Just as You are

di WitchHarmony_02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiori per la mamma ***
Capitolo 2: *** Aspettami ***
Capitolo 3: *** Ti va una pizza? ***
Capitolo 4: *** Una lunga giornata ***
Capitolo 5: *** Mille batticuori e una lacrima ***
Capitolo 6: *** Vorrei non averlo mai saputo ***



Capitolo 1
*** Fiori per la mamma ***


                         Capitolo 1

               ~ Fiori per la Mamma~

 

Era tardissimo,cavolo...di certo si sarebbe beccato una delle sfuriate di sua madre. Jon non sopportava i grandi pranzi della domenica con l’intera famiglia, sopratutto quando c’era qualche ricorrenza da festeggiare e giusto questa domenica era il compleanno di Lyanna, sua madre, e lui l’aveva completamente dimenticato. Si alzò di corsa, l’orologio sul comodino segnava le 12:00 e doveva essere a casa dei suoi per le 13:30...il primo pensiero fu chiedersi cosa avrebbe potuto prenderle come regalo in quel breve tempo che gli restava. Già si malediceva per aver aspettato, come al solito, fino all’ultimo. La doccia fredda gli diede una decisiva svegliata e un’idea gli balenò in testa: perché non prenderle dei fiori? Sì, era decisamente un’ottima idea. Caffè, un’ultima guardata al suo riflesso nello specchio...e niente, era impossibile nascondere il fatto che si fosse alzato solo mezz’ora fa. Chiavi in mano e parte alla ricerca del fiorista più vicino. Velocemente sulla sua moto cerca di far mente locale, ricordandosi poi di quel negozietto all’angolo del bar, in cui era solito fermarsi con Sam dopo il lavoro. È piccolo, ma sempre pieno di gente che entra e ne esce con fiori che sembrano opere d’arte. Così, deciso si avvia per quella destinazione. 

Arrivato di fronte l’entrata del negozio si intimidisce, cosa cercava di preciso da regalare a sua madre? Delle banalissime rose? Ancora dubbioso, si decide a spingere la porta, la quale al suo ingresso fece tintinnare i campanelli posti in alto dell’apertura. Il negozio, che da fuori dava l’impressione di essere piuttosto piccolo, in realtà all’interno era tutta un’altra storia: un salone enorme lo accolse, ricco di fiori dai mille colori, piante alte, piccole e rampicanti circondavano tutto il locale, fiori in vasi di terracotta di tutte le misure erano esposti da un lato, mentre dal lato opposto vi erano fiori da bouquet, luminosi e lunghi nei loro steli. Il profumo che pervadeva la sala era inebriante e la luce proveniente dalle grandi vetrate laterali dava al negozio un aspetto così luminoso e rilassante che era un piacere restare lì e continuare ad ammirare i diversi accostamenti tra le rose e le violette, i gigli e i girasoli e tanti altri fiori di cui Jon ignorava il nome. Mentre continuava a vagare per il salone, spostandosi da una composizione floreale all’altra, qualcuno richiamò la sua attenzione.

-Salve, ha bisogno d’aiuto?-

Jon si voltò verso quella voce e rimase folgorato. Era una ragazza. Gli sorrideva gentile e attenta, in attesa di una sua risposta. Una ragazza minuta, e, Jon dovette ammetterlo, molto, molto bella. Dopo qualche secondo, in cui si rese conto di essere rimasto a fissarla a bocca semiaperta, le rispose:

-Sì. Ecco, avrei bisogno di qualcosa per mia madre, oggi è il suo compleanno, sai...-

Quando finì di parlare si rese conto di quanto fosse imbarazzato da se stesso: aveva appena rivelato di essere davvero pessimo, o perlomeno a lei avrà dato sicuramente questa impressione. 

-Tranquillo, i fiori è sempre meglio prenderli all’ultimo minuto, così saranno più freschi quando li consegnerai. Avevi già in mente qualcosa? Ti potrei suggerire un bel bouquet, oppure una pianta se la tua mamma ha il pollice verde e ama darle cure oppure...-

Mentre quella ragazza continuava a elencare tutti i possibili regali che Jon avrebbe potuto prendere a sua madre, lui era come incantato a guardarla, con quei capelli biondi argento che le scendevano ondulati per tutta la schiena, e gli occhi grandi e sorpresi, cangianti tra il blu e il violetto...o erano i raggi del sole che passavano da quelle vetrate a darle questo aspetto così delicato, quasi magico?

-...quindi, per cosa optiamo?-

Bruscamente riportato alla realtà, dovette fingersi come preso da tutte quelle considerazioni riguardo il regalo da comprare...e anche in fretta.

-Mmh...direi per il bouquet, il classico non invecchia mai- 

-D’accordo, come lo facciamo questo bouquet? Hai delle preferenze?-

Jon staccò i suoi occhi grigi da quelli di lei e li fece nuovamente girovagare per la stanza alla ricerca di qualcosa che lo colpisse. E poi erano lì, le amatissime rose blu della sua mamma.

-Quelle.- disse Jon, indicandole.

-Ottima scelta, sono veramente meravigliose. Vado a prendere subito la carta e dei decori.- 

Ed eccola svolazzare dietro il bancone alla ricerca del suo materiale. Era piccolina e aveva delle forme da abbracciare, pensò Jon, che si avvicinò al banco per guardarla tagliare li steli, posizionare le rose blu con al centro una purissima rosa bianca, “per dare luce” aveva suggerito lei, e fasciarle con della carta bianca con decori azzurrini, un nastro blu per stringere il tutto e infine una spruzzata di lacca per rendere i fiori luminosi. Le sue piccole mani erano agili e precise, senza paura di ferirsi con le spine, forti e sicure nello stringere e perfezionare i dettagli. Finita l’opera alzò lo sguardo su di lui, ancora immerso nell’ammirare il bellissimo bouquet. 

-Ecco qui, va bene così?-

-Sì, sì è perfetto...quanto ti devo?-

-Oh, dunque, per nove rose e la decorazione sono...dodici sterline-

-Ecco a te e grazie, mi hai salvato!-

-Figurati, stanne certo, le piaceranno moltissimo-

-E se non fosse così?-

Rise. E Jon notò come i suoi occhi si stringevano...tanto che le sue ciglia sembravano accarezzarsi e come il suo naso si arricciava un po’...lo trovò adorabile.

-Beh, in quel caso ti dò il permesso di tornare qui e chiedermi i nomi latini di tutti i fiori e le piante presenti in questa stanza!-

-Li sai davvero tutti?-

-Potrei sorprenderti-

Sorrisero fissandosi ancora, silenziosi, quasi come se tutto attorno si fosse fermato.

-Adesso vado, sono già in un ritardo pazzesco, grazie ancora-

-Ciao, arrivederci!-

Jon fissò in mente l’immagine di lei che lo salutava allegramente dalla porta d’entrata, ammirandola un’ultima volta. Sistemò i fiori, mise il casco e partì. Solo dopo, mentre era ancora per strada verso casa dei suoi, si rese conto di non averle chiesto come si chiamava.

Ore 13:45, leggeva questo nel quadrante del suo orologio e davanti a sé fissava la porta di casa Targaryen. Si decise a suonare. Dietro la porta sentì passi, voci ed eccoli.

-Finalmente ce l'hai fatta cugino!-

Suo cugino Robb Stark lo avvolse in un abbraccio frettoloso, due pacche sulla spalla e uno sguardo d'intesa.

-Robb, per i sette inferi, non mi avevano detto che ci avresti raggiunti! È un piacere vederti!-

Erano passati sei mesi dall'ultima volta che si erano visti, era la notte di Natale quando Robb annunciò la sua partenza per Berlino per un internship lavorativo in una delle più grandi imprese tedesche. 

-E allora, Jon,che dovrei dire io? Volevo farti una sorpresa e piombarti nella stanza e vengo a sapere che non vivi più qui!-

- Volevo dirtelo, ma da quando sto per conto mio, mi scordo di avere dei parenti...-

-Farai meglio a non dirlo davanti agli altri, ma ti capisco, anch'io ho assaporato una libertà che non avevo...soprattutto con le ragazze,mi spiego?-

Si scambiarono sorrisi sornioni ancora abbracciati, quando due esili braccia lo avvolsero da dietro.

- Non ditemi che c'è pure quel mostriciattolo!-

Si voltò e cominciò a riempirla di baci finché lei non riuscì a svincolarsi dalla sua presa.

-Jon! Da quando sei così appiccicoso? Bleah!-

-Sei sempre la solita, Arya-

-E tu sei sempre noiosa!-

Jon ogni volta che incontrava le sue cugine ne percepiva i cambiamenti, le trovava sempre più grandi, più belle, e tutto ciò continuava a sorprenderlo per quanto il loro aspetto ormai da donne contrastasse col fatto che in fondo rimanevano sempre le sue cuginette.

-Sansa, sei sempre più bella-

Le diede un bacio sulle guance.

- Grazie, Jon. E tu hai messo su muscoli,eh? Non me la racconta giusta questo qui-

Scoppiarono tutti a ridere, Jon visibilmente imbarazzato. 

- Bran? Non è con voi?-

- Oh, sì è sotto la doccia, ieri sera è diciamo...ecco...-

-Oh, Sansa! Dì le cose come stanno, no? Bran ieri è uscito ed è tornato solo nelle mattinate, sta ancora smaltendo la sbronza-

-Arya la bocca della verità...ciao, Jon, figliolo, come stai?-

- Zio Ned! Bene, grazie, stavo per raggiungervi, ma questa orda di cugini non mi permette di spostarmi dall'entrata!-

- Sono felice di vederti, come vanno le cose? Queste sono per tua madre?-

- Oh, sì,sì, stavo quasi per dimenticare...comunque tutto bene zio!-

- Va da lei,sbrigati, parleremo dopo-

E col sorriso caldo di suo zio si voltò in direzione della cucina. Era tornato a casa la settimana scorsa, aveva pranzato con i suoi genitori ed era rimasto con loro fino a sera. A volte sentiva il bisogno di staccare dalla vita adulta, dalle responsabilità e semplicemente stare sul divano e guardare la TV con suo padre o semplicemente dormire nella sua vecchia camera, che odorava di lenzuola pulite e di cose essenziali. Sua madre, Lyanna, è sempre stata così attenta a tutto, una fiera capo famiglia, che non aveva paura di tener testa a nessuno. 

-Auguri mamma-

-Oh, tesoro, queste rose sono meravigliose, e detto tra noi, anche più belle di quelle che mi ha dato tuo padre-

- Te le ha prese pure papà?-

- Sai che me le compra sempre, stai via da qualche mese e già l'hai dimenticato?-

Le schiocca un bacio sulla guancia e lascia la cucina, oggi non vuole discutere inutilmente. Sua madre rende sempre molto chiaro che non approvi il fatto che non viva più con loro. 

Finì di salutare zii e cugini e si diresse verso lo studio del padre. Riesce a intravederlo chino sulla scrivania dalla porta in trasparenza e decide di bussare. 

