Fairy End - Guerra di Jashin99 (/viewuser.php?uid=862981)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Feel My PAIN ***
Capitolo 3: *** Blitzkrieg ***
Capitolo 4: *** Agony ***
Capitolo 5: *** Identity ***
Capitolo 6: *** Epopee ***
Capitolo 7: *** Dance In DiesiS ***
Capitolo 8: *** The Biting of the Bullet ***
Capitolo 9: *** Hail the qEen ***
Capitolo 10: *** The NoSense Tragedy ***
Capitolo 11: *** CliffHanger ***
Capitolo 12: *** Glare ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Silenzio.
Ah.
Silenzio.
Così
calmo.
Così
rilassante.
Così
noioso!!!
-Ehi,
Kyouka, lusingami di nuovo.-.
-Sì
mio Signore.- Rispose la donna, ancora inchinata ai suoi piedi.
-Mi
permetta di rinnovarLe i miei più sentiti ringraziamenti per
avermi
permessa di continuare a servirLa. La Sua magnanimità supera
incommensurabilmente il mio misero intelletto. Sono consapevole di
essermi schierata come Sua nemica in passato, e di essere stata
miseramente sconfitta dagli insetti umani. Ne sono immensamente
afflitta, ho gettato vergogna sul Vostro nome. La prego di accettare
le mie umili scuse. Sono onorata di essere ancora una Sua umile
seguace, e di poter vedere finalmente il Suo volto, che mi permetta
dire essere bellissimo.-.
Giusto,
era sempre stato in modalità Etherious quando stava con
loro. Uhm, a
ben pensarci avrebbe risparmiato tanta fatica se l'avessero
riconosciuto quella volta... o forse le cose si sarebbero complicate
ancora di più?
Kyouka
intanto si stava leccando le labbra.
-Tra
l'altro provo una gioia immensa nel sapere che è tornato con
noi!
Aha, sono tutta *** al solo pensiero! Spero tuttavia che non siamo
stati eccessivamente deludenti...-.
E.N.D.
arricciò il naso: -No, non direi. Piuttosto, come vanno le
tue
tecniche di lotta?-.
Sul
viso di Kyouka si stampò un sorriso perverso e i suoi occhi
brillarono d'oscurità.
-Le
mie branche sono sempre affilate per ogni Suo comando. Hanno molta
sete.-.
-E
i trucchetti di tortura che ti ha insegnato Gajeel?-.
Lei
agitò le dita, risposta più che sufficiente.
-Bene,
puoi andare. Riposati.-.
-Come
Lei desidera.-.
La
donna si rialzò e si avviò verso la porta; nel
farlo oltrepassò
impassibilmente Sayla, che a sua volta non batté ciglio, per
poi,
dopo che era uscita, inchinarsi frettolosamente e uscire a sua volta.
Natsu
aggrottò la fronte.
“Sayla
e Kyouka... da quando si è svegliata non si sono ancora
parlate...”.
In
ogni caso non era il momento di pensare a loro.
-Puoi
farti vedere, Meldy.-.
La
sua voce rimbombò nella stanza vuota, vuota se non per lo
spettro
appena apparso davanti al suo trono.
Aveva
un aspetto terribile, sembrava un fantasma vero e proprio, di quelli
folli, colle occhiaie e spettinati da far paura.
-Lucy
sta bene adesso.- Le comunicò; aveva interrotto ogni legame
mentale
e sensitivo con lei, perciò gli toccava parlarle. Ah, beh,
probabilmente le dispiaceva sentire la sua voce. Per questo aveva
interrotto il legame.
-Ho
intenzione di Cambiarla.-.
Attese
una risposta che non arrivò. Quindi proseguì.
-Però...
ormai la sua mente è a pezzi. Lo ammetto, è un
po' colpa mia,
dunque ho deciso di svuotarla e riprogrammarla da capo.-.
Ancora
nessuna reazione, se non intensificare l'intensità del suo
sguardo;
ma non su di lui, bensì sull'aria che li divideva, o meglio
che lo
oltrepassava, perché dava l'impressione
di non riuscire più
a distinguerlo
dall'ambiente.
Eh,
anche del suo di cervello era rimasto poco.
Lui
però si spazientiva per il suo silenzio: -Sto dicendo che
lei
diventerà-
-Ho
capito.-.
...
-Ho
capito, non serve che tu lo ripeta.-.
E.N.D.
alzò un sopracciglio, stava parlando con lui o con qualche
voce
nella sua testa?
-Cosa
pretendi che faccia? Fermarti? Supplicarti? Piangere?-.
-No.
Grazie, ma no. Tu ormai non esisti più. Non sei che un
ricordo, e
presto non sarai più nemmeno quello.-.
...strano,
gli aveva rubato le parole di bocca.
-Sei
un mostro.- Riprese lei, facendolo trasalire. Voce e volto erano due
lapidi.
-Eh.
L'ho sempre saputo. Da quando hai ucciso Gerard, io ho abbandonato le
speranze. Già, non le ho perse, le ho gettate via io. Ma me
ne sono
resa conto solo adesso, quello che rimaneva in me era solo caos, e
dolore, e paura, che io ho confuso con la speranza. Però
ora... ora
vedo tutto chiaro.-.
Alzò
lo sguardo vacuo su di lui, fissandolo come a un'immagine riflessa.
-Tu
sei vuoto. Più vuoto di quelle armature lì fuori.
Più vuoto di un
corpo morto. Più vuoto del nulla.-.
-Ti
sbagli, io...-.
-Cosa?
Pensi che quelle che provi siano emozioni? Pensi che l'affetto per i
tuoi compagni valga qualcosa?-.
-Non
dire blasfemie.-.
-Non
hai la minima idea di cosa voglia dire “amare” una
persona. Tutto
questo non è tuo. Lo imiti dagli altri, lo ricordi dal tuo
passato,
pensi di avercelo ancora in mano; ma tu, tu non riesci a tenerlo, tu
lo divori, tu lo risucchi. Prima eri una stella ora sei un buco nero.
E io non ti vedo più.-.
Un
brivido gli corse lungo la schiena, assieme a una sensazione di
disagio, non tanto di colpa, quanto più di imbarazzo per
essere
stato colto con le mani nel sacco.
Un
momento, non aveva mica ragione!
-Heh!-
Sogghignò: -Sei brava con le emozioni, magia o non magia. Ma
adesso
è il momento che tu te ne vada.-.
Avvicinò
l'indice infuocato al cerchio rosa sul polso per bruciarlo
definitivamente; e non si sarebbe trattata di un'esplosione, una
sparizione e nemmeno una semplice morte, ma un rogo consumatore.
Un
attimo prima del contatto fatale, però, la sua voce lo fece
desistere.
-Potevi
farlo sin dall'inizio, lo sai?-.
…
-Sì,
lo so.-.
…
-Addio,
Meldy. In un certo senso, si può dire che mi-
-No.-
Lo interruppe lei: -Almeno ora, non provare alcuna compassione per
me. Non la voglio.-.
-Io
voglio solo la tua morte.-.
A
quelle parole una fiammata, come quella di un castigo, si accese
attorno a lei, mentre il segno sul polso del ragazzo si sgretolava.
Strano,
il dito gli scottava.
-Buona
fortuna.- Le augurò. E lei, ormai avvolta da fiamme rosa che
si
alzavano fino al soffitto, ormai ridotta a magica cenere dello
spettro che era stata, incredibilmente... sorrise.
-E
vorrei sbagliarmi. Vorrei sbagliarmi, più di ogni altra
cosa. Vorrei
che tutto quanto finisse per il meglio, e continuerò a
volerlo, per
sempre.-.
-È
questo che significa essere umani.-.
Scomparve.
Ora
era il suo turno di osservare il niente davanti a sé.
Allora
percepì come un malessere stomachevole, non certo dolore, ma
fastidio, che lo costrinse a distogliere lo sguardo da quel punto di
pavimento che di bruciato non aveva nulla.
Già,
ecco cosa sarebbe rimasto, alla fine, di tutto quanto.
Nulla.
Un
silenzio assolto, un eterno memento mori, un totale
annichilimento nemmeno degno di memoria.
Per
un istante, però, quel nulla fu scosso da un debole palpito,
l'ultimo pensiero della ragazza, l'ultimo eco della sua vita.
Era
un nome già sentito e un dolore già provato.
Ul
Poi,
rapido com'era venuto, sbiadì nel silenzio.
E
la sala tornò vuota.
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Capitolo 2 *** Feel My PAIN ***
FEEL
MY PAIN
Game
on, game on, hope you people ready
I’m
reloaded and I hope my trigger finger steady
This
is not a game now, nobody can save you
Spent
up all your change and now your turn is done
We
won’t be afraid ’cause we’re the ones who
made you
Knock
you out the frame, we won’t stop until you’re gone
Game
on
(Game
On-Waka
Flocka Flame)
Il
paesaggio attorno a Clover Town è molto particolare, bello
ma
monotono, o forse bello proprio per quello: per chi ama le montagne
rocciose, le scalate, le albe e i tramonti tra le sfumature dei
macigni, per quelle persone deve essere un paradiso, per tutti gli
altri un buco schifoso; forse per questo era stato il luogo della
riunione dei Master delle gilde, la noia che attira la noia.
In
ogni caso, anche a un occhio poco attento e molto annoiato sarebbe
apparso lampante che, da un giorno all'altro, una montagna si era
dimezzata: la sua punta era sparita, e del monte rimaneva una collina
piatta sulla cima.
A
dire la verità, “da un giorno all'altro”
era un po' impreciso,
dato che le c'erano volute 25 ore, 36 minuti e qualcosa su...
Insomma, Kinana ci aveva impiegato tutto quel tempo per divorarla e
rimettersi un minimo in sesto. All'inizio era stato difficile
mettersi a mangiare, perché le uniche ossa che le erano
rimaste
integre dopo l'impatto erano i denti, ma alla lunga mordi e mordi e
sputa e sputa si era fatta strada. Come sottofondo aveva le
simpatiche urla di Dan che erano del genere: -Una
mente tenace
è la chiave per un corpo
incrollabile! Sanare!-.
Insomma,
non il giorno migliore della sua vita, e anche ora che stava finendo
non è che stesse proprio migliorando. Dentro era ancora a
pezzi, e
adesso che il suo corpo era guarito non poteva più ignorare
quel
tipo di ferita.
Il
suo stomaco era in subbuglio come non mai: ripensare all'umiliazione
provata, ai suoi piani andati in fumo e a quegli occhi che la
fissavano annoiati mentre la stringeva trionfante... a come fosse
fuggita con la coda tra le gambe... con la paura nel cuore e le
lacrime agli occhi... ARGH!!! Quello, quello era il vero veleno!!!
-Kinana-sama,
tutto ben...-.
-NO!!!-
Si voltò di scatto e gli sparò addosso l'intero
caricatore; il
cavaliere si acquattò a terra un istante prima che gli
cambiasse il
taglio.
Schiumante
di rabbia, Kinana gettò la pistola e pestò i
piedi a terra,
facendola tremare.
-Cos'altro...
cos'altro devo fare-kina??? Cosa devo sacrificare ancora per
diventare più potente???-.
Una
fitta sotto la benda mischiò la rabbia al dolore e,
tastandosela,
cacciò un urlo disumano.
-Mi
serve altro tempo-kina!!! Non è ancora il mio momento!!!-.
-Di
cosa sta parlando, Adorata Madamigella?- Domandò Dan,
tornato
normale.
Lei
lo guardò stizzita, non era in vena di dare spiegazioni a un
tipo
stupido come lui.
-Fino
a sì e no un anno fa conoscevo solo un paio di incantesimi,
come
credi che sia diventata così? Ogni cosa ha il suo prezzo, la
mia
vita per questo potere... il meglio che potessi chiedere-kina!-.
-C-Come?
Questo vuol dire che...-.
Magari
era il dolore lancinante che le annebbiava la mente, o magari
l’adrenalina nel ricordare il momento del suggello, ma voleva
ridere a squarciagola.
-Come
ti dissi tempo fa, mi sono dedicata completamente alla vendetta e
alla solitudine, perché tanto alla fine... sì, io
scomparirò-kina.
Tutto ciò che volevo... no, che voglio
tutt'ora, è portare
Natsu con me! AHAHAHAH!!! AHAHAHAHAHAH!!! AHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Smise
di ridere quando si accorse che Dan era entrato in risonanza e rideva
anche lui, ma evidentemente non aveva idea del perché,
infatti
sembrava si stesse divertendo sul serio.
Che
idiota!
-Ahahaha
-PIANTALA!!!-.
-Ok
la smetto.-.
-Dovevo
tenermi i cani, quelli almeno facevano un cervello in cinque... ugh,
la mia testa!-.
Visto
che gli stava tornando l’ossigeno, a Dan riprese a funzionare
il
neurone, sicché chiese: -Kinana-sama, cosa facciamo adesso?-.
-Che
ne so! L'idea era di finirlo l'altra volta, o al massimo lui avrebbe
ucciso me. Che rimanessimo in vita tutti e due-kina...- Si mise a
riflettere, doveva pianificare le prossime mosse: questa volta
avrebbe dovuto usare tutte le sue risorse e fin da subito la sua arma
segreta. Usandone uno l'aveva messo in difficoltà per un po'
di
tempo, forse scatenandoli tutti... meglio ancora, doveva rimediarne
altri... soprattutto doveva riuscire a riavvicinarsi a lui...
-No.-
Disse rialzando la testa: -Forse non ce ne sarà bisogno.-.
-Uh?
Di fare cosa, Mia Signora?-.
-Sta'
zitto e lasciami pensare. Che giorno è oggi?-.
-...-.
-Dan-kina?
Ti ho chiesto che giorno siamo!-.
-Ma
mi hai detto che dovevo stare zitto...-.
BANGBANGBANGBANGBANGBANGBANGBANG
-Quindi?-.
-A-Aye!
Considerando il nostro volo e il giorno passato direi che siamo il 1
maggio!-.
-1
maggio... sono passati quanti, 14 mesi da quel giorno? Mmm, non ha
importanza-kina. Muoviamoci.-.
-Muoversi?
Dove?-.
Kinana
guardò l'orizzonte, sopra le rocce il cielo era limpido ma
oltre di
esse...
-Verso
il rosso. Abbiamo 66 giorni di tempo.-.
-Perché?
Che succederà il 7 luglio?-.
7
luglio, la data che aveva letto nei documenti del castello, quanto
sentimentalismo dietro a quella scelta!
-Kinana-tan?
Tutto bene?-.
Kinana
passò la lingua sulle punte dei denti, fermandosi sui lunghi
canini
e incidendoli fino a sentire un pizzico di dolore.
-Kina-kina-kina...
cosa succederà mi chiedi? Quello che succede sempre quando
due
specie arroganti si scontrano.-.
-Una
muore.-.
Due
mesi dopo
SWINN
SWINN SWINN
TOP
Kagura
appoggiò la roccia di fianco alle altre, sollevando la spada
che
luccicò sotto la lampada.
“ Bene.”.
Si
rialzò, sgranchì le ginocchia e
rinfoderò la katana. Uno degli
svantaggi di averla estratta dal sigillo, quella volta contro Erza,
era la cura minuziosa che doveva dedicarle, ma aveva imparato in
fretta: levigava il filo con varie pietre di dimensioni e superfici
diverse, fino a sentire una risonanza metallica simile a uno squillo.
Fece
per uscire dalla porta, ma si bloccò con la mano sulla
maniglia.
Un'ansia terribile la colse, la prospettiva di quello che stava per
succedere, che fino ad allora era rimasta silente, urlò alle
sue
orecchie con la furia di un uragano.
Ansimava,
poi scosse la testa e tornò impassibile come prima.
“ Calma.
È una missione come le altre. Ci saranno solo più
demoni da
uccidere... da uccidere... più sangue, più
violenza, più morte!
Sì, finalmente io...!”.
-No!
Ora mi sto agitando per il contrario. Andrà tutto
bene… deve
andare così...-.
“ Finalmente
finirà tutto.”.
Aprì
la porta e, inaspettatamente, si trovò davanti Juvia. La
ragazza
fissava incantata davanti a sé, sembrava che non l'avesse
neanche
percepita.
-Tutto
bene Juvia?-.
Juvia
rispose con un piccolo soprassalto.
-Uh!
Sì, Kagura-sama. Juvia è solo nervosa.-.
-Ti
capisco.- Rispose lei alzando un angolo della bocca; ma non era vero.
Nessuno poteva capirla. Dopo che l'aveva ritrovata due mesi prima...
era come regredita ad una bambina.
Si
ricordò di quando l’aveva vista contorcersi in un
angolo della sua
camera di ospedale, a urlare e a piangere come una furia. Non
l’aveva
fatta dormire quella notte. Una frase l’aveva colpita in
particolare, anche se ora non se la ricordava... Però
nell'ultimo
mese sembrava aver recuperato, sembrava fosse tornata normale. Ma era
davvero così?
Le
mise una mano sulla spalla per farle sentire che le era vicina, lei
allora la guardò con la fronte aggrottata da un dubbio che,
evidentemente, la preoccupava in modo serio.
-È
solo che...-.
Si
bloccò, serrò le labbra e pareva volesse piangere.
-Juvia...-.
-Juvia.-
Ripeté la maga azzurra: -È davvero questo il mio
nome?-.
Kagura
si stupì di quella domanda, e ancor di più di
sentirla parlare in
prima persona.
-Io
non sono sicura di essere Juvia.-.
-In
che senso?-.
L’azzurra
assunse un’aria mortificata, anzi, funerea come quella di un
fantasma.
-Juvia
è sparita, Juvia è morta e io sono...- Non
trovò subito le parole:
-nata da un suo braccio finto. Allora... allora io sono davvero
Juvia, oppure sono solo la sua magia e sto rubando la sua vita???-.
Scoppiò
in lacrime.
Ecco
cosa intendeva quella volta.
Juvia
esiste ancora?
-Juvia...
io non so davvero cosa dire. So solo che non creo la vita quindi...
quindi secondo me tu sei tu, Juvia. Hai detto tu che ricordi di
essere sparita, no? Come faresti ad avere quei ricordi altrimenti?
Sì, ne sono convinta, tu sei Juvia!-.
-Ma
anche se così non fosse, se Juvia fosse davvero morta, io
credo che
ciò che stai facendo sarebbe il più grande modo
per renderle onore.
Non si tratta di rubare la sua vita, ma di portarla avanti; e vederti
adesso la renderebbe sicuramente orgogliosa!-.
Juvia
smise di piangere e le rivolse uno sguardo che, per quanto disperato,
conteneva un barlume di consolazione.
-Lo
pensi davvero, Kagura-sama?-.
Mosse
un passo e si trovò tra le sue braccia, a stringerla come se
temesse
di sentirla sciogliersi in una pozza, così come era rinata.
Sgranò
gli occhi, non era da lei un comportamento simile; forse neanche lei
era più sé stessa, dopo tutto quello che le era
successo? Ah, da
perderci la testa... i suoi capelli però sapevano di buono,
di acqua
di mare, e le pizzicavano un poco il naso: il tutto era molto
piacevole.
-Grazie!-
Pianse Juvia: -Grazie Kagura-sama!-.
La
coccolò per qualche secondo, anche quello era piacevole; poi
si
lasciarono e si avviarono verso il salone della principessa, non
senza che Kagura provasse un’altra emozione a cui non era
solita:
l’imbarazzo. Oltretutto era tutta bagnata… i suoi
vestiti, cioè.
Bussarono
ed entrarono, trovando ad aspettarle Hisui, il cavaliere Arcadios, il
fantasma di Mavis, la sorellona Erza, Freed, Bickslow e...
-Ghihihihih!
Ci siamo tutti adesso?-.
Kagura
sfiorò istintivamente l'impugnatura della spada a nervi tesi
e
sguardo truce, ma il tocco delicato della blu la fece calmare, e
andò
a sedersi.
-Grazie
a tutti per essere venuti.- Iniziò Hisui.
-È
giunto il momento. Il portale è pronto, e dopo quello che
è
successo due mesi fa...-.
Kagura
strinse gli occhi, ormai dire che le cose si erano complicate era un
eufemismo.
Era
chiaro che qualcuno li stava aiutando dall'interno, ed era chiaro
anche chi.
-Dobbiamo
procedere alla fase finale, questo significa che noi-
-Principessa.-.
Tutti
si voltarono verso di lei, in effetti di solito non interrompeva mai
qualcuno. Di solito non faceva molte delle cose che aveva fatto negli
ultimi cinque minuti.
-Dimmi,
Kagura-san.-.
-Non
dovremo pensare alle minacce più vicine a noi?-.
La
principessa la guardò confusa, sembrava che non capisse;
allora lei
alluse al demone che ancora sghignazzava seduto in poltrona.
-Ghihihihih!-.
La
ragazza fece una smorfia disgustata: -Non possiamo fidarci di lui.-.
-Ma,
Kagura-san...-.
-Kagura!-.
-Temo
di non seguirti.-.
In
breve tutti si schierarono contro di lei.
-Insomma,
come potete fare finta di...-.
-Ghih
-E
smettila!- Balzò in piedi e brandì la spada,
Juvia che le era
accanto però la prese per le spalle e la bloccò.
E
lui rideva a crepapelle.
-Ma
non capite???- Sibilò a denti stretti: -Lui è un
Etherious! Solo
perché è un vostro amico vi fate accecare dai
sentimenti!-.
Juvia
la strinse più forte: -Kagura-sama! Questo non è
vero! Gajeel-sama
è dalla nostra parte!-.
-Usate
il cervello! I demoni non saranno entrati mica da soli! E anche
quello che è successo subito dopo...-.
-E
sarei stato io?- Replicò Gajeel, per la prima volta senza
ridere.
-Ma
io sono tornato Etherious dopo che loro erano
arrivati.-.
-E
io dovrei crederci?-.
Gajeel
fece spallucce, facendola infuriare ancora di più.
-Voi
demoni siete tutti uguali!-.
-Oh
sì? Anche la micetta?-.
Kagura
trasalì; Juvia, sentendola calmarsi, la lasciò.
-Beh,
che è quella faccia?- La incalzò lui: -La gattina
era una tua
compagna di gilda, no? Ti ho solo chiesto se, secondo te, anche lei
è
brutta, cattiva e mette l'ananas sulla pizza. Cacchio, il tuo
razzismo mi offenderebbe se me ne fregasse qualcosa.-.
Kagura
fece un deciso passo in avanti: -Non osare... non osare prenderti
gioco di Millianna!-.
-Oh?
Adesso chi è che si sta facendo accecare dai suoi
sentimenti?-.
-Calmatevi!-
Esclamò Erza, frapponendosi tra i due.
-Kagura,
mi sorprendo di te. So quello che pensi dei demoni, ma dire che sono
tutti uguali è come dire che tutti gli umani sono uguali,
non ti
pare?-.
-È
diverso!-.
-Ah
sì?- Riprese Gajeel: -Deve essere facile vederci tutti come
pedine
senz’anima. Nonché non molto, mmm, di mente
aperta...-.
Kagura
digrignò i denti, ma Erza la trattenne ancora.
-Datti
una calmata! E anche tu Gajeel! Kagura, pensavo che avessi cambiato
idea sui Cambiati dopo che hai affrontato Jenny.-.
-Sì.-
Ammise lei, ma con tono tutt'altro che arrendevole: -Sui Cambiati
sì.
Prima pensavo che avessero gettato via il proprio onore, ora ho
capito che gliel'hanno strappato via! E sono stati gli Etherias come
lui a farlo!-.
-Il
Cambiamento è un'evoluzione.- Ribatté Gajeel. A
questo punto
persino Erza lo guardò allibita.
-È
una maledizione! Una delle vostre! E ora anche Millianna
è...- Non
riuscì a finire la frase, non voleva pensare a quello che
potevano
averle fatto.
-Millianna
sta bene.- Cercò di rassicurarla Erza: -È vero,
le hanno fatto una
cosa terribile, ma grazie a Minerva è tornata in
sé.-.
-Vorrei
crederlo.- Rispose lei abbassando gli occhi: -Ma non so se ci riesco.
E comunque non mi fiderò mai di uno come lui. Erza-nee, io
spero tu
possa capirmi.-.
Si
allontanò dalla sorella e si congedò con un
inchino.
-Vogliate
perdonare la mia condotta. Principessa, l'ho disonorata col mio
atteggiamento. Ma non posso rimanere qui.- Si voltò per
uscire, ma
Juvia la trattenne con un ultimo, disperato tentativo.
-Ma,
Kagura-sama, devono ancora spiegarci cosa fare!-.
-Io
so cosa farò: seguirò gli ordini che mi daranno,
qualunque essi
siano. Buongiorno a tutti.-.
Aprì
la porta e uscì, ma prima di richiuderla alle sue spalle
udì Juvia
borbottare: -Anche lui ha detto così.-.
Kagura
rimase immobile per qualche secondo, probabilmente l'aveva detto
senza saperlo ma proprio per questo lo sentì più
forte.
Si
sentì montare dalla bile per l'essere comparata a un demone,
e
soprattutto per dover ammettere che, in effetti, aveva ragione.
“ Non
sono lucida. Forse sono io quella troppo simile a loro.” E si
allontanò a grandi passi.
Che
palle!
“Io
odio questo tipo di lavori!”.
-Tempo
fa fosti tu a dire che potevi fare tutto il lavoro di Sayla, ma
meglio.-.
“Ma
che cazzo, leggi ancora nel pensiero?”.
-Sei
tu che stai parlando ad alta voce.-.
-Cacchio,
hai ragione. Ma perché mi chiami solo adesso?-.
Lui
si girò e lei rabbrividì, molte volte si lasciava
andare e
dimenticava che la poteva polverizzare con un dito, e che era
abbastanza mentalmente instabile da farlo.
-Perché
tu sei più instabile persino di me.-.
Mira
si tappò la bocca: “accidenti a me!”.
E.N.D.
sorrise, ma con stanchezza, tornando a volgersi verso la capsula.
Un
brivido le attraversò la schiena.
-Lucy...-.
-Hm?-.
-Niente.
È solo che... questo corpo dà
ancora problemi.-.
-Ah,
capisco. Immagino che una parte di te mi consideri un mostro per
quello che sto facendo. Eh, non fare quella faccia, hai ragione. Io
sono un mostro e lei no: quello era il problema fin
dall'inizio.
Così, se
non puoi batterli unisciti a loro,
ma vale anche il contrario.-.
Il
Cremisi accarezzò
con una mano la teca, come per sfiorare la pelle della ragazza
sospesa nel liquido azzurro, quella
che lui stesso stava sgretolando.
-Non
riesco a ucciderla... e allora la farò diventare come me.
Uh, sarà
un po' come ucciderla, ma senza farlo davvero: mi
pare un buon
compromesso. E
poi non vedo l’ora di essere di nuovo insieme.-.
Mira
distolse gli occhi, il sangue le ribolliva nelle vene dal disgusto.
Non la sua anima, ma il suo corpo si ribellava.
Poi
sentì Natsu trasalire e rialzò lo sguardo,
accorgendosi
dell'incredibile.
Lucy
aveva riaperto gli occhi e appoggiato una mano sul vetro, muovendo le
labbra per parlare, ma uscivano solo bollicine.
Mira
guardò i dati nel monitor, non doveva essere nemmeno
cosciente e, se
lo fosse stata, avrebbe dovuto contorcersi dal dolore;
in
effetti,
quegli
occhi la
supplicavano
di smettere. Ma
non per sé stessa.
Per
Natsu.
Torna
indietro.
Sei
ancora in tempo.
Torniamo
a casa.
Non...
non
riusciva a sostenerlo.
-Mira...-.
-Master,
io...-.
-Aumenta
il dosaggio.-.
-Cosa?-
Si lasciò scappare stupita.
E.N.D non staccava di dosso gli occhi, sbarrati,
dalla bionda. Sembrava
folle.
-Ma...
potrebbe ammazzarla!-.
-Tu
fallo.-.
-Ma
così facendo non avrà più...-.
-FALLO
HO DETTO!!!-.
L'albina
sobbalzò e premette alcuni tasti sul monitor. Subito Lucy fu
scossa
da una fitta e urlò più bollicine, le sue dita si
strinsero a pugno
e poi la mano ricadde sul fianco.
La
demoniessa deglutì a vuoto.
-...una
coscienza.-.
-Ora
sarà un burattino inanimato.-.
Natsu
non diede cenno di aver udito le sue parole, e a
dire il vero
non era sicura di averle fatte uscire dalla sua mente.
Ora
anche la sua anima era inorridita e le urlava (in
testa)
che non
avrebbe
dovuto
eseguire quell'ordine. Però
non
era stata colpa sua,
la sua mano si era mossa da sola e
troppo
velocemente per...
cosa?
Di
cosa voleva scusarsi?
“Alla
fine ce l'hai fatta.”.
“Lucy
Heartphilia è finalmente
morta.”.
-Bene,
se posso dare un consiglio la terrei lontana dalla prima linea:
quella è capace di uscire di testa e di sterminarmi la razza
tutta
da sola.-.
Gajeel
la buttò sul ridere, ma nessuno lo assecondava; e nei loro
occhi
vide l'ombra del dubbio.
-Dai,
andiamo, non crederete sul serio che io faccia il
doppiogioco!
E allora che mi dite di Levy, eh? O della gattina? E a dirla tutta
anche Lisanna non ci sta molto con la testa ultimamente...-.
-Ora
piantala, non sei divertente.- Lo interruppe bruscamente Titania.
Gajeel
sbuffò.
“ Cercavo
solo di sdrammatizzare! E meno male che non sanno di
Wendy...”.
-La
tua situazione è diversa, non sei un Cambiato qualunque.-.
-Oh
dai, chi può dire qui dentro di essere una persona
qualunque!-
Obbiettò lui: -Siamo seri, manca a tutti qualche rotella!
Senza
offesa, Principessa.-.
-No,
io non penso che...-.
-Gajeel-sama
ha ragione!- Juvia si alzò in piedi.
-Juvia
conosce Gajeel da tanto tempo, e si fida di lui! E anche Juvia non
è
a posto col cervello!-.
Calò
il silenzio; così si accorsero tutti che la principessa si
era messa
a biascicare qualcosa.
-Perché
tutte le riunioni che faccio vanno sempre in questo modo... ah-ehm,
come dicevo! Io non penso che il traditore, se ce n'è uno,
sia tra
di noi,- A Gajeel non sfuggì l'occhiata poco felice di
Arcadios: -ma
per ogni prudenza ho deciso di affiancare Gajeel a Erza.-.
Il
ragazzo girò gli occhi: “Uffa, scommetto che mi
toglierà tutto il
divertimento.”.
-Voi
due comanderete l'attacco frontale. Freed e Bickslow, anche voi.-.
-Yuppi!-
Gioì il secondo, mentre il primo si limitò ad
assentire.
“ Attacco
frontale? Non è male...”.
-Anche
Juvia vuole andare!-.
Hisui
incespicò con evidente disagio.
-Juvia,
apprezzo la tua buona volontà, ma come hai detto... non
è il caso
di farti correre pericoli inutili.-.
Juvia
però si era impuntata, tutt’altra cosa rispetto
alla donna timida
dei tempi di Phantom Lord.
-Ma
Juvia non può tirarsi indietro! Lei pensa che
così potrà rivedere
Gray-sama! E poi... e poi forse anche Lyon-sama...-.
-Proprio
per questo non puoi andare.- Intervenne Erza: -Mi dispiace dirlo, ma
non credo tu sia pronta ad affrontarlo. Se dovesse succedere come
l'altra volta io...-.
-Non
riaccadrà! Juvia è pronta, davvero!-.
Hisui
la guardò desolata, lei non si perse d'animo; alla fine,
vinse lei.
-Va
bene, ma non voglio che tu rimanga sola, e se lo vedi... non
affrontarlo. Per nessuna ragione.-.
Un
po' smorzata d'entusiasmo, l'azzurra annuì.
-Per
quanto riguarda Kagura, in effetti sarebbe meglio tenerla dentro, ma
non so dove...-.
-Se
posso dire la mia- Prese la parola Freed: -le sue ottime
abilità e
la sua capacità di leadership, se non sono poste in prima
linea,
dovrebbero rimanere a presidio del castello. Immagino che avranno
qualche piano per arrivare fin qui: se Kagura restasse, credo che
potrebbe fermarli.-.
-E
poi...- Certo che quando iniziava a parlare non lo fermava nessuno,
soprattutto in favore di Kagura: -di lei ho capito
che odia
sentirsi inutile. Potrebbe davvero mettersi a sconfiggere da sola il
nemico pur di non rimanere con le mani in mano, e nelle retrovie
c'è
questo rischio. Qui, invece, non avrà da lamentarsi.-.
La
Principessa ci pensò su, infine convenne che era una buona
idea. Oh
bella, era la prima volta che una principessa fosse felice che le
attaccassero il castello.
E
poi bla bla bla a parlare di strategie, fino a tornare a una parte
interessante.
-La
squadra di Minerva? Ho sentito che si sono riprese.-.
-Ecco,
loro...-.
-Ho
sciolto la squadra.-.
Gajeel
si voltò, solo allora aveva sentito il suo odore: Minerva
era
entrata.
-Scusate
se non ho bussato, ma ho sentito di cosa parlavate.-.
-Ma
perché?- Domandò incredula Juvia: -Levy-sama
sembrava così
contenta!-.
Minerva
aveva un odore acre, l'odore delle lacrime. Non l'aspetto, quello era
riuscito a mascherarlo, ma l'alone di amarezza che la circondava era
inconfondibile.
-Non
è stata una decisione facile, ma loro erano sotto la mia
responsabilità. Non sono riuscita a proteggerle, neanche
una, e per
poco non sono...- Deglutì e si premette una mano sugli
occhi, e ciao
ciao all'aspetto.
-Se
non fosse stato per Elfman e Gajeel, non mi sarei mai perdonata
quello che sarebbe successo!-.
Eh
già, il suo trucchetto dei bastoni aveva salvato le loro
chiappe! Si
era preso un colpo quando Levy/ehm, cioè, si era molto
sorpreso.
-Minerva,
ne sei sicura?- Le domandò Erza; non sembrava volerle fare
cambiare
idea, più che altro voleva farla sfogare. Mmm, sentiva anche
lei la
puzza di disperazione?
-No.
No, ma ho dovuto. Per loro, e anche per me.-.
-Ma
Minerva-san ha insegnato così tanto a Levy-sama!-
Protestò ancora
Juvia.
-Se
Levy-sama è meno pazza di prima è solo grazie a
Minerva-san!-.
Wow,
che tatto.
-È
vero, ma so che ora possono continuare da sole. Sono ragazze in
gamba, ce la faranno.- Rispose, probabilmente ripetendo le stesse
parole che aveva detto loro.
-Minerva-san,
io non so giudicare la tua decisione.- Riprese Hisui: -Ma spero che
potrai aiutarmi a decidere come disporle.-.
-Certamente.-.
-E
Elfman e Lisanna?- Chiese allora Freed.
-Elfman
si è ripreso quasi del tutto, ma per la faccenda di
Evergreen non so
se è nelle condizioni di combattere.-.
Gajeel
pensò tra sé e sé che mica si era
messo a frignare quando avevano
chiuso Levy con la camicia di forza, poi si chiese perché
cavolo
avesse pensato a lei in quel modo, un'altra volta.
-Di
sua sorella ancora non sappiamo nulla, non sappiamo neanche come
faccia a mangiare quello che le portiamo. Quando entriamo lei
è
sempre immobile, ma quando ci distraiamo il cibo sparisce. Non
abbiamo idea di quando uscirà... se uscirà.-.
-Dobbiamo
avere fede in lei.- Intervenne allora il Primo, che fino ad allora
aveva parlato poco o niente.
-Ma
sì!- La assecondò Gajeel: -È una
ragazzina in gamba! Soprattutto
adoro quando perde il controllo e minaccia di uccidere chiunque le
capiti a tiro!- all'occhiata che gli rivolsero tutti alzò le
mani:
-Calmi, scherzavo.-.
-In
ogni caso- Riprese la Principessa: -senza di lei temo che non potremo
contare neanche su Flare-san.-.
-Oh,
anche lei mi piace, mi fa sembrare sano.-.
Stavolta
Bickslow sghignazzò di rimando, gli altri invece lo
ignorarono del
tutto.
A
lui questa cosa non piacque, così decise di far tornare
l'attenzione
su di sé con il suo asso nella manica.
-Ah,
a proposito, sono abbastanza sicuro che i Nove Cancelli siano
risorti.-.
…
Ecco,
adesso c'eravamo.
Per
la prima volta da quando era stata trasformata, Sayla si rese conto
di essere cambiata.
Già
solo quel pensiero ne era prova: da demone si era sempre considerata
fissa, statica, le era inconcepibile immaginare di essere
qualcos'altro che già non fosse. Gli uomini cambiavano, non
gli
Etherias.
E
allora cosa di lei era cambiato?
La
risposta era tanto ovvia da sembrare, ironicamente, banale: le
emozioni.
Non
che prima non ne provasse: conosceva la rabbia, la paura, il dolore,
la gioia, ma erano sempre state... come dire... gestibili, nel
senso di ovvie:
tremava
se aveva davanti un pericolo reale e rideva se veniva attraversata
dal piacere, mentre adesso si mischiavano tutte insieme e
ciò di cui
aveva paura e ciò che le piaceva non erano più
cose concrete ma
erano,
diciamo, dei presagi, cose
senza corpo.
Concetti
simili non si potevano
dire a parole, e i libri che
leggeva
non bastavano a spiegarli.
Era
come se
ai
colori semplici
si
fossero aggiunte
milioni di sfumature: il sospetto, l'invidia, lo sdegno, il
solletico, e
conosceva tutti
i loro nomi senza averli mai provati, come se dentro di sé
ne avesse
dei cataloghi;
ma, più
che elenchi,
erano appunti vaghi, rimandi tutt'altro che chiari e
anzi contrastanti,
e se si rendeva conto di essere, ad esempio, stizzita, lo capiva
troppo
tardi:
allora si sorprendeva delle sue stesse azioni e dei suoi stessi
pensieri, sui quali poco
prima
non aveva avuto il minimo dubbio.
La
cosa era terrificante, e il fatto stesso
che fosse terrificante era terrificante, perché anche questo
terrore
non era concreto, ma una sensazione nuova che conosceva
senza capirla.
Eppure...
eppure era
davvero così?
Un tempo lo stesso istinto di sopravvivenza non aveva alcun
significato per lei: allora
il suo cambiamento era iniziato prima? E
quanto
prima? O forse la
sua mente
era
ormai così annebbiata da ingannarla?
In
effetti
anche
adesso era annebbiata dall'ennesima emozione nuova,
quella che portava
il
suo
cuore
a
pesare
e i
suoi
occhi a
pungere salati, eppure
proprio quella tristezza
sollevava
le
punte
delle sue
labbra,
mentre
la
sua memoria scavava
alla ricerca di vecchi ricordi felici.
Era una sensazione così forte rispetto alle altre che non
riusciva proprio
a ignorarla,
e una parte di lei non voleva nemmeno farlo, perché ne
era come… felice.
“Questa
che sento è
la nostalgia, presumo.”.
-È
bello avere un corpo fisico.- Borbottò Torafuzar.
-Dunque
voi dite che sono
rimasto morto per un anno. Ma io non ne ho alcun ricordo.-.
-Tu
non ricordi mai nulla, Tempestar.-.
-Tempestar?
È
questo il mio nome?-.
-Quanto
ci è costato questo tempo perso? Quanto, quanto?-.
Sayla
abbassò gli occhi in un mesto sorriso. Era tutto come allora.
-Ehi,
che hai da ridere tu???- Sbraitò Ezel agitando
minacciosamente i
tentacoli in aria: -Poi non è giusto, perché solo
lei è stata
tutto questo tempo con il Master???-.
-In
effetti ricordo che lei e Kyouka ci passavano molto tempo insieme.-.
Insieme?
No,
non
c'era nulla di cui essere invidiosi: Kyouka
la portava da lui per allenarla, ma in realtà era il suo
sacco da
boxe. Di ogni ordine che eseguisse, lui
si
divertiva a trovare una
sua mancanza
per picchiarla, e
alle volte neanche quello, gli bastava solo
avere
la
sua borsa
di carne. Ne
aveva avuto paura, ma Kyouka era rimasta
con
lei ogni volta. Anche
se mai come sua alleata.
Comunque,
la
sentiva sempre vicina in quei momenti, per questo le erano cari.
Uhm,
si
era appena contraddetta, ma sentiva comunque
un piacevole
gonfiore al cuore.
“Questo
dunque è l'orgoglio.”.
-Il
Master è cambiato molto da allora.-.
-Ma
mai quanto te, eh Sayla?-.
A
parlare, con molta strafottenza, era stato Jackal.
-Non
lo posso negare.- Ammise lei. Il ragazzo allora
la prese per il collo e la sollevò da terra.
-Ah!-
Ansimò
sorpresa, trovandosi
senza fiato.
-Jackal,
che stai facendo?- Chiese Torafuzar con calma, nonostante lei stesse
a tutti gli effetti soffocando.
-Che
domande? Un'umana è un'umana, non dovrebbe trovarsi qui con
noi vi
pare? Io dico di farla fuori, tanto sono tutte uguali! Ahahah!!!-.
Lei
si sentì attraversare da brividi gelidi e gli
afferrò al polso cercando di liberarsi, ma lui
aumentò la presa e
iniziò a vedere dei puntini gialli. Il
suo
petto,
i
polmoni,
stavano
esplodendo, bruciavano!
-Ti...
prego... lasciami...-.
-Come-come?
Cos'è, sei spaventata?-.
Spaventata?
Sì,
era spaventata, era spaventata per la sua vita!!!
Non
era
la prima volta che le capitava una cosa simile
e aveva
sempre
mantenuto la calma,
allora
perché era terrorizzata??? Sapeva
che non l’avrebbe
uccisa,
allora perché non faceva altro
che pensare al suo corpo steso
a terra, abbandonato
e
privo di vita? Perché, perché, perché
piangeva e
tremava???
Quella
che sentiva era... cos'era???
-Aiu...to...
vi... prego...-.
La
vista le mancò, rimasero solo le risate di Jackal, e
loro la spingevano
sempre più in giù, giù,
giù...
-Basta
Jackal.-.
Riemerse
di colpo, barcollando per non cadere.
“K-Kyouka...”.
-Perché?
Non
mi dirai che
sei ancora...-.
-Non
abbiamo ricevuto ordini al riguardo.- Lo freddò lei.
Jackal
alzò il sopracciglio: -Sì, ma neanche del
contrario.-.
-Il
Master se l'è tenuta fino ad adesso, mi
pare più prudente non ucciderla; o forse vuoi andare a
chiederglielo?-.
Jackal
si stizzì e Kyouka alzò i tacchi, senza guardarla.
Si
sentiva morire.
Non
era più
neanche
degna di essere uccisa. Era
solo una cosa
da
tenere.
Si
era ridotto tutto a una questione di ordini, nessun
desiderio o giudizio personale, solo... un ordine.
Lei
non valeva più niente.
Tutto
quello che avevano passato insieme non valeva... più niente.
Quindi
se ora avesse
pianto
non avrebbe
voluto
dire niente.
Giusto?
Le
sue gambe la portarono fuori. Quello
che sentiva era il
tradimento.
-Uèè!-.
-Shhh!-.
-Uèè!-.
-Shhh!
Dai, stai buono...-.
Sospirò,
lasciandosi scappare un lamento.
“Cos'è
questo coso?”.
“Perché
cavolo devo tenerlo io?”.
“Non
è mio figlio! Io non ho un figlio! Sono troppo giovane per
averne
uno! E poi con lo scimmione di Makarov? Che
assurdità!”.
-Uèè!-.
-E
sta zitto insomma!-.
Il
poppante tornò a succhiarle la mammella e lei
sbuffò. Nonostante
tutto, vederlo sorridere le scaldava il cuore.
-Cì-cì-cì...
Sul
serio, cosa dovrei fare con te? Capisci che non posso tenerti!-.
Lo
sollevò in aria tenendolo per i fianchi, per
guardarlo meglio.
Lui
fece una faccia buffa e sbracciò, strappandole un sorriso.
-Non
puoi nemmeno rimanere in ospedale per sempre, e allora
chissà dove
ti metteranno. Forse
ti butteranno nella spazzatura. Hai voglia di finire nella
pattumiera? Lì è buio e pieno di mostri!!!- Lo
scosse su e giù un
paio di volte, e lui la fissò con due occhioni lucidi.
-No,
non preoccuparti, la mamma non lascerà che...-.
Si
bloccò e lo appoggiò sul letto di fianco a lei.
Con una mano si
aggiustò un ciuffo di capelli che le era finito sugli
occhiali.
-Senti,
non guardarmi così, non può funzionare! A me i
bambini neanche
piacciono!-.
Il
moccioso si ciucciò il pollice.
-Che,
hai ancora sete? Ma se hai bevuto fino ad adesso! Anzi, devo farti
ruttare...- Lo riprese in mano e gli diede dei colpettini sulla
schiena fino a sentire un “burp”.
-Ah!-
Disse rimettendolo davanti a sé: -Però! E questo
da chi l'hai
preso?-.
-Gha-ah!-.
Ever
ridacchiò, poi si incupì, poi sorrise di nuovo.
Era difficile
gestire quell'emozione, quel forte amore che provava verso quella
creaturina: un amore che non le apparteneva, su
questo era categorica,
ma che comunque sentiva pulsare in tutto il corpo.
Questa
cosa la stizziva, l'idea che qualcuno le avesse incasinato il
cervello le dava il voltastomaco, soprattutto uno
come quello
là;
eppure, poteva forse
ribellarsi?
E, soprattutto, voleva farlo?
Quello
che era certo era che quel bambino non poteva tenerlo. Insomma, non
poteva considerarsi sua madre no? Neanche si ricordava di averlo
mai avuto in pancia!
Lei
non era quel tipo di donna, e nessuno poteva chiederle di diventarlo!
E poi avrebbero trovato certamente
una madre migliore, quindi di che preoccuparsi?
Qualcuno
bussò alla porta.
-Avanti.-
Rispose istintivamente.
Oh,
ecco il suo aguzzino,
il gorilla bianco.
-Come
stai oggi?-.
Ever
si sentì la bile in gola, odiava quel tono, quello sguardo,
quegli
occhi compassionevoli, lei non voleva la sua pietà!
-Cosa
vuoi ancora? Vuoi tuo figlio, allora
tienilo!- E glielo porse bruscamente.
-Ehi!-
Esclamò lui: -Stai attenta, non è un giocattolo!-.
-Certo
che no, credi che non lo sappia? Ti credi superiore vero?-.
-No!
No, certo che no. Ever, io...- Il marmocchio singhiozzò e
Elfman lo
prese in mano, il suo avambraccio era abbastanza grosso da farcelo
sdraiare sopra. Era una scena ridicola, un gigante tutto muscoli che
teneva in mano un pargoletto che era un pezzo di pane.
Eppure...
eppure sentiva una morsa al cuore e le palpebre gonfiarsi
minacciosamente. Una dolce ma
grande
gioia la stava pervadendo,
e si sforzava di odiarla.
-Che
sei venuto a fare qui, allora?- Chiese tirando su col naso.
Senza
staccare gli occhi dal figlio, il gigante
assunse un'aria desolata.
-Non
posso rimanere con le mani in mano mentre mia sorella e i miei amici
si comportano da uomini. Tra poco ci sarà la battaglia
finale, e io
sto partendo.-.
Per
un istante il fiato le si mozzò in gola.
-Ah.-
Commentò, cercando di ritrovare la calma: -Beh,
è per questo che sei tornato nonostante ti avessi
esplicitamente
detto che non volevo più rivederti?-.
-Sì.-
Ammise lui: -Volevo guardarvi
solo un'ultima volta.-.
Ever
gonfiò le guance, non era divertente se non si ribellava; e adesso
la
gioia si era trasformata istantaneamente in dolore, e neanche quello
era divertente. Tanto
meno l'impulso di saltargli addosso e baciare la sua faccia pelosa
supplicandola
di restare.
Ora
si sentiva imbarazzata a parlare con lui, tipo se si sentisse in
colpa. Ma di cosa poi?
-Ehi,
senti, che nome volevamo dargli?-.
Elfman
la guardò stupito, e lei incrociò le braccia.
-Ti
ho fatto una domanda, e non mi guardare così!-.
-...tu
volevi chiamarlo Laxus.-.
Ever
sorrise, non
poteva dirsi sorpresa.
-Laxus...
Strauss...-.
-Eh?-.
-Cos...
no, niente, non ho detto niente, smettila di dire che ho detto
qualcosa!-.
Il
bimbo si mise a piangere, mettendo Elfman in agitazione.
-Uff!
Da' qua! Non mi
guardare così
e dammelo!-.
Lui
obbedì, stando bene attento a non toccarla; come fu tra le
sue
braccia, il bambino smise di piangere.
-Cì-cì-cì...
quel brutto gorillone ti
ha fatto la bua? Non preoccuparti, tanto ora se ne va.- E gli
lanciò
un'occhiata che
diceva: “vattene”.
Mestamente,
si voltò e fece per uscire; all'ultimo, però, le
parole le uscirono
di bocca: -E tu?-.
-Io?-.
-Come
l'avresti chiamato?-.
-Non...
non l'avevo ancora deciso.-.
-Aha.
Non vuoi dirmelo, ho capito.-.
-...-.
-Allora
facciamo che me lo dirai quando torni, ok?-.
Elfman
spalancò la bocca.
“È
il massimo che otterrai da me!” Pensò
la maga stizzita.
-Ok.
Allora... ci vediamo, rimettiti presto. E ciao anche a te... Laxus.-
Un ultimo stanco sorriso e uscì.
-Laxus...
Strauss...-.
-Tsch!
Non suona nemmeno
male!-.
* * *
C'era
una diceria su come misurare l'efficienza di un esercito. Di
quelle cose che i
soldati si raccontano
il secondo giorno della partenza: non il primo, chi
mai
ha testa per
certe cose il primo giorno,
ma il secondo, più tiepido e
un po' meno teso.
Era
molto semplice in realtà, bisognava
solo ascoltare:
se
il rimbombo dei passi, il cigolio delle armature, gli ansimi dei
soldati, tutto
quel rumore, risuonava
nell'aria
per
solo qualche istante
e
come un unico suono, a
ritmo cadenzato,
allora la vittoria avrebbe sorriso.
Una
scemata.
Erza
lo sapeva,
nessun esercito era davvero così; doveva dire
però che, per essere
stato
allenato in un solo anno, il rumore non era niente male.
Il vento secco, poi, era
il sottofondo perfetto, passava
graffiando
tra i ferri, ma con
pacatezza,
quasi in silenzio; invece
lo sentiva tutto sulla pelle che si raggrinziva al suo tocco.
Faceva
caldo, molto caldo, il
caldo di luglio.
Il
cielo era rosso, di un rosso che lei
vedeva solo asciugandosi i capelli allo specchio, il rosso che aveva
visto in cielo quel maledetto giorno di diciotto
mesi prima; sembrava lui
stesso anelare
il sangue che si sarebbe versato di lì a poco.
Guardò
con la
coda dell'occhio
i soldati che la seguivano, scorgendo
solo le loro facce sporgere dagli elmi:
avvilite, spaventate, trepidanti, tutte sapevano che sarebbe stata la
fine, in un modo o nell'altro. E forse a
quel punto non
importava neanche
quale.
In
lontananza sentì il rombo di un tuono, ma non c'erano
nuvole, il
cielo ne era sgombro da un anno.
“Stanno
arrivando.”.
Tirò
le redini del cavallo scrutando l'orizzonte. Una nube nera informe si
avvicinava come correndo, e da essa uscivano fuori le prime fila dei
demoni: scuri, scomposti, chiassosi,
in una rotta a rompicollo come se stessero fuggendo da qualcosa, e
invece la stavano portando con sé.
L'oscurità.
La
massa nera che inghiottiva tutto, la
Nebbia,
qualunque cosa fosse.
Erza
incrociò le braccia sui fianchi, estraendo le
due spade e
alzandole in aria.
-Erza-sama,
che facciamo?- Domandò un mago al suo fianco, sudando come
una
fontana.
-Siamo
appena usciti dalla barriera.- Rispose con calma, la fretta poteva
solo esserle nemica.
-Ritirarci
comprometterebbe la sua sicurezza. Continuiamo ad avanzare.-.
-Do
l'ordine di accelerare?-.
-E
perché?- Replicò sorridendo: -Tra due minuti ci
scontreremo. Dì
piuttosto di preparare scudi e lance all'impatto. Useremo
la loro foga contro di loro.-.
Ripresero
ad avanzare, lentamente e inesorabilmente, mentre il nero si faceva
sempre più vicino e allungava le fauci su di loro.
Dalle
retrofila si illuminarono le magie bianche, volte a reprimere la
nebbia, mentre davanti tintinnarono le armi.
Si
concentrò, liberò la mente da ogni altro
pensiero, non c’era
nient’altro che rosso, nero e grigio.
Quando
ormai poteva scorgere le punte delle lance dei nemici, roteò
le
spade e il cavallo si impennò.
Per
un attimo le sembrò di cadere, poi la bestia
schiantò le zampe a
terra e le lame calarono sui primi demoni.
Doveseidoveseidoveseidovesei???
Levati idiota!!! Sangue sugli artigli VIA!!! Devono
essere puliti per lei, voglio che siano tutti per lei!!!
Ti sento,
sento il tuo odore, tu mi senti vero, sai che sono qui??? Dove sei
dove sei dove sei dovECCOLA!!!
INCAPACI
LEVATEVI!!! SIANO LE VOSTRE TESTE IL MIO
TRAMPOLINO!!! STO ARRIVANDO!!!
Stupido
cavallo, dov'è il tuo viso??? Ah, i tuoi capelli, li vedo
qui
davanti!!! Non mi hai ancora vista, cosa guardi??? Alza la testa alza
la testa alza la testa alza
la testa cazzo ALZALA!!!
L'hai
fatto!
MUORI
ERZA!!!
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Capitolo 3 *** Blitzkrieg ***
BLITZKRIEG
Buddy
you're a young man hard man
Shouting
in the street gonna take on the world some day
You
got blood on yo' face
You
big disgrace
Wavin'
your banner all over the place
We
will we will rock you
Sing
it
We
will we will rock you
(We
Will Rock You-Queen)
La
strategia degli uomini era stata pianificata da Mavis e Hisui con
particolare attenzione, ma ruotava attorno a un’idea molto
semplice: l'esercito in prima linea avrebbe inizialmente avuto il
solo compito di avanzare e ingaggiare qualora istigato. In tal modo,
portando avanti la barriera, avrebbero avuto alle proprie spalle uno
scudo che forse era la loro migliore spada.
Dopo
i primi scontri, alcuni singoli plotoni di élite capitanati
dalle
Guardie Reali avrebbero guidato il contrattacco: si sarebbero
allungati come artigli verso nord, penetrando fino al confine con
Bosco, cuore del territorio nemico, per prepararsi allo scontro
finale. Il tutto avrebbe impiegato un giorno intero o al massimo due:
una guerra di logoramento non sarebbe stata sopportabile.
La
strategia degli Etherias, dal canto loro, era simile ma decisamente
più breve: seminare distruzione, annichilendo ogni forma di
resistenza e tergendo con la Nube Nera ogni territorio conquistato.
Il
rischio per i primi era il tempismo delle operazioni e per i secondi
la loro irrimediabilità.
A
vederla da lontano nel tempo, quella guerra si sarebbe risolta nel
giro di pochi attimi.
La
concentrazione e la tensione erano alle stelle.
-Zzz...
Nyah!- Ginger sbadigliò con
malavoglia e si rigirò tra
le coperte.
Vicino
ad Hargeon, sud-est di Fiore
-Mmm,
che bella dormita-dechi!-.
-Gin...ger...sa...ma...-
Sentì ansimare qualcuno di sotto.
-Elie!
Sbaglio o ci siamo fermati?-.
-S...Sì...-.
Ginger
sbuffò e si affacciò sotto al letto, cercando
quale dei sottoposti
a testa ingiù colle lingue infuori fosse quella giusta.
-Ehi,
ho sete, portami un bicchiere Elie-dechi.-.
-Non...
mi chiamo... Elie...-.
-Ma
io mi chiamo “Imperatrice Ginger”, e l'imperatrice
ha
sete-dechi!-.
-Lei
non... non è un...-.
La
Cambiata si rimise sopra il letto e con un salto schiacciò
il
materasso col culo, facendoli urlare tutti e quattro.
-Sono
il vostro comandante, che è la stessa cosa! Vedi, ho pure la
giacca
del capitano!- Infatti se l'era rubpresa
in
prestito, con tanto di berretto, dal castello.
Kukuku!
Non si era mai divertita tanto! Avere degli schiavi (ndr.
sottoposti) era la cosa più bella al mondo: se
schioccava le
dita la servivano, se glielo ordinava la veneravano, e se non lo
facevano esplodevano (non sul serio, eh, ma bastava dirlo per
spaventarli). Certo, essere chiamata “Signora” la
faceva sentire
un po' vecchia, ma avrebbe tanto voluto vedere la faccia della
Maestra in quel momento!
“Non
che mi importi di quello che pensa! Figurarsi, se lei non vuole avere
a che fare con me, tanto meglio-dechi! Poi neanche mi piaceva, era
brutta e racchia, ecco!”.
Batté
le mani per avvertire che stava scendendo, così
trovò pronti due
scalini umani; ma, messo un piede a terra, sentì un CIACK
poco
pimpante.
Come
un fiore che sboccia passando gradualmente da chiuso ad aperto, allo
stesso modo il suo viso passò da calmo a incazzato nero.
-Chi
mi ha fatto scendere sopra una pozza di fango-dechi???-.
Si
pulì la suola sulla gamba dello schiavetto più
vicino, poi alzò lo
sguardo verso l'orizzonte.
“E
che posto di merda! Tutto
deserto e cielo mestruale!
Mi ricorda quando la scema coi
capelli lillà mi ha
catturata-dechi! Grrrrr, che
umiliazione!” E la
cosa peggiore era che non poteva neanche vendicarsi, perché
era già
crepata!
Incrociò
le braccia e si mise a riflettere: in effetti, non le erano rimaste
tante persone su cui vendicarsi. Il biondino era morto, la gatta era
diventata sua cofcofamicacof, e
allora rimaneva...
-Oh!-.
-Dechi?
Che avete sguatteri?-.
Cosa
stavano guardando così spaventati? Che era quello
laggiù, un puffo
troppo cresciuto?
-No,
è... kukuku... ahahahah!!!-.
Pugni
al cielo, iniziò a ballare di gioia.
-Sì!!!
Mio Kami, sì-dechi!!! Sia lodato Zeref!!!-.
-Signora...-
Gemette Elie: -Chi... è... quello?-.
-Dechi-dechi-dechi!-
Ginger prese con una mano una sponda del letto, mentre quello
laggiù
alzò il dito sbrilluccicante.
Oh,
che ricordi.
PEW
-VAI
A NANNA!!!-.
Il
baldacchino esplose a metà strada in mille scintille
azzurrine,
allora Ginger batté i pugni a terra e diede loro fuoco.
-Io
sono la regina del ghiaccio e del fuoco-dechi! E tu sei un insulto al
mio titolo, Lyon Bastia!!!-.
“Che
cosa faccio???”.
Città
portuale di Hargeon
Wendy
guardò in ansia il libro che teneva in mano, che aveva
scoperto
essere invisibile a tutti gli altri.
Davanti
a lei la battaglia si stava consumando atrocemente, ma sentiva che se
avesse aperto quel tomo avrebbe ottenuto il potere sufficiente per
porle fine, il potere per salvare tutti i suoi amici, l'unica cosa
che aveva sempre voluto...
Ma
non l'avrebbe aperto.
Non
riusciva nemmeno a guardarlo senza tremare.
“Sono
orribile. I miei amici stanno combattendo, e io non so nemmeno
perché
non li aiuto.”.
-Wendy.-
Una voce cavernosa la riscosse e si trovò faccia a faccia
con un
muso mostruoso.
-Ah!!!-.
-Sono
io, Freed.- Disse quello, diventando con un lampo di luce il ragazzo
che conosceva.
Wendy
si mise una mano sul cuore, che non la smetteva di battere.
-Mi-mi
hai spaventata. Sembravi un demone!-.
“...e
io invece sono il contrario.” Pensò subito con
amarezza.
-Scusa.
Ho bisogno che mi curi.- Le mostrò le braccia ferite.
-Ah!
Certo!- Impose le mani e iniziò a guarirlo.
-Grazie.-
Freed allora fece una cosa strana: boccheggiò come un pesce
e
deglutì a fondo, poi cercò di sorridere.
-Senti,
vedrai che andrà tutto bene...-.
“Cosa?”
Voleva chiedergli, invece uscirono solo dei gorgoglii.
Solo
allora si rese conto di essere scoppiata a piangere.
-I-Io...
scusami! Po-Potrei fare molto di più, ma non ci riesco! Ho
troppa-Ho
troppa paura!-.
-Ma...
perché dici questo? Cosa potresti fare ancora? Hai incantato
ogni
singolo soldato e li proteggi anche adesso, nessuno riuscirebbe a
fare di più.-.
Wendy
guardò con rammarico il libro, gesto che al ragazzo sembrava
l'aver
semplicemente abbassato il viso in vergognoso assenso.
-Combattere!-
Singhiozzò: -Potrei-potrei combattere con voi!-.
-Itté!-.
Si
aspettava di tutto, ma non uno buffetto sulla fronte. Freed ora la
guardava serio.
-Non
fare la bambina capricciosa, Wendy.-.
La
blu ci rimase di sasso.
“Eh?
Capricciosa?”.
Freed
ritrasse le mani nonostante non fossero ancora guarite, e
guardò
oltre le colline: vampe infuocate solcavano il cielo, evidentemente
Ginger si stava scatenando.
-Dimmi,
perché pensi che né lei né le altre
siano tornate umane?-.
-Io
non...saprei...-.
-Per
paura.-.
-Paura?-
Ripeté lei: -...di cosa?-.
Freed
sorrise con il suo pizzico di superbia nel risponderle: -Della cosa
più ovvia: hanno paura di morire.-.
Wendy
sgranò gli occhi. La sua mente tornò a quelle
voci che aveva
sentito nel castello, voci alle quali si era rifiutata di credere, ma
che si erano radicate immediatamente.
-È
semplice, Ginger era morta quando l'hanno Cambiata... quindi
Ritornando potrebbe morire di nuovo. Qualcuno potrebbe dire che
è
meglio questo che vivere come un mostro, però...-.
Con
le mani ancora piagate sguainò lo stocco dal fodero e lo
puntò
verso la battaglia.
-...per
me non c'è nulla di male a voler vivere a ogni costo.-.
-
Ecco
perché
-
“Se
aprissi questo libro, io...
io...
morirei?
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Una
grande folata, tanto grande che non sarebbe nemmeno riuscita a
mangiarla, la fece quasi volare via.
Wendy
si coprì gli occhi e cercò di capire da dove
provenisse
l'esplosione, e quello che vide la lasciò senza fiato.
In
mezzo alla lotta, un Cambiato più simile a un orco che a un
uomo
stava spazzando via amici e nemici come fossero formiche. La terra
tremava a ogni suo colpo, e per i suoi compagni era inutile cercare
di scappare, perché le sue esplosioni devastavano decametri
attorno
a lui.
-DEBOLI
DEBOLI DEBOLI!!!- Ruggiva a fauci spalancate, coprendo persino le
esplosioni.
“Il
suo solo potere magico è spaventoso! Come faremo a
sconfiggerlo?”.
Anche
Freed era visibilmente scosso.
“Se
anche lo incantassi non so se...”.
“Forse
il libro...”.
Per
me non c'è nulla di male a voler vivere a ogni costo
“No...
no, dobbiamo trovare un'altra soluzione, dobbiamo
-Bickslow!-
Freed aveva urlato all'improvviso, perché Bickslow aveva
ingaggiato
il colosso.
Cosa?
Non poteva farcela, doveva assolutamente-
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
-BICKSLOW!!!-.
Wendy
rimase senza fiato.
Il
suo amico era... Bickslow era...
...sparito?
Bick...
No
No
NO!!!
Gettò
a terra il libro e poi sé stessa, i sassi le fecero male, ma
non
voleva ascoltarli.
“Se
io se io se io se io non ave-avessi aspetta-se io non avessi-se io
non-Bickslow non lui non-Che co-co-cosa ho fatto???”
-Wendy!-
Non avrebbe dato retta a Freed se la sua non fosse stata più
un
rigurgito che una voce.
-Tu
ora stai dietro di me e ordina la ritirata, se necessario! Hai
capito?-.
-Cosa?
Ma tu che f-
-Wendy,
hai capito?-.
Wendy
non ebbe il coraggio né la forza di guardarlo, e si
limitò a
sussurrare di sì.
Quel
libro, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, e i suoi
pensieri erano troppo spaventati per concentrarsi sul resto.
“Dovevo
aprirlo, dovevo aprirlo, dovevo aprirlo!!! Avrei potuto salvarlo,
salvarli, salvare tutti!!! Dovevo morire io, dovevo esserci io al suo
posto, io, io, io!!!”.
Poi
quei deliri divennero una marea e la sommersero, stillando
giù dagli
occhi sotto forma di pianto.
“Bick...slow...
scusa... scusami... scusa...”.
“Ma
non ci riesco... non riesco ancora ad aprirlo...”.
Nella
città in cui Kinana aveva appena bucato le gomme
BANG
BANG BANGBANGBANGBANGBANGBANG
Ricarica.
BANGBANGBANGBANG
Ricarica.
BANGBANGBANGBANG
“E
questo era l'ultimo-kina.”.
-RHAAAAAAAAAAAAR!!!-.
-Uff!
E datti una calmata Dan!-.
Il
cavaliere, in berserk per la seconda volta che lo vedeva, stava
sbattendo il corpo di un demone da una parte e dall'altra tenendolo
per una gamba, la sua punizione per aver osato
ferirla
poco prima. Ferita, l'aveva sfiorata...
“Rischia
di farmi più male lui se non sta attento ai pezzi che fa
volare in
giro-kina!”.
-E
piantala di perdere tempo idiota!- Gli si avvicinò di spalle
e gli
tirò un calcio al sedere. Lui si girò e le
ruggì in faccia.
-Non
osare farmi “raaaa”, testone! E poi come fai a
vederci senza
pupille-kina?-.
Invece
che risponderle, calmarsi o fare qualsiasi cosa di minimamente
intelligente, lui l'afferrò poderosamente
per il braccio. Che
altro aspettarsi
da
lui?
Solo
che a lei la cosa non piacque, ma proprio niente; nel giro di un
millisecondo guardò lui, il braccio, lui, il braccio e lui
ancora.
Due
minuti dopo Dan le era ai piedi esanime e Kinana si scrocchiava i
pugni scottanti.
“Ma
tu guarda che ritardato.”.
