The winged Beetle

di QUEEN S OBLADIOBLADA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** Il platano ***



Capitolo 1
*** I ***


I Beatles erano una band molto unita nei primi anni degli esordi, ma col passare del tempo i membri del gruppo erano sempre più in disarmonia ed alienati gli uni dagli altri, avevano smesso di fare concerti, preferendo rimanere ore ed ore chiusi nello studio e registrare. La maggior parte dei fan non si spiegava proprio il motivo di questa scelta, mentre alcuni di essi comprendeva che la loro musica stava evolvendo, diventava sempre più complessa e psichedelica ed era perciò complicatissimo se non quasi impossibile riprodurla in concerti dal vivo. Alcuni giornalisti affermavano la propria tesi sulla disarmonia che si faceva strada tra i quattro: Quella era un'evoluzione normale, se si pensava che nel passato erano stati a stretto contatto, soffocanti e morbosi tra di loro, non sarebbe stato ovvio prevedere un distaccamento quasi necessario negli anni a venire?

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1968.Studio 9. Sessione di registrazione di "I'm so tired"

Era sempre stato comodo per George suonare vicino a Paul, niente rischio di ritrovarsi la tastiera del basso pericolosamente vicino ai denti, perché McCartney era mancino. C'era un armonia tra le loro figure longilinee, figure fraterne, che suonavano e si muovevano specularmente nei concerti e nello studio. Ma da qualche tempo, ogni tanto George si trovava a fare i conti con quella tastiera del basso-violino di Paul.


 

"Stop!" Urlò George seccato allontanandosi bruscamente dal basso-violino, interrompendo così l'ennesima sessione di quella canzone.


 

"Cazzo Macca!" Continuò Ringo. Persino lui, che era sempre stato il più tranquillo e docile tra tutti, era esausto dei continui errori del bassista.


 

"Te lo ricordi come si suona si? Come suona un mancino?" Bisbigliò Harrison.

John non aveva mai proferito parola su quei piccoli grandi errori che ultimamente il suo amico faceva, e non perché glieli abbonasse. Anzi. Lo odiava.

McCartney sistemò il suo basso altrettanto senza proferire parola e la sessione riprese.

La sera erano tutti stanchi, soprattutto George Martin che non ce la faceva proprio a vederli ridotti in quello stato penoso, era abituato a tutt'altro. Andarono via per conto proprio, tranne Lennon, senza nemmeno rispettare la loro consueta cerimonia della "sigaretta" tutti insieme, seduti sulle scale esterne di Abbey Road. Era palese oramai che se passavano ancora del tempo insieme era perché ne erano costretti dal loro lavoro, e non per altro.

John prese le grandi cuffie di Martin e ascoltò il brano finalmente concluso. C'era una parte strana...verso la fine. Cos'è che diceva?


 

"mihssimmihssimmihssim nemdedsilohp" Uno dei suoi soliti scherzi. Parole e suoni senza senso, lui amava questo tipo di cose... Cercava un tasto fra i tanti. Dopo un po' lo trovò e lo pigiò incerto, poi fece riprodurre nuovamente il brano. Ma le bobine andavano all'incontrario. Non c'aveva mai capito nulla con quegli aggeggi per registrare!


 

"Paul is dead man...miss him miss him MISS HIM!" La voce di Lennon era carica di disperazione in crescendo, e pronunciava quella frase con uno strano accento, quasi innaturale, ma le parole riuscivano a capirsi ed erano indubbiamente quelle! Ma certo! il suo bisbiglio finale non poteva essere messo per caso! Doveva pur avere qualche strano significato che avrebbero saputo interpretare solo loro, i Beatles.


 

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1966. Casa di John, 00:40

“Sai, Ultimamente sto rimpiangendo il tempo in cui suonavamo nei locali di Liverpool e Amburgo, quando arrivavamo a stento a fine mese, avevamo a malapena un letto matrimoniale per tutti e quattro e neanche un bagno!” Disse stanco Lennon.

“Hey John, cosa diamine stai blaterando, ora siamo FA-MO-SI” Rispose il minore scandendo le sillabe dell'ultima parola pronunciata.


 

“Non puoi venirmi a dire che preferiresti tornare indietro a quei tempi. Eravamo per tutti dei ragazzini un po' troppo vivaci e buoni a nulla, nessuno ci filava e non ci prendevano veramente sul serio! Eravamo dei poveracci John, te lo ricordi? Ora stiamo benissimo, dobbiamo solo viaggiare e fare le nostre tournee, è stressante lo so, ma guarda cosa abbiamo ora! Cosa siamo ora!”