- Avanti-

- Buongiorno papà-

- Jon, caro, mattinata impegnata?-

- Diciamo di sì, tutto bene? La mamma la vedo nervosa come ogni volta che abbiamo ospiti-

- Sai com'è, cerca di essere perfetta per suo fratello e la sua famiglia. Come sta Sam?-

-Abbastanza bene, sta ancora metabolizzando la morte del padre, ne soffre anche se non immaginava di farlo-

- È normale, anche se il nostro sangue non ci ama come dovrebbe rimane sempre il nostro sangue, è per questo Jon che ti chiedo di amare sempre gli Stark-

- E la mia parte Targaryen?-

- Per quella mi basta che tu possa amare il tuo vecchio-

A quella frase Jon rimase a fissare il padre, lo guardò con affetto e ammirazione per l'uomo che è stato ed è, per l'amore che dimostra sempre a sua madre, per i mille talenti e la fervida intelligenza. Rhaegar si alzò dalla sua scrivania e abbracciò il figlio, "vado ad aiutare la mamma, tu resta qui finché vuoi" gli disse, e lo lasciò solo. Jon rimase ad osservarlo mentre lasciava lo studio e si sedette nell'ampia poltrona. I suoi occhi navigarono per la stanza fino a fermarsi sulle vecchie foto esposte. C'era una cornice con una sua foto da piccolo, una di sua madre, un'altra raffigurante tutte e tre e infine una dove vi erano i genitori di suo padre, il padre che l'aveva allontanato e la madre che l'aveva perduto per sempre. Aerys e Rhaella. Quelli che dovrebbero essere i suoi nonni. Continuava a fissare quella foto quando nella mente di Jon tornò quella ragazza, minuta e dai capelli lunghissimi...così delicata, la sua pelle talmente chiara da sembrare di porcellana, quegli occhi cangianti...mai vista una ragazza così. Chissà se anche la sua famiglia avrebbe notato la sua bellezza come aveva fatto lui. Era particolare senza alcun dubbio, totalmente diversa dalle solite ragazze che incontrava in giro, anche il suono che dava alle parole era diverso, più musicale...magari proveniva da un altro paese, ma allo stesso tempo trovava qualcosa di stranamente familiare in lei. Tornato in salotto, vide suo padre occupato in una fitta conversazione con Robb, sicuramente intenti a parlare di economia o roba simile, continuò ad osservarli quando all’improvviso fu colto dalle chiacchiere dei suoi cugini.

- Se Jon avesse preso i capelli di zio Raeghar sarebbe stato un mostro!-

- Per una volta siamo d’accordo!-

-Ehi, ehi chi è qui il mostro?-

- Nessuno, l’hai scampata bella però!- 

- Continuo a non seguirvi...-

-Oh, Jon, non sai proprio niente! I capelli!! Per fortuna non hai preso i biondissimi e angelici capelli di tuo padre, altrimenti beh...saresti più sfigato di come sei adesso!-

-Per tutti gli estranei! Arya, sei un genio! Sono proprio i capelli!!-

E con gli occhi sbarrati le scoccò un bacio in fronte.

- Ehi! Ti ho appena insultato e tu mi baci? Ma che ti prende?-

- Niente, piccola, mi hai fatto capire una cosa-

- Che hai preso i geni buoni?-

Jon rise e le scompigliò i capelli castani come i suoi.

La forte evidenza lo colpì in piena fronte: 

la ragazza dei fiori, così bella che era impossibile da dimenticare, aveva i capelli dello stesso colore di suo padre, che è abbastanza insolito trovare in giro gente con i capelli come i suoi, perché non l'ha notato subito? “Perché sei un idiota, ecco perché” si disse. Certo, quelli di suo padre erano sicuramente ormai più bianchi che biondi, ma c'era qualcosa che li rendeva simili se non uguali.

Era chiaro: ora doveva necessariamente saperne di più. Chi è quella fioraia?

 

 

 

Angolo dell’autore •

Ehi, ciao e grazie per essere arrivato fun qui! Sono tornata dopo tanti anni proprio perché i miei Jon e Dany sono due cuori adorabili e ho deciso all’improvviso di buttarmi in questa avventura! Spero di riuscire a rendergli giustizia e raccontare un po’ di loro in una chiave più moderna. Non vi lascio mica così! Eh no, ho già un secondo capitolo messo in forno ;) 

Se il mio intento di mettervi un po’ di curiosità è andato in porto, beh allora ci vediamo presto! 

Un abbraccio, la vostra WitchHarmony_02!

 

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Capitolo 2
*** Aspettami ***


   Capitolo 2

    ~Aspettami~

 

-Pronto, Sam?-

-Ehi, Jon, ma che ore sono?-

- Le cinque, disturbo?-

- Del mattino?-

- Non riesco a dormire Sam-

- Che succede?-

- Niente, cioè...nulla solo mi sento molto confuso, ti va di andare in quel nostro solito bar domani mattina?-

- Intendi tra qualche ora, Jon?-

-Beh, sì, scusami Sam, mi farò perdonare con un'abbondante colazione-

- Si...ehi, qualsiasi cosa è, la risolveremo-

-Grazie, Sam, a più tardi-

 

Chiusa la telefonata, Jon si buttò nuovamente sul letto, sprofondando un po' troppo la testa sul cuscino. Poteva risolversi tutto molto facilmente, dopotutto lavorava al centro indagini, certo, lui faceva parte della squadra d'azione, ma poteva chiedere a Gilly di fare qualche ricerca per lui, è sempre gentile, quasi timorosa e sicuramente non avrebbe fatto domande. 

Si illumina lo schermo del suo cellulare, allunga la mano e un messaggio compare sullo schermo "Ehi, sono di ronda, pensavo di trovarti qui...ci vediamo più tardi?".

Ygritte. 

Bene, si era dimenticato di chiedere un permesso al capo Mormont quel pomeriggio, ottimo, davvero ottimo, pensò. 

Perché si sentiva così nervoso? Forse rivedere tutti i parenti l'aveva scombussolato? Certo. 

Assolutamente si, succedeva sempre. Senza dubbio era questo.

Suo zio Ned gli richiedeva così tante responsabilità nemmeno fosse suo padre, la zia Catelyn trovava ogni occasione per lodare il suo Robb e sua madre non faceva che accudirlo sempre come se avesse ancora cinque anni.

Era stressante. Per non parlare del fatto, che quando a cena domandò a suo padre se avesse dei parenti ,oltre ai suoi genitori, di cui non gli abbia mai parlato, il suo sempre ammirato padre ,Raeghar Targaryen, si limitò a guardare sua madre e dire "Sono cose che non ti riguardano, Jon". 

Fu lì che scoppiò, lì davanti a tutti. Si alzò di scatto, si scusò senza guardare nessuno in particolare e se ne andò sbattendo il portone. Sulla strada del ritorno verso il suo appartamento, fu tentato di tornare da lei, sentiva che voleva rivederla, ascoltare la sua voce, guardare i suoi occhi. Ma semplicemente decise di ignorare tutto e stare da solo.

 

-Allora, Jon, si può sapere che succede?-

Rimase in silenzio pensando a cosa dire cercando di non sembrare troppo stupido. Dopo diverse incitazioni di Sam si decise a parlare.

- Sam, devo conoscere una ragazza-

Il suo migliore amico strabuzzò gli occhi e scosse la testa.

- E mi hai chiamato alle cinque del mattino solo per questo?? Jon, si-sicuro di stare bene...sei strano. Vo-voglio dire, da quando per te è diventato un problema trovare una ragazza? Quante volte dovrò ricordarti dei tuoi trascors-

Jon lo interruppe.

-Sisi, Sam, ho capito, ma è diverso stavolta, lei è...penso potrebbe essere importante per tante cose- 

- Importante? Da quando vi conoscete, non me ne hai mai parlato...-

- Non è questo il punto...l'ho conosciuta ieri e non le ho chiesto nemmeno il suo nome-

-Amore a prima vista?-

Sam ride, ma Jon rimane serio, quasi sconvolto da quanto tutto sembrasse assurdo.

-No...devo solo conoscerla meglio, ma non so cosa fare. Lavora nel negozio di fiori qui accanto. Ci sei mai andato?-

- Oh, certo! Non dirmi, hai conosciuto Daenerys! È bellissima, vero?!-

- Si chiama così, "Daenerys"? La ragazza con i capelli biondo argento?-

- Si! Proprio lei, Jon, voltati sta entrando-

 

I loro sguardi non si incrociarono, lei camminò diretta versa il bancone. Era così decisa, con quel viso puntato e quegli occhi orgogliosi e dal colore indefinito. In jeans e sneakers era proprio bellissima.

Senza nemmeno accorgersene, Jon si alzò e si diresse verso di lei.

 

- Due caffè lunghi da portare via, grazie Mike-

- Ciao-

- Oh, ciao! Com'è andata con la tua mamma?-

- Apprezzatissime, "le rose blu più blu che abbia mai visto" parole sue! Davvero, erano meravigliose...tutto-

-Bene, ne sono molto felice-

Gli rivolse un sorriso pieno, Jon sentì quasi gli occhi bruciare dalla bellezza di quelle labbra piene che si schiudevano per sorridergli. Le porse la mano.

-Io sono Jon-

 

Alla quale rispose con un'altrettanto sicura stretta di mano.

 

-Daenerys-

-Sei di qui? Perché, ecco, hai dei colori particolari- disse Jon sentendo crescere un po' di imbarazzo.

Daenerys rise.

-Sono un po' insoliti in effetti, la mia famiglia ha origini nel continente orientale, la vecchia Russia, ma io sono nata qui.-

- Wow la Russia, mi piacerebbe visitarla un giorno-

- Anche a me, moltissimo, è un sogno che ho da sempre-

- Signorina Daenerys, ecco i suoi caffè, sono cinque sterline-

-Eccoti Mike-

 

Si voltò verso Jon.

 

- Dunque, Jon, è stato un piacere rivederti, ti auguro una buona giornata-

- Anche per me- 

 

E rimase lì pietrificato come un teenager imbranato alla prima cotta. Finché si illuminò.

 

-Daenerys, aspetta, posso, ecco potrei rivederti? Mi piacerebbe parlare un po', se per te va bene-

- Si, certo-

Un altro dei suoi sorrisi. E continuò:

- Devo chiederti però di passare stasera dal negozio per sapere come sono organizzata, se puoi, naturalmente-

-Assolutamente sì, certo, ad orario di chiusura?-

-Si, alle 19:30 sarebbe perfetto-

- Ottimo, allora a stasera, Daenerys-

- Arrivederci Jon-

 

Continuarono a salutarsi finché lei non uscì dalla porta del bar. Adesso doveva solo aspettare che si facessero le sette e mezzo.

 

 

 

Angolo dell’autore:

Ben ritrovati! Eccomi ritornata con questo brevino secondo capitolo, ma si sa, il meglio deve ancora venire, per questo vi chiedo di essere pazienti...il prossimo sarà più “pieno” e chissà se non sia dal punto di vista di qualche altro personaggio! Come sempre grazie per essere arrivati fin qui, fatemi sapere che ne pensate :*

Bacii, la vostra WitchHarmony!

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Capitolo 3
*** Ti va una pizza? ***


Capitolo 3
~Ti va una pizza?~

                                                                  

 

Arrivò al negozio quasi correndo, talmente di fretta da non accorgersi nemmeno quanto quei caffè fossero bollenti. Era terrorizzata e allo stesso tempo elettrizzata da quello che si era appena concessa. Dopotutto, non avrebbe corso nessun pericolo, stasera sarebbe rimasta sola al negozio. 

Nessuno avrebbe scoperto niente. 

