Hogwarts Moments di Scaramouch_e (/viewuser.php?uid=2646)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01) ***
Capitolo 2: *** 02) ***
Capitolo 3: *** 03) ***
Capitolo 1 *** 01) ***
Hogwarts
Moments.
disclaimer: dichiaro che i Queen non mi
appartengo, appartengono solo a loro stessi, e che le cose descritte
all'interno della fanfic sono di pura fantasia. Inoltre anche Harry
Potter non mi appartiene, ma appartene alla Rowling e a ha chi ne
detiene i diritti.
Ringraziamenti: ringrazio la mia beta, evelyn80
grazie mille per l'aiuto cara amica.
Buona lettura.
01)
Roger
Taylor
sarebbe
andato a Hogwarts quell'anno. Il ragazzino dai folti capelli biondi
ne era contentissimo.
Aveva
salutato i genitori sul binario dell'espresso di Hogwarts ed era
andato subito a cercare uno scompartimento all'interno del treno.
“Ciao!
Mi chiamo Roger Taylor. È libero quel posto?”
domandò a un
ragazzino del primo anno, con folti capelli ricciuti di un caldo
castano scuro, che si voltò con un sorriso.
“Brian
May. Sì è libero, siediti pure” rispose
al ragazzo, che si
sedette sorridendo a sua volta.
“Come
si chiama?” domandò poi Brian, con voce profonda,
indicando un
piccolo gufetto che faceva un verso timido.
“Aerosmith”
rispose Roger arrossendo. “Come...”
“Come
la band musicale!”. Nessuno dei due si era accorto che un
ragazzo
dagli ammalianti occhi neri e dentoni da roditore stava tenendo
aperta la porta dello scompartimento, con un sorriso sul
volto.
“Scusate, ma quando si parla di musica dovete chiamare me! In
particolare... com'è che ci chiamano i purosangue... ah
sì! In
particolare di quella babbana. Mi chiamo Freddie Bulsara, ma potete
chiamarmi Freddie Mercury.”
“Io
sono un purosangue,” protestò Brian, “e
non mi piace
l'espressione che hai utilizzato per definire il mio modo di essere.
Scusa, ma si vede che non hai incontrato molti maghi purosangue per
bene.”
Freddie
rise e scosse la testa. “Hai ragione, effettivamente
è così. Mio
padre è un purosangue e mia madre una babbana che pratica lo
Zoroastrismo, quindi no, non ne ho incontrati molti, di gentili. Tu
sei il primo. Comunque stavate parlando di musica, eh?
Qual'è il
vostro genere preferito?”. Gli occhi neri di Freddie
brillarono
mentre si sedeva scompostamente sul divanetto fra Roger e Brian, che
iniziarono a discutere con lui di musica, di strumenti musicali e di
artisti, babbani e magici, scoprendo che effettivamente Freddie
Mercury era veramente preparato sull'argomento.
***
“Bulsara
Farrokh!”.
Il
ragazzo magro, ma dal corpo comunque scattante, sbuffò
sentendosi
chiamare con il nome completo. “È Freddie,
comunque, Freddie
Mercury” sibilò ai suoi due nuovi amici, Roger e
Brian.
Erano
stati accolti a Hogwarts da un tempo tremendo, pioveva a dirotto e
faceva freddo; trovarsi al calduccio quindi era bello. Freddie aveva
osservato con occhi curiosi ogni cosa, dai fantasmi al soffitto
magico, fino alla cerimonia dello smistamento nelle quattro case
della scuola: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde, e che
consisteva nel mettersi un vecchio cappello malridotto sulla testa e
attendere, finché quest'ultimo non invocava la casata adatta
a chi
lo indossava.
Freddie
arrivò davanti al tavolo dei professori e si sedette sullo
sgabello,
la Mcgrannit gli pose il vecchio cappello sul capo e lui attese.
