Una ragazza come te

di Yellow Daffodil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Zero zucchero ***
Capitolo 3: *** Zero vita sociale ***
Capitolo 4: *** Zero stile ***
Capitolo 5: *** Zero fatti propri ***
Capitolo 6: *** Zero dignità ***
Capitolo 7: *** Zero buonumore ***
Capitolo 8: *** Zero autenticità ***
Capitolo 9: *** Zero voglia di studiare ***
Capitolo 10: *** Zero stomaci forti ***
Capitolo 11: *** Zero waterproof ***
Capitolo 12: *** Zero pene d'amore ***
Capitolo 13: *** Zero relazioni ***
Capitolo 14: *** Zero sospetti ***
Capitolo 15: *** Zero ripensamenti... forse ***
Capitolo 16: *** Zero fragole ***
Capitolo 17: *** Zero baci amari ***
Capitolo 18: *** Zero personalità, Freud ***
Capitolo 19: *** Zero punk ***
Capitolo 20: *** Zero zotico ***
Capitolo 21: *** Zero occhi neri ***
Capitolo 22: *** Zero webcam ***
Capitolo 23: *** Zero gelsomino ***
Capitolo 24: *** Zero asterischi ***
Capitolo 25: *** Zero forse - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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1. Prologo

Hera

Se c'è una cosa che nessuno sa sui gemelli è che vivere con qualcuno il cui aspetto è identico al tuo è tremendamente destabilizzante. Le persone hanno sul viso una perenne espressione incerta, vivono nella paura di chiamarti con il nome sbagliato. Quando hai nomi come i nostri, poi, la faccenda non fa che diventare ancora più complicata.

Hera ed Hestia. Con la H.

Se qualcuno di voi ha una vaga idea su cosa possa essere passato per le menti dei nostri genitori quando li hanno scelti, si faccia avanti.

Oh, ma non è nemmeno questa la parte peggiore. Eh no.

Avete presente la risaputa diceria che i gemelli sono indissolubilmente legati da qualcosa che li spinge a vivere uno in simbiosi con l'altro? Bene. Per me ed Hestia questo è solo un mito.

Ma, almeno in questo caso, una spiegazione esiste.

Hestia è Satana.

Va bene, non proprio Satana, ma ciò che di umano è più simile al Signore delle Tenebre. Il suo guardaroba è nero. I quintali di kajal che si mette sugli occhi sono neri. Tutto ciò che la riguarda è nero.

Io, la gemella venuta bene, invece, sono la sua acqua santa. Sono colei che ha ottenuto la bellezza, l'intelligenza, la grazia e, sorpresa sorpresa, Tommaso D'Angelo.

Ho tutto ciò che Hestia vorrebbe, compreso il suddetto Testa Vuota alto due metri per cui lei ha una cotta da tempo immemore.

Occhi-Azzurri-E-Addominali-Scolpiti, infatti, per quanto possegga gusti a dir poco eccellenti, ha mirato alla sorella sbagliata. Perché, segnate le mie parole, lui non avrebbe una possibilità con me nemmeno se l'alternativa a uscire con lui fosse la morte. Cioè mia sorella.

Mia sorella.

Mia sorella che ha una cotta per lui.

Lui che ha una cotta per me.

Lei che è uguale a me.

State pensando quello che sto pensando io? Avete una mente diabolica come la mia, disegnata per progettare piani astuti e curati al dettaglio per puro intrattenimento personale? Avete idea di cosa potrei fare con i semplici elementi che ho in mio possesso?

Mi pare chiaro cosa succederà ora, cosa io, Hera Felici, farò succedere nella vita oscura e deprimente di Hestia Felici e in quella perfetta e piena di speranza di stare insieme a qualcuno come me di Tommy D'Angelo.

Che nessuno mi fermi, perché sto per portare alla luce ciò di cui tutti voi avete bisogno, ciò che tutti voi, consapevoli o no, bramate sin dalla prima parola pronunciata dalla sottoscritta.

Siete pronti?

Mignolo, si va a conquistare il mondo!


***

ANGOLO AUTRICI

Macciao!

Piacere a tutti, siamo Yellow Daffodil e cioccolatomalik. Non sappiamo se ci sia qualcuno tra di voi che ci conosce già, in ogni caso, faremo una breve presentazione per non sembrare scortesi.

Siamo due aspiranti autrici e ci siamo conosciute qui nel mondo della letteratura online. Poi va beh, condividiamo un gruppo Telegram con altre ragazze pazze quanto noi, ma quella è un'altra storia. Abbiamo scelto di pubblicare in questo profilo e non in quello di cioccolatomalik, perché così anche gli utenti di EFP hanno modo di leggere.

Abbiamo ideato questo progetto a quattro mani perché sentivamo la voglia di fare un'esperienza del genere, perché amiamo il trash e perché al disagio, con noi, non c'è mai fine. Come potrete indovinare dall'immagine della copertina, in questa storia siamo due gemelle: ciccolatomalik è quella che vi ha appena parlato, Hera, mentre domani nel secondo capitolo conoscerete Hestia, raccontata per voi dalla penna di Yellow Daffodil.

Siete curiosi di leggere questa storia? Vi garantiamo che sarà piena di equivoci, kajal e appuntamenti indesiderati XD Conoscerete le gemelle diverse, i loro "amici" e anche qualche bel fusto che non può non compromettere la già incasinata situazione.

Per non togliere meriti a nessuno, ci teniamo a specificare che la favolosa, conturbante, ammirevole copertina è merito della creatività della grafica Nicole, che potrete trovare (ma non rubarci :P) all'indirizzo Instagram mayura.art e da poco anche su Facebook con lo stesso nome.

In più, vogliamo avvisarvi che questa storia sarà composta da più di venti capitoli, tutti in crescente numero di parole. I primi cinque o sei capitoli resteranno sulle mille parole (il doppio di questo), poi inizieranno a diventare 2 mila, 3 mila, 4 mila e, insomma, tanto disagio.

Per questo, abbiamo deciso che i primi sei capitoli verranno pubblicati secondo questo calendario:

06/02 - cap 1 (prologo)

07/02 - cap 2

10/02 - cap 3

13/02 - cap 4

15/02 - cap 5

17/02 - cap 6

Il punto di vista delle due gemelle si alternerà capitolo per capitolo, quindi niente, ci vediamo domani assieme ad Hestia Felici e la sua infinitissima voglia di morire!

Alla prossima, ciao!

Daffy e C.

***

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Capitolo 2
*** Zero zucchero ***


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2. Zero zucchero

Hestia

"Scusa?"

Quella voce.

Quella. Voce.

Mi blocco con il dito sul segno meno. Stavo per azzerare del tutto la quantità di zucchero nel mio caffè delle undici e undici, ma l'unica cosa che si è azzerata ora è la mia facoltà di parola. Per non dire l'encefalogramma. Oddio.

"Ehi?"

Mi sforzo di non sembrare una mummia, anche se il mio look di stamattina non aiuta molto, e ritorno a premere il pulsantino con naturalezza. Beh, naturalezza non è forse il sostantivo più adatto, dato che lo premo cinquecento volte in preda a uno spasmo fino a che la macchinetta non emette un sonoro bip da esplosione immediata.

"Ciao!"

Mi giro verso l'oggetto del mio sbandamento e ignoro il tumulto che avviene nelle mie budella. Vediamo se esce prima il caffè dall'erogatore o il vomito dal mio stomaco. E sì, che poesia.

"Hai idea di dove sia finita tua sorella?"

Ecco, lo sapevo. 

Tommaso D'Angelo, conosciuto altresì come Tommy il bello, o Tommy il meraviglioso, o Tommy oh-mio-Dio-sono-innamorata-di-lui, re della scuola, ottava meraviglia del mondo, dono di Dio, è venuto a cercare me, proprio me, oscuro moscerino sul parabrezza della sua vita, per chiedere informazioni su mia sorella.

Tipico, davvero. Sin da quando ero bambina la gente mi cercava per sapere cose su mia sorella.

Ed è per questo che io odio mia sorella.

E consequenzialmente anche il resto del mondo.

Ma Tommy no. Cioè sì, lo odio profondamente perché è un essere umano ed è pure uno strafogato di autostima come io non sarò mai, però è davvero bello e io non posso ignorare che ho una cotta per lui da quando l'ho visto spiccare tra la folla durante l'accoglienza ai primini al nostro liceo classico, il Petrarca di Roma.

Da quel giorno ci ho parlato in tutto una, due, tre... tre volte. Con oggi festeggiamo la quarta: inciderò questa data sulla testiera del mio letto, accanto a quella della morte del nostro criceto Cuzco, tre anni fa. Mia sorella sostiene che sia colpa mia, perché ho tentato di fargli la tinta nera e quindi, secondo le sue infondate ipotesi pseudo-scientifiche, le sostanze chimiche gli avrebbero sciolto l'epidermide. Invece io, che sarò anche brutta, ma almeno ho cervello, sono certa che, dato che Cuzco viveva in una gabbietta in bagno, il profumo allo zucchero filato che lei si spruzzava ogni mattina, persino nel reggiseno, abbia funzionato per lui un po' come una camera a gas.

Se io sono quella che azzera tutto lo zucchero nel caffè, Hera non solo lo mette al massimo, ma sceglie pure la cioccolata con schiuma di latte e spruzzatina extra di cacao condita con unicorni dorati e tanto tanto ammmore.

Mia sorella ha ucciso Cuzco. Mia sorella è una stupida vamp e Tommy, che è ancora più stupido, è innamorato di lei.

Che bella la vita!

"No, non lo so, probabilmente si starà rifinendo le sopracciglia in bagno perché è convinta che i peli ricrescano dalla prima alla terza ora di scuola." La cosa mi esce forse un po' troppo crudele, ma Tommy mi fissa per qualche secondo e poi alza un angolo della bocca in una smorfia quasi... divertita? Oh mio Dio.

"Ah, ok. Allora la cerco in bagno." Mi saluta con un cenno e mi volta le spalle, mentre la macchinetta avvisa che il caffè è pronto.

"Ok... certo. La troverai lì sicuramente." Balbetto, mentre raccolgo il bicchierino e ingurgito il liquido manco stessi scolando uno shottino per dimenticare quanto fa schifo la vita.

Tommy alza una mano: "Grazie, Ermes, ci becchiamo in giro!"

"No, è Hestia! Ermes era un maschio ed era il dio del... beh, lasciamo perdere." Tommy è già sparito nella confusione della ricreazione e il cucuzzolo della montagna che rappresenta la sua testa si è diretto verso i bagni femminili.

"Il mio nome è Hestia, non Ermes." Borbotto, fissando il fondo del mio bicchiere e leggendo nei rimasugli di caffè un futuro nero come il mio outfit odierno. "Hestia con la H..."

Nessuno mi ascolta e io penso che odio pure i miei genitori per avermi dato un nome così di merda.

***

ANGOLO AUTRICI

E quindi avete fatto anche la conoscenza di Hestia, ci dicono dalla regia! XD

Come vi è sembrata?

Hera vi aveva avvisati nel prologo; le due sono davvero diverse, anche se, forse, con il procedere del racconto, potrebbero riscoprire la loro somiglianza... sia esterna che interna.

Ma si vedrà; intanto, avete conosciuto anche Tommy D'Angelo - il mitico Tommy D'Angelo - e nel prossimo capitolo, che uscirà domenica 10, avrete modo di veder interagire Hera ed Hestia. Ci sono ancora molte cose da scoprire, persone da conoscere, il piano malvagio della gemella zuccherosa da mettere in atto, quindi.......

Vi aspettiamo, non mancate!

Daffy e C.

P.S. quante stelline per la copertina di questa storia? Ogni volta che la vediamo ce ne innamoriamo come fosse la prima... grazie mayura.art aka Nicole! 💜

***

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Capitolo 3
*** Zero vita sociale ***


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2. Zero vita sociale

Hera

La campanella suona, io mi fiondo a casa, seguita da Hestia che si trascina dietro di me come un'anima in pena, e, una volta arrivata, mi spalmo sul divano. Sto morendo di fame, sto morendo di sonno, sto morendo di...

Ecco come deve sentirsi mia sorella ogni giorno della sua miserabile vita.

Comunque, dicevo, torno a casa e la prima cosa che faccio è lanciare la cartella sul pavimento e buttarmi sulla prima superficie morbida che si presenta davanti a me. 

Hestia borbotta qualcosa e sparisce in cucina, mentre io accendo la TV per la mia consueta maratona dei Simpson pomeridiana. Ogni giorno, alle tre del pomeriggio, dopo quasi un'ora di tragitto sull'autobus, la stanchezza prevale sul mio stomaco vuoto e mi occorre almeno un'altra ora per riprendermi.

Da questo punto di vista, la mia gemella è molto più attiva di me, il che è abbastanza bizzarro, tenendo conto che ha perennemente la morte negli occhi. Sotto questo aspetto, probabilmente, la connessione che si dice esista tra i gemelli compie la sua missione. In poche parole, Hestia prepara il pranzo anche per me.

Non è una pessima cuoca, ma questo, come è giusto che sia, non glielo dirò mai. Mi limito a biascicare un grazie quando mi passa un piatto stracolmo di pasta al tonno. E questa potrebbe essere la nostra ultima interazione della giornata.

E sarebbe davvero stata l'ultima, se il mio cellulare non si fosse messo a squillare, costringendomi a interrompere il mio ben meritato pranzo. Abbandono il piatto sul tavolino del salotto, abbasso appena il volume del televisore e infine prendo il telefono, che fino a poco fa era ancora nella tasca della mia giacca. Guardo il nome sul display e prendo un lungo, profondo respiro. Mia sorella mi osserva con un'espressione scettica sulla faccia, ma non smette di riempirsi la bocca di cibo.

"Ciao Tommy." Saluto il mio interlocutore, rischiando quasi di diventare figlia unica quando ad Hestia va di traverso il boccone.

"Hera con la H! Ti disturbo?"

Sì, mi disturbi. Non ti hanno mai detto che è maleducazione, nonché un rischio per la propria incolumità, interrompere le persone mentre mangiano? 

"No, assolutamente." Alzo gli occhi al cielo e mi lascio cadere all'indietro sui cuscini del divano. La mia schiena colpisce qualcosa di duro e mi rendo conto di aver erroneamente fatto fare al telecomando la stessa fine del povero Cuzco. 

Riposa in pace, piccolo Cuzco.

(Non dite a mia sorella di questo piccolo particolare sulla morte del nostro criceto, la sua dipartita per lei è ancora un mistero.)

Impreco in silenzio, dopo essermi accorta di aver anche cambiato canale e che ora Maria De Filippi sta mediando un'accesa lite tra single anziane, e punto lo sguardo su Hestia, che ora pende dalle mie labbra.

"Senti, cosa ne diresti di uscire? Beviamo un caffè? Prendiamo un gelato? Entrambe le cose?" Una risatina nervosa mi raggiunge dall'altro capo della linea e io sto quasi per rifiutare e far crollare il suo castello di speranze e sogni di noi due che camminiamo verso l'altare, ma poi... poi eccola, l'idea del secolo.

"Portami fuori a cena." Affermo, sicura. Un po' troppo sicura. Okay, sto per fare un disastro di dimensioni epiche, ma come piano B posso sempre emigrare in Honduras e non lasciare traccia della mia precedente vita da adolescente italiana. Potrei farmi crescere i baffi e...

"A cena?" Ripete lui, esitante. 

"Prendere o lasciare, D'Angelo. Allora?" 

Hestia sgrana gli occhi e mi fissa come se fossi pazza, o meglio, come se fossi la più sporca traditrice sulla faccia della Terra. Oh, ma lei non sa. Lei non sa che la sua odiata e adorata sorella ha un disegno ancora più grande in mente.

"V-va bene." Farfuglia il povero malcapitato. Io sorrido più che soddisfatta. "Passo a prenderti più tardi in moto?"

"Certo. Alle otto e mezza. Non fare tardi!" Esclamo e poi, per chiudere in bellezza, riattacco senza nemmeno salutare.

Riprendo il mio piatto di pasta ormai fredda e ricomincio a mangiare. Con la coda dell'occhio mi accorgo che la mia gemella sta cercando di progettare la mia morte in modo che sembri un incidente. Mi giro a guardarla e lei sbuffa, infine torna a fissare la televisione come se quello che ha sentito non avesse la minima incisione sulla sua vita.

"L'appuntamento è per te." Dico, senza troppi giri di parole. "Sono meravigliosa e ho finto di accettarlo, ma..." Breve pausa per dare enfasi. "Ci andrai tu."

"Tu che cosa?!" Sbraita, scattando in piedi agile come un puma a cui hanno appena rubato una bistecca da sotto il naso. Certo, forse non la prenderà bene ora, ma sono sicura che un giorno mi ringrazierà. "Cos'hai nel cervello?! Pensi che non si accorgerà della differenza? Sei davvero convinta che non noterà che al posto della sorella perfetta, tutta cuoricini e fiorellini, ci sono io? Mamma e papà avranno dato a te la bellezza, ma quanto a furbizia non ci siamo proprio!"

Urla così tanto e tutto di fila, che sto quasi per proporle un provino per una band metal. Ma devo essere calma e risoluta. 

"Ti presto i miei vestiti." Replico, fingendo un'aura di pace e serenità che non mi appartiene. "E poi lo sanno tutti che hai una cotta per lui."

La vedo arrossire come zio Giovanni quando due Natali fa stava soffocando con un'arachide. Mi punta un dito contro. "Io non ho una cotta per..." Cede ancora prima di terminare la frase, complice la mia espressione da saputella. "Se la mia vita sociale finirà per questo, io..."

Scuoto la testa e con un gesto della mano scaccio metaforicamente ogni sua obiezione. "Non può succedere."

Lei incrocia le braccia al petto e punta gli occhi su di me. Sa che sto per sputar fuori una cattiveria delle mie, una di quelle permesse solo tra sorelle costrette contro la loro volontà a vivere sotto lo stesso tetto e a condividere la stessa aria. 

"Su, sentiamo." 

Mi esorta, poco impressionata.

"La tua vita sociale non è mai iniziata, piccola creatura dell'Inferno."


***

ANGOLO AUTRICI

Ma che simpatica Hera con la H, che simpatica...

Questo piano ideato a mo' di gioco resterà nient'altro che un'occupazione contro la noia o prenderà pieghe inaspettate?

Chi lo sa! Vedremo che cosa ne penserà Hestia nel prossimo capitolo, in uscita mercoledì 13, dove conosceremo anche due capisaldi, perni, colonne portanti di questa storia, a cui è stato dato il difficile ruolo di "amici".

Da Daffy e C. è tutto, grazie e alla prossima! 💜💜💜

***

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Capitolo 4
*** Zero stile ***


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2. Zero stile

Hestia

E questo doveva essere il momento il cui la brutta usciva dal camerino, dopo una seduta con chirurghi, estetisti e maghi di fama mondiale, per stupire il pubblico con il suo cambiamento viscerale da rifiuto tossico a strafiga con i lampeggianti, invece tutto quello che ottengo è un grido di terrore di Stefano e l'acido commento di mia sorella.

"Ma cos'è 'sto schifo?"

Ci tengo a precisare che l'idea della trasformazione da bruco a bellissima farfalla è loro. E come ogni loro malata idea, non funziona.

"'Sto schifo-" Mi inalbero prendendo tra le mani la spumeggiante gonnella da prima ballerina di Hera. "È il tuo armadio che su di me sta come un vestito da sposa su un troll."

"Scarsissima... stima... di sé." Giulia termina di annotare le sue considerazioni di cui a nessuno frega niente e poi alza gli occhi dal foglio, dagli occhiali, dalla montagna di vestiti che ha di fronte, e mi guarda.

Quando nota l'abbinamento faccia-da-morte, toppino di paillettes gira-brilla e gonnella air-bag rosa confetto, finalmente esclama: "È vero, fai pena."

Il CCNR, Comitato Consigli Non Richiesti, composto dal presidente Hera Felici, il vice-capo Giulia Giuliani e il terzo incomodo Stefano Russo, si è riunito a casa mia per decidere, contro la mia volontà, come conciarmi in vista dell'appuntamento di stasera, preso sempre contro mia volontà, con Tommy - il magnifico - D'Angelo.

Ora, dato che grazie alla stupidità congenita di Hera, lui è convinto che davanti al suo mezzo a due ruote rombanti comparirà la vera dea della situazione, cioè mia sorella, io dovrò cercare il più possibile di assomigliarle onde evitare al povero un mancamento. E ci ho provato a rifiutarmi, chiudendomi in camera, minacciando di gettarmi dal quarto piano, iniziando uno sciopero della fame, ma il Comitato è venuto a prelevarmi con la forza, e ora sono qui, nella gioiosa camera della strega che mi ritrovo come gemella.

Se non vado all'appuntamento, lei rivelerà a Tommy il dio dell'Olimpo che io ho una cotta per lui, e allora sì che dall'Olimpo scenderanno tuoni e saette. Hera dice che non ho una vita sociale e devo crearmela:  ci provo in questo modo, o lo farà lei sputtanandomi nell'intera scuola. Un vero amore, la Felici cucciolosa, non è vero?

"Allora, io leverei quella maglietta e ci butterei su qualcos'altro."

"Tipo dell'etilene e un fiammifero?"

"Tipo qualcosa di più scollato. Tipo questo." Stefano riesuma, tra il carnevale di vestiti, un capo semplice e nero che potrebbe davvero piacermi.

Stefano mi sta leggermente meno antipatico di tutto il resto del mondo, ma solo perché ha la erre moscia e sembra disagiato come me nell'approccio alla quotidianità. Nessuno ha ancora capito se sia gay o solo molto sfigato con le donne.

"Seh, e poi le tatuiamo sul seno un bel: Fammi tua, Tommy D'Angelo, a caratteri gotici." Sibila Giulia. "Dai, non si fa. La scollatura al primo appuntamento non si fa."

Giulia invece la odio proprio.

Quasi quanto mia sorella. Diciamo che si contendono il titolo, ma solo perché Hera è la versione storpiata di me, odio leggermente di più lei.

Giulia è una nostra amica d'infanzia. Cioè, intendiamoci: era amica di Hera, per quello mi infestava casa da quand'era la copia di Hermione Granger, con il nasino all'insù e quell'aria di superiorità più grande di lei, ma poi crescendo ci ho fatto l'abitudine e ora la tratto come nient'altro che l'estensione della superficialità di Hera. Dove non arriva una, ci sarà sempre l'altra pronta a pensare a qualcosa di più insensato e mondano. Tipo a qual è la tecnica migliore per rendere l'effetto metallico su uno smalto opaco che però ci sta da Dio con la nuova borsetta.

Voi lo sapete? Io no, ma spero che i loro esperimenti da Piccolo Chimico facciano presto esplodere tutte le boccette di smalto su questi purulenti vestiti rosa.

Stefano mi guarda dispiaciuto, e si arrende alla sconfitta riponendo la maglietta nera.

Ste è il povero diavolo capitato in classe con noi in prima superiore. Ce lo siamo conteso per un po' di tempo, io ed Hera, ma alla fine abbiamo capito che il suo giusto ruolo era nel mezzo. Immaginate una bilancia. Immaginate me ed Hera come i due poli opposti e Ste il costante pesino che scivola ora di qua, ora di là, per far sì che tutto rimanga mediamente in equilibrio.

Ecco, il suo tornaconto personale della vicenda ci è ancora ignoto, ma tra le nostre ipotesi c'è: una cotta per Giulia, una cotta per Hera, oppure l'essere troppo gay per avere amici maschi.

Immagino che quando Hera avrà finito di torturare me e la mia vita sociale, andrà a inficiare la sua, ma per ora io sono la sua cavia preferita.

Perché lei è annoiata. Ed ha una vita vuota. Perché ha scelto di essere una gioiosa Barbie che si può permettere di prendere appuntamenti per gli altri, mentre passa il tempo a guardare i Simpson, uccidere criceti e smaltarsi le unghie dei piedi in pendant con quelle di Doppia G, che sarebbe appunto Giulia Giuliani.

Bleah, un brivido mi percorre tutta la schiena.

"Mettiti questo, vedrai che lo farai uscire di testa." Hera mi passa un vestito - dico, un vestito - color panna da cupcake e subito dopo mi rifila un coso grigio che non saprei nemmeno da dove si infila.

"È il cardigan abbinato." Spiega saputella, alla mia espressione esterrefatta. "Non offri la merce su un piatto d'argento, ma sotto la lana nascondi questo satinato che è tutto da interpretare. Che ne dici?"

"Dico che devi smetterla di guardarti i video di Chiara Ferragni anche mentre ti depili le ascelle."

"Almeno io le depilo, gioia."

"Gelosia... dei modelli... preesistenti..." Continua imperterrita Giulia. "Avversione... alla bellezza... oggettiva e alla cura... del proprio corpo."

"E tu che diavolo stai scrivendo, l'elenco della spesa di uno strizzacervelli?"

Giulia si sistema l'occhiale a goccia dai bordini rigorosamente dorati e mi fissa con sufficienza: "Sto progettando un lavoro per psicologia."

Giulia fa il liceo socio-psico-pedagogico, forse perché sa di essere tra i casi di psicopatici che studierà un domani.

"La prof ci darà un voto su una ricerca d'approfondimento personale e io ho deciso di incentrare la mia sul divario caratteriale tra due gemelle."

"Quali gemelle?" Chiede brillantemente Stefano, emergendo dai vestiti.

"Tu e io, ovviamente." Lo sfotte lei, come al solito delicata come un fiore.

"Ah." lui ci rimane male, e torna a mimetizzarsi con gli stiletto fucsia.

Hera sbuffa e mi spinge con vigorosità dietro l'anta dell'armadio: "Dai, goblin, vedi di muoverti! Tommy è qui fra sole quattro ore e noi dobbiamo ancora rifarti trucco e capelli!"

"Morirò." Sfiato e poi, scontrandomi con il mio riflesso da vera sfigata con zero vita sociale e una sorella che invidia segretamente, aggiungo un silenzioso 'magari', che mi fa apparire ancora più senza speranze e ancora più sola.


***

ANGOLO AUTRICI

Allora, che ne pensate di Ste e Doppia G e del loro Comitato? Ve li aspettavate due amici così? Credete che combineranno casini?

Mmm, probabile, se conoscete Daffy e C.

Cooomunque, per festeggiare il San Valentino vi confermiamo che sì: i prossimi 2 capitoli riguarderanno l'appuntamento tra Hestia (travestita da Hera) e Tommy e verranno pubblicati rispettivamente domenica 17 e martedì 19... siete curiosi di sapere come andrà? Secondo voi, Tommy si accorgerà dell'inganno?

Noi siamo davvero molto felici (non Felici) che ci stiate seguendo. Abbiamo ricevuto dei commenti e delle recensioni a cui provvederemo a rispondere nei prossimi giorni, nel frattempo grazie di tutto e alla prossima!

 💜💜💜

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Capitolo 5
*** Zero fatti propri ***


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5. Zero fatti propri

Hera

Io, Stefano e Giulia siamo appostati dietro la finestra della cucina come tre vecchiette di paese. Fissiamo ogni minimo movimento di Hestia, che nel mio vestito e truccata di un candido marrone chiaro non sembra nemmeno la seguace di Satana che è normalmente.

Se non sapessi che si tratta di mia sorella, la scambiarei per me. Beh, se fossi sotto l'effetto di qualche litro di alcol, sia chiaro.

Tommy la guarda come guarderebbe la sottoscritta, gli occhi a forma di enormi cuori rosa e un'espressione stupida sulla faccia.

Direi che siamo già a metà del lavoro.

La aiuta a indossare il casco, e mi piange il cuore vedere la sua magnifica capigliatura scempiata in quel modo, e subito dopo, una volta sulla moto, porta le mani di lei sui suoi stessi fianchi.

Hestia, ti prego, resisti a questo mondo crudele ancora per un po' e non farmi fare la figura dell'imbranata.

Non voglio essere testimone della rovina della mia reputazione, perciò, quando lei si aggrappa impacciatamente a lui, io scosto gli occhi da loro e li punto davanti a me. E poi con la mano saluto la vera vecchietta di paese, la signora Adeli, che, da buona telecamera di video sorveglianza, si assicura che il dio greco in motocicletta sia un tipo a posto.

Oppure sta fantasticando su di lui come ogni altro essere respirante, ma chi sono io per giudicare?

Una volta partiti, tiro un sospiro di sollievo e vado a sedermi al tavolo, seguita dai miei due fedeli compagni. "Ste, un bicchiere d'acqua, per piacere."

"Subito." Obbedisce lui, e quasi mi sento in colpa a sfruttarlo così. Ma questa è una situazione a rischio, perciò rimando il senso di colpa a più tardi e posiziono invece il mio cellulare sul tavolo. Lo osserviamo simultaneamente in supporto alla mia gemella, a cui abbiamo promesso il famoso aiuto da casa.

Bevo un po' di liquido fresco e congiungo le mani in preghiera. Io non voglio davvero emigrare in Honduras. Ho la pelle troppo delicata per un sole così forte. C'è il sole in Honduras, giusto? Più tardi farò qualche ricerca.

Passano diversi minuti di silenzio, minuti in cui io, Doppia G e Ste teniamo una veloce seduta spiritica affinché il piccolo Cuzco, dall'aldilà, protegga le nostre povere anime.

"Cosa state facendo? Dov'è Hestia?" Mamma entra in cucina e provoca un mini infarto a ognuno di noi. I miei due amici si limitano a salutarla e io, invece, mi trovo ad essere la persona designata a dare delle spiegazioni.

"È uscita con..." No, non crederà mai alla storia che Hestia sia uscita, con un ragazzo per giunta, nonostante sia la verità. "Non lo so, sarà in qualche bosco a fare un sacrificio umano o qualcosa del genere. Ha detto che torna dopo cena."

Questo mi sembra più che credibile.

All'improvviso lo schermo del cellulare si illumina e Giulia lo afferra d'istinto. Se lo porta in salotto, sul divano, e noi siamo costretti a seguirla. Ha la mia vita nel palmo della sua mano, letteralmente.

"Dice che sta per morire." Ci riferisce senza alzare troppo la voce.

"Oh, quindi sta bene." Concludo io, senza troppi giri di parole. Conosco mia sorella. Probabilmente è il suo modo per dirci che va tutto alla grande.

"Chiedile se lui le ha fatto complimenti per l'outfit." Suggerisce Stefano con così tanta urgenza nella voce che temo ne possa andare della sua santità mentale se non riceve un'immediata risposta.

"Outfit?" Ripete Doppia G, stringendo le labbra per trattenere una risatina di scherno. "Ma come parli?"

Mentre Ste fissa Doppia G in cagnesco, io mi riapproprio del telefono e leggo il nuovo messaggio di Hes.

"Vuole sapere qual è il suo colore preferito." Riferisco. Beh, certo, non può mica rispondere rosso sangue di neonato, è ovvio che le serva un suggerimento. "Giallo limone, come l'estate." Mimo con le labbra mentre digito.

"Ragazzi, rimanete a cena?" Domanda mia madre dalla cucina, che nel frattempo è stata raggiunta da papà, rientrato circa un paio di minuti fa limitandosi a un 'ciao' per salutarci. Sa bene che è meglio non disturbare il CCNR - Comitato Condigli Non Richiesti - quando è chiaro stia tramando qualcosa alle spalle di qualcuno. Deve averlo imparato per esperienza.

"Rimangono." Replico io senza nemmeno chiedere. Nessuno si alzerà da qui fino che non avrò la certezza che Hestia non mi abbia rovinato la vita. "Perché non mi scrive?" Piagnucolo poi a voce più bassa.

"Magari il giallo limone ha sortito l'effetto giusto e si stanno dando da fare." Suggerisce Doppia G, facendoci scoppiare a ridere. Come no, mia sorella che... Sto per vomitare. Cioè, non solo perché l'idea di un bacio tra mia sorella (panico) e Tommy D'Angelo (orrore) mi faccia rabbrividire, ma anche perché Hestia non bacerebbe mai nulla che non sia una croce al contrario, non so se ci siamo capiti. Quindi no, il mio stomaco non regge una tale fantasia, è ancora troppo delicato come quello di un bebè, mi spiace.

"Siamo troppo cattivi con lei." Dice Stefano di punto in bianco, piano piano, come se stesse rivelando una verità scomoda per tutti. "Dovremmo darle fiducia."

"Oh, sì, proprio una buona idea dare fiducia a un'incapace." Commento io e solo quando i miei pensieri si trasformano in parole mi rendo conto che forse ho esagerato. Abbasso lo sguardo sul telefono e noto un nuovo messaggio. Hestia, di nuovo. Le rispondo senza rendere pubblico il testo.

"Sai, Hera, a volte ho l'impressione che te la prendi con tua sorella semplicemente per sentirti migliore di lei." Stefano gira il coltello nella piaga e io mi limito a fare spallucce. Non mi va di affrontare questo discorso, anche perché non è affatto vero. Io sono migliore di mia sorella, punto e basta. "Riflettici su." Aggiunge.

"Finiscila, Russo, non sono affari tuoi." Lo rimprovera Giulia, rimettendolo immediatamente al suo posto. Non dico nulla, ma lancio un'occhiata al mio migliore amico. Vorrei che ogni tanto si ribellasse al modo in cui lo trattiamo, ma si limita semplicemente ad incassare il colpo senza nemmeno provare a difendersi.

"Vi lascio il telefono, ho bisogno di usare il bagno." Mormoro prima di alzarmi e percorrere il corridoio in silenzio. Entro nella piccola stanza e mi guardo allo specchio.

Poco fa, anche se non per molto, io e mia sorella siamo tornate a essere identiche. Stesso trucco sugli occhi, stessi vestiti da bambolina, stesso smalto rosa sulle unghie. E per un attimo ci ho pensato davvero, a quello che ha detto Stefano.

Sono davvero una persona migliore di lei?

***

ANGOLO AUTRICI

Dubbi esistenziali parte 1 di 1000 XD

Eh sì, è difficile da credere ma questa storia non è solo stupida. Parte con un'idea stupida, molto stupida, ed è popolata di personaggi stupidi (*coff coff, Tommy, coff coff*) ed è anche scritta da autrici abbastanza stupide, però in realtà offrirà alle gemelle, e magari anche a voi lettori, degli interessanti spunti di riflessione.

Del tipo: Ma allora Ste è veramente gay oppure no?

Cooomunque, noi ci vediamo domenica 17 con il prossimo capitolo, ovvero IL capitolo dell'appuntamento tra Hestia e Tommy. Bombardata di consigli del CCNR, riuscite a immaginare cosa potrà combinare la nostra adepta delle tenebre preferita?

Lo scopriremo presto. Nel prossimo capitolo ci sarà anche il calendario completo delle pubblicazioni di URCT fino al capitolo 10.

E con questo io e C. vi salutiamo e vi aspettiamo nei commenti!

Daffy e C.

***

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Capitolo 6
*** Zero dignità ***


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5. Zero dignità

Hestia

È possibile che mi sia appena uscito uno spaghetto dal naso?

Vedete, stavo ingoiando placidamente la mia ultima forchettata di pasta, quando gli zaffiri di Tommy mi hanno sfanalato addosso accompagnando un casuale e immotivato: "Sei davvero bellissima."

Io, che sono ancora convinta che Tommy sia a cena con me e non con la copia di Hera, mi sono soffocata credendo che ritenesse davvero bellissima Hestia Felici e di conseguenza, ho preso a tossire, ritrovandomi l'ottimo spaghetto alla carbonara in posti della trachea dove non dovrebbe stare. Ho bevuto, ma la bocchetta dello stomaco si era chiusa per procedure d'emergenza da morte imminente e allora l'acqua e lo spaghetto sono stati sparati insù uscendo dal naso come un geyser.

Ma questo Tommy non l'ha visto, perché si è alzato dicendo: "Hai bisogno della manovra di Heimlich?" Proprio mentre io prendevo sapientemente un fazzolettino dalla borsa Furla di Hera e ci cacciavo dentro tutto il mio disagio.

"No, figurati." Gorgoglio, ancora coperta dalla carta balsamica. "È che starnutisco in modo strano."

Hera mi scuoierà viva.

Tommy si riaccomoda poco convinto di fronte a me, e termina il suo risotto rimanendo in allerta, stranito. Io mi riassesto, scopro tristemente di aver tirato via cinque strati di fondotinta assieme a quel fazzolettino, poi torno ad attendere silenziosamente la seconda portata.

Ecco, è così che sta procedendo l'appuntamento del secolo: silenziosamente.

All'inizio ero così agitata che mi confrontavo con casa-base che neanche la Russia con le potenze limitrofe durante la Guerra Fredda, poi ho iniziato a notare che anche in paradiso sembrava esserci della confusione, così ho lasciato perdere.

L'ultimo consiglio da me richiesto era stato: Sta arrivando la cameriera, che diavolo ordino?

So che Hera ha tutte le sue paranoie alimentari, che ingoia solo certi tipi di pesce, che si ferma a ventotto pennette - e il resto le finisco io dal suo piatto -, che mangia solo un determinato numero di uova a settimana per non farsi venire i capelli grassi e altre mille stronzate del genere. Io sono come lei, quindi so per certo che ogni giorno si alza dal tavolo con un'implacata voragine nello stomaco, ma lei deve farsi vedere più ferrea di un'atleta e, soprattutto, migliore, quindi non mangia che pietanze sapientemente selezionate.

Avevo scritto ai miei amici solo per cercare di rimanere nel personaggio, ma poi avevano cominciato inviarmi una serie di istruzioni contrastanti, che mi hanno solamente confuso di più.

Evita il primo, un petto di pollo con limone e poco radicchio andrà benissimo.

No, no ascoltare Giulia! Prendi la pasta! La pasta col tonno!

Pasta col tonno a un appuntamento? Lo vuoi far morire? Non è che fanno la pizza, per caso?

Quelli erano, in ordine, Doppia G, Hera e Ste e i tre messaggi solo l'inizio della conversazione che non hanno ancora finito di intasare. Così mi ero detta: ok, senti, ordina quello che ti piace e ciao.

Siamo finiti a mangiare un raffinato risottino di zucca lui e spaghetti alla carbonara di primo e costata con patate al forno di secondo io. Più una fetta di tiramisù. Mai mi sono vergognata così tanto nella vita e, soprattutto, anziché battibeccare tra di loro, non potevano avvisarmi che gli spaghetti erano l'anticristo degli appuntamenti, quei tre?

"Hera con la H, ti vedo pensierosa." Osserva il mio ignaro accompagnatore, bloccandomi il tiramisù nell'intestino crasso. "Pago e poi usciamo per una passeggiata, ti va?"

Annuisco e, come ho fatto per le scorse due ore, taccio.

*

"Allora, ehm, mi avevano detto che eri un tipetto molto più loquace, a scuola." 

Tommy e io stiamo camminando lungo l'argine del Tevere. La serata è favorevole, la strada illuminata e il parcheggio dove abbiamo lasciato la moto non molto distante. È bello qui, direi rasserenante con un che di poetico, ma il mio stomaco non si è ancora ripreso e le labbra si sono incollate nella terribile e indomita paura delle relazioni sociali.

Per non dire di quello che mi farà Hera se le rovino la reputazione con qualche uscita infelice.

"Sai, ti metto like da un bel po', ormai, e ho visto che fai un sacco di cose, che hai molti interessi. Tipo... ti piace ballare, no? Hai proprio talento nel girare i video di Musical.ly, devo dirtelo."

Non ce l'ho fatta: mi sono lasciata scappare una risata rombante e l'ho trattenuta troppo tardi perché non mi uscisse dal naso un rumore molesto. Tommy crederà che io abbia seri problemi di sinusite, stasera.

"Ho detto qualcosa di sbagliato?"

Beh, Hera avrebbe riso allo stesso modo ricordandogli che non si chiama più Musical.ly, ora è Tik Tok, e comunque grazie, è tutto merito del filtro unicorno arcobaleno! Ma io? Io sono lontana anni luce da quella roba da spastici e l'unica app che conservo nel telefono è quella di Death Note dove annoto tutti coloro che vorrei che morissero (è troppo figo, perché puoi anche indicare quando e come... sto solo aspettando l'upgrade che faccia sì che si avveri).

"No, no, è solo che..." Mi ricompongo, sbatacchiando le ciglia come farebbe la mia simile. "Non si chiama più Musical.ly."

"Aaaah." A Tommy non frega nulla. "Ho visto pure le foto con il tuo ex."

Aaaah, il mio ex. Cioè, l'ex di Hera. Tasto dolente.

"Parlami di lui, così capisco con chi devo stare al passo." Butta lì Tommy, non rendendosi conto di risultare delicato come una palla da demolizione sull'impalcatura di una palafitta.

"Beh, ehm..." Mi faccio coraggio, ché tanto questa serata non potrebbe andare peggio e almeno Jacopo lo stronzo è un argomento di cui mi viene bene parlare. "Era più grande di me, facevamo un casino di cose divertenti, perché mi portava ovunque. Però, sai, non hai nulla da imparare da lui; diceva di amarmi ma l'unica cosa che gli interessava era avere al suo fianco la perfetta fidanzatina di cui vantarsi con amici e genitori. Nel frattempo mi cornificava ai festini universitari e mia sorella Hera- ehm, Hestia lo odiava. Sì, vedi, lei me l'aveva detto che era un poco di buono, ma io non la volevo stare a sentire, perché sono un po' oca e non la sto mai a sentire, però, ecco... lei è saggia, sai, lei sembra così sulle sue e oscura, ma in realtà ha una sensibilità particolare nei confronti del mondo e... e..." Alzo gli occhi su di lui. "Sto divagando."

"No, anzi..." Se la ride in un modo che mi fa salire la pelle d'oca anche dove non dovrebbe esserci. "Mi fa piacere starti ad ascoltare. Lo sapevo che sotto sotto avevi una parlantina killer."

"Parlantina killer a chi?" fingo di offendermi incrociando le braccia in questo goffo cardigan. "Ti faccio vedere io cosa è davvero killer!"

Ops, forse un po' troppo fuori dal personaggio.

Ma Tommy si è fermato, ha preso a guardarmi con quella faccia da pesce lesso super carino e ha piantato i diamanti sul mio viso: "Sei davvero bellissima..."

La sua mano è volata, leggiadra, a spostare una ciocca dei miei capelli e mi sono appena resa conto che si è avvicinato troppo, troppo pericolosamente alle mie labbra.

Io non ho il coraggio di baciare Tommy D'Angelo.

Hera l'avrebbe, ma io, purtroppo, non sono Hera.

"Torniamo a casa, ok?" Lo smonto, sgusciando via da sotto i suoi due metri di meravigliosità con il cuore a galoppo.

Lui rimane così imbalsamato per un po', poi si schioda da quella posa ad Arco di Trionfo e decide finalmente di riaccompagnarmi alla sicura, accogliente casa-base. Dovremo concordare sul fatto che se vuole continuare ad uscire con me-ehm con Hera, deve adottare un mezzo di trasporto che non mi costringa a stargli appiccicata come un koala.

*

"Non mi hai più scritto niente!" Urla quell'isterica da una camera all'altra, mentre si fionda per corridoi come una scheggia.

"Scusa, ero leggermente presa a cercare di rimanere in vita per tornare a raccontartelo di persona." 

Getto la sua raccapricciante borsetta di Furla sul mio copri-materasso a teschi e poi mi racchiudo all'interno del mio familiare, adorato, guardaroba nero.

Ah, pace per gli occhi.

"Tu non preferisci mai la vita alla morte, quindi dev'essere successo qualcosa di sconvolgente!" Dichiara Hera, palesandosi davanti a me con una maschera al guacamole che mi fa trasalire.

Guardo dietro di lei, a destra e sinistra: "Dove sono Ste e Doppia G? Ti hanno condito ai cetrioli per poi mangiarti per cena?"

"Abbiamo litigato perché avevamo pareri discordanti sul tuo-mio appuntamento."

"Ma non mi dire."

"Li ho cacciati e poi ho dovuto spalmarmi questa roba per evitare che mi uscisse uno sfogo da stress. Allora, dimmi che domani posso tornare a scuola senza che la gente mi crocifigga per aver traumatizzato Tommy D'Angelo."

"Puoi stare tranquilla." Le mostro il pollice insù e poi le scarico davanti al letto un plico di panni, tra cui la mia salopette preferita abbinata al dolcevita a strisce che fa molto carcerato stiloso.

"E questa roba cos'è?" Pronuncia con pause di schifo tra una parola e l'altra.

"Ti preparo i vestiti per domani." Le rispondo, pensando che, comunque, al di là dello spauracchio dello spaghetto e in seguito quello del bacio, ho amato ogni singolo secondo passato in compagnia di Tommy. "I tuoi lasciameli pure sul letto."

Esco dalla stanza per buttarmi sotto la doccia, mentre Hera rimane, attonita, a fissare il mostro che ha creato grazie al suo stesso, malatissimo piano.


***

ANGOLO AUTRICI

Ok, se non avete capito... il piano ha funzionato!

Hestia vuole vestire di nuovo gli abiti di Hera! Siete contenti? Hera sicuramente no; penso che stia davvero avendo seri ripensamenti circa il suo piano XD

La cosa positiva è che finalmente iniziamo ad entrare nel vivo della storia; adesso i capitoli si faranno via via più lunghi e i nostri beniamini interagiranno più spesso. Non solo, a partire dal capitolo 8, potreste conoscere qualcuno di nuovo o addirittura... riconoscere qualcuno di vecchio?

Chi di voi è stato più a contatto con me e C. in questi ultimi mesi forse si ricorderà di qualche strana richiesta fatta apparentemente a caso, oppure ricorderete uno degli spoiler rilasciati la settimana prima della pubblicazione, circa un eventuale ritorno al passato?

Vi lasciamo alla vostra memoria e, nel frattempo, alleghiamo qui il calendario dei prossimi 4 capitoli. I primi di marzo avrete anche il calendario dei successivi, ma è meglio che andiamo per gradi XD

19/02 - cap 7

23/02 - cap 8

27/02 - cap 9

01/03 - cap 10

Grazie mille per la lettura fino a qui e fateci sapere: voi siete più #teamhera o #teamhestia? Tranquilli, io e C. non ci offenderemo... al massimo una di noi ucciderà l'altra.

Alla prossima!

Daffy e C.

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Capitolo 7
*** Zero buonumore ***


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7. Zero buonumore

Hera

Apro gli occhi e maledico me stessa.

Mi alzo dal letto e maledico mia sorella.

Mi guardo allo specchio e... No, non posso maledire nessuno davanti a cotanta bellezza.

Mi faccio una doccia, mi vesto e maledico Tommaso D'Angelo.

Posso andare in giro vestita come un'anima persa tra i peccatori dell'inferno dantesco? Devo uscire di casa con questa roba addosso e con...? Non ci voglio pensare.

Mi faccio il segno della croce.

Hestia entra in bagno, fresca come una rosa. Indossa i miei jeans azzurro chiaro modello boyfriend - ah, che burlona - e il mio top bianco con i laccetti sulla schiena. Si trucca canticchiando, ripeto, canticchiando, e si spazzola i capelli con la mia spazzola verde pastello.

E io sono vestita come una maledetta zebra in salopette!

"Metti un po' di kajal nero sugli occhi, Hera." Mi consiglia candidamente. Sorridendomi pure. "Oh, hai già quel velo di omicidio negli occhi, stai andando benissimo!" Cinguetta entusiasta.

"Entro stasera sarò figlia unica." La minaccio a denti stretti, prima di sbuffare e tentare di disegnarmi sulla faccia quel misto tra vampiro e panda agonizzante in via d'estinzione che è perennemente presente sul viso di mia sorella. Lei nel frattempo è uscita ed è andata a chiacchierare amorevolmente con nostra madre, che probabilmente non si è nemmeno accorta dello scambio.

Ringhio sottovoce per tutto il tempo che passo andando in giro per la casa a cercare pretesti per non ammazzare la mia gemella, ma proprio mentre sono in camera mia a mettere i miei libri nello zaino a scacchi neri e bianchi di Hestia, mi accorgo che lo schermo del mio cellulare è acceso e su di esso campeggia un messaggio.

Tommy D'Angelo mi ha appena mandato il buongiorno. Cioè, l'ha mandato a Hestia, che poi sarei io. No, aspettate, Hestia è me.

Santissimi numi conosciuti e sconosciuti, ho bisogno di una seduta dal mio terapista.

(In realtà io non ho un terapista, ma fa così chic dichiarare di aver la necessità di parlare con lui in tono drammatico.)

Beh, comunque, dicevo che Tommy mi ha mandato un messaggio con tanto di trentasette cuoricini annessi. Sì, li ho contati.

Il ragazzo si sta facendo prendere la mano, a quanto vedo.

Dovrei dirlo a Hestia?

Nah. Me ne dimenticherò fino a domani, come vendetta per avermi conciata come una disadattata sociale.

Buongiorno 💜, gli rispondo, limitandomi a un cuoricino solo. Un cuoricino viola, per far sì che non fraintenda con quello rosso.

Poggio il telefono sulla scrivania e riprendo a sistemare le cose nella cartella, ignorando la voce di mia sorella in sottofondo che probabilmente ora è passata a parlare al telefono con Ste. Gli sta raccontando la serata, nei dettagli. Dettagli che a me non ha svelato, la maledetta. Dobbiamo fare un discorsetto.

Sto per precipitarmi nella sua stanza come un uragano nero in cerca di vendetta, ma la vibrazione del mio cellulare mi costringe per la seconda volta a dar retta al mio quasi fidanzato. Al fidanzato della mia gemella cattiva, volevo dire.

Grazie per la serata di ieri, Hera con la H. Rifacciamo? Alzo gli occhi al cielo con così tanto trasporto che non mi stupirei se rimanessero bloccati all'indietro. Non rispondo. Che rimanga sulle spine, così impara a non far innamorare mia sorella e a far di conseguenza pagare tutto a me.

Ok, l'idea è stata mia, ma dettagli.

"Muoviti, piccolo demone arrivato dal regno dei morti per rovinarmi la vita!" Sbraito verso la stanza di quest'ultima. Prendo una ciambella glassata dalla credenza e saluto a malapena mamma, che mi guarda stranita. Mi sento così sotto pressione, che sto ingurgitando una quantità spropositata di carboidrati e zucchero raffinato. Se avrò uno sfogo sulla faccia, sarà tutta colpa della vita sentimentale di Hestia.

"Arrivo, arrivo, nuvoletta di zucchero filato!"

Giuro che la uccido. Lo giuro.

Sono sicura che ci sia stato uno scambio di culla in ospedale il giorno in cui siamo nate. E non mi interessa se siamo identiche e questo dovrebbe togliere ogni dubbio su un eventuale sbaglio, lei non può davvero essere l'individuo con cui condivido il mio patrimonio genetico. È scientificamente impossibile.

Io e la mia aura di morte ci trasciniamo insieme a quell'ammasso di cuoricini rosa ambulante di mia sorella verso la fermata dell'autobus. Quando vi metto il piede sopra, vedo il mio riflesso nel vetro del finestrino dal lato opposto e ho la conferma che mi sono calata bene nella parte.

Odio me e l'universo tutto.

Mi siedo il più lontano possibile da Hestia, la quale oggi sembra aver risucchiato tutta l'energia positiva presente in casa, me compresa. La fisso a distanza, continuando a farlo anche una volta che arriviamo al Petrarca.

Non appena varchiamo il cancello, individuo Tommy vicino alla sua moto, la sua bocca si apre in un sorriso vomitevolmente perfetto una volta che si accorge della mia presenza. Di quella di Hera. Scusate.

Le fa un cenno con la mano e lei esplode in una nuvoletta di arcobaleni e coriandoli rosa confetto. Lo raggiunge e gli sbatte le ciglia davanti alla faccia, cosa che contribuisce a far sciogliere l'idiota in una pozza di succo alla fragola. Che coppia meravigliosa.

Io continuo a strisciare i piedi verso l'ingresso principale, davanti al quale, come ogni mattina, sosta parte del CCNR, ossia Stefano e Giulia. Li saluto con la minaccia di strangolare qualcuno prima della fine della giornata scolastica, e loro ricambiato rispettivamente con un wow, bel look e un hai l'aria di qualcuno che nel tempo libero sacrifica cerbiatti.

Grazie per il supporto, ragazzi, ve ne sono grata.

Ancora prima che io possa sputare fuori una risposta pungente come il paletto che se potessi userei per trafiggermi il cuore, Hestia e Tommy fluttuano davanti a noi chiacchierando spensieratamente. Oh, però lui si accorge di me. Eccome se se ne accorge!

Infatti si gira a guardarmi. Alza la mano destra. Sorride.

"Ciao Ermes!" Esclama, sparendo subito dopo nell'atrio, ma continuando a sovrastare tutti gli altri studenti con quella testa vuota.

Beh, che dire?

Spero che si lascino.

***

ANGOLO AUTRICI

Ok, Hera, forse, effettivamente, il tuo piano faceva schifo XD

Anzi no, dai, in realtà non era un piano malvagio, ma a quanto pare si sta ritorcendo contro il suo artefice e in questi casi non è mai una buona cosa... litigio apocalittico in vista? Probabile. 

Il prossimo capitolo, che uscirà sabato 23, rappresenta un momento molto speciale per me e C. La scrittrice del cap sarò io, mentre la meravigliosa idea è di C., il che ci porta a dover nominare anche un terzo collaboratore che ha inconsapevolmente aiutato nella stesura del capitolo. Non avete ancora capito? Beh, lo scoprirete fra qualche giorno!

Ma preparatevi; potreste dover fare un salto nel tempo, quindi chi o cosa sperate di leggere che arrivi direttamente dal passato?

Per oggi da noi è tutto; speriamo che il cap vi sia piaciuto e che continuerete a dare supporto a questa storia :)

Daffy e C.

*

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Capitolo 8
*** Zero autenticità ***


URCT 8

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8. Zero autenticità

Hestia

Ho passato così tanti anni della mia vita a osservare quanto facesse ribrezzo la spumosità di Hera che ora riesco a imitarla benissimo. Ho imparato ad essere lei per osmosi, quindi so esattamente che cosa farebbe e che cosa direbbe in qualsiasi situazione, quindi so finalmente come piacere a Tommy.

Bastano zucchero, cannella e ogni cosa più bella! Che nella vita reale si traduce in uno scossone di capelli di qua, una frusciata di ciglia di là e il gioco è fatto. Semplice! Era davvero, da sempre, così semplice.

Comunque, ora che lo conosco un po' meglio di qualche eeeeh prolungata davanti alle macchinette, non capisco come ho fatto a invaghirmi di un esemplare maschio come Tommy. È banalmente tutto ciò che ci si aspetta da un personaggio stereotipato di bassa letteratura: occhio azzurro, capello biondo e cromosoma y in qualsiasi gesto o parola. Più, il debole per le fighette formato pasticcino come Hera.

Ma è. Così. Bello.

"Hera con la H." Mi riscuote con il suo timbro vocale da Joe Jonas maturo. "Allora, devo venirti a prendere oppure no?"

"Dove?" Gli domando, attanagliata dalla nefasta sensazione di essermi persa parti cruciali del discorso.

"Nel castello fra le nuvole in cui ti sei persa!" Ridacchia, logico, dandomi un colpettino sulla punta del naso che fa sciogliere me e di riflesso tutti i kajal neri che conservo sulla scrivania e di cui sento la mancanza da un po'. Uff... uno come Tommy non darebbe mai un buffetto sul naso a una come Hestia, che si contorna abitualmente di kajal pure sul naso.

Non è vero, ma era per rendere l'idea.

"Ci vediamo dopo, ok?" Mi saluta accorgendosi dell'ora che ci è leggermente sfuggita. "Alla conferenza."

Conferenza? Oh sì, la conferenza con l'autrice emergente a cui sono invitate le classi quarte dei licei umanistici del quartiere. Sono felice solo perché potrò passare un'ora nella dispersiva aula magna del Petrarca a dormire. E comunque, io non mi faccio mai castelli in aria. Quando sono assente è perché sto pensando a chi uccidere e come (ricordate l'app di Death Note, no?) e in questo momento Hera è in cima alla lista (come spesso accade).

Perché? Perché guardatela! Mi sta facendo apparire ancora più morta di quanto sia in realtà! Se io con lei sto facendo un lavoro divino, lei con me per niente. Direi che si è impersonificata fin troppo in un Tristo Mietitore infelice di essere al mondo, che attualmente sta strascicando le catene sul pavimento scolastico manco fosse il fantasma di Canterville. E questo è perché il mio personaggio le sta bene addosso, ne sono sicura. 

Non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma in fondo in fondo, sta godendo di riuscire finalmente a canalizzare il suo lato oscuro, perché se è vero che tutti ne abbiamo uno, allora anche lei ne ha uno, più o meno pronunciato. Ha sempre tenuto l'impalcatura di questa primuletta primaverile in ballerine e gonnella, ma, specialmente dalla sua rottura con Jacopo un anno fa, ha iniziato a sperimentare cosa siano solitudine e sofferenza, solo che non si addicevano per nulla al suo bel faccino e quindi ha tentato di sopprimerle sotto i chili di Fiorucci Glitter al saccarosio puro.

È da ben dodici mesi che rifiuta i numerosi flirt dei numerosi baldi giovini da cui è accerchiata, il che la fa essere uno stereotipato personaggio femminile di bassa letteratura, riducendola a barcamenarsi con difficoltà tra le infinite richieste dei fan scacciandole superficialmente come una baronessa annoiata. Credo che alla lunga questa routine stanchi; ecco perché ha architettato tutta la storia dello scambio. Maledetto Jacopo, non poteva semplicemente rimanere tra le palle così lei non veniva a romperle a me?

La campanella suona e sobbalzo rendendomi conto che è già la terza ora. Così tutta la processione di studenti caproni scende in aula magna e noi del CCNR, Comitato Consigli Non Richiesti, ci raduniamo sapientemente lungo quattro sedie attaccate in ultima fila. Speravo di finire accanto a Tommy, ma al di là di me - cioè di Hera -, lui ha anche altri interessi, tipo amici e giochi sul telefono in cui avanzare di livello durante queste adunanze socio-culturali che non fregano a nessuno.

"Buongiorno." Tuona la preside, come sempre senza troppi convenevoli. "Grazie per la vostra partecipazione. Ora richiederei un po' di silenzio per dare il benvenuto alla nostra ospite, l'autrice emergente, Marinella Argenti."

Qualcuno in prima fila applaude e una nanerottola che distinguo appena tra le teste di studenti si fa strada verso il palco dell'auditorium. Peccato che sia, appunto, un palco, che lei non se ne accorga e che ciò la faccia inciampare scatenando l'ilarità di un coraggioso spettatore.

Costui deve per forza non sapere che la nostra preside boccia in tronco chi osa ridere davanti ai suoi invitati d'onore e, infatti, sporgendomi per guardarlo, noto che è uno straniero alto quasi quanto Tommy, con i capelli neri un po' arruffati sulla testa e due comunissimi occhi verdognoli. Occhi che posati sulla conferente, tuttavia, provocano in lei un discreto rossore e un conseguente: "Idiota!" sibilato appena nel microfono.

Questa tizia già mi piace.

La ragazza si ricompone tentando altrettanto goffamente di abbassare l'asta del microfono. Il moro, che intendo essere suo fidanzato o boicottatore, non interviene e allora lei stacca l'apparecchio dalla sua sede e se lo porta alla bocca, guardando prima lui nelle file davanti: "Grazie mille, Zingaretti, davvero." E poi noi del pubblico: "Ciao a tutti."

La preside incrocia le braccia in un'esalazione polmonare da toro di Pamplona.

Marinella Argenti, in Autrice-emergente-che-la-preside-ha-chiamato-per-fare-da-esempio-a-noi-caproni, inizia dunque il suo discorso previamente preparato, ma dopo nemmeno una decina di frasi si rende conto che quasi nessuno la sta ascoltando. Allora lascia repentinamente il registro formale per favorire un colloquio a briglie sciolte, comprensivo di moderato turpiloquio, in modo da catturare l'attenzione e scendere su un piano a noi più familiare. Ci narra di quanto avesse sognato questo momento ancora prima di iniziare a scrivere il suo libro e di come abbia impiegato mesi a scegliere l'abbigliamento che avrebbe indossato oggi.

È un po' fuori di testa, la tizia, ma mi piace... mi piace davvero. Se avessi un'amica come lei e non un führer come Hera, un invertebrato come Ste e una piattola come Doppia G, la mia vita potrebbe essere davvero più allegra. Alla fine riesce davvero a tenerci con il fiato sospeso, perché svela saggiamente solo tre quarti della trama del romanzo, negandoci il finale cosicché finiremo tutti alla Feltrinelli per fare incetta. È piuttosto scaltra, anche se non sembra, così decido di seguirla anche per tutta la seconda parte della presentazione, dove parla di come ha capito di avere la vocazione per la scrittura, come ha gestito la stesura del romanzo e infine tutto l'iter editoriale a cui è andata in contro. Un vero disastro, da come ce ne parla in tutta onestà, e sento la preside raspare il pavimento con i tacchi, sicuramente pentita di aver scelto, in realtà, un esempio diseducativo.

Ma la folla è sinceramente affascinata da lei e dalle occasionali uscite del suo Zingaretti - che a occhio e croce pare ugualmente un classico stereotipo maschile di bassa letteratura - tanto che al momento delle domande si verifica un fenomeno raramente testimoniabile tra le pareti dell'auditorium del Petrarca: vero interesse.

"Prego, tu con la maglietta rossa." Dà la parola Marinella, indicando un punto in mezzo agli studenti. 

Una ragazza si fa passare il microfono e poi chiede, curiosa: "Come sarebbe stata la tua vita senza il supporto dei tuoi amici?"

Mi volto istintivamente verso il Comitato: Hera sta piegando a fisarmonica la manica a strisce bianche e nere del mio dolcevita, per farlo risultare ora tutto bianco, ora tutto nero, Giulia sta fissando la conferente con disprezzo perché nessuno può avere più successo di lei a parità di mezzi e Stefano, beh... Stefano è quello più vicino a me e si sta solennemente scaccolando.

"Ste, ti prego!" Lo richiamo, spingendogli in giù il braccio.

Lui mi guarda con aria trasecolata e poi interviene, piano: "A volte dimentico che siete invertite e quando Hera esercita violenza su di me come farebbe Hestia, la testa mi va in cortocircuito."

"Perché, ti sogni una Hera più trasgre che ti riservi il bel faccino ma i modi da fustigatrice?"

"No!" Arrossisce furiosamente Stefano, e io, per l'ennesima volta, non riesco a capire se sia gay, etero o semplicemente asessuale. 

"Un'altra mano alzata là in fondo!" 

Noi del Comitato moriamo d'infarto quando Marinella fa arrivare il microfono a Giulia, costringendo tutto il corpo studenti a voltarsi verso la nostra direzione. Tommy si accorge che ci sono e allora mi fa un salutino con la mano.

Ma bello lui!

Anche io arrossisco e raggiungo le profondità della sedia assieme a Stefano.

"Questo giochetto farà stare male un sacco di gente." Premonisce lo sciamano qui al mio fianco, sussurrando appena, come Grande Piuma Di Falco di fronte al falò della vita e della morte.

"Parla per te. Io sto benissimo." Gli rinfaccio con la bile in gola e il terrore che prima o poi Tommy scoprirà l'inganno disinnamorandosi all'istante e usando quel conturbante salutino per mandarmi al diavolo. Ops, forse Ste ha ragione.

"Volevo sapere." Gracchia Giulia, sistemando sciccosamente l'occhiale a goccia sul nasino nobile. "Avresti mai pensato che questo tuo libro avrebbe avuto un tale successo?"

Ovviamente lo chiede in modo scettico e mentre Marinella farfuglia cose, lei prende appunti scuotendo la testa come se la sua teoria del 'ti sei comprata i lettori' fosse tutta confermata in quella risposta.

Io faccio un sospiro e Stefano lo emula condendolo con uno schiocco di lingua da pensionato polemico.

"Che c'è?" Gli domando in un soffio.

"C'è che a volte è davvero insopportabile."

"Doppia G?"

"E chi, sennò? Non so nemmeno perché sia nostra amica."

"Perché ci siamo spontaneamente e reciprocamente scelti in un mucchio di persone per nulla affini, da bravi amanti del dolore."

Ste mi guarda con la faccia da vomito.

"Anche io non la sopporto." Aggiungo, per solidarietà.

E allora torna a fissare la sediolina davanti con nuovi spunti di riflessione.

Le domande continuano ancora per un po', alcune interessanti, altre meno, fino a una la cui risposta mi incuriosisce molto. Un ragazzo in terza fila - che tra l'altro è il mio partner nella ricerca di scienze per i punti extrascolastici che non sto più calcolando a causa dello scambio, ma dettagli - le ha chiesto se è felice oppure se ha qualche rimpianto, e lei ha spiegato, radiosa, che è piena di rimpianti, ma che sono il motivo per cui ora è così felice. Nessuno ha capito, ovviamente, ma poi grazie a una serie di esempi, ci ha illustrato come gli errori commessi siano stati lì per lì dolorosissimi e che potendo tornare indietro, li correggerebbe sicuramente. Solo che non si viaggia nel tempo, e, tutto sommato, quegli sbagli le hanno battuto, mano a mano, un sentiero in salita verso la persona che è ora, della quale si ritiene ampiamente soddisfatta.

Io e mia sorella ci scambiamo uno sguardo un po' freddo: nessuna di noi, al momento, è soddisfatta della persona che è, sia con i propri abiti che con quelli altrui.

"Qual è il momento che ha segnato maggiormente la tua vita?"

Oh, ma io riconosco questa voce da Joe Jonas maturo!

Mi impenno sulla sedia per accertare i miei sospetti e scopro con rinnovato candore che a parlare al microfono è stato niente meno che il bambolotto senza originalità che riesce invariabilmente a surriscaldarmi le ovaie ogni volta che respira.

Credevo non pensasse con il suo cervello... e allora come mai ha partorito questa domanda?

"Il vero segreto è l'autenticità." Decreta Marinella, sciogliendosi del tutto con il suo pubblico e risultando per un attimo quasi materna. "Il momento in cui ho capito di poter e dover essere me stessa, senza temere chi sono davvero, ha dato la vera svolta alla mia vita."

Il moro dagli occhi verdi in prima fila tossicchia e lei ritratta: "Beh, ci sono stati anche mille altri momenti fondamentali, ma questo è quello di cui posso parlare a un pubblico minorenne."

Tutti ridiamo, eccetto io e mia sorella Hera, che nuovamente scambia un'occhiata con me, ancora più imbarazzata di prima.

Autenticità, eh? 

Essere se stessi...

Nessuna di noi due, ora come ora, ha la più vaga idea di cosa possa significare.

*

All'uscita di scuola, Tommy il meraviglioso mi fa una sorpresa alle spalle e io quasi decedo appena me lo trovo così vicino, convinta che sia venuto a fare un'imboscata a Hestia Felici.

Ma per piacere, su.

"Allora, Hera con la H!" Intona, con le sue vibranti corde vocali. "Ti sono mancato in queste lunghissime cinque ore?"

"Hai voglia. Ho inciso ogni mezz'ora sul banco, con un taglierino."

Il personaggio, Hestia. Il personaggio.

"Ma che simpatica..." Accenna Tommy, con lo stesso sorrisetto divertito che gli avevo visto fare quel giorno alle macchinette. "Tu mi sei mancata."

"Ah sì?"

"Mh-mh." Annuisce attirandomi a sé per guardarmi meglio, un po' come il lupo di Cappuccetto Rosso, però con intenzioni più porno. "Mi aspettavo qualche considerazione, invece non mi hai detto niente dell'appuntamento di ieri..."

Ah, quello del bacio rovinato sul lungo Tevere! Quello dello spaghetto assassino!

"Un amore." Rivelo, sbatacchiando le ciglia per compensare la mia pochezza di spirito. "È stato proprio un amore."

Lui stira quelle labbra da lupo-cacciatore-Joe Jonas sexy in un sorriso un po' marpione: "Mi fa piacere... perché si dal caso che voglia ripetere."

"Ri-ri-ripetere?"

"Certo, te l'avevo scritto pure stamattina nel messaggio, no?"

Quale messaggio?

Oooh... Hera.

E questo era un ringhio rabbioso rivolto alla stronzetta che messaggia con il mio quasi fidanzato senza dire nulla.

"Certo, il messaggio! È vero! Io... è che mi serviva del tempo per organizzare."

"Organizzare cosa?"

Il mio funerale dopo che per la seconda volta avrò rifiutato di baciare la tua rosea boccuccia di fragole, facendo passare Hera per una frigida e Stefano per un latin-lover, in confronto a me.

Oh, però belli i funerali!

"Il... ehm... l'appuntamento. Organizzare l'appuntamento."

"Ah, volevi decidere tu? Benissimo!" Si entusiasma Tommy. "Dove mi porti?"

Avvisto la ragazza simpatica del libro uscire dalla scuola e improvvisamente le sue parole mi rimbombano nella testa: Il segreto è l'autenticità.

"Da Burger King."

"Burger King." Ripete, piatto, come se avessi appena bestemmiato. "Tu. Da Burger King."

Ok, Tommy è decisamente sconvolto.

Ma subito si rende conto di essere parso maleducato, quindi cerca di salvarsi in corner: "Cioè, non sto dicendo che sei grassa."

"Eh?" 

"Beh, l'altra volta hai ordinato carbonara e costata di maiale spiegandomi che mangiavi quelle porcherie in via del tutto eccezionale a causa del ciclo mestruale che ti era appena venuto, ma ora... insomma, il ciclo dev'essere passato e a quanto so dalle tue stories, tu non mangi mai ai fast food, preferisci la pasta col tonno e non più di un'uovo e un tuorlo alla settimana. Con questo non dico che tu sia grassa, solo che non ti facevo tipa da Burger King."

Allargo gli occhi: wow, è informato il ragazzo. Molto più di me sulla mia stessa gemella. 

"Oh, beh, allora..." Farfuglio, ormai certa che Hera mi impaglierà per poi aggiungermi alla sua collezione di finte pellicce. 

Ma Tommy mi vede in difficoltà e per pura pietà mi corre in soccorso.

"Dai, andata per il Burger King." Decide, con un sorriso che riduce il mio stomaco come i sacchetti sottovuoto che usa mia madre durante i cambi armadi. "Ti passo a prendere in moto, venerdì sera alle otto?"

Ehi, ciccio, venerdì sera danno Il Giardino delle Torture su Rai Movie e tu non mi puoi volatilizzare così l'attesa di più di una settimana e l'opera di convinzione ai miei per lasciarmi libera la tv giusto quell'unico giorno su trecentosessantacinque!

"Facciamo a pranzo, magari?" Rilancio, preoccupata per il mio amato giardino delle torture.

"E pranzo sia." Mi concede con la sua incommensurabile figaggine, lasciandomi un mortale bacino sulla guancia prima di andarsene.

Sì... questo è il vero giardino delle torture. Vedere che mi sto friggendo come una patatina di Burger King in tonnellate di olio bollente e sapere che appena si renderà conto dell'inganno, Tommy mi mollerà lì ad appassire sul piatto, perché lui non è un tipo da ragazza che ama Burger King, kajal esagerato intorno agli occhi e Il Giardino delle Torture di venerdì sera, su Rai Movie.

Lui è un tipo da Hera. E con questo ho detto tutto.

*

ANGOLO AUTRICI

Vi avevamo detto ritorno al passato e così fu!

Non preoccupatevi, se c'è qualcuno di voi che non ha la minima idea di che cosa stiamo dicendo, è tutto normale. Il 'ritorno al passato' non è altro che la comparsa di due personaggi, Marinella Argenti e il suo fidanzato/boicottatore, che hanno fatto parte di una storia di Daffy. Una storia molto molto breve che contiene pochissimi personaggi e non è mai stata pubblicata da una casa editrice. Ecco.

Se vi interessa, si intitola "Io e te è grammaticalmente scorretto" e potrete trovare tutto a riguardo sui profili EFP e Wattpad di Daffy. Ma vi suggeriamo di non farlo.

Detto questo, speriamo che il capitolino vi sia piaciuto. Al di là dell'intervento di Nelli (=Marinella Argenti), a cui hanno inconsapevolmente contribuito le ragazze del gruppo Telegram che ringraziamo infinitamente (💜), ci sono qui sopra anche altri elementi interessanti.

Per esempio, la cottura a puntino di Hestia nei confronti di Tommy. O l'assurdo livello di stereotipo incarnato da Tommy. O il lato oscuro di Hera. O la saggezza di Ste. O l'appuntamento da Burger King e il Giardino delle torture.

Mhm, definitivamente il Giardino delle torture. Quello sarà davvero interessante.

Bene, amati lettori. Vi lasciamo qui in attesa del prossimo capitolo che riserverà alla nostra cara Hera una sorpresa non da poco... no no, per niente da poco. Chissà di che si tratta.

Ci leggiamo il 27,

Daffy e C.

P.S. Guardatevi dal Giardino delle torture.


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Capitolo 9
*** Zero voglia di studiare ***


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9. Zero voglia di studiare

Hera


A volte, la vita ti mette di fronte a situazioni assurde, situazioni che non avresti mai pensato potessero capitare, o almeno non a te. Come quando, guardando il telegiornale mentre ceni, ascolti una notizia così lontana dal tuo piccolo e personale ecosistema, che te ne dimentichi dopo pochi minuti.

Ebbene, il mio piccolo e personale ecosistema è appena stato messo a dura prova da un individuo di dubbia provenienza che ora è in piedi davanti alla porta di casa mia e mi chiede di entrare.

"Chi saresti, scusa?" Gli domando a braccia incrociate, in piedi a sbarrargli l'ingresso. "Nel caso volessi propormi di entrare in una setta, puoi star certo che la risposta è no."

Lui scoppia a ridere. Come se quella irragionevole qui fossi io.

Ditemi, dareste libero accesso a un tizio con la cresta fucsia così alta da fare l'occhiolino a Marte e con delle spesse righe nere nella rima inferiore degli occhi? Per non parlare delle catene saldamente attaccate ai passanti dei jeans neri, così stretti da fermargli probabilmente la circolazione del sangue.

"Sto cercando Hestia, dovevamo vederci per il corso extrascolastico di scienze. Sei sua sorella?"

Ora è tutto chiaro. Che stupida. Era ovvio che cercasse la lontana cugina di Dracula.

"Non si vede?" Gli chiedo di rimando. Oltre a essere vestito di dubbio gusto, è anche poco sveglio. "Oh, giusto, probabilmente non l'hai mai vista senza quella robaccia nera sulla faccia. Comprensibile."

"Hestia è in casa?" I suoi occhi cercano disperatamente il viso cadaverico di mia sorella, alle mie spalle. Okay, forse sono stata un po' troppo brusca. "Dovevamo..." Non riesce a reggere il mio sguardo, così lo punta sui propri anfibi neri. "...studiare."

E quella creatura del demonio di mia sorella, invece di avere la decenza di avvisarmi che il suo amico psicopatico sarebbe arrivato a casa, è uscita con Tommaso D'Angelo.

Bel lavoro, Hestia, bel lavoro.

