Cosa accadde prima

di Celeste98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di un'amicizia che sarà eterna ***
Capitolo 2: *** Bulma Brief ***
Capitolo 3: *** Nonno Gohan ***
Capitolo 4: *** Noi ***
Capitolo 5: *** A KaiohShin ***
Capitolo 6: *** Eravamo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantano ***



Capitolo 1
*** L'inizio di un'amicizia che sarà eterna ***


POV Radish
“RADISH! Accompagna tu tuo fratello a scuola, io ho delle cose da sbrigare” la voce di mio nonno mi fa sobbalzare e spalancare gli occhi nonostante fino a un attimo prima dormissi beatamente. Immediatamente la mia attenzione è catturata dalla sveglia, che devo aver spento senza neanche aprire gli occhi, e che ora segna le 7:35. Cazzo sono in ritardo!
Mi alzo di scatto dal letto e mi precipito in bagno, non senza inciampare prima nelle lenzuola annodate intorno ai miei piedi. Non ho il tempo di farmi una doccia così decido di lavarmi i denti e legare i miei ingestibili capelli neri in una coda bassa e disordinata che mi arriva all’incirca sopra le spalle, dopodiché corro a vestirmi prendendo le prime cose che riesco a trovare nell’armadio: un paio di pantaloni neri pieni di tasche e cerniere in stile militare, una maglia grigia con la camicia a quadri bianca e nera (ovviamente lasciata aperta) sopra, ai piedi le mie inseparabili scarpe da ginnastica. Sto ancora indossando la camicia quando arrivo in cucina tenendo la cinghia dello zaino tra i denti.
“Radish era ora! Ti sei di nuovo riaddormentato ignorando la sveglia?!” mi accoglie mio fratello distogliendo l’attenzione dal fumetto che sta leggendo.
“Taci testa di palma e fila a prepararti che siamo in ritardo” esclamo imboccando al volo una fetta di pane con burro e marmellata che trovo in un piatto sul tavolo da pranzo. È marmellata d’arance... Bealch! Solo mio fratello mangia quella roba.
Io e mio fratello non ci somigliamo per niente, né fisicamente né caratterialmente, ma so che quest’ultima differenza sia dovuta anche alla nostra differente infanzia. Io ho quindici anni e mio fratello dodici. Ricordo che da piccolo non ero entusiasta all’idea di avere un fratellino e ogni volta che scoppiava a piangere in piena notte ero sempre più convinto della mia opinione. Nonostante questo eravamo una bella famiglia, eravamo solo noi quattro. Poi la disgrazia...
Ho sempre avuto un rapporto unico con mio padre. Lui era un poliziotto ed era il mio eroe finché non venne ammazzato durante una rapina offrendosi in cambio della liberazione degli ostaggi, ovviamente senza giubbotto antiproiettili. Il rapinatore era più terrorizzato degli ostaggi e in un attimo di distrazione premette il grilletto colpendo mio padre in pieno petto e lasciandolo morire dissanguato. All’arrivo dell’ambulanza per lui non c’era più nulla da fare e mi ritrovai a diventare l’uomo di casa a soli quattro anni, mio fratello avrebbe compiuto il suo primo anno di vita la settimana successiva. Da allora smisi di parlare di mio padre e per me lui divenne semplicemente Bardack. Perché? Perché avrei preferito avere mio padre in vita che un eroe morto
Mia madre fece tutto ciò che era in suo potere per non farci mancare nulla, distruggendosi con turni massacranti mentre noi rimanevamo con nonno Gohan, ma si sa: al peggio non c’è mai fine. Infatti, dieci anni dopo la morte di Bardack, mamma scoprì di avere un cancro al cervello. Sfortunatamente se ne accorse quando ormai era troppo tardi e sei mesi dopo anche lei morì.
Io e Kakaroth fummo allora affidati a nonno Gohan, il padre di Bardack, con cui abitiamo tutt’ora, che decise di non tornare nella sua tranquilla casa di campagna sui monti Paoz, bensì di rimanere con noi in città per non sconvolgere troppo le nostre abitudini.
“Radish? Radish mi senti?! Faremo tardi a scuola” la voce di mio fratello mi sveglia dalle mie riflessioni e mi obbliga a concentrare il mio sguardo su di lui. Kakaroth è fisicamente la copia di nostro padre ma ha il carattere di nostra madre e i suoi stessi occhi sempre allegri.
“Certo che ti sento, moccioso. Muoviti adesso” esclamo avviandomi verso la porta.
“Radish? Lo zaino”
In una situazione normale sarei riuscito a correre a scuola e arrivare in tempo prima di beccarmi un rimprovero per il ritardo, ma oggi non è il mio giorno fortunato. Dopo aver lasciato Kakaroth a scuola, il cui edificio si trova al lato opposto del complesso scolastico rispetto al liceo, mi affretto a raggiungere la mia meta, optando per recuperare i tempi per una scorciatoia attraverso la biblioteca. Si tratta di un grande edificio con due ingressi che danno rispettivamente sul lato est e quello ovest del complesso, il che costituisce una scorciatoia dal momento che è sempre deserta. Ma, come già detto, oggi non è i mio giorno fortunato, infatti sto correndo per l’atrio quando una figura mi taglia la strada e prima che potessi provare a rallentare ci scontriamo inevitabilmente finendo a terra.
“Cazzo che dolore!” esclamo massaggiandomi la fronte per la botta ricevuta.
“Ma guarda dove vai razza di idiota!” sbotta invece l’altro con un tono arrabbiato. Strizzo un attimo gli occhi e poi mi volto verso l’asino che ha parlato.
“Che hai detto coglione? Sei stato tu a tagliarmi la strada” sbotto alzandomi, imitato subito dopo dal ragazzino. È molto più basso di me anche se i capelli a fiamma gli fanno guadagnare qualche centimetro in più, gli occhi neri e un’espressione scazzata.
“E da quanto in qua è permesso correre in biblioteca?”
“Oh perdonami principino, non era mia intenzione infrangere le regole. Ora se permetti ho fretta” così dicendo recupero il mio zaino e riprendo la mia strada. Come volevasi dimostrare arrivo a lezione già iniziata.
“Son! Primo giorno e già in ritardo? Iniziamo male” borbotta la professoressa Baba accogliendomi nella sua aula. La professoressa Baba insegna algebra e l’ho odiata dal primo giorno del primo anno, ma l’antipatia è reciproca dal momento che la vecchia strega non perde occasione per rimproverarmi anche senza una ragione.
“Scusi, non ho sentito la sveglia stamattina e poi ho dovuto accompagnare mio fratello a-”
“Scuse, scuse e ancora scure. Impara a prenderti la responsabilità delle tue azioni, Son. Ora va a sederti e cerca di stare attento perché domani sarai interrogato” esclama lei interrompendomi. L’ho già detto  che la odio? Ciononostante obbedisco agli ordini e vado a sedermi in terza fila.
La vecchia strega sta per riprendere la sua spiegazione ma viene interrotta nuovamente dal bussare alla porta.
“Che c’è ancora? È una congiura per non farmi concludere la lezione?” sbotta la donnetta aprendo la porta ma, per punizione divina, si trova davanti niente di meno che il preside Yammer.
“Buongiorno professoressa Baba, scusi per l’interruzione ma ho scortato qui un nuovo alunno della sua classe” solo ora noto il ragazzino che entrò in aula a pochi passi di distanza dal preside con un grosso livido violaceo sulla fronte spaziosa.
“Oh sì certo Preside, infatti aspettavo il signor King per questa mattina. Ragazzo ora va a sederti accanto a Son. Più tardi ti presenterai al resto della classe” il ragazzino sbuffa sonoramente a quella proposta. Incurante del suo aspetto non più tanto preciso come era sicuramente questa mattina, il nuovo arrivato procede a testa alta tra i banchi sotto lo sguardo curioso di tutti i nostri compagni, ma nel momento in cui si ferma al banco libero al mio fianco si blocca sul posto.
“Non ci credo. Ancora tu!” sbotta guardandomi talmente male che non mi stupirebbe se cominciasse anche a lanciar saette dagli occhi.
“Già, non fa piacere neanche a me nanerotto. Mi hai già rovinato la giornata di prima mattina quindi mettiti seduto e vedi di non farla diventare un’abitudine”. Trascorremmo il resto dell’ora ignorandoci a vicenda, e, con mio sommo piacere, così fu anche per i corsi di storia, arte e ginnastica, che scoprimmo di frequentare insieme.
Alle 16, al termine delle lezioni, esco dall’edificio e mi dirigo dal lato opposto del complesso scolastico per andare a riprendere mio fratello. In teoria potrei benissimo chiedergli di raggiungermi davanti al liceo in modo da non dover allungare la strada percorrendo due volte lo stesso viale, ma conoscendo quell’imbranato di Kakaroth so che sarebbe capace di perdersi anche lungo una strada dritta così con uno sbuffo percorro la strada fino a quando scorsi l’edificio giallo canarino. Fortunatamente non devo arrivare fino a lì perché, notando il mio arrivo, Kakaroth mi corre incontro.
“Fratelloneeee!” con la sua solita delicatezza tipica degli elefanti in un negozio di porcellane, il marmocchio mi salta letteralmente addosso e tra la grande rincorsa, il suo peso e quello dei nostri zaini faccio molta fatica a mantenermi in piedi.
“Kakaroth sei forse impazzino a saltarmi addosso così? Potevamo finire tutti e due a terra” esclamo rimettendolo a terra e mettendomi in spalla il suo zaino. Ok che non sopporto mio fratello ma non gli lascerò di certo rischiare una scoliosi o che so io!
