre quando lui dichiarava la sua presenza. Era divertente.

“Ti va bene lavorare con lei?” chiese. “O devo trovare un altro Vice Caposcuola?”
“Oh, no, non lo farai!” disse Draco, spingendo lontano la sua sedia. “Lei non rovinerà tutto per me. Non mi interessa cosa dice o cosa pensa di sapere. Non è altro che una patetica secchiona che non ha mai avuto un appuntamento a salvarle la vita. Ma io non sono stupido!”
“No, non sei stupido,” rispose Theo. “Per cui tu, ovviamente, capirai che, se dovrai lavorare con la Caposcuola, le minacce di morte non saranno la scelta più saggia.”
Le guance di Draco arrossirono un po' al lieve rimprovero. Si lasciò cadere indietro sulla sedia. “Sai che non dicevo sul serio,” borbottò.
“Lo sappiamo,” disse Blaise lanciando uno sguardo quasi divertito a Theo. “Ma Theo ha ragione. Devi cercare di essere… meno accanito verso di lei.”
“È solo che… voglio davvero darle una lezione… metterla al suo posto, lo sapete, no?”
“Lo vuoi tu e metà della scuola, amico,” rispose Blaise, e Theo rimase in silenzio.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Eccoci con il terzo capitolo!

Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni.
Ricordo nuovamente che la storia non è mia ma appartiene ad AkashaTheKitti .

p.s. Dato che non l’avevo chiarito all’inizio, preciso che la fanfiction tiene conto di tutti gli eventi accaduti tra il primo e il sesto libro, tranne il fatto che poi Draco (come già sappiamo) non uccide Silente, e Piton non interviene al suo posto, bensì Draco accetta l’aiuto di Silente di farsi proteggere dall’Ordine della Fenice, contro Voldemort. Da qui, la guerra non è ancora iniziata.
 
The Bracialet

 
“Quindi, cosa faccio io, esattamente?” chiese Padma ad Hermione sembrando un po' nervosa, mentre gli altri entravano nell’ufficio per una delle rarissime assemblee con i Prefetti.
Con sedici Prefetti, due Vice e ovviamente i Caposcuola, ora sarebbero stati in 20. Hermione era felice; i numeri pari erano molto più semplici da gestire.

“Dici, adesso?” chiese lei. “Per lo più, guardi.”

“E in generale?”

“E in generale, non fai niente, perché la Super Strega qui, non ti farà fare un bel niente.”

Oh, fantastico. Ovviamente lui non ce la faceva proprio a rimanere zitto e seduto dall’altro lato della stanza, no?
In generale,” disse Hermione ignorando Malfoy, che era, ovviamente, colui che aveva fatto il commento e che ora, sbuffando, prendeva posto. “Tu… beh, mi aiuterai.” Lei notò che Malfoy riusciva a stento a nascondere un ghigno. “Tu ti comporterai da Caposcuola per Corvonero e Tassorosso,” aggiunse impulsivamente e mentre Padma gridava per l’emozione, Hermione malediva mentalmente Malfoy per averla provocata a dare a Padma più di quanto lei volesse effettivamente dare.

Padma corse immediatamente a raccontarlo ai Prefetti di Corvonero, che stavano giusto entrando nell’ufficio, ed Hermione fulminò con lo sguardo Malfoy che ora appariva sorpreso e pensieroso.

Bene.

Aveva dato via metà di ciò che aveva desiderato per sei lunghissimi anni, solo per provocare in lui una reazione pensierosa.  Non poteva almeno iniziare a borbottare o cose del genere?
Semplicemente lei non voleva dividere la sua posizione. E sua, dannazione! Ci aveva lavorato e se l’era meritata onestamente.
Non le causava alcuno sforzo e ce l’avrebbe fatta benissimo da sola per tutto l’anno. Ma ora, grazie al suo caratteraccio, aveva ancora meno da fare.

Fantastico, semplicemente fantastico.

Gli voltò le spalle e si trovò faccia a faccia con Nott.
Dannati Serpeverde, strisciano da tutte le parti.

“Questo non me l’aspettavo,” osservò lui.

