L'odio di San Valentino

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cena romantica ***
Capitolo 2: *** La discussione ***
Capitolo 3: *** Coccole nel bosco ***
Capitolo 4: *** Litigi e rotture ***
Capitolo 5: *** Un gesto estremo ***



Capitolo 1
*** Cena romantica ***


Bunny e Marzio erano si apprestavano a sedersi a tavola.
Il locale era bellissimo, contornato da lampade di cristallo e oggetti lussuosi d’altro tipo.
Marzio con il suo smoking elegante e Bunny con il suo vestito da sera completamente bianco e contornato di perle.
Sembrava quasi una sposa.
< Aspetta un attimo, amore mio. Ti aiuto > fece Marzio spostandogli la sedia per farla accomodare.
< Grazie mille. Sei gentilissimo > replicò la ragazza contenta.
< Dovere > rispose l’uomo sorridendogli.
Appena furono seduti tutte e due, il cameriere gli portò i menù, dicendo a voce i piatti che lo chef aveva preparato per la serata di San Valentino.
< Molto interessante, grazie. >
< Prego. A voi > fece il cameriere allontanandosi.
< Che cosa ti andrebbe di mangiare? >
< Non lo so, Marzio. Non ho molta fame. >
< Va bene. Vuoi che prendiamo una portata a testa? >
< Tu fai pure come vuoi. Se hai fame, puoi mangiare benissimo quanto vuoi. >

