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Se
c'è una cosa che nessuno sa sui gemelli è che vivere con
qualcuno il cui aspetto è identico al tuo è tremendamente
destabilizzante. Le persone hanno sul viso una perenne espressione
incerta, vivono nella paura di chiamarti con il nome sbagliato. Quando
hai nomi come i nostri, poi, la faccenda non fa che diventare ancora
più complicata.
Hera ed Hestia. Con la H.
Se
qualcuno di voi ha una vaga idea su cosa possa essere passato per le
menti dei nostri genitori quando li hanno scelti, si faccia avanti.
Oh, ma non è nemmeno questa la parte peggiore. Eh no.
Avete
presente la risaputa diceria che i gemelli sono indissolubilmente
legati da qualcosa che li spinge a vivere uno in simbiosi con l'altro?
Bene. Per me ed Hestia questo è solo un mito.
Ma, almeno in questo caso, una spiegazione esiste.
Hestia è Satana.
Va
bene, non proprio Satana, ma ciò che di umano è
più simile al Signore delle Tenebre. Il suo guardaroba è
nero. I quintali di kajal che si mette sugli occhi sono neri. Tutto
ciò che la riguarda è nero.
Io,
la gemella venuta bene, invece, sono la sua acqua santa. Sono colei che
ha ottenuto la bellezza, l'intelligenza, la grazia e,sorpresa sorpresa, Tommaso D'Angelo.
Ho
tutto ciò che Hestia vorrebbe, compreso il suddetto Testa Vuota
alto due metri per cui lei ha una cotta da tempo immemore.
Occhi-Azzurri-E-Addominali-Scolpiti,
infatti, per quanto possegga gusti a dir poco eccellenti, ha mirato
alla sorella sbagliata. Perché, segnate le mie parole, lui non
avrebbe una possibilità con me nemmeno se l'alternativa a uscire
con lui fosse la morte. Cioè mia sorella.
Mia sorella.
Mia sorella che ha una cotta per lui.
Lui che ha una cotta per me.
Lei che è uguale a me.
State
pensando quello che sto pensando io? Avete una mente diabolica come la
mia, disegnata per progettare piani astuti e curati al dettaglio per
puro intrattenimento personale? Avete idea di cosa potrei fare con i
semplici elementi che ho in mio possesso?
Mi
pare chiaro cosa succederà ora, cosa io, Hera Felici,
farò succedere nella vita oscura e deprimente di Hestia Felici e
in quella perfetta e piena di speranza di stare insieme a qualcuno come
me di Tommy D'Angelo.
Che
nessuno mi fermi, perché sto per portare alla luce ciò di
cui tutti voi avete bisogno, ciò che tutti voi, consapevoli o
no, bramate sin dalla prima parola pronunciata dalla sottoscritta.
Siete pronti?
Mignolo, si va a conquistare il mondo!
***
ANGOLO AUTRICI
Macciao!
Piacere
a tutti, siamo Yellow Daffodil e cioccolatomalik. Non sappiamo se ci
sia qualcuno tra di voi che ci conosce già, in ogni caso, faremo
una breve presentazione per non sembrare scortesi.
Siamo
due aspiranti autrici e ci siamo conosciute qui nel mondo della
letteratura online. Poi va beh, condividiamo un gruppo Telegram con
altre ragazze pazze quanto noi, ma quella è un'altra storia.
Abbiamo scelto di pubblicare in questo profilo e non in quello di
cioccolatomalik, perché così anche gli utenti di EFP
hanno modo di leggere.
Abbiamo
ideato questo progetto a quattro mani perché sentivamo la voglia
di fare un'esperienza del genere, perché amiamo il trash e
perché al disagio, con noi, non c'è mai fine. Come
potrete indovinare dall'immagine della copertina, in questa storia
siamo due gemelle: ciccolatomalik è quella che vi ha appena
parlato, Hera, mentre domani nel secondo capitolo conoscerete Hestia,
raccontata per voi dalla penna di Yellow Daffodil.
Siete
curiosi di leggere questa storia? Vi garantiamo che sarà piena
di equivoci, kajal e appuntamenti indesiderati XD Conoscerete le
gemelle diverse, i loro "amici" e anche qualche bel fusto che non
può non compromettere la già incasinata situazione.
Per
non togliere meriti a nessuno, ci teniamo a specificare che la
favolosa, conturbante, ammirevole copertina è merito della
creatività della grafica Nicole, che potrete trovare (ma non
rubarci :P) all'indirizzo Instagrammayura.arte da poco anche su Facebook con lo stesso nome.
In
più, vogliamo avvisarvi che questa storia sarà composta
da più di venti capitoli, tutti in crescente numero di parole. I
primi cinque o sei capitoli resteranno sulle mille parole (il doppio di
questo), poi inizieranno a diventare 2 mila, 3 mila, 4 mila e, insomma,
tanto disagio.
Per questo, abbiamo deciso che i primi sei capitoli verranno pubblicati secondo questo calendario:
06/02 -cap 1 (prologo)
07/02 -cap 2
10/02 -cap 3
13/02 -cap 4
15/02 -cap 5
17/02 -cap 6
Il
punto di vista delle due gemelle si alternerà capitolo per
capitolo, quindi niente, ci vediamo domani assieme ad Hestia Felici e
la sua infinitissima voglia di morire!
Mi
blocco con il dito sul segno meno. Stavo per azzerare del tutto la
quantità di zucchero nel mio caffè delle undici e undici,
ma l'unica cosa che si è azzerata ora è la mia
facoltà di parola. Per non dire l'encefalogramma. Oddio.
"Ehi?"
Mi
sforzo di non sembrare una mummia, anche se il mio look di stamattina
non aiuta molto, e ritorno a premere il pulsantino con naturalezza.
Beh, naturalezza non è forse il sostantivo più adatto,
dato che lo premo cinquecento volte in preda a uno spasmo fino a che la
macchinetta non emette un sonorobipda esplosione immediata.
"Ciao!"
Mi
giro verso l'oggetto del mio sbandamento e ignoro il tumulto che
avviene nelle mie budella. Vediamo se esce prima il caffè
dall'erogatore o il vomito dal mio stomaco. E sì, che poesia.
"Hai idea di dove sia finita tua sorella?"
Ecco, lo sapevo.
Tommaso
D'Angelo, conosciuto altresì come Tommy il bello, o Tommy il
meraviglioso, o Tommy oh-mio-Dio-sono-innamorata-di-lui, re della
scuola, ottava meraviglia del mondo, dono di Dio, è venuto a
cercare me, proprio me, oscuro moscerino sul parabrezza della sua vita,
per chiedere informazioni su mia sorella.
Tipico, davvero. Sin da quando ero bambina la gente mi cercava per sapere cose su mia sorella.
Ed è per questo che io odio mia sorella.
E consequenzialmente anche il resto del mondo.
Ma
Tommy no. Cioè sì, lo odio profondamente perché
è un essere umano ed è pure uno strafogato di autostima
come io non sarò mai, però è davvero bello e io
non posso ignorare che ho una cotta per lui da quando l'ho visto
spiccare tra la folla durante l'accoglienza ai primini al nostro liceo
classico, il Petrarca di Roma.
Da
quel giorno ci ho parlato in tutto una, due, tre... tre volte. Con oggi
festeggiamo la quarta: inciderò questa data sulla testiera del
mio letto, accanto a quella della morte del nostro criceto Cuzco, tre
anni fa. Mia sorella sostiene che sia colpa mia, perché ho
tentato di fargli la tinta nera e quindi, secondo le sue infondate
ipotesi pseudo-scientifiche, le sostanze chimiche gli avrebbero sciolto
l'epidermide. Invece io, che sarò anche brutta, ma almeno ho
cervello, sono certa che, dato che Cuzco viveva in una gabbietta in
bagno, il profumo allo zucchero filato che lei si spruzzava ogni
mattina, persino nel reggiseno, abbia funzionato per lui un po' come
una camera a gas.
Se
io sono quella che azzera tutto lo zucchero nel caffè, Hera non
solo lo mette al massimo, ma sceglie pure la cioccolata con schiuma di
latte e spruzzatina extra di cacao condita con unicorni dorati e tanto
tanto ammmore.
Mia
sorella ha ucciso Cuzco. Mia sorella è una stupida vamp e Tommy,
che è ancora più stupido, è innamorato di lei.
Che bella la vita!
"No,
non lo so, probabilmente si starà rifinendo le sopracciglia in
bagno perché è convinta che i peli ricrescano dalla prima
alla terza ora di scuola." La cosa mi esce forse un po' troppo crudele,
ma Tommy mi fissa per qualche secondo e poi alza un angolo della bocca
in una smorfia quasi... divertita? Oh mio Dio.
"Ah,
ok. Allora la cerco in bagno." Mi saluta con un cenno e mi volta le
spalle, mentre la macchinetta avvisa che il caffè è
pronto.
"Ok...
certo. La troverai lì sicuramente." Balbetto, mentre raccolgo il
bicchierino e ingurgito il liquido manco stessi scolando uno shottino
per dimenticare quanto fa schifo la vita.
Tommy alza una mano: "Grazie, Ermes, ci becchiamo in giro!"
"No,
è Hestia! Ermes era un maschio ed era il dio del... beh,
lasciamo perdere." Tommy è già sparito nella confusione
della ricreazione e il cucuzzolo della montagna che rappresenta la sua
testa si è diretto verso i bagni femminili.
"Il
mio nome è Hestia, non Ermes." Borbotto, fissando il fondo del
mio bicchiere e leggendo nei rimasugli di caffè un futuro nero
come il mio outfit odierno. "Hestia con la H..."
Nessuno mi ascolta e io penso che odio pure i miei genitori per avermi dato un nome così di merda.
***
ANGOLO AUTRICI
E quindi avete fatto anche la conoscenza di Hestia, ci dicono dalla regia! XD
Come vi è sembrata?
Hera
vi aveva avvisati nel prologo; le due sono davvero diverse, anche se,
forse, con il procedere del racconto, potrebbero riscoprire la loro
somiglianza... sia esterna che interna.
Ma
si vedrà; intanto, avete conosciuto anche Tommy D'Angelo - il
mitico Tommy D'Angelo - e nel prossimo capitolo, che uscirà
domenica 10, avrete modo di veder interagire Hera ed Hestia. Ci sono
ancora molte cose da scoprire, persone da conoscere, il piano malvagio
della gemella zuccherosa da mettere in atto, quindi.......
Vi aspettiamo, non mancate!
Daffye C.
P.S.
quante stelline per la copertina di questa storia? Ogni volta che la
vediamo ce ne innamoriamo come fosse la prima... grazie mayura.art aka
Nicole! 💜
La
campanella suona, io mi fiondo a casa, seguita da Hestia che si
trascina dietro di me come un'anima in pena, e, una volta arrivata, mi
spalmo sul divano. Sto morendo di fame, sto morendo di sonno, sto
morendo di...
Ecco come deve sentirsi mia sorella ogni giorno della sua miserabile vita.
Comunque,
dicevo, torno a casa e la prima cosa che faccio è lanciare la
cartella sul pavimento e buttarmi sulla prima superficie morbida che si
presenta davanti a me.
Hestia
borbotta qualcosa e sparisce in cucina, mentre io accendo la TV per la
mia consueta maratona dei Simpson pomeridiana. Ogni giorno, alle tre
del pomeriggio, dopo quasi un'ora di tragitto sull'autobus, la
stanchezza prevale sul mio stomaco vuoto e mi occorre almeno un'altra
ora per riprendermi.
Da
questo punto di vista, la mia gemella è molto più attiva
di me, il che è abbastanza bizzarro, tenendo conto che ha
perennemente la morte negli occhi. Sotto questo aspetto, probabilmente,
la connessione che si dice esista tra i gemelli compie la sua missione.
In poche parole, Hestia prepara il pranzo anche per me.
Non
è una pessima cuoca, ma questo, come è giusto che sia,
non glielo dirò mai. Mi limito a biascicare un grazie quando mi
passa un piatto stracolmo di pasta al tonno. E questa potrebbe essere
la nostra ultima interazione della giornata.
E
sarebbe davvero stata l'ultima, se il mio cellulare non si fosse messo
a squillare, costringendomi a interrompere il mio ben meritato pranzo.
Abbandono il piatto sul tavolino del salotto, abbasso appena il volume
del televisore e infine prendo il telefono, che fino a poco fa era
ancora nella tasca della mia giacca. Guardo il nome sul display e
prendo un lungo, profondo respiro. Mia sorella mi osserva con
un'espressione scettica sulla faccia, ma non smette di riempirsi la
bocca di cibo.
"Ciao
Tommy." Saluto il mio interlocutore, rischiando quasi di diventare
figlia unica quando ad Hestia va di traverso il boccone.
"Hera con la H! Ti disturbo?"
Sì,
mi disturbi. Non ti hanno mai detto che è maleducazione,
nonché un rischio per la propria incolumità, interrompere
le persone mentre mangiano?
"No,
assolutamente." Alzo gli occhi al cielo e mi lascio cadere all'indietro
sui cuscini del divano. La mia schiena colpisce qualcosa di duro e mi
rendo conto di aver erroneamente fatto fare al telecomando la stessa
fine del povero Cuzco.
Riposa in pace, piccolo Cuzco.
(Non
dite a mia sorella di questo piccolo particolare sulla morte del nostro
criceto, la sua dipartita per lei è ancora un mistero.)
Impreco
in silenzio, dopo essermi accorta di aver anche cambiato canale e che
ora Maria De Filippi sta mediando un'accesa lite tra single anziane, e
punto lo sguardo su Hestia, che ora pende dalle mie labbra.
"Senti,
cosa ne diresti di uscire? Beviamo un caffè? Prendiamo un
gelato? Entrambe le cose?" Una risatina nervosa mi raggiunge dall'altro
capo della linea e io sto quasi per rifiutare e far crollare il suo
castello di speranze e sogni di noi due che camminiamo verso l'altare,
ma poi... poi eccola, l'idea del secolo.
"Portami
fuori a cena." Affermo, sicura. Un po' troppo sicura. Okay, sto per
fare un disastro di dimensioni epiche, ma come piano B posso sempre
emigrare in Honduras e non lasciare traccia della mia precedente vita
da adolescente italiana. Potrei farmi crescere i baffi e...
"A cena?" Ripete lui, esitante.
"Prendere o lasciare, D'Angelo. Allora?"
Hestia
sgrana gli occhi e mi fissa come se fossi pazza, o meglio, come se
fossi la più sporca traditrice sulla faccia della Terra. Oh, ma
lei non sa. Lei non sa che la sua odiata e adorata sorella ha un
disegno ancora più grande in mente.
"V-va
bene." Farfuglia il povero malcapitato. Io sorrido più che
soddisfatta. "Passo a prenderti più tardi in moto?"
"Certo. Alle otto e mezza. Non fare tardi!" Esclamo e poi, per chiudere in bellezza, riattacco senza nemmeno salutare.
Riprendo
il mio piatto di pasta ormai fredda e ricomincio a mangiare. Con la
coda dell'occhio mi accorgo che la mia gemella sta cercando di
progettare la mia morte in modo che sembri un incidente. Mi giro a
guardarla e lei sbuffa, infine torna a fissare la televisione come se
quello che ha sentito non avesse la minima incisione sulla sua vita.
"L'appuntamento è per te." Dico, senza troppi giri di parole. "Sono meravigliosa e ho finto di accettarlo,ma..." Breve pausa per dare enfasi. "Ci andrai tu."
"Tu
che cosa?!" Sbraita, scattando in piedi agile come un puma a cui hanno
appena rubato una bistecca da sotto il naso. Certo, forse non la
prenderà bene ora, ma sono sicura che un giorno mi
ringrazierà. "Cos'hai nel cervello?! Pensi che non si
accorgerà della differenza? Sei davvero convinta che non
noterà che al posto della sorella perfetta, tutta cuoricini e
fiorellini, ci sono io? Mamma e papà avranno dato a te la
bellezza, ma quanto a furbizia non ci siamo proprio!"
Urla
così tanto e tutto di fila, che sto quasi per proporle un
provino per una band metal. Ma devo essere calma e risoluta.
"Ti
presto i miei vestiti." Replico, fingendo un'aura di pace e
serenità che non mi appartiene. "E poi lo sanno tutti che hai
una cotta per lui."
La
vedo arrossire come zio Giovanni quando due Natali fa stava soffocando
con un'arachide. Mi punta un dito contro. "Io non ho una cotta per..."
Cede ancora prima di terminare la frase, complice la mia espressione da
saputella. "Se la mia vita sociale finirà per questo, io..."
Scuoto la testa e con un gesto della mano scaccio metaforicamente ogni sua obiezione. "Non può succedere."
Lei
incrocia le braccia al petto e punta gli occhi su di me. Sa che sto per
sputar fuori una cattiveria delle mie, una di quelle permesse solo tra
sorelle costrette contro la loro volontà a vivere sotto lo
stesso tetto e a condividere la stessa aria.
"Su, sentiamo."
Mi esorta, poco impressionata.
"La tua vita sociale non è mai iniziata, piccola creatura dell'Inferno."
***
ANGOLO AUTRICI
Ma che simpatica Hera con la H, che simpatica...
Questo
piano ideato a mo' di gioco resterà nient'altro che
un'occupazione contro la noia o prenderà pieghe inaspettate?
Chi
lo sa! Vedremo che cosa ne penserà Hestia nel prossimo capitolo,
in uscita mercoledì 13, dove conosceremo anche due capisaldi,
perni, colonne portanti di questa storia, a cui è stato dato il
difficile ruolo di "amici".
E
questo doveva essere il momento il cui la brutta usciva dal camerino,
dopo una seduta con chirurghi, estetisti e maghi di fama mondiale, per
stupire il pubblico con il suo cambiamento viscerale da rifiuto tossico
a strafiga con i lampeggianti, invece tutto quello che ottengo è
un grido di terrore di Stefano e l'acido commento di mia sorella.
"Ma cos'è 'sto schifo?"
Ci
tengo a precisare che l'idea della trasformazione da bruco a bellissima
farfalla è loro. E come ogni loro malata idea, non funziona.
"'Sto
schifo-" Mi inalbero prendendo tra le mani la spumeggiante gonnella da
prima ballerina di Hera. "È il tuo armadio che su di me sta come
un vestito da sposa su un troll."
"Scarsissima...
stima... di sé." Giulia termina di annotare le sue
considerazioni di cui a nessuno frega niente e poi alza gli occhi dal
foglio, dagli occhiali, dalla montagna di vestiti che ha di fronte, e
mi guarda.
Quando
nota l'abbinamento faccia-da-morte, toppino di paillettes gira-brilla e
gonnella air-bag rosa confetto, finalmente esclama: "È vero, fai
pena."
Il
CCNR, Comitato Consigli Non Richiesti, composto dal presidente Hera
Felici, il vice-capo Giulia Giuliani e il terzo incomodo Stefano Russo,
si è riunito a casa mia per decidere, contro la mia
volontà, come conciarmi in vista dell'appuntamento di stasera,
preso sempre contro mia volontà, con Tommy - il magnifico -
D'Angelo.
Ora,
dato che grazie alla stupidità congenita di Hera, lui è
convinto che davanti al suo mezzo a due ruote rombanti comparirà
la vera dea della situazione, cioè mia sorella, io dovrò
cercare il più possibile di assomigliarle onde evitare al povero
un mancamento. E ci ho provato a rifiutarmi, chiudendomi in camera,
minacciando di gettarmi dal quarto piano, iniziando uno sciopero della
fame, ma il Comitato è venuto a prelevarmi con la forza, e ora
sono qui, nella gioiosa camera della strega che mi ritrovo come gemella.
Se
non vado all'appuntamento, lei rivelerà a Tommy il dio
dell'Olimpo che io ho una cotta per lui, e allora sì che
dall'Olimpo scenderanno tuoni e saette. Hera dice che non ho una vita
sociale e devo crearmela: ci provo in questo modo, o lo
farà lei sputtanandomi nell'intera scuola. Un vero amore, la
Felici cucciolosa, non è vero?
"Allora, io leverei quella maglietta e ci butterei su qualcos'altro."
"Tipo dell'etilene e un fiammifero?"
"Tipo
qualcosa di più scollato. Tipo questo." Stefano riesuma, tra il
carnevale di vestiti, un capo semplice e nero che potrebbe davvero
piacermi.
Stefano
mi sta leggermente meno antipatico di tutto il resto del mondo, ma solo
perché ha la erre moscia e sembra disagiato come me
nell'approccio alla quotidianità. Nessuno ha ancora capito se
sia gay o solo molto sfigato con le donne.
"Seh, e poi le tatuiamo sul seno un bel:Fammi tua, Tommy D'Angelo, a caratteri gotici." Sibila Giulia. "Dai, non si fa. La scollatura al primo appuntamento non si fa."
Giulia invece la odio proprio.
Quasi
quanto mia sorella. Diciamo che si contendono il titolo, ma solo
perché Hera è la versione storpiata di me, odio
leggermente di più lei.
Giulia
è una nostra amica d'infanzia. Cioè, intendiamoci: era
amica di Hera, per quello mi infestava casa da quand'era la copia di
Hermione Granger, con il nasino all'insù e quell'aria di
superiorità più grande di lei, ma poi crescendo ci ho
fatto l'abitudine e ora la tratto come nient'altro che l'estensione
della superficialità di Hera. Dove non arriva una, ci
sarà sempre l'altra pronta a pensare a qualcosa di più
insensato e mondano. Tipo a qual è la tecnica migliore per
rendere l'effetto metallico su uno smalto opaco che però ci sta
da Dio con la nuova borsetta.
Voi
lo sapete? Io no, ma spero che i loro esperimenti da Piccolo Chimico
facciano presto esplodere tutte le boccette di smalto su questi
purulenti vestiti rosa.
Stefano mi guarda dispiaciuto, e si arrende alla sconfitta riponendo la maglietta nera.
Ste
è il povero diavolo capitato in classe con noi in prima
superiore. Ce lo siamo conteso per un po' di tempo, io ed Hera, ma alla
fine abbiamo capito che il suo giusto ruolo era nel mezzo. Immaginate
una bilancia. Immaginate me ed Hera come i due poli opposti e Ste il
costante pesino che scivola ora di qua, ora di là, per far
sì che tutto rimanga mediamente in equilibrio.
Ecco,
il suo tornaconto personale della vicenda ci è ancora ignoto, ma
tra le nostre ipotesi c'è: una cotta per Giulia, una cotta per
Hera, oppure l'essere troppo gay per avere amici maschi.
Immagino
che quando Hera avrà finito di torturare me e la mia vita
sociale, andrà a inficiare la sua, ma per ora io sono la sua
cavia preferita.
Perché
lei è annoiata. Ed ha una vita vuota. Perché ha scelto di
essere una gioiosa Barbie che si può permettere di prendere
appuntamenti per gli altri, mentre passa il tempo a guardare i Simpson,
uccidere criceti e smaltarsi le unghie dei piediin pendantcon quelle di Doppia G, che sarebbe appunto Giulia Giuliani.
Bleah, un brivido mi percorre tutta la schiena.
"Mettiti
questo, vedrai che lo farai uscire di testa." Hera mi passa un vestito -
dico, un vestito - color panna da cupcake e subito dopo mi rifila un
coso grigio che non saprei nemmeno da dove si infila.
"È
il cardigan abbinato." Spiega saputella, alla mia espressione
esterrefatta. "Non offri la merce su un piatto d'argento, ma sotto la
lana nascondi questo satinato che è tutto da interpretare. Che
ne dici?"
"Dico che devi smetterla di guardarti i video di Chiara Ferragni anche mentre ti depili le ascelle."
"Almeno io le depilo, gioia."
"Gelosia...
dei modelli... preesistenti..." Continua imperterrita Giulia.
"Avversione... alla bellezza... oggettiva e alla cura... del proprio
corpo."
"E tu che diavolo stai scrivendo, l'elenco della spesa di uno strizzacervelli?"
Giulia
si sistema l'occhiale a goccia dai bordini rigorosamente dorati e mi
fissa con sufficienza: "Sto progettando un lavoro per psicologia."
Giulia
fa il liceo socio-psico-pedagogico, forse perché sa di essere
tra i casi di psicopatici che studierà un domani.
"La
prof ci darà un voto su una ricerca d'approfondimento personale
e io ho deciso di incentrare la mia sul divario caratteriale tra due
gemelle."
"Quali gemelle?" Chiede brillantemente Stefano, emergendo dai vestiti.
"Tu e io, ovviamente." Lo sfotte lei, come al solito delicata come un fiore.
"Ah." lui ci rimane male, e torna a mimetizzarsi con gli stiletto fucsia.
Hera
sbuffa e mi spinge con vigorosità dietro l'anta dell'armadio:
"Dai, goblin, vedi di muoverti! Tommy è qui fra sole quattro ore
e noi dobbiamo ancora rifarti trucco e capelli!"
"Morirò."
Sfiato e poi, scontrandomi con il mio riflesso da vera sfigata con zero
vita sociale e una sorella che invidia segretamente, aggiungo un
silenzioso 'magari', che mi fa apparire ancora più senza
speranze e ancora più sola.
***
ANGOLO AUTRICI
Allora,
che ne pensate di Ste e Doppia G e del loro Comitato? Ve li aspettavate
due amici così? Credete che combineranno casini?
Mmm, probabile, se conoscete Daffy e C.
Cooomunque,
per festeggiare il San Valentino vi confermiamo che sì: i
prossimi 2 capitoli riguarderanno l'appuntamento tra Hestia (travestita
da Hera) e Tommy e verranno pubblicati rispettivamente domenica 17 e
martedì 19... siete curiosi di sapere come andrà? Secondo
voi, Tommy si accorgerà dell'inganno?
Noi
siamo davvero molto felici (non Felici) che ci stiate seguendo. Abbiamo
ricevuto dei commenti e delle recensioni a cui provvederemo a
rispondere nei prossimi giorni, nel frattempo grazie di tutto e alla
prossima!
Io,
Stefano e Giulia siamo appostati dietro la finestra della cucina come
tre vecchiette di paese. Fissiamo ogni minimo movimento di Hestia, che
nel mio vestito e truccata di un candido marrone chiaro non sembra
nemmeno la seguace di Satana che è normalmente.
Se
non sapessi che si tratta di mia sorella, la scambiarei per me. Beh, se
fossi sotto l'effetto di qualche litro di alcol, sia chiaro.
Tommy la guarda come guarderebbe la sottoscritta, gli occhi a forma di enormi cuori rosa e un'espressione stupida sulla faccia.
Direi che siamo già a metà del lavoro.
La
aiuta a indossare il casco, e mi piange il cuore vedere la sua
magnifica capigliatura scempiata in quel modo, e subito dopo, una volta
sulla moto, porta le mani di lei sui suoi stessi fianchi.
Hestia, ti prego, resisti a questo mondo crudele ancora per un po' e non farmi fare la figura dell'imbranata.
Non
voglio essere testimone della rovina della mia reputazione,
perciò, quando lei si aggrappa impacciatamente a lui, io scosto
gli occhi da loro e li punto davanti a me. E poi con la mano saluto la
vera vecchietta di paese, la signora Adeli, che, da buona telecamera di
video sorveglianza, si assicura che il dio greco in motocicletta sia un
tipo a posto.
Oppure sta fantasticando su di lui come ogni altro essere respirante, ma chi sono io per giudicare?
Una
volta partiti, tiro un sospiro di sollievo e vado a sedermi al tavolo,
seguita dai miei due fedeli compagni. "Ste, un bicchiere d'acqua, per
piacere."
"Subito."
Obbedisce lui, e quasi mi sento in colpa a sfruttarlo così. Ma
questa è una situazione a rischio, perciò rimando il
senso di colpa a più tardi e posiziono invece il mio cellulare
sul tavolo. Lo osserviamo simultaneamente in supporto alla mia gemella,
a cui abbiamo promesso il famoso aiuto da casa.
Bevo
un po' di liquido fresco e congiungo le mani in preghiera. Io non
voglio davvero emigrare in Honduras. Ho la pelle troppo delicata per un
sole così forte. C'è il sole in Honduras, giusto?
Più tardi farò qualche ricerca.
Passano
diversi minuti di silenzio, minuti in cui io, Doppia G e Ste teniamo
una veloce seduta spiritica affinché il piccolo Cuzco,
dall'aldilà, protegga le nostre povere anime.
"Cosa
state facendo? Dov'è Hestia?" Mamma entra in cucina e provoca un
mini infarto a ognuno di noi. I miei due amici si limitano a salutarla
e io, invece, mi trovo ad essere la persona designata a dare delle
spiegazioni.
"È
uscita con..." No, non crederà mai alla storia che Hestia sia
uscita, con un ragazzo per giunta, nonostante sia la verità.
"Non lo so, sarà in qualche bosco a fare un sacrificio umano o
qualcosa del genere. Ha detto che torna dopo cena."
Questo mi sembra più che credibile.
All'improvviso
lo schermo del cellulare si illumina e Giulia lo afferra d'istinto. Se
lo porta in salotto, sul divano, e noi siamo costretti a seguirla. Ha
la mia vita nel palmo della sua mano, letteralmente.
"Dice che sta per morire." Ci riferisce senza alzare troppo la voce.
"Oh,
quindi sta bene." Concludo io, senza troppi giri di parole. Conosco mia
sorella. Probabilmente è il suo modo per dirci che va tutto alla
grande.
"Chiedile
se lui le ha fatto complimenti per l'outfit." Suggerisce Stefano con
così tanta urgenza nella voce che temo ne possa andare della sua
santità mentale se non riceve un'immediata risposta.
"Outfit?" Ripete Doppia G, stringendo le labbra per trattenere una risatina di scherno. "Ma come parli?"
Mentre Ste fissa Doppia G in cagnesco, io mi riapproprio del telefono e leggo il nuovo messaggio di Hes.
"Vuole sapere qual è il suo colore preferito." Riferisco. Beh, certo, non può mica rispondererosso sangue di neonato, è ovvio che le serva un suggerimento. "Giallo limone, come l'estate." Mimo con le labbra mentre digito.
"Ragazzi,
rimanete a cena?" Domanda mia madre dalla cucina, che nel frattempo
è stata raggiunta da papà, rientrato circa un paio di
minuti fa limitandosi a un 'ciao' per salutarci. Sa bene che è
meglio non disturbare il CCNR - Comitato Condigli Non Richiesti -
quando è chiaro stia tramando qualcosa alle spalle di qualcuno.
Deve averlo imparato per esperienza.
"Rimangono."
Replico io senza nemmeno chiedere. Nessuno si alzerà da qui fino
che non avrò la certezza che Hestia non mi abbia rovinato la
vita. "Perché non mi scrive?" Piagnucolo poi a voce più
bassa.
"Magari il giallolimoneha
sortito l'effetto giusto e si stanno dando da fare." Suggerisce Doppia
G, facendoci scoppiare a ridere. Come no, mia sorella che... Sto per
vomitare. Cioè, non solo perché l'idea di un bacio tra
mia sorella (panico) e Tommy D'Angelo (orrore) mi faccia rabbrividire,
ma anche perché Hestia non bacerebbe mai nulla che non sia una
croce al contrario, non so se ci siamo capiti. Quindi no, il mio
stomaco non regge una tale fantasia, è ancora troppo delicato
come quello di un bebè, mi spiace.
"Siamo
troppo cattivi con lei." Dice Stefano di punto in bianco, piano piano,
come se stesse rivelando una verità scomoda per tutti. "Dovremmo
darle fiducia."
"Oh,
sì, proprio una buona idea dare fiducia a un'incapace." Commento
io e solo quando i miei pensieri si trasformano in parole mi rendo
conto che forse ho esagerato. Abbasso lo sguardo sul telefono e noto un
nuovo messaggio. Hestia, di nuovo. Le rispondo senza rendere pubblico
il testo.
"Sai,
Hera, a volte ho l'impressione che te la prendi con tua sorella
semplicemente per sentirti migliore di lei." Stefano gira il coltello
nella piaga e io mi limito a fare spallucce. Non mi va di affrontare
questo discorso, anche perché non è affatto vero. Iosonomigliore di mia sorella, punto e basta. "Riflettici su." Aggiunge.
"Finiscila,
Russo, non sono affari tuoi." Lo rimprovera Giulia, rimettendolo
immediatamente al suo posto. Non dico nulla, ma lancio un'occhiata al
mio migliore amico. Vorrei che ogni tanto si ribellasse al modo in cui
lo trattiamo, ma si limita semplicemente ad incassare il colpo senza
nemmeno provare a difendersi.
"Vi
lascio il telefono, ho bisogno di usare il bagno." Mormoro prima di
alzarmi e percorrere il corridoio in silenzio. Entro nella piccola
stanza e mi guardo allo specchio.
Poco
fa, anche se non per molto, io e mia sorella siamo tornate a essere
identiche. Stesso trucco sugli occhi, stessi vestiti da bambolina,
stesso smalto rosa sulle unghie. E per un attimo ci ho pensato davvero,
a quello che ha detto Stefano.
Sono davvero una persona migliore di lei?
***
ANGOLO AUTRICI
Dubbi esistenziali parte 1 di 1000 XD
Eh
sì, è difficile da credere ma questa storia non è
solo stupida. Parte con un'idea stupida, molto stupida, ed è
popolata di personaggi stupidi (*coff coff, Tommy, coff coff*) ed
è anche scritta da autrici abbastanza stupide, però in
realtà offrirà alle gemelle, e magari anche a voi
lettori, degli interessanti spunti di riflessione.
Del tipo: Ma allora Ste è veramente gay oppure no?
Cooomunque,
noi ci vediamo domenica 17 con il prossimo capitolo, ovvero IL capitolo
dell'appuntamento tra Hestia e Tommy. Bombardata di consigli del CCNR,
riuscite a immaginare cosa potrà combinare la nostra adepta
delle tenebre preferita?
Lo
scopriremo presto. Nel prossimo capitolo ci sarà anche il
calendario completo delle pubblicazioni di URCT fino al capitolo 10.
E con questo io e C. vi salutiamo e vi aspettiamo nei commenti!
È possibile che mi sia appena uscito uno spaghetto dal naso?
Vedete,
stavo ingoiando placidamente la mia ultima forchettata di pasta, quando
gli zaffiri di Tommy mi hanno sfanalato addosso accompagnando un
casuale e immotivato: "Sei davvero bellissima."
Io,
che sono ancora convinta che Tommy sia a cena con me e non con la copia
di Hera, mi sono soffocata credendo che ritenesse davvero bellissima
Hestia Felici e di conseguenza, ho preso a tossire, ritrovandomi
l'ottimo spaghetto alla carbonara in posti della trachea dove non
dovrebbe stare. Ho bevuto, ma la bocchetta dello stomaco si era chiusa
per procedure d'emergenza da morte imminente e allora l'acqua e lo
spaghetto sono stati sparati insù uscendo dal naso come un
geyser.
Ma
questo Tommy non l'ha visto, perché si è alzato dicendo:
"Hai bisogno della manovra di Heimlich?" Proprio mentre io prendevo
sapientemente un fazzolettino dalla borsa Furla di Hera e ci cacciavo
dentro tutto il mio disagio.
"No, figurati." Gorgoglio, ancora coperta dalla carta balsamica. "È che starnutisco in modo strano."
Hera mi scuoierà viva.
Tommy
si riaccomoda poco convinto di fronte a me, e termina il suo risotto
rimanendo in allerta, stranito. Io mi riassesto, scopro tristemente di
aver tirato via cinque strati di fondotinta assieme a quel
fazzolettino, poi torno ad attendere silenziosamente la seconda portata.
Ecco, è così che sta procedendo l'appuntamento del secolo: silenziosamente.
All'inizio
ero così agitata che mi confrontavo con casa-base che neanche la
Russia con le potenze limitrofe durante la Guerra Fredda, poi ho
iniziato a notare che anche in paradiso sembrava esserci della
confusione, così ho lasciato perdere.
L'ultimo consiglio da me richiesto era stato:Sta arrivando la cameriera, che diavolo ordino?
So
che Hera ha tutte le sue paranoie alimentari, che ingoia solo certi
tipi di pesce, che si ferma a ventotto pennette - e il resto le finisco
io dal suo piatto -, che mangia solo un determinato numero di uova a
settimana per non farsi venire i capelli grassi e altre mille stronzate
del genere. Io sono come lei, quindi so per certo che ogni giorno si
alza dal tavolo con un'implacata voragine nello stomaco, ma lei deve
farsi vedere più ferrea di un'atleta e, soprattutto, migliore,
quindi non mangia che pietanze sapientemente selezionate.
Avevo
scritto ai miei amici solo per cercare di rimanere nel personaggio, ma
poi avevano cominciato inviarmi una serie di istruzioni contrastanti,
che mi hanno solamente confuso di più.
Evita il primo, un petto di pollo con limone e poco radicchio andrà benissimo.
No, no ascoltare Giulia! Prendi la pasta! La pasta col tonno!
Pasta col tonno a un appuntamento? Lo vuoi far morire? Non è che fanno la pizza, per caso?
Quelli
erano, in ordine, Doppia G, Hera e Ste e i tre messaggi solo l'inizio
della conversazione che non hanno ancora finito di intasare.
Così mi ero detta: ok, senti, ordina quello che ti piace e ciao.
Siamo
finiti a mangiare un raffinato risottino di zucca lui e spaghetti alla
carbonara di primo e costata con patate al forno di secondo io.
Più una fetta di tiramisù. Mai mi sono vergognata
così tanto nella vita e, soprattutto, anziché
battibeccare tra di loro, non potevano avvisarmi che gli spaghetti
erano l'anticristo degli appuntamenti, quei tre?
"Hera
con la H, ti vedo pensierosa." Osserva il mio ignaro accompagnatore,
bloccandomi il tiramisù nell'intestino crasso. "Pago e poi
usciamo per una passeggiata, ti va?"
Annuisco e, come ho fatto per le scorse due ore, taccio.
*
"Allora, ehm, mi avevano detto che eri un tipetto molto più loquace, a scuola."
Tommy
e io stiamo camminando lungo l'argine del Tevere. La serata è
favorevole, la strada illuminata e il parcheggio dove abbiamo lasciato
la moto non molto distante. È bello qui, direi rasserenante con
un che di poetico, ma il mio stomaco non si è ancora ripreso e
le labbra si sono incollate nella terribile e indomita paura delle
relazioni sociali.
Per non dire di quello che mi farà Hera se le rovino la reputazione con qualche uscita infelice.
"Sai,
ti metto like da un bel po', ormai, e ho visto che fai un sacco di
cose, che hai molti interessi. Tipo... ti piace ballare, no? Hai
proprio talento nel girare i video di Musical.ly, devo dirtelo."
Non
ce l'ho fatta: mi sono lasciata scappare una risata rombante e l'ho
trattenuta troppo tardi perché non mi uscisse dal naso un rumore
molesto. Tommy crederà che io abbia seri problemi di sinusite,
stasera.
"Ho detto qualcosa di sbagliato?"
Beh, Hera avrebbe riso allo stesso modo ricordandogli chenon
si chiama più Musical.ly, ora è Tik Tok, e comunque
grazie, è tutto merito del filtro unicorno arcobaleno!Ma
io? Io sono lontana anni luce da quella roba da spastici e l'unica app
che conservo nel telefono è quella di Death Note dove annoto
tutti coloro che vorrei che morissero (è troppo figo,
perché puoi anche indicare quando e come... sto solo aspettando
l'upgrade che faccia sì che si avveri).
"No,
no, è solo che..." Mi ricompongo, sbatacchiando le ciglia come
farebbe la mia simile. "Non si chiama più Musical.ly."
"Aaaah." A Tommy non frega nulla. "Ho visto pure le foto con il tuo ex."
Aaaah, il mio ex. Cioè, l'ex di Hera. Tasto dolente.
"Parlami
di lui, così capisco con chi devo stare al passo." Butta
lì Tommy, non rendendosi conto di risultare delicato come una
palla da demolizione sull'impalcatura di una palafitta.
"Beh,
ehm..." Mi faccio coraggio, ché tanto questa serata non potrebbe
andare peggio e almeno Jacopo lo stronzo è un argomento di cui
mi viene bene parlare. "Era più grande di me, facevamo un casino
di cose divertenti, perché mi portava ovunque. Però, sai,
non hai nulla da imparare da lui; diceva di amarmi ma l'unica cosa che
gli interessava era avere al suo fianco la perfetta fidanzatina di cui
vantarsi con amici e genitori. Nel frattempo mi cornificava ai festini
universitari e mia sorella Hera- ehm, Hestia lo odiava. Sì,
vedi, lei me l'aveva detto che era un poco di buono, ma io non la
volevo stare a sentire, perché sono un po' oca e non la sto mai
a sentire, però, ecco... lei è saggia, sai, lei sembra
così sulle sue e oscura, ma in realtà ha una
sensibilità particolare nei confronti del mondo e... e..." Alzo
gli occhi su di lui. "Sto divagando."
"No,
anzi..." Se la ride in un modo che mi fa salire la pelle d'oca anche
dove non dovrebbe esserci. "Mi fa piacere starti ad ascoltare. Lo
sapevo che sotto sotto avevi una parlantina killer."
"Parlantina
killer a chi?" fingo di offendermi incrociando le braccia in questo
goffo cardigan. "Ti faccio vedere io cosa è davvero killer!"
Ops, forse un po' troppo fuori dal personaggio.
Ma
Tommy si è fermato, ha preso a guardarmi con quella faccia da
pesce lesso super carino e ha piantato i diamanti sul mio viso: "Sei
davvero bellissima..."
La
sua mano è volata, leggiadra, a spostare una ciocca dei miei
capelli e mi sono appena resa conto che si è avvicinato troppo,
troppo pericolosamente alle mie labbra.
Io non ho il coraggio di baciare Tommy D'Angelo.
Hera l'avrebbe, ma io, purtroppo, non sono Hera.
"Torniamo a casa, ok?" Lo smonto, sgusciando via da sotto i suoi due metri di meravigliosità con il cuore a galoppo.
Lui
rimane così imbalsamato per un po', poi si schioda da quella
posa ad Arco di Trionfo e decide finalmente di riaccompagnarmi alla
sicura, accogliente casa-base. Dovremo concordare sul fatto che se
vuole continuare ad uscire con me-ehm con Hera, deve adottare un mezzo
di trasporto che non mi costringa a stargli appiccicata come un koala.
*
"Non
mi hai più scritto niente!" Urla quell'isterica da una camera
all'altra, mentre si fionda per corridoi come una scheggia.
"Scusa, ero leggermente presa a cercare di rimanere in vita per tornare a raccontartelo di persona."
Getto
la sua raccapricciante borsetta di Furla sul mio copri-materasso a
teschi e poi mi racchiudo all'interno del mio familiare, adorato,
guardaroba nero.
Ah, pace per gli occhi.
"Tu
non preferisci mai la vita alla morte, quindi dev'essere successo
qualcosa di sconvolgente!" Dichiara Hera, palesandosi davanti a me con
una maschera al guacamole che mi fa trasalire.
Guardo dietro di lei, a destra e sinistra: "Dove sono Ste e Doppia G? Ti hanno condito ai cetrioli per poi mangiarti per cena?"
"Abbiamo litigato perché avevamo pareri discordanti sul tuo-mio appuntamento."
"Ma non mi dire."
"Li
ho cacciati e poi ho dovuto spalmarmi questa roba per evitare che mi
uscisse uno sfogo da stress. Allora, dimmi che domani posso tornare a
scuola senza che la gente mi crocifigga per aver traumatizzato Tommy
D'Angelo."
"Puoi
stare tranquilla." Le mostro il pollice insù e poi le scarico
davanti al letto un plico di panni, tra cui la mia salopette preferita
abbinata al dolcevita a strisce che fa molto carcerato stiloso.
"E questa roba cos'è?" Pronuncia con pause di schifo tra una parola e l'altra.
"Ti
preparo i vestiti per domani." Le rispondo, pensando che, comunque, al
di là dello spauracchio dello spaghetto e in seguito quello del
bacio, ho amato ogni singolo secondo passato in compagnia di Tommy. "I
tuoi lasciameli pure sul letto."
Esco
dalla stanza per buttarmi sotto la doccia, mentre Hera rimane,
attonita, a fissare il mostro che ha creato grazie al suo stesso,
malatissimo piano.
***
ANGOLO AUTRICI
Ok, se non avete capito... il piano ha funzionato!
Hestia
vuole vestire di nuovo gli abiti di Hera! Siete contenti? Hera
sicuramente no; penso che stia davvero avendo seri ripensamenti circa
il suo piano XD
La
cosa positiva è che finalmente iniziamo ad entrare nel vivo
della storia; adesso i capitoli si faranno via via più lunghi e
i nostri beniamini interagiranno più spesso. Non solo, a partire
dal capitolo 8, potreste conoscere qualcuno di nuovo o addirittura...
riconoscere qualcuno di vecchio?
Chi
di voi è stato più a contatto con me e C. in questi
ultimi mesi forse si ricorderà di qualche strana richiesta fatta
apparentemente a caso, oppure ricorderete uno degli spoiler rilasciati
la settimana prima della pubblicazione, circa un eventuale ritorno al
passato?
Vi
lasciamo alla vostra memoria e, nel frattempo, alleghiamo qui il
calendario dei prossimi 4 capitoli. I primi di marzo avrete anche il
calendario dei successivi, ma è meglio che andiamo per gradi XD
19/02- cap 7
23/02- cap 8
27/02- cap 9
01/03- cap 10
Grazie mille per la lettura fino a qui e fateci sapere: voi siete più#teamherao#teamhestia?Tranquilli, io e C. non ci offenderemo... al massimo una di noi ucciderà l'altra.
Mi guardo allo specchio e... No, non posso maledire nessuno davanti a cotanta bellezza.
Mi faccio una doccia, mi vesto e maledico Tommaso D'Angelo.
Posso
andare in giro vestita come un'anima persa tra i peccatori dell'inferno
dantesco? Devo uscire di casa con questa roba addosso e con...? Non ci
voglio pensare.
Mi faccio il segno della croce.
Hestia entra in bagno, fresca come una rosa. Indossa imieijeans azzurro chiaro modello boyfriend - ah, che burlona - e ilmiotop bianco con i laccetti sulla schiena. Si trucca canticchiando, ripeto,canticchiando, e si spazzola i capelli con lamiaspazzola verde pastello.
E io sono vestita come una maledetta zebra in salopette!
"Metti
un po' di kajal nero sugli occhi, Hera." Mi consiglia candidamente.
Sorridendomi pure. "Oh, hai già quel velo di omicidio negli
occhi, stai andando benissimo!" Cinguetta entusiasta.
"Entro
stasera sarò figlia unica." La minaccio a denti stretti, prima
di sbuffare e tentare di disegnarmi sulla faccia quel misto tra vampiro
e panda agonizzante in via d'estinzione che è perennemente
presente sul viso di mia sorella. Lei nel frattempo è uscita ed
è andata a chiacchierare amorevolmente con nostra madre, che
probabilmente non si è nemmeno accorta dello scambio.
Ringhio
sottovoce per tutto il tempo che passo andando in giro per la casa a
cercare pretesti per non ammazzare la mia gemella, ma proprio mentre
sono in camera mia a mettere i miei libri nello zaino a scacchi neri e
bianchi di Hestia, mi accorgo che lo schermo del mio cellulare è
acceso e su di esso campeggia un messaggio.
Tommy
D'Angelo mi ha appena mandato il buongiorno. Cioè, l'ha mandato
a Hestia, che poi sarei io. No, aspettate, Hestia è me.
Santissimi numi conosciuti e sconosciuti, ho bisogno di una seduta dal mio terapista.
(In
realtà io non ho un terapista, ma fa così chic dichiarare
di aver la necessità di parlare con lui in tono drammatico.)
Beh, comunque, dicevo che Tommy mi ha mandato un messaggio con tanto di trentasette cuoricini annessi. Sì, li ho contati.
Il ragazzo si sta facendo prendere la mano, a quanto vedo.
Dovrei dirlo a Hestia?
Nah. Me ne dimenticherò fino a domani, come vendetta per avermi conciata come una disadattata sociale.
Buongiorno💜, gli rispondo, limitandomi a un cuoricino solo. Un cuoricino viola, per far sì che non fraintenda con quello rosso.
Poggio
il telefono sulla scrivania e riprendo a sistemare le cose nella
cartella, ignorando la voce di mia sorella in sottofondo che
probabilmente ora è passata a parlare al telefono con Ste. Gli
sta raccontando la serata, nei dettagli. Dettagli che a me non ha
svelato, la maledetta. Dobbiamo fare un discorsetto.
Sto
per precipitarmi nella sua stanza come un uragano nero in cerca di
vendetta, ma la vibrazione del mio cellulare mi costringe per la
seconda volta a dar retta al mio quasi fidanzato. Al fidanzato della
mia gemella cattiva, volevo dire.
Grazie per la serata di ieri, Hera con la H. Rifacciamo?Alzo
gli occhi al cielo con così tanto trasporto che non mi stupirei
se rimanessero bloccati all'indietro. Non rispondo. Che rimanga sulle
spine, così impara a non far innamorare mia sorella e a far di
conseguenza pagare tutto a me.
Ok, l'idea è stata mia, ma dettagli.
"Muoviti,
piccolo demone arrivato dal regno dei morti per rovinarmi la vita!"
Sbraito verso la stanza di quest'ultima. Prendo una ciambella glassata
dalla credenza e saluto a malapena mamma, che mi guarda stranita. Mi
sento così sotto pressione, che sto ingurgitando una
quantità spropositata di carboidrati e zucchero raffinato. Se
avrò uno sfogo sulla faccia, sarà tutta colpa della vita
sentimentale di Hestia.
"Arrivo, arrivo, nuvoletta di zucchero filato!"
Giuro che la uccido. Lo giuro.
Sono
sicura che ci sia stato uno scambio di culla in ospedale il giorno in
cui siamo nate. E non mi interessa se siamo identiche e questo dovrebbe
togliere ogni dubbio su un eventuale sbaglio, lei non può
davvero essere l'individuo con cui condivido il mio patrimonio
genetico. È scientificamente impossibile.
Io
e la mia aura di morte ci trasciniamo insieme a quell'ammasso di
cuoricini rosa ambulante di mia sorella verso la fermata dell'autobus.
Quando vi metto il piede sopra, vedo il mio riflesso nel vetro del
finestrino dal lato opposto e ho la conferma che mi sono calata bene
nella parte.
Odio me e l'universo tutto.
Mi
siedo il più lontano possibile da Hestia, la quale oggi sembra
aver risucchiato tutta l'energia positiva presente in casa, me
compresa. La fisso a distanza, continuando a farlo anche una volta che
arriviamo al Petrarca.
Non
appena varchiamo il cancello, individuo Tommy vicino alla sua moto, la
sua bocca si apre in un sorriso vomitevolmente perfetto una volta che
si accorge della mia presenza. Di quella di Hera. Scusate.
Le
fa un cenno con la mano e lei esplode in una nuvoletta di arcobaleni e
coriandoli rosa confetto. Lo raggiunge e gli sbatte le ciglia davanti
alla faccia, cosa che contribuisce a far sciogliere l'idiota in una
pozza di succo alla fragola. Che coppia meravigliosa.
Io
continuo a strisciare i piedi verso l'ingresso principale, davanti al
quale, come ogni mattina, sosta parte del CCNR, ossia Stefano e Giulia.
Li saluto con la minaccia di strangolare qualcuno prima della fine
della giornata scolastica, e loro ricambiato rispettivamente con unwow, bel looke unhai l'aria di qualcuno che nel tempo libero sacrifica cerbiatti.
Grazie per il supporto, ragazzi, ve ne sono grata.
Ancora
prima che io possa sputare fuori una risposta pungente come il paletto
che se potessi userei per trafiggermi il cuore, Hestia e Tommy
fluttuano davanti a noi chiacchierando spensieratamente. Oh,
però lui si accorge di me. Eccome se se ne accorge!
Infatti si gira a guardarmi. Alza la mano destra. Sorride.
"Ciao
Ermes!" Esclama, sparendo subito dopo nell'atrio, ma continuando a
sovrastare tutti gli altri studenti con quella testa vuota.
Beh, che dire?
Spero che si lascino.
***
ANGOLO AUTRICI
Ok, Hera, forse, effettivamente, il tuo piano faceva schifo XD
Anzi
no, dai, in realtà non era un piano malvagio, ma a quanto pare
si sta ritorcendo contro il suo artefice e in questi casi non è
mai una buona cosa... litigio apocalittico in vista? Probabile.
Il
prossimo capitolo, che uscirà sabato 23, rappresenta un momento
molto speciale per me e C. La scrittrice del cap sarò io, mentre
la meravigliosa idea è di C., il che ci porta a dover nominare
anche un terzo collaboratore che ha inconsapevolmente aiutato nella
stesura del capitolo. Non avete ancora capito? Beh, lo scoprirete fra
qualche giorno!
Ma
preparatevi; potreste dover fare un salto nel tempo, quindi chi o cosa
sperate di leggere che arrivi direttamente dal passato?
Per oggi da noi è tutto; speriamo che il cap vi sia piaciuto e che continuerete a dare supporto a questa storia :)
Ho
passato così tanti anni della mia vita a osservare quanto
facesse ribrezzo la spumosità di Hera che ora riesco a imitarla
benissimo. Ho imparato ad essere lei per osmosi, quindi so esattamente
che cosa farebbe e che cosa direbbe in qualsiasi situazione, quindi so
finalmente come piacere a Tommy.
Bastano
zucchero, cannella e ogni cosa più bella! Che nella vita reale
si traduce in uno scossone di capelli di qua, una frusciata di ciglia
di là e il gioco è fatto. Semplice! Era davvero, da
sempre, così semplice.
Comunque, ora che lo conosco un po' meglio di qualcheeeeeh prolungata
davanti alle macchinette, non capisco come ho fatto a invaghirmi di un
esemplare maschio come Tommy. È banalmente tutto ciò che
ci si aspetta da un personaggio stereotipato di bassa letteratura:
occhio azzurro, capello biondo e cromosoma y in qualsiasi gesto o
parola. Più, il debole per le fighette formato pasticcino come
Hera.
Ma è. Così. Bello.
"Hera con la H." Mi riscuote con il suo timbro vocale da Joe Jonas maturo. "Allora, devo venirti a prendere oppure no?"
"Dove?" Gli domando, attanagliata dalla nefasta sensazione di essermi persa parti cruciali del discorso.
"Nel
castello fra le nuvole in cui ti sei persa!" Ridacchia, logico, dandomi
un colpettino sulla punta del naso che fa sciogliere me e di riflesso
tutti i kajal neri che conservo sulla scrivania e di cui sento la
mancanza da un po'. Uff... uno come Tommy non darebbe mai un buffetto
sul naso a una come Hestia, che si contorna abitualmente di kajal pure
sul naso.
Non è vero, ma era per rendere l'idea.
"Ci vediamo dopo, ok?" Mi saluta accorgendosi dell'ora che ci è leggermente sfuggita. "Alla conferenza."
Conferenza?
Oh sì, la conferenza con l'autrice emergente a cui sono invitate
le classi quarte dei licei umanistici del quartiere. Sono felice solo
perché potrò passare un'ora nella dispersiva aula magna
del Petrarca a dormire. E comunque, io non mi faccio mai castelli in
aria. Quando sono assente è perché sto pensando a chi
uccidere e come (ricordate l'app di Death Note, no?) e in questo
momento Hera è in cima alla lista (come spesso accade).
Perché?
Perché guardatela! Mi sta facendo apparire ancora più
morta di quanto sia in realtà! Se io con lei sto facendo un
lavoro divino, lei con me per niente. Direi che si è
impersonificata fin troppo in un Tristo Mietitore infelice di essere al
mondo, che attualmente sta strascicando le catene sul pavimento
scolastico manco fosse il fantasma di Canterville. E questo è
perché il mio personaggio le sta bene addosso, ne sono
sicura.
Non
lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma in fondo in fondo, sta
godendo di riuscire finalmente a canalizzare il suo lato oscuro,
perché se è vero che tutti ne abbiamo uno, allora anche
lei ne ha uno, più o meno pronunciato. Ha sempre tenuto
l'impalcatura di questa primuletta primaverile in ballerine e gonnella,
ma, specialmente dalla sua rottura con Jacopo un anno fa, ha iniziato a
sperimentare cosa siano solitudine e sofferenza, solo che non si
addicevano per nulla al suo bel faccino e quindi ha tentato di
sopprimerle sotto i chili di Fiorucci Glitter al saccarosio puro.
È
da ben dodici mesi che rifiuta i numerosi flirt dei numerosi baldi
giovini da cui è accerchiata, il che la fa essere uno
stereotipato personaggio femminile di bassa letteratura, riducendola a
barcamenarsi con difficoltà tra le infinite richieste dei fan
scacciandole superficialmente come una baronessa annoiata. Credo che
alla lunga questa routine stanchi; ecco perché ha architettato
tutta la storia dello scambio. Maledetto Jacopo, non poteva
semplicemente rimanere tra le palle così lei non veniva a
romperle a me?
La
campanella suona e sobbalzo rendendomi conto che è già la
terza ora. Così tutta la processione di studenti caproni scende
in aula magna e noi del CCNR, Comitato Consigli Non Richiesti, ci
raduniamo sapientemente lungo quattro sedie attaccate in ultima fila.
Speravo di finire accanto a Tommy, ma al di là di me -
cioè di Hera -, lui ha anche altri interessi, tipo amici e
giochi sul telefono in cui avanzare di livello durante queste adunanze
socio-culturali che non fregano a nessuno.
"Buongiorno."
Tuona la preside, come sempre senza troppi convenevoli. "Grazie per la
vostra partecipazione. Ora richiederei un po' di silenzio per dare il
benvenuto alla nostra ospite, l'autrice emergente, Marinella Argenti."
Qualcuno
in prima fila applaude e una nanerottola che distinguo appena tra le
teste di studenti si fa strada verso il palco dell'auditorium. Peccato
che sia, appunto, un palco, che lei non se ne accorga e che ciò
la faccia inciampare scatenando l'ilarità di un coraggioso
spettatore.
Costui
deve per forza non sapere che la nostra preside boccia in tronco chi
osa ridere davanti ai suoi invitati d'onore e, infatti, sporgendomi per
guardarlo, noto che è uno straniero alto quasi quanto Tommy, con
i capelli neri un po' arruffati sulla testa e due comunissimi occhi
verdognoli. Occhi che posati sulla conferente, tuttavia, provocano in
lei un discreto rossore e un conseguente: "Idiota!" sibilato appena nel
microfono.
Questa tizia già mi piace.
La
ragazza si ricompone tentando altrettanto goffamente di abbassare
l'asta del microfono. Il moro, che intendo essere suo fidanzato o
boicottatore, non interviene e allora lei stacca l'apparecchio dalla
sua sede e se lo porta alla bocca, guardando prima lui nelle file
davanti: "Grazie mille, Zingaretti, davvero." E poi noi del pubblico:
"Ciao a tutti."
La preside incrocia le braccia in un'esalazione polmonare da toro di Pamplona.
Marinella
Argenti, in
Autrice-emergente-che-la-preside-ha-chiamato-per-fare-da-esempio-a-noi-caproni,
inizia dunque il suo discorso previamente preparato, ma dopo nemmeno
una decina di frasi si rende conto che quasi nessuno la sta ascoltando.
Allora lascia repentinamente il registro formale per favorire un
colloquio a briglie sciolte, comprensivo di moderato turpiloquio, in
modo da catturare l'attenzione e scendere su un piano a noi più
familiare. Ci narra di quanto avesse sognato questo momento ancora
prima di iniziare a scrivere il suo libro e di come abbia impiegato
mesi a scegliere l'abbigliamento che avrebbe indossato oggi.
È
un po' fuori di testa, la tizia, ma mi piace... mi piace davvero. Se
avessi un'amica come lei e non un führer come Hera, un
invertebrato come Ste e una piattola come Doppia G, la mia vita
potrebbe essere davvero più allegra. Alla fine riesce davvero a
tenerci con il fiato sospeso, perché svela saggiamente solo tre
quarti della trama del romanzo, negandoci il finale cosicché
finiremo tutti alla Feltrinelli per fare incetta. È piuttosto
scaltra, anche se non sembra, così decido di seguirla anche per
tutta la seconda parte della presentazione, dove parla di come ha
capito di avere la vocazione per la scrittura, come ha gestito la
stesura del romanzo e infine tutto l'iter editoriale a cui è
andata in contro. Un vero disastro, da come ce ne parla in tutta
onestà, e sento la preside raspare il pavimento con i tacchi,
sicuramente pentita di aver scelto, in realtà, un esempio
diseducativo.
Ma
la folla è sinceramente affascinata da lei e dalle occasionali
uscite del suo Zingaretti - che a occhio e croce pare ugualmente un
classico stereotipo maschile di bassa letteratura - tanto che al
momento delle domande si verifica un fenomeno raramente testimoniabile
tra le pareti dell'auditorium del Petrarca: vero interesse.
"Prego, tu con la maglietta rossa." Dà la parola Marinella, indicando un punto in mezzo agli studenti.
Una ragazza si fa passare il microfono e poi chiede, curiosa: "Come sarebbe stata la tua vita senza il supporto dei tuoi amici?"
Mi
volto istintivamente verso il Comitato: Hera sta piegando a fisarmonica
la manica a strisce bianche e nere del mio dolcevita, per farlo
risultare ora tutto bianco, ora tutto nero, Giulia sta fissando la
conferente con disprezzo perché nessuno può avere
più successo di lei a parità di mezzi e Stefano, beh...
Stefano è quello più vicino a me e si sta solennemente
scaccolando.
"Ste, ti prego!" Lo richiamo, spingendogli in giù il braccio.
Lui
mi guarda con aria trasecolata e poi interviene, piano: "A volte
dimentico che siete invertite e quando Hera esercita violenza su di me
come farebbe Hestia, la testa mi va in cortocircuito."
"Perché, ti sogni una Hera più trasgre che ti riservi il bel faccino ma i modi da fustigatrice?"
"No!"
Arrossisce furiosamente Stefano, e io, per l'ennesima volta, non riesco
a capire se sia gay, etero o semplicemente asessuale.
"Un'altra mano alzata là in fondo!"
Noi
del Comitato moriamo d'infarto quando Marinella fa arrivare il
microfono a Giulia, costringendo tutto il corpo studenti a voltarsi
verso la nostra direzione. Tommy si accorge che ci sono e allora mi fa
un salutino con la mano.
Ma bello lui!
Anche io arrossisco e raggiungo le profondità della sedia assieme a Stefano.
"Questo
giochetto farà stare male un sacco di gente." Premonisce lo
sciamano qui al mio fianco, sussurrando appena, come Grande Piuma Di
Falco di fronte al falò della vita e della morte.
"Parla
per te. Io sto benissimo." Gli rinfaccio con la bile in gola e il
terrore che prima o poi Tommy scoprirà l'inganno
disinnamorandosi all'istante e usando quel conturbante salutino per
mandarmi al diavolo. Ops, forse Ste ha ragione.
"Volevo
sapere." Gracchia Giulia, sistemando sciccosamente l'occhiale a goccia
sul nasino nobile. "Avresti mai pensato che questo tuo libro avrebbe
avuto un tale successo?"
Ovviamente
lo chiede in modo scettico e mentre Marinella farfuglia cose, lei
prende appunti scuotendo la testa come se la sua teoria del 'ti sei
comprata i lettori' fosse tutta confermata in quella risposta.
Io faccio un sospiro e Stefano lo emula condendolo con uno schiocco di lingua da pensionato polemico.
"Che c'è?" Gli domando in un soffio.
"C'è che a volte è davvero insopportabile."
"Doppia G?"
"E chi, sennò? Non so nemmeno perché sia nostra amica."
"Perché
ci siamo spontaneamente e reciprocamente scelti in un mucchio di
persone per nulla affini, da bravi amanti del dolore."
Ste mi guarda con la faccia da vomito.
"Anche io non la sopporto." Aggiungo, per solidarietà.
E allora torna a fissare la sediolina davanti con nuovi spunti di riflessione.
Le
domande continuano ancora per un po', alcune interessanti, altre meno,
fino a una la cui risposta mi incuriosisce molto. Un ragazzo
in terza fila - che tra l'altro è il mio partner nella
ricerca di
scienze per i punti extrascolastici che non sto più calcolando a
causa dello scambio, ma dettagli - le ha chiesto se è felice
oppure se ha qualche rimpianto, e lei ha spiegato, radiosa, che
è piena di rimpianti, ma che sono il motivo per cui ora è
così felice. Nessuno ha capito, ovviamente, ma poi grazie a una
serie di esempi, ci ha illustrato come gli errori commessi siano stati
lì per lì dolorosissimi e che potendo tornare indietro,
li correggerebbe sicuramente. Solo che non si viaggia nel tempo, e,
tutto sommato, quegli sbagli le hanno battuto, mano a mano, un sentiero
in salita verso la persona che è ora, della quale si ritiene
ampiamente soddisfatta.
Io
e mia sorella ci scambiamo uno sguardo un po' freddo: nessuna di noi,
al momento, è soddisfatta della persona che è, sia con i
propri abiti che con quelli altrui.
"Qual è il momento che ha segnato maggiormente la tua vita?"
Oh, ma io riconosco questa voce da Joe Jonas maturo!
Mi
impenno sulla sedia per accertare i miei sospetti e scopro con
rinnovato candore che a parlare al microfono è stato niente meno
che il bambolotto senza originalità che riesce invariabilmente a
surriscaldarmi le ovaie ogni volta che respira.
Credevo non pensasse con il suo cervello... e allora come mai ha partorito questa domanda?
"Il
vero segreto è l'autenticità." Decreta Marinella,
sciogliendosi del tutto con il suo pubblico e risultando per un attimo
quasi materna. "Il momento in cui ho capito di poter e dover essere me
stessa, senza temere chi sono davvero, ha dato la vera svolta alla mia
vita."
Il
moro dagli occhi verdi in prima fila tossicchia e lei ritratta: "Beh,
ci sono stati anche mille altri momenti fondamentali, ma questo
è quello di cui posso parlare a un pubblico minorenne."
Tutti ridiamo, eccetto io e mia sorella Hera, che nuovamente scambia un'occhiata con me, ancora più imbarazzata di prima.
Autenticità, eh?
Essere se stessi...
Nessuna di noi due, ora come ora, ha la più vaga idea di cosa possa significare.
*
All'uscita
di scuola, Tommy il meraviglioso mi fa una sorpresa alle spalle e io
quasi decedo appena me lo trovo così vicino, convinta che sia
venuto a fare un'imboscata a Hestia Felici.
Ma per piacere, su.
"Allora, Hera con la H!" Intona, con le sue vibranti corde vocali. "Ti sono mancato in queste lunghissime cinque ore?"
"Hai voglia. Ho inciso ogni mezz'ora sul banco, con un taglierino."
Il personaggio, Hestia. Il personaggio.
"Ma
che simpatica..." Accenna Tommy, con lo stesso sorrisetto divertito che
gli avevo visto fare quel giorno alle macchinette. "Tu mi sei mancata."
"Ah sì?"
"Mh-mh."
Annuisce attirandomi a sé per guardarmi meglio, un po' come il
lupo di Cappuccetto Rosso, però con intenzioni più porno.
"Mi aspettavo qualche considerazione, invece non mi hai detto niente
dell'appuntamento di ieri..."
Ah, quello del bacio rovinato sul lungo Tevere! Quello dello spaghetto assassino!
"Un amore." Rivelo, sbatacchiando le ciglia per compensare la mia pochezza di spirito. "È stato proprio un amore."
Lui
stira quelle labbra da lupo-cacciatore-Joe Jonas sexy in un sorriso un
po' marpione: "Mi fa piacere... perché si dal caso che voglia
ripetere."
"Ri-ri-ripetere?"
"Certo, te l'avevo scritto pure stamattina nel messaggio, no?"
Quale messaggio?
Oooh... Hera.
E questo era un ringhio rabbioso rivolto alla stronzetta che messaggia con il mio quasi fidanzato senza dire nulla.
"Certo, il messaggio! È vero! Io... è che mi serviva del tempo per organizzare."
"Organizzare cosa?"
Il
mio funerale dopo che per la seconda volta avrò rifiutato di
baciare la tua rosea boccuccia di fragole, facendo passare Hera per una
frigida e Stefano per un latin-lover, in confronto a me.
"Ah, volevi decidere tu? Benissimo!" Si entusiasma Tommy. "Dove mi porti?"
Avvisto la ragazza simpatica del libro uscire dalla scuola e improvvisamente le sue parole mi rimbombano nella testa:Il segreto è l'autenticità.
"Da Burger King."
"Burger King." Ripete, piatto, come se avessi appena bestemmiato. "Tu. Da Burger King."
Ok, Tommy è decisamente sconvolto.
Ma
subito si rende conto di essere parso maleducato, quindi cerca di
salvarsi in corner: "Cioè, non sto dicendo che sei grassa."
"Eh?"
"Beh,
l'altra volta hai ordinato carbonara e costata di maiale spiegandomi
che mangiavi quelle porcherie in via del tutto eccezionale a causa
del ciclo mestruale che ti era appena venuto, ma ora... insomma, il
ciclo dev'essere passato e a quanto so dalle tuestories,
tu non mangi mai ai fast food, preferisci la pasta col tonno e non
più di un'uovo e un tuorlo alla settimana. Con questo non dico
che tu sia grassa, solo che non ti facevo tipa da Burger King."
Allargo gli occhi: wow, è informato il ragazzo. Molto più di me sulla mia stessa gemella.
"Oh,
beh, allora..." Farfuglio, ormai certa che Hera mi impaglierà
per poi aggiungermi alla sua collezione di finte pellicce.
Ma Tommy mi vede in difficoltà e per pura pietà mi corre in soccorso.
"Dai,
andata per il Burger King." Decide, con un sorriso che riduce il mio
stomaco come i sacchetti sottovuoto che usa mia madre durante i cambi
armadi. "Ti passo a prendere in moto, venerdì sera alle otto?"
Ehi, ciccio, venerdì sera dannoIl Giardino delle Torturesu
Rai Movie e tu non mi puoi volatilizzare così l'attesa di
più di una settimana e l'opera di convinzione ai miei per
lasciarmi libera la tv giusto quell'unico giorno su
trecentosessantacinque!
"Facciamo a pranzo, magari?" Rilancio, preoccupata per il mio amato giardino delle torture.
"E
pranzo sia." Mi concede con la sua incommensurabile figaggine,
lasciandomi un mortale bacino sulla guancia prima di andarsene.
Sì...
questo è il vero giardino delle torture. Vedere che mi sto
friggendo come una patatina di Burger King in tonnellate di olio
bollente e sapere che appena si renderà conto dell'inganno,
Tommy mi mollerà lì ad appassire sul piatto,
perché lui non è un tipo da ragazza che ama Burger King,
kajal esagerato intorno agli occhi eIl Giardino delle Torture di venerdì sera, su Rai Movie.
Lui è un tipo da Hera. E con questo ho detto tutto.
*
ANGOLO AUTRICI
Vi avevamo detto ritorno al passato e così fu!
Non
preoccupatevi, se c'è qualcuno di voi che non ha la minima idea
di che cosa stiamo dicendo, è tutto normale. Il 'ritorno al
passato' non è altro che la comparsa di due personaggi,
Marinella Argenti e il suo fidanzato/boicottatore, che hanno fatto
parte di una storia di Daffy. Una storia molto molto breve che contiene
pochissimi personaggi e non è mai stata pubblicata da una casa
editrice. Ecco.
Se
vi interessa, si intitola "Io e te è grammaticalmente scorretto"
e potrete trovare tutto a riguardo sui profili EFP e Wattpad di Daffy.
Ma vi suggeriamo di non farlo.
Detto
questo, speriamo che il capitolino vi sia piaciuto. Al di là
dell'intervento di Nelli (=Marinella Argenti), a cui hanno
inconsapevolmente contribuito le ragazze del gruppo Telegram che
ringraziamo infinitamente (💜), ci sono qui sopra anche altri elementi
interessanti.
Per
esempio, la cottura a puntino di Hestia nei confronti di Tommy. O
l'assurdo livello di stereotipo incarnato da Tommy. O il lato oscuro di
Hera. O la saggezza di Ste. O l'appuntamento da Burger King e ilGiardino delle torture.
Mhm, definitivamente ilGiardino delle torture. Quello sarà davvero interessante.
Bene,
amati lettori. Vi lasciamo qui in attesa del prossimo capitolo che
riserverà alla nostra cara Hera una sorpresa non da poco... no
no, per niente da poco. Chissà di che si tratta.
A
volte, la vita ti mette di fronte a situazioni assurde, situazioni che
non avresti mai pensato potessero capitare, o almeno non a te. Come
quando, guardando il telegiornale mentre ceni, ascolti una notizia
così lontana dal tuo piccolo e personale ecosistema, che te ne
dimentichi dopo pochi minuti.
Ebbene,
il mio piccolo e personale ecosistema è appena stato messo a
dura prova da un individuo di dubbia provenienza che ora è in
piedi davanti alla porta di casa mia e mi chiede di entrare.
"Chi
saresti, scusa?" Gli domando a braccia incrociate, in piedi a
sbarrargli l'ingresso. "Nel caso volessi propormi di entrare in una
setta, puoi star certo che la risposta è no."
Lui scoppia a ridere. Come se quella irragionevole qui fossi io.
Ditemi,
dareste libero accesso a un tizio con la cresta fucsia così alta
da fare l'occhiolino a Marte e con delle spesse righe nere nella rima
inferiore degli occhi? Per non parlare delle catene saldamente
attaccate ai passanti dei jeans neri, così stretti da fermargli
probabilmente la circolazione del sangue.
"Sto cercando Hestia, dovevamo vederci per il corso extrascolastico di scienze. Sei sua sorella?"
Ora è tutto chiaro. Che stupida. Era ovvio che cercasse la lontana cugina di Dracula.
"Non
si vede?" Gli chiedo di rimando. Oltre a essere vestito di dubbio
gusto, è anche poco sveglio. "Oh, giusto, probabilmente non
l'hai mai vista senza quella robaccia nera sulla faccia. Comprensibile."
"Hestia
è in casa?" I suoi occhi cercano disperatamente il viso
cadaverico di mia sorella, alle mie spalle. Okay, forse sono stata un
po' troppo brusca. "Dovevamo..." Non riesce a reggere il mio sguardo,
così lo punta sui propri anfibi neri. "...studiare."
E
quella creatura del demonio di mia sorella, invece di avere la decenza
di avvisarmi che il suo amico psicopatico sarebbe arrivato a casa,
è uscita con Tommaso D'Angelo.
Bel lavoro, Hestia, bel lavoro.
Ora,
potrei semplicemente dire a Punkie - ho deciso che questo è il
suo nome, visto che non si è nemmeno presentato - che mia
sorella, da brava incapace a gestire qualunque tipo di relazione
sociale, si è dimenticata del loro appuntamento ed è
uscita con un pino silvestre dagli occhi azzurri fingendosi la
sottoscritta, ma per una sola e irripetibile volta, decido di fingermi
una buona sorella. Diciamo che le devo il favore di un 8 in storia che
mi ha fatto prendere stamane, mentre era travestita da me.
"Deve
essere in camera sua, vado a chiamarla." Mento. Lo lascio passare e gli
indico il divano. "Siediti lì e non muoverti. Hestia arriva
subito." Gli ordino, e subito noto la sua espressione diventare
più tesa. Annuisce più volte e obbedisce senza fiatare.
Cammino fino alla stanza di mia sorella con molta calma, per impazzire solo quando ho chiuso la porta dietro di me.
Spalanco
le ante del suo armadio e mi trovo di fronte a un buco nero. Se ci
saltassi dentro, con molte probabilità finirei a Narnia.
Potrei prenderla in considerazione, nel caso il viaggio in Honduras non andasse a buon fine.
Mi
infilo una felpa nera sopra alla canotta rosa e cambio i miei pantaloni
bianchi con dei leggings di cui non menzionerò il colore per non
essere ripetitiva. Infine, aggiungo l'essenziale toccopugno sugli occhicon
una qualunque matita nera presa dal cassetto di Hestia. Sono
così fuori di me, che devo solo sperare di aver effettivamente
usato un cosmetico e non un carboncino da disegno.
Mi
guardo velocemente allo specchio, cancello qualunque traccia di gioia
di vivere dalla faccia, e vado in salotto. Punkie è esattamente
dove lo avevo lasciato.
"Hera
mi ha detto che sei venuto per studiare." Al suono della mia voce, lui
sussulta. È di spalle rispetto a me, così si alza in
piedi e mi raggiunge. Basta un'occhiata per notare che è molto
più rilassato di poco fa.
