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Il galà delle Lord Industries era sembrato il posto migliore per dare il via
al suo articolo, ma ora iniziava a dubitarne.Vide una giovane donna dai capelli rossi e dallo sguardo simpatico e
pensò che avrebbe potuto provarci ancora…
“Salve, ehm… mi chiedevo se…”
Arrossì, mentre la ragazza la fissava perplessa.
“Posso fare qualcosa per lei?”
Domandò poi, nel vederla sistemarsi gli occhiali con imbarazzo.
“Io… certo… no. No.” Si voltò e se ne
andò a gambe levate andando a sbattere contro una donna.
“Scusi!” Disse, senza neanche alzare
lo sguardo, sempre più violacea.
Per consolarsi si recò al buffet e si
ingozzò di cibo, poi decise di fare un altro tentativo, che come gli altri andò
pessimamente.
Fallimento, un completo e terribile
fallimento, ecco quello che era! Altro che fare la giornalista, avrebbe dovuto
lasciar perdere e continuare ad essere semplicemente la segretaria di miss
Grant…
“Buonasera.” Kara sobbalzò e si
voltò, incrociando gli occhi della stessa donna che prima aveva travolto nella
sua fuga dopo la pessima figuraccia.
“Ehm… oh! Salve!” La sua voce era
troppo acuta e sentì la guance scaldarsi di nuovo.
“Lena Luthor.”
La donna tese la mano e lei arrossì ancora un po’, prendendogliela.
“Kara… ehm… Kara Danvers.”
Si presentò a sua volta, arrossendo di nuovo, era davvero bella e la guardava
dritto negli occhi, con sicurezza, ma anche con leggero divertimento.
“Bene, questa è una presentazione
migliore di quella precedente.” Commentò la giovane sorridendo.
“Già…” Ridacchiò sempre più in
imbarazzo. “Mi dispiace per prima.” Aggiunse sistemandosi gli occhiali. “Stavo…
ehm… scappando.”
“Ritirata strategica.”
“Come?” Chiese, confusa.
“Chiamarla ritirata strategica suona
meglio.” La giovane sorrise di nuovo e Kara non poté fare a meno di chiedersi
cos’avesse fatto per meritarsi quella conversazione. Eppure Lena Luthor, probabilmente la donna più ricca ed elegante
presente nella stanza, sembrava aver deciso di dedicare a lei il suo tempo.
“Ritirata strategica.” Ripeté, poi,
colta da un pensiero, estrasse il suo blocco degli appunti e si annotò
l’espressione. Quando rialzò lo sguardo la giovane la stava guardando
divertita.
“Vai sempre in giro con un blocco per
gli appunti vecchio stile?” Le chiese e Kara riuscì ad arrossire ancora.
“No! Io… sto lavorando.”
“Lavorando?” Le chiese,
improvvisamente incuriosita.
“Sì, sono…” Si bloccò. “Vorrei
diventare una giornalista.”
“Giornalista? Allora dovresti parlare
con Cat Grant. Vuoi che ti presenti?” Le chiese e lei
scosse la testa, divertita.
“Grazie, ma non serve, lavoro per
lei, sono la sua segretaria. Ma se riuscirò a scrivere un buon articolo, mi ha
promesso che mi permetterà di cambiare lavoro all’interno della CatCo.” I suoi occhi brillavano e Lena annuì.
“Sono sicura che ci riuscirai.” Le
sorrise. “Di che cosa ti occupi, Kara?” Le domandò e il nome, pronunciato da
lei assunse sfumature che Kara non aveva mai notato.
“Vorrei occuparmi di attualità, di
giustizia, di quello che succede nella nostra città e nel mondo.”
Immediatamente scomparve l’imbarazzo e lei si perse a raccontare cosa avrebbe
amato fare e come pensava di poter raccontare la verità, in maniera obbiettiva
e sincera se miss Grant le avesse dato quell’opportunità.
I minuti passarono e Kara si ritrovò
coinvolta in un’appassionata conversazione con questa sconosciuta che non
sembrava avere la minima intenzione di andarsene.
Dopo un poco fece una smorfia.
“Perdonami, ti sto riempiendo di
chiacchiere, sono sicura che ci siano altre persone più importanti con cui
vorresti parlare.”
“Sinceramente? Volevo andarmene molto
tempo fa, ma poi una ragazza è venuta a sbattermi contro e ho deciso che, dopo
tutto, la festa non era così male.” Il sorriso di Lena era senza alcun dubbio
meraviglioso.
Oh… oh!
Kara sentì le guance scaldarsi e rise
imbarazzata e al contempo lusingata. Era solo una sua folle impressione o Lena,
Lena Luthor!, ci stava provando con lei?
“No… non è così male.” Acconsentì e,
questa volta, i suoi occhi cercarono quelli di Lena, trovandoli pronti a
incrociarsi con i suoi.
Il silenzio si protrasse eppure sui
loro volti vi era un sorriso, Kara alla fine abbassò lo sguardo, ma riuscì a
intravedere il sorriso di Lena crescere.
“Ho fame, tu?” A quella domanda Kara
annuì decisa, girandosi verso il buffet, ma Lena scosse la testa. “No. Pensavo
a qualcosa di diverso. Mi fai compagnia?” Le domandò ancora.
“Sì.” Rispose lei e il suo cuore
batté veloce.
Lo stava facendo per davvero, stava
per dare inizio a un… qualcosa… con una donna! Una donna potente, oltretutto e…
bellissima.
“Bene, andiamo.” Le disse e le tese
la mano. Kara esitò un solo istante, poi prese quella mano tesa e la strinse,
lasciandosi condurre fuori dalla grande sala.
Cat Grant incrociò il suo sguardo e alzò
un sopracciglio, colpita forse, perplessa più probabilmente. Persino Maxwell
Lord le guardò uscire con un’aria strana, ma Kara sentiva la stretta asciutta e
sicura di Lena e smise di farsi domande.
Aveva deciso di buttarsi… ora doveva
solo evitare di cadere.
Nota: Piccolo prologo che da inizio
ad una piccola long!
Sempre in tono San Valentino
questa storia sarà una commedia romantica, il titolo parla chiaro, più banale
di così non potevo. XD Per essere precisi il titolo doveva essere un altro, ma
era spoiler, perché la storia è profondamente ispirata ad un film che, appunto,
ho deciso di non nominare e che vi chiederei di non scrivere neanche voi se,
lungo la storia, vi venisse in mente. Manteniamo la sorpresa per chi il film
non lo conosce!
Dunque, la storia: abbiamo un
primo incontro! Le cose sembrano andare bene… ma chissà cosa aspetta le nostre
ragazze questa volta... avete già qualche idea?
Anche se so che si tratta solo
di una semplice commedia, fatemi sapere se siete intrigate!
Kara rise ancora. La serata si stava
svolgendo meglio di quanto avesse immaginato. Lena era divertente, simpatica,
intelligente e molto attenta a lei. Si stavano abbuffando di cibo cinese, o
meglio, lei era alla terza portata di involtini, mentre Lena spostava nel
piatto la sua insalata, guardandola con quel brillio divertito negli occhi che
le illuminava il viso.
“Tua sorella sembra qualcuno
interessante da conoscere.” Commentò al suo ennesimo racconto su Alex.
“Non la pensavo così quando sono
stata adottata.” Specificò Kara, infilandosi un altro involtino in bocca.
“Adottata?” Chiese Lena e i suoi
occhi si sgranarono sorpresi. “Sei stata adottata?”
Kara annuì, la bocca ancora piena.
“Anche io sono stata, più o meno,
adottata… avevo quattro anni quando Lionel e Lillian
mi hanno presa a casa loro.”
Kara inghiottì l’involtino e la
guardò. Ovviamente conosceva la storia di Lena Luthor,
tutti la conoscevano. Dopo quello che era successo con il maggiore dei Luthor, l’entrata in scena della sorella che aveva salvato
la compagnia, aveva attirato moltissima attenzione e i giornali avevano
approfondito ogni dettaglio.
“Lo sai già, non è vero?” Le chiese,
notando la sua espressione. Lena abbassò il capo e Kara poté solo immaginare
cosa significasse vivere la sua vita.
“Sì, ma mi piacerebbe sentirtelo
raccontare.” Le disse e sorrise quando la giovane alzò lo sguardo di nuovo su
di lei.
“Magari un'altra volta.” Affermò,
però Lena. Si alzò e Kara la seguì mentre faceva il giro del tavolo e la
raggiungeva. “Ora vorrei portarti in un posto.”
Di nuovo le tese la mano e questa
volta Kara la accettò senza la minima esitazione.
La berlina nera le stava aspettando,
come in precedenza. Lena le aprì la porta e poi si sedette accanto a lei.
“Dove andiamo?” Le chiese,
impaziente.
“Vedrai.” Lena era vicina a lei, Kara
sentì un brivido, quando la mano della donna si posò vicinissima alla sua
gamba.
“Vedrò…” Ripeté, cercando di
riprendere il controllo delle sue emozioni. Doveva stare calma, tranquilla, non
c’era niente di cui agitarsi. “Questo è l’edificio della Luthor’s
Corporation…” Notò quando la macchina si fermò e loro scesero.
“L-Corp a
breve.” Precisò la donna. “Vieni.” Entrarono e il portiere fece loro un ampio
sorriso, per poi affrettarsi a chiamare l’ascensore.
“Bella serata, miss Luthor, non è vero?”
“Sì, Bob. Come sta tua moglie? Ancora
quei problemi ai piedi?”
“Sta molto meglio, grazie, miss Luthor.”
L’ascensore arrivò e Lena indicò a
Kara di salire per prima, poi la seguì.
Kara si tormentò le mani, aveva perso
gran parte della tranquillità che le aveva dato la loro cena assieme.
“Non ti porterò in qualche
laboratorio per diventare una cavia umana, non ti preoccupare.” La prese in
giro Lena. “Anche se… sono pur sempre una Luthor…” Il
suo tono ironico fece sorridere Kara.
“Non ho paura di te.” Assicurò.
La donna fece due passi verso di lei
e ora era vicinissima.
“No?” Mormorò piano. Il cuore di Kara
prese a battere veloce. “Perché molti mi temono… e chi non mi teme mi
disprezza.” Dovette concentrarsi per sentire le parole della donna.
“Io non ti disprezzo…” Riuscì a dire.
Gli occhi di Lena erano fissi nei suoi, la stava valutando, provocando? Le
stava chiedendo il permesso? Non lo sapeva, ma era lì, vicina quanto bastava
perché le loro labbra fossero ad un soffio dal baciarsi eppure immobile.
Immobile.