< Sì. L’hai scelto tu, no? >

< In effetti è davvero bellissimo > rispose Bunny.
< E quindi non ho fatto altro che ascoltare il suo consiglio. Speriamo solo di mangiare bene. Non sono un uomo dai gusti raffinati. >
Dopo che stavano continuando a parlare tra di loro, il cameriera avanzò per prendere l’ordine.
< Non siete ancora pronti? >
< Ancora no… >
< Volete qualche consiglio? >
< Volentieri > fece Bunny.
Il cameriere descrisse alcuni piatti molto particolari che né Marzio né Bunny avevano mai sentito nominare.
«Marzio, e se questi piatti non ci piacciono?»
«Vuoi andare sul sicuro e mangiare qualcosa che sai che ti piace?»
«Forse è meglio…»
«Come vuoi tu… Ci porti due spaghetti ai frutti di mare.»
«Molto bene. Posso consigliarvi un ottimo vino da abbinare?»
«No, grazie» fece subito Marzio «Non siamo dei bevitori.»
«A dirla tutta, siamo astemi» fece Bunny mettendosi a ridere
«Capisco. Allora tolgo i calici» disse il cameriere prima di allontanarsi definitivamente.
«Strano che questo posto non sia così affollato» fece Bunny guardandosi attorno.
«Forse perché tutti non possono permetterselo» replicò Marzio.
«Sì, hai ragione… Praticamente siamo quasi soli in questa sala… E se ci facessimo qualche coccola?»
Bunny si era avvicinata sempre di più a Marzio.
Il giovane uomo, diventato paonazzo per l’emozione, cercò di rimanere calmo e impassibile.
«Bunny, siamo al ristorante. Cerca di darti un contegno.»
«Ma almeno potresti darmi un bacio?»
«Ok, il bacio te lo consento.»
Le labbra dell’uomo andarono a toccare quelle della sua amata.
Marzio odiava dare tanto nell’occhio.
Era più una persona timida e riservata, Al contrario della sua Bunny che era un tornado vivente.
«Perché ti sei staccato così presto?»
«Bunny, c’è gente.»
«Ma è una cosa normale baciarsi» protestò la ragazza.
«Ma non in pubblico!»
«Sei veramente noioso, lo sai?»
«Se volevi fare certe cose che si fanno in privato, potevamo rimanere a casa.»
«Sì, forse era meglio.»
«Ma adesso basta parlare di questo… Perché non mi parli della tua giornata?»
«E cosa devo dirti?»
«Non hai fatto niente d’interessante?»
«A parte studiare e sonnecchiare sui libri, no.»
«Sei sempre la solita» fece Marzio mettendosi a ridere.
«Non è divertente, sai?» fece Bunny dandogli una pacca sulla spalla.
«Invece lo è.»
«Meno male che almeno ti faccio ridere un po’.»
«Se non fossi stata una ragazza divertente come sei solo tu, non mi sarei messa mai con te.»
«Cosa? Credevo di essere anche un po’ bella oltre che essere divertente.»
«Ma lo sei. Sei la ragazza più bella che io abbia mai incontrato nella mia vita.»
«Bugiardo» fece Bunny guardando intensamente negli occhi il suo ragazzo per vedere se stava mentendo oppure no.
«Ti ho mai detto bugie forse?»
«Questo non lo so…»
«E dimmi, da quanto tempo è che siamo fidanzati?»
«Questo cosa centra?» domandò la ragazza senza riuscire a capire le intenzioni di Marzio.
«Tu rispondi alla mia domanda e poi ti dirò.»
«Siamo fidanzati da circa un anno.»
«In questo lasso di tempo, non ti ho mai né mentito né tradito.»
«Ah sì? E su cosa lo giureresti?»
«Su di te, mia cara Bunny.»
«Allora sì… Credo che tu stia dicendo la verità» rispose la donna guardandolo con sguardo malizioso.
«Avevi qualche dubbio?»
«Moltissimi dubbi.»
«Cosa?!»
«Ahahah stavo scherzando. Ecco la cena.»
Le portate arrivarono molto velocemente.
«Buon appetito, signori» fece il cameriere con un inchino.
«Grazie»
Bunny divorò il suo piatto in pochi minuti, mentre Marzio la fissava con sguardo sconcertato.
«Fortunatamente non avevi fame» disse Marzio sorpreso.
«Parlare con te mi ha messo molto appetito.»
«Vuoi anche un secondo piatto?»
«No, grazie. Questo spaghetto ai frutti di mare è stato sufficiente.»
«Molto bene» fece Marzio finendo anche lui la sua portata.
«Volete qualcos’altro? Un dessert?»
«No grazie, siamo apposto così. Ci può portare il conto?»
«Certo.»
Quando il cameriere consegnò la ricevuta a Marzio, Bunny notò l’importo della cena.
«Cosa?! Così tanto? Ma abbiamo bevuto una bottiglia d’acqua e preso due primi!»
«Ma abbiamo mangiato bene, no?»
«Sì, questo è vero. Però secondo me il conto è troppo salato.»
«Di questo non devi preoccuparti Bunny, visto che pago io.»
«Ma Marzio…»
«Niente ma… Ecco a lei» fece Marzio dando la sua carta di credito al cameriere.
«Se solo avessi notato i prezzi dei piatti…»
«Che cosa avresti fatto?»
«Me ne sarei andata. Questo è tutto un approfitto. Due spaghetti come quelli so benissimo cucinarli anch’io a casa.»
«Ahahah ne dubito fortemente» replicò Marzio divertito
«Vuoi mettermi alla prova?»
«Perché no? Potrebbe essere una scommessa divertente.»
«Ecco qui la sua carta e la sua ricevuta. Buona serata e arrivederci» fece il cameriere sorridente.
«Contaci…»
«Bunny! Non fare la maleducata!» protestò Marzio tirandogli il tovagliolo di stoffa.
«Tornando a noi, posso cucinarti uno spaghetto ai frutti di mare con i fiocchi.»
«Allora perché non me lo cucini domani per pranzo? Sono molto curioso.»
«Affare fatto! Vedrai di che cosa sarò capace.»
«Certo certo…» fece Marzio aprendo la porta del ristorante per farla uscire.
La serata era molto fredda e nuvolosa.
«Avanti, andiamo a casa» fece dolcemente Marzio.
«Non vedo l’ora di scaldarmi con te» gli sussurrò Bunny alle orecchie.
«Sei davvero impaziente, lo sai?» fece Marzio dandogli un pizzico sulla gamba.
«Ahi! Mi hai fatto male!»
«Ahahah scusa.»
«Non c’è niente da ridere» fece Bunny con sguardo imbronciato.
«Lo sai Bunny? C’è un motivo se ti chiamo testolina buffa.»
«Ah sì? Caro cavaliere della notte, la tua testolina buffa ti farà vedere come questa notte posso trasformarmi in una ragazza vogliosa di piacere.»
«Non vedo l’ora.»

