Anyway The Wind Blows

di Sick_Unicorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** With a little help from friends. ***
Capitolo 3: *** Old and new friends. ***
Capitolo 4: *** A Best Friend. ***
Capitolo 5: *** The Best Birthday. (Pt. 1) ***
Capitolo 6: *** The Best Birthday. (Pt. 2) ***
Capitolo 7: *** Can anybody find me somebody to love? ***
Capitolo 8: *** For I can't help falling in love with you. ***
Capitolo 9: *** Behind The Lens. ***
Capitolo 10: *** Once Upon A Time. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Anyway the Wind Blows

1. Prologo.


Tornare a casa dopo l’ennesimo rifiuto, ovviamente, non era mai piacevole. 
Per questo Bonnie, prima di riprendere la metro per raggiungere Kensington Street, si fermava ad uno Starbucks qualsiasi. Per lei ormai era risaputo, niente è più capace di un frappuccino per rimettere a posto i pezzi e ricominciare con un sorriso, anche una giornata di merda.
Questa volta credeva veramente che l’avrebbero assunta. Non aveva puntato troppo in alto, ormai si era anche lei rassegnata al fatto che non avrebbe sfondato, ma essere rifiutata anche per il primo servizio di una band emergente che non faceva neanche musica lontanamente decente, perché ovviamente si era informata sul loro operato, era veramente degradante. 
I suoi amici le dicevano che, da una parte, era colpa sua perché lei aveva un asso nella manica che, a causa del suo essere maledettamente cocciuta, non aveva mai usato. Suo padre era stato un grandissimo fotografo, per quello lei aveva quella passione, ed era stato, dagli esordi del gruppo, il fotografo ufficiale dei Queen fino alla morte di Freddie Mercury. Negli anni, ovviamente, aveva creato una forte amicizia con i membri del gruppo, in effetti c’erano molte foto di lei dalla nascita ai suoi sei anni con Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon, per questo era riuscito a crearsi un nome in quell’ambiente che, nonostante suo padre avesse chiuso con quel lavoro nel 92, concedendo ai Queen unicamente le foto al Freddie Mercury Tribute, e fosse morto nel 2010, continuava a stare sulla bocca di molti fotografi anche abbastanza famosi come se fosse una divinità.
In poche parole, se lei avesse detto che il suo cognome non era uguale a quello del grande Peter Harper ma era proprio il suo cognome, essendo lei sua figlia, le avrebbero sicuramente steso un tappeto rosso. 
Peccato che lei, ferma sull’opinione che non voleva essere semplicemente la figlia del famoso Peter Harper, voleva farsi da sola in quel mondo ma, visti i risultati, per quel momento non era andata per niente bene.
Dopo aver chiarito le idee, uscì dallo Starbucks imbracciando la borsa con dentro la fotocamera e si diresse verso la fermata della metro arrivando, in neanche un quarto d’ora grazie all’assenza di ritardi, dall’altra parte di Londra nell’appartamento bifamiliare in cui, dopo che suo padre le aveva lasciate, viveva con sua madre per paura di lasciarla sola.
Entrò nella sua parte di casa e, poggiata la borsa sull’attaccapanni e le chiavi nel cestino accanto alla porta, sentì subito profumo di ragù che, la sua mamma Marisa, nata e cresciuta in Italia, faceva che era una poesia.
-Buongiorno tesoro!-. Esclamò contenta la mamma dalla cucina, per poi abbandonare i fornelli per andare ad abbracciare la sua bambina appena tornata, proprio come faceva quando da bambina tornava da scuola.
-Beh? Ti hanno preso questa volta?-. Chiese la donna speranzosa per poi spegnere il suo entusiasmo davanti alla faccia triste di sua figlia. Anche questa volta, non era andata bene e, dopo il decimo rifiuto in quel mese, forse neanche il ragù sarebbe riuscito a tirarla completamente su di morale.
A pranzo, spiegò alla mamma com’era andata quella volta e, come ad ogni rifiuto, entrambe concordarono sul fatto che, se avesse avuto esperienza, che non poteva avere senza lavorare, sarebbe stata presa ad occhi chiusi. Come ogni volta, però, sua mamma le disse anche che, se solo avesse detto di essere la figlia di Peter Harper, le cose sarebbero andate molto meglio.
Bonnie sbuffò pronta a ripeterle quel che già le aveva detto troppe volte.
-Non voglio essere la figlia di Peter Harper, a lavoro, perché se devono volermi devono volere Bonnie e non solo Bonnie Harper-. Questa era la sua idea e, nonostante fosse convinta che fosse abbastanza controproducente, non intendeva cambiarla. Era tanto strano volersi fare da sola?
Quel pomeriggio, annullò ogni impegno con i suoi amici. Non era assolutamente in vena di uscire, voleva solo chiudersi nella sua stanza, mettere una serie TV su Netflix e mandare tutto il mondo a quel paese. 
Mentre la figlia non aveva intenzione di uscire, Marisa capì che tutto questo non poteva andare avanti. Sua figlia valeva e, solo una band, le avrebbe potuto dare i meriti che meritava di prendersi.
Aveva conservato quel numero per 28 anni con la promessa che, nel momento del bisogno, l'avrebbe usato. Qual'era il bisogno più grande di una mamma se non quello di aiutare sua figlia?
Compose il numero e, per tutto il tempo che il telefono squillò, restò con il fiato sospeso per paura che non fosse più quello il numero fin quando, dopo il rumore della chiamata che veniva accettata, non sentì quella voce che non avrebbe potuto più dimenticare.
-Pronto?-.
-Brian? Sono Marisa Harper, ho bisogno di te adesso-. 


In tanti anni di amore per questa band fantastica, non è la prima volta che mi ritrovo a scrivere qualcosa su di loro ma, se in passato mi sono sempre concentrata sul passato della band, questa volta ho voglia di parlare della band adesso.
Non so quanto una storia simile possa attirare l'attenzione, in un fandom che alla fine non è più molto alla ribalta, ma io ci provo.
Se siete arrivati fino a qui, vuol dire che almeno il prologo qualcuno l'ha letto ahahahah.
Al prossimo capitolo!

Sick Girl

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Capitolo 2
*** With a little help from friends. ***


Anyway The Wind Blows

2. With a little help from friends.

Quando aveva sentito la voce di Marisa al telefono, nella mente di Brian erano tornati tanti ricordi meravigliosi. Si era ricordato degli esordi dei Queen, di tutto quello che avevano fatto insieme come una famiglia, di cui Peter e Marisa avevano sempre fatto parte, e gli erano venuti un po’ gli occhi lucidi al pensiero di quanto Freddie e Peter sarebbero stati fieri di quel che erano stati capaci di creare.
Gli era assolutamente dispiaciuto sapere che Bonnie, che voleva seguire le orme del padre, non riusciva a trovare lavoro continuando con l'idea di non rivelare di essere figlia d'arte. La ricordava ancora bambina; quando Peter la portava ai servizi fotografici perché Marisa, lavorando in un ristorante, non poteva certamente tenere una neonata in cucina. Ancora ricordava, tra i tanti aneddoti, quando a 2 anni, la bambina, aveva rivelato la sua infatuazione per Roger, quel biondo le faceva svenire tutte, e lui e John la spingevano a provarci perché tanto ci sarebbe stato sicuramente. La ricordava come una bambina meravigliosa, innamorata della musica, delle foto e, soprattutto, del suo papà vedendolo come un supereroe, che poi alla fine è quello che ogni padre desidera.
Non avrebbe mai potuto negarle un lavoro, soprattutto se, a detta di Marisa, aveva lo stesso talento del padre ma molta meno fortuna. Lo doveva a Peter; gli aveva promesso che loro si sarebbero occupati sempre di sua moglie e sua figlia, se a lui fosse successo qualcosa.
Dopo la fine della telefonata con Marisa, dicendole che loro tra tre giorni sarebbero stati a Londra e che quindi sarebbero passati, la prima cosa che fece fu chiamare il suo storico compagno di avventure che "purtroppo" si portava dietro dagli anni 60. Non ti puoi liberare di Roger Taylor, neanche a pagarlo.
-Ti ho lasciato a casa tua neanche due ore fa e già senti la mia mancanza?-. Rispose il batterista, appena vide il nome del suo migliore amico e collega capeggiare sullo schermo del telefono di ultima generazione che i suoi figli gli avevano comprato. Lui non era fatto per queste cose; non era come Sarina sempre sui social, ma l'avevano obbligato ad aggiornarsi un minimo prima che il suo telefono, neanche smartphone, fosse diventato un pezzo d'antiquariato.
-Certo che sento già la tua mancanza! Come faccio senza il mio batterista tonto davanti?-. Rispose Brian ridacchiando, beccandosi un borbottio che sapeva tanto di un Vaffanculo.
-Non è in realtà per questo però che ti ho chiamato; ho appena finito di parlare al telefono con Marisa Harper, mi ha chiesto aiuto per la figlia, Bonnie, che fa la fotografa ma non riesce a trovare un ingaggio. Possiamo fare un favore a dei vecchi amici?-.
Ovviamente, anche Roger aveva ricordi meravigliosi di Peter Harper e della sua famiglia. Lui e Marisa c'erano sempre stati per i Queen, anche quando non erano nulla, ed aiutare quella bambina, che ricordavano con tanta gioia, che adesso era diventata una donna era il minimo per ripagare tutto quello che i coniugi Harper avevano fatto per loro.
Con Roger anche convinto, dovevano solo aspettare di tornare a Londra per andare a trovare Marisa e Bonnie.

Tre giorni passarono, Bonnie si era ormai rassegnata al fatto che non poteva continuare a stare male. Ormai era andata; non poteva più stare giorni arrabbiata per un ingaggio non andato a buon fine, anche perché ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Non passò neanche da casa di sua madre quella mattina, anche perché, la porta che divideva i due appartamenti chiusa, le fece capire che, molto probabilmente, era già fuori per la spesa. 
Quella mattina, voleva andare a sfogare un po’ la sua vena creativa facendo un po’ di foto nel suo posto preferito a Londra; il London Eye. Era sempre stato il suo posto felice; ricordava ancora quando, da bambina, ci andava con il suo papà e se ne stavano, per tutto il tempo, con la faccia appiccicata al vetro della cabina della ruota panoramica a guardare le persone, le automobili e gli autobus sempre più piccoli. Aveva preso da Peter quell'aria un po’ infantile e fantasiosa, cosa normale per i fotografi che devono sempre cogliere ogni minimo particolare, anche nella cosa più stupida, che merita di essere bloccato per sempre sulla carta stampata. Era una delle tante cose belle che, il suo grande papà, le aveva lasciato e di cui andava fiera.
Dopo aver fatto qualche foto giù, con la vecchia polaroid di suo padre perché, quando era possibile, preferiva avere subito la foto in mano, era salita sulla ruota per ultimare lo shooting della giornata con qualche foto dall'alto.
Ad un certo punto, dalla cima della ruota, vide un aereo in procinto di atterrare verso l'aeroporto di Londra. Le era sempre piaciuto il pensiero dell'aereo; essere sospesi nel vuoto e, nel frattempo, muoversi verso posti lontani, l'aveva preso qualche volta per qualche vacanza in Italia a trovare i parenti della mamma. Magari su quell'aereo c'era anche qualcuno che conosceva, ma quel pensiero fu relegato via appena la ruota ricominciò a muoversi per farla tornare giù.
In effetti, Bonnie non aveva tutti i torti perché, all'aeroporto di Londra, c'era sua madre in attesa proprio di qualcuno che si trovava su quel preciso aereo di ritorno da Budapest.
Quando entrarono nell'aeroporto dalla pista d'atterraggio, per un attimo Marisa vide di nuovo quattro ragazzi; uno biondo con gli occhi azzurri, uno altissimo con massa di ricci scuri, uno con l'aria dolce ed i capelli sparati in aria e l'ultimo con quei baffi distintivi e l'aspetto da leggenda. Quando riaprì gli occhi, davanti a lei invece c'erano due uomini uno con una massa di ricci grigi ed uno con capelli e barba bianca mentre degli altri due, per due motivi ben diversi, non c'era più traccia. Per un attimo, era stato piacevole pensare che il tempo non fosse passato.
-Marisa!-. Esclamò Brian appena la notò all'uscita del gate. Quella donna non era invecchiata di un giorno, nonostante non si vedessero dal funerale di Peter nove anni prima. Era una donna italiana, nonostante l'età ed i dispiaceri rimanevano sempre belle e piene di vita come delle mamme.
-Che meraviglia rivedervi! Non siete invecchiati di una virgola-. Esclamò Marisa beccandosi una risatina da parte dei due uomini.
-In realtà sei tu quella per cui non è passato un giorno, sei libera stasera?-. Rispose Roger, sfoderando il suo charme da latin lover, anche se adesso era più vecchio porco, facendo ridere la donna e passare una mano sul viso con rassegnazione al chitarrista. Quel batterista da strapazzo non sarebbe mai cambiato, Roger che non ci prova con le donne vuol dire che sta arrivando l'apocalisse.
Dopo essersi fermati a parlare un po’, capirono che forse era meglio spostarsi a casa perché, primo, non potevano passare tutto il pomeriggio in aeroporto e, secondo, Bonnie non sarebbe stata fuori tutto il giorno.
Con una delle numerose auto di Roger, che aveva lasciato nel parcheggio prima della partenza, raggiunsero casa di Marisa non trovando, fortunatamente, ancora Bonnie a casa. Avrebbero potuto farle una sorpresa, era quello il loro fine.
In effetti, quando la ragazza tornò a casa, fu sorpresa di sentire voci in casa di sua mamma. Molte volte la trovava a prendere un tè con la vicina di casa, ma quella non era certamente la voce squillante della Signora Quill e, quella risata roca molto probabilmente a causa di anni di fumo, non era certamente quella cristallina e leggermente fastidiosa della vicina.
Solo quando, a due passi dalla cucina di sua mamma, sentì bene le voci capì di chi si trattava.
Non li vedeva da 9 anni, ma non poteva certamente dimenticare le loro voci così facilmente. 
Quando arrivata davanti all'arco che separava la cucina dal salotto vide Brian e Roger al tavolo da pranzo di sua mamma, con vari album di foto e tazze di tè davanti, capì che le sue previsioni erano esatte.
I tre al tavolo, alzarono lo sguardo verso di lei e le sorrisero, i due uomini con un'espressione sorpresa sicuramente perché, della ragazza di vent'anni che avevano visto l'ultima volta e soprattutto della bambina che avevano conosciuto negli anni 80, era rimasto ben poco. Era diventata una donna adesso, con la bellezza italiana della mamma ma con gli occhi e l'espressione del papà.
-Brian… Roger… -. Esordì la ragazza, quasi imbarazzata, facendo sorridere i due musicisti che erano stati parte integrante della sua infanzia.
-Tua mamma ci ha detto che hai bisogno del nostro aiuto-. Esordì Brian.
-Peter non ci avrebbe mai perdonato se non avessimo dato una mano a sua figlia-. Concluse Roger per poi alzarsi, pronto per ricevere il primo abbraccio che, ovviamente, non tardò ad arrivare da parte di Bonnie che, subito dopo, abbracciò forte anche Brian che si era appena alzato.
Da sopra la spalla del chitarrista, rispose al sorriso di sua madre per poi mimarle con le labbra un grazie.
Era questo quello che avrebbe dovuto fare sin dall'inizio; lei era la figlia di Peter Harper, e non poteva lavorare per nessun altro se non per le persone che avevano reso una leggenda suo padre.
-Presumo che il tuo sia un sì, Bonnie? Lavorerai con noi?-. Chiese Brian speranzoso, sapendo ovviamente già la risposta.
-Certo che lavorerò con voi, non vedo l'ora-. Rispose Bonnie quasi con gli occhi lucidi dalla gioia, per poi abbracciare di nuovo i due musicisti. Dopo tante delusioni, un piccolo aiuto dagli amici l'aveva salvata.