-Fai
una cosa, rimani qui fuori e controlla che non arrivino i demoni o le
Mosche dell'esercito. Io entro dentro questo edificio a preparare il
mio incantesimo-kina. Ora, dove sono le mie sacche?- Si
guardò
intorno per capire dove le avesse messe, e vide un'ombra dileguarsi
dietro un angolo.
-...Oh
no-kina, non dovevi nemmeno provarci!- Prese un globo artigliato
dalla cintura e lo lanciò verso la sua direzione.
Fischiò, virò
all'angolo e infine sentì urlare.
“Quanta
pazienza...” Raggiunse il suo ladro e vide che era a terra,
ferito
alla schiena ma vivo.
Ehi,
e le sue cose? Un attimo, eccole laggiù! Allora non le aveva
prese
il tipo!
...scusa...
-Dannata
umana, la pagherai cara!- Rantolò quello morente.
-Ah-ah,
certo-kina.- Fece lei, alzando la scarpa sul suo viso.
-Eheheh...
i miei compagni stanno arrivando... il nobile Franmalth-
CRACK
“Franmalth?”
Pensò Kinana sfregando la suola sporca sul terreno.
“Era
il nome di uno dei Cancelli... uhm...”.
-Dan!
Ehi Dan!-.
Lo
raggiunse e si piegò sulle ginocchia, mentre lui
alzò a stento la
testa.
-Che
onta vergognosa. Ho perso il controllo... non sono più degno
di
servire la nobile Kinana-tan!-.
-Ma
cosa dici, oh coraggioso cavaliere? Meno male che sei sveglio, ero
così preoccupata per te...-.
Il
demente fece gli occhi a forma di cuore: -Ah!!! Davvero, mio sublime
angelo???-.
-Kina,
potrei mai mentirti? Sob, non hai più fiducia in me!-.
-Non
potrei mai! Mi smarrirei all'inferno se fosse per assecondare una tua
richiesta!!!-.
-Ah
bene, così ti voglio! Sta per arrivare gente-kina.- Detto
questo
alzò i tacchi ed entrò; salì fino
all'ultimo piano e con una
spazzata di mano sgomberò la stanza da mobilio e
quant'altro,
lasciando che rimanesse solo l'arida polvere sul pavimento.
Buffo,
come posto le ricordava la Villa Heartphilia.
Si
sedette al centro e spalancò le sacche. Si mise a frugare,
producendo un rumore simile a uno xilofono. Estrasse per prima una
bambola, che aveva preso proprio sulla soffitta della villa, coi
capelli biondi e una rosa sull'occhio.
Non
sapeva perché l'avesse portata con sé, non poteva
farci niente, ma
l'aveva trovata sola e dimenticata in un angolo ammuffito:
perciò le
era piaciuta e l'aveva buttata nell'Arrancar. La appoggiò di
fianco
a sé e respirò a pieni polmoni per concentrarsi;
nel farlo, però,
sentì un odore familiare.
Aggrottò
la fronte.
“Ma
non era morto-kina?”.
In
una città a sud-est del monte Zonia, nord-est di Fiore
Sembrava
di essere in uno di quei episodi anime in cui non succede un cazzo.
Toh, uno o due flashback, il protagonista cammina e rimugina, ma in
pratica niente.
Così
pensando Gajeel se ne andava in giro per le strade della
città
fantasma nella quale si erano spostati, dato che nel giro di dieci
minuti i due eserciti si erano mezzi decimati. In pratica ora si
giocava a “difendi la torre”, ma non era chiaro chi
doveva
attaccare e chi difendere.
Perciò
ci si dava la caccia in gruppetti tra quelle viuzzole strette, fra il
cigolio delle armature in corsa e i passi felpati degli stealther sui
tetti, nonché la Scoreggia Nera che era costretto a spazzare
via.
-G-Gajeel-sama...-.
E
poi c'erano loro due, i classici soldati con la faccia uguale
destinati a morire male presto. Bah, avevano deciso loro di seguirlo.
D'improvviso
sentì odore di sangue e un'ombra rapace oscurò il
sole.
Si
voltò di scatto, in tempo per vedere un'arpia con una
maschera in
viso atterrare tra i due e ucciderli con due artigliate secche. Poi
si voltò verso di lui, leccandosi lussuriosa il rosso dalle
dita.
“Oh?
Ma è quella Kyouka che leccava il culo a Mard Geer, ai
tempi. Direi
che non mi ha riconosciuto. Deve avere altro per la testa...”.
GRIN
“Bene
bene, sarà divertente!”.
-Dov'è
Erza?- Gli chiese ad occhi sgranati. Giusto, l'aveva intravista
combattere con lei prima, per questo si erano dovuti ritirare: invece
di comandare i rispettivi soldati se ne erano date così
tante che i
loro avevano avuto tutto il tempo di scannarsi.
-Kunai
del Drago di Ferro!- Ne lanciò due paia, ma lei li
bloccò senza
fatica tra le dita e, ghignando, glieli restituì con
interessi.
“Scaglie
del Drago di Ferro!” Incrociò le braccia davanti
al viso per
deviarli, ma abbassatele lei era sparita.
“In
alto” Gli suggerì l'istinto, e infatti
era lì aggrappata alla
parete di un edificio; subito però saltò
sull'altro di fronte,
ancorandosi con i piedi e ridendo istericamente. Erza doveva averla
colpita troppe volte in testa, o forse stava avendo un orgasmo dei
suoi. Forse tutti e due.
-Clava!-
Allungò il braccio in un'asta, ma lei ci atterrò
appollaiandosi
come sul trespolo.
-Fufufu!
Sei proprio un umano divertente, ma io voglio solo lei!-.
Un
umano, eh? Buffo, era la prima a chiamarlo così da quando
era
tornato quello che era.
“Comunque
questo dovrebbe svegliarla un po'.” Iniziò a
sbattere l'asta da un
muro all'altro, ma lei, aprendo le braccia come un'equilibrista,
riuscì a non cadere. Anzi, si divertiva pure.
-Uff!-
Gajeel si fermò un attimo a riprendere fiato, ma la
demoniessa ne
approfittò per allungare gli artigli verso di lui.
Le
scaglie spuntarono rapide e gli protessero il viso, gli artigli
rimbalzarono via, ma ancora una volta Kyouka approfittò
della sua
distrazione e ricominciò a saltare da una parete all'altra,
tra
piroette, capriole e volteggi.
“Ghihihihih!
Questo dovrebbe essere divertente!”.
-Lancia
del Drago di Ferro: Tronchi del Demone!- Iniziò a spararle
addosso a
mitraglia seguendola a ogni balzo, ma
le punte facevano
scoppiettare solo i muri e
mai le sue carni, anche perché quando
pensava di aver intuito la sua traiettoria lei la
cambiava
sbattendo
con le braccia come fossero delle ali.
Sembrava
un aquila sadica che giocava con un topolino prima di calare su di
lui.
“Io
non sono un fottuto topolino! Io sono un drago!!!”.
Quando
sembrò volergli saltare addosso per davvero,
soffiò un Ruggito e la
prese in pieno.
Kyouka
cadde a terra stordita, allora lui alzò le braccia e li
trasformò
in due martelli.
-Questo
ti farà male!- Fece un salto di qualche metro e
impattò su di lei;
o meglio, lei rotolò di lato e la mancò. Ma di
pochissimo. Proprio
poco poco.
Merda.
Kyouka
lo colpì al petto con le zampe, e a giudicare dalle squame
che si
portarono via dovevano avere degli artigli begli affilati.
Passarono
al corpo a corpo, pugni contro graffi, forza bruta contro
agilità,
impatti contro piroette, in ogni caso colpi che avrebbero ucciso al
primo sangue delle persone normali.
Facendosi
scudo col braccio, Gajeel bloccò le artigliate (al prezzo di
un
graffio alquanto doloroso) e con l'altra mano la centrò sul
naso.
Kyouka
tirò indietro la testa, arretrò, poi cadde
riversa tracciando un
arco in aria colle zampe.
-Ghihihihih!-
Le si avvicinò trasformando il braccio in spada, poi
però ebbe
un'idea migliore.
Modificò
ossa e muscoli con scatti metallici, fece spuntare dei denti attorno
al filo, una leva sul gomito, la tirò e...
WROOOOOOOOM
-Questa
la chiamerò... Motosega del Drago di Ferro!-.
Ormai
era praticamente davanti a lei, e non dava cenno di muoversi: occhi
chiusi, gambe appena divaricate, dita a terra e... crepe nel terreno
intorno alle punte?
“Aspetta
u-
Rapidi
e saettanti come serpi i dieci artigli spuntarono dal terreno e gli
portarono via tutta l'armatura, uno riuscì anche a ferirgli
il
fianco.
-Urr!-.
In
un baleno Kyouka era di nuovo in piedi e lo lanciò addosso
ai due
cadaveri, che almeno gli fecero da cuscino.
-Grazie
ragazzi.- Mugugnò.
Intanto
Kyouka aveva conficcato gli artigli nelle pareti degli edifici che lo
circondavano, e dal rumore sembravano stare scavando in
profondità.
-Ehi,
non-
-Addio,
umano!-.
E
glieli fece crollare addosso.
Gilda
di Tartaros, Bosco
-Cosa
dovrei fare io?-.
Mirajane
squadrò Sayla stupefatta: occhi rossi, colorito verdognolo,
acconciatura gorgonica, pareva più un'adolescente alla sua
prima
sbronza che un Etherious dei Tomi di Zeref.
Sicuro
non era da lei girare così, e sicuro non era da lei
chiederle aiuto.
Cioè, sul serio, la stava pregando di aiutarla.
-Solo
tu sai come fare... sei la mia sola... khh... speranza...- Ansimava
lei.
-Ehi-ehi-ehi!-
Mira arretrò e alzò le mani per schermarsi da
lei: -Si può sapere
che ti prende? Hai la febbre?-.
-No...
ti scongiuro... aiutami...- E si mise in ginocchio.
Cioè.
Adesso
la implorava.
Lei.
-Io...
io... pff... pff... ahahahahah!-.
L'assurdità
della situazione si fece sentire di colpo come il mal di denti e la
fece scoppiare.
-Tu...
tu che supplichi me? La tua sola speranza? Ahahahahah! Non puoi
essere seria!-.
Invece
lo era.
Difatti
si prostrò totalmente, con la fronte sui suoi piedi.
Mira
rideva ancora, ma stavolta con disagio, e decise di chiudere
lì il
discorso.
-Perché
dovrei aiutarti in qualsiasi cosa? L'idea che tu soffra mi fa solo
piacere!- E la scavalcò con noncuranza, sicura di vederla
rialzarsi
e correre via con la coda tra le gambe; invece non sentì
proprio
niente. No, lei non si era minimamente mossa.
Adesso
le era passata tutta la voglia di ridere: era certamente disgustata
da come si era ridotta, eppure... era come con Lucy... le veniva
da...
Fare
cose buone.
“Buone?
Tsch! Da quando sono in questa situazione femminea non mi riconosco
più! È tutta colpa di questa donna!”.
-Poniamo-
Disse, facendola sobbalzare: -che accetti. Perché lo
spettacolo
magari mi divertirebbe. Non sei nelle condizioni di superare il
Cambiamento, probabilmente moriresti.- che a pensarci non era una
prospettiva tanto negativa.
-Almeno
sarei meno morta di ora.- Rispose con voce fievole.
Mirajane
si sentì montare in bestia.
-Ma
che razza di...- La raggiunse a grandi passi e le diede un calcio in
quel culetto che le sbandierava davanti. Sayla gemette e
rotolò sul
fianco.
-Chi
ti credi di essere, eh??? Ti credevi una dea, e poi per un paio di
corna in testa getti via la tua dignità, il tuo orgoglio di
demone,
tutto quello che sei stata! E io cosa dovrei dire? Insomma, guarda
cosa sono ora! Guarda me!-.
Ma
lei non la guardava, fissava il pavimento con vergogna, e questo era
ancora più seccante. Tutta la forza che aveva sempre
ostentato,
macché ostentato, che le sputava addosso ad ogni occasione,
quella
sua forza gelida fino agli occhi, tutta quella forza era crollata
come un castello di carte! Per delle cose sopra la testa che neanche
vedeva!
-Te
la tiravi un mondo, e ora sei ridotta a un verme. Mi fai schifo!-.
-Lo
so.- Borbottò: -Lo so che sono un verme. Sono patetica, lo
sono
sempre stata. Non sono come te, non riesco a sopportare questa
situazione. Sono quegli occhi...-.
A
quelle parole Mira abbassò i suoi.
-Non
riesco a sopportarlo.- Disse: -Il modo in cui tutti mi guardano,
perché non sono più come loro. Mi rigettano,
oppure si
dispiacciono, e il Master mi compatisce perché dice
di capirmi. Che umiliazione.-.
-Lo
so che adesso sembra impossibile... ti ci vorrà un po', ma
alla fine
ti ci abituerai e imparerai a fregartene. Non è difficile
come
sembra...- Ehi, aspetta, la stava consolando?
-No...
no...- Lo ripeté un paio di volte, poi scoppiò in
singhiozzi.
-No!
Non c'era disprezzo, non c'era compassione, e non c'era delusione!
Non ero più niente che ne valesse la pena!-.
-Non
vedere niente
nei suoi occhi,
niente nei suoi occhi... non potrò mai
abituarmi, e temo il
pensiero di farlo! Io so di essere debole, odio l'essere debole, ma
se ciò che dici vuol diventare forte, io non voglio farlo!
Perciò...-.
Con
una mano le afferrò la caviglia, con l'altra si copriva il
viso
lacrimato.
-...almeno...
almeno fammi diventare qualcosa... per cui mi guarderà
ancora...
anche solo per una volta.-.
Mirajane
non sapeva cosa dire, la cosa che aveva ai piedi era...
esattamente
come lei.
Ecco
cosa aveva sempre detestato di Sayla: l'amore.
Da
quando era stata confinata in quel corpo, per quanto l'avesse
evitato, ne aveva avvertito l'alone asfissiante attorno a
sé;
l'aveva odiato e ne aveva avuto paura, e proprio perché ne
aveva
avuto paura l'aveva odiato ancora di più. Trovarsi di fronte
a un
demone che scegliesse di provarlo... quello non era
mai stata
in grado di accettarlo. Come poteva? Una cosa così umana!
Ma
ora... da quando aveva incontrato sua sorella, la sorella di
Mirajane... l'amore stava contagiando anche lei, e quel disprezzo
stava venendo meno; e in quel momento, comprendendolo a pieno,
sembrava volerla abbandonare del tutto. Aveva odiato quella
sensazione, e come non farlo, quell'odio era l'unica sicurezza che le
era rimasta, e allora si era aggrappata al suo ricordo: ma ormai
anche quello stava svanendo.
E
ciò che rimaneva... anzi, ciò in cui poteva
evolversi, eccola qui:
una larva senz'anima, martoriata dal ricordo di uno sguardo. La
disgustava la sua ipocrisia e per la sua umiliazione, ma non poteva
biasimarla. No, la capiva perfettamente.
-Capisco.
Va bene, ti aiuterò.-.
La
presa sulla sua gamba si strinse di colpo, e poi si rilassò.
Nella
sua povera mente sconvolta, quella risposta doveva averla inondata di
gioia e consolazione; ma si erano emozioni fragili, che si sarebbero
convertite nella più fosca disillusione.
-Grazie.-.
La
demoniessa scosse la testa.
-Non
mi ringraziare. Non sarà nulla di piacevole.-.
Castello
reale di Crocus
“La
principessa si è interrotta quando le ho chiesto a chi era
arrivata,
perché?” Si domandava Kagura, camminando per un
corridoio.
“Che
non si fidi più di...”.
-Kagura!-.
La
giovane maga si immobilizzò. Quella voce...
“No.”
Supplicò.
“Non
tu.”.
I
passi alle sue spalle si erano fermati, e così il suo fiato.
Le
labbra le tremarono, perché non era ancora pronta, non era
preparata, non era...
“Scappata
in tempo.” Ammise con rammarico.
“Tanto
lo sapevo che doveva succedere. Ma mi andrebbe bene ancora qualche
istante in più.”.
Però
non ne aveva neanche uno, e allora si doveva voltare, prima che la
pugnalasse di nuovo al cuore.
-Kagura...-.
Eh,
alla fine qualche istante se l'era preso. A suo discapito.
Eppure
non riusciva ancora a girarsi.
Strinse
il fodero di Archenemy fino a sentire male alle mani, serrando i
denti per evitare di scoppiare in singhiozzi.
“Mi
è mancata tanto la tua voce!!!”.
Ansimò,
divorando brevi respiri fino a distenderli e biascicare qualche
parola.
-Ehi.-.
-Ehi...-
Rispose timidamente la sua schiena.
-Ehi.
Io...-.
Successe
tutto in un attimo, e il suo istinto la possedette.
Qualcuno
corre-
Aura
demoniaca-
Pericolo-
Girati-
Imbraccia
l'arma-
Colpisci-
Colpisci...
E
l'avrebbe colpita, senza alcuna pietà, senza speranza di
salvezza.
Ma vide il suo viso, e le sue braccia si bloccarono.
Quello
che in uno scontro le sarebbe stato fatale, fu al contrario la sua
salvezza.
Era
da troppo tempo che non la abbracciava.
-Millianna...-
Dalla sua voce non traspariva nessuna delle emozioni che invece
tempestavano confuse e informi nella sua mente, solo un'incredula
freddezza.
-Nee-chan!-
La Cambiata la strinse attorno alla pancia e affondò il viso
sotto
il suo seno, mentre lei era ancora paralizzata.
“Cosa...”.
“Chi
è?”.
“Cos'è
che mi sta abbracciando?”.
-Non
lo sapevo che eri qui-nyah! Perché nessuno me l'aveva
detto???-.
“Ah.”.
“È
lei...”.
Alzò
le braccia, le piegò, appoggiò le mani sulla sua
schiena.
“La
mia... amica...”.
“Millianna...”.
“È
calda...”.
“È
calda...”.
“E
anche le mie lacrime... sono calde...”.
-Sigh!
Mi-Mi sei man-cata anche tu-tu Mil-lianna!-.
Piansero
l’una addosso all’altra, come se anche le loro
lacrime non
volessero lasciare l’altra.
Per
quei lunghi secondi, Kagura si dimenticò di tutti i suoi
dubbi,
perché quella era la sua amica e nient'altro importava,
nient'altro.
Però
presto i dubbi riemersero dalla terra.
“No!
Io non-non li voglio! Non li voglio non li voglio NON LI
VOGLIO!!!”.
-Kagura...
io... io ho
fatto delle cose...-.
Come
prima, ogni sua fibra si indurì, e digrignò i
denti.
-Lo
so.- Le sembrava di sputare sangue, e non semplici parole.
-Io
ero... non ero-
-Lo
so... lo so. È stata colpa mia, quella volta vi avevo perse
di vista
e... e tu sei...-.
Morta.
Perché
quello era.
Una
lancia l'aveva passata da parte a parte, e il suo corpo era stato
portato via. Tutto per un attimo di distrazione.
Però
adesso era viva... no?
-E
le altre, sono davvero...-.
-Sì.-.
-...-.
-Come
ho potuto stare dalla loro parte-nya? Come
ho potuto provare piacere nel...?
Era
un incubo, non ero
più... me!-.
“E
adesso?” Si chiedeva una piccola, fastidiosa pulce
nell'orecchio:
“Adesso cosa pensi di essere? Non sei umana, non sei
più
Millianna, adesso cosa sei?”.
-Lo
so.- Rispose invece: -Ma ti prometto che non ti accadrà
più niente!
Ti proteggerò a costo della mia vita!-.
Millianna
pianse più forte, e lei pure. Chi o cosa stesse abbracciando
ancora
non lo capiva, e nemmeno le importava: sapeva solo di non volerlo
lasciare mai più. Non voleva che finisse, punto.
Poi
però si accorse che Millianna non era venuta da sola: c'era
un'altra
Cambiata con lei, una ragazzina bassa dai lunghi capelli azzurri, che
le osservava, probabilmente senza rendersene conto, con un sorriso
compiaciuto. Doveva trattarsi di Levy McGarden. Ai suoi piedi...
quattro teneri micetti!!! Che carini!!! Uno blu colla faccia stupida,
una bianca stizzita, uno marrone rape-face e...
Oh
mio dio, quello rosa era adorabile!!!
-Ah!-
Millianna si rimise dritta e, asciugandosi gli occhi con aria ben
più
spensierata, glieli additò: -Loro
sono i miei
amici-nyah! Sono adorabili
vero?-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
“Lo
penso anch’io!”.
Millianna
li prese in braccio tutti e quattro strofinandoseli sulle guance,
anche se la gatta si scocciò ancora di più.
-Insomma,
non sono mica un peluche!-.
“Sembra
essere tornata quella di una volta...” Pensò
Kagura, immersa nella
lietezza per quella dolce scena, nonché per la comparsa dei
teneri
micetti, uno dei suoi punti deboli.
Poi
il duro suono di un'armatura preannunciò l'arrivo Panther
Lily, e
solo il suo volto serioso servì ad abbassare l'umore
generale. In
mano aveva una missiva.
-Cos'è
successo?-.
-Un
gruppo di demoni ha fatto breccia e si avvicina a gran
velocità da
Oshibana. Levy, Millianna, voi verrete con me.-.
Le
due assentirono, ma Kagura non era d'accordo.
-Aspetta,
fai andare me invece.-.
-Cosa?
Perché?-.
-Ho
appena fatto una promessa, Millianna non correrà nessun
rischio.-.
-Kagura-chan!
Posso farcela-nyah!-.
-Io
sono più forte di tutti voi messi assieme.-.
-Ma
che cavolo di... ci... ah...- La gatta si
inginocchiò
tenendosi lo stomaco con le mani, girò gli occhi e
crollò svenuta.
-Scusami.-
Disse lei abbassando il pugno. Poi si rivolse agli altri due, ma Levy
alzò le braccia.
-Per
me va bene, il capo sei tu.-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
Lily
si grattò la tempia, indeciso sul da farsi; dopotutto,
Kagura non
era solita agire in questo modo. Lei stessa stentava a
riconoscersi... ma non le dispiaceva affatto questo suo lato di
sé.
Ma sì, al diavolo tutto quando, voleva sgranchirsi un
po’ le
gambe.
-Dammi
un'ora, sarò di ritorno prima che si svegli.-.
-...e
va bene, ma almeno portati qualcuno.-.
Sogghignando,
Kagura sguainò la spada.
-Ce
l'ho già qualcuno. E ha molta sete.-.
Di
nuovo Zonia
-Uhm...-.
Gajeel
emerse a fatica dalle macerie, svegliandosi appena in tempo per
soffiare via la Scoreggia. Cioè, non gli serviva, ma visto
che
c'era...
-Quanto
è che sono rimasto al tappeto?- Si chiese massaggiandosi la
nuca.
-Dannato
uccellaccio! È stato davvero scorretto da parte sua!-.
Poi
sentì una sorta di fetore maleodorante, tipo di un gran
pescione
scaduto da giorni e gettato nella pattumiera. Dov'è che
l'aveva già
sentito?
-Juzumaru!-.
Ah,
ecco dove.
Il
polipo che l'aveva appena attaccato rimase molto sorpreso e scocciato
nel vedere con che facilità aveva scartato il suo fendente
d'aria.
-Umpf!
Un umano fortunato, e tutt'ossa per di più! Niente carne!
Non
riuscirò mai a divertirmi!-.
Zeze,
Lele, Peter... come si chiamava? Quello debole dei nove, quello che
si faceva pestare di continuo da Sting e Rogue... ce l'aveva sulla
punta della lingua.
“Bah,
che palle. Me ne vado.”.
-Ehi!
Che cosa fai, umano? Pensi di poter scappare?-.
Gajeel
si voltò irritato. “Umano”, tutti orbi a
quanto pare.
-Non
sto scappando, ma ho di meglio da fare che cazzeggiare con te.
Ciao.-.
Però
quello non ne voleva sapere.
-Come
osi??? Cerchio del Demone!!!-.
E
dai!
Si
lasciò colpire in pieno, senza cercare di difendersi,
perché tanto
gli bastò darsi un colpetto sulla spalla per liberarsi
dall'unico
danno arrecato, ovvero la polvere che gli aveva tirato addosso.
Rere
era furioso per l'umiliazione, e iniziò a sbattere i
tentacoli a
caso lanciando fendenti che distruggevano ogni manufatto nelle
vicinanze. Ma lui manco per il cazzo che lo prendeva.
“Che
bimbo capriccioso!”.
Gli
serviva una bella lezione, e l'avrebbe avuta.
Piegò
le gambe, scrocchiò il pugno e si lanciò.
-Martello
del Drago di Ferro!!!-.
Di
nuovo Crocus
-Ohi
ohi ohi...-.
-Ah,
certo che voi siete un continuo convivio
per le mie pene.- Levy prese una stordita Millianna
per sotto
il braccio, portandosela via.
“Kagura
è cambiata parecchio.” Pensò Lily tra
sé e sé.
“Quando
l’ho incontrata per la prima volta mi ricordava la Erza di
Edolas.
Ora invece sembra più quella di qui. Forse è per
tutto quel tempo
passato con la principessa...”.
-Charle,
che cos’hai?- Sentì chiedere Happy.
L’exceed bianca aveva la
solita espressione imbronciata, ma si vedeva che era preoccupata da
qualcosa. Ed era abbastanza sicuro di sapere cosa fosse.
-Non
avrei dovuto lasciare andare Wendy da sola.-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
-Frosh,
non hai capito...- Fece Lector.
-Ma
non è sola, è con Freed e Bickslow!-
Contestò Happy. Forse sperava
di farla felice con il suo, uhm, acume, invece ottenne
l’effetto
opposto.
-Bella
compagnia! Non capisco perché la Principessa e il Primo mi
abbiano
fatto rimanere qui!-.
In
effetti avevano scelto degli abbinamenti strani, ma Lily si fidava
del loro giudizio; come anche Charle, ma quando si trattava di
Wendy…
-Sono
sicuro che starà bene.- Happy corse hai ripari: -Ma se vuoi
ci volo
di persona!-.
-Anche
Frosh!-
-Frosh,
meglio di no, credimi...-.
-Voglio
dire, tutti gli altri sono andati, persino Romeo e
quell’Ichiya, e
noi siamo qui a non fare… niente.-.
-Charle...-
Il micio blu abbassò le spalle. Charle non era
più arrabbiata, ma
triste.
-Questo
non è vero.- Intervenne Lily: -Se qualcuno arrivasse qui
sarebbe la
fine. Dobbiamo garantire la riuscita del trasporto
dell’Eclipse, e
noi exceed con la nostra velocità potremmo spostarci nel
campo di
battaglia se ce ne fosse bisogno. Siamo molto importanti.-.
-Anche
Frosh lo crede!-.
-...-.
Lei
arricciò le labbra, e poi si toccò la fronte con
espressione
sofferente.
-Ti
fa male?- Happy era allarmatissimo.
-Sono
le mie visioni, non riesco a gestirle bene. Sono sempre così
confuse.-.
-Che
cosa vedi?-.
-Niente.
O meglio, niente di chiaro. Vedo il cielo che si deforma, e poi che
si riempe di crepe. Vedo la Principessa con un’espressione
cattiva
in viso. Vedo dei… dei corpi morti alzarsi, è
spaventoso. Vedo una
donna bionda con un corpo mostruoso. E poi… poi vedo una
gigantesca
esplosione. Ma sono solo dei frammenti, è come se qualcosa
interferisse.-.
-Deve
essere terribile.-.
-Lo
è. Vorrei solo essere sicura che Wendy stia bene...-.
Lily
sorrise: -Vedrai che è così. È una
ragazzina in gamba, sta
crescendo. Ne ha passate tante, ma ha la tenacia di un leone. Se la
starà cavando benissimo.-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
Di
nuovo Hargeon
-No!
No! No!!! NOOOO!!!-.
In
una mano aveva il libro, nell'altra, tremante, un sasso appuntito, e
stava per fare l'irreparabile.
Ormai
non le importava più niente, voleva solo bruciarlo,
spaccarlo,
distruggerlo del tutto.
Freed,
anche lui, Freed era... no, no, no!!!
“Cosa
posso fare??? Se solo Charle fosse qui, lei mi direbbe cosa
fare!”.
“No,
non è vero, perché io non le ho detto niente! Non
ho detto niente a
nessuno! Se solo l'avessi fatto forse-forse sarebbe cambiato
qualcosa-forse li avrei salvati!!! Ma...”.
Strinse
occhi e denti e gettò tutto all'aria.
“...non
l'ho fatto. Non è colpa del libro, è solo colpa
mia.”.
“E
adesso anche Freed se n'è andato.”.
Il
ragazzo si era gettato eroicamente
contro l'energumeno e, consapevole di non poterlo battere, l'aveva
fatto sparire con le sue rune. Ma era scomparso anche lui. Del suo
odore era rimasta ormai una vaga fragranza nell'aria.
Scosse
la testa.
-Devo
stare calma. Freed-san mi ha lasciato al comando, lui non vorrebbe
vedermi così!-.
-Sono
sicura che è ancora vivo, deve esserlo!- Si rimise in piedi
asciugandosi il naso, e analizzò rapidamente la situazione.
Senza
il colosso e Freed la battaglia si era in parte riequilibrata, ma
pareva volgere in favore degli umani: in poco tempo li avrebbero
respinti e avrebbero potuto pensare alla prossima mossa.
Però cosa
avrebbero potuto fare? Non poteva fare altro che ordinare la...
la…
“...questo
odore...”.
Smise
di percepire qualsiasi altra cosa.
I
rumori della lotta si ovattarono come sott'acqua, il suo viso
solcò
gli angoli del cielo ma senza metterli a fuoco, come durante un
attacco di chinetosi.
E
tale si sentiva: una martellata di pugni sullo stomaco, budini al
posto delle ginocchia, la sensazione di una morsa pungente alla gola.
“Dov'è-non
è possibile-dov'è?”.
-WENDYYYYYYYYYYY!!!-.
Quell'urlo
fu un tuffo al cuore.
Lei
era lì davanti, doveva solo alzare gli occhi. Ma non ci
riusciva: le
lacrime salate li rendevano troppo pesanti. Furono una ventata
improvvisa e le urla agonizzanti dei suoi soldati a forzare il suo
istinto.
E
allora quell'improvvisa verità, così palese e
così ingiusta,
divenne un fulmine in pieno petto.
“È
lei.”.
“Non
è possibile.”.
“Perché
è così?”.
“Pensavo
che fosse morta.”.
“Perché
è così?”.
“Pensavo
che fosse morta.”.
-Giochiamo
un po???-.
...Sherria.
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Capitolo 4 *** Agony ***
AGONY
È
adesso il momento di dare il meglio a viso aperto
Questo è
coraggio: buttarsi anche se c'è il vuoto
Svegliati
orgoglio!
Difendi chi
è più nel bisogno
Voglio
coraggio!
Chi cambia
sé cambia il mondo
(Voglio
Coraggio-The Sun)
In
un luogo imprecisato
-Ancora
a fissare lo schermo?-.
Sussultò.
-Uh?
Non ti avevo sentita.-.
-Non
mi sorprende.- Gli disse lei avvicinandosi: -Se la stanno cavando
così male?-.
Scosse
la testa: -È solo un nemico molto forte.-.
-Lo
eravamo anche noi, no?-.
Lui
abbassò pensieroso la testa, per niente rassicurato. Lei gli
mise
una mano sulla spalla.
-Ehi,
l'esercito è pronto, aspettano solo te.-.
-Mi
chiedo se stia sbagliando a mettere in pericolo la vita di tutti.-.
Fu
lei a distogliere gli occhi stavolta, cosa molto rara data la sua
sprezzante superbia: -No, affatto. Dobbiamo molto a quei ragazzi, e
oggi ripagheremo il nostro debito.-.
-Mmm.-.
-E
poi... keh! Sono curiosa di rivederla!-.
-Già,
anch'io.-.
Si
voltarono e uscirono dalla stanza; lui però la
sentì sibilare quel
nome.
-Erza
Scarlet!-.
Oak
Town, nord-est di Fiore
-Kuhahaha!!!
Avanti ragazzi!!!-.
Il
suo plotone lo superò di corsa, mentre lui scrutava intorno
a sé
alla ricerca di qualche buona preda: probabilmente si erano nascosti
negli edifici... e infatti eccone uno!
“Niente
di meglio per sgranchirsi!”.
Lasciò
i due eserciti scontrarsi con fragore in mezzo alla strada mentre con
le zampe scalò il muro fino ad arrivare di fianco alla
finestra,
senza essere visto né sentito: era troppo impegnato a fare
da
cecchino per rendersene conto.
Allora,
tenendosi aggrappato con una mano, con l'altra afferrò la
punta
della lancia che sporgeva dalla finestra, la tirò ed ecco
spuntare
il capo del mago: lo afferrò, lo spinse giù dalla
finestra e
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!!! Portandosi dietro un bel gruppetto a
terra.
“Eheheh!”.
Purtroppo
non aveva tempo per contemplare il proprio operato, ma tutto sommato
non aveva di che lamentarsi. Leccandosi le labbra con
l’adrenalina
a mille individuò un mucchio su cui gettarsi più
in là, quindi si
mise a correre all'impazzata, arrivando all'angolo
dell’edificio e
lanciandosi giù dalla parete.
Atterrò
addosso a due dei suoi, spiccò un altro salto e si
avventò sui
soldati nemici. A furia di graffi, scatti, morsi ecc
attraversò
tutta la mischia e sghignazzò, rimettendosi dritto.
-Presto!-
Urlò uno dietro, che doveva averlo puntato: -Prend...- E poi
BOOM
BOOM BOOM, il tempo di girarsi ed erano esplosi tutti. Anche i suoi
uomini a dirla tutta, ma vabbeh.
-Perbacco,
che scarsi. Vediamo, con chi potrei sfogarmi...- La riposta
arrivò
da sola, perché uno gli si lanciò addosso a spada
sguainata e
urlando che gli aveva ucciso il fratello, o il figlio, non capiva;
comunque sia evitò l'affondo, si abbassò, lo
prese per il bavero e
per il ginocchio e, stringendo i denti per la fatica, lo
sollevò in
aria sopra di sé.
“Uff!
Queste cose le fa meglio Tora.”.
I
suoi compagni arretrarono intimoriti, e lui allora lo
scagliò
proprio addosso a loro, preparandosi alle detonazioni; invece ci fu
una specie di flash azzurro, e niente.
“Che
diav...” Jackal mise le mani a terra creando una stradina di
marchi
esplosioni diritta verso i nemici, ma neanche il tempo di dire:
-Katsu!- che un raggio come quello di prima li spense tutti.
-Tsch!-
Scocciato si rimise in piedi, e un'ombra oscurò il sole.
-Super
Artigli Paralizzanti!-.
Si
tuffò all'indietro perché
un tizio con l'aspetto di un cane gli era
piombato
addosso e
aveva cercato
di graffiarlo con dei lunghi artigli, sfiorandolo
appena sul petto.
“Sei
finito!!!” Decise di sferrargli un pugno per farlo brillare,
invece
il suo braccio non gli rispose; anzi, tutto il suo corpo non si
muoveva!
-Oooon!-
L’uomo-cane
indietreggiò, mentre alle sue spalle spuntò un
nano dalle lunghe
sopracciglia e dai capelli blu. Le sue mani erano luminose, dello
stesso colore del raggio di
prima.
“Merda!
Non... riesco... accidenti!”.
-Arrenditi.-
Gli intimò il nano: -Ormai non puoi più...-.
-State
zitti!!!- Sbraitò lui, per quanto fosse difficile schiudere
le
labbra.
-Io
sono Jackal dei Nove Cancelli!!! Nessun essere umano può
sconfiggermi, vi pentirete della vostra arroganza!!!-.
Sforzò
tutti i muscoli per muoversi, finché non sentì
come sbloccarsi
qualcosa.
-Spirale
Esplosiva!!!- Allungò il braccio lanciando un vortice di
esplosioni,
ma ancora una volta il nano le intercettò con i suoi raggi
facendole
sparire.
Jackal
si sentì montare dalla rabbia, tre
volte, tre!
Ma almeno pensava che, se gli artigli lo avevano paralizzato,
l'avevano anche toccato.
Difatti
BOOM
-AAAAH!!!-
Gridò il
ragazzo,
contorcendo
le dita monche delle unghie.
-Guarda
che le puoi fare ricrescere.- Gli fece notare il compagno.
SBAM
Furioso
per l'ennesimo affronto, Jackal batté i pugni sul terreno,
disseminando tutto la strada e le case di mine.
-PERÒ
NON NE AVRAI IL TEMPO!!!-.
In
una pianura arida nel centro-est di Fiore
“Mmm...”.
Torafuzar
socchiuse le palpebre, squadrando il plotone che gli stava di fronte.
-N-Non
temete!- Fece il comandante: -Fate fuoco!-.
I
suoi uomini eseguirono l'ordine, bersagliandolo di attacchi che
però
rimbalzano sulla sua pelle corazzata.
-Non
ho altro tempo da perdere.- Piegò la testa in avanti
preparandosi ad
attaccare,
ma d'un tratto un lampo
tuonò in cielo (sereno, fino ad
allora)
e lo colpì senza altri
preavvisi.
-Urr!!!-
Sentì la scarica attraversarlo tutto, immobilizzandolo per
qualche
secondo.
Era
pervaso di magia, magia molto forte.
-Tranquilli,
ragazzi, ora ci penso io.- Esclamò quello che
presumibilmente era il
fulminatore, un mago muscoloso e grosso quasi quanto lui, che si mise
davanti agli altri.
-E
tu chi sei?- Gli domandò. Lui si indicò con il
pollice: -Il mio
nome è-
Approfittando
della sua distrazione gli si buttò addosso, ferendolo sul
torace con
le lame sulle braccia.
-Kuh!-
Sputando sangue dalla bocca, il nemico volò via,
schiantandosi su
una parete rocciosa dieci metri indietro.
I
soldati si allarmarono ma nessuno osò fare nulla:
evidentemente
quello era il loro uomo migliore e li aveva destabilizzati tutti.
“Stupidi
umani.” Pensò tra sé e sé:
“Non
mi piace combattere così, ma non c'è tempo per
essere leali. Il
rispetto e l'onore sono per i combattimenti, ma questa è una
guerra.”.
-La
mia missione è uccidervi tutti, e
io eseguo sempre le mie missioni. Uh!-
si scansò all'ultimo, una saetta gli era passata vicino al
viso.
-Eseguire
le missioni è importante.- Qualcuno gli afferrò
il braccio, e
voltatosi vide che era stato il tizio di prima. Il suo pugno era
chiuso ed emanava elettricità.
-Ma
proteggere i propri compagni è molto più
importante!-.
Torafuzar
parò
il pugno con la mano, ma come prima lo attraversò una scossa
che
lo costrinse ad arretrare.
“Giusto,
certo.” Ragionò il demone: “Il metallo
del mio corpo è un buon
conduttore. Questo potrebbe essere un avversario ostico.”.
-Mi
domando come hai fatto ad avere una velocità simile un
attimo fa,
con tutto quel peso.- Commentò il nemico, con
aria tranquilla
nonostante la x
rossa sul petto:
-Oh! Forse hai usato la forza delle gambe per saltare. Ma il
contraccolpo deve essere stato pesante.-.
“È
anche perspicace.”.
-In
ogni caso, lascia che mi presenti: io sono un membro della gilda
più
forte di Fiore... ex-membro, dato che per colpa vostra si è
sciolta.
E io sono...- Lo stesso gesto di prima col pollice, stavolta lo
lasciò fare: -il God Slayer del Tuono, Orga Nanagear di
Sabertooth!-.
A
quella rivelazione, Torafuzar si corrucciò: ecco come mai i
suoi
fulmini erano neri, una magia potente. E poi quella gilda, se ben
ricordava era stata la seconda di Fiore dietro Fairy Tail; e
sottovalutare Fairy Tail aveva costato loro molto caro l'ultima
volta.
-Quindi
dovrò essere molto attento.-.
-Ah!-
Gioì quello: -Il mio nome ti ha fatto tremare, eh pescione?-
il nome
era l'unica cosa che non aveva riconosciuto.
-Allora
se mi consideri un degno rivale che ne dici di giocare pulito?-.
-Proprio
perché sei pericoloso non dovrei avere scrupoli, invece. Ma
va bene,
sei fortunato che sia io il tuo avversario. Però avrei
anch'io una
richiesta: che il tuo amico alle mie spalle segua le nostre stesse
regole.-.
Orga
si stupì, ma poi fece spallucce.
-Te
l'ho detto che ti sgamava! Vieni qui, Rufus!-.
Il
suo compare obbedì, era un ragazzo biondo vestito di rosso;
a
vederlo sembrava molto meno pericoloso dell’altro, ma la sua
aura
magica diceva tutt’altro.
-Non
ho ricordi su di lui.- Gli riferì: -Ma è uno dei
Cancelli dell'Ade,
e combatte meglio in acqua. Quindi ho lanciato alcune rune
anti-acqua.-.
“Uh?”.
-Sentiti
libero di provare.- Lo invitò Rufus.
Torafuzar
gli sorrise, attaccandolo con un pugno.
-Non
serve, mi basterà uccidere prima te.-
Bosco,
sede di Tartaros
“Presto…
presto sarò di nuovo...”.
TOC
TOC
Sayla
riaprì gli occhi, era Mira che batteva dall'altra parte del
vetro.
-Ehi,
ci sei?-.
-Mi
ero assopita.- La sua voce uscì ovattata dal respiratore.
-Mmm.-
Fece l’altra con scetticismo: -Se vuoi tirarti indietro,
è
l'ultima occasione.-.
Sayla
si concesse un po’ di silenzio prima di risponderle: -Dove ci
troviamo adesso?-.
-Dietro
la sala del Master, nella sua capsula. L'ultima.-.
-E
lui lo sa?-.
-Beh,
no.-.
Sayla
strinse a pugno la mano, mostrandogliela, quasi a minacciarla:
-Allora questa è la prova. Sono successe troppe cose, e non
mi
riferisco solo all'essere diventata un- lasciò lo spazio al
posto di
quella parola: -Io non sono più niente, io sono una minaccia
per il
Master, io l'ho... l’ho colpito, per colpa di quella donna!
Quella
donna...-.
Quella
donna dai capelli rosa che sapeva essere ormai morta, ma non per lei,
non dopo quello che le aveva fatto. Avrebbe voluto essere di nuovo
nella stessa stanza per infliggerle indicibili torture, ed anche la
sua incontrollabile rabbia era prova del suo deterioramento
interiore.
-Senti,
il tempo stringe, la Balia mi chiama, sto per andare a nanna.-.
-Sì,
scusami. Il fatto è che non sono più un
Etherious, ma tornerò a
esserlo, grazie a t- Sussultarono entrambe e distolsero lo sguardo
imbarazzate; poi Sayla riprese: -Procedi.-.
L'albina
sospirò, un sospiro del genere non-c'è-speranza,
quindi avviò il
Cambiamento.
La
vasca si inondò di liquido blu, quando gli arrivò
agli occhi Sayla
vide Mirajane trasalire e le sue iridi incupirsi, segno che era
tornata dormiente. Non le rimaneva che eseguire l'ultimo ordine
datole, ovvero andare a combattere; così, alzò i
tacchi. Sayla si
chiedeva se l’avrebbe più rivista.
“Bene,
così se qualcosa va storto sarò fritta.
Uhuh!” Si sorprese nel
ridere e nell'aver dato di spirito, ma tanto, ormai...
Sospesa
nella capsula, sentì le particelle di anti-ethernano
scorrere nei
tubi per raggiungerla, e chiuse di nuovo gli occhi, preparandosi ad
una nuova evoluzione. Voleva assaporarne ogni secondo.
Sentiva
però di aver dimenticato qualcosa. Come in sogno,
ripensò a un
giorno di tanto tempo indietro...
Un
forte rumore la fece sussultare; si girò e vide che nella
capsula di
fianco a lei il Cambiato numero 298 aveva battuto il pugno sul vetro,
e ora contorceva il volto in modo ripugnante.
“Ha
perso un braccio durante l'ultimo scontro.”
Ricordò lei.
“Al
contrario di noi Demoni di Zeref, per i Cambiati la guarigione
accelerata è fonte di grandi supplizi.”.
“Ma
è la punizione giusta per aver tentato di
imitarci.”.
“Ah,
ecco cosa.”.
“Ilvdo-KUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
In
una valle bruciata a centro-est di Fiore
-Anf,
anf, anf...-.
Freed
lasciò la spada, diventata ormai troppo pesante per le sue
braccia.
-Anf,
anf, anf...-.
-Tutto
qui, moccioso?-.
-Anf,
anf, anf...- Il ragazzo si inginocchiò mettendo una mano a
terra,
anche le ginocchia erano diventate macigni.
-Oh?
Mi piace vedere qualcuno prostrato ai miei piedi.-
Ridacchiò il demone.
-Anf...
sei un mostro... non c'è speranza...-.
Ma
era ovvio, d'altra parte quello davanti era Genma, l'ex-master di
Sabertooth; era fuori dalla sua portata da ben prima che diventasse
un demone.
Tuttavia,
nemmeno riuscire a scalfirlo... per il suo amico Bickslow…
che
onta…
L'ombra
di un
pugno lo oscurò, poi gli
si abbatté addosso sbattendolo a terra.
-Uagh!!!-.
La
sua stessa armatura, l'Absolute Shadow, lo ferì
nell'ammaccarsi.
-Patetico!
Nessuno di voi è degno di stare al mio fianco! Ma, prima
che ti uccida, svelami una
curiosità: per
quale motivo il tuo corpo trasuda
di anti-magia,
moccioso?-.
Ah,
se n’era accorto. Beh, non aveva alcuna ragione di mentirgli.
-La
ragione è che... lo
respirai tempo fa... ed è ancora qua...-.
-Ah,
sì? E allora spiegami.
perché
il livello continua a salire?-.
Freed
ridacchiò, sputando del sangue: -Perché non ero
stato l'unico... la
mia amica era incinta... le mie rune non possono disperdere le sue
particelle, ma potevano creare un legame e spostarle su di me... e
già che c'ero, ho preso quelle di Bickslow... e una volta
che sarò
morto, loro saranno liberi...-.
“Loro?
Già, sento ancora le particelle di Bickslow! Allora
è
sopravvissuto!”.
-Uhm!-
Fece una smorfia quello da sotto i baffi: -Uno
con la corporatura come la tua dovrebbe essere già morto.-.
-Già,
me... me la dicono spesso... ah...-.
Genma
si inginocchiò, fino a trovarsi faccia a faccia con lui, ed
era come
per un bambino guardare le fauci di un orco; poi l’orco le
aprì,
mostrando due file di denti appuntiti. D'un tratto Freed
avvertì un
groppo in gola, spalancò la bocca e sentì uscire
come del vomito,
ma insapore.
Sentiva
tutti i muscoli contrarsi e le viscere rivoltarsi,
come se gli stesse risucchiando l'anima.
“Non
riesco a respirare... soffoco...” Ma, all'improvviso com'era
venuta, quella percezione svanì, e poté respirare
a pieni polmoni.
-Sai,
moccioso, io mi nutro di anti-ethernano per sopravvivere al buco che
mi inflisse
Sting in petto. Con il tuo
sarò a posto per mesi, mi
sei capitato proprio a
fagiolo. Comunque...
SLAM
Il
calcio lo colpì in viso,
facendolo volare via. Scorse i frammenti del suo elmo spargersi in
aria prima di atterrare scompostamente con doloroso fragore
su un ceppo abbrustolito (tanto era rimasto della Selva Nera) che gli
fracassò le scapole.
-Comunque
sapere che hai voluto affrontarmi
così
ridotto mi irrita! Pensavi di potermi battere così
marmocchio??? Devono sorgere e
cadere cento regni prima
che tu possa anche solo sfiorarmi!!!-
Tuonò
quello,
avvicinandosi
a grandi
passi: -Ora
ti impartirò una bella lezione!
Però
non poteva scappare, non riusciva nemmeno a muoversi, e il suo
sguardo si stava appannando.
“Almeno
la mia morte sarà servita a qualcosa.”.
“Laxus,
Lisanna, Wendy... addio...”.
“Bicks…
Ever...green...”.
Un'ombra,
ancora più grossa di quella di prima, lo
sovrastò. Presto non
avrebbe visto altro che ombre.
“Ricordatemi...”.
Nei
pressi di Oshibana, nord-est di Fiore
Brain
prese una bella boccata d'aria: le grida, l'odore di zolfo, i detriti
che cadevano come fiocchi di neve, erano le cose che gli erano
mancate di più... da morto.
-Avanti!-
Spronò i suoi uomini, che già si stavano
scatenando. Vide che un
gruppetto si stava dirigendo verso una bambinetta che urlava e
piangeva, cosa che gli provocò un attacco di ridarella; ma
d'un
tratto i demoni volarono via, come per una folata d'aria, e Brain
percepì una fonte magica sopra di loro.
Alzò
il viso e scorse una cosa veloce come una freccia dirigersi verso di
lui sgolandosi.
-Dark
Ca...-.
ZAM
La
lama gli trapassò il cranio e lo uccise all'istante. Brain
avvertì
la propria coscienza scivolare via, nell'oblio...
...per
cedere il posto a ZERO!!!
-Bene,
ho eliminato il capo.- Disse la ragazza rinfoderando la katana, e
dando le spalle al “cadavere”.
-Ritiratevi,
se ci riuscite.-.
Zero
si risollevò e la spazzò via con un calcio.
-Dwa
Razy. Due vite per due anime.-.
La
bruna roteò in aria e per terra, riuscendo però a
rimettersi in
equilibrio e fermarsi sulle quattro zampe. Non
era poi tanto esile come sembrava. Sfoderò
la spada e rialzò il viso, e
il suo volto prometteva... distruzione!
Zero
voleva testare le sue capacità prima di spezzarla in due.
-Prendetela!-
Ordinò ai demoni, e loro si gettarono all'attacco. La
ragazza fece
altrettanto, facendosi rapidamente strada mulinando fendenti: al
primo nemico tranciò il petto, il secondo lo
tagliò dalla vita in
su, il terzo lo saltò e conficcò la lama sulla
sua schiena, per poi
abbatterla addosso al quarto, e così via.
“Davvero
eccellente!”
Pensò; poi, trovandosela davanti, scattò il corpo
a corpo: lei con
l'arma e lui con indice e medio ritti si scambiarono numerosi
colpi, senza riuscire però a metterne in segno nessuno.
“È
veloce, più di Brain! Sfortunatamente per lei, tuttavia, ho
due
braccia!”
E così la travolse con uno Zero Slash. Il Cambiato
poté giurare di
aver visto un dente volare via dalla sua smorfia di agonizzante
sorpresa, giusto
un attimo prima
che lei
schizzasse via dalla sua visuale.
Si
abbatté contro una casa che aveva già mezzo
distrutto; calata la
polvere, notò che sul suo fianco sinistro l'uniforme era
bruciata, e
per il resto si muoveva a sussulti. Eh sì, non se
l’aspettava un
attacco del genere.
-Non
dirmi che hai già finito? Su, fatti sotto.-.
Una
goccia di sangue dalla ferita sulla fronte colò sul suo
occhio; Zero
fece per pulirsi, ma si accorse che il suo braccio destro era
corto... troppo corto!
Gliel'aveva
mozzato!!!
-COME
HAI OSATO???- In preda alla furia prima ancora
del dolore,
afferrò un demone che gli stava di fianco, lo
circondò di magia
esplosiva e glielo lanciò addosso. La ragazza si
buttò in avanti,
ma lo scoppio la fece cadere.
Zero
si voltò per prenderne un altro, e ci riuscì
appena in tempo, dato
che stavano tutti fuggendo. Dopo averlo lanciato, notò che
anche lei
stava scegliendo quell'opzione.
-Dark
Delete!!!- Voltatosi di scatto
polverizzò un'intera fila
di Etherious, facendo congelare sul posto tutti gli altri.
-Risparmierò
la vita a quello che mi porterà la sua testa!!!-
Bugia.
-MUOVETEVI!!!-.
Ebbero
tutti un soprassalto e invertirono direzione, sorpassandolo di corsa
a dispetto delle armature.
Ritrovata
momentaneamente la calma, si pulì la faccia e
tentò di assumere la
sua solita posizione, ovvero con le mani dietro la schiena; ma,
resosi conto che era impossibile, sbraitò ancora e li
seguì a sua
volta.
Malva,
sud-ovest di Fiore
-Signora,
abbiamo finito di sgomberare i civili!-.
-Bene.
Notizie del nemico?-.
-Sono
schierati laggiù.-.
-Oltre
quel grattacielo dunque. Uhm, sarebbe un ottimo punto strategico.-.
Yukino
si mise a considerare i pro e i contro di una possibile spedizione.
“Ci
sarà come minimo un Cambiato potente. Non posso mettere a
repentaglio le vite di molti uomini. D'altra parte...”.
-Yukino-sama?-.
-Ti
lascio il comando, vado in avanscoperta.- Detto
ciò si
diresse a tutta velocità verso l'edificio, facendosi
scortare da
Loki e Pisces e usando, come aveva finalmente imparato a fare anche
in forma demoniaca, lo Star Dress di quest'ultimo (un lungo velo
celeste simile a una coda di sirena intorno alle gambe, piedi nudi e
unghie smaltate di verde marino, bikini color alga con la parte sopra
colla forma della costellazione, collana di conchiglie e corazza
azzurrina sulle spalle, nonché un trucco brillante argento
attorno
agli occhi). Per sua fortuna non c'era nessuno per strada a vederla
così conciata, e arrivò in un battibaleno.
-Dolce
Yukino, non vedo nessuno neanche qui. Vado dentro.-Si offrì
il più
forte dei suoi spiriti.
-Aspetta,
Leo-sama,
andremo insieme.- Non voleva che il suo amico fosse in
pericolo, lì dentro da solo.
-È
un'imprudenza inutile!-.
-Non
si faranno vedere per uno Spirito Stellare!-
Ribatté lei;
resasi conto delle sue parole, si affrettò a domandargli
scusa.
-No,
hai ragione. Però ti prego, stai dietro di me: io sono
immortale, ma
tu no.-.
-Però
senti il dolore. Non lascerò che ti feriscano, Loki-sama.-
Lo rassicurò mettendogli anche una mano sulla spalla.
Leo
arricciò amaramente le labbra: -Beh, questo dovrei essere io
a
dirlo.-.
Salirono
ciascuno su un pesce, che li trasportarono all'altezza dell'ultimo
piano, saltarono e infransero i vetri delle finestre, arrivando sul
pavimento con una capriola.
-Stai
attenta, mamma.- La mise in guardia il figlio-Pisces, ora in forma
umana; ma per quanto i quattro si guardassero attorno, non vedevano
nessun nemico, né amico, né niente di niente dato
che erano in una
grande stanza vuota che occupava tutto il piano. Cosa avrebbe dovuto
essere? Avevano sgomberato tutto, oppure non avevano avuto il tempo
di mettercelo?
“Forse
non sono ancora arrivati.” Si disse: “O
magari hanno avuto la mia stessa idea e ne sta venendo uno forte.”.
-Controllo
dall'altra parte.- Annunciò Loki avvicinandosi all'altra
finestra.
TUM-TUM
TUM-TUM TUM-TUM
A
ogni suo passo il cuore di Yukino batteva più forte, come se
giunto
lì già sapesse che sarebbe accaduta qualcosa di
terribile.
TUM-TUM
TUM-TUM
Era
vicino, molto vicino, troppo vicino e...
-Niente.-
Loki fece spallucce; poi il suo volto si contorse dal terrore e:
-Attenta!!!.
Ma
era tardi: due mani erano emerse dal pavimento e le avevano stretto
le caviglie.
-!-
Si
sentì tirare in basso e la terra le mancò sotto i
piedi, dopodiché
venne sbattuta brutalmente sul pavimento del piano di sotto,
impattando in un piccolo cratere.
-Urgh...-
Gemette, tentando di rialzarsi nonostante le sue ossa protestassero.
E in effetti la ebbero vinta, perché... le sue braccia erano
più
piccole! Oh kami, anche le gambe, anzi, tutto il suo corpo era
rimpicciolito! Ma com'era possibile?
La
risposta arrivò sotto forma delle stesse mani di prima, che
le
bloccarono gli esili arti. Sopra i suoi occhi ora campeggiavano delle
fauci ringhianti.
Una
paura che aveva un qualcosa di primordiale
l'assalì: peggio
della semplice impotenza, peggio dello shock della trasformazione,
era più sedizioso, più radicato, più
traumatico... e lei lo
conosceva bene.
Le
sembrava di essere tornata bambina e di sentire di nuovo i rimproveri
dei suoi genitori, e il latrato di quei cani con cui la tenevano
sveglia ogni notte, e addirittura di vedere i loro musi rabbiosi
appena oltre il vetro, a un centimetro da lei. Per quanto la sua
mente razionalmente si opponesse a un simile pensiero, più
provava a
cancellarlo e più voleva accucciarsi in un angolo e
aspettare
l'arrivo di sua sorella, ma...
“Ma
lei ora non c'è più...”
Ricordò con orrore; invece quelle zanne
erano ancora lì.
-L-Lo-Lo-k-ki-sa-sama...-.
Il
demone zannuto emise un grugnito che doveva essere divertito.
-I
tuoi amici sono spariti, forse hanno avuto il buon senso di tagliare
la corda.-.
-N-N-No
l-lo-loro no-on lo fa-fareb-b-bero mai...-.
-Beh,
mi sa che...-
Alzò minacciosamente un pugno, che ai suoi occhi era grande
come un
macigno: -lo
hanno appena fatto!!!-.
-REGULUS
IMPACT!!!- Colpito al petto, il mostro volò addosso al muro
del
piano, facendo tremare tutto.
-L-Leo-sama!-
Gioì lei, con il cuore a mille che, se lo sentiva, ancora un
secondo
e sarebbe scoppiato ancor prima di venire colpita.
-Il
tuo potere magico è venuto meno, sono qui con il mio... ma tu
sei
diventata umana
e...
una bambina?!-.
-G-Già...-
Ma per quale ragione era arrossito così tanto? La
imbarazzava?
Poi
si rese conto che, mentre lei era diventata piccola, i suoi vestiti
no.
…
“No…
no...”.
Volette
piangere.
-Tu!-
La raggelò la voce del Cambiato, che si era rialzato e
puntava la
mano contro il ragazzo: -Regredisci!-.
Non
successe nulla.
-Mi
spiace per te, ma in quanto Spirito Stellare sono sempre stato
così.
La tua Maledizione non ha effetto! E ora, Regulus Gatling Impact!-.
Sarebbe
dovuto seguire una serie micidiale di attacchi, ma il demone
bloccò
il primo pugno con la mano.
-Io
non faccio tornare bimbi, io riduco il potere magico. Il cambiamento
esteriore è solo estetica!-
Detto questo prese Leo per il colletto, se
lo mise di traverso sulle sue spalle, tenendogli una coscia e la
testa e spingendo verso il basso.
-Ah!!!-
Gridò il ragazzo.
-Loki-sama!!!-
Yukino voleva andare ad aiutarlo, ma le sue gambe erano come
incatenate a terra e non ne volevano sapere.
“E
comunque cosa potrei fare??? Non-non riesco nemmeno a smettere di
tremare!”.
Ma
lui poteva salvarsi, bastava che chiudesse il suo Portale! Per quale
motivo non lo faceva?
“Io.”.
“Finché
è concentrato su di lui non se la prenderà con
me.”.
“Si
sta sacrificando, sta soffrendo per colpa mia!”.
Allora
sfilò un braccio dalla divisa dell'esercito
e prese la sua chiave.
-Chiuditi,
Portale del Leone! Chiuditi, Portale del Leone!-.
-Che
stai facendo???- Riuscì a biascicare lui: -Vattene di qui!
Anche se
mi spezzasse in due, io sopravviverò!-.
-Ti
avevo promesso che non ti sarebbe successo niente! Ti prego, Chiuditi
Portale del Leone! Chiuditi!!!-.
-Stai
calma, dopo di lui verrà anche il tuo turno.-
Sentenziò crudele il mostro.
-No!
Non lo permetterò!- Yukino vide che dagli occhiali
trapelavano le
sue lacrime.
-Non
ho salvato Lucy, e non ti ho protetta a Crocus! Almeno oggi, almeno
ora, salvati!-.
Ma
non poteva e non voleva farlo, l'unica cosa che faceva era piangere e
ripetere a vuoto l’ordine.
E pianse per qualche secondo come
la bambina che era diventata, finché non sentì un
palmo tra i suoi
capelli.
-Che
cavolo, evocarmi con la lacrima di una poppante!-.
-Questa
voce... Acquarius-sama!-.
Era
lei, imbronciata e tutto il resto; e non era sola: uno dopo l'altro,
infatti, comparvero tutti i suoi spiriti.
-Libra-sama!
Caprico-sama! Horologium-sama! Deneb-sama!-.
-Pun-pun!-.
-Plue-sama!-.
Un
attimo, il pavimento poteva reggerli tutti?
-Umpf!
Potete essere quanti volete, non cambia niente.-.
-Ha
ragione, lui può...-.
-Lo
sappiamo.- La interruppe Acquarius: -Ma tutti insieme ce la faremo.
Ora vattene, e
cerca di trovare qualcosa della tua taglia.-.
-Ci
penserò io a te-denasu.- Qualcuno la prese da dietro e la
strinse al
petto. Un camice?
-Ophiuchus-sama?
Pe-Perché sei Eclipse?-.
-Perché
mica ci stavo qui dentro sennò-denasu!- Sorrise lei: -Su,
andiamo!-.
-Cosa
credete, che te lo permetterò?-
Ruggì il demone, ma si trovò davanti Taurus e
Aries.
Così
Ophiuchus se la mise letteralmente sottobraccio e si diresse verso le
scale; un momento, quella era la finestr-
CRASH
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Fuori
Hargeon, sud-est di Fiore
Lei
era diversa da come la ricordava. Non tanto ma...
Ali,
delle piccole ali da pipistrello che spuntavano dalle scapole (erano
quelle a tenerle in volo? No doveva essere la magia). E poi due
cornetti, grandi un dito, anch'essi neri, tra i capelli, e una coda
che finiva con la punta di una picca. Il vestito anche quello scuro,
e molto succinto.
Sembrava
una piccola succube, era carina in realtà.
Molto
carina.
-Avanti,
Wendy, avanti! Giochiamo insieme, giochiamo insieme!-.
Molto...
ca...rina...
Sherria...
Sher...ria...
Cosa?
Cosa
le era successo?
-Wendy-sama!-
Le esclamazioni dei soldati la riportarono alla realtà. Ma
anche
Sherria.
-Tsch!
Voi non mi piacete!-.
Wendy
non seppe come, ma capì subito cosa stesse per fare; allora
si
riscosse e le andò incontro.
-Aspetta!-.
Una
folata le scompigliò i capelli, e sentì urlare
alle sue spalle; non
ebbe il coraggio di voltarsi, e non ce n'era il tempo.
-Aspetta,
Sherria, aspetta!- Si fermò quando vide che tornava a darle
retta.
-Va
bene, verrò a... a gio...- L'amaro in gola e il salato sulle
palpebre l'avvertirono che stava per scoppiare.
“Se
lo facessi, lei cosa farebbe? Non lo so, non so più niente
di lei!
Devo trattenermi!”.
-Wendy,
tutto a posto? Qualcosa non va? Qualcuno ti ha fatto del male?-
La sua voce, anzi, tutto il linguaggio del suo corpo trasudavano di
sincera apprensione; eppure Wendy ne aveva...
-No,
no, asso-solutamente no! Sherria, che ne dici di scendere?
Così
giochiamo, ecco... a rincorrerci!-.
-A
rincorrerci? No.- Il suo tono di voce cambiò
drasticamente,
era diventato freddo e crudele, e le sue sclere si tinsero di
oscurità. Allargò le braccia, e una brezza
sinistra si alzò dalla
polvere.
-Sherria?-.
-Giochiamo
a combattere. A combattere, sì. È molto
divertente.-.
Il
vento circondò Wendy e la sollevò in aria; la
ragazzina vacillò,
ma l'aria stessa la bilanciava.
-Che
stai dicendo? Ti prego, amica mia, mettimi giù!-.
-Ti
piacerà, lo so, ho giocato così tante volte! Non
aver paura, fa
male solo all'inizio.-.
-Cosa-Cosa
dici? Sherria, so che non sei così! Ti scongiuro, mi fai
paura!-.
Ecco,
non riusciva più a controllarsi: ma forse era un bene, forse
sarebbe
tornata in sé se l'avesse vista in quello stato.
Invece
la sua voce era più spettrale di prima.
-Le
regole sono... divertirsi! Lottare più forte che si
può! Cosa c'è
di più divertente del crollare a terra??? Tutti hanno sempre
riso
con me!!!-.
Wendy
si sentì gelare il sangue.
-Oh,
Sherria! Cosa ti hanno fatto?-.
-DIVERTIAMOCI!!!-
Un turbine, anzi, un uragano si sprigionò dalla sua amica,
era come
se fosse appena scoppiata una burrasca davanti ai suoi occhi. Poi, di
colpo, sentì come un pugno sullo stomaco che la spinse verso
terra,
e tuttavia si scontrò con un muro d'aria che la fece
rimbalzare in
avanti; un’istantanea di denti stretti in sorriso, quindi
ancora in
volo ma stavolta in alto.
-Avanti,
Wendy-chan! Avanti, avanti! Attaccami!-.
“No!”
Pensò Wendy, incapace di muovere un solo muscolo mentre
veniva
sballottata da una parte all'altra.
“Non
potrei mai, mai farti del male!”.
-Uffa!-
Ora l'aveva presa per il collo: -Perché
non ti
stai divertendo?-.
-Perché...-
Le botte si stavano facendo sentire, rendendola inerme tra le sue
dita.
-Non
ci è mai piaciuto... fare questo... fare del male... anf...-.
-Sherria...
ti supplico... ti supplico... smettila...-.
Per
un istante, Wendy non diceva gli occhi, ma le sue labbra sembrarono
ascoltarla, schiudendosi come dallo stupore. O forse fu solo
un'illusione, perché dopo la stretta si rafforzò.
-È
la cosa migliore del mondo... ti serve solo una spinta. Mi-Mi
ringrazierai, amica!-.
Ancora
le stesse grida di prima.
-Ucciderò
uno a uno i tuoi amici se non inizi a sorridere!-.
-Eh?
Eh? Sherria, no, no!-.
-Rilassati.-
Le accarezzò la guancia con delicatezza, ridendo, e questo
avrebbe
dovuto rincorarla, farle ricordare com'era un tempo, almeno farle
smettere un minimo il bisogno di darsi sfogo con le lacrime.
Invece
la nostalgia stessa sembrava aver perso la speranza.
-Basta
solo che tu... ci dia dentro!-.
Dovette
averla colpita con una specie di trivella d'aria, perché il
dolore
allo stomaco suggeriva questo.