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Capitolo 2
*** La discussione ***


«Taiki, hai preso i popcorn?» domandò Ami dalla cucina.
«No» replicò il ragazzo mettendosi a sedere.
«Perché sei così scansafatiche?»
«Perché sono molto stanco. Abbiamo studiato tutto il giorno e ho la testa che mi scoppia.»
«Uomini… tutti uguali.»
«Avanti, Ami. Perché non ti siedi qui sul divano e ci mettiamo a guardare un film insieme?»
«Voglio vedere cosa gli dici alla professoressa di domani. Gli racconterai del film visto?»
«Perché no? Credo che anche la nostra professoressa capisca che anche i suoi studenti hanno una vita, sai?»
«Tu fai come vuoi, ma io ripasso un po’ matematica. Domani abbiamo il compito.»
Taiki fissava nervoso e rattristito la sua fidanzata.
«Perché mi guardi così?»
«Ami, oggi è il giorno di San Valentino. Perché non riesci a dedicare un po’ di tempo per noi?»
«Perché ho molto da fare. Anche tu dovresti essere molto impegnato visto che siamo nella stessa classe.»
Il ragazzo preferì non rispondere.
«Va bene, fai come vuoi. Io me ne rimango qui a deprimermi e a guardarmi un film romantico. Tu vai pure a studiare.»
Ami ci rimase molto male da come Taiki gli aveva risposto.
Ma in fondo capiva che il ragazzo non aveva tutti i torti.
Doveva svagarsi.
Doveva riuscire a non pensare alla scuola.
Almeno per qualche ora.
< Che film avresti intenzione di guardare? > domandò la ragazza avvicinandosi al suo fidanzato.
< Titanic. È un film che mi ha sempre emozionato e appassionato. Lo guarderei un milione di volte. >
< Capisco… >
< Vuoi per caso unirti a me? >
Ami non rispose subito, limitandosi a fissare il suo libro che teneva in mano.
< Va bene. Qualche ora di pausa posso anche prenderla. >
< Qui non si tratta di prendere qualche ora di pausa… Si tratta di vedere un film che dura tre ore e di guardarlo con una persona che tiene molto a te. >
Ami rimase senza parole.
Taiki non gli aveva mai confessato apertamente quelle parole.
< Davvero? Tieni molto a me? >
< Forse sono un tipo burbero che non manifesta le sue emozioni… Ma ti vuole molto bene. Sappilo. >
Ami si strinse a lui con fare affettuoso.
< Ci voleva questo per farti allontanare dai tuoi libri? >
< Può darsi… >
< Smettila di prendermi in giro. >
< Sei geloso dei miei libri? Perché impiego la maggior parte del mio tempo a studiare che con te? >
< Sai com’è… A nessun ragazzo farebbe piacere sapere che la sua ragazza non passa molto tempo con lui… A te farebbe piacere sapere che io non ti considerassi mai? >
< Dipende su cosa non mi consideri… Se tu fossi un bravo studente come me, ne sarei molto contenta. >
< E ti dispiace che io non lo sia? >
< L’unica cosa che m’interessa di te è che tu rimanga un bravo ragazzo e che tu mi voglia bene. >
< Allora di questo non ti devi preoccupare… Guardiamo il film? >
< Stiamo parlando di noi e tu mi dici se guardiamo il film? > domandò Ami inorridita.
< Cosa c’è da dire? Ci siamo chiariti, no? >
< Vabbe’ ho capito. Non ne vuoi più parlare… >
Ami si sdraiò sul divano evitando di guardare Taiki.
Il giovane ragazzo, in maniera scherzosa, piombò addosso a lei facendogli il solletico.
< Lasciami in pace. >
< E tu smettila di essere seria una volta tanto. >
< No, non voglio. Non ti sopporto quando ti comporti in questo modo. >
< E come vorrei che mi comportassi? >
< Ce la fai ad essere serio anche solo per cinque minuti? >
< Io sono serio. Anche troppo. >
< Non mi sembra… >
Ami se l’era presa.
Non sopportava che il suo ragazzo si comportasse come un bambino infantile.
Voleva che fosse più serio e responsabile come lei.
< Se ti faccio qualche coccola come piace a te, torni ad essere la ragazza dolce e perfettina che io conosco? >
< Cosa?! io non sono perfettina! Sei tu che dovresti essere un altro tipo di persona. >
< Cioè? >
< Cresci, Taiki. Fai l’adulto qualche volta. >
Spazientita, Ami si alzò dal divano per dirigersi in cucina.
< Non capisci che non faccio altro che farti arrabbiare? >
< Odio quando fai così! Non ti sopporto! >
Ami aveva le lacrime agli occhi.
Taiki non l’aveva mai vista in quello stato.
< Ami, mi dispiace… >
La ragazza non rispose a causa dei continui singhiozzi.
< No… scusa te… Non so cosa mi sia preso… E’ solo che sto cercando di fare il possibile per continuare la nostra relazione…Certe volte credo di essere così inutile. >
< Ma cosa dici? Non è assolutamente vero! >
«E invece è vero. Non faccio altro che farti arrabbiare.»
Dai continui punzecchiamenti, Ami e Taiki avevano finito con il litigare.
Ma dopo ogni litigio, c’era sempre il ritorno della pace.
«Adesso basta piangere, Ami. Non sopporto vederti così.»
La ragazza si asciugò le lacrime con la sua mano, guardando il suo fidanzato.
Aveva lo sguardo affranto.
Sapeva che l’aveva fatta sfogare in un certo modo.
Infatti era anche lui molto dispiaciuto della situazione.
«Taiki, credo anche di essere molto stressata a causa della scuola. Tutti quei compiti a casa… Tutti lo studio che ci danno… È davvero snervante.»
«Lo so bene. Ma adesso non pensiamoci più. Trascorriamo la nostra serata tranquilla in compagnia di un film strappalacrime. Che ne dici?»
«Sì. Sono pronta per piangere ancora un po’» fece Ami ritrovando il sorriso.
«È così che si fa’!»