Hera intimidisce le persone.Ne
prendo nota mentalmente come farebbe Giulia. Dovrei riferirle la
diagnosi, più tardi. Potrebbe esserle utile per la psicanalisi
che sta portando avanti su me ed Hestia. Sto divagando.
"Ciao
Hes." Mi saluta. Si mantiene comunque a distanza, ma almeno ora sta
sorridendo. Apre la zip del suo zaino, sorprendentemente verde fluo con
vari segni del tempo sopra, ed estrae una pila disordinata di fogli.
"Ti ho portato qualche appunto."
"Qualche?"
Prendo in mano l'intera copisteria stracolma di scritte e la prima cosa
che mi salta agli occhi è il suo nome scritto in alto a destra.
Domenico. Il che è una figuraccia risparmiata, credetemi. Anche
se credo continuerò a chiamarlo Punkie.
"La
settimana scorsa avevi detto di non averci capito nulla, ricordi?" No,
non ricordo. Non ero in me la settimana scorsa. Ah, che simpatica.
"Sì. Certo che me lo ricordo."Come no."Vieni, mettiamoci sul tavolo della cucina."
*
Non
saprei spiegare come sia successo o in che modo io sia sopravvissuta a
un approfondito studio sui mitocondri (onestamente, a qualcuno importa
di loro? A me no di sicuro), ma finalmente posso chiudere il libro, che
per fortuna ho presto individuato negli inferi formato camera da letto
di Hestia, e tornare alla mia amata solitudine. Potrei fare un lungo
bagno caldo per provare i nuovi sali rosa dell'Himalaya oppure
spalmarmi sul viso l'unguento all'argilla che ho comprato qualche
giorno fa. Questa situazione mi sta procurando non poca tensione e
voglio assolutamente prevenire le imperfezioni da stress.
"No, no, no!" Mi ferma Mr. Capelli Sobri. "Manca il capitolo sulle cellule vegetali!"
A
qualcuno importa qualcosa delle cellule vegetali? Perché, ancora
una volta, sono abbastanza certa di poter vivere senza saperne nulla.
Davvero.
Decido
che la soluzione più appropriata al problema è spalmarmi
sul tavolo con le braccia incrociate sotto la testa. "Punkie, sono
troppo stanca. Salvami." Mugolo, sperando di suscitare un pizzico di
pietà in lui. Sporgo persino il labbro inferiore in un tentativo
di corruzione.
"Punkie?"
Ripete lui, e sono sicura di aver visto un piccolo e invisibile sorriso
flashare sulle sue labbra per mezzo secondo. "Hai dimenticato come mi
chiamo?"
"No,
Domenico, ho semplicemente deciso che ti chiamerò Punkie da
adesso in poi. È più carino." E, beh, sì, mi
salverebbe da ogni imbarazzo anche nel caso in cui io mi dimenticassi
come si chiama.
Ed Hestia dice che non ho furbizia. Pft.
"Oh,
okay." Lo osservo bene mentre lo dice - lo ammetto, sono in disperata
ricerca di una distrazione che mi impedisca di studiare - e noto che
sorride ancora, un sorriso appena accennato che forse teme non si
addica al suo look. Scorre lentamente le pagine del libro ed evita di
guardarmi. Conosco i ragazzi, è quello che fanno quando vogliono
fingersi disinteressati. Mi sta ignorando di proposito. "Dobbiamo
studiare." Ripete di nuovo.
Allungo una mano verso il libro e lo chiudo. "No." Lo contraddico.
"Ricordi
che tra due settimane dobbiamo consegnare un progetto pratico basato su
quello che abbiamo studiato nelle ultime due ore, vero?" Solleva il
sopracciglio sinistro, quello sul quale porta tre piccoli piercing a
forma di anello, e mi fissa per suscitarmi del senso di colpa.
Mh, no, non sento nulla.
"Mancano due settimane." Puntualizzo. "Abbiamo tempo."
Lui
sembra alzare gli occhi al cielo. Tenta di riaprire il libro di
scienze, ma io rimango ferma sulla mia posizione. E non sposto la mano.
Ormai ho scelto che il mio cervello non apprenderà più
nessuna nozione di qualunque tipo per il resto della giornata,
perciò nulla potrà farmi cambiare idea.
"Dobbiamo
lavorare insieme Hes, e se non finiamo oggi..." Comincia a protestare
lui, e io decido di uscire dal mio personaggio e fare qualcosa che mia
sorella non farebbe mai, per il bene della mia salute mentale. E
cioè invitarmi a casa di un ragazzo che non sia Ste. Ste
è innocuo ed è l'unico essere vivente maschile non
appartenente alla nostra famiglia di cui Hestia non è
terrorizzata.
"Posso
venire da te settimana prossima, se proprio dobbiamo fare questa..."
Faccio una smorfia, tornando a mettermi seduta composta. "Questa roba."
Per
la cronaca, sarà Hestia a fare tutto il lavoro e io mi
limiterò a prenderne il merito. Nemmeno sotto tortura
andrò a presentare quel progetto pratico di scienze. E poi tra
due settimane sarà tutto finito, no? Tornerò a essere la
versione migliore di me stessa e la mia gemella riprenderà la
sua inutile e triste vita. Perché a quell'ora lei si sarà
stufata di impersonare me e nemmeno quel bambolotto di Tommy le
piacerà più. O a lui non piacerà più lei,
dato che è un cretino come tutti i maschi. Sì, ne sono
convinta.
"Cosa ne diresti di sabato pomeriggio?" Propone.Vedo che il giovanotto non si è fatto pregare.Davvero interessante. Chiederò a Giulia di psicanalizzare questa cosa.
"Subito
dopo scuola? Pranzo da te?" Azzardo. Non so nemmeno perché io lo
stia facendo. Sono solo molto annoiata. Da quando io e Jacopo ci siamo
lasciati, la mia vita sentimentale è stata caratterizzata da una
calma piatta che avrebbe fatto deprimere chiunque. Ho bisogno di fare
l'oca con qualcuno, come direbbe mia sorella. Okay? Okay. E lo
farò. Quindi pranzerò da Punkie sabato dopo scuola. O
alla peggio lo farà Hestia, dato che io a quell'ora me ne
sarò già ampiamente pentita. "Non è una vera
domanda."
"Quindi
la risposta è sì?" Mi chiede, come se fossi io a dover
accettare il mio stesso invito. Non che io gli abbia dato una via di
scampo. Annuisco sbattendo le ciglia. Annuisce anche lui, questa volta
lasciandosi andare a una risatina.
Anche Punkie sa ridere. Miracolo, gente.
"Torno
subito, Tommy!" L'inequivocabile voce di Lord Voldemort mi mette
sull'attenti. Nel silenzio della chiacchierata con Domenico, i suoi
passi riecheggiano lungo il corridoio.
Non
ho mai sentito la necessità di avere una conversazione con mia
sorella come in questo momento. Mi scuso con il mio compagno di
sventure e mi precipito in salotto, dove un Tommaso D'Angelo ancora con
indosso la giacca di pelle è in piedi a braccia conserte.
"Ciao."
Lo saluto, senza troppi convenevoli. Non aspetto nemmeno una risposta
da parte sua e mi precipito in camera mia. Hestia è davanti al
mio armadio alla ricerca di qualcosa. Chiudo la porta dietro di me e il
rumore la fa voltare.
"Tu!" Esclamo, puntandole il dito contro. "Come hai potuto?"
No,
non è come pensate. Non sono arrabbiata per l'imprevisto con
Punkie, che in un universo dove si veste da persona mentalmente
equilibrata potrebbe essere persino carino, ma alla tremenda macchia di
ketchup sul mio maglione di cachemire.
L'omicidio è giustificato in questi casi, me lo confermate?
Hestia
chiude gli occhi e sospira. Scuote appena la testa e si gira di nuovo
verso il mio guardaroba per cercare qualcosa da mettersi. "È
stato un disastro. Mi cambio ed esco di nuovo." Mi comunica con voce
piatta.
"Beh,
in cucina c'è il tuo amichetto punk, con cui ho passato il
pomeriggio a studiare. Al posto tuo." Incrocio le braccia al petto e
aspetto una reazione da parte sua. Una reazione che non arriva.
"Mi
dispiace." Dice semplicemente. In un attimo si sfila il maglione per
infilarne un altro color pesca. Resto a fissarla fino a che anche lei
non torna di nuovo a guardarmi. "Devo andare, ne parleremo più
tardi."
"Dove devi andare?" Le domando, con lo stesso tono autoritario che userebbe nostra madre.
"Voglio rimediare con Tommy. Credo stia pensando che io sia una disadattata sociale o qualcosa del genere."
Vorrei
cogliere l'occasione per dirle che, in effetti, non esiste persona al
mondo che non pensi che lei sia una disadattata sociale, ma qualcosa
nella sua espressione mi fa tacere.
Cosa sto sentendo sotto questa felpa nera come il mio futuro? È un... un cuore che batte? Io ho un cuore?
"Va
bene." Mi limito a replicare. Senza aggiungere altro, poi, usciamo
dalla mia stanza per tornare dai nostri rispettivi ospiti.
Lo
sguardo di Tommy si illumina non appena vede mia sorella. I loro umori
sono così distanti che sembra quasi siano stati a due
appuntamenti completamente diversi. La raggiunge e le stampa un bacio
sulla guancia, che la fa istantaneamente arrossire.
Per
togliermi dall'imbarazzo, vado a chiamare anche il ragazzo che mi sta
ancora aspettando in cucina. Vi risparmierò le frasi di
circostanza tra lui e il palo della luce dai capelli biondi.
Passerò
subito alla parte interessante, cioè all'entrata in grande stile
di mia madre che ci annuncia, entusiasta come una ragazzina, che lei e
papà stasera usciranno a cena.
E questo perché dovrebbe interessarvi, vi chiederete voi.
Beh, dovrebbe, perché euforica com'era, ci ha lasciato cinquanta euro per ordinare la pizza.
E, preparatevi.
Tommy e Domenico sono stati invitati a rimanere con noi peruna cena tra amici,ha detto lei.
Felici Hunger Games e possa la fortuna essere sempre anostrofavore!
*
ANGOLO AUTRICI
New entry!!!
Allora, che ne pensate di Punkino? Ve lo aspettavate? Hera no di sicuro.
Secondo voi diventerà un personaggio importante? In che modo potrà essere coinvolto?
Stiamo
decisamente entrando nel vivo della storia... nel prossimo capitolo, in
uscita il 3 marzo, seguiremo Hestia in un altro turbolento appuntamento
con Tommy e poi, beh... i signori Felici hanno già trovato una
bellissima attività di gruppo da far fare ai nostri cari
protagonisti, no? #giardinodelletorture
Fateci sapere che ne pensate finora di questa storia, vi aspettiamo nei commenti e nelle recensioni! Se volete, potete trovare questa storia anche sul profilo di cioccolatomalik💜
La
giornata era iniziata male già di per sé, ma
evidentemente qualcuno mi sta lanciando delle maledizioni (punto tutto
su Hera) e ora mi ritrovo in un lungo, doloroso tracollo che mi
perseguiterà fino a sera.
Mi
ero svegliata stamane dopo una notte di agitazione causa imminente
appuntamento con Tommy lo splendido. Ero così rincoglionita che
mi ero ancorata alla scrivania per prendere i miei kajal e truccarmi.
Mi ero vestita e poi ero uscita. Poi mi ero ricordata che,vaffanculo,
non sono più Hestia Felici, ma sua sorella, a cui il cognome sta
decisamente meglio e che non è altro che una fottutissima figlia
dei fiori!
Ero
rientrata, mi ero ripulita la faccia (e ci vogliono litri di
struccante, credetemi) e poi mi ero travestita da elfo magico delle
cascate della gioia, per andare a scuola e fingere che mi piacesse un
sacco vivere.
Quindi umore iniziale a duemila sotto zero.
Per
tutta la mattina ero rimasta ad arrovellarmi in preda al sospetto di
aver dimenticato qualcosa. Appurato che non era sul serio la voglia di
vivere - perché quella non me l'hanno semplicemente data in
dotazione alla nascita - non riuscivo a raccapezzarmi su che cosa
fosse, finché la prof di storia non mi ha interrogato - o
meglio, ha interrogato Hera - e il pensiero se n'è andato del
tutto.
Le ho fatto prendere otto, il che è davvero folle per una come lei, quindi mi deve un favore.
Ma
al di là di questo piccolo sprizzo di buone notizie, tutto
è capitolato alla morte, quando Tommaso D'Angelo il Biblico
Immacolato Della Resurrezione, mi ha portato all'appuntamento qui da
Burger King, su mia espressa richiesta. Il Burger King non è un
posto per coppiette fighette, questo Hera avrebbe dovuto saperlo, ma
sfortunatamente Hestia non lo sa e quindi eccoci. Accerchiati da
marmocchi urlanti, odore di fritto e una penetrante pubblicità
del triplo Whopper che si ripete nelle mie orecchie da esattamente
quindici minuti.
"Uhm, guarda che stai aprendo male il ke-"
Ecco, questo era il momento a cui mi riferivo all'inizio.
Io
che, con queste unghie da gattopardo subsahariano che Hera mi obbliga a
tenere, strappo malissimo la bustina di ketchup e faccio un quadro
impressionista sul maglioncino H&M di mia sorella nonché
sulla purissima faccia da ceramica olandese di Tommy.
"Cazzo. Merda."
In più, sfoggio pure un ventaglio di esclamazioni degne di una nobildonna della corte di Versailles. Mi si ama, vero?
"Scusa, Tommy... io... non volevo!"
Nella
mia vita non mi sono mai tagliata le unghie, semplicemente
perché non davo loro il tempo di crescere. Le mangiucchiavo con
una frequenza tale che il polpastrello ormai aveva invaso tutta la zona
delle falangette, prima che arrivasse quel mostro di Hera a farmi la
manicure. Adesso mi sento come quando da piccola mi attaccavo le
mollette alle dita per fingere di essere una strega malvagia con
lunghissimi artigli affilati. Cioè cretina. Mi sento molto
cretina.
"Ah, non ti preoccupare, nessun... ehm..." Tommy si leva un dito di ketchup dall'occhio. "Problema. Vado un secondo in bagno."
Tommaso sparisce e io mi affosso nel divanetto.
Ecco, sto rovinando tutto ancora una volta. Non ce la posso fare.
Già
era iniziata male la giornata, ora pure questo! Volevo avere una
seconda chance per prendere coraggio e baciare il mio principe azzurro,
invece tutte le forze astrali sono contro di me. Ormai ho capito che
quest'avventura dello scambio gemellare non avrà che conclusioni
negative, perché:
a)
se confesso tutto a Tommy o se lui lo scopre da sé, mi
odierà per sempre e quindi avrò il cuore spezzato. E...
b)
se invece non gli dico niente, ma continuo a fare il travestito
disadattato, lui si disinnamorerà della sua musa ispiratrice e
quindi avrò il cuore spezzato.
Visto?
In ogni caso, ci esco con il cuore spezzato. E non è nemmeno
l'unica cosa che mi si spezzerà, dato che Hera ha già
iniziato a svalvolare. È sicura che ipotesi a) o ipotesi b) si
avvereranno di certo, ma è stufa di attendere dietro a una
maschera che non le sta bene. Quindi o accade un miracolo, o lei mi
spezza tutte le ossicine ancora prima che Tommy si possa creare
un'opinione con soggetto, verbo e predicato.
Una
coroncina di cartone del Burger King mi si posa sulla testa e io mi
raddrizzo, arrossendo per la carineria, mentre il mio cavaliere torna a
posto e mi dice: "Eccomi tornato, principessa."
Oh mio Dio. Gli ho fottuto i capillare dell'occhio destro.
"Tommy, va tutto bene? Il tuo occhio..."
"È
solo un po' arrossato, non ti preoccupare. Il tuo maglioncino,
piuttosto." Si interessa, prendendo una salvietta di carta e mettendosi
a pulire attentamente il punto che si è macchiato. "Sarai
arrabbiata nera per averlo sporcato."
Pft, per quello che mi frega.
Nessuna
emozione ora è più forte di quella che provoca l'eco di
quel 'principessa', seguito dai movimenti gentili della sua mano
e poi l'esitazione all'altezza del seno, un po' voluta e un po' casuale.
Alzo gli occhi.
Santo cielo, è bellissimo.
"Paghiamo e andiamo?" Gracchio, sentendo il corpo raggiungere il punto d'ebollizione.
Lui annuisce e butta via la sporcizia sui vassoi, per poi eseguire allegramente la mia richiesta.
Perché le mie richieste sono sempre così stupide?
*
"Hai fretta di andare a casa o ti porto a fare un giretto in moto?"
Ho fretta di andare a casa.
"Giretto in moto!" Ridacchio come farebbe Hera, mentre sento le budella aggrovigliarsi.
"Perfetto!"
Sorride lui, affrettandosi verso il mezzo e tirando fuori il casco che
ha diligentemente portato per me. "Allaccia bene, mi raccomando."
Se
fossi veramente me stessa gli direi: 'Guarda, facciamo che lo lascio
slegato, così ho più probabilità di andarmene
presto da questo mondo crudele'. Ma purtroppo devo tornare nel
personaggio Hera, sbatacchiando frivolamente le ciglia e arricciando il
labbruccio: "Oh no! Mi si schiacceranno il capelli!"
Tommy mi fa l'occhiolino: "Mi piaci anche con i capelli schiacciati."
Oh, mio Dio.
Allora
è così che ci si sente quando un ragazzo ti fa un
complimento sincero. Questa mezza ammissione mi lascia addirittura
vaneggiare sulla possibilità che D'Angelo possa essere uno che
va oltre la bellezza e bla bla bla e che quindi io avrei delle speranze
concrete di piacergli, e niente, mi si scioglie per un folle istante il
cuore. O almeno quella piccola parte di cuore che ancora ho, giusto per
espletare le funzioni vitali relative.
Ridacchio
di nuovo come una deficiente mentre lui, ispirato dall'atmosfera
romantica, mi si fa vicino e stringe i lacci sotto il mio mento, a
gesti lenti e lascivi, manco fosse il protagonista maschile di un
porno. È così sexy che vorrei mangiarmelo, e no, non nel
senso cannibale del termine - anche se a volte ci rifletto - ma in modo
più erotico.
Tuttavia,
mi faccio tutto il viaggio con una nausea assassina: uno, perché
Valentino Rossi qui si è convinto di essere a Imola; due,
perché il Burger King non è affatto un luogo adatto ai
pranzetti per coppiette fighette; e tre, per il ribaltamento organico
che la vicinanza a Tommy mi causa. Se arrivo a sera senza vomitare, mi
faccio una statua da sola.
Dopo
un'oretta di strada, Tommaso si ferma. Scendiamo dalla moto e ci
togliamo i caschi, rimanendo comunque vicino al mezzo. Mi ha portato a
vedere un lago e si è parcheggiato proprio a pochi metri dalla
sponda, dove le paperette si stanno gettando dopo lo spavento del
motore in arrivo.
"Bello qui?" Mi domanda, poggiandosi con la schiena alla moto. "Ci venivo sempre in vacanza da piccolo, volevo mostrartelo."
"Sì, molto carino."
Conosco
anch'io la zona: è meta di vacanze di molti romani che vogliono
allontanarsi ma non troppo. Un giusto compromesso tra natura e
mondanità, un posto che frequentano praticamente tutti. I gusti
di Tommy sono sempre terribilmente prevedibili.
"Allora, Hera con la H."
Ups,
stavo quasi per correggerlo con 'Mi chiamo Hestia, cretino!', ma grazie
a Dio non sono ancora così lobotomizzata da suo freschissimo
profumo di meraviglia. Tra poco forse sì, però.
"Che mi racconti di te?"
"Di me?" Mi uccido con la saliva.
"Sei
sempre stata piuttosto riservata per quanto riguarda i tuoi hobby e la
tua vita privata. Da come ti avevo inquadrata, sembravi davvero molto
più aperta."
"È
una metafora porca di vuoi uomini?" Sbotto, senza riuscire a contenermi
troppo. Ecco, sapevo che quel profumo mi avrebbe disorientata.
Tommy si esibisce in una risata sincera: "No! Ti sembra che direi una cosa del genere?"
No, ma prima impersonavi Rocco Siffredi che mi allaccia il casco, quindi...
"Beh, non c'è molto da raccontare su di me."
"Eddai,
non ci credo! E poi io ti ho già rivelato un sacco di cose! Mi
piace andare al lago, mi piace la moto e mi piace mangiare." Elenca
come se fosse tutto ciò che è necessario sapere su di
lui. "Ora è il tuo turno; a te che cosa piace?"
Devo
davvero rispondere 'farmi maschere al guacamole e scambiarmi scarpe con
Giulia?'. Davvero? Oppure farei meglio ad optare per un più
veritiero 'trafiggere bambole voodoo e tingere criceti di nero'?
"Anche a te piace mangiare." Mi precede lui, stupendomi con questa geniale intuizione.
Faccio una risatina, trovandolo comunque troppo carino: "Sì, ma non più di un uovo e mezzo alla settimana."
"Giusto."
Annuisce, con fare saggio. "Invece non ti piace ascoltare tua sorella
ed essere cornificata da ex universitari stronzi."
Incrocio le braccia, mentre l'Indovina Chiinizia a farsi più interessante: "Giusto."
"E
se sei tu ad organizzare gli appuntamenti, preferisci luoghi alla mano
tipo il Burger King. Anche se non hai ancora affinato la tecnica per
aprire correttamente il ketchup."
"Mh, che altro?" Lo incito con una smorfia.
Ride per ciò che sta per aggiungere: "Starnutisci in modo strano."
Bene, D'Angelo, quando ci sposiamo?
"Vedi
che alla fine ci sei arrivato anche da solo?" Lo provoco, stringendomi
nelle spalle e fissando questa macchia da ferita d'arma da fuoco sul
petto, che Hera mi farà sicuramente rimpiangere.
"Sì, ma non so ancora come sei."
"In che senso?"
"Non
ho capito il tuo carattere." Rivela, in tutta onestà.
"Cioè, non fraintendermi, lo trovo piuttosto affascinante, solo
che in giro e nei social appari in un modo, mentre conoscendoti in
realtà sei l'esatto opposto."
Arrossisco: "Come credevi che fossi? Più simpatica?"
"In
verità, avrei detto più superficiale." Osserva, in un
impeto di onestà. "Cioè, non fraintendermi..."
"No, continua."
"È
che sembri una che si dà delle arie e che fa la super
schizzinosa, invece sei... semplice. Divertente. Mi fai ridere. E poi
parli pochissimo, il che ti rende alquanto misteriosa. Sei una ragazza
affascinante, Hera."
Il maledetto Whopper m'è saltato nello stomaco come Flipper il delfino.
Ora
si tratta di decidere se vomitare sopra la macchia di ketchup che
c'è già, o sopra la moto di Tommy. Credo che sarei
più sicura se vomitassi sulla moto di Tommy.
"Che c'è? Ho detto qualcosa che ti ha offeso?"
"No,
no, al contrario!" Mi riprendo, afferrando il mio amato casco e
infilandomelo nel caso mi venisse in mente di abbassare la visiera e
vomitarmi in faccia, annegando nel mio stesso reflusso gastrico, giusto
per completare questa grandiosa giornata. Tommy mi osserva con fare
inquisitorio.
"Vuoi già andare a casa?" Sfiata, un po' irritato e un po' deluso.
"Ecco, io, vedi... ho... c'è... ho un progetto di scienze da finire."
Ecco
cos'avevo scordato! Il progetto di scienze! L'incontro con Domenico!
Hera vorrà polverizzarmi come il suo ombretto compatto della
Maybelline!
Ma
comunque non è questo il vero motivo della mia ritirata. Sento
che non potrei reggere Tommy molto più a lungo, dato che la mia
digestione è definitivamente andata a rotoli e le sue ingenue
parole mi portano passo dopo passo su una strada molto più seria
della cottarella adolescenziale.
Morte
ovarica in sua presenza, ok, ascelle sudate ad ogni suo sorriso, ok,
cuoricini accanto al suo nome sul diario, ok, ma... innamoramento?
Innamoramentonon ok, anzi, direi per niente, assolutamente, inequivocabilmente NON ok.
"D'accordo." Si arrende, rassegnato. "Lascia solo che ti allacci bene il casco."
Posa
le dita appena sotto il mio mento, concentrandosi sul nodo, ma cedendo
dopo poco e alzando quegli sfanalanti occhioni da cucciolo su di me.
Sono così azzurri che il cielo dietro di lui appare del tutto
sbiadito.
"Sei
davvero bellissima." Sussurra facendo fare al Whopper/Flipper un
avvitamento attraverso il cerchio di fuoco, con conseguentestanding ovationdel pubblico.
Ma
proprio mentre si sta avvicinando alle mie labbra con le sue, realizzo
che: a) mi sta per baciare di nuovo, b) sto per dare di stomaco e c)bellissima ci
è mia sorella Hera con il lucidalabbra alle fragole e le unghie
da gattopardo e non di certo io con la faccia da morte e le mani
trascurate da secoli. Se Tommy sapesse che oltre a mangiare, mi piace
anche guardare i cult horror alle tre di notte e partecipare a raduni
scientifici di punk-nerd-asociali, mi riterrebbe drasticamente meno
affascinante.
Così, abbasso repentinamente la visiera e lui finisce a baciare la plastica.
Per amor proprio e anche di questa trama, vi risparmierò il racconto del successivo ritorno a casa.
*
Il
senso di colpa mi ha attanagliato lo stomaco per tutto il tragitto: la
giornata era iniziata male, io l'ho detto, ma ora sta finendo
decisamente nel più tragico dei modi. No, nessun incidente in
moto con conseguente coma della sottoscritta (ma magari!), scoperta
della verità e bacio resuscitante da parte del principe in sella
alla sua metallica destriera.
Solo
un vago rimpianto di aver bruciato ogni tipo di possibilità
avuta con Tommy e non essere nemmeno riuscita a godere di un bel bacio.
Sono troppo disadattata per meritarmi questo. Sul serio... Flipper il
delfino avrebbe già cuccato più di me.
"Senti,
Hera." Sospira Tommy, quando ferma la moto davanti casa mia e mi
osserva scendere mestamente. "Forse sono stato un po' troppo affrettato
con te. Magari non avrei dovuto scarrozzarti in moto nei posti della
mia infanzia e tentare di baciarti subito ai primi appuntamenti; ti
avrò sicuramente ricordato il tuo ex." Spegne il motore e scende
pure lui. Che fa? Vuole pure entrare in casa, ora?
"Che
ne dici se ricominciamo con più calma?" Propone, con rinnovata
ingenuità, avvicinandosi a me. "Ti porto al cinema a vedere
qualcosa di carino? A te piacciono le commedie romantiche, giusto?"
Cin...? Commedie roman...? Che cosa? Puah!
Io
odio quella roba! Cinema uguale gente, e io, si sa, sono misantropa,
mentre commedia e romantico sono di per sé due parole che mi
provocano l'orticaria, figuriamoci messe vicine!
Capisco
perché Tommy cerchi di rimediare in questo modo, dato che pensa
di avere davanti una principessa sul pisello che fa la preziosa con i
ragazzi come si decanta in giro, ma la verità è che io mi
comporto così perché sono spaventata dai sentimenti che
stanno crescendo sempre di più e che porteranno tutta questa
recita a un caos primordiale. Inoltre, non so baciare, mi blocco al
solo pensiero, e pensare di dover baciare uno a cui non piaccio davvero
mi manda completamente in tilt.
Eppure
lui è qui e mi guarda con quegli occhi... in quel suo
abbigliamento così sexy... quel suo sorriso così puro...
Morirei per riuscire a dargli quel benedetto bacio (anche per altre circostanze, ma quello è un discorso a parte).
"V-va
bene." Mi ritrovo a balbettare, completamente persa nel mare che si
ritrova attorno alle pupille, in cui Flipper è già bello
e partito in villeggiatura perenne. E tanti saluti pure alla mia
imperdibile serata Rai Movie guadagnata col sudore della fronte, nel
nome della maestria delGiardino delle torture.
"Ok?!" ripete Tommy, quasi incredulo della concessione.
"Sì ok, ma prima devo andarmi assolutamente a cambiare."
Nel senso che se trovo Hera vestita da se stessa ci mando lei a pomiciare con Tommy, ecco.
No, scherzavo. Non lo farei mai. Tommy è mio.
In
ogni caso, quando entro seguita da Tommy che mi aspetta pazientemente
in entrata, trovo Hera con il kajal attorno agli occhi e una stupenda
combo felpa nera-leggins nero (la ragazza ha stile!) che mi assale
fiondandosi in camera con me. Tommy nemmeno la degna di uno sguardo,
quando lei gli passa davanti salutandolo.
Hera
e io abbiamo un piccolissima, innocente discussione sulla macchia di
ketchup al centro del maglione H&M: non si capisce se la
infastidisca di più quella o la presenza in casa di Mimmo, ossia
uno dei membri punk-nerd-asociali di cui sopra, con cui oggi avrei
dovuto studiare i mitocondri. Non bado alle sue ciance e me ne scendo
tutta abbattuta per andare in contro al mio triste e falso destino con
Tommy.
Lui
mi bacia pure sulla guancia, ammirato dal mio roseo cambio di look,
mentre io non potrei essere più funerea di così. Ma lo
divento quando mamma annuncia che esce a cena con papà e ci
lascia cinquanta euro per passare una bella serata tra amici, con pizza e film di Rai Movie.
Inutile dire che sia Mimmo che Tommy accettano più che volentieri.
"Già, è vero, stasera danno il film che adori, Hes!" Butta lì Mimmo, in allegria.
"Quale?" Chiede un po' stupidamente mia sorella, ma troppo inorridita per risparmiarselo.
"Il giardino delle torture." Risponde, ovvio, Domenico. "Ti sei dimenticata pure quello, adesso, oltre che il mio nome?"
Hera
mi lancia un disperato sguardo d'aiuto e io lo ricambio con un
'corriamo di sopra a cambiarci, prima che questi due ci rovinino la
vita'.
*
Il giardino delle torture finisce con tre samurai la cui gola sgozzata erutta copiosi fiotti di sangue. Come vi dicevo, un capolavoro.
Tommy
ed Hera, seduti fastidiosamente vicino, stanno fissando lo schermo con
occhi vitrei e facce pallide, io e Mimmo, invece, siamo commossi.
Beh,
io lo sono anche per il fatto che Tommy, grazie a Dio, ha rispettato la
sua promessa di non fare il piacione e non ha sfiorato Hera nemmeno per
tenerle la mano durante gli sgozzamenti di massa. Mimmo, povero
ingenuo, lo è perché, fondamentalmente, anche lui
è macabro e disturbato come me. Lo vedrei proprio bene assieme
ad Hera. Il diavolo e l'acqua santa: sarebbe interessante.
In ogni caso, credo che spegnere la tv sia la prossima mossa saggia da fare.
"Caspita.
È sempre un momento intensissimo." Condivide Mimmo, tenendosi il
petto con una mano e suscitando pura inquietudine in mia sorella.
Guardatela. Guardate come rotea quegli occhi daqueen bee.Non vorreste assassinarla male pure voi? Forse non devo farmi ispirare dai film che guardo.
"Allora...
che ve ne pare? Vi è piaciuto?" Chiedo ai due normali della
cricca, sinceramente interessata all'opinione del biondo, sebbene gli
si legga chiaramente in faccia che vorrebbe solo correre ad abbracciare
la mamma.
Hera,
ovviamente, grida un convinto 'no' di pancia, mentre Tommy rimane sul
vago, sorridendomi appena: "Beh, poteva essere anche peggio."
Ok, ci possiamo decisamente lavorare. È una risposta accettabile.
"A
te, Hera, ha fatto tanta paura?" Chiede a mia sorella, voltandosi verso
di lei con un trasporto tale che sento chiaramente il mio Flipper
venire infilzato da una lancia da baleniere.
Per
fortuna, Hera è veramente Hera, e gli sbuffa in faccia, per poi
alzarsi addirittura dal divano: "Non è che fa paura, è
che fa proprio schifo, tipo sopra il dieci nella scala dello schifo. Mi
sa che faccio meglio ad andarmene a letto, sperando che il sonno mi
tolga queste oscenità dalla testa. 'Notte a tutti!"
Che diavolo fai, Hera, non saluti nemmeno Tommaso? Che cosa penserà di noi? Che cosa penserà di me?
"Penso
che andrò anch'io, adesso." Annuncia Mimmo, mettendosi in piedi
e dirigendosi verso il suo zaino ai piedi del tavolo. "Ci vediamo
sabato, allora, Hes?"
"Ehm... sabato?"
"Sì,
per finire la ricerca di scienze!" Precisa tempestivamente mia sorella,
arrestando la sua fuga per necessità. "Non ti ricordi, Hes? Me
l'avevi detto poco fa in camera!"
"Ooooh, certo, la ricerca di scienze. Di sabato."
"A casa di Mimmo."
"Sì, a casa di Mimmo." Mi giro verso di lui, che sta seguendo il tutto con sospetto. "Ok, Mimmo, ci vediamo sabato."
"Ehi,
a proposito di sabato!" Interviene Tommy, salvandoci dal silenzio
imbarazzante e tentando di fermare mia sorella dalla sua corsa verso il
menefreghismo.
Questa,
infatti, si stoppa e resta in ascolto con espressione tesa, come una
zebra che avverte il leone trai cespugli: "Sì?"
"Io,
beh... se ti va, mi faceva piacere invitarti alla festa di un mio
amico. Cesco, hai presente? Quello in classe con me; ha casa libera e
organizza una cosa per il suo compleanno. Sono i diciotto, quindi ci
sarà da divertirsi davvero. Ci vieni?"
La
faccia di Hera è la stessa che fece quel giorno in cui
scoprì che era arrivata in ritardo per il prendi due paghi uno
di Sephora. Involontariamente le sue iridi castane saettano verso di
me, come a supplicare un riluttante 'Devo veramente dirgli di
sì?'.
"Oh,
beh, ovviamente..." Tommy tossicchia, introducendo una pura frase di
cortesia. "Ovviamente l'invito è esteso anche a te, Hestia."
Mi
indica e il mio cuore fa una capriola perché ha appena detto
correttamente il mio nome. Forse è la prima volta che lo sento
pronunciare dalla sua paradisiaca voce, composta di melodici accordi
celestiali, pizzicati direttamente dai polpastrelli degli angeli.
Ma poi cessa brutalmente di calcolarmi e guarda Domenico: "E... beh... ehm... anche a te. Se vuoi."
"Sì!" Esclamo allora io, avventata.
"Sì?" Echeggia Mimmo, fissandomi sconvolto.
"Sì?" Mugola mia sorella, sconfitta dentro.
"Sì?" Gorgoglia Tommy, vittorioso, ma guardando chiaramente Hera per l'approvazione ufficiale.
"Sì."
Ripeto, appellandomi a quell'otto che ho preso in storia e per cui Hera
mi deve un favore, il quale potrebbe precisamente essere questo.
"Sì, potremmo proprio andarci, perché no? Sarebbe...
ehm... divertente."
Mimmo
chiaramente non mi riconosce più: ha alzato il mento nella mia
direzione come se gli avessi appena dato del vile marrano. Gli sorrido
candidamente, sperando che non si accorga di nulla, ma temendo la sua
improbabile scaltrezza nascosta sotto i metri di cresta rockettara.
"Vengo
a studiare da te poi andiamo insieme. Hera e Tommaso ci incontreranno
là." Specifico poi, fulminando mia sorella con lo sguardo.
I due si arrendono e borbottano un incerto: "Ok."
Tommy
unisce le mani in uno schiocco: "Perfetto, allora! Ci si becca sabato!
Noi ci sentiamo, eh, Hera con la H?" Si rivolge a mia sorella,
regalandole un occhiolino conturbante, più un bacino sulla
guancia.
Lei si accartoccia dallo schifo poi dice: "Ah-ha."
E
io piango fortissimo dentro, perché in questo momento non sono
lei e perché in generale, nella vita, non potrò mai e poi
mai essere lei.
***
ANGOLO AUTRICI
Un
consiglio personale: non andate MAI ad un appuntamento con Hestia XD
Non ce la può fare. Semplicemente, non ce la può fare.
Ora
che siamo entrati nel vivo del racconto, perché non ci dite
qualcosa in più riguardo ai vari personaggi e alle loro love
stories? Che cosa ne pensate?
C'è
chi dallo scorso capitolo ha accoppiato Hera con Punkie, chi Tommy lo
trova un tizio fin troppo stupido per valere la pena di questo casino,
chi non dimentica di Ste, il povero Ste, e prevede strane confessioni
d'amore lungo la strada. Mmm, potrebbe diventare interessante...
specialmente nel prossimo capitolo in cui seguiremo Hera fino alla
festa. E non si sa come ci arriverà.
Ora, prima di lasciarci, vorremmo inserire il calendario delle prossime pubblicazioni in modo da restare sempre al passo.
07/03 - cap 11
10/03 - cap 12
13/03 - cap 13
17/03 - cap 14
20/03 - cap 15
24/03 - cap 16
27/03 - cap 17
31/03 - cap 18
A
fine marzo, aggiorneremo il resto del calendario con le date di aprile.
Ricordiamo sempre e comunque che potrebbe subire modifiche a causa di
disagi vari... non che noi due siamo ragazze disagiate, giusto?
In
più, in più... dato che siamo qui e se la mia collega C.
me lo consente, vorrei annunciarvi qualcosa in prima assoluta: a marzo
ci sarà una bellissima sorpresa per voi che uscirà sui
profili EFP e Wattpad di Yellow Daffodil, che poi sarei io. Infatti,
leggerete una nuova storia, scritta da me, che esce un po' dal mio
solito seminato. Beh, non troppo, è comunque un'originale, long,
di quel romantico/comico che istiga il suicidio, ma stavolta i
protagonisti saranno decisamente... beh, non ve lo dico. Direi che uno
spoiler vi potrebbe bastare:
"Allora, Olli caro, hai deciso o devo convocare un consultorio di stato?"
"Ho deciso." sfiato mentre le mie mani scendono verso la sua cintola e gli sganciano il bottone. "Lo prendo."
"Speravo
in questa risposta." sorride contro le mie labbra, poi, ancor prima che
io abbia finito di far scivolare via i jeans dalle sue gambe, mi
afferra per la vita e mi lancia verso il divano.
È
incredibile come il mio umore cali non appena mi infilo i vestiti di
Hestia per affrontare una nuova avventura nei suoi panni. È come
se le sue felpe nere e il resto del suo pessimo armadio fossero intrisi
di energia oscura che allontana da me anche l'ultimo soffio di voglia
di vivere, il che spiegherebbe perché mia sorella, una volta
trasformata nella sottoscritta, perde la sua nota da disadattata
sociale.
E adesso che il mio piano sta procedendo sfortunatamente bene, la disadattata sociale sono io.
Non
avete idea di cosa farei per poter passare il pomeriggio immersa nella
vasca da bagno, con la mia nuova Bath Bomb rosa al profumo di zucchero
a velo e gelsomino e le candele alla vaniglia, invece di andare a
lavorare a quello stupido progetto di scienze a casa di Capelli Fucsia.
Non. Avete. Idea.
Esco di casa con la morte nel cuore e il kajal sugli occhi. Che è più o meno la stessa cosa.
Alzo
lo sguardo al cielo e come prima cosa noto le nuvole grigie cariche di
pioggia che minacciano i miei capelli appena lavati e le mie ciglia
coperte di mascara. Sapevo che avrei dovuto usare quello waterproof.
"Non
provateci nemmeno!" Minaccio la distesa plumbea sopra di me con un
indice alzato. Credo di star già subendo abbastanza e non
c'è alcuna ragione di infierire sul mio look già di per
sé triste come un coupon scaduto e inutilizzato di Sephora.
Negozio che, tra parentesi, rimane aperto solo grazie alla
quantità industriale di matite e rossetti neri comprati da mia
sorella.
Prendo l'autobus fino a casa di Domenico, a cui hoovviamentedimenticato
di chiedere il cognome. Questo mi costringe a telefonare ad Hestia, che
non solo mi fornisce le generalità del mio punk di fiducia, ma
candidamente mi informa anche che dovrò andare da sola alla
festa, perché Tommy la andrà a prendere in anticipo.
Fantastico. Davvero fantastico.
Chiudo
la chiamata con un sonoro sbuffo e mi affretto a citofonare. Domenico
abita al quinto piano. L'ascensore è rotto. Io voglio morire.
Arrivo
in cima con il fiatone e il cuore che minaccia di uscirmi dal petto per
ricongiungersi a quello ormai polverizzato tra atroci sofferenze di
Hestia. Sono sudata, appiccicosa e ho bisogno del bagno caldo
menzionato poco fa.
Non faccio nemmeno in tempo a riprendere fiato, perchéMimmoapre
la porta e mi trova spalmata contro la parete color crema del suo
pianerottolo. "Sto bene!" Esclamo, rischiando il soffocamento.
"Sei
sicura?" Mi chiede lui, che rimane però a debita distanza oltre
la soglia di casa sua. Annuisco, più che altro per evitare di
esalare il mio ultimo respiro conciata in questo modo, e mi trascino
dentro l'appartamento.
"Ti
offro qualcosa da bere?" Mi osserva preoccupato, la testa appena
inclinata di lato e il sopracciglio con il piercing di poco inarcato.
"Un succo di ananas e frutto della passione senza zucchero, per favore."
No. Accidenti. Hestia non sa nemmeno di cosa sappia, il frutto della passione.
"Un
po' di acqua andrà benissimo." Mi correggo, riscontrando
immediatamente il sollievo nell'espressione di Punkie. Probabilmente
nemmeno lui conosce il sapore del frutto della passione.
"Certo, okay." Mormora, prima di prendere la mia giacca per appenderla all'ingresso, per poi condurmi fino in cucina.
Mi
rendo conto alla prima occhiata che questa casa è così
ben arredata, che non sembra nemmeno la sua. Le pareti sono di un caldo
color pesca, i mobili bianchi e privi di ogni minima imperfezione e
l'ordine e la precisione regnano sovrani.
Non
che mi aspettassi che vivesse in una caverna con quadri di figure
demoniache appesi ai muri, però... sì, forse me lo
aspettavo.
Domenico
versa dell'acqua fresca in un bicchiere e io la butto giù come
fosse uno shot. Forse avrei davvero bisogno di uno shot.
Non che io ne abbia mai provato uno, l'alcol ad alta gradazione fa male alla pelle.
"Grazie."
Mi limito a dire, iniziando a capire il senso di inadeguatezza che
prova mia sorella in ogni situazione che richieda un minimo di
socievolezza. "Andiamo?"
"Andiamo...
dove?" Mi chiede, perplesso. Incrocia le braccia al petto, fasciato da
una maglia nera su cui sono disegnate le figure demoniache di cui
sopra. Spero sia solo un disegno ispirato a qualche band che ascolta
anche mia sorella. Diciamo che non sono ancora del tutto sicura che non
faccia parte di una setta. Sono ancora troppo giovane e bella per
diventare la protagonista di un sacrificio umano.
"In
camera tua?" No, aspettate. Non volevo che questa domanda uscisse
così. Ora penserà che gli sto facendo una proposta
indecente. "Per il progetto di scienze." Aggiungo, deglutendo
rumorosamente.
"Ah."
Dice. E questo è più o meno il suono prodotto dalla mia
dignità che precipita a terra e rotola fino a un tombino aperto
per poi tuffarcisi dentro. "Ho preparato tutto sul tavolo del salotto."
Voglio morire. Giuro che voglio morire adesso.
Lo
seguo in silenzio e mi accomodo su una delle sedie cercando di produrre
meno rumore possibile, così che magari si dimentichi che ci sono
anche io, visto che pare io sia incapace di interagire con lui senza
sembrare... mia sorella.
È
l'unico esempio di essere inadeguato a convivere con altri individui
della sua specie che mi sia venuto in mente. Scusate.
"Iniziamo?"
Domanda, forse accorgendosi che non ho minimamente accennato ad aprire
lo zaino che ho portato con me. Annuisco e prendo i libri di Hestia,
ancora più svogliatamente di quanto abbia fatto la settimana
scorsa.
È
un'ingiustizia che Hestia nei miei panni esca con Tommaso D'Angelo
mentre io nei suoi mi ritrovi a fare progetti di scienze. Okay, un
ragazzo è toccato anche a me, ma lui è... mi vedreste mai
accompagnata da un punk con la matita agli occhi?
"Non ricordo nemmeno dove eravamo rimasti." Ammetto. "Ehi, cosa ti metterai stasera per la festa?"
"Stai
cercando di sviare il discorso?" Ha ragione, questo tipo di domanda
funziona solo con Ste, il quale si lancerebbe in una descrizione
dettagliata di cui non importa a nessuno. "Credo verrò vestito
come sono ora."
"Oh,
sì. Giusto." Apro il libro su una pagina a caso e fingo di
leggere, anche se a malapena ho dato un'occhiata alle figure. Sento lo
sguardo di Domenico su di me e questo non fa che mettermi ancora
più pressione, che a sua volta si traduce in me che mi rendo
conto che questa mattina non mi sarei dovuta alzare dal letto.
"Hestia, va tutto bene? Non sembri nemmeno tu."
Smetto di respirare e mi immobilizzo. Neanche mia madre si è accorta che io e mia sorella stiamo giocando aQuel pazzo venerdìe adesso arriva un tizio alternativo qualunque che ci smaschera in meno di due minuti. Non è possibile.
"Certo
che sono io!" Mi affretto a dire. Forzo un sorriso e mi porto la penna
alle labbra, picchiettandola appena su quello inferiore in un banale
tentativo di sviare la sua attenzione.
Noto
gli occhi di Punkie scendere fino alla mia bocca e soffermarsi su di
essa per almeno un paio di secondi prima di schiarirsi la voce e
cercare la pagina giusta, comunicandomi il numero sottovoce.
Schiocco la lingua. È matematico, ci cascano tutti.
"Eravamo
rimasti al nucleo della cellula vegetale." Mi comunica senza guardarmi.
Prende il suo quaderno già aperto e scrive il titolo in penna
nera, mentre io, svogliata come non mai, mi limito a cercare una matita
nel fondo del mio zaino. "Vuoi iniziare tu?"
Schiudo
la bocca e annuisco, iniziando a blaterare concetti superstiti dalle
lezioni di scienze di prima liceo. Mi fermo solo quando il suo
sopracciglio si inarca e questo mi fa perdere il filo del discorso.
"Scusa."
Mormoro, con un sospiro. Mi passo le mani sul viso, maledicendomi poi
mentalmente perché è molto probabile che io adesso
somigli a un orsetto lavatore. Non voglio immaginare in quale modo
orrendo il trucco nero si sia sparso sulla mia faccia. Meglio non
sapere. "Lo ammetto, non ho lavorato al progetto questa settimana. Non
so niente. E mi sento molto stupida."
E non so perché l'ho detto.
"Qualcosa
non va?" Mi chiede lui. La sua penna atterra sul foglio con un piccolo
tonfo. La sua mano finisce sotto al suo mento, l'avambraccio gli regge
la testa nella tipica posizione da studente che finge di ascoltare quel
che dice il professore. Ma il suo sguardo sembra tutt'altro che
disinteressato. "Oggi sei strana."
Strana.Se lo dice Mr Normalità deve essere vero.
"Va tutto bene." Scuoto la testa. "Mi impegnerò di più, promesso."
Anche
se spero che la prossima volta in cui una Felici sarà chiamata a
incontrarsi con lui per il progetto, si tratterà di Hestia.
Punkie sorride,sorride,e
sposta il suo libro verso di me. Inizia a illustrarmi in modo piuttosto
prolisso le nozioni che ci servono per oggi, ma io, lo confesso, invece
di ascoltare quello che dice, finisco per osservarlo così
intensamente, che potrei aiutare la polizia con il suo identikit nel
caso diventasse un ricercato di fama mondiale.
Non è una metafora molto romantica, ma avete capito.
Non
solo fisso lui, ma anche la stanza che ci circonda, comprese le varie
fotografie appese alle pareti. Non ce ne sono moltissime, ma riesco a
individuarne una che vale per cento. "Sei tu, quello?"
Domenico
sbatte le palpebre un paio di volte e si gira a guardare il punto che
sto indicando con il dito. Alza quasi impercettibilmente gli occhi al
cielo e scuote la testa. "Ho detto a mamma di toglierla, ma non vuole
sentire ragione. Spera ancora che suo figlio torni a essere un anonimo
adolescente come D'Angelo."
Mi
alzo in piedi per andare a esaminare da vicino il corpo del reato e
presto scopro che Punkie, quando era ancora un essere vagamente
normale, con i capelli castano scuro e senza catene, era proprio niente
male. Probabilmente, con un po' più di carisma e meno
intelligenza, avrebbe persino potuto far concorrenza a D'Angelo, di
cui, per la cronaca, non ho ancora scoperto il fascino. Non so cosa mia
sorella ci trovi in lui. Ma non so nemmeno cosa ci trovi nell'andare a
passeggiare nei cimiteri per rilassarsi, quindi meglio lasciar perdere.
"Però
eri carino." Gli dico, il che mi differenzia di mille anni luce da
Hestia. Lei imploderebbe se le venisse in mente di fare un complimento
a un qualunque essere maschile. "Non hai gli occhi azzurri di Tommy,
certo, ma io non ho mai trovato interessanti gli occhi azzurri. Troppo
belli, tanto da diventare banali. Li preferisco castani come i tuoi."
È
lui a interrompere il contatto tra i nostri sguardi, che io avevo
invece mantenuto per tutto il corso del mio breve monologo. La mia
gemella sarebbe svenuta probabilmente.
In
ogni caso, quello in imbarazzo, tra noi due, è proprio Punkie,
che si schiarisce ancora la voce, mi ringrazia a malapena per i
complimenti e poi mi chiede se possiamo continuare con il nostro
studio. Io, comunque, sorrido soddisfatta per essere riuscita a fare
arrossire il mio compagno di progetto.
Hestia
dovrebbe ringraziarmi. Se le andasse male con Tommy, troverebbe subito
un altro pretendente, perché la sottoscritta sta facendo cuocere
a fuoco lento anche il signore dell'oscurità qui presente.
Non sono la sorella che tutti vorrebbero?
"Hes,
mi stai ascoltando?" Dopo svariati minuti di elucubrazioni basate sul
nulla, la voce di Domenico mi riporta alla realtà. La risposta
è no, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo.
"Mi dispiace, è solo che..." Non so nemmeno io come giustificarmi, se proprio devo essere sincera. Credo che unè solo che non sono quella secchiona di mia sorella non sia accettabile in questo caso.
"Non
hai voglia di passare il pomeriggio a studiare." Afferma, come se fosse
sicuro al cento per cento di avere ragione. E, in effetti, ha ragione.
"Esatto."
Ridacchio, e non sto nemmeno fingendo. Voglio dire, non si tratta di
una risatina da oca, come quelle che mi lascio sfuggire quando mi trovo
in presenza di ragazzi, perché, si sa, è abbastanza
divertente vederli sbavare davanti a me, si tratta di una risata vera.Cosa sta succedendo? Cosa mi ha fatto? Cosa c'era in quell'acqua?
"Nemmeno
io." Ammette, e a quel punto mi sorprende chiudendo il libro. Lo guardo
un po' stupita, ma lo imito subito dopo. "La finiamo qui?"
"Sì."
Rispondo senza neanche pensarci. Prima che lui cambi idea, riprendo il
mio zaino dal pavimento e ripongo malamente dentro le mie cose. Mi alzo
in piedi, pronta ad andarmene, ma poi noto l'espressione perplessa
sulla sua faccia. "Perché mi guardi così?"
"Te
ne stai andando?" Mi chiede di rimando. "Perché io non ti stavo
cacciando di casa, se è questo che pensi. Volevo solo proporti
di fare qualcos'altro."
Mi
siedo di nuovo e lascio cadere la cartella sul pavimento. Non mi
aspettavo che volesse passare più tempo con me rispetto al
dovuto. Oh, certo, forse è perché crede io sia Hestia.
Potrebbe avere una cotta per Hestia!
Serro le labbra per trattenere la risata che mi provoca questo pensiero. Chi mai potrebbe avere una cotta per Hestia?
Persino
Tommy ha una cotta per lei solo perché crede che lei sia me. A
chi potrebbe mai piacere qualcuno che adora guardare sangue e
sofferenza in televisione il venerdì sera?
"Non mi hai ancora detto se alla fine sei riuscita a vedereIl Giardino delle Torture 2." Mi ricorda all'improvviso Punkie, tutto esaltato da tale argomento.
"Ehm... no."
"Guarda
il trailer." Prima che io possa oppormi con una scusa, Punkie mi rifila
un video di YouTube sotto il naso - due minuti di puro sgomento, alla
cui fine lui cinguetta: "Che te ne pare?"
"Non male." Commento.Non male se vuoi rimettere tutto ciò che hai mangiato negli ultimi tre anni della tua vita, vorrei aggiungere, ma mi trattengo. "Non il trailer migliore che io abbia mai visto."
"Beh, non ti dirò come lo ho avuto, ma è nel mio computer. Intendo il film, tutto intero, due ore diGiardino delle Torture 2e
sgozzamenti vari. Ti va di vederlo?" È così contento
della proposta che mi ha appena fatto, che non riesco a dirgli di no.
Quindi annuisco, segnando il momento della mia stessa morte per il
troppo schifo che sto per guardare.
Hestia ne sarebbe entusiasta.
Per
tutto il tempo del film, mentre a Domenico brillano gli occhi una
trucidazione dopo l'altra, io fisso un punto indefinito dietro lo
schermo del suo portatile. Al quinto spargimento di sangue, decido che
non posso più sopportare la vista di così tanti cadaveri.
"È
tardi!" Esclamo di punto in bianco, sperando di essere credibile. "Devo
andare, Punkie, scusami! Ho dimenticato di fare una cosa."
"Sono
solo le sei." Mi fa notare, indicando l'orologio appeso alla parete.
"Il film finisce tra circa mezz'ora, perché non resti per...?"
"Invitami settimana prossima e finiremo di vederlo, promesso!"Manderò Hestia, poco ma sicuro.
Mi
faccio accompagnare alla porta e indosso la mia giacca, lo saluto in
tutta fretta e scendo le scale con ancora la sensazione di nausea
simile a quella provata alla visione del film di settimana scorsa.
Chissà cosa ci trovano le persone in tutto quel... ew.
Trascino
i piedi fino al portone, come un'anima che si lascia trasportare dal
vento fino alla barca di Caronte. Anche se, come ho già detto,
è più o meno quello che faccio singola volta che sono
costretta a prendere il posto di mia sorella.
Cerco
di pensare alla festa di stasera per tirarmi un po' su e premo il
pulsante per aprire la porta, ma - sorpresa sorpresa - fuori sta
piovendo!
Serro
le palpebre e mi lascio andare ad un lungo sospiro, faccio un passo
verso l'esterno e, senza aver alcun mezzo per evitarlo, mi infradicio
fino alla fermata dell'autobus, per poi ripetere il tutto dalla fermata
successiva fino a casa.
Entro
e scopro di essere sola, così non perdo altro tempo e mi
precipito in bagno per farmi una doccia. Compio anche il gravissimo
errore di guardarmi allo specchio.
Sto per avere un esaurimento nervoso.
Sono
uno spettacolo inguardabile; il trucco nero colato sulle guance e i
capelli senza forma, per non parlare dei vestiti appiccicati alla pelle
a causa di tutta l'acqua che ho preso.
Non
posso uscire di nuovo così, okay? Non mi sento a mio agio in un
abbigliamento del genere e non ho la minima intenzione di passare una
serata fuori vestita come se fossi in trepidante attesa di una morte
improvvisa solo per poter partecipare a un funerale.
Mi
lavo sotto il getto di acqua calda e mi sciacquo per bene i capelli, e
quando esco, non ci penso due volte prima di andare in camera mia e
scegliere degli abiti decenti. E finalmente, quando guardo di nuovo la
mia immagine riflessa, mi riconosco.
Mi
trucco come non facevo da giorni e decido di immortalare il momento con
un selfie, che viene subito pubblicato sul mio profilo Instagram.
Se
uscissi di casa proprio adesso, arriverei puntuale alla festa, e, si
sa, non è assolutamente chic fare il proprio ingresso in orario.
Quindi perdo tempo curiosando tra le foto dei miei contatti.
Lascio
qualche cuoricino qui e là, senza prestare troppa attenzione,
almeno fino a quando nella parte alta del display appare una notifica
da parte di Tommaso D'Angelo.
Sei sempre più bella 💜😘 Scrive sotto il mio scatto, accompagnando il tutto con un cuore viola e una faccina che manda un bacio.
Sto
per rispondere, alquanto schifata, che non mi interessa quello che
pensa lui del mio aspetto, ma poi mi torna in mente il fatto che lui
sia convinto di star facendo un complimento alla sua ufficiosa ragazza.
Quando finirà tutto questo?
Nell'attesa,
intanto, mia madre è rientrata a casa, così le chiedo un
passaggio fino all'indirizzo che Tommy ha sapientemente, o forse no,
inviato al mio numero.
Circa
mezz'ora più tardi, mamma mi lascia davanti a uno scenario
apocalittico. O meglio, davanti a una villetta dalla quale provengono
urla degne del peggiore girone dell'inferno.
Ancora
prima di metterci piede dentro, mi chiedo cosa mi abbia spinta ad
accettare di partecipare a tutto questo. Come se non bastasse, credo
che Ste e Doppia G non siano neanche stati invitati a questo raduno di
alcolisti assolutamente non anonimi, perciò sarà una noia
mortale.
Almeno sono vestita decentemente.
Cammino
sicura fino all'entrata, spalancando la porta come se questa fosse casa
mia. Qualcuno si gira a guardarmi e io regalo al pubblico uno dei miei
migliori sorrisi.
Hera è tornata, bitches.
Vado
dritta al tavolo che per l'occasione è stato spostato a ridosso
del muro e, andando contro ogni mio principio, prendo una manciata di
patatine da una scodella e me la porto alla bocca. Ho saltato la cena e
questo inizia a farsi sentire.
Fermo
persino un ragazzino qualunque, mai visto in vita mia, e gli chiedo di
farmi un cocktail, possibilmente alla fragola, possibilmente a basso
contenuto calorico. Mi fissa perplesso per un minuto buono, poi, quando
gli schiocco le dita davanti agli occhi per risvegliarlo da quella
specie di paralisi, lui scuote la testa, prende una birra e se ne va.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Stupido ragazzino.
Mi
verso un bicchiere di aranciata e ne assaggio un sorso, il resto
finisce dimenticato da qualche parte non appena qualcuno di cui nemmeno
ricordo il nome, forse il festeggiato, ma non posso esserne certa, mi
saluta con due baci sulle guance e mi propone di fare una storia per
Instagram.
Cinque
minuti dopo, grazie al tag che compare nelle notifiche del mio
cellulare, scopro che, in effetti, quello era davvero il festeggiato.
Ops?
"Hera con la H! Dove eri finita?"
Perché
Tommaso D'Angelo mi sta parlando? Non dovrebbe essere appartato in
qualche camera da letto con mia sorella vestita da me che...?
Dovrei
vendere la storia della mia vita a Netflix, probabilmente diventerei
abbastanza ricca da potermene andare in un paese esotico a sorseggiare
cocktail alla fragola a basso contenuto calorico.
In ogni caso, dicevo, perché Tommaso D'Angelo mi sta parlando?
Ah, sì, giusto. Mia sorella.
"Ti
avevo detto che sarei andata a prendere qualcosa da bere." Rispondo,
sbattendo le ciglia. Hestia mi deve come minimo un altro otto in una
materia a sua scelta. Come minimo. Che schifo.
"Non
me lo ricordo." La sua espressione dovrebbe essere adorabilmente
confusa, ma mi fa lo stesso effetto delle teste mozzate del film di
Punkie. Preferirei non vederla, in poche parole.
E
a proposito di Punkie, grazie a Dio che me ne sono andata da casa sua -
non avrei sopportato un solo minuto in più assieme a lui. Ok, a
volte sembra quasi simpatico, ma andiamo, la maglietta satanista, i
film splatter, il sopracciglio bucherellato... ma a proposito,
dove'è, ché non vedo nessuno di questi oscuri elementi in
giro?
"Hera, sempre tra le nuvole?" Mi richiama il palo della luce, sorridendomi con affetto.
"Non
mi ascolti mai." Piagnucolo, lasciandomi poi andare a un lungo e
teatrale sospiro per dissimulare. "Devi farti perdonare per questo,
sai?"
"E cosa vorresti, mia bellissima Hera con la H?" Domanda.Bellissima.La maschera all'avocado ha dato i suoi frutti. Letteralmente. "Una passeggiata vicino al Tevere? Prendo le chiavi della moto?"
Mi sta proponendo di allontanare mia sorella da qui così che io possa essere me stessa liberamente? Ci sto!
Ma
sfortunatamente non posso accettare così su due piedi, non
adesso che i miei occhi hanno incrociato quelli di Hestia. Mi sta
uccidendo a distanza. Sta usando la mia faccia photoshoppata sul corpo
di una delle vittime deIl Giardino delle Tortureper
sfogare la sua frustrazione. Fa un cenno fermo e risoluto verso
l'esterno e per la prima volta capisco il terrore di chi si trova ad
aver a che fare con me.
Mi
scuso con Tommy, aumentando la qualità della mia performance con
un bacio sulla guancia, e mi preparo ad essere brutalmente assassinata
dalla mia gemella come una visione distorta di un Giulio Cesare
qualunque.
Non
appena metto piede fuori, una mano mi afferra il polso e mi trascina in
un punto remoto e oscuro del giardino. L'indice di Hestia, affilato
come una lama, punta sul mio petto con fare accusatore. "Cosa ci fai
qui vestita da... da te?!"
"Lo
capisci da sola che la tua domanda è ridicola o vuoi che te lo
illustri io con un simpatico disegnino?" Ribatto, inarcando
scetticamente un sopracciglio. "Non pensi sia ora di farla finita?"
Il suo viso cambia. "Intendi con questa farsa o di farla finita in generale? Alla seconda penso spesso."
Qualcuno mi prenoti il volo per le Honduras tipo adesso.
"Se
non vuoi che io flirti con Mr. Testa vuota e occhi azzurri, tienilo a
bada!" Esclamo, diventando io quella minacciosa. "E poi ti sto solo
facendo un favore, Hestia, così Tommy penserà che non sei
una totale incapace. Povero illuso."
Lei
sta per replicare, ma io giro i tacchi e me ne torno verso la festa.
Sento la presenza di un demone alle mie spalle, quindi intuisco che lei
mi stia seguendo.
"Non pensare sia finita qui!" Grida infatti solo un secondo dopo.
La ignoro. Come ho fatto per gli ultimi diciotto anni della mia vita.
Torno
dentro casa e mi butto sul divano, miracolosamente libero. Non voglio
pensare a cosa sia successo sopra di esso nelle ultime ore con degli
adolescenti nei dintorni. Che schifo, parte due.
"Eccoti."
Ancora lui. Che cos'è? Una specie di malattia che si ripropone ciclicamente?
Mi
giro a guardarlo e gli rivolgo un sorriso tirato. Mi sto quasi pentendo
di non essermi conciata da anima dell'oltretomba. "Eccomi." Ripeto.
"Allora, per quella passeggiata lungo il Tevere?"
Ti prego, eclissati.
"Rimaniamo
ancora un po' qui." Dovrebbe essere una domanda, ma detto da me suona
più come un ordine. "Aspettiamo la torta."
"Come
vuoi tu." Sorride. E mi circonda le spalle con un braccio. Faccio finta
che mi piaccia, anche se preferirei ingozzarmi di cioccolata e avere a
che fare con i conseguenti brufoli. Preferisco i brufoli a Tommaso
D'Angelo. Non credo lui sarebbe felice di saperlo.
"Come voglio io." Come dovrebbe sempre essere, caro Tommy. Come dovrebbe sempre essere.
Abbasso
lo sguardo per un secondo e quando torno su di lui, mi accorgo che
qualcosa di catastrofico e orripilante sta per succedere. Riesco a
vedere i punti neri sul suo naso. Non dovrei riuscire a vederli in una
situazione normale.
Che schifo, che schifo, che schifo.
Mi solleva il mento con una mano e prima che io possa realizzare cosa sta succedendo, sento le sue labbra a contatto con le mie.
Cosa devo fare?
Se
lo bacio, mia sorella mi uccide. Se non lo bacio, lui penserà
che mia sorella è troppo chiusa, nel vero senso della parola,
per uno come lui, la lascerà e io finirò sotto terra.
In
qualunque caso, sono una gemella morta. Ma morta per una buona causa,
morta per portare avanti un piano ben studiato, per raggiungere un bene
più alto e degno di questo nome.
Ragazzi, ve la faccio breve, alla fine l'ho baciato.
***
ANGOLO AUTRICI
SACRILEGIO!
Cioè... cioè... voglio dire... vi rendete conto... di quello che Hera... ha appena combinato???
Oddio,
gente, qui le cose si mettono davvero molto, molto male, non so se
questa gemella sopravviverà, sul serio. RIP Hera.
Sicuramente
siamo giunti ad un punto dove lo scambio non è più solo
un gioco: ora le persone coinvolte non sono più 3, ma 4, se
vogliamo aggiungere anche il povero Punkie dagli occhi castani e non
azzurri. Che ne pensate del suo incontro ravvicinato del terzo tipo con
Hera/Hestia? Si accorgerà prima o poi dell'inganno, oppure anche
lui, come Tommy, viaggia con due cosce di tirannosauro sugli occhi?
Prossimamente
nei capitoli a venire: Hera ha veramente baciato Tommy e sì,
verrà eliminata per questo... by Hestia.
Gli occhi di Hera, contornati da fastidiosi brillantini olografici color pesca e lunghissime ciglia arricciate dalBetterThanSex,
sono puntati su di me. Nonostante le sue labbra siano su quelle di
Tommy il Bellissimo, i suoi occhi non sono chiusi o fissi in quelli
azzurri di lui, no. Sono su di me, e mi stanno chiedendo scusa.
È
a loro, quindi, che mi appiglio. Mi ci aggrappo per distrarmi dal
quadro generale, per non dover osservare, e ammettere, che proprio qui,
di fronte a me, su un divano di una casa che non conosco nemmeno, il
ragazzo che mi piace e mia sorella gemella si stanno baciando.
Così,
rimango immobile a fissare quelle iridi così uguali e
così diverse dalle mie, finché Tommy non posa una mano
sul viso di Hera e la costringe a dedicarsi totalmente a lui, facendo
calare sulla mia unica ancora di salvezza un paio di palpebre coperte
di brillantini olografici color pesca - che, maledizione, non sono le
mie.
Ed è proprio adesso che lo sento.
Per
la prima, primissima volta in tutta la mia vita, sento un chiaro,
inconfondibile dolore al centro del petto, che mi rivela che:
1 - un cuore ce l'ho veramente e,
2 - si è appena spezzato.
La
sorpresa è talmente tanta che si dirama in tutto il mio corpo,
risalendo le vene e le arterie, colorandomi le guance di rosso e
facendomi schiudere la bocca nell'emissione di un gemito inaspettato.
No, non solo ho appena sperimentato per la prima volta un attacco di
gelosia, ma mi si sono pure appannati gli occhi di... lacrime?
Per tutti i criceti morti del mondo, che diavolo mi sta succedendo?
Spaventata
da questa reazione, decido di fare dietrofront, mentre Tommy
approfondisce il suo bacio ed Hera risponde magistralmente grazie ai
suoi anni ed anni di pratica.E poi ti sto solo facendo un favore,Hestia, così Tommy penserà che non sei una totale incapace.
Esco
evitando a malapena le persone; spalanco la porta e mi precipito fuori,
gestendo in maniera davvero patetica tutto questo orribile ribollire di
emozioni. Mentre il mio respiro si fa affannato e le guance si bagnano
di acqua con cui non sono affatto familiare - il mio stesso pianto
salato -, riesco a fare una ed un unica cosa, che mi viene istintiva
come lo spirito di sopravvivenza che spinge la gazzella a correre
più veloce del leone.
Seleziono il numero di Ste dalla rubrica e attendo impazientemente che mi risponda: "Pronto?"
"Ste!" Sospiro di sollievo.
"Oh,
Hes, sei tu! Oppure non sei tu? Sei Hera travestita da Hestia o Hestia
travestita da Hera o una delle due travestita da se stessa che mi sta
facendo un tranello? Sai, di questi tempi non si può mai essere
sicuri."
"Sono Hestia. Stefano, sei a casa?"
"Stefano?"
Si stupisce perché nessuno lo chiama mai con il suo nome intero.
"Sì, dove dovrei essere? Alla vostra festa super cool non
invitano gli sfigati come me. Nemmeno quelli come te, ma per stavolta
hanno fatto un eccezione, grazie al pass 'Travestiti da tua sorella
figa ed entrerai nell'élite dei popolari'."
"Ste, posso venire da te, tipo... adesso? E fermarmi a dormire?"
Dall'altra
parte della cornetta c'è un po' di esitazione, forse dovuta al
tremolio della mia voce, che non sono riuscita a controllare: "Certo.
Preparo il letto gonfiabile."
"Grazie mille."
"Hes, è tutto ok?"
"Ci vediamo fra poco."
Criptica,
chiudo la conversazione e scorro di nuovo in rubrica per cercare il
numero di mamma. La chiamo e la avviso che non torno a casa,
perché mi fermo a dormire da Ste. Lei si lamenta per un po', ma
poi cede al fatto che è sabato e che domani non c'è
scuola, quindi ok. Si raccomanda anche che mia sorella non si faccia
accompagnare troppo tardi da quel bambolotto motociclista.
Haha, grazie mille, ma'. Glielo ricorderò di certo; quando avrà finito di sbaciucchiarselo.
A questo punto, spengo il telefono e me ne vado da Ste, determinata a non riaccenderlo per almeno tutta la vita.
*
Scena
al limite dell'incredibile: Ste mi passa un fazzolettino e io mi ci
butto a capofitto soffiando come se al posto del naso avessi una
proboscide da elefante.
"Sicura di essere veramente Hestia?"
"S-s-sì." Balbetto tra i singhiozzi. "Pur-pur-purtroppo."
Mentre
io do sfoggio delle mie qualità da miglior protagonista donna di
film drammatico, Stefano mi contempla con pietà e
immedesimazione. Ste è sempre stato un ottimo amico, anche se
nessuno glielo ha mai riconosciuto. È strano, va bene, con la
sua erre moscia e una sessualità del tutto ambigua e il
carattere da mollusco, ma è buono, sempre pronto ad aiutare,
sempre capace di mediare le situazioni difficili.
Per
questo sono corsa da lui prima che da chiunque altro. E uno direbbe:
cavolo, ma questo è sfruttamento! Non l'avete nemmeno invitato
alla festa con voi e ora lo usate per sfogare le conseguenze di tale
festa?
Lo
so, a volte ci comportiamo davvero da schifo e lui non si ribella, ma
il punto è che è così di natura: se ne
starà sempre zitto e buono, a suon di colpi di testa delle
sorelle Felici e battutine psycho di quella stronza di Doppia G. Per
questi motivi, e anche perché mi sta guardando con la testa
inclinata e occhi da mamma chioccia, decido di fare un gesto che non ho
mai fatto in diciotto lunghi anni della mia esimia vita, né con
i miei genitori, né con mia sorella.
Mi sporgo in avanti e abbraccio Ste, mentre il materasso del suo letto si spancia e ci fa appiccicare del tutto.
Stefano diventa rosso e bollente come un'aragosta cotta: "Che fai?!" Si strozza.
"Ti a-a-abbraccio, no?" illustro, nella mia incessante commozione.
Stefano
produce versi strani mentre io gli stritolo le ossicine e lo uso come
cuscino dove affogare la tristezza. A un certo punto, quando credo che
lui sia ormai morto, mi posa una mano sulla spalla e mi dà
qualche pacca incoraggiante: "Dai su, non fare così."
Mi stacco da lui e mi asciugo quel che resta sulle mie guance: "Non hai idea di quanto faccia male, Ste."
"Potrei averne."
"In che senso?"
"Che...
che..." Si agita tutto, sconvolto dall'abbraccio, dalla conversazione e
da me. "Che, insomma, lo so che le pene d'amore fanno male."
Gli
lancio uno sguardo in tralice: non ne sono molto convinta. Per me Ste
è sempre stato asessuale e punto. Quindi decido semplicemente di
non indagare oltre, per il bene di tutti.
"Beh, io l'ho scoperto solo ora." Rivelo. "E grazie a quell'enorme, gigantesca, brutta, perfida stronza di Hera."
"Coraggio, non vale la pena che litighiate per un ragazzo."
"Io la odio." Riformulo con veemenza, in modo che gli sia chiaro che non è solo una questione di 'litigi tra sorelle'.
"Non esagerare."
"Stefano!"
Lo richiamo, irritata dalla sua grave mancanza di spina dorsale. "Lei
mi ha dato la gioia di vivere e poi me la tolta. Così!" Schiocco
le dita. "Se non è cattiveria questa, allora non so cosa lo sia.
Hera è davvero degna del suo nome: una dea annoiata dalla vita
sull'Olimpo che si mette a giocare con i sentimenti degli umani per
diletto. Dovevano chiamarla Ade, o più cristianamente, Satana."
Stefano sembra ponderante, indeciso: "Di solito sei tu quella che viene paragonata a Satana."
"Beh,
io lo sembrerò anche per fuori, ma lei lo è dentro, il
che è molto peggio, credimi." E con questa massima, mi alzo dal
letto e mi fiondo davanti allo specchio. Afferro qualche fazzoletto
dalla scrivania di Ste e prendo a pulirmi nervosamente il viso: levo
ombretti, brillantini, luccichini, qualsiasi cosa sia di troppo addosso
a me. Cancello tutto, persino l'immagine di un sorridente Tommaso che
mi occupa la mente e mi stringe il cuore.
Rimango
completamente spoglia, pulita, naturale, e mi fisso. Ora non sono
né Hera né Hestia. Sono semplicemente io; una ragazza
senza particolari trucchi e vestiti, che si è innamorata come
ogni singolo, debole, essere umano sulla Terra. Nella vita mi ero
giurata che non mi sarebbe mai e poi mai successo, e invece eccomi qua.
"Direi
che potresti dormirci su, Hes." Se ne esce Stefano, che ha seguito
tutto il mio processo analitico con compassione. "Domani ci
rifletteremo a mente fredda e vedremo il da farsi."
"Certo..." Mormoro portandomi con passo sconfitto verso il letto.
Ste
si alza per dirigersi al materassino gonfiabile, dove dorme nonostante
l'ospite sia io, ma lo fermo, tirandolo per la manica del pigiama. Mi
fissa con curiosità.
"Dormi assieme a me, per favore?"
La
mia domanda sconvolge sia lui - per ovvi motivi - che me. Vivere nei
panni di Hera mi ha decisamente, rovinosamente rammollita. Solo un paio
di settimane fa non avrei mai chiesto a qualcuno di passare la notte
vicino a me, nemmeno fosse un amico o un parente. Avrei fatto eccezione
solo ed esclusivamente per il fantasma del criceto Cuzco o per uno
Shinigami. Invece ora è tutto diverso: mi sento sola, mi sento
triste e sento che se non avrò del calore umano durante la
notte, tutto questo schifo si amplificherà soltanto.
Forse,
però, se l'avessi chiesto a uno Shinigami l'avrebbe fatto
davvero più volentieri. Stefano sembra esterrefatto di fronte a
quest'idea; nel giro di dieci minuti ha ricevuto da me più
affetto di quanto gliene abbia mai dato nei cinque anni in cui ci
conosciamo. E non è decisamente il tipo di persona che sa
gestire l'affetto.
Nemmeno io, per la cronaca.
"Senti,
lascia perdere, Ste, non ti preoccupare..." Minimizzo, sventolando la
mano. "Sono solo le uscite di una povera disperata..."
"No,
va bene." Mi accontenta, gentile. Sposta le coperte e si accomoda sul
lato libero, accanto a me. Posa la mano sull'interruttore e spegne la
luce. "Basta che non mi chiedi anche di abbracciarti, perché
sennò io davvero chiamoChi L'Ha Vistoper denunciare la scomparsa di Hestia Felici e il suo odio verso l'umanità."
Finalmente sorrido e ridacchio: "Grazie, Ste."
"Prego... Hestia. O Hera. O chiunque tu sia."
Ci
sistemiamo ognuno dalla sua parte, coprendoci fino alle orecchie ed
ascoltando nient'altro che il confortante silenzio della notte. Come
adoro la notte... il buio... il nero definito e privo di sfumature al
contrario di ogni altro colore.