Passarono pochi minuti prima che il capello decretasse:
“Grifondoro”.
Il
tavolo all'estrema sinistra applaudì e Freddie si tolse il
cappello,
andando a sedersi con sicurezza e osservando il resto dello
smistamento.
“May
Brian!”. Brian
tremò e sentì solo distrattamente una pacca sulla
spalla, segno che
Roger lo stava incoraggiando.
Ovviamente
il ragazzo ricciuto sapeva tutto dello smistamento, in famiglia non
si parlava d'altro che non di Hogwarts.
Deglutì
andando verso lo sgabello, con lo stomaco chiuso e la voglia di
vomitare, ma sentendosi fiero al tempo stesso: non voleva
essere smistato in Serpeverde, la casa a cui era stata assegnata
tutta la sua famiglia. Lui era diverso da loro, come aveva detto a
Freddie.
Il
cappello parlante gli venne calato sugli occhi e subito udì
una
vocina parlare.
“Oh,
un altro May. Dunque: i tuoi genitori li ho smistati entrambi in
Serpeverde, e così pure i tuoi cugini, e mi sembra che si
siano
trovati benissimo. Ma tu... Tu sei diverso,
Serpeverde non fa per te, c'è coraggio dentro di te, e
voglia di
stare bene e oh... sei intelligentissimo. Sì, so cosa fare
con te,
signor May: Corvonero!”.
All'ultima
parola il tavolo dei Corvonero scoppiò in un applauso e
Brian
sorrise tranquillizzato, restituendo il cappello parlante alla
Mcgranitt.
Sorrise
ampiamente passando vicino a Roger, ancora in attesa di essere
chiamato, e lanciò un'occhiata alla tavola dei Grifondoro,
dove
Freddie aveva monopolizzato l'attenzione parlando velocissimamente
con il prefetto dei rosso-oro.
“Taylor
Roger!”. La
voce della professoressa chiamò il biondino, che era anche
l'ultimo
studente a dover essere smistato. Il ragazzo arrivò felice
allo
sgabello e si mise in testa il cappello magico.
Lui
non aveva mai sentito parlare di Hogwarts: i suoi erano senza poteri
magici, o babbani che dir si voglia, quindi quando quel fatidico
giorno era arrivata la posta era stato particolarmente sorpreso dal
trovarvi una lettera per lui, proprio per lui, che gli diceva che da
lì a pochi giorni una strega - una professoressa - sarebbe
venuta a
parlare di Hogwarts con la sua famiglia. Ne aveva discusso con i suoi
genitori, che all'inizio erano rimasti stupiti ed avevano tentennato
ma poi per fortuna l'avevano accettato; e che poi si erano dimostrati
cordiali con l'insegnante, la professoressa Sprout.
La
donna aveva accompagnato lui e i suoi genitori a comprare il
necessario per la scuola. Avevano acquistato anche un gufetto piccolo
e veloce a volare, perchè così - a detta della
mamma - “si
sarebbe tenuto in contatto e non sarebbe sparito”, e poi a
fine
giornata la professoressa aveva esclamato: “Spero di vederla
nei
Tassorosso, signorino Taylor”, e gli aveva arruffato i lunghi
capelli
biondi.
Bastò
poco al cappello per esclamare: “Tassorosso.”
Roger
respirò piano: ce l'aveva fatta. Durante lo smistamento
degli altri
studenti aveva avuto paura di rimanere imbambolato, senza che il
cappello pronunciasse il suo giudizio, e poi di essere
portato
via dalla professoressa Mcgrannitt e di essere rispedito a casa. Gli
sarebbe dispiaciuto molto ora che sapeva di appartenere a Hogwarts.
Sorrise
ai suoi nuovi compagni Tassorosso, andando a prendere posto accanto a
una ragazza dai capelli biondi e ricciuti del secondo anno.
Guardò
verso i tavoli di Corvonero e Grifondoro e incrociò gli
sguardi di
Freddie e Brian.
