L'angelo della morte

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Coffe Shop ***
Capitolo 2: *** L'angelo della morte ***
Capitolo 3: *** L'angelo vendicatore ***
Capitolo 4: *** Il futuro di Jensen ***
Capitolo 5: *** NON uscire ***
Capitolo 6: *** Non capita spesso, che amore e morte, vadano a letto insieme ***
Capitolo 7: *** Se tornassi indietro, ti direi tutto quello che vorresti sentire ***
Capitolo 8: *** Jared racconta a Jensen tutto quanto ***
Capitolo 9: *** Fuori dallo schema ***
Capitolo 10: *** Lasciarti andare, mi spezza il cuore, ma lo farò comunque ***
Capitolo 11: *** Sei tu, Jensen ***
Capitolo 12: *** Lo psichiatra, le corde del cuore e l'affetto di un padre ***
Capitolo 13: *** Gadreel e Bobby si chiariscono con Jared ***
Capitolo 14: *** Mi farei uccidere per salvarti ***
Capitolo 15: *** La forza dell'amore! ***
Capitolo 16: *** Un magnifico sbaglio ***
Capitolo 17: *** Dopo che Joshua va via ***
Capitolo 18: *** Come nascono gli angeli ***
Capitolo 19: *** Tornare in quel bar - prima parte ***
Capitolo 20: *** Jensen e la moretta ***
Capitolo 21: *** Il vino fai da te! ***



Capitolo 1
*** Coffe Shop ***


Un ragazzo moro, molto alto e dagli occhi verdi, entrò in un bar, chiedendo un cappuccino e un cornetto alla crema.

“Me lo può scaldare per favore?” chiese il ragazzo alla barista.

“Certo.” Rispose lei andando a scaldarle la brioches e dando a lui il cappuccino.

Il ragazzo notò che il cappuccino era troppo freddo e quando la ragazza tornò a portargli la brioche, notò che era troppo calda.
Il ragazzo rimase un attimo lì indeciso sul da farsi poi decise di fare la sua colazione comunque.

“Aspetti.”

“Mmmm?” chiese il cliente.

“La colazione non va bene, vero?” chiese uno stupendo ragazzo dai capelli corti, biondo cenere, dagli occhi verdi.

“Al contrario. Va benissimo invece.”

Il ragazzo lo guardò con l’aria di qualcuno che sa che stava mentendo, quindi Jared colto in flagrante, disse:
“A dire la verità, la brioche è un po’ troppo calda..ma non importa.”

“Mi faccia assaggiare il cappuccino..” disse il biondo.

Jared acconsentì, guardandolo imbarazzato.

Subito Jensen storse il naso.

“Accidenti, questo cappuccino è imbevibile, è quasi freddo. Davvero voleva berlo?”

“Io..non  volevo essere maleducato..so di essere un cliente difficile.”

“Mary Anne non vede l’ora di scappare a casa quando sta finendo il turno. Mi dispiace. Le faccio io il cappuccino e le porto un’altra brioche. Naturalmente offre la casa per il disturbo.”

“Io..g-grazie.” Sorrise Jared.
 
Quando Jensen si allontanò, notò che il ragazzo scribacchiava qualcosa su un foglietto.
 
 
 
 


*

Jared era tornato in quel bar e si era rammaricato di non trovare il cornetto al cioccolato.

“Li abbiamo già venduti..” disse Jensen.

“è colpa mia. Dovrei saperlo che vanno a ruba e venire più presto..”

“La prego, non vada via! Si può ovviare facilmente a questo problema. Le metto della nutella in un cornetto vuoto.” Disse Jensen sorridendo.
Jared sorrise a quella gentilezza.

“Grazie.” disse Jared mentre Jensen prendeva mentalmente nota di tenere sempre un cornetto al cioccolato da parte per lui.
 
 
 
 
*

“Maledizione. Ero convinto di averli contati giusti prima di uscire di casa, invece ho dimenticato 30 centesimi! Non so dove ho la testa.”

“Non si preoccupi, sono solo trenta centesimi.” Disse Jensen.

“Oddio, che brutta figura.”

“Senta, facciamo così, mi da due sterline e siamo a posto così ed è già un furto...” Disse Jensen.
“Come si chiama lei?” chiese Jared con gli occhi che brillavano.

“Jensen..” disse Jensen mettendosi a fissarlo.

“Jared..” disse l’altro, stringendogli la mano.

“Dammi pure del tu, Jared.” disse Jensen sorridendo.

Jared pensò che erano davvero degli occhi bellissimi.

Degli occhi da non dimenticare.
 
 
 
 
 
*

Un giorno, Jared entrò al bar mentre Jensen non era al bancone. Si guardò intorno, la barista chiese cosa desiderasse, ma l’altro non sapeva cosa decidere al momento.
“Devo andare un attimo in bagno.” Disse.

Entrando in bagno, vide il ragazzo bellissimo con i capelli biondi, uscire dalla porta del gabinetto, con la faccia rossa di chi aveva appena pianto.
Lo guardò e in quel momento desiderò di avere con sé il suo taccuino.

Il ragazzo sembrò avere un mancamento quando lo vide.

“U-una brioches..” cominciò Jared, indugiando sulla sua divisa da lavoro. Pantaloni rossi e maglietta bianca.

“Al cioccolato ben calda e un cappuccino cremoso ben caldo. Arrivano subito.”

“c-come fai a…”

“Devo andare adesso..”

“Grazie.”

Jensen si bloccò.

“Mi hai fatto ritornare la fame.” Disse Jared sorridendo timidamente per poi chiudersi nella porta del gabinetto.
 
 
 
*

Un altro giorno, Jensen stava facendo colazione con Jared,assieme, al tavolino.

Jensen aveva dimenticato di ritirare delle banconote che erano sul bancone, Jared glielo aveva fatto notare e Jensen aveva voluto ringraziarlo, offrendogli la colazione.
 
 
 
*

Un giorno, il dolcissimo Jared, entrò al bar alle 5:00 della mattina e quando Jensen lo vide, gli stava per prendere un colpo.
“Sei..mattiniero..stamattina..ragazzo…” disse Jensen basito.

“Lo so. Stanotte non riuscivo a chiudere occhio..sono arrivate le cinque e ho pensato..perchè non fare due passi e andare in un bar a caso? Senza offesa chiaramente.” Disse Jared.
“Senza..offesa..” disse Jensen, sentendo le lacrime affiorare agli occhi, ma lottando per trattenerle.
“Sento un gran..mal di testa..”

“Ti capitano spesso?”

“Sì..cioè..dipende..”

“Posso farti ascoltare della musica, se vuoi..”

“Sì..te ne sarei grato. Grazie..”
 
Jensen premette il pulsante sullo stereo e nel bar echeggiò una canzone dolcissima.

You’re Beautiful

Jared aveva chiuso gli occhi a quella canzone, inspirando a pieno la sua dolcezza.

Jensen gli era venuto dietro, mettendogli le mani sulle guance, dolcemente, senza potersi trattenere.

Jared aveva aperto gli occhi e Jensen capì che si era spinto un po’ troppo oltre.

“S-scusami..io non..”

Jared d’impulso lo baciò.

Fu un bacio romantico e molto dolce.
 
 

Qualche minuto dopo:

“Mi dispiace, io di solito non mi comporto così…non..non bacio gli sconosciuti.” Disse Jared.
“Non ti preoccupare..in fondo sono stato io ad avvicinarmi e..è una cosa nuova anche per me..quindi..”
Jared gli aveva sorriso e aveva preso taccuino e penna.

“Puoi dirmi il tuo nome? E anche il tuo numero di telefono, per favore.”
“Io..”
“Lo so, può sembrare affrettato..ma vedi io..mi dimentico le cose a volte..ma te, te sento che non voglio dimenticarti!”
 
 
 
 
*

L’indomani Jared si era presentato di nuovo al bar di Jensen.

Stava cercando di attirare l’attenzione di Jensen, ma Jensen era impegnato a parlare con qualcuno, quindi molto scocciato, ordinò la sua solita colazione alla barista.
“Posso?” chiese Jensen, sedendosi al tavolo con lui.

Jared si fermò a guardarlo stranito.

“Ok, credevo che..lavorasse al bar..”

“Sì, infatti, ma posso pure fermarmi a fare colazione anche io ogni tanto, no?”

Jared lo fissò ancora.

“Scusa, se ti da disturbo, io vado..”

“Oh no no..rimani. Scusami, è che..stamattina mi sono trovato un biglietto con un nome..e non so chi sia..”

Jensen deglutì.

“Penserai che io sia un po’ suonato..”

“Non lo penso, magari l’hai scritto nel sonno. Non mangi la tua brioche?”

“Io..”

“Scommetto che Mary Anne si è sbagliata ancora, benedetta ragazza. Volevi quella al cioccolato, non è vero? Ecco, prendila". disse, dandogli la sua.

“Ma..non posso accettare!”

“Avanti, non fare complimenti. Dammi pure la tua.”

“Posso chiederti..come ti chiami?”

Jensen si era voltato a rilento e poi aveva risposto, guardando in basso.

“Dean. Dean Winchester.”

“Ah, capisco.” Disse Jared con aria triste.
 
 
 
 
 
*

Un altro giorno, Jensen aveva perso il suo braccialetto d’argento con la scritta J.

Era molto nervoso per questo. Di solito Jared arrivava verso le 10:00 ed erano le 9:45, rischiava di non vederlo – o di non trovarlo – ma se ne sarebbe comunque accorto? Però aveva 15 minuti di anticipo e ci teneva davvero tanto a quel braccialetto.

“Maledizione..ma dove caspita è?” chiese Jensen, cercando anche sul pavimento.

“Mi scusi, sta cercando questo?” chiese Jared.

Jensen non poteva crederci. Si voltò e trovò Jared che faceva dondolare un braccialetto d’argento.

“L’ho trovato al bar di fronte. Stavo per ordinare la colazione, quando ho sentito una certa Mary Anne  che parlava di un ragazzo che aveva perso un braccialetto a cui teneva molto e che lo stava cercando al supermercato. Mi sono sentito uno scemo, anche perché non avevo idea di chi fosse e anche perché le brioches erano state appena sfornate, ma è stato più forte di me. Mi sono immaginato un tipo buffo che cercava un braccialetto in preda all’ansia e ora ho capito di essere anche un indovino.”

“Grazie. Grazie.”

“Ehi, ma che bisogno c’è di piangere?” chiese Jared, stranito.

“Andiamo Voglio offrirti la colazione. Con doppia brioche.”
 
 

Pochi minuti dopo:

“Jensen, questo braccialetto deve significare molto per te se ti metti a piangere per esso. Perché ora vorresti regalarmelo?” chiese basito Jared.

“Perché lo voglio, ok? È mio, da donare a chi..a chi voglio..ecco.”

È mio, da donare a chi desidero..così come il mio cuore…

Jared strizzò gli occhi.

“Ehi, cosa c’è?” chiese Jensen preoccupato.

“Nulla. Una fitta. Mi capitano spesso.”

“Per favore, accettalo.  Mi farebbe piacere, se lo avessi tu.” Disse Jensen.
 
 
 
 
 
*

Il giorno dopo, Jared al tavolo della colazione, si rigirava il braccialetto con aria assorta.

Jensen stava parlando sempre con il tizio dell’altro giorno.

Jared cercava di attirare la sua attenzione, ma Jensen sembrava deciso a volerlo ignorare.

“Mi scusi, vorrei..”

“Scusami un momento, ragazzo.” disse Jensen, guardandolo con un’occhiata di scuse e poi parlando con l’altro uomo. “Dunque, come ti stavo dicendo, Philip..io ho problemi personali abbastanza importanti, sto trovando difficile venire qui..io..insomma.vorrei dimettermi. Sono davvero deciso.”

“Mi spezzi il cuore ragazzo, sei uno dei nostri ragazzi migliori, voglio credere che ci sia un buon motivo,ma ti chiedo di ripensarci.”

Jensen non aveva visto che Jared si era avvicinato troppo al bancone e aveva ascoltato la conversazione.

“Perdonami, adesso io..ehi, va tutto bene??” gli chiese Jensen.

“HHHH..Io..”

“Un’ambulanza! Per favore, chiamate un’ambulanza!”

“NO! Sto bene, adesso mi passa!”

Jensen nel frattempo si era avvicinato a Jared e incurante del fatto di dover tenere le distanze, lo aveva sorretto.

Lo stava tenendo tra le braccia ora e Jared stava cominciando a lacrimare copiosamente.

“Mary Anne, fammi una camomilla. SUBITO!”
 
 
Pochi minuti dopo…

“Va meglio adesso?” gli chiedeva Jensen premurosamente.

“S-sì..io non so che cosa mi è preso..”

“Attacchi di panico? Ne soffre?”

“S-sì..ma di rado mi prendono così…non so come ho potuto scoppiare a piangere così..mi sono sentito come se..mi spezzassero il cuore. Mi perdoni per il disturbo che le ho causato.”

Ora anche Jensen si lasciò sfuggire qualche lacrima.

“Ma anche lei sta piangendo..”

“Sì..io..credo sia stata colpa mia..era abbastanza infervorato quando stavo discutendo..e forse questo l’ha fatto agitare..”

“Credo che lei stia esagerando…come può darsi la colpa del mio mancamento? Voglio dire, non ci conosciamo neanche..”

Jensen decise di non rispondere, anche se ora era lui ad avere il cuore spezzato.
 
 
 
 
*

Un altro giorno, Jared non trovò Jensen al bar dove andava di solito.

Per una strana ragione che non comprese, lasciò il bar senza prendere niente e si infilò in un altro bar a bere.
Tutta la sera.

Verso sera tardi, Jensen arrivò in quel locale e lo trovò ubriaco seduto al bancone.

“Jared, cosa diavolo stai facendo qui? E ubriaco fradicio!”

Jared lo aveva guardato con gli occhi annebbiati.

“Chi sei tu per farmi la morale? Credi di conoscermi?”
“Beh, io..”

“Vattene! Io non ti conosco!”

“Tu potrai non conoscermi, ma io conosco te e non posso lasciarti qui a rigirarti nel tuo vomito e ora..se non sei abbastanza ubriaco da esserti scordato dove abiti, fammi strada. Non puoi guidare in queste condizioni.” Disse Jensen.

Jared lo aveva guardato e qualcosa nel suo sguardo lo aveva convinto.
 
 
 
 
*

Per tutto il tragitto fino a casa, Jensen continuava a guardare quel cucciolo di gigante troppo cresciuto, con la testa sul finestrino e avvertì un’ondata d’amore forte e potente, quanto dolorosa per lui.

“Andiamo..su..un piede…e poi l’altro..l’altro..”

Qualcosa però si mosse dal braccio di Jared e cadde.

Il braccialetto.
 
“Sei tu. Sei tu l’uomo del braccialetto e del taccuino. Ti ho cercato..tanto..” disse Jared in preda ad un’illuminazione improvvisa.
“Jared io…

“Per questo sai il mio nome..”

“Jared….”
 
Jared si sporse verso di lui e lo baciò.

Erano in cucina, nella penombra della casa di Jared.

Jared gli aveva messo le mani al collo e l’aveva baciato.

Impetuosamente, romanticamente e con sentimento.

Jensen aveva risposto. Forse anche in maniera più impetuosa di quello che avrebbe voluto.
 
Quando si erano staccati, Jared strizzò gli occhi come se avesse subito una fitta alla testa, ma poi quando li riaprì, sembrava avere ricevuto la beatitudine, non qualcosa di male.
Lo guardò come se lo stesse guardando non per la prima volta, ma con l’estasi di chi lo guardava con occhi NUOVI, solo che la parola nuovi assumeva un altro significato adesso.
 

“Sei tu, Jensen. Adesso ricordo ogni cosa.” disse Jared mettendogli le mani sulle guance, mentre Jensen stava cominciando a lacrimare.
 
 
























Note dell'autrice: nuova storia! parto subito con il botto eh? E ancora non avete visto niente :p scusate per il titolo poco chiaro ma avevo paura che se lo completavo, capivate di cosa parlassi..tranquilli, poi svelerò l'arcano! Confesso che volevo scrivere questa storia DA MESI!! In realtà l'avevo pensata più frammentata, dovevano esserci molti più incontri, anche brevi tra i j2, ma alla fine ho propeso per questa soluzione..non aveva senso fare molti capitoli su questo bar. Avete capito cos'ha Jared? Non credo potrete mai arrivarci xd  

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Capitolo 2
*** L'angelo della morte ***


Gli angeli della morte nascono fanciulli e crescono in un tempo molto rapido, diventando subito adulti. Di contro, possiedono una vita longeva molto a lungo. Possono vivere centinaia, migliaia di anni. Raramente però degli angeli della morte, scelgono di vivere tanto a lungo, perché l’ombra della morte che li accompagna sempre, li fa desiderare di morire loro stessi, ad un certo punto, in modo da ascendere così, come tutte le anime.

Nella morte, tutte le anime sono uguali. Comprese quelle degli angeli.

Quando un angelo della Morte capisce di voler morire, si uccide esso stesso.

Jared non desiderava morire. Era diventato da poco adulto ed era stato preparato al suo primo incarico.

Il suo primo incarico riguardava un uomo di nome Jensen Ackles.
 
Jensen Ackles aveva desiderato la morte fin da quando era piccolo. Trascurato dai genitori, senza mai un amico vero, una vita monotona priva di stimoli e priva di amore, contorniata solo da flirt occasionali, tanti tradimenti, ipocrisie, molte delusioni e poche gioie.
 
Jensen Ackles aveva desiderato tanto morire, aveva aspettato la morte, temendola e venerandola, dipingendola perfino in un quadro, ma la morte non arriva quando la vorresti. Non funziona così. Ci sono dei tempi da rispettare.
 
Ora però, a quanto pare, Jensen aveva smesso di soffrire, aveva smesso di aspettare.

Jared era l’angelo della morte. Il compito dell’angelo della Morte era accompagnare la persona nei suoi ultimi istanti, a volte nelle sue ultime ore. Dipendeva dallo stato d’animo della vittima, quanto dolore, sofferenza o serenità, ci metteva nell’aspettarla.

In alcuni casi, la persona non era convinta di voler morire e aveva bisogno di più tempo. L’attesa poteva essere logorante e quindi il sentire la presenza dell’angelo al suo fianco – anche se poteva rendersi invisibile – serviva a far prendere più in fretta la decisione alla persona.
 
Jared era molto nervoso. Quello era il suo primo incarico.
 
 
Proprio quando scese sulla Terra per controllare il suo “protetto” però, accadde l’impensabile.

C’era stato un grande bombardamento nella città di New York a causa di un attentato. Molte persone erano morte. Questo non era previsto e aveva richiesto più angeli della morte di quello che si poteva pensare. Un simile sbilanciamento nell’ordine naturale, richiedeva che per qualche giorno, alcune persone erano intoccabili. Troppe morti in massa avrebbero creato un caos inenarrabile
In parole povere, Jared non poteva uccidere nessuno, almeno, non a breve.

“Non importa! Ne approfitterò per conoscere meglio la persona che dovrò ucc…voglio dire, accompagnare nella pace.” Disse lui.
 
 
 
 
 
 
 
*

Jensen sentiva l’aria della morte. La sentiva nell’aria che respirava, nei profumi, negli odori, perfino nel cibo che mangiava.

Sapeva di medicine, di disperazione, di morte.

Beveva. Beveva sempre, pregando che un giorno l’alcool lo avrebbe portato via.

Ora però, stranamente avvertiva qualcosa di diverso, distante dall’apatia che aveva sempre sentito e che lo stava consumando sempre di più.

Come l’arrivo, il profumo, di qualcosa che avevi atteso a lungo.

Non sapeva cos’era, ma non si era mai sentito così tanto incuriosito verso qualcosa.
 
 
 
 
*

Jared si fece mente locale, una volta tornato nel Cielo, di chiedere di essere bombardato con qualche sostanza simile a quella che usavano i terrestri, per non dover sentire più così tanta disperazione e voglia di morire.

Dicevano che una volta che facevi tutto questo per tanto tempo, ti abituavi fino a non sentire più niente, ma lui aveva sentito di angeli che erano diventati pazzi, sordi, di angeli che si erano fatti togliere o anestetizzare il settimo o l’ottavo senso, pur di non sentire più quello che sentivano gli umani.

Perché così tanta disperazione? Così tanto dolore? Che cos’è dolore?

Jared sentiva il dolore tramite gli umani, o almeno quello che loro chiamavano DOLORE e che era una cosa così strana da provare, in merito alla morte.

Jared capiva che il dolore era provato per gran parte dai PENSIERI che facevano ammalare il corpo e che gli esseri viventi avevano un concetto terroristico della morte e l’attesa della morte, la PAURA della more, li uccideva e faceva del male, ben più della morte stessa.

Jared sentiva il dolore di tutti e avrebbe voluto abbracciarli tutti, per far sentire loro, la bellezza e la potenza del Cielo, affinchè nessuno di loro ne avrebbe più avuto paura. 






















Note dell'autrice: 

eccomi qui :ppp siete stupiti eh?? :D :D e gli echi di "Ti presento Joe Black" risuonano :D ma giuro che ci ho pensato dopo, che avevano delle somiglianze :D 

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Capitolo 3
*** L'angelo vendicatore ***


Jared era in un pub a bere della birra, quando ad un certo punto vide arrivare Jensen.

Sgranò gli occhi quando vide quell’alone luminescente di un bianco perlaceo che l’accompagnava come se ne fosse rivestito.

Era così che gli angeli delle morte li riconoscevano.

Jared si sentì pervadere da un gelo improvviso. Non era possibile, doveva esserci un errore.

Non poteva essere quell’uomo.

Non il ragazzo che stava guardando adesso, perché, più che un uomo prossimo alla morte, gli pareva un angelo biondo residente nel regno dei cielo. Forse in procinto di governarlo, perfino.
 
Jared pensò alle informazioni che gli avevano dato i suoi superiori, che ovviamente erano minime. Come angelo della morte sapeva come sarebbe dovuta morire la vittima, ma non era a conoscenza del motivo scatenante che avrebbe portato alla MORTE, ovvero tutti i retroscena di essa.

Questa era una delle regole del’ordine naturale. Nessun essere vivente aveva il diritto di sapere TUTTO e c’erano CERTE COSE che perfino agli angeli della morte non era concesso di sapere. DOVEVANO sapere la causa della morte di chi dovevano accompagnare in Cielo, MA NON POTEVANO sapere cosa aveva portato alla morte della vittima, i motivi e tutti i meccanismi del caso.

Quella era una regola su cui non si poteva transigere, dal momento che era risaputo che ciascun essere senziente – non importava se umano o non umano – capace di decidere e di agire autonomamente, è un pericolo sicuro e non sicuro, per le azioni che scaturivano dal destino.

Se un angelo della morte avrebbe saputo cosa avrebbe portato alla morte di un organismo vivente, avrebbe potuto decidere di impedire che quell’azione scatenante, succedesse, dal momento che ne era in grado e questo avrebbe potuto succedere per tanti motivi.

L’angelo prova affetto/simpatia per la vittima designata.

L’angelo prova compassione/empatia

L’angelo della morte si crede un angelo vendicatore

L’angelo ha un delirio di onnipotenza e di giustizia e crede di potersi sostituire a Dio.
 
 

Jared aveva letto molti libri su quello che era successo agli angeli della morte che erano usciti dal Seminato.

Secoli fa infatti, agli angeli era permesso di sapere TUTTO sulle vittime designate, anche i motivi scatenanti che avrebbero portato alla morte dei predestinati e questo aveva fatto nascere una gran serie di angeli soprannominati angeli vendicatori.
 
L’angelo vendicatore era di gran lunga la peggior cosa che potesse capitare tra le schiere celesti. Angeli che avrebbero dovuto restare imparziali e non lasciarsi coinvolgere da emozioni e sentimentalismi, una volta conosciute le storie delle vittime, si sono trasformati in crudeli giustizieri che invece di accompagnare le vittime al Cielo, avevano preso ad ammazzare altre persone, colpevoli di aver reso talmente tanto all’esasperazione le loro vittime, da averle portate ad un’esasperazione tale per cui sarebbero infine morte.

Le cause potevano essere tra le più variabili. Una donna che si ammalava di un tumore in seguito alle corna del marito, un uomo ridotto alla disperazione più nera a causa di alcuni aguzzini, un ragazzo che pensava a volersi suicidare perché a scuola era vittima di bullismo.
 
L’angelo della morte non aveva nessun diritto di farsi giustizia da solo. Non era un giustiziere della notte e tutti quelli che andavano fuori dal seminato, uccidendo persone che, per volere del karma, avrebbero dovuto ancora vivere, finivano nelle prigioni celesti.
 
Questa cosa accadeva secoli fa, quando ancora gli angeli sapevano TUTTO, poi venne chiarito che era solo una cosa pericolosa che sapessero tutto sulle loro vittime e si cambiò registro.

Voler aiutare gli oppressi era una buona cosa fondamentalmente, ma farlo equivaleva a scombinare in maniera GRAVISSIMA il karma di certi individui. Se infatti era scritto che una persona doveva morire e non accadeva, si impediva una sua successiva reincarnazione e relativo destino collegato ad essa e per quanto certe persone fossero cattive, era necessario che vivessero ancora e scontassero tutto quello che avevano fatto, nella prossima reincarnazione, che non poteva arrivare quando decideva l’angelo della morte.
 
Smise di fare tutte quelle elucubrazioni mentali e tornò a guardare Jensen, che ora si stava avvicinando al tavolo da biliardo, dove si trovava anche lui.
 
 
 
 






















Note dell'autrice: 

scusatemi se spezzo così il capitolo, ma non volevo che i pensieri di Jared andassero in secondo piano, mettendoli insieme all'incontro con Jensen xd

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Capitolo 4
*** Il futuro di Jensen ***


“Ciao…uh..ti va..di fare una partita?” chiese Jensen a bruciapelo.

Jared lo guardò e capì immediatamente che il ragazzo era imbarazzato dal modo in cui timidamente aveva abbassato lo sguardo. Jared pensò che non poteva farne a meno. Jensen doveva aver riconosciuto in lui l’essenza della morte tanto agognata e attesa e si sentiva attratto da lui, anche senza capirne il motivo.

“Sì, certo.” Disse Jared, giudicando che non avrebbe fatto male al ragazzo un po’ di compagnia.

Dopo qualche tiro, Jensen vinse e sembrava abbastanza euforico.

“Vado a prendere da bere. Ti andrebbe di fare un’altra partita?”