-Ah...-
Aveva solo il fiato per sospirare, e si lasciò cadere quando
l'altra
la mollò. Non sapeva volare, e non provava il desiderio di
imparare
in quel momento. Arrendersi così, dopo aver visto andarsene
i suoi
amici davanti agli occhi, dopo aver visto Sherria così
ridotta, era
forse un male? Chi poteva biasimarla? E gli altri soldati, senza
più
qualcuno con cui “giocare”, lei li avrebbe lasciati
andare,
probabilmente. Sì, ormai era finita...
“Charle
e Lisanna!” Ricordò a un tratto.
“Ci
siamo promesse di rivederci! E non posso lasciare Sherria
così!”.
Pensando
a ciò, si preparò alla caduta, giusto con un
secondo d'anticipo.
-Urr!-.
Le
gambe attutirono il danno, se era lecito dirlo, perché ora
rantolava
a terra e non vedeva più niente.
“Le
ginocchia! Le mie ginocchia!!!” Provò a guarirle
con la magia,
invano, non riusciva a concentrarsi perché non era quella
ferita a
fare davvero male.
Ed
ecco che vide qualcosa, attorno alla quale il buio si stava
diradando.
Quel
libro.
Di
fianco a lei.
Come?
“Non
importa.”.
Lo
prese con una mano e, puntando i gomiti a terra, si mise sopra di
lui.
-Non
so cosa sei, non so cosa sono io, ma se puoi aiutarmi, allora,
allora...-.
E
lo aprì.
In
una città a sud-est del monte Zonia, nord-est di Fiore
-Dove
sei, Erza, dove sei?- Procedeva a passo di marcia sbriciolando i
sassi che pestava e spostando lo sguardo a destra e a sinistra,
scrutando a ogni vicolo, arrestando a ogni passo la Nube che la
seguiva per evitare ogni rischio.
-Oh,
ma non morirai mica per questo, Titania! Tu sei molto, molto
più
forte!-.
-Avanti,
so che aspetti quanto me: vieni fuori! Vieni fuori, tra noi due
c'è
un legame più profondo dell'odio! Più forte
dell'amore! Noi siamo
come-uh!-.
Si
bloccò, avvertendo una fonte di ethernano, come dire, insolita.
Davanti a sé c'erano solo edifici in rovina, carrozze
rovesciate
eccetera, eppure era per certo da quelle parti.
“L'ho
già percepita da qualche parte, tempo fa. Non voglio altri
insetti
sulla mia strada, me ne occuperò alla svelta!”.
Allargò
le braccia e la Nube la superò, avvolgendo tutto per decine
di
metri.
Saettò
con i suoi acuti occhi viola dappertutto, aspettando che sbucasse in
cima a un edificio.
Invece
dove avrebbe dovuto guardare era alle proprie spalle: delle folate la
investirono, e voltatasi vide che circa un centinaio sfere viola
sospese in aria stava risucchiando tutto il gas.
“Certo,
adesso è tutto chiaro!”.
Quando
le palle presero a brillare più intensamente, Kyouka
saltò su un
tetto e si protesse gli occhi.
Terminata
la miriade di detonazioni, ancora silenzio. Strano, non l'aveva
né
attaccata mentre si difendeva né si era fatta viva; che non
l'avesse
ancora individuata?
“Improbabile.
Piuttosto sta prendendo tempo, che è quello che non voglio
concederle!”.
-Avanti,
esci allo scoperto, Minerva! Non tollererò oltre i tuoi
giochetti!-.
Non
uscì allo scoperto, e tuttavia diede segno di averla
ascoltata: il
pavimento cominciò a tremare, e una runa azzurra apparve ai
suoi
piedi.
-Mi
prendi in giro???- Spiccò un salto e planò su un
altro tetto, solo
che anche questo si illuminò.
-Sei
una vera scocciatura!-.
Si
spostò ancora, e ancora e ancora, comprendendo cosa avesse
fatto
mentre lei si copriva gli occhi.
Quand'era
in aria, stufa marcia, allungò gli artigli e li
spiegò con forza,
tagliando a metà ogni costruzione nelle vicinanze: in tal
modo poté
atterrare in un piano più basso, ma senza il muro che le
impedisse
di guardarsi intorno.
Come
sospettava, questo non era stato marchiato.
-So
alla perfezione dove sono accampati i tuoi compagni: la prossima
volta trancerò le loro teste.-.
…
-Ancora
convinta di nasconderti?-.
-No.-
Le rispose una voce alle sue spalle.
Ah,
eccola lì, in piedi su un palo della luce. Doveva essere una
posa da
figa? Per favore!
-Pagherai
per il tempo che mi stai facendo perdere! Dovrò essere
rapida, ma
stai tranquilla: ti sembrerà durare un’era!-.
Minerva
aggrottò la fronte, ma più per concentrarsi che
per preoccupazione;
quindi aprì le dita e materializzò due sfere sui
palmi delle mani.
-Non
ti lascerò procedere oltre, Kyouka.-.
Le
labbra dell'Etherious si incurvarono di malizia.
-E
perciò mi ucciderai?-.
Minerva
trasalì, ma non si lasciò scomporre e
lanciò gli attacchi. Lei li
schivò con facilità con un paio di ruote.
-Voglio
dire, è di questo che si tratta. Noi vogliamo uccidere tutti
voi,
voi volete uccidere Zeref-sama, e questo ci ucciderebbe tutti. Quindi
non ci sarà un trattato di pace, un'alleanza o un improvviso
slancio
d'amore: dovrete sterminarci, nessuno escluso.-.
-Stai
zitta!- Lanciò altre due palle, ma erano lente,
indecise.
-Non
ti basterà sconfiggermi, dovrai farmi fuori.- La
incalzò: -Il
problema è che la vostra specie tituba sempre quando si
tratta di
uccidere, soprattutto se il nemico vi assomiglia, perché
siete
portati ad identificarvi con le vostre vittime. La paura di morire
può inibire la paura di uccidere, e quindi evitate farlo. E
così,
adesso, non siete pronti!-.
Allungò
gli artigli verso di lei, letali come dardi: -Mentre noi
sì!!!-.
Però
Minerva li afferrò con decisione, e la guardò
furente.
-Ti
sei scordata che ti ho già eliminata una volta. E poi ti
sbagli, ad
alcuni di noi piace togliere vite: purtroppo per te, io
sono una di questi!-.
-Kukuku!-
Ridacchiò l'Etherious: -Forse una volta, ma te lo leggo
negli occhi,
ti sei rammollita. Non fai fuori qualcuno da troppo tempo.-.
Minerva
scomparve, Kyouka sapeva bene che si era spostata nella sua
dimensione. Un attacco a sorpresa, eh? Che cosa banale.
Riapparve
alle sue spalle, ovvio, lei si girò e le diede un calcio
alla
coscia, ma lei si spostò dietro, quindi lei le
sferrò un'artigliata
e così via.
-Se
cerchi di sfiancarmi rimarrai delusa!- Nel frangente in cui non
c'era, la demoniessa sbatté il pugno a terra creando un'onda
d'urto
che la fece volare via quando tornò. Le fu subito sopra.
-Ti
ho presa!- Premette con una zampa sul suo addome, affondando gli
artigli nella carne.
-Kah!-.
Convinta
di avere il topo già nel becco, si lasciò andare
a parole e
stuzzicamenti. Sì, in quel momento la vittoria la inebriava
tanto da
farle perdere il senso del tempo.
-Vediamo,
come posso divertirmi con te? Mmm, dunque, per Erza ho in mente di
aumentare la sua sensibilità al dolore insieme al piacere,
non
voglio rovinarmi la sorpresa con te.-.
-Ah,
certo, ho trovato! Caldo e freddo, perché no?
Sarà come avere la
febbre, solo...-.
Minerva
sgranò occhi e bocca, il suo volto si stava imperlando di
sudore e
un gustoso rossore le colorava le guance.
-...cento
volte più forte! Vuoi una coperta, Minerva? O vuoi che ti
tolga i
vestiti?-.
-T...Tu...
non...-.
-Sai,-
Proseguì senza darle modo di finire: -tutti pensano che
“tortura”
equivalga a “male”: idiozie. Ogni vostro senso
corporeo diventa
un arma, se abusato, e non ne avete solo cinque. Se ti rendessi la
vista così acuta da distinguere una cellula
dall’altra? Se ti
facessi sentire i pensieri di chi ami? Se ti invertissi il senso
dell’equilibrio? Sarebbe uno spasso!-.
-T...Ti...-.
-Uh?-
Poggiando tutto il peso sulla gamba che schiacciava, si
appoggiò con
un gomito al ginocchio per farlesi più vicina, e per farle
più
male. Ma l'avrebbe sentita urlare con tutte le risate che stava
trattenendo a stento?
-...sbagli...
alcuni... umani...-.
“Fufu!
Sta ripetendo quello che ha detto prima! Oramai delira! Cosa
verrà
poi? La curiosità mi uccide!”.
Se
non stava attenta, però, qualcos'altro l'avrebbe uccisa: e
cioè la
runa che era appena apparsa ai piedi dell'edificio.
Cazzo.
“Questo
è...”.
Un
fascio azzurro l'accecò, e si trovò
improvvisamente sospesa in
un'aria viola.
“La
sua dimensione!” Localizzò la donna che,
verosimilmente senza il
controllo della sua magia, stava volando nella direzione opposta
apparentemente svenuta. Col cavolo, aveva appena riaperto l'occhio!
Allungò
un artiglio e le perforò la spalla, dopodiché ci
fu un altro fascio
e poi si trovò il terreno in faccia.
-Puah!-
Mangiò la polvere e la sputò mista al sangue. Con
uno scricchiolio
rimise a posto il naso.
“Doveva
averla piazzata con un timer. Ti sei fatta furba, Minerva, lo
ammetto.”.
“Però
ora sei la mia puttana!”.
Infatti
la maga era stesa sulla strada, sanguinava dalla ferita, era
certamente svenuta e infine... oh, che stranezza, il suo aspetto non
era più da Cambiata ma da umana. Era possibile? Eh
sì, veste
azzurra davanti e blu dietro, trucco in stile geisha e... niente
più
benda. Né particelle demoniache.
-Ti
sei inventata qualche trucchetto vedo.- Poi scoppiò a ridere.
-Ahahah!
Pensi davvero di passare per una normale umana in questo modo?
Ahahah! Tu sei un mostro, sei come me!- La raggiunse e
sollevò una
mano, pronta a calare e sventrare il ratto.
-Perciò
ti farò un piacere facendo questo!!!-.
…
“Aspetta
un attimo.”.
Qualcosa
non andava.
Qualcosa
era diverso, doveva essere successo mentre era nel Territory.
Qualcosa
cosa?
“Il
cielo.”.
“Sopra
di me, in cielo.”.
Alzò
lo sguardo e il braccio le crollò sul fianco.
Sgranò
le palpebre, e nemmeno si accorse che il suo elmo, danneggiato, era
scivolato giù scompigliandole i capelli.
-Che
diav
Che
diavolo è questo?-.
In
ogni zona di Fiore
Tutti,
amici e nemici, civili e soldati, si fermarono. Non importava cosa
stessero facendo fino a quel momento, fosse combattere o stirare le
calze, tutti si fermarono e guardarono in alto.
-Che
cosa...-.
-Anf...
che significa?-.
-Merda.-.
-Potrebbe
essere?-.
-Nyah?-.
-Uhm...-.
-Ghihihihih!-.
-Ohibò!-.
-...-.
-Perdinci.-.
-Quanto
costerà?-.
-Oh!-.
TAP
-Bianca,
perché ti fermi? Ah! Che cos'è?-.
SNIFF
SNIFF
Un
sorriso enigmatico si stampò sul volto coperto dal cappuccio.
-Dei
vecchi amici.-.
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Capitolo 5 *** Identity ***
sensi
What
doesn't kill you
Makes you wish you
were dead
Got a hole in
my soul growing deeper and deeper
And I can't take
One more
moment of this silence
The loneliness is
haunting me
And
the weight of the world's getting harder to hold up
[...]
Who
will fix me now?
Dive in when I'm
down?
Save me from
myself
Don't let me drown
Who will make me
fight?
Drag
me out alive?
Save me from myself
Don't let me drown
(Drown-Bring
me the Horizon)
Poco
distante da Hargeon
-Pfui!-
Barcollando e con molta più fatica di quanto non avrebbe mai
ammesso, Ginger si rimise in piedi. Cazzo, le ossa, che male!!!
“È
più duro di quanto pensassi-dechi.”.
Fece
un paio di passi nella sua direzione, ma le gambe cedettero. Stavolta
si rialzò subito, e fortunatamente lui non l'aveva vista.
-Che
rabbia!- Soffiò a denti stretti, tenendosi lo
stomaco con una
mano: -E io l'ho a malapena ferito!-.
Lyon
intanto si era assorto nel guardare il cielo e borbottava
chissà
cosa, lo capiva a malapena con le sue orecchie da gatta.
-Anf...
non siamo stati noi...-.
“Se
è per quello, nemmeno noi-dechi.”
Pensò Ginger. Ma poi
che importava scusa? Stavano facendo un combattimento all'ultimo
sangue, mica una passeggiata al parco! Che la guardasse, insomma!
“Sul
serio, che sta facendo??? Magari pensa che sono stata io, eheheh!”.
-Esattamente,
è opera mia!- Esclamò trionfante, con
le mani sui fianchi:
-Perciò è meglio che ti arrendi-dechi!-.
-Chiudi
la bocca, sto pensando.- La zittì
lui, facendola rimanere
di sasso.
-COME
DIAVOLO TI-
PEW
Una
scheggia di ghiaccio le era passata proprio vicino all'orecchio. Non
l'aveva minimamente visto muoversi.
Meglio
non distrarsi.
-Qualunque
cosa sia, non importa... ah... il mio obbiettivo è
eliminarvi... il
resto è cenere che brucia...-.
“Cenere
che brucia-dechi? Ora vedremo chi
brucia!”.
PEW
PEW PEW
Questa
volta sapeva anticiparle, ma preferì non farlo: si
lasciò ferire, e
poi le assorbì dentro di sé.
Lyon
alzò un sopracciglio e lei allargò le braccia: -Sorpresa!-.
Quindi
allungò la mano e rispedì tutto al mittente, in
un blocco appuntito
grande come una palla di cannone che si schiantò sul suo
petto.
Lyon
non indietreggiò né urlò, rimase
immobile a fissare lo spuntone
che lo trapassava; era più stizzito che altro, la sua faccia
diceva
“questa cretina si è scordata che posso
assorbirlo?”,
cosa che in effetti fece; allora Ginger schioccò le dita e
BUM, il
colpo esplose disintegrandolo dalla pancia in su.
-Ahahahah!-
Si sganasciò tanto da piegarsi in avanti: -Querubín,
un'anima
ardente in un delicato involucro
di
cristallo-dechi! Ahahahah! Ci
sei cascato come
un pollo!-.
-Scommetto
che-Scommetto che hai pensato: “la sto massacrando e non ha
alcuna
speranza, posso prendermela comoda-dechi”,
ahahah! Ma
lo sanno pure i bimbi che un
attacco a sorpresa può
uccidere anche il più temibile degli avversari-dechi, figuriamoci
un pappamolla come te!-.
-Devo
ammettere che hai ragione.-.
Le
si rizzarono tutti i peli del corpo e balzò in avanti come se
si fosse
ritrovata
sui carboni ardenti. No, non ardenti: gelidi.
Lyon
riestrasse la sua spada dal terreno, o meglio: la risollevò,
dato
che il terreno attorno era completamente sparito.
“Se
mi avesse colpito...”
Comprese lei
con
orrore:
“A
quest'ora sarei...”.
Un
brivido le percorse la schiena, lì dov'era stata sfiorata. E
poi una
vampata
tutto il corpo.
“Far
tremare me, me, che sono la Regina del Ghiaccio e del Fuoco!!! Non
avrai perdono, Lyon Bastia-dechi!!!”.
-Vedo
che puoi assimilare il mio ghiaccio... ma questa spada è lo
zero assoluto... e tu
non puoi assimilarlo...-.
-VAI
A QUEL PAESE!!!-
Senza pensarci
due volte gli diede un pugno in faccia, sentendo il duro del
cranio;
poi però Lyon sparì
in un turbine di neve. Ecco com'era sopravvissuto a
Querubín!
Presto
il turbine la circondò e Ginger si mise sulla difensiva.
-Hai
ragione su due cose...-
Lo sentì sibilare.
-La
prima è che basta un solo
colpo
per uccidere
qualsiasi avversario... la seconda è...-.
Ginger
sgranò le palpebre, il ghiaccio iniziava
a ricoprirla bloccando
i
suoi movimenti; una patina bianca
fitta come
l’edera
coprì il lato destro del suo viso.
-...che
io ti sto massacrando...-.
-Dechi!-
Infranse la neve con un pugno, e se lo diede così forte da
cadere
fuori dal vortice.
-Uh...
ahh!!!- Il
piede di Lyon
premeva sul suo stomaco, e la punta fumosa della spada la vedeva
proprio sopra il naso.
-Anf...-.
-Che
cavolo, mi dai sui nervi-dechi!-.
L'avversario
alzò la lama per calarla, ma lei esclamò: -Aspetta
aspetta!-.
Lyon
si fermò a metà strada.
-Devi
prima sapere che… che…-.
-Cosa?-.
Ginger
arricciò le labbra: -Niente,
nessuna
frase a effetto-dechi.-.
Lyon
trasalì nel vedere il ghiaccio che si stava diramando
attorno a
Ginger.
-...tu-
La
ragazza diede un pugno infuocato al terreno, che si frantumò
e la fece cadere per qualche metro.
Lyon
arretrò di un passo per riaffacciarsi subito, ma lei lo
anticipò
sparandogli contro una palla di fuoco che lo mandò gambe
all'aria.
-Ah-ha!-
Gioì rialzandosi e vedendolo a terra. Prima che si
rialzasse, gli
balzò addosso con un cazzotto infuocato, gli si sedette
sopra e
prese a colpirlo a
raffica.
-Tatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatatata!-.
Era
così forte e veloce che Lyon non opponeva alcuna resistenza
e si
lasciava battere come una bistecca.
“Prendi
prendi prendi! Non sparisci più, vero-dechi? Vero???”.
“Un
attimo, perché non sparisce?”.
ZAM
-Uogh!-
Ginger si irrigidì, la bocca inondata di sangue e la pancia
perforata da una lastra di ghiaccio.
Lyon,
come se niente fosse, strisciò indietro
liberandosi
dalla sua presa,
si rimise in piedi e la prese per i capelli.
Ginger
provò a reagire, ma
era rimasta completamente spiazzata. La
spinse
e
lei scivolò indietro, arrivando a
toccare con
la schiena la
base dello spuntone. Soprattutto
l’aveva messa in ginocchio, quel verme impudente: quell’umiliazione
era la ferita peggiore..
Lyon,
di nuovo con la spada in mano, la fece roteare in aria e si
preparò
a infierire; allora Ginger mise le mani sulla lastra e usò
la sua
magia per allungarla, trafiggendo a sua volta Lyon.
-Khh!-.
“Ecco,
questo è quello che si prova-dechi!”.
Il
suo braccio cadde inerme sul fianco ma poi, faticando, prese la
lastra tra le mani.
Sapeva
bene cosa stava per fare, perché l'avrebbe fatto anche lei:
iniziarono ad assorbire l'uno il ghiaccio dell'altro, cercando di
accaparrarsene il più possibile. Aspetta, ma quella
era la sua
occasione! Ora
era indifeso, poteva colpirlo e poi prendersi lei il bottino...
Oppure poteva morire provandoci: beh, mi sa che stava per scoprirlo.
-Gato
Diablo: Belcebú!- Allungò due
dita e lanciò una spira di fuoco, prendendolo in pieno; si
sentì
subito sfiancata, ma senza più il contendente
risucchiò tutta la
stalagmite.
Avrebbe
voluto poter dire di stare molto meglio, ma in realtà era
semplicemente un po' più in vita di prima; comunque, da come
Lyon si
premeva la faccia, lui era decisamente molto meno
in vita di
prima.
“Vediamo
se resisterai anche a questo-dechi.”
Ginger si focalizzò sul suo braccio destro, circondandolo di
una
spina gelata a mo' di lancia.
-Uriel.-.
Stessa
cosa col sinistro, solo con un'area fiammeggiante.
-Lilith.-.
Lyon
la spiava con l'occhio sinistro, continuando a premere sul destro,
con un misto di rabbia e agonia.
Vederlo così la faceva sentire come un gatto col topo.
-Che
c'è, il Diavolo di ha mangiato la lingua?-.
Finalmente
si scoprì il viso, e quello che vide... diciamo che il
Diavolo
mangiò anche la sua, di lingua.
La
carne dal sopracciglio in su era bruciata e scopriva i
muscoli,
tutto il resto era
contratto in una smorfia che avrebbe fatto accapponare la pelle a
chiunque; o almeno, a chiunque non fosse lei.
Comunque,
passandosi la mano
sul viso, una patina di ghiaccio ricoprì la ferita facendola
sparire.
Lyon
allargò le braccia facendo comparire altre due spade, poi
sotto le
ascelle si formò un altro paio di braccia di ghiaccio,
anch'esse
armate.
Infine il
suo corpo si coprì
di scaglie azzurre, gli crebbe una coda lunga una gamba e le sue
pupille diventarono sottili, rettili.
-Tu
cossssa dici?- Sibilò,
e la sua lingua era biforcuta.
Bosco,
sede di Tartaros
La
mano di Natsu accarezzò il pomolo del trono, poi lo strinse
con
vigore. L’odore di ossa fuse pervase le sue narici; un tempo
gli
dava piacere, ma ora semplicemente lo infastidiva. Come molte altre
cose.
Il
crepitio durò qualche secondo, poi cessò
e nella sala tornò il silenzio
di poco
prima.
Adesso
però End era molto più comodo. Strano che non ci
avesse mai pensato
prima.
Socchiuse
le palpebre, ma le sue pupille saettarono sulla ragazza che era in
piedi di fianco a lui.
-Tu
che mi racconti?
Hm!- Sogghignò sapendo che non poteva rispondergli. Le sue
corde
vocali erano state
sigillate.
Ora
faceva solo la bella statuina.
-Natsu…
Natsu!-.
Il
Cremisi
storse la bocca, sentendo
una fitta in petto; era
successo proprio quello che voleva evitare: ricordare la sua voce.
-Mettiti
davanti a me.-.
Obbedì,
così
la
poté guardare a pieno. Il suo aspetto era cambiato, certo,
ma
chiunque l’avesse già conosciuta non avrebbe avuto
dubbi sulla
sua identità. Anche
se ne
sarebbe stato
disgustato.
-Spogliati.-.
Rimase
nuda dalla vita in su. Natsu
tentò di concentrarsi sul modo in cui lei interpretava gli
ordini.
-Colpisciti.-.
SLAP
Si
era data uno schiaffo in viso. Quindi
aveva associato il colpire
a uno schiaffo. Conoscendola si sarebbe aspettato uno dei suoi
kick…
-In
ginocchio. Fallo
di
nuovo.-.
SLAP
Natsu
alzò un angolo della bocca: se
l’era dato così forte che la sua testa si era
girata, e in assenza
di un ordine non l’aveva più mossa. In
questo modo, lui
era rimasto
con gli occhi puntati sulla sua guancia arrossata. La
sfiorò con le nocche, sentendo il freddo; tutto era freddo
per lui,
ma non di quel tipo.
Non
di quel tipo.
CLOMPCLOMPCLOMP
Dei
passi affrettati gli fecero abbassare lo sguardo. Mirajane stava
uscendo dal suo laboratorio privato, doveva aveva
“segretamente”
messo Sayla, e si stava dirigendo verso l’uscita.
Avrebbe
potuto fermarle in qualsiasi momento. Perché non
l’aveva fatto?
Perché
avrebbe dovuto?
La
salutò tristemente con un cenno, e lei sparì
dalla sua vita. Vista.
Stessa cosa.
Era
un re con una corte di cadaveri.
Strinse
la mano sulla sua faccia, mettendole
un dito in bocca e
uno
vicino l’occhio. Cominciò
a premere e a girare; lei seguì la sua spinta senza opporsi
né
gemere. Strinse tanto da
gonfiare i bicipiti, ma dopo qualche secondo si
rilassò.
La
trasse verso la patta dei pantaloni, fermando la faccia a un
centimetro dal tessuto.
-Posso
farti fare ogni cosa, eh? Dolore, piacere, vita
e
morte: ho
il completo
dominio su di te. Cosa si prova a non provare nulla? Che cosa senti,
Lucy? Mi
odi per questo?
Vorresti
almeno farlo?-.
-Natsu!-.
-Ti
ho uccisa!- Le
urlò in
faccia:
-Vuoi smetterla di
entrarmi nella testa???-.
Lei
restò impassibile, non
ricambiava il suo sguardo, ma lui poteva vedere bene i suoi occhi.
Si
allontanò, trovandosi con la schiena sullo schienale.
Tsch.
Era di
nuovo scomodo.
Nella
città a sud-est del monte Zonia
-Clava
del Drago di Ferro!-.
Questa
volta gli spaccò i denti, ed Ezel (finalmente
si era
ricordato
il nome)
non ebbe neppure
più la forza di infuriarsi. Rimase a terra a contorcersi
come un
pesce fuor d'acqua, uggiolando e imprecando.
-Uh
uhano!
Home
huò
uh
hiheo
uhano
hahhermi?-.
“Un
misero umano?” Pensò Gajeel tra sé e
sé: “Non ha nemmeno
capito chi sono. Non ha mai brillato per cervello,
già.”.
“Ehi,
ora che ci penso... ah! Forse ha addirittura ragione, non è
mai
stato un essere umano a sconfiggerlo!”.
Mise
le mani in tasca e guardò il cielo, quel bizzarro fenomeno
non era
ancora passato. Qualunque cosa fosse, lo faceva diventare nostalgico.
-I
Quattro Cavalieri dell'Apocalisse.- Disse, senza spostare lo sguardo:
-Ricordi chi sono?-.
-Home
ohi?-
Oh, gli era tornata la voce: -Home
ohi
hohahare(profanare?)
huel
nohe???-.
-Ghihihihih!
Lo prendo per un sì! E che mi dici di un certo
“Gajeel
Senza-Faccia”?-.
-Quello
è il vice del Master, il secondo demone più
potente mai creato!-
Farfugliò, ovviamente con molte più h, a Gajeel
toccò parafrasare:
-Se arrivasse qui per te sarebbe la fine! È cento, che dico,
mille
volte più forte di me!-.
“Facciamo
pure duemila.”.
-Guarda
che ti sbagli.-.
-Eh?-.
Sghignazzò
per cinque-sei secondi: -Ho
detto che
non ne hai
azzeccata una.-.
Ezel
digrignò i denti (che non aveva più) e si rimise
dritto, ma le
gambe(?) avevano altri programmi e lo ributtarono giù.
Che
scena misera.
-Ti
racconto una storia...-.
Fuori
Hargeon
-Ooh!
I fuochi d'artificio! Beeeelli!-.
-Wendy,
hai visto, hai visto Wendy che belli che sono?-.
-Wendy?-.
Niente,
nessuna risposta? Daaaaiiii, aveva già vinto? Che
nooooiaaaaa! Noia
noia nooooiaaaaa!
Così
poco, aveva
voluto
giocare così
poco,
anche
con quello che veniva dopo? Poteva giocare di più, poteva
impegnarsi
di più, impegnarsi come lei, uhh, lei si era sempre
impegnata al
massimo, eh, ma aveva perso sempre, velocemente, era una noia,
Sherria era noiosa come Wendy e non si era mai
impegnata
perciò aveva
perso e quindi quello che veniva dopo, ah... no, no dai, stavolta no,
stavolta ce l'aveva messa tutta, non picchiare Sherria, non
picchiarla, Wendy non picchiare Sherria non picchiare Wendy, voleva
solo giocare e non annoiarsi perché annoiarsi era brutto, e
chi si
annoia vince e Sherria perde e oh,
che belli i fuochi d’artificio,
belli vero Wendy?
Wendy?
-Dove
sei, amica mia?-
Guardò in alto, in basso, a destra e a sinistra e di nuovo
in alto,
ma non c'era più. Oh, no, si era rotta?!? No, Wendy no!
Rompersi era
brutto, e poi doveva aggiustarla ed era bruttissimo, più
di
perdere! Wendy rotta no!
Scusa Wendy scusa Sherria
se lei
ti aveva
rotta!
Ma
no che non l'aveva rotta, era laggiù! Fiuuu!
Meno male,
però aveva perso
e doveva pagare,
era un
po’ triste ma
le regole erano...
Eh?
Dov'era
finita?
Ah,
eccola lì, si era spostata dietro, non l'aveva neanche
vista. Oh,
che brava, adesso volava tutta da sola, quando aveva imparato?
“Oh...
oh! Vuoi vedere che gioca ancora? Ok, le concederò
la rivincita, però solo perché
siamo amiche
eh!”.
Sherria
aggrottò la fronte, che strani i suoi capelli, d'un tratto
erano
diventati viola. Prima erano blu, se li ricordava bene, le piacevano
tanto blu. Beh, non le stavano male nemmeno così, magari
poteva
farlo anche con lei, uhm... no, rosa erano meglio. Ihihih, a volte
diventavano tutti rossi e appiccicosi quando perdeva, quelli no che
non erano belli! Kukuku, non faceva ridere.
-Ehi,
perché non ti giri di qua?-
Voleva chiedere, infatti
era
girata,
invece non ci
riusciva. Eh? Non
riusciva a
parlare?
Con la gola
spingeva ma non usciva niente, però sentiva tipo caldo in
bocca. Oh,
come quando perdeva! Ma lei mica aveva perso, che stranezza. Caldo in
bocca, caldo in bocca, e
anche bagnato,
mumble
mumble, c'era la spalla che pizzicava anche...
-Keheheh!
Il
Dio
ti ha stremato, piccola succube! E adesso viene la parte
divertente...-.
“Ah!
Che paura, che paura, che brutti ricordi! Non è giusto, non
è
giusto che ho perso, hai barato Zancrow! Non vale!!!”.
-
Ehi…
Cos'era
quella cosa che aveva in mano Wendy?
-Mmm...
va bene, hai ragione, hai ragione. Dai, ti aiuto.-
Le porse la mano e lei, slumacata a terra, stava per scoppiare
di
gioia:
“Questa
volta non ho perso, questa volta non ho persooooo!”
pensava
esultante.
“Nonono,
non ci cascare, non ci cascare!!!”.
-
Cos'era
quella cosa lunga e sporca che aveva in mano Wendy?
-...c'era
una volta un mago malvagio, che voleva
ardentemente morire.-.
-Ci
aveva provato in tutti i modi: decapitandosi, annegando, rompendosi
l'osso del collo; ma non ci riusciva.-.
-Non
poteva farcela da solo e
nessun essere al mondo poteva aiutarlo,
così
si convinse che doveva crearne uno nuovo.-.
Alzò
la mano, allungò tutte le dita tanto tanto fino a farsi male
anche
se sentiva che il braccio voleva cadere giù, ma lei
resistette,
resistette, non aveva perso e perciò resistette, poi
finalmente:
ecco, l'aveva preso!
-
Caldo
in bocca, e la spalla pizzica.
La
spalla, sotto la spalla, pizzica forte, fortissimo.
SANGUE,
PICCOLA SUCCUBE-
“Cos'è
quella cosa sporca che hai, Wendy???”.
-Racimolò
alcuni cadaveri e iniziò a trasformarli: lavorò
per anni finché
non diede vita al più spaventoso mostro demoniaco mai
esistito,
l'apoteosi del suo genio, il primo di una stirpe. Ma...-.
-...prima
ci furono i prototipi. Gli esperimenti, gli
aborti. Un
paio
se li
prese a cuore e li
tenne con sé nel
suo impero
al
di là del mare,
altri li uccise lui stesso. Però ce ne fu uno... oh, quello
non
poteva ammazzarlo, quello era troppo forte.-.
Zancrow
la strinse con forza, poi mise un piede sulla sua spalla.
-Keh!
Ci sei cascata!!-.
Tirò.
-No
non
CRACK
-WHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Mano
mano in mano Wendy bocca rosso braccio
-Di
Gajeel il
Senza-Faccia
si diceva che la sua crudeltà verso gli umani fosse pari a
quella di
End, e allora di questo si disse che lo equivaleva nei
confronti dei
demoni: non appena ne incontrava uno lo faceva
a pezzi
in pochi istanti, soltanto gli altri Cavalieri e End potevano tenerle
testa. Degli umani non si interessava, era come se non li vedesse, ma
bastava la sua aura demoniaca a distruggere
un'intera città.-.
-Per
neutralizzarla i draghi dovettero farla regredire più di
tutti:
Sting e Rogue erano piccoli già da morti, ma lei avevano
dovuto
rimpicciolirla di molti, molti anni, e stravolsero completamente il
suo carattere: diventò gentile, timida, pacifica, buona. Un
pezzo di
pane, davvero adorabile.-.
-Mmm...
considerare demone quella cosa è riduttivo, in fondo in
fondo hai
ragione nel dire che Gajeel era il secondo degli Etherias. Tuttavia,
se la consideriamo come tale, allora bisogna rettificare.-.
“È
IL MIO BRACCIO!!!”.
-Gajeel
il Senza-Faccia era il terzo Etherious per potenza; End il Cremisi,
il Re dei Demoni e vattelappesca era il secondo, ma colei che stava
al primo posto...-.
“LEI
HA IN MANO IL MIO BRACCIOOOOOOOOOO!!!”.
-Era
Wendy Marvell, l'Armageddon!-.
*
* *
-Sapete,
pensavo mi avreste dato più filo da torcere.-.
Nella
pianura
arida del
centro-est
Torafuzar
strinse
la presa sul cranio di Dobengal; il
ninja si agitò, batté i pugni contro quello
nemico, ma era inutile.
-Fermo!-
Esclamò Orga.
-Perché
dovrei? Mentre voi due mi distraevate con i vostri patetici attacchi,
costui mi ha attaccato alle spalle. Perché dovrei
risparmiare un
nemico senza onore?-.
Orga
sussultò, ricacciando un ruggito giù per la gola.
Rufus, dal canto
suo, era rimasto senza parole.
“Non
ho memorizzato... niente.”.
“Non
mi ha dato nulla, nulla da copiare, ci ha battuti con le sole
abilità
fisiche.”.
Curiosamente,
in quel momento le labbra squamose di Torafuzar si curvarono in un
sorriso divertito.
-La
tua faccia è disperata, mago menestrello. Non sono un
cultore del
sadismo, e tuttavia in parte mi allieta. Quella tua magia, Memory
Make, scommetto che è molto forte tra voi umani; ma contro
di
noi...- Chiuse il pugno tanto che Rufus
sentì le carni del
compagno comprimersi: non avrebbe resistito ancora molto.
In
un ultimo, disperato tentativo, Dobengal incantò i pugni per
dare
loro più forza, ma senza esito. Però, vedendo
ciò, a Rufus venne
in mente una cosa.
Con
la telepatia disse a Dobengal di fingersi morto, poi lanciò
un
fulmine addosso al demone; come prima, lui rimase in piedi senza
accusare nessun danno, ma imbufalendosi di più.
-Ehi,
cosa pensi di- Lo colpì ancora, ancora e ancora,
finché Orga non lo
scosse urlandogli di smetterla, che così ammazzava anche
Dobengal.
Aveva tanto voluto dare l'impressione di aver perso la testa che la
stava perdendo davvero. Torafuzar emanava saette da tutti i pori,
Dobengal non si muoveva.
-Mmm...-
Mugugnò il demone, poi guardò il torso penzolante
del mago e,
stizzito, lo gettò via. Lui cadde scompostamente come un
sacco di
carne. Un’ottima recitazione…
-La
farò finita con voi.-.
Rufus
fece un passo all'indietro simulando (o forse no?) stupore, Torafuzar
si piegò in avanti per caricare; Rufus si
preparò, stava per
decidersi il tutto per tutto.
-Ehi,
amico,- Gli fece Orga: -spero che la cretinata che hai in mente
funzioni.-.
Quando
l'Etherious fece il primo passo, vide che la cretinata aveva
funzionato.
-GUAH!!!-
Lo squalo gigante si era contratto, il suo corpo era attraversato da
numerose scosse nere.
-Eh?-
Grugnì Orga, e lui gli spiegò:
-I tuoi attacchi non si sono mai scaricati sul terreno: immagino che
l’esterno
del
suo corpo sia isolato.
Ma
tutta quell’elettricità non può essersi
dissipata tutta, quindi
è rimasta là dentro, ed è bastato
farlo muovere per innescare le
scariche.-.
-Ah...-
Annuì lui, probabilmente non ci avevo capito niente.
Torafuzar,
intanto, era crollato al suolo privo di vita: non poteva essere
altrimenti, i suoi organi interni dovevano essere fritti.
-Aspetta,
ma se è coperto di isolante, i miei attacchi
non avrebbero dovuto ferirlo; o no?-.
-Già,
acuta osservazione. Penso che tu l'abbia sciolto con tutti quei colpi
al petto: l'elettricità brucia oltre a fulminare. Ovviamente
la mia
teoria poteva essere sbagliata, ma a questo punto dovevo rischiare.-.
-Uhh...
non potevi farlo prima?-.
-Dobengal!-
Il ragazzo si era rialzato e camminava a tentoni, lo raggiunsero
immediatamente lasciandolo crollare sulle loro spalle.
-Ho
bisogno... di sdraiarmi... e una mela... tante mele...-.
Si
voltarono per tornare dal resto del plotone, che avevano debitamente
tenuto lontani; ma, mossi pochi passi, sentirono un impatto alle loro
spalle e un'ombra due volte più grossa di Orga li
sovrastò.
“Cosa?”.
Un
ruggito, e poi-
Oak
Town
Gli
artigli di Toby esplosero per l'ennesima volta e, per l'ennesima
volta, lui li fece ricrescere; così, sempre per l'ennesima
volta, il
ragazzo-sciacallo
latrò furibondo.
-Farò
esplodere voi, le vostre famiglie e ogni vostra futura
generazione!!!-.
-Ora
basta, arrenditi.- Gli intimò Yuka, stufo marcio di quello
scontro
che si era prolungato troppo.
-Morirete,
morirete tutti, verrete inghiottiti nella più profonda delle
spirali
oscure! E vi ci spedirò io, maledizione!!!- Jackal
batteva
i pugni sul terreno per la disperazione, con un ritmo via via
decrescente, come i suoi ansimi.
-Toby,
vai.-.
-Piantala
di darmi ordini!-.
-Mmm...-
Girando gli occhi lo circondò con le sue onde,
così poté attaccare
senza timore delle bombe; il demone si difese come meglio
poté, ma
finì con le spalle al muro (letteralmente, quello di una
casa) e il
mago lo trafisse ai fianchi.
-ARGH!-.
Toby
tornò da lui con un balzo, mentre Jackal si
accasciò senza un
lamento, lasciando sulla parete una macchia nera tirata.
-A
questo punto dobbiamo semplicemente finirlo.-.
-Oooon!-.
Si
fecero più vicini, quand'ecco che lui prese a mugugnare
qualcosa.
Altre imprecazioni o insulti?
-È
la natura... è la legge della natura... noi camminiamo e
schiacciamo
gli insetti... le erbacce, i cadaveri, i deboli... è
così...-.
-Hai
ragione.- Disse Yuka: -Peccato che quelli in cima alla catena
alimentare siamo noi, non voi mostriciattoli sintetici.-.
Jackal
soffiò un
ciuffo di
capelli che, sporchi di sangue, gli si erano incollati in bocca, e
poi...
“Sorride?”.
-Eheheh...
catena alimentare... cosa credi, che si tratti di cibo... che si
tratti di... uhm, della missione?-.
Yuka
notò che le sue mani tremavano, cercavano di muoversi e alla
fine,
lentamente, si alzarono. Guardò perplesso il compagno che
fece per
allungare di nuovo le unghie, ma non parve riuscirci.
-Di
Zeref, di istinto... chi se ne fotte, tutte cazzate... tutte
cazzate...- Ora le braccia, i piedi, le gambe, tremavano e tornavano
a muoversi, eppure non avrebbe dovuto nemmeno poter respirare in
quelle condizioni.
L'Etherious,
tremando,
si appoggiò sulla parete
per rialzarsi.
-Io
uccido da quando ho
memoria...
perché
mi piace...
perché lo voglio... perché adoro vedere gli
uomini esplodere, le
donne contorcersi, i bambini svanire nella polvere, i paesi
crollare... io calpesto voi inutili scarafaggi
non perché devo, ma perché è la cosa
più bella al mondo, perché
esistete per questo, per il mio personale
piacere!-.
Piantò
le unghie e si rialzò del tutto, i tremori andavano scemando
e così
i flutti di sangue.
-Questa
è la natura... volontà e piacere... i forti
possono
permetterselo... e a voialtri non resta che crepare!-.
Yuka
e Toby arretrarono di un passo, due passi, ma lui non si distanziava
perché diventava... ecco, più grosso. Le membra,
il petto, persino
il muso diventava più muscoloso e
si allungava e sbavava come quello di un
animale.
-Vi
farò brillare, detonare e poi svanire, e ballerò
sulle vostre
ceneri!!!-.
-Questo
non è possibile!- Si scandalizzò l'ex-Lamia
Scale: -Toby, che
cosa...-.
-Non
riesco a usare la mia magia! Cosa sta succedendo, grr???-.
L'unica
scelta era annullare qualunque maledizione
stesse usando, ma allungò le braccia a vuoto.
-Come?!-.
STOMP
STOMP STOMP
L'Etherious
avanzava calpestando e tritando i sassi, l'aria
stessa si stava comprimendo intorno a
lui:
la terra stessa
sembrava
tremare di paura.
Yuka
cercò
ancora una volta di colpirlo con le onde, invece notò con
orrore che
il suo braccio si stava illuminando, e
così
tutto il corpo; per di più sentiva caldo, un caldo scottante
sotto
la
pelle.
La
stessa cosa stava succedendo a Toby.
STOMP
STOMP STOMP
Più
Jackal gli si faceva vicino e più la situazione era chiara,
come se
nelle sue bestiali sclere bianche leggesse le sue intenzioni.
Tutto
ciò che toccava diventava una mina; loro dovevano esplodere;
lo
avevano colpito con tutta la loro magia.
STOMP
STOMP STOMP
Gli
incantesimi, l'avevano colpito e quindi l'avevano toccato,
la
loro magia l'aveva toccato...
STOMP
STOMP STOMP
La
loro magia era diventata esplosiva, lui la stava facendo brillare
adesso, la bomba era tutto il loro corpo!!!
STOMP
STOMP
STOMP
GRIN
I
denti di Jackal sibilarono in un ghigno che confermò ogni
sua,
oramai,
terrificante
certezza.
-Siate
il mio piacere!-.
Poteva
vedere le proprie vene,
pensò solo a questo, e tutto si tinse di giallo.
Oshibana
Acquattata
all'ombra di un armadio, Kagura sbirciò in strada. La truppa
di
demoni si era sparsa, incerta tra il riunirsi e il continuare a
cercarla; aveva fatto dei buchi su tutti gli edifici del vicolo, ergo
avrebbe potuto teoricamente schizzare dappertutto, per quello che ne
sapevano...
“E
che hanno visto.” Aggiunse sorridendo.
“Vediamo
che ordine seguire... prima quello, poi quello là, il
ciccione,
l'uomo toro... tam, tam, tam, ok, sono pronta.”.
“Ohi-ohi,
arriva il tizio di prima!” Al solo vederlo, ecco riaprirsi le
ferite. Il soldato più vicino gli spiegò la
situazione, e non prese
bene il fatto che ne avesse già fatti fuori metà:
a dirla tutta,
diede il suo contributo.
“Devo
colpirlo, adesso!”.
Fece
saettare Archenemy da tutte le parti, apparentemente a caso e troppo
velocemente perché
potessero identificarla,
riuscendo
a
destabilizzarli tutti: anche Zero. Sapevano
bene cosa stava per avvenire, e infatti avvenne: uno a uno ebbero la
gola tagliata, un buco in petto, un cervello in meno e infine...
-Ah!-.
Le
scappò questo verso di stupore, con l'unica mano rimasta
Zero aveva
fermato Archenemy. Dietro la schiena.
-Deficienti,
è solo la sua spada!-
Sbraitò, puntandola
inavvertitamente contro di sé.
“Bravo,
così, così!”.
Zero
si accorse con un solo secondo d'anticipo che la lama stava
brillando, e con una spazzata la allontanò da sé.
Il
raggio laser tracciò un arco in orizzontale; per un secondo
non
accadde nulla, poi tutti i demoni rimanenti caddero indietro dalla
vita in su, mentre le loro gambe in avanti.
Sempre
meglio di niente, ma sarebbe stato ancora meglio se avesse eliminato
lui.
“Le
mie ferite sono quasi guarite, ancora pochi istanti e...” Ma
non ne
ebbe nemmeno uno: venne accecata da un fascio viola e si
ritrovò a
precipitare nel vuoto.
Nervi
saldi, atterrò sulle gambe, stropicciandosi le palpebre fino
a
vederci di nuovo. Era stato un bel flash…
“La
città è distrutta?!” Ne rimaneva una
macchia nera tipo di
fuliggine, ogni manufatto o cadavere era scomparso; in lontananza
scorgeva gli abitanti (evacuati, come quelli delle altre
città)
immobilizzati dall'orrore, e Zero era...
-Eccoti
qua.- Lui era rimasto immobile, con la katana in
mano e un
accenno di sorriso tra le labbra; ma lo capì subito, si
trattava di
una compostezza fragile quanto un castello di carte.
Prima
che lui potesse fare qualsiasi cosa, Kagura usò la
telecinesi sulla
sua arma cercando di trafiggerlo; Zero fu sufficientemente accorto da
scagliarla via, ma lei la fece riposizionare davanti a lui.
“Ora
sarò io a ridere!”.
La
lanciò in numerosi affondi, che lui
evitava quasi li
prevedesse;
la fece roteare all'altezza del suo collo, ma lui
si
piegò di lato e gli tagliò solo un ciuffetto di
capelli;
tentò con ogni stile di spada che conosceva, sempre invano.
E
lei intanto aveva il fiatone.
“Non
mi arrendo!!!”.
Ricominciò
la danza, ma
Zero era come se si divertisse, quasi il
suo
fosse un gioco.
“Fai
pure, lasciati distrarre!” Creò una propria copia
alle sue spalle,
con tanto di spada. Il Cambiato non si era accorto di nulla,
“lei”
era troppo veloce, poteva funziona-
-re
-Umpf!-.
Zero
rimase fermo un momento, poi estrasse la vera Archenemy dal petto del
clone, che svanì in polvere.
Lento
quanto prima era stato veloce, Zero si voltò, facendole
osservare
gradualmente tutta la sua espressione sadica e compiaciuta.
-Non
sei malaccio, ragazzina.-.
Non
era
male??
-E
non è ancora finita!!!-.
Agitò
il braccio come se tenesse la spada in mano, facendola muovere al
doppio della velocità rispetto a prima; il demone si difese
come
aveva già fatto, usando le due dita. Ma, nonostante tutta
quell'energia, i suoi capelli non si alzavano al vento, la sua bocca
non si contorceva, le sue palpebre non sbattevano per lo sforzo.
Quello che per lei era fatica, per lui era un pratico... ma
normale... esercizio...
Un
esercizio.
UN
ESERCIZIO!!!
-PEZZO
DI M
CRONCH
Fu
il suono della sua mandibola, stretta tra il pollice e l'indice di
Zero; e fu il suono di tutte le sue ossa nel sollevarsi bruscamente.
Le punte delle sue scarpe cercavano avidamente il suolo, distanti
solo qualche soffio, e quell'insulto era rimasto mozzato in gola, ma
si faceva strada, piano piano, uscendo come sospiro. A mano a mano il
suo ventre si abbassava, e gradualmente le forze le venivano meno.
“Teletrasporto.
Deve avere usato... il teletrasporto... ah...”.
Provò
a divincolarsi, ma era inutile, e la vista si anneriva sempre di
più...
Flash
Questa
è la mia spada
-Erza!-
-GERAAAAAAAAAARD!!!
Diventerò
più forte
-Salva
Millianna, ti prego!
Sono
stata debole
...Non
merito questa spada
-Non
è vero, Kagura-nee-chan!
Ti
giuro che
-Er...za...
Ti
giuro che
PAT
PAT
-Erza,
non scompigliarmi i capelli!
proteggerò
tutti
-Diventerai
più forte di me, un giorno
tutti
quanti
con
questa spada
-Kagura!-.
“Ar...che...ne...my...”.
Ed
ecco che...
come
dire...
era
come se la spada le stesse rispondendo...
come
se,
come
se...
“Oh,
per la miseria!”
Con
le forze che le rimanevano la fece saettare verso di lei, per
trafiggerlo; e forse funzionò, perché la presa si
allentò e poté
finalmente divorare prezioso ossigeno.
-Ah!-.
Quello
che vide le fece accapponare la pelle: il viso di Zero si era
congelato in un ultimo, fatale sogghigno.
Si
riscosse subito, cercando di aprirgli la mano: come poteva
essere già così rigido?
Era morto da neanche un-
Oh.
-Che
peccato, era un bel tentativo.-.
“Come?
Come ci è riuscito???”.
Poi
vide che aveva fatto esattamente la stessa cosa di poco prima: aveva
preso la spada dietro la schiena, e ora gliela mostrava... con la
mano che non aveva più. Che non avrebbe dovuto
avere più.
-Una
vita di ricambio e un corpo di ricambio, persino
più forte del primo; ma
per
te non
è affatto così!-.
-AAH!!!-
Urlò lei, sentendosi trapassare la coscia sinistra dalla sua
stessa
spada. Quando la riestrasse, non aveva più le energie
nemmeno per
gridare.
-Credimi,
fremo dal desiderio di distruggerti. Distruzione, mmm, che bella
parola! Sì, annichilirò ogni forma di vita! E
inizierò con quelli
che ami...-.
Cosa?!
Il
paesaggio cambiò di colpo, ora erano sospesi in aria, a una
decina
di metri dal suolo a guardare in basso. Dovevano
essersi teletrasportati di nuovo...
Un
attimo, ma si trovavano a-
-Ma
che bel castello...-.
-No!
Non ti azzardare a fare nulla!-.
-Oh,
io credo invece che farò molte cose. Tu aspettami qui!-
La spinse indietro, incastrandola nella parete del palazzo e
rompendole qualche costola; dopodiché tirò
indietro la spada,
appoggiò la lama sopra la sua coppa destra e l’affondò
fino all'elsa.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!-.
La
lasciò lì a penzolare nel vuoto e si
allontanò, girandosi verso la
città.
-Guarda
guarda, sta arrivando gente. Eh, non ce la faranno in tempo! LI
DISTRUGGERÒ, LÌ DISTRUGGERÒ TUTTI!!!-
Unì le mani
creando una piccola sfera verde, che ingrandiva allargandole.
“Dannato,
dannato, DANNATO BASTARDO!!!”.
Kagura
riuscì a prendere
il manico e spinse fuori, nonostante ogni millimetro guadagnato fosse
una nuova scarica di dolore.
“No! Non
fa male non fa male non fa male per niente!!!”
Riuscì a tirarla
fuori del tutto e, cadendo, gli balzò sulla schiena. Sgolandosi più che mai, lo trafisse al cuore.
-Bluagh!-
Zero sputò del sangue, e la guardò con occhi che
sprizzavano una
sola parola: distruzione.
-Ti
ho già detto che ne ho due! Mi rendi solo più
forte!!!-.
-Allora
ti ucciderò due volte!!!- Alzò la spada per
colpire di nuovo, ma il
Cambiato ne approfittò per scrollarsela di dosso e farla
cadere.
-Prendi
questo allora!-
Le lanciò contro la sfera, lei
non poteva evitarla, non riusciva nemmeno a stare dritta: le
forze che aveva miracolosamente recuperato si erano già
esaurite.
“Sono
finita!”
Si protesse istintivamente il viso con le braccia, sentì un
gran
freddo, si aspettava scottasse e invece no; pensò di essere
morta e ne fu
furiosa, si era fatta tirare le cuoia come niente!
"Un
momento, se
sono arrabbiata, come faccio a essere morta?”. E infatti,
riaperti
gli occhi, vide che non era successo niente; solo Zero sembrava un
bel po' stupito.
Ehi
ma... ma che mani aveva? Fucsia? Metallo? Una-un'armatura?
Un'armatura lei? Tutto il corpo ne era ricoperto,
toccandosi
intorno si accorse di avere pure una cuffia tra i capelli, che
assurdità era?
“Que-questo
è...”.
D'istante
si sentì inondare di nuova energia magica (o forse era
demoniaca, se
lo sarebbe chiesto poi), i lividi smisero di farsi sentire, e
infoderata al suo fianco notò la sua fedele
Archenemy.
Si stava
tenendo
in volo grazie a due razzi sotto le suole, non sarebbe riuscita
a
rimanere in equilibrio se non avesse
sentito di possedere
un'esperienza la quale, chiaramente, non era
sua.
“Allora
era lei, era lei anche prima!”.
Provò
un grande bisogno di riprendere la spada e usare una certa
magia.
Non poteva che essere un'idea di quella lì.
“Ho
capito...”.
-Spada
delle Sette Stelle!- La lama cominciò a caricarsi con una
velocità
inaudita, solo che invece di essere luminosa diventava
progressivamente più scura.
“...Malvagie...”
Completò
controvoglia. Di diverso dall’altra
volta non
era solo il colore o la qualità, sapeva di poter incanalare l'incantesimo nella katana invece che rilasciarlo
di botto.
-Si
può sapere dove hai tirato fuori tutta questa energia???-
Ruggì Zero, non doveva piacergli la sua nuova espressione
risoluta.
-Chissà,
un po' qui e un po là.-.
-Basta,
ti distruggo!!!-
Spalancò le braccia, generando come un'onda di fantasmi
scheletrici
che si avventarono su di lei; uno spettacolo terrificante, da
oltretomba,
ma Kagura si sentiva piena di un coraggio che, seppur alieno, non
aveva intenzione di rigettare.
-Fatti
sotto!!!- Kagura si gettò alla carica, spazzando un fendente
e
tagliando a metà l'onda, passandovi attraverso e trovandosi
davanti
il grugno incredulo dell'avversario.
-PUTTANA!!!-
Stavolta utilizzò entrambe le mani, entrambe le coppie di
dita
ritte, ma lei le tranciò via con un unico taglio. Era
sorpreso, lei
pure, ma non gli lasciò tempo di soffrire.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!-.
ZAMZAMZAMZAMZAMZAMZAMZAMZAMZAM
Tagliava
e colpiva, colpiva e tagliava, tracciava grandi solchi come un
bambino con una matita, e continuò fino a sentire i guanti
fondersi
dal contraccolpo e i calli alle dita dolere di nuovi calli. Allora, e
solo allora, si fece indietro.
-Anf,
anf, anf...-.
Zero
rimase fermo, congelato nel tempo, gli occhi sgranati e i denti
aperti forse dalla sorpresa o forse solo dalla confusione.
Un
reticolo di linee
di sangue spruzzò
lungo tutto il suo corpo, dividendogli la testa a metà. Poi
i pezzi
così delineati scivolarono gli uni sugli altri.
Infine
vennero le esplosioni.
La
polvere si diradò e la trance si spezzò.
-Ce
l'ho... ce l'ho fatta, ce l'ho fatta sul serio! Ahahah! Oh mio kami,
ce l'ho fatta!-.
Depotenziando
i razzi incominciò la discesa, sempre ridendo (e rischiando
di
sbilanciarsi tra l'altro), fino a toccare suolo. In quella,
udì una
voce in testa.
“Mica
ti eri scordata di me-ara?”.
-Ahahah!
N-No, direi proprio di no... ah...- Si calmò, smise di
sorridere e
tornò seria. Già,
non era da Kagura
provarci gusto in tal modo... era da lei!
-Cosa
ci fai dentro di me?-.
“Rilassati-ara!
Sono solo di passaggio, tra
l'altro sono
già morta!”.
-Uhm...
non vorrai di nuovo rubarmi il corpo.-.
“No,
no, tanto sono solo un frammento: sì,
solo un
misero frammento di
quella splendida,
gentile, generosa, bella...
sniff! Che commozione!”.
-...eh,
sto piangendo... ih! Sto piangendo davvero! Non farmi piangere,
stupida!-.
“In
ogni caso, il mio era
solo un piccolo
regalo d'addio,
però sentiti libera di usarlo quando e come vuoi in futuro.”.
-Non
hai idea di quanto lo aspetti...-.
“Ara-ara,
che macabra ironia!
Anche per questo mi piacevi tanto!”.
-E
tu per niente. Ma grazie lo stesso, mi secca,
ma mi hai salvato la vita. Comunque non pensare che ti per-
“BUHUHU!!!
KAGURA-CHAN, TI VOGLIO BENE ANCH'IO!!!”.
...che
strazio.
“È
ora che vada, porterò i tuoi saluti alle tue amiche.”.
-Quelle
che hai ucciso?- Replicò Kagura con una vena nervosa in
fronte.
“Io...
insomma, mi sento già abbastanza in colpa! Ciao ciao-ara!”
E tacque.
-Ah,
alla buon'ora!- Sospirò la bruna, sedendosi sul ghiaino
mentre
l'armatura spariva. Le lacerazioni erano scomparse tutte, ma in
compenso aveva un brutto mal di testa che...
Che
strano, il suo cranio aveva una forma insolita.
“Un'ultimissima
cosa: ho fatto in modo che per un tempo dieci
volte
quello del
Soul
tu sarai... diciamo più bella, ecco. Non
mi ringraziare, bye bye-ara!”
Non diede altre spiegazioni e stavolta non parlò
più
definitivamente.
Aspetta,
bella come?
Oh
no.
Oh
no.
Abbassò,
cautamente, lo sguardo e si rese conto istantaneamente che... non
erano
le sue.
E
quel vestito viola non era il suo.
E
quei capelli biondi non erano i suoi.
E
quelle unghie curate al dettaglio non erano le sue.
-CHE
ACCIDENTI
È QUESTA ROBA???-.
No,
quella voce non era la sua.
“LAODIOLAODIOQUANTOLAODIOOOOO!!!”.
-Hhh!!!-
Si trovò senza fiato per quello sfogo, nonché col
bisogno
impellente di prendere una mentina e farsi massaggiare la gola da un
bel fusto.
“Che...
che... umiliazione... per una guerriera...”.
-Basta...-
Gemette, sdraiandosi per trovare un po' di riposo. In tal modo,
tornò
a guardare il cielo, e bisognosa di distrazione vi si
concentrò
totalmente.
Come
descrivere quel fenomeno? Anzitutto erano le prime ore del
pomeriggio, eppure era molto più scuro; ma la cosa
più evidente era
lo squarcio in mezzo all'atmosfera, come in
quei dipinti in cui
il mare si divideva
in due; solo che non era il mare, bensì il cielo, e lo
strappo era
di colore notturno, ma con una vena gialla in profondità.
Prima le
era parso di vedere delle esplosioni o delle comete uscire, non era
sicura, pensava a tutt'altro, però ora non le vedeva
più.
Non
erano stati loro, quindi i demoni? Mmm, l'istinto le diceva di no,
perciò rimaneva una misteriosa terza forza. Amici o nemici?
Si
sarebbe visto presto...
“Che
sto facendo?” Si riscosse allarmata: “Non ho tempo
da perdere!".
Rialzatasi di scatto, tuttavia, ebbe un mancamento, la sua vista
roteò e perse i sensi.
*
* *
Vicino
a Zonia
-Eh
già, Wendy era un vero abominio: la divinità
più pazza e crudele
non avrebbe saputo creare di peggio. La vedevi vagare senza meta e
far fuori ogni ente abbastanza forte da essere considerato un
bersaglio. Ma la cosa più tremenda era... mi stai
ascoltando?-.
No,
non
proprio:
Ezel faceva il verso del polpo-leone e si stava trasformando in Forma
Etherious: da tentacoli-mosci a tentacoli-spiedini, samurai
dell'oceano e altre cose strane. Meh.
Tirava
fendenti d'aria dai nomi improponibili così, a caso: sai
che utilità ne avrebbero tratto
i contadini? O quelli che fanno le trincee per la guerra, anche
quelli...
-Dicevo,
la cosa più spaventosa era la sua apatia.-
Continuò, mettendo le
mani in tasca: -Era una belva, vedevi arti e interiora volare via in
mezzo millisecondo, ma potevi pure ricoprirla di sangue da capo a
piedi e non cambiava mai faccia.-.
-Beh,
chiamala “faccia”. Negli occhi non leggevi niente,
capisci, i
bulbi ci stavano solo per bellezza, perché erano come orbite
vuote;
un'altra cosa era che aveva sempre, e dico sempre, le labbra serrate:
mai uno spiraglio, manco uno; ed era seria, mortalmente seria, una
maschera funerea.-.
-Non
penso ci provasse gusto nello sterminare vite, non era come noialtri:
per lei era normale come respirare
o camminare,
era la prassi... il che può gettare un impianto per un
discorso
filosofico sulla sua effettiva mostruosità, dato che
probabilmente
non si rendeva conto di essere un mostro: lei
ci era nata, non
conosceva altro modo di vivere.
Quello che so io è che faceva rabbrividire persino me,
quando per
sbaglio mi guardava io pensavo sempre: “cazzo, sono il
prossimo!”;
e invece a Salamander e a noialtri tre non ci ha mai attaccati; anzi,
credo
che non si accorgesse neanche di noi.-.
-Una
volta il fiammifero ci ha provato, a combatterci. Beh,
anche noi, ma non con quella serietà. Lei
si limitava a prenderle come un sacco da boxe, ma per quanto fossero
brucianti i suoi attacchi tornava sempre in piedi, illesa. Poche
volte ho visto End così incazzato, alla fine aveva esaurito
tutte le
energie e lei era più immacolata di un bimbo in fasce. Tu
mi dirai che avrebbe dovuto farci meno paura, tanto non ci
avrebbe mai fatto
niente, ma mi sono sempre stretto le palle nel passarle vicino.-.
Il
tempo delle chiacchiere era finito, forse non era proprio mai
cominciato. Aveva schivato gli attacchi di Ezel soltanto per istinto,
mica perché lo avrebbero danneggiato, e ai suoi occhi doveva
sembrare che sparisse e ricomparisse qua e là.
Alla
fine Ezel tirò uno strappo di vento più grosso
degli altri e,
spezziamo una lancia a suo favore, anche più veloce; Gajeel
decise
di porre fine a quel surrogato di scontro, perciò
saltò, alzò la
mano e...
“Bel
taglio, ma io...”.
-Spada
del Drago di Ferro!-.
“...taglierò
il tuo taglio!”.
ZAM
Gajeel
rimase immobile che faceva figo, atterrando quindi con la mano
abbassata.
Le
due parti perfettamente simmetriche del Cancello Demoniaco giacevano
più in là, e in viso (nelle due metà)
aveva ancora le fauci
spalancate e le
sclere bianche.
Non l'aveva vista arrivare, la sua morte.
Così
succedeva a molti in guerra, rifletté Gajeel: soldati troppo
stupidi
per provare paura, e forse era meglio per loro che andasse
così.
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Capitolo 6 *** Epopee ***
Risin'
up, back on the street
Did my time, took
my chances
Went
the distance, now I'm back on my feet
Just a man and his
will to
survive
So
many times, it happens too fast
You trade your
passion for
glory
Don't lose your
grip on the dreams of the past
You
must fight just to keep them alive
It's
the eye of the tiger, it's the thrill of the fight
Risin' up to
the challenge of our rival
And the last known
survivor stalks
his prey in the night
And he's watchin'
us all with the eye of
the tiger
(Eye
of the Tiger-Survivor)
Zona
deserta
-“Il
cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i
monti e le
isole furono smossi dal loro posto...”[1].-.
Quella
visione in cielo era puro estetismo, magnificenza astratta, un
orgasmo per i sensi! Ah, che ispirazione! Che introspettiva divina!
Il suo spirito così flebile e vacuo si sarebbe forse perso
nell'infinità della contemplazione?
-Non
ti fermare, cra cra!- Gracidò una lagna
insopportabile dietro
di lui: -Quanto ci costerà questo ritardo, quanto, quanto?-.
-Non
mi disturbare.- Sbottò lui: -Anzi, non parlarmi proprio, non
sopporto voialtri demoni.- o qualunque tipo di esseri anartistici in
generale. Certo, poteva liberarsene in un batter di ciglio: figurarsi
se era davvero loro prigioniero, si era fatto catturare! Il fatto era
che non poteva perdere tempo con tutti i vermetti che strisciavano
attorno alla serpe; no, li avrebbe fatti uccidere a vicenda, e lui si
sarebbe vendicato su Kinana.
E
poi sulla nana, avrebbe trovato e uccisa anche
lei.
L'unico
punto debole del suo piano erano quelle rivoltanti manette ai polsi;
ah, beh, un piccolo prezzo da pagare. Se ne sarebbe liberato in
fretta: che pessimo design però.
Intanto
la iena gracchiò ancora: -Cra cra,
portaci da quella donna e
ti lasceremo andare cra!-.
Seh,
certo, con una lettera di raccomandazione magari. Lui
avrebbe
lasciato andare loro se avessero fatto la loro
parte.
-Eccola.-
Disse indicando la città di pietra e sabbia; Rosemary,
già, il
destino faceva le bizze.
-Lei
è lì dentro.-.
-Cra
cra molto bene! Hai fatto un ottimo lavoro, umano!-.
Le
armi e le armature dei demoni cigolarono; ok che avevano il vantaggio
numerico ma per lo meno il silenzio per un agguato no?
-E
ora... è il momento di sparire!-.
SNAP
Con
uno schiocco di dita, Rusty li fece teletrasportò tutti in
città. O
meglio, creò un portale sotto i loro piedi che…
dettagli
insignificanti.
-Ecco,
accontentati. Riprendiamo la marcia.-.
Plutogrim
Ezel
era morto.
Non
si sarebbe più rigenerato, perché era stato
Gajeel a ucciderlo. Una
fortuna, perché c’era ancora Sayla nella capsula,
e non avrebbe
saputo dire cosa sarebbe successo se fosse entrato anche lui. Forse
Mard Geer avrebbe potuto, a lui erano sempre piaciute
quelle… cose
scientifiche.
La
considerava una fortuna perché non
gli era mai andato a genio Ezel:
sempre fissato a distruggere tutto, tagliare tagliare e tagliare,
privo di personalità. Gli ricordava sé stesso,
quello di una volta,
e il sé stesso di una volta odiava che ci fosse un altro
come lui.
“Mi
sa che se fosse stato un fusto come Tempestar o una tettona come
Sayla l’avrei
trattato
in maniera diversa. Zeref l’ha creato apposta per non farlo
piacere
a nessuno. Vedi, tu sì che sei fortunata, Lucy. Ahah,
proprio!”.
L’altra
cosa che era successa, più degna di nota, era il risveglio
di Wendy.
Non capiva come fosse successo di preciso. Ma anche il libro di
Gajeel l’aveva trovato per caso in una stanza della gilda: e
quindi
iniziava a pensare che non fosse stato un caso.