Ora, potrei semplicemente dire a Punkie - ho deciso che questo è il suo nome, visto che non si è nemmeno presentato - che mia sorella, da brava incapace a gestire qualunque tipo di relazione sociale, si è dimenticata del loro appuntamento ed è uscita con un pino silvestre dagli occhi azzurri fingendosi la sottoscritta, ma per una sola e irripetibile volta, decido di fingermi una buona sorella. Diciamo che le devo il favore di un 8 in storia che mi ha fatto prendere stamane, mentre era travestita da me.

"Deve essere in camera sua, vado a chiamarla." Mento. Lo lascio passare e gli indico il divano. "Siediti lì e non muoverti. Hestia arriva subito." Gli ordino, e subito noto la sua espressione diventare più tesa. Annuisce più volte e obbedisce senza fiatare.

Cammino fino alla stanza di mia sorella con molta calma, per impazzire solo quando ho chiuso la porta dietro di me.

Spalanco le ante del suo armadio e mi trovo di fronte a un buco nero. Se ci saltassi dentro, con molte probabilità finirei a Narnia.

Potrei prenderla in considerazione, nel caso il viaggio in Honduras non andasse a buon fine.

Mi infilo una felpa nera sopra alla canotta rosa e cambio i miei pantaloni bianchi con dei leggings di cui non menzionerò il colore per non essere ripetitiva. Infine, aggiungo l'essenziale tocco pugno sugli occhi con una qualunque matita nera presa dal cassetto di Hestia. Sono così fuori di me, che devo solo sperare di aver effettivamente usato un cosmetico e non un carboncino da disegno.

Mi guardo velocemente allo specchio, cancello qualunque traccia di gioia di vivere dalla faccia, e vado in salotto. Punkie è esattamente dove lo avevo lasciato.

"Hera mi ha detto che sei venuto per studiare." Al suono della mia voce, lui sussulta. È di spalle rispetto a me, così si alza in piedi e mi raggiunge. Basta un'occhiata per notare che è molto più rilassato di poco fa.

Hera intimidisce le persone. Ne prendo nota mentalmente come farebbe Giulia. Dovrei riferirle la diagnosi, più tardi. Potrebbe esserle utile per la psicanalisi che sta portando avanti su me ed Hestia. Sto divagando.

"Ciao Hes." Mi saluta. Si mantiene comunque a distanza, ma almeno ora sta sorridendo. Apre la zip del suo zaino, sorprendentemente verde fluo con vari segni del tempo sopra, ed estrae una pila disordinata di fogli. "Ti ho portato qualche appunto."

"Qualche?" Prendo in mano l'intera copisteria stracolma di scritte e la prima cosa che mi salta agli occhi è il suo nome scritto in alto a destra. Domenico. Il che è una figuraccia risparmiata, credetemi. Anche se credo continuerò a chiamarlo Punkie.

"La settimana scorsa avevi detto di non averci capito nulla, ricordi?" No, non ricordo. Non ero in me la settimana scorsa. Ah, che simpatica.

"Sì. Certo che me lo ricordo." Come no. "Vieni, mettiamoci sul tavolo della cucina."

*

Non saprei spiegare come sia successo o in che modo io sia sopravvissuta a un approfondito studio sui mitocondri (onestamente, a qualcuno importa di loro? A me no di sicuro), ma finalmente posso chiudere il libro, che per fortuna ho presto individuato negli inferi formato camera da letto di Hestia, e tornare alla mia amata solitudine. Potrei fare un lungo bagno caldo per provare i nuovi sali rosa dell'Himalaya oppure spalmarmi sul viso l'unguento all'argilla che ho comprato qualche giorno fa. Questa situazione mi sta procurando non poca tensione e voglio assolutamente prevenire le imperfezioni da stress.

"No, no, no!" Mi ferma Mr. Capelli Sobri. "Manca il capitolo sulle cellule vegetali!"

A qualcuno importa qualcosa delle cellule vegetali? Perché, ancora una volta, sono abbastanza certa di poter vivere senza saperne nulla. Davvero.

Decido che la soluzione più appropriata al problema è spalmarmi sul tavolo con le braccia incrociate sotto la testa. "Punkie, sono troppo stanca. Salvami." Mugolo, sperando di suscitare un pizzico di pietà in lui. Sporgo persino il labbro inferiore in un tentativo di corruzione.

"Punkie?" Ripete lui, e sono sicura di aver visto un piccolo e invisibile sorriso flashare sulle sue labbra per mezzo secondo. "Hai dimenticato come mi chiamo?"

"No, Domenico, ho semplicemente deciso che ti chiamerò Punkie da adesso in poi. È più carino." E, beh, sì, mi salverebbe da ogni imbarazzo anche nel caso in cui io mi dimenticassi come si chiama.

Ed Hestia dice che non ho furbizia. Pft.

"Oh, okay." Lo osservo bene mentre lo dice - lo ammetto, sono in disperata ricerca di una distrazione che mi impedisca di studiare - e noto che sorride ancora, un sorriso appena accennato che forse teme non si addica al suo look. Scorre lentamente le pagine del libro ed evita di guardarmi. Conosco i ragazzi, è quello che fanno quando vogliono fingersi disinteressati. Mi sta ignorando di proposito. "Dobbiamo studiare." Ripete di nuovo.

Allungo una mano verso il libro e lo chiudo. "No." Lo contraddico.

"Ricordi che tra due settimane dobbiamo consegnare un progetto pratico basato su quello che abbiamo studiato nelle ultime due ore, vero?" Solleva il sopracciglio sinistro, quello sul quale porta tre piccoli piercing a forma di anello, e mi fissa per suscitarmi del senso di colpa.

Mh, no, non sento nulla.

"Mancano due settimane." Puntualizzo. "Abbiamo tempo."

Lui sembra alzare gli occhi al cielo. Tenta di riaprire il libro di scienze, ma io rimango ferma sulla mia posizione. E non sposto la mano. Ormai ho scelto che il mio cervello non apprenderà più nessuna nozione di qualunque tipo per il resto della giornata, perciò nulla potrà farmi cambiare idea.

"Dobbiamo lavorare insieme Hes, e se non finiamo oggi..." Comincia a protestare lui, e io decido di uscire dal mio personaggio e fare qualcosa che mia sorella non farebbe mai, per il bene della mia salute mentale. E cioè invitarmi a casa di un ragazzo che non sia Ste. Ste è innocuo ed è l'unico essere vivente maschile non appartenente alla nostra famiglia di cui Hestia non è terrorizzata.

"Posso venire da te settimana prossima, se proprio dobbiamo fare questa..." Faccio una smorfia, tornando a mettermi seduta composta. "Questa roba."

Per la cronaca, sarà Hestia a fare tutto il lavoro e io mi limiterò a prenderne il merito. Nemmeno sotto tortura andrò a presentare quel progetto pratico di scienze. E poi tra due settimane sarà tutto finito, no? Tornerò a essere la versione migliore di me stessa e la mia gemella riprenderà la sua inutile e triste vita. Perché a quell'ora lei si sarà stufata di impersonare me e nemmeno quel bambolotto di Tommy le piacerà più. O a lui non piacerà più lei, dato che è un cretino come tutti i maschi. Sì, ne sono convinta.

"Cosa ne diresti di sabato pomeriggio?" Propone. Vedo che il giovanotto non si è fatto pregare. Davvero interessante. Chiederò a Giulia di psicanalizzare questa cosa.

"Subito dopo scuola? Pranzo da te?" Azzardo. Non so nemmeno perché io lo stia facendo. Sono solo molto annoiata. Da quando io e Jacopo ci siamo lasciati, la mia vita sentimentale è stata caratterizzata da una calma piatta che avrebbe fatto deprimere chiunque. Ho bisogno di fare l'oca con qualcuno, come direbbe mia sorella. Okay? Okay. E lo farò. Quindi pranzerò da Punkie sabato dopo scuola. O alla peggio lo farà Hestia, dato che io a quell'ora me ne sarò già ampiamente pentita. "Non è una vera domanda."

"Quindi la risposta è sì?" Mi chiede, come se fossi io a dover accettare il mio stesso invito. Non che io gli abbia dato una via di scampo. Annuisco sbattendo le ciglia. Annuisce anche lui, questa volta lasciandosi andare a una risatina.

Anche Punkie sa ridere. Miracolo, gente.

"Torno subito, Tommy!" L'inequivocabile voce di Lord Voldemort mi mette sull'attenti. Nel silenzio della chiacchierata con Domenico, i suoi passi riecheggiano lungo il corridoio.

Non ho mai sentito la necessità di avere una conversazione con mia sorella come in questo momento. Mi scuso con il mio compagno di sventure e mi precipito in salotto, dove un Tommaso D'Angelo ancora con indosso la giacca di pelle è in piedi a braccia conserte.

"Ciao." Lo saluto, senza troppi convenevoli. Non aspetto nemmeno una risposta da parte sua e mi precipito in camera mia. Hestia è davanti al mio armadio alla ricerca di qualcosa. Chiudo la porta dietro di me e il rumore la fa voltare.

"Tu!" Esclamo, puntandole il dito contro. "Come hai potuto?"

No, non è come pensate. Non sono arrabbiata per l'imprevisto con Punkie, che in un universo dove si veste da persona mentalmente equilibrata potrebbe essere persino carino, ma alla tremenda macchia di ketchup sul mio maglione di cachemire.

L'omicidio è giustificato in questi casi, me lo confermate?

Hestia chiude gli occhi e sospira. Scuote appena la testa e si gira di nuovo verso il mio guardaroba per cercare qualcosa da mettersi. "È stato un disastro. Mi cambio ed esco di nuovo." Mi comunica con voce piatta.

"Beh, in cucina c'è il tuo amichetto punk, con cui ho passato il pomeriggio a studiare. Al posto tuo." Incrocio le braccia al petto e aspetto una reazione da parte sua. Una reazione che non arriva.

"Mi dispiace." Dice semplicemente. In un attimo si sfila il maglione per infilarne un altro color pesca. Resto a fissarla fino a che anche lei non torna di nuovo a guardarmi. "Devo andare, ne parleremo più tardi."

"Dove devi andare?" Le domando, con lo stesso tono autoritario che userebbe nostra madre.

"Voglio rimediare con Tommy. Credo stia pensando che io sia una disadattata sociale o qualcosa del genere."

Vorrei cogliere l'occasione per dirle che, in effetti, non esiste persona al mondo che non pensi che lei sia una disadattata sociale, ma qualcosa nella sua espressione mi fa tacere.

Cosa sto sentendo sotto questa felpa nera come il mio futuro? È un... un cuore che batte? Io ho un cuore?

"Va bene." Mi limito a replicare. Senza aggiungere altro, poi, usciamo dalla mia stanza per tornare dai nostri rispettivi ospiti.

Lo sguardo di Tommy si illumina non appena vede mia sorella. I loro umori sono così distanti che sembra quasi siano stati a due appuntamenti completamente diversi. La raggiunge e le stampa un bacio sulla guancia, che la fa istantaneamente arrossire.

Per togliermi dall'imbarazzo, vado a chiamare anche il ragazzo che mi sta ancora aspettando in cucina. Vi risparmierò le frasi di circostanza tra lui e il palo della luce dai capelli biondi.

Passerò subito alla parte interessante, cioè all'entrata in grande stile di mia madre che ci annuncia, entusiasta come una ragazzina, che lei e papà stasera usciranno a cena.

E questo perché dovrebbe interessarvi, vi chiederete voi.

Beh, dovrebbe, perché euforica com'era, ci ha lasciato cinquanta euro per ordinare la pizza.

E, preparatevi.

Tommy e Domenico sono stati invitati a rimanere con noi per una cena tra amici, ha detto lei.

Felici Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a nostro favore!

*

ANGOLO AUTRICI

New entry!!!

Allora, che ne pensate di Punkino? Ve lo aspettavate? Hera no di sicuro.

Secondo voi diventerà un personaggio importante? In che modo potrà essere coinvolto?

Stiamo decisamente entrando nel vivo della storia... nel prossimo capitolo, in uscita il 3 marzo, seguiremo Hestia in un altro turbolento appuntamento con Tommy e poi, beh... i signori Felici hanno già trovato una bellissima attività di gruppo da far fare ai nostri cari protagonisti, no? #giardinodelletorture

Fateci sapere che ne pensate finora di questa storia, vi aspettiamo nei commenti e nelle recensioni!  Se volete, potete trovare questa storia anche sul profilo di cioccolatomalik 💜

Daffy e C.

*

Profilo Wattpad ciccolatomalik: https://www.wattpad.com/user/cioccolatomalik

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Capitolo 10
*** Zero stomaci forti ***


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10. Zero stomaci forti

Hestia

La giornata era iniziata male già di per sé, ma evidentemente qualcuno mi sta lanciando delle maledizioni (punto tutto su Hera) e ora mi ritrovo in un lungo, doloroso tracollo che mi perseguiterà fino a sera.

Mi ero svegliata stamane dopo una notte di agitazione causa imminente appuntamento con Tommy lo splendido. Ero così rincoglionita che mi ero ancorata alla scrivania per prendere i miei kajal e truccarmi. Mi ero vestita e poi ero uscita. Poi mi ero ricordata che, vaffanculo, non sono più Hestia Felici, ma sua sorella, a cui il cognome sta decisamente meglio e che non è altro che una fottutissima figlia dei fiori!

Ero rientrata, mi ero ripulita la faccia (e ci vogliono litri di struccante, credetemi) e poi mi ero travestita da elfo magico delle cascate della gioia, per andare a scuola e fingere che mi piacesse un sacco vivere.

Quindi umore iniziale a duemila sotto zero.

Per tutta la mattina ero rimasta ad arrovellarmi in preda al sospetto di aver dimenticato qualcosa. Appurato che non era sul serio la voglia di vivere - perché quella non me l'hanno semplicemente data in dotazione alla nascita - non riuscivo a raccapezzarmi su che cosa fosse, finché la prof di storia non mi ha interrogato - o meglio, ha interrogato Hera - e il pensiero se n'è andato del tutto.

Le ho fatto prendere otto, il che è davvero folle per una come lei, quindi mi deve un favore.

Ma al di là di questo piccolo sprizzo di buone notizie, tutto è capitolato alla morte, quando Tommaso D'Angelo il Biblico Immacolato Della Resurrezione, mi ha portato all'appuntamento qui da Burger King, su mia espressa richiesta. Il Burger King non è un posto per coppiette fighette, questo Hera avrebbe dovuto saperlo, ma sfortunatamente Hestia non lo sa e quindi eccoci. Accerchiati da marmocchi urlanti, odore di fritto e una penetrante pubblicità del triplo Whopper che si ripete nelle mie orecchie da esattamente quindici minuti.

"Uhm, guarda che stai aprendo male il ke-"

Ecco, questo era il momento a cui mi riferivo all'inizio.

Io che, con queste unghie da gattopardo subsahariano che Hera mi obbliga a tenere, strappo malissimo la bustina di ketchup e faccio un quadro impressionista sul maglioncino H&M di mia sorella nonché sulla purissima faccia da ceramica olandese di Tommy.

"Cazzo. Merda."

In più, sfoggio pure un ventaglio di esclamazioni degne di una nobildonna della corte di Versailles. Mi si ama, vero?

"Scusa, Tommy... io... non volevo!"

Nella mia vita non mi sono mai tagliata le unghie, semplicemente perché non davo loro il tempo di crescere. Le mangiucchiavo con una frequenza tale che il polpastrello ormai aveva invaso tutta la zona delle falangette, prima che arrivasse quel mostro di Hera a farmi la manicure. Adesso mi sento come quando da piccola mi attaccavo le mollette alle dita per fingere di essere una strega malvagia con lunghissimi artigli affilati. Cioè cretina. Mi sento molto cretina.

"Ah, non ti preoccupare, nessun... ehm..." Tommy si leva un dito di ketchup dall'occhio. "Problema. Vado un secondo in bagno."

Tommaso sparisce e io mi affosso nel divanetto.

Ecco, sto rovinando tutto ancora una volta. Non ce la posso fare.

Già era iniziata male la giornata, ora pure questo! Volevo avere una seconda chance per prendere coraggio e baciare il mio principe azzurro, invece tutte le forze astrali sono contro di me. Ormai ho capito che quest'avventura dello scambio gemellare non avrà che conclusioni negative, perché:

a) se confesso tutto a Tommy o se lui lo scopre da sé, mi odierà per sempre e quindi avrò il cuore spezzato. E...

b) se invece non gli dico niente, ma continuo a fare il travestito disadattato, lui si disinnamorerà della sua musa ispiratrice e quindi avrò il cuore spezzato.

Visto? In ogni caso, ci esco con il cuore spezzato. E non è nemmeno l'unica cosa che mi si spezzerà, dato che Hera ha già iniziato a svalvolare. È sicura che ipotesi a) o ipotesi b) si avvereranno di certo, ma è stufa di attendere dietro a una maschera che non le sta bene. Quindi o accade un miracolo, o lei mi spezza tutte le ossicine ancora prima che Tommy si possa creare un'opinione con soggetto, verbo e predicato.

Una coroncina di cartone del Burger King mi si posa sulla testa e io mi raddrizzo, arrossendo per la carineria, mentre il mio cavaliere torna a posto e mi dice: "Eccomi tornato, principessa."

Oh mio Dio. Gli ho fottuto i capillare dell'occhio destro.

"Tommy, va tutto bene? Il tuo occhio..."

"È solo un po' arrossato, non ti preoccupare. Il tuo maglioncino, piuttosto." Si interessa, prendendo una salvietta di carta e mettendosi a pulire attentamente il punto che si è macchiato. "Sarai arrabbiata nera per averlo sporcato."

Pft, per quello che mi frega.

Nessuna emozione ora è più forte di quella che provoca l'eco di quel 'principessa', seguito dai movimenti gentili della sua mano  e poi l'esitazione all'altezza del seno, un po' voluta e un po' casuale.

Alzo gli occhi. 

Santo cielo, è bellissimo.

"Paghiamo e andiamo?" Gracchio, sentendo il corpo raggiungere il punto d'ebollizione.

Lui annuisce e butta via la sporcizia sui vassoi, per poi eseguire allegramente la mia richiesta.

Perché le mie richieste sono sempre così stupide?

*

"Hai fretta di andare a casa o ti porto a fare un giretto in moto?"

Ho fretta di andare a casa.

"Giretto in moto!" Ridacchio come farebbe Hera, mentre sento le budella aggrovigliarsi.

"Perfetto!" Sorride lui, affrettandosi verso il mezzo e tirando fuori il casco che ha diligentemente portato per me. "Allaccia bene, mi raccomando."

Se fossi veramente me stessa gli direi: 'Guarda, facciamo che lo lascio slegato, così ho più probabilità di andarmene presto da questo mondo crudele'. Ma purtroppo devo tornare nel personaggio Hera, sbatacchiando frivolamente le ciglia e arricciando il labbruccio: "Oh no! Mi si schiacceranno il capelli!"

Tommy mi fa l'occhiolino: "Mi piaci anche con i capelli schiacciati."

Oh, mio Dio.

Allora è così che ci si sente quando un ragazzo ti fa un complimento sincero. Questa mezza ammissione mi lascia addirittura vaneggiare sulla possibilità che D'Angelo possa essere uno che va oltre la bellezza e bla bla bla e che quindi io avrei delle speranze concrete di piacergli, e niente, mi si scioglie per un folle istante il cuore. O almeno quella piccola parte di cuore che ancora ho, giusto per espletare le funzioni vitali relative.

Ridacchio di nuovo come una deficiente mentre lui, ispirato dall'atmosfera romantica, mi si fa vicino e stringe i lacci sotto il mio mento, a gesti lenti e lascivi, manco fosse il protagonista maschile di un porno. È così sexy che vorrei mangiarmelo, e no, non nel senso cannibale del termine - anche se a volte ci rifletto - ma in modo più erotico.

Tuttavia, mi faccio tutto il viaggio con una nausea assassina: uno, perché Valentino Rossi qui si è convinto di essere a Imola; due, perché il Burger King non è affatto un luogo adatto ai pranzetti per coppiette fighette; e tre, per il ribaltamento organico che la vicinanza a Tommy mi causa. Se arrivo a sera senza vomitare, mi faccio una statua da sola.

Dopo un'oretta di strada, Tommaso si ferma. Scendiamo dalla moto e ci togliamo i caschi, rimanendo comunque vicino al mezzo. Mi ha portato a vedere un lago e si è parcheggiato proprio a pochi metri dalla sponda, dove le paperette si stanno gettando dopo lo spavento del motore in arrivo.

"Bello qui?" Mi domanda, poggiandosi con la schiena alla moto. "Ci venivo sempre in vacanza da piccolo, volevo mostrartelo."

"Sì, molto carino."

Conosco anch'io la zona: è meta di vacanze di molti romani che vogliono allontanarsi ma non troppo. Un giusto compromesso tra natura e mondanità, un posto che frequentano praticamente tutti. I gusti di Tommy sono sempre terribilmente prevedibili.

"Allora, Hera con la H." 

Ups, stavo quasi per correggerlo con 'Mi chiamo Hestia, cretino!', ma grazie a Dio non sono ancora così lobotomizzata da suo freschissimo profumo di meraviglia. Tra poco forse sì, però.

"Che mi racconti di te?"

"Di me?" Mi uccido con la saliva.

"Sei sempre stata piuttosto riservata per quanto riguarda i tuoi hobby e la tua vita privata. Da come ti avevo inquadrata, sembravi davvero molto più aperta."

"È una metafora porca di vuoi uomini?" Sbotto, senza riuscire a contenermi troppo. Ecco, sapevo che quel profumo mi avrebbe disorientata.

Tommy si esibisce in una risata sincera: "No! Ti sembra che direi una cosa del genere?"

No, ma prima impersonavi Rocco Siffredi che mi allaccia il casco, quindi...

"Beh, non c'è molto da raccontare su di me."

"Eddai, non ci credo! E poi io ti ho già rivelato un sacco di cose! Mi piace andare al lago, mi piace la moto e mi piace mangiare." Elenca come se fosse tutto ciò che è necessario sapere su di lui. "Ora è il tuo turno; a te che cosa piace?"

Devo davvero rispondere 'farmi maschere al guacamole e scambiarmi scarpe con Giulia?'. Davvero? Oppure farei meglio ad optare per un più veritiero 'trafiggere bambole voodoo e tingere criceti di nero'?

"Anche a te piace mangiare." Mi precede lui, stupendomi con questa geniale intuizione.

Faccio una risatina, trovandolo comunque troppo carino: "Sì, ma non più di un uovo e mezzo alla settimana." 

"Giusto." Annuisce, con fare saggio. "Invece non ti piace ascoltare tua sorella ed essere cornificata da ex universitari stronzi."

Incrocio le braccia, mentre l'Indovina Chi inizia a farsi più interessante: "Giusto."

"E se sei tu ad organizzare gli appuntamenti, preferisci luoghi alla mano tipo il Burger King. Anche se non hai ancora affinato la tecnica per aprire correttamente il ketchup."

"Mh, che altro?" Lo incito con una smorfia.

Ride per ciò che sta per aggiungere: "Starnutisci in modo strano."

Bene, D'Angelo, quando ci sposiamo?

"Vedi che alla fine ci sei arrivato anche da solo?" Lo provoco, stringendomi nelle spalle e fissando questa macchia da ferita d'arma da fuoco sul petto, che Hera mi farà sicuramente rimpiangere.

"Sì, ma non so ancora come sei."

"In che senso?"

"Non ho capito il tuo carattere." Rivela, in tutta onestà. "Cioè, non fraintendermi, lo trovo piuttosto affascinante, solo che in giro e nei social appari in un modo, mentre conoscendoti in realtà sei l'esatto opposto."

Arrossisco: "Come credevi che fossi? Più simpatica?"

"In verità, avrei detto più superficiale." Osserva, in un impeto di onestà. "Cioè, non fraintendermi..."

"No, continua."

"È che sembri una che si dà delle arie e che fa la super schizzinosa, invece sei... semplice. Divertente. Mi fai ridere. E poi parli pochissimo, il che ti rende alquanto misteriosa. Sei una ragazza affascinante, Hera."

Il maledetto Whopper m'è saltato nello stomaco come Flipper il delfino.

Ora si tratta di decidere se vomitare sopra la macchia di ketchup che c'è già, o sopra la moto di Tommy. Credo che sarei più sicura se vomitassi sulla moto di Tommy.

"Che c'è? Ho detto qualcosa che ti ha offeso?"

"No, no, al contrario!" Mi riprendo, afferrando il mio amato casco e infilandomelo nel caso mi venisse in mente di abbassare la visiera e vomitarmi in faccia, annegando nel mio stesso reflusso gastrico, giusto per completare questa grandiosa giornata. Tommy mi osserva con fare inquisitorio.

"Vuoi già andare a casa?" Sfiata, un po' irritato e un po' deluso.

"Ecco, io, vedi... ho... c'è... ho un progetto di scienze da finire." 

Ecco cos'avevo scordato! Il progetto di scienze! L'incontro con Domenico! Hera vorrà polverizzarmi come il suo ombretto compatto della Maybelline!

Ma comunque non è questo il vero motivo della mia ritirata. Sento che non potrei reggere Tommy molto più a lungo, dato che la mia digestione è definitivamente andata a rotoli e le sue ingenue parole mi portano passo dopo passo su una strada molto più seria della cottarella adolescenziale.

Morte ovarica in sua presenza, ok, ascelle sudate ad ogni suo sorriso, ok, cuoricini accanto al suo nome sul diario, ok, ma... innamoramento? Innamoramento non ok, anzi, direi per niente, assolutamente, inequivocabilmente NON ok.

"D'accordo." Si arrende, rassegnato. "Lascia solo che ti allacci bene il casco."

Posa le dita appena sotto il mio mento, concentrandosi sul nodo, ma cedendo dopo poco e alzando quegli sfanalanti occhioni da cucciolo su di me. Sono così azzurri che il cielo dietro di lui appare del tutto sbiadito.

"Sei davvero bellissima." Sussurra facendo fare al Whopper/Flipper un avvitamento attraverso il cerchio di fuoco, con conseguente standing ovation del pubblico.

Ma proprio mentre si sta avvicinando alle mie labbra con le sue, realizzo che: a) mi sta per baciare di nuovo, b) sto per dare di stomaco e c) bellissima ci è mia sorella Hera con il lucidalabbra alle fragole e le unghie da gattopardo e non di certo io con la faccia da morte e le mani trascurate da secoli. Se Tommy sapesse che oltre a mangiare, mi piace anche guardare i cult horror alle tre di notte e partecipare a raduni scientifici di punk-nerd-asociali, mi riterrebbe drasticamente meno affascinante.

Così, abbasso repentinamente la visiera e lui finisce a baciare la plastica.

Per amor proprio e anche di questa trama, vi risparmierò il racconto del successivo ritorno a casa.

*

Il senso di colpa mi ha attanagliato lo stomaco per tutto il tragitto: la giornata era iniziata male, io l'ho detto, ma ora sta finendo decisamente nel più tragico dei modi. No, nessun incidente in moto con conseguente coma della sottoscritta (ma magari!), scoperta della verità e bacio resuscitante da parte del principe in sella alla sua metallica destriera. 

Solo un vago rimpianto di aver bruciato ogni tipo di possibilità avuta con Tommy e non essere nemmeno riuscita a godere di un bel bacio. Sono troppo disadattata per meritarmi questo. Sul serio... Flipper il delfino avrebbe già cuccato più di me.

"Senti, Hera." Sospira Tommy, quando ferma la moto davanti casa mia e mi osserva scendere mestamente. "Forse sono stato un po' troppo affrettato con te. Magari non avrei dovuto scarrozzarti in moto nei posti della mia infanzia e tentare di baciarti subito ai primi appuntamenti; ti avrò sicuramente ricordato il tuo ex." Spegne il motore e scende pure lui. Che fa? Vuole pure entrare in casa, ora? 

"Che ne dici se ricominciamo con più calma?" Propone, con rinnovata ingenuità, avvicinandosi a me. "Ti porto al cinema a vedere qualcosa di carino? A te piacciono le commedie romantiche, giusto?"

Cin...? Commedie roman...? Che cosa? Puah!

Io odio quella roba! Cinema uguale gente, e io, si sa, sono misantropa, mentre commedia e romantico sono di per sé due parole che mi provocano l'orticaria, figuriamoci messe vicine! 

Capisco perché Tommy cerchi di rimediare in questo modo, dato che pensa di avere davanti una principessa sul pisello che fa la preziosa con i ragazzi come si decanta in giro, ma la verità è che io mi comporto così perché sono spaventata dai sentimenti che stanno crescendo sempre di più e che porteranno tutta questa recita a un caos primordiale. Inoltre, non so baciare, mi blocco al solo pensiero, e pensare di dover baciare uno a cui non piaccio davvero mi manda completamente in tilt.

Eppure lui è qui e mi guarda con quegli occhi... in quel suo abbigliamento così sexy... quel suo sorriso così puro...

Morirei per riuscire a dargli quel benedetto bacio (anche per altre circostanze, ma quello è un discorso a parte).

"V-va bene." Mi ritrovo a balbettare, completamente persa nel mare che si ritrova attorno alle pupille, in cui Flipper è già bello e partito in villeggiatura perenne. E tanti saluti pure alla mia imperdibile serata Rai Movie guadagnata col sudore della fronte, nel nome della maestria del Giardino delle torture.

"Ok?!" ripete Tommy, quasi incredulo della concessione.

"Sì ok, ma prima devo andarmi assolutamente a cambiare."

Nel senso che se trovo Hera vestita da se stessa ci mando lei a pomiciare con Tommy, ecco.

No, scherzavo. Non lo farei mai. Tommy è mio.

In ogni caso, quando entro seguita da Tommy che mi aspetta pazientemente in entrata, trovo Hera con il kajal attorno agli occhi e una stupenda combo felpa nera-leggins nero (la ragazza ha stile!) che mi assale fiondandosi in camera con me. Tommy nemmeno la degna di uno sguardo, quando lei gli passa davanti salutandolo.

Hera e io abbiamo un piccolissima, innocente discussione sulla macchia di ketchup al centro del maglione H&M: non si capisce se la infastidisca di più quella o la presenza in casa di Mimmo, ossia uno dei membri punk-nerd-asociali di cui sopra, con cui oggi avrei dovuto studiare i mitocondri. Non bado alle sue ciance e me ne scendo tutta abbattuta per andare in contro al mio triste e falso destino con Tommy.

Lui mi bacia pure sulla guancia, ammirato dal mio roseo cambio di look, mentre io non potrei essere più funerea di così. Ma lo divento quando mamma annuncia che esce a cena con papà e ci lascia cinquanta euro per passare una bella serata tra amici, con pizza e film di Rai Movie.

Inutile dire che sia Mimmo che Tommy accettano più che volentieri.

"Già, è vero, stasera danno il film che adori, Hes!" Butta lì Mimmo, in allegria.

"Quale?" Chiede un po' stupidamente mia sorella, ma troppo inorridita per risparmiarselo.

"Il giardino delle torture." Risponde, ovvio, Domenico. "Ti sei dimenticata pure quello, adesso, oltre che il mio nome?"

Hera mi lancia un disperato sguardo d'aiuto e io lo ricambio con un 'corriamo di sopra a cambiarci, prima che questi due ci rovinino la vita'.

*

Il giardino delle torture finisce con tre samurai la cui gola sgozzata erutta copiosi fiotti di sangue. Come vi dicevo, un capolavoro.

Tommy ed Hera, seduti fastidiosamente vicino, stanno fissando lo schermo con occhi vitrei e facce pallide, io e Mimmo, invece, siamo commossi.

Beh, io lo sono anche per il fatto che Tommy, grazie a Dio, ha rispettato la sua promessa di non fare il piacione e non ha sfiorato Hera nemmeno per tenerle la mano durante gli sgozzamenti di massa. Mimmo, povero ingenuo, lo è perché, fondamentalmente, anche lui è macabro e disturbato come me. Lo vedrei proprio bene assieme ad Hera. Il diavolo e l'acqua santa: sarebbe interessante.

In ogni caso, credo che spegnere la tv sia la prossima mossa saggia da fare.

"Caspita. È sempre un momento intensissimo." Condivide Mimmo, tenendosi il petto con una mano e suscitando pura inquietudine in mia sorella.

Guardatela. Guardate come rotea quegli occhi da queen bee. Non vorreste assassinarla male pure voi? Forse non devo farmi ispirare dai film che guardo.

"Allora... che ve ne pare? Vi è piaciuto?" Chiedo ai due normali della cricca, sinceramente interessata all'opinione del biondo, sebbene gli si legga chiaramente in faccia che vorrebbe solo correre ad abbracciare la mamma.

Hera, ovviamente, grida un convinto 'no' di pancia, mentre Tommy rimane sul vago, sorridendomi appena: "Beh, poteva essere anche peggio."

Ok, ci possiamo decisamente lavorare. È una risposta accettabile.

"A te, Hera, ha fatto tanta paura?" Chiede a mia sorella, voltandosi verso di lei con un trasporto tale che sento chiaramente il mio Flipper venire infilzato da una lancia da baleniere. 

Per fortuna, Hera è veramente Hera, e gli sbuffa in faccia, per poi alzarsi addirittura dal divano: "Non è che fa paura, è che fa proprio schifo, tipo sopra il dieci nella scala dello schifo. Mi sa che faccio meglio ad andarmene a letto, sperando che il sonno mi tolga queste oscenità dalla testa. 'Notte a tutti!"

Che diavolo fai, Hera, non saluti nemmeno Tommaso? Che cosa penserà di noi? Che cosa penserà di me?

"Penso che andrò anch'io, adesso." Annuncia Mimmo, mettendosi in piedi e dirigendosi verso il suo zaino ai piedi del tavolo. "Ci vediamo sabato, allora, Hes?"

"Ehm... sabato?"

"Sì, per finire la ricerca di scienze!" Precisa tempestivamente mia sorella, arrestando la sua fuga per necessità. "Non ti ricordi, Hes? Me l'avevi detto poco fa in camera!"

"Ooooh, certo, la ricerca di scienze. Di sabato." 

"A casa di Mimmo."

"Sì, a casa di Mimmo." Mi giro verso di lui, che sta seguendo il tutto con sospetto. "Ok, Mimmo, ci vediamo sabato."

"Ehi, a proposito di sabato!" Interviene Tommy, salvandoci dal silenzio imbarazzante e tentando di fermare mia sorella dalla sua corsa verso il menefreghismo. 

Questa, infatti, si stoppa e resta in ascolto con espressione tesa, come una zebra che avverte il leone trai cespugli: "Sì?"

"Io, beh... se ti va, mi faceva piacere invitarti alla festa di un mio amico. Cesco, hai presente? Quello in classe con me; ha casa libera e organizza una cosa per il suo compleanno. Sono i diciotto, quindi ci sarà da divertirsi davvero. Ci vieni?"

La faccia di Hera è la stessa che fece quel giorno in cui scoprì che era arrivata in ritardo per il prendi due paghi uno di Sephora. Involontariamente le sue iridi castane saettano verso di me, come a supplicare un riluttante 'Devo veramente dirgli di sì?'.

"Oh, beh, ovviamente..." Tommy tossicchia, introducendo una pura frase di cortesia. "Ovviamente l'invito è esteso anche a te, Hestia."

Mi indica e il mio cuore fa una capriola perché ha appena detto correttamente il mio nome. Forse è la prima volta che lo sento pronunciare dalla sua paradisiaca voce, composta di melodici accordi celestiali, pizzicati direttamente dai polpastrelli degli angeli.

Ma poi cessa brutalmente di calcolarmi e guarda Domenico: "E... beh... ehm... anche a te. Se vuoi."

"Sì!" Esclamo allora io, avventata.

"Sì?" Echeggia Mimmo, fissandomi sconvolto.

"Sì?" Mugola mia sorella, sconfitta dentro.

"Sì?" Gorgoglia Tommy, vittorioso, ma guardando chiaramente Hera per l'approvazione ufficiale.

"Sì." Ripeto, appellandomi a quell'otto che ho preso in storia e per cui Hera mi deve un favore, il quale potrebbe precisamente essere questo. "Sì, potremmo proprio andarci, perché no? Sarebbe... ehm... divertente."

Mimmo chiaramente non mi riconosce più: ha alzato il mento nella mia direzione come se gli avessi appena dato del vile marrano. Gli sorrido candidamente, sperando che non si accorga di nulla, ma temendo la sua improbabile scaltrezza nascosta sotto i metri di cresta rockettara.

"Vengo a studiare da te poi andiamo insieme. Hera e Tommaso ci incontreranno là." Specifico poi, fulminando mia sorella con lo sguardo.

I due si arrendono e borbottano un incerto: "Ok."

Tommy unisce le mani in uno schiocco: "Perfetto, allora! Ci si becca sabato! Noi ci sentiamo, eh, Hera con la H?" Si rivolge a mia sorella, regalandole un occhiolino conturbante, più un bacino sulla guancia.

Lei si accartoccia dallo schifo poi dice: "Ah-ha."

E io piango fortissimo dentro, perché in questo momento non sono lei e perché in generale, nella vita, non potrò mai e poi mai essere lei.


***

ANGOLO AUTRICI

Un consiglio personale: non andate MAI ad un appuntamento con Hestia XD Non ce la può fare. Semplicemente, non ce la può fare.

Ora che siamo entrati nel vivo del racconto, perché non ci dite qualcosa in più riguardo ai vari personaggi e alle loro love stories? Che cosa ne pensate?

C'è chi dallo scorso capitolo ha accoppiato Hera con Punkie, chi Tommy lo trova un tizio fin troppo stupido per valere la pena di questo casino, chi non dimentica di Ste, il povero Ste, e prevede strane confessioni d'amore lungo la strada. Mmm, potrebbe diventare interessante... specialmente nel prossimo capitolo in cui seguiremo Hera fino alla festa. E non si sa come ci arriverà.

Ora, prima di lasciarci, vorremmo inserire il calendario delle prossime pubblicazioni in modo da restare sempre al passo.

07/03 - cap 11

10/03 - cap 12

13/03 - cap 13

17/03 - cap 14

20/03 - cap 15

24/03 - cap 16

27/03 - cap 17

31/03 - cap 18

A fine marzo, aggiorneremo il resto del calendario con le date di aprile. Ricordiamo sempre e comunque che potrebbe subire modifiche a causa di disagi vari... non che noi due siamo ragazze disagiate, giusto?

In più, in più... dato che siamo qui e se la mia collega C. me lo consente, vorrei annunciarvi qualcosa in prima assoluta: a marzo ci sarà una bellissima sorpresa per voi che uscirà sui profili EFP e Wattpad di Yellow Daffodil, che poi sarei io. Infatti, leggerete una nuova storia, scritta da me, che esce un po' dal mio solito seminato. Beh, non troppo, è comunque un'originale, long, di quel romantico/comico che istiga il suicidio, ma stavolta i protagonisti saranno decisamente... beh, non ve lo dico. Direi che uno spoiler vi potrebbe bastare:


"Allora, Olli caro, hai deciso o devo convocare un consultorio di stato?"

"Ho deciso." sfiato mentre le mie mani scendono verso la sua cintola e gli sganciano il bottone. "Lo prendo."

"Speravo in questa risposta." sorride contro le mie labbra, poi, ancor prima che io abbia finito di far scivolare via i jeans dalle sue gambe, mi afferra per la vita e mi lancia verso il divano.


Alla prossima... 😈

Daffy e C.

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Capitolo 11
*** Zero waterproof ***


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11. Zero waterproof

Hera

È incredibile come il mio umore cali non appena mi infilo i vestiti di Hestia per affrontare una nuova avventura nei suoi panni. È come se le sue felpe nere e il resto del suo pessimo armadio fossero intrisi di energia oscura che allontana da me anche l'ultimo soffio di voglia di vivere, il che spiegherebbe perché mia sorella, una volta trasformata nella sottoscritta, perde la sua nota da disadattata sociale.

E adesso che il mio piano sta procedendo sfortunatamente bene, la disadattata sociale sono io.

Non avete idea di cosa farei per poter passare il pomeriggio immersa nella vasca da bagno, con la mia nuova Bath Bomb rosa al profumo di zucchero a velo e gelsomino e le candele alla vaniglia, invece di andare a lavorare a quello stupido progetto di scienze a casa di Capelli Fucsia. 

Non. Avete. Idea.

Esco di casa con la morte nel cuore e il kajal sugli occhi. Che è più o meno la stessa cosa.

Alzo lo sguardo al cielo e come prima cosa noto le nuvole grigie cariche di pioggia che minacciano i miei capelli appena lavati e le mie ciglia coperte di mascara. Sapevo che avrei dovuto usare quello waterproof.

"Non provateci nemmeno!" Minaccio la distesa plumbea sopra di me con un indice alzato. Credo di star già subendo abbastanza e non c'è alcuna ragione di infierire sul mio look già di per sé triste come un coupon scaduto e inutilizzato di Sephora. Negozio che, tra parentesi, rimane aperto solo grazie alla quantità industriale di matite e rossetti neri comprati da mia sorella.

Prendo l'autobus fino a casa di Domenico, a cui ho ovviamente dimenticato di chiedere il cognome. Questo mi costringe a telefonare ad Hestia, che non solo mi fornisce le generalità del mio punk di fiducia, ma candidamente mi informa anche che dovrò andare da sola alla festa, perché Tommy la andrà a prendere in anticipo.

Fantastico. Davvero fantastico.

Chiudo la chiamata con un sonoro sbuffo e mi affretto a citofonare. Domenico abita al quinto piano. L'ascensore è rotto. Io voglio morire.

Arrivo in cima con il fiatone e il cuore che minaccia di uscirmi dal petto per ricongiungersi a quello ormai polverizzato tra atroci sofferenze di Hestia. Sono sudata, appiccicosa e ho bisogno del bagno caldo menzionato poco fa.

Non faccio nemmeno in tempo a riprendere fiato, perché Mimmo apre la porta e mi trova spalmata contro la parete color crema del suo pianerottolo. "Sto bene!" Esclamo, rischiando il soffocamento.

"Sei sicura?" Mi chiede lui, che rimane però a debita distanza oltre la soglia di casa sua. Annuisco, più che altro per evitare di esalare il mio ultimo respiro conciata in questo modo, e mi trascino dentro l'appartamento.

"Ti offro qualcosa da bere?" Mi osserva preoccupato, la testa appena inclinata di lato e il sopracciglio con il piercing di poco inarcato.

"Un succo di ananas e frutto della passione senza zucchero, per favore."

No. Accidenti. Hestia non sa nemmeno di cosa sappia, il frutto della passione.

"Un po' di acqua andrà benissimo." Mi correggo, riscontrando immediatamente il sollievo nell'espressione di Punkie. Probabilmente nemmeno lui conosce il sapore del frutto della passione.

"Certo, okay." Mormora, prima di prendere la mia giacca per appenderla all'ingresso, per poi condurmi fino in cucina.

Mi rendo conto alla prima occhiata che questa casa è così ben arredata, che non sembra nemmeno la sua. Le pareti sono di un caldo color pesca, i mobili bianchi e privi di ogni minima imperfezione e l'ordine e la precisione regnano sovrani.

Non che mi aspettassi che vivesse in una caverna con quadri di figure demoniache appesi ai muri, però... sì, forse me lo aspettavo.

Domenico versa dell'acqua fresca in un bicchiere e io la butto giù come fosse uno shot. Forse avrei davvero bisogno di uno shot.

Non che io ne abbia mai provato uno, l'alcol ad alta gradazione fa male alla pelle.

"Grazie." Mi limito a dire, iniziando a capire il senso di inadeguatezza che prova mia sorella in ogni situazione che richieda un minimo di socievolezza. "Andiamo?"

"Andiamo... dove?" Mi chiede, perplesso. Incrocia le braccia al petto, fasciato da una maglia nera su cui sono disegnate le figure demoniache di cui sopra. Spero sia solo un disegno ispirato a qualche band che ascolta anche mia sorella. Diciamo che non sono ancora del tutto sicura che non faccia parte di una setta. Sono ancora troppo giovane e bella per diventare la protagonista di un sacrificio umano.

"In camera tua?" No, aspettate. Non volevo che questa domanda uscisse così. Ora penserà che gli sto facendo una proposta indecente. "Per il progetto di scienze." Aggiungo, deglutendo rumorosamente.

"Ah." Dice. E questo è più o meno il suono prodotto dalla mia dignità che precipita a terra e rotola fino a un tombino aperto per poi tuffarcisi dentro. "Ho preparato tutto sul tavolo del salotto."

Voglio morire. Giuro che voglio morire adesso.

Lo seguo in silenzio e mi accomodo su una delle sedie cercando di produrre meno rumore possibile, così che magari si dimentichi che ci sono anche io, visto che pare io sia incapace di interagire con lui senza sembrare... mia sorella.

È l'unico esempio di essere inadeguato a convivere con altri individui della sua specie che mi sia venuto in mente. Scusate.

"Iniziamo?" Domanda, forse accorgendosi che non ho minimamente accennato ad aprire lo zaino che ho portato con me. Annuisco e prendo i libri di Hestia, ancora più svogliatamente di quanto abbia fatto la settimana scorsa.

È un'ingiustizia che Hestia nei miei panni esca con Tommaso D'Angelo mentre io nei suoi mi ritrovi a fare progetti di scienze. Okay, un ragazzo è toccato anche a me, ma lui è... mi vedreste mai accompagnata da un punk con la matita agli occhi?

"Non ricordo nemmeno dove eravamo rimasti." Ammetto. "Ehi, cosa ti metterai stasera per la festa?"

"Stai cercando di sviare il discorso?" Ha ragione, questo tipo di domanda funziona solo con Ste, il quale si lancerebbe in una descrizione dettagliata di cui non importa a nessuno. "Credo verrò vestito come sono ora."

"Oh, sì. Giusto." Apro il libro su una pagina a caso e fingo di leggere, anche se a malapena ho dato un'occhiata alle figure. Sento lo sguardo di Domenico su di me e questo non fa che mettermi ancora più pressione, che a sua volta si traduce in me che mi rendo conto che questa mattina non mi sarei dovuta alzare dal letto.

"Hestia, va tutto bene? Non sembri nemmeno tu."

Smetto di respirare e mi immobilizzo. Neanche mia madre si è accorta che io e mia sorella stiamo giocando a Quel pazzo venerdì e adesso arriva un tizio alternativo qualunque che ci smaschera in meno di due minuti. Non è possibile.

"Certo che sono io!" Mi affretto a dire. Forzo un sorriso e mi porto la penna alle labbra, picchiettandola appena su quello inferiore in un banale tentativo di sviare la sua attenzione.

Noto gli occhi di Punkie scendere fino alla mia bocca e soffermarsi su di essa per almeno un paio di secondi prima di schiarirsi la voce e cercare la pagina giusta, comunicandomi il numero sottovoce.

Schiocco la lingua. È matematico, ci cascano tutti.

"Eravamo rimasti al nucleo della cellula vegetale." Mi comunica senza guardarmi. Prende il suo quaderno già aperto e scrive il titolo in penna nera, mentre io, svogliata come non mai, mi limito a cercare una matita nel fondo del mio zaino. "Vuoi iniziare tu?"

Schiudo la bocca e annuisco, iniziando a blaterare concetti superstiti dalle lezioni di scienze di prima liceo. Mi fermo solo quando il suo sopracciglio si inarca e questo mi fa perdere il filo del discorso.

"Scusa." Mormoro, con un sospiro. Mi passo le mani sul viso, maledicendomi poi mentalmente perché è molto probabile che io adesso somigli a un orsetto lavatore. Non voglio immaginare in quale modo orrendo il trucco nero si sia sparso sulla mia faccia. Meglio non sapere. "Lo ammetto, non ho lavorato al progetto questa settimana. Non so niente. E mi sento molto stupida."

E non so perché l'ho detto.

"Qualcosa non va?" Mi chiede lui. La sua penna atterra sul foglio con un piccolo tonfo. La sua mano finisce sotto al suo mento, l'avambraccio gli regge la testa nella tipica posizione da studente che finge di ascoltare quel che dice il professore. Ma il suo sguardo sembra tutt'altro che disinteressato. "Oggi sei strana."

Strana. Se lo dice Mr Normalità deve essere vero.

"Va tutto bene." Scuoto la testa. "Mi impegnerò di più, promesso."

Anche se spero che la prossima volta in cui una Felici sarà chiamata a incontrarsi con lui per il progetto, si tratterà di Hestia.

Punkie sorride, sorride, e sposta il suo libro verso di me. Inizia a illustrarmi in modo piuttosto prolisso le nozioni che ci servono per oggi, ma io, lo confesso, invece di ascoltare quello che dice, finisco per osservarlo così intensamente, che potrei aiutare la polizia con il suo identikit nel caso diventasse un ricercato di fama mondiale.

Non è una metafora molto romantica, ma avete capito.

Non solo fisso lui, ma anche la stanza che ci circonda, comprese le varie fotografie appese alle pareti. Non ce ne sono moltissime, ma riesco a individuarne una che vale per cento. "Sei tu, quello?"

Domenico sbatte le palpebre un paio di volte e si gira a guardare il punto che sto indicando con il dito. Alza quasi impercettibilmente gli occhi al cielo e scuote la testa. "Ho detto a mamma di toglierla, ma non vuole sentire ragione. Spera ancora che suo figlio torni a essere un anonimo adolescente come D'Angelo."

Mi alzo in piedi per andare a esaminare da vicino il corpo del reato e presto scopro che Punkie, quando era ancora un essere vagamente normale, con i capelli castano scuro e senza catene, era proprio niente male. Probabilmente, con un po' più di carisma e meno intelligenza, avrebbe persino potuto far concorrenza a D'Angelo, di cui, per la cronaca, non ho ancora scoperto il fascino. Non so cosa mia sorella ci trovi in lui. Ma non so nemmeno cosa ci trovi nell'andare a passeggiare nei cimiteri per rilassarsi, quindi meglio lasciar perdere.

"Però eri carino." Gli dico, il che mi differenzia di mille anni luce da Hestia. Lei imploderebbe se le venisse in mente di fare un complimento a un qualunque essere maschile. "Non hai gli occhi azzurri di Tommy, certo, ma io non ho mai trovato interessanti gli occhi azzurri. Troppo belli, tanto da diventare banali. Li preferisco castani come i tuoi."

È lui a interrompere il contatto tra i nostri sguardi, che io avevo invece mantenuto per tutto il corso del mio breve monologo. La mia gemella sarebbe svenuta probabilmente.

In ogni caso, quello in imbarazzo, tra noi due, è proprio Punkie, che si schiarisce ancora la voce, mi ringrazia a malapena per i complimenti e poi mi chiede se possiamo continuare con il nostro studio. Io, comunque, sorrido soddisfatta per essere riuscita a fare arrossire il mio compagno di progetto.

Hestia dovrebbe ringraziarmi. Se le andasse male con Tommy, troverebbe subito un altro pretendente, perché la sottoscritta sta facendo cuocere a fuoco lento anche il signore dell'oscurità qui presente.

Non sono la sorella che tutti vorrebbero?

"Hes, mi stai ascoltando?" Dopo svariati minuti di elucubrazioni basate sul nulla, la voce di Domenico mi riporta alla realtà. La risposta è no, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo.

"Mi dispiace, è solo che..." Non so nemmeno io come giustificarmi, se proprio devo essere sincera. Credo che un è solo che non sono quella secchiona di mia sorella non sia accettabile in questo caso.

"Non hai voglia di passare il pomeriggio a studiare." Afferma, come se fosse sicuro al cento per cento di avere ragione. E, in effetti, ha ragione.

"Esatto." Ridacchio, e non sto nemmeno fingendo. Voglio dire, non si tratta di una risatina da oca, come quelle che mi lascio sfuggire quando mi trovo in presenza di ragazzi, perché, si sa, è abbastanza divertente vederli sbavare davanti a me, si tratta di una risata vera. Cosa sta succedendo? Cosa mi ha fatto? Cosa c'era in quell'acqua?

"Nemmeno io." Ammette, e a quel punto mi sorprende chiudendo il libro. Lo guardo un po' stupita, ma lo imito subito dopo. "La finiamo qui?"

"Sì." Rispondo senza neanche pensarci. Prima che lui cambi idea, riprendo il mio zaino dal pavimento e ripongo malamente dentro le mie cose. Mi alzo in piedi, pronta ad andarmene, ma poi noto l'espressione perplessa sulla sua faccia. "Perché mi guardi così?"

"Te ne stai andando?" Mi chiede di rimando. "Perché io non ti stavo cacciando di casa, se è questo che pensi. Volevo solo proporti di fare qualcos'altro."

Mi siedo di nuovo e lascio cadere la cartella sul pavimento. Non mi aspettavo che volesse passare più tempo con me rispetto al dovuto. Oh, certo, forse è perché crede io sia Hestia.

Potrebbe avere una cotta per Hestia!

Serro le labbra per trattenere la risata che mi provoca questo pensiero. Chi mai potrebbe avere una cotta per Hestia?

Persino Tommy ha una cotta per lei solo perché crede che lei sia me. A chi potrebbe mai piacere qualcuno che adora guardare sangue e sofferenza in televisione il venerdì sera?

"Non mi hai ancora detto se alla fine sei riuscita a vedere Il Giardino delle Torture 2." Mi ricorda all'improvviso Punkie, tutto esaltato da tale argomento.

"Ehm... no."

"Guarda il trailer." Prima che io possa oppormi con una scusa, Punkie mi rifila un video di YouTube sotto il naso - due minuti di puro sgomento, alla cui fine lui cinguetta: "Che te ne pare?"

"Non male." Commento. Non male se vuoi rimettere tutto ciò che hai mangiato negli ultimi tre anni della tua vita, vorrei aggiungere, ma mi trattengo. "Non il trailer migliore che io abbia mai visto."

"Beh, non ti dirò come lo ho avuto, ma è nel mio computer. Intendo il film, tutto intero, due ore di Giardino delle Torture 2 e sgozzamenti vari. Ti va di vederlo?" È così contento della proposta che mi ha appena fatto, che non riesco a dirgli di no. Quindi annuisco, segnando il momento della mia stessa morte per il troppo schifo che sto per guardare.

Hestia ne sarebbe entusiasta.

Per tutto il tempo del film, mentre a Domenico brillano gli occhi una trucidazione dopo l'altra, io fisso un punto indefinito dietro lo schermo del suo portatile. Al quinto spargimento di sangue, decido che non posso più sopportare la vista di così tanti cadaveri.

"È tardi!" Esclamo di punto in bianco, sperando di essere credibile. "Devo andare, Punkie, scusami! Ho dimenticato di fare una cosa."

"Sono solo le sei." Mi fa notare, indicando l'orologio appeso alla parete. "Il film finisce tra circa mezz'ora, perché non resti per...?"

"Invitami settimana prossima e finiremo di vederlo, promesso!" Manderò Hestia, poco ma sicuro.

Mi faccio accompagnare alla porta e indosso la mia giacca, lo saluto in tutta fretta e scendo le scale con ancora la sensazione di nausea simile a quella provata alla visione del film di settimana scorsa. Chissà cosa ci trovano le persone in tutto quel... ew.

Trascino i piedi fino al portone, come un'anima che si lascia trasportare dal vento fino alla barca di Caronte. Anche se, come ho già detto, è più o meno quello che faccio singola volta che sono costretta a prendere il posto di mia sorella.

Cerco di pensare alla festa di stasera per tirarmi un po' su e premo il pulsante per aprire la porta, ma - sorpresa sorpresa - fuori sta piovendo!

Serro le palpebre e mi lascio andare ad un lungo sospiro, faccio un passo verso l'esterno e, senza aver alcun mezzo per evitarlo, mi infradicio fino alla fermata dell'autobus, per poi ripetere il tutto dalla fermata successiva fino a casa.

Entro e scopro di essere sola, così non perdo altro tempo e mi precipito in bagno per farmi una doccia. Compio anche il gravissimo errore di guardarmi allo specchio.

Sto per avere un esaurimento nervoso.

Sono uno spettacolo inguardabile; il trucco nero colato sulle guance e i capelli senza forma, per non parlare dei vestiti appiccicati alla pelle a causa di tutta l'acqua che ho preso.

Non posso uscire di nuovo così, okay? Non mi sento a mio agio in un abbigliamento del genere e non ho la minima intenzione di passare una serata fuori vestita come se fossi in trepidante attesa di una morte improvvisa solo per poter partecipare a un funerale.

Mi lavo sotto il getto di acqua calda e mi sciacquo per bene i capelli, e quando esco, non ci penso due volte prima di andare in camera mia e scegliere degli abiti decenti. E finalmente, quando guardo di nuovo la mia immagine riflessa, mi riconosco.

Mi trucco come non facevo da giorni e decido di immortalare il momento con un selfie, che viene subito pubblicato sul mio profilo Instagram.

Se uscissi di casa proprio adesso, arriverei puntuale alla festa, e, si sa, non è assolutamente chic fare il proprio ingresso in orario. Quindi perdo tempo curiosando tra le foto dei miei contatti.

Lascio qualche cuoricino qui e là, senza prestare troppa attenzione, almeno fino a quando nella parte alta del display appare una notifica da parte di Tommaso D'Angelo.

Sei sempre più bella 💜😘 Scrive sotto il mio scatto, accompagnando il tutto con un cuore viola e una faccina che manda un bacio.

Sto per rispondere, alquanto schifata, che non mi interessa quello che pensa lui del mio aspetto, ma poi mi torna in mente il fatto che lui sia convinto di star facendo un complimento alla sua ufficiosa ragazza.

Quando finirà tutto questo?

Nell'attesa, intanto, mia madre è rientrata a casa, così le chiedo un passaggio fino all'indirizzo che Tommy ha sapientemente, o forse no, inviato al mio numero.

Circa mezz'ora più tardi, mamma mi lascia davanti a uno scenario apocalittico. O meglio, davanti a una villetta dalla quale provengono urla degne del peggiore girone dell'inferno.

Ancora prima di metterci piede dentro, mi chiedo cosa mi abbia spinta ad accettare di partecipare a tutto questo. Come se non bastasse, credo che Ste e Doppia G non siano neanche stati invitati a questo raduno di alcolisti assolutamente non anonimi, perciò sarà una noia mortale.

Almeno sono vestita decentemente.

Cammino sicura fino all'entrata, spalancando la porta come se questa fosse casa mia. Qualcuno si gira a guardarmi e io regalo al pubblico uno dei miei migliori sorrisi.

Hera è tornata, bitches.

Vado dritta al tavolo che per l'occasione è stato spostato a ridosso del muro e, andando contro ogni mio principio, prendo una manciata di patatine da una scodella e me la porto alla bocca. Ho saltato la cena e questo inizia a farsi sentire.

Fermo persino un ragazzino qualunque, mai visto in vita mia, e gli chiedo di farmi un cocktail, possibilmente alla fragola, possibilmente a basso contenuto calorico. Mi fissa perplesso per un minuto buono, poi, quando gli schiocco le dita davanti agli occhi per risvegliarlo da quella specie di paralisi, lui scuote la testa, prende una birra e se ne va.

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Stupido ragazzino.

Mi verso un bicchiere di aranciata e ne assaggio un sorso, il resto finisce dimenticato da qualche parte non appena qualcuno di cui nemmeno ricordo il nome, forse il festeggiato, ma non posso esserne certa, mi saluta con due baci sulle guance e mi propone di fare una storia per Instagram.

Cinque minuti dopo, grazie al tag che compare nelle notifiche del mio cellulare, scopro che, in effetti, quello era davvero il festeggiato.

Ops?

"Hera con la H! Dove eri finita?"

Perché Tommaso D'Angelo mi sta parlando? Non dovrebbe essere appartato in qualche camera da letto con mia sorella vestita da me che...?

Dovrei vendere la storia della mia vita a Netflix, probabilmente diventerei abbastanza ricca da potermene andare in un paese esotico a sorseggiare cocktail alla fragola a basso contenuto calorico.

In ogni caso, dicevo, perché Tommaso D'Angelo mi sta parlando?

Ah, sì, giusto. Mia sorella.

"Ti avevo detto che sarei andata a prendere qualcosa da bere." Rispondo, sbattendo le ciglia. Hestia mi deve come minimo un altro otto in una materia a sua scelta. Come minimo. Che schifo. 

"Non me lo ricordo." La sua espressione dovrebbe essere adorabilmente confusa, ma mi fa lo stesso effetto delle teste mozzate del film di Punkie. Preferirei non vederla, in poche parole.

E a proposito di Punkie, grazie a Dio che me ne sono andata da casa sua - non avrei sopportato un solo minuto in più assieme a lui. Ok, a volte sembra quasi simpatico, ma andiamo, la maglietta satanista, i film splatter, il sopracciglio bucherellato... ma a proposito, dove'è, ché non vedo nessuno di questi oscuri elementi in giro?

"Hera, sempre tra le nuvole?" Mi richiama il palo della luce, sorridendomi con affetto.

"Non mi ascolti mai." Piagnucolo, lasciandomi poi andare a un lungo e teatrale sospiro per dissimulare. "Devi farti perdonare per questo, sai?"

"E cosa vorresti, mia bellissima Hera con la H?" Domanda. Bellissima. La maschera all'avocado ha dato i suoi frutti. Letteralmente. "Una passeggiata vicino al Tevere? Prendo le chiavi della moto?"

Mi sta proponendo di allontanare mia sorella da qui così che io possa essere me stessa liberamente? Ci sto!

Ma sfortunatamente non posso accettare così su due piedi, non adesso che i miei occhi hanno incrociato quelli di Hestia. Mi sta uccidendo a distanza. Sta usando la mia faccia photoshoppata sul corpo di una delle vittime de Il Giardino delle Torture per sfogare la sua frustrazione. Fa un cenno fermo e risoluto verso l'esterno e per la prima volta capisco il terrore di chi si trova ad aver a che fare con me.

Mi scuso con Tommy, aumentando la qualità della mia performance con un bacio sulla guancia, e mi preparo ad essere brutalmente assassinata dalla mia gemella come una visione distorta di un Giulio Cesare qualunque.

Non appena metto piede fuori, una mano mi afferra il polso e mi trascina in un punto remoto e oscuro del giardino. L'indice di Hestia, affilato come una lama, punta sul mio petto con fare accusatore. "Cosa ci fai qui vestita da... da te?!"

"Lo capisci da sola che la tua domanda è ridicola o vuoi che te lo illustri io con un simpatico disegnino?" Ribatto, inarcando scetticamente un sopracciglio. "Non pensi sia ora di farla finita?"

Il suo viso cambia. "Intendi con questa farsa o di farla finita in generale? Alla seconda penso spesso."

Qualcuno mi prenoti il volo per le Honduras tipo adesso.

"Se non vuoi che io flirti con Mr. Testa vuota e occhi azzurri, tienilo a bada!" Esclamo, diventando io quella minacciosa. "E poi ti sto solo facendo un favore, Hestia, così Tommy penserà che non sei una totale incapace. Povero illuso."

Lei sta per replicare, ma io giro i tacchi e me ne torno verso la festa. Sento la presenza di un demone alle mie spalle, quindi intuisco che lei mi stia seguendo.

"Non pensare sia finita qui!" Grida infatti solo un secondo dopo.

La ignoro. Come ho fatto per gli ultimi diciotto anni della mia vita.

Torno dentro casa e mi butto sul divano, miracolosamente libero. Non voglio pensare a cosa sia successo sopra di esso nelle ultime ore con degli adolescenti nei dintorni. Che schifo, parte due.

"Eccoti."

Ancora lui. Che cos'è? Una specie di malattia che si ripropone ciclicamente?

Mi giro a guardarlo e gli rivolgo un sorriso tirato. Mi sto quasi pentendo di non essermi conciata da anima dell'oltretomba. "Eccomi." Ripeto.

"Allora, per quella passeggiata lungo il Tevere?"

Ti prego, eclissati.

"Rimaniamo ancora un po' qui." Dovrebbe essere una domanda, ma detto da me suona più come un ordine. "Aspettiamo la torta."

"Come vuoi tu." Sorride. E mi circonda le spalle con un braccio. Faccio finta che mi piaccia, anche se preferirei ingozzarmi di cioccolata e avere a che fare con i conseguenti brufoli. Preferisco i brufoli a Tommaso D'Angelo. Non credo lui sarebbe felice di saperlo.

"Come voglio io." Come dovrebbe sempre essere, caro Tommy. Come dovrebbe sempre essere.

Abbasso lo sguardo per un secondo e quando torno su di lui, mi accorgo che qualcosa di catastrofico e orripilante sta per succedere. Riesco a vedere i punti neri sul suo naso. Non dovrei riuscire a vederli in una situazione normale.

Che schifo, che schifo, che schifo.

Mi solleva il mento con una mano e prima che io possa realizzare cosa sta succedendo, sento le sue labbra a contatto con le mie.

Cosa devo fare?

Se lo bacio, mia sorella mi uccide. Se non lo bacio, lui penserà che mia sorella è troppo chiusa, nel vero senso della parola, per uno come lui, la lascerà e io finirò sotto terra.

In qualunque caso, sono una gemella morta. Ma morta per una buona causa, morta per portare avanti un piano ben studiato, per raggiungere un bene più alto e degno di questo nome.

Ragazzi, ve la faccio breve, alla fine l'ho baciato.


***

ANGOLO AUTRICI

SACRILEGIO!

Cioè... cioè... voglio dire... vi rendete conto... di quello che Hera... ha appena combinato???

Oddio, gente, qui le cose si mettono davvero molto, molto male, non so se questa gemella sopravviverà, sul serio. RIP Hera.

Sicuramente siamo giunti ad un punto dove lo scambio non è più solo un gioco: ora le persone coinvolte non sono più 3, ma 4, se vogliamo aggiungere anche il povero Punkie dagli occhi castani e non azzurri. Che ne pensate del suo incontro ravvicinato del terzo tipo con Hera/Hestia? Si accorgerà prima o poi dell'inganno, oppure anche lui, come Tommy, viaggia con due cosce di tirannosauro sugli occhi?

Prossimamente nei capitoli a venire: Hera ha veramente baciato Tommy e sì, verrà eliminata per questo... by Hestia.

Alla prossima, cioè il 10 marzo!

Daffy e C.

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Capitolo 12
*** Zero pene d'amore ***


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12. Zero pene d'amore

Hestia

Gli occhi di Hera, contornati da fastidiosi brillantini olografici color pesca e lunghissime ciglia arricciate dal Better Than Sex, sono puntati su di me. Nonostante le sue labbra siano su quelle di Tommy il Bellissimo, i suoi occhi non sono chiusi o fissi in quelli azzurri di lui, no. Sono su di me, e mi stanno chiedendo scusa.

È a loro, quindi, che mi appiglio. Mi ci aggrappo per distrarmi dal quadro generale, per non dover osservare, e ammettere, che proprio qui, di fronte a me, su un divano di una casa che non conosco nemmeno, il ragazzo che mi piace e mia sorella gemella si stanno baciando.

Così, rimango immobile a fissare quelle iridi così uguali e così diverse dalle mie, finché Tommy non posa una mano sul viso di Hera e la costringe a dedicarsi totalmente a lui, facendo calare sulla mia unica ancora di salvezza un paio di palpebre coperte di brillantini olografici color pesca - che, maledizione, non sono le mie.

Ed è proprio adesso che lo sento.

Per la prima, primissima volta in tutta la mia vita, sento un chiaro, inconfondibile dolore al centro del petto, che mi rivela che:

1 - un cuore ce l'ho veramente e,

2 - si è appena spezzato.

La sorpresa è talmente tanta che si dirama in tutto il mio corpo, risalendo le vene e le arterie, colorandomi le guance di rosso e facendomi schiudere la bocca nell'emissione di un gemito inaspettato. No, non solo ho appena sperimentato per la prima volta un attacco di gelosia, ma mi si sono pure appannati gli occhi di... lacrime?

Per tutti i criceti morti del mondo, che diavolo mi sta succedendo?

Spaventata da questa reazione, decido di fare dietrofront, mentre Tommy approfondisce il suo bacio ed Hera risponde magistralmente grazie ai suoi anni ed anni di pratica. E poi ti sto solo facendo un favore, Hestia, così Tommy penserà che non sei una totale incapace.

Esco evitando a malapena le persone; spalanco la porta e mi precipito fuori, gestendo in maniera davvero patetica tutto questo orribile ribollire di emozioni. Mentre il mio respiro si fa affannato e le guance si bagnano di acqua con cui non sono affatto familiare - il mio stesso pianto salato -, riesco a fare una ed un unica cosa, che mi viene istintiva come lo spirito di sopravvivenza che spinge la gazzella a correre più veloce del leone.

Seleziono il numero di Ste dalla rubrica e attendo impazientemente che mi risponda: "Pronto?"

"Ste!" Sospiro di sollievo.

"Oh, Hes, sei tu! Oppure non sei tu? Sei Hera travestita da Hestia o Hestia travestita da Hera o una delle due travestita da se stessa che mi sta facendo un tranello? Sai, di questi tempi non si può mai essere sicuri."

"Sono Hestia. Stefano, sei a casa?"

"Stefano?" Si stupisce perché nessuno lo chiama mai con il suo nome intero. "Sì, dove dovrei essere? Alla vostra festa super cool non invitano gli sfigati come me. Nemmeno quelli come te, ma per stavolta hanno fatto un eccezione, grazie al pass 'Travestiti da tua sorella figa ed entrerai nell'élite dei popolari'."

"Ste, posso venire da te, tipo... adesso? E fermarmi a dormire?"

Dall'altra parte della cornetta c'è un po' di esitazione, forse dovuta al tremolio della mia voce, che non sono riuscita a controllare: "Certo. Preparo il letto gonfiabile."

"Grazie mille."

"Hes, è tutto ok?"

"Ci vediamo fra poco."

Criptica, chiudo la conversazione e scorro di nuovo in rubrica per cercare il numero di mamma. La chiamo e la avviso che non torno a casa, perché mi fermo a dormire da Ste. Lei si lamenta per un po', ma poi cede al fatto che è sabato e che domani non c'è scuola, quindi ok. Si raccomanda anche che mia sorella non si faccia accompagnare troppo tardi da quel bambolotto motociclista.

Haha, grazie mille, ma'. Glielo ricorderò di certo; quando avrà finito di sbaciucchiarselo.

A questo punto, spengo il telefono e me ne vado da Ste, determinata a non riaccenderlo per almeno tutta la vita.

*

Scena al limite dell'incredibile: Ste mi passa un fazzolettino e io mi ci butto a capofitto soffiando come se al posto del naso avessi una proboscide da elefante.

"Sicura di essere veramente Hestia?"

"S-s-sì." Balbetto tra i singhiozzi. "Pur-pur-purtroppo."

Mentre io do sfoggio delle mie qualità da miglior protagonista donna di film drammatico, Stefano mi contempla con pietà e immedesimazione. Ste è sempre stato un ottimo amico, anche se nessuno glielo ha mai riconosciuto. È strano, va bene, con la sua erre moscia e una sessualità del tutto ambigua e il carattere da mollusco, ma è buono, sempre pronto ad aiutare, sempre capace di mediare le situazioni difficili.

Per questo sono corsa da lui prima che da chiunque altro. E uno direbbe: cavolo, ma questo è sfruttamento! Non l'avete nemmeno invitato alla festa con voi e ora lo usate per sfogare le conseguenze di tale festa?

Lo so, a volte ci comportiamo davvero da schifo e lui non si ribella, ma il punto è che è così di natura: se ne starà sempre zitto e buono, a suon di colpi di testa delle sorelle Felici e battutine psycho di quella stronza di Doppia G. Per questi motivi, e anche perché mi sta guardando con la testa inclinata e occhi da mamma chioccia, decido di fare un gesto che non ho mai fatto in diciotto lunghi anni della mia esimia vita, né con i miei genitori, né con mia sorella.

Mi sporgo in avanti e abbraccio Ste, mentre il materasso del suo letto si spancia e ci fa appiccicare del tutto.

Stefano diventa rosso e bollente come un'aragosta cotta: "Che fai?!" Si strozza.

"Ti a-a-abbraccio, no?" illustro, nella mia incessante commozione.

Stefano produce versi strani mentre io gli stritolo le ossicine e lo uso come cuscino dove affogare la tristezza. A un certo punto, quando credo che lui sia ormai morto, mi posa una mano sulla spalla e mi dà qualche pacca incoraggiante: "Dai su, non fare così."

Mi stacco da lui e mi asciugo quel che resta sulle mie guance: "Non hai idea di quanto faccia male, Ste."

"Potrei averne."

"In che senso?"

"Che... che..." Si agita tutto, sconvolto dall'abbraccio, dalla conversazione e da me. "Che, insomma, lo so che le pene d'amore fanno male."

Gli lancio uno sguardo in tralice: non ne sono molto convinta. Per me Ste è sempre stato asessuale e punto. Quindi decido semplicemente di non indagare oltre, per il bene di tutti.

"Beh, io l'ho scoperto solo ora." Rivelo. "E grazie a quell'enorme, gigantesca, brutta, perfida stronza di Hera."

"Coraggio, non vale la pena che litighiate per un ragazzo."

"Io la odio." Riformulo con veemenza, in modo che gli sia chiaro che non è solo una questione di 'litigi tra sorelle'.

"Non esagerare."

"Stefano!" Lo richiamo, irritata dalla sua grave mancanza di spina dorsale. "Lei mi ha dato la gioia di vivere e poi me la tolta. Così!" Schiocco le dita. "Se non è cattiveria questa, allora non so cosa lo sia. Hera è davvero degna del suo nome: una dea annoiata dalla vita sull'Olimpo che si mette a giocare con i sentimenti degli umani per diletto. Dovevano chiamarla Ade, o più cristianamente, Satana."

Stefano sembra ponderante, indeciso: "Di solito sei tu quella che viene paragonata a Satana."

"Beh, io lo sembrerò anche per fuori, ma lei lo è dentro, il che è molto peggio, credimi." E con questa massima, mi alzo dal letto e mi fiondo davanti allo specchio. Afferro qualche fazzoletto dalla scrivania di Ste e prendo a pulirmi nervosamente il viso: levo ombretti, brillantini, luccichini, qualsiasi cosa sia di troppo addosso a me. Cancello tutto, persino l'immagine di un sorridente Tommaso che mi occupa la mente e mi stringe il cuore.

Rimango completamente spoglia, pulita, naturale, e mi fisso. Ora non sono né Hera né Hestia. Sono semplicemente io; una ragazza senza particolari trucchi e vestiti, che si è innamorata come ogni singolo, debole, essere umano sulla Terra. Nella vita mi ero giurata che non mi sarebbe mai e poi mai successo, e invece eccomi qua.

"Direi che potresti dormirci su, Hes." Se ne esce Stefano, che ha seguito tutto il mio processo analitico con compassione. "Domani ci rifletteremo a mente fredda e vedremo il da farsi."

"Certo..." Mormoro portandomi con passo sconfitto verso il letto.

Ste si alza per dirigersi al materassino gonfiabile, dove dorme nonostante l'ospite sia io, ma lo fermo, tirandolo per la manica del pigiama. Mi fissa con curiosità.

"Dormi assieme a me, per favore?"