“Ma certo.” Disse Jared, sorridendo forzatamente, non perché non volesse, ma perché sapeva che in realtà avrebbe dovuto dargli una sonora delusione. Il giorno dopo, Jensen avrebbe dovuto morire in un incidente d’auto sull’onda di uno stato d’animo molto esasperato e disperato e quindi il fatto che quella sera fosse felice, insomma, andava contro lo schema.

Non voleva causare problemi.

Si odiava per quello che stava facendo, ma si allontanò dal posto, non facendosi trovare, quando Jensen arrivò.
 
“Amico, ho portato dell’analcolico alla frutta per te, mi sembri proprio un tipo da analcolico alla frutta. Che ne dici? Amico? Ma cosa cav…”

Jensen sospirò, per poi buttare i due drink direttamente nel bidone della spazzatura lì vicino, facendogli fare un fracasso assordante.

Lo sapevo, nessuno mi ama. D’altronde è la storia della mia vita, no?

Mi dispiace, Jensen pensava invece Jared tristemente, osservandolo nascosto..
 
 
 
 
*

Jared poteva rendersi invisibile e approfittando di questo suo vantaggio, si mise ad osservarlo per il resto della serata e quello che vide, lo destabilizzò molto.

Jensen si trovava nel bagno del locale a consolare una ragazzina che si stava facendo una puntura al braccio, piangente e disperata.

“Non devi più usare questa roba. Ti ucciderà.”

Davvero, Jensen? una citazione da *il Corvo * ? fu la frase pensata simultaneamente sia da Jared, sia da Jensen.

“Non esiste niente per cu valga la pena vivere.” Diceva lei.

“Sbagli. La vita è bella, il solo fatto di vivere, è una cosa straordinaria. Non lasciarti abbattere dalla disperazione. È la tristezza a farti parlare così. Prendi. È il numero di un mio amico. Può aiutarti. Promettimi che lo chiamerai.”

La ragazzina aveva preso il biglietto da visita. Una luce nuova nei suoi occhi glieli aveva illuminati. Aveva ringraziato Jensen con un bacio sulla guancia ed era andata via.
 
Jared era completamente sconvolto. Un uomo, Jensen, che credeva che la vita fosse un letamaio completo, aveva appena detto ad una ragazzina sconosciuta, tutto l’esatto opposto.
 
 
 
“Ho sentito la conversazione tra te e quella ragazzina, in bagno.” Disse Jared qualche minuto più tardi, mentre Jensen stava bevendo davanti al bancone.

“Ma chi…oh, diavolo, sei tu. Credevo che un buco nero ti avesse appena inghiottito.”

“Mi dispiace per essermene andato via prima, un mio amico mi ha fatto una telefonata urgente e sono dovuto andare, quando sono tornato, eri già..”

“Sì, sì..okay, per caso questo tuo amico si chiamava Mibevoletuefrottole?” chiese Jensen con noncalance.

Jared lo guardò titubante.

“Avverto del sarcasmo passivo-aggresivo nel tuo tono.”

“E allora ci senti bene.” ridacchiò Jensen. “Senti, siamo sconosciuti, non mi devi niente, neanche la tua compagnia, ma almeno non prendermi per scemo. Sayonara.”

Jensen vide poi che Jared non si mosse.

“Sei ancora qui?”

“Sono..ehm..mi sono avvicinato per un motivo preciso. Volevo chiederti di quella ragazzina..”

“Chi sei? Suo padre? Suo fratello, uno zio, un ammiratore? Credo sia maggiorenne, quindi potresti non rischiare la prigione, ma fossi in te non rischierei..”

“Non è come pensi, voglio dire..mi ha colpito, solo qui. La conversazione, non la ragazza! Non credevo esistessero uomini che pensano ancora al benessere degli altri, prima del loro.”

“Non capisco dove vuoi arrivare..”

“Insomma..quelle frasi sul fatto che la vita sia bella..tu non le pensi.”

Jensen rise.

“Credi di conoscermi? Non sai niente di me.”

“No, ma..conosco la gente. Credo.”

Jensen sospirò.

“Ho detto a quella ragazza quello che aveva bisogno di sentirsi dire.  Non sarà la verità, ma è troppo giovane per sentirla ed essere infelice. Ho pensato che in questo modo, se avesse creduto che dicevo la verità..avrebbe potuto magari..chi lo sa..essere felice per un po’..prima di..ma perché diavolo ti sto raccontando queste cose?”

“Sei una bella persona.”

“Cos’è, ci stai provando per caso? Chi ti dice che sia quel genere di tipo?” chiese Jensen sarcastico, alludendo ovviamente al suo orientamento sessuale.

“Quale genere? Il genere che può essere felice per un complimento? Credo che un po’ tutti siamo così allora, ma forse mi sbaglio. Mi chiedi se ci sto provando, ma non è questo il punto..”

Jensen bevve un altro sorso di alcolico e poi si rivolse ancora a lui:

“Okay, adesso ascoltami un attimo. Ho sbagliato prima, di solito non sono così socievole, non mi metto a socializzare con il primo sconosciuto che gioca a biliardo, ma qualcosa di strano mi ha preso..sai quando pensi di essere un po’ fuori dalla cerchia del tuo destino, mi capisci?”

“Sì, credo di sì.”

“Però quando non ti ho trovato dove ti avevo lasciato, sono tornato sul pianeta Terra. Bentornato Jensen Ackles, il tipo abbandonato sempre da tutti, a cui nessuno importa davvero di cosa fa o di chi è. Pensi che quella ragazzina si ricorderà di me domani o di quel biglietto che gli ho dato?”

“Se la pensi in modo così cinico su di te e sugli altri, perché le hai dato quel biglietto ? E perché le hai detto quelle parole?”

Jensen guardò sul bancone.

“Perché a volte esco da me stesso, illudendomi di essere una persona migliore, poi mi accorgo che non lo sono. Io sono così, amico. Sono il tipo che tratta male, il tipo disilluso e frustrato che non ha mai le parole giuste da dire e che le sbaglia TUTTE le parole da dire. Sono il tipo che se la prende con uno sconosciuto solo perché non ha voluto aspettarlo per una partita in più a biliardo. Questo sono io. E adesso l’ho ricordato.”

“Pensi che ti faccia bene il whisky?"

Jensen fece una smorfia.

“A te non importa di me, quindi..perchè non fai un favore a tutti e due? Vattene.”
 
Jared lo fece. Si alzò, pronto per andarsene e lasciarlo al suo destino, ma si girò.

Quell’istante.

A volte basta solo quel gesto, per cambiare una vita intera.

Basta solo girarsi indietro.
 
 
 
Pov Jensen

Perché? Perché ho trattato male quel tipo?

Perché, che bisogno avevo di essere crudele con lui?

Lui non ha nessuna colpa dell’inferno che mi porto dentro.

Perché,perché sbaglio sempre tutto, perché?
 
 
 



Pov Jared

Non sei crudele, Jensen

Il destino lo è

Il tuo karma ti raggela

E ti limita

Peggio di una morsa

Ti senti in prigione e ti senti impossibilitato a muoverti, a capire

A guarire

Impossibilitato ad essere amato

Non è colpa tua se sei così

Esiste una ragione

E il mio intervento ti ha fatto solo stare peggio

Sarebbe stato meglio che non avessi mai…

Aspetta un momento…
 
 



Jared per qualche minuto si era completamente dimenticato il suo ruolo.

Sì, perché lui doveva di fatto stare vicino a Jensen per via del suo ruolo.

Lo osservò ora. Stava ancora bevendo.

Con sgomento e bocca aperta, realizzò allora che era così che sarebbe morto.

Aveva saputo che l’indomani mattina sul tardi, avrebbe guidato in stato confusionale fino a sfociare in un tragico e drammatico incidente in cui avrebbe perso la vita, ma perché era in uno stato tanto drammatico?

Jared non poteva saperlo ma fortunatamente un angelo della morte è MOLTO PERSPICACE, quindi ci arrivò da solo.

Jensen stava continuando a bere, molto probabilmente si sarebbe risvegliato l’indomani con i postumi di una sbornia colossale e vergognandosi di sé stesso, complice anche il fatto che aveva creduto di fare del bene ad una ragazzina – chissà magari lo ha fatto davvero – per poi sentirsi ricrollare nella depressione più nera e nell’alcolismo, sarebbe caduto nel baratro da cui non avrebbe più fatto ritorno.

Eccoli i famosi retroscena del caso.

Jensen sarebbe morto perché era destino, ma spinto dall’ultima goccia che lo avrebbe fatto crollare.

Quello che era successo stanotte. La serata passata ad ubriacarsi.

E chissà, forse c’entrava anche uno sconosciuto che gli aveva dato l’illusione di aver trovato un amico. Lui.

Non era sicuro che anche senza il suo intervento sarebbe cambiato qualcosa, ma questa cosa lo scosse nel profondo.

Doveva star fermo, non poteva muoversi, né intervenire.

Oddio, aveva sempre pensato agli angeli che scoprono i retroscena, minimizzando la cosa, non credendo si potesse scatenare una simile tempesta emotiva in loro.

Non aveva mai capito quanto sconvolgente potesse essere.
 
 
 



*

Quando Jensen si decise finalmente ad uscire dal locale, Jared si disse che non doveva seguirlo, ma più se lo diceva, più gli faceva male il cuore, i polmoni, tutto.

Gli doleva perfino respirare, figurati restar fermo.

Oh, al diavolo!

Lo seguì.
 
“Jensen! Aspetta, dove stai andando in queste condizioni?”

“Cosa? Sei di nuovo tu? Ma cosa sei, uno stalker? E come diavolo fai a sapere il mio nome?”

Jared gli sorrise dolcemente.

“Me l’hai detto tu, non ricordi? Oh, dai, magari eri troppo ubriaco per ricordartelo. Io sono Jared.”
 
Jared vide qualcosa in Jensen.Come un scintilla. Per la prima volta gli sorrise.

“Jared..va bene..io..devo andare però..”

“Lascia che ti accompagni a casa. Sta tranquillo, non sono uno stupratore.”

Jensen l’aveva guardato.

“Va bene.”

Jared pensò che le persone che sembravano avere il caratteraccio più brutto del mondo, non erano poi così male. Aspettavano solo di ricevere una gentilezza.
 
 
 
 
*

“Guarda qui, hai deciso di fare una collezione di liquori, per caso?” chiese Jared, guardando con una nota di disapprovazione le bottiglie in salotto nell’apposita vetrina.

“Mpf..cosa sei, mia madre?” gli chiese Jensen, ma stavolta sembrava una straffottenza più gentile.

“No, né voglio esserlo.” Si lasciò sfuggire Jared, per poi arrossire un po’ dall’imbarazzo e guardare da un’altra parte.

Proprio di un mortale dovevo innamorarmi? E di uno che deve morire, perdipiù.

“Dio, che razza di mal di testa. Sono proprio sbronzo.”

“Già, lo vedo. Vai immediatamente a letto.”

“Cosa? Stai scherzando, vero?”

“Non costringermi a metterti a letto come un bambino!”
 


Lo costrinse eccome, ma Jensen si lasciò fare piuttosto docilmente.

Era ancora sdraiato sotto le coperte e Jared era seduto sul suo letto a guardarlo con aria amorevole.
 
“Dio che vergogna..domani ti prometto che farò qualsiasi cosa per farmi perdonare.” Disse Jensen.

Jared ebbe un brivido, pensando a domani.

“Sono io che dovrei chiedere scusa, sono piombato in casa tua come un invasore.” Disse Jared e poi gli venne un pensiero improvviso.

Le bottiglie.
 


Si visualizzò un Jensen che si svegliava e la prima cosa che faceva, era bere un altro sorso del suo whisky.

Incredibilmente, ancora una volta il suo istinto ebbe ragione.

Trovò un avanzo di liquore proprio sotto il letto.
 
“Amico, sei incorreggibile, Proprio sotto il letto.” Disse, trovando la bottiglia.

“Mpf..a mia discolpa posso dire che non me lo ricordavo. Ma no, che cosa fai.” Si lagnò Jensen, mentre Jared portava via la bottiglia.

Una volta uscito, scaricò tutto il contenuto nel gabinetto.
 
“Dimmi che non hai appena fatto quello che hai fatto.” Si lamentò ancora Jensen sentendo lo scarico del wc.

“Mi ringrazierai quando sarà domani!” gridò Jared dalla stanza del bagno, poi si alzò e sentì come se stesse per avere un piccolo giramento di testa. Si sentì tremare le ginocchia.



Devo calmarmi

La faccenda di quel mortale lo aveva scosso più di quello che era lecito e se non si calmava subito, rischiava di perdere la testa ed essere portato di filato alle prigioni celesti.

Eppure non poteva fare a meno di pensare che quella era solo UNA BOTTIGLIA. Ce n’erano almeno a decine nella vetrina di Jensen.

Ognuna di quelle bottiglie poteva essere quella che Jensen avrebbe tirato fuori per bere ancora l’indomani mattina e questo non lo avrebbe aiutato a stare bene di certo.
 
Ormai in preda ad una qualche forma di compulsività e nervosismo, prese ciascuna bottiglia e la svuotò nel gabinetto, una dopo l’altra.

Si sentiva preda di una febbre, un’adrenalina che non voleva abbandonarlo.
Stava sudando.
Si stava trasformando in un angelo vendicatore? No, era peggio, un angelo con la sindrome del messia e del crocerossina.
 
 
 
Un rumore di vomito proprio nel bagno che aveva appena lasciato, lo distrasse.

“JENSEN!!”
 
Jensen aveva appena vomitato nel gabinetto.

“Mi..mi dispiace. Per..per fortuna non era occupato.”

“Da pochi secondi.” Aggiunse Jared, andando da lui e facendolo avvicinare al lavandino per pulirsi.

“Lascia..faccio da solo. Non voglio che tu mi veda così.” Disse con un’occhiata di scuse.

“Perché? Non sto vedendo niente di brutto, anzi.” Disse Jared sorridente.

“Non sei bravo a mentire. Lasciami da solo. Voglio solo..lavarmi la faccia.”
 
Jared deglutì. In realtà sentiva il bisogno di riportarlo di sopra incatenandolo al letto, ma si sforzò di permetterglielo.

“Appena sento il rumore di una bottiglia, accorro  e te la faccio ingioiare stavolta.”

Oddio ma che mi sta prendendo?

Jensen però sorprendentemente rise.

“Tranquillo, voglio solo lavarmi la faccia e i denti.”
 
 
Jensen mantenne la promessa, tornando in camera con un’espressione ben diversa in viso. Più rilassata, benché si vedeva fosse anche un po’ stanco.

Jared si perdette a guardarlo. Era davvero bello. Proprio un angelo.

“Se non ti scandalizza vedere un uomo seminudo, ora devo cambiarmi.” Disse.

“Oh..certo..se vuoi esco..” disse Jared imbarazzato.

Jensen non ci diede peso, si era già spogliato e ora si stava mettendo il pigiama.
 
Jared rimase a guardarlo.

“Lo so.” Disse Jensen. “Un omone grande e grosso come me che si mette un pigiama azzurro con l’orsacchiotto. Che vergogna.”

“Dici un po’ troppo spesso questa parola per i miei gusti.” Disse Jared avvicinandosi al letto dove si era seduto.

Jensen aveva stretto gli occhi in un modo curioso verso Jared e quest’ultimo azzerò quei pochi centimetri che lo separava per baciarlo.
 
Un bacio carico di una dolcezza infinita.

Poteva dunque la morte amare?

Jensen si lasciò baciare, ricambiando con baci leggeri e soffici, ma anche morbidi.

Jared aveva  visto giusto quindi.

Quando veniva amato, Jensen era di una dolcezza inaudita.
 
Gli tolse delicatamente le mani dal viso, sentendosi ancora vibrare di quella sensazione che tutti forse chiamavano AMORE, ma Jared sentiva che c’era di più.

Un qualcosa che lo pervadeva e che non lo aveva lasciato andare neanche adesso che aveva interrotto il bacio.

Una sensazione che..un qualcosa che stava per avvenire. Stava per avere una VISIONE?
 
Avvenne in un modo sconvolgente, brutale, improvviso, come un sogno ad occhi aperti.

Jared vide quello che Jensen sarebbe diventato.
 
Presidente degli Stati Uniti.

Lo vide bellissimo, nel suo vestito.
Sorridente.
Buono.
Poteva vedere i suoi ideali veleggiare intorno alla sua aura come pensieri sottilissimi.

Lo vedeva parlare al popolo.

Era bellissimo.
 
“Devi davvero essere un angelo.” Disse Jensen, accarezzandogli il viso, mettendosi sotto le coperte e addormentandosi quasi all’istante.
 
 
Jared invece non riusciva a chiudere occhio, né a calmarsi. Cosa aveva visto? Il futuro di Jensen?

Ma Jensen non doveva morire?

Un pensiero lo agitò ancora di più.

Questo era quello che sarebbe destinato a diventare Jensen se non fosse destinato a morire?

Uno degli altri suoi possibili futuri?

Perché aveva visto quel futuro?

Esisteva veramente? Avrebbe potuto esistere??
 
Jared non lo sapeva, ma entrare così profondamente nell’anima di Jensen, vedere la sua bellezza, quello che poteva fare, il bene che avrebbe potuto fare agli altri.. lo colpì nel profondo.

Non poteva lasciare che morisse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: innanzitutto mi scuso per la depressione che forse causerà questa storia a causa della depressione di Jensen, MA, credetemi, io mi ci rivedo molto nelle sue riflessioni, anche io mu sento spesso come questo Jensen qui - a parte che non voglio suicidarmi! Ma, anche se fosse, credete che lo direi qui? Nah ahhah - comunque a parte tutto credo che molti si sentono come Jensen. Rifiutati, nessuno che li vuole ecc ecc 

vi lascio che oggi non sono molto in forma e ho paura di straparlare, tra l'altro devo scappare a guardare gotham xd  

ps siccome devo scppare davvero, non ho tempo ora di coreggere gli errori che siuramente ci saranno..prometto che tra una mezz'oretta lo farò!

pps ho appena ricorretto il capitolo. Spero vi piaccia come è piaciuto tanto a me scriverlo <3

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Capitolo 5
*** NON uscire ***


Quando Jensen si risvegliò quella mattina, venne inondato da un profumo buonissimo.

“Ma cos’è?” si chiese, un po’ stordito dal fatto che il profumo aveva invaso oltre alla stanza in cui stava dormendo, anche le sue narici.

Gli bastò una prima occhiata per capire che il pavimento della stanza da letto era stato interamente ripulito. Qualcuno aveva passato lo straccio.

“Ma cosa…”

Un forte sospetto lo fece alzare subito dal letto, facendolo precipitare subito in cucina.
 


Una volta arrivato lì, trovò Jared, l’angelo della notte prima, intento a tirare via il pentolino con dentro il latte, dal fornello.

“Buongiorno, bell’addormentato. Per fortuna ti sei svegliato, stavo per farlo io. Direi che se la comunicazione non è il nostro forte tra noi, almeno lo è la telepatia.”

“Jared…” disse Jensen sorridendo.

“Ma questo è meraviglioso.” Disse Jared facendo una faccia fintamente sorpresa. “Ti ricordi il mio nome! Non è una cosa da poco, considerato che sei sotto l’effetto dei postumi della sbronza di ieri notte.”

“Non sono sotto l’effetto di nessuna sbornia.” Disse Jensen facendogli la linguaccia.

“Seee..seee come no. Ieri hai girato il film intitolato: La grande sbronza e c’eri te come protagonista. Lo so perché io ho fatto da comparsa.” Disse Jared mettendo il latte nella sua scodella.

“Davvero? Io credevo che tu fossi l’attore protagonista!” disse Jensen attirandolo per la vita.

“Ehi, ehi, cosa sono queste confidenze? Credevo che quello successo ieri notte, rimanesse a ieri notte.”

Jensen lo guardò come a capire se scherzasse e Jared resistette solo due secondi, poi sorrise.

“Ci sei cascato.” Disse dandogli un bacio che voleva essere solo a stampo, ma poi si trasformò in un bacio con la lingua, a causa di Jensen e della sua bocca così illegale.

“Hai una lingua lunga, angioletto, così tanto che volevo quasi mordertela.” Disse lui.

“Beh, la prossima volta, potrebbe essere eccitante.” Disse Jared, ammiccando.
 


Jensen rise, andando a sedersi al tavolo per mettere qualche biscotto nel latte.

“Quindi, hai fatto tu questo? Intendo, lavare il pavimento..” disse Jensen mirando il pavimento pulito e inspirando ancora quel profumo meraviglioso.

“Sì. Sono un tipo mattiniero e mi piace tenermi impegnato. Ti piace il profumo?”

“è meraviglioso.”

“Muschio bianco.”

“Hai passato lo straccio anche in camera mia? Perché?”

“Perché ho pensato che sarebbe stata una bella sorpresa per te, quando ti saresti svegliato.”

“Hai rischiato.” Disse Jensen studiandolo. “Di solito mi sveglio al primo rumore.”

“So essere molto silenzioso a volte.” Disse Jared sorridendo. In realtà essendo un’entità ultraterrena, poteva rendersi silenzioso e invisibile agli umani. Ci teneva che quella mattina Jensen si svegliasse assai di buonumore e sapeva che inspirare profumi buoni, faceva venire il buonumore.

“Jared, quello che hai fatto ieri per me..è meraviglioso e anche quello che hai fatto stamattina, ma non ce n’era bisogno. Non volevo che tu..”

“Mi ha fatto piacere farlo, credimi.”

“Perché fai questo per me? Noi non ci conosciamo nemmeno.”

“Perché voglio, punto.”

Jensen si leccò il labbro.

“Sei stato con altri uomini?”

Quella domanda, Jared non se l’aspettava. A dire la verità, Jensen era stato il primo in assoluto, ma non c’era bisogno che lui lo sapesse.

“Sì.”

Jensen annuì. “Anch’io..ma era da tempo che non..insomma..”

“Qual è il problema, Jensen?”

Jensen sembrava combattuto.

“Jared, tu..mi piaci.ma non facciamo finta che..questa sia una cosa che..continuerà..sappiamo entrambi che…”

“Che tu adori quando finisco le tue frasi strampalate e senza senso logico?”

Jensen lo guardò stupito.

“Penso che la mia pazienza dopotutto sia un po’ limitata e che la prossima volta per zittirti potrei trovare un altro metodo, tipo…”

E dicendo così, lo baciò.

Jensen era ancora seduto, Jared in piedi davanti a lui.
 
“Direi che funziona questo metodo per le castronerie.” Disse Jared.

“Io direi che ci sai fare. Sai essere molto convincente e proprio per questo..mi confondi.”

“Che c’è di male in questo?”

“C’è che..io sono un tipo molto analitico e tu riesci a sconbussolarmi..devo riordinare i miei pensieri.” Disse Jensen ridacchiando.

“A volte non è male..lasciar stare pensieri che sono solo logoranti per noi.” disse Jared con l’allarme che suonava nella sua testa. Jensen voleva tornare nello sport che gli riusciva meglio. Il ritorno ai pensieri distruttivi. Giocare all’autodistruzione. Come fai a salvare un uomo che non vuole essere salvato?

Jensen sorrise e gli accarezzò una guancia.

“Non ti preoccupare, sto bene, ma adesso devo andare. Giuro che non sto scappando, ma devo fare delle cose.”
 


Giuro non sto scappando, ma ho degli impegni, sono impegnato a correre incontro alla morte pensò Jared, immaginando di parlare per vece di Jensen. La mente di Jared galoppava, non aveva dimenticato che quella mattina doveva essere decisiva per lui e il fatto che Jensen fosse così determinato ad uscire di casa proprio quella mattina, era chiaro che..insomma gli uomini possono sentire quando è giunto il momento ad un certo punto e da qualche parte nella sua anima, Jensen non poteva saperlo, ma sentiva di dovergli andare incontro, come un programma nella sua mente che non poteva controllare.

“Dove devi andare di così importante?” chiese Jared cercando di non far notare che la sua voce tremava.

“A Flashtag, è un po’ fuori mano ma non ci metterò molto..devo pagare delle cose alla posta, ma la posta di qui ha problemi ad accettarmi un assegno e sono costretto ad andare lì. Sarà davvero una seccatura.” Jensen aveva già cambiato umore, sembrava scocciato per quell’imprevisto. “Senti, vuoi venire anche tu? La tua compagnia mi aiuterà a sopportare sta incombenza..non è proprio come un appuntamento, me ne rendo conto, ma..”

I pensieri di Jared volarono alla velocità della luce. Jensen si sentiva obbligato ad andare,era come un soldato richiamato all’ordine, ma allo stesso tempo AVEVA PAURA, come se il suo cervello avesse come compreso un pericolo, chiedeva aiuto a Jared, per sentirsi al sicuro. Jared avrebbe potuto rifiutare, rischiare, perché dal momento che Jensen si sentiva felice, era difficile che si sarebbero scatenate le stesse conseguenze che lo avrebbero portato alla morte e non impicciandosi, Jared avrebbe salvato anche sé stesso, ma d’altronde Jensen sembrava COSì DETERMINATO ad andare, che gli faceva squillare questo allarme insistentemente. Non era così sicuro che sarebbe bastato il cambiamento d’umore di Jensen a far desistere il destino. Jensen non era al sicuro, non ancora, non importava quanto felice si fosse svegliato quella mattina.
 
“Sarebbe una perdita di tempo, Jensen, ieri sono passato dalle parti di Flashtag e avevo visto un cartello proprio affisso alla posta che diceva che avrebbero chiuso per alcuni giorni, causa strade pericolose.”

“Come? Davvero?” chiese Jensen stranito.

“Sì. Si è formata una brina persistente e una patina di ghiaccio che è pericolosa per chi transita da quelle parti, c’è già stato un incidente.” Disse Jared, mentendo.

“Mio dio, non sapevo niente.”

“Per fortuna te l’ho detto. È meglio per te, se per alcuni giorni non passi da quelle parti, dammi retta.”

Jensen annuì. “D’accordo, ma io ho bisogno ASSOLUTAMENTE di cambiare questo assegno.”

Jared sospirò pesantemente.

“Di che cifra è? Fammelo vedere.”

Jensen lo fissò ancora più stranito.

“Perché?”

“Posso aiutarti. Avanti. Non voglio derubarti.”

Jensen lo prese dal suo portafoglio e glielo porse.



“Sono tremila sterline.”

“Già. Un favore che dovevano farmi, ma dove sono andato, non vogliono prenderlo, così..”

“E sono anche tremila sterline FALSE.

COSA??

“Credimi, Jensen, io lavoro con queste cose e se ti dico che questo assegno è falso, è falso. Saresti andato per niente a Flashtag e probabilmente avresti anche avuto dei guai con la polizia.”

“Io non..NON POSSO CREDERCI. Quel figlio di…”
 
Jared riprese a fissare Jensen.