"Ste..." Sussurro a un certo punto, non capendo se si è già addormentato o se è ancora sveglio.
"Sì?"
"Ma se hai detto di saperne di pene d'amore, allora di chi sei innamorato?"
Dall'altra
parte c'è un eloquente silenzio, che un po' mi fa pentire di
averglielo chiesto, come se già per questa sera non l'avessi
provato abbastanza.
Ma
proprio quando mi ero già arresa, sicura che non avrebbe
parlato, la sua risposta arriva e allora alzo le sopracciglia, capendo
che Ste, contrariamente a ciò che tutti pensavano, non è
affatto asessuale.
*
La
mamma di Stefano è una di quelle persone che se non ti vede
rotolare giù dalla sedia, non smette di darti cibo. Non che mi
dispiaccia fare colazione con pancake, fette di pane e Nutella,
cioccolata calda, toast e uova sode, però basta - a un certo
punto è troppo anche per me.
Appesantiti
da questa "frugale" colazione domenicale, Ste e io ci alziamo
(cioè, rotoliamo) per andare in salotto a guardare i cartoni
animati. Io sono ancora vestita da Signor Nessuno e il mio telefono
è ancoracaput, quindi ho
deciso che passerò la mattina a godermi l'indolenza del
post-delusione amorosa come se non mi importasse di nient'altro.
Siamo a metà di un concitato episodio diDue fantagenitori,
quando il campanello suona cinque volte, lasciando una terribile
suspance su Timmy Turner che sta finalmente per rimettere al suo posto
Vicky la babysitter.
Senza
che nemmeno ci sia il bisogno di controllare, Ste e io sappiamo
già che si tratta di mia sorella e la sua estensione stupida,
cioè Doppia G. Noi del Comitato suoniamo sempre cinque volte
quando andiamo nelle varie residenze di riferimento.
"Presto, nascondimi!" Esclamo, buttandomi sopra cuscini e coperte.
Ste
sbuffa, non tanto per la mia demenza, quanto più perché
nemmeno lui ha la minima voglia di vedere quelle due - ora più
che mai ne sono certa.
"Ce
l'ho! Fingiamo di non essere in casa!" Mi propone, come se servisse del
gran coraggio per mettere in atto questo tipo di sceneggiata.
"Che
ribelle, Ste." Commento, proprio mentre sento la porta aprirsi e la
mamma di Ste gridare: "Steffy, ci sono le tue amiche, ho aperto io!
Vieni ad accoglierle, coraggio!"
"Mamma..." Si lamenta lui, a denti stretti.
Non
so bene come, ci ritroviamo tutti e cinque, CCNR e mamma di Ste, in
entrata con facce false che si fissano e impellenti conversazioni da
affrontare, ferme nelle nostre gole per puro rispetto nei confronti
della signora Russo.
"Noi
quattro. Giardino del retro. Subito." Ci pensa Giulia a ricapitolare la
situazione e mentre i nostri sorrisi ingannano la bonaria mammina, le
nostre gambe ci portano fuori, nel piccolo lembo d'erba che i Russo
hanno fatto circondare da una siepe per piazzare un barbecue e la
cuccia del cane.
Usciamo
chiudendo la porta alle nostre spalle e contemporaneamente il suddetto
animale sbuca dalla sua dimora ringhiando contro Doppia G.
"A
bada, Birba." La calma Stefano, che come al solito si illude che la
fauna italiana non soffra l'antipatia di Giulia Giuliani.
"Allora."
Inizia mia sorella, come sempre detenendo la corona della
conversazione. "Ti decidi a spiegarmi perché sei sparita senza
dire nulla e hai pure spento il cellulare? Lo sai che sei una stronza?"
Ecco, ora mi tocca davvero ucciderla. Sarò figlia unica; pazienza. In realtà, l'ho sempre sognato.
"Sono io la stronza, Hera? Davvero?" La provoco. "Tu hai baciato Tommaso D'Angelo! Cazzo! IlmioTommaso D'Angelo!"
"Che
cosa dovevo fare, eh? Se non lo baciavo, quello ti mollava in tronco!
Ti ho salvato la pelle e, per inciso, non pensare che a me abbia fatto
piacere. Piuttosto di toccare quelle labbra da divo alto due metri, mi
farei tranquillamente una pomiciata con Birba nel fango!" Allarga le
braccia verso il cane e vedo che è vestita come ieri sera, tutta
carina, tutta luccicosa, tutta... se stessa.
"Se
avessi rispettato i patti, non sarebbe successo!" Ribatto, furiosa.
"Dovevi andare a casa di Mimmo! Dovevi venire assieme a lui! Dovevi
essere vestita da me!"
"Scusa, ma con quello psicopatico, conciata da psicopatica, io non ci voglio stare!"
"Brutta
arpia!" Grido gettandomi veramente addosso ad Hera. Non so nemmeno come
e quando, ma sto brandendo la gomma dell'acqua con cui i Russo
annaffiano il giardino e l'ho arrotolata al collo di mia sorella. Ops.
"Tu
sei pazza!" Strilla lei, mentre Giulia la aiuta a liberarsene e Stefano
mi blocca trattenendo ogni mio arto. Ho le mani nelle sue ascelle e le
gambe tra le sue gambe, ma comunque, lo stesso, mi sporgo per
ringhiarle addosso. Per fortuna, Birba è dalla mia parte e mi
imita.
"Buone, state buone..." Pigola Ste, rivolgendosi alle due più bestiali del gruppo, cioè io e il cane.
"Sei
una pazza scellerata, fratricida, rabbiosa!" Sta continuando a
piagnucolare Hera, che si pulisce il collo con la faccia tutta scossa e
quell'espressione da carmelitana scalza sulla via della beatificazione
che vorrei solo tirarle via a morsi. Giulia, giustamente, la consola
con carezze e frasi di circostanza.
"Erano
i patti, Hera!" Non riesco a darmi pace e insisto con la rabbia che mi
altera la voce. "Quelli erano i patti! Se li avessi rispettati, niente
di tutto ciò sarebbe successo e Tommy l'avrei baciato io!"
Giulia,
allora, sfilando taccuino e penna a sfera, interviene con un colpetto
di tosse: "Scusate se mi permetto, Hestia, ma tra te e tua sorella non
esiste nessun patto se non quello che vi siete scambiate a voce, e
capirai bene che la sua valenza non sussiste, in quanto non esiste
alcuna prova scritta che lo certifichi. Per cui, non ha senso che tu
parli di patto quando un patto, fino a prova contraria, non c'è."
Fisso
Giulia con l'urgenza di stringere qualcosa anche attorno al suo collo:
non so chi tra lei ed Hera vorrei veder soffrire di più. Per
fortuna Stefano mi sta ancora immobilizzando con la stretta da cobra.
"Ti
sei portata l'avvocato, Hera?" Sibilo, lanciando occhiate di fuoco a
entrambe. "Come hai deciso di pagarla? Rifornimento gratuito di
ragazzi? Tanto sei brava ad attirarli con l'inganno; saresti capace di
fargli piacere anche una come Giulia."
La
biondina si indegna e riversa fiumi di parole sul suo block notes.
Stefano avanza un debole tentativo di pacificazione: "Coraggio, Hestia,
non essere troppo aggressiva."
Mi giro verso di lui e lo incenerisco. Quindi mi molla e va ad abbracciare Birba.
"Vedo
che pure tu hai l'avvocato difensore." Osserva Hera, incrociando le
braccia con stizza e puntando a Stefano come se avesse peccato di alto
tradimento alla corte. "Noi a cercare di chiamarvi per tutta la notte e
voi due rifugiati qui a fare comunella."
Ste ovviamente si sente accusato e arrossisce: "No, io..."
"Stefano
è l'unico che ha dimostrato di essere veramente mio amico!"
Parto in quarta. "Voi due siete quelle che fanno comunella alle spalle
degli altri perché le vostre vite perfette vi annoiano e non
sapete più che pesci pigliare! Ma vi dirò una cosa: la
strega non sono io che mi trucco di nero, ma voi due che il nero ce
l'avete nel cuore!"
"Che
diavolo stai dicendo, Hes?" Si perplime mia sorella, ora ancora
più confusa di prima, quando ho tentato di cessare la sua
esistenza. "Quello di ieri è stato solo un enorme malinteso, ma
non avrei mai baciato D'Angelo per noia o per farti del male. E poi,
che cavolo! È solo un bacio! Ed è solo Tommaso D'Angelo!
Cosa pensavi, che alla fine di questa recita te lo saresti portato
all'altare?!"
Hera
mi fissa con le sopracciglia inarcate in un plateale 'povera illusa',
Giulia ha fermato la penna e alzato le iridi sopra il contorno dorato
dell'occhiale a goccia, Ste ha sospirato e persino Birba ha smesso di
abbaiare per puntarmi con curiosità.
Il silenzio che segue la domanda e più esplicativo di qualsiasi cosa potesse uscire dalla bocca di chiunque.
"Oh
santo Dio." Esala Hera, portandosi la mano alla fronte e facendo
tintinnare i bracciali come un sonoro campanello d'allarme. "Ti sei
innamorata di Tommy."
"Beh, quello era chiaro, no?" S'informa Ste, dubbioso di non aver colto il senso di tutto quanto il casino.
"No,
non era chiaro." Esplica Giulia, montando il suo cipiglio da analista.
"Non era affatto chiaro. Quella che Hestia aveva per Tommy era unacotta.
Definizione di cotta: superficiale e transitoria infatuazione nei
confronti di un individuo. E sulla base di tale cotta, Hera e tutti noi
del Comitato avevamo pensato che lo scambio fosse possibile e, nei
limiti del disagio, pure divertente. Ma se parliamo diamore e non più diinfatuazione, allora cambia tutto, cambia davvero tutto. Hestia, quando cacchio è successo? Perché non ce l'hai detto?"
Io
mi stringo nelle braccia, in difficoltà e pure smossa come ieri
sera, gli occhi che prendono dannatamente a inumidirsi: "Non dite
stronzate, io non sono innamorata di Tommy."
"Ah,
no?" Rilancia mia sorella, ormai inviata sul binario di questa teoria.
"Allora posso chiamarlo ora e dirgli che ci fidanziamo? Io e lui? Non
ti dispiacerebbe?"
Tutta la mia espressione è un mega 'NON FARLO' a caratteri cubitali.
Hera
scuote la testa, prendendo a camminare in giro e massaggiarsi le
tempie: "Che casino. Adesso sì che è un vero casino."
"Quindi che si fa?" Boccheggia Ste, mentre accarezza distrattamente Birba e pende dalle nostre labbra.
Hera
si ferma con le mani sui fianchi, perentoria: "Io questa recita non la
continuo. Dopo ieri ne ho davvero abbastanza di pasticci neri sugli
occhi e tizi con la cresta fucsia che mi piazzano davanti a un massacro
ninja."
Apro la bocca, sorpresa: "Ti ha fatto vedere Il Giardino delle Torture 2?"
Conosco
Mimmo. Non troppo da sparare considerazioni su di lui, ma abbastanza
per sapere che non è mai stato interessato a fare altro, al di
là dello studio. Almeno, non con me.
"Sì, esatto, e stavo per avvisare la polizia e farlo arrestare! Quel tizio è illegale!"
"Illegale?" Giulia alza per un secondo gli occhi dal papiro e sembra incuriosita dalla scelta degli aggettivi di Hera.
Hera
le risponde per le rime: "Nel senso che io ho un determinato corpus di
principi che tendo a seguire per vivere in pace con me stessa e con il
mondo, ma stare con lui esce di miglia e miglia dai confini di quest
principi! È strano, è oscuro e non ha mai nemmeno
assaggiato il frutto della passione!"
"Eh?"
Ora sono io a fissare lei con circospezione. È solo
un'impressione, o quando Hera parla di Mimmo diventa ancora più
insensata del solito?
Controllo
per un attimo Giulia: sembra del mio stesso parere. Anche se non lo
ammetterei mai nemmeno sotto le più atroci torture, in fondo mi
fido delle opinioni di Doppia G. Quindi Hera è scoppiata, punto.
È un fatto scientificamente provato, ora.
"Io
non voglio più vestire i tuoi lugubri panni, oh regina del
male." Si spiega ulteriormente la gemella frou frou. "Non
tornerò a casa di Punkie e non finirò lo stupido progetto
di scienze con lui. Sono stata chiara?"
"E questo che c'entra con il suo innamoramento per Tommy?" Fa notare Doppia G, la penna trattenuta tra i denti.
"Che se la dovrà sbrigare da sola." Hera si improvvisa di nuovoqueenbeecon
il suo gesticolare da nera e i bracciali al massimo della
musicalità. "Se vuoi Tommy, manda la vera Hestia a prenderlo."
"Sei pazza?" Sbianco. "Non posso!"
"E io non posso più essere te!"
"In
ogni caso, nessuna di voi due potrà essere per sempre l'altra,
no?" Quando la voce di Stefano si fa sentire, è come se si fosse
aperto il cielo per far scendere la luce della verità su tutti
noi. Semplice, ma vero. Il nostro amico ha pienamente centrato il punto.
Raccolgo la gomma da terra: "Posso sempre strozzarla con questa canna e rimanere l'unica Felici esistente."
"Posa la canna." Mi ordina lei, indietreggiando.
"Sentite,
ho io una bella idea." Si propone Doppia G, circumnavigando il barbecue
e posandosi lì sopra come fosse un personale leggio da cui fare
il discorso elettorale. Si sporge sui gomiti e mi indica con la penna:
"Per un breve periodo di tempo, tu ritorni l'oscuro sgorbietto di
sempre e concludi la menata del piccolo chimico assieme al necrofilo
del tuo amico punk."
"Puoi
essere un po' meno aggressiva, Giulia?" Salta su Stefano, e sorprende
tutti, persino se stesso, con il suo piccolo moto rivoluzionario.
La biondina fa una smorfia: "Scusa, Eros, dimentico sempre che ti salgono i nervi quando offendo la tua Pollon.Sarò meno aggressiva." Lo imita acidamente, marcando e arrotondando tutte le erre di quest'ultima frase per scimmiottare la sua pronuncia.
Ste si pente subitissimo di essersi esposto e subisce il contrattacco diventando del colore del sangue delGiardino delle Torture. Birba ringhia. Io, che so quel che mi ha confidato Ste ieri sera, mi rattristisco profondamente per la sua merdosa situazione.
"Ora,
tornando a noi e sperando che non ci siano più interruzioni."
Sbuffa Malefica con gli occhiali a goccia. "Mentre Hestia torna se
stessa e sistema il problema Punkie, tu, Hera, prendi da parte quel ben
di Dio di Tommy D'Angelo - che nessuno sa perché mai sei
così bacata da rifiutare - e gli dici di farsi un bell'impacco
di camomilla agli ormoni. In poche parole, lo blocchi sul nascere, gli
fai capire che per il momento lui ti interessa, ma non sei pronta per
una relazione. Lo tieni in scacco finché non avanzeremo la mossa
finale, e non dirmi che non sai come, perché sei una
professionista in queste cose. In più, lo devi a tua sorella,
dato che l'hai messa tu in questo delirio."
Hera è sospettosa, io pure.
"E quale sarà la mossa finale?" chiediamo.
"Quando
Punkie sarà archiviato e Tommy domato, Hestia prenderà in
mano la situazione e finalmente le darà un taglio." Giulia mi
punta nuovamente con la Biro e io deglutisco. "Puoi vestirti e
truccarti come ti pare, ma devi andare da Tommaso, guardarlo in faccia
e raccontargli tutta la verità."
"No!" Mi rifiuto precipitosamente.
"Oh,
sì." Mi smentisce Doppia G. "Come ha detto Eros qui, nessuna di
voi potrà essere l'altra per sempre, giusto? Quindi le
alternative sono due: o Hera lo molla e tu soffri come un cane, o tenti
il tutto per tutto, gli dici che cosa è successo e speri che ti
compatisca così tanto da perdonarti e mettersi con te. Alla
peggio ti molla e soffri come un cane, ma almeno ci avrai provato."
Quella dannatissima Giulia con l'antipatia alle stelle e la saggezza di un vecchio della tribù!
Mi
volto verso Hera, per capire che posizione decide di prendere. Mi
sembra concorde con Doppia G, infatti annuisce appena: "Sarebbe
l'alternativa più intelligente."
Allora controllo Stefano, il quale si è chiuso nelle spalle: "Tanto soffriremo tutti."
Birba mi lancia un abbaio incoraggiante.
"Ok..." Sospiro infine, arrendendomi al mio infelice fato. "Proveremo a fare così."
"Molto
bene." Si compiace Giulia, saltando giù dal suo podio e
sottoscrivendo le sue stesse parole nel taccuino. "La mia ricerca di
psicologia otterrà il massimo dei voti!"
Chi
felice e chi triste, rientriamo tutti in casa per un'abbuffata di
pancake e mentre stiamo varcando la soglia, irritato, giunge alle mie
orecchie un mezzo commento di Stefano: "La mia ricerca otterrà il massimo dei voti!" scimmiotta Giulia a bassa voce. "Spero che Birba la trovi e te la mastichi, quella ricerca!"
Oh Stefano... povero, povero Stefano.
*** ANGOLO AUTRICI
L'ira di Hestia (ira funestia XD) era una tragedia annunciata. Siete d'accordo con lei? Le perdonate il tentato fratricidio?
In
questo capitolo non c'è solo la conseguenza di una bomba a mano
gettata sulla quiete delle due sorelle e delle loro infauste relazioni,
ma anche uno squarcio di amicizia. Ste, il caro e povero Ste, era stato
ben inquadrato sin da subito: aveva chiaramente un problema. Ma...
esattamente... con chi?
C'è chi dice Hera, chi Hestia, chi Giulia. Voi, dopo questo capitolo, l'avete capito?
La
prossima volta che ci vediamo sarà il 13 marzo e non sarà
un bello spettacolo: la situazione passerà nelle mani di Hera e
temo proprio che deciderà di seguire alla lettera il piano di
Doppia G. Come la prenderà Tommy? Si può sperare in un
successo delle idee della nostra improvvisata psicologa? E Punkie, in
tutto questo, che ruolo giocherà?
Alla prossima con 'Una ragazza come te' e altre mille domande inutili.
Ecco
cosa dice l'effetto collaterale della mia venuta al mondo non appena mi
vede infilarmi la giacca per andare a sistemare l'ennesima scia di
tragedia che ha lasciato dietro di lei.
Non
solo devo uscire con Tommy D'Angelo per suo conto, ma devo anche
sorbirmi le sue inutili paranoie. Come se l'ingenua suora di clausura
qui fossi io.
"Oh,
accidenti." Mi porto una mano al petto e scuoto la testa, le mie
sopracciglia così incurvate in un'espressione dispiaciuta, che
sembra quasi io sia davvero addolorata a causa delle sue parole. "Cosa
potrei mai fare per conquistare la tua fiducia, piccola e dolce Hestia?"
"Disintegrarti,
ad esempio." Replica lei, lanciandomi letteralmente addosso la mia
sciarpa color avorio. Quella che attorno al suo collo assume le
sembianze di un viscido serpente velenoso.
"Senti,
brutta copia di Lucifero, potrei uscire da qui e rovinarti la vita,
perciò sta buona e prega che io sia abbastanza magnanima da non
farlo. Chiaro?" Le punto un dito contro, consapevole che questa
è tutta una messinscena. Non le rovinerei mai la vita. O almeno
non in modo così banale. Ho una certa classe.
"Credo sia opportuno ricordarti che sono la tua, di copia,Lucifero."
Ribatte, questa volta con le braccia incrociate al petto. Vorrei quasi
riproporre il tentativo da parte mia di diventare figlia unica, ma
invece mi rendo conto di essere impressionata dal suo tenermi testa.
Che stia finalmente imparando qualcosa da quello che dovrebbe essere il
suo modello di vita, ovvero io?
Ovviamente
non dico nulla di quel che sto pensando e mi limito a stringere le
labbra per poi scoccarle un'occhiataccia prima di uscire dalla porta di
casa.
Per
tutto il percorso, ripasso silenziosamente le parole che devo dire a
Tommy, parole che Hestia mi ha chiesto di ripetere circa trecento volte
al secondo. Spero sappia già che farò di testa mia.
Se devo recitare la parte della drama queen, voglio almeno farlo con tutta la preparazione del caso.
Vestita di rosa e con qualche glitter tattico sparso qui e là. È questa la preparazione del caso.
Regina George sarebbe così orgogliosa.
Prendo
l'autobus per una parte di tragitto, per poi percorrere a piedi
l'ultimo pezzo di strada. Ho insistito affinché il bello e
dannato non venisse a prendermi in moto perché, se a quella
strega di mia sorella non importa uscire con i capelli schiacciati, a
me interessa eccome non girare per Roma con una chioma a leccata di
mucca. Si tratta di un minimo di amor proprio, su.
Scorgo
quasi subito Tommy spalmato sulla carrozzeria del suo mezzo di
trasporto come se un fotografo di fama internazionale dovesse spuntare
da un momento all'altro per fargli bubù-settete e proporgli un
contratto come modello. Noto anche che parecchie ragazze, passando, gli
lanciano almeno un'occhiata. Quindi, per puro orgoglio personale, lo
saluto con due sonori baci sulle guance.
"Hera con la H!"
Non devo alzare gli occhi al cielo. Non devo alzare gli occhi al cielo. Non devo alzare gli occhi al cielo.
Però lui non aiuta, eh.
"Ciao
Tommy." Mi stampo un bel sorriso sulle labbra e fingo di essere felice
di stare per buttare via due ore della mia vita con lui. Due ore che
potrei usare in modo molto più produttivo e divertente. Tipo
fissare la vernice che si asciuga.
"Mi sei mancata da ieri sera, sai?"
Ieri sera. Ah, ieri sera. Che gran bella serata. Sarei voluta morire.
Dopo
che lui si è avventato sulle mie innocenti - si fa per dire - e
rosee labbra e ho visto la sagoma di Hestia precipitarsi fuori, ho
provato a mettere fine al bacio, ma, beh... diciamo che entrambi ci
siamo lasciati prendere dalla situazione.
Non
pensiate che sia successo qualcosa di più di un semplice e sano
scambio di saliva, santo cielo che schifo. No, niente di tutto questo.
Sto solo constatando che, ecco, mentre lui credeva di aver finalmente
conquistato il Sacro Graal, io mi sono resa conto che questo tipo di
contatto con qualcuno mi manca.
Tutto qui.
Sì, okay, e ho approfittato della situazione per rimediare.
Lo so, non si fa, sono una brutta persona e bla bla bla. Ditemi qualcosa che non so.
Comunque,
dopo quel breve intervallo vagamente romantico e rivoltante, ho
sbattuto le ciglia un paio di volte e mi sono fatta riaccompagnare a
casa. Hestia non c'era e, dopo un paio di chiamate senza risposta, mi
sono arresa al pensiero che avesse scavalcato il cancello di un
cimitero per tirarsi su il morale. Quello, oppure che stesse meditando
un piano per uccidermi tra atroci sofferenze. Soliti passatempi tipici
della mia gemella.
"Anche
tu." Cinguetto, abbassando lo sguardo in un teatrale e drammatico
tentativo di sembrare imbarazzata. "Ma, sai, ti ho chiesto di vederci
perché ho bisogno di parlare con te di qualcosa di importante."
Non è che la sintassi di questa frase è troppo complicata per lui?
Per
un attimo mi rassegno al pensiero di doverla ripetere accompagnando il
tutto con gesti esplicativi, ma poi il criceto - Cuzco, sei sempre nel
mio cuore - che corre nella sua scatola cranica sembra recepire il
messaggio.
"Ho
fatto qualcosa di sbagliato?" Mi chiede. Nei suoi occhi vedo balenare
uno sguardo preoccupato, sembra quasi tenero. Tenero come un pulcino
confuso che non riesce più a trovare l'entrata del pollaio,
intendiamoci.
"Non
sei tu, sono io." Scusate, ragazzi, so che è la risposta
più scontata del mondo, ma era una vita che sognavo di dirlo. Mi
porto una mano sul cuore e poi sospiro. "Andiamo a fare due passi, ti
va?"
Tommy
annuisce e, non sto scherzando, prima di seguirmi lascia una carezza
sulla moto, come se stesse lasciando la figlia di tre anni all'asilo
per la prima volta. Non esagero, la scena è così piena di
emozione, di sentimento, di drammaticità, che probabilmente se
davvero un giorno avesse una bambina e dovesse affidarla a qualcun
altro per qualche ora, lo farebbe con più serenità.
Una
volta chiusi i convenevoli - sul serio, Hestia, è lui il
prescelto? - con la carrozzeria nera, possiamo finalmente iniziare a
passeggiare lungo le strade della città. È domenica,
quindi tutto è meno frenetico del solito. Sarebbe una giornata
perfetta per andare a caccia di sconti nelle boutique delle grandi
firme. E invece sono qui con un grande demente.
Tenta
anche di prendermi la mano e a primo impatto io sposto la mia come se
dalla sua pelle potessero uscire scosse elettriche, ma poi mi ricordo
che sicuramente questo è l'unico contatto che gli concede
abitualmente mia sorella, quindi supero lo schifo e mi lascio andare a
questo romanticismo squallido da Medioevo.
"Hera
con la H, vuoi dirmi che succede?" Domanda lui, forse dopo aver notato
la mia esitazione di poco fa. Più che esitazione, era
repulsione, ma questo a lui non lo dico.
Mi fermo sul posto e faccio di nuovo un gran sospiro.Fingi
che ti dispiaccia, Hera. Come alla recita di Natale di quarta
elementare quando hai dovuto piangere di fronte a Babbo Natale con la
slitta che non partiva."Tommy, non credere che per me sia facile tutto questo."
"Che significa?"
Ho usato parole troppo difficili? Di nuovo?
"Non
sono pronta per iniziare qualcosa con te che vada oltre a un'innocente
amicizia." O magari nemmeno quella, se possibile. "Il bacio di ieri
sera è stato..."
"Stupendo."
Mi anticipa lui. Mi anticipa nel modo sbagliato, perché io avrei
usato tutt'altra parola per descriverlo. "Le tue labbra sapevano di
fragola."
"Ciliegia."
Lo correggo io. Ne sono sicura perché è scritto a
caratteri cubitali sul tubetto di burrocacao idratante per pelli
delicate. Non è proprio abituato a uscire con qualcuno che abbia
buon gusto in ogni singolo campo. Per Hestia sapere la differenza tra
un burrocacao e un tubetto di colla stick è già un
compito troppo difficile. "Non era questo che stavo per dire."
Lui
aggrotta le sopracciglia in un'espressione smarrita, quindi mi trovo
costretta ad andare dritta al punto, senza troppi giri di parole.
Questo poverino è già abbastanza confuso di suo per
infierire più di così.
"Non possiamo stare insieme!" Esclamo. E spero non sia necessario fargli un disegno.
"Sei
sicura?" Che cavolo di domanda è? Certo che sono sicura! Per
quanto mi riguarda, nemmeno i nostri nomi dovrebbero essere accostati
nella stessa frase.
"Vedi, Tommaso..." Il suo nome per intero gli fa storcere il naso, come se lo avessi chiamatoimbecillesenza mezzi termini.
"Tommy." Mi correggo, per non destabilizzarlo. "Io sto bene con te, ci divertiamo insieme, no?"
Il dio greco qui presente annuisce. Possiamo farcela! Dai, Tommy!
"È per Jacopo?" Mi chiede.
E
ora chi è questo Jacopo? Devo sembrare perplessa, infatti lui
provvede subito a far chiarezza. "È per il tuo ex che non puoi
stare con me?"
Il
mio ex! Ecco chi è! Avevo completamente dimenticato di quello
sporco traditore che la sera del suo compleanno ha preferito andare a
festeggiare con gli amici e infilare la lingua in gola a un qualunque
essere respirante che era in vena di fare beneficenza verso un meno
fortunato piuttosto che passare la serata con me. Sono proprio sbadata.
"Sì."
Affermo. Era esattamente quello che intendevo dire. Come no. "Sai,
penso di non aver ancora superato del tutto il fatto che mi abbia
lasciata."
Non
è vero. L'ho lasciato io, gridandogli di sparire dalla mia vita
e lanciandogli addosso una delle mie Vans rosa confetto in edizione
limitata. Ho perso una scarpa, ma la soddisfazione di vedere l'impronta
della mia suola sul suo cappotto firmato mi ha ripagata di tutto.
Bei ricordi, gente. Bei ricordi.
"Ah." Sussurra. "Va bene."
Questo
è il momento esatto in cui io, Hera Felici, mi defilerei e
andrei poi a festeggiare per essermi definitivamente liberata di
Tommaso D'Angelo, ma sempre io, Hera che intrattiene se stessa e i suoi
amici con la storia di quest'ultimo e sua sorella gemella, devo
attenermi al piano concordato.
"Possiamo
iniziare con l'essere amici." Propongo, con lo stesso livello di
entusiasmo che avrebbe Hestia se le si proponesse di andare a ballare
il sabato sera. "Uscire qualche volta, cenare fuori, andarci piano,
insomma."
Poi, sentite qui, gli do il colpo di grazia con un tocco di psicologia inversa che Giulia adorerebbe.
"Sempre
che tu sia disposto ad aspettarmi." Aggiungo, puntando i miei occhi
pieni di glitterini dorati nei suoi azzurro puffo. Gli poggio una mano
sul braccio e piego appena la testa di lato per indurlo a dire
ciò che io voglio sentire.
Gli
regalo un grande sorriso e subito dopo mi sforzo persino di
abbracciarlo. Le sue braccia si avvinghiano a me come una cozza allo
scoglio e, sinceramente, penso che anche Hestia, pur essendo innamorata
persa di questo pino silvestre, lo manderebbe via.
Ma io resisto. E gli stampo anche un bacio sulla guancia. Perché io, quando lavoro, lavoro per bene.
"Posso
comunque invitarti a prendere una cioccolata con la panna? Adesso?" Mi
guarda di sottecchi e fa un cenno verso un bar alle mie spalle. Schiudo
la bocca per rispondere, indecisa sul da farsi. Avevo giurato che non
avrei mai preso parte a un appuntamento con lui e ora sto
effettivamente per dire di sì.
Sono incoerente o solo molto fedele alla parola data a mia sorella?
Nel dubbio, due minuti e mezzo dopo, mi trovo seduta a un tavolino con Biondo-Occhi-Azzurri a fissarmi. Sta sorridendo.
Mi tende la mano e vuole che io la stringa. Che accidenti devo fare?
"Solo amici, ti ricordi?" Provo a sviare io e lui fa sì con la testa.
"Me
lo ricordo, me lo ricordo." Sospira, prima di accennare una risata
imbarazzata. Ritira silenziosamente la sua offerta e mi lancia
un'occhiata di scuse.
Nonostante
io abbia già raggiunto la soglia massima di zucchero che consumo
giornalmente, decido comunque di prendere la cioccolata proposta da
lui, senza poi pentirmi affatto della scelta.
Ci
scambiamo qualche battuta ma rimango ferma su informazioni non troppo
personali, così che Hestia, con la sua noiosa
personalità, non gli renda troppo evidente il fatto che questa
sarà stata la prima e l'ultima volta in cui è uscito con
me.
A fine giornata, Tommy insiste per accompagnarmi a casa e io, rimpiangendo la forma perfetta dei miei capelli, accetto.
Se il demone malefico mi vedesse adesso, attaccata alla sua vittima preferita, mi ucciderebbe. Niente di nuovo.
"Ti
ho vista!" Mi accusa appunto non appena varco la soglia di casa, gli
occhi iniettati di sangue e la vena che le pulsa sul collo cadaverico.
Mi afferra per un braccio e mi trascina in camera sua senza darmi il
tempo di togliere la giacca. La ignoro e lascio che si sfoghi
blaterando cose che non mi interessano mentre cammina per la stanza.
Mi
spoglio in tutta calma, mi ravvivo i capelli con le mani, mi guardo un
attimo allo specchio e solo allora, mentre lei ancora borbotta,
intervengo. "Hai finito?"
"Se
lo hai anche baciato, giuro che ti faccio fare la fine di Cuzco!"
Grida, non destando la minima reazione da parte mia. Se portasse a
termine ogni sua minaccia, sarei morta ancora prima di nascere. Sono
certa che, se avesse potuto, mi avrebbe soffocata con il cordone
ombelicale ancora nel ventre materno.
"Mi schiaccerai inavvertitamente col tuo peso corporeo?" Le chiedo inarcando un sopracciglio.
Oddio. No. Non ricordavo più che lei non lo sapeva.
Sono morta.
Seppellitemi con il mio Chanel numero cinque, per favore.
"Sapevo
che eri stata tu!" Ora sì che si scaglia contro di me. I suoi
artigli maledetti mi si conficcano in un fianco e io sono costretta a
spingerla via con le mani.
"Non
l'ho baciato, smettila!" Le urlo, e lei subito ritrova la sua pace
interiore. "E quello del criceto è stato un incidente. Okay?
Pensi che io non volessi bene a Cuzco?"
"Ah." Dice. "Scusa."
"Satana." Commento, andandomi a sedere sul letto. "E piantala di guardarmi così, con Tommy è tutto a posto."
"Perciò
ora io sarò io e tu sarai tu." Mormora, senza troppa convinzione
nella voce. Si siede alla scrivania, a distanza di sicurezza da me, e
non mi guarda nemmeno. "È tutto finito."
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Sta facendo la regina del dramma.
E non è neanche brava quanto me. Che cucciola, lei.
Mi
alzo e vado a prendere il mio cellulare dalla borsa, poi, senza troppe
cerimonie, glielo lancio sul materasso. "Ho detto a Tommy che ci
saremmo sentiti via chat. Vedi di farne buon uso, Dracula."
Il
suo sguardo si illumina quasi come quando ottiene l'esclusiva di avere
la tv solo per lei per vedere la gente che muore. Immagino debba essere
un'esperienza che provoca uguale emozione. "Sei seria?" Mi chiede.
"Sì."
Affermo. Mi pentirò di questa cosa. So che me ne pentirò.
Uscita da qui andrò a fare un bagno rilassante per abbassare il
mio livello di stress. "Ma devi darmi il tuo. Devo poter comunicare con
Giulia."
Ottengo
quello che mi serve e me ne esco dalla stanza senza aggiungere altro,
pregando solamente che lei, con la sua inettitudine, non mi rovini la
vita. Anche se lo ha fatto già il giorno in cui è nata.
Vado
a buttarmi direttamente sul mio letto, rimandando di cinque minuti la
mia ora di benessere giornaliera. Il cellulare di Hestia mi segue,
rimanendo nel suo stato di quiete solo per pochi secondi, dato che
decido di farmi gli affari di mia sorella.
Accendo
lo schermo e non c'è nessuna password, il che è per me un
invito a curiosare quanto voglio. Ma aspettate. C'è un messaggio.
E di chi può essere, se non di quello psicopatico di Punkie?
Chiede ad Hestia, cioè me, almeno credo, perché ieri sera non era alla festa.
Perché ho finalmente deciso di tornare ad avere una dignità vestendomi decentemente.Sto
per rispondere, ma poi ci ripenso. Meglio non far saltare la copertura
proprio adesso. E poi Domenico è molto più sveglio di
Tommy, quindi capirebbe immediatamente che c'è qualcosa di losco
alla base.
Sono rimasta a casa, non mi sentivo bene. Scusa per non avere avvisato. 😕 Condisco il tutto con una faccina triste e decido di inviare.
Un momento, però, fermi tutti.
Se
Hestia e Punkie sono solo compagni di corso, perché lui è
così interessato al perché lei non fosse alla festa? Devo
indagare.
Ah.
Nessun problema. Siamo ancora d'accordo di vederci questa settimana?
Finiamo il progetto e poi ci dedichiamo al Giardino delle Torture?Mi risponde quasi subito.
I miei anni di onorata carriera mi inviano segnali ben chiari a riguardo. Delle frecce luminose indicano la parolaappuntamentoche aleggia immaginaria sopra di me.
Ne sono convinta. Lei gli piace. Sarà un vero peccato vederlo con il cuore spezzato.
Cose che capitano.
In
ogni caso, non è necessario consultare Hestia per avere una
conferma effettiva dell'incontro concordato. Questo per due motivi ben
precisi che ora vi spiegherò.
Il
primo è che Hestia Felici, per definizione, non ha una vita
sociale, e di conseguenza non ha neanche degli impegni che potrebbero
sovrapporsi. Siamo onesti, qualcuno di voi l'ha mai vista uscire di
casa di sua spontanea volontà? Le passeggiate al cimitero non
contano.
Il secondo motivo è che...
Un bel respiro, Hera, va tutto bene. Ai tuoi lettori puoi dirlo, loro ti vogliono bene, capiranno.
Okay.
Il secondo motivo è che, nel remoto caso in cui lei non possa andarci, potrei essere disposta a sostituirla.
E qui chiudo.
Guai a voi se lo dite a qualcuno.
***
ANGOLO AUTRICI
E se fin qui avete pensato che Hera fosse cattiva, beh... non avete visto nulla XD
Prima
di salutarci al prossimo capitolo, volevamo annunciarvi che siamo
esattamente a metà del nostro percorso, dato che questa storia
conterà ben 25 capitoli. Speriamo che finora vi sia piaciuta e
che continuerà a piacervi fino al numero 25 💜
Grazie per il supporto, per i commenti e per le recensioni...
Alla prossima, che sarà domenica 17!
Daffy e C.
P.S. se vi va di leggere qualcosa di nuovo, correte alla pagina di @cioccolatomalik e date un'occhiata alla One Shot Morning Encounter! Sarà un piacere per l'immaginazione... 😜
Sono
le 11.11. Io, puntuale come sempre, sto azzerando lo zucchero nel mio
caffè delle macchinette, quando sopraggiunge qualcuno alto come
il Kilimangiaro alle mie spalle.
"Ehi, Hestia."
Porca zozza.
Dalla
paura, faccio scivolare il dito ed ecco che invece di azzerare lo
zucchero mi parte il caffè dolcificato a livello normale,
ovvero: diabete di tipo due.
Soffocando
un'imprecazione, mi volto verso Tommy il meraviglioso D'Angelo e, non
fraintendetemi, almeno sono felice che stavolta non mi abbia chiamato
Ermes, però preferivo quando mi chiamava Hera perché
significava che era innamorato di me. Ora si legge come un libro aperto
che quella che ha davanti gli ispira solamente pena.
Mi guardo ninja che si squartano ma ho paura di un grande putto preraffaellita di appena diciott'anni. Bene.
"No."
Dice, frivolo, guardando con fare incuriosito il mio outfit odierno,
composto da un maglione con le maniche strappate in vari punti, che
lasciano intravedere una retina nera sotto di esse. Appurato che
è brutto, scende con gli occhi sulla gonna di pelle, i collant
neri tagliati sulle cosce, i calzettoni grigi e gli anfibi mezzi
slacciati. Appurato che sono brutti pure quelli, torna sul mio viso e a
quel punto preferisce semplicemente guardare la tazzina di caffè
che si riempie.
Wow,
come essere squadrata da un ragazzo e capire in due nanosecondi che non
gli piaci minimamente. Però almeno mi ha guardata, dai. Solo una
settimana fa non faceva nemmeno quello.
"Ero banalmente venuto a prendere un caffè, poi ho pensato che ne avrei preso uno anche per Hera."
"Uhm,
vuoi questo?" Propongo, rimuovendo il bicchierino diabetico e
passandoglielo. "Per sbaglio ci ho messo troppo zucchero e a me non
piace."
"Grazie."
Sorride, afferrando il bicchiere e sfiorando così le mie dita.
Secondo lui non è mai accaduto prima, tant'è che un po'
s'imbarazza; per me invece è ormai quasi un'abitudine, ma mi fa
indifferentemente rabbrividire come ogni santa volta. Reazioni
diametralmente opposte, nonostante siamo sempre gli stessi due. E
questo mi conferma che Tommy è davvero, davvero stupido. Ma
tanto stupido.
Poi,
lo diventa ancora di più quando usa il bicchiere che gli ho dato
per berselo. Io intendevo che lo portasse a Hera, invece il suo
cervello ha recepito tutt'altro.
"Bleah."
Commenta pure, quando ha finito di scolarselo. "Decisamente troppo
zucchero anche per me. Di solito lo prendo senza. Comunque-" Prosegue
infilando una monetina e tirando una cioccolata doppio latte con lo
zucchero al massimo per Hera. "Non per scocciarti ma recentemente ho
parlato con tua sorella e... sai, volevo fare qualcosa per stupirla.
Per far sì che capisca le mie buone intenzioni e si fidi di me.
Tu hai qualche suggerimento?"
Non parlarle mai più?
"Non
saprei, uhm... Hera non apprezza troppo l'insistenza, sai, specialmente
in questo periodo che..." Non so nemmeno cosa inventarmi. Se lo
allontano da lei praticamente lo allontano da me, ma se non lo
allontano quello stai sicuro che se la bacia di nuovo senza problemi.
"Potresti semplicemente continuare ad essere te stesso, Tommy, senza
gesti grandiosi. A lei piaci così." Garantisco sorridendogli con
amarezza.
E quello che dico è vero, eh - lo so per esperienza personale.
Anche lui si rilassa: "Ok. Spero che vada tutto bene con lei."
Oh, povero Tommy.
"Ci tengo davvero un sacco."
Rimuove
la cioccolata e poi infila un'altra monetina ancora, selezionando il
caffè normale e togliendo tutto lo zucchero: "Grazie per la
dritta. Goditi il tuo caffè amaro, è offerto dalla casa
ed è decisamente il più buono." Mi fa l'occhiolino e poi
sparisce per portare il diabete alla sua Hera.
E io intanto muoio dentro del tutto.
*
Buongiorno💜
Buongiorno? Buongiorno, Tommy? Tss. Giorno di merda, non buongiorno.
Ehi💜Digito
la mia falsa risposta mentre mi viene un crampo alla mano nel reggere
questa patacca di iPhone. Hera ha la brutta malattia di comprarsi le
cover di silicone fatte a unicorno che se per caso ti cade il telefono
sul piede, si rompe il piede.
E
poi dai, guardate questo unicorno, è grottesco. Ha la criniera a
ciuffi arcobaleno e un corno fendente che se te lo metti nella tasca
dei jeans ti perfora la chiappa.
Odio mia sorella.
Come stai? Dormito bene?
Dormito?
Dormito, Tommy? Io questa notte ho vagato per cimiteri come uno
spettro, non potrei neanche lontanamente ammettere di aver dormito. In
questi giorni di ritorno alle origini, non so nemmeno più cosa
sia il riposo:è l'ennesima mattina in cui mi tocca vederti alle macchinette e sapere che mi guarderai con lo schifo negli occhi.Infatti, le mie occhiaie viola almeno quanto quegli stupidi cuoricini lo confermano.
Abbastanza.Rispondo,
lasciando poi cadere l'unicorno sulla scrivania con un tonfo da bomba
nucleare. Sospiro e procedo a coprirmi quanto posso questa espressione
rivoltata.
Sono
in camera mia, davanti allo specchio e ai portapenne riempiti di kajal.
La stanza è illuminata dalla flebile luce del mattino, che
evidenzia il pallore del mio viso e, in generale, la mia aura da
fantasma. Non mi sentivo così da... da quando ero ancora Hestia
Felici.
Per
tutto il tempo in cui sono stata Hera, infatti, avevo smesso di
sentirmi solo un peso morto sulla superficie terrestre. Sebbene odiassi
la stratificazione di fondotinta modello red velvet, i brillantini
gettati a caso come un Art Attack venuto male e i burrocacao
all'emulsione di frutto della passione con zucchero di canna, imitare
lei mi aveva dato un qualcosa. La voglia di ucciderla? Certo, quella
c'è sempre, ma c'era anche qualcosa in più, tipo una
scintilla di vita, una spinta, che ne so io.
Probabilmente
è perché dentro la sua cipria ci mettono la droga, oppure
era del semplice coraggio derivato dall'impersonare qualcuno di
diverso. Sapete, no? Come dire 'tanto questo non so io, posso fare
quello che mi pare!'.
Ma
ora che mi guardo mentre sto passando il kajal sulla rima inferiore mi
chiedo: chi sono davvero io? Sono questa qui? Quella che sta
accentuando il nero delle sue occhiaie con altro nero e che si
metterà la salopette con un il lupetto a righe da carcerato?
Oppure sono quella che si montava i capelli e si inondava di profumo al
saccarosio? Sono una, sono l'altra, o sono entrambe?
Senti, Hera con la H, so che sei stata molto chiara sul fronte relazione, però...
L'anteprima
del messaggio si ferma lì, quindi poso la matita e sollevo
l'unicorno obeso per aprire il messaggio dello stupido Tommy. Gli avevo
detto di lasciar perdere, che altro vuole ancora, adesso?
Senti,
Hera con la H, so che sei stata molto chiara sul fronte relazione,
però ti andrebbe comunque di venire a fare una cosa assieme a
me, domani dopo la scuola? Sarebbe in totale amicizia,giuringiurello🤞
Mi
mordo il labbro, più e più volte, fino ad arrossare la
mia pelle delicata. Perché non capisce niente, quell'imbecille?!
Ora,
se gli dico di sì, mi tocca mandarci Hera. E a parte che Hera
non ci andrebbe nemmeno se in cambio facessi una seduta spiritica per
rievocare l'anima di Cuzco, poi comunque non ce la voglio mandare. Sono
gelosa di lei e Tommy, sono gelosa di chiunque e Tommy.
Maledizione, quel bambolotto rimbambito mi ha davvero fatto perdere la ragione!
Dove si va?Scrivo,
nervosa come non mai, mentre davanti a me compare il mio viso diviso a
metà. Una parte con l'occhio già truccato e le labbra
cadaveriche, l'altra con il rossore del mio morso e i ciuffi di capelli
che sono sfuggiti alla coda. Benissimo, ora sono metà Hestia e
metà Hera, come era successo a Mulan mentre doveva capire se
essere una brava cinesina obbediente o una macchina da guerra
transessuale.
È una sorpresa...
Deglutisco
di fronte allo schermo e temporeggio con le dita sospese per un po'.
Poi mi faccio travolgere dai flashback come nelle più ovvie
commedie romantiche: Tommy che passeggia di fianco a me in riva al
Tevere, Tommy che ride con il viso spruzzato di ketchup, Tommy che mi
dice 'sei bellissima' con quel celeste attorno alle pupille, Tommy che
mi allaccia il casco e poi si sporge per baciarmi.
Ok. Invio, senza nemmeno aver processato l'input del cervello alle mie dita.Passami a prendere dopo pranzo.
E
so che mi sto rovinando la vita, ma non posso farne a meno. Tommy mi
piace. Tanto. Tantissimo. Anche se è stupido, non ascolta i
consigli e peggiora solamente il casino che già c'è.
Per
questo non ci andrò vestita da Hestia, né ci
manderò mia sorella. Tornerò Hera per l'ultima volta e mi
godrò l'ultimo appuntamento con Tommaso, prima di fare quello
che ha prescritto Giulia. Sì, farò così... ancora
un'ultima chance di stare con lui e poi gli dirò la
verità, lasciando che mi odi per il resto dei miei giorni.
Il telefono vibra e Tommy mi ha inviato come risposta il solito cuoricino viola.
*
In ogni caso, prima di pensare alla sorpresa di Tommy, c'è qualcosa che devo assolutamente fare.
Primo,
perché ho promesso a mia sorella che non avrebbe più
dovuto sopportare i pomeriggi-studio con Mimmo, secondo perché
se non riprendo in mano il progetto di scienze, quella si becca un
due... e io ci tengo alla mia media, dato che è l'unica cosa
positiva che possiedo.
Così,
mi ritrovo davanti alla porta dell'appartamento di Domenico e quando mi
apre, mi rendo conto con orrore di non essere mai stata a casa di un
ragazzo che non fosse Stefano. Come è potuto succedere che in
sole poche settimane la mia vita perdesse completamente tutto il suo
senso? Dov'ero io nel frattempo?
"Ciao, Hes." Mi saluta il mio compagno di studi, facendo un cenno verso il corridoio. "Vieni avanti."
Non
sto qui a guardarlo troppo, ma approvo come sempre il suo look. Io e
Mimmo collaboriamo da un po', ormai e, in generale, a scuola, ci siamo
beccati diverse volte. Siamo affini, condividiamo gusti in fatto di
film e musica e penso che lui abbia davvero stile. Una volta Stefano e
Giulia mi hanno messo all'angolo perché erano convinti che mi
piacesse, ma Mimmo purtroppo non mi piace: sebbene sia praticamente
perfetto per me e pure intelligente, in diciotto anni di vita ho
finalmente capito che mi piacciono di più i protagonisti di
bassa letteratura tipo Tommy.
La
cosa mi fa addirittura un po' ridere: io che sono così diversa
dalla massa e dedita all'odio verso il genere umano, mi sono scelta
quanto di più stereotipato e umano esista. Peccato che oramai
l'abbia capito anche la signora Adeli, la vecchia che ci abita accanto,
che mi piace Tommaso D'Angelo. L'hanno capito proprio tutti, tranne
lui. Bene - parte due.
Mimmo
mi accoglie in casa e mi guida verso il salotto: "Ti vedo in forma
stavolta! Sabato scorso per poco ci lasciavi le penne sul pianerottolo."
Per
forza. Mia sorella mangia solo cibi ipocalorici compensando con le
caramelle, quindi non è salubre, se non ha appena ingerito
qualcosa di dolce. Probabilmente non si aspettava tutte quelle scale.
Sorrido
semplicemente a Mimmo, mentre lui mi offre il 'solito' bicchiere
d'acqua. Strano che Hera non gli abbia chiesto del succo al frutto
della passione, comunque lo accetto. Quando lui arriva in salotto
posando la bevanda sul tavolo, io ho già estratto tutti i libri
dallo zaino e disposto i progetti vari.
"Grazie."
Dico sciacquandomi la gola con qualche sorso. "Ho finito la parte dei
mitocondri e iniziato la rappresentazione grafica della cellula.
Eventualmente ho anche il power point in chiavetta, ho pensato che
potesse farci comodo e, nel dubbio, mi sono annotata tutti gli
approfondimenti su dei post-it che ho attaccato nel capitolo. Li vedi?
Sono quelli lì: gialli per le cellule animali, verdi per le
vegetali. Perché mi guardi con quella faccia?"
I piercing di Mimmo stanno ancora dondolando sul suo sopracciglio da quanto velocemente l'ha alzato: "Ti sei dopata?"
"Come, scusa?"
"Hai
assunto qualche droga performante? Le ultime volte che ci siamo visti
sudavi anche solo girando una pagina; ora rappresentazioni, chiavetta e
post-it? Differenziati in base all'argomento?"
Quell'inutile di Hera.
"Oh,
le ultime volte, già." Incrocio le braccia appellandomi alle mie
inesistenti doti recitative. "In effetti, non ero in gran forma
né fisicamente né mentalmente. Sai, il classico periodo
no delle donne. Ma ora sono di nuovo in carreggiata: concentrazione e
determinazione! Finiamo questo progetto di scienze!"
Mi
rivolgo a Mimmo con un sorriso che penso di non aver mai fatto in vita
e vedo che lui, invece, non ricambia. Con espressione di marmo, mi
circumnaviga e prende posto sulla sedia accanto alla mia.
Apriamo i libri. Mentre io studio le cellule, lui studia me.
"...e
con questo abbiamo approfondito anche l'apparato di Golgi." Dichiaro
dopo una mezz'ora, appiccicando l'ultimo post-it alla pagina con
orgoglio.
"Bene."
Dice semplicemente lui, alzando di poco un angolo della bocca. Sta
continuando a fissarmi intensamente da quando abbiamo cominciato e
questo-non-mi-piace. "Facciamo una pausa?"
"Pausa?"
Quella fannullona di mia sorella deve averlo influenzato troppo .
"Quale pausa, Mimmo? Non ci manca molto, approfittiamone per studiare,
no?"
Assottiglia gli occhi annuendo lentamente: "Giusto."
Andiamo avanti un'altra mezz'ora e questa mi sembra più tortura dellamorning routineai
cetrioli che Hera mi obbligava a fare quando ancora mi travestivo da
lei. Non so che abbia Domenico; una volta se ne stava tranquillo e al
suo posto, senza lanciare sguardi strani o fare domande non inerenti.
Mi
sono sempre trovata bene con lui proprio per questo, ma ora mi sento
davvero a disagio con i suoi occhi contornati di nero sulle mie mani
che scrivono, quasi come mi stesse controllando la calligrafia. Oddio,
e se mi sta davvero controllando la calligrafia? Se ha notato la
differenza tra la mia e quella di Hera? Non è molto difficile;
quell'idiota mette i cuori al posto dei puntini sulle i. E poi è
quasi analfabeta, quindi il divario è lampante.
D'improvviso, quindi, copro il foglio e quasi gli lancio la penna addosso: "Perché non scrivi tu?"
"Ok."
Accoglie la proposta come fosse una sfida e quindi per un altro po' si
distrae con tale mansione. Poi, quando finiamo anche questo capitolo,
chiude la penna posandola con un sospiro. "Quando pensavi di finire ilGiardino delle Torture 2?"
Ah-
ha! Qui non mi frega! Prima di venire mi sono fatta raccontare tutti i
dettagli da Hera (che è quasi svenuta per il disgusto), quindi
so esattamente come rispondere.
"In
realtà, credo dovremmo rimandare." Ovvio, con eleganza. "Sai, la
parte dove eravamo rimasti, quella della mutilazione del popolo
nemico-" Cito, giusto per fargli capire che so. "Era la mia preferita
in assoluto. Perciò vorrei riprendere un'altra volta con calma,
quando non avremo la pressione di finire il progetto, così da
poterci godere tutto il film in santa pace."
"L'altra volta sei tu che sei scappata."
Hera
è scappata. Perché non regge la vista della pupù
di criceto, figuriamoci quella del sangue. E poi anche perché,
ho dedotto parlandone con Doppia G, era spaventata da qualcos'altro che
si trova su un piano notoriamente diverso.
Ma
ovviamente glissiamo, perché, sebbene la cosa mi stuzzichi, la
priorità ora è quella di concludere scienze. Hera si era
praticamente offerta di venire qui oggi se io non ce l'avessi fatta
(Giulia annoterebbe), ma mi sentivo in dovere di portare a termine il
progetto di persona, senza far fare figuracce a nessuno. Ne andrebbe
del mio rendimento, ma soprattutto di quello di Mimmo, che è
stato ingiustamente coinvolto in questa faccenda per puro caso, senza
meritarselo.
"Mi spiace, Mimmo." Aggiungo allora, con una smorfia dispiaciuta.
Credo
che lui alzi le spalle con indifferenza, invece rimane in silenzio
fissando il foglio bianco davanti a sé. Tra le sue lunghe dita,
le cui unghie ho visto a volte colorate di nero, fa ruotare la penna e,
alla fine di una lunga elucubrazione, dice solamente: "Mimmo."
Ah, bene, vedo che siamo colleghi di crisi identitaria, allora.
"Ehm... sì?"
Gli occhi di Domenico saettano su di me: "Che fine ha fatto Punkie?"
Punkie?
Oh, cazzo, Punkie! Lo stupido soprannome che gli ha dato quella
sprovveduta di mia sorella, la quale è riuscita a trovare un
nomignolo anche per Papa Francy Bergoglino! Ma perché?
Perché è così scema??
"Stavo... ehm... sono stufa di chiamarti così. Mimmo è un bel nome. No?"
"Hestia,
mi togli una curiosità?" Si interessa lui, posando la mano sotto
al mento e sembrando un improbabile Sherlock Holmes con i capelli
fucsia. "Ti piacciono di più gli occhi azzurri o gli occhi
castani?"
"Oh, cielo. Perché mi fai certe domande personali?"
"Così,
perché dall'altra volta mi sembrava che un po' ci fossimo
entrati, nel personale. Ma sai, forse questo ti sfugge, perché
forse la scorsa volta non eri tu quella ad essere qui."
Perfetto. Domenico Caruso ha sgamato tutto il nostro piano. Confessare o negare?
"Che diavolo stai dicendo?" Ovviamente ho scelto la strada più idiota.
"Puoi
farla finita subito." Mi smonta lui, reclinando la sedia e dondolando
con soddisfazione. "Tu e tua sorella potrete anche ingannare un
decerebrato come Tommaso D'Angelo, ma non me."
"Tommy non è decerebrato."
"Vedi?"
Mi punta la penna addosso. "Questa ne è la riprova. Scommetto
che tu vai matta per gli occhi azzurri, specialmente i suoi."
Incrocio le braccia: "È stata un'idea di Hera."
Mimmo, in Punkie, alza le sopracciglia e fa vibrare quei cerchietti da ribelle: "Davvero?"
Ormai
consapevole della disfatta, racconto tutto a Domenico, sorvolando
sapientemente sui dettagli che riguardano i miei disastrosi
appuntamenti con Tommy, ma mettendo in chiaro il grado di sentimenti
che ci sono in gioco, e alla fine aggiungo pure: "Quanto odio Hera: se
avesse continuato a farsi gli affaracci suoi, ora non sarei in questo
guaio."
"Beh,
credo volesse solo aiutarti, anche se fatico ancora a credere che la
mente sia lei. Giuro, mi sono preso veramente male le ultime volte:
appena entrata, mi ha chiesto del succo all'ananas e frutto della
passione."
Stavolta tocca a me fissare lui: "E la storia degli occhi castani, invece? Racconta."
Punkie
preferisce mantenere il silenzio stampa, però sorride e gli si
accende una scintilla negli occhi che solitamente vedevo solo in
presenza di omicidi di massa o band punk-rock degli anni '80: "Diciamo
che siete davvero molto diverse."
"Lei ti piace?" Mi scandalizzo.
Ma
Domenico è sempre impassibile, oscuro come le rune sataniche
sulle sue magliette: "Fammi prima metabolizzare il fatto di aver
interagito per tutto questo tempo con l'erede di Gucci, poi ti faccio
sapere anche il resto."
"Scusa."
Mi ritrovo a mormorare mentre non mi lascio in pace il labbro. "Mi
prometti di non dirle nulla? Se lo viene a sapere, mi ammazzerà
e io non posso lasciare che la parte finale del nostro piano vada a
monte."
Mimmo
ci pensa per un po'; gli occhi vaganti per la stanza, resi più
scuri dalla matita intorno. Si sofferma con fare cogitabondo sulla
fotografia di un ragazzo che potrebbe essere lui in abiti comuni e alla
fine mi concede un 'ok'. Lo ringrazio con la devozione di un monaco e
gli ricordo di stare attento ai messaggi, dato che il mio telefono al
momento risiede tra le mani di Hera.
"Ah sì?" Domanda, con un guizzo malintenzionato. "Quindi posso comunque scriverle?"
Mi piace la sua espressione diabolica; rispondo con altrettanta malizia: "Certo che puoi."
"Affare fatto allora, Hes. Buona fortuna con Ken, anche se... permettimi di dirtelo; ti facevo un po' meno prevedibile."
Mi
chiudo nelle spalle, ormai arresa al mio destino, e raccolgo le mie
cose: "Anche io pensavo di esserlo. Invece la vera imprevedibile della
situazione è quell'hippie di mia sorella. Concordi con me?"
"Sì." Punkie mi accompagna verso la porta e sorride -sorride!-
"...sì, se non altro, è un tipetto piuttosto
imprevedibile. Tu non ci sei riuscita, ma lei me l'aveva quasi fatta."
Non
sono brava in queste cose, per niente, ma credo di aver appena fiutato
qualcosa nell'aria. E no, stavolta non è solo la lacca alla
fragola di Hera.
*
La
moto di Tommy esaurisce il suo rombo in mezzo alla natura e quando mi
tolgo il casco per guardarmi intorno, confermo la teoria. O Tommy ha
un'ossessione per le superfici acquatiche, oppure è davvero un
rispettabile nostalgico. Mi ha portato di nuovo sul Tevere; era questa
la grande sorpresa.
"Potrei sembrarti monotematico." Mette le mani avanti mentre mi aiuta a scendere. "Ma c'è una spiegazione."
Lo
guardo incuriosita e mi rendo conto di quanto sia diverso. Ho sempre
visto quello sguardo dall'esterno, quando a scuola lui si avvicinava ad
Hera per lanciarle un saluto o fingere che gli servissero informazioni
su argomenti ovvi. Allora aveva due cuoricini pulsanti al posto degli
occhi ed era letteralmente ipnotizzato davanti a lei, come se fosse un
pifferaio incantatore e lui un serpente.
Ora
è cambiato: non è più solo rapito e trasognato.
Tommaso è seriamente dedicato alla persona che ha davanti,
c'è dell'intenzionalità al di sotto dei cuoricini e si
capisce che non è più solo attratto, ma che si è
preso un impegno e lo porterà a termine: per dirla in termini
pittorici, è Picasso che è passato dal suo periodo rosa alGuernica. E questo credo sia un enorme problema.
"Vieni."
Ricambia il mio sorriso e mi prende per mano, così ci conduce un
po' più in là, tra gli alberi, sulla sponda del fiume.
Arrivati in un punto che a me non dice nulla, ma che lui studia con
precisione, mi fa segno di sederci e stende accuratamente la felpa a
terra, rimanendo in maniche corte.
Non
c'è troppo caldo oggi, ma è una bella giornata di sole.
Siamo a fine marzo, il fiume qui in campagna somiglia più a un
torrente, e noi lo stiamo fissando da un paio di minuti quando Tommy si
decide finalmente a dare l'attesa spiegazione: "Hera, dato che qualche
giorno fa hai deciso di aprirti con me, parlandomi delle tue
fragilità legate al passato, ho deciso di farlo anche io."
Molto male, D'Angelo. Molto, molto male.
Le
uniche volte che ho visto qualcuno aprirsi, era nelle serie tv horror
mentre vivisezionavano cadaveri. Non saprei gestire nessun altro tipo
di apertura.
"Innanzitutto,
volevo dirti che ho totalmente capito il discorso di Jacopo e infatti
non sono qui a forzare nulla." Garantisce gesticolando e spargendo quel
po' di profumo che si è messo sicuramente per me. "In
realtà, prima di farlo, avevo chiesto consiglio anche a tua
sorella."
"Da-davvero?" Fingo di non sapere, mentre l'arietta mi scompiglia i capelli e fa dondolare i miei orecchini.
"Sì
e mi aveva avvisato di non fare grandi gesti, infatti questo non lo
è." Precisa, rendendo onore alle parole di Hes, cioè alle
mie.
Che carinoooo.
Oddio, sto diventando come Hera. Contegno, Felici, contegno.
"Ho
solo pensato che in fondo, sei stata davvero molto sincera e lo
apprezzo. Nessun'altra prima di te aveva avuto l'accortezza di
spiegarsi con me quando le cose erano difficili, io... sei davvero
forte, Hera. Comunque-" Si schiarisce la voce, ed è lampante
quanto si sia sforzando di non uscire dai binari di un discorso
auto-imposto, perché sa che non può esagerare e mi sta
rispettando. Lui. Sta rispettando me.
Mi mordo un labbro.
"Comunque,
ecco, ho pensato che in cambio meritavi di sapere qualcos'altro su di
me. Qualcosa di diverso dalle classiche cavolate che hai capito da sola
anche prima che iniziassimo a uscire."
"Non erano cavolate."
"Ho
visto la tua faccia quel giorno." Osserva con autoironia, riferendosi a
quando stava cercando invano di cavarmi le parole di bocca per sapere
dettagli sulla mia vita privata, sostenendo di avermi già
delineato la propria. Ora, grazie al recente confronto che ha avuto con
Hera, è convinto che io glieli abbia detti e quindi ha imbastito
tutto questo scambio di confidenze. Peccato che si ritroverà con
il cuore spezzato - ora non sono più solo io quella a rischio.
Qualcuno sa come si torna indietro nel tempo?
"Comunque."
Di nuovo tossicchia e poi indica il punto in cui siamo seduti. "Ti ho
portato qui perché ci venivo sempre da piccolo con mio nonno.
Aveva una casa di campagna a qualche kilometro da qui, ma passava delle
mezze giornate fisso in questo posto, seduto sull'erba."
"Come mai?"
"Era uno scrittore." Rivela. "Poeta."
"Ah, forte."
"Sì,
diceva che trovava le migliori ispirazioni proprio in questo luogo. E
allora si portava del vino e un paio di panini e scriveva, scriveva,
scriveva, mentre io giocavo nei dintorni. Lo so, forse ti aspettavi
qualcosa di più fantasy, ma non è niente di che, te lo
detto. È solo che volevo condividerlo con te perché ha
fatto parte della mia infanzia per molto. Ero davvero legato a mio
nonno e a questo posto."
"È
molto bello." Considero, trasportata da un pensiero sincero, che
stupisce pure me. No, questo paesaggio bucolico non è di certo
quello che metterei come sfondo del telefono: non vedo foglie secche,
alberi dinoccolati, nebbia diffusa e spettri, ma è comunque...
bello. Ora che Tommy gli ha dato una storia, mi piace e mi piace come
l'ha raccontata, nella sua impeccabile semplicità, e mi piace
come appaia dannatamente vulnerabile mentre ne parla, qui, immerso nel
verde accanto a una ragazza che crede di conoscere, ma a cui sta
esponendo un cuore che verrà presto accoltellato.
Una volta mi sarei compiaciuta di questo, ora mi sento solo uno schifo.
"Sai
ti dico un segreto." Prorompe allora, evitando di guardarmi troppo, per
una volta un po' meno sicuro di sé. "A volte anche a me
piacerebbe scrivere."
"Sul serio?" Mi sorprendo.
"Sì."
Conferma, mentre a me torna alla mente quel giorno della conferenza con
la scrittrice emergente. Ricordo che lui si era interessato e io non
avevo ben capito il perché; ora riesco a ricollegare i puntini.
"Sì, mi piacerebbe, solo che è una cretinata."
"Perché?"
"Perché non so scrivere, dai. Non ho chissà che cervello e non sono di certo un poeta come mio nonno."
"Come fai a saperlo?"
"Ci
ho provato e faccio schifo. Poi l'hai sentito anche tu quello che ha
detto quella tizia, Marinella. Alla fine ho letto il suo libro; si
sente che quello che scrive è autentico ed è ovvio che
abbia avuto successo. Lei ha talento, ha qualcosa da dire, io sono solo
Tommy e non ho niente di tutto ciò."
"Hai la passione per la scrittura!"
"Sì,
è vero, è un mondo che mi ha sempre affascinato, mi
piacerebbe essere un poeta, ma non è che possiamo sempre essere
ciò che ci piace, no?"
A
questo punto allora lui solleva i suoi zaffiri e io mi ci immergo del
tutto. L'aria sta danzando assieme ai nostri capelli e tutto ciò
mi sembra addirittura più bello dei miei film noir.
"Lo sai che questa potrebbe essere una poesia?" Osservo, agganciandomi ai suoi occhi.
Lui, ovviamente, si è perso: "Cosa?"
"Non possiamo sempre essere ciò che ci piace." Lo cito.
Tommy
sorride tra sé, dubbioso, e non commenta. Penso abbia preso
atto, ma è ancora troppo insicuro per crederci. Si concentra sui
fili d'erba che spuntano sotto di noi, ne accarezza uno e poi lo
strappa, continuando a meditare tra sé senza perdere
quell'espressione vagamente divertita che aveva anche il giorno in cui
ci siamo incontrati alle macchinette, prima che iniziasse tutto
questo.
Che
poi, voi lo avreste mai immaginato questo lato di Tommy? Io no, lo
giuro. Credevo fosse davvero solo uno strafogato di autostima, un
piatto personaggio di bassa letteratura, senza difetti e senza spessore
ed invece... invece da quel maledetto giorno sono successe troppe cose
e adesso, mannaggia a me e a quest'ultimo appuntamento, ho scoperto che
Tommy potrebbe davvero appartenere a un mondo diverso dal mio, da
quello di Hera, da quello di chiunque altro, ma in cui entrerei senza
pensarci due volte, per scoprirne ogni angolo.
Improvvisamente
Tommy si volta verso di me e mi attacca, lanciandomi i fili d'erba che
ha strappato: "Maledizione, Hera con la H, tu mi fai dubitare dei miei
stessi dubbi!"
"Ah sì, e tu pensi di essere tanto innocente?" Ribatto, strappando erba a mia volta e passando al contrattacco.
"Perché, non lo sono?" Fa, sbatacchiando le ciglia bionde su quegli occhioni color del cielo.
Ormai ci stiamo fronteggiando, e le foglie di erba sono sui nostri vestiti e sulle nostre teste.
"Non
direi." Rispondo, mentre allungo una mano per togliere la vegetazione
dai suoi capelli dorati, che seguono il ritmo del vento e riflettono la
luce. "No, non direi proprio..."
La
vicinanza di Tommy e il suo profumo di primavera, così estranei
alla mia oscura vita, anziché allontanarmi e farmi scappare a
gambe levate, mi attraggono. Mi attraggono così tanto che non mi
sposto, ma rimango a pochi centimetri dal suo volto, la mano ancora tra
i suoi capelli, che, volendo passare da una morbidezza all'altra,
scende sulla sua pelle e passa delicatamente sulla sua guancia,
arrestandosi in quel punto, mentre si chiazza di rosso.
Le
iridi blu di Tommaso sono l'unica cosa di lui che si muove. Tutto il
resto è immobile come il quest'attimo e, forse, sta trattenendo
il fiato in attesa di qualcosa che anche io speravo avvenisse da tempo
immemore. Precisamente, dal giorno in cui ho visto la figura di Tommaso
il magnifico D'Angelo svettare all'accoglienza dei primini, nel nostro
liceo, il Petrarca di Roma.
Hestia, non baciarlo.
Hestia, ti prego, non baciarlo!
Ma di chiunque fosse la vocina nella mia testa - di Hera, di Cuzco, di qualche sperduta coscienza che non ho - non la ascolto.
Prima
ancora che il mio cervello realizzi quanto questa sia la mossa
più sbagliata in assoluto, le mie labbra si posano su quelle di
Tommaso e le incontrano in un bacio che scongiurava di essere
scambiato. La bocca di Tommy si schiude con titubanza, ma poi si lascia
andare al contatto e resta qui con me finché non ho finito di
esplorare tutto quello che nella mia vita non ho mai conosciuto. Il
calore di due respiri che si fondono, la morbidezza di due labbra che
si assaporano e poi anche quell'intima e unica esperienza di due lingue
che si conoscono, giocando timidamente.
Quando mi stacco da Tommy sono totalmente, gravemente, irrimediabilmente rovinata.
Tommaso,
che finora è rimasto fermo nella sua posizione, le braccia
indietro a fargli da perno e le gambe incrociate davanti a sé,
deglutisce in difficoltà: "Hera..." E la sua voce viene meno,
risultando ancora più sexy. "Così mi confondi."
"Lo
so!" Mi lamento con un sospiro, mentre sono così disperata da
cadere all'indietro e distendermi sull'erba. "Lo so, Tommy, mi
dispiace."
Mi
porto entrambe le mani alla testa e chiudo gli occhi, rimanendo
così avvolta da una natura viva, quando io sono e sarò
sempre una tipa da natura morta. E come cavolo lo spiego a Tommaso,
dopo averlo appena baciato con trasporto?
Oh, non posso quantificare in che guaio ci ho appena cacciati!
Lui
si prende qualche istante per elucubrare, chiaramente smosso dal bacio,
come sempre bellissimo nella sua espressione corrucciata. Alla fine,
decide di sdrammatizzare: "Dai, sicuramente non è stato peggio
quel film che abbiamo visto con tua sorella e il suo amico punk."
"Il giardino delle torture."
"Esatto."
Il
silenzio che si sente fuori è l'esatto contrario del casino che
ho dentro. Voci, ricordi e fresche emozioni si stanno sovrapponendo,
mentre le mie mani ancora mi schiacciano la testa, come a sperare di
contenere i pensieri, ma senza riuscirci.
Alla
fine il senso di colpa per tutta questa situazione diventa ingestibile
e prendendo un profondo respiro; mentre ancora lui mi guarda dalla sua
posizione seduta, pongo la fatidica domanda: "Tommy, tu che ne pensi di
mia sorella Hestia?"
Credo
che lui si aspettasse di tutto, tranne questo. Cioè, lui stava
sicuramente sperando in qualche commento sul bacio o quanto meno una
spiegazione circa la mia apparente incoerenza, nonché pazzia, ma
quello che gli ho chiesto non è che un'introduzione a quello che
vorrei dirgli, anche se non ero partita con quest'intenzione, ieri,
quando ho accettato di uscire.
"Tua sorella? Beh... in che senso?"
"Che cosa pensi di lei? Onestamente."
Tommy alza un braccio per grattarsi la testa, poi guarda il Tevere e senza rimuginarci troppo dice: "Beh, è simpatica."
Il mio cuore fa una capriola.
"Però è davvero strana."
Il mio cuore cade male dopo la capriola e si spezza l'osso del collo.
"Molto, molto strana."
Il mio cuore resuscita, solo per potersi ammazzare di nuovo.
"Strana
in che senso?" Indago, mentre il mio amico mal di stomaco ritorna
preannunciando un attacco di vomito, praticamente ora.
"Perché me lo stai chiedendo?"
"Perché
ci tengo a sentire anche il tuo parere. Il mio lo sai già, no?
Non mi potrei di certo offendere, dato che non la sopporto, quindi
voglio che anche tu sia onesto su di lei."
Mi
isso sui gomiti e decido di affrontare Tommaso direttamente a viso
aperto, mentre mi dice: "Ah, ok, allora è strana nel senso che
si veste come l'incrocio tra una strega e un becchino, per non parlare
del trucco che si mette sulla faccia che la fa sembrare la copia in
bianco e nero di te. Però con la stampante impazzita che ha
perso l'inchiostro dappertutto." Conclude questa descrizione con una
risata, a cui io mi accodo finta come le unghie di Doppia G, mentre
dentro mi parte un pianto primordiale.
Fisso Tommaso mentre rido con gli occhi lucidi.
Wow, D'Angelo... seidavveroun poeta.
"Comunque
è molto gentile, se non altro." Dichiara, mentre se ne sta bello
rilassato senza sapere di star parlando di me. "Mi ha sempre detto dove
trovarti o come fare per conquistarti. Poi, non so se l'hai notato
anche tu, ma ha un'ironia tutta sua che è particolare.
Ovviamente è strana pure quella - credo che tua sorella sia una
specie di creatura dell'ombra che esce solamente quando è
obbligata e ironizza sul mondo perché in realtà lo odia.
Dico bene?"
Abbasso gli occhi, deglutendo a fatica: "Sì, lo odia con tutto il cuore."
Tommy
si chiude nelle spalle: "Non può pretendere che le persone si
sforzino con lei, se lei si chiude in quel modo. Gira vestita da
vampiro, si guarda film inquietanti e magari ha pure delle bambole
vodoo che porta a passeggio in cimitero. Senza offesa, ma quel tipo di
persona non piace alla gente, quindi è sicuramente un odio
reciproco."
Trattieni le lacrime, Hestia, trattieni quelle cavolo di lacrime!
"Non
riesco proprio a capire come possiate essere gemelle." Tommy dà
il colpo di grazia e nel far ciò mi guarda senza nemmeno
accorgersi di quanto mi stia uccidendo. "Tu sei molto meglio, Hera con
la H. Non ti scambierei per nessuna al mondo."
Così,
decido di saltare in piedi prima che Tommaso mi veda piangere. Afferro
la mia borsa da terra - anzi, quella di Hera - e gli volto le spalle
iniziando a correre.
"Hera! Dove vai?"
"Scusa, Tommy, mi sono ricordata di un impegno urgentissimo!"
"Ti do un passaggio in moto?"
"No! No no, prendo l'autobus, grazie lo stesso! Ci sentiamo!"
"Aspetta, Hera... Hera!"
Ma
Tommy può rimanere lì a chiamarmi quanto gli pare. Io
esco dalla zona verde e mi lancio sul primo autobus di passaggio, poi
trovo un sedile libero, mi ci lascio cadere e piango finché non
ha terminato tutte le corse giornaliere.
Avrei
voluto dire a Tommy la verità, ma credo che a questo punto, il
modo migliore di concludere tutto questo stupido casino sia lasciarci
per sempre.
***
ANGOLO AUTRICI
Eeeed eccoci qui.
Personalmente
ero molto curiosa di farvi leggere questo capitolo: scriverlo è
stato soddisfacente, poi va beh, il finale è da impiccarsi, ma
dettagli.
Però diteci... che ne pensate???
Vogliamo
sapere tutto: dalle vostre opinioni sulla scaltrezza di Punkie e i suoi
futuri piani, all'atto di coraggio che ha portato Hestia a baciare
Tommy. In più, finalmente abbiamo una descrizione un po'
più profonda del suddetto putto preraffaellita, quindi ci
chiedevamo... voi ce lo vedete quello come poeta? L'avete un po'
rivalutato dopo questo capitolo?