La mia domanda sconvolge sia lui - per ovvi motivi - che me. Vivere nei panni di Hera mi ha decisamente, rovinosamente rammollita. Solo un paio di settimane fa non avrei mai chiesto a qualcuno di passare la notte vicino a me, nemmeno fosse un amico o un parente. Avrei fatto eccezione solo ed esclusivamente per il fantasma del criceto Cuzco o per uno Shinigami. Invece ora è tutto diverso: mi sento sola, mi sento triste e sento che se non avrò del calore umano durante la notte, tutto questo schifo si amplificherà soltanto.

Forse, però, se l'avessi chiesto a uno Shinigami l'avrebbe fatto davvero più volentieri. Stefano sembra esterrefatto di fronte a quest'idea; nel giro di dieci minuti ha ricevuto da me più affetto di quanto gliene abbia mai dato nei cinque anni in cui ci conosciamo. E non è decisamente il tipo di persona che sa gestire l'affetto. 

Nemmeno io, per la cronaca.

"Senti, lascia perdere, Ste, non ti preoccupare..." Minimizzo, sventolando la mano. "Sono solo le uscite di una povera disperata..."

"No, va bene." Mi accontenta, gentile. Sposta le coperte e si accomoda sul lato libero, accanto a me. Posa la mano sull'interruttore e spegne la luce. "Basta che non mi chiedi anche di abbracciarti, perché sennò io davvero chiamo Chi L'Ha Visto per denunciare la scomparsa di Hestia Felici e il suo odio verso l'umanità."

Finalmente sorrido e ridacchio: "Grazie, Ste."

"Prego... Hestia. O Hera. O chiunque tu sia."

Ci sistemiamo ognuno dalla sua parte, coprendoci fino alle orecchie ed ascoltando nient'altro che il confortante silenzio della notte. Come adoro la notte... il buio... il nero definito e privo di sfumature al contrario di ogni altro colore.

"Ste..." Sussurro a un certo punto, non capendo se si è già addormentato o se è ancora sveglio.

"Sì?"

"Ma se hai detto di saperne di pene d'amore, allora di chi sei innamorato?"

Dall'altra parte c'è un eloquente silenzio, che un po' mi fa pentire di averglielo chiesto, come se già per questa sera non l'avessi provato abbastanza.

Ma proprio quando mi ero già arresa, sicura che non avrebbe parlato, la sua risposta arriva e allora alzo le sopracciglia, capendo che Ste, contrariamente a ciò che tutti pensavano, non è affatto asessuale. 

*

La mamma di Stefano è una di quelle persone che se non ti vede rotolare giù dalla sedia, non smette di darti cibo. Non che mi dispiaccia fare colazione con pancake, fette di pane e Nutella, cioccolata calda, toast e uova sode, però basta - a un certo punto è troppo anche per me.

Appesantiti da questa "frugale" colazione domenicale, Ste e io ci alziamo (cioè, rotoliamo) per andare in salotto a guardare i cartoni animati. Io sono ancora vestita da Signor Nessuno e il mio telefono è ancora caput, quindi ho deciso che passerò la mattina a godermi l'indolenza del post-delusione amorosa come se non mi importasse di nient'altro.

Siamo a metà di un concitato episodio di Due fantagenitori, quando il campanello suona cinque volte, lasciando una terribile suspance su Timmy Turner che sta finalmente per rimettere al suo posto Vicky la babysitter.

Senza che nemmeno ci sia il bisogno di controllare, Ste e io sappiamo già che si tratta di mia sorella e la sua estensione stupida, cioè Doppia G. Noi del Comitato suoniamo sempre cinque volte quando andiamo nelle varie residenze di riferimento.

"Presto, nascondimi!" Esclamo, buttandomi sopra cuscini e coperte.

Ste sbuffa, non tanto per la mia demenza, quanto più perché nemmeno lui ha la minima voglia di vedere quelle due - ora più che mai ne sono certa.

"Ce l'ho! Fingiamo di non essere in casa!" Mi propone, come se servisse del gran coraggio per mettere in atto questo tipo di sceneggiata. 

"Che ribelle, Ste." Commento, proprio mentre sento la porta aprirsi e la mamma di Ste gridare: "Steffy, ci sono le tue amiche, ho aperto io! Vieni ad accoglierle, coraggio!"

"Mamma..." Si lamenta lui, a denti stretti.

Non so bene come, ci ritroviamo tutti e cinque, CCNR e mamma di Ste, in entrata con facce false che si fissano e impellenti conversazioni da affrontare, ferme nelle nostre gole per puro rispetto nei confronti della signora Russo.

"Noi quattro. Giardino del retro. Subito." Ci pensa Giulia a ricapitolare la situazione e mentre i nostri sorrisi ingannano la bonaria mammina, le nostre gambe ci portano fuori, nel piccolo lembo d'erba che i Russo hanno fatto circondare da una siepe per piazzare un barbecue e la cuccia del cane.

Usciamo chiudendo la porta alle nostre spalle e contemporaneamente il suddetto animale sbuca dalla sua dimora ringhiando contro Doppia G.

"A bada, Birba." La calma Stefano, che come al solito si illude che la fauna italiana non soffra l'antipatia di Giulia Giuliani. 

"Allora." Inizia mia sorella, come sempre detenendo la corona della conversazione. "Ti decidi a spiegarmi perché sei sparita senza dire nulla e hai pure spento il cellulare? Lo sai che sei una stronza?"

Ecco, ora mi tocca davvero ucciderla. Sarò figlia unica; pazienza. In realtà, l'ho sempre sognato.

"Sono io la stronza, Hera? Davvero?" La provoco. "Tu hai baciato Tommaso D'Angelo! Cazzo! Il mio Tommaso D'Angelo!"

"Che cosa dovevo fare, eh? Se non lo baciavo, quello ti mollava in tronco! Ti ho salvato la pelle e, per inciso, non pensare che a me abbia fatto piacere. Piuttosto di toccare quelle labbra da divo alto due metri, mi farei tranquillamente una pomiciata con Birba nel fango!" Allarga le braccia verso il cane e vedo che è vestita come ieri sera, tutta carina, tutta luccicosa, tutta... se stessa.

"Se avessi rispettato i patti, non sarebbe successo!" Ribatto, furiosa. "Dovevi andare a casa di Mimmo! Dovevi venire assieme a lui! Dovevi essere vestita da me!"

"Scusa, ma con quello psicopatico, conciata da psicopatica, io non ci voglio stare!"

"Brutta arpia!" Grido gettandomi veramente addosso ad Hera. Non so nemmeno come e quando, ma sto brandendo la gomma dell'acqua con cui i Russo annaffiano il giardino e l'ho arrotolata al collo di mia sorella. Ops.

"Tu sei pazza!" Strilla lei, mentre Giulia la aiuta a liberarsene e Stefano mi blocca trattenendo ogni mio arto. Ho le mani nelle sue ascelle e le gambe tra le sue gambe, ma comunque, lo stesso, mi sporgo per ringhiarle addosso. Per fortuna, Birba è dalla mia parte e mi imita.

"Buone, state buone..." Pigola Ste, rivolgendosi alle due più bestiali del gruppo, cioè io e il cane.

"Sei una pazza scellerata, fratricida, rabbiosa!" Sta continuando a piagnucolare Hera, che si pulisce il collo con la faccia tutta scossa e quell'espressione da carmelitana scalza sulla via della beatificazione che vorrei solo tirarle via a morsi. Giulia, giustamente, la consola con carezze e frasi di circostanza.

"Erano i patti, Hera!" Non riesco a darmi pace e insisto con la rabbia che mi altera la voce. "Quelli erano i patti! Se li avessi rispettati, niente di tutto ciò sarebbe successo e Tommy l'avrei baciato io!"

Giulia, allora, sfilando taccuino e penna a sfera, interviene con un colpetto di tosse: "Scusate se mi permetto, Hestia, ma tra te e tua sorella non esiste nessun patto se non quello che vi siete scambiate a voce, e capirai bene che la sua valenza non sussiste, in quanto non esiste alcuna prova scritta che lo certifichi. Per cui, non ha senso che tu parli di patto quando un patto, fino a prova contraria, non c'è."

Fisso Giulia con l'urgenza di stringere qualcosa anche attorno al suo collo: non so chi tra lei ed Hera vorrei veder soffrire di più. Per fortuna Stefano mi sta ancora immobilizzando con la stretta da cobra.

"Ti sei portata l'avvocato, Hera?" Sibilo, lanciando occhiate di fuoco a entrambe. "Come hai deciso di pagarla? Rifornimento gratuito di ragazzi? Tanto sei brava ad attirarli con l'inganno; saresti capace di fargli piacere anche una come Giulia."

La biondina si indegna e riversa fiumi di parole sul suo block notes. Stefano avanza un debole tentativo di pacificazione: "Coraggio, Hestia, non essere troppo aggressiva."

Mi giro verso di lui e lo incenerisco. Quindi mi molla e va ad abbracciare Birba.

"Vedo che pure tu hai l'avvocato difensore." Osserva Hera, incrociando le braccia con stizza e puntando a Stefano come se avesse peccato di alto tradimento alla corte. "Noi a cercare di chiamarvi per tutta la notte e voi due rifugiati qui a fare comunella."

Ste ovviamente si sente accusato e arrossisce: "No, io..."

"Stefano è l'unico che ha dimostrato di essere veramente mio amico!" Parto in quarta. "Voi due siete quelle che fanno comunella alle spalle degli altri perché le vostre vite perfette vi annoiano e non sapete più che pesci pigliare! Ma vi dirò una cosa: la strega non sono io che mi trucco di nero, ma voi due che il nero ce l'avete nel cuore!"

"Che diavolo stai dicendo, Hes?" Si perplime mia sorella, ora ancora più confusa di prima, quando ho tentato di cessare la sua esistenza. "Quello di ieri è stato solo un enorme malinteso, ma non avrei mai baciato D'Angelo per noia o per farti del male. E poi, che cavolo! È solo un bacio! Ed è solo Tommaso D'Angelo! Cosa pensavi, che alla fine di questa recita te lo saresti portato all'altare?!"

Hera mi fissa con le sopracciglia inarcate in un plateale 'povera illusa', Giulia ha fermato la penna e alzato le iridi sopra il contorno dorato dell'occhiale a goccia, Ste ha sospirato e persino Birba ha smesso di abbaiare per puntarmi con curiosità.

Il silenzio che segue la domanda e più esplicativo di qualsiasi cosa potesse uscire dalla bocca di chiunque.

"Oh santo Dio." Esala Hera, portandosi la mano alla fronte e facendo tintinnare i bracciali come un sonoro campanello d'allarme. "Ti sei innamorata di Tommy."

"Beh, quello era chiaro, no?" S'informa Ste, dubbioso di non aver colto il senso di tutto quanto il casino.

"No, non era chiaro." Esplica Giulia, montando il suo cipiglio da analista. "Non era affatto chiaro. Quella che Hestia aveva per Tommy era una cotta. Definizione di cotta: superficiale e transitoria infatuazione nei confronti di un individuo. E sulla base di tale cotta, Hera e tutti noi del Comitato avevamo pensato che lo scambio fosse possibile e, nei limiti del disagio, pure divertente. Ma se parliamo di amore e non più di infatuazione, allora cambia tutto, cambia davvero tutto. Hestia, quando cacchio è successo? Perché non ce l'hai detto?"

Io mi stringo nelle braccia, in difficoltà e pure smossa come ieri sera, gli occhi che prendono dannatamente a inumidirsi: "Non dite stronzate, io non sono innamorata di Tommy."

"Ah, no?" Rilancia mia sorella, ormai inviata sul binario di questa teoria. "Allora posso chiamarlo ora e dirgli che ci fidanziamo? Io e lui? Non ti dispiacerebbe?"

Tutta la mia espressione è un mega 'NON FARLO' a caratteri cubitali.

Hera scuote la testa, prendendo a camminare in giro e massaggiarsi le tempie: "Che casino. Adesso sì che è un vero casino."

"Quindi che si fa?" Boccheggia Ste, mentre accarezza distrattamente Birba e pende dalle nostre labbra.

Hera si ferma con le mani sui fianchi, perentoria: "Io questa recita non la continuo. Dopo ieri ne ho davvero abbastanza di pasticci neri sugli occhi e tizi con la cresta fucsia che mi piazzano davanti a un massacro ninja."

Apro la bocca, sorpresa: "Ti ha fatto vedere Il Giardino delle Torture 2?"

Conosco Mimmo. Non troppo da sparare considerazioni su di lui, ma abbastanza per sapere che non è mai stato interessato a fare altro, al di là dello studio. Almeno, non con me.

"Sì, esatto, e stavo per avvisare la polizia e farlo arrestare! Quel tizio è illegale!"

"Illegale?" Giulia alza per un secondo gli occhi dal papiro e sembra incuriosita dalla scelta degli aggettivi di Hera.

Hera le risponde per le rime: "Nel senso che io ho un determinato corpus di principi che tendo a seguire per vivere in pace con me stessa e con il mondo, ma stare con lui esce di miglia e miglia dai confini di quest principi! È strano, è oscuro e non ha mai nemmeno assaggiato il frutto della passione!"

"Eh?" Ora sono io a fissare lei con circospezione. È solo un'impressione, o quando Hera parla di Mimmo diventa ancora più insensata del solito?

Controllo per un attimo Giulia: sembra del mio stesso parere. Anche se non lo ammetterei mai nemmeno sotto le più atroci torture, in fondo mi fido delle opinioni di Doppia G. Quindi Hera è scoppiata, punto. È un fatto scientificamente provato, ora.

"Io non voglio più vestire i tuoi lugubri panni, oh regina del male." Si spiega ulteriormente la gemella frou frou. "Non tornerò a casa di Punkie e non finirò lo stupido progetto di scienze con lui. Sono stata chiara?"

"E questo che c'entra con il suo innamoramento per Tommy?" Fa notare Doppia G, la penna trattenuta tra i denti.

"Che se la dovrà sbrigare da sola." Hera si improvvisa di nuovo queen bee con il suo gesticolare da nera e i bracciali al massimo della musicalità. "Se vuoi Tommy, manda la vera Hestia a prenderlo."

"Sei pazza?" Sbianco. "Non posso!"

"E io non posso più essere te!"

"In ogni caso, nessuna di voi due potrà essere per sempre l'altra, no?" Quando la voce di Stefano si fa sentire, è come se si fosse aperto il cielo per far scendere la luce della verità su tutti noi. Semplice, ma vero. Il nostro amico ha pienamente centrato il punto.

Raccolgo la gomma da terra: "Posso sempre strozzarla con questa canna e rimanere l'unica Felici esistente." 

"Posa la canna." Mi ordina lei, indietreggiando.

"Sentite, ho io una bella idea." Si propone Doppia G, circumnavigando il barbecue e posandosi lì sopra come fosse un personale leggio da cui fare il discorso elettorale. Si sporge sui gomiti e mi indica con la penna: "Per un breve periodo di tempo, tu ritorni l'oscuro sgorbietto di sempre e concludi la menata del piccolo chimico assieme al necrofilo del tuo amico punk."

"Puoi essere un po' meno aggressiva, Giulia?" Salta su Stefano, e sorprende tutti, persino se stesso, con il suo piccolo moto rivoluzionario.

La biondina fa una smorfia: "Scusa, Eros, dimentico sempre che ti salgono i nervi quando offendo la tua Pollon. Sarò meno aggressiva." Lo imita acidamente, marcando e arrotondando tutte le erre di quest'ultima frase per scimmiottare la sua pronuncia.

Ste si pente subitissimo di essersi esposto e subisce il contrattacco diventando del colore del sangue del Giardino delle Torture. Birba ringhia. Io, che so quel che mi ha confidato Ste ieri sera, mi rattristisco profondamente per la sua merdosa situazione.

"Ora, tornando a noi e sperando che non ci siano più interruzioni." Sbuffa Malefica con gli occhiali a goccia. "Mentre Hestia torna se stessa e sistema il problema Punkie, tu, Hera, prendi da parte quel ben di Dio di Tommy D'Angelo - che nessuno sa perché mai sei così bacata da rifiutare - e gli dici di farsi un bell'impacco di camomilla agli ormoni. In poche parole, lo blocchi sul nascere, gli fai capire che per il momento lui ti interessa, ma non sei pronta per una relazione. Lo tieni in scacco finché non avanzeremo la mossa finale, e non dirmi che non sai come, perché sei una professionista in queste cose. In più, lo devi a tua sorella, dato che l'hai messa tu in questo delirio."

Hera è sospettosa, io pure.

"E quale sarà la mossa finale?" chiediamo.

"Quando Punkie sarà archiviato e Tommy domato, Hestia prenderà in mano la situazione e finalmente le darà un taglio." Giulia mi punta nuovamente con la Biro e io deglutisco. "Puoi vestirti e truccarti come ti pare, ma devi andare da Tommaso, guardarlo in faccia e raccontargli tutta la verità."

"No!" Mi rifiuto precipitosamente.

"Oh, sì." Mi smentisce Doppia G. "Come ha detto Eros qui, nessuna di voi potrà essere l'altra per sempre, giusto? Quindi le alternative sono due: o Hera lo molla e tu soffri come un cane, o tenti il tutto per tutto, gli dici che cosa è successo e speri che ti compatisca così tanto da perdonarti e mettersi con te. Alla peggio ti molla e soffri come un cane, ma almeno ci avrai provato."

Quella dannatissima Giulia con l'antipatia alle stelle e la saggezza di un vecchio della tribù!

Mi volto verso Hera, per capire che posizione decide di prendere. Mi sembra concorde con Doppia G, infatti annuisce appena: "Sarebbe l'alternativa più intelligente."

Allora controllo Stefano, il quale si è chiuso nelle spalle: "Tanto soffriremo tutti."

Birba mi lancia un abbaio incoraggiante.

"Ok..." Sospiro infine, arrendendomi al mio infelice fato. "Proveremo a fare così."

"Molto bene." Si compiace Giulia, saltando giù dal suo podio e sottoscrivendo le sue stesse parole nel taccuino. "La mia ricerca di psicologia otterrà il massimo dei voti!"

Chi felice e chi triste, rientriamo tutti in casa per un'abbuffata di pancake e mentre stiamo varcando la soglia, irritato, giunge alle mie orecchie un mezzo commento di Stefano: "La mia ricerca otterrà il massimo dei voti!" scimmiotta Giulia a bassa voce. "Spero che Birba la trovi e te la mastichi, quella ricerca!"

Oh Stefano... povero, povero Stefano.



***
ANGOLO AUTRICI

L'ira di Hestia (ira funestia XD) era una tragedia annunciata. Siete d'accordo con lei? Le perdonate il tentato fratricidio?

In questo capitolo non c'è solo la conseguenza di una bomba a mano gettata sulla quiete delle due sorelle e delle loro infauste relazioni, ma anche uno squarcio di amicizia. Ste, il caro e povero Ste, era stato ben inquadrato sin da subito: aveva chiaramente un problema. Ma... esattamente... con chi?

C'è chi dice Hera, chi Hestia, chi Giulia. Voi, dopo questo capitolo, l'avete capito?

La prossima volta che ci vediamo sarà il 13 marzo e non sarà un bello spettacolo: la situazione passerà nelle mani di Hera e temo proprio che deciderà di seguire alla lettera il piano di Doppia G. Come la prenderà Tommy? Si può sperare in un successo delle idee della nostra improvvisata psicologa? E Punkie, in tutto questo, che ruolo giocherà?

Alla prossima con 'Una ragazza come te' e altre mille domande inutili.

Daffy e C.

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Capitolo 13
*** Zero relazioni ***


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13. Zero relazioni

Hera

"Io non mi fido di te."

Ecco cosa dice l'effetto collaterale della mia venuta al mondo non appena mi vede infilarmi la giacca per andare a sistemare l'ennesima scia di tragedia che ha lasciato dietro di lei.

Non solo devo uscire con Tommy D'Angelo per suo conto, ma devo anche sorbirmi le sue inutili paranoie. Come se l'ingenua suora di clausura qui fossi io.

"Oh, accidenti." Mi porto una mano al petto e scuoto la testa, le mie sopracciglia così incurvate in un'espressione dispiaciuta, che sembra quasi io sia davvero addolorata a causa delle sue parole. "Cosa potrei mai fare per conquistare la tua fiducia, piccola e dolce Hestia?"

"Disintegrarti, ad esempio." Replica lei, lanciandomi letteralmente addosso la mia sciarpa color avorio. Quella che attorno al suo collo assume le sembianze di un viscido serpente velenoso.

"Senti, brutta copia di Lucifero, potrei uscire da qui e rovinarti la vita, perciò sta buona e prega che io sia abbastanza magnanima da non farlo. Chiaro?" Le punto un dito contro, consapevole che questa è tutta una messinscena. Non le rovinerei mai la vita. O almeno non in modo così banale. Ho una certa classe.

"Credo sia opportuno ricordarti che sono la tua, di copia, Lucifero." Ribatte, questa volta con le braccia incrociate al petto. Vorrei quasi riproporre il tentativo da parte mia di diventare figlia unica, ma invece mi rendo conto di essere impressionata dal suo tenermi testa. Che stia finalmente imparando qualcosa da quello che dovrebbe essere il suo modello di vita, ovvero io?

Ovviamente non dico nulla di quel che sto pensando e mi limito a stringere le labbra per poi scoccarle un'occhiataccia prima di uscire dalla porta di casa.

Per tutto il percorso, ripasso silenziosamente le parole che devo dire a Tommy, parole che Hestia mi ha chiesto di ripetere circa trecento volte al secondo. Spero sappia già che farò di testa mia.

Se devo recitare la parte della drama queen, voglio almeno farlo con tutta la preparazione del caso.

Vestita di rosa e con qualche glitter tattico sparso qui e là. È questa la preparazione del caso.

Regina George sarebbe così orgogliosa.

Prendo l'autobus per una parte di tragitto, per poi percorrere a piedi l'ultimo pezzo di strada. Ho insistito affinché il bello e dannato non venisse a prendermi in moto perché, se a quella strega di mia sorella non importa uscire con i capelli schiacciati, a me interessa eccome non girare per Roma con una chioma a leccata di mucca. Si tratta di un minimo di amor proprio, su.

Scorgo quasi subito Tommy spalmato sulla carrozzeria del suo mezzo di trasporto come se un fotografo di fama internazionale dovesse spuntare da un momento all'altro per fargli bubù-settete e proporgli un contratto come modello. Noto anche che parecchie ragazze, passando, gli lanciano almeno un'occhiata. Quindi, per puro orgoglio personale, lo saluto con due sonori baci sulle guance.

"Hera con la H!"

Non devo alzare gli occhi al cielo. Non devo alzare gli occhi al cielo. Non devo alzare gli occhi al cielo.

Però lui non aiuta, eh.

"Ciao Tommy." Mi stampo un bel sorriso sulle labbra e fingo di essere felice di stare per buttare via due ore della mia vita con lui. Due ore che potrei usare in modo molto più produttivo e divertente. Tipo fissare la vernice che si asciuga.

"Mi sei mancata da ieri sera, sai?"

Ieri sera. Ah, ieri sera. Che gran bella serata. Sarei voluta morire.

Dopo che lui si è avventato sulle mie innocenti - si fa per dire - e rosee labbra e ho visto la sagoma di Hestia precipitarsi fuori, ho provato a mettere fine al bacio, ma, beh... diciamo che entrambi ci siamo lasciati prendere dalla situazione.

Non pensiate che sia successo qualcosa di più di un semplice e sano scambio di saliva, santo cielo che schifo. No, niente di tutto questo. Sto solo constatando che, ecco, mentre lui credeva di aver finalmente conquistato il Sacro Graal, io mi sono resa conto che questo tipo di contatto con qualcuno mi manca.

Tutto qui.

Sì, okay, e ho approfittato della situazione per rimediare.

Lo so, non si fa, sono una brutta persona e bla bla bla. Ditemi qualcosa che non so.

Comunque, dopo quel breve intervallo vagamente romantico e rivoltante, ho sbattuto le ciglia un paio di volte e mi sono fatta riaccompagnare a casa. Hestia non c'era e, dopo un paio di chiamate senza risposta, mi sono arresa al pensiero che avesse scavalcato il cancello di un cimitero per tirarsi su il morale. Quello, oppure che stesse meditando un piano per uccidermi tra atroci sofferenze. Soliti passatempi tipici della mia gemella.

"Anche tu." Cinguetto, abbassando lo sguardo in un teatrale e drammatico tentativo di sembrare imbarazzata. "Ma, sai, ti ho chiesto di vederci perché ho bisogno di parlare con te di qualcosa di importante."

Non è che la sintassi di questa frase è troppo complicata per lui?

Per un attimo mi rassegno al pensiero di doverla ripetere accompagnando il tutto con gesti esplicativi, ma poi il criceto - Cuzco, sei sempre nel mio cuore - che corre nella sua scatola cranica sembra recepire il messaggio.

"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" Mi chiede. Nei suoi occhi vedo balenare uno sguardo preoccupato, sembra quasi tenero. Tenero come un pulcino confuso che non riesce più a trovare l'entrata del pollaio, intendiamoci.

"Non sei tu, sono io." Scusate, ragazzi, so che è la risposta più scontata del mondo, ma era una vita che sognavo di dirlo. Mi porto una mano sul cuore e poi sospiro. "Andiamo a fare due passi, ti va?"

Tommy annuisce e, non sto scherzando, prima di seguirmi lascia una carezza sulla moto, come se stesse lasciando la figlia di tre anni all'asilo per la prima volta. Non esagero, la scena è così piena di emozione, di sentimento, di drammaticità, che probabilmente se davvero un giorno avesse una bambina e dovesse affidarla a qualcun altro per qualche ora, lo farebbe con più serenità.

Una volta chiusi i convenevoli - sul serio, Hestia, è lui il prescelto? - con la carrozzeria nera, possiamo finalmente iniziare a passeggiare lungo le strade della città. È domenica, quindi tutto è meno frenetico del solito. Sarebbe una giornata perfetta per andare a caccia di sconti nelle boutique delle grandi firme. E invece sono qui con un grande demente.

Tenta anche di prendermi la mano e a primo impatto io sposto la mia come se dalla sua pelle potessero uscire scosse elettriche, ma poi mi ricordo che sicuramente questo è l'unico contatto che gli concede abitualmente mia sorella, quindi supero lo schifo e mi lascio andare a questo romanticismo squallido da Medioevo.

"Hera con la H, vuoi dirmi che succede?" Domanda lui, forse dopo aver notato la mia esitazione di poco fa. Più che esitazione, era repulsione, ma questo a lui non lo dico.

Mi fermo sul posto e faccio di nuovo un gran sospiro. Fingi che ti dispiaccia, Hera. Come alla recita di Natale di quarta elementare quando hai dovuto piangere di fronte a Babbo Natale con la slitta che non partiva. "Tommy, non credere che per me sia facile tutto questo."

"Che significa?"

Ho usato parole troppo difficili? Di nuovo?

"Non sono pronta per iniziare qualcosa con te che vada oltre a un'innocente amicizia." O magari nemmeno quella, se possibile. "Il bacio di ieri sera è stato..."

"Stupendo." Mi anticipa lui. Mi anticipa nel modo sbagliato, perché io avrei usato tutt'altra parola per descriverlo. "Le tue labbra sapevano di fragola."

"Ciliegia." Lo correggo io. Ne sono sicura perché è scritto a caratteri cubitali sul tubetto di burrocacao idratante per pelli delicate. Non è proprio abituato a uscire con qualcuno che abbia buon gusto in ogni singolo campo. Per Hestia sapere la differenza tra un burrocacao e un tubetto di colla stick è già un compito troppo difficile. "Non era questo che stavo per dire."

Lui aggrotta le sopracciglia in un'espressione smarrita, quindi mi trovo costretta ad andare dritta al punto, senza troppi giri di parole. Questo poverino è già abbastanza confuso di suo per infierire più di così.

"Non possiamo stare insieme!" Esclamo. E spero non sia necessario fargli un disegno.

"Sei sicura?" Che cavolo di domanda è? Certo che sono sicura! Per quanto mi riguarda, nemmeno i nostri nomi dovrebbero essere accostati nella stessa frase.

"Vedi, Tommaso..." Il suo nome per intero gli fa storcere il naso, come se lo avessi chiamato imbecille senza mezzi termini.

"Tommy." Mi correggo, per non destabilizzarlo. "Io sto bene con te, ci divertiamo insieme, no?"

Il dio greco qui presente annuisce. Possiamo farcela! Dai, Tommy!

"È per Jacopo?" Mi chiede.

E ora chi è questo Jacopo? Devo sembrare perplessa, infatti lui provvede subito a far chiarezza. "È per il tuo ex che non puoi stare con me?"

Il mio ex! Ecco chi è! Avevo completamente dimenticato di quello sporco traditore che la sera del suo compleanno ha preferito andare a festeggiare con gli amici e infilare la lingua in gola a un qualunque essere respirante che era in vena di fare beneficenza verso un meno fortunato piuttosto che passare la serata con me. Sono proprio sbadata.

"Sì." Affermo. Era esattamente quello che intendevo dire. Come no. "Sai, penso di non aver ancora superato del tutto il fatto che mi abbia lasciata."

Non è vero. L'ho lasciato io, gridandogli di sparire dalla mia vita e lanciandogli addosso una delle mie Vans rosa confetto in edizione limitata. Ho perso una scarpa, ma la soddisfazione di vedere l'impronta della mia suola sul suo cappotto firmato mi ha ripagata di tutto.

Bei ricordi, gente. Bei ricordi.

"Ah." Sussurra. "Va bene."

Questo è il momento esatto in cui io, Hera Felici, mi defilerei e andrei poi a festeggiare per essermi definitivamente liberata di Tommaso D'Angelo, ma sempre io, Hera che intrattiene se stessa e i suoi amici con la storia di quest'ultimo e sua sorella gemella, devo attenermi al piano concordato.

"Possiamo iniziare con l'essere amici." Propongo, con lo stesso livello di entusiasmo che avrebbe Hestia se le si proponesse di andare a ballare il sabato sera. "Uscire qualche volta, cenare fuori, andarci piano, insomma."

Poi, sentite qui, gli do il colpo di grazia con un tocco di psicologia inversa che Giulia adorerebbe.

"Sempre che tu sia disposto ad aspettarmi." Aggiungo, puntando i miei occhi pieni di glitterini dorati nei suoi azzurro puffo. Gli poggio una mano sul braccio e piego appena la testa di lato per indurlo a dire ciò che io voglio sentire.

"Sì, sì, assolutamente. Posso aspettare." Bravo, D'Angelo, bravo.

Gli regalo un grande sorriso e subito dopo mi sforzo persino di abbracciarlo. Le sue braccia si avvinghiano a me come una cozza allo scoglio e, sinceramente, penso che anche Hestia, pur essendo innamorata persa di questo pino silvestre, lo manderebbe via.

Ma io resisto. E gli stampo anche un bacio sulla guancia. Perché io, quando lavoro, lavoro per bene.

"Posso comunque invitarti a prendere una cioccolata con la panna? Adesso?" Mi guarda di sottecchi e fa un cenno verso un bar alle mie spalle. Schiudo la bocca per rispondere, indecisa sul da farsi. Avevo giurato che non avrei mai preso parte a un appuntamento con lui e ora sto effettivamente per dire di sì.

Sono incoerente o solo molto fedele alla parola data a mia sorella?

Nel dubbio, due minuti e mezzo dopo, mi trovo seduta a un tavolino con Biondo-Occhi-Azzurri a fissarmi. Sta sorridendo.

Mi tende la mano e vuole che io la stringa. Che accidenti devo fare?

"Solo amici, ti ricordi?" Provo a sviare io e lui fa sì con la testa.

"Me lo ricordo, me lo ricordo." Sospira, prima di accennare una risata imbarazzata. Ritira silenziosamente la sua offerta e mi lancia un'occhiata di scuse.

Nonostante io abbia già raggiunto la soglia massima di zucchero che consumo giornalmente, decido comunque di prendere la cioccolata proposta da lui, senza poi pentirmi affatto della scelta.

Ci scambiamo qualche battuta ma rimango ferma su informazioni non troppo personali, così che Hestia, con la sua noiosa personalità, non gli renda troppo evidente il fatto che questa sarà stata la prima e l'ultima volta in cui è uscito con me.

A fine giornata, Tommy insiste per accompagnarmi a casa e io, rimpiangendo la forma perfetta dei miei capelli, accetto.

Se il demone malefico mi vedesse adesso, attaccata alla sua vittima preferita, mi ucciderebbe. Niente di nuovo.

"Ti ho vista!" Mi accusa appunto non appena varco la soglia di casa, gli occhi iniettati di sangue e la vena che le pulsa sul collo cadaverico. Mi afferra per un braccio e mi trascina in camera sua senza darmi il tempo di togliere la giacca. La ignoro e lascio che si sfoghi blaterando cose che non mi interessano mentre cammina per la stanza.

Mi spoglio in tutta calma, mi ravvivo i capelli con le mani, mi guardo un attimo allo specchio e solo allora, mentre lei ancora borbotta, intervengo. "Hai finito?"

"Se lo hai anche baciato, giuro che ti faccio fare la fine di Cuzco!" Grida, non destando la minima reazione da parte mia. Se portasse a termine ogni sua minaccia, sarei morta ancora prima di nascere. Sono certa che, se avesse potuto, mi avrebbe soffocata con il cordone ombelicale ancora nel ventre materno.

"Mi schiaccerai inavvertitamente col tuo peso corporeo?" Le chiedo inarcando un sopracciglio.

Oddio. No. Non ricordavo più che lei non lo sapeva.

Sono morta.

Seppellitemi con il mio Chanel numero cinque, per favore.

"Sapevo che eri stata tu!" Ora sì che si scaglia contro di me. I suoi artigli maledetti mi si conficcano in un fianco e io sono costretta a spingerla via con le mani.

"Non l'ho baciato, smettila!" Le urlo, e lei subito ritrova la sua pace interiore. "E quello del criceto è stato un incidente. Okay? Pensi che io non volessi bene a Cuzco?"

"Ah." Dice. "Scusa."

"Satana." Commento, andandomi a sedere sul letto. "E piantala di guardarmi così, con Tommy è tutto a posto."

"Perciò ora io sarò io e tu sarai tu." Mormora, senza troppa convinzione nella voce. Si siede alla scrivania, a distanza di sicurezza da me, e non mi guarda nemmeno. "È tutto finito."

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Sta facendo la regina del dramma.

E non è neanche brava quanto me. Che cucciola, lei.

Mi alzo e vado a prendere il mio cellulare dalla borsa, poi, senza troppe cerimonie, glielo lancio sul materasso. "Ho detto a Tommy che ci saremmo sentiti via chat. Vedi di farne buon uso, Dracula."

Il suo sguardo si illumina quasi come quando ottiene l'esclusiva di avere la tv solo per lei per vedere la gente che muore. Immagino debba essere un'esperienza che provoca uguale emozione. "Sei seria?" Mi chiede.

"Sì." Affermo. Mi pentirò di questa cosa. So che me ne pentirò. Uscita da qui andrò a fare un bagno rilassante per abbassare il mio livello di stress. "Ma devi darmi il tuo. Devo poter comunicare con Giulia."

Ottengo quello che mi serve e me ne esco dalla stanza senza aggiungere altro, pregando solamente che lei, con la sua inettitudine, non mi rovini la vita. Anche se lo ha fatto già il giorno in cui è nata.

Vado a buttarmi direttamente sul mio letto, rimandando di cinque minuti la mia ora di benessere giornaliera. Il cellulare di Hestia mi segue, rimanendo nel suo stato di quiete solo per pochi secondi, dato che decido di farmi gli affari di mia sorella.

Accendo lo schermo e non c'è nessuna password, il che è per me un invito a curiosare quanto voglio. Ma aspettate. C'è un messaggio.

E di chi può essere, se non di quello psicopatico di Punkie?

Chiede ad Hestia, cioè me, almeno credo, perché ieri sera non era alla festa.

Perché ho finalmente deciso di tornare ad avere una dignità vestendomi decentemente. Sto per rispondere, ma poi ci ripenso. Meglio non far saltare la copertura proprio adesso. E poi Domenico è molto più sveglio di Tommy, quindi capirebbe immediatamente che c'è qualcosa di losco alla base.

Sono rimasta a casa, non mi sentivo bene. Scusa per non avere avvisato. 😕 Condisco il tutto con una faccina triste e decido di inviare.

Un momento, però, fermi tutti.

Se Hestia e Punkie sono solo compagni di corso, perché lui è così interessato al perché lei non fosse alla festa? Devo indagare.

Ah. Nessun problema. Siamo ancora d'accordo di vederci questa settimana? Finiamo il progetto e poi ci dedichiamo al Giardino delle Torture? Mi risponde quasi subito.

I miei anni di onorata carriera mi inviano segnali ben chiari a riguardo. Delle frecce luminose indicano la parola appuntamento che aleggia immaginaria sopra di me.

Ne sono convinta. Lei gli piace. Sarà un vero peccato vederlo con il cuore spezzato.

Cose che capitano.

In ogni caso, non è necessario consultare Hestia per avere una conferma effettiva dell'incontro concordato. Questo per due motivi ben precisi che ora vi spiegherò.

Il primo è che Hestia Felici, per definizione, non ha una vita sociale, e di conseguenza non ha neanche degli impegni che potrebbero sovrapporsi. Siamo onesti, qualcuno di voi l'ha mai vista uscire di casa di sua spontanea volontà? Le passeggiate al cimitero non contano.

Il secondo motivo è che...

Un bel respiro, Hera, va tutto bene. Ai tuoi lettori puoi dirlo, loro ti vogliono bene, capiranno.

Okay.

Il secondo motivo è che, nel remoto caso in cui lei non possa andarci, potrei essere disposta a sostituirla.

E qui chiudo.

Guai a voi se lo dite a qualcuno.


***

ANGOLO AUTRICI

E se fin qui avete pensato che Hera fosse cattiva, beh... non avete visto nulla XD

Prima di salutarci al prossimo capitolo, volevamo annunciarvi che siamo esattamente a metà del nostro percorso, dato che questa storia conterà ben 25 capitoli. Speriamo che finora vi sia piaciuta e che continuerà a piacervi fino al numero 25 💜

Grazie per il supporto, per i commenti e per le recensioni...

Alla prossima, che sarà domenica 17!

Daffy e C.

P.S. se vi va di leggere qualcosa di nuovo, correte alla pagina di @cioccolatomalik e date un'occhiata alla One Shot Morning Encounter! Sarà un piacere per l'immaginazione... 😜

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Capitolo 14
*** Zero sospetti ***


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14. Zero sospetti

Hestia

Sono le 11.11. Io, puntuale come sempre, sto azzerando lo zucchero nel mio caffè delle macchinette, quando sopraggiunge qualcuno alto come il Kilimangiaro alle mie spalle.

"Ehi, Hestia."

Porca zozza.

Dalla paura, faccio scivolare il dito ed ecco che invece di azzerare lo zucchero mi parte il caffè dolcificato a livello normale, ovvero: diabete di tipo due.

Soffocando un'imprecazione, mi volto verso Tommy il meraviglioso D'Angelo e, non fraintendetemi, almeno sono felice che stavolta non mi abbia chiamato Ermes, però preferivo quando mi chiamava Hera perché significava che era innamorato di me. Ora si legge come un libro aperto che quella che ha davanti gli ispira solamente pena.

"Tom-" Soffoco. "Tommaso. Tommy. D'Angelo? Ciao. Comunque."

Ridacchia: "Ciao."

"Stai... ehm, stai cercando mia sorella, vero?"

Mi guardo ninja che si squartano ma ho paura di un grande putto preraffaellita di appena diciott'anni. Bene.

"No." Dice, frivolo, guardando con fare incuriosito il mio outfit odierno, composto da un maglione con le maniche strappate in vari punti, che lasciano intravedere una retina nera sotto di esse. Appurato che è brutto, scende con gli occhi sulla gonna di pelle, i collant neri tagliati sulle cosce, i calzettoni grigi e gli anfibi mezzi slacciati. Appurato che sono brutti pure quelli, torna sul mio viso e a quel punto preferisce semplicemente guardare la tazzina di caffè che si riempie.

Wow, come essere squadrata da un ragazzo e capire in due nanosecondi che non gli piaci minimamente. Però almeno mi ha guardata, dai. Solo una settimana fa non faceva nemmeno quello.

"Ero banalmente venuto a prendere un caffè, poi ho pensato che ne avrei preso uno anche per Hera."

"Uhm, vuoi questo?" Propongo, rimuovendo il bicchierino diabetico e passandoglielo. "Per sbaglio ci ho messo troppo zucchero e a me non piace."

"Grazie." Sorride, afferrando il bicchiere e sfiorando così le mie dita. Secondo lui non è mai accaduto prima, tant'è che un po' s'imbarazza; per me invece è ormai quasi un'abitudine, ma mi fa indifferentemente rabbrividire come ogni santa volta. Reazioni diametralmente opposte, nonostante siamo sempre gli stessi due. E questo mi conferma che Tommy è davvero, davvero stupido. Ma tanto stupido.

Poi, lo diventa ancora di più quando usa il bicchiere che gli ho dato per berselo. Io intendevo che lo portasse a Hera, invece il suo cervello ha recepito tutt'altro.

"Bleah." Commenta pure, quando ha finito di scolarselo. "Decisamente troppo zucchero anche per me. Di solito lo prendo senza. Comunque-" Prosegue infilando una monetina e tirando una cioccolata doppio latte con lo zucchero al massimo per Hera. "Non per scocciarti ma recentemente ho parlato con tua sorella e... sai, volevo fare qualcosa per stupirla. Per far sì che capisca le mie buone intenzioni e si fidi di me. Tu hai qualche suggerimento?"

Non parlarle mai più?

"Non saprei, uhm... Hera non apprezza troppo l'insistenza, sai, specialmente in questo periodo che..." Non so nemmeno cosa inventarmi. Se lo allontano da lei praticamente lo allontano da me, ma se non lo allontano quello stai sicuro che se la bacia di nuovo senza problemi. "Potresti semplicemente continuare ad essere te stesso, Tommy, senza gesti grandiosi. A lei piaci così." Garantisco sorridendogli con amarezza.

E quello che dico è vero, eh - lo so per esperienza personale.

Anche lui si rilassa: "Ok. Spero che vada tutto bene con lei."

Oh, povero Tommy.

"Ci tengo davvero un sacco."

Rimuove la cioccolata e poi infila un'altra monetina ancora, selezionando il caffè normale e togliendo tutto lo zucchero: "Grazie per la dritta. Goditi il tuo caffè amaro, è offerto dalla casa ed è decisamente il più buono." Mi fa l'occhiolino e poi sparisce per portare il diabete alla sua Hera.

E io intanto muoio dentro del tutto.

*

Buongiorno 💜

Buongiorno? Buongiorno, Tommy? Tss. Giorno di merda, non buongiorno.

Ehi 💜Digito la mia falsa risposta mentre mi viene un crampo alla mano nel reggere questa patacca di iPhone. Hera ha la brutta malattia di comprarsi le cover di silicone fatte a unicorno che se per caso ti cade il telefono sul piede, si rompe il piede.

E poi dai, guardate questo unicorno, è grottesco. Ha la criniera a ciuffi arcobaleno e un corno fendente che se te lo metti nella tasca dei jeans ti perfora la chiappa.

Odio mia sorella.

Come stai? Dormito bene?

Dormito? Dormito, Tommy? Io questa notte ho vagato per cimiteri come uno spettro, non potrei neanche lontanamente ammettere di aver dormito. In questi giorni di ritorno alle origini, non so nemmeno più cosa sia il riposo: è l'ennesima mattina in cui mi tocca vederti alle macchinette e sapere che mi guarderai con lo schifo negli occhi. Infatti, le mie occhiaie viola almeno quanto quegli stupidi cuoricini lo confermano.

Abbastanza. Rispondo, lasciando poi cadere l'unicorno sulla scrivania con un tonfo da bomba nucleare. Sospiro e procedo a coprirmi quanto posso questa espressione rivoltata.

Sono in camera mia, davanti allo specchio e ai portapenne riempiti di kajal. La stanza è illuminata dalla flebile luce del mattino, che evidenzia il pallore del mio viso e, in generale, la mia aura da fantasma. Non mi sentivo così da... da quando ero ancora Hestia Felici.

Per tutto il tempo in cui sono stata Hera, infatti, avevo smesso di sentirmi solo un peso morto sulla superficie terrestre. Sebbene odiassi la stratificazione di fondotinta modello red velvet, i brillantini gettati a caso come un Art Attack venuto male e i burrocacao all'emulsione di frutto della passione con zucchero di canna, imitare lei mi aveva dato un qualcosa. La voglia di ucciderla? Certo, quella c'è sempre, ma c'era anche qualcosa in più, tipo una scintilla di vita, una spinta, che ne so io.

Probabilmente è perché dentro la sua cipria ci mettono la droga, oppure era del semplice coraggio derivato dall'impersonare qualcuno di diverso. Sapete, no? Come dire 'tanto questo non so io, posso fare quello che mi pare!'.

Ma ora che mi guardo mentre sto passando il kajal sulla rima inferiore mi chiedo: chi sono davvero io? Sono questa qui? Quella che sta accentuando il nero delle sue occhiaie con altro nero e che si metterà la salopette con un il lupetto a righe da carcerato? Oppure sono quella che si montava i capelli e si inondava di profumo al saccarosio? Sono una, sono l'altra, o sono entrambe?

Senti, Hera con la H, so che sei stata molto chiara sul fronte relazione, però...

L'anteprima del messaggio si ferma lì, quindi poso la matita e sollevo l'unicorno obeso per aprire il messaggio dello stupido Tommy. Gli avevo detto di lasciar perdere, che altro vuole ancora, adesso?

Senti, Hera con la H, so che sei stata molto chiara sul fronte relazione, però ti andrebbe comunque di venire a fare una cosa assieme a me, domani dopo la scuola? Sarebbe in totale amicizia, giurin giurello 🤞

Mi mordo il labbro, più e più volte, fino ad arrossare la mia pelle delicata. Perché non capisce niente, quell'imbecille?!

Ora, se gli dico di sì, mi tocca mandarci Hera. E a parte che Hera non ci andrebbe nemmeno se in cambio facessi una seduta spiritica per rievocare l'anima di Cuzco, poi comunque non ce la voglio mandare. Sono gelosa di lei e Tommy, sono gelosa di chiunque e Tommy.

Maledizione, quel bambolotto rimbambito mi ha davvero fatto perdere la ragione!

Dove si va? Scrivo, nervosa come non mai, mentre davanti a me compare il mio viso diviso a metà. Una parte con l'occhio già truccato e le labbra cadaveriche, l'altra con il rossore del mio morso e i ciuffi di capelli che sono sfuggiti alla coda. Benissimo, ora sono metà Hestia e metà Hera, come era successo a Mulan mentre doveva capire se essere una brava cinesina obbediente o una macchina da guerra transessuale.

È una sorpresa...

Deglutisco di fronte allo schermo e temporeggio con le dita sospese per un po'. Poi mi faccio travolgere dai flashback come nelle più ovvie commedie romantiche: Tommy che passeggia di fianco a me in riva al Tevere, Tommy che ride con il viso spruzzato di ketchup, Tommy che mi dice 'sei bellissima' con quel celeste attorno alle pupille, Tommy che mi allaccia il casco e poi si sporge per baciarmi.

Ok. Invio, senza nemmeno aver processato l'input del cervello alle mie dita. Passami a prendere dopo pranzo.

E so che mi sto rovinando la vita, ma non posso farne a meno. Tommy mi piace. Tanto. Tantissimo. Anche se è stupido, non ascolta i consigli e peggiora solamente il casino che già c'è.

Per questo non ci andrò vestita da Hestia, né ci manderò mia sorella. Tornerò Hera per l'ultima volta e mi godrò l'ultimo appuntamento con Tommaso, prima di fare quello che ha prescritto Giulia. Sì, farò così... ancora un'ultima chance di stare con lui e poi gli dirò la verità, lasciando che mi odi per il resto dei miei giorni.

Il telefono vibra e Tommy mi ha inviato come risposta il solito cuoricino viola.

*

In ogni caso, prima di pensare alla sorpresa di Tommy, c'è qualcosa che devo assolutamente fare.

Primo, perché ho promesso a mia sorella che non avrebbe più dovuto sopportare i pomeriggi-studio con Mimmo, secondo perché se non riprendo in mano il progetto di scienze, quella si becca un due... e io ci tengo alla mia media, dato che è l'unica cosa positiva che possiedo.

Così, mi ritrovo davanti alla porta dell'appartamento di Domenico e quando mi apre, mi rendo conto con orrore di non essere mai stata a casa di un ragazzo che non fosse Stefano. Come è potuto succedere che in sole poche settimane la mia vita perdesse completamente tutto il suo senso? Dov'ero io nel frattempo?

"Ciao, Hes." Mi saluta il mio compagno di studi, facendo un cenno verso il corridoio. "Vieni avanti."

Non sto qui a guardarlo troppo, ma approvo come sempre il suo look. Io e Mimmo collaboriamo da un po', ormai e, in generale, a scuola, ci siamo beccati diverse volte. Siamo affini, condividiamo gusti in fatto di film e musica e penso che lui abbia davvero stile. Una volta Stefano e Giulia mi hanno messo all'angolo perché erano convinti che mi piacesse, ma Mimmo purtroppo non mi piace: sebbene sia praticamente perfetto per me e pure intelligente, in diciotto anni di vita ho finalmente capito che mi piacciono di più i protagonisti di bassa letteratura tipo Tommy.

La cosa mi fa addirittura un po' ridere: io che sono così diversa dalla massa e dedita all'odio verso il genere umano, mi sono scelta quanto di più stereotipato e umano esista. Peccato che oramai l'abbia capito anche la signora Adeli, la vecchia che ci abita accanto, che mi piace Tommaso D'Angelo. L'hanno capito proprio tutti, tranne lui. Bene - parte due.

Mimmo mi accoglie in casa e mi guida verso il salotto: "Ti vedo in forma stavolta! Sabato scorso per poco ci lasciavi le penne sul pianerottolo."

Per forza. Mia sorella mangia solo cibi ipocalorici compensando con le caramelle, quindi non è salubre, se non ha appena ingerito qualcosa di dolce. Probabilmente non si aspettava tutte quelle scale.

Sorrido semplicemente a Mimmo, mentre lui mi offre il 'solito' bicchiere d'acqua. Strano che Hera non gli abbia chiesto del succo al frutto della passione, comunque lo accetto. Quando lui arriva in salotto posando la bevanda sul tavolo, io ho già estratto tutti i libri dallo zaino e disposto i progetti vari.

"Grazie." Dico sciacquandomi la gola con qualche sorso. "Ho finito la parte dei mitocondri e iniziato la rappresentazione grafica della cellula. Eventualmente ho anche il power point in chiavetta, ho pensato che potesse farci comodo e, nel dubbio, mi sono annotata tutti gli approfondimenti su dei post-it che ho attaccato nel capitolo. Li vedi? Sono quelli lì: gialli per le cellule animali, verdi per le vegetali. Perché mi guardi con quella faccia?"

I piercing di Mimmo stanno ancora dondolando sul suo sopracciglio da quanto velocemente l'ha alzato: "Ti sei dopata?"

"Come, scusa?"

"Hai assunto qualche droga performante? Le ultime volte che ci siamo visti sudavi anche solo girando una pagina; ora rappresentazioni, chiavetta e post-it? Differenziati in base all'argomento?"

Quell'inutile di Hera.

"Oh, le ultime volte, già." Incrocio le braccia appellandomi alle mie inesistenti doti recitative. "In effetti, non ero in gran forma né fisicamente né mentalmente. Sai, il classico periodo no delle donne. Ma ora sono di nuovo in carreggiata: concentrazione e determinazione! Finiamo questo progetto di scienze!"

Mi rivolgo a Mimmo con un sorriso che penso di non aver mai fatto in vita e vedo che lui, invece, non ricambia. Con espressione di marmo, mi circumnaviga e prende posto sulla sedia accanto alla mia.

Apriamo i libri. Mentre io studio le cellule, lui studia me.

"...e con questo abbiamo approfondito anche l'apparato di Golgi." Dichiaro dopo una mezz'ora, appiccicando l'ultimo post-it alla pagina con orgoglio.

"Bene." Dice semplicemente lui, alzando di poco un angolo della bocca. Sta continuando a fissarmi intensamente da quando abbiamo cominciato e questo-non-mi-piace. "Facciamo una pausa?"

"Pausa?" Quella fannullona di mia sorella deve averlo influenzato troppo . "Quale pausa, Mimmo? Non ci manca molto, approfittiamone per studiare, no?"

Assottiglia gli occhi annuendo lentamente: "Giusto."

Andiamo avanti un'altra mezz'ora e questa mi sembra più tortura della morning routine ai cetrioli che Hera mi obbligava a fare quando ancora mi travestivo da lei. Non so che abbia Domenico; una volta se ne stava tranquillo e al suo posto, senza lanciare sguardi strani o fare domande non inerenti.

Mi sono sempre trovata bene con lui proprio per questo, ma ora mi sento davvero a disagio con i suoi occhi contornati di nero sulle mie mani che scrivono, quasi come mi stesse controllando la calligrafia. Oddio, e se mi sta davvero controllando la calligrafia? Se ha notato la differenza tra la mia e quella di Hera? Non è molto difficile; quell'idiota mette i cuori al posto dei puntini sulle i. E poi è quasi analfabeta, quindi il divario è lampante.

D'improvviso, quindi, copro il foglio e quasi gli lancio la penna addosso: "Perché non scrivi tu?"

"Ok." Accoglie la proposta come fosse una sfida e quindi per un altro po' si distrae con tale mansione. Poi, quando finiamo anche questo capitolo, chiude la penna posandola con un sospiro. "Quando pensavi di finire il Giardino delle Torture 2?"

Ah- ha! Qui non mi frega! Prima di venire mi sono fatta raccontare tutti i dettagli da Hera (che è quasi svenuta per il disgusto), quindi so esattamente come rispondere.

"In realtà, credo dovremmo rimandare." Ovvio, con eleganza. "Sai, la parte dove eravamo rimasti, quella della mutilazione del popolo nemico-" Cito, giusto per fargli capire che so. "Era la mia preferita in assoluto. Perciò vorrei riprendere un'altra volta con calma, quando non avremo la pressione di finire il progetto, così da poterci godere tutto il film in santa pace."

"L'altra volta sei tu che sei scappata."

Hera è scappata. Perché non regge la vista della pupù di criceto, figuriamoci quella del sangue. E poi anche perché, ho dedotto parlandone con Doppia G, era spaventata da qualcos'altro che si trova su un piano notoriamente diverso.

Ma ovviamente glissiamo, perché, sebbene la cosa mi stuzzichi, la priorità ora è quella di concludere scienze. Hera si era praticamente offerta di venire qui oggi se io non ce l'avessi fatta (Giulia annoterebbe), ma mi sentivo in dovere di portare a termine il progetto di persona, senza far fare figuracce a nessuno. Ne andrebbe del mio rendimento, ma soprattutto di quello di Mimmo, che è stato ingiustamente coinvolto in questa faccenda per puro caso, senza meritarselo.

"Mi spiace, Mimmo." Aggiungo allora, con una smorfia dispiaciuta.

Credo che lui alzi le spalle con indifferenza, invece rimane in silenzio fissando il foglio bianco davanti a sé. Tra le sue lunghe dita, le cui unghie ho visto a volte colorate di nero, fa ruotare la penna e, alla fine di una lunga elucubrazione, dice solamente: "Mimmo."

Ah, bene, vedo che siamo colleghi di crisi identitaria, allora.

"Ehm... sì?"

Gli occhi di Domenico saettano su di me: "Che fine ha fatto Punkie?"

Punkie? Oh, cazzo, Punkie! Lo stupido soprannome che gli ha dato quella sprovveduta di mia sorella, la quale è riuscita a trovare un nomignolo anche per Papa Francy Bergoglino! Ma perché? Perché è così scema??

"Stavo... ehm... sono stufa di chiamarti così. Mimmo è un bel nome. No?"

"Hestia, mi togli una curiosità?" Si interessa lui, posando la mano sotto al mento e sembrando un improbabile Sherlock Holmes con i capelli fucsia. "Ti piacciono di più gli occhi azzurri o gli occhi castani?"

"Oh, cielo. Perché mi fai certe domande personali?"

"Così, perché dall'altra volta mi sembrava che un po' ci fossimo entrati, nel personale. Ma sai, forse questo ti sfugge, perché forse la scorsa volta non eri tu quella ad essere qui."

Perfetto. Domenico Caruso ha sgamato tutto il nostro piano. Confessare o negare?

"Che diavolo stai dicendo?" Ovviamente ho scelto la strada più idiota.

"Puoi farla finita subito." Mi smonta lui, reclinando la sedia e dondolando con soddisfazione. "Tu e tua sorella potrete anche ingannare un decerebrato come Tommaso D'Angelo, ma non me."

"Tommy non è decerebrato."

"Vedi?" Mi punta la penna addosso. "Questa ne è la riprova. Scommetto che tu vai matta per gli occhi azzurri, specialmente i suoi."

Incrocio le braccia: "È stata un'idea di Hera."

Mimmo, in Punkie, alza le sopracciglia e fa vibrare quei cerchietti da ribelle: "Davvero?"

Ormai consapevole della disfatta, racconto tutto a Domenico, sorvolando sapientemente sui dettagli che riguardano i miei disastrosi appuntamenti con Tommy, ma mettendo in chiaro il grado di sentimenti che ci sono in gioco, e alla fine aggiungo pure: "Quanto odio Hera: se avesse continuato a farsi gli affaracci suoi, ora non sarei in questo guaio."

"Beh, credo volesse solo aiutarti, anche se fatico ancora a credere che la mente sia lei. Giuro, mi sono preso veramente male le ultime volte: appena entrata, mi ha chiesto del succo all'ananas e frutto della passione."

Stavolta tocca a me fissare lui: "E la storia degli occhi castani, invece? Racconta."

Punkie preferisce mantenere il silenzio stampa, però sorride e gli si accende una scintilla negli occhi che solitamente vedevo solo in presenza di omicidi di massa o band punk-rock degli anni '80: "Diciamo che siete davvero molto diverse."

"Lei ti piace?" Mi scandalizzo.

Ma Domenico è sempre impassibile, oscuro come le rune sataniche sulle sue magliette: "Fammi prima metabolizzare il fatto di aver interagito per tutto questo tempo con l'erede di Gucci, poi ti faccio sapere anche il resto."

"Scusa." Mi ritrovo a mormorare mentre non mi lascio in pace il labbro. "Mi prometti di non dirle nulla? Se lo viene a sapere, mi ammazzerà e io non posso lasciare che la parte finale del nostro piano vada a monte."

Mimmo ci pensa per un po'; gli occhi vaganti per la stanza, resi più scuri dalla matita intorno. Si sofferma con fare cogitabondo sulla fotografia di un ragazzo che potrebbe essere lui in abiti comuni e alla fine mi concede un 'ok'. Lo ringrazio con la devozione di un monaco e gli ricordo di stare attento ai messaggi, dato che il mio telefono al momento risiede tra le mani di Hera.

"Ah sì?" Domanda, con un guizzo malintenzionato. "Quindi posso comunque scriverle?"

Mi piace la sua espressione diabolica; rispondo con altrettanta malizia: "Certo che puoi."

"Affare fatto allora, Hes. Buona fortuna con Ken, anche se... permettimi di dirtelo; ti facevo un po' meno prevedibile."

Mi chiudo nelle spalle, ormai arresa al mio destino, e raccolgo le mie cose: "Anche io pensavo di esserlo. Invece la vera imprevedibile della situazione è quell'hippie di mia sorella. Concordi con me?"

"Sì." Punkie mi accompagna verso la porta e sorride - sorride! - "...sì, se non altro, è un tipetto piuttosto imprevedibile. Tu non ci sei riuscita, ma lei me l'aveva quasi fatta."

Non sono brava in queste cose, per niente, ma credo di aver appena fiutato qualcosa nell'aria. E no, stavolta non è solo la lacca alla fragola di Hera.

*

La moto di Tommy esaurisce il suo rombo in mezzo alla natura e quando mi tolgo il casco per guardarmi intorno, confermo la teoria. O Tommy ha un'ossessione per le superfici acquatiche, oppure è davvero un rispettabile nostalgico. Mi ha portato di nuovo sul Tevere; era questa la grande sorpresa.

"Potrei sembrarti monotematico." Mette le mani avanti mentre mi aiuta a scendere. "Ma c'è una spiegazione."

Lo guardo incuriosita e mi rendo conto di quanto sia diverso. Ho sempre visto quello sguardo dall'esterno, quando a scuola lui si avvicinava ad Hera per lanciarle un saluto o fingere che gli servissero informazioni su argomenti ovvi. Allora aveva due cuoricini pulsanti al posto degli occhi ed era letteralmente ipnotizzato davanti a lei, come se fosse un pifferaio incantatore e lui un serpente.

Ora è cambiato: non è più solo rapito e trasognato. Tommaso è seriamente dedicato alla persona che ha davanti, c'è dell'intenzionalità al di sotto dei cuoricini e si capisce che non è più solo attratto, ma che si è preso un impegno e lo porterà a termine: per dirla in termini pittorici, è Picasso che è passato dal suo periodo rosa al Guernica. E questo credo sia un enorme problema.

"Vieni." Ricambia il mio sorriso e mi prende per mano, così ci conduce un po' più in là, tra gli alberi, sulla sponda del fiume. Arrivati in un punto che a me non dice nulla, ma che lui studia con precisione, mi fa segno di sederci e stende accuratamente la felpa a terra, rimanendo in maniche corte.

Non c'è troppo caldo oggi, ma è una bella giornata di sole. Siamo a fine marzo, il fiume qui in campagna somiglia più a un torrente, e noi lo stiamo fissando da un paio di minuti quando Tommy si decide finalmente a dare l'attesa spiegazione: "Hera, dato che qualche giorno fa hai deciso di aprirti con me, parlandomi delle tue fragilità legate al passato, ho deciso di farlo anche io."

Molto male, D'Angelo. Molto, molto male.

Le uniche volte che ho visto qualcuno aprirsi, era nelle serie tv horror mentre vivisezionavano cadaveri. Non saprei gestire nessun altro tipo di apertura.

"Innanzitutto, volevo dirti che ho totalmente capito il discorso di Jacopo e infatti non sono qui a forzare nulla." Garantisce gesticolando e spargendo quel po' di profumo che si è messo sicuramente per me. "In realtà, prima di farlo, avevo chiesto consiglio anche a tua sorella."

"Da-davvero?" Fingo di non sapere, mentre l'arietta mi scompiglia i capelli e fa dondolare i miei orecchini.

"Sì e mi aveva avvisato di non fare grandi gesti, infatti questo non lo è." Precisa, rendendo onore alle parole di Hes, cioè alle mie. 

Che carinoooo. 

Oddio, sto diventando come Hera. Contegno, Felici, contegno.

"Ho solo pensato che in fondo, sei stata davvero molto sincera e lo apprezzo. Nessun'altra prima di te aveva avuto l'accortezza di spiegarsi con me quando le cose erano difficili, io... sei davvero forte, Hera. Comunque-" Si schiarisce la voce, ed è lampante quanto si sia sforzando di non uscire dai binari di un discorso auto-imposto, perché sa che non può esagerare e mi sta rispettando. Lui. Sta rispettando me.

Mi mordo un labbro.

"Comunque, ecco, ho pensato che in cambio meritavi di sapere qualcos'altro su di me. Qualcosa di diverso dalle classiche cavolate che hai capito da sola anche prima che iniziassimo a uscire."

"Non erano cavolate."

"Ho visto la tua faccia quel giorno." Osserva con autoironia, riferendosi a quando stava cercando invano di cavarmi le parole di bocca per sapere dettagli sulla mia vita privata, sostenendo di avermi già delineato la propria. Ora, grazie al recente confronto che ha avuto con Hera, è convinto che io glieli abbia detti e quindi ha imbastito tutto questo scambio di confidenze. Peccato che si ritroverà con il cuore spezzato - ora non sono più solo io quella a rischio. Qualcuno sa come si torna indietro nel tempo?

"Comunque." Di nuovo tossicchia e poi indica il punto in cui siamo seduti. "Ti ho portato qui perché ci venivo sempre da piccolo con mio nonno. Aveva una casa di campagna a qualche kilometro da qui, ma passava delle mezze giornate fisso in questo posto, seduto sull'erba."

"Come mai?"

"Era uno scrittore." Rivela. "Poeta."

"Ah, forte."

"Sì, diceva che trovava le migliori ispirazioni proprio in questo luogo. E allora si portava del vino e un paio di panini e scriveva, scriveva, scriveva, mentre io giocavo nei dintorni. Lo so, forse ti aspettavi qualcosa di più fantasy, ma non è niente di che, te lo detto. È solo che volevo condividerlo con te perché ha fatto parte della mia infanzia per molto. Ero davvero legato a mio nonno e a questo posto."

"È molto bello." Considero, trasportata da un pensiero sincero, che stupisce pure me. No, questo paesaggio bucolico non è di certo quello che metterei come sfondo del telefono: non vedo foglie secche, alberi dinoccolati, nebbia diffusa e spettri, ma è comunque... bello. Ora che Tommy gli ha dato una storia, mi piace e mi piace come l'ha raccontata, nella sua impeccabile semplicità, e mi piace come appaia dannatamente vulnerabile mentre ne parla, qui, immerso nel verde accanto a una ragazza che crede di conoscere, ma a cui sta esponendo un cuore che verrà presto accoltellato.

Una volta mi sarei compiaciuta di questo, ora mi sento solo uno schifo.

"Sai ti dico un segreto." Prorompe allora, evitando di guardarmi troppo, per una volta un po' meno sicuro di sé. "A volte anche a me piacerebbe scrivere."

"Sul serio?" Mi sorprendo.

"Sì." Conferma, mentre a me torna alla mente quel giorno della conferenza con la scrittrice emergente. Ricordo che lui si era interessato e io non avevo ben capito il perché; ora riesco a ricollegare i puntini. "Sì, mi piacerebbe, solo che è una cretinata."

"Perché?"

"Perché non so scrivere, dai. Non ho chissà che cervello e non sono di certo un poeta come mio nonno."

"Come fai a saperlo?"

"Ci ho provato e faccio schifo. Poi l'hai sentito anche tu quello che ha detto quella tizia, Marinella. Alla fine ho letto il suo libro; si sente che quello che scrive è autentico ed è ovvio che abbia avuto successo. Lei ha talento, ha qualcosa da dire, io sono solo Tommy e non ho niente di tutto ciò."

"Hai la passione per la scrittura!"

"Sì, è vero, è un mondo che mi ha sempre affascinato, mi piacerebbe essere un poeta, ma non è che possiamo sempre essere ciò che ci piace, no?"

A questo punto allora lui solleva i suoi zaffiri e io mi ci immergo del tutto. L'aria sta danzando assieme ai nostri capelli e tutto ciò mi sembra addirittura più bello dei miei film noir.

"Lo sai che questa potrebbe essere una poesia?" Osservo, agganciandomi ai suoi occhi.

Lui, ovviamente, si è perso: "Cosa?"

"Non possiamo sempre essere ciò che ci piace." Lo cito.

Tommy sorride tra sé, dubbioso, e non commenta. Penso abbia preso atto, ma è ancora troppo insicuro per crederci. Si concentra sui fili d'erba che spuntano sotto di noi, ne accarezza uno e poi lo strappa, continuando a meditare tra sé senza perdere quell'espressione vagamente divertita che aveva anche il giorno in cui ci siamo incontrati alle macchinette, prima che iniziasse tutto questo. 

Che poi, voi lo avreste mai immaginato questo lato di Tommy? Io no, lo giuro. Credevo fosse davvero solo uno strafogato di autostima, un piatto personaggio di bassa letteratura, senza difetti e senza spessore ed invece... invece da quel maledetto giorno sono successe troppe cose e adesso, mannaggia a me e a quest'ultimo appuntamento, ho scoperto che Tommy potrebbe davvero appartenere a un mondo diverso dal mio, da quello di Hera, da quello di chiunque altro, ma in cui entrerei senza pensarci due volte, per scoprirne ogni angolo.

Improvvisamente Tommy si volta verso di me e mi attacca, lanciandomi i fili d'erba che ha strappato: "Maledizione, Hera con la H, tu mi fai dubitare dei miei stessi dubbi!"

"Ah sì, e tu pensi di essere tanto innocente?" Ribatto, strappando erba a mia volta e passando al contrattacco. 

"Perché, non lo sono?" Fa, sbatacchiando le ciglia bionde su quegli occhioni color del cielo.

Ormai ci stiamo fronteggiando, e le foglie di erba sono sui nostri vestiti e sulle nostre teste.

"Non direi." Rispondo, mentre allungo una mano per togliere la vegetazione dai suoi capelli dorati, che seguono il ritmo del vento e riflettono la luce. "No, non direi proprio..."

La vicinanza di Tommy e il suo profumo di primavera, così estranei alla mia oscura vita, anziché allontanarmi e farmi scappare a gambe levate, mi attraggono. Mi attraggono così tanto che non mi sposto, ma rimango a pochi centimetri dal suo volto, la mano ancora tra i suoi capelli, che, volendo passare da una morbidezza all'altra, scende sulla sua pelle e passa delicatamente sulla sua guancia, arrestandosi in quel punto, mentre si chiazza di rosso.

Le iridi blu di Tommaso sono l'unica cosa di lui che si muove. Tutto il resto è immobile come il quest'attimo e, forse, sta trattenendo il fiato in attesa di qualcosa che anche io speravo avvenisse da tempo immemore. Precisamente, dal giorno in cui ho visto la figura di Tommaso il magnifico D'Angelo svettare all'accoglienza dei primini, nel nostro liceo, il Petrarca di Roma.

Hestia, non baciarlo.

Hestia, ti prego, non baciarlo!

Ma di chiunque fosse la vocina nella mia testa - di Hera, di Cuzco, di qualche sperduta coscienza che non ho - non la ascolto.

Prima ancora che il mio cervello realizzi quanto questa sia la mossa più sbagliata in assoluto, le mie labbra si posano su quelle di Tommaso e le incontrano in un bacio che scongiurava di essere scambiato. La bocca di Tommy si schiude con titubanza, ma poi si lascia andare al contatto e resta qui con me finché non ho finito di esplorare tutto quello che nella mia vita non ho mai conosciuto. Il calore di due respiri che si fondono, la morbidezza di due labbra che si assaporano e poi anche quell'intima e unica esperienza di due lingue che si conoscono, giocando timidamente.

Quando mi stacco da Tommy sono totalmente, gravemente, irrimediabilmente rovinata.

Tommaso, che finora è rimasto fermo nella sua posizione, le braccia indietro a fargli da perno e le gambe incrociate davanti a sé, deglutisce in difficoltà: "Hera..." E la sua voce viene meno, risultando ancora più sexy. "Così mi confondi."

"Lo so!" Mi lamento con un sospiro, mentre sono così disperata da cadere all'indietro e distendermi sull'erba. "Lo so, Tommy, mi dispiace."

Mi porto entrambe le mani alla testa e chiudo gli occhi, rimanendo così avvolta da una natura viva, quando io sono e sarò sempre una tipa da natura morta. E come cavolo lo spiego a Tommaso, dopo averlo appena baciato con trasporto?

Oh, non posso quantificare in che guaio ci ho appena cacciati!

Lui si prende qualche istante per elucubrare, chiaramente smosso dal bacio, come sempre bellissimo nella sua espressione corrucciata. Alla fine, decide di sdrammatizzare: "Dai, sicuramente non è stato peggio quel film che abbiamo visto con tua sorella e il suo amico punk."

"Il giardino delle torture."

"Esatto."

Il silenzio che si sente fuori è l'esatto contrario del casino che ho dentro. Voci, ricordi e fresche emozioni si stanno sovrapponendo, mentre le mie mani ancora mi schiacciano la testa, come a sperare di contenere i pensieri, ma senza riuscirci.

Alla fine il senso di colpa per tutta questa situazione diventa ingestibile e prendendo un profondo respiro; mentre ancora lui mi guarda dalla sua posizione seduta, pongo la fatidica domanda: "Tommy, tu che ne pensi di mia sorella Hestia?"

Credo che lui si aspettasse di tutto, tranne questo. Cioè, lui stava sicuramente sperando in qualche commento sul bacio o quanto meno una spiegazione circa la mia apparente incoerenza, nonché pazzia, ma quello che gli ho chiesto non è che un'introduzione a quello che vorrei dirgli, anche se non ero partita con quest'intenzione, ieri, quando ho accettato di uscire.

"Tua sorella? Beh... in che senso?"

"Che cosa pensi di lei? Onestamente."

Tommy alza un braccio per grattarsi la testa, poi guarda il Tevere e senza rimuginarci troppo dice: "Beh, è simpatica."

Il mio cuore fa una capriola.

"Però è davvero strana."

Il mio cuore cade male dopo la capriola e si spezza l'osso del collo.

"Molto, molto strana."

Il mio cuore resuscita, solo per potersi ammazzare di nuovo.

"Strana in che senso?" Indago, mentre il mio amico mal di stomaco ritorna preannunciando un attacco di vomito, praticamente ora. 

"Perché me lo stai chiedendo?"

"Perché ci tengo a sentire anche il tuo parere. Il mio lo sai già, no? Non mi potrei di certo offendere, dato che non la sopporto, quindi voglio che anche tu sia onesto su di lei."

Mi isso sui gomiti e decido di affrontare Tommaso direttamente a viso aperto, mentre mi dice: "Ah, ok, allora è strana nel senso che si veste come l'incrocio tra una strega e un becchino, per non parlare del trucco che si mette sulla faccia che la fa sembrare la copia in bianco e nero di te. Però con la stampante impazzita che ha perso l'inchiostro dappertutto." Conclude questa descrizione con una risata, a cui io mi accodo finta come le unghie di Doppia G, mentre dentro mi parte un pianto primordiale.

Fisso Tommaso mentre rido con gli occhi lucidi.

Wow, D'Angelo... sei davvero un poeta.

"Comunque è molto gentile, se non altro." Dichiara, mentre se ne sta bello rilassato senza sapere di star parlando di me. "Mi ha sempre detto dove trovarti o come fare per conquistarti. Poi, non so se l'hai notato anche tu, ma ha un'ironia tutta sua che è particolare. Ovviamente è strana pure quella - credo che tua sorella sia una specie di creatura dell'ombra che esce solamente quando è obbligata e ironizza sul mondo perché in realtà lo odia. Dico bene?" 

Abbasso gli occhi, deglutendo a fatica: "Sì, lo odia con tutto il cuore."

Tommy si chiude nelle spalle: "Non può pretendere che le persone si sforzino con lei, se lei si chiude in quel modo. Gira vestita da vampiro, si guarda film inquietanti e magari ha pure delle bambole vodoo che porta a passeggio in cimitero. Senza offesa, ma quel tipo di persona non piace alla gente, quindi è sicuramente un odio reciproco."

Trattieni le lacrime, Hestia, trattieni quelle cavolo di lacrime!