 

- Dany, finalmente! Perché ci hai messo così tanto?-

-Scusa, Viserys, c’era confusione da Mike-

- Per due caffè?-

- Si, e quindi?-

- Beh...sei strana, sei tutta rossa in faccia-

- Sono arrivata qui di corsa, proprio per non sentire le tue lamentele, genio! -

- Calma i toni o dirò a papà che ho fatto il turno di venerdì mattina da solo, perché la mia dolce sorella doveva ancora smaltire la sbronza della sera prima...-

- Fa come vuoi, minacciami pure Vis, ho anch’io i miei assi nella manica-

- Di che parlate?-

- NIENTE- risposero all’unisono.

 

Il padre di Daenerys e Viserys era più un datore di lavoro che un padre vero e proprio. Era sempre duro e freddo, rivolgeva loro poche parole dolci e un affetto rigido sin da quando erano ancora bambini. Daenerys non aveva mai visto suo padre sorridere, nemmeno il giorno della laurea di Viserys. Si chiedeva continuamente se fosse un po’ all’altezza di quel papà austero, ma non riusciva mai a darsi una risposta positiva. Sembrava non ne combinassero una giusta, non gli andava mai bene nulla, non ammetteva sbagli di nessun genere.

 

- Daenerys hai ordinato quei tulipani che avevo richiesto?-

- Si, papà, dovrebbero arrivare tra oggi e domani-

- “Dovrebbero”? Che significa?-

- Mi hanno detto che avrebbero avuto consegne in zona in questi giorni e che mi avrebbero avvertita prima di passare di qui-

- Capisco...dunque non osate lasciare il negozio scoperto per nessuna ragione. Viserys andiamo di là e aggiornami sul registro dei conti-

-Si, padre-

 

Ottimo” pensò Dany, “iniziamo questa giornata con poca pressione, come sempre dopotutto”. Dà un’occhiata al cellulare e trova due messaggi da parte di Missandei:

 

Hey ci sei? Mi fai compagnia stasera?

 

Missy! Purtroppo mio padre ha dato nuovi ordini e sono già in debito con Vis per coprirmi le spalle...è successo qualcosa?

 

Nell’attesa che l’amica le rispondesse ticchettava nervosamente le unghie sul bancone. Si mordeva il labbro dall’ansia, sapeva che subito dopo aver controllato il lavoro di Vis sarebbe passato da lei.

 

-Daenerys, io torno nel mio ufficio in città, ho lasciato precise indicazioni a tuo fratello. Ascolta quello che ti dirà, ci vediamo a casa-

-D’accordo. Arrivederci, papà-

 

Quando Aerys lasciò il negozio i due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo. Il padre aveva detto a Viserys che Dany aveva sbagliato a fare i calcoli per certe composizioni ed alcuni fornitori dovevano ancora essere pagati e lei aveva dimenticato a segnarlo. Ovviamente, come ogni volta che il padre veniva a controllare la gestione dei figli, trovava puntualmente qualcosa che non gli andava a genio anche quando erano piccolezze. 

 

- D’accordo rivedrò quei conti...ma ti giuro, Vis, sono stata attenta al listino e non ho fatto sconti! Per quei fornitori, l’appunto l’avevo già preso, solo che tengo i promemoria sul cellulare! Ooooh io non so se posso continuare a stare qui dentro!-

 

- Ehi ehi ehi...che cosa stai cercando di dirmi? Mi vuoi lasciare qui da solo? Mi vuoi abbandonare?-

 

-Non fare il melodrammatico, per adesso starò qui...finché non avrò capito la mia strada-

 

- La tua strada? E come glielo diresti ai nostri genitori?-

 

- Non lo so-

 

Disse semplice questo: non lo so. Ed era vero, non sapeva cosa avesse voluto fare in un futuro prossimo, ma di una cosa era era certa: non avrebbe sopportato di passare tutta la vita lì dentro. Certo, i fiori sono meravigliosi, li amava, ma per Daenerys era chiaro che non fosse fatta per mandare avanti né un negozio né un’attività, semplicemente lei era troppo creativa per queste cose. Da piccola sognava di lavorare il vetro, riscaldarlo e modellarlo così da farne degli oggetti preziosi. Oppure le sarebbe piaciuto studiare e diventare una arredatrice d’interni. 

E mentre rifletteva su tutto ciò, si promise che che stasera, nella comodità del sul lettone, si sarebbe dedicata a scribacchiare una lista delle cose che le sarebbe piaciuto fare. Rimaneva solo un problema poi: affrontare i suoi, ma per adesso non c’era di che spaventarsi, doveva restare calma. E poi stasera, forse, sarebbe venuto quel ragazzo, Jon. 

Si chiese se avesse accettato troppo presto.Il vibrare del telefono catturò la sua attenzione, era Missy.

 

Nulla di che, forse ho qualche problema con Grey.

 

Ti mando un messaggio quando sono libera e ne parliamo un po’ al cellulare. Ti voglio bene.

 

- Posa quel cellulare-

- Sei una grande scocciatura, Vis-

- Senti io oggi stacco mezz’ora prima, per te va bene?-

 

“Non poteva andare meglio”, esultò dentro di sè.

 

-Sì, ci penserò io a chiudere il negozio, sta tranquillo.-

 

Come da solito, il negozio cominciava ad accendersi solo verso metà mattinata tra signore che desideravano acquistare fiori per portarli ai loro cari in cimitero, uomini che li regalavano alle loro mogli o amanti o chi per loro. I fornitori che entravano e uscivano per riempire i frigoriferi. Ed era tutta una corsa tra il dare aiuto e consigli vari, fare composizioni sul momento, laccare le piante e infiocchettarle, far pagare, prendere ordinazioni per servizi, matrimoni, feste di compleanno...ma tutto scorre tranquillamente, più si è indaffarati, più il tempo passa senza nemmeno accorgersene. Alzò gli occhi verso l’orologio solo un quarto d’ora prima che se ne andasse Viserys. Stava completando di sistemare un bouquet con girasoli e rose rosse richiesto da un giovane uomo, aveva gli occhi di un blu spettacolare ed i capelli tendenti al ramato e ricciolini. Alzò gli occhi nuovamente, ma stavolta per guardarlo e lui le sorrise. 

 

- Grazie per avermi aiutato a scegliere questi girasoli, sono proprio adatti a lei-

- Beh, fidati, a tutte le ragazze del sud piacciono perché ricordano il sole e il suo calore, poi le rose, beh quelle sono un classico e stanno bene con tutto-

 

Un altro sorriso.

 

- Io sono Robb, Robb Stark e tu?-

- Daenerys Targaryen, consulente dei fiori-

 

Risero. “Che ragazza fortunata!”, pensò, “se ricevessi io questi fiori da uno così, avrei il cuore come burro sciolto”.

 

Fu l’ultimo cliente della giornata. Viserys se ne era già andato e con le sue solite raccomandazioni l’aveva lasciata lì a pulire il bancone degli ultimi ritagli e sistemare i sacchi di spazzatura già accumulati. 

I suoi occhi tornarono a balzare sull’orologio. Segnava le 19:15. Le tremavano le mani. “Stupida”, si disse, “Non farti illusioni per un ragazzo, tu sei meglio di così, tu sei Daenerys nata dalla tempesta!”.

Ma proprio in quel momento sentì il rumore di una motocicletta fermarsi dall’altra parte della strada e sapeva già a chi appartenesse. 

Si diede un contegno, ma allo stesso tempo si finse indaffarata, non voleva farsi trovare come se lo stesse semplicemente aspettando. 

Un leggero bussare, poi si sentì girare la maniglia ed entrò accompagnato dallo scampanellio che segue ogni volta che viene aperta la porta. Indossava ancora il giubbotto di pelle da moto, che staccava dai jeans grigi e gli anfibi neri lucidi. I suoi scuri capelli ricci erano una massa incontrollata dopo averli liberati dal casco che portava in mano. Era impossibile staccargli gli occhi di dosso. Con quel passo così elegante e quello sguardo che tradiva un po’ di insicurezza che lo rendeva ancora più attraente. 

 

- Ciao- 

- Jon, buonasera-

- Perdonami, sono un po’ in ritardo, ma ho dovuto presentare dei verbali per un caso per forza entro stasera e quindi..-

- Non dirlo nemmeno, ti capisco nemmeno io ho finito qui- disse sorridendogli dolcemente. 

Sentiva pruderle le punte delle dita, voleva disperatamente accarezzargli quei capelli così ribelli e sistemargli qualche ciocca dietro l’orecchio...ma non poteva, si conoscevano appena! Si concentrò su altro, altrimenti non sapeva quanto avrebbe potuto resistere.

 

- Oh, allora magari vado via, non vorrei disturbarti-

- Devo solo spostare i sacchi nei cassonetti, chiudere la cassa e spegnere luci e cose varie per chiudere il negozio...aspetta, ma tu volevi uscire stasera?-

- Che idiota...scusami, hai ragione mi avevi detto che dovevi vedere un po’ come eri organizzata...-

- Eh, a proposito di questo, purtroppo mio padre non ha ancora stabilito i turni di questa settimana e quindi non posso ancora darti una risposta-

- Capisco-

 

La guardò dritto negli occhi con una luce diversa, non di delusione, tutt’altro...ma Daenerys non sapeva come interpretarla, solo che la convinceva sempre più a passare del tempo con questo ragazzo sconosciuto.

 

- Beh, ecco ne avrò per un’altra oretta qui e poi mi aspettano a casa. Se non hai niente da fare potresti restare a farmi compagnia qui-

- Si, resterò qui, se per te va bene,dopotutto non so come potresti tirar su quei sacchi enormi -

- Scusami?- disse stizzita.

 

La risata di Jon le riempiva dolcemente le orecchie e ne era totalmente assorbita. 

 

- Beh, dico solo che sei piccolina, a meno che non nascondi anni di work out pesantissimo e potresti sollevare anche me- 

 

Stavolta fu lei a concedergli un ampio sorriso.

 

- Si da il caso, caro Jon, che io abbia una forza innata e i sacchi della spazzatura riesca a sollevarli- 

- Bene, allora ti aiuterò in qualcos’altro. Dimmi cosa posso fare, capo-

- Potresti... sì, potresti spostare tutti quei fiori a sinistra davanti a quella vetrata? Mi raccomando stai attento con i vasi-

- Sta’ tranquilla!-

 

Daenerys lo lasciò lavorare mentre lei portava fuori i quattro Sacchi uno alla volta. Entrava e usciva dal retro e lo osservava chinarsi per afferrare un vaso e portarlo dove da lei richiesto. 

Quando lei ebbe finito, lui trasportava gli ultimi vasi.

 

- Va bene così?-

- Si, sei stato molto bravo-

- Cosa possiamo fare adesso?-

- Beh devo finire di sistemare gli ultimi fiori che mi sono arrivati oggi nella cella frigorifera e poi...ah sì devo chiudere la cassa-

- Hai fame?-

- Oddio! Hai sentito il mio stomaco fare rumori strani?- la faccia di Daenerys un pomodoro di vergogna.

 

- No,no! Mi chiedevo se ti andasse di prendere una pizza e mangiarla qui?-

- Mm, si potrebbe fare... sì, prendiamola!-

- Faccio io?- chiese Jon con quel mezzo sorriso mozzafiato.

- Fai tu- concordò lei sostenendo fiera il suo sguardo.

 

Le pizze arrivarono un quarto d’ora dopo, fumanti e talmente invitanti da far venir l’acquolina in bocca solo sentendone il profumo. 

Si buttarono senza troppi preamboli e Jon rimase a fissarla mentre faceva sparire il primo pezzo di pizza.

