Il voto alla vita

di ONLYKORINE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Margherita ***
Capitolo 2: *** Davide ***



Capitolo 1
*** Margherita ***


Margherita

 

Vent’anni. Erano passati vent’anni. Margherita guardava Davide pensando che fossero passati vent’anni e lui non era cambiato per niente. Era ancora spaccone, arrogante e strafottente.

E dannatamente bello. Sospirò spostando nel piatto un filino di carota fritta.

Chi aveva avuto la bellissima idea di organizzare la rimpatriata della 5C in una trattoria? Già di chi era stata quell’idea? Margherita guardò il resto del tavolo. C’erano quasi tutti. Simona, la secchiona, ora una mamma felice; Pietro, il nerd, non lo avrebbe mai riconosciuto se lo avesse incontrato per strada, ora senza capelli e con gli occhiali di Vogue. Poi Carola, la gentile e diplomatica Carola, che aveva sposato il fidanzato dell’epoca, aveva due figli e un lavoro in una cantina. Cristina, che era diventata un medico e preferiva la compagnia femminile a quella maschile e Rodolfo che aveva rilevato l’impresa di trasporti del padre e ora viveva in giacca e cravatta, sette carte di credito e un’imminente pancetta. E gli altri. Leonardo, Giuseppe, Eleonora. E ancora Giulia e Francesco.

E, logicamente, Davide.

Davide era stato il primo amore di Margherita. La prima cotta, il primo sospiro, la prima lacrima d’amore, il primo cuoricino disegnato sul quaderno di matematica, la prima occhiata data di nascosto e, purtroppo, il primo cuore spezzato. Nessuno la notava, ai tempi della scuola. Perché Margherita da adolescente non era bella, non aveva delle belle curve, non aveva una parlantina sciolta, non era particolarmente simpatica e non faceva niente per attirare l’attenzione. Ah, già, e poi aveva venti chili di troppo.

Venti chili che non aveva più. Aveva impiegato parecchio tempo per togliersi di dosso quel peso, lavorato a tavola, in palestra e lavorato sulla sua mente. Ora aveva un fisico snello ma aveva ancora le curve al posto giusto e sapeva che gli uomini si giravano a guardarla, ma lei non lo aveva fatto per loro. Lo aveva fatto per se stessa. Per Margherita.

Così non aveva pensato che per i suoi ex compagni di classe sarebbe stata una sorpresa, vederla così. E quando aveva rivisto Davide, si era ritrovata un’adolescente timida e impacciata, presa dall’ansia all’interrogazione di storia e il suo cuore aveva saltato nel petto, come se non fosse passato neanche un giorno dall’ultima volta e lei fosse ancora preda del sorriso di lui.

Pietro aveva spostato la sedia per lei in modo galante e lei gli aveva sorriso: Pietro era gentile anche ai tempi della scuola. Aveva distribuito sorrisi e fatto domande a tutti. Era curiosa di sapere come fosse la vita dei suoi ex compagni, ma alla fine, il suo sguardo tornava sempre da Davide. A cui non aveva chiesto niente. Ma lui, tanto, aveva raccontato. Con spavalderia, con spacconaggine, con una sicurezza che Margherita gli aveva sempre invidiato.

Era diventato un avvocato. Un giovane avvocato, che aveva iniziato con grinta e, piano piano, aveva aumentato il suo successo. Nella vita, nella carriera, con le donne. Lei aveva sentito in giro qualche notizia su di lui, qualcuna per caso, qualcuna era andata a cercarla. Si era informata quando aveva saputo della cena. Perché smettere di pensare a Davide era stato difficile. E non aveva smesso del tutto.

Davide aveva mantenuto quella parlantina che ti rigirava come un calzino, a suo piacimento, ma Margherita non si era fatta fregare. Tutti pensavano che fosse ciò che lui voleva sembrare, ma lei, che lo aveva guardato per quasi cinque anni in silenzio, aveva capito che non era tutto come appariva. Non aveva la bella vita che diceva. O forse sì, la faceva, ma non sembrava del tutto felice.