"Non riesco proprio a capire come possiate essere gemelle." Tommy dà il colpo di grazia e nel far ciò mi guarda senza nemmeno accorgersi di quanto mi stia uccidendo. "Tu sei molto meglio, Hera con la H. Non ti scambierei per nessuna al mondo."

Così, decido di saltare in piedi prima che Tommaso mi veda piangere. Afferro la mia borsa da terra - anzi, quella di Hera - e gli volto le spalle iniziando a correre.

"Hera! Dove vai?"

"Scusa, Tommy, mi sono ricordata di un impegno urgentissimo!"

"Ti do un passaggio in moto?"

"No! No no, prendo l'autobus, grazie lo stesso! Ci sentiamo!"

"Aspetta, Hera... Hera!"

Ma Tommy può rimanere lì a chiamarmi quanto gli pare. Io esco dalla zona verde e mi lancio sul primo autobus di passaggio, poi trovo un sedile libero, mi ci lascio cadere e piango finché non ha terminato tutte le corse giornaliere.

Avrei voluto dire a Tommy la verità, ma credo che a questo punto, il modo migliore di concludere tutto questo stupido casino sia lasciarci per sempre. 


***

ANGOLO AUTRICI

Eeeed eccoci qui.

Personalmente ero molto curiosa di farvi leggere questo capitolo: scriverlo è stato soddisfacente, poi va beh, il finale è da impiccarsi, ma dettagli.

Però diteci... che ne pensate???

Vogliamo sapere tutto: dalle vostre opinioni sulla scaltrezza di Punkie e i suoi futuri piani, all'atto di coraggio che ha portato Hestia a baciare Tommy. In più, finalmente abbiamo una descrizione un po' più profonda del suddetto putto preraffaellita, quindi ci chiedevamo... voi ce lo vedete quello come poeta? L'avete un po' rivalutato dopo questo capitolo?

Ci piacerebbe sapere anche dove oscilla ora la vostra lancetta della moralità: fino ad adesso Hera è stata criticata per tanti atteggiamenti cattivelli, ma a questo punto nemmeno Hes si sta comportando troppo bene nei confronti di Tommy, non trovate? Certo, lui e le sue similitudini non aiutano, però...

Insomma, qui come al solito è tutto un casino. Siamo curiosissime di leggere i vostri commenti a riguardo!

Alla prossima mercoledì 20 marzo con il capitolo di Hera!

Daffy e C.

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Capitolo 15
*** Zero ripensamenti... forse ***


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15. Zero ripensamenti... forse

Hera

Finalmente sono tornata in tutto e per tutto a essere la gemella venuta bene. Basta vestiti neri, stop ai quintali di kajal e fine della costante voglia di fare la fine del piccolo Cuzco.

Hera, la bellissima, perfetta e dolce Hera, si riprende tutto quello che le spetta e torna ad essere la regina del mondo, proprio come dovrebbe essere.

Mi lascio cullare dal profumo di vaniglia delle candele che ho sparso per la stanza e nascondo la mia soddisfazione sotto uno strato di maschera ai mirtilli. Serve a purificare i pori della pelle, nel caso non lo sappiate.

"Stai facendo una seduta spiritica per rievocare lo spirito di Coco Chanel?"

Perché mia sorella entra in camera mia senza bussare? Perché deve rompere l'equilibrio dei miei chakra con la sua voce fastidiosa? Perché esiste in generale?

"Cosa vuoi, Satana?"

Non apro nemmeno gli occhi, resto distesa sul mio letto nella speranza che Hestia capisca che la mia magnanimità nei suoi confronti è esaurita nel momento stesso in cui le ho concesso di avere il mio cellulare per parlare con D'Angelo.

"Volevo avvisarti che io e Domenico abbiamo finito il progetto di scienze, quindi non dovrai più studiare con lui o cose del genere."

Ah.

Okay.

Bene, no?

"Era quello che volevo." Affermo, espirando poi un po' d'aria per rilassare i muscoli ed evitare che restino in tensione rovinandomi la postura.

"Come sospettavo." Replica lei. Sento i suoi passi risuonare nella stanza e per un secondo penso voglia approfittare della mia posizione di svantaggio per strangolarmi e poi farmi a pezzi, ma mi rendo conto che non è così quando apro un occhio e la trovo a controllare il suo cellulare, che io avevo precedentemente lasciato sul comodino.

"Mimmo mi ha inviato un messaggio." Mi comunica. "Mi riprendo il telefono per rispondergli."

"Ci penso io." Dico senza neanche rifletterci troppo. Schiudo le palpebre e l'espressione scettica della figlia del demonio mi investe. Cosa vuole da me? Non le basta che io le abbia gentilmente lasciato avere il mio stesso patrimonio genetico? Scommetto che qualcuno ucciderebbe per avere il mio dna nel sangue. "Sto parlando con Giulia, mi serve!"

"Ah, scusami allora." Lancia l'oggetto che ha tra le mani sul mio letto e subito dopo gira i tacchi, metaforicamente parlando. Non riesco a immaginare la mia gemella con un paio di scarpe più alte di mezzo dito. Si muoverebbe con la grazia di un tirannosauro.

Aspetto che chiuda la porta e recupero il cellulare dalla cover nero morte di anima innocente. Eccolo lì, il messaggio incriminato.

Ti ricordi che dobbiamo ancora finire di guardare Il giardino delle torture 2?

Mi ricordo. Certo che me lo ricordo. E ricordo anche di aver raccontato a mia sorella ogni schifoso dettaglio di quell'orrendo lungometraggio che non potrebbe essere definito film nemmeno nelle più selvagge fantasie per far sì che fosse lei a guardarlo al mio posto. Non ho la minima intenzione di sottopormi di nuovo a una mezz'ora di killer ninja.

Sì e non vedo l'ora!

Mentre compongo le parole, immagino un battito di ciglia coperte di mascara e la risatina da oca ad accompagnare il tutto. Con Punkie, comunque, non lo farei di certo. Non voglio mandargli segnali che potrebbero essere mal interpretati, né mi riesce di flirtare. Punkie non è uno con cui si flirta.

Hai visto il nuovo trailer di Grido nella notte?

Oh, certo. Come no. L'ho guardato appassionatamente mentre sacrificavo un criceto come dono agli inferi per ottenere bellezza eterna. È stato molto toccante, mi sono commossa.

Pensi me lo sarei lasciato scappare?

Sì. Mi sarei proprio fatta seminare. Che schifo.

Sai, volevo chiederti di andare a vederlo insieme, esce tra due settimane. Ci sei?

Aspettate, aspettate, aspettate. Mi ha appena chiesto di uscire? Voglio dire, ha appena chiesto di uscire a Hestia? Perché Hestia ha più appuntamenti di me? Per quanto mi riguarda, la mia vita sentimentale ha il canto dei grilli in sottofondo.

E mia sorella esce con Tommy E un punk psicopatico le ha appena proposto di andare al cinema. Cosa succederà domani? Verremo schiacciati da un meteorite?

Uhm, sì, penso di sì.

È praticamente ovvio che Hestia ci andrà. Prima di tutto, non si perderebbe mai una qualunque immagine di persone che sanguinano, e poi, come dico sempre, è improbabile che lei abbia altri impegni. Anche un paguro ha una vita sociale più movimentata della sua.

Allora ci conto, eh!

Gli rispondo con un semplice cuore nero, anche se non so bene cosa significhi nel linguaggio dark. Suppongo equivalga al cuore rosso per le persone normali. Non lo so e non mi interessa.

Potrei aver appena dichiarato qualcosa a Domenico per conto di mia sorella, cose che capitano, insomma.

Quando penso di potermi finalmente rilassare lontana da ogni altra fonte di stress, però, un'altra catastrofe si abbatte su di me.

Il telefono di Hestia comincia a squillare. La macabra suoneria mi fa sussultare, inducendomi spontaneamente a insultare sottovoce chiunque abbia provocato cotanto scompiglio nella mia fragile psiche.

E chi può essere, se non Ste?

"Pronto?" Suona più come una minaccia che come una domanda. In effetti lo è.

"Hes, ciao." A questo punto, considerando il suo tono di voce tremante e insicuro, dovrei probabilmente dirgli che no, non sono Hes, e che ci siamo scambiate i telefoni. Ma sono una brutta persona assetata di gossip, quindi mi calo in fretta nei panni della gemella psicopatica e assumo in meno di un secondo la versione di me più propensa all'ascolto.

"Ti disturbo?" Mi chiede, notando forse che sto impiegando troppo tempo a rispondere a un banale saluto.

"No. Dimmi." Si preannuncia uno scoop dalle dimensioni epiche, me lo sento, e ora che il dramma tra Tommy e mia sorella si sta esaurendo, ho bisogno di altri pettegolezzi di cui nutrirmi. Stavo per andare in astinenza. Nemmeno Eva Cantarella con il suo blog riesce a saziarmi in questi ultimi giorni. Sono in condizioni disperate.

"Ricordi quella cosa di cui abbiamo parlato l'altra sera?"

La faccenda si fa interessante, rimanete sintonizzati.

Metto in scena una finta risatina e mi complimento con me stessa per le mie doti recitative. "Sii più specifico."

"Non costringermi a ripeterlo, è stato già abbastanza imbarazzante la prima volta."

Mille ipotesi si fanno strada nella mia testa. Cosa potrà mai averle detto? Ha qualche sfogo cutaneo in zone dove non batte il sole? Ha deciso, dopo la serie di insuccessi in amore, che vestirà gli abiti clericali e si ritirerà a vita monastica in un posto sperduto delle campagne romane? Ha scoperto anche lui di avere una cotta per Hestia?

Va bene, l'ultima viene esclusa in partenza. Sarebbe troppo ridicolo.

"Ste, non capisco di cosa tu stia parlando." Piagnucolo. "Che ti costa ripetere?"

"Ma sì, Hes... Quella cosa." Insiste lui.

Sto perdendo la pazienza. Se continua così, dovrò applicare una seconda maschera, una volta sciacquata via questa. È assurdo che le persone si comportino in modo così incurante verso il benessere della mia pelle. Non me ne capacito.

Resto in silenzio con un sopracciglio spinzettato a giudicare quest'improvviso mutismo selettivo di Stefano. Non ho la minima intenzione di giocare a Sherlock Holmes. Che si decida a parlare, santo cielo!

"La mia cotta per..." Strabuzzo gli occhi nonostante non abbia ancora fatto l'annuncio del secolo. Il semplice fatto che abbia una cotta per qualcuno contribuisce a farmi credere che io stia sognando. "Per... lo sai."

E invece no che non lo so!

È più facile avere una conversazione con quel demente di Tommy D'Angelo. Almeno lui, con la sua incapacità di fare giri di parole, arriva subito al punto.

"Per Hera?" Butto lì, perché mi sembra l'ipotesi più probabile. Chi è che in un punto o nell'altro della vita non ha avuto qualcosa per me? Non vi vengono in mente esempi? Appunto.

"Per Giulia!" Esclama lui esasperato.

"Hai una cotta per Giulia?!" Urlo. Ragazzi, questa è la notizia del secolo. Quanto sono felice di essere vissuta fino a questo momento per sentir dire da lui una cosa del genere. Riderò fino al prossimo appuntamento di Hestia. Per molto tempo, quindi.

"Non ti ricordi che ne avevamo parla- Tu sei Hera!" L'improvvisa realizzazione di essere caduto nella stessa trappola di chiunque altro lo fa innervosire non poco. Però, ammettiamolo, è divertente. E inoltre ho scoperto notizie succose.

"Sorpresa!" Replico cinguettante. "E quindi ti piace Giulia."

Sto davvero cercando di non ridere. Mi sto impegnando veramente tanto per non farlo. Okay, non ci riesco.

"Smettila." Tuona lui. Che finalmente si stia ribellando? "Avresti dovuto dirmi che non stavo parlando con Hestia."

"Mi dispiace." Dico, ma non riesco a non ridacchiare di nuovo. "Non è nulla di grave, Ste."

Certo, se escludiamo il fatto che Giulia ha gusti troppo raffinati per scegliere un ragazzo come Stefano. Non potrebbe piacerle nemmeno tra un milione di anni. Neanche se fosse l'ultimo ragazzo rimasto sulla terra. Men che meno se...

"Sì, è grave! Perché a te non avrei voluto dirlo!"

Sbuffo. Pensa sul serio che non l'avrei scoperto? Io? La regina del dramma che illumina le vite di quelle anime fortunate che si sono trovate a far parte della mia?

"Oh, per favore." Alzo gli occhi al cielo. Si sta comportando come un bambino. "Finiscila, Russo. Prima o poi lo sarei venuta a sapere."

"Beh, lo sei venuta a sapere stasera e l'unica cosa che hai fatto è stata ridere di me! Non hai chiesto spiegazioni, non mi hai posto una domanda sul motivo di questa chiamata, hai solo riso." Sputa le parole con un'aggressività che non gli ho mai visto addosso. "E questo dimostra quanto tu sia la persona superficiale che tutti credono. Complimenti, Hera, non cambiare mai."

Schiudo la bocca per difendermi, ma lui ha già messo giù.

Mi trovo a fissare lo schermo, sul quale campeggia ancora la conversazione con Punkie di poco fa. Il suo ultimo accesso segna appena un minuto dopo il mio ultimo messaggio. Non saprei come prendere questa informazione.

Nel dubbio, mi alzo e vado a rimuovere la maschera ormai solidificata sulla mia faccia. Pensavo mi avrebbe risollevato il morale come al solito, ma sento invece una sorta di peso sul petto che non riesco a decifrare.

Concludo che sia solo una conseguenza del profumo delle candele, che è davvero troppo intenso. Le spengo tutte, quindi, e poi mi infilo a letto. Devo riposare, o domani mattina somiglierò a Hestia.

*

"Hera."

La morte in persona è venuta a prendermi. Non ho mai sentito una voce tanto inquietante e da pelle d'oca. Una mano fredda mi sfiora il braccio, provocandomi brividi in tutto il corpo.

È giunta la mia ora.

Addio, mondo crudele.

"Hera, svegliati, ti devo parlare."

O forse è giunta l'ora di mia sorella.

"Tu vuoi morire." Affermo a denti stretti. Come osa interrompere il mio sonno di bellezza senza nessun ritegno? Cosa ho fatto per meritare tale disgrazia nella mia vita? E non parlo dell'interruzione del sonno, ma di Hestia.

"Sì, un po'." Replica lei. Non mi dà soddisfazione neanche nell'insultarla. Inutile figlia del demonio. "Devo chiederti un consiglio..."

Mi volto verso di lei e apro gli occhi, assicurandomi di fulminarla ben bene con lo sguardo. È in piedi accanto al mio letto come un'anima in pena che vaga nella notte. "Rievoca il fantasma di Cuzco e parla con lui."

"Mi hai coinvolta nel tuo piano senza capo né coda senza il mio consenso, adesso è tuo dovere ascoltarmi." Dice sicura, spingendomi a forza verso il bordo del letto per farsi spazio. "Hera, spostati!"

"Ti odio." Borbotto. Le lascio qualche centimetro di materasso solo per farla smettere di infastidirmi. Spero di addormentarmi di nuovo prima che lei possa aprire bocca un'altra volta.

"Il sentimento è reciproco." Ribatte.

Sbuffo e chiudo gli occhi, mi rintano sotto il piumone e prego che questa sia una barriera abbastanza efficace. Ovviamente non lo è, visto che i suoi artigli da corvo maledetto lo spostano e la sua voce stridula torna ad articolare suoni. "Penso di piacere a Tommy solo perché crede che io sia te."

Oh, ma buongiorno Hestia. Dormito bene nelle ultime tre settimane? Vuoi mangiare qualcosa? Ti preparo un cappuccino con caffè amaro e una spolverata di morte sopra?

"Ma non mi dire." Commento. E questo velo di sarcasmo è un gesto di gentilezza da parte mia.

"Sì, perché gli ho chiesto cosa pensa di Hestia e l'ha definita, cioè mi ha definita, strana."

Quante sorprese stanotte! Che esplosione di notizie mai lontanamente concepite da anima viva!

"Tu sei strana, Hestia. Sul serio, ti sei guardata allo specchio per qualcos'altro oltre che per mettere quello schifo nero sugli occhi?" A questo punto mi metto seduta, tanto di dormire ormai non se ne parla più, e mi trovo accanto mia sorella, che ora ha il viso spaventosamente simile al mio. So che siamo gemelle, non osate nemmeno provare a fare altro sarcasmo su queste mie ultime parole. Sto solo constatando che con la faccia pulita siamo due gocce d'acqua. Nessuno riuscirebbe a distinguerci ora. Tranne per il pigiama, il mio è di seta rosa, per non irritare la pelle.

"Tu pensi di essere migliore di me. Non è vero?" Nella sua voce riesco a individuare un pizzico di amarezza. Deve pesarle molto il fatto di essere la gemella venuta male.

"Io sono migliore di te." Lo dico, e cerco anche di farlo con tutto l'orgoglio che ho sempre messo in una frase di questo genere. Ma sento la mia lingua inciampare sull'ultima sillaba. "Perché Tommy avrebbe scelto me, altrimenti?"

"Ha scelto solo la sorella più esteticamente compatibile con i canoni di bellezza della società." Replica. "Ma non saremmo mai arrivati a questo punto se io non avessi avuto qualcosa che lui trova interessante."

"Scommetto che Tommy trova interessante qualunque oggetto brilli un po' più degli altri. Ti sei accorta che è di una stupidità rara?" Sì, sto praticamente affermando che è merito dei glitter che le ho diligentemente spalmato sulle palpebre se D'Angelo è attratto da lei. Ma in questo caso, il problema è di lui. Se luccica, lui si impressiona.

"Tommy non è stupido!" La mano pallida e gelida di Hestia mi colpisce il braccio come se avessi insultato lei personalmente. "Vuole fare lo scrittore. È un poeta."

Inarco un sopracciglio, perché mi sembra davvero assurdo. Tommy che scrive. Tommy che sa scrivere. Tommy che distingue una penna da un cotton fioc. Dite quel che volete, ma io dubito che questa sia la verità. "Cosa scrive? Il suo nome? Sa che tra la D e Angelo ci va un apostrofo?"

"Non sarà intelligente come Mimmo, ma Tommy è molto sensibile." Scocca un'occhiataccia verso di me e incrocia le braccia al petto con fare irritato. "E se tu la smettessi di sputare sentenze sulle persone che ti circondano, forse vivresti meglio."

"Io vivo benissimo!" Esclamo oltraggiata. Adesso è lei che sta giudicando me! Che persona priva di coerenza. Sono felice di non assomigliarle per niente. "E poi cosa c'entra Punkie?"

"Nulla, nulla." Scuote la testa, poi sospira. "Anche se sarebbe interessante sapere, ma questa è solo un'opinione personale, perché ti comporti in modo strano ogni volta che lo nomino."

Dovete sapere che Giulia Giuliani è la mia migliore amica. Io adoro Giulia Giuliani, è la persona che tollero di più al mondo, ma persino lei mi ha stancata con i suoi momenti da aspirante psicologa, se anche mia sorella prova a psicanalizzarmi, giuro che comincio a urlare. Lo giuro.

"Finiscila, non è vero." La contraddico. Ma ora che mi ci fa pensare, ho dimenticato di dirle che lei e Domenico hanno un appuntamento. Dovrei metterla al corrente di questo? Magari fra poco.

"Lo sai che a Ste piace Giulia?" Me ne esco per sviare il discorso. Meglio spettegolare degli altri, piuttosto che ammettere i propri punti deboli. Non che io ne abbia, sia chiaro.

"E tu come lo sai?" Mi guarda scettica. Io rido.

"Potrei aver finto di essere te al telefono e averlo fatto involontariamente vuotare il sacco." Alzo le spalle, cercando le parole giuste per sdrammatizzare la parte successiva, cioè quella in cui Stefano Russo mi dichiara guerra. "Non preoccuparti, alla fine ho confessato di essere io."

Hestia scuote il capo e si passa le mani sul viso. "Povero Ste. Sei il tipo di persona con cui non vorrei avere niente a che fare."

"Grazie!" Cinguetto unendo i palmi delle mani, onorata da tale complimento. "Lui si è un po' arrabbiato, ma vedrai che gli passerà."

Lei mi fissa per qualche secondo, poi si morde il labbro inferiore e infine punta gli occhi castani sulle lenzuola disordinate. "Hera, hai mai pensato che forse è questo il tuo problema?"

Come, scusa?

"Tratti le persone come se fossero semplici pedine volte a farti divertire. Sei una specie di sociopatica a cui non importa niente di nessuno." Mentre lo dice non ha il coraggio di guardarmi. Forse sa di avere torto. Ha sicuramente torto.

"Non è vero." Mi affretto a negare. "Parli così perché non ti sei mai trovata nei miei panni."

"Sono stata letteralmente nei tuoi panni, Hera. E sai cosa sono riuscita a fare? Sono riuscita a farmi piacere a qualcuno che mi piace. E va bene, forse non gli piacerò vestita di nero e con il kajal sugli occhi, ma per baciarsi non serve guardarsi in faccia."

No.

Fermi tutti.

Mia sorella ha baciato Tommy?

Mia sorella?

"Hai baciato Tommy?!" Quasi grido e lei si affretta a tapparmi la bocca con una mano. Me la scrollo di dosso con un'espressione disgustata. "Che coincidenza, anche io l'ho baciato."

"Scommetto che non gli è piaciuto. Probabilmente le tue labbra sono aspre come un limone, considerando quanto tu sia acida ogni singola volta che apri bocca."

"Non mi avevi detto che vi eravate baciati. Avresti dovuto, piccola ingrata discendente di Satana in persona." Lo ammetto, uno dei miei passatempi preferiti è affibbiare epiteti fantasiosi alla mia gemella. Chi non lo farebbe? Butta fuori ispirazione da tutti i pori.

"Scusa, Miss Simpatia, se ho preferito tenere lontano questo segreto da te. Come ho potuto dubitare della tua comprensione?"

Quanto è noiosa. Se non fosse stato per me, Tommy non le avrebbe mai rivolto la parola. Dovrebbe essere riconoscente che io mi sia intromessa in quella tragedia che è la sua vita.

"Devi dirgli la verità. Non credere che mi presterò di nuovo per questa farsa. E se non lo farai tu, lo farò io." Non posso permettere che la mia reputazione venga danneggiata ulteriormente. Chi vede Hestia vestita da me deve pensare che io non abbia un minimo di classe considerando la sua postura da gorilla e la sua totale incapacità di avere contatti con altri esseri umani.

"Non preoccuparti, ho intenzione di dirgli che tra noi non può esserci nulla. Crederà che Hera, cioè tu, l'abbia lasciato e tutti e tre andremo avanti con la nostra vita." Non sembra molto convinta delle sue stesse parole. Pare più che siano il semplice risultato di una riflessione giusta ma che non le piace.

"A questo proposito..." Sospetto sia arrivato il momento di far sapere a Hestia che la sua adorata sorella ha provveduto a trovarle un ragazzo molto più adatto ai suoi bassi standard. Lei mi guarda incuriosita, ignara di quello che sto per dirle. "Tu e Punkie potreste avere un appuntamento."

Non riesco a descrivere l'espressione sulla sua faccia. Per un brevissimo istante sembra voglia uccidermi, ossia normale amministrazione, ma poi la sua pelle si distende per assumere una nota molto più diplomatica. "Io e Punkie?"

"Tu e Domenico. Mimmo. Punkie!" Spiego esasperata. "Ti ha chiesto di andare al cinema a vedere un massacro di quelli che piacciono a te e tu hai detto sì."

Non è magnifico? Quanti di voi vorrebbero avermi come amica, sorella e compagna di vita? Quanti amori farei scoppiare, e di quanti cuori ricomporrei i pezzi? Sono una benedizione per il mondo. Sono Hera Felici e approvo questo messaggio.

"Io ho detto di sì?" Ciò che mi preoccupa è che Hestia sembra stia per scoppiare a ridere. Hestia e la risata sono due elementi che non si vedono spesso accostati. Se vi capitasse mai di vedere Hestia in qualche modo divertita, correte, potrebbe significare che davanti ai suoi occhi si sta consumando una catastrofe di dimensioni bibliche.

"Hai detto di sì. Appena il film uscirà nelle sale, vi metterete d'accordo su data e ora dell'incontro." È così semplice. Che la stupidità di Tommy sia contagiosa e abbia influenzato la mia gemella?

"Tu hai detto di sì, non io." Mi fa notare.

"Sì. Abbiamo finito di ripetere l'ovvio?" Sbuffo. Anche se il sonno mi è passato, non ho la pazienza per rispiegarle ancora tutta la vicenda. Non è nulla di così difficile da comprendere.

"Ah, Hera, Hera." Sospira lei con una leggerezza d'animo che di sicuro non le appartiene. "Piccola, dolce Hera."

"I fumi delle candele alla vaniglia ti hanno dato alla testa? Eppure le ho spente ore fa." Oppure sta solo manifestando la sua vera natura, che comprende una spessa dose di scemenza.

"No." Un sorriso, che su di lei è inquietante, si fa strada sulle sue labbra. Si alza in piedi e si avvicina leggiadra come un elefante verso la porta. "Però, dato che sei stata tu ad accettare l'invito senza consultarmi e che meriti di essere ripagata con la stessa moneta, io non andrò a nessun appuntamento."

"Okay. Lo annullo." Concludo. Non capisco perché la faccenda la diverta tanto.

"No, zuccherino a basso contenuto calorico." Sospira teatralmente, risultando più fastidiosa del solito. "Non lo annullerai. Ci andrai tu."

E con questo fluttua come il fantasma di una dama ottocentesca verso il corridoio, lasciando in sospeso tutta la questione. Come si permette? Maledetta anima ascesa dagli inferi per rovinarmi l'esistenza!

Io non andrò da nessuna parte con quel punk dai dubbi gusti in fatto di cinema, e di qualunque altra cosa.

Da. Nessuna. Parte.

Mai.

Non cambierò idea.

Forse.


***

ANGOLO AUTRICI

Oh-oh... è solo un'impressione oppure l'incorrutibile, splendida Hera sta avendo un piccolo cedimento?

Suvvia, quanto meno le due sorelle hanno avuto un bel confronto ricco di suggerimenti che Hestia non ascolterà XD O forse sì...?

Ah, i ripensamenti, i ripensamenti...

In quest'atmosfera di dubbi e indecisioni, c'è solamente una cosa sicura: che quando meno ve lo aspettate, noi vi stupiremo.

Alla prossima con Daffy e C. 💜



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Capitolo 16
*** Zero fragole ***


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16. Zero fragole

Hestia

Vicino alla nostra scuola, il liceo classico Petrarca di Roma, c'è un bar molto conosciuto per la cioccolata calda. A me fa schifo la cioccolata calda, ma quell'infida di Hera mi ha suggerito di portarci Tommy per il nostro faccia a faccia definitivo. Effettivamente, la scuola sarebbe stata troppo deprimente, anche perché oggi è domenica ed è chiusa, mentre luoghi come il lungo Tevere o il Burger King avrebbero rievocato troppi ricordi dolorosi.

E di dolore, fra poco, ne vivremo già a sufficienza. Così ho scritto a Tommy che ci saremmo visti davanti a questo bar alle tre in punto, e io lo sto aspettando con lo stomaco occupato da mille delfini Flipper impazziti.

Non ho paura del dolore in sé, no. Quello lo conosco già; anche se non posso lamentare di aver avuto una brutta famiglia o una brutta infanzia, posso comunque affermare di avere in generale un'esistenza dolorosa, perché è così che l'ho sempre vissuta. Ciò che mi spaventa di più oggi, in realtà, è il male che farò a Tommaso.

Perché al contrario di quello che tutti mi hanno suggerito fino ad ora, non sono qui per raccontargli la verità, bensì per lasciarlo.

Sospiro, voltandomi verso la vetrina del bar per guardarmi.

Oggi ho deciso di non vestirmi da nessuno in particolare: sono struccata e ho raccolto i lunghi capelli castani in una coda alta. Hera non mi ha visto uscire di casa, ma sono sicura che se fosse successo, avrebbe assoldato un tiratore scelto della CIA per farmi fuori nel tragitto prima che potessi raggiungere Tommy.

Il fatto è che non mi andava di conciarmi in nessun modo e poi inizio davvero a non sopportare questa chioma. Non ho mai avuto tagli strani perché me ne fregavo di curare quell'aspetto di me e negli ultimi tempi in cui ho dovuto impersonare mia sorella, lei mi ha proibito di farci qualsiasi cosa che non fossero maschere alla cheratina e olio di mandorle californiane. Così li trovo sempre troppo sfuggevoli e profumati; anche ora che sono raccolti non mi piacciono. A Tommy, invece, piacciono un sacco, perché sono così da Hera.

Tommy mi ha riempito di chiamate e messaggi, dopo il nostro ultimo appuntamento sul Tevere, da cui sono sfuggita senza un apparente motivo valido. Il giorno successivo era un sabato e grazie al cielo io ed Hera non siamo andate a scuola perché i nostri genitori ci costringono a partecipare ai matrimoni di zio Ermes. Lo so, niente commenti sui nomi che appaiono nel nostro albero genealogico, ve ne prego, è già abbastanza imbarazzante così.

Comunque, zio Ermes ha l'abitudine di sposarsi ogni due o tre anni, convinto di aver trovato la donna giusta. Ormai è più una ricorrenza che un evento straordinario, ma se non altro mi ha salvato dal dover affrontare Tommy il giorno successivo all'appuntamento. Non avrei saputo come comportarmi; avevo bisogno di interiorizzare.

Sono passati due giorni e in questo lasso di tempo, durante la cerimonia di cui non me ne è importato nulla, gli ho scritto di non preoccuparsi per me, che stavo bene. Nel frattempo ho chiesto consiglio anche a Hera - credo che i fumi delle sue candele mi abbiano annebbiato il buonsenso - e ciò che ne è uscito è che dovevo assolutamente parlargli. In maniera definitiva. Una volta per tutte.

Secondo Hera, Giulia e Ste, dovrei spiattellargli la verità, secondo me e i tarocchi che conservo sotto il cuscino, invece, dovrei semplicemente lasciarlo. Una parte di me sarebbe tentata di ascoltare i consigli, perché è pur vero che se Tommy e io siamo arrivati fino a questo punto qualcosa di me, intendo... della vera me, gli piace. E mi sono aggrappata a questa convinzione per la maggior parte delle mie elucubrazioni, perché mi dà un minimo di incoraggiamento, però poi mi sono ricordata delle parole di Tommy, della sua risata di scherno e di quel 'Senza offesa, ma quel tipo di persona non piace alla gente, quindi è sicuramente un odio reciproco'.

Io non piaccio alla gente in generale, figuriamoci se piaccio a lui... lui quel tipo di persone le odia proprio, secondo ciò che ha detto. Certo, con un po' di glitter, come ha sottolineato mia sorella, potrei anche indurlo a volermi, un po' come si fa per attirare le gazze ladre, ma il fatto è che io non sono per niente così. Non mi cospargerei mai di glitter, non sarei mai una colorata e frizzante ragazza che se ne cammina per scuola con il seguito di pretendenti. Io sono una dannata dark che si guarda omicidi di massa per tv e che sì, ce le ha pure le bambole vodoo da portare a spasso in cimitero!

Sospiro ancora una volta, controllando il riflesso della strada sulla vetrina e poi finendo di nuovo sul mio. Lo so benissimo di essere uguale ad Hera, quindi perché non mi stimo come lei, perché non riconosco di essere bella come lei, perché dico di avere una vita dolorosa, al contrario di lei?

Perché per quanto possiamo sembrare identiche esternamente, dentro non lo siamo. Una persona non è bella, finché non si sente bella. E per sentirsi belli si deve come minimo sentirsi a proprio agio nel mondo, essere fieri di se stessi, aver raggiunto certe consapevolezze, insomma... sempre le stesse cose che potete trovare aprendo un'applicazione qualsiasi del telefono di Hera.

Detto tra noi, ora che abbiamo fatto scambio di cellulari, sono sempre più convinta che Tumblr e Pinterest siano nettamente inferiori a Death Note Mobile, ma quelli sono solo pareri.

Tornando al momento depressione, per concludere, io sono lontana anni luce dalla fierezza interiore di mia sorella, da tutti i pregi che ha e che le invidio da una vita, nonostante non lo ammetterei nemmeno se mi obbligassero a farmi il semi-permanente rosa confetto. Io non ho mai avuto l'autostima che ha lei, per questo so di essere solo la sua copia in bianco e nero. Però con la stampante impazzita che ha perso l'inchiostro dappertutto.

Tratto da una poesia di Tommaso D'Angelo.

Il rombo di una modo mi distoglie dalla sessione di psicanalisi che neanche Doppia G sarebbe in grado di concepire. Mi volto di scatto, mentre Tommy parcheggia e si toglie il casco liberando i suoi ciuffi sbarazzini. Nel frattempo penso che non ho mai lasciato nessuno e non ho la minima idea di come fare.

Tommy posa il casco sul manubrio e si riserva qualche secondo per... accarezzare il mezzo?

Forse sono solo allucinazioni date dallo stato d'ansia.

Infatti, appena lui termina di fare le fusa con la moto, mi faccio prendere dal panico più totale e mi ritrovo a darmi della stupida per aver pianificato tutto, fuorché il come e il quando dargli la notizia. Avrei dovuto farmi dare delle dritte da Hera, accidenti! Quella lascia la gente con i lanci di pantofole, come ho potuto non rivolgermi alla professionista assoluta!

Tommy mi sorride e cammina verso di me: "Hera con la H! Finalmente! Dopo che te ne sei scappata l'altro giorno credevo che non mi avresti mai più voluto rive-"

"Ci dobbiamo lasciare!"

L'andatura allegra di Tommy si arresta bruscamente a pochi centimetri da me. Le sue braccia che si stavano allargando per un abbraccio rimangono ferme a mezz'aria, i suoi occhi si piantano sul mio viso e assumono la forma di due fari blu da volante della polizia.

Giusto perché mi sia chiaro che ciò che sto facendo è un crimine.

"Come, scusa?"

"Mi dispiace, Tommy..." M'incespico con la mia stessa saliva mentre guardo a terra. "Io... Che ne dici se ne parliamo meglio dentro di fronte a una cioccolata?"

Lo sguardo di Tommy fa spola tra me e la vetrina del bar, dopodiché sbotta: "Che è, mi prendi in giro?"

"No!" Esclamo. "No, non è affatto una presa in giro!"

"Ah, allora sei seria. Mi stai lasciando davvero."

"Io non... Non... Ah, senti, Tommy." Prendo un profondo respiro, ma suona incerto, come anche il mio tentativo di avvicinarmi a lui e prendergli entrambe le mani. Dio mio, non lo so fare. Non l'ho mai fatto e ora mi tocca imparare senza nemmeno essermi goduta un briciolo di interazione con lui. "Ho sbagliato a baciarti, l'altro giorno. Avevo detto che saremmo rimasti solamente amici, invece..."

"Hera, quel bacio è stato-"

"Stupendo." Lo anticipo. "Lo so."

"Non era questo che stavo per dire."

Finalmente alzo gli occhi su Tommaso e mi sento malissimo. È così serio e dispiaciuto che mi sembra di avere di fronte un povero Cuzco indifeso, vivace e spensierato nel pieno della sua giovinezza, con un peso di cinquanta chili che incombe su di lui e minaccia di spappolarlo da un momento all'altro.

"Stavo per dire che quel bacio era diverso." Prosegue Tommy. "La prima volta è stato bello e dolce, come mangiare una fragola."

Sono abbastanza sicura che Hera stesse indossando quel suo intruglio alla ciliegia e non alla fragola, ma non lo correggo, lo lascio andare avanti. L'unica idiota che interromperebbe una dichiarazione del genere per precisare il gusto di un lucidalabbra è lei.

"L'ultima volta, invece... Hera, ammettilo, era ugualmente bello e dolce, ma non era lo stesso bacio. Non era solo una fragola, quella." Mi fissa con convinzione e io non so che dire. Dove sta andando a parare? Sta solo parlando di frutta, oppure lui - proprio lui - si è reso conto dello scambio? Sul serio Tommaso D'Angelo il rincoglionito si sta accorgendo di essere stato baciato da due persone diverse?

"In che senso?" Gli chiedo con il cuore incastrato tra le tonsille e Flipper e il suo branco di delfini che ballano nel mio stomaco.

"All'inizio non te ne importava così tanto. Uscire insieme sembrava solo quasi un gioco." Sussurra, a mezza voce, mentre senza lasciare quella stretta tra le nostre mani si abbassa... verso di me... piano... sempre di più... "Però poi qualcosa è cambiato e io l'ho sentito nella differenza tra quei due baci. Hera..."

Perché nei nostri nomi doveva esserci proprio una lettera aspirata? Perché codesta H fa sì che il respiro di Tommy si infranga sulle mie guance e le tinga di rosso? Perché, mamma, perché?

"Hera, io mi sono innamorato di te." Sta fissando la mia bocca e io la sua, che si trova a giusto un respiro di distanza. "E sono quasi certo che tu ti sia innamorata di me."

Wow.

Pensavo che per baciare Tommy D'Angelo ci volesse coraggio, invece mi sbagliavo. Ci vuole coraggio per non baciarlo, accidenti.

"No."

Non so da dove, non so come, sono riuscita a tirare fuori quelle due lettere e metterle insieme nell'ordine corretto.

"No, Tommy, ti sei sbagliato." Semplifico, mentre indietreggio così bruscamente da finire contro la vetrina del bar. Ora lui mi guarda con lo sconcerto di un bambino a cui viene sfilato dalle mani l'orsacchiotto preferito e io sono sicura di essere paonazza e ridicola. Ma la situazione non può essere complicata più di così, Tommaso non può sapere che quella innamorata persa di lui è la Hestia che tanto disprezza e, soprattutto, non posso lasciare che la mia già scarsa autostima si prenda il colpo di grazia.

Il mio rifiuto farà soffrire Tommy, lo so. Ma un rifiuto io da lui l'ho già avuto, e ci ho ugualmente sofferto. Questo scambio, questo... gioco, come lo volete chiamare, non doveva esistere fin dal principio. Il mio 'no' di adesso equivale al 'no' che Hera gli avrebbe detto allora... ed è un peccato che nel frattempo una Hestia Felici dal cuore nero si veramente innamorata, ma tanto di Hestia, a Tommy D'Angelo, non è mai importato niente.

"Mi dispiace, Tommaso, non è così che volevo finisse tra noi, veramente." Sospiro, riprendendo l'ossigeno che mi era mancato con la sua vicinanza. "Però sai, te l'avevo detto. Dopo ciò che è successo con Jacopo, io non riesco a intraprendere nessuna relazione. Stare con te mi fa male. Stare con te come amico è impossibile, perciò è meglio se non sto con te e basta."

"Capisco." Annuisce, riportando i due fari in basso e ritraendosi, sulla difensiva. Conoscendolo, non ha capito affatto, ma vedo che si sta sforzando di non fare scenate... in fondo, credo che sotto sotto si aspettasse uno sviluppo del genere con me. "Volevo solo che sapessi che mi dispiace se ho commesso degli errori, o se... ho detto e fatto cose che ti hanno ferito. Sappi che non ti farei mai del male volontariamente."

"Dispiace anche a me. So che ti sto facendo del male e io lo sto facendo volontariamente, invece, ma..." Prendo un respiro ancor più traballante del solito, mentre mi sistemo la borsa sulle spalle e indietreggio ancora di più. "Siamo troppo diversi, Tommy. Mi dispiace."

Questo gigante cliché, che nel nostro caso è verissimo, scende sulla conversazione come una scure, mozzandola, dandole una brusca e irrevocabile fine.

Tommy alza gli occhi solo per lasciarmi un ultimo, tristissimo sguardo ferito, che si fa via via più distante man mano che percorro all'indietro il marciapiedi, specchiandomi per l'ultima volta nei suoi occhi, poi sulla vetrina, nei panni di qualcuno che non ritornerò mai ad essere. 

Sono la prima dei due a staccare lo sguardo e quando accade, mi volto e cammino velocemente verso casa, determinata a lasciarmi alle spalle Tommy per sempre, in tutti i sensi.

*

Sono tempi bui, questi. Molto più bui del mio solito, il che significa che sono davvero... molto molto bui. Sono passati alcuni giorni dalla mia rottura con Tommy, sono tornata a scuola, sono tornata Hestia e sono le 11.11.

Spingo con forza esagerata il segno meno dello zucchero, finché la macchinetta non si arrabbia e mi redarguisce con il suo solito bip maledetto. Ok, ok, scusa. Non devo prendermela con gli oggetti se la vita fa schifo, giusto?

Il mio umore non ha fatto che andare sempre più verso il baratro in questo periodo: Tommy si aggira per i corridoi lanciando sguardi da cucciolo bastonato ad Hera, lei non se lo fila nemmeno per sbaglio e io incido il banco con il taglierino maledicendoli entrambi. Come se tutto questo già non bastasse, ci si mettono anche i rappresentanti d'istituto ad aggravare il quadro generale. Venendo alla macchinetta per il mio solito caffè amaro come la delusione, ho appena scoperto, grazie a un manifesto appiccicato accanto ai regolatori dello zucchero, che tra due settimane ci sarà un ballo studentesco.

No, perché le americanate piacciono un casino a questi dementi di quinta superiore e dunque, per festeggiare la fine delle loro sofferenze, hanno indetto un evento del genere, a cui possono partecipare tutti e quindi a cui io, ovviamente, non parteciperò. 

Però immagino quanto questo renderà felici Hera e Giulia. Mi infesteranno casa da oggi al giorno x per mettere assieme l'outfit perfetto. E io già non le sopporto quando mi stanno distanti, figuriamoci.

Mi rendo conto di star ancora aggredendo la macchinetta quando un altro bip mi riscuote e allora stacco il dito, constatando che qualcuno si è appena messo in fila dietro di me e che ha assistito alla scena con una risatina.

Mi giro: costui ha appena firmato la sua condanna. Omicidio fra tre, due, uno...

"Mimmo!"

"Ciao, Hes." Sorride. "Non uccidermi, vengo in pace. Volevo solo prendere un tè e darti una cosa."

"Tu bevi il tè?" Mi acciglio mentre prelevo la mia bevanda alla delusione e gli lascio spazio.

"Già." Afferma, inserendo la monetina e compiendo un rituale di selezione che mi fa pensare che venga spesso qui. "C'è chi beve tè, chi caffè amaro e chi succo all'ananas e frutto della passione."

"Non nominarla nemmeno."

"E sì che ci vivi insieme." Commenta inarcando le sopracciglia e muovendo quei suoi piercing da sovversivo. "Comunque, tieni, volevo darti questo."

Punkie porta un paio di jeans grigio scuro strappati in qualsiasi punto possibile e immaginabile, quindi da una tasca non precisamente collocata sul suo sedere, estrae un oggetto dalla forma quadrata e me lo consegna. È una custodia trasparente; dentro c'è un dvd bianco su cui lui ha scritto Il giardino delle torture 2 e ci ha messo vicino... un cuoricino nero?

I maschi sono strani.

Prendo il cd e alzo gli occhi con fare interrogativo.

"Il film è per te." Spiega. "Il cuoricino per tua sorella, ma sentiti libera di non farglielo presente."

"Perché?" Domando, smarrita.

"So che è da tempo che volevi vederlo e dato che finito il progetto non ci siamo più beccati, ho pensato che te l'avrei passato in dvd così potevi guardartelo sul pc. Ho saputo di Tommy... penso tu abbia bisogno di distrazioni, giusto?"

"Intendevo perché del cuoricino, Mimmo."

Lui se la ride tra sé, apparentemente a suo agio con la situazione, come se nulla di tutto ciò lo toccasse o lo infastidisse, ma lo divertisse soltanto. Come un esperimento scientifico che sta osservando da fuori per diletto personale. 

"Punkie." Lo richiamo allora, ottenendo l'effetto sperato e facendolo tornare serio.

"Sai, all'inizio tua sorella mi faceva così tanta paura che quando l'ho vista sull'uscio di casa tua, la prima volta, mi tremavano le ginocchia. Ora che ho scoperto qualcosa in più di lei, la troverei quasi... interessante."

"Esplica ulteriormente il concetto, se non vuoi che ti infilzi come il Ninja della Devastazione nella scena finale del Giardino 1."

Il faccino appesantito dal trucco di Mimmo si increspa in una scintilla di giocosità: "Potrebbe essere che io la stia stuzzicando via Whatsapp, trattandola come tratterei Hestia, senza dirle che in realtà so che è Hera."

Prendo un profondo sospiro di sdegno: "Sei peggio di lei!"

"Non credo, è un confronto davvero imprevedibile, ma mi sa che lei è nettamente in vantaggio a livello di svalvolatezza." si porta l'indice alla tempia e lo fa ruotare, mentre sorseggia allegramente il suo tè. Punkie è strano almeno quanto me, siete d'accordo? Così mi ricorda addirittura il Cappellaio Matto di Alice in Wonderland. Mia sorella non può veramente essersi invaghita di lui... giusto?

Voglio dire, io sono proprio la persona meno adatta a giudicare, ma credo sarebbero compatibili come San Pietro e Lucifero. Una bestemmia, quasi.

Anche se...

"Ehilà, creature degli inferi, come procede?"

Anche se il fatto che Hera sia piombata qui dopo averci casualmente avvistati insieme la dice molto lunga.

"Male." Dico, funerea. "Ora che sei arrivata tu ancora peggio. Visto, Mimmo? Ti avevo detto di non nominarla; è come la sfiga. Se ci scherzi, lei appare."

"Mmm..." Soppesa Hera, studiando ora l'offerta della macchinetta, ora la faccia da Cappellaio di Punkie. Alla fine sceglie - reggetevi forte, la sorpresa potrebbe sconvolgervi - una cioccolata al latte con zucchero al massimo e dice: "Come mai, Punkie, stavi parlando proprio di me? So di essere sulle labbra di qualsiasi studente del Petrarca, soprattutto maschio, ma non pensavo di essere anche sulle tue. Non immaginavo che il mio sapore di fragole si abbinasse ai tuoi gusti..." Squadratina dall'alto al basso. "Amari."

Si volta, mentre l'erogatore miscela la sua bevanda, e si appoggia con la schiena al manifesto del ballo, risultando colorata proprio come quella pubblicità. Hera è così: bella e scintillante per natura, acida come un limone, ma così invitante che la compreresti a qualsiasi prezzo, scambiandola per il più gustoso dei pasticcini, nonostante il marcio all'interno.

"Mi stavo confrontando con Hes riguardo i nostri film preferiti, gliene ho anche portato uno." Punkie regge il gioco e si difende benissimo. Infatti l'entusiasmo di Hera perde colpi quando adocchia il dvd che ho fra le mani e si accorge del cuoricino. "Le chiedevo se ti saresti unita a noi per l'uscita al cinema di Grido nella notte."

Hera gli fa un sorrisino congelato: "Neanche morta."

"Lo sospettavo." Ribatte lui, osservandola con quel divertimento da scienziato pazzo che mi fa venire i brividi. A me... pensate un po'.

Hera allora si ricarica con un sorso di cioccolata e mi sfila dalle mani il dvd, dandogli una controllata sprezzante: "Guarda un po', sembra che tu abbia un pretendente, Goblin. Regalini passati di nascosto alle macchinette, cuoricini neri, appuntamenti al cinema... Avvisatemi quando organizzerete il matrimonio nel regno dell'Ade, ok?"

Me ne riapproprio con un ringhio: "Ma tu che sei venuta a fare qui, non avevi qualche seduta di bellezza con Doppia G nel cesso delle ragazze?"

"Come potevo non venire a bearmi di questi tuoi versi poetici?" Mi provoca con un occhiolino. "Ora che sei con il tuo nuovo piccioncino, sei ancora più piacevole del solito. Finalmente, Hes... lo desideravo tanto!"

Ridacchia con una frivolezza irritante, poi fa per levare il disturbo con una sferzata della sua chioma e conseguente rilascio di Coco Chanel numero 5, quando Punkie la ferma.

"Ehi, Hera."

"Sì, cognato?"

"Hai ragione, odio le fragole. Sono troppo dolci per stare sulle mie labbra amare. Credo che non ci finirai mai più."

Hera cerca di rimanere impassibile, ma io lo vedo. Lo vedo benissimo quel fremito sul suo sorriso che accompagna una lieve lesione all'orgoglio: "Esatto, Punkie. Era proprio quello che intendevo, anche se non speravo ci arrivassi così velocemente. Ciao, ciao creaturine del male, salutatemi Satana, quando lo vedete!"

Hera gira i tacchi e Punkie la osserva andarsene con un'espressione da Cappellaio soddisfatto. Ritorna su di me e si accorge che lo sto fissando con la devozione di un suddito.

"Cosa c'è?"

"Come hai fatto?"

"Fatto cosa?"

"Quel colpo da maestro!" Esclamo. "Mimmo, tu... tu arrivi dritto dritto al centro della sua anima arcobaleno! Questo..." Sollevo il dvd, rimirandolo come fosse un calice di ostie consacrate, come l'oggetto-ponte fra me e una dimensione spirituale ultraterrena. "Questo è ciò che potrebbe abbattere il muro di superficialità di mia sorella e mostrare il docile e vulnerabile cricetino che abita al di sotto!"

"Hestia, che cosa stai dicendo?"

"Che questo ce lo guardiamo assieme!" Annuncio, sventolando vittoriosa Il Giardino 2. "Hai da fare oggi pomeriggio?"

"No." 

"Perfetto. Alle quattro, a casa tua, abbiamo un film da finire e un piano malvagio da portare a termine."

"Hes, non sarà sbagliato ricadere negli stessi errori che..."

"Shh!" Zittisco Mimmo sbattendogli un palmo aperto a qualche centimetro dalla faccia. "Come hai detto tu: Hera è pazza e io devo distrarmi. Non ci sarà niente di meglio che una dolce vendetta, giocata con le stesse regole del piano iniziale, condita con un po' di sangue e massacri su grande schermo."

Dicendo questo, incrocio lo sguardo di Tommy che sta tornando verso la sua classe dopo la ricreazione. Mi rendo conto che ha osservato da distante tutta la scena e che, incastrato tra una pagliuzza celeste e l'altra delle sue iridi, c'è un vago senso d'irritazione.

Grazie a Dio non ha sentito una parola, ma probabilmente ha visto Hera interessarsi così tanto a noi dopo giorni in cui non calcola lui, e ci è rimasto male. Mi viene da fare un passo nella sua direzione, con un accenno di sorriso che vorrebbe consolare quegli occhi tristi.

Ma lui capisce che mi sto per avvicinare, così li distacca e mi dà le spalle ritornando sfuggevolmente in classe.

Ah sì... mi stavo quasi dimenticando che non sono più la sua luccicante Hera, ma una semplice e oscura Hestia qualsiasi.

*

Il pomeriggio da Mimmo procede super bene. Il film è una vera bomba, quasi meglio dell'uno, e io mi rendo conto che avevo davvero bisogno di un momento del genere.

Dopo il casino con Tommy sono stata molto peggio di quanto vi abbia raccontato. Ste è stato il mio unico appiglio, ma distrarmi totalmente con Punkie si è rivelato sorprendentemente utile. E poi ora ho una nuovissima ragione di vita che occuperà almeno un milionesimo dei miei pensieri. Il resto, ovviamente, è sempre e comunque dedicato a D'Angelo.

Nel frattempo, io e Mimmo abbiamo studiato un modo per intrappolare Hera nella sua stessa rete: mia sorella è sempre così superiore, così acida... non ammetterebbe mai di avere una debolezza, men che meno nei confronti di Punkie. Invece per me e Doppia G c'è... eccome se c'è! Io lo voglio provare e allo stesso tempo voglio far scendere Hera dal piedistallo, per far sì che realizzi che qualcosa di bello esiste anche qui in basso. Lei si è sempre scelta una vita che stesse ai massimi livelli; fidanzati fighetti stile Jacopo l'universitario e hobby che forse nemmeno a lei piacciono sul serio.

Ma Domenico è così lontano dal quel mondo che potrebbe seriamente allargare le sue vedute e chissà... magari sciogliere il suo cuore per trasformarlo da dura zolletta di zucchero piena di conservanti a morbido caramello fuso fatto in casa?

Punkie non si è ancora chiaramente pronunciato a riguardo. Come avevo correttamente intuito, il ragazzo sembra molto attirato dall'esperimento sociale, ma non si capisce fino a che punto gli interessi Hera. Io credo molto, ma credo anche che si faccia frenare dalla sua timidezza e introversione. So che prima di essere il Punkie che è ora era un personaggio piuttosto comune e poi si è trasformato, aprendosi al fucsia e ai piercing, ma chiudendosi alla gente.

Ed Hera rispecchia in tutto e per tutto la gente, perciò credo che Mimmo abbia solamente paura. E non lo biasimo, io sono terrorizzata da quella versione ringiovanita di Dolores Umbridge che mi infesta casa precisamente dal secondo in cui siamo nate.

In ogni caso, come avevo già specificato, a vedere Grido nella notte con Mimmo ci andrà lei. E io non vedo l'ora che tutto ciò accada. Me ne starò a guardare sgranocchiando pop corn, o meglio... mangiando una bella macedonia di fragole.

Mignolo, si va a conquistare il mondo!


***

ANGOLO AUTRICI

Buoooooongiorno!

Vi piacciono le fragoline o siete più tipi da caffè amaro come la morte?

Anche oggi abbiamo avuto la nostre dose quotidiana di disagio firmato Felici. Ma mi piacerebbe sapere... quali presentimenti avete riguardo Hestia e Tommy? Si diranno mai la verità? E se lo facessero, ci sarebbe una possibilità per loro?

Invece d'altro canto sembra che Hera abbia un piccolo problemuccio con Punkie. Voi che dite? Come finirà il piano che Hes e Punkie hanno ideato?

Mancano solo 9 capitoli alla fine e il prossimo sarà mercoledì 27... are you ready?

Daffy e C.

💜

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Capitolo 17
*** Zero baci amari ***


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17. Zero baci amari

Hera

Avevo dimenticato quanto fosse magnifico passare del tempo con la persona che ammiro di più al mondo. Non ricordavo quanto mi piacesse stare con lei e bearmi della sua compagnia. Questi sono gli attimi che conserverò gelosamente per poterli rivivere nel futuro.

Sono così fortunata.

Passare il pomeriggio con me stessa è davvero gratificante.

Me ne sto stesa sul letto ad ascoltare il canto degli uccellini e a sognare un'isola tropicale che posso solo guardare sullo schermo del computer, sul quale ho aperto un video sulle meraviglie delle isole hawaiane. Sono consapevole di meritare una vacanza del genere, e so che è quello che voi, miei glitterati lettori, vorreste per me, ma non è ancora il momento di combattere questa ingiustizia. Non adesso. Ho una faccenda succosa di cui occuparmi.

Oggi è previsto l'appuntamento tra Punkie e mia sorella.

Ma lei ha detto che non ci andrà, mi farete notare voi.

Per caso vi risulta che io abbia mai tenuto in considerazione quello che dice Hestia? Se vi illudete che questa cosa possa verificarsi, beh, allora dovreste chiedervi quale storia abbiate letto fino ad ora, perché di certo non è questa.

Dicevo, oggi Satana uno e Satana due uniranno le loro forze per dar luogo a quello che chiamerò Progetto Scusate Per Il Disagio, perché è tutto ciò che si può ricavare da un evento di questa portata. E finalmente Hestia smetterà di lagnarsi per quell'esemplare ambiguo di addominali ambulanti che è Tommaso D'Angelo. Da quando si sono lasciati, mia sorella è peggiorata. O meglio, la mia soglia di tolleranza è precipitata così in basso da raggiungere gli inferi a cui lei stessa appartiene.

Domenico, il nostro punk psicopatico di fiducia, dovrebbe venire a prenderla tra circa dieci minuti, otto e mezzo se è puntuale.

Decido di andare a dare una sbirciatina in camera di quel piccolo punto nero sull'epidermide della mia vita per controllare che sia pronta a rendersi protagonista di un altro degli episodi della mia serie tv preferita, ossia Prendi la vita di tua sorella e fa di essa ciò che vuoi.

Mi dirigo a passo leggiadro fino alla sua porta e poi busso cinque volte. Aspetto. Aspetto ancora. Busso di nuovo. Aspetto. Sbuffo.

"Hestia, apri!" Sbraito alla fine.

"Hestia è uscita, amore di mamma, non gridare."

Non gridare? Non gridare?!

Fulmino con lo sguardo l'area della casa infestata normalmente da mia sorella e marcio fino alla mia stanza per recuperare il cellulare. È un'irresponsabile! Da quando, poi, Hestia esce? Con chi? Con quel mentecatto di Tommy? Con quel mollusco di Stefano? Ha portato Giulia in una foresta con l'inganno per sacrificarla in cambio di una fornitura a vita di amuleti a cinque punte?

Perché non risponde al telefono?

Mancano meno di cinque minuti all'appuntamento e lei sparisce in circostanze misteriose. "Perché mi hai dato una gemella così incompetente?"

"Hera, cosa stai dicendo? Ti senti bene?" Mamma inclina leggermente la testa di lato e si ferma ad esaminare l'espressione infuriata disegnata sulla mia faccia. Meglio che resti in silenzio e scompaia anche io, o potrei avere un esaurimento proprio qui e adesso.

Dopo altre sette telefonate ignorate da parte della regina del male, sono io a riceverne una. No, ovviamente non da parte della persona che dovrebbe degnarsi di comunicare con me, ma da lui! Dal problema in persona!

"Punkie." Pronuncio con l'intonazione di chi sta per infilzare con tanti piccoli spilli aguzzi la bambola voodoo di Hestia Felici.

"Sono sotto casa tua. Scendi?"

Esistono varie possibili risposte a questa domanda.

Sì, arrivo subito.

Oppure, Hestia scenderà sotto terra appena rimetterà piede in questa casa, ti dispiace attendere?

O ancora, No. Secco e deciso.

Ma qual è quella giusta?

Decido di escludere la seconda a priori, anche se sono più che tentata di metterla in atto il prima possibile. Probabilmente non le dispiacerebbe nemmeno tornare dalla sua vera famiglia, giù nell'oltretomba.

Rimangono la prima e la terza. Sì. No. Perché dovrei accettare?

Per potermi gustare da un punto di vista privilegiato la distruzione della vita amorosa di Hestia, che oggi lo merita più di tutti gli altri giorni? Per mostrarle, al contrario, che posso essere lei meglio di quanto lei stessa possa riuscirci? Perché uscire con Domenico mi è così indifferente da poter essere paragonato ad andare al supermercato a comprare del dragonfruit per la maschera idratante al contorno occhi?

È questo che vuole, quella sciagurata? Bene. Sfida accettata. Spero sia preparata ad affrontarne le conseguenze.

"Non sono pronta, mi concedi un altro minutino?" Sospiro appena, fingendomi dispiaciuta. E mi dispiace davvero. Mi dispiace di dovermi togliere i miei vestiti per indossare quelli squallidi di mia sorella.

Tenuto conto del mio triste destino, scelgo almeno di fare le cose per bene, quindi scavo nel suo armadio fino a che non trovo un completo gonna e top che non le ho mai visto indossare. Deve averlo comprato per poi essersi resa conto che non lo avrebbe mai neanche riprovato, dopotutto qualcuno di voi ha mai visto mia sorella con del pizzo? È troppo elegante e raffinato per una come lei. Mi infilo un paio di anfibi, che per sua fortuna ha lasciato a casa, e infine mi passo un po' di kajal sulle palpebre.

"Esco, ciao!" Annuncio poco dopo, chiudendo la porta dietro di me ancora prima di ricevere risposta. Mi avvio verso il portone con tutta la tranquillità che ho in corpo, senza la minima fretta. Aspettarmi un po' non potrà che fargli bene.

"Un minutino?" Il sopracciglio metallico di Punkie si solleva ancora prima che le sue labbra pronuncino anche solo una vaga forma di saluto. E va bene, ne sono passati una decina, di minutini, ma non è il caso di farne una tragedia!

"Guardami." Mi indico, mediamente soddisfatta del risultato, che è comunque migliore di ciò che Hestia avrebbe potuto ottenere. "Roma non è stata costruita in un giorno."

"Roma non aveva il sottoscritto ad aspettarla." Mi fa notare lui. Comincio a preferire Tommy. Lui è troppo svampito per fare polemica, al contrario di Mr. Puntualità.

Alzo gli occhi al cielo, ma poi faccio un bel sorriso e sbatto le ciglia stracolme di mascara. "Non è valsa la pena aspettare?"

Fisso gli occhi su di lui e mi rendo conto che sta trattenendo un sorriso. Io serro le labbra e inclino appena la testa in attesa di una qualsiasi reazione. Il suo sguardo scorre su di me dall'alto al basso e poi indietro. "Forse." Si limita a dire.

"Forse." Ripeto io. Forse, dice lui. Beh, se non apprezza il ben di dio che ha davanti agli occhi in questo momento, non posso che dispiacermi per lui. Deve essere davvero dura la vita quando non hai un minimo di senso estetico, almeno la quantità sufficiente ad apprezzare una vera e propria opera d'arte.

"Forse." Conferma. Io lo fulmino con un'occhiataccia e questo scatena la sua ilarità. Gira la testa verso la strada per non farsi vedere da me, ma riesco comunque a catturare un fotogramma del suo sorriso divertito.

Sbuffo. È meglio per entrambi che io lo ignori. Potrò fargliela pagare più tardi, dopo che il film mi avrà dato l'ispirazione giusta su come liberarmi di un cadavere. Punkie deve tenere gli occhi bene aperti oggi. Ha osato fare un affronto troppo grande verso la sottoscritta. "Andiamo, Nosferatu, ci aspetta un bagno di sangue."

E, per le ragioni sopra menzionate, potrei non riferirmi solo al film.

Una volta arrivati davanti al cinema, realizzo cosa sta per succedere. Lo realizzo dopo aver visto il cartellone pubblicitario di Grido nella notte. Una tizia senza testa in piedi di fronte alla finestra, da cui entra una leggera brezza che le scuote la camicia da notte di stoffa di bassa qualità. Non solo, quindi, dovrò sorbirmi decapitazioni e altri omicidi di vario genere, ma mi toccherà anche sopportare la vista di una collezione più o meno ampia di abiti scadenti. Questo è troppo. Posso rifiutare di sottopormi a tutto ciò oppure è troppo tardi?

"Faccio i biglietti e ci prendiamo un caffè?" Punkie mi riscuote dal mio stato di disgusto e io annuisco appena. E deduco che sia troppo tardi. Lo seguo come uno zombie verso la fila per la cassa e prego in tutte le lingue che conosco, compreso il greco antico, che i posti siano esauriti.

Avete presente il mai una gioia? Ecco, questo pomeriggio potrebbe farne una impeccabile rappresentazione. Perché i biglietti ci sono eccome e il nostro Domenico, in uno slancio di galanteria, decide di ordinare per entrambi due caffè ristretti senza zucchero. Il preferito di Hestia. Maledetta, sporca traditrice.

Come si può voler mandar giù volontariamente una sostanza così disgustosa? Sa di morte. Non capisco come possa piacere a... Ah.

Prendo il cucchiaino e inizio a girare il contenuto della tazzina ripetendo a mente un mantra inventato per far sì che si trasformi in cioccolata calda con panna montata e more fresche in superficie, ma quando distolgo gli occhi per far sì che la magia si avveri, incontro quelli marroni di Punkie.

"Che stai facendo?" Mi chiede, trattenendo un altro sorrisetto. Sembra che sia terrorizzato dal pensiero di sorridere apertamente in mia presenza. Perché? Ha sentito dire che un sorriso può far innamorare e vuole azzerare ogni possibilità che questo accada proprio con me? In quel caso può stare tranquillo, io ho una dignità. Okay, forse mia sorella no e potrebbe effettivamente succedere, ma oggi ci sono io al comando, perciò non c'è nessun pericolo.

Davvero.

"Sto..." Abbasso lo sguardo e con delusione constato che quello che ho davanti è ancora caffè. Sospiro. "Aspetto che si raffreddi."

"Lo hai girato così tanto che credo sia sul punto di trasformarsi nella calotta polare." Il suo sopracciglio tintinnante si inarca e io continuo a creare vortici scuri nella mia tazzina.

So di doverlo fare. So che per non destare sospetti, devo berlo.

Non sono pronta per un passo del genere. A casa ho ancora lo sbiancante dentale che ho costretto Hestia ad usare? E se un solo caffè bastasse a rovinare anni e anni di duro lavoro per ottenere una dentatura perfetta? E se...?

"C'è qualcosa che devi dirmi?" Punkie e il suo tono da agente di polizia da telefilm americano mi puntano e mi incollano alle mie bugie. Negare tutto, Hera. Devi negare tutto. Lui si sporge in avanti, con il mento appoggiato sul palmo della mano, e io inizio a sudare freddo.

Fantastico, avrò i denti gialli e puzzerò.

"No, assolutamente no." Scuoto la testa. Sorrido. Butto giù il caffè come uno shot e questo mi va di traverso. Se mi uscisse anche dal naso, l'opera di distruzione sarebbe compiuta. Che giornata meravigliosa. "Mmh, buonissimo." Mormoro alla fine, con le lacrime agli occhi e la reputazione sotto ai piedi.

"A volte non mi sembri nemmeno tu, Felici."

Stupido punk intelligente. Possibile che debba sempre rendere il mio lavoro più complicato di quello che sia? Tommy non si è nemmeno accorto di aver baciato qualcuno che non era la sua ragazza - come se fosse possibile non accorgersi della differenza tra un bacio da premio Oscar e uno dato da un'incapace - e Caruso si accorge se il timbro della tosse è diverso di un quarto di ottava.

Hestia cara, riusciremo mai a trovare una via di mezzo o dobbiamo continuare a vivere in questa maniera improponibile?

"Sono imprevedibile." Tento di seppellire ogni suo sospetto con un occhiolino, ma poi abbasso gli occhi e mi accorgo di aver macchiato di caffè il top nero. Certo, non è equiparabile alla macchia di ketchup sul maglione di cachemire che mi ha portata a contemplare il fratricidio, ma è comunque qualcosa che a una giovane donna di classe della mia portata non deve succedere.

Contando, poi, che il film che vedremo tra poco mi farà attorcigliare lo stomaco e probabilmente rimetterò le ventotto pennette al ragù bianco che ho mangiato a pranzo, si prevede una Hera Felici esanime prima dello scattare della mezzanotte. Almeno smetterò di soffrire.

"Tra cinque minuti comincia il film, meglio entrare in sala." Credo che la mia crisi interiore si stia iniziando a intravedere, e, in questo caso, sono grata a Punkie per aver messo fine a questa scena imbarazzante.

Ci alziamo entrambi dal tavolino a cui siamo stati seduti per non più di un quarto d'ora e io mi trascino dietro di lui con l'entusiasmo di un moscerino che si schianta contro un parabrezza in autostrada.

Lascio che sia lui a trovare i nostri posti e mi concedo di cadere pigramente sulla poltroncina. Mi guardo intorno e noto che la sala è quasi piena. Probabilmente se avessi tardato ancora un po', ora sarei nella sala 6 a guardare il nuovo film di Nicholas Sparks. Nulla che vada nel verso giusto, oggi.

La scelta più saggia che possa fare ora è quella di restare in silenzio fino alla fine del film, sempre che io ci arrivi sana e salva, ed evitare di aprir bocca. Cercherò qualcosa da fissare che non sia lo schermo e tutto andrà bene. Non è mai morto nessuno per un film di paura, no?

O forse è proprio questo quel che piace a persone come mia sorella? Il brivido di poter avere un attacco di cuore da un momento all'altro? Se mi venisse davvero, un attacco di cuore?

Andrei nell'Aldilà, probabilmente all'inferno, dato il modo in cui sto vivendo la mia vita in questo ultimo periodo, e troverei un piccolo criceto assetato del mio sangue ad aspettarmi. Un'eternità a scappare da Cuzco, con Hestia che fa sedute spiritiche per godersi la scena di una me sofferente e pentita dell'esistenza che ha condotto sulla Terra.

Tutto per un appuntamento con il principe dei vampiri qui a fianco.

Mi perdo così tanto nelle mie elucubrazioni, che non mi rendo nemmeno conto di essermi fermata a osservare tutto ciò che non volevo vedere. Il che, in questo preciso istante, è una ragazza che cammina in un corridoio deserto al buio.

Beh, almeno c'è qualcuno che fa scelte peggiori delle mie.

Do una possibilità al film, canticchiando nella mia mente la sigla dei Teletubbies in un tentativo piuttosto inutile di tenere vivo un arcobaleno nel mio cuore, sperando che mi protegga da...

LE HANNO APPENA INFILZATO UNA PUPILLA CON UN FERRO DA MAGLIA.

No, non posso guardare. Il sangue le sta colando a rivoli lungo le guance, poi raggiunge le sue labbra e le rovina il rossetto - tonalità Peach Blossom, nel caso interessasse a qualcuno - facendomi sussultare sulla poltroncina. Come osano profanare il sacro rossetto?

"Non reggi la vista del sangue?" Una voce bisbiglia al mio orecchio. La mia mente vorrebbe suggerirmi che si tratta del serial killer del film, ma decido di credere che sia solo Punkie. Anche se, per quanto mi riguarda, non mi stupirei se fossero la stessa persona.

"Sto bene." Affermo, sicura come quando svolgo le equazioni durante i compiti di matematica. Ho la media del due.

"Oh, sì, certo. Si vede." Ribatte sarcastico. Non dovrebbe sapere che Hestia, cioè io, non ha paura qualche schizzetto di san...?

Ed ecco che la sua testa sta rotolando giù per le scale. Sto per alzarmi e andarmene. Lo giuro.

Sposto lo sguardo e maledico sottovoce il regista, il cast e chiunque si occupi di questi disgustosi effetti speciali. Sarei dovuta rimanere a casa e dargli buca, a questo seguace di Satana.

"Vuoi che ti tenga la mano? Non mi sembri troppo rilassata." Mi prende in giro, permettendosi persino di ridacchiare. Non sa con chi ha a che fare. Proprio non lo sa.

"Sì!" Esclamo stizzita, facendo voltare il tizio seduto davanti a me. Ops. "Tienimi la mano e proteggimi dai mostri, principe delle tenebre." Aggiungo in un sussurro stracolmo di altrettanto sarcasmo.

Sento il suo sguardo su di me e mi giro a guardarlo. Sul viso ha un'espressione che farebbe paura anche a mia sorella. Un sopracciglio appena sollevato e un ennesimo sorriso solo accennato. Ripropongo l'ipotesi che sia un criminale che sacrifica cerbiatti.

"Cosa c'è? Pensavi che avrei rifiutato?" E invece no, caro Punkie. Vuoi fare lo spiritoso con me? Bene. Ti terrò in ostaggio fino alla fine della pellicola. "Sbrigati." Gli ordino, poggiando l'avambraccio sul bracciolo in comune.

Gli lancio un'altra occhiata e mi accorgo che sta ridendo in silenzio. Trattengo uno sbuffo e rimango a fissarlo fino a che non sento le sue dita fredde e affusolate che si intrecciano con le mie. A quel punto affermo la mia presa e riporto gli occhi sul grande schermo.

Riesco a mantenere la concentrazione per soli quindici secondi e no, non perché sono stupida, come penserebbe quell'inetta della mia gemella. Punkie, senza che nessuno glielo abbia chiesto, ha preso a disegnare cerchi immaginari con il pollice sul dorso della mia mano.

Mi sento confusa come Tommaso D'Angelo davanti a un libro.

Non capisco se quello che sta succedendo mi piaccia o se è solo il mio istinto di sopravvivenza a farmelo credere. Oppure potrebbe essere una forma di Sindrome di Stoccolma.

Resta il fatto che il killer ha staccato un'altra testa e io sono rimasta impassibile. Punkie mi sta fondendo il cervello.

"Mi serve." Un mormorio mi trasmette più inquietudine rispetto alla scena appena successa davanti a me. Mi giro un'altra volta verso di lui, che invece di seguire il film, oggi sembra in vena di chiacchiere. "La mano. La stai stringendo troppo, sto perdendo sensibilità."

"Ah." Va bene, poco fa ho detto che avrei tenuto in ostaggio Punkie fino alla fine del film, ma devo rettificare. Lo terrò sì in ostaggio, ma devo aggiungere quel tocco di psicologia inversa che Giulia adorerebbe. Quindi sospiro. E gli lascio la mano. "Scusa."

Fingo di tornare a guardare la ragazza senza testa che in qualche modo riesce comunque a gridare - Sparks, sarei dovuta venire da te - ma continuo a lanciare occhiate di traverso alla mia sinistra.

Come previsto, lo sguardo di Domenico si alterna per qualche secondo tra la mia faccia e la mia mano, scegliendo poi quest'ultima come obiettivo. Ed eccoci di nuovo a incastrarci l'uno con l'altra nel tacito accordo di mantenere un contatto fisico che alla luce del sole non potrebbe mai esserci. "Volevo solo che allentassi la stretta." Mi dice, il che suona come una sorta di accusa. "Non che la lasciassi del tutto."

Mi limito ad alzare le spalle come se tutto ciò mi fosse indifferente. Dovrebbe essermi indifferente. Punkie piace a mia sorella, o meglio, mia sorella piace a Punkie. O forse... In qualunque caso, questa sarà l'ultima volta in cui leggerete di me e Domenico insieme, perciò è un dettaglio irrilevante, se la sbrigherà Hestia. Io non voglio saperne nulla.

I protagonisti del film, intanto, continuano imperterriti a massacrarsi, regalandomi tante idee creative per quando stasera tornerò a casa e troverò la mia gemella a pettinare le sue bamboline voodoo. Non sa davvero cosa l'aspetti. Sangue e dolore, ecco cosa.

Da spaventoso e disgustoso, lo scenario è ora diventato semplicemente noioso. Grandioso, abbiamo capito che volete farvi saltare gli arti a vicenda, ora possiamo arrivare alla fine di questo schifo?

Sbuffo appena e mi guardo intorno alla ricerca di un'attività più divertente da svolgere. Escludo a priori le storie su Instagram, mi sembra la scelta più rischiosa in una sala buia piena di anime irrequiete che gioiscono alla vista di un omicidio. Sempre perché non c'è luce, non posso passare in rassegna l'abbigliamento delle suddette anime nella mia solita indignazione catartica. Alla fine, quindi, decido di sfogare la mia frustrazione su Punkie e, nello specifico, sulla sua mano.

Ho passato così tanto tempo a ignorare il film e a concentrarmi invece sul contatto fisico che da tempo immemore sta bruciando tra le nostre poltroncine, da essermi resa conto di un piccolo dettaglio che prima non avevo notato. Sul dito indice della mano destra porta un anello.

Mi libero dalla presa solo per sfilarglielo e provarmelo, e incanalare così la sua attenzione verso sottoscritta. Erano ben tredici minuti che non mi lanciava nemmeno un'occhiata e, credetemi, ho temuto di morire. Dato che la mia alimentazione è così scarsa e controllata per mantenere l'equilibrio della mia pelle - pulita dentro e bella fuori - è il mio egocentrismo a tenermi in vita.