Tutti e tre stavano pensando se la loro amicizia
sarebbe durata, ora che erano stati smistati in case differenti,
oppure se si sarebbe sciolta prima ancora di iniziare veramente.
NOTE.
Se devo essere sincera ai queen mi sono avvicinata tramite il film
Bohemiam Rhapsody, ma mi è talmente piaciuto che ho subito
iniziato a vedere documentari, e a raccogliore informazioni sui queen.
Insomma sono entrata nella queen mania anche io. Questa raccolta
di fanfic è un omaggio a questi due mondi: HP - che amo da una vita. - e, appunto, i queen!
Spero che questo primo capitolo vi piaccia. Ringrazio chi
passerà di qui, e chi lascerà una recensione.
<3
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Capitolo 2 *** 02) ***
Hogwarts
Moments.
Buona
lettura, a tutti. <3
02)
“Succhiamelo,
Freddie.”
“Fammi un pompino, Mercury.”
“Fottiti,
Noha. Con te non farò nulla!” sibilò il
quattordicenne con uno
sguardo di fuoco rivolto verso il Serpeverde più grande, del
settimo
anno, che stava appoggiato ad una colonna circondato da altre
persone, tutte appartenenti alla casa di Salazar Serpeverde.
“Oh,
oh hai capito, John? Hai avuto solo tu il privilegio di essertelo
fatto fare” sogghignò Noha, fissando un Serpeverde
più piccolo,
che si voltò verso il ragazzo Grifondoro con un'espressione
assolutamente neutra.
Anche
Freddie guardò verso il ragazzino tentando, e sperando, di
leggere
qualcosa negli occhi castani di John Deacon. “Io...”
“Non
c'è bisogno che rispondi, John. Lo sappiamo tutti che ti sei
fatto
fare un bel pompino da questo Grifondita qui.” La mascella di
John
si contrasse, ma sospirò rassegnato alle parole di Noha
Harris.
“Ehi,
che succede qui?” Brian May arrivò in quel
momento, sfoggiando la
spilla da prefetto sulla blusa nera.
“Stavamo
solo discutendo con Mercury” disse Noha mentre osservava
attentamente la spilla, chiedendosi se fosse il caso o meno di
avercela anche con May, che era a sua volta un traditore del suo
sangue per essere finito a Corvonero e per aver fraternizzato con
gente come Taylor.
“Andiamo,
John” disse infine il Serpeverde dopo aver riflettuto per un
paio
di minuti. John sospirò e, dopo aver lanciato un'occhiata a
Freddie
e a Brian, seguì il gruppo dei suoi compagni.
“Tutto
bene, Freddie?” domandò Brian, seguendo lo sguardo
triste del
compagno fisso sulla schiena di John. “Tutto
a meraviglia, Brian.”
Brian
si accorse che non era vero. Già da un po' di tempo vedeva
che
Freddie stava male, non nel senso fisico ma nello spirito: il ragazzo
Grifondoro aveva lo sguardo spento, assente, che si illuminava solo
quando c'era il serpeverde John Deacon nei paraggi. E questa volta
nemmeno per lui.
“Io
non giudico il tuo essere, Freddie. Non
posso” precisò Brian
con voce mesta, e l'altro lo scrutò con gli occhi neri
attenti: che
gli avesse fatto una confessione?
“Ma
giudico con chi vai a letto!” continuò Brian prima
che Freddie
potesse parlare.
“Prima
che tu dica qualcosa, Freddie, sappi che John mi è anche
simpatico.
È dolce, e sembra un bravo ragazzo, solo... Hai visto con
chi esce?
Noha Harris e compagnia sono i peggiori Serpeverde in circolazione!
È
vero che anche lui è un Serpeverde, ma insomma... Mi
dà l'idea che
sia marcio anche lui, in un certo senso. Stai attento, okay Freddie?
