Kingdom Hearts - Another world

di AlekHiwatari14
(/viewuser.php?uid=99324)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.

 
Mi ritrovai sull'isola del destino insieme a Kairi. Era sola e sempre in pensiero per Sora. Ormai era sempre lontano da noi, da Kairi, dall'isola, da Paperino e Pippo, ma anche da me.
Molte volte la vedevo piangere e sempre triste, mentre continuava a scrivere quelle lettere per quel Sora che non avrebbe mai letto. Sperava tanto nel suo cuore che lui sarebbe tornato.
Lei... beh... lo amava.
Soffriva per la sua lontananza ed io soffrivo insieme a lei. L'isola era diventata quella di un tempo e nonostante i nostri amici non erano dell'isola, spesso venivano a trovarci ed ero mi sentivo felice, anche se mancava una parte essenziale dell'infanzia mia e di Kairi. Mancava lui. Mancava Sora, ma in fondo al mio cuore sapevo che ben presto sarebbe tornato.
Quel che non sapevo invece era che il mio viaggio non era finito lì, su quell'isola. Non sarei rimasto ancora per molto con i miei compagni. Dopo una manciata di giorni venni convocato da Yen Sid. Mi presentai alla torre incantata come ogni volta, ma con grande sorpresa non ero solo. C'era anche Topolino lì.
"Topolino, che fai qui?"
"Ho convocato anche lui nel caso servisse una mano."
"Mi spiace, ma io non credo di potervi aiutare. Sapete molto bene come sono fatte quelle di quella dimensione." Rifiutò inspiegabilmente. Lui non si era mai tirato indietro. Era la prima volta che vedevo il re declinare un compito. Non lo capivo e suscitò un enorme curiosità in me.
"Scusate, di che state parlando?"
"Riku, abbiamo appena ricevuto notizie da una entità superiore. Sai, i mondi devono essere chiusi, ma stavolta è ben diverso."
"Di che si tratta?" Chiesi essendo totalmente all'oscuro di ciò che stava accadendo.
"Vedi la nostra dimensione è gestita da un essere di importanza superiore. Da una persona buona e capace di alleviare il peso delle sofferenze delle dimensioni, proteggendola anche a costo della vita. Questa persona ha bisogno di aiuto per chiudere i varchi dimensionali." Spiegò Topolino e Yen Sid continuò: "Si, ma quei varchi non sono mai stati chiusi. Adesso ritiene che potrebbe esserci una seria minaccia. Per questo ha bisogno di un maestro del keyblade, ma non uno qualunque. Ha bisogno di chi si è fatto spazio nell'oscurità perché le altre dimensioni sono molto più oscure di queste."
"Quindi ha scelto me?" Cercai di capire, quando la porta dietro di me fu aperta senza nemmeno bussare. Chiunque era entrato era davvero maledicato e senza maniere. Percepii la contrarietà di Topolino e compresi il motivo per cui lui non voleva averci a che fare. Con una persona senza un briciolo di educazione non era per niente facile andarci d'accordo. Mi voltai e ciò che vidi fu solo una figura femminile vestita con leggins, gilé e stivali simili ai miei borchiati e neri, con una maglia a rosso scuro con una trama a quadri neri simile a quella che indossavo io. Il gilé aveva un cappuccio che aveva riposto sulla testa e copriva metà volto. Vedevo le labbra e la parte dal mento fino al naso. Non so perché ma ebbi l'impressione che avesse la mia età o qualche anno in meno.
"Allora? State ancora qui a chiacchierare?" Domandò con quella voce dolce, ma usando un timbro deciso. Incrociò le braccia. Non capivo esattamente cosa stesse succedendo. Era come se volesse fingersi terribile, ma non lo fosse realmente.
"Mpf... bussare non si può?" Mormorò Topolino urtato dalla maleducazione della ragazza e incrociando le braccia.
La tipa sospirò, facendo un passo in dietro e bussando vicino alla porta standosene dentro: "Così va meglio?"
Si vedeva lontano un miglio che tra quei due non scorreva buon sangue, ma Yen Sid probabilmente aveva molta fiducia in lei, anche perché cercò di metterla a suo agio: "Non dargli peso. Ben arrivata, Lady R."
"Lady R?" Ribattei, non sapendo esattamente che dire. Non sapevo se era il suo nome oppure no, ma di certo non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Non so perché, ma non riuscivo a fidarmi di lei. Avevo l'impressione di essere osservato attimo per attimo, come se la sua attenzione fosse espressamente su di me. Non conoscevo il suo aspetto e per come si mostrava non doveva essere un tipetto facile ad andarci d'accordo. Ad aumentare le mie ipotesi furono pure i comportamenti strani del re Topolino e di Yen Sid. Ebbi la strana sensazione che c'era qualcosa che non andava. Insomma, Topolino non si era mai comportato così con nessuno. Anzi, era sempre amichevole con tutti, mentre Yen Sid sembrava stimarla in qualche modo. Si vedeva che l'ammiravano, ma allo stesso tempo la temevano. Non passò molto prima che completasse la spiegazione che stava facendo prima di essere interrotti da questa... Lady...
"È colei che aiuterai, Riku. Quella di cui parlavamo prima. Sai, non è una persona normale. Lei è una aiutatrice, colei che controlla costantemente le dimensioni e impedisce gli attacchi esterni. L'aiuterai a chiudere i varchi dimensionali."
"Tu devi essere Riku." Affermò la tipa, incrociando le braccia e guardandomi da capo a piedi. Mormorai un semplice si, non sapendo che altro dire. Non la conoscevo, non mi fidavo e avvertivo una strana sensazione farsi sempre più nitida dentro me. Era come se il mio inconscio la conosceva già, ma io no. Era una strana sensazione di deja vù e questo in parte mi rendeva ancora più rigido e silenzioso del solito. Insomma, non la conoscevo e quelle emozioni strane mi confondevano. Non volevo far  capire la mia frustrazione, non l'ho mai fatto e quel che provavo stava sfociando in diffidenza. Non mi fidavo di lei. Si avvicinò, girandomi intorno. Era più bassa di me di qualche centimetro, ma avevo la sensazione di sentirmi terribilmente piccolo in quel frangente.
"Sei cresciuto parecchio e sei molto diverso da quel che ricordavo." Pronunciò, confondendomi ulteriormente.
"Cresciuto? Perché? Ci conosciamo?"
Lei rise per poi scuotere la testa e mettere le mani sui fianchi, chiarendo: "Io conosco te, ma tu non conosci me, quindi attieniti a ciò che ti dico. Dobbiamo chiudere alcune serrature dimensionali. I distruttori potrebbero venire in questo universo e non mi sembra il caso di..."
"Universo? Perché? Ci sono altri universi oltre a questo?" Interruppi essendo totalmente ignorante ed estraneo a quel discorso.
"Siamo solo atomi, particelle estremamente piccole e insignificanti in questo universo, figurati che importanza abbiamo se sapessimo quanto è vasto e grande il multiverso."
"Perché allora ti serve il mio aiuto?" Cercai di capire. Lei sorrise. Era strana, quasi come se si stesse prendendo gioco di me, ma aveva una forza interiore assurda e una saggezza superiore a quella di Yen Sid. Lo intuii da quelle parole che mi furono pronunciate.
"Dimmi, se una cellula in un corpo impazzisce, cosa succede?" In quell'istante non seppi rispondere. Abbassai la testa pensando a quella domanda. Lei sospirò e continuò: "Semplice. Si genera un qualcosa che crescendo attacca le altre cellule e nel corpo umano viene chiamato tumore. Questo provoca morte. Ecco perché dobbiamo chiudere le dimensioni. Non possiamo permettere che vengono attaccati altre dimensioni. Chiaro?"
Dovevo ammetterlo. Era molto autoritaria e precisa nel suo lavoro. Sembrava che ci tenesse molto a ciò che faceva. Senza accorgermene cominciai ad ammirare quel suo modo di essere. Ammirai la sua saggezza e senza accorgermene cominciò ad attrarmi. Non so perché, ma c'era qualcosa che mi incuriosiva di lei e allo stesso tempo mi confondeva.