I nostri occhi si incontrano per qualche secondo, io gli rivolgo un sorriso adorabile e stabilisco che quel cerchietto di metallo dona molto di più al mio pollice, perciò credo lo terrò per un po'.

Mi aspetto almeno delle proteste dal Lord Voldemort qui accanto, ma lui non fa altro che scuotere appena la testa con un sorriso divertito sulle labbra.

Sbaglio o si sta sciogliendo un po'? Sono certa che Hestia, al mio posto, avrebbe costruito un muro di mattoni tra lei e Domenico. Non sia mai che la sua diafana pelle da vampiro sfiori quella di qualcun altro. Se anche lei si lasciasse andare, forse quel velo si morte che si porta dietro svanirebbe.

Comincio anche a pensare che abbia mandato me oggi di proposito perché era consapevole che lei stessa avrebbe rovinato tutto. Ha preferito andare a colpo sicuro affidandosi a un'esperta.

Come biasimarla?

Da esperta quale sono, appunto, riesco persino ad arrivare incolume al momento in cui le luci si riaccendono in sala dichiarando la fine della tortura a cui sono stata sottoposta per poco meno di due ore.

Recupero la borsa di Hestia dal pavimento - una delle mie avrebbe semplicemente stonato con i vestiti cheap di mia sorella - e seguo la luce in fondo al tunnel - Punkie, seguo Punkie - fino all'esterno.

"Grazie per la giornata." Hera... Cosa? "Ci vediamo a scuola!"

"Così presto?" Mi punta le sue pupille castane sul viso e mi inchioda - è solo una metafora, non allarmatevi! - al marciapiede. "Rubi dalle mie mani l'anello della setta e poi te ne vai in quel modo?"

"Avevo ragione!" Gli punto un dito sul petto, ennesimo gesto che la Felici infelice non farebbe mai, e mi preparo a trascinarlo dalla polizia. "Sacrificatore di neonati!"

"È troppo tardi, principessa del male." Se si avvicina di un altro millimetro mi metto a urlare. "L'hai indossato. Benvenuta."

"Tu sei completamente fuori di testa." Sibilo. "Proprio il ragazzo perfetto per mia sorella."

"Per tua sorella Hestia?" Mi chiede, sul viso un'espressione totalmente ingenua e innocente. Che domanda stupida, poi. Quante altre sorelle ho a parte...?

"Come, scusa?" Sbatto più volte le palpebre tentando di nascondere il fatto che mi si sia appena gelato il sangue nelle vene. "Non hai nemmeno imparato i nomi delle gemelle Felici?"

"Oh, hai ragione, scusami. Hestia." Mi rivolge un sorriso e poi riafferra senza permesso la mia mano. "Ti va se ti riaccompagno a casa?"

"No." Rispondo secca. Proprio la risposta che avrei dovuto dargli qualche ora fa quando mi ha chiamata al cellulare. A che stavo pensando quando ho accettato?

"Da qui sempre dritto e al semaforo a destra, giusto?"

Alzo gli occhi al cielo e mi trascino al suo fianco senza protestare. Sarebbe totalmente inutile. Beh, almeno ha un po' di spina dorsale e sa prendere l'iniziativa. Almeno sa tenermi testa. Sarà una delusione per lui trovarsi a uscire con Hestia la prossima volta. La guerra non può esistere se c'è un solo esercito a combattere.

"Sai, pensavo fossi molto più timida." Mi dice. "Non riesco nemmeno a riconoscerti oggi."

"Ho finalmente deciso di smetterla di essere un parassita e di prendere esempio da Hera, quella grande donna. Ringraziami più tardi." Ribatto. Gli regalo un sorriso falso e velocizzo il passo con la speranza di dimezzare il tempo che ci resta da passare insieme.

Lui, invece, rallenta. "E dimmi, cosa farebbe Hera adesso?"

"Ah," Sospiro. Nemmeno Hera sa cosa farebbe Hera. Hera è molto confusa. "Probabilmente ti direbbe che quei jeans strappati sono andati fuori moda nel 2011. Quella cresta, invece, negli anni '70."

"Sì, capisco." Anche lui sospira. "Fortuna che non è qui, allora. Preferisco di gran lunga te, Hes. Lei è troppo presuntuosa. Insopportabile, oserei dire. Non trovi?"

Vuole morire, per caso? Sono assolutamente disposta a esaudire il desiderio di un bimbo bisognoso.

Siamo vicino alla strada, sono sicura che prima o poi passerà un mezzo pesante sotto cui spingerlo.

"Perché ti sta uscendo del fumo dalle orecchie?" Sbatte le ciglia un paio di volte e subito dopo un repentino cambio nella sua espressione mostra che una sorta di epifania ha appena attraversato la sua mente. "Ci sono! Tu sei Hera, in realtà, e sei stata costretta da tua sorella Hestia a uscire con me, proprio come io e lei avevamo progettato alle tue spalle. Ho indovinato?"

Cosa ha appena detto?! Lo uccido. Giuro che lo uccido!

"Tu sapevi tutto fin dall'inizio!" Lo accuso, lasciandogli bruscamente la mano per saltargli letteralmente al collo. "Mi hai preso in giro per tutto il pomeriggio, maledetto figlio di Satana!"

Lui mi blocca per i polsi e scoppia a ridere. "L'ho fatto solamente per poter vivere questa esatta scena. È meglio di quel che immaginassi. Devo ringraziare Hestia."

Speriamo riesca a farlo prima che io la faccia a pezzi per darla in pasto a Cerbero.

"Io non uscirei mai con te. Mai!" Chiarisco. Lui annuisce senza prendermi sul serio. "Vi odio entrambi. Siete una maledizione che incombe su di me come risultato di una vita precedente o qualcosa del genere. Due squilibrati!"

"Cosa si prova a finire nella trappola, principessa?" Inarca il sopracciglio bucato e mi libera dalla sua presa, ma nessuno dei due fa nulla per ampliare la distanza. Ora siamo così vicini, che riesco a sentire ancora l'odore disgustoso del caffè che gli impesta la bocca.

"Non fare lo spiritoso con me, Dracula." Lo minaccio, mentre i miei occhi scendono involontariamente proprio in quel punto della sua faccia. Torno a guardare i suoi occhi appena me ne rendo conto.

"Adoro quando pensi di farmi paura." Un angolo delle sue labbra si alza leggermente in un'espressione di sfida, attirando di nuovo il mio sguardo. Sta tentando di deconcentrarmi, ecco cosa sta facendo! Lui e le sue terribile labbra carnose e idratate.

Dovrebbero essere illegali, per quanto mi riguarda.

"Dovresti avere paura di me." Dico con la calma tipica di un leone affamato. "Tu sarai pure Satana in persona, ma di certo quella con cui hai a che fare non è un angelo, Caruso. Fossi in te non scherzerei con il fuoco."

Un sorriso che oserei definire demoniaco si disegna sulla sua bocca. "Credo che nemmeno tu abbia capito con chi hai a che fare, Hera. Non sarei qui se la mia più grande passione non fosse proprio quella di rischiare di bruciarmi."

"Allora sei sulla strada giusta." Ribatto, prima di voltarmi e ricominciare a camminare verso casa senza nemmeno controllare se lui mi stia seguendo. Non me ne importa. Non ho bisogno di lui. Io non volevo nemmeno uscire oggi pomeriggio.

"Hera." Mi sento chiamare. Lo ignoro, o almeno ci provo. Lui mi si para davanti e mi blocca la strada. Non posso proprio sfuggirgli, mh?

"Cosa vuoi, Mimmo?" È strano chiamarlo in questo modo, ma sono convinta che lui faccia caso al fatto che non è lo stesso nomignolo che uso di solito. A questo punto devo pensare che sappia molto più di quello che vuole far credere. "Non hai già giocato abbastanza? Io non ho più intenzione di far parte di questa messinscena."

"Mi dispiace." Sospira. Punto i miei occhi nei suoi per cercare di capire se sia sincero. Il fatto che io sia riuscita con la complicità di Hestia a ingannare tutti ora mi fa dubitare anche del ragazzo che ho davanti. Non che io mi sia mai fidata di lui. Sospetto ancora che nasconda un oscuro segreto. "Però devi ammettere che è stato divertente."

Non rispondo. Lo scanso con una mano per passare oltre, ma lui approfitta del gesto per ritornare alla posizione che abbiamo mantenuto per tutta la durata del film. Incastra le nostre dita, non sapendo che le mie stanno fremendo dalla voglia di stamparsi sulla sua guancia. "Dimmi che con me non sei stata bene e prometto di sparire."

"Solo se poi lo fai davvero." Replico. Glielo farei giurare sulla Bibbia se A) questa non rischiasse di autocombustionarsi al suo tocco e B) non sapessi che non succederebbe comunque, perché in fondo... No, non riesco a dirlo.

Punkie si mette una mano sul cuore. Con mia sorpresa non sprofonda nel suo petto vuoto. "Promesso."

"Sono stata bene." Confesso, consapevole che le conseguenze sarebbero meno catastrofiche se ammettessi di aver commesso un crimine. "Ho intenzione di tenermi l'anello, per tua informazione. Mi dona."

"Va bene." Potrei dire che è... sollevato? Forse. "Tienilo."

"Mi riservo la facoltà di appropriarmi di altra bigiotteria in futuro." Lo avverto. Non so perché, ma ora siamo fermi uno davanti all'altra. Voglio dire, fino a qualche minuto fa sarei ricorsa al teletrasporto pur di uscire dal suo radar, ma ora...

Credo che quello fosse un caffè corretto.

"In futuro?" Ripete. Sta sorridendo. Punkie sta sorridendo e non si è lanciato di faccia sull'asfalto per non farmelo notare! Queste sì che sono conquiste.

Alzo le spalle, rifiutandomi di aggiungere altro. "Mi devi un appuntamento decente e senza bagni di sangue. Anche se non ti piaccio e preferiresti essere con la tua Hes."

"Ci vuole così poco per provocarti." Sospira. "Davvero, davvero poco."

"Zitto, Lucifero." Assottiglio gli occhi. La sua vita, per quanto mi riguarda, è ancora appesa a un filo. "Non vuoi vedere cosa so fare."

Il suo sorrisetto irritante si presenta con più sfacciataggine di quanto gli converrebbe se volesse sopravvivere. "Voglio esattamente vedere cosa sai fare."

Bene.

Può considerarsi sconfitto.

Gli prendo il viso tra le mani e non esito nemmeno un secondo prima di appropriarmi anche delle sue labbra. "Regola numero uno, Domenico. Hera Felici ottiene sempre quello che vuole. E se non lo ottiene, se lo prende."

E con questo ritengo di non dover aggiungere altro.

*

"Tu!" Entro in casa come una furia e cammino spedita verso la camera da letto di Hestia. Lei è stesa sul letto a pancia in giù, ha gli occhi segnati da profonde occhiaie. Uno scenario pietoso.

Non riesco davvero a capacitarmi di come Tommaso D'Angelo, quell'insipido essere tutto occhi azzurri e niente materia grigia, abbia potuto provocare tutto questo. Impensabile.

"Sto soffrendo, lasciami in pace." Piagnucola lei, che negli ultimi giorni ha preso le sembianze di un essere vivente unicellulare. Non fa nulla, se non piangere e, a malapena, esistere. Non credevo che la mia gemella potesse raggiungere un livello ancora più alto di inadeguatezza, ma eccoci qua.

"Hai tramato contro di me, sangue del tuo sangue! Io so tutto!" Annuncio non poco teatralmente, dopo aver sbattuto la porta alle mie spalle. Mi slaccio gli anfibi e li abbandono sul pavimento, per riportare i miei delicati piedini al loro stato di benessere mi toccherà immergerli in una bacinella di acqua di rose. "Credevi di poterti prendere gioco di me senza conseguenze? Mh?"

"Se vuoi uccidermi, fallo subito e metti fine alla mia dolorosa esistenza."

Quanto. È. Lagnosa.

"Senti, Hestia, devi smetterla di deprimerti. La vita va avanti!" Mi rendo conto di quanto queste mie parole siano inutili nel momento stesso in cui le pronuncio. Per Hestia il fatto che ci siano altri giorni davanti a lei non è altro che un peso da sopportare su quelle spalle incurvate. Forse dello yoga aiuterebbe. Lo dico per la sua postura. "Stiamo parlando di Tommaso D'Angelo, lo scalino più basso degli standard di chiunque."

"Solo dei tuoi." Mi contraddice lei prima di tirare su col naso. Che spettacolo raccapricciante. "Perché nessuno è alla tua altezza e bla bla bla. Falla finita. Non hai idea di come ci si senta."

"Hai ragione. Non lo so proprio." Replico acidamente. "Ho il cuore di pietra, io."

"È un bene che tu lo abbia finalmente capito." È così avvilita, che lascio totalmente perdere il motivo per cui sono venuta qui. Insultarla non sarebbe nemmeno soddisfacente dato che esiste la quasi certa probabilità che, invece di replicare, lei si ritrovi a concordare con me. "Adesso lasciami sola. Ho bisogno di elaborare il lutto." Pausa drammatica. "Anche quello di Cuzco."

Incrocio le braccia al petto e alzo gli occhi al cielo. Scuoto la testa e mi preparo ad andarmene nella mia stanza per dedicarmi alla mia ora di bellezza quotidiana, che oggi è stata brutalmente interrotta da Caronte traghettatore di anime dannate.

Non ho la minima voglia di farmi carico dei problemi di mia sorella. Sono troppi, e non si limitano a riguardare D'Angelo.

"Se ti serve qualcosa, sono in camera mia. Recita il Padre Nostro al contrario e arrivo." Aggiungo, presa da un leggero strascico di sentimentalismo.

È la persona più strana e incomprensibile sulla faccia della Terra, ma è pur sempre mia sorella.


***

ANGOLO AUTRICI

Oh Hera, Hera... che personaggio, Hera. Capace di far discutere chiunque, capace di negare l'evidenza con maestria, capace addirittura di baciare Punkie e la sua bocca amara... io non lo so, Hera... la tua coerenza, precisamente, dov'è finita?

Suvvia, Hera è un personaggio che si odia, ma che sotto sotto si ama. E ci scommetterei che sotto sotto tutti la amate. Anche se non volete ammetterlo, come lei non vuole ammettere di essersi presa una pericolosissima cotta per Dracula.

Casini ne abbiamo?

Mmm, non credo abbastanza. Non ancora. State a vedere che succede nei prossimi capitoli! 🧛‍♂️

Con affetto,

Daffy e C.


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Capitolo 18
*** Zero personalità, Freud ***


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18. Zero personalità, Freud

Hestia

Hera è in giro a fare shopping compulsivo. Mia madre e mio padre sono al lavoro. Io sono ancora su questa Terra e mi limito ad esistere... purtroppo.

Oggi pomeriggio, dopo una breve e morente conversazione telefonica con Mimmo per organizzare l'esposizione del progetto di scienze, ho deciso di vegetare sul letto senza uno scopo preciso. Per il punk di cui sopra le cose stanno andando a gonfie vele: è uscito con mia sorella, si è divertito a farla soffrire, ha studiato il suo comportamento e ora è un bambino felice.

Io invece sono all'ottavo giorno di sofferenze atroci.

Sto incidendo lo scorrere di questi tempi bui sulla testiera del mio letto, accanto alla data di morte di Cuzco, e mi sono accorta che finora, nella mia breve vita, non avevo mai avuto un periodo nero così lungo. Voglio dire, ok che la mia esistenza è per definizione segnata dal malumore e dalla sfiga, ma per chiudermi in camera a piangere ogni pomeriggio, la cosa dev'essere veramente grave.

Quando ho deciso di troncare la recita con Tommy, ero consapevole che non l'avrei superata facilmente. Ma avevo decisamente sottovalutato la questione: io non solo non la sto superando facilmente, ma non la sto superando proprio. Mi chiedo: verrà mai un giorno in cui uscirò da questa depressione?

Il campanello di casa suona cinque volte e io mi auguro che quel giorno possa essere oggi, grazie al magico intervento di Ste.

Ho deciso di invitarlo perché dall'ultima volta a casa sua, mi sento molto più vicina a lui di quanto lo sia mai stata. Ho capito che Ste è una di quelle rare persone che puoi chiamare 'amico vero' e poi Hera mi ha raccontato di aver scoperto il suo segretuccio: immagino che questo renda la già misera vita di Ste ancora più misera e che abbia bisogno di sfogarsi con qualcuno.

Scendo in tuta nera e pantofole: sono giorni che non curo la mia persona, perciò mi presenterò al mio migliore amico con i cespi sotto le ascelle, le sopracciglia da Yeti e il trucco sbavato fino al mento. La cosa non mi turba per niente; semmai turberà Stefano, ma tanto ha traumi ben peggiori a cui far fronte. 

Tuttavia, quando apro la porta tutto ciò che ho appena detto si ritorce contro di me: un paio di occhi azzurri incorniciati da splendenti capelli biondi mi fissano con sdegno.

Tommy?

Ma no, figuriamoci. La persona che ho davanti non potrebbe mai essere comparata al mio dolce angioletto innamorato della gemella sbagliata. Anche se sa ferire profondamente le persone allo stesso modo.

"Ciao, è arrivata la mia ora o c'è qualcun altro in casa oltre al Tristo Mietitore?"

Visto?

Mi riprendo più in fretta che posso e roteo gli occhi di fronte a quella strega acida di Doppia G: "Hera non c'è. È andata a comprarsi la catena di negozi di Zara."

Giulia sorride appena, sistemando i suoi occhiali a goccia così da squadrarmi ancora meglio, alla ricerca del dettaglio più sfottibile: "Lo so benissimo, non per niente le ho commissionato di accaparrare le ballerine simil-pelle di ghepardo in sconto. Ma tu non potrai mai capire la profondità di certi discorsi, dal momento in cui te ne stai per casa vestita da comparsa di teatro con la calzamaglia nera."

"Mi fa piacere." Ribatto, monocorde. "Anzi, no. Comunque ciao."

Faccio per sbatterle la porta in faccia, ma lei infila il suo piedino da Cenerentola tra il legno e l'entrata, obbligandomi a non concludere l'azione per non moncarle la gamba. Anche se la tentazione è forte, ve lo dico.

"Ma cosa vuoi?" Sbuffo scocciata.

"Solamente entrare."

"Ti ho detto che Barbie non c'è, cara Teresa. Forse non mi hai sentito perché hai troppa plastica nelle orecchie?"

"Non sono venuta per Barbie, sono venuta per te."

Con questa frase a effetto, Doppia G conquista terreno e riesce a sgusciare all'interno di casa mia. Appende la sua borsa in entrata, estrae il solito block notes che ormai è diventato spesso come la Bibbia e poi ci sbatte sopra la biro come se stesse suonando un tamburello: "Andiamo di là?"

"Giulia." Esalo in un sospiro tra il frustrato e l'omicida. "Se sei venuta per farmi domande riguardo la tua stupida ricerca sui gemelli, sappi che non è giornata. Perciò sparisci prima che in un accesso di rabbia mi metta quel quaderno tra i denti e lo sbrani scuotendo la testa e correndo per casa come una posseduta."

Doppia G schiocca la lingua: "Ammetto che quello che mi hai appena dato è un ottimo spunto per la mia ricerca, ma, ad ogni modo, non sono qui per la ricerca. Te l'ho detto, sono venuta per te. Possiamo andare un secondo in cucina e parlare di fronte a una tazza di tè?"

"In casa ho solo caffè." Borbotto, in realtà cedendo miseramente di fronte ai suoi giochetti psicologici e seguendola, obbediente, in cucina.

Ci sediamo una di fronte all'altra, l'imbarazzo che aleggia come da sempre tra noi due. Temporeggio mettendo l'acqua a bollire (non è vero che abbiamo solo caffè, Hera ha una collezione di tè pakistani detossinanti e diuretici che sono una meraviglia), poi mi riaccomodo e non riesco a fare nulla se non tacere e pensare a quanto brutta sono conciata così.

"Sei veramente inguardabile." 

Già, appunto. Il fatto che Giulia abbia aperto il dialogo in questo modo è davvero molto opportuno. Ora sì che mi va di parlare con la mia amichetta per sentirmi dire quello che già so!

"Hestia, in questi giorni mi sembra che tu ti stia gettando via come un rifiuto."

Forse perché sono un rifiuto?

"E se pensi di essere veramente un rifiuto, allora lasciamelo dire... che gran lagna."

"Come?"

"Che gran lagna che sei, Hestia! Tutta la tua vita non fai altro che lamentarti di ogni cosa: sono brutta, sono sfortunata, sono incapace, odio il mondo, odio mia sorella e bla bla bla. Adesso che c'è stata la questione Tommaso, sei diventata ancora più vittima e, detta sinceramente, non ti si può più sopportare."

Mh, sono indecisa se chiederle se invece lei si ritiene tanto sopportabile, oppure se prendere il pentolino di acqua bollente e gettarglielo direttamente in faccia per illustrare il concetto. Non so, suggeritemi.

"Hestia, ti sto dicendo queste cose perché nessuno ha il coraggio di dirtele." Si eleva come il solito a paladina, unendo le mani sopra il sacro block notes. "Ma il fatto è che tutti lo pensiamo: tu non hai nulla che non vada, nulla in meno di tua sorella o delle altre persone che popolano il pianeta. Se le cose non sono andate come speravi con Tommy, non significa che la tua vita è finita. Ti passerà, prima o poi: troverai un'altra persona, o, alla meglio, farai un lavoro su te stessa e troverai il coraggio per andare da Tommy e dirgli chi sei davvero."

"Non gli piace quella che sono davvero."

"Ti sbagli." Ribatte con estrema sicurezza. "È a te che non piace. Non riesci veramente ad apprezzarti, e allora sei convinta di non piacere a nessun altro."

Maledizione, questa piccola Hermione è davvero tanto irritante quanto efficace.

"Ad ogni modo, non è nemmeno il caso di affidare la tua felicità a un neurone disperso nel cervello di Tommaso D'Angelo." Sospira, aprendo il quadernino e scribacchiando qualcosa. "Se ti andrà mai di andare fino in fondo con lui, bene, ma la cosa più importante, secondo me, è che tu ritrovi la tua identità, come donna e come Hestia Felici. Tutto il resto si può sistemare in seguito: se vorrai qualcuno accanto, lo troverai, se non ne sentirai il bisogno, andrà bene comunque. I primi coinquilini della nostra anima siamo noi stessi, Hes, ricordatelo." Giulia strappa il foglietto che ha appena imbrattato e me lo passa girandolo verso di me.

C'è scritto Rinascita :) e non ho ancora letto, quando già sulla mia faccia è spuntato un sorriso involontario.

Forse dovrei ringraziare Giulia per la dedizione che ha messo nel mio disperato caso. Anche se le sue parole sono grandi concetti teorici distanti dalle difficoltà che si incontrano sulla pratica, tutto sommato non mi starebbero male addosso. Tutto sommato, la sua analisi non è affatto sbagliata.

Ma proprio mentre sto per prendere fiato, il campanello suona cinque volte.

Giulia precede qualsiasi mia spiegazione: "Hai invitato Eros? Sai che non potrà mai darti consigli più utili dei miei, vero? È bravo solamente a balbettare."

Io scuoto la testa e decido che il 'grazie' mentale è più che sufficiente. Anche Doppia G dovrebbe fare un lavoretto su se stessa, giusto un piccolo esamino di coscienza su quanto sia bulla. 

Apro a Ste e mimo uno 'scusa' con le labbra, prima che lui entri in cucina e si accorga dell'ospite indesiderato. Inutile descrivere la sua faccia di pietra quando incontra gli occhietti giudicatori di Giulia e la sua biro in pole position per scrivere sentenze sul mondo.

"Oh, ciao, Doppia G..." Mormora, flebile, ed è come se avesse detto: Oh, benvenuta, apocalisse.

Si leva la tracolla e la posa su una sedia, mentre io mi trovo tra l'incudine e il martello e non so che cosa fare. Non posso mandare via Giulia, non posso nemmeno salire in camera con Ste, lasciando lei da sola qui sotto, quindi credo che dovrei semplicemente comportarmi normalmente, come se non fosse altro che un normale ritrovo del CCNR. So cose che non dovrei sapere, ma forse se fingo di non sapere nulla, andrà tutto bene.

"Allora." Faccio, sbattendo le mani in un moto di entusiasmo. "Un po' di tè diuretico al sandalo e frutti rossi?"

*

Ste, Doppia G e io ci troviamo in realtà ancora spanciati dal ridere, dopo già un'ora che siamo insieme. Abbiamo bevuto il tè, che forse era stato corretto da Hera con della polverina dell'allegria, ci siamo strafogati di biscotti e abbiamo scelto un argomento di discussione che sta in una zona franca, ovvero che non coinvolge nessuno dei tre. Abbiamo scelto di psicanalizzare Hera e Punkie.

Così facendo l'imbarazzo se n'è subito andato in favore del gossip e abbiamo prodotto un sacco di interessanti teorie che, nel dubbio, Doppia G si è accuratamente annotata nel taccuino. Quando le farò leggere ad Hera sono certa che cercherà di tritarmi in minuscoli pezzi da conservare nelle sue boccette di smalto, ma è stato troppo divertente. Non potevo esentarmi da questo spasso.

Ridendo e discutendo con i miei amici, comunque, mi sono accorta che Ste e Doppia G non sono davvero così inconciliabili come sembra. Quando sono distratti da altro, perdono il focus sul darsi contro costantemente. Doppia G non ha quasi mai offeso Ste e Ste non si è lamentato della sua cattiveria; anzi, per tutto il tempo le lanciava sguardi di sottecchi, che denotavano un inconfondibile interesse per lo meno fisico nei suoi confronti. Ora che so, finalmente riesco ad accorgermene.

Ho pensato che questa atmosfera pacifica potrebbe essere proprio l'ideale per applicare il metodo Hera, ossia: facciamo nascere relazioni contro la volontà dei diretti interessati. Sono sempre stata contraria, è vero, ma alla luce di quel che mi ha confessato Stefano e della situazione propizia, non sarebbe un torto verso di loro non cogliere quest'attimo?

Così a un certo punto mi porto una mano alla pancia e fingo di stare male: "Mh, ragazzi, mi sa che tutto questo zucchero non fa per me. Vi spiace se mi chiudo in bagno per un po'?"

I due mi danno il via libera, senza risparmiarsi le solite battutine.

"Però non andate via! Ormai sono le sei ed Hera sta per tornare. Potremmo rimanere tutti qui a cena e poi guardare un film."

"È un invito o una minaccia?" Domanda bonariamente Stefano.

Io lo indico, prima di sparire: "Definitivamente una minaccia, Russo."

Socchiudo la porta della cucina e insceno l'allontanarsi dei miei passi verso il bagno. Invece, rimango fuori dalla stanza e spio il duo dalla fessura che ho appositamente lasciato. Devo ammettere che ho fatto progressi in questo campo: prima ero una ragazza priva di malizia ed inventiva, ora Hera sarebbe fiera di me.

Le scrivo un messaggio, giusto per precauzione: Se arrivi a casa, non suonare. Vai alla finestra della cucina e guarda. Match Doppia G vs Ste in corso... si accettano scommesse

Se Hera ed io stiamo spesso assieme per ovvi motivi, a Ste e Doppia G capita molto più di rado. Di solito il nostro gruppo è diviso nelle due fazioni che già conoscete; Hera e Giulia, Stefano ed io, e quando si esce insieme è molto probabile che ci ritroviamo tutti e quattro presenti, o che rimaniamo in tre. Quindi Ste e Giulia non sono mai dovuti stare completamente 'da soli'. Al massimo conversavano con i genitori di qualcuno di noi, o commentavano me ed Hera mentre ci prendevamo per i capelli a pochi metri di distanza, ma credo che essere qui nella cucina di casa Felici senza nessun altro intorno, sia per loro una prima volta.

Vedo che ti stai dando alla pazza gioia, Satana. Mi risponde Hera quasi subito e poi aggiunge una frase con una faccina divertita. Sono fiera della creatura che ho plasmato. 😂

È strano... non avevo mai sentito tutta questa complicità con lei. So che è a scopi malvagi, ok, però non è male andare d'accordo, a volte.

Alzo gli occhi dallo schermo con un sorriso e poi li punto sulle nostre due cavie.

Ste si è alzato per sistemare le tazze sporche nel lavabo, mentre Doppia G si è buttata a capofitto sul suo block notes. Per un po' nessuno parla: il silenzio è scandito dallo scroscio dell'acqua sulla ceramica e dalla biro che scorre fittamente sulla carta.

Dopo che Ste ha finito di lavare praticamente tutte le stoviglie di casa Felici, decide di arrendersi e chiudere il rubinetto. Si asciuga distrattamente le mani su un canovaccio, mentre osserva timidamente Giulia: "Che cosa fai?"

Lei non stacca gli occhi dal foglio, ma risponde: "Annoto una cosa che mi ha detto prima Hestia."

"Cioè?"

"Cioè che ha fantasie di sé in versione posseduta che sbrana il mio quaderno correndo per casa."

"Oh."

"Lo so, roba da Freud. Lo inserirò sicuramente nella mia ricerca."

Mmm, quanto la odio!

"Perciò prima eri qui per fare delle interviste a Hestia riguardo la tua ricerca?" Si interessa Ste, in realtà piuttosto incuriosito sull'insolita presenza di Giulia in concomitanza dell'assenza di Hera. Ve l'ho detto: sono una l'estensione dell'altra.

"No, in realtà era per un'altra cosa, ma a te non deve proprio interessare, Eros caro." Gli dice candidamente, alzando la testa con un sorrisino e imitando la sua erre moscia, che sta divinamente con l'appellativo. Bene, ora che non si sta bullizzando qualcun altro, può tonare a fare la stronza con la sua vittima preferita. La vedo già molto carica.

"Perché no?" Si offende lui, ingenuo come un bambino. "Hes è anche mia amica."

Doppia G scuote la testa, facendo dondolare la sua coda alta: "Si tratta di una questione tra donne. Ops... ma forse ti interessa proprio per quel motivo, giusto?"

Vedo le sopracciglia di Ste incurvarsi in una minacciosa V di Vaffanculo, mentre il rossore inizia a diffondersi da sotto la maglietta insù, verso tutta la faccia: "Insomma, possibile che mi devo beccare insinuazioni da parte tua, ogni volta che dico qualcosa?"

"Mi spiace, ma dici cose ambigue, Russo." Gli ricorda lei, sbatacchiando le ciglia. "Anzi, tu sei ambiguo del tutto, quindi..."

"Non sono per niente ambiguo!"

Uuuh, Ste inizia a scaldarsi! Ste non alza mai la voce! Hera, dove sei? Che spettacolo ti stai perdendo?

"Ah no, Eros del mio cuoricino?" Lo sfotte lei, alzandosi in piedi per poterlo guardare da un punto più alto, anche se comunque non supera la sua statura. Ma apposta per rimarcare alterigia, si regge l'occhiale dorato con una mano e lo fa slittare fino alla punta del naso mentre bypassa la figura del mio amico: "Scarpe da tennis con gommino in bella vista sul tallone come andava di moda in quinta elementare, calzini diversi: ti sei accorto che uno è nero e l'altro è blu?, jeans così a vita alta che potresti far concorrenza a mia nonna e felpa... rosa, Ste? Davvero? Felpa rosa abbinata ai calzini spaiati e i jeans ascellari?"

"Che cosa vuol dire, che non mi posso vestire come voglio?"

"No, significa che sei piatto, che non hai personalità! Ti metti addosso delle cose a caso, facendoti andare bene qualsiasi capo, anche se sai che per quello ti prenderanno in giro!"

"Chissenefrega se mi prendono in giro per come mi vesto. Ci resto molto più male se mi prendono in giro per quello che dico o per come sono, cosa che capita costantemente anche grazie a te."

"Ma per forza!" Sbotta Giulia, le sopracciglia all'attaccatura dei capelli. "Hai solamente amiche femmine, ti appassioni a degli hobby solo perché te ne parlano Hera ed Hestia, e discuti di outfit come se non fosse una cosa estremamente gay! Se fossi veramente gay, uno di quei gay dichiarati e consapevoli di sé, nessuno ti direbbe nulla. Anzi, la gente ti ammirerebbe pure! Ma tu non sei né carne né pesce, non si capisce cosa vuoi, perché stai con noi, che cosa ti piace. Ste, tu sei una macchietta invisibile, e mi dispiace, ma io continuerò a trattarti in tal modo finché non ti definirai davvero."

Oh. Mio. Dio.

Giulia ha appena tirato fuori una mitraglietta e sparato tutta la cartuccia di munizioni addosso a Ste, bucherellando il suo ego in ogni punto, distruggendomelo come amico e come persona.

Sto proprio per entrare a difenderlo e raccogliere la carcassa della sua autostima, quando lui fa qualcosa che mi blocca. Superando ogni aspettativa, sfatando ogni pregiudizio, Stefano Russo detto Ste, membro onorario del Comitato Consigli Non Richiesti, amico secolare di me e mia sorella, fissa negli occhi Giulia Giuliani e... le ride sguaiatamente in faccia.

Ammetto che tutti, lei compresa, lo guardiamo con aria esterrefatta.

Ma Stefano sembra essersi fatto crescere una spina dorsale istantanea, perché non smette e, anzi, sovrasta Giulia con il suo vantaggio in altezza riversandole addosso le seguenti parole: "Mi stai lanciando queste accuse tu? Proprio tu, Giulia? Io non ho mai incontrato qualcuno più macchietta di te. Non ho mai visto meno personalità, neanche in una gara di veline. A volte ho avuto il dubbio di chi fosse peggio fra te e Hera, lo ammetto, ma poi almeno Hera si è rivelata essere simpatica, mentre tu non riusciresti a strappare un sorriso a qualcuno nemmeno se indossassi un naso da pagliaccio. Guardati, sai solo ripetere cose che hanno già detto altre persone e ti nascondi dietro al fatto che si chiamino Socrate o Platone per sentirti importante. Ma porti le scarpe con il raso al posto dei lacci che vanno tanto di moda, hai jeans firmati su ogni tre centimetri di tessuto - wow, davvero un vanto di originalità - e quegli occhiali che, per Dio, trovami qualche miope della tua età e rango sociale che non si sia mai fatto una bella fotina su Instagram indossandoli."

La larghezza degli occhi di Giulia ha superato quella delle sue lenti.

"Sei uguale al resto del mondo. Sei un prodotto della società. Tu che blateri tanto di avere una definizione propria in questo pianeta di gente senza spessore, beh, complimenti: ti sei fatta fottere dalla tua stessa filosofia."

Io che me ne intendo, posso chiaramente distinguere la voglia di morire farsi strada nell'animo di Giulia.

"Ah, e per la cronaca." Aggiunge Ste, dando il colpo di grazia. "Non sono gay, perché mi piaci tu. Ed è strano che tu non te ne sia mai accorta... Freud. Mi sa che devi un attimo rivedere gli appunti sul block notes."

Giulia è diventata un sasso. Io pure. Stefano sta sorridendo così tanto che credo che ora si accenda la tv da sola e faccia partire una marcia trionfale, perché sì, perché ci sta.

Invece c'è solo mia sorella che mi manda un messaggio e che mi scrive: WOW.

Guardo verso la finestra, incrocio il suo sguardo e ci diamo un segnale d'azione. Sempre emulando una crescente intensità di passi, fingo di passare davanti alla cucina e grido: "Eccomi ragazzi, ho finito, scusate per l'attesa! Ah, guarda, è appena arrivata anche Hera. Ciao, Hera!"

Continuo a canticchiare, mentre apro la porta di casa e io e mia sorella ci scambiamo una gamma di espressioni che va dal Oh mio Dio che apocalisse!' al 'Cavolo, noi due fesse a correre dietro a Punkie e Tommy, quando il vero uomo è sempre stato a un passo da noi!'.

Hera ed io entriamo in cucina, i nostri amici fanno finta di nulla, e quando rincasano anche mamma e papà, decidiamo di ordinare la pizza per mangiarla tutti insieme in allegro convivio. Anche se Giulia, devo dirlo, non è mai stata più muta di così. 

*

Non l'avrei mai detto qualche tempo fa, ma questo tipo di serate in spensierata compagnia mi fanno proprio bene. Anche se c'erano i miei genitori, anche se ho dovuto condividere il divano con Hera e un'imbronciatissima Doppia G, anche se non abbiamo visto nessun horror, mi sono divertita. Non abbiamo fatto nulla di che: mangiato e guardato insieme Italia's Got Talent, eppure mi sono sentita decisamente diversa da come avevo iniziato la giornata.

Forse sono già in via di miglioramento? Forse è vero che prima o poi dimenticherò per sempre Tommy?

Quando abbiamo salutato Ste e Doppia G, era già tardissimo. Si sono riappropriati delle loro cose e sono usciti, poi hanno preso due strade diverse senza nemmeno scambiare una parola. Mentre io ed Hera li spiavamo dalla finestra, abbiamo convenuto che il loro confronto non può rappresentare un punto di rottura, perché un punto di rottura c'era già. Semmai sarà un'occasione di riflettere per Giulia e una piccola vittoria personale per Ste, che forse oggi ha vinto la prima battaglia della sua vita. Se alla fine di tutto ciò si metteranno insieme, io giuro che mi impicco.

Comunque sia, sono già in camera mia a luci spente, quando lo schermo del cellulare si illumina. Ancora prima di capire che notifica è arrivata, ringrazio che io ed Hera siamo finalmente tornate ai nostri rispettivi telefoni. Da quella volta dello scambio, io avevo tenuto Unicorno Obeso e lei il mio semplice e meraviglioso Huawei nero, modello Death Note Mobile. Ma stasera ho insistito per riavere le mie vecchie possessioni.

Meglio così, non ce la facevo più: avere la vita privata di Hera tra le mani mi metteva ansia, e poi c'era il rischio che Tommy inviasse qualche messaggio e io stessi ancora peggio. Dalla sua uscita con Punkie, ho trovato Hera stranamente accondiscendente e non ha fatto storie sulla questione. Anzi, si è ripresa Obeso tra le braccia gridando: "Oh, mio piccolo Unicornetto alla marmellata! Quanto mi sei mancato!"

C'è decisamente della polvere di allegria nei suoi tè pakistani.

Comunque, con le pupille dolenti per il contrasto, alzo il mio telefono per leggere il messaggio e per poco non mi scivola dallo stupore. Se avessi avuto Unicorno Obeso sarebbe sicuramente piombato al suolo creando un cratere nel pavimento e facendosi tutti i piani di casa mia, fino al garage.

Il motivo di tale sconvolgimento è che nonostante tutte le mie mosse preventive, il mittente del messaggio è proprio Tommy, niente meno che Tommy il favoloso fantastico magnifico con cui Hera ha rotto e a cui Hestia non rivolge che degli imbarazzanti eeeeh alle macchinette. Quindi per quale assurdo motivo sulla Terra, ora sta scrivendo a Hestia?

Ciao Hes, come stai? Sono Tommy, scusa il disturbo a quest'ora. Sei sveglia?

Faccio un balzo gettando le coperte in Honduras e appiccicandomi il telefono alla faccia.

Ciao Tommy!!

No, troppo entusiasta.

Ehi Tommy.

Meglio.

Sì, sono sveglia, dimmi pure.

Vedo che lui digita per un po', beh un bel po', e poi produce la seguente risposta: Odio davvero romperti le scatole, lo giuro, però volevo chiederti una cosa. Come sta Hera?

Ah, giusto. Chiaro.

Hera sta bene. Mi limito a rispondere, irritata.

Ok, lo volevo sapere perché non la sento da un po' e nonostante quel che è successo, continuo a pensare a lei

Oh, fantastico.

Cioè, non fraintendermi, non intendevo tipo stalker

Mi viene da ridere. Nonostante sia un vero idiota, riesce sempre ad essere carino.

Intendevo dire che mi preoccupo per lei e che mi manca. Forse un po' troppo rispetto alla norma 🤦‍♂️😢 Però non dirglielo ti prego. Volevo solo assicurarmi che quello che è successo fra noi non l'avesse fatta soffrire dopo il suo passato con Jacopo. So che tu puoi capire, infatti sei l'unica di cui mi fido per queste cose.

Ma addirittura, D'Angelo! Wow, che galanteria!

Idiota.

Tranquillo, Hera si sta riprendendo. Mi dispiace per voi due.

Lo so. Risponde subito. Ho visto che l'altro giorno a scuola avresti voluto parlarmi, e scusami se ti ho voltato le spalle, ma sai... a volte anche solo guardare te mi fa male, perché mi ricordi troppo Hera.

E con questo direi che posso scrivere il suo nome in testa al Death Note, organizzargli una morte lenta e agonizzante e poi gettarmi dalla finestra, giusto per concludere il quadro in maniera abbastanza drammatica.

Sto per attuare le mie intenzioni, quando lui invia un altro messaggio.

Andrai al ballo della scuola a tema Urbs Aeterna?

Sì, già, non fate quelle facce. È così che i rappresentanti hanno chiamato il ballo scolastico: Città eterna. Dobbiamo vestirci come se fossimo ai tempi degli antichi romani, perché è un liceo classico e allora che bella l'antichità! Hera si vestirà da dea Hera. Capite perché ora risponderò a Tommy che non ci vado?

No, mi spiace. Ma se me lo stai chiedendo per sapere di Hera, lei ci sarà di sicuro.

Sì, ovviamente in compagnia di Giulia per fare la VIP e non calcolare nessuno dall'alto del suo simposio. 

Sì, lo immaginavo. Beh, almeno so già che soffrirò nel vederla così bella vestita da dea. Ma se vuoi venire anche tu, magari potremmo soffrire insieme davanti a un caffè amaro, almeno potrei sdebitarmi di tutti i consigli che mi hai dato e della pazienza che porti con me. Ci becchiamo a scuola, notte Hes 😁

Così, rimango a fissare lo schermo con la retina secca, senza chiudere occhio fino alle sette di mattina.


***

ANGOLO AUTRICI

Gente, qui la faccenda si fa complicata. Allora, Doppia G fa l'amicona di Hestia, Ste si ribella al sistema e Tommy D'Angelo scrive di sua spontanea volontà a qualcuno che non sia Hera. Non per dire, ma a voi la cosa non puzza??

Credo che con i prossimi 2 capitoli ci divertiremo un sacco. Parleranno entrambi dell'epica festa e, ve lo assicuriamo, sarà veramente epica.

Ci saranno delle sorprese.

Ci saranno dei colpi di scena.

Ci sarà il delirio più totale, anche perché, ormai, mancano solo 7 capitoli alla fine.

E prima di salutarci, direi che è il caso di approfittare della data odierna per fare un po' di pubblicità a qualcosa che uscirà esattamente domani, 1 aprile 2019, su Wattpad ed EFP. Ebbene sì, si tratta di una nuova storia firmata Yellow Daffodil, che sicuramente esce dagli schemi a cui siete abituati e che, lo so già, infiammerà tante, tante e poi tante discussioni.

Curiosi? Venite a leggere DNA e forse scoprirete qualcosa in più anche di voi!

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Sì, ragazzi, la storia parla anche d'incesto. Oltre che di sessualità, violenza, aborto, tradimento, suicidio e rap italiano. Insomma, allegria!

Alla prossima,

Daffy e C.

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Capitolo 19
*** Zero punk ***


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19. Zero punk

Hera

Io e il mio svolazzante vestito bianco stile impero facciamo il nostro ingresso in palestra con un ritardo di ventitré minuti, uno scarto perfetto per attirare su di me l'attenzione di tutti i presenti. Come è giusto che sia.

Anche se temo di non essere la ragione per cui ora abbiamo lo sguardo dell'intero Petrarca su di noi. Noi, inteso come me, Hera, sovrana dell'Olimpo, e mia sorella, Hestia, ragazza con una melanzana in testa.

Sì, perché proprio questa sera, senza consultare la vera esperta in materia, che sarei io, è scomparsa per qualche ora per poi presentarsi alla festa con una chioma molto più... viola. La mia gemella si è tinta i capelli di viola. Temo sotto influenza di Punkie. Ed è per questo che ogni rapporto tra loro dovrebbe concludersi all'istante.

Perciò ora non solo non possiamo prendere più il posto l'una dell'altra, ma se prima lei poteva almeno sperare di avere una piccola possibilità con Tommy, ora quest'ultima è andata in fumo.

Non è nemmeno vestita a tema. Anche se sospetto che il look da oltretomba di questa sera abbia a che vedere con il fatto che gli antichi romani siano ormai tutti morti e sepolti.

Lei, comunque, nonostante siano passati giorni dal suo ultimo contatto con Addominali, e, se volete la mia opinione, non ne servono più di tre per superare una delusione amorosa, non si è ancora ripresa e si trascina da un luogo all'altro con la vitalità di una formichina calpestata sotto un tacco dodici.

Per fortuna ci sono io, che la prendo per un braccio, trascinando lei e la sua ombra a forma di Stefano Russo fino a dove si trova Doppia G. Giulia e Ste, dopo il piano di Hestia di costringerli a parlare lasciandoli soli nella nostra cucina, si lanciano occhiate sospette e piuttosto eloquenti ogni volta che stanno nello stesso raggio d'azione.

Non so cosa sia successo a Stefano, ma sembra che si sia improvvisamente svegliato per rendersi partecipe della vita reale insieme a noi. Da quando ha preso coscienza di far parte di una società dove è gradito il suo contributo, ha perso l'aspetto del solito mollusco e ha acquistato quello di un essere umano.

Sono impressionata.

Ma non come quando...

"Mimmo?" Sento un tonfo. È la mascella della mia gemella che atterra contro il pavimento. E poi eccone un altro. Il mio battito cardiaco che precipita a zero quando mi giro e mi rendo conto che Punkie non è più... punk.

Ho bisogno di rimanere da sola per qualche minuto per metabolizzare.

Punkie non...

No.

Non riesco a...

Cosa?

Sono confusa. In modo vietato ai minori.

"Ho lasciato la principessa senza parole?" Inarca un sopracciglio, sul quale non ci sono i soliti anellini. Dove sono gli anellini? Mi mancano. Se ne sono andati portando via anche la mia stabilità mentale. "Hes, carini i capelli."

"Dov'è la matita nera sotto agli occhi? Cosa ne hai fatto?" Mi avvicino incredula e attiro il suo viso a me portandogli una mano sotto al mento. "E il fucsia? Perché la cresta non è più una cresta? Perché non è più fucsia?"

Tutto ciò che ottengo come risposta è una risata. Non solo da parte di Domenico, ma anche da parte degli altri tre spettatori, che provvederò a far espellere dalla scuola per questo affronto.

Faccio un passo indietro e, ricordandomi chi è Hera Felici, mi sistemo la coroncina di fiori sulla testa. "Sarà un vero colpo per gli adepti della tua setta, come riconosceranno il loro capo durante il prossimo sacrificio umano?"

"Mi aspetto che riconoscano te." Replica prontamente lui con un mezzo sorriso. "Ti dispiace se dico loro di prenderti come punto di riferimento?"

Gli scocco un'occhiataccia e lo scanso via con una mano. Non posso credere che abbia il coraggio di rispondere alle mie provocazioni con altre provocazioni. Dovrebbe fare un passo indietro e invece... invece si alza al mio livello, e sembra pure che abbia esperienza! Incredibile.

Io l'ho persino baciato, quello! Non si meritava il mio balsamo labbra alla ciliegia. Un vero e proprio spreco per uno come lui.

Meglio ripiegare su qualcosa di utile. Mi allontano dal CCNR più uno e mi dirigo verso la cattedra adibita ad angolo bar. È meno squallido di quanto mi aspettassi.

"Non ci sono bicchieri di vetro?" Alzo lo sguardo verso il rappresentante di istituto, come si chiama? Ah, non mi interessa.

In ogni caso, è lui l'addetto al rinfresco, che consiste solo in bibite gassate e piene di zuccheri e qualche ciotola di cibi troppo salati per le mie delicate papille gustative.

"No, Felici, o la serata finirebbe in tragedia." Mi sta minacciando? Ce l'ha con me? Devo colpirlo con un fulmine?

"Allora non voglio niente. Grazie." Sbuffo. Potrei mai pubblicare una foto su Instagram con un bicchiere rosso di plastica in mano? Nessuno ha un minimo di senso estetico, qui?

A giudicare dai costumi che vedo indossare agli altri studenti, la risposta è no.

Cerco un angolo dove le luci colorate scelte per la serata valgono almeno un migliaio di like e scatto un selfie. Cerco poi una citazione in latino, trovandone una di Seneca di cui intuisco vagamente il significato, e infine rendo pubblico il tutto.

È davvero difficile la vita di noi persone belle, ma qualcuno deve pur portare avanti il compito ingrato di possedere tutte le migliori qualità.

"Sei più bella del solito."

Che vi avevo detto?

Mi volto per accertarmi dell'identità del mio ammiratore, ma non appena i miei stupendi occhi color corteccia si posano su di lui, una grande X luminosa compare sulla sua testa. Io vorrei solo un po' di pace. Un pizzichino. Per qualche minuto.

"Grazie." Rispondo secca. Questo dovrebbe scoraggiarlo, no?

"Hera con la H, io non..." Si ferma per una piccola pausa. Immagino il criceto nella sua testa arrancare e chiedere pietà. Lo sforzo è troppo grande. Mi domando se anche quest'ultimo sia vestito da gladiatore come il biondo di fronte a me. Sarebbe esilarante. A Cuzco sarebbe piaciuto. "Capisco che..."

Devo trattenermi per non liberare uno sbuffo. Come fa a piacerle? Anzi, peggio, come fa a essersene innamorata? È ancora convinta di essere la gemella più furba?

"Tommy," Comincio con un sospiro. "Dolce, biondo, Tommy. Tra noi due è finita. Non può funzionare. Non sei tu, sono io. Non ti merito. Non esistono più le mezze stagioni. Chiaro?"

"Possiamo parlarne, Hera con la H?" Mi fissa aumentando del 15% la grandezza dei propri occhi per convincermi a dirgli di sì. Ma io ho altro di cui occuparmi! E non sono nemmeno la persona che pensa io sia! Cosa dovrei fare? Baciarlo un'altra volta in modo da scatenare l'ira di mia sorella e farla confessare? Posso superare lo schifo e farlo. Giuro che lo faccio.

"No, sono impegnata." Devo fare una storia su Snapchat. "Puoi andare a parlare con mia sorella, è quella con i capelli color gremlin in via di soffocamento."

Un'espressione confusa si disegna sul suo bel visino. Corri, cricetino, corri!

"Quella con la mia stessa faccia ma con i capelli viola, D'Angelo! Siamo gemelle, te ne sei accorto?" E mia sorella voleva convincermi che lui fosse un potenziale scrittore. Lui. Ma per favore.

"Hestia?"

"Sì." Lo prendo per le spalle e lo obbligo a voltarsi verso di lei, che ha messo radici vicino a Stefano, che si è stabilito nello stesso metro quadrato di Giulia. Ho perso di vista solo Punkie. Non che mi interessi. "Ciao e buona serata." Concludo, defilandomi come un ninja approfittando del suo momento di... no, non può essere definito un momento. Opterei più per una condizione permanente di annebbiamento mentale.

Sbuffo, questa volta per davvero, e inizio a camminare a passo veloce verso un altro punto della palestra dove scattare qualche fotografia con l'obiettivo di aumentare i miei followers sui social, ma, dato che Dio, o chi per lui, ha deciso che questa sera non posso avere un secondo di tregua, mi scontro con una giacca di pelle nera. Tipico abbigliamento da antico romano.

Alzo lo sguardo dallo schermo e mi trovo faccia a faccia con Lucifero. Ma senza corna. Con gli occhi castani. Abbastanza carino. Non troppo. Il giusto, diciamo.

"Non sai che lo stalking è un reato?" Lascio cadere il cellulare nella mia pochette coperta di paillettes bianche e incrocio le braccia al petto. Per ricordare a me stessa che non voglio baciare nessuno per i prossimi sei mesi, non mi sono nemmeno portata dietro il rossetto per il ritocco che mi sarebbe sicuramente servito in caso contrario.

"Se non fosse che stavo solo andando a prendere da bere e tu ti sei immessa senza guardare nella mia traiettoria. Non è la prima volta che succede, Hera."

Io lo odio. Lo odio. È insopportabile, con le sue risposte pronte e quel suo sguardo sveglio e le labbra che sanno di caffè. Che schifo il caffè. Odio il caffè. E odio Punkie.

"Smettila, Satana." Sibilo nello stesso identico modo in cui me la prendo con mia sorella. Odio anche lei.

Un sorriso si forma pigramente sulla sua bocca. Sorride pure? Si permette di farmi questo affronto? Non ha un regno da governare qualche metro sotto terra?

"Vieni con me?" Fa un cenno con la testa verso Giulio Cesare, che sta ora al tavolo a servire le bibite. È una scena surreale, e anche un po' inquietante.

"No." Incrocio le braccia al petto e lo squadro dalla testa ai piedi. Potrei essere un po' attratta da lui. Forse. No. Non è vero. È brutto. Non mi piace. Ha la pelle troppo liscia e luminosa. E ha le ciglia troppo lunghe e scure. Inguardabile.

"Mi stai fissando troppo." Io lo riconosco quello sguardo. Non solo è divertito, ma anche compiaciuto. Gli piace che io lo stia fissando. Come a me piace essere guardata. Domenico, piccolo erede delle tenebre, quante cose devi ancora imparare.

"Non posso farlo?" Lo sfido, picchiettandomi l'unghia dell'indice sul labbro inferiore.

Lui alza le spalle, ma io riesco a catturare il sorriso che per un quarto di secondo compare sul suo viso per poi trasformarsi in un'altra espressione non del tutto indifferente. "Fossi in te, tenterei di non rendere il tutto così evidente, Hera. Cosa penserebbero le persone se sapessero che mi muori dietro come una fan qualunque di Tommaso D'Angelo?"

"Credo tu abbia sbagliato sorella." Mi avvicino per mormorargli all'orecchio. Ora che la nostra copertura è saltata, posso permettermi di lanciare provocazioni liberamente. E so che questo potrebbe mietere vittime, ma è un sacrificio che sono disposta a compiere.

Punkie mi fa un cenno, così mi ritrovo a osservarlo chinarsi appena in un gesto che somiglia molto a quello che ho fatto io poco fa. "Sono quasi del tutto certo che ci fossi tu fuori da quel cinema. Mi sbaglio?"

"Senti, Mimmo, Domenico, ComeAccidentiTiChiami, è ovvio che ero sotto effetto della caffeina e non rispondevo delle mie azioni. Non credere che tu mi piaccia, perché non è così!"

"Oh, sì, come sospettavo." Un altro mezzo sorriso da parte sua mi fa venire voglia di saltargli al collo. Per ucciderlo. Naturalmente.

"Benissimo." Concludo in tono risoluto. Riesco a sentire la mia pelle ribellarsi a questa serata e dare sfogo a tutta la propria creatività. Io non merito gli sfoghi cutanei e loro non meritano me. Dovrebbero essere illegali su un viso perfetto come il mio. "Non stavi morendo di sete?"

"Morendo." Ripete lui, poi un sospiro teatrale. "Meglio che vada, prima che il veleno che sputi mi faccia diventare il sangue amaro."

"Buona serata." Lo saluto, senza troppi convenevoli. Perché deve vedere sempre così... così... uguale a me?! Qui c'è una sola regina, e sono io! Non ho bisogno di un re che mi intralci il percorso.

Stupido punk psicopatico.

Decido di tornare alla casa base, cioè da mia sorella, Giulia e Ste. Li ritrovo a chiacchierare seduti sugli spalti. Hestia sembra abbia appena visto un fantasma, Giulia ha in mano il suo blocchetto - sono a tanto così dal strapparglielo di mano e dargli fuoco - e Stefano fissa un punto non specificato nel vuoto. Nulla che non quadri.

Mi siedo anche io senza dire una parola. Incrocio le braccia al petto e, non lo sopporto, Punkie rientra nella mia visuale. E anche da qui, il suo look non è indifferente. Non solo perché è letteralmente l'unico vestito come un motociclista che si sta per lanciare in un karaoke delle canzoni di Britney Spears, ma anche perché mi ricorda che avevo ragione. Tolti gli elementi che lo rendono simile a qualcuno che sta per sacrificare un coniglietto in nome del diavolo, fa concorrenza a D'Angelo. Come al solito Hestia ha fatto la scelta sbagliata.

"Tommy è venuto a parlarmi." Annuncia di punto in bianco proprio lei. Mi sta guardando, perciò presumo che abbia scelto me come vittima delle sue confessioni. Sprizzo gioia da tutti i miei pori privi di eccesso di sebo.

"Deve aver sbattuto la testa." Mi sembra l'unica spiegazione razionale che io possa fornirle senza ammettere di esserci io dietro quel suo gesto inaspettato. "Oppure ha introdotto illegalmente dell'alcol in palestra e se lo è scolato."

"Zitta, assassina di criceti." Mi minaccia lei puntandomi un dito contro il petto. "Abbiamo parlato anche qualche giorno fa in chat, perciò non prova poi così tanta repulsione verso di me."

Oh, sì, ha ragione. Il modo giusto per conquistare qualcuno è indurlo a non provare repulsione verso di noi. Un metodo infallibile, come ho potuto non pensarci prima?

"Digli la verità." Le ordino. "Fa qualcosa. Se ti vedo solo un'altra volta spalmata sul letto ad autocommiserarti, mi ci fidanzo io con Tommy."

"Non lo faresti." Replica lei a denti stretti. Che ingenua!

"Vuoi vedere?" Punto i miei occhi nei suoi, sono più che seria. E lei lo sa perfettamente. Mi alzo in piedi e le do un'ultima possibilità di darsi una mossa, ma quello che scateno in lei è solo uno sguardo vuoto e impaurito. Bene. Procediamo.

Scendo le gradinate e, una volta tornata di nuovo in campo, mi giro verso di lei per sorriderle e salutarla con la mano. Marcio dritta in direzione del biondo, controllando di tanto in tanto che Hestia abbia ancora la sua attenzione su di me.

Perché non reagisce? Perché non viene qui e mi impedisce di fare qualcosa che la farebbe soffrire ulteriormente? Perché non ho una sorella più sveglia?

"Tommy?" Lo chiamo sfiorandogli il braccio. Sbatto le ciglia, attivando la modalità Ragazzina stupida in cerca di flirt.

Quando si volta, il suo viso si illumina nel vedermi. Non si aspettava che lo avrei cercato. Ora non mi resta che inventarmi qualcosa. "Sì?" Mi dice lui, emozionato come una nonna alla recita natalizia del nipotino di prima elementare.

"Sai, ho bisogno di parlarti." Di cosa? Di cosa ho bisogno di parlargli? Ci sono! Mi serve che pronunci un  forte, chiaro e deciso. Un  che arriverà dritto dritto a mia sorella e forse le darà la scossa necessaria per intervenire.

"Dimmi tutto, Hera con la H." Quando la smetterà di chiamarmi in quel modo? Sa almeno scrivere il mio nome? Pensa che Con la H sia il cognome?

"Cosa pensi del vestito che indosso stasera? Mia sorella crede che mi stia male." Sporgo il labbro inferiore, aspettando che, come previsto, lui scocchi un'occhiata alla diretta interessata. "A te piace?"

Lui non si fa pregare e annuisce vigorosamente. Aaah, e anche oggi Hera ottiene ciò che vuole.

"Grazie!" Esclamo, sporgendomi poi per un abbraccio. Con la coda dell'occhio controllo cosa stia facendo mia sorella e la trovo con lo sguardo fisso sulle sue scarpe. Inizia a farmi pena.

Sbuffo. È proprio una sprovveduta.

Mi lascio sfuggire una risatina di congedo, poi abbandono D'Angelo in mezzo alla pista e faccio ritorno da dove sono arrivata.

"L'hai fatto davvero." Afferma piatta la mia gemella. "Ti odio, lo sai?"

"Non è vero, smettila." Cerco di zittirla, ma lei è già partita per la tangente e sembra stia per scoppiare in un pianto isterico. 

"Tu e Tommy state insieme! Tommy, il ragazzo di cui sono innamorata, hai presente?!" Strilla lei, attirando su di sé il sopracciglio inarcato di Giulia.

"Tu e Tommy state insieme?" No, non è di Giulia questa voce mediamente profonda. Anche se lo vorrei. Quante possibilità ci sono che sia lei con un gran brutto raffreddore?

Nessuna. Perché si tratta di Punkie.

"Geloso, Mimmo?"

"Dispiaciuto per lui, più che altro." Ribatte.

"Non sembrava ti dispiacesse baciarmi qualche giorno fa."

Questa mia ultima frase scatena l'inferno per varie ragioni.

Una di queste è che Hestia, Giulia e Ste non ne sapevano nulla. Non fino a qualche secondo fa. I loro occhi escono così tanto dalle loro orbite, che temo di doverli rincorrere per la palestra come quelle palline di gomma che mamma e papà ci compravano ai distributori automatici l'estate al mare.

Approfitto del momento di shock per smentire anche l'affermazione di poco fa. "Non mi sono messa con quel demente di D'Angelo. Gli ho solo chiesto come mi sta questo vestito. Non che mi servisse la sua opinione per sapere che mi sta da dio."

Noto che Punkie alza gli occhi al cielo a questa mia ultima affermazione, e io sono pronta a buttarlo giù dagli spalti per... Non so, esiste sicuramente un motivo valido per farlo.

Mi limito però a guardarlo male e riporto la mia attenzione sugli altri tre, che paiono più sconvolti di quando ho tentato di rianimare disperatamente il corpicino inerme di Cuzco. "Cosa sono quelle facce?"

"Tu e il punk? Lo psicopatico?" Giulia si porta una mano al petto e scuote appena il capo, poi si sistema gli occhiali a goccia sul naso. "Oh, ma guarda chi aveva ragione. La sottoscritta. Tu e il punk."

"Io lo sapevo." Solleva appena la mano Stefano, sulla sua faccia un'espressione colpevole. "Li ho visti. Ma pensavo si trattasse di Hes che tentava di affogare i dispiaceri di Tommy in un'avventura con Mimmo."

"Sempre un passo indietro rispetto agli altri, mh?" Lo provoca Giulia. O meglio, provoca lo schiaffo che Hes le piazza sul braccio non appena prende di mira il suo protetto. "Ahi! Sei pazza?"

Stasera non ne posso più. Sono tutti completamente fuori di testa. Tutti. Nessuno escluso. Quindi prendo Domenico per un braccio e lo trascino via verso una meta non precisa. L'obiettivo è di allontanarci il più possibile dai tre spettatori della tragedia che si prospetta da qui a poco nella mia vita.

"Mi vuoi dire perché ti sei conciato in questo modo? È per farmi andare in escandescenze? Eh, Caruso? Rispondi!" Lo minaccio una volta raggiunto il piccolo atrio tra i due spogliatoi.

"Volevo provare il brivido di essere ridicolo quanto voi, stasera." Si passa una mano tra i capelli neri e poi mi mostra il palmo,sul quale è rimasta una lieve sfumatura scura di colore. Grazie a Dio. "Domani tornerò a essere lo stiloso Punkie di sempre."

"Bene!" Esclamo. Un'esultanza per il ritorno della mia sanità mentale, che stasera è stata danneggiata non poco. "Bene." Ripeto. "Benissimo."

"Non volevi vedermi come un comune e insulso adolescente?" Mi domanda, ricordandosi forse del nostro ultimo incontro a casa sua. "Eccomi qui, sono come mi volevi."

"Non ricordo di averti mai detto di volerti così. Né di volerti, in generale. E se l'ho fatto, di sicuro ero inconsapevolmente sotto l'effetto di qualcosa che alterava la mia capacita di intendere e volere, tipo il caffè corretto che mi ha propinato. Non siamo compatibili, Domenico. Siamo troppo diversi. Guardaci."

"Quindi se il sottoscritto ora ti baciasse di nuovo, tu cosa faresti?"

Ho bisogno di buttare giù uno shot prima di rispondere a questa domanda.

"Ho ricambiato un bacio da parte di Tommaso D'Angelo riuscendo a non vomitare nonostante lo schifo, ma non so se con te supererei la prova allo stesso modo." Anche se è già successo. E non mi ha fatto schifo per niente. Posso dire che Punkie è diecimila passi avanti rispetto a Tommy? Siamo ancora in fascia protetta? Sì? Okay, vi risparmierò i dettagli.

"Meglio non rischiare allora." Replica lui freddo. Sposta lo sguardo da me alla parete, poi lo riporta sul mio viso. "Torniamo in palestra?"

Mi limito ad un cenno di assenso. Lui prende a camminare verso le grandi porte antipanico e io lo seguo, mentre la conversazione appena conclusa si ripete nella mia mente per almeno tre o quattro volte.

Mi sono messa nei panni di mia sorella così tante volte, che temo mi abbia contagiata con la sua inettitudine alla vita.

Sbuffo.

"Senti, Punkie..." Siamo quasi tornati tra la folla, e questo significa che tra pochi secondi non riusciremo nemmeno a parlare per il chiasso. Lui continua a camminare, ma si volta quanto basta per riuscire a farmi cenno di continuare. "Ti vuoi fermare?!" Lo chiamo.

"Cosa?" Mi chiede lui, il tono esasperato.

Prego che i tacchi mi reggano e faccio una breve e rischiosa corsa verso di lui. Lo prendo per un braccio senza troppa delicatezza e lo blocco appena dopo aver varcato la soglia. E poi, per concludere in bellezza, mi avvinghio alle sue labbra come i protagonisti del Giardino delle torture si attaccano alla vita. Senza speranza di vittoria e con la consapevolezza che, in un modo o nell'altro, la fine è vicina.

"E questo perché...?" Il suo sopracciglio si inarca con fare inquisitore, riportando a galla il mio odio verso la sua saccenza.

"Perché mi andava." Faccio un passo indietro e incrocio le braccia al petto. "E perché andava anche a te."

"O forse no." Mi contraddice lui. Perché deve essere sempre così complicato? Che ammetta a se stesso che Hera Felici ha mietuto un'altra vittima, che sarebbe lui, e facciamola finita!

"No?" Non credo proprio. "Va bene."

Psicologia inversa. State a guardare.

"Non succederà più, se è così." Dico, lasciando spazio alla drama queen che c'è in me. Scuoto leggermente il capo e mi scosto i capelli dal collo, infine mi risistemo la coroncina di fiori sopra la testa. "Mai più."

"Okay." Lui alza le spalle. Non avevo considerato quanto potesse essere subdolo questo individuo. Ma non ho intenzione di mollare. "Non succederà più." Ribadisce.

"Perfetto." Affermo. Un bel sorriso e si girano i tacchi. Ed eccolo lì, pronto a cadere nella trappola. Mi ferma e con un movimento degno di un ninja ricostruisce il puzzle che eravamo poco fa.

Per farla breve, abbiamo appena vissuto il non succederà più più corto e bugiardo della storia.

Ed anche il bacio più corto della storia, perché qualcuno, che scoprirò essere Tommy, ha appena staccato Punkie da me con la forza e gli ha dato un pugno.

Ripeto.

Tommy ha appena dato un pugno a Punkie.

Fermi tutti. No, non lo dico io, si sono letteralmente tutti fermati alla vista di quel che è appena successo e ora abbiamo un milione di paia di occhi che ci fissano, ed è solo adesso che capisco davvero cosa significhi partecipare a un reality.

In palestra, ormai, regna un silenzio attonito, tanto che anche la musica è diventata solo un ronzio di sottofondo.

"MA TU SEI UN DEFICIENTE!" Grido io, senza paura di finire al centro dell'attenzione. Sono così pronta a riscuotere Tommy dal suo stato di stupidità, che invece di soccorrere il principe delle tenebre, mi scaravento contro il biondo prendendolo alla sprovvista e facendolo andare a sbattere contro il muro. Cosa che, non lo escludo, potrebbe anche far parte delle sue fantasie più perverse. "Cosa ti è venuto in mente?!"

"È per lui che mi hai lasciato?" Mi guarda dritto negli occhi come se fossi io a dovergli dare una spiegazione. "Sei superficiale e vuota come dicono tutti. Avresti potuto dirmi la verità!"

"E tu avresti potuto chiedermela, prima di colpire qualcuno che, tra parentesi, ci sa fare molto più di te!" Mi odierò per questo complimento gratuito a Punkie, che ora è in piedi e, a giudicare dal suo sguardo, sta per spezzare Tommaso come un grissino. "E tu sta fermo, ci penso io." Ordino a Domenico.

"Cosa sta succedendo?" Hestia sfreccia verso di noi con la velocità di un ragazzino che ha ingerito troppi zuccheri. Si infila nel minuscolo spazio tra me e il mentecatto e mi spinge qualche passo più indietro. "Hera?"

"Succede che ti sei innamorata di un ragazzo talmente stupido da non accorgersi di essere uscito con la gemella sbagliata per due mesi buoni." E sì, lo dico ad alta voce, dritto in faccia a D'Angelo, che come al solito non capisce nulla se non accompagnato da un disegno esplicativo.

"Non ho capito." Appunto.

"Sbrigatevela tra di voi. Io ho altro da fare." Concludo, prima di prendere Mimmo per un braccio e allontanarmi con lui. "E, se riesci, Hestia, rendigli comprensibile il semplice concetto che se prova di nuovo a sfiorare Punkie, si troverà sulla fronte un tatuaggio permanente del mio tacco dodici."

E buona serata a tutti!


***

ANGOLO AUTRICI

Che l'apocalisse abbia inizio!

Uh, quanto siamo eccitate per questa coppia di capitoli! Intanto qui avete letto delle cose allucinanti: Hera e Punkie, ragazzi, Hera e Punkie.

In più adesso la gemella dolciosa ha decisamente sganciato la patata bollente nelle mani di Hestia e nel prossimo capitolo vedremo se la reggerà o meno. Ma badate: potreste ricevere una sorpresa che non vi immaginate!

Nel frattempo vogliamo tutte le speculazioni del caso sulla coppia che scoppia: vi è piaciuto Punkie? Lo amate anche voi? Hera se l'è giocata bene, almeno questa volta?

Chissà cosa riserva il destino per questi due e per l'occhio nero di Punkie. Stavolta il kajal non c'entra, caro Mimmo, quindi si attende la tua diabolica reazione :)

A domenica, con la patata bollente!

Daffy e C.

💜

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Capitolo 20
*** Zero zotico ***


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20. Zero zotico

Hestia

Seduta sul divano a guardare passivamente i colori della tv, senza rendermi conto di essere su Real Time, risulto di spalle a mia mamma e quindi mi scambia per Hera.

"Hera, tesoro! Non ti prepari per la festa?"

La mia spiegazione non è necessaria. Dalle scale scende una figura mitologica che porta un denso profumo di zucchero: se vi sembra di non averla mai studiata a scuola, è perché è di nuova generazione. Di quelle che usano lo schermo dell'iPhone come specchio e pubblicano i loro incantesimi sotto forma di caption latine nelle foto di Instagram.

Brutta razza, io vi avverto.

"Io sono nata pronta, cara mammina."

"Ah, mi era preso un colpo. Pensavo fossi lei."

"A quanto pare ultimamente lo pensano tutti." 

Presente le dee di Hercules che intonano frasi allusive verso Meg, giusto per farla sentire ancora un po' più in colpa? Ecco, Hera ci delizia con tali divini canti, mentre fluttua davanti allo specchio in entrata e controlla la luminosità del suo petto cosparso di brillantini. Quando sei troppo figa, lo schermo dell'iPhone non basta.

Guardo l'ora e mi sento di intervenire con tono da oltretomba, giusto perché gli dei non sarebbero nessuno senza Ade come nemico: "Mancano ancora due ore alla festa. Cosa fai, nel frattempo? Aspetti che ti si sedimentino i neuroni, dopo aver scosso la testa per far risultare più vamp la messa in piega?"

Hera stacca i suoi occhietti vanesi solo per rivolgermi un sorriso malizioso: "È unicamente in questi tuoi rari casi di acume che sento di essere tua parente. Brava, sorellina, così acida ti voglio."

"Non parlare di acume, tu. La cosa più acuta che hai è la voce quando cacci i gridolini di fronte ai video di cuccioli allattati con il biberon."

"Uff!" Hera si sventola profumando l'ambiente. "Quanta pesantezza! Ma', io vado da Giulia! Se rimango qui anche un minuto di più rischio che mi si afflosci per davvero la messa in piega, subito dopo l'umore, naturalmente. Ciao ciao!"

"Ok, tesoro." Sorride mamma, intenta a ripiegare vestiti. "Divertiti e non fare tardi."

"Ok, mammina! A dopo! Hes, ci vediamo in palestra, bye bye!"

"Sì sì sì..." Faccio un'onda con la mano e ignoro la pazza. Ovviamente non ci andrò in palestra, alla festa del secolo. Ma neanche sotto tortura.

La porta si richiude con delicatezza e io torno a fissare Real Time. Vorrei deprimermi indisturbata, ma purtroppo Hera non è l'unica parente che mi rende la vita difficile.

"Tesoro." Esordisce mia madre. "Tu quand'è che ti prepari? Mancano solo due ore."

Evito di girarmi verso di lei perché leggerebbe nei miei occhi le mie vere intenzioni (pigiama nero, horror scaricato illegalmente e bambole voodoo da infilzare). Mi limito a vedere il televisore e strascicare un: "Boh, dopo vediamo."

"Non hai intenzione di andare?"

Wow, mamma è The Mentalist.

"No."

"Teso-"

"Sh-sh." Chiudo la mia mano come se fosse il becco di un'anatra, in modo da farle capire che sarebbe meglio se si zittisse. "Niente discorsi motivazionali, la risposta è no comunque."

Mia madre sospira, assieme allo sbuffo del ferro da stiro che sta maneggiando con fare esperto: "Ok... se comunque cambi idea, ti ho appena stirato il tuo vestitino zotico preferito."

 gotico, non zotico." La correggo inacidita. "Comunque grazie, ma no."

"Beh, almeno ci andrà tua sorella e non ci andrà con quel motociclista zotico. Zotico sul serio, questa volta. Sono felice che si siano lasciati."

"Tommy non è uno zotico." commento a fior di labbra.

"Ah no? Ha una tale espressione rimbambita, l'aria da chi apprezza solo le cose superficiali della vita e non andrebbe mai nel profondo di qualcuno, a meno che non si trattasse di andarci letteralmente, a livello fisico."

"Mamma!" 

"Che c'è, per caso lui ed Hera l'hanno fatto?"

Ok, questa è l'occasione giusta per alzarsi dal divano ed indignarsi.

"Ma no!" Esclamo rianimandomi e saltando sui cuscini. "Ma ti sembra?! Tommy non usciva con lei solo per questo, ci usciva perché..."

"Perché?" Incalza mamma, mentre produce biancheria pulita con crescente pathos.

Abbasso gli occhi: "Perché è bella."

"Vedi che ho ragione?" gioisce sparando condensa dal ferro. "Da tipi così meglio starci a distanza di sicurezza. Sempre."

Eh come no, madre! Saggissima. 