Non vorrei che ti facessi... Beh ecco... Male!”
completò il
monologo Brian. Freddie
lo guardò, gli occhi scuri sempre
attenti
e poi, di slancio, lo abbracciò.
Il
ragazzo ricciuto non si scostò e permise all'amico di farlo.
Quando,
infine, si allontanò vide qualcosa brillare negli occhi neri
del suo
compagno e si chiese
se non fossero lacrime.
“Non
ci sono parole per esprimere l'affetto che provo per voi. Anzi,
sì.
Mi sono appena venute in mente!” esclamò
Freddie all'improvviso. Brian
guardò stranito il suo amico, mentre questi chiedeva una
piuma e una
pergamena a una ragazza lì vicino che aveva una borsa a
tracolla.
Aveva imparato ad apprezzare gli 'attacchi d'arte' di Freddie, ma gli
faceva sempre impressione il modo in cui lavorava.
“It's
not easy love
but
you've got friends you can trust
Friends
will be friends
When
you're in need of love they give you care and attention
Friends
will be friends
When
you're through with life
and
all hope is lost
Hold
out your hands cos friends will be friends right till the end
Now
it's a beautiful day.”
Brian
si sporse verso il pezzo di carta del ragazzo, che canticchiava a
bassa voce un ritornello a lui sconosciuto, e sorrise.
“Andiamo
a provarla, Brian. Mi è venuta voglia di cantare. Vai a
chiamare
Roger e Paul e dì loro che a Freddie Mercury è
venuta voglia di
provare una nuova canzone.” Gli
occhi scuri di Brian si illuminarono, e corse verso l'aula di
Trasfigurazione dove sapeva che Roger e Paul stavano studiando.
Avrebbe
aspettato la fine della lezione e poi avrebbe trascinato i
due ragazzi nell'aula delle prove.
Sì,
loro tre - lui, Roger e Freddie - un anno prima avevano trovato una
bellissima aula in disuso e avevano chiesto al preside se potevano
utilizzarla come sala per le prove: avevano formato una piccola band, a
cui si era aggiunto Paul Asher, un ragazzo coetaneo di Roger e
della sua stessa casata, simpatico e dalla parlantina pronta che
suonava il basso.
Non
c'era stato bisogno di dire altro: quando i quattro ragazzi erano
piombati nell'ufficio di Albus Silente, il preside li aveva guardati,
gli occhi luccicanti, e aveva esclamato: “Sì, cari
ragazzi, certo
che potete avere un'aula a vostra disposizione. Adoro la musica:
è
la magia più antica di sempre e... Poi ci farete un
concertino a
fine anno.”
“Non
gli abbiamo dovuto nemmeno dire che musica suoniamo” aveva
sghignazzato Paul scambiando il cinque con Roger.
In
effetti, per il vecchio preside era stata una sorpresa quando, a fine
anno, i quattro ragazzi avevano fatto un caos pazzesco con la loro
musica, e aveva scambiato uno sguardo con la Mcgrannitt che poi aveva
alzato gli occhi al cielo, mentre tutti i ragazzi si divertivano e
seguivano con espressione stupita il carismatico Freddie intonare
pezzi assolutamente nuovi e originali.
“Ragazzi”
disse Brian, maledicendosi perché, per colpa dei ricordi, si
era
quasi perso l'uscita dei Tassorosso dall'aula. “Ragazzi, a
Freddie
è venuta voglia di provare, e credo che ci abbia dedicato
una
canzone” disse a bassa voce all'orecchio di Roger, per fargli
capire che intendeva solo loro due. Il
biondino sorrise intenerito dall'affetto di Freddie e poi si
voltò
verso Paul. “Andiamo,
sono contentissimo di provare. È da un po' che non
utilizziamo
l'aula, Freddie mi sembra un po'... spento.”
Brian
per poco non imprecò contro Paul: quando pronunciava frasi
del
genere contro Freddie gli era antipatico.