Hermione arrossì leggermente, sapendo che Nott aveva probabilmente intuito che era stata sconfitta. “Si, beh, mi sono alleggerita il peso, no?”

Lui inarcò le sopracciglia. “Certo. Tuttavia, non intendevo che fosse inaspettato che divideste tra voi i compiti. È logico che tu l’abbia fatto, ed è comunque qualcosa che avresti dovuto fare.”

Hermione era leggermente confusa. Nott vedeva le cose sempre in un modo ad Hermione sconosciuto, ma solitamente riusciva a seguirlo nel discorso.

“Allora cosa?” chiese lei.

Il lato della bocca di Nott si curvò, come se fosse divertito dalla reazione di lei, e guardò oltre la sua spalla dove era seduto Malfoy, per vedere se lui aveva capito. Lei si girò e incontrò subito lo sguardo di Malfoy quando lui rispose al posto di Nott. “Hai tenuto Serpeverde.”

Beh, è ovvio che ho tenuto Serpeverde. Non ODIO Padma!

Hermione aveva spalancato la bocca e stava giusto per dare questa risposta, quando notò lo sguardo di Nott su di lei e, qualcosa le disse, che lui sapeva perfettamente cosa stava per dire. Chiuse immediatamente la bocca e fulminò con lo sguardo il Caposcuola e il suo Vice. “Serpeverde è una delle case più… impegnative,” la buttò lì, rivolgendosi ad entrambi. “Padma non può certo occuparsi di tutti i miei compiti.” Lei diede un’occhiata interrogativa a Nott, e lui inclinò leggermente la testa, riconoscendo che Hermione aveva moderato la sua risposta.

“Quindi, stai dicendo che –” iniziò Draco, intenzionato ad innervosire maggiormente la noiosa Caposcuola, quando fu bruscamente interrotto da Nott.

“Penso che dovremmo iniziare l’assemblea dato che sono arrivati tutti.”

Lo sguardo di Theo era calmo e inscrutabile, come sempre, quando guardò Draco negli occhi. Ma Draco sapeva esattamente cosa voleva dire.

Smettila di litigare con lei se vuoi mantenere la tua posizione.

Draco sbuffò e fece un gesto con la mano. Come ti pare. Non ne valeva la pena.
Nonostante ciò, rimaneva comunque divertente il fatto che non avesse affidato Serpeverde alla ragazza-Patil, dopotutto era noto a tutti che il vero conflitto si trovava lì. Sarebbe stato comprensibile se avesse lasciato quel compito ad un altro.

Certo, in Serpeverde c’erano lui e Theo, e, per la grande delizia di Draco, ora gli era possibile accedere ai dormitori femminili, anche se le regole stabilivano che entrambi i Caposcuola dovevano dividersi equamente i compiti per tutte le Case.
Cedere metà delle case al suo Vice era stata una mossa intelligente. Patil sarebbe stata la Caposcuola di quegli studenti al fianco di Theo oppure al suo (a dire la verità loro non avevano ancora stabilito quale sarebbe stato il suo ruolo, aveva tormentato la Granger solo per il gusto di farlo). Ma mentre Draco capiva perché avesse affidato Corvonero alla Patil, sul serio non riusciva a capire perché mai le avesse dato Tassorosso invece che Serpeverde.

Serpeverde sarebbe stata difficile solo per lei. Una ragazza come Patil non avrebbe avuto alcun problema. Era davvero così masochista?

Certo, era possibile che non ci avesse pensato troppo. Di certo non sembrava affatto contenta dopo che le parole avevano lasciato la sua bocca. Eppure, la cosa rimaneva interessante. Era possibile che inconsciamente riteneva Tassorosso inferiore alle altre Case, a dispetto di tutta quella roba sulla ‘lealtà e verità’?  Scommetteva che era proprio così.

Sarebbe stato tipico di lei. Essere la campionessa dei perdenti, ma sotto sotto rispettare maggiormente quelli da cui si difendeva.

Draco sbuffò e Theo subito gli lanciò uno sguardo d’avvertimento. La Granger aveva iniziato a parlare, spiegando tutta la situazione ai Prefetti, usando troppe maledettissime parole. Draco fece semplicemente spallucce e si accasciò sulla sedia iniziando a fissare una crepa nel muro, ricordando a se stesso che c’erano dei vantaggi con questo lavoro.
 