Per la prima volta Kara si dimenticò
del perché fosse lì con lei e si lasciò andare all’impulso irresistibile
generato da quella vicinanza. Baciò le labbra di Lena e nella sua mente
esplosero i colori.
Senza fiato si tirò indietro, nel
panico, non solo per quello che aveva fatto, ma anche per quello che aveva
provato.
Sulle labbra di Lena si aprì un
sorriso, non uno ironico o divertito, ma un sorriso dolce, quasi… fragile. Per
un istante Kara credette di vederla per la prima volta davvero, poi il momento
passò e Lena sollevò la mano, accarezzandole la guancia.
L’avrebbe baciata, comprese Kara.
Chiuse gli occhi pronta a provare di
nuovo quell’indicibile miscuglio di sensazioni quando l’ascensore emise un
piccolo trillo avvisandole che erano arrivate.
Riaprì gli occhi e Lena era di nuovo
lontana, un sorriso sulle labbra.
“Andiamo, devo farti vedere il mio
posto preferito a National City.” Le prese la mano, questa volta intrecciando
le loro dita, e le fece attraversare un corridoio, poi la condusse in un
elegante ufficio, non accese la luce, ma la portò fin dietro alla scrivania,
aprì la porta ed, insieme, uscirono nell’aria appena fresca della notte.
Lo spettacolo era mozzafiato, da
lassù la città sembrava quasi silenziosa, ma brillava di mille luci.
“È bellissimo.” Mormorò Kara osservando
il paesaggio, la mano di Lena ancora stretta alla sua.
“Ecco.” Disse allora lei e Kara si
voltò a guardarla, perplessa. “Questo è il momento in cui avevo programmato di
baciarti.” Spiegò allora la donna con tono tranquillo.
Kara arrossì e si sistemò gli
occhiali, ridacchiando un poco in imbarazzo.
“Sei stata più veloce tu.” Concluse
Lena. Poi si spostò di modo da essere davanti a lei e le si avvicinò
lentamente. “Posso avere un secondo bacio?” Soffiò sulle sue labbra.
Kara annuì veloce e poi chiuse gli
occhi quando la donna sfiorò la sua bocca con la propria, trattenne il respiro
e poi lo rilasciò quando finalmente Lena la baciò. Prima fu delicata, poi posò
le mani sui suoi fianchi e la attirò un poco di più contro di sé e il bacio si
fece più deciso.
Quando Lena si separò di nuovo da lei
Kara sbatté gli occhi e cercò di essere razionale.
Era sorprendentemente meglio di come
se l’era immaginato, ok… ma era pur sempre solo una specie di nulla, giusto?
Era stato emozionante perché era una donna e lei non aveva mai baciato una donna,
tutto qui.
“Va tutto bene?” Le chiese Lena e la
sua voce era più acuta del solito, più tesa, più… esile. Kara incrociò i suoi
occhi e annuì, stupita ancora una volta di vedere la giovane Luthor in quel modo.
“Bene.” Lena sorrise. “Allora posso
offrirti qualcosa?” La donna si diresse ad un armadietto e lo aprì indicandole
le varie bottiglie, però poi la sua mano esitò. “Oppure…”
“Oppure?” Chiese Kara, era folle come
la donna davanti a lei potesse cambiare, ora era terribilmente ammaliante
quando l’istante precedente era stata così vulnerabile.
“Oppure potremmo bere qualcosa da
me.”
“Da te?” Ripeté Kara e si sentì
sciocca quando vide il sorriso di Lena ampliarsi.
“Sì, solo se ti va.” Assicurò.
Kara aprì la bocca in un o,
comprendendo il sottinteso. Arrossì violentemente e Lena rise.
“Non c’è fretta.” Aggiunse, ma si
morse il labbro e Kara provò di nuovo quell’intenso brivido, lo stesso che
aveva provato quando la donna l’aveva baciata.
“Sì, cioè, no!” Bofonchiò. “Credo
che… ehm… sarebbe meglio dirsi buona notte… no?”
Di nuovo era titubante. Non era
sicura che fosse la cosa giusta da fare, in realtà avrebbe preferito rimanere
ancora lì… per parlare con Lena… conoscerla meglio…
Arrossì per l’involontario doppio
senso che la sua mente aveva silenziosamente creato.
“Va bene, permettimi, però, di
riaccompagnarti a casa.”
In macchina si baciarono ancora e
quando l’autista si fermò sotto casa di Kara ci volle un lungo momento perché
si separassero. Lena sorrise nel vederla con i capelli spettinati e le guance
rosse. Poteva solo immaginare quanto fosse ridicolo il suo aspetto. Cercò di
sistemarsi i capelli e poi l’abito.
“Sei bellissima.” Affermò, però la
donna, sorprendendola. La baciò delicatamente, questa volta. “Buona notte.” Le
mormorò, poi si tirò indietro, lasciandola scendere e tornare a casa.
Entrò nel suo appartamento e lasciò
cadere la borsa per terra.
“Wow.” Esclamò poi facendo una
piroetta nel suo salotto.
Ce l’aveva fatta! Aveva conquistato
una donna! Alzò un sopracciglio, in realtà era stata conquistata… ma non
importava, il succo non cambiava, la parte difficile era stata fatta!
Si lasciò cadere sul divano
sorridendo, mentre si passava la mano sulle labbra. Lena baciava davvero
meravigliosamente!
Scosse la testa ridacchiando per quel
pensiero sciocco e poi estrasse il taccuino dalla borsa. Scribacchiò qualche
appunto, mordicchiando la penna pensosa, poi lanciò uno sguardo al cellulare e
pensò che avrebbe potuto mandare a Lena la buonanotte… a quel punto si sbatté
la mano sulla fronte.
Quanto era stata stupida? Non le
aveva lasciato il suo numero! Come avrebbe fatto a contattarla?
Kara si rotolò nello sconforto per
alcuni istanti, poi si alzò e si infilò nella doccia, uscì, mise il pigiama e
si sdraiò nel letto. Il tutto continuando a maledire la sua idiozia.
Avrebbe dovuto essere lei a
contattarla… chiamare il centralino della Luthor
Corporation, farsi passare niente di meno che Lena Luthor,
oppure presentarsi nel suo ufficio… che pessima figura che avrebbe fatto!
Nascose la testa sotto al cuscino e
provò a dormire.
L’indomani si recò al lavoro con
l’aria afflitta.
“Ehi!” La salutò Eve,
agitando la mano. “Com’è andata? Dovevi scrivermi, non l’hai fatto, ne deduco
che…”
“Kiera! Nel
mio ufficio!” Il tono di miss Grant fece sobbalzare Eve
e fare una smorfia a Kara. Non prometteva nulla di buono.
Come una condannata entrò
nell’ufficio pronta a farsi licenziare o retrocedere a fattorino del piano,
magari persino a portiere.
“Allora?” La interpellò però Cat, sedendosi su uno dei suoi divani.
“Non ho scelto io.” Ammise e quando
la donna alzò un sopracciglio cercò di spiegarsi. “Non sono molto brava in
queste cose e… ehm… non stava andando molto bene, ieri sera.”
“L’ho notato.” Affermò secca la
donna.
“Già…” Arrossì pensando ai suoi
pessimi approcci, poi cercò di riprendersi. “Ma poi è arrivata lei e…” Non poté
fare a meno di sorridere. “Siamo andate a cena assieme e poi nel suo
ufficio...” Ripensò a cos’era successo nell’ascensore, a quel bacio… agli
altri… e il suo stomaco si attorcigliò.
“È una Luthor.”
Quella frase la risvegliò bruscamente dal suo sogno ad occhi aperti.
“Lei non è come suo fratello! È dolce e gentile!” Il suo tono fermo
e deciso fece alzare entrambe le sopracciglia di miss Grant e questo non era
buon segno. Kara però decise che su quello non avrebbe ceduto, incrociò le
braccia e annuì. “Lei è buona.”
“Molto bene.” Di nuovo rimase
sorpresa dalla replica di Cat che si alzò e raggiunse
la sua scrivania, si sedette e aprì uno dei fascicoli che aveva davanti.
Quando alzò gli occhi e la vide
ancora lì, ferma, corrugò la fronte.
“Su, vai, hai un articolo da finire.
Immagino che Lena ti chiamerà presto.” Agitò la mano e Kara fece un rapido
dietrofront uscendo dalla stanza, tirando un evidente sospiro di sollievo.
Eve la stava aspettando, ma non era sola.
“Cos…?” Chiese, ma la ragazza
sorrideva divertita.
“Qualcuno deve aver avuto successo
ieri sera!” Esclamò, mentre firmava la bolla di consegna del fattorino e faceva
spazio per il grande mazzo di fiori.
Kara arrossì di piacere prendendo la
piccola lettera infilata tra i bianchi gigli.
L’aprì, notò subito un numero di
telefono e una scritta che lesse in fretta:
Un fiore per ogni bacio.
Ti andrebbe di cenare di nuovo con
me?
Lena
P.S. Questo è il mio numero
privato…
così eviterai di scontarti con la
mia segretaria
e la sua regola anti-giornalisti.
Arrossì
un po’ quando guardò di nuovo i fiori, chissà se ne avrebbe mandati altri l’indomani…
per i nuovi baci. Sorrise e provò di nuovo quella strana euforia al pensiero di
rivedere Lena.
“Kara?”
Si riscosse e guardò Eve. La giovane aveva un ampio
sorriso sul viso. “Devi, assolutamente, raccontarmi tutto.”
“Sì,
no… devo lavorare!” Afferrò il vaso di fiori e lo posò sulla sua scrivania,
sorrise ancora una volta e poi si mise al computer, doveva scoprire tutto
quello che poteva su Lena Luthor e le sue passioni.
Note: Le cose stanno andando
decisamente bene! Kara si è lanciata ed è stata persino più rapida di Lena nel
darle il primo bacio. Lena, da parte sua, sembra decisa a conquistarla,
mandandole dei fiori e, senza perdere tempo, invitandola ad un secondo appuntamento.
Cat, però, sembra perplessa?
Cosa ne pensate?
Posto subito il capitolo
perché non so come e se riuscirò durante la settimana a stare dietro alla
storia, mi scuso fin da ora per eventuali ritardi nel rispondere ai vostri
commenti. Ma non preoccupatevi, non vi farò aspettare troppo!
Quella
stessa sera, puntuale, Lena suonò al suo campanello. Kara aprì la porta e non
poté fare a meno di sorridere nel vedere la ragazza.
“Buonasera.”
Le disse lei appoggiandosi allo stipite e guardandola con occhi vivaci. “Sei
pronta per la nostra serata?” Chiese.