Sbuffo, sconfitta dalla vita: mamma ha ragione, Tommy è una brutta persona e io ancora di più. Quando, cinque secondi dopo, suona il campanello, penso che sia venuta a prendermi la morte. Sarebbe anche ora.

"APRI TU!" tuona mia madre da sotto la montagna di vestiti.

Io mi trascino solcando il parquet e decido di non chiedere nemmeno l'identità dell'ospite. Se fosse un malintenzionato, lo saprei per tempo e non potrei lasciarmi cogliere di sorpresa dalla fine delle mie sofferenze. Che poi, al massimo sarà Hera che ha dimenticato il cervello.

Invece apro e alla porta c'è un ragazzo mezzo nudo.

Di bene in meglio, stasera, sul serio.

Fisso il giovane con grande perplessità, mentre costui si gonfia il petto (nudo) e sorride.

"Allora." mi chiede, entusiasta. "Chi sono?"

"Un uomo confuso?"

"No, dai, all'interno della civiltà romana... chi rappresento?"

"Un romano confuso?"

"Hestia, dai!"

Do un'ulteriore occhiata a Ste, più approfondita ma non troppo, in quanto non mi sembra consono indugiare sulle nudità del mio migliore amico: "Ste, perdonami, ma, uhm... non saprei proprio."

"Uno schiavo!" Rivela, con un'ovvietà che comprende solo lui.

"Ah, bello. Originale."

"Andiamo, ci ho lavorato un sacco!"

Mi indica il lenzuolo avvolto al bacino con tanto di strascico nel mezzo, poi l'asta che porta sulla schiena con appesi alle estremità due cesti di vimini. Stima totale del tempo impiegato per la preparazione: tre minuti. Risultato: orrendo. Poi si è dimenticato pure gli occhiali da vista, lo schiavo.

"Entra, per favore." Concludo, esaminando i dintorni del quartiere. "Sembriamo idioti."

Faccio accomodare Ste, non senza che lui si incastri sullo stipite, a causa dell'asta di bambù che lo supera in larghezza. Pensavo di aver visto il peggio quando Hera è apparsa un giorno cosparsa integralmente di fango anticellulite a base di alghe, ma adesso che c'è uno Ste a dimenare il suo busto magrolino sulla porta di casa mia con un lenzuolo che gli pende dal pacco... beh, i miei incubi non saranno più gli stessi.

"Ciao, Stefano caro!" Cinguetta mamma. "Che carino che sei! Schiavo romano?"

Ste si disincastra dall'uscio e mi lancia un'occhiatina significativa: "Ovviamente."

"Fantastico! Ti dona proprio, sai? Spero tu sia venuto per convincere la signorina qui a fare qualcosa di utile della sua vita, dato che a quanto pare ha intenzione di essere la Cenerentola di turno e non andare al ballo."

"Non si preoccupi." Sorride Ste, spingendomi per le scale, in cui finiscono per dissiparsi tutte le mie lamentele contro l'ingrata genitrice. "Ci penso io."

Io e Ste saliamo al piano superiore e lui decide, senza troppi indugi e complimenti, di spingermi in bagno, nel quale imprigiona entrambi ricordandosi pure di girare la manovella per chiudere a chiave, giusto per sicurezza. Deduco che dovrebbe essere un sequestro di persona, solo che Ste, semplicemente, non è capace. Anzi, stasera mi pare del tutto uscito di senno.

"Ti prego, Hestia." Con mia crescente incredulità, Ste si getta in ginocchio sulle piastrelle del bagno, unendo le mani e sembrando ancora più schiavo. "Vieni alla festa."

Ah, è così che pensa di convincermi? Grande.

"Santo cielo, che visione sconcertante." Roteo gli occhi e faccio direttamente per uscire, così risparmio a me un'inutile perdita di tempo e a lui dell'inutile perdita di dignità. Non so che gli prenda, ma di sicuro non voglio essere coinvolta nel suo disagio.

"No, veramente, ti prego!" Stefano allora afferra i pantaloni della mia tuta, distendendosi completamente sul pavimento e tirando la stoffa come un bimbo che si aggrappa alla sottana della maestra.

"Ma sei scemo? Sei nudo e strisci per terra? E poi, che diavolo ti prende?! Mollami subito!" Scuoto la gamba, manco stessi cercando di liberarmi di un segugio attaccato agli stinchi. Ma il problema è che lui non demorde; è veramente un segugio!

"Non voglio andarci da solo! Ho paura!"

"Eh?"

"Ti prego, Hes, vieni con me, accompagnami, ti scongiuro!"

"Stefano!" Finalmente me lo scrollo di dosso con un movimento deciso. "Mettiti in piedi come una persona normale e spiegami che diavolo di problema hai! Subito! E senza piagnucolare!"

Ste, intimorito dal mio tono, obbedisce agli ordini e mi si mette di fronte, la pancia arrossata e le mani unite in grembo, insicure: "Recentemente mi sono detto che non voglio più farmi trattare male dalle persone."

"Ah e lo dimostri rotolandoti per terra e aggrappandoti ai loro piedi? Ottima procedura."

"Zitta tu." Rimbecca puntandomi il dito contro. "Che sei la prima a fare come me; predichi sempre bene e razzoli sempre male. E non interrompermi!"

Alzo le sopracciglia. Incrocio le braccia. Ah, sì? Facciamo i duri? 

"Dicevo." Tossicchia allora, riprendendo il filo. "Ho avuto una specie di... litigio? Diverbio? Un piccolo confronto con Doppia G."

"Un confronto, eh?"

Ste mi fulmina, e capisco che dovrei veramente starmene zitta. Forse sta avendo un momento di autodeterminazione e ha solo bisogno di qualcuno che stia ad ascoltarlo. Conserverò le risate per dopo.

"Parlando con lei ho capito che, effettivamente, io sono migliore di tante persone." Postula lui, concentrato. "E che non mi serve dimostrarlo per saperlo. Però, sai, c'è sempre chi al mondo è disposto a giudicare e farti sentire male."

Com'era? Ah sì, Hestia è la copia in bianco e nero venuta male di Hera. Sì, forse posso capire il discorso.

"Perciò mi sono chiesto che cosa dovrei fare per smetterla di sentirmi così." 

Stefano alza gli occhi e me li ritrovo sorprendentemente un po' troppo vicini. Sono molto meno d'impatto del blu elettrico di Tommy. Molto più piccoli. Molto più comuni. Ma mi fanno ugualmente arrossire.

"Perché sei arrossita?"

"Sto pensando che sei vestito da schiavo, che sei imbarazzante e che forse non è il modo giusto per smetterla di sentirti così."

"Invece lo è." Mi corregge lui, con convinzione. "Posso essere chi voglio, se accanto a me c'è qualcuno che mi stima comunque, e che mi vorrà bene indipendentemente da come mi vesto e da quanto mosciamente dirò ramarro marrone." A questo punto mi scappa una risata, e Ste fa una smorfia: "Avrei voluto dire che quella persona sei tu, ma forse mi sbaglio."

"Ste, tu sei fuori di testa!" Gli do un leggero pugno sulla spalla, ridendo, e ne approfitto per togliermi da così vicino a lui. Abbiamo dormito appiccicati e quasi non me ne sono accorta, ma oggi tra l'outfit da schiavo romano e il mio cervello fuso, sembro avere qualche disfunzione fisiologica. Dai che la morte è vicina, dai!

"È ovvio che puoi contare su di me!" Garantisco. "Voglio dire... da quanto tempo ci conosciamo?"

"Cinque anni."

"Ecco, allora cinque anni fa ci siamo scelti proprio perché ci stimiamo come amici e come persone. Gli altri non hanno il diritto di dirti come devi essere e se pensi di non piacere a nessuno, beh..." Beh? "Beh, forse è vero. Ma comunque non piaci a nessuno, tranne me."

Oh ma che carina che sono! Ho detto una cosa bellissima!

Oddio, che mostro sono diventata? penso, inorridendomi. Hera mi ha cambiata. Quella strega! Ha fatto di me un'amica smielata! Che poi, beh... gran discorso, Hestia, ma quando è ora di applicarle su di te, queste perle, che facciamo? Le diamo ai porci?

"Perfetto." Ste incrocia le braccia e sorride. "Allora mi accompagni alla festa."

"Certo!" Esclamo. "Che no!" Completo poi, dopo neanche mezzo secondo, con altrettanta enfasi.

"Eddai!" Mugola lui, seguendomi fino alla doccia, dove intendo chiudermi per sempre e, possibilmente, annegare sigillando le porte con la colla a caldo. Ma Ste prosegue imperturbabile la predica: "Sento che stasera Giulia potrebbe dirmi qualcosa riguardo a quel... ehm, confronto. Se fosse qualcosa di bello, non ce la farei a gestirlo da solo e rischierei di rovinare tutto. Se fosse qualcosa di brutto, avrei bisogno di una spalla amica su cui piangere. Se non fosse nulla, avrei bisogno esattamente e unicamente di te."

Le sue parole sono anche troppo lusinghiere: "Spiacente, ma non ci vengo. Non farei che soffrire per Hera che fa la padrona del mondo e Tommy che le sbava dietro."

"Devi dire a Tommy la verità."

"Non ho bisogno di un altro psicologo stile Doppia G, grazie."

"Doppia G ha ragione."

"Sì, perché ti piace."

"No, perché ha ragione." Non mi sarei aspettata che Ste aprisse le porte della doccia, invece mi stupisce di nuovo e infrange la mia privacy. "Stasera io e te tiriamo fuori le palle."

"Ah, per te è facile, basta alzare quella tenda che hai addosso."

Ste ringhia, e mi ricorda un po' Hera, il che è strano perché se di lei ho costanti incubi, lui prima d'ora non mi aveva mai fatto paura, semmai solo pena. Insomma: Hera si innamora, Giulia mi dà consigli amichevoli e Ste diventa un uomo... ditemelo che sta arrivando la fine del mondo!

"Dobbiamo fare qualcosa! Dobbiamo reagire! Hestia, per la miseria, fai qualcosa!"

Per evitare di soccombere alla pressione morale del mio 'migliore amico', lascio che il mio sguardo scivoli oltre lui, verso la specchiera, verso le mensole più alte e impolverate, dove ci sono tutti quei prodotti che non utilizziamo da un po'.

A un tratto incrocio un paio di flaconi familiari; quelli che usai secoli fa per sperimentare la tinta su Cuzco. Volevo farlo meshato di viola e di blu, ma avevo sbagliato a mescolare i colori ed è uscito solamente un bel nero pece che, seppur sbagliato, lo rendeva comunque un cricetino ribelle e aerodinamico. 

Ste è molto più attento di quanto io abbia osservato nella media maschile finora. Così segue il mio sguardo e dice: "Sì... sì, è perfetto! Tingiti i capelli!"

Ciò che segue è un lunghissimo battibecco principalmente composto dall'opposizione di 'sì' e 'no' e qualche grido selvaggio di mia madre dal piano terra. Dopodiché, Ste decide di giocare una carta vincente: un discorsetto motivazionale che nessuno e dico veramente nessuno, men che meno la mia genitrice, sarebbe riuscito a propinarmi con successo.

Ma lui... ma lui sì. Lui ci riesce. 

E alla fine aggiunge pure un "Ti prego!" che funge da scossa al mio cuoricino deceduto, per cui decido di accompagnarlo e pure di tingermi.

...e io che fino ad oggi ero convinta che Ste fosse solamente un po' meno antipatico del resto del mondo.

*

Esco di casa bardata come una ladra. Mamma, troppo felice che io infine abbia ceduto, non si accorge di nulla. Hera nota il tutto unicamente dal mio sguardo e appena ci ritroviamo in palestra, senza che nemmeno io mi sia tolta il cappuccio, mi dice: "Santo cielo, sembri quel quadro dove c'è la faccia di un tizio composta di sole verdure. E ovviamente quella che hai in testa è una rigogliosa melanzana viola... adesso sì che sei sexy."

Ho scelto il viola perché mi ricordava i cuoricini di Tommy. E anche perché era quello dei due scaduto da meno tempo. Ora inizio a pentirmi non solo perché mi potrebbero cadere tutti capelli da un momento all'altro, ma anche perché, obiettivamente, faccio schifo.

L'entrata per Hera è sommamente teatrale, con la platea che l'ammira e per poco non le fa un applauso. Io e Ste ci limitiamo a farle da ombra finché non ci trascina vicino agli spalti, dove c'è Giulia.

E da lì comincia la serata più lunga della mia vita.

Per i primi abbondanti minuti me ne sto in silenzio raggomitolata nel mio outfit con cappuccio da rapper. Sì, ho messo il vestito gotico, ma mi sentivo più a mio agio coprendolo con un felpone zotico e corredandolo con i cari vecchi anfibi. Se qualcuno mi si dovesse approcciare per chiedermi chi sono, risponderei Ade, senza esitazione.

Invece, a un certo punto, mentre mi sto fissando le scarpe seduta sul bordo delle gradinate, qualcuno me lo domanda sul serio, e io non riesco a rispondere.

Davanti a me si è manifestata una visione gloriosa: Tommy D'Angelo, coperto da una corazza di metallo e un mantello color porpora, mi sorride come Maximum de Il Gladiatore dopo aver vinto la battaglia nell'arena.

"Ciao, Hestia, sei venuta alla fine. Da chi ti sei travestita?"

Il mio cervello ripete all'infinito: Da tua moglie, da tua moglie, da tua moglie. Ma infine raccolgo tutte le energie che possiedo per sussurrare un: "Boh... Ade? Credo."

E improvvisamente sono convinta che nemmeno venire sia stata una buona idea. Lo penso ancora di più quando Tommy mi abbassa il cappuccio e controlla la pettinatura, corrucciato. Ecco, lo sapevo, non gli piacciono. Dovevo restarmene a casa. Stefano è un idiota!

"Ma Ade non ce li aveva blu i capelli?" chiede semplicemente, probabilmente non ricordandosi nemmeno che fino a due ore fa ce li avevo castani. Va beh, è un gladiatore. Non è che si può pretendere.

La mia risposta consiste in una risatina da oca e nient'altro. Grazie a Dio lui mi ha portato un bicchiere di cartone rosso pieno di caffè (è la bevanda più trasgre che ci è concessa stasera), così lo ingurgito per non dover parlare.

"Comunque, Hera è bellissima stasera." La osserva da distante, rapito. "Proprio come avevamo predetto, eh?"

Avevamo... beh.

"Credi che riuscirò a strapparle una foto insieme? Anche solo una selfie per le stories?"

Inarco un sopracciglio: "Non saprei... Mi sembra più interessata a fotografarsi da sola..." Ipotizzo, studiando il modo in cui sta socchiudendo gli occhi e protraendo le labbra mentre gira su se stessa per catturare la luce migliore. Ma così a intuito, eh...

"Ah, è incredibile." Maximum qui scuote la testa, non capacitandosi. "Lei è così... la sento così... vicina, eppure sempre così distante. Sai, come se fosse due persone contemporaneamente. Penserai che sono pazzo."

"No no." Mi strozzo col caffè. Funzioni respiratorie irreversibilmente compromesse.

Tommy fissa la sua bevanda e sorride tra sé: "Sono innamorato perso del suo carattere, ma anche del suo aspetto. Però c'è una maledizione: non posso avere entrambi allo stesso tempo. Se tu potessi scegliere, quale dei due preferiresti avere? Un bel carattere o un bell'aspetto?"

Ora fa scivolare le iridi su di me e io sprofondo nel baratro di me stessa, sicura che qualcuno mi stia facendo avere questa conversazione apposta per prendermi in giro: "Il carattere." balbetto.

Lui recepisce annuendo in silenzio, così uso la spinta della caffeina per suicidarmi del tutto: "E tu? Se potessi seriamente avere solo una delle due cose, quale terresti?"

Tommy scuote la testa: "O tutto o niente. Sono fatto così."

Bene, quindi mi sono innamorata di un bigamo. Perfetto.

Mentre mi affloscio come un fiorellino appassito in mezzo al deserto, incrocio gli occhi di Ste da distante. Mi sta controllando dal suo posticino accanto a Doppia G, che, in effetti, non gli ha ancora rivolto la parola. Capisco si stia alquanto annoiando, o deprimendo, quindi si è messo a seguire la mia love story e dagli spasmi che sta avendo alle braccia, deduco mi voglia incoraggiare a sputare il rospo. Sembra una cheer-leader che non ci ha creduto abbastanza, ma apprezzo il gesto e credo che abbia ragione. Se me lo dice lui, vuol dire che questo è veramente il momento. 

"Tommy." Annuncio, inspirando un metro cubo d'ossigeno e continuando a guardare Ste da distante per darmi la forza. "Senti, so che forse ti dirò qualcosa che non ti aspettavi di sentire o che, comunque, non vorresti sentire, ma la verità è che sono ormai due mesi che io e mia sorella Hera ti stiamo nascondiamo segreto." Ste si agita ancora di più, stavolta sembra praticamente una medusa in preda alla corrente del Golfo, ma io annuisco nella sua direzione, determinata più che mai a far tesoro del suo incoraggiamento. "Esatto, un grandissimo segreto che molto probabilmente ti farà arrabbiare, ma che comunque prima o poi saresti venuto a sapere. Quindi stavolta, sul serio, sono qui per rivelarti la verità. E la verità, Tommy, è che..." Finalmente prendo il necessario coraggio per guardarlo negli occhi e affrontare le mie paure.

Ma appena lo faccio, mi rendo conto che lui non c'è più. 

Se n'è andato. 

Per salutare un suo compagno di passaggio, con un grandioso: "Ehi, bella Francy!"

Ritorno su Ste e finalmente capisco che stava cercando di mimarmi un 'Guarda che stai parlando da sola, cretina!'. Ora ha la testa fra le mani e la sta scuotendo, arreso. Io non posso che imitarlo, e devolvere il resto della serata a compiangere la mia dipartita vita sociale.

*

Sia io che il mio migliore amico schiavo stiamo avendo il ballo più schifoso della nostra vita. E considerando che è il primo, ne abbiamo di strada da fare. Rimaniamo silenziosi e depressi per tutto il tempo, fino a che Hera non ritorna a casa base per sfottere un po'.

Per quanto mi scocci ammetterlo, mia sorella e i suoi deliri di autocelebrazione sono l'intrattenimento più divertente che stia avendo. Prima della sua venuta, ho tentato di far parlare Giulia con Ste, ma l'unica abilità che quell'arpia possiede è di sputare risentimento attraverso termini filosofici. 

Quello che Ste ha interpretato come 'confronto' è stato in realtà un ulteriore peggioramento della loro inesistente relazione. Non so se lui si aspettasse che lei gli si gettasse addosso come nelle più floride commedie di amore-odio, fatto sta che in lei riconosco solo più odio di prima e l'unico senso in cui vorrebbe saltargli al collo è per strozzarlo. Il problema è che Ste si è dichiarato - lo so perché li ho spiati - e quindi ora sta soffrendo molto più di ciò che lasci intravedere.

Lo capisco al cento per cento: come me, è stato ingannato dalla speranza, ma ora non ne è rimasta nemmeno un goccio per nessuno. Infatti, per quanto mi riguarda, tocco il fondo della tristezza quando Hera mi inganna e finge di mettersi con Tommy. Per lei sarebbe facile dire la verità e sistemare tutto, ma dopo la scenetta di poco fa sono ancora meno motivata di sempre. Quindi lascio semplicemente che l'ultimo barlume di autostima si infranga, quando Tommy non esita a urlare un decisissimo 'sì'!

Anche se poi scopro che era tutta una farsa, sono comunque sicura di non poter competere con lei. E anche se fosse, Tommy l'ha detto: 'voglio tutto o niente', voglio sia Hera che Hestia, non una sola delle due.

"Si può sapere chi ti ha dato il permesso di posare quelle tue sudice manacce addosso a me?" Sta gracchiando Giulia, dopo che le ho dato uno schiaffettino innocente sul braccio. Insomma, sta sempre a trattare male Ste, senza capire quanto ogni sua singola parola lo ferisca il doppio di quanto faccia normalmente un'offesa. È proprio una gallina, travestita da psicologa, travestita da console romano. Anche se la maggior parte delle volte ha ragione.

Ste, in realtà, sta ignorando la simpaticona, per fissare invece me: "Davvero pensavo fossi tu quella a baciare Punkie l'altro giorno."

"Io? Sei matto?" Mi perplimo, riferendomi al quid pro quo insinuato da Hera. "Innanzitutto te l'avrei detto."

"Ovviamente." Commenta Giulia, che non sentiva la propria voce da ben tre secondi.

"E poi Punkie non mi piace!" Asserisco dispiacendomi per Mimmo, ma tenendoci a mettere le cose in chiaro. Sono anche stanca che la gente continui a supporre che io e Punkie dovremmo stare insieme solo perché ci vestiamo e pettiniamo in modo simile. Beh stasera lui sembra molto più normale e carino del solito, ma comunque resta il fatto che non mi piace. Il bambolotto che occupa il mio cuore per ora si chiama Tommaso D'Angelo. Non c'è nessun altro all'infuori di lui. Assolutamente.

"Strano, avete così tanto in comune." Continua, appunto, a blaterare Doppia G. "Il nero dei vestiti, il viola dei capelli, che, a tal proposito, così fanno davvero schifo."

"Non potresti tacere un solo secondo, tu?" La rimprovera Ste. "Quelli di Punkie sono fucsia, quelli di Hes viola, e le stanno molto bene. Comunque-" Torna a guardare me, che nel frattempo mi sono sentita anche troppo lusingata dal complimento. "Ora mi spiego tutto. Mi ero fatto un mega viaggio mentale dove tu baciavi Punkie per far ingelosire Tommy e poi speravi che magari lui gli tirasse un bel pugno e..."

Interrompo Ste, guardandolo con fare stupito, mentre fermo il suo gesticolare confuso con una mano: "Ste, credi davvero che sia il tipo di persona?"

"Beh, sei il tipo di persona che ha ingannato il ragazzo che le piace per mesi, quindi..."

Questa frase mi ferisce moltissimo. Molto più di quanto abbiano fatto i rifiuti di Tommy. Io... una persona così? Agli occhi di Ste?

"Scusa." Il mio amico si ravvede prontamente, prendendo la mano che ho ritratto tra le sue. "Non volevo proprio dire che..."

Lo sbuffo di Doppia G si riprende il ruolo di protagonista, attirando tutta l'attenzione su di sé: "Avete rotto. Siete patetici. Ditevi che siete gelosi l'uno dell'altra e facciamola finita, ok?"

"Cosa?!" sbottiamo entrambi, voltandoci con fare sconvolto, e mano nella mano, verso di lei.

Ma in quell'esatto istante, prima di una qualche risposta rivelatrice di Doppia G, qualcosa in fondo alla palestra suscita l'interesse dell'intero corpo studentesco. Dalla nostra posizione in alto sulle gradinate riusciamo ad avere una prospettiva privilegiata e proprio quando ci alziamo per capire che sta succedendo, il pugno da gladiatore forzuto di Tommy si spiaccica contro la guancetta pulita di Punkie, avverando le profezie di Ste lo sciamano indù.

Vedo rabbia trasudare dall'espressione di Tommy. Vedo risentimento accrescere nel petto di Punkie. Vedo lingue di fuoco uscire dagli occhi di mia sorella.

Chi è il vero Ade, ora?

*

Quando il danno si è fatto irreversibile, Hera ovviamente ha deciso di passare la patata bollente a me. Mi sono ritrovata faccia a faccia con Tommy D'angelo, nuda di maschere e delle solite bugie, in mezzo alla folla di studenti pronti a giudicare.

E Tommy ovviamente non ha capito.

Ho tentato di spiegargli, ma era come se nemmeno gli stessi parlando. Guardava oltre me, guardava Hera, che nel frattempo si stava occupando dell'occhio nero di Punkie assieme ad altri ragazzi, poco distante da noi.

Così mi è montata dentro una rabbia assurda, ho fatto un passo in avanti e gli ho schioccato le dita a un centimetro dalla faccia: "Ehi! Risvegliati da quel coma!" 

Tutta la scuola ha sussultato: come osa una creatura del male come me mancare di rispetto a Tommaso il dio D'Angelo? Come osa anche solo rivolgergli la parola mentre lui è coinvolto in tutt'altro dramma? Ma il dramma è esattamente lo stesso per entrambi, e chi diavolo se ne importa se ora tutti mi odiano.

Mi sono alzata sulle punte dei piedi e ho cercato di fronteggiare il più possibile quel biondo vestito da gladiatore, dicendogli: "Non è lei quella con cui sei uscito in questi mesi. Non è lei che hai portato a cena fuori e poi a pranzo da Burger King. Non è lei che è stata in sella alla tua moto fino a quel giardino sul Tevere. Non è lei che ha ascoltato i tuoi sogni e che poi ti ha baciato... Sono io."

Finalmente lo sguardo di Tommy si è posato su di me ed è stato come se mi avesse visto per la prima volta. Le sue pupille si sono ristrette mentre l'esondazione di scomode verità lo prendeva in pieno e lo trascinava nel fiume di imbarazzo in cui tutti i nostri compagni già sguazzavano con commenti e risatine.

Tommy era incredulo: "...tu? Hestia?"

"Sì..." Ho annuito, le guance roventi e gli occhi lucidi. "Hestia con la H."

A quelle parole lo sguardo di Tommy si è fatto gelido, puro ghiaccio ai vertici di un monte irraggiungibile. Ha fissato prima me, poi Hera, poi la folla tutt'intorno. Infine, ha sussurrato un: "Siete due stronze. Due grandissime stronze." E se n'è andato nel religioso e adorante silenzio della massa.

Neanche a dirlo, a seguito del loro Maximum ferito, tutti si sono scagliati contro noi sorelle Felici con epiteti cattivi, insulti e considerazioni le quali nessuno vorrebbe mai sentir dire su di sé. Punkie ha circondato le braccia di Hera e l'ha allontanata dal caos, facendo da scudo per lei. Io, invece, sono rimasta in mezzo al ballo per subire tutto quello che mi meritavo: la sfigata, l'emarginata ribelle, l'asociale inghiottita dalla sua paura più grande; gli altri. Gli altri che la odiano e che lei odia.

D'altronde l'aveva detto anche Tommy: non è che un sentimento reciproco.

Alla fine, anche io sono stata salvata dai miei amici. 

Stefano e Giulia mi hanno accompagnato di fuori e dopo la doverosa predica di Doppia G su quanto avesse da sempre avuto ragione, anche lei ci ha lasciati soli per andare in soccorso della sua amica del cuore.

Ora sono già almeno venti minuti che io e Ste siamo seduti sui gradini di marmo del retro della palestra e nessuno ha ancora proferito verbo. Almeno, la festa all'interno è ripresa con tanto di musica e grida che giungono ovattate fino a qui, a rendere un po' meno deprimente questa dolorosa sconfitta.

"L'avevo detto che questo giochetto avrebbe fatto stare male un sacco di gente." 

Mi volto, cadaverica, verso Ste: "Anche tu? Sei serio?"

Lui alza le mani: "Io l'avevo detto ancora prima di Doppia G. Era per farti notare che anche se non mi lancio in sermoni aristotelici, sono saggio anche io, a volte."

Annuisco, guardando il terriccio umido di questa serata di maggio, pigiando i miei anfibi contro di esso per vedere le impronte che vi rimangono impresse: "Avrei dovuto ascoltarvi. Non l'ho fatto e ora eccoci qua... è la giusta conclusione di una bugia tirata troppo per le lunghe."

"D'altronde capisco perché non ci hai ascoltato."

"Perché?" Domando, nella speranza che dica qualcosa di risollevate, che scacci un po' il senso di colpa.

"Perché eri soggiogata da Addominali."

Appunto.

Faccio una smorfia: "Detta così fa molto battutina acida di Hera."

Ste ridacchia: "Hera ne pagherà le conseguenze tanto quanto te. Almeno il lato positivo di essere gemelle è che vi potete dividere a metà il disagio."

Sospiro, guardando il cielo buio e apprezzando almeno quello in tutto l'ecosistema. Non so come se la stia spassando Hera, ma di sicuro non bene. Non avrebbe voluto finire in mezzo a certe figuracce, non avrebbe voluto che Punkie ne uscisse con un occhio nero... e ora chissà come la prederà lui, se si arrabbierà, se non vorrà più saperne né di me né di mia sorella, come anche tutto il resto del mondo, d'altronde.

"Ti conviene andare da Doppia G." Suggerisco a Ste, per salvare almeno lui. "Se non ne approfitti adesso, la serata si concluderà da schifo anche per te."

"Di cosa dovrei approfittare?" Si domanda, interrogando in primis se stesso, mentre posa il piede sul terreno, accanto al mio, lasciando traccia dei suoi sandali da età della pietra. Accanto a quella dei miei anfibi, la sua impronta sembra quasi la prova dell'evoluzione darwiniana. "Chissà di cosa mi ero illuso dopo il nostro confronto."

"Confronto." Ripeto nuovamente, sottolineando l'inadeguatezza del termine.

"Chissà che cosa ci ho visto in lei."

"Beh, Giulia ha delle qualità. Molto nascoste... profonde... ma le ha."

Ste scuote la testa: "Credo di avere il tuo stesso problema. E anche lo stesso problema di Tommy."

"Ossia?"

Ste alza gli occhi e mi guarda arrossendo leggermente: "Che mi sono fatto fregare dall'aspetto fisico."

Non mi aspettavo di certo questa spiegazione.

Ma Ste è piuttosto consapevole delle sue parole e me le illustra ulteriormente: "Il motivo per cui ti piaceva tanto Tommy era il suo aspetto, giusto? E a Tommy piace Hera per le stesse ragioni. A me piace Giulia perché è una ragazza super carina."

Aggrotto le sopracciglia: "Ma poi è sopraggiunto anche dell'altro."

"Certo! Ma la nostra percezione è fortemente ingannata da quel che passa attraverso gli occhi. Dalla reazione chimica del nostro corpo, a un corpo altrui."

"Quindi secondo te è questo?" Indago, per confermare di aver capito il ragionamento. "Semplice... attrazione della carne? Niente di più?"

Ste si chiude nelle spalle: "Sì."

"Ammazza." Commento, considerando che per essere tutto qui è comunque abbastanza potente come avvenimento. Uno dovrebbe girare con una benda sugli occhi, per essere sicuro.

"Alla fine si può dire di tutto su tua sorella Hera, ma è l'unica che si è presa con una persona per com'è dentro e non fuori." Osserva Ste. "Noi altri, invece, ci siamo lasciati fregare dalla superficialità, nonostante è lei che definiamo più spesso superficiale. Ammettilo, l'invaghimento per gli occhioni blu e i capelli dorati è stato l'intero movente della tua... 'trasformazione'."

"E della tua." Ribatto, provocatoria. "Prima del 'confronto', non ti saresti mai sognato di fare certi atti di coraggio."

"È vero. Forse ci serviva." Conclude, saggio. "Per ricordarci che siamo umani, con relativi pregi e difetti... non sempre visibili ad occhio nudo."

Apro la bocca, colta in contro piede da quest'osservazione: di una semplicità disarmante, ma allo stesso tempo assolutamente spiazzante. Ste si è mangiato un libro di psicologia, o direttamente Giulia Giuliani.

Lo vedo chiudersi nelle sue stesse braccia e rabbrividire per l'arietta. È ancora nudo, lo schiavo, così mi tiro giù la zip e mi sfilo la felpa.

"Tieni, va'. Fai lo schiavo alternativo." Ridendo per la sua poca credibilità, gli poso l'indumento sulle spalle e gli sorrido. Lui ricambia, sorpreso e un po' imbarazzato, specialmente quando nota il vestitino zotico.

"Bello." Commenta solamente, e di colpo mi sale un caldo esagerato.

Ma che vuole da me stasera?

"Grazie." Mi gratto il collo, non riuscendo a sostenere i suoi occhi dilatati dalle lenti da talpa. Certe volte si impegna proprio per essere imbarazzante, vero?

"Ma alla fine..." Si schiarisce la gola. "Tommy ti piace ancora?"

"Sì."

"Speri che ti perdonerà?"

"Sì." Ammetto, sapendo che però non accadrà mai e che mi odierà per tutta la vita. "E a te Giulia piace ancora?" Mi ritrovo a reciprocare la domanda, senza averla veramente processata nel cervello.

"Sì."

"Speri che ricambierà la tua dichiarazione?"

A questa domanda segue qualche secondo di silenzio, e poi...

"Quale dichiarazione?!" Ste esclama, sospettoso.

Quindi mi viene da ridere e mi alzo in piedi arruffandogli i capelli: "Ops."

Gli faccio la linguaccia e poi mi metto a correre verso l'uscita della scuola, dimenticandomi per un attimo tutta la tristezza che ho sempre provato nell'essere me.


***

ANGOLO AUTRICI

Buongiorno! :)

Finalmente siamo arrivati a questo capitolo! Personalmente, da portavoce ufficiale di Hestia, vi posso assicurare che NON VEDEVO L'ORA!

Questo capitolo è molto particolare: non so se abbia colto anche voi di sorpresa, ma a me è successo indubbiamente. Se chiedete a C. ve lo potrà confermare: all'interno di questo cap ci sono svolte assolutamente impreviste e non pianificate. E' successo così: un lampo d'idea, molto più simile a una realizzazione, o una presa di coscienza, come se ciò che sta vivendo Hes fosse davvero inaspettato anche per me.

A buon intenditore poche parole, ma voi le parole usatele pure, per dirci che ne pensate e quante teorie avete prodotto. Noi siamo emozionatissime 💜

Grazie mille per tutto il supporto che ci state dando e alla prossima, mercoledì, con un altro capitolo altrettanto intenso che vi farà battere il corazón!

Daffy e C.

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Capitolo 21
*** Zero occhi neri ***


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21. Zero occhi neri

Hera

La festa di questa sera è paragonabile a un piccolo Apocalisse studentesco, nel quale le uniche vittime siamo io e mia sorella.

Se volete la mia opinione, credo che le persone siano troppo sensibili di questi tempi. Sì, insomma, è vero che io ed Hestia abbiamo manipolato il mondo intero facendogli credere di essere una al posto dell'altra, ma non è nulla di così grave!

Chi non avrebbe fatto lo stesso, avendone l'occasione?

"Mi stai facendo male." Borbotta il punk non più punk seduto davanti a me negli spogliatoi femminili del Petrarca. Sto cercando di fargli passare l'occhio nero e non è un compito semplice se lui continua a lamentarsi.

"Scusa." Ribatto, continuando comunque a spingergli il sacchetto di plastica pieno di ghiaccio secco sullo zigomo. "D'Angelo è più stupido di quanto avessi immaginato." E, credetemi, era davvero difficile superare il livello che avevo messo in conto.

Punkie sbuffa e rimane in silenzio per un po'. Sembra piuttosto arrabbiato e questo spegne in me qualunque tentativo di sdrammatizzare. Non avevo previsto che la serata avrebbe avuto un esito così negativo e sono quasi dispiaciuta.

"Tieni questo." Gli ordino, affidandogli la medicazione di fortuna che ho trovato al tavolo del rinfresco, sotto al quale Giulio Cesare ha nascosto un minifrigo dal quale attingere in caso di emergenza. Sospetto lo abbia fatto consapevole della mia presenza alla festa.

"Senti, mi dispiace." Dico dopo un altro interminabile minuto di silenzio. Mi alzo per andarmi a sedere accanto a lui sulla panca di legno. "Smettila di ignorarmi."

"Se ti avessi ignorata da molto prima, adesso non avrei un occhio nero, Hera." Mi fa notare, il che non è totalmente sbagliato. Ma sono convinta che la sua vita sarebbe terribilmente triste senza di me a portare un po' di caos. Triste e piena di sacrifici. Letteralmente.

"Ne avresti due, visto quanto ami la matita nera." Replico senza pensare. "Vuoi che chieda a Tommy di rimediare?"

Osservo gli angoli delle sue labbra piegarsi in un sorriso, per tornare poi in meno di un secondo a essere una stretta linea retta. "Non sei divertente."

"Stavi sorridendo." Puntualizzo. Gli circondo le spalle con un braccio e appoggio la testa su una di queste. Non so perché io lo stia facendo. Ma non so nemmeno perché questa sera l'abbia baciato per ben due volte, perciò quello che sta succedendo ora è decisamente meno grave. "Sono super divertente, io."

"Sei super psicopatica." Mi contraddice lui. Il suo tono di voce si è ammorbidito appena, segno che le mie moine stanno almeno in parte funzionando. "Ti rendi conto del casino che hai combinato con lo scambio?"

"Se non fosse stato per lo scambio, tu non avresti mai conosciuto le mie dolcissime labbra alla ciliegia." Scommetto che il rimorso lo avrebbe divorato per il resto della vita. "Dovresti essermi grato."

"Hera." Pronuncia il mio nome accompagnandolo con un sospiro. Alzo la testa per guardarlo e lui ne approfitta per allontanarsi da me. Questo non promette niente di buono. "Sono serio. Hai ferito quattro persone con il tuo stupido piano. Me, tua sorella, Tommy e te stessa."

No, si sbaglia.

"Io sto benissimo così." Gli assicuro. E se Tommy avesse avuto un minimo di materia grigia, non ci sarebbero state altre vittime. "Non ho detto io a mia sorella di non confessare subito la verità a Tommy. E tu l'hai saputa molto prima, perciò..."

"Quindi a te va bene così? Non pensi di dover delle scuse a nessuno?" Mi accusa. I suoi occhi puntati nei miei tentano di farmi sentire in colpa, ma non ci riescono. "Non pensi di doverti scusare con me?"

"Tommy dovrebbe scusarsi con te, non io!" È stato lui a rovinare tutto questa sera! Se non fosse comparso dal nulla per comportarsi da scimmione geloso, adesso io e Domenico staremmo facendo ben altro nello spogliatoio. Ve lo posso assicurare. "Tu ti sei preso gioco di me allo stesso modo qualche giorno fa al cinema, noi due siamo pari, Satana."

"Satana." Ripete lui, alzandosi in piedi per guardarmi dall'alto del suo metro e settanta. "Tu sei il demonio in persona, Felici, e hai il coraggio di accusare me."

Anche io mi sollevo dalla panca e incrocio le braccia al petto. Ora che indosso le scarpe col tacco, le nostre pupille si trovano esattamente nella stessa traiettoria. "Non ho mai negato di esserlo, Punkie. Non sono per niente dispiaciuta per quello che è successo in questi due mesi. Solo per quello che è successo stasera. E sai cosa? Se ti dispiace di avermi baciato, non posso che essere d'accordo con te."

"Non ho parlato di quel bacio. Forse sei tu ad essertene pentita. Preferiresti qualcuno come D'Angelo, troppo stupido per accorgersi dei tuoi errori e farteli notare?" Replica.

Decido di rimanere in silenzio e di tornare a sedermi. Domenico mi sta ancora fissando, forse in attesa di un segno di cedimento da parte mia. "Non ho voglia di discutere." Gli spiego. "Non penso di aver commesso errori stasera, perciò puoi sederti qui con me e smetterla di puntarmi il dito contro, oppure puoi andartene."

"Bene." Conclude lui, afferrando la giacca di pelle che si è sfilato non appena siamo entrati. La indossa in tutta calma, mi lancia un'ultima occhiata e poi esce, lasciandomi sola ad ascoltare la musica proveniente dalla palestra, dove la festa è ripresa come se nulla fosse successo.

*

"Alzati, andiamo a casa." Ordino a mia sorella dopo averla raggiunta sulle gradinate. È insieme a Ste, che smette di parlare nell'istante stesso in cui io li raggiungo. "Mi dispiace, Ranocchio, la principessa torna al castello insieme a me." Gli dico, accennando un leggero sorriso di circostanza.

Ho l'umore così sotto ai piedi da non riuscire nemmeno a sparare qualche cattiveria gratuita. Sento gli sguardi degli altri studenti su di me, e in fondo posso capirli. Anche io mi incanterei a guardarmi, se mi passassi davanti. Deve essere davvero una vista sublime.

Aspetto che Hestia abbia recuperato le sue cose e poi esco dalla palestra senza nemmeno controllare dove si trovi Giulia. Probabilmente lei e il suo irritante blocchetto degli appunti stanno psicanalizzando quel povero mentecatto di Tommaso D'Angelo. Vorrà di certo chiedergli come si sente dopo aver realizzato di essere stato vittima di noi due arpie.

Stasera non ne posso più delle relazioni sociali. Comincio a capire Hestia e il suo odio verso il mondo.

Torniamo a casa dopo aver chiamato papà, che coglie subito l'atmosfera e non pone domande sulla festa. Una volta arrivata a destinazione, mi sciacquo il viso per eliminare il trucco, seguo i soliti sette passi della mia skincare notturna e infine indosso il pigiama.

"Nessuno ti ha insegnato a bussare?"

"Zitta, Melanzana, fammi spazio."

Mi infilo sotto il piumone con i teschi e inizio a fissare il soffitto con uno sguardo così truce, che potrebbe farlo sbiancare ancora di più per la paura. Sto ancora ribollendo di rabbia.

"Mi servono le tue bamboline voodoo, ho bisogno di infilzare qualcosa." Mi metto seduta e mi guardo intorno, per poi accorgermi che i pupazzetti sui quali la mia gemella sfoga la sua frustrazione sono abbandonati a loro stessi sul comodino. Ne prendo uno e comincio a pugnalarlo con uno spillo della dimensione del mio dito mignolo.

"La stai uccidendo così." La voce di Hestia è ancora più piatta rispetto a prima che io uscissi di casa, il che significa che D'Angelo l'ha ferita non poco. E questo, a sua volta, mi fa sperare che i colpi che sto infliggendo al bambolotto arrivino dritti a lui. Non si infanga in questo modo il nome delle Felici.

"Bene." Ringhio. "Andrà presto a riunirsi con Cuzco."

"Hai per caso litigato con Punkie?" Mi punta gli occhi pieni di kajal addosso - quante volte le ho ripetuto di struccarsi prima di andare a letto?! - e mi fissa con fare indagatore. "Sembri un po' nervosa."

"Non sono nervosa!" Strillo, puntando dritto al cuore di D'Angelo, il peluche di pezza. "Ho solo voglia di sofferenza e morte. Mi hai contagiata. Che schifo!"

"Hera. Dammi la bambolina voodoo." Ordina. "La povera Erica ha già sofferto abbastanza."

"Chi è Erica?"

"La bambolina. L'ho chiamata come la bambina che mi ha chiesto in prestito il pennarello nero in seconda elementare e non me l'ha più restituito. L'altra è Matilde, come..."

Alzo una mano per farla smettere di blaterare. Non ho tempo per la sua stranezza. Ci scambiamo uno sguardo, poi riprendo imperterrita a martoriare le mie vittime.

Dovrei anch'io procurarmi degli oggetti del genere. Ovvio, le mie barbie voodoo sarebbero molto più stilose e meno macabre. Il Ken, invece, avrebbe in tutto e per tutto le sembianze di Tommy, che somiglia di per sé a un biondo ossigenato e stereotipato. Non sarebbe così difficile reperirlo, di certo ne farebbe un'accurata rappresentazione delle sue facoltà intellettive.

"Hera, posso chiederti perché stai infestando il mio umile giaciglio per la notte?"

Vuole che infilzi anche lei?

"Cos'ha che non va in quel cervello pieno di piercing?" Strillo, passando a punzecchiare con la punta di metallo la morbida scatola cranica di Erica (o Matilde?).

"Hai litigato con Mimmo." Sentenzia mia sorella con un sospiro. "Per colpa di Tommy. Ossia per colpa mia. E cioè per colpa tua, che hai messo in moto il domino di catastrofi che ci ha travolti tutti."

"Per l'ultima volta, figlia illegittima dell'angelo che Dio ha sbattuto fuori dal paradiso, non è stata colpa mia!" Chiarisco, alzando lo spillo e puntandolo nella sua direzione come fosse una spada laser. "E, comunque, tra Tommy e noi due Felici era tutto finito mentre io stasera conoscevo territori inesplorati tra le labbra di Punkie. Era tutto finito!"

"Il pensiero di te e Domenico insieme mi dà i brividi." Commenta lei. "Siete due esseri malvagi e privi di scrupoli."

"Oh, non nominarlo nemmeno!" Va bene, ora ha un occhio nero, ma solitamente se li scurisce di proposito, quindi che differenza fa? Ha solo voluto reagire da ragazzino ferito e scaricare tutta la responsabilità su di me, che sono innocente. "E poi non stiamo insieme!"

"Per l'amor delle mie povere orecchie, la vuoi finire di gridare?" Sbuffa. "Vuoi che mamma e papà ci sentano e ci mettano lo zampino? Credimi, non vuoi."

Sbuffo e tiro via le coperte da entrambe senza troppa delicatezza, poi mi alzo e marcio fino alla cucina. Quel maledetto shinigami con le sopracciglia metalliche mi ha messo voglia di zuccheri per addolcire questa serata dal finale tragico. Recupero una vaschetta formato famiglia di gelato alla stracciatella dal freezer, prendo due cucchiai dal cassetto e faccio ritorno all'inferno formato camera di Hestia.

"E non dire che sono egoista." Mormoro. O per meglio dire, minaccio. Tutto ciò che esce dalla mia bocca stasera sembra una sentenza di morte e non solo ne sono consapevole, ma ne sono anche quasi compiaciuta. Ad ogni modo, consegno la posata a mia sorella e subito dopo inizio a ingurgitare la crema di latte senza un briciolo di dignità.

"Tommy non vorrà vedermi mai più, vero?" Piagnucola la mia gemella al mio fianco, la vitalità simile a quella di un'ameba gravemente malata. "Avresti dovuto dirmelo che l'amore fa schifo."

"Hestia." Sospiro io, presa da improvvisa ispirazione per rilasciare una delle mie massime di vita. "L'amore non fa schifo. Quello è Tommaso D'Angelo."

"Smettila." I suoi occhi lanciano saette che io schivo sapientemente. "Tu non hai mai capito che Tommy è speciale."

Dovete credermi quando dico che sto provando davvero a essere comprensiva verso i problemi di Dracula, ma non posso riuscirci se lei mi fornisce spunti di questo genere. "So che Tommy è speciale, Hes. Non potrei utilizzare termine più delicato per descrivere la sua totale stupidità."

"Non è stupido!" Protesta lei, anche se sa che ho ragione. Chiunque abbia una conversazione di almeno due battute con lui si rende conto che ha l'intelletto di una seppia. Beh, almeno le seppie hanno un ruolo nella società. "È solo incompreso."

"È solo un po' più carino della media. E se tu andassi oltre questo aspetto, cara sorellina gotica, capiresti anche tu quanto in realtà sia un essere totalmente inutile." E tutta questa saggezza da dove arriva? "A lui piace Hera. Non la sottoscritta. Semplicemente l'idea che si è fatto di me. Gli piace l'involucro, non il contenuto."

Lei abbassa lo sguardo. Non ha ancora toccato la sua metà di gelato e questo la dice lunga. Se non provassi ribrezzo al solo pensiero di dimostrarle fisicamente il mio affetto, tenterei persino di metterle un braccio intorno alle spalle. Ma non succederà, tranquilli.

"Non azzardarti a piangere di nuovo per lui!" La minaccio di nuovo, questa volta puntandole in faccia il manico del cucchiaio. "Non gli piacerai mai, così come nemmeno io gli piacerei mai se andasse a fondo."

Circa quattro secondi dopo aver parlato, mi trovo la fronte di mia sorella appiccicata al braccio. Le sue lacrime amare mi bagnano il pigiama di Gucci e a me non resta che sperare che il naso non inizi a colarle. Un lungo sospiro da parte mia sovrasta per un istante i singhiozzi, mentre Hestia prende la forma di un salice piangente.

"Cosa..." sniff "è successo" sniff "con Mimmo?"

Sento un'irrefrenabile bisogno di mandare giù un'altra cucchiaiata di gelato. Sarò brufolosa entro domani mattina e questo non mi piace per niente. Brufolosa e piena di moccio di mia sorella.

"Non te lo dico finché non smetti di lagnarti per Cervello da criceto."

"Cuzco!" Un'altra scossa di pianto le fa tremare le spalle e io sto per avere una crisi di nervi. Caro Cuzco, sono davvero dispiaciuta per la tua prematura dipartita, ma è il caso di finirla di apparire così subdolamente nelle nostre vite.

"Basta!" Esclamo, esasperata. Appoggio la vaschetta di plastica sul comodino e afferro invece il telefono di Hestia, abbandonato sullo stesso in attesa di un messaggio di redenzione da parte dell'origine di tutti i nostri mali. "Scrivi il suo nome su Death note mobile."

"Tu..." sniff "conosci..." sniff "Death note mobile?"

"Non fare domande." Le ordino. Lei annuisce incerta, ma poi esegue senza protestare. Noto che il mio nome compare più volte nella lista e non posso nascondervi che ne sono piuttosto felice. È un onore che Hestia mi auguri una morte tra atroci sofferenze, è il suo modo per dirmi che mi vuole bene.

Una volta compiuta la missione che le ho assegnato, la dea del focolare mi riconsegna il cellulare, che io provvedo a rimettere a posto.

"Punkie è arrabbiato con me per futili ragioni. Forse gli passerà, forse no. Non mi importa." Incrocio le braccia al petto e mi lascio andare a un lungo sbuffo. "Tutto qui. Non mi interessa."

"Hera." Mi chiama il panda qui a fianco, ha la faccia tutta sporca di kajal mischiato a lacrime. Potrebbero usare una sua istantanea per minacciare i bambini che non vogliono mangiare le verdure. "Secondo me ti interessa."

"Invece no." Nego.

"Sì."

"No!"

"Hera."

"Okay, sì, mi interessa!" Sbotto. "Dovrei chiedergli scusa?! Per cosa? Per aver cercato di aiutare mia sorella a uscire dalla sua inettitudine?"

"Dovresti chiedergli scusa per dimostrargli che non succederà mai più. E perché Mimmo ti piace. E tu piaci a Mimmo." Mi sorprendo che Hestia non aggiunga un che schifo! alla fine di tutto. "Sei l'unica a cui non è andata male. Io e Tommy. Ste e Giulia. Esiti disastrosi."

"Ste dovrebbe dimenticare Giulia. Le voglio bene, ma..." Mia sorella annuisce, il che mi fa dedurre che la mia espressione dica tutto. "Sai, Hestia, il segreto è cercare qualcuno con le stesse proprie tendenze demoniache. Guarda me e Punkie, ad esempio..." Mi fermo. Sospiro. "Guarda quanto siamo stupidi a non lasciar perdere la nostra testardaggine."

"La Felici rosa sta ammettendo i propri errori?" Si porta una mano al cuore, fingendosi stupita. Va bene, la preferivo piangente e disperata. "Trova il modo di farti perdonare."

Ritengo di non aver nulla da farmi perdonare, ma... "Come?"

"Ti cedo il mio posto per la presentazione del progetto di scienze." Replica prontamente lei, portandomi ad inarcare scettica un sopracciglio. "Per favore. Non ho le forze per tornare a scuola lunedì. So che a te non interessa nulla degli sguardi storti da parte di Tommy, ma io..."

Alzo gli occhi al cielo, scuotendo il capo. È vero, Tommy non mi provoca nessuna reazione se non quella che avrei alla vista di una mosca nel mio frullato avocado e lime. "Lo stai proponendo per tuo tornaconto personale o sei solo molto altruista?"

Lei fa spallucce e io mi limito ad accettare senza indagare ulteriormente, forse solo perché non so che altro fare per rimediare a ciò che è successo un paio di ore fa. "Ma questa è l'ultima volta. Okay?"

*

Da questa mattina mi aggiro per il Petrarca vestita a lutto, ma almeno stavolta lo sto facendo per una buona causa. Ho mantenuto un profilo così basso, da non essere nemmeno andata a prendere la mia solita cioccolata con lo zucchero al massimo alle macchinette.

Le ho solo guardate da lontano, constatando che Tommaso D'Angelo oggi è venuto a scuola. Non sembra poi così scosso, al contrario di mia sorella, che è rimasta a casa a guardare Il giardino delle torture a ripetizione. Devo ammetterlo, mi fa un po' pena. Ho deciso che vendicherò l'onore di noi due Felici non appena rivestirò di nuovo i miei panni.

Allora sì che Tommy avrà qualcosa per cui essere arrabbiato.

Dopo il suono dell'ultima campanella, mi preparo ad andare nel laboratorio di scienze, dove finalmente metterò fine alla tortura che mi ha portata a conoscere Punkie. Spero solo di non dare a quest'ultimo nuovi motivi per odiarmi.

Hestia mi ha istruito a dovere ieri pomeriggio. Mi ha obbligata a ripetere la lezione per almeno cinquantacinque volte, e sarebbe andata avanti, se non la avessi minacciata con il tubetto di crema per opacizzare la zona T. Ha paura che io rovini ogni cosa. Pff.

Per ora è tutto sotto controllo, sono seduta in fondo all'aula e sgranocchio i miei crackers integrali e sorseggio il mio succo d'ananas. Non è quello con cui Hestia pranzerebbe, ma sono sicura non sia il mio cibo a fulminare Punkie sul posto non appena fa il suo ingresso nella stanza. 

Mi osserva per qualche secondo, poi sospira e scuote leggermente il capo. È tornato al suo solito look da disadattato, con l'aggiunta di alcuni segni violacei sullo zigomo destro. Non disprezzo. E questo è tutto ciò che dirò sulla faccenda.

"È uno scherzo?" Mi chiede in un sussurro dopo essersi seduto nel posto accanto al mio, estraendo dal suo zaino un panino con il salame. Mi chiedo come sia possibile che la sua pelle sia priva di imperfezioni con un'alimentazione così sregolata.

"Non so di cosa tu stia parlando." Ribatto, ricorrendo alle mie migliori doti recitative. "Spero tu abbia studiato i mitocondri ieri."

"Hera, dov'è Hestia?" Domenico mi punta gli occhi castani sulla faccia, dimostrando ancora una volta come sia più sveglio di D'Angelo in una sola, semplice frase. "Pensi non sia in grado di riconoscerti? Mi credi così stupido?"

"Abbassa la voce." Gli ordino, vedendo entrare alcuni compagni di corso. Se fa saltare la nostra copertura siamo finiti. Sospetto che, nonostante uno scambio tra gemelli non sia contemplato nel regolamento scolastico, possa essere motivo di sospensione. "Hestia è troppo depressa per vivere. Quindi eccomi qui. Sorpresa!"

"Hera, tu a malapena sai cos'è una cellula." Il suo sguardo si fissa su di me, che smorzo la tensione rinfrescandomi la gola con il succo. "Non puoi basare il tuo intervento sull'importanza di possedere almeno un paio di scarpe di Versace, lo sai?"

"Ho studiato, okay? Per mia sorella e per te, caro figlio del demonio, perché Hestia è troppo distrutta anche solo per esistere e per non lasciare che la tua media precipiti come il battito cardiaco di Cuzco. Perciò mi fai il favore di chiudere la bocca e fidarti di me. Tutto chiaro?"

Punkie non mi risponde, il che mi fa per un attimo desiderare che il pranzo gli vada di traverso. Alza le spalle e ruota di quarantacinque gradi sulla sua sedia per fissare la lavagna, ignorando, di conseguenza, la sottoscritta.

Bene. Che si comporti pure da bambino viziato. Questo non cambierà il fatto che non ho intenzione di fare brutta figura oggi.

Il suo atteggiamento mi dà la giusta spinta per affrontare l'interrogazione come farebbe Hestia, cioè con determinazione e voglia di morire. Riesco a rimediare un nove.

L'unico nove della mia vita e il merito andrà a Hestia.

Fantastico.

Ad ogni modo, arrivati alla fine dell'ora, Domenico non mi rivolge ancora la parola. Mi aspetto almeno un saluto da parte sua, ma lui è in assoluto silenzio stampa.

Deduco che l'unica soluzione sia passare alle maniere forti.

Mi approprio della sua mano, lo trascino nel bagno delle ragazze e mi paro davanti a lui senza nessuna intenzione di farlo uscire fino a che non si sarà deciso a smettere di avercela con me.

Qualcuno dirà che si tratta di sequestro di persona, io lo chiamo semplicemente Metodo Felici.

"Smettila di avercela con me." Dico infatti, senza mezzi termini. Potrei anche sbattere i piedi per terra, se fosse necessario.

"Non sono arrabbiato con te, Hera."

Sta mentendo. Sta. Mentendo. Mi odia e non vuole ammetterlo.

"Non mi hai parlato per tutta la lezione. Vuoi che ti chieda scusa per quel che ho fatto a mia sorella, con la sua stessa complicità? Va bene. Scusami!" Sbuffo, esasperata. "Ma dacci un taglio, perché mi piaci. Ed Hera Felici ottiene sempre quello che vuole."

Un mezzo sorriso compare sulle sue labbra, facendomi istantaneamente distendere i muscoli. Da quando i miei muscoli dipendono tanto da quello che Punkie pensa di me? Quando mi sono rammollita così? Potrei essere degna concorrente di Stefano.

"Sembra che tu mi stia supplicando, Hera Felici." Il vampiro dai capelli fucsia è evidentemente contento di questa svolta nel nostro a malapena esistente rapporto. Comunque, per la cronaca, io non sto supplicando nessuno. "Non solo. Mi hai appena confessato che ti piaccio. Sarebbe un vero peccato se io non ricambiassi."

Ed è proprio questo il momento in cui ho la certezza che invece sia tutto il contrario. Ormai ti ho capito, Caruso. Noi siamo uguali.

Sono la ragazza perfetta per un ragazzo come te.

"Sì, me lo aspettavo. Nessun problema." Unisco le labbra in una linea dritta solo per fingermi amareggiata. Sospiro teatrale. Uscita di scena in tre... due... uno... "Beh, ci vediamo."

Cammino verso la porta a passo spedito, la consapevolezza di stargli rendendo difficile il suo stesso gioco.

Il mio piede tocca la fuga che separa le piastrelle del bagno da quelle del corridoio, l'odore di disinfettante per pavimenti mi travolge solo per un istante. Una mano scheletrica mi prende per il braccio e mi trascina di nuovo dentro, in un movimento abbastanza sicuro da essere stato chiaramente e accuratamente premeditato.

Ecco come Hera Felici gettò nello scarico la sua dignità e finì a baciare un punk psicopatico nel sudicio bagno di una scuola deserta.

Non male, eh?


***

ANGOLO AUTRICI

Ma... Ma... Ma che teneroni, questi due. 💜

Coraggio, fan, fatevi sentire per gli Hunkie, su le maniiii!

Ok, siamo troppo gasate.

Dobbiamo ammettere che questa coppia è nata e sbocciata su un terreno per nulla fertile, sorprendendo tutti con un piccolo, insperato miracolo. Ovviamente non sarà così facile per loro ammettere che sono, effettivamente, una coppia, ma mancano solo 4 capitoli alla fine, volete proprio che non ci diano questa gioia?

Magari sarà grazie al loro aiuto che la situazione con Tommy si risolverà ed entrambe le gemelle Felici saranno finalmente felici.

Seh, ma chi ci crede!

Restate sintonizzati su di noi, mi raccomando, e date sempre un'occhiata ad entrambi i nostri profili per trovare sempre storie nuove, o rivisitazioni di qualche perla antica. Siamo due autrici decisamente produttive, vero, C.?

Alla prossima!

Daffy e C.


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Capitolo 22
*** Zero webcam ***


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22. Zero webcam

Hestia

Il mio rientro a scuola è traumatico.

Sono riuscita a fingermi malata per un tempo ragionevolmente lungo (lunedì e martedì) dopodiché mia madre ha scoperto gli altarini et voilà: costretta a compiere il mio dovere a calci nel sedere.

Già, come se non fosse già abbastanza brutto essere odiata da Tommy, presa in giro da mezza scuola e sgridata dalla mamma. Oggi è davvero un giorno nefasto.

Per tutta la mattina sono riuscita ad essere un'ombra: cappuccio calato sugli occhi, sguardo basso e spray al peperoncino in tasca, per i casi estremi. A ricreazione niente caffè, durante le lezioni attenzione estrema solo ai professori e non alle risatine e, infine, ai cambi dell'ora reclusione nel bagno delle femmine per evitare spiacevoli incontri.

Tutto liscio come l'olio.

Fino all'uscita dopo l'ultima ora.

Sto infatti seguendo la semiretta immaginaria che collega la mia posizione attuale a un infinito di sofferenza che mi spetta a casa, quando qualcuno bussa sulla mia spalla. Mi volto, sperando che i buchi neri al posto dei miei occhi lo risucchino via, ma purtroppo mi ritrovo davanti a un mio simile e quindi non riesco a trarlo in inganno.

"Ehi, Punkie."

"Hes, ti è caduta una cosa."

"Cosa?" Faccio voltandomi appena all'indietro.

"La voglia di vivere. Tieni, spero di ridartela con questo."

Punkie mi porge un foglietto di carta e accompagna la sua sagace battuta con un'espressione di gioia. Non lo vedevo così radioso da quando ci siamo sparati due ore di omicidi di massa in streaming, anche se, in generale, non è mai stato radioso.

Ora c'è qualcosa in lui. Qualcosa di strano. 

Sono forse... cuoricini al posto degli occhi? Mio Dio, Hera ha rovinato pure lui. Quella donna è il quinto cavaliere dell'apocalisse.

Con questa profezia oscura impressa nella mente, srotolo la finta pergamena di Punkie e leggo le parole scritte in calligrafia ordinata: sono state firmate dalla preside in persona, la quale attesta che Hestia Felici e Domenico Caruso sono gli studenti più brillanti del laboratorio pomeridiano di scienze. Inoltre, specifica che grazie a noi quest'attività extracurricolare verrà riconfermata anche l'anno prossimo, rendendo così il nostro liceo un'eccellenza non solo nel campo umanistico.

"Wow." Commento, fermandomi nei pressi del parcheggio. "Non credevo che fosse così importante per la scuola."

"Invece lo è. Visto che roba? Siamo stati fantastici." Punkie sbandiera la sua cresta come fosse veramente quella di un gallo, ma io non riesco a condividere la sua allegria. 

"Mimmo, questo attestato è sbagliato. Non è il mio nome che dovrebbe apparire accanto al tuo, ma quello di mia sorella. In fin dei conti, è stata lei a portare a termine il progetto. Fosse stato per me, nemmeno mi sarei presentata a scuola."

"È vero, ma l'esposizione finale non ci sarebbe stata senza tutto il lavoro in precedenza. E il lavoro in precedenza di Hera è consistito nell'interrogarsi sulle calorie di un frullato all'ananas anziché sulle particolarità delle cellule, quindi..." Punkie si chiude nel giubbotto in pelle che indossa nonostante facciano trenta gradi, e la sua provocazione viene raccolta da Satana in persona, che gli spunta da dietro la spalla destra con fare minaccioso.

"Senti, signore oscuro, il fine giustifica sempre i mezzi, quindi ciò che importa è risultato." Hera mi ruba l'attestato dalle mani e legge solo le parole chiave, per poi restituirmelo. "Per carità, lasciamo pure i vostri due nomi. Non voglio che la gente pensi che sono una nerd: il passo dalle stelle a Big Bang Theory è molto più breve di quanto sembri."

"Una falcata di tacco dodici?" Propone Punkie.

Hera lo fissa assottigliando gli occhi: "Esatto. E dato che mi sta capitando proprio in questi giorni a causa della stupidità dei nostri coetanei, so che è meglio evitare ulteriori fraintendimenti. È già abbastanza che mi deridano per aver scambiato i panni con Miss Oltretomba."

Punkie non può non guardarla con divertimento e ammirazione: "Sua maestà non gradisce rientrare nell'albo dei popolani intelligenti. Meglio così; in effetti il tuo nome stonava troppo vicino alla parola brillante."

"Sono brillante in altri sensi, ma tu che ne sai, cavaliere della notte?"

"In tal caso, allora, grazie." Stringo la pergamena al petto e guardo prima Punkie, poi mia sorella. Quando sta insieme a lui, mi è più simpatica. Mi viene voglia di volerle bene.

"Prego, ma sappi che è la prima e ultima volta che ti faccio un favore del genere, piccolo mostro di palude."

Scherzavo.

"E comunque." Hera si ravviva la chioma luminosa. "Nonostante sia tutto merito mio, complimenti anche a voi due. Buon lavoro di squadra: perfezionabile, ma comunque efficace."

Quest'affermazione dev'esserle costata quanto l'ultima trousse di Urban Decay, infatti sotto i chili di fondotinta vedo un leggero rossore, mentre Punkie trattiene una risata. Beh, sarebbe il caso di specificare che non dovrebbe parlare di squadra, né ritenersene il leader, dato che dove ci siamo noi due non può nemmeno esistere una squadra. Io ed Hera... che siamo diverse anni luce e inconciliabili come il caffè e il succo di papaya... io e quella lì... una squadra. Tss, ma per piacere. Ma quando mai. Venitemelo a dire quando anche lei si tingerà i capelli come Punkie.

Ecco, sto appunto per ricordarle questo, quando la nostra attenzione segue quella di tutti gli altri studenti verso la porta della scuola.

Mentre Tommy la sta varcando per uscire a testa bassa, Francesco, il suo simpatico amico decerebrato, gli si para davanti e lo ferma con tono derisorio: "Ehi, D'Angelo, hai visto per caso mio fratello Francy?"

Lui alza li occhi - quei magnetici occhi! - e osserva il compagno di classe che si è messo un paio di occhiali da sole.

"Levati, dai." Lo spinge da parte.

Allora Francesco si toglie gli occhiali e lo ferma di nuovo: "Ohi, eccoti Tommy, forse hai visto passare mio fratello Bruno. È quel ragazzo alto con gli occhiali da sole." Francesco si rimette gli occhiali. "Ehi, Francy, ecco dov'eri! Ti ho cercato ovunque! Ho chiesto anche a Tommy ma non ha saputo rispondermi!" E li leva di nuovo. "Bruno! Eccoti qui! No, meglio non chiederle a Tommy queste cose, lui probabilmente pensa che siamo la stessa persona!"

Francesco scoppia a ridere e di colpo diventa il nuovo tipo più figo della scuola. Quindi le ragazzine di prima e seconda assecondano la sua stupida presa in giro, voltando le spalle a Tommy e ridacchiando di lui con commentini e faccette varie.

Io ed Hera ci scambiamo uno sguardo ed è questione di un attimo.

In meno di un secondo passa dall'una all'altra una scarica di complicità che non avevo mai sentito prima d'ora. Lasciando Punkie a bocca asciutta, ci muoviamo con la coordinazione di un plotone intero di soldati e fischiamo per guadagnare l'attenzione della mandria di oche.

"Ehi, Francesco!" Squilla la voce di Hera, sopra il ronzio degli studenti. "Ci stavamo chiedendo: chissà perché non l'abbiamo fatto con te il giochetto dello scambio. Hes, tu hai idea del perché?"

Mi picchietto l'indice sulle labbra: "Non saprei, forse perché lui non ne valeva la pena che ne è valsa invece con Tommy?"

"Sì, penso ci sia anche quello tra i motivi, oltre al fatto che non è bello nemmeno un millesimo di quanto lo sia Tommy."

"Non è nemmeno tenace, simpatico ed intelligente come Tommy."

"E ce ne vuole!" Commenta Punkie da dietro, per aiutarci a modo suo.

"Ma forse c'era da aspettarselo." Aggiunge una quarta voce, quella di Ste, che arrivando alle nostre spalle, si posiziona in mezzo a noi due con fare sorprendentemente combattivo: "D'altronde Francesco era un signor nessuno come tutti noi, prima di avere qualcuno di popolare da sfottere."

Hera approva con enfasi: "E che ci siano addirittura non una, ma ben due ragazze a creare tutto questo scandalo per lui sarebbe stato davvero irrealistico."

"A mala pena riesce a crearselo da solo lo scandalo, per un quarto d'ora di gloria." Faccio notare.

"Davvero molto scaltro, Francy." Chiude magistralmente Hera. "Non è che ti rimetteresti gli occhiali, così almeno conosciamo tuo fratello Bruno, nella speranza che sia anche solo un po' più sopportabile di te?"

Tutta la marmaglia si mette a ridere, Francesco finge di scrollarsi le nostre parole di dosso e alla fine tutti tornano alla loro vita ritenendo più importante il gossip in sé della fazione con cui schierarsi. A quel punto, Tommy prende a camminare velocemente verso la nostra direzione con gli occhioni fissi su noi Felici. Il mio cuore si spappola spontaneamente alle pareti della gabbia toracica, sicuro che questa potrebbe essere la fine, ma invece lui ci raggiunge e non ci degna di una sola parola. Recupera la sua moto dal parcheggio, la fa partire e slaccia il casco appeso al manubrio. Prima di infilarlo, ci lancia solo un ultimo sguardo impossibile da interpretare, forse indeciso tra un 'grazie' e un 'continuo comunque ad odiarvi', e poi... se ne va.

Mentre io sfiato tutta la morte che ho avuto dentro in questi interminabili secondi, Hera batte il cinque con Punkie e Ste: "Incredibile! Siamo veramente l'oligarchia che governa questa scuola!"

"Vedi come ti sei ripresa il trono senza problemi, signorina Big Bang Theory?" Punkie le fa l'occhiolino e lei ricambia con sguardo malizioso.

"Hera Felici ottiene sempre quello che vuole, ricordi?" Poi si volta con leggero stupore verso Ste. "E tu, che è? Ti sei veramente fatto crescere una colonna vertebrale? Combatti il bullismo con il bullismo, adesso? Che cos'hai fatto al nostro amico Stefano Russo?"

Ste fa il modesto: "Semplicemente, se qualcuno ferisce i miei amici, io combatto al loro fianco." 

"Così mi fai sentire in colpa per averti preso in giro, l'altra volta al telefono."

"Senticiti." Ribatte lui, in realtà perdonandola con un semplice sorriso.

Hera si scusa a modo suo, poi si fa leggermente prendere la mano dall'entusiasmo: "Prossimo passo, cari amici: conquistiamo la Terra!"

Dunque sento di dover smorzare i toni ed intervengo con uno sbuffo guastafeste: "Ma cosa vuoi conquistare, se riusciamo a malapena a rimettere al suo posto un idiota. Non vedete come se n'è andato D'Angelo? Saranno giorni che lo trattano così e non è di sicuro dai suoi nemici che vuole farsi aiutare."

"Però devi ammettere che unendo le forze abbiamo già fatto qualche passo in avanti." Osserva Ste.

"Forse dovremmo continuare in questa direzione, se vuoi a tutti i costi il perdono di Tommy." Completa Punkie. "Squadra che vince non si cambia, no?"

"Giusto!" Esulta Hera con un sorriso malvagio. "Dobbiamo mantenere quest'impostazione e ampliare le nostre risorse. Noi quattro saremmo pure una squadra vincente, ma siamo comunque una squadra incompleta."

Punkie aggrotta le sopracciglia: "Chi altro manca all'appello?"

Ste e io ci guardiamo impallidendo. Hera non vorrà mica affidare le sorti del mio quieto vivere con Tommy... a Doppia G?

*

"Certo, ovvio che vi aiuto." 

Doppia G oggi pomeriggio è ancora più magnanima del solito.

Hera l'ha convocata a pranzo nel suo baretto preferito, dove fanno cioccolata calda anche con trenta gradi fuori. Per questo, e altri mille assurdi motivi, lei e Punkie sono davvero una coppia perfetta.

Punkie è stato ufficialmente presentato al CCNR come 'amico' di noi sorelle. Tutti in realtà sappiamo che ora come ora lui ed Hera si nasconderebbero nei bagni a fare cose vietate ai minori, ma i primi a non volerlo ammettere nemmeno sotto tortura sono loro due, quindi niente, abbiamo un nuovo 'amico'.

La sua aggiunta al Comitato è stata presa con filosofia: forse Mimmo è l'unico dei cinque ad avere veramente delle buone qualità personali, ma comunque non era questo il motivo della riunione. Secondo Hera, autoproclamata leader del gruppo da secoli e secoli, per ristabilire l'equilibrio con Tommy bisogna pianificare un avveduto intervento di squadra.

È chiaro che la mia vita e quella di Tommy non possono continuare in questo modo, senza che uno dei due si suicidi. È anche vero che Punkie ha ancora un occhio nero ed Hera delle scuse da porgere per essere il primo tassello del domino, perciò è ormai lampante che sia necessario un chiarimento. L'unica persona abbastanza psicolabil-ehm, psicologa da poter indurre Tommy a prestarci attenzione, a questo scopo, sarebbe proprio Doppia G. Non solo per le sue spiccate capacità da strizza cervelli (che nel caso di Tommy avrebbe comunque ben poco da strizzare), ma anche perché, di fatto, lei c'entra con lui come i cavoli a merenda. Si saranno visti sì e no un paio di volte, agli eventi in comune con le nostre scuole o, in generale, agli eventi dove lei si è imbucata, tipo la festa di sabato scorso.

Una faccia estranea non dovrebbe destare sospetti nel buon Tommaso e quindi si è deciso che Giulia sarà la nostra esca per attirare il gallo nel pollaio. Faremo incontrare Giulia e Tommy con una scusa e poi lei lo costringerà ad avere un confronto con noi: diremo tutta la verità e nient'altro che la verità a D'Angelo, compresa tutta la parte sulla mia pesante e imbarazzate cotta nei suoi confronti, e poi... e poi si vedrà, ma almeno ci saremo chiariti e lui potrà smettere di girare per scuola con la morte negli occhi. Quello è il mio ruolo, caro D'Angelo.

"Comunque non abbiamo ancora trovato la scusa." Esordisce Ste sorseggiando la cioccolata alla cannella. "Cioè, come attiriamo Tommy verso Giulia o viceversa?"

Punkie, che è il più pratico, propone la via più semplice: "Lei gli scrive in chat e organizzano un appuntamento."

"Non tutti si fanno abbindolare dalle chat, signor manipolatore di utenti ignari." Gli sibila addosso Hera.

"Tommy si farebbe abbindolare anche da un cartellone pubblicitario a grandezza d'uomo con scritto 'è una truffa'."

"In questo caso, non credo." Intervengo rimescolando il mio fondente cento per cento. "È troppo ferito per volere un appuntamento così presto."

"Infatti." Ste supporta la mia tesi solo perché l'idea di Doppia G che ci prova con Tommy non lo entusiasma molto. "Hes, tu dovresti pensare a qualcosa dato che lo conosci un po' più a fondo..."

"Cioè nei suoi ben due centimetri di profondità." Commenta Hera.

E Punkie le fa eco: "Senti chi parla."

Fra tre secondi li troviamo avvinghiati l'uno all'altra sul tavolo, vi avverto. La tensione sessuale sta praticamente facendo ribollire le cioccolate.

"Ci sono!" Me ne esco in un lampo di genio, dato dalla fantasia di Hera e Punkie che si accoppiano selvaggiamente come in un romanzo erotico. "Ora ho in mente tutto il piano! Ecco qua, sentite..."

*

Due giorni dopo, al sabato pomeriggio, ognuno di noi si trova ai posti di combattimento. Abbiamo organizzato un evento, un vero e proprio evento, nella nostra scuola, con l'aiuto di due buoni di cuore che hanno voluto perorare la nostra causa.