Devo dire la verità, non mi aspettavo che il prologo della mia storia potesse avere neanche un minimo di successo e invece, solo all'inizio, ci sono già due recensioni e non posso che esserne felicissima!
Per quanto riguarda la pubblicazione dei capitoli, in base a quando sono pronti, dovrei pubblicare ogni settimana intorno a martedì-mercoledì, sessione invernale permettendo, ed adesso rispondo alle due carissime persone che hanno lasciato recensioni.


Evola Who: Mi ha fatto molto piacere ricevere la tua recensione! Le recensioni belle, con tanti spunti e riflessioni, fanno sempre piacere e fanno venire ancora più voglia di continuare a scrivere.
Spero che, questo capitolo, abbia risposto a tutte le tue domande e che possa piacerti!
Per quanto riguarda le coppie, non posso negare che la tentazione di aggiungere un po’ di Maylor (visto che anche io li shippo) è tanta per questo vedrò come si svilupperà la storia ed agirò di conseguenza.
Davvero grazie mille ancora per la tua recensione. Un bacio.


Soul_Shine: Mi ha fatto piacere ricevere anche la tua recensione! Rinnovo quel che ho detto nella risposta precedente, sul fatto che le belle recensioni sono molto stimolanti.
Sono contenta che la storia di abbia incuriosita e, soprattutto, che ti piaccia il personaggio di Bonnie e che ti piaccia il suo ruolo. Anche io sono sempre stata molto affascinata dai fotografi delle band; quei personaggi spesso in disparte che però sono parte integrante della storia di un gruppo perché, attraverso i servizi fotografici in giro per il mondo, li hanno vissuti.
Spero davvero che questo secondo capitolo possa esserti piaciuto e grazie ancora! Un bacio.

Detto questo ringrazio anche i lettori silenziosi e che magari hanno messo la storia tra le seguite o le preferite.
Un bacione e alla prossima settimana!

Sick Girl

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Capitolo 3
*** Old and new friends. ***


Anyway The Wind Blows

3. Old and new friends.

La sveglia alle otto, era stata bellamente mandata a farsi benedire. Bonnie non era tipa da svegliarsi presto; per lei prima delle dieci di mattina, da quando aveva finito il college, era l'alba e quindi ancora orario di dormire. Peccato che, quella mattina, sarebbe passato Roger a prenderla alle nove e un quarto per andare in studio per il suo primo giorno di lavoro.
Dopo il colpo perché si erano già fatte le otto e mezza e lei era ancora a zero, fuggì fuori dalle coperte sperando nel ritardo del batterista che, da che ricordava, non era mai stato molto puntuale soprattutto alle riunioni. Avrebbe potuto scaricare la colpa su di lui, anche perché, anche se il lavoro era assicurato, non era comunque un bel biglietto da visita presentarsi in ritardo.
Per sua sfortuna, Roger arrivò in orario trovandola ancora con i pantaloni del pigiama.
-La prima volta che ti ho vista avevi una tutina con i coniglietti, diciamo che il pigiama con gli unicorni è più carino-. Esordì il batterista ridacchiando mentre, la povera Bonnie, diventava rossa di vergogna. Menomale che era gente che l’aveva vista mentre correva per casa con i pannolini in testa, non potevano traumatizzarsi oltre.
Alla fine, optò per un paio di pantaloni a vita alta e gli anfibi, sotto una delle vecchie magliette troppo grandi che suo padre aveva accumulato nei vari tour dei Queen, e subito si fiondarono in macchina, dopo aver salutato Marisa.
Nonostante fosse alla soglia dei settanta, Roger quando saliva sulla sua auto sembrava di nuovo ragazzo. I suoi riflessi, non sgarravano mai; era assolutamente nato per guidare, per questo aveva scritto una canzone dedicata alla sua automobile.
-Non sei abituata a questo tipo di guida? Anche Sarina ci ha messo un po’ a prenderci confidenza-. Disse il batterista mentre, con maestria e conoscenza delle strade di Londra, evitava strade trafficate e semafori rossi, essendo già in ritardo.
-È strano trovare qualcuno che guida così in pieno centro! Ma quando ci sai fare…-. Rispose Bonnie ridendo mentre si aggiustava gli occhiali da sole che, con la cappotta abbassata, erano stati spostati dal vento.
-Anni di allenamento su macchine anche più veloci, che non vale la pena usare quando non hai strade immense dove dare il massimo-. Rispose Roger mentre, con un'imprecazione, era costretto, questa volta, a fermarsi ad un semaforo rosso. Sperava, con la sua guida, di trovarli tutti verdi o evitarli ma non era sempre così semplice.
-Come ti senti a tornare in studio da noi? Eri piccola l'ultima volta-. Le chiese ripensando anche lui ai tempi andati. L'ultima volta che Peter aveva portato Bonnie in studio con i Queen ancora tutti insieme, era ai tempi di The Miracle. Non l'avrebbe mai portata alle registrazioni di Innuendo, non sarebbe stato giusto far vedere ad una bambina Freddie in quelle condizioni.
-È tutto così strano! Sembra che il tempo non sia mai passato, ed invece sono passati trent’anni…-. Rispose la ragazza che, ovviamente, di tutto quello aveva solo piccoli flash, aiutati anche dai racconti dei genitori. Non poteva ricordare in modo vivido una cosa successa quando aveva tre anni, ma le emozioni le ricordava bene.
Con venticinque minuti di ritardo, che a detta di Roger non era niente in confronto al suo record di due ore e un quarto nell'84, arrivarono allo studio. 
Da che registravano di notte per non interrompere le band più importanti di quattro ragazzi sconosciuti, adesso lo studio era tutto loro, e lo dimostravano le numerose foto ed i numerosi premi appesi per le pareti dei corridoi labirintici rossi scarlatti. Vedere tutte quelle foto, scattate principalmente da suo padre, lo faceva sentire così presente come se il suo spirito non volesse lasciarla sola in quel momento così forte.
Capì che erano molto vicini allo studio, quando sentì l'attacco di Somebody To Love solo che, invece di partire la voce di Freddie, partì quella di Adam. Ecco lui lo incontrava per la prima volta; non poteva essere una diva spocchiosa, Brian e Roger non l'avrebbero mai assunto se no, magari avrebbero fatto amicizia come suo padre, ai tempi, l'aveva fatta con Freddie, Brian, Roger e John.
Entrarono nello studio e, cantante e chitarrista, smisero di provare lanciando uno sguardo truce al batterista che alzò le mano in sua difesa.
-Avevo da prendere una signora, Bonnie può assicurarvi che sono arrivato in orario da lei-.
-Ha ragione- lo difese la ragazza mentre Brian, che aveva appena lasciato la sua Red Special, andava ad ad abbracciarla -prometto che sistemerò il mio essere una ritardataria cronica, l'ho preso purtroppo da mia madre, papà era un orologio svizzero-.
-O imparerai che, dare la colpa a Roger, è l'alibi perfetto sempre. Comunque io sono Adam, sono veramente onorato di conoscere la figlia del grande Peter Harper-. Il cantante strinse le mani di Bonnie tra le sue. Addirittura Adam Lambert, era onorato di conoscerla.
-Ma sono io ad essere onorata di conoscere te! Ti ho sempre seguito, sin da American Idol, e credo che Brian e Roger non avrebbero potuto prendere persona migliore-. Rispose Bonnie per poi, dopo questi complimenti, finire stretta tra i bicipiti di Adam in un abbraccio. 
Adesso che aveva capito che anche Adam era una persona meravigliosa, questo lavoro le piaceva ancora di più.
Prima di iniziare le prove, la band voleva vedere alcune sue foto per farsi un'idea del suo stile di fotografia e, soprattutto, perché erano molto curioso di sapere se era veramente brava come suo padre.
Essendo stata colta di sorpresa da questa offerta di lavoro, non aveva avuto il tempo di poter preparare uno shooting per loro però, per fortuna, uno degli ultimi lavori che l'aveva mandata a casa, le aveva concesso uno shooting di prova alla band per questo aveva deciso di portare quelle essendo il soggetto del lavoro con i Queen molto simile.
-Cavolo…- disse Brian mentre scorreva le foto -sembrano le foto di Peter, come hanno fatto a non prenderti? Tu hai un talento naturale tesoro! Oddio, da una parte menomale perché così ti abbiamo potuta prendere noi-.
Le parole di Brian, che per lei e per suo padre era sempre stato una delle persone più affidabili al mondo, riempirono Bonnie d'orgoglio. Soprattutto perché le aveva detto che, le sue foto, assomigliavano molto alle alle foto di suo padre; praticamente il miglior complimento che qualcuno le potesse fare.
Anche Adam e Roger, mostrarono apprezzamento davanti alle sue foto e, dopo aver sistemato tutto, la invitarono a rimanere alle prove per farle vedere che, nonostante gli anni, avevano ancora la stoffa. Ovviamente, anche questa volta, non la delusero; i Queen erano ancora vivi e bravi più che mai.
Per un attimo, i ricordi di quando aveva solo tre anni riaffiorarono e, anche se non c'era più la voce da pelle d'oca di Freddie, era tutto come ricordava.
Le prove finirono poco dopo pranzo e, prima di salire in macchina di Roger per essere riportata a casa, Bonnie fu fermata da Adam.
-Cara, visto che finalmente qui c'è qualcuno di giovane con cui stare, volevo chiederti se stasera ti andasse di venire ad un party a casa di un mio amico. Ovviamente ti vengo a prendere da casa-. Le propose il cantante guardandola con sguardo speranzoso. Molto probabilmente, aspettava da una vita di avere qualcuno a lavoro con cui andare a feste o fare altre cose da giovani single.
-Certo che ci sono! Non vado da un sacco di tempo ad una festa-.
-Allora devi venire per forza! Alle 9 e mezza ti vengo a prendere!-. Esclamò contento per poi salutare anche Brian e Roger e salire sulla sua macchina per tornare a casa.
Aver trovato anche un amico in Adam, le riconfermò che quella era stata la scelta giusta. Perché non ci aveva pensato prima? Suo padre le aveva fatto il regalo più bello che si potrebbe fare ad una figlia, e lei non l'aveva mai apprezzato a pieno fino a quel giorno.