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Il pranzo nella Sala Grande era solitamente tranquillo, ma oggi Hermione non riusciva a non guardare imbronciata Padma, che era beatamente seduta al tavolo dei Corvonero.

Non la considerava una persona banale e aveva superato la crisi per aver dato a Padma la gestione di due Case. Dopotutto Hermione aveva le due Case con i veri problemi da risolvere.

Era solo che… Padma sembrava così popolare e sempre impegnata molto più di quanto lo fosse stata lei da quando era diventata Caposcuola.
Sembrava che le persone le corressero dietro con tantissime domande e al primo verbale settimanale che le aveva dato, sembrava che gli studenti si fossero recati da Hermione con problemi meno seri rispetto a quelli di Padma, che lei, purtroppo, aveva saputo risolvere impeccabilmente.

Si era cercata di consolare dicendo che anche Nott – o Malfoy, per quanto contasse – non sembravano così occupati, ma una volta aveva dato un’occhiata furtiva alla scrivania di Nott, senza curiosare troppo, e aveva scoperto che anche lui riceveva più studenti di lei, e aveva anche scoperto che alcuni Grifondoro si erano recati da lui, per l’amor di Dio!

Lei era un totale e assoluto fallimento.

Hermione assaggiò un po' del suo pranzo. Era sempre stata socialmente imbarazzante, ma, evidentemente, le mancava qualcosa che anche un difficile-da-approcciare Serpeverde, come Theodore Nott, aveva. Era così depressa che stava seriamente pensando di dare definitivamente le dimissioni. Era egoista da parte sua aggrapparsi alla sua posizione, quando Padma sembrava cavarsela decisamente meglio di lei.

“Che succede?” chiese Harry, stava osservando l’amica già da un po'.

Hermione scrollò le spalle, non voleva parlarne. Sapeva che probabilmente sembrava sul punto di piangere, così cerò di sembrare meno contrita.

“C’è qualcuno che ti sta dando problemi?” insistette Harry. “È Malfoy che ti tormenta?” la sua mascella si serrò e i suoi occhi verdi lanciavano saette al solo pensiero.

Hermione rimase leggermente sbigottita. “No, certo che no,” mormorò. Harry sembrava quasi essere alla ricerca di una rissa, e la cosa era piuttosto inusuale da parte sua.

“Allora cosa c’è? Sei strana da quando avete dovuto scegliere i Vice Caposcuola.” Lei notò che i suoi pugni erano serrati sul tavolo e capì che Harry era genuinamente preoccupato che qualcuno la stesse infastidendo. Ciò la commosse. Si rese conto di quanto poco lui sapesse dei suoi problemi quest’anno.

Suppose che probabilmente doveva chiarire la cosa. “Beh, guardala,” disse indicando miseramente Padma.

Harry si girò a guardare, decisamente confuso, “Padma?” chiese. “…Lei ti sta dando dei problemi?” si corrucciò un po', non volendo arrabbiarsi con una ragazza, non una che gli stava simpatica, comunque.

Hermione sospirò. “No, lei è brava in quello che fa!” disse punzecchiando ancora il suo cibo.

Harry si girò lentamente. “Sei depressa perché… la Vice Caposcuola che tu hai scelto… è brava nel suo lavoro?” chiese lui.
Hermione annuì, sentendosi più avvilita che mai.

Harry aggrottò le sopracciglia, cercando di capire come funzionasse la testa di Hermione. Non avrebbe mai capito le ragazze, ma cercò comunque di sforzarsi. “Se ti senti così usurpata, trova un modo per riprenderti l’incarico,” disse. “Dopo tutto, sei tu la Caposcuola.”

Hermione deglutì a fatica. “Non è questo il punto, no? Lei è brava, io no.”

Harry apparì onestamente sconcertato. “Ma che stai dicendo?”

Hermione scosse la testa. “Non sono brava come Caposcuola. Piaccio agli insegnanti, ma non agli studenti. Nessuno vuole il mio aiuto.”

“Sono sicuro che non è vero, Hermione,” disse Harry cercando di tranquillizzarla.