Giulio Cesare, il nostro rappresentante d'istituto, che ha acquisito ormai tale soprannome, ha convinto il laboratorio di teatro di farci avere l'aula magna durante le attività extracurricolari pomeridiane. Dunque, noi abbiamo usato l'ora e il luogo liberi per invitare un'amica di vecchia data: ricordate Marinella Argenti, la scrittrice emergente della conferenza? Ecco, l'abbiamo fatta contattare da Giulio Cesare e le abbiamo chiesto di venire a fare un incontro firma-copie proprio qui al Petrarca. Il tutto è passato come una bellissima iniziativa culturale, quindi lei ha accettato di buon grado e la preside ne è stata felice, ma, in realtà, il casino serve segretamente per attirare Tommy in un'atmosfera propizia.

Come da copione, infatti, il sabato alle quattro, l'aula magna è popolata dai nostri concittadini che hanno letto il libro di Nelli. Ormai l'ho conosciuta e posso chiamarla con il soprannome: mi piacciono lei e il suo libro! Sono pazzi a tal punto di avermi ispirato in questo piano malvagio.

Comunque, la scuola è stata aperta a tutti, quindi troviamo abbastanza varietà di popolazione, tra cui, ovviamente, è venuto anche l'esemplare Tommy D'Angelus incazzatus. Come premeditato nel complotto, lungo la fila per le firme Doppia G gli si è casualmente piazzata dietro le spalle e ha finto sin da subito un esagerato interesse per la situazione, solo per instaurare una connessione con il nostro obiettivo.

Credevamo che non sarebbe stato facile: Tommy ama sul serio la letteratura, mentre Doppia G odia Marinella e qualsiasi cosa abbia scritto, tuttavia, l'idea sembra aver funzionato fin troppo bene. I due si sono immediatamente connessi, lanciandosi in noiosissime conversazioni sulla poesia e la filosofia, mentre noi del Comitato li spiavamo da dietro il tendone del laboratorio di teatro.

A un certo punto, Giulia e Tommy, con i loro libri firmati, hanno deciso di proseguire l'appassionante conversazione sui massimi sistemi altrove. Come stipulato da accordi precedenti, Giulia ha portato Tommy in aula di informatica e lì si è svolta la seconda parte del piano, in cui siamo scesi in campo noi.

La prima a 'passare fortuitamente' davanti all'aula è stata Hera, che, notando Giulia al suo interno, ha fatto finta di non vederla da una vita e si è lanciata al gridolino da migliore amica. Le due hanno rivelato a Tommy di essere legatissime, e lui che ormai si era ritrovato impantanato nella situazione, è rimasto con loro unicamente per non fare figuracce.

Tuttora sono ancora immersi nelle chiacchiere di circostanza, mentre noi continuiamo a fare le telecamere di sorveglianza umane. Punkie, che è un cavolo di hacker maledetto, ha collegato le webcam dell'aula di informatica al suo cellulare, e quindi abbiamo potuto osservare il tutto come nel più perverso dei Grande Fratello, addirittura da più prospettive. George Orwell, guarda che degni eredi che hai! Dopotutto, Hera aveva ragione: io e lei insieme saremo pure un disastro, ma io e lei e questo gruppo di pazzi come squadra possiamo fare grandi cose. Davvero grandi cose. Potremmo chiamarci tipo 'I Cuzco alla riscossa', o un nome simile.

Intanto, Hera e Giulia sono passate all'attacco, portando la conversazione al livello sperato.

"Seriamente, Tommy, in questi giorni sono stata costretta a farmi un esame di coscienza e ho cercato di trovare l'occasione di chiederti ufficialmente scusa, ma eri sempre sfuggevole, e poi c'erano i nostri stupidi compagni tra i piedi, a rendere il tutto ancora più difficile." Hera si tiene a debita distanza da lui, però, per una volta lo guarda in modo sincero. "Mi dispiace tanto per essere stata così egoista e senza scrupoli. E il fatto che io mi dispiaccia per qualcosa è raro quanto uno sconto del trenta per cento sullo Chanel numero 5."

"Scusa anche tu." Ammette Tommy, evitando di incrociare gli occhi che tanto gli piacciono. "So che alla festa non mi sono comportato per niente bene. Oltre a dire della cattiverie, il pugno che ho dato a Domenico, io..."

"Lo sai che ora è il mio ragazzo, vero?"

Punkie, qui in regia accanto a me e Stefano, allarga gli occhi in un'espressione stupita. È talmente in imbarazzo che la sua faccia assume la stessa tonalità della cresta. Né lui né il resto del creato si sarebbe aspettato una dichiarazione del genere da parte di Hera, quindi mi chiedo se quell'ottusa di mia sorella abbia capito di essere in mondovisione o se è certa che solo Tommy e Giulia possano sentirla. Conoscendola, è l'ipotesi numero due, e intanto sulle labbra di Mimmo si disegna un tenero sorriso.

"Sì, lo so. Cioè... ora lo so. Prima non avevo capito tutto il... Insomma, e poi non ti facevo tipa da... Ma comunque, va bene. Sono felice per voi. E mi dispiace di aver fatto male al tuo ragazzo." Garantisce Tommy, nel frattempo.

"Beh, se ti va di scusarti con lui, si dal caso che sia proprio qui nei paraggi, nell'aula di sopra." Sorride Hera, stando al piano concordato. "Vuoi che lo chiami?"

"Ehm... beh..."

Giulia posa una mano sul braccio di Tommy: "Riflettici, Tommy, non hai nulla da perdere, casomai solo da guadagnare." 

Tommy si volta verso la biondina e le sorride ed io, dall'inquadratura un po' sgranata ma comunque fedele del telefono di Punkie, riesco a vedere in lei qualcosa che ormai posso riconoscere con esattezza scientifica: Doppia G è stata colpita e affondata da un sorriso di Tommaso D'Angelo! È sempre così che inizia la tragedia.

Ste è alla mia destra che osserva lo schermo in silenzio. Lo guardo e sembra non essersi accorto di nulla. Forse è il caso di non assassinare le sue residue, morenti speranze di farcela con Malefica, perciò non gli faccio notare nulla.

A questo punto, anche Punkie ci abbandona dagli Studios per entrare nella Casa. Entra in aula fingendo che Hera sia salita a chiamarlo, si confronta amichevolmente con Tommy e alla fine, dopo qualche battuta su noi gemelle che saremmo praticamente una maledizione, si danno una bella pacca sulla spalla e fanno pace da veri uomini.

E ora, è arrivato il mio turno.

"Coraggio." Ste mi posa una mano sulla spalla e mi guarda da dietro le lenti, mentre non abbandona il mio fianco nemmeno per sbaglio.

"Non lo so, Ste... non so che dirgli..."

"Vai con la verità. Finora è l'unica carta che non ti sei giocata."

Annuisco leggermente, mentre sento il calore di Ste in modo più invadente del solito. Non mi ero nemmeno accorta che ci fossimo avvicinati così tanto per guardare lo schermo del cellulare, ma probabilmente l'ansia sta amplificando ogni situazione. Infatti, il mio cuore sta già battendo fortissimo, ancora prima di avere Tommy davanti.

"Gli dico che mi piace." Ricordo a me stessa, per darmi la carica.

"Meglio se specifichi che non ti piace e basta, ma che sei innamorata. Doppia G ha illustrato molto bene la differenza tra i due concetti. Non vorrei che Addominali si sbagliasse."

"Giusto... giusto." Deglutisco, in apprensione. "Allora... allora gli dico che sono innamorata."

"Se è vero che lo sei."

"Certo che è vero."

"Allora vai."

"Ok." Inspiro, portando dentro anche un po' del profumo di Ste. "Ok..." Mi mordo il labbro, un po' smarrita. "Vado."

Lascio il telefono in mano a Ste e poi mi allontano, sentendo una scomoda sensazione di freddo e di profonda incertezza.

Ma tutto si fa più nitido ai miei occhi e nella memoria quando mi trovo finalmente davanti a Tommy. Entro nell'aula mentre lui, Doppia G, Mimmo ed Hera stanno ancora disquisendo amorevolmente di sabato sera, e di quanto facesse schifo il caffè al posto dell'alcol, e di com'erano vestiti gli imbucati dello scientifico.

Do un colpetto di tosse e Tommy si gira a guardare.

"Ecco, mancavi solo tu." Dice dopo un po', mentre gli altri tre allungano il collo.

"Tommy..." Tossicchio con la mano a pugno e un'ansia tremenda che mi scuote da capo a piedi. Gli sto parlando per la prima volta vestita da me, con lui consapevole di star ascoltando me. Non è mai successo in anni ed anni della mia cotta per lui e adesso non so nemmeno più chi sono e cosa voglio, dopo tutto questo casino: "Credo che qualsiasi scusa sia superflua. Gran parte delle motivazioni te le ha illustrate alla perfezione Hera, poco fa... giusto?"

"Non credo di volerne più parlare. Siamo a posto così, vai tranquilla."

"Ok."

Hera fa un passo per intervenire, ma io alzo una mano. Devo cavarmela da sola, stavolta.

"Senti Tommy, c'è comunque qualcosa che sento di doverti dire, anche se avrei dovuto farlo molto prima, in modi più ortodossi." Affermo trovando il coraggio di guardarlo dritto negli occhi. So che sono rossa fino alla punta dei capelli e che non gli piaccio e che è ancora arrabbiato, ma non mi importa. Ora è il momento. Ora si dice la verità.

"Tommy, tu... mi piaci."

Non ero innamorata?

"Tanto."

Mhm...?

"Tantissimo."

Tommaso guarda me e io guardo la webcam del computer. Ste, mi hai fatto fare confusione! Ora ho finito per dire una cosa per un'altra! Tommy non capirà che cosa intendo, e non saprà mai che-

"Anche tu." Con mia infinita sorpresa, Tommy spezza il mio filo di paranoie, fa un passo in avanti e si china formando un Arco di Trionfo che si riunisce con la mia oscura figura in una monumentale e bellissima curva geometrica. Insomma, sì: Tommaso il magnifico D'Angelo mi sta baciando. Baciando tipo bacio stratosferico, ancor più da montagne russe di quello che ci eravamo scambiati quel giorno sulla riva del Tevere, mentre gli altri tre presenti spalancano la bocca nella più totale sorpresa.

Ma poi, quando mi ha rimbambito abbastanza, si stacca e sospira: "Però non sono innamorato di te."

Evviva i colpi di scena. Quelli belli.

"E non sono innamorato nemmeno di Hera." Aggiunge il biondo, per precauzione. "Non sono innamorato e basta. Ma adesso vi spiego tutto."

Tommy si siede su un banco e, facendo uno sforzo disumano per mettere in fila un discorso, inizia a decantare gli ultimi sviluppi della sua vita: "In questi giorni mi avete dato tanto da pensare. Troppo. Praticamente mi si è fuso il cervello."

Punkie tossicchia in background.

"E mi sono accorto che, effettivamente, sono stato un vero deficiente pure io. Mi sono fatto coinvolgere a tal punto da fare una mossa stupida dietro l'altra. Hera, Hestia, io non è che fossi davvero innamorato di voi, ma dell'idea di potermi finalmente misurare con un sentimento come l'amore. Io voglio essere un poeta: ma come posso scrivere poesie se non so nemmeno di che parlare? Mio nonno è sempre stato ispirato da sentimenti così forti che ogni sua parola trasudava significato. Come anche Marinella: io adoro il suo libro, perché è un'emozione dopo l'altra. E quale emozione più potente dell'amore in sé e per sé? Quale motore più adatto di una sensazione così? Creata nei baci di una coppia appena formata, e le passeggiate mano nella mano lungo il Tevere."

Tutti guardiamo Tommaso D'Angelo: si è chiaramente mangiato la prof di italiano. O è un pazzo furioso evaso di prigione. Non leggete i libri della Argenti: fanno quest'effetto.

"Il motivo per cui non mi arrendevo mai, per cui insistevo a tutti i costi per uscire e andavo affermando di essere innamorato è perché volevo esserlo a tutti i costi. Ma grazie a voi ho capito di non essere affatto pronto, né tanto meno adatto, per una cosa del genere."

Punkie si alza in piedi e applaude, rendendosi conto poco dopo di essere l'unico.

Così, Tommy si schiarisce la voce e riprende il filo: "Mi dispiace davvero. Mi sono sopravvalutato e ho fatto galoppare troppo la fantasia. La verità è che mi piacete tutte e due. Hera, tu mi piaci perché hai uno stile e una bellezza pazzeschi... direi unici, nonostante tu abbia chi possa imitarti alla perfezione. Hestia, tu invece mi piaci perché dentro di te c'è qualcosa di veramente diverso da ciò che uno potrebbe ipotizzare da fuori. Siete due ragazze meravigliose e non escludo che un domani, magari, qualcosa potrebbe succedere; forse più con Hes che con Hera, perché Hera, lasciatelo dire, tu sei proprio cattiva dentro."

"Grazie, tesoro." Hera si porta una mano al cuore, commossa.

"È per questo, allora, che mi hai appena baciato?" Gli domando timidamente.

"Sì. Perché penso di dovertelo, dopo tutte quelle cattiverie che ho detto quel giorno vicino al fiume. Sono stato davvero uno stronzo e, in fin dei conti, quella ragazza che ho descritto con parole acide mi piace. Volevo che sapessi anche grazie a questo bacio che non ti disprezzo per niente, Hestia con la H."

Ci guardiamo e mi sembra di conoscere un nuovo Tommy. Non so se lo odio o se lo amo, ma comunque... va bene così. Quello che ha appena detto vale più di mille innamoramenti sbagliati. Lo ringrazio silenziosamente per aver riparato quella lesione che aveva procurato alla mia autostima.

"Quindi ammetti che ti piacciono le gemelle, che tra le due sceglieresti Hestia e che hai fatto lo scemo perché desideravi a tutti i costi provare certi sentimenti da poeta." Riassume Doppia G, sistemando l'occhiale sul naso e traendo le conclusioni del dibattito. 

"Sì."

"Solo che ora sei traumatizzato e per il momento non vuoi più saperne dell'amore perché hai preteso un po' troppo anche da te stesso."

"Mmm, esatto." Conferma Tommaso, felice di essere stato compreso. "Direi che me ne sto buono buono per un po'."

"Direi che sei anche tu sufficientemente psicopatico per far parte del nostro Comitato." Giulia sottoscrive la diagnosi e il cerchio si chiude.

Con una risata un po' scema di tutti, la missione si può dichiarare compiuta. Non c'è nient'altro da aggiungere: il chiarimento è stato portato a termine e ora non ci possono più essere equivoci di nessun tipo. Solo che... wow, penso che come minimo mi ci vorranno anni, tonnellate di bamboline Voodoo e il ritorno di Cuzco per riuscire a rielaborare il tutto.

*

Uscendo da scuola, Punkie ferma Hera per parlare e quindi i due piccioncini spariscono dalla mia vista (un vero peccato, non ditemelo). Io, Giulia, Ste e Tommy camminiamo in silenzio verso la moto di quest'ultimo, finché non la raggiungiamo e arriva definitivamente l'ora di ritornare alle proprie dimore.

Tommy salta in sella avviando abilmente il motore e facendomi rimpiangere di dover dimenticare almeno temporaneamente tutto quel ben di Dio. Non supererò mai il trauma, me lo sento.

"Grazie per il chiarimento, ragazzi." Ci dice mentre allaccia il casco, con espressione molto più serena di qualche giorno fa, quand'eravamo praticamente nella stessa posizione.

"Grazie a te." Ribatto, ancora un po' confusa. 

"Mi farebbe piacere uscire con voi, ogni tanto. Mi piace il gruppo che avete creato."

Ste ci pensa un attimo e poi, in mancanza del leader führer Hera, decide di prendere le sue veci: "Ok. Farebbe piacere pure a noi. Hai il numero delle ragazze, quindi... fatti sentire."

"Lo farò." Tommy mostra il pollice in su e poi fa per partire, ma inaspettatamente si trattiene e risolleva la visiera del casco. "Ah, Giulia?"

Lei si indica, non capacitandosi di essere stata chiamata in causa: "Sì?" 

"Ti piace davvero il libro della Argenti e tutta la poetica del Manzoni comprese le poesie postume raccolte dai figli?"

Doppia G trattiene a stento una risata: "No. A me piacciono i filosofi, non quegli evanescenti di letterati come te. Mi spiace, ma era solo una recita per attirarti."

Penso che Tommy le sfondi il cranio con il casco, ora, invece, con gran sorpresa di tutti, si limita a guardarla e sorridere.

Cioè, sorride. A lei. All'arpia. Al male in Terra. 

Non è possibile.

Senza aggiungere nient'altro, Tommy fa la sua spettacolare uscita di scena, cavalcando la destriera a motore e lasciando un'aura di mistero e malizia, oltre che una scia di gas di scarico.

Ste e io ci voltiamo verso Doppia G: come volevasi dimostrare, è completamente paonazza.

"Che volete voi due? Fatevi una vita!"

Con una sferzata di coda di cavallo, la nostra dolce amica ci dà le spalle e pure lei si dissolve nel nulla in quattro e quattr'otto. Praticamente, una soap opera vissuta e consumata in non più di tre minuti.

Così, tristissimi, rimaniamo solo io e Ste, in piedi davanti alla scuola ormai semi-vuota.

"Quante probabilità ci sono che non si sia irrimediabilmente innamorata di Tommy il bello?" Mi domanda il mio amico, mentre fissa il vuoto, lontano nel punto in cui la sua amata è scomparsa.

Schioccando la lingua, gli poso una mano sulla spalla e picchietto con fare fatalista.

Stefano si volta verso il mio viso: "Abbiamo due vite amorose veramente di merda."

"Eh già, amico mio... eh già."

"Comunque meglio così. Con quel decerebrato non saresti stata per niente bene."

"E tu non saresti stato bene con Freud."

"Non è per niente il tuo tipo: troppo figo e rimbambito. Troppo muscoloso e decisamente troppo alto."

"Lei invece è troppo acida. Troppo carina per i tuoi standard. Troppo di classe."

"Mi stai dando dello sfigato?"

"E tu della cessa?"

"Hai praticamente detto che sono brutto."

"E tu che sono bassa."

Ste scuote la testa, divertito: "Hes, sto solo dicendo che una ragazza come te sarebbe molto più adatta per..."

"...per un ragazzo come te."

Ci guardiamo per un attimo, seri e fin troppo vicini, come accade spesso negli ultimi tempi. Ste osserva la mia espressione per capire quanto a caso abbia sparato l'ultima frase, io faccio la stessa domanda implicita a me stessa. Alla fine, ci scambiamo uno sguardo stranissimo e  scoppiamo entrambi a ridere.

Seh, certo. Io e Ste. Venitemelo a dire quando Hera si tingerà i capelli come Punkie.

***

ANGOLO AUTRICI

Lo ammetto, lo ammetto... questo è il mio capitolo preferito. Se chiedete a C. subito dopo averglielo inviato, le ho detto: 'C., io non so ancora che cosa ho scritto', eppure poi rileggendolo mi è entrato nel corazon.

Non lo so, mi è venuto un po' così, un po' di getto, un po' per pura follia, un po' perché Nelli è sempre nel mio cuore e quando faccio una cosa stupida, di sicuro, è lei che me l'ha suggerita.

Detto questo, come sempre noi vi ringraziamo perché stiamo vedendo che questa storia vi sta piacendo molto e che la seguite con interesse sempre maggiore. Noi ormai abbiamo praticamente finito di scriverla e siamo liete di comunicarvi le prossime date di uscita dei capitoli, fino all'ultimo:

17/03: cap 23

21/03: cap 24

24/03: cap 25 - epilogo

Nell'attesa per il prossimo bellissimo capitolo dal punto di vista di Hera, ci piacerebbe tanto se ci diceste che cosa ne avete pensato di alcune svolte della storia; se vi ha appassionato la lotta al bullismo della prima parte, se vi aspettavate che Tommy avrebbe chiarito le cose in questo modo e infine... beh, un uccellino mi ha detto che da qualche parte è partita una ship: anche a voi?

Grazie di tutto e alla prossima,

Daffy e C.

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Capitolo 23
*** Zero gelsomino ***


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23. Zero gelsomino

Hera

Avete presente le ultime scene di un film, i fotogrammi finali, nei quali i protagonisti si incamminano verso l'orizzonte e tutto sembra perfetto?

È più o meno quello che io e Punkie stiamo facendo.

Ma noi non abbiamo un orizzonte poi così bello verso il quale camminare, né ci teniamo per mano con il sorriso sulle labbra. Perché non è da noi. Perché io e Punkie non saremo mai quel tipo di coppia. Io e Punkie non siamo nemmeno una coppia.

"Io e te stiamo insieme." Affermo. No, non è una domanda, né una proposta. È la mia decisione. "Da oggi."

"Posso rifiutarmi, per il bene della mia sanità mentale?" Mi chiede lui. Si ferma sul posto, drammatico. In effetti il giardino della scuola, con i suoi alberi rinsecchiti e il suo paio di fili d'erba verde pallido, non è lo scenario più bello. Forse ha semplicemente deciso di arrendersi ancora prima di fiorire, consapevole che una rosa come me frequenta questo liceo. Provoco complessi di inferiorità persino alla natura.

"No, Domenico, smettila di tentare di scappare da me." Sbuffo. "Hai firmato la tua condanna quando mi hai trascinata al cinema contro la mia volontà. Ho ancora il tuo anello, te lo ricordi?"

"Posso riaverlo? I miei seguaci stanno avendo crisi esistenziali da quando ce lo hai tu." È così serio, che potrei credere che non stia scherzando. Ma poi la linea sottile che sono le sue labbra si sgretola per andare a comporre un sorriso.

"Governo io il regno da adesso in poi, Satana."

"Proprio il posto che fa per te, dolce anima scappata dall'inferno." Commenta lui. Oh, siamo passati ai nomignoli! Non è un amore? "Te lo concedo solo per come hai gestito la situazione oggi pomeriggio. Anche se..."

"Anche se... Cosa?" Punto i miei occhi dello stesso colore dei suoi su quell'espressione indecifrabile. Punkie alle volte mi fa paura. Se io mostro chiaramente di cosa sono capace, lui è sempre misterioso su quello che sta tramando, il che lo rende più pericoloso della sottoscritta.

"Lo sai che ora è il mio ragazzo, vero?" Sono oltraggiata dal modo in cui imita la mia voce da usignolo con quel suono acuto e stridulo che farebbe impazzire anche Gandhi. "Sul serio, Hera?"

"Lo sai che ora sei il mio ragazzo, vero?" Ripeto. Sono indecisa se definire queste parole come una minaccia o se considerarle solo come un promemoria che riemergerà spesso in futuro. "Lo sai?"

"Finiscila di ricordarmelo." Sospira lui, passandosi una mano sul viso. Se si strofina un altro po' gli occhi, passerà da essere Punkie a essere Pandie. "In che situazione mi sono cacciato."

"Troppo tardi per avere ripensamenti, principe del male." Alzo le spalle, mentre sul mio viso disegno un sorriso compassionevole. Mi sfilo il suo anello dal pollice e lo rimetto al suo indice, da dove l'ho preso. "Hai indossato l'anello. Benvenuto."

Punkie vorrebbe trattenersi dal ridere e squadrarmi con il suo sguardo cinico, ma non ci riesce. Ride di gusto, e io ne approfitto per riappropriarmi dell'anello. "Era un gesto simbolico, il mio. Questo lo tengo io."

Lui si limita a scuotere la testa, alzando gli occhi al cielo. "Sì, lo immaginavo."

"Però puoi avere questa." Dopo qualche difficoltà, riesco a slacciare la collana che non tolgo praticamente mai, se non quando mi devo fingere Hestia. D'altra parte, una H tempestata di strass stonerebbe sopra l'abbigliamento Addams collezione primavera/estate 2019 che veste mia sorella. "Mettila."

"Vuoi davvero che io mi faccia vedere in giro con questa al collo?"

"Oh, certo, hai ragione. Non porteresti mai qualcosa di così appariscente. Mr. Cresta Fucsia." Alzo gli occhi al cielo e incrocio le braccia al petto. "Mi serve per marcare il territorio."

"Hera..."

"È la mia iniziale." Piagnucolo. "Hera con la H."

"Con la H è il cognome?"

Butto indietro la testa, esasperata. Davvero, Hera? Hai davvero scelto lui come compagno di vita? Davvero?!

Eh, pare proprio di sì.

"Sai che sei assurda?" Domenico si lascia andare ad un sospiro, ma poi, dopo aver scosso il capo in un quasi impercettibile segno di protesta, prende il mio ciondolo e se lo mette al collo. "Assurda." Ripete.

"Ti sta benissimo!" Esclamo entusiasta, battendo le mani. "Non toglierla mai più."

"Mai più." Promette, con una rimarcata nota sarcastica.

Io decido che il sentiero migliore da seguire è quello dell'ignoranza, quindi ignoro il suo sarcasmo e gli afferro la mano.

"Dobbiamo festeggiare!" Annuncio, trascinandolo di nuovo verso il cancello principale. "Finalmente hai trovato una ragazza che ti voglia." Sfodero un sorriso del tutto innocente. "Non è meraviglioso?"

"Vuoi sapere come festeggia il sottoscritto?" Mi domanda, eludendo completamente il mio commento arguto. Sospetto che le sue celebrazioni implichino molto sangue versato e qualche arto mutilato, perciò, quando annuisco, sono molto, molto incerta. "Ti offro un tè al gelsomino."

"È perfetto per sciogliere la tensione dei muscoli." Squittisco. Sono sinceramente emozionata. "Ne conosci tutti i benefici?"

"Mi sono documentato." Sospira piuttosto rassegnato. "Sapevo che era tra i requisiti necessari per entrare nelle tue grazie."

Può entrarci come vuole, nelle mie grazie.

"Guarda quelle due anime in pena." Indico mia sorella e Ste, che, a distanza di circa dieci metri da noi, si guardano come se stessero cercando di darsi a vicenda un po' di voglia si vivere. Potrei aver volontariamente cambiato discorso. Non vorrei mai dire qualcosa di inappropriato. "Ci portiamo anche loro?"

"Ho paura che si buttino sotto a un autobus da un momento all'altro, quindi sì, ce li portiamo." Replica lui. "Senti, Hera..."

Mi giro a guardarlo. Se sta per dirmi che non è pronto per una relazione o altre stupidaggini da film, gli scaglio addosso la vans rosa in edizione limitata superstite dalla rottura con Jacopo. La porto sempre in borsetta per le emergenze.

"Ho notato qualcosa di sospetto." Mi rivela a bassa voce. E, non appena si lancia in una spiegazione più dettagliata, ho la conferma di aver scelto lo psicopatico giusto da aggiungere al mio team.

*

"Io e Punkie dobbiamo risolvere alcune questioni burocratiche." Dico in modo del tutto naturale dopo che le nostre tazze di tè fumanti sono arrivate al nostro tavolo. "Torniamo subito."

Mi alzo in piedi dalla mia sedia e inizio a camminare con fare altrettanto privo di teatralità verso il bagno, certa che Domenico mi stia seguendo. Per non destare sospetti, poi, mi infilo in quello delle donne e trascino Punkie insieme a me.

"Questioni burocratiche? Adesso è così che si chiamano?" Se non si toglie quel sorriso dalla faccia, giuro che io... Respira, Hera, respira.

"Vuoi che finisca il lavoro che Tommy ha iniziato?" Inarco una delle mie sopracciglia perfettamente ritoccate a matita e tento di essere abbastanza minacciosa da spaventarlo. Evidentemente non riesco nel mio intento, infatti tutto ciò che succede è che il suo sorriso si amplia, mentre io posso incanalare la mia frustrazione solo in un semplice sbuffo.

"Non pensavo ti piacesse quel genere di cose." Ammicca. Perché è così scemo? Parlare con D'Angelo ha fatto drammaticamente abbassare il suo livello di intelligenza? Ho davanti a me un Tommaso con i capelli fucsia, ora?

"Sta zitto, figlio del demonio. Sai di cosa sto parlando." A meno che la mia precedente ipotesi non si riveli veritiera. In quel caso, sono pronta a fargli un disegnino sullo specchio qui di fronte con il mio Ruby Woo. No. Non è vero. Non mi renderei mai artefice di tale crimine contro un rossetto.

"Hestia e Stefano. Sì. Lo so." Bravo, il mio punk preferito. "Ma siamo sicuri di volerci intromettere?"

È questo che succede quando si inizia una relazione con qualcuno che si conosce a malapena. Succede che quel qualcuno pone domande stupide. "Ti sembro una che non si vuole intromettere?"

"Vuoi che ti ricordi come è andata a finire l'ultima volta che ti sei intromessa?"

Mi rifiuto di rispondergli e gli indico semplicemente lo specchio alle sue spalle. Lui si volta, studia il nostro riflesso per qualche momento e poi sospira con molta enfasi. "Appunto."

Sto per scagliarmi contro di lui per spingerlo dentro il distributore del sapone liquido, ma lui si salva in corner con la brillante idea di prendermi per i fianchi e di lasciarmi il suo bacio di Giuda sulle labbra.

"Per questa volta sei salvo." Gli punto un dito dall'unghia gel affilata sul petto, una vera arma mortale. "Per questa volta. Lucifero."

"Per questa volta." Ripete, imitandomi. Sta giocando con il fuoco. Sono a tanto così dall'incendiargli i capelli. "Come hai intenzione di procedere?"

"Sei tu quello intellig..."

La porta si spalanca senza preavviso e una vecchietta sugli ottanta si fa strada lungo le piastrelle bianche. Ci nota, ci squadra e aggrotta la fronte. "Tesoro, stai bene? Hai gli occhi tutti neri. Sei andata a dormire tardi ieri notte?"

No, non sta parlando con me. Sta parlando con Punkie.

Ha scambiato Punkie per una donna. Credo di aver raggiunto il punto massimo che potrei mai raggiungere nella vita.

Sto per soffocare a furia di tentare di non ridere. Sta succedendo veramente?

"Mimma ha una malattia rara, signora." Sospiro, cercando di rimanere seria. "Purtroppo è condannata a sembrare una seguace del demonio per tutta la vita. Noi ci scherziamo sopra per non farle pesare la situazione."

"Oh, amore, mi dispiace." La sua mano rugosa gli accarezza apprensiva una guancia, poi gli dà un affettuoso pizzicotto da parente lontano che non ti vede da una vita. "Riguardati, mi raccomando."

"Mi prenderò io cura dei lei, per il resto dei suoi giorni." Lancio un'occhiata di intesa a Domenico, il povero, dolce Domenico. Lui è piuttosto stranito dalla conversazione, annuisce poco convinto e poi sorride verso la nonna.

"In bocca al lupo, ragazze." Conclude lei, prima di andare a chiudersi dietro a una delle porte.

Io e Punkie usciamo e io non riesco più a trattenermi. Scoppio a ridere e torno al tavolo, consapevole che, in tutto ciò, non abbiamo elaborato un piano.

Nulla di cui preoccuparsi, improvviseremo.

"Cosa le hai fatto?" È la prima domanda che mia sorella rivolge a Punkie non appena si accorge che sono completamente fuori di me. "Sai che sono io a dover convivere con lei, perciò, ti prego, non ridurla peggio di quanto non sia."

"Non dirlo a me, Hes." Lui si siede al posto di poco fa ed esala un sospiro di rassegnazione. Beve un sorso del suo tè ormai tiepido per accrescere la suspance e poi fa tintinnare la tazzina di ceramica contro il piattino. "Mi è stata tesa una trappola e adesso mi trovo fidanzato con Satana."

"Vuoi tornare single? Eh, Caruso?" Mi giro a guardarlo con la tranquillità d'animo di un velociraptor femmina a cui hanno rubato le uova. "Vuoi?"

"Non si può uscire dalla setta." Mormora, sporgendosi verso di me quanto basta per farmi avere strani pensieri. "Sono condannato a vita."

"Perché stavi ridendo, prima?" Inopportuno come sempre, Ste interrompe il nostro momento. Punto il mio sguardo su di lui e tento di ripetermi che è mio amico, gli voglio bene. Circa.

"Nulla, una stupidaggine che ha detto Punkie." Mi invento, cercando disperatamente un appiglio per mettere in moto il meccanismo che donerà alla sottoscritta del nuovo, imperdibile intrattenimento. Sento lo sguardo di quest'ultimo su di me, ma non batto ciglio. "Secondo lui, Giulia e Tommy sarebbero perfetti l'uno per l'altra."

E in effetti lo sarebbero per davvero. La psicologa e il caso clinico. Quali basi migliori per l'inizio di una storia?

Hestia, che stava sorseggiando in tutta calma una tazza grande di caffè amaro fino a poco fa, adesso rischia il soffocamento. Temo quasi di diventare figlia unica. Per fortuna - se vogliamo dire così - Ste le dà qualche colpetto sulla schiena e lei riesce a reintrodurre un po' di aria nei polmoni.

"Cosa ne pensi, Hes?" La provoco, fingendo di non aver appena assistito alla quasi dipartita della persona con cui condivido il patrimonio genetico.

"Non ho ragione, Stefano?" Mi sostiene la mia oscura metà. "Hai visto anche tu come si ammiccavano a vicenda, no?"

I due si scambiano uno sguardo, in evidente difficoltà. Io lascio scivolare la mano sotto al tavolo e vado a stringere la gamba di Punkie in un gesto di complicità.

"È ridicolo, te l'avevo detto." Sospiro, sbattendo le ciglia. "Sarebbe come se Hes e Ste si mettessero insieme. Ridicolo."

Stefano arrossisce, mia sorella sbianca. Difficile da credere, lo so. Mia sorella più pallida di come già non sia. La sua pelle si avvicina molto al bianco dei tovaglioli abbandonati al centro del tavolo.

"Come me e te insieme?" Il sopracciglio bucato di Domenico si solleva abbastanza da formare uno spigoloso angolo retto. Non sono sicura che questo sia parte del piano, ma non ha tutti i torti. Non ho davvero idea di come io sia finita per farmi piacere un ragazzo come lui. Però mi piace, perciò mi devo semplicemente arrendere al fatto che ho sorpreso persino me stessa con un inaspettato colpo di scena.

"Sì." Rispondo. Non so in che altro modo ribattere. Ha vinto lui, questa volta. "Ridicolo e assolutamente impensabile."

"Non dite nulla, voi due?" La cresta fucsia fa un cenno verso mia sorella e quello che, secondo i miei calcoli, finirà presto per essere non solo il suo interesse amoroso, ma anche una delle mie principali vittime.

"Devo andare in bagno." Ed ecco la mia gemella in tutta la sua discrezione. Si alza e si sofferma a guardarmi. Omicidio a ore due, dove le ore due sono io. "Vieni anche tu?"

Che domande. L'avrei seguita in ogni caso con il solo scopo di porla sotto abbastanza pressione psicologica da sottometterla al mio volere. È quello che fa una buona sorella.

"Cosa state cercando di fare?!" Mi aggredisce dopo che la porta si è chiusa alle nostre spalle. "Non pensare che non mi sia accorta che c'è qualcosa sotto. Voi due siete il prolungamento delle mani del diavolo!"

"Non so di cosa tu stia parlando." Negare. Negare sempre. "Forse credi che stiamo facendo qualcosa contro te e il mollusco perché vorresti che lo facessimo. Ti è andata male con Tommy e vuoi ripiegare sull'unico ragazzo sulla faccia della Terra di cui non hai paura."

"Stai delirando." Commenta lei. Va a sciacquarsi le mani con dell'acqua fredda, mentre io la fisso a braccia conserte dallo specchio. "E non chiamare mai più Stefano in quel modo."

"Hestia." Pronuncio il suo nome con tanta fermezza da attirare su di me il suo sguardo. "Puoi ammettere qui e ora che Stefano non ti è indifferente come vorresti far sembrare e accettare l'aiuto di chi ha più esperienza nel campo oppure puoi continuare a vivere nel limbo di chi non ha il coraggio di prendere l'iniziativa. La scelta è tua."

Lei sospira. "Finirebbe esattamente come è finita con Tommy. Okay? Una sola delusione al giorno è sufficiente per la mia autostima, grazie lo stesso."

"Stai davvero confrontando Tommy, l'australopiteco fornito di pollice opponibile che a malapena è in grado di utilizzare, con Stefano, colui i cui vestiti sono composti al 20% delle secrezioni delle tue ghiandole lacrimali?" Stefano ha tutti i difetti che potrebbero mai convivere in un essere umano alto un metro e sessantacinque, ma se è rimasto nel nostro gruppo disfunzionale per questi lunghi e intensi anni, un buon motivo dovrà pur esserci. Uno di questi è sicuramente il fatto che è l'unica persona al mondo con la capacità di scatenare sentimenti positivi in Hestia. Ho sentito che una volta si sono persino abbracciati. Disgusto e ribrezzo.

"Hera, io..."

"Hestia." Ripeto, avvicinandomi a lei e prendendola per le spalle. "Stefano ti piace o non ti piace? La verità, o seppellisco le bambole voodoo in giardino."

"Non lo so." Oh, benissimo. Grandioso. "Forse."

"Sì o no?" Ringhio. Voglio una risposta! Non posso lavorare circondata da inetti! È ovvio che nulla vada a buon fine, se i diretti interessati non collaborano.

"Sì. Okay? Sì." Confessa la figlia di Satana. "Ma non fare niente."

Chiedermi di non intervenire è come chiedere al sole di non sorgere. Totalmente inutile e contro producente.

"Va bene, Dracula." Mento spudoratamente. "Lasceremo tutto al caso."

Come no.

*

"Andiamo?" Anche se ho lasciato il mio tè al gelsomino a metà, propongo di uscire dal locale. Sono troppo impaziente di mettere in atto il mio piano e per questo sono pronta a sacrificare anche il rilassamento dei miei muscoli.

Una volta ottenuta l'approvazione di tutti, passiamo a pagare il conto e infine guido i miei tre discepoli verso l'uscita.

Eccomi che sto per colpire, state a guardare.

"Hes, mamma e papà hanno quella cena con i colleghi di mamma stasera, giusto?" Domando in tono innocente e privo di secondi fini.

"Sì." Conferma lei. "Papà ha detto che ci lascia qualcosa in frigo per cena."

"Magnifico!" Cinguetto. A volte mi stupisco io stessa di come il karma si volti in mio favore ogni qualvolta io ne abbia bisogno. Qualcuno lassù - o laggiù, a seconda dei miei intenti - mi ama. "Io e Punkie abbiamo casa libera allora!"

Punkie, in piedi accanto a me, è a un passo dall'attacco di cuore. Forse è troppo felice. Sì, deve essere così.

"I-in che senso?" Oh, piccolo mostriciattolo della selva oscura.

"Stefano, perché non porti Hestia fuori a cena? Fallo per la tua migliore amica." Gli poggio persino una mano sulla spalla e sbatto le ciglia coperte di Better than sex. Non ho mai usato le mie doti di seduttrice su Ste, ma dovrebbero comunque funzionare. D'altra parte, non ricordo occasione in cui non abbiano funzionato.

"No, Ste, non c'è bisogno. Posso nascondere la testa sotto il cuscino mentre..." Un'espressione schifata si fa strada sul suo viso.

Io inarco un sopracciglio. "Sì, Ste, c'è bisogno."

"Sarebbe divertente uscire a mangiare una pizza." Bravo il mio ranocchio dalla r moscia. "Se vuoi."

"Vuole. Vero, Hes?" Ecco Punkie, il diabolico calcolatore della mia vita, che interviene a mio favore. Potrei quasi amarlo. O almeno tollerarlo un pizzico più del solito.

"Va bene." Si arrende lei. "Ma posso tornare a casa per cambiarmi oppure avete intenzione di infestare casa già in tardo pomeriggio?"

*

"È arrivato Ste. Ciao Mignolo, ciao Prof." Ci saluta Malefica prima che lei e la sua scia di morte escano finalmente di casa. Ho provveduto io stessa al suo abbigliamento, obbligandola a indossare lo stesso completo che ho messo io per il suo/mio appuntamento con Punkie. Quest'ultimo ha dato la sua approvazione con un sorrisetto sospetto sulla faccia. Indagherò più tardi.

"Non sono la sorella che tutti vorrebbero?" Chiedo molto retoricamente mentre vado a prendere dal frigo il mio succo al melograno e miele. Rinforza i capelli e protegge dal mal di gola.

"Sì, Hera." Domenico mi affianca, senza risparmiarmi la vista della sua faccia disgustata nel vedermi buttare giù il mio intruglio di bellezza. "Anche io ti vorrei come sorella." Aggiunge subito dopo, in un probabile tentativo di farmi soffocare.

"Scherzavo! Scherzavo!" Si affretta a dire poi quando si accorge che non solo ha appena attentato alla mia vita, ma che inoltre sono molto vicina al portacoltelli. "Scherzavo." Ribadisce, per sicurezza.

"Perché sei così scemo?" Piagnucolo, ponendogli finalmente la domanda che mi è ronzata in testa durante tutta la giornata. "Tieni, assaggia." Gli passo la bottiglia di succo, consapevole che è troppo dolce per i suoi gusti.

"No." Si rifiuta categoricamente. "Neanche morto."

"Sei quasi a metà strada." Ribatto.

"Vuoi uccidermi?"

"Non in modi socialmente convenzionali."

So che se lo lasciassi parlare, mi fornirebbe una delle sue risposte pronte, quindi scelgo di azzerare le possibilità che lo faccia *e* di costringerlo ad assaggiare la mia bevanda preferita in modo tutt'altro che poco convenzionale.

Sì, è come pensate. Vi risparmio i dettagli, quelli potete immaginarli come vi pare e piace.

"Pensavo volessi casa libera per costringermi a guardare un film strappalacrime dal sapore zuccheroso, felice di essermi sbagliato." Commenta il fortunato vincitore delle labbra di Hera Felici e di tutto ciò che di bello esiste al mondo, cioè me.

"Faremo anche quello, dopo cena." Gli assicuro. "Ho organizzato tutto ciò che voglio fare stasera in ordine di priorità."

"Io sono tra le priorità?" Sussurra, ben consapevole della risposta.

Risposta che non avrà, perché non sono di certo così prevedibile.

"Circa." Sospiro. "La prima rimane sempre il cacciare di casa mia sorella, a costo di organizzarle la vita sentimentale."

"Io e te dovremmo essere una squadra." Mi dice. Lo guardo mentre parla e vorrei affondare le dita tra i suoi capelli, ma temo che rimarrebbero incastrate tra i litri di lacca che si spruzza ogni mattina per mantenerne la forma.

"Credevo ti fossi accorto di essere diventato il mio ragazzo." Che altro dovrei fare per renderlo ovvio? Tatuarmelo in fronte come promemoria? Ripetere ogni quindici minuti hey, ti ricordi ancora di me? La tua bellissima fidanzata?

Mimmo alza gli occhi al cielo, come se fossi io a vivere nel paese delle meraviglie, oggi. "Ho parlato di squadra, non di coppia."

"Che differenza fa?" Sbuffo. Vuole giocare ai sinonimi e contrari? In quel caso ho una coppia formidabile da utilizzare come esempio. Hera ed Hestia. Il diavolo e l'acqua santa. Scegliete voi a chi associare cosa.

"Giochiamo per raggiungere un fronte comune. Lo stesso obiettivo. Oggi tua sorella e Ste, domani il mondo." Ed ecco le sue manie di grandezza. Adorabile. "Non sei d'accordo?"

"Tu sei Mignolo, io sono Prof." Mormoro, nel tono più languido che mi riesca. È romantico, no? Sì, lo è.

"Io voglio essere Prof." Protesta lui. "Non voglio essere Mignolo."

"Dovrai convivere con questa amara delusione, Punkie." Faccio spallucce. "A te piacciono i gusti amari."

"Tu sai di zucchero. A volte nel senso più letterale del termine. Come adesso." Per la cronaca, lui sa ancora di tè al gelsomino, che è molto più apprezzabile del sapore di caffè che ancora mi porto dietro dalla prima volta che l'ho baciato, fuori dal cinema. Progressi.

"Mi piace la tua idea di squadra." Torno al discorso di poco fa, limitandomi a sorridere appena per quel che lui ha appena detto. "Oggi Hes e Ste e domani il mondo." Ripeto. Potrebbe funzionare.

"Faremo grandi cose noi due insieme. Grandi cose." Annuisce. Si sofferma a osservarmi e - vi avverto, non siete pronti per questo - mi sorride apertamente. Mi sorride e mi prende le mani per attirarmi a sé. Tutt'altro che amaro.

"Ma non altri progetti di scienze. Ti prego." Anche se dovrei ringraziarlo, quel progetto di scienze. O forse dovrei ringraziare mia sorella e la sua inettitudine. O forse dovrei ringraziare me stessa, che ho dato inizio a tutto questo.

Sì, credo che ringrazierò me stessa. Sono la cosa migliore che mi sia mai capitata.

"Una cena e un film?"

"Una cena e un film." Confermo. Per questa sera posso fare uno strappo alla regola ed eccedere nel consumo di carboidrati, papà ha fatto le lasagne. "Niente Giardino delle torture o simili, però. Ho visto già abbastanza sangue."

"Niente Nicholas Sparks, Hera." Replica prontamente lui. "Ho già abbastanza voglia di morire per conto mio."

"Solo cena e niente film?" Propongo allora. "Ci sono molte altre cose che potremmo fare stasera. Molte, molte cose. Grandi cose. Abbiamo casa libera."

"Sembra interessante."

Un ennesimo sorriso si forma sulle mia labbra, questa volta un po' più malizioso. Non ha davvero idea di cosa ho in mente.

Qualcosa che nemmeno immagina, qualcosa che nessun'altra ragazza gli ha mai chiesto di fare.

"Molto."

Sospiro sognante, poi gli lascio un bacio a stampo. "Aspettami qui, okay?"

"Okay." Acconsente lui, un'espressione appena confusa sulla faccia. "Ti aspetto qui."

"Torno subito." Gli prometto.

Vado in camera mia, dirigendomi sicura verso il cassetto dove conservo ciò che per mesi ho aspettato di poter utilizzare.

Sono felice che finalmente questo giorno sia arrivato. Da quando io e Jacopo ci siamo lasciati, non ho avuto occasione di passare una serata come questa. Se devo essere sincera, penso non sarebbe nemmeno stato d'accordo. Era un tradizionalista del cavolo, noioso come Guerra e pace in lingua originale letto al contrario.

Prendo quello che mi serve, portando con me anche qualche candela profumata.

"Punkie?" Lo chiamo. "Sono qui."

"Hera?"

Sul tavolo poso le maschera coordinate all'aloe vera ed eucalipto. Fantastiche per purificare a fondo i pori e per eliminare le cellule morte. "Cosa ne diresti di una cena e una skincare routine, solo io e te?"


***

ANGOLO AUTRICI

Buahahaha XD

Chi non vorrebbe passare una seratina intima con Hera??? 😈

Ragazzi, io e C. dobbiamo darvi una triste notizia: MANCANO SOLO DUE CAPITOLI.

La cosa negativa è che ci dovremo presto salutare, la cosa positiva, invece, è che i prossimi due capitoli saranno un bel po' più lunghi del solito, quindi avremo ancora un po' di tempo per stare con i nostri beniamini.

Hera e Pukie (gli Hunkie) direi che ormai sono una coppia consolidata, ma sapranno consolidare altri legami? Aspettatevi altre sorprese. Tante altre sorprese.

Per ora è tutto,  alla prossima!

Daffy e C.

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Capitolo 24
*** Zero asterischi ***


URCT 24

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24. Zero asterischi

Hestia

"Ti ricordi la mia prima uscita con Tommy?" Me ne esco mentre addento questa buonissima pizza doppio impasto con la mozzarella che cola come lava dal mio morso. "Non avevo neanche idea di che cosa ordinare e voi tre stavate litigando da casa per darmi un suggerimento."

"Me lo ricordo, eccome se me lo ricordo." Annuisce Ste, che nel suo essere paranormale, incide la pizza per separare la crosta dal centro e mangiare le due sezioni separatamente. "Abbiamo finito per offenderci così tanto che tua sorella ci ha cacciato di casa, sostenendo che dal troppo stress le fosse spuntato un brufolo sulla tempia."

"Ah, già. Ora che rammento, quando sono tornata quella sera, me la sono trovata davanti ricoperta di guacamole, o una cosa simile. Che visione sconcertante; non voglio mai più che si ripeta."

E tipo Mulan che non vuole più vedere uomini nudi, nella mia testa si manifestano mille Here con i cetrioli sugli occhi che invadono casa mia e mi fanno 'sciò' con la mano. Un brivido mi percorre la schiena.

"Beh, è ovvio che le sia venuto uno sfogo cutaneo." Ste alza le spalle, sgranocchiando la sua circonferenza di impasto. "In quell'occasione le avevo suggerito di riflettere sul vostro rapporto come sorelle, mettendo in luce il fatto che lei tende a doversi sentire migliore di te a tutti i costi. Quindi le è partito l'embolo, non perché si sia sentita in colpa, ma perché nella mia frase non era implicito che lei fosse veramente meglio di te." 

Scuote la testa, arreso di fronte alle manie di grandezza di Hera. 

"Ah, lo so, Hera è fatta così..." Gli do ragione. "Però comunque grazie di averci provato. Come ogni volta." 

Allungo una mano per posarla sulla sua, abbandonata vicino al coltello. Lui la osserva nella sua somma pallidezza cadaverica, e poi alza gli occhi sorridendo, così... semplice semplice.

"A tal proposito, Ste." Mi schiarisco la voce, tornando alla mia mozzarella filante. "Adesso Hera è convintissima che io e te ci piacciamo."

"Eh, certo. Morto un papa, se ne fa un altro." È il suo istintivo e un po' acido commento. Si rende subito conto che forse non si è espresso come avrebbe dovuto, quindi riformula il concetto. "Nel senso... Hera non può restare senza giocare a The Sims con le relazioni degli altri, quindi dato che ora Tommy è game over, ha trovato un sostituto. Quasi quasi mi aspettavo che prima o poi avrebbe molestato anche me con le sue intromissioni da divinità annoiata."

"Mi pare giusto; chi saresti tu per salvarti dagli Hunger Games, scusa?" Ironizzo, a mo' di provocazione. Mi sento anche stranamente iper-onesta, forse a causa della lezione imparata con Tommy, così aggiungo: "Ha organizzato questa serata tra noi due sia per avere casa libera sia per incentivare la creazione della coppia. Praticamente, siamo a un appuntamento ufficiale, volevo che lo sapessi per non farti fare la stessa fine di Tommy."

"Sì, grazie..." Pondera, osservando una fetta di salamino in bilico sulla forchetta. "Anche se un po' l'avevo intuito. Stando a stretto contatto con Hera come organizzatore dell'operazione Tommy, ormai conosco bene il suo modus operandi."

"Beh, la colpa è anche un po' mia." Ammetto. "Quando mi ha chiesto se mi piaci, le ho risposto di sì."

Allora la fetta di salamino cade e rivela dietro di essa una vera e propria faccia da Ste: "Questo no che non me lo aspettavo."

"Sai com'è..." Ridacchio, osservando le sue fattezze strane e gli occhiali fin troppo grossi per il suo viso asciutto. "Se le avessi detto di no, avrebbe perso del tutto la ragione e organizzato un complotto di stato assieme a quel pazzo di Punkie pur di vederci convolare a nozze e avere un bambino. Sai che su di lei la psicologia inversa fa un sacco di effetto."

Sembra che Ste stesse trattenendo il fiato da come ride a questa battuta: "Allora brava, hai avuto un'ottima prontezza di riflessi."

"Così sarà meno doloroso per noi." Faccio l'occhiolino. "Dobbiamo renderle il gioco noioso e non ce l'avremo alle calcagna. Stando a stretto contatto con lei come vittima dell'operazione Tommy, so per certo che il giusto modus operandi è questo."

Ste annuisce ad occhi bassi, continuando a vivisezionare la pizza, io invece ritorno ad abbuffarmi senza problemi di linea o di bon ton, come amo fare da sempre. Terminiamo la cena in totale tranquillità, senza segreti a inficiare questo bel momento tra amici. Quando paghiamo e usciamo, mi sento particolarmente bene, così tanto che propongo a Ste di farci una passeggiata lungo il Tevere prima di ritornare a casa.

*

"E così mi ha detto espressamente che non vuole uscire con me, da sola." Mi confessa Ste, mentre, mani nelle tasche, cammina di fianco a me sull'erba umida.

"Quindi accetta comunque di uscire con te in gruppo? Voglio dire, assieme al CCNR?"

"Sì." Risponde. "Non è propriamente un 'no, non voglio uscire con te', è piuttosto un 'sì, ma non da soli'. Per cui non so se interpretarlo positivamente, perché lascia uno spiraglio di speranza, oppure se lasciar perdere una volta per tutte perché si tratta di un elegante rifiuto."

Staremo chiacchierando da non so quanto: il cielo è buio buio, i lampioni si sono accesi e in giro non ci sono più bambini, ma solo vecchi o coppiette. Non gli ho chiesto direttamente come va con Giulia, perché lo conosco e so che potrei urtare la sua sensibilità, ma a un certo punto, mentre accostavamo il fiume, ha deciso di aprirsi da solo, e mi ha raccontato quanto segue:

1 - Ispirato dall'accaduto di qualche giorno fa, ha capito che i sentimenti non esplicitati sono molto pericolosi;

2 - Vedendo l'intesa tra Tommy e Giulia, ha deciso di non voler essere surclassato da Addominali in questa competizione amorosa. Quindi ha preso coraggio e ha scritto un messaggio di scuse a Doppia G, circa il loro confronto avvenuto tempo fa a casa Felici;

3 - Lei ha accettato e ricambiato. Lui, gasatissimo dallo scambio di buone intenzioni, si è fatto prendere dall'entusiasmo e le ha chiesto di uscire;

4 - Si è preso un grandissimo bidone.

"Non so, Ste, ma per me il problema è a monte." Rivelo. "Per me hai sbagliato tutto al punto numero due."

"Cioè?" Aggrotta le sopracciglia.

"Perché ti sei scusato del confronto?" Gli domando. "Non hai detto nulla di male, se non la verità. Doppia G si meritava quelle parole; tutte, dalla prima all'ultima."

"Non sono stato troppo duro?"

"Perché, lei ti era sembrata morbida?" Scuoto la testa. "Mi spiace, ma secondo me tu stai meglio da solo. Guarda quanta autostima hai recuperato, guarda come sei forte!" Gli do un pugno sul braccio e lui esclama un vigorosissimo "Ahia!".

"Insomma, capisco che tu abbia voluto buttarti, ma secondo me è più che altro un salto in un burrone con un fondo di lame affilate e coccodrilli. È ovvio che ora Doppia G preferisca Tommy, anche solo perché lui è un macho, mentre tu ti scusi per esserlo stato una volta nella vita." Concludo, fiera della mia teoria. 

"Wow, grazie." Dice Ste, seccamente, arrestandosi nei pressi di un albero.

E dalla sua reazione riavvolgo il nastro delle mie parole e capisco di aver assolutamente fatto passare il messaggio sbagliato: "Ste, non intendevo dire che Tommy è un macho e tu no."

"Strano, perché l'hai appena detto."

"Era... era un modo di paragonare!" Mi difendo, anche piuttosto male. "Era inerente a quella litigata con Giulia, ma non in generale... insomma..."

"Insomma, io dovrei lasciar perdere Giulia perché lei dovrebbe lasciar perdere me."

"No! La seconda parte no!" Rimedio, mentre due vecchietti iniziano ad interessarsi alla soap opera live. Così abbasso drasticamente la voce, spingendo Ste addosso alla corteccia dell'albero. "Ste, è facile essere duri o dolci a comando e... credimi, lo dico per esperienza, perché l'ho fatto per due mesi di fila tentando di essere chi non sono. Il difficile è essere sempre se stessi nel bene e nel male, e tu sei l'unica persona che conosco che lo sa fare splendidamente."

Ste mi fissa con una faccia da vomito. Io fisso lui con la medesima espressione.

"Lo so che sei ancora innamorato di lei." Sbotto infine, accettando l'enorme divario tra gli incoraggiamenti che ci diamo e le nostre vere intenzioni. Colpisco il suo petto con l'indice, irritata. "Ma mi chiedo come cavolo sia possibile che uno come te si sia così fissato con una come lei. Davvero, non me lo spiego."

"Sembra quasi che ti dia fastidio. Non dovresti capirmi, tu, che sei nella stessa situazione?"

"Non è la stessa situazione, perché Tommy è completamente diverso da quella gallina."

"Sì, certo, di tipo cento punti di Q.I. In meno."

"Guarda, sai, che mi offendo." Rimbecco. "Smettetela tutti quanti di dire che Tommy è stupido; eravamo più o meno in questi pressi quando mi ha rivelato i suoi sogni più profondi e la complessità della sua psiche."

"Ah-ha! Allora sei nostalgica! Ecco perché sei voluta venire qui!"

"Sì, è un posto che mi ricorda dei bei momenti, va bene?" Mi giustifico. "A essere sincera, è stato l'appuntamento più bello della mia vita, e non dimenticherò mai quando Tommy mi ha baciato dopo avermi mostrato la sua anima."

"E poi se ricordo bene, si è preoccupato della tua, giusto? Si è accorto di chi sei e ti ha riempito di complimenti? È andata così?"

"Stefano." Incrocio le braccia e lo guardo con disappunto.

Lui si stacca finalmente dall'albero e prende a camminare circolarmente, mentre si mette le mani tra i ricci e si lascia agitare dal battibecco: "Perché mi hai invitato ad uscire?"

"Io ti ho invitato ad uscire?"

"Sì, sei stata tu. Tu, accettando passivamente le idee di tua sorella, perché non impari niente dagli errori."

"Cosa??" in questo momento mi sento davvero simile ad Hera quando esclama sdegno di fronte a una ragazza che abbina i pantaloni a palazzo con le ballerine.

Ma Ste sembra ancora più offeso di me e prende la carica marciando nella mia direzione con l'indice a mo' di spada tratta: "Tu. Tu mi hai obbligato a confessare della mia cotta per Giulia. Tu hai orchestrato il pomeriggio a casa tua per farci avere il confronto. Tu hai fatto in modo che mi cacciassi in questa situazione dove ci sto ancora più male di prima, quando tutto era tranquillo."

"Non è del tutto vero. Anzi, permettermi di osservare che-"

"Tu sei proprio uguale a tua sorella."

La mia mano va a posarsi sul petto, in corrispondenza del cuore, e la mia bocca si spalanca. Io uguale a chi???

Prima d'ora mi avevano sempre detto che sono il contrario di Hera. E mi dispiaceva, specialmente se lo diceva un certo Tommaso D'Angelo facendomi sentire invidiosa di lei e del suo charme. Ma ora che Stefano, il mio saggio migliore amico Stefano, ha osato affermare che ci somigliamo, mi sento più colpita che mai, più di Cuzco sotto i cinquantatré chili di Hera, quel nefasto giorno sul divano. E ho appena realizzato che non voglio - assolutamente - essere comparata a mia sorella - da lui.

"Non fare quella faccia." Mi accusa. "A te non è andata bene con Tommy e non hai fatto altro che usarmi come canale di sfogo. Ma quando poi ti ho confessato i miei sentimenti per Giulia, ti sei messa a giocarci come se potessi esorcizzare il demone della tua relazione attraverso la mia."

"Io?? Ste stai-"

"Ora che non hai più Tommy, accetti di uscire con me per stare al passo con le trovate di Hera, perché in fondo piacciono pure a te, dai, non far finta che non sia così. Infatti guarda caso mi porti nei luoghi del tuo passato, giusto per rivivere qualche bel ricordo, come se io non fossi altro che l'ennesimo scemo da prendere in giro."

"Ste, io non-"

"Taci." Si fa grande, rivolgendosi a me nello stesso modo in cui si era rivolto a Doppia G quel pomeriggio. "Quando io ho problemi di cuore, tu sei solo capace di ragionare per simpatie, mentre quando tu avevi problemi di cuore, io non ho fatto altro che sostenerti. E ora, quando ti chiedo un consiglio, l'unica cosa che sai fare è vantarti di quella scimmia senza cervello di cui ti sei innamorata!"

Basta, mi sono così offesa che ora non gli risparmierò davvero nulla. Infatti, insinuo: "Sembra quasi che ti dia fastidio."

"Sì che mi dà fastidio!" Grida, facendo definitivamente prendere un infarto agli ottantenni. 

Ci fissiamo di nuovo, vicinissimi, arrabbiatissimi, concentrati solo su che diavolo sta succedendo tra di noi. Il che al mio cervello è attualmente inesplicabile.

"Senti, Ste, non mi trattare come Doppia G, ok?" Sentendo una certa pressione psicologica, mi levo da sotto di lui con urgenza. "Non serve che fai il macho anche con me."

"E tu non trattarmi come quel rincoglionito di Tommy. Non sono altrettanto vuoto." Ribatte, picchiettandosi la testa. "Comunque torniamo indietro. Vorrei andarmene dal vostro ricordo, se permetti."

Faccio dietrofront, lanciandogli uno sguardo di fuoco: "Hai travisato tutto, ma va bene, andiamocene pure, basta che mi riaccompagni fino a casa."

"Certo. Non ho una moto per scarrozzarti, ma se ti va bene comunque..."

Continuando a battibeccare, ripercorriamo la strada all'indietro fino alla fermata della metro e poi torniamo verso la dimora Felici, che tanto Felici, oggi, non è.

*

Rientro in casa e non appena la porta si richiude alle mie spalle, mi ci appoggio esalando un sospiro. Ho litigato con Ste. Io... con Ste. Non era mai successo che ci accusassimo così, men che meno in merito a questioni sentimentali. Prima di Tommy, io nemmeno ci pensavo ai sentimenti, eccetto quello di voler morire.

Non può essere. Questa avrebbe dovuto essere una serata tranquilla! Avrebbe dovuto essere una delle solite, tranquille uscite tra amici!

Hera mi sta nuovamente rovinando la vita, me lo sento.

Così, individuo la luce accesa in salotto e, non curante dello spettacolo osceno che potrei trovarmi sotto gli occhi, mi fiondo da lei e Punkie a passo di carica.

"Ossignore!" Esclamo, coprendomi gli occhi, quando li vedo.

Ok, sapevo che non avrei dovuto farlo, ma la situazione è ancora peggio di quanto mi aspettassi.

I due sono... beh, loro stanno... cioè, si sono...

"Hestia, erede di Belzebù, mi stai coprendo i raggi ultravioletti del neon. Per piacere, spostati, o il primer uniformante per il viso non uniformerà un bel niente. Funziona con la luce, per la tua ignoranza. È l'avanguardia della cosmesi."

Peggio che nell'incubo delle mille Here che fanno 'sciò', mia sorella e Punkie sono abbandonati sul divano come fossero sulle poltroncine di una spa, il viso impiastricciato di intrugli e delle luci puntate addosso da varie angolature, che io sto apparentemente oscurando.

"Domenico..." Allungo una mano verso di lui, dubbiosa che Hera l'abbia ucciso, o che qualcosa nelle pomate di Hera l'abbia ucciso, e ne sia rimasto solo un involucro di crema. Ha dei semi di melograno sugli occhi.

"Tranquilla, Hes." Mi rassicura lui, mentre ondeggia il piede a ritmo della musica new age che esce dal suo telefono. "La fototerapia è veramente rilassante come diceva Hera."

"E vedrai che pelle quando avremo sciacquato via la mousse al maracuja, tesoro!"

Sconvolta e disturbata da questa visione, afferro Hera per il polso e la trascino nell'altra stanza, non badando alla scia di petali e fette di frutta che segna il suo sentiero manco fossimo nella favola di Hansel e Gretel.

"Ecco, hai rovinato la mia pelle." Dice quando arresto la nostra corsa in cucina. Poi si rimuove qualche altro residuo di macedonia dalla faccia e mi guarda maliziosa. "Allora ha funzionato? Tu e Ste vi siete sbaciucchiati? Avete amoreggiato come piccioncini?"

"Piantala!" Esclamo, gettandole un canovaccio sulla faccia. "La verità è che non voglio che il mio rapporto con Ste venga messo a rischio, d'accordo? Che si tratti solo di amicizia oppure di qualcos'altro, io comunque non voglio rovinarlo. È troppo prezioso per me, è troppo importante per perderlo con queste sciocchezze."

Hera mi fissa con della mousse tra le ciglia: "Parli come se fosse successa una tragedia."

"Abbiamo litigato." Le illustro. "Ma non come al solito, era su un piano completamente diverso; ho capito di averlo ferito e non deve succedere mai più. Non ti intromettere più."

Mia sorella alza entrambe le mani, stranamente senza frecciatine in sua difesa: "Mamma mia. Scusami tanto, epico Grendel, drago nemico del valoroso guerriero danese Beowulf."

"Stavolta sono seria." Rimarco avvicinandomi a lei e al suo puzzo di centrifuga multivitaminica. "Penso che sei una brava sorella, dopotutto, ma voglio essere io a gestire la mia vita da oggi in poi, imparare a capire i sentimenti che provo davvero ed essere me stessa. Anche se mi è piaciuto essere te per un po', noi non siamo la stessa persona e credo di averlo finalmente accettato come un pregio."

Hera arriccia le labbra e sbatacchia gli occhioni da cerbiatta con fare commosso: "Oh, la mia piccola Hestiolina è finalmente cresciuta."

Fa per picchiettarmi fieramente la mano sulla testa, ma io mi levo grugnendo: "Niente dimostrazioni d'affetto, per carità."

"Giusto, la tua epidermide da vampiro potrebbe sciogliersi a contatto con la mia santità. Comunque..." Tossicchia sul chi va là. "Se ogni litigio tra te ed Eros porta a questo, allora ben vengano i litigi tra te ed Eros."

"Non saprei..." Pondero, appoggiandomi all'angolo del tavolo. "Per Stefano ora io sono solo un'amica infida e manipolatrice come te."

Hera finge di asciugarsi l'angolo dell'occhio: "Oh, grazie, carissimi, grazie per tutto."

"Non saprei davvero come interpretare tutto questo..." Sospiro mordendomi il labbro. "Fino a due mesi fa sapevo esattamente cosa volevo, ora nonostante quello che è successo, sono molto più confusa. Dovrei aver chiara la mia situazione sentimentale, eppure..."

"Almeno non stai piangendo." Mi ricorda lei, brillante. "È forse la prima volta in cui torni a casa da un appuntamento con della voglia di vivere e metterti in gioco, anziché di morire e giocare con le bamboline voodoo." Il sorrisetto di Hera accompagna il suo pizzicotto alla mia guancia: "Aaah, Hestiolina, Hestiolina, cosa devo fare con te? Tu non sai proprio cos'è l'amore, eh?"

"Perché, tu invece lo sai?" Punkie e il suo prolungamento longitudinale fucsia spuntano in cucina, impedendo alla mia risposta acida di corrodere l'entusiasmo della gemella zuccherosa.

Prima che Hera se ne esca annoiando il mondo con la lista delle sue doti da guru, Mimmo le cinge la vita da dietro e le posa un bacio molto vicino alla bocca. E vorrei solo dire: grazie, Domenico Caruso. Grazie da parte di tutta l'umanità per essere l'unica cosa che riesce a zittire quell'egocentrica di Hera Felici.

"Sentite, smettetela, vi prego." Torno nel mio personaggio, circumnavigandoli senza toccarli nel caso mi potessero contagiare con la loro smanceria cronica. "Fatemi tornare in camera prima di accoppiarvi, o potrei veramente vomitare."

Mentre loro mi ignorano e proseguono lo scambio di primer uniformante, io me ne salgo di sopra e perdo la successiva mezz'ora ad aggiornare la mia app di Death Note Mobile. In realtà, però, è solo una scusa per aspettare sveglia, sperando in un messaggio di Ste.

...il quale arriva, perché non c'è nulla di più sicuro di Stefano Russo. E della morte. Ovviamente.

Hes sei sveglia? Scusa per prima.

Sorrido davanti al suo messaggio. Si parla di modus operandi, e si dal caso che io il suo lo conosca meglio di tutti.

Scusami tu, Ste. Che scema che sono a volte, non volevo litigare con te 🤦‍♀️

La sua risposta arriva subito: Lo scemo sono io. So che non è colpa tua se mi sono cacciato in questa situazione con Giulia... me la sono creata tutta da solo. Scusa anche se ho offeso Tommy e per questo anche te.

Aw, ma che carino. Rido tra me mentre cerco l'emoticon perfetta per decorare il seguente messaggio: Nah... quello lì è veramente una scimmia dalla testa vuota 🙉

Continuo a ridere ancora anche dopo l'invio, riscoprendo una Hestia inedita, che sta a messaggiare a pancia in giù sul letto con le gambe che dondolano come nei film per teenager della Disney. Va beh, ho comunque il pigiama di The Ring, però è figo essere felici, a volte.

Dai non pensiamoci più. scrive Ste, aggiungendo qualche altra versione delle scimmie. In fondo, anche se ci siamo arrabbiati, è stato un bell'appuntamento, mi sono divertito. 🙈🙊

Pure io. Gli rispondo. E a tal proposito, credo che dovremmo organizzare una bella uscita di gruppo per tentare il tutto per tutto con Doppia G. Ha detto che non vuole uscire da sola con te, ma saprà rinunciare a una gita fuori porta con il CCNR per festeggiare la fine della scuola?? Sempre che tu sia d'accordo, ovviamente.

Mi metto comoda fra le coperte, con il telefono fra le mani e tutti i muscoli finalmente rilassati. In fin dei conti, chi se ne importa se l'idea di Giulia assieme a Ste non mi piace più di tanto? Per me l'unica cosa che conta è che lui sia felice. Nient'altro.

Il telefono vibra, poco prima che io mi addormenti, ed è Stefano mi ha mandato un cuore. L'ha scelto nero, perché lui sì che mi conosce meglio di chiunque altro. Spengo il telefono, chiudo gli occhi e mi addormento con il sorriso.

🖤

*

Sabato è finita la scuola. È stata una grande liberazione. Da adesso comincia il periodo in cui mi colerà il kajal anche solo respirando, ma comunque lo accetto, purché significhi essere finalmente in vacanza.

Per inaugurare questi gioiosissimi tre mesi, abbiamo deciso di passare una domenica tra amici. L'idea era di fare qualcosa di tranquillo, tipo vedersi un bell'horror al cinema e poi raccontarsi aneddoti paurosi al buio della notte, ma ovviamente gli altri hanno dovuto metterci lo zampino e modificare la mia proposta. Hera, che in questo periodo si è fissata con l'abbronzatura, ha detto che avremmo potuto andare al mare. Poi Tommy, che ha veramente scaricato tutti i suoi amici per seguire noi del CCNR, ha proposto l'alternativa del lago: sì, il fantomatico lago delle fantomatiche vacanze con i genitori.

Sempre perché D'Angelo è monotematico come pochi e sarà un perfetto letterato.

Ste, Giulia e Punkie si sono adattati all'opzione senza lamentele. Il primo deve provarci con Doppia G, Doppia G viene per provarci con Tommy e Punkie prova a rendere la vita di Hera difficile in qualsiasi situazione, quindi il dove e come non rappresenta un gran problema per loro. Abbiamo fatto fagotto e siamo partiti tutti insieme verso la libertà qualche ora fa. Quando siamo finalmente giunti nel luogo di destinazione, mia sorella è stata la prima a piazzare la sua base per l'abbronzatura e dichiarare ufficialmente iniziato il relax estivo.

"Aaaah!" Sta sospirando in questo momento, mentre estrae il suo solare alla bava di lumaca glitterata e si sistema l'occhialino da sole Gucci. "Ora mi piazzerò qui con questa meraviglia sulla pelle per almeno cinque ore, finché non potrò essere scambiata per un'egiziana e poi-"

Non ce l'ha fatta. Hera non ce l'ha fatta. Il suo acclamato relax è durato tre secondi, poi Punkie l'ha sollevata di peso e l'ha gettata nel lago.

Grazie per esistere, Domenico Caruso. A nome di tutta l'umanità, ancora una volta, grazie.

Applauso.

Mia sorella ha gridato come una sirena e poi è emersa solo per poter inveire contro il suo ragazzo: "Vieni qui anche tu, se hai il coraggio, brutto leader di sette mangiabambini, viscido cacasotto di prima categoria! Di che cosa hai paura, eh? Che ti si afflosci la cresta? Che l'acqua purifichi il tuo peccato originale? Che il peso dei tuoi piercing ti trascini sul fondale? Demone maledetto, mi vendicherò! Mi vendicheroooò!"

Adoro vedere Hera così; la mia vita ora è completa.

E parlando di Hera, sono pure contenta che abbia rispettato la mia richiesta. Sicuramente sta sempre tramando qualcosa, questo fa parte di lei, ma almeno ha capito la serietà delle mie affermazioni e ha lasciato perdere me e Stefano, concentrando tutte le sue energie su Mimmo. Credo che mia sorella abbia imparato molto dall'esperienza dello scambio. Innanzitutto, è cambiata in meglio: è sempre simpatica come un cactus nelle mutande, però almeno è più solare. Da Jacopo in poi l'avevo vista solo acida e indifferente; ora tiene di più alle persone e, anche se non lo fa vedere, pure a me.

Ha capito che prima non mi dava abbastanza fiducia, perché nemmeno io ne avevo in me stessa. Adesso, a piccoli passi, sto cercando di recuperare, e a lei si è aperto un mondo. Siamo diverse come il giorno e la notte, ma in fondo il giorno e la notte fanno parte dello stesso sistema: scambiarci ci è servito a trovare dei pregi che credevamo non esistessero né in noi stesse né nell'altra.

"GIULIA, PER LA MISERIA, VIENI A DARMI UNA MANO!" sta continuando a gracchiare Zucchero Filato, mentre scopre che con il tuffo le si è slacciata la parte superiore del bikini.

Sia Doppia G che Punkie si catapultano in acqua per un immediato sopralluogo. Tuttavia, prima di raggiungere Hera, Giulia si volta verso me, Tommy e Ste.

"Andiamo?"

Lo sta chiedendo a tutti, ma è Tommy che guarda principalmente. Lui annuisce, si toglie la maglietta e scopre i degni addominali, che ancora, a distanza di due mesi e mille casini, mi fanno implodere le ovaie con malinconia. Mentre lui e Giulia prendono la rincorsa per un tuffo in acqua, io e Ste prendiamo la rincorsa verso l'ennesimo buco nell'acqua.

*

Dopo il bagno, inizia a fare abbastanza freddo. Tutti e sei ci avvolgiamo nel nostro bell'asciugamano e ci sparpagliamo per seccarci al sole onde evitare di iniziare l'estate con la broncopolmonite. Grazie, Tommy, per le tue idee stupide.

Mentre sto trafficando nello zaino, intenta a trovare qualche residuo di cibo che aiuti il mio organismo a carburare, Tommy il meraviglioso bagnato e sexy mi si avvicina con fare apparentemente casuale. E sì, so che l'ho appena accusato per avere idee stupide, ma il fatto che sia divino, purtroppo, prescinde dalla vuotezza nel suo cranio.

"Ehi, Hera..."

Hera?