“Mi sono divertito tantissimo a scuola oggi. Le materie sono un po’ più pesanti dello scorso anno e ho anche cambiato alcuni professori, ma il mio migliore amico Crilin è di nuovo nella mia stessa classe. A te è andata un po’ meglio oggi rispetto all’anno scorso? Hai conosciuto qualche nuovo amico?”
“Ehi ehi respira ogni tanto, marmocchio” esclamo interrompendo il suo monologo. Mio fratello è sempre una palla al piede ma in fondo non mi dispiace che si interessi a me, anche se non lo ammetterò mai ad anima viva, e anche oggi non ha perso occasione di farmelo notare. Quando l’anno scorso sono stato bocciato in quasi tutte le materie il nonno mi ha fatto una lavata di capo interminabile e alla sera ero talmente incazzato che andai a letto senza cenare. Poco prima delle dieci testa di palma venne a bussare alla mia porta e prima ancora che potessi mandarlo al diavolo entrò e mi porse un panino con burro e marmellata di more (la mia preferita). Non disse niente sulla mia assenza a cena, né batté ciglio nel momento in cui lo cacciai malamente fuori dalla mia camera, ma fece l’unica cosa che non mi sarei aspettato: mi guardò negli occhi e mi disse “Vedrai Radish l’anno prossimo andrà meglio. Stai solo attraversando un periodo no, non sarà mica così per sempre. Devi solo avere pazienza e non ti devi mai abbattere”. Non riaprimmo più l’argomento per l’intera estate e di questo gli fui tacitamente grato, in compenso decise di ricominciare a frequentare la palestra di maestro Muten insieme a me.
Non ho la minima intenzione di rispondere e mio fratello deve averlo capitolo perché fa per riprendere con le sue domande, ma viene interrotto da un’altra voce proveniente da dietro dell’edificio.
“Non ne avete ancora abbastanza?!” sbotta una voce scocciata e con il fiatone e non appena arriviamo all’angolo scopro appartenere al nanerottolo che mi ha tagliato la strada stamattina. Di fronte a lui ci sono quei due trogloditi di Tensing e Brock, due stronzi con la brutta abitudine di scegliere una vittima e rendergli la vita impossibile. Loro sono stati il motivo primario della mia bocciatura l’anno scorso, ma ovviamente il nonno non lo sa. Preferisco il disprezzo alla pietà e, poco ma sicuro, non avrei mai retto il suo sguardo amareggiato e deluso quindi avevo deciso di tacere su ciò che passavo ogni  giorno a causa di questi bastardi figli di papà.
Io e Kakaroth siamo ancora dietro l’angolo dell’edificio quindi nessuno si è accorto della mia presenza e in un primo momento faccio per andare via prima di essere notati. Per chissà quale motivo, però, nel momento in cui riprendono a lottare mi immobilizzo sul posto sporgendomi quanto basta per riuscire a vedere. Nonostante sia un ragazzino abbastanza basso ha una discreta forza e dalla sua tecnica salta all’occhio la sua educazione alla disciplina delle arti marziali.
“Fratellone dobbiamo aiutarlo!” Kakaroth mi tira da un braccio in un chiaro invito ad unirmi alla mischia.
“Sei impazzito? Conosco bene quei due, se anche solo provassi ad aiutarlo finiremo tutti e due in ospedale!” ma quel cocciuto di mio fratello non vuole sentire ragioni, limitandosi a rivolgermi un’occhiata più che eloquente che centinaia di volte fare da nostra madre. Con uno sbuffo lascio il mio zaino a terra e mi tolgo la camicia.
“Non ti muovere da qui. Se ti azzardi a disobbedirmi e predi anche un solo ceffone sta pur certo che ti darò il resto” così dicendo svolto l’angolo e mi piazzo davanti al gruppo con le braccia incrociate al petto “Molto leale due contro uno! Vedo che maturare non è nella vostra natura”
“Non impicciarti Son... Oppure devo pensare che ti sia mancato prenderle?” Tensing si avvicina a me di qualche passo mentre Brock tiene il novellino bloccato dalle spalle.
“Non correre rischi Tensing e lascia perdere i pensieri, non vorrei che il tuo cervello subisse delle conseguenze per aver svolto un’azione che non è abituato a compiere” la mia frecciatina sortisce l’effetto sperato e il pelato fa per tirarmi un pugno in faccia che prontamente schivo spostandomi all’ultimo secondo e rispondendo con un pugno in pieno stomaco. Intanto il tipo coi capelli a fiamma si è liberato dalla presa dell’altro idiota e, schiena contro schiena, lottiamo contro i nostri avversari con una naturale sintonia, come se combattessimo così da una vita.
“COSA STA SUCCEDENDO QUI?” alla voce della professoressa Baba che ha appena svoltato l’angolo, i due energumeni si lanciano un’occhiata e scappano vero il retro della struttura. Per un colpo di fortuna riesco a fare lo sgambetto a Brock che cade addosso al suo compare finendo come due salami ai piedi del preside Yammer che intanto è uscito dall’edificio attraverso l’uscita d’emergenza (l’anno scorso mi ha rimproverato innumerevoli volte perché la utilizzavo e ora è lui a dare il pessimo esempio?!)
Io e il nanerottolo, in automatico, ci battiamo il cinque, ma la nostra euforia dura ben poco perché il preside e la professoressa iniziano a urlarci contro di tutto e di più
“SIETE FORSE USCITI DI TESTA? CONSIDERATEVI PURE TUTTI IN PUNIZIONE MASCALZONI CHE NON SIETE ALTRO!ANZI, MEGLIO ANCORA. SIETE TUTTI SOSPESI E STATE E STATE PUR CERTI CHE ADESSO CONTATTERÒ I VOSTRI GENITORI ED ENTRO DOMANI SARETE TUTTI ESPULSI!” non l’ho mai visto così infuriato e il terrore si fa strada in me alla parola espulsione.
“Nooooo” mio fratello ci raggiunge con un’espressione spaventata e tirandosi dietro gli zaini “Signor preside non espella mio fratello. È solo intervenuto in soccorso del suo amico quando l’ha visto in difficoltà contro quei due bulli”
“Come fai a dire che è andata veramente così? Magari è solo il tuo maldestro tentativo di difendere tuo fratello” esclamò la professoressa
“Deve credermi signora. Io e Radish stavamo passando da qui per tornare a casa quando abbiamo visto quei due che circondavano l’amico di mio fratello così Radish è intervenuto” più va avanti con il suo racconto e più vorrei prendere a calci mio fratello per la figura che mi sta facendo fare... e poi il nanerottolo non è mio amico!
Stranamente lo sguardo del preside sembra farsi meno assassino.
“Sei sicuro di ciò che stai dicendo ragazzino?”
“Sì signore. La mamma e il nonno mi hanno sempre detto che non si devono dire le bugie” e lo conosco abbastanza bene da immaginare la determinazione nei suoi occhi mentre dice queste parole. Kakaroth ha ormai dodici anni e nonostante sia un ragazzino normale alcune volte parlando con lui si ha l’impressione di parlare con un bambino molto più piccolo, non per qualche disturbo ma semplicemente per la sua genuinità tipica dei bambini.
“Per questa volta non vi farò sospendere e, giacché oggi è il primo giorno di scuola, non farò neppure chiamare i vostri genitori, ma da domani sarete in punizione per tutto il resto della settimana. Ogni pomeriggio vi fermerete un’ora in più a scuola. Voi due” iniziò volgendo lo sguardo a Tensing e Brock che teneva ancora per il retro delle magliette “aiuterete il giardiniere a raccogliere tutte le cartacce e la spazzatura dei giardini. Mentre voi due” continuò alzando lo sguardo su me e il tipo che mi era accanto “passerete la vostra ora di punizione a pulire i cancellini di tutte le aule. Sono stato chiaro?” e senza aspettarsi una vera risposta ci congedò tutti. I due trogloditi non esitarono a darsela a gambe e, conoscendoli, entro domani troveranno il modo di liberarsi di questa punizione, senza badare a loro mi voltai verso mio fratello e gli tirai uno scappellotto dietro la testa
“Testa di rapa che non sei altro! Cosa non ti era chiaro quando ti ho detto di rimanere lì?!”
“Ahia! Radish mi hai fatto male. E poi tu l’hai detto quando facevate a botte non hai detto nulla sul non dover intervenire una volta che sono arrivati gli adulti” si giustificò massaggiandosi la testa, anche se non avevo usato neanche un quinto della forza usata per colpire invece quei due.
“La prossima volta allora comincia con il dar retta ai tuoi stessi consigli e non impicciarti nelle cose che non ti riguardano, capellone” sbottò il tipo bassino che noto solo ora essere rimasto alle nostre spalle.
“Un semplice grazie sarebbe bastato, nanerottolo” rispondo di rimando non riuscendo a trattenere un ghigno alla vista della vena che pulsava al centro della sua fronte. Mi carico di nuovo gli zaini in spalla e faccio per riprendere la strada per tornare a casa, ma mio fratello non è del mio stesso avviso perché corre ad importunare quell’altro
“Ciao! Io mi chiamo Son Kakaroth, ma i miei amici e il nonno mi chiamano Goku come il protagonista del mio fumetto preferito. Lui è mio fratello Radish e anche il suo nome compare nel fumetto, ma lui è un cattivo mentre mio fratello non lo è. Tu come ti chiami?”
“Ma respiri ogni tanto?” sbotta invece il capelli a fiamma con un sopracciglio alzato e seguendo il mio esempio di riprendere a percorrere la strada.
“Ti conviene rispondergli o non ti lascerà più in pace” conosco fin troppo bene quella palla al piede
“King Vegeta” rispose affiancandomi
“Anche il tuo nome c’è in Dragon Ball ma non vale... Adesso siete due cattivi contro uno”
“Non provocare Kakaroth!” esclamammo insieme e un attimo dopo scoppiammo a ridere.