“No,
lui sta bene, non ti preoccupare, Paul. Pensiamo a
divertirci” lo
rassicurò comunque il ricciuto, e Paul annuì
seguendo il compagno
Tassorosso nell'aula prove.
Note.
Mi
sono dimenticata, nello scorso capitolo di chiarire due o tre cose,
indi lo faccio qui.
Come avete potuto notare ho fatto in modo che
Roger, Freddie e Brian avessero la stessa età (nella mia
mente i tre
ragazzi sono nati nell'anno della fondazione dei queen, sì,
lo so è
confusionario, ma è giusto un'informazione per capire in che
periodo
siamo -anche se alla fine non avrà importanza-); John Deacon
è nato
invece un anno dopo i tre ragazzi, ed è un serpeverde,
sì
esattamente, il buon, calmo John è un serpeverde -tranquille
che ha
una spiegazione tutto ciò; spiegazione che verrà
data nel capitolo
successivo, probabilmente-; 'gli attacchi d'arte di Freddie', non so
quanti altri ce ne saranno all'interno della fanfic, ma spero che
questo vi sia piaciuto -Friends
Will Be Friends è
la mia canzone preferita dei queen si può dire senza che le
altre si
offendono XD - e quindi non ho potuto non metterla, so che è
stata
scritta da Freddie e dallo stesso John, ma non l'ho potuto inserire
per ovvi motivi.
Bene, prima che le note diventino la metà del
capitolo XD, vi lascio, con la speranza che il capitolo vi
sia
piaciuto.
Ringrazio chi passerà di qui, e chi lascerà una
recensione.
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Capitolo 3 *** 03) ***
Come
sempre vi aguro, una buona lettura. (:
03)
Roger
Taylor e Brian May avevano passato insieme le vacanze di Natale del
loro secondo anno.
I
due ragazzi erano diventati piuttosto amici e poiché Brian
non
poteva tornare a casa quell'anno, ripudiato dai suoi genitori per via
dello smistamento in Corvonero, Roger aveva chiesto alla sua famiglia
se potevano ospitarlo, per quell'anno almeno.
I
signori Taylor avevano acconsentito, si erano fatti più
stretti in
casa e avevano lasciato una stanza all'aristocratico Brian, che li
aveva ringraziati un sacco, promettendo che avrebbe fatto qualsiasi
cosa per loro.
“Non
ci devi ringraziare. Sei un amico di Roger e di conseguenza fai parte
di questa famiglia. Per di più, non capisco proprio che
senso ha
espellere un ragazzo dalla propria famiglia. Anzi, ora scrivo ai
tuoi.”
“Lo faccia pure, Mr. Taylor, ma non credo che si
degneranno di rispondere, in particolare sapendo con chi è
lei. Per
me non ha importanza,” aveva precisato Brian, “ma
per i miei sì.
Sono la peggior famiglia purosangue mai esistita.”
Roger
aveva tentanto di portare nuovamente il buon umore con una battuta e,
per fortuna, era intervenuto pure il gufetto della famiglia Taylor,
che era piombato in cucina con una lettera stretta tra le zampine,
facendo spaventare la mamma.
Roger
aveva preso la lettera e l'aveva scorsa con gli occhi, poi aveva
guardato Brian. “È Freddie. Mi invita a
incontrarmi con lui
stasera, in riva al fiume. Dice che mi deve parlare.”
Freddie
e Roger erano vicini di casa, e quindi ogni tanto si vedevano.
“Vengo
anch'io” aveva proposto Brian e Roger aveva sorriso,
rispondendo
subito a Freddie.
Il
dodicenne Freddie Mercury, stava aspettando davanti ad un
fiumiciattolo. La strada era male illuminata, quindi i due ragazzini
si erano aiutati l'un l'altro per non cadere malamente.