Lo aveva osservato tutta la sera: aveva fatto lo spaccone con tutte le ragazze presenti, e anche con qualcuna degli altri tavoli, a dir la verità. Aveva lanciato commenti più o meno velati su particolari del corpo o situazioni sentimentali e aveva fatto molte domande a cui le donne avevano ribattuto arrossite e imbarazzate. A tutte, tranne che a lei. A Margherita non aveva detto niente, anche se quando il suo sguardo si era posato su di lei, le era sembrato così intenso che aveva sentito le guance imporporarsi.

Dopo parecchi giri di vino e parecchi aneddoti passati, Margherita andò in bagno. Quando uscì dalla toilette, vide Davide appoggiato al mobile del lavandino, con le braccia incrociate. Di nuovo il suo cuore fece un salto. Ma sarebbe mai finita? Sarebbe sempre stato così? Se lo avesse incontrato per strada avrebbe avuto la stessa reazione? Non lo sapeva, perché aveva sempre evitato di incontrarlo. E forse avrebbe continuato a farlo.

Si avvicinò al lavabo e prese il sapone per lavarsi le mani, senza dire niente e senza guardarlo. Ma dallo specchio vide che le aveva guardato velocemente il sedere e poi aveva tolto lo sguardo. Avrebbe sorriso, se fosse stato qualcun altro. Avrebbe anche gioito se fosse stato uno di quelli che a scuola la prendevano in giro. Ma era Davide, quindi tolse lo sguardo e basta.

“Sei molto bella” disse lui. Il cuore saltò un battito. Di nuovo.

“Grazie.”

Non sapeva cosa dire ed era sicura che la sua voce avesse tremato un pochino. Non tornò a guardarlo neanche dallo specchio. “Cosa fai dopo?” Come? Margherita si voltò di colpo verso di lui, trovandoselo vicinissimo.

“Dopo?” chiese confusa. Le stava chiedendo di andare via insieme? O era lei che aveva capito male? Forse il vino le aveva dato alla testa.

“Vai subito a casa, dopo? Potremmo bere qualcosa da qualche parte” richiese Davide, spostandosi un po’ verso di lei.

No, non aveva capito male. Ci stava provando davvero. Sentì la testa girare. Ma non per colpa del vino. Davide voleva uscire con lei. Voleva stare da solo con lei. Voleva… chissà se voleva fare l’amore con lei? Oddio, magari pensava a una sveltina in macchina! Tornò a sciacquarsi le mani e notando che tremavano, cercò di tenerle ferme. Chissà se lui si rendeva conto di quello che le faceva.

Si asciugò con un asciugamano di carta e lasciò la sua domanda in sospeso. Come se volesse giocare di suspense. In verità stava prendendo tempo. L’aveva sorpresa. Non se lo aspettava. Beh, un po’ sì, ma non avrebbe mai detto che sarebbe successo. Qualcuno ci provava con lei, sì, ma Margherita, non avendo mai avuto a che fare con gli approcci dell’altro sesso, faceva fatica a gestire quelle situazioni.

Soprattutto un approccio da parte di Davide.

“Penso che andrò direttamente a casa. Grazie comunque” rispose quando ebbe finito. Lui si tirò su dal lavabo e lei notò quanto fosse alto. Possibile che fosse cresciuto ancora dopo i diciotto anni? Abbassò lo sguardo dal suo viso, osservò le sue spalle e scese giù. Al contrario di altri, non era ingrassato con il passare del tempo. Anzi, si era fatto più muscoloso di quel che si ricordava. E Margherita se lo ricordava bene.

“Sei sposata?” le chiese. Non demordeva.

“No. Sono da sola” rispose. Non era una bugia. E non era la verità. Davide allungò una mano e le accarezzò una guancia.

“Allora potremmo andare via insieme.”

No. Per quanto avesse voluto sentire un invito simile vent’anni prima, ora Margherita sapeva che non avrebbe retto. Loro due da soli. Poteva succedere di tutto. Non era una donna da una notte e via. E se anche aveva avuto qualche avventura, non voleva che Davide fosse una storia di una notte. Anche se prendersi questa piccola rivincita sui tempi della scuola sarebbe stato un balsamo sulle ferite del suo cuore di adolescente spezzato.