Poi, mentre cercavo di cogliere i tratti del suo volto che non vedevo, lei mi ordinò: "Ah, già, quasi dimenticavo. Non guardarmi mai in faccia nel caso scappasse il cappuccio."
"Perché?"
"C'è chi dice che il mio volto è talmente bello da far innamorare le persone. Non che ci creda, ma per sicurezza attieniti a ciò che ti dico e andrà tutto bene."
La tipa si diresse verso la porta per poi continuare: "Preparati e appena sei pronto vieni da me, ma fa' presto. Ti aspetto fuori."
Con questo uscì dalla porta. Guardai per un attimo il re, per poi spostare gli occhi su Yen Sid. Non capii, non sapevo, ma sembravano entrambi in ansia.
"Pensi che sia la cosa giusta? Lo sai che lei è..." Cercò di dire il re, ma l'altro lo interruppe: "Lo so, Topolino, ma lei è anche un'abile aiutatrice. Non ci ha mai traditi, non ha mai distrutto niente e..."
"Ma viene da quella dimensione!" Urlò il re. Era come se non si fidasse di quella persona. Era come se ci fosse qualcosa sotto di orribile che neanche Topolino riusciva a mandare giù.
Yen Sid sospirò per poi annuire: "Lo so. Lo so, ma la sua causa è nobile. Quindi, non possiamo tirarci indietro."
"Da quale dimensione?" Domandai cercando di avere più informazioni possibili su di lei. In fondo avevo ancora tante domande a cui trovare risposte come il fatto che mi conoscesse e che sapesse tante cose su di me, ma pensai che probabilmente era un'abile bugiarda. Altrimenti perché Topolino ce l'aveva così tanto con lei?
"Vedi lei proviene da..." Tentò di dire il re, ma fu bloccato da Yen Sid: "No, lui non deve saperlo."
"Perché no?" Chiesi, rimandendo perplesso da quel comportamento, ma lui chiarì: "Perché meno sai, meglio è. Quelle dimensioni non sono come queste. Non hanno alcuna pace e se sapessi di lei, della sua essenza, probabilmente eviteresti di andarci e non possiamo permettere che le dimensioni siano in pericolo. Lo sai che c'è in gioco anche questa e tutto il lavoro fatto fino ad ora per proteggere i mondi verrà perduto in uno schiocco di dita. Capisci cosa intendo?"
In quell'istante pensai che probabilmente la natura di quell'aiutatrice fosse oscura. Insomma, aveva molti dettagli macabri e oscuri come il cappuccio sulla testa, il fatto che sapesse cose su di me che io non sapevo, il suo modo di fare e di pensare. Non so perché, ma mi venne il dubbio che fosse un nessuno o che magari la sua natura non avesse cuore. Doveva essere per forza un essere del genere. Solo questo poteva spiegare la diffidenza di Topolino e lo strano comportamento di Yen Sid, ma allo stesso tempo non trovavo risposte. C'erano così tante domande e sapevo che solo mettendomi in viaggio con lei avrei potuto rispondere ai miei dubbi.
"Allora, vado." Dissi semplicemente andando incontro alla mia nuova avventura, quando avvicinandomi alla porta, Topolino mi chiamò :"Riku."
Mi voltai e Yen Sid continuò: "Stai attento e tieniti stretto il keyblade."
Per la prima sentii quelle strane parole. Tieniti stretto il keyblade. Di solito usava sempre frasi come che il tuo cuore possa essere la chiave, ma stavolta no. Stavolta era stato preciso e compresi che era diverso. Ero sorpreso e non riuscii a non spalancare occhi e bocca dallo stupore, ma poi mi ripresi e con un sorriso annuii, rispondendo: "Ricevuto."
Uscii dalla porta e andai verso la Gummiship. Lei era già dentro, seduta ad aspettare. Mi misi ai posti di comando pronto a comandare il mezzo del nostro viaggio.
"Pronta?" Domandai. Lei accennò un sorriso per poi annuire.
Sorrisi anch'io e feci decollare la Gummiship, pronto a quell'avventura che presto avrebbe segnato la mia vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



Capitolo 1.
 
Silenzio.
Solo silenzio c'era intorno a me.
Era un silenzio imbarazzante.
Mi voltai alla mia destra, verso quella aiutatrice che avevo accanto. Era silenziosa e aveva le braccia incrociate e l'aria imbronciata. Sembrava infastidita. Forse, in realtà, non voleva essere aiutata, ma aveva bisogno del mio aiuto. Era come una costrizione per lei. Ebbi questa sensazione, ma ancora non riuscivo a capire cos'avesse nella mente. Era così... dura, tenebrosa e... misteriosa.
Aveva quel velo di mistero che mi incuriosiva sempre di più.
"Vai verso la Città di mezzo." Ordinò improvvisamente, vedendo che eravamo arrivati nello spazio. Annuii, per poi svoltare con la Gummiship in quella direzione. Spostai lo sguardo su di lei. Aveva gli occhi da tutt'altra parte, cose se pensasse ad altro. Confuso, cominciai a fare domande.
"Allora... Non mi hai detto molto di te..." Borbottai non sapendo come iniziare il discorso, ma lei mi interruppe bruscamente con quelle parole: "Meno sai, meglio è."
Di nuovo. Le stesse parole utilizzate da Yen Sid. Meno sai, meglio è. Era come se dovessi rimanere all'oscuro di tutto. Rimasi per un'attimo in silenzio. Era come se non potessi realmente sapere la situazione in cui andavo incontro.
Ero perplesso e cercavo di capire nonostante non potevo e non dovevo: "Si, ma non so nulla sul posto in cui andremo."
"Non è un posto, non è un luogo, è semplicemente l'universo." Rispose, bloccando ogni mia domanda. Era difficile andarci d'accordo. Era impossibile avere un dialogo con lei. Tentai di cambiare discorso, ma l'esito fu lo stesso.
"Da quanto tempo sei una aiutatrice?"
"Non è una domanda pertinente alla missione. Ti basta sapere che dobbiamo chiudere i varchi. Inizieremo dal più distante, così potrai tornare facilmente nel tuo mondo a fine missione. Quanto tempo ci vuole per arrivare alla Città di mezzo?"
"Ehm... credo ci vorranno circa tre ore. Perché?"
"Continua a volare diritto verso il varco dimensionale. Dovremo volare per circa altre tre ore dopo, quindi dovrei farcela." Avvertì, prendendo un orologio dalle tasche del gilé e mettendoselo al collo, ma non prima di averlo cronometrato.
"Farcela per cosa?" Cercai di capire. Lei sorrise e si voltò verso di me dicendomi: "Per svegliarmi."
"Cosa?! Vuoi addormentarti ora?"
"Il tempo è oro e il mio tempo non è come il tuo. Mi sveglierò anche prima delle 6 ore, tranquillo." Rassicurò, per poi mettersi comoda al suo posto per addormentarsi.
In quell'istante pensai che fosse la persona più strana che avevo conosciuto. Addormentarsi nella gummiship mentre eravamo in viaggio, cioè... era assurdo. Si trovavano mille imprevvisti nello spazio, tutti lo sapevano e lei che faceva? Dormiva. Assurdo. Semplicemente assurdo.
Il viaggio non andò per niente bene, anche perché trovai un bel po' di heartless che vagavano e che mi contrastavano.
"Assurdo. Con tutto questo frastuono e questi vuoti d'aria lei riesce ancora a dormire. Tsk..." Pensai a voce alta, vedendo che quel casino non l'aveva minimamente svegliata.
Dopo circa tre ore di viaggio, giunsi alla terra di mezzo e la sorpassai proprio come mi era stato detto, ma non riuscii a proseguire per molte ore. Il carburante mancava e decisi di fare una sosta su un pianeta poco lontano che distanziava circa un'ora dopo la terra di mezzo.