Kara
si morse il labbro. Lena era, se possibile, ancora più bella del giorno prima,
aveva abbondonato lo stile sofisticato ed elegante per un paio di pantaloni e
una camicia. I capelli questa volta erano raccolti più morbidamente e il trucco
era più delicato.
“Sei
molto bella.” Disse e poi arrossì nel vedere gli occhi di Lena brillare di
consapevolezza.
“Ti
ringrazio, anche tu sei bellissima.” Affermò. Sembrava così tranquilla e sicura
di sé, la mano in tasca, il sorriso sulle labbra, gli occhi che cercavano i
suoi.
“Oh…
ehm… grazie.”
Lena
sorrise un po’ di più nel vederla immobile a fissarla.
“Io
non sono contro il rimanere qua a parlare… ma…”
“Cena!
Sì, certo.” Ricordò con imbarazzo Kara, afferrò la borsa e raggiunse la donna
che ridacchiando aveva fatto un passo indietro. “Oh!” Ricordò il taccuino con i
suoi appunti e tornò nel suo appartamento per prenderlo.
“Giusto,
non si sa mai.” La prese un po’ in giro Lena.
Scesero
le scale in silenzio.
“Niente
ascensore… peccato.” Commentò però la donna, quando furono all’esterno e Kara
rise arrossendo.
Quando
furono nella macchina blu scuro che questa volta guidava Lena, l’imbarazzo tra
loro due si sciolse e presero a parlare con la stessa facilità del giorno prima.
Forse perché Lena le aveva chiesto del suo lavoro, forse perché l’argomento era
presto scivolato su tematiche che sembravano piacere a entrambe, ma quando
giunsero al ristorante si sentiva decisamente più rilassata e a suo agio.
La
cena non cambiò questa buona sensazione, anzi.
Kara
aveva studiato tutto il giorno una serie di argomenti, ma li dimenticò
completamente, parlando di tutto meno che di alta finanza, investimenti, tecnologia,
informatica, chimica e cibernetica. I soggetti che, dopo lungo studio, le erano
sembrati i migliori da affrontare con la donna.
“Quindi…”
Stavano passeggiando lungo una strada pedonale, affollata di persone,
chiacchierando tranquillamente, un gelato tra le mani.
“Sì?”
Chiese Kara, rilassata e soddisfatta.
“Domani
non potrò mandarti dei fiori se oggi non mi baci.”
A
quelle parole Kara quasi si strozzò con il gelato e Lena rise.
“Sto
scherzando, è stata un bella serata, non c’è bisogno di…” Si bloccò, perché
Kara aveva abbassato la mano e intrecciato le loro dita. Un rossore sospetto
sulle guance. “Va bene.” Accettò Lena un sorriso sulle labbra. Ripresero a
camminare.
Dopo
un po’ Kara alzò gli occhi verso il cielo.
“Lo
sai cosa mi manca di più di quando non abitavo in città?” Chiese, Lena scosse
la testa e lei si spiegò. “Le stelle. Non si vedono mai le stelle in città,
troppe luci.”
La
donna al suo fianco rimase in silenzio a lungo, forse per la prima volta da
quando si erano conosciute. Alla fine Kara ruotò la testa per guardarla. La
giovane Luthor era persa nei suoi pensieri.
“Lena?”
Chiamò e lei si riscosse, guardandola e sorridendole.
“Scusa.
Le stelle sono un soggetto… delicato per me.”
“Oh…”
Kara si pentì subito di aver detto quella sciocchezza. “Mi dispiace, non
volevo…” Accidenti a lei, non aveva letto nulla su Lena e le stelle nelle sue
ricerche! Certo, vi era quella compagnia, la FlyStar,
ma era solo in parte della Luthor Corporation. Non
immaginava che ci fosse qualcosa che…
“No,
no, non scusarti, è solo che io e mio fratello potevamo passare ore a parlare
delle stelle, ad osservarle nel cielo.”
Kara
strinse un poco la mano della giovane.
“Avevo
un telescopio a casa…” Ricordò a sua volta. “Passavo ore a cercare, sicura che
un giorno avrei visto qualcosa nel cielo…” Mormorò.
“Qualcuno…”
Aggiunse Lena e Kara si voltò sorpresa. “Sì, credo che da qualche parte, lassù,
ci siano forme di vita.” Fece ruotare gli occhi, come se fosse conscia che era
qualcosa di sciocco da dire, ma non smise di parlare. “Quando sono stata
accolta tra i Luthor mi sentivo sola… l’universo mi
sembrava così vuoto e freddo. Lex mi ha dato
speranza, non eravamo soli, c’era un intero universo pieno di meraviglie che ci
aspettava.” Sorrise al ricordo. “Pensieri sciocchi di bambini, ma è qualcosa
che non mi ha mai lasciato.”
“Non
sono pensieri sciocchi.” La contraddisse lei. “Ed è bello che tu sappia
ricordare qualcosa di tuo fratello che non sia…” Fece una smorfia, sicura di
aver fatto un altro passo falso, ma Lena non la stroncò, invece annuì.
“Sì,
per il mondo è un pazzo assassino, ma io ricordo anche il ragazzo che era e amo
ancora quel Lex.”
Continuarono
in silenzio, le mani intrecciate, finendo i gelati che per un poco avevano
dimenticato.
Giunsero
alla fine della via pedonale e tornarono indietro, Kara si chiese se la serata
sarebbe finita, una parte di lei pensava che sarebbe stato meglio andare a
casa, un’altra parte desiderava ancora parlare con Lena, starle accanto, anche
così, in silenzio, stringendole la mano.
“Vuoi
andare a casa?” Le chiese la donna, gli occhi che cercavano i suoi.
“No…”
Ammise, Kara. “Tu? Perché se è tardi e domani devi lavorare…” Iniziò, ma la
donna scosse la testa.
“No,
ma mi è venuta un’idea, ti va di rischiare una seconda volta di seguirmi?”
“Oh,
beh, ieri non è finita così male, quindi…” Arrossì nel vedere gli occhi di Lena
brillare di nuovo di divertimento. “Non volevo dire… ok, un po’ volevo dire…
ma…” Arrossì e Lena rise. La tensione sembrava averla abbandonata.
“Vieni.”
Disse e Kara la seguì. Era bella quando rideva, molto bella.
Questa
volta Kara comprese velocemente cosa Lena volesse fare, infatti la donna guidò
fuori dalla città verso il deserto. Non ci volle molto, le strade erano libere
a quell’ora della notte e la macchina di Lena era veloce.
Quando
si fermarono la città era lontana. Uscirono nel freddo della notte, ma Kara
ignorò i brividi, il naso puntato verso il cielo, la bocca aperta davanti allo
splendore del cielo notturno.
“Wow.”
Mormorò dopo un po’ abbassando di nuovo lo sguardo su Lena. La donna stava
guardando le stelle con occhi lucidi, Kara non ebbe difficoltà a notarlo, si
avvicinò a lei e la abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla
e intrecciando le mani sul suo ventre.
Era
un abbraccio dolce, spontaneo, che non nascondeva nulla se non il desiderio di
consolare o, semplicemente, di mostrare di esserci. Kara non ci aveva davvero
riflettuto, aveva agito, ma nel sentire il corpo di Lena appoggiarsi al suo e
rilassarsi seppe che aveva fatto la cosa giusta.
Rimasero
un lungo momento a guardare le stelle, poi Lena ruotò nel suo abbraccio e
delicatamente posò le labbra sulle sue.
Erano
fredde, ma dolci e morbide. Kara chiuse gli occhi e la baciò a sua volta.
A
vincerle fu il freddo. Lena rise quando si rese conto che tremavano entrambe.
“Torniamo
in città?” Chiese e Kara annuì, osservando per un’ultima volta il cielo
stellato, un sorriso sulle labbra.
Questa
volta Lena non le chiese di andare a casa sua e neppure chiese di salire da
lei, invece la baciò con dolcezza e la ringraziò per la serata.
Kara
risalì gli scalini di casa con un sorriso sognante sul viso, entrò in casa e,
ignorando l’alba ormai prossima, si mise a scrivere tutto ciò che era successo
ed aveva provato. Quando fu soddisfatta fece una doccia e si buttò sul letto.
Era quasi addormentata quando ricordò di non aver letto il terzo punto. Si
strinse nelle spalle e lasciò che il sonno la vincesse, avrebbe pensato a
quello domani.
A
svegliarla fu il suono insistente del campanello di casa. Guardò l’orologio
notando con disperazione che erano le sei, aveva dormito pochissimo!
Il
campanello suonò di nuovo. Si rotolò giù dal letto e arrivò alla porta
aprendola.
“Ce
ne hai messo di tempo!” Alex le lanciò uno sguardo perplesso. “Perché sembra
che tu non abbia dormito?” La ragazza entrò nell’appartamento decisa, posando
un caffè sul ripiano della cucina e guardandosi attorno, notando gli abiti
abbandonati per terra e il taccuino aperto.
“Su
cosa stai lavorando?” Chiese allungando il collo. Kara afferrò il prezioso
quadernetto e lo richiuse.
“Ad
un articolo…” Disse, senza precisare. “Cosa ci fai qui?” Aggiunse poi, sperando
che Alex si lasciasse distrarre.
“È
martedì.” Le ricordò. “Facciamo sempre colazione insieme martedì.”
“Oh…”
Kara fece un sorriso imbarazzato. “Giusto! Ehm… martedì, bene.”
“Bene?
Ora mi dici cos’hai, o piazzo una cimice in casa tua e faccio hackerare il tuo telefono.”
“No!
Non lo faresti mai…” Il sopracciglio di Alex, alzato e deciso, la fece
titubare. “Te l’ho detto, sto lavorando ad un articolo.”
“Quindi
Cat Grant ti ha dato un posto da giornalista?” Chiese
lei, speranzosa.
“Non
ancora…” Ammise. “Ma me lo darà se farò un buon lavoro!” Assicurò.
“Bene!
Ora capisco perché fai le ore piccole.”
Kara
si rilassò nel vedere che Alex si sedeva sullo sgabello della cucina
sorseggiando un po’ di caffè.
“Ora
dimmi di Lena Luthor.” Per fortuna Kara non aveva
ancora preso un sorso del suo caffè altrimenti lo avrebbe sputato. Arrossì
violentemente e scosse la testa.
“Chi?
Cosa? Ehm… non so di cosa parli.” Negò in maniera così plateale che non avrebbe
convinto neppure Eve, figurarsi sua sorella.
“Lo
sai che non puoi nascondermi nulla.” Affermò la giovane con aria divertita.
“Su, sputa il rospo.”
E
così Kara le raccontò tutto.