“No”. Non ne valeva comunque la pena.

“Perché no?” Lui tornò alla carica. Oh, c’era da ammettere che era tenace. Sorrise.

“Forse non mi interessa?” buttò lì non troppo spiritosamente. Sapeva che lui non aveva preso in considerazione la cosa. Chi avrebbe detto di no a un avvocato di successo, bello e con il suo modo di fare?

“Io non ti interesso?” Il tono di lui, invece,  era derisorio. Come se non le credesse. E Margherita sentì il sangue defluirle dal viso. Lui… Lui lo sapeva? Sapeva che lei aveva sospirato sulla sua foto? Sapeva che lei aspettava solo un suo cenno?

Lui sapeva… e si era fatto avanti adesso che lei era ‘presentabile’? Non voleva uno così.

“No. Non mi interessi più.”

Il suo volto non fu sorpreso di quella confessione. Margherita si sentì quasi male. Lui sapeva. Aveva sempre saputo. Un imbarazzo atroce. Ma lei era forte. Non avrebbe abbassato lo sguardo. Ci aveva messo vent’anni e venti chili per rafforzare quella parte di sé. “Sicura?”

Margherita non vacillò questa volta, ma fece un passo avanti e si avvicinò a lui. Una soddisfazione poteva togliersela. E poteva dare una lezione a lui. Alzò una mano, gliela posò dietro il collo e si alzò in punta di piedi, avvicinando le labbra alle sue. Voleva stuzzicarlo, giocare con lui, ma quando i loro visi furono a un respiro, chiuse gli occhi e perse il gioco.

Le labbra di Davide erano morbide e calde, esattamente come le aveva immaginate. Sentì le ginocchia tremare quando lui le posò una mano in vita e il calore del suo petto si fuse con il suo quando la strinse a sé. Aprì la bocca e lasciò che le loro lingue si accarezzassero. Dolce e speziato come il miele. Caldo e scoppiettante come il camino d’inverno. Voleva giocare, ma non aveva previsto la reazione del suo cuore a contatto con le labbra di Davide. Non stava giocando, non l’avrebbe fatto bene.

Si stupì che lui non le mettesse le mani dappertutto, ma ne fu contenta, se quella era la sua reazione a un bacio di Davide, cosa avrebbe fatto se lui avesse iniziato ad accarezzarla? E se lei avesse iniziato a desiderare che la sua bocca si posasse anche sul suo collo per poi scendere giù lungo la scia fra i seni e poi… Si staccò decisa da lui e cercò di riprendere il controllo. Quando fu sicura di non far tremare la voce disse, senza guardarlo: “Sono sicura che riceverai solo questo da me, stasera”. Poi si girò, con una calma solo apparente e uscì dal bagno senza correre e senza neanche accelerare il passo. Aveva dovuto chiamare tutto l’autocontrollo accumulato nella sua vita per riuscirci, ma quando si risedette a tavola vicino a Maria, sorrideva e sembrava perfettamente in sé.

Seppe benissimo quando Davide tornò dal bagno, ma non lo guardò e sperò che non lo facesse neanche lui, mentre raccontava sottovoce alla sua vicina di posto della sua vita familiare.

Quando Davide iniziò a provarci ancora più spudoratamente con tutte le donne presenti, Margherita iniziò a prendere in mano il bicchiere più spesso. Sentiva ancora il suo sapore sulle labbra e lui, in quel preciso momento, stava chiedendo a Eleonora se avesse un compagno. Finì il bicchiere quasi in un sorso. Per fortuna non aveva fatto una stupidaggine. Per fortuna non… Per fortuna…

Quando Davide la guardò negli occhi e con lo sguardo divertito le aveva detto: “Sai che anche tu, Margherita, hai un gran lato b? Sei single, per caso?”, capì dal suo tono che la stava prendendo in giro. Aveva usato quelle parole, e quel tono così lascivo per quello che era successo in bagno? Lo stava facendo apposta? Aveva iniziato a fare a tutte complimenti per quello che aveva fatto lei? Davvero? Non era possibile.