SPAZIO AUTRICE
Eccocci qui alla fine del primo capitolo del prequel in cui abbiamo conosciuto le versione adolescenti di Radish, Vegeta e Goku e, in secondo luogo, il passato dei due frateli Son. Per chi non avesse letto la storia principale, "Scritto nelle stelle... o in un fumetto", consiglio la lettura per capire al meglio queste vicende.
Premetto che non ho ancora deciso il giorno della settimana in cui pubblicare gli aggiornamenti, sempre che riesca a pubblicare una volta a settimana, causa imminente sessione invernale 😱😫
Al prossimo capitolo 😘🤗

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Capitolo 2
*** Bulma Brief ***


POV Vegeta
Sono le 7:55, mancano solo cinque minuti all’ingresso a scuola e, ovviamente, quell’idiota del mio migliore amico è in ritardo. Giuro che questa volta gliele suono come si deve. Chissà che scusa si inventerà questa volta soprattutto.
Come se avesse in qualche modo letto nei miei pensieri, ecco che attraversa di corsa il cancello d’ingresso e mi raggiunge alla panchina dove siamo soliti trascorrere l’intervallo, o almeno dove io sono solito trascorrere l’intervallo mentre quell’idiota del mio migliore amico corre dietro a tutti le rappresentanti del genere femminile della scuola.
“Scusa il ritardo” esordì Radish con il fiatone “C’era un gruppetto di ragazzini andicapaci bloccato su un albero e ho dovuto-”
“Mh-mh” nego con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate al petto
“Hai ragione. Mi sono battuto con un cazzone incappucciato ma poi abbiamo scoperto che si chiama Gine anche la sua mamma” replica con estrema serietà
“No” nego di nuovo
“Traffico?”
“Già usata”
“Cazzo Veg! Ci credo che sono ancora single. Con tutte le tue domande a cui devo rispondere ogni volta che faccio tardi a un appuntamento o non rispondo al telefono chi cavolo l’avrebbe sopportato il bis anche da una ragazza?!” sbotta mentre mi alzo in piedi. Decido di stare al gioco per fargli capire che gli ho perdonato il ritardo e, stampandomi in faccia la mia espressione più seria, mi volto di nuovo verso di lui.
“Quindi ammetti che stai pensando di tradirmi?!”
“No certo che no, lo sai che per me esisti solo tu” e, come suo solito fare, mi avvolge le spalle con un braccio un attimo prima di lasciar libero sfogo alle nostre risate.
“Scollati capellone e muoviamoci ad andare in aula prima che qualcuno si faccia strane idee o peggio che la vicepreside Baba decida di venire a cercarci” esclamo accompagnando le mie parole con una gomitata per convincerlo a spostarsi.
“Oh no mi ci manca giusto quella strega per rendere la mia giornata un vero inferno già dal mattino” non mi era difficile credergli. Radish e Kakaroth non stavano passando un bel periodo e, da quando il nonno si è ammalato, il maggiore dei Son aveva cominciato ad assentarsi sempre più di frequente a scuola e più di una volta mi ero ritrovato a passargli i compiti durante la pausa pranzo.
“Hai trovato il tempo di studiare per il test di geometria?” chiedo avvicinandomi all’aula.
“Cazzo il test! Ecco cosa avevo dimenticato” la voce di Rad accompagnata dal suono prodotto dalla sua mano schiaffata in fronte mi convince a voltarmi. Come volevasi dimostrare, il mio udito non mi aveva ingannato e infatti trovo il mo migliore amico con il viso pallino dal terrore e la mano destra a districare i capelli.
“Veg io me la do a gambe. Tu non mi hai visto”
“Rad non dire cazzate. La scuola è iniziata da soli due mesi e già hai fatto fin troppe assenze” faccio per corrergli dietro per le scale, ma a sbarrarci la strada troviamo niente di meno che la vicepreside Baba.
“Son! King! Vi siete persi? La vostra classe è dall’altra parte” quanto detesto quella nana malefica!
“Oh vicepreside, buongiorno. Noi stavamo cercando proprio lei in realtà" inizia Radish improvvisando sul momento
"Ah sì? Beh mi avete trovata. Cosa volete?" chiede la nana malefica raggiungendoci sul pianerottolo e incrociando le braccia al petto
"Ehm vede noi... Stavamo pensando, io e lui intendo... Che... Ehm"
"Che numero porta di scarpe? Abbiamo trovato un paio di scarpe argentate che siamo sicuri staranno in incanto con il vestito da strega dell'Ovest che indossava ieri" intervengo con una pacca tra le scapole di Rad nella speranza che si svegli in tempo per comunicare a correre
"BRUTTI SCREANZATI E MALEDUCATI CHE NON SIETE ALTRO! ANDATE IMMEDIATAMENTE NELLA VOSTRA CLASSE PRIMA CHE VI SPEDISCA NELL'UFFICIO DEL PRESIDE" fortunatamente le urla della vicepresidente svegliano il capellone e, senza farcelo ripetere due volte, ci fiondiamo immediatamente nella classe di geometria.
"Oh qual buon vento, Son. Che onore essere degnati della sua presenza stamani. Andate a sedervi, un minuto in più e non aveste svolto il test" a parlare fu quell'altra eccellentissima testa di cazzo del professor Nineth, un tipo più largo che alto (tanto che quando lo si vede dall'alto forma un cerchio perfetto da far invidia a Giotto), gli occhi a mandorla e un'espressione tra l’esasperato e lo scocciato.
Io e Radish ci sediamo ai nostri posti in fondo all'aula e il professore ci consegna i test. La geometria non è la materia in cui spicco, ma i problemi non mi sembrano troppo difficili. Radish ovviamente non la pensa come me
"Sono spacciato" mormora tenendosi la testa tra le mani.
A quaranta minuti dall'inizio del test io ho già finito tutti gli esercizi mentre Radish sta ancora disperatamente masticando la matita... Con uno scatto fulmineo scambio i nostri test (su cui fortunatamente nessuno dei due ha ancora scritto il nome) e, sotto lo sguardo confuso del mio amico, mi metto palesemente a copiare da quello che era il mio compito.
"KING! Stai copiando?! Scrivi il tuo nome sul compito e fila immediatamente nell'ufficio del preside. Blue raccogli tutte le copie. Il test è appena finito" le urla del professor Nineth attirano su di me l'attenzione di tutta la classe e con uno sbuffo eseguo l'ordine per poi prendere il mio zaino e lasciare la classe seguito a ruota dal grassone.
"Preside Yammer questo teppista ha tentato di imbrogliare al test di oggi. Mi aspetto che lo punisca in modo adeguato" tsk neanche avessi tentato di hackerare la NASA. Grazie al cielo mi risparmio l'intero discorso del professore poiché rimango fuori dall'ufficio per qualche minuto. Quando uscì dall'ufficio il prof mi lanciò un'occhiata soddisfatto
"Il preside ti sta aspettando" con uno sbuffo, l’ennesimo di quella mattina, mi dirigo nell’ufficio e mi accomodo sdraiandomi quasi sulla poltrona dinanzi alla scrivania, senza aspettare l’invito dell’uomo.
“Mr King spero che abbia una spiegazione valida per questo comportamento intollerabile”
“Non avevo studiato e mi scocciava consegnare in bianco” mento senza il minimo tentennamento o dubbio, Rad è come un fratello per me e so per certo che lui farebbe lo stesso a ruoli invertiti. Cazzo, abbiamo preso tanti di quei pugni per difenderci le spalle nelle scazzottate, non mi fermerò di certo di fronte alla minaccia di una sospensione.
“Fingerò di crederle, King. In una situazione normale non esiterei a sospendere un alunno per un comportamento del genere, o a metterlo in punizione quando si tratta di un evento raro. Nel suo caso le propongo un accordo” esordì il preside abbassando lo sguardo sulla scrivania per impilare dei fogli. Le sue parole mi lasciano di stucco, ma allo stesso tempo mi accendono dentro una certa curiosità che mi spinge a voler sapere il resto
“Dunque?” chiedo infatti mettendomi composto sulla poltrona e inarcando un sopracciglio.
“Lei è uno degli studenti migliori dell’istituto. Un perfetto rendimento scolastico con una media di A in tutti i corsi nonostante l’anno accademico sia iniziato da poco. Inoltre gioca nella squadra di football della scuola ed è iscritto a numerosi progetti extrascolastici”
“Dove vuole andare a parare, preside?”  detesto i giri di parole e le perdite di tempo, ovviamente questo evito di dirlo altrimenti non esiterà a sospendermi su due piedi infischiandosene del mio ottimo rendimento scolastico.
“Sarebbe un peccato che la sua carriera scolastica venga intaccata da una punizione o peggio una sospensione. Quindi le propongo un accordo: io chiuderò un occhio sulla faccenda del compito di geometria e lei in cambio domani farà si occuperà di mostrare la scuola a una nuova studentessa che si è appena trasferita. Ci sta?” mi chiede infine intrecciando le dita sopra la scrivania.
“Mi sta proponendo di ignorare il mio tentativo di imbrogliare a un test e in cambio io domani dovrò saltare le lezioni per fare da guida turistica a una ragazzina del primo anno?” il preside annuisce alla mia domanda riepilogativa “Penso si possa fare... Ora posso andare? Dopo essermi perso letteratura vorrei evitare di tornare qui per aver fatto tardi a ginnastica. Buona giornata”
§
“L’ho sempre detto che tu hai più culo di chiunque in questa cazzo di scuola! A chi altro beccato a copiare avrebbero proposto di assentarsi a tutte le lezioni della giornata?!” esordì Radish stravaccandosi sulla panchina e occupandone due terzi. Oggi ha fatto praticamente i salti mortali per arrivare a scuola in anticipo solo per la curiosità di vedere la ragazzina che sto aspettando e, ovviamente, tempestarmi di domande.
“Che vuoi farci Son? Non tutti sono me... Ma fossi in te non esulterei così in fretta, si tratta comunque di fare da babysitter a una mocciosa del primo anno che sono certo mi farà le palle quadrate con le domande più assurde che le possono venire in mente” il suono della campanella interrompe sul nascere qualsiasi altra domanda del capellone.
“Cazzo di già?! Tu la aspetti qui o entri?”
“La aspetterò nell’atrio, l’appuntamento è più o meno tra qualche minuto” detto ciò mi alzo e inizio ad avviarmi verso l’ingresso. Stamattina ho preferito rinunciare allo zaino dal momento che non avrei seguito le lezioni, ma per ogni evenienza lascio sempre nell’armadietto anche qualche romanzo con cui passare il tempo e qualcosa mi dice che oggi potrebbe tornarmi utile.
Io e Radish siamo gli ultimi ad entrare e nel salutare il mio amico la mia attenzione viene catturata da una figura seduta sul bancone che divide il corridoio dalla stanza dove ci sono le fotocopiatrici. È un tipo abbastanza stravagante con i capelli turchini legati in una coda alta da cui però sfuggono alcuni ciuffi più corti degli altri e osserva l’ambiente intorno a lei con gli occhi azzurri pieni di meraviglia. Non indossa l’uniforme scolastica perciò non impiego molto a fare due più due, intuendo che si tratti della nuova studentessa. Siamo ormai rimasti gli unici nell’atrio, posti ai due lati opposti della grande sala poiché io mi trovo con le spalle poggiate contro la parete di fronte a lei. Non ho la benché minima intenzione di andarle incontro e deve averlo capito anche la turchina perché la vedo venirmi incontro con la coda dell’occhio. Che la tortura abbia inizio
“Ciao... Sono nuova qui e il preside ieri mi ha detto che avrebbe incaricato uno studente di farmi visitare la scuola. Non c’è più nessun altro qui nell’atrio quindi deduco che sia tu” sposto finalmente lo sguardo sulla ragazza che mi sta a qualche passo di distanza e mi porge la mano  con un sorriso a trentadue denti.
“Il mio nome è Bulma Brief” in risposta sbuffo sonoramente e ignoro volutamente la sua mano tesa.
“Vediamo di darci una mossa ragazzina. Cerca di starmi dietro e non perderti” esclamo allontanandomi verso uno dei tanti corridoi dell’edificio.
“Che modi... Scusa? Non mi hai detto come ti chiami” saltellando un po’ la ragazzina fa del suo meglio per affiancarmi
“Non ti serve saperlo”
“E se ho bisogno di chiamarti come faccio?”
“Semplice: non lo fai”
Trascorriamo la mattinata a fare il giro della scuola, quattro lunghe ore in cui la ragazzina non smise mai, e dico MAI, di parlare. Mio malgrado e nonostante la mia intenzione di ignorarla captai qualche informazione. A quanto pare era iscritta al primo anno ma, essendo più avanti sul programma in alcuni corsi, avrebbe seguito alcuni corsi del secondo, in particolare me la sarei trovata tra i piedi ai corsi di scienze della terra, matematica e fisica e probabilmente sarebbe andata così per TUTTI gli anni a venire perché, essendo scarsa in ginnastica e filosofia, non poteva fare il salto (e quindi non avrebbe potuto tediarmi per TUTTO il liceo), in compenso ama la lettura e la prima cosa che mi chiese fu infatti se fosse presente una biblioteca.
“Mi chiedevo, ragazzo del mistero, quali laboratori e club extrascolastici ci sono in questa scuola? Sai al mio vecchio liceo ero direttrice e responsabile del club di robotica e mi piacerebbe continuare a farne part-”
“Sono diversi club, non li ricordo tutti” esclamo interrompendo il suo ennesimo racconto che tanto non ascolterò.
“Uffa certo che sei scorbutico. Dove posso informarmi su quali e quanti sono?”
“Che vuoi che ne sappia?! In segreteria suppongo”
“Perché stiamo andando verso l’uscita?”
“Non hai detto di voler andare in biblioteca?” non mi sfugge il suo sguardo in un attimo divenuto splendente. Attraversammo il sentiero fino la biblioteca in assoluto silenzio e una volta lì la trovammo, come sempre, deserta.
“Di solito non ci viene mai nessuno, ma alcuni studenti la usano come scorciatoia quindi ti consiglio di guardare da entrambi i lati quando esci da una corsia o rischi che qualche idiota ti investa” mi trovo a pronunciare senza neanche farci caso, in ricordo di quel primo incontro con colui che è diventato per me più di un fratello.
“Quale idiota si farebbe investire mentre attraversa una biblioteca?” ridacchia la turchina. Già non la sopporto
Senza aggiungere nient’altro faccio per allontanarmi, Radish sicuramente mi starà aspettando in sala mensa.
“Ehi dove stai andando? Non puoi lasciarmi qui!” sbotta la turchina correndo per affiancarmi.
“La gita turistica è finita, quindi puoi smettere di tediarmi ragazzina”
“La vuoi smettere di chiamarmi ragazzina? Io un nome lo ho al contrario tuo, e mi chiamo BULMA. Vedi di usarlo” che caratterino... “E poi dove dovrei andare scusa? Sono appena arrivata in questa scuola e apparte te non conosco nessuno. Ho deciso: vengo con te! Dove andiamo?”
§
“E così tu inizierai da domani eh? Come mai hai scelto di venire qui se hai frequentato solo scuole private?” chiese Radish alla turchina seduta al mio fianco in sala mensa... Come c’era da aspettarsi, non solo riuscito a liberarmi di lei e ora è seduta tra me e il mio migliore amico.
“La scuola privata che avevamo preso in considerazione è dall’altra parte della città e in ogni caso non accettano iscrizioni ad anno accademico ormai iniziato così ho voluto provare l’esperienza della scuola pubblica”
“Ciao ragazzi!” la voce di Kakaroth ci raggiunge prima che lui appaia nei mio campo visivo sedendosi di fronte a noi “Ciao tu sei nuova? Non mi pare di averti già vista in giro, tantomeno con questi due zucconi. Cosa hai fatto di male per meritare una punizione anche solo paragonabile alla loro compagnia?” continua rivolgendosi alla turchina. Kakaroth non è cambiato per niente in questo anno, ha iniziato le superiori e ovviamente non si è mai allontanato dai suoi amici.
La turchina al mio fianco, come diavolo si chiamava?, ride per la frase del marmocchio per poi rispondere “Mi chiamo Bulma e da domani inizierò a frequentare questa scuola, oggi sono venuta solo a fare un giro”
“Ah quindi è vero che sei nuova. Sei capitata proprio male se le prime persone che hai conosciuto sono stati questi due, ma possiamo rimediare. Io sono Goku, Radish è mio fratello maggiore e, ti prego, non far caso a come mi chiamano lui e Vegeta, preferisco di gran lunga Goku” lancio un’occhiataccia a Kakaroth mentre noto con la coda dell’occhio la ragazzina voltarsi verso di me con un ghigno serafico
“E così ti chiami Vegeta eh? Devo dire che in effetti somigli allo spocchioso principino di Dragon Ball” e dopo questa non credo che potremmo mai andare d’accordo.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE
Capitolo due. È trascorso poco più di un anno da quando Vegeta ha fatto la conoscenza di Radish e oggi è il turno della famosa turchina che, come tutti sappiamo, gli sconvolgerà la vita. Direi che la prima impressione non potrebbe essere più sbagliata, voi che ne pensate? Ve la immaginate la scena con il bel tenebroso e scorbutico Vegeta seguito a ruota dall’allegra, spontanea e testarda Bulma Brief?
Il legame tra Rad e Vegeta è a tutti gli effetti fraterno (non ho resistito alla tentazione di inserire tra un dialogo preso da Deadpool 2 che mi sembrava più che adatto alla situazione, chi conosce il film penso che l'abbia individuato), tanto che King non esita a rischiare una punizione per salvare la media del suo migliore amico. Fortunatamente gli va di lusso, e anziché una punizione si trova dover a che fare con una giornata di orientamento a una nuova iscritta dell’ultimo minuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto 🤗🤗