“Tanto
sono sicura che lei avrà tante donne, io sarò solo una tra le mille… e…” Il
pensiero le fece storcere il naso, ma evitò di soffermarsi su quel sentimento e
continuò a giustificarsi. “Si dimenticherà di questa storia in un baleno se
non, magari, per raccontarlo alle amiche come aneddoto divertente.”
“Tu
credi?” Chiese Alex, dubbiosa.
“Ma
sì, certo! Non è che diventeremo intime… insomma…” Arrossì di nuovo. “Non si
può quasi definire una relazione… ehm…” Tacque perché continuare avrebbe solo
peggiorato la sua situazione.
Alex
rimase in silenzio pensierosa.
“Dunque
niente sentimenti. Vi fate un po’ la corte, ma niente di serio?”
“Esatto.”
Assicurò Kara, ripensando agli occhi di Lena che si riempivano di lacrime
nell’osservare il cielo notturno e al suo corpo caldo stretto al suo. “Niente
sentimenti.” Ripeté. Perché era così! Quelli erano solo stati momenti rubati…
momenti che accadevano anche tra amiche… i baci erano solo… un di più.
“Ok…”
Alex non sembrava molto convinta.
“Devo
andare.” Corse ai ripari lei. “Lavoro ancora come segretaria di Cat, dopo tutto.”
“Va
bene…” Alex la inseguì mentre lei usciva di casa, infilando la giacca di corsa.
“E fai attenzione a quello che fai!”
***
“Kara,
devi seriamente dirmi come fai!” Eve posò sulla sua
scrivania un altro mazzo di fiori e Kara si ritrovò a sorridere pensando ai
baci che quei girasoli festeggiavano.
Ignorò
la ragazza che la guardava interrogativa e prese il bigliettino tra i fiori.
Girasoli per il tuoi sorrisi…
e i nostri baci.
Ho due biglietti per l’opera.
Sei libera questa sera?
Lena
“Così romantico!” Commentò Eve che aveva sbirciato da sopra la sua spalla. Kara si
portò il bigliettino al petto nascondendolo alla vista della collega.
“Ehi!” La ripresa.
“Andiamo, non è come se fosse…”
Iniziò la donna divertita.
“Keira!”
Chiamò Cat e Kara scattò in piedi, mentre Eve si allontanava tornando al suo lavoro. Solo allora notò
che li girasoli formavano una stella. Si morse il labbro e poi scosse la testa
entrando in fretta nell’ufficio della sua capa.
Note: Le cose vanno a gonfie
vele! Kara e Lena sembrano avviate verso… aspettate, cos’è che Kara ha spiegato
ad Alex? Per una volta che dobbiamo ascoltare l’intera conversazione questa non
c’è? Ma vi sembra normale?? Va beh… di sicuro non dobbiamo preoccuparci.
Voi cosa dite? Ci godiamo il
momento romantico sotto le stelle? I fiori e i bigliettini? Ma sì, godiamoceli.
;-)
Lavorò
tutto il giorno, ma durante la pausa pranzo mandò un messaggio a Lena
confermandole che era libera quella sera, così, quando rientrò a casa, ebbe
appena il tempo di prepararsi prima che suonassero il suo campanello.
Come
sempre il suo cuore prese a battere veloce, aprì la porta e si ritrovò davanti
Lena.
“Ciao.”
La donna questa volta non esitò, si spinse avanti fino ad incontrare le sue
labbra e la baciò. Kara chiuse gli occhi perdendosi, suo malgrado, nelle
sensazioni. “Mi sei mancata.” Le disse Lena separandosi da lei con un sorriso.
“Anche
tu.” Ammise Kara. Il sorriso della donna si ampliò ancora un poco, poi le tese
la mano.
“Andiamo?
Ho prenotato uno dei palchi migliori, spero ti piaccia La Traviata.”
Mentre
parlava la condusse alla sua auto, poi per le strade di National City. Lena
chiacchierava entusiasta, era chiaro quanto amasse l’opera classica.
Il
teatro era splendido e Kara ne osservò meravigliata le moderne decorazioni.
“Rivaleggia
con i migliori teatri europei, è stato costruito solo dopo un’attenta analisi
dell’acustica, vale una visita anche solo per quello.” Le spiegò facendole
notare la forma particolare, i materiali usati e i dettagli architettonici.
“È
splendido.” Ammise Kara e gli occhi di Lena brillarono.
“Vedrai
quando inizia la musica, ne sarai rapita.” Assicurò.
Kara
annuì, ma sfuggì i suoi occhi.
Quando
lo spettacolo ebbe inizio la mano di Lena si intrecciò alla sua, mentre
ascoltava rapita. Pochi minuti e Kara si alzò. La donna la guardò sorpresa.
“Devo
andare alla toilette.” Disse e si allontanò.
Quando
tornò Lena le sorrise. Una decina di minuti e Kara si alzò di nuovo, questa
volta per mandare un messaggio, poi una mail, poi controllare un appuntamento
sull’agenda.
Il
sorriso di Lena era alquanto sbiadito quando l’opera finì tra gli applausi del
pubblico.
Uscirono
dal teatro in silenzio. Lena aveva infilato le mani nelle tasche della giacca e
Kara le lanciò un rapido sguardo.
“Mi
spiace per…”
“Oh, non
importa. Il lavoro è lavoro, lo so bene.” Ma il tono della donna era distaccato.
Kara si
morse il labbro.
“Potremmo
andare a mangiare qualcosa assieme?” Chiese, titubante.
“Mi
piacerebbe, ma devo davvero andare a dormire, devo recuperare il sonno delle
ultime serate.” La guardò e le sorrise, ma i suoi occhi non erano brillanti come
al solito.
“Certo,
capisco.” Kara abbassò il capo.
Il
viaggio in macchina fu silenzioso, Kara si torturava le mani mentre Lena
guidava persa nei suoi pensieri.
Quando
furono davanti a casa di Kara lei si voltò a guardare la giovane.
“So di
aver rovinato la serata.” Ammise.
“Non
devi scusarti, Kara, l’opera non è per tutti…”
“No.” La
fermò lei. “L’opera era perfetta… è solo che…” Cosa stava facendo?
Lena
sembrò fare uno sforzo per sorridere.
“Cosa ne
dici se proviamo con qualcosa di diverso domani?”
“Sì!” Si
ritrovò a dire e lasciò andare un sospiro di sollievo.
“Scegli
tu? Qualsiasi cosa.” Si trovò a dire Lena e Kara sorrise.
“Ti
piacerebbe…” Lena le posò una mano sulle labbra.
“Sorpresa.”
Disse.
Il cuore
di Kara fece un balzo e, finalmente, Lena sorrise di nuovo per davvero. Con la
mano le accarezzò le labbra, senza distogliere gli occhi dai suoi, poi
lentamente si piegò fino a baciarla.
Kara
lasciò andare un sospiro mentre il loro bacio si approfondiva.
Lena si
separò da lei e la guardò negli occhi, sembrava cercare qualcosa nel suo
sguardo, Kara abbassò il proprio e arrossì.
“A
domani, allora?”
Annuì
alla donna, poi scese dall’auto e la salutò con la mano, mentre si allontanava.
Lena
baciava in un modo meraviglioso. Si trovò a pensare, poi scosse la testa e
rientrò in casa, aveva degli appunti da prendere e un appuntamento da
organizzare.
Era
stato un disastro! Un completo disastro!
Lena si
lasciò ricadere sul letto con un sospiro. Non riusciva a inquadrare quella
ragazza, un momento era la più dolce e adorabile persona che avesse mai
conosciuto e l’istante successivo era… un disastro! E non in senso carino…
Ma
doveva resistere, doveva…
Ripensò
ai giorni precedenti, a quando avevano guardato le stelle nel deserto, al
momento magico in cui aveva creduto… per un istante si era davvero persa nella
sua…
Scosse
la testa e pensò alla FlyStar, avrebbe dovuto
iniziare a contattare dei possibili investitori. Si rialzò preparandosi per la
notte.
L’indomani
tutto sarebbe andato bene, cosa poteva mai inventarsi Kara? Portarla a volare?
***
“Eccoci
qua!” Kara indicò l’aereo e sorrise. “Non te lo aspettavi, vero?” Chiese,
sorridendo.
“Vuoi
fare un volo notturno su National City.” Ripeté Lena.
“Ti
piace guardare la città dall’alto e ti piacciono le stelle, quindi ho pensato
che…” Kara la guardò, il viso di Lena era bianco, teso. “Non è stata una buona
idea? Certo, è un’idea stupida, non so come mi sia potuto venire in mente di…”
“No.”
Lena sorprese persino se stessa con quel secco diniego. “No, è una bella idea…
io…” Annuì. “Voglio farlo, con te, certo.” Annuiva ancora mentre Kara, un ampio
sorriso sulle labbra, la aiutava a stringere la cintura.
“Vedrai,
sarà bellissimo.” Assicurò, mentre l’aereo iniziava a rollare sulla pista.
Lena si
ritrovò ad afferrare la mano di Kara e a stringere. Lei odiava volare!
Chiuse
gli occhi mentre si staccavano da terra, poi si concentrò sul non vomitare.
L’aereo
sorvolava la città piegandosi a destra e a sinistra per permettere loro di
vedere le meraviglie sulle quali stavano sfrecciando. Lena annuiva e sorrideva
a Kara che le indicava con entusiasmo ogni edificio, piazza o strada che
riconosceva, ma dentro di sé voleva solo tornare a terra, infilarsi nel letto e
dimenticarsi di quell’orrore a cui aveva detto sì.
Quando
finalmente toccarono il suolo Lena scese con le gambe un po’ tremanti.
“È stato
magnifico, non è vero?” Chiese Kara, camminandole affianco.
“Molto
bello.” Annuì Lena.
“Potremo
farlo ancora, sto cercando di prendere il brevetto per i voli notturni, ma ho
quello peril volo diurno, quindi…”
“Non
credo sia una buona idea.” Riuscì a dirle Lena.
“Oh…”
Kara annuì. Di nuovo sfuggiva il suo sguardo, sembrava di nuovo imbarazzata,
anzi, lo sembrava da tutta la serata sotto quella forzata allegria e tutto
quell’entusiasmo.
“Domani
potremmo pranzare assieme.” Le propose la ragazza e Lena scosse la testa.
Ecco,
stava succedendo… Kara sentì lo stomaco stringersi.
“Devo
lavorare, ma possiamo vederci nel weekend.”
Kara
sbatté le palpebre, era impossibile, dopo quei due disastrosi appuntamenti era
sicura che qualsiasi cosa ci fosse tra loro si chiudesse e invece…
“Non ti
è piaciuto il volo, non è vero?” Si trovò a chiedere e gli occhi di Lena
brillarono di ironia in risposta al suo tono.