Però Margherita aveva imparato a glissare le domande scomode da così tanto tempo che ormai era una professionista. Si mise dritta e alzò la voce. “Ragazzi, facciamo un gioco”, Indicò Pietro e disse: “Pietro, dai un voto alla tua vita. Senza pensarci troppo. Adesso come adesso, dai un voto alla tua vita”.

Pietro prese da bere e alzò le spalle. “Bo. Otto?” Margherita sorrise.

“Otto è un bel voto senz’altro.”

Margherita continuò il giro e chiese a tutti. Chi più chi meno quasi tutti diedero un voto alla vita. Il voto più alto fu nove, il nove di Carola. Sorrise anche a lei. Riusciva a vederlo quanto fosse felice. Davvero. Margherita usava il voto alla vita quando si sentiva giù. Perché eri costretto a valutare le cose belle e le cose brutte, e quando tutti notavano le cose brutte, poi erano obbligati a notare anche le cose belle. E quelle sfuggivano sempre.

Davide non aveva seguito il gioco. Aveva continuato a fare lo spaccone e qualche battuta con Eleonora, felicemente separata e single. E come aveva notato dall’inizio della cena, Margherita sapeva che fingeva. La sua vita non doveva essere così perfetta come la dipingeva. Non con quello sguardo mentre lo raccontava. Non con quel finto sorriso.

Quando Davide fu l’ultimo, Margherita fu un pochino più incalzante. “E te, Davide? Voto alla vita? Questa vita così bella? Così perfetta?”

Lui distolse lo sguardo mentre spavaldamente parlava. “Oh, dai un buon novanta percento”. Margherita rise. Forse rise un po’ nervosamente, perché sapeva quanto si stesse comportando da stronza.

“Dai! Mica è un voto novanta percento. Devi dire un numero da uno a dieci. Come un voto a scuola”. Lui fu molto bravo, dovette ammettere la ragazza, perché riuscì a fare un gran discorso senza rispondere veramente. Ma si sa, gli avvocati sono così.

Quando la cena finì, dopo il conto e subito prima dei saluti e delle promesse di rivedersi presto, ci fu uno scambio di numeri di telefono, di foto e di messaggi vari. Margherita andò a casa contenta. Era stata una bellissima serata. E, nonostante lui si fosse dimostrato più stronzo di quando aveva diciotto anni, aveva baciato Davide. Ed era stato uno dei baci più belli della sua vita. Si addormentò sorridendo.

***

“Mamma, mamma! Non riesco a trovare la mia scarpa!” Margherita sbuffò e controllò l’orologio. Erano in ritardo per l’entrata a scuola.

 “Tesoro, sarà lì, nello sgabuzzino, dove dovrebbe essere…”

Il suo telefono vibrò. Lo teneva sempre in silenzioso quando era a casa. Mentre lo tirava fuori dalla tasca, Samuel gridò ancora: “Ce n’è solo una! Dov’è l’altra?”

Sicuramente qualcuno della vecchia classe aveva messo il messaggio del buon giorno sul gruppo che avevano creato due giorni prima. Lei non scriveva quasi mai, aveva dato la buonanotte il giorno prima solo perché si annoiava.

“In teoria vicino all’altra. Aspetta che vengo a vedere…” Si incamminò verso lo sgabuzzino, dall’altra parte dell’appartamento con il telefono in mano. Ah no. Non era un messaggio sul gruppo. Era un messaggio privato.

Buongiorno.

Si fermò. Non aveva quel numero in rubrica. Ma il nome vicino al numero di telefono le aveva dato un brivido. Quando aprì la chat rimase a osservare la foto del profilo: Davide.

“Mamma!”