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Capitolo 3
*** Nonno Gohan ***


POV Radish
“Fratelli, siamo qui riuniti oggi per porgere l’estremo saluto a questo nostro fratello, Son Gohan”
E così è arrivato anche questo giorno. Come se non fossero bastati nei miei diciotto anni papà e mamma, ora anche nonno Gohan. Il mio guardo è fisso sulla bara posta sopra la buca che da oggi in poi l’avrebbe contenuta, ma la mia mente è altrove. Indosso abiti neri del lutto, come ci si aspetta in queste circostanze, così come la gente che mi siede intorno: Kakaroth, Chichi, Crilin, Bulma. Persino Vegeta, in piedi dietro tutta la folla e con le spalle contro il tronco di un albero. Fui io il primo a sapere della morte di nonno, ed ero a casa con Vegeta a tentare di fare i compiti quando squillò il telefono. Il mio migliore amico mi accompagnò in ospedale e rimase per tutto il tempo. La mia unica consolazione fu che nonno Gohan non avesse sofferto, se n’era andato velocemente e con il sorriso sulle labbra.
I singhiozzi di Kakaroth e Chichi mi riportano alla realtà, ricordandomi che è il momento della sepoltura e, di conseguenza del giro di condoglianze, il pietoso giro di condoglianze. Quasi invidiavo mio fratello, lui poteva esternare il suo dolore per la perdita di nostro nonno, a cui era tanto affezionato. Lo invidio perché vorrei poterlo fare anche io, come ho fatto il giorno del funerale di mamma. Ma oggi non posso perché se cedessi anche io chi sarebbe abbastanza forte da aiutare Kakaroth a rialzarsi? Quando morì mamma fu nonno Gohan a farci forza mentre io e mio fratello ci lasciavamo andare al nostro dolore. Allora avevo quattordici anni, adesso ne ho diciotto e mio fratello non ha altri che me, questa volta per davvero...
 
Sono le 22 passate ma io e Kakaroth siamo ancora nella camera mortuaria per la veglia di nonno. Ho provato a convincere mio fratello ad andare a casa dicendogli che sarei rimasto io con nonno Gohan, ma lui non ne ha voluto sapere niente e non si è mai spostato da questa camera, convinto più che mai a compiere il suo dovere. Non è riuscito a guardare la salma di nonno neanche una volta, probabilmente desiderando di ricordarlo per come era in vita, rimanendo per tutto il tempo seduto su un divanetto addossato alla parete. Anche adesso è lì, seduto con le ginocchia strette al petto, al suo fianco c’è il maestro Muten, vecchio amico del nonno oltre che nostro maestro di arti marziali, e fino a un paio d’ore fa c’erano anche Chichi e Crilin. Come è giusto che sia, i loro genitori hanno preferito riportarli a casa prima che sia fosse troppo buio, seduto su una panca alle mie spalle, invece, c’è ancora Vegeta con Bulma al suo fianco, la cui testa è poggiata sulla spalla del moro. Per chi non li conosce sarebbe facile scambiarli per una coppia affiatata, e sinceramente penso che non manchi molto perché questo lo capisca anche il migliore amico, la turchina è già indiscutibilmente innamorata.
“Signor Son?” a destarmi dai miei pensieri è una voce di una donna sconosciuta che è apparsa alla mia sinistra senza che me ne accorgessi.
“Scusi se la disturbo signor Son, a quest’ora per giunta ma avrei bisogno di parlare con lei in privato. Può seguirmi per favore?”
“Certo” acconsento alzandomi per poi voltarmi verso il mio migliore amico e chiedendogli con un cenno di tenere d’occhio mio fratello. Fortunatamente non abbiamo bisogno di parlare per capirci al volo, infatti Vegeta annuisce lievemente per non disturbare Bulma con il movimento del capo.
“Le chiedo ancora scusa per averla allontanata in un momento così delicato, ma non ho trovato altra occasione nel corso della giornata” esordì la donna dai capelli neri una volta usciti dalla sala “Il mio nome è Mai Pilaf e sono l’assistente sociale a cui è stato affidato il caso di suo fratello” non batto ciglio a questa rivelazione, sapevo che prima o poi si sarebbero fatti vivi come hanno fatto dopo la morte di mamma.
“La interrompo immediatamente signorina Pilaf, so bene perché è qui, ci sono già passato, e le comunico che non dovrà disturbarsi a cercare una nuova sistemazione per mio fratello perché può, e deve, affidarlo a me in quanto suo unico parente ancora in vita”
“Dammi del tu per favore... Radish devi capire che non è una cosa così facile da decidere. So che hai da poco compiuto la maggiore età mentre tuo fratello ha quindici anni. Non posso lasciartelo così su due piedi” so che la sto mettendo in una situazione scomoda così decido di mettere fine immediatamente a questa inutile trattativa.
“Signorina Pilaf, avevo quattro anni quando mio padre è morto, mio fratello invece non aveva ancora compiuto il primo. Nonostante sia la sua copia, Kakaroth non avrà mai ricordi di nostro padre se non attraverso i racconti di nostra madre. Lei ci ha lasciati dieci anni dopo, quando avevo quattordici anni e mio fratello undici. È vero, sono giovane e a scuola non sarò una cima, ma non sono uno scansafatiche e nella mia seppur breve vita mi sono sempre rimboccato le maniche, cosa le fa pensare che non lo farò anche, e soprattutto, ora? Mio fratello è ingenuo ma sa che io sono l’unica famiglia che gli resta e, come me, farà l’impossibile per impedirvi di separarci. Lo vada a dire anche a Mr Red, l’assistente sociale che ci affidò a mio nonno, o al suo superiore, la signora Leigh. Io mio fratello non lo abbandono” dopodiché tornai alla veglia
 
Come c’era da aspettarsi il giorno dopo iniziarono i grattacapi, la signorina Pilaf portò con sé Mr Red e insieme fecero un colloquio con mio fratello che ne uscì ancor più distrutto e incazzato di prima, ma, come mi fecero notare, fu irremovibile sulla decisione di rimanere con me. Alla fine io e il mio fratellino eravamo riusciti a vincere la prima delle battaglie che d’ora in avanti dovremo affrontare da soli, e si era deciso che mi sarebbe stato affidato ma periodicamente e senza preavviso avremmo dovuto svolgere colloqui e controlli vari. Che cazzo, neanche mio fratello fosse un bambino?!
§
“Goku non puoi continuare così, devi mangiare qualcosa” esclama Chichi all’ennesimo rifiuto di mio fratello di mettere qualcosa nello stomaco.
“Non ho fame”
“Goku ti prego... Almeno bevi una tazza di te”
Concluso il funerale io e Kakaroth siamo tornati a casa che mai come oggi ho sentito estranea, e con noi sono venuti anche Chichi e suo padre, il maestro Muten, Crilin, Vegeta, Bulma e i suoi genitori. Apprezzo il loro desiderio di rimanerci accanto ma ora come ora vorrei solo che si levassero dalle palle. Dalla mia posizione sulla soglia del salotto riesco a vedere tutti i presenti riuniti intorno a mio fratello seduto sul divano con il capo chino. Mi rendo conto di star tremando dalla rabbia, ovviamente ingiustificata, solo nel momento in cui ricevo una pacca sulla spalla dal mio migliore amico.
“Si sta facendo tardi ed è il caso che noi andiamo, sicuramente tu e tuo fratello avete bisogno di stare un po’ per conto vostro. Qualsiasi problema non farti scrupoli e chiamami a qualsiasi ora” esclama per poi avviarsi alla porta seguito da Bulma e i suoi genitori, che però perdono qualche secondo in più a salutarmi più calorosamente. Poco dopo, avendo intuito che le parole di Vegeta fossero rivolte soprattutto a loro che a me, anche gli altri vanno via e io e mio fratello rimaniamo finalmente soli.
Sono quasi le 20, solitamente a quest’ora il nonno era già in cucina a la cena raccomandandosi, ovviamente alzando la voce per farsi sentire da noi nelle nostre camere, di lavarci le mani e andare ad apparecchiare. Oggi è tutto fin troppo silenzioso. Mio fratello è, sì, sul divano, ma non sta guardando la tv a tutto volume supplicando nonno di fargli finire almeno un altro episodio e io non sono in camera mia. Oggi nono c’è nessun nonno che ci prepara amorevolmente la cena, non che ce ne sia veramente bisogno date le quantità spropositate di cibo che hanno portato gli altri. Mi toccherà fare spazio in congelatore prima che rischino di rovinarsi.
“Allora moccioso, con cosa ti va di cenare? Abbiamo lasagna, parmigiana, pollo arrosto... Sinceramente opterei per questo, le patate si rovinerebbero se le mettessi in congelatore”
“Non mi va niente Rad, ma tu mangia pure ciò che preferisci” non va bene
“Non te lo ripeterò una seconda volta, pivello, e nessuno ti farà la statua se continui con lo sciopero della fame” esclamo togliendomi la giacca del completo e lasciandomi cadere di peso sul divano.
“È solo che... Mi manca tanto” esclama in un urlo strozzato buttandomisi addosso e sprofondando con la faccia sulla mia camicia, che stringe anche tra i pugni. Oh cazzo e ora che faccio... Kakaroth non è mai stato un frignone ma le volte in cui ha pianto ci sono sempre stati mamma o nonno a consolarlo
“Su dai Goku, non piangere adesso” mormoro dandogli delle lievi pacche sulle spalle e volgendo gli occhi al cielo, non posso impedire a lui di sfogarsi e poi piangere io...
“Lo capisco che stai soffrendo, è normale perché significa che hai voluto molto bene a nonno Gohan” fortunatamente i singhiozzi sono passati e mio fratello scioglie questa specie di abbraccio per guardarmi in faccia
“Sai, quando mamma morì stavo male come te adesso. Avevo già perso papà a cui volevo un bene dell’anima, e lui ne voleva a noi, anche se tu non puoi ricordarlo. Mamma non faceva che ripeterlo e quando anche lei ci ha lasciati il dolore era talmente tanto che ho iniziato ad odiarla. Poi nonno mi disse una frase che tutt’ora ricordo come se me la stesse dicendo in questo istante: il dolore è il grande maestro dell’uomo perché è sotto il suo soffio che si sviluppano le anime. Sai che cosa vuol dire?” lui nega tirando su con il naso mentre si asciuga gli ultimi residui di lacrime “Significa che le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza e con quanto hai sofferto tu già da appena nato sono certo che hai già un’anima d’acciaio” continuo scompigliandogli i capelli già in perenne disordine e riesco anche a strappargli una lieve risata con questa battuta infelice.
“Fammi sono un favore moccioso. Piangi ogni qualvolta ne senti il bisogno e non tenerti tutto dentro, il dolore di dimezza se è condiviso e ogni volta che avrai bisogno di parlare sai dove trovarmi” non mi aspetto che mi risponda, così mi alzo dal divano allentando il fastidioso nodo della cravatta
“E tu perché non parli mai del tuo dolore Rad?” ovviamente mio fratello non può mai seguire i miei progetti
“Non preoccuparti per me. Io sto bene così. Adesso vado a cambiarmi e poi niente scuse perché ceniamo insieme guardando la tv, se servirà a convincerti puoi scegliere tu il canale” rispondo riprendendo a camminare, questa volta arrivo fino a metà corridoio prima di essere di nuovo fermato
“Rad?”
“Che c’è moccioso?!”
“Prima mi hai chiamato Goku” ridacchia con un sorriso furbetto stampato in faccia
“Argh! Perché perdo ancora tempo con te?!”
“Rad? Grazie” anche se sono ormai arrivato nella mia stanza e il suo è solo un sussurro, mi arriva forte e chiaro alle orecchie come se l’avesse urlato. Di niente fratellino
 


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tuttiiii
Quello di oggi è un capitolo abbastanza triste ma spero sia piaciuto almeno la metà di quanto a me è piaciuto scriverlo. Avrei voluto inserire anche una canzone di sottofondo ma questa volta non sono stata molto ispirata.
Nonno Gohan è appena morto e Radish si è imposto affinché suo fratello gli venisse affidato, la mia parte preferita è senza dubbio quella della conversazione tra Rad e l’assistente sociale.
Al prossimo capitolo 🤗🤗🤗

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Capitolo 4
*** Noi ***


POV Bulma
Non appena il prof ci da il permesso di andare sono la prima a lasciare la classe. Non è da me questo comportamento, in realtà il prof di turno deve praticamente cacciarmi per scappare dalle mie domande. È così da quando ho iniziato a frequentare la facoltà di ingegneria meccanica e ho potuto entrare in contatto con queste materie che mi hanno affascinato fin da bambina. Oggi però ho fretta.
“Ehi ho fatto più in fretta che ho potuto. Il prof non voleva proprio lasciarci andare” esclamo raggiungendo Vegeta che mi aspetta nel parcheggio con il suo fantastico lato b poggiato contro la sua auto.
“Dovrei partire più spesso se questo riesce a farti essere puntuale” la risposta del mio ragazzo non si fa attendere e, in un gesto guidato dall’istinto, gli lancio la mia borsa che ovviamente afferra al volo.
“Sali in macchina che non abbiamo tutto il giorno” esclama entrando in auto, poco dopo imitato da me mentre il sorriso mi muore sulle labbra. Vegeta sembra tranquillo, quasi come se l’idea di partire per un tempo indeterminato per una zona rossa non lo preoccupasse per niente.
Ormai sono quattro anni che stiamo insieme e, alla faccia di tutti quelli che davano per scontata una nostra immediata rottura, possiamo considerarci una coppia affiatata. Ci siamo messi insieme quando io frequentavo il quarto anno di liceo mentre Vegeta il quinto. Un anno pazzesco in cui sono successe talmente tante cose che saranno impossibili da dimenticare.
Come dimenticare il primo bacio scambiatoci. Era il giorno della prima partita del campionato di football, Vegeta, che non amava più di tanto gli sport di squadra, aveva giocato per sostituire Radish all’insaputa del coach. Avevamo appena saputo della gravidanza di Chichi e proprio il giorno prima i due fratelli Son erano stati molto impegnati in vari traslochi in casa loro per fare spazio alla ragazza. Il risultato fu che Radish quella sera, dopo anche il doppio turno pomeridiano al bar in cui lavorava, era talmente stanco da non riuscire a reggersi in piedi e Vegeta decise di giocare al suo posto per non fargli perdere i crediti extra forniti dall’essere parte della squadra.
 
La partita è appena finita e, come c’era da aspettarsi, i Dragons hanno stravinto contro gli Angels. Ho provato a correre dietro a Vegeta per fargli i complimenti ma, ovviamente, il moro è sparito negli spogliatoi prima che lo potessi raggiungere. Con uno sbuffo mi avvio verso gli spalti dove mi aspettano le altre cheerleaders ma vengo intercettata da qualcun altro che mi afferra per un polso.
“Ehi Bulma”
 “Oh ciao Ivan” rispondo scivolando dalla sua presa
“Bella partita vero?” mi chiede sorridendo di sbieco mentre con una mano sposta un ciuffo di capelli dietro l’orecchio sinistro. Ammetto che sia un bel ragazzo con i suoi occhi chiari e i capelli non molto lunghi di colore biondo platino, ma mi sono chiesta spesso dall’anno scorso per quale motivo faccia parte della squadra dal momento che il suo fisico è tutt’altro che muscoloso e adatto a questo.
“Sì, un ottimo inizio di campionato. Ora scusami ma devo andare dalle altre”
“No aspetta un attimo” esclama afferrandomi di nuovo per un braccio e avvicinandosi fino ad essere a pochi centimetri di distanza “Mi chiedevo, che ne dici se andiamo a prendere qualcosa al bar? Anzi meglio, ti vengo a prendere questa sera e andiamo al cinema per festeggiare la vittoria”
“I-io non saprei-”
“Levale immediatamente le mani di dosso” fortunatamente, o sfortunatamente, arriva in mio soccorso un'altra persona.
“Che cazzo ti impicci King-” ma Vegeta non lascia neanche a Ivan Blue il tempo di continuare perché gli tira un pugno in pieno viso colpendolo dritto sul naso. Dopo un attimo di esitazione dovuto alla sorpresa, Ivan inizia a rispondere a sua volta ai colpi e inizia una vera e propria rissa.
“Cosa sta succedendo?! Andate immediatamente nell’ufficio del preside” sbottò la professoressa Baba correndo, per così dire, a separare i due lottatori. Vegeta lasciò finalmente la presa su Ivan e, ovviamente sbuffando, si avvicinò verso l’istituto, seguito a ruota dal biondo.
“Anche lei signorina Brief” aggiunse la vicepreside
“E cosa c’entro io?!” ma la vicepreside non aggiunse altro limitandosi a indicarmi con una mano di seguire i due ragazzi.
Dopo un’interminabile ramanzina da parte del preside tutti e tre ci eravamo beccati tre ore di punizione prevista per il giorno successivo.
“Vegeta! Vegeta aspettami per favore” per chissà quale ragione il moro decide di ascoltarmi arrestando la sua camminata e permettendomi di raggiungerlo. Il primo istinto è quello di chiedergli il motivo che l’abbia spinto a una rissa ma non appena i miei occhi si posano sul suo viso le parole mi muoiono in gola
“Vieni in infermeria. Quel taglio va disinfettato prima che si infetti, del resto avete comunque lottato in mezzo al campo e dubito che sia proprio il posto più igienico” sussurro invece prendendolo per mano e iniziando a trascinarlo verso l’infermeria. Ancor più stranamente di prima, Vegeta non ribatte e mi segue in assoluto silenzio, come anche per tutto il tempo della medicazione.
“Sei fortunato, probabilmente te la caverai con solo un occhio nero e non credo siano necessari i punti al sopracciglio” mormoro tamponando il cotone imbevuto di disinfettante sul taglio.
“Si può sapere che ti è passato per la testa? So che non hai mai sopportato Ivan ma da qui a prenderlo a pungi senza una ragione è esagerato anche per te” sobbalzo nel momento in cui a sorpresami afferra il polso con cui gli sto medicando il graffio.
“Sc-scusa. Ti ho fatto male?” Vegeta ancora non emette neanche un fiato ma tiene gli occhi fissi nei miei mentre la presa sul mio polso si fa più forte. Inizio a sentire male e sto per farglielo presente ma mi interrompe poggiando le sue labbra sulle mie. In un primo momento non rispondo, troppo sorpresa da questo gesto ma un attimo dopo sono ben lieta di ricambiare con entusiasmo questo bacio che ho tanto desiderato.
 