La disperazione si stava riprendendo possesso di lui. Ora la sua aura luminosa bianca era più bianca che mai, ma ora aveva anche venature nere di negatività tutto intorno. Se Jensen fosse andato lì, avrebbe ricevuto quella brutta notizia. Jared non era un indovino, ma indovinò che probabilmente il suo intervento aveva cambiato le carte in tavola e in base alle scelte e all’emotività d Jensen, il suo destino era dunque tutto da definirsi, ancora passo per passo. Jared non sapeva se alla fine il destino avrebbe deciso di far morire Jensen, prima che arrivasse alla posta, o quando era di ritorno, sconvolto per quello che gli avrebbero detto, avrebbe potuto distrarsi e fare incidente, ma meglio ancora, avrebbero potuto giocare con la vita di Jensen, tenendolo vivo ancora per un po’, per vederlo dimenarsi e angosciarsi con questa storia dell’asegno, disperarsi perché rischiava di mettersi nei guai con la giustizia e farlo ripiombare nella depressione per chissà quanto tempo ancora, prima di arrivare alla sua morte.

In pratica non l’aveva salvato, ma probabilmente aveva in questo modo, prolungato la sua agonia. Il destino si modificava in seguito alle sue scelte, ma scegliendo altre vie, altre trame.

Non poteva permetterlo.

“Ascolta, Jensen, facciamo così..” e dicendo così, strappò l’assegno, sotto gli occhi basiti di Jensen, per poi rimanere stralunato, quando, Jared tornò e gli sganciò tremila sterline VERE porgendogliene in mano.

“Jared, che cosa stai facendo?” chiese Jensen, molto più spaventato da quel gesto, che da tutto il resto, dicendo così, lasciò cadere le banconote a terra.



Jared sospirò.

“Prendile, ho la sensazione che ti servono.”

“Non ho intenzione di prendere del denaro da te. Riprendili.”

“Jensen…”

“Io..io non voglio farti pena!”

“Ascoltami, il denaro non mi manca, credo invece che a te faccia comodo, quindi prendi questi dannati soldi, prima che per punizione…mi costringerai a dartene 6000.”

Jensen lo fissò sbalordito.

“Che c’è? Credi che non ne sarei capace? Sfidami.” Disse Jared con un sorrisino.

Jensen sospirò a lungo.

“Ragazzo, tu mi sconvolgi, se però accetto di prendere i tuoi soldi, tu devi fare una cosa per me.”

“Ok..”

“Rispondi alla mia domanda. Perché ho la sensazione che..da quando ci conosciamo, tu..mi guardi come se stessi per scoppiare in aria da un momento all’altro? È inquietante, e ancora più strano è che questa è una cosa che di solito spinge le persone a scappare il più veloce possibile, tu invece..sei qui.”

Jared sospirò.

“Quando ti guardo, io vedo una luce nei tuoi occhi..la luce della disperazione, che aveva anche..un mio fratello.. prima che gli succedesse qualcosa di molto brutto..e io non sono riuscito a salvarlo.”

Jensen rimase sconvolto da questa confessione.

“Cosa gli è capitato?”

“Io..un giorno te lo racconterò. Il punto è..che io ho avuto un colpo di fulmine per te..e non posso..non voglio più… essere impotente, capisci?”
 
No, Jensen non capiva, o almeno, credeva di capire, Jared glielo leggeva negli occhi, ma non importava. Quella mezza verità di Jared, aveva fatto colpo. Ora non gli avrebbe più fatto domande.

Semplicemente, questa volta, Jensen si avvicinò a lui.

Questa volta era Jared seduto e Jensen in piedi, quando scattò il bacio.

Questa volta era Jensen a baciare lui.

Jared aveva vinto. Jensen sarebbe rimasto a casa con lui quella mattina. 






















Note dell'autrice: 

ragazziiii lo so, speravate in un pò più d'azione e di colpi di scena e VI PROMETTO che nel prossimo accadrà qualcosa di bello :D purtroppo questo capitolo è venuto molto lungo e non me lo aspettavo :D vi aspetto nel prossimo capitolo dove, Jared e Jensen faranno l'amore <3333

ps il destersivo al muschio bianco!! Provatelo. è una delizia *_*

pps no non ho sbagliato il titolo..immaginatelo come se lo dicesse la voce di Jared, con questo NON sottolineato, poi pausa e "uscire" :D

ppps ho cambiato il titolo della storia. Vi piace di più? <3

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Capitolo 6
*** Non capita spesso, che amore e morte, vadano a letto insieme ***


Non capita spesso...che amore e morte , vadano a letto insieme



Jensen stava facendo l’amore con Jared.

Forse era questo il Paradiso. Sì, perché mentre Jensen faceva l’amore con Jared, vedeva il cielo.

Gli sembrava di sentire il cielo.

E di vedere gli ANGELI.
 
 

“Mmmmm…Jared…ho fatto un bellissimo sogno.”

“Cos’hai sognato?”

“Ho sognato di essere in cielo, era bellissimo. Vedevo le nuvole e il cielo era così AZZURRO, c’era una tale sensazione di pace."

“Volavi?” chiese Jared, cercando di suonare imperturbabile.

“Non lo so..io..credo di sì, oddio, vorrei che avessi fatto anche tu lo stesso sogno. Non hai idea di come si stava bene!” disse Jensen stiracchiandosi sul cuscino.

Jared lo guardò e sorrise, si alzò e andò da lui a dargli un tenero bacio, tenendogli le mani sul viiso.

“E prima di sognare, come sei stato?” gli chiese, ancora in piedi davanti a lui.

Da Dio.” Disse Jensen estasiato, rimanendo con lo sguardo in alto a fissarlo.

“Wow. Una gran bella botta di autostima per il mio ego.” disse Jared, mentre cominciava a rivestirsi.

“Sempre se ne hai uno. Da quando ci conosciamo, non fai altro che aiutarmi. Non hai una vita tua? Un lavoro?”
 
Jared si bloccò.


“Non ho una vita, no, ma HO un lavoro.”

“Cosa? Che vuoi dire?”

“Quello che ho detto.” Disse Jared alzandosi dal letto.

“Che lavoro fai? “

“Accompagno la gente a morire, quando è giunta la sua ora.”

“Fai il cecchino?” chiese Jensen con un brivido.

Jared scosse la testa.

“Il serial killer?” chiese Jensen ridacchiando nervosamente.



“Io non ammazzo le persone, Jensen, le accompagno solo quando è giunta la loro ora, ma non volevo farlo con te, quindi non l’ho fatto.”
 
Detto ciò, con un gesto della mano, alzò la camicia e la giacca che erano posate sulla sedia e lasciò che si infilassero magicamente dalle sue braccia.

“Come..come sei riuscito  a farlo??” chiese Jensen terrorizzato, saltando su.
 
“Sono l’angelo della morte, Jensen, te l’ho detto, accompagno la gente a morire, quando è giunta la loro ora.” Disse, sistemandosi la cravatta.

“T-TU…NO! NON è VERO. È UN TRUCCO!”

“Adesso stai zitto un momento..ho bisogno di concentrazione..” disse Jared, facendo un cenno con la mano e chiudendo gli occhi.

 
 
Restò qualche secondo zitto e fermo sotto lo sguardo terrorizzato di Jensen, mentre la figura di Jared sembrava tremare percettibilmente, come una figura che stesse sdoppiando o diventando quadrimensionale.

“OHHHHH.” Gemette poi lo stesso Jared, cadendo in ginocchio.
 
“Stai..stai bene?” chiese Jensen, dopotutto continuava a preoccuparsi per lui.

Jared gli sorrise e malgrado gli tremassero ancora le gambe e faticava a restare in piedi, gli si avvicinò. Lesse il terrore sul suo volto e quindi gli sorrise di nuovo.

“Sta tranquillo, non hai niente da temere. Ho appena visto la durata della tua vita…non morirai a breve, Jensen…vivrai ancora. Per molto, molto tempo. Tutta la vita.”

Jensen era rimasto paralizzato a fissarlo.

"Ti ringrazio, Jensen, non capita spesso che amore e morte, vadano a letto insieme." disse ancora Jared, sorridendogli tristemente, facendogli una carezza.

“Addio.” Gli aveva detto Jared, diventando ora triste, senza alcun sorriso.
 
Detto questo, aveva lasciato la stanza.

“Tutta…la vita..” biascicava ancora Jensen.
 
 
 



Mentre Jared usciva dalla stanza di Jensen, mettendosi il cappello a cilindro, sospirò. Non si era mai sentito tanto leggero in vita sua.

Aveva rinunciato alla sua carica di angelo della morte.

Solo così infatti, era possibile salvare Jensen, diventando un umano.

Se semplicemente si fosse limitato a rifiutarsi di ucciderlo, gli angeli avrebbero trovato mille altri modi per riuscirci, anche perché Jared aveva detto la verità, non era lui di fatto ad ucciderlo.

MA SE, rinunciava al suo ruolo di angelo della morte, il registro del destino sarebbe andato in tilt, non avendo più un mietitore sul suo capo e non era come con gli umani, che potevi semplicemente sostituirli.

Se non esisteva più un mietitore, si cancellava anche il tuo destino di morte, essendo strettamente collegati.

Quando Jared aveva chiuso gli occhi e aveva rinunciato a essere un angelo della morte, aveva visto per pochi secondi, prima che scomparisse, la durata della vita di Jensen, come tanti numerini che galleggiavano rossi nella sua testa.

Solo che questa volta, i numerini non si trasformavano in cifre, ma scorrevano infiniti, come anche i colori.
 
Jensen era salvo e al momento era così salvo che nemmeno il suo destino era ancora in grado di prevedere quando sarebbe morto.

Vedere Jensen salvo, valeva più di qualsiasi altro prezzo da pagare, anche il terrore visto sul suo volto, quando gli aveva confessato di essere la morte.

Perdonami, Jensen.
 






















Note dell'autrice: 

ragazzi!!! Non vi aspettavate questo colpo di scena eh??? E ancora non avete visto niente!!! ahhah :)) io ora immagino quello che pensate voi, ricollegandovi all'inizio e invece non sarà così ahhah xd vedrete!

ps so che all'inizio avevate pensato che mi sono ispirata a 40 volte il primo bacio e poi avete pensato che mi sono ispirata a Ti presento Joe Black, sbagliato in entrambi i casi, mi sono ispirata IN REALTà a un fumetto di dylan dog in cui un mietitore dice a una ragazza con cui va a letto esattamente questo: tranquilla, ho appena visto la (non so come l'ha definita , comunque intendeva l adurata della vita ) e non morirai, vivrai ancora..tutta la vita ) e tipo anche: non capita spesso che amore e morte vadano a letto insieme. Era molto dolce quella scena e mi è rimasta talmente impressa da avermi ispirato in parte questa storia e questo capitolo <3 <3

ps Daisy, hai colto il tributo a Death Note? ahhah xd

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Capitolo 7
*** Se tornassi indietro, ti direi tutto quello che vorresti sentire ***


Dopo che Jared fu uscito da quella casa, Jensen avvertì una specie di cambiamento. Non era solo il dolore per il fatto che Jared se ne fosse andato o perché aveva appena scoperto che il ragazzo di cui si stava innamorando, era la morte, si trattava di un’altra cosa ancora.

Avvertì come un peso opprimente che scivolava via dal suo stomaco, come un grosso masso nascosto in una caverna, che era il suo stomaco, che stesse cominciando a perdere massa, come a sbriciolarsi e prima di farlo, stesse salendo. Sì, come un masso che lievitava risalendo verso una cascata nascosta. Quell’immagine visualizzata dentro di lui, ebbe come il potere di farlo stare bene, sembrava di essere dentro una fiaba.

Quella sensazione durò pochi attimi, poi tutto finì.

Jensen si sentiva più….leggero come se fosse stato lui il masso, che risaliva la cascata e ne fosse uscito ritemprato nel corpo e nello spirito. Rigenerato.

“Ma che cosa sto pensando…Jared..” disse, spettinandosi i capelli. La realtà di quello che era appena successo, gli piombò addosso come un masso, diverso dal masso che aveva appena lasciato il suo cuore, ma comunque forte e doloroso.
 
 
 
 
 
 
*

Jared stava bevendo davanti al bancone di un bar. Lo stesso bar dove aveva incontrato Jensen la prima volta. Beveva e piangeva.

Si era sentito così figo e SPECIALE quando era uscito dalla casa di Jensen quella mattina e adesso invece stava piangendo come l’ultimo dei disperati.

Non sapeva cosa si aspettava. Forse pensava che era come uno di quei film che piacciono tanto agli umani, dove l’innamorato esce fuori e dice al suo amato di non lasciarlo, si baciano e vissero tutti felici e contenti, forse pensava di non sentire già così tanto la mancanza di Jensen e di non soffrire per il distacco, forse credeva scioccamente che un sacrificio come il suo non avrebbe lasciato dentro di lui un vuoto così profondo. Forse credeva di essere più forte.
 
“Credi che ti faccia bene il whisky?” chiese Jensen inaspettatamente,

“Jensen?” Era sbalordito, non si aspettava di rivederlo così presto.

Aveva una faccia che sembrava parecchio incazzata.

Una volta aveva sentito un angelo dire: gli umani non ti dicono mai grazie dopo averli salvati.

Aveva ragione.

“Dobbiamo parlare.” Disse Jensen.

Jared si chiese se aveva intenzione invece di urlargli contro.

Voleva sembrare  calmo, ma poteva vedere la rabbia filtrargli attraverso gli occhi.

“Va bene.” disse Jared. Che sfuriata avrebbe potuto fargli in un bar, d’altronde?
 
 
 
 
 
*

“Allora, come hai fatto a trovarmi?” chiese Jared, una volta che si misero in un posto più appartato, circondato da dei divanetti fucsia.

“Non avevo altre carte da giocarmi, eccetto il posto dove ci siamo incontrati, ho avuto fortuna.” Disse Jensen.

“Touchè.” Rispose Jared.

“Ora che abbiamo chiarito questo punto importante “ disse Jensen facendo del sarcasmo spicciolo “che ne diresti di passare alle frivolezze?”

“Mi sta bene. Comincia tu.”

“No, comincia tu. Per esempio comincia col raccontarmi cos’erano tutte quelle cazzate di questa mattina, a proposito di angeli della morte e vestiti che volano..”

Jared restò un attimo in silenzio, guardandolo. Jensen aveva appena chiamato cazzate il suo sacrificio supremo?



“Ah e già che ci siamo, chiariscimi anche la questione della *mia morte* per favore.” Disse Jensen, virgolettando la parola.

“Non mi metto a instaurare un dialogo dalla complessità così profonda con chi non è pronto ad ascoltarlo ed è chiaro dal tuo tono che tu non lo sei.”

“Ah, adesso leggi anche la mente?”

“Non mi serve leggerla, per percepire chiaramente un certo scetticismo serpeggiante nel tuo tono.”

“Beh, che cosa ti aspettavi? Mi dici che sei un angelo della morte e che avrei dovuto morire a breve, cosa dovrei fare, bermi semplicemente questa panzana?”

“Non saprei, decidi tu.”

Jensen sospirò.

“Io credevo che fossimo in sintonia..credevo che avessi capito chi sono..credevo..e ora invece capisco che mi hai solamente preso in giro. Non hai la più pallida idea di quanto quello che hai detto possa turbarmi. Io ODIO la vita e aspetto la morte da tutta la vita, giocare in questo modo con me facendomi credere che tu sia una specie di..angelo giustiziere..”

“Angelo della morte..”

“è davvero crudele e voglio sapere perché l’hai fatto, cosa ti passa per la testa.”

“Okay, senti, non resterò qui ancora a farmi insultare da te, quindi se non hai intenzione di credermi, non c’è nient’altro da aggiungere..” disse Jared, facendo per alzarsi.

“Aspetta..”disse Jensen, bloccandogli il braccio.

Jared sospirò.
 


“Dici che sei un angelo della morte, no? Provamelo. Fa un altro di quei trucchetti di poco prima, fai volare qualcosa.”

“Cosa? L’ho già fatto, non ti è bastato?”

“Potrebbe essere benissimo un trucco. Voglio vedere ancora.”



Jared lo guardò, sgranando gli occhi. C’era un bicchiere di vetro davanti a lui. Roteò la mano con fare elegante come se stesse cercando di modellare una sfera invisibile e Jensen tuttavia guardò la mano di Jared e il suo movimento, ritenendolo affascinante, bello come tutto di lui, ma non successe niente.

Jensen arcuò le sopracciglia.

Jared tornò  a guardare Jensen. i suoi occhi si assottigliarono ancora di più e lo guardò con aria feroce.

“Non ho più i miei poteri, perché ho rinunciato ad essere un angelo, per salvarti e tanto per essere chiari, è una cosa proibita per gli esseri come noi, che hanno l’obbligo di non interferire. Ho rischiato tantissimo per te e se decidono di punirmi, verrò relegato alle prigioni celesti e non uscirò mai più da quel posto, quindi quando vedrai che sarò sparitò da questo pianeta, irrintracciabile, visualizzati una grossa prigione tra le nuvole.”

Jensen era rimasto disorientato a sentire questo racconto.

“Tu…non puoi aspettarti che io ti creda..” disse con voce rotta, facendo fatica a parlare.
 
Jared lo fissò e capì che aveva ragione. Si pentì immediatamente di aver usato quel tono, lui ragionava da essere celeste, ma non lo era più e doveva cominciare a mettersi nei panni di un essere umano che si sente dire certe cose.

“Perdonami, sono ingiusto, hai tutti i diritti del mondo per non credermi e io non dovrei sentirmi ferito da questo. Quello che ho fatto, è stata una mia scelta e tu non hai nessuna colpa. Perdonami, Jensen, ma credimi se puoi, ti sto dicendo la verità, so che sei in grado di riconoscere i bugiardi. Non mentirei mai.”

Jensen lo fissò negli occhi.

“Io credo che tu ne sia convinto..”

Jared sospirò.

“Va bene così. Gli esseri umani non sono ancora pronti a credere agli angeli, agli alieni e nemmeno a Dio. E d’altronde il fatto che io ti parli con il volto di un umano, non aiuta le cose. Non sono pentito però, rifarei altre mille volte quello che ho fatto, pur di lasciare che la bellezza della tua anima, continui questo percorso di vita. Puoi fare mille cose buone, Jensen, se sei riuscito a far innamorare la morte di te, puoi aspirare al MONDO. Fossi in te considererei l’idea di candidarmi.” Disse Jared facendo per alzarsi.

Jensen disse a bassa voce: “Non voglio che tu te ne vada..”
 
Jared lo fissò e sentì ancora dolore.

“Dici così, ma non mi guardi mentre lo dici e stamattina potevi fermarmi ma non l’hai fatto. La verità è che anche se vorresti che rimanga, hai paura di me, Jensen. Temi che io sia un pazzo, un folle, uno squilibrato, temi che ti farei del male..”

“Non è vero..”

“Ho già fatto molto, Jensen. Ti ho protetto dal tuo destino, non posso proteggerti anche dai pensieri che tu avrai su di me. Sono solo un umano adesso e gli umani non ne sono in grado, quindi..” Jared si dovette fermare perché aveva la voce che gli tremava dal pianto, poi con le lacrime agli occhi, disse:

“Addio…”
 
E Jensen lo lasciò andare, per la seconda volta.
 
 
 
 
 
*

A casa, Jensen, passò un brutto pomeriggio. Accese il suo computer e cominciò a digitare la parola di ricerca per Angels o death Angels
Questa era una delle cose più comuni che trovò.

L’idea di un “angelo della morte” è presente in diverse religioni. “L’angelo della morte” è noto come Samaele, Sariel o Azrael nel Giudaismo; come Malak Almawt nell’Islamismo; come Yama o Yamaraj nell’Hinduismo e come il Tristo Mietitore nella letteratura del genere. In varie mitologie l’angelo della morte viene immaginato come una figura scheletrica che indossa un mantello e brandisce una falce, oppure una donna bellissima, o un bambino, e altro ancora. Mentre i dettagli possono variare, il punto centrale di questa credenza è che quando una persona è in fin di vita arriva un essere che ne causa la morte oppure si limita ad osservare la persona che muore, al fine poi di prenderne l’anima e di portarla alla dimora dei morti. 
 
 
 
Jensen si stancò presto di cercare, anche per evitare di ritrovarsi fior di link a parlare di serial killer, film o altre stupidaggini. Si distese sul letto a pancia in su con le braccia a coprirsi la faccia. Delle lacrime scesero subito sulle sue guance. Fino a qualche ora prima, avrebbe avuto al suo fianco Jared, che proprio come un angelo custode, gliele avrebbe asciugate, l’avrebbe abbracciato e gli avrebbe detto che andava tutto bene.

Perché era capitata una cosa simile proprio a lui? Cercò di rivalutare e analizzare tutto quello che era successo, non riuscendo a farsene una ragione che l’angelo che aveva incontrato solo due giorni fa, che l’aveva *salvato* in quel modo e che era stato così gentile e dolce con lui, fosse in realtà un pazzo bipolare visionario che credeva di essere un angelo della morte.

La tentazione di credergli era forte, anche perché era andato a toccare dei tasti molto dolenti per lui. Chissà perché infatti, Jared aveva capito proprio il vero su di lui, anche Jensen sapeva che aveva passato una vita ad aspettare la morte e Jared sembrava saperlo fin dal primo momento che l’aveva incontrato.

E poi perché gli aveva regalato tremila sterline così, senza fiatare? E perché ora che avevano litigato, non gliel’aveva rinfacciato?

Forse Jared non era un bastardo manipolatore, forse credeva veramente di essere un angelo e credeva di averlo salvato.

Il problema era che era lui a non poterci credere, neanche dopo aver visto i suoi vestiti volare verso di lui.

Come puoi fare a credere a una cosa del genere? Come puoi riuscirci?

E perché un angelo della morte avrebbe dovuto voler salvare PROPRIO LUI? Non era per niente una persona speciale, era solo un piccolo ingranaggio nel cosmo, così insignificante che, se era vero che doveva morire, era proprio perché il fato aveva stabilito che non era così importante che vivesse.

Tornò a piangere. Non gli importava niente di quello adesso, pensava a Jared. Si stava innamorando di lui e lui ora l’aveva respinto, perché non gli aveva creduto.

Desiderò tornare indietro, desiderò non aver detto mai quello che pensava in quel momento, desiderava avergli detto che gli credeva, tutto perché lui non se ne andasse.

Se avesse potuto ricevere il regalo di TORNARE INDIETRO, Jensen gli avrebbe detto tutto quello che voleva sentire.
 
 






















Note dell'autrice: 

scusatemi per tutto questo angst, volevo risolvere tutto in questo capitolo, ma avete visto quanto è diventato lungo xd ho voluto strutturarlo così perchè..diciamoci la verità, voi credereste subito a uno che vi dice di essere la morte? anche se ne siete totalmente innamorati? xd è difficile credere a una cosa del genere! Vi prometto che il prossimo capitolo sarà finalmente più LEGGERO xd

se riesco cerco di aggiornare direttamente oggi ancora

ps "se tornassi indietro le direi tutto quello che vorrebbe sentire " e "non ti dicono mai grazie dopo averli salvati" sono due frasi del mitico Bobby Singer di spn <3

e : adesso leggi anche la mente?” è una frase di sam e dean che dicono contempiraneamente nella 3 x 11 xd

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Capitolo 8
*** Jared racconta a Jensen tutto quanto ***


Quella notte per Jensen fu un incubo, era nel letto ma non riusciva a prendere sonno. Come uno stupido si accorse di non avergli neanche chiesto il numero del cellulare. Quale razza di stolto non chiede il numero di cellulare ad un tizio che conosce, subito i primi minuti di conoscenza, in un’era come questa, in cui si viveva di social e telefonini?

Forse un romantico pensò Jensen lasciandosi sfuggire una lacrima. Era rimasto così travolto da Jared e si era lasciato così travolgere e trascinare da lui, che non aveva pensato di doverlo fare immediatamente, non aveva pensato alle cose pratiche, anche perché non ce n’era stato il tempo. Jared era venuto immediatamente a casa sua e il mattino dopo avevano fatto l’amore, poi era successo il patatrac.
 
Miracolosamente, era proprio il caso di dirlo, verso le 2:00 di notte, squillò il telefonino di Jensen.

“Jared, sei tu?” gli chiese, sentendo il cuore battere forte.

“Sì.”

“Come hai fatto ad avere il mio numero?”

“Io..ce l’avevo da prima, Jensen, ma non voglio parlare di..PRIMA, ecco..”

“Ok, ok, va bene,sono solo contento che mi hai chiamato..”

“Volevo essere sicuro che tu stai bene..”

“Come?”

“Sì..insomma..qualcuno ha cercato..di farti del male?”
 
Silenzio. Jensen capì che Jared era davvero davvero preoccupato per lui e questa cosa lo riscaldò, ma lo gelò anche.

“Sì, Jared, maledizione, nessuno vuole farmi niente, non a breve, sto benissimo!”

“Okay, scusami se ho chiamato..”

“NO, ASPETTA. “ disse Jensen ansimando. “Volevo..cavolo, è tutto il giorno che volevo sentirti..”

“Anch’io, Jensen. Continuavo a tormentarmi per la sfuriata che ti ho fatto, sono stato un vero stronzo.”

“Ascolta, possiamo parlarne a tu per tu? Dimmi dove sei.”

Jared sembrò indeciso. Quel silenzio era molto più eloquente per Jensen.

“Nessuno cercherà di uccidermi a quest’ora, Jared,..poi l’hai detto anche tu che non posso morire a breve, giusto? Per favore.”

“Va..va bene..” disse Jared.
 
 
 
 
 
*

Con il cuore che batteva ancora forte e sentendosi sempre più come uno scolaretto alla sua prima cotta, Jensen stava percorrendo il parco nel quale Jared gli aveva dato appuntamento. Per fortuna il parco era aperto sempre, anche di notte.

“Cazzo..forse morirò di infarto, non potendo mantenere la promessa fatta a Jared..” disse Jensen usando del sarcasmo spicciolo.

Lo trovò in mezzo al prato, quando vide Jensen, gli venne incontro.

Jensen gli andò incontro a sua volta e i due finirono abbracciati.

Subito dopo, Jensen prese l’iniziativa di baciarlo.
 
 

“Tu sei tutto pazzo. Che cosa ci fai..al freddo, al GELO, qui, a quest’ora di notte?” gli chiese Jensen, strofinando le mani sulle sue spalle, cercando di scaldarlo, dopo il bacio.

“Non sapevo dove andare, Jensen, non ho neanche una macchina. Questo..era l’unico posto e poi non mi dispiace restare sotto il CIELO.” Disse Jared, guardando quella distesa nera ammantata di stelle.