“No.”
Confermò. “Ho sempre avuto paura di volare.”
“Sono un
disastro.” Mormorò.
“Non è
vero.” Negò Lena, ma il brillio nei suoi occhi parlava per lei.
“Lo
sono.” Ribatté Kara.
Lena si
fermò e fece ruotare la ragazza, guardandola negli occhi.
“Dobbiamo
imparare a conoscerci… è normale qualche passo falso, no?” Chiese.
“Suppongo
di sì.”
“Almeno
con i baci non andiamo male…” Commentò Lena e Kara arrossì, mentre la giovane
rideva.
Forse
era la prima volta che la vedeva rilassata quella sera. Portarla a volare era
stata una vera e propria crudeltà.
“Ehi.”
Lena le sollevò il mento notando il modo in cui abbassava gli occhi colpevole.
Il suo sorriso era interrogativo. “Va tutto bene?” Chiese e Kara fu sul punto
di dire troppo, così chiuse gli occhi e la baciò.
La
sorprese, ma non per molto tempo, perché Lena avvolse le braccia attorno al suo
collo e ricambiò il focoso bacio.
“Wow!”
Disse nel separarsi. “Volare non è poi così male, dopo tutto.” Ironizzò e Kara
arrossì un poco. Lena la baciò di nuovo, delicatamente questa volta. “Buona
notte, Kara.” Disse, poi lasciò andare lentamente la sua mano.
“Buona
notte.” Kara trattenne le sue dita qualche istante più del necessario, poi la
lasciò andare.
Doveva
fare di più.
***
Il
giorno dopo Kara si mise a sfogliare i punti del suo articolo, alla fine
sospirò prese il telefono e mandò un messaggio a Lena che sapeva essere
impegnata in un incontro e al primo ne fece seguire altri dieci.
Non
sarebbe bastato… prese una borsa e la riempì di cose sue, poi prese il pullman
e raggiunse L-Corp. Era sicura che non l’avrebbero lasciata passare, ma la
segretaria sembrò essere stata avvisata, perché, non appena lei le diede il suo
nome la fece accomodare nell’ufficio di Lena chiedendole se voleva qualcosa da
bere, mangiare o leggere mentre aspettava.
Kara
scosse la testa, in soggezione ora che si trovava nell’immacolato ufficio che
aveva visto per la prima volta qualche sera prima, in un’occasione decisamente
più intima. Rimasta sola, però, si ricordò perché era lì e con un sospiro si
mise a ridecorare.
Lena
uscì dalla riunione con la testa che le doleva, non aveva dormito quella notte,
l’uscita con Kara le aveva preso più tempo del previsto e, una volta a casa, si
era dovuta preparare per quell’importante incontro.
Quello
che voleva ora era rilassarsi un attimo prima di ricevere il suo appuntamento
delle undici.
“Il suo
telefono, miss Luthor.” Le disse la segretaria. Lena
guardò lo schermo con apprensione. Non era un numero che dava alla leggera e di
certo non aveva mai ricevuto tanti messaggi…
Erano
tutti di Kara.
“C’è
miss Danvers che la aspetta nel suo ufficio.”
Aggiunse Jess. “L’ho fatta accomodare.”
Lena
nascose l’aria perplessa e la ringraziò.
“Ehi…”
Disse nel vederla, ma si interruppe di netto quando notò quello che era
successo al suo ufficio. Ora sul divano vi erano due peluche e un cuscino
colorato, alla parete vi era un dipinto nuovo e sulla sua scrivania vi erano
delle foto di Kara.
“Ti
piace?” Chiese la ragazza. Aveva le guance rosse, più che imbarazzo sembrava
vergognarsi, di nuovo…
“Certo.”
Si ritrovò a dire, anche se non era sicura che le piacesse quell’improvvisa
invasione del suo mondo ordinato e preciso.
“Non ti
piace.” Dischiarò la ragazza, guardando verso i propri piedi. “Porterò via
tutto.” Affermò ancora.
“No!
No!” Lena scosse la testa e la raggiunse, prendendole le mani. “Non me
l’aspettavo, tutto qui, è diverso… ma non per questo non mi piace.”
Kara
alzò gli occhi su di lei e sembrava sinceramente sorpresa dalla sua reazione.
“Davvero?”
Chiese.
“Sì e
sono anche contenta che tu abbia deciso di riempirmi di messaggi riguardo…”
alzò lo schermo del cellulare che ancora aveva in mano e lesse: “La tua
colazione, il tizio che hai incontrato sulle scale di casa, il postino, il cane
del tuo vicino, la vecchietta che hai aiutato ad attraversare la strada e…”
Kara
abbassò il suo polso, il viso rosso fino alle orecchie.
“Dimenticati
i messaggi… ero, ehm, nervosa.”
“Ok… non
devi essere nervosa.” Le assicurò. Eccola di nuovo, la ragazza dolce delle
prime due sere che avevano passato assieme. Lena non riuscì a resistere e le
accarezzò il viso. “Sono contenta che tu sia qui, è stata una mattina dura e tu
sei una boccata d’aria fresca. Magari un po’ pazza, ma decisamente fresca.”
Kara
abbassò gli occhi, sembrava tesa, in imbarazzo.
“Mi
dispiace.” Mugugnò.
“E di
cosa?” Chiese alzandole il mento con dolcezza, facendo incontrare i loro occhi.
Sorrise
prima di baciarla, ma Kara sfuggì alla sua presa.
“Ti
dispiace dirmi dov’è il bagno?” Chiese torturandosi le mani ed evitando di
incontrare i suoi occhi.
“Certo…”
Lena le spiegò come raggiungerlo e la guardò andare via.
Note: ohi, ohi, ohi a quanto
pare non tutti gli appuntamenti vanno bene… Kara questa volta ne ha combinate
di tutti i colori, un vero disastro come ci anticipava il titolo!
Abbiamo anche avuto, per la prima
volta, il punto di vista di Lena.
“Alex!”
Kara era nascosta in bagno il cellulare premuto contro l’orecchio.
“Cosa succede?”
Domandò la sorella. “Sono leggermente
occupata.”
“Credo
che tu abbia ragione… credo che non sia più solo un gioco… credo che Lena possa
essere un tantino… ehm… presa da me.”
“In che senso?”
Chiese Alex, sullo sfondo a Kara sembrò di sentire dei colpi d’arma da fuoco.
“Nel
senso che ho fatto la pazza e lei non ha neanche protestato! Anzi, voleva
baciarmi!”
“Baciarti?”
Chiese Alex. “Avevi detto che stavate
flirtando! Non che eravate già ai baci!”
“Flirtare
significa baciarsi, no?” Chiese, poi agitò la mano. “Non importa, dimmi cosa
devo fare.”
“Chiedi a me cosa fare? Sei tu che
ti sei messa in questo casino.”
“Ti
prego, Alex!” La supplicò disperata. Non voleva fare dal male a Lena, era una
persona meravigliosa!
“Oh, e va bene! Cosa dice la tua
lista?”
“Nulla!”
Kara aprì il blocco bloccando il cellulare tra la spalla e l’orecchio. Con gli
occhi guardò i suoi punti, senza trovarvi nessun aiuto.
“Ok… senti, c’è un’ultima cosa che
puoi fare.”
“Sì?”
Chiese Kara, dubbiosa.
“Portala a casa.”
“Cosa?”
Domandò, anche se aveva capito benissimo.
“La conosci da cinque giorni,
portala a casa, funzionerà. È estrema come soluzione ma...”
“A
casa… da Eliza?”
“Sì.”
“Verrai
anche tu?”
“Kara io…”
“Per
favore! Non posso farlo da sola!”
“Va bene, ma solo perché non ho
tempo di discutere. Ora, vai da lei e dille che vuoi portarla via per il
weekend, senza dirle dove e poi la porti a Midvale.”
“Ok…
grazie Alex.”
Con
un mugugno la chiamata si chiuse. Kara si osservò allo specchio e si chiese
cosa diavolo stesse facendo.
Kara
tornò mentre lei stava cercando di sistemare le foto sulla scrivania di modo da
essere l’unica a vederne il contenuto. Si fermò sorridendo alla ragazza.
“Va
tutto bene?” Le chiese, cercando di interpretare l’espressione del suo viso.
“Sì.”
Le disse soltanto la giovane.
“Sei
sicura? Perché se è successo qualcosa, qualsiasi cosa che ti ha infastidito o…
non lo so, puoi dirmelo.” Le indicò il divano e si sedette, sorridendo nel
vedere la giovane imitarla.
“Tu
sei perfetta e… mi piaci, ma…”
“Anche
tu mi piaci, molto.” Lena sentì il cuore accelerare, l’avrebbe lasciata? Non
era molto brava con le relazioni ed era facile che avesse fatto qualcosa che aveva
spaventato la ragazza. Si era mostrata troppo vulnerabile? Troppo poco?
“Oh…”
Kara arrossì, sorridendo un pochino, i suoi occhi si alzarono ad incontrare
quelli di Lena che sorrise.
“Credevo
di averlo reso chiaro.” Allungò la mano, appoggiandola sul ginocchio di Kara,
fino a trovare le sue mani, intrecciate. Si tese in avanti, questa volta Kara
non si sottrasse, ma incontrò le sue labbra e rabbrividì.
Lena
sorrise, no, non l’avrebbe lasciata.
“Stavo
pensando… ti piacerebbe andare da qualche parte questo weekend? Potrei avere
un’idea…”
“Questo
weekend?” Lena pensò ai numerosi incontri, conferenze e appuntamenti che aveva,
ma annuì. “Certo, posso liberarmi. L’importante è che siamo qua per il party dei donatori del National City’sMuseum.”
“Devo esserci anche io a quel party,
torneremo in tempo.” Assicurò Kara.
“E, ovunque tu voglia andare ci
andremo in automobile, vero?” Chiese con un brillio di paura negli occhi.
Questa volta Kara rise.
“Promesso.”
Quando
il suo appuntamento delle undici, un ingegnere che l’avrebbe affiancata al
progetto che stava ideando per la FlyStar, si
presentò Kara la salutò, i suoi occhi erano timidi, ma brillavano.
Ce
la stava facendo. Per un attimo si torse le mani, osservando la città sotto di
lei. Poi annuì, poteva far funzionare una cosa nella sua vita, sì, poteva.
***
“Starai via tutto il weekend?” Chiese
Cat, seduta sulla sua scrivania, mentre sfogliava i
suoi appunti.
“Sì.”
“Con lei? A casa tua?”
“Sì.” Confermò e gli occhi di miss
Grant si alzarono a fissare i suoi.