Sospirò,
massaggiandosi la fronte.
“Ci
sta manipolando come sempre. E quello che sta passando adesso Wendy
è
tremendo, mi fa incazzare. Però adesso mi va proprio di
sfidarla,
sono tutto un fuoco! Sono sicuro che con la mia forza
attuale…”.
Qualcosa
nell’angolo della sua visuale era cambiato. Guardò
meglio. Lucy lo
stava fissando.
Di
propria iniziativa.
I
suoi occhi erano spenti, non avevano alcuna traccia d’anima;
le sue
labbra erano serrate, il suo viso liscio e freddo, i suoi bei
capelli, no, che c’entravano quelli?
Lo
stava guardando di sua volontà, a
dispetto della sua cancellazione;
possibile che, nonostante tutto, qualcosa di lei fosse
ancora…
Lucy
non si mosse. Continuava a fissarlo intensamente, in attesa.
“No,
che stupido. Ha percepito le mie intenzioni. Sta aspettando che le
dica chi attaccare. Rilassati, non c’è nessun
nemico qui.”.
Lucy
tornò a guardare davanti a sé. Puntuale,
obbediente, come la
marionetta che era. Che lui aveva reso tale.
Lui,
lui, lui aveva fatto quello alla sua migliore amica.
Sorrise,
poi ridacchiò, poi scoppiò a ridere, e
l’eco delle sue risa si
perse nei corridoi del castello vuoto.
Rosemary
-Waaaaaah!
Ohi!- BOING: -Ohi!- BOING: -Ohi!-.
Franmalth
finalmente smise di cadere e rimbalzare, e si rimise in piedi.
-Ah!
Quell'umano la pagherà! Dov'è il mio bastone?-.
Anche
i suoi uomini erano storditi e avevano fatto cadere le armi.
-Oh,
quanto ci costerà questo? Quanto, quanto?- Si chiese
demoralizzato.
Il Master aveva espressamente dato a lui la missione di eliminare la
negromante, e si era fatto imbrogliare dal primo umano che aveva
incontrato! Che vergogna, che vergogna!
-Signore,
quali sono gli ordini?- Fece uno dei suoi. Bella domanda, a conti
fatti la donna poteva non essere mai stata lì.
-Heros
ex Machina!!!-.
BOOM
Una
specie di bolla d'impatto lo mandò gambe all'aria, e
giù a rotolare
di nuovo. Rialzatosi e tolta la sabbia dall'occhio, vide che era
piovuto dal cielo un uomo in armatura, ancora piegato in avanti per
l’atterraggio.
“Questo
qui…!”.
-Io...-
Soffiò quello a denti stretti: -Io...-.
-CHE
MALE ALLE GAMBE!!!-.
Si
buttò a terra divincolandosi e tenendosi le ginocchia,
piangendo
come un bambino.
-ME
LE SONO ROTTE PERDINCI!!!-.
Franmalth
si chiese cosa pensasse di fare con un'entrata di genere, senza
nemmeno provare in alcun modo ad ammortizzare la botta.
-Signore,
chi è costui?-.
-Mmm...-.
Era
senza dubbio l'uomo di cui gli aveva parlato End.
-Insieme
a quella donna c'è un Cambiato.-.
-Un
Cambiato? Uno dei traditori?-.
-Già.
Ma non è un Cambiato normale...-.
-Attaccatelo!-
Ordinò ai due demoni di fianco a lui; quelli annuirono e,
spade
sguainate, gli furono addosso.
-Che
dddddolore!- L’uomo
saltò
in piedi e si diede una strizzata, menando
due pugni che stesero i suoi aggressori.
“Le
sue gambe sono già guarite.”.
-In
che senso?-.
-Fu
un errore di Sayla, lo riempì di anti-ethernano due volte
più del
previsto.-.
-Due
volte? Quanto è costato un fallimento simile? Quanto? Un
momento,
allora avrebbe
dovuto ucciderlo.-.
-Infatti
gli trapassò il torace
con alcune travi, solo che...-.
-Avanti,
demoni felloni!- Esclamò il cavaliere sgranchendosi le
braccia:
-Sotto il prossimo!-.
Franmalth
ringhiò, e poi: -Attaccate!!!-.
-Whaaa!!!-
Urlarono i soldati obbedendogli.
-Cosa
successe?-.
-Lui
si svegliò e le estrasse tutte, poi ruppe il vetro e la mise
ko con
un pugno.-.
-U-Una
dei Nove Cancelli? Con
un colpo solo?-.
-Lo
colpii al petto io stesso con
una palla di fuoco,
ma in pochi secondi era di nuovo
guarito.-.
Nella
massa di demoni che si accalcavano attorno al nemico, Franmalth vide
uno volare via e finire su un tetto, altri due quasi lo
travolsero,
e poi riuscì a
vederlo: in mezzo ai soldati, li metteva a terra con mosse tipo
wrestrel o pugile, altro che cavaliere.
-Per
di più era andato in berserk
ed
era scappato.
Corse
per qualche chilometro fino a un burrone, io gli avevo
sguinzagliato contro tre plotoni ma… è
un po’ imbarazzante da ammettere…-.
L'energumeno
demone-orso, con una zampata, gli portò via la nuca, e lui
cadde a
terra.
Franmalth
socchiuse l'occhio, in attesa di vedere cosa sarebbe successo.
Infatti, un soldato calò la lancia sul suo petto per
finirlo, ma lui
l'afferrò con una mano e gliela spinse addosso,
frantumandogli
l'elmo col manico; fu di nuovo in piedi, la ferita già in
via di
guarigione.
End
sospirò e si sedette sul trono, massaggiandosi la fronte.
-Li
abbatté tutti e li buttò giù uno
ad uno, a quel
punto decisi di lasciarlo andare. Speravo che fosse una mina vagante
per gli umani, invece deve aver ritrovato
il controllo;
oppure Kinana lo ha addomesticato.-.
-Mmm...
Tuttavia, Mio Signore, tutta quella anti-magia dovrebbe avergli
mandato il cervello in pappa, e procurargli scariche di dolore a ogni
secondo.-.
Il
cavaliere fronteggiò
l'orso
muovendosi cautamente di lato, gli altri demoni li circondarono con
le armi puntate; l'orso provò a morderlo, lui
lo schivò, urlò e affondò la lancia
sul suo petto, lo
oltrepassò
e la
riestrasse
dalla schiena.
L'orso
ruggì disperato e si voltò, ma stavolta la lancia
gli finì in
faccia.
-Infatti,
dovrebbe essere già morto da un pezzo. Quello che lo tiene
in vita è
un'innata forza di volontà.-.
-Forza
di volontà?-.
-Sì,
e questo lo rende estremamente
pericoloso.
Non è tipo che si fa piegare da niente, e se lo
può permettere
grazie al suo fattore rigenerante senza paragoni.
Scommetto anche che è in grado di controllare la sua
trasformazione.-.
-Oh...-
Franmalth sogghignò,
già sapendo cosa fare: -Quanto
varrà la sua anima, quanto, quanto?-.
-Ritiratevi!-
Ordinò ai suoi uomini, e loro, già intimoriti, non
se lo fecero dire
due volte.
-Ah!-
Il cavaliere si sedette sulla carcassa, incrociando le dita davanti
al viso.
-Ordunque
sarai tu il mio nemico, rospo giallo?-.
“Rospo?”.
Si
liberò dell’elmo
e passò in Forma Etherious.
-Ti
sbagli, io sono un Cancello dell'Ade!!! Connessione!!!-.
Allungò
le braccia che
gli girarono
intorno, si attaccarono e iniziarono
ad assorbirlo.
-Ugh!-.
Il
cavaliere scattò in piedi, divincolandosi ma in
realtà sprecando
preziose energie.
-Più
il mio avversario è forte, maggiore diventerò
forte io stesso!
Grande End, la sua anima
diventerà nostra!-.
End
si massaggiò la bocca, molto meno entusiasta di lui.
-Sai,
dovresti stare attento...-.
-La
tua anima è mia verme!!!- Esultò Franmalth,
percependo il suo
potere scorrergli nelle vene.
“Incredibile,
è persino maggiore di quando affrontai il Master umano; non
importa,
nessuno può...”.
-L'anima
è la fede del cavaliere: Sancta Fides!!!-.
-...perché,
prima di riuscire ad assorbirlo tutto...-.
Un
lampo accecante si abbatté sul ragazzo: per qualche motivo
ora i
suoi capelli erano più lunghi e biondi e i suoi occhi
contornati da
un alone nero.
Franmalth
sentì una massa
di magia attraversargli le braccia e provocargli un
tremito in tutto il corpo.
“Cosa???”.
-...potresti
scoppiare.-.
“Il
mio corpo sta per
-Pfui!
Non succederà!-.
BOOOOOOOOM
L'Etherious
crollò indietro, perdendo fumo dalla bocca spalancata.
-Franmalth-sama!!!-.
Rapidamente,
prima di perdere i sensi per il dolore, assimilò cinque dei
suoi che
gli si erano fatti troppo vicini, guarendo da ogni ferita.
-Maledetto!!!-.
-Il
mio nome è Dan Straight, rospo giallo.- Si
presentò il
cavaliere, ora con in mano la lancia e uno scudo: -La
sacra spada contro il male ripugnante che incarni.-.
-Quanto
ti costerà questo affronto, quanto, quanto??? MILLE DELLE
TUE
ANIME!!!-.
Si
raggomitolò su sé stesso, diventando una
micidiale palla spinata, e
gli andò addosso.
-Quando
un cavaliere incontra il male, lo scalcia via! Balista!!!-.
Una
pressione pungente (doveva trattarsi della lancia) lo
sollevò in
aria e lo sbalzò in cielo.
-M-Mi
hai fatto male! Eh???- L’arma del Cambiato gli stava volando
contro, gli fu impossibile evitarla e gli finì in bocca,
spingendolo
ancora più un alto.
-Blublubluagh!!!
Questo è troppo!- Usò le braccia allungate a mo'
di fruste ed
exquipaggiò due spade per affettarlo, ma Dan Straight si
appiattì
dietro lo scudo.
KLENGKLENGKLENG
Per
quanto rapido e potente fosse, non scalfiva nemmeno la sua difesa, e
anzi i suoi attacchi rimbalzavano: doveva trattarsi uno scudo
incantato come minimo.
-Per
tua sfortuna mi sono mangiato un intera squadra di maghi prima di
incontrarti!!! Magia Perforante!-.
Finalmente
riuscì a infrangere la superficie azzurrina dello scudo,
allora il
cavaliere si sporse puntandolo con la lancia, che doveva avere
recuperato in qualche modo.
-Raggio
di Habaraki!-.
“Raggio?”.
-Assorbimento!-.
Per
un attimo rimase senza vista, tuttavia era certissimo di avercela
fatta.
Eppure
era altrettanto sicuro che quel palazzo non fosse tanto grande prima.
-Ih!
Sono minuscolo!-.
-Non
importa, mi basterà usare la magia per...- L'ombra di una
suola lo
oscurò, facendogli venire un infarto. Tornò della
larghezza giusta,
ma come sottiletta.
-Umiliare
similmente uno come me... come osi, come osi???-.
“Così
vorrei pensare, ma non riesco a scalfirlo!!! Quanto mi
costerà???”.
-Ma
dai.- Fece una voce familiare alle sue spalle: -Non avete ancora
finito?-.
-Chi-tu???-
Era quell'umano di prima, quello col ciuffo e la brillantina.
Camminava a passo tranquillo con le mani in tasca, guardandoli con
sufficienza e disappunto.
-Lo
finirò io, allora, e poi penserò a te,
sottospecie di cavaliere.-.
-Eh?
Chi è costui? Un cavaliere
errante?-.
-Un
cavaliere errante?- Ripeté lui: -Direi più un
trovatore. A dirla
tutta non ho niente contro di te, perciò di consiglio di
farti da
parte finché puoi.-.
-Ahahah!-
Franmalth alzò di scatto le braccia, circondando l'umano:
mentre era
così impegnato a parlare, lui aveva preparato una
contromossa che li
avrebbe messi nel sacco, tutti e due!
Però
stavolta non iniziò neanche ad inglobare il suo potere,
anzi, le
ventose che usava si congelarono come ghiaccioli.
-Ehh???-.
-Che
essere nauseabondo.-.
-Nevvero?-.
-Grrrrr!-
Non sapeva quale dei due guardare, mai era stato così tanto
offeso!
Poi capì che, se non poteva assorbirli, doveva semplicemente
metterli uno contro l'altro, e il gioco sarebbe stato fatto.
-Ohi,
signor cavaliere!- Urlò usando le mani come megafono.
-Uh?-.
-Quest'uomo
ha detto di voler uccidere la donna che proteggi!-.
-Cooooooomeeeeeee???-
Si scandalizzò Dan.
-Tsch!-
Sputò invece l'altro: -Davvero patetico.-.
-Stai
zitto! Pidocchio impertinente, tu e la tua specie verrete
annientati!!! Ah!!!-.
-Ranocchio
malefico, non profanare più il terreno su cui cammino!-
Dan
lo sollevò tenendolo per la testa, poi si girò e
alzò un braccio
verso il sole per prendere la mira.
“La
mira??? La mira per cosa???”.
-Un
momento, un momento!!!-.
-Le
braccia del cavaliere possono raggiungere le stelle! Iaculum!-.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
In
un palazzo
“Dan
non ha ancora finito-kina?”.
Kinana
si asciugò il sudore dalla fronte, poi percepì
qualcosa in
avvicinamento.
“Accidenti,
devo rallentare il ritmo.” Senza staccare le mani da terra,
cambiò
il tipo di magia: nel giro di pochi secondi delle montagnole
iniziarono ad emergere nel pavimento.
“Devo
pensare sempre a tutto io-kina!”.
Nella
piazza
-Sappi
che hai il mio rispetto solo per averlo fatto, cavaliere.-.
-Ah!
Ti permetto di cantare delle mie gesta, o menestrello!-.
Il
suddetto mostrò di non gradire l’apostrofo.
-Menestrello?
Relegare un artista del mio calibro al livello di un qualunque
saltimbanco?-.
Dan
aggrottò la fronte, il suo voleva essere un complimento: non
a tutti
i menestrelli era concesso l'onore di redigere un poema epico. Ma
allora come poteva chiamarlo?
Quei
capelli...
-Sei
un giullare dunque?-.
-...-.
Il
giullare si tolse gli occhiali, pulendosi le lenti con un panno; poi
chiuse le stanghette e li sistemò sulla giacca del
giubbetto. Quindi
si passò una mano tra i capelli.
Per
essere un giullare, non faceva tanto ridere.
-Un...
giullare? Un pagliaccio dunque.- Beh no, i giullari avevano
l'importante compito di intrattenere divertendoli i baldi guerrieri e
ispirarli con loro bonaria allegria in vista della battaglia, dando
sfogo alla loro bravura e buffoneria, i pagliacci invece erano solo
dei-
-Adesso
sì che ho qualcosa contro di te.-.
Allargò
le braccia e il suo corpo raddoppiò di spessore,
diventò grigio e
dieci, cento volte più brutto, come il rigurgito sul muso di
una
talpa senza pelo.
-Perdio!
Altro che menestrello o giullare, sei un orrido goblin!-.
-Vediamo
cosa sai fare, palafreniere dei miei stivali.- Lo
insultò con
voce abissale.
-Palafreniere?-
Dan batté la lancia a terra con uno SDENG rimbombante: -Mummia
rinsecchita,
come osi insultare un santo
messaggero
di Zentopia???-.
-Mummia
rinsecchita a me??? Ruggine ambulante!-.
-Lombrico
sacripante!-.
-Cosplayer
malriuscito!-.
-Culaccino
di cuoio!-.
-Zuccone
senza testa!-.
-Mucchietto
di... uhm... vabbeh, ho ragione io!-
Lo attaccò con il raggio della Habaraki, ma una specie di
lente
apparve davanti al goblin, dissipando l'offesa.
-Un
tentativo davvero patetico; come te,
d’altronde.-.
Alzò
una mano in cielo e la chiuse a pugno, urlando: -Sorgete!-.
Ohibò,
cos'erano quelle protuberanze che d’un
tratto spuntavano
dal terreno? Gli ricordavano
quella volta che aveva dovuto ingigantire delle viti per una masnada
di contadini, ma
sospettava non si trattasse di dolce uva.
Oh,
ma dolce era la sorpresa! Tante, tantissime
Kinana (o Kinane?)!!!
-L-O-V-E!!!
Mie adorate madamigelle, venite da me!!!-
E, meraviglioso, loro vennero! Che gioia, si affollavano per
abbracciarlo!
Ahi!
Che abbracci taglienti, come faceva male l'amore! Misericordia, e con
che foga gli venivano addosso, l'avevano costretto a sdraiarsi,
e loro giù a cercare di toccare
anche solo un pezzo di lui!
Inutile
favellare
che non fosse stato per i continui graffi
sarebbe stata l'estasi perfetta; che a Lady Kinana piacesse il
sadomaso? Ciò
avrebbe
giustificato i continui attentati alla vita a cui era stato
sottoposto.
“Ahh!!!
Sono così tante, vorrei stringerle a me tutte insieme!!!”.
“Trovato!”.
Si
fece strada con il braccio (gliel'avevano impalato a terra con una
spada per qualche strana perversione) e riprese la sua fida lancia,
allora le toccò delicatamente tutte, rimpicciolendole a
grandezza
topo.
Oh,
che carine! I suoi ricordi viaggiarono
addietro al loro primo incontro, solo che questa volta aveva
ridimensionato anche i vestiti, eh!
Le
raccolse e se le portò vicino al viso, ahahah, che solletico
con le
loro manine e spadine!
Poi
la loro pressione svanì di colpo, e si accorse che...
-Orrore!
Il mio affetto le ha disintegrate!!! Uhh!-
Quest'ultima interiezione per
il colpo
che lo aveva percosso in
viso.
-Stolido
idiota. Mi domando come tu faccia ad essere ancora vivo.-.
-Stolido,
a un probo cavaliere?-
Si infiammò Dan:
-Questo è un
affronto!-.
-E
questo invece è il mio pugno.-.
-Uhh!-
Quel suo muoversi subitaneo era alquanto problematico: pareva
sparisse e ricomparisse nell'aria!
-Ah,
la tua faccia è più
espressiva
di un manifesto poetico.
Ti stai chiedendo: “Come ha fatto a spostarsi da
lì a davanti a me
in mezzo secondo?”; tuttavia, lascia
che ti chieda questo: cosa
ti assicura che sia stato davvero mezzo secondo? Chi ti dice che non
abbia creato un mio clone? Quale certezza hai che non abbia usato
l'ipnosi su di te?-.
Dan
iniziò a scocciarsi: -Codesto
tuo
parlare eristico mi confonde, ma non per questo vacillo!-.
-Beh,
mi dispiace dirti che dovresti proprio farlo: le possibilità
che ho
di ucciderti sono infinite come gli attimi che compongono
l'eternità.
Mi basta solo pensare a un modo per farti fuori perché tu
sparisca
dalla mia vista, lo capisci?-.
-Giullare,
goblin e ora stregone sproloquiante? Solo il numero dei tuoi titoli
supera la tua arroganza!-.
-Cos'hai
detto???- La terra si mise a tremare, facendogli quasi
perdere
l'equilibrio.
-Urca!-.
-Annientalo,
Belfast!-.
Da
una fenditura emerse una viverna nera e azzurra dai tratti di un
automa, che gli ruggì addosso il suo alito pestilenziale,
inondandolo di bava.
Dan
rimase impalato di fronte a quell'improvvisa apparizione, poi le
fauci del mostro si chiusero a tenaglia sopra le sue ginocchia.
-Whaaaaaaaaaaaaaaaaaa!-
BOING
BOING
BOING
-Ahi-ahi...
questo è davvero umiliante...-.
-Signore!-
I soldati rimanenti lo raggiunsero e lo aiutarono a risollevarsi.
-Quei
due mocciosi, quanto me la pagheranno, quanto???-.
-Franmalth-sama,
abbiamo localizzato il nascondiglio dell'obbiettivo.- Lo
informò
uno.
-Uh?
Cosa? Dov'è?-.
Il
demone lo accompagnò per qualche vicolo, portandolo dai
compagni
rimanenti (ne contò nove) che si erano trincerati dietro a
un
muretto.
-Lì,
è in quella casa.- Indicava la più alta, ridotta
a uno scheletro
bianco e piena di finestre e aperture, tuttavia Franmalth non
riusciva a scorgerla da nessuna parte. Si fece indicare dove fosse,
era all'ultimo piano.
-Perché
state acquattati?- Domandò loro, facendo però lo
stesso.
-Eccola!-
Esclamò uno, sporgendosi e sparando un raggio con la lancia;
in
effetti, Kinana era appena infravisibile dietro a una finestra... ma
cos'era quel tubo che teneva in mano?
PEW
SPLAT
L'Etherious
di prima stramazzò all'indietro con un buco sanguinolento in
mezzo
agli occhi.
-Eek!
Cos'è stato?-.
-Una
nuova arma degli umani, Signore.-.
-Mmm...
oh, ho giusto una nuova anima da usare!- Si sporse appena appena,
giusto quel che bastava per allungare una mano e usare la magia che
aveva appena assorbito dal cavaliere.
La
centrò, e il tubo si restrinse fino a sparire.
-Eheheh!
Ora è grande quanto una formichina!-.
Ma
gli altri non esultavano, tutt’altro: -Signore, a dirla
tutta...-.
Tanti
nuovi tubi spuntarono da ogni fenditura.
-...q-quello
era solo un clone di terra!-.
-Ihh!!!-
Franmalth si tuffò a terra, con i PEW PEW che gli
fischiavano sulle
orecchie.
Forse
aveva sottovalutato un po’ troppo gli esseri umani.
-ROAR!!!-
Belfast scagliò via quello che aveva in bocca: lo chiamava
“quello”
perché non era più considerabile una persona. Sul
posto rimasero
solo le sue gambe, tranciate di netto sotto le coscie.
“Bene,
in questo modo posso abbandonare
questo aspetto... uh?”
L'ammasso di rottami metallici si era mosso, e ne era emerso un
braccio.
“Che
scocciatura!” Avanzò a passi pesanti per
finirlo, anche se non
si capacitava che fosse ancora vivo; a mano a mano che si faceva
vicino, lui riassumeva sembianze umane, alla fine si mise addirittura
seduto a guardarsi le ferite guarire.
-Questo
non è possibile.-.
-Tu
guarda! Le mie ulcere stanno svanendo! Ah, il mio allenamento dà i
suoi frutti!-.
-Allenamento?
Mi prendi in giro? Non
sei mica
normale; ma non importa, anche tu non puoi fare
molto senza
gambe.-.
-Di
che farnetichi?-
E agitò un paio
di gambe nude immacolate.
“Come???”
Si voltò e vide quelle originali ferme
dove le aveva lasciate.
-Oplà!-
Rusty lo sentì prendere la lancia dal terreno e d'istinto si
piegò;
l'arma saettò sopra di lui, trapassando Belfast sotto il
mento e
sbucando dal muso; la viverna emise un ruggito, che era più
un
lamento, per poi dissolversi.
“Se
non altro ora è disarmato!” E girandosi
gli tirò un pugno.
Malauguratamente, nonostante l'estrema velocità, quello
aveva in
mano lo scudo, che per lo meno si spaccò in due.
-No,
Ricochet!-
Esclamò il cavaliere
arretrando di un passo; allora Rusty alzò l'altro pugno, ma
lui lo
parò facilmente con il palmo della mano.
“Urgh!
Non... riesco... a...” Eppure con una forza del
genere avrebbe
spaccato un muro.
-Hasta!-
Fu il cavaliere ad attaccarlo stavolta, con le dita della mano libera
ritte a mo' di sperone. Rose gli bloccò in tempo il polso,
ma
stentava a tenerlo fermo; lo stesso non si poteva dire del cavaliere,
che gli stava piegando il braccio.
“È
molto più forte di me!” Pensò
sbalordito, ma si riscosse
subito: “Allora mi serve solo dell'energia in
più!”.
Gonfiò
i muscoli con la sua magia e gli torse bruscamente
l’avambraccio,
facendogli uscire l'osso dal gomito attraverso l’armatura; il
cavaliere perse la presa, così poté concludere
l'attacco e fargli
mangiare la povere.
-Argh!-.
-Te
l'avevo detto, mi pare.- Lo infierì sovrastandolo:
-Che io
sono un troviere, e dunque canto
le gesta dei
cavalieri. E questa è la chanson
della
tua morte.-.
Rusty
sollevò la mano, concentrando in essa il potere necessario a
polverizzare l’intero quartiere; il presto-cadavere era
rimasto
accecato dal dolore, probabilmente non si rendeva neanche conto della
sua fine incombente. Meglio per lui, e sennò poco cambiava.
-Addio,
soldato senza nome.-.
E
poi?
E
poi bum.
PEW
BLAM PEW CRASH BLAM PEW -Off!- BLAM PEW
-Tutti
giù!- Gridò il soldato; mossa saggia, dato che
loro morivano sul
serio mentre i nemici erano terriccio.
A
un certo punto gli spari dall'altra parte cessarono, e i superstiti
si affacciarono incuriositi.
-Si
sono fatti indietro?-.
Chissà
per quale motivo, ma era così. Allora era il momento di
attaccare!
Ci
fu un frastuono assurdo, qualcosa si era schiantato davanti a loro.
Abbassato il polverone, videro che era l'ennesimo clone, solo tutto
scolorito e pieno zeppo di palle di ferro come un albero di natale.
-Quelle
sono...-.
-Granate!-.
In
un battibaleno i demoni se l'erano squagliata, lasciandosi
l'esplosione alle spalle. Si acquattarono dietro a una casa, coi
sibili dei proiettili (così si chiamavano quei pezzettini di
ferro)
nuovamente sulle orecchie.
“Un
momento, so cosa fare!” Pensò Franmalth:
“È chiaro che sta
puntando a me, quindi devo moltiplicare gli obbiettivi!” e
trasformò i suoi soldati in copie di sé. Quelli
si sorpresero, ma
si ricomposero subito: dopotutto, sapevano di essere delle misere
pedine nelle sue mani.
-Al
mio tre le andiamo addosso, io partirò per secondo per non
farmi
scoprire, avete capito bene?-.
-Sìssignore!-.
-Via!-.
Partirono
bene, fecero cinque, dieci, quindici metri ed erano a metà
strada;
quello alle sue spalle fu ucciso, ma ormai erano quasi arrivati.
Senonché,
d'un tratto, il soldato che gli stava davanti sparì nel
nulla, come
inghiottito dalla sabbia; Franmalth abbassò lo sguardo, e
vide che
in effetti era caduto in una buca che circondava l'intero palazzo.
-Oh,
no!- Si fermò appena in tempo, il clone al suo fianco
però no: finì
sopra all'altro e furono entrambi crivellati. I rimanenti iniziarono
a saltellare per gli scoppiettii ai piedi, e si fecero prendere dal
panico.
-Porc...
ritirata!- Tanto se n'erano già andati.
“Questa
non è una bella cosa.”.
“No,
direi che non è proprio una bella cosa.”.
-Hop-hop!-
Con un paio di salti si mise sopra una delle colonne attorno alla
piazza, che avrebbe dovuto essere stata completamente cancellata; la
stessa piazza dove, ricordava, c'erano stati lui e il finto Kain in
punto di morte per colpa di quella...
Beh,
nostalgia a parte, ora non c'era più un
“dove”, solo una conca
con quella specie di Lady Oscar transessuale al centro. Fumava tutto
ed era rimasto pettorali al vento; e poi, eh già, era senza
il
minimo graffio o bruciatura. Tra l'altro ora i capelli gli arrivavano
quasi fino al culo. Infine aveva la faccia che era una maschera di
furore, stavolta aveva davvero perso le rotelle.
SBAM
Il
cavaliere piantò la lancia a terra, nel senso che la
affondò fino
al manico,
con un colpo secco. Altro non fece, e tornò immobile, senza
mostrare
di ricordarsi della sua presenza.
“Vediamo
un po'...” Spazzò il braccio per farlo
esplodere, ma diradato
il fumo lui era sempre là.
“Si
autorigenera in fretta. Magari
non esiste cosa al mondo
in grado di ferirlo; uhm, bene bene, il genere di sfida che piace a
me.”.
-Se
un nemico va oltre la mia immaginazione, io immagino qualcosa che
vada oltre lui. Questo aspetto è un
piccolo prezzo da pagare
per un potere ancora superiore all’Arca della Creazione: il
potere di un dio. Per esempio,
non sarebbe bello se il
tuo cuore iniziasse a pompare benzina al posto del
sangue?-
Detto questo, il cavaliere venne avvolto dalle fiamme, o sarebbe
stato meglio dire che lui avvolgeva le fiamme, dato che gli venivano
da dentro.
“Non
si muove, deve essere morto.”.
“Umpf,
come se fosse così facile. Vediamo che fa ora.”.
Il
fuoco si spense e il cavaliere era, ancora una volta, lindo e
immacolato, fermo come una statuina degli scacchi.
-Lo
sai, quelli come te hanno un punto debole,
già.- Guardò
il suo pugno trasformarsi in scintilla... una scintilla in cui aveva
rinchiuso l'energia di diecimila granate magiche.
-Che
se li uccidi, dopo non guariscono più.-.
Ciò
detto, gli fu addosso e lo colpì in volto... o meglio, un
muro
invisibile lo fermò a pochi centimetri da lui. Con un certo
ritardo,
il suo viso iniziò ad alzarsi verso di lui.
“Ma...ledi...zione!”
SWISH SWISH, era tornato sulla colonna.
“Che
cos'è stato? Che sia... no, è assurdo.”
Ma lui era la prova
vivente che l'assurdo era spesso reale; ed era l'unica ipotesi che
gli venisse in mente.
“L'apoteosi
dell'autoguarigione, una cura prima della malattia stessa: l'aria
stessa che lo circonda si rigenera una volta oltrepassata, e in
tal modo crea uno scudo perfetto, capace di
resistere a ogni
tipo di danno.”.
-Kukuku!-.
-Perfezione!
Questa parola si piega al mio volere, perché il mio volere
è
perfetto. La tua pelle e le tue carni sono indistruttibili, e dunque
io le distruggerò; vediamo un po', mi basta invertire il tuo
fattore
rigenerativo e farlo diventare putrefacente.-
E
così fu, cadde a pezzi; ma, nel giro di qualche secondo, il
suo
corpo si rimise a posto e fu di nuovo in piedi.
-Oh!
Il tuo fattore ha guarito sé stesso, sembra quasi dotato di
vita
propria. Davvero sorprendente, te ne do atto, non sono in molti
quelli che riescono a
stupirmi. Mi
chiedo però se… visto che
questo tuo potere ti
riconduce ad una forma base, cosa accadrebbe se cambiassi la forma
base a cui ti riconduce?- Con un baleno gli fu davanti, senza
che
lui se ne scomponesse; a Rose veniva il dubbio che fosse svenuto.
-Non
sarebbe strano se il tuo sudore diventasse acido cloridrico?-.
Passò
un paio di secondi, poi il cavaliere gemette ed infine urlò,
tastandosi ogni parte del corpo per fermare l'incendio che lo
struggeva.
Rustyrose
si spostò alle sue spalle e proseguì: -Non
sarebbe strano se i
tuoi muscoli fossero composti da carta afflosciata?- e come
tale
lui si piegò a terra.
-E
infine, non sarebbe strano che, frugando nella tua memoria,
ricordassi di essere sempre stato così?-
Concluse,
alzando una gamba sopra la sua testa.
-Già-già,
sarebbe proprio inimmaginabile!-.
KAH-POW
Una
zanna volò in aria. Rustyrose si fece indietro, osservandolo
rialzarsi. Perché adesso aveva…
era
diventato una donna?
-Codesto
fardello che il mio cuore subisce
supera di gran lunga ciò per cui ho speso gli ultimi mesi ad
allenarmi!!! Realmente
è come trovarsi trafitto da mille frecce e cinquecento spade
infuocate, cosa
può esistere di siffatta potenza???-
Certo era strano udire la sua voce trasformata in quella di donna, ma
fintanto che ruggiva e si dimenava come un cretino, pardon,
una cretina, non c'era di che preoccuparsi.
Però
Rusty sapeva che doveva trovare un'idea per eliminarlo una volta per
tutte, e che ogni altro sforzo sarebbe stato inutile; perciò
doveva
prendere tempo.
-Qual
è il tuo nome, cavaliere dalle grandi tette?-.
-Il
mio nome-.- Voleva battersi sul
petto ma invece si
schiacciò una poppa: -ahiè
Dan Straight, Cavaliere di Zentopia e al servizio di Lady Kinana!-.
-Heh,
allora sei un religioso. Lo sai, coi miei poteri potrei annientare
persino
la
tua divinità.-.
-Bada
alle tue favelle!-
Si infuriò Dan... o Dana?
-Rasentano
la blasfemia!-.
-È
la verità. La mia magia supera l'umana comprensione, mi
basta
pensare di vincere e io vinco; cos'è questo se non il potere
di una
divinità?-.
-E
allora, narrami,
come mai sono ancora vivo? Come mai non hai ancora trionfato,
o' orrido menestrello?-.
Queste
parole lo turbarono, ma ebbe la risposta pronta: -Semplicemente
perché non mi sono ancora impegnato a fondo.-.
-Invece
io credo che tu
non
possegga
cotale magia!-.
-Osi
dubitare delle mie capacità???- Sbraitò
facendosi avanti.
-Per
quale motivo non doverei?-
Ribatté impunemente lei: -Se
il tuo potere “supera l'umana comprensione”, allora
supera
perfino
te stesso,
no?-.
-Che
cazzo dici??? Io sono il mago, ho il pieno controllo della mia magia,
sarebbe assurdo se- Si bloccò mangiandosi le
parole in gola,
tuttavia scosse violentemente il capo: -Non
sono come te, io! Io
li comando i miei incantesimi!-.
Attaccò
graffiando e scazzottando,
creando ogni genere di arma che conoscesse e non e lanciandogliele
contro, e ugualmente bestie, mostri e persone, qualunque cosa gli
passasse per la testa. Ma lei
le superava e annientava con la leggerezza
di movimento
di un suonatore di violino.
-Hasta!
Scutum! Gladius! Galea!-.
Allora
Rusty
creò
tentacoli alle mani per frustare le sue, ma rimbalzavano via; li rese
uncinati, ma non
arrivò ai suoi occhi.
E
poi, d'un tratto, se la trovò faccia
a faccia.
-Impetus!-.
SBAM
-Ti
ho presa!-
Incurante dei denti rotti dalla testata, la abbracciò per
stritolarla, e fece uscire arpioni dal proprio corpo per trafiggerla.
-Uagh!-.
-Vedi,
ora mi ci
sono messo
seriamente, e stai morendo! E se pure così non fosse,
immaginerò
qualcosa di peggio, di peggio e di peggio ancora, finché non
ci
riuscirò! Se non ne sarò in grado,
penserò di esserlo e lo
sarò!!!-.
-Sbagli...-
Biascicò Dana, guardandolo dritto
negli
occhi bianchi:
-Non
sussiste
incantamento
privo
di saldi
confini!
Per quanto possente
possa essere, il
suo utilizzatore è un essere umano, e quindi
la sua immaginazione presenta
dei limiti!!!-.
-Io
soverchierò questi limiti! Mi basterà,
sì, mi basterà pensare a
qualcosa che faccia al caso mio, e qualcosa apparirà anche
se non
saprò cos'è!!! Il mio limite lo
annienterò con la mia magia senza
limiti!!!-
Ciò detto, spalancò le fauci rendendole due volte
più grandi e le
morsicò la fronte, frantumandole il cranio.
Creò
e spiegò
le ali, spiccò il volo, arrivato
a una decina di metri d'altezza cadde
in picchiata
e la schiantò a terra, e lo
fece ancora
e ancora fino a quando non sentì male ai muscoli per la
fatica.
La
spinse sulla
sabbia
con disprezzo, sgranchendosi le ossa.
-Se
ancora ti ostinerai a respirare, trascenderò il mio limite
di uomo e
mi renderò capace di tutto.-.
-E
allora... di te... cosa rimarrà, menestrello?-.
Dana
si mise a carponi e appoggiò il
gomito
a
terra, alzando
seppur faticosamente la testa.
-Se
ti
abbandonerai alla tua magia, cosa rimarrà di te? Sarai solo
una
marionetta nelle mani di una cosa che non esiste nemmeno...-.
Rustyrose
sgranò gli occhi, attraversato
da una furia immensa.
-Come
ti permetti, come osi insultarmi in questo modo??? Io, io,
io sono in grado di gestirlo, io lo immagino e lo rendo reale, io
comando, io! È
assurdo anche
solo ipotizzare che io non ce la faccia!!!-.
-Mira
la tua persona...-.
-Cosa???-.
-Mira
in
che modo
comandi
sulla
tua magia...-.
Eh?
Stava tergiversando o cosa? Creò uno specchio e si
specchiò.
-C-Come???-.
Era
cambiato molto, molto più di quanto non avesse deciso: la
sua pelle
da grigia era diventata rossa, se di pelle si poteva parlare, dato
che era ricoperta di quelle che sembravano lastre di ferro addossate
a lisca di pesce, ma che in realtà erano chitina indurita;
tra le
varie fessure uscivano come degli spuntoni curvi, dalla schiena
spuntavano quattro ali da pipistrello spiegate, e la sua faccia era
ridotta ad un'accozzaglia di spine e pelle, tra le quali brillavano
due fari gialli che erano i suoi occhi.
-NON
È POSSIBILE!!! COM'È POTUTO
ACCADERE???- Si mise le mani
in faccia, ma non aveva più delle mani, solo dei polpi
taglienti.
-Un
contendente
che si fa corrompere dalla propria magia è un contendente
debole!-
Sentenziò Dana, rialzatasi.
-Proprio
tu lo dici??? No, no, stai mentendo! Io posso-posso controllare
tutto, sì, io posso controllare il mondo se lo volessi! Se
lo
volessi, io-io...-.
-Tu,
o la tua fattucchieria? Studia
questo mio corpo: le tue spade di pensiero non hanno lasciato segno
duraturo su di esso: ecco
la portata dei tuoi trucchetti!-
E, passatasi una mano sulla fronte sanguinante, gli mostrò
che era
già guarita.
-Menzogne,
menzogne, tutte menzogne!!! Io sono-Io sono-ARGH!!!
LA
TESTA!!!- Si accovacciò in preda alle convulsioni
e ruggì di
rabbia e dolore.
-No...
no, ora vedrai che ho ragione! Tu credi di avere la difesa perfetta,
ma
io
so
di poterla superare: ti finirò col prossimo attacco!-
Arricciò i tentacoli e formò una spina appuntita,
d'altro canto
Dana ribatté: -Bene,
ma ti abbatterò a mia volta!-
e tirò indietro il braccio.
-Orsù,
quando sei preparato!-.
-NON
HO BISOGNO DELLA TUA APPROVAZIONE!!!- Attaccarono insieme, e
si
colpirono nello stesso momento, decretando infine il vincitore dello
scontro.
-Fufufu!
Mi domando come non ci abbia pensato prima!-.
Ciò
detto, Franmalth stritolò con le sue braccia i due soldati
rimanenti.
-Lord
Franmalth, cosa sta facendo???-.
-Rilassatevi,
con questa Maledizione vi assorbirò nel mio corpo per
l’eternità
e morirete al posto mio! Proteggermi a costo della vita è il
vostro
compito, no?- Detto questo, li assimilò e si
preparò a correre.
-Via!-
A dispetto delle gambe tozze che si ritrovava, la Magia della
Velocità lo rendeva estremamente rapido; un proiettile gli
trapassò
il cranio, sentì uno dei due soldati schizzare fuori dalla
sua
schiena e rovinare a terra; oltrepassò la buca con un salto,
entrò
in scivolata e si trovò dentro l'edificio. Vuoto, almeno il
piano
terra.
“Uh,
immagino l'avrà tappezzato di trappole; e allora io
arriverò
direttamente in cima!” Allungò le braccia in alto,
sfondando i
vari piani fino a toccare il tetto. Lì saldò un
appiglio sicuro
e...
-Andiamo!-
Ritrasse le braccia e tre schianti dopo si trovava sospeso per aria
all'ultimo piano.
Poté
godersi la scena al rallentatore, i cloni di terra che si voltavano e
lei, quella vera, seduta al centro della stanza, troppo lenta per
alzarsi in tempo. Doveva ucciderla all'istante, senza darle tempo di
reagire: la trafisse al petto con un pugno allungato, e lei
alzò il
viso in uno spasmo finale.
-Fufufu!-
Franmalth atterrò, ma il suo sorriso si congelò
dallo stupore.
“Kinana, quella vera,” esplose in mille cocci, gli
altri cloni
finirono di girarsi e alzarono i loro aggeggi; alle sue spalle una
voce sibilò: -Fuoco!- e i proiettili lo crivellarono.
-Anf...-
Il prode Dan si sentiva debole come quando quell'orco l'aveva fatto
tornare infante, se non peggio: in quel frangente, almeno, sapeva di
avere ancora delle ossa, ora si poneva il quesito che non gliele
avessero strappate via.
“Mi
sono allenato arduamente per controllare la mia metamorfosi, eppure
tutt'ora ne subisco gli effetti collaterali!”.
Magari
avrebbe dovuto pensare prima a gestire quelli che a trasformarsi in
donna, ma nella sua testa era stata una buona idea: voleva omaggiare
Lady Kinana!
-AHAHAH!
AHAHAH!!!-.
Dan
trasalì, il menestrello lo sovrastava reggendo una spada in
mano.
Era regredito allo stadio umano, quello in cui sembrava un
pagliaccio, e metà viso era coperta di sangue.
-Ahahah!!!
Io, Rustyrose, ho vinto e ti ho battuto!-.
-Non
mi pare proprio: il duello non ha termine fino al dunque in cui ne
rimane uno solo!-.
-Infatti
non vedo nessun altro qui!-.
KA-POW
Lo
colpì come aveva fatto prima, stavolta sul polso, facendogli
deviare
il fendente.
-In
questo istante ossì che sento le mie ossa!- Con lo slancio datosi
per il calcio
si rimise in
piedi e gli diede un altro pugno cavalleresco
in volto; mentre il menestrello si contorceva tenendosi il naso tra
le mani, lui lo afferrò per la cintura ed il colletto e lo
scagliò
in cielo.
-Ricordati,
poeta dei bordelli, ricorda che nonostante tutto quello che posso
fare, l'arma principale di un cavaliere...- Fece dietrofront,
tornò
dov'era prima e riestrasse Habaraki.
-È
la sua fida lancia!- E gliela tirò addosso, ferendolo
all'addome e
inchiodandolo a terra.
-Kuah!-.
-E
ne rimane...- Un salto, dita intrecciate e giù in faccia.
-...solo
uno!-.
-Kina-kina-kina...-.
Kimise
la pistola nella fondina e si sgranchì le ossa.
“Per
colpa di questo idiota ho interrotto l’incantesimo.
Però è stato
soddisfacente!”.
La
preoccupava solo quella spaccatura in cielo, ma dopo quelle specie di
stelle cadenti non era accaduto nient’altro,
perciò non c’era
nulla da temere. Forse.
-Presa!-
Delle ventose si appiccicarono al suo corpo; in un battito di ciglia
si sentì svuotata di tutte le energie, e una fragorosa
risata le
inondò le orecchie. Voltatasi, vide un demone soldato a
terra
bucherellato come il formaggio, e Franmalth in piedi.
-Porca
vacca!- Riestrasse l'arma e sparò, ma la mira la
tradì
e lo prese solo in
uno di quei cilindri mollicciosi che il demone chiamava piedi;
la pistola le cadde di mano, i sensi le
venivano meno,
i
suoi soldati si sgretolavano.
-Quanto
me la pagherai, quanto???- Roteò su sé stesso
facendole fare un
giro in aria, sbattendola poi sul pavimento.
“Bene,
così posso mangiare...” Ma non ne ebbe il tempo,
perché si
ritrovò col suo grugno davanti al naso.
-La
tua anima presto sarà mia! Umpf!- L’etherious
arricciò la bocca
in una smorfia: -Certo che di tutti gli umani che ho incontrato tu
sei la più brutta, la più scarsa e la
più... più...-.
Kinana
alzò un sopracciglio e lo schernì sorridendo
sotto i baffi: -Più
cosa-kina?-.
Franmalth
spalancò la bocca in un gemito rauco, e Kinana si
liberò con
disinvoltura, prendendo un pugno di sabbia e mettendoselo in bocca.
-T-Tu...-.
Kinana
rise facendo cadere dalla bocca una cascata di rena.
-Ahahah!
Attento a Kinana, la Dragon Slayer della Terra! Attento a Kinana, la
negromante, l’assassina, la troia! Ma lo sai chi ero io,
prima di
essere “Kinana”?- Lo incalzò allargando
le braccia: -Cubellios,
il serpente di Cobra, il Drago Velenoso-kina!-.
Il
demone contrasse i muscoli nello sforzo di parlare, ma lei lo
anticipò: -Vorresti dire: “Non mi hai avvelenato,
me ne sarei
accorto!”, ti risparmio la fatica visto che ti ho avvelenato.
Ah la
tua faccia è impagabile! Non hai la minima idea di cosa sia
successo-kina, vero?-.
Dalla
cintura prese una siringa e se la iniettò sull'avambraccio,
tirando
un sospiro di sollievo. Già cominciava a sentire prurito.
Franmalth
sgranò l'occhio: -T-Te stess-sa!-.
La
ragazza si mise una mano sul fianco e alzò l’altro
indice: -Bravo,
risposta corretta-kina! Sapevo di cos’eri capace, e
così ho deciso
di usare il mio veleno migliore. Il veleno che avevo... che ho
nel sangue, che
ho
creato io stessa, ed
in grado di uccidere anche me-kina. Oh, magari a te farà
solo
vomitare qualche organo; tuttavia, non preoccuparti, tra poco non
dovrai più pensarci.-.
Franmalth
avanzò di un passo con una fatica tremenda, allora lei gli
sparò al
piede buono scatenandogli un violento scossone: ahi ahi, quanto
doveva far male se si dimenava nonostante la paralisi!
-Eh
già-kina.- Continuò lei: -Mentre pensavi di
assorbire la mia anima,
stavi assorbendo anche il mio veleno; ma tu non puoi assorbire
davvero ciò che è privo d’anima...- con
un colpo di tacco lo
stese, pestandogli l'occhio. Pensava che non sentire le sue urla lo
rendesse meno divertente, e invece l'idea che non riuscisse a fare
nemmeno quello e il vederlo contorcersi solo per schiudere le labbra,
keh, la eccitava, di più, la inebriava! Così,
presa dall'ebbrezza,
dalla fierezza per la sua opera e, sì dai, dal fatto che in
fondo in
fondo era una chiacchierona, proseguì la sua spiegazione.
-Lo
so, lo so-kina, una volta che sarai morto evaporerai in una nuvola di
anti-magia e tornerai a casetta; buhuhuhuh, come ho potuto non
pensarci? Aspetta-aspetta, l'ho fatto-kina! Vedi, mica mi sono
limitata a fare un veleno che al confronto l'arsenico è un
cappuccino, no! Questo è molto, come dire, sentimentale,
si
affeziona tanto-tanto alle particelle di anti-ethernano e le segue
ovunque vadano-kina. Non è un amore?-.
-E...
quindi?- Ma va', ancora parlava?
-Abbiamo
ancora… la capsula… del Master!-.
Kinana
rimase impietrita, forse Franmalth immaginò che fosse una
cosa che
non aveva calcolato. Invece era sul punto di scoppiare a ridere: del
Master, la capsula proprio del Master! Ahahah!!!
-Kina-kina-kina,
oggi deve essere il mio compleanno! Tienilo bene a mente, la mia
droga si moltiplica con l'antimagia, quindi cosa capiterà
nella
vostra brodaglia sporca-kina? Oh, è proprio come l'amore,
anche
immerso nei peggiori sudiciumi trova il modo di alimentarsi!-.
-Ma
io non ti ho ancora detto cosa fa il veleno-kina. Vediamo, come te lo
spiego...- Finse di pensarci un po', premendo intanto più a
fondo.
Ritirò tutto quello che aveva pensato sulle urla, il
silenzio era
godibile, ma quegli uggiolii erano fantastici: -Hai mai mischiato le
caramelle alla frutta con una bibita gasata?- gonfiò l'aria
in bocca
e l'aprì con uno schiocco; lui capì, allora, e il
sussulto che lo
prese stavolta era di paura. Di paura, sì, perché
era più
profondo, più istintivo del dolore stesso e soprattutto
molto, molto
più succulento: la paura era il dolore dell'animo, e lei
l'aveva
inflitto a un essere senz'anima!
-Il
caro Natsu avrà mooooolto da mangiare-kina; ah,
divamperà tutto
come stanno già divampando le tue vene, è una
sensazione fortissima
non è vero? Una cosa che non hai mai provato-kina, che non
avresti
mai pensato di provare, ma che ora è tutta quanta dentro di
te, e
non senti altro, non consideri nemmeno l'ipotesi di poter provare
altro-kina, e alla fine ti consumerà in un inferno di
calore. Ah,
ecco, vedi, è proprio come l'amore, credo che lo
chiamerò così:
“amore”.-.
-D'altra
parte, l'amore è il veleno più potente del
mondo-kina.-.
“Ed
io ne sto morendo...” Pensò con amarezza; ma si
riebbe subito, per
non dargli la minima vittoria; alzò la suola, solo per
mirarlo bene
con la pistola.
-Di
tutti i rifiuti che ho calpestato, tu sei il più brutto, il
più
scarso e... cavolo, quanto sei brutto.-.
-N...No...no!-
Biascicò Franmalth, prima che la sua lingua sputasse fuori
schifezza
nera.
Così
finiva un Cancello Demoniaco. Che tristezza.
Diceva
per dire.
-Diventa
la mia bomba-kina.-.
BANG
[1]Apocalisse,
6.12
|
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Capitolo 7 *** Dance In DiesiS ***
But
you see, it's not me
It's
not my family
In
your head, in your head, they are fighting
With
their tanks, and their bombs
And
their bombs, and their guns
In
your head, in your head they are crying
In
your head, in your head
Zombie,
zombie, zombie-ie-ie
What's
in your head, in your head
Zombie,
zombie, zombie-ie-ie ie-ie oh
(Zombie-The
Cranberries)
-Pantera Lily!-.
Fino a quel momento era
stata una
giornata come le altre alla gilda: Natsu e Gajeel si erano messi a
litigare e avevano tirato su una gran baraonda mentre le ragazze
tentavano di tenersene fuori, a parte Erza, che stava picchiando
Elfman e Visitor. Tutto regolare; ma quello squillo eccitato era
nuovo, anche se sapeva a chi apparteneva.
-Laki!-
Esclamò l'exceed sorpreso; la
ragazza dai capelli lillà gli era giunta alle spalle e
sorrideva con
aria lievemente sinistra.
-Posso fare qualcosa per
te?-.
-Uh-uh!-
Ridacchiò lei: -Stavo distraendo i miei pensieri col
fatto che
tu hai avuto in esperienza
un addestramento militare.-.
-Sì,
perché? Vuoi forse che ti
alleni?-.
-Oh,
no, niente del genere! Anche se volevo presentarti
richiesta di
un piccolo favore.-.
-Di
che tipo?-.
E, in men che non si
dica, si trovò
nella sua “stanza dei balocchi”.
Era dai tempi di Edolas
che non vedeva
così tanti attrezzi di tortura, e tutti in un unico posto
per
giunta. Strana ragazza lei.
Iniziò a
capire: -Laki...-.
-Vorrei che tu provassi
qualcuno dei
miei giocattoli, per capire se sono efficaci.- Ma il suo sorriso si
spense di fronte allo sguardo truce dell'exceed.
-Questa non è
una cosa su cui
scherzare.-.
-Ma io non sto
scherzando.- Rispose lei
con la faccia più innocente del mondo.
-Allora non è
una cosa da chiedere sul
serio.-.
-Daiii, ti
preeeeegoooooo!!!-.
Lily
scosse la testa, non
immaginava che la sua pazzi arrivasse
fino a quel
punto; anzi, il suo implorare con
lacrime di coccodrillo,
come se fosse
suo padre e non volesse farla uscire la sera,
era agghiacciante e abbastanza disgustoso.
-Farò
qualsiasi cosa!!!-.
Lui incrociò
le braccia, grugnì e si
convinse che era suo compito farle passare questo brutto passatempo:
perché di quello doveva trattarsi, non di vero sadismo, ma
di noia.
“Spero.”.
-Molto bene, ma in
cambio ti darò
qualche lezione di disciplina. Ci stai?-.
La ragazza non si
aspettava una simile
proposta, ma alla fine acconsentì.
Bene, tempo un paio di
settimane e
l'avrebbe sicuramente rimessa in riga; ma intanto...
-Uff! Allora, cosa vuoi
che faccia?-.
Ritrovando subito il
sorriso, gli
mostrò un collare pieno di punte.
*
*
*
-Yoy,
Lily, ti
vedo... uhm, in uno stato non rilassato... preoccupato!-.
Castello
di Crocus
Panther Lily difatti scrutava con astio
l'orizzonte.
-Hai visto cos'è successo a Kagura,
non avrei dovuto lasciarla andare.-.
-Nya!-
Miagolò Millianna dietro di lui: -Kagura-nee
è una tipa tosta! L'ha fatto proprio a pezzi quel gradasso!-.
-Già,
è crollato come un... muro di… mattoni! Mmm, un
po’ scontata...-.
-E
poi-e poi, ce l'ha fatta tutta da sola! Lei sì che
è forte-nyah, si
rimetterà in piedi nel tempo che ci impiego a catturare un
topo!
Che
è molto poco! Quindi se la caverà benissimo!-.
-...allora,
qualcosa di simile a un puzzle di tre dimensioni... non è
facile…-.
-Sì!
Mica dovevo esserci per aiutarla, non le sarebbe servito-nya-nya! Le
sarei stata d’impiccio!-.
-Un
castello di carte è troppo ovvio... magari
dei
mattoncini assemblabili!
No
fa schifo anche questa.-.
-Sono
preoccupatissima!!! Kagura-chan, dovevo essere lì con te!!!-.
L'Exceed ebbe un sobbalzo, poi sguainò
la spada ringhiando; le due, incuriosite, si fecero avanti.
-Non era venuto da solo!- Esclamò
saltando fuori dalla finestra e spiegando le ali.
-Ehi!
Aspettami!- Esclamarono all'unisono,
imitandolo; ma si
ricordarono a mezz'aria di non avere ali da spiegare, sbracciarono a
vuoto e precipitarono.
Atterrarono, ovviamente, senza
problemi, Millianna a quattro zampe e Levy grazie alle sue gambe
super-resistenti.
“Le gambe sì e la testa no.
Già-già.”.
-Sta andando laggiù! Seguimi!-
Fece l'azzurrina, ma l'altra le sfrecciò davanti.
-Sei tu che mi
devi seguire-miao!-.
-Ah, la mettiamo così?-
E arrivarono insieme, col fiatone; Lily si era fermato nel cimitero
retrostante il campo di addestramento, e lì le due ebbero
una fitta
al cuore che era tutta umana: là infatti erano stati
seppelliti i
cadaveri che erano precipitati quel giorno, mentre erano ancora
svenute, e c'erano molti loro vecchi amici. Perché erano
lì? Cosa
stava guardando l'exceed con aria truce?
Alla
fine se ne accorsero: al centro delle file di lapidi si stava ergendo
un ammasso di corpuscoli neri, che assumeva via via una forma
umanoide. Un mantello nero, un bastone alla mano, una specie di
corona in testa e... un
teschio?
-Ma quello lì me lo ricordo!
Juvia l'aveva fatto fuori!-.
-Hm. Gajeel aveva ragione, sono tornati
tutti in vita.-.
-Ma che problema
c'è-nya? Quello è solo un mucchio d'ossa,
potrebbe occuparsene
persino un cane pulcioso!-.
-Ohi-ohi, piano con le parole!
Juvia ci è quasi... quasi... insomma, quasi!-.
-Se ne sta lì a
non fare niente e il suo potere diabolico è inferiore al
mio! Lo
ricaccio dentro la tomba da cui è uscito in un miagolio!-
Millianna si sgranchì i pugni e avanzò con aria
strafottente, e la
cosa infastidì Levy ancora di più. Non la stava
ascoltando, anzi,
si riteneva pari a lei, anzi, superiore a lei persino, anzi, anzi,
ecco, anzi!!!
-Spero
tanto che ti uccida e ti resusciti come schiava, così
potrò
ammazzarti senza... ripensa...menti...-
Al suo diminuendo vocale si accompagnava uno fisico: abbassò
le
spalle, distese il viso e commentò un fievole: -Ah.-.
I due gatti abbassarono le braccia
scoraggiati, indietreggiando fino a raggiungerla.
-Quindi adesso
lui...-.
-Già.-.
Dal terreno spuntarono tante cunette e
poi delle braccia putrefatte, che si piantarono a terra facendo
emergere tanti corpi in decomposizione, che si alzarono e presero a
barcollare verso di loro, lanciando lugubri lamenti. Ne erano
circondati.
-Miseri
ammassi
d'ego!-
Tuonò una voce spiritica da dentro
lo scheletro:
-Il piano di
Master End
di piantare i semi della vostra fine nel vostro grembo andava ben
oltre le vostre capacità intellettive!-.
Le due ragazze si scambiarono
un'occhiata.
-Scommetto che
superava anche le sue-nyah.-.
-Eh sì, per me si
era solo svegliato con una scopa tra le natiche.-.
-Vi pare il momento di scherzare?- Le
ammonì Panther Lily: -Anche se sembrano deboli, hanno tutti
i loro
poteri da mago.- ma, voltatosi, vide che sui volti delle due si era
dipinta una gioia perversa, che illuminava i loro occhi sbarrati e
alzava le loro bocche in sinistri sogghigni. Gli ricordavano Laki.
-CHE
FIGATA! SONO ARRIVATI GLI ZOMBI!!!- Si
avventarono in
direzioni opposte, sparendo nel tumulto di cadaveri; a lui non
restava altro che il negromante, distante da lui solo un paio di
avversari.
-Chiunque voi foste, questa situazione
non piace neanche a me!- E con “situazione”
intendeva, nei suoi
modi garbati da capitano dell'esercito di Edolas, il fatto di doverli
tagliare a metà; come fece.
-Morti e vivi ballano la danza macabra,
ma alla fine solo i morti danzeranno.-.
-Chiudi la bocca!- Calò un fendente
sulla sua spalla, trapassandolo fino a terra; però non
sortì alcun
effetto.
“Cosa?”.
-E ora è il mio turno.- Sibilò
glaciale.
Intanto
Levy e Millianna si stavano scatenando, troppo veloci ed eccitate per
guardare chi colpissero: cosicché nessun viso familiare le
fece
esitare. Si erano messe in testa, senza dirselo, di fare a gara a chi
ne uccideva di più, pazzia che stimolava la pazzia. Almeno
era funzionale.
-Kitten
Blast-nyah!-.
-Solid Script: Storm!-.
E cose così; ad un certo punto, però,
davanti a ciascuna apparvero una coppia di zombi che le costrinse a
fermarsi.
“Ma loro...”.
“...io
lo so chi
sono!”.
Davanti a Levy c'erano due giovani
ragazzi, o quello che ne restava: un moretto dai capelli gialli e un
tipo tutto squadrato, con gli abiti sgualciti e le carni a brandelli.
Invece, davanti a Millianna, gli zombi erano uno grasso e uno
mingherlino, entrambi senza una parte dello stomaco.
-Whaaa...- Lo zombie squadrato alzò un
braccio che si trasformò in una pistola con mirino laser;
Levy si
scansò e il proiettile le fischiò sull'orecchio;
l'altro le si
avventò addosso, e lei lo respinse con un calcio.
“È veloce.”
Difatti seguiva il mingherlino con non poca fatica, dato che
schizzava in giro come un topolino impazzito.
“Keh,
un topolino-nya!”
Distese la mano e: -Nekōsoku
Tube!-.
POW
Lo zombie cadde a terra, legato come un
salame, ma Millianna non fece in tempo a gioire che dal terreno
spuntarono delle liane che la circondarono.
-Tsch!
Stone!-
La scritta schiacciò lo squadrato, mentre un cerchio magico
comparve
davanti all'altro, segno che stava
per usare
la sua magia.
-Solid
Script: Bullet!-
Lo crivellò di
colpi
e lui crollò, ma entrambi cominciarono subito a rialzarsi.
“Tsch!”
Millianna si
agitò per liberarsi, ma le piante la tenevano stretta.
“No,
devo sbrigarmi!”
Le
distrusse con
le unghie
e li squadrò bieca.
“Lei non deve
vederli...”.
“Lei non deve vederli!”.
Pel
di Carota usò la sua velocità per attaccarla, e Millianna
le sferrò un graffio in viso; lo zombie barcollò,
la oltrepassò e
cadde.
-Ta-ta-ta!!!-
Tartassava
il
biondo di
calci fino
a farlo sbalzare
via; lo squadrato sparò di nuovo, Levy si abbassò,
si rialzò e gli saltò addosso.
-MUOVETEVI A
MORIRE!!!- Riuscì, non seppe bene come, a
travolgere il
ciccione mandandolo a gambe all'aria; dietro di lei, l'altro era
già
in piedi.
-Anf, anf,
anf...- Attorno a lei gli altri morti viventi si stavano
muovendo, con quei due stava perdendo troppo tempo.
Ma perché era così arrabbiata?
E di cosa aveva paura?
“Non... non voglio che quella
rompipalle li veda...”.
“La detesto, la
detesto proprio-nya, però... però poi sarebbe
triste...”.
“E se lei è triste, poi mi da
fastidio lo stomaco...”.
“E se mi da
fastidio lo stomaco non mangio più!”.
“E a me piace mangiare! Io vivo
per mangiare!”.
-Quindi vi
seppellirò di nuovo-nyah!!!-.
-WHAAA!- Si gettarono all'attacco con
le braccia alzate e gli occhi bianchi; lei allora balzò
indietro, ma
mica per scappare, anzi, li stava per finire.
Levy alzò un piede, mentre le sue
sclere diventarono nere e il suo corpo mutava.
-Écriture de Tombe: Macro!-.
Millianna incrociò le braccia,
dispiegandole e trasformandosi in un'ibrida donna-tigre.
-Zeroja
Tigër!-.
-Snap.-
I due zombi torsero bruscamente il collo,
poi collassarono per non rialzarsi mai più.
-Kokës!-
Li superò agitando gli artigli, e dietro
i loro colli esplosero in
spruzzi vermigli.
-Eliminati.
Uh?-
Alzarono gli occhi e si accorsero che la folla di non morti si era
aperta: in
questo modo ora
erano
a pochi metri di distanza.
Si guardarono confuse e poi, prima che
lo potessero impedire, ognuna allungò lo sguardo alle spalle
dell'altra.
Per i secondi successivi, fu come se un
legame di tristezza e compassione reciproca le avesse isolate dal
resto del mondo, e non trovavano le parole da dirsi; poi il mondo
tornò a ruggire e a lanciare loro contro incantesimi, e
così
tornarono in sé.
La
neko-girl fece saettare dal
polso una
corda che si attorcigliò attorno al braccio
della compagna, che
flesse per
tirarla;
poi, con l'altra mano, scrisse: “Taglio”.
Si
sorrisero a vicenda, poi si girarono verso gli zombi, si
piegarono per scattare
e: -Via!-.
ZUMZUMZUMZUMZUM
Gli
zombi venivano
tranciati a metà e andavano giù che era una
meraviglia, anche
perché correvano
a
più non posso,
e
si sorprendevano
entrambe
che
l'altra non
perdesse il passo.
Irritante.
Insomma,
come al solito, si era trasformata in una gara.
Percorsero tutta la lunghezza del
cimitero, finendo occasionalmente muso a muso con un non morto e
scacciandolo con un graffio/calcio.
-Sciò! Pussa
via!-.
-Espressione
di stupore, cioè, ah! Walking
Brut!-.
Poi, ad un certo punto, la mandria
finì, li avevano fatti fuori quasi tutti. Il livello di
difficoltà
più scarso nella storia delle apocalissi zombi.
Si fermarono, trasalendo all'unisono:
erano tornate lì per aiutare Lily, ma lo scontro era
già finito.
-Finiamola.-.
Hargeon
-Guah!-.
Schegge di ghiaccio volarono
dappertutto, l'ultimo rimasuglio della sua difesa. Di nuovo schiena a
terra, Ginger indietreggiò strisciando con i gomiti.
-Eheheh!-.
-Perché... ah, sss...
ridi?- Fischiò estroflettendo la lingua biforcuta.
-Perché è un vizio che hai... dici
sempre: ora la faccio finita, e poi non fai niente-dechi! E questo
vizio...- Piegò le ginocchia e si rimise in piedi.
-Io lo chiamo debolezza-dechi!-.
PEW
Urgh! Quegli stupidi raggi erano troppo
veloci per poterli assorbire, la stavano uccidendo... uccidendo,
già.
-Bassssta parole. Ti
elimino...-.
“E
ancora!”.
Ginger attese che si avvicinasse per
colpirla con le sue quattro spade, che al prezzo della maggior parte
dei vestiti aveva imparato a schivare; solo all'ultimo secondo si
accorse dell'ombra arcobaleno che la sovrastava.
“Gorilla!”
Incrociò i polsi davanti al viso, sentendosi schiacciare.
Percepì
le ossa della schiena rompersi, per non parlare
di
quelle della faccia, e le gambe alzarsi in aria per il contraccolpo.
Poi sarebbe venuta la lama in petto, e
allora non ci sarebbe stato più niente da fare.
E
questa cosa la faceva incazzare.
-Non
mi farò uccidere da un rettile
senza palle-dechi!!!-
Una fiammata dai piedi, la più grande che poté,
nell'unica speranza
che le fosse proprio davanti.
A giudicare dal fatto che non era morta
dopo due secondi, doveva aver funzionato.
-Oh...- Gemette rimettendosi in
piedi: -kami... questa la sentirò dom-
-ani?-.
Lyon
quasi le alitava addosso tanto era vicino. Dalla vita in su la sua
pelle e
le squame
erano
bruciate, si salvavano solo i lucenti capelli argento. E gli occhi
verde
smeraldo, come quelli di un serpente.
Era
una
bufera di neve.
Ebbe solo il tempo di alzare le mani
che lui sparì in una nube di vapore, venendole addosso.
I suoi attacchi provenivano d'ovunque,
non era facile descriverli, era come se le stesse tutto intorno e
materializzasse le spade dal gas. Non capiva altro, però lo
intuiva.
Ginger
era entrata nella gattolotta,
che
era
come chiamava quella parte del combattimento in cui il suo
corpo stava davanti alla mente, e l’istinto
davanti alla coscienza. Muoviti, evita,
l'ho fatto; solo
quei pensieri,
tutto il resto era sbiadito. Doveva essere il sesto senso felino, o
una specie di
istinto di autoconservazione.