“Sai, NOI..” disse, evitando di nominare la parola ANGELi, poi si corresse “IO, questo cielo è la mia casa. Guardare il cielo, per pers..esseri come noi, significa entrare in comunione con l’universo e i suoi segreti, io e la mia famiglia passavamo ore a guardarlo e a mirare le stelle, lasciando che la loro luce e bellezza ci riscaldasse. Lo so che sembra assurdo per un essere umano pensare che gli angeli possano amare guardare le stelle, ma assicuro che le stelle e il cielo sono amati e ammirati da tutti gli esseri viventi, non importa quanto in alto siano gli esseri che le guardano. Tutti gli esseri viventi e non, passeranno tutta la loro esistenza a sentire la nostalgia dell’infinito e questo vale anche per le creature del Cielo. Per questo venne costruita la Torre di Babele.” Disse Jared sorridendo.

“Quindi io ti ho strappato dalla tua Casa..” disse Jensen con gli occhi tristi.

Jared lo guardò con curiosità.

“Dovresti essere arrabbiato nero con me, ho fatto l’amore con te quando non sapevi chi ero, non ti senti..”

Violato?” rise Jensen. “A dire la verità, il pensiero di fare l’amore con un angelo della morte è molto eccitante..” disse Jensen.

Jared lo guardò sorpreso, poi disse:

“Dimenticavo la tua venerazione per la morte.”

Jensen rise.

“A dire la verità sono rimasto più colpito da quello che mi hai detto: non capita spesso che amore e morte, vadano a letto insieme.”
 
Jared lo guardò con sguardo innamorato, poi non potè evitarsi di dire:

“Jensen, perdonami, ma non sembri prendere troppo sul serio questa cosa..”

“Aiutami a capirla meglio. Raccontami quello che non mi hai raccontato. Dall’inizio. Perché sei venuto da me?”
 
E Jared accettò di aprirsi con lui.
 
 
 
 
 
*

Jared gli aprì il suo cuore come non aveva mai fatto neanche in Cielo.

Gli raccontò che esiste un ordine naturale al quale neanche gli esseri celesti possono opporsi. Gli raccontò che tutti gli esseri viventi dovevano sottostare alla legge del karma, dovevano morire e poi rinascere, per evolversi continuamente e che non erano i mietitori a dare la morte o a decidere di darla. Loro erano solo dei servitori che dovevano sottostare alle regole, senza quelle, sarebbe stato il Caos sulla Terra.

“Gli esseri umani non hanno ancora trovato un modo per sconfiggere e debellare il dolore fisico e dell’anima. Immagina un mondo in cui la morte non esistesse, quale triste destino avrebbero le vittime colpite dalle malattie incurabili. Immagina, un mondo in cui un pover' uomo sarebbe costretto ad avere il cancro per sempre, o una povera donna sarebbe costretta ad avere la demenza senile per sempre, un mondo in cui la tua pelle continua a invecchiare e decadere, ma non puoi morire. La morte viene vista come crudeltà, ma nel più dei casi, è liberazione, Jensen.”

“E che mi dici invece dei bambini e dei giovani ragazzi morti precocemente per gli assassini, per gli incidenti stradali,che mi dici delle malattie?”

“Era giunto il loro momento. Arriva un momento nella vita di un uomo, non importa quanto sia giovane, che deve andare, lasciare la vita, per rinascere in un’altra. Io sono solo un angelo, Jensen, neanche io so i misteri dell’universo, so che la regola è questa, le ragioni che ci sono dietro sono sconosciute anche a noi angeli. Con questo, non voglio dire che bisogna chiudere gli occhi davanti agli assassini perchè vuol dire allora che quella persona è destinata ad essere uccisa da un assassino o da uno stupratore. Bisogna sempre cercare di combattere chi vuole fare del male a un altro, fare del male ad un altro essere vivente è peccato, ma sta sempre al destino decidere se quella persona verrà salvata, se è così, succederà, se quella persona non verrà salvata vuol dire che non era destino, ma è dovere morale di ogni essere vivente PROVARCI.”

“Continuo a non capire, dici che è dovere morale di ogni essere vivente, cercare di aiutare e salvare il prossimo ma che il fato ha l'ultima parola, però poi dici che gli angeli hanno il dovere di non interferire, tu mi hai salvato però e facendolo hai contravvenuto alle regole.”

“è vero, non sono neanche il primo che lo fa. Ho detto che avremmo un obbligo morale, delle regole, ma il libero arbitrio vale anche per noi.”

“Perché l’hai fatto? Spiegami meglio. Aiutami a capire.”
 
 
Jared capì che Jensen ne aveva bisogno e cercò di spiegarglielo.

Sapeva poco del caso Jensen. Gli disse a proposito della sua solitudine, di come si fosse sempre sentito a disagio e fuori posto nella vita, di come desiderasse morire.

“è tutto vero” confermò Jensen con gli occhi lucidi. “Ma penso anche che mille e mille persone si sentono così. Devono quindi tutte morire? Non lo trovo giusto.”

“Non è questo il punto, Jensen. Te l’ho spiegato. Non siamo noi ad uccidere, noi rispondiamo solo all’ordine naturale, che non viene neanche dal padrone che voi chiamate Dio, no, noi rispondiamo al VOSTRO ordine naturale, a quello che voi chiamate ANIMA. Voi non potete saperlo, date la colpa a qualunque altra cosa al di fuori di voi, ma quando succedono le disgrazie, è perché la vostra anima, è pronta a lasciarsi andare, è pronta a lasciare questo mondo, e una volta che arriva a questa considerazione, non esiste più alcun motivo per cui debba continuare a vivere, cioè, a restare in questa incarnazione. Per questo esistono le punizioni celesti. Molti esseri celesti come noi, non arrivano a comprendere che le tragedie che succedono, accadono principalmente per un volere di quell’anima e da esseri compassionevoli, diventano angeli vendicatori, giustizieri, arrivando ad ammazzare direttamente chi non dovrebbero e incasinando così ulteriormente l’universo, ammalando ancora di più il mondo e aggravandolo di ulteriore dolore che dovrà essere smaltito attraverso il karma negativo. Un caos di termini biblici, ma gli esseri viventi hanno un grande talento per ammalare ancora di più il mondo, pensando invece di salvarlo.”
 
“è tutto molto interessante, ma se preservare le regole è così indispensabile, vuol dire allora che ci saranno delle conseguenze per te, perché mi hai salvato? Conseguenze per tutti?”
 
Jared lo guardò. Non sapeva come rispondere a quella domanda.

“Può sembrare contradditorio che io ti abbia salvato, dopo quello che ti ho detto, Jensen, ma credimi, l’ho sentito nella pelle, nelle viscere. Anche tra i registri del destino, è possibile commettere degli errori. L’Universo non è infallibile come si pensa e devo ammettere che quando ti ho conosciuto, ho pensato che sì, potesse essere uno di questi casi. Lo ammetto, ho avuto un colpo di fulmine per te, ma non è stato solo quello a convincermi che dovevo salvarti.”

“No?”

“Sentendoti parlare, Jensen, ho avvertito la sensazione come se fosse tutto sbagliato, una persona così non deve morire. Può fare ancora del bene. Quando sono tornato a casa con te, dopo averti baciato, ho avuto una visione.”
 
 
Jared gli raccontò così della sua visione dove aveva visto Jensen presidente.

“Sei sicuro che non..non sia stata una mia vita passata, magari?”

“No, Jensen, non era il passato, neanche di un’altra vita, ma il futuro. Sai, esiste il destino anche tra noi. Io non credo sia un caso che sono stato mandato io per te, non è un caso che ho provato affetto e compassione per il tuo destino. Perfino il fatto che io abbia voluto salvarti, non è un caso. Quando poi ho avuto quella visione, ne ho avuto la conferma. Non avevo idea del perché, ma se il destino aveva deciso che tu dovessi morire, doveva averci poi ripensato e stava a me salvarti e più stavo a contatto con te, più mi convincevo che avevo ragione, mi sono accorto che tu NON VOLEVI PIù morire, Jensen e solo questo avrebbe dovuto cambiare il tuo destino, ma non ero sicuro che bastasse un cambiamento dell'ultimo minuto per cambiare il tuo destino, era necessario qualcosa di più INCISIVO, era necessario un intervento divino. IL MIO. Beh, devo farti i miei complimenti, Jensen. Non è da tutti i giorni, convincere in un colpo solo la Morte a innamorarsi di te e a non ucciderti nello stesso momento.” disse Jared sorridendo.
 
Dopo quelle parole, Jensen lo aveva baciato ancora.



“Ehi, non hai fatto una piega quando ti ho detto che diventerai presidente.” Ridacchiò Jared.

“Non mi interessa niente di essere Presidente, voglio solo..”

“Adesso stai sbagliando, tu puoi fare grandi cose..”

“Perché mi hai lasciato dopo avermi svelato chi eri? Perché?”

Jared sospirò. “Temevo che sapendo chi fossi, non mi avresti più voluto.”

“Allora non hai capito niente..” disse Jensen e lo baciò ancora.
 
Jared si lasciò baciare, poi interruppe il bacio, ridacchiando.

“Tu non mi credi, Jensen, continui a non credermi, lo sento dentro.”

“Io voglio crederti, ma è difficile per me..”

“Me ne rendo conto..”

“Ma è davvero così necessario accettare tutto questo? Se anche lo facessi, i miei sentimenti per te non cambierebbero. Io ti amo, Jared. Voglio che tu stia con me.”

“Io..sottoscrivo tutto quanto.” Disse Jared.

“Allora torniamo a casa, insieme.”

“Sarà difficile, Jensen. Io per il mondo non esisto..”

“Faremo tutto quello che dobbiamo fare. Inventeremo che hai avuto un’amnesia e che non ti ricordi chi sei. Faremo TUTTO.”
 
Jared lo guardò con sguardo innamorato.

“Ora sono io che voglio fare tutto per averti con me.” disse Jensen baciandolo ancora.

Dopo il bacio, i due si presero per mano e tornarono a casa insieme.
 
 
 
 
 
 
*

Quando tornarono  a casa, Jensen lo fece sdraiare.

“Quanti anni hai , Jared?” gli chiese Jensen.

Jared rise per la domanda. “Con questo corpo, ragionando da umano, biologicamente ho 26 anni.”

“Io 30. Sono comunque più grande di te.”

Jared ridacchiò.

“Ti ricordo che sono di almeno dieci gradi di evoluzione più grande di te.”

“Lo eri.” Disse Jensen spogliandolo della camicia e calandogli i pantaloni.

Jared ridacchiò ancora, ma si fermò subito, cominciando a gemere, quando Jensen passò a baciarlo sul torace nudo e a mordicchiargli sensualmente i capezzoli.

“Cavolo..”

“Sei perfetto..” diceva Jensen. “Allora..vediamo se anche uno spirito celeste è sensibile qui..”

“J-Jensen….ahhhh!” ansimò Jared, mentre l’altro lo baciava sulla sua erezione e cominciava a prenderlo in bocca.

“S-sai, tu sei stato il primo per me..il primo rapporto..” disse Jared, mentre Jensen lo preparava.

“Lieto di sentirlo.. “ disse Jensen, entrando dentro di lui, di scatto.

“AHHH.”

Jensen cominciò a spingere, non troppo forte ma neanche troppo lento.

Jared lo guardò negli occhi e vide un misto di desiderio e amore.
 
“Voglio confessarti una cosa, Jensen.

“Dimmi..”

“Voglio dirtela all’orecchio..”
 
Si avvicinò e gli sussurrò:

“Quando ero un angelo e guardavo il cielo, credevo non ci fosse niente di più bello, ma quando ho incontrato te, ho capito che mi sbagliavo.”

“Anche io ho una cosa da confessarti..”

E stavolta fu Jensen a bisbigliargli all’orecchio:

“Mai avrei creduto che la morte potesse farmi amare così tanto la vita e neanche che potesse farmi desiderare di vivere per lei.”
 
Detto questo, i due smisero di parlare, per lasciarsi andare alle emozioni.
 
 
 
 
 
 






















Note dell'autrice:

Yeeeee avete visto??? <3 alla fine ci sono arrivata a farli mettere insieme <3 credo di essere innamorata follemente di questa storia da quando l'ho iniziata, sto aggiornando tutti i giorni, un record! ahhah xd

Mi preme comunque dire delle cose per me importanti: per me è molto importante il MESSAGGIO e questo in tutte le mie storie, per questo mentre Jared raccontava della morte, sono arrivata un pò a preoccuparmi di come potessero prendere certe parole, i lettori. è molto importante specificare che quando dico che non bisogna temere la morte perchè in certi casi è una liberazione, mi riferisco ALLE MALATTIE INCURABILi e a cose molto gravi e non sto incoraggiando assolutamente all'assassinio nè al suicidio! Mi dispiace rovinare l'atmosfera di questo capitolo con queste note, ma trovo che non sia mai di troppo specificare queste cose, soprattutto quando si parla di cose delicate come queste. Non fatemi stare in pensiero e date il dovuto peso alle parole di Jared.

Nel senso, io se fossi al posto di Jensen e un angelo della morte mi dicese queste parole, non è che dopo queste parole, desidererei morire, ma apprezzerei amcora di più la vita, imparando però a non averne più paura. Non aggiungo altro perchè sono cose delicate ^^

baciii

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Capitolo 9
*** Fuori dallo schema ***


Passarono due mesi da quando Jensen e Jared si misero ufficialmente insieme. La seconda volta che fecero l’amore, dopo essersi detti parole di miele, fu Jensen il primo a dirlo, subito dopo.

Ti amo.

E Jared gli fece eco.

Ti amo anche io.



La mattina successiva, Jared aveva preparato all’insaputa di Jensen, una magnifica torta fatta da lui, con la glassa azzurra e ci aveva scritto la parola TI AMO. Jensen era andato in cucina e l'aveva trovata sul tavolo.

“Oh, cavolo…come in uno di quei drammi teen agers che amavo tanto.” Aveva detto Jensen, dandogli un dolce bacio.

“So quanto sforzo fai per non dire quella parola. Lo apprezzo tanto.” Gli aveva detto Jared abbracciandolo.

“Quale parola?” chiese Jensen fingendo di cadere dalle nuvole.

“Oh dio, o oddio.” Disse Jared inarcando le sopracciglia, ma era divertito.

Jensen l’aveva guardato con aria colpevole.

“Ehi, stai tranquillo, okay? Non è una bestemmia e non devi preoccuparti di essere blasfemo, non devi cambiare il tuo modo di parlare per colpa mia.”

“Sei proprio un angelo.” Disse Jensen abbracciandolo dolcemente. “Senti..ti va di..parlarmi di LUI?”

“Di Dio?”

“Sì. Non so tra voi, ma qui da noi..è una Celebrità..” disse Jensen ridacchiando.

“Sapevo che me l’avresti chiesto, ma Jensen, anche noi angeli, non abbiamo mai visto Dio e molti dubitano perfino che esista.”

“Cosa? Ma voi lavorate per lui.”

“Anche voi umani dovreste vivere in genere per volontà sua, ma questo non vi impedisce di non credere alla sua esistenza.”

Detto questo, Jensen non aveva più toccato l’argomento. Certo, VOLEVA, ma temeva che se esisteva davvero un Dio, avrebbe finito per punire il suo amato, solo per il fatto che metteva in dubbio che esistesse o magari perché parlava di cose che non dovrebbero, con un umano.
 
 
 
 
*

Il primo mese, lo passarono, con Jared finito nella lista delle persone scomparse. Era indispensabile per avere una vita normale. Era una vita fatta di burocrazie, di documenti, di carte d’identità, di patente, Jensen non poteva vivere con una persona in casa che per il mondo non esisteva, la polizia, il sindaco e tutti i potenti lo avrebbero fatto finire nei guai. Dovevano almeno dare una spiegazione. Se fosse stato per Jensen, avrebbe evitato a Jared tutto questo, anzi si sentiva in colpa. Jared aveva già fatto tanto per stare con lui, perché anche questo? Jared però, gli diceva che queste erano inezie, in confronto a quello che aveva fatto, di stare quindi tranquillo.

Jensen però, tranquillo non sapeva starci. Il primo mese, a sua insaputa, aveva visto dei detective, delle persone famose per rintracciare persone scomparse.

Non era come se non gli credeva, era che a volte il tarlo del dubbio tornava a rosicargli nel cervello. Jared non gli aveva fornito delle prove valide, lui aveva accettato di credergli sulla parola perché lo amava, ma come si sarebbe sentito se un giorno, fossero venuti a dirgli, che il suo amato si chiamava invece Thomas Thompson e dirigeva un locale di liquori da dieci anni con la famiglia?

Era più che altro una precauzione.
 
La cosa durò solo un mese. All’ennesima visita del detective a cui si era affidato, risultata nulla, decise.

“Per me è chiusa. Non voglio più sapere niente. Se non è uscito fuori niente, non ci sarà niente di oscuro dietro. Amo Jared e scelgo di credergli.”

Ed era uscito dall’agenzia.
 
Jared sapeva ovviamente. Non aveva bisogno di essere un angelo della morte, per sapere cosa faceva Jensen, ma non lo considerava un tradimento. Il suo amato faceva ancora fatica a credere a tutta quella storia, ma il suo indagare era solo per la paura di soffrire, era solo per avere la certezza che davvero non sarebbe uscito niente di niente e Jared voleva dargli quella certezza, quindi non lo ostacolò, ma se gli angeli avessero provato a seminare un passato falso per ristabilire l’ordine naturale, avrebbe dovuto avere un colloquio chiarificatore.

Per fortuna gli angeli non fecero niente di niente e Jared vedendo che Jensen aveva smesso di indagare, si sentì più contento e sollevato.



Il secondo mese, lo passarono sentendosi in Paradiso.

Jensen aveva trovato un baretto molto carino in cui lavorare, ma aveva comunque ancora molto tempo libero da dedicargli.

Erano felici. Questo per due mesi.



Poi arrivarono gli angeli.
 
 
Successe una mattina. Jensen era appena uscito dalla doccia, ma sentiva un silenzio strano.

“Jared..sei ancora qui?” chiese andando in camera.

Ma quando andò in camera, trovò Jared inchinato come se fosse davanti a un principe, davanti ad un omone e a un uomo più anziano molto più magro ma anche molto vecchio, dall’aspetto saggio. Brillavano entrambi di luce divina.
 
“Santo cielo…voi..siete..”

“Bene, questo è il tuo innamorato. Finalmente ci troviamo faccia a faccia.” Disse l’angelo magro.

“Jensen, per favore, esci da questa casa.” Disse Jared.

“NO.” disse Jensen, benché tremava, era ammirevole il suo coraggio.

“Lasciatelo andare! Lui non c’entra!” disse Jared in preda al panico.

“Davvero? A noi risulta invece che è il responsabile del tuo abbandono ai Piani Alti.” Disse l’uomo robusto.

“NO. è stata una mia scelta. Jensen non sapeva neanche chi ero, quando mi ha conosciuto.”

“Jared, non farlo..”

“Silenzio.” Disse l’angelo robusto. “Quindi tu hai sacrificato il tuo grado celeste, per un uomo, che non sapeva neanche chi eri? Non sei stato tu a chiederglielo?”

“ASSOLUTAMENTE NO!” ruggì Jared.

“E quando ti ha confessato chi eri, tu lo hai accettato?” chiese l’angelo magro.

“Sì.” Disse Jensen. “Perché lo amo, come lui ama me. Lui..mi ha ridato la gioia di vivere..non è stato il gesto di un mancato incidente, si tratta di una cosa molto più profonda che è scaturita in me, grazie alla sua gentilezza, quindi se dovete prendervela con qualcuno perché io non sono morto, prendetevela con me, non con lui. Prendetevela con me perché se sono ancora vivo, evidentemente è perché LA MIA ANIMA lo vuole.”
 
Jared era sbalordito. Aveva la bocca spalancata per via delle parole toccanti del suo Jensen.



“Sono parole toccanti. Le apprezziamo, noi apprezziamo molto l’Amore e in fin dei conti hai ragione. Il tuo innamoramento per l’angelo della morte, ti ha fatto tornare ad amare la vita. Con un simile stato d’animo sarebbe stato comunque difficile ucciderti, fatto sta che, possibile o no, giusto o no che fosse, lui si è messo in mezzo e questo è proibito in natura.” Disse l’angelo magro.

“Non pago di quello che già aveva fatto, ha osato diventare umano. Non credo che tu, umano, sia conscio di cosa significhi per noi, per l’ordine naturale."

“Sì..è considerato un tradimento..ma..” disse Jensen con le lacrime agli occhi.
 
“No, no, no, è molto più di questo.” disse l’angelo magro. “è contronatura. Sai cos’è la natura? La natura prevede che TUTTE LE ANIME debbano passare attraverso un’incarnazione,partita e concepita dal cielo, ma cominciando dal ventre materno e attraverso questa incarnazione, passino la loro vita, espiando i loro peccati e passando attraverso il Karma, negativo e positivo, per poi morire e rinascere, contronatura è TUTTO IL SUO CONTRARIO, ovvero tutto ciò che lui ha fatto!”

“Ma non è tutto, perché TUTTE LE ANIME che ci sono in Terra, vivono grazie a una cosa chiamata ciclo naturale, vivono grazie a un…lasciapassare che guarda caso, rilasciano gli angeli. Vivono e nascono..e muoiono, naturalmente, quando qualche spirito celeste non si mette in mezzo.” Disse l’angelo magro con una smorfia.

“TUTTI gli esseri viventi che nascono, nascono per un volere divino, stabilito da NOI e da mille altre cose superiori, ora, se impedire la morte di un umano è considerata contronatura, come pensi possa essere considerata la vita di un UMANO che di fatto non dovrebbe esistere, che si crea in un giorno solo?” chiese l’angelo robusto.

“Era dai tempi della Creazione che non si vedevano cose del genere. L’ultimo è stato Dio..e non vogliamo che si pensi che questo essere si crede superiore a lui, non è vero?” chiese l’angelo magro.
 
“Lui non voleva essere superiore a Dio, non voleva mancargli di rispetto. Non è questo che voleva. Vi prego! non fategli del male” continuava Jensen, mettendosi stavolta, davanti di lui.

Gli angeli si guardarono con una smorfia.

“Jensen, ti prego, VA VIA.” Disse Jared esasperato e terrorizzato che potessero fare del male a Jensen.

“Continui a non capire, ragazzo, non siamo noi a decidere di volergli far del male. è stato lui a farlo.” Disse l’angelo robusto.

“Che cosa???”

“Nessuna vita può permettersi di nascere senza il nostro permesso, lui è andato fuori lo schema e succedono cose brutte quando vai fuori dallo schema. Una vita deve passare attraverso certe regole per poterla vivere in quanto tale, un’anima deve avere un’identità..e stai pur certo che vivendo mille reincarnazioni, ne vive TANTE, noi facciamo in modo che riparta da ZERO, gli creiamo una nuova identità, in modo che possa vivere la sua vita senza disordini da personalità multiple, ma LUI..” disse l’angelo magro, puntandogli il dito contro. “Pur di salvarti, ha rinunciato a essere un angelo, ha voluto diventare umano, questo senza passare prima dall’infanzia, senza fare prima tutto un iter NECESSARIO cui devono passare tutti gli esseri viventi, pensando che la personalità che aveva da angelo, potesse bastare anche da umano, ma la personalità non è lo stesso di un’identità personale.” concluse l’angelo magro.

“E l’identità personale deve essere data da NOI, ciò vuol dire che lui non solo sta vivendo una vita da umano senza il NOSTRO PERMESSO, ma sta vivendo senza identità, perché noi non gliene abbiamo data una.” disse l’angelo robusto.

“ E sai cosa succede agli esseri umani che non hanno un’identità? Che non hanno una memoria. “ disse l’angelo magro.

“JARED, VATTENE SUBITO VIA DI QUI.”

“NO, NON TI LASCIO QUI CON LORO!”



“Chiaramente, basterebbe il nostro permesso , affinchè Jared possa continuare a vivere insieme a te, senza ricevere nessun danno cerebrale, MA, è stato un permesso che, non ci è stato chiesto.” Disse l’angelo magro, con tono che ruggiva, mentre alzò una mano e da essa si sprigionò una luce gialla che andò a colpire dritto Jared.

“NOOOOOOO!” gridò Jensen affranto.
 
Jared venne colpito dalla luce e poi si gettò in ginocchio, con lo sguardo vitreo, senza muoversi.

“Amore mio, no! Cosa ti hanno fatto? Jared! Jared, rispondimi!” ripeteva, toccandogli il viso. “Bastardi! Cosa gli avete fatto???”

Gli angeli sembravano dispiaciuti.

“Jared continuerà la sua vita, come ha deciso di fare, da umano, ma, ogni giorno della sua vita, lo passerà, non avendo NESSUNA MEMORIA di  chi è o di chi sei tu, così è deciso.” disse l'angelo robusto.

“NO!! NOOO!”

“Sì.”

“Credete di avere vinto? Credete che io possa lasciarlo? Non lo lascerò MAI, neanche così, non mi importa. Il mio amore è più forte di questo, gli ripeterò ogni giorno della nostra vita, quanto ci amiamo, fino a farlo innamorare nuovamente di me e..”

“Gli farai vivere una vita angosciante e piena di tristezza, fino a quando non morirà? Di vecchiaia o dal troppo dolore perché non si ricorda di te?” gi chiese l’angelo grosso.

“Cosa?” chiese Jensen con tristezza.

“Come credi che possa sentirsi, il tuo amato, a vivere ogni giorno della sua vita, sapendo che ha degli obblighi MORALI verso un tizio che lo ama, ma che lui non ricorda di amare? È come l’inferno in terra, sapere che qualcuno ti ama e che si aspetta che tu lo ricambi, ma tu non sai come fare, inoltre, credo tu non abbia afferrato a pieno il concetto di quello che capiterà a Jared. Lui non dimenticherà una volta SOLA, siccome la vostra unione è proibita, lui dimenticherà chi tu SEI ogni volta che ti incontrerà e conoscerà. Il giorno dopo sarà sempre come se ti vedesse per la prima volta. Come in 50 volte il primo bacio, vero Jkfex?” chiese l’angeo magro.

“Esattamente. Dovrà essere TANTO FORTE il tuo amore, per sopportare una simile agonia. L’amore fondamentalmente è dovuto in gran parte al narcisismo e all’edonismo degli uomini. Amiamo chi ci fa sentire importanti, chi ci ama, quanto durerà il tuo amore, a forza di vedere la persona che dici di amare, trattarti ogni giorno della tua vita, da perfetto sconosciuto?” chiese l’angelo grosso.
 