In mia discolpa, posso dire che ieri ho avuto l'ultimo esame della sessione invernale quindi, martedì e mercoledì, non ho potuto utilizzare il computer, perché dimenticato a casa dei miei, e solo adesso ho la possibilità di pubblicare. 
Prometto che la settimana prossima cercherò di pubblicare martedì, se non lunedì, per farmi perdonare del ritardo di questa settimana!
Ma andando al capitolo, Bonnie ha avuto il suo primo giorno di lavoro e, immediatamente, ha fatto amicizia con il nostro Adam (adoro alla follia Adam, sappiate che sarà un personaggio molto importante nella storia ed odio il fatto che EFP non mi dia la possibilità di inserirlo tra i personaggi della storia) che nel prossimo capitolo verrà mostrato meglio perché, come è successo alla fine, porterà Bonnie con sé ad una festa.
Prima di perdermi in altre cavolate, rispondo subito alle 3 recensioni che il capitolo 2 ha ricevuto:


Evola Who: Felicissima di averti ritrovata tra le recensioni di questa storia, ti ringrazio di nuovo per tutti i complimenti che hai dato anche al secondo capitolo!
Sono felice che ti sia piaciuto il rapporto che ho costruito tra Brian e Roger, perché penso che sia quello che ho descritto alla perfezione, e spero che tu sia stata felice di come ho introdotto Adam nella storia. Sul signorino che si è isolato da un po’, posso dirti solo di aspettare perché ho qualche ideuzza in mente.
Sui Queen agli Oscar, che ho visto e oddio quanto li amo sono stati meravigliosi, non so ancora se scriverò qualcosa in questa storia ma posso pensarci.
Grazie mille ancora, un bacio.


Giu_lietta: Prima di tutto, benvenuta nel gruppo delle persone che recensiscono questa storia, e spero che tu ci rimanga e che non sia passata solo per un capitolo, e ringrazio tantissimo anche te per la recensione meravigliosa!
Sono felice che ti piaccia Bonnie e che ti piacciano i momenti che ho descritto nel secondo capitolo, sperando che ti piacciano quelli anche di questo.
Fai bene ad essere curiosa dell'avvertimento Slash, anche perché nelle recensioni del prologo ho capito che non sei l'unica… Spero che, quando arriverà il momento Slash misterioso, possa soddisfarvi tutte!
Grazie mille ancora, un bacio.


Soul_Shine: E torniamo a qualcuno che, già dal primo capitolo, aveva deciso di esprimersi con una recensione. Ti ringrazio nuovamente per recensire e lo so che lo fate perché la storia vi piace ma, per noi poveri autori di EFP che pregano per una misera recensione, vederle è sempre una gioia e ringraziare i recensori assidui e non è veramente il minimo che possiamo fare!
Andando alla recensione, felice che ti piaccia anche Marisa, perché l'adoro alla follia anche io non posso negarlo, e felice che ti piaccia come ho parlato dei “ragazzi” (sì, chiamiamoli ragazzi che al biondo gli sale l'autostima ahahahah). Felice che ti siano piaciuti i momenti che ho descritto e, anche per te, spero che ti piacciano anche quelli di questo nuovo capitolo.
Grazie mille ancora, un bacio.

Perdonatemi se le mie risposte alle recensioni non sono il massimo ma, con tutta la gioia che mi date, a momenti preferisco fermarmi e contenermi prima di rendere la risposta solo una lista immensa di grazie!
E con un angolo dell'autore quasi più lungo del capitolo, non mi resta che ringraziare anche i lettori silenziosi e chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite e spero di poter rispettare il giorno di pubblicazione la prossima settimana!
Un bacione a tutti.

Sick Girl

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Capitolo 4
*** A Best Friend. ***


Anyway The Wind Blows

4. A Best Friend.

Il fatto che non andasse a feste del genere da troppo tempo, lo dimostrava il suo armadio completamente privo di vestiti per una serata simile. Non aveva nulla da mettersi, tutto o troppo sportivo o troppo elegante.
-Tesoro non sei ancora pronta?-. Chiese Marisa entrando in camera della figlia, trovando praticamente tutto l'armadio sparso sul letto. Vedere un tale disordine per una mamma, era quasi causa di un infarto, ma capiva perfettamente la situazione.
-Non ho niente da mettermi, non ci vado mai a certe feste… Forse questo può andare-. Disse mentre provava un vestito nero, con il corpetto di pizzo e la gonna con brillantini argentati, che magari abbinato con delle calze a rete ed un paio di décolleté borchiate era adatto per il tipo di feste che pensava che uno come Adam potesse frequentare.
-Amore ma sei un incanto!- esclamò Marisa, sua figlia era sempre meravigliosa ma quella sera era davvero stupenda -Mi raccomando, trovati un bel fidanzato stasera… Che sarebbe anche ora!-.
-Mamma ho solo 33 anni!-. Le rispose la figlia. Sua mamma veniva da una generazione diversa, lei a 20 anni era già fidanzata ufficialmente con suo padre e, alla sua età, era uscita incinta di lei, dopo anni di tentativi fermati molto spesso dal lavoro di Peter. Erano tempi diversi; adesso a 33 anni sei ancora nel fiore della giovinezza e, formare una famiglia, molte volte è l'ultimo dei pensieri.
Adam arrivò con un quarto d'ora di ritardo e, quando Bonnie salì in macchina, le raccontò del calvario che aveva passato per trovare delle scarpe che si abbinassero perfettamente con il completo che aveva scelto.
-Tu invece sei stupenda! Adoro le tue scarpe borchiate-. Esclamò Adam euforico, facendo arrossire Bonnie per la sua esuberanza per le sue scarpe. 
Presero la Superstrada per uscire da Londra e, dopo un po’, Adam si fermò davanti al cancello un villone da cui proveniva musica altissima, voci e risate. 
Bonnie rimase a bocca aperta, non aveva mai visto una villa così grande e tutte queste persone ad una festa privata.
-Se rimarrai mia amica, ti abituerai a feste simili-. Esclamò Adam mentre il cancello si apriva in modo da poter parcheggiare la macchina all'interno. Ovviamente, nel parcheggio c'erano tutti macchinoni e, la Jaguar di Adam, sicuramente non sfigurava lì in mezzo.
-È una festa di VIP questa?-. Chiese Bonnie sentendosi, leggermente, a disagio. Ok che suo padre aveva lavorato con i Queen, ma loro erano sempre rimasti persone umili che non volevano molta notorietà.
-Amore ma tu sei una VIP! Sei la fotografa dei Queen! Sai quanta gente lì dentro vorrebbe stare al tuo posto? Su tesoro, andiamo-. Ed Adam la trascinò dentro quel tripudio di luci soffuse e musica a tutto volume.
Ovviamente, il cantante lì conosceva tutti, o almeno tutti conoscevano lui, e non esitò a presentarla come Bonnie Harper, figlia di Peter Harper, e nuova fotografa dei Queen.
Sapeva che tutti sarebbero stati solo interessati al suo cognome lì, ma non era importante perché in quel mondo sapeva che i veri amici si contavano sulle punte delle dita.
Dopo il secondo cocktail, iniziò a non capire più molto; ricordava solo che lei ed Adam avevano iniziato a ridere un po’ troppo, il cantante aveva iniziato a limonarsi un ragazzo e, la mattina dopo, lei si era ritrovata su un divano, che la sera prima non aveva notato per tutta la gente che c'era, con un mal di testa bestiale ed un forte odore di deodorante per ambienti nell'aria.
-Scusami dolcezza, ma c'era una puzza di alcol e vomito che neanche immagini. Sei l'amica di Adam giusto?-. Esclamò una voce maschile acuta, che poco dopo scoprì appartenere ad un ragazzo in pigiama con un ciuffo rosa chiaro. Sicuramente, era il padrone di casa che, poverino, si stava occupando da solo di tutto il casino che era stato lasciato.
-Sì, dov'è lui?-. Chiese Bonnie mentre, dopo essersi resa conto che senza i tacchi era molto più stabile, visto il mal di testa martellante, iniziò ad aiutare il ragazzo a pulire quel porcile.
-Credo sia ancora in una camera da letto, ieri ha trovato compagnia… -. Rispose il ragazzo ridacchiando.
In quel momento, Bonnie sperava solo che Adam fosse nelle facoltà di guidare per tornare a casa.
Nel frattempo, quest'ultimo aprì gli occhi in un letto completamente sfatto e, ovviamente, vuoto tranne per un bigliettino con il numero di cellulare del suo ex compagno di letto. Da quando la sua ultima relazione più duratura era andata a monte, il sesso occasionale era diventato parte integrante della sua routine festaiola.
Per un attimo, aveva pensato di rimanere immerso tra le coperte impregnate di acqua di colonia, profumo femminile, ovviamente il suo, e sesso per tutta la mattina ma, immediatamente, si ricordò di Bonnie. Sicuramente, la ragazza era ancora lì, perché non avrebbe avuto i mezzi per tornare sola, e non era molto gentile abbandonarla in una casa sconosciuta ancora per molto. Avrebbe dormito tornato a casa; telefono spento ed una bella dormita fino ad ora di cena. Se lo meritava alla fine.
Dopo aver raccattato i suoi vestiti dal pavimento, e dopo aver notato a malincuore che non avrebbe potuto farsi una doccia per rigenerarsi un attimo, si rivestì velocemente e, fortunatamente, non dovette neanche mettersi a cercare Bonnie in lungo e in largo per quel villone perché la trovò nel salotto ad aiutare Zack a sistemare il casino che era stato lasciato.
-Buongiorno splendore. Dormito bene?-. Chiese Bonnie appena lo vide entrate in salotto.
Non avendo ancora acceso le facoltà mentali per costruire frasi di senso compiuto, Adam le fece semplicemente l'occhiolino e le sorrise per poi andare a salutare il padrone di casa.
Dopo aver finito di sistemare qualcosa, presero la macchina del cantante ed iniziarono ad avviarsi verso Londra.
-Beh? Piaciuta la festa?-. Chiese il ragazzo mentre abbassava ai minimi storici il volume della radio. Dopo la serata, aveva anche lui un forte mal di testa e non aiutava ascoltare la musica ad alto volume.
-In realtà ho qualche vuoto di questa festa, credo di non aver bevuto così tanto neanche durante i festini al college-. Rispose Bonnie ridendo, seguita a ruota da Adam. Non era mai stata tipa da sbronza, ma ogni tanto ci stava per svagarsi e non pensare ai problemi.
Siccome entrambi non avevano fatto colazione, decisero, appena arrivati in città, di infilarsi in uno Starbucks dove, a quell'ora, c'erano solo studenti, persone che vanno a lavoro e chi, come loro, in pieno After.
-Menomale che esiste il Frappuccino, non vivrei senza-. Esclamò Adam appena le loro ordinazioni arrivarono al tavolo.
-Concordo- rispose Bonnie prendendo il primo sorso di quella bevanda paradisiaca -Non c'è niente di meglio di un Frappuccino, anche dopo una brutta giornata… -.
-Hai avuto molte brutte giornate Bonnie?-. Chiese il cantante mostrandosi veramente preoccupato davanti alle parole ed al tono, abbastanza triste, della ragazza. 
Se aveva mai avuto brutte giornate? Da quando avevano diagnosticato il cancro, che l'aveva ucciso, a suo padre, aveva avuto più brutte giornate che altro tra il dolore; i problemi ad arrivare a fine mese di lei e sua madre ed il lavoro dei sogni che non dava frutti. Non era una tipa che amava lamentarsi, ma non poteva neanche dire che era stata abbastanza sfigata fin quando Brian e Roger non le avevano proposto quel lavoro.
-Diciamo che sono un’abituè le brutte giornate, da un po’ di tempo a questa parte-. Rispose Bonnie. 
Adam sembrava una persona affidabile con cui parlare, per questo si sentiva di aprirsi nonostante lo conoscesse da ventiquattr’ore scarse. In effetti, fu molto rassicurante la carezza sulla spalla che il cantante le fece dopo la sua confessione.
-Oh tesoro come mi dispiace! La fortuna e cieca, ma dopo un po’ ti trova e ne hai avuta la dimostrazione!-. Le disse stringendole le mani sul tavolino.
Anche la sua vita non era sempre stata tutta rose e fiori ma, da quando Brian e Roger l'avevano preso con loro, ogni giorno si svegliava felice del suo lavoro e di tutta la gioia che gli dava.
Restarono un po’ a parlare ancora e, in quell'ora e mezza soli davanti ad un Frappuccino, Adam e Bonnie persero totalmente la cognizione del tempo pensando di essere stati lì seduti solo per dieci minuti. Era come se si conoscessero da una vita, era meraviglioso aver trovato nell'altro una tale complicità in così poco tempo.
Era successo come con i bambini; la prima persona che te lo chiede, diventa il tuo migliore amico e, molto probabilmente, lo sarà per sempre.