 

- Da quanto tempo non mangiavi una pizza? O dovrei chiedere, da quanto tempo non mangi?- 

 

Aveva sempre quel sorriso così dolce sul volto.

 

- Da stamattina penso, ho preso il caffè e mezzo sandwich a pranzo, quindi...-

- Daenerys come fai a stare ancora in piedi?-

 

Lei rise, ma sapeva che Jon aveva ragione.

 

- Purtroppo mio padre richiede molto e non si sa come riusciamo sempre a deluderlo. Quindi, io e mio fratello Viserys cerchiamo di dare sempre il massimo anche se significa sacrificarci e tra l’altro inutilmente, a dire la verità-

- Perché non ne parlate con lui?-

- È una persona intrattabile, e perdonami, lo so che sembrerò una figlia ingrata, ma è davvero pesante avere la pressione che ci addossa ogni giorno-

- Mi dispiace molto per questo, Daenerys...però sei molto brava in quello che fai-

- Ti ringrazio, anche se non ne sono entusiasta. Puoi chiamarmi Dany, se vuoi...-

 

Si guardarono negli occhi e le sembrò come se lui stesse cercando, con tutta quella intensità, di scovarle infondo e toglierle tutte le cose negative. Daenerys si sentiva abbracciata da qualcosa di strano e poco familiare, un’attenzione che non le veniva mai rivolta. All’improvviso si risvegliò da tale torpore.

 

- E tu cosa fai per vivere, Jon?-

- Faccio parte del corpo di polizia, più che altro della squadra d’azione, perciò ogni volta che c’è da scendere in campo, beh, ci sono io-

- Ami il pericolo perciò...e così si spiegano queste cicatrici che hai in viso - scherzò lei.

- Oh, ma non tutte sono per il lavoro, guarda, questa qui sul sopracciglio me la sono fatta cadendo dal letto a castello di mio cugino mille estati fa, ci vollero 4 punti!-

- Dormivi proprio come un sasso per essere caduto così a corpo morto!-

 

Risero insieme e si creò di nuovo quel momento di strana elettricità...si avvicinò ancora di più al suo volto, il più possibile permesso dal bancone che li separava, e allungò una mano verso la cicatrice. Senza staccargli gli occhi dai suoi, la sfiorò delicatamente, dall’inizio del sopracciglio fino alla fine. Poi la sua mano si bloccò e rimase pietrificata. Si era lasciata andare troppo?

Fu lui adesso a prenderle la mano e portarla alle labbra.

 

- Sei bellissima.-

 

Solo queste parole e il suo cuore perse un colpo. Con che voce graffiante e calda lo aveva detto. Con quel suo accento diverso. Con quel suo sguardo profondo e liquido. Lei rimase così, con la mano nella sua e gli occhi nei suoi.

 

Il vibrare di un cellulare fermò il momento. 

Era quello di Dany. 

 

- Pronto?-

- Dany, cara, dove sei rimasta?-

- Mamma, scusami, mi sono trattenuta in negozio, il tempo della strada e arrivo-

- Fa presto, la cena è quasi pronta-

- Si, a dopo-

 

Chiuse la telefonata e si voltò verso Jon. 

 

- Perdonami, ma devo proprio andare via adesso-

-Certo, come torni a casa?-

- Di solito vado con mio fratello, penso che stasera prenderò il tram-

- Non dirlo nemmeno, ti do uno strappo io-

- Hai un altro casco?-

- Non te l’avrei nemmeno proposto altrimenti- disse con un sorriso sornione a cui Dany fece una smorfia buffa.

 

Chiusa la cassa e spente le luci, si avviò a chiudere il negozio. Mazzi di chiavi in mano, borsa e casco, si diresse verso la moto ruggente di Jon.

 

- Dove la porto, signorina?- 

- Sto nella seconda traversa di Avenue Street - 

- Tieniti-

 

Partirono e Daenerys si beava del suo calore, aveva le mani poggiate ai suoi fianchi e piano piano finì per ritrovarsi totalmente abbracciata alla sua ampia schiena. Arrivati nella zona Jon rallentò.

 

- Non mi hai detto il numero civico- 

- Oh, non ce ne sarà bisogno, va bene se mi lasci qui-

- Non vuoi che mi vedano?-

- Per stasera no, Jon, scusami-

 

Lei si tolse il casco, fece scivolare via i capelli e glielo ridiede. 

 

- Grazie Jon, è stata davvero una bella serata-

- Peccato siano state solo tre ore...vorrei avere più tempo-

- Sei incontentabile!-

 

Lo fece ridere e questo le riempiva il cuore.

 

- Dany, posso lasciarti il mio numero?-

- Certo-

- Eccolo qui, così quando vorrai una pizza io ci sarò-

- D’accordo...grazie ancora!- 

 

Ancora uno sguardo e Dany si decise ad allontanarsi. Casa sua era ancora a 200 metri di distanza, ma Jon l’aspettava, la guardò finché non la vide mettere piede dentro.

 

Dopo cena si coccolò con una lunga doccia 

a getto bollente, così da rilassare tutti i muscoli. Si spalmò i suoi oli e le sue creme per poi mettersi finalmente a letto. 

Che giornata!”, pensò col cuore veloce come un treno. Con la mano, allora cercò il telefono e lo scrisse: 

 

Buonanotte, Jon.

 

A cui seguì quasi immediatamente il suo 

 

Dolce notte, Dany.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore: 

Salve a tutti! Sono tornata con il terzo capitolo,ehy ma a voi va una pizza con Jon? Ragazzi siamo solo all’inizio, non so quanti capitoli avrà questa storia, ma ho sempre nuove idee ed è tutto un crescendo, spero possiate farmi compagnia in questo viaggio! Purtroppo ci ho messo più del previsto per pubblicarlo, ma è un po’ più lunghetto, quindi spero di farmi perdonare così!

Tanti abbracci, la vostra WitchHarmony <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~

 

Arrivò al negozio quasi correndo, talmente di fretta da non accorgersi nemmeno quanto quei caffè fossero bollenti. Era terrorizzata e allo stesso tempo elettrizzata da quello che si era appena concessa. Dopotutto, non avrebbe corso nessun pericolo, stasera sarebbe rimasta sola al negozio. 

Nessuno avrebbe scoperto niente. 

 

- Dany, finalmente! Perché ci hai messo così tanto?-

-Scusa, Viserys, c’era confusione da Mike-

- Per due caffè?-

- Si, e quindi?-

- Beh...sei strana, sei tutta rossa in faccia-

- Sono arrivata qui di corsa, proprio per non sentire le tue lamentele, genio! -

- Calma i toni o dirò a papà che ho fatto il turno di venerdì mattina da solo, perché la mia dolce sorella doveva ancora smaltire la sbronza della sera prima...-

- Fa come vuoi, minacciami pure Vis, ho anch’io i miei assi nella manica-

- Di che parlate?-

- NIENTE- risposero all’unisono.

 

Il padre di Daenerys e Viserys era più un datore di lavoro che un padre vero e proprio. Era sempre duro e freddo, rivolgeva loro poche parole dolci e un affetto rigido sin da quando erano ancora bambini. Daenerys non aveva mai visto suo padre sorridere, nemmeno il giorno della laurea di Viserys. Si chiedeva continuamente se fosse un po’ all’altezza di quel papà austero, ma non riusciva mai a darsi una risposta positiva. Sembrava non ne combinassero una giusta, non gli andava mai bene nulla, non ammetteva sbagli di nessun genere.

 

- Daenerys hai ordinato quei tulipani che avevo richiesto?-

- Si, papà, dovrebbero arrivare tra oggi e domani-

- “Dovrebbero”? Che significa?-

- Mi hanno detto che avrebbero avuto consegne in zona in questi giorni e che mi avrebbero avvertita prima di passare di qui-

- Capisco...dunque non osate lasciare il negozio scoperto per nessuna ragione. Viserys andiamo di là e aggiornami sul registro dei conti-

-Si, padre-

 

“Ottimo” pensò Dany, “iniziamo questa giornata con poca pressione, come sempre dopotutto”. Dà un’occhiata al cellulare e trova due messaggi da parte di Missandei:

 

Hey ci sei? Mi fai compagnia stasera?

 

Missy! Purtroppo mio padre ha dato nuovi ordini e sono già in debito con Vis per coprirmi le spalle...è successo qualcosa?

 

Nell’attesa che l’amica le rispondesse ticchettava nervosamente le unghie sul bancone. Si mordeva il labbro dall’ansia, sapeva che subito dopo aver controllato il lavoro di Vis sarebbe passato da lei.

 

-Daenerys, io torno nel mio ufficio in città, ho lasciato precise indicazioni a tuo fratello. Ascolta quello che ti dirà, ci vediamo a casa-

-D’accordo. Arrivederci, papà-

 

Quando Aerys lasciò il negozio i due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo. Il padre aveva detto a Viserys che Dany aveva sbagliato a fare i calcoli per certe composizioni ed alcuni fornitori dovevano ancora essere pagati e lei aveva dimenticato a segnarlo. Ovviamente, come ogni volta che il padre veniva a controllare la gestione dei figli, trovava puntualmente qualcosa che non gli andava a genio anche quando erano piccolezze. 

 

- D’accordo rivedrò quei conti...ma ti giuro, Vis, sono stata attenta al listino e non ho fatto sconti! Per quei fornitori, l’appunto l’avevo già preso, solo che tengo i promemoria sul cellulare! Ooooh io non so se posso continuare a stare qui dentro!-

 

- Ehi ehi ehi...che cosa stai cercando di dirmi? Mi vuoi lasciare qui da solo? Mi vuoi abbandonare?-

 

-Non fare il melodrammatico, per adesso starò qui...finché non avrò capito la mia strada-

 

- La tua strada? E come glielo diresti ai nostri genitori?-

 

- Non lo so.-

 

Disse semplice questo: non lo so. Ed era vero, non sapeva cosa avesse voluto fare in un futuro prossimo, ma di una cosa era era certa: non avrebbe sopportato di passare tutta la vita lì dentro. Certo, i fiori sono meravigliosi, li amava, ma per Daenerys era chiaro che non fosse fatta per mandare avanti né un negozio né un’attività, semplicemente lei era troppo creativa per queste cose. Da piccola sognava di lavorare il vetro, riscaldarlo e modellarlo così da farne degli oggetti preziosi. Oppure le sarebbe piaciuto studiare e diventare una arredatrice d’interni. 

E mentre rifletteva su tutto ciò, si promise che che stasera, nella comodità del sul lettone, si sarebbe dedicata a scribacchiare una lista delle cose che le sarebbe piaciuto fare. Rimaneva solo un problema poi: affrontare i suoi, ma per adesso non c’era di che spaventarsi, doveva restare calma. E poi stasera, forse, sarebbe venuto quel ragazzo, Jon. 

Si chiese se avesse accettato troppo presto.Il vibrare del telefono catturò la sua attenzione, era Missy.

 

Nulla di che, forse ho qualche problema con Grey.

 

Ti mando un messaggio quando sono libera e ne parliamo un po’ al cellulare. Ti voglio bene.

 

- Posa quel cellulare-

- Sei una grande scocciatura, Vis-

- Senti io oggi stacco mezz’ora prima, per te va bene?-

 

“Non poteva andare meglio”, esultò dentro di sè.