“Io….IO VI UCCIDO, BASTARDI!!” gridò Jensen, scagliandosi contro di loro, ma non riuscì neanche a toccarli. Erano pure essenze.

Crollò a terra, piangendo.

“Ci dispiace, Jensen. Davvero.” Disse l’angelo magro, scomparendo insieme al suo compare.
 
Jensen tornò ad abbracciare il suo amato. Lo strinse forte, tornando a singhiozzare.

“Non ascoltarli, amore mio. Noi ce la faremo, vedrai, supereremo tutto. Non ti lascerò mai. Lo prometto. “
 























Note dell'autrice: 

ragazzi vi è piaciuto il colpo di scena? ehheh non ve l'aspettavate la punizione in questi termini eh?? :D vi ho stupito con la cosa dell'identità? pensandoci, è una cosa logica. Se nasci umano dall'oggi al domani, quando prima eri un angelo, che ne è della tua identità? E se gli angeli non gli permettono di averne una..patatriac xd vi ho sorpreso? e il bello non è finito ancora xd so che vi state chiedendo come si arriverà al primo capitolo, credetemi, manca poco! Non è mia intenzione trascinare questa storia tantissimo ^^ nel prossimo capitolo, Jensen farà una bellissima scelta d'amore!  

ps rileggendo il testo, credo di non essermi spiegata bene, quando dico quanto tempo intercorre prima che arrivano gli angeli e quanto tempo i due stanno insieme, perchè ad un certo punto sembra che dico che stanno insieme due mesi e poi ne pasano altri due. quindi QUATTRO. ecco, NO!! In realtà intendo che sono felici per due mesi ma includo anche il primo mese passato a investigare da parte di Jensen, non passano quattro mesi dal capitolo scorso, ma DUE, stanno insieme da due mesi fino a quando non arrivano gli angeli a infastidirli xd ci tenevo a precisarlo xd

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Capitolo 10
*** Lasciarti andare, mi spezza il cuore, ma lo farò comunque ***


Jensen aveva messo Jared sul divano, facendolo sdraiare, preoccupato di quello stato di trance in cui era capitato quando l’angelo l’aveva spruzzato con quella specie di luce pulsata.

“Dio..ti prego..se esisti, fallo riprendere, ti prego. Hanno detto anche loro che si riprenderà, vero?”

“Mmmm..”

Oddio..si sta svegliando..Dio, se sei stato te, ti ringrazio..

Jared aprì gli occhi a fatica.

“Gira..tutto..”

“Sdraiati, sta calmo, non parlare, va tutto bene, amore..”

“A-amore? Cosa..chi..chi diavolo sei tu??” chiese, mettendo a fuoco Jensen.

Jensen era scioccato. Si aspettava sarebbe successo ma sperava non così immediatamente, o forse voleva continuare a non crederci, voleva sperare fino alla fine che gli angeli avessero mentito o che quello fosse soltanto un incubo.

“Jared, non mi riconosci?”

Jared allontanò la mano di Jensen che si era allungata per fargli una carezza.

“Io non so chi sei, non ti ho mai visto e…aspetta..io chi sono? Mio dio. Non ricordo.”

“Jared..”

Jared era balzato in piedi.

“NON RICORDO Più NULLA!”

E dicendo così, era caduto in ginocchio, tenendosi le mani sulla faccia.

Jensen si inginocchiò accanto a lui e lo abbracciò.

“Risolveremo tutto, Jared, te lo prometto. Io ti amo e non ti lascerò.”

“Io..tu..noi..siamo fidanzati?”

Jensen l’aveva guardato, non sapendo cosa dire.

“Sì, ma..tu preferisci dire che siamo innamorati.”
 
 
 


*

Jensen ci provò, ci provò davvero tanto, per quanto potesse essere considerato TANTO, provarci per una settimana, ma se l’angelo non fosse arrivato alla scadere di quella prima settimana, probabilmente avrebbe continuato a insistere, facendosi ancora del male, perchè Jared ogni giorno che passava, si dimenticava di Jensen. Gli angeli erano stati di parola.
 
 
“Quanta sofferenza che si potrebbe evitare, Jensen.” disse l’angelo robusto, venendo a trovarlo una mattina, mentre piangeva, seduto sul letto, con i piedi sul pavimento.

“TU?” chiese Jensen con la voce stravolta dalle lacrime. “Non ti basta quello che ci hai già fatto con il tuo compare? Vieni anche a ridere di me, di noi?”

“Se pensi che sono venuto a ridere di te, sbagli. Guardami, sto per caso ridendo?”

Jensen l’aveva guardato, senza rispondere,

“Perdono la tua strafottenza, così come l’ho perdonata l’altra volta, perché sei sconvolto dalla tristezza e gli esseri viventi fanno cose stupide quando sono affranti dal dolore, una di queste è prolungare più che possono, la loro sofferenza, quando invece sarebbe più saggio porvi fine.”

“Io non abbandonerò Jared.” disse Jensen che aveva capito subito dove l’angelo voleva andare a parare.

“Sciocco ragazzo. In questo modo, ostinandoti a stargli vicino, non fai altro che prolungare non solo la tua sofferenza, ma anche la sua.”

“In che modo? Voi stessi avete detto che non si ricorda di me..e comunque non lo obbligo ad amarmi..non ho mai..”

“Se tu lasci Jared, la sua vita migliorerebbe..”

“Questa è una bugia. Jared è completamente perso, non si ricorda chi è, senza di me..potrebbe..”
 
Jensen voleva dire MORIRE, ma non lo disse, era consapevole che una simile parola, per un ex angelo della morte, suonava ironica. L’angelo sorrise.

“è convinzione comune dell’ego degli esseri umani, credere che, senza voi, la persona che amate, potrebbe non sopravvivere. HA BISOGNO DI ME, urlate sempre, non ce la può fare senza di me, e poi sorpresa, quando si arriva al momento CLOU, quella persona ce la fa SEMPRE. “
 
Jensen lo guardò solennemente.

“Se io me ne vado, se lascio Jared, mi promettete che lo farete tornare com’era? Con tutti i suoi ricordi?”

“Questo non possiamo farlo. Se Jared tornasse com’è, vorrebbe stare con te e la vostra relazione è proibita, MA, la sua situazione potrebbe..alleggerirsi..per così dire. Per questo sono venuto, Jensen, per farti una proposta.”

Jensen lo squadrò sospettoso.

“Che genere di proposta?”

“Come hai detto tu prima, hai ragione nel dire che come è ora, Jared è un bimbo sperduto, non può contare su nessuno e finirebbe molto probabilmente in mezzo a una strada, senza aiuto. Non ha una casa, non ha una famiglia..non ha un lavoro e nemmeno una macchina, ma noi possiamo facilitargli la vita! Prima di tutto non sarebbe più totalmente senza identità, gli instilleremo dei ricordi fasulli di una vita e un passato che non è suo, ma sarà credibile e comunque sarebbe molto meglio che continuare a dimenticarsi chi è, ogni giorno, no? “

Jensen aveva assottigliato ancora di più gli occhi.

“E poi?”

“Beh, per fare questo, occorre molto lavoro ai piani alti e a quelli terreni. Abbiamo degli infiltrati e degli amici tra i politici e anche tra alcuni poliziotti, che possono aiutarci a creare una nuova identità a Jared, dei nuovi documenti, perfino un nuovo passato, con tanto di famiglia.”

Jensen era sconvolto di sentire quelle parole.

“Credevi di essere l’unico umano a venire a conoscenza di noi?” chiese l’angelo sorridendo. “Con i secoli abbiamo imparato a fare patti e stringere alleanze con i potenti, per non divulgare il segreto della nostra esistenza e non rischiare il panico su scala globale. Pensi che Jared sia stato il primo a ribellarsi a noi? Credevi che tutte le persone scomparse finite sui giornali, fossero tutte persone reali e non gente a cui abbiamo dovuto creare una vita dall’oggi al domani, per rimediare ai danni cosmici su scala globale dei nostri fratelli? I potenti sanno e tacciono per il bene comune, esiste un patto di silenzio tra noi.”

“Basta, non voglio sapere più niente. Tutta questa storia mi fa vomitare.”

“Ma la ascolterai fino alla fine, non è vero? Ormai ti ho messo la pulce nell’orecchio e tu vuoi essere sicuro che Jared starà bene, se non starà più con te...e se ti do la certezza che sarà più felice, che avrà una vita, un lavoro, un passato e un’identità, tu lo lascerai andare?”

“Sì…” disse Jensen a fatica. “Perché io lo amo davvero, anche se non ci credete.”
 
L’angelo restò a rimuginare.

“Direi che anche se non fosse così, tu ne sei convinto. Non sei andato a spifferare ai giornalisti o ai salotti tivù,, che un angelo della morte ti ha salvato la vita e per questo è stato punito con un’amnesia, per esempio. Anche se non ti avessero creduto, avresti potuto cavalcare l’onda e guadagnarci tanti bei quattrini, sarebbe stata comunque una rivincita per quello che ti abbiamo fatto. Chiunque altro lo avrebbe fatto.”

Jensen fece una smorfia.

“Avrei dovuto speculare sul dolore della persona che amo e sul mio? piuttosto preferirei morire davvero!” disse Jensen guardandolo con espressione feroce.

L’angelo lo guardò scioccato.

 “anzi, quasi ve lo chiederei, vi chiederei di prendermi adesso, davvero, come doveva essere dall’inizio, ma ho il sospetto che non lo farete, vero?”

“è così. Hai indovinato. L’intervento di Jared ha cambiato per sempre il tuo destino. Era lui il tuo angelo e non si può semplicemente sostituirlo, te lo avrà spiegato…comunque perché non hai detto niente?”

“L’ho già spiegato. Non speculo sul nostro dolore..e poi temevo..di farvi infuriare..temevo di metterlo in pericolo.”

“Vedo che lo ami davvero, dunque cosa decidi? Accetti la nostra proposta?”
 
Jensen pianse. Non voleva farlo, ma l’idea che Jared potesse stare meglio, gli faceva pensare che era giusto così.

“Allora d’accordo, Jensen, ma per essere sicuri che non cercherai di fregarci, ricorda che stargli lontano sarà il patto primario per il bene di entrambi.”

Jensen ridacchiò.

“Torniamo alle minacce? Ci farete del male se non rispetto il patto?”

“Non ne abbiamo bisogno. Vi farete del male a vicenda, perché, se la tua intenzione è come penso che tu pensi, di farlo innamorare di nuovo di te, conoscendovi da capo, dopo che il patto sarà vincolato, lascia che ti dica una cosa per correttezza: se anche dovessi fare in modo di incontrare casualmente Jared cinquanta volte, cinquanta volte lui si dimenticherà di te dopo il primo incontro. Saresti costretto a riconquistarlo all’infinito, Jensen. e tu non vuoi una vita così miserevole per lui e per te, vero?”

“No..” disse Jensen guardandolo con ferocia, ma anche con le lacrime agli occhi.

“Allora, abbiamo un patto.” Disse l’angelo, evaporando.
 
Jensen si era trattenuto fino  a quel momento, dopodiché riprese a singhiozzare con la faccia sul letto.
 
Jensen aveva dovuto scegliere se vedere Jared per sempre in quello stato catatonico, perso, senza identità e smarrito, al suo fianco, o scegliere di lasciarlo andare e permettergli una vita più o meno normale, ma senza di lui.

Aveva scelto la seconda via. Non poteva lasciare che Jared diventasse un vegetale, per colpa sua.
 


Dormì ancora con Jared, quella notte. Abbracciato a lui. Il mattino dopo, non lo ritroverò al suo fianco. L’operazione – vita senza Jensen – era già cominciata. L’angelo magro aveva preso Jared e lo aveva portato alla stazione di polizia, per dichiarare che aveva trovato questo ragazzo confuso, su una strada, dichiarando di non sapere come ci era finito. Jared non avrebbe sollevato obiezioni, perché già pochi minuti dopo aver conosciuto Jensen, quella mattina, si sarebbe dimenticato di averlo visto.

Quello che Jensen non poteva mai immaginare, era che Jared tornasse sempre a cercarlo.
 
 
 
 
 






















Note dell'autrice: 

questo capitolo che ho appena scritto, è stato molto più difficile da scrivere, degli altri..nel senso che sono stata indecisa, già nello scorso capitolo mi sembrava che gli angeli fossero troppo crudeli, ma qui davvero si rasenta la malvagità xd sono stata costretta comunque ad optare per questa via, per via della trama çç nel prossimo mi allaccerò al primo ^^

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Capitolo 11
*** Sei tu, Jensen ***


La prima volta che Jared venne da lui, al bar, come se niente fosse, gli aveva chiesto cosa ci faceva lì.

“Parli con me? Ci conosciamo, per caso?”

Questo aveva lasciato Jensen basito. Allora non era venuto lì per lui.
 
 

Darti un motivo per tornare...



Le altre volte che Jared tornò, Jensen aveva sempre una stretta al cuore, vedendolo.

La prego, non vada via! Si può ovviare facilmente a questo problema. Le metto della nutella in un cornetto vuoto.

Jensen riteneva che essere gentile con Jared, gli avrebbe dato forse un motivo inconscio per tornare.

E poi non poteva fare a meno, di essere gentile con l’uomo che amava.

Maledizione. Ero convinto di averli contati giusti prima di uscire di casa, invece ho dimenticato 30 centesimi! Non so dove ho la testa.”

“Non si preoccupi, sono solo trenta centesimi.
 
 
Pov Jared

Che bel ragazzo…così gentile…
Ha degli occhi davvero bellissimi
Degli occhi da non dimenticare
 
 
 
 

Viene per me 



Quando Jared un giorno entrò al bar, non poteva sapere che la figura di Jensen, mancava, ma inconsciamente si guardò intorno, come se pensasse che qualcosa mancasse.

La barista cercò di chiedergli che cosa desiderasse, ma l’altro prese tempo.

“Devo andare un attimo in bagno.”

In bagno trovò Jensen, che esasperato dal rivedere sempre il suo amato che non lo riconosceva, si era nascosto in bagno a piangere, aspettando che l’altro passasse e se ne andasse.

Jared però l’aveva beccato pure lì.
 
U-una brioches..” cominciò Jared, indugiando sulla sua divisa da lavoro. Pantaloni rossi e maglietta bianca.

“Al cioccolato ben calda e un cappuccino cremoso ben caldo. Arrivano subito.”

Grazie. Mi hai fatto ritornare la fame.” 
Lì Jensen capì che non poteva sfuggirgli.
 
 
 

Desidero fare colazione con te



Quando Jared fece notare a Jensen che aveva dimenticato di ritirare delle banconote sul bancone, quest’ultimo colse l’occasione per fare colazione con lui. Era da tanto tempo che lo desiderava.
 


Non passiamo abbastanza tempo insieme



Quando Jared andò da Jensen alle 5:00 del mattino nel suo bar, lo fece forse inconsciamente perché il suo cuore desiderava restare più tempo con lui, andando da lui più presto.


Ho visto un angelo e mi ha sorriso



Quando Jensen fece ascoltare la canzone you’re beautiful a Jared, lo fece per un motivo ben preciso.
 
Traduzione:

Il mio amore è puro

Ho visto un angelo
Di quello sono sicuro
Mi ha sorriso sulla metro

Ho visto la tua faccia in un posto affollato,
E non so cosa fare,

perchè non starò mai con te.

Sì, ha catturato il mio sguardo,
Mentre camminavamo vicini.
poteva vedere dalla mia faccia che ero 
su di giri
E non penso che vedrò la sua di nuovo,
Ma abbiamo condiviso un momento che durerà fino alla fine.
 

Jensen non aveva potuto fare a meno di toccarlo, di accarezzare quell’angelo che non avrebbe potuto mai essere suo.

E Jared non aveva potuto fare a meno di baciarlo.
 
 
 

è mio, da donare a colui che desidero..così come il mio cuore

 
 
Il braccialetto con la J, Jared non poteva saperlo, ma sarebbe stato il primo regalo che Jensen gli avrebbe fatto per festeggiare il loro amore, ma non riuscì mai a consegnarglielo, perché poi arrivarono gli angeli a cancellargli la memoria.

Jared, non sapendolo, l’aveva trovato prima di lui.

Aveva trovato il suo regalo.

Mi troverai sempre, non è vero? aveva pensato Jensen.

"È mio, da donare a chi..a chi voglio..ecco."
 
È mio, da donare a chi desidero..così come il mio cuore…

Jensen e Jared avevano una sera guardato il signore degli anelli e Jared pianse sentendo Arwen parlare così al suo innamorato.

In quel momento stesso, Jensen aveva pensato di regalargli un bracciale.

Aveva usato quasi le stesse parole di Arwen e Jared si era ricordato inconsciamente di quel momento.
 
 
Quando Jensen cominciò a parlare con un tizio dicendo che voleva andarsene, Jared anche se non ricordava chi fosse, sentì il cuore battergli più furiosamente, il respiro mancargli, come l’inizio di un fortissimo e grave attacco di panico. E poi le lacrime. Le lacrime, come un senso forte di abbandono.

Le lacrime perché Jensen voleva andare via, voleva sparire. Anche se non capiva in quel momento che stava piangendo per lui.
 
 
Jensen cercando di sfuggirgli, provò addirittura a non andare più a lavorare lì, ma quando ci provò, Jared andò in un altro bar e si ubriacò.

E quando lo riportò poi a casa, ricordò ogni cosa.
 
 
 



“Sei tu, Jensen. Adesso ricordo ogni cosa.” disse Jared mettendogli le mani sulle guance, mentre Jensen stava cominciando a lacrimare.

“Ricordi sul serio?” gli chiese Jensen.

“Un ex angelo della morte e un tizio che è sopravvissuto alla morte. Che strana coppia siamo, amore mio!”
 
Jensen annaspò e lo abbracciò stretto, come a non lasciarlo più andare.

“Mio dio, ricordi davvero, allora?”

“Adesso mi sta tornando tutto in mente, Jensen. Tutte quelle volte che ho passato a venirti a cercare nel locale e non ti riconoscevo. Adesso ricordo.”

“Jared, perdonami per non avertelo detto. Non mi avresti creduto e non volevo farti soffrire.”

“Chi sono stati a farmi questo? Gli angeli?”

“Non nominarli, ti prego, amore mio. Se si accorgono che sei tornato in te, potrebbero rifarlo.”

“No, Jensen, non lo rifaranno.”

“Ma..”

“Qualunque maleficio mi hanno scagliato, tu l’hai spezzato. Con il tuo amore..con il tuo..bacio. è una cosa che lascia il segno. Loro non possono più toccarmi, quindi TI PREGO, non scappare più via da me.”

“Oh, Jared..”

I due innamorati ritornarono tra le loro braccia in un abbraccio e un bacio disperato e romantico.
 
Jensen successivamente gli raccontò tutto e furono felici.

Per un po’.
 






















Note dell'autrice: 

immagino la vostra delusione nel notare che buona parte del capitolo trattava cose che avevate già letto xd ma vi spiego, per me era doveroso riscriverlo sotto forma di questi retroscena, perchè questa sarà una storia corta (non so neanche se arriverà a 20 capitoli..probabilmente no ) e quindi ci tengo affinchè i sentimenti dei due ragazzi si capiscano a fondo in questi capitoli e poi ammettetelo..magari la maggior parte di queste cose le avevate intuite anche voi, ma non è bello leggere la traduzione della canzone, capire perchè jensen gliel'aveva fatta ascoltare e il retroscena del bracciale? <333

poi, mi dispiace ma avete capito bene, non è ancora finito l'angst, anzi preparatevi, perchè ce ne sarà parecchio..gli angeli saranno molto incazzati xd e io già mi sento male a pensare che dovrò scrivere tutto io l'angst xd

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Capitolo 12
*** Lo psichiatra, le corde del cuore e l'affetto di un padre ***


Questa volta passarono tre mesi di felicità. I primi due mesi, i due innamorati erano sempre all’erta, perché temevano di nuovo ripercussioni e vendette da parte degli angeli. Avevano addirittura  comprato dei talismani e degli oggetti in grado di allontanare gli angeli e non farli venire in casa loro, Jensen era stato invitato al matrimonio di una sua cugina e aveva rinunciato. Non aveva paura degli angeli, ma bastava guardare il volto triste e impaurito che Jared aveva ogni volta che si trovava davanti ad una chiesa, per farlo dissuadere immediatamente.

“Non è giusto che rinunci al matrimonio per colpa mia, Jensen. Vai tu, io resterò a casa.” Lo aveva rassicurato.

“Che cosa?? Stai scherzando, non è vero? Dovrei lasciarti da solo, preferire il matrimonio di mia cugina a te? Non sia mai. Io scelgo TE, tutta la vita, per sempre. Mettitelo bene in testa.”

Dopo quella frase i due innamorati si erano baciati a lungo.
 
 

Passati tre mesi, i due ragazzi si erano un po’ tranquillizzati, pensando che oramai gli angeli li avrebbero lasciati in pace per sempre, ma dovettero ricredersi.

Un pomeriggio, l’ospedale telefonò a casa dei due dall’apparecchio fisso.

Jared, si svegliò con lo stomaco che gli faceva male come se dovesse vomitare. Una brutta sensazione si era risvegliata dentro di lui e peggiorò quando rispose al telefono.

Quando Jared rispose, gli si gelò il sangue a sentire la voce di un medico, dirgli che Jensen era all’ospedale e aveva avuto un brutto incidente.
 
 

L’ansia e la paura di Jared, dovette riflettersi nei suoi occhi, perché il medico si preoccupò di tranquillizzarlo.

“Per favore, si calmi, o dovrò darle qualcosa per scongiurare un imminente attacco di panico.” Gli disse, invitandolo a sedersi.

“Non pensi a me, la prego, mi dica di Jensen. Ha detto che sta bene, giusto? Posso già vederlo?”

“Sì, può vederlo, ma deve stare molto cauto. Purtroppo il suo fidanzato, ha…subito un’amnesia, in seguito all’incidente.”

“Che cosa?” Jared era talmente distrutto che non aveva neanche la forza di urlare. Quella frase l’aveva detta a bassa voce, talmente bassa che il dottore riuscì a malapena a sentirla, ma la intuì comunque.

“Le faccio un caffè, poi parleremo bene.” disse il medico, intenerito dalla disperazione del ragazzo.

Era abituato alla morte, alla disperazione, lavorava in ospedale da tantissimi anni e proprio per questo riteneva che quello che a volte gli capitava, era profondamente ingiusto e crudele.

Un uomo abituato alla morte e alla disperazione, non dovrebbe sentirsi addolorato, ancora, come dopo tanti anni.

Addolorato per il dolore altrui.

Altrimenti a che serviva l’abitudine? A che serviva l’esperienza?

Il dottor Gadreel riteneva che la sua troppa umanità fosse un impiccio delle volte. Avrebbe preferito essere meno empatico, meno sensibile. Le sue emozioni gli toglievano di certo energia preziosa, che, se non avesse avuto, avrebbe potuto utilizzare molto meglio per salvare molte più vite di quelle che riusciva a salvare.
 
 
 
 
*

Gadreel notò che il ragazzo che aveva appena sorseggiato il caffè bollente che gli aveva gentilmente offerto, sembrava paradossalmente più calmo. Purtroppo non aveva della camomilla a disposizione, altrimenti l’avrebbe preferita, tuttavia pradossalmente il ragazzo sembrava essersi calmato nonostante la caffeina, questo poteva dipendere dal fatto che la bevanda bollente aveva temporaneamente anestetizzato i suoi nervi. Una cosa che, se non fosse stato sempre così occupato con il suo lavoro, gli sarebbe piaciuto studiare.

Notò anche che il ragazzo sembrava più calmo, ma aveva la faccia stravolta dal pianto, come se stesse per cadergli a terra da un momento all’altro.

“Jared, mi ascolti. La situazione del suo ragazzo non è detto che sia per forza irreversibile.”

“Irreversibile…” aveva ripetuto quel ragazzo, come un automa, al vuoto.

“In casi come questi, l’amore ha una grande valenza e importanza e glielo lasci dire da qualcuno che oltre ad essere medico, è anche psichiatra.”

Questo aveva distratto temporaneamente il ragazzo. Gadreel sapeva che sarebbe successo. Chissà come mai, al sentir pronunciare questa parola, molti si giravano come se quella parola fosse una formula magica capace di calamitare l’attenzione di tutti, non importava quanto fosse importante il pensiero che stavano pensando o che misura di deficit dell’attenzione avevano, al suono di quella parola, tutti si girano a guardarti come se tu fossi un profeta, un oracolo o un nuovo messia, portatore delle risposte rivelatrici sulle grandi domande dell’uomo, e invece, sei solo un uomo.

“Sì, sono anche uno psichiatra.” Confermò lui. “ E so che la memoria non è solo uno stato del cervello, ma ha radici soprattutto nel CUORE, radici che si sovrappongono e che è possibile stimolare per guarire. Non perda la speranza, continui a farlo sentire amato, anche se non si ricorda di lei. Questo potrebbe aiutarlo molto, potrebbe raggiungere la sua anima.”

“Grazie..” disse Jared dolcemente. “Quindi lei è anche uno psichiatra? Posso chiederle come fa a conciliare..insomma..” chiese il ragazzo a disagio.

“Oh, mi scusi, avrei dovuto dire che io sono uno psichiatra, ma non esercito più da molto tempo.”

“Perché?” chiese il ragazzo stupito.

“Ho dovuto scegliere tra continuare a cercare di curare le menti dei miei pazienti, o preoccuparmi di curare i loro corpi. È stata una scelta difficile, il mestiere dello psichiatra mi era stato consigliato da un caro amico e gli sono stato infinitamente grato per questo, non volevo deluderlo, ma ad un certo punto ho attraversato una crisi personale e ho preferito scegliere questa strada, sapendo che potevo fare qualcosa di davvero concreto e salvare le vite era una cosa molto più concreta, che cercare di curare la disperazione umana.”

“Lei è una brava persona..signor..”

“Gadreel.”

“Signor Gadreel.Grazie per le sue parole, certo, ora dovrò pensare a cosa dire a Bobby. È come un padre per lui, gli ha fatto avere il lavoro al bar e da un po’ di tempo è diventato un secondo padre anche per me. Sarà a pezzi quando gli dirò..”

“Bobby? Ha detto Bobby?”

“Sì. “

“Bobby Singer?”

“Sì, lo conosce?” gli chiese Jared.

“Ma certo che lo conosco! È l’amico di cui le parlavo! Quello che mi ha convinto a intraprendere la carriera come psichiatra!” disse il dottore, lasciandolo di stucco.
 
 
 
 
 
 
*

Bobby Singer era divenuto un po’ come un padre per Jensen.