Si riscosse dopo quello che le sembrò un’eternità. Mise in tasca il telefono e raggiunse il figlio. “Eccomi, eccomi. Guardiamo, Sam…”

In pochissimo riuscirono a trovare l’altra scarpa. Ma perché i figli non trovavano mai niente? “Dai, che siamo in ritardo!” Sam saltellò per il soggiorno su un piede solo per infilarsi la scarpa mancante.

“Mamma, lo dici sempre e poi va sempre bene.”

Sbuffò ancora ma sorrise. Adorava Sam. Un tipetto di otto anni con un’innata capacità di farla sorridere anche nei momenti più disastrosi.

“Dov’è il tuo zaino?” Sam si guardò intorno con lo sguardo corrucciato, come se lei avesse fatto una domanda ben più difficile. Poi corse verso le scale e gridò dall’ultimo scalino: “Ari!!!! Mi porti giù lo zaino?”

Margherita scosse la testa. Le prudeva la mano. Voleva prendere il telefono e rispondere a Davide. Non seguì il battibecco fra i figli su chi dovesse o meno provvedere alle proprie cose e, totalmente in trance, si chiuse la porta di casa alle spalle e accompagnò i figli a scuola. Guardò i ragazzini, alti uguali, gemelli eppure così diversi, entrare dal cancello a scuola. Rimase in macchina il tempo necessario per assicurarsi che entrassero a scuola sani e salvi e partì alla volta dell’ufficio.

Durante il tragitto pensò al messaggio di Davide. Non che un Buongiorno potesse essere questo granché, ma continuava a pensarci. Perché glielo aveva mandato? Si era sbagliato? Voleva mandarlo a qualcun altro? A qualcun’altra? Voleva mandarlo sul gruppo? Doveva rispondere? Beh, sì, sarebbe stato corretto rispondere, almeno per educazione. Chissà cosa stava facendo lui in quel momento. Era già al lavoro? Di sicuro non aveva portato dei bambini a scuola. O sì? E se avesse mentito? E se fra tutto quello che aveva detto si era scordato di dire che in verità aveva moglie e figli?

Oddio, Margherita, adesso basta! Si ordinò.

Quando arrivò in ufficio, però, scoprì che la sua socia non era ancora arrivata e che il telefono squillava impazzito senza avere risposta.

Il buongiorno di Davide finì nel dimenticatoio.

***Eccomi qui con un'altra storiella corta corta... Oh, a volte sono lì che vogliono solo uscire fuori... 

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Capitolo 2
*** Davide ***


02.Davide

Davide

Davide guardò il telefono tutto il giorno. Lei aveva letto il messaggio quasi subito, quando glielo aveva mandato, ma non aveva risposto.

Coglione. Sei un coglione.

Continuava a ripeterselo. Seduto alla scrivania da quella mattina, non aveva combinato niente. E sì che ne aveva di cose da fare.

Era scattato ogni volta che il suo telefono aveva emesso suono. Tutte le volte che era successo, aveva sperato che Margherita avesse risposto. E invece era sempre qualcos’altro: una mail, una notifica dell’applicazione sulle quotazioni della borsa, un messaggio del gruppo della vecchia classe, un messaggio della madre e altre cose di minore importanza.

Ma da lei, niente.

Aveva dovuto aspettare due giorni per scoprire il suo numero di telefono. Sul gruppo scrivevano sempre le stesse persone. Simona era la prima e metteva le foto del buongiorno con angeli e gattini. Qualcuno metteva le foto di quello che mangiava, qualcuno parlava dei fatti suoi. Davide aveva monitorato il gruppo fin da quando era stato creato. Aveva controllato tutti i numeri in lista, e solo tre non avevano vicino la foto profilo e il nome. Solo che finché non avessero scritto non avrebbe potuto dire chi dei tre fosse Margherita, e lei non aveva mai scritto sul gruppo. Fino alla sera prima.

La sera prima Margherita aveva mandato un messaggio di buonanotte per tutti e lui aveva visto che era apparso il suo nome vicino al numero. L’aveva subito salvata e aveva dovuto controllarsi per non scriverle subito.