Scesi, guardandomi intorno. Erano delle strade molto simili a quelle viste nella città delle campane, ma era diverso. Non sapevo di essere atterrato in un mondo nuovo. Non sapevo di essere a New Ranopoli.
"Scusate, sapete dove posso trovare del...?" Cercai di domanda, ma ero come invisibile per loro. Andavano tutti di fretta e non comprendevo il motivo.
"Ehi, vieni a trovarci. Siamo nella strada in fondo a destra." Disse un tipo dandomi un foglio tra le mani.
"Veramente, io..." Era già andato verso altre persone a dare lo stesso e medesimo volantino. Volsi lo sguardo e notai che era l'inaugurazione di un ristorante.
"Forse lì troverò qualcuno che può indirizzarmi." Pensai ad alta voce, per poi dirigermi lì. Aprii le porte del ristorante e con grande stupore vidi quella gente ballare e cantare jazz insieme allo stesso tipo che mi aveva dato il volantino, mentre una tipa si avvicinava a me: "Ehi, benvenuto al ristorante. Io sono Tiana, la direttrice del ristorante. Cosa posso offrirti?"
"Veramente non sono qui per mangiare. Avevo bisogno di informazioni."
"Informazioni? Come posso aiutarti?" Chiese gentilmente e allora io colsi l'opportunità: "Sa dove posso trovare del carburante?"
"Certo, Naveen. Smettila di fare Jazz e viene ad aiutare il nostro ospite."
Il tipo scese dal palco per poi venire da me. Mi aiutò a trovare il carburante e a portarlo verso la Gummiship. La cosa strana era che quello era uno dei pochi mondi mai presi di mira dagli heartless. Non ne avevo visto nemmeno uno e la cosa era strana, ma anche bizzarra.
"Non avete avuto problemi qui?" Domandai, rimandendo sul vago.
"Problemi? In che senso?"
"Non so... invasori da altri mondi, heartless..."
"Heartless? Cosa sono? Dei topi o cose del genere?"
Quella sua sete di curiosità mi fece capire che lì non c'erano ancora stati. Era strano. Come mai non era stato ancora preso di mira quel mondo? Possibile che fosse perché era un bel po' più distante degli altri?
"Ehm...lascia stare." Dissi, per poi continuare il cammino. Arrivammo alla Gummiship e cercai di mettere il carburante al suo interno, ma non fu una pensata saggia portarmi dietro quel Naveen.
"Cos'è? Non ho mai visto un oggetto del genere?"
In quell'istante non sapevo cosa rispondere, ma qualcuno lo fece per me: "Oh... è un modello sperimentale."
Mi voltai sentendo quella voce. Era lei. Era Lady R.
Aveva un espressione strana e non esitò a dire: "Qualcosa che i neri come te non possono capire."
"Ehi!" Cercai di farla ragionare su ciò che diceva, ma Naveen se l'era presa e non poco: "Neri? Ma cos'è? Un discorso razzista?"
"Vattene. Fuori dai piedi. Hai fatto il tuo lavoro, nero." Lo umiliò e il tipo non riuscì a rimanere lì. Se ne andò con una mano tra i capelli e il morale a pezzi. Non riuscivo a capire quell'atteggiamento di quell'aiutatrice.
Senza nemmeno pensare, cominciai a prendermela con lei: "Pensavo che le aiutatrici aiutassero e non demoralizzassero."
"Tranquillo. Questo mondo ha la serratura chiusa. Gli heartless non verranno qui e nemmeno i distruttori. Questo mondo si avvicina molto al mio e so come vanno le cose qui."
"Si, ma questo non ti autorizza a trattare male le persone." Le dissi, mentre lei se ne stava per entrare all'interno della Gummiship.
Sospirò, per poi mettersi una mano sul fianco e l'altro sulla fronte. Si voltò verso di me, uscendo dal veicolo e venendomi incontro.
"Sentimi bene. Questo mondo è ambientato negli anni cinquanta. In quegli anni i neri erano presi di mira dai bianchi come noi. Per quanto mi faccia male trattarli in quel modo, non esiste amicizia tra bianchi e neri. Se c'era, il nero sarebbe stato schiavo del bianco. Quindi adeguati." Quelle parole non le capivo. Non ci riuscivo nonostante provavo e riprovavo a comprenderle.
"Adeguarmi? Ma di che stai parlando? Io non mi adeguo. Non sono discorsi da fare."
"Forse, ma il ragionamento di questo mondo va così. Adesso entra e continuiamo. Abbiamo ancora molta strada da fare." Mi interruppe per poi darmi nuovamente le spalle, mentre mormoravo: "Sei pessima."
"Tsk...per questo mi odiano." Borbottò anche lei, mentre intravidi una lacrima scendere sulla guancia. Lo stupore fu tale che non riuscii a non trattenere un: "Cosa?"
Si asciugò velocemente la lacrima per poi voltarsi verso di me e urlare: "Tutti mi odiano per questo, perché mi adeguo alla situazione. Sappi che non sono razzista. L'ho dovuto fare per logica del mondo."
"Logica del mondo?"
"Se qui entra il concetto di amicizia tra bianchi e neri, si aprirà la serratura e se si apre la serratura entreranno gli heartless e se entreranno gli hearless..."
"Ok, basta. Ho capito." Interruppi vedendola irritata e non poco.
"Adesso sali e partiamo. Abbiamo perso già troppo tempo."
Salii, anche se con il cuore in gola. Avrei voluto visitare quel mondo, ma non potevo farlo. Avevo una missione da compiere.
Mi misi a comando e guidai verso la direzione detta da quella Lady R. Diedi un'occhiata in giro notando tanti altri mondi non ancora visitati.
"Non sei mai venuto da questa parte, vero?" Domandò sorprendendomi. Inspiegabilmente era come se mi leggesse nella mente. Mi voltai verso lei e allora lei continuò:"Inutile che fai quella faccia. Te l'avevo detto che sapevo molte cose di te."
"Sai che mondi sono?"
"Quello è il Jazz meow, il mondo dei gatti, affianco c'è Book's Giungla, si dice che sia molto simile a dove abita Tarzan, ma è un bel po' diverso, poi c'è Green ed è il mondo più curioso di tutti. Si dice che ci sia un drago invisibile lì. Poi c'è Treasure Planet, Atlantis, Zootropolis..."
"Ne sono un bel po' di posti non ancora visitati."
"Già, ne sono tanti. Prima c'era anche Randagio, il mondo dei cani, ma alla fine è stato raggiunto dagli heartless e dall'oscurità. A ricordarlo adesso è solo un ristorante nella Città di mezzo."
"Questo... non lo sapevo." Mormorai incredulo. Abbassai lo sguardo. Non sapevo che dire.
C'erano così tanti mondi ed io ne conoscevo solo pochi di quelli di questa dimensione in cui vivo.
Calò il silenzio tra noi, ma dopo un po' lei continuò:"Comunque è a 5 anni."
"Cosa?" Domandai non capendo a pieno le sue parole e allora lei chiarì: "Prima mi hai chiesto da quanto tempo fossi una aiutatrice. Ho incominciato a 5 anni, ma lo sono diventato effettivamente a 15."
"Oh... Quindi qualche anno fa. Anch'io sono diventato maestro di keyblade l'anno scorso, ma sapevo gestire il keyblade già qualche anno prima. "
"Lo so. Tu eri stato prescelto, ma le tenebre ti hanno preso e... il comando è passato a Sora."
"Sai davvero molte cose su di me. Che altro sai?" Chiesi e inaspettatamente mi rispose: "So del tuo incontro con Terra, quando avevi circa 6 anni. So del tuo viaggio nel mondo oscuro, che lo hai fatto solo per trovare la via per dominare l'oscurità dentro te. So che sei stato posseduto da Ansem e che volevi dominare quella forza, ma con lo scontro con Roxas non ci sei riuscito e hai tolto la benda che ti impediva di vedere. So che hai molto a cuore i tuoi amici anche se non lo dimostri, proprio come so che tutto ciò che hai passato è stato solo per farti splendere nell'oscurità. In fondo anche il buio più profondo ha bisogno di una luce di speranza."