Lei sbuffò. “Certo, guarda come si accalcano verso di me.”

“Forse dovresti solo…” Harry si interruppe, esitando.

“Dovrei solo cosa?” chiese Hermione.

Harry fece una smorfia e si guardò attorno, probabilmente per cercare un sostegno. Poi finalmente sospirò e disse, “Hermione, guarda, non prenderla a male…”

“Dovrei solo fare cosa, Harry?” la voce di Hermione era leggermente aumentata di tono.

Harry deglutì. “Forse dovresti solo… rilassarti un po'. Lascia che siano loro a venire da te. E, per l’amor di Dio, non fare la morale alla gente.”

“Io non faccio la morale!” rispose Hermione indignata.

“Sì che la fai,” rispose Harry e sospirò. “Lo fai con buone intenzioni, ma così la gente non – dove stai andando?” Hermione si era improvvisamente alzata in piedi.

“Me ne vado dovunque io non possa accidentalmente fare la morale a qualcuno,” disse prima di andarsene.

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Più tardi quella sera, Draco si rilassò su uno dei comodi divani della sua sala comune e chiuse gli occhi. La testa gli martellava peggio del solito. Non aveva del tutto considerato il fatto che, ascoltare la gente lamentarsi dei loro piccoli insignificanti problemi e battibecchi, fosse parte del suo nuovo lavoro. Evidentemente, era così. Maledì Nott per avergli fatto subire quella parte.

Tu sei molto più socievole di quanto lo sia io,” gli aveva detto semplicemente. “Per cui è giusto che sia tu a parlare con la gente.”

Per intenderci, Draco aveva semplicemente avuto il dubbio piacere di ascoltare, per due ore filate, i piagnistei degli altri studenti.

Draco non era mai riuscito davvero a lamentarsi, e all’improvviso capì perché suo padre gli faceva avere tutto ciò che desiderava, pur di farlo smettere di frignare.

“Ei, Draco!” esclamò una voce familiare troppo alta, facendo si che il mal di testa aumentasse.
Draco brontolò, ma non aprì gli occhi. “Vattene via, Blaise, e lasciami qui a morire.”
Sapeva benissimo che Blaise non se ne sarebbe andato e che probabilmente ora eri lì davanti a ridacchiare.

“Non è interessante… L’ultima volta che me l’hai detto avevi ripulito la mia intera scorta di Firewhisky la sera prima.”

Draco sentì chiaramente Blaise sedersi nella poltrona affianco al divano. Dannazione, davvero non voleva andarsene.

“Non stavo bevendo,” rispose Draco, annoiato ormai da quel chiacchierone del suo amico. “Non bevo più a scuola.”

“Lo so che non lo fai. Allora cosa ti ha portato a quest’incantevole disponibilità?”
“Lamenti…” mormorò Draco. “Troppi lamenti…”
“Bene, allora. Forse dovresti smetterla?” suggerì Blaise e il suo ghigno aumentò quando Draco aprì un occhio per lanciargli un’occhiataccia.
“Non i miei lamenti, idiota” grugnì. “Quelli degli altri. Lo giuro, non c’era scritto nella descrizione del lavoro.”
“Sono sicuro che invece c’era,” lo contraddisse Blaise. “Solo che eri troppo eccitato all’idea di poter entrare liberamente nei dormitori delle ragazze, per interessartene.”

A ciò Draco non poté trattenere un ghigno. “Ah, già. È per quello.”

“Allora, c’è qualcosa di interessante?” chiese Blaise.
Draco onestamente non lo sapeva. Era stato troppo occupato a svolgere la parte noiosa del lavoro. Sbuffò.
“Cosa c’è?” chiese Blaise, sorpreso. “Non ti ci sei ancora intrufolato per vedere Pansy?”
Al ricordo di Pansy, Draco sbuffò ancora e la testa riprese a martellargli dolorosamente.

“Problemi in paradiso?” chiese di nuovo Blaise.

“Non c’è nessun paradiso,” ammise Draco, a mala pena capace di ascoltare la sua voce con il sangue che defluiva verso le sue orecchie. “Possiamo riservare questa chiacchierata a cuore aperto, per dopo?”