La parte brutta è arrivata quando subito dopo ha iniziato ad ignorarmi. Ho sopportato fino a pomeriggio seguente, per precisare fino al termine della punizione, momento in cui ho perso la pazienza. Abbiamo litigato quel pomeriggio ma alla fine sono riuscita a spuntarla e da quel momento abbiamo fatto coppia.
Quattro anni dopo ci amiamo ancora come il primo giorno, se non di più nonostante gli alti e bassi.
Dopo il liceo Vegeta decise di seguire le orme paterne e, insieme a Radish, entrò in accademia militare mentre io l’anno successivo iniziai a frequentare l’università. In questo ultimo periodo ha iniziato anche a frullarmi in testa l’idea di una convivenza, ma preferisco aspettare dopo la laurea in modo da poter pensare alle mie spese con qualcosa di più di un lavoro part-time e non pesare così sui miei genitori. Non ne ho ancora fatto parola con il mio ragazzo e neanche lui ha mai aperto l’argomento, come se poi Vegeta avesse mai aperto un argomento, e non credo neanche che ci abbia mai pensato dal memento che ormai si è stabilito in caserma.
“Smettila di pensare... Vedo le valvole del tuo cervello incepparsi” il suo sarcasmo glaciale non è cambiato neanche un po’ in questi anni, ma con me ha trovato pane per i suoi denti perché non gli permetterei mai di avere l’ultima parola.
“La tua vista a raggi X inizia a fare cilecca amore, dovresti saperlo quanto improbabile sia che le valvole del mio cervello si inceppino. Comunque, tu e Rad non potete proprio rimandare la partenza? Domenica è il compleanno di Gohan e non sarà la stessa cosa senza di voi”
“Bulma ne abbiamo già parlato. Sono ordini dall’alto e in quanto tali non possono essere ignorati o contestati. E poi Gohan compirà solo tre anni, neanche ci farà caso alla nostra assenza o almeno non lo ricorderà” sbuffo perché non mi resta altro da fare. Quando ha deciso di intraprendere la carriera militare Vegeta è stato certo di una cosa sopra tutto: voler farsi valere per quello che è e non per il nome che porta e rendere così orgoglioso suo padre. Vegeta mi ha raccontato molte missioni svolte da Senior e ogni volta aveva gli occhi che brillavano di orgoglio, lo stesso orgoglio che so vorrà un giorno veder riflesso nello sguardo di suo padre.
“Hai qualche idea su cosa regalare a Gohan?”
“Perché avrei dovuto farmi un’idea, tanto sicuramente tu ne hai già altre cento”
“Per confrontarci, scimmione insensibile” replico facendogli una linguaccia che finge di non vedere “Comunque,giacché ormai abbiamo aperto l’argomento, io ho pensato che potremmo prendergli un banco da studio dal momento che Chichi ha intenzione di fargli iniziare la scuola un anno prima. Oppure non so... Radish ha intenzione di regalargli dei biglietti Vip per un parco divertimenti in cui sicuramente avrà con i genitori, anche se sono sicura che Gohan avrebbe preferito suo zio”. Nonostante quanto l’abbia fatto penare, Radish ha da subito adorato suo nipote Gohan e, soprattutto ora che si è quasi definitivamente trasferito in caserma, non perde occasione di “rapirlo” per qualche ora insieme ogni volta che può. Sono più che sicura che un giorno sarà un padre straordinario e non lo dico solo per l’atteggiamento che ha con suo nipote, ma anche e soprattutto per il coraggio che ha avuto nell’assumersi la responsabilità di suo fratello minore che, inutile dirlo, lo considera il suo idolo.
§
Ed alla fine il tanto atteso giorno della partenza è arrivato. Ieri è stato i nostro anniversario, Vegeta mi ha portato a cena fuori e poi abbiamo passato tutta la notte ad amarci. La parte davvero brutta è stata questa mattina quando mi solo svegliata da sola. Vegeta è andato via facendo attenzione a non svegliarmi e non lasciare traccia del suo passaggio e ammetto di aver fatto immensa fatica a trattenere le lacrime. Non ho bisogno di rifletterci prima di prendere la decisione di prepararmi e raggiungere il prima possibile l’aeroporto militare. Vegeta mia ha letteralmente ordinato di non farmi vedere lì per nessuna ragione al mondo a causa della scenata che suppone avrei potuto fare, ma ha dimenticato un piccolo particolare: io sono Bulma Brief e non prendo ordini da nessuno. In auto impiego quasi un’ora a raggiungere la destinazione ma fortunatamente sono ancora in tempo e mi basta seguire un paio di uomini in uniforme per raggiungere l’imbarco. Non ho neanche bisogno di guardarmi attorno perché i miei occhi si posano immediatamente sul mio fidanzato. È uno schianto in uniforme con le spalle poggiate contro una parete e ai suoi piedi il bagaglio a mano, lo sguardo perso sulla pista di atterraggio oltre la vetrata.
Deve sentirsi osservato perché sposta lo sguardo su di me. A mia volta sento immediatamente gli occhi riempirsi di lacrime, ma non le lascerò cadere. Non darò neanche a lui la soddisfazione di vedermi piangere. Intorno a me alcuni soldati stanno salutando i propri parenti, altri le proprie fidanzate con baci appassionati, Vegeta non è il tipo da effusioni in pubblico e so che non mi raggiungerà per un ultimo saluto. Ma, sorprendendomi, mi sorride per poi rivolgermi il classico saluto militare con le due dita alla tempia. Sorrido a mia volta trattenendo a stento un singhiozzo per poi ricambiare il gesto.
Annunciano l’imbarco e Vegeta è tra i primi ad avviarsi, naturalmente senza voltarsi neanche una volta. Ancora una volta trattengo il pianto e ci riesco fino al momento in cui l’aereo decolla. Sono tra i primi a tornare alla mia auto e una volta lì posso finalmente dar libero sfogo alle lacrime che sento non riuscirò più a trattenere. Torna presto amore mio...


SPAZIO AUTRICE
Eccomi con il nuovo capitolo, interamente incentrato sulla relazione tra Bulma e Vegeta che, come avrete notato dalla scarsa lunghezza, fungerà da introduzione per il prossimo.
In questo POV Bulma abbiamo un riepilogo generale della loro relazione che si conclude con il giorno della partenza del ragazzo, questa volta dal punto di vista della turchina.
Poiché l'idea del prequel è nata quando ero già ben oltre la metà della scrittura della storia principale non vi sono in questa molti dettagli sul passato dei protagonisti perciò ho provato ad adattare gli eventi alle poche indicazioni trovate nel corso dei capitoli. Spero non ci siano incongruenze ma nel caso ne riscontraste fatemele presente, mi affretterò a correggerle o, in caso, a chiarire i dubbi.
Al prossimo capitolo
🤗🤗

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Capitolo 5
*** A KaiohShin ***


POV Vegeta
Bulma,
oggi è stata una di quelle giornate che preferirei archiviare nel dimenticatoio e abbandonare alle mie spalle il giorno in cui finalmente lascerò questo inferno in terra, ma mi basta chiudere gli occhi per rivivere tutto un numero infinito di volte.
Oggi ne abbiamo perso tanti, troppi. Di diciannove che eravamo rimasti dopo l'ultima spedizione adesso siamo sette persone, esatto persone, non soldati, perché spesso qui chi sta sopra si dimentica che non siamo supereroi ma solo persone che fanno un lavoro pericoloso. Chi per scelta, chi per necessità, tutti noi siamo qui per un motivo, ma molti non torneranno.
Oggi Gelo è morto e io ho preso in mano la situazione riuscendo a salvare solo i compagni che erano con me. Ho ricevuto la mia prima medaglia d'oro per il salvataggio, la Lifesaving Medal, accompagnata dalla carica di capitano
Le famiglie dei caduti riceveranno la Purple Heart, medaglia per i feriti e i caduti durante il servizio militare, una misera consolazione per coloro che hanno perso i propri cari.
Oggi mi sono trasformato in ciò che mai avrei voluto essere, un assassino a sangue freddo. Ci dicono che noi combattiamo per proteggere, ma nell'inferno del campo di battaglia, tra il sangue e la polvere, niente ci distingue da quelli che sono i nostri avversari. Sono persone come noi, fatti di carne e di sangue, di sogni e paure. Basta lo schieramento a cui si appartiene a descrivere una persona e permetterci di giudicarla?