Vi consento di prendermi a schiaffi per questo ritardo osceno, ma in mia discolpa posso dire che il mio computer ed il mio WiFi dopo hanno avuto troppi problemi ed il povero capitolo mi guardava chiedendomi quando sarebbe stato pubblicato.
In realtà non sono neanche molto fiera di questo capitolo però, siccome volevo intensificare il rapporto tra Adam e Bonnie, mi serviva questo capitolo. Vi posso dire che il prossimo, che fortunatamente è quasi finito, sarà molto più sostanzioso perché parlerò di una CERTA PERSONA e quindi niente tanta gioia.
Ora passiamo al momento recensioni, per cui ogni volta vi ringrazio tantissimo perché è grazie a voi se questa storia va avanti:


Evola Who: Ciao carissima, lieta di vederti sempre tra le recensioni!
Ma andando alla risposta, sì Roger che guida è un'esperienza che non sai se la vuoi vivere o no e sono felice che ti siano piaciuti i ricordi di Bonnie dei Queen che lei ha vissuto anche se per poco.
Spero che questo capitolo ti abbia aperto un po’ di spunti su Adam che, visto che non lo conosci bene, ti consiglio di approfondirlo perché, oltre ad un ottimo lavoro con i Queen, fa anche un ottimo lavoro da solista.
No dai non ci sarà tragedia!... O forse sì?...


Giu_lietta: Ciao anche a te carissima! Felicissima di ritrovare anche te tra le mie recensioni! Purtroppo, essere abbandonati dai recensori, è il terrore più grande di noi poveri scrittori di EFP. 
Sì, Adam ha un qualcosa che Brian e Roger hanno saputo cogliere ed anche a te consiglio vivamente di approfondirlo perché è un ottimo solista.
Spero vivamente che questo nuovo capitolo, tanto atteso, ti sia piaciuto ed alla prossima! 


Soul_Shine: Ciao carissima, felicissima che tu abbia trovato il tempo per questa ciofeca che è la mia storia da quattro soldi ahahahah
Prendere in giro Roger è uno sport olimpico per me ahahah quindi devo per forza farlo prendere per il culo nella mia fan fiction. Bonnie, purtroppo, sì è brava ma ha avuto la sfortuna di essere vittima _dell’angst e della cattiveria dell'autrice_ del suo orgoglio, con Brian e Roger però sa che non serve e quindi l'ha messo da parte.
Ovviamente consiglio anche a te di approfondire Adam, e ti ringrazio per la piccola correzione perché le recensioni servono anche a questo!
Alla prossima.

Per finire, ringrazio anche chi ha la storia tra le seguite o preferite ed anche i lettori silenziosi che comunque fanno parte del mio cuore!
Spero di poter pubblicare il nuovo capitolo il prima possibile perché è un capitolo a cui tengo particolarmente e ci vediamo presto!

P.s. Vi dico solo una parola per farvi capire quanto sarà importante il nuovo capitolo… Bassista.

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Capitolo 5
*** The Best Birthday. (Pt. 1) ***


Anyway The Wind Blows

5. The Best Birthday. (Pt. 1)

Ormai erano passate due settimane da quando Bonnie aveva iniziato a lavorare con i Queen ma, quella mattina, era una giornata speciale.
Quel giorno, era il suo compleanno e, ovviamente, nessuno l'avrebbe potuto dimenticare. Quando Bonnie era nata, i Queen erano a pochi mesi dall'inizio del Magic Tour per questo, quando erano partiti, Peter non aveva potuto seguirli perché non poteva lasciare Marisa sola con una neonata da accudire; fortunatamente, era riuscito a raggiungerli a Wembley perché, a due concerti così grandi, non sarebbe mai potuto mancare. Era stato quindi un anno così importante per loro, e la nascita della figlia del loro fotografo faceva parte degli eventi che l'avevano reso tale.
Come ogni suo compleanno, Bonnie si svegliò con l'ottimo profumo della torta di mele di sua mamma ma, in più, sentì le voci di Brian e Roger provenire dalla cucina, mentre chiacchieravano con Marisa.
Strano che fossero lì già alle nove di mattina, quel giorno non dovevano neanche andare in studio perché Adam era negli States; in effetti l'aveva telefonata a mezzanotte, del fuso orario di Londra, per farle i suoi migliori auguri nonostante la distanza. Era davvero una persona meravigliosa, era felice che in poco tempo avessero stretto un rapporto così forte.
-Buongiorno amore! Buon compleanno!-. Esclamò Marisa appena sua figlia entrò in cucina, per poi correre ad abbracciarla, seguita da Brian e Roger che ci tenevano anche loro a farle gli auguri.
-Eravamo rimasti per pranzo, cosa ci fate qui?-. Chiese Bonnie mentre mangiava la torta di sua mamma.
-Sì quelli erano i patti, ma i compleanni sono fatti per fare sorprese quindi adesso ti prepari perché dobbiamo sequestrati per tutta la giornata e tu non potrai ribattere-. Esclamò Roger veramente euforico, come se la sorpresa fosse per lui. In effetti, Bonnie notò il movimento della gamba di Brian, sotto il tavolo, per tirare un leggero calcetto al batterista per sedare il suo entusiasmo al fine di non farle capire troppo.
-Devi prepararti, tua madre sa già tutto tranquilla quindi ti lasciamo mezz'ora e, se non sei pronta, ti tiriamo fuori di casa così come ti troviamo-. Concluse il chitarrista alzandosi e spingendola leggermente verso il corridoio, mentre Marisa e Roger ridacchiavano alle sue spalle. 
Perché confabulavano sempre alle sue spalle? Non è che le sorprese non le piacessero, più che altro non le piaceva la sensazione di essere l'unica a non sapere le cose.
Fortunatamente, nel tempo che le lasciarono, riuscì a vestirsi in modo decente ed a rendersi presentabile con un po’ di trucco per poi salutare sua madre, che avrebbe rivisto alla sua cena di compleanno, ed essere catapultata nei sedili posteriori della macchina di Roger per le strade di Londra.
-Voi siete completamente pazzi!-. Esclamò una volta in macchina Bonnie. Ovviamente, subito dopo stampò un bacione sulla guancia a Brian e Roger per ringraziarli, anticipatamente, di aver avuto il pensiero di farle una sorpresa per il suo compleanno. Neanche i suoi più cari amici l'avevano mai fatto, ma dalle persone che l'avevano vista nascere doveva aspettarselo.
-Dovere nostro cara, quali colleghi e, soprattutto, zii saremmo senza una sorpresa per il tuo compleanno?-. Le rispose il chitarrista. Loro vedevano veramente Bonnie come una nipote, per questo l'avrebbero sempre trattata come tale recuperando tutti quegli anni in cui non l'avevano fatto.
Per il resto del tragitto, rimasero in silenzio fin quando non si fermarono davanti ad un palazzo ben messo e, soprattutto, dall'aspetto altolocato che lei non aveva mai visto. Non era neanche mai stata in quella zona di Londra, quale sorpresa poteva esserci per lei lì?
-Forse è meglio che Bonnie va sola e poi vediamo se possiamo avere il lascia passare di Veronica, non vorrei che tentasse di lanciarci una pantofola come ogni volta che arriviamo da lui senza il preavviso di minimo una settimana-. Consigliò Roger al suo collega ed amico che, in risposta, ridacchiò lasciando Bonnie ancora più confusa.
Spinta da i due uomini, scese dalla macchina e raggiunse il portone e, quando lesse il cognome sul citofono, le si riempirono gli occhi di lacrime. Non potevano averlo fatto veramente, non si sarebbe mai aspettata una cosa simile.
Esortata da Brian e Roger in auto, Bonnie suonò al campanello sentendo subito dopo una voce femminile che chiedeva di aspettare un attimo. Quando la porta si aprì, c'era una donna dai capelli striati di grigio in mezzo al ramato che aveva sempre avuto naturale.
-Desidera?-. Chiese con voce gentile non riuscendo a riconoscere quella ragazza. Era ancora una bambina l'ultima volta che l'aveva vista, era passato tutto quel tempo.
-Veronica non mi riconosci? Sono Bonnie, Bonnie Harper… La figlia di Peter Harper-.
Davanti a quelle parole, la donna più anziana rimase un attimo senza parole, con una mano a coprire la bocca in un'espressione stupita, per poi riprendersi ed abbracciare la ragazza come se fosse uno dei suoi figli che, ormai, erano tutti e sei sistemati.
-Come sei diventata grande e… Bella! Sei cambiata così tanto, ma avevi solo sei anni l'ultima volta. John sarà così felice di vederti…-. E, dall'espressione del viso della ragazza, e notando Brian e Roger uscire dalla macchina parcheggiata davanti casa salutandola con un cenno, Veronica capì che era proprio per quello che era lì.
-John è in camera, entra che vado a chiamartelo… A voi vi faccio sapere se potete entrare, lo sapete-. Rispose Veronica mentre Brian e Roger annuirono rimanendo vicino alla macchina.
Questa cosa le sarebbe sembrata strana, ed avrebbe chiesto subito spiegazioni, se non fosse stata troppo emozionata al pensiero di rivedere quell'uomo che, come Brian e Roger, nonostante nessun legame di parentela, era stato una costante nella sua infanzia.
John era sempre stato molto taciturno e, molte volte, nell'ombra però non era mai mancato di coccolare Bonnie come facevano i suoi colleghi. Alla fine, aveva anche lui dei bambini, non pochi per giunta, quindi era più forte di lui dare attenzione a quella bambina adorabile che trottorellava spesso per lo studio di registrazione, alle riunioni e, soprattutto, ai servizi fotografici.
Bonnie era persa tra i suoi pensieri quando, un passo molto più pesante di quello di Veronica per le scale, non attirò la sua attenzione facendole alzare lo sguardo sull'uomo anziano che, dopo averla vista, si era fermato sorpreso in mezzo alla scalinata.
Entrambi si guardarono negli occhi per qualche secondo, sorpresi delle diversità che riscontrarono nell'altro dopo tutti quegli anni. John aveva visto l'ultima volta Bonnie al funerale di Peter, era ancora una ragazza da poco uscita dall'adolescenza mentre adesso era una donna a tutti gli effetti. Bonnie invece, al funerale di suo padre, in realtà non aveva badato a nessuno chiusa nel suo dolore ma lo ricordava comunque molto più giovane; era evidente che si fosse lasciato un po’ andare, ma era anche da giustificare per il fatto che si fosse ritirato dalle scene e quindi essere una comune persona anziana non era un grande problema per lui.
-Bonnie Harper-. Scandì il nome ed il cognome della ragazza l'ex bassista per poi rispondere all'abbraccio di quest'ultima. 
Non sapeva che era diventata la nuova fotografa di Brian, Roger ed Adam; in realtà non sapeva più molto delle sorti dei suoi compagni perché preferiva non vedere né i successi né i danni dei “Nuovi Queen”. Erano stati troppi i litigi con i suoi ex compagni a causa delle loro idee contrastanti con le sue, per questo non era mai un grandissimo piacere quando tornavano a trovarlo anche se, nel profondo del suo cuore, quei ragazzi gli mancavano da morire anche se a loro non l'avrebbe mai mostrato. 
Bonnie e John, rimasero così abbracciati senza parlare per cinque minuti buoni fin quando non furono interrotti da Veronica che, nonostante non avrebbe voluto interrompere quel momento, era stata esortata dai poveri Brian e Roger sulla veranda in attesa di sapere se erano benvenuti o no.
-Non è sola, tesoro. Ci sono Brian e Roger; posso farli entrare?-. Chiese Veronica sperando, in cuor suo, finalmente in una risposta affermativa. Non poteva continuare a portare rancore nei confronti di quelli che, per anni, erano stati i suoi amici più cari, anche se avevano idee diverse.
John ci pensò un attimo, mentre ancora teneva Bonnie a sé tenendole un braccio attorno alle spalle, ed alla fine capì che, tutto quel rancore, non l'avrebbe portato da nessuna parte. Non sarebbe tornato nella band, ormai il suo tempo da bassista era finito, ma questo non comportava che non poteva essere più amico di Brian e Roger e sostenerli in quello che facevano. Freddie non li avrebbe voluti divisi, quello era sicuro.
Quando il marito annuì, Veronica sorrise come non sorrideva da troppo tempo per poi correre fuori a chiamare i due musicisti.
-Grazie-. Sussurrò Bonnie a John, poco prima dell'arrivo in casa di Brian e Roger.
-Per te, tutto-. Rispose l'ex bassista facendole l'occhiolino per poi salutare i suoi ex compagni ma non più ex amici.