Ma
gattolotta era più divertente da pronunciare.
Già,
se non fosse stata agile e flessibile come una gatta e lui non fosse
stato troppo rabbioso
per mirare bene, allora l'avrebbe trafitta almeno centro volte.
Se ne rese conto perché la raffica era
finita, e lui era arretrato dematerializzando le braccia di ghiaccio.
Ahahah, si era arreso!!!
Lei alzò i pugni in posizione di
guardia, per farli vedere che c'era ancora. Si sbagliava.
Rapidi come segni di penna, sulla sua
pelle si tracciarono numerosi tagli superficiali; ma non se ne
accorse perché facevano male, né
perché erano freddi:
semplicemente, era una rete di punti che non sentiva più.
E si stavano espandendo.
L'avrebbero distrutta, così come era
successo a Juvia: questo pensava Lyon.
Ma, invece, vide le sue ferite
illuminarsi e del vapore opaco fuoriuscire; e lei invece che
disperarsi rimaneva immobile, senza dar cenno di cedimento. Forse era
morta in piedi, però allora perché...
“Anf... non...”.
-Guarda guarda...- Uscì il
risolino dalla bocca dell'avversaria: -sono ancora
viva-dechi...
eh...-.
“Non importa.” Pensò
Lyon,
alzando la spada: “Le trapasserò il
cranio, non potrà
sopravvivere.”.
-È
un bluff.-.
?
-Quella
spada di cui vai tanto fiero, è un bluff. Io l'ho capito sai?-
Ogni parola proferita sembrava il suo ultimo respiro, ma al contempo
sotto il flebile tono emergeva un qualche tenore.
Era la consapevolezza della morte a renderla folle? O forse parlava
così perché sapeva qualcosa
che ignorava?
-Da come la racconti, sembra che
trasmetta lo
zero assoluto, ma è
un'assurdità-dechi. Lo sanno anche i
bambini che
è uno stato, non è un virus:
perché i virus ti arrivano,
agli stati invece devi arrivarci tu.-.
Lyon
sospirò pesantemente, senza capire perché la
stesse ancora ad
ascoltare, perché le stesse lasciando prendere tempo in
maniera così
stupida: sarebbe stato facile ucciderla proprio
adesso. Anche
prima avrebbe potuto ucciderla. Più volte.
“Debolezza?”.
-Quello che fa è abbassare la
temperatura fino a 0 K, tutto qui. Basta pareggiare
i
conti-dechi.-.
Il braccio gli si stava stancando, lo
abbassò.
Pareggiare i conti, come se fosse una
cosa facile... Per contrastare l'effetto avrebbe dovuto...
-Oh, capisssssco. Hai
alzato la temperatura del tuo corpo di altri 300 gradi, per
compensare quelli che perdevi...-.
-Che
idea
stupida...-.
Le rimase zitta, ma le sue labbra
iniziarono a sporcarsi di sangue; e la sua pelle, come essiccandosi,
si riempiva di crepe.
-Almeno avresti sssssalvato
la faccia, invece ti sei scavata la fossa da sola... Nesssssun
umano né demone può
sopportare quelle
temperature... Tutti i tuoi
organi, le tue cellule e il
tuo sangue ssssono ssssublimati
per colpa
tua e ricristallizzati a causa mia, il tutto nel
giro di
qualche ssssecondo.
Non riesco a
pensare a una morte più atroce...-.
-Nessun
umano o demone, ma io sono ancora viva!-
Gridò con gli ultimi fiati in gola: -Non
ho la più pallida idea di cosa mi
sia successo dentro, ma non mi ha ammazzata! Io sono... io sono la
Regina del Ghiaccio e del Fuoco-dechi!!!-.
Poi si accasciò a terra, ansimando
pesantemente e tossendo di nuovo.
-Che pallone gonfiato... sei solo un
morto che cammina...-.
A quelle parole, lei ammutolì e lo
spiò da dietro la frangia che, per il sudore e il sangue, le
si era
incollata sulla fronte.
-Non dirmi che non l'hai ancora
capito... romperci le ossa non ci uccide, rimanere
senza
stomaco non ci uccide-dechi, quasi niente ci uccide...
perché siamo
già tutti morti.-.
Lyon,
che le stava venendo incontro, si fermò: non
perché non lo sapesse,
ma perché a volte se ne dimenticava e, quando gli tornava in
mente,
gli faceva sempre quell'effetto, di congelarlo sul posto; l'eco di
una
sorpresa.
-Certo che lo so. L'esssssere
portati al Cambiamento ancora vivi serve solo per
avere più
possibilità di riuscita, ma...- Smise di parlare,
perché si era
già distratto troppe volte: le fece il giro intorno, senza
che
reagisse, e le si avvicinò alle spalle.
-...ma ci uccide. Il
nostro cuore si ferma, il nostro cervello si spegne, e l'anima se ne
va dove deve andare-dechi... penso che sia questa la mancanza che
sentiamo dentro...-.
“Anima... no, quello che mi manca
mi fu tolto prima...”.
“Cosa... volevo
dire?”.
-La mia anima erano i miei amici. Li
ho persi tutti, ero rimasta solo io, e poi nemmeno quello. E
lo stesso per te-dechi.-.
...
-Sì, è proprio
così,
eravamo belli che morti già da prima. Tuttavia...-.
Nella mente della ragazza iniziarono ad
affollarsi delle immagini, una benda sull'occhio, delle orecchie
feline, una rosa nera, una ciocca azzurra, degli occhi giallo
elettrico.
Con fatica, premendo le mani sulle
ginocchia, si rialzò, ma non riusciva a rimanere dritta e
perciò
ciondolava. Ciononostante, sollevò di nuovo i pugni.
-...tu sei rimasto morto...
mentre io ho ritrovato una ragione per vivere-dechi!-.
Un’onda di calore sciolse le due
spade. Lyon rimase attonito e poi arretrò con un piede, si
protese
in avanti e alzò le mani davanti al viso, una aperta,
l’altra
chiusa e con indice e medio dritti.
-Ah...
Ho
usato tutte le mie magie, e sssssei
ancora viva... ho usato tutte le mie maledizioni, e sssssei
ancora viva... ssssssse
come dici non posssssso ucciderti, mi
basterà
annientarti...-.
Era già pronta a rispondergli, ma
invece decise di smetterla con le ciance e lo attaccò con un
jab
sinistro e poi, quando lui si spostò a destra, con un gancio
a piena
potenza, che però lo sfiorò soltanto e gli
alzò i capelli.
Si era fatto indietro: bene!
Continuando a girare rizzò la coda, e sentì un
amichevole SNAP.
Tornata dritta, la guancia del ragazzo era rossa.
-Kuku!- Di nuovo un pugno ma
stavolta lo parò con il palmo e, prima che potesse
controbattere, le
sue dita stavano già dirigendosi fischiando come proiettili
verso la
sua guancia.
“Posso evitarl...”
Cercò di
muovere la gamba, ma qualcosa le si era avvinghiata attorno.
“La sua
coda-dechi?!”.
Fu come se avesse cercato di masticare
un sasso: si curvò e sputò un paio di denti, un
altro le finì in
gola, bloccandole il respiro per qualche istante.
“Non
avevo bisogno di un'altra bocca-dechi!”
Cercò di sfruttare l'effetto sorpresa, o quello che le
rimaneva, ma
l'impatto fece più male alle sue nocche che a lui.
Aveva perso improvvisamente potenza? O
forse erano semplicemente i danni collaterali che iniziavano a farsi
sentire? Ad avvalorare quest'ipotesi uno spasmo in tutto il corpo le
fece mancare la vista.
La
successiva
cosa che vide fu uno scintillio di artigli di
ghiaccio,
quelli che ora sussultavano tra le dita dell'avversario.
“Cazzo.”.
ZAM ZAM, due tagli, al seno e in viso;
fulminata dal dolore, arretrò traballando, mentre Lyon
allungava le
mani, l'una chiusa a pugno sull'altra.
-Ice Make: Spider!-.
“Ma d-”
Fece un volo di parecchi metri,
sentendosi come doveva sentire un burattino a cui recidevano i fili e
spezzavano le giunture. Ma lei era un gatto, e atterrò sulle
zampe.
Buffo,
riusciva
ancora
a muoversi: in compenso aveva
delle
serpi spinate al posto delle
membra.
-Grrr!!! Hai
detto che avevi finito le magie-dechi!-.
-Ho mentito...-.
Dalle
sue mani ora uscì un dragone che, fauci spalancate, le
volò
addosso. Avrebbe anche
potuto schivarlo se non avesse avuto il corpo in poltiglia e se,
urlando come aveva fatto, il buco sulla guancia non si fosse
allargato causandole
un'altra scarica
di dolore.
E così la travolse in pieno. Fu peggio
del ragno. Peggio delle spade. Peggio del Cambiamento. Peggio di
tutto.
“Voglio rivederle.”.
“Devo rivederle.”.
“Io...”.
Crocus
Quel tizio era sfuggente, Lily non
riusciva a mettere a segno un solo colpo; eppure bastava guardarlo
per capire che sarebbe venuto giù facilmente.
-Povero illuso.- Fece lo scheletro con
voce gorgogliante: -Nessuna spada può arrestare la danza
macabra.- e
in effetti gli aveva appena tagliato a metà il viso, ma con
uno
sfavillio nero si era subito ricomposto.
La cosa positiva però era che non
stava contrattaccando: probabilmente non era nemmeno tanto forte.
Sarebbe bastato metterne a segno uno...
-Whaaa...- Un soffio sinistro lo
avvertì dello zombie alle sue spalle; si voltò e
gli tagliò la
testa di netto.
La
vista di quello che era stato solo un ragazzo cadere decapitato lo
fece prima raggelare e poi infuriare. Era pronto più che mai
a fare
a pezzi quel demone; ma quello si era messo a ridere.
-Uhuhuh!
Voi umani siete deboli, non riuscite a tradire i vostri compagni...
anche i morti!-
Ed ecco dal terreno schizzare fuori una massa di carne putrefatta che
gli si avventò addosso; a nulla gli servì alzare
la spada per
proteggersi, perché la trapassò senza
rallentarla. La zombie lo
prese per le spalle e lui ebbe la prontezza di fare altrettanto, ma
quello che vide gli fece perdere la presa.
-La-AHH!!!-
Cadde a terra e tentò di levarsela di dosso, ma i suoi
denti affondavano sempre di più nel suo collo.
Nel
giro di pochi secondi si sentì scivolare
nell’oblio.
Malva
Un frullo d'ali ed era già in cima.
I suoi progressi nel volo erano stati
sorprendenti, per lei per prima. Era come se ne fosse stata sempre
capace, come se avesse avuto quell'aspetto fin dalla nascita.
Ma lei odiava quell'aspetto, non poteva
avercelo avuto dalla nascita. E quello che sentiva dentro di
sé non
ce lo aveva mai avuto prima, mai, mai...
Cadi.
Smetti di volare.
Cadi.
È tutto finto.
Non ne vale la pena.
Cadi.
Cadi.
Yukino strinse i denti, sentendosi
venir meno a ogni centimetro guadagnato. Ma quella forma che
detestava, ora le serviva, le serviva quel potere. Le servivano
quelle ali.
Atterrò, senza bisogno di sfondare la
finestra o la parete perché erano già andate in
pezzi. Era stato in
quel momento che tutti i Portali erano stati chiusi, e cioè
tutti
gli Spiriti erano stati sconfitti, ed in quel momento era intervenuta
d'istinto. Dopo avrebbe avuto tutto il tempo per chiedersi:
“Perché
sono stata così sconsiderata? Perché non ho
aspettato gli altri?”,
ma in quel momento era come mossa da una smania, dal desiderio
disperato di vedere quel mostro morto...
Sconfitto.
Di vederlo sconfitto.
Ma dov'era?
“!!!”.
Un'ombra gigantesca si stagliò su di
lei, qualcosa di enorme era in volo e stava oscurando il sole... e
l'avrebbe travolta!
Si
gettò di lato; con
la coda dell'occhio vide un enorme uccello viola procedere come un
treno e far freno con gli artigli. Lo spostamento d'aria fu
così
forte da trascinarla
in avanti, e non riuscì ad atterrare come aveva intenzione,
prendendosi qualche botta che avrebbe lasciato il livido.
“Urgh! La
testa... ma cos'è quello???”.
Il corpo era quello di un uccello, ma
aveva un unico grande occhio ciclopico e delle fauci al posto del
becco.
“Deve essere un
demone!” Si rimise in piedi, indecisa sul da
farsi:
l'uccello non sembrava considerarla minimamente, stava zampettando
verso un angolo facendo tremare continuamente il pavimento.
Che cosa stava puntando? Il mostro!
Quell'orco, Doriate, eccolo là! Steso a terra, ridotto
parecchio
male, lui e gli Spiriti dovevano essersi sconfitti a vicenda, ancora
non capiva come ci fosse riuscito. Ma ebbe appena il tempo di vederlo
che l'uccello lo ingoiò.
Yukino
trasalì, sempre più incerta sul da farsi:
attaccare l'uccello
finché le dava le spalle? Ma sarebbe stata una
vigliaccheria... Però
tutti contavano su di lei, non poteva permettersi
alcuna esitazione!
CRACK
D'improvviso la pancia dell'uccello
esplose, e lui stramazzò a terra, con la lingua fuori,
stecchito.
-Non
di nuovo!!!-
L'orco si piegò sulle ginocchia ad ansimare.
-Cosa...
oh, giusto, Sayla-san l'ha modificato per...-
Si voltò a guardarlo.
-Ho
fatto un casino, doveva servire agli altri. Eh?-.
Yukino
si strinse
una mano al cuore,
si era accorto di lei. Sapeva che avrebbe dovuto nascondersi subito,
che la sua unica speranza era coglierlo di sorpresa, che doveva fare
tutto meno rimanere immobile...
e invece fece
proprio quello.
Non lo puoi sconfiggere.
“Non
lo posso sconfiggere.”.
Ti ucciderà.
“Mi
ucciderà.”.
Sei debole.
“Debole.”.
-Regredisci!-.
Diventò molto, molto più grosso, e
marciò a grandi passi su di lei.
“Ahh...
è la fine.”.
Non importa a nessuno.
“Ho
sbagliato tutto.”.
I tuoi amici moriranno per colpa tua.
“Non
mi merito le chiavi degli Spiriti.”.
Ma non importerà più a nessuno.
“Non importa a
nessuno...”.
-Il
mio potere è il più forte tra quello di tutti
demoni!-
Ruggì il mostro, che era sempre più vicino, di
più di più.
VROOOOOOOOOOOOOOOOOMCRASHSCREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Schegge
di vetro e muratura esplosero dappertutto, mentre sul pavimento di
fianco a lei atterrò un… un…
un
qualcosa di rosso e con quattro ruote, che faceva un rumore
infernale. La cosa derapò in cerchio e colpì con
un fianco l'orco
che, colto di sorpresa, volò
attraverso
tutta la lunghezza del piano e infranse la finestra dall'altra parte,
cadendo giù dal palazzo.
La
cosa finì il giro e si fermò proprio di fianco a
lei, lasciandosi
dietro un solco nero circolare e un sacco di fumo. Aveva
fatto un rumore pazzesco, come
il verso di una mandria intera.
A
Yukino ricordava vagamente una carrozza, ma era troppo strana,
moderna,
era come se
venisse dal futuro.
Il
rumore che faceva era assordante, però
lei era troppo incantata anche solo per coprirsi le orecchie, e
quando la carrozza si mosse in avanti, lei la seguì.
-GRUAAAAAAAAA!!!-
Quel ruggito spezzò l'ipnosi, e vide che l'orco era riemerso
dalla
finestra; ma era grande il doppio, forse il triplo di prima, e
completamente viola.
“A-Ah...”.
Yukino si accasciò, sentendosi
svuotata di ogni energia. Era la Maledizione o la paura?
Dal
davanti
della carrozza spuntarono fuori due tubi
che iniziarono a scoppiettare
e
questa
volta il RATATATA le fece tappare le orecchie.
Il
Cambiato
ruggì, anzi, urlò di dolore perché
anche il suo corpo scoppiettava,
e caricò la carrozza; ma, come l'afferrò con le
sue gigantesche
mani, ecco un
altro tubo,
solo che invece
dei proiettili sparò
una potente fiammata che lo investì in pieno.
L'orco,
abbrustolito, indietreggiò fino alla breccia, aprendo appena
la
bocca come per ruggire di nuovo. O forse voleva solo implorare
pietà.
Invece un cannone vero
e proprio
con un unico, grande colpo lo centrò in bocca. Al mostro non
restò
altro
che
cadere, e stavolta non tornò più
su.
“Lo
ha-lo
ha annientato! Che-che razza di magia-che razza di magia può
rendere
così potente una carrozza???”.
Lo sportello si aprì alzandosi come un
braccio.
-Ehi, mocciosa, finito di pisciarti
sotto?-.
Yukino spalancò gli occhi, lo stupore
era ormai completa confusione.
“Cosa…
lui???”.
-Uffa! Ma io non sono
capace!!!- Si
lamentò Laki gonfiando le guance.
-Sicuramente
non imparerai nulla se continuerai a lamentarti.- Le rispose
sorridendo Lily, spostandosi alle sue spalle e correggendo la sua
posizione.
Lei sbuffò
più forte: -Daiii!!! Ho
dei nuovi giochi con cui solleticare il mio spirito!-.
-Quelli dopo. E poi,
vorrei ricordarti,
fino ad ora non sei ancora riuscita a strapparmi un miagolamento.-.
Laki gonfiò
le guance: -Questo è solo
perché non mi sono impegnata abbastanza!-.
L'exceed
aggrottò la fronte, e lei si
morsicò la lingua per il passo falso.
-Male. Cosa ti dico
sempre? Che
bisogna...-.
-“Che
bisogna sempre
impegnarsi al massimo,
e se ieri ho dato il 100% oggi devo dare il 110%”, eccetera
eccetera.-.
“Veramente io
dico il 200...”.
Laki simulò
altri due fendenti, poi
riprese a lamentarsi.
-È inutile,
non mi va e non sono
brava!-.
Lui scosse la testa
vigorosamente: -Ti
sbagli, hai fatto progressi notevoli negli ultimi due mesi.-.
Non la stava convincendo.
-Su, ora te lo
dimostrerò.- E prese
posizione di fronte a lei.
Laki abbassò
le spalle: -Ma Lily,
tanto lo sai che...-.
Crocus
Panther Lily smise di agitarsi a caso e
prese la testa della ragazza tra le mani.
Ruggì con furore e se la strappò di
dosso assieme alle sue stesse carni, si mise seduto con la forza
degli addominali e infine la stese a terra. Si dimenava, urlava, ma
come una bestia.
“Sì!!! Tu eri diventata molto, molto
forte!!!”.
I suoi muscoli erano gonfi, le sue
gengive scoperte, gli occhi sbarrati, il sangue spruzzava dalla
ferita, e le sue dita... si chiudevano, sempre di più, sul
suo viso,
come una morsa fatale.
“MA IO SONO SEMPRE STATO PIÙ FORTE
DI TE!!!”.
Uno
scricchiolio più forte degli altri e lei smise di
graffiarlo. Le
sue mani caddero a terra e non si mosse più.
-Anf... anf... anf...- Rotolò di lato,
tamponandosi il collo, ormai a brandelli. All'ennesima risatina
dell'Etherious, rialzò a fatica gli occhi.
Troneggiava su di lui e si accingeva a
dargli il colpo di grazia con lo scettro. Non poteva fare altro che
ucciderlo con lo sguardo.
-Farò di te uno dei miei esperimenti,
ne nascerà un grandioso racconto.-.
-Anf... la pagherai... noi non... non
ci arrenderemo mai...-.
Keith rimase turbato da quelle parole,
troppo simili alle ultime che aveva sentito dalla bocca di quella
donna insolente.
-Farò di tutti voi le mie ca- Strozzò
un urlo roco e il bastone gli cadde dalle mani; con grande stupore,
Lily vide spuntare dal suo petto la punta di una lama.
-Oh, accidenti. Mi si è incastrata la
spada in un mucchio d'ossa.- Disse una voce familiare; ma Lily non
ebbe il tempo di riconoscerla, perché un velo nero
calò sui suoi
sensi.
Hargeon
L'aveva uccisa?
BOOM
Stupido solo pensarlo.
Ma
Lyon era
ormai d'inverno, si
limitò a recepire i nuovi dati con lucidità.
Da dove
prendesse
la forza aveva smesso di chiederselo o di farci caso: assumeva
come dato di fatto che fosse
una riserva inesauribile di
energia.
Ma la
forma
di quella forza? Totalmente nuova. Era
difatti
diventata una meteora di fuoco e ghiaccio, che si stava dirigendo
verso di lui.
-LUCIFER
CAEEEEEE!!!-.
-Ah...-.
Rallentarla con un Eisberg sarebbe
stato inefficace. L'Ice Make l'avrebbe polverizzato andandoci contro.
Una striscia di Dornen si sarebbe sciolta subito. Sublimare o
diventare di neve non lo avrebbe salvato. Non c'era tempo per altri
attacchi.
Chiaramente
lei
non contava di rimanere in vita, le
sue possibilità erano sotto lo zero percento. Già
da un pezzo, a
dire la verità. Ma sarebbe stata in grado di portarlo con
lei?
Improbabile, ma non eccessivamente.
“Ice
Magic. Più freddo di
quanto lei non possa raggiungere. Con il Devil Ice... uhm...
Eis
Holle... Punch.”.
Strinse il pugno destro, canalizzando
tutta la magia e l'Anti-Ethernano che gli era rimasto.
“Anf...
Potrebbe costarmi il braccio. Non importa. Non
voglio perdere.”.
“Non
posso... perdere.”.
“Ah...”.
“Che
cosa fastidiosa.”.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
-...-.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
-...-.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
-...-.
Venne
l'impatto, si
colpirono
entrambi
alla guancia.
Non
che Lyon potesse vederlo.
Tutto
attorno a loro si era colorato di rosso e azzurro; non
poté nemmeno
sentirne
il dolore, perché aveva congelato l'area somestesica
del cervello.
Fu
senso del tatto ad avvertirlo del
pugno:
lo
percepì rompergli
lo zigomo, fratturargli la mascella, incrinargli la mandibola,
frantumargli i denti e
farglieli partire dall'altra parte della bocca. Tutto
questo
nel primo secondo; in quello dopo gli ruppe la spina dorsale
all'altezza della terza cervicale. Nel terzo le schegge risalirono
dalla bocca uscendo tutto attorno all'occhio destro, incredibilmente
senza intaccarlo,
e scesero uscendo dal mento. Nel quarto il suo viso prese
fuoco, si congelò e si sciolse una qualche decina di volte,
perse
presto il conto.
A
parte per il fuoco, lui
doveva
averle inferto
più o meno lo stesso; abbastanza
per ucciderla, ma non era quello il punto.
Il punto era che stava perdendo i
sensi, e aveva la sensazione che il suo corpo si stesse staccando
dalla vita.
Zonia
C'era
un momento, quello che aspettava sempre quando iniziava una tortura:
la saturazione.
Quando l’idiota
stava ormai perdendo la voce, quell'istante prima che cominciasse a
supplicarla di porre fine a tutto; l'Etherious
allora alzava gli occhi al cielo e
inspirava a pieni polmoni, godendosi a pieno il momento. Era
sempre stato così, sin da quando era stata creata. Si
poteva quasi dire che vivesse per questo; e il fatto stesso di poter
pensare a una simile bestemmia
contro Zeref era prova della grande influenza che aveva su di lei.
Ma
poi era cambiato tutto, da
quando
aveva incontrato lei.
Ci aveva provato, una volta tornata in vita, con
qualche prigioniero,
eppure
non sentiva più niente. Quel momento non arrivava
più.
“Mi
ha stregato.” Pensava in
quei momenti:
“è colpa sua... Ah, voglio solo lei. Devo
ritrovarla, devo guarire…
devo assaporare quell’istante!
Devo assaporarlo! Lo rivoglio indietro! E lo voglio con lei!”.
Tutto
il resto non aveva più senso, non le dava più
ebbrezza. E allora
poteva concentrarsi di più sull'ottenere rapidamente le
informazioni
che voleva, prima di dare il colpo di grazia. Noioso,
ma molto utile, come ad esempio in quel momento.
-Che cosa significa quel buco nel
cielo? Che cosa avete fatto?-.
Minerva era in preda ai sussulti e al
sudore, il suo corpo stava impazzendo perché non sapeva come
reagire... né a cosa reagire. No, no,
non ancora, non prima
di quelle risposte.
-Non... non ti dirò nulla...
u-ugh...-.
Kyouka, già accovacciata su di lei, si
avvicinò più al suo viso per studiarla meglio.
-Oh. Certo, perché tu non sai nulla.
Questo vuol dire che… o è un piano di cui non sei
stata informata,
e questo ti renderebbe inverosimilmente ingenua… o
è un piano di
cui io non sono stata informata, ma è
altrettanto
improbabile... o è il piano di qualcun altro. In ogni caso.-
Si
passò l'artiglio tra le labbra, bevendo il succo sanguigno
che lo
imperlava.
-Tu non mi servi più a nulla.-.
SNAP
Si scansò con una capriola di lato,
rimettendosi in piedi guardinga. Una freccia l'aveva sfiorata e si
era conficcata per terra poco distante.
“C'è un cecchino da qualche parte.
Deve essere nascosto in qualche edificio.”.
“Perché non ha sparato fino ad
adesso? E quella freccia non ha nulla di magico…”
La prese in
mano, sempre scrutandosi attorno.
“È metallo temprato. Ma è molto
più
raffinato delle capacità degli umani.”.
SNAP
Questa volta le era bastato
indietreggiare, la prossima avrebbe potuto anche afferrarla. Aveva
contato cinque secondi, era il tempo che ci metteva tra un colpo e
l'altro.
Comunque doveva essersi nascosto in uno
dei due edifici che stava guardando; così li fece a pezzi
con i suoi
artigli.
“Cosa
diav-” Una persona si era lanciata fuori dalle macerie mentre
stavano ancora cadendo, vestita di una sorta di tuta da battaglia
nera, con un elmo, anch'esso nero, e con una visiera che le copriva
la faccia. Aveva come dei razzi che uscivano da dietro la schiena e,
in mano, l'arco più intricato che avesse mai visto: non di
legno, ma
di metallo o plastica,
non
capiva. E con due frecce pronte.
SNAP SNAP
“Prese.”.
“...ma con due mani.”.
“Merda, mi sono tolta la visuale!”.
Si
levò le braccia da davanti al visto appena in tempo per
vederla
atterrare sopra un altro tetto, mentre già caricava la
prossima freccia.
-È inutile, non mi prenderai mai.-.
Ora
che era fermo poteva vederlo meglio; innanzitutto era una lei, il
seno non
lasciava dubbi;
e l'elmo non la copriva del tutto, perché lasciava uscire
una folta
coda di capelli. Capelli rossi.
Kyouka sentì tutto il corpo palpitare.
“Questa sensazione… ahh… non mi
posso sbagliare…”.
-Sei tornata… tu sei tornata da me…-.
“No, no, c'è qualcosa di strano,
l'altra volta non era così. È
sbagliato!”.
-Tornata?-
Ripeté quella con voce metallizzata dal casco. Era la sua,
non aveva
alcun dubbio, ma
era diversa.
-Ah, capisco. Se lei ti ha lasciato
indietro…- Alzò una mano e premette un pulsante
dietro al casco;
la visiera si ritrasse, scoprendo il suo volto.
“Ahhh…”.
-Vuol dire che non ti stima un
avversario degno di essere eliminato.-.
-Ma indovina un po'? Io li elimino
tutti, i miei avversari.-.
Oak
Town
-Bwahah!-.
-Avanti,
umani senza fegato!
Non volete venire a salvare i vostri amici?!-.
Jackal si divertiva un mondo a vedere
“l'esercito nemico”, se quei polli si potevano
chiamare così,
stringersi tutto e fare dieci passi all'indietro ogni secondo. Non
che potessero scappare, gli aveva minato il terreno sotto i piedi, e
poi si era messo a girare intorno ai corpi dei due mocciosi che lo
avevano impunemente attaccato, come uno sciacallo sulle carcasse.
-Bwahah! Forza, fatevi avanti!- Fece
detonare le rune che aveva piazzato sulle pareti di uno dei manufatti
su cui si erano accalcati, facendogliele crollare addosso. Il gregge
belò, si schiacciò sull'edificio opposto, ed
esplose anche quello.
-E voi vorreste sconfiggere i demoni di
Tartaros??? Ricordatevi dell'uomo che vi ha spediti all'inferno!!!-.
TUTUTUTUTUTUNF
“Mmm?”.
TUTUTUTUTUTUNF
Jackal si guardò intorno, cos'era
quello strano rumore? Sembrava che qualcuno stesse facendo roteare
come una fionda gigantesca, forse gli umani avevano un gigante dalla
loro parte?
Fufufu! Non aveva mai fatto esplodere
la faccia di un gigante!
TUTUTUTUTUTUNF
Il rumore si faceva sempre più forte,
ma del gigante nessuna traccia. Cos'era, gli stava forse venendo
incontro? E perché anche gli umani sembravano non capirci
niente?
Scrutò con attenzione ogni strada da
cui potesse spuntare, ma già il frastuono era diventato
assordante,
e di giganti nessuna traccia.
Poi alzò un po' il muso e capì che
non c'era nessun gigante, ma quel... coso.
“Che... eh?”.
Era una... una capsula forse? Con una
coda? E sopra aveva due lastre lunghe e strette che giravano, erano
quelle a fare tutto quel baccano; poteva ricordare una libellula
forse, e si teneva sospesa in aria col muso rivolto in avanti, non
capiva che razza di magia potesse essere.
Poi notò che c'erano anche due
cilindri attaccati ai lati con alcuni fori, e anche quelli stavano
girando.
RATATATATATATATATATATA
-GWAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Fu
come se decine
chiodi lo avessero attraversato;
si girò tenendosi
il volto
tra le mani, mentre la forma Etherious veniva meno e tornava in
quella
umana.
Non ci vedeva più da un occhio.
-CHE C***O!!! CHE C***O DI MALE DI
M***A!!! C***OC***OC***O!!!-.
Con
quello
buono vide che si era creata una scia di fori in terra che andavano
verso i suoi uomini, alcuni giacevano morti a terra mentre altri
erano feriti come lui; uno dei rimanenti gli stava venendo incontro.
-Nobile Jackal! Siete-ah!- Lui lo prese
per il collo ruggendo come una bestia.
-CHE COS'È QUELL'AFFARE???-.
-Non-non-io non-
TUTUTUTUTUTUNF
RATATATATATATATATATATA
D'istinto, parò il demone davanti a sé
per proteggersi; inutile, perché i chiodi lo attraversarono
e lo
colpirono di nuovo.
Jackal latrò e si accasciò a terra,
puntando un gomito per rimanere con la testa dritta.
-MMM!!! AH!!! URR!!!-.
TUTUTUTUTUTUNF
-MALEDETTO BASTARDO!!!- Alzò il
braccio per polverizzare quella roba, e gli fece esplodere la coda.
La capsula girò su sé stessa in fiamme e si
fracassò a terra.
-Anf... anf... anf... guuuu!!!- Riuscì
a rialzarsi, e tra gli spasimi trovò lo spazio per le risate.
-Cosa-credevi-insulsa-creatura???-.
CRENK
Si aprì una porta dall'ammasso di
ferro, e spuntò la sagoma di uno stivale.
-Umpf!-
Sbottò una voce femminile: -Dovevo metterci
i proiettili per elefanti!-.
-Ehi, cretina, mi hai quasi uccisa
sai???- Ne fece un'altra, ma da tutt'altra direzione: alla sua
destra, nascosta dietro ad un edificio, vide una ragazza dai capelli
azzurri con uno strano abito nero pieno di righe luminose, e ai suoi
piedi…
“Cosa??? Ma chi-quando???” Si
voltò, le sue due prede non c'erano più. A ben
pensarci non le
aveva viste nemmeno prima!
-E potevi ammazzarli con la prima
raffica, brutta deficiente, dovevi aspettarmi!-.
-Gnè-gnè-gnè!- Allo stivale
seguì
una gamba, una mano, un braccio, e poi tutto il corpo.
Jackal non poteva credere ai propri
occhi, al proprio occhio. Era il dolore o la rabbia che gli davano le
traveggole?
-Che ci fai tu qui???-.
Centro-est
di Fiore
“Mancano dieci secondi.”.
-Libera Orga!- Gli intimò il
mago-ninja. A dire la verità, visto come gli aveva ridotto
il
braccio, avrebbe fatto meglio a preoccuparsi per sé stesso.
-Avete combattuto bene, umani. E lui
era sicuramente il migliore di voi tre; ma non potrà uscire
da lì,
e tra nove... otto secondi comincerà ad annegare.-.
Orga, l'uomo dei fulmini neri, si era
davvero distinto: non avrebbe subito l'ultimo attacco se non avesse
difeso il menestrello. Così lo aveva rinchiuso in una sfera
d'acqua
contaminata dall'anti-ethernano, e non c'era modo per i suoi due
compagni di tirarlo fuori.
-Ehi! Orga svegliati dannazione!-.
“Cinque secondi.”.
Torafuzar si protese in avanti aprendo
le braccia.
-Lariat!-.
Si lanciò addosso a loro circondando i
loro colli (in realtà, date le dimensioni delle sue braccia,
prese
anche i loro visi) con un braccio ciascuno.
“Tre secondi.”.
Si
fermò, loro caddero, lui
si raddrizzò.
Ancora una volta, il contraccolpo alle gambe si fece sentire.
“Due secondi.”.
Si girò per dare loro il colpo di
grazia.
“Un sec-
“!”.
Per un secondo non distinse bene quella
massa eterogenea, poi capì che si trattava di una persona,
un uomo,
che teneva il mago Orga per sotto l'ascella, col braccio attorno al
proprio collo. Era vestito di una sorta di tuta aderente nera e di un
mantello blu, mentre il viso era coperto da delle bandane; dalla
spalla libera spuntavano le punte articolate di cinque bastoni.
“Come ha fatto a liberarlo?”.
-Chi sei? Sei un loro compagno?-.
Quello si fermò e adagiò il corpo di
Orga a terra. Dopodiché si spostò di qualche
metro di lato.
-Per cortesia, potresti allontanarti da
loro due?- La sua voce uscì ovattata dalla sciarpa.
-Scordatelo.- Torafuzar alzò il piede
sopra il cranio del ninja.
-Hanno combattuto senza onore, non
avrei intenzione di risparmiarli in nessun caso.-.
-Capisco.- Si fermò di nuovo e, di
scatto, lanciò qualcosa da una mano. Ma non mirava a lui.
Abbassò
il piede il più velocemente possibile, ma sia il ninja che
l'altro
sparirono con un lampo
azzurro, e pestò solo la terra.
I due maghi ricomparvero al fianco del
terzo.
“Magia di teletrasporto? Eppure, se
non sbaglio, ha lanciato due dischetti metallici. E non ho percepito
nessun incantesimo; che razza di mago è?”.
L'uomo estrasse un bastone, ma non fece
nient'altro.
-Chi sei tu?-.
Una folata di vento gli alzò il
mantello di lato, sventolò per qualche secondo, si
adagiò.
Ancora nessuna risposta.
Hargeon
Quando la luce si attenuò, sia i
soldati umani che i demoni, che si erano tenuti alla larga dallo
scontro dei due leader, rimasero esterrefatti.
Il terreno nell'area di un chilometro
era diventato come una banchina di arcobaleno, un oceano dalle
increspature cristallizzate sotto le quali trapelava una
luminosità
rosea, come di lava.
I due eserciti si sporsero con gli
occhi sbarrati, cercando di capire chi fosse rimasto in piedi
là in
mezzo; ma non vedevano altro che un luccicore si arcobaleno e
polvere.
...
“Mi ero sbagliato...”.
“Non mi è costato il braccio...”.
“Non mi è costato nemmeno
quello...”.
Mattan
Ginger era definitivamente a terra, curva quasi in posizione fetale,
con gli occhi serrati e in bocca una smorfia sporca. All'esterno non
sembrava essere ridotta troppo male, però dentro era una
poltiglia.
D'altro
canto, a parte le ferite in viso e
l’essere tornato in forma umana,
lui era ancora saldo in piedi: gli
era bastato sostituire le vertebre con delle copie di ghiaccio;
senonché, guardandosi il braccio che pensava avrebbe perso,
vide che
tutta la sua pelle era piena di screpolature che crepitavano se
stringeva il pugno o lo
muoveva,
e lo
stesso
tutto il resto del suo corpo. Anche la faccia, si accorse
toccandosela.
“Ah... capisco... mi sbagliavo...
stava per costarmi molto più del braccio...”.
“Mmm... Capisco... Sento
ancora del potere magico provenire da lei... ma è fievole,
non
servirebbe neppure darle il colpo di grazia...”.
“Ma non commetterò lo stesso
errore di nuovo... non ti lascerò
moribonda perché non hai
alcuna speranza...”.
Mosse un passo verso di lei, e il suo
corpo scricchiolò come braci nel fuoco.
“Devo
porre
fine alla tua vita con le mie ma
Il suo cuore ebbe un sussulto.
L’ultimo. Gli mancarono le forze e si sentì cadere
in avanti,
addosso a lei, ma rimase in piedi.
Per un attimo pensò che fosse brama di
sangue risvegliata a causa del colpo, o qualcosa di simile; poi che
fossero gli effetti del colpo stesso; ma alla fine si rese conto che
la verità era un'altra.
C'era
qualcuno davanti a lui, sul quale si era accasciato evitando
di
cadere; e il motivo era che lui l'aveva colpito. Trapassato
da parte a parte, in centro al petto. Con
del ghiaccio.
Un rantolio gli uscì dalla bocca.
“Di chi è... questa spalla...”.
“Ah... è la tua...”.
“Gray...”.
Angolo
dell'autore
Ciao a tutti, scrivo queste due righe per gli altrettanti lettori che sono
rimasti a seguire la mia storia.
La pazienza è la virtù dei forti, dice il proverbio, ed è evidente che in questo momento dobbiamo tutti essere forti; che per molti di noi vuol dire semplicemente resistere dentro casa (poteva andarci peggio). Dobbiamo però fare tutto quello che possiamo, per quanto piccolo, per aiutarci l'un l'altro; io, oltre ad intrattenervi su questo sito, vi consiglio di scaricare Folding@Home che vi
permetterà di destinare parte della potenza del vostro
computer o console di gioco a scopi di ricerca medica. Possiamo e
dobbiamo tenere duro, cosicché tutto possa andare
bene. Anche se non vi conosco, ho fiducia in voi :)
Se conoscete persone in prima linea durante questa emergenza, o se ci siete voi stessi, prima di tutto vi ringrazio di cuore, e poi sappiate che il vostro sforzo non verrà dimenticato. Non può. Nonostante tutto, auguro a tutti voi Buona Pasqua.
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Capitolo 8 *** The Biting of the Bullet ***
I
never thought I'd die alone
I laughed the
loudest who'd have
known?
I trace the cord
back to the wall
No wonder it was
never plugged in at all
I took my time, I
hurried up
The
choice was mine I didn't think enough
I'm too depressed
to go
on
You'll be sorry
when I'm gone
(Adam's
Song-Blink
182)
Tra
i cieli di Hargeon
Il
cielo si era calmato, era tornato alla normalità: la
normalità, per
meglio dire, a cui era soggetto da un anno, ovvero un insano misto di
rosso e celeste nel quale le nubi scorrevano a volte lente e a volte
veloci, come foglie secche nella corrente torbida.
Due
puntini anomali però si opponevano al flusso, sospesi nella
quasi
immobilità della polvere illuminata dal sole.
-Anf...
anf... anf...-.
-Ma
che diavolo... Wendy... non è divertente!!! Fa male!!! Fa
male da
morire!!!-.
Wendy,
girata di spalle, lasciò andare il suo braccio che cadde nel
vuoto.
Sherria si tamponava il moncherino che spruzzava sangue nero
iperpompato, curandolo con la magia.
-Va
bene.- Soffiò a denti stretti: -Eheheh,
allora vuoi giocare! Va bene, siamo-siamo amiche dopotutto!-.
Wendy
ruotò su sé stessa, Sherria non riusciva a
vederle gli occhi perché
erano coperti dalla frangia, ma avvertì comunque un brivido
lungo la
schiena.
-Ok,
gioc-
!!!
Una
forte corrente d'aria ascensionale la fece schizzare in alto, era
così rapida e potente che non solo non riusciva a mangiarla
ma se ne
ritrovò completamente in balia.
Le
sue urla e il suo sangue si persero nel vento, finché non
iniziò a
mancarle il fiato. Poi finì tutto e si ritrovò
stordita a
galleggiare a testa in giù.
Si
rimise dritta, cercando di capire quanto in alto fosse finita.
“La
pressione è... un quarto di quella normale... ossigeno e
azoto si
stanno disgregando... il colore del cielo è...”.
“Non
è possibile! Diecimila metri di altezza???”.
Wendy
si era fermata davanti a lei, immobile e silenziosa come uno spettro;
poi si piegò in avanti, i suoi capelli si alzarono come
sott'acqua,
e sparì.
Se
la trovò davanti con la mano allungata a un palmo dal suo
naso, gli
occhi spalancati e abissali come quelli di un maki.
Davanti
aveva un mostro. La sua reazione fu una sola.
“Nonmitoccarenonmitoccarenonmitoccare!!!”.
Volò
all’indietro a velocità pazzesca per sfuggirle, ma
lei invece era
sempre più vicina, stava per toccarla, stava per prenderla
e…
-VATTENE
VIA!!!-.
Wendy
si rimpicciolì, allora Sherria si fermò e si rese
conto che si era
immobilizzata sul posto.
Nonostante
si fosse sforzata solo per pochi secondi era esausta e grondava
sudore; ma soprattutto era terrorizzata. Dal canto suo, la Dragon
Slayer si guardava la mano come se non l’avesse mai vista
prima, e
non sembrava affatto provata, o sconvolta, o qualsiasi altra cosa.
“Ah,
uh... ahahah! Si
è spaventata, ha ancora paura di me! Lo sapevo, io sono
sempre stata
la più potente!”.
Forte
di questa disperata convinzione,
decise di attaccarla con l'Urlo del Dio del Cielo, una magia d'aria
che sapeva non
avrebbe potuto
mangiare.
Non
la mangiò, in effetti.
La
dissipò.
Senza
nemmeno doversi muovere:
più il
vortice le si avvicinava più
si disperdeva,
fino a che non ne
rimase una brezza;
Sherria, incredula, soffiò con maggior vigore, ottenendo
come
risultato solo il fiatone.
“Vuol
dire che controlla l'aria? E io sono nel suo territorio??? Questo
è-questo
è
barare!”.
-...-
Wendy abbassò la mano, Sherria capì che
l’avrebbe
guardata di nuovo e la
paura di prima la
prese, più
forte.
“Non
ho altra scelta! DEVI MORIRE WENDY!!!”
-Vid
Cub!-.
Un
cubo di colore nero traslucido si espanse attorno a Wendy; la
ragazzina si guardò intorno, dopo qualche secondo
sussultò e si
portò una
mano alla gola.
-Esatto,
quel cubo è vuoto come lo spazio! Niente che tu possa
controllare,
ahah!
Non
preoccuparti, i tuoi fluidi interni
evaporeranno e il tuo corpo esploderà prima che tu possa
soffocare!
Ho vinto io, non è stato divertente???-.
-Eh?!?!-.
Wendy
aveva aperto la bocca e gonfiava il petto come per aspirare aria, ma
non c'era niente da aspirare… senonché gli
spigoli del cubo
iniziarono a deformarsi verso l'interno e il cubo a rimpicciolirsi.
“Non-Non-Non
è possibile! Non può mangiare il vuoto
cosmico!!!”.
Invece
nel giro di pochi attimi era tornato a circondarla l'azzurro; i suoi
capelli, però, erano diventati nero scuro.
-Tu
sei un mostro! Sei un dannato mo-
Le
gambe.
Wendy
aveva alzato il
braccio, Sherria
aveva visto una lama nera e...
Non
sentiva più le-
PAT
Toccata
I
suoi
Occhi
Le
gambe
L'aveva
Presa
In
petto
Gli
occhi
Un
abisso
Capovolta?
-AAAAAAAAAAAAAAAAAaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!-.
Una
forza immane la schiacciava in basso, anche se Wendy la toccava
appena. Non era lei a spingerla, era il vento stesso, un turbine che
aveva il suo volto.
“Sono-sono-sono
il suo cibo, non è po-po-possibile, è un-un-un
mostro!!!”.
“Non-non
è più la mia amica!!!”.
SBAM
“La
mia… amica…”.
Ora
era a terra e lei la sovrastava, schiacciandole
il petto con il piede; i suoi capelli stavano ancora fluttuando, ma
perché continuava a fissarla
in quel modo disumano???
-No,
no! È tutto sbagliato, questa non sei tu!!!-.
Wendy
alzò il braccio, formando un anello nero roteante sul palmo
della
mano.
-A-Aspetta!
Ti prego, mi arrendo, mi arrendo! Hai vinto tu, ti prego!!!-.
FIIIIIIIIII
Sentiva
l'anello fischiare come una trivella allora cercò
disperatamente di
levarsi il
piede di dosso ma,
come le toccò la caviglia, si trovò la mano triturata.
“È
la fine!!!”.
-Hai
vinto tu! Per favore non voglio
morire! Non puoi farlo, non è giusto, non è
giusto, volevo
solo giocare di nuovo con te!!! Ho
sempre pensato a te, ogni
cosa valeva la pena per vederti ancora, ogni cosa, ti
prego, tu
sei la mia migliore amica!!! Ti
voglio bene Wendy!!!
Ti prego, ti prego
Wendy, non farlo, TI SCONGIURO NON FARLO!!!-.
Il
volto di Wendy si corrucciò, un'ombra di dubbio le
attraversò gli
occhi, che per qualche istante tornarono umani.
-Sh...Sherria...-.
-Sì!
Sì, sono io! Wendy
sono
io!-
Sherria piangeva per
la gioia, il cuore batteva così forte che le veniva da
vomitare e
non faceva altro che ripetere il nome della Dragon Slayer, sperando,
gioendo.
Ma
il suo volto tornò
vuoto, e l'anello girò
più velocemente sulla sua mano.
-No!
No! Wendy, guardami, riconoscimi, Wendy,
WENDY!!!-.
-Fermati
Wendy!!!- Urlò una voce stridula che Sherria riconobbe
subito.
-...-.
“Ch-Ch-Ch-”.
-Ti
prego, non farlo! Lei
è Sherria, non la riconosci?-.
-...-.
-Non
vuoi davvero farlo, so che è così! Non ricordi
come hai sofferto
quando hai scoperto che era morta? Ora è tornata, guarda,
è tornata
con noi!-.
Wendy
la guardò, sembrava non riconoscere quella minuta ragazza
dai
capelli bianchi che era la sua compagna di sempre. Anche
a Sherria sembrava più un’apparizione che la
sua vecchia compagna.
-Per
favore Wendy! Tu
non sei questa!-.
-Ch-Charle.-.
Charle,
Charle, tutto quello che Sherria riusciva a pensare era quel nome.
“Charle!
Charle! Grazie al cielo sei qui!”.
-Sì,
sono io! E lei è Sherria ricordi?-.
-Charle.
Sherria.- I suoi capelli smisero di fluttuare e qualcosa si riaccese
nelle sue iridi.
-Sherria!-.
-Weddddy!-
Singhiozzava lei.
Wendy
si coprì la bocca inorridita: -Che cosa ho fatto???-.
-Mi
dispiace
Wendy! Mi dispiace!!!-.
-Che
co-co-cosa ho-ho fa-fatto???-.
Wendy
si tolse da sopra di lei e le sollevò delicatamente la testa.
-Perdonami,
perdonami Sherria! Non riuscivo a-non riuscivo a-
-No,
sono stata io a sbagliare! È
tutta colpa mia!
Ti ho ferita, sono io
il vero
mostro!!! Io
ti amo Wendy!!!-.
E
rimasero a gareggiare a chi piangeva di più. Wendy cercava
in tutti
i modi di bloccare le emorragie di Sherria, Charle cercava di
aiutarla.
Freed
le osservava pensieroso. Nonostante
provenissero dallo stesso luogo, lui e Charle si erano incrociati
lì
per puro caso; normalmente non le avrebbe perdonato
una trasgressione simile visto che sarebbe dovuta rimanere al
castello, ma non poteva di certo biasimarla; soprattutto considerando
quello che lui stesso aveva fatto.
Si
guardò il polso destro, il dolore stava già
svanendo. Era
stata miracolosa, ancora stentava a crederci. Forse poteva fare
qualcosa per Sherria. Già, doveva
andare a chiamare quella ragazza.
Poco
prima, a Crocus
Lo
scheletro fremeva tutto, colpito fatalmente; presto iniziò a
riempirsi di crepe e a frantumarsi.
Freed
riestrasse la spada mentre le due ragazze lo guardavano esterrefatte.
-La
tua mano!-.
Freed
trasalì: una macchia violacea era risalita per la lama e gli
aveva
già invaso
il palmo. Era
lampante: Anti-Ethernano
e veleno
insieme.
“Non
ho altra scelta.”.
-Solid
Script: Cut!-.
La
mano si contorse un po' a terra, poi diventò secca ed
evaporò come
pulviscolo. Ancora qualche secondo e sarebbe successo anche al resto
lui. Usò la magia per anestetizzare il dolore, ma anche
così faceva
un male pazzesco.
“Sono
stato imprudente ad abbassare la guardia. La mia arroganza
mi ha punito. Certo
che poteva scegliere
un altro modo!”.
Raccolse
lo stocco e lo rinfoderò, poi si voltò verso il
portale da cui era
uscito. Già, doveva proprio
tornare dov’era
Wendy, visto che
ora aveva bisogno delle sue cure.
-Wow,
deve essere... uhm... non molto piacevole... mi serve un sinonimo,
non posso scrivere una cosa
così...-.
-Panther-nya-Lily!-
Millianna accorse dall'exceed e lo aiutò a rialzarsi. Stava
messo molto peggio di lui, si
tamponava
il collo con la mano. Una
persona
normale sarebbe rimasta a terra a dissanguare.
“Wendy
gli farebbe comodo, ma sarebbe uno shock troppo grande attraversare
il mio portale.”.
-Io
devo tornare indietro. Ce la fai ad arrivare da un medico?-.
-Sì…
comunque grazie per avermi salvato.-.
Le
due Cambiate si guardarono l’un l’altra: -Veniamo
anche noi!-.
-Ugh!
Non se ne parla! Voi dovete rimanere a presidiare il castello!-.
-Ma
tanto non arriverà nessun altro! Che
storia dovrei scrivere?-.
Freed
rimase in silenzio per un po'; di certo l’Exceed non poteva
fermarle, ma lui?
-Dai,
Freed-kun, ti dico che non verrà nessun altro!-
Protestò
Levy, che c’era arrivata anche lei.
-Non
sta a voi decidere. Il vostro compito è rimanere qui.-.
Le
due sbuffarono.
-Tuttavia
il dolore che sento annebbia il mio
giudizio e rallenta i
miei riflessi.
Quindi, se lasciassi aperto il
varco per
alcuni secondi dopo che sono passato, sarebbe un errore
comprensibile.- E lo
oltrepassò.
-...-.
-Prima
io!-.
Intanto,
da qualche altra parte
-...lowsa...-.
“...cosa...”.
-Bickslow-san!-.
Bickslow
si svegliò di soprassalto.
-Ma
porc... Juvia! Che è shusshesso?!-.
-Juvia
non lo sa, lei ti ha appena trovato qui.- Rispose candidamente la
ragazza.
Il
mago si massaggiò la nuca. Ricordava che quel colosso
l'aveva
spazzato via con un pugno, cavoli,
che
colpo!
Se non si fosse aiutato con la sua psicocinesi si sarebbe spiaccicato
quand’era
ancora
in aria!
“Così
sono atterrato qui.” Tanto per cambiare era finito al
crocevia di
una cittadina deserta,
ai
piedi di
una cupola, o
un
padiglione.
-Ohh,
ho tutte le ossha rozze...-.
-Non
preoccuparti, Juvia ti rimetterà in sesto, ha imparato la
magia
curativa.-.
Lui
sogghignò tirando più in fuori la lingua: -Ma che
carina! Shei
molto dolshe Shiuvia!-.
La
ragazza arrossì: -Co-Cosa dici??? Possibile che a Bickslow
piaccia
Juvia???-.
-Ahah!-
Rise lui, poi: -Ahi, la schiena...-.
-Juvia,
sei un vero uomo!- Alla coppia si aggiunse quell'omone di Elfman.
-Anche
Elfman ci prova???-.
-Ehi,
comunque, dove sono finito?- Prima di poter ricevere una risposta,
però,
i tre trasalirono.
“Quest'aura
magica…!”.
Alzarono
lo sguardo con un unico moto. In
piedi sulla cupola, ritta sulla
punta, Mirajane sorrideva e li salutava con la mano.
-Yo!
Vi sono mancata?-.
Nella
valle a est dove prima c'era Freed
-Pugno
ferroso di roccia!-.
Era
tempo di finire lo scontro.
Jura
riconosceva
che Jiemma era stato un avversario degno, dal potere distruttivo
inimmaginabile. Avrebbe finito Freed se non fosse sopraggiunto appena
in tempo e non gli avesse permesso di fuggire con
le sue rune. Il ragazzo doveva sapere che si sarebbe diretto
lì,
seguendo la strategia della principessa; strategia che lo lasciava
perplesso, ma non era importante,
e che almeno una persona l’aveva salvata.
Insomma,
Jiemma era forte ma
era stato sfortunato: non importava quanto terreno potesse
distruggere, perché ne rivelava solo dell'altro; e il potere
di Jura
era quello di tutta la terra.
Jiemma
incassò il colpo senza fiatare, ma era allo stremo: se
avesse smesso
un secondo di fumare dalla rabbia, se ne sarebbe reso conto anche
lui.
-È
già la terza volta che ci affrontiamo, vecchio mio. Tuttavia
l'esito
ormai è certo.-.
-Tu
hai-come osi parlarmi in questo modo? Debole, debole! Ti
disintegrerò!-.
Jura
si lisciò la barba: -Non ho intenzione di ucciderti, ma sei
un
soggetto pericoloso. Dovrò sigillarti per il resto della
guerra.-.
-Sigillarmi???
Tra poco non riuscirai neanche a pensare a questo sintagma!!!-
Sul palmo aperto generò una palla di antimagia che era
meglio non
lasciargli lanciare.
-Valanga
di roccia!- Il
Cambiato rimase
imprigionato in un tumulo di pietre, dal quale spuntava solo
la sua
testa.
-NO!!!
LIBERAMI PIVELLINO!!!-.
“Sarà
meglio tappargli la bocca.”.
Aprì
il braccio per poi dare una spazzata e mettergli un sasso in bocca,
ma una forza invisibile gli bloccò la mano.
“È
pesante!!! Mi sta staccando la spalla!!!”.
-Uhm.-.
Dal
cielo atterrò un uomo con uno scossone quasi da terremoto,
un uomo
dai capelli neri raccolti in una lunga coda e con addosso un
giubbotto bianco a mo’ di mantello.
Jura
lo riconobbe immediatamente. Bluenote Stinger.
-Arriverà
qui. Bene.
Tu sei forte, forse mi
farai volare.-.
Il
braccio smise finalmente di pesare, ma l'ultima cosa che poteva fare
era rilassarsi.
-IDIOTA,
NON PERDERE ALTRO TEMPO E LIBERAMI!!!-
Sbraitò furioso
Jiemma.
-Mh?-
Bluenote si voltò verso di lui e alzò le braccia:
-Va
bene, ci penso io.-.
-Bene!
Ti sistemerò come si de-
SPLAT
La
sua faccia esplose in tanti schizzi come sotto a una pressa.
-Molto
bene, e ora…-.
Jura
sgranò gli occhi, non aveva speranze con un potere del
genere.
Persino la terra si sottometteva alla gravità.
L’avversario
lo squadrò per un istante, poi disse: -Sei
malconcio. Voglio affrontarti al tuo massimo.-.
Il
cumulo di rocce esplose alle sue spalle lasciandone in piedi solo
qualcuna, dove si sedette sbuffando. Il corpo di Jiemma cadde
all'indietro, ma già si stava dissolvendo.
-Hai
dieci minuti… e poi voleremo.-.
Tra
le nuvole, in direzione di Hargeon
La
mente di Yukino era un turbinio di pensieri e sensazioni. Erano
successe troppe cose e troppo in fretta, persino in quel momento non
riusciva a credere ai propri occhi: già solo quello su cui
era
seduta non era il normale sedile di una carrozza, era più
una
poltrona. E tutto quello che c'era intorno, leve e tasti, e il cielo
che sfrecciava fuori dai vetri…
E
la persona che guidava…
Si
sentiva a disagio, stringeva le mani in mezzo alle gambe e teneva lo
sguardo fisso sui suoi piedi.
-Tranquilla
dolcezza, tra poco saremo arrivati.-.
-No
è solo che… ecco… io sarei dovuta
rimanere lì…-.
-Sciogliti
fiorellino! Penseranno a tutto i miei amici! E poi tu sei il mio
trofeo, ricordi?-.
Yukino
arrossì, lui ridacchiò. Non vedeva quel sorriso
da anni.
E
le voci nella sua testa stavano zitte.
-Perché
stiamo andando a Hargeon?-.
-Ah,
già, non te l'avevo ancora detto. Praticamente vi tenevamo
d'occhio
prima di venire qui, e ho visto che la tua amica le stava prendendo
male.-.
-Una
mia amica? Hargeon… vuoi dire Ginger?-.
-Sì,
quella. Ragazzi, quel tipo del ghiaccio gliele stava suonando!-.
-Oh,
no! Come stava? Era in pericolo?-.
Il
volto del ragazzo si scurì: -Direi proprio di
sì.-.
Yukino
si sentì pietrificare: -Allora dobbiamo andare da lei!-.
-Già.
Se sapessi che Lu è nei guai e io non fossi
lì…-.
“Lucy…
loro due sono ancora insieme là…”.
-Com'è
il vostro mondo?-.
Il
volto di Natsu tornò solare: -Oh, Edolas è un
posto incredibile, ti
piacerebbe angioletto! Infatti volevamo riaprire un passaggio per
Earthland per condividere i nostri progressi con voi, non
immaginavamo che... cacchio, è stato molto imbarazzante.-.
-C-Certo,
posso capire.-.
-Quel
tizio ha la mia faccia! E mi stava pure simpatico. Quando ho capito
cosa aveva fatto a Lucy, ecco, diciamo che non sono più
riuscito a
guardarla per un bel po'.-.
Yukino
abbassò il viso. Nel loro mondo Lucy-sama era ancora viva.
-Credevo
che la magia fosse scomparsa su Edolas, come avete fatto a venire fin
qui?-.
-Oh,
non abbiamo usato la magia. Anzi, è stato proprio
perché non c'era
più che sto guidando questo gioiellino.- Diede una pacca sul
tettuccio della carrozza: -Si chiama “autorazzo”.
Cioè io la
chiamo così. Voi siete rimasti a quei bestioni degli Espada
e a
qualche pistoletta, da noi invece la tecnologia è schizzata
alle
stelle! Letteralmente, ormai viaggiamo pure nello spazio. All'inizio
potevamo solo osservarvi, poi finalmente qualche mese fa siamo
riusciti ad aprire dei varchi.-.
-E
perché non siete arrivati prima? Voglio dire, ecco, sono
grata per
avermi aiutata, però…-.
-Mmm,
politica. Non tutti volevano partecipare a questa guerra, ma il
principe non ha voluto sentire ragioni!-.
-Ah,
però...-.
-Siamo
quasi arrivati. Preparati a scendere.-.
-Natsu-sama,
dovresti andare in un’altra postazione giusto?-.
-Eh?
Sì, in effetti, scendo e riparto.-.
Yukino
mise la mano sullo sportello.
-Non
serve. Ti ringrazio per tutto, spero che tu e Lucy-sama possiate
essere felici. È stato un piacere rivederti, Natsu-sama!-.
-Cosa?
Aspetta, la depressur- Non seppe mai cosa voleva dire,
perché Yukino
aprì lo sportello e si tuffò, sentendo le ali
sorgere dalle sue
spalle.
“Ginger-sama,
sto
arrivando!”.
-Quindi
non vuoi parlare.-.
Centro-est
di Fiore
-Va
bene, allora combattiamo.- Torafuzar avanzò a grandi passi
verso
l'uomo, non c'era fretta e le gambe ancora gli dolevano. Una volta
non aveva problemi nel moto, tutt’altro, ma il suo nuovo
corpo non
era all’altezza del precedente.
Lo
fissava da sotto la maschera, probabilmente lo stava studiando a sua
volta; ma sarebbe spettata a lui la prima mossa. Difatti
agitò il
bastone dal ventaglio di tela e una folata d'aria gli venne addosso;
ma era poco più di una frescura, cosa doveva significare
quell'attacco?
“Tocca
a me.” Fece un passo più ampio e gli
sferrò un pugno, che parò
con il bastone. Non si ruppe, doveva essere magico, ma il mago
indietreggiò.
Pensava
di essere in vantaggio, invece incastrò l'asta tra le sue
nocche e,
torcendola, gli torse il polso; poi, scartando di lato, fece slittare
la punta in alto, picchiando poco sopra l'occhio.
“Uh!
Furbo, mira ai punti scoperti. Tocca a me però!”
Lo attaccò con
il pugno libero, ma ancora una volta quello riuscì ad
anticiparlo.
Rapido come una saetta, estrasse un altro bastone, lì
incrociò in
aria e li mise sopra al suo polso, piantandoli a terra e annullando
il suo attacco. Non solo, ma lo fece sbilanciare in avanti.
Era
sorprendentemente forte e spietato nei movimenti: doveva essere un
guerriero allenato, preparato a uccidere. Bene, rendeva le cose
più
interessanti.
Il
mago mise un piede sull'incrocio dei bastoni, si diede lo slancio e
lo colpì in viso con l’altro calcio, sull'occhio
sinistro.
-Umpf!-
Come risposta lo colpì in pieno petto, scaraventandolo in
aria.
Torafuzar
si risollevò, l'altro atterrò toccandosi il
petto. Avrebbe dovuto
avere la cassa toracica a pezzi, doveva aver usato la magia per
attenuare il danno.
Strano
però, non percepiva un grande potere magico; anzi,
sembravano più
potenti i suoi bastoni che lui.
L'uomo
alzò il braccio, in mano ora teneva un congegno curvo e non
troppo
lungo: una pistola. Era l’unico dei Cancelli ad aver studiato
a
fondo le armi umane, sapeva cosa aspettarsi: un proiettile magico,
nulla che non potesse incassare. La pistola si illuminò e
sparò.
-URR!!!-.
Era
stato forte quanto i fulmini di Orga. Non perse altro tempo,
afferrò
la canna della pistola e l'accartocciò, quindi lo prese per
il
collo, lo sollevò e lo sbatté a terra.
Il
mago rantolò ma prese un altro dei suoi bastoni, uno con
disegnato
un occhio, glielo puntò contro e un'enorme stanchezza lo
fece
vacillare.
Il
tempo di riprendersi e lui era di nuovo in piedi.
“La
sua resistenza è impressionante.” Sorrise: quando
si parlava di
pelle dura, nessuno poteva batterlo.
Gonfiò
i muscoli e ispessì la corazza, trasformandola in
un'armatura
adamantina.
-Ora
che il menestrello è fuori gioco posso usare di nuovo la mia
Maledizione: Tenchi Kaimei!-.
L'acqua
nera inondò il terreno, sommergendo lui e il suo avversario.
Quello
si mise in posizione di difesa… per come poteva.
“Gli
umani perdono tutta la loro forza e agilità sott'acqua, e
anche se
riuscisse a respirare l'anti-ethernano lo ucciderà in pochi
minuti.
Ma non ho intenzione di aspettare!” Gli si gettò
addosso potente e
veloce come un siluro, centrandolo in pieno petto e oltrepassandolo;
il mago girò su sé stesso per il contraccolpo, ma
si rimise dritto
senza alcuna traccia di ferite. In mano vide luccicare un coltello.
Torafuzar
sgranò gli occhi e si toccò la guancia: sentiva
un taglio nella sua
corazza.
“Devo
ammetterlo, nel corpo a corpo è più bravo di me;
ma questo è il
mio regno.” Lo caricò di nuovo stando bene attento
ai movimenti
delle sue mani, e così una decina di volte. Una persona
normale a
quel punto avrebbe dovuto essere un sacco di poltiglia, lui invece
riusciva a rimanere cosciente. Non capiva come potesse essere
più
coriaceo del ragazzo d'acciaio di Fairy Tail, ed evidentemente
riusciva ancora a respirare.
Doveva
usare il suo asso nella manica.
-Deep
Impact!- Agitando il pugno creò una corrente di onde che lo
proiettò
parecchi metri indietro; questa volta accusò il colpo,
difatti
rimase sospeso immobile.
Le
particelle stavano funzionando. Era ora di finirla.
Decise
che l'avrebbe decapitato, così nuotò ancora verso
di lui e spazzò
con il braccio.
DING
?
Il
mago bloccava il filo del suo braccio con il coltello, ora luminoso e
sibilante come un trapano.
I
suoi occhi trapelavano tra la bandana e la sciarpa, lo guardavano
come lui stesso faceva con i nemici sconfitti: con la determinazione
di un freddo predatore. Gli occhi di uno squalo.
Era
scaltro.
La
lama iniziò ad incidere sulla sua pelle, si sarebbe presa
l’arto,
o così pensò il demone; invece, il secondo dopo,
il suo occhio
destro smise di vedere.
-ARGH!-.
Nuotò
indietro, sputando sangue e bile. Ringhiò nella sua
direzione, lui
era impassibile, nonostante il suo sangue nero gli galleggiasse
proprio davanti al viso. Poi, alle sue spalle, vide i tre maghi di
Sabertooth dentro una bolla d'aria.
“Quando…
Allora è venuto qui preparato! Lui sapeva chi sono! Ecco
perché i
miei attacchi sono inefficaci!”.
Il
mago estrasse il suo terzo bastone, e un'altra bolla si espanse
facendo svanire tutta l'acqua.
Era
l'ultimo affronto.
-Chi
diavolo sei???- Gli si lanciò addosso, ma lui lo
evitò scansandosi
e gli ficcò qualcosa in bocca.
“Cosa...”.
BOOM
-FUAH!-
Si piegò in avanti, vomitando i suoi stessi denti. Si
voltò,
furente, solo per vedersi infilare l’ennesimo bastone tra le
fauci.
Era un dolore insopportabile.
-Bashhtardho...-.
Il
mago si abbassò la sciarpa e si tolse un tubo ricurvo che
teneva tra
le labbra. Sospirò.
-Beh,
direi che questa tuta funziona, non ho sentito quasi niente. Anche se
con un altro pugno me l'avresti strappata.-.