“Ciao
Rog! Oh, ci sei pure tu, tesoro” aveva detto Freddie
indugiando con
lo sguardo su Brian, che aveva annuito. “Meglio
così, almeno non
dovrò riferirti di nuovo le mie intenzioni. Voglio cantare.
A
Hogwarts, l'anno prossimo” aveva aggiunto parlando in fretta.
Brian
e Roger lo avevano guardato come se gli fossero spuntate due corna
sulla testa. “E
come facciamo?”
“Semplice,
fondiamo una band. Io canto. Tu, Brian suoni la chitarra,
no?”.
Il
ragazzo dai capelli ricciuti aveva annuito: suonava la chitarra
classica, e ne stava costruendo una più particolare
all'insaputa del
padre e per di più suonava ancche il pianoforte, prendendo
lezioni
da un maestro.
“E
so che tu suoni la batteria, Roger. Nessuno me la può fare,
tesori
miei” aveva aggiunto Freddie, e Roger aveva annuito.
“Però
sono strumenti babbani, Freddie. Come faremo a farli entrare a
Hogwarts?” aveva domandato il pragmatico Brian.
“C'è questa
ragazza, Mary, di due anni più grande di noi. Lei ce li
può
incantare in modo da poter suonare all'interno di Hogwarts. Per
favore, tesori, non dite di no, siate buoni.”
Il
labbro inferiore di Freddie aveva tremato e sia Roger che Brian
avevano sospirato, sapendo di essere fottuti.
“Va
bene, Freddie, suoneremo insieme” era stata la risposta di
Brian, e
il ragazzino moro si era lanciato fra le sue braccia, sorridendo, poi
gli aveva baciato le gote.
“Sei
un grande, Brian May, non ve ne pentirete.”
“Come ci
chiameremo?” aveva domandato Roger lasciando che Freddie si
staccasse dall'amico, che lo fissava un po' confuso.
Il
ragazzo li aveva guardati entrambi con gli occhi neri che brillavano.
“Queen.”
“Ma...”
“È
un nome da ragazza, lo so, Roger, ma è anche brillante e
regale, e
noi dobbiamo essere tutte e due le cose. Voglio spaccare l'anno
prossimo a Hogwarts, voglio che ci siano fan, voglio fare musica e
essere il numero uno!”. Aveva urlato quella parola, e Roger e
Brian
avevano sorriso vedendo la felicità dell'amico.
“Ci vorrà un
altro elemento, però. Un basso.” aveva aggiunto
Freddie vedendo le
facce stranite degli altri due.
“Io conosco un ragazzo del
nostro anno che lo suona. Si chiama Paul Asher. È della mia
casata,
ed è un ragazzo alto e rosso di capelli. Si fa notare
perché è
simpatico.”
“Non
hai modo di contattarlo, Roger? Mi farebbe piacere iniziare a suonare
non appena possibile.”
“Ci
posso provare, ma non so dove vive. È solo un conoscente,
non è mio
amico come te e Brian” aveva precisato il biondino, e Freddie
aveva
annuito.
Era
stupendo in quel momento. Aveva un'aura meravigliosa, rilassata, e
forse anche sensuale mentre fissava i due amici con sguardo pacifico.
*
* *
I
Queen sono alla ricerca di un bassista.
Lo
stronzo
“Ehi,
Freddie non scrivere così, non si cancella
più” sbottò Brian,
fissando l'amico che stava scrivendo l'annuncio. “Scusa
tesoro, ma sono troppo arrabbiato! Come si fa a preferire il
quidditch alla musica? Io proprio non lo so!”
Paul
Asher se ne è andato, preferendo unirsi alla squadra di
quidditch
piuttosto che rimanere con noi, preferendo i muscoli al cervello, e
lo sport alla tradizione millenaria che è...
“Okay,
la smetto” ridacchiò Freddie all'ennesima
occhiataccia dell'amico.