 

-Sì, ci penserò io a chiudere il negozio, sta tranquillo.-

 

Come da solito, il negozio cominciava ad accendersi solo verso metà mattinata tra signore che desideravano acquistare fiori per portarli ai loro cari in cimitero, uomini che li regalavano alle loro mogli o amanti o chi per loro. I fornitori che entravano e uscivano per riempire i frigoriferi. Ed era tutta una corsa tra il dare aiuto e consigli vari, fare composizioni sul momento, laccare le piante e infiocchettarle, far pagare, prendere ordinazioni per servizi, matrimoni, feste di compleanno...ma tutto scorre tranquillamente, più si è indaffarati, più il tempo passa senza nemmeno accorgersene. Alzò gli occhi verso l’orologio solo un quarto d’ora prima che se ne andasse Viserys. Stava completando di sistemare un bouquet con girasoli e rose rosse richiesto da un giovane uomo, aveva gli occhi di un blu spettacolare ed i capelli tendenti al ramato e ricciolini. Alzò gli occhi nuovamente, ma stavolta per guardarlo e lui le sorrise. 

 

- Grazie per avermi aiutato a scegliere questi girasoli, sono proprio adatti a lei-

- Beh, fidati, a tutte le ragazze del sud piacciono perché ricordano il sole e il suo calore, poi le rose, beh quelle sono un classico e stanno bene con tutto-

 

Un altro sorriso.

 

- Io sono Robb, Robb Stark e tu?-

- Daenerys Targaryen, consulente dei fiori-

 

Risero. “Che ragazza fortunata!”, pensò, “se ricevessi io questi fiori da uno così, avrei il cuore come burro sciolto”.

 

Fu l’ultimo cliente della giornata. Viserys se ne era già andato e con le sue solite raccomandazioni l’aveva lasciata lì a pulire il bancone degli ultimi ritagli e sistemare i sacchi di spazzatura già accumulati. 

I suoi occhi tornarono a balzare sull’orologio. Segnava le 19:15. Le tremavano le mani. “Stupida”, si disse, “Non farti illusioni per un ragazzo, tu sei meglio di così, tu sei Daenerys nata dalla tempesta!”.

Ma proprio in quel momento senti il rumore di una motocicletta fermarsi dall’altra parte della strada e lei sapeva a chi appartenesse. 

Si diede un contegno, ma allo stesso tempo si finse indaffarata, non voleva farsi trovare come se lo stesse semplicemente aspettando. 

Un leggero bussare, poi si sentì girare la maniglia ed entrò accompagnato dallo scampanellio che segue ogni volta che viene aperta la porta. Indossava ancora il giubbotto di pelle da moto, che staccava dai jeans grigi e gli anfibi neri lucidi. I suoi scuri capelli ricci erano una massa incontrollata dopo averli liberati dal casco che portava in mano. Era impossibile staccargli gli occhi di dosso. Con quel passo così elegante e quello sguardo che tradiva un po’ di insicurezza che lo rendeva ancora più attraente. 

 

- Ciao- 

- Jon, buonasera-

- Perdonami, sono un po’ in ritardo, ma ho dovuto presentare dei verbali per un caso per forza entro stasera e quindi..-

- Non dirlo nemmeno, ti capisco nemmeno io ho finito qui- disse sorridendogli dolcemente. 

Sentiva pruderle le punte delle dita, voleva disperatamente accarezzargli quei capelli così ribelli e sistemargli qualche ciocca dietro l’orecchio...ma non poteva, si conoscevano appena! Si concentrò su altro, altrimenti non sapeva quanto avrebbe potuto resistere.

 

- Oh, allora magari vado via, non vorrei disturbarti-

- Devo solo spostare i sacchi nei cassonetti, chiudere la cassa e spegnere luci e cose varie per chiudere il negozio...aspetta, ma tu volevi uscire stasera?-

- Che idiota...scusami, hai ragione mi avevi detto che dovevi vedere un po’ come eri organizzata...-

- Eh, a proposito di questo, purtroppo mio padre non ha ancora stabilito i turni di questa settimana e quindi non posso ancora darti una risposta-

- Capisco-

 

La guardò dritto negli occhi con una luce diversa, non di delusione, tutt’altro...ma Daenerys non sapeva come interpretarla, solo che convinceva sempre più a passare del tempo con questo ragazzo sconosciuto.

 

- Beh, ecco ne avrò per un’altra oretta qui e poi mi aspettano a casa. Se non hai niente da fare potresti restare a farmi compagnia qui-

- Si, resterò qui, se per te va bene,dopotutto non so come potresti tirar su quei sacchi enormi -

- Scusami?- disse stizzita.

 

La risata di Jon le riempiva dolcemente le orecchie e ne era totalmente assorbita. 

 

- Beh, dico solo che sei piccolina, a meno che non nascondi anni di work out pesantissimo e potresti sollevare anche me- 

 

Stavolta fu lei a concedergli un ampio sorriso.

 

- Si da il caso, caro Jon, che io abbia una forza innata e i sacchi della spazzatura riesca a sollevarli- 

- Bene, allora ti aiuterò in qualcos’altro. Dimmi cosa posso fare, capo-

- Potresti... sì, potresti spostare tutti quei fiori a sinistra davanti a quella vetrata? Mi raccomando stai attento con i vasi-

- Sta’ tranquilla!-

 

Daenerys lo lasciò lavorare mentre lei portava fuori i quattro Sacchi uno alla volta. Entrava e usciva dal retro e lo osservava chinarsi per afferrare un vaso e portarlo dove da lei richiesto. 

Quando lei ebbe finito, lui trasportava gli ultimi vasi.

 

- Va bene così?-

- Si, sei stato molto bravo-

- Cosa possiamo fare adesso?-

- Beh devo finire di sistemare gli ultimi fiori che mi sono arrivati oggi nella cella frigorifera e poi...ah sì devo chiudere la cassa-

- Hai fame?-

- Oddio! Hai sentito il mio stomaco fare rumori strani?- , la faccia di Daenerys un pomodoro di vergogna.

 

- No,no! Mi chiedevo se ti andasse di prendere una pizza e mangiarla qui?-

- Mm, si potrebbe fare... sì, prendiamola!-

- Faccio io?- chiese Jon con quel mezzo sorriso mozzafiato.

- Fai tu- concordò lei sostenendo fiera il suo sguardo.

 

Le pizze arrivarono un quarto d’ora dopo, fumanti e talmente invitanti da far venir l’acquolina in bocca solo sentendone il profumo. 

Si buttarono senza troppi preamboli e Jon rimase a fissarla mentre faceva sparire il primo pezzo di pizza.

 

- Da quanto tempo non mangiavi una pizza? O dovrei chiedere, da quanto tempo non mangi?- 

 

Aveva sempre quel sorriso così dolce sul volto.

 

- Da stamattina penso, ho preso il caffè e mezzo sandwich a pranzo, quindi...-

- Daenerys come fai a stare ancora in piedi?-

 

Lei rise, ma sapeva che Jon aveva ragione.

 

- Purtroppo mio padre richiede molto e non si sa come riusciamo sempre a deluderlo. Quindi, io e mio fratello Viserys cerchiamo di dare sempre il massimo anche se significa sacrificarci e anche inutilmente a dire la verità-

- Perché non ne parlate con lui?-

- È una persona intrattabile, e perdonami, lo so che sembrerò una figlia ingrata, ma è davvero pesante avere la pressione che ci addossa ogni giorno-

- Mi dispiace molto per questo, Daenerys...però sei molto brava in quello che fai-

- Ti ringrazio, anche se non ne sono entusiasta. Puoi chiamarmi Dany, se vuoi...-

 

Si guardarono negli occhi e lei senti come se lui stesse cercando, con tutta quella intensità, di scovarle infondo e toglierle tutte le cose negative. Daenerys si sentiva abbracciata da qualcosa di strano e poco familiare, un’attenzione che non le veniva mai rivolta. All’improvviso si risvegliò da tale torpore.

 

- E tu cosa fai per vivere, Jon?-

- Faccio parte del corpo di polizia, più che altro della squadra d’azione, perciò ogni volta che c’è da scendere in campo, beh, ci sono io-

- Ami il pericolo perciò, e così si spiegano queste cicatrici che hai sul volto- scherzò lei.

- Oh, ma non tutte sono per il lavoro, guarda questa qui sul sopracciglio me la sono fatta cadendo dal letto a castello di mio cugino mille estati fa, ci vollero 4 punti!-

- Dormivi proprio come un sasso per essere caduto così a corpo morto!-

 

Risero insieme e di nuovo quel momento di strana elettricità...si avvicinò ancora di più al suo volto, il più possibile permesso dal bancone che li separava, e allungò una mano verso la cicatrice. Senza staccargli gli occhi dai suoi, la sfiorò delicatamente, dall’inizio del sopracciglio fino alla fine. Poi la sua mano si bloccò e rimase pietrificata. Si era lasciata andare troppo?

Fu lui adesso a prenderle la mano e portarla alle labbra.

 

- Sei bellissima.-

 

Solo queste parole e il suo cuore perde un colpo. Con che voce graffiante e calda lo aveva detto. Con quel suo accento diverso. Con quel suo sguardo profondo e liquido. Lei rimase così, con la mano nella sua e gli occhi nel suoi.

 

Il vibrare di un cellulare fermò il momento. 

Era il cellulare di Dany. 

 

- Pronto?-

- Dany, cara, dove sei rimasta?-

- Mamma, scusami, mi sono trattenuta in negozio, il tempo della strada e arrivo-

- Fa presto, la cena è quasi pronta-

- Si, a dopo-

 

Chiuse la telefonata e si voltò verso Jon. 

 

- Perdonami, ma devo proprio andare via adesso-

-Certo, come torni a casa?-

- Di solito vado con mio fratello, penso che stasera prenderò il tram-

- Non dirlo nemmeno, ti do uno strappo io-

- Hai un altro casco?-

- Non te l’avrei nemmeno proposto altrimenti- disse con un sorriso sornione a cui Dany fece una smorfia buffa.

 

Chiusa la cassa e spente le luci, si avviò a chiudere il negozio. Mazzi di chiavi in mano, borsa e casco, si diresse verso la moto ruggente di Jon.

 

- Dove la porto, signorina?- 

- Sto nella seconda traversa di Avenue Street - 

- Tieniti-

 

Partirono e Daenerys si beava del suo calore, aveva le mani poggiate ai suoi fianchi e piano piano finì per ritrovarsi totalmente abbracciata alla sua ampia schiena. Arrivati nella zona Jon rallentò.

 

- Non mi hai detto il numero civico- 

- Oh, non ce ne sarà bisogno, va bene se mi lasci qui-

- Non vuoi che mi vedano?-

- Per stasera no, Jon, scusami-

- Allora, buonanotte Daenerys-

 

Lei si tolse il casco, fece scivolare via i capelli e glielo ridiede. 

 

- Grazie Jon, è stata davvero una bella serata-

- Peccato siano state solo tre ore...vorrei avere più tempo-

- Sei incontentabile!-

 

Lo fece ridere e questo le riempiva il cuore.

 

- Dany, posso darti il mio numero?-

- Certo-

- Eccolo qui, così quando vorrai una pizza io ci sarò-

- D’accordo...grazie ancora!- 

 

Ancora uno sguardo e Dany si decise ad allontanarsi. Casa sua era ancora a 200 metri di distanza, ma Jon l’aspettava, la guardò finché non la vide mettere piede dentro.