Ci
piacerebbe sapere anche dove oscilla ora la vostra lancetta della
moralità: fino ad adesso Hera è stata criticata per tanti
atteggiamenti cattivelli, ma a questo punto nemmeno Hes si sta
comportando troppo bene nei confronti di Tommy, non trovate? Certo, lui
e le sue similitudini non aiutano, però...
Insomma, qui come al solito è tutto un casino. Siamo curiosissime di leggere i vostri commenti a riguardo!
Alla prossima mercoledì 20 marzo con il capitolo di Hera!
Finalmente
sono tornata in tutto e per tutto a essere la gemella venuta bene.
Basta vestiti neri, stop ai quintali di kajal e fine della costante
voglia di fare la fine del piccolo Cuzco.
Hera,
la bellissima, perfetta e dolce Hera, si riprende tutto quello che le
spetta e torna ad essere la regina del mondo, proprio come dovrebbe
essere.
Mi
lascio cullare dal profumo di vaniglia delle candele che ho sparso per
la stanza e nascondo la mia soddisfazione sotto uno strato di maschera
ai mirtilli. Serve a purificare i pori della pelle, nel caso non lo
sappiate.
"Stai facendo una seduta spiritica per rievocare lo spirito di Coco Chanel?"
Perché
mia sorella entra in camera mia senza bussare? Perché deve
rompere l'equilibrio dei miei chakra con la sua voce fastidiosa?
Perché esiste in generale?
"Cosa vuoi, Satana?"
Non
apro nemmeno gli occhi, resto distesa sul mio letto nella speranza che
Hestia capisca che la mia magnanimità nei suoi confronti
è esaurita nel momento stesso in cui le ho concesso di avere il
mio cellulare per parlare con D'Angelo.
"Volevo
avvisarti che io e Domenico abbiamo finito il progetto di scienze,
quindi non dovrai più studiare con lui o cose del genere."
Ah.
Okay.
Bene, no?
"Era
quello che volevo." Affermo, espirando poi un po' d'aria per rilassare
i muscoli ed evitare che restino in tensione rovinandomi la postura.
"Come
sospettavo." Replica lei. Sento i suoi passi risuonare nella stanza e
per un secondo penso voglia approfittare della mia posizione di
svantaggio per strangolarmi e poi farmi a pezzi, ma mi rendo conto che
non è così quando apro un occhio e la trovo a controllare
il suo cellulare, che io avevo precedentemente lasciato sul comodino.
"Mimmo mi ha inviato un messaggio." Mi comunica. "Mi riprendo il telefono per rispondergli."
"Ci
penso io." Dico senza neanche rifletterci troppo. Schiudo le palpebre e
l'espressione scettica della figlia del demonio mi investe. Cosa vuole
da me? Non le basta che io le abbia gentilmente lasciato avere il mio
stesso patrimonio genetico? Scommetto che qualcuno ucciderebbe per
avere il mio dna nel sangue. "Sto parlando con Giulia, mi serve!"
"Ah,
scusami allora." Lancia l'oggetto che ha tra le mani sul mio letto e
subito dopo gira i tacchi, metaforicamente parlando. Non riesco a
immaginare la mia gemella con un paio di scarpe più alte di
mezzo dito. Si muoverebbe con la grazia di un tirannosauro.
Aspetto
che chiuda la porta e recupero il cellulare dalla cover nero morte di
anima innocente. Eccolo lì, il messaggio incriminato.
Ti ricordi che dobbiamo ancora finire di guardare Il giardino delle torture 2?
Mi
ricordo. Certo che me lo ricordo. E ricordo anche di aver raccontato a
mia sorella ogni schifoso dettaglio di quell'orrendo lungometraggio che
non potrebbe essere definito film nemmeno nelle più selvagge
fantasie per far sì che fosse lei a guardarlo al mio posto. Non
ho la minima intenzione di sottopormi di nuovo a una mezz'ora di killer
ninja.
Sì e non vedo l'ora!
Mentre
compongo le parole, immagino un battito di ciglia coperte di mascara e
la risatina da oca ad accompagnare il tutto. Con Punkie, comunque, non
lo farei di certo. Non voglio mandargli segnali che potrebbero essere
mal interpretati, né mi riesce di flirtare. Punkie non è
uno con cui si flirta.
Hai visto il nuovo trailer di Grido nella notte?
Oh,
certo. Come no. L'ho guardato appassionatamente mentre sacrificavo un
criceto come dono agli inferi per ottenere bellezza eterna. È
stato molto toccante, mi sono commossa.
Pensi me lo sarei lasciato scappare?
Sì. Mi sarei proprio fatta seminare. Che schifo.
Sai, volevo chiederti di andare a vederlo insieme, esce tra due settimane. Ci sei?
Aspettate,
aspettate, aspettate. Mi ha appena chiesto di uscire? Voglio dire, ha
appena chiesto di uscire a Hestia? Perché Hestia ha più
appuntamenti di me? Per quanto mi riguarda, la mia vita sentimentale ha
il canto dei grilli in sottofondo.
E mia sorella esce con TommyEun
punk psicopatico le ha appena proposto di andare al cinema. Cosa
succederà domani? Verremo schiacciati da un meteorite?
Uhm, sì, penso di sì.
È
praticamente ovvio che Hestia ci andrà. Prima di tutto, non si
perderebbe mai una qualunque immagine di persone che sanguinano, e poi,
come dico sempre, è improbabile che lei abbia altri impegni.
Anche un paguro ha una vita sociale più movimentata della sua.
Allora ci conto, eh!
Gli
rispondo con un semplice cuore nero, anche se non so bene cosa
significhi nel linguaggio dark. Suppongo equivalga al cuore rosso per
le persone normali. Non lo so e non mi interessa.
Potrei aver appena dichiarato qualcosa a Domenico per conto di mia sorella, cose che capitano, insomma.
Quando
penso di potermi finalmente rilassare lontana da ogni altra fonte di
stress, però, un'altra catastrofe si abbatte su di me.
Il
telefono di Hestia comincia a squillare. La macabra suoneria mi fa
sussultare, inducendomi spontaneamente a insultare sottovoce chiunque
abbia provocato cotanto scompiglio nella mia fragile psiche.
E chi può essere, se non Ste?
"Pronto?" Suona più come una minaccia che come una domanda. In effetti lo è.
"Hes, ciao." A questo punto, considerando il suo tono di voce tremante e insicuro, dovrei probabilmente dirgli che no, non sonoHes,e
che ci siamo scambiate i telefoni. Ma sono una brutta persona assetata
di gossip, quindi mi calo in fretta nei panni della gemella psicopatica
e assumo in meno di un secondo la versione di me più propensa
all'ascolto.
"Ti disturbo?" Mi chiede, notando forse che sto impiegando troppo tempo a rispondere a un banale saluto.
"No.
Dimmi." Si preannuncia uno scoop dalle dimensioni epiche, me lo sento,
e ora che il dramma tra Tommy e mia sorella si sta esaurendo, ho
bisogno di altri pettegolezzi di cui nutrirmi. Stavo per andare in
astinenza. Nemmeno Eva Cantarella con il suo blog riesce a saziarmi in
questi ultimi giorni. Sono in condizioni disperate.
"Ricordi quella cosa di cui abbiamo parlato l'altra sera?"
La faccenda si fa interessante, rimanete sintonizzati.
Metto in scena una finta risatina e mi complimento con me stessa per le mie doti recitative. "Sii più specifico."
"Non costringermi a ripeterlo, è stato già abbastanza imbarazzante la prima volta."
Mille
ipotesi si fanno strada nella mia testa. Cosa potrà mai averle
detto? Ha qualche sfogo cutaneo in zone dove non batte il sole? Ha
deciso, dopo la serie di insuccessi in amore, che vestirà gli
abiti clericali e si ritirerà a vita monastica in un posto
sperduto delle campagne romane? Ha scoperto anche lui di avere una
cotta per Hestia?
Va bene, l'ultima viene esclusa in partenza. Sarebbe troppo ridicolo.
"Ste, non capisco di cosa tu stia parlando." Piagnucolo. "Che ti costa ripetere?"
"Ma sì, Hes...Quellacosa." Insiste lui.
Sto
perdendo la pazienza. Se continua così, dovrò applicare
una seconda maschera, una volta sciacquata via questa. È assurdo
che le persone si comportino in modo così incurante verso il
benessere della mia pelle. Non me ne capacito.
Resto
in silenzio con un sopracciglio spinzettato a giudicare
quest'improvviso mutismo selettivo di Stefano. Non ho la minima
intenzione di giocare a Sherlock Holmes. Che si decida a parlare, santo
cielo!
"La
mia cotta per..." Strabuzzo gli occhi nonostante non abbia ancora fatto
l'annuncio del secolo. Il semplice fatto che abbia una cotta per
qualcuno contribuisce a farmi credere che io stia sognando. "Per... lo
sai."
E invece no che non lo so!
È
più facile avere una conversazione con quel demente di Tommy
D'Angelo. Almeno lui, con la sua incapacità di fare giri di
parole, arriva subito al punto.
"Per
Hera?" Butto lì, perché mi sembra l'ipotesi più
probabile. Chi è che in un punto o nell'altro della vita non ha
avuto qualcosa per me? Non vi vengono in mente esempi? Appunto.
"Per Giulia!" Esclama lui esasperato.
"Hai
una cotta per Giulia?!" Urlo. Ragazzi, questa è la notizia del
secolo. Quanto sono felice di essere vissuta fino a questo momento per
sentir dire da lui una cosa del genere. Riderò fino al prossimo
appuntamento di Hestia. Per molto tempo, quindi.
"Non
ti ricordi che ne avevamo parla- Tu sei Hera!" L'improvvisa
realizzazione di essere caduto nella stessa trappola di chiunque altro
lo fa innervosire non poco. Però, ammettiamolo, è
divertente. E inoltre ho scoperto notizie succose.
"Sorpresa!" Replico cinguettante. "E quindi ti piace Giulia."
Sto davvero cercando di non ridere. Mi sto impegnando veramente tanto per non farlo. Okay, non ci riesco.
"Smettila." Tuona lui. Che finalmente si stia ribellando? "Avresti dovuto dirmi che non stavo parlando con Hestia."
"Mi dispiace." Dico, ma non riesco a non ridacchiare di nuovo. "Non è nulla di grave, Ste."
Certo,
se escludiamo il fatto che Giulia ha gusti troppo raffinati per
scegliere un ragazzo come Stefano. Non potrebbe piacerle nemmeno tra un
milione di anni. Neanche se fosse l'ultimo ragazzo rimasto sulla terra.
Men che meno se...
"Sì, è grave! Perché a te non avrei voluto dirlo!"
Sbuffo.
Pensa sul serio che non l'avrei scoperto? Io? La regina del dramma che
illumina le vite di quelle anime fortunate che si sono trovate a far
parte della mia?
"Oh,
per favore." Alzo gli occhi al cielo. Si sta comportando come un
bambino. "Finiscila, Russo. Prima o poi lo sarei venuta a sapere."
"Beh,
lo sei venuta a sapere stasera e l'unica cosa che hai fatto è
stata ridere di me! Non hai chiesto spiegazioni, non mi hai posto una
domanda sul motivo di questa chiamata, hai solo riso." Sputa le parole
con un'aggressività che non gli ho mai visto addosso. "E questo
dimostra quanto tu sia la persona superficiale che tutti credono.
Complimenti, Hera, non cambiare mai."
Schiudo la bocca per difendermi, ma lui ha già messo giù.
Mi
trovo a fissare lo schermo, sul quale campeggia ancora la conversazione
con Punkie di poco fa. Il suo ultimo accesso segna appena un minuto
dopo il mio ultimo messaggio. Non saprei come prendere questa
informazione.
Nel
dubbio, mi alzo e vado a rimuovere la maschera ormai solidificata sulla
mia faccia. Pensavo mi avrebbe risollevato il morale come al solito, ma
sento invece una sorta di peso sul petto che non riesco a decifrare.
Concludo
che sia solo una conseguenza del profumo delle candele, che è
davvero troppo intenso. Le spengo tutte, quindi, e poi mi infilo a
letto. Devo riposare, o domani mattina somiglierò a Hestia.
*
"Hera."
La
morte in persona è venuta a prendermi. Non ho mai sentito una
voce tanto inquietante e da pelle d'oca. Una mano fredda mi sfiora il
braccio, provocandomi brividi in tutto il corpo.
È giunta la mia ora.
Addio, mondo crudele.
"Hera, svegliati, ti devo parlare."
O forse è giunta l'ora di mia sorella.
"Tu
vuoi morire." Affermo a denti stretti. Come osa interrompere il mio
sonno di bellezza senza nessun ritegno? Cosa ho fatto per meritare tale
disgrazia nella mia vita? E non parlo dell'interruzione del sonno, ma
di Hestia.
"Sì,
un po'." Replica lei. Non mi dà soddisfazione neanche
nell'insultarla. Inutile figlia del demonio. "Devo chiederti un
consiglio..."
Mi
volto verso di lei e apro gli occhi, assicurandomi di fulminarla ben
bene con lo sguardo. È in piedi accanto al mio letto come
un'anima in pena che vaga nella notte. "Rievoca il fantasma di Cuzco e
parla con lui."
"Mi
hai coinvolta nel tuo piano senza capo né coda senza il mio
consenso, adesso è tuo dovere ascoltarmi." Dice sicura,
spingendomi a forza verso il bordo del letto per farsi spazio. "Hera,
spostati!"
"Ti
odio." Borbotto. Le lascio qualche centimetro di materasso solo per
farla smettere di infastidirmi. Spero di addormentarmi di nuovo prima
che lei possa aprire bocca un'altra volta.
"Il sentimento è reciproco." Ribatte.
Sbuffo
e chiudo gli occhi, mi rintano sotto il piumone e prego che questa sia
una barriera abbastanza efficace. Ovviamente non lo è, visto che
i suoi artigli da corvo maledetto lo spostano e la sua voce stridula
torna ad articolare suoni. "Penso di piacere a Tommy solo perché
crede che io sia te."
Oh,
ma buongiorno Hestia. Dormito bene nelle ultime tre settimane? Vuoi
mangiare qualcosa? Ti preparo un cappuccino con caffè amaro e
una spolverata di morte sopra?
"Ma non mi dire." Commento. E questo velo di sarcasmo è un gesto di gentilezza da parte mia.
"Sì, perché gli ho chiesto cosa pensa di Hestia e l'ha definita, cioè mi ha definita, strana."
Quante sorprese stanotte! Che esplosione di notizie mai lontanamente concepite da anima viva!
"Tu
sei strana, Hestia. Sul serio, ti sei guardata allo specchio per
qualcos'altro oltre che per mettere quello schifo nero sugli occhi?" A
questo punto mi metto seduta, tanto di dormire ormai non se ne parla
più, e mi trovo accanto mia sorella, che ora ha il viso
spaventosamente simile al mio. So che siamo gemelle, non osate nemmeno
provare a fare altro sarcasmo su queste mie ultime parole. Sto solo
constatando che con la faccia pulita siamo due gocce d'acqua. Nessuno
riuscirebbe a distinguerci ora. Tranne per il pigiama, il mio è
di seta rosa, per non irritare la pelle.
"Tu
pensi di essere migliore di me. Non è vero?" Nella sua voce
riesco a individuare un pizzico di amarezza. Deve pesarle molto il
fatto di essere la gemella venuta male.
"Iosonomigliore
di te." Lo dico, e cerco anche di farlo con tutto l'orgoglio che ho
sempre messo in una frase di questo genere. Ma sento la mia lingua
inciampare sull'ultima sillaba. "Perché Tommy avrebbe scelto me,
altrimenti?"
"Ha
scelto solo la sorella più esteticamente compatibile con i
canoni di bellezza della società." Replica. "Ma non saremmo mai
arrivati a questo punto se io non avessi avuto qualcosa che lui trova
interessante."
"Scommetto
che Tommy trova interessante qualunque oggetto brilli un po' più
degli altri. Ti sei accorta che è di una stupidità rara?"
Sì, sto praticamente affermando che è merito dei glitter
che le ho diligentemente spalmato sulle palpebre se D'Angelo è
attratto da lei. Ma in questo caso, il problema è di lui. Se
luccica, lui si impressiona.
"Tommy
non è stupido!" La mano pallida e gelida di Hestia mi colpisce
il braccio come se avessi insultato lei personalmente. "Vuole fare lo
scrittore. È un poeta."
Inarco un sopracciglio, perché mi sembra davvero assurdo. Tommy che scrive. Tommy chesascrivere.
Tommy che distingue una penna da un cotton fioc. Dite quel che volete,
ma io dubito che questa sia la verità. "Cosa scrive? Il suo
nome? Sa che tra la D e Angelo ci va un apostrofo?"
"Non
sarà intelligente come Mimmo, ma Tommy è molto
sensibile." Scocca un'occhiataccia verso di me e incrocia le braccia al
petto con fare irritato. "E se tu la smettessi di sputare sentenze
sulle persone che ti circondano, forse vivresti meglio."
"Io
vivo benissimo!" Esclamo oltraggiata. Adesso è lei che sta
giudicando me! Che persona priva di coerenza. Sono felice di non
assomigliarle per niente. "E poi cosa c'entra Punkie?"
"Nulla,
nulla." Scuote la testa, poi sospira. "Anche se sarebbe interessante
sapere, ma questa è solo un'opinione personale, perché ti
comporti in modo strano ogni volta che lo nomino."
Dovete
sapere che Giulia Giuliani è la mia migliore amica. Io adoro
Giulia Giuliani, è la persona che tollero di più al
mondo, ma persino lei mi ha stancata con i suoi momenti da aspirante
psicologa, se anche mia sorella prova a psicanalizzarmi, giuro che
comincio a urlare. Lo giuro.
"Finiscila,
non è vero." La contraddico. Ma ora che mi ci fa pensare, ho
dimenticato di dirle che lei e Domenico hanno un appuntamento. Dovrei
metterla al corrente di questo? Magari fra poco.
"Lo
sai che a Ste piace Giulia?" Me ne esco per sviare il discorso. Meglio
spettegolare degli altri, piuttosto che ammettere i propri punti
deboli. Non che io ne abbia, sia chiaro.
"E tu come lo sai?" Mi guarda scettica. Io rido.
"Potrei
aver finto di essere te al telefono e averlo fatto involontariamente
vuotare il sacco." Alzo le spalle, cercando le parole giuste per
sdrammatizzare la parte successiva, cioè quella in cui Stefano
Russo mi dichiara guerra. "Non preoccuparti, alla fine ho confessato di
essere io."
Hestia
scuote il capo e si passa le mani sul viso. "Povero Ste. Sei il tipo di
persona con cui non vorrei avere niente a che fare."
"Grazie!"
Cinguetto unendo i palmi delle mani, onorata da tale complimento. "Lui
si è un po' arrabbiato, ma vedrai che gli passerà."
Lei
mi fissa per qualche secondo, poi si morde il labbro inferiore e infine
punta gli occhi castani sulle lenzuola disordinate. "Hera, hai mai
pensato che forse è questo il tuo problema?"
Come, scusa?
"Tratti
le persone come se fossero semplici pedine volte a farti divertire. Sei
una specie di sociopatica a cui non importa niente di nessuno." Mentre
lo dice non ha il coraggio di guardarmi. Forse sa di avere torto. Ha
sicuramente torto.
"Non è vero." Mi affretto a negare. "Parli così perché non ti sei mai trovata nei miei panni."
"Sono
stata letteralmente nei tuoi panni, Hera. E sai cosa sono riuscita a
fare? Sono riuscita a farmi piacere a qualcuno che mi piace. E va bene,
forse non gli piacerò vestita di nero e con il kajal sugli
occhi, ma per baciarsi non serve guardarsi in faccia."
No.
Fermi tutti.
Mia sorella ha baciato Tommy?
Mia sorella?
"Hai
baciato Tommy?!" Quasi grido e lei si affretta a tapparmi la bocca con
una mano. Me la scrollo di dosso con un'espressione disgustata. "Che
coincidenza, anche io l'ho baciato."
"Scommetto
che non gli è piaciuto. Probabilmente le tue labbra sono aspre
come un limone, considerando quanto tu sia acida ogni singola volta che
apri bocca."
"Non
mi avevi detto che vi eravate baciati. Avresti dovuto, piccola ingrata
discendente di Satana in persona." Lo ammetto, uno dei miei passatempi
preferiti è affibbiare epiteti fantasiosi alla mia gemella. Chi
non lo farebbe? Butta fuori ispirazione da tutti i pori.
"Scusa, Miss Simpatia, se ho preferito tenere lontano questo segreto da te. Come ho potuto dubitare della tua comprensione?"
Quanto
è noiosa. Se non fosse stato per me, Tommy non le avrebbe mai
rivolto la parola. Dovrebbe essere riconoscente che io mi sia
intromessa in quella tragedia che è la sua vita.
"Devi
dirgli la verità. Non credere che mi presterò di nuovo
per questa farsa. E se non lo farai tu, lo farò io." Non posso
permettere che la mia reputazione venga danneggiata ulteriormente. Chi
vede Hestia vestita da me deve pensare che io non abbia un minimo di
classe considerando la sua postura da gorilla e la sua totale
incapacità di avere contatti con altri esseri umani.
"Non
preoccuparti, ho intenzione di dirgli che tra noi non può
esserci nulla. Crederà che Hera, cioè tu, l'abbia
lasciato e tutti e tre andremo avanti con la nostra vita." Non sembra
molto convinta delle sue stesse parole. Pare più che siano il
semplice risultato di una riflessione giusta ma che non le piace.
"A
questo proposito..." Sospetto sia arrivato il momento di far sapere a
Hestia che la sua adorata sorella ha provveduto a trovarle un ragazzo
molto più adatto ai suoi bassi standard. Lei mi guarda
incuriosita, ignara di quello che sto per dirle. "Tu e Punkie potreste
avere un appuntamento."
Non
riesco a descrivere l'espressione sulla sua faccia. Per un brevissimo
istante sembra voglia uccidermi, ossia normale amministrazione, ma poi
la sua pelle si distende per assumere una nota molto più
diplomatica. "Io e Punkie?"
"Tu
e Domenico. Mimmo. Punkie!" Spiego esasperata. "Ti ha chiesto di andare
al cinema a vedere un massacro di quelli che piacciono a te e tu hai
detto sì."
Non
è magnifico? Quanti di voi vorrebbero avermi come amica, sorella
e compagna di vita? Quanti amori farei scoppiare, e di quanti cuori
ricomporrei i pezzi? Sono una benedizione per il mondo. Sono Hera
Felici e approvo questo messaggio.
"Io
ho detto di sì?" Ciò che mi preoccupa è che Hestia
sembra stia per scoppiare a ridere. Hestia e la risata sono due
elementi che non si vedono spesso accostati. Se vi capitasse mai di
vedere Hestia in qualche modo divertita, correte, potrebbe significare
che davanti ai suoi occhi si sta consumando una catastrofe di
dimensioni bibliche.
"Hai
detto di sì. Appena il film uscirà nelle sale, vi
metterete d'accordo su data e ora dell'incontro." È così
semplice. Che la stupidità di Tommy sia contagiosa e abbia
influenzato la mia gemella?
"Tu hai detto di sì, non io." Mi fa notare.
"Sì.
Abbiamo finito di ripetere l'ovvio?" Sbuffo. Anche se il sonno mi
è passato, non ho la pazienza per rispiegarle ancora tutta la
vicenda. Non è nulla di così difficile da comprendere.
"Ah, Hera, Hera." Sospira lei con una leggerezza d'animo che di sicuro non le appartiene. "Piccola, dolce Hera."
"I
fumi delle candele alla vaniglia ti hanno dato alla testa? Eppure le ho
spente ore fa." Oppure sta solo manifestando la sua vera natura, che
comprende una spessa dose di scemenza.
"No."
Un sorriso, che su di lei è inquietante, si fa strada sulle sue
labbra. Si alza in piedi e si avvicina leggiadra come un elefante verso
la porta. "Però, dato che sei stata tu ad accettare l'invito
senza consultarmi e che meriti di essere ripagata con la stessa moneta,
io non andrò a nessun appuntamento."
"Okay. Lo annullo." Concludo. Non capisco perché la faccenda la diverta tanto.
"No,
zuccherino a basso contenuto calorico." Sospira teatralmente,
risultando più fastidiosa del solito. "Non lo annullerai. Ci
andrai tu."
E
con questo fluttua come il fantasma di una dama ottocentesca verso il
corridoio, lasciando in sospeso tutta la questione. Come si permette?
Maledetta anima ascesa dagli inferi per rovinarmi l'esistenza!
Io non andrò da nessuna parte con quel punk dai dubbi gusti in fatto di cinema, e di qualunque altra cosa.
Da. Nessuna. Parte.
Mai.
Non cambierò idea.
Forse.
***
ANGOLO AUTRICI
Oh-oh... è solo un'impressione oppure l'incorrutibile, splendida Hera sta avendo un piccolo cedimento?
Suvvia,
quanto meno le due sorelle hanno avuto un bel confronto ricco di
suggerimenti che Hestia non ascolterà XD O forse sì...?
Ah, i ripensamenti, i ripensamenti...
In
quest'atmosfera di dubbi e indecisioni, c'è solamente una cosa
sicura: che quando meno ve lo aspettate, noi vi stupiremo.
Vicino
alla nostra scuola, il liceo classico Petrarca di Roma, c'è un
bar molto conosciuto per la cioccolata calda. A me fa schifo la
cioccolata calda, ma quell'infida di Hera mi ha suggerito di portarci
Tommy per il nostro faccia a faccia definitivo. Effettivamente, la
scuola sarebbe stata troppo deprimente, anche perché oggi
è domenica ed è chiusa, mentre luoghi come il lungo
Tevere o il Burger King avrebbero rievocato troppi ricordi dolorosi.
E
di dolore, fra poco, ne vivremo già a sufficienza. Così
ho scritto a Tommy che ci saremmo visti davanti a questo bar alle tre
in punto, e io lo sto aspettando con lo stomaco occupato da mille
delfini Flipper impazziti.
Non
ho paura del dolore in sé, no. Quello lo conosco già;
anche se non posso lamentare di aver avuto una brutta famiglia o una
brutta infanzia, posso comunque affermare di avere in generale
un'esistenza dolorosa, perché è così che l'ho
sempre vissuta. Ciò che mi spaventa di più oggi, in
realtà, è il male che farò a Tommaso.
Perché
al contrario di quello che tutti mi hanno suggerito fino ad ora, non
sono qui per raccontargli la verità, bensì per lasciarlo.
Sospiro, voltandomi verso la vetrina del bar per guardarmi.
Oggi
ho deciso di non vestirmi da nessuno in particolare: sono struccata e
ho raccolto i lunghi capelli castani in una coda alta. Hera non mi ha
visto uscire di casa, ma sono sicura che se fosse successo, avrebbe
assoldato un tiratore scelto della CIA per farmi fuori nel tragitto
prima che potessi raggiungere Tommy.
Il
fatto è che non mi andava di conciarmi in nessun modo e poi
inizio davvero a non sopportare questa chioma. Non ho mai avuto tagli
strani perché me ne fregavo di curare quell'aspetto di me e
negli ultimi tempi in cui ho dovuto impersonare mia sorella, lei mi ha
proibito di farci qualsiasi cosa che non fossero maschere alla
cheratina e olio di mandorle californiane. Così li trovo sempre
troppo sfuggevoli e profumati; anche ora che sono raccolti non mi
piacciono. A Tommy, invece, piacciono un sacco, perché sono
così da Hera.
Tommy
mi ha riempito di chiamate e messaggi, dopo il nostro ultimo
appuntamento sul Tevere, da cui sono sfuggita senza un apparente motivo
valido. Il giorno successivo era un sabato e grazie al cielo io ed Hera
non siamo andate a scuola perché i nostri genitori ci
costringono a partecipare ai matrimoni di zio Ermes. Lo so, niente
commenti sui nomi che appaiono nel nostro albero genealogico, ve ne
prego, è già abbastanza imbarazzante così.
Comunque,
zio Ermes ha l'abitudine di sposarsi ogni due o tre anni, convinto di
aver trovato la donna giusta. Ormai è più una ricorrenza
che un evento straordinario, ma se non altro mi ha salvato dal dover
affrontare Tommy il giorno successivo all'appuntamento. Non avrei
saputo come comportarmi; avevo bisogno di interiorizzare.
Sono
passati due giorni e in questo lasso di tempo, durante la cerimonia di
cui non me ne è importato nulla, gli ho scritto di non
preoccuparsi per me, che stavo bene. Nel frattempo ho chiesto consiglio
anche a Hera - credo che i fumi delle sue candele mi abbiano annebbiato
il buonsenso - e ciò che ne è uscito è che dovevo
assolutamente parlargli. In maniera definitiva. Una volta per tutte.
Secondo
Hera, Giulia e Ste, dovrei spiattellargli la verità, secondo me
e i tarocchi che conservo sotto il cuscino, invece, dovrei
semplicemente lasciarlo. Una parte di me sarebbe tentata di ascoltare i
consigli, perché è pur vero che se Tommy e io siamo
arrivati fino a questo punto qualcosa di me, intendo... della vera me,
gli piace. E mi sono aggrappata a questa convinzione per la maggior
parte delle mie elucubrazioni, perché mi dà un minimo di
incoraggiamento, però poi mi sono ricordata delle parole di
Tommy, della sua risata di scherno e di quel 'Senza offesa, ma quel
tipo di persona non piace alla gente, quindi è sicuramente un
odio reciproco'.
Io
non piaccio alla gente in generale, figuriamoci se piaccio a lui... lui
quel tipo di persone le odia proprio, secondo ciò che ha detto.
Certo, con un po' di glitter, come ha sottolineato mia sorella, potrei
anche indurlo a volermi, un po' come si fa per attirare le gazze ladre,
ma il fatto è che io non sono per niente così. Non mi
cospargerei mai di glitter, non sarei mai una colorata e frizzante
ragazza che se ne cammina per scuola con il seguito di pretendenti. Io
sono una dannata dark che si guarda omicidi di massa per tv e che
sì, ce le ha pure le bambole vodoo da portare a spasso in
cimitero!
Sospiro
ancora una volta, controllando il riflesso della strada sulla vetrina e
poi finendo di nuovo sul mio. Lo so benissimo di essere uguale ad Hera,
quindi perché non mi stimo come lei, perché non riconosco
di essere bella come lei, perché dico di avere una vita
dolorosa, al contrario di lei?
Perché
per quanto possiamo sembrare identiche esternamente, dentro non lo
siamo. Una persona non è bella, finché non si sente
bella. E per sentirsi belli si deve come minimo sentirsi a proprio agio
nel mondo, essere fieri di se stessi, aver raggiunto certe
consapevolezze, insomma... sempre le stesse cose che potete trovare
aprendo un'applicazione qualsiasi del telefono di Hera.
Detto
tra noi, ora che abbiamo fatto scambio di cellulari, sono sempre
più convinta che Tumblr e Pinterest siano nettamente inferiori a
Death Note Mobile, ma quelli sono solo pareri.
Tornando
al momento depressione, per concludere, io sono lontana anni luce dalla
fierezza interiore di mia sorella, da tutti i pregi che ha e che le
invidio da una vita, nonostante non lo ammetterei nemmeno se mi
obbligassero a farmi il semi-permanente rosa confetto. Io non ho mai
avuto l'autostima che ha lei, per questo so di essere solo la sua copia
in bianco e nero. Però con la stampante impazzita che ha perso
l'inchiostro dappertutto.
Tratto da una poesia di Tommaso D'Angelo.
Il
rombo di una modo mi distoglie dalla sessione di psicanalisi che
neanche Doppia G sarebbe in grado di concepire. Mi volto di scatto,
mentre Tommy parcheggia e si toglie il casco liberando i suoi ciuffi
sbarazzini. Nel frattempo penso che non ho mai lasciato nessuno e non
ho la minima idea di come fare.
Tommy posa il casco sul manubrio e si riserva qualche secondo per... accarezzare il mezzo?
Forse sono solo allucinazioni date dallo stato d'ansia.
Infatti,
appena lui termina di fare le fusa con la moto, mi faccio prendere dal
panico più totale e mi ritrovo a darmi della stupida per aver
pianificato tutto, fuorché il come e il quando dargli la
notizia. Avrei dovuto farmi dare delle dritte da Hera, accidenti!
Quella lascia la gente con i lanci di pantofole, come ho potuto non
rivolgermi alla professionista assoluta!
Tommy
mi sorride e cammina verso di me: "Hera con la H! Finalmente! Dopo che
te ne sei scappata l'altro giorno credevo che non mi avresti mai
più voluto rive-"
"Ci dobbiamo lasciare!"
L'andatura
allegra di Tommy si arresta bruscamente a pochi centimetri da me. Le
sue braccia che si stavano allargando per un abbraccio rimangono ferme
a mezz'aria, i suoi occhi si piantano sul mio viso e assumono la forma
di due fari blu da volante della polizia.
Giusto perché mi sia chiaro che ciò che sto facendo è un crimine.
"Come, scusa?"
"Mi
dispiace, Tommy..." M'incespico con la mia stessa saliva mentre guardo
a terra. "Io... Che ne dici se ne parliamo meglio dentro di fronte a
una cioccolata?"
Lo sguardo di Tommy fa spola tra me e la vetrina del bar, dopodiché sbotta: "Che è, mi prendi in giro?"
"No!" Esclamo. "No, non è affatto una presa in giro!"
"Ah, allora sei seria. Mi stai lasciando davvero."
"Io
non... Non... Ah, senti, Tommy." Prendo un profondo respiro, ma suona
incerto, come anche il mio tentativo di avvicinarmi a lui e prendergli
entrambe le mani. Dio mio, non lo so fare. Non l'ho mai fatto e ora mi
tocca imparare senza nemmeno essermi goduta un briciolo di interazione
con lui. "Ho sbagliato a baciarti, l'altro giorno. Avevo detto che
saremmo rimasti solamente amici, invece..."
"Hera, quel bacio è stato-"
"Stupendo." Lo anticipo. "Lo so."
"Non era questo che stavo per dire."
Finalmente
alzo gli occhi su Tommaso e mi sento malissimo. È così
serio e dispiaciuto che mi sembra di avere di fronte un povero Cuzco
indifeso, vivace e spensierato nel pieno della sua giovinezza, con un
peso di cinquanta chili che incombe su di lui e minaccia di spappolarlo
da un momento all'altro.
"Stavo
per dire che quel bacio era diverso." Prosegue Tommy. "La prima volta
è stato bello e dolce, come mangiare una fragola."
Sono
abbastanza sicura che Hera stesse indossando quel suo intruglio alla
ciliegia e non alla fragola, ma non lo correggo, lo lascio andare
avanti. L'unica idiota che interromperebbe una dichiarazione del genere
per precisare il gusto di un lucidalabbra è lei.
"L'ultima
volta, invece... Hera, ammettilo, era ugualmente bello e dolce, ma non
era lo stesso bacio. Non era solo una fragola, quella." Mi fissa con
convinzione e io non so che dire. Dove sta andando a parare? Sta solo
parlando di frutta, oppure lui - proprio lui - si è reso conto
dello scambio? Sul serio Tommaso D'Angelo il rincoglionito si sta
accorgendo di essere stato baciato da due persone diverse?
"In
che senso?" Gli chiedo con il cuore incastrato tra le tonsille e
Flipper e il suo branco di delfini che ballano nel mio stomaco.
"All'inizio
non te ne importava così tanto. Uscire insieme sembrava solo
quasi un gioco." Sussurra, a mezza voce, mentre senza lasciare quella
stretta tra le nostre mani si abbassa... verso di me... piano... sempre
di più... "Però poi qualcosa è cambiato e io l'ho
sentito nella differenza tra quei due baci. Hera..."
Perché
nei nostri nomi doveva esserci proprio una lettera aspirata?
Perché codesta H fa sì che il respiro di Tommy si
infranga sulle mie guance e le tinga di rosso? Perché, mamma,
perché?
"Hera,
io mi sono innamorato di te." Sta fissando la mia bocca e io la sua,
che si trova a giusto un respiro di distanza. "E sono quasi certo che
tu ti sia innamorata di me."
Wow.
Pensavo che per baciare Tommy D'Angelo ci volesse coraggio, invece mi sbagliavo. Ci vuole coraggio per non baciarlo, accidenti.
"No."
Non so da dove, non so come, sono riuscita a tirare fuori quelle due lettere e metterle insieme nell'ordine corretto.
"No,
Tommy, ti sei sbagliato." Semplifico, mentre indietreggio così
bruscamente da finire contro la vetrina del bar. Ora lui mi guarda con
lo sconcerto di un bambino a cui viene sfilato dalle mani
l'orsacchiotto preferito e io sono sicura di essere paonazza e
ridicola. Ma la situazione non può essere complicata più
di così, Tommaso non può sapere che quella innamorata
persa di lui è la Hestia che tanto disprezza e, soprattutto, non
posso lasciare che la mia già scarsa autostima si prenda il
colpo di grazia.
Il
mio rifiuto farà soffrire Tommy, lo so. Ma un rifiuto io da lui
l'ho già avuto, e ci ho ugualmente sofferto. Questo scambio,
questo...gioco, come lo volete
chiamare, non doveva esistere fin dal principio. Il mio 'no' di adesso
equivale al 'no' che Hera gli avrebbe detto allora... ed è un
peccato che nel frattempo una Hestia Felici dal cuore nero si veramente
innamorata, ma tanto di Hestia, a Tommy D'Angelo, non è mai
importato niente.
"Mi
dispiace, Tommaso, non è così che volevo finisse tra noi,
veramente." Sospiro, riprendendo l'ossigeno che mi era mancato con la
sua vicinanza. "Però sai, te l'avevo detto. Dopo ciò che
è successo con Jacopo, io non riesco a intraprendere nessuna
relazione. Stare con te mi fa male. Stare con te come amico è
impossibile, perciò è meglio se non sto con te e basta."
"Capisco."
Annuisce, riportando i due fari in basso e ritraendosi, sulla
difensiva. Conoscendolo, non ha capito affatto, ma vedo che si sta
sforzando di non fare scenate... in fondo, credo che sotto sotto si
aspettasse uno sviluppo del genere con me. "Volevo solo che sapessi che
mi dispiace se ho commesso degli errori, o se... ho detto e fatto cose
che ti hanno ferito. Sappi che non ti farei mai del male
volontariamente."
"Dispiace
anche a me. So che ti sto facendo del male e io lo sto facendo
volontariamente, invece, ma..." Prendo un respiro ancor più
traballante del solito, mentre mi sistemo la borsa sulle spalle e
indietreggio ancora di più. "Siamo troppo diversi, Tommy. Mi
dispiace."
Questo
gigante cliché, che nel nostro caso è verissimo, scende
sulla conversazione come una scure, mozzandola, dandole una brusca e
irrevocabile fine.
Tommy
alza gli occhi solo per lasciarmi un ultimo, tristissimo sguardo
ferito, che si fa via via più distante man mano che percorro
all'indietro il marciapiedi, specchiandomi per l'ultima volta nei suoi
occhi, poi sulla vetrina, nei panni di qualcuno che non
ritornerò mai ad essere.
Sono
la prima dei due a staccare lo sguardo e quando accade, mi volto e
cammino velocemente verso casa, determinata a lasciarmi alle spalle
Tommy per sempre, in tutti i sensi.
*
Sono
tempi bui, questi. Molto più bui del mio solito, il che
significa che sono davvero... molto molto bui. Sono passati alcuni
giorni dalla mia rottura con Tommy, sono tornata a scuola, sono tornata
Hestia e sono le 11.11.
Spingo
con forza esagerata il segno meno dello zucchero, finché la
macchinetta non si arrabbia e mi redarguisce con il suo solito bip maledetto. Ok, ok, scusa. Non devo prendermela con gli oggetti se la vita fa schifo, giusto?
Il
mio umore non ha fatto che andare sempre più verso il baratro in
questo periodo: Tommy si aggira per i corridoi lanciando sguardi da
cucciolo bastonato ad Hera, lei non se lo fila nemmeno per sbaglio e io
incido il banco con il taglierino maledicendoli entrambi. Come se tutto
questo già non bastasse, ci si mettono anche i rappresentanti
d'istituto ad aggravare il quadro generale. Venendo alla macchinetta
per il mio solito caffè amaro come la delusione, ho appena
scoperto, grazie a un manifesto appiccicato accanto ai regolatori dello
zucchero, che tra due settimane ci sarà un ballo studentesco.
No,
perché le americanate piacciono un casino a questi dementi di
quinta superiore e dunque, per festeggiare la fine delle loro
sofferenze, hanno indetto un evento del genere, a cui possono
partecipare tutti e quindi a cui io, ovviamente, non
parteciperò.
Però
immagino quanto questo renderà felici Hera e Giulia. Mi
infesteranno casa da oggi al giorno x per mettere assieme l'outfit
perfetto. E io già non le sopporto quando mi stanno distanti,
figuriamoci.
Mi rendo conto di star ancora aggredendo la macchinetta quando un altrobip mi
riscuote e allora stacco il dito, constatando che qualcuno si è
appena messo in fila dietro di me e che ha assistito alla scena con una
risatina.
Mi giro: costui ha appena firmato la sua condanna. Omicidio fra tre, due, uno...
"Mimmo!"
"Ciao, Hes." Sorride. "Non uccidermi, vengo in pace. Volevo solo prendere un tè e darti una cosa."
"Tu bevi il tè?" Mi acciglio mentre prelevo la mia bevanda alla delusione e gli lascio spazio.
"Già."
Afferma, inserendo la monetina e compiendo un rituale di selezione che
mi fa pensare che venga spesso qui. "C'è chi beve tè, chi
caffè amaro e chi succo all'ananas e frutto della passione."
"Non nominarla nemmeno."
"E
sì che ci vivi insieme." Commenta inarcando le sopracciglia e
muovendo quei suoi piercing da sovversivo. "Comunque, tieni, volevo
darti questo."
Punkie
porta un paio di jeans grigio scuro strappati in qualsiasi punto
possibile e immaginabile, quindi da una tasca non precisamente
collocata sul suo sedere, estrae un oggetto dalla forma quadrata e me
lo consegna. È una custodia trasparente; dentro c'è un
dvd bianco su cui lui ha scrittoIl giardino delle torture 2 e ci ha messo vicino... un cuoricino nero?
I maschi sono strani.
Prendo il cd e alzo gli occhi con fare interrogativo.
"Il film è per te." Spiega. "Il cuoricino per tua sorella, ma sentiti libera di non farglielo presente."
"Perché?" Domando, smarrita.
"So
che è da tempo che volevi vederlo e dato che finito il progetto
non ci siamo più beccati, ho pensato che te l'avrei passato in
dvd così potevi guardartelo sul pc. Ho saputo di Tommy... penso
tu abbia bisogno di distrazioni, giusto?"
"Intendevo perché del cuoricino, Mimmo."
Lui
se la ride tra sé, apparentemente a suo agio con la situazione,
come se nulla di tutto ciò lo toccasse o lo infastidisse, ma lo
divertisse soltanto. Come un esperimento scientifico che sta osservando
da fuori per diletto personale.
"Punkie." Lo richiamo allora, ottenendo l'effetto sperato e facendolo tornare serio.
"Sai,
all'inizio tua sorella mi faceva così tanta paura che quando
l'ho vista sull'uscio di casa tua, la prima volta, mi tremavano le
ginocchia. Ora che ho scoperto qualcosa in più di lei, la
troverei quasi... interessante."
"Esplica ulteriormente il concetto, se non vuoi che ti infilzi come il Ninja della Devastazione nella scena finale del Giardino 1."
Il
faccino appesantito dal trucco di Mimmo si increspa in una scintilla di
giocosità: "Potrebbe essere che io la stia stuzzicando via
Whatsapp, trattandola come tratterei Hestia, senza dirle che in
realtà so che è Hera."
Prendo un profondo sospiro di sdegno: "Sei peggio di lei!"
"Non
credo, è un confronto davvero imprevedibile, ma mi sa che lei
è nettamente in vantaggio a livello di svalvolatezza." si porta
l'indice alla tempia e lo fa ruotare, mentre sorseggia allegramente il
suo tè. Punkie è strano almeno quanto me, siete
d'accordo? Così mi ricorda addirittura il Cappellaio Matto diAlice in Wonderland. Mia sorella non può veramente essersi invaghita di lui... giusto?
Voglio
dire, io sono proprio la persona meno adatta a giudicare, ma credo
sarebbero compatibili come San Pietro e Lucifero. Una bestemmia, quasi.
Anche se...
"Ehilà, creature degli inferi, come procede?"
Anche se il fatto che Hera sia piombata qui dopo averci casualmente avvistati insieme la dice molto lunga.
"Male."
Dico, funerea. "Ora che sei arrivata tu ancora peggio. Visto, Mimmo? Ti
avevo detto di non nominarla; è come la sfiga. Se ci scherzi,
lei appare."
"Mmm..."
Soppesa Hera, studiando ora l'offerta della macchinetta, ora la faccia
da Cappellaio di Punkie. Alla fine sceglie - reggetevi forte, la
sorpresa potrebbe sconvolgervi - una cioccolata al latte con zucchero
al massimo e dice: "Come mai, Punkie, stavi parlando proprio di me? So
di essere sulle labbra di qualsiasi studente del Petrarca, soprattutto
maschio, ma non pensavo di essere anche sulle tue. Non immaginavo che
il mio sapore di fragole si abbinasse ai tuoi gusti..." Squadratina
dall'alto al basso. "Amari."
Si
volta, mentre l'erogatore miscela la sua bevanda, e si appoggia con la
schiena al manifesto del ballo, risultando colorata proprio come quella
pubblicità. Hera è così: bella e scintillante per
natura, acida come un limone, ma così invitante che la
compreresti a qualsiasi prezzo, scambiandola per il più gustoso
dei pasticcini, nonostante il marcio all'interno.
"Mi
stavo confrontando con Hes riguardo i nostri film preferiti, gliene ho
anche portato uno." Punkie regge il gioco e si difende benissimo.
Infatti l'entusiasmo di Hera perde colpi quando adocchia il dvd che ho
fra le mani e si accorge del cuoricino. "Le chiedevo se ti saresti
unita a noi per l'uscita al cinema diGrido nella notte."
Hera gli fa un sorrisino congelato: "Neanche morta."
"Lo
sospettavo." Ribatte lui, osservandola con quel divertimento da
scienziato pazzo che mi fa venire i brividi. A me... pensate un po'.
Hera
allora si ricarica con un sorso di cioccolata e mi sfila dalle mani il
dvd, dandogli una controllata sprezzante: "Guarda un po', sembra che tu
abbia un pretendente, Goblin. Regalini passati di nascosto alle
macchinette, cuoricini neri, appuntamenti al cinema... Avvisatemi
quando organizzerete il matrimonio nel regno dell'Ade, ok?"
Me
ne riapproprio con un ringhio: "Ma tu che sei venuta a fare qui, non
avevi qualche seduta di bellezza con Doppia G nel cesso delle ragazze?"
"Come
potevo non venire a bearmi di questi tuoi versi poetici?" Mi provoca
con un occhiolino. "Ora che sei con il tuo nuovo piccioncino, sei
ancora più piacevole del solito. Finalmente, Hes... lo
desideravo tanto!"
Ridacchia
con una frivolezza irritante, poi fa per levare il disturbo con una
sferzata della sua chioma e conseguente rilascio di Coco Chanel numero
5, quando Punkie la ferma.
"Ehi, Hera."
"Sì, cognato?"
"Hai ragione, odio le fragole. Sono troppo dolci per stare sulle mie labbra amare. Credo che non ci finirai mai più."
Hera
cerca di rimanere impassibile, ma io lo vedo. Lo vedo benissimo quel
fremito sul suo sorriso che accompagna una lieve lesione all'orgoglio:
"Esatto, Punkie. Era proprio quello che intendevo, anche se non speravo
ci arrivassi così velocemente. Ciao, ciao creaturine del male,
salutatemi Satana, quando lo vedete!"
Hera
gira i tacchi e Punkie la osserva andarsene con un'espressione da
Cappellaio soddisfatto. Ritorna su di me e si accorge che lo sto
fissando con la devozione di un suddito.
"Cosa c'è?"
"Come hai fatto?"
"Fatto cosa?"
"Quel
colpo da maestro!" Esclamo. "Mimmo, tu... tu arrivi dritto dritto al
centro della sua anima arcobaleno! Questo..." Sollevo il dvd,
rimirandolo come fosse un calice di ostie consacrate, come
l'oggetto-ponte fra me e una dimensione spirituale ultraterrena.
"Questo è ciò che potrebbe abbattere il muro di
superficialità di mia sorella e mostrare il docile e vulnerabile
cricetino che abita al di sotto!"
"Hestia, che cosa stai dicendo?"
"Che questo ce lo guardiamo assieme!" Annuncio, sventolando vittoriosaIl Giardino 2. "Hai da fare oggi pomeriggio?"
"No."
"Perfetto. Alle quattro, a casa tua, abbiamo un film da finire e un piano malvagio da portare a termine."
"Hes, non sarà sbagliato ricadere negli stessi errori che..."
"Shh!"
Zittisco Mimmo sbattendogli un palmo aperto a qualche centimetro dalla
faccia. "Come hai detto tu: Hera è pazza e io devo distrarmi.
Non ci sarà niente di meglio che una dolce vendetta, giocata con
le stesse regole del piano iniziale, condita con un po' di sangue e
massacri su grande schermo."
Dicendo
questo, incrocio lo sguardo di Tommy che sta tornando verso la sua
classe dopo la ricreazione. Mi rendo conto che ha osservato da distante
tutta la scena e che, incastrato tra una pagliuzza celeste e l'altra
delle sue iridi, c'è un vago senso d'irritazione.
Grazie
a Dio non ha sentito una parola, ma probabilmente ha visto Hera
interessarsi così tanto a noi dopo giorni in cui non calcola
lui, e ci è rimasto male. Mi viene da fare un passo nella sua
direzione, con un accenno di sorriso che vorrebbe consolare quegli
occhi tristi.
Ma lui capisce che mi sto per avvicinare, così li distacca e mi dà le spalle ritornando sfuggevolmente in classe.
Ah
sì... mi stavo quasi dimenticando che non sono più la sua
luccicante Hera, ma una semplice e oscura Hestia qualsiasi.
*
Il
pomeriggio da Mimmo procede super bene. Il film è una vera
bomba, quasi meglio dell'uno, e io mi rendo conto che avevo davvero
bisogno di un momento del genere.
Dopo
il casino con Tommy sono stata molto peggio di quanto vi abbia
raccontato. Ste è stato il mio unico appiglio, ma distrarmi
totalmente con Punkie si è rivelato sorprendentemente utile. E
poi ora ho una nuovissima ragione di vita che occuperà almeno un
milionesimo dei miei pensieri. Il resto, ovviamente, è sempre e
comunque dedicato a D'Angelo.
Nel
frattempo, io e Mimmo abbiamo studiato un modo per intrappolare Hera
nella sua stessa rete: mia sorella è sempre così
superiore, così acida... non ammetterebbe mai di avere una
debolezza, men che meno nei confronti di Punkie. Invece per me e Doppia
G c'è... eccome se c'è! Io lo voglio provare e allo
stesso tempo voglio far scendere Hera dal piedistallo, per far
sì che realizzi che qualcosa di bello esiste anche qui in basso.
Lei si è sempre scelta una vita che stesse ai massimi livelli;
fidanzati fighetti stile Jacopo l'universitario e hobby che forse
nemmeno a lei piacciono sul serio.
Ma
Domenico è così lontano dal quel mondo che potrebbe
seriamente allargare le sue vedute e chissà... magari sciogliere
il suo cuore per trasformarlo da dura zolletta di zucchero piena di
conservanti a morbido caramello fuso fatto in casa?
Punkie
non si è ancora chiaramente pronunciato a riguardo. Come avevo
correttamente intuito, il ragazzo sembra molto attirato
dall'esperimento sociale, ma non si capisce fino a che punto gli
interessi Hera. Io credo molto, ma credo anche che si faccia frenare
dalla sua timidezza e introversione. So che prima di essere il Punkie
che è ora era un personaggio piuttosto comune e poi si è
trasformato, aprendosi al fucsia e ai piercing, ma chiudendosi alla
gente.
Ed Hera rispecchia in tutto e per tuttola gente,
perciò credo che Mimmo abbia solamente paura. E non lo biasimo,
io sono terrorizzata da quella versione ringiovanita di Dolores
Umbridge che mi infesta casa precisamente dal secondo in cui siamo nate.
In ogni caso, come avevo già specificato, a vedereGrido nella notte con
Mimmo ci andrà lei. E io non vedo l'ora che tutto ciò
accada. Me ne starò a guardare sgranocchiando pop corn, o
meglio... mangiando una bella macedonia di fragole.
Mignolo, si va a conquistare il mondo!
***
ANGOLO AUTRICI
Buoooooongiorno!
Vi piacciono le fragoline o siete più tipi da caffè amaro come la morte?
Anche
oggi abbiamo avuto la nostre dose quotidiana di disagio firmato Felici.
Ma mi piacerebbe sapere... quali presentimenti avete riguardo Hestia e
Tommy? Si diranno mai la verità? E se lo facessero, ci sarebbe
una possibilità per loro?
Invece
d'altro canto sembra che Hera abbia un piccolo problemuccio con Punkie.
Voi che dite? Come finirà il piano che Hes e Punkie hanno ideato?
Mancano solo 9 capitoli alla fine e il prossimo sarà mercoledì 27... are you ready?
Avevo
dimenticato quanto fosse magnifico passare del tempo con la persona che
ammiro di più al mondo. Non ricordavo quanto mi piacesse stare
con lei e bearmi della sua compagnia. Questi sono gli attimi che
conserverò gelosamente per poterli rivivere nel futuro.
Sono così fortunata.
Passare il pomeriggio con me stessa è davvero gratificante.
Me
ne sto stesa sul letto ad ascoltare il canto degli uccellini e a
sognare un'isola tropicale che posso solo guardare sullo schermo del
computer, sul quale ho aperto un video sulle meraviglie delle isole
hawaiane. Sono consapevole di meritare una vacanza del genere, e so che
è quello che voi, miei glitterati lettori, vorreste per me, ma
non è ancora il momento di combattere questa ingiustizia. Non
adesso. Ho una faccenda succosa di cui occuparmi.
Oggi è previsto l'appuntamento tra Punkie e mia sorella.
Ma lei ha detto che non ci andrà,mi farete notare voi.
Per
caso vi risulta che io abbia mai tenuto in considerazione quello che
dice Hestia? Se vi illudete che questa cosa possa verificarsi, beh,
allora dovreste chiedervi quale storia abbiate letto fino ad ora,
perché di certo non è questa.
Dicevo, oggi Satana uno e Satana due uniranno le loro forze per dar luogo a quello che chiameròProgetto Scusate Per Il Disagio,
perché è tutto ciò che si può ricavare da
un evento di questa portata. E finalmente Hestia smetterà di
lagnarsi per quell'esemplare ambiguo di addominali ambulanti che
è Tommaso D'Angelo. Da quando si sono lasciati, mia sorella
è peggiorata. O meglio, la mia soglia di tolleranza è
precipitata così in basso da raggiungere gli inferi a cui lei
stessa appartiene.
Domenico,
il nostro punk psicopatico di fiducia, dovrebbe venire a prenderla tra
circa dieci minuti, otto e mezzo se è puntuale.
Decido
di andare a dare una sbirciatina in camera di quel piccolo punto nero
sull'epidermide della mia vita per controllare che sia pronta a
rendersi protagonista di un altro degli episodi della mia serie tv
preferita, ossiaPrendi la vita di tua sorella e fa di essa ciò che vuoi.
Mi
dirigo a passo leggiadro fino alla sua porta e poi busso cinque volte.
Aspetto. Aspetto ancora. Busso di nuovo. Aspetto. Sbuffo.
"Hestia, apri!" Sbraito alla fine.
"Hestia è uscita, amore di mamma, non gridare."
Non gridare? Non gridare?!
Fulmino
con lo sguardo l'area della casa infestata normalmente da mia sorella e
marcio fino alla mia stanza per recuperare il cellulare. È
un'irresponsabile! Da quando, poi, Hestia esce? Con chi? Con quel
mentecatto di Tommy? Con quel mollusco di Stefano? Ha portato Giulia in
una foresta con l'inganno per sacrificarla in cambio di una fornitura a
vita di amuleti a cinque punte?
Perché non risponde al telefono?
Mancano
meno di cinque minuti all'appuntamento e lei sparisce in circostanze
misteriose. "Perché mi hai dato una gemella così
incompetente?"
"Hera,
cosa stai dicendo? Ti senti bene?" Mamma inclina leggermente la testa
di lato e si ferma ad esaminare l'espressione infuriata disegnata sulla
mia faccia. Meglio che resti in silenzio e scompaia anche io, o potrei
avere un esaurimento proprio qui e adesso.
Dopo
altre sette telefonate ignorate da parte della regina del male, sono io
a riceverne una. No, ovviamente non da parte della persona che dovrebbe
degnarsi di comunicare con me, ma da lui! Dal problema in persona!
"Punkie."
Pronuncio con l'intonazione di chi sta per infilzare con tanti piccoli
spilli aguzzi la bambola voodoo di Hestia Felici.
"Sono sotto casa tua. Scendi?"
Esistono varie possibili risposte a questa domanda.
Sì, arrivo subito.
Oppure,Hestia scenderà sotto terra appena rimetterà piede in questa casa, ti dispiace attendere?
O ancora,No.Secco e deciso.
Ma qual è quella giusta?
Decido
di escludere la seconda a priori, anche se sono più che tentata
di metterla in atto il prima possibile. Probabilmente non le
dispiacerebbe nemmeno tornare dalla sua vera famiglia, giù
nell'oltretomba.
Rimangono la prima e la terza. Sì. No. Perché dovrei accettare?
Per
potermi gustare da un punto di vista privilegiato la distruzione della
vita amorosa di Hestia, che oggi lo merita più di tutti gli
altri giorni? Per mostrarle, al contrario, che posso essere lei meglio
di quanto lei stessa possa riuscirci? Perché uscire con Domenico
mi è così indifferente da poter essere paragonato ad
andare al supermercato a comprare del dragonfruit per la maschera
idratante al contorno occhi?
È questo che vuole, quella sciagurata? Bene. Sfida accettata. Spero sia preparata ad affrontarne le conseguenze.
"Non
sono pronta, mi concedi un altro minutino?" Sospiro appena, fingendomi
dispiaciuta. E mi dispiace davvero. Mi dispiace di dovermi togliere i
miei vestiti per indossare quelli squallidi di mia sorella.
Tenuto
conto del mio triste destino, scelgo almeno di fare le cose per bene,
quindi scavo nel suo armadio fino a che non trovo un completo gonna e
top che non le ho mai visto indossare. Deve averlo comprato per poi
essersi resa conto che non lo avrebbe mai neanche riprovato, dopotutto
qualcuno di voi ha mai visto mia sorella con del pizzo? È troppo
elegante e raffinato per una come lei. Mi infilo un paio di anfibi, che
per sua fortuna ha lasciato a casa, e infine mi passo un po' di kajal
sulle palpebre.
"Esco,
ciao!" Annuncio poco dopo, chiudendo la porta dietro di me ancora prima
di ricevere risposta. Mi avvio verso il portone con tutta la
tranquillità che ho in corpo, senza la minima fretta. Aspettarmi
un po' non potrà che fargli bene.
"Un
minutino?" Il sopracciglio metallico di Punkie si solleva ancora prima
che le sue labbra pronuncino anche solo una vaga forma di saluto. E va
bene, ne sono passati una decina, diminutini, ma non è il caso di farne una tragedia!
"Guardami."
Mi indico, mediamente soddisfatta del risultato, che è comunque
migliore di ciò che Hestia avrebbe potuto ottenere. "Roma non
è stata costruita in un giorno."
"Roma
non aveva il sottoscritto ad aspettarla." Mi fa notare lui. Comincio a
preferire Tommy. Lui è troppo svampito per fare polemica, al
contrario di Mr. Puntualità.
Alzo
gli occhi al cielo, ma poi faccio un bel sorriso e sbatto le ciglia
stracolme di mascara. "Non è valsa la pena aspettare?"
Fisso
gli occhi su di lui e mi rendo conto che sta trattenendo un sorriso. Io
serro le labbra e inclino appena la testa in attesa di una qualsiasi
reazione. Il suo sguardo scorre su di me dall'alto al basso e poi
indietro. "Forse." Si limita a dire.
"Forse." Ripeto io.Forse,
dice lui. Beh, se non apprezza il ben di dio che ha davanti agli occhi
in questo momento, non posso che dispiacermi per lui. Deve essere
davvero dura la vita quando non hai un minimo di senso estetico, almeno
la quantità sufficiente ad apprezzare una vera e propria opera
d'arte.
"Forse."
Conferma. Io lo fulmino con un'occhiataccia e questo scatena la sua
ilarità. Gira la testa verso la strada per non farsi vedere da
me, ma riesco comunque a catturare un fotogramma del suo sorriso
divertito.
Sbuffo.
È meglio per entrambi che io lo ignori. Potrò fargliela
pagare più tardi, dopo che il film mi avrà dato
l'ispirazione giusta su come liberarmi di un cadavere. Punkie deve
tenere gli occhi bene aperti oggi. Ha osato fare un affronto troppo
grande verso la sottoscritta. "Andiamo, Nosferatu, ci aspetta un bagno
di sangue."
E, per le ragioni sopra menzionate, potrei non riferirmi solo al film.
Una
volta arrivati davanti al cinema, realizzo cosa sta per succedere. Lo
realizzo dopo aver visto il cartellone pubblicitario di Grido nella
notte. Una tizia senza testa in piedi di fronte alla finestra, da cui
entra una leggera brezza che le scuote la camicia da notte di stoffa di
bassa qualità. Non solo, quindi, dovrò sorbirmi
decapitazioni e altri omicidi di vario genere, ma mi toccherà
anche sopportare la vista di una collezione più o meno ampia di
abiti scadenti. Questo è troppo. Posso rifiutare di sottopormi a
tutto ciò oppure è troppo tardi?
"Faccio
i biglietti e ci prendiamo un caffè?" Punkie mi riscuote dal mio
stato di disgusto e io annuisco appena. E deduco che sia troppo tardi.
Lo seguo come uno zombie verso la fila per la cassa e prego in tutte le
lingue che conosco, compreso il greco antico, che i posti siano
esauriti.
Avete
presente il mai una gioia? Ecco, questo pomeriggio potrebbe farne una
impeccabile rappresentazione. Perché i biglietti ci sono eccome
e il nostro Domenico, in uno slancio di galanteria, decide di ordinare
per entrambi due caffè ristretti senza zucchero. Il preferito di
Hestia. Maledetta, sporca traditrice.
Come
si può voler mandar giù volontariamente una sostanza
così disgustosa? Sa di morte. Non capisco come possa piacere
a... Ah.
Prendo
il cucchiaino e inizio a girare il contenuto della tazzina ripetendo a
mente un mantra inventato per far sì che si trasformi in
cioccolata calda con panna montata e more fresche in superficie, ma
quando distolgo gli occhi per far sì che la magia si avveri,
incontro quelli marroni di Punkie.
"Che
stai facendo?" Mi chiede, trattenendo un altro sorrisetto. Sembra che
sia terrorizzato dal pensiero di sorridere apertamente in mia presenza.
Perché? Ha sentito dire che un sorriso può far innamorare
e vuole azzerare ogni possibilità che questo accada proprio con
me? In quel caso può stare tranquillo, io ho una dignità.
Okay, forse mia sorella no e potrebbe effettivamente succedere, ma oggi
ci sono io al comando, perciò non c'è nessun pericolo.
Davvero.
"Sto..."
Abbasso lo sguardo e con delusione constato che quello che ho davanti
è ancora caffè. Sospiro. "Aspetto che si raffreddi."
"Lo
hai girato così tanto che credo sia sul punto di trasformarsi
nella calotta polare." Il suo sopracciglio tintinnante si inarca e io
continuo a creare vortici scuri nella mia tazzina.
So di doverlo fare. So che per non destare sospetti, devo berlo.
Non
sono pronta per un passo del genere. A casa ho ancora lo sbiancante
dentale che ho costretto Hestia ad usare? E se un solo caffè
bastasse a rovinare anni e anni di duro lavoro per ottenere una
dentatura perfetta? E se...?
"C'è
qualcosa che devi dirmi?" Punkie e il suo tono da agente di polizia da
telefilm americano mi puntano e mi incollano alle mie bugie.Negare tutto, Hera. Devi negare tutto.Lui si sporge in avanti, con il mento appoggiato sul palmo della mano, e io inizio a sudare freddo.
Fantastico, avrò i denti gialli e puzzerò.
"No,
assolutamente no." Scuoto la testa. Sorrido. Butto giù il
caffè come uno shot e questo mi va di traverso. Se mi uscisse
anche dal naso, l'opera di distruzione sarebbe compiuta. Che giornata
meravigliosa. "Mmh, buonissimo." Mormoro alla fine, con le lacrime agli
occhi e la reputazione sotto ai piedi.
"A volte non mi sembri nemmeno tu, Felici."
Stupido
punk intelligente. Possibile che debba sempre rendere il mio lavoro
più complicato di quello che sia? Tommy non si è nemmeno
accorto di aver baciato qualcuno che non era la sua ragazza - come se
fosse possibile non accorgersi della differenza tra un bacio da premio
Oscar e uno dato da un'incapace - e Caruso si accorge se il timbro
della tosse è diverso di un quarto di ottava.
Hestia cara, riusciremo mai a trovare una via di mezzo o dobbiamo continuare a vivere in questa maniera improponibile?
"Sono
imprevedibile." Tento di seppellire ogni suo sospetto con un
occhiolino, ma poi abbasso gli occhi e mi accorgo di aver macchiato di
caffè il top nero. Certo, non è equiparabile alla macchia
di ketchup sul maglione di cachemire che mi ha portata a contemplare il
fratricidio, ma è comunque qualcosa che a una giovane donna di
classe della mia portata non deve succedere.
Contando,
poi, che il film che vedremo tra poco mi farà attorcigliare lo
stomaco e probabilmente rimetterò le ventotto pennette al
ragù bianco che ho mangiato a pranzo, si prevede una Hera Felici
esanime prima dello scattare della mezzanotte. Almeno smetterò
di soffrire.
"Tra
cinque minuti comincia il film, meglio entrare in sala." Credo che la
mia crisi interiore si stia iniziando a intravedere, e, in questo caso,
sono grata a Punkie per aver messo fine a questa scena imbarazzante.
Ci
alziamo entrambi dal tavolino a cui siamo stati seduti per non
più di un quarto d'ora e io mi trascino dietro di lui con
l'entusiasmo di un moscerino che si schianta contro un parabrezza in
autostrada.
Lascio
che sia lui a trovare i nostri posti e mi concedo di cadere pigramente
sulla poltroncina. Mi guardo intorno e noto che la sala è quasi
piena. Probabilmente se avessi tardato ancora un po', ora sarei nella
sala 6 a guardare il nuovo film di Nicholas Sparks. Nulla che vada nel
verso giusto, oggi.
La
scelta più saggia che possa fare ora è quella di restare
in silenzio fino alla fine del film, sempre che io ci arrivi sana e
salva, ed evitare di aprir bocca. Cercherò qualcosa da fissare
che non sia lo schermo e tutto andrà bene. Non è mai
morto nessuno per un film di paura, no?
O
forse è proprio questo quel che piace a persone come mia
sorella? Il brivido di poter avere un attacco di cuore da un momento
all'altro? Se mi venisse davvero, un attacco di cuore?
Andrei
nell'Aldilà, probabilmente all'inferno, dato il modo in cui sto
vivendo la mia vita in questo ultimo periodo, e troverei un piccolo
criceto assetato del mio sangue ad aspettarmi. Un'eternità a
scappare da Cuzco, con Hestia che fa sedute spiritiche per godersi la
scena di una me sofferente e pentita dell'esistenza che ha condotto
sulla Terra.
Tutto per un appuntamento con il principe dei vampiri qui a fianco.
Mi
perdo così tanto nelle mie elucubrazioni, che non mi rendo
nemmeno conto di essermi fermata a osservare tutto ciò che non
volevo vedere. Il che, in questo preciso istante, è una ragazza
che cammina in un corridoio deserto al buio.
Beh, almeno c'è qualcuno che fa scelte peggiori delle mie.
Do
una possibilità al film, canticchiando nella mia mente la sigla
dei Teletubbies in un tentativo piuttosto inutile di tenere vivo un
arcobaleno nel mio cuore, sperando che mi protegga da...
LE HANNO APPENA INFILZATO UNA PUPILLA CON UN FERRO DA MAGLIA.
No,
non posso guardare. Il sangue le sta colando a rivoli lungo le guance,
poi raggiunge le sue labbra e le rovina il rossetto - tonalità
Peach Blossom, nel caso interessasse a qualcuno - facendomi sussultare
sulla poltroncina. Come osano profanare il sacro rossetto?
"Non
reggi la vista del sangue?" Una voce bisbiglia al mio orecchio. La mia
mente vorrebbe suggerirmi che si tratta del serial killer del film, ma
decido di credere che sia solo Punkie. Anche se, per quanto mi
riguarda, non mi stupirei se fossero la stessa persona.
"Sto bene." Affermo, sicura come quando svolgo le equazioni durante i compiti di matematica. Ho la media del due.
"Oh,
sì, certo. Si vede." Ribatte sarcastico. Non dovrebbe sapere che
Hestia, cioè io, non ha paura qualche schizzetto di san...?
Ed ecco che la sua testa sta rotolando giù per le scale. Sto per alzarmi e andarmene. Lo giuro.
Sposto
lo sguardo e maledico sottovoce il regista, il cast e chiunque si
occupi di questi disgustosi effetti speciali. Sarei dovuta rimanere a
casa e dargli buca, a questo seguace di Satana.
"Vuoi
che ti tenga la mano? Non mi sembri troppo rilassata." Mi prende in
giro, permettendosi persino di ridacchiare. Non sa con chi ha a che
fare. Proprio non lo sa.
"Sì!"
Esclamo stizzita, facendo voltare il tizio seduto davanti a me. Ops.
"Tienimi la mano e proteggimi dai mostri, principe delle tenebre."
Aggiungo in un sussurro stracolmo di altrettanto sarcasmo.
Sento
il suo sguardo su di me e mi giro a guardarlo. Sul viso ha
un'espressione che farebbe paura anche a mia sorella. Un sopracciglio
appena sollevato e un ennesimo sorriso solo accennato. Ripropongo
l'ipotesi che sia un criminale che sacrifica cerbiatti.
"Cosa
c'è? Pensavi che avrei rifiutato?" E invece no, caro Punkie.
Vuoi fare lo spiritoso con me? Bene. Ti terrò in ostaggio fino
alla fine della pellicola. "Sbrigati." Gli ordino, poggiando
l'avambraccio sul bracciolo in comune.
Gli
lancio un'altra occhiata e mi accorgo che sta ridendo in silenzio.
Trattengo uno sbuffo e rimango a fissarlo fino a che non sento le sue
dita fredde e affusolate che si intrecciano con le mie. A quel punto
affermo la mia presa e riporto gli occhi sul grande schermo.
Riesco
a mantenere la concentrazione per soli quindici secondi e no, non
perché sono stupida, come penserebbe quell'inetta della mia
gemella. Punkie, senza che nessuno glielo abbia chiesto, ha preso a
disegnare cerchi immaginari con il pollice sul dorso della mia mano.
Mi sento confusa come Tommaso D'Angelo davanti a un libro.
Non
capisco se quello che sta succedendo mi piaccia o se è solo il
mio istinto di sopravvivenza a farmelo credere. Oppure potrebbe essere
una forma di Sindrome di Stoccolma.
Resta il fatto che il killer ha staccato un'altra testa e io sono rimasta impassibile. Punkie mi sta fondendo il cervello.
"Mi
serve." Un mormorio mi trasmette più inquietudine rispetto alla
scena appena successa davanti a me. Mi giro un'altra volta verso di
lui, che invece di seguire il film, oggi sembra in vena di chiacchiere.
"La mano. La stai stringendo troppo, sto perdendo sensibilità."
"Ah."
Va bene, poco fa ho detto che avrei tenuto in ostaggio Punkie fino alla
fine del film, ma devo rettificare. Lo terrò sì in
ostaggio, ma devo aggiungere quel tocco di psicologia inversa che
Giulia adorerebbe. Quindi sospiro. E gli lascio la mano. "Scusa."
Fingo
di tornare a guardare la ragazza senza testa che in qualche modo riesce
comunque a gridare - Sparks, sarei dovuta venire da te - ma continuo a
lanciare occhiate di traverso alla mia sinistra.
Come
previsto, lo sguardo di Domenico si alterna per qualche secondo tra la
mia faccia e la mia mano, scegliendo poi quest'ultima come obiettivo.
Ed eccoci di nuovo a incastrarci l'uno con l'altra nel tacito accordo
di mantenere un contatto fisico che alla luce del sole non potrebbe mai
esserci. "Volevo solo che allentassi la stretta." Mi dice, il che suona
come una sorta di accusa. "Non che la lasciassi del tutto."
Mi
limito ad alzare le spalle come se tutto ciò mi fosse
indifferente. Dovrebbe essermi indifferente. Punkie piace a mia
sorella, o meglio, mia sorella piace a Punkie. O forse... In qualunque
caso, questa sarà l'ultima volta in cui leggerete di me e
Domenico insieme, perciò è un dettaglio irrilevante, se
la sbrigherà Hestia. Io non voglio saperne nulla.
I
protagonisti del film, intanto, continuano imperterriti a massacrarsi,
regalandomi tante idee creative per quando stasera tornerò a
casa e troverò la mia gemella a pettinare le sue bamboline
voodoo. Non sa davvero cosa l'aspetti. Sangue e dolore, ecco cosa.
Da
spaventoso e disgustoso, lo scenario è ora diventato
semplicemente noioso. Grandioso, abbiamo capito che volete farvi
saltare gli arti a vicenda, ora possiamo arrivare alla fine di questo
schifo?
Sbuffo
appena e mi guardo intorno alla ricerca di un'attività
più divertente da svolgere. Escludo a priori le storie su
Instagram, mi sembra la scelta più rischiosa in una sala buia
piena di anime irrequiete che gioiscono alla vista di un omicidio.
Sempre perché non c'è luce, non posso passare in rassegna
l'abbigliamento delle suddette anime nella mia solita indignazione
catartica. Alla fine, quindi, decido di sfogare la mia frustrazione su
Punkie e, nello specifico, sulla sua mano.
Ho
passato così tanto tempo a ignorare il film e a concentrarmi
invece sul contatto fisico che da tempo immemore sta bruciando tra le
nostre poltroncine, da essermi resa conto di un piccolo dettaglio che
prima non avevo notato. Sul dito indice della mano destra porta un
anello.
Mi
libero dalla presa solo per sfilarglielo e provarmelo, e incanalare
così la sua attenzione verso sottoscritta. Erano ben tredici
minuti che non mi lanciava nemmeno un'occhiata e, credetemi, ho temuto
di morire. Dato che la mia alimentazione è così scarsa e
controllata per mantenere l'equilibrio della mia pelle - pulita dentro
e bella fuori - è il mio egocentrismo a tenermi in vita.
I
nostri occhi si incontrano per qualche secondo, io gli rivolgo un
sorriso adorabile e stabilisco che quel cerchietto di metallo dona
molto di più al mio pollice, perciò credo lo terrò
per un po'.
Mi
aspetto almeno delle proteste dal Lord Voldemort qui accanto, ma lui
non fa altro che scuotere appena la testa con un sorriso divertito
sulle labbra.
Sbaglio
o si sta sciogliendo un po'? Sono certa che Hestia, al mio posto,
avrebbe costruito un muro di mattoni tra lei e Domenico. Non sia mai
che la sua diafana pelle da vampiro sfiori quella di qualcun altro. Se
anche lei si lasciasse andare, forse quel velo si morte che si porta
dietro svanirebbe.
Comincio
anche a pensare che abbia mandato me oggi di proposito perché
era consapevole che lei stessa avrebbe rovinato tutto. Ha preferito
andare a colpo sicuro affidandosi a un'esperta.
Come biasimarla?
Da
esperta quale sono, appunto, riesco persino ad arrivare incolume al
momento in cui le luci si riaccendono in sala dichiarando la fine della
tortura a cui sono stata sottoposta per poco meno di due ore.