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Capitolo 3
*** Coccole nel bosco ***


Era una serata bellissima.
Essendo un giorno di metà febbraio, non faceva nemmeno tanto freddo.
Una notte perfetta da trascorrere all’aria aperta.
Cosa che fecero Heles e Milena.
La ragazza dagli occhi e dai capelli celesti aveva avuto l’idea di organizzare un picnic su una collinetta appena fuori la capitale giapponese.
«Eccoci qui, Heles. Qui ci trascorrevo alcune delle mie giornate libere in compagnia dei miei genitori. Amavamo molto trascorrere il tempo nascosti dai rumori della città e credo anche che questo sia il posto dove hanno fatto l’amore la prima volta.»
Lo sguardo di Milena fece alludere ad Heles le sue intenzioni.
Ma adesso non era ancora il momento.
Non volevano dar fretta ad una serata che si preannunciava indimenticabile.
«Sì Milena, è davvero bellissimo» replicò Heles mostrando un entusiasmo forzato.
«Qualcosa non va, Heles?»
«No. Perché?»
«Sei così strana…»
«È che sono molto stanca. Il lavoro in ufficio davanti a quel computer non fa’ altro che portarmi mal di testa e insonnia.»
«Addirittura insonnia? Credo che allora dovresti farti visitare da un medico.»
«Forse… Ma stasera so che non dormirò. Non posso perdermi la serata degli innamorati.»
Improvvisamente, Heles era diventata impaziente.
Fissava con sguardo pieno di piacere la sua dolce metà.
«Che cosa hai in programma?» gli domandò Milena per stuzzicarla.
«Non lo so… Trascorrere una bella cenetta con te.»
«E poi?»
«E poi divorare quelle tue labbra che ti stai mordendo. Lo sai che quando fai così mi fai eccitare!» protestò la bionda.
«Lo sai che mi piace farti i dispetti.»
«Ti odio.»
Heles accarezzò la sua amata guardandola con sguardo divertito.
«No, non dirmi così… Dimmi piuttosto che mi ami.»
«Ti amo, Milena. Sei la mia vita» fece Heles con tono dolce.
«Mi fai impazzire quando lo dici, sai?» replicò Milena con tono implorante.
Milena era più eccitata che mai.
Sembrava quasi incontenibile.
«Vuoi davvero farlo adesso?»
«Sì. Prima che la notte faccia scomparire definitivamente il tramonto bellissimo che stiamo osservando.»
Una palla rosso fuoco illuminava l’intera città.
Era un bellissimo gioco di colori.
Perfetta per una cornice del genere.
«Heles, tu hai fame?»
«Adesso no.»
«Immaginavo.»
Milena prese i vestiti della sua ragazza strappandoli con forza.
Anche Heles non tardò a farlo con le vesti di Milena.
Ora erano completamente nude.
Nude e vogliose di piacere e di sesso.
Non avevano paura di venire scoperte.
Erano troppo eccitate e felici.
Le loro carezze e i loro baci durarono tutta la notte.
Non ebbero il tempo nemmeno di dormire.
«È stato bellissimo» fece Heles a Milena.
«Lo stesso vale per me.»
L’alba stava spuntando.
Il sole stava cominciando a riscaldare l’ambiente.
Quando Milena fece per rivestirsi e per rimettere tutto apposto, Heles scoppiò a ridere.
«Che cos’hai? Perché ridi come una scellerata?»
«I tuoi capelli… Oddio, mi stai facendo morire.»
«Che cos’hanno i miei capelli che non vanno?»
«Sono tutti arruffati. Sembri quasi un barboncino.»