“Bene.” Disse soltanto. “Ci vediamo
al party del National City’sMuseum.”
***
Venerdì nel tardo pomeriggio chiese
in prestito la macchina del capo di Alex, un amico di vecchia data della sua
famiglia, e andò a prendere Lena.
“Una Chevrolet Deluxe del 1952! Kara,
sei piena di sorprese!” La accolse Lena che per l’occasione indossava un paio
di semplici jeans, una camicia verde e aveva i capelli sciolti sono trattenuti
da un paio di occhiali da sole.
“Io… non sapevo fosse… come hai detto
che si chiama?”
Lena rise.
“Lex aveva
una vera e propria passione per le auto, qualcosa l’ho imparato e la tua
Chevrolet è un piccolo gioiello.”
“L’ho presa in prestito da un amico.”
Ammise, mentre apriva il bagagliaio e Lena vi sistemava la sua valigia.
“Un amico generoso.” Commentò la
giovane passando la mano sulla carrozzeria.
“Devi sapere una cosa, prima che
partiamo.”
Lena alzò lo sguardo, stupita dal
tono serio assunto dalla giovane.
“Sì?” Chiese.
“Chi guida sceglie la musica.”
Un ampio sorriso illuminò lo sguardo
di Lena.
“E così sia.” Accettò. “Ma dovrai
lasciarmela provare, almeno per qualche chilometro.”
“Va bene…” Acconsentì Kara e Lena
ridacchiò nel vedere la fatica con cui aveva accettato.
“Ti lascerò la delega per la musica.”
Concesse e allora Kara annuì con più decisione.
“Andiamo?” Chiese poi la donna e si
misero in viaggio.
Dopo un paio d’ore Lena indicò a Kara
di fermarsi e insieme ammirarono il sole tramontare sul mare.
“Non è magnifico?” Chiese Lena,
mentre gli ultimi raggi del sole brillavano sull’acqua.
Kara che osservava la ragazza fissare
il tramonto annuì piano. Era meravigliosa.
Lena si voltò e intercettò il suo
sguardo. Sorrise. Si baciarono mentre il cielo da rosa e arancio diventava
scuro.
“Dobbiamo andare…” Disse dopo un po’
Kara.
“Giusto… ancora lontano?” Le chiese
la giovane Luthor, non aveva mai chiesto la loro
destinazione, come se non fosse importante il dove, ma con chi viaggiava.
“Una mezz’ora.”
Ripartirono e Kara rilassata,
canticchiò le sue canzoni preferite, arrossendo appena nel sentire il sorriso
di Lena brillare per lei.
Era ormai buio quando Kara svoltò in
un piccolo vialetto e parcheggiò davanti ad una bella casa. Lena si era
aspettata un albergo, una pensione, persino un bed and breakfast sulla costa,
di certo non una casa privata in un paesino chiamato Midvale…
Una donna aprì la porta e uscì dalla
casa, aveva un ampio sorriso dolce sulle labbra e Lena si sentì raggelare.
“Kara!” Disse la sconosciuta e
strinse tra le braccia la giovane appena scesa dall’auto. Lena prese un
profondo respiro e scese a sua volta, la donna si separò da Kara per guardarla.
“Benvenuta, Lena! Mi fa molto piacere che Kara ti abbia portato qua, non porta
mai nessuno!” Kara arrossì, mentre la donna rideva.
“Lena.” Disse poi la giovane. “Ti
presento mia madre: Eliza.”
Non era possibile…
Lena sorrise, tese la mano e si
ritrovò in un abbraccio.
“Spero non ti dispiaccia.” Le mormorò
la donna stringendola qualche secondo in più.
Kara la guardava con evidente
tensione, malgrado il sorriso, e Lena scosse la testa e poi sorrise di nuovo
cercando di dare un po’ più di sincerità alla sua espressione.
“Non me lo aspettavo, ma sono
contenta di conoscerla.” Riuscì a dire.
“Oh, per favore, dammi del tu. Forza,
entrate, la cena è pronta.” Guardò la figlia che apriva il baule e ne estraeva
le valige. “Ho preparato la torta di mele.” Fece presente.
“Sì!” Kara esultò come se la sua
squadra avesse segnato e Lena scosse la testa divertita, malgrado tutto.
Entrarono in casa ed Eliza fermò subito Kara che si stava dirigendo verso le
scale.
“Non vorrai dormire nella tua vecchia
stanza! Ti ho preparato la camera degli ospiti nella dependance.”
Kara arrossì e Lena si ritrovò a
sorridere, comprendendo perfettamente i pensieri che passavano nella mente
della giovane.
“Grazie mille, è un pensiero gentile.”
Disse alla donna che annuì.
“Mettete tutto di là, lavatevi le
mani e venite a tavola.” Ordinò.
Kara, la testa bassa e le orecchie
rosse la guidò verso un corridoio, attraversò una veranda coperta e poi la fece
entrare nelle stanze che avrebbero occupato durante quel weekend.
Il letto, come aveva immaginato Lena,
era uno solo ed era matrimoniale.
“Non dobbiamo per forza dormire
assieme… sai, non ho detto a mamma che ci conosciamo solo da una settimana,
quindi…” Scosse la testa, alzando le spalle, fingendo una certa indifferenza,
mentre aveva il viso rosso.
Lena posò la sua valigia e si guardò
attorno.
“Quindi questa è la casa in cui sei
cresciuta?” Chiese.
“Sì.”
“Non mi aspettavo di vederla tanto
presto…” Commentò e Kara alzò lo sguardo su di lei, attenta.
“Pensavo che fosse giusto farti
conoscere la mia famiglia…”
“Tua mamma sembra molto diversa dalla
mia.”
Kara impallidì, guardandola per un
lungo istante, sembrava essersi resa conto solo in quel momento di quanto
l’argomento famiglia fosse problematico per lei.
“Oh…” Disse soltanto. “Non avevo
pensato… non volevo ferirti…”
“Non lo hai fatto.” Assicurò.
Sedendosi sul letto e passando la mano sul morbido copriletto.
Era terrorizzata all’idea di
conoscere la famiglia di Kara. Se avesse saputo di certo non sarebbe andata lì
con lei, ma ormai non poteva tirarsi indietro, non senza ferire Kara e
allontanarla.
“Avevi detto che ti sarebbe piaciuto
conoscere mia sorella.” Affermò allora Kara e Lena si voltò sorpresa, mentre la
ragazza arrossiva.
“Alex?” Chiese ricordando i numerosi
racconti.
“Sì, arriverà domani per cena.”
“Va bene.” Calmò un’altra ondata di
panico, passando una seconda volta la mano sul letto, questa volta però
incontrò le dita di Kara. Alzò lo sguardo e si specchiò nei suoi occhi.
Non le disse nulla, così come lei non
disse niente, rimase solo lì a guardarla, poi le accarezzò il viso.
“Andiamo?” Disse alla fine.
“Sì.” Annuì.
Poteva farcela.
Neanche sull’aereo l’aveva vista così
tesa. No, non era tesa, era… lontana. Come se aspettasse di essere criticata,
giudicata, ferita.
Non voleva farle del male, pensò per
l’ennesima volta.
Allungò la mano e la posò sulla
coscia della giovane. Lena spostò la mano e intrecciò le loro dita.
Eliza tornò dalla cucina e posò un fumante
arrosto al centro del tavolo.
Poi si bloccò.
“Non sei vegetariana, vero? Non ho
pensato di chiederlo a Kara…”
“No, non lo sono. Sembra un arrosto
delizioso.” Assicurò Lena e strinse un poco la mano di Kara.
La donna le sorrise e poi iniziò a
distribuire le pietanze. Kara divorò ogni cosa con famelica gioia, mentre Lena,
accanto a lei, mangiò decisamente più del solito, evidentemente cercando di
mostrare il proprio apprezzamento. Al dolce però dovette dire di no e Kara fu
più che felice di mangiarsi anche la sua parte.
Man mano che la serata andava avanti
Lena sembrò rilassarsi e quando fu abbordato il soggetto scienze lei e Eliza si persero in complicati e, per lei, incomprensibili,
dibattiti.
La serata stava andando bene. Kara
sorrise mentre prendeva i piatti e iniziava a sparecchiare.
Oh…
Si bloccò. Forse, ‘bene’, nella sua
situazione non era quello che serviva.
Kara si alzò e Eliza
le sorrise.
Lena che si era sorprendentemente
rilassata sentì di nuovo la tensione salire.
“Mi aspettavo una ragazza da Alex,
non da Kara.” Le disse.
Lena cercò qualcosa da rispondere, ma
la donna rise.
“Vi conoscete da poco, non è vero?
Kara sembra estremamente attenta ad ogni tua piccola espressione.”
“Da una settimana…” Ammise.
“Oh, beh, deve essere importante se
ti ha portato qua.” Sorrise. “Sono felice che l’abbia fatto.”
Lena si trovò ad annuire.
“Ne sono felice anche io.”
“Di cosa state parlando?” Domandò
Kara tornando dalla cucina. “Ancora di ricostruzione cellulare accelerata?”
“Stavo dicendo a Lena che vado a
prendere i vecchi album delle foto.”
“Mamma, no!” Esclamò lei e la donna
rise, mentre si alzava e andava a cercare i famosi album tra le suppliche di
Kara.
“Stai bene?” Le chiese però Kara
guardandola, quando Eliza fu lontana.
“Sì.” Mormorò Lena e la giovane,
lanciato uno sguardo verso la porta dov’era sparita Eliza,
le diede un bacio sulle labbra. Al quale Lena non poté fare a meno di
sorridere.
Forse avrebbe dovuto smettere di
farlo…
Note: Che dire? Sono giunte le
risposte che aspettavate? Vi si è accesa qualche lampadina?
Vediamo: di cosa siamo certe?
Kara e Lena sono assieme a Midvale e dovranno
condividere il letto… ce lo facciamo bastare? ;-)
Siete state rapidissime nel commentare,
quindi mi è sembrato giusto darvi subito un nuovo capitolo. Per il prossimo
però, potrei essere di nuovo incasinata tra gli impegni, quindi chiedo scusa in
anticipo per un eventuale ritardo.
“Pensavi che sarei fuggita nella
notte?” Ironizzò Lena e rise quando Kara annuì. “Rubare la tua magnifica
Chevrolet è effettivamente una tentazione.”
“Non avevo pensato alla macchina.”
Kara corrugò la fronte preoccupata e Lena rise ancora.
“Non voglio scappare.” Assicurò e per
qualche ragione quello sembrò far corrugare la fronte di Kara ancora un po’ di
più.