Ovviamente tu non saprai mai nulla di tutto questo. Nella lettera che riceverai ti racconterò delle battute sconce di Radish, del cibo essenzialmente disgustoso e di quanto mi annoiano le giornate in caserma. Non ti dirò neanche che mi manchi, seppur la tua lontananza mi fa sentire come in apnea e solo abbracciarti mi farebbe tornare a respirare. Non di racconterò di come Cabba sia morto davanti ai miei occhi per una sfilza di proiettili nemici arrivati da tutte le direzioni. Di come i suoi occhi abbiano perso la luce che li caratterizzava mentre il suo corpo cadeva al suolo sollevando la polvere. Radish mi ha detto che aveva una ragazza, credo si chiamasse Caulifla, e non ho potuto non pensare anche a lei... E se fossi morto io? Se tu fossi la donna che riceve il telegramma giallo che ti comunica la mia dipartita? Non voglio neppure pensarci. Non voglio immaginare i tuoi occhi lucidi di lacrime, soprattutto se a causa mia.
Sei l’unica cosa che da valore alla mia vita
Ti amo
 
Metto un punto finale alla lettera appena scritta e, senza neppure leggerla, la piego e la ripongo nella tasca della mia giacca, dopodiché prendo un altro foglio e ricomincio a scrivere
 
Bulma,
qui le cose sono procedono con la solita noia e monotonia. Fa caldo, e questo destabilizza i soldati. Gli allenamenti si fanno più faticosi e il cibo fa sempre schifo.
Tra Radish e Kakaroth c’è sempre un motivo per farci due risate. L’ultima volta per esempio quella testa a palma ha deciso di andare in città con suo fratello e ne è tornato conciato come un pagliaccio con abiti che Radish gli ha spacciato per “costumi tipici”. Ovviamente quel genio del tuo migliore amico non si è accorto di essere il motivo delle risate della brigata. Può sembrare stupido ma ogni tanto una risata è ciò di cui si ha più bisogno per ignorare tutto questo schifo...
Radish ha deciso di fare un addestramento speciale per entrare nella squadra cinofila, tu ce lo vedi quell’idiota ad aver a che fare con un cane? Io sinceramente no, ma non mancherò di raccontarti i dettagli.
La settimana prossima ho prevalentemente turni di ronda notturna, due dei quali insieme a Kakaroth. Non ti assicuro l’incolumità del tuo amico, almeno per mano mia.
Ero certo che avresti superato brillantemente anche questi esami, del resto stai con me, non potevi non essere un genio. I Son ricambiano i tuoi saluti e colgo l’occasione per mandare i miei anche ai tuoi genitori.
In bocca al lupo per il nuovo semestre
V King

 
È ormai quasi un anno che io e Radish siamo qui a KaiohShin e, non di certo con leggerezza, ci stiamo abituando a questo stile di vita. I primi tempi sono stati una doccia fredda, è tutto molto diverso dalla vita in accademia che in confronto a qui sembra un resort a cinque stelle. Il clima non ha vide di mezzo: o c'è il caldo secco e afoso oppure un'umidità in grado di entrarti nelle ossa. Le docce con l'acqua calda si facevano la mattina il che era fastidioso a causa della polvere e il sudore che ci si porta nel letto, ma era risolvibile lavandosi a pezzi. Ma questo è niente rispetto a tutto il resto. Per quanto tu possa essere poco impressionabile non sarai mai veramente preparato a ciò che vediamo qui ogni giorno. La prima volta che abbiamo visto un cadavere non so dove ho trovato la forza per non vomitare, ma dalla seconda volta è andata meglio, o meglio dire non ho più avuto voglia di rigettare anche l'anima.
Già dal secondo mese qui so che nelle retrovie hanno preso a chiamarmi principe sanguinario, a detta loro sembro nato per tenere in mano un'arma da fuoco tanta è la facilità con cui premo il grilletto. Quanto sbagliano... Non si dimentica la prima volta in cui si toglie la vita a qualcuno e neppure io sono esonerato da questa regola. La mia prima volta è stata nel secondo mese qui: il "nemico" ha assaltato il convoglio sul quale viaggiavano come scorta a non so quale generale, uno dei ribelli stava per fare fuoco contro Radish, il cui fucile difettoso di era inceppato un'altra volta. Mi sono sempre chiesto con che coraggio si può uccidere a sangue freddo, eppure quel giorno non ci ho riflettuto, ho solo puntato la pistola e premuto il grilletto. Un colpo al cranio, non ha sofferto, piuttosto blanda come consolazione ma almeno il mio migliore amico era vivo.
Questo è un altro dei tanti motivi per cui tengo la mia turchina fuori da tutto questo. Lei alcuni anni fa ha addirittura iniziato la dieta vegana perché le sembrava ingiusto che gli animali soffrissero per cibare gli esseri umani, cosa penserebbe di me se sapesse che ho ucciso a sangue freddo più di una volta. E soprattutto che non smetterò, non finché dovrò scegliere tra "noi e loro".  Ma nessuno è imbattibile, ne è la prova una ferita da proiettile che ho sul fianco. Raice, medico dell'unità, ritiene che sia stato un autentico colpo di fortuna che non mi abbia preso l'osso.
Anche Radish si è abituato in fretta agli ordini, Kakaroth invece non credo si abituerà mai. In due anni quindi ha mai sparato il corpo fatale e, conoscendolo da quando aveva dodici anni, non credo che lo farà mai.
"Ehi datti una mossa principino, ci aspettano per turno" esclama Chery una volta entrata nel dormitorio maschile, ovviamente dopo aver aperto la porta con un calcio. Ho conosciuto la rossa appena arrivato qui ed è da subito diventata la mia nemesi e il mo tormento. Se io sono taciturno e riservato, lei è espansiva, schietta e chiacchierona, soprattutto senza peli sulla lingua. Ma non temete, possiede anche dei difetti. Non sono ancora tanto sicuro sia stata una buona idea presentarla a Radish. I due sembrano fatti l'uno per l'altra e scommetto che non manca molto prima che finiscano a letto insieme, sempre se non è già accaduto. Ammetto però che il suo aiuto è stato indispensabile dopo la spedizione suicida in cui io e il capellone ne siamo usciti vivi per miracolo. Vivi, certo, ma non incolumi. Per mia fortuna me la sono cavata con solo un braccio rotto, ma Rad non è stato così fortunato. Durante una "nuotata nelle rapide" è andato a schiantarsi di petto su una roccia nel mezzo del fiume e non ho idea di come abbia fatto Raice a contenere l'emorragia interna. Chery ha mantenuto la freddezza necessaria e ha saputo stare accanto a Kakaroth, trattenendolo dal fare cazzate meglio di come avrei mai potuto fare io...
 
“RADISH?! DOV’È MIO FRATELLO?! RADIIISH!!” la voce di Kakaroth raggiunge l’infermeria prima ancora che il ragazzo spalanchi la porta. Indossa ancora l’uniforme, segno che è corso qui non appena rientrato dal giro di ronda. Il suo viso è deformato in un’espressione di terrore, con gli occhi sbarrati e la mascella serrata.
A causa della gravità delle sue condizioni mi sono imposto affinché il medico si occupasse prima del mio migliore amico, sono riuscito a riaddrizzare il braccio e a steccarlo in modo rudimentale una volta usciti dal fiume e credo di poter sopportare per un po’, motivo per cui ora sono seduto su una scomoda sedia del corridoio davanti alla sala operatoria. Chery Andries, è seduta alla mia sinistra, sia per fare rapporto sulla nostra condizione (essendo stata lei a venire a recuperarci) sia per reale preoccupazione per il capellone.
“Son, datti una calmata. Ti sembra il comportamento da tenere in un ospedale?” esclama alzandosi e ponendosi di fronte a Kakaroth. Il suo tono è distaccato e severo, in questo momento si sta comportado da tenente ma Kakaroth è troppo sconvolto per capirlo.
“ME NE FREGO DEL COMPORTAMENTO DA TENERE! LÀ DENTRO C’È MIO FRATELLO E IO HO TUTTO IL SACROSANTO DIRITTO DI PREOCCUPARMI PER LUI!” lo conosco da tanti anni e non ho mai visto quel ragazzo così sconvolto, direi quasi terrorizzato. Non ho difficoltà a immaginarne i motivi: Radish è l’unica famiglia che gli resta, l’unico legame con i loro genitori e con le sue origini. Gli è stato accanto dopo la morte della loro madre, quando anche il nonno li lasciò aveva solo diciotto anni quando si assunse totalmente la responsabilità di suo fratello minore e quando scoprirono della gravidanza di Chichi fu lui a fare la parte del genitore, ma neppure in quella occasione si tirò indietro. Praticamente si può dire che per i suoi primi anni di vita Gohan abbia avuto due padri...
So che Kakaroth sta per replicare ancora, ma Chery lo precede e appena apre bocca, avanzando di qualche passo con fare minaccioso, gli arriva un ceffone in pieno viso, voltandoglielo dall’altra parte.
“Credi che a tuo fratello farebbe piacere sapere che hai perso il controllo comportandoti come una donnetta frignona? Datti una calmata Son e mettiti seduto. Se non saprai mantenere la calma ti rispedisco in dormitorio” e come il più obbediente dei soldatini, Kakaroth va a sedersi su una sedia a testa bassa, reggendola con le mani i cui gomiti sono poggiati sulle ginocchia.
 
Da allora in particolare è praticamente diventata il mio braccio destro, letteralmente dal momento che è quello rotto e lei ha ricevuto l'ordine di starmi appiccicata in modo da poter autenticare la mia firma quando necessario. 
Dallo scorso capodanno non sono più tornato a casa e, anche se ormai è agosto inoltrato, non credo di potermi allontanare tanto presto.
“Raice mi ha detto che domani mattina toglierai il gesso” esordì Chery mentre attraversiamo i corridoi.
“Già, non ne posso più. Notizie di Radish? Non ho ancora avuto occasione di passare in questi ultimi giorni”
“Si sta riprendendo. Ha iniziato la riabilitazione ma non ha intenzione di tornare a casa. Dice che preferisce rischiare la vita qui che morire per mano di sua cognata”
“Tsk... Non gli do torto”
 
POV Bulma
“Coraggio Bulma, un altro paio di spinte e potrai conoscere il tuo bambino” l’ostetrica posizionata tra le mie gambe mi incita a continuare, ma la cosa non è affatto facile. Dannazione a me e a quando ho deciso di volere un parto naturale! Come diavolo hanno potuto non farmi cambiare idea?!
Non avrei mai immaginato che mi sarei potuta trovare in una situazione anche solo lontanamente simile: ho ventidue anni compiuti da poco, sono una promessa dell’ingegneria meccanica e tra poco sarò madre. Nonostante quello che potrebbe sembrare, non considero mio figlio un errore, al contrario l’ho amato dal primo istante in cui ho saputo della sua esistenza, ma avrei preferito arrivasse in un altro momento.
Non vedo Vegeta dallo scorso capodanno, ovvero da quando abbiamo concepito nostro figlio, e non ho idea di quando tornerà di nuovo. Lui non sa niente della gravidanza... Ammetto che più volte ho pensato di dirglielo, ma come si fa a dare una notizia del genere per telefono? O, peggio ancora, per lettera? Conoscendolo, avrebbe dato di matto e saremmo finiti col litigare. Nel peggiore dei casi sarebbe tornato, anche senza congedo, e so che in quel caso avrebbe finito con l’odiarmi. La carriera militare è il sogno da quando era un ragazzino e io non voglio prendermi la libertà negargliela, neanche per nostro figlio.
Non ho voluto sapere il sesso, speravo di poterlo scoprire insieme al mio fidanzato ma così non è stato ed ora mi trovo, al termine dell’ottavo mese, a mettere al mondo nostro figlio.
Uno strillo acuto si sostituisce al mio grido di dolore ma anziché preoccuparmi mi riempie di sollievo.
“È un maschio Bulma. Un bellissimo maschietto di tre kili tondi tondi” esclama la dottoressa porgendomi il mio bambino avvolto in un lenzuolino di un inguardabile verde chiaro. Appena lo ho tra le braccia mi perdo ad osservarlo. È stupendo, e non lo dico perché sono sua madre.
“E così sei un maschio eh?!” mormoro carezzandogli una guancia arrossata con un dito, delicatamente come se avessi paura che si possa rompere. Anche se appena nato riconosco il taglio degli occhi di Vegeta, le iridi sono grigie ma già me le immagino tra qualche mese di un intenso azzurro cielo come i miei, i capelli invece consistono pochi ciuffi lilla che, nonostante siano bagnati, sfidano la gravità rimanendo all’insù. Chissà se crescendo si abbasseranno o saranno come quelli di suo padre...
Io e Vegeta non abbiamo mai parlato di una potenziale futura famiglia, di conseguenza non ho idea di quali nomi potrebbero piacergli. Poi come un flash un ricordo mi torna alla mente.
 