Recupero la borsa di Hestia dal pavimento - una delle mie avrebbe semplicemente stonato con i vestiticheapdi mia sorella - e seguo la luce in fondo al tunnel - Punkie, seguo Punkie - fino all'esterno.
"Grazie per la giornata."Hera... Cosa?"Ci vediamo a scuola!"
"Così
presto?" Mi punta le sue pupille castane sul viso e mi inchioda -
è solo una metafora, non allarmatevi! - al marciapiede. "Rubi
dalle mie mani l'anello della setta e poi te ne vai in quel modo?"
"Avevo
ragione!" Gli punto un dito sul petto, ennesimo gesto che la Felici
infelice non farebbe mai, e mi preparo a trascinarlo dalla polizia.
"Sacrificatore di neonati!"
"È
troppo tardi, principessa del male." Se si avvicina di un altro
millimetro mi metto a urlare. "L'hai indossato. Benvenuta."
"Tu sei completamente fuori di testa." Sibilo. "Proprio il ragazzo perfetto per mia sorella."
"Per
tua sorella Hestia?" Mi chiede, sul viso un'espressione totalmente
ingenua e innocente. Che domanda stupida, poi. Quante altre sorelle ho
a parte...?
"Come,
scusa?" Sbatto più volte le palpebre tentando di nascondere il
fatto che mi si sia appena gelato il sangue nelle vene. "Non hai
nemmeno imparato i nomi delle gemelle Felici?"
"Oh,
hai ragione, scusami. Hestia." Mi rivolge un sorriso e poi riafferra
senza permesso la mia mano. "Ti va se ti riaccompagno a casa?"
"No."
Rispondo secca. Proprio la risposta che avrei dovuto dargli qualche ora
fa quando mi ha chiamata al cellulare. A che stavo pensando quando ho
accettato?
"Da qui sempre dritto e al semaforo a destra, giusto?"
Alzo
gli occhi al cielo e mi trascino al suo fianco senza protestare.
Sarebbe totalmente inutile. Beh, almeno ha un po' di spina dorsale e sa
prendere l'iniziativa. Almeno sa tenermi testa. Sarà una
delusione per lui trovarsi a uscire con Hestia la prossima volta. La
guerra non può esistere se c'è un solo esercito a
combattere.
"Sai, pensavo fossi molto più timida." Mi dice. "Non riesco nemmeno a riconoscerti oggi."
"Ho
finalmente deciso di smetterla di essere un parassita e di prendere
esempio da Hera, quella grande donna. Ringraziami più tardi."
Ribatto. Gli regalo un sorriso falso e velocizzo il passo con la
speranza di dimezzare il tempo che ci resta da passare insieme.
Lui, invece, rallenta. "E dimmi, cosa farebbe Hera adesso?"
"Ah,"
Sospiro. Nemmeno Hera sa cosa farebbe Hera. Hera è molto
confusa. "Probabilmente ti direbbe che quei jeans strappati sono andati
fuori moda nel 2011. Quella cresta, invece, negli anni '70."
"Sì,
capisco." Anche lui sospira. "Fortuna che non è qui, allora.
Preferisco di gran lunga te, Hes. Lei è troppo presuntuosa.
Insopportabile, oserei dire. Non trovi?"
Vuole morire, per caso? Sono assolutamente disposta a esaudire il desiderio di un bimbo bisognoso.
Siamo vicino alla strada, sono sicura che prima o poi passerà un mezzo pesante sotto cui spingerlo.
"Perché
ti sta uscendo del fumo dalle orecchie?" Sbatte le ciglia un paio di
volte e subito dopo un repentino cambio nella sua espressione mostra
che una sorta di epifania ha appena attraversato la sua mente. "Ci
sono! Tu sei Hera, in realtà, e sei stata costretta da tua
sorella Hestia a uscire con me, proprio come io e lei avevamo
progettato alle tue spalle. Ho indovinato?"
Cosa ha appena detto?! Lo uccido. Giuro che lo uccido!
"Tu
sapevi tutto fin dall'inizio!" Lo accuso, lasciandogli bruscamente la
mano per saltargli letteralmente al collo. "Mi hai preso in giro per
tutto il pomeriggio, maledetto figlio di Satana!"
Lui
mi blocca per i polsi e scoppia a ridere. "L'ho fatto solamente per
poter vivere questa esatta scena. È meglio di quel che
immaginassi. Devo ringraziare Hestia."
Speriamo riesca a farlo prima che io la faccia a pezzi per darla in pasto a Cerbero.
"Io
non uscirei mai con te. Mai!" Chiarisco. Lui annuisce senza prendermi
sul serio. "Vi odio entrambi. Siete una maledizione che incombe su di
me come risultato di una vita precedente o qualcosa del genere. Due
squilibrati!"
"Cosa
si prova a finire nella trappola, principessa?" Inarca il sopracciglio
bucato e mi libera dalla sua presa, ma nessuno dei due fa nulla per
ampliare la distanza. Ora siamo così vicini, che riesco a
sentire ancora l'odore disgustoso del caffè che gli impesta la
bocca.
"Non
fare lo spiritoso con me, Dracula." Lo minaccio, mentre i miei occhi
scendono involontariamente proprio in quel punto della sua faccia.
Torno a guardare i suoi occhi appena me ne rendo conto.
"Adoro
quando pensi di farmi paura." Un angolo delle sue labbra si alza
leggermente in un'espressione di sfida, attirando di nuovo il mio
sguardo. Sta tentando di deconcentrarmi, ecco cosa sta facendo! Lui e
le sue terribile labbra carnose e idratate.
Dovrebbero essere illegali, per quanto mi riguarda.
"Dovresti
avere paura di me." Dico con la calma tipica di un leone affamato. "Tu
sarai pure Satana in persona, ma di certo quella con cui hai a che fare
non è un angelo, Caruso. Fossi in te non scherzerei con il
fuoco."
Un
sorriso che oserei definire demoniaco si disegna sulla sua bocca.
"Credo che nemmeno tu abbia capito con chi hai a che fare, Hera. Non
sarei qui se la mia più grande passione non fosse proprio quella
di rischiare di bruciarmi."
"Allora
sei sulla strada giusta." Ribatto, prima di voltarmi e ricominciare a
camminare verso casa senza nemmeno controllare se lui mi stia seguendo.
Non me ne importa. Non ho bisogno di lui. Io non volevo nemmeno uscire
oggi pomeriggio.
"Hera."
Mi sento chiamare. Lo ignoro, o almeno ci provo. Lui mi si para davanti
e mi blocca la strada. Non posso proprio sfuggirgli, mh?
"Cosa
vuoi, Mimmo?" È strano chiamarlo in questo modo, ma sono
convinta che lui faccia caso al fatto che non è lo stesso
nomignolo che uso di solito. A questo punto devo pensare che sappia
molto più di quello che vuole far credere. "Non hai già
giocato abbastanza? Io non ho più intenzione di far parte di
questa messinscena."
"Mi
dispiace." Sospira. Punto i miei occhi nei suoi per cercare di capire
se sia sincero. Il fatto che io sia riuscita con la complicità
di Hestia a ingannare tutti ora mi fa dubitare anche del ragazzo che ho
davanti. Non che io mi sia mai fidata di lui. Sospetto ancora che
nasconda un oscuro segreto. "Però devi ammettere che è
stato divertente."
Non
rispondo. Lo scanso con una mano per passare oltre, ma lui approfitta
del gesto per ritornare alla posizione che abbiamo mantenuto per tutta
la durata del film. Incastra le nostre dita, non sapendo che le mie
stanno fremendo dalla voglia di stamparsi sulla sua guancia. "Dimmi che
con me non sei stata bene e prometto di sparire."
"Solo
se poi lo fai davvero." Replico. Glielo farei giurare sulla Bibbia se
A) questa non rischiasse di autocombustionarsi al suo tocco e B) non
sapessi che non succederebbe comunque, perché in fondo... No,
non riesco a dirlo.
Punkie si mette una mano sul cuore. Con mia sorpresa non sprofonda nel suo petto vuoto. "Promesso."
"Sono
stata bene." Confesso, consapevole che le conseguenze sarebbero meno
catastrofiche se ammettessi di aver commesso un crimine. "Ho intenzione
di tenermi l'anello, per tua informazione. Mi dona."
"Va bene." Potrei dire che è... sollevato? Forse. "Tienilo."
"Mi
riservo la facoltà di appropriarmi di altra bigiotteria in
futuro." Lo avverto. Non so perché, ma ora siamo fermi uno
davanti all'altra. Voglio dire, fino a qualche minuto fa sarei ricorsa
al teletrasporto pur di uscire dal suo radar, ma ora...
Credo che quello fosse un caffè corretto.
"In
futuro?" Ripete. Sta sorridendo. Punkie sta sorridendo e non si
è lanciato di faccia sull'asfalto per non farmelo notare! Queste
sì che sono conquiste.
Alzo
le spalle, rifiutandomi di aggiungere altro. "Mi devi un appuntamento
decente e senza bagni di sangue. Anche se non ti piaccio e preferiresti
essere con la tuaHes."
"Ci vuole così poco per provocarti." Sospira. "Davvero, davvero poco."
"Zitto,
Lucifero." Assottiglio gli occhi. La sua vita, per quanto mi riguarda,
è ancora appesa a un filo. "Non vuoi vedere cosa so fare."
Il suo sorrisetto irritante si presenta con più sfacciataggine di quanto gli converrebbe se volesse sopravvivere. "Voglioesattamentevedere cosa sai fare."
Bene.
Può considerarsi sconfitto.
Gli
prendo il viso tra le mani e non esito nemmeno un secondo prima di
appropriarmi anche delle sue labbra. "Regola numero uno, Domenico. Hera
Felici ottiene sempre quello che vuole. E se non lo ottiene, se lo
prende."
E con questo ritengo di non dover aggiungere altro.
*
"Tu!"
Entro in casa come una furia e cammino spedita verso la camera da letto
di Hestia. Lei è stesa sul letto a pancia in giù, ha gli
occhi segnati da profonde occhiaie. Uno scenario pietoso.
Non
riesco davvero a capacitarmi di come Tommaso D'Angelo, quell'insipido
essere tutto occhi azzurri e niente materia grigia, abbia potuto
provocare tutto questo. Impensabile.
"Sto
soffrendo, lasciami in pace." Piagnucola lei, che negli ultimi giorni
ha preso le sembianze di un essere vivente unicellulare. Non fa nulla,
se non piangere e, a malapena, esistere. Non credevo che la mia gemella
potesse raggiungere un livello ancora più alto di inadeguatezza,
ma eccoci qua.
"Hai
tramato contro di me, sangue del tuo sangue! Io so tutto!" Annuncio non
poco teatralmente, dopo aver sbattuto la porta alle mie spalle. Mi
slaccio gli anfibi e li abbandono sul pavimento, per riportare i miei
delicati piedini al loro stato di benessere mi toccherà
immergerli in una bacinella di acqua di rose. "Credevi di poterti
prendere gioco di me senza conseguenze? Mh?"
"Se vuoi uccidermi, fallo subito e metti fine alla mia dolorosa esistenza."
Quanto. È. Lagnosa.
"Senti,
Hestia, devi smetterla di deprimerti. La vita va avanti!" Mi rendo
conto di quanto queste mie parole siano inutili nel momento stesso in
cui le pronuncio. Per Hestia il fatto che ci siano altri giorni davanti
a lei non è altro che un peso da sopportare su quelle spalle
incurvate. Forse dello yoga aiuterebbe. Lo dico per la sua postura.
"Stiamo parlando di Tommaso D'Angelo, lo scalino più basso degli
standard di chiunque."
"Solo
dei tuoi." Mi contraddice lei prima di tirare su col naso. Che
spettacolo raccapricciante. "Perché nessuno è alla tua
altezza e bla bla bla. Falla finita. Non hai idea di come ci si senta."
"Hai ragione. Non lo so proprio." Replico acidamente. "Ho il cuore di pietra, io."
"È
un bene che tu lo abbia finalmente capito." È così
avvilita, che lascio totalmente perdere il motivo per cui sono venuta
qui. Insultarla non sarebbe nemmeno soddisfacente dato che esiste la
quasi certa probabilità che, invece di replicare, lei si ritrovi
a concordare con me. "Adesso lasciami sola. Ho bisogno di elaborare il
lutto."Pausa drammatica."Anche quello di Cuzco."
Incrocio
le braccia al petto e alzo gli occhi al cielo. Scuoto la testa e mi
preparo ad andarmene nella mia stanza per dedicarmi alla mia ora di
bellezza quotidiana, che oggi è stata brutalmente interrotta da
Caronte traghettatore di anime dannate.
Non ho la minima voglia di farmi carico dei problemi di mia sorella. Sono troppi, e non si limitano a riguardare D'Angelo.
"Se
ti serve qualcosa, sono in camera mia. Recita il Padre Nostro al
contrario e arrivo." Aggiungo, presa da un leggero strascico di
sentimentalismo.
È la persona più strana e incomprensibile sulla faccia della Terra, ma è pur sempre mia sorella.
***
ANGOLO AUTRICI
Oh
Hera, Hera... che personaggio, Hera. Capace di far discutere chiunque,
capace di negare l'evidenza con maestria, capace addirittura di baciare
Punkie e la sua bocca amara... io non lo so, Hera... la tua coerenza,
precisamente, dov'è finita?
Suvvia,
Hera è un personaggio che si odia, ma che sotto sotto si ama. E
ci scommetterei che sotto sotto tutti la amate. Anche se non volete
ammetterlo, come lei non vuole ammettere di essersi presa una
pericolosissima cotta per Dracula.
Casini ne abbiamo?
Mmm, non credo abbastanza. Non ancora. State a vedere che succede nei prossimi capitoli! 🧛♂️
Hera
è in giro a fare shopping compulsivo. Mia madre e mio padre sono
al lavoro. Io sono ancora su questa Terra e mi limito ad esistere...
purtroppo.
Oggi
pomeriggio, dopo una breve e morente conversazione telefonica con Mimmo
per organizzare l'esposizione del progetto di scienze, ho deciso di
vegetare sul letto senza uno scopo preciso. Per il punk di cui sopra le
cose stanno andando a gonfie vele: è uscito con mia sorella, si
è divertito a farla soffrire, ha studiato il suo comportamento e
ora è un bambino felice.
Io invece sono all'ottavo giorno di sofferenze atroci.
Sto
incidendo lo scorrere di questi tempi bui sulla testiera del mio letto,
accanto alla data di morte di Cuzco, e mi sono accorta che finora,
nella mia breve vita, non avevo mai avuto un periodo nero così
lungo. Voglio dire, ok che la mia esistenza è per definizione
segnata dal malumore e dalla sfiga, ma per chiudermi in camera a
piangere ogni pomeriggio, la cosa dev'essere veramente grave.
Quando
ho deciso di troncare la recita con Tommy, ero consapevole che non
l'avrei superata facilmente. Ma avevo decisamente sottovalutato la
questione: io non solo non la sto superando facilmente, ma non la sto
superando proprio. Mi chiedo: verrà mai un giorno in cui
uscirò da questa depressione?
Il campanello di casa suona cinque volte e io mi auguro che quel giorno possa essere oggi, grazie al magico intervento di Ste.
Ho
deciso di invitarlo perché dall'ultima volta a casa sua, mi
sento molto più vicina a lui di quanto lo sia mai stata. Ho
capito che Ste è una di quelle rare persone che puoi chiamare
'amico vero' e poi Hera mi ha raccontato di aver scoperto il suo
segretuccio: immagino che questo renda la già misera vita di Ste
ancora più misera e che abbia bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Scendo
in tuta nera e pantofole: sono giorni che non curo la mia persona,
perciò mi presenterò al mio migliore amico con i cespi
sotto le ascelle, le sopracciglia da Yeti e il trucco sbavato fino al
mento. La cosa non mi turba per niente; semmai turberà Stefano,
ma tanto ha traumi ben peggiori a cui far fronte.
Tuttavia,
quando apro la porta tutto ciò che ho appena detto si ritorce
contro di me: un paio di occhi azzurri incorniciati da splendenti
capelli biondi mi fissano con sdegno.
Tommy?
Ma
no, figuriamoci. La persona che ho davanti non potrebbe mai essere
comparata al mio dolce angioletto innamorato della gemella sbagliata.
Anche se sa ferire profondamente le persone allo stesso modo.
"Ciao, è arrivata la mia ora o c'è qualcun altro in casa oltre al Tristo Mietitore?"
Visto?
Mi
riprendo più in fretta che posso e roteo gli occhi di fronte a
quella strega acida di Doppia G: "Hera non c'è. È andata
a comprarsi la catena di negozi di Zara."
Giulia
sorride appena, sistemando i suoi occhiali a goccia così da
squadrarmi ancora meglio, alla ricerca del dettaglio più
sfottibile: "Lo so benissimo, non per niente le ho commissionato di
accaparrare le ballerine simil-pelle di ghepardo in sconto. Ma tu non
potrai mai capire la profondità di certi discorsi, dal momento
in cui te ne stai per casa vestita da comparsa di teatro con la
calzamaglia nera."
"Mi fa piacere." Ribatto, monocorde. "Anzi, no. Comunque ciao."
Faccio
per sbatterle la porta in faccia, ma lei infila il suo piedino da
Cenerentola tra il legno e l'entrata, obbligandomi a non concludere
l'azione per non moncarle la gamba. Anche se la tentazione è
forte, ve lo dico.
"Ma cosa vuoi?" Sbuffo scocciata.
"Solamente entrare."
"Ti ho detto che Barbie non c'è, cara Teresa. Forse non mi hai sentito perché hai troppa plastica nelle orecchie?"
"Non sono venuta per Barbie, sono venuta per te."
Con
questa frase a effetto, Doppia G conquista terreno e riesce a sgusciare
all'interno di casa mia. Appende la sua borsa in entrata, estrae il
solito block notes che ormai è diventato spesso come la Bibbia e
poi ci sbatte sopra la biro come se stesse suonando un tamburello:
"Andiamo di là?"
"Giulia."
Esalo in un sospiro tra il frustrato e l'omicida. "Se sei venuta per
farmi domande riguardo la tua stupida ricerca sui gemelli, sappi che
non è giornata. Perciò sparisci prima che in un accesso
di rabbia mi metta quel quaderno tra i denti e lo sbrani scuotendo la
testa e correndo per casa come una posseduta."
Doppia
G schiocca la lingua: "Ammetto che quello che mi hai appena dato
è un ottimo spunto per la mia ricerca, ma, ad ogni modo, non
sono qui per la ricerca. Te l'ho detto, sono venuta per te. Possiamo
andare un secondo in cucina e parlare di fronte a una tazza di
tè?"
"In
casa ho solo caffè." Borbotto, in realtà cedendo
miseramente di fronte ai suoi giochetti psicologici e seguendola,
obbediente, in cucina.
Ci
sediamo una di fronte all'altra, l'imbarazzo che aleggia come da sempre
tra noi due. Temporeggio mettendo l'acqua a bollire (non è vero
che abbiamo solo caffè, Hera ha una collezione di tè
pakistani detossinanti e diuretici che sono una meraviglia), poi mi
riaccomodo e non riesco a fare nulla se non tacere e pensare a quanto
brutta sono conciata così.
"Sei veramente inguardabile."
Già,
appunto. Il fatto che Giulia abbia aperto il dialogo in questo modo
è davvero molto opportuno. Ora sì che mi va di parlare
con la mia amichetta per sentirmi dire quello che già so!
"Hestia, in questi giorni mi sembra che tu ti stia gettando via come un rifiuto."
Forse perché sono un rifiuto?
"E se pensi di essere veramente un rifiuto, allora lasciamelo dire... che gran lagna."
"Come?"
"Che
gran lagna che sei, Hestia! Tutta la tua vita non fai altro che
lamentarti di ogni cosa: sono brutta, sono sfortunata, sono incapace,
odio il mondo, odio mia sorella e bla bla bla. Adesso che c'è
stata la questione Tommaso, sei diventata ancora più vittima e,
detta sinceramente, non ti si può più sopportare."
Mh,
sono indecisa se chiederle se invece lei si ritiene tanto sopportabile,
oppure se prendere il pentolino di acqua bollente e gettarglielo
direttamente in faccia per illustrare il concetto. Non so, suggeritemi.
"Hestia,
ti sto dicendo queste cose perché nessuno ha il coraggio di
dirtele." Si eleva come il solito a paladina, unendo le mani sopra il
sacro block notes. "Ma il fatto è che tutti lo pensiamo: tu non
hai nulla che non vada, nulla in meno di tua sorella o delle altre
persone che popolano il pianeta. Se le cose non sono andate come
speravi con Tommy, non significa che la tua vita è finita. Ti
passerà, prima o poi: troverai un'altra persona, o, alla meglio,
farai un lavoro su te stessa e troverai il coraggio per andare da Tommy
e dirgli chi sei davvero."
"Non gli piace quella che sono davvero."
"Ti
sbagli." Ribatte con estrema sicurezza. "È a te che non piace.
Non riesci veramente ad apprezzarti, e allora sei convinta di non
piacere a nessun altro."
Maledizione, questa piccola Hermione è davvero tanto irritante quanto efficace.
"Ad
ogni modo, non è nemmeno il caso di affidare la tua
felicità a un neurone disperso nel cervello di Tommaso
D'Angelo." Sospira, aprendo il quadernino e scribacchiando qualcosa.
"Se ti andrà mai di andare fino in fondo con lui, bene, ma la
cosa più importante, secondo me, è che tu ritrovi la tua
identità, come donna e come Hestia Felici. Tutto il resto si
può sistemare in seguito: se vorrai qualcuno accanto, lo
troverai, se non ne sentirai il bisogno, andrà bene comunque. I
primi coinquilini della nostra anima siamo noi stessi, Hes,
ricordatelo." Giulia strappa il foglietto che ha appena imbrattato e me
lo passa girandolo verso di me.
C'è scrittoRinascita :) e non ho ancora letto, quando già sulla mia faccia è spuntato un sorriso involontario.
Forse
dovrei ringraziare Giulia per la dedizione che ha messo nel mio
disperato caso. Anche se le sue parole sono grandi concetti teorici
distanti dalle difficoltà che si incontrano sulla pratica, tutto
sommato non mi starebbero male addosso. Tutto sommato, la sua analisi
non è affatto sbagliata.
Ma proprio mentre sto per prendere fiato, il campanello suona cinque volte.
Giulia
precede qualsiasi mia spiegazione: "Hai invitato Eros? Sai che non
potrà mai darti consigli più utili dei miei, vero?
È bravo solamente a balbettare."
Io
scuoto la testa e decido che il 'grazie' mentale è più
che sufficiente. Anche Doppia G dovrebbe fare un lavoretto su se
stessa, giusto un piccolo esamino di coscienza su quanto sia
bulla.
Apro
a Ste e mimo uno 'scusa' con le labbra, prima che lui entri in cucina e
si accorga dell'ospite indesiderato. Inutile descrivere la sua faccia
di pietra quando incontra gli occhietti giudicatori di Giulia e la sua
biro in pole position per scrivere sentenze sul mondo.
"Oh, ciao, Doppia G..." Mormora, flebile, ed è come se avesse detto:Oh, benvenuta, apocalisse.
Si
leva la tracolla e la posa su una sedia, mentre io mi trovo tra
l'incudine e il martello e non so che cosa fare. Non posso mandare via
Giulia, non posso nemmeno salire in camera con Ste, lasciando lei da
sola qui sotto, quindi credo che dovrei semplicemente comportarmi
normalmente, come se non fosse altro che un normale ritrovo del CCNR.
So cose che non dovrei sapere, ma forse se fingo di non sapere nulla,
andrà tutto bene.
"Allora." Faccio, sbattendo le mani in un moto di entusiasmo. "Un po' di tè diuretico al sandalo e frutti rossi?"
*
Ste,
Doppia G e io ci troviamo in realtà ancora spanciati dal ridere,
dopo già un'ora che siamo insieme. Abbiamo bevuto il tè,
che forse era stato corretto da Hera con della polverina dell'allegria,
ci siamo strafogati di biscotti e abbiamo scelto un argomento di
discussione che sta in una zona franca, ovvero che non coinvolge
nessuno dei tre. Abbiamo scelto di psicanalizzare Hera e Punkie.
Così
facendo l'imbarazzo se n'è subito andato in favore del gossip e
abbiamo prodotto un sacco di interessanti teorie che, nel dubbio,
Doppia G si è accuratamente annotata nel taccuino. Quando le
farò leggere ad Hera sono certa che cercherà di tritarmi
in minuscoli pezzi da conservare nelle sue boccette di smalto, ma
è stato troppo divertente. Non potevo esentarmi da questo spasso.
Ridendo
e discutendo con i miei amici, comunque, mi sono accorta che Ste e
Doppia G non sono davvero così inconciliabili come sembra.
Quando sono distratti da altro, perdono il focus sul darsi contro
costantemente. Doppia G non ha quasi mai offeso Ste e Ste non si
è lamentato della sua cattiveria; anzi, per tutto il tempo le
lanciava sguardi di sottecchi, che denotavano un inconfondibile
interesse per lo meno fisico nei suoi confronti. Ora che so, finalmente
riesco ad accorgermene.
Ho pensato che questa atmosfera pacifica potrebbe essere proprio l'ideale per applicare il metodo Hera, ossia:facciamo nascere relazioni contro la volontà dei diretti interessati.
Sono sempre stata contraria, è vero, ma alla luce di quel che mi
ha confessato Stefano e della situazione propizia, non sarebbe un torto
verso di loro non cogliere quest'attimo?
Così
a un certo punto mi porto una mano alla pancia e fingo di stare male:
"Mh, ragazzi, mi sa che tutto questo zucchero non fa per me. Vi spiace
se mi chiudo in bagno per un po'?"
I due mi danno il via libera, senza risparmiarsi le solite battutine.
"Però
non andate via! Ormai sono le sei ed Hera sta per tornare. Potremmo
rimanere tutti qui a cena e poi guardare un film."
"È un invito o una minaccia?" Domanda bonariamente Stefano.
Io lo indico, prima di sparire: "Definitivamente una minaccia, Russo."
Socchiudo
la porta della cucina e insceno l'allontanarsi dei miei passi verso il
bagno. Invece, rimango fuori dalla stanza e spio il duo dalla fessura
che ho appositamente lasciato. Devo ammettere che ho fatto progressi in
questo campo: prima ero una ragazza priva di malizia ed inventiva, ora
Hera sarebbe fiera di me.
Le scrivo un messaggio, giusto per precauzione:Se arrivi a casa, non suonare. Vai alla finestra della cucina e guarda. Match Doppia G vs Ste in corso... si accettano scommesse
Se
Hera ed io stiamo spesso assieme per ovvi motivi, a Ste e Doppia G
capita molto più di rado. Di solito il nostro gruppo è
diviso nelle due fazioni che già conoscete; Hera e Giulia,
Stefano ed io, e quando si esce insieme è molto probabile che ci
ritroviamo tutti e quattro presenti, o che rimaniamo in tre. Quindi Ste
e Giulia non sono mai dovuti stare completamente 'da soli'. Al massimo
conversavano con i genitori di qualcuno di noi, o commentavano me ed
Hera mentre ci prendevamo per i capelli a pochi metri di distanza, ma
credo che essere qui nella cucina di casa Felici senza nessun altro
intorno, sia per loro una prima volta.
Vedo che ti stai dando alla pazza gioia, Satana. Mi risponde Hera quasi subito e poi aggiunge una frase con una faccina divertita.Sono fiera della creatura che ho plasmato. 😂
È
strano... non avevo mai sentito tutta questa complicità con lei.
So che è a scopi malvagi, ok, però non è male
andare d'accordo, a volte.
Alzo gli occhi dallo schermo con un sorriso e poi li punto sulle nostre due cavie.
Ste
si è alzato per sistemare le tazze sporche nel lavabo, mentre
Doppia G si è buttata a capofitto sul suo block notes. Per un
po' nessuno parla: il silenzio è scandito dallo scroscio
dell'acqua sulla ceramica e dalla biro che scorre fittamente sulla
carta.
Dopo
che Ste ha finito di lavare praticamente tutte le stoviglie di casa
Felici, decide di arrendersi e chiudere il rubinetto. Si asciuga
distrattamente le mani su un canovaccio, mentre osserva timidamente
Giulia: "Che cosa fai?"
Lei non stacca gli occhi dal foglio, ma risponde: "Annoto una cosa che mi ha detto prima Hestia."
"Cioè?"
"Cioè che ha fantasie di sé in versione posseduta che sbrana il mio quaderno correndo per casa."
"Oh."
"Lo so, roba da Freud. Lo inserirò sicuramente nella mia ricerca."
Mmm, quanto la odio!
"Perciò
prima eri qui per fare delle interviste a Hestia riguardo la tua
ricerca?" Si interessa Ste, in realtà piuttosto incuriosito
sull'insolita presenza di Giulia in concomitanza dell'assenza di Hera.
Ve l'ho detto: sono una l'estensione dell'altra.
"No, in realtà era per un'altra cosa, ma a te non deve proprio interessare,Eros caro."
Gli dice candidamente, alzando la testa con un sorrisino e imitando la
sua erre moscia, che sta divinamente con l'appellativo. Bene, ora che
non si sta bullizzando qualcun altro, può tonare a fare la
stronza con la sua vittima preferita. La vedo già molto carica.
"Perché no?" Si offende lui, ingenuo come un bambino. "Hes è anche mia amica."
Doppia
G scuote la testa, facendo dondolare la sua coda alta: "Si tratta di
una questione tra donne. Ops... ma forse ti interessa proprio per quel
motivo, giusto?"
Vedo le sopracciglia di Ste incurvarsi in una minacciosa V diVaffanculo,
mentre il rossore inizia a diffondersi da sotto la maglietta
insù, verso tutta la faccia: "Insomma, possibile che mi devo
beccare insinuazioni da parte tua, ogni volta che dico qualcosa?"
"Mi spiace, ma dici cose ambigue, Russo." Gli ricorda lei, sbatacchiando le ciglia. "Anzi, tu sei ambiguo del tutto, quindi..."
"Non sono per niente ambiguo!"
Uuuh, Ste inizia a scaldarsi! Ste non alza mai la voce! Hera, dove sei? Che spettacolo ti stai perdendo?
"Ah
no, Eros del mio cuoricino?" Lo sfotte lei, alzandosi in piedi per
poterlo guardare da un punto più alto, anche se comunque non
supera la sua statura. Ma apposta per rimarcare alterigia, si regge
l'occhiale dorato con una mano e lo fa slittare fino alla punta del
naso mentre bypassa la figura del mio amico: "Scarpe da tennis con
gommino in bella vista sul tallone come andava di moda in quinta
elementare, calzini diversi: ti sei accorto che uno è nero e
l'altro è blu?, jeans così a vita alta che potresti far
concorrenza a mia nonna e felpa... rosa, Ste? Davvero? Felpa rosa
abbinata ai calzini spaiati e i jeans ascellari?"
"Che cosa vuol dire, che non mi posso vestire come voglio?"
"No,
significa che sei piatto, che non hai personalità! Ti metti
addosso delle cose a caso, facendoti andare bene qualsiasi capo, anche
se sai che per quello ti prenderanno in giro!"
"Chissenefrega
se mi prendono in giro per come mi vesto. Ci resto molto più
male se mi prendono in giro per quello che dico o per come sono, cosa
che capita costantemente anche grazie a te."
"Ma
per forza!" Sbotta Giulia, le sopracciglia all'attaccatura dei capelli.
"Hai solamente amiche femmine, ti appassioni a degli hobby solo
perché te ne parlano Hera ed Hestia, e discuti dioutfitcome
se non fosse una cosa estremamente gay! Se fossi veramente gay, uno di
quei gay dichiarati e consapevoli di sé, nessuno ti direbbe
nulla. Anzi, la gente ti ammirerebbe pure! Ma tu non sei né
carne né pesce, non si capisce cosa vuoi, perché stai con
noi, che cosa ti piace. Ste, tu sei una macchietta invisibile, e mi
dispiace, ma io continuerò a trattarti in tal modo finché
non ti definirai davvero."
Oh. Mio. Dio.
Giulia
ha appena tirato fuori una mitraglietta e sparato tutta la cartuccia di
munizioni addosso a Ste, bucherellando il suo ego in ogni punto,
distruggendomelo come amico e come persona.
Sto
proprio per entrare a difenderlo e raccogliere la carcassa della sua
autostima, quando lui fa qualcosa che mi blocca. Superando ogni
aspettativa, sfatando ogni pregiudizio, Stefano Russo detto Ste, membro
onorario del Comitato Consigli Non Richiesti, amico secolare di me e
mia sorella, fissa negli occhi Giulia Giuliani e... le ride
sguaiatamente in faccia.
Ammetto che tutti, lei compresa, lo guardiamo con aria esterrefatta.
Ma
Stefano sembra essersi fatto crescere una spina dorsale istantanea,
perché non smette e, anzi, sovrasta Giulia con il suo vantaggio
in altezza riversandole addosso le seguenti parole: "Mi stai lanciando
queste accusetu?Proprio tu,
Giulia? Io non ho mai incontrato qualcuno più macchietta di te.
Non ho mai visto meno personalità, neanche in una gara di
veline. A volte ho avuto il dubbio di chi fosse peggio fra te e Hera,
lo ammetto, ma poi almeno Hera si è rivelata essere simpatica,
mentre tu non riusciresti a strappare un sorriso a qualcuno nemmeno se
indossassi un naso da pagliaccio. Guardati, sai solo ripetere cose che
hanno già detto altre persone e ti nascondi dietro al fatto che
si chiamino Socrate o Platone per sentirti importante. Ma porti le
scarpe con il raso al posto dei lacci che vanno tanto di moda, hai
jeans firmati su ogni tre centimetri di tessuto - wow, davvero un vanto
di originalità - e quegli occhiali che, per Dio, trovami qualche
miope della tua età e rango sociale che non si sia mai fatto una
bella fotina su Instagram indossandoli."
La larghezza degli occhi di Giulia ha superato quella delle sue lenti.
"Sei
uguale al resto del mondo. Sei un prodotto della società. Tu che
blateri tanto di avere una definizione propria in questo pianeta di
gente senza spessore, beh, complimenti: ti sei fatta fottere dalla tua
stessa filosofia."
Io che me ne intendo, posso chiaramente distinguere la voglia di morire farsi strada nell'animo di Giulia.
"Ah,
e per la cronaca." Aggiunge Ste, dando il colpo di grazia. "Non sono
gay, perché mi piaci tu. Ed è strano che tu non te ne sia
mai accorta... Freud. Mi sa che devi un attimo rivedere gli appunti sul
block notes."
Giulia
è diventata un sasso. Io pure. Stefano sta sorridendo
così tanto che credo che ora si accenda la tv da sola e faccia
partire una marcia trionfale, perché sì, perché ci
sta.
Invece c'è solo mia sorella che mi manda un messaggio e che mi scrive:WOW.
Guardo
verso la finestra, incrocio il suo sguardo e ci diamo un segnale
d'azione. Sempre emulando una crescente intensità di passi,
fingo di passare davanti alla cucina e grido: "Eccomi ragazzi, ho
finito, scusate per l'attesa! Ah, guarda, è appena arrivata
anche Hera. Ciao, Hera!"
Continuo a canticchiare, mentre apro la porta di casa e io e mia sorella ci scambiamo una gamma di espressioni che va dalOh mio Dio che apocalisse!' al'Cavolo, noi due fesse a correre dietro a Punkie e Tommy, quando il vero uomo è sempre stato a un passo da noi!'.
Hera
ed io entriamo in cucina, i nostri amici fanno finta di nulla, e quando
rincasano anche mamma e papà, decidiamo di ordinare la pizza per
mangiarla tutti insieme in allegro convivio. Anche se Giulia, devo
dirlo, non è mai stata più muta di così.
*
Non
l'avrei mai detto qualche tempo fa, ma questo tipo di serate in
spensierata compagnia mi fanno proprio bene. Anche se c'erano i miei
genitori, anche se ho dovuto condividere il divano con Hera e
un'imbronciatissima Doppia G, anche se non abbiamo visto nessun horror,
mi sono divertita. Non abbiamo fatto nulla di che: mangiato e guardato
insieme Italia's Got Talent, eppure mi sono sentita decisamente diversa
da come avevo iniziato la giornata.
Forse sono già in via di miglioramento? Forse è vero che prima o poi dimenticherò per sempre Tommy?
Quando
abbiamo salutato Ste e Doppia G, era già tardissimo. Si sono
riappropriati delle loro cose e sono usciti, poi hanno preso due strade
diverse senza nemmeno scambiare una parola. Mentre io ed Hera li
spiavamo dalla finestra, abbiamo convenuto che il loro confronto non
può rappresentare un punto di rottura, perché un punto di
rottura c'era già. Semmai sarà un'occasione di riflettere
per Giulia e una piccola vittoria personale per Ste, che forse oggi ha
vinto la prima battaglia della sua vita. Se alla fine di tutto
ciò si metteranno insieme, io giuro che mi impicco.
Comunque
sia, sono già in camera mia a luci spente, quando lo schermo del
cellulare si illumina. Ancora prima di capire che notifica è
arrivata, ringrazio che io ed Hera siamo finalmente tornate ai nostri
rispettivi telefoni. Da quella volta dello scambio, io avevo tenuto
Unicorno Obeso e lei il mio semplice e meraviglioso Huawei nero,
modello Death Note Mobile. Ma stasera ho insistito per riavere le mie
vecchie possessioni.
Meglio
così, non ce la facevo più: avere la vita privata di Hera
tra le mani mi metteva ansia, e poi c'era il rischio che Tommy inviasse
qualche messaggio e io stessi ancora peggio. Dalla sua uscita con
Punkie, ho trovato Hera stranamente accondiscendente e non ha fatto
storie sulla questione. Anzi, si è ripresa Obeso tra le braccia
gridando: "Oh, mio piccolo Unicornetto alla marmellata! Quanto mi sei
mancato!"
C'è decisamente della polvere di allegria nei suoi tè pakistani.
Comunque,
con le pupille dolenti per il contrasto, alzo il mio telefono per
leggere il messaggio e per poco non mi scivola dallo stupore. Se avessi
avuto Unicorno Obeso sarebbe sicuramente piombato al suolo creando un
cratere nel pavimento e facendosi tutti i piani di casa mia, fino al
garage.
Il
motivo di tale sconvolgimento è che nonostante tutte le mie
mosse preventive, il mittente del messaggio è proprio Tommy,
niente meno che Tommy il favoloso fantastico magnifico con cui Hera ha
rotto e a cui Hestia non rivolge che degli imbarazzantieeeeh alle macchinette. Quindi per quale assurdo motivo sulla Terra, ora sta scrivendo a Hestia?
Ciao Hes, come stai? Sono Tommy, scusa il disturbo a quest'ora. Sei sveglia?
Faccio un balzo gettando le coperte in Honduras e appiccicandomi il telefono alla faccia.
Ciao Tommy!!
No, troppo entusiasta.
Ehi Tommy.
Meglio.
Sì, sono sveglia, dimmi pure.
Vedo che lui digita per un po', beh un bel po', e poi produce la seguente risposta:Odio davvero romperti le scatole, lo giuro, però volevo chiederti una cosa. Come sta Hera?
Ah, giusto. Chiaro.
Hera sta bene. Mi limito a rispondere, irritata.
Ok, lo volevo sapere perché non la sento da un po' e nonostante quel che è successo, continuo a pensare a lei
Oh, fantastico.
Cioè, non fraintendermi, non intendevo tipo stalker
Mi viene da ridere. Nonostante sia un vero idiota, riesce sempre ad essere carino.
Intendevo
dire che mi preoccupo per lei e che mi manca. Forse un po' troppo
rispetto alla norma 🤦♂️😢 Però non dirglielo ti prego.
Volevo solo assicurarmi che quello che è successo fra noi non
l'avesse fatta soffrire dopo il suo passato con Jacopo. So che tu puoi
capire, infatti sei l'unica di cui mi fido per queste cose.
Ma addirittura, D'Angelo! Wow, che galanteria!
Idiota.
Tranquillo, Hera si sta riprendendo. Mi dispiace per voi due.
Lo so. Risponde subito. Ho
visto che l'altro giorno a scuola avresti voluto parlarmi, e scusami se
ti ho voltato le spalle, ma sai... a volte anche solo guardare te mi fa
male, perché mi ricordi troppo Hera.
E
con questo direi che posso scrivere il suo nome in testa al Death Note,
organizzargli una morte lenta e agonizzante e poi gettarmi dalla
finestra, giusto per concludere il quadro in maniera abbastanza
drammatica.
Sto per attuare le mie intenzioni, quando lui invia un altro messaggio.
Andrai al ballo della scuola a temaUrbs Aeterna?
Sì, già, non fate quelle facce. È così che i rappresentanti hanno chiamato il ballo scolastico:Città eterna.
Dobbiamo vestirci come se fossimo ai tempi degli antichi romani,
perché è un liceo classico e allora che bella
l'antichità! Hera si vestirà da dea Hera. Capite
perché ora risponderò a Tommy che non ci vado?
No, mi spiace. Ma se me lo stai chiedendo per sapere di Hera, lei ci sarà di sicuro.
Sì, ovviamente in compagnia di Giulia per fare la VIP e non calcolare nessuno dall'alto del suo simposio.
Sì,
lo immaginavo. Beh, almeno so già che soffrirò nel
vederla così bella vestita da dea. Ma se vuoi venire anche tu,
magari potremmo soffrire insieme davanti a un caffè amaro,
almeno potrei sdebitarmi di tutti i consigli che mi hai dato e della
pazienza che porti con me. Ci becchiamo a scuola, notte Hes 😁
Così, rimango a fissare lo schermo con la retina secca, senza chiudere occhio fino alle sette di mattina.
***
ANGOLO AUTRICI
Gente,
qui la faccenda si fa complicata. Allora, Doppia G fa l'amicona di
Hestia, Ste si ribella al sistema e Tommy D'Angelo scrive di sua
spontanea volontà a qualcuno che non sia Hera. Non per dire, ma
a voi la cosa non puzza??
Credo
che con i prossimi 2 capitoli ci divertiremo un sacco. Parleranno
entrambi dell'epica festa e, ve lo assicuriamo, sarà veramente
epica.
Ci saranno delle sorprese.
Ci saranno dei colpi di scena.
Ci sarà il delirio più totale, anche perché, ormai, mancano solo 7 capitoli alla fine.
E
prima di salutarci, direi che è il caso di approfittare della
data odierna per fare un po' di pubblicità a qualcosa che
uscirà esattamente domani, 1 aprile 2019, su Wattpad ed EFP.
Ebbene sì, si tratta di una nuova storia firmata Yellow
Daffodil, che sicuramente esce dagli schemi a cui siete abituati e che,
lo so già, infiammerà tante, tante e poi tante
discussioni.
Curiosi? Venite a leggere DNA e forse scoprirete qualcosa in più anche di voi!
Sì,
ragazzi, la storia parla anche d'incesto. Oltre che di
sessualità, violenza, aborto, tradimento, suicidio e rap
italiano. Insomma, allegria!
Io
e il mio svolazzante vestito bianco stile impero facciamo il nostro
ingresso in palestra con un ritardo di ventitré minuti, uno
scarto perfetto per attirare su di me l'attenzione di tutti i presenti.
Come è giusto che sia.
Anche
se temo di non essere la ragione per cui ora abbiamo lo sguardo
dell'intero Petrarca su di noi. Noi, inteso come me, Hera, sovrana
dell'Olimpo, e mia sorella, Hestia, ragazza con una melanzana in testa.
Sì,
perché proprio questa sera, senza consultare la vera esperta in
materia, che sarei io, è scomparsa per qualche ora per poi
presentarsi alla festa con una chioma molto più...
viola. La mia gemella si è tinta i capelli di viola. Temo sotto
influenza di Punkie. Ed è per questo che ogni rapporto tra loro
dovrebbe concludersi all'istante.
Perciò
ora non solo non possiamo prendere più il posto l'una
dell'altra, ma se prima lei poteva almeno sperare di avere una piccola
possibilità con Tommy, ora quest'ultima è andata in fumo.
Non
è nemmeno vestita a tema. Anche se sospetto che il look da
oltretomba di questa sera abbia a che vedere con il fatto che gli
antichi romani siano ormai tutti morti e sepolti.
Lei,
comunque, nonostante siano passati giorni dal suo ultimo contatto con
Addominali, e, se volete la mia opinione, non ne servono più di
tre per superare una delusione amorosa, non si è ancora ripresa
e si trascina da un luogo all'altro con la vitalità di una
formichina calpestata sotto un tacco dodici.
Per
fortuna ci sono io, che la prendo per un braccio, trascinando lei e la
sua ombra a forma di Stefano Russo fino a dove si trova Doppia G.
Giulia e Ste, dopo il piano di Hestia di costringerli a parlare
lasciandoli soli nella nostra cucina, si lanciano occhiate sospette e
piuttosto eloquenti ogni volta che stanno nello stesso raggio d'azione.
Non
so cosa sia successo a Stefano, ma sembra che si sia improvvisamente
svegliato per rendersi partecipe della vita reale insieme a noi. Da
quando ha preso coscienza di far parte di una società dove
è gradito il suo contributo, ha perso l'aspetto del solito
mollusco e ha acquistato quello di un essere umano.
Sono impressionata.
Ma non come quando...
"Mimmo?"
Sento un tonfo. È la mascella della mia gemella che atterra
contro il pavimento. E poi eccone un altro. Il mio battito cardiaco che
precipita a zero quando mi giro e mi rendo conto che Punkie non
è più... punk.
Ho bisogno di rimanere da sola per qualche minuto per metabolizzare.
Punkie non...
No.
Non riesco a...
Cosa?
Sono confusa. In modo vietato ai minori.
"Ho
lasciato la principessa senza parole?" Inarca un sopracciglio, sul
quale non ci sono i soliti anellini. Dove sono gli anellini? Mi
mancano. Se ne sono andati portando via anche la mia stabilità
mentale. "Hes, carini i capelli."
"Dov'è
la matita nera sotto agli occhi? Cosa ne hai fatto?" Mi avvicino
incredula e attiro il suo viso a me portandogli una mano sotto al
mento. "E il fucsia? Perché la cresta non è più
una cresta? Perché non è più fucsia?"
Tutto
ciò che ottengo come risposta è una risata. Non solo da
parte di Domenico, ma anche da parte degli altri tre spettatori, che
provvederò a far espellere dalla scuola per questo affronto.
Faccio
un passo indietro e, ricordandomi chi è Hera Felici, mi sistemo
la coroncina di fiori sulla testa. "Sarà un vero colpo per gli
adepti della tua setta, come riconosceranno il loro capo durante il
prossimo sacrificio umano?"
"Mi
aspetto che riconoscano te." Replica prontamente lui con un mezzo
sorriso. "Ti dispiace se dico loro di prenderti come punto di
riferimento?"
Gli
scocco un'occhiataccia e lo scanso via con una mano. Non posso credere
che abbia il coraggio di rispondere alle mie provocazioni con altre
provocazioni. Dovrebbe fare un passo indietro e invece... invece si
alza al mio livello, e sembra pure che abbia esperienza! Incredibile.
Io l'ho persino baciato, quello! Non si meritava il mio balsamo labbra alla ciliegia. Un vero e proprio spreco per uno come lui.
Meglio
ripiegare su qualcosa di utile. Mi allontano dal CCNR più uno e
mi dirigo verso la cattedra adibita ad angolo bar. È meno
squallido di quanto mi aspettassi.
"Non ci sono bicchieri di vetro?" Alzo lo sguardo verso il rappresentante di istituto, come si chiama? Ah, non mi interessa.
In
ogni caso, è lui l'addetto al rinfresco, che consiste solo in
bibite gassate e piene di zuccheri e qualche ciotola di cibi troppo
salati per le mie delicate papille gustative.
"No, Felici, o la serata finirebbe in tragedia." Mi sta minacciando? Ce l'ha con me? Devo colpirlo con un fulmine?
"Allora
non voglio niente. Grazie." Sbuffo. Potrei mai pubblicare una foto su
Instagram con un bicchiere rosso di plastica in mano? Nessuno ha un
minimo di senso estetico, qui?
A giudicare dai costumi che vedo indossare agli altri studenti, la risposta è no.
Cerco un angolo dove le luci colorate scelte per la serata valgono almeno un migliaio dilikee
scatto un selfie. Cerco poi una citazione in latino, trovandone una di
Seneca di cui intuisco vagamente il significato, e infine rendo
pubblico il tutto.
È
davvero difficile la vita di noi persone belle, ma qualcuno deve pur
portare avanti il compito ingrato di possedere tutte le migliori
qualità.
"Sei più bella del solito."
Che vi avevo detto?
Mi
volto per accertarmi dell'identità del mio ammiratore, ma non
appena i miei stupendi occhi color corteccia si posano su di lui, una
grande X luminosa compare sulla sua testa. Io vorrei solo un po' di
pace. Un pizzichino. Per qualche minuto.
"Grazie." Rispondo secca. Questo dovrebbe scoraggiarlo, no?
"Hera
con la H, io non..." Si ferma per una piccola pausa. Immagino il
criceto nella sua testa arrancare e chiedere pietà. Lo sforzo
è troppo grande. Mi domando se anche quest'ultimo sia vestito da
gladiatore come il biondo di fronte a me. Sarebbe esilarante. A Cuzco
sarebbe piaciuto. "Capisco che..."
Devo
trattenermi per non liberare uno sbuffo. Come fa a piacerle? Anzi,
peggio, come fa a essersene innamorata? È ancora convinta di
essere la gemella più furba?
"Tommy,"
Comincio con un sospiro. "Dolce, biondo, Tommy. Tra noi due è
finita. Non può funzionare. Non sei tu, sono io. Non ti merito.
Non esistono più le mezze stagioni. Chiaro?"
"Possiamo
parlarne, Hera con la H?" Mi fissa aumentando del 15% la grandezza dei
propri occhi per convincermi a dirgli di sì. Ma io ho altro di
cui occuparmi! E non sono nemmeno la persona che pensa io sia! Cosa
dovrei fare? Baciarlo un'altra volta in modo da scatenare l'ira di mia
sorella e farla confessare? Posso superare lo schifo e farlo. Giuro che
lo faccio.
"No,
sono impegnata." Devo fare una storia su Snapchat. "Puoi andare a
parlare con mia sorella, è quella con i capelli color gremlin in
via di soffocamento."
Un'espressione confusa si disegna sul suo bel visino. Corri, cricetino, corri!
"Quella
con la mia stessa faccia ma con i capelli viola, D'Angelo! Siamo
gemelle, te ne sei accorto?" E mia sorella voleva convincermi che lui
fosse un potenziale scrittore. Lui. Ma per favore.
"Hestia?"
"Sì."
Lo prendo per le spalle e lo obbligo a voltarsi verso di lei, che ha
messo radici vicino a Stefano, che si è stabilito nello stesso
metro quadrato di Giulia. Ho perso di vista solo Punkie. Non che mi
interessi. "Ciao e buona serata." Concludo, defilandomi come un ninja
approfittando del suo momento di... no, non può essere definito
un momento. Opterei più per una condizione permanente di
annebbiamento mentale.
Sbuffo,
questa volta per davvero, e inizio a camminare a passo veloce verso un
altro punto della palestra dove scattare qualche fotografia con
l'obiettivo di aumentare i miei followers sui social, ma, dato che Dio,
o chi per lui, ha deciso che questa sera non posso avere un secondo di
tregua, mi scontro con una giacca di pelle nera. Tipico abbigliamento
da antico romano.
Alzo
lo sguardo dallo schermo e mi trovo faccia a faccia con Lucifero. Ma
senza corna. Con gli occhi castani. Abbastanza carino. Non troppo. Il
giusto, diciamo.
"Non
sai che lo stalking è un reato?" Lascio cadere il cellulare
nella mia pochette coperta di paillettes bianche e incrocio le braccia
al petto. Per ricordare a me stessa che non voglio baciare nessuno per
i prossimi sei mesi, non mi sono nemmeno portata dietro il rossetto per
il ritocco che mi sarebbe sicuramente servito in caso contrario.
"Se
non fosse che stavo solo andando a prendere da bere e tu ti sei immessa
senza guardare nella mia traiettoria. Non è la prima volta che
succede, Hera."
Io
lo odio. Lo odio. È insopportabile, con le sue risposte pronte e
quel suo sguardo sveglio e le labbra che sanno di caffè. Che
schifo il caffè. Odio il caffè. E odio Punkie.
"Smettila, Satana." Sibilo nello stesso identico modo in cui me la prendo con mia sorella. Odio anche lei.
Un
sorriso si forma pigramente sulla sua bocca. Sorride pure? Si permette
di farmi questo affronto? Non ha un regno da governare qualche metro
sotto terra?
"Vieni
con me?" Fa un cenno con la testa verso Giulio Cesare, che sta ora al
tavolo a servire le bibite. È una scena surreale, e anche un po'
inquietante.
"No."
Incrocio le braccia al petto e lo squadro dalla testa ai piedi. Potrei
essere un po' attratta da lui. Forse. No. Non è vero. È
brutto. Non mi piace. Ha la pelle troppo liscia e luminosa. E ha le
ciglia troppo lunghe e scure. Inguardabile.
"Mi
stai fissando troppo." Io lo riconosco quello sguardo. Non solo
è divertito, ma anche compiaciuto. Gli piace che io lo stia
fissando. Come a me piace essere guardata.Domenico, piccolo erede delle tenebre, quante cose devi ancora imparare.
"Non posso farlo?" Lo sfido, picchiettandomi l'unghia dell'indice sul labbro inferiore.
Lui
alza le spalle, ma io riesco a catturare il sorriso che per un quarto
di secondo compare sul suo viso per poi trasformarsi in un'altra
espressione non del tutto indifferente. "Fossi in te, tenterei di non
rendere il tutto così evidente, Hera. Cosa penserebbero le
persone se sapessero che mi muori dietro come una fan qualunque di
Tommaso D'Angelo?"
"Credo
tu abbia sbagliato sorella." Mi avvicino per mormorargli all'orecchio.
Ora che la nostra copertura è saltata, posso permettermi di
lanciare provocazioni liberamente. E so che questo potrebbe mietere
vittime, ma è un sacrificio che sono disposta a compiere.
Punkie
mi fa un cenno, così mi ritrovo a osservarlo chinarsi appena in
un gesto che somiglia molto a quello che ho fatto io poco fa. "Sono
quasi del tutto certo che ci fossi tu fuori da quel cinema. Mi sbaglio?"
"Senti,
Mimmo, Domenico, ComeAccidentiTiChiami, è ovvio che ero sotto
effetto della caffeina e non rispondevo delle mie azioni. Non credere
che tu mi piaccia, perché non è così!"
"Oh,
sì, come sospettavo." Un altro mezzo sorriso da parte sua mi fa
venire voglia di saltargli al collo. Per ucciderlo. Naturalmente.
"Benissimo."
Concludo in tono risoluto. Riesco a sentire la mia pelle ribellarsi a
questa serata e dare sfogo a tutta la propria creatività. Io non
merito gli sfoghi cutanei e loro non meritano me. Dovrebbero essere
illegali su un viso perfetto come il mio. "Non stavimorendodi sete?"
"Morendo."
Ripete lui, poi un sospiro teatrale. "Meglio che vada, prima che il
veleno che sputi mi faccia diventare il sangue amaro."
"Buona
serata." Lo saluto, senza troppi convenevoli. Perché deve vedere
sempre così... così... uguale a me?! Qui c'è una
sola regina, e sono io! Non ho bisogno di un re che mi intralci il
percorso.
Stupido punk psicopatico.
Decido
di tornare alla casa base, cioè da mia sorella, Giulia e Ste. Li
ritrovo a chiacchierare seduti sugli spalti. Hestia sembra abbia appena
visto un fantasma, Giulia ha in mano il suo blocchetto - sono a tanto
così dal strapparglielo di mano e dargli fuoco - e Stefano fissa
un punto non specificato nel vuoto. Nulla che non quadri.
Mi siedo anche io senza dire una parola. Incrocio le braccia al petto e,non lo sopporto,
Punkie rientra nella mia visuale. E anche da qui, il suo look non
è indifferente. Non solo perché è letteralmente
l'unico vestito come un motociclista che si sta per lanciare in un
karaoke delle canzoni di Britney Spears, ma anche perché mi
ricorda che avevo ragione. Tolti gli elementi che lo rendono simile a
qualcuno che sta per sacrificare un coniglietto in nome del diavolo, fa
concorrenza a D'Angelo. Come al solito Hestia ha fatto la scelta
sbagliata.
"Tommy
è venuto a parlarmi." Annuncia di punto in bianco proprio lei.
Mi sta guardando, perciò presumo che abbia scelto me come
vittima delle sue confessioni. Sprizzo gioia da tutti i miei pori privi
di eccesso di sebo.
"Deve
aver sbattuto la testa." Mi sembra l'unica spiegazione razionale che io
possa fornirle senza ammettere di esserci io dietro quel suo gesto
inaspettato. "Oppure ha introdotto illegalmente dell'alcol in palestra
e se lo è scolato."
"Zitta,
assassina di criceti." Mi minaccia lei puntandomi un dito contro il
petto. "Abbiamo parlato anche qualche giorno fa in chat, perciò
non prova poi così tanta repulsione verso di me."
Oh,
sì, ha ragione. Il modo giusto per conquistare qualcuno è
indurlo a non provare repulsione verso di noi. Un metodo infallibile,
come ho potuto non pensarci prima?
"Digli
la verità." Le ordino. "Fa qualcosa. Se ti vedo solo un'altra
volta spalmata sul letto ad autocommiserarti, mi ci fidanzo io con
Tommy."
"Non lo faresti." Replica lei a denti stretti. Che ingenua!
"Vuoi
vedere?" Punto i miei occhi nei suoi, sono più che seria. E lei
lo sa perfettamente. Mi alzo in piedi e le do un'ultima
possibilità di darsi una mossa, ma quello che scateno in lei
è solo uno sguardo vuoto e impaurito. Bene. Procediamo.
Scendo
le gradinate e, una volta tornata di nuovo in campo, mi giro verso di
lei per sorriderle e salutarla con la mano. Marcio dritta in direzione
del biondo, controllando di tanto in tanto che Hestia abbia ancora la
sua attenzione su di me.
Perché
non reagisce? Perché non viene qui e mi impedisce di fare
qualcosa che la farebbe soffrire ulteriormente? Perché non ho
una sorella più sveglia?
"Tommy?" Lo chiamo sfiorandogli il braccio. Sbatto le ciglia, attivando la modalitàRagazzina stupida in cerca di flirt.
Quando
si volta, il suo viso si illumina nel vedermi. Non si aspettava che lo
avrei cercato. Ora non mi resta che inventarmi qualcosa. "Sì?"
Mi dice lui, emozionato come una nonna alla recita natalizia del
nipotino di prima elementare.
"Sai, ho bisogno di parlarti." Di cosa? Di cosa ho bisogno di parlargli? Ci sono! Mi serve che pronunci unsìforte, chiaro e deciso. Unsìche arriverà dritto dritto a mia sorella e forse le darà la scossa necessaria per intervenire.
"Dimmi tutto, Hera con la H." Quando la smetterà di chiamarmi in quel modo? Sa almeno scrivere il mio nome? Pensa cheCon la Hsia il cognome?
"Cosa
pensi del vestito che indosso stasera? Mia sorella crede che mi stia
male." Sporgo il labbro inferiore, aspettando che, come previsto, lui
scocchi un'occhiata alla diretta interessata. "A te piace?"
Lui non si fa pregare e annuisce vigorosamente. Aaah, e anche oggi Hera ottiene ciò che vuole.
"Grazie!"
Esclamo, sporgendomi poi per un abbraccio. Con la coda dell'occhio
controllo cosa stia facendo mia sorella e la trovo con lo sguardo fisso
sulle sue scarpe. Inizia a farmi pena.
Sbuffo. È proprio una sprovveduta.
Mi lascio sfuggire una risatina di congedo, poi abbandono D'Angelo in mezzo alla pista e faccio ritorno da dove sono arrivata.
"L'hai fatto davvero." Afferma piatta la mia gemella. "Ti odio, lo sai?"
"Non
è vero, smettila." Cerco di zittirla, ma lei è già
partita per la tangente e sembra stia per scoppiare in un pianto
isterico.
"Tu
e Tommy state insieme! Tommy, il ragazzo di cui sono innamorata, hai
presente?!" Strilla lei, attirando su di sé il sopracciglio
inarcato di Giulia.
"Tu
e Tommy state insieme?" No, non è di Giulia questa voce
mediamente profonda. Anche se lo vorrei. Quante possibilità ci
sono che sia lei con un gran brutto raffreddore?
Nessuna. Perché si tratta di Punkie.
"Geloso, Mimmo?"
"Dispiaciuto per lui, più che altro." Ribatte.
"Non sembrava ti dispiacesse baciarmi qualche giorno fa."
Questa mia ultima frase scatena l'inferno per varie ragioni.
Una
di queste è che Hestia, Giulia e Ste non ne sapevano nulla. Non
fino a qualche secondo fa. I loro occhi escono così tanto dalle
loro orbite, che temo di doverli rincorrere per la palestra come quelle
palline di gomma che mamma e papà ci compravano ai distributori
automatici l'estate al mare.
Approfitto
del momento di shock per smentire anche l'affermazione di poco fa. "Non
mi sono messa con quel demente di D'Angelo. Gli ho solo chiesto come mi
sta questo vestito. Non che mi servisse la sua opinione per sapere che
mi sta da dio."
Noto
che Punkie alza gli occhi al cielo a questa mia ultima affermazione, e
io sono pronta a buttarlo giù dagli spalti per... Non so, esiste
sicuramente un motivo valido per farlo.
Mi
limito però a guardarlo male e riporto la mia attenzione sugli
altri tre, che paiono più sconvolti di quando ho tentato di
rianimare disperatamente il corpicino inerme di Cuzco. "Cosa sono
quelle facce?"
"Tu
e il punk? Lo psicopatico?" Giulia si porta una mano al petto e scuote
appena il capo, poi si sistema gli occhiali a goccia sul naso. "Oh, ma
guarda chi aveva ragione. La sottoscritta. Tu e il punk."
"Io
lo sapevo." Solleva appena la mano Stefano, sulla sua faccia
un'espressione colpevole. "Li ho visti. Ma pensavo si trattasse di Hes
che tentava di affogare i dispiaceri di Tommy in un'avventura con
Mimmo."
"Sempre
un passo indietro rispetto agli altri, mh?" Lo provoca Giulia. O
meglio, provoca lo schiaffo che Hes le piazza sul braccio non appena
prende di mira il suo protetto. "Ahi! Sei pazza?"
Stasera
non ne posso più. Sono tutti completamente fuori di testa.
Tutti. Nessuno escluso. Quindi prendo Domenico per un braccio e lo
trascino via verso una meta non precisa. L'obiettivo è di
allontanarci il più possibile dai tre spettatori della tragedia
che si prospetta da qui a poco nella mia vita.
"Mi
vuoi dire perché ti sei conciato in questo modo? È per
farmi andare in escandescenze? Eh, Caruso? Rispondi!" Lo minaccio una
volta raggiunto il piccolo atrio tra i due spogliatoi.
"Volevo
provare il brivido di essere ridicolo quanto voi, stasera." Si passa
una mano tra i capelli neri e poi mi mostra il palmo,sul quale è
rimasta una lieve sfumatura scura di colore. Grazie a Dio. "Domani
tornerò a essere lo stiloso Punkie di sempre."
"Bene!"
Esclamo. Un'esultanza per il ritorno della mia sanità mentale,
che stasera è stata danneggiata non poco. "Bene." Ripeto.
"Benissimo."
"Non
volevi vedermi come un comune e insulso adolescente?" Mi domanda,
ricordandosi forse del nostro ultimo incontro a casa sua. "Eccomi qui,
sono come mi volevi."
"Non
ricordo di averti mai detto di volerti così. Né di
volerti, in generale. E se l'ho fatto, di sicuro ero inconsapevolmente
sotto l'effetto di qualcosa che alterava la mia capacita di intendere e
volere, tipo il caffè corretto che mi ha propinato. Non siamo
compatibili, Domenico. Siamo troppo diversi. Guardaci."
"Quindi se il sottoscritto ora ti baciasse di nuovo, tu cosa faresti?"
Ho bisogno di buttare giù uno shot prima di rispondere a questa domanda.
"Ho
ricambiato un bacio da parte di Tommaso D'Angelo riuscendo a non
vomitare nonostante lo schifo, ma non so se con te supererei la prova
allo stesso modo." Anche se è già successo. E non mi ha
fatto schifo per niente. Posso dire che Punkie è diecimila passi
avanti rispetto a Tommy? Siamo ancora in fascia protetta? Sì?
Okay, vi risparmierò i dettagli.
"Meglio
non rischiare allora." Replica lui freddo. Sposta lo sguardo da me alla
parete, poi lo riporta sul mio viso. "Torniamo in palestra?"
Mi
limito ad un cenno di assenso. Lui prende a camminare verso le grandi
porte antipanico e io lo seguo, mentre la conversazione appena conclusa
si ripete nella mia mente per almeno tre o quattro volte.
Mi sono messa nei panni di mia sorella così tante volte, che temo mi abbia contagiata con la sua inettitudine alla vita.
Sbuffo.
"Senti,
Punkie..." Siamo quasi tornati tra la folla, e questo significa che tra
pochi secondi non riusciremo nemmeno a parlare per il chiasso. Lui
continua a camminare, ma si volta quanto basta per riuscire a farmi
cenno di continuare. "Ti vuoi fermare?!" Lo chiamo.
"Cosa?" Mi chiede lui, il tono esasperato.
Prego
che i tacchi mi reggano e faccio una breve e rischiosa corsa verso di
lui. Lo prendo per un braccio senza troppa delicatezza e lo blocco
appena dopo aver varcato la soglia. E poi, per concludere in bellezza,
mi avvinghio alle sue labbra come i protagonisti delGiardino delle torturesi
attaccano alla vita. Senza speranza di vittoria e con la consapevolezza
che, in un modo o nell'altro, la fine è vicina.
"E
questo perché...?" Il suo sopracciglio si inarca con fare
inquisitore, riportando a galla il mio odio verso la sua saccenza.
"Perché mi andava." Faccio un passo indietro e incrocio le braccia al petto. "E perché andava anche a te."
"O
forse no." Mi contraddice lui. Perché deve essere sempre
così complicato? Che ammetta a se stesso che Hera Felici ha
mietuto un'altra vittima, che sarebbe lui, e facciamola finita!
"No?" Non credo proprio. "Va bene."
Psicologia inversa. State a guardare.
"Non
succederà più, se è così." Dico, lasciando
spazio alla drama queen che c'è in me. Scuoto leggermente il
capo e mi scosto i capelli dal collo, infine mi risistemo la coroncina
di fiori sopra la testa. "Mai più."
"Okay."
Lui alza le spalle. Non avevo considerato quanto potesse essere subdolo
questo individuo. Ma non ho intenzione di mollare. "Non
succederà più." Ribadisce.
"Perfetto."
Affermo. Un bel sorriso e si girano i tacchi. Ed eccolo lì,
pronto a cadere nella trappola. Mi ferma e con un movimento degno di un
ninja ricostruisce il puzzle che eravamo poco fa.
Per farla breve, abbiamo appena vissuto ilnon succederà piùpiù corto e bugiardo della storia.
Ed
anche il bacio più corto della storia, perché qualcuno,
che scoprirò essere Tommy, ha appena staccato Punkie da me con
la forza e gli ha dato un pugno.
Ripeto.
Tommy ha appena dato un pugno a Punkie.
Fermi
tutti. No, non lo dico io, si sono letteralmente tutti fermati alla
vista di quel che è appena successo e ora abbiamo un milione di
paia di occhi che ci fissano, ed è solo adesso che capisco
davvero cosa significhi partecipare a un reality.
In palestra, ormai, regna un silenzio attonito, tanto che anche la musica è diventata solo un ronzio di sottofondo.
"MA
TU SEI UN DEFICIENTE!" Grido io, senza paura di finire al centro
dell'attenzione. Sono così pronta a riscuotere Tommy dal suo
stato di stupidità, che invece di soccorrere il principe delle
tenebre, mi scaravento contro il biondo prendendolo alla sprovvista e
facendolo andare a sbattere contro il muro. Cosa che, non lo escludo,
potrebbe anche far parte delle sue fantasie più perverse. "Cosa
ti è venuto in mente?!"
"È per lui che mi hai lasciato?" Mi guarda dritto negli occhi come se fossiioa dovergli dare una spiegazione. "Sei superficiale e vuota come dicono tutti. Avresti potuto dirmi la verità!"
"E
tu avresti potuto chiedermela, prima di colpire qualcuno che, tra
parentesi, ci sa fare molto più di te!" Mi odierò per
questo complimento gratuito a Punkie, che ora è in piedi e, a
giudicare dal suo sguardo, sta per spezzare Tommaso come un grissino.
"E tu sta fermo, ci penso io." Ordino a Domenico.
"Cosa
sta succedendo?" Hestia sfreccia verso di noi con la velocità di
un ragazzino che ha ingerito troppi zuccheri. Si infila nel minuscolo
spazio tra me e il mentecatto e mi spinge qualche passo più
indietro. "Hera?"
"Succede
che ti sei innamorata di un ragazzo talmente stupido da non accorgersi
di essere uscito con la gemella sbagliata per due mesi buoni." E
sì, lo dico ad alta voce, dritto in faccia a D'Angelo, che come
al solito non capisce nulla se non accompagnato da un disegno
esplicativo.
"Non ho capito." Appunto.
"Sbrigatevela
tra di voi. Io ho altro da fare." Concludo, prima di prendere Mimmo per
un braccio e allontanarmi con lui. "E, se riesci, Hestia, rendigli
comprensibile il semplice concetto che se prova di nuovo a sfiorare
Punkie, si troverà sulla fronte un tatuaggio permanente del mio
tacco dodici."
E buona serata a tutti!
***
ANGOLO AUTRICI
Che l'apocalisse abbia inizio!
Uh,
quanto siamo eccitate per questa coppia di capitoli! Intanto qui avete
letto delle cose allucinanti: Hera e Punkie, ragazzi, Hera e Punkie.
In
più adesso la gemella dolciosa ha decisamente sganciato la
patata bollente nelle mani di Hestia e nel prossimo capitolo vedremo se
la reggerà o meno. Ma badate: potreste ricevere una sorpresa che
non vi immaginate!
Nel
frattempo vogliamo tutte le speculazioni del caso sulla coppia che
scoppia: vi è piaciuto Punkie? Lo amate anche voi? Hera se
l'è giocata bene, almeno questa volta?
Chissà
cosa riserva il destino per questi due e per l'occhio nero di Punkie.
Stavolta il kajal non c'entra, caro Mimmo, quindi si attende la tua
diabolica reazione :)
Seduta
sul divano a guardare passivamente i colori della tv, senza rendermi
conto di essere su Real Time, risulto di spalle a mia mamma e quindi mi
scambia per Hera.
"Hera, tesoro! Non ti prepari per la festa?"
La
mia spiegazione non è necessaria. Dalle scale scende una figura
mitologica che porta un denso profumo di zucchero: se vi sembra di non
averla mai studiata a scuola, è perché è di nuova
generazione. Di quelle che usano lo schermo dell'iPhone come specchio e
pubblicano i loro incantesimi sotto forma di captionlatine nelle foto di Instagram.
Brutta razza, io vi avverto.
"Io sono nata pronta, cara mammina."
"Ah, mi era preso un colpo. Pensavo fossi lei."
"A quanto pare ultimamente lo pensano tutti."
Presente
le dee di Hercules che intonano frasi allusive verso Meg, giusto per
farla sentire ancora un po' più in colpa? Ecco, Hera ci
delizia con tali divini canti, mentre fluttua davanti allo specchio in
entrata e controlla la luminosità del suo petto cosparso di
brillantini. Quando sei troppo figa, lo schermo dell'iPhone non basta.
Guardo
l'ora e mi sento di intervenire con tono da oltretomba, giusto
perché gli dei non sarebbero nessuno senza Ade come nemico:
"Mancano ancora due ore alla festa. Cosa fai, nel frattempo? Aspetti
che ti si sedimentino i neuroni, dopo aver scosso la testa per far
risultare più vamp la messa in piega?"
Hera
stacca i suoi occhietti vanesi solo per rivolgermi un sorriso
malizioso: "È unicamente in questi tuoi rari casi di acume che
sento di essere tua parente. Brava, sorellina, così acida ti
voglio."
"Non
parlare di acume, tu. La cosa più acuta che hai è la voce
quando cacci i gridolini di fronte ai video di cuccioli allattati con
il biberon."
"Uff!"
Hera si sventola profumando l'ambiente. "Quanta pesantezza! Ma', io
vado da Giulia! Se rimango qui anche un minuto di più rischio
che mi si afflosci per davvero la messa in piega, subito dopo l'umore,
naturalmente. Ciao ciao!"
"Ok, tesoro." Sorride mamma, intenta a ripiegare vestiti. "Divertiti e non fare tardi."
"Ok, mammina! A dopo! Hes, ci vediamo in palestra,bye bye!"
"Sì
sì sì..." Faccio un'onda con la mano e ignoro la pazza.
Ovviamente non ci andrò in palestra, alla festa del secolo. Ma
neanche sotto tortura.
La
porta si richiude con delicatezza e io torno a fissare Real Time.
Vorrei deprimermi indisturbata, ma purtroppo Hera non è l'unica
parente che mi rende la vita difficile.
"Tesoro." Esordisce mia madre. "Tu quand'è che ti prepari? Mancano solo due ore."
Evito
di girarmi verso di lei perché leggerebbe nei miei occhi le mie
vere intenzioni (pigiama nero, horror scaricato illegalmente e bambole
voodoo da infilzare). Mi limito a vedere il televisore e strascicare
un: "Boh, dopo vediamo."
"Non hai intenzione di andare?"
Wow, mamma èThe Mentalist.
"No."
"Teso-"
"Sh-sh."
Chiudo la mia mano come se fosse il becco di un'anatra, in modo da
farle capire che sarebbe meglio se si zittisse. "Niente discorsi
motivazionali, la risposta è no comunque."
Mia
madre sospira, assieme allo sbuffo del ferro da stiro che sta
maneggiando con fare esperto: "Ok... se comunque cambi idea, ti ho
appena stirato il tuo vestitino zotico preferito."
"Ègotico, non zotico." La correggo inacidita. "Comunque grazie, ma no."
"Beh,
almeno ci andrà tua sorella e non ci andrà con quel
motociclista zotico. Zotico sul serio, questa volta. Sono felice che si
siano lasciati."
"Tommy non è uno zotico." commento a fior di labbra.
"Ah
no? Ha una tale espressione rimbambita, l'aria da chi apprezza solo le
cose superficiali della vita e non andrebbe mai nel profondo di
qualcuno, a meno che non si trattasse di andarci letteralmente, a
livello fisico."
"Mamma!"
"Che c'è, per caso lui ed Hera l'hanno fatto?"
Ok, questa è l'occasione giusta per alzarsi dal divano ed indignarsi.
"Ma
no!" Esclamo rianimandomi e saltando sui cuscini. "Ma ti sembra?! Tommy
non usciva con lei solo per questo, ci usciva perché..."
"Perché?" Incalza mamma, mentre produce biancheria pulita con crescentepathos.
Abbasso gli occhi: "Perché è bella."
"Vedi che ho ragione?" gioisce sparando condensa dal ferro. "Da tipi così meglio starci a distanza di sicurezza. Sempre."
Eh come no, madre! Saggissima.
Sbuffo,
sconfitta dalla vita: mamma ha ragione, Tommy è una brutta
persona e io ancora di più. Quando, cinque secondi dopo, suona
il campanello, penso che sia venuta a prendermi la morte. Sarebbe anche
ora.
"APRI TU!" tuona mia madre da sotto la montagna di vestiti.
Io
mi trascino solcando il parquet e decido di non chiedere nemmeno
l'identità dell'ospite. Se fosse un malintenzionato, lo saprei
per tempo e non potrei lasciarmi cogliere di sorpresa dalla fine delle
mie sofferenze. Che poi, al massimo sarà Hera che ha dimenticato
il cervello.
Invece apro e alla porta c'è un ragazzo mezzo nudo.
Di bene in meglio, stasera, sul serio.
Fisso il giovane con grande perplessità, mentre costui si gonfia il petto (nudo) e sorride.
"Allora." mi chiede, entusiasta. "Chi sono?"
"Un uomo confuso?"
"No, dai, all'interno della civiltà romana... chi rappresento?"
"Un romano confuso?"
"Hestia, dai!"