Era a conoscenza di ogni cosa, quasi come se fosse stata lì accanto a me e avrebbe vegliato ogni mossa. Era strano. Volevo saperne di più: "Posso sapere come fai a sapere tutte queste cose?"
Ma ovviamente lei non poteva continuare quel discorso. Erano cose non accessibili a me per chissà quale ragione. Così disse quelle parole: "Meno sai..."
"Meglio è. Ho capito."Interruppi completando la frase.
In quell'istante mi resi conto che non era poi così orribile come si mostrava. Aveva un lato buono, ma in qualche modo lo mascherava e questo non lo capivo. Non comprendevo il motivo per cui fare una cosa del genere.
Perché fingere di essere un'altra persona, una dalla personalità fredda e cattiva, invece di mostrarsi gentile e disponibile come lo era con me?
Pensai che probabilmente si era adeguata a come l'avevano dipinta. Non c'era altra motivazione, ma... perché dipingerla in quel modo? Possibile che riguardasse la sua vera natura? Possibile che fosse a causa della dimensione da cui proveniva?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2.

 
Ero in viaggio da ore.
Tutto era diventato silenzioso di colpo. Nonostante si fosse aperta un po' di più con me, era come se ci fosse sempre quell'alone di mistero in lei che la accompagnava sempre. Cominciai a dubitare di tutto. Insomma, non avevo ancora visto il suo volto e tutto quel mistero mi confondeva proprio il suo essere silenziosa. Sapeva molte cose su di me. Inizialmente credevo fossero coincidenze, ma non era così. Percepivo che sapeva realmente di me. Pensai anche che fosse in combutta con l'organizzazione XIII. Il fatto che comunque non sapevo nulla di lei non mi piaceva. Era come se la porta del suo cuore fosse chiusa e non poteva entrare nessuno nella sua lunghezza d'onda. Nessuno mai l'avrebbe scalfita. La cosa in parte mi terrorizzava. Non compresi perché. Pensai solamente che fosse il suo modo di tenere alla larga tutti, ma i dubbi continuavano a rimanere. Più passava il tempo e più mi sentivo perso. Ebbi l'impressione che si divertisse a starsene lì ad osservarmi in silenzio.
"Ecco. Siamo arrivati." Disse improvvisamente, per poi indicare la direzione e continuare:"Fermiamoci qui. Probabilmente ci sarà una serratura da chiudere in questo mondo."
"Da cosa lo deduci ?"
"Lo deduco dal fatto che conosco il posto. Ha ottimi guardiani, ma comunque è sotto tiro perché è all'entrata di un varco. Andiamo. Non si sa mai."Informò. Sinceramente non ci capivo molto della sua logica, ma comunque feci come mi disse.
Volevo stare allerta ed evitare ogni trappola. Una persona del genere era incomprensibile e totalmente imprevedibile. Infatti avrei pensato a tutto tranne quello che accadde.
Atterrammo su quel mondo.
Lei sembrava a suo agio. Era come se quel posto lo conoscesse da sempre. Uscimmo dalla Gummiship per avviarci a controllare il posto.
"Vieni. Andiamo da questa parte." Indicò verso sinistra. Ci incamminammo. Ero accanto a lei, quando notai che era più accanto a me. Mi voltai e vidi che un drago l'afferrò per il cappuccio che aveva sulla testa. Glielo tolse per poi strattonarla. Evocai la keyblade per raggiungerla e aiutarla, quando mi fermai di colpo. Mi bloccai per quella tranquillità assurda e quello scatto fuori dal comune con cui si svincolò dalla situazione. Si tolse il gilet per poi afferrarlo con l'altra mano e cercare di tirarlo dalla bocca dell'essere.
"Lascialo! Su, bello! Lascia la presa!" Esclamò ridendo dolcemente, per poi avvicinarsi all'essere e grattandolo sotto al collo.
"Ma... Che...?" Mormorai incredulo davanti a quella scena.
Non sapevo se essere incredulo per il modo in cui l'avesse steso oppure per il fatto che se ne stava tranquillamente senza gilet quando mi aveva ribadito più volte di non guardarla. Riuscii a vedere i suoi capelli castani e lunghi, ma non focalizzai bene il suo volto.
"Ah... Sdentato!" Sentii chiamare dietro di me. Mi voltai e vidi un tipo dai capelli castani e dei vestiti strani che mi sorpassava. Sembrava un vichingo, ma non ne ero sicuro. Mi superò, avvicinandosi alla ragazza:"Mi spiace, R. Non riesco a insegnargli di stare buono."
"Tranquillo. A me non dispiace di essere accolta con tanto affetto, anche se a momenti mi strangolava se avessi avuto il gilet chiuso come l'ultima volta."
"Su, lascia! Cattivo, Sdentato. Che razza di figure mi fai fare? Non si fa!" Disse il tipo prendendo il gilet per poi dirle:"Spero che tu non debba già ripartire, altrimenti non saprei come togliere questa bava di drago."
"Tranquillo. Rimarremo per un po'."
"Rimarremo?" Domandò, vedendomi dietro la ragazza che non perse tempo a presentarmi: "Ti presento Riku, lui è il tipo di cui ti ho parlato."
"Ah... Colui che chiude le serrature dei mondi. Non sai che strane storie si sono inventati i ragazzi. Cose da mettersi le mani nei capelli."
"Ehi, una ragazza che parla di serrature e di chiavi è sempre visto in maniera maliziosa, anche se lo dice con innocenza."
"Tu? Innocente? Ma a chi la dai a bere? Tutti lo sanno che sei la donna dei doppi sensi."
"Doppi sensi? Io? Ma va!" Rise scuotendo la testa. Quei due si conoscevano e non da poco. Questa era l'unica cosa di cui ero certo in quel momento.
Il tipo si avvicinò per poi presentarsi:"Io mi chiamo Hiccup, benvenuto nel mondo di Berk."
"Berk?" Mormorai non sapendo nulla di quel mondo.
"Si, è il nostro mondo. R mi ha parlato molto di te."
"Davvero?" Chiesi sorpreso. Era incredibilmente assurdo e allo stesso tempo inquietante.
Mi sentivo a disagio. Non conoscevo niente di lei e lei sapeva così tanto su di me a tal punto da parlarne in giro.
Non sapevo cos'altro aspettarmi.
"Si, ma non farci caso ai draghi. Spero che tu non abbia paura di loro." Continuò Hiccup mostrandosi molto amichevole. Guardai il drago che era ancora accanto a quella tipa e borbottai: "Non sembrano terrificanti come li descrivono."
"Lo so. Infatti sono davvero dei coccoloni, ma non stiamocene qui. Andiamo al villaggio. Probabilmente dopo ore di viaggio starete stanchi e affamati."
"In effetti..."
Hiccup ci fece strada e mi affiancai a quell'aiutatrice. Non riuscii a resistere alla curiosità. Forse era proprio perché non sapevo nulla e la voglia di conoscere ne era troppa. Spostai lo sguardo verso il viso per poter ammirare il suo volto. Aveva dei capelli castani lunghi, sulla fronte un ciuffo corto, aveva gli occhi azzurri e dei lineamenti molto simili a Naminé. Era strano, ma ai miei occhi non sembrava così bella come aveva detto. Cioè... La vedevo normale. Perché allora si innamoravano di lei solo a vederla? Perché dirmi una cosa del genere? A me, sinceramente, non faceva ne caldo ne freddo.
Lei si voltò verso me, guardandomi diritto negli occhi e dicendomi:"7 ore 45 minuti e 30 secondi netti."
"Che?"
"È il tempo che ci hai messo prima di guardarmi."
"Cosa? Hai cronometrato tutto?" Domandai incredulo, vedendo che aveva fermato l'orologio che aveva al collo per poi dirmi: "Sapevo che non avresti resistito."
"Mi spieghi di cosa stai parlando?"
"Ti avevo detto di non guardarmi nemmeno se fossi rimasta a volto scoperto."