“Abbiamo deciso di partecipare alla gara vestiti come i protagonisti di Dragon Ball e tu sei perfetto per interpretare il principe dei saiyan! Già a partire dal nome: lui è il Principe Vegeta mentre tu sei il figlio di un King quindi un principe e, guarda un po’, ti chiami Vegeta. Per non parlare del fatto che alla fine lui sposa Bulma... e tu stai con me e il mio nome è BULMA. L’ho sempre saputo che io e te saremmo stati insieme un giorno... Era scritto nelle stelle”
“Veramente è scritto in un fumetto ed è solo un caso che quei due abbiano i nostri stessi nomi”
“No no e ancora no. Ti dimostrerò che non è affatto un caso. Noi un giorno ci sposeremo e avremo due figli: Trunks e Bra... Sarà tutto perfetto”
 
“Benvenuto mio piccolo Trunks”


SPAZIO AUTRICE
Il capitolo di oggi è un po' malinconico, Vegeta ha preso l'abitudine di scrivere sempre due lettere: una che funge da diario e serve prevalentemente a sfogarsi, l'altra è quella che spedirà alla sua ragazza.
Il piccolo Trunks è appena nato e, come tutti sappiamo, Vegeta non ne sa niente, così come Bulma non sa niente di ciò che il moro vive ogni giorno di questa misisone troppo lunga...
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo e metterà definitivamente "fine" a questa storia
A presto

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Capitolo 6
*** Eravamo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantano ***


(AUDIO)

POV Vegeta
Sto tornando a casa. Dopo quattro lunghi anni di inferno sto finalmente tornando a casa, sto tornando da lei. Non ho avvisato nessuno del mio ritorno, solo mio padre ne era a conoscenza avendo letto il fascicolo della squadra. Non voglio nessuno ad intralciarmi, la mia meta è una e non ho bisogno di nessuno per raggiungerla.
Mi è mancata come l’aria, ma non gliel’ho mai scritto in nessuna delle mie lettere. Chissà, magari riuscirò a dirglielo faccia a faccia. Credo di poter quasi immaginare cosa accadrà da qui a qualche minuto. In un primo momento sarà spiazzata, probabilmente resterà ferma sul posto per qualche secondo, ma una volta ripresasi non credo che ci sia qualcuno al mondo in grado di impedirle di saltarmi addosso. Bulma è fatta così, spontanea come una bambina, forse a volte un po’ troppo, e questa è una delle cose che amo di lei. A quel punto mi auguro che non ci sia nessuno nei paraggi, perché dubito anche di riuscire io stesso a separarmi da lei tanto presto.
Il viaggio è stato il più lungo della mia vita, probabilmente anche più di quello di andata, ma la colpa potrebbe essere di Radish e Chery e delle loro continue battute a sfondo sessuale.
I miei passi echeggiano nel corridoio vuoto, nelle finestre al mio lato destro scorgo il mio riflesso. Sembro un’altra persona con indosso l’alta uniforme, due medaglie nuove di zecca, una d’oro e l’altra d’argento, brillano sul mio petto, il capello sotto il braccio destro, la mano sinistra avvolta in un guanto bianco, gemella della destra, nascosta nella tasca dei pantaloni, mentre nella tasca della giacca una scatoletta di velluto sembra pesare come un macigno. Il suo contenuto mi è ben noto, si tratta dell’anello con cui mio padre fece la proposta a mia madre. Fu proprio lui a darmelo quando entrai nell’esercito, sostenendo che sarebbe stato in buone mani fino a quanto non avrei trovato il momento adatto e la donna a cui donarlo. Sulla donna sono stato sicuro dal primo bacio che le diedi una sera dopo la scazzottata che seguì alla partita di football, il momento credo che sia finalmente arrivato.
Mi dirigo con passo sicuro per quei corridoi che mi sembra di conoscere come le mie tasche per via di tutte le volte che me li ha descritti nelle sue lettere. Manca poco ma una volta voltato l’angolo mi gelo sul posto, come se uno dei tanti colpi che ho prontamente schivato durante tutte le sparatorie a cui ho partecipato mi avesse colpito dritto al cuore, mandandolo in frantumi. Davanti ai miei occhi, Bulma, la mia splendida ragazza che amo più di ogni altra cosa al mondo, sta baciando un altro uomo. Le sue braccia la avvolgono tenendola stretta al suo petto, sul quale sono poggiate le mani di Bulma. Attaccato alla sua gonna, un bambino dai grandi occhi azzurri e di all’incirca due anni fissa i due esclamando con la sua flebile voce di bambino “Mamma? Mamma?” per attirare l’attenzione della donna.
Non appena sento la nausea attanagliarmi lo stomaco a causa di quello spettacolo, silenzioso come sono arrivato giro i tacchi allontanandomi da quella visione che ha rovinato ciò che di più caro e bello avessi al mondo. A quanto pare mi sono sbagliato, ma se lei è felice non mi resta che farmi da parte...
 
POV Bulma
Ho sempre saputo che un giorno mi sarei sposata. Da bambina sognavo il mio matrimonio in un castello antico, con mio marito che mi raggiunge in groppa a un cavallo bianco e io con indosso un meraviglioso abito principesco bianco e con il velo che arriva fino a terra. Crescendo questa fantasia è andata adattandosi ai miei gusti di adolescente e, soprattutto, al mio fidanzato. Per anni ho sognato che avrei sposato Vegeta durante una cerimonia intima con pochi invitati, per lo più amici e familiari. Immaginavo lui bellissimo nel suo smoking nero senza papillon o cravatte e con un primo bottone della camicia slacciato, dietro di lui Radish a fargli da testimone. Io invece mi vedevo con un abito semplice e bianco come il latte, magari dal taglio a sirena morbido, con lo scollo a cuore e la gonna non troppo vaporosa, il velo bianco a celarmi il viso.
Oggi mi sto sposando, ma il mio matrimonio non è per niente come me lo ero immaginato. Io e Yamcha abbiamo optato per un matrimonio in spiaggia, o forse sarebbe stato meglio dire che lui ha scelto il matrimonio in spiaggia perché fosse stato per me non avrei mai ceduto  ma era il compromesso per avere la torta nuziale a quattro piani ai frutti di bosco anziché la red velvet. Yamcha ha voluto partecipare alla scelta di ogni più piccolo dettaglio e in una situazione normale ne sarei stata felice ma non in questo caso. Ci stiamo sposando a maggio, il mese delle rose e lo sposo si è impuntato sul non volere le rose, preferendo le ortensie. Per avere le rose avrei dovuto cedere a un addobbo rosso e bianco, non esattamente la mia idea di matrimonio, così alla fine anche qui avevo ceduto. L’ultimo compromesso a riguardo, proposto dalla wedding planner, fu quello di usare le orchidee di vari colori e creare un addobbo quasi caraibico, inutile dire che questa idea incontrò l’entusiasmo del mio futuro marito. L’unica decisone su cui ho potuto avere il pieno controllo è stato l’abito da sposa, ma neanche così tanto controllo dal momento che dovetti attenermi al tema caraibico. Aimè anche qui dovetti scendere a compromessi scegliendo un abito dal taglio in vita, la gonna morbida e svolazzante e un profondo scollo a V. Avevo deciso di non volere il velo, mi sarebbe solo d’intralcio. Però c’è stata una cosa su cui ho potuto sbizzarrirmi: il completo di Trunks. un pomeriggio io e mia madre siamo andate a fare shopping e avevamo scelto un completo tre pezzi spezzato con pantaloni e camicia bianchi, giacca blu e gilè in pandan con il papillon a fantasia azzurro. Inutile dire che io e Yamcha litigammo per una settimana intera per quel vestito, a lui non piaceva e due giorni dopo il mio acquisto si presentò a casa con un altro completo decisamente più classi e da pinguino: giacca, pantaloni e papillon neri, camicia bianca e bretelle. Più che il paggetto sembrava un mini cameriere. Il mio bambino mi diede man forte nella scelta del completo ma non a parole, si limitò a un’espressione schifata degna di suo padre alla vista del completo nero. Uno schiaffo morale non di poco conto per il mio futuro marito.
Nonostante tutto però posso dirmi felice. Yamko è un bravo padre e se il mio bambino è felice lo sono anche io...
 
“Bulma Brief, vuoi accogliere Yamcha Wolf come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, e di amarlo e onorarlo per tutti i giorni della tua vita?” dopo la domanda del sacerdote sposto lo sguardo sull’uomo al mio fianco fasciato nel suo smoking nero con il papillon rosso che gli avevo bocciato a prima vista, ritendendolo troppo formale per un matrimonio in spiaggia. Tanto per cambiare ha scelto di testa sua. Sto facendo la scelta giusta? I miei pensieri corrono alla mia vita degli ultimi due anni e, soprattutto, a Trunks, il mio bellissimo bambino che ora assiste alla cerimonia in prima fila in braccio a mia madre. Yamcha mi è stato vicino dopo l’abbandono da parte di Vegeta e non a mai chiesto niente in cambio. Il nostro avvicinamento è stato automatico, non so se lo amo ma ci tengo davvero a lui. Poi, è l’unico padre che Trunks abbia mai avuto e stravede per lui. Non ci vuole un veggente per capire che il mio bambino è il motivo principale per cui sono qui oggi, e spero di aver fatto la scelta giusta per lui...
“Lo voglio”
 

SPAZIO AUTRICE
Oh mio Dio... Stento a crederci ma questa volta è veramente finita. È stato quasi più difficile scrivere il prequel che la storia (e con questo mi giustifico anche per la lunghezza del capitolo fin troppo misera per i miei gusti) in sè però ammetto che è stato divertente rientrare nei panni di Vegeta, Bulma e Radish del passato.
Come avrete notato, nel Pov Vegeta ho riportato direttamente le parti della storia originale inserendo solo qualche dettaglio in più, la seconda parte invece è totalmente inedito. Il tutto arricchito con l'aggiunta del brano di Max Pezzali "l'universo tranne noi", da cui è tratto anche il titolo del capitolo.
Spero che la storia vi sia piaciuta e di ritrovarvi presto in nuovi progetti che sto realizzando, sempre a tema Dragon Ball e prevalentemente AU
Ciaooooo 🤗😘🤗😘🤗

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