“No?” Chiese. “Anche se ti ho portato
ad incontrare la mia famiglia dopo appena sette giorni che ci conosciamo?”
“Otto.” Ribatté Lena ruotando nel
letto. “Mi hai teso una bella imboscata, non c’è che dire, ma…” Lena la guardò
come se fosse lei stessa incredula. “È andato tutto sorprendentemente bene
ieri sera e, a meno che tua sorella non sia molto diversa da come l’hai
descritta, non potrà andare male quanto temevo.”
“Alex è un agente del FBI.”
“Ah…” Lena acquisì la nuova
informazione cercando di non lasciarsi turbare. “I Luthor
e le forze dell’ordine sono sembra andate molto d’accordo.” L’evidente bugia
fece arrossire Kara.
“Lei… le piacerai.” Affermò come a
volerla rassicurare.
“L’importante è che piaccio a te.” Le
disse e sorridendo si piegò verso di lei, per poi fermarsi prima di baciarla.
“Prima lavarsi i denti!” Ricordò, le posò un bacio sulla guancia e poi uscì dal
letto.
Quando tornò Kara si stava
tormentando le mani.
“Sei sempre così tesa di prima
mattina?” Le chiese dopo averla baciata come promesso.
“No… è solo che…”
“Riguarda il tuo articolo?” Disse
accennando al taccuino appoggiato sul comodino dal lato di Kara.
La ragazza sospirò.
“Sì. Devo consegnarlo tra pochi
giorni e non sono più sicura di nulla.”
Lena le prese le mani.
“Scrivere è il tuo sogno, ci
conosciamo da poco, ma questo lo so, ti ho visto prendere appunti in continuazione,
ti ho visto entusiasmarti all’idea di essere una giornalista, so che è di più
di quello che vuoi fare, è quello che vuoi essere.”
Kara guardò la donna.
“Ma a che prezzo?”
“Beh… tutto quello che serve per i
propri sogni.” Il suo volto si incupì, ma Kara non se ne accorse, aveva
distolto lo sguardo. “Ora non pensiamo a questo, scommetto che hai fame.”
Il sorriso sulle labbra di Kara non
si fece attendere e poco dopo erano a tavola a chiacchierare.
“Allora, ragazze, cosa avete previsto
di fare oggi?” Domandò loro Eliza.
“Pensavo di portare Lena a fare un
giro in bicicletta.”
“Il percorso sulla costa?” Chiese la
donna. “Molto romantico.” Sorrise nel suo modo dolce e non invadente e Lena si
trovò ad arrossire.
“Mamma!” La riprese Kara e il suo
volto era di due o tre gradi più rosso di quello di Lena.
La donna rise, mentre si versava
ancora un poco di tè.
“Tua sorella ha confermato che arriverà
per la cena, mi ha chiamato poco fa chiedendomi se fosse tutto a posto.”
“Oh…” Kara si sistemò gli occhiali in
imbarazzo e Lena si chiese se fosse l’articolo a renderla così nervosa oppure
l’idea di lei che incontrava la sorella… il che rese improvvisamente ancora più
nervosa lei.
Eliza passò lo sguardo da una all’altra
poi corrugò la fronte.
“Sapete cosa dovete fare? Prendere un
tandem! Io e tuo padre lo facevamo ogni tanto, ci piaceva molto.”
Kara sbatté le palpebre sorpresa.
“Un tandem? Non credo che a Lena
piacerebbe…” La guardò interrogativa.
Lasciare il controllo a qualcun
altro? No che non le piaceva!
“Mi piace!” Si contraddisse da sola.
“Ho sempre voluto provare una bicicletta così, ma non ho mai avuto qualcuno con
cui farlo.” Kara allungò la mano e strinse la sua, un sorriso sulle labbra, la
tensione che sembrava sparire.
“Su, su, andate!” Le incitò Eliza e così uscirono dalla casa, per approfittare del sole
e dell’aria fresca di Midvale.
Lena rideva ed era più rilassata e
bella che mai. Chi lo avrebbe mai detto?
Le aveva lasciato la guida della bici
e ora, assieme, in perfetta sincronia, pedalavano lungo la costa, ammirando
l’oceano e i suoi profondi blu da un lato e il verde bosco dall’altro. Su di
loro spendeva il sole e Kara lasciò da parte ogni pensiero e tensione,
godendosi il momento.
Si fermarono a pranzare in uno
spiazzo ricoperto d’erba, sopra la scogliera, non vi erano rumori molesti, solo
le onde dell’oceano e lo stridio di qualche gabbiano.
Lena, semi stesa sulla coperta da
pic-nic, la guardava.
“Cosa c’è?” Le chiese, imbarazzata.
“Non pensavo di essere il genere di
persona che può godersi un momento simile, eppure sono qua e non penso alle
riunioni, alle conferenze, al laboratorio… penso solo a quanto sto bene.”
Ammise.
“Questa è una delle cose che adoro di
te.” Si trovò a dire Kara.
“Che non mi conosco?” Ironizzò Lena.
“Noooo.”
Kara la spinse un poco, divertita. “Che tu sappia essere così sincera ed
onesta.” Disse poi più seria.
“Tu sei la persona più onesta che
conosca! Il tuo viso è un libro aperto, non potresti mentire neppure se lo
volessi.” La prese in giro Lena e Kara si ritrovò a guardare l’oceano, evitando
il suo sguardo.
La mano di Lena si posò sulla sua e
lei si avvicinò un poco sulla coperta.
Kara la guardò e si morse il labbro.
L’istante dopo si stavano baciando e Kara si ritrovò a dimenticarsi ogni altra
cosa.
Rientrarono nel tardo pomeriggio e
parcheggiarono accanto ad una moto.
“Alex!” Chiamò Kara scendendo
dall’auto, mentre la donna si alzava dalla veranda, una bottiglia di birra
nella mano.
“Kara.” La salutò lei, un sorriso
sulle labbra. “Non è come se non ci vedessimo da settimane.” La prese in giro.
Salirono le scale e Kara le indicò Lena.
“Lei è Lena.” La presentò. “Lena, lei
è mia sorella.”
“Piacere di conoscerti.” La ragazza
le tese la mano e Lena la strinse. Kara osservò le due donne che si sorridevano
e provò un momento di inspiegabile gioia.
“Siete tornate! Come è andato il
vostro giro?”
“La costa è splendida.” Gli occhi di
Lena corsero a lei che si ritrovò ad arrossire.
“Va bene, chi vuole una birra?”
Spezzò il momento Alex, lanciandole un’occhiata interrogativa.
Più tardi, mentre Lena era impegnata
con Eliza, Alex la prese da parte.
“Quelli erano occhi da sentimenti!
Altro che flirt!” Le fece notare.
“No… è solo stata una bella giornata,
tutto qua.” La donna scosse la testa esasperata.
“Ti farai del male, le farai del
male! Devi mettere fine a questa storia, in un modo o nell’altro, al più
presto!”
“Alex, Kara!” Chiamo Eliza e lei si voltò verso la madre, cercando di ignorare
la sorella e le sue parole. Alex però le prese il braccio e la obbligò ad
ascoltarla.
“Mi hai fatto venire per essere la
tua coscienza, lo sai tu e lo so io. Hai perso il controllo della situazione,
riprendilo, decidi cosa fare, o finirà male.”
“Ragazze, avete paura di perdere?”
Lena spuntò dalla porta e lanciò loro uno sguardo perplesso. Alex lasciò andare
il braccio di Kara e sorrise.
“Io non perderò visto che sarò in
coppia con te.” Le fece notare, poi rientrò e si sedette accanto al tavolino
con i giochi.
“Va tutto bene?” Chiese Lena,
avvicinandosi a Kara.
“Sì.” Mentì lei.
“Lo so quando menti.” Le fece notare
Lena e sfiorò il suo naso con la punta delle dita. “Ti si formano delle
adorabili rughette qua.”
“Alex è arrabbiata con me per una
cosa che ho fatto.”
“Stare con me?” Chiese e il tono
della donna era teso ora.
“No! No… no, non penserebbe mai una
cosa simile.”
“Per il tuo articolo, allora?” Kara
annuì. “Un giorno dovrai dirmi di cosa parla.”
“Io… è un articolo su…” Guardò Lena
negli occhi e scosse la testa.
“Va bene, non devi per forza dirmelo
ora. E poi dobbiamo giocare, noi Luthor non perdiamo
mai.”
“Devi sapere una cosa.” Le disse
allora Kara, un brillio negli occhi. “Sono molto competitiva!”
Lena rise, poi intrecciò le loro dita
e insieme tornarono all’interno della casa.
Giocarono fino a notte tarda,
ridendo, prendendosi in giro e raccontando aneddoti divertenti. Le sorelle Danvers sembravano aver dimenticato le tensioni di prima ed
erano affiatate sia quando giocavano in coppia sia quando si scontravano,
scambiandosi motteggi e scherzi.
Eliza le guardava con occhi pieni di
affetto e Lena non poté fare a meno di lasciarsi coinvolgere e divertirsi come
poche altre volte le era successo.
Le piaceva quella famiglia, le
piaceva molto. E le piaceva Kara… le piaceva moltissimo.
Ridevano mentre tornavano nella loro
stanza. Ridevano e gli occhi di Lena erano pericolosamente brillanti.
Era bella, così bella.
“Kara…” Mormorò la donna ed
improvvisamente era anche fragile.
Kara le si avvicinò e la baciò. La
sentì reagire, mentre spingeva i loro corpi ad incontrarsi come i loro respiri,
come i loro cuori.
Non pensò che poteva non essere una
buona idea, non pensò a quello che stava facendo, alle conseguenze, alle
ripercussioni, lo fece e basta perché era giusto, perché lo volevano entrambe.
Sfilò la felpa di Lena e si ritrovò
ad ansimare quando la donna infilò le mani sotto alla sua maglietta. Non si era
resa conto di quanto lo desiderasse, ma ora che Lena le baciava il collo,
mordendo la sensibile pelle gemette piano di piacere.
Cadde sul letto e Lena la seguì,
salendo sopra di lei, piegandosi e baciandole le labbra, mentre con le mani
lottava con i suoi pantaloni. La distrasse sfilandole la t-shirt e passandole
le mani sulla schiena, agile e fortunata nel far scattare il reggiseno con un
solo gesto.
Lena si staccò da lei e rise.
“Non ti facevo così esperta.” La prese
in giro e lei l’imitò ridendo, non c’era imbarazzo, c’era solo condivisione di
un desiderio.
“Sei bellissima.” Si trovò ad
ammettere, poi salì con le mani fino alle sue spalle e fece cadere le spalline.
Lena si sfilò il reggiseno con un gesto e lasciò che Kara la guardasse.