Voleva parlarle. Voleva scusarsi per quello che le aveva detto e non sapeva come fare. Probabilmente lei era ancora arrabbiata con lui per l’infelice battuta sul suo lato b. Effettivamente era stata una cretinata. Sapeva che non avrebbe dovuto dire una cosa così stupida. Non a lei.

Se lo avesse detto a Maira, che si era rifatta il seno, la bocca e forse anche il sedere, probabilmente l’avrebbe preso come un complimento, ma Margherita no. Lei era una ragazza seria. E lui aveva toppato alla grande. Era stato spavaldo e si era comportato da idiota nel bagno con lei, e sì che era sicuro di essere partito bene. E lei lo aveva anche baciato. E che bacio! Davide aveva avuto visioni di loro due, nudi che si rotolavano in un letto e i capelli di lei sparsi sul suo petto.

Ma poi… Lei lo aveva liquidato come una scarpa vecchia. E un po’ se l’era presa. Forse troppo.

Davide sapeva di non essere alla sua altezza, prima. Lei era intelligente e veniva da una famiglia benestante, mentre lui… Lui era un idiota che faceva il pagliaccio a scuola per farsi accettare dagli altri. Il figlio di un operaio e di una casalinga. Non aveva niente da offrire a una ragazza come lei. Non poteva neanche portarla a cena fuori. Neanche al cinema. E si era sempre buttato su altre. Su ragazze con cui non gli interessava farsi vedere in giro e con cui non andava al cinema. Per un po’ era stato anche divertente.

Ma ora… Ora aveva una bella vita. Guadagnava più di quanto gli servisse e aveva anche un bel stile di vita. Una casa grande, ristoranti, macchine… Probabilmente era messo meglio di Rodolfo che più che non far fallire la ditta del padre, non aveva fatto molto altro. Ora le donne erano interessate a lui. Poteva offrire una vita di comodità e sicurezza, e a loro piaceva.

Ma a lui piaceva ancora Margherita. Quindi non aveva capito perché lei non avesse voluto uscire con lui. Avrebbero fatto quattro chiacchiere, come ai vecchi tempi, quando lei gli suggeriva durante le interrogazioni di chimica.

E invece no. Aveva pensato che fosse sposata, e fosse per questo che non volesse andare via dopo la cena. E ancora no. Lei non era sposata e non era accompagnata, ma non voleva uscire con lui. Si era sentito una merda. E aveva avuto quell’atteggiamento ridicolo prima della fine della cena. Si portò una mano alla fronte, ancora consapevole della brutta figura fatta, e sospirò.

Guardò l’ora. Erano le otto. Le otto. Le otto ed era ancora in studio. Se avesse avuto una moglie a casa ad aspettarlo non sarebbe stato lì a quell’ora. Ne era sicuro. E se fosse stata Margherita a essere a casa ad aspettarlo…

Il telefono suonò. Si alzò dalla scrivania. Non avrebbe combinato niente neanche se fosse rimasto fino al giorno dopo. Tanto valeva andare verso casa e fermarsi a prendere qualcosa da mangiare lungo la strada. Avrebbe imparato a cucinare. Prima o poi. Non comunque quella sera.

Prese la giacca e si allungò sulla scrivania a prendere il telefono.

 

***Nuovo messaggio da: Margherita***

Ebbe qualche difficoltà a sbloccare lo schermo da tanto tremava dall’agitazione. Il riconoscimento non funzionava e non riusciva a digitare il codice di sicurezza. Quando ci riuscì, aprì subito il messaggio.

Scusa se non ti ho risposto subito, ma oggi è stata una giornata veramente estenuante. Spero che la tua sia stata migliore.

Aveva risposto. Margherita aveva risposto. Davide si sentì ancora un diciottenne. E ora cosa avrebbe dovuto rispondere? Cosa gli avrebbe fatto fare bella figura? Guardò per qualche minuto il telefono finché questo non si spense da solo. Cosa doveva rispondere? Cosa dire? Cosa pensare?

Mentre camminava verso l’uscita dello studio provò a digitare qualche parola, ma nessuna gli sembrava decente abbastanza da mandargliela. Quando si rese conto che lei era online e avrebbe potuto vedere tutte le volte che lui provava a scrivere qualcosa, si bloccò.