 

Dopo cena si coccolò con una lunga doccia 

a getto bollente, così da rilassare tutti i muscoli. Si spalmò i suoi oli e le sue creme per poi mettersi finalmente a letto. 

“Che giornata!”, pensò col cuore veloce come un treno. Con la mano, allora cercò il telefono e lo scrisse: 

 

Buonanotte, Jon.

 

A cui seguì quasi immediatamente il suo 

 

Dolce notte, Dany.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Una lunga giornata ***


Capitolo 4
~ Una lunga giornata ~

 

 

-Jon, si può sapere che hai? È da ore che cerco di parlarti, stai sempre con queste cuffie!-

 

-Scusami, non avevo notato. Mi cerca Mormont?-

 

-No. Quando mi porterai fuori? Vogliamo andare al cinema?-

 

-Ygritte...posso vedere se Edd e Sam sono liberi e organizziamo qualcosa-

 

-Cosa? No, no no io non voglio fare un’uscita tra colleghi. Io voglio uscire con te. Io e te.-

 

-Ygritte...-

 

-Stronzo.-

 

E se ne andò, lo lasciò lì a fissarla come inebetito, prese la sua giacca, uscì le sigarette e puntò verso la saletta dei distributori. Forse sperava che Jon la seguisse, cosa che non fece.

Si rimise le cuffie, alzò il volume e cerco di concentrarsi su quei moduli e scartoffie da compilare per il capo. Sentiva di essere guardato,ma continuò a far finta di niente e inevitabilmente tornò a fissare lo schermo del suo cellulare per la milionesima volta.

 

“Mi fai sorridere.”

 

Questo messaggio lo aveva colto alla sprovvista ,riempito di una strana euforia, sorpresa e ansia tutto nello stesso momento. Erano ormai tre settimane che Jon e Dany si vedevano di nascosto, dieci minuti oggi, due minuti l’indomani, tre ore il giorno ancora dopo e via così. Ma si vedevano. Si avvicinavano. Si affezionavano. E ieri sera, per darle la buonanotte le aveva mandato un selfie: lui in canottiera azzurra, capelli sparsi sul cuscino e un’espressione da cucciolo triste con scritto “Vorrei averti qui”. Lei aveva risposto quella mattina successiva con tre semplici parole e da quel momento non riusciva più a pensare ad altro.

Si rese conto che più la vedeva, più la conosceva e più dimenticava il vero motivo per cui l’aveva avvicinata. Non era riuscito a scoprire nulla, lei continuava a tenerlo lontano da tutto ciò che era il suo mondo familiare, non parlava mai di fratelli o genitori, sapeva solo che lei voleva andarsene. Comprendeva questo suo senso di evasione, questa voglia di girare il mondo e non fermarsi per nessun motivo. Lui amava il suo lavoro, ma era l’unica certezza dietro tante insicurezze. Era già passato un mese dall’ultima volta che era stato a casa dei suoi e non aveva nessuna intenzione di tornarci, si sentiva tradito. Rispondeva brevemente alle chiamate di sua madre per assicurarle che fosse vivo e che mangiava normalmente. Quel giorno aveva promesso un pranzo a Robb, magari con suo cugino avrebbe potuto lasciarsi andare un po’. Alzò gli occhi e trovò Ygritte a fissarlo. Tenne lo sguardo, quasi come una sfida,gli occhi di lei,così azzurri, che lottavano tenacemente. Era sempre stato affascinato dal coraggio spudorato di questa ragazza, i suoi capelli rossi che gridavano tutta la sua fierezza. Intelligente e pronta a tutto, forse un po’ troppo avventata. Poco aggraziata e quasi rude. In pattuglia la chiamano “La Bruta” proprio per questo suo essere quasi irregolare in ogni campo, ma allo stesso tempo eccezionalmente brava. Lui invece era “Snow” dovuto al suo essere silenzioso e freddo come la neve. Triste, in effetti, ma si sa che a tutti la neve incanta e spaventa allo stesso tempo, quindi alla fine “Snow” gli piaceva e anche parecchio.

Stava sbagliando tutto con Ygritte, avrebbe dovuto mettere in chiaro subito, ma all’inizio non aveva nulla da perdere, ora forse...

 

-Snow, hai poi fatto ieri sera, all’orario che ti ho indicato, il giro di ronda ad Avangard Square?-

 

-Si, Signore.-

 

-Qualcosa di sospetto?-

 

-Una donna anziana, sulla sessantina, girava cercando qualcosa e aveva uno zaino sulle spalle-

 

-Tarly ha fatto le foto?-

 

-Sono in stampa, Signore.-

 

-Molto bene, andate a ritirarle e ci vediamo dopo pranzo nel mio ufficio per esaminarle meglio.-

 

-Sarà fatto, Signore.-

 

Jon guardò l’orologio: erano le 12:45, doveva avvertire Sam e incontrarsi con Robb. Ma prima...voleva sentire Dany.

 

Il telefono squilla e squilla, ha paura che possa esserci il padre in negozio e quindi non possa rispondergli. Decide di staccare, non ha nessuna intenzione di metterla nei guai. Magari riproverà dopo.

Il suo telefono vibra: un messaggio da Robb.

 

Sono nella nostra pizzeria preferita. Quanto sono fighe le cameriere con i roller e le divise rosa? 

Sbrigati Snow ho fame.

 

Il messaggio di suo cugino lo fa sorridere, raccoglie le sue cose nello zaino, lascia un appunto sulla scrivania di Sam e si avvia per raggiungere la pizzeria Hut.

Già da fuori il locale riesce a vedere Robb agitare la mano da dietro la grande finestra. 

 

-Ce l’hai fatta!-

 

-Già ordinato?-

 

-Si, mi sono permesso di aggiungere “doppio formaggio”-

 

-Ottimo! Non ti dimentichi mai-

 

-È una vita che prendi sempre la stessa pizza, Jon-

 

-Sono un tipo abitudinario-

 

-Non solo con la pizza!- Robb scoppiò a ridere. Jon alzò un sopracciglio con aria interrogativa.

-Che vorresti dire?-

 

-Beh, ricordo anche la tua fissa per i supereroi e i tuoi immancabili incontri col club dei fumetti-

 

-Avevo 16 anni. Ed ero imbranatissimo, lo sai-

 

-Coff. Vogliamo andare nella tua vecchia stanza?-

 

-Oookay, cambiamo discorso-

 

-Come vuoi, Batman! Invece, parliamo di cose interessanti, come va con la Bruta?

 

-Sai di Ygritte? Ah, vero te ne avevo parlato...comunque nulla, tempo fa siamo usciti qualche volta-

 

-Nulla? Che significa? Non stavate insieme?-

 

-Insieme? Noo, cioè c’è stato qualcosa, ma si è fermata lì...e tu, vecchio lupo?-

 

-Jon, penso di aver trovato la ragazza della mia vita-

 

Al sentire ciò, Jon non poté evitare di sputare quei sorsi di Coca-Cola che stava bevendo distrattamente.

 

-Cosa?-

-Hai sentito bene, metto fine alla caccia. Ho trovato la “Lei” giusta per me. L’ho conosciuta a Berlino, si chiama Margaery Tyrell ed è un fiore, non vedo l’ora di fartela conoscere!-

 

-Robb, per i Sette, sono davvero felice per te e spero di conoscerla presto. Non ti ho mai visto così emozionato.-

 

-Lo so, da quando sono con lei non smetto di sorridere. Vuoi sapere come l’ho ufficialmente conquistata?-

 

-Racconta-

 

-Lei è rimasta a Berlino, perciò le ho fatto spedire un mazzo di fiori, sai quelli con consegna express in 24h...erano meravigliosi e appena sono stati consegnati, Margaery mi ha chiamato e scoppiava di felicità.-

 

-Sai sempre fare la cosa giusta.-

 

-E a proposito, i fiori li ho presi in un negozio non molto lontano dal tuo distretto di polizia e tra l’altro, visto che sei a secco di ragazze, lì ci lavora una ragazza davvero moz-za-fia-to. È stata molto gentile. Io ti consiglio di farci un salto.-

 

-Ah, meglio di no.-

 

-Cosa? No, Jon, davvero, si chiama Daenerys ed è bellissima, mai vista una ragazza così, fortuna che sono preso da Margaery, altrimenti non sarei uscito da lì senza il suo numero, mi spiego?-

 

Robb gli rivolse un occhiolino e lui era già nero. Gli stava montando su una rabbia e una...cos’era? Era forse gelosia?

 

-Grazie per non rubarti tutte le ragazze carine, Robb.- disse Jon con amaro sarcasmo.

-Figurati, oh, le nostre pizze!-

 

Salutatosi con Robb, si diresse verso la sua moto per tornare nuovamente in distretto e affrontare  are di analisi con Mormont e Sam. Diede una veloce occhiata allo schermo del cellulare: nessun messaggio, nessuna chiamata persa. Sospirò e partì.

Arrivato in distretto fu assalito da Sam, ogni volta per lui era una prova di coraggio parlare col tenente Mormont. E ne avrebbero avuto per un bel po’.

Dopo quattro ore passate ad analizzare e pianificare la prossima pista a Jon bruciavano gli occhi da impazzire. Perciò si scusò e uscì per recuperare il collirio nel suo zaino. Ormai pochi colleghi erano ancora nelle loro scrivanie, alcuni avevano già terminato il turno, mentre altri erano di pattuglia e lui non vedeva l’ora di sentire il caldo getto d’acqua della sua doccia sulla sua pelle e finalmente rilassare un po’ i muscoli dalla stanchezza. Nel bagno si sciacquò il viso e applicò il collirio agli occhi. Aveva bisogno di un caffè. Salì di corsa le scale che portavano al piano della caffetteria. 

-Ehi Pip, un caffè forte, grazie!-

-Arriva subito, Jon-

 

Le ore volavano in distretto e le missioni sembravano non risolverai mai, ma fortunatamente, per quella sera l’avevano risparmiare per il giro di ronda della notte. Uscì comunque tardi, erano le dieci di sera e non aveva ancora cenato. Sam era al suo fianco, più che camminare si trascinava lentamente verso la sua macchina.

Si salutarono promettendosi che domani sarebbe stato più facile.

In moto sfrecciò verso il primo supermercato notturno e prese il possibile per azzardare due spaghetti semplici e pure qualche birra per conciliare meglio il sonno profondo che lo aspettava.

Jon si fermò bruscamente davanti il suo appartamento e il sangue gli gelò nelle vene. 

Daenerys.

Smontò, tolse il casco e corse da lei. Era sedute sugli scalini davanti al portone con mezzo busto e la testa appoggiate alla ringhiera.

-Jon-

 

-Dany! Santo cielo, è successo qualcosa? Che ci fai qui? Come hai fatto a trovare dove stavo?-

 

-Ehi, campione, rallenta, mi hai portata tu qui la scorsa volta...-

 

-Hai ragione...scusami, stai bene? Mi hai tremendamente spaventato. Mi stavi aspettando?-

 

-Si-

 

-Da quanto tempo sei qui?-

 

-Due ore, ma non dovrei dirtelo, sai cosa, forse non dovrei essere qui, devo tornarmene a casa mia...-

 

-Dany, ehi, io non ti lascio andare così-

La prese per le braccia, sorreggendola.

-Che succede?-

 

-Ho litigato con la mia famiglia-.