 

“Cosa siamo ora Paul? Adesso ci prendono sul serio? Alle fan non importa cosa diciamo, basta che siamo noi a dirlo, capisci? Tutto quello che facciamo diventa un'opera d'arte, ti stai soffiando il naso? Foto in prima pagina del Beatle che si soffia il naso, e tutte le nostre fan urlano e sbraitano come se avessero visto chissà che cosa. Quelle più matte magari fanno di tutto per prendersi anche loro una bella influenza per essere come i loro idoli. Le hai sentite? Davvero ci prendono sul serio? Secondo te delle persone che urlano isteriche da inizio a fine concerto ci valutano per la nostra musica? Riescono a capire il nostro talento, riescono a sentire una vera emozione se sbraitano talmente forte che nemmeno noi riusciamo a sentire i nostri strumenti e le nostre stesse voci?! Sono incantate, sono dei topi appresso al pifferaio magico!” Rispose stizzito Winston.


 

“Sai...a volte anche a me sono venuti pensieri simili: non reggerò mai questo ritmo di vita, le fan urlano da inizio a fine concerti e noi non riusciamo nemmeno a sentirci l'un l'altro. Ma johnny, a me piace ciò che abbiamo costruito tutti insieme,non rinuncerei mai a tutto questo, la musica è la nostra vita!”


 

“Era anche la mia vita, fino a che la musica è diventata una non musica! E poi Paul, non potrei mai smettere di scrivere, non ti dico questo, ma vorrei allentare un po' il tutto e togliere questa zavorra da personaggio pubblico che abbiamo!”


 

“Ascolta, è più che normale che se la gente ci ama fino a questo punto, noi non abbiamo più una vita tranquilla, e non sei libero di cedere quando vuoi, ma ce la dobbiamo fare, insieme, dobbiamo parlarne con gli altri, con Martin, Brian non accetterebbe mai!” Rispose in modo sconnesso McCartney, come se fosse un suo flusso mentale.


 

“Cazzo Paul :Brian non accetterebbe mai! Ma ti senti! Guarda che i Beatles siamo noi quattro!”

“Lo stai trattando come se fosse l'ultima ruota del carro Lennon! Devo ricordarti per caso, chi eravamo prima che lui ci incontrasse e prima che lui riponesse fiducia in noi?” Disse arrabbiato Paul.


 

“Non lo reputo affatto l'ultima ruota del carro, lo so benissimo chi eravamo Paul, eravamo ragazzi liberi e più sinceri, spontanei, ora ho solo paura di perdermi di vista, di scordare chi sia il vero John!I fan ci vedono come modello da seguire, non ti pesa tutta questa responsabilità! Tutte queste farse, queste moine...Per quanto ancora reggeremo?”

Lennon rispose abbassando i toni, ma era profondamente preoccupato.


 

“Questa faccenda è più grande di me, di noi due e persino di più dei Beatles! Ormai ci siamo dentro fino al collo. Ma ricorda bene che la band affronta sempre tutti i problemi insieme! Mettitelo in testa mio Dio, so cosa ti ha insegnato la tua vita, ma devi essere libero di imparare altro! Io non ti lascio, c'è gente che per te ci sarà sempre, capisci ed impara che non tutti ti accananno!”


 

“Paul io non ti riconosco più, e so perchè. Quando tornammo da Amburgo, quasi per magia incontrammo Brian, stipulammo un contratto con la piu' importante etichetta discografica e nel giro di un paio di anni abbiamo sfondato in America e da li a qualche mese in tutto il mondo! Io vorrei tanto non aver mai...”

Lo sguardo del minore era perso nel vuoto, restò in silenzio per molto dopo le parole di John.Il suo io più profondo e sincero sapeva che il suo migliore amico aveva ragione. Ma per buoni motivi, questa consapevolezza non arrivava al suo conscio, preferiva far finta che andasse tutto bene. Come si sarebbe sentito? Cosa poteva accadere nella mente di una persona se avesse scoperto tutto ad un tratto e con violenza che quello che aveva sempre voluto, il suo più grande desiderio, il suo sogno, concretizzato, si sarebbe trasformato in un incubo? Un meraviglioso incubo? Sarebbe crollato. È un peso insopportabile, un qualcosa perseguito con tutte le forze, si rivela ben altro, il suo unico scopo svanisce, ci si sente vuoti senza un desiderio. Ci si sente ancora peggio dopo aver scoperto che quello che volevamo, non calma il nostro senso di vuoto che ci trasciniamo da quando iniziamo a fare le prime riflessioni sulla nostra vita. Paul non aveva voglia di crollare un'altra volta, la musica lo aveva salvato dalle sue sofferenze, non poteva esserne diventata una causa!

“È solo colpa nostra se siamo in questa situazione!” Riprese il maggiore.

“Volevamo diventare più famosi di Elvis, e ci siamo riusciti!” Interruppe così il suo silenzio McCartney.

“Io e te sappiamo PERCHÈ ci siamo riusciti. Non avremmo mai dovuto farlo! Ora in che modo lo sconteremo?” John era sempre più preoccupato, si poteva notare anche una punta di inquietudine nella sua voce.