“Bellissima…” Soffiò, attirandola contro di sé per baciarle i seni, ormai
esposti. Sentì la donna tendersi, mentre prendeva un capezzolo tra le labbra
passando piano la lingua su di esso.
Dopo un poco Lena si separò e le
sfilò a sua volta la maglietta e il reggiseno, ridendo nel vedersi molto più
impacciata.
“La fortuna del principiante.” Le
mormorò Kara e lei rise di nuovo, lasciandosi cadere accanto a lei e baciandola
ancora e ancora, mentre con le mani le accarezzava il ventre per poi scendere e
infilarsi nei pantaloni ancora solo sbottonati.
Kara gemette nel sentirsi toccare,
guardò Lena che la fissava, mordendosi le labbra e sentì un altro deciso fiottò
di desiderio e piacere scaldarle il ventre. Spinse il bacino contro la mano di Lena
che colse al volo il suggerimento scendendo ancora. Pochi istanti e Kara
rovesciò la testa indietro, gemendo, mentre Lena penetrava dentro di lei.
La donna le morse il collo, piano,
poi le baciò il lobo dell’orecchio. Kara mosse ancora il bacino e Lena,
assumendo lo stesso ritmo, mosse le sue dita contro di lei, dentro di lei.
Si aggrappò alla sua schiena,
stringendola con forza, mentre una spinta dopo l’altra raggiungeva l’apice.
Una singola lacrima scivolò lungo la
sua guancia e Lena la raccolse, un sorriso dolce sulle labbra.
“Va tutto bene.” Mormorò, baciandole
il viso una, due, tre volte.
Baciò il suo volto, una, due, tre
volte, poi Kara sollevò le mani per fermala, la guardò un lungo istante e infine
spinse le labbra contro di le sue, come a volerle dire qualcosa, come a volerle
far comprendere qualcosa.
Mi ama.
Comprese e il suo cuore accelerò più
di quanto batteva un istante prima nel dare piacere.
Mi ama.
Ripeté la sua mente incredula.
Passò la mano sul viso della giovane
e sorrise. Perché si sentiva così disperatamente fragile?
“Oh… Lena…” Disse la donna e lei si
rese conto che stava piangendo. Sorrise mentre la giovane raggiungeva le sue
labbra e la baciava ancora.
Lena piangeva nel sorridere, le sue
labbra erano salate ora mentre la baciava, mentre si liberava dei pantaloni e
guidava la sua mano tra le gambe. Kara la sentì ansimare, separò le loro bocche
e la guardò, mentre si muoveva dentro di lei. Era così… persa, così…
Il suo cuore prese a battere veloce:
Lena era innamorata.
Lena era innamorata di lei.
Mentre tra donna tremava tra le sue
braccia, preda del piacere, decise che non lo avrebbe fatto. La strinse ancora
di più contro di sé e la sentì ridere, mentre riprendeva il controllo di sé e
del suo corpo. Depose un bacio sulla sua spalla trattenendola ancora un poco
contro di sé.
Non l’avrebbe ferita.
Note: Dunque, dunque, dunque…
come avevamo predetto condividere il letto ha portato ad un bel momento, ma è
stato davvero quello? Io direi di no… potevano anche dormire in due stanze agli
antipodi della città, dopo quella giornata, dopo quell’intesa è difficile
sfuggire al desiderio. Ancora: è stato solo desiderio, passione?
Le nostre ragazze sembrano
avere una precisa idea di quello che prova l’altra, ma sanno quello che provano
loro stesse? Di certo nulla è stato detto al riguardo, ma Kara, proprio nelle
ultime frasi, sembra aver preso una decisione molto importante…
Ditemi cosa ne pensate e
ditemi se questo capitolo vi è piaciuto!
Kara
sorrideva, gli occhi persi, la testa tra le nuvole.
Alex
entrò in cucina e le lanciò un solo sguardo prima di scuotere la testa
divertita.
“Qualcuno
ha fatto tutto tranne che dormire questa notte.”
Kara
arrossì violentemente, ridacchiando, mentre un ampio sorriso le illuminava il
viso.
“Dov’è?”
Le chiese allora Alex.
“Sta
dormendo.”
“E tu le
prepari la colazione?” Notò allora, nel vedere i pancake che bruciavano nella
pentola, dimenticati da Kara che si agitò spostandoli dal fuoco. “Scusa: bruci
la sua colazione.” Si corresse la maggiore.
“Oh, capperini!” Si lamentò. Poi cercò di radunare i pancake
superstiti e metterli su di un piatto assieme al bicchiere di spremuta e a
della marmellata.
“Manca
la rosa.” La prese in giro Alex sorseggiando il tè.
Kara
fece una smorfia, posò il vassoio e scappò in giardino facendo ridere la
sorella.
“Completamente
cotta.” Commentò Alex nel vederla sistemare, poco dopo, una rosa del giardino
di Eliza in un bicchiere.
“Non
scriverò l’articolo.” Chiarì Kara. “Non importa, troverò un altro modo per
diventare una giornalista.”
“Bene.”
Alex le sorrise. “Ora vai o penserà che sei scappata.”
Kara
sgranò gli occhi all’idea e tornò nella dependance, dove Lena, al contrario di
quello che aveva detto Alex, stava ancora dormendo.
Kara
posò la colazione sul comodino poi si infilò nel letto e prese il suo taccuino
mettendosi a scrivere.
Quando
si svegliò sentì il leggero rumore di una penna che scriveva su di un foglio,
ruotò piano la testa e trovò Kara corrucciata sul suo taccuino. Era bellissima.
Sorrise
e si stiracchiò finendo tra le braccia della donna che sorpresa lasciò cadere
il taccuino.
“Buongiorno.”
Le disse posando la testa sulle gambe.
“Buongiorno.”
Le rispose Kara con voce dolce, passandole una mano tra i capelli scarmigliati
dalla notte. “Come ti senti?” Chiese poi la ragazza titubante e lei ridacchiò.
“Pronta
a ricominciare.” Disse e alzò gli occhi in tempo per vedere il viso della
giovane diventare rosso, rise ancora e poi aggiunse: “La settimana di lavoro.”
“Oh…”
Sul volto di Kara passò un lampo di delusione che la fece ridere ancora.
Si tirò
indietro, ma prima che potesse alzarsi per andare a lavarsi i denti Kara la
catturò tra le braccia e le baciò.
“Mi
piace il tuo sapore, anche la mattina.” Mormorò sulle sue labbra e non si rese
conto di quanto fosse ambigua la sua frase fino a quando non vide Lena mordersi
le labbra.
“Kara Danvers… questo dobbiamo ancora provarlo...” Le mormorò
prima di baciarla e attirarla con sé tra le lenzuola.
***
Quando
uscirono dalla stanza era ora di partire, le valige alla mano salutarono Eliza e Alex che sarebbe partita l’indomani.
Raggiunsero
National City nel tardo pomeriggio.
“Ci
vediamo questa sera.” Le disse, Kara, baciandola.
“Vengo a
prenderti alle 20.” Assicurò Lena, posando un altro bacio sulle sue labbra.
“Va
bene.” Acconsentì. Sorrise e poi sospirò nel vederla andare via.
Quella
sera avrebbe messo le cose a posto, parlando con miss Grant, ma prima doveva
prepararsi, il party per i finanziatori del National City’sMuseum era un evento elegante e formale che
necessitava di una certa preparazione.
Entrò in
casa e fece una doccia, sorrise per tutto il tempo pensando alla doccia che
aveva fatto con Lena, qualche ora prima… oh beh… erano sotto l’acqua, ma non
era stata una vera e propria doccia. Sorrise ancora, come una sciocca, mentre
usciva e si asciugava.
Sistemò
i capelli, si truccò in maniera leggera e poi indossò un lungo abito color
crema che metteva in mostra parte della schiena. Quel vestito le sembrava una
scelta perfetta visto che a Lena sembrava piacere molto la sua schiena. Sorrise
e arrossì ricordano altri momenti delle ultime ventiquattro ore.
Controllò
l’ora e fu felice nel pensare che presto Lena avrebbe suonato alla sua porta.
Mentre
si metteva gli orecchini, in parure con la collana e un bracciale, suonarono
alla porta. Sorridendo andò ad aprire e dovette prendere il respiro più volte
nel vedersi davanti Lena elegante in un abito rosso, i capelli legati in uno
chignon, le spalle e il collo messi in evidenza dalla larga scollatura e dagli
orecchini che scendevano sottili quasi a fiorarle le spalle nude. Era elegante
e splendida.
“Wow…”
Si lasciò sfuggire e Lena che l’aveva guardata con altrettanta ammirazione
sorrise.
“Wow
anche a te.”
Si
guardarono ancora, poi Lena si avvicinò e posò un leggerissimo bacio sulle sue
labbra facendo attenzione a non lasciare del rossetto su di lei.
“Sei
bellissima.” Le assicurò questa volta senza ironia.
La berlina
era nera e aveva un autista, Lena le aprì la porta e l’uomo si inoltrò nel
traffico della città.
Il museo
era illuminato e un tappeto rosso correva lungo le scale percorse dai ricchi
ospiti. Lena le prese la mano e assieme risalirono la scalinata. Ogni volta che
i loro occhi si incontravano vi era un sorriso che compariva sulle loro labbra.
“Kara!”
Le venne incontro Eve. Poi sgranò gli occhi nel
vedere chi l’accompagnava. “Oh, miss Luthor! Sono una
sua grande ammiratrice, il lavoro che sta facendo è strepitoso.”
“Grazie…
non sono in molti a pensarla come lei.”
“Io sì!”
Intervenne Kara e Lena le sorrise.
“Kara,
Miss Grant voleva parlarti.” Le disse allora Eve,
ricordandosi perché aspettasse di vederla arrivare.
“Vado
subito.” Sorrise a Lena. “Ci vediamo dopo.”
“Certo.
Devo andare a salutare alcuni investitori della L-Corp
e parlare con un po’ di persone… questi eventi sono lavoro, dopo tutto.”
Kara
annuì e lasciò la sua mano.
“Miss Danvers, posso parlarle un attimo?” Kara si voltò sorpresa
nel sentirsi apostrofare da Maxwell Lord.
“Sì?”
Chiese, perplessa.
“Sono
curioso, come sta andando il suo articolo?”
“Oh,
giusto, ehm, lei c’era quando…”
“Sì,
c’ero e ovviamente era presente anche al mio galà dieci giorni fa. Il suo
articolo mi aveva dato l’ispirazione per un gioco da fare con Lena.” L’uomo
sorrise, sorseggiando dello champagne dal suo bicchiere.
“Un
gioco?” Chiese Kara, improvvