Bleeding out

di RaidenCold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Commiato ***
Capitolo 2: *** Avvertimento ***
Capitolo 3: *** Tempismo ***
Capitolo 4: *** Cicatrici ***



Capitolo 1
*** Commiato ***


Pallidi raggi brillanti fendevano l’aria, stagliandosi negli spazi tra le colonne del tempio; faceva freddo quel mattino, e neppure il calore del sole riusciva a scaldare gli animi delle persone presenti alla cerimonia.

Sedute sulle panche lignee nelle due navate di quella sorta di grigia basilica, meno persone di quante ce ne sarebbero dovute essere: i cavalieri di bronzo, qualche soldato, il signor Tatsumi, Kiki, alcuni vecchi amici, e, sulla prima fila, velata di nero per celare le lacrime, la giovane Seika, sorretta dalla guerriera dal viso mascherato, Marin dell’Aquila.

 

Shaina arrivò per ultima nell’edificio, sperando fino alla fine di non dover assistere a quel momento avvilente; alla fine però dovette arrendersi anche lei all’evidenza.

 

Entrò lentamente e ad avanzò tra le navate, avvicinandosi ai quattro eroi che col capo chino vegliavano su di un corpo adagiato sopra un altare di pietra marmorea, torreggiato da numerosi candelabri d’oro.

 

E dietro a quella salma coperta da un candido panno, vestita con un lungo ed elegante abito nero a guisa di chitone si ergeva la nobile dea Atena, che scrutava con occhio lacrimoso il suo cavaliere prediletto.

 

Shaina avanzò ancora di qualche metro sul pavimento lastricato che faceva echeggiare ogni suo passo, ma quando si trovò dinnanzi al provvisorio monumento funebre non ebbe la forza di dire niente, e sebbene la sua maschera ne nascondesse l’espressione, il suo immobile silenzio ne tradiva il profondo dolore: Seiya se ne era andato per sempre.

 

Constatato che nessun altro sarebbe giunto, Shiryu guardò i tre fratellastri, e fatto loro un tacito cenno di assenso, si avvicinò alla regale figura di Saori:

“Milady” - bisbigliò con accortezza - “penso ci siano tutti.”

La giovane dea si voltò ed abbozzò un mezzo sorriso:
“Grazie per avermi informato.”

A quel punto Atena si portò dall’altra parte dell’altare, e si rivolse ai presenti:
“Oggi piangiamo un eroe, un guerriero che ha lottato fino alla fine senza mai arrendersi, a cui tutti, me stessa inclusa, dobbiamo la vita…”

Fece una pausa: era doloroso pronunciare il seguito di quella frase.

Seika inspirò profondamente, cercando di farsi forza in quei brevi istanti precedenti alle parole da lei tanto temute, e si strinse a Marin.

“… il suo nome era Seiya di Pegasus.”

Come un fiume in piena, l’emozione travolse la giovane, ed il suo pianto ricominciò più forte di prima.

Sebbene rimanesse impassibile, anche Shaina dietro la maschera lottava con tutte le sue forze per non farsi vincere dalle lacrime.

“Grazie a lui abbiamo sconfitto il re degli inferi, e liberato il mondo dalla paura della morte: per questo vi dico che ora Seiya è tra le stelle, e la sua leggenda splenderà fulgida nei nostri cuori, e in quelli di coloro che verranno dopo di noi.”

 

Parole sagge, solenni, degne di una dea che conosce meglio di un essere umano la natura dell’esistenza: eppure Shaina non riusciva a trovare conforto in esse, nonostante provenissero dalla bocca della divinità a cui, dopo momenti di profondo dubbio, aveva giurato totale devozione.

 

Saori continuò a parlare a lungo, molto a lungo, decisamente più del necessario: le gesta del cavaliere di Pegasus erano notevoli, ma le descrizioni fatte da lei apparivano spesso plumbee.

Quando citò la volta che Seiya, bardato dell’armatura del sagittario sfidò Poseidone puntandogli contro la sua freccia dorata, Shaina si rese conto di una cosa: la dea non era presente lì con loro in quel momento.

Si portò la mano dietro la schiena, dove, sotto l’armatura d’argento, portava ancora i segni della cicatrice fatta dalla freccia di Sagittarius quando il signore dei mari aveva respinto l’attacco di Seiya e lei per proteggerlo si era parato davanti a lui come uno scudo.

Portò lo sguardo al cavaliere del drago, in cui percepiva la stessa empatia fisica e spirituale, avendo anch’egli provato sulla sua pelle l’agonia della freccia dorata.

Poi guardò Atena: certo era innegabilmente affranta, ma nel suo dolore era assente qualcosa, e in qualche modo ella appariva distante.

 

Delle molte avventure da lei raccontate, in ben poche la dea pallade risultava al fianco dei suoi cavalieri.

 

 

Terminata la cerimonia, Shiryu fu il primo a porgere l’estremo saluto al compagno caduto, seguito da Hyoga, Shun, e da Ikki.

Insieme ad Atena, i quattro rimasero fino alla fine mentre tutti i presenti recavano il proprio ossequio e pian piano il tempio si svuotava.

 

Dopo che tutti se ne furono andati, i due fratelli si offrirono di accompagnare Atena nelle sue stanze, lasciando solo Shiryu a contemplare in silenzio la salma di Seiya.

 

“Shiryu.”

 

Si voltò, udendo la voce di Hyoga.

 

“Andiamo, Shunrei ti aspetta qua fuori; torneremo stasera per la processione al cimitero.”

“Sì arrivo, dammi un istante.”

“Va bene; so che non è il momento più opportuno, ma io, Shun, e Ikki abbiamo parlato, e vorremmo che tu diventassi il nuovo gran…”

“Ti prego, adesso non me la sento proprio di parlare di queste cose.”

“Ti capisco, però prima o poi dovremo affrontare il discorse e…”

Shiryu ruotò gli occhi con una nota di stizzo:

“Adesso no.”

Hyoga scuoté il capo amareggiato:

“Hai ragione perdonami.”

“No, perdonami tu fratello, non volevo essere aggressivo, è che sono tempi bui…”

“Già è così.” - rispose mettendogli una mano sulla spalla, ed accompagnandolo fuori dal tempio.

 

 

Sola, sul ciglio di un brullo altopiano roccioso poco lontano dal tempio funerario, Shaina sedeva rannicchiata scrutando le dodici case dello zodiaco.

“C’è così tanto silenzio laggiù ora.”

Marin si avvicinò e si portò accanto alla sacerdotessa guerriera:
“Solo il vento ora echeggia tra i templi dorati, null’altro è rimasto.”

“Come sta Seika?”

“Non saprei neppure come descrivere quel che prova… ha trovato e perduto suo fratello nel giro di pochi minuti, troppi sentimenti si agitano in lei, e nessuno di essi è minimamente vicino alla serenità.”

“Marin, tu ricordi quando il tuo allievo arrivò qui in Grecia?”

“Certamente.”

“Ti disse perché era venuto?”

“No, ma mi disse perché era rimasto: voleva diventare un cavaliere per poter rivedere il prima possibile sua sorella. Naturalmente non immaginava a quale glorioso destino sarebbe andato incontro…”

“Alla fine penso che avesse accettato completamente l’idea di essere un cavaliere di Atena.”

“Non ho dubbi su questo… però sento che tu hai qualcosa da dirmi.”

Shaina si alzò in piedi ed osservò Marin: dietro la sua maschera era sempre stato impossibile capire le sue intenzioni, ma alla fine la donna seguiva sempre ciò che riteneva giusto. A priori.

Non poteva dire a una persona tanto integerrima che durante la cerimonia era sorto in lei un dubbio sulla loro dea.

“Magari un giorno te lo dirò.” - disse, per poi incamminarsi a valle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Avvertimento ***


Shiryu entrò trafelato nelle stanze di Atena, che sedeva sul trono sacerdotale con aria afflitta:
“Milady, la situazione a Rodorio sta precipitando, Shun e Hyoga non riescono ad affrontare da soli il nemico.”

Saori alzò lo sguardo al cielo e sospirò:
“Oh Pegasus, se solo tu fossi qui…”

Shiryu rimase in silenzio, in attesa che la dea aggiungesse qualcos’altro oltre alle sue parole nostalgiche.

Intuito che non avrebbe detto niente, si avvicinò e le parlò nuovamente:
“Atena, cosa dobbiamo fare?”

In risposta Saori abbassò lentamente lo sguardo e solennemente gli impose una mano:

“Non preoccuparti Shiryu, adesso andrò io a parlare col nemico.”

Non del tutto convinto, il cavaliere fece un cenno e proseguì con l’accompagnarla verso la discesa delle dodici case.

 

Avrebbero impiegato un mucchio di tempo per raggiungere i loro compagni: Shiryu non volle interrogarsi sul perché Atena avesse aspettato fino all’ultimo nel posto più estremo del Santuario, mentre i suoi cavalieri morivano, ma come brevi lampi questi pensieri di tanto in tanto apparivano nella sua mente, ed egli faceva di tutto per scacciarli, e per non dover riflettere.

 

 

L’arrivo di Atena aveva cambiato completamente le sorti della battaglia, ed in breve il nemico si era fatto sopraffare.

Ma molte erano state le perdite tra i soldati, e anche alcuni cavalieri di bronzo avevano perso la vita.

Nelle stanze sacerdotali, Atena sedeva nuovamente sul suo trono, e accanto a lei riposavano su delle seggiole Hyoga e Shun, mentre Shiryu irrequieto camminava avanti e indietro:

“Com’è stato possibile? Da dove sono arrivati?”

“Adesso calmati” - gli disse Hyoga - “agitarsi non serve a nulla.”

“Hai ragione.” - rispose prendendo un profondo respiro. - “Però in me permangono questi dubbi.”

Shiryu si rivolse con lo sguardo ad Atena:

“Vedo agitazione nel tuo cuore.” - disse la dea guardandolo con sguardo etereo.

Che cosa voleva dire quella frase?

Era ovvio che fosse turbato, e anche gli altri due cavalieri provavano emozioni simili ma maggiormente sopite per via della stanchezza per la lunga battaglia.

La constatazione era giusta, ma cosa doveva aggiungere?

La dea appariva saggia e benevola sul suo trono, e scrutava i suoi cavalieri cercando di donare loro serenità.

 

“Fa attenzione, pallade Atena.”

 

Subito i tre si drizzarono in guardia udendo una voce estranea nelle stanze sacerdotali:
“Chi sei? Rivelati!” - urlò Shun aizzando la catena di Andromeda verso le ombre tra le colonne del salone.

“Quietati nobile guerriero, non porto intenzioni aggressive, la catena stessa te lo mostrerà.”

Il giovane cavaliere osservò la sua arma che rimaneva immobile e per nulla agitata verso la direzione da cui proveniva quella voce.

“Chi sei?” - chiese nuovamente Saori, alzandosi dallo scranno.

“Molto tempo è passato dall’ultima volta che ci siamo visti, sorella.”

Dal buio del colonnato emerse un giovane slanciato dai fulvi capelli appuntiti e arruffati, indossante un lungo soprabito nero:

“Ti porgo i miei omaggi, Atena.” - disse accennando un inchino.

Saori lo guardò perplessa:
“Tu sei… Dioniso?”

Il ragazzo sorrise sghembo in cenno di assenso.

“Dioniso?” - si disse Hyoga - “il dio della notte…”

“E della follia…” - aggiunse Shiryu.

“E’ un onore incontrarti, Saori Kido.”

“Perché mi chiami così?”

“E’ il tuo nome.”

“Io sono Atena.”

“Lo so, ma in quest’epoca ti fai chiamare in questo modo, o sbaglio?”

“Che cosa desideri dirmi.”

Nelle parole di Saori c’era un nervosismo inedito per i suoi cavalieri: la dea era sempre composta e posata, ma la comparsa del nume fratello aveva destato in lei un sentimento di inquietudine ben diverso dal timore suscitato da Ade o Poseidone.

Per la prima volta Atena appariva irrequieta, ed era bastata la sola presenza di Dioniso a fare ciò: quale terribile mistero portava con sé il dio notturno?

“Tredici anni sei stata lontana dal tuo Tempio, vivendo più da dea di quanto non sia stata dal momento in cui sei tornata ad Atene…”

“Cosa vorresti insinuare!” - si adirò Shiryu.

“Poi con tutto il tuo potere sei giunta ad affrontare Gemini, il tuo usurpatore! Ma, ecco che…” - ridacchiò estraendo dalla manica una freccia dorata estremamente familiare a tutti i presenti - “… accade un piccolo imprevisto.”

“Posa quel funesto oggetto!” - gridò Shun disponendo la catena a difesa attorno ad Atena.

Dioniso guardò il ragazzo sbuffando, e come aprì la mano la freccia di Sagitta scomparve dissolvendosi nel nulla:
“Accadde poi che Asgard vi sfidò giusto? Se non sbaglio rispondetti… pregando?”

“Le sue preghiere impedirono ai ghiacci di sciogliersi.” - sentenziò Hyoga.

“Indubbio… poi però accadde quella vicenda con Poseidone e tu offristi la tua vita o sbaglio? Ma tu sapevi di Ade e…”

“Ora basta” - lo interruppe Saori - “sei venuto a farmi la predica?”

“Raccontavo soltanto, raccontavo.”

“Pensi che non pianga ogni notte per i miei cavalieri?”

“Penso che tu pianga dalla notte dei tempi, Atena.”

“Come… osi!”

“Ma al contrario di quel che sembra non sono venuto qui per ingiuriarti, giacché ho a cuore la tua sorte: ti porto un consiglio.”

“E io lo accetto di buon grado.”

“Pensa molto bene a ciò che fai Saori, le pedine della tua scacchiera stanno finendo.”

“I miei cavalieri non sono pedine!”

“Allora dovresti smettere di farli mangiare.”

Detto ciò Dioniso rivolse loro le spalle, ad ammantatosi col suo abito nero a guisa di cappa, scomparve nell’ombra senza lasciare traccia.

“Io proteggo solo questo mondo dal male, non desidero certo che i miei cavalieri muoiano!” - urlò Saori come se cercasse di rispondergli nonostante non fosse più presente - “Non è facile salvare gli innocenti dall’ingiustizia, non posso farlo da sola!”

Saori crollò in ginocchio e subito i tre cavalieri le andarono incontro per sorreggerla:
“Non posso farlo da sola…” - ripeté abbandonandosi alle lacrime.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Tempismo ***


Correndo come il vento, Shiryu entrò nelle stanze di Atena, che sedeva pensosa sul suo seggio dorato: una scena già vista, un problema già affrontato.

“Atena, abbiamo bisogni di voi.”

“Vedo agitazione in te; se solo Pegasus fosse qui…”

Trafelato Shiryu si inginocchiò davanti alla dea:
“Vi prego, Hyoga e Shun non ce la fanno più!”

Saori si alzò, ed incamminandosi come una figura eterea vestita di bianco fece per andare verso il portone d’ingresso:
“Non preoccuparti, parlerò io col nemico.”

Una nuova e lunga traversata per le dodici case aspettava Saori ed il suo aitante cavaliere.

 

 

 

Hyoga si alzò in piedi, e si guardò attorno: sotto un cielo cinereo, le case ancora ardevano e numerosi corpi fumanti giacevano sparsi per le strade.

Poco dopo Shun aprì gli occhi e un profondo sconforto si impadronì di lui alla vista di quello spettacolo terrificante:
“Santo cielo… !” - urlò sconvolto portandosi le mani nei capelli.

Da un cumulo di macerie emerse Shiryu, coperto di graffi ed abrasioni e con l’armatura piena di crepe, e subito Hyoga gli andò incontro per aiutarlo a stare in piedi, mentre Shun rimaneva paralizzato per via del profondo orrore che gli stava attanagliando l’animo.

“D-dov’è Atena?” - domandò tremulo il cavaliere del drago.

“Il nemico l’ha portata con sé…” - rispose Hyoga a denti stretti.

“Com’è stato possibile?!”

“Eravamo paralizzati, senza forze, e lei si è offerta in cambio delle nostre vite.”

“Che cosa…?”

“Ha offerto la sua vita per noi!” - sospirò Shun in lacrime.

“No, non ancora: noi la salveremo.” - sentenziò Shiryu.

 

 

Calata la notte,Ikki entrò nelle stanze sacerdotali, e vide Atena piangere tenendo in braccio un corpo avvolto da un panno bianco, fradicio di sangue e lacrime.

“No…” - disse incredulo il cavaliere della fenice - “Non può essere!”

Di colpo comparve il dragone, che furente gli afferrò la collottola e lo scosse adirato:
“Dove diavolo sei stato?!”

“Toglimi le mani di dosso…!”

“Dov’eri mentre tuo fratello moriva?!” - urlò Shiryu in preda all’ira e al pianto.

“Basta, non litigate vi prego…” - chiese Saori con voce lamentosa.

Davanti a lei comparve Hyoga, con aria austera:

“Atena, perdonatemi, ma provo il medesimo sentimento che prova Shiryu.” - disse per poi rivolgersi a Ikki - “Comprendo che il tuo sia un animo solitario, ma non pensavi forse che le tue entrate a effetto un giorno sarebbero costate la vita a qualcuno?”

Ikki non rispose, limitandosi a ringhiare furioso:
“Shun continuava a chiedere di te, anche mentre moriva invocava il tuo nome: ma tu non arrivavi. Adesso piangi tuo fratello e vattene.” - sentenziò Hyoga - “Non abbiamo bisogno di te, se per avere il tuo aiuto dobbiamo aspettare di essere ogni volta faccia a faccia con la morte.”

Scuro come la notte Ikki si avvicinò e raccolse il corpo del fratello:

“Atena, posso chiedervi una cosa?”

“Dimmi.”

“Perché?”

La dea lo guardò coi suoi occhi profondi ed indecifrabili, e poi aprì le sue piccole labbra lucide:
“Lui rimarrà sempre nei nostri cuori.”

“Perché?” - ripeté Ikki insoddisfatto dalla risposta.
“Oh Ikki, so che il tuo cuore è attanagliato dal dolore ora, ma nelle stelle…”

“Perché non avete fatto nulla, Atena?”

Saori non rispose: solitamente in quelle situazioni erano i suoi cavalieri a zittire quel genere di domande a cui neppure lei sapeva come rispondere.

Ma in quel momento né Shiryu né Hyoga ebbero il cuore di mettere a tacere il compagno: grande era la rabbia che provavano nei confronti di Ikki per essere giunto troppo tardi, ma in cuor loro sapevano che una risposta gli era dovuta.

“Più volte abbiamo messo a rischio le nostre vite per salvarvi dai tentativi dei nemici di farvi del male, per salvare il mondo… ma prima Seiya, e ora Shun…”

Ikki chiuse gli occhi e prese un lungo respiro:

“Spero possiate perdonarmi per quello che sto per dirvi: ho l’impressione che voi non facciate nulla per impedire le disgrazie che vi capitano.”

Il cavaliere della Fenice le diede le spalle e con in braccio il fratello fece per guadagnare l’uscita.

Saori si alzò in piedi:
“Ti chiedo perdono perché non sono riuscita a salvare Shun, ma come posso evitare le mie disgrazie? Non le domando certo!”

Giunto sulla soglia del portone, Ikki si fermò un istante:
“Siete voi la dea, dovreste essere voi a saperle certe cose.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Cicatrici ***


Le forze stavano abbandonando Shiryu: con le ultime energie rimaste, spalancò il portone delle stanze sacerdotali.

Atena era ancora lì, impassibile, seduta sul suo trono, intenta a scrutare ogni cosa col suo consueto sguardo afflitto:

“M-milady…” - disse con voce roca, mentre il sangue gli impastava la bocca e gli scivolava nella gola.

“Shiryu!” - esclamò Saori come se di colpo un interruttore si fosse acceso in lei.

“L-la battaglia…” - tossì sputando un fiotto di sangue.

Saori si alzò in piedi tremula, mentre il ragazzo si avvicinava agli scalini sotto il suo trono:
“Abbiamo bisogno di te…” - si accasciò sulle scale - “… Atena…”

“Oh Pegasus, se solo fossi qui…” - sospirò con aria afflitta.

“Pegasus” - tossì nuovamente - “è morto.”

Saori lo prese tra le sue braccia:
“Oh Shiryu, resisti…”

Anche a un passo dalla morte, il guerriero del drago si sentiva legato al suo incrollabile senso di cavalleria: conosceva i poteri curativi del cosmo di Atena, ma non osava chiedere alla sua dea di usarli apposta per lui.

In qualche modo, nel profondo, era certo lo avrebbe salvato.

“Resisti.” - ripeté, ma senza mostrar traccia del suo cosmo sovrumano - “Perdonami, ma le tue ferite sono di natura divina, e nemmeno io posso curarle…”

“M-ma come è possibile, voi siete la nobile dea Atena…”

A quel punto le strinse il braccio e si lasciò andare alle lacrime:
“Perché abbiamo lottato Atena, ditemelo?”

“Per un mondo migliore.”

“Io però avrei voluto vederlo… questo mondo…”

Saori gli chiuse gli occhi e lo poggiò delicatamente a terra:
“Riposa in pace, mio nobile dragone.”

 

Hyoga entrò nel salone, con l’armatura del cigno quasi completamente ridotta in pezzi, ed ogni centimetro del suo corpo coperto da piaghe sanguinanti: sporco e ferito, il cavaliere aveva l’aspetto di un non-morto appena giunto dall’ade.

 

“Che cosa significa…”

 

Atena sedeva sul suo trono dorato, e ai suoi piedi, sulle scale, vi era il corpo di Shiryu, coperto malamente con un panno insudiciato di sangue.

 

“Che cosa significa questo Atena?!”

 

“Oh Hyoga, che sollievo vederti sano e salvo…”

Il cavaliere strinse i pugni e furente si incamminò verso lo scranno:
“Vi sembro sano e salvo? Vi sembra che vada tutto bene? Vi sembra questo?!”

“Ti prego perdonami, non adirarti con me…”

Oltrepassato il corpo di Shiryu, afferrò Saori per il vestito e la alzò a forza dal seggio:
“Quando eravamo degli orfani e tu una principessa che viveva nel lusso, venivamo trattati come feccia, e tu stessa ti comportavi come fossimo tuoi oggetti: pensavo che crescendo avessi capito il tuo ruolo divino, ma mi rendo conto che sei la solita mocciosa egoista e viziata di allora, e noi le tue pedine!”

“Come osi, io ho pianto per voi…”

“Piangevi mentre noi morivamo, e morivamo, e tu non facevi nulla a parte frignare e pregare…! Certo hai combattuto a volte, ma sempre quando era troppo tardi, e per causa tua ho perso di nuovo la mia famiglia!”

“Hyoga, so che sei sconvolto ma…”

Il cavaliere la spinse via, facendola tornare seduta sul trono:

“Ci guardi sempre con quell’aria serafica, col tuo sguardo smorto e sofferente, e poi sospiri pensando al tuo Pegasus, oh Pegasus, dove sei? Perché non ci salvi tutti?”

Le puntò contro il dito:
“Fosti tu a dire che gli dei dovevano essere al servizio degli umani e non viceversa: allora perché non ci hai salvati? Posso anche accettare che i nostri sacrifici siano serviti a impedire a Saga, Poseidone, e Ade di conquistare il mondo, ma ti chiedo: era davvero necessario questo vostro modo di agire?”

“Non penso tu possa comprendere…”

“Che cosa dovrei comprendere?”

“Quel che ho fatto aveva un fine, sempre, era il mio disegno: senza di esso il mondo sarebbe caduto preda delle forze oscure.”

“Lo so, ma quel che ti chiedo è: perché quando avevamo bisogno di te te ne stavi qui a rimuginare?”

“Oh Hyoga… ”

“Basta, ho già capito che non mi darai alcuna vera risposta.”

A quel punto il cavaliere prese tra le braccia il corpo di Shiryu, dopodiché si voltò dandole le spalle:
“Non ho intenzione di fare la fine dei miei fratelli: combattetele da sola le vostre battaglie, io andrò a nord.”

“Benissimo, sconfiggerò il male con le mie sole forze!”

“Lunga vita ad Atena.” - commentò senza emozione Hyoga uscendo dal salone.

 

 

Saori sedeva sul trono dorato, ormai completamente sola:
“Oh Pegasus, dove sei…”

“Presto potrai vederlo, e chiedergli scusa.”

Comparendo alle spalle del seggio, Shaina si avvicinò alla dea, puntandole alla gola una daga familiare alle sue carni:

“Conosco quest’arma.”

“Già, è la stessa che Saga dei Gemelli ti rivolse contro due volte.”

“Odio le armi.”

“Chi se ne importa.”

Shaina avvicinò la daga fino a farle toccare la gola di Saori con la punta:

“Fallo.” - Saori si voltò e sorrise affabilmente - “Fa ciò che devi.”

Shaina si sentì tremare fin dentro l’animo alla vista di quel ghigno: non era pietà quella che provava, ma un sentimento a metà tra la confusione e la nausea, come l’idea di annegare in un’otre di miele.

Infine, si fece forza, e prese la sua decisione:

“No.”

Fece cadere la daga a terra:
“Sarebbe troppo facile per te morire ora, ti reincarneresti in un corpo privo di peccato: invece vivrai, e a lungo, e ogni giorno rivedrai coloro che hanno perso la vita perché credevano in te.”

“Ma cosa…”

Shaina si sfilò la maschera sacerdotale e la gettò ai suoi piedi:
“Non voglio più rinunciare a niente per una come te, che ha lasciato che Seiya morisse come un cane.”

“Non sai neppure di cosa parli!”

“Forse, ma tu non saprai mai quanto può essere dolorosa una freccia quando la prendi al posto della persona che ami” - sorrise senza allegria - “ma almeno nella cicatrice che ho sulla schiena Seiya vive ancora: tu che cos’hai invece, nobile Saori Kido?”

 

Detto ciò Shaina se ne andò, e né lei né altri cavalieri fecero più ritorno in quel luogo, dove Saori rimase sola, sul suo trono d’oro.

 

 

 

 

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