“Ancora con questa storia? Quello che abbiamo fatto ad Amburgo ormai è acqua passata...”

“Non riesco a togliermelo dalla mente ora!”

“Non credevamo a ciò che facevamo, era uno scherzo Winston, tutti i ragazzi lo fanno! Ce l'abbiamo fatta perchè finalmente qualcuno ha capito il nostro talento, e ci ha dato una possibilità. Se siamo così famosi in tutto il mondo è grazie al NOSTRO talento!” Sembravano parlare di un qualcosa di serio, qualcosa che avrebbero tenuto segreto, forse nemmeno Geo o Rich ne sapevano qualcosa.

“Ok John, io vado, ci vediamo domani. E non pensare più a QUELLA STORIA!” Disse agitato Paul dato il silenzio dell'amico.

“Ma dove vai a quest'ora?” Ribbattè Lennon, ma il ragazzo aveva già varcato la soglia. Era la prima volta che discutevano su quella cosa, forse perchè l'avevano sempre sottovalutata.
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Salve a tutti questa storia è inizialmente ripresa da un'altra fanfiction che avevo scrittoo tempo fa, ma la trama è pressocchè completamente stravolta. Spero possa interessarvi!


 


 

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Capitolo 2
*** Il platano ***


Paul era nella sua piccola auto, era notte fonda ormai, e aveva davvero poca voglia di guidare dopo quella discussione, ma non poteva rimanere li. Sarebbe andato a casa della sua famiglia, aveva bisogno di rivederli. Di sicuro sia Jim che suo fratello Mike non aspettavano questa visita, per di più nelle prime ore del giorno, ma sapeva che a loro non importava quando e dove, erano sempre pronti ad accoglierlo. Gli mancava molto il loro Paul; la musica e il lavoro lo tenevano lontano dalla famiglia, ma non potevano esserne dispiaciuti completamente. Quello era sempre stato il suo sogno, e il ragazzo stava bene così. Avrebbero passato un bel fine settimana in famiglia, pensava Paul, come i vecchi tempi, se non fosse per l'assenza della mamma. Soffrì tanto quando morì, ed ancora adesso, non poteva dire di aver superato la questione, non smetterà mai di provare dolore per la morte della madre, ma di sicuro, con il tempo, aveva imparato a conviverci armoniosamente, aiutato soprattutto dalla musica...la stessa musica che era stata la causa di quel litigio con il suo migliore amico.Il Paul più vero stava avendo forse le medesime paure di John? Soddisfaceva tutte le ambizioni ed aspettative che il padre si era fatto su di lui? Aveva paura di deluderlo e di non essere all'altezza di tutto ciò che Jim desiderava per lui.Chissà se Mary ogni tanto lo guardava dall'alto, chissà cosa pensava di lui. Lo riconosceva ancora per il ragazzo che conosceva, o lo vedeva diverso, cambiato dalla fama? Aveva paura che qualcosa in lui sarebbe potuto cambiare, che un giorno, avrebbe anche potuto non riconoscersi? Ma no, la musica non poteva avergli fatto questo, non lei, la sua ancora di salvezza.McCartney aveva sempre più sonno, quindi accese la radio con il volume al massimo per tenersi sveglio, anche se la strada a quell'ora era praticamente deserta. Doveva smetterla di distrarsi con certi pensieri assurdi! Era arrivato davanti ad un incrocio ed un semaforo, la luce era ancora verde, ma ecco un colpo di sonno...scattò il giallo. Stupido, stupido sonno, CAZZO PAUL SVEGLIATI! Il corpo non reagiva alle sue volontà, e come se la situazione non fosse già abbastanza grave, la luce del semaforo scattò e cambiò in rossa. Dalla sua sinistra stava sfrecciando veloce un camion che quando si accorse della macchina tentò di frenare, premendo nervosamente il clacson nel frattempo. Paul si svegliò appena in tempo, e accortosi della spiacevole situazione sterzò per non essere colpito dalla grossa vettura, stava sudando a freddo, doveva essere solo un sogno, uno spiacevole sogno, non poteva essere successo proprio a lui. Evitò la vettura sterzando, ma non riuscì a riprendere il controllo della sua macchina che stava andando dritto per dritto su un gigantesco albero di platano, Paul era paralizzato dalla paura, intontito dal sonno e dal terrore del momento ebbe un piccolo pensiero sulla simbologia del platano, tentando intanto invano, di riprendere il controllo ed evitare quel grosso tronco, ma le ruote della macchina non rispondevano ai comandi del volante, ebbe solo il tempo di ripensare ad un flash della sua vita, e si soffermò su una frase che aveva detto John poche ore prima 