"Guarda che ti vedo normale e non questa bellezza eclatante." Confessai incrociando le braccia, ma lei continuò: "Infatti sono normale."
"Cosa?" Urlai incredulo, mentre lei spiegava: "Volevo prenderti in giro e vedere quanto avresti resistito prima di guardarmi in viso. Avresti dovuto bendarti secondo me."
"Ah ah... Spiritosa. Davvero molto Spiritosa..." Ironizzai infastidito da quel suo modo di fare. Si era presa gioco di me pur non conoscendomi e la cosa era davvero irritante. Arrivammo al villaggio dove ci diedero del cibo e da bere. Misero della musica per festeggiare probabilmente l'arrivo di quella Lady R che tanto nobile non era.
Cominciai ad essere infastidito da lei. Farsi beffa di me ed io che l'avevo anche creduta. Tsk... Dovevo capirlo.
Era la classica persona meschina, razzista e che si prende gioco di tutti o almeno era ciò che credevo in quel momento.
"Ehi, non mangi?" Domandò sedendosi accanto a me,per poi darmi un piatto con della carne e dell'acqua.
Aveva quel sorrisetto fastidioso. Non pensavo potesse esistere qualcuno così irritante.
La guardai contrariato per un istante. Non mi fidavo di lei. Non ci riuscivo.
" Cos'è quel broncio? Ancora arrabbiato per lo scherzo?" Comprese ed io rivelai urtato: "Tsk... Ed io che credevo che avresti ipnotizzato qualcuno."
"Beh, nel tuo universo così mi dipingono, perché deluderli?"
"Vedo che ti adegui a tutto quello che dicono." Mormorai irritato dal suo modo di fare, ma c'era qualcosa che mi sfuggiva e nemmeno me ne rendevo conto. Lei mi guardò e continuò: "Veramente non a tutto. Solo quello che mi conviene e che fa bene agli altri."
"Quindi anche il discorso razzista su New Ranopoli ti eri adeguata."
"Per quanto mi faccia male fare discorsi del genere, si. Se c'è equilibrio e la serratura è chiusa, non entrano heartless e di conseguenza non c'è oscurità nel mondo. A parte quella che li equilibra."
Quelle parole mi sorpresero. Non sapevo che doveva esserci l'oscurità in un mondo per equilibrarlo con il bene.
"Quindi in tutti i mondi c'è l'oscurità?"
"Si, in tutti i mondi. L'avrai notato anche tu. Topolino aveva tanta oscurità quando era solo un apprendista di Yen Sid. Il suo equilibrio ha rilasciato gli heartless. La sua brama di potere l'ha portato a quello, ma lui non è oscurità e quindi ha voluto rimediare andando nel mondo oscuro. " Spiegò. In quel momento compresi tante cose.
Capii che era vero. L'avevo visto con i miei occhi quel Topolino che aveva allagato tutto a causa dell'oscurità e capii anche il motivo per cui il re non la vedeva di buon occhio quella aiutatrice.
"Ora capisco. Per questo Topolino è contrariato con te. "
"Gli ho detto la semplice verità, ma lui non l'ha presa tanto bene. "
Abbassai lo sguardo. Pensai a tutti i mondi visitati e un senso di angoscia mi salì.
"Nel mio mondo... Su isole del destino... Io ero l'oscurità... "Farfugliai pensando ad alta voce, ma lei scosse la testa per poi dire: "Non eri tu, ma Ansem. O meglio la parte di Xehanorth che si è impossessato di te. Quella era l'oscurità. Tu... Non c'entri nulla. "
"Invece sono stato io il colpevole. Non avrei dovuto cedere all'oscurità."
Scosse nuovamente la testa per poi appoggiare la sua mano sulla mia per attirare la mia attenzione e dire: "Ti sbagli, Riku. Tu dovevi. Altrimenti non saresti un esemplare maestro di keyblade."
Rimasi sorpreso da quelle parole, per poi guardarla continuare, mentre volgeva lo sguardo altrove: "Dovevi imparare a controllare le ombre dentro te e a non farti scalfire dall'oscurità. Per questo ci sei cascato. Era solo la tua preparazione verso una strada migliore o come la chiami tu, verso l'alba."
Quelle parole scaldarono il mio cuore. Era come se avessi dentro ancora tanta frustrazione del mio passato, ma in qualche modo lei mi avesse tranquillizzato. Avrei pensato qualsiasi cosa. Avrei pensato di tornare indietro e cancellare i miei sbagli se avessi potuto, ma con quelle parole capii una cosa importante che non mi era stata ancora detta. Capii che era destino che io cadessi nell'oscurità perché dovevo rinascere come la luce infondo al tunnel. Lei si alzò allontanandosi da me e andando a prendere dell'altro cibo, lasciandomi il piatto e l'acqua lí. L'avevo giudicata male. L'avevo definita qualcosa che forse non era.
"R..."Chiamai facendola fermare e voltare verso di me a dire:"Si?"
"Grazie..."
Lei sorrise e continuò a camminare.
Non compresi perché, ma in qualche modo lei riusciva a farmi star bene. Possibile che lei fosse davvero diversa da come l'avevo giudicata fino a quel momento?
"Ehi, vieni a ballare?"
"Che?"
In un istante mi ritrovai ad essere trascinato in pista a ballare una canzone chiamata 'Mr Jack' o qualcosa del genere. Non ne sapevo nulla di ballo, ma lei continuava a dire di seguirla. Fortunatamente i passi erano sempre gli stessi, ma stare dietro alla sua vivacità non era semplice.
"Ho sempre sognato che..." Tentò di dire qualcosa, ma si bloccò poiché c'era gente che continuava a venirci addosso per la frenesia del ballo.
"Non ce la faccio più. Ci andiamo a sedere?" Domandai sentendomi veramente in imbarazzo. Non mi è mai piaciuto stare in mezzo al casino.
Lei mi guardò e con un sorriso mi seguì. Ci allontanammo un po' dal resto del gruppo. La musica era troppo alta e sinceramente stava per scoppiarmi la testa. Si sedette sull'erba, alzando la testa e guardando le stelle.
"Da qui si vedono molti più mondi." Mi disse, ma la curiosità mi prese.
"Eh già." Mormorai, sedendomi accanto a lei, per poi chiedere:"Che stavi dicendo prima?"
"No, dicevo che..." Si voltò verso me, per poi bloccarsi. Aveva un'aria strana, quasi come se stesse pensando a qualcosa. Forse ci aveva pensato su e voleva cambiare discorso o magari era un modo nuovo per prendermi in giro, infatti fu proprio ciò che fece.
"Pensavo solamente che è stato bello ballare con il principe azzurro."
Spostai lo sguardo da lei per poi scuotere la testa:"Smettila. Non sono un principe azzurro."
"Beh... Shiki ti chiamò così, no?" Svolsi nuovamente i miei occhi su di lei, mentre se ne stava a guardare le stelle.
Era proprio come se sapesse tutto su di me e la cosa mi lasciò sorpreso, anche se non dovevo esserlo avendolo già capito, ma... sapeva troppo.
Poi rise inspiegabilmente e continuò quello strano discorso spostando lo sguardo verso me: "E comunque, detto tra noi, è meglio che non sei un principe azzurro. Tutti nel mio mondo sanno la verità su quei principi."
"E cioè?" Domandai incuriosito e lei aggiunse:"E cioè è gay."
"Cosa?" Cercai di capire sorpreso, anche se sapevo che era una trovata per prendermi in giro e lo sottolineai: "Mi stai prendendo in giro."
"Certo che no!" Urlò con una spontanetà assurda per poi continuare quel discorso essendo convinta di quello che diceva: "Avanti trovami un principe azzurro senza ceretta e con aria molto maschile. Fino ad ora non ho ancora visto un principe con muscoli e soprattutto con le palle di affrontare le situazioni."
Non so perché. Forse era il modo in cui lo diceva, ma era davvero divertente sentirla parlare con quelle convinzioni assurde. Cominciai a ridere pur non volendo. Era simpatica e dovevo ammettere che in parte era effettivamente vero. Capii una cosa essenziale di lei. Quella ragazza aveva molti nemici non solo perché parlava con il cuore, ma anche in faccia alle persone.