Chiedo venia per questa lunghissima assenza da EFP ma, purtroppo, è stato un periodo che, tra esami all'università e qualche problema personale, mi ha portato ad avere un blocco totale ed a lasciare il foglio vuoto per molto tempo. Fortunatamente, adesso mi sono ripresa e la parte due di questo capitolo ed anche quello dopo sono già finiti mentre quello dopo è già stato iniziato. Sto, ovviamente, approfittando di questo periodo di calma e di voglia di scrivere per portarmi avanti anche perché ho finalmente deciso il finale della storia e, soprattutto, come raggiungerlo; manca solo mettere tutto su carta!... Ovviamente la parte più difficile! Ahahah
Sono così contenta poi di aver potuto parlare di John che, anche se in quest'ultimo periodo fa un pò il burbero che non vuole avere niente a che fare con i Queen, è sempre nel mio cuore il piccolo Fungo Atomico con il suo basso. Ci manchi tanto Deaky! (Ovviamente nella realtà non credo che non voglia vedere Brian e Roger ma, ai fini della storia, ho voluto un pò romanzare questa cosa e spero che i veri Queen non me ne vogliano... Sì perchè sicuramente leggeranno la mia storia).
Ringrazio la persona che mi ha lasciato una recensione all'ultimo capitolo che spero, con tutto il cuore che non sia stata risucchiata da un buco nero, molto probabilmente quello che hanno fotografato, mentre aspettava un nuovo capitolo.


Evola Who: Da quanto tempo mia cara finalmente riesco a rispondere alla tua recensione, ed a pubblicare qualcosa di nuovo!
Sono felice che ti sia piaciuta la nascita dell'amicizia tra Bonnie ed Adam che, in verità, è ispirata alla mia amicizia con il mio migliore amico per questo mi rende felice il fatto che a qualcuno piaccia come la sto raccontando. Non ti preoccupare per Adam, darò qualche gioia anche a lui alla fine.
Spero che le tue aspettative per questo capitolo, che per me è stato un parto plurigemellare, siano state accontentate e che io possa rivederti sotto la mia storia anche se sono una brutta persona che non ha aggiornato!
A presto!
P.s. A breve passerò dalla tua storia, mi piaceva molto ma, essendo stata assente da EFP, non ho potuto leggere i nuovi capitoli. Oltre ad essere un'autrice orribile, sono anche una recensitrice orribile.

Per finire ringrazio, come al solito, anche chi ha messo tra le seguite e tra le preferite la storia ed anche i tanti lettori silenziosi nella speranza di poter leggere un giorno anche il loro punto di vista!
Ci vediamo la prossima settimana, e questa volta davvero!

Sick Girl

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Capitolo 6
*** The Best Birthday. (Pt. 2) ***


Anyway The Wind Blows

6. The Best Birthday. (Pt. 2)

Dopo il ricongiungimento, Veronica, visto l'orario, decise di invitare tutti per pranzo tanto, essendo i figli impegnati, lei e John avrebbero pranzato soli. Solo dopo tutto quel trambusto, quest'ultimo si ricordò che quello non era un giorno qualunque.
-Ehi! Ma oggi è il tuo compleanno! Perché non me l'avete detto prima? Auguri meraviglia, sono 33 giusto?-. Chiese John per poi dare un bacio sulla guancia a Bonnie, seguito da Veronica che fece anche lei gli auguri alla ragazza.
-Sì, in effetti tu sei la mia sorpresa di compleanno perché questi due mi hanno portata da te senza dirmi nulla-. Rispose Bonnie, mandando un finto sguardo truce a Brian e Roger, che nel frattempo se la ridevano sotto i baffi che solo uno dei due aveva. Quei due, non sarebbero cambiati mai.
Passarono un pranzo piacevole dove, finalmente, Veronica rivide suo marito felice come non lo vedeva da troppo tempo con i suoi amici da una vita, e Bonnie poté sentire e risentire tante storie sui Queen e suo padre. Ovviamente, raccontarono anche del fatto che Bonnie era la loro nuova fotografa e l'ex bassista non poté che esserne felice e completamente d'accordo con quella scelta. Era una Harper, la fotografia ce l'aveva nel sangue e fotografare i Queen era la sua missione.
Era stato sicuramente un bellissimo pranzo di compleanno, ed il resto della giornata non sarebbe potuto andare che in modo migliore.
Verso le tre e mezzo del pomeriggio, dopo aver invitato anche John e Veronica alla sua cena di compleanno, invito che entrambi accettarono di buon grado, tornarono nella macchina di Roger. Per i primi minuti di strada, Bonnie fu sorpresa dal fatto che i due musicisti stessero cercando in tutti i modi di distrarla fin quando, colpita da un particolare della strada che avevano intrapreso, la ragazza capì che non la stavano riportando a casa sua. Ed adesso cosa c'era ancora? Era già rimasta senza parole davanti a John, quante sorprese avevano ancora in serbo per lei?
-Questa volta mi potete almeno dire dove stiamo andando?-. Chiese facendo capire ai due uomini davanti che, se non l'avevano capito dalla sua espressione confusa, si era resa conto che non erano ancora intenzionati a lasciarla a casa tranquilla quel giorno.
-Sì, possiamo dirti che stiamo andando all'aeroporto, ma non possiamo dirti altro-. Rispose Brian per poi ridacchiare, per l'ennesima volta in quella giornata, con il suo compare. Quei due la volevano far impazzire, non ce la faceva più con tutte quelle sorprese e non vedeva davvero l'ora di tornare a casa sua tranquilla.
Arrivarono all'aeroporto e, la mancanza di valigie sospette, la rassicurò almeno sul fatto che non avrebbero preso nessun aereo diretto verso meta ignota. Se l'aspettava una cosa simile da Brian e Roger, per questo li ringraziò mentalmente per non aver esagerato in quel modo.
Dopo pochi minuti però, anche grazie all'altoparlante che comunicava l'arrivo in pista dell'aereo in arrivo da New York, capì chi stavano aspettando e, i sorrisi di Brian e Roger, confermarono unicamente la sua ipotesi.
Appena Adam varcó le porte dell'aeroporto, fu felicissimo di essere travolto da quella che ormai definiva a tutti gli effetti la sua migliore amica.
-Secondo te potevo mancare al tuo compleanno?? Stasera tu sei obbligata a fare baldoria con me e non accetterò un no come risposta!-. Esclamò il cantante quando la ragazza scese dalle sue braccia. Quando Brian e Roger gli avevano chiesto se poteva tornare prima a Londra per fare una sorpresa a Bonnie, lui aveva già un biglietto in prima classe prenotato per il primo volo disponibile il giorno prima del compleanno della ragazza. Ovviamente, anche lui voleva farle una sorpresa.
-Oh Bonnie vieni che ti devo presentare una persona, scusami ma siccome non potevo lasciarlo a New York con tutto il lavoro che abbiamo da fare mi è stato impossibile non infiltrarlo al tuo compleanno. Bonnie ti presento Tommy Joe Ratliff, il mio ex chitarrista; Tommy ti presento Bonnie Harper, la fotografa mia e dei ragazzi-.
Avendo seguito Adam in passato, Bonnie conosceva bene anche Tommy per questo fu sorpresa di vedere il ragazzo più emozionato di lei nel conoscerla. Doveva abituarsi, alla fine era lei la figlia di un importantissimo fotografo.
-È un onore conoscerti, Adam mi ha parlato tantissimo di te-. Le disse il ragazzo facendola avvampare. No, non si sarebbe mai abituata a tutta questa notorietà.
Nonostante le sorprese di quel giorno fossero state tutte sorprese piacevoli, Bonnie sperò con tutto il cuore, mentre stava con Adam e Tommy stipata nei sedili di dietro della macchina di Roger, che non ce ne fossero più perché non poteva reggerne un'altra così forte. Erano le otto di sera ormai, dove avrebbero mai potuto portarla se alle nove dovevano essere a casa per la cena?
Finalmente, dopo quella giornata emozionante e stressante allo stesso tempo, anche se in senso positivo, tornò a casa trovando lì già John e Veronica che chiacchieravano con sua madre al tavolo della cucina.
Anche Marisa, ovviamente, era stata felicissima di rivedere l'ex bassista dopo tutto quel tempo. Aveva capito la sua scelta, che poi non era stata molto differente da quella del marito, ma le era tanto dispiaciuto sapere che non aveva più contatti con la band ma adesso non sarebbe più stato così.
Il compleanno fu meraviglioso perché, nonostante non fossero in tanti, c'erano le persone più importanti della vita di Bonnie e, dopo aver soffiato sulle candeline, non poté che ringraziare mille volte tutte le persone che erano lì per lei. Non era così felice da troppo tempo, non avrebbe mai smesso di ringraziare quelle persone che erano riuscite a farla risalire dal suo baratro rendendola così fiera di se stessa di nuovo.


Ed eccomi che, finalmente, riesco a pubblicare la seconda parte del capitolo sul compleanno di Bonnie.
Mi ha fatto molto piacere far tornare Adam in questo capitolo perché so quanto può essere triste non avere un caro amico al proprio compleanno a causa della distanza e, per questo ed il prossimo capitolo, dobbiamo sorbirci anche il mio adorato Tommy che, per chi non lo conoscesse, era il chitarrista di Adam. (C'è anche una ship tra di loro che io personalmente appoggio ma non ne parlerò in questa storia)
Questo capitolo diciamo che chiude una parte della storia perché, nel prossimo capitolo, la nostra Bonnie farà una conoscenza che sarà molto influente per il resto della nostra storia.
Dopo avervi lasciati curiosi per queste mie ultime parole, passo a rispondere alla recensione che è stata lasciata al capitolo precedente:


Evola Who: Ciao cara! Non ti preoccupare, è sempre bellissimo trovare il tuo parere alla fine di un capitolo quindi ti concedo tutti i ritardi che vuoi! Come ho detto un po’ di risposte fa, sono le recensioni a darci la spinta per continuare ed in qualsiasi momento arrivino sono sempre meravigliose.
Mi fa piacere che ti sia piaciuto vedere John e Veronica, cosa che ho adorato anche io se no col cavolo che li inserisco; e per le tue domande credo che alla prima abbia risposto questo capitolo, per la seconda non lo so perché nella mia idea della storia non erano presenti flashback ma non si sa cosa accadrà andando avanti ed invece per la terza… I prossimi due capitoli potrebbero soddisfarti.
Spero di rileggerti presto, alla prossima!

Per finire, ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite e tra le seguite ed anche i lettori silenziosi sperando di poter sentire un giorno anche il loro parere.
Alla prossima settimana!