" Ora in che modo lo sconteremo? ". E con il terrore che non avrebbe mai più potuto rivedere le persone che amava, e con questa frase che gli rimbombava nelle orecchie, senza nemmeno accorgersene morì schiantato con la macchina su quel diamine di albero. Il suo corpo lì dentro non era ridotto bene, sicuramente non tutti lo avrebbero riconosciuto come uno dei quattro baronetti. Il camionista non si accorse di nulla, aveva solo visto il ragazzo nella macchina svegliarsi e evitare un impatto con la sua vettura, perciò fu subito rassicurato, e continuò veloce sulla sua strada, senza poter vedere dagli specchietti, che brutta fine aveva fatto. John nel frattempo stava inspiegabilmente tremando dalla paura, aveva una strana sensazione, aveva sentito un ansia, tutto d'un botto, senza alcun motivo, e subito dopo si sentì completamente vuoto, una sensazione non solo spiacevole, ma addirittura dolorosa e macabra quasi. Questa sensazione riguardava il suo amico Paul. Preoccupato chiamò George Ringo e Brian, presero la macchina di John e percorsero la strada che Paul avrebbe dovuto fare per andare da suo padre. Quando videro quella macchina tutta accartocciata, schiantata addosso a quell'albero, Winston si precipitò dall'amico, aprì lo sportello e cercò di tirare fuori il corpo insanguinato del bassista.Alla visione del volto sfigurato dal vetro, John sentì un forte dolore divampare per tutto il corpo, ed iniziò a tremare. Poi...poi si rese conto che il forte impatto su quel dannato platano lo aveva quasi decapitato, e al suo sempre più forte tremore, si aggiunsero dei conati di vomito. Il platano...ricordava vagamente la simbologia di quell'albero.Mentre gli altri due Beatles, increduli, avevano il terrore di avvicinarsi, Brian si era allontanato misteriosamente, parlando ad un telefono pubblico con qualcuno. Poco dopo giunse un poliziotto che, lontano dai tre beatles ancora in vita, iniziò a confabulare qualcosa con il manager.John non si accorse nemmeno dell'arrivo del poliziotto, continuava a piangere sul corpo morto di quell'uomo che aveva tanto amato in vita, strattonandolo per farlo scendere dal sedile, come se ci fosse ancora la possibilità di rianimarlo. 

"Hey ragazzo! Non toccare così il cadavere, è mio compito occuparmi di lui, portarlo fuori dalla vettura e il resto!"

 "Si chiama Paul signore, non cadavere, ha un nome lo sa!" Urlò isterico George, sfogando tutta la sua rabbia e il suo dolore contro quell'uomo in divisa.Prima di allontanarsi Lennon impresse nella sua mente quell'immagine che mai si sarebbe dimenticato. Gli occhi del bassista ancora aperti, privi di qualsiasi luce, quella luce vivace che solitamente gli illuminava le iridi. 

"Mi avevi detto che era solo un gioco Paul! Che non sarebbe accaduto nulla...invece eccolo qui il prezzo da pagare, morto sotto le fronde di un platano!" Pensò John tra se e se, mentre chiudeva delicatamente gli occhi del suo amico, scoppiando in un pianto ancora più straziante. E ricordò. Un piccolo flash confuso, James e lui molto vicini che si tenevano per mano, il volto dell'amico illuminato flebilmente dalle candele accese ai piedi dei due, mentre ripetevano sussurrando più e più volte in modo ossessivo una frase: "Più famosi di Elvis". 

 Nei giorni che seguirono nessuno si presentò a lavoro, avevano tutti intenzione di far finire la loro carriera musicale con la morte del loro amico...tutti tranne il loro manager Brian che aveva escogitato un piano tanto perfetto quanto crudele, nessuno avrebbe mai pensato che quest'uomo potesse assumere un comportamento così distaccato in una situazione tragica come questa. Lui aveva cercato ossessivamete un uomo che avesse dimestichezza con la musica e che assomigliasse anche vagamente a James. Lo trovò. Gli pagò persino un'operazione dal chirurgo plastico per renderlo esattamente uguale al bassista del gruppo. Tara Browne, lasciò la sua vecchia vita, per condurne una che non era la sua. In futuro si sarebbe talmente tanto immedesimato, che avrebbe scordato di stare interpretando una parte, e iniziato a credere di essere Paul da sempre.

 

 

 

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La descrizione di questo incidente è una specie di omaggio al mio amato Rino Gaetano 💙 morto in un "incidente" in circostanze misteriose, circostanze celate dalla maggioranza dei media. Ma oggi come oggi, si sa che ha impattato con un camionista "distratto" e anche addosso ad un platano (per l'insufficienza del lavoro della polizia, non si sa esattamente su cosa avesse impattato prima, se sull'altra vettura, o se sul platano)

Spero che un giorno Rino abbia la giustizia che si merita🎩💙

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