Cominciò a piacermi il modo in cui la pensava. Ormai eravamo in viaggio da ore e la ritenevo un'amica o comunque una conoscente. Volevo saperne di più di lei, del suo mondo.
Lei sapeva così tanto di me, mentre io continuavo ad essere all'oscuro della sua realtà.
Così, preso dai miei dubbi e dalle mie curiosità, chiesi: "Dimmi, sono proprio curioso di sapere... Com'è il tuo mondo?"
Quel volto sorridente si spense di colpo. Era come averle chiesto l'impossibile. Abbassò lo sguardo rispondendo: "Non ti piacerebbe."
"Perché?" Continuai a domandare. Il suo cambio d'umore non era per nulla normale. Probabilmente non le piaceva stare lì o semplicemente non voleva dirlo, anche perché mi rispose con:"Meno sai..."
"Meglio è. Ho capito. Ormai è diventato un motto. Se non vuoi parlarne non fa nulla, ma almeno vorrei sapere qualcosa in più su di te?"
"Di me? E perché?"
"Perché tu sai molto su di me, mentre io proprio nulla."
Quelle parole la fecero tenere la testa più bassa del solito. Era come se non potesse parlare, ma voleva. Era strano.
Possibile che qualcuno glielo impediva?
"Cosa vorresti sapere di me?" Domandò ed io non persi tempo a dire:"Non so... per esempio che vita fai quando non sei in giro oppure il tuo carattere. Qual è? Questo o quello che hai mostrato a New Ranopoli?"
Rimase in silenzio. Scosse la testa, per poi parlare in codice:"Cogli i tratti comuni."
"Che?"Mormorai non capendo. Lei continuava a non guardarmi e a tenere quell'espressione strana, come se volesse parlare, ma non poteva:"I tratti comuni sono il mio vero carattere."
Non volevo forzarla, ma comunque mi sentivo preso in giro da tutta quella situazione di mistero e di distanza che continuava ad avere. Era come se una parte di lei volesse starmi vicino, avere la mia amicizia, mentre l'altra parte no. Era combattuta con se stessa e non ne capivo il motivo.
"Di sicuro il mistero è da te, proprio come il fatto di prendermi in giro." Quelle parole furono come una delusione per lei. Scosse la testa e mettendosi una mano dietro la nuca chiarì: "Guarda che non ti prendo in giro. Mi piace solo vedere come reagisci a tali situazioni. In fondo, anche se so molto su di te non posso dire di conoscerti bene."
In quel momento mi resi conto che era molto insicura, nonostante si mostrasse forte. Era un combattimento continuo con se stessa. Come se stesse reprimendo qualcosa dentro e questo la faceva star male.
Rimasi in silenzio per un po', ma comunque volevo sapere come sapeva tutte quelle cose su di me e glielo chiesi: "Come fai a sapere tutte queste cose su di me?"
"Mi spiace, non posso dirtelo." Continuò a dire ed io cercai di capire: "Perché no?"
Volse lo sguardo verso me, per poi dirmi quelle parole assurde e senza senso: "Staresti male e cadresti nell'oscurità se te lo dicessi. Infondo... nemmeno io penso che la prenderei bene se sapessi che la mia realtà è tutt'altro e che il mio mondo è..."
Si bloccò di colpo, come se avesse compreso che stava dicendo più del dovuto.
"Qual è il tuo mondo?"
Rimase ferma a guardare un punto ben preciso dell'erba e continuò: "È un mondo lontano. Molto lontano. In un universo dove l'oscurità prevale sulla luce e cerca di abbassare i nobili di cuore ridicolizzandoli e facendoli sentire inadatti e fuori dal comune."
"Mi stai prendendo in giro. Non esistono mondi così pieni di oscurità e odio." Risposi convinto di ciò che sapevo, ma la realtà era ben diversa.
Probabilmente lei veniva realmente da un mondo del genere. Aveva quello sguardo perso nel vuoto mentre confermava ciò che aveva detto: "Oh... certo che esiste. Ci abito io e ogni giorno è una lotta continua prima con i familiari, poi con gli amici e in fine con la società."
"Come si chiama questo mondo?"
In quell'attimo sembrò ritornare in sé. Scosse la testa per poi alzarsi velocemente da terra e dirmi: "Non posso dirtelo. Non avrei dovuto dirti nemmeno questo."
Si mise le mani agli occhi, come ad asciugarsi le lacrime che non avevo notato. Stava male. Stava male perché odiava il mondo da cui proveniva ed io non facevo altro che alimentare quel dolore cercando di capire. Cominciò ad avanzare per allontanarsi da me.
"Dove vai?"
"Ovunque non si parli delle mie cose personali. Anche perché ti farebbe male sapere troppo." Mi disse continuando il suo cammino e lasciandomi lì, seduto a guardare le stelle.
Possibile che quest'aiutatrice stia così male? Possibile che esistano mondi pieni di oscuritù che fanno del male ai proprio abitanti?


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3.

Eravamo arrivati a Berk, il mondo dei draghi e dei vichinghi. Hiccup, il capo del villaggio vichingo, era stato molto gentile ad ospitarci lì, mentre quella tipa diventava sempre più strana. Mi resi conto che c'era  qualcosa in lei che non andava. Era come se volesse aprirsi, ma non era in condizione di farlo. Era come se fosse costretta a tacere per chissà quale motivo. Ero sempre più incuriosito da lei. Aveva quell'alone di mistero che non saprei spiegare. Era qualcosa di indecifrabile, ma volevo scoprirne di più anche se mi era impossibile. Nonostante i miei tentativi di avvicinarmi a lei, ero costantemente bloccato ad un attimo prima di scoprire la verità. Era come se il suo cuore fosse stato chiuso a chiave e nessuno sarebbe potuto mai entrare e scoprire la verità su di lei. Fu quella la sensazione che ebbi.
La sera Hiccup ci ospitò a dormire lì. Avremo iniziato a cercare la serratura il giorno seguente, ma il comportamento di quella aiutatrice continuava a farsi secondo per secondo sempre più strano o semplicemente ero io a non capirci nulla di lei.
"Ho portato le coperte anche per te." Gli disse Hiccup entrando con un bel po' di coperte e mettendole a terra, accanto a lei che se ne stava seduta con le gambe incrociate e quell'espressione seria.
"Non ne ho bisogno." Rispose, maneggiando il suo Gummifono. Era come se cercasse qualcosa lì dentro o quanto meno cercava di capire la situazione. Quel tipo la conosceva sicuramente meglio di me, anche perché cominciò a protestare il suo modo di comportarsi: "Sei sempre la solita. Guarda che dovresti dormire. Non sei immortale."
"Lo sai che il mio tempo non è come il vostro." Ribatté lei, mentre lui si mise una mano alla fronte mormorando: "Stai sempre a dirlo. È inutile che me lo ricordi. Lo dicevo per te."
"Lo so, ma ho molto lavoro da fare. Mi lasci le mappe? Così me le studio per bene." Chiese alzandosi da terra. Hiccup annuì per poi andare alla scrivania e mettere tutto ciò che aveva trovato. La ragazza lo seguí, vedendo quello che doveva controllare.
"Quelle in rosso sulla mappa sono le zone di avvistamento di questi esseri strani. Non so come ci siano arrivati." Informò dandole una sottospecie di diario nero e piccolo. La ragazza cominciò a sfogliarlo notando: "Hai disegnato tutto... Ottimo! Sarà più facile per noi trovare la serratura."
"State attenti. Quei tipi non scherzano di certo. Pensate solo a un buon piano per non farli venire più qui. Al resto penseremo noi e i draghi."
"D'accordo, allora studierò una strategia e vedremo come chiudere la dannata serratura." Rispose la tipa, sedendosi sulla sedia e posare il Gummifono lì accanto tra quelle carte, cominciando a controllarle una ad una.