Sick Girl

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Capitolo 7
*** Can anybody find me somebody to love? ***


Anyway The Wind Blows

7. Can anybody find me somebody to love?


Per un attimo Bonnie aveva, non dico sperato ma quasi, che Adam fosse troppo stanco dal viaggio per andare a fare serata ma, ovviamente, non sapeva che il suo migliore amico si era caricato con le Duracell prima di partire pronto per festeggiare come si deve il suo compleanno.
-Non esiste un compleanno senza andare ad ubriacarsi! Io e Tommy ti lasciamo un'ora per prepararti e poi si esce!-. Esclamò Adam mentre la spingeva in camera sua mentre Tommy stava sul divano immerso in una conversazione molto intensa su chitarre insieme, ovviamente, a Brian.
Dopo essersi resa almeno presentabile, visto che per lei era una semplice uscita tra amici quindi non serviva mettersi in ghingheri, uscì dalla sua stanza e, dopo aver salutato sua mamma e Brian e Roger, che a breve sarebbero andati via, prese con i due americani un taxi che li avrebbe portati verso i locali preferiti del cantante, visto che ovviamente di questa roba se ne intendeva molto di più dei suoi accompagnatori.
Dopo un po’ di ricerca, finalmente si sedettero sulla meravigliosa terrazza panoramica di un locale a Soho, perché Adam non poteva non dirigersi verso quel quartiere, pronti per festeggiare al meglio.
Dopo aver preso gli ordini dei due ragazzi, Bonnie andò al bancone per chiedere tutto; se ne stava lì ad aspettare quando, due occhi grandi e magnetici, fissi su di lei dietro il bancone, attirarono la sua attenzione. Osservando meglio in mezzo a quelle luci bluastre che ti facevano perdere almeno due diottrie, si rese conto che quegli occhi appartenevano ad un ragazzo niente male che, da come la stava guardando, non sembrava unicamente interessato a chiederle le sue ordinazioni. 
Quando arrossì sotto quello sguardo, Bonnie rimase sorpresa dell'aver avuto una simile reazione sotto lo sguardo di un ragazzo carino. Lei non era fatta così, soprattutto davanti ad uno sconosciuto, seppur davvero bello.
-Cosa posso portarti bellissima?-. Bonnie si riprese quando, il suddetto ragazzo, le rivolse la parola, mentre in sottofondo c'erano altri clienti che si lamentavano perché lì al bancone da prima della ragazza.
Doug sapeva che, per questo fatto, si sarebbe preso una bella strigliata dal capo ma, quando aveva visto quella ragazza, non avrebbe potuto non approcciarla, nel modo più semplice essendo lui lì a lavorare, il prima possibile.
-Due Bloody Mary ed un Cosmopolitan-.
-A quale tavolo sei? Te li porto io appena sono pronti-. Non era una cosa che avrebbe dovuto fare, se qualcuno ordinava al bancone doveva prendere lì e portare al tavolo ma, nonostante per questo si sarebbe preso l'ennesimo richiamo, voleva rivedere quella ragazza e, per adesso, era l'unico modo.  
Nonostante lei provasse a ribattere, lui rimase della sua posizione e, riuscendo a nascondere il rossore delle sue guance grazie al buio del locale, Bonnie tornò al tavolo guardandosi ogni tanto indietro incontrando sempre lo sguardo del barista di cui non sapeva ancora il nome.
-Hai visto qualcosa di interessante?-. Le chiese Adam, appena arrivò al tavolo, notando gli occhi sognanti di Bonnie. Aveva visto un ragazzo carino, riconosceva bene certi sguardi.
-Cosa?? No! Il barista ha detto che adesso ci porta i nostri drink…-. Rispose, tutta rossa in viso, sedendosi di nuovo al suo posto iniziando a lanciare sguardi verso l'entrata della veranda.
Tommy e Adam, si scambiarono uno sguardo d'intesa. Conoscevano la politica di quel locale e, se il barista stava portando i drink al tavolo, voleva dire che Cupido aveva scagliato due frecce quella sera.
Dopo aver sistemato i drink sul vassoio, Doug chiese a un suo collega di sostituirlo un attimo al bancone e, dopo aver posato un bigliettino accanto ai cocktail, raggiunse la veranda notando immediatamente di nuovo la ragazza con cui aveva parlato al bancone. Adesso che riusciva a vederla meglio, visto che la veranda era illuminata da luci normale, gli sembrò ancora più bella; non poteva distrarsi troppo però, stava comunque lavorando.
-Due Bloody Mary e un Cosmopolitan, Ciao-. Concluse rivolgendosi solo a Bonnie facendole l'occhiolino per poi poggiare, con aria furtiva, il bigliettino sotto il Bloody Mary di Bonnie.
-Non ti ho mai visto qui, eppure frequento molto questo locale! Sei nuovo?!-. Esclamò Adam attirando l'attenzione di Doug, di nuovo perso negli occhi di Bonnie isolandosi da tutto il mondo, che sobbalzò sentendosi colto sul fatto.
-Lavoro qui da una settimana, e se continueranno a farmi richiami credo che mi sbatteranno fuori presto. È stato un piacere, adesso devo andare-. Rispose il barista per poi lanciare un ultimo sorriso a Bonnie per poi dileguarsi dentro il locale.
-Quanto sei maledettamente inopportuno, ti metti anche a flirtare con i baristi-. Disse Bonnie ad Adam, appena il barista rientrò, facendolo ridacchiare seguito da Tommy che alzava gli occhi al cielo, anche lui ovviamente divertito. Non poteva non aver capito perché Adam aveva avuto quell'uscita, stava palesemente fingendo per non far notare il suo atteggiamento sospetto.
-Oh tesoro, non stavo certamente flirtando! Guarda che mi rendo conto quando qualcuno ha occhi per qualcun altro al tavolo… Soprattutto quando gli lascia bigliettini sotto i drink-. 
Bonnie abbassò lo sguardo sotto il suo drink e, immediatamente, prese il bigliettino e l'aprì per leggere il suo contenuto. Non le interessava di Adam e Tommy che ormai si ammazzavano dalle risate divertiti, perché avevano confermato la loro tesi. Voleva sapere subito il contenuto del biglietto.

Oggi stacco alle 4, quindi mi sembra totalmente inopportuno chiederti se ti va di vederci dopo, ma domani stacco a mezzanotte quindi se ti va e non pensi che io sia un maniaco, potrei portarti a bere qualcosa.
Ti lascio il mio numero, ***.

Doug. 


Bonnie rilesse mille volte quelle poche righe e, dopo essere uscita da quello stato di trance, prese il suo cellulare e salvò il numero per poi cliccare sull'icona dei messaggi e scrivere.

Invito accettato. Ti aspetto domani a mezzanotte qui al locale.

Bonnie.


Non le interessava più delle prese in giro di Adam e Tommy; da quel momento fino a quando non chiuse gli occhi nel suo letto dopo quella giornata meravigliosa, nella sua mente c'era solo Doug e la loro uscita del giorno dopo.
Non sapeva che, da quando era tornato al bancone e, soprattutto, quando si era ritrovato il messaggio sul cellulare, anche nella mente del ragazzo c'erano le stesse cose con il sorriso di Bonnie come protagonista.


E con il solito ritardo perché, nonostante io abbia tutto pronto, non trovo mai il tempo per pubblicare per bene, finalmente questo capitolo vede la luce!
A quanto pare, la nostra Bonnie, ha catturato l'interesse di un bel barista e, nel prossimo capitolo, avranno un appuntamento. Finalmente, è arrivata la prima coppia dopo che mi avete chiesto per tutto questo tempo spiegazioni a proposito delle coppie!
Tranquilli, anche lo slash avrà la sua parte perché non è un avvertimento senza significato. Il prossimo capitolo, da questo punto di vista, sarà molto importante quindi state attenti.
Allo scorso capitolo c'è stata una recensione ma, nel frattempo, al primo capitolo è arrivata la recensione di una persona molto importante per me e sono obbligata a rispondere:


Evola Who: Cara che piacere rivederti sotto questa storia! Tranquilla per il ritardo, a me dovrebbero lapidarmi per quante volte pubblico o recensisco in ritardo.
Sì, anche secondo me tra Adam e Tommy c'è qualcosa e non mancherò di buttare qualche cosina nei prossimi capitoli per onorare questa coppia. 
Per la divisione del capitolo, sì molto probabilmente non serviva ma, siccome ci tenevo particolarmente a quel momento di John, ho dovuto per forza dividere questo momento dal resto del compleanno di Bonnie.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e alla prossima!


TheReader99: Tu già mi sostieni dal vivo dandomi sempre tanti consigli sulla scrittura ma, trovarti anche a recensire una mia storia, è meraviglioso.
Sai quanto io svarioni per continuare questa storia e cercare sempre di non fallire e ti ringrazio di essermi sempre accanto nella mia vita da scrittrice e non.
Adesso non posso più farti spoiler su quello che succede nei prossimi capitoli, dovrai per forza leggere ahahah

Per finire, ringrazio come al solito anche chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite ed anche i lettori silenziosi nella speranza, un giorno, di poter leggere anche il loro parere.
Alla prossima!

Sick Girl

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Capitolo 8
*** For I can't help falling in love with you. ***


Anyway the Wind Blows

8. For I can't help falling in love with you.


Non sapeva quello che sarebbe successo a quell’ ”appuntamento”, per questo, tranne per Adam che aveva intuito tutto, decise di non dire a nessuno che quella sera si sarebbe vista con un ragazzo. Non l'aveva neanche detto a sua madre, anche se era sempre stata la sua più grande confidente; non voleva darle false aspettative, sì era successo qualcosa tra lei e Doug e se n'erano resi conto entrambi ma, non conoscendosi ancora per niente, nessuno dei due pensava già ad un possibile fidanzamento; anche se non riuscivano a smettere di pensare l'uno all'altro ritrovandosi a sorridere come due idioti, contando le ore, chi a lavoro e chi a casa a prepararsi, che li separavano dal vedersi.
Per l'ansia che aveva per quell'uscita, arrivò al locale a mezzanotte meno venti ma, fortunatamente, Doug aveva chiesto al suo capo di poter lasciare un quarto d'ora prima, al fine di preparsi un minimo prima dell'appuntamento, per questo, neanche il tempo di cambiarsi e darsi una sciacquata, che fuori dal locale trovò Bonnie che trafficava al cellulare. 
Era ancora più bella di come la ricordava, soprattutto con quella gonna di pelle nera che le arrivava poco sopra il ginocchio. Alla fine era un uomo; anche se non lo faceva notare per non fare la figura del porco maniaco, gli occhi erano anche fatti per guardare ogni tanto.
-Ehilà-. Esclamò Bonnie, trovandosi davanti al ragazzo che, ancora preso dall'osservare la ragazza, non si era accorto che si era avvicinata.
-Ehi! Come va?-. Esclamò sobbalzando facendo, ovviamente, ridacchiare sotto i baffi la ragazza mentre lui arrossiva copiosamente. Poteva essere così stupido?
Dopo quel primo momento di imbarazzo, Bonnie e Doug ruppero il ghiaccio iniziando a chiacchierare davanti ad una birra in un locale non molto lontano da quello in cui lavorava il ragazzo.
Bonnie scoprì che quest'ultimo era tre anni più grande di lei, era laureato in legge ed adesso, per arrotondare lo stipendio ancora minimo da assistente del suo ex professore di Diritto Ecclesiastico, lavorava nel locale dove si erano conosciuti da quasi un mese. Sognava di esercitare la professione da avvocato, ma non avendo parenti nel campo e non essendo uscito da un college prestigioso, sapeva che avrebbe dovuto fare ancora troppa strada.
-E tu cosa fai nella vita? Eri al tavolo con Adam Lambert, anche i sassi sanno che è famoso-. Chiese Doug dopo aver finito di parlare di sé.
Bonnie doveva aspettarsi che avrebbe dovuto dire subito la verità, non poteva più fingersi una persona normale dopo che la vedevano in giro con Adam e, molte volte, addirittura con Brian e Roger.
Decise di incominciare dall'inizio della sua storia; gli raccontó di suo padre e del suo lavoro come fotografo dei Queen e, alla fine, pian piano si ritrovò a parlare di quello che era successo pochi mesi fa, di come aveva realizzato il suo sogno di lavorare come fotografa di una band e, soprattutto, non di una band qualsiasi ma di quella che poteva definire la sua famiglia non di sangue.
Doug l'ascoltò ammaliato per tutto il tempo. Aveva una storia così interessante, ed era molto felice per lei che adesso aveva il lavoro dei suoi sogni. Chissà se un giorno, anche il suo studio e lavoro, avrebbe portato i frutti desiderati.
Passarono una serata piacevole e, strada facendo, si ritrovarono sotto casa di Bonnie ad un orario in cui i locali erano tutti chiusi e quindi per strada c'era poco da fare. Non era tipa da far salire ragazzi a casa, soprattutto perché viveva in una bifamiliare con sua mamma, ma Doug aveva dimostrato sin dal primo momento che si erano visti di essere diverso per questo non ebbe paura a proporglielo.
-Per bere qualcosa magari, visto che i locali ormai sono tutti chius… -. Non ebbe il tempo di finire la frase, mentre chiudeva la porta di casa dopo essere entrata con il ragazzo, che le sue labbra furono catturate da quelle di quest'ultimo.
Solo quando rimasero entrambi senza fiato, si lasciarono rimanendo comunque vicinissimi ed avvinghiati l'uno all'altro.
-Scusami ma era tutta la sera che volevo farlo, di solito non sono il tipo ma tu… Tu hai qualcosa che non mi ha permesso di trattenermi e… -. Questa volta fu Doug ad essere interrotto dalle labbra dell'altra che, pian piano, permise al ragazzo di invertire le posizioni guidandolo per il corridoio dentro la camera da letto.
Entrambi sentirono una sensazione che non provavano da tempo in quel momento e, solo quando raggiunsero il culmine all'unisono l'uno tra le braccia dell'altro, capirono che erano le cosiddette “Farfalle nello stomaco” che non credevano si potessero sentire per una persona conosciuta da così poco.
Forse era vero quel colpo di fulmine di cui Bonnie aveva tanto sentito parlare da sua madre; quello che quest'ultima aveva provato con il suo Peter quando si erano conosciuti ad una festa di amici in comune, quella sensazione unica nella vita che quando arriva deve essere colta senza paura.
Nel frattempo, dall’altra parte di Londra, Roger quella sera era rimasto solo a casa perché Sarina era andata a trovare sua madre e i suoi figli ogni tanto preferivano stare tra giovani e non con il loro vecchio padre. L'unica persona che non l'avrebbe mai lasciato solo e sconsolato, era sempre Brian che in quel momento se ne stava seduto nel suo salotto a strimpellare una vecchia acustica di Roger da bambino.
-Ecco la tua acqua-. Disse poggiando sul tavolino davanti al chitarrista il bicchiere. 
Prima di portarglielo, era stato qualche minuto sull'arco che separava la cucina dall'enorme salone a contemplarlo assorto dal suono della chitarra. Quante ne avevano passate nella loro lunga vita insieme; avevano condiviso tanto insieme e, ovviamente, c'erano anche tanti segreti tra di loro che avrebbero portato nella tomba. Segreti che non erano solo da amici.
-Grazie Rog-. Rispose Brian per poi poggiare la chitarra e prendere il suo bicchiere d'acqua. Erano vecchi ormai per l'alcol, o almeno lui si era adattato ad una vita più salutista perché sapeva che a Roger il cicchetto di vodka liscia ogni tanto non lo toglieva nessuno.
Nel frattempo, quest'ultimo si sedette sulla poltrona davanti al divano tornando a contemplare il suo amico di vecchia data. Guardare Brian dopo tutto quello che era successo gli faceva sempre lo stesso effetto; solitamente lo rendeva malinconico, al solo pensiero di essere troppo vecchio per molte delle cose che avevano fatto in passato si sentiva praticamente finito ma, guardandosi indietro, capiva che il tempo doveva passare per tutti e tutto sommato si era divertito abbastanza per una vita eterna.
-Un pound per i tuoi pensieri-. Esclamò ad un certo punto il chitarrista facendo tornare il suo amico nel mondo degli umani, per poi ridacchiare divertito dal suo sobbalzare sul posto. Il solito Roger distratto, senza di lui sarebbe stato capace anche di perdersi in casa sua.
Anche Brian molte volte pensava al passato e, quando si perdeva in ricordi più “bagnati”, nella sua mente non c'era nessuna sua ex fidanzata e né Chrissie né Anita. 
Ricordava ancora in modo vivido il loro primo tour negli States, quello che era tragicamente finito troppo presto a causa sua che si era beccato l'epatite per un vaccino infetto; si dovevano ancora abituare a quella vita e, visto che le ragazze scarseggiavano per entrambi, essendo tutte con la band principale, per loro che erano amici da tanto tempo le inibizioni non esistevano più da molto ma non avrebbero mai immaginato che, quella loro complicità, avrebbe portato a quello che era successo nelle loro camere d'albergo in giro per gli States. Roger, quando erano tornati e lui se ne stava in ospedale, gli aveva detto che lo amava mentre lui, che a casa aveva Chrissie con cui da poco si era fidanzato, non gli aveva risposto ed alle prove dopo la sua convalescenza il batterista si era comportato come se non fosse successo nulla.
Durante la loro carriera con i Queen poi, la passione si era riaccesa sporadicamente tra di loro e, quando potevano, la sfogavano soprattutto in tour e quando rimanevano soli in studio di registrazione. Roger però non gli aveva più detto che lo amava, anche se si vedeva nei suoi occhi liquidi di piacere che si stava trattenendo dal dirlo; aveva paura, non voleva essere rifiutato di nuovo e Brian non gli aveva mai dato la possibilità di riprovarci.
Adesso però i tempi erano cambiati; sì, erano entrambi sposati e con figli ma, quando arrivi ad una certa età, tenere segreti non ha più senso perché non sai mai per quanto ancora potrai tenerli.
-Ti amo anche io-. Disse il chitarrista ad un certo punto alzando lo sguardo e sorprendendosi perché, invece di trovare un'espressione stranita, trovò un sorriso genuino che non somigliava per niente al solito ghigno malizioso di Roger.
-Aspettavo questa risposta da 45 anni, ma meglio tardi che mai-. Rispose il batterista recuperando il suo tono beffardo per poi essere sorpreso da qualcosa di morbido che si poggiò sulle sue labbra.
Appena riprese le sue facoltà mentali, approfondì il bacio con Brian fin quando entrambi non rimasero senza fiato e, con le labbra socchiuse e arrossate, si guardarono per qualche secondo interminabile con gli occhi a pochi centimetri di distanza.
Non c'erano mai state troppe parole inutili tra di loro, solitamente comunicavano con un semplice sguardo sin da quando si erano conosciuti. Quello era uno di quei momenti in cui le parole non servivano, quel bacio e quello sguardo ne valevano mille.
Cosa cambiava un piccolo segreto in più con le loro mogli?