Si
guardò la mano, ancora bagnata: -Così questo
è l'anti-ethernano.
Capisco perché sia così pericoloso per i maghi.-.
-I
mahi? Ma thu...- Si concentrò per percepire di nuovo la sua
energia
magica, e capì che non era semplicemente bassa: era
assolutamente
nulla, proveniva solo dalle sue armi. Quell'uomo non era un mago.
Lui
premette il bastone in basso, con fare disinvolto, costringendolo in
ginocchio.
-Eho...las...-.
-Già.
Era da un po' che non usavo i miei bastoni.- Senza alcuna esitazione
spinse a fondo, giù per la sua gola, facendo il suono di uno
stivale
su una pozzanghera.
-KHH!!!-
Prese il legno per spezzarlo, ma rimase fulminato.
-Scusa,
non posso più perdere tempo con te.- Con un gesto di mano,
gli altri
quattro bastoni si sganciarono dalla sua schiena e si piantarono a
terra, tutti attorno a lui.
Sotto
i suoi piedi si illuminò un sigillo circolare. Si
ritrovò immobile,
legato da catene invisibili.
“No,
io...”.
“Ho
perso.”.
Torafuzar
gorgogliò, l'uomo capì ed estrasse lo scettro.
-Sconfitto
da un umano senza poteri... è umiliante, ma lo accetto.- Il
segno
sotto di lui diventò abbagliante.
Non
rimpiangeva niente.
-Almeno
dimmi chi è colui che mi ha ucciso.-.
Imperturbabile
com'era stato fino ad allora, il ragazzo si tolse la bandana dalla
testa, rivelando una chioma azzurra e un tatuaggio sull'occhio
destro. Non aveva bisogno di dire il proprio nome, lo aveva
riconosciuto.
Gerard
si voltò e alzò i tacchi, la luce si
trasformò in una colonna
d'energia e Torafuzar non vide nient’altro.
-Io
sono Mistgun di Fairy Tail.-.
Oak
Town
-Anf...
anf... anf... ah!- Jackal cadde a terra, i buchi nel
suo
corpo pungevano
come
spine, ma si rialzò subito e riprese a correre;
“correre” era
una parola grossa
visto
che
zoppicava e si teneva una spalla per non fare uscire l'osso.
-Yu-huuuu!-
Sentì alle sue spalle.
“No!”
Si buttò di lato in preda
alla disperazione, imboccando una via secondaria: ringraziava
Zeref
di non averle fatte esplodere prima, tutte quelle case.
RATATATA
La
raffica si conficcò per terra, Jackal allora
toccò ogni punto della
parete ed il terreno.
“MuorimuoriMUORI!!!”
Pochi secondi dopo, quando si era allontanato abbastanza, sentì
il suono delle deflagrazioni.
Si
fermò per riprendere fiato, si voltò e
lanciò una Spirale
Esplosiva verso il polverone.
BOOMBOOMBOOM
Aveva
sempre adorato quel suono, ora avrebbe voluto morirne
di overdose.
-Devi
crepare sporca umana!!! Dovevo ucciderti quella volta!!! Non
commetterò lo stesso errore!!!-.
La
sagoma della ragazza si fece visibile, agitava una mano davanti alla
faccia e tossiva.
-Cof!
Cof! Mi sa che mi hai scambiata per un'altra.-.
“Ma
come fa???” Ruggì in testa: “Deve aver
usato quei cazzo di
dischi per teletrasportarsi!”.
-Perché
diavolo non schiatti? Voi rifiuti dovreste capire qual è il
vostro
posto, le vostre ceneri sotto le mie scarpe!-.
-Wow.
Per un attimo quella cattiva sembravo io.- Ora era completamente
visibile, in mano aveva ancora quel maledetto
congegno
sputametallo. Odiava
quello viso di merda!
“Non
ha neanche un po' di magia! Dovrei annichilirla totalmente!”.
-Credi
di potermi uccidere? Anche se fosse mi rigenererei in poco tempo, e
se morissi farei esplodere l'intera città!!!-.
-Ah
sì? Ma dai, allora non dovresti avere problemi se faccio
così.- Gli
puntò contro il congegno.
-Cosa?
Mi stai ascoltando???-.
-Tanto
posso andarmene in un secondo dalla città, che mi frega. E
poi, tu
non hai mica paura, no?-.
Jackal
digrignò i denti e tentò un sorriso: -Comunque
tutti i tuoi amici
moriranno! E anche gli abitanti tra le macerie! Quindi ora facciamo
un gioco, tu-
-ECCIÙ!-
La bionda starnutì e si asciugò il naso, spezzando
la tensione che aveva provato a creare.
-Questi
maledetti pollini, rischia di partirmi il dito… Te l'ho
detto, non
me ne frega niente. Anzi, se ammazzi Levy mi fai un favore.-.
-Stai
bluff
RATATATATATATATATATATA
L’etherious
volò
indietro col petto dilaniato, agonizzando dal dolore.
-No!!!
Urgh!!! Non è possibile, no-non puoi averlo fatto!!!-.
La
figura trionfante della ragazza troneggiò sopra di lui: -Te
lo
ripeto, mi hai scambiata per un'altra persona.-.
L'Etherious
batté i pugni sul terreno, creando una bomba sotto di lui.
-Ti
porterò via con me, stanne sicuro!- Ma lei sparì
in uno SWISH
azzurro un secondo in anticipo.
Jackal
si girò prono e strisciò via a gomitate, ma non
riuscì a fare
tanta strada: delle mani lo presero alle spalle (con
quei guanti che sembravano
annullare
la sua Maledizione)
e lo lanciarono addosso a un muro.
Ansimò
coi polmoni in fiamme e si girò verso la ragazza, tenendosi
appoggiato con un braccio. Avrebbe dovuto essere lui lo sciacallo e
lei la preda, invece davanti a sé aveva trovato una leonessa.
-Hai
delle ultime parole?- Gli domandò, puntandogli contro la
bocca della
sputametallo.
Jackal
chiuse gli occhi.
Gli
venne in mente il momento della sua creazione. Mmm, un'onda di potere
e gloria nera, una sensazione squisita. Poi però
ricordò un’altra
cosa.
Per
qualche motivo a volte ricordava sprazzi della sua vita precedente,
quella prima di essere elevato al rango di Etherious, quella in cui
era morto da
uomo.
Non che gli piacesse, gli ricordava la sua impurità. In quel
momento
ricordò più del solito, e ricordò
soprattutto di una cosa: era
morto
da
vigliacco.
Lo
era tutt'ora.
GRIN
-Bomb
Orb!-.
Jackal
si sollevò da terra, circondato da una sfera gialla.
-Che
roba è?- Ora esitava, forse non era poi così
sfacciata.
-È
indistruttibile, non puoi farci niente! Di solito ci faccio esplodere
la gente, eheheh... cof!- Si pulì il sangue dalle labbra:
-Comunque…
tu…-.
Il
grugno della ragazza si trasformò in
un’espressione feroce, e
tutto intorno a lei il mondo prese fuoco.
“Cosa?”.
Lo
scenario era cambiato, lei era cambiata, ora aveva addosso un costume
da bagno e pronunciava parole in lingua arcana. Lui stesso era
vestito diversamente, era a petto nudo e tutte le sue ferite erano
scomparse.
“Questo
posto è il Cube! Io sono già stato
qui!” E sapeva anche cosa
stava per succedere.
Stava
per essere ucciso. Ma non poteva difendersi, non riusciva a muoversi.
Era in sua balia.
-Urano
Metria!- La ragazza splendette, il suo corpo si dissolse e…
-Ah!-
Jackal sobbalzò e rischiò di cadere, le ferite
tornarono in tutto
il loro dolore. Era svenuto? Per quanto?
-Cosa
mi hai fatto???-.
La
ragazza, di nuovo in nero, incrociò le braccia: -Ti ho
sparato, stai
per morire dissanguato idiota. Stai solo rimandando l'inevitabile.-.
-No,
non è vero, io-URGH!- Si coprì gli occhi e cadde
seduto, accecato
da un altro lampo emesso dalla ragazza. Una sensazione di gelo gli
torse le interiora.
-Bastarda!
Quanto odio il tuo viso, lo renderò irriconoscibile!
Dovranno
raccogliertelo col cucchiaino!-.
-Aha.
Certo che tu hai proprio paura di morire.-.
-Cosa???-
Jackal scattò in piedi, dimentico del dolore: -Come osi???
Giuro che
ti farò sparire quel sorriso dalla faccia!!!-. Per la
seconda volta
a quel ghigno se ne sovrappose un altro, quello di un ragazzo
abbrustolito dai capelli rosa.
“Ma
è un essere umano almeno??? Urgh, cosa, cosa sto
dicendo???”.
-Mi
chiedo cosa ti sia successo per trasformarti in un gattino
spaventato.-.
Jackal
si sentì bagnare i piedi, abbassò gli occhi e
vide che la sfera si
stava riempiendo d'acqua.
“Cosa?
No, no, non di nuovo!”.
-Forse
non eri mai stato sconfitto? Oh,
magari
sei persino stato umiliato?-.
-Stai
zitta!- Il demone barcollò con l'acqua già alla
vita.
-Sei
trapassato, sei stato ucciso definitivamente.- Proseguì lei
leccandosi le labbra: -Non potevi tornare indietro, caro il mio
demonietto…-.
-Stai
zitta!-.
-E
quello
che hai visto di là ti ha terrorizzato!-
Fece una pausa, poi il suo volto si fece lugubre:
-O
forse è stato dopo
ancora?-.
-STAI
ZITT- Chiuse gli occhi e iniziò ad annegare. E a ricordare.
Ma i
ricordi erano come le bolle che soffiava, rapidi e sofferti, e
senz'ordine alcuno.
-Acquarius!-.
-FWAHAHAH!-.
-Il
tuo nome sarà Jackal.-.
-Voi
umani siete dei giocattoli!-.
-Noi
combattiamo per i nostri compagni!-.
-E
tu chi cazzo sei?-.
-ESPLODI!-.
-Sei
una delusione...-.
-Questa
cazzo di acqua!-.
-RUGGITO
DEL...-.
-METRIA!-.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!-.
Ah!
Chi
aveva urlato?
Jackal
riaprì gli occhi con quella domanda in testa.
Un
attimo... quella voce... era la sua!
Impossibile,
perché avrebbe dovuto urlare?
“Dove
mi trovo?” Aprì la bocca per dire, ma si accorse
di essere
sott'acqua.
Acqua?
NO
NON DI NUOVO!!!
Si
dimenò tentando di nuotare in alto, ma si accorse di essere
dentro
una capsula di vetro collegato a dei tubi.
“Sono
alla gilda. Ho capito, quindi nonostante tutto abbiamo vinto! Bene.
Ma dov'è la coniglietta? Ah, giusto, l'ho fatta saltare in
aria.
Devo uscire da solo.” Così fece.
Si
mise una mano sul petto, il cuore gli batteva a mille.
“Tsch!
Come se potessi avere sul serio paura!”.
“Piuttosto,
c'è qualcosa di strano qui.”.
Infatti,
più si guardava intorno più vedeva compagni nelle
teche di
rigenerazione. Più
che aver vinto sembravano
aver perso,
e anche di brutto.
“Aspetta,
Cube era stato distrutto! Nemmeno Mard Geer può averlo
ricostruito!
Chi
può essere stato? Che
significa???”.
-Ohhhh!-
Una voce rimbombò sinistra in tutta la stanza. Jackal si
mise in
guardia, cercando di capire da dove provenisse. Ma ovunque guardasse
c'erano solo capsule, capsule, capsule... eccolo! Un uomo in penombra
stava
camminando
verso di lui, i suoi passi lenti e marcati risuonavano
come nacchere.
-Allora
Sayla-chan diceva la verità, sei in piedi prima degli altri.
Forse
Lucy ci era andata piano con te.-.
“Lucy?
Quella... quella donna mi ha... lei mi ha...” I ricordi della
sua
ultima battaglia tornarono a farsi vivi nella sua memoria, ed ebbe la
sensazione di averli già sognati più e
più volte.
La
figura si rese visibile, Jackal trasalì nel riconoscerla.
-Cosa???
Tu... umano!- Non trovò altre parole per insultarlo,
né gli
sarebbero servite, gli fu subito addosso per ucciderlo. Ma si
trovò
a terra senza
neanche
rendersene conto.
-Nessuno
di voi mi riconosce. Deve esserci lo zampino di Zeref.-.
Sentì
un
piede
fracassargli le scapole e guaì.
-Brutto
stronzo! Ti farò esplodere!-.
-Guardami.-.
-Pagherai
per tutto quello che...-.
-Guardami.-.
Jackal
sgranò gli occhi.
Quella-quella
voce! Impossibile!
Alzò
la fronte con fatica, sopra di lui c’era
un demone circondato da fiamme e oscurità: era
piegato
su di lui, un braccio sul ginocchio, le iridi cremisi, lo sguardo
solcato da fiumi di lava come se fosse magma solido.
-M-Master?!-.
CRACK
Jackal
rimase senza respiro, spezzatosi
insieme alla sua cassa toracica. Del suo dolore filtrò
un gorgoglio.
-Eh
già. E sfortunatamente per te quelle due galline mi hanno
messo di
pessimo umore.- La sua schiena diventò calda,
insopportabilmente
bollente, l'odore di carne bruciata pizzicò le sue narici e
i suoi
occhi smisero di vedere.
Non
gli fu possibile ricordare altro, se non un'eco lontana e lo
scoppiettio delle fiamme.
E
lui.
-Guardami.-.
Per
quanto ora stesse annegando, il suo corpo bruciava. O forse era il
contrario. Ma così doveva essere nelle profondità
del tartaro: un
oceano di fiamme e incubi.
“No!
Non voglio morire! Non voglio morire! Perché,
perché questi
umani…”.
“CHIUNQUE
DINNANZI A ME DIVENTA POLVERE!!! COSÌ È ED
È SEMPRE STATO!!! Non è
reale! Tutto questo non è reale! Io sono un fiero Etherious,
nessuno
può sconfiggermi! Nessuno, nessuno può
uccidermi!!! IO SONO
…
TUMP
-Yawn!-
Lucy Ashley coprì
distrattamente lo sbadiglio.
-Potrei
anche spiegarti perché non sei esploso, ma non ne ho voglia.
Non ho
neanche voglia di darti il colpo di grazia.-.
KIDŌ
SURA KAE RARENAI
Sei
stato proprio una delusione.- Disse rivolta alla carcassa, poi prese
il cellulare che squillava e sbottò: -Che vuoi?-.
-Ci
metti ancora molto testa di paglia?-.
-Se
vuoi saperlo ho appena finito, cervello ossigenato.-.
-Non
mi aspetto che una come te apprezzi il mio nuovo taglio. Comunque ben
fatto prima, hai distrutto un elicottero!-.
-Stai
zitta! E poi eri tu che dovevi guidarmi! O devo pensare che il
segnale abbia avuto dei problemi di ricezione proprio in quel
momento?-.
BOOMBOOMBOOM
Una
raffica di esplosioni poco distanti la zittì. Non era stato
lo
sciacallo, ma c'era ancora una guerra in corso tutto intorno a lei.
-Ah,
lascia perdere, arrivo.-.
-Per
quel che mi riguarda puoi restare lì a farti- Lucy
mise giù ed
imprecò, avrebbe dovuto starsene a casa, avrebbe dovuto.
*
*
*
Era
finita.
La
disparità era troppo grande, troppo... insormontabile.
-Mmm...
peccato, nutrivo delle speranze per te.-.
Jura
strinse il pugno, cercando di canalizzare energia dalla terra su cui
era riverso. Ma il peso sopra di lui negò il suo sforzo.
Bluenote
sfoderò la katana: -È
il momento per
te di abbandonare
questo mondo. Hai
delle ultime parole?-.
Non
ne aveva, lui, Jura, ultimo dei maghi sacri, ma solo un forte senso
di rimorso. Rimorso per non essere riuscito a fermare quella bestia,
per non aver potuto vendicare i suoi compagni, e per aver permesso
quella guerra. Sì, era stata colpa sua: se due anni prima
avesse
accettato fin da subito la situazione e non avesse cercato la pace
invano… aveva
pensato
che se non ci avesse almeno
provato non se lo sarebbe potuto
perdonare;
ma così facendo aveva condannato a morte tutti.
“Vecchia
Baba, sto per raggiungerti.”.
Come
Bluenote calò la spada, però, questa esplose
in mille pezzi.
Il Cambiato guardò stupito l'elsa ora
inutile.
“Questa
magia!”.
-Ehi!
Scusate per il ritardo!- Fece una voce alle spalle di Jura. Bluenote
sbarrò gli occhi e fece una faccia che sembrava
l’avesse punto da
un ape.
-Tu
sei-
PUNCH
Gli
arrivò in viso un pugno di metallo e volò
via di qualche metro.
“In-Incredibile!”.
Davanti
a Jura ora c'era un uomo dai capelli castani e la barba incolta,
pieno di fasciature e con due protesi al posto di un braccio e di una
gamba.
-Gildarts...
Clive...-.
L'uomo
lo aiutò a rialzarsi, ora che la gravità non lo
schiacciava più.
-Tu
sei Jura Neekis, piacere di conoscerti.- Si presentò quello
sorridendo. Era come gliel'avevano descritto, pareva
reduce da una notte insonne in preda all'alcol ma anche una persona
socievole. Dietro quelle apparenze c’era
uno dei più forti maghi di Fiore, forse
il più forte ormai.
-Credevo
che fossi morto.- Ammise il Mago Sacro. Lui ridacchiò come a
una
sciocchezzuola:
-Sì,
ci sono andato vicino! Ho passato gli ultimi… uhm,
in realtà non so bene quanto, dentro a una grotta con
gli
organi a pezzi, e per
di più avevo
anche perso la memoria dopo
lo scontro con Acnologia. Immagino
che mi sia ripreso appena in tempo.-.
-Sì,
sono d'accordo con te.-
Anche il loro nemico si era rimesso in piedi, asciugandosi il
sangue dal naso.
Rotto,
a
giudicare dall'angolazione.
-Gildarts-dono,
mi permetta di aiutar... uh!- Nel provare a fare un passo avanti una
fitta all’addome
gli ricordò della ferita. L'altro la guardò con
fare distratto,
senza preoccuparsi
di
voltarsi verso
l'avversario.
-Non
preoccuparti, ce la posso fare con questo qui.-.
!!!
-Attenzione!-.
SWISH
Il
mantello di
Gildarts
si alzò in aria e poi si posò di nuovo a terra;
Bluenote,
lanciatosi in carica sull’apparentemente
incauto mago,
riprese l'equilibrio dopo aver bruscamente virato di lato. Aguzzando
gli occhi, Jura notò che la roccia che stava dietro a
dov'era prima
il demone era svanita
nel nulla.
Sulle
labbra di Gildarts c'era ora un ghigno subdolo, e i suoi occhi lo
accompagnavano con un alone nero. Jura ne era quasi intimorito.
Ecco
manifestarsi il guerriero, il mago di classe S di Fairy Tail.
-Sono
tutto un fuoco.-.
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Capitolo 9 *** Hail the qEen ***
Take
me down to the river bend
Take
me down to the fighting end
Wash
the poison from off my skin
Show
me how to be whole again
Fly
me up on a silver wing
Past
the black where the sirens sing
Warm
me up in a nova's glow
And
drop me down to the dream below
'Cause
I'm only a crack in this castle of glass
Hardly
anything there for you to see
For
you to see
(Castle
Of Glass-Linkin Park)
Da
qualche parte nel continente, molti anni prima
-Kukuku!
Con questo artefatto diventerò invincibile! Finalmente
sconfiggerò
Ul!-.
-Ehilà,
che fai Lyon?-.
-Ah!-
La pacca sulla spalla fu così forte da fargli cadere
l'oggetto dalle
mani che, essendo fatto di ghiaccio, andò in pezzi. Lyon
diventò
rosso dalla furia.
-Che
era quello?-.
-Grrrrr!
Imbecille! Lo hai rotto!-.
-E
stai calmo! Siamo alchimisti del ghiaccio no? Createne un altro
(qualunque cosa fosse).-.
-Non
si può, era unico! Era la chiave della mia vittoria su Ul! E
tu
l'hai distrutto!!!- Lo
colpì nell'impeto
con
un pugno in
faccia.
-Ahi!
Pezzo di...- Gray ricambiò il gesto e presero ad azzuffarsi;
se le
diedero finché non li fermarono due sonore pacche sulla
testa.
-Basta
voi due!-.
-Maestra
Ul...-.
La
donna era visibilmente furibonda:
-Smettetela di fare
i bambini!-.
-Ma
lui mi ha...-.
-Gray
doveva fare attenzione, ma non ha avuto colpa. Tu invece non dovresti
affidarti a oggetti magici per diventare potente... tra l'altro
quello era un falso.-.
-Umpf!
Eh,
cosa?-.
Gray
gli fece la linguaccia, lui lo vide e gli ringhiò contro.
Ul
sospirò, la rabbia mutata in rassegnazione: -Accidenti,
siete
irrecuperabili. E sì che vi somigliate tanto...-.
-Assomigliare
a lui? Proprio
no!-
Dissero insieme. La
loro maestra scosse
la testa,
e i due si guardarono ancor più in cagnesco.
-Tanto
per iniziare, entrambi avete un obbiettivo, qualcuno da battere.
Tenetelo sempre a mente se volete diventare più forti, ma
non
lasciate che vi consumi. Sapete, se vi aiutaste a vicenda forse...-.
“È
più probabile che lo uccida.” Pensò
seccamente Lyon.
-Ul-sensei,
è questo qui che se le cerca.-.
-Basta,
Gray. Comunque sia, non lo batterete stasera il vostro nemico. Su,
andate a dormire e riflettete su quanto vi ho detto. Ah, e per
stimolarvi, niente lenzuolo.-.
-Ehh???-.
Quando
se ne fu andata, i due ragazzini si scambiarono un'ultima occhiata.
-Occhi
languidi.-.
-Capelli
di latta.-.
Si
allontanarono in direzioni opposte, e Lyon uscì di casa. Al
solito,
c'era una bufera di neve.
“Farmi
consumare? Giammai. Anzi, sono sicuro che succederà a lui, e
toccherà a me risolvere la situazione.”.
Iniziò
ad avere freddo e rientrò in fretta. La neve
coprì presto le sue
tracce.
“Brr!
Sai che? Non vedo l'ora che arrivi quel giorno!”.
PIC
PIC
Hargeon,
adesso
Cadde
anche l'ultima delle sue scaglie. Usava
la sua forma Cambiata come ultima spiaggia perché al momento
della
reversione il suo petto collassava per qualche secondo.
Ma
ora non
era più un problema.
-...è
abbastanza... anf... è abbastanza...-.
La
punta smise di premere. Si era già presa il cuore. Non
serviva
procedere oltre.
Si
sentiva debole, tanto che per tenere la testa alta
doveva appoggiare il mento sulla spalla del ragazzo. Era più
larga
di quanto ricordasse. E
calda.
E il suo viso? Chissà com'era adesso.
-Ah...
che vergogna... pensavo che ci saremmo almeno affrontati... e che
avrei vinto io... dopo un lungo combattimento... invece...-.
-Stai
zitto.- Fece una voce atona.
-Gelido
come il ghiaccio... potresti almeno salutare il tuo vecchio
compagno...-.
-Non
ho nessun compagno qui. Solo un altro demone che ho eliminato. E non
mi interessa cosa ha da dire.-.
-Ho
capito... quindi è questo che hai fatto in tutto questo
tempo...-.
-Sì.-.
Lyon
dovette inspirare e sentì i polmoni riempirsi di sangue. Se
avesse
ancora potuto sentire dolore, ne sarebbe impazzito.
-Perché,
Lyon?-.
Lyon
aggrottò la fronte per lo sforzo. Rammentarselo era sempre
più
difficile.
-All'inizio
non sapevo cosa fosse reale... non sapevo se i miei compagni fossero
morti o no... un momento lo erano... e quello dopo no... pensavo
solo... anf...
che
volevo
ucciderlo...-.
-Nella
mia testa avevo l'ordine di servirlo... ma resistevo... mi dissi che
se gli avessi obbedito come un cane avrei avuto la mia
opportunità,
prima o poi...-.
Gli
sembrava di vederlo, proprio di fronte a lui, seduto nel suo trono in
fiamme.
-Seguii
i suoi ordini... ogni ordine che mi dava... lo eseguivo... anf... non
pensavo sarebbe stato così semplice... e gli ero sempre
più
vicino...-.
-E
alla fine... non mi era rimasto più niente... non mi
aspettava
nient'altro... e io non ero più... quello di prima...-
Gli mancò il fiato e tossì scheggie di ghiaccio
rosso. La
gola era irrimediabilmente intasata.
-Che
idiozia.- Per un attimo gli sembrò di sentire stizza nella
sua voce,
e non solo, del rimprovero: -Per questo hai venduto l'anima? Sei uno
stupido, Lyon, lo sei sempre stato. Hai dimenticato chi eri
veramente, per questo hai ucciso i tuoi amici?-.
-I
miei amici... Non
sono stato io...
ah...-.
-Però,
sai,
io ho ucciso Juvia.-.
…
Juvia...
i
suoi capelli... il suo sangue...
Juvia...
-Ti
ringrazio.-.
?
-In
effetti pensare ancora
a
lei
mi avrebbe distratto dal mio obbiettivo. Perciò, grazie.-.
-Per
questo e perché... così me lo rendi molto
più semplice.-.
CRUNCH
Lyon
sentì
i muscoli e le ossa della schiena lacerarsi sotto la spinta della
lama, che gli mozzò nuovamente il respiro. Una
punta di dolore gli attraversò le labbra, o erano i ricordi
di un
tempo umano a ingannarlo.
Non
mancava più molto.
-Gray...
ho pensato molte volte a questo momento... anf... cosa...
cosa avrei pensato... ah... forse...
avrei
visto il suo volto... e degli altri... avrei avuto paura... anf...
sentito...
freddo... disperazione...-.
-Ah...
ma adesso che sono qui... non sento nulla... ah...
le cose che ho fatto... le rifarei ancora... ah... ed
io
non
ho... alcun... rimorso...-.
TONF
-Ul...-.
*
*
*
Castello
di Crocus, mesi prima
Davanti
a Kinana
c'erano
due Cavalieri delle Rune.
-Ruggito
del Drago di Terra!-.
Niente
più cavalieri.
-Kina-Kina-Kina!-
Ridacchiò la Dragon Slayer. Da fuori sentiva deflagrazioni e
suoni
di lotta, meglio muoversi e andarsene in fretta. Ah, e recuperare
Dan, se ce n'era il tempo.
-Se
con tutto questo casino quei due erano ancora qui, vuol dire che
dietro questa porta...-.
L'aprì
con un calcio.
-Bingo!-.
Un'enorme
sala circolare che si alzava fino al soffitto dell'ultimo piano: alle
pareti libri a non finire, dai quali uscivano pagine luminose che
volavano da una parte all'altra in modo apparentemente casuale. Al
centro un fascio luminoso, attraverso il quale passavano molte di
quelle pagine.
La
maxi-magia Archivio. Ora doveva solo...
FREEZE
Tutto
si coprì di brina, lei compresa. Alle sue spalle, Gray entrò
nella sala.
-Ottimo
lavoro, Kinana. Vediamo un po'...- Tese la mano e delle pagine
uscirono dal flusso.
-Ecco
qui i laboratori restanti dei demoni. Vediamo... la prigione la
lascio all'esercito... questo qui lo prendo io... e anche questo...-
Le due pagine scelte scomparvero, per ricomparire nella sua mente.
Con
la coda dell'occhio, guardò la statua di ghiaccio che era
Kinana:
-Al tuo livello attuale, puoi distruggerne solo uno. Beh, credo di
sapere quale sceglierai...- fece sparire la prigione e l'altro,
rimaneva solo il Cube.
Soddisfatto,
il ragazzo si girò e uscì. Dopo trenta secondi,
la brina sublimò
tutta.
Kinana
sussultò. D'improvviso aveva avuto freddo.
-Oh,
solo uno eh? Bene bene, ci sarà da divertirsi-kina!-.
Una
volta uscita, Dan stava combattendo con due uomini che avrebbe
preferito non incontrare mai più: Freed e Bickslow.
*
* *
Hargeon,
adesso
Lyon
era prono, la guancia
destra sulla terra
e gli occhi socchiusi. I lunghi capelli argentei non riuscivano
a coprire
il buco sulla schiena, e
la sua pelle era diventata azzurra e piena di crepe. Il suo corpo non
svaniva, forse perché era
troppo freddo per farlo.
Gray
strinse il pugno con cui lo aveva ucciso,
che da nero tornò rosa
carne.
-Sei
un pessimo bugiardo, Lyon.
Il
laboratorio sotto la
prigione non è stato il mio ghiaccio a distruggerlo,
e nemmeno l'esercito di Fiore.-.
Si
rivolse poi al corpo della Cambiata alle sue spalle. L'aveva vista
una volta, ai Grandi Giochi della Magia. Sembrava un'altra vita.
Respirava
ancora.
-Non
la toccare.-.
La
Wendy di Edolas lo fissava con occhi di fuoco.
-Non
ce n'è bisogno. Tanto nemmeno la vera Wendy potrebbe
salvarla.-.
Dando
una tiepida occhiata al resto dell'esercito, riconobbe qualcuno di
Edolas. Poi si allontanò.
Sotto
di lui, il terreno si scongelava e tornava normale.
-Ci
vediamo.-.
La
sentì
mormorare qualcosa, ma lui era già lontano.
Nell'idilliaco
regno fatato di Oberon
-Mio
nobile cavaliere, mi avete salvata, come potrò mai
ringraziarVi?-.
-Mia
dolce Kinana, angelo dei miei pensieri, vulnus
del mio cuore e luce dei miei occhi, morirò
per ogni risposta che possiate darmi, ma debbo chiederlo: vi prego,
diventate
(frattanto
porgimi
altro nettare) la mia sposa!-.
-Oh,
nobile cavaliere...-.
-Eccelsa
Beatrice...-.
-Svegliati
Dan.-.
SBENG
-Ahi!
Che immensa agonia! Quale fellone osa colpire un cavaliere
mentre...-.
Due
ciuffi di barba, borse sugli occhi, testa pelata, alito che
acciderebbe il Grendel... per tutti i poemi!
-Nobile
Byro! Siete voi!-.
-Che
hai detto del mio alito?-.
-Ehi,
Dan, questo qui è amico tuo?- Mary Huges stava rigirandosi
sotto il
piede la faccia pesta del menestrello senza cervello.
-Giammai,
egli è un feroce inimico del... ma che ci fate in codesto
luogo?-.
-Mm-mm?
Siamo venuti a per te, no?- Domandò mellifluo Sugarboy.
-Per
me? Ah, ma non dovevate disturbarvi!- Dan balzò in piedi e
si mise
sull'attenti: -Sono in forma più che mai!-.
I
suoi compagni si guardarono
in maniera peculiare.
-Non
hai capito. “Siamo qui per te” nel senso che stiamo
dando la
caccia ad un disertore.- Disse lapidario Byro, maneggiando la sua
staffa.
Dan
sgranò gli occhi.
-Cosa?
Siete qui perché... Mary, Sugarboy, Samuel, anche tu piccola
Coco?
Me lo sarei aspettato da Kubrick ma...-.
-Dechu!-.
Coco
alzò le spalle: -Scusaci.-.
Dan
abbassò le sue, sconsolato.
-Oh,
accidenti. Ma non si dica che un cavaliere fugga di fronte a un
duello! Mia fida Habara- Sugarboy l'aveva inglobata con le sue melme:
-Ah. Poco cange, orsù, fatevi sotto!- esclamò
agitando i pugni.
-Va
bene. Facciamola breve.- Byro alzò la verga e
spazzò un colpo.
Zonia
-Ky-ah!-.
KLENG
Erza
digrignò i denti, spingendo a fondo. Dall'altra parte, al
di là della
lama e degli
artigli incrociati dell'arpia, anche questa
storceva le labbra per lo sforzo.
Eppure
entrambe sorridevano.
-Ah!-
L'Etherious liberò
una mano per attaccarla con le sue branche, ma
lei
le scansò prontamente.
Ora
toccava all'altra mano. Con gli artigli così allungati,
cinque alla
sua destra e cinque alla sua sinistra, chiunque avrebbe approfittato
della sua apertura per
trafiggerla
in pieno petto. Chiunque avesse
voluto essere fatto a fette, per
essere più precisi.
Erza
estrasse l'altra katana e, quando Kyouka unì le mani, usò
entrambe
per difendersi. Attivò i propulsori e volò via,
rimanendo sospesa
a qualche metro da terra.
Kyouka
si leccò le labbra. Erza le lanciò uno sguardo
divertito.
-Perché
ridi?-.
-Perché,
anche se sei un'aquila, qui l'unica che vola sono io.-.
-Uhm.
Hai ragione, sì.- Kyouka sbatté la braccia e se
la trovò addosso.
KLENGKLENGKLENGKLENG
Si
lanciarono addosso
fendenti e affondi troppo veloci per un occhio umano, tracciando
archi di scintille metalliche.
“Acc!!!”.
Otto
punture
sulle cosce la avvisarono che l'aveva arpionata con le zampe.
“Riescono
a perforare la mia tuta! Impressionante!”.
-Mi
hai presa per un trespolo?- Risucchiò
la
saliva e, al momento giusto, sputò. Lo sputo
attraversò l'aria,
venne tagliato in due e le finì sugli occhi.
-Kh!-
Kyouka
perse
il ritmo per un solo istante, quello necessario alla
rossa
per mettere a segno il primo colpo. Allora la furia
si schiodò dalla sua presa e tornò a terra; Erza
notò con piacere
che le ci vollero tutti gli arti per atterrare.
Rialzatasi,
Kyouka si toccò la guancia. Oh, guarda guarda... ora la sua
bocca
era un po' più larga di prima.
Erza
scese anch'essa, rinfoderando le due spade. Toh, si era trovata
quella Minerva sotto i piedi. Non era ancora strisciata via?
-Tu...
sei davvero... Erza?-.
-Sì,
sono Erza. Ma non quella che conosci tu.-.
Minerva
alzò appena
un
angolo della bocca, anche se lo faceva sembrare uno sforzo immane.
Patetica.
Ma aveva la pellaccia
dura, doveva
ammetterlo.
-Ah...
va bene... allora...- Le sue palpebre si abbassarono e
appoggiò la
testa per terra. Boh, magari stavolta era morta.
-I
miei complimenti.- Disse Kyouka: -Mi fai sentire nostalgica. In tutta
onestà, credevo che voi di Edolas foste insetti tra gli
insetti.-.
-Ohhh,
qualcuno ha fatto i compiti a casa, che brava.- Erza allargò
le
braccia con scherno: -Come puoi vedere, abbiamo compensato la
mancanza di magia.-.
-È
proprio vero, allora, che gli scarafaggi sopravvivono a tutto.-.
-Heh.-.
-Qual
è il tuo nome?-.
-Mi
chiamo Erza. Erza Knightwalker. Se non sbaglio, tu ti chiami
Kyouka.-.
-Precisamente.
Erza Knightwalker. Erza... sì, posso confermare che meriti
questo
nome.-.
-Grazie.-
Rispose sinceramente: -E devo dire che è da tanto che non
affrontavo
un avversario al tuo calibro.-.
-È
un peccato non poter continuare così in eterno...- Dicendo
questo,
la demoniessa pareva voler riprendere la lotta; invece
proseguì a
parlare: -Non vedo il marchio di Fairy Tail sulla tua spalla. Dimmi
un po', quella fastidiosissima gilda esiste anche nel tuo mondo?-.
-Fufufu...
ahahahah!- Dopo un attimo di sbigottimento, Erza era
scoppiata
a ridere.
-Certo
che esiste, ma se non lo vedi sul mio corpo è
perché ero conosciuta
come “la cacciatrice di fate”.-.
Un
guizzo attraversò gli occhi di Kyouka: -Molto affascinante.
Guarda
un po' l'ironia della sorte, tutte quante qui abbiamo odiato Fairy
Tail... e ci ha sconfitte la stessa persona.-.
-Mmm.
Allora si può dire che quella che perderà qui non
merita
una rivincita contro di
lei.-.
-Un
motivo in più per vincere. Ti ringrazio di avermi concesso
un minuto
di riposo, tuttavia ora dovrò proprio fare sul serio.-.
Gareggiando
con lei al sorriso più folle, Erza le fece cenno di farsi
sotto.
-Fai
pure. Però ti avverto: lei mi ha affrontata dieci anni fa,
ed io
sono molto più forte di allora.-.
Malva
SNIF
SNIF SNIF
“A
destra.”.
SNIF
SNIF SNIF
“A
sinistra.”.
-B-Bianca,
loro sono...-.
-Sono
vivi. Quasi tutti.- Si avvicinò a uno dei corpi a terra, la
strada
ne era piena.
“ È
un soldato di Edolas. È ustionato in più punti.
Allora il cielo di
prima era opera loro.”.
-Sono
stati attaccati molto recentemente. Uno solo. Li ha sconfitti subito.
Non li ha uccisi, forse perché li considerava pesci
piccoli?- Prese
la lancia del soldato in mano, facendo per esaminarla.
-In
ogni caso, è molto probabile che l'aggressore si trovi
ancora- Si
girò di scatto: -qui!-.
L'arma
si conficcò sulla parete, senza però colpire
niente. Lisanna fece
una smorfia di disappunto.
-Flare,
stammi vicina.-.
-Uh?
S-Sì!-.
Ripresero
a camminare, ma
l'albina
aveva la costante impressione di essere osservata.
“È
invisibile? Però
non
sento il suo odore e non lo sento muoversi. Percepisco solo la sua
aura demoniaca. È forte... Flare
è in pericolo.”.
-!!!-.
Flare
le finì addosso, perché si era fermata senza
preavviso.
-Bianca,
che succede?!-.
-Niente,
è solo che... una certa persona è appena morta.-.
-Ah...
chi era?- Domandò debolmente lei. Eppure doveva averlo
avvertito
anche lei. Dopo tutto quello che le aveva fatto, doveva
essere
così.
-Qualcuno
che volevo uccidere con le mie stesse mani. Non è
importante, anche
perché adesso... ora che ci penso...- Si
mordicchiò un'unghia, un
allarme recondito nella sua testa continuava a suonare.
“Gli
obbiettivi di Natsu non sono casuali, voleva distruggere Raven Tail e
i giganti, ma altri gruppi era disposto a Cambiarli, persino tipi
come Zancrow. Cerca persone forti da unire al suo esercito, ed
è
lecito pensare che stia schierando i migliori in questo
momento.”.
Forse
li considerava pesci piccoli
“Bruciature...
di esplosioni?”.
-Niente
è casuale.-.
-Bianca?-.
-So
con chi abbiamo a che fare.-.
Crocus,
castello reale
-Fin’ora
sta andando tutto come avevi previsto.-.
Hisui
guardava con attenzione l’olo-mappa del continente, spostando
lo
sguardo da un lato all’altro alla ricerca della minima
variazione.
Pensare che tutti quei puntini luminosi erano in realtà
persone, e
vedendoli spegnersi così velocemente, era... era molto
strano.
-N-Non
direi!- Rispose Mavis con imbarazzo.
-Non
avrei mai immaginato che sarebbero arrivati gli abitanti di Edolas!-.
-Principessa,
posso entrare?- Si annunciò Arcadios da dietro la porta.
-Sì,
entra pure.-.
Il
cavaliere entrò, vestito in armatura da battaglia.
-Mi
aveva chiesto di riferirle quando Kagura si sarebbe svegliata.
Inoltre il Portale Eclipse è pronto.-.
-Bene,
delle buone notizie. Ma non è ancora il momento di usarlo.
Ci
vorranno come minimo...-.
-Ci
sono molte variabili da considerare.- Si intromise Mavis: -Ma non
prima di ore.-.
-Sì,
direi di sì.-.
Arcadios
non poteva sentirla. Non si era fatto marchiare, non aveva voluto.
-Comunque
sia, voglio vedere come sta. Mavis-sama, puoi restare tu qui per un
po?- Le domandò sorridendo.
-Certamente.
E, ehm, porgetele i miei saluti.-.
La
principessa e il cavaliere uscirono. Come furono fuori,
l’espressione
della ragazza cambiò.
La
faccenda della spia, la talpa che aveva aiutato Zeref, la questione
che l’aveva presa per mesi… i nodi stavano per
venire al pettine.
Sì, la spia era una persona insospettabile, anzi,
inimmaginabile per
chiunque.
Iniziarono
a camminare, lui poco dietro di lei, ma in modo che lo potesse vedere
con la coda dell’occhio. Stava forse poggiando la mano
sull’elsa
della spada?
“ È
sempre pronto a colpire.”.
Oltrepassarono
alcuni maggiordomi, cameriere e soldati in divisa. La paranoia
avrebbe spinto chiunque nella sua posizione a guardarli con sospetto,
a cercare un pugnale celato, una mano svelta,
un’occhiata…
Ma
lei no. Lei
sapeva già
chi era il suo
nemico.
-Arcadios-san,
ti ringrazio per essere sempre al mio fianco da quando mio padre
è
venuto a mancare.-.
-Principessa...-.
-Qualunque
cosa accadrà
d'ora in
poi, desidero
che tu sappia
quanto
ti ho a cuore.-.
-Lei
è troppo… buona.- Incespicava.
“Sai
anche tu quello che sa per succedere, non è vero?”.
Hisui
ripensò a Kagura, la persona che più
l’aveva aiutata nella
ricerca della spia. A parte per il suo sfogo contro Gajeel, si era
rivelata una ragazza molto saggia.
Non
era arrivata alla verità, però c’era
andata molto vicina, il che
la rendeva…
Erano
arrivati davanti
all'infermeria,
ma
Arcadios si era fermato poco più indietro. Era decisamente
preoccupato.
-Volete
che aspetti qui?-.
La
sua armatura luccicava nella penombra, e l’elmo davanti agli
occhi
rendeva
sinistro il
suo
sguardo, come
quello di un'aquila che guarda ad una preda in basso.
-Capisco.
Hai altri doveri oltre a me. Vai pure.-.
Kagura
era sdraiata sul letto, girata sul lato, e non si muoveva. Calcolando
la distanza tra l’infermeria e le sue stanze, doveva essersi
riaddormentata proprio mentre Arcadios si era spostato. D'altronde si
era sforzata molto. Si avvicinò al suo letto, oltrepassando
quello
di Lily.
Camminando,
tastò lo stiletto nascosto sotto la manica. Sapeva bene che
era lì,
ma giunta a quel punto si poteva concedere alcune fissazioni.
“ Forse
dovevo prendere ancora qualche pillola. Visto l'avversario che sto
per affrontare...”.
Raggiunse
la ragazza, ancora
immobile.
Allungò la mano
e le scosse
la spalla.
-Kagura,
svegliati.-.
Oltre
il confine con Bosco
-Hah!
Hah!- Erza agitò le briglie e il destriero
galoppò con più foga.
-Erza-san,
la tua missione sarà molto importante.-.
-Cosa
devo fare, Principessa?-.
-All'apparenza
dovrai recarti a Zonia, ma lì rimarranno
Minerva e
Gajeel.
Tu dovrai spingerti in pieno territorio nemico.-.
Il
cielo non era più rosso fuoco, ma di uno sporco cremisi
tendente al
nero. Il vento bruciava tra i suoi capelli
che
in quell'atmosfera cupa erano di una tonalità più
chiara,
fastidiosa alla vista.
“Lo
posso fare solo io. Non devo avere alcun timore. Devo salvarli e
distruggere quel posto.”.
Dietro
di lei, un continuo abbaiare.
-Ma
non puoi andare da sola.-.
-Chi
verrà con me allora?-.
-Ecco...
in realtà...-.
-WILD
FOUR!!!-.
-Mennnnn!-.
-Fantastico,
Maestro Ichiya!-.
La
rossa sospirò sconsolata.
-L-Loro???-.
-Kun-Kun.
Erza, persino il parfum del tuo cavallo è delizioso.-.
-Aniki,
veramente non lo definirei un profumo... guh...-.
-Men!-.
-La
signorina Erza è così Wild!- Ruggì
Rocker.
-Ci
ha permessi di rimediare al nostro tradimento! Non la deluderemo!-.
“Io
non c'entro proprio niente con
questo.”
Pensò tra sé e sé la ragazza.
“A
dispetto delle apparenze,
sono i compagni di Bacchus. Loro e Blue Pegasus sono le scelte
migliori... immagino. Hm?
Cos'è
questa sensazione?”.
Qualcuno
le stava annusando i capelli.
-Kun-Kun!-.
-Nichiya!-.
-Parfum!-.
All'orizzonte
ancora niente, se non una landa desolata. Presto però,
davanti a
loro, si sarebbe stagliata una torre circondata da nove muraglie
magiche.
Il
solo pensiero di quello che stava per fare la spaventava. Si fece
coraggio.
-Ragazzi,
vi ringrazio di essere qui con me. Ma d'ora in poi le cose si fanno
più difficili, e non potrò proteggervi se sarete
in pericolo.-.
Ren
Akatsuki affiancò il proprio cavallo al suo.
-Erza,
siamo stati tra le migliori gilde di Fiore per sette anni.
Perciò
siamo noi a dirti che, se sarai in pericolo, potrai contare su di
noi. N-Non che una donna come te ne abbia bisogno...-.
-Il
solito Ren!- Commentò Hibiki: -E se succedesse qualcosa a
te, chi la
sentirebbe Sherry? No grazie, direi che è te che dobbiamo
proteggere.-.
-Ci
penseremo noi!- Urlò uno dei quattro che non era Rocker. Non
era
nemmeno uno due più grossi, ehm... e loro come si chiamavano?
-Noi
siamo i Quattro Cani da Guardia!-.
-Bauuuuuuuu!!!-.
E
avanti così. Erza sorrise, in qualche modo tutto quello le
ricordava
la baraonda di Fairy Tail.
Col
senno di poi, si stava lasciando influenzare dall'ottimismo senza
rendersene conto. Che era proprio la fregatura insita nell'ottimismo.
Emanava,
quell'uomo,
una scia di nebbia, come uno spirito del fumo, ma fredda prima che
umida: una sensazione di morte.
“Vattene.”.
“Vattene.”.
“Vattene.”.
“Esci
dalla mia visuale.”.
Hargeon
“Ora!”
In un secondo Wendy era piegata sul corpo della ragazza, muovendo
sopra di lei il palmo aperto per
accertarsi
delle
sue condizioni.
“Polmone
sinistro, cuore, stomaco, esofago, intestino, cistifellea; poi, gli
omeri, le ulne, i radio, 22 costole, lo sterno, il bacino, 15
vertebre, un femore, una tibia; quasi tutti i muscoli e le ossa delle
mani e dei piedi; quasi tutto l'apparato circolatorio. Solo la testa
è rimasta pressoché integra. Le
probabilità di successo sono
del... 1,3‰. Sei decimi di errore stimato.”.
-A...aa...ah...-.
“1,2.”.
-Non
sforzarti. Forse ti ricordo una ragazzina che conosci, ma non sono
lei. È
possibile che ti salvi.
Tuttavia, è più probabile che ti renda
più doloroso il trapasso.
Desideri che proceda?-.
La
Cambiata
strizzò gli occhi, contrasse le dita, probabilmente cercava
di
urlare ma
le mancavano troppi pezzi
per farlo.
-Ho
capito.- Tese la mano sul suo viso e le chiuse gli occhi; trasse un
profondo respiro e rialzò l'altro braccio.
Percepì il solito
formicolio della mano che si apriva e scomponeva in tanti ganci
metallici che si assemblarono svelti nei suoi strumenti.
-Mi
dispiace per te. Se sopravviverai, ti prego di perdonarmi. Quando
avrò finito
sarò la persona che odierai
di più.-.
Villaggio
Tully
Juvia
e Bickslow erano sconcertati, anzi, paralizzati dallo stupore.
“Allora...”.
“...è
vero.”.
Erano
stati preparati a questo, certo, e anche da tempo; tuttavia, ora che
stava accadendo, si trovavano davanti ad un abisso. Dopo quello che
era successo a Lisanna e Yukino, vederla lì, su quel tetto,
vestita
da punk e con la punta della lingua umida tra le labbra, lei che una
volta era loro amica…
-Vi
piace il mio look? È un ritorno alle origini,
sì?-.
Mirajane
spalancò le braccia e si piegò verso di loro: -Cosa
sono quelle facce? Sembra che abbiate appena visto un fantasma. Ohh,
ma forse non è per quello che siete nervosi. È
perché vi rendete
conto dell'infinito
che ci separa, eh???-.
I
due maghi deglutirono a vuoto. L'unico loro vantaggio era il numero.
Erano forti, ma non quanto lei, un tornado di sentimenti contrastanti
li attanagliava, e non avevano mai combattuto insieme. Inoltre, c'era
Elfman...
-Direi
che non avete niente da dire. Va bene, tanto non me ne frega niente
di voialtri. Iniziamo!- Schioccò le dita e rimase immobile.
Il
tempo di domandarsi che cosa sarebbe
successo
che un enorme potere
diabolico li investì in pieno; da
rosso il cielo diventò nero e delle urla deformi invasero
l'aria.
Dietro a Mirajane si alzò una parete fumosa come la schiuma,
ma
oscura.
Bickslow
piazzò le bambole attorno a loro, ma non avrebbero retto se
la
Nebbia li avesse travolti. Invece si diramò in due lingue
laterali,
lasciando libero spazio per Mirajane ma anche per loro.
Non
capivano, poi guardarono attentamente. Dalla superficie fosca
emergevano per pochi secondi teschi e volti sfigurati,
nonché mani e
braccia.
Juvia
biascicò uno “spaventoso” e l'albina le
fece il verso: -Davvero,
lo è. Noi, beh più che altro io, lo chiamiamo
Fetore, perché sono
i nostri rifiuti. Cambiati che non sono sopravvisuti al processo,
cadaveri di etherious e gli sporchi umani che ci sono finiti dentro.
Non importa se vivi o morti, è un eterno inferno oltre la
morte...
scommetto che ci potreste trovare alcuni vostri amici! Ahahah!-.
-Maledetti!-
Le ringhiò contro Bickslow.
Gli
rivolse un lugubre sorriso.
-Traaaanquillo,
tra poco li rincontrerai!- Agitò la mano, ma appena
prima
di calarla si fermò e
si
guardò intorno
con aria interessata.
-Uh-uh,
succede qualcosa... ah, laggiù!-.
Una
parte della superficie si stava increspando, qualcosa
ne stava uscendo. Prima una punta metallica, poi una gamba, e infine
un corpo: quello di una giovane donna, in armatura, dai capelli neri
e corti, con una spada in mano. Il
ricordo
di un essere umano. Pallida; la frangia incolta sugli occhi;
l'armatura corrosa; la veste a strisce sgualciti; il corpo ridotto ad
uno scheletro; il volto scavato fino all'osso.
-hhh....
Impugnare... la spada....-
Mosse un passo verso di loro, anche se sembrava reggersi a malapena
in piedi.
-Juvia
sa chi è.-.
-Uh?-.
Senza
staccarle gli occhi di dosso, la ragazza rispose: -Riana-san, era il
capitano delle Tigri Bianche. Lucy-san l'aveva salvata durante la
missione a Stella. Juvia aveva sentito che erano stati sconfitti dai
demoni...-.
-Hhh...-
Quel
verso che faceva con
la bocca era fastidiosissimo, come se le gorgogliasse sangue in gola
o avesse
ingoiato degli
insetti.
-Ohh,
molto interessante!- Esclamò Mirajane: -Ha avuto la meglio
lì
dentro ed è uscita con la forza di volontà! Non
succede mica
spesso! Vediamo che sa fare!-.
-Hhh...
sguainare la spada... hhh... non voglio... hhh...-.
-Tsch!-
Bickslow e Juvia si misero in guardia, aspettando la
sua
mossa. Non
volevano combattere, non in quel modo.
-Stai
indietro!- Le intimò lui: -Noi possiamo aiutarti!-.
-HHH...
proteggere...
Hhh... DEVO...
HHH...
i miei compagni...-.
“Non
ho scelta!”.
Fecero
per attaccare, ma qualcuno si mosse alle loro spalle.
-Solo
perché sembri mia sorella...-.
SWISH
STOOOOMP
-NON
SIGNIFICA CHE NON TI SCONFIGGERÒ!!!-.
Nei
territori dei demoni
-Eccola!
Si sta dirigendo verso di noi a tutta velocità!-.
La
Nebbia Nera strisciava sul terreno, rapida come la lava sulle pendici
di un vulcano, e presto li avrebbe sommersi.
-Statemi
dietro!- Impartì, e le obbedirono mettendosi in linea,
esattamente
alle sue spalle.
-Armatura
Perforante!-.
Aumentarono
il galoppo, Erza fendeva l'aria creando una scia di alta
velocità:
l'unica cosa che li avrebbe protetti.
L'aria
da secca diventò fedita, le si accapponò la
pelle, la magia nel suo
corpo si ribellava. Già era difficile scappare da quella
roba, loro
le stavano andando addirittura incontro. Una cosa da pazzi...
Ma
quante vite dipendevano dalla loro missione?
-Siete
pronti???-.
Un
latrato le fece da eco. Sorrise, ancora una volta, uno stupido
rischio, un'illusione... eh, da quando aveva iniziato a ragionare in
quel modo? Aveva svolto centinaia di missioni, alcune molto
più
pericolose di quella, ma non
aveva mai
avuto paura di sorridere o
di nutrire
speranze:
non
erano
vane
visioni,
ma
forza, la
forza che le davano i suoi compagni. Ora ne avrebbe avuto davvero
bisogno.
-10
secondi all'impatto!-.
-Noi
crediamo in te, Erza!!!- Le rispose Hibiki da dietro.
“E
io in voi.”.
-5
secondi!-.
I
cavalli nitrirono, ma non si sarebbero fermati. Povere bestie, le
stava condannando a morte.
-4!-.
-3!-.
E
poi, d'improvviso, un tuffo
nell'oceano, niente
più vento,
niente più ossigeno, né luce, ma buio
e
freddo. Solo
che non c'era il silenzio del mare. C'era l'inferno.
-Restate...iti!!!-.
-...sason...???-.
-At...chiya...ne!!!-.
Questo
era tutto
quello
che riusciva a distinguere delle voci dei suoi amici. Erano assaliti,
circondati
da ogni lato: tutto
intorno a loro si addensavano come
zanzare
creature mostruose e
demoniache, spettri
e
non-morti che cercavano di penetrare nella scia. Erza se li vedeva
schizzare davanti, venire
colpiti dalla sua lancia e sbalzati via: allungavano le mani per
prenderla e a volte la sfioravano, allora era come essere soffocata
dall'abisso. Si sentiva svuotare i polmoni, l'esofago
riempirsi di vomito,
la pelle seccarsi e creparsi, e i sensi mancare. Uno le
passò
davanti al viso, un volto putrefatto dagli occhi bianchi.
“Que-questo
è-è spaventoso! Non ho mai visto... erano tutte
persone???”.
Continuava
ad avanzare, davanti a lei solo quell'orribile spettacolo. Non doveva
cedere. Ma quanto ancora sarebbe durato? Da quanto tempo erano
entrati?
“Basta,
basta, è-è inumano, questo è
inumano!!! Come ha potuto fare
questo???”.
Alle
sue spalle sentì uno dei suoi chiamare aiuto. Dovevano
averlo preso.
Non
poteva voltarsi.
Non
poteva distrarsi.
Era
quello il patto, quello il prezzo da pagare per partecipare a quella
missione.
Lei
avrebbe dato la vita per salvarli, e lo avrebbe fatto in ogni momento
della missione. Però non in quello.
Dovevano
cavarsela da soli.
“Affiderei
loro la mia vita, ma non posso, ora non posso... mi dispiace!”.
Altri
spettri e altri zombi, ne sarebbe uscita invecchiata di cent'anni.
Ed
ecco, infine,
come in un sogno, la luce.
Malva
“Ha
capito che sono qui. Allora posso uscire.”.
Riemerse
dal terreno, di fronte a lei. La rossa si mise in guardia, anche
se sembrava più uno struzzo che cercava di nascondere la
testa nella
sabbia, mentre
l’altra
si limitò a distendere le braccia.
Lo
guardava sprezzante, dura, truce. Lui non voleva essere da meno,
anche quella
tra i loro sguardi
era una sfida.
-All'inizio
ti avevo scambiata per tua sorella. Non solo per i capelli. La tua
aura è cambiata molto dal nostro incontro.-.
Lisanna
alzò un angolo della bocca, girandosi un ciuffo tra le dita.
-Avrei
dovuto immaginare che ci saresti stato anche tu, Azuma.-.
L’ex
di Grimoire Heart
fece spallucce: -Non
che abbia avuto molta scelta, mi sono svegliato a giochi fatti. Ma,
in effetti, non me ne dispiaccio.
Anch'io oggi
sono
molto più forte di un tempo.-.
-Flare,
stai indietro per favore. Quest'uomo è in grado di
manipolare il
terreno e di creare degli esplosivi. Nove anni fa era al livello di
Erza-.
-Rossa...-.
-Bene,
direi che possiamo iniziare.-
Si sgranchì le ossa: -Ma
mi piacerebbe sapere cosa fa la tua amica.-.
Il
volto della ragazza si fece scuro, come se avesse appena
pronunciato una qualche blasfemia.
Tasto
dolente, eh?
-Ah,
già. A te piacciono i combattimenti duri, giusto? Se
proverai a fare
a lei quello che facesti a me, ti
ucciderò e basta, con un singolo
attacco.-.
-Ohh.-
Azuma era impressionato, ma anche eccitato da
quel qualcosa nella sua voce che non sapeva definire:
-Va
bene, farò come vuoi. In
cambio
ti prego di non risparmiarti.-.
Non
ottenendo risposta, se non un enigmatico sorriso, Azuma decise di
aprire le danze.
Partì
all'attacco con un pugno, coprendo in un istante la distanza che li
separava.
PUNCH
“!!!”.
“Cosa?”.
Glielo
stava
bloccando
con la mano; una
mano grande
la metà della sua; quella sinistra, debole; e con
il
braccio neppure teso,
bensì
sciolto;
nemmeno in viso mostrava traccia di sforzo.
CRONCH
PAM
-Kh!-.
Il
Cambiato arretrò, reggendosi la spalla destra che era scesa
fino al
gomito. Il sangue sprizzava dappertutto
e
gli sporcava il
viso.
Il dolore era
indicibile.
Con la sola pressione delle dita sulle
nocche aveva creato un impulso
di sangue che era esploso all'altezza della spalla.
Un
essere umano, anzi, un altro demone avrebbe perso il braccio. Ma lui
no. Una radice legava ancora l'interno del suo arto con la spalla, si
ritrasse e la ferita sparì. Anche il dolore cessò.
Ma
l'impatto psichico era ancora lì.
L'espressione
della maga cambiò ancora, non più fredda, ma
decisa a lottare. E
anche spavalda, di chi aveva lo scontro tra le mani.
-Non
sono più la ragazzina di un tempo. Ho superato il potere di
mia
sorella.-.
-Con
questa mia nuova forza io sconfiggerò Natsu.-.
Viva?
-Hhh!!!-.
Ginger
si irrigidì in uno spasmo. Respirava di nuovo. Aveva di
nuovo i
polmoni. E una mente per capirlo.
Il
dolore era cessato. In qualche modo, dopo chissà quanto
tempo, era
sparito.
Hargeon
Sentì
un sospiro, era
quella
Wendy con le tette grosse
e
il
braccio bionico. Braccio che ora crepitava e mandava scintille.
-Voi
Cambiati siete davvero incredibili.-.
-Incredibili...
sì... ah! Io sono incredibile! Io sono la Regina
del Ghiaccio e
del Fuoco! Ahahah!- Balzò in piedi col pugno
alzato. Ma la milza
rimase per terra.
-Ohi...-.
Anche
Wendy si rialzò, scuotendo la testa.
-È
un miracolo che possa già muoverti. Dovresti ritirarti e non
rialzarti dal letto per i prossimi dieci mesi. Ma
tanto sei
un caso perso… e io ho altro da fare.- Detto questo se ne
andò.
Riposare,
se c’era una cosa che Ginger odiava fare era proprio quello.
A
malapena sapeva pronunciare la parola, troppe sillabe. Riposare un
corno! Considerando poi che doveva uccidere quel… un
momento, ma
era già stecchito!
-CHI
DIAV-
SWISH
Una
crepa, uno squarcio, tipo, un portale, vabbeh avete capito, si
aprì
proprio di fianco a lei. Ne uscirono... ah, loro due.
-Nyah!
Finalmente fuori!-.
-Keh,
avremmo fatto precedenza...
ehm, prima,
se mi avessi tagliato i capelli più velocemente!-.
Millianna
soffiò indispettita.
-I
miei artigli non sono fatti per cambiarti acconciatura-miao!-.
-Beh,
ma sono venuti bene! Vero che mi stanno meglio corti? È un tributo
al
mio passato...-.
-Grunf!-
Altra cosa che Ginger odiava era l’essere ignorata. E poi
odiava
loro due. Però
odiava essere ignorata anche da loro due.
-Oh,
culo in fiamme, che ne pen-
-SENPAI!!!-
La gatta le saltò addosso, Ginger la bloccò con
un pugno in bocca
che la stese. A dire il vero si scorticò la mano nel farlo,
e sentì
male in tutto il corpo… ma ne era valsa la pena.
-Uh,
un pugno che
vale più di mille parole.
Testa fusa,
hai visto i miei-
-Levy-sama!
Ginger-sama! Millianna-sama!-
Le chiamò una voce dall’alto. Come un angelo, nel
senso che era
nella sua sexy-forma da angelo-diavolo, Yukino atterrò dal
cielo con
la grazia di una piuma. Cielo, cagava zucchero con quel
suo modo di fare. Uhh,
guardatemi, sono un-
SBENG
Ginger
finì a terra, colpita alla
testa da
una tallonata. Ora,
anatomicamente parlando il cervello non è in grado di
provare
dolore, ma quello di Ginger evidentemente non lo sapeva.
-Ti
sto parlando cervello surgelato!-.
-DANNATA
TAVOLA DA SURF, IO TI POLVERIZZO!!!-.
-Nyah!!!
Come hai osato ferire la senpai?!-.
Stavano
per venire alle mani, ma Yukino le fermò. A dirla tutta, fu
il
sentirla ridere a farlo.
Le
tre la guardarono stupite.
-Scu-scusate,
è solo che… siete le solite! Mi siete proprio
mancate ragazze!-.
Sobbalzarono
all’unisono, e poi guardarono
altrove con un lieve rossore alle guance.
“Quanto
la detesto quando non riesco a detestarla-dechi...”.
La
ragazza
si calmò e il
suo carattere cambiò radicalmente:
si inchinò più volte chiedendo scusa per aver
riso di loro,
mortificata
come se avesse pisciato sulle loro tombe.
Anche lei non era cambiata di una virgola.
-Oh,
Levy-sama,
che bei capelli che hai!-.
Levy
si illuminò tutta.
-Sapevo
che qualcuno l’avrebbe notato! Qualcuno con un po’
di senso
estetico...-.
Ginger
ruotò
gli occhi. Per
colpa di Yukino non aveva più voglia di dargliene (per ora).
-Seh
seh seh. Comunque, a quanto pare siamo tutte qui,
che bello...
che facciamo?-.
-Mmm...-
Millianna si massaggiò il mento con aria pensierosa: -Beh,
ci sarebbe quel fusto laggiù.-.
-!!!-.
In
piedi di fianco al corpo di Lyon, ritto come uno spaventapasseri, con
le braccia conserte e il volto truce, le fissava, silenzioso, un uomo
(un Cambiato). Neri i capelli, neri i vestiti, pareva offuscare la
luce attorno a sé con la sua sola presenza. La sua bocca era
coperta
dall’alto colletto felpato dell'uniforme, che era
praticamente un
collare.
Un
tizio strano, ma strano forte, di quelli che non scordi di averli
già
incontrati. Per questo erano sicure di non averlo mai visto prima.
Tutte
a parte Levy.
-Io
ti conosco! Sei Zest... Missy... Doran...
Doraemon...
no, aspetta, ci arrivo...-.
-Sei
Mest!-.
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Capitolo 10 *** The NoSense Tragedy ***
And
when I start to talk that that (That that)
Oh, you won't know
how to react
I'm a
picture-perfect face with that wild in my
veins
You can hear it in
my growl, growl, growl, growl
So
keep your eyes on me now
You’ll
like whatever you see
You
can't reach my level
I'm sure you wanted
me to face you
We
got it all in our hands now
So can you handle
what we're all
about?
We're so tough, not
scared to show you up
Can you
feel the rush now?
Ain't nobody
bringing us
Down,
down, down, down, down, down
They could try it,
but we're gonna
wear the crown
You could go
another round
Round, round,
round, round, round, round
Wish you luck, but
you're not
bringing us down
We go hard (Hard),
'til we get it, get
it
We go hard (Hard),
we so in it, in it
We pop stars (Pop
stars), only winning, winning now
Ain't nobody
bringing us down,
down, down, down
(Popstars-K/DA)
Territorio
dei demoni
-Anf,
anf, anf!-.
Le
vennero tutti addosso, tutti gli anni che aveva perso a Tenrou, tutti
e sette… macché, erano molti di più
quelli che le erano crollati
sulle spalle.
Scesa
da cavallo senza sapere come, si mise a carponi, cercando con le mani
il fresco della terra. Come se in quell’inferno la terra
potesse
essere fresca.
-Ce
l’avete… anf… ce l’avete
fatta? State tutti bene?- Erza si
voltò e vide che non era così.
-Ahh!
Ahi, accidenti!- Eve aveva il vestito strappato e, sulla spalla
destra, una chiazza necrotica.
-Ragazzo
mio! Dobbiamo riportarti indietro!- Disse Ichiya.
-No,
no!- Eve li allontanò con la mano, barcollando: -Posso
continuare.-.
-Mio
intrepido discepolo, non ne saresti in grado!-.
-Già,
ti riporto indietro io!- Latrò Rocker.
-No,
non si può fare. Vero, Erza?-.
La
rossa si sentì a disagio, tremendamente a disagio nel dover
rispondere, visto che doveva dargli ragione.
-Guardate
alle vostre spalle: vedete, quella roba nera è ancora
lì… anf,
anf… nemmeno io riuscirei ad attraversarla di nuovo.-.
-Allora
uno di noi rimane qui con lui.-.
Erza
scosse la testa, anche quello era impossibile, e lo sapeva anche il
Pegasus.
-Non
possiamo dividere così le nostre forze… urgh!
Possiamo solo andare
avanti.-.
-Amico,
è una follia!- Protestò Hibiki, e gli altri erano
visibilmente
d’accordo con lui. Erza doveva intervenire.
-Basta,
Eve ha ragione.-.
Tutti
la guardarono allibiti.
-Non
può tornare indietro, e non possiamo lasciarlo qui. So che
sembra
assurdo, ma è più al sicuro se prosegue con noi.-.