Mise in tasca il telefono e salì in macchina. Doveva pensarci prima di scriverle. Si fermò a una pizzeria d’asporto per ordinare una pizza e tirò di nuovo fuori il telefono. Non aveva ancora pensato a niente. Quando il proprietario gli consegnò la sua pizza, decise di osare e fare una battuta sul fatto che stava andando a casa per mangiare una pizza da solo. Inviò il messaggio prima di ripensarci. Era passata quasi mezz’ora. Magari lei si era già stancata di aspettare. E invece, con sorpresa, Margherita rispose quasi subito.

Davide pagò e si diresse verso casa. Stava sorridendo mentre apriva la porta del suo appartamento, leggendo i messaggi di Margherita sul telefono. Quella ragazza aveva ancora uno spiccato senso dell’umorismo. L’adorava. Già, pensò aprendo una birra e tornando sul divano, l’aveva sempre adorata. Si tolse la giacca e le scarpe, arrotolò le maniche sugli avambracci e si rilassò contro lo schienale. Non accese neanche la televisione. Chattò tutta sera con Margherita.

 

***

 

Erano passate due settimane da quando aveva iniziato a scrivere messaggi a Margherita. Durante il giorno erano un po’ sporadici e soprattutto per far foto a cose strane o buffe, mentre la sera, si scambiavano lunghi messaggi in cui si raccontavano le loro giornate e il loro lavoro. Margherita era una commercialista e aveva aperto uno studio con una ragazza conosciuta all’università.

Gli aveva scritto come si chiamava il suo studio e lui lo aveva cercato su internet. Sembrava un’attività solida e in piedi da un po’ di anni, ma non scoprì nient’altro. Lei non parlava molto della sua vita privata, mentre invece Davide le aveva raccontato praticamente tutto, sotto ogni aspetto. Sapeva che doveva avere pazienza con lei. Così non aveva mai esagerato e se aveva fatto qualche domanda su cui lei aveva glissato, non glielo aveva fatto notare. Andava bene così. Aveva aspettato vent’anni. Poteva aspettare ancora.

Si incamminò lentamente lungo la via. I negozi brillavano già di luci natalizie. Per la prima volta non storse il naso. Erano carine. Aveva deciso di andare in centro quando gli era capitata l’occasione e ora non si pentiva di quella scelta. Ripensò a Margherita e al suo gioco: ‘Il voto alla vita’, lo aveva chiamato lei. Quando aveva chiesto a tutti il loro voto alla vita si era sentito incastrato. Non gli piaceva troppo la sua vita. Certo, guadagnava bene e poteva avere tutto quello che voleva, non aveva particolari problemi di salute, la sua famiglia stava bene, però… Davide non si sentiva del tutto felice. Alla sua vita avrebbe dato un cinque, la sera della cena, ma non l’aveva fatto perché pensava di mancare di rispetto agli altri. O che loro non capissero. Anche Giovanni che si era separato in maniera poco educata con la moglie e vedeva i suoi figli una volta al mese aveva dato un sei alla sua vita. Chi era lui per dire che non era felice? Come si permetteva? Così non aveva risposto.

Ma ora… Ora con un sorriso sul volto pensò a Margherita. Un otto pieno. In quelle due settimane la sua vita era salita fino a otto. E solo perché lei aveva iniziato a scrivergli. Cosa sarebbe successo quando, finalmente, le avrebbe chiesto di uscire? Ancora sorridendo girò un angolo per andare verso il ristorante di Pino, uno dei suoi amici del vecchio quartiere, e lì, il suo otto crebbe fino a nove.

“Margherita!” esclamò, vedendola avanzare verso di lui. Lei non lo aveva visto subito. Quando si voltò verso Davide il suo viso si trasformò. E il voto di Davide cadde fino a sei. No… Lei non era contenta di vederlo? Poi Margherita voltò lo sguardo verso la sua destra e il voto di Davide cadde di nuovo fino a cinque.