Milena non aveva nemmeno uno specchio per guardarsi.
«E c’è bisogno di ridere così?»
«Ahahah sì.»
«Secondo me il sesso e gli ormoni ti hanno fatto impazzire del tutto.»
«Sei tu che mi fai impazzire, Milena. Tu e nessun altro.»
«Certo… Invece di ridere così, perché non mi sistemi un po’?»
«Hai portato la spazzola?»
«Sinceramente non ricordo.»
«Non occorre sistemarti. Stai bene anche così» fece Heles sembrando il più sincera possibile.
«Basta che tu la smetta di ridere come una forsennata.»
«Va bene. Affare fatto.»
Dopo che le due ragazze ebbero finito di caricare tutte le loro cose sulla macchina, Milena fissò il volante della sua auto.
«Ma è davvero finita, Heles?»
«Cos’è che è finita, Milena?»
«La nostra notte… Il nostro volerci bene…»
Milena sembrava quasi nostalgica e preoccupata.
Pareva che tutto quello che aveva passato con Heles fosse soltanto un sogno.
Un sogno da cui non voleva risvegliarsi.
«Cara Milena, ci saranno altri momenti in cui io e te rimarremo soli e faremo tutto quello che abbiamo fatto stanotte.»
«Io non voglio tornare alla normalità. Vorrei rimanere sempre attaccata a te.»
«Purtroppo non è possibile… Ma stai tranquilla. Magari più tardi se abbiamo tempo…»
«Oggi lavoro tutto il giorno al negozio. Non credo che ci potremmo vedere.»
Heles stava fissando la sua ragazza con sguardo malizioso.
«Volere è potere, sai?»
Detto questo, Milena riprese a sorridere, sfrecciando con la sua auto per tornare in città in compagnia della sua fidanzata.

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Capitolo 4
*** Litigi e rotture ***


Tokyo era affollatissima.
Migliaia di coppie mano nella mano stavano vagando per i negozi per passare una serata diversa dalle altre.
Uno di queste coppie era Rea e il suo fidanzato Yuri.
Lei donna di severa e di sani principi.
Lui un burlone bontempone che non riusciva ad essere serio in nessuna occasione.
Ma quando si trattava di fare contenta la sua Rea, riusciva ad essere una persona diversa da quella che era.
«Yuri, hai visto quel giaccone?»
Il vestito in questione era un giubbotto all’ultima moda appena uscito dalla casa di produzione.
«Sì, è veramente bello» fece Yuri cercando di evitare di sbuffare.
Lui odiava andare a giro per i negozi.
Preferiva rimanere tutto il giorno in casa sua o a pulire il tempio del nonno di Rea.
«Accidenti! Ma costa tantissimo!» fece il ragazzo spalancando gli occhi quando ebbe visto il prezzo.
«E che sarà mai?»
«Cosa? Lo sai quanto mi ci vuole per guadagnare una simile cifra? Circa due settimane!»
«Mica ti sto dicendo di comprarmelo» fece Rea indignata.
«Da come lo stavi guardando, mi avevi fatto capire tutt’altro.»
«Lo sai quale è la differenza tra me e te? Che tu non capisci niente, mentre io capisco tutto al volo.»
Nel ricevere una simile risposta, Yuri rimase visibilmente sbigottito.
«Rea, perché mi dici questo?»
«Lo so bene che non sei un uomo ricco. Non c’è bisogno che tu me lo ricordi.»
«Ma io…»
«Avanti, dirigiamoci verso il parco. Forse lì potremmo rimanere in pace» fece Rea allungando il passo e lasciando dietro il suo fidanzato.
 