 

Jon la portò dentro, tenendola stretta a sé tutto il tempo. Si accoccolarono sul divano e lei lo guardava così profondamente negli occhi da non lasciarlo respirare. Voleva consolarla, ma non sapeva nemmeno come fare, lei era troppo fragile, leggera tra le sue braccia, sentiva che se provava a stringerla un po’ di più l’avrebbe distrutta. Perciò aspettò che fosse lei a dire qualcosa e così fu.

Si prese il suo tempo e lui dolcemente la fece accoccolare al suo petto. Le scostava lentamente qualche ciocca di capelli argentei che le copriva il viso e le lasciava ripetuti baci sul capo. Piano piano la sentì tranquillizzarsi. Poi iniziarono i singhiozzi e anche quelli furono coccolati dalle braccia di Jon e dai suoi delicati baci. Poi Dany cominciò a dire qualcosa.

 

-Scusami tantissimo,Jon. Ci conosciamo da qualche settimana e penserai “ma guarda questa, già si fa trovare sotto casa mia per piangere!”-

 

-Non dirlo nemmeno-

 

-Ma è così, Jon, solo che...non avevo dove andare. La mia migliore amica è in vacanza col fidanzato e io...non avevo dove altro andare, scusami-

 

Si era staccata da lui per parlargli guardandolo in viso. Era chiaramente scossa da qualsiasi cosa fosse successa, aveva gli occhi e le guance arrossati, dei brividi le correvano lungo le braccia e la sua lunga treccia era tutta disfatta. Jon le prese le mani e le strinse nelle sue. E guardandola fissa in quegli occhi che erano pozzanghere viola le disse:

-Hai fatto bene a venire qui. Anzi, d’ora in poi devi venire sempre qui quando avrai bisogno di un abbraccio, di un amico, di me.-

 

-Mi aiuterai a cercare un appartamento? Perché io in quella casa non ci ritorno-

 

Jon fece segno di assenso e le carezzò dolcemente il viso. La pelle di lei era talmente liscia da essere intossicante. Proseguì col dito il suo profilo fino a tracciare il contorno delle sue labbra carnose e dischiuse. 

 

-Jon, ho lasciato il negozio. Ho detto ai miei che voglio fare altro nella mia vita e mi hanno cacciata. Per adesso posso dire solo questo. Sono anche un po’ ubriaca e agitata-

Le pose un dito sulle labbra.

 

-Dany, hai mangiato qualcosa?-

Lei fece segno di dissenso.

 

-Bene, nemmeno io. Mangiamo qualcosa, ci facciamo una doccia e poi ci dormiamo su-

 

-Ci facciamo?- chiese lei con un cipiglio di malizia.

Jon rise sorpreso di come questa ragazza fosse una continua giostra di emozioni per lui.

 

-Penso tu abbia capito, che, insomma, aaaah che te lo dico a fare!-

La lasciò ridere e rilassarsi ancora un po’ sul divano. 

 

-Stasera la specialità della casa: spaghetti al sugo, già preparato, ma non importa!-

 

Due braccia lo strinsero da dietro e un Grazie sussurrato contro la sua schiena lo rilassò più di qualsiasi cosa avesse previsto per quella lunghissima giornata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore: Cari lettori! Ben ritrovati con questo quarto capitolo che è praticamente arrivato con la cicogna...però capirete che se non c’è una buona dose di ispirazione, tranquillità e serenità mentale non riesco proprio a farli parlare ed agire nella mia mente. Detto questo, spero come sempre che possiate apprezzare questo umile capitolo e continuare a seguire questa storiella che prevederà dei bei intrecci! Non lasciatemi e fatemi sapere cosa ne pensate, apprezzerei tantissimo. Vi abbraccio tutti, uno ad uno!

Vostra WitchHarmony_02

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Mille batticuori e una lacrima ***


Capitolo 5
~ Mille batticuori e una lacrima ~
 

-Mmmh...sono proprio buoni questi spaghetti!-

-Sembra che tu non ne abbia mai mangiato...ti posso giurare che sono una bruttissima copia di quelli fatti da mia madre-

 

Jon era divertito e allo stesso tempo affascinato nel vederla divorare tutto con così tanta voracità.

 

-Jon, sono davvero ottimi, ne mangerei una pentola intera!-

-Lo vedo- 

 

Lui rideva e lei rispondeva con piacevoli versi di apprezzamento con la bocca ancora piena di pasta. Si guardavano e si sorridevano, c’era calore nei loro occhi, ma anche tanta stanchezza, che non potevano più nascondere.

 

-Dany...pensavo, posso prestarti qualche tuta così puoi cambiarti e rilassarti con una doccia-

 

Lei lo osservò pensierosa mentre inghiottiva l’ultima forchettata di spaghetti. 

 

-Sei molto gentile,Jon...grazie davvero, non so ancora come riuscirò a sdebitarmi per questo disastro improvviso-

 

Le prese la mano e gli occhi di lei balzarono dentro quelli di lui. Non furono necessarie altre parole, Daenerys aveva capito cosa volesse dirgli, così accettò il cambio d’abiti, le istruzioni per far partire l’acqua calda e dove poteva trovare i diversi saponi.

 

-Scusami, purtroppo non sono attrezzato con fragranze e creme particolari per capelli o cose varie, a volte vengono le mie cugine, ma si portano dietro tutto loro e quindi non mi serve comprare altro...-

 

Gesticolava imbarazzato non sapendo cosa dire. 

 

-Se ci fossero supermercati notturni  qui vicino farei una scappata-

 

Al che lei gli posò una sua piccola calda e candida mano sul petto, rassicurandolo:

-Jon, vuoi dirmi che non usi nulla di più dello shampoo per quei riccioli perfetti?-

 

Scoppiarono a ridere, il collo di Jon rosso dall’improvviso imbarazzo.

 

-Stai tranquillo, stai facendo tantissimo-

 

Gli schioccò un bacio sulla guancia e Daenerys si chiuse in bagno. Aveva le mani che le formicolavano dalla curiosità, non resistette e aprì l’armadietto accanto allo specchio e trovò medicinali, qualche aspirina e...dei preservativi! Chiuse di colpo lo sportello e si fisso allo specchio: sorpresa? No, Jon è un bel ragazzo, è normale che abbia successo con le ragazze; troppo ficcanaso? Si, e la vergogna pian piano le stava risalendo fin l’ultimo capello in testa. “Fatti i fatti tuoi, per una buona volta!” si rimproverò mentalmente, eppure si sentiva allo stesso tempo elettrizzata e a disagio. Si spogliò guardandosi attentamente allo specchio...era così vicina a Jon, avrebbe potuto aprire la porta per sbaglio e trovarla così, nuda come il giorno in cui fu messa al mondo. Portò le braccia al petto sentendo i primi brividi sulla pelle, sciolse velocemente la treccia ed entrò in doccia. Un’altra ondata di emozioni la travolse: quella era la stessa doccia dove Jon si lavava prima di uscire per un appuntamento o si rilassava dopo una lunga giornata o si dava una veloce svegliata al mattino...era davvero la SUA doccia, con i SUOI saponi e il SUO profumo e quella sera, realizzò Daenerys, sarebbe stato anche su di lei. Si fece travolgere da queste nuove sensazioni e riuscì a rilassare quei nervi che l’avevano tenuta in piedi fino adesso, l’adrenalina pian piano fluiva via dalle sue vene lasciando solo stanchezza e smarrimento...che ci faceva lì? Cosa starà pensando di lei sua madre in questo momento? Aveva deluso anche lei? Lacrime salate iniziarono a confondersi tra il dolce getto d’acqua della doccia, che un po’ la cullava e un po’ la risvegliava dal nuovo e diverso senso di vergogna che la stava sommergendo. Aveva sbagliato tutto, Viserys l’aveva avvisata che i suoi non avrebbero capito, lei...

 

Tock Tock”

 

-Dany, ehi, ho dimenticato di darti abbastanza tovaglie, te le lascio qui-

 

Daenerys aprì all’improvviso la porta del bagno e le parole gli seccarono in bocca...era avvolta solo da un’asciugamano striminzito, i lunghi capelli biondi gocciolanti strizzati tra le sue mani e la sua pelle umida era un invito senza ritorno.

 

-Jon, avresti un’altra asciugamano per strizzare i capelli? Sto facendo un casino, scusami- 

 

Si era attaccato ai suoi occhi per non far cadere lo sguardo altrove e ne era totalmente preso. La sua bocca ancora asciutta gli rendeva impossibile risponderle senza farle capire l’effetto che aveva su di lui e semplicemente fece un segno di assenso e le porse le tovaglie che le aveva portato.Per la sua sanità e il suo auto controllo evitò il contatto visivo e richiuse la porta del bagno dietro di sé. Si buttò sul divano distrutto e totalmente travolta da mille sensazioni. La voleva? Certo, che la voleva, eccome. “Tu sei meglio di così, sei meglio di così!” Si passo le mani sul volto quasi schiaffeggiandosi. Era così dannatamente confuso che non riusciva a calmarsi. Le stava semplicemente offrendo aiuto, non doveva pensare ad altro. Ma alla mente gli tornarono tutti quei piccoli e brevi momenti insieme, quelle ore spese sulla sua moto solo per andare a prendere un gelato nel paese vicino e stare lontano da tutti quelli che affollavano le loro vite. Ore dove mettevano tutto in standby tranne che loro due e i loro cuori. Sentì schiudersi la porta del bagno e una buffa Daenerys uscirne vestita con i pantaloni della sua vecchia tuta grigia e la canotta azzurra che amava tanto, simile a quella che indossava nel selfie che le aveva mandato quella stessa mattina.

Aveva i capelli ancora bagnati e stranamente gli toglieva il fiato anche così, forse di più al pensiero che indossasse i suoi vestiti.

Fortuna che Dany aveva con sé un ricambio intimo, in caso contrario la sua mente sarebbe completamente esplosa.

Trotterellava verso di lui.

Stavolta non staccò gli occhi dai suoi.

 

-Profumo di te!- gli disse sorridendo e gettandosi sul divano accanto a lui, al che non resistette dal stringerla a sé e inspirare tra i suoi capelli.

 

-No, sai comunque più buona-

 

Si staccarono improvvisamente entrambi l’uno dall’altra sincronicamente, indugiavano: il desiderio di baciarsi forte dentro ognuno di loro, quel bacio tanto atteso che procrastinavano ogni volta, come se l’attesa l’avrebbe reso ancora più prezioso.

Silenzio e occhi sbarrati che piano piano si addolciscono. 

 

-Jon-

 

Il suo nome detto come una preghiera fu la goccia, fu veramente troppo per il suo cuore martellante. Le si avvicinò e un delicato bacio posò sulla sua fronte. Lei gli prese il viso e i loro occhi danzavano, si fondevano e si abituavano all’altro.

 

-È meglio che vada anch’io a farmi una doccia- disse con un mezzo sorriso.

-Sì, ti aspetto qui-

 

Nemmeno una veloce doccia fredda riuscì a calmare il fuoco che gli scorreva nelle vene e l’eccitazione che pompava nel cuore.

Quando Jon uscì la trovò crollata in un sonno profondo, ma non poteva lasciarla dormire così. 

 

-Ehi, Dany- le sussurrò dolcemente all’orecchio. Nessuna risposta, allora riprovò di nuovo carezzandole dolcemente le braccia e finalmente i suoi occhi si aprirono un po’.

 

-È successo qualcosa?-

-Sì, ti sei addormentata prima di me-

-Sei lentissimo a fare la doccia- disse lei ridacchiando.