Do
un'ulteriore occhiata a Ste, più approfondita ma non troppo, in
quanto non mi sembra consono indugiare sulle nudità del mio
migliore amico: "Ste, perdonami, ma, uhm... non saprei proprio."
"Uno schiavo!" Rivela, con un'ovvietà che comprende solo lui.
"Ah, bello. Originale."
"Andiamo, ci ho lavorato un sacco!"
Mi
indica il lenzuolo avvolto al bacino con tanto di strascico nel mezzo,
poi l'asta che porta sulla schiena con appesi alle estremità due
cesti di vimini. Stima totale del tempo impiegato per la preparazione:
tre minuti. Risultato: orrendo. Poi si è dimenticato pure gli
occhiali da vista, lo schiavo.
"Entra, per favore." Concludo, esaminando i dintorni del quartiere. "Sembriamo idioti."
Faccio
accomodare Ste, non senza che lui si incastri sullo stipite, a causa
dell'asta di bambù che lo supera in larghezza. Pensavo di aver
visto il peggio quando Hera è apparsa un giorno cosparsa
integralmente di fango anticellulite a base di alghe, ma adesso che
c'è uno Ste a dimenare il suo busto magrolino sulla porta di
casa mia con un lenzuolo che gli pende dal pacco... beh, i miei incubi
non saranno più gli stessi.
Ste si disincastra dall'uscio e mi lancia un'occhiatina significativa: "Ovviamente."
"Fantastico!
Ti dona proprio, sai? Spero tu sia venuto per convincere la signorina
qui a fare qualcosa di utile della sua vita, dato che a quanto pare ha
intenzione di essere la Cenerentola di turno e non andare al ballo."
"Non
si preoccupi." Sorride Ste, spingendomi per le scale, in cui finiscono
per dissiparsi tutte le mie lamentele contro l'ingrata genitrice. "Ci
penso io."
Io
e Ste saliamo al piano superiore e lui decide, senza troppi indugi e
complimenti, di spingermi in bagno, nel quale imprigiona entrambi
ricordandosi pure di girare la manovella per chiudere a chiave, giusto
per sicurezza. Deduco che dovrebbe essere un sequestro di persona, solo
che Ste, semplicemente, non è capace. Anzi, stasera mi pare del
tutto uscito di senno.
"Ti
prego, Hestia." Con mia crescente incredulità, Ste si getta in
ginocchio sulle piastrelle del bagno, unendo le mani e sembrando ancora
più schiavo. "Vieni alla festa."
Ah, è così che pensa di convincermi? Grande.
"Santo
cielo, che visione sconcertante." Roteo gli occhi e faccio direttamente
per uscire, così risparmio a me un'inutile perdita di tempo e a
lui dell'inutile perdita di dignità. Non so che gli prenda, ma
di sicuro non voglio essere coinvolta nel suo disagio.
"No,
veramente, ti prego!" Stefano allora afferra i pantaloni della mia
tuta, distendendosi completamente sul pavimento e tirando la stoffa
come un bimbo che si aggrappa alla sottana della maestra.
"Ma
sei scemo? Sei nudo e strisci per terra? E poi, che diavolo ti prende?!
Mollami subito!" Scuoto la gamba, manco stessi cercando di liberarmi di
un segugio attaccato agli stinchi. Ma il problema è che lui non
demorde; è veramente un segugio!
"Non voglio andarci da solo! Ho paura!"
"Eh?"
"Ti prego, Hes, vieni con me, accompagnami, ti scongiuro!"
"Stefano!"
Finalmente me lo scrollo di dosso con un movimento deciso. "Mettiti in
piedi come una persona normale e spiegami che diavolo di problema hai!
Subito! E senza piagnucolare!"
Ste,
intimorito dal mio tono, obbedisce agli ordini e mi si mette di fronte,
la pancia arrossata e le mani unite in grembo, insicure: "Recentemente
mi sono detto che non voglio più farmi trattare male dalle
persone."
"Ah e lo dimostri rotolandoti per terra e aggrappandoti ai loro piedi? Ottima procedura."
"Zitta
tu." Rimbecca puntandomi il dito contro. "Che sei la prima a fare come
me; predichi sempre bene e razzoli sempre male. E non interrompermi!"
Alzo le sopracciglia. Incrocio le braccia. Ah, sì? Facciamo i duri?
"Dicevo."
Tossicchia allora, riprendendo il filo. "Ho avuto una specie di...
litigio? Diverbio? Un piccolo confronto con Doppia G."
"Un confronto, eh?"
Ste
mi fulmina, e capisco che dovrei veramente starmene zitta. Forse sta
avendo un momento di autodeterminazione e ha solo bisogno di qualcuno
che stia ad ascoltarlo. Conserverò le risate per dopo.
"Parlando
con lei ho capito che, effettivamente, io sono migliore di tante
persone." Postula lui, concentrato. "E che non mi serve dimostrarlo per
saperlo. Però, sai, c'è sempre chi al mondo è
disposto a giudicare e farti sentire male."
Com'era? Ah sì,Hestiaè la copia in bianco e nero venuta male di Hera.Sì, forse posso capire il discorso.
"Perciò mi sono chiesto che cosa dovrei fare per smetterla di sentirmi così."
Stefano
alza gli occhi e me li ritrovo sorprendentemente un po' troppo vicini.
Sono molto meno d'impatto del blu elettrico di Tommy. Molto più
piccoli. Molto più comuni. Ma mi fanno ugualmente arrossire.
"Perché sei arrossita?"
"Sto
pensando che sei vestito da schiavo, che sei imbarazzante e che forse
non è il modo giusto per smetterla di sentirti così."
"Invece
lo è." Mi corregge lui, con convinzione. "Posso essere chi
voglio, se accanto a me c'è qualcuno che mi stima comunque, e
che mi vorrà bene indipendentemente da come mi vesto e da quanto
mosciamente diròramarro marrone."
A questo punto mi scappa una risata, e Ste fa una smorfia: "Avrei
voluto dire che quella persona sei tu, ma forse mi sbaglio."
"Ste,
tu sei fuori di testa!" Gli do un leggero pugno sulla spalla, ridendo,
e ne approfitto per togliermi da così vicino a lui. Abbiamo
dormito appiccicati e quasi non me ne sono accorta, ma oggi tra l'outfitda schiavo romano e il mio cervello fuso, sembro avere qualche disfunzione fisiologica. Dai che la morte è vicina, dai!
"È ovvio che puoi contare su di me!" Garantisco. "Voglio dire... da quanto tempo ci conosciamo?"
"Cinque anni."
"Ecco,
allora cinque anni fa ci siamo scelti proprio perché ci stimiamo
come amici e come persone. Gli altri non hanno il diritto di dirti come
devi essere e se pensi di non piacere a nessuno, beh..."Beh?"Beh, forse è vero. Ma comunque non piaci a nessuno, tranne me."
Oh ma che carina che sono! Ho detto una cosa bellissima!
Oddio, che mostro sono diventata?penso,
inorridendomi. Hera mi ha cambiata. Quella strega! Ha fatto di me
un'amica smielata! Che poi, beh... gran discorso, Hestia, ma quando
è ora di applicarle su di te, queste perle, che facciamo? Le
diamo ai porci?
"Perfetto." Ste incrocia le braccia e sorride. "Allora mi accompagni alla festa."
"Certo!" Esclamo. "Che no!" Completo poi, dopo neanche mezzo secondo, con altrettanta enfasi.
"Eddai!"
Mugola lui, seguendomi fino alla doccia, dove intendo chiudermi per
sempre e, possibilmente, annegare sigillando le porte con la colla a
caldo. Ma Ste prosegue imperturbabile la predica: "Sento che stasera
Giulia potrebbe dirmi qualcosa riguardo a quel... ehm, confronto. Se
fosse qualcosa di bello, non ce la farei a gestirlo da solo e
rischierei di rovinare tutto. Se fosse qualcosa di brutto, avrei
bisogno di una spalla amica su cui piangere. Se non fosse nulla, avrei
bisogno esattamente e unicamente di te."
Le
sue parole sono anche troppo lusinghiere: "Spiacente, ma non ci vengo.
Non farei che soffrire per Hera che fa la padrona del mondo e Tommy che
le sbava dietro."
"Devi dire a Tommy la verità."
"Non ho bisogno di un altro psicologo stile Doppia G, grazie."
"Doppia G ha ragione."
"Sì, perché ti piace."
"No,
perché ha ragione." Non mi sarei aspettata che Ste aprisse le
porte della doccia, invece mi stupisce di nuovo e infrange la mia
privacy. "Stasera io e te tiriamo fuori le palle."
"Ah, per te è facile, basta alzare quella tenda che hai addosso."
Ste
ringhia, e mi ricorda un po' Hera, il che è strano perché
se di lei ho costanti incubi, lui prima d'ora non mi aveva mai fatto
paura, semmai solo pena. Insomma: Hera si innamora, Giulia mi dà
consigli amichevoli e Ste diventa un uomo... ditemelo che sta arrivando
la fine del mondo!
"Dobbiamo fare qualcosa! Dobbiamo reagire! Hestia, per la miseria, fai qualcosa!"
Per
evitare di soccombere alla pressione morale del mio 'migliore amico',
lascio che il mio sguardo scivoli oltre lui, verso la specchiera, verso
le mensole più alte e impolverate, dove ci sono tutti quei
prodotti che non utilizziamo da un po'.
A
un tratto incrocio un paio di flaconi familiari; quelli che usai secoli
fa per sperimentare la tinta su Cuzco. Volevo farlo meshato di viola e
di blu, ma avevo sbagliato a mescolare i colori ed è uscito
solamente un bel nero pece che, seppur sbagliato, lo rendeva comunque
un cricetino ribelle e aerodinamico.
Ste
è molto più attento di quanto io abbia osservato nella
media maschile finora. Così segue il mio sguardo e dice:
"Sì... sì, è perfetto! Tingiti i capelli!"
Ciò
che segue è un lunghissimo battibecco principalmente composto
dall'opposizione di 'sì' e 'no' e qualche grido selvaggio di mia
madre dal piano terra. Dopodiché, Ste decide di giocare una
carta vincente: un discorsetto motivazionale che nessuno e dico
veramente nessuno, men che meno la mia genitrice, sarebbe riuscito a
propinarmi con successo.
Ma lui... ma lui sì. Lui ci riesce.
E
alla fine aggiunge pure un "Ti prego!" che funge da scossa al mio
cuoricino deceduto, per cui decido di accompagnarlo e pure di tingermi.
...e io che fino ad oggi ero convinta che Ste fosse solamente un po' meno antipatico del resto del mondo.
*
Esco
di casa bardata come una ladra. Mamma, troppo felice che io infine
abbia ceduto, non si accorge di nulla. Hera nota il tutto unicamente
dal mio sguardo e appena ci ritroviamo in palestra, senza che nemmeno
io mi sia tolta il cappuccio, mi dice: "Santo cielo, sembri quel quadro
dove c'è la faccia di un tizio composta di sole verdure. E
ovviamente quella che hai in testa è una rigogliosa melanzana
viola... adesso sì che sei sexy."
Ho
scelto il viola perché mi ricordava i cuoricini di Tommy. E
anche perché era quello dei due scaduto da meno tempo. Ora
inizio a pentirmi non solo perché mi potrebbero cadere tutti
capelli da un momento all'altro, ma anche perché,
obiettivamente, faccio schifo.
L'entrata
per Hera è sommamente teatrale, con la platea che l'ammira e per
poco non le fa un applauso. Io e Ste ci limitiamo a farle da ombra
finché non ci trascina vicino agli spalti, dove c'è
Giulia.
E da lì comincia la serata più lunga della mia vita.
Per
i primi abbondanti minuti me ne sto in silenzio raggomitolata nel mio
outfit con cappuccio da rapper. Sì, ho messo il vestito gotico,
ma mi sentivo più a mio agio coprendolo con un felpone zotico e
corredandolo con i cari vecchi anfibi. Se qualcuno mi si dovesse
approcciare per chiedermi chi sono, risponderei Ade, senza esitazione.
Invece,
a un certo punto, mentre mi sto fissando le scarpe seduta sul bordo
delle gradinate, qualcuno me lo domanda sul serio, e io non riesco a
rispondere.
Davanti
a me si è manifestata una visione gloriosa: Tommy D'Angelo,
coperto da una corazza di metallo e un mantello color porpora, mi
sorride come Maximum deIl Gladiatoredopo aver vinto la battaglia nell'arena.
"Ciao, Hestia, sei venuta alla fine. Da chi ti sei travestita?"
Il mio cervello ripete all'infinito:Da tua moglie, da tua moglie, da tua moglie. Ma infine raccolgo tutte le energie che possiedo per sussurrare un: "Boh... Ade? Credo."
E
improvvisamente sono convinta che nemmeno venire sia stata una buona
idea. Lo penso ancora di più quando Tommy mi abbassa il
cappuccio e controlla la pettinatura, corrucciato. Ecco, lo sapevo, non
gli piacciono. Dovevo restarmene a casa. Stefano è un idiota!
"Ma
Ade non ce li aveva blu i capelli?" chiede semplicemente, probabilmente
non ricordandosi nemmeno che fino a due ore fa ce li avevo castani. Va
beh, è un gladiatore. Non è che si può pretendere.
La
mia risposta consiste in una risatina da oca e nient'altro. Grazie a
Dio lui mi ha portato un bicchiere di cartone rosso pieno di
caffè (è la bevanda più trasgre che ci è
concessa stasera), così lo ingurgito per non dover parlare.
"Comunque, Hera è bellissima stasera." La osserva da distante, rapito. "Proprio come avevamo predetto, eh?"
Avevamo...beh.
"Credi che riuscirò a strapparle una foto insieme? Anche solo una selfie per le stories?"
Inarco
un sopracciglio: "Non saprei... Mi sembra più interessata a
fotografarsi da sola..." Ipotizzo, studiando il modo in cui sta
socchiudendo gli occhi e protraendo le labbra mentre gira su se stessa
per catturare la luce migliore. Ma così a intuito, eh...
"Ah,
è incredibile." Maximum qui scuote la testa, non capacitandosi.
"Lei è così... la sento così... vicina, eppure
sempre così distante. Sai, come se fosse due persone
contemporaneamente. Penserai che sono pazzo."
"No no." Mi strozzo col caffè. Funzioni respiratorie irreversibilmente compromesse.
Tommy
fissa la sua bevanda e sorride tra sé: "Sono innamorato perso
del suo carattere, ma anche del suo aspetto. Però c'è una
maledizione: non posso avere entrambi allo stesso tempo. Se tu potessi
scegliere, quale dei due preferiresti avere? Un bel carattere o un
bell'aspetto?"
Ora
fa scivolare le iridi su di me e io sprofondo nel baratro di me stessa,
sicura che qualcuno mi stia facendo avere questa conversazione apposta
per prendermi in giro: "Il carattere." balbetto.
Lui
recepisce annuendo in silenzio, così uso la spinta della
caffeina per suicidarmi del tutto: "E tu? Se potessi seriamente avere
solo una delle due cose, quale terresti?"
Tommy scuote la testa: "O tutto o niente. Sono fatto così."
Bene, quindi mi sono innamorata di un bigamo. Perfetto.
Mentre
mi affloscio come un fiorellino appassito in mezzo al deserto, incrocio
gli occhi di Ste da distante. Mi sta controllando dal suo posticino
accanto a Doppia G, che, in effetti, non gli ha ancora rivolto la
parola. Capisco si stia alquanto annoiando, o deprimendo, quindi si
è messo a seguire la mia lovestorye
dagli spasmi che sta avendo alle braccia, deduco mi voglia incoraggiare
a sputare il rospo. Sembra una cheer-leader che non ci ha creduto
abbastanza, ma apprezzo il gesto e credo che abbia ragione. Se me lo
dice lui, vuol dire chequestoè veramente il momento.
"Tommy."
Annuncio, inspirando un metro cubo d'ossigeno e continuando a guardare
Ste da distante per darmi la forza. "Senti, so che forse ti dirò
qualcosa che non ti aspettavi di sentire o che, comunque, non vorresti
sentire, ma la verità è che sono ormai due mesi che io e
mia sorella Hera ti stiamo nascondiamo segreto." Ste si agita ancora di
più, stavolta sembra praticamente una medusa in preda alla
corrente del Golfo, ma io annuisco nella sua direzione, determinata
più che mai a far tesoro del suo incoraggiamento. "Esatto, un
grandissimo segreto che molto probabilmente ti farà arrabbiare,
ma che comunque prima o poi saresti venuto a sapere. Quindi stavolta,
sul serio, sono qui per rivelarti la verità. E la verità,
Tommy, è che..." Finalmente prendo il necessario coraggio per
guardarlo negli occhi e affrontare le mie paure.
Ma appena lo faccio, mi rendo conto che lui non c'è più.
Se n'è andato.
Per salutare un suo compagno di passaggio, con un grandioso: "Ehi, bella Francy!"
Ritorno
su Ste e finalmente capisco che stava cercando di mimarmi un 'Guarda
che stai parlando da sola, cretina!'. Ora ha la testa fra le mani e la
sta scuotendo, arreso. Io non posso che imitarlo, e devolvere il resto
della serata a compiangere la mia dipartita vita sociale.
*
Sia
io che il mio migliore amico schiavo stiamo avendo il ballo più
schifoso della nostra vita. E considerando che è il primo, ne
abbiamo di strada da fare. Rimaniamo silenziosi e depressi per tutto il
tempo, fino a che Hera non ritorna a casa base per sfottere un po'.
Per
quanto mi scocci ammetterlo, mia sorella e i suoi deliri di
autocelebrazione sono l'intrattenimento più divertente che stia
avendo. Prima della sua venuta, ho tentato di far parlare Giulia con
Ste, ma l'unica abilità che quell'arpia possiede è di
sputare risentimento attraverso termini filosofici.
Quello
che Ste ha interpretato come 'confronto' è stato in
realtà un ulteriore peggioramento della loro inesistente
relazione. Non so se lui si aspettasse che lei gli si gettasse addosso
come nelle più floride commedie di amore-odio, fatto sta che in
lei riconosco solo più odio di prima e l'unico senso in cui
vorrebbe saltargli al collo è per strozzarlo. Il problema
è che Ste si è dichiarato - lo so perché li ho
spiati - e quindi ora sta soffrendo molto più di ciò che
lasci intravedere.
Lo
capisco al cento per cento: come me, è stato ingannato dalla
speranza, ma ora non ne è rimasta nemmeno un goccio per nessuno.
Infatti, per quanto mi riguarda, tocco il fondo della tristezza quando
Hera mi inganna e finge di mettersi con Tommy. Per lei sarebbe facile
dire la verità e sistemare tutto, ma dopo la scenetta di poco fa
sono ancora meno motivata di sempre. Quindi lascio semplicemente che
l'ultimo barlume di autostima si infranga, quando Tommy non esita a
urlare un decisissimo 'sì'!
Anche
se poi scopro che era tutta una farsa, sono comunque sicura di non
poter competere con lei. E anche se fosse, Tommy l'ha detto: 'voglio
tutto o niente', voglio sia Hera che Hestia, non una sola delle due.
"Si
può sapere chi ti ha dato il permesso di posare quelle tue
sudice manacce addosso a me?" Sta gracchiando Giulia, dopo che le ho
dato uno schiaffettino innocente sul braccio. Insomma, sta sempre a
trattare male Ste, senza capire quanto ogni sua singola parola lo
ferisca il doppio di quanto faccia normalmente un'offesa. È
proprio una gallina, travestita da psicologa, travestita da console
romano. Anche se la maggior parte delle volte ha ragione.
Ste,
in realtà, sta ignorando la simpaticona, per fissare invece me:
"Davvero pensavo fossi tu quella a baciare Punkie l'altro giorno."
"Io? Sei matto?" Mi perplimo, riferendomi alquid pro quoinsinuato da Hera. "Innanzitutto te l'avrei detto."
"Ovviamente." Commenta Giulia, che non sentiva la propria voce da ben tre secondi.
"E
poi Punkie non mi piace!" Asserisco dispiacendomi per Mimmo, ma
tenendoci a mettere le cose in chiaro. Sono anche stanca che la gente
continui a supporre che io e Punkie dovremmo stare insieme solo
perché ci vestiamo e pettiniamo in modo simile. Beh stasera lui
sembra molto più normale e carino del solito, ma comunque resta
il fatto che non mi piace. Il bambolotto che occupa il mio cuore per
ora si chiama Tommaso D'Angelo. Non c'è nessun altro all'infuori
di lui. Assolutamente.
"Strano,
avete così tanto in comune." Continua, appunto, a blaterare
Doppia G. "Il nero dei vestiti, il viola dei capelli, che, a tal
proposito, così fanno davvero schifo."
"Non
potresti tacere un solo secondo, tu?" La rimprovera Ste. "Quelli di
Punkie sono fucsia, quelli di Hes viola, e le stanno molto bene.
Comunque-" Torna a guardare me, che nel frattempo mi sono sentita anche
troppo lusingata dal complimento. "Ora mi spiego tutto. Mi ero fatto un
mega viaggio mentale dove tu baciavi Punkie per far ingelosire Tommy e
poi speravi che magari lui gli tirasse un bel pugno e..."
Interrompo
Ste, guardandolo con fare stupito, mentre fermo il suo gesticolare
confuso con una mano: "Ste, credi davvero che sia il tipo di persona?"
"Beh, sei il tipo di persona che ha ingannato il ragazzo che le piace per mesi, quindi..."
Questa
frase mi ferisce moltissimo. Molto più di quanto abbiano fatto i
rifiuti di Tommy. Io... una persona così? Agli occhi di Ste?
"Scusa." Il mio amico si ravvede prontamente, prendendo la mano che ho ritratto tra le sue. "Non volevo proprio dire che..."
Lo
sbuffo di Doppia G si riprende il ruolo di protagonista, attirando
tutta l'attenzione su di sé: "Avete rotto. Siete patetici.
Ditevi che siete gelosi l'uno dell'altra e facciamola finita, ok?"
"Cosa?!" sbottiamo entrambi, voltandoci con fare sconvolto, e mano nella mano, verso di lei.
Ma
in quell'esatto istante, prima di una qualche risposta rivelatrice di
Doppia G, qualcosa in fondo alla palestra suscita l'interesse
dell'intero corpo studentesco. Dalla nostra posizione in alto sulle
gradinate riusciamo ad avere una prospettiva privilegiata e proprio
quando ci alziamo per capire che sta succedendo, il pugno da gladiatore
forzuto di Tommy si spiaccica contro la guancetta pulita di Punkie,
avverando le profezie di Ste lo sciamano indù.
Vedo
rabbia trasudare dall'espressione di Tommy. Vedo risentimento
accrescere nel petto di Punkie. Vedo lingue di fuoco uscire dagli occhi
di mia sorella.
Chi è il vero Ade, ora?
*
Quando
il danno si è fatto irreversibile, Hera ovviamente ha deciso di
passare la patata bollente a me. Mi sono ritrovata faccia a faccia con
Tommy D'angelo, nuda di maschere e delle solite bugie, in mezzo alla
folla di studenti pronti a giudicare.
E Tommy ovviamente non ha capito.
Ho
tentato di spiegargli, ma era come se nemmeno gli stessi parlando.
Guardava oltre me, guardava Hera, che nel frattempo si stava occupando
dell'occhio nero di Punkie assieme ad altri ragazzi, poco distante da
noi.
Così
mi è montata dentro una rabbia assurda, ho fatto un passo in
avanti e gli ho schioccato le dita a un centimetro dalla faccia: "Ehi!
Risvegliati da quel coma!"
Tutta
la scuola ha sussultato: come osa una creatura del male come me mancare
di rispetto a Tommaso il dio D'Angelo? Come osa anche solo rivolgergli
la parola mentre lui è coinvolto in tutt'altro dramma? Ma il
dramma è esattamente lo stesso per entrambi, e chi diavolo se ne
importa se ora tutti mi odiano.
Mi
sono alzata sulle punte dei piedi e ho cercato di fronteggiare il
più possibile quel biondo vestito da gladiatore, dicendogli:
"Non è lei quella con cui sei uscito in questi mesi. Non
è lei che hai portato a cena fuori e poi a pranzo da Burger
King. Non è lei che è stata in sella alla tua moto fino a
quel giardino sul Tevere. Non è lei che ha ascoltato i tuoi
sogni e che poi ti ha baciato... Sono io."
Finalmente
lo sguardo di Tommy si è posato su di me ed è stato come
se mi avesse visto per la prima volta. Le sue pupille si sono ristrette
mentre l'esondazione di scomode verità lo prendeva in pieno e lo
trascinava nel fiume di imbarazzo in cui tutti i nostri compagni
già sguazzavano con commenti e risatine.
Tommy era incredulo: "...tu? Hestia?"
"Sì..." Ho annuito, le guance roventi e gli occhi lucidi. "Hestia con la H."
A
quelle parole lo sguardo di Tommy si è fatto gelido, puro
ghiaccio ai vertici di un monte irraggiungibile. Ha fissato prima me,
poi Hera, poi la folla tutt'intorno. Infine, ha sussurrato un: "Siete
due stronze. Due grandissime stronze." E se n'è andato nel
religioso e adorante silenzio della massa.
Neanche
a dirlo, a seguito del loro Maximum ferito, tutti si sono scagliati
contro noi sorelle Felici con epiteti cattivi, insulti e considerazioni
le quali nessuno vorrebbe mai sentir dire su di sé. Punkie ha
circondato le braccia di Hera e l'ha allontanata dal caos, facendo da
scudo per lei. Io, invece, sono rimasta in mezzo al ballo per subire
tutto quello che mi meritavo: la sfigata, l'emarginata ribelle,
l'asociale inghiottita dalla sua paura più grande; gli altri.
Gli altri che la odiano e che lei odia.
D'altronde l'aveva detto anche Tommy: non è che un sentimento reciproco.
Alla fine, anche io sono stata salvata dai miei amici.
Stefano
e Giulia mi hanno accompagnato di fuori e dopo la doverosa predica di
Doppia G su quanto avesse da sempre avuto ragione, anche lei ci ha
lasciati soli per andare in soccorso della sua amica del cuore.
Ora
sono già almeno venti minuti che io e Ste siamo seduti sui
gradini di marmo del retro della palestra e nessuno ha ancora proferito
verbo. Almeno, la festa all'interno è ripresa con tanto di
musica e grida che giungono ovattate fino a qui, a rendere un po' meno
deprimente questa dolorosa sconfitta.
"L'avevo detto che questo giochetto avrebbe fatto stare male un sacco di gente."
Mi volto, cadaverica, verso Ste: "Anche tu? Sei serio?"
Lui
alza le mani: "Io l'avevo detto ancora prima di Doppia G. Era per farti
notare che anche se non mi lancio in sermoni aristotelici, sono saggio
anche io, a volte."
Annuisco,
guardando il terriccio umido di questa serata di maggio, pigiando i
miei anfibi contro di esso per vedere le impronte che vi rimangono
impresse: "Avrei dovuto ascoltarvi. Non l'ho fatto e ora eccoci qua...
è la giusta conclusione di una bugia tirata troppo per le
lunghe."
"D'altronde capisco perché non ci hai ascoltato."
"Perché?" Domando, nella speranza che dica qualcosa di risollevate, che scacci un po' il senso di colpa.
"Perché eri soggiogata da Addominali."
Appunto.
Faccio una smorfia: "Detta così fa molto battutina acida di Hera."
Ste
ridacchia: "Hera ne pagherà le conseguenze tanto quanto te.
Almeno il lato positivo di essere gemelle è che vi potete
dividere a metà il disagio."
Sospiro,
guardando il cielo buio e apprezzando almeno quello in tutto
l'ecosistema. Non so come se la stia spassando Hera, ma di sicuro non
bene. Non avrebbe voluto finire in mezzo a certe figuracce, non avrebbe
voluto che Punkie ne uscisse con un occhio nero... e ora chissà
come la prederà lui, se si arrabbierà, se non
vorrà più saperne né di me né di mia
sorella, come anche tutto il resto del mondo, d'altronde.
"Ti
conviene andare da Doppia G." Suggerisco a Ste, per salvare almeno lui.
"Se non ne approfitti adesso, la serata si concluderà da schifo
anche per te."
"Di
cosa dovrei approfittare?" Si domanda, interrogando in primis se
stesso, mentre posa il piede sul terreno, accanto al mio, lasciando
traccia dei suoi sandali da età della pietra. Accanto a quella
dei miei anfibi, la sua impronta sembra quasi la prova dell'evoluzione
darwiniana. "Chissà di cosa mi ero illuso dopo il nostro
confronto."
"Confronto." Ripeto nuovamente, sottolineando l'inadeguatezza del termine.
"Chissà che cosa ci ho visto in lei."
"Beh, Giulia ha delle qualità. Molto nascoste... profonde... ma le ha."
Ste scuote la testa: "Credo di avere il tuo stesso problema. E anche lo stesso problema di Tommy."
"Ossia?"
Ste alza gli occhi e mi guarda arrossendo leggermente: "Che mi sono fatto fregare dall'aspetto fisico."
Non mi aspettavo di certo questa spiegazione.
Ma
Ste è piuttosto consapevole delle sue parole e me le illustra
ulteriormente: "Il motivo per cui ti piaceva tanto Tommy era il suo
aspetto, giusto? E a Tommy piace Hera per le stesse ragioni. A me piace
Giulia perché è una ragazza super carina."
Aggrotto le sopracciglia: "Ma poi è sopraggiunto anche dell'altro."
"Certo!
Ma la nostra percezione è fortemente ingannata da quel che passa
attraverso gli occhi. Dalla reazione chimica del nostro corpo, a un
corpo altrui."
"Quindi
secondo te è questo?" Indago, per confermare di aver capito il
ragionamento. "Semplice... attrazione della carne? Niente di
più?"
Ste si chiude nelle spalle: "Sì."
"Ammazza." Commento, considerando che per esseretutto quiè comunque abbastanza potente come avvenimento. Uno dovrebbe girare con una benda sugli occhi, per essere sicuro.
"Alla
fine si può dire di tutto su tua sorella Hera, ma è
l'unica che si è presa con una persona per com'è dentro e
non fuori." Osserva Ste. "Noi altri, invece, ci siamo lasciati fregare
dalla superficialità, nonostante è lei che definiamo
più spessosuperficiale.
Ammettilo, l'invaghimento per gli occhioni blu e i capelli dorati
è stato l'intero movente della tua... 'trasformazione'."
"E della tua." Ribatto, provocatoria. "Prima del 'confronto', non ti saresti mai sognato di fare certi atti di coraggio."
"È
vero. Forse ci serviva." Conclude, saggio. "Per ricordarci che siamo
umani, con relativi pregi e difetti... non sempre visibili ad occhio
nudo."
Apro
la bocca, colta in contro piede da quest'osservazione: di una
semplicità disarmante, ma allo stesso tempo assolutamente
spiazzante. Ste si è mangiato un libro di psicologia, o
direttamente Giulia Giuliani.
Lo
vedo chiudersi nelle sue stesse braccia e rabbrividire per
l'arietta. È ancora nudo, lo schiavo, così mi tiro
giù la zip e mi sfilo la felpa.
"Tieni,
va'. Fai lo schiavo alternativo." Ridendo per la sua poca
credibilità, gli poso l'indumento sulle spalle e gli sorrido.
Lui ricambia, sorpreso e un po' imbarazzato, specialmente quando nota
il vestitino zotico.
"Bello." Commenta solamente, e di colpo mi sale un caldo esagerato.
Ma che vuole da me stasera?
"Grazie."
Mi gratto il collo, non riuscendo a sostenere i suoi occhi dilatati
dalle lenti da talpa. Certe volte si impegna proprio per essere
imbarazzante, vero?
"Ma alla fine..." Si schiarisce la gola. "Tommy ti piace ancora?"
"Sì."
"Speri che ti perdonerà?"
"Sì."
Ammetto, sapendo che però non accadrà mai e che mi
odierà per tutta la vita. "E a te Giulia piace ancora?" Mi
ritrovo a reciprocare la domanda, senza averla veramente processata nel
cervello.
"Sì."
"Speri che ricambierà la tua dichiarazione?"
A questa domanda segue qualche secondo di silenzio, e poi...
"Quale dichiarazione?!" Ste esclama, sospettoso.
Quindi mi viene da ridere e mi alzo in piedi arruffandogli i capelli: "Ops."
Gli
faccio la linguaccia e poi mi metto a correre verso l'uscita della
scuola, dimenticandomi per un attimo tutta la tristezza che ho sempre
provato nell'essere me.
***
ANGOLO AUTRICI
Buongiorno! :)
Finalmente
siamo arrivati a questo capitolo! Personalmente, da portavoce ufficiale
di Hestia, vi posso assicurare che NON VEDEVO L'ORA!
Questo
capitolo è molto particolare: non so se abbia colto anche voi di
sorpresa, ma a me è successo indubbiamente. Se chiedete a C. ve
lo potrà confermare: all'interno di questo cap ci sono svolte
assolutamente impreviste e non pianificate. E' successo così: un
lampo d'idea, molto più simile a una realizzazione, o una presa
di coscienza, come se ciò che sta vivendo Hes fosse davvero
inaspettato anche per me.
A
buon intenditore poche parole, ma voi le parole usatele pure, per dirci
che ne pensate e quante teorie avete prodotto. Noi siamo
emozionatissime 💜
Grazie
mille per tutto il supporto che ci state dando e alla prossima,
mercoledì, con un altro capitolo altrettanto intenso che vi
farà battere il corazón!
La
festa di questa sera è paragonabile a un piccolo Apocalisse
studentesco, nel quale le uniche vittime siamo io e mia sorella.
Se
volete la mia opinione, credo che le persone siano troppo sensibili di
questi tempi. Sì, insomma, è vero che io ed Hestia
abbiamo manipolato il mondo intero facendogli credere di essere una al
posto dell'altra, ma non è nulla di così grave!
Chi non avrebbe fatto lo stesso, avendone l'occasione?
"Mi
stai facendo male." Borbotta il punk non più punk seduto davanti
a me negli spogliatoi femminili del Petrarca. Sto cercando di fargli
passare l'occhio nero e non è un compito semplice se lui
continua a lamentarsi.
"Scusa."
Ribatto, continuando comunque a spingergli il sacchetto di plastica
pieno di ghiaccio secco sullo zigomo. "D'Angelo è più
stupido di quanto avessi immaginato." E, credetemi, era davvero
difficile superare il livello che avevo messo in conto.
Punkie
sbuffa e rimane in silenzio per un po'. Sembra piuttosto arrabbiato e
questo spegne in me qualunque tentativo di sdrammatizzare. Non avevo
previsto che la serata avrebbe avuto un esito così negativo e
sono quasi dispiaciuta.
"Tieni
questo." Gli ordino, affidandogli la medicazione di fortuna che ho
trovato al tavolo del rinfresco, sotto al quale Giulio Cesare ha
nascosto un minifrigo dal quale attingere in caso di emergenza.
Sospetto lo abbia fatto consapevole della mia presenza alla festa.
"Senti,
mi dispiace." Dico dopo un altro interminabile minuto di silenzio. Mi
alzo per andarmi a sedere accanto a lui sulla panca di legno. "Smettila
di ignorarmi."
"Se
ti avessi ignorata da molto prima, adesso non avrei un occhio nero,
Hera." Mi fa notare, il che non è totalmente sbagliato. Ma sono
convinta che la sua vita sarebbe terribilmente triste senza di me a
portare un po' di caos. Triste e piena di sacrifici. Letteralmente.
"Ne avresti due, visto quanto ami la matita nera." Replico senza pensare. "Vuoi che chieda a Tommy di rimediare?"
Osservo
gli angoli delle sue labbra piegarsi in un sorriso, per tornare poi in
meno di un secondo a essere una stretta linea retta. "Non sei
divertente."
"Stavi
sorridendo." Puntualizzo. Gli circondo le spalle con un braccio e
appoggio la testa su una di queste. Non so perché io lo stia
facendo. Ma non so nemmeno perché questa sera l'abbia baciato
per ben due volte, perciò quello che sta succedendo ora è
decisamente meno grave. "Sono super divertente, io."
"Sei
super psicopatica." Mi contraddice lui. Il suo tono di voce si è
ammorbidito appena, segno che le mie moine stanno almeno in parte
funzionando. "Ti rendi conto del casino che hai combinato con lo
scambio?"
"Se
non fosse stato per lo scambio, tu non avresti mai conosciuto le mie
dolcissime labbra alla ciliegia." Scommetto che il rimorso lo avrebbe
divorato per il resto della vita. "Dovresti essermi grato."
"Hera."
Pronuncia il mio nome accompagnandolo con un sospiro. Alzo la testa per
guardarlo e lui ne approfitta per allontanarsi da me. Questo non
promette niente di buono. "Sono serio. Hai ferito quattro persone con
il tuo stupido piano. Me, tua sorella, Tommy e te stessa."
No, si sbaglia.
"Io
sto benissimo così." Gli assicuro. E se Tommy avesse avuto un
minimo di materia grigia, non ci sarebbero state altre vittime. "Non ho
detto io a mia sorella di non confessare subito la verità a
Tommy. E tu l'hai saputa molto prima, perciò..."
"Quindi
a te va bene così? Non pensi di dover delle scuse a nessuno?" Mi
accusa. I suoi occhi puntati nei miei tentano di farmi sentire in
colpa, ma non ci riescono. "Non pensi di doverti scusare con me?"
"Tommy
dovrebbe scusarsi con te, non io!" È stato lui a rovinare tutto
questa sera! Se non fosse comparso dal nulla per comportarsi da
scimmione geloso, adesso io e Domenico staremmo facendo ben altro nello
spogliatoio. Ve lo posso assicurare. "Tu ti sei preso gioco di me allo
stesso modo qualche giorno fa al cinema, noi due siamo pari, Satana."
"Satana."
Ripete lui, alzandosi in piedi per guardarmi dall'alto del suo metro e
settanta. "Tu sei il demonio in persona, Felici, e hai il coraggio di
accusare me."
Anche
io mi sollevo dalla panca e incrocio le braccia al petto. Ora che
indosso le scarpe col tacco, le nostre pupille si trovano esattamente
nella stessa traiettoria. "Non ho mai negato di esserlo, Punkie. Non
sono per niente dispiaciuta per quello che è successo in questi
due mesi. Solo per quello che è successo stasera. E sai cosa? Se
ti dispiace di avermi baciato, non posso che essere d'accordo con te."
"Non
ho parlato di quel bacio. Forse sei tu ad essertene pentita.
Preferiresti qualcuno come D'Angelo, troppo stupido per accorgersi dei
tuoi errori e farteli notare?" Replica.
Decido
di rimanere in silenzio e di tornare a sedermi. Domenico mi sta ancora
fissando, forse in attesa di un segno di cedimento da parte mia. "Non
ho voglia di discutere." Gli spiego. "Non penso di aver commesso errori
stasera, perciò puoi sederti qui con me e smetterla di puntarmi
il dito contro, oppure puoi andartene."
"Bene."
Conclude lui, afferrando la giacca di pelle che si è sfilato non
appena siamo entrati. La indossa in tutta calma, mi lancia un'ultima
occhiata e poi esce, lasciandomi sola ad ascoltare la musica
proveniente dalla palestra, dove la festa è ripresa come se
nulla fosse successo.
*
"Alzati,
andiamo a casa." Ordino a mia sorella dopo averla raggiunta sulle
gradinate. È insieme a Ste, che smette di parlare nell'istante
stesso in cui io li raggiungo. "Mi dispiace, Ranocchio, la principessa
torna al castello insieme a me." Gli dico, accennando un leggero
sorriso di circostanza.
Ho
l'umore così sotto ai piedi da non riuscire nemmeno a sparare
qualche cattiveria gratuita. Sento gli sguardi degli altri studenti su
di me, e in fondo posso capirli. Anche io mi incanterei a guardarmi, se
mi passassi davanti. Deve essere davvero una vista sublime.
Aspetto
che Hestia abbia recuperato le sue cose e poi esco dalla palestra senza
nemmeno controllare dove si trovi Giulia. Probabilmente lei e il suo
irritante blocchetto degli appunti stanno psicanalizzando quel povero
mentecatto di Tommaso D'Angelo. Vorrà di certo chiedergli come
si sente dopo aver realizzato di essere stato vittima di noi due arpie.
Stasera non ne posso più delle relazioni sociali. Comincio a capire Hestia e il suo odio verso il mondo.
Torniamo
a casa dopo aver chiamato papà, che coglie subito l'atmosfera e
non pone domande sulla festa. Una volta arrivata a destinazione, mi
sciacquo il viso per eliminare il trucco, seguo i soliti sette passi
della mia skincare notturna e infine indosso il pigiama.
"Nessuno ti ha insegnato a bussare?"
"Zitta, Melanzana, fammi spazio."
Mi
infilo sotto il piumone con i teschi e inizio a fissare il soffitto con
uno sguardo così truce, che potrebbe farlo sbiancare ancora di
più per la paura. Sto ancora ribollendo di rabbia.
"Mi
servono le tue bamboline voodoo, ho bisogno di infilzare qualcosa." Mi
metto seduta e mi guardo intorno, per poi accorgermi che i pupazzetti
sui quali la mia gemella sfoga la sua frustrazione sono abbandonati a
loro stessi sul comodino. Ne prendo uno e comincio a pugnalarlo con uno
spillo della dimensione del mio dito mignolo.
"La
stai uccidendo così." La voce di Hestia è ancora
più piatta rispetto a prima che io uscissi di casa, il che
significa che D'Angelo l'ha ferita non poco. E questo, a sua volta, mi
fa sperare che i colpi che sto infliggendo al bambolotto arrivino
dritti a lui. Non si infanga in questo modo il nome delle Felici.
"Bene." Ringhio. "Andrà presto a riunirsi con Cuzco."
"Hai
per caso litigato con Punkie?" Mi punta gli occhi pieni di kajal
addosso - quante volte le ho ripetuto di struccarsi prima di andare a
letto?! - e mi fissa con fare indagatore. "Sembri un po' nervosa."
"Non
sono nervosa!" Strillo, puntando dritto al cuore di D'Angelo, il
peluche di pezza. "Ho solo voglia di sofferenza e morte. Mi hai
contagiata. Che schifo!"
"Hera. Dammi la bambolina voodoo." Ordina. "La povera Erica ha già sofferto abbastanza."
"Chi è Erica?"
"La
bambolina. L'ho chiamata come la bambina che mi ha chiesto in prestito
il pennarello nero in seconda elementare e non me l'ha più
restituito. L'altra è Matilde, come..."
Alzo
una mano per farla smettere di blaterare. Non ho tempo per la sua
stranezza. Ci scambiamo uno sguardo, poi riprendo imperterrita a
martoriare le mie vittime.
Dovrei
anch'io procurarmi degli oggetti del genere. Ovvio, le mie barbie
voodoo sarebbero molto più stilose e meno macabre. Il Ken,
invece, avrebbe in tutto e per tutto le sembianze di Tommy, che
somiglia di per sé a un biondo ossigenato e stereotipato. Non
sarebbe così difficile reperirlo, di certo ne farebbe
un'accurata rappresentazione delle sue facoltà intellettive.
"Hera, posso chiederti perché stai infestando il mio umile giaciglio per la notte?"
Vuole che infilzi anche lei?
"Cos'ha
che non va in quel cervello pieno di piercing?" Strillo, passando a
punzecchiare con la punta di metallo la morbida scatola cranica di
Erica (o Matilde?).
"Hai
litigato con Mimmo." Sentenzia mia sorella con un sospiro. "Per colpa
di Tommy. Ossia per colpa mia. E cioè per colpa tua, che hai
messo in moto il domino di catastrofi che ci ha travolti tutti."
"Per
l'ultima volta, figlia illegittima dell'angelo che Dio ha sbattuto
fuori dal paradiso, non è stata colpa mia!" Chiarisco, alzando
lo spillo e puntandolo nella sua direzione come fosse una spada laser.
"E, comunque, tra Tommy e noi due Felici era tutto finito mentre io
stasera conoscevo territori inesplorati tra le labbra di Punkie. Era
tutto finito!"
"Il pensiero di te e Domenico insieme mi dà i brividi." Commenta lei. "Siete due esseri malvagi e privi di scrupoli."
"Oh,
non nominarlo nemmeno!" Va bene, ora ha un occhio nero, ma solitamente
se li scurisce di proposito, quindi che differenza fa? Ha solo voluto
reagire da ragazzino ferito e scaricare tutta la responsabilità
su di me, che sono innocente. "E poi non stiamo insieme!"
"Per
l'amor delle mie povere orecchie, la vuoi finire di gridare?" Sbuffa.
"Vuoi che mamma e papà ci sentano e ci mettano lo zampino?
Credimi, non vuoi."
Sbuffo
e tiro via le coperte da entrambe senza troppa delicatezza, poi mi alzo
e marcio fino alla cucina. Quel maledetto shinigami con le sopracciglia
metalliche mi ha messo voglia di zuccheri per addolcire questa serata
dal finale tragico. Recupero una vaschetta formato famiglia di gelato
alla stracciatella dal freezer, prendo due cucchiai dal cassetto e
faccio ritorno all'inferno formato camera di Hestia.
"E
non dire che sono egoista." Mormoro. O per meglio dire, minaccio. Tutto
ciò che esce dalla mia bocca stasera sembra una sentenza di
morte e non solo ne sono consapevole, ma ne sono anche quasi
compiaciuta. Ad ogni modo, consegno la posata a mia sorella e subito
dopo inizio a ingurgitare la crema di latte senza un briciolo di
dignità.
"Tommy
non vorrà vedermi mai più, vero?" Piagnucola la mia
gemella al mio fianco, la vitalità simile a quella di un'ameba
gravemente malata. "Avresti dovuto dirmelo che l'amore fa schifo."
"Hestia."
Sospiro io, presa da improvvisa ispirazione per rilasciare una delle
mie massime di vita. "L'amore non fa schifo. Quello è Tommaso
D'Angelo."
"Smettila." I suoi occhi lanciano saette che io schivo sapientemente. "Tu non hai mai capito che Tommy è speciale."
Dovete
credermi quando dico che sto provando davvero a essere comprensiva
verso i problemi di Dracula, ma non posso riuscirci se lei mi fornisce
spunti di questo genere. "So che Tommy è speciale, Hes. Non
potrei utilizzare termine più delicato per descrivere la sua
totale stupidità."
"Non
è stupido!" Protesta lei, anche se sa che ho ragione. Chiunque
abbia una conversazione di almeno due battute con lui si rende conto
che ha l'intelletto di una seppia. Beh, almeno le seppie hanno un ruolo
nella società. "È solo incompreso."
"È
solo un po' più carino della media. E se tu andassi oltre questo
aspetto, cara sorellina gotica, capiresti anche tu quanto in
realtà sia un essere totalmente inutile." E tutta questa
saggezza da dove arriva? "A lui piace Hera. Non la sottoscritta.
Semplicemente l'idea che si è fatto di me. Gli piace
l'involucro, non il contenuto."
Lei
abbassa lo sguardo. Non ha ancora toccato la sua metà di gelato
e questo la dice lunga. Se non provassi ribrezzo al solo pensiero di
dimostrarle fisicamente il mio affetto, tenterei persino di metterle un
braccio intorno alle spalle. Ma non succederà, tranquilli.
"Non
azzardarti a piangere di nuovo per lui!" La minaccio di nuovo, questa
volta puntandole in faccia il manico del cucchiaio. "Non gli piacerai
mai, così come nemmeno io gli piacerei mai se andasse a fondo."
Circa
quattro secondi dopo aver parlato, mi trovo la fronte di mia sorella
appiccicata al braccio. Le sue lacrime amare mi bagnano il pigiama di
Gucci e a me non resta che sperare che il naso non inizi a colarle. Un
lungo sospiro da parte mia sovrasta per un istante i singhiozzi, mentre
Hestia prende la forma di un salice piangente.
"Cosa..."sniff"è successo"sniff"con Mimmo?"
Sento
un'irrefrenabile bisogno di mandare giù un'altra cucchiaiata di
gelato. Sarò brufolosa entro domani mattina e questo non mi
piace per niente. Brufolosa e piena di moccio di mia sorella.
"Non te lo dico finché non smetti di lagnarti per Cervello da criceto."
"Cuzco!"
Un'altra scossa di pianto le fa tremare le spalle e io sto per avere
una crisi di nervi. Caro Cuzco, sono davvero dispiaciuta per la tua
prematura dipartita, ma è il caso di finirla di apparire
così subdolamente nelle nostre vite.
"Basta!"
Esclamo, esasperata. Appoggio la vaschetta di plastica sul comodino e
afferro invece il telefono di Hestia, abbandonato sullo stesso in
attesa di un messaggio di redenzione da parte dell'origine di tutti i
nostri mali. "Scrivi il suo nome su Death note mobile."
"Tu..."sniff"conosci..."sniff"Death note mobile?"
"Non
fare domande." Le ordino. Lei annuisce incerta, ma poi esegue senza
protestare. Noto che il mio nome compare più volte nella lista e
non posso nascondervi che ne sono piuttosto felice. È un onore
che Hestia mi auguri una morte tra atroci sofferenze, è il suo
modo per dirmi che mi vuole bene.
Una
volta compiuta la missione che le ho assegnato, la dea del focolare mi
riconsegna il cellulare, che io provvedo a rimettere a posto.
"Punkie
è arrabbiato con me per futili ragioni. Forse gli
passerà, forse no. Non mi importa." Incrocio le braccia al petto
e mi lascio andare a un lungo sbuffo. "Tutto qui. Non mi interessa."
"Hera."
Mi chiama il panda qui a fianco, ha la faccia tutta sporca di kajal
mischiato a lacrime. Potrebbero usare una sua istantanea per minacciare
i bambini che non vogliono mangiare le verdure. "Secondo me ti
interessa."
"Invece no." Nego.
"Sì."
"No!"
"Hera."
"Okay,
sì, mi interessa!" Sbotto. "Dovrei chiedergli scusa?! Per cosa?
Per aver cercato di aiutare mia sorella a uscire dalla sua
inettitudine?"
"Dovresti
chiedergli scusa per dimostrargli che non succederà mai
più. E perché Mimmo ti piace. E tu piaci a Mimmo." Mi
sorprendo che Hestia non aggiunga unche schifo!alla fine di tutto. "Sei l'unica a cui non è andata male. Io e Tommy. Ste e Giulia. Esiti disastrosi."
"Ste
dovrebbe dimenticare Giulia. Le voglio bene, ma..." Mia sorella
annuisce, il che mi fa dedurre che la mia espressione dica tutto. "Sai,
Hestia, il segreto è cercare qualcuno con le stesse proprie
tendenze demoniache. Guarda me e Punkie, ad esempio..." Mi fermo.
Sospiro. "Guarda quanto siamo stupidi a non lasciar perdere la nostra
testardaggine."
"La
Felici rosa sta ammettendo i propri errori?" Si porta una mano al
cuore, fingendosi stupita. Va bene, la preferivo piangente e disperata.
"Trova il modo di farti perdonare."
Ritengo di non aver nulla da farmi perdonare, ma... "Come?"
"Ti
cedo il mio posto per la presentazione del progetto di scienze."
Replica prontamente lei, portandomi ad inarcare scettica un
sopracciglio. "Per favore. Non ho le forze per tornare a scuola
lunedì. So che a te non interessa nulla degli sguardi storti da
parte di Tommy, ma io..."
Alzo
gli occhi al cielo, scuotendo il capo. È vero, Tommy non mi
provoca nessuna reazione se non quella che avrei alla vista di una
mosca nel mio frullato avocado e lime. "Lo stai proponendo per tuo
tornaconto personale o sei solo molto altruista?"
Lei
fa spallucce e io mi limito ad accettare senza indagare ulteriormente,
forse solo perché non so che altro fare per rimediare a
ciò che è successo un paio di ore fa. "Ma questa è
l'ultima volta. Okay?"
*
Da
questa mattina mi aggiro per il Petrarca vestita a lutto, ma almeno
stavolta lo sto facendo per una buona causa. Ho mantenuto un profilo
così basso, da non essere nemmeno andata a prendere la mia
solita cioccolata con lo zucchero al massimo alle macchinette.
Le
ho solo guardate da lontano, constatando che Tommaso D'Angelo oggi
è venuto a scuola. Non sembra poi così scosso, al
contrario di mia sorella, che è rimasta a casa a guardare Il
giardino delle torture a ripetizione. Devo ammetterlo, mi fa un po'
pena. Ho deciso che vendicherò l'onore di noi due Felici non
appena rivestirò di nuovo i miei panni.
Allora sì che Tommy avrà qualcosa per cui essere arrabbiato.
Dopo
il suono dell'ultima campanella, mi preparo ad andare nel laboratorio
di scienze, dove finalmente metterò fine alla tortura che mi ha
portata a conoscere Punkie. Spero solo di non dare a quest'ultimo nuovi
motivi per odiarmi.
Hestia
mi ha istruito a dovere ieri pomeriggio. Mi ha obbligata a ripetere la
lezione per almeno cinquantacinque volte, e sarebbe andata avanti, se
non la avessi minacciata con il tubetto di crema per opacizzare la zona
T. Ha paura che io rovini ogni cosa. Pff.
Per
ora è tutto sotto controllo, sono seduta in fondo all'aula e
sgranocchio i miei crackers integrali e sorseggio il mio succo
d'ananas. Non è quello con cui Hestia pranzerebbe, ma sono
sicura non sia il mio cibo a fulminare Punkie sul posto non appena fa
il suo ingresso nella stanza.
Mi
osserva per qualche secondo, poi sospira e scuote leggermente il capo.
È tornato al suo solito look da disadattato, con l'aggiunta di
alcuni segni violacei sullo zigomo destro. Non disprezzo. E questo
è tutto ciò che dirò sulla faccenda.
"È
uno scherzo?" Mi chiede in un sussurro dopo essersi seduto nel posto
accanto al mio, estraendo dal suo zaino un panino con il salame. Mi
chiedo come sia possibile che la sua pelle sia priva di imperfezioni
con un'alimentazione così sregolata.
"Non
so di cosa tu stia parlando." Ribatto, ricorrendo alle mie migliori
doti recitative. "Spero tu abbia studiato i mitocondri ieri."
"Hera,
dov'è Hestia?" Domenico mi punta gli occhi castani sulla faccia,
dimostrando ancora una volta come sia più sveglio di D'Angelo in
una sola, semplice frase. "Pensi non sia in grado di riconoscerti? Mi
credi così stupido?"
"Abbassa
la voce." Gli ordino, vedendo entrare alcuni compagni di corso. Se fa
saltare la nostra copertura siamo finiti. Sospetto che, nonostante uno
scambio tra gemelli non sia contemplato nel regolamento scolastico,
possa essere motivo di sospensione. "Hestia è troppo depressa
per vivere. Quindi eccomi qui. Sorpresa!"
"Hera,
tu a malapena sai cos'è una cellula." Il suo sguardo si fissa su
di me, che smorzo la tensione rinfrescandomi la gola con il succo. "Non
puoi basare il tuo intervento sull'importanza di possedere almeno un
paio di scarpe di Versace, lo sai?"
"Ho
studiato, okay? Per mia sorella e per te, caro figlio del demonio,
perché Hestia è troppo distrutta anche solo per esistere
e per non lasciare che la tua media precipiti come il battito cardiaco
di Cuzco. Perciò mi fai il favore di chiudere la bocca e fidarti
di me. Tutto chiaro?"
Punkie
non mi risponde, il che mi fa per un attimo desiderare che il pranzo
gli vada di traverso. Alza le spalle e ruota di quarantacinque gradi
sulla sua sedia per fissare la lavagna, ignorando, di conseguenza, la
sottoscritta.
Bene.
Che si comporti pure da bambino viziato. Questo non cambierà il
fatto che non ho intenzione di fare brutta figura oggi.
Il
suo atteggiamento mi dà la giusta spinta per affrontare
l'interrogazione come farebbe Hestia, cioè con determinazione e
voglia di morire. Riesco a rimediare un nove.
L'unico nove della mia vita e il merito andrà a Hestia.
Fantastico.
Ad
ogni modo, arrivati alla fine dell'ora, Domenico non mi rivolge ancora
la parola. Mi aspetto almeno un saluto da parte sua, ma lui è in
assoluto silenzio stampa.
Deduco che l'unica soluzione sia passare alle maniere forti.
Mi
approprio della sua mano, lo trascino nel bagno delle ragazze e mi paro
davanti a lui senza nessuna intenzione di farlo uscire fino a che non
si sarà deciso a smettere di avercela con me.
Qualcuno dirà che si tratta di sequestro di persona, io lo chiamo semplicemente Metodo Felici.
"Smettila di avercela con me." Dico infatti, senza mezzi termini. Potrei anche sbattere i piedi per terra, se fosse necessario.
"Non sono arrabbiato con te, Hera."
Sta mentendo. Sta. Mentendo. Mi odia e non vuole ammetterlo.
"Non
mi hai parlato per tutta la lezione. Vuoi che ti chieda scusa per quel
che ho fatto a mia sorella, con la sua stessa complicità? Va
bene. Scusami!" Sbuffo, esasperata. "Ma dacci un taglio, perché
mi piaci. Ed Hera Felici ottiene sempre quello che vuole."
Un
mezzo sorriso compare sulle sue labbra, facendomi istantaneamente
distendere i muscoli. Da quando i miei muscoli dipendono tanto da
quello che Punkie pensa di me? Quando mi sono rammollita così?
Potrei essere degna concorrente di Stefano.
"Sembra
che tu mi stia supplicando, Hera Felici." Il vampiro dai capelli fucsia
è evidentemente contento di questa svolta nel nostro a malapena
esistente rapporto. Comunque, per la cronaca, io non sto supplicando
nessuno. "Non solo. Mi hai appena confessato che ti piaccio. Sarebbe un
vero peccato se io non ricambiassi."
Ed
è proprio questo il momento in cui ho la certezza che invece sia
tutto il contrario. Ormai ti ho capito, Caruso. Noi siamo uguali.
Sono la ragazza perfetta per un ragazzo come te.
"Sì,
me lo aspettavo. Nessun problema." Unisco le labbra in una linea dritta
solo per fingermi amareggiata. Sospiro teatrale. Uscita di scena in
tre... due... uno... "Beh, ci vediamo."
Cammino verso la porta a passo spedito, la consapevolezza di stargli rendendo difficile il suo stesso gioco.
Il
mio piede tocca la fuga che separa le piastrelle del bagno da quelle
del corridoio, l'odore di disinfettante per pavimenti mi travolge solo
per un istante. Una mano scheletrica mi prende per il braccio e mi
trascina di nuovo dentro, in un movimento abbastanza sicuro da essere
stato chiaramente e accuratamente premeditato.
Ecco
come Hera Felici gettò nello scarico la sua dignità e
finì a baciare un punk psicopatico nel sudicio bagno di una
scuola deserta.
Non male, eh?
***
ANGOLO AUTRICI
Ma... Ma... Ma che teneroni, questi due. 💜
Coraggio, fan, fatevi sentire per gli Hunkie, su le maniiii!
Ok, siamo troppo gasate.
Dobbiamo
ammettere che questa coppia è nata e sbocciata su un terreno per
nulla fertile, sorprendendo tutti con un piccolo, insperato miracolo.
Ovviamente non sarà così facile per loro ammettere che
sono, effettivamente, una coppia, ma mancano solo 4 capitoli alla fine,
volete proprio che non ci diano questa gioia?
Magari
sarà grazie al loro aiuto che la situazione con Tommy si
risolverà ed entrambe le gemelle Felici saranno finalmente
felici.
Seh, ma chi ci crede!
Restate
sintonizzati su di noi, mi raccomando, e date sempre un'occhiata ad
entrambi i nostri profili per trovare sempre storie nuove, o
rivisitazioni di qualche perla antica. Siamo due autrici decisamente
produttive, vero, C.?
Sono
riuscita a fingermi malata per un tempo ragionevolmente lungo
(lunedì e martedì) dopodiché mia madre ha scoperto
gli altariniet voilà: costretta a compiere il mio dovere a calci nel sedere.
Già,
come se non fosse già abbastanza brutto essere odiata da Tommy,
presa in giro da mezza scuola e sgridata dalla mamma. Oggi è
davvero un giorno nefasto.
Per
tutta la mattina sono riuscita ad essere un'ombra: cappuccio calato
sugli occhi, sguardo basso e spray al peperoncino in tasca, per i casi
estremi. A ricreazione niente caffè, durante le lezioni
attenzione estrema solo ai professori e non alle risatine e, infine, ai
cambi dell'ora reclusione nel bagno delle femmine per evitare
spiacevoli incontri.
Tutto liscio come l'olio.
Fino all'uscita dopo l'ultima ora.
Sto
infatti seguendo la semiretta immaginaria che collega la mia posizione
attuale a un infinito di sofferenza che mi spetta a casa, quando
qualcuno bussa sulla mia spalla. Mi volto, sperando che i buchi neri al
posto dei miei occhi lo risucchino via, ma purtroppo mi ritrovo davanti
a un mio simile e quindi non riesco a trarlo in inganno.
"Ehi, Punkie."
"Hes, ti è caduta una cosa."
"Cosa?" Faccio voltandomi appena all'indietro.
"La voglia di vivere. Tieni, spero di ridartela con questo."
Punkie
mi porge un foglietto di carta e accompagna la sua sagace battuta con
un'espressione di gioia. Non lo vedevo così radioso da quando ci
siamo sparati due ore di omicidi di massa in streaming, anche se, in
generale, non è mai stato radioso.
Ora c'è qualcosa in lui. Qualcosa di strano.
Sono
forse... cuoricini al posto degli occhi? Mio Dio, Hera ha rovinato pure
lui. Quella donna è il quinto cavaliere dell'apocalisse.
Con
questa profezia oscura impressa nella mente, srotolo la finta pergamena
di Punkie e leggo le parole scritte in calligrafia ordinata: sono state
firmate dalla preside in persona, la quale attesta che Hestia Felici e
Domenico Caruso sono gli studenti più brillanti del laboratorio
pomeridiano di scienze. Inoltre, specifica che grazie a noi
quest'attività extracurricolare verrà riconfermata anche
l'anno prossimo, rendendo così il nostro liceo un'eccellenza non
solo nel campo umanistico.
"Wow." Commento, fermandomi nei pressi del parcheggio. "Non credevo che fosse così importante per la scuola."
"Invece
lo è. Visto che roba? Siamo stati fantastici." Punkie sbandiera
la sua cresta come fosse veramente quella di un gallo, ma io non riesco
a condividere la sua allegria.
"Mimmo,
questo attestato è sbagliato. Non è il mio nome che
dovrebbe apparire accanto al tuo, ma quello di mia sorella. In fin dei
conti, è stata lei a portare a termine il progetto. Fosse stato
per me, nemmeno mi sarei presentata a scuola."
"È
vero, ma l'esposizione finale non ci sarebbe stata senza tutto il
lavoro in precedenza. E il lavoro in precedenza di Hera è
consistito nell'interrogarsi sulle calorie di un frullato all'ananas
anziché sulle particolarità delle cellule, quindi..."
Punkie si chiude nel giubbotto in pelle che indossa nonostante facciano
trenta gradi, e la sua provocazione viene raccolta da Satana in
persona, che gli spunta da dietro la spalla destra con fare minaccioso.
"Senti,
signore oscuro, il fine giustifica sempre i mezzi, quindi ciò
che importa è risultato." Hera mi ruba l'attestato dalle mani e
legge solo le parole chiave, per poi restituirmelo. "Per carità,
lasciamo pure i vostri due nomi. Non voglio che la gente pensi che sono
una nerd: il passo dalle stelle a Big Bang Theory è molto
più breve di quanto sembri."
"Una falcata di tacco dodici?" Propone Punkie.
Hera
lo fissa assottigliando gli occhi: "Esatto. E dato che mi sta capitando
proprio in questi giorni a causa della stupidità dei nostri
coetanei, so che è meglio evitare ulteriori fraintendimenti.
È già abbastanza che mi deridano per aver scambiato i
panni con Miss Oltretomba."
Punkie
non può non guardarla con divertimento e ammirazione: "Sua
maestà non gradisce rientrare nell'albo dei popolani
intelligenti. Meglio così; in effetti il tuo nome stonava troppo
vicino alla parolabrillante."
"Sono brillante in altri sensi, ma tu che ne sai, cavaliere della notte?"
"In
tal caso, allora, grazie." Stringo la pergamena al petto e guardo prima
Punkie, poi mia sorella. Quando sta insieme a lui, mi è
più simpatica. Mi viene voglia di volerle bene.
"Prego, ma sappi che è la prima e ultima volta che ti faccio un favore del genere, piccolo mostro di palude."
Scherzavo.
"E
comunque." Hera si ravviva la chioma luminosa. "Nonostante sia tutto
merito mio, complimenti anche a voi due. Buon lavoro di squadra:
perfezionabile, ma comunque efficace."
Quest'affermazione
dev'esserle costata quanto l'ultima trousse di Urban Decay, infatti
sotto i chili di fondotinta vedo un leggero rossore, mentre Punkie
trattiene una risata. Beh, sarebbe il caso di specificare che non
dovrebbe parlare di squadra, né ritenersene il leader, dato che
dove ci siamo noi due non può nemmeno esistere una squadra. Io
ed Hera... che siamo diverse anni luce e inconciliabili come il
caffè e il succo di papaya... io e quella lì... una
squadra. Tss, ma per piacere. Ma quando mai. Venitemelo a dire quando
anche lei si tingerà i capelli come Punkie.
Ecco,
sto appunto per ricordarle questo, quando la nostra attenzione segue
quella di tutti gli altri studenti verso la porta della scuola.
Mentre
Tommy la sta varcando per uscire a testa bassa, Francesco, il suo
simpatico amico decerebrato, gli si para davanti e lo ferma con tono
derisorio: "Ehi, D'Angelo, hai visto per caso mio fratello Francy?"
Lui alza li occhi - quei magnetici occhi! - e osserva il compagno di classe che si è messo un paio di occhiali da sole.
"Levati, dai." Lo spinge da parte.
Allora
Francesco si toglie gli occhiali e lo ferma di nuovo: "Ohi, eccoti
Tommy, forse hai visto passare mio fratello Bruno. È quel
ragazzo alto con gli occhiali da sole." Francesco si rimette gli
occhiali. "Ehi, Francy, ecco dov'eri! Ti ho cercato ovunque! Ho chiesto
anche a Tommy ma non ha saputo rispondermi!" E li leva di nuovo.
"Bruno! Eccoti qui! No, meglio non chiederle a Tommy queste cose, lui
probabilmente pensa che siamo la stessa persona!"
Francesco
scoppia a ridere e di colpo diventa il nuovo tipo più figo della
scuola. Quindi le ragazzine di prima e seconda assecondano la sua
stupida presa in giro, voltando le spalle a Tommy e ridacchiando di lui
con commentini e faccette varie.
Io ed Hera ci scambiamo uno sguardo ed è questione di un attimo.
In
meno di un secondo passa dall'una all'altra una scarica di
complicità che non avevo mai sentito prima d'ora. Lasciando
Punkie a bocca asciutta, ci muoviamo con la coordinazione di un plotone
intero di soldati e fischiamo per guadagnare l'attenzione della mandria
di oche.
"Ehi,
Francesco!" Squilla la voce di Hera, sopra il ronzio degli studenti.
"Ci stavamo chiedendo: chissà perché non l'abbiamo fatto
con te il giochetto dello scambio. Hes, tu hai idea del perché?"
Mi
picchietto l'indice sulle labbra: "Non saprei, forse perché lui
non ne valeva la pena che ne è valsa invece con Tommy?"
"Sì,
penso ci sia anche quello tra i motivi, oltre al fatto che non è
bello nemmeno un millesimo di quanto lo sia Tommy."
"Non è nemmeno tenace, simpatico ed intelligente come Tommy."
"E ce ne vuole!" Commenta Punkie da dietro, per aiutarci a modo suo.
"Ma
forse c'era da aspettarselo." Aggiunge una quarta voce, quella di Ste,
che arrivando alle nostre spalle, si posiziona in mezzo a noi due con
fare sorprendentemente combattivo: "D'altronde Francesco era un signor
nessuno come tutti noi, prima di avere qualcuno di popolare da
sfottere."
Hera
approva con enfasi: "E che ci siano addirittura non una, ma ben due
ragazze a creare tutto questo scandalo per lui sarebbe stato davvero
irrealistico."
"A mala pena riesce a crearselo da solo lo scandalo, per un quarto d'ora di gloria." Faccio notare.
"Davvero
molto scaltro, Francy." Chiude magistralmente Hera. "Non è che
ti rimetteresti gli occhiali, così almeno conosciamo tuo
fratello Bruno, nella speranza che sia anche solo un po' più
sopportabile di te?"
Tutta
la marmaglia si mette a ridere, Francesco finge di scrollarsi le nostre
parole di dosso e alla fine tutti tornano alla loro vita ritenendo
più importante il gossip in sé della fazione con cui
schierarsi. A quel punto, Tommy prende a camminare velocemente verso la
nostra direzione con gli occhioni fissi su noi Felici. Il mio cuore si
spappola spontaneamente alle pareti della gabbia toracica, sicuro che
questa potrebbe essere la fine, ma invece lui ci raggiunge e non ci
degna di una sola parola. Recupera la sua moto dal parcheggio, la fa
partire e slaccia il casco appeso al manubrio. Prima di infilarlo, ci
lancia solo un ultimo sguardo impossibile da interpretare, forse
indeciso tra un 'grazie' e un 'continuo comunque ad odiarvi', e poi...
se ne va.
Mentre
io sfiato tutta la morte che ho avuto dentro in questi interminabili
secondi, Hera batte il cinque con Punkie e Ste: "Incredibile! Siamo
veramente l'oligarchia che governa questa scuola!"
"Vedi
come ti sei ripresa il trono senza problemi, signorina Big Bang
Theory?" Punkie le fa l'occhiolino e lei ricambia con sguardo malizioso.
"Hera
Felici ottiene sempre quello che vuole, ricordi?" Poi si volta con
leggero stupore verso Ste. "E tu, che è? Ti sei veramente fatto
crescere una colonna vertebrale? Combatti il bullismo con il bullismo,
adesso? Che cos'hai fatto al nostro amico Stefano Russo?"
Ste fa il modesto: "Semplicemente, se qualcuno ferisce i miei amici, io combatto al loro fianco."
"Così mi fai sentire in colpa per averti preso in giro, l'altra volta al telefono."
"Senticiti." Ribatte lui, in realtà perdonandola con un semplice sorriso.
Hera
si scusa a modo suo, poi si fa leggermente prendere la mano
dall'entusiasmo: "Prossimo passo, cari amici: conquistiamo la Terra!"
Dunque
sento di dover smorzare i toni ed intervengo con uno sbuffo
guastafeste: "Ma cosa vuoi conquistare, se riusciamo a malapena a
rimettere al suo posto un idiota. Non vedete come se n'è andato
D'Angelo? Saranno giorni che lo trattano così e non è di
sicuro dai suoi nemici che vuole farsi aiutare."
"Però devi ammettere che unendo le forze abbiamo già fatto qualche passo in avanti." Osserva Ste.
"Forse
dovremmo continuare in questa direzione, se vuoi a tutti i costi il
perdono di Tommy." Completa Punkie. "Squadra che vince non si cambia,
no?"
"Giusto!"
Esulta Hera con un sorriso malvagio. "Dobbiamo mantenere
quest'impostazione e ampliare le nostre risorse. Noi quattro saremmo
pure una squadra vincente, ma siamo comunque una squadra incompleta."
Punkie aggrotta le sopracciglia: "Chi altro manca all'appello?"
Ste e io ci guardiamo impallidendo. Hera non vorrà mica affidare le sorti del mio quieto vivere con Tommy... a Doppia G?
*
"Certo, ovvio che vi aiuto."
Doppia G oggi pomeriggio è ancora più magnanima del solito.
Hera
l'ha convocata a pranzo nel suo baretto preferito, dove fanno
cioccolata calda anche con trenta gradi fuori. Per questo, e altri
mille assurdi motivi, lei e Punkie sono davvero una coppia perfetta.
Punkie
è stato ufficialmente presentato al CCNR come 'amico' di noi
sorelle. Tutti in realtà sappiamo che ora come ora lui ed Hera
si nasconderebbero nei bagni a fare cose vietate ai minori, ma i primi
a non volerlo ammettere nemmeno sotto tortura sono loro due, quindi
niente, abbiamo un nuovo 'amico'.
La
sua aggiunta al Comitato è stata presa con filosofia: forse
Mimmo è l'unico dei cinque ad avere veramente delle buone
qualità personali, ma comunque non era questo il motivo della
riunione. Secondo Hera, autoproclamata leader del gruppo da secoli e
secoli, per ristabilire l'equilibrio con Tommy bisogna pianificare
un avveduto intervento di squadra.
È
chiaro che la mia vita e quella di Tommy non possono continuare in
questo modo, senza che uno dei due si suicidi. È anche vero che
Punkie ha ancora un occhio nero ed Hera delle scuse da porgere per
essere il primo tassello del domino, perciò è ormai
lampante che sia necessario un chiarimento. L'unica persona abbastanza
psicolabil-ehm, psicologa da poter indurre Tommy a prestarci
attenzione, a questo scopo, sarebbe proprio Doppia G. Non solo per le
sue spiccate capacità da strizza cervelli (che nel caso di Tommy
avrebbe comunque ben poco da strizzare), ma anche perché, di
fatto, lei c'entra con lui come i cavoli a merenda. Si saranno visti
sì e no un paio di volte, agli eventi in comune con le nostre
scuole o, in generale, agli eventi dove lei si è imbucata, tipo
la festa di sabato scorso.
Una
faccia estranea non dovrebbe destare sospetti nel buon Tommaso e quindi
si è deciso che Giulia sarà la nostra esca per attirare
il gallo nel pollaio. Faremo incontrare Giulia e Tommy con una scusa e
poi lei lo costringerà ad avere un confronto con noi: diremo
tutta la verità e nient'altro che la verità a D'Angelo,
compresa tutta la parte sulla mia pesante e imbarazzate cotta nei suoi
confronti, e poi... e poi si vedrà, ma almeno ci saremo chiariti
e lui potrà smettere di girare per scuola con la morte negli
occhi. Quello è ilmioruolo, caro D'Angelo.
"Comunque
non abbiamo ancora trovato la scusa." Esordisce Ste sorseggiando la
cioccolata alla cannella. "Cioè, come attiriamo Tommy verso
Giulia o viceversa?"
Punkie,
che è il più pratico, propone la via più semplice:
"Lei gli scrive in chat e organizzano un appuntamento."
"Non tutti si fanno abbindolare dalle chat, signor manipolatore di utenti ignari." Gli sibila addosso Hera.
"Tommy si farebbe abbindolare anche da un cartellone pubblicitario a grandezza d'uomo con scritto 'è una truffa'."
"In
questo caso, non credo." Intervengo rimescolando il mio fondente cento
per cento. "È troppo ferito per volere un appuntamento
così presto."
"Infatti."
Ste supporta la mia tesi solo perché l'idea di Doppia G che ci
prova con Tommy non lo entusiasma molto. "Hes, tu dovresti pensare a
qualcosa dato che lo conosci un po' più a fondo..."
"Cioè nei suoi ben due centimetri di profondità." Commenta Hera.
E Punkie le fa eco: "Senti chi parla."
Fra
tre secondi li troviamo avvinghiati l'uno all'altra sul tavolo, vi
avverto. La tensione sessuale sta praticamente facendo ribollire le
cioccolate.
"Ci
sono!" Me ne esco in un lampo di genio, dato dalla fantasia di Hera e
Punkie che si accoppiano selvaggiamente come in un romanzo erotico.
"Ora ho in mente tutto il piano! Ecco qua, sentite..."
*
Due
giorni dopo, al sabato pomeriggio, ognuno di noi si trova ai posti di
combattimento. Abbiamo organizzato un evento, un vero e proprio evento,
nella nostra scuola, con l'aiuto di due buoni di cuore che hanno voluto
perorare la nostra causa.
Giulio
Cesare, il nostro rappresentante d'istituto, che ha acquisito ormai
tale soprannome, ha convinto il laboratorio di teatro di farci avere
l'aula magna durante le attività extracurricolari pomeridiane.
Dunque, noi abbiamo usato l'ora e il luogo liberi per invitare un'amica
di vecchia data: ricordate Marinella Argenti, la scrittrice emergente
della conferenza? Ecco, l'abbiamo fatta contattare da Giulio Cesare e
le abbiamo chiesto di venire a fare un incontro firma-copie proprio qui
al Petrarca. Il tutto è passato come una bellissima iniziativa
culturale, quindi lei ha accettato di buon grado e la preside ne
è stata felice, ma, in realtà, il casino serve
segretamente per attirare Tommy in un'atmosfera propizia.