Spesso vedevano quest’uomo di mezza età, assieme a Jensen.

Chi non lo conosceva, pensava fosse suo padre, soprattutto per il modo premuroso che aveva bobby di rivolgersi a lui e preoccuparsi sempre.

Chi invece conosceva Jensen, sapeva che un padre lo aveva, anche se non si vedevano da anni e vedendo quindi Bobby e sapendo che a Jensen piacevano i ragazzi, pensava invece avesse questa relazione con quest’uomo maturo.

Bobby era infastidito da queste voci, soprattutto perché il suo sentimento per il ragazzo era pulito, ma non era il fatto che li credevano omosessuali entrambi a dargli fastidio.

Era il fatto che jensen era molto più giovane e avrebbe potuto essere suo figlio, che diamine!

Con il tempo, smise di preoccuparsene.
 
La loro amicizia era cominciata quando Jensen fu allontanato dai suoi genitori quando disse loro che gli piacevano i ragazzi.

Bobby era un vecchio amico di suo padre e quando venne a sapere questa cosa, ruppe i rapporti del tutto con il padre di Jensen e invitò Jensen a stare a casa sua.

Il ragazzo a quell’età era poco più che adolescente.

Lui gli fece da padre ed era difficile a volte.

Il ragazzo aveva preso da un po’ il vizio di non mangiare e lui dovette preoccuparsi di diventare padre dal giorno alla notte.

Gli preparava la colazione, gli preparava lo stufato che gli piaceva tanto , quando non voleva mangiare.

Lo rincorreva con l’ombrello, quando si ostinava a passeggiare da solo sotto la pioggia.

Jensen non era abituato all’amore, sembrava trovare ogni scusa per farsi del male, per punirsi.
Alla fine, si abituò.


Si abutuò all’affetto di Bobby, ai suoi abbracci, al fatto di avere qualcuno che gli rimboccava le coperte quando dormiva e al divertimento nel riparare una macchina nella sua autoofficina.
 
Quando però finì l’adolescenza, i periodi bui tornarono.

Neanche l’amore di Bobby riuscì a far passare la depressione di Jensen.

Un giorno lo informò del fatto che voleva andare a vivere da solo.

Per trovare la sua strada, diceva.

E gradualmente Jensen si allontanò anche da lui, anche se non interruppero del tutto i rapporti.
 
Fu Bobby a far avere a Jensen il lavoro al bar. Aveva delle conoscenze influenti.

Questo li riavvicinò un po’ e questo fece capire a Bobby che qualcosa nell’aria era cambiata.

Il suo Jensen si era innamorato.
E ne fu felice.

Finalmente forse le cose stavano andando finalmente per il verso giusto!
 
 

Dopo un po’, però, Bobby capì che c’era qualcosa nell’aria, e forse anche nel mondo, che non funzionava, che non quadrava. Qualcosa stile Matrix.

Lo sentiva nell’aria che respirava, perfino.

E questo da quando vide Jared per la prima volta.

Quando poi il ragazzo di Jensen si dimenticò senza alcun senso logico di Jensen, capì di essere una sorta di indovino.

Quando chiese spiegazioni al suo figlioccio acquisito, Jensen cominciò a piangere e abbracciandolo, gli aveva chiesto di non chiedergli nulla. Si lasciò solo scappare che Jared aveva una malattia grave e che non potevano più stare insieme, per il suo bene.
 
Bobby ammise di aver pensato male del suo figlioccio a quei tempi e ancora ne provava vergogna.

Credeva che amasse tanto quel ragazzo e ora voleva lasciarlo solo perché Jared era malato?

Successivamente si vergognò di quello che aveva pensato. Avvenne quando cominciò a vedere che Jared tornava ripetutamente da Jensen al bar e Bobby vedeva la disperazione, la tristezza e l’infelicità, nonché le lacrime, del suo figlioccio. Capì allora che era vero amore  e si disse che forse chiunque al suo posto, avrebbe finito per optare a quella scelta, non importava quanto fosse innamorato. Era una vita davvero crudele quella che gli sarebbe prospettata.
 
Però poi, successivamente, un giorno, vide Jensen raggiante e felice come non lo vedeva da un bel pezzo e non riusciva a capacitarsi di quello che era successo. Fino alla sera prima piangeva per Jared e ora era felice?

Jensen lo abbracciò. Lì, al bar, davanti a tutti.

“è successo un miracolo, Bobby. Un vero miracolo! Jared ricorda tutto! TUTTO!”
 
In quel momento Bobby ammise di aver pensato che il suo figlioccio stesse davvero uscendo fuori di senno, perché diciamocelo, lui ai miracoli aveva smesso di crederci nel 91. I miracoli non esistevano, pensò che la sofferenza gli facesse vedere cose che non esistevano.

Poi a sorpresa vide Jared. Bello come il sole, sorridente.
Era spiazzante.
Jared arrivò da lui e lo abbracciò.
 
 

Bobby ammise di aver pensato male anche in quell’occasione. Insomma, aveva una certa età e non sapeva se credere o no, che davvero Jared era guarito. Insomma, magari lo diceva solo per non vedere Jensen soffrire, quindi a malincuore gli fece tutta una serie di domande, quando tornarono  a casa, per testare la sua sincerità.

Questo fino  a quando, Jensen non era arrivato in salotto, fulminandolo con lo sguardo e dicendogli con un sorriso gentile, ma un po’ scocciato, che poteva bastare così e di non tormentarlo più.
 
 
Bobby finì per crederci. Forse in fin dei conti, i miracoli esistevano!
Poi però il periodo nero e inquietante tornò.



Jared e Jensen sembrano relativamente felici , se felici poteva andare di pari passo con l’essere ossessionati.

Bobby voleva negarlo a sé stesso, fece il possibile per non volerlo vedere, ma alla fine dovette arrendersi all’evidenza che in quella casa c’era un problema, un’aria strana.

Insomma, aveva accettato il fatto che i suoi due ragazzi – con il tempo si era affezionato anche a Jared – avessero questo rapporto esclusivo e un po’ morboso, isolandosi da tutto e tutti.

Con tutto quello che gli era capitato, con la storia dell’amnesia, era ovvio che fosse così, anche se un campanello d’allarme gli suggeriva che fosse così anche dall’inizio.

Insomma, le circostanze in cui Jared aveva incontrato Jensen, non erano mai state chiarite o spiegate da entrambi con la dovuta precisazione, ma in fondo chi era lui per pretenderlo?

Chiarito il fatto che quel loro rapporto esclusivo non sembrava danneggiare nessuno dei due e che Jensen sembrava rinato da quando lo conosceva, aveva deciso di accantonare le sue preoccupazioni.
 
 
Quello che tornò però a farlo agitare e preoccupare, era il loro comportamento dopo che Jared guarì dall’amnesia.

I ragazzi sembrarono diventare ancora più strani. Ora non si limitavano più a questa codipendenza tra di loro, che, seppur inusuale, forse era normale nei primi mesi di relazione tra due fidanzati, ma cominciarono a prendere strane abitudini anche per quanto riguardavano certe cose sociali o domestiche.

Avevano cominciato a provare una sorta di paura o timore per quanto riguardava il frequentare le chiese, per esempio. Una volta, Jensen aveva chiesto addirittura a Bobby di prendersi un quadro raffigurante la madonna, che aveva in casa.

Bobby aveva voluto credere che semplicemente non gli piacesse il dipinto.

Ma poi aveva notato che quando erano insieme ad altre persone, Jensen sembrava guardare con una certa nota di timore, qualsiasi cimelio che potesse raffigurare o ricordargli la religione.

Poteva essere un crocifisso o un rosario o qualsiasi altra cosa, anche la bibbia.
 

Jared non si comportava alla stessa maniera. Il più delle volte era indifferente, ma neanche interessato a questi oggetti, come se per lui non significassero quello che significavano per gli altri, ma fossero semplici oggetti. Questo se si trattava di libri, o di gioielli, come collane raffiguranti qualche santo o i rosari, se invece si trovava davanti un dipinto riguardante qualche figura importante, tipo Gesù, un angelo o cose simili, sembrava preoccupato, ma era Jensen quello che lo spaventava di più, soprattutto perché Bobby guardava Jared, che sembrava rendersi conto di tutto e quando se ne rendeva conto, cercava in ogni modo di distrarlo.
 
Bobby continuò a dirsi che si stava sbagliando, ma quando alla fine arrivò a casa loro e vide dipinti strani simboli nelle loro pareti di casa e a domanda, gli risposero che erano sigilli contro gli ANGELI, Bobby credette di avere un mancamento.

Inutili furono le sue richieste di spiegazioni, perfino quando domandò loro perché avevano preso l’abitudine di coprire tutti gli specchi di casa!
 
"Ragazzi, questa cosa non è sana e a dirvela tutta, fa anche un pò paura!" disse loro.  

Jared e Jensen si erano guardati a vicenda e sembravano incredibilmente trsiti. Bobby capì che qualcosa di grave era successo ai due ragazzi, capì che aveva a che fare con la cosa dell’amnesia di Jared, ma non riuscì a capirlo comunque. Non aveva mai sentito che in seguito ad un dramma-trauma, delle persone potessero reagire così. Avere paura degli angeli era una cosa da PAZZI, non importava quale tragedia ti fosse capitata nella vita.

Fu così che allora cominciò a fare delle ricerche su di essi, così, per scrupolo. Alla fine si convinse che i ragazzi dovevano essere probabilmente terrorizzati da qualche strana setta o da qualcuno che aveva fatto loro il lavaggio del cervello, convincendoli ad allontanarli dalla religione.























Note dell'autrice: 

ehi! Non so da dove partire per scusarmi! Spero nonostante ciò, abbiate apprezzato il capitolo e lasciate che vi dica che non era davvero la mia intenzione fare un capitolo così lungo sullo psichiatra e su Bobby! Io volevo davvero andare avanti facendo un capitolo intero su quello che è capitato a Jensen, anche perchè, si sta avvicinando a Natale e questa cosa mi ricorda quando scrivevo Amore e Morte e sono rimasta in cliffangher fino a dopo Natale mentre Sam/Jared e Jensen erano rimasti separati xd quindi stavolta volevo evitare un altro cliffangher doloroso e vi dirò di più. Sia bobby, sia lo psichiatra non erano neanche previsti in questa storia. è stata una follia che mi è presa oggi xd mentre scrivevo mi sono lasciata trasportare dalle emozioni e ho scritto perfino di Bobby e la cosa è diventata più lunga di quanto pensavo!

alla fine non riesco a fare a meno di inserire sia bobby sia cas in tutte le mie storie xd   una volta appurato che bobby doveva esserci, ho voluto immainare cme si comporterebbe una persona che sta vicina i j2 in questa situazione..io penso sia normale accorgersi di quello che sta succedendo loro no? mi è piaciuto esplorare il punto di vista da esterna :)

se riuscite a stare dietro alla mole di testo, cercherò di aggiornare ancora oggi, per rimediare al fatto che ho fatto un altro capitolo restando ancora ferma xd

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Capitolo 13
*** Gadreel e Bobby si chiariscono con Jared ***


Quando Jared era tornato a casa, aveva inveito nel salotto della loro casa, fracassando ogni soprammobile, vaso e altri oggetti che gli capitavano a tiro. Aveva rovesciato anche il tavolo del soggiorno, gridando come un pazzo.
 
“IO VI ROVINERò, MI AVETE SENTITO? VI ROVINERò! ANDRò IN TELEVISIONE, DIRò A TUTTI QUELLO CHE MI AVETE FATTO E SARA LA FINE DELLA VENERAZIONE MISTICA CHE GLI ESSERI UMANI HANNO SU DI VOI. VI ODIERANNO. SARETE CANCELLATI ANCHE DAL VECCHIO TESTAMENTO!”
 
Non è possibile che un angelo si lasci intimidire così da un essere umano, eppure forse qualcosa delle sue parole, colpì i due angeli, che comparvero in quel momento.
 
“Minacciarci in questo modo non salverà te e non salverà Jensen.” disse l’angelo magro.

“E serve ancora che ti ripetiamo che  nessuno ti darà ascolto? Nessuno prenderà le tue parole sul serio, anche qualora qualcuno dovesse crederti davvero, verrà convinto a fare finta di nulla, o forse non ti è ancora chiaro il complotto del silenzio di cui ti abbiamo reso partecipe?” chiese l’angelo grosso.
 
Quando?” chiese Jared con le lacrime agli occhi.

“Prego?” chiese l’angelo magro.
 
“QUANDO??” gridò allora Jared. “Quando è successo che noi angeli abbiamo cominciato a perdere di vista il nostro vero scopo? Quello per cui siamo stati creati, che dovrebbe essere quello di diffondere l’AMORE, la LUCE, quello di guidare e proteggere gli umani! Non ucciderli, non minacciarli, non incutere loro terrore, non COMPRARLI CON IL SILENZIO, NON complottare CON LORO! Quando è successo??”
 
Gli angeli si erano resi conto che l’ex angelo era fuori di sé e in circostanze normali non lo avrebbero neanche ascoltato, ma era pur sempre un loro simile, anche se ex angelo e faceva loro tenerezza.
 
“Sei ancora giovane e sei stato condizionato dalle favole per bambini che probabilmente i tuoi genitori ti leggevano per farti addormentare la notte. Parte di quelle cose che si leggono nelle storie è vero, ma noi angeli siamo tutt’alpiù esseri che devono stare al di fuori delle faccende umane e tu non l’hai rispettato e adesso ne paghi le conseguenze, tu e il tuo amato.”
 
“Voi non avete ancora vinto e non vincerete MAI!” disse Jared. “ Quando Jensen sarà ancora qui con me, lo farò guarire, tornerà a ricordare me, come io ho ricordato lui. Ci siamo già passati.”
 
“Già, peccato che stavolta non sarà come l’ultima volta.” Disse l’angelo magro,facendo sbiancare Jared.

“Cosa?”

“Tu hai avuto modo di ricordare perché residui della tua grazia celeste risuonavano ancora dentro di te..e forse risuoneranno per sempre. Jensen è un semplice essere umano, tuttavia…ti consigliamo di prestargli particolarmente cura e attenzione, una volta che lui sarà arrivato a casa da te.” Disse l’angelo grosso.

Jared lo aveva guardato interrogativo, ma non aveva avuto il coraggio di fare altre domande.

L’angelo magro rispose ugualmente.

“Non vorremmo che tu avessi davvero ragione in quello che tu dici e Jensen ti amasse davvero in un modo che vada oltre anche il condizionamento. Spero per te non sia vero, altrimenti cose brutte potrebbero accadergli.” Disse l’angelo magro.
 
“DI…DI CHE STATE PARLANDO, BASTARDI! PARLATE!!”

“Lo vedrai.” Avevano detto solo loro, all’unisono, scomparendo in quel momento.

Jared, più disperato che mai, era caduto in ginocchio, riprendendo a piangere, sperando in un bluff, in qualunque cosa, pur di non vedere più il suo amato soffrire ancora.
 
 
 
 
 
 
*

Quello che Bobby aveva appena visto in quella telecamera nascosta nella casa di Jared e Jensen, lo aveva sconvolto oltre ogni immaginazione.

Lo aveva sconvolto talmente tanto che aveva stoppato il filmato ed era andato in bagno a vomitare.

Quando si era ripreso aveva sussurrato a sé stesso:

“Buon Dio…Gadreel aveva ragione.”

Sì, perché era stato Gadreel a consigliare a Bobby di impiantare delle telecamere nascoste nella casa dei ragazzi, ma ora voleva non avere visto mai quello che aveva appena visto.

Quegli esseri..che minacciavano uno dei suoi ragazzi.
Perché?
E cos’avevano detto sulla memoria dei due ragazzi? Era stato quindi colpa loro se Jared aveva avuto quell’amnesia?

“Devo assolutamente chiamare Gadreel.” Disse, passandosi una mano sulla faccia.
 
 
 
 
 
 
 
*

Quando Jared fu convocato a casa di Gadreel, tutto si sarebbe aspettato, tranne quello che i due avevano appena detto.

“Quindi voi sapete..degli angeli? Avete…messo delle telecamere nascoste nella nostra casa?” chiese Jared, dopo aver visto i filmati.

“Sì, a tal proposito..” disse Gadreel, prendendo la cassetta e calpestandola con il piede sul pavimento sotto lo sguardo attonito di Bobby e Jared.

“Ma che stai facendo, sei rincoglionito?” gli disse Bobby, prendendolo per le spalle. “Quella era l’unica prova che avevamo contro quegli esseri!” lo rimproverò.

“Esatto, Bobby. ESATTO! Non capisci? Bisognava eliminare questa prova, andava fatto! Cosa credi sarebbe successo quando avrebbero scoperto quello che abbiamo fatto? Cose brutte sarebbero successe, fidati. L’ho fatto per proteggere te, me, lui e anche il suo ragazzo! Così come ho fatto quando ho preso quelle telecamere fatte  con uno speciale materiale in grado di vedere anche cose che normalmente NON SI VEDREBBERO. Queste cose non si trovano al supermercato. Ho rischiato molto anche solo fornendole.”
 
Gadreel durante il suo racconto aveva detto a Jared e Bobby di essere stato parte di un’organizzazione, un gruppo segreto, a conoscenza non solo degli angeli, ma anche di altre creature, nascoste nell’oscurità..e sì, sapeva anche di questo complotto del silenzio. Era stato avvicinato a questo gruppo quando faceva lo psichiatra, conosciuto per il suo grande talento, ma poi aveva voluto allontanarsi da questa organizzazione, non condividendo le loro idee e la loro falsità e corruzione. Tuttavia, alcune di quelle cose che erano state costruite dall’organizzazione, era riuscito  a trafugarle a nasconderle in un laboratorio segreto.
 
“Non avresti dovuto farmi una cosa del genere, Bobby…” disse Jared.

“Jared, ti assicuro che le telecamere sono state impiantate solo quando Jensen è finito in ospedale,  non abbiamo mai voluto invadere la vostra intimità e…”

“Mi fidavo del dottore e invece eravate in combutta per spiarci!”

“Questo non è vero! Non ti conoscevo quando sei comparso in ospedale con il tuo ragazzo! è stato solo dopo che mi hai detto che conoscevi Bobby, che l’ho contattato e mi ha detto..”

“Ma non avete pensato di informarmi!!”

“Non saresti stato mai d’accordo a metterle e avremmo rischiato che loro lo scoprissero! Ascolta, non eravamo neanche sicuri che c’entrasse davvero qualcosa di soprannaturale, abbiamo anche pensato che qualcuno, UN ESSERE UMANO, vi ricattasse!” disse Bobby, difendendo l’amico.

“Dovevi avere delle reazioni naturali. Non le avresti avute, se avessi saputo tutto.” Disse Gadreel.
 
Jared sospirò. Era stanco, davvero stanco di tutta quella storia.

“Ad ogni modo, a che serve che ora sappiate la verità? A vedere anche me come un mostro? Dopotutto io sono uno di loro.”

“No, Jared, non è vero, non lo sei mai stato. Neanche prima!” disse Bobby.

Oh, finiscila, Bobby! Finiscila di far finta che ti importa di me! Fin dal’inizio, mi hai visto come un intruso nel tuo legame con Jensen! Mi guardavi male, pensavi che gli stavo rovinando la vita!”

“QUESTO NON è VERO!”

“Ti sei avvicinato a noi, solo per stare vicino a Jensen, perché è solo a lui che vuoi bene, è a lui che tieni, di me non ti frega niente!”
 
SCIAFF
 
Quello schiaffo risuonò potente e forte ed ebbe il potere di zittire le strilla di Jared.
 
“Non permetto MAI, MAI A NESSUNO, di avere l’arroganza di credere di sapere e di DIRMI quali e quanti sono le persone a cui tengo, hai capito?”

Jared restò zitto, toccandosi la faccia.

“Quando vi ho visti felici, ho pensato che siete i figli che non ho mai avuto.”

Jared si voltò, guardandolo basito.

“Adesso però, penso che per tua fortuna non sono tuo padre, altrimenti avresti avuto in cambio tanti ceffoni sul sedere, per il tuo comportamento! Cazzo, figliolo, stiamo cercando di aiutarvi!”
 
“Non mi state aiutando così!” gridò ancora Jared, con gli occhi pieni di lacrime. “Credete che io sia contento ora, che sappiate il mio segreto, credete mi senta meno solo? Credete che io sia felice di sapere che altre persone a cui tengo, siano in pericolo per causa mia, per quello che loro sanno di me?”
 
Gadreel e Bobby erano rimasti zitti, sorpresi dalle sue parole.

“Adesso me ne vado..torno a casa mia..a casa NOSTRA. Vi aspetto nel pomeriggio, voglio che mi aiutiate a togliere quelle maledette telecamere..dopodichè..non voglio più che ci incontriamo per discutere di questa cosa..”

“Jared, non lo fare..” disse Bobby.

“Ho deciso così ormai. È per il vostro bene.” disse Jared, andando via.
 
 






















Note dell'autrice:

 ciao ragazzi, come al solito, il capitolo si è allungato molto più di quello che pensavo! che noia -.- non so perchè tutte queste scene non previste con Gadreel e Bobby, mi vengono sempre fuori all'improvviso xd nel prossimo vi prometto che ci sarà anche Jensen finalmente, MA, preparatevi, angst a palate! E tenete d'occhio la storia, che potrei aggiornare anche oggi

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Capitolo 14
*** Mi farei uccidere per salvarti ***


Jensen era finalmente tornato a casa loro, da qualche giorno. Questa volta Jared non aveva potuto cancellare le tracce della sua presenza lì, visto che convivevano da mesi, ma Jensen comunque non si ricordava di lui, anche se aveva capito che erano fidanzati.

Jared non voleva fare niente che gli desse fastidio, si era anche offerto di dormire sul divano, se lui si sentiva a disagio.

I primi giorni no furono facili. Jensen era depresso, triste e in stato confusionale, ma alla fine le amorevoli e dolci cure di Jared, sembrarono fare effetto.
 
“ Jared, come mai sei così gentile con me?” gli chiese d’un tratto.

“Io..uhhh..non lo so..mi viene..naturale..”

Jensen gli si era avvicinato, accarezzandogi le guance con le mani e Jared si era sentito spiazzato.

“Questo..mi sembra un dejavu..mi piace come mi fa sentire…”

“E…e come ti fa sentire?” gli chiese Jared.

“Come se fossi innamorato” disse Jensen sorridendo meravigliosamente.

Poi si era spinto verso di lui e l’aveva baciato.
 
Jared si sentiva come se fosse ancora in Cielo.

Jensen l’aveva baciato. Jensen lo amava.

Questo a dispetto della memoria, a dispetto dell’amnesia e dei ricordi.

A dispetto della sua identità, a dispetto dell’orientamento sessuale – non poteva sapere quale fosse il suo dopo l'amnesia -

A dispetto di chi erano loro, l’uno per l’altro.
 
Quando riaprì gli occhi, si convinse che potevano superare tutto, anche gli angeli.

Poi vide del sangue colare dal naso di Jensen.

“Jensen..cosa..stai sanguinando..” disse, toccandogli quella gocciolina di sangue, preoccupato.

“Oh..credo sia epistassi..” rise Jensen. “Che cosa c’è? Guarda che è più comune di quanto si credi, sta tranquillo.”

Dicendo così, aveva ripreso ad abbracciarlo.

Jared ricambiò l’abbraccio, ma lo fece con milioni di brividi che gli attraversavano la schiena.
 
 
 
 
 
*

Nei giorni seguenti, o meglio, nella settimana successiva, Jensen continuava a sanguinare dal naso, allarmando sempre di più Jared, giorno dopo giorno.

Oramai non c’era più alcun dubbio.

Era la punizione che avevano tanto decantato gli angeli!

Li chiamò invano, ripetutamente, ma loro non vennero più a fargli visita.

Dovevano essere ancora arrabbiati dal suo ultimo scatto d’oro.
 
Jared si addormentò, facendo un sogno.



Era di nuovo il giorno dopo che aveva riacquistato la memoria, anzi, la mattina dopo.

Jared stava raccontando al suo amato come si era sentito durante quelle orribili settimane.
 
 
Mi sentivo come se avessi una cosa in sospeso che non riuscivo  a ricordare. Era terribile avere questo..buco nel cervello. Avevo questo taccuino dove avevo segnato il tuo nome, volevo chiamarti..ma non avevo neanche il tuo numero di telefono. Come uno scemo non te l’avevo mai chiesto. Avevo vergogna. Ogni volta a casa però quando guardavo il tuo nome sul taccuino, continuavo a chiedermi chi tu fossi. la cosa strana era che, era solo te che dimenticavo. Quando uscivo da quel locale e tornavo a casa, avevo memoria di tutte le volte che avevo visto quel nome e ne ero sempre più ossessionato. Stessa cosa per il braccialetto. Non sapevo da dove venisse ma non l’ho mai tolto. Era come se sapessi che era…MIO.

E quando mi hai riaccompagnato a casa mia e ti sei chinato per raccoglierlo..ho capito che eri…TU.
 
In dormiveglia, Jared ripetè mentalmente:

Eri tu…

Prima che il sogno svanisse.

Jared poteva rendersene conto, anche nel dormiveglia.

No..ti prego..non svanire..fammi restare con lui ancora un po’…

Pensò con le lacrime che gli rigavano le guance.

 
 
 
 
“Jared, Jared, mi senti, riesci a sentirmi??

“Cosa..”

“Jared, svegliati!”

Jared gemette, alzandosi di soprassalto. Si era addormentato di nuovo.
 
“Castiel?”

“Sono io. Devi ascoltarmi, non abbiamo molto tempo.”

“Cas…dimmi dove sei..” disse Jared e i suoi occhi si riempirono all’istante di lacrime.

“No, Jared, non piangere, non abbiamo tempo per questo. Ascoltami attentamente, gli angeli hanno capito che non possono impedirvi di amarvi e quindi hanno deciso di separarvi in un modo o nell’altro e ci stanno riuscendo.”

“Lo so, Castiel, anche se lo trovo inspiegabile. Jensen continua ad amarmi anche se non ricorda più chi sono, chi siamo! Mi ha baciato ieri.” Disse Jared.

“Esatto, Jared, esatto! Jensen continua ad amarti ed è su questo che loro contano, per riuscire a separarvi.”

A Jared sembrò come se il mondo gli stesse crollando sotto i piedi un’altra volta. L’aveva sospettato, ma sentirlo era un’altra cosa.
 
“L’epistassi di Jensen..non è un’epistassi. Lo sospettavo."

“Non sono loro a farlo, Jared, ma è il condizionamento. Jensen non riesce a smettere di amarti, nonostante il condizionamento mentale che hanno fatto a lui, per dimenticarsi di te.”