Mi guardo intorno e vedo Hera postare selfie su Instagram, mentre è tutta gocciolante e avvolta da un asciugamano giallo. Anche il mio asciugamano è giallo. Oh, santo cielo.

"Ehm... dimmi, Tommy." Improvviso, chiedendomi se voglio veramente farlo, ma chiedendomelo troppo tardi. 

"Volevo farti una domanda. Un po', tipo... personale."

Deglutisco sonoramente, indecisa sul da farsi e spiazzata dagli addominali prorompenti. Ste aveva terribilmente ragione sul fronte 'il nostro cervello si fa influenzare da quel che vedono gli occhi'. Porca miseria, il mio cervello è così influenzato che penso di aver bisogno della guardia medica.

"Ecco, la domanda riguarda tua sorella Hestia." Rivela Tommaso, passando una mano tra la chioma da surfista americano. "Secondo te, sarebbe disposta a farsi una passeggiata attorno al lago con me, se glielo chiedessi?

Questa è una domanda meravigliosa, devo ammetterlo, ma prima che mi penta di esistere, decido di prendere una boccata di ossigeno e sparare la verità nient'altro che la verità in un unico fiato: "Aspetta Tommy, aspetta, scusa, io non sono Hera, lei è Hera, te lo giuro, sono Hestia, mi spiace, hai beccato la gemella sbagliata, scusa."

Tommy scoppia a ridere allietando l'aria di dolci gorgoglii, poi mi dà un buffetto affettuoso sul mento: "Lo so, ti stavo solo prendendo in giro!"

Che??

"Ok che non sarò il più sveglio del reame, ma certi dettagli ormai non me li lascio scappare." Indica la mia faccia, e io deduco che si riferisca al kajal colato a fantasia zebrata sulle mie guance. La differenza tra me ed Hera, in questi casi, sta tutta nel waterproof. Almeno questo Tommy l'ha imparato. "Mi pareva giusto prendermi una piccola vendetta, mi sa che dopotutto me lo merito. Comunque, volevo chiedertelo sul serio: te li fai due passi con me, per parlare un attimo in privato?"

Oh per mille Cuzchi aerodinamici!

La mia faccia di bronzo è la risposta più chiara del mondo: sì, futuro marito, fammi tua come meglio ritieni giusto. Ma mentre il dissidio interiore mi incolla le labbra facendomi sembrare la solita impedita, qualcosa attira la mia attenzione dietro le spalle di Tommy. 

Stefano e Giulia stanno tornando insieme dal bar con qualche bevanda per il gruppo e dopo aver posato le lattine vicino ai nostri zaini, lei si chiude nella braccia mimando il gesto del freddo. Prontamente Ste le cede il suo asciugamano dei Power Rangers, avvolgendola per bene e avvicinandola a sé, e allora in quell'attimo, tutto il resto perde drasticamente di importanza. 

Sposto Tommaso da davanti a me per vedere meglio.

Non so con che coraggio, ma quel pazzo suicida lo fa sul serio: Ste si inclina in avanti e chiude le labbra di Doppia G, la sua acerrima e secolare oppositrice, in un bacio. Ora: non so se l'abbia volontariamente imprigionata nel tessuto o se sia stata una condizione fortuita, ma l'unico motivo per cui lei non è ancora scappata a gambe levate chiedendo aiuto è proprio perché non ci riesce.

Questa volta finisce veramente male.

Difatti, Giulia si stacca non appena possibile. Nell'indignazione più assoluta, pesta un piede a Stefano e poi gli dà un sonoro schiaffo sulla guancia: "Non provarci mai più! Troglodita!"

Tutti si girano verso di loro e nel frattempo Tommy commenta a bassa voce: "Mi sa che il tuo amico si è appena beccato un epico schiaffo morale."

"Già..." Gemo, sbattendomi una mano sulla fronte. "Io gliel'avevo detto!"

Mentre qualche osservatore si mette a ridacchiare, Giulia si avvolge nell'asciugamano per la vergogna e, in versione Power Baco da seta, saltella verso Hera per trascinarla nel bagno delle ragazze. Molto probabilmente vuole vomitare, o lavare via l'onta di un bacio indesiderato. Punkie posa cordialmente una mano sulla spalla di Ste, e picchietta con affetto e rassegnazione.

Oh, Ste, povero Ste... ma perché sei così masochista?

Non so se andare a consolarlo o lasciare che gestisca il cordoglio in solitudine, come farei io. Alla fine è Tommy che decide per me, prendendomi una mano e trascinandomi lontano, lungo il sentiero sulla sponda del lago.

"Cosa stiamo facendo?" Domando, contrariata.

"Ne ho abbastanza di tragedie. Tagliamo la corda."

"Ma Tommy, Stefano..."

"Ma sì, lascia perdere Stefano." Sbuffa, mentre io continuo a girare la testa verso la spiaggetta. "C'è qualcosa che è rimasto in sospeso, tra noi due, e credo sia finalmente arrivato il momento di chiarirci."

"Mi sembrava che avessi chiarito tutto abbastanza bene, l'altra volta..."

"L'altra volta." Specifica, prendendomi la faccia tra le mani e costringendomi a guardare lui. "Mi sono scusato di fronte a tutti, ma ormai sono passate almeno due settimane. Non so tu, ma io, indipendentemente dal fatto che ora è tutta acqua passata, non riesco a passare sopra a ciò che c'è stato privatamente tra noi due, come se nulla fosse."

Oh.

"Un conto è Hera, con cui non ho avuto chissà che interazioni, un altro conto sei tu. Dopotutto, siamo usciti diverse volte, abbiamo fatto... diverse cose." Allude ai brevi ed intensi momenti romantici che abbiamo vissuto. "E non mi piace l'idea di ignorare così palesemente i fatti. È stato qualcosa di importante, in fin dei conti."

"Beh, su questo hai ragione." Gli sorrido, trovandomi pienamente d'accordo. "Anche io in questi giorni ci ho pensato spesso."

"Perché abbiamo condiviso davvero molto, è innegabile. Ed ora che è tutto sistemato, che non ci sono più tensioni nemmeno con i nostri compagni, mi sono reso conto che... mi manchi."

"Io... ti manco?"

"Sì, tu, Hestia con la H." Conferma come se fossi io la stupida qui. "Lo so che avevo detto di non volerci più avere nulla a che fare. In fondo, ero così provato dalla storia dello scambio che mi ero giurato di non ricascarci mai più e tenermi distante dalle donne almeno per qualche mese. Ma non sono mai veramente riuscito a rimuoverti dalla mia testa. Te lo ricordi? Mi succedeva anche ogni volta in cui 'ci lasciavamo'. La verità è che non faccio che pensare a come tu abbia sempre preso le mie difese e visto in me quello che nessun altro aveva mai visto e sperimentato davvero di tutto pur di conquistarmi... Hes, quando ti ho baciata, quel giorno del firma-copie, è ritornato tutto quanto. Ogni cosa. E lo so, mi ci è voluta un'era per capirlo... cioè, mi ci è voluta letteralmente un'Hera per capirlo, ma-"

"Tommy, shh." Lo interrompo ad un certo punto, alzando una mano appena sopra la sua bocca.

Lo fisso intensamente, con un sommo punto di domanda circa lui e il suo profondo disagio affettivo, ma soprattutto con un folle e contraddittorio istinto suicida che mi è appena balenato nella testa.

"Mi dispiace." Affermo infine a fior di labbra, non credendo nemmeno alle mie stesse parole. "Ma è meglio se anche io mi prendo un po' di tempo, Tommy."

*

Il pomeriggio è proseguito come se nulla di tutto ciò che è successo fosse veramente successo. Punkie è riuscito a sdrammatizzare riguardo il bacio kamikaze di Ste e persino Giulia, alla fine, l'ha perdonato, dicendogli però di starsene a distanza di sicurezza di circa cinque metri per almeno altri cento anni. 

Tra me e Tommy c'è stato molto imbarazzo dopo la fatidica chiacchierata, ma poi tutto si è appianato quando abbiamo giocato ad annegarci a vicenda per sfogare ogni rimpianto. Ero certa che ora lui si fosse preso con Giulia. E di sicuro la trova affascinante, questo è innegabile, però capisco che sentisse un senso di incompiuto nei miei confronti, come io l'ho sentito nei suoi per un sacco di tempo...

Tuttavia, non so ancora perché gli ho detto di no. Forse Hera mi ha lobotomizzata nel sonno. Mi avrà addormentata con qualche suo intruglio all'avanguardia della cosmesi e poi avrà fatto entrare un criceto nel mio orecchio, perché risalisse al cervello e sgranocchiasse via la parte dedicata alle scelte giuste.

E così tra dubbi, abbronzature e sensi di colpa, anche la giornata scivola via come la bava di lumaca sulla schiena di mia sorella. Verso sera, mentre gli altri iniziano a prepararsi, io raggiungo il povero Ste nel suo angolo di depressione. Il sole sta ormai tramontando addosso alla superficie del lago, mentre lui se ne sta ancora in costume, con le ginocchia al petto mentre l'acqua gli bagna drammaticamente i piedi.

"Come va?" Mi siedo accanto a lui con i capelli che svolazzano indomiti e l'asciugamano ben avvolto attorno al corpo. Va bene estate, ma siamo appena ai primi di giugno, e il genio della lampada D'Angelo ha preferito il freddo del lago al tepore del mare. E guardate quante vittime ha mietuto perché non c'era abbastanza caldo per starsene tranquilli in bikini!

"Hai una domanda di riserva?" Mi fa Ste, scrutando tristemente l'orizzonte. 

Oggi Ste ha perso tre cose molto importanti: Giulia, la dignità e l'asciugamano dei Power Rangers. Ecco perché non ha ancora superato il lutto.

Tossicchio, cercando di entrare piano piano nella sua bolla di commiserazione: "Io l'avevo detto che tu stavi meglio da solo."

A queste parole sensibili, lui mi lancia un'occhiata di disapprovazione. Così alzo le mani, come per sottolineare che dovevo per forza farlo presente, poi gli passo il telefono aperto su Death Note Mobile.

"Cos'è?" Mi chiede aggrottando le sopracciglia nel vedere lo shinigami Ryuk che saluta con fare inquietante e una mela rossa in bocca.

"Un finto libro sulla gente che vorresti vedere morta. Aiuta molto in questi casi." Garantisco, incoraggiandolo a provarla.

Ste sorride appena: "Ti pareva che non proponessi una soluzione del genere."

"Dai, Ste." Lo motivo con una spallata. "Se sei incazzato per una volta puoi mostrarlo. Non morirà veramente nessuno."

Mi fissa.

"Sì, va bene, ho fatto diverse prove, ma che c'entra?"

Ste scuote la testa e guarda la tastiera con titubanza. Alla fine prova a colpire qualche lettera e formula le parole 'Giulia Giuliani'. Sta per premere invio, ma poi le cancella bruscamente, e mi riconsegna il telefono quasi per liberarsi del fardello: "Non ce la faccio."

"Mamma mia, che piattola!" 

Scuoto la testa, non capacitandomi della sua remissività, e lo scrivo io per lui. Sulla causa della morte, specifico: studio troppo intensivo della filosofia, e poi lo invio al Death Note. Ecco... era così difficile?

"Perché compare un asterisco accanto al suo nome?" S'informa Ste, che nel frattempo è rimasto sopra la mia spalla a guardare a metà tra il colpevole e l'interessato. Bene bene, osservate come il serpente del peccato tenterà la vittima innocente.

"Oh, l'asterisco? Lo mettono quando il nome è già stato inserito una volta."

"Ah, quindi anche tu hai desiderato più volte che Giulia...?" Si passa un pollice lungo una linea immaginaria che taglia il collo.

Io annuisco: "Penso addirittura una cosa come trentadue o trentatré volte."

"Sul serio?"

"Sì sì." Sfodero compiaciuta la mia personale statistica, che aggiorno regolarmente con somma soddisfazione. "Tommy compare già ventisei volte, Punkie invece solo due ed Hera trecentosessantaquattro."

"Stai scherzando?" Ste sembra sconvolto. "Da quanto hai quest'app, scusa?"

"Boh, da circa un anno, credo."

"Quindi hai desiderato la morte di tua sorella ogni singolo giorno?!"

Controllo di nuovo le statistiche e verifico con una smorfia: "Sì, tutti i giorni, meno uno. Sarà stata quella volta che era al Cosmoprof con Doppia G e non ci siamo viste dalla mattina alla sera."

"Fammi vedere." Ste, un po' incredulo e un po' ormai inghiottito dalle tenebre, mi ruba il telefono dalle mani e si mette a scorrere nella lista. Va tutto ingiù, poi torna su, legge i nomi e le date, impallidisce per i tipi di morte e alla fine se ne esce con una vocina impalpabile: "Tu fai veramente paura."

"Credevo avessi paura di Hera."

"Beh, ve la giocate." Assicura, annuendo vigorosamente e tornando alla homepage dove lo saluta Ryuk. "Ve la giocate proprio bene, lasciatelo dire."

"Grazie. Questo mi piace decisamente di più del 'tu sei uguale a tua sorella'."

Ste mi ignora ed entra di nuovo nella lista, affascinato, intenzionato a capire se gli sta veramente procurando un trauma o se sotto sotto potrebbe scaricarsela pure lui. Mentre scorre, soffermandosi su alcuni nomi sconosciuti - tipo Erika e Matilde (sarà il nostro piccolo segreto) - passa dall'essere contrariato all'essere ammaliato e poi, a un certo punto, quasi involontariamente, sussurra questa considerazione: "Però io non ci sono."

"Come?" Ho le orecchie piene di acqua lacustre, pardon.

"Io non compaio mai." Ripete allora, più deciso. "Non hai mai scritto il mio nome nella lista?"

Rimango per un attimo congelata, poi sorrido: "Ma ti pare, sicuramente è capitato, almeno cinque o sei volte..."

"Sicura?"

"Sì, ma ti pare!" 

Ho scritto addirittura i nomi di mio padre e di mia madre! Andiamo! Dovrò pur averci infilato Stefano qualche volta per qualche battibecco o cose simili! È Ste, mica un santo!

Ste non si fida della mia parola, allora clicca il simbolo più per inserire una nuova voce alla lista. Digita: Stefano Russo e una volta immessa anche un'ora e una causa di decesso inventati, si fa registrare. Il nome viene inserito senza l'asterisco.

"Prova con Ste." Suggerisco, nervosa, da sopra la sua spalla.

Ancora niente.

"Stefano e basta. Oppure Ste Russo. Prova anche con Eros."

Ste mi guarda male ed esegue tutti gli ordini, ma nonostante lo scambio degli addendi, il risultato non cambia. Ogni alternativa risulta essere aggiunta per la primissima volta nella lista del mio Death Note. 

E questo... come me lo spiego?

"Sei tutta arrossita." Mi fa notare il mio carissimo amico, che voltatosi un po' all'indietro, mi sta osservando con un sorrisetto sulla faccia.

Io allora mi vergogno come una ladra e mi affosso dietro la sua schiena: "È perché fai vacillare la mia immagine di divinità dello sterminio. Ti rendi conto che così mi fai perdere di credibilità?"

"Nemmeno una volta, Hes..." Continua a rigirare il dito nella piaga, divertito. "Neanche un singolo pensiero cattivo nei miei confronti, nemmeno dopo il litigio dell'altro giorno."

"Ti detesto."

"Non si direbbe."

Io e Ste siamo vicinissimi, i volti alla stessa altezza, mentre lui seduto e io in ginocchio, ci siamo appiccicati senza nemmeno rendercene conto. Che è sta cosa che ultimamente non riesco più a stargli vicino senza morire di caldo? L'estate? È l'estate, giusto?

Ho deciso che odio anche l'estate.

I miei polmoni trattengono spontaneamente il fiato, mentre scopro di avere le labbra a nemmeno un centimetro dalle sue. I suoi occhi, stavolta liberi dallo schermo delle lenti, si muovo veloci per seguire i pensieri e cogliere l'immagine del mio viso che appare molto vasto da così vicino. Chissà se come me ha osservato che saremmo in una posizione ottimale per scambiarci un bacio.

Ma poi mi dico: io e Ste... un bacio??

Ma che cavolo mi prende nella vita?

"Senti, alla fine che ti ha detto Tommy, poco fa?" Ste decide di spezzare l'imbarazzo, allontanandosi un po' e prendendo a giochicchiare con i sassolini della riva. "Ho visto che parlavate e poi ti ha trascinata da qualche parte tipo gorilla alfa che si impossessa della scimmia femmina del branco."

"Beh, in realtà..." Mi mordo il labbro, pensierosa. "Niente di che."

Vuoi vedere che il motivo per cui ho detto di no a Tommy è...?

Oddio.

Oh mio Dio.

No, Hestia, no.

Per tutti i Cuzchi aerodinamici del paradiso dei criceti, no!

"Sembrava quasi che stesse per chiederti di mettervi assieme." Ste dapprima ridacchia - secondo lui tutto questo è divertente - ma poi al mio silenzio rabbrividisce. Non capisco bene se sia per l'immagine legata a quest'ipotesi, oppure per il freddo.

Nel dubbio, mi levo l'asciugamano di dosso e glielo ficco con irruenza sulla schiena: "Tranquillo, anche se fosse, gli direi di no."

"Ma che diavolo vai blaterando?!" Si sorprende.

"Giuro. Non mi interessa più. O non troppo, insomma."

"Non ti credo."

"E non crederci, fatto sta che la situazione è veramente così grave." Mi chiudo nelle spalle, mentre lui apre l'asciugamano e mi invita a sistemarmi nei suoi pressi. Ovviamente non sa che è già successo e io nemmeno lo rivelo, perché ripeterlo ad alta voce mi fa realizzare ancor di più quanto io sia un'idiota.

Ho rifiutato il dio Apollo per Eros... vi rendete conto? Nemmeno Pollon è così bacata.

"Vieni qui. Il freddo ti sta già congelando le sinapsi, secondo me."

Eh, infatti.

Anche se sono agitata dalla situazione, mi lascio accogliere dal lembo di tessuto, infilandomi vicino al corpo di Ste e sentendomi oltremodo strana. È come se tutto l'accaduto degli ultimi due mesi mi avesse aperto gli occhi solamente adesso. Non solo ho volontariamente bruciato l'occasione che più desideravo nella vita, ma sto pure ipotizzando di avere un serio problema con Stefano. Ma serio serio, tipo la morte di Cuzco.

Non ci devo pensare.

Sì, non ci devo pensare e continuare a comportarmi come sempre con lui. Da vera amica. Migliore amica. Tutto qui. Sarà facile.

"Mi dispiace un sacco per te e Giulia, lo sai?" Me ne esco, quando ci siamo un po' scaldati sotto la stoffa. "Spero che prima o poi si renda conto di quello che si è lasciata sfuggire."

"Non serve che fai la sdolcinata con me." Mi rinfaccia lui, con una smorfia. "Io le riconosco le tue bugie, mica faccio D'Angelo di cognome."

"E allora ok, sono felice, lo ammetto."

"Che egoista. Allora io sono felice che tu non sia più interessata a Tommy."

"Dovrei chiederti il perché o è meglio non indagare oltre?" Domando, sperando di sdrammatizzare qualcosa che ha l'aria di essere potenzialmente serio anche per lui.

Difatti, Ste fa un profondo respiro e poi sorride: "No, meglio non indagare oltre. Facciamo che per adesso va bene la scusa che ragazzi come loro non erano semplicemente adatti a ragazzi come noi."

Ridacchio: "Va bene, Ste. Mi sembra davvero la scusa perfetta."

Continuando a guardare il lago, Ste posa la testa sulla mia e mi fa una tiepida carezza sulla mano. Il suo pollice percorre distrattamente il profilo del mio, poi le sue dita si infilano delicatamente sotto il mio palmo e fanno sì che le nostre mani si incastrino alla perfezione. Sorrido: chissà perché tra tutti, proprio Stefano Russo, l'amico un po' meno antipatico degli altri, con la erre moscia e ambigue tendenze sessuali, non è mai finito nella mia lista nera...

Chissà perché proprio un ragazzo come lui.

Chissà perché proprio una ragazza come me.

"Hes?"

Stefano si gira verso di me, io alzo il mio viso verso il suo. Ci guardiamo. Siamo vicinissimi. Questa è davvero la posizione ottimale per scambiarsi un bacio. Ma poi Giulia, da lontano, grida che è ora di andare via, e allora invece delle labbra, uniamo solo le nostre fronti, scoppiando a ridere come due scemi.


***

ANGOLO AUTRICI

😍😍😍

Eh vabbè... che vi devo dire? Io ho amato questo capitolo.

Non solo per com'è e come si evolve fino al finale, ma anche perché è stato l'ultimo capitolo che ho scritto per URCT. Il prossimo, ovvero il finale/epilogo è interamente nelle mani di C.

Mi sono divertita un sacco e, sopratutto, mi sono lasciata sorprendere dalla storia stessa. Sebbene i pg siano creati da noi, sono stati capaci di scegliere alcune cose da sé... di Ste ed Hestia, ad esempio, non ne avevamo la più pallida idea fino al capitolo 21. Hanno fatto tutto da soli e il povero Tommy, che avrebbe dovuto coronare il sogno di Hes finendo per essere il suo principe, purtroppo ha dovuto soccombere in battaglia. A chi dispiace?

Aspettiamo con ansia i vostri commenti su quest'ultimo capitolo da parte di Hestia. Siamo curiose di sapere come interpretate lo scambio di battute finale tra lei e Ste e se prevedete che la loro amicizia possa portare a qualcosa oppure no.

Per ora da noi è tutto, ci ritroviamo con l'ultimo capitolo e nel frattempo vi auguriamo... BUONA PASQUA!!! 🐰

Daffy e C.


__________________________________________________

😈

Comunque, dato che non vorremmo mai che vi annoiaste una volta terminato URCT, io e C. vogliamo proporvi un paio di letture che potranno sopperire alla mancanza di Hera ed Hestia:

Dal repertorio di ciccolatomalik, la storia di un piano un po' folle e un po' passibile di denuncia, la storia di un ballo scolastico, la storia di Ashton e Noelle in... Paid and kissed:

Pensandoci bene, è un piano perfetto, il mio. Beh, se non fosse che:

A) Non ho mai rivolto la parola ad Ashton Irwin e lui non ha nemmeno idea del fatto che condividiamo lo stesso ossigeno.

B) Ho ottenuto il suo numero di telefono in modo totalmente immorale e probabilmente illegale.

C) Mancano pochi giorni al ballo e ho sentito che ha già un appuntamento.

Ma potrebbe comunque funzionare, no?

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*

Dal repertorio di Yellow Daffodil, un'avventura totalmente nuova, una storia che infiamma gli animi e i dibattiti, la storia di Olli e Raffa in... DNA:

"Stavo solo notando che ce l'hai storto verso destra."

"Anni passati a fare il bagnetto assieme e non hai mai notato che ce l'ho storto?"

Mi chiudo nelle spalle: "In scala, era molto più piccolo di come lo vedo ora."

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Buon divertimento! 💜

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Capitolo 25
*** Zero forse - Epilogo ***


URCT 25

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25. Zero forse - Epilogo

Hera

"Adesso devi fare silenzio, okay?" Mormoro portandomi l'indice alla bocca. "Non possiamo risvegliare la creatura del demonio, tu sei una sorpresa. Tutto chiaro, palla di pelo?"

Aspetto che lui mi dia un cenno, ma tutto quello che fa è nascondersi nella casetta di legno che ho comprato al negozio di animali. Forse ho esagerato un pizzico con gli accessori da roditore, ma lo devo a Cuzco. Sono sicura che ora ci sta guardando dal cielo e sta squittendo di approvazione. I criceti squittiscono?

Non ne sono certa e non mi interessa, perché ora ho questioni molto più importanti di cui occuparmi.

Entro in casa di soppiatto e chiudo la porta cercando di non fare rumore. Da quando è iniziata l'estate, io e mia sorella Dracula ci troviamo spesso a casa da sole e, dato che non abbiamo scuola la mattina, Hestia passa circa metà della notte a recitare preghiere a Satana. Perciò, ora che sono circa le otto e mezza, lei sta ancora dormendo.

Ho lasciato Cuzco Secondo nel garage ieri pomeriggio, assicurandomi che avesse tutto ciò che gli serviva per sopravvivere - la mia carriera da assassina di criceti è ormai finita - e l'ho recuperato, per fortuna ancora vivo e vegeto, circa cinque minuti fa. Ora non mi resta che affidarlo alla strega del male che occupa casa mia.

Sistemo la gabbietta sul tavolo del salotto, poi apro la porticina e con molta fatica convinco l'animaletto a salire sulle mie mani. "Senti, Cuzco Secondo, so che in passato sono stata colpevole di aver schiacciato il tuo antenato Cuzco Primo, ma credo sia arrivato il momento di lasciare indietro quel capitolo per aprirne un altro. Possibilmente senza sangue di roditore sul divano."

Il piccoletto mi guarda senza aver capito una parola, i suoi occhietti neri, poi, si distinguono a malapena dal suo pelo dello stesso colore. Spero per lui che non gli piaccia sostare sui vestiti di Hestia. Potrebbe finire chiuso in un cassetto. O peggio, la centrifuga potrebbe diventare la sua nuova ruota. Non voglio pensarci.

"Ora ti porto a conoscere il batterio che minaccia costantemente il sistema immunitario della mia vita." Annuncio, mentre cammino lenta come se stessi portando da una stanza all'altra un bicchiere d'acqua pieno fino all'orlo. Durante i miei diciotto meravigliosi, fantastici anni di esistenza, ho scoperto che i criceti sono piuttosto fragili. E che io ho una dote particolare quando si tratta di sedermici sopra. Ho paura persino ad accarezzarlo, potrei fare inavvertitamente eccessiva pressione sulla sua spina dorsale e ridurlo a un morbido disco da hockey.

Fortuna che il rischiosissimo percorso dura solo qualche metro.

Mi introduco in camera di mia sorella in punta di piedi, trovandola ancora dormiente nel suo letto, come previsto. Tutto procede secondo i piani. Sono proprio bravissima.

"Sei pronto?"

Cuzco Secondo non risponde.

"Chi tace acconsente."

Appoggio il criceto sul cuscino di Lord Voldemort, indecisa se svegliarla e mostrarle che persona stupenda io sia, o se lasciare che si desti da sola e si prenda un attacco di cuore.

Probabilmente sarebbe più contenta delle conseguenze della seconda opzione.

"Hestia." Sussurro, mentre la piccola macchia nera inizia a esplorare il materasso sotto il lenzuolo. "Mostro di Lockness, invasore di paludi e di acque lacustri, svegliati."

Un verso inumano fuoriesce dalla sua gola. Dite quel che volete, per me è la prova definitiva che mia sorella arriva direttamente dal centro della Terra.

"Hestia, figlia di Lucifero, apri gli occhi." Mormoro ancora. La scuoto per il braccio. Nulla. "Sei morta?"

"Magari." Replica lei con voce roca. "Così non dovrei sentirti."

"Non darmi false speranze, Gremlin."

"Perché mi stai toccando?"

"Non ti sto toccando."

"Mi stai toccando."

"Non ti sto..." Sgrano gli occhi all'improvvisa realizzazione di chi la sta effettivamente toccando. Mentre io realizzo, lei con la mano va a sfiorarsi il punto incriminato, sulla sua gamba. "Ferma!" Strillo.

Le tolgo le coperte di dosso e recupero Cuzco con il cuore in gola. "Lo hai quasi ucciso! Assassina!"

"Cos'è?" Mi chiede lei allarmata.

Io gli faccio da scudo con le mani e me lo porto al petto. "Tranquillo, Cuzco, sei al sicuro." Dico, accarezzandogli la testolina e pregando al contempo di non spappolargli il cervello. "Hestia non voleva farti male."

"È un criceto?" Gli occhi castani dell'ammazzacriceti si riempiono di luce, le sue braccia tendono verso di me. Spero non stia tentando di abbracciarmi. Che schifo. "Posso prenderlo in braccio?"

"È fragile." La avverto. Comincio a sentire uno strano istinto di protezione verso di lui. Non mi starò affezionando? Non ho cuori disponibili per affezionarmi, mi dispiace molto. "Molto fragile. Sta attenta."

Hestia annuisce con sicurezza, quindi le affido Cuzco. Lei lo solleva appena verso l'alto e io temo stia per ricreare la scena più famosa de Il re leone. Non la scena della morte di Mufasa, intendiamoci. Questo criceto deve vivere fino a cent'anni. Come minimo.

"È il cricetino aerodinamico che ho sempre voluto." Sospira Malefica. "Grazie, Hera."

"Per cosa, esattamente? Per Cuzco Secondo o per non averti soffocata con il cordone ombelicale ancora prima che venissi al mondo?" Meglio specificare. "O forse ti riferisci al fatto che, lasciandoti essere mia sorella gemella, ho reso la tua vita degna di essere vissuta?"

Un lungo sospiro sfugge dalle sue labbra, poi scuote il capo. "Sei imbarazzata perché hai fatto qualcosa di carino per me."

Cosa?! Sono oltraggiata.

Non ho fatto qualcosa di carino per lei, non lo farei mai!

"L'ho fatto per Cuzco." Specifico. Quel piccolo roditore infernale è stato il nostro primo e unico animale domestico. Non la scelta migliore per due ragazze, al tempo bambine, come noi. Se avessimo ricevuto un gattino, come avevamo chiesto per anni prima che ci fosse consegnata la gabbietta con una porticina estremamente facile da aprire anche sprovvisti di pollice opponibile, nessun essere vivente sarebbe stato brutalmente schiacciato dal mio lato B. "Non l'ho fatto per te."

"Cuzco era un bravo criceto." Un accenno di sorriso si forma della labbra di Hestia. "Ti ricordi quando ci è stato affidato l'importante compito di scegliergli il nome?"

"Calvin Klein era un nome bellissimo, comunque." E invece lei ha insistito per chiamarlo Cuzco. Come il lama de Le follie dell'imperatore. Cuzco, scritto persino nel modo sbagliato.

Forse non è stata una coincidenza fortuita il fatto che lui si sia volontariamente posizionato nel punto esatto dove io mi sarei seduta. Forse non sopportava il peso di un nome così ridicolo. Come biasimarlo?

"Gli altri criceti lo avrebbero preso in giro se lo avessimo chiamato Calvin Klein." Ribatte lei.

"Sarebbe stato un criceto stiloso. Ma tu che ne puoi sapere?" Sbuffo. "In ogni caso, quello che hai in mano è Cuzco Secondo. Lo ho già battezzato."

"Ho paura di chiederti in che modo lo hai battezzato."

"Metaforicamente parlando." Rispondo subito, mentendo. Quando ieri ho sistemato la sua gabbietta nel garage, ho tentato di mettergli dell'acqua fresca per prevenire la morte per disidratazione. Ma qualcosa è andato storto e qualche goccia - forse un po' più di qualche goccia - è atterrata tra le sue orecchie. Però è ancora vivo, quindi perché ammettere il misfatto?

"Piccolo Cuzco, sarai il mio migliore amico." Piagnucola ancora. Perfetto, non ho fatto altro che rendere mia sorella più insopportabile di quanto non fosse fino a un'ora fa. Bel lavoro, Hera.

"Non dirgli così, o proverà a lanciarsi a tutta velocità contro il pavimento." Hestia come migliore amica. Una psicopatica con la passione per i fenomeni paranormali e per le morti violente. Praticamente la versione femminile di Punkie.

No.

Oddio, no.

Non può essere successo davvero.

Mi sono innamorata della versione maschile di mia sorella.

Voglio morire.

"Ha già incontrato te. Il peggio lo ha già conosciuto." Replica, prima di stampargli un leggero bacio sulla testa grande quanto una noce. "Ti voglio bene, piccolo Cuzco."

Decido di ignorarla e recuperare una bambola voodoo dal comodino. Ha ancora infilzato nel petto lo spillo con cui l'ho torturata la sera della festa in palestra. Lo estraggo e lo lascio sul comodino, esaminando poi la stoffa consumata dal tempo e dalle ferite inflitte per sfogare la frustrazione. "Posso prenderla io, questa?"

"Perché dovresti volere Erica?" Mi domanda lei sospettosa.

Alzo le spalle. "Tu ora hai Cuzco. Anche io voglio un animaletto domestico. E questa è a prova di Hera Felici."

"Te la lascio solo se prometti di torturarla almeno per tre minuti ogni sera. È abituata così."

"Immaginerò che in lei ci sia l'anima di Jacopo. Sarà la bambola voodoo più felice del pianeta."

"Hera." Smetto di guardare Erica e sollevo il mio sguardo verso il viso di Hestia. Il tono con cui ha pronunciato il mio nome non promette niente di buono. "Devi dirmi la verità."

Questa volta non ho fatto nulla, lo giuro!

"Hai sofferto molto quando tu e Jacopo vi siete lasciati, vero?"

Non vorrà davvero parlare di questo. Non abbiamo mai parlato di Jacopo e non voglio iniziare proprio ora. Lo ha conosciuto, certo, e si è anche assicurata che io sapessi che secondo la sua modesta opinione lui era un cretino, ma l'unica persona con cui mi sono sempre confidata durante quella travagliata storia è stata Giulia.

Hestia conosce solo la punta dell'iceberg.

"No." Scuoto la testa, poi sorrido. "Per niente."

Sapevo che non sarebbe durata molto. Vedete, Jacopo aveva chiarito sin da subito che non era interessato a una storia seria. E mi vergogno ad ammetterlo, ma sono stata io a chiedergli di provare comunque a costruire qualcosa insieme. Non so neanche perché mi piacesse tanto.

Sapevo anche che non era il tipo da limitarsi ad avere una sola ragazza fissa, lo aveva ammesso lui stesso. Ero convinta, però, che potesse cambiare. Io potevo farlo cambiare. Beh, sappiate che è un obiettivo stupido e senza senso, perché le persone non cambiano. Fingono di farlo, nel migliore dei casi, per poi sommergervi di verità e delusione.

Jacopo era uno di quelli che non cambiano e io ero una di quelle che non si accorgono di avere un muro di fronte finché non vi sbattono contro la testa e non esce un livido grande quanto il Canada.

Hestia non sa quali premesse fossero alla base della nostra relazione. Sarebbe inutile rivangare ora il passato. Non posso tornare indietro, né recuperare i mesi che ho sprecato con lui.

Perciò ho intenzione di dimenticare tutto. E di infilzare Erica fino a che non vedrò l'imbottitura fuoriuscire dai buchi.

"Da quando c'è Punkie sei quasi simpatica, sai?"

Sbuffo. "Mi sta rovinando. Maledetto punk psicopatico."

Mi porta persino a essere gentile con la mia gemella. Questo non era mai successo in tutti i nostri anni di vita. Ora che ci conosciamo invece...

Il campanello di casa suona. Mia sorella inarca un sopracciglio sospettosa, ma io mi alzo e saltello leggiadra fino alla porta prima che lei possa fare domande, grata al mio ospite per aver interrotto il nostro discorso. Non mi sento del tutto emotivamente stabile. Non dopo aver ripensato alla mia ultima esperienza in campo sentimentale.

Positività, Hera, positività!

"Buongiorno, signore oscuro." Mi sporgo verso Punkie per lasciargli un bacetto veloce. Questo ragazzo è straordinariamente puntuale. In mano ha una busta della spesa e io, grazie agli accordi che abbiamo preso in precedenza, so già cosa contiene. "Hai portato tutto?"

"Tutto, più la colazione." Replica. Ah, quanto sono fortunata. Ormai si è rassegnato al fatto che mi avrà intorno parecchie ore al giorno e fa tante cose carine per me. "Hes è in casa?"

"Ciao Mimmo." Parli del diavolo ed ecco che spunta Hestia. È ancora in pigiama, ha i capelli che le sparano in tutte le direzioni, ma ha il sorriso sulla faccia. No, non per Punkie. "Lui è Cuzco Secondo. Cuzco Secondo, lui è Mimmo."

"Tienilo in un posto sicuro, Lucifero, non voglio ritenermi responsabile per la morte di altri criceti." La avverto. Ho deciso di adottare l'animaletto per mia sorella, così che la smetta di accusarmi di aver ucciso Cuzco di proposito. "Anche se stavolta sei tu ad averlo quasi schiacciato."

"Hai assassinato un criceto e accusi me di fare sacrifici umani." Commenta Domenico dalla cucina. "Molto maturo da parte tua, Hera."

"È stato un incidente!" Quante altre volte dovrò ripeterlo?

"Sicuro." Ribatte lui, raggiungendomi in salotto mentre addenta un cornetto al cioccolato. "È stato un incidente."

Sbuffo e gli rubo il cibo dalle mani. Do un morso, consapevole di aver raggiunto la soglia massima delle calorie giornaliere, e lo restituisco al legittimo proprietario. "Zitto, o anche tu sarai vittima di un incidente."

"Mi hai incastrato in una relazione con te, non credo tu possa fare di peggio."

"Vedi, Cuzchino, assisteremo a scene del genere ogni giorno." Interviene Hestia, che si rivolge al batuffolo nero che tiene in mano. Ha perso anche l'ultimo briciolo di buon senso che le era rimasto. "Ma le prenderemo come promemoria del perché noi due resteremo single per sempre."

"Sempre che Ste non si svegli." Mormoro io sottovoce, guadagnandomi un sorriso complice da parte di Domenico. Il nostro piano ha fallito, nessuno sviluppo amoroso sul fronte Heste - è il nome che abbiamo dato alla potenziale coppia composta da Lord Voldemort e il mollusco - o almeno, niente di cui io sia al corrente. Ma giocherò a fare la Fata Madrina un'altra volta, oggi ho questioni più imminenti in corso.

"Hes, ti ho portato il caffè." Le comunica il ragazzo più fortunato del pianeta. "E anche del succo ananas e frutto della passione, solo per te. So che ti piace. Hera, per te non c'era nulla. Mi dispiace, fragolina di bosco."

"Stai mettendo a dura prova la mia tolleranza, Caruso. Ricorda che oggi cucinerò io il tuo pranzo." E, considerando che una volta sono riuscita a dare fuoco a una scatoletta di tonno, questa è davvero una minaccia.

"Rimani a pranzo?" La gemella dark interrompe la sua conversazione in lingua celtica con il criceto solo per parlare con Punkie. Sospetto che quest'ultimo sia una sorta di pifferaio magico, l'unico ragazzo, oltre a Ste, in grado di riuscire a farla conversare con un esemplare adolescente di genere maschile senza provocarle vari traumi a livello psichico.

"Solo se non cucina Satana." Replica prontamente.

La vedete anche voi quella Vans rosa in edizione limitata che fluttua inspiegabilmente verso la fronte del mio ragazzo? Sì?

Mi chiedo chi l'abbia scagliata contro di lui.

"Sei veramente uno..." Sibilo, ma lui mi interrompe prima che possa concludere.

Qualcuno di voi lettori saprebbe dirmi se la crema fondente ha calorie, se presa direttamente dalle labbra di qualcun altro? Spero di non rovinarmi la prova costume. Ho comprato un due pezzi bordeaux che è un amore.

"Scherzo, fiorellino di campo." Come fa a piacermi anche quando mi prende in giro in questo modo? Cosa ha fatto alla mia mente? "In cucina ti ho lasciato il succo senza zuccheri aggiunti e i biscotti integrali aromatizzati al ribes che ti piacciono tanto."

Sospiro, unendo i palmi delle mani in un teatrale gesto di commozione. "Grazie, nonna."

"Cuzchy, meglio se andiamo di là." La bambola voodoo vivente che dichiara di essere mia sorella gemella si dirige in cucina, recupera il suo caffè e poi riprende la sua marcia verso la sua stanza, lasciandoci finalmente un po' di privacy. "Non fate nulla che io non vorrei vedere!"

"Tranquilla, angelo della morte, non sorrideremo." Le prometto. Non vorrei mai urtare la sua sensibilità. "Ma, per sicurezza, non venire più qui."

"Vuoi dire che dovrei rimanere solo con te?" Punkie si finge spaventato, si porta una mano alla bocca e scuote la testa. "Abbi pietà, Hera, io sono una brava persona. Aiuto le vecchiette ad attraversare la strada e salvo i gattini sugli alberi."

"La mattina presto sei più insopportabile delle restanti ore del giorno." Meglio andare in cucina e prendere uno di quei biscotti integrali. Pensavo non li producessero nemmeno più, a Domenico ne avevo parlato con sguardo sognante, dicendo quanto mi sarebbe piaciuto mangiarli un'ultima volta. E lui me li ha comprati davvero! Questo potrebbe addolcirmi un pochino. Potrebbe, sia chiaro.

L'ombra del Tristo Mietitore mi raggiunge e prende dal tavolo la bottiglia del succo ananas e frutto della passione. Lo scruta con sospetto, poi svita il tappo e ne assaggia qualche goccia. Dopo una smorfia iniziale, annuisce appena. "È buono." Osserva stupito. "Hai buon gusto."

"A guardarti non si direbbe." Gli rubo la bevanda dalle mani e ne butto giù un lungo sorso. Mi chiedo come possa l'umanità sopravvivere alla selezione naturale senza dissetarsi ogni giorno con questo. È un regalo divino.

"La vuoi smettere di essere così acida?" Mi sussurra all'orecchio dopo avermi stritolato i fianchi senza troppa delicatezza. "Vuoi che aggiunga dello zucchero a quel succo?"

"No." Rispondo secca. Abbandono sul tavolo il contenitore di plastica e rispondo alla stretta mortale con altrettanta forza. Poi chiudo gli occhi. "Mi sono svegliata prestissimo per quel criceto. Due ore fa. Avevo bisogno di fare una maschera schiarente al limone e di truccarmi un po' per fare buona impressione."

"Su di me?"

"Su Cuzco."

"Perché non su di me?"

"Perché per te sono sempre bellissima." Affermo. Spero per lui che sia la verità. "Giusto?"

Lo incenerisco con lo sguardo fino a che lui non annuisce, questa volta con un'espressione spaventata tutt'altro che scherzosa. Lo sto addestrando bene, non vi pare?

"Giusto." Conferma.

"Non vedo l'ora di essere coordinata a te." Esclamo entusiasta. Lancio un'occhiata al sacchetto di plastica abbandonato su una sedia e poi riporto la mia attenzione sui suoi occhi sottolineati dalla solita linea nera. "Mamma mi ucciderà, ma io scaricherò la colpa su di te e andrà tutto bene."

"Sei sicura di volerlo fare, Hera? Sei davvero sicura?"

Oh, quante domande. Certo che sono sicura!

"Sì." Gli rispondo. "Me lo hai chiesto già un migliaio di volte, Mimmo."

"Non mi piace quando mi chiami Mimmo." Sporge leggermente il labbro inferiore e poi sbatte le ciglia. Ah, piccolo Caronte del mio cuore, questo lo hai imparato tutto da me. "Chiamami Punkie."

"Okay, Punkie, ti dispiace se adesso iniziamo la trasformazione?"

Va bene, lo ammetto. Non sono del tutto sicura di quello che sto per fare, ma cosa potrebbe mai andare storto? Voglio dire, per lui non è certo la prima volta e sono convinta che sopravviverò. O almeno è quello che spero. In effetti potrei morire.

Ragazzi, vi prego di dire a Cuzco Secondo che è stato un degno sostituto del suo predecessore.

*

"Hera, dovrei farti firmare una liberatoria in cui mi scanso da ogni responsabilità riguardo al risultato?" Sono seduta sul bordo della vasca da bagno, le gambe stese all'interno di essa e le mie spalle rivolte verso Punkie. Mi copro il viso con le mani. Questo potrebbe essere il mio ultimo giorno sulla Terra.

"Procedi." Gli ordino, ignorando il terrore che si fa strada nel mio stomaco. Mi stringo nel mio asciugamano rosa invitandolo a darmi un po' di conforto. "Prima che cambi idea."

"Felici, sono serio. Non ti vedo convinta di quel che stai per fare."

Sbuffo rumorosamente. Quante volte dovrò ripetergli che ho preso la mia decisione e posso affrontare una piccola prova di coraggio? Potrei perdere ciò che di più prezioso possiede una donna, ma non è un dramma, no? Esistono cose peggiori al mondo. Come quando i negozi finiscono tutta la merce già il primo giorno di saldi.

"Comincia." Affermo infine.

Lui prende una ciocca della mia fluente chioma e con un pennello dal manico rosa - apprezzo molto l'accortezza - inizia a spalmare una sostanza estranea sui capelli.

Se c'è una cosa che non ho mai fatto in vita mia è tingere i miei splendidi boccoli castani sistemati con il ferro oro 24 carati ogni mattina. Ho sempre avuto paura di diventare completamente calva per qualche strana reazione chimica involontaria, e ora mi trovo qui, nel bagno di casa Felici, e mi sto affidando a un punk di dubbia esperienza per avere una punta di colore uguale alla sua.

È probabilmente l'idea peggiore che abbia avuto negli ultimi tre giorni. Non posso spingermi più indietro nel tempo di così, perché, lo sapete, ho portato a termine opere ben più gravi di questa.

"Brucia, brucia, brucia!" Strillo, andando completamente nel panico. Sarò costretta a comprare delle costosissime extension che mi obbligheranno a rinunciare alla borsa di Armani che progetto di comprarmi da quando l'ho intravista durante una sfilata della settimana della moda. "Punkie, sto perdendo i capelli!"

"Ho solo spalmato un po' di colore su una punta." Sospira, mostrandomi la ciocca che stringe tra i guanti. "E questo è solo un colore temporaneo, andrà via tra un paio di settimane. Non voglio rischiare la mia incolumità nel caso non ti piaccia, sai?"

"La mia testa non prenderà fuoco, quindi?" Mormoro, voltandomi a guardarlo in cerca di un pizzico di rassicurazione da parte sua.

"Potrebbe." Fa spallucce. Io sgrano gli occhi. Sta dicendo sul serio? Ho bisogno di sapere la verità. Morirò? Cosa scriveranno sulla mia lapide? La più bella di tutte, Hera se n'è andata troppo presto?

"Io non voglio morire." Piagnucolo. "Sono troppo bella per morire, Punkie. Non ho ancora concluso nulla nella mia vita, capisci? Non ho ancora indossato nemmeno un vestito da sposa con scollo a cuore e decorazioni floreali fatte di swarovski lungo la gonna, non ho ancora avuto un bambino da chiamare con un nome ricercato e glamour come i figli dei Brangelina. Domenico, la mia vita è un disastro! Morirò sola, perché quando perderò i capelli a causa di tutto questo, tu mi lascerai e..."

"Ho finito."

Mi volto verso di lui, che si sta sfilando i guanti in tutta tranquillità. Ha ignorato tutto il mio discorso! Ho versato tutto il contenuto del mio cuore davanti a lui e lui non mi ha ascoltata! Pessimo, pessimo fidanzato!

"Hai finito?"

"Tra quindici minuti potrai lavare i capelli." Mi conferma. Nel lavandino sciacqua le mani e il resto degli aggeggi infernali che ha usato e poi viene a sedersi sul bordo della vasca da bagno accanto a me.

"Sei stata coraggiosa, Felici." Mi dice, solenne. "Brava."

"Non prendermi in giro." Incrocio le braccia al petto ed evito il suo sguardo puntando il mio verso le piastrelle bianche di fronte a me. "Anche tu avresti reagito così, se non fossi stato nient'altro che un bel visino come lo sono io."

Wow. Hera. Wow.

"Vuoi dire che sono brutto?"

"Volevo dire che tu sei intelligente, oltre che carino, ma questa domanda da parte tua me lo sta facendo dubitare." Sospiro alzando gli occhi al cielo. Possibile che nessuno mi capisca? "Hai idea di quante volte le persone pensino che io sia stupida? Se non curassi almeno il mio aspetto, verrei considerata uno scarto sociale."

"Io non ho mai pensato che fossi stupida. Solo psicopatica. Con un pizzico di sociopatia. Ma mai stupida. Lo giuro."

Accenno un debole sorriso. Non era di certo mia intenzione mettermi nella posizione della vittima, non è ciò che mi piace fare. Beh, rifletto spesso su questi aspetti meno visibili di me, ma fino ad ora non ne avevo mai parlato con qualcuno. Giulia ne approfitterebbe per psicanalizzarmi e non c'è nessun altro di cui mi fido a tal punto. Fatta eccezione per Punkie, a quanto pare.

"Grazie." Dico. "Anche per avermi dato della psicopatica, lo prendo per un complimento."

"Lo è." Lo sento ridere, quindi giro la testa verso di lui. Sbaglio o da quando sta con me è meno morto vivente del solito? Che io stia per caso riuscendo a infondergli un po' di voglia di vivere? "Perché mi stai fissando?"

"Controllavo se la skincare di qualche giorno fa avesse fatto effetto." Invento. Sapete, io non sono affatto brava a descrivere minuziosamente quello che vedo, ma se poteste anche solo dare un'occhiata a questo punk così... No, forse è meglio che voi non lo vediate. Potreste volermelo rubare e per combattere lo stress che mi procurereste dovrei immergermi per ventiquattro ore filate nella maschera al guacamole. Non ho tempo per cose del genere.

"Oh sì, ho la pelle molto liscia. Vuoi sentire?" Mi domanda, entusiasta. "Quando possiamo rifarlo?"

"Presto." Rispondo, mentre faccio scorrere un dito sulla sua guancia. Morbida come l'epidermide di un bambino. "Stai utilizzando il serio notte che ti ho prestato?"

"Tutte le sere prima di andare a letto." Annuisce.

"Bravo, il mio Punkie." Gli sorrido, prima di alzarmi in piedi per guardarmi allo specchio. Vedo alcune piccole ciocche impregnate di rosso e per qualche secondo vorrei lasciarmi prendere dal panico, ma poi decido di concedergli il beneficio del dubbio fino a lavoro ultimato. "Sono passati quindici minuti?"

"Credo di sì." Alza le spalle.

"Okay." Sussurro. Apro il getto di acqua calda della vasca da bagno e attendo paziente un paio di minuti. Quando immergo la chioma nell'acqua, percepisco quasi immediatamente l'intervento di Punkie, che, forse per paura di altre crisi isteriche da parte mia, si occupa di tutto il procedimento.

Una volta riemersa dagli abissi, mi avvolge i capelli con un asciugamano e mi aiuta a rialzarmi. "Ci sono ancora tutti?"

"Hera." Ridacchia, scuotendo la testa. "Questo taglio a zero ti dona, sai?"

"Domenico Caruso!" Grido. "Sto per lasciarti!"

La sua risatina si trasforma in una risata di gusto. Io afferro una spazzola dal ripiano della lavatrice e la punto verso di lui. "Smettila." Lo minaccio.

"Altrimenti?"

"Altrimenti..." Non lo so! "Altrimenti..."

"Vieni qui, stai spargendo acqua dappertutto." Allunga una mano verso di me e mi fa cenno di consegnargli la spazzola. Sono titubante. Mi serve come arma di difesa. "Dammi la spazzola, su."

"No." Mi rifiuto. "Devi sentirti intimidito."

"Muoio di paura." Ribatte senza fare una piega. Inarca il sopracciglio bucato e stabilisce un contatto visivo con me. "Sono terrorizzato da te."

Sbuffo sonoramente e lascio cadere la spazzola in territorio neutro, cioè lo stesso punto da cui l'ho presa. Mi avvicino a lui, rigorosamente a braccia incrociate sul petto per mostrare tutto il mio sdegno, e rimango a fissarlo in attesa che faccia qualcosa.

"Ci sono ancora tutti." Risponde alla domanda che gli ho posto almeno tre ere geologiche fa. "E sembrano belli." Si ferma per una brevissima pausa. "Sono belli. Come sempre." Sorride.

Ma io quel sorriso lo conosco. Quella nota sarcastica è piuttosto percepibile. Non che mi aspettassi altro da lui.

Sospiro in modo molto drammatico, rumorosamente e puntando per qualche attimo gli occhi verso l'alto, e poi prendo l'asciugacapelli, per tornare ai miei soliti riti.

"Siamo in pendant!" Squittisco entusiasta una volta finito di sistemarli. Beh, il colore tra le mie ciocche è molto meno evidente del suo e, se me lo concedete, anche più di classe e raffinato. "Vieni qui!" Lo afferro per un braccio e lo trascino davanti allo specchio. "Non ho mai visto una coppia più stilosa della nostra."

"Ti piacciono? Non mi taglierai la testa, regina di cuori?" Sento le sue braccia circondarmi le spalle e nel nostro riflesso compare tutto ciò che io, dandogli la schiena, non posso vedere.

Vedo che siamo perfettamente coordinati, ma anche perfettamente felici.

Anche se, lo sapete, io sono sempre stata perfettamente Felici.

"Posso entrare?" Una voce dall'oltretomba disturba la mia quiete interiore. Mi ero quasi dimenticata della sua presenza in casa.

Forse era proprio per questo motivo se mi sentivo così rilassata.

"No." Rispondo io senza il minimo di esitazione. Poi rivolgo un sorriso di scuse misto a complicità a Punkie, che però aggrotta la fronte, in segno di solidarietà verso la sua amica posseduta dal demonio. "Okay." Alzo gli occhi al cielo, sconfitta da quell'occhiata piena di significato. "Entra."

La maniglia della porta si abbassa e una figura meno spaventosa - ma non troppo - di quella di stamattina fa il suo ingresso nel bagno. "Ho dimenticato qui i miei calzini con i teschi." Ci comunica, come se potesse mai interessarci.

"Prendili ed esci." Sono stata già troppo buona a permetterle di interrompere il mio elogio di bellezza verso me stessa e Domenico. La mia magnanimità non può spingersi oltre.

"Hera, che hai fatto ai capelli?" Mi chiede una volta avvicinatasi, fermandosi sul posto come se avesse visto un fantasma. Che reazione spropositata. "Sono dello stesso colore di quelli di Mimmo?"

"Sì." Rispondo orgogliosa. "Come quelli di Punkie."

"Oh mio Dio."

"Non citare Dio, potresti autocombustionarti."

"Glieli hai fatti tu?" La sua attenzione punta ora sul mio bellissimo e punkissimo ragazzo, il quale annuisce incerto.

Hestia si blocca e rimane a fissarmi in silenzio. Alterna i suoi occhietti da diavolo della Tasmania tra la sottoscritta e Domenico. Sento il suo disagio fino a qui.

"Mimmo, posso chiederti di fare una cosa per me?" Gli domanda con fare sospetto.

"Solo se posso supervisionare." Mi intrometto io. Non sono gelosa, lo giuro. Neanche un pochino. Voglio solo rendermi partecipe della vita di queste due anime sfortunate, la cui unica salvezza è la mia presenza nelle loro esistenze. "E niente sacrifici umani, se possibile."

"Te lo farò sapere." Replica mia sorella, tornando poi a guardare il suo Mimmo. "Allora? Mi aiuti?"

*

Punkie, nonostante il suo aspetto da ribelle della società, non sa dire di no. Questo non sarebbe un problema poi così grande e irrisolvibile, se non fosse che adesso ha tra le mani delle forbici dalla punta arrotondata e che le sta brandendo verso mia sorella.

No, non è come sembra. Lo giuro.

Purtroppo non sta tentando di ucciderla.

Lei gli ha chiesto di tagliarle i capelli.

Ripeto.

Hestia Felici ha chiesto a Domenico Caruso di tagliarle i capelli.

Se siete increduli quanto me, potete rileggere la frase precedente fino a che non vi sentirete meno straniti.

Il fatto è che Punkie non ha idea di quello che fa. Hestia, invece, credo non sappia quello che sta facendo nella vita, in generale.

Non serve un esperto per capire che quello che sta avendo luogo in questo preciso istante è la peggiore idea che la mia gemella abbia mai avuto dopo quella di tingere il manto del piccolo Cuzco di nero.

Finirà in tragedia. Ne sono sicura.

"Fino alle spalle." Stabilisce la figlia di Satana, mostrando l'esatto punto con la mano. "Non importa se sbagli, non strillerò."

Perché mi sta guardando? Io non strillo. Mai. Parlo solo con tono soave ed elegante.

"Sei sicura, Hes? Non sono proprio la persona giusta per..." Cerca di dissuaderla l'improvvisato parrucchiere. "I capelli lunghi ti donano, sai? Dovresti lasciarli così come sono."

"Taglia." Replica fredda Hestia. Non si smuove nemmeno un po' dalla sua decisione e io non sono sicura se dovrei intervenire oppure lasciare che metta in atto un'idea davvero troppo stupida.

"Forse non..." Provo ad intromettermi, ma lei mi fulmina con quel suo tipico sguardo da degna discendente del demonio. Vorrebbe spaventarmi a morte, ma sono così abituata ai suoi inutili tentativi di intimidirmi, che me ne accorgo a malapena. "Vuoi davvero rendere la situazione più tragica di quanto non sia già?"

"Mimmo, taglia." Conferma lei, risoluta come non mai. "E, se necessario, taglia anche mia sorella."

"Mi ha minacciata! Punkie, lei mi ha minacciata!" Punto un dito verso Mercoledì Addams, cercando di attirare l'attenzione di Mr. Psicopatico. "Difendimi!"

Lui si dipinge sul viso la solita espressione scettica. "Io dovrei difendere te." Dice, davvero poco impressionato. "Io dovrei chiedere a qualcuno di difendermi da te, creatura ascesa dagli inferi. Lo sai?"

Hestia ridacchia e gli batte il cinque. Sporca traditrice.

"Me ne vado." Dichiaro. Rimango a fissarli per pochi secondi aspettandomi delle scuse, ma loro mi rivolgono un sorriso raggiante e agitano leggermente le mani per congedarmi.

"Ciao, tesorino, ciao." Punkie, quel simpaticone, mi manda un bacio e io vorrei tanto rasare a zero la cresta a cui tiene tanto, ma alla fine decido di andare a bere un po' di succo in cucina.

Me ne verso un bicchiere, che sorseggio lentamente mentre passeggio per la stanza. Non voglio assistere al taglio di capelli di mia sorella. Ho lavorato così tanto per renderli morbidi e setosi con gli impacchi all'olio di mandorla, che non potrei sopportare la vista di quelle lunghe ciocche martoriate dalle forbici di Giovanni Muciaccia. Ci sono cose che il cuore non può reggere.

"Piccolo Cuzco, non sai che vita ti aspetta in questa casa." Mi lascio cadere sulla sedia del tavolo del salotto, sopra il quale si trova la gabbietta del nuovo criceto della famiglia Felici. Spero che per mamma e papà non sia un problema il fatto di averlo adottato, perché, in effetti, mi sono dimenticata di chiederglielo.

Credo che dovranno semplicemente accettarlo.

Apro la porticina di metallo e lui si fionda sulle mie mani, ricordandomi che esiste almeno un essere vivente che non si prende gioco di me. Forse solo perché non è in grado di parlare.

"Ma come sei carino." Mi sorprendo a dire con la voce più alta di qualche ottava. "Sei più carino di Hestia. Pensi che al negozio di animali sarebbero disposti a prendersela a carico in cambio di una cricetina? Ne guadagneremmo entrambi, Cuz. Cosa ne dici?"

Sento le sue zampe pizzicarmi la pelle mentre cammina incerto lungo il mio braccio. "Senti come è morbida?" Gli domando retoricamente. "È perché uso un latte corpo che è un dono del cielo. Più tardi posso fartelo provare."

"Hera!" Qualcuno, che per ovvie ragioni non può purtroppo essere l'animaletto con cui sto avendo una conversazione a senso unico, mi convoca dai servizi del piano terra. "Hera, vieni qui, per favore."

Sbuffo. "Scusa, piccoletto, imparerai presto che essere belli porta a un sacco di rotture di scatole." Lo faccio rientrare nella sua gabbietta, poi mi alzo in piedi. "Torno presto."

"Hera, ho bisogno del tuo occhio esperto per stabilire di non aver causato danni permanenti." La retorica che Punkie utilizza non mi fa di certo dimenticare come sono stata trattata circa dieci minuti fa. "Non rimanere sulla porta, avvicinati."

"Oh, adesso avete bisogno di me." Sospiro, appoggiandomi con il fianco allo stipite della porta. "Ma si dà il caso che io sia troppo impegnata per aiutare voi sudditi ingrati."

"Ti prego." Punkie fa qualche passo verso di me con ancora in mano i suoi attrezzi di fortuna e inclina appena la testa per suscitare nella sottoscritta un po' di compassione. "Dai."

"Il suono delle tue suppliche è così soddisfacente." Mi porto una mano sul cuore e scuoto il capo. "Bellissimo. Davvero bellissimo. Continua pure."

"Hera." Sospira, prima di alzare gli occhi al cielo. "Non ho intenzione di inginocchiarmi al tuo cospetto, quindi, per favore, dammi una mano."

"E cosa potrei ottenere in cambio? Sentiamo."

"Nulla. Hai già me." Ribatte lui prontamente.

"Quella è più una condanna a vita." Replico io, non da meno. "E poi non mi hai nemmeno mai portata fuori per un appuntamento. Mi rifiuto di definire tale quel pomeriggio al cinema. Le teste mozzate non sono un'uscita romantica."

"Ti porto fuori stasera. Andiamo a cena. Offro io."

"Oh, beh, questo sì che è romantico, invece."

Per tutta risposta, lui rotea gli occhi verso il cielo e mi lascia un bacio a stampo. "Sei davvero una rompiscatole, ne sei consapevole?"

"Anni e anni di esperienza." Faccio spallucce, per poi seguirlo subito dopo verso Hes, nei cui occhi noto del disgusto. E, pensate, non ha neanche visto quello che Punkie ha combinato alla sua chioma, ancora.

*

"Stai peggiorando le cose." Mormora Punkie a denti stretti mentre io tento in qualche modo di pareggiare le punte. Posso confermare che questa è l'idea più stupida che Hestia abbia mai avuto in vita sua. Sarà fortunata se una volta finito, non dovrà correre a comprare un parrucca al negozio di cinesi in centro.

"Oh, vuoi dire che quello che avevi fatto tu era migliore?" Replico acida, accovacciandomi leggermente per avere una nuova prospettiva sulla faccenda. Dal basso la situazione è persino peggiore. "Breaking news, Domenico, non sapresti tracciare una linea dritta nemmeno con un righello."

"Non mi sento a mio agio con voi due alle mie spalle." Si lamenta Hestia, che stringe le mani intorno al bordo della vasca da bagno come se si stesse aggrappando all'ultima speranza che ha a sua disposizione per non venire sfigurata da me e da Caronte.

"Tranquilla, tesoro, è tutto a posto!" Squittisco, risultando immediatamente sospetta. Ma dovete comprendermi, mi sto lasciando prendere dal panico. Mi sto rassegnando al pensiero che mamma mi ucciderà con le sue stesse mani quando vedrà cosa ho fatto alla sua bambina. "Ho sentito che i tagli asimmetrici quest'anno sono così in."

"Cosa facciamo ora?" Bisbiglia l'uccello del malaugurio accanto a me. Mi lancia un'occhiata piuttosto allarmata, la tipica occhiata di chi riesce a soccombere sotto l'aura di morte che invade l'aria intorno a mia sorella. "Ho paura."

"Lasciatemi sola." Ordino a entrambi, stanca della negatività che mi stanno riversando addosso. "Tu, Hestia, rimani, ma fingi di non esserci. Per i prossimi dieci anni, magari."

"E io dove dovrei andare?" Mi chiede Domenico.

"Vai a preparare il pranzo, amorino." Gli sorrido amabile. "Per me ventotto pennette condite con tonno al naturale e un filo di olio. A crudo, mi raccomando."

"Per lei cosa preparo, signorina Hestia? Il suo stomaco digerisce del cibo normale o desidera un pasto triste e a malapena commestibile come quello di sua sorella?"

"Ci sono delle pizze surgelate nel freezer, quelle andranno benissimo."

"Ricevuto." Delle labbra si posano per un secondo sulla mia guancia, segno che, nonostante non possiamo stare senza infastidirci a vicenda, siamo la coppia meglio assortita che io abbia mai visto. "Vi lascio sole. A dopo, Felici."

Aspetto che la porta si sia chiusa e poi afferro il mio cellulare. Credo che la soluzione più efficace arrivati a questo punto sia lasciarmi guidare da un qualunque tutorial pubblicato su youtube da qualcuno che probabilmente è inesperto quanto me.

Seguo le istruzioni alla lettera, fino a che non sembra che l'acconciatura sia quantomeno passabile. A quel punto, decido di arrendermi. "Ecco qui!" Esclamo con finto entusiasmo. "Ti stanno proprio bene!"

"Quando menti ti si solleva il sopracciglio destro di qualche millimetro e prende una forma piuttosto strana."

"Non sto mentendo." Invece sì. "Sono carini."

"Anche i tuoi."

Hestia Felici mi ha appena fatto un complimento?!

Si sente male, per caso?

Qualcuno chiami un'ambulanza!

"Davvero?" Le domando, incredula. "Ti piacciono?"

Lei avvicina una mano ai miei boccoli, esitando forse per paura che io gliela stacchi a morsi, e ci passa le dita attraverso. "Sì, mi piacciono." Conclude con un leggero sorriso.

"Grazie." Mi sorprendo a dire. "Pensavo li avresti detestati."

Lei scuote il capo. Si guarda allo specchio per un momento e poi si gira di nuovo verso di me. "Mi stanno bene. Non pensi?"

"Ti stanno bene." Confermo.

Questa è la conversazione più assurda che io abbia mai avuto con mia sorella. Però, per qualche assurda ragione, è lo scambio di battute più sincero che io e lei abbiamo condiviso. Non è male.

"Hera, tua madre tiene molto alle sue presine?"

Questa è una domanda davvero sospetta da parte di Punkie. Io ed Hestia ci scambiamo uno sguardo stranito.

"Perché me lo stai chiedendo?" Replico io ad alta voce, incerta se voglio davvero saperlo.

"Forse vuole che gliele regaliamo?" Ipotizza Hes, troppo ingenua e ben pensante per questo mondo crudele. Piccola, dolce Hestia. Tu non sei entrata abbastanza nella psicologia di Domenico.

"Perché hanno appena preso fuoco. Ops?"

*

"Non ricordo di averti mai detto quale fosse il mio ristorante preferito." Guardo Punkie con fare sospettoso mentre usciamo dal locale thai che lui, senza nessuna influenza da parte della sottoscritta, ha scelto per la cena di stasera. "Sei andato a scavare tra i miei social?"

"Sottovaluti il bene che ti vuole tua sorella." Replica lui, porgendomi la mano senza smettere di guardarmi negli occhi. La prendo e cammino al suo fianco, anche se non ho la minima idea di cosa dovremmo fare a questo punto della serata. Sono circa le dieci ed è decisamente troppo presto per tornare a casa, soprattutto quando l'aria è così calda. "Andiamo a prendere il gelato?"

"Sai anche quali gusti mi piacciono?" Non mi stupirei se annuisse e mi fornisse la risposta esatta così su due piedi. E non so se ne sarei impressionata o solo spaventata.

"Tu sei il tipo da fragola e limone."

Sbagliato!

"Frutti di bosco e vaniglia." Lo correggo. "Scommetto che a te piace la menta, invece. E il gelato al caffè."

Lui ride. "Io odio il caffè."

Lui odia il caffè. Mh. Strano, perché ricordo esattamente che ne ha bevuto uno durante la nostra prima uscita. Questo è molto, molto...

"Sì, è stata un'esperienza disgustosa anche per me, quella." È come se mi avesse letto nella mente. Stiamo raggiungendo quel tipo di sintonia di coppia? Oh, cielo. Dovrò imparare a dissimulare. "Ma ne è valsa la pena, avresti dovuto vedere l'espressione sulla tua faccia."

"Sei un essere subdolo e spregevole, Domenico."

Un sorriso che mostra tutti i suoi molari gli invade le labbra. Mi sembra ancora così strano vederlo felice. Però è carino quando sorride. "Grazie, Felici, riesci sempre a cogliere le parti migliori di me."

"È una dote non indifferente, Caruso." Ribatto. "Non è semplice come si potrebbe pensare."

Punkie sospira. Sembra fermarsi a pensare per qualche secondo, ma poi scuote appena il capo.

"Cosa c'è?" Gli domando, stringendogli più forte la mano. È una reazione non da lui, decisamente. "Qualcosa non va?"

"A volte è estenuante tenerti testa, sei fuori da questo mondo, Hera." Sorride. È un complimento? Come dovrei prendere un'affermazione del genere? "Non ho mai conosciuto una ragazza come te."

Una ragazza come me. È un'espressione che io e lui usiamo spesso nell'ultimo periodo. "E come sarebbe una ragazza come me?"

"Completamente fuori dalle aspettative degli altri, vanitosa, presuntuosa al punto giusto e con l'autostima alle stelle. Non tutti riuscirebbero a tenere il tuo passo." Fa una breve pausa, abbassando lo sguardo verso l'asfalto sotto ai nostri piedi. Sotto i suoi anfibi e sotto i miei sandali di Versace, per la precisione. "Io ci riesco, però. Quindi non credere di poterla avere vinta."

"Fortuna che ho conosciuto un ragazzo come te, allora." Una punta di sarcasmo si insinua involontariamente nel mio tono di voce. "Se non fosse stato per il mio piano, non avresti mai conosciuto la persona meravigliosa che sono."

"Sei la mia condanna a morte." Mormora, prima di lasciare andare la mia mano per circondarmi le spalle con un braccio, attirarmi a sé e stamparmi un bacio sulla tempia.

"È la cosa più romantica tu mi abbia mai detto."

"La morte è per sempre, Hera. Nessuna promessa è più solenne di quella." Ed ecco cosa significa avere un fidanzato punk con tendenze demoniache. A modo suo è dolce. Inquietante, ma dolce. "Quindi, finché staremo insieme, non mi sentirai mai dire che sei la mia vita. Oltre ad essere una frase schifosamente zuccherosa, è anche il giuramento più effimero si possa fare. Tu sei la mia morte."

"È il tuo modo per dirmi che mi ami?" Ridacchio. Tutto questo discorso da parte sua mi rende un po' nervosa. E, se la risposta alla mia domanda fosse sì, beh... non sono mai stata così agitata nel dire anche io.

Non mi risponde, ma alza le spalle. Non ho la minima idea di cosa significhi, ma suppongo che sia meglio non approfondire.

O forse sì.

"Allora, Mimmo?" Lo esorto. Non mi piacciono le mezze misure. O bianco o nero. Il grigio è un colore triste. E non sta bene a nessuno.

"Non lo so. Forse?"

E ci risiamo. Ora capisco perché lui ed Hestia vanno così d'accordo. Sono due eterni indecisi.

"Forse." Ripeto io.

"Forse." Conferma lui.

Io alzo gli occhi al cielo, lui ridacchia. Anche se non è divertente.

Non è divertente neanche un po'.

"Potrei lasciarti. Forse." Lo minaccio, ma lui ride ancora più forte.

Allora incrocio le braccia al petto e lo fisso, aspettando che si penta di avermi presa in giro come suo solito. "Anzi, nessun forse. Ti lascio, Caruso. Addio."

Mi volto e fingo - non ditemi che pensavate stessi facendo sul serio - di andarmene verso casa. Non è molto lontana, ma so che i miei piedi griderebbero vendetta già a metà strada. Sono troppo delicati per le disastrose strade di Roma.

"Forse dovresti rimanere." Mi richiama Punkie. Mi fermo sul posto, ma evito accuratamente di girarmi a guardarlo. Vedrebbe che sto sorridendo. "Forse non vuoi davvero lasciarmi, Felici."

"E sentiamo, principe delle tenebre, perché dovrei non volerti davvero lasciare?" Domando, ancora attenta a non dare segnali di cedimento.

Lui non mi fornisce subito una risposta. In effetti, passano così tanti secondi, che inizio a temere se ne sia andato lasciandomi qui come una stupida.

Ma poi sento le sue braccia circondarmi i fianchi. "Su, girati e guardami." Mormora.

Sbuffo sonoramente, per accertarmi che lui si accorga del mio disappunto, ma poi lo assecondo. Ad aspettarmi trovo un bacio che basterebbe a far vacillare le mie più concrete certezze.

Forse.

"Fammi cambiare idea." Lo sfido.

"No." Mi dice lui. "Non è necessario. Credo tu sappia già che non troverai mai nessun altro ragazzo come me."

E per fortuna, aggiungerei.



***

ANGOLO AUTRICI

Ed eccoci qui.

È sempre brutto per un autore annunciare la fine di una sua opera. Questo giro le autrici sono due, quindi è doppiamente brutto.

Però... ci siamo divertite.

Eccome se ci siamo divertite.

Ci siamo emozionate.

E quanto... quanto trash.

Siamo state Felici (< always trash) di avervi fatto appassionare a questa storia e di esserci conosciuti. E ora possiamo solo ringraziarvi e ringraziarci per questa bellissima avventura.

Ma io non mi chiamerei Daffy se non avessi una piccola sorpresina per C., che ho voluto preparare mentre lei mi teneva gentilmente nascosto qualsiasi sviluppo sul finale. Penso sia bello pubblicarla e che tutti poteste leggerla... tranquilli, non è nulla di eclatante, solo un ringraziamento speciale che Doppia G mi ha consigliato di scrivere per poter esprimere al meglio i miei sentimenti:

Cara C., ti voglio ringraziare ufficialmente per questa collaborazione. Come sai e come ti ho detto infinite volte, mi sono buttata in un'idea (idea tua, ovviamente, quali altri malati di mente conosciamo?) che mi sembrava assai arrischiata. Non solo perché collaborare è notoriamente difficile, ma anche perché io so di non essere particolarmente tagliata per certe cose, di avere problemi di puntualità e gestione, di temere, in generale, di non trovare un equilibrio in qualcosa che mi è tanto caro e personale come la scrittura.

Sei stata brava: come Punkie per Hera, sei stata una sorpresa inaspettata e, sebbene tu abbia veramente un grave problema con il trash, sei finita per piacermi un sacco. Va beh, dai, diciamoci la verità: ho ADORATO scrivere con te. Pensavo ci avrei messo un casino a mandarti i capitoli, invece URCT mi ha preso sin da subito e siamo state produttive come non mai; pensavo che sarebbe venuta una cacata colossale, invece, guarda un po', c'è quasi da commuoversi per quel che abbiamo creato; pensavo che Tommy avesse solo un neurone in testa e invece... beh, no. Ce l'ha. Solo uno. E basta. Non c'è nulla da fare.

Comunque per tutto il resto, ti volevo proprio dire grazie.

Spero che questa collab abbia lasciato a te tanto quanto ha lasciato a me, spero che sia riuscita a sorprenderti ed emozionarti dal capitolo 1 al capitolo 25 e poi, ovviamente, spero che non sia stata l'unica occasione di creare qualcosa insieme. Abbiamo già idee per il futuro, perché, ovviamente, un piccolo Cuzco corre a perdifiato in ognuna delle nostre zucche mantenendo attive le rotelle, quindi mi sento di dirti - e di dire a tutti quelli che vorranno continuare a seguirci - di tenerci in contatto per altre nuove, bellissime e trashissime avventure.

Per ora comunque è tutto, ci sentiamo alla prossima, e di nuovo un GRAZIE di 💜 per aver letto e amato assieme a noi Una ragazza come te.

Daffy e C.


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