 
Nel tragitto che Yuri e Rea fecero, la ragazza mora non disse nemmeno una parola.
Yuri non riusciva a capire come mai Rea si comportava in quel modo.
«Rea, che cos’hai? Ti vedo triste e nervosa.»
La ragazza fece un respiro profondo prima di rispondere.
«Yuri… Credo di non essere felice…»
«Cosa?»
«Hai capito bene. Mi sento così… oppressa.»
«Oppressa? Vuoi dire che non ti lascio nessuna libertà?»
«Non lo so… Non credo di provare i sentimenti che tutte le persone provano per la loro dolce metà…»
«E dimmi, cosa dovrei fare per continuare a piacerti?»
Rea fissò intensamente il giovane ragazzo dai lunghi capelli.
«Che cosa vuoi fare, Rea?»
«Toccami.»
«Cosa?»
«Ho detto di toccarmi.»
Yuri prese ad accarezza Rea.
Con la sua mano la toccò dai suoi lisci capelli mori, alle sue gambe.
«Adesso prova a baciarmi» gli ordinò la donna.
Non riuscendo a capire dove Rea volesse andare a parare, Yuri rimase in profondo silenzio rispettando il suo volere.
Iniziò a baciarla con foga e passione.
Proprio come piaceva a lui.
Ma purtroppo Rea non era del suo stesso avviso.
Rimase impassibile e inerme come una statua.
Quel bacio non gli era piaciuto nemmeno un po’.
«Rea, perché sei rimasta ferma?»
«Adesso mi è tutto chiaro…»
«Che cosa ti è chiaro? Non ti capisco. Da quando siamo usciti, ti stai comportando in modo molto strana.»
Rea cominciò inspiegabilmente a piangere.
«Perché… perché adesso piangi?»
«Scusami Yuri, ma devo andare.»
Senza dare una spiegazione plausibile, Rea corse via lontano da Yuri, lasciandolo completamente solo come un cane e completamente scosso dai suoi modio di fare.
 