-Non ti lascio dormire qui, ti ho sistemato il letto degli ospiti-

 

Uno sguardo smarrito attraversò gli occhi assonnati di Daenerys.

 

-Allora non farai l’amore con me?-

 

Nel giro di pochi attimi passarono sul viso di Jon tutti i colori dell’arcobaleno. Paonazzo iniziò a grattarsi nervosamente dietro la nuca. 

 

-Dany...sei ancora addormentata e sconvolta da questa giornata, vieni con me, andiamo ti porto di là e...-

-Non posso dormire con te? Ti prego Jon, non lasciarmi sola stanotte- 

-Ma non sarai sola, sarò nella porta accanto-

-Jon, ti prego-

 

Ancora quel tono, quel suo nome detto come una preghiera e le sue piccole mani dentro le sue che facevano resistenza, che lo spingevano verso di lei.

Sbuffò.

 

-D’accordo, ma verrò io da te, il letto degli ospiti è più grande-

 

Avrebbe aspettato che lei si riaddormentasse e poi sarebbe sgattaiolato nella sua stanza, sì, il piano era questo. Ma Daenerys adesso non sembrava riprendere sonno facilmente.

 

-Raccontami qualcosa-

-C’era una volta...-

-No,no...qualcosa su di te, sul tuo lavoro- aveva stampato sul viso un sorriso sereno.

-Jon, giuro che poi ti lascio dormire-

-Non posso parlartene domani?-

-Potrei non esserci domani-

-Perché dici così?-

-Non posso approfittare della tua generosità, devo andare via-

-Ma puoi restare finché non trovi un appartamento, lo sai-

 

Daenerys sospirò. La sua guancia poggiò sul braccio di Jon e i loro corpi si avvicinarono involontariamente.

 

-Non posso crederci che me ne sono andata-

-Shh non pensarci, adesso cerca di dormire-

 

E allora si abbracciarono e dolcemente la cullò un po’.

 

~~~

Suoni di clacson e ripetuti pugni alla porta li svegliarono di soprassalto.

Jon scattò in piedi lasciando una Daenerys che si guardava attorno ancora stordita: l’orologio segnava le 5:30 del mattino.

 

Cosa diavolo stava succedendo?

 

-SO CHE SEI LÌ APRI IMMEDIATAMENTE. HO DETTO APRI E SMETTILA DI NASCONDERTI-

 

Jon aprì la porta per trovare davanti a sé una copia maschile di Dany, solo più alta e urlante e accanto a lui Jeor Mormont, il suo capo ufficiale.

 

-Capitano Snow, cosa succede? Perché trattiene la sorella di questo ragazzo a casa sua? Parli ora.-

-Signore, io...-

-Viserys...-

-Dany, Santo Cielo, ti ho cercata OVUNQUE, papà non mi darà pace finché non ti avrò riportato a casa-

-Non voglio tornarci-

-Beh, sorellina, non è proprio così semplice come credi. Non funzionano così le cose per noi e lo sai. Adesso non farmi più urlare e andiamocene-

 

Viserys la prese per un braccio e la strattonò trascinandola fuori dal portone.

-No, aspetta! Come hai fatto a trovarmi? Tu non hai mai visto Jon!-

-Oh, no io no, ma la tua amica Missandei ne sa qualcosa-

 

Jon si lanciò verso Viserys, non poteva lasciare che Dany le venisse portata via così, per tornare in una casa, in una famiglia che non la ascoltava. 

 

-Ehi, spilungone! Non puoi portarla via così, devi ascoltarla! Che razza di fratello sei se non la proteggi?-

 

Viserys si voltò di colpo, ancora con il braccio di Daenerys stretto tra le mani.

 

-Che fratello sono io? E TU chi saresti per farmi una domanda del genere, come ti permetti? Per quello che ne so, potresti avercele messe tu in testa certe idee a mia sorella, perciò vedi di lasciarmi andare-

 

Il fuoco scorreva nei loro sguardi. Finché Mormont non si mise tra loro. 

 

-Jon-

-Signore-

-Dovete seguirmi tutti in caserma,non posso sorvolare su certe cose dette, forza, salite tutti sull’auto e senza fiatare-

 

Jon guardò Daenerys, una lacrima scivolò lungo la sua guancia, la stessa che aveva cercato riparo nell’incavo del suo collo. 

Le sue labbra soffiarono un “Scusa” e il cuore di Jon perse un battito. 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore: Salve a tutti! Ed eccoci al quinto capitolo, un po’ di fluff e un po’ di quello che ci aspetterà nei prossimi capitoli. Vi ringrazio ciascuno di voi che continua a leggermi, siete preziosi davvero! Vi abbraccio alla prossima!

Vostra Witchharmony_02!


 

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Capitolo 6
*** Vorrei non averlo mai saputo ***


Capitolo 6
~Vorrei non averlo mai saputo~

Erano ormai due ore che stava seduto fuori dall’ufficio di Mormont aspettando che interrogasse anche lui. Dentro, Daenerys e Viserys non facevano che urlare e sentiva i singhiozzi sommessi di lei. Avrebbe voluto spalancare la porta con un pugno, prenderla per le spalle e portarla via dove nessuno avrebbe potuto trovarli. Ma non poteva. Quante volte tutto questo era stato la sua routine? Solo che era lui che stava dalla parte giusta del tavolo, era lui a fare le domande. Oggi no, oggi doveva rispondere senza sapere nemmeno bene cosa stesse succedendo, perché Daenerys era corsa da lui. L’ennesima seccatura stava arrivando ed aveva fiammanti capelli rossi.

 

-Mi fai davvero schifo, a tutto avrei potuto pensare, ma questo! Questo proprio no!-

-Sta zitta, non sai niente-

-Hai ragione, non sapevo proprio niente di questa tua passione malsana per una tua stessa parente!-

-Di cosa stai parlando, Ygritte?-

 

Confusione, totale confusione e più quella consapevolezza in fondo molto molto in fondo alla sua mente. In cuor suo l’aveva sospettato, era per questo che l’aveva avvicinata, ma ora...

 

-Non lo sai davvero?-

-Vuoi dirmelo o no?-

-Beh, a quanto pare, dalle indagini fatte, abbiamo scoperto che quei due sono i fratelli di tuo padre, Jon. Ti fai tua zia, porco schifoso!-

 

E con questo sbatté le cartelle che aveva sulla scrivania e se ne andò di corsa. 

Daenerys era cosa?

Se lo sentiva, ma fino a questo punto no. Suo padre gli ha sempre mentito, sua madre gli ha sempre mentito. Nessuno gli ha mai parlato di loro, e poi quanto diavolo si scambiavano Daenerys con suo padre? Poteva essere sua figlia! Tutto troppo assurdo, non poteva essere, “non può” pensò Jon. Le sue mani trovarono la sua testa e si diceva No! Non adesso l’ho trovata...perché lei?

Non riusciva a guardare nessuno dei suoi colleghi che passavano di lì, sapevano tutti, era diventato il malato di turno, lui che non aveva mai sgarrato nel suo lavoro, che era rimasto responsabile e serio in e per ogni occasione. Alternavano sguardi tra il pietoso e lo schifato, c’era anche chi si lasciava sfuggire qualche risatina. Voleva sotterrarsi e non sapere niente.

Accettò solo il suo caro amico Sam.

 

-Ehi, Jon...-

-Sam-

 

Gli uscì una voce rotta, quasi appena udibile, la gola ristretta e la bocca asciutta.

 

-Mi dispiace, Jon, lo so quanto ti stavi affezionando a lei e ora...ti giuro non lo sapevo-

-Sam, Sam...ti prego, non potevi saperlo. E vorrei continuare a non saperlo nemmeno io se fosse possibile. Loro sanno chi sono?-

-Mormont ne è stato appena messo al corrente...penso che li stia informando adesso, Jon-

-Pensi sia il caso di chiamarlo, sai, a mio padre?-

-Ci hanno già pensato-

-Non mi avete detto niente e sono qui da due ore che aspetto E SCOPRO SOLO ADESSO-

-Che sono tua zia?-

 

La dolce voce così spezzata lo fa voltare immediatamente. Non sa che fare, non sa se correre da lei, se chiederle scusa, se nuovamente ascoltare quell’istinto di prenderla e portarla via. Rimane a guardarla, le lacrime che le scorrono sul volto silenziose, decide che sono lo specchio di quelle sue. Stava sbocciando e una secchiata di candeggina aveva appena bruciato tutto. 

 

-Daenerys...io non lo sapevo- 

 

Sentì la sua voce risuonare afflitta, distrutta.

 

-Lo so, io non sapevo nemmeno di avere un altro fratello, non avrei mai potuto...neanche immaginare...io, scusatemi-

 

È più forte di lui, le sue gambe, i suoi piedi si muovono verso di lei, vogliono raggiungerla, consolarla, darle conforto, ma delle braccia esili e ferme lo bloccarono. Alzò lo sguardo per fissarlo in un altro paio di iridi viola, più dure, ma anch’esse commosse. Viserys. 

 

-Lascia. Abbiamo tanto da comprendere e dobbiamo rimettere in ordine tante cose. Ti credo. So che non sapevo nulla, ma qualcosa ti ha fatto avvicinare a lei. Cosa? Curiosità? Cosa? Raeghar ti ha almeno mai parlato di me? Forse non saprà della nascita di Dany, ma per me c’era. Dimmi-

 

Viserys tremava e tratteneva le lacrime finita quando non spostò il suo sguardo da Jon a qualcosa o qualcuno in fondo alla stanza.

 

-Lyanna-

-Viserys...sei tu? Oh, per tutti gli dei, Viserys!-

 

Jon restò sconvolto da come sua madre corse direttamente verso Viserys per abbracciarlo disperatamente. Questo rese la delusione che nasceva nel suo cuore ancora più profonda e insanabile.

 

-Mamma-

-Jon, caro, hanno chiamato cercando tuo padre, ma non poteva lasciare da lavoro, perciò ha delegato me...che succede?-

-Non lo so, dimmelo tu che succede. Partiamo da questo, ehi, lo sapevi che Viserys è mio zio? Mi sembra che questo tu lo sappia benissimo, a differenza mia. E sai che, ah, questa devi sentirla, è pazzesca: papà ha una sorella! E pensa un po’, quasi della mia stessa età!-

 

A quel punto le lacrime di Jon erano impossibili da trattenere, erano lava di rabbia che gli consumava il viso, gli bruciava gli occhi e gli scoppiava la testa.

 

-Lo so-

-Ho il cuore così a pezzi per così tanti motivi, che non voglio vedervi, non voglio parlarvi, non voglio nemmeno sentire tutte le scuse e le giustificazioni più stupide che vi starete già inventando! Andate all’inferno! Io vado da Daenerys.-

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore: 

Cari! Vi ho lasciati in sospeso per così tanto tempo che odio anche me stessa, perché sono la prima a non sopportare quando gli autori tardano ad aggiornare, quindi I know, blame me for everything 😔

Detto questo, non so voi, ma questa storia mi sta sorprendendo sempre di più mentre la scrivo e spero possiate appassionarvi anche voi!

Rimaniamo sempre un po’ in suspense, ma non so, ho sentito di finirlo così questo sesto capitolo. Ripeto che ancora non so quanti capitolo ancora verranno, ma finché c’è suspense, ci saranno rinnovi. Grazie sempre per essere arrivati fino a qui, vi amo e vi stimo una cifraaa! 

La vostra WitchHarmony_02

 

 

 

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