“Ma Jensen non si ricorda di me a causa dell’incidente!”

“Oh, andiamo, Jared, ragiona. L’incidente è solo una copertura, per giustificare il condizionamento che loro hanno fatto a Jensen! Lui però non riesce a smettere di amarti e questo fa a pugni con il condizionamento. Una guerra che lui non può vincere! Una guerra che lo sta uccidendo, Jared!”

“Non mi stai dicendo niente di nuovo, Castiel..”

“Il destino di Jensen è cambiato un’altra volta perché questa volta non morirà a causa loro, ma per via dell’amore che prova per te. Aspetta, cos’hai detto?”

“L’amore che prova per me…lo sta uccidendo?” disse Jared, sentendosi peggio che morto, peggio che ucciso, in quella maniera. “L’avevo intuito, lo sai? Stavo cercando di trovare il coraggio per fare quello che andrebbe fatto.”

“Jared! Non ti azzardare! Tu non ti sacrificherai e comunque non servirà a niente!”

“Gli angeli non ce l’hanno veramente con Jensen! Puniscono lui, perché non possono avere me!”

“Sì, è così, è proprio così. Jared, Devi chiedere scusa.”

“NO. QUESTO MAI!”

“Cosa?”

“Credo che tu non mi abbia capito, Castiel. Se gli do quello che vogliono, lo lasceranno in pace, ma non accetterò mai di tornare da loro. Se accetto di tornare come angelo della morte, per vendicarsi di me e della mia ribellione, mi faranno uccidere l’uomo che io amo. Piuttosto la morte.”

“Se non lo farai, loro non si fermeranno! Faranno in modo che Jensen muoia e poi si vendicheranno su di te, amico mio!”
 
Jared si avvicinò alla finestra e battè le mani a palmo aperto sui vetri in maniera rumorosa.

“Io sono un amico ignobile! Ho lasciato che ti prendessero! Ho lasciato che prendessero un mio fratello! NON SONO STATO IN GRADO DI SALVARTI! Hai tutti i diritti per odiarmi e invece stai qui ora a mettermi in guardia!” disse con le lacrime agli occhi.

“Jared, io non ti ho mai incolpato di niente. Nessuno di voi poteva salvarmi.”

“Non lascerò che facciano del male ad un’altra persona che io amo! Piuttosto..piuttosto LA MORTE!” disse Jared ruggendo.
 
 
 
 
 
*

Nel frattempo, Jensen stava dormendo profondamente, quando una voce lo disturbò nel sonno.

“Jensen, Jensen, ti prego, svegliati.”

Chi sei?

“Sono un angelo.”

Cosa vuoi da me?

“Jared, è in pericolo. Devi salvarlo.”
 
Questo fece svegliare Jensen all’istante. Strabbuzzò gli occhi, non vide nessuno. Per scaramanzia andò a vedere sul divano e trovarlo vuoto,lo allarmò.
 
Mi credi ora?

“Santo Dio!”

Riprova meglio

“Chi…chi sei tu?? Non farmi del male!”

Non sarò io a farti del male, Jensen.

“Dov’è Jared?”

È in pericolo, ma affinchè tu possa salvarlo, devi ricordarti chi sei. Ricordati, Jensen. Ricordati di lui e di quanto lo amavi.
 
Jensen andò a sciacquarsi la faccia nel lavandino e d’un tratto si mise ad urlare. Il sangue cominciava a uscirgli anche dalle tempie.

“AHHHHHHHH!”
 
“Adesso basta!”

Il dolore svanì. Il sangue fu come se non c’era mai stato. Si voltò e vide una figura luminosa, nel salotto della sua casa.
 
“Chi…chi sei tu?” gli chiese.

“Sono un emissario del Signore. Il suo angelo più vicino. Sono qui perché questa storia è andata troppo oltre.”

“Storia?” chiese Jensen, sentendo le ginocchia traballare.

L’angelo gli toccò la fronte con le dita e tutti i ricordi gli tornarono alla mente.
 
L’amore di Jared. L’amore che lui prova per Jared.

I baci, il sesso, le coccole, la sua dolcezza.

Il suo sacrificio.
 
Alla fine Jensen aveva le lacrime agli occhi.

“Dov’è lui?” chiese ansimante.

“Devi assolutamente salvarlo, Jensen. Questo è un ordine di Dio.” Disse l’angelo.
 
 
 
 






















scusate se vado così veloce ma sta arrivando Natale, i miei zii arrivano domani e si fermano qui e a me mi sale l'ansia se pensavo di lasciare la storia con il cliffangher di Jensen che stava male fino a dopo Natale xd e scusatemi se non ho fatto vedere tutta la cosa di Jensen che ri conosce Jared dall'inizio, non mi sembrava chissà come importante a livello della trama xd anche considerando che Jensen era in stato confusionale xd ps se non riesco più ad aggiornare fino a dopo le feste, Buon Nataleeee

ps Jared in questa storia tra un pò morirà per disidratazione , poverino. Tutte queste lacrime l'hanno prosciugato ahha xd

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Capitolo 15
*** La forza dell'amore! ***


Era giunto il momento di confessare e quale momento migliore o peggiore di quello?

“è giunto il momento che io confessi, signor…signor angelo…io…non sono mai stato molto credente.”

L’angelo che era seduto vicino a lui, completamente immerso in una patina brillante bianca, lo guardò sollevando le sopracciglia.

“Anzi, no, la verità è che…non ero credente per niente!” disse Jensen sempre più nervoso, letteralmente correndo in macchina.

“Pensi a guidare.” Disse l’angelo.

“Il succo è che quando ho incontrato Jared, ho iniziato davvero a credere agli angeli….e questo molto prima di sapere che lui lo fosse davvero!” disse sempre più nervoso.

“Tecnicamente lui sarebbe un angelo della morte, però sì, sempre angelo è.”

“Se non dovessi arrivare in tempo, voglio che…prendiate me al suo posto, ma lui non deve…non può..”

Jensen sentiva pizzicare gli occhi di lacrime.

L’angelo lo guardò con curiosità. Un amore disinteressato, un amore che ha bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere, eppure anche un amore che, in circostanze pericolose, si preoccupava di difendere l’altro piuttosto che sé stessi, anche a discapito della propria sopravvivenza.

Un amore così…Il Cielo pagherebbe per averlo tra le nuvole e invece qualcuno voleva distruggerlo.

Gli esseri celesti non sono poi così elevati come si crede, talvolta.
 
 
 
 
 
 
 
*

Jared stava per buttarsi giù dal ponte e porre fine alla sua vita.

Era finita. Aveva saputo dall’inizio che era una cosa impossibile. Lui un angelo della morte con il dovere di portare alla morte il suo “protetto” e il suo protetto, insieme, felici e contenti,per sempre?

Ma era stato bello finchè era durato. Tutta la sofferenza attorno, contava, certo, ma non poteva sporcare o rovinare quello che di bello c’era stato, che contava molto di più.

Se si uccideva, non sarebbe più tornato in vita come angelo della morte, ma come qualcos’altro, forse un umano.

Chissà forse avrebbe rincontrato Jensen un giorno, in un’altra vita, se davvero erano anime gemelle.

E anche se non fosse successo, non importava. Gli sarebbe bastato per sempre quel piccolo sogno che lui gli aveva fatto vivere, amandolo almeno per un po’.

I cinque mesi più belli di tutta la sua vita.
 
Jared non poteva sapere che Jensen stava guidando come un pazzo, sotto la supervisione di un angelo, che gli diceva di seguire la riga blu.
 


Vedi la riga, Jensen?” gli aveva chiesto l’angelo Joshua, prima di mettersi in macchina.

“La…RIGA? Cosa siamo, nell’Acchiappasogni di Stephen King? Io non vedo RIGHE!”

“Uno dei migliori romanzi che da lassù abbiamo mai letto da quello scrittore e questo sì che è tutto dire.”

“Ma rimane un romanzo.” Aveva ribattuto Jensen.

“Credi?” gli aveva detto l’angelo, mettendogli la mano sugli occhi.

Jensen li aveva poi aperti.

“Ora dimmi, Jensen, che cosa vedi?” chiese finalmente l’angelo Joshua.
 
“Santo Dio.” Aveva esclamato Jensen, in piedi, fuori dalla sua casa.

Dritto davanti a lui, c’era una riga blu sollevata a qualche centimetro da terra che spariva nell’Oscurità.

“La riga esiste, Jensen.” sorrise l’angelo Joshua. “Ora, seguila.”
 
 
 
 
*

Jared stava per buttarsi dal ponte, pregando affinchè la fine sarebbe arrivata presto, pregando che davvero Jensen sarebbe stato salvo. Chiuse gli occhi, quando poi sentì una voce gridare.

“JARED, NOOOOOOO!”

Jared stette per avere un mancamento a sentire quella voce. Per fortuna non si era ancora arrampicato sopra il cornicione, altrimenti per lo spavento sarebbe caduto.

“JENSEN?”

“Allontanati subito da lì!!”

“Che cosa ci fai qui?”

“TI HO DETTO DI ALLONTANARTI!”
 
Jared alzò le mani in segno di resa e si allontanò dal ponte. Di rado aveva visto Jensen perdere così le staffe.

Quando lo fece, vide Jensen più sollevato.

“Sembri..diverso.”

“Io, ricordo Jared. ricordo TUTTO!”

“Che cosa?? Come??”

“Te lo dirò una volta tornati a casa, ma ora, devi fidarti di me!”

Jared lo guardò sospettoso.

“Tu menti!”

“Cosa?? NO!”

“Lo fai solo per salvarmi, ma Jensen, tu non puoi, non quando il prezzo è la tua vita, quello che ti stanno facendo, ti ucciderà!”

“Gli angeli, vero?”

Quella frase aveva spiazzato Jared, ma durò poco.



“Capisco, Bobby e Gadreel ti hanno raccontato tutto!”

“Cosa? Chi è Gadreel? E che cosa c’entra Bobby?” chiese Jensen stralunato.
 
Jared si passò una mano sulla faccia.

“Vorrei crederti, vorrei credere al fatto che hai superato da solo il condizionamento, ma è IMPOSSIBILE! E se mi stessi dicendo che ricordi, solo per non farmi fare quello che devo?”
 
Jensen lo guardò duramente.

“Non me lo sarei mai aspettato da te. Fare quelle sfuriate da donnicciola isterica perché non ti credevo all’inizio…chi crederebbe mai ad un tizio sbucato fuori dal nulla, che ti dice di essere l’angelo della morte, dandoti come prova della sua sincerità, un paio di vestiti che si muovono da soli? Ma sua altezza imperiale si offese quel giorno, facendomi stare in pena per tutta la notte, facendomi sentire una merda essiccata al sole.”

Jared rimase sconvolto a sentire quelle parole.

“Sua altezza era offesa perché io non gli credevo, e ora con quale coraggio, TU ORA NON CREDI A ME?”

“Jensen..tu davvero…”

“Non avrei mai dovuto regalarti quel braccialetto con la scritta J, avrei dovuto tenermelo, per schiaffeggiarti ora con quello!!”

“Jensen…sei proprio tu…” disse Jared sentendo le lacrime inondargli gli occhi.

“è quello che sto cercando di dirti da tre ore e ora vuoi sbrigarti ad abbracciarmi e a implorare il mio perdono, razza di trifolo parlante?”
 
A quel punto, Jared non potè più resistere e corse ad abbracciarlo, con un Jensen che, finalmente caduta la maschera, si sciolse anch’esso, tra le sue braccia, stringendolo come se fosse la cosa più preziosa sulla Terra.

Si baciarono. Un bacio che sembrò durare anni, SECOLI. Un bacio che sciolse entrambi.
 
Quando si staccarono, Jensen disse:

“Okay, ora puoi saltare fuori, Joshua.” Disse Jensen.

Jared fissò a occhi sgranati, l’angelo Joshua che salutava con un cenno della mano, sorridendo.

“Jensen, che cosa significa tutto questo? Tu…sei venuto con LUI?”

“è chiaro, Sherlock, ancora non possiedo le ali come voi, sfortunatamente.”

“Io non capisco più niente!”

“Andiamo a casa, amore, ti spiegherò tutto lì.” Disse Jensen accarezzandogli dolcemente i capelli, riservandogli lo sguardo più innamorato che un uomo potesse desiderare di ricevere.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Un magnifico sbaglio ***


“è impossibile per un essere umano, riuscire a spezzare il condizionamento di un angelo e quello che ci siamo trovati di fronte, con il caso Jensen, era un caso più unico che raro. In sostanza Jensen stava spezzando il condizionamento, ma non stava spezzando il condizionamento. Non lo stava spezzando, perché di fatto non riusciva a ricordare chi fosse lui e chi fosse Jared, lo stava spezzando perché seppur non in maniera cosciente, il suo cuore aveva riconosciuto chi erano loro, l’uno per l’altro e piuttosto che arrendersi, sottomettersi a questo nuovo cambiamento, andare avanti, il suo corpo era pronto a morire. Il sanguinamento che stava avendo, era una chiara prova. Ci troviamo davanti ad un vero e proprio paradosso della logica.” Raccontava Joshua.

“Cosa sarebbe successo..se tu non fossi arrivato in tempo?  Jensen sarebbe…morto?” chiese Jared, ancora abbracciato teneramente a Jensen, seduto sul letto.

“Sì.” Disse Joshua, sinceramente ma con una nota di tenerezza.

Lo schiaffo rivolto a Jensen arrivò prontamente.

Jensen stette zitto a subirsi la scenata di Jared.

“Razza di cretino! Ti stavi uccidendo!”

Ma dopo essersela subita, stavolta lo schiaffo arrivò a Jared.

“E tu razza di idiota, stavi per suicidarti!”

“J-Jerk.”

“Idiots!”
 
E poi i due si erano baciati. Dolcemente, appassionatamente, abbracciati.



Joshua li guardò dolcemente e teneramente, sorridendo.
 
“J-Joshua…avremo ancora problemi con LORO? Dobbiamo saperlo.” Disse Jared, senza districarsi dall’abbraccio del suo amato.

“No.” disse Joshua sorridendo. “Mi dispiace molto per la brutta figura che hanno fatto i nostri simili e lasciate che mi giustifichi con voi. A volte anche le creature celesti hanno bisogno di farlo e non è indice di sottomissione, ma di elevazione chiedere scusa. Voglio che voi sappiate che la maggior parte di noi non è stata d’accordo con tutto quello che vi hanno fatto. Purtroppo le mele marce esistono anche tra di noi. Quei due angeli si sono permessi di interferire in questo modo sulla vita di due individui, voi. Hanno commesso in pratica lo stesso crimine che amputavano a voi e con l’aggravante di parlare per bocca di tutti noi, sporcando la figura degli angeli in modo non consono. Non usciranno mai più dalle prigioni celesti.”
 
Jensen sorrise, ma smise subito, vedendo l’ombra della tristezza sul volto di Jared. Una cosa che si sarebbe preoccupato di chiedergli una volta che Joshua sarebbe andato via.

“Gli ang..cioè, quei due angeli, hanno parlato di..corruzione. Di alleanze con potenti e politici.” Disse Jensen, esitante. Mele marce o no, stava parlando male di figure celesti.
Joshua sospirò.

“Sì, quello che vi hanno raccontato, è vero, ma è indispensabile e necessario per mantenere la pace sulla Terra e il Cielo. Molti di noi hanno dovuto COMPRARE il silenzio delle persone potenti che ci sono nel vostro mondo, per impedire una sorta di guerra mondiale che avrebbe però coinvolto Terra e Cielo tra gli esseri celesti e quelli terreni. Sarebbe stata l’apocalisse sulla Terra se fosse accaduta una cosa del genere. Noi dobbiamo assolutamente impedire che una cosa del genere accada, che angeli e terrestri si combattano tra di loro. Sarebbe la fine del pianeta. La fine di TUTTO.”

“Ma..scusate se mi permetto..ma perché deve essere così? Insomma, i miei simili sono quello che sono..ma magari..può essere invece che..non vi combatteranno, ma vi accoglieranno invece con gioia, non è per forza obbligatoria una guerra. Sono secoli che la mia gente parla degli angeli come di esseri pieni di bontà e amore..se avessero la certezza che esistono..”
 
“Sarebbe l’inizio di una guerra. “disse Joshua, solenne. “Tutta la popolazione rimetterebbe in discussione la figura della Bibbia e del vecchio testamento. Cercherebbero gli angeli, sì,ma non per venerarli, ma per avere delle risposte e quando queste gli verrebbero negate, perché neanche gli angeli sono a conoscenza di tutti i segreti dell’Universo, diventerebbero molto cattivi con noi, ci combatterebbero, obbligandoci a combattere voi per difenderci, senza contare quello che potrebbero fare a molti di noi, se riuscissero a catturarci, ossia usarci come cavie di esperimenti per studiare di cosa siamo fatti e capire se possono sfruttarci per curare le malattie mortali della vostra epoca.”

“Questo sarebbe impossibile. Siete fatti a livello cellulare completamente diversi da noi.” obiettò Jensen.

“Questo non vuol dire che un nostro capello o una nostra cellula non possa curarvi o guarire una qualche forma di malattia degenerativa del vostro cervello o del vostro fisico. Sì, Jensen, è così, ma non possiamo interferire con gli umani, vi è stato già detto. Ogni essere umano deve avere il suo percorso di vita. Conseguenze disastrose sul ciclo naturale, ci sarebbero, se cominciassimo ad impedire ad ogni essere umano, di morire. La vita sulla Terra potrebbe anche cessare di esistere, ma come fai a spiegare una cosa simile a un essere umano la cui unica cosa che gli importa è la lotta alla sopravvivenza? È una guerra persa i partenza. Ecco perché il silenzio su di noi è così importante.”
 
Jensen non era convinto che sarebbe durato per sempre. Non quando tutto stava in piedi unicamente sulla fiducia degli esseri umani.

“Lo so cosa stai pensando. Prima o poi qualcuno ci tradirà e infatti molti ci hanno provato. Li abbiamo scovati e abbiamo cancellato loro la memoria e questo non ha fatto altro che peggiorare il loro karma.” Disse Joshua con un sorrisetto.
 
“Come avete..come hanno fatto con noi.” disse ancora Jensen con risentimento.

“Jensen..” disse Jared, ancora abbracciandolo.

“Va tutto bene, Jared. Il tuo ragazzo ha tutto il diritto di avercela con noi. Va bene, allora parliamo di te, Jensen, ok? Chiedi pure quello che vuoi. Tutto quello che vuoi. Risponderò a tutto, è tuo e vostro diritto, dopo tutto quello che avete passato.”
 
Jensen prese un grosso sospiro, guardò Jared e quest’ultimo gli diede la forza di cui aveva bisogno.

“Quegli angeli…hanno detto che io ero destinato a morire, questa cosa non mi è molto chiara..se esiste il destino, allora non esiste libero arbitrio?”

Joshua sospirò.

“Questo è l’eterno quesito che il genere umano si pone. In realtà il destino è quello che l’uomo stesso si crea, grazie alle sue azioni, che sono il libero arbitrio, ma questo è un discorso molto complesso e a te preme di più sapere un’altra cosa. La tua VERA domanda è perché ero destinato a morire ? E perché se ero destinato a morire, Jared è riuscito a salvarmi? Cominciamo con il rispondere alla domanda sul tuo destino, Jensen. La risposta era che eri TU a volerlo.”

“Non..questo non è vero..”

“Sì, invece. Hai desiderato la morte tutta la vita, l’hai aspettata..e ti sei tessuto tu da solo il tuo destino, perché tutto quello che succede agli esseri viventi, passa attraverso la legge del’attrazione.Tu VOLEVI morire, Jensen e quindi era giunta la tua ora, ma d’altro canto è anche vero che poi tu non sei morto,quindi potremmo considerare Jared, come un’anomalia tra i registri del tuo destino, ma così non è, perché vedete, anche le anomalie dell’Universo, fanno parte del destino di ognuno di noi.”

Jensen rimase a bocca aperta. Guardò Jared e poi tornò a guardare Joshua.

“Quindi, Jared e io, eravamo destinati a incontrarci?”

“Nel corso della tua vita, tu attendevi la morte e la vita allo stesso modo, anche se per lungo tempo ci sono stati vari dislivelli, su questo piatto della bilancia. Attendevi la morte, ma attendevi anche il momento in cui FINALMENTE ti saresti sentito VIVO. Forse per la prima volta! Per lungo tempo tu le hai attese entrambe e sembrava che il carico dei tuoi pensieri sulla morte, fosse più forte, ma SORPRESA, poi è successo quello che è successo e quando abbiamo visto tutti in Cielo, che si stava consumando un dramma tra un essere terrestre e un essere celeste e che questo sentimento sembrava resistere a tutto, abbiamo dovuto riconsiderare tutto. Forse dopotutto, il destino di Jared, era intrecciato al tuo, come te sembravi intrecciato a lui e non parliamo del fatto che dovevi morire. Vedete, gli angeli, non sono altro che anime che si sono reincarnate dopo essere state prima qualcos’altro. Siamo tutti collegati, nel cerchio della vita, ma spesso le grandi differenze tra gli esseri viventi, allontanano gli uni dagli altri, senza neanche stabilire la possibilità di un rapporto, invece Jared, incurante del suo ruolo e di chi tu fossi, si è lasciato coinvolgere da te e tu da lui. Forse anche questo era destinato ad accadere. Era destino che Jared disubbidisse ed era destino che rinunciasse alla sua evoluzione di angelo della morte. Era destino che la sua anima si rendesse conto che probabilmente non aveva fatto tutto il suo cammino sulla Terra e aveva bisogno di farne altro. Con qualcun altro. Perché? Perché forse aveva trovato qualcosa che non aveva mai trovato prima e di cui il suo cuore aveva bisogno. TE.”
 
Joshua si interruppe un attimo per lasciare che Jensen e Jared si asciugassero gli occhi. Era comune tra il genere umano sentirsi dire “Siete anime gemelle” ma non molto comune era sentirlo tra un ex angelo della morte e il suo destinato.
 


Quando si furono asciugati le lacrime, questa volta fu Jared a parlare:

“Quando ho riportato Jensen a casa e lo baciai..ho avuto una visione. Una visione che mi spaventò molto, talmente era bella e inaspettata. Jensen vestito di bianco, che parlava fuori al popolo, durante una manifestazione. Perché ho visto quel futuro se il futuro di Jensen doveva essere..un altro?” chiese con esitazione.
 
“Vedete, so che per voi è difficile capirlo, soprattutto dopo un discorso in cui vi parlo di DESTINO, ma il fatto è che niente è scritto ed immutabile e non dovete confondere questa cosa, con il fatto del destino, perché molti di voi fanno questo sbaglio. Il destino ve lo scrivete da soli, con le vostre azioni ed è in continua mutazione, ma SOPRATTUTTO, non avete MAI un solo destino. Provate a immaginare tante piccole finestre affacciate in una stanza vuota e sospesa nello spazio. Quella stanza è il vostro io interno e le finestre sono le vostre possibilità, tanti piccoli futuri che voi avrete l’opportunità di vivere, in base alla scelta che farete e non si tratta di scegliere tra fare la scelta giusta e quella sbagliata , ma di fare una scelta. In base alla scelta che farete, il vostro futuro cambierà.”
 
“Quindi, anche quando Jared avrebbe dovuto venirmi a prendere, anche quando sarei dovuto morire in quell’incidente..nonostante questo, avevo ancora questa finestrella aperta su questo futuro?” chiese Jensen confuso al massimo.
 
“In quel momento, NO, perché le tue azioni ti stavano portando verso una determinata strada. Prova a immaginare le finestrelle. C’è questo momento in cui puoi aprirle tutte e fare delle scelte che ti porteranno ad entrarci dentro. Arrivati ad un certo punto, trovi le finestre sbarrate, solo una è possibile aprire e scavalcarla, questo vuol dire che le possibilità sono evaporate e hai preso una strada. Nel momento in cui Jared era sceso sulla Terra, il tuo futuro era già deciso, ciò vuol dire che il tuo futuro di Presidente, era evaporato, se così si può dire, perché niente nel cosmo evapora davvero. Si trasferisce soltanto, va altrove. Quando però Jared con le sue azioni ha modificato il tuo futuro, ha visto quello che tu diventerai se non morirai. Ha visto quello che tu puoi ancora diventare. Perché le finestrelle possono sbarrarsi, chiudersi, ma non scompaiono.”
 
“Quindi io…diventerò Presidente?” chiese Jensen boccheggiando.

“Se giocherai bene le tue carte, sì.” Disse Joshua sorridendogli.
 
 
 
“Un’altra domanda. Perché avete deciso di salvarmi alla fine? Di salvare anche Jared, entrambi? Hai detto che…era un ordine di Dio?” chiese Jensen.

Joshua rimase un attimo in silenzio, prima di rispondere.

Quello che vi è capitato, ha scosso molto i piani celesti. Di norma non discutiamo mai le regole che abbiamo autoimposto sul salvare le vite agli esseri viventi, ma quello che stava capitando a entrambi ci ha convinti ad andare più a fondo sulla questione. Abbiamo controllato anche il destino di Jared e l'abbiamo confrontato nuovamente con quello di Jensen e…”

“Cosa? Cos’avete visto??” chiese Jensen ansioso, mentre Jared stava impallidendo sempre di più per l’ansia.
 
“Io..è difficile da spiegare ad un essere vivente, perché non si tratta di qualcosa che puoi leggere o di qualcosa che puoi vedere.  In sostanza potevamo vedere il filo della vita di Jared ed era stretto, vincolato in maniera indissolubile al tuo. e in quello di Jensen c'era la medesima cosa!”

Jensen e Jared rimasero basiti a sentire questo.

“Questo avrebbe potuto significare semplicemente che si era creato un legame intenso e fortissimo e sarebbe potuta finire così, ma c’era anche..altro. Questi fili della vita, pulsavano e pulsavano ad una intensità che avrebbe significato che non avrebbero smesso tanto presto.”
 
“Questo vuol dire che..” disse Jared.

“Sì. Tu e Jensen dovevate vivere. Insieme. Intorno ai vostri fili della vita, gravitavano delle forze negative come tanti satelliti che vi giravano intorno ed emanavano negatività di proporzioni così potenti che noi la chiamiamo l’ oscurità, e si manifesta solo quando l’ordine Naturale minaccia di essere sconvolto in termini irreparabili. Ci dispiace molto, di rado prendiamo degli abbagli così disastrosi. Non avevamo idea che il vostro legame era così importante per l’Universo, ma ci fu chiaro ben presto, che era così. L’Universo stava dalla vostra parte. Con il vostro amore siete riuscito a commuoverlo. Ha anche lui un’anima, sapete?” chiese Joshua sorridendo.