 
“Rea… perché? Perché sei fuggita da me?” si continuò a domandare Yuri mentre stava percorrendo la strada di casa.
“Spero almeno di ritrovarti a casa. Voglio sapere… Voglio capire cosa ti sta succedendo, Rea. Solo così posso riuscire a captare le tue reali intenzioni.”
Yuri aveva in mente un sacco di domande ma nessune risposte.
Era profondamente preoccupato.
Finalmente era arrivato nel suo appartamento.
Era molto stanco.
Voleva riposarsi e dimenticare tutto.
Dimenticare quella spiacevole serata.
Cercare di non pensare a lei.
Ma era impossibile.
Era un pensiero ossessivo e Non riusciva a fare altro.
Rimanere solo in quella sua piccola casa non faceva altro che peggiorare la situazione.
“Adesso basta. Devo parlare con lei.”
Quando voleva, Yuri era una persona determinata e vogliosa.
Non poteva permettere che finisse così.
Doveva assolutamente parlare con lei.
E fu così che in quel momento che si gettò fuori di casa per seguirla.
Sapeva che l’avrebbe trovata.
Per lui, Rea non aveva nessun nascondiglio.
Sapeva di trovarla a casa.
Ma una volta arrivato dinanzi alla sua casa, vide con grande sorpresa che la porta d’ingresso era aperta.
Yuri pensò alle cose più disparate.
Da un possibile furto ad una semplice dimenticanza.
Yuri entrò furtivo nella sua casa senza fare il minimo rumore.
Controllò l’intero perimetro.
Dalla cucina al salotto.
Ma sembrava non esserci nessuno.
Fino a quando non sentì delle strane grida provenire dal piano di sopra.
Incuriosito, Yuri andò a controllare.
Il rumore proveniva dalla camera della giovane donna.
Quando aprì la porta socchiusa, lo spettacolo che gli si presentò davanti fu davvero sconvolgente.
Rea era completamente nuda intenta a fare sesso con un altro.
< Rea… >
La voce di Yuri risuonò nelle orecchie di Rea e dell’uomo misterioso come se fosse un macigno.
< Yuri… >
Il giovane e ormai ex fidanzato di Rea era completamente scosso.
Non riusciva a dire niente.
Voleva fuggire.
Scappare da lei senza dire niente.
Ma non poteva non fare nulla.
Doveva fargliela pagare in tutti i modi.
Quel maledetto non poteva rimanere impunito per nessuna ragione.
Yuri, con le lacrime agli occhi, si avvicinò alla ragazza che era intenta a rivestirsi.
< Yuri, te l’avrei voluto dire… >
Senza pensarci due volte, il ragazzo mollò un sonoro ceffone a Rea.
< Ecco perché sei fuggita… Dovevi andare da questo bastardo per farmi cornuto, non è vero? >
< Te l’avrei detto, Yuri… >
< Detto?! Quando me l’avresti detto, eh?! Tu sei solo una sporca e sudicia puttana. >
Yuri gliele disse di tutti i colori, mentre l’amante della donna rimase impassibile a godersi la scena.
< E tu che cos’hai da guardare?! Vattene immediatamente. >
< No. Non la lascerò sola… >
Yuri sembrava quasi fuori controllo.
L’avrebbe ucciso all’istante se solo avesse voluto.
< Come hai detto, scusa? >
< Che non la lascerò sola. >
< Morgan ti prego, vattene > gli consigliò la donna.
< Ma Rea… >
< Vai, ti ho detto. >
< Quest’uomo ti farà del male, Rea. Non posso lasciarti da sola. >
< Questi non sono affari tuoi, Morgan. Riguarda solo me e Yuri. Ti prego, non fartelo ripetere un’altra volta. >
Sconcertato, l’amante della ragazza prese i suoi vestiti e uscì dalla sua casa a testa china.
Yuri e Rea erano rimasti soli.
Soli per parlare.
Soli per acconsentire al tempo di peggiorare la situazione.

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Capitolo 5
*** Un gesto estremo ***


Yuri si era voltato verso la finestra della sua camera.
Fissava la notte.
Fissava l’oscurità che imperversava al di fuori di quelle quattro mura, pensando anche all’oscurità e alla rabbia che gli ribolliva dentro il suo sangue ancora impunito.
< Non riesco ancora a credere a quello che hai fatto > fece l’uomo coprendosi il viso per evitare di guardare ulteriormente Rea.
< Ti prego, Yuri… Perdonami. >
< Come faccio a perdonarti? Dimmelo. >
< Devi capirmi, Yuri. Io non ti amavo più. >
< Non mi amavi più, eh? Questo non ti da nessun diritto di tradirmi, puttana! >
< Smettila di offendermi in questa maniera! > gridò Rea con le lacrime che cominciavano a sgorgargli il viso.
< Te lo meriti, invece. Ti meriti questo e altro. Mi hai tradito proprio il giorno di San Valentino. Doveva essere un giorno felice per noi… Ma la tua cattiveria e la tua voglia di tradirmi con un altro uomo hanno rovinato tutto. >
Yuri cercava in tutti i modi di far pentire la sua ex ragazza.
Ma sembrava che a Rea non gl’importasse niente e che la loro storia d’amore doveva interrompersi in un modo o nell’altro.
E questo Yuri non l’avrebbe mai accettato.
< Non hai niente da dire a tua discolpa? > fece Yuri fissando la ragazza con rabbia.
< Yuri… che cosa ti posso dire che già non sai? >
< Più ti guardo e più ti odio… >
< Yuri, io… >
< Ti prego di non aggiungere altro. Peggioreresti solo la situazione. >
< Mi dispiace Yuri, ma devi fartene una ragione. >
Quelle parole.
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.
Yuri non ci vedeva più dalla rabbia.
Appena Rea abbassò la guardia, Yuri prese la prima cosa che gli capitò a tirò, andando a colpire in pieno volto la ragazza.
Era un tagliacarte che aveva raccolto su di un tavolo.
L’oggetto appuntito andò a squarciare prima la guancia della ragazza, Mentre subito dopo l’andò a colpire in piena gola uccidendola all’istante.
La brutalità di Yuri si placò appena vide che la sua ex ragazza aveva perso la vita.
Il tradimento ora doveva essere un solo ricordo.
Come lei del resto.
Il sangue della donna si stava riversando per tutta la stanza.
Yuri decise di non toccare niente e di fuggire al più presto.
Era finita.
L’uomo era riuscito nel suo intento.
Rea non sarebbe stata più un problema.
Era diventata un solo ricordo.
Ma cosa sarebbe successo se quel ricordo l’avesse continuato a perseguitarlo per il resto dei suoi giorni?
 