“Mhmm…” Blaise finse di pensarci su. “No. Penso proprio di no.”

“Perché mi devi maledettamente torturare?” mormorò Draco.

“Perché è divertente. Su alzati, almeno non devi ascoltare le lamentele di nessun’altro mentre sei con me.”

Draco spalancò di nuovo un occhio, giusto il tempo di notare alcuni ragazzini del quinto anno che sembravano sospetti e potevano magari star pensando di approcciarlo.
Oh, Dio, no. “D’accordo,” si sforzò. “Ci siamo lasciati. O meglio, io l’ho lasciata.” Non era decisamente nella sua natura far pensare che era stato mollato.
“Perché?” chiese Blaise, suonando onestamente sorpreso. “Pensavo vi trovaste bene insieme.”

“Lo eravamo,” mormorò Draco. “Quando eravamo una cosa senza impegni. Poi lei ha iniziato a dire di voler essere l’unica, e per me andava anche bene, ma poi è diventata così… soffocante. Non potevo andare da nessuna parte senza ritrovarmela puntualmente lì. Così, le ho detto che non volevo più una cosa seria.” A Pansy la cosa non era piaciuta per niente. Il solo pensare alla scenata che gli aveva fatto gli faceva duplicare il mal di testa, così decise di non farlo.

“Capisco…” mormorò Blaise. “E questa secondo te non è una cosa abbastanza importante da riferirmela?”
Draco sospirò. Onestamente non ci aveva proprio pensato.

“Tu anche avresti dovuto raccontarmi qualcosa, no?” disse lui.

“Che intendi?” chiese Blaise, andando nel panico.

Un sorrisetto compiaciuto crebbe sul viso di Malfoy. “Me l’ha detto lei, sai. Pansy. Non ci baciavamo soltanto. Tracey Davis, eh? Mezzosangue, giusto? Ho sentito dire che eravate molto amichevoli quest’estate,” fece una pausa, aspettandosi che Blaise rispondesse, ma non lo fece, così continuò. “A quanto pare Tracey ha raccontato tutto a Pansy. Tuttavia Pansy non le ha creduto, almeno fino a quando lei non le ha mostrato delle prove…”

“Col cavolo che l’ha fatto!” ringhiò Blaise.

“Oh, sì. Ora non mi ricordo quali fossero, però. Io non l’ho viste. Dovrai chiedere a Pansy oppure a Tracey. Allora, questo vuol dire che dobbiamo aspettarci le tue imminenti nozze?”

“Non sto con quella sgualdrina,” disse Blaise. “Né ci sono mai stato! Sta mentendo!” Draco lo sentì alzarsi dalla poltrona.

Sapeva che Tracey non stava mentendo, ma sapeva benissimo che Blaise non avrebbe mai ammesso di provare dei sentimenti per una Mezzosangue, tanto quanto non l’avrebbe ammesso lui, se li avesse mai provati. Loro erano Purosangue e ci si aspettava che mantenessero la stirpe pura.
Se la madre di Blaise avesse scoperto della scappatella del figlio, Blaise si sarebbe probabilmente ritrovato ad affrontare un matrimonio combinato, molti anni prima del previsto, per evitare altre possibili insurrezioni. E quella era la migliore delle aspettative.

Draco non ne avrebbe fatto parola con nessuno, non era preoccupato di far sposare Blaise, tuttavia, non poteva fermare gli altri dal parlare. Sperava solo che Blaise cogliesse il suggerimento di stare più attento alle relazioni che non stava avendo.

Quando Blaise mormorò delle scuse e uscì dalla stanza, Draco sospirò di sollievo. Almeno, la sua povera testa avrebbe avuto un po' di pace.

La sua pace durò esattamente 30 secondi, quando un ragazzino del secondo anno lo approcciò per ripianificare una punizione con la McGranitt, che, a quanto pareva, aveva traumatizzato a vita il giovane ragazzo. Draco pensò di spaventare sul serio il ragazzino, ma poi ci ripensò, volendo comunque mantenere il suo ruolo.

Tuttavia, si sarebbe sicuramente dannato se si fosse ricordato il perché.

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