-Ma
non può camminare in queste condizioni!-.
-Allora
volerò. Nichiya-sama?-.
-Hm,
sei molto coraggioso ragazzo.-.
-Erza...-
Hibiki le si rivolse con aria desolata, ma lei non poteva farci
niente.
-Voialtri
siete… siete feriti?-.
Si
guardarono l’un l’altro, sembravano essere incolumi.
-Allora…
dobbiamo andare avanti… anf...-.
Il
sole l’abbagliò. Era come stare in un deserto, ma
colorato di
rosso. L’aria era a malapena respirabile, e seccava la pelle.
-È...
è quella?-.
-Sì.-
Gli occhi di Erza focalizzarono il pennacchio nero che si stagliava
alto nel cielo, alto come l’R-System se non di
più, circondato da
nove anelli.
La
prigione.
-Avanti,
da qui in poi proseguiamo a piedi.-.
Hargeon
“Ma
che bel fusto...”.
-Levy-sama,
lo conosci?-.
La
puffetta si sforzò di pensare.
-Sì,
era… un membro di Fairy Tail, Mest…
Gryder… mi pare.-.
-Ti
pare? Cioè me lo puoi presentare-dechi?-.
-Ginger-sama!-.
-Che
c’è? Tanto sta con noi no-dechi?-.
-Ecco…
credo… di sì...-.
-Ma
lo conosci o no-nya?-.
-Vi
dico che… aaah, ho le idee confuse!-.
“Va
bene, mi arrangio io.”.
-Ehi,
Mest-kun Mest-ino Mest-olino- Ginger gli si
avvicinò, mentre lui
rimase immobile a fissarla truce: -il mio nome è
Ginger. Da dove
sei sbucato e-ehi, ho un deja-vuu. Un attimo-dechi.- la
Cambiata
si guardò intorno momentaneamente disorientata:
d’un tratto era
tornata al punto di partenza, in mezzo alle altre.
-Senpai,
mi sa che è chiaro che quello non ti vuole.-
Le disse Millianna grattandosi un orecchio.
-Eh?-.
-Ginger-sama,
ti senti bene?-.
-Eh?
Che dite?-.
Yukino
la fissava apprensiva: -Sono…
tre volte che
vai da lui.-.
-Dechi???
Ma se ci sono appena… no, un secondo, mi serve un secondo...-
Si sentiva girare la testa, tipo una sbronza.
-Mmm,
io… uh!-.
-
-
-
-Eh?-.
-Cosa?-.
-È
appena successo qualcosa?-.
-Ohi,
chi è quello lì?-.
Di
fianco al cadavere di Lyon c’era un tizio che prima non
c’era: un
Cambiato, capelli neri, unif-
“No-no-no,
c’è qualcosa che non va-dechi.”.
-Miao,
chi sei tu?-.
Nessuna
risposta.
A
Est
ZUM
CRASH
BAM
SWISH
SWISH
Quei
due erano su un altro livello. Ogni colpo era più potente
del precedente, e ognuno superava ogni limite conosciuto di forza.
-Gravity
Push!-.
-All
Crush!-.
Colpitisi
a vicenda, i due uomini furono sbalzati via e finirono a terra.
“Devo
fare qualcosa.” Jura provò a farsi leva con le
braccia per
rialzarsi, ma il peso su di lui aumentò bruscamente.
-Ggh!
Non riesco... a respirare... i polmoni non...-.
-Stai
a terra.-
Bluenote era
stato
il primo a rialzarsi.
“Gil...darts...”.
Il
mago non si muoveva, le ferite che gli aveva visto addosso dovevano
essersi riaperte.
-Allora,
tutto qui? Proprio ora che iniziavo a vola-
PEW
Bluenote
era
sparito
in una voragine del terreno.
-Kihihih!-
Ridacchiò Gildarts, tenendosi però lo stomaco.
-Voleva
volare, eh?-.
-Lo
hai sconfitto?- Chiese Jura, sentendosi finalmente libero.
Gildarts
guardò la buca.
-No,
l'ho rallentato per qualche secondo. Farai meglio ad allontanarti da
qui.-.
-Ti
posso aiutare…-.
SBAM
Con
un gesto brusco, Gildarts batté il pugno d'acciaio sul
terreno con
aria contrita.
-Si
è sigillato da solo con la sua forza di gravità,
ma gli basterà
invertirla per tornare su. Tu
va’,
è inutile che stiamo entrambi qui... ed è
palesemente interessato a
me.- Altro
pugno.
Jura
normalmente non se ne sarebbe mai andato in quelle circostanze, ma
l'espressione di Gildarts era quella di uno che sapeva di essere a un
passo dalla vittoria, e gli dava fiducia.
“D'altra
parte è un membro di Fairy Tail.”.
-Va
bene, Gildarts-dono, farò come dici. Ma resterò
nei paraggi.-.
La
terra si riempì di crepe.
-Farai
meglio a muoverti!- Terzo pugno.
-Va
bene. Buona fortuna.-.
Gildarts
sogghignò.
-Questo
auguralo a lui.-.
Hargeon,
di nuovo
Mmm
Mmm
MMM!!!
-Un’anguilla,
è un’anguilla!-.
-Levy-sama?-.
-Mi
scivola via, mmm, un pensiero oliato, me ne sfugge
l’entità! Mi
snerva accipicchia!-.
-Uffa,
insomma, lo conosci o no?-.
-Continuo
a pensare che sia un bel fusto… ma quando ho iniziato-dechi?-.
Iniziato…
iniziato, iniziato, iniziatoiniziatoiniziatoooooooooo
-Ci
sono!-.
-
“No
cazzo...”.
Zonia
-Uhm...
dove sono?-.
Minerva
riaprì gli occhi, trovandosi a guardare il cielo color
violetto.
Era
sdraiata per strada; ancora
confusa, si mise seduta.
“Cosa
diavolo...”.
La
città attorno a lei era... era stata letteralmente dimezzata.
Ogni casa, ogni edificio, era raso al suolo o tagliato in due.
“Per
quanto tempo sono... no, più importante, dove sono loro
due?”.
La
risposta le arrivò incontro... letteralmente.
BOOM
KLENGKLENGKLENG
L'altra
Erza le era quasi ruzzolata addosso, con un forte
fragore
di armatura. Era
stata scagliata a grande velocità.
-Off...
wow, che colpo… Toh,
sei sveglia.- Si
rialzò, poi
guardò verso la direzione da cui era venuta, agitò
la lancia che teneva in mano e, al posto delle quattro punte, sulla
cima apparve la boccuccia di un cannone. Fece
fuoco tre volte.
-Quanto
mi sei mancata, ragazza
mia!-.
In
mezzo al polverone, Minerva iniziò a scorgere la sagoma di
Kyouka
che camminava verso di loro con estrema tranquillità.
“Quella
forma... non
dirmi che...” Quando emerse ne ebbe la certezza: un elmetto
bianco
sulla fronte, delle corna ai lati della testa, pelliccia bianca e
nera su braccia e gambe.
-È
nella sua forma Etherious!-.
-Ah,
è così che si chiama? Preferivo
“super gallina della morte”.-
La punta cambiò di nuovo, diventando lunga e triangolare, e
creò
una tromba d'aria con cui attaccò la demoniessa; ma la frenò
per non più di qualche attimo.
-Da
quanto tempo è così?-.
-Non
lo so, perché ti agiti tanto?-.
Minerva
digrignò i denti.
-È
per…-.
!!!
“Kh...
acci...denti...”.
La
donna abbassò lo sguardo con fatica e dolore; uno degli
artigli
dell’arpia l’aveva trafitta poco sotto il collo.
-Kyouka.-
Disse lei: -È la mia maledizione, divento più
forte ogni istante
che passa; per
questa ragione
ti
ha posto quella domanda.-.
-Ohh…
in effetti i tuoi colpi iniziano a farmi il solletico. Vabbeh, sei
lontana anni
luce
dall’essere una minaccia.-.
-Non
fare così.-
Riuscì ad
arrancare, trasformandosi in demone. Il dolore iniziò a
diminuire,
ma era solo un’illusione.
-Lei
può… controllare...- Ma Erza non
voleva starla a sentire:
trasformando ancora la sua lancia, si gettò
all’attacco.
“Ascoltami
maledizione!!!”.
Disperata,
Minerva usò la sua magia e la trasportò insieme a
lei nel suo
spazio parallelo.
-Che
cosa… che posto è questo?- La donna di Edolas si
guardò intorno
spaesata da tutto quel viola.
-Ti
avrebbe uccisa, qui… gh! Siamo al sicuro qui.-.
-Sei
stata tu?- Le chiese Erza, stupita e poi furibonda: -Riportami
indietro, ora!-.
Minerva
stentava a credere ai propri occhi, non
aveva mai visto Erza comportarsi così.
-Perché
non capisci? Senza un piano non-
-Sei
tu che non capisci.- Erza estrasse dalla cintura un oggetto curvo,
che l’altra riconobbe essere una pistola, e gliela
puntò contro.
Nemmeno quello sguardo omicida l’aveva mai visto su di Erza.
-Non
sono venuta qui per aiutarti. Non me ne frega niente di te,
però non
lascio mai uno scontro a metà. Ti do tre secondi.-.
-Non
fare…-.
-Uno.-.
-Perché
non vuoi-
-Due.-.
-Va
bene!-.
Agitò
le mani e le fece tornare indietro. Kyouka era rimasta ferma ad
aspettarle.
Erza,
che
le
dava di spalle, si girò e premette
il grilletto.
-Ancora
troppo lenta.-.
Con
stupore di entrambe le donne, la canna della pistola era tagliata in
due. Solo allora la
rossa
comprese
l’errore commesso. Ma era troppo
tardi.
Hargeon,
ancora
-Waaa!
È un’idea viscida!-.
Yukino
iniziava ad essere preoccupata, quello strano uomo era comparso dal
nulla e Levy-sama stava dando di matto.
-Uccidila,
se la uccidi si calmerà.-
La voce nella sua testa si faceva di nuovo sentire… da
quando c’era lui, da… da… da quanto?
“Se
è così per me, chissà come
sarà per le altre…”.
-Nyah!-
Prendendo l’iniziativa, Millianna-sama balzò
addosso all’uomo,
sfoderando gli artigli. Ma lui sparì nel nulla, come se
fosse stato
un miraggio.
-Eh?
Dov’è, dov’è finito?-
La ragazza si guardò intorno
senza riuscire a trovarlo.
-Millianna-sama!
Perché lo hai fatto? Non
sappiamo se
era pericoloso!-.
-Miao,
ma ero tutta intorpidita, come se non mi muovessi da un po’.
E poi
aveva la faccia brutta.-.
-La
faccia brutta?-.
-Sì,
la faccia brutta.-.
-Ma
aveva la faccia nascosta.-.
“È
un’idiota. Fulminala. Nessuno sentirà la sua
mancanza...”.
“Non
parlare così delle mie amiche!”.
-Hai
detto qualcosa?- Millianna-sama si mosse verso di lei, ma
l’aria era tremolante e distorta e la sua voce muta.
“È
solo
un’illusione…
non devo prestarle attenzione!”.
-Ho
le dita che
mi prudono.-.
-Ti
ci metti anche tu adesso?-.
-No,
dico, è come se stessi preparando un incantesimo,
ma non ricordo di… whaaaaa!!!-.
Le
tre Cambiate si voltarono verso di lei, che aveva iniziato
improvvisamente a scrivere con la sua magia come un’ossessa.
Yukino
si sentì la fronte prudere.
-Ma
cosa… che è questa roba??- Ginger-sama
iniziò a grattarsi
sopra gli occhi, Millianna-sama invece alzò prima le pupille
e poi
la testa per cercare di vedere cosa avesse scritto, inutilmente.
“Ha
una poltiglia al posto del cervello...”.
La
visione tornò normale e la voce si spense.
-Levy-sama…
sei stata tu?-.
-Puoi
venire fuori adesso!- Ringhiò lei
guardandosi intorno in
cagnesco. Anche Levy-sama aveva scritto qualcosa in fronte.
“Protezione”.
-Eek!-.
L’uomo
era riapparso alle spalle della ragazza-gatto.
-Cosa
sei, un pervertito? Ti diverti a incasinarci i ricordi?-.
-Un
pervertito?-
La sua voce era roca, ma dall’eco
chiara;
tuttavia Yukino non la sentiva bene, a causa del colletto di
pelliccia che aveva attorno alla bocca.
-No,
volevo solo guadagnare tempo.-.
-Ragazze,
stampatevi bene in testa quello che vi sto per dire. Il suo nome
è
Mest Gryder, era un mago di Fairy Tail, e un ex membro del Concilio.
È capace di modificare i ricordi di chi gli è
vicino e di
teletrasportarsi.-.
“Ricordi?
Ecco perché mi sento così confusa...”.
-Ghihihih!
Pensavi di fregarmi, eh?- Levy-sama si
tamburellò la fronte:
-Anche se non lo ricordavo, scommetto che avevo
già capito cosa
stavi facendo.-.
-Aspetta,
ha appena detto che voleva guadagnare tempo… per cosa-dechi?-.
-Per...
uh...
mescolarci
meglio la testa. Ma adesso non può più farlo!-.
-È
così?-
La
incalzò come per prenderla in giro:
-Pensi
che non abbia già fatto quello che dovevo fare?-.
-U-Un
momento, Mest-sama, se eri di Fairy Tail perché stai facendo
questo?-.
Mest-sama
non le rispose; invece allargò le braccia, e la ragazza vide
con
sgomento che le sue mani erano bruciate fino all’osso.
“È
stato Natsu-sama a fare questo?”.
“Saporito…”.
-Sfida
accettata!- Millianna-sama passò in forma-tigre
e lo aggredì,
Mest-sama sparì e riapparve al suo fianco, colpendola con un
calcio
alla caviglia e con una ginocchiata in viso.
-Urr!-.
-Demonio
Rojo! Tsch, andato!
Ehi, te stai bene?-.
-Khh…
evviva! La
senpai si preoccupa per me!-.
-Attenzione!-.
SBAM
Yukino
percepì uno spostamento d’aria alle proprie
spalle. Si voltò,
trovandosi davanti Levy-sama, appena atterrata dopo una potente
tallonata. Era concentrata come non mai.
-Guardatevi
le spalle, non mi piacciono le sue… estremità
superiori.-.
Ginger-sama
e Millianna-sama si misero schiena contro schiena, alzando i pugni
sulla difensiva, come aveva insegnato loro la Dama.
-Io
sono sempre stato dalla parte di Fairy Tail.-.
Mest-sama
era di nuovo a fianco di Lyon-sama.
-Puoi
ripetere?-.
-Ora
End è
Fairy Tail. Tornate da
lui.-.
Yukino
trasalì. La vista le stava venendo meno di nuovo.
“Non
se lo aspetta: girati e strangolala!”.
-No!
Che cosa stai facendo??-.
“Striscia
in profondità, su su in profondità, serpente
serpente serpente!”.
Stava-stava
sciogliendo, tutto di nuovo, come dopo, aah, la tela del cielo, -Come
fai a farlo?-, irrimediabilmente,
irrimediabilmente, corrosa
dall’acido.
“Sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono sono
sono sono sono sono sono sono sono sono sono
MORTA
////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
“Morta?”.
-Ce
la fai ad alzarti-dechi?-.
“Gin...ger...sama...”.
-Che
brave, siete riuscite a colpirmi.-.
-’Cazzo
hai detto? Levati quello schifo dalla bocca!-.
-Che
brave, siete riuscite a colpirmi.-.
-Non
fare finta di niente-dechi!-.
Levy-sama
e Millianna-sama erano piegate in avanti con il fiatone. Mest-sama
invece aveva un braccio livido e deformato
sotto la spalla.
-Anf,
anf… mentre ti concentri sulla tua magia non puoi
concentrarti sul
combattimento, galletto
ignorante.-.
-Se
ferisci una
di noi ti metti contro tutte noi-nya!-.
“Millianna-sama...”.
-Lodo
il vostro spirito di squadra, tuttavia...
uhm,
vi
state entusiasmando per nulla.-.
-Ora
lo vedi quanto sono entusiasta! Écriture
de Tombe:
Onimaru! Cosa?-.
-Ah!
Dov'è finito?-.
Mest
non c'era più.
-Perché
pensi
che io fossi
lì?-.
-Che
diav-urgh!-.
Yukino
si voltò di scatto: Mest aveva messo una mano ossuta sulla
faccia
della ragazza, e lei si era pietrificata.
-Smettila!-
Andato
di nuovo.
-Yukino...-.
-Ginger-sama!-.
La
Cambiata era agonizzante, tremava e aveva la testa tra le mani.
-Non
ti avvicinare...-.
-Cos
Ginger
si rialzò di scatto, gli occhi accesi e trasformata nella
sua forma
demoniaca. Il
suo volto era una maschera di rabbia.
-Devo
ucciderti!-.
La
colpì con un pugno che, anche se non era magico, la fece
finire
faccia a terra, con la guancia distrutta. La bocca si riempì
di un
sapore metallico, l’impatto era stato così
inaspettato che il
dolore doveva ancora arrivare. Perché, perché
aveva fat-
L'istinto
l'avvertì di rotolare di lato, evitando così un
pestone infuocato.
-Gin-asp-
Non la
faceva neanche finire di
parlare,
a malapena evitava
i suoi attacchi, tutti
potenzialmente letali.
La sua espressione si contorceva tra odio e paura.
-Yukino!!!
Devo
ucciderti!!!-.
-Devi
ribellarti-ah!-
Ogni volta che provava a rimettersi in piedi, lei per
poco non la colpiva,
costringendola a strisciare supina.
-Non...
posso...dechi...-.
Delle
corde si avvolsero attorno a Ginger-sama, che non riuscì a
scrollarsi di dosso.
-Scusa
senpai.-.
Finalmente
Yukino riuscì a tornare in piedi.
-Millianna-sama!-.
-Tz!-.
Millianna-sama
fu rapida a girarsi agitando gli artigli, un secondo in più
e le
dita dell'uomo avrebbero preso anche lei.
-Ne
ho abbastanza di questi giochetti!-
Levy-sama
alzò un piede e scrisse in aria
“Potenziamento”: i
suoi capelli si allungarono fino a terra, le sue orecchie si
appuntirono, i canini le si allungarono e
le sue iridi si tinsero di viola. La
sua forma Cambiata. Yukino
si ricordò della prima volta che l'aveva vista
così: Ginger-sama e
Millianna-sama erano scoppiate a ridere, facendola diventare
paonazza.
-Odio
odio odio questo
aspetto!
Stupida
Minerva,
perché me lo
hai fatto fare??? Gh-gh-gh!-
Levy aveva stretto i denti e
sembrava sull'orlo delle lacrime. La Dama si era trovata in
difficoltà nello spiegare che era parte dell'addestramento
per
controllare i propri poteri; quando
l'avevano vista in azione, comunque,
le risate si erano spente.
-Anf,
anf, anf!-
Ginger-sama diede un'ultima scrollata e si calmò.
-Sono...
sono di nuovo in me-dechi.-.
-Aspetta,
ti aiuto io.-
Yukino,
capendo che non si sarebbe potuta liberare, allungò
le mani sulle corde per
fare
quello che doveva.
-Guh!-.
-Yukino!!!
C-Cosa
hai fatto???-.
“Come
“cosa”, ho solamente… ho…
solamente… eh?”.
La
voce dell'amica la riportò alla realtà. Di fronte
a lei, Ginger
sputava sangue a fiotti. Allontanò la mano dal suo collo,
guardando
incredula la chiave di Virgo, insanguinata sulla punta.
-Io...
io non...-.
-Ah!-.
-Anche
voi non eravate concentrate.-.
Levy-sama
e Millianna-sama si misero in ginocchio, poi a carponi. Mest-sama le
oltrepassò fluttuando... no, camminando, camminando,
come
tutte le persone.
“Se
tuNO!!!
Basta!!!”.
-Ahh!-
Con un urlo e la sola forza delle braccia, Ginger-sama
strappò le
corde che la imprigionavano e
guardò furibonda l’individuo.
-Ghh!
Non
ti attaccherò!-.
-Non
ti attaccherò.-.
Le
due ragazze trasalirono, avevano avuto lo stesso pensiero lampante...
e perché quello?
“Pazze
pazze
pazze
pazze pazze.”.
-Vi
aspettate una spiegazione? Non sono una
persona
logorroica.-
Le sue mani si squagliavano… no,
no, no, non doveva perdere la concentrazione!
-E
io non sono la tua marionetta!-
Ginger-sama voleva usare l'impeto per saltargli addosso, ma i suoi
piedi erano-erano radici.
-Hai
la gola tagliata. Dovresti stare più calma.-.
-Cosa-
termine irripetibile: -hai
d-guh!-
chinò
la testa e tossì sangue nero.
Ginger-sama
era ancora
ferita,
forse gravemente. Per
colpa sua.
Yukino
si rese
conto
di avere ancora la chiave di Virgo-sama in mano.
-Apriti,
Portale della Vergine!-.
Non
successe niente.
“Perché
non funziona? Sono
ancora esausti?
Forse-forse è il sangue, il sangue di Ginger-sama che, che,
che
cosa
ho fatto???”.
Una
voce le sussurrò qualcosa
all’orecchio.
-Il
vostro nemico è di fianco a voi.-.
Seppe
cosa fare.
Gilda
di Tartaros
La
capsula si aprì con un sibilo.
Era
pronta.
Finalmente.
Pronta.
Sayla
si sentiva bene come non mai. Si guardò i palmi delle mani;
i due
bulbi ricambiarono per poi chiudersi. Le erano mancati.
Con
la punta dell'indice si toccò i denti. Zanne. E in testa...
Bene.
Bene.
Perfetto.
Il
laboratorio era distrutto. Il
pavimento picchiettava sotto le unghie dei piedi nudi; ma non sentiva
caldo
o freddo,
e non sentiva l'aria addosso alla pelle. Non aveva bisogno di
quelle sensazioni.
Uscì
alla luce della sala del trono. Master End
le dava le spalle; di
fianco a lui, ritta come una colonna e
nascosta dalla penombra,
c'era una Cambiata bionda. Non capiva la sua presenza lì, ma
non le
era richiesto di farlo.
Si
mise ai suoi piedi e si inginocchiò, piegando rispettosamente
il capo. Rimase in attesa. Il Master era visibilmente preoccupato da
qualcosa.
-Hai
usato la mia vasca.-.
-La
ringrazio per avermelo
permesso.-.
…
-Tu
la vedi così?-.
Sayla
non si mosse, non era sicura di avere avuto il permesso che le
serviva.
-Cosa
ne pensi, Lucy?-.
…
-Già.-.
…
-Dimmi,
Sayla, se ora ti chiedessi di ucciderti, cosa faresti?-.
Sayla
schiuse la bocca. Fu facile rispondere, come avrebbe dovuto sempre
essere.
-Lo
farei.-.
-Se
ti chiedessi di uccidere Kyouka?-.
-Lo
farei.-.
-E
di restare?-.
-Lo
farei.-.
…
End
si passò una mano sulla bocca.
-Ho
capito. Vai dove ritieni di dover andare.-.
-Grazie.-
Sayla si rialzò, ma tenendo la fronte bassa.
…
-Temo
che il laboratorio sia esploso.-.
-Ah,
già. Ho divorato le fiamme e ho salvato la tua capsula.-.
Si
sentì un CRASH in lontananza.
-...Non
più.-.
...
-Addio,
Sayla.-.
-Addio,
Master.-.
Uscì.
Voleva
andare da Kyouka, ma sapeva di non potere. Non così, non a
mani
vuote.
No.
Doveva prima rimediare ai propri errori. Purificarsi dalle sue
sconfitte. Rinascere. Già
si
vedeva in piedi, vittoriosa
e
bagnata
del
sangue degli umani. Sorrise. Si sentì calda. Si
sentì bene.
“Quella
che sento è la follia?”.
“Però,
d'altra parte,
tutti
qualche volta perdiamo un po’ la testa.”.
Miao
Miao
miao miao.
Nya
nya nya?
Nyah!
Shhhhh!
“Miao
miao parlare? Ah, ecco, ecco così.”.
La
testa girava come uno stormo di canarini. Mmm, canarini, buoni...
“Aspetta-nya!
Non è il momento di pensare ai canarini! E neanche di
guardare a
terra!”.
Pertanto
rialzò la faccia.
“Eccolo
quel cane pulcioso... Nyah???”.
Lui
le dava le spalle, guardava qualcosa davanti a sé che
però lei non
riusciva a focalizzare. Beh, chi se ne fregava.
“Lo
farò fuori!!!” Solcò il
terreno in mezzo secondo, pronta a
saltargli addosso.
Millianna
si fermò di scatto e gli afferrò il braccio
quand’era ormai a un
millimetro dalla sua fronte.
Mest
la guardava truce. Lei soffiò e allungò gli
artigli, che scavarono
nella sua carne.
-Ora
non scappi!-.
-Hai
le gambe aperte.-.
Millianna
vide
il suo ginocchio muoversi e poi
sentì un male cane lì in mezzo, tanto da farle sfarfallare
gli
occhi.
-Pensavi
che potessi
solo subirlo quel colpo?-.
-Sei
un...
bruto...-
Si sentì mancare le forze e si inginocchiò di
nuovo.
-Non
amo sporcarmi le mani.- Mest le si piazzò
dietro e le mise
una mano in testa: -Di solito lascio
lottare
gli altri.-.
Millianna
riacquistò la vista, e capì cosa stava guardando
prima che lei lo
attaccasse.
PUNCH
BAM PUNCH
Ginger-senpai
e Yukino stavano... stavano… no, non era possibile che...
neanche
credeva che Yukino potesse fare...
“Lui...
lui sta... lui sta... miao miao miao...”
I pensieri stavano
nyanyanyanya,
meow... meow…
PUNCH
Il
suo obbiettivo fu fulgido, marchiato a fuoco, profondo come il morso
di un ratto.
Urlando
a squarciagola, iniziò a scorticargli il braccio con cui la
teneva.
Mest arretrò, più stupito che realmente
ferito. Millianna si rialzò e lo puntò con lo
sguardo di una tigre.
Stava
incasinando la testa alle sue amiche, non avrebbe più
camminato
sulle sue gambe!
-Resisti?
Devo
aggiornare
la
mia
lista... il vostro nemico è la ragazza.-.
Millianna
percepì appena del movimento alle sue spalle, poi un pugno
la superò
dal lato e spaccò il naso al Cambiato. Mest si fece un bel
volo.
Ginger-senpai
e Yukino le si affiancarono. Avevano il suo stesso sguardo addosso.
Quante
sorprese gli stava rivelando Yukino!
-Urgh...-.
-Solid
Script: Thunder!-.
KA-BOOM
Quel
colpo fu… beh, Millianna giurò di avergli visto
gli occhi uscire
dalle orbite.
Levy
allontanò la carcassa con un calcio, posizionandosi di
fianco a
loro. Erano tutte esauste e ancora terribilmente confuse. Rimasero
immobili a osservarlo riprendere conoscenza.
“Avanti,
dobbiamo batterlo!”.
-Anf,
Anf… Ehi, che ne dici
di fare un gioco?-.
-Eh???
Ma hai formaggio avariato al posto del cervello???-.
Mest
borbottò qualcosa.
-Che
hai detto?-.
-Lei
ha ragione.-
E certo
che aveva ragione, quando
mai aveva avuto torto:
-State
sprecando la vostra migliore occasione.-.
-Sì,
ma, sai, potresti incasinarmi ancora la testa mentre arrivo per
spaccarti la faccia.-.
Altri
mugugni.
-Ripeti
deficiente!-.
-Cosa
proponi, Levy?-.
-Ohh,
ma allora ti ricordi il mio nome. Le regole del
gioco
sono semplici: io non so come tu abbia fatto a entrarmi in testa e tu
non sai come mai ora noi ti resistiamo. Ci facciamo una domanda
semplice a turno e
il primo che riesce a
capirlo vince. Ma niente domande
troppo dirette l’una
all’altro. E vedi di
parlare ad alta voce! Ci
stai?-.
“Che
idea stupida-nya!”.
-Che
idea stupida-dechi!-.
-Levy-sama,
sicura che sia una buona idea?-.
-E
come faccio a sapere che non mi mentirai?-.
“Già,
ottima obiezione! Facciamolo secco e amen! Io
mi prenoto le sue interiora!”.
Levy
allargò le braccia, ridacchiando sotto i baffi.
-Non
ci
si fida più
tra
vecchi compagni
di gilda?-.
…
-Va
bene, accetto. Cominci
tu o io?-.
“Cosa???
Ma sono tutti e due scemi???”.
-Prego.-.
Mest
si spolverò i pantaloni, incurante del sangue che perdeva
dall'avambraccio.
-È
a causa
tua
se ora il
mio… approccio…
non funziona più?-.
Ma
che cretinata! Come se avesse avuto bisogno di quella seppia per
restare in sé!
-E
di
chi altri?
C'è qualcun altro con te o sei da solo?-.
-Ero
con Lyon, quindi ora sono solo.-.
Beh,
grazie tante, non ci voleva un granché per capirlo.
-Lo
hai fatto quando eri a terra? Intendo
dire, hai trovato la soluzione attuale solo quando eri a terra?-.
-Ohh,
una domanda molto precisa, rischiosa. Però hai avuto fortuna.
Per quanto… quarta
dimensione...
tempo ci hai cancellato ripetutamente i ricordi, all'inizio?-.
-Mmm...
più o meno venticinque
minuti.-.
Venticinque??
Come
venticinque??
Neanche sapeva contare fino a venticinque!
Era
prima o dopo il tredici??
…
-Beh?
Non chiedi niente?-.
-Sto
pensando. Riesci a proteggere tutte e quattro insieme oppure devi
fare a turni?-.
-Ohh...
tutte insieme non è un problema. E per te, influenzarci
tutte quante?-.
-Sono
abbastanza forte. Mmm... stai usando un qualche script?-.
Gli
occhi di Levy si illuminarono.
-Sì.
E tu... stai solo manipolando la
nostra mente?-.
-No.
Stai usando qualche
incantesimo su di me
adesso?-.
-Ah,
proprio no. E tu...-.
Millianna
iniziava a spazientirsi di tutto quel bla bla bla, e soprattutto di
essere ignorata.
-Ora
la faccio io una domanda!-.
Levy
alzò un sopracciglio.
-Ci
stai almeno capendo qualcosa, palla
di peli?-.
-Cos...
ovvio che sì, per chi mi prendi?-.
-E
allora avanti, fai la tua domanda.-.
Millianna
aprì la bocca, pronta a ribattere, ma non c'era nulla su cui
ribattere. Se
non che quel
tizio
era ancora in piedi!!!
“Una
domanda? Vediamo, allora, ecco...”.
Poi
si ricordò di una frase che aveva detto lo
spaventapasseri
poco prima.
-Di
che lista... sì, di che lista parlavi?-.
-Mh.
Ho stillato una lista
in base alla
vostra resistenza mentale.-.
Levy
sembrò interessata.
-E
cioè?-.
-Adesso
è il mio turno.-.
Lei
gonfiò le guance, e anche Millianna, che si sentiva derubata
della
scena.
-Le
tue amiche hanno idea di quello che stai facendo?-.
Levy
ridacchiò.
-A
dirla tutta non credo.
Bene, dimmi di più
sulla lista!-.
Mest
si concesse qualche istante per rispondere.
-In
base alle vostre reazioni, ho individuato quanto siete resistenti ai
miei poteri.
La gatta
è la più forte, poi venite tu e capelli-rosa.
L'angelo
è nettamente
la più debole.-.
Yukino
si sentì mortificata, e abbassò lo sguardo; a
Millianna la cosa non
piacque, beh, a nessuna delle tre a dirla tutta.
-Stai
mentendo!-.
Mest
incrociò le braccia: -Sarebbe
contro le regole.-.
-Yukino
non è debole!-.
-È
un dato di fatto.-.
Levy
aprì bocca per rispondere, ma fu come colta da un pensiero
improvviso. E poi toccava di nuovo a lui.
-Mi
rivolgo a voi tre adesso. Non
ci sono
problemi spero, visto che è già intervenuta la
tua amica.
Mentre lei era a terra, avete sentito o pensato qualcosa di
particolare?-.
Ginger
fece un passo avanti.
-Ti
posso rispondere io coi miei cazzotti-dechi! Ho solo ricordato che
eri quello da fare fuori! Anzi, ti farò pentire per quello
che ci
hai fatto fare!-.
Levy
sussultò tutta, in
quel modo che di solito precedeva un “che idea! Questo lo
devo
scrivere nelle mie storie!”.
-Ci
hai sempre toccate sulla fronte. Era importante toccarci lì?-.
Mest
socchiuse le palpebre. Beccato.
-Sì...
non hai usato un incantesimo, ma una maledizione, vero?-.
-E
tu la tua... che cancella i ricordi... ma non
i nostri, giusto?-.
…
Le
venne in mente una cosa, una cosa che aveva già pensato ma
che ora
pensava più forte. Un ordine, un obbiettivo, un mantra da
seguire.
-Peccato,
iniziava a divertirmi.-.
A
qualunque costo, sconfiggere il maschio dei cinque.
“Meow...
con piacere!”.
Tully
-hhh...
sconfitta... così... hhh...
io...
SCUSATE....
hhh.... i miei compagni...-.
-Ohh,
guarda come l'hai ridotta: poverina, è là per
terra che piange. Non
hai nessun cuore, fratellino?-.
-Non...
chiamarmi... fratellino...- Spinse forte, più forte, ma il
suo pugno
non bastava nemmeno a farle piegare il dito con cui lo fermava.
Il
mostro nel corpo di sua sorella sorrise con disinvoltura, diede un
colpettino col
dito ed
Elfman
sentì il braccio alzarsi
in aria
e la spalla fare
un brutto rumore.
Il
sorriso sul volto di Mirajane fece posto a uno sguardo perfido.
-Vai
a farti un giro.-.
Elfman
si trovò proiettato addosso a un muro con la pancia
trapassata, o
almeno
era
così che
la
sentiva.
Era
potente, persino più di sua sorella.
-Elfman!-
Juvia e Bickslow accorsero ad aiutarlo. Non videro il mostro muoversi
e creare due sfere di energia tra le dita. Ma lui sì.
-Spostatevi!-
Li allontanò con le braccia, incassando tutti e due gli
attacchi.
-Elfman-san!!!-
Juvia vide l'amico sparire nel polverone, le
sembrava che fosse stato colpito in pieno volto ma era
successo tutto troppo in fretta.
Però non lo vedeva più.
-Non
dovreste distrarvi così.-
Mirajane scese sul terreno, a poca distanza da loro.
Oltrepassò
senza guardarlo il corpo esanime
di
Riana,
anzi,
a dirla tutta salterellava e faceva piroette canticchiando come una
ragazzina, in
netto contrasto con il suo aspetto punk.
-♫A
dirla tutta♫-
Alzò una gamba in una giravolta degna
di un
saggio di danza: -♫non
cambierebbe di
molto
la vostra sorte!♫-.
Agitò
le braccia e batté rapidamente
le dita facendo
un suono di nacchere:
-♫Orsù
dunque fatevi soooottoooo♥♫-.
-Ah,
che sciocca!- Si batté la fronte col palmo: -Non potete
uccidermi
con
questo aspetto!-.
Juvia
strinse i denti. Aveva ragione. A dirla tutta, non sapeva neanche se
poteva combatterla.
-D'altro
canto, io non ho questo problema.- Alzò un braccio per
formare
l'ennesima sfera, ma una punta di metallo uscì dal suo
addome, con
grande sorpresa di entrambe.
Ma
non di Bickslow.
-Non
te l'aspettavi, non te l'aspettavi!-.
Mirajane
si voltò verso Riana: lei non si era mossa, la sua spada
invece sì.
-Bickslow-san!-.
-Forse
non possiamo ucciderti, bleehh, ma he diverhimento fhi fharebbe fhe
non fhi provasshimo nemmeno un po’?!-
I suoi cinque pupazzi si misero l'uno sopra l'altro nella Line
Formation, segno
che
aveva deciso di fare sul serio. Come
doveva fare anche Juvia, del resto.
Mirajane
evitò un fascio di luce verde e tagliente, che si prese solo
qualche
ciocca di capelli.
-Allora
la metti così??? Engarde!-
Estratta la spada, la demoniessa gliela puntò contro; poi,
come se
fosse un giocattolo
rotto, la agitò in aria e infine la buttò via
sbuffando.
-Vabbè
non mi serve!- Allargò le braccia e tutto il suo corpo si
illuminò;
la sua sagoma cambiò rapidamente, le spuntarono ali e coda,
i suoi
capelli si rizzarono in aria e le sue curve già prosperose
si
accentuarono.
Il
Take Over.
-Mmm,
ora mi sento a mio agio!-.
-Baryon
Formation!- Le marionette iniziarono a girare vorticosamente
per poi sparare un raggio accecante.
-Umpf!
Dark Deflect.- Con un gesto del braccio, Mirajane dissipò
l’attacco,
poi dal suo palmo uscì
una moltitudine di mani di energia oscura che
sollevò l’incauto
Bickslow
in aria.
-Bickslow-san!-
Rimproverandosi per non essere ancora intervenuta, Juvia si
preparò
ad attaccare: doveva ricordarsi assolutamente che quella non era
Mirajane, ma
un nemico. Un nemico molto pericoloso.
-Ah,
già, tu.- L’albina scagliò via
Bickslow, e la guardò con aria…
confusa.
-Mi
stavo giusto chiedendo, si può sapere chi diamine sei?-.
Hargeon
Non
si era mai trattato di scoprire la sua maledizione. A grandi
linee entrambi avevano già capito di cosa si trattava, anche
se così
gli ultimi dubbi si erano dissipati.
Quello che entrambi avevano davvero
ricavato era tempo, preziosissimo
tempo per preparare
la prossima mossa. Ma la partita era già finita.
-Levy-sama,
hai capito qualcosa del suo potere?-.
Levy
lanciò un’occhiata rapida alla compagna,
trovandola pronta per
l’attacco e ripresa dalla storia della lista. Era ora di
renderle
partecipi.
-Sì:
la sua magia manipola la mente e i ricordi di chi gli sta intorno,
mentre la sua maledizione annulla gli incantesimi con cui entra in
contatto.-.
-Ah,
ora ho capito!- Esclamò Ginger: -Ecco
perché ci toccava la
fronte-dechi!-.
-In
realtà penso che cancelli la memoria
dell’incantesimo sia
dalle nostre menti che dall’anima stessa
dell’incantesimo,
e così
lo rende
inutilizzabile. Per questo il mio script di protezione non funziona
più: è
come se si fosse dimenticato cosa deve fare e come.
Dal
canto suo, Mest
deve
aver capito che sono l’unica a poterci proteggere e che mi
serve
del tempo per preparare la difesa di ciascuna di voi, per
questo
ho dovuto lasciare Ginger e Yukino per ultime.
In ogni caso, la
sua maledizione non
sembra poter annullare la magia in sé, e quindi...-.
Agitò
le dita e riscrisse delle rune di protezione al posto delle
precedenti.
-...basta
riscrivere da capo l’incantesimo! Non ho ragione, Mest-kun?-.
L’uomo
non si muoveva, ma sembrava star canalizzando parecchia magia oscura
e le trucidava con i suoi sguardi cupi. In una parola, rosicava.
Molto.
-Però
lui non mi ha toccato.-
Obbiettò Yukino: -E anche
la mia magia degli
Spiriti non ha funzionato!-.
Levy
abbassò lo sguardo, non era una cosa facile da spiegare. Ma
lei
capì.
-Oh.
È perché sono debole.-.
-Cosa???-
Ginger batté i pugni l’uno sull’altro: -Ora
sono veramente
nera!!!-.
-Piuttosto,
Levy-Levy, riesce ad annullare anche le maledizioni-nya?-.
Levy
sorrise diabolicamente.
-No.
Altrimenti avrebbe vanificato il pugno di Ginger di prima, o le
nostre trasformazioni.
Inoltre,
se non ci fosse la mia maledizione non staremmo qui a parlare.-.
Si
fermò un attimo a riflettere: -Beh, a
questo punto posso
dirvelo, dato che non cambia più niente: ho usato il Macro
su tutte
noi.-.
Le
espressioni delle due micie erano impassibili. “Che cazzo
è il
Macro?”, si stavano chiedendo. Ahh, quanta
pazienza…
-Maledizione
degli ordini, che ho replicato grazie all’Écriture
de Tombe. Un
ordine a cui non possiamo che ubbidire.-.
-“Sconfiggi
il maschio dei cinque!” Ecco
perché
non penso ad altro!-.
-Già.
Hai capito, testone?- Si rivolse a Mest: -Non
importa quanto ci fai dimenticare chi siamo, sarai comunque il nostro
nemico!-.
Le
vene di Mest gli pulsavano in fronte, sapeva di non poterci fare
nulla, come sapeva che qualunque
contromossa avesse pensato durante il gioco non sarebbe servita a
nulla!
Che spasso vederlo così!
-Voi...-
La sua voce trasudava rabbia e umiliazione, il suo cocktail di
emozioni preferito.
Non
gli restava altro che gettare la spugna.
-…Siete
nel punto in cui vi volevo.-.
Levy
trasalì.
Mest ora era calmo come il
mare senza vento.
-Un
tempo eri molto più prudente, Levy.
Non
ti sei chiesta
cosa abbia
fatto mentre Lyon combatteva e mentre eravate senza ricordi? O
perché
nessuno dei vostri uomini sia
ancora venuto ad aiutarvi?-.
Non
le piaceva come
stavano volgendo le cose.
Per niente.
-Di
che stai parlando?-.
-Le
tue deduzioni sono quasi tutte corrette.
Però non è vero che la mia Maledizione cancella
la memoria degli
incantesimi.-.
Levy
storse la testa.
-Cosa
significa? Se non potessi
farlo
la runa
sotto i tuoi piedi sarebbe già esplosa!-.
-Non
ho detto che
non posso annullarli.-
L’uomo aprì la mano nera, che
inaspettatamente
si
cosparse di fiamme scure.
-Il
fatto è che non ho ancora usato la mia Maledizione.-.
La
ragazza sgranò gli occhi.
“Non
ha mai usato il termine “Maledizione”!
Quindi fin’ora ha usato solo la magia???”.
-Huāngdan
jùyuàn.-.
Nero.
Di nuovo, Levy si sentiva trascinare
nell’oscurità, ma ancora più
a fondo di prima. Iniziava a dimenticare persino chi fosse.
“Ho…
sbagliato… ragazze… mi
dispia
|
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Capitolo 11 *** CliffHanger ***
Expressionless
and cold, there’s a girl locked away
In the dark all
alone,
she finally breathes her last
Everywhere
we look we see hopelessness
Pain and despair
fills this
life
Slowly we drown in
this world that can never be changed
Open
your eyes
Our
reality is a shadow of itself
Broken and devoid
of hope
What
does it mean to have freedom
Every single
feeling, every moment
All
that I felt, longing and agony
Pleading in
desperation it could
be love
Throw
me away, I don’t get to feel
Schadenfreude for
you
Is
there no passion left?
All of this drama
seems so dead to me
Discord
is all that’s left to see
(Asphyxia,
english translation-Co shu Nie)
In
una prigione
PWEEEEEEEW
PWEPWEPWEE
PWE-Hhhhh!
Ok, non ce la faccio.- Cana respirò profondamente per
riprendere
fiato. Rimpiangeva di aver visto quella volta quel tale suonare una
carta come un’armonica a bocca, ma d’altra parte
non è che
avesse avuto molto da fare negli ultimi… mesi?
-Non
te la cavi male.-.
-Stai
zitto. È umiliante.-.
-Eh?-.
Cana
sventolò la carta da gioco, una normalissima carta da gioco:
-Questo, darmi una carta comune solo per prendersi gioco di me.-.
-E
allora che dovrei dire io? Un fiasco pieno di... bah, non so neanche
cosa sia questa schifezza.- Rispose Bacchus, nella cella di fronte
alla sua, rovesciando il liquido con sdegno.
-Fate
silenzio umani!- Tuonò una voce: erano arrivate le due
guardie, i
soliti demoni in armatura con la lancia. Uno aveva le chiavi.
-Però
comunque- Riprese Bacchus senza dar segno di averlo sentito: -non
dovrebbero lasciarci degli oggetti così... contundenti!-
lanciò la
bottiglia verso le sbarre, sulle quali invece andrò a
infrangersi.
-Azz!-.
-Ehi
tu! Che volevi fare???- Uno dei due gli andò contro, lei
allora gli
lanciò contro la sua carta che picchiettò sulla
sua nuca. Quello si
voltò di reazione, e fu allora che Bacchus infilò
le braccia tra le
fessure e lo intrappolò in uno strangolamento; intanto diede
un
calcio alla sua lancia, che volò verso la sua cella. L'altro
demone
si voltò seguendone la traiettoria, lei scattò in
avanti, prese la
lancia al volo e...
-Ugh!-
L'etherious traballò e crollò a terra, ferito
fatalmente allo
stomaco. L'altro smise di agitarsi e Bacchus lo lasciò
cadere dopo
qualche secondo e prese le chiavi dalla cintura.
I
due maghi si scambiarono lo stesso sguardo. Adrenalina, decisione,
paura, repulsione, rabbia. Mesi per riprendersi dal congelamento
cerebrale e mesi per capire il momento più opportuno per
colpire, ed
eccoli lì alla fine. Ma nonostante tutto Cana non aveva mai
ucciso
nessuno prima di allora.
Poi,
dal nulla, apparve un ragazzo... no, ne aveva solo l'aspetto: biondo,
pelle d’ebano, ben vestito, e dall'immenso potere diabolico.
“Come
faceva a saperlo??? Lui è...”.
-Impatto.-.
Una
forza immensa la scagliò indietro, addosso al muro. Fu come
cadere
dal quarto piano.
-Off...-
Gemette, accasciandosi seduta. Dall'altra parte, Bacchus doveva
essere più o meno lo stesso. Il biondo abbassò le
braccia.
-Il
mio nome è Tempestar l'Immortale. Sono il Cancello dell'Ade
assegnato a questa prigione. Non permetterò a nessuno di
fuggire.
Attrazione.-.
SBENG
-Argh!-
La faccia di Bacchus era sbattuta sulle sbarre, e le chiavi gli erano
cadute dalle mani. Tempestar si chinò e le raccolse, mentre
Bacchus
continuava ad urlare.
-Basta!
Lascialo, lascialo!!!-.
Bacchus
cadde all'indietro. Tempestar la fulminò con due occhi
gelidi.
-La
prossima volta prenderai il suo posto. Io sono la vostra
calamità.
Inarrestabile. Non esiste umano che possa sconfiggermi. Voi non
uscirete mai da qui.-.
???
-Dove…
dove mi trovo?-.
-Urgh,
cos’ha la mia voce?-.
Si
schiarì la gola, la sua voce era strana. Un momento,
com’era la
sua voce di solito? E lei… lei chi era, qual era il suo nome?
“Sé
stessa” si guardò intorno, era come
essersi svegliata
all’improvviso dal niente. Non da un sogno, ma era come se
non
fosse esistita fino all’attimo prima.
E
tutte quelle parole che pensava, quando le aveva imparate? Come
sapeva che erano parole?
Il
terreno che vedeva era brullo e desolato, cioè, in qualche
modo
sapeva che da qualche parte ce n’erano di migliori. Vedeva
gente in
lontananza, ma qualcosa le diceva di non andare da loro.
E
c’erano tre tipe strane, che sembravano confuse quanto lei.
Due
sembravano dei… dei… piccoli mammiferi carnivori,
ma più grossi…
e un’altra, molto bella, aveva delle magnifiche ali nere.
-Scusate,
uhm, voi
sapete perché sono qui?-.
-Miao?
Ci conosciamo? Tu per caso sai il mio nome?-.
-Vuoi
dire che neanche voi sapete perché siete qui-dechi?-.
-Uh!
Signore Sconosciute, piacere di conoscervi!-
L'uccella si inchinò: -Sono
desolata, ma non ricordo il mio nome per presentarmi.-.
-Ma
sono vere queste?- Mammifera uno le tastò un'ala,
e Uccella
avvampò: -P-Per favore,
n-non le toccare!-.
-Oh,
scusami-dechi.-.
-Ah!
N-No, scusami tu per aver urlato!-.
-Ehm,
sentite, sembrate tutte molto simpatiche, ma forse dovremmo capire
perché ci troviamo qui.- Disse
Sé Stessa. Le altre
annuirono.
-Più
che altro-
Mammifera due alzò il dito, aveva le pupille strette e alte
tipo
quei
cosi striscianti:
-questa
storia è proprio strana, secondo me qualcuno ci ha fatto
qualcosa-nya...-.
-Ma
perché qualcuno dovrebbe cancellarci la memoria e metterci
nel mezzo
del nulla?-.
-Mmm...
secondo me ci abbiamo combattuto
qui.-.
-Come
mai?-.
-Ho
tutte le ossa a pezzi, e voialtre siete piene di botte-dechi.-.
-Ah,
quindi siamo combattenti! Che figo!-.
-Non
credo che mi piaccia combattere...-.
Sé
Stessa squadrò meglio le tre, e poi sé stessa.
Era, e si sentiva,
piuttosto minuta.
-Ecco,
voi due magari potete dare dei graffi, ma io cosa posso fare? Usare
la magia?-.
...
-La
magia, hai detto?-.
-Miao...
mi suona familiare.-.
D'improvviso
la colse un pensiero. Balzò indietro, agitando i pugni. La
stessa
cosa, in direzioni diverse, avevano fatto le mammifere. Uccella era
rimasta presa in centro.
-E
chi mi dice che non ci sia una di voi dietro tutto questo?-.
-Buffo,
stavo pensando lo stesso-dechi.-.
-O
forse è quello che volete farmi credere!-.
-Aspettate,
ferme!- Uccella distese le braccia, girando su di
sé per
vederle tutte.
-Anch'io
ci ho pensato, ma non dovremmo
metterci
l'una contro l'altra!-.
-Fatti
in là, tu
mi stai simpatica.-.
-Non
fare tanto la gradassa!- La canzonò Mammifera: -Tanto
tu cosa
puoi fare?-.
-Per
favore, possiamo ragionare!-.
-Ma
io non voglio ragionare, io...- Sé
Stessa aggrottò la
fronte, a cos’è che stava pensando?
FLASH
I
ricordi la sommersero come una cascata.
Seppe
ogni cosa. E divenne furiosa.
-WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Si
gettò su Mattan Ginger, quello era il suo nome, voleva
strapparle
via le braccia, quelle stesse con cui lei l'aveva…
-MUORIIIIIIIIII!!!-
Ginger si era lanciata contemporaneamente su Millianna, che invece
stava puntando a Sé stessa, o meglio, Levy McGarden, che era
il suo
vero nome.
L'impatto
fu tremendo.
Con
un calcio Levy aveva rotto il naso a Ginger, che si
sbilanciò
indietro in una smorfia di dolore; quella
era
però riuscita ad
assestare un pugno in mezzo alle scapole di Millianna, che si era
intanto
piegata in avanti per graffiare. Levy sentì i
suoi
artigli affondare
nella sua coscia.
-Pagherai
per quello che hai fatto!!!- Gridò Millianna
con le lacrime
agli occhi.
-Stai
zitta zitta ZITTA!!!- Fu il turno di Levy di subire un colpo
in
pieno viso, un pugno o un treno. Ginger allora si rivolse all'altra,
colpendola con una ginocchiata sotto il collo.
-Volevate
ingannarmi bastarde!!!-.
Nonostante
il dolore indicibile alla gamba e in volto la furia e l'adrenalina
erano troppe per fermarsi.
Quello
che era successo, le cose che le aveva fatto… avevano
fatto,
sì, c'erano tutte e due, con quelle mani e quegli artigli,
su di
lei!
-Uargh,
gah, ZAAAAA!!!-
Aveva cercato di urlarle addosso degli insulti, ma doveva avergli
slogato la mandibola ed erano usciti solo grugniti. Le corse
incontro, abbracciandola alla vita per buttarla a terra con
sé; finì
a baciare la
sabbia,
ma Ginger aveva incassato una brutta frustata alla schiena.
Le
fu sopra, si urlavano addosso come animali; prima che potesse fare
qualcosa, però, delle unghie già conosciute le
perforarono la
spalla. Si sentì tirare indietro e ruotare bruscamente; vide
Millianna con la mano alzata per colpirla ancora, una tigre in pieno
stato d’ira. Poi rosso, cadde sul fianco, accecata all'occhio
sinistro; beh, non proprio accecata, vedeva fiori e fuochi
d'artificio. Giacque stordita per una decina di secondi, poi
arrancò
per rialzarsi.
Ginger
e Millianna si stavano scannando vive, una pugni e l’altra
graffi,
colpi casuali, dati per mutilare. Si allontanarono l'una dall'altra,
concedendosi una piccola tregua.
-Anf,
anf...-.
-Ah,
ah...-.
-Hh,
hh...-.
Si
scambiarono delle occhiate di fuoco. Uno, due, tre, di nuovo
all’attacco, voleva ucciderle, nel modo più atroce
possibile,
farle soffrire fino al loro ultimo respiro.
Una
gamba, una mano, un pugno, pronte a colpire.
Ma
qualcosa si frappose. Qualcuno.
-FERMATEVIIIIIII!!!-.
Troppo tardi.
“Yuki...no?”.
Crocus,
salone reale
Hisui
E. Fiore chiuse la porta alle proprie spalle. Mavis era già
lì:
-Siete già tornata?- le domandò. Lei era calma,
Hisui no, ma non lo
voleva dare a vedere.
-Sì,
Kagura non… non era in vena di parlare.-.
-Capisco.
La situazione non è cambiata molto, tuttavia ad Hargeon
sembrano
essere sorti dei problemi.-.
-Oh…
problemi, certo.- Hisui si avvicinò, fingendo di
concentrarsi solo
sulla lacrima, ma in realtà osservandola di sottecchi.
Spiegò
il ventaglio, facendosi aria alla bocca.
-Principessa,
vi sentite bene? Mi sembrate strana, forse dovreste riposare un
po'.-.
-No,
no, ho già tutto quello di cui ho bisogno.- Rispose
cripticamente
lei, avvicinandosi ad un cassetto. Lo aprì. Dentro c'era
l'ultima
dose delle sue pillole. Trattenne il fiato e giù.
-Ah...
bene, immagino. Cosa state facendo?- Mavis l'aveva vista mettersi
qualcosa in bocca, ma lei le dava le spalle.
Hisui
abbassò appena lo sguardo, posandolo sul pugnale che teneva
dietro
al ventaglio. Quando lo vide illuminarsi di ethernano, si
girò.
Mavis
iniziava ad allarmarsi: -Siete sicura di sentirvi bene?-.
-Assolutamente.-
Il cuore invece le batteva a mille: -Mavis-san, volevo ringraziarti
per tutto quello che hai fatto fin'ora. Nonostante tutto mi
mancherà
parlare con Voi.-.
-Di
cos-
PEW
ZAK
Mavis
si era buttata a terra e il pugnale si era conficcato nella parete.
-Pri-Principessa!-.
Hisui
storse la bocca, sarebbe stato molto più semplice finirla
qui.
Iniziò a canalizzare la magia sul ventaglio.
-Basta
con questa sceneggiata.-.
-Di
cosa state parlando? Perché-perché fate
così?-.
-Non
insultiamo ulteriormente la nostra intelligenza. Ah, va
bene…-.
-Un
momento! Voi-voi siete la spia?!-.
Hisui
sospirò. La spia, bene dunque, dopotutto aveva bisogno di
tempo per
il prossimo colpo.
-La
spia, partiamo da questo. Per Erza-san e gli altri poteva essere un
soldato qualsiasi, ma noi abbiamo dedotto il contrario. Doveva essere
qualcuno di potente per poter ingannare la Barriera di rune, almeno
del suo calibro. E doveva godere di una buona posizione
perché
sapeva quando colpire, e con attacchi dall'immenso terrore
psicologico: un attacco di massa proprio qui, quando eravamo tutti
riuniti, e poi tutti quei cadaveri che sono piovuti dal cielo. Di
più, doveva avere una totale visione d'insieme, e doveva
essere un
brillante stratega. Abbiamo esaminato le guardie e la
servitù, e non
poteva essere nessuno di loro. Più ragionavamo,
più il cerchio si
stringeva attorno a noi.-.
Mavis
stava impallidendo.
-E
l'ultima azione...- Proseguì lei: -...è stata
eseguita poco fa, con
il demone degli zombi... quindi...-.
-...quindi
il colpevole deve essere qui... qui nel castello...- Concluse Mavis
con un filo di voce.
-E
chi è rimasto qui? Anzi, chi è sempre stato qui,
chi era qui ogni
volta?-.
-...Voi...-.
Silenzio.
-La
spia siete Voi!-.
Hargeon
-Mia
sorella, sorellona, Sorano!-.
Piegata
su sé stessa, Yukino si reggeva la testa tra le mani. I
ricordi
vorticavano impetuosa, ricordi di lei, di Sorano, e di loro, loro
tre.
“Sorella
mia, sorella mia, ferme, non toccatela, non toccatela!!!”.
-Yukino,
Yukino, scappa, fuggi, fuggi!!!-.
-NO!!!
SORANO!!! NO!!!-.
“Uccidile,
uccidile, loro
hanno
fatto questo,
sono dei mostri, dei
mostri...”.
“Ucciderle,
devo ucciderle??? Ma, ma…”.
-Vendicami!
Devi vendicarmi Yukino!!!-.
“Loro
sono i cattivi, è la loro parte… guardale,
guardale…”.
“Sorano,
Sorano… sì,
se lo meritano, io-io
le…”.
“Le…”.
“...ucciderai!”.
“Loro…”.
“No!”.
“Cosa
fanno???”.
“Fermatevi!!!”.
“Uccidile!”.
“Cosa
state facendo???”.
-FERMATEVIIIIIII!!!-.
Crocus
-...la
spia sarei io.- Ripeté la Principessa.
-Un'accusa
pesante. Non sei la prima ad avermela lanciata contro.-.
-Chi...-.
-Arcadios
è una persona saggia, ci aveva pensato da solo. Non voleva
crederci
quando me l'ha riferito, ma doveva togliersi quello scrupolo. Uno
scrupolo, non che non volesse confermare una propria teoria... ma non
è quella di cui stiamo parlando. E tu lo sai bene, no?-.
Mavis
deglutì a vuoto.
L'attacco
era pronto, Hisui le puntò contro il ventaglio e lo
scagliò.
Stavolta il fantasma scomparve, ma la principessa sapeva che era
ancora nella stanza.
-Perché
ti nascondi? Abbiamo previsto entrambe questo scenario, non
insultiamo ulteriormente la nostra intelligenza.-.
Mavis
riapparve, sopra al tavolino. La frangia le scendeva
sull’occhio e
aveva in viso un'espressione gelida.
-Quando
hai iniziato a sospettare di me?-.
Hisui
abbassò gli occhi per qualche secondo.
-Vorrei
poter dire fin dall'inizio, ma la verità è che
eri riuscita ad
ingannarmi. Però non ci eri riuscita con Arcadios, e io mi
sono
sempre fidata del suo istinto: se secondo lui eri sospetta, allora lo
eri.-.
Mavis
alzò biecamente un angolo della bocca: -Ohh, avrei dovuto
liberarmene prima. I miei complimenti per la recita, pensavo che non
gli dessi peso. Non importa. Mmm, vedo che hai bisogno di altro
tempo: su, continua, cosa hai fatto?-.
-Più
gli eventi si susseguivano, più i miei sospetti crescevano.
La
rapida malattia di mio padre, il tuo piano di utilizzare Eclipse, il
marchio della gilda…-.
-Il
marchio?-.
-Già.
Conferire il simbolo della gilda a degli estranei; proporre di fare
una cosa del genere a Natsu-san, che è pur sempre membro di
Fairy
Tail; e poi un comportamento pressoché apatico nei confronti
della
tua famiglia. Hai letteralmente spedito Makarov-san e Gildarts-san in
una missione suicida, e non ti ho mai vista interagire per
più di
qualche istante né Lisanna-san né Erza-san,
né nessun altro. Era
assurdo sospettare di Mavis Vermillon, il Primo Master di Fairy Tail,
e quindi ciò lasciava spazio a una sola deduzione possibile.
Che
quella che mi trovavo di fronte era la persona a cui lei aveva creato
un alibi, per tutta la durata della guerra.-.
“Mavis”
sorrise compiaciuta.
-Lei
dov'è? Cosa ne hai fatto della vera Mavis, Zeref?-.
La
figura della giovane donna mutò, diventando un ragazzo alto,
moro,
vestito di nero con un drappo bianco.
-Mmm,
mi stavo abituando al vuoto in mezzo alle gambe. Mavis si trova al
sicuro, diciamo. L'ho intrappolata in
un certo posto
all'inizio della guerra, per quanto farlo mi abbia spezzato il cuore.
Sostituirmi a lei è stato semplice.-.
-E
il tuo vero corpo dov'è?-.
-Nei
sotterranei della gilda di Tartaros. Mi sono autoinflitto la mia
maledizione e rinchiuso in un cristallo. C'erano abbastanza
informazioni sulla nave di Hades per crearne uno, e così ho
creato
il mio Spriggan Heart.-.
-Quindi
la “nostra” teoria era corretta.-.
Zeref
allargò le braccia: -Ammetterai che il mio era un buon
piano:
sostituirmi allo stratega nemico e manipolare entrambe le parti.
Facendo in questo modo, ho bloccato tutte le vostre armi più
potenti, anche le chiaroveggenza di quell’exceed, e quando ho
pensato che End avrebbe fatto qualcosa l’ho aiutato da qui.
Sono
riuscito a incastrare tutte le tessere del puzzle. Toglimi una
curiosità, perché mi affronti solo adesso?
Perché hai seguito
sempre i miei consigli?-.
Quel
tono compiaciuto era rivoltante. Per lui era tutto un gioco.
-Perché,
nonostante tutto, avrei pensato alle stesse strategie. Inoltre mi
serviva tempo per accumulare abbastanza potere da uccidere un
fantasma.-.
Agitò
il ventaglio, preparando il terzo attacco.
-Credi
che non lo possa evitare?- Chiese Zeref, svanendo.
-Esattamente.-
Hisui si voltò e lanciò l'incantesimo. Zeref
riapparve addosso al
muro, ferito all'addome.
-Eh
sì, vedo anche dove ti trovi.-.
-Come
hai fatto?- Arrancò dolorante.
-Come
ti ho detto, mi serviva tempo. È da un anno che assumo
concentrati
di Ethernano, tutto per questo momento…-.
Hisui
sentiva l'adrenalina pomparle nelle vene, e la magia traboccare con
il sudore. Avrebbe impiegato anni a liberarsi della dipendenza.
-È
finita, Zeref. Non puoi uscire da questa stanza, e i miei attacchi ti
decimeranno.-.
-Vendicherò
mio padre e tutti quelli che hai fatto soffrire!-.
Hargeon
“Questa
donna...”.
“Questa
donna...”.
“Questa
donna...”.
-U-Uh...-.
“Era
lì...”.
“...quella
sera...”.
“...quando
mi è successo quello...”.
-Urgh...
gh...-.
“La
odio.”.
“È
malvagia.”.
“Deve
morire.”.
-Vi...
prego...-.
“Allora
perché...”.
“...perché...”.
“...perché
mi sento
così???”.
Il
corpo di Yukino si scosse, e lei sputò un altro fiotto di
sangue.
Era rimasta presa in mezzo dai tre attacchi, ed era ancora
lì. Anche
loro non si erano ancora mosse.
-Smet...tetela...
non... dovete...-.
Yukino
crollò in avanti, tra le braccia di Ginger. Ogni fibra del
suo corpo
le diceva di ucciderla.
Invece
se la trovò stretta al petto con la faccia affondata nel suo
fianco.
Alzò
le mani, pausa, pensava di volerla colpire, invece la cinsero con
dolcezza.
Non
capiva più niente. Le altre due ragazze fissavano
ipnotizzate la
schiena insanguinata della giovane maga. Poi la loro immagine
iniziò
a vacillare, per un secondo pensò fosse una magia, ma poi
delle
strisce calde bruciarle le guance.
-Gin...ger...sa...ma...-.
-Yu...no...
cosa ho...-.
Fu
come se una scarica elettrica le avesse sovraccaricato il cervello,
come un orgasmo, all'inizio, ma poi la sommerse una fiumana di nuovi
ricordi. I suoi pensieri venivano scorrevano come sabbia in una
clessidra.
Boccheggiò,
perse la vista due volte, alla fine si inginocchiò a terra
portando
l'altra con sé.
Ricordava…
Twilight Ogre, i Giochi della Magia, i draghi, tutto…
Tutto…
-
-
-
-Chi…
ehi, ehi, cos’è successo?-
Scosse il corpo che si era
trovata addosso. Era una specie di ragazza, tutta insanguinata e
priva di senso. Di sensi. La situazione era priva di senso.
Davanti
a lei, altre due tipe strane. Una nana e una micia. Chissà
perché a
guardarle le fremevano le nocche. Ma dove cazzo era finita?
-Ehi,
che cacchio ci faccio io qui-dechi?
Perché
questa era addosso a me?-.
-Kagura-nee,
Kagura-nee, sei qui?- Si mise a strillare la gatta. Il
gambero
invece azzurro si era messa una mano sulla fronte e strizzava gli
occhi.
-Ero
alla gilda, non ricordo nulla… Gajeel…
argh… che male…
Yukino!-.
-Uh?
La conosci? Ma chi sei-dechi?-.
La
nana aveva preso “Yukino” tra le braccia.
-Non
proprio, ma dobbiamo
portarla via, sta perdendo molto sangue!-.
-Aspetta,
rallenta, mi vuoi spiegare? Perché questa qui sembra un
angelo e lei
un gatto?-.
-Nya?-
Quella smise di gridare sentendosi chiamata in causa: -Guarda
che anche tu lo sei!-.
-Di
che s… eek! Cos’è questa cosa???-.
-È
la tua coda, è proprio carina...-.
Ginger
diede uno strattone.
-Dechi???-.
-E
poi, qui sopra...-.
Si
tastò dove le faceva cenno, tra i capelli, e…
-Cos-ihh!-.
-AHH!!!-
Senza alcun preavviso, la nana si era messa a urlare mettendosi anche
lei le mani tra i capelli. Però non aveva delle orecchie
extra,
quindi perché diamine urlava?
-Le
voci, non sentite queste voci???-.
Ecco,
era impazzita. Forse era meglio allontanarsi…
-Mmm…
shh...- La gatta aveva arricciato il naso con fare
scocciato e
poi si era messa a soffiare.
Per
l’appunto.
Scrollò
il capo, ora anche lei pareva sofferente.
-Unicorni…
orsetti… folletti… che belli… eheheh...-.
-Nya…
slurp… fa-fa-fame, dei bei topini per cena, chi ha dormito
sul mio
letto?-.
-Sentite…
forse è meglio che mi occupi io di lei…-
Abbassò lo sguardo
per prendere Yukino in braccio, ma invece fece un salto
all’indietro.