 
Yuri non riusciva a dormire.
Credeva che una volta eliminata colei che l’aveva tradito, sarebbe stato tutto più facile.
Ma non era così.
La vedeva ovunque.
Nei suoi sogni e la vedeva di fronte al suo letto come se fosse vera.
Stava piano piano impazzendo.
L’uomo non poteva più vivere in quel modo.
Non dopo che vide che la polizia si stava apprestando a dirigersi verso il suo appartamento.
Doveva fuggire.
Doveva ricominciare a vivere.
Ma come avrebbe potuto fare?
Balzò fuori dal suo letto come se fosse una molla impazzita.
Si vestì con le prime cose che gli capitarono a tiro.
Nel mentre si apprestava a prendere le sue poche cose per fuggire, qualcuno bussa alla sua porta.
La polizia era arrivata.
< Signor Kumada, siamo la polizia. Apra immediatamente. >
Com’era possibile che la polizia fosse arrivato subito a lui?
Chi poteva aver fatto la spia?
Che fosse stato scoperto?
< Kumada, apra subito la porta! > tuonò il poliziotto.
L’unica via d’uscita che gli resta a Yuri era gettarsi dalla finestra.
Fortunatamente era al primo piano, altrimenti sarebbe stato in trappola.
Alla fine, la polizia sfondò la porta della sua casa.
< Si fermi, signor Kumada > fece il poliziotto mentre gli stava puntando la pistola.
< No. Io non ho fatto niente. >
< Allora perché sta cercando di gettarsi dalla finestra? >
Yuri non rispose.
Era profondamente scosso.
< Mi risponda immediatamente! >
< Come avete fatto ad arrivare a me? >
< Non credevo che tu fossi un criminale… >
Una bambina dai capelli rosa spuntò da dietro i poliziotti.
< Chibiusa… >
< Come hai potuto uccidere una delle mie migliori amiche? Come puoi essere così crudele? >
< Tu che cosa ne vuoi sapere di me?! Lei era una persona orribile. Mi aveva tradito impunemente. Ed io questo, non potevo sopportarlo. >

< Sì, sono stato io… Ma adesso non ha più importanza. La finirò in questo modo. Buttandomi dal primo piano. Non ha più senso vivere. Non pagherò per un crimine rimanendo in prigione per tutto il resto della mia vita. >
La situazione era arrivata ad una criticità estrema.
O sparare al ragazzo evitando che si gettasse dalla finestra, O avvicinarsi a lui con il rischio che poi si buttasse.
< La prego signor Kumada, non faccia un gesto estremo. >
< Io l’amavo… L’amavo più di me stesso… Non mi doveva far soffrire in questo modo tradendomi. >
< Yuri, lo so che Rea ha sbagliato… Ma non avevi nessun motivo per ucciderla. Uccidere è sempre sbagliato. >
< Lo so, Chibiusa… Ed è per questo che pagherò per la vita… >
< No! >
Alla fine, Yuri si gettò dalla finestra andando a sbattere violentemente la testa e morendo sul colpo.
Chibiusa si affacciò immediatamente.
Lo spettacolo era a dir poco raccapricciante.
Yuri perdeva sangue ovunque.
< No. Non doveva finire così… > fece la piccola con le lacrime agli occhi < Adesso il problema sarà dirlo a Bunny e alle altre, rovinando per sempre la loro esistenza. >

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