Una bambina. Una bambina con lo stesso viso di Margherita. Sua figlia. Diamine. Dannazione. Lei… aveva una figlia? Una famiglia? Era… sposata?!

“Mamma, ma quanto ci mette?” disse la ragazzina indicando il negozio, con tono spazientito. Davide guardò verso la vetrina. Chi aspettavano? Probabilmente il papà della bambina. Incredibile, il suo voto riuscì a scendere fino a quattro.

“Davide. Come stai?” Margherita lo salutò e si avvicinò a lui, con la ragazzina. Aveva ancora quello sguardo. Non se l’era aspettato da lei. Gli aveva detto di non essere sposata e di essere da sola. Gli aveva mentito. Si era presa gioco di lui. Non riusciva neanche a essere arrabbiato tant’era la delusione. Effettivamente era quasi impossibile che lei fosse sola. Non una persona come lei.

Non riuscì a risponderle subito. “Penso di aver fatto un errore. Scusami”.

Davide fece un passo indietro, consapevole di esser stato preso in giro, quando la ragazzina lo guardò e chiese: “Tu chi sei?”

Margherita, che lo guardava con sguardo addolorato, cambiò espressione e sgridò la figlia: “Arianna! Non si parla così!” Nonostante tutto, Davide rise. Così, deciso a far buon viso a cattivo gioco allungò la mano alla ragazzina. “Ciao, io sono Davide, andavo al liceo con tua mamma”.

“Io sono Arianna. Sono sua figlia, quella intelligente”.

Quella piccola Margherita in miniatura lo fece sorridere. “Quindi immagino ce ne siano altri?” E si voltò verso l’amica. Lei aveva un’espressione sospesa, come se non sapesse bene cosa aspettarsi da lui.

“Ho un altro figlio: Samuel.”

“Quello stupido” ribatté Arianna. Margherita tornò in fase ‘mamma severa’ e sgridò di nuovo la figlia. Poco dopo uscì dal negozio un ragazzino e si unì a loro. Si presentò anche a lui. Arianna e Samuel iniziarono a battibeccare su qualcosa che aveva visto Samuel nel negozio e Davide sussurrò verso Margherita: “Non me lo avevi detto. Né alla cena, né per messaggio…”

Lei sospirò e guardò i figli, prima di rispondergli: “Non è facile raccontare di crescere due figli da sola perché il padre è scappato quando gli hai detto di essere incinta”. Poi lo guardò negli occhi. Davide capì. Gli aveva detto tutto in una frase. Tutta la sua vita. Annuì.

“Mi dispiace.”

Lei alzò una spalla. “Forse è meglio così”.

Davide le sorrise e prese la sua mano. “Sicuramente è meglio così. Avete già cenato?”

Margherita sorrise. Il sorriso che aveva a scuola. Un sorriso vero.

***

Davide si alzò dal letto cercando di fare meno rumore possibile. Avrebbe voluto rimanere a letto, ma aveva un’udienza presto quel giorno. Mentre si abbottonava la camicia, Margherita si svegliò.

“È già mattina?”

Lui le sorrise e si sedette sul letto vicino a lei. “Sì, ma è presto. Riposati ancora un po’…” Le accarezzò il ventre, piacevolmente arrotondato.

“Vorrei venire con te” gli disse mentre sbadigliava.

“Sai, invece, cosa vorrei io?”

Margherita alzò un sopracciglio, con un’espressione sorniona. “Stasera. Adesso no”.

Davide rise. “A dir la verità non pensavo a quello!” Rise anche lei.

“No? Non si direbbe”, si girò su un fianco e gli accarezzò la mano. “Cosa vorresti?”

“Fammi la domanda sul voto alla vita.”

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***Ecco!! Avevo detto che la storia era breve breve... (mi è venuta in mente mentre tornavo a casa dalla famosa cena...) E voi? Andate alle cene di classe? Date il voto alla vostra via? Che voto avete dato? Io un otto e mezzo, perché so che così può sempre crescere e la vita e non è perfetta. Un bacio a tutti. 😘

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