Da che ero partita che questa storia doveva essere pubblicata ogni settimana, pian piano mi sono ritrovata a pubblicare sempre più sporadicamente ma, fortunatamente, riesco sempre ad impegnarmi a scrivere ed a non abbandonare questo lavoro che continua a piacermi molto.
Vorrei concentrarmi sulle avventure che ha vissuto la nostra protagonista, avventure molto belle devo dire, ma questo ultimo momento Maylor è per me il fulcro del capitolo. Quanto possono essere belli Brian e Roger? Troppo concordo!
Vorrei tanto dilungarmi e, soprattutto, rispondere all'ultima recensione ma, avendo poco tempo, vi devo lasciare così e, alla recensione, vedrò di rispondere o in privato o sotto il prossimo capitolo.
Ci vediamo alla prossima con il capitolo che chiuderà una parte della storia, poi ci sarà un capitolo molto speciale a cui sto lavorando adesso e poi ci dedicheremo all'ultima parte di questa avventura di cui non mi voglio perdere in spoiler.
Alla prossima!


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Capitolo 9
*** Behind The Lens. ***


Anyway The Wind Blows

9. Behind the lens.

Quando la mattina dopo Bonnie sentì un leggero russare nella sua stanza, si voltò verso il centro del letto sorridendo dolcemente davanti a Doug profondamente addormentato a pancia in giù. Era ancora più bello di come lo ricordava la sera prima, forse era l'essere stato suo per tutta una notte a renderlo così.
Riprendendosi dalla contemplazione della sua schiena nuda, con la Dea Bendata tatuata sulla scapola destra, Bonnie buttò un occhio alla sveglia e, essendo ancora le otto e mezza, decise di lasciar dormire ancora un po’ il ragazzo. 
Era così strano per lei svegliarsi presto, ma forse era una seconda presenza nel letto ad averla fatta svegliare.
Dopo essersi infilata velocemente slip e vestaglia, raggiunse casa di sua madre per fare velocemente colazione e prepararla anche a Doug. 
Sperava di non essere scoperta, non voleva dare spiegazioni di prima mattina. Peccato che, come al solito, la fortuna non era dalla sua parte e si ritrovò sua mamma al tavolo della colazione.
-Non devi raccontarmi nulla?-. Chiese Marisa con un sorrisetto furbo. Poteva anche esserle calata un po’ la vista con la vecchiaia, ma sorda ancora non era diventata per questo, la notte prima, non le erano sfuggiti altri passi in casa della figlia mentre l'aspettava sveglia.
-Non ti si può tenere nulla a te! Ok, si chiama Doug, è tre anni più grande di me, è laureato in legge e, per adesso, è assistente di un suo ex professore e, per arrotondare, lavora in un locale-.
-Sì sì cose molto interessanti ma adesso parlami delle cose serie. È carino? Alto? Moro?-. 
Davanti a quelle domande della mamma, Bonnie rimase a bocca aperta trattenendosi dallo scoppiare a ridere. Solitamente, quando una madre vuole sapere di un ragazzo che si sente con la figlia, chiede nome, età, cosa fa nella vita mentre sua mamma si buttava su quelle cose “futili”. L'aveva sempre detto di avere una mamma fuori dalle righe, e l'amava così.
Le parlò di Doug e, nel frattempo, sì fece aiutare dalla mamma a preparare una colazione al ragazzo che, dopo un'ora e mezza dal risveglio di Bonnie, fece il suo ingresso nella cucina, sentendosi subito dopo mortalmente imbarazzato perché, mentre se ne stava in camicia e mutande, la ragazza non era l'unica inquilina della stanza. Non era certamente un bel modo per conoscere la mamma di Bonnie, ma ormai era andata così.
-Tu devi essere Doug! Un po’ di caffè caro?-. Chiese Marisa, prendendo la Moka, al ragazzo che, dopo aver superato l'imbarazzo iniziale, accettò di buon grado la colazione che gli era stata preparata.
La mamma di Bonnie, nonostante lo conoscesse da neanche un'ora, lo stava trattando come se fosse un figlio. Era da troppo tempo che non provava sensazioni simili; sua mamma era morta quando aveva 16 anni e, stare senza di lei e vivere il lutto negli anni forse più duri dell'adolescenza, non era stato per niente tranquillo. Capiva quando Bonnie parlava di suo padre, erano le stesse sensazioni che aveva provato lui e che non avrebbe mai augurato a nessuno.
Dopo la colazione, Doug aveva da fare lezione al posto del professore di cui era assistente, essendo quest'ultimo a letto con l'influenza, ma decise di accompagnare Bonnie allo studio fotografico dove avrebbe lavorato quel giorno per passare ancora un po’ di tempo con lei per parlare di quel che era successo la notte prima.
Entrambi avevano sentito qualcosa, qualcosa che non avrebbero potuto mettere in secondo piano.
-Ieri notte è stato bello, solitamente non sono il tipo che al primo appuntamento si butta ma ecco… -.
-È successo qualcosa, anche io ho sentito quello che hai sentito tu perché neanche io sono tipa da fare queste cose-. Concluse la frase Bonnie per poi ricambiare il sorriso di Doug.
Non potevano dire di essere innamorati dell'altro, non avevano più quindici anni e non potevano più prendere le relazioni con una tale leggerezza; ma era certo che non si sarebbero persi di vista.
-Magari ti chiamo quando finisco lezione, se sei libera potremmo pranzare insieme-. Chiese il ragazzo quando si ritrovarono davanti allo studio fotografico.
-Certo, penso che prima di pranzo avrò finito qui anche perché i ragazzi hanno da andare in studio alle due-. Rispose Bonnie per poi salutarlo con un bacio a stampo, molto più casto di quelli che si erano dati la notte precedente ma comunque pieno di significato, per poi scendere dalla macchina ed entrare dall'enorme porta a vetri.
Se in cuor suo sperava di non essere notata da nessuno con un ragazzo, Roger che ridacchiava mentre fumava una sigaretta nel piccolo giardinetto interno, le fece capire di essere stata invece scoperta in flagrante.
-Ora capisco perché stamattina non hai chiamato lo Zio Roger per farti passare a prendere. Tranquilla, meglio che ti ho scoperto io e non Brian-. Le disse il batterista facendole l'occhiolino per poi porgere una Marlboro alla ragazza che l'accettó sedendosi accanto a lui.
Dopo aver chiacchierato un po’ mentre fumavano, ovviamente con argomento principale Doug, entrarono in studio dove c'era già Adam alla postazione del trucco e Brian che controllava che i suoi importantissimi capelli fossero perfetti.
Appena il cantante vide la migliore amica, saltò via dalla postazione, facendo urlare la truccatrice, correndo da lei per sapere tutto.
-Ci sei uscita? Ci hai fatto sesso? Oh sì che ci hai fatto sesso, hai proprio la faccia di una che ha fatto sesso!-. Esclamò contento mentre, quelle urla, attirarono l'attenzione di Brian che, alla parola sesso, strabuzzò gli occhi.
Adesso tutti sapevano che aveva fatto sesso con Doug, era proprio quello che desiderava. Perché i suoi amici e la sua famiglia dovevano sempre trovare modi per metterla in imbarazzo?
-Ok smettiamola di pensare alle cose frivole! Abbiamo un servizio fotografico da fare qui!-. Esclamò Bonnie prendendo l'attenzione e rimandandoli a sistemarsi.
-Io e te poi parliamo, voglio sapere tutto-. Concluse Adam per poi essere “sequestrato” dalla truccatrice per gli ultimi ritocchi.
Ritrovarsi dietro l'obbiettivo della macchina fotografica, fu per Bonnie come rinascere con degli occhi diversi. Aveva tutto un aspetto diverso ed aveva sempre amato questa sensazione sin da quando, la prima volta, il suo papà le aveva fatto mettere gli occhi dietro l'obbiettivo della sua vecchia fotocamera anni 70.
Il servizio andò alla grande e, quando alla fine videro le fotografie, tutti concordarono sul fatto che erano meravigliose. L'attenzione per la messa a fuoco sui dettagli, il sapere cogliere le espressioni più spontane e adatte e, soprattutto, la capacità di saper mettere a nudo l'anima del soggetto fotografato; queste erano tutte caratteristiche che Bonnie aveva preso dal suo amato padre e che quindi le venivano assolutamente naturali.
Alla fine del servizio, la ragazza prese di nuovo il cellulare trovando, oltre ai milioni di messaggi dei gruppi WhatsApp, un messaggio di Doug.