Jensen e Jared erano ammutoliti, così Joshua continuò.

“ Ci dispiace molto per aver mandato Jared per ucciderti, Jensen, ma converrai anche tu, che riuscire a interpretare la legge dell’Universo, è molto difficile. Capitano a volte degli sbagli e voi siete stati un…magnifico sbaglio o che dire? Forse anche questo era previsto dal destino!” disse ancora sorridendo, per poi sparire nel nulla.
 
 
 
























 Note dell'autrice: 

SORPRESAAA ahhah sentivate la mancanza delle mie spiegazioni chilometriche? ahhah xd scusatemi ma è più forte di me, quando scrivo mi immedesimo profondamente nei miei personaggi, al punto che ragiono come ragionerei io e se fossi IO, chiaramente vorrei che mi spiegassero tutto per filo e per segno xd almeno le cose che non mi tornano! Sinceramente, anche nelle situazioni più disparate e fanatsy, io tendo a pensare però comunque con la logica e in chiave realistica e io in realtò penso davvero che se si sapesse che esistono gli angeli, ci sarebbe un maremoto biblico xd tutti che vorrebbero parlare con loro e avere le risposte sul senso della vita e chiarimenti sulla storia della creazione! Mi rimane il dubbio sul fattore guerra..ma non credo sarebbe una cosa pacifica ad ogni modo..i folli ci sono dappertutto, basta vedere anche solo come trattiamo chi ha un orientamento sessuale diverso o chi è di un altro paese!! 

la fine non è ancora giunta..voglio fare le cose per bene e non troppo di fretta..anzi se mi accorgessi di aver dimenticato di scrivere qualcosa su questo capitolo..rimedierò con dei missing moment in seguito xd spero vi sia piaciuto il capitolo!! bacii

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Capitolo 17
*** Dopo che Joshua va via ***


Quando l’angelo Joshua era scomparso, Jared tornò dal suo Jensen, che era seduto sul letto e lo abbracciò amorevolmente. Quell’abbraccio era splendido. Era bello come una stella e soffice come una nuvola, con il viso di Jensen premuto sul petto del suo Jared.

Nonostante fosse andato via, però, nonostante avesse spiegato tutto quanto ai due, Jensen rimaneva perplesso.

Jared, che sapeva leggere nel cuore del suo amato, capì che qualcosa non andava.

“Jensen, qualcosa di quello che ti ha detto Joshua ti ha disturbato? Sai che puoi parlarne con me.”

“Io non..non voglio essere…sembrare..ecco..ingrato, dopo quello che ha fatto e detto per noi.”

“Amore mio, il libero arbitrio è fatto per questo. è fatto apposta per lasciarci la libertà di scegliere cosa fare e anche cosa pensare.” Disse Jared.

Jensen sospirò.

“Ecco..sembro un blasfemo, se metto in dubbio alcune delle cose che ha detto un angelo?” chiese Jensen.

Jared lo guardò interrogativo.

“Che cosa metti in dubbio, Jensen?”

“Ecco..io..io non so se…tutto quello che ha detto sulla motivazione per cui non dicono degli angeli al mondo intero, sia completamente vera. Lo è?” chiese, tornando a guardare il suo Jared.
 
Jared capì cosa voleva dire Jensen. Gli sorrise.

“Io sono solo un angelo della morte, amore mio, o meglio, lo ero. E per giunta, lo ero da poco. Non lo so.”

Quella frase la disse con una dolcezza e una naturalezza, nonché una sincerità disarmante.



Jensen sembrò ripensarci.

“Okay, dimentica quello che ho detto.”

“Non posso. Jensen, parlami.”

“è una sciocchezza.”

“No. Quello che tu pensi, per me, non lo è mai.” Disse Jared, prendendogli le mani e mettendogliele sulle gambe.

Jensen allora lo guardò.

“Bene…diciamo che..i suoi discorsi non mi hanno convinto del tutto. Voglio dire, non è che non creda a lui..è che non credo che davvero non ci sia un MODO, che non abbiano considerato prima tutte le scappatoie e le vie, tutte le soluzioni che potevano venire in mente, per svelarsi..A NOI.”

“Quindi per quale motivo pensi che non l’hanno fatto?”

“Perché…non vogliono.” Disse Jensen sincero.
 
Jared restò fermo a guardarlo.



“Senti, io credo ad una parte, sul fatto che hanno paura di noi..ma l’altra parte di me..insomma..sono creature celesti..che male potremmo fare loro? Forse la realtà è che non gli piacciamo. Forse ci considerano creature inferiori.”

“Come Lucifero?” chiese Jared.

“Esiste?” chiese Jensen con un brivido.

Jared annuì. “Te ne parlerò. Prima sono andato di là in cucina e  ho chiesto sottovoce a Joshua se posso. Mi ha detto che va bene ma di non esagerare a parlarne.”

“Jared, io non..ti sto mettendo nei guai, sto mettendo nei guai entrambi..di nuovo. Non parliamone più, per favore..”
 
Jared però, dolcemente, appoggiò la fronte alla sua e gli mise le mani sul suo petto.



“Sai, io penso che tu abbia ragione.”

“Su cosa?”

“Anche io come te, penso che le loro sono scuse. Ma penso sia vero che hanno paura. Come gli esseri umani, anche loro, hanno paura del cambiamento.”

“Jared..”

“Schhh.” Disse Jared, mettendogli un dito sulle labbra. “Parliamo di cose più dolci. Vuoi sapere la storia di come sono nato? Di come nascono gli angeli?” chiese Jared.

Jensen lo guardò stupito. 






















scusate per l'attesa, ma ero titubante su questo capitolo xd per fortuna è venuto meglio di quello che pensavo xd

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Capitolo 18
*** Come nascono gli angeli ***


“è difficile, pressoché impossibile, spiegare la vastità dell’universo e del cosmo, Jensen.

Forse riesci a capirlo, a sentirlo, ma non a vederlo.

Perché l’universo, è dentro di te.

Come la fantasia.

Come l’amore.

Gli angeli nascono da questo.

Dalla fantasia degli uomini.

Dall’amore del creato.
 
Vengono concepiti tramite la femmina angelo che  cova  un uovo piccolo, che dopo pochi giorni, diventa gigante, che come placenta contiene un liquido fatto di amore e conoscenza, per permettere agli angeli di elevarsi e di essere dei protettori del pianeta, degli esseri viventi.

Dei Guardiani del cielo, anche.
 
Quando gli angeli nascono, dopo mesi di gestazione, che variano in numero differente riguardo alla personalità diversa di ciascuno di loro, sono piccoli.

Come neonati, come cuccioli.

Con ali gigantesche. A volte dorate, a volte bianche perlacee, a volte persino rosa, a volte arcobaleno.
 
Non piangono, ma cantano. Emettono dei canti soavi che contengono la conoscenza del linguaggio dell’Universo, cosa che poi passata l’infanzia, perdono, perché neanche gli angeli possono serbare la conoscenza di tutto l’universo.

Gli angeli non restano piccoli, ma crescono molto più in fretta degli esseri umani. In pochi mesi diventano adolescenti e poi uomini, come me.

Vengono insegnati loro cosa devono fare, qual è il loro compito e ruolo.

Viene fatto un test per stabilire quale dovrà essere.
 
 
“Tu hai passato quel test come angelo della morte.” Disse Jensen.

“Esatto.” Disse Jared. “Avevo paura, lo ammetto, ma la paura non è come qui da noi. Noi la gestiamo in maniera diversa. Non ci blocca mai dal fare quello che dobbiamo.”

“Eppure..tu hai avuto paura, quando dovevi..venirmi a prendere.” Disse Jensen, accarezzandogli il viso.

“Oh, Jensen…non era paura..ma amore.”
 
Jensen rimase incantato da quelle parole e non potè fare a meno di baciarlo dolcemente e romanticamente.

“Sai, tesoro, sono sicuro che tu…eri un angioletto bellissimo e che la tua nascita..brillava di lucentezza.” Disse lui.

“Sei il solito esagerato.”

“Non ti mancano loro? La tua famiglia? Voi angeli avete dei genitori vero?”

Jared rise. Vedendolo confuso e a disagio.

“Sì, li abbiamo, ma la procreazione non funziona come qui da voi. Non esiste il desiderio carnale, perché siamo esseri fatti di spirito. Quando uno di noi nasce, nasce tramite l’amore puro tra due angeli, che si amano così tanto che l’amore divampa procreando uno di noi, tramite la femmina.”

Jensen si sentiva girare la testa. "Sono stato il primo per te.." lo disse in una maniera così dolce che Jared gli baciò il naso, sentendo il cuore fare bum bum bum.

"Sei anche il mio primo amore. Il primo che mi ha fatto innamorare."

Jensen lo accarezzò con gli occhi languidi.

“Comunque riguardo a loro, non mi mancano. Sei TU la mia famiglia.” Disse coinvolgendolo in un altro bacio appassionato.
 
 
 
 
 
 
Mentre Jared e Jensen si baciavano, erano inconsapevoli, soprattutto Jared, che un uomo di nome Castiel, dagli occhi blu come l’oceano, era aggrappato con le mani ad una finestra con le sbarre e gridava:
 
“AIUTOOOO! JAREEEEEED! AIUTOOOOO!” 






















Note dell'autrice: 

ciaooo ragazziii! Siamo arrivati alla fine di questa storia! Ve l'avevo detto dal principio che sarebbe stata corta ma chissà se mi avevate creduto ahha neanche a 20 capitoli sono arrivata ahha xd questa storia è nata dall'idea principale che Jared e Jensen si incontrassero al bar tante volte come se fosse sempre la prima volta, ma non sapevo come mettere in pratica una cosa tanto strampalata, poi mi è venuta l'idea che Jared avesse un qualche problema con la memoria. La cosa si sarebbe quindi trasformata in una cosa stile "40 volte il primo bacio" ma poi ho avuto flash in cui avrei voluto che anche Jensen passasse attraverso questa cosa e ne uscissero insieme! Cosa romantica, ma decisamente improbabile (a proposito ringraziatemi perchè la parte di jensen sarebbe venuta fuori angst a palate e l'ho saltata xd ) mi è venuto poi il flash soprannaturale! In realtà l'amnesia di Jared gli era auto indotta da qualcun altro ma perchè? ecco che salta fuori l'idea dell'angelo della morte! Una volta avuta quest'idea, la storia è stata come se si scrivesse da sola, infatti l'ho scritta a tempo record. Non l'avrei mai creduto possbile, credevo ci avrei messo MESI.

Alla fine ci sono arrivata solo molto dopo, che la mia storia era simile al film "ti presento joe black" anche se confesso che l'idea della morte come mietotore, l'ho presa da un fumetto di dylan dog, ma non l'intera storia, specifico, ma solo la scena dove Jared e Jensen fanno l'amore la prima volta e lui se ne va rivelandogli chi è <3 

ho adorato scrivere questa storia, malgrao certi discorsi mi abbiano messo a disagio, tipo parlare di morte e amnesie, spero di essere stata delicata abbstanza! La storia finisce con questo finale scioccante! Credo che voi avevate già capito che l'amico/fratello a cui si rifetriva Jared, era Cas. Cosa gli sarà successo? Perchè ho finito la storia così? Sono sadica? No, in realtà, la storia doveva concludersi senza l'intromissione, l'apparizione di Cas, ma come al solito finisce per infilarsi in tutte le mie storie, non so perchè xd e non me la sono sentita di eliminarlo, anzi, vorrei che diventasse più centrale nel SEGUITO di questa storia. Sì, perchè vorrei fare un piccolo seguito ma non vi dirò di cosa si tratta per ora, se no addio sorpresa xd

Non ho ancora deciso se scrivere qui il seguito all'interno di questa stessa storia o fare una storia a parte che mi suggerite? Ps non so quando il seguito potrà venire alla luce perchè questa storia ho voluto che fosse breve proprio per riuscire a continuare le altre mie storie, senza contare il sequel di ritorno ad un'altra fiaba che sono MESI che deve ancora vedere la luce xd

baciii

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Capitolo 19
*** Tornare in quel bar - prima parte ***


Jensen aveva paura che per Jared sarebbe stato un po’ traumatico tornare al suo bar, in fondo lì aveva rivissuto in loop, giorni terribili e sempre uguali, continuando a dimenticare chi era.

Voleva assicurarsi che per lui era okay, tornare in quel luogo.
 
“Sei sicuro che per te sia okay, tornare lì?” continuava a chiedergli Jensen, mentre parcheggiava la macchina e usciva dall’automobile, affiancandosi al suo grande amore.

“Ti dico di sì, amore.” Gli disse dolcemente, Jared, cominciando a camminare in direzione del bar. Jensen notò che Jared non smetteva di toccarsi il bracciale a forma di J, che gli aveva regalato. Era dolce il modo in cui lo toccava.

“L’ho trovato al bar di fronte. Stavo per ordinare la colazione, quando ho sentito una certa Mary Anne  che parlava di un ragazzo che aveva perso un braccialetto a cui teneva molto e che lo stava cercando al supermercato. Mi sono sentito uno scemo, anche perché non avevo idea di chi fosse e anche perché le brioches erano state appena sfornate, ma è stato più forte di me. Mi sono immaginato un tipo buffo che cercava un braccialetto in preda all’ansia e ora ho capito di essere anche un indovino.”

“Grazie. Grazie.”

“Ehi, ma che bisogno c’è di piangere?” chiese Jared, stranito.

“Jensen, questo braccialetto deve significare molto per te se ti metti a piangere per esso. Perché ora vorresti regalarmelo?” chiese basito Jared.

“Perché lo voglio, ok? È mio, da donare a chi..a chi voglio..ecco.”

È mio, da donare a chi desidero..così come il mio cuore

 
 
“Maledizione, J..” disse Jensen, all’improvviso “In questo momento sto odiando con tutto me stesso, questo lavoro. Il mio lavoro. Torniamo a casa.”

“Cosa? sei impazzito?” gli chiese Jared.

“Tu sei più importante in assoluto di qualsiasi lavoro. Posso trovarne un altro, qualunque altro lavoro..ma TU non puoi tornare in quel locale! Troppi brutti ricordi!”

“Jensen..sei così buono con me.” disse Jared, mettendo le sue mani calde sul suo viso e dandogli un dolce bacio. “Ma la verità è che questo luogo mi ha reso tanto FELICE.” Disse lui.

“Cosa?? Sei sicuro di non sbagliare parola?” chiese Jensen stranito.

“Questo luogo mi ha permesso di innamorarmi sempre di te ogni giorno, come se fosse sempre la prima volta, fin quando non ho recuperato la memoria…e poi se questo locale non fosse esistito, non so come avrei fatto a tornare sempre da te.”

Quelle semplici parole dette dal suo angelo, resero Jensen incredibilmente felice.

“Credo di essere innamorato di te fin da quando ti ho incontrato la prima volta.” Rivelò Jensen.

“E io fin da prima di incontrarti. Sono sicuro che tu sia l’unico che può capire che la mia non è una semplice metafora.” Ammiccò Jared.

Jensen gli prese la mano nella sua e insieme continuarono a incamminarsi verso il locale.

“Sai, amo come mascheri il tuo animo da poeta romantico, grazie alla tua sincerità sentimentale.” Disse Jensen.

“Mmm..sincerità sentimentale? Non so se esiste, ma mi piace, se non esiste dovrò chiedere alla crusca di inserirlo nel dizionario. È così chic!” disse ed entrambi i due ragazzi scoppiarono a ridere.






















Note dell'autrice: 

vi spiego bene. Questo è un missing moment del capitolo 11, quando Jared recupera la memoria dopo i suoi giorni infiniti ad andare a vedere Jensen al bar quando gli angeli avevano privato Jared della memoria. Non ho mai scritto di quando Jared deve tornare al bar, dopo che era guarito e cioè prima che gli angeli cominciassero a prendersela con Jensen. Questo quindi non è l'epilogo, ma un missing moment e ci sarà anche una seconda parte. Ovvimaente questi due capitoli dovrò spostarli, quindi non spaventatevi se non doveste trovarli, scriverò nell'ultimo capitolo dove li ho messi. Ci sarà poi un terzo capitolo e questo davvero si collocherà dopo l'epilogo, cioè dopo che ho scritto di Castiel che chiama Jared urlando a squarciagola da un'ipotetica prigione del paradiso

con me non si ha mai la sicurezza che una storia sia davvero finita ahha

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Capitolo 20
*** Jensen e la moretta ***


Jared era tornato al bar di Jensen ed esattamente al contrario di quello che Jensen temeva, il suo angelo sembrava FELICE in quel posto.

“Allora ti senti bene?” gli chiese Jensen, lasciando il bancone per andarsi a sedere in braccio al suo ragazzo.

“Sì. Ogni volta che mi guardi, ogni volta che mi parli, per me è come una benedizione. Sai, Jensen, voi qui parlate di benedizioni, parlando di mio padre, ma io..voglio dirti che io..considero una benedizione il starti accanto.”

“Non dire così..”

“Se fossi dovuto andare all’inferno per riprenderti, lo avrei fatto.”

“Smettila!” disse Jensen, mettendogli un dito sulle labbra. Più parlava, più minacciava di farlo piangere. Jared era così buono, così generoso..era LUI, lui che doveva accendere un cero solo per il fatto che un angelo come Jared, si fosse interessato a lui, nient’altro.
 
“Ah..c’è…beh..io vado..” disse una ragazza con la coda da cavallo, vedendo i due abbracciati.

Jared rimase spiazzato dall’intervento della moretta, che sembrava avere il sale alla coda.



“Aspetta, ti prego!” la fermò.

Jensen aveva sospirato, dando l’impressione di averla riconosciuta. Si spostò per permettere a Jared di alzarsi, quest’ultimo decise di ignorare l’evidente imbarazzo tra i due e si rivolse alla ragazza.

“Per favore, resta, sei appena arrivata. Non andare via per colpa mia.” Disse.

Ad ogni parola che uscì fuori da Jared, la moretta guardò quest’ultimo con stupore crescente.

Tutti amano Jared, è inevitabile dopo che lo conosci.. pensò Jensen.

La moretta lanciò un’occhiata obliqua a Jensen, quindi il moro capì.

“Ohh..non sono io..è lui, vero?”
La moretta sospirò.

“Credo che dovremmo spiegare al nostro amico, altrimenti non si capisce niente..” cominciò Jensen, prendendo la parola. “Il fatto è che..qualche tempo fa…tu e lei avete avuto una discussione..”

Jared guardò la moretta, che avvampò.

“Non credo, io non ho discusso.” Obiettò Jared.



“Sì, però lei si comportò molto male.” disse Jensen, guardandola storto. “Tu le hai chiesto gentilmente se poteva portarti la brioches calda e  il cappuccino e lei ha sbuffato in una maniera davvero maleducata e poi..ti ha fatto aspettare un bel po’, tanto che ho dovuto lasciar stare i clienti che stavo servendo, per venire io da te. Me le sono sentite anche da Bobby.”
 
Jared guardò ora Meg che sembrava profondamente imbarazzata, ma anche incazzata con Jensen, che stava rivelando tutti i dettagli di quel giorno.

“Mi dispiace, io non credevo di creare problemi..” cominciò Jared, ma la moretta lo interruppe.

“Quando poi te ne sei andato, questo omuncolo ha cominciato ad aggredirmi.” Disse indicandolo.

“Bada a come parli, sei solo una sottoposta qui!” disse Jensen alzandosi in piedi e creando in un attimo il gelo.

Profondamente a disagio per quella scenata, sembrò pentirsi.



“M-mi dispiace.” Disse sedendosi. Meg alzò le spalle, come a dire che non si aspettava niente di meglio da lui.

“Sentite, andiamo avanti..Jensen..davvero hai aggredito questa ragazza?”

“Se l’era meritato.” Disse lui continuando a guardarla storto, ma incrociando lo sguardo limpido di Jared, sembrò ripensarci e riprese a parlare più docile. “Io..forse ho esagerato, lo ammetto, ma erano uno di quei giorni stressanti..non avevo potuto servirti io direttamente e si sa che io aspettavo che tu venissi per..insomma..per..vederti, ecco..quel giorno non era stato possibile e io ero molto nervoso. In più ti aveva fatto un pessimo servizio, ti stava facendo aspettare, servendo altri clienti e questa cosa mi ha mandato in bestia.”

Mi ha fatto cacciare dal locale.” Disse Meg.

Jared fissò Jensen a bocca aperta. Il biondo sembrava davvero molto imbarazzato.

“Jensen..non c’era alcun bisogno..”

“Io..non ha avuto rispetto per..insomma..per..” non aveva il coraggio di essere più chiaro davanti alla ragazza.

“Insomma, okay, sono stata scorbutica, ma quel giorno non stavo bene fisicamente. È quel giorno del mese, sapete! Mi dispiace, unicorno! Quella volta ci sei incappato tu come valvola di sfogo!”

I ragazzi la guardarono allibiti.

“E tanto per la cronaca, io non sapevo del tuo problemino.. mi ha poi preso da parte Bobby, dicendomi che avevi un qualche tipo di danno al cervello..”

“Non credo proprio che Bobby ti abbia detto COSì.” Ringhiò Jensen.

Meg lo ignorò.

“Ad ogni modo, non lo sapevo, sapevo solo che eri un cliente abituale, nient’altro, quindi, sai..io non faccio discriminazione. Odio tutti alla stessa mania, tesoruccio.”

Jared fece un sorriso.



“Era già troppo tardi.” sospirò Meg. “Bobby mi ha licenziato perché avevo fatto arrabbiare il tuo innamorato. Naturalmente me ne prendo la colpa. Avevo fatto arrabbiare un angelo come te!”

Jared e Jensen sbiancarono, ma Meg parve non farci caso.

“Ora che ho parlato con te due minuti, so che sei davvero adorabile, tesoro. Ora capisco perché Jensen si è trasformato in un toro assetato di sangue per difenderti.” Disse toccandogli il mento.

“Ehi!!” disse Jensen, che non si capiva se era più arrabbiato per il gesto confidenziale di Meg, o per l’offesa.

“Meg, per favore..io credo che a Jensen gli sia già passata..io sono guarito, non ho più quel..insomma..quel problemino..non c’è motivo per cui non si possa risolvere..parlerò io con Bobby.” Diceva, mentre Meg sbadigliava e Jensen non osava alzare lo sguardo. Non voleva andare contro Jared, ma davvero non voleva lavorare più con Meg.

“Meg, senti, mi dispiace per quel giorno..” disse Jensen con grande fatica e il fatto era che gli dispiaceva sul serio.

“Non scomodarti, Jensen..senza rancore..e poi non credo che potremmo lavorare insieme..ci odiamo. E poi forse mi hai fatto un favore. ODIO questo lavoro. Stammi bene, unicorno.” Disse Meg, facendo ancora quel gesto che irritava Jensen.

“Ah, posso tornare come cliente, vero?” ammiccò Meg.

“Certo.” Disse Jensen, anche se sperava che non sarebbe in realtà successo molto presto.
 
Appena Meg se ne fu andata, Jared cominciò a rimproverarlo bonariamente per quello che aveva fatto.

“Non puoi cominciare a maltrattare tutti quelli che sono un po’ scorbutici con il sottoscritto.” Miagolò Jared.

“Però posso eliminarne alcuni.” Disse Jensen accarezzandolo.
 
 






















Note dell'autrice: 

eccomi ragazzi, so che vi ho sorpreso xd anche se a dire la verità, vi avevo avvisato che la storia avrebbe avuto ancora solo uno o due capitoli xd perchè ci ho messo così tanto? dovete sapere che da tanto volevo aggiornarla, ma, non so perchè, ma io sento dei profondissimi sensi di colpa per questa storia xd mi sembra di averla troncata quando c'è ancora tanto da scrivere, senza contare la questione di Castiel ancora in prigione! Vi anticipo già adesso che ci sarà un altro capitolo, poi credo finirò, in attesa del seguito. Non sapete il senso di pace e amore che mi da questa storia e lasciarla in stand by per favorire altre storie, è stato come un dolore fisico quasi xd lo so, prendetemi pure in giro, ma è così xd 

il fatto di Meg, neanche sapevo che la ragazza sarebbe diventata meg, quando avevo pensato a questo capitolo xd sono un pò come metatron quando scrive xd pensavo sinceramente a una cosa più blanda, credevo avrebbero fatto pace tutti e invece.. il capitolo è diventato questo xd alla prossima!

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Capitolo 21
*** Il vino fai da te! ***


“Non…non ci posso credere…JARED!”

Sembrava una predica, ma la voce di Jensen era melodiosa e anche molto divertita, mentre assisteva all’incredibile trovata del suo fidanzato.

Jared aveva piazzato una macchinetta del vino e della birra.

Si azionava come una normale macchinetta da caffè, solo che in quel caso era una macchinetta del VINO fai da te!
Andavi lì e inserivi le monetine, poi premevi i pulsanti. C’erano i pulsanti sia del vino che della birra e a lato i vari gusti.
Vino bianco, rosso o rosato, birra scura o bionda.

“E tu gli lasci fare cose del genere. Tutti i clienti scapperanno. Vengono qui apposta per farsi servire.” Disse Bobby.
Ma Jensen non gli diede retta, andò dal suo fidanzato e lo abbracciò, reclamando le sue labbra.

“Non..in pubblico!” disse Jared, cercando di resistere alla passione del suo ragazzo.

Ma i suoi occhi luccicavano e Jensen vedendoli, non resistette.
“Sei geniale! E sei tutto mio.” disse baciandolo dolcemente.
 
Alla fine i clienti apprezzarono molto la trovata di Jared. Alla fine, come era stressante per il barista dover servire diecimila volte la stessa bibita agli ubriaconi di turno, era altrettanto stressante per il cliente aspettare.
In questo modo erano tutti più contenti!

Solo che in tutto questo c’era una persona, o meglio, un essere vivente, che non poteva usufruire di tutta quella gioia.
Castiel.

Castiel era ancora imprigionato nella prigione angelica e presto Jared avrebbe fatto dei sogni su di lui in cui chiedeva disperatamente il suo aiuto.






















Note dell'autrice: Ciao ragazzi!
Finalmente riesco a finire questa storia! Ma non temete! Come ho già spiegato nei precedenti capitoli, ci sarà un sequel!
Solo che non so quando xd
mi sono sentita tantissimo in colpa per aver lasciato questa storia in sospeso per tantissimo tempo, avevo in mente questo capitolo conclusivo
da tantissimo tempo, ma avevo sempre troppo altro a cui pensare.
Non vedo l'ora di tornare allo stato in cui versavo anni fa, cioè quello di mettere le mie storie come priorità assoluta, non voglio più che mi devo rudurre a lasciarle incompiute!
Ciao!

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