"Ok, allora vi lascio riposare. Ah... quasi dimenticavo. Il gilet sarà pronto per domani."
"Grazie, Hiccup."
"Ma figurati. Dopotutto non potevo lasciartelo così. Buona notte."
"Notte, Hiccup." Augurò mentre lo vedeva uscire dalla stanza.
Misi le coperte alla meglio per fare un giaciglio che mi avrebbe fatto dormire. Alzai lo sguardo verso di lei, mentre me ne stavo seduto sulle mie ginocchia a mettere i cuscini.  La situazione mi lasciava perplesso e non posso. Feci un respiro profondo, per poi chiedere incerto: "Sicura che non hai bisogno di dormire?" 

Lei rispose con un deciso: "Sicura." 

La situazione mi confondeva e non poco, a tal punto da mormorare tra me e me: "Eppure sulla Gummiship ha dormito anche più del dovuto. Perché dice che non ne ha bisogno?" 

Quel mormorio fatto mentre mi alzavo da terra, anche se detto a bassissima voce, lei lo sentì e replicò: "Era un'altra cosa. Mi basta meno di un'ora per riprendermi." 
Mi voltai verso lei che spostò lo sguardo su di me per poi sospirare e consigliare: "Tu riposa, io ho molto da fare qui."
Incuriosito, mi avvicinai vedendo quegli appunti sparsi sulla scrivania. Ne presi uno, guardando l'essere che raffigurava su quel foglio con tanto di simbolo.
"Impossibile." Borbottai, mentre lei comprese dov'era il mio stupore: "Nesciens. Non sono Heartless, ma Nesciens."
"Sai da dove provengono?"
"Non so come ci siano arrivati qui, ma dobbiamo trovare il punto esatto della serratura, così miriamo al problema effettivo. Questa gente sa difendersi da sola, ma con una invasione di Nesciens, non credo che se la passino bene."
Decisi di sedermi accanto a lei e guardare quei fogli che quella Lady stava studiando. La sentii mormorare i nomi di quei Nesciens, scrivendo sotto a quegli appunti di Hiccup: "Fluttuo, Salemarino, Attaccabrighe, Mostarda, Morsicarovo, Calzavendetta..."
Nonostante lei non fosse del mio mondo, conosceva molto bene quei nomi. Poteva essere strano, ma in quel momento non ci pensai. L'unica cosa che pensai fu che probabilmente anche nel suo mondo c'erano e per questo conosceva molto bene i Nesciens e gli Heartless.
"C'è anche Corvo lunato, Conigliottero..." Continuai, prendendo i fogli con quei Nesciens disegnati sopra quando ella mi interruppe.
"Trovato!" Esclamò, per poi continuare indicando un foglio: "Gommabomba. Se c'è lui, c'è la serratura."
Volsi lo sguardo verso quel foglio che ritraeva l'essere. Quelle parole mi lasciarono sorpreso. Era come se sapesse perfettamente come funzionassero gli Heartless, Nesciens, Nessuno e quant'altro. Ero incredulo, ma allo stesso tempo inquietato da tanto sapere. Pensai che potesse sbagliarsi. Era una cosa disumana sapere con precisione dove avrebbero attaccato quegli esseri e dove si trovava la serratura, ma lei ne era convinta.
"Pensi che sia nel suo punto o nei dintorni?" Domandai incerto, anche perché non mi era mai capitato prima di trovarmi in situazioni del genere.
"Potrebbe..." Rispose, prendendo il Gummifono. Poi, con aria incerta, spostò lo sguardo verso me, mentre continuavo a guardare quegli esseri raffigurati. Sentendomi osservato, mi girai nella sua direzione. In quell'istante cominciò ad essere strana. Spostò rapidamente gli occhi verso la mappa. Continuai a guardare quei fogli, quando la sentii sospirare. Il suo sospiro mi fece voltare nuovamente verso di lei dove la vidi scattare una foto sulla mappa con il Gummifono, per poi dire: "Mi ci vorrà un po' per trovare la posizione. Va a riposare. Ci penso io qui."
"E tu? Non dormi?"
"Te l'ho già detto. Il mio tempo è diverso dal tuo." Ribadì, assumendo uno sguardo quasi triste e perso nel vuoto. Non compresi il perché. Pensai solo che fosse strana e mi limitai a rispondere con un incerto: "O-ok..." 

Poi mi alzai e andai verso il giaciglio di coperte, quando lei mi chiamò con tono indeciso: "Riku?"
"Si?" Mi voltai. Ci fu un attimo di silenzio prima che lei potesse sospirare nuovamente, per poi scuotere la testa. Si mise una mano dietro la nuca mormorando: "Lascia stare. Buona notte."
"Buona notte anche a te..." Dissi, andando a sdraiarmi nelle coperte.
La notte fu piuttosto lunga e se dicessi che dormii tranquillamente, sarebbe una bugia. Rimasi sveglio. Ancora non mi fidavo di lei e mi agitava il pensiero che potesse rimanere sveglia per tanto tempo. Inoltre continuavo a sentire quegli occhi puntati su di me. Era come se vegliasse, ma non capivo a pieno il motivo. 
Improvvisamente sentii un ronzio, come una vibrazione su di un tavolo. Era il suo Gummifono. Lo prese e rispose con tono scherzoso: "Ehi, Jack. Come va la vita?"
"R, stiamo nei guai fino al collo." Sentii la voce del tipo dall'altro lato. Quella tipa cambiò tono trasformandosi in serietà e freddezza di colpo: "Cos'è successo?"
"Pitch."
"Di nuovo lui?"
Spostai lo sguardo su di lei e la vidi con un'espressione molto seria che guardava il Gummifono. Era in videochiamata. Se ne stava appoggiata con il gomito destro sulla scrivania che faceva da sostegno alla testa, mentre con l'altra mano manteneva l'oggetto.
"Non so come abbia fatto, ma sta invadendo la città con le sue creature. Stanno spaventando tutti. Grandi e piccini. Abbiamo cercato di fermarle, ma non sappiamo per quanto ancora li terremo testa."
Sospirò per poi togliersi da quella posizione chiedendo: "Hai una foto di queste creature?"
"Si, ne ho scattata una e il coniglio pasquale mi ha anche preso in giro. Sapevo che ti sarebbe servita. Adesso te la mando."
Ci fu un secondo di silenzio prima che potesse scattare di colpo. La sua reazione fu del tutto incomprensibile. Non riuscivo a capirla.
"Cosa?" Sbraitò alzandosi di scatto dalla sedia che cadde per la violenza con cui si era alzata.
"R, sai di cosa si tratta?" Domandò il tipo dall'altro lato del Gummifono e lei l'unica cosa che disse fu:"Brutte notizie. Verrò il prima possibile. Voi teneteli lontani da tutto, intesi?"
"D'accordo."
Chiuse la chiamata velocemente, mettendosi l'oggetto della tasca posteriore dei leggins. Alzata com'era, guardò le mappe e cominciò a tracciare dei punti sulla mappa velocemente. Era come se già sapesse dove si trovava. Sapeva la posizione esatta della serratura, ma non l'aveva detto. Era come se volesse aspettare. Ebbi l'impressione che l'avesse fatto per farmi dormi o quanto meno per far riposare prima tutti e non allarmarli, ma quella chiamata l'aveva scossa e molto. Si voltò per venire da me. Aveva un passo e un tono deciso.
"Riku, sveglia. Dobbiamo andare!"
Con queste parole mi strappò le coperte di dosso.
"Ho sentito. Dove dobbiamo andare?" Le chiesi pensando che mi avesse capito che ero sveglio, ma lei non capì che avevo sentito la chiamata, ma spiegò la situazione ugualmente. 
"Dobbiamo chiudere la serratura e raggiungere un altro mondo. Pare che siano stati avvistati dei nessuno." Sintetizzò, ritornando verso la scrivania, mentre io ero incredulo tanto da urlare un: "Cosa?"
Controllò la scrivania per poi tornare da me che ero ancora seduto e afferrarmi per il braccio per farmi alzare: "Non abbiamo tempo da perdere! Andiamo!"