Come
da copione, infatti, il sabato alle quattro, l'aula magna è
popolata dai nostri concittadini che hanno letto il libro di Nelli.
Ormai l'ho conosciuta e posso chiamarla con il soprannome: mi piacciono
lei e il suo libro! Sono pazzi a tal punto di avermi ispirato in questo
piano malvagio.
Comunque,
la scuola è stata aperta a tutti, quindi troviamo abbastanza
varietà di popolazione, tra cui, ovviamente, è venuto
anche l'esemplareTommy D'Angelus incazzatus. Come premeditato nel complotto, lungo la fila per le firme Doppia G gli si ècasualmentepiazzata
dietro le spalle e ha finto sin da subito un esagerato interesse per la
situazione, solo per instaurare una connessione con il nostro obiettivo.
Credevamo
che non sarebbe stato facile: Tommy ama sul serio la letteratura,
mentre Doppia G odia Marinella e qualsiasi cosa abbia scritto,
tuttavia, l'idea sembra aver funzionato fin troppo bene. I due si sono
immediatamente connessi, lanciandosi in noiosissime conversazioni sulla
poesia e la filosofia, mentre noi del Comitato li spiavamo da dietro il
tendone del laboratorio di teatro.
A
un certo punto, Giulia e Tommy, con i loro libri firmati, hanno deciso
di proseguire l'appassionante conversazione sui massimi sistemi
altrove. Come stipulato da accordi precedenti, Giulia ha portato Tommy
in aula di informatica e lì si è svolta la seconda parte
del piano, in cui siamo scesi in campo noi.
La
prima a 'passare fortuitamente' davanti all'aula è stata Hera,
che, notando Giulia al suo interno, ha fatto finta di non vederla da
una vita e si è lanciata al gridolino da migliore amica. Le due
hanno rivelato a Tommy di essere legatissime, e lui che ormai si era
ritrovato impantanato nella situazione, è rimasto con loro
unicamente per non fare figuracce.
Tuttora
sono ancora immersi nelle chiacchiere di circostanza, mentre noi
continuiamo a fare le telecamere di sorveglianza umane. Punkie, che
è un cavolo di hacker maledetto, ha collegato le webcam
dell'aula di informatica al suo cellulare, e quindi abbiamo potuto
osservare il tutto come nel più perverso dei Grande Fratello,
addirittura da più prospettive. George Orwell, guarda che degni
eredi che hai! Dopotutto, Hera aveva ragione: io e lei insieme saremo
pure un disastro, ma io e lei e questo gruppo di pazzi come squadra
possiamo fare grandi cose. Davvero grandi cose. Potremmo chiamarci tipo
'I Cuzco alla riscossa', o un nome simile.
Intanto, Hera e Giulia sono passate all'attacco, portando la conversazione al livello sperato.
"Seriamente,
Tommy, in questi giorni sono stata costretta a farmi un esame di
coscienza e ho cercato di trovare l'occasione di chiederti
ufficialmente scusa, ma eri sempre sfuggevole, e poi c'erano i nostri
stupidi compagni tra i piedi, a rendere il tutto ancora più
difficile." Hera si tiene a debita distanza da lui, però, per
una volta lo guarda in modo sincero. "Mi dispiace tanto per essere
stata così egoista e senza scrupoli. E il fatto che io mi
dispiaccia per qualcosa è raro quanto uno sconto del trenta per
cento sullo Chanel numero 5."
"Scusa
anche tu." Ammette Tommy, evitando di incrociare gli occhi che tanto
gli piacciono. "So che alla festa non mi sono comportato per niente
bene. Oltre a dire della cattiverie, il pugno che ho dato a Domenico,
io..."
"Lo sai che ora è il mio ragazzo, vero?"
Punkie,
qui in regia accanto a me e Stefano, allarga gli occhi in
un'espressione stupita. È talmente in imbarazzo che la sua
faccia assume la stessa tonalità della cresta. Né lui
né il resto del creato si sarebbe aspettato una dichiarazione
del genere da parte di Hera, quindi mi chiedo se quell'ottusa di mia
sorella abbia capito di essere in mondovisione o se è certa che
solo Tommy e Giulia possano sentirla. Conoscendola, è l'ipotesi
numero due, e intanto sulle labbra di Mimmo si disegna un tenero
sorriso.
"Sì, lo so. Cioè...oralo
so. Prima non avevo capito tutto il... Insomma, e poi non ti facevo
tipa da... Ma comunque, va bene. Sono felice per voi. E mi dispiace di
aver fatto male al tuo ragazzo." Garantisce Tommy, nel frattempo.
"Beh,
se ti va di scusarti con lui, si dal caso che sia proprio qui nei
paraggi, nell'aula di sopra." Sorride Hera, stando al piano concordato.
"Vuoi che lo chiami?"
"Ehm... beh..."
Giulia posa una mano sul braccio di Tommy: "Riflettici, Tommy, non hai nulla da perdere, casomai solo da guadagnare."
Tommy
si volta verso la biondina e le sorride ed io, dall'inquadratura un po'
sgranata ma comunque fedele del telefono di Punkie, riesco a vedere in
lei qualcosa che ormai posso riconoscere con esattezza scientifica:
Doppia G è stata colpita e affondata da un sorriso di Tommaso
D'Angelo! È sempre così che inizia la tragedia.
Ste
è alla mia destra che osserva lo schermo in silenzio. Lo guardo
e sembra non essersi accorto di nulla. Forse è il caso di non
assassinare le sue residue, morenti speranze di farcela con Malefica,
perciò non gli faccio notare nulla.
A
questo punto, anche Punkie ci abbandona dagli Studios per entrare nella
Casa. Entra in aula fingendo che Hera sia salita a chiamarlo, si
confronta amichevolmente con Tommy e alla fine, dopo qualche battuta su
noi gemelle che saremmo praticamente una maledizione, si danno una
bella pacca sulla spalla e fanno pace da veri uomini.
E ora, è arrivato il mio turno.
"Coraggio."
Ste mi posa una mano sulla spalla e mi guarda da dietro le lenti,
mentre non abbandona il mio fianco nemmeno per sbaglio.
"Non lo so, Ste... non so che dirgli..."
"Vai con la verità. Finora è l'unica carta che non ti sei giocata."
Annuisco
leggermente, mentre sento il calore di Ste in modo più invadente
del solito. Non mi ero nemmeno accorta che ci fossimo avvicinati
così tanto per guardare lo schermo del cellulare, ma
probabilmente l'ansia sta amplificando ogni situazione. Infatti, il mio
cuore sta già battendo fortissimo, ancora prima di avere Tommy
davanti.
"Gli dico che mi piace." Ricordo a me stessa, per darmi la carica.
"Meglio
se specifichi che non ti piace e basta, ma che sei innamorata. Doppia G
ha illustrato molto bene la differenza tra i due concetti. Non vorrei
che Addominali si sbagliasse."
"Giusto... giusto." Deglutisco, in apprensione. "Allora... allora gli dico che sono innamorata."
"Se è vero che lo sei."
"Certo che è vero."
"Allora vai."
"Ok." Inspiro, portando dentro anche un po' del profumo di Ste. "Ok..." Mi mordo il labbro, un po' smarrita. "Vado."
Lascio il telefono in mano a Ste e poi mi allontano, sentendo una scomoda sensazione di freddo e di profonda incertezza.
Ma
tutto si fa più nitido ai miei occhi e nella memoria quando mi
trovo finalmente davanti a Tommy. Entro nell'aula mentre lui, Doppia G,
Mimmo ed Hera stanno ancora disquisendo amorevolmente di sabato sera, e
di quanto facesse schifo il caffè al posto dell'alcol, e di
com'erano vestiti gli imbucati dello scientifico.
Do un colpetto di tosse e Tommy si gira a guardare.
"Ecco, mancavi solo tu." Dice dopo un po', mentre gli altri tre allungano il collo.
"Tommy..."
Tossicchio con la mano a pugno e un'ansia tremenda che mi scuote da
capo a piedi. Gli sto parlando per la prima volta vestita da me, con
lui consapevole di star ascoltandome.
Non è mai successo in anni ed anni della mia cotta per lui e
adesso non so nemmeno più chi sono e cosa voglio, dopo tutto
questo casino: "Credo che qualsiasi scusa sia superflua. Gran parte
delle motivazioni te le ha illustrate alla perfezione Hera, poco fa...
giusto?"
"Non credo di volerne più parlare. Siamo a posto così, vai tranquilla."
"Ok."
Hera fa un passo per intervenire, ma io alzo una mano. Devo cavarmela da sola, stavolta.
"Senti
Tommy, c'è comunque qualcosa che sento di doverti dire, anche se
avrei dovuto farlo molto prima, in modi più ortodossi." Affermo
trovando il coraggio di guardarlo dritto negli occhi. So che sono rossa
fino alla punta dei capelli e che non gli piaccio e che è ancora
arrabbiato, ma non mi importa. Ora è il momento. Ora si dice la
verità.
"Tommy, tu... mi piaci."
Non ero innamorata?
"Tanto."
Mhm...?
"Tantissimo."
Tommaso
guarda me e io guardo la webcam del computer. Ste, mi hai fatto fare
confusione! Ora ho finito per dire una cosa per un'altra! Tommy non
capirà che cosa intendo, e non saprà mai che-
"Anche
tu." Con mia infinita sorpresa, Tommy spezza il mio filo di paranoie,
fa un passo in avanti e si china formando un Arco di Trionfo che si
riunisce con la mia oscura figura in una monumentale e bellissima curva
geometrica. Insomma, sì: Tommaso il magnifico D'Angelo mi sta
baciando. Baciando tipo bacio stratosferico, ancor più da
montagne russe di quello che ci eravamo scambiati quel giorno sulla
riva del Tevere, mentre gli altri tre presenti spalancano la bocca
nella più totale sorpresa.
Ma poi, quando mi ha rimbambito abbastanza, si stacca e sospira: "Però non sono innamorato di te."
Evviva i colpi di scena. Quelli belli.
"E
non sono innamorato nemmeno di Hera." Aggiunge il biondo, per
precauzione. "Non sono innamorato e basta. Ma adesso vi spiego tutto."
Tommy
si siede su un banco e, facendo uno sforzo disumano per mettere in fila
un discorso, inizia a decantare gli ultimi sviluppi della sua vita: "In
questi giorni mi avete dato tanto da pensare. Troppo. Praticamente mi
si è fuso il cervello."
Punkie tossicchia in background.
"E
mi sono accorto che, effettivamente, sono stato un vero deficiente pure
io. Mi sono fatto coinvolgere a tal punto da fare una mossa stupida
dietro l'altra. Hera, Hestia, io non è che fossi davvero
innamorato di voi, ma dell'idea di potermi finalmente misurare con un
sentimento come l'amore. Io voglio essere un poeta: ma come posso
scrivere poesie se non so nemmeno di che parlare? Mio nonno è
sempre stato ispirato da sentimenti così forti che ogni sua
parola trasudava significato. Come anche Marinella: io adoro il suo
libro, perché è un'emozione dopo l'altra. E quale
emozione più potente dell'amore in sé e per sé?
Quale motore più adatto di una sensazione così? Creata
nei baci di una coppia appena formata, e le passeggiate mano nella mano
lungo il Tevere."
Tutti
guardiamo Tommaso D'Angelo: si è chiaramente mangiato la prof di
italiano. O è un pazzo furioso evaso di prigione. Non leggete i
libri della Argenti: fanno quest'effetto.
"Il
motivo per cui non mi arrendevo mai, per cui insistevo a tutti i costi
per uscire e andavo affermando di essere innamorato è
perchévolevoesserlo
a tutti i costi. Ma grazie a voi ho capito di non essere affatto
pronto, né tanto meno adatto, per una cosa del genere."
Punkie si alza in piedi e applaude, rendendosi conto poco dopo di essere l'unico.
Così,
Tommy si schiarisce la voce e riprende il filo: "Mi dispiace davvero.
Mi sono sopravvalutato e ho fatto galoppare troppo la fantasia. La
verità è che mi piacete tutte e due. Hera, tu mi piaci
perché hai uno stile e una bellezza pazzeschi... direi unici,
nonostante tu abbia chi possa imitarti alla perfezione. Hestia, tu
invece mi piaci perché dentro di te c'è qualcosa di
veramente diverso da ciò che uno potrebbe ipotizzare da fuori.
Siete due ragazze meravigliose e non escludo che un domani, magari,
qualcosa potrebbe succedere; forse più con Hes che con Hera,
perché Hera, lasciatelo dire, tu sei proprio cattiva dentro."
"Grazie, tesoro." Hera si porta una mano al cuore, commossa.
"È per questo, allora, che mi hai appena baciato?" Gli domando timidamente.
"Sì.
Perché penso di dovertelo, dopo tutte quelle cattiverie che ho
detto quel giorno vicino al fiume. Sono stato davvero uno stronzo e, in
fin dei conti, quella ragazza che ho descritto con parole acide mi
piace. Volevo che sapessi anche grazie a questo bacio che non ti
disprezzo per niente, Hestia con la H."
Ci
guardiamo e mi sembra di conoscere un nuovo Tommy. Non so se lo odio o
se lo amo, ma comunque... va bene così. Quello che ha appena
detto vale più di mille innamoramenti sbagliati. Lo ringrazio
silenziosamente per aver riparato quella lesione che aveva procurato
alla mia autostima.
"Quindi
ammetti che ti piacciono le gemelle, che tra le due sceglieresti Hestia
e che hai fatto lo scemo perché desideravi a tutti i costi
provare certi sentimenti da poeta." Riassume Doppia G, sistemando
l'occhiale sul naso e traendo le conclusioni del dibattito.
"Sì."
"Solo
che ora sei traumatizzato e per il momento non vuoi più saperne
dell'amore perché hai preteso un po' troppo anche da te stesso."
"Mmm, esatto." Conferma Tommaso, felice di essere stato compreso. "Direi che me ne sto buono buono per un po'."
"Direi
che sei anche tu sufficientemente psicopatico per far parte del nostro
Comitato." Giulia sottoscrive la diagnosi e il cerchio si chiude.
Con
una risata un po' scema di tutti, la missione si può dichiarare
compiuta. Non c'è nient'altro da aggiungere: il chiarimento
è stato portato a termine e ora non ci possono più essere
equivoci di nessun tipo. Solo che... wow, penso che come minimo mi ci
vorranno anni, tonnellate di bamboline Voodoo e il ritorno di Cuzco per
riuscire a rielaborare il tutto.
*
Uscendo
da scuola, Punkie ferma Hera per parlare e quindi i due piccioncini
spariscono dalla mia vista (un vero peccato, non ditemelo). Io, Giulia,
Ste e Tommy camminiamo in silenzio verso la moto di quest'ultimo,
finché non la raggiungiamo e arriva definitivamente l'ora di
ritornare alle proprie dimore.
Tommy
salta in sella avviando abilmente il motore e facendomi rimpiangere di
dover dimenticare almeno temporaneamente tutto quel ben di Dio. Non
supererò mai il trauma, me lo sento.
"Grazie
per il chiarimento, ragazzi." Ci dice mentre allaccia il casco, con
espressione molto più serena di qualche giorno fa, quand'eravamo
praticamente nella stessa posizione.
"Grazie a te." Ribatto, ancora un po' confusa.
"Mi farebbe piacere uscire con voi, ogni tanto. Mi piace il gruppo che avete creato."
Ste
ci pensa un attimo e poi, in mancanza del leader führer Hera,
decide di prendere le sue veci: "Ok. Farebbe piacere pure a noi. Hai il
numero delle ragazze, quindi... fatti sentire."
"Lo
farò." Tommy mostra il pollice in su e poi fa per partire, ma
inaspettatamente si trattiene e risolleva la visiera del casco. "Ah,
Giulia?"
Lei si indica, non capacitandosi di essere stata chiamata in causa: "Sì?"
"Ti piace davvero il libro della Argenti e tutta la poetica del Manzoni comprese le poesie postume raccolte dai figli?"
Doppia
G trattiene a stento una risata: "No. A me piacciono i filosofi, non
quegli evanescenti di letterati come te. Mi spiace, ma era solo una
recita per attirarti."
Penso che Tommy le sfondi il cranio con il casco, ora, invece, con gran sorpresa di tutti, si limita a guardarla e sorridere.
Cioè, sorride. A lei. All'arpia. Al male in Terra.
Non è possibile.
Senza
aggiungere nient'altro, Tommy fa la sua spettacolare uscita di scena,
cavalcando la destriera a motore e lasciando un'aura di mistero e
malizia, oltre che una scia di gas di scarico.
Ste e io ci voltiamo verso Doppia G: come volevasi dimostrare, è completamente paonazza.
"Che volete voi due? Fatevi una vita!"
Con
una sferzata di coda di cavallo, la nostra dolce amica ci dà le
spalle e pure lei si dissolve nel nulla in quattro e quattr'otto.
Praticamente, una soap opera vissuta e consumata in non più di
tre minuti.
Così, tristissimi, rimaniamo solo io e Ste, in piedi davanti alla scuola ormai semi-vuota.
"Quante
probabilità ci sono che non si sia irrimediabilmente innamorata
di Tommy il bello?" Mi domanda il mio amico, mentre fissa il vuoto,
lontano nel punto in cui la sua amata è scomparsa.
Schioccando la lingua, gli poso una mano sulla spalla e picchietto con fare fatalista.
Stefano si volta verso il mio viso: "Abbiamo due vite amorose veramente di merda."
"Eh già, amico mio... eh già."
"Comunque meglio così. Con quel decerebrato non saresti stata per niente bene."
"E tu non saresti stato bene con Freud."
"Non è per niente il tuo tipo: troppo figo e rimbambito. Troppo muscoloso e decisamente troppo alto."
"Lei invece è troppo acida. Troppo carina per i tuoi standard. Troppo di classe."
"Mi stai dando dello sfigato?"
"E tu della cessa?"
"Hai praticamente detto che sono brutto."
"E tu che sono bassa."
Ste scuote la testa, divertito: "Hes, sto solo dicendo che una ragazza come te sarebbe molto più adatta per..."
"...per un ragazzo come te."
Ci
guardiamo per un attimo, seri e fin troppo vicini, come accade spesso
negli ultimi tempi. Ste osserva la mia espressione per capire quanto a
caso abbia sparato l'ultima frase, io faccio la stessa domanda
implicita a me stessa. Alla fine, ci scambiamo uno sguardo stranissimo
e scoppiamo entrambi a ridere.
Seh, certo. Io e Ste. Venitemelo a dire quando Hera si tingerà i capelli come Punkie.
***
ANGOLO AUTRICI
Lo
ammetto, lo ammetto... questo è il mio capitolo preferito. Se
chiedete a C. subito dopo averglielo inviato, le ho detto: 'C., io non
so ancora che cosa ho scritto', eppure poi rileggendolo mi è
entrato nel corazon.
Non
lo so, mi è venuto un po' così, un po' di getto, un po'
per pura follia, un po' perché Nelli è sempre nel mio
cuore e quando faccio una cosa stupida, di sicuro, è lei che me
l'ha suggerita.
Detto
questo, come sempre noi vi ringraziamo perché stiamo vedendo che
questa storia vi sta piacendo molto e che la seguite con interesse
sempre maggiore. Noi ormai abbiamo praticamente finito di scriverla e
siamo liete di comunicarvi le prossime date di uscita dei capitoli,
fino all'ultimo:
17/03:cap 23
21/03:cap 24
24/03:cap 25 - epilogo
Nell'attesa
per il prossimo bellissimo capitolo dal punto di vista di Hera, ci
piacerebbe tanto se ci diceste che cosa ne avete pensato di alcune
svolte della storia; se vi ha appassionato la lotta al bullismo della
prima parte, se vi aspettavate che Tommy avrebbe chiarito le cose in
questo modo e infine... beh, un uccellino mi ha detto che da qualche
parte è partita una ship: anche a voi?
Avete
presente le ultime scene di un film, i fotogrammi finali, nei quali i
protagonisti si incamminano verso l'orizzonte e tutto sembra perfetto?
È più o meno quello che io e Punkie stiamo facendo.
Ma
noi non abbiamo un orizzonte poi così bello verso il quale
camminare, né ci teniamo per mano con il sorriso sulle labbra.
Perché non è da noi. Perché io e Punkie non saremo
mai quel tipo di coppia. Io e Punkie non siamo nemmeno una coppia.
"Io e te stiamo insieme." Affermo. No, non è una domanda, né una proposta. È la mia decisione. "Da oggi."
"Posso
rifiutarmi, per il bene della mia sanità mentale?" Mi chiede
lui. Si ferma sul posto, drammatico. In effetti il giardino della
scuola, con i suoi alberi rinsecchiti e il suo paio di fili d'erba
verde pallido, non è lo scenario più bello. Forse ha
semplicemente deciso di arrendersi ancora prima di fiorire, consapevole
che una rosa come me frequenta questo liceo. Provoco complessi di
inferiorità persino alla natura.
"No,
Domenico, smettila di tentare di scappare da me." Sbuffo. "Hai firmato
la tua condanna quando mi hai trascinata al cinema contro la mia
volontà. Ho ancora il tuo anello, te lo ricordi?"
"Posso
riaverlo? I miei seguaci stanno avendo crisi esistenziali da quando ce
lo hai tu." È così serio, che potrei credere che non stia
scherzando. Ma poi la linea sottile che sono le sue labbra si sgretola
per andare a comporre un sorriso.
"Governo io il regno da adesso in poi, Satana."
"Proprio
il posto che fa per te, dolce anima scappata dall'inferno." Commenta
lui. Oh, siamo passati ai nomignoli! Non è un amore? "Te lo
concedo solo per come hai gestito la situazione oggi pomeriggio. Anche
se..."
"Anche
se... Cosa?" Punto i miei occhi dello stesso colore dei suoi su
quell'espressione indecifrabile. Punkie alle volte mi fa paura. Se io
mostro chiaramente di cosa sono capace, lui è sempre misterioso
su quello che sta tramando, il che lo rende più pericoloso della
sottoscritta.
"Lo sai che ora è il mio ragazzo, vero?"
Sono oltraggiata dal modo in cui imita la mia voce da usignolo con quel
suono acuto e stridulo che farebbe impazzire anche Gandhi. "Sul serio,
Hera?"
"Lo
sai che ora sei il mio ragazzo, vero?" Ripeto. Sono indecisa se
definire queste parole come una minaccia o se considerarle solo come un
promemoria che riemergerà spesso in futuro. "Lo sai?"
"Finiscila
di ricordarmelo." Sospira lui, passandosi una mano sul viso. Se si
strofina un altro po' gli occhi, passerà da essere Punkie a
essere Pandie. "In che situazione mi sono cacciato."
"Troppo
tardi per avere ripensamenti, principe del male." Alzo le spalle,
mentre sul mio viso disegno un sorriso compassionevole. Mi sfilo il suo
anello dal pollice e lo rimetto al suo indice, da dove l'ho preso. "Hai
indossato l'anello. Benvenuto."
Punkie
vorrebbe trattenersi dal ridere e squadrarmi con il suo sguardo cinico,
ma non ci riesce. Ride di gusto, e io ne approfitto per riappropriarmi
dell'anello. "Era un gesto simbolico, il mio. Questo lo tengo io."
Lui si limita a scuotere la testa, alzando gli occhi al cielo. "Sì, lo immaginavo."
"Però
puoi avere questa." Dopo qualche difficoltà, riesco a slacciare
la collana che non tolgo praticamente mai, se non quando mi devo
fingere Hestia. D'altra parte, una H tempestata di strass stonerebbe
sopra l'abbigliamento Addams collezione primavera/estate 2019 che veste
mia sorella. "Mettila."
"Vuoi davvero che io mi faccia vedere in giro con questa al collo?"
"Oh,
certo, hai ragione. Non porteresti mai qualcosa di così
appariscente. Mr. Cresta Fucsia." Alzo gli occhi al cielo e incrocio le
braccia al petto. "Mi serve per marcare il territorio."
"Hera..."
"È la mia iniziale." Piagnucolo. "Hera con la H."
"Con la H è il cognome?"
Butto indietro la testa, esasperata. Davvero, Hera? Hai davvero scelto lui come compagno di vita? Davvero?!
Eh, pare proprio di sì.
"Sai
che sei assurda?" Domenico si lascia andare ad un sospiro, ma poi, dopo
aver scosso il capo in un quasi impercettibile segno di protesta,
prende il mio ciondolo e se lo mette al collo. "Assurda." Ripete.
"Ti sta benissimo!" Esclamo entusiasta, battendo le mani. "Non toglierla mai più."
"Mai più." Promette, con una rimarcata nota sarcastica.
Io
decido che il sentiero migliore da seguire è quello
dell'ignoranza, quindi ignoro il suo sarcasmo e gli afferro la mano.
"Dobbiamo
festeggiare!" Annuncio, trascinandolo di nuovo verso il cancello
principale. "Finalmente hai trovato una ragazza che ti voglia." Sfodero
un sorriso del tutto innocente. "Non è meraviglioso?"
"Vuoi
sapere come festeggia il sottoscritto?" Mi domanda, eludendo
completamente il mio commento arguto. Sospetto che le sue celebrazioni
implichino molto sangue versato e qualche arto mutilato, perciò,
quando annuisco, sono molto, molto incerta. "Ti offro un tè al
gelsomino."
"È
perfetto per sciogliere la tensione dei muscoli." Squittisco. Sono
sinceramente emozionata. "Ne conosci tutti i benefici?"
"Mi sono documentato." Sospira piuttosto rassegnato. "Sapevo che era tra i requisiti necessari per entrare nelle tue grazie."
Può entrarci come vuole, nelle mie grazie.
"Guarda
quelle due anime in pena." Indico mia sorella e Ste, che, a distanza di
circa dieci metri da noi, si guardano come se stessero cercando di
darsi a vicenda un po' di voglia si vivere. Potrei aver volontariamente
cambiato discorso. Non vorrei mai dire qualcosa di inappropriato. "Ci
portiamo anche loro?"
"Ho
paura che si buttino sotto a un autobus da un momento all'altro, quindi
sì, ce li portiamo." Replica lui. "Senti, Hera..."
Mi
giro a guardarlo. Se sta per dirmi che non è pronto per una
relazione o altre stupidaggini da film, gli scaglio addosso la vans
rosa in edizione limitata superstite dalla rottura con Jacopo. La porto
sempre in borsetta per le emergenze.
"Ho
notato qualcosa di sospetto." Mi rivela a bassa voce. E, non appena si
lancia in una spiegazione più dettagliata, ho la conferma di
aver scelto lo psicopatico giusto da aggiungere al mio team.
*
"Io
e Punkie dobbiamo risolvere alcune questioni burocratiche." Dico in
modo del tutto naturale dopo che le nostre tazze di tè fumanti
sono arrivate al nostro tavolo. "Torniamo subito."
Mi
alzo in piedi dalla mia sedia e inizio a camminare con fare altrettanto
privo di teatralità verso il bagno, certa che Domenico mi stia
seguendo. Per non destare sospetti, poi, mi infilo in quello delle
donne e trascino Punkie insieme a me.
"Questioni
burocratiche? Adesso è così che si chiamano?" Se non si
toglie quel sorriso dalla faccia, giuro che io...Respira, Hera, respira.
"Vuoi
che finisca il lavoro che Tommy ha iniziato?" Inarco una delle mie
sopracciglia perfettamente ritoccate a matita e tento di essere
abbastanza minacciosa da spaventarlo. Evidentemente non riesco nel mio
intento, infatti tutto ciò che succede è che il suo
sorriso si amplia, mentre io posso incanalare la mia frustrazione solo
in un semplice sbuffo.
"Non
pensavo ti piacesse quel genere di cose." Ammicca. Perché
è così scemo? Parlare con D'Angelo ha fatto
drammaticamente abbassare il suo livello di intelligenza? Ho davanti a
me un Tommaso con i capelli fucsia, ora?
"Sta
zitto, figlio del demonio. Sai di cosa sto parlando." A meno che la mia
precedente ipotesi non si riveli veritiera. In quel caso, sono pronta a
fargli un disegnino sullo specchio qui di fronte con il mio Ruby Woo.
No. Non è vero. Non mi renderei mai artefice di tale crimine
contro un rossetto.
"Hestia e Stefano. Sì. Lo so." Bravo, il mio punk preferito. "Ma siamo sicuri di volerci intromettere?"
È
questo che succede quando si inizia una relazione con qualcuno che si
conosce a malapena. Succede che quel qualcuno pone domande stupide. "Ti
sembro una che non si vuole intromettere?"
"Vuoi che ti ricordi come è andata a finire l'ultima volta che ti sei intromessa?"
Mi
rifiuto di rispondergli e gli indico semplicemente lo specchio alle sue
spalle. Lui si volta, studia il nostro riflesso per qualche momento e
poi sospira con molta enfasi. "Appunto."
Sto
per scagliarmi contro di lui per spingerlo dentro il distributore del
sapone liquido, ma lui si salva in corner con la brillante idea di
prendermi per i fianchi e di lasciarmi il suo bacio di Giuda sulle
labbra.
"Per
questa volta sei salvo." Gli punto un dito dall'unghia gel affilata sul
petto, una vera arma mortale. "Per questa volta. Lucifero."
"Per
questa volta." Ripete, imitandomi. Sta giocando con il fuoco. Sono a
tanto così dall'incendiargli i capelli. "Come hai intenzione di
procedere?"
"Sei tu quello intellig..."
La
porta si spalanca senza preavviso e una vecchietta sugli ottanta si fa
strada lungo le piastrelle bianche. Ci nota, ci squadra e aggrotta la
fronte. "Tesoro, stai bene? Hai gli occhi tutti neri. Sei andata a
dormire tardi ieri notte?"
No, non sta parlando con me. Sta parlando con Punkie.
Ha scambiato Punkie per una donna. Credo di aver raggiunto il punto massimo che potrei mai raggiungere nella vita.
Sto per soffocare a furia di tentare di non ridere. Sta succedendo veramente?
"Mimma
ha una malattia rara, signora." Sospiro, cercando di rimanere seria.
"Purtroppo è condannata a sembrare una seguace del demonio per
tutta la vita. Noi ci scherziamo sopra per non farle pesare la
situazione."
"Oh,
amore, mi dispiace." La sua mano rugosa gli accarezza apprensiva una
guancia, poi gli dà un affettuoso pizzicotto da parente lontano
che non ti vede da una vita. "Riguardati, mi raccomando."
"Mi
prenderò io cura dei lei, per il resto dei suoi giorni." Lancio
un'occhiata di intesa a Domenico, il povero, dolce Domenico. Lui
è piuttosto stranito dalla conversazione, annuisce poco convinto
e poi sorride verso la nonna.
"In bocca al lupo, ragazze." Conclude lei, prima di andare a chiudersi dietro a una delle porte.
Io
e Punkie usciamo e io non riesco più a trattenermi. Scoppio a
ridere e torno al tavolo, consapevole che, in tutto ciò, non
abbiamo elaborato un piano.
Nulla di cui preoccuparsi, improvviseremo.
"Cosa
le hai fatto?" È la prima domanda che mia sorella rivolge a
Punkie non appena si accorge che sono completamente fuori di me. "Sai
che sono io a dover convivere con lei, perciò, ti prego, non
ridurla peggio di quanto non sia."
"Non
dirlo a me, Hes." Lui si siede al posto di poco fa ed esala un sospiro
di rassegnazione. Beve un sorso del suo tè ormai tiepido per
accrescere la suspance e poi fa tintinnare la tazzina di ceramica
contro il piattino. "Mi è stata tesa una trappola e adesso mi
trovo fidanzato con Satana."
"Vuoi
tornare single? Eh, Caruso?" Mi giro a guardarlo con la
tranquillità d'animo di un velociraptor femmina a cui hanno
rubato le uova. "Vuoi?"
"Non
si può uscire dalla setta." Mormora, sporgendosi verso di me
quanto basta per farmi avere strani pensieri. "Sono condannato a vita."
"Perché
stavi ridendo, prima?" Inopportuno come sempre, Ste interrompe il
nostro momento. Punto il mio sguardo su di lui e tento di ripetermi che
è mio amico, gli voglio bene. Circa.
"Nulla,
una stupidaggine che ha detto Punkie." Mi invento, cercando
disperatamente un appiglio per mettere in moto il meccanismo che
donerà alla sottoscritta del nuovo, imperdibile intrattenimento.
Sento lo sguardo di quest'ultimo su di me, ma non batto ciglio.
"Secondo lui, Giulia e Tommy sarebbero perfetti l'uno per l'altra."
E in effetti lo sarebbero per davvero. La psicologa e il caso clinico. Quali basi migliori per l'inizio di una storia?
Hestia,
che stava sorseggiando in tutta calma una tazza grande di caffè
amaro fino a poco fa, adesso rischia il soffocamento. Temo quasi di
diventare figlia unica. Per fortuna - se vogliamo dire così -
Ste le dà qualche colpetto sulla schiena e lei riesce a
reintrodurre un po' di aria nei polmoni.
"Cosa
ne pensi, Hes?" La provoco, fingendo di non aver appena assistito alla
quasi dipartita della persona con cui condivido il patrimonio genetico.
"Non ho ragione, Stefano?" Mi sostiene la mia oscura metà. "Hai visto anche tu come si ammiccavano a vicenda, no?"
I
due si scambiano uno sguardo, in evidente difficoltà. Io lascio
scivolare la mano sotto al tavolo e vado a stringere la gamba di Punkie
in un gesto di complicità.
"È
ridicolo, te l'avevo detto." Sospiro, sbattendo le ciglia. "Sarebbe
come se Hes e Ste si mettessero insieme. Ridicolo."
Stefano
arrossisce, mia sorella sbianca. Difficile da credere, lo so. Mia
sorella più pallida di come già non sia. La sua pelle si
avvicina molto al bianco dei tovaglioli abbandonati al centro del
tavolo.
"Come
me e te insieme?" Il sopracciglio bucato di Domenico si solleva
abbastanza da formare uno spigoloso angolo retto. Non sono sicura che
questo sia parte del piano, ma non ha tutti i torti. Non ho davvero
idea di come io sia finita per farmi piacere un ragazzo come lui.
Però mi piace, perciò mi devo semplicemente arrendere al
fatto che ho sorpreso persino me stessa con un inaspettato colpo di
scena.
"Sì." Rispondo. Non so in che altro modo ribattere. Ha vinto lui, questa volta. "Ridicolo e assolutamente impensabile."
"Non
dite nulla, voi due?" La cresta fucsia fa un cenno verso mia sorella e
quello che, secondo i miei calcoli, finirà presto per essere non
solo il suo interesse amoroso, ma anche una delle mie principali
vittime.
"Devo
andare in bagno." Ed ecco la mia gemella in tutta la sua discrezione.
Si alza e si sofferma a guardarmi. Omicidio a ore due, dove le ore due
sono io. "Vieni anche tu?"
Che
domande. L'avrei seguita in ogni caso con il solo scopo di porla sotto
abbastanza pressione psicologica da sottometterla al mio volere.
È quello che fa una buona sorella.
"Cosa
state cercando di fare?!" Mi aggredisce dopo che la porta si è
chiusa alle nostre spalle. "Non pensare che non mi sia accorta che
c'è qualcosa sotto. Voi due siete il prolungamento delle mani
del diavolo!"
"Non
so di cosa tu stia parlando." Negare. Negare sempre. "Forse credi che
stiamo facendo qualcosa contro te e il mollusco perché vorresti
che lo facessimo. Ti è andata male con Tommy e vuoi ripiegare
sull'unico ragazzo sulla faccia della Terra di cui non hai paura."
"Stai
delirando." Commenta lei. Va a sciacquarsi le mani con dell'acqua
fredda, mentre io la fisso a braccia conserte dallo specchio. "E non
chiamare mai più Stefano in quel modo."
"Hestia."
Pronuncio il suo nome con tanta fermezza da attirare su di me il suo
sguardo. "Puoi ammettere qui e ora che Stefano non ti è
indifferente come vorresti far sembrare e accettare l'aiuto di chi ha
più esperienza nel campo oppure puoi continuare a vivere nel
limbo di chi non ha il coraggio di prendere l'iniziativa. La scelta
è tua."
Lei
sospira. "Finirebbe esattamente come è finita con Tommy. Okay?
Una sola delusione al giorno è sufficiente per la mia autostima,
grazie lo stesso."
"Stai
davvero confrontando Tommy, l'australopiteco fornito di pollice
opponibile che a malapena è in grado di utilizzare, con Stefano,
colui i cui vestiti sono composti al 20% delle secrezioni delle tue
ghiandole lacrimali?" Stefano ha tutti i difetti che potrebbero mai
convivere in un essere umano alto un metro e sessantacinque, ma se
è rimasto nel nostro gruppo disfunzionale per questi lunghi e
intensi anni, un buon motivo dovrà pur esserci. Uno di questi
è sicuramente il fatto che è l'unica persona al mondo con
la capacità di scatenare sentimenti positivi in Hestia. Ho
sentito che una volta si sono persino abbracciati. Disgusto e ribrezzo.
"Hera, io..."
"Hestia."
Ripeto, avvicinandomi a lei e prendendola per le spalle. "Stefano ti
piace o non ti piace? La verità, o seppellisco le bambole voodoo
in giardino."
"Non lo so." Oh, benissimo. Grandioso. "Forse."
"Sì
o no?" Ringhio. Voglio una risposta! Non posso lavorare circondata da
inetti! È ovvio che nulla vada a buon fine, se i diretti
interessati non collaborano.
"Sì. Okay? Sì." Confessa la figlia di Satana. "Ma non fare niente."
Chiedermi di non intervenire è come chiedere al sole di non sorgere. Totalmente inutile e contro producente.
"Va bene, Dracula." Mento spudoratamente. "Lasceremo tutto al caso."
Come no.
*
"Andiamo?"
Anche se ho lasciato il mio tè al gelsomino a metà,
propongo di uscire dal locale. Sono troppo impaziente di mettere in
atto il mio piano e per questo sono pronta a sacrificare anche il
rilassamento dei miei muscoli.
Una volta ottenuta l'approvazione di tutti, passiamo a pagare il conto e infine guido i miei tre discepoli verso l'uscita.
Eccomi che sto per colpire, state a guardare.
"Hes,
mamma e papà hanno quella cena con i colleghi di mamma stasera,
giusto?" Domando in tono innocente e privo di secondi fini.
"Sì." Conferma lei. "Papà ha detto che ci lascia qualcosa in frigo per cena."
"Magnifico!"
Cinguetto. A volte mi stupisco io stessa di come il karma si volti in
mio favore ogni qualvolta io ne abbia bisogno. Qualcuno lassù -
o laggiù, a seconda dei miei intenti - mi ama. "Io e Punkie
abbiamo casa libera allora!"
Punkie,
in piedi accanto a me, è a un passo dall'attacco di cuore. Forse
è troppo felice. Sì, deve essere così.
"I-in che senso?" Oh, piccolo mostriciattolo della selva oscura.
"Stefano,
perché non porti Hestia fuori a cena? Fallo per la tua migliore
amica." Gli poggio persino una mano sulla spalla e sbatto le ciglia
coperte di Better than sex. Non ho mai usato le mie doti di seduttrice
su Ste, ma dovrebbero comunque funzionare. D'altra parte, non ricordo
occasione in cui non abbiano funzionato.
"No,
Ste, non c'è bisogno. Posso nascondere la testa sotto il cuscino
mentre..." Un'espressione schifata si fa strada sul suo viso.
Io inarco un sopracciglio. "Sì, Ste, c'è bisogno."
"Sarebbe divertente uscire a mangiare una pizza." Bravo il mio ranocchio dalla r moscia. "Se vuoi."
"Vuole.
Vero, Hes?" Ecco Punkie, il diabolico calcolatore della mia vita, che
interviene a mio favore. Potrei quasi amarlo. O almeno tollerarlo un
pizzico più del solito.
"Va
bene." Si arrende lei. "Ma posso tornare a casa per cambiarmi oppure
avete intenzione di infestare casa già in tardo pomeriggio?"
*
"È
arrivato Ste. Ciao Mignolo, ciao Prof." Ci saluta Malefica prima che
lei e la sua scia di morte escano finalmente di casa. Ho provveduto io
stessa al suo abbigliamento, obbligandola a indossare lo stesso
completo che ho messo io per il suo/mio appuntamento con Punkie.
Quest'ultimo ha dato la sua approvazione con un sorrisetto sospetto
sulla faccia. Indagherò più tardi.
"Non
sono la sorella che tutti vorrebbero?" Chiedo molto retoricamente
mentre vado a prendere dal frigo il mio succo al melograno e miele.
Rinforza i capelli e protegge dal mal di gola.
"Sì,
Hera." Domenico mi affianca, senza risparmiarmi la vista della sua
faccia disgustata nel vedermi buttare giù il mio intruglio di
bellezza. "Anche io ti vorrei come sorella." Aggiunge subito dopo, in
un probabile tentativo di farmi soffocare.
"Scherzavo!
Scherzavo!" Si affretta a dire poi quando si accorge che non solo ha
appena attentato alla mia vita, ma che inoltre sono molto vicina al
portacoltelli. "Scherzavo." Ribadisce, per sicurezza.
"Perché
sei così scemo?" Piagnucolo, ponendogli finalmente la domanda
che mi è ronzata in testa durante tutta la giornata. "Tieni,
assaggia." Gli passo la bottiglia di succo, consapevole che è
troppo dolce per i suoi gusti.
"No." Si rifiuta categoricamente. "Neanche morto."
"Sei quasi a metà strada." Ribatto.
"Vuoi uccidermi?"
"Non in modi socialmente convenzionali."
So
che se lo lasciassi parlare, mi fornirebbe una delle sue risposte
pronte, quindi scelgo di azzerare le possibilità che lo faccia
*e* di costringerlo ad assaggiare la mia bevanda preferita in modo
tutt'altro che poco convenzionale.
Sì, è come pensate. Vi risparmio i dettagli, quelli potete immaginarli come vi pare e piace.
"Pensavo
volessi casa libera per costringermi a guardare un film strappalacrime
dal sapore zuccheroso, felice di essermi sbagliato." Commenta il
fortunato vincitore delle labbra di Hera Felici e di tutto ciò
che di bello esiste al mondo, cioè me.
"Faremo
anche quello, dopo cena." Gli assicuro. "Ho organizzato tutto
ciò che voglio fare stasera in ordine di priorità."
"Io sono tra le priorità?" Sussurra, ben consapevole della risposta.
Risposta che non avrà, perché non sono di certo così prevedibile.
"Circa." Sospiro. "La prima rimane sempre il cacciare di casa mia sorella, a costo di organizzarle la vita sentimentale."
"Io
e te dovremmo essere una squadra." Mi dice. Lo guardo mentre parla e
vorrei affondare le dita tra i suoi capelli, ma temo che rimarrebbero
incastrate tra i litri di lacca che si spruzza ogni mattina per
mantenerne la forma.
"Credevo
ti fossi accorto di essere diventato il mio ragazzo." Che altro dovrei
fare per renderlo ovvio? Tatuarmelo in fronte come promemoria? Ripetere
ogni quindici minutihey, ti ricordi ancora di me? La tua bellissima fidanzata?
Mimmo
alza gli occhi al cielo, come se fossi io a vivere nel paese delle
meraviglie, oggi. "Ho parlato di squadra, non di coppia."
"Che differenza fa?" Sbuffo. Vuole giocare ai sinonimi e contrari? In quel caso ho unacoppiaformidabile da utilizzare come esempio. Hera ed Hestia. Il diavolo e l'acqua santa. Scegliete voi a chi associare cosa.
"Giochiamo
per raggiungere un fronte comune. Lo stesso obiettivo. Oggi tua sorella
e Ste, domani il mondo." Ed ecco le sue manie di grandezza. Adorabile.
"Non sei d'accordo?"
"Tu
sei Mignolo, io sono Prof." Mormoro, nel tono più languido che
mi riesca. È romantico, no? Sì, lo è.
"Io voglio essere Prof." Protesta lui. "Non voglio essere Mignolo."
"Dovrai convivere con questa amara delusione, Punkie." Faccio spallucce. "A te piacciono i gusti amari."
"Tu
sai di zucchero. A volte nel senso più letterale del termine.
Come adesso." Per la cronaca, lui sa ancora di tè al gelsomino,
che è molto più apprezzabile del sapore di caffè
che ancora mi porto dietro dalla prima volta che l'ho baciato, fuori
dal cinema. Progressi.
"Mi
piace la tua idea di squadra." Torno al discorso di poco fa,
limitandomi a sorridere appena per quel che lui ha appena detto. "Oggi
Hes e Ste e domani il mondo." Ripeto. Potrebbe funzionare.
"Faremo
grandi cose noi due insieme. Grandi cose." Annuisce. Si sofferma a
osservarmi e - vi avverto, non siete pronti per questo - mi sorride
apertamente. Mi sorride e mi prende le mani per attirarmi a sé.
Tutt'altro che amaro.
"Ma
non altri progetti di scienze. Ti prego." Anche se dovrei ringraziarlo,
quel progetto di scienze. O forse dovrei ringraziare mia sorella e la
sua inettitudine. O forse dovrei ringraziare me stessa, che ho dato
inizio a tutto questo.
Sì, credo che ringrazierò me stessa. Sono la cosa migliore che mi sia mai capitata.
"Una cena e un film?"
"Una
cena e un film." Confermo. Per questa sera posso fare uno strappo alla
regola ed eccedere nel consumo di carboidrati, papà ha fatto le
lasagne. "Niente Giardino delle torture o simili, però. Ho visto
già abbastanza sangue."
"Niente Nicholas Sparks, Hera." Replica prontamente lui. "Ho già abbastanza voglia di morire per conto mio."
"Solo
cena e niente film?" Propongo allora. "Ci sono molte altre cose che
potremmo fare stasera. Molte, molte cose. Grandi cose. Abbiamo casa
libera."
"Sembra interessante."
Un
ennesimo sorriso si forma sulle mia labbra, questa volta un po'
più malizioso. Non ha davvero idea di cosa ho in mente.
Qualcosa che nemmeno immagina, qualcosa che nessun'altra ragazza gli ha mai chiesto di fare.
"Molto."
Sospiro sognante, poi gli lascio un bacio a stampo. "Aspettami qui, okay?"
"Okay." Acconsente lui, un'espressione appena confusa sulla faccia. "Ti aspetto qui."
"Torno subito." Gli prometto.
Vado in camera mia, dirigendomi sicura verso il cassetto dove conservo ciò che per mesi ho aspettato di poter utilizzare.
Sono
felice che finalmente questo giorno sia arrivato. Da quando io e Jacopo
ci siamo lasciati, non ho avuto occasione di passare una serata come
questa. Se devo essere sincera, penso non sarebbe nemmeno stato
d'accordo. Era un tradizionalista del cavolo, noioso come Guerra e pace
in lingua originale letto al contrario.
Prendo quello che mi serve, portando con me anche qualche candela profumata.
"Punkie?" Lo chiamo. "Sono qui."
"Hera?"
Sul
tavolo poso le maschera coordinate all'aloe vera ed eucalipto.
Fantastiche per purificare a fondo i pori e per eliminare le cellule
morte. "Cosa ne diresti di una cena e una skincare routine, solo io e
te?"
***
ANGOLO AUTRICI
Buahahaha XD
Chi non vorrebbe passare una seratina intima con Hera??? 😈
Ragazzi, io e C. dobbiamo darvi una triste notizia: MANCANO SOLO DUE CAPITOLI.
La
cosa negativa è che ci dovremo presto salutare, la cosa
positiva, invece, è che i prossimi due capitoli saranno un bel
po' più lunghi del solito, quindi avremo ancora un po' di tempo
per stare con i nostri beniamini.
Hera
e Pukie (gli Hunkie) direi che ormai sono una coppia consolidata, ma
sapranno consolidare altri legami? Aspettatevi altre sorprese. Tante
altre sorprese.
"Ti
ricordi la mia prima uscita con Tommy?" Me ne esco mentre addento
questa buonissima pizza doppio impasto con la mozzarella che cola come
lava dal mio morso. "Non avevo neanche idea di che cosa ordinare e voi
tre stavate litigando da casa per darmi un suggerimento."
"Me
lo ricordo, eccome se me lo ricordo." Annuisce Ste, che nel suo essere
paranormale, incide la pizza per separare la crosta dal centro e
mangiare le due sezioni separatamente. "Abbiamo finito per offenderci
così tanto che tua sorella ci ha cacciato di casa, sostenendo
che dal troppo stress le fosse spuntato un brufolo sulla tempia."
"Ah,
già. Ora che rammento, quando sono tornata quella sera, me la
sono trovata davanti ricoperta di guacamole, o una cosa simile. Che
visione sconcertante; non voglio mai più che si ripeta."
E
tipo Mulan che non vuole più vedere uomini nudi, nella mia testa
si manifestano mille Here con i cetrioli sugli occhi che invadono casa
mia e mi fanno 'sciò' con la mano. Un brivido mi percorre la
schiena.
"Beh,
è ovvio che le sia venuto uno sfogo cutaneo." Ste alza le
spalle, sgranocchiando la sua circonferenza di impasto. "In
quell'occasione le avevo suggerito di riflettere sul vostro rapporto
come sorelle, mettendo in luce il fatto che lei tende a doversi sentire
migliore di te a tutti i costi. Quindi le è partito l'embolo,
non perché si sia sentita in colpa, ma perché nella mia
frase non era implicito che lei fosseveramentemeglio di te."
Scuote la testa, arreso di fronte alle manie di grandezza di Hera.
"Ah,
lo so, Hera è fatta così..." Gli do ragione. "Però
comunque grazie di averci provato. Come ogni volta."
Allungo
una mano per posarla sulla sua, abbandonata vicino al coltello. Lui la
osserva nella sua somma pallidezza cadaverica, e poi alza gli occhi
sorridendo, così... semplice semplice.
"A
tal proposito, Ste." Mi schiarisco la voce, tornando alla mia
mozzarella filante. "Adesso Hera è convintissima che io e te ci
piacciamo."
"Eh,
certo. Morto un papa, se ne fa un altro." È il suo istintivo e
un po' acido commento. Si rende subito conto che forse non si è
espresso come avrebbe dovuto, quindi riformula il concetto. "Nel
senso... Hera non può restare senza giocare a The Sims con le
relazioni degli altri, quindi dato che ora Tommy ègame over,
ha trovato un sostituto. Quasi quasi mi aspettavo che prima o poi
avrebbe molestato anche me con le sue intromissioni da divinità
annoiata."
"Mi
pare giusto; chi saresti tu per salvarti dagli Hunger Games, scusa?"
Ironizzo, a mo' di provocazione. Mi sento anche stranamente
iper-onesta, forse a causa della lezione imparata con Tommy,
così aggiungo: "Ha organizzato questa serata tra noi due sia per
avere casa libera sia per incentivare la creazione della coppia.
Praticamente, siamo a un appuntamento ufficiale, volevo che lo sapessi
per non farti fare la stessa fine di Tommy."
"Sì,
grazie..." Pondera, osservando una fetta di salamino in bilico sulla
forchetta. "Anche se un po' l'avevo intuito. Stando a stretto contatto
con Hera come organizzatore dell'operazione Tommy, ormai conosco bene
il suomodus operandi."
"Beh, la colpa è anche un po' mia." Ammetto. "Quando mi ha chiesto se mi piaci, le ho risposto di sì."
Allora la fetta di salamino cade e rivela dietro di essa una vera e propria faccia da Ste: "Questo no che non me lo aspettavo."
"Sai
com'è..." Ridacchio, osservando le sue fattezze strane e gli
occhiali fin troppo grossi per il suo viso asciutto. "Se le avessi
detto di no, avrebbe perso del tutto la ragione e organizzato un
complotto di stato assieme a quel pazzo di Punkie pur di vederci
convolare a nozze e avere un bambino. Sai che su di lei la psicologia
inversa fa un sacco di effetto."
Sembra
che Ste stesse trattenendo il fiato da come ride a questa battuta:
"Allora brava, hai avuto un'ottima prontezza di riflessi."
"Così
sarà meno doloroso per noi." Faccio l'occhiolino. "Dobbiamo
renderle il gioco noioso e non ce l'avremo alle calcagna. Stando a
stretto contatto con lei come vittima dell'operazione Tommy, so per
certo che il giustomodus operandiè questo."
Ste annuisce ad occhi bassi, continuando a vivisezionare la pizza, io invece ritorno ad abbuffarmi senza problemi di linea o dibon ton,
come amo fare da sempre. Terminiamo la cena in totale
tranquillità, senza segreti a inficiare questo bel momento tra
amici. Quando paghiamo e usciamo, mi sento particolarmente bene,
così tanto che propongo a Ste di farci una passeggiata lungo il
Tevere prima di ritornare a casa.
*
"E
così mi ha detto espressamente che non vuole uscire con me, da
sola." Mi confessa Ste, mentre, mani nelle tasche, cammina di fianco a
me sull'erba umida.
"Quindi accetta comunque di uscire con te in gruppo? Voglio dire, assieme al CCNR?"
"Sì."
Risponde. "Non è propriamente un 'no, non voglio uscire con te',
è piuttosto un 'sì, ma non da soli'. Per cui non so se
interpretarlo positivamente, perché lascia uno spiraglio di
speranza, oppure se lasciar perdere una volta per tutte perché
si tratta di un elegante rifiuto."
Staremo
chiacchierando da non so quanto: il cielo è buio buio, i
lampioni si sono accesi e in giro non ci sono più bambini, ma
solo vecchi o coppiette. Non gli ho chiesto direttamente come va con
Giulia, perché lo conosco e so che potrei urtare la sua
sensibilità, ma a un certo punto, mentre accostavamo il fiume,
ha deciso di aprirsi da solo, e mi ha raccontato quanto segue:
1 - Ispirato dall'accaduto di qualche giorno fa, ha capito che i sentimenti non esplicitati sono molto pericolosi;
2
- Vedendo l'intesa tra Tommy e Giulia, ha deciso di non voler essere
surclassato da Addominali in questa competizione amorosa. Quindi ha
preso coraggio e ha scritto un messaggio di scuse a Doppia G, circa il
loro confronto avvenuto tempo fa a casa Felici;
3
- Lei ha accettato e ricambiato. Lui, gasatissimo dallo scambio di
buone intenzioni, si è fatto prendere dall'entusiasmo e le ha
chiesto di uscire;
4 - Si è preso un grandissimo bidone.
"Non so, Ste, ma per me il problema è a monte." Rivelo. "Per me hai sbagliato tutto al punto numero due."
"Cioè?" Aggrotta le sopracciglia.
"Perché
ti sei scusato del confronto?" Gli domando. "Non hai detto nulla di
male, se non la verità. Doppia G si meritava quelle parole;
tutte, dalla prima all'ultima."
"Non sono stato troppo duro?"
"Perché,
lei ti era sembrata morbida?" Scuoto la testa. "Mi spiace, ma secondo
me tu stai meglio da solo. Guarda quanta autostima hai recuperato,
guarda come sei forte!" Gli do un pugno sul braccio e lui esclama un
vigorosissimo "Ahia!".
"Insomma,
capisco che tu abbia voluto buttarti, ma secondo me è più
che altro un salto in un burrone con un fondo di lame affilate e
coccodrilli. È ovvio che ora Doppia G preferisca Tommy, anche
solo perché lui è unmacho, mentre tu ti scusi per esserlo stato una volta nella vita." Concludo, fiera della mia teoria.
"Wow, grazie." Dice Ste, seccamente, arrestandosi nei pressi di un albero.
E
dalla sua reazione riavvolgo il nastro delle mie parole e capisco di
aver assolutamente fatto passare il messaggio sbagliato: "Ste, non
intendevo dire che Tommy è un macho e tu no."
"Strano, perché l'hai appena detto."
"Era...
era un modo di paragonare!" Mi difendo, anche piuttosto male. "Era
inerente a quella litigata con Giulia, ma non in generale... insomma..."
"Insomma, io dovrei lasciar perdere Giulia perché lei dovrebbe lasciar perdere me."
"No!
La seconda parte no!" Rimedio, mentre due vecchietti iniziano ad
interessarsi alla soap opera live. Così abbasso drasticamente la
voce, spingendo Ste addosso alla corteccia dell'albero. "Ste, è
facile essere duri o dolci a comando e... credimi, lo dico per
esperienza, perché l'ho fatto per due mesi di fila tentando di
essere chi non sono. Il difficile è essere sempre se stessi nel
bene e nel male, e tu sei l'unica persona che conosco che lo sa fare
splendidamente."
Ste mi fissa con una faccia da vomito. Io fisso lui con la medesima espressione.
"Lo
so che sei ancora innamorato di lei." Sbotto infine, accettando
l'enorme divario tra gli incoraggiamenti che ci diamo e le nostre vere
intenzioni. Colpisco il suo petto con l'indice, irritata. "Ma mi chiedo
come cavolo sia possibile che uno come te si sia così fissato
con una come lei. Davvero, non me lo spiego."
"Sembra quasi che ti dia fastidio. Non dovresti capirmi, tu, che sei nella stessa situazione?"
"Non è la stessa situazione, perché Tommy è completamente diverso da quella gallina."
"Sì, certo, di tipo cento punti di Q.I. In meno."
"Guarda,
sai, che mi offendo." Rimbecco. "Smettetela tutti quanti di dire che
Tommy è stupido; eravamo più o meno in questi pressi
quando mi ha rivelato i suoi sogni più profondi e la
complessità della sua psiche."
"Ah-ha! Allora sei nostalgica! Ecco perché sei voluta venire qui!"
"Sì,
è un posto che mi ricorda dei bei momenti, va bene?" Mi
giustifico. "A essere sincera, è stato l'appuntamento più
bello della mia vita, e non dimenticherò mai quando Tommy mi ha
baciato dopo avermi mostrato la sua anima."
"E
poi se ricordo bene, si è preoccupato della tua, giusto? Si
è accorto di chi sei e ti ha riempito di complimenti? È
andata così?"
"Stefano." Incrocio le braccia e lo guardo con disappunto.
Lui
si stacca finalmente dall'albero e prende a camminare circolarmente,
mentre si mette le mani tra i ricci e si lascia agitare dal battibecco:
"Perché mi hai invitato ad uscire?"
"Io ti ho invitato ad uscire?"
"Sì, sei stata tu. Tu, accettando passivamente le idee di tua sorella, perché non impari niente dagli errori."
"Cosa??"
in questo momento mi sento davvero simile ad Hera quando esclama sdegno
di fronte a una ragazza che abbina i pantaloni a palazzo con le
ballerine.
Ma
Ste sembra ancora più offeso di me e prende la carica marciando
nella mia direzione con l'indice a mo' di spada tratta: "Tu. Tu mi hai
obbligato a confessare della mia cotta per Giulia. Tu hai orchestrato
il pomeriggio a casa tua per farci avere il confronto. Tu hai fatto in
modo che mi cacciassi in questa situazione dove ci sto ancora
più male di prima, quando tutto era tranquillo."
"Non è del tutto vero. Anzi, permettermi di osservare che-"
"Tu sei proprio uguale a tua sorella."
La mia mano va a posarsi sul petto, in corrispondenza del cuore, e la mia bocca si spalanca. Io ugualea chi???
Prima
d'ora mi avevano sempre detto che sono il contrario di Hera. E mi
dispiaceva, specialmente se lo diceva un certo Tommaso D'Angelo
facendomi sentire invidiosa di lei e del suocharme. Ma ora cheStefano,
il mio saggio migliore amico Stefano, ha osato affermare che ci
somigliamo, mi sento più colpita che mai, più di Cuzco
sotto i cinquantatré chili di Hera, quel nefasto giorno sul
divano. E ho appena realizzato che non voglio - assolutamente - essere
comparata a mia sorella - da lui.
"Non
fare quella faccia." Mi accusa. "A te non è andata bene con
Tommy e non hai fatto altro che usarmi come canale di sfogo. Ma quando
poi ti ho confessato i miei sentimenti per Giulia, ti sei messa a
giocarci come se potessi esorcizzare il demone della tua relazione
attraverso la mia."
"Io?? Ste stai-"
"Ora
che non hai più Tommy, accetti di uscire con me per stare al
passo con le trovate di Hera, perché in fondo piacciono pure a
te, dai, non far finta che non sia così. Infatti guarda caso mi
porti nei luoghi del tuo passato, giusto per rivivere qualche bel
ricordo, come se io non fossi altro che l'ennesimo scemo da prendere in
giro."
"Ste, io non-"
"Taci." Si fa grande, rivolgendosi a me nello stesso modo in cui si era rivolto a Doppia G quel pomeriggio. "Quandoioho problemi di cuore, tu sei solo capace di ragionare per simpatie, mentre quandotuavevi
problemi di cuore, io non ho fatto altro che sostenerti. E ora, quando
ti chiedo un consiglio, l'unica cosa che sai fare è vantarti di
quella scimmia senza cervello di cui ti sei innamorata!"
Basta,
mi sono così offesa che ora non gli risparmierò davvero
nulla. Infatti, insinuo: "Sembra quasi che ti dia fastidio."
"Sì che mi dà fastidio!" Grida, facendo definitivamente prendere un infarto agli ottantenni.
Ci
fissiamo di nuovo, vicinissimi, arrabbiatissimi, concentrati solo su
che diavolo sta succedendo tra di noi. Il che al mio cervello è
attualmente inesplicabile.
"Senti,
Ste, non mi trattare come Doppia G, ok?" Sentendo una certa pressione
psicologica, mi levo da sotto di lui con urgenza. "Non serve che fai ilmachoanche con me."
"E
tu non trattarmi come quel rincoglionito di Tommy. Non sono altrettanto
vuoto." Ribatte, picchiettandosi la testa. "Comunque torniamo indietro.
Vorrei andarmene dal vostro ricordo, se permetti."
Faccio
dietrofront, lanciandogli uno sguardo di fuoco: "Hai travisato tutto,
ma va bene, andiamocene pure, basta che mi riaccompagni fino a casa."
"Certo. Non ho una moto per scarrozzarti, ma se ti va bene comunque..."
Continuando
a battibeccare, ripercorriamo la strada all'indietro fino alla fermata
della metro e poi torniamo verso la dimora Felici, che tanto Felici,
oggi, non è.
*
Rientro
in casa e non appena la porta si richiude alle mie spalle, mi ci
appoggio esalando un sospiro. Ho litigato con Ste. Io... con Ste. Non
era mai successo che ci accusassimo così, men che meno in merito
a questioni sentimentali. Prima di Tommy, io nemmeno ci pensavo ai
sentimenti, eccetto quello di voler morire.
Non
può essere. Questa avrebbe dovuto essere una serata tranquilla!
Avrebbe dovuto essere una delle solite, tranquille uscite tra amici!
Hera mi sta nuovamente rovinando la vita, me lo sento.
Così,
individuo la luce accesa in salotto e, non curante dello spettacolo
osceno che potrei trovarmi sotto gli occhi, mi fiondo da lei e Punkie a
passo di carica.
"Ossignore!" Esclamo, coprendomi gli occhi, quando li vedo.
Ok, sapevo che non avrei dovuto farlo, ma la situazione è ancora peggio di quanto mi aspettassi.
I due sono... beh, loro stanno... cioè, si sono...
"Hestia,
erede di Belzebù, mi stai coprendo i raggi ultravioletti del
neon. Per piacere, spostati, o il primer uniformante per il viso non
uniformerà un bel niente. Funziona con la luce, per la tua
ignoranza. È l'avanguardia della cosmesi."
Peggio
che nell'incubo delle mille Here che fanno 'sciò', mia sorella e
Punkie sono abbandonati sul divano come fossero sulle poltroncine di
una spa, il viso impiastricciato di intrugli e delle luci puntate
addosso da varie angolature, che io sto apparentemente oscurando.
"Domenico..."
Allungo una mano verso di lui, dubbiosa che Hera l'abbia ucciso, o che
qualcosa nelle pomate di Hera l'abbia ucciso, e ne sia rimasto solo un
involucro di crema. Ha dei semi di melograno sugli occhi.
"Tranquilla,
Hes." Mi rassicura lui, mentre ondeggia il piede a ritmo della musica
new age che esce dal suo telefono. "La fototerapia è veramente
rilassante come diceva Hera."
"E vedrai che pelle quando avremo sciacquato via la mousse al maracuja, tesoro!"
Sconvolta
e disturbata da questa visione, afferro Hera per il polso e la trascino
nell'altra stanza, non badando alla scia di petali e fette di frutta
che segna il suo sentiero manco fossimo nella favola di Hansel e Gretel.
"Ecco,
hai rovinato la mia pelle." Dice quando arresto la nostra corsa in
cucina. Poi si rimuove qualche altro residuo di macedonia dalla faccia
e mi guarda maliziosa. "Allora ha funzionato? Tu e Ste vi siete
sbaciucchiati? Avete amoreggiato come piccioncini?"
"Piantala!"
Esclamo, gettandole un canovaccio sulla faccia. "La verità
è che non voglio che il mio rapporto con Ste venga messo a
rischio, d'accordo? Che si tratti solo di amicizia oppure di
qualcos'altro, io comunque non voglio rovinarlo. È troppo
prezioso per me, è troppo importante per perderlo con queste
sciocchezze."
Hera mi fissa con della mousse tra le ciglia: "Parli come se fosse successa una tragedia."
"Abbiamo
litigato." Le illustro. "Ma non come al solito, era su un piano
completamente diverso; ho capito di averlo ferito e non deve succedere
mai più. Non ti intromettere più."
Mia
sorella alza entrambe le mani, stranamente senza frecciatine in sua
difesa: "Mamma mia. Scusami tanto, epico Grendel, drago nemico del
valoroso guerriero danese Beowulf."
"Stavolta
sono seria." Rimarco avvicinandomi a lei e al suo puzzo di centrifuga
multivitaminica. "Penso che sei una brava sorella, dopotutto, ma voglio
essere io a gestire la mia vita da oggi in poi, imparare a capire i
sentimenti che provo davvero ed essere me stessa. Anche se mi è
piaciuto essere te per un po', noi non siamo la stessa persona e credo
di averlo finalmente accettato come un pregio."
Hera
arriccia le labbra e sbatacchia gli occhioni da cerbiatta con fare
commosso: "Oh, la mia piccola Hestiolina è finalmente cresciuta."
Fa
per picchiettarmi fieramente la mano sulla testa, ma io mi levo
grugnendo: "Niente dimostrazioni d'affetto, per carità."
"Giusto,
la tua epidermide da vampiro potrebbe sciogliersi a contatto con la mia
santità. Comunque..." Tossicchia sul chi va là. "Se ogni
litigio tra te ed Eros porta a questo, allora ben vengano i litigi tra
te ed Eros."
"Non
saprei..." Pondero, appoggiandomi all'angolo del tavolo. "Per Stefano
ora io sono solo un'amica infida e manipolatrice come te."
Hera finge di asciugarsi l'angolo dell'occhio: "Oh, grazie, carissimi, grazie per tutto."
"Non
saprei davvero come interpretare tutto questo..." Sospiro mordendomi il
labbro. "Fino a due mesi fa sapevo esattamente cosa volevo, ora
nonostante quello che è successo, sono molto più confusa.
Dovrei aver chiara la mia situazione sentimentale, eppure..."
"Almeno
non stai piangendo." Mi ricorda lei, brillante. "È forse la
prima volta in cui torni a casa da un appuntamento con della voglia di
vivere e metterti in gioco, anziché di morire e giocare con le
bamboline voodoo." Il sorrisetto di Hera accompagna il suo pizzicotto
alla mia guancia: "Aaah, Hestiolina, Hestiolina, cosa devo fare con te?
Tu non sai proprio cos'è l'amore, eh?"
"Perché,
tu invece lo sai?" Punkie e il suo prolungamento longitudinale fucsia
spuntano in cucina, impedendo alla mia risposta acida di corrodere
l'entusiasmo della gemella zuccherosa.
Prima
che Hera se ne esca annoiando il mondo con la lista delle sue doti da
guru, Mimmo le cinge la vita da dietro e le posa un bacio molto vicino
alla bocca. E vorrei solo dire: grazie, Domenico Caruso. Grazie da
parte di tutta l'umanità per essere l'unica cosa che riesce a
zittire quell'egocentrica di Hera Felici.
"Sentite,
smettetela, vi prego." Torno nel mio personaggio, circumnavigandoli
senza toccarli nel caso mi potessero contagiare con la loro smanceria
cronica. "Fatemi tornare in camera prima di accoppiarvi, o potrei
veramente vomitare."
Mentre
loro mi ignorano e proseguono lo scambio di primer uniformante, io me
ne salgo di sopra e perdo la successiva mezz'ora ad aggiornare la mia
app di Death Note Mobile. In realtà, però, è solo
una scusa per aspettare sveglia, sperando in un messaggio di Ste.
...il quale arriva, perché non c'è nulla di più sicuro di Stefano Russo. E della morte. Ovviamente.
Hes sei sveglia? Scusa per prima.
Sorrido davanti al suo messaggio. Si parla dimodus operandi, e si dal caso che io il suo lo conosca meglio di tutti.
Scusami tu, Ste. Che scema che sono a volte, non volevo litigare con te 🤦♀️
La sua risposta arriva subito:Lo
scemo sono io. So che non è colpa tua se mi sono cacciato in
questa situazione con Giulia... me la sono creata tutta da solo. Scusa
anche se ho offeso Tommy e per questo anche te.
Aw, ma che carino. Rido tra me mentre cerco l'emoticon perfetta per decorare il seguente messaggio:Nah... quello lì è veramente una scimmia dalla testa vuota 🙉
Continuo
a ridere ancora anche dopo l'invio, riscoprendo una Hestia inedita, che
sta a messaggiare a pancia in giù sul letto con le gambe che
dondolano come nei film per teenager della Disney. Va beh, ho comunque
il pigiama diThe Ring, però è figo essere felici, a volte.
Dai non pensiamoci più.scrive Ste, aggiungendo qualche altra versione delle scimmie.In fondo, anche se ci siamo arrabbiati, è stato un bell'appuntamento, mi sono divertito. 🙈🙊
Pure io.Gli rispondo.E
a tal proposito, credo che dovremmo organizzare una bella uscita di
gruppo per tentare il tutto per tutto con Doppia G. Ha detto che non
vuole uscire da sola con te, ma saprà rinunciare a una gita
fuori porta con il CCNR per festeggiare la fine della scuola?? Sempre
che tu sia d'accordo, ovviamente.
Mi
metto comoda fra le coperte, con il telefono fra le mani e tutti i
muscoli finalmente rilassati. In fin dei conti, chi se ne importa se
l'idea di Giulia assieme a Ste non mi piace più di tanto? Per me
l'unica cosa che conta è che lui sia felice. Nient'altro.
Il
telefono vibra, poco prima che io mi addormenti, ed è Stefano mi
ha mandato un cuore. L'ha scelto nero, perché lui sì che
mi conosce meglio di chiunque altro. Spengo il telefono, chiudo gli
occhi e mi addormento con il sorriso.
🖤
*
Sabato
è finita la scuola. È stata una grande liberazione. Da
adesso comincia il periodo in cui mi colerà il kajal anche solo
respirando, ma comunque lo accetto, purché significhi essere
finalmente in vacanza.
Per
inaugurare questi gioiosissimi tre mesi, abbiamo deciso di passare una
domenica tra amici. L'idea era di fare qualcosa di tranquillo, tipo
vedersi un bell'horror al cinema e poi raccontarsi aneddoti paurosi al
buio della notte, ma ovviamente gli altri hanno dovuto metterci lo
zampino e modificare la mia proposta. Hera, che in questo periodo si
è fissata con l'abbronzatura, ha detto che avremmo potuto andare
al mare. Poi Tommy, che ha veramente scaricato tutti i suoi amici per
seguire noi del CCNR, ha proposto l'alternativa del lago: sì, il
fantomatico lago delle fantomatiche vacanze con i genitori.
Sempre perché D'Angelo è monotematico come pochi e sarà un perfetto letterato.
Ste,
Giulia e Punkie si sono adattati all'opzione senza lamentele. Il primo
deve provarci con Doppia G, Doppia G viene per provarci con Tommy e
Punkie prova a rendere la vita di Hera difficile in qualsiasi
situazione, quindi il dove e come non rappresenta un gran problema per
loro. Abbiamo fatto fagotto e siamo partiti tutti insieme verso la
libertà qualche ora fa. Quando siamo finalmente giunti nel luogo
di destinazione, mia sorella è stata la prima a piazzare la sua
base per l'abbronzatura e dichiarare ufficialmente iniziato il relax
estivo.
"Aaaah!"
Sta sospirando in questo momento, mentre estrae il suo solare alla bava
di lumaca glitterata e si sistema l'occhialino da sole Gucci. "Ora mi
piazzerò qui con questa meraviglia sulla pelle per almeno cinque
ore, finché non potrò essere scambiata per un'egiziana e
poi-"
Non
ce l'ha fatta. Hera non ce l'ha fatta. Il suo acclamato relax è
durato tre secondi, poi Punkie l'ha sollevata di peso e l'ha gettata
nel lago.
Grazie per esistere, Domenico Caruso. A nome di tutta l'umanità, ancora una volta, grazie.
Applauso.
Mia
sorella ha gridato come una sirena e poi è emersa solo per poter
inveire contro il suo ragazzo: "Vieni qui anche tu, se hai il coraggio,
brutto leader di sette mangiabambini, viscido cacasotto di prima
categoria! Di che cosa hai paura, eh? Che ti si afflosci la cresta? Che
l'acqua purifichi il tuo peccato originale? Che il peso dei tuoi
piercing ti trascini sul fondale? Demone maledetto, mi
vendicherò! Mi vendicheroooò!"
Adoro vedere Hera così; la mia vita ora è completa.
E
parlando di Hera, sono pure contenta che abbia rispettato la mia
richiesta. Sicuramente sta sempre tramando qualcosa, questo fa parte di
lei, ma almeno ha capito la serietà delle mie affermazioni e ha
lasciato perdere me e Stefano, concentrando tutte le sue energie su
Mimmo. Credo che mia sorella abbia imparato molto dall'esperienza dello
scambio. Innanzitutto, è cambiata in meglio: è sempre
simpatica come un cactus nelle mutande, però almeno è
più solare. Da Jacopo in poi l'avevo vista solo acida e
indifferente; ora tiene di più alle persone e, anche se non lo
fa vedere, pure a me.
Ha
capito che prima non mi dava abbastanza fiducia, perché nemmeno
io ne avevo in me stessa. Adesso, a piccoli passi, sto cercando di
recuperare, e a lei si è aperto un mondo. Siamo diverse come il
giorno e la notte, ma in fondo il giorno e la notte fanno parte dello
stesso sistema: scambiarci ci è servito a trovare dei pregi che
credevamo non esistessero né in noi stesse né nell'altra.
"GIULIA,
PER LA MISERIA, VIENI A DARMI UNA MANO!" sta continuando a gracchiare
Zucchero Filato, mentre scopre che con il tuffo le si è
slacciata la parte superiore del bikini.
Sia
Doppia G che Punkie si catapultano in acqua per un immediato
sopralluogo. Tuttavia, prima di raggiungere Hera, Giulia si volta verso
me, Tommy e Ste.
"Andiamo?"
Lo
sta chiedendo a tutti, ma è Tommy che guarda principalmente. Lui
annuisce, si toglie la maglietta e scopre i degni addominali, che
ancora, a distanza di due mesi e mille casini, mi fanno implodere le
ovaie con malinconia. Mentre lui e Giulia prendono la rincorsa per un
tuffo in acqua, io e Ste prendiamo la rincorsa verso l'ennesimo buco
nell'acqua.
*
Dopo
il bagno, inizia a fare abbastanza freddo. Tutti e sei ci avvolgiamo
nel nostro bell'asciugamano e ci sparpagliamo per seccarci al sole onde
evitare di iniziare l'estate con la broncopolmonite. Grazie, Tommy, per
le tue idee stupide.
Mentre
sto trafficando nello zaino, intenta a trovare qualche residuo di cibo
che aiuti il mio organismo a carburare, Tommy il meraviglioso bagnato e
sexy mi si avvicina con fare apparentemente casuale. E sì, so
che l'ho appena accusato per avere idee stupide, ma il fatto che sia
divino, purtroppo, prescinde dalla vuotezza nel suo cranio.
"Ehi, Hera..."
Hera?
Mi
guardo intorno e vedo Hera postare selfie su Instagram, mentre è
tutta gocciolante e avvolta da un asciugamano giallo. Anche il mio
asciugamano è giallo. Oh, santo cielo.
"Ehm... dimmi, Tommy." Improvviso, chiedendomi se voglio veramente farlo, ma chiedendomelo troppo tardi.
"Volevo farti una domanda. Un po', tipo... personale."