Insomma,
se siete interessati a unirvi, seriamente, al leggendario,
rockettaro, bellissimo gruppo dei Queen come bassisti siete i
benvenuti nell'aula abbandonata nei sotterranei lunedì sera
alle
20.00.
Per
sempre vostri Freddie,
Roger e Brian.
Il
quattordicenne John Deacon fissava incantato già da un po'
il foglio
apparso, in un sabato qualsiasi, nella bacheca di fianco alla sala
Grande dove, in genere, c'erano notizie di cose smarrite, e di
ricerca di gruppi di studio, ma mai a sua memoria di persone che
cercavano componenti per una band.
E che
band.
John
conosceva bene solo Freddie Mercury in realtà, il Grifondoro
che
aveva formato i Queen.
Si era innamorato di quel ragazzo quando aveva
cantato per la prima volta, l'anno prima, finendo a letto con lui.
Una storia che si era dimostrata tragica perché i
Serpeverde, che
seguivano John da un po' di tempo, l'avevano fotografato durante il
loro incontro e ora lo ricattavano.
Quindi si doveva mostrare duro
con Freddie, per non farlo cadere nel tranello degli altri ragazzi
che lo detestavano perché era originale e, a detta di John,
stupendo. Ma gli altri non lo capivano, e allora preferivano
insultarlo.
John rimaneva male per il comportamento degli altri
ragazzi, ma lui voleva solamente vivere una vita normale; anzi,
innamorarsi di un ragazzo non era proprio nelle sue intenzioni.
Sospirò
fissando ancora il foglio, e poi, sentendosi stupido, decise che ci
avrebbe provato. Avrebbe tentato le audizioni per il basso, strumento
che suonava per hobby più che altro.
Il
Lunedì, non appena arrivò davanti alla porta,
vide un ragazzo
uscire dall'aula dove i Queen provavano, e sospirò
guardandolo: non
aveva l'aria molto contenta.
“Il
prossimo” disse la voce di Freddie, e John entrò
nell'aula
sentendosi morire.
Roger
Taylor, il batterista, era impegnato a fumare sigarette babbane,
Brian sfogliava gli spartiti, e Freddie stava a capo chino, steso sul
pianoforte, sbuffando: “Giuro che questo è
l'ultimo per stasera,
tesori, se non va bene riproviamo lunedì prossimo,
ok?”
Brian
fu il primo ad alzare gli occhi e a guardarsi intorno, e
notò John,
con il basso in mano ed il volto impaurito.
Subito
un sibilo uscì dalle labbra del quindicenne ricciuto, che
puntò un
dito contro Deacon. “Che ci fai tu qui?”
domandò fissando male
il Serpeverde.
Nel
sentire il suo tono sia Roger che Freddie guardarono attentamente il
ragazzo. Freddie
sembrò valutarlo, senza staccargli gli occhi da dosso.
“Voglio
solamente suonare, voglio dare una possibilità alla mia
musica”
mentì il ragazzo castano.
Roger, che pure non sapeva cosa fosse
preso a Freddie e Brian, capì che c'era qualcosa che non
andava con
il quattordicenne che indossava la divisa dei Serpeverde e lo
fissò
malamente.
Freddie
si leccò il labbro inferiore, in un gesto che per John fu
assai
sensuale. Arrossì sentendosi un deficiente.
“Se
sei venuto qui per avere qualche altra cosa da me, sai che mi
troverai fuori, nevvero tesoro?” domandò il
ragazzo moro,
fissandolo con calmi occhi neri.
John
deglutì.
“Limpido” fu la sua risposta.
“Facci
vedere ciò che sai fare, allora” aggiunse Freddie
sedendosi
compostamente sullo sgabello del pianoforte mentre Brian e Roger
prendevano posizione.
John
prese posto un po' lontano dal gruppo, e iniziarono a suonare tutti
insieme, seguendo la splendida voce di Freddie che, un po'
tremolante, attaccò una canzone nota a tutti e quattro.
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