Era agitata e non poco. "Ehi, calmati! Così sveglierai tutti." Dissi cercando di farla rimanere tranquilla, ma non feci altro che gettare benzina sul fuoco . 
Si voltò verso me, mentre stava al ciglio della porta che avrebbe condotto verso l'esterno, e mi disse: "Calmarmi? Lo sai che se ci sono i nessuno..."
"...c'è l'organizzazione XIII." Completai interrompendola. Lei accennò ad un sorriso per poi annuire, mentre usciva fuori.
La seguii. Prese un drago, mentre io avevo tante altre domande da fare: "Ma come hanno fatto a...?"
"Non ne ho idea ed è quello che voglio scoprire. Salta su!" Mi disse, salendo in groppa a quell'essere. 
Ero restio. Non avevo mai guidato un drago prima.
"Su, forza. I draghi ci porteranno nel punto esatto."
"Ma è di Hiccup."
"Non è di Hiccup, i draghi sono di tutti. Puoi averne uno anche tu in questo mondo, ma questo è preso in prestito. Avanti, salta su. Non temere." Incoraggiò tenendomi la mano. L'afferrai e saltai in groppa a quel drago viola con armatura. 
Doveva essere il suo. Era come se riuscisse a domarlo tranquillamente, come se fosse suo amico in qualche modo. Incendiò i Nesciens in volo, mentre cercavamo il Gommabomba.
"Eccolo!" Esclamò indicandolo e facendo cenno di andare.
Evocai il mio keyblade e mi lanciai, atterrando in piedi proprio davanti a quell'essere. Cominciai a batterlo, ma si moltiplicava ad ogni incrocio di lama.
"Ma... che..?"
"Non ti distrarre!" Sentii dietro di me la voce di quella aiutatrice. Mi voltai e vidi che c'erano altri  Nesciens. Se non fosse venuta, mi avrebbero preso di spalle.
La cosa che mi sorprese fu che aveva una spada tra le mani. Era simile alla  mia animofago, ma molto diversa allo stesso tempo. La lama era uguale, ma di colore gialla, mentre la struttura era rossa, come se rappresentasse il fuoco. L'impugnatura era diversa, molto simile all'impugnatura del mio keyblade nuovo, con un ciondolo a forma di leone che scendeva. Non saprei come spiegare, ma era un misto tra la mia vecchia arma, questa nuova e la gunblade di Leon. 
Mi stava guardando le spalle, ma proprio nel momento più inaspettato apparve uno sciame di shadows. L'impatto con quegli esseri mi fece perdere la keyblade e cadere a terra. Stavo per essere travolto quando accadde l'impensabile. Con uno scatto allucinante si mise dinanzi a me, afferrando il mio keyblade che era a terra e sferrando un colpo deciso su quello sciame che lo fece a pezzi. Rimasi incredulo. Fu proprio in quel momento che compresi una cosa molto importante. In lei c'era molto più di quello che mostrava. Era abile, era riuscita a tener saldo il keyblade come se fosse stata suo. Di solito è ciò che succede a chi è stato destinato ad essere un guardiano di luce, un apprendista o maestro del keyblade. Ecco perché Topolino la temeva e aveva detto di tenere stretto il keyblade.
"Stai bene?!" Domandò, spostando lo sguardo su di me. Annuii, mentre lei mi tendeva la mano.
L'afferrai e mi alzai. Lei mi tese la keyblade per poi dire: "Abbiamo una serratura da chiudere."
Ripresi la mia arma tra le mani, mentre ella sorrideva. Cominciai ad essere estremamente confuso. Mi indicò un punto preciso in cui era la serratura di cui parlava. Alzai lo sguardo e la vidi nel punto esatto in cui mi indicava,  su quella montagna dove lei aveva detto. La chiusi e subito dopo volammo via con il drago per andare alla Gummiship e partire per un nuovo viaggio. 
Non proferì parola. Il silenzio regnava sia durante il viaggio di ritorno, sia quando prendemmo la Gummiship. Riprese il gilet con sé e partimmo per un nuovo viaggio. Decise di guidare lei ed io glielo feci fare. Ero ancora confuso e cercavo di capire cosa avesse nella mente, ma era difficile. Estremamente difficile.
"Ci metteremo un po' per arrivare." Disse, mettendosi ai comandi. Rimasi in silenzio. Dovevo ancora digerire quella situazione e più passavo del tempo con lei, più mi accorgevo di dettagli che prima non avevo notato. Era molto protettiva con me, nonostante non volesse darlo a vedere. Questo comportamento mi faceva ritornare nuovamente il pensiero che avesse chiuso il suo cuore per qualche motivo ben preciso.
"Sei silenzioso." Notò, mentre eravamo in viaggio. Era come se sapesse tutto di me.
Non importava se parlassi o meno. Lei mi conosceva bene. Sentiva che c'era qualcosa che non andava e continuò: "Qualcosa non va?"
Quella domanda...
Mi sentivo sempre più piccolo rispetto a colei che mi ritrovato davanti. Ero del tutto confuso. Avevo mille domande nella mente senza risposta. Quella tipa riusciva a destreggiare la keyblade, riusciva a combattere, ma non poteva chiudere una serratura? Possibile che c'era molto di più di quello che vedevo? 
"Cosa sei?!" Domandai preso dalle domande e dai dubbi.
"Cosa sono?!"
"Si, cosa sei? Ti ho visto utilizzare il keyblade, riesci ad evocare la tua arma e sapevi perfettamente dove si trovava la serratura, ma non puoi chiuderla per chissà quale ragione. Cosa sei?" Rimase in silenzio. Il suo volto si incupì. Era come se non potesse parlare di ciò che era davvero e in parole povere rispose: "Una aiutatrice. Ecco cosa sono."
"Non è una risposta. Ti ho fatto una domanda ben precisa."
"Riposa. Sarà un viaggio lungo." Consigliò, cambiando discorso, ma la cosa mi innervosì, ma cercai di mantenere la calma continuando: "Non cambiare discorso. Come sei riuscita a utilizzare la keyblade? Solo chi è destinato può farlo."
"Lo so, ma c'è chi rinuncia e decide di chiudere l'unica chiave che lo conduce in qualsiasi mondo."
"L'unica chiave che conduce in qualsiasi mondo?" Mormorai incredulo. Ripetere quelle parole mi facevano pensare a quello che diceva sempre Yen Sid.
"L'unica chiave che conduce ovunque è il cuore. Tu hai rinunciato e chiuso il tuo cuore?"
Rimase in silenzio e allora io pretesi una risposta: "A che gioco stai giocando?"
"Dovresti riposare." Continuò a ripetere, ma io volevo sapere: "Ti ho fatto una domanda."
"Domanda non pertinente alla missione."
"Ma io voglio saperlo."
Rimase in silenzio. Si alzò il cappuccio mettendoselo in testa, per poi mormorare con un filo di voce e con tono dispiaciuto: "Non posso dirti nulla."
"Perché?"
"Credimi. Sapresti ogni cosa se potessi."
"Perché non puoi?"
"La realtà è più dura della fantasia. Diventeresti pazzo nel sapere la realtà. Anch'io devo ancora accettarla ed è per questo che ho deciso di chiudere e rinunciare."
"Chiudere e rinunciare?! Stai parlando del tuo cuore, non è così?" Cercai di capire, ma lei scosse la testa per poi rispondere: "Scusa... non posso più rispondere."
Rimase in silenzio. Non sapevo che quella situazione la feriva terribilmente. Non sapevo che lei avesse chiuso il suo cuore per proteggere qualcosa di molto più grande che giaceva al suo interno.
Una lacrima scese sul suo volto. Peccato che non la vidi. Non mi accorsi di nulla a causa di quel cappuccio che le copriva il volto. Pensai solamente che fosse una grande egoista. Se solo avessi saputo prima la verità probabilmente non l'avrei giudicata così male. Possibile che possa esserci una ragione valida per chiudere il proprio cuore per sempre?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3820210