Deglutisco
sonoramente, indecisa sul da farsi e spiazzata dagli addominali
prorompenti. Ste aveva terribilmente ragione sul fronte 'il nostro
cervello si fa influenzare da quel che vedono gli occhi'. Porca
miseria, il mio cervello è così influenzato che penso di
aver bisogno della guardia medica.
"Ecco,
la domanda riguarda tua sorella Hestia." Rivela Tommaso, passando una
mano tra la chioma da surfista americano. "Secondo te, sarebbe disposta
a farsi una passeggiata attorno al lago con me, se glielo chiedessi?
Questa
è una domanda meravigliosa, devo ammetterlo, ma prima che mi
penta di esistere, decido di prendere una boccata di ossigeno e sparare
la verità nient'altro che la verità in un unico fiato:
"Aspetta Tommy, aspetta, scusa, io non sono Hera, lei è Hera, te
lo giuro, sono Hestia, mi spiace, hai beccato la gemella sbagliata,
scusa."
Tommy
scoppia a ridere allietando l'aria di dolci gorgoglii, poi mi dà
un buffetto affettuoso sul mento: "Lo so, ti stavo solo prendendo in
giro!"
Che??
"Ok
che non sarò il più sveglio del reame, ma certi dettagli
ormai non me li lascio scappare." Indica la mia faccia, e io deduco che
si riferisca al kajal colato a fantasia zebrata sulle mie guance. La
differenza tra me ed Hera, in questi casi, sta tutta nel waterproof.
Almeno questo Tommy l'ha imparato. "Mi pareva giusto prendermi una
piccola vendetta, mi sa che dopotutto me lo merito. Comunque, volevo
chiedertelo sul serio: te li fai due passi con me, per parlare un
attimo in privato?"
Oh per mille Cuzchi aerodinamici!
La mia faccia di bronzo è la risposta più chiara del mondo:sì, futuro marito, fammi tua come meglio ritieni giusto.
Ma mentre il dissidio interiore mi incolla le labbra facendomi sembrare
la solita impedita, qualcosa attira la mia attenzione dietro le spalle
di Tommy.
Stefano
e Giulia stanno tornando insieme dal bar con qualche bevanda per il
gruppo e dopo aver posato le lattine vicino ai nostri zaini, lei si
chiude nella braccia mimando il gesto del freddo. Prontamente Ste le
cede il suo asciugamano dei Power Rangers, avvolgendola per bene e
avvicinandola a sé, e allora in quell'attimo, tutto il resto
perde drasticamente di importanza.
Sposto Tommaso da davanti a me per vedere meglio.
Non
so con che coraggio, ma quel pazzo suicida lo fa sul serio: Ste si
inclina in avanti e chiude le labbra di Doppia G, la sua acerrima e
secolare oppositrice, in un bacio. Ora: non so se l'abbia
volontariamente imprigionata nel tessuto o se sia stata una condizione
fortuita, ma l'unico motivo per cui lei non è ancora scappata a
gambe levate chiedendo aiuto è proprio perché non ci
riesce.
Questa volta finisce veramente male.
Difatti,
Giulia si stacca non appena possibile. Nell'indignazione più
assoluta, pesta un piede a Stefano e poi gli dà un sonoro
schiaffo sulla guancia: "Non provarci mai più! Troglodita!"
Tutti
si girano verso di loro e nel frattempo Tommy commenta a bassa voce:
"Mi sa che il tuo amico si è appena beccato un epico schiaffo
morale."
"Già..." Gemo, sbattendomi una mano sulla fronte. "Io gliel'avevo detto!"
Mentre
qualche osservatore si mette a ridacchiare, Giulia si avvolge
nell'asciugamano per la vergogna e, in versione Power Baco da seta,
saltella verso Hera per trascinarla nel bagno delle ragazze. Molto
probabilmente vuole vomitare, o lavare via l'onta di un bacio
indesiderato. Punkie posa cordialmente una mano sulla spalla di Ste, e
picchietta con affetto e rassegnazione.
Oh, Ste, povero Ste... ma perché sei così masochista?
Non
so se andare a consolarlo o lasciare che gestisca il cordoglio in
solitudine, come farei io. Alla fine è Tommy che decide per me,
prendendomi una mano e trascinandomi lontano, lungo il sentiero sulla
sponda del lago.
"Cosa stiamo facendo?" Domando, contrariata.
"Ne ho abbastanza di tragedie. Tagliamo la corda."
"Ma Tommy, Stefano..."
"Ma
sì, lascia perdere Stefano." Sbuffa, mentre io continuo a girare
la testa verso la spiaggetta. "C'è qualcosa che è rimasto
in sospeso, tra noi due, e credo sia finalmente arrivato il momento di
chiarirci."
"Mi sembrava che avessi chiarito tutto abbastanza bene, l'altra volta..."
"L'altra
volta." Specifica, prendendomi la faccia tra le mani e costringendomi a
guardare lui. "Mi sono scusato di fronte a tutti, ma ormai sono passate
almeno due settimane. Non so tu, ma io, indipendentemente dal fatto che
ora è tutta acqua passata, non riesco a passare sopra a
ciò che c'è stato privatamente tra noi due, come se nulla
fosse."
Oh.
"Un
conto è Hera, con cui non ho avuto chissà che
interazioni, un altro conto sei tu. Dopotutto, siamo usciti diverse
volte, abbiamo fatto... diverse cose." Allude ai brevi ed intensi
momenti romantici che abbiamo vissuto. "E non mi piace l'idea di
ignorare così palesemente i fatti. È stato qualcosa di
importante, in fin dei conti."
"Beh, su questo hai ragione." Gli sorrido, trovandomi pienamente d'accordo. "Anche io in questi giorni ci ho pensato spesso."
"Perché
abbiamo condiviso davvero molto, è innegabile. Ed ora che
è tutto sistemato, che non ci sono più tensioni nemmeno
con i nostri compagni, mi sono reso conto che... mi manchi."
"Io... ti manco?"
"Sì,
tu, Hestia con la H." Conferma come se fossi io la stupida qui. "Lo so
che avevo detto di non volerci più avere nulla a che fare. In
fondo, ero così provato dalla storia dello scambio che mi ero
giurato di non ricascarci mai più e tenermi distante dalle donne
almeno per qualche mese. Ma non sono mai veramente riuscito a
rimuoverti dalla mia testa. Te lo ricordi? Mi succedeva anche ogni
volta in cui 'ci lasciavamo'. La verità è che non faccio
che pensare a come tu abbia sempre preso le mie difese e visto in me
quello che nessun altro aveva mai visto e sperimentato davvero di tutto
pur di conquistarmi... Hes, quando ti ho baciata, quel giorno del
firma-copie, è ritornato tutto quanto. Ogni cosa. E lo so, mi ci
è voluta un'era per capirlo... cioè, mi ci è
voluta letteralmente un'Hera per capirlo, ma-"
"Tommy, shh." Lo interrompo ad un certo punto, alzando una mano appena sopra la sua bocca.
Lo
fisso intensamente, con un sommo punto di domanda circa lui e il suo
profondo disagio affettivo, ma soprattutto con un folle e
contraddittorio istinto suicida che mi è appena balenato nella
testa.
"Mi
dispiace." Affermo infine a fior di labbra, non credendo nemmeno alle
mie stesse parole. "Ma è meglio se anche io mi prendo un po' di
tempo, Tommy."
*
Il
pomeriggio è proseguito come se nulla di tutto ciò che
è successo fosse veramente successo. Punkie è riuscito a
sdrammatizzare riguardo il bacio kamikaze di Ste e persino Giulia, alla
fine, l'ha perdonato, dicendogli però di starsene a distanza di
sicurezza di circa cinque metri per almeno altri cento anni.
Tra
me e Tommy c'è stato molto imbarazzo dopo la fatidica
chiacchierata, ma poi tutto si è appianato quando abbiamo
giocato ad annegarci a vicenda per sfogare ogni rimpianto. Ero certa
che ora lui si fosse preso con Giulia. E di sicuro la trova
affascinante, questo è innegabile, però capisco che
sentisse un senso di incompiuto nei miei confronti, come io l'ho
sentito nei suoi per un sacco di tempo...
Tuttavia,
non so ancora perché gli ho detto di no. Forse Hera mi ha
lobotomizzata nel sonno. Mi avrà addormentata con qualche suo
intruglio all'avanguardia della cosmesi e poi avrà fatto entrare
un criceto nel mio orecchio, perché risalisse al cervello e
sgranocchiasse via la parte dedicata alle scelte giuste.
E
così tra dubbi, abbronzature e sensi di colpa, anche la giornata
scivola via come la bava di lumaca sulla schiena di mia sorella. Verso
sera, mentre gli altri iniziano a prepararsi, io raggiungo il povero
Ste nel suo angolo di depressione. Il sole sta ormai tramontando
addosso alla superficie del lago, mentre lui se ne sta ancora in
costume, con le ginocchia al petto mentre l'acqua gli bagna
drammaticamente i piedi.
"Come
va?" Mi siedo accanto a lui con i capelli che svolazzano indomiti e
l'asciugamano ben avvolto attorno al corpo. Va bene estate, ma siamo
appena ai primi di giugno, e il genio della lampada D'Angelo ha
preferito il freddo del lago al tepore del mare. E guardate quante
vittime ha mietuto perché non c'era abbastanza caldo per
starsene tranquilli in bikini!
"Hai una domanda di riserva?" Mi fa Ste, scrutando tristemente l'orizzonte.
Oggi
Ste ha perso tre cose molto importanti: Giulia, la dignità e
l'asciugamano dei Power Rangers. Ecco perché non ha ancora
superato il lutto.
Tossicchio, cercando di entrare piano piano nella sua bolla di commiserazione: "Io l'avevo detto che tu stavi meglio da solo."
A
queste parole sensibili, lui mi lancia un'occhiata di disapprovazione.
Così alzo le mani, come per sottolineare che dovevo per forza
farlo presente, poi gli passo il telefono aperto su Death Note Mobile.
"Cos'è?"
Mi chiede aggrottando le sopracciglia nel vedere lo shinigami Ryuk che
saluta con fare inquietante e una mela rossa in bocca.
"Un finto libro sulla gente che vorresti vedere morta. Aiuta molto in questi casi." Garantisco, incoraggiandolo a provarla.
Ste sorride appena: "Ti pareva che non proponessi una soluzione del genere."
"Dai, Ste." Lo motivo con una spallata. "Se sei incazzato per una volta puoi mostrarlo. Non morirà veramente nessuno."
Mi fissa.
"Sì, va bene, ho fatto diverse prove, ma che c'entra?"
Ste
scuote la testa e guarda la tastiera con titubanza. Alla fine prova a
colpire qualche lettera e formula le parole 'Giulia Giuliani'. Sta per
premere invio, ma poi le cancella bruscamente, e mi riconsegna il
telefono quasi per liberarsi del fardello: "Non ce la faccio."
"Mamma mia, che piattola!"
Scuoto la testa, non capacitandomi della sua remissività, e lo scrivo io per lui. Sulla causa della morte, specifico:studio troppo intensivo della filosofia, e poi lo invio al Death Note. Ecco... era così difficile?
"Perché
compare un asterisco accanto al suo nome?" S'informa Ste, che nel
frattempo è rimasto sopra la mia spalla a guardare a metà
tra il colpevole e l'interessato. Bene bene, osservate come il serpente
del peccato tenterà la vittima innocente.
"Oh, l'asterisco? Lo mettono quando il nome è già stato inserito una volta."
"Ah,
quindi anche tu hai desiderato più volte che Giulia...?" Si
passa un pollice lungo una linea immaginaria che taglia il collo.
Io annuisco: "Penso addirittura una cosa come trentadue o trentatré volte."
"Sul serio?"
"Sì
sì." Sfodero compiaciuta la mia personale statistica, che
aggiorno regolarmente con somma soddisfazione. "Tommy compare
già ventisei volte, Punkie invece solo due ed Hera
trecentosessantaquattro."
"Stai scherzando?" Ste sembra sconvolto. "Da quanto hai quest'app, scusa?"
"Boh, da circa un anno, credo."
"Quindi hai desiderato la morte di tua sorella ogni singolo giorno?!"
Controllo
di nuovo le statistiche e verifico con una smorfia: "Sì, tutti i
giorni, meno uno. Sarà stata quella volta che era al Cosmoprof
con Doppia G e non ci siamo viste dalla mattina alla sera."
"Fammi
vedere." Ste, un po' incredulo e un po' ormai inghiottito dalle
tenebre, mi ruba il telefono dalle mani e si mette a scorrere nella
lista. Va tutto ingiù, poi torna su, legge i nomi e le date,
impallidisce per i tipi di morte e alla fine se ne esce con una vocina
impalpabile: "Tu fai veramente paura."
"Credevo avessi paura di Hera."
"Beh,
ve la giocate." Assicura, annuendo vigorosamente e tornando alla
homepage dove lo saluta Ryuk. "Ve la giocate proprio bene, lasciatelo
dire."
"Grazie. Questo mi piace decisamente di più del 'tu sei uguale a tua sorella'."
Ste
mi ignora ed entra di nuovo nella lista, affascinato, intenzionato a
capire se gli sta veramente procurando un trauma o se sotto sotto
potrebbe scaricarsela pure lui. Mentre scorre, soffermandosi su alcuni
nomi sconosciuti - tipo Erika e Matilde (sarà il nostro piccolo
segreto) - passa dall'essere contrariato all'essere ammaliato e poi, a
un certo punto, quasi involontariamente, sussurra questa
considerazione: "Però io non ci sono."
"Come?" Ho le orecchie piene di acqua lacustre,pardon.
"Io non compaio mai." Ripete allora, più deciso. "Non hai mai scritto il mio nome nella lista?"
Rimango per un attimo congelata, poi sorrido: "Ma ti pare, sicuramente è capitato, almeno cinque o sei volte..."
"Sicura?"
"Sì, ma ti pare!"
Ho
scritto addirittura i nomi di mio padre e di mia madre! Andiamo!
Dovrò pur averci infilato Stefano qualche volta per qualche
battibecco o cose simili! È Ste, mica un santo!
Ste non si fida della mia parola, allora clicca il simbolo più per inserire una nuova voce alla lista. Digita:Stefano Russo e
una volta immessa anche un'ora e una causa di decesso inventati, si fa
registrare. Il nome viene inserito senza l'asterisco.
"Prova conSte." Suggerisco, nervosa, da sopra la sua spalla.
Ancora niente.
"Stefanoe basta. OppureSte Russo. Prova anche con Eros."
Ste
mi guarda male ed esegue tutti gli ordini, ma nonostante lo scambio
degli addendi, il risultato non cambia. Ogni alternativa risulta essere
aggiunta per la primissima volta nella lista del mio Death Note.
E questo... come me lo spiego?
"Sei
tutta arrossita." Mi fa notare il mio carissimo amico, che voltatosi un
po' all'indietro, mi sta osservando con un sorrisetto sulla faccia.
Io
allora mi vergogno come una ladra e mi affosso dietro la sua schiena:
"È perché fai vacillare la mia immagine di
divinità dello sterminio. Ti rendi conto che così mi fai
perdere di credibilità?"
"Nemmeno
una volta, Hes..." Continua a rigirare il dito nella piaga, divertito.
"Neanche un singolo pensiero cattivo nei miei confronti, nemmeno dopo
il litigio dell'altro giorno."
"Ti detesto."
"Non si direbbe."
Io
e Ste siamo vicinissimi, i volti alla stessa altezza, mentre lui seduto
e io in ginocchio, ci siamo appiccicati senza nemmeno rendercene conto.
Che è sta cosa che ultimamente non riesco più a stargli
vicino senza morire di caldo? L'estate? È l'estate, giusto?
Ho deciso che odio anche l'estate.
I
miei polmoni trattengono spontaneamente il fiato, mentre scopro di
avere le labbra a nemmeno un centimetro dalle sue. I suoi occhi,
stavolta liberi dallo schermo delle lenti, si muovo veloci per seguire
i pensieri e cogliere l'immagine del mio viso che appare molto vasto da
così vicino. Chissà se come me ha osservato che saremmo
in una posizione ottimale per scambiarci un bacio.
Ma poi mi dico: io e Ste... un bacio??
Ma che cavolo mi prende nella vita?
"Senti,
alla fine che ti ha detto Tommy, poco fa?" Ste decide di spezzare
l'imbarazzo, allontanandosi un po' e prendendo a giochicchiare con i
sassolini della riva. "Ho visto che parlavate e poi ti ha trascinata da
qualche parte tipo gorilla alfa che si impossessa della scimmia femmina
del branco."
"Beh, in realtà..." Mi mordo il labbro, pensierosa. "Niente di che."
Vuoi vedere che il motivo per cui ho detto di no a Tommy è...?
Oddio.
Oh mio Dio.
No, Hestia, no.
Per tutti i Cuzchi aerodinamici del paradiso dei criceti, no!
"Sembrava
quasi che stesse per chiederti di mettervi assieme." Ste dapprima
ridacchia - secondo lui tutto questo è divertente - ma poi al
mio silenzio rabbrividisce. Non capisco bene se sia per l'immagine
legata a quest'ipotesi, oppure per il freddo.
Nel
dubbio, mi levo l'asciugamano di dosso e glielo ficco con irruenza
sulla schiena: "Tranquillo, anche se fosse, gli direi di no."
"Ma che diavolo vai blaterando?!" Si sorprende.
"Giuro. Non mi interessa più. O non troppo, insomma."
"Non ti credo."
"E
non crederci, fatto sta che la situazione è veramente
così grave." Mi chiudo nelle spalle, mentre lui apre
l'asciugamano e mi invita a sistemarmi nei suoi pressi. Ovviamente non
sa che è già successo e io nemmeno lo rivelo,
perché ripeterlo ad alta voce mi fa realizzare ancor di
più quanto io sia un'idiota.
Ho rifiutato il dio Apollo per Eros... vi rendete conto? Nemmeno Pollon è così bacata.
"Vieni qui. Il freddo ti sta già congelando le sinapsi, secondo me."
Eh, infatti.
Anche
se sono agitata dalla situazione, mi lascio accogliere dal lembo di
tessuto, infilandomi vicino al corpo di Ste e sentendomi oltremodo
strana. È come se tutto l'accaduto degli ultimi due mesi mi
avesse aperto gli occhi solamente adesso. Non solo ho volontariamente
bruciato l'occasione che più desideravo nella vita, ma sto pure
ipotizzando di avere un serio problema con Stefano. Ma serio serio,
tipo la morte di Cuzco.
Non ci devo pensare.
Sì,
non ci devo pensare e continuare a comportarmi come sempre con lui. Da
vera amica. Migliore amica. Tutto qui. Sarà facile.
"Mi
dispiace un sacco per te e Giulia, lo sai?" Me ne esco, quando ci siamo
un po' scaldati sotto la stoffa. "Spero che prima o poi si renda conto
di quello che si è lasciata sfuggire."
"Non
serve che fai la sdolcinata con me." Mi rinfaccia lui, con una smorfia.
"Io le riconosco le tue bugie, mica faccio D'Angelo di cognome."
"E allora ok, sono felice, lo ammetto."
"Che egoista. Allora io sono felice che tu non sia più interessata a Tommy."
"Dovrei
chiederti il perché o è meglio non indagare oltre?"
Domando, sperando di sdrammatizzare qualcosa che ha l'aria di essere
potenzialmente serio anche per lui.
Difatti,
Ste fa un profondo respiro e poi sorride: "No, meglio non indagare
oltre. Facciamo che per adesso va bene la scusa che ragazzi come loro
non erano semplicemente adatti a ragazzi come noi."
Ridacchio: "Va bene, Ste. Mi sembra davvero la scusa perfetta."
Continuando
a guardare il lago, Ste posa la testa sulla mia e mi fa una tiepida
carezza sulla mano. Il suo pollice percorre distrattamente il profilo
del mio, poi le sue dita si infilano delicatamente sotto il mio palmo e
fanno sì che le nostre mani si incastrino alla perfezione.
Sorrido: chissà perché tra tutti, proprio Stefano Russo,
l'amico un po' meno antipatico degli altri, con la erre moscia e
ambigue tendenze sessuali, non è mai finito nella mia lista
nera...
Chissà perché proprio un ragazzo come lui.
Chissà perché proprio una ragazza come me.
"Hes?"
Stefano
si gira verso di me, io alzo il mio viso verso il suo. Ci guardiamo.
Siamo vicinissimi. Questa è davvero la posizione ottimale per
scambiarsi un bacio. Ma poi Giulia, da lontano, grida che è ora
di andare via, e allora invece delle labbra, uniamo solo le nostre
fronti, scoppiando a ridere come due scemi.
***
ANGOLO AUTRICI
😍😍😍
Eh vabbè... che vi devo dire? Io ho amato questo capitolo.
Non
solo per com'è e come si evolve fino al finale, ma anche
perché è stato l'ultimo capitolo che ho scritto per URCT.
Il prossimo, ovvero il finale/epilogo è interamente nelle mani
di C.
Mi
sono divertita un sacco e, sopratutto, mi sono lasciata sorprendere
dalla storia stessa. Sebbene i pg siano creati da noi, sono stati
capaci di scegliere alcune cose da sé... di Ste ed Hestia, ad
esempio, non ne avevamo la più pallida idea fino al capitolo 21.
Hanno fatto tutto da soli e il povero Tommy, che avrebbe dovuto
coronare il sogno di Hes finendo per essere il suo principe, purtroppo
ha dovuto soccombere in battaglia. A chi dispiace?
Aspettiamo
con ansia i vostri commenti su quest'ultimo capitolo da parte di
Hestia. Siamo curiose di sapere come interpretate lo scambio di battute
finale tra lei e Ste e se prevedete che la loro amicizia possa portare
a qualcosa oppure no.
Per ora da noi è tutto, ci ritroviamo con l'ultimo capitolo e nel frattempo vi auguriamo... BUONA PASQUA!!! 🐰
Comunque,
dato che non vorremmo mai che vi annoiaste una volta terminato URCT, io
e C. vogliamo proporvi un paio di letture che potranno sopperire alla
mancanza di Hera ed Hestia:
Dal repertorio diciccolatomalik,
la storia di un piano un po' folle e un po' passibile di denuncia, la
storia di un ballo scolastico, la storia di Ashton e Noelle in...Paid and kissed:
Pensandoci bene, è un piano perfetto, il mio. Beh, se non fosse che:
A) Non ho mai rivolto la parola ad Ashton Irwin e lui non ha nemmeno idea del fatto che condividiamo lo stesso ossigeno.
B) Ho ottenuto il suo numero di telefono in modo totalmente immorale e probabilmente illegale.
C) Mancano pochi giorni al ballo e ho sentito che ha già un appuntamento.
Ma potrebbe comunque funzionare, no?
*
Dal repertorio diYellow Daffodil, un'avventura totalmente nuova, una storia che infiamma gli animi e i dibattiti, la storia di Olli e Raffa in...DNA:
"Stavo solo notando che ce l'hai storto verso destra."
"Anni passati a fare il bagnetto assieme e non hai mai notato che ce l'ho storto?"
Mi chiudo nelle spalle: "In scala, era molto più piccolo di come lo vedo ora."
"Adesso
devi fare silenzio, okay?" Mormoro portandomi l'indice alla bocca. "Non
possiamo risvegliare la creatura del demonio, tu sei una sorpresa.
Tutto chiaro, palla di pelo?"
Aspetto
che lui mi dia un cenno, ma tutto quello che fa è nascondersi
nella casetta di legno che ho comprato al negozio di animali. Forse ho
esagerato un pizzico con gli accessori da roditore, ma lo devo a Cuzco.
Sono sicura che ora ci sta guardando dal cielo e sta squittendo di
approvazione. I criceti squittiscono?
Non ne sono certa e non mi interessa, perché ora ho questioni molto più importanti di cui occuparmi.
Entro
in casa di soppiatto e chiudo la porta cercando di non fare rumore. Da
quando è iniziata l'estate, io e mia sorella Dracula ci troviamo
spesso a casa da sole e, dato che non abbiamo scuola la mattina, Hestia
passa circa metà della notte a recitare preghiere a Satana.
Perciò, ora che sono circa le otto e mezza, lei sta ancora
dormendo.
Ho
lasciato Cuzco Secondo nel garage ieri pomeriggio, assicurandomi che
avesse tutto ciò che gli serviva per sopravvivere - la mia
carriera da assassina di criceti è ormai finita - e l'ho
recuperato, per fortuna ancora vivo e vegeto, circa cinque minuti fa.
Ora non mi resta che affidarlo alla strega del male che occupa casa mia.
Sistemo
la gabbietta sul tavolo del salotto, poi apro la porticina e con molta
fatica convinco l'animaletto a salire sulle mie mani. "Senti, Cuzco
Secondo, so che in passato sono stata colpevole di aver schiacciato il
tuo antenato Cuzco Primo, ma credo sia arrivato il momento di lasciare
indietro quel capitolo per aprirne un altro. Possibilmente senza sangue
di roditore sul divano."
Il
piccoletto mi guarda senza aver capito una parola, i suoi occhietti
neri, poi, si distinguono a malapena dal suo pelo dello stesso colore.
Spero per lui che non gli piaccia sostare sui vestiti di Hestia.
Potrebbe finire chiuso in un cassetto. O peggio, la centrifuga potrebbe
diventare la sua nuova ruota. Non voglio pensarci.
"Ora
ti porto a conoscere il batterio che minaccia costantemente il sistema
immunitario della mia vita." Annuncio, mentre cammino lenta come se
stessi portando da una stanza all'altra un bicchiere d'acqua pieno fino
all'orlo. Durante i miei diciotto meravigliosi, fantastici anni di
esistenza, ho scoperto che i criceti sono piuttosto fragili. E che io
ho una dote particolare quando si tratta di sedermici sopra. Ho paura
persino ad accarezzarlo, potrei fare inavvertitamente eccessiva
pressione sulla sua spina dorsale e ridurlo a un morbido disco da
hockey.
Fortuna che il rischiosissimo percorso dura solo qualche metro.
Mi
introduco in camera di mia sorella in punta di piedi, trovandola ancora
dormiente nel suo letto, come previsto. Tutto procede secondo i piani.
Sono proprio bravissima.
"Sei pronto?"
Cuzco Secondo non risponde.
"Chi tace acconsente."
Appoggio
il criceto sul cuscino di Lord Voldemort, indecisa se svegliarla e
mostrarle che persona stupenda io sia, o se lasciare che si desti da
sola e si prenda un attacco di cuore.
Probabilmente sarebbe più contenta delle conseguenze della seconda opzione.
"Hestia."
Sussurro, mentre la piccola macchia nera inizia a esplorare il
materasso sotto il lenzuolo. "Mostro di Lockness, invasore di paludi e
di acque lacustri, svegliati."
Un
verso inumano fuoriesce dalla sua gola. Dite quel che volete, per me
è la prova definitiva che mia sorella arriva direttamente dal
centro della Terra.
"Hestia, figlia di Lucifero, apri gli occhi." Mormoro ancora. La scuoto per il braccio. Nulla. "Sei morta?"
"Magari." Replica lei con voce roca. "Così non dovrei sentirti."
"Non darmi false speranze, Gremlin."
"Perché mi stai toccando?"
"Non ti sto toccando."
"Mi stai toccando."
"Non ti sto..." Sgrano gli occhi all'improvvisa realizzazione dichila
sta effettivamente toccando. Mentre io realizzo, lei con la mano va a
sfiorarsi il punto incriminato, sulla sua gamba. "Ferma!" Strillo.
Le tolgo le coperte di dosso e recupero Cuzco con il cuore in gola. "Lo hai quasi ucciso! Assassina!"
"Cos'è?" Mi chiede lei allarmata.
Io
gli faccio da scudo con le mani e me lo porto al petto. "Tranquillo,
Cuzco, sei al sicuro." Dico, accarezzandogli la testolina e pregando al
contempo di non spappolargli il cervello. "Hestia non voleva farti
male."
"È
un criceto?" Gli occhi castani dell'ammazzacriceti si riempiono di
luce, le sue braccia tendono verso di me. Spero non stia tentando di
abbracciarmi. Che schifo. "Posso prenderlo in braccio?"
"È
fragile." La avverto. Comincio a sentire uno strano istinto di
protezione verso di lui. Non mi starò affezionando? Non ho cuori
disponibili per affezionarmi, mi dispiace molto. "Molto fragile. Sta
attenta."
Hestia
annuisce con sicurezza, quindi le affido Cuzco. Lei lo solleva appena
verso l'alto e io temo stia per ricreare la scena più famosa de
Il re leone. Non la scena della morte di Mufasa, intendiamoci. Questo
criceto deve vivere fino a cent'anni. Come minimo.
"È il cricetino aerodinamico che ho sempre voluto." Sospira Malefica. "Grazie, Hera."
"Per
cosa, esattamente? Per Cuzco Secondo o per non averti soffocata con il
cordone ombelicale ancora prima che venissi al mondo?" Meglio
specificare. "O forse ti riferisci al fatto che, lasciandoti essere mia
sorella gemella, ho reso la tua vita degna di essere vissuta?"
Un
lungo sospiro sfugge dalle sue labbra, poi scuote il capo. "Sei
imbarazzata perché hai fatto qualcosa di carino per me."
Cosa?! Sono oltraggiata.
Non ho fatto qualcosa di carino per lei, non lo farei mai!
"L'ho
fatto per Cuzco." Specifico. Quel piccolo roditore infernale è
stato il nostro primo e unico animale domestico. Non la scelta migliore
per due ragazze, al tempo bambine, come noi. Se avessimo ricevuto un
gattino, come avevamo chiesto per anni prima che ci fosse consegnata la
gabbietta con una porticina estremamente facile da aprire anche
sprovvisti di pollice opponibile, nessun essere vivente sarebbe stato
brutalmente schiacciato dal mio lato B. "Non l'ho fatto per te."
"Cuzco
era un bravo criceto." Un accenno di sorriso si forma della labbra di
Hestia. "Ti ricordi quando ci è stato affidato l'importante
compito di scegliergli il nome?"
"Calvin
Klein era un nome bellissimo, comunque." E invece lei ha insistito per
chiamarlo Cuzco. Come il lama de Le follie dell'imperatore. Cuzco,
scritto persino nel modo sbagliato.
Forse
non è stata una coincidenza fortuita il fatto che lui si sia
volontariamente posizionato nel punto esatto dove io mi sarei seduta.
Forse non sopportava il peso di un nome così ridicolo. Come
biasimarlo?
"Gli altri criceti lo avrebbero preso in giro se lo avessimo chiamato Calvin Klein." Ribatte lei.
"Sarebbe
stato un criceto stiloso. Ma tu che ne puoi sapere?" Sbuffo. "In ogni
caso, quello che hai in mano è Cuzco Secondo. Lo ho già
battezzato."
"Ho paura di chiederti in che modo lo hai battezzato."
"Metaforicamente
parlando." Rispondo subito, mentendo. Quando ieri ho sistemato la sua
gabbietta nel garage, ho tentato di mettergli dell'acqua fresca per
prevenire la morte per disidratazione. Ma qualcosa è andato
storto e qualche goccia - forse un po' più di qualche goccia -
è atterrata tra le sue orecchie. Però è ancora
vivo, quindi perché ammettere il misfatto?
"Piccolo
Cuzco, sarai il mio migliore amico." Piagnucola ancora. Perfetto, non
ho fatto altro che rendere mia sorella più insopportabile di
quanto non fosse fino a un'ora fa. Bel lavoro, Hera.
"Non
dirgli così, o proverà a lanciarsi a tutta
velocità contro il pavimento." Hestia come migliore amica. Una
psicopatica con la passione per i fenomeni paranormali e per le morti
violente. Praticamente la versione femminile di Punkie.
No.
Oddio, no.
Non può essere successo davvero.
Mi sono innamorata della versione maschile di mia sorella.
Voglio morire.
"Ha
già incontrato te. Il peggio lo ha già conosciuto."
Replica, prima di stampargli un leggero bacio sulla testa grande quanto
una noce. "Ti voglio bene, piccolo Cuzco."
Decido
di ignorarla e recuperare una bambola voodoo dal comodino. Ha ancora
infilzato nel petto lo spillo con cui l'ho torturata la sera della
festa in palestra. Lo estraggo e lo lascio sul comodino, esaminando poi
la stoffa consumata dal tempo e dalle ferite inflitte per sfogare la
frustrazione. "Posso prenderla io, questa?"
"Perché dovresti volere Erica?" Mi domanda lei sospettosa.
Alzo le spalle. "Tu ora hai Cuzco. Anche io voglio un animaletto domestico. E questa è a prova di Hera Felici."
"Te la lascio solo se prometti di torturarla almeno per tre minuti ogni sera. È abituata così."
"Immaginerò che in lei ci sia l'anima di Jacopo. Sarà la bambola voodoo più felice del pianeta."
"Hera." Smetto di guardareEricae
sollevo il mio sguardo verso il viso di Hestia. Il tono con cui ha
pronunciato il mio nome non promette niente di buono. "Devi dirmi la
verità."
Questa volta non ho fatto nulla, lo giuro!
"Hai sofferto molto quando tu e Jacopo vi siete lasciati, vero?"
Non
vorrà davvero parlare di questo. Non abbiamo mai parlato di
Jacopo e non voglio iniziare proprio ora. Lo ha conosciuto, certo, e si
è anche assicurata che io sapessi che secondo la sua modesta
opinione lui era un cretino, ma l'unica persona con cui mi sono sempre
confidata durante quella travagliata storia è stata Giulia.
Hestia conosce solo la punta dell'iceberg.
"No." Scuoto la testa, poi sorrido. "Per niente."
Sapevo
che non sarebbe durata molto. Vedete, Jacopo aveva chiarito sin da
subito che non era interessato a una storia seria. E mi vergogno ad
ammetterlo, ma sono stata io a chiedergli di provare comunque a
costruire qualcosa insieme. Non so neanche perché mi piacesse
tanto.
Sapevo
anche che non era il tipo da limitarsi ad avere una sola ragazza fissa,
lo aveva ammesso lui stesso. Ero convinta, però, che potesse
cambiare. Io potevo farlo cambiare. Beh, sappiate che è un
obiettivo stupido e senza senso, perché le persone non cambiano.
Fingono di farlo, nel migliore dei casi, per poi sommergervi di
verità e delusione.
Jacopo
era uno di quelli che non cambiano e io ero una di quelle che non si
accorgono di avere un muro di fronte finché non vi sbattono
contro la testa e non esce un livido grande quanto il Canada.
Hestia
non sa quali premesse fossero alla base della nostra relazione. Sarebbe
inutile rivangare ora il passato. Non posso tornare indietro, né
recuperare i mesi che ho sprecato con lui.
Perciò
ho intenzione di dimenticare tutto. E di infilzare Erica fino a che non
vedrò l'imbottitura fuoriuscire dai buchi.
"Da quando c'è Punkie sei quasi simpatica, sai?"
Sbuffo. "Mi sta rovinando. Maledetto punk psicopatico."
Mi
porta persino a essere gentile con la mia gemella. Questo non era mai
successo in tutti i nostri anni di vita. Ora che ci conosciamo invece...
Il
campanello di casa suona. Mia sorella inarca un sopracciglio
sospettosa, ma io mi alzo e saltello leggiadra fino alla porta prima
che lei possa fare domande, grata al mio ospite per aver interrotto il
nostro discorso. Non mi sento del tutto emotivamente stabile. Non dopo
aver ripensato alla mia ultima esperienza in campo sentimentale.
Positività, Hera, positività!
"Buongiorno,
signore oscuro." Mi sporgo verso Punkie per lasciargli un bacetto
veloce. Questo ragazzo è straordinariamente puntuale. In mano ha
una busta della spesa e io, grazie agli accordi che abbiamo preso in
precedenza, so già cosa contiene. "Hai portato tutto?"
"Tutto,
più la colazione." Replica. Ah, quanto sono fortunata. Ormai si
è rassegnato al fatto che mi avrà intorno parecchie ore
al giorno e fa tante cose carine per me. "Hes è in casa?"
"Ciao
Mimmo." Parli del diavolo ed ecco che spunta Hestia. È ancora in
pigiama, ha i capelli che le sparano in tutte le direzioni, ma ha il
sorriso sulla faccia. No, non per Punkie. "Lui è Cuzco Secondo.
Cuzco Secondo, lui è Mimmo."
"Tienilo
in un posto sicuro, Lucifero, non voglio ritenermi responsabile per la
morte di altri criceti." La avverto. Ho deciso di adottare l'animaletto
per mia sorella, così che la smetta di accusarmi di aver ucciso
Cuzco di proposito. "Anche se stavolta sei tu ad averlo quasi
schiacciato."
"Hai
assassinato un criceto e accusi me di fare sacrifici umani." Commenta
Domenico dalla cucina. "Molto maturo da parte tua, Hera."
"È stato un incidente!" Quante altre volte dovrò ripeterlo?
"Sicuro." Ribatte lui, raggiungendomi in salotto mentre addenta un cornetto al cioccolato. "È stato un incidente."
Sbuffo
e gli rubo il cibo dalle mani. Do un morso, consapevole di aver
raggiunto la soglia massima delle calorie giornaliere, e lo restituisco
al legittimo proprietario. "Zitto, o anche tu sarai vittima di un
incidente."
"Mi hai incastrato in una relazione con te, non credo tu possa fare di peggio."
"Vedi,
Cuzchino, assisteremo a scene del genere ogni giorno." Interviene
Hestia, che si rivolge al batuffolo nero che tiene in mano. Ha perso
anche l'ultimo briciolo di buon senso che le era rimasto. "Ma le
prenderemo come promemoria del perché noi due resteremo single
per sempre."
"Sempre
che Ste non si svegli." Mormoro io sottovoce, guadagnandomi un sorriso
complice da parte di Domenico. Il nostro piano ha fallito, nessuno
sviluppo amoroso sul fronte Heste - è il nome che abbiamo dato
alla potenziale coppia composta da Lord Voldemort e il mollusco - o
almeno, niente di cui io sia al corrente. Ma giocherò a fare la
Fata Madrina un'altra volta, oggi ho questioni più imminenti in
corso.
"Hes,
ti ho portato il caffè." Le comunica il ragazzo più
fortunato del pianeta. "E anche del succo ananas e frutto della
passione, solo per te. So che ti piace. Hera, per te non c'era nulla.
Mi dispiace, fragolina di bosco."
"Stai
mettendo a dura prova la mia tolleranza, Caruso. Ricorda che oggi
cucinerò io il tuo pranzo." E, considerando che una volta sono
riuscita a dare fuoco a una scatoletta di tonno, questa è
davvero una minaccia.
"Rimani
a pranzo?" La gemella dark interrompe la sua conversazione in lingua
celtica con il criceto solo per parlare con Punkie. Sospetto che
quest'ultimo sia una sorta di pifferaio magico, l'unico ragazzo, oltre
a Ste, in grado di riuscire a farla conversare con un esemplare
adolescente di genere maschile senza provocarle vari traumi a livello
psichico.
"Solo se non cucina Satana." Replica prontamente.
La
vedete anche voi quella Vans rosa in edizione limitata che fluttua
inspiegabilmente verso la fronte del mio ragazzo? Sì?
Mi chiedo chi l'abbia scagliata contro di lui.
"Sei veramente uno..." Sibilo, ma lui mi interrompe prima che possa concludere.
Qualcuno
di voi lettori saprebbe dirmi se la crema fondente ha calorie, se presa
direttamente dalle labbra di qualcun altro? Spero di non rovinarmi la
prova costume. Ho comprato un due pezzi bordeaux che è un amore.
"Scherzo,
fiorellino di campo." Come fa a piacermi anche quando mi prende in giro
in questo modo? Cosa ha fatto alla mia mente? "In cucina ti ho lasciato
il succo senza zuccheri aggiunti e i biscotti integrali aromatizzati al
ribes che ti piacciono tanto."
Sospiro, unendo i palmi delle mani in un teatrale gesto di commozione. "Grazie, nonna."
"Cuzchy,
meglio se andiamo di là." La bambola voodoo vivente che dichiara
di essere mia sorella gemella si dirige in cucina, recupera il suo
caffè e poi riprende la sua marcia verso la sua stanza,
lasciandoci finalmente un po' di privacy. "Non fate nulla che io non
vorrei vedere!"
"Tranquilla,
angelo della morte, non sorrideremo." Le prometto. Non vorrei mai
urtare la sua sensibilità. "Ma, per sicurezza, non venire
più qui."
"Vuoi
dire che dovrei rimanere solo con te?" Punkie si finge spaventato, si
porta una mano alla bocca e scuote la testa. "Abbi pietà, Hera,
io sono una brava persona. Aiuto le vecchiette ad attraversare la
strada e salvo i gattini sugli alberi."
"La
mattina presto sei più insopportabile delle restanti ore del
giorno." Meglio andare in cucina e prendere uno di quei biscotti
integrali. Pensavo non li producessero nemmeno più, a Domenico
ne avevo parlato con sguardo sognante, dicendo quanto mi sarebbe
piaciuto mangiarli un'ultima volta. E lui me li ha comprati davvero!
Questo potrebbe addolcirmi un pochino. Potrebbe, sia chiaro.
L'ombra
del Tristo Mietitore mi raggiunge e prende dal tavolo la bottiglia del
succo ananas e frutto della passione. Lo scruta con sospetto, poi svita
il tappo e ne assaggia qualche goccia. Dopo una smorfia iniziale,
annuisce appena. "È buono." Osserva stupito. "Hai buon gusto."
"A
guardarti non si direbbe." Gli rubo la bevanda dalle mani e ne butto
giù un lungo sorso. Mi chiedo come possa l'umanità
sopravvivere alla selezione naturale senza dissetarsi ogni giorno con
questo. È un regalo divino.
"La
vuoi smettere di essere così acida?" Mi sussurra all'orecchio
dopo avermi stritolato i fianchi senza troppa delicatezza. "Vuoi che
aggiunga dello zucchero a quel succo?"
"No."
Rispondo secca. Abbandono sul tavolo il contenitore di plastica e
rispondo alla stretta mortale con altrettanta forza. Poi chiudo gli
occhi. "Mi sono svegliata prestissimo per quel criceto. Due ore fa.
Avevo bisogno di fare una maschera schiarente al limone e di truccarmi
un po' per fare buona impressione."
"Su di me?"
"Su Cuzco."
"Perché non su di me?"
"Perché per te sono sempre bellissima." Affermo. Spero per lui che sia la verità. "Giusto?"
Lo
incenerisco con lo sguardo fino a che lui non annuisce, questa volta
con un'espressione spaventata tutt'altro che scherzosa. Lo sto
addestrando bene, non vi pare?
"Giusto." Conferma.
"Non
vedo l'ora di essere coordinata a te." Esclamo entusiasta. Lancio
un'occhiata al sacchetto di plastica abbandonato su una sedia e poi
riporto la mia attenzione sui suoi occhi sottolineati dalla solita
linea nera. "Mamma mi ucciderà, ma io scaricherò la colpa
su di te e andrà tutto bene."
"Sei sicura di volerlo fare, Hera? Seidavverosicura?"
Oh, quante domande. Certo che sono sicura!
"Sì." Gli rispondo. "Me lo hai chiesto già un migliaio di volte, Mimmo."
"Non
mi piace quando mi chiami Mimmo." Sporge leggermente il labbro
inferiore e poi sbatte le ciglia. Ah, piccolo Caronte del mio cuore,
questo lo hai imparato tutto da me. "Chiamami Punkie."
"Okay,Punkie, ti dispiace se adesso iniziamo la trasformazione?"
Va
bene, lo ammetto. Non sono del tutto sicura di quello che sto per fare,
ma cosa potrebbe mai andare storto? Voglio dire, per lui non è
certo la prima volta e sono convinta che sopravviverò. O almeno
è quello che spero. In effetti potrei morire.
Ragazzi, vi prego di dire a Cuzco Secondo che è stato un degno sostituto del suo predecessore.
*
"Hera,
dovrei farti firmare una liberatoria in cui mi scanso da ogni
responsabilità riguardo al risultato?" Sono seduta sul bordo
della vasca da bagno, le gambe stese all'interno di essa e le mie
spalle rivolte verso Punkie. Mi copro il viso con le mani. Questo
potrebbe essere il mio ultimo giorno sulla Terra.
"Procedi."
Gli ordino, ignorando il terrore che si fa strada nel mio stomaco. Mi
stringo nel mio asciugamano rosa invitandolo a darmi un po' di
conforto. "Prima che cambi idea."
"Felici, sono serio. Non ti vedo convinta di quel che stai per fare."
Sbuffo
rumorosamente. Quante volte dovrò ripetergli che ho preso la mia
decisione e posso affrontare una piccola prova di coraggio? Potrei
perdere ciò che di più prezioso possiede una donna, ma
non è un dramma, no? Esistono cose peggiori al mondo. Come
quando i negozi finiscono tutta la merce già il primo giorno di
saldi.
"Comincia." Affermo infine.
Lui
prende una ciocca della mia fluente chioma e con un pennello dal manico
rosa - apprezzo molto l'accortezza - inizia a spalmare una sostanza
estranea sui capelli.
Se
c'è una cosa che non ho mai fatto in vita mia è tingere i
miei splendidi boccoli castani sistemati con il ferro oro 24 carati
ogni mattina. Ho sempre avuto paura di diventare completamente calva
per qualche strana reazione chimica involontaria, e ora mi trovo qui,
nel bagno di casa Felici, e mi sto affidando a un punk di dubbia
esperienza per avere una punta di colore uguale alla sua.
È
probabilmente l'idea peggiore che abbia avuto negli ultimi tre giorni.
Non posso spingermi più indietro nel tempo di così,
perché, lo sapete, ho portato a termine opere ben più
gravi di questa.
"Brucia,
brucia, brucia!" Strillo, andando completamente nel panico. Sarò
costretta a comprare delle costosissime extension che mi obbligheranno
a rinunciare alla borsa di Armani che progetto di comprarmi da quando
l'ho intravista durante una sfilata della settimana della moda.
"Punkie, sto perdendo i capelli!"
"Ho
solo spalmato un po' di colore su una punta." Sospira, mostrandomi la
ciocca che stringe tra i guanti. "E questo è solo un colore
temporaneo, andrà via tra un paio di settimane. Non voglio
rischiare la mia incolumità nel caso non ti piaccia, sai?"
"La
mia testa non prenderà fuoco, quindi?" Mormoro, voltandomi a
guardarlo in cerca di un pizzico di rassicurazione da parte sua.
"Potrebbe."
Fa spallucce. Io sgrano gli occhi. Sta dicendo sul serio? Ho bisogno di
sapere la verità. Morirò? Cosa scriveranno sulla mia
lapide?La più bella di tutte, Hera se n'è andata troppo presto?
"Io
non voglio morire." Piagnucolo. "Sono troppo bella per morire, Punkie.
Non ho ancora concluso nulla nella mia vita, capisci? Non ho ancora
indossato nemmeno un vestito da sposa con scollo a cuore e decorazioni
floreali fatte di swarovski lungo la gonna, non ho ancora avuto un
bambino da chiamare con un nome ricercato e glamour come i figli dei
Brangelina. Domenico, la mia vita è un disastro! Morirò
sola, perché quando perderò i capelli a causa di tutto
questo, tu mi lascerai e..."
"Ho finito."
Mi
volto verso di lui, che si sta sfilando i guanti in tutta
tranquillità. Ha ignorato tutto il mio discorso! Ho versato
tutto il contenuto del mio cuore davanti a lui e lui non mi ha
ascoltata! Pessimo, pessimo fidanzato!
"Hai finito?"
"Tra
quindici minuti potrai lavare i capelli." Mi conferma. Nel lavandino
sciacqua le mani e il resto degli aggeggi infernali che ha usato e poi
viene a sedersi sul bordo della vasca da bagno accanto a me.
"Sei stata coraggiosa, Felici." Mi dice, solenne. "Brava."
"Non
prendermi in giro." Incrocio le braccia al petto ed evito il suo
sguardo puntando il mio verso le piastrelle bianche di fronte a me.
"Anche tu avresti reagito così, se non fossi stato nient'altro
che un bel visino come lo sono io."
Wow. Hera. Wow.
"Vuoi dire che sono brutto?"
"Volevo
dire che tu sei intelligente, oltre che carino, ma questa domanda da
parte tua me lo sta facendo dubitare." Sospiro alzando gli occhi al
cielo. Possibile che nessuno mi capisca? "Hai idea di quante volte le
persone pensino che io sia stupida? Se non curassi almeno il mio
aspetto, verrei considerata uno scarto sociale."
"Io non ho mai pensato che fossi stupida. Solo psicopatica. Con un pizzico di sociopatia. Ma mai stupida. Lo giuro."
Accenno
un debole sorriso. Non era di certo mia intenzione mettermi nella
posizione della vittima, non è ciò che mi piace fare.
Beh, rifletto spesso su questi aspetti meno visibili di me, ma fino ad
ora non ne avevo mai parlato con qualcuno. Giulia ne approfitterebbe
per psicanalizzarmi e non c'è nessun altro di cui mi fido a tal
punto. Fatta eccezione per Punkie, a quanto pare.
"Grazie." Dico. "Anche per avermi dato della psicopatica, lo prendo per un complimento."
"Lo
è." Lo sento ridere, quindi giro la testa verso di lui. Sbaglio
o da quando sta con me è meno morto vivente del solito? Che io
stia per caso riuscendo a infondergli un po' di voglia di vivere?
"Perché mi stai fissando?"
"Controllavo
se la skincare di qualche giorno fa avesse fatto effetto." Invento.
Sapete, io non sono affatto brava a descrivere minuziosamente quello
che vedo, ma se poteste anche solo dare un'occhiata a questo punk
così... No, forse è meglio che voi non lo vediate.
Potreste volermelo rubare e per combattere lo stress che mi
procurereste dovrei immergermi per ventiquattro ore filate nella
maschera al guacamole. Non ho tempo per cose del genere.
"Oh sì, ho la pelle molto liscia. Vuoi sentire?" Mi domanda, entusiasta. "Quando possiamo rifarlo?"
"Presto."
Rispondo, mentre faccio scorrere un dito sulla sua guancia. Morbida
come l'epidermide di un bambino. "Stai utilizzando il serio notte che
ti ho prestato?"
"Tutte le sere prima di andare a letto." Annuisce.
"Bravo,
il mio Punkie." Gli sorrido, prima di alzarmi in piedi per guardarmi
allo specchio. Vedo alcune piccole ciocche impregnate di rosso e per
qualche secondo vorrei lasciarmi prendere dal panico, ma poi decido di
concedergli il beneficio del dubbio fino a lavoro ultimato. "Sono
passati quindici minuti?"
"Credo di sì." Alza le spalle.
"Okay."
Sussurro. Apro il getto di acqua calda della vasca da bagno e attendo
paziente un paio di minuti. Quando immergo la chioma nell'acqua,
percepisco quasi immediatamente l'intervento di Punkie, che, forse per
paura di altre crisi isteriche da parte mia, si occupa di tutto il
procedimento.
Una volta riemersa dagli abissi, mi avvolge i capelli con un asciugamano e mi aiuta a rialzarmi. "Ci sono ancora tutti?"
"Hera." Ridacchia, scuotendo la testa. "Questo taglio a zero ti dona, sai?"
"Domenico Caruso!" Grido. "Sto per lasciarti!"
La
sua risatina si trasforma in una risata di gusto. Io afferro una
spazzola dal ripiano della lavatrice e la punto verso di lui.
"Smettila." Lo minaccio.
"Altrimenti?"
"Altrimenti..." Non lo so! "Altrimenti..."
"Vieni
qui, stai spargendo acqua dappertutto." Allunga una mano verso di me e
mi fa cenno di consegnargli la spazzola. Sono titubante. Mi serve come
arma di difesa. "Dammi la spazzola, su."
"No." Mi rifiuto. "Devi sentirti intimidito."
"Muoio
di paura." Ribatte senza fare una piega. Inarca il sopracciglio bucato
e stabilisce un contatto visivo con me. "Sono terrorizzato da te."
Sbuffo
sonoramente e lascio cadere la spazzola in territorio neutro,
cioè lo stesso punto da cui l'ho presa. Mi avvicino a lui,
rigorosamente a braccia incrociate sul petto per mostrare tutto il mio
sdegno, e rimango a fissarlo in attesa che faccia qualcosa.
"Ci
sono ancora tutti." Risponde alla domanda che gli ho posto almeno tre
ere geologiche fa. "E sembrano belli." Si ferma per una brevissima
pausa. "Sono belli. Come sempre." Sorride.
Ma io quel sorriso lo conosco. Quella nota sarcastica è piuttosto percepibile. Non che mi aspettassi altro da lui.
Sospiro
in modo molto drammatico, rumorosamente e puntando per qualche attimo
gli occhi verso l'alto, e poi prendo l'asciugacapelli, per tornare ai
miei soliti riti.
"Siamo
in pendant!" Squittisco entusiasta una volta finito di sistemarli. Beh,
il colore tra le mie ciocche è molto meno evidente del suo e, se
me lo concedete, anche più di classe e raffinato. "Vieni qui!"
Lo afferro per un braccio e lo trascino davanti allo specchio. "Non ho
mai visto una coppia più stilosa della nostra."
"Ti
piacciono? Non mi taglierai la testa, regina di cuori?" Sento le sue
braccia circondarmi le spalle e nel nostro riflesso compare tutto
ciò che io, dandogli la schiena, non posso vedere.
Vedo che siamo perfettamente coordinati, ma anche perfettamente felici.
Anche se, lo sapete, io sono sempre stata perfettamente Felici.
"Posso entrare?" Una voce dall'oltretomba disturba la mia quiete interiore. Mi ero quasi dimenticata della sua presenza in casa.
Forse era proprio per questo motivo se mi sentivo così rilassata.
"No."
Rispondo io senza il minimo di esitazione. Poi rivolgo un sorriso di
scuse misto a complicità a Punkie, che però aggrotta la
fronte, in segno di solidarietà verso la sua amica posseduta dal
demonio. "Okay." Alzo gli occhi al cielo, sconfitta da quell'occhiata
piena di significato. "Entra."
La
maniglia della porta si abbassa e una figura meno spaventosa - ma non
troppo - di quella di stamattina fa il suo ingresso nel bagno. "Ho
dimenticato qui i miei calzini con i teschi." Ci comunica, come se
potesse mai interessarci.
"Prendili
ed esci." Sono stata già troppo buona a permetterle di
interrompere il mio elogio di bellezza verso me stessa e Domenico. La
mia magnanimità non può spingersi oltre.
"Hera,
che hai fatto ai capelli?" Mi chiede una volta avvicinatasi, fermandosi
sul posto come se avesse visto un fantasma. Che reazione spropositata.
"Sono dello stesso colore di quelli di Mimmo?"
"Sì." Rispondo orgogliosa. "Come quelli di Punkie."
"Oh mio Dio."
"Non citare Dio, potresti autocombustionarti."
"Glieli hai fatti tu?" La sua attenzione punta ora sul mio bellissimo e punkissimo ragazzo, il quale annuisce incerto.
Hestia
si blocca e rimane a fissarmi in silenzio. Alterna i suoi occhietti da
diavolo della Tasmania tra la sottoscritta e Domenico. Sento il suo
disagio fino a qui.
"Mimmo, posso chiederti di fare una cosa per me?" Gli domanda con fare sospetto.
"Solo
se posso supervisionare." Mi intrometto io. Non sono gelosa, lo giuro.
Neanche un pochino. Voglio solo rendermi partecipe della vita di queste
due anime sfortunate, la cui unica salvezza è la mia presenza
nelle loro esistenze. "E niente sacrifici umani, se possibile."
"Te lo farò sapere." Replica mia sorella, tornando poi a guardare il suoMimmo. "Allora? Mi aiuti?"
*
Punkie,
nonostante il suo aspetto da ribelle della società, non sa dire
di no. Questo non sarebbe un problema poi così grande e
irrisolvibile, se non fosse che adesso ha tra le mani delle forbici
dalla punta arrotondata e che le sta brandendo verso mia sorella.
No, non è come sembra. Lo giuro.
Purtroppo non sta tentando di ucciderla.
Lei gli ha chiesto di tagliarle i capelli.
Ripeto.
Hestia Felici ha chiesto a Domenico Caruso di tagliarle i capelli.
Se siete increduli quanto me, potete rileggere la frase precedente fino a che non vi sentirete meno straniti.
Il
fatto è che Punkie non ha idea di quello che fa. Hestia, invece,
credo non sappia quello che sta facendo nella vita, in generale.
Non
serve un esperto per capire che quello che sta avendo luogo in questo
preciso istante è la peggiore idea che la mia gemella abbia mai
avuto dopo quella di tingere il manto del piccolo Cuzco di nero.
Finirà in tragedia. Ne sono sicura.
"Fino
alle spalle." Stabilisce la figlia di Satana, mostrando l'esatto punto
con la mano. "Non importa se sbagli, non strillerò."
Perché mi sta guardando? Io non strillo. Mai. Parlo solo con tono soave ed elegante.
"Sei
sicura, Hes? Non sono proprio la persona giusta per..." Cerca di
dissuaderla l'improvvisato parrucchiere. "I capelli lunghi ti donano,
sai? Dovresti lasciarli così come sono."
"Taglia."
Replica fredda Hestia. Non si smuove nemmeno un po' dalla sua decisione
e io non sono sicura se dovrei intervenire oppure lasciare che metta in
atto un'idea davvero troppo stupida.
"Forse
non..." Provo ad intromettermi, ma lei mi fulmina con quel suo tipico
sguardo da degna discendente del demonio. Vorrebbe spaventarmi a morte,
ma sono così abituata ai suoi inutili tentativi di intimidirmi,
che me ne accorgo a malapena. "Vuoi davvero rendere la situazione
più tragica di quanto non sia già?"
"Mimmo, taglia." Conferma lei, risoluta come non mai. "E, se necessario, taglia anche mia sorella."
"Mi
ha minacciata! Punkie, lei mi ha minacciata!" Punto un dito verso
Mercoledì Addams, cercando di attirare l'attenzione di Mr.
Psicopatico. "Difendimi!"
Lui
si dipinge sul viso la solita espressione scettica. "Io dovrei
difendere te." Dice, davvero poco impressionato. "Io dovrei chiedere a
qualcuno di difendermi da te, creatura ascesa dagli inferi. Lo sai?"
Hestia ridacchia e gli batte il cinque. Sporca traditrice.
"Me
ne vado." Dichiaro. Rimango a fissarli per pochi secondi aspettandomi
delle scuse, ma loro mi rivolgono un sorriso raggiante e agitano
leggermente le mani per congedarmi.
"Ciao,
tesorino, ciao." Punkie, quel simpaticone, mi manda un bacio e io
vorrei tanto rasare a zero la cresta a cui tiene tanto, ma alla fine
decido di andare a bere un po' di succo in cucina.
Me
ne verso un bicchiere, che sorseggio lentamente mentre passeggio per la
stanza. Non voglio assistere al taglio di capelli di mia sorella. Ho
lavorato così tanto per renderli morbidi e setosi con gli
impacchi all'olio di mandorla, che non potrei sopportare la vista di
quelle lunghe ciocche martoriate dalle forbici di Giovanni Muciaccia.
Ci sono cose che il cuore non può reggere.
"Piccolo
Cuzco, non sai che vita ti aspetta in questa casa." Mi lascio cadere
sulla sedia del tavolo del salotto, sopra il quale si trova la
gabbietta del nuovo criceto della famiglia Felici. Spero che per mamma
e papà non sia un problema il fatto di averlo adottato,
perché, in effetti, mi sono dimenticata di chiederglielo.
Credo che dovranno semplicemente accettarlo.
Apro
la porticina di metallo e lui si fionda sulle mie mani, ricordandomi
che esiste almeno un essere vivente che non si prende gioco di me.
Forse solo perché non è in grado di parlare.
"Ma
come sei carino." Mi sorprendo a dire con la voce più alta di
qualche ottava. "Sei più carino di Hestia. Pensi che al negozio
di animali sarebbero disposti a prendersela a carico in cambio di una
cricetina? Ne guadagneremmo entrambi, Cuz. Cosa ne dici?"
Sento
le sue zampe pizzicarmi la pelle mentre cammina incerto lungo il mio
braccio. "Senti come è morbida?" Gli domando retoricamente.
"È perché uso un latte corpo che è un dono del
cielo. Più tardi posso fartelo provare."
"Hera!"
Qualcuno, che per ovvie ragioni non può purtroppo essere
l'animaletto con cui sto avendo una conversazione a senso unico, mi
convoca dai servizi del piano terra. "Hera, vieni qui, per favore."
Sbuffo.
"Scusa, piccoletto, imparerai presto che essere belli porta a un sacco
di rotture di scatole." Lo faccio rientrare nella sua gabbietta, poi mi
alzo in piedi. "Torno presto."
"Hera,
ho bisogno del tuo occhio esperto per stabilire di non aver causato
danni permanenti." La retorica che Punkie utilizza non mi fa di certo
dimenticare come sono stata trattata circa dieci minuti fa. "Non
rimanere sulla porta, avvicinati."
"Oh,
adesso avete bisogno di me." Sospiro, appoggiandomi con il fianco allo
stipite della porta. "Ma si dà il caso che io sia troppo
impegnata per aiutare voi sudditi ingrati."
"Ti
prego." Punkie fa qualche passo verso di me con ancora in mano i suoi
attrezzi di fortuna e inclina appena la testa per suscitare nella
sottoscritta un po' di compassione. "Dai."
"Il
suono delle tue suppliche è così soddisfacente." Mi porto
una mano sul cuore e scuoto il capo. "Bellissimo. Davvero bellissimo.
Continua pure."
"Hera."
Sospira, prima di alzare gli occhi al cielo. "Non ho intenzione di
inginocchiarmi al tuo cospetto, quindi, per favore, dammi una mano."
"E cosa potrei ottenere in cambio? Sentiamo."
"Nulla. Hai già me." Ribatte lui prontamente.
"Quella
è più una condanna a vita." Replico io, non da meno. "E
poi non mi hai nemmeno mai portata fuori per un appuntamento. Mi
rifiuto di definire tale quel pomeriggio al cinema. Le teste mozzate
non sono un'uscita romantica."
"Ti porto fuori stasera. Andiamo a cena. Offro io."
"Oh, beh, questo sì che è romantico, invece."
Per
tutta risposta, lui rotea gli occhi verso il cielo e mi lascia un bacio
a stampo. "Sei davvero una rompiscatole, ne sei consapevole?"
"Anni
e anni di esperienza." Faccio spallucce, per poi seguirlo subito dopo
verso Hes, nei cui occhi noto del disgusto. E, pensate, non ha neanche
visto quello che Punkie ha combinato alla sua chioma, ancora.
*
"Stai
peggiorando le cose." Mormora Punkie a denti stretti mentre io tento in
qualche modo di pareggiare le punte. Posso confermare che questa
è l'idea più stupida che Hestia abbia mai avuto in vita
sua. Sarà fortunata se una volta finito, non dovrà
correre a comprare un parrucca al negozio di cinesi in centro.
"Oh,
vuoi dire che quello che avevi fatto tu era migliore?" Replico acida,
accovacciandomi leggermente per avere una nuova prospettiva sulla
faccenda. Dal basso la situazione è persino peggiore. "Breaking news, Domenico, non sapresti tracciare una linea dritta nemmeno con un righello."
"Non
mi sento a mio agio con voi due alle mie spalle." Si lamenta Hestia,
che stringe le mani intorno al bordo della vasca da bagno come se si
stesse aggrappando all'ultima speranza che ha a sua disposizione per
non venire sfigurata da me e da Caronte.
"Tranquilla,
tesoro, è tutto a posto!" Squittisco, risultando immediatamente
sospetta. Ma dovete comprendermi, mi sto lasciando prendere dal panico.
Mi sto rassegnando al pensiero che mamma mi ucciderà con le sue
stesse mani quando vedrà cosa ho fatto alla sua bambina. "Ho
sentito che i tagli asimmetrici quest'anno sono cosìin."
"Cosa
facciamo ora?" Bisbiglia l'uccello del malaugurio accanto a me. Mi
lancia un'occhiata piuttosto allarmata, la tipica occhiata di chi
riesce a soccombere sotto l'aura di morte che invade l'aria intorno a
mia sorella. "Ho paura."
"Lasciatemi
sola." Ordino a entrambi, stanca della negatività che mi stanno
riversando addosso. "Tu, Hestia, rimani, ma fingi di non esserci. Per i
prossimi dieci anni, magari."
"E io dove dovrei andare?" Mi chiede Domenico.
"Vai
a preparare il pranzo, amorino." Gli sorrido amabile. "Per me ventotto
pennette condite con tonno al naturale e un filo di olio. A crudo, mi
raccomando."
"Per
lei cosa preparo, signorina Hestia? Il suo stomaco digerisce del cibo
normale o desidera un pasto triste e a malapena commestibile come
quello di sua sorella?"
"Ci sono delle pizze surgelate nel freezer, quelle andranno benissimo."
"Ricevuto."
Delle labbra si posano per un secondo sulla mia guancia, segno che,
nonostante non possiamo stare senza infastidirci a vicenda, siamo la
coppia meglio assortita che io abbia mai visto. "Vi lascio sole. A
dopo, Felici."
Aspetto
che la porta si sia chiusa e poi afferro il mio cellulare. Credo che la
soluzione più efficace arrivati a questo punto sia lasciarmi
guidare da un qualunque tutorial pubblicato su youtube da qualcuno che
probabilmente è inesperto quanto me.
Seguo
le istruzioni alla lettera, fino a che non sembra che l'acconciatura
sia quantomeno passabile. A quel punto, decido di arrendermi. "Ecco
qui!" Esclamo con finto entusiasmo. "Ti stanno proprio bene!"
"Quando menti ti si solleva il sopracciglio destro di qualche millimetro e prende una forma piuttosto strana."
"Non sto mentendo."Invece sì."Sono carini."
"Anche i tuoi."
Hestia Felici mi ha appena fatto un complimento?!
Si sente male, per caso?
Qualcuno chiami un'ambulanza!
"Davvero?" Le domando, incredula. "Ti piacciono?"
Lei
avvicina una mano ai miei boccoli, esitando forse per paura che io
gliela stacchi a morsi, e ci passa le dita attraverso. "Sì, mi
piacciono." Conclude con un leggero sorriso.
"Grazie." Mi sorprendo a dire. "Pensavo li avresti detestati."
Lei scuote il capo. Si guarda allo specchio per un momento e poi si gira di nuovo verso di me. "Mi stanno bene. Non pensi?"
"Ti stanno bene." Confermo.
Questa
è la conversazione più assurda che io abbia mai avuto con
mia sorella. Però, per qualche assurda ragione, è lo
scambio di battute più sincero che io e lei abbiamo condiviso.
Non è male.
"Hera, tua madre tiene molto alle sue presine?"
Questa è una domanda davvero sospetta da parte di Punkie. Io ed Hestia ci scambiamo uno sguardo stranito.
"Perché me lo stai chiedendo?" Replico io ad alta voce, incerta se voglio davvero saperlo.
"Forse
vuole che gliele regaliamo?" Ipotizza Hes, troppo ingenua e ben
pensante per questo mondo crudele. Piccola, dolce Hestia. Tu non sei
entrata abbastanza nella psicologia di Domenico.
"Perché hanno appena preso fuoco. Ops?"
*
"Non
ricordo di averti mai detto quale fosse il mio ristorante preferito."
Guardo Punkie con fare sospettoso mentre usciamo dal locale thai che
lui, senza nessuna influenza da parte della sottoscritta, ha scelto per
la cena di stasera. "Sei andato a scavare tra i miei social?"
"Sottovaluti
il bene che ti vuole tua sorella." Replica lui, porgendomi la mano
senza smettere di guardarmi negli occhi. La prendo e cammino al suo
fianco, anche se non ho la minima idea di cosa dovremmo fare a questo
punto della serata. Sono circa le dieci ed è decisamente troppo
presto per tornare a casa, soprattutto quando l'aria è
così calda. "Andiamo a prendere il gelato?"
"Sai
anche quali gusti mi piacciono?" Non mi stupirei se annuisse e mi
fornisse la risposta esatta così su due piedi. E non so se ne
sarei impressionata o solo spaventata.
"Tu sei il tipo da fragola e limone."
Sbagliato!
"Frutti di bosco e vaniglia." Lo correggo. "Scommetto che a te piace la menta, invece. E il gelato al caffè."
Lui ride. "Io odio il caffè."
Lui
odia il caffè. Mh. Strano, perché ricordo esattamente che
ne ha bevuto uno durante la nostra prima uscita. Questo è molto,
molto...
"Sì,
è stata un'esperienza disgustosa anche per me, quella." È
come se mi avesse letto nella mente. Stiamo raggiungendo quel tipo di
sintonia di coppia? Oh, cielo. Dovrò imparare a dissimulare. "Ma
ne è valsa la pena, avresti dovuto vedere l'espressione sulla
tua faccia."
"Sei un essere subdolo e spregevole, Domenico."
Un
sorriso che mostra tutti i suoi molari gli invade le labbra. Mi sembra
ancora così strano vederlo felice. Però è carino
quando sorride. "Grazie, Felici, riesci sempre a cogliere le parti
migliori di me."
"È una dote non indifferente, Caruso." Ribatto. "Non è semplice come si potrebbe pensare."
Punkie sospira. Sembra fermarsi a pensare per qualche secondo, ma poi scuote appena il capo.
"Cosa
c'è?" Gli domando, stringendogli più forte la mano.
È una reazione non da lui, decisamente. "Qualcosa non va?"
"A
volte è estenuante tenerti testa, sei fuori da questo mondo,
Hera." Sorride. È un complimento? Come dovrei prendere
un'affermazione del genere? "Non ho mai conosciuto una ragazza come te."
Una
ragazza come me. È un'espressione che io e lui usiamo spesso
nell'ultimo periodo. "E come sarebbe una ragazza come me?"
"Completamente
fuori dalle aspettative degli altri, vanitosa, presuntuosa al punto
giusto e con l'autostima alle stelle. Non tutti riuscirebbero a tenere
il tuo passo." Fa una breve pausa, abbassando lo sguardo verso
l'asfalto sotto ai nostri piedi. Sotto i suoi anfibi e sotto i miei
sandali di Versace, per la precisione. "Io ci riesco, però.
Quindi non credere di poterla avere vinta."
"Fortuna
che ho conosciuto un ragazzo come te, allora." Una punta di sarcasmo si
insinua involontariamente nel mio tono di voce. "Se non fosse stato per
il mio piano, non avresti mai conosciuto la persona meravigliosa che
sono."
"Sei
la mia condanna a morte." Mormora, prima di lasciare andare la mia mano
per circondarmi le spalle con un braccio, attirarmi a sé e
stamparmi un bacio sulla tempia.
"È la cosa più romantica tu mi abbia mai detto."
"La
morte è per sempre, Hera. Nessuna promessa è più
solenne di quella." Ed ecco cosa significa avere un fidanzato punk con
tendenze demoniache. A modo suo è dolce. Inquietante, ma dolce.
"Quindi, finché staremo insieme, non mi sentirai mai dire che
sei la mia vita. Oltre ad essere una frase schifosamente zuccherosa,
è anche il giuramento più effimero si possa fare. Tu sei
la mia morte."
"È
il tuo modo per dirmi che mi ami?" Ridacchio. Tutto questo discorso da
parte sua mi rende un po' nervosa. E, se la risposta alla mia domanda
fosse sì, beh... non sono mai stata così agitata nel direanche io.
Non mi risponde, ma alza le spalle. Non ho la minima idea di cosa significhi, ma suppongo che sia meglio non approfondire.
O forse sì.
"Allora,
Mimmo?" Lo esorto. Non mi piacciono le mezze misure. O bianco o nero.
Il grigio è un colore triste. E non sta bene a nessuno.
"Non lo so. Forse?"
E ci risiamo. Ora capisco perché lui ed Hestia vanno così d'accordo. Sono due eterni indecisi.
"Forse." Ripeto io.
"Forse." Conferma lui.
Io alzo gli occhi al cielo, lui ridacchia. Anche se non è divertente.
Non è divertente neanche un po'.
"Potrei lasciarti. Forse." Lo minaccio, ma lui ride ancora più forte.
Allora
incrocio le braccia al petto e lo fisso, aspettando che si penta di
avermi presa in giro come suo solito. "Anzi, nessun forse. Ti lascio,
Caruso. Addio."
Mi
volto e fingo - non ditemi che pensavate stessi facendo sul serio - di
andarmene verso casa. Non è molto lontana, ma so che i miei
piedi griderebbero vendetta già a metà strada. Sono
troppo delicati per le disastrose strade di Roma.
"Forse
dovresti rimanere." Mi richiama Punkie. Mi fermo sul posto, ma evito
accuratamente di girarmi a guardarlo. Vedrebbe che sto sorridendo.
"Forse non vuoi davvero lasciarmi, Felici."
"E
sentiamo, principe delle tenebre, perché dovrei non volerti
davvero lasciare?" Domando, ancora attenta a non dare segnali di
cedimento.
Lui
non mi fornisce subito una risposta. In effetti, passano così
tanti secondi, che inizio a temere se ne sia andato lasciandomi qui
come una stupida.
Ma poi sento le sue braccia circondarmi i fianchi. "Su, girati e guardami." Mormora.
Sbuffo
sonoramente, per accertarmi che lui si accorga del mio disappunto, ma
poi lo assecondo. Ad aspettarmi trovo un bacio che basterebbe a far
vacillare le mie più concrete certezze.
Forse.
"Fammi cambiare idea." Lo sfido.
"No." Mi dice lui. "Non è necessario. Credo tu sappia già che non troverai mai nessun altro ragazzo come me."
E per fortuna, aggiungerei.
***
ANGOLO AUTRICI
Ed eccoci qui.
È
sempre brutto per un autore annunciare la fine di una sua opera. Questo
giro le autrici sono due, quindi è doppiamente brutto.
Però... ci siamo divertite.
Eccome se ci siamo divertite.
Ci siamo emozionate.
E quanto... quanto trash.
Siamo
state Felici (< always trash) di avervi fatto appassionare a questa
storia e di esserci conosciuti. E ora possiamo solo ringraziarvi e
ringraziarci per questa bellissima avventura.
Ma
io non mi chiamerei Daffy se non avessi una piccola sorpresina per C.,
che ho voluto preparare mentre lei mi teneva gentilmente nascosto
qualsiasi sviluppo sul finale. Penso sia bello pubblicarla e che tutti
poteste leggerla... tranquilli, non è nulla di eclatante, solo
un ringraziamento speciale che Doppia G mi ha consigliato di scrivere
per poter esprimere al meglio i miei sentimenti:
Cara
C., ti voglio ringraziare ufficialmente per questa collaborazione. Come
sai e come ti ho detto infinite volte, mi sono buttata in un'idea (idea
tua, ovviamente, quali altri malati di mente conosciamo?) che mi
sembrava assai arrischiata. Non solo perché collaborare è
notoriamente difficile, ma anche perché io so di non essere
particolarmente tagliata per certe cose, di avere problemi di
puntualità e gestione, di temere, in generale, di non trovare un
equilibrio in qualcosa che mi è tanto caro e personale come la
scrittura.
Sei
stata brava: come Punkie per Hera, sei stata una sorpresa inaspettata
e, sebbene tu abbia veramente un grave problema con il trash, sei
finita per piacermi un sacco. Va beh, dai, diciamoci la verità:
ho ADORATO scrivere con te. Pensavo ci avrei messo un casino a mandarti
i capitoli, invece URCT mi ha preso sin da subito e siamo state
produttive come non mai; pensavo che sarebbe venuta una cacata
colossale, invece, guarda un po', c'è quasi da commuoversi per
quel che abbiamo creato; pensavo che Tommy avesse solo un neurone in
testa e invece... beh, no. Ce l'ha. Solo uno. E basta. Non c'è
nulla da fare.
Comunque per tutto il resto, ti volevo proprio dire grazie.
Spero
che questa collab abbia lasciato a te tanto quanto ha lasciato a me,
spero che sia riuscita a sorprenderti ed emozionarti dal capitolo 1 al
capitolo 25 e poi, ovviamente, spero che non sia stata l'unica
occasione di creare qualcosa insieme. Abbiamo già idee per il
futuro, perché, ovviamente, un piccolo Cuzco corre a perdifiato
in ognuna delle nostre zucche mantenendo attive le rotelle, quindi mi
sento di dirti - e di dire a tutti quelli che vorranno continuare a
seguirci - di tenerci in contatto per altre nuove, bellissime e
trashissime avventure.
Per ora comunque è tutto, ci sentiamo alla prossima, e di nuovo un GRAZIE di 💜 per aver letto e amato assieme a noiUna ragazza come te.