La ragazza era... sveglia, più o meno, cioè, le
tendeva una mano,
ma era come diventata di ghiaccio: la sua pelle era color morte, i
suoi occhi bianchi e le sue fauci spalancate in un crepito roco. Il
crepitio diventò un gorgoglio, il suo corpo si
incendiò e lei si
alzò in volo come uno spettro dall'oltretomba. Guardando le
altre
due, anche loro erano diventate degli zombi infuocati dagli occhi
vuoti, e il cielo, persino quello, persino quello stava bruciando!
-Non
vi avvicinate! Io sono la regina del Ghiaccio e del
Fuoco!!!-
Qualunque cosa fossero, non si sarebbe tirata indietro
dall'affrontarle. Ma, sbattute le palpebre, tutto era cambiato di
nuovo, o meglio, tutto era tornato come prima: Yukino svenuta a terra
e le altre due che deliravano.
“Un-un'allucinazione-dechi?
Aspetta, allora quello che stanno dicendo...”.
-Ohi,
voi... tipe strambe, quello che
vedete è
fasullo-dechi!- Loro allora abbassarono le mani, ma il
sollievo
tornò paura quando le vide ritrasformate in mostri di
ghiaccio.
Serrò gli occhi per qualche secondo, e quando li
riaprì l'inganno
era svanito.
Abbassò
il pugno, che non si era accorta di aver alzato. La prossima volta le
avrebbe colpite?
-Ho
fame...- Stavolta non sognava, la gatta la fissava con
occhi…
poco promettenti.
-Ne',
signora sconosciuta, sembri
proprio succulenta-nya! Ti
dispiace se
ti do un morsettino?-.
-Ascoltate,
non ho idea di cosa diavolo stia succedendo, ma c'è qualcosa
che non
va nella nostra testa-dechi!-.
La
gatta si morse le labbra, e annuì nervosamente: -Però...
va bene... urr... ti vorrei saltare addosso... scusami ma è
come
se... miao?-.
La
nana l'aveva presa alle spalle, lei se la scrollò di dosso e
la
guardò come a uno spuntino.
-Che
bel peluche... fufufu...- Le stava accarezzando la
guancia, e
l’altra era troppo stupita per reagire.
-Posso...
abbracciarti?-.
-Che?-.
!!!
-ALLONTANATI!-.
Le
dita della ragazza si chiusero a vuoto, ma con una forza tale da fare
rumore. La gatta doveva aver percepito il pericolo come lei.
-Come
tenaglie di granchio...
oh!- Si
guardò intorno con aria confusa e spaventata.
-Dove
sono quei… ma io ho...-
La ragazza si coprì
la bocca per l’orrore: -Io
volevo… ho cercato di… no,
no, no!-.
Ginger
rabbrividì. No, era meglio dire che la attraversò
un impulso.
Voleva... voleva ucciderla, sì,
ardentemente, e non perché
si sentisse minacciata ma perché... senza motivo, voleva
farlo e
basta. Le si rivoltava lo stomaco al solo guardarla. Ed era una
sensazione familiare. Non aveva alcun senso.
-Cosa
ci sta succedendo-dechi? Ah, la testa!- Si piegò,
altri flash le
tranciavano la mente. Più avanti, oltre la gilda, era
successo
altro, qualcosa di terribile al mondo. Una-una guerra?! E i suoi
compagni, il master, una battaglia, l'avevano presa e dei coltelli
e…
E
lei era…
“Non
è reale, non può essere reale! Sto impazzendo!”.
-Direi
che è sufficiente.-.
Le
si rizzarono i capelli in testa e anche la coda, percepiva che
qualcuno era apparso alle sue spalle.
-M-Mest?-.
Ginger
si girò e c'era un tipo, un bel fusto, con le mani annerite
dal
fuoco.
-Carino…
-.
-Perché
sono qui? Cos'è accaduto a Yukino? Dove-dove
sono
tutti gli altri?-.
-Giudicate
da sole.-.
Dopo,
arrivò tutto il dopo, era in una vasca e poi era fuori e
voleva,
voleva fare delle cose e le aveva fatte, e poi
c'era la troia
dai capelli viola, la lupetta l'aveva salvata, l'Espada, la capitale,
Minerva, ma quelle cose, quelle cose erano ancora
lì, sempre
lì, la testa scoppiava, basta basta BASTA!
Si
ritrovò di nuovo in ginocchio, con la sinistra immagine
dell'uomo
che la sovrastava.
-Mest,
cosa hai fatto?- Chiese Levy con voce tremante.
Quel nome…
-Mi
sono
divertito
a studiare le vostre reazioni. Tuttavia non siete più di
alcun uso.-.
-Stai
scherzando? Mest... argh!- Dei nuovi ricordi la
sconvolsero,
lo sapeva perché stava succedendo lo stesso anche a lei.
Lampi
incomprensibili, ma tutti violenti, e tutti con lei come…
carnefice.
“No,
non posso… io non sono così!”.
-Interessante,
il vostro carattere è regredito a quello dell’anteguerra.
Forse è quello che inibisce il vostro recupero, oppure
è il
contrario. Non
volete tornare quelle di poco fa?-.
-Stai...
stai zitto-dechi!- Stavolta cavalcò l'intento e
gli saltò
addosso.
-Mmm,
il carattere ha la meglio sul volere...-
Commentò Mest, evitando con facilità i suoi
stanchi attacchi.
Non
era facile mantenere il controllo, visioni e ricordi le annebbiavano
la vista. Ghiaccio, fuoco nero, sangue, fiamme, cadaveri martoriati,
lei.
-Ti
ucciderò!!!-.
-Come
hai fatto con quei bambini?-.
/
Bam
bini?
/
-Già.-
Mest incrociò le braccia: -Quanti
anni potevano avere?-.
Le
si era mozzato il fiato. Quel giorno, si ricordò di quel
giorno, era
appena stata Cambiata, era ancora confusa, l'avevano scatenata contro
della gente, lei, lei non capiva, non sapeva cosa le stava capitando,
non riconosceva nessuno, non era stata colpa sua!
“Mio...
kami...” Si piegò e vomitò
l'anima. Mest troneggiava su di
lei, indifferente, indelebile.
-I
tuoi ricordi sono piuttosto spiacevoli. Desideri espiare con la
morte?-.
-Io,
io...-.
Morte?
Forse...
-No!!!-.
Ginger
guardò la compagna. Piangeva? Da quando la conosceva, non
ricordava
nemmeno quando l’aveva conosciuta, ma non di certo
l’aveva mai
vista così: così disperata, così
spaventata, così inorridita.
Anche lei doveva aver ricordato le sue stesse cose, anche Levy era
come lei.
-Sta
cercando di confonderci! Manipola i nostri ricordi come
ha fatto prima! Qualunque cosa pensi di aver fatto non è
reale!-.
“...Non
lo è?”.
-Non
mi serve inventare nulla.
Tutte e tre avete fatto delle cose orribili.-.
-Delle
cose orribili...-.
-Sono
un mostro...-.
-No!
È una bugia! Ragazze, non dovete credergli!-.
Millianna
la guardò con tristezza.
-Perché
no? Ha senso, è quello che siamo. Guarda le nostre mani,
guarda
Yukino. Noi siamo questo-nya.-.
-Noi
non siamo questo!!!-
Levy era in lacrime e
paonazza: -Io vi conosco, siete le mie migliori
amiche!!!
Dannazione, dannazione, voi
siete la mia
famiglia!!! Qualunque cosa
pensiate di aver fatto, so
che siete migliori di così!!!-.
-Come
lo sai... se non lo so nemmeno io...-.
-Ora
ascoltatemi, io, io, merda, vi affiderei la mia vita, anche in questo
momento!!!
Io
mi fido
di voi più
di chiunque altro,
ora voi dovete fidarvi di me!!!-.
-...-.
-Senza
alcun senso.- Mest
sollevò la mano per
darle il colpo di grazia.
-Se
lo dici tu, allora...-.
Sollevò
lei il pugno, mirando in mezzo alle sue gambe.
-ALLORA
MI FIDO-DECHI!!!-.
CRONCH
-Kkkhhhh!-.
Gli
si erano girati gli occhi dal dolore, e non poteva vedergli la bocca
da sotto il colletto, ma doveva stare schiumando.
-Fufufu!
Credevi che un colpo del genere potesse essere solo un calcio???-.
L'uomo
arretrò reggendosi i gingilli. Tutta la sua spavalderia era
andata
in frantumi, come le sue noci.
-Sono
ancora un po' confusa, ma...- Millianna le si
affiancò,
battendo i pugni l'uno sull'altro: -Credo
di
doverti ringraziare-nya.-.
-Come
fate?-
Rantolò Mest: -Dovreste
essere corrose dalla colpa e dal dubbio!-.
-Ma
tu... sei sicuro di essere stato un membro di Fairy Tail?-.
Al
suo sguardo confuso, Ginger proseguì: -Perché
una cosa così
semplice dovrebbe essere la base dalle vostre parti.-.
Mest
borbottò qualcosa con chiara irritazione, ma il colletto
ovattava
tutto.
-Non
abbiamo capito.-.
Millianna
lo attaccò con un graffio, lui sparì, ma Ginger
sapeva che le
avrebbe attaccate alle spalle, così si voltò
menando un pugno.
Mest
si
spostò
in tempo, ma ormai leggeva i suoi attacchi.
Che
le cancellasse pure i ricordi, il suo corpo e il suo istinto potevano
bastare a sconfiggerlo. Era la sua smania di battaglia, lo avrebbe
massacrato coi morsi se necessario.
Ad
esempio, era ovvio che si sarebbe materializzato in mezzo a loro,
dato che si davano le spalle a vicenda. Così ovvio che non
l'avrebbe
fatto, per non dare loro un'occasione. Quindi sarebbe andato da Levy.
-Solid
Script: Fire!-.
Sogghignò,
questa volta era rimasto ferito.
“Bene
bene, quale sarà la sua prossima mossa? Un altro drain
memory? No,
prenderà del tempo-dechi.”.
Infatti,
lo vide riapparire e scomparire più e più volte,
veloce come il
click di un interruttore.
-Vuole
disorientarci?-.
-“Non
possiamo colpirlo perché è dovunque”.-.
Millianna
rifletté per un secondo, poi schioccò le dita.
-E
allora... colpiremo dovunque!-.
Si
tirò indietro, posizionandosi di fianco a Levy e Yukino. Una
barriera di rune le circondò, bene, sembrava abbastanza
solida.
Ginger
chiuse gli occhi e sospirò.
“Io
sono il demone...”.
Canalizzò
il ghiaccio.
“...e
la regina...”.
Canalizzò
il fuoco.
“DEL
GHIACCIO E DEL FUOCO-DECHI!”.
Tutto
brillò come il sole.
Le
si sciolsero le interiora.
La
cosa più preoccupante era il senso di dejavu.
Riaprì
gli occhi, in aria c'era ancora il riverbero del suo attacco. Eccolo
lì Mest,
stordito e accecato, e abbastanza vicino. Anche
se non per lei.
-MEOW!!!-
Una corda si insinuò attorno a lui, bloccandogli i polsi
dietro la
schiena e forzandolo ad alzare lo sguardo.
-Argh!-.
-Preso!-
Raggiuntolo, Millianna lo bloccò dal lato destro; dopo
qualche
secondo, Levy lo prese da quello sinistro. Lei, invece, corse verso
un'altra direzione, dove per terra vedeva scritto
“Jump”.
“Leggerci
la mente, incasinarci i ricordi,
teletrasportarsi: sono tutti incantesimi che richiedono
concentrazione, anche solo
per un attimo-dechi.”.
Mise
il piede sopra la runa e si trovò catapultata in aria, con
tale
slancio quasi da perdere l’equilibrio.
“Ma
non avrà un attimo di tregua!”.
Intrecciò
le dita sopra la testa e iniziò a scendere.
“Ghiaccio
e fuoco, ghiaccio e fuoco, ghiaccio e fuoco!!!”.
Un
altro flash.
-Fermati
onee-chan!!!-.
Trasalì,
sentendosi le braccia diventare molli. Poi serrò i denti.
Non
stavolta.
-KORRAAAAAA!!!-.
BOOM
Crocus
Rumore
di passi. Tacchi, scarpe da donna. Cadenzati, non aveva fretta.
Arcadios
si rimise in piedi. Dietro di lui, il portale dell'eclissi; davanti,
la porta.
“Principessa,
non siete riuscita a fermarlo?”.
Sguainò
la spada e si mise in guardia.
CLOMP
CLOMP CLOMP
Avrebbe
dovuto fermarla prima, sarebbe dovuto andare con lei. Anzi, fin
dall'inizio, non avrebbe dovuto permettere che si sobbarcasse di un
peso simile. Però lei era stata irremovibile.
Il
portone si aprì cigolando.
Arcadios
sbiancò.
“P-Principessa?”.
Hisui
E. Fiore, la Principessa del Regno, così come l'aveva
lasciata:
abito elegante, lunghi capelli verdi adornati da una tiara,
portamento impeccabile. Ma c’era qualcosa di strano.
-Oh,
ecco dov’eri.-.
-Tu...-.
-Puoi
spostarti, per cortesia?-.
-Non
muoverti!- Le intimò.
Hisui
gli rivolse un sorriso asciutto, un connubio tra arroganza e
divertimento.
-Cosa
hai fatto alla Principessa, Zeref?-.
-Cosa
le ho fatto?- Ripeté lui, inclinando un poco la testa:
-Niente di
permanente. Ma dovevo uscire in qualche modo.-.
-Devo
riconoscerle- Prese a camminare, ma in circolo; lui la seguì
con la
lama cercando di non vedere Hisui, ma Zeref: -che aveva un buon
piano. Sono sinceramente colpito. È solo trecento anni
troppo
giovane... beh, visto che ti ha mandato qui, duecentoottanta. In
altre circostanze avrei potuto avere dei progetti per lei.-.
-Non
ti lascerò farle del male!-.
-Quindi
gliene farai tu?-.
Arcadios
deglutì a vuoto. Zeref si fermò.
-Scommetto
che ti ha ordinato di fermarmi ad ogni costo, anche a prezzo della
sua vita. Ma non credo che lo farai.-.
Incrociò
i suoi occhi, non verdi come quelli della Principessa, bensì
rossi e
con un anello nero attorno alle pupille.
-Ah,
ma è per questo che sono qui i nostri cinque amici.-.
Arcadios
si maledì: si era accorto di loro, non l’aveva
distratto
abbastanza.
I
cinque membri dei Cavalieri Garou, Kama, Cosmos, Kamika, Uosuke e
Neppa, si palesarono attorno a loro.
-Duecentocinquanta.
Per rispetto all'intelligenza di Hisui, ve lo chiederò
un'ultima
volta: spostatevi, e godetevi gli ultimi giorni che vi restano.-.
-...no?
Va bene.-.
Agitò
il ventaglio che teneva in mano, nascondendo sibillinamente la parte
inferiore del viso che aveva rubato.
-Incominciamo?-.
Malva
-!!!-.
Azuma
inspirò a pieni polmoni. Riaprì gli occhi,
vedendo solo il terreno.
Era svenuto per qualche secondo, o almeno pensava fosse qualche
secondo.
-Pfui!-
Sputò un grumo di sangue nero, che si spiaccicò a
terra come un
mollusco.
“Il
suo potere... è pazzesco...”.
-Perché
non ti-
Qualcosa
di contundente si abbatté sulla sua nuca, schiacciandogli la
faccia
a terra.
-Off!-.
-arrendi?-.
Azuma
risollevò a fatica lo sguardo: Lisanna teneva la gamba alta
in
spaccata, pronta a farla calare di nuovo. Lo guardava come un leone
la sua preda.
-Io
non-
Ancora
una volta, la terra gli spaccò il naso. Mangiò
letteralmente la
polvere. Fu ancora più dura stavolta risollevare gli occhi,
e solo
per vedere la punta della sua scarpa avvicinarsi a gran
velocità.
-Arrenditi,
arrenditi, arrenditi!- Prese a prenderlo a calci, prima sul viso e
poi allo stomaco.
-Non
è che, mi diverta, a fare questo, non sono, sadica, ma tu,
sei
troppo, pericoloso.- Smise, o meglio, gli diede un po' di tregua. Per
com’era messo poteva scorgere solo i suoi piedi.
-Non
ti posso perdonare per quello che hai fatto a mia sorella, e per due
volte le tue esplosioni hanno quasi coinvolto Flare. Quindi devo
colpirti fino a farti perdere i sensi.-.
Si
piegò sulle ginocchia, ancora non riusciva a guardarla in
faccia,
solo i suoi shorts divaricati.
-Se
mai vorrai la rivincita, torna da me. Ma per ora mi servi morto.-.
Azuma
ansimò ancora. Sentì un senso di leggerezza
salirgli per la gola:
era soddisfatto, e perciò sorrideva. Avrebbe dovuto rodergli
l’essere stato sconfitto da una ragazzina che la volta prima
era
solo riuscita a piangere, invece era il contrario.
-Ammetto
la mia sconfitta. Mi hai battuto con lealtà, e io ti ho a
malapena
scalfito. Mi sei superiore.-.
Lisanna
non rispose per qualche secondo. Si rialzò, e parve
incespicare
sull'andarsene. Probabilmente esitava a dargli il colpo di grazia.
Per
quanto volesse mostrare il contrario, non era avvezza a simili cose.
-Non
posso lasciarti cosciente.-.
-Appunto.
Sei stata troppo lenta, mi dispiace per te.-.
-Uh?
URGH!!!-.
I
piedi arretrarono bruscamente e delle gocce di sangue lo bagnarono.
Non era riuscito a colpirla in profondità, ma non era
nemmeno un
danno superficiale. La spina sulla sua schiena si ritrasse, e dei
viticci per rinsaldarono le ossa rotte e i muscoli strappati. Si
rialzò.
Lisanna
si teneva lo stomaco, grondante di sangue, così come le sue
labbra.
-Già,
giusto, non sei nuovo a questi trucchi.-.
-Per
me l'unica cosa che conta è vincere, con
ogni mezzo. Anche se
immagino che il mio
Cambiamento abbia ulteriormente corrotto la mia morale.-.
L’albina
tossì sangue: -Ora ho proprio voglia di picchiarti...-.
-Mi
dispiace, ma devo tagliarla corta.- Azuma alzò
un braccio,
generando una radice esplosiva. Lisanna si mise in guardia, ma un
urlo alle sue spalle l'avvertì che non era stata lei il
bersaglio.
-Flare!!!-.
Si
voltò d’istinto, e lui ne approfittò
per concentrare una massa
esplosiva sulla terra sotto i suoi piedi. Il terreno si
gonfiò
rapidamente e brillò.
BOOM
Si
alzò un polverone, Azuma sapeva di non averla uccisa,
però era
abbastanza sicuro di aver-
CRANCH
Una
mano era saettata fuori e lo stava stritolando.
“Che
forza!”.
CRACK
Il
suo capo si inclinò come un ramo spezzato; libero dalla
morsa
indietreggiò barcollando, la sua testa oscillava come un
pendolo.
“Mi
ha rotto il collo, cazzo. Fa male.” Con non poca
difficoltà,
si afferrò il cranio e lo raddrizzò, sostituendo
i legamenti con
rami.
SWISH
Un'ombra
lo coprì: Lisanna, in salto, si apprestava a sferrargli
l’ennesimo
calcio in pieno viso.
-Urr!!!-.
Non
ebbe il tempo di cadere, quella già si era messa al suo
fianco. Con
la coda dell'occhio, notò che il suo aspetto era leggermente
cambiato: i suoi capelli erano diventati grigi e le erano spuntate
due orecchie canine nere, e le sue iridi erano diventate giallo
elettrico.
Avvertì
un taglio netto sotto la spalla, che per poco non gli
tranciò il
braccio; il tempo di ruotare lo sguardo che lei si era già
spostata,
e stavolta una pedata gli spezzò la tibia; si
piegò, e infine
qualcosa lo trafisse da dietro all'altezza del cuore.
-Tsch!-.
Abbassato
lo sguardo, vide la mano artigliata e insanguinata della ragazza
spuntare dal suo petto.
-Se
è ferita...-
Gli ringhiò
all’orecchio: -Non ti
perdonerò mai!-.
Dei
brividi lo attraversarono. Non era solo la ferita, e nemmeno
l'eccitazione. Era paura. Quella ragazza era terrificante.
“Ha
senza dubbio raggiunto il livello di Erza di 10 anni fa.
Tuttavia...”.
Ruotò
la testa a 180 gradi, trovandosi faccia a faccia con
quella stupita della ragazza.
“...sei
dove ti volevo!”.
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Capitolo 12 *** Glare ***
Puoi
guardarmi in petto
Ma fai presto perché sanguino da un pezzo e
me lo tengo
Tutto mi dipende ed è per questo che non mi
difendo
Calma, tutto ciò che c'ho so che lo merito
Medito
sul problema ed il problema è che medito
Dedito al vero ma qua
la verità si chiama Dedalo
Da ali che non reggono e
reggono
Nichilismo
(Nichilismo-Mezzosangue)
Prigioni,
Crocus
I
cavalieri si schierarono su due file, coprendo la distanza tra lui e
la porta. Darton, il più anziano consigliere del regno, non
voleva
affatto essere lì: non ci sarebbe mai andato se non glielo
avesse
chiesto la principessa.
-Apriamo
tra tre, due, uno...- La guardia digitò alcuni tasti sulla
console
magica e il portone si aprì scorrendo. Per un istante la
stanza fu
ancora immersa nell’oscurità, poi si accesero le
luci.
La
barba incolta, l'aria stanca, ma un fisico scolpito e uno sguardo
arcigno: era ancora in forma per essere lì da un bel pezzo.
L’uomo
strabuzzò gli occhi, stordito dopo tanto tempo al buio.
-Chi
è?- Chiese con voce roca dal lungo silenzio.
-Sono
qui su richiesta della Principessa Hisui E. Fiore.-.
-La
principessa?- Fece aggrottando la fronte.
Darton
chiuse gli occhi e sospirò pesantemente: -Se dipendesse da
me, tu
non saresti mai più libero. Tuttavia, la situazione nel
campo di
battaglia richiede il tuo intervento.-.
L'uomo
sospirò pesantemente, tristemente. Pare che fosse
d’accordo con
lui.
-Capisco.-.
Le
catene che gli legavano le braccia caddero, e Laxus Dreyar si
sgranchì le spalle. Darton lo squadrò sospettoso.
-Tranquillo,
non perderò il controllo. Ho messo in chiaro chi comanda.
Però, una
volta finita, gradirei tornare qui dentro.-.
-Non
dubitarne.-.
-Bene.
Spiegami la situazione.-.
Hargeon
Fumo,
cratere, dolore. Tanto dolore.
Era
finita.
-Anf,
anf...-.
-Credo…
credo che abbiamo vinto...-.
-Già…
non ricordo bene chi fosse quel tizio...-.
Levy,
invece, lo sapeva bene; o almeno credeva di saperlo.
“Mest...
cosa ti è successo?”.
Poi
si guardò le mani, lorde di sangue. Tutto il suo corpo lo
era. Sia
del suo, che sgorgava dalle numerose ferite, che di quello delle
ragazze che ora erano di fianco a lei.
Chi
erano? No, sapeva chi fossero, però non le aveva mai viste
prima, ma
erano come delle sorelle… urgh!
“No,
cosa è successo a noi? Questi ricordi… come ho
potuto fare delle
cose del genere???”.
Le
sembrò che Millianna dicesse qualcosa del tipo:
-Abbraccio-abbraccio-abbraccicoso!-
ma
sapeva che era un’altra allucinazione. Cose dolci che poi
diventavano orribili… o che lei stessa distruggeva. E ne
aveva
così… ahh… voglia!
“La
Maledizione di Mest è ancora attiva? O forse non
è opera sua. Forse
sono...”.
Rabbrividì.
Sapeva che era solo questione di tempo prima che tornasse a essere
quello che era stata negli ultimi mesi: qualcosa che la sua memoria
ancora rifiutava, ma che si faceva strada da dentro.
-Siamo
impazzite del tutto, eh?-.
-Che?
Parla per te, gamberetto-dechi.- La apostrofò
Ginger. L’altra
invece aveva abbassato le orecchie.
-Mi
chiedo se Kagura-chan abbia paura di me...-.
Dei
mugugni flebili interruppero la loro sconsolata conversazione.
Guardarono
al centro della conca, la cui perfetta sagoma semisferica lambiva
appena il braccio sinistro del corpo di Lyon.
-Mmm,
fa
male
fa
male
FA
MALE.-.
Il
corpo deforme del Cambiato riemerse dalle proprie ceneri,
contorcendosi come una marionetta rotta.
-Basta,
Mest, ora non...- Levy si bloccò quando
vide il suo viso: la
sua sciarpa era bruciata, e ora…ora capiva perché
lo teneva
nascosto.
-N-Non
posso essere stata io-dechi!-.
No,
quelle bruciature erano molto, molto più vecchie.
-Fa
male fa male fa male… il vostro tanfo
mi infastidisce
il naso.-.
Ma
non aveva un naso. Non aveva delle labbra, non aveva proprio
più la
pelle al
di sotto
degli
occhi. Solo carne bruciata, ossa annerite, e tutti i denti scoperti,
come quelli
di uno
scheletro
carbonizzato.
All’inizio
Levy
aveva pensato che solo le sue mani fossero state bruciate,
ma… ma
il suo intero corpo lo era.
“È
opera di… di Natsu?!”.
-Abbiamo...
abbiamo
combattuto contro una persona simile-nya?-.
-Le
vostre deboli menti mi disgustano, forse non le ho rivoltate
abbastanza.- Mest sgranò gli occhi in un impeto
di rabbia, ma
vacillò pericolosamente.
-Ora
smettila! Così morirai!-.
Mest
la guardò con occhi accesi dalla follia.
-E
a voi che importa??? Sporche traditrici, vi disprezzo!!!
Vi siete, vi siete
montate troppo la testa, vi ho lasciato troppe libertà!!!-.
-Di
che stai parlando? Che libertà?- Levy si
era sentita
sbiancare: qualcosa era scattato nel suo cervello, in
profondità.
Mest
arrestò i suoi deliri e iniziò a…
tossire?
No,
stava ridendo.
-Khkhkh,
non l’avete ancora capito, eh??? Va bene, mettiamola
così: le
visioni che avete in testa, cosa credete che siano?-.
-Che
domanda scema!- Ginger gli puntò contro il dito: -Ci
hai
incasinato la testa tu!-.
-Non
avete proprio capito niente!-
Il demone
scoppiò in una risata isterica: -Il
mio codice è
003, sapete perché sono
stato creato?
Perché io devo
sistemarvela,
la testa!
Senza di me impazzireste
tutte come la vostra
amica!-.
Le
tre ragazze erano allibite. La loro mente si stava... sbloccando.
Tutto quello che stava dicendo aveva senso, aveva perfettamente
senso.
-Morire
e… e
rinascere
di una specie diversa, la psiche…-
Si picchiettò la tempia con l'osso del dito:
-Viene
rasa al suolo, ma
io
faccio in modo di contenere i
danni!
E li
indirizzo
verso
qualcosa di più proficuo, cioè una missione da
seguire! Ma con voi
sono stato troppo… clemente!-.
-Di
che… cazzo… stai parlando?!-
Soffiò Ginger a denti stretti.
-Merda,
gǒupì,
dovevo darvi di
più,
ah, non abbastanza morti,
non abbastanza colpe,
troppo poco,
dovevo distruggervi più
a fondo...-.
Millianna
mosse un passo.
-Ehi…
ehi, un momento, aspetta un momento-nya...-.
-Lyon
diceva che i suoi amici erano morti, ma non era vero...-
Sussurrò
con voce atona Ginger.
-Allora
quanti, quanti crimini, quanti crimini ho commesso davvero-dechi???-.
Mest
le puntò addosso il suo sguardo. Lo sguardo di un folle, di
un
disperato. Di un suicida.
-Se
mi uccidi potrai scoprirlo.-.
Levy
distese immediatamente le mani per bloccare le due Cambiate prima che
potessero compiere l’irrimediabile. Ma forse era anche lei
troppo
sconvolta, forse anche lei stava pensando a tutte le cose che non
sapeva più se aveva fatto, a quelle bugie, a quelle, quelle
mostruosità, e si mosse un secondo troppo tardi.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
-MUORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!-.
-Cali
il sipario.-.
/
???
Le
due ragazze si fermarono, come se la loro foga fosse venuta
improvvisamente meno. Le Cambiate si voltarono, Mest
sussultò, anche
se dalla sua posizione non poteva vedere nulla. Loro, invece, cosa
stavano vedendo?
-Lo
spettacolo è
concluso.
Luci in sala. Applausi.-.
Yukino
marciava a passo spedito verso di loro: mento sostenuto, sguardo
sfuggente, vestita di ferite e brandelli. Non avrebbe dovuto nemmeno
respirare con tutto il sangue che aveva perso, e il dolore avrebbe
dovuto ridurla ad una larva.
-Ferm-
La ignorò, ignorò tutte e tre, le
superò senza degnarle di
attenzione: anzi, si trovarono le sue ali in faccia. Scese con un
balzo nel cratere, senza che Mest reagisse. Non aveva incrociato gli
occhi di nessun altro.
“Yukino…?
No,
è la sua
Maledizione?”.
Quel
pensiero che non capiva a pieno sbloccò una nuova memoria:
una
volta, una sola volta gliene aveva accennato, quando lei aveva
mostrato a sua volta la sua trasformazione in quello schifo di
gremlin.
-Lo
so che è orrenda.-.
-Ma
no, cosa dici, Levy-sama? Credimi, la tua Maledizione è
molto più
bella della mia.-.
-Mi
prendi in giro? Diventi un angelo!-.
-No,
quello è solo l’inizio. Il dopo è
un’aberrazione...-.
Lì
per lì aveva pensato che fosse un modo per tirarle su il
morale. Ora
non ne era più tanto sicura.
Malva
-Uhm...-.
La
prima cosa che Flare vide, dopo qualche secondo di sfocatura, fu la
propria mano. Era sdraiata sul fianco e si sentiva una montagna
addosso.
“Cosa
è successo?... Bianca!” Si rialzò in un
baleno. Le girò la testa
e la schiena le fece molto male. Ma Bianca?
-Bianca,
dove sei?- La cercò intorno a sé, preoccupata da
morire, insomma
sapeva che era molto molto forte ma anche l'uomo-albero era molto
molto forte.
“Eccola!
…Perché non si muove?”.
Era
in piedi, ma rigida come una statua. Che le fosse successo qualcosa?
Che stesse male?
Si
tirò su il vestito per correre da lei, ma qualcosa emerse
alle sue
spalle; si girò e una polvere gialla le finì in
faccia.
-Ih!-.
Chiuse
istintivamente le palpebre, sentendo il corpo solleticare. La sua
mente si svuotò e si riempì al contrario. Era
tutto, come dire,
tutto sottosopra.
-Bian…
ah!- Qualcuno le aveva disteso le braccia e bloccato i polsi.
“Dove
sono? Come sono finita qui?” Riaperti gli occhi, si era resa
conto
di trovarsi al centro di una stanza buia, ed era legata con delle
catene alle pareti.
-Perché?
Cos'è successo?-.
Iniziò
a ricordare, quel posto era familiare, era molto familiare. Anche i
lividi alle braccia e le contusioni in tutto il corpo li conosceva
bene.
Li…
li ricordava…
SNAP
Lo
schiocco di una frusta la riscosse. Dall'oscurità emerse la
figura
di un uomo dalla barba nera e il volto stravolto dalla furia.
-M-M-Master
Ivan?-.
-Sei
debole e patetica, è dovuto intervenire Obra per sconfiggere
quella
biondina!!!-.
-N-No!
Lucy è-è una mia amica!-.
-Cosa?-
Ivan la percosse allo stomaco, mozzandole il fiato.
-Una
tua amica??? Tu non hai amici, tu non hai niente! Tu non sei
niente!!!- Iniziò a colpirla, più e
più volte, e a insultarla, e
le parole erano peggio del flagello.
-Sei
inutile, vali meno di zero!!! Amica, quale amica, non riusciresti a
proteggerla da nulla!!! Debole, debole, debole!!!-.
-No!
Ah! Basta! Ah! Mi dispiace, mi dispiace, chiedo scusa!!!-.
Ivan
smise di colpirla e lei si afflosciò, rimanendo sospesa per
le
catene; lacrime, sangue e moccio si riversavano ai suoi piedi.
-B-Biondina…
B-Bianca… sono patetica… perché non
sei qui… sono patetica…-.
Delle
mani la presero per i capelli, sollevandola a forza. Non era Lisanna,
non era Lucy.
Era
un mostro.
-Non
ti è ancora concesso di morire!-.
Hargeon
Istigare
la loro rabbia.
Manipolazione.
Aspettare
e metterle l'una contro l'altra.
Ucciderle,
ucciderle tutte.
Tutto
per Fairy Tail.
-Buon
piano. Vano.
Fallirà.-.
?
Come
fa a muoversi?
Rielaborazione.
Concederle
di
attaccarlo?
Oppure
meglio tergiversare?
-Ti
stai sforzando. Inutile. È tutto inutile.-.
“Che
sta dicendo?”.
-Osserva
il mio volto.-.
???
Quando
era arrivata davanti-
-Q-Questo
è...-.
Lo
prese per le guance, intrappolando il
suo sguardo.
-“Kapitulaco”.-.
-Cosa
vedi?-.
Vedere?
-...niente.-.
-Già.
È l'unica verità. Non c'è
verità.-.
Provò
a muoversi, era a portata di attacco, avrebbe potuto farla finita.
Ma
non ci riusciva. Non voleva. Come?
-Sei
stanco. Sei
ferito. Il tuo corpo ti chiede riposo. Tu
glielo neghi.
Per cosa combatti?-.
-Di
cosa stai parlando??-.
-Lealtà;
giustizia; amicizia; pace.
Ognuno
sceglie una carta dal mazzo.
Però,
col senno di poi, non
sono niente. Non siamo niente.-.
Yukino
prese
a girargli intorno.
-La
nostra vita è
una farsa. Seguiamo
un copione, e
ognuno
recita il
suo
ruolo. Siamo personaggi secondari che si credono protagonisti. No,
non siamo nemmeno quello. Siamo la scenografia in
un
moto statico.
Temiamo
la
calata del
sipario che
sveli la finzione.-.
Mest
aggrottò la fronte, cercando di resistere all'ipnosi. Eppure
non
avvertiva alcun tipo di attacco mentale. Allora perché le
sue parole
non gli uscivano dalla testa?
-Dubiti?
Non
ti sto ingannando. Vuoi
modificare i miei ricordi ancora? Fallo pure, non importa, cambiano
solo le battute.
Gli umani possono vincere senza di me e Natsu
senza di te. E chiunque
lo facesse,
cosa
cambierebbe? Ogni cosa su questa terra è destinata a
sparire. Gli
uomini,
End, anche Zeref, tutto finirà
prima
o poi.-.
Mest
sudava, pesantemente, Yukino non tentava neanche di proteggere la
propria mente. Come se lo volesse, come
se non avesse niente da perdere.
-E
se End
perdesse,
sarebbe una vittoria per il genere umano? Proseguire delle vite
miserabili, schiavi
dei nostri bisogni,
senza scopo se non la fine. Illudersi nel bene. Ma non c'è nulla
di
assoluto.-.
“La
gilda... io faccio tutto per la gilda...”.
-Perché
menti?-.
Fino
ad allora Yukino aveva ciondolato camminando in tondo, ora con uno
scatto aveva sbattuto la fronte sulla sua. Faccia a faccia con
un'automa.
-Guarda
come ti ha ridotto la tua gilda,
guarda tutti noi.
A cosa siamo ridotti? Cerchiamo un motivo che non ha motivo
d'esserci,
siamo
spinti a sopravvivere, e allo stesso tempo non c'è niente
che ci spinge. “Il bene della gilda”,
però non esiste un
bene
e non esiste una
gilda.-.
“Non
esiste…”.
Tutto
quello che aveva passato non significava niente? No, no, rifiutava di
accettarlo!
Quando Natsu l'aveva raggiunto si era sacrificato per Makarov, aveva
fatto da esca per la gilda! E
lui l’aveva bruciato vivo, e
lo aveva accettato per la gilda, aveva perso la vita ed era tornato
indietro,
si era dedicato anima e corpo al suo obbiettivo! La
gilda! E
lei voleva fargli credere che non era niente?
-Ti
sbagli, è solo quello che pensi tu!-.
-No,
è quello che pensi
tu.
Tutti
lo pensano ma non vogliono ammetterlo.
Chi
sono io?-.
-Cosa?-.
-Chi
sono io?-.
-Tu...-.
Lo
lasciò andare.
-Sono
qui per caso. Il
caso ha voluto che ne fossi emissaria. I Cambiati che
lo realizzano
sono troppo
ubriachi
delle loro manie
per accettarlo, ma
non io. Tuttavia,
nemmeno
questo significa qualcosa. Nemmeno questo discorso significa
qualcosa.-.
Le
gambe gli furono pesanti, si inginocchiò, si sentiva
svuotare di
ogni volontà. Scosse il capo. Poteva vincere, gli bastava un
secondo
per chiuderle la bocca per sempre.
-Io...
io so di essere nel giusto!-.
-Giusto?
Perdi
e
muori. Vinci e
ognuno morirà. Sopravvivi, il
tempo passa
e tu sarai morto; quelli che conoscevi, gli ideali per cui lottavi,
la memoria di noi, sarà tutto scomparso. Dimmi,
tu che parli di giustizia: tutto
questo
ti sembra giusto?-.
Yukino
alzò lo sguardo al cielo, lui guardava per terra.
-Forse
lassù
ci
attende una ricompensa, o forse no. Preoccuparsene è
inutile. Noi
siamo polvere.-.
-...-.
-Ora
mi odierai, ma anche questo non ha senso. Sdraiati.-.
...
“Sì...”.
-Sei
stato bravo. Ora
lasciati
andare alla stanchezza. Non
ci si può sottrarre a essa.-.
-Sì...-.
Era
stanco.
Era
stato sconfitto.
Poteva
dormire.
Per
quello che valeva.
Malva
Azuma
si pulì la bocca. E così aveva dovuto usare la
sua Maledizione per
vincere.
“Nemmeno
costoro sono riuscite a fermarmi.”.
Guardò
le due ragazze, indifese, in balia dei loro peggiori incubi. Non
provava alcuna soddisfazione nell'ucciderle in quel modo.
Ma
una vittoria era sempre una vittoria.
Avvolse
i loro corpi con delle radici esplosive, lentamente, per non farle
reagire.
-Il
vostro tormento sta per avere termine.-.
SWISH
Cosa?
L'albina
atterrò sulle quattro zampe, in mezzo ad una pioggia di
legno. Il
suo aspetto era cambiato ancora: le punte dei capelli erano diventate
nere, lo stesso la pelliccia sugli avambracci e sulle gambe; orecchie
e coda erano cambiate, da canine a feline.
“Un
gatto? O meglio, una pantera?”.
“No,
cosa più importante, come ha fatto a risvegliarsi?”.
Lisanna
partì all'attacco, solcando il terreno come una leonessa,
evitando
le radici che saettavano dal terreno.
-Bleve!-
Quando gli fu vicinissima la coinvolse in una potente esplosione, da
cui uscì illesa senza nemmeno interrompere la carica.
Azuma
si ritirò nel terreno, e così il graffio di
Lisanna andò a vuoto.
Però, a giudicare dal solco che lasciato, sarebbe stato un
bel
problema se l'avesse colpito.
E
c'era un'altra cosa.
“Ha
gli occhi chiusi, non è sveglia. È
come se agisse
per puro istinto.”.
“Per
ora comunque è meglio non uccidere la rossa. Se ha
recuperato una
qualche forma di coscienza, un ostaggio può essermi utile.”.
Quando
riemerse ancora accucciata sulle zampe, Lisanna si voltò
verso di
lui. Dal movimento del naso, intuì che l'aveva
“annusato”.
Braccia
tese e corpo contratto all’indietro, era una belva pronta a
saltare. Azuma creò un tronco alle sue spalle e lo
usò per creare
un pugno gigantesco.
-Tree
Fist!-.
Ancora
una volta le schegge di legno schizzarono dappertutto, e ancora una
volta l’uomo ebbe la tempestività di rifugiarsi
nel sottosuolo.
Sfortunatamente, stavolta l’espediente non gli
bastò.
Lisanna
conficcò la mano nel terreno, artigliandolo alla spalla e
tirandolo
fuori con forza. Azuma non credeva neanche che fosse possibile. Era
così impreparato che non riuscì a reagire quando
se la ritrovò
faccia a faccia. Il suo alito era infernale.
-ARGH!!!-.
Lisanna
mise qualche passo tra di loro, sputando a terra la cartilagine. I
suoi artigli scintillarono in aria.
-Dannata
pulciosa!- Mentre con la destra si tastava la ferita, con la
sinistra creò una linea esplosiva sul terreno.
BUMBUMBUMCRANCH
“Khh!!!”.
Dopo
quel graffio avrebbe sfoderato avrebbe sfoderato un sorriso molto
più
ampio… e con meno denti.
SNAP
“Presa!”.
Le
legò il polso con una liana, sbilanciandola e assicurandosi
di
mettere a segno il colpo successivo.
-Burst
Claw!-.
La
colpì al petto con delle radici esplosive a X, e lei
sbarrò gli
occhi sbiancati. Pensò che avesse accusato il colpo, ma
sulla sua
pancia non c’erano segni di ustione.
La
maga strappò la liana e in un istante gli fu addosso.
“No,
n
Vide
i suoi denti avvicinarsi al suo viso, e poi li sentì
strapparglielo
via.
Hargeon
Ginger
era alquanto confusa.
Che
cos’era appena successo?
Mest
si era sdraiato a terra, senza apparente motivo. E Yukino, beh, dire
che si era comportata in maniera strana era dire poco. Poi c'era la
testa che era un casino ma vabbeh, sai che novità. Un
attimo, le
stavano tornando i ricordi!
Evvai!
Che
merda.
-Dobbiamo
andare laggiù, credo che Yukino non stia bene.-
Mormorò
Levy.
-Miao…
sì, ma chi ci va?-.
-Mmm...mi
sa che tocca a me-dechi.-.
Nessuna
delle due si aspettava che Ginger si offrisse volontaria. Il punto
era che, a differenza loro, aveva più o meno seguito il filo
del
discorso.
“Che
c’è di male
nell’essere stupidi? A
me basta
che i miei amici stiano bene.”.
Però
non ci fu bisogno di muoversi.
-Ehi,
sta salendo da sola-dechi.-.
Aiutandosi
con le mani, Yukino risalì la voragine, trovandosi faccia a
faccia
con loro tre.
La
sua espressione neutra si raddolcì, e tra tutte si rivolse
proprio a
lei. Era abbastanza imbarazzante.
-Grazie.-.
-Di
che?-.
Yukino
girò gli occhi e le crollò addosso, tornando in
forma umana.
Le
sue ferite ricominciarono a perdere sangue.
-Dobbiamo
portarla via!- Levy si guardò intorno,
per capire quanto
distanti fossero finite.
-Mest
probabilmente ci avrà rimossi dai loro ricordi ma
sono
sicura che Wendy sia di là!-.
Ginger
si rivolse verso Millianna, offrendole la ragazza.
-Puoi
tenerla tu, gatta scema?-.
-Senpai?-
La raccolse: -Perché?-.
-Perché
è da un po’ che non mi sento più le
gambe-dechi...- Si
accasciò a terra con il respiro pesante. Ahi il petto, ahi
le
braccia, ahi le ossa. Ahi l’esistenza.
-Mi
sa che quella donna aveva ragione, non dovevo muovermi...-.
-Cerca
di resistere!- La nanerottola si piegò e
se la mise sulla
schiena. Questa Levy-infiermerina era nuova. Era umiliante, ma la
trovava comoda.
-Uff…
ti stai un po’ rammollendo, eh? Ahi.-.
Quello
che doveva essere un commento simpatico la mandò in
iperventilazione.
-Io
non so più chi sono. Quello
che so è che
la me rammollita ti offre il suo sostegno, non farla arrabbiare o la
me stizzita ti lascerà cadere.-.
-Va
bene, va bene-dechi.-.
Iniziarono
a camminare.
…
-Puoi
fare meno scossoni?.-.
Levy
si mise in equilibrio su un piede e alzando l’altro le diede
una
tallonata sul culo. Ma non su una chiappa, proprio in centro.
-Kkh!!!-
-Eh?
Scusa, stavi scivolando.-.
Ginger
imprecò sottovoce, e iniziò a contare i secondi
che mancavano ad
arrivare.
-Ti
odio.-.
-Ti
tengo io senpai, facciamo a cambio Levy-nya?-.
-Non
perdiamo altro tempo, anzi, meglio accelerare il passo.-.
-Fottiti.-.
-...Oh,
ho appena ripensato a una cosa:
Millianna, chi di noi
ha vinto la gara di prima?-.
“Gara?
Che gara?”.
-Uhm…
credo che fossimo pari.-.
-Aspetta,
aspetta un momento-dechi...-.
-Rivincita?-.
-Sì!-.
-Non
ti azzardare aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!-.
Malva
-!!!-.
D'un
tratto Flare aveva di nuovo i polsi liberi, ed era tornata nel posto
di prima.
“Ma
le frustate...” Si guardò, era piena di ustioni
che le facevano
male, però nessun segno di corda.
“Era
solo un'allucinazione? C-Certo, deve essere così!”.
Mosse
qualche passo, ma si accorse di fare fatica a piegare le gambe.
“Sono
ancora scossa. Bianca! Dov'è lei?”.
-Bian...Bianca!
Stai bene?-.
Bianca
era strana. Era di spanne, con le mani appena staccate dalla vita, e
respirava pesantemente. Non era come prima, ma ancora non capiva cosa
ci fosse di strano.
-Bianca,
mi senti?- Flare temette che le fosse capitato qualcosa, tipo che le
fossero cascate le orecchie, ma no, per fortuna erano ancora
lì! Poi
vide, ai suoi piedi, una cosa strana. Piegò il capo. C'era
del
sangue tutto intorno. E anche sulle dita di Bianca.
Quello
era...
-Ah!-.
Bianca
era sobbalzata. Mosse un po' la testa da una parte all'altra, ma i
capelli la coprivano ancora.
Flare
si strinse le mani al cuore. Se lo sentiva pulsare sulle orecchie, si
sentiva come se fosse tornata da Ivan. Perché...
perché si sentiva
così? Non le piaceva, non le piaceva per niente, era come
se, era
come se non volesse più che si voltasse.
-B-Bianca...-
Sussurrò con un fil di voce.
-Flare.-
La sua voce era roca, rugginosa.
-Scusami.
Non volevo che tu lo vedessi. Credevo di potermi controllare...-.
-Q-Q-
Le parole non volevano uscire dalla sua bocca: -Quello è...-.
-Già.
Pensavo che ti avesse fatto del male. Poi ho pensato che te ne avessi
fatto io. Non doveva farlo.-.
-P-Però
adesso...-.
-Mi
sono sbagliata. Non dovevo portarti con me.-.
Quelle
parole le fecero male. Flare sapeva di essere debole, se solo non lo
fosse stata Bianca non...
-Sei
in pericolo fintanto che stai con me. Io
sono pericolosa.-.
-No!
B-Bianca, t-tu non mi f-faresti mai del m-m-
-Eh.
Ti faccio paura, vero?-.
-...-.
Bianca
si passò una mano tra i capelli, sporcandoli di sangue nero.
-Sono
proprio terribile… pensavo di essere pronta a questo,
pensavo che
ne valesse la pena. Non mi giudicare troppo duramente, ok?-.
-Non
potrei mai!- Si affrettò a dire lei.
-Non
mi importa del pericolo, non mi importa della paura! Io voglio... io
voglio stare al tuo fianco.-.
-Flare...-
Si voltò, alla fine. La rossa trasalì.
La
sua faccia era tutta...
-Lisanna...
dietro di te!!!-.
L'uomo-albero
si era rialzato in un baleno, al posto della pelle del legno che
cresceva.
-Ah!!!-
Degli speroni uscirono dal terreno e colpirono Bianca alla schiena,
facendola volare in avanti; ma si riequilibrò in aria e
atterrò
senza cadere.
-Sei
ferita?- Flare corse da lei e le toccò un braccio; Bianca si
irrigidì, e lei la lasciò.
-No,
non preoccuparti.- La sua voce, grazie al cielo, era tornata normale:
-Stai attenta, ha perso il controllo.-.
Difatti
sopra e sotto di lui si era creata una massa di rami e radici, che
continuava a crescere; anche il suo corpo stava diventando un
arbusto, e al centro del petto stava crescendo un globo luminoso. Le
radici si innalzarono al cielo come tanti tentacoli, pronti a
colpire.
Flare
distese i capelli, ma non sarebbero mai bastati.
-Probabilmente
se ci toccano esploderanno. Flare, riusciresti a bloccarli solo per
qualche secondo?-.
-Ci
posso provare, ma tu cosa farai?-.
-Devo
finirlo con il prossimo colpo, è l'unico modo per uscirne.-.
Flare
si trovò ad annuire, c'era tanta sicurezza e determinazione
nei suoi
occhi, era davvero tornata quella di prima. Che bello…
I
tentacoli calarono, ma lei fu pronta ad avvolgerli con i suoi
capelli. Era forte, più di lei, ma avrebbe resistito fino
alla fine.
Bianca fu di nuovo in aria, delle ali al posto delle braccia, diretta
contro l'uomo-albero: lo avrebbe sicuramente colpito, era questione
di secondi!
Era
come un angelo.
“Vai!!!”.
Il
legno cigolò.
Stava
già per cedere?
No...
era un'altra cosa! Dai tentacoli spuntavano altre punte che si
dirigevano verso Bianca, troppo veloci perché Flare le
fermasse.
-BIANCA!!!-.
-PRENDI
QUESTO!-.
Le
ali tornarono braccia e le usò per lanciare qualcosa, che
colpì
l'uomo-albero nel nucleo luminoso.
-Guh!-.
Le
schegge si fermarono, il legno si riempì di crepe. Flare
ritirò i
capelli, ora che non premevano più.
Un
coltello di legno con delle rune sul manico, ecco cosa aveva
lanciato. Il coltello di Viola.
Dalla
bocca dell'uomo-albero usciva un rantolio sommesso, come di legno che
crepitava sul fuoco. L'impalcatura si distrusse in una pioggia di
trucioli.
Bianca
era sana e salva. Flare respirò di nuovo.
-Ahh…
ahah… bene...-.
-Stai
ridendo?-.
Le
due ragazze si misero sulla difensiva, ma lui continuò a
ridere.
-Finalmente
qualcuno è riuscito a fermarmi! E cado per mano di un degno
avversario, non potevo sperare di meglio. Urgh! In
vita
mia non ho mai provato tanto dolore!-.
-Sei
contento di... di morire?- Chiese lei.
-Oh,
ma io è già
da un po’ che sono morto.
Sono semplicemente contento di
non dovermi
più muovere. Spero
di poter affrontare di nuovo
tua sorella, nell'aldilà.-.
Bianca
diventò scura in volto. Flare sapeva che non le piaceva
quando
qualcuno parlava di lei.
-Ho
incontrato l’essere che ora la impersona.
Prego
per chiunque se la troverà davanti.-.
-Io
prego per essere quella persona.-.
L’uomo-albero
chiuse gli occhi. Forse era... morto?
-Mi
dispiace, così non potrà essere. Voi morirete
qui.-.
Il
globo nel suo petto cominciò a brillare più
intensamente.
-Che
cosa stai facendo???-.
-Credimi,
se dipendesse da me lo impedirei. Potete provare a
scappare,
ma sarebbe inutile. Sono sinceramente… desolato...-
La sua
faccia sparì nelle radici, e Flare non sentì
più la sua voce.
-C-Cosa
facciamo?- Si rivolse a Bianca, ma lei era come imbambolata.
-Devi
andartene.- Sussurrò atona.
-Andarmene?
E tu?-.
-Assorbirò
l’esplosione. Se non lo faccio non solo tu, ma tutti quelli
qui
intorno saranno coinvolti.-.
-Ma…
tu non...-.
-Me
la caverò, non avere paura.- Provò a sorridere,
ma le riuscì male;
sia per la paura, sia per com’era ancora ridotto il suo
volto. Per
lei era comunque bellissimo.
Flare
provò a dire qualcosa, qualunque cosa pur di impedirlo, ma
non
sapeva cosa. Cosa voleva, cosa poteva fare, cosa le rimaneva, cosa???
-No.-.
Bianca
la guardò con un’ombra di sorpresa. Non le aveva
mai detto di no.
-No.-.
-Cosa
stai dicendo?-.
-No.-.
Calò
il silenzio, in cui il bagliore aumentò di
luminosità.
-Flare,
mi hai sentito, devi andare! Dirigiti a...-.
-No.-.
Le
parole le uscirono a fatica, anche se premevano per uscire.
Non
le aveva mai detto no.
-No,
tu… tu te ne devi andare. Tu sei più importante
di me, devi fare
ancora molte cose. Rimarrò io qui.-.
La
luce si stava facendo sempre più forte, non mancava molto:
Bianca
con la sua velocità poteva fuggire, per lei invece non
c’era più
speranza. Lo sapevano tutte e due.
-Non
se ne parla! Non ti lascerò qui, mai e poi mai!-.
Flare
distolse lo sguardo, strabuzzando gli occhi. Stava soffrendo
moltissimo, era doloroso parlarle così, ma
perché… perché non…
non capiva???
-Kuh!!!-.
-Che
cosa hai fatto?- Bianca le toccò la gamba, cercando di
fermare
l’emorragia. Flare ritirò i suoi capelli.
“Che
male… fa male…”.
-Perché
hai fatto una cosa del genere???-.
Ecco,
l’aveva fatta arrabbiare. Voleva chiederle scusa, cielo
quanto
voleva farlo, invece doveva continuare a farla arrabbiare. Ivan aveva
ragione su di lei, era una persona cattiva.
-Adesso…
non posso proprio scappare… quindi mi tocca rimanere...-.
-Eh?
Tu… sei…- La ragazza fece
un’espressione che non capì.
-Sei
proprio una stupida… sniff… Flare...-.
“La
sto facendo piangere. Sono cattiva, sono cattiva. Ma va bene
così.”.
-Sono
felice di sacrificarmi per te. Uh!- Dovette alzare la mano per
proteggersi dalla luce, ormai abbagliante.
-Presto,
scappa!-.
Bianca
aprì la bocca per dirle di sì.
-No.-.
Flare
sgranò gli occhi.
Come
“no”?
-Eh?
Cosa...- Guardò le dita intrecciarsi con le sue, strette
strette, e
si sentì avvampare.
-Te
l’ho detto, scordati che ti lascerò qui.- Rispose
lei sorridente.
Com’era bella quando sorrideva.
-Se
rimarremo insieme, credo che ci sia la possibilità che ce la
caveremo entrambe.-.
Flare
non riusciva a credere alle proprie orecchie.
-È…
è una follia!-.
-Come
abbandonare casa propria per aiutare una sconosciuta in mezzo alla
foresta?-.
-...-.
Bianca
premette dolcemente la fronte sulla sua.
-Quella
volta tu mi hai salvato la vita, e io non ho mai ricambiato il
favore. Ora permettimi di provarci, va bene?-.
-Però…
però...- Flare scoppiò in un pianto dirotto,
voleva dire tante
cose, che non era vero, che lei l’aveva liberata dalla
prigione in
cui si era rinchiusa, che le doveva tutto, che era stata una stupida
prima ad avere avuto paura di lei, anche solo per un istante, che non
voleva morire, che non voleva che neanche lei morisse, che non era
giusto che non avesse il tempo per dirne neanche una di quelle cento.
Più di tutto, voleva solo qualche altro secondo.
Ancora
qualche secondo, per altre parole.
Per
una il tempo c’era.
-B-B-Bianca.-.
-Flare.-.
Com’era
bella quando la guardava.
-Io
ti a
Nella
città deserta
-Anf,
anf, anf...- Kinana non sopportava più quel dolore, a
malapena si
reggeva in piedi; ma non perse la concentrazione, nemmeno per un
secondo.
“Devo
mantenere il controllo-kina...”.
BOOM
CLANG SPAM
-Cof-cof!
Ma che cazzo??-
Di
fianco a lei Dan si staccò dal muro e rovinò al
suolo.
-Madamigella-Kinana,
che piacere rivederla!- Rispose rimessosi prontamente in piedi.
-Vorrei
poter dire lo stesso, ma tienili lontani ancora per un po’,
ti
prego.-.
Il
cavaliere, che stava rimettendosi in piedi, si pietrificò.
Kinana
guardò immediatamente al buco sul muro, aspettandosi di
vedere
qualcuno arrivare; ma niente.
-Kinana-sama...-.
-Che
c’è, perché non torni di sotto-kina?-.
-Voi
mi avete appena supplicato?-.
Kinana
trasalì.
-...Pare
di sì.-.
-ORSÙ
ALLA
PUGNA!!!-
Era bastato quello per dargli alla testa, e si rituffò nella
mischia. Ma anche per uno come lui non doveva essere facile lottare
contro i suoi vecchi alleati. Chissà se lei ci sarebbe
riuscita, con
quelli di Fairy Tail.
“No,
a cosa sto pensando? Non è il momento di farsi prendere dai
dubbi-kina!”.
Il
suo occhio calò sulla bambola sgualcita che aveva preso agli
Heartphilia. Ora che la guardava meglio, era convinta di averla
già
vista, chissà dove.
“Forse
sto cominciando ad avere le traveggole. Manca poco… manca
così
poco…”.
BLINK
BLINK
Si
tastò le narici, ritrovandosi i polpastrelli rossi. La carne
sotto
la benda bruciava acida. Aveva le ore contate.
Ma
anche Natsu.
Tully
Bickslow
era steso a terra, Elfman da qualche parte in mezzo alle macerie.
Solo
Juvia era rimasta in piedi, ma non perché fosse stata la
più
abile.
Era solo che voleva giocare con lei.
-Allora,
cosa stavamo dicendo?-.
Juvia
la guardò arcigna, le ginocchia piegate e la schiena curva,
con i
capelli che le coprivano un occhio.
Ma
che pauraaaa.
-Ah,
giusto. Tu sai più o meno chi sono, ma io non ho la
più pallida
idea di chi sia tu.-.
-Anf,
anf... è Juvia che non ha... la più pallida idea
di cosa stai
dicendo... e di chi tu sia...-.
-Non
essere insensata, io sono io.- Mirajane si toccò il petto
con le
falangi degli artigli: -Una povera vittima delle circostanze
prigioniera del corpo di una sgualdrina. Però tu...- e la
indicò:
-eh, tu sì che sei una cosa strana. Sono abbastanza sicura
che Lyon,
possa riposare in pace...-.
-Cosa?-
Esclamò Juvia: -Lyon-sama è-è morto?-.
-Sì,
non lo percepisco più da un po'. Eh, arriva per tutti alla
fine.
Comunque, aveva detto di aver ucciso Juvia, e sarà stato un
apatico,
un frigido, uno stallone e uno scassapalle MA non era un bugiardo, e
di sicuro non era un tipo approssimativo. Quindi, se ha detto di aver
ucciso Juvia, Juvia è bella che morta.-.
-Ti
sbagli!- Gridò lei: -Juvia è viva e vegeta!-.
“Oh!
Ecco qui, quella punta di dubbio nella sua voce, quel tremolare degli
occhi: ho fatto bingo! Divertente...”.
-Sei
tornata in vita? Oppure sei un clone? Ah, indovinato, sei un clone!-.
-No!
Io sono Juvia! Juvia è Juvia!!!-.
-Ceeertoooo...
ora che ci penso, quel tipo laggiù- Indicò
Bickslow: -può vedere
nelle anime delle persone, no? Quindi avrebbe potuto già
svelare
l'arcano, ma tu non gliel'hai chiesto, giusto?-.
La
ragazza abbassò lo sguardo, mortificata. Era così
facile da
leggere...
-Cosa
c'è, hai paura di scoprirlo? Il dubbio è
gratificante in alcune
situazioni. Beh, in fondo ti capisco, non è semplice
trovarsi in un
corpo che non è il proprio.-.
-Ti
sbagli! Ti sbagli, ti sbagli, ti sbagli!!!-.
“C'ho
preso c'ho preso c'ho preso!”.
Juvia
si mise le mani tra i capelli e si dimenò tutta, poi si
sfogò col
cielo.
PLINK
“Uh?”.
Una
goccia di pioggia le era caduta sul naso. Il cielo si
rannuvolò.
“Tu
guarda...”.
Più
lei urlava, più forte cadeva l'acqua. Avanti così
sarebbe finita
fradicia.
-Vabbeh,
non è che importi tanto, alla fine stai per morire.-.
Ecco,
a quelle parole, smise di piovere. E lei di gridare.
Abbassò
la testa bruscamente, coi capelli che ciondolavano tipo quando aveva
rovesciato il sangue di porco in testa a Sayla. Eheheh, che ricordi!
“Mmm...
la polverizzo.” Distese una mano per ucciderla con un Soul
Extinctor; certo, avrebbe preferito farlo quando l’avesse
vista
svuotata di ogni voglia di vivere, ma non si poteva avere tutto.
Invece
scorse un cerchio azzurrino brillarle sotto i piedi, e nel giro di un
secondo si trovò a sei metri dal suolo, sospinta da due
eliche
d'acqua.
Per
fortuna aveva le ali, ma dove diavolo aveva trovato quella foga? E
brava ragazza! Era convinta di averla distrutta, e invece!
-Water
Jigsaw!- Le arrivò addosso come una trivella, non solo per
la
velocità ma proprio perché era diventata una
trivella, e a onor del
vero le fece pure un po’ male.
-Demon
Blast!- Congiunse le mani e sparò il suo fascio di energia
oscura,
facendo esplodere Juvia in mille schizzi.
-Papapa!-.
Mirajane
trasalì: una delle bambole di Bickslow era davanti a lei.
“Mi
hanno circondata?”.
Cinque
raggi verdi la presero in mezzo.
“Grrrr!!!
Credevo di averlo ammazzato, brutto bastardo!!!”.
-WRAAA-AH!-
Con un’onda di magia distrusse i pupazzi, ma qualcosa di
grosso da
sotto di lei la travolse spingendola in aria.
“Elfman?”
L’uomo, trasformato in una bestia-pipistrello, con il solo
pugno le
prendeva tutto lo stomaco.
Con
quel colpo le aveva mozzato il fiato, anzi, per poco non
l’aveva
fatta vomitare, ma non sarebbe durata molto.
“Ancora
qualche secondo… qualche secondo e potrò
muovermi…”.
Il
bastardo sembrava volesse spingerla fin nello spazio. Idiota.
“Ora!”
Mosse una mano e gliela mise sul viso, caricando un Extinctor.
“Sei
morto!”.
-Subl-blub!-
Si trovò all’improvviso con la testa immersa in
acqua, senza aver
avuto il tempo di trattenere il fiato.
“Dove…
quella lurida...”.
Davanti
a lei, Elfman usò il Take Over e cambiò forma.
Non le piacevano
quelle mani che spruzzavano scintille.
KREEEEEE
-BLAAAAAAAAAAGH!!!-.
Fulminata
al petto, iniziò a precipitare senza controllo. La scarica
l’aveva
immobilizzata di nuovo. Sopra di lei, Elfman come mostro-toro e Juvia
col corpo d’acqua l’avrebbero schiacciata una volta
a terra.
A
pochi secondi dall’impatto, sentì che poteva
muoversi di nuovo.
Però doveva liberarsi di quei due.
Sogghignò.
Le scappava giusto un po’ pipì.
Con
un artiglio, si lacerò il tessuto tra le gambe. Il piscio
gli arrivò
proprio in faccia, a quel bestione.
Distendendo
le ali Mirajane virò di lato, riuscendo così ad
atterrare, dopo
qualche capriola, sulle tre zampe. Elfman e Juvia invece si
schiantarono.
-Ahahah!
Prendete questo!-.
Con
la mano libera finalmente sparò il suo Extinctor,
senonché un
calcio sul polso glielo fece sprecare in aria.
Gettò
un’occhiata stizzita a Bickslow, non si aspettava di certo
che la
attaccasse di persona.
-Sparisci!!!-
Chiuse il pugno, ma lui si slacciò il mantello e glielo
gettò
addosso.
-Umpf!-
Con una mossa secca lo tagliò in due, trovandosi finalmente
faccia a
faccia con l’indifeso giullare.
Aspetta
ma allora…
Si
voltò spalancando la mano, incassando il pugno del mostro.
Stavolta
però fu abbastanza forte da farle piegare il gomito.
-Water
Rush!-.
Mira
guardò rapidamente ai lati, per capire da dove
l’avrebbe
attaccata. Ma si sbagliava.
Emerse
dal corpo di Elfman, oltrepassando entrambi. Però solo con
lei usò
il Sierra.
“KHHH!!!!
Mocciosa insolente!”.
Quando
passò del tutto, i suoi capelli fradici le caddero tutti
davanti
agli occhi.
Odiava
che le toccassero i capelli, quindi, odiava estremamente che glieli
bagnassero.
-mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmMMM!!!-
Flesse le braccia per lo sforzo, finché non
riuscì a risollevarli
con l’imponente rilascio della sua energia magica. Li
squadrò
tutti e tre, con gli occhi iniettati di sangue.
“Non
reagiscono più alle mie provocazioni. Come si permettono???
Deve
essere stato Bickslow, con la sua magia delle anime li ha rimessi a
posto!!! Allora ucciderò lui per primo, e poi lo
sventrerò, e poi
farò loro mangiare la sua carcassa!!!”.
-Satan
Soul: Halphas!!!-.
Non
le piaceva affatto dover abbandonare l’aspetto di Satan, dato
che
era quello che più assomigliava al suo, e specialmente in
favore del
corpo più simile tra tutti a quello della piccola esorcista;
ma se
lo faceva era per concludere una volta per tutte la questione.
Così
diventò quella specie di ibrido tra un drago e
un… bleah… un
angelo, con quel faccino da santarellina.
-Recitate
le vostre insignificanti preghiere.- Tuonò loro.
Oh,
ora sì, ora avevano paura, ora gliel’aveva
ricordato, a quegli
stolti, che non potevano vincere fin dall’inizio. Di solito
era
divertente quando se ne dimenticavano. Però ora era
così incazzata
che nemmeno si divertiva.
-Anzi
no, non lo fate.- Rizzò un dito, caricando magia oscura a
forma di
sfera. I tre rifiuti arretrarono, ma tanto sarebbe stato inutile. Ah,
no, non potevano, con il Rigurgito tutto lì intorno. Avrebbe
potuto
scatenarglielo contro già da prima, ma voleva trucidarli con
le
proprie mani.
E
finalmente l’avrebbe fatto.
-Sayonara!-.
Rilasciò
l’attacco; ma la sfera, al posto che innalzarsi, le
piombò
addosso.
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