Ho appena finito. Ho prenotato da Fenchurch per le 2pm, appena finisci chiamami che vengo a prenderti.

Aveva sperato di poterlo rivedere a pranzo per questo accettò subito l'invito ma, appena provò a prendere la sua giacca per uscire, fu placcata da Adam che, ovviamente, non intendeva farla andare via prima di sapere tutto sulla sera prima.
-Va bene va bene! Calmati-. Esclamò ridendo per poi raccontargli tutto quanto senza saltare, ovviamente, nessun particolare più succoso. Era il suo migliore amico, poteva raccontargli di tutto senza sentirsi in imbarazzo… E poi sapeva perfettamente che, se avesse saltato qualcosa, Adam se ne sarebbe accorto.
-Sono così felice per te! Una sera dobbiamo assolutamente uscire e devi presentarmelo per bene!-. Esclamò il cantante euforico.
Sapere che, almeno Bonnie, aveva trovato una bella persona che la rende felice non poteva che non farlo stare bene. Lui non sapeva quando l'amore avrebbe bussato alla sua di porta, a volte temeva addirittura che fosse un treno già passato e che, ovviamente, non sarebbe ripassato mai più.
Salutati gli altri che andavano verso gli studi, Bonnie salì sulla macchina di Doug scambiandosi un bacio con quest'ultimo appena entrata. 
Alla fine, passarono tutto il pomeriggio insieme e, quando Doug la riaccompagnò a casa dopo cena, fu impossibile passare la notte separati e si ritrovarono di nuovo tra le coperte di Bonnie certi che quella notte non sarebbe stata l'ultima. 
L'uno era il tutto dell'altro, in quel momento, e questo bastava.

Dopo una giornata passata a ripetere per l'esame che ho domani, non immaginate l'ansia del rientro, ho deciso di pubblicare questo nuovo capitolo pronto già da un bel pò.
Diciamo che questo capitolo ci ha aperto ancora di più gli occhi su Doug, ci ha fatto rivedere Adam che mi mancava tantissimo ed è un pò una piccola conclusione che ci apre sul nuovo inizio di Bonnie e questo bel ragazzo. In effetti, dopo questo capitolo, ci sarà un capitolo speciale fuori dalla trama, di cui non faccio anticipazioni ma vi giuro che è bellissimo, e poi avremo un piccolo salto temporale che rivelerà una bellissima notizia che spero renda felici anche voi come ha reso me.
Dopo questo punto della situazione, passo alle risposte alle recensioni a maggior ragione che la scorsa volta non ne avevo il tempo.
Con gli altri ci vediamo al prossimo capitolo, buonaserata darlings.


Evola Who: Ciao Carissima, allora devo risponderti sia alla recensione del capitolo 7 sia alla recensione del capitolo 8 quindi, senza cincischiare, andiamo.
In realtà quella del capitolo 7 erano più aspettative sul capitolo 8 che, alla fine, si sono rivelate quindi sono felice che quello che è successo poi ti è piaciuto.
La reazione di Marisa a Doug, la puoi benissimo leggere in questo nuovo capitolo e spero che ti sia piaciuta, non ci posso fare nulla amo Marisa e per me è fantatsica, mentre sul segreto di Brian e Roger ho intenzione di farlo scoprire a qualcuno... In realtà vorrei che lo sapessero tutti ma, essendo anziani, non credo che sarebbe coerente per loro venire allo scoperto adesso e mandare agli allori la loro famiglia e le loro mogli.
beh spero di rileggerti sotto questo capitolo e, soprattutto spero che ti piaccia. Alla prossima darling.


Bri2k04: Ciao nome nuovo nelle recensioni! Mi ha fatto molto piacere ricevere un tuo commento sui capitoli 3 e 4 perchè vuol dire che, nuova gente, si sta addentrando nella storia.
Anyway, la canzone di Roger la conosco ma, in quel momento, non avevo pensato a lei mi dispiace e non ti preoccupare per Adam ci penserò io a fartelo amare come lo amo io. Sul mantenerlo gay mi sembrava abbastanza scontato doverlo fare, Adam è così e lo amo anche per questo... perchè sono una maledetta yaoi shipper, testimone il capitolo con la scena Maylor.
Spero di poterti rileggere presto qui giù ed alla prossima darling.

 

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Capitolo 10
*** Once Upon A Time. ***


Anyway The Wind Blows

10. Once Upon a Time.

 
A Freddie e Jim e a tutte quelle persone
che ancora combattono, o purtroppo
hanno perso, contro quel brutto
male che è l'AIDS...


Londra, 19 Gennaio 1989.

Il terzo compleanno della figlia del fotografo di una band, solitamente è roba di poco conto per una band molto famosa ma, se si tratta dei Queen e del loro fotografo Peter Harper, le cose si mettono diversamente perché loro erano una famiglia e dopo dei colleghi.
-Signorina Harper se avessi saputo che questa era una festa così elegante mi sarei messo in tiro-. Disse Roger, esibendosi con il suo solito charme, inginocchiandosi davanti alla piccola Bonnie, ovviamente arrossita, che se ne stava sul suo trono da principessa con la tiara che Freddie le aveva regalato per l'evento.
-Smettila Roger, voglio ricordarti che sei sposato con figli-. Gli rispose a tono la bambina facendo ridere tutti tranne il batterista, che iscenò un colpo al cuore a causa del rifiuto.
-Asfaltato da una bambina Roger, quanto vuoi cadere ancora in basso?-. Ed ecco la frecciatina pronta di Brian, che se ne stava sul divano di casa Harper con un braccio attorno alle spalle di Anita, che gli fece guadagnare un dito medio dal batterista. Amava pizzicarlo, su questo non sarebbero molto probabilmente mai cambiati.
-State bisticciando anche al compleanno di mia figlia? Bonnie te l'avevo detto, Brian e Roger non dovevamo invitarli-. Esordì Peter uscendo dall'arco che separava la cucina dalla sala da pranzo assalito, ovviamente, dalla sua principessa che voleva essere tenuta in braccio. 
Ogni anno, era sempre più grande ma Peter era tranquillo fin quando, anche solo per un momento, poteva tenerla tra le sue braccia. Era la sua bambina e lo sarebbe stata per sempre.
Dopo l'aperitivo che Marisa aveva preparato con tanta cura, si misero tutti a tavola per la cena con la piccola Bonnie a capotavola sulla sua sedia piena di cuscini. Ai suoi lati aveva voluto, ovviamente, mamma e papà e dall'altro capo del tavolo c'era Roger, l'unico solo essendo un po’ in crisi con Dominique, con cui si scambiava boccacce, ovviamente subito dopo ripresa dalla mamma perché non si facevano quelle cose a tavola. Di sottofondo, c'era ovviamente un vociare allegro perché, nonostante i problemi, era piacevole stare insieme soprattutto in queste occasioni.
Dopo la cena, ci fu la torta e Bonnie costrinse Freddie, che in realtà avrebbe fatto con piacere qualsiasi cosa per quella bambina anche senza essere costretto, a cantarle lui Happy Birthday amando la voce dell'uomo, come la maggior parte del mondo in realtà.
Arrivò il momento della foto e, dopo averla fatta con la mamma ed il papà, Bonnie insistette per farne una con la band.
-Roger solo perché sei al centro con Bonnie in braccio, non attirare l'attenzione-. Disse John causando risate in tutto il salotto, come sempre a scapito del batterista.
-Darling ma lo sai che Roger, quando vuole, sa essere anche più diva di me-. Rispose Freddie, con il suo solito tono da vecchia diva, continuando a far ridere tutti tranne, questa volta, oltre a Roger, la piccola Bonnie che invece diede un bacione sulla guancia al batterista che la teneva tra le sue braccia.
-Fino alla fine del mio compleanno nessuno potrà più prendere in giro Roger! Chi lo fa verrà cacciato senza torta-. Esclamò la bambina causando un teatrino di finto dolore da parte dei membri restanti della band e suo padre mentre il resto degli invitati aveva ricominciato a ridere.
-Amore almeno concedilo al tuo vecchio padre, è troppo duro per me-. Rispose Peter dietro la macchina fotografica guadagnandosi uno scappellotto dietro la nuca da sua moglie a cui, ovviamente, rispose con un lamento e poi un bacio. Erano innamorati, prendersi in giro faceva parte dell'amore.
Fecero questa foto e, dopo averla fatta anche con Freddie e Jim, John e Veronica, Brian e Anita, e Roger, che fu accompagnato da Brian per prenderlo velatamente in giro visto che quelle esplicite erano state abolite, mangiarono la torta concludendo la serata poco dopo qualche canzone al pianoforte e qualche ultima foto spontanea che avrebbero messo nell'album con tutte le foto che Peter aveva fatto alla sua bambina dalla nascita.
A fine serata, le donne erano in cucina ad aiutare Marisa a rimettere a posto e gli uomini erano in salotto a bere un po’ di Jäger offerto da Peter. 
Bonnie, che era ormai sfinita, si era addormentata in braccio a Jim che le accarezzava dolcemente i capelli mentre Freddie, accanto, li guardava pensando che, magari, un giorno avrebbe potuto vedere la stessa scena con un bambino loro. Era ovviamente un sogno molto utopistico, ancora non erano neanche legali i matrimoni tra omosessuali quindi immaginate le adozioni e poi, molto probabilmente, la sua malattia non gli avrebbe dato abbastanza tempo per esaudire questo desiderio. Per il momento gli bastava godersi quella piccola scena, non gli serviva altro per essere felice.
-Anita, amore, Roger dorme da noi perché non credo che abbia le facoltà per tornare a casa da solo-. Annunció Brian alla sua compagna, intenta a rimettersi il soprabito, vedendo il batterista stravaccato sulla poltrona a ridacchiare come uno scemo. Aveva, come al solito, esagerato con l'alcol ma non era una novità. La crisi con Dominique poi, non aiutava certamente il batterista a stare tranquillo ed a non trovare rifugio nell'unica cosa che non l'avrebbe mai tradito.
In quei momenti, si notava perfettamente il sentimento che Brian provava per Roger e che, ovviamente, nascondeva dentro. Non avrebbe mai abbandonato quel pazzo batterista, e sapeva che dall'altra parte era uguale.
Peter prese sua figlia dalle braccia di Jim, sentendola lamentarsi per lo spostamento senza però svegliarsi, e lui e Marisa salutarono tutti per poi rimanere soli.
-Papà?...-. Chiamò ad un certo punto Bonnie con voce stanca tra le braccia di Peter che la stava portando nel suo lettino.
-Dimmi amore-. Rispose mentre la metteva sotto le coperte, dopo averle messo il pigiama.
-È stata la festa più bella della storia, ne voglio una così ogni anno-. Disse la bambina assonnata facendo ridacchiare suo padre.
-Farò in modo che tutte le feste della tua vita siamo belle come questa, adesso però riposati. Buonanotte amore mio-. Concluse dandole un bacio sulla fronte mentre la piccola si addormentava.
Non sarebbe mai mancato a quella promessa.

Ed anche questa volta, ce l'ho fatta ad arrivare con un nuovo capitolo e, se devo dire la verità, questo è molto probabilmente uno dei capitoli che più ci tenevo a pubblicare e sono felice di esserci arrivata.
Nelle mie vecchie fan fiction sui Queen, fortunatamente non pubblicate qui, ho sempre descritto i Queen ai tempi della loro carriera per questo, questa storia, è stata un po' una sfida con me stessa perchè mi sono dovuta immedesimare in dei Brian e Roger, ed ad un tratto anche John, di oggi e di cui, soprattutto del caro bassista, ci sono molte meno notizie e spunti. Questo capitolo, con i Queen della fine degli anni 80, è stato l'espressione maggiore della mia conoscenza su di loro e sul mio modo di caratterizzarli nella scrittura; per questo motivo non ho potuto non inserire, anche se solo così a sputo, il mio adorato Jim Hutton in ricordo dei tempi in cui ero disagiata e scrivevo delle Jimercury improponibili.
Voglio concludere questo mio angolo dicendo che, 5 giorni fa, ho comprato il biglietto per il concerto dei Queen + Adam Lambert del 24 Maggio 2020 a Bologna e non potete immaginare l'emozione che, dopo 7 anni di amore per la musica dei Queen, mi da il sapere che tra poco meno di 8 mesi vedrò Brian, Roger ed Adam dal vivo. Qualcuno di voi ci sarà al concerto?
Sperando di non farvi aspettare di nuovo troppo tempo per un capitolo, vi mando un bacio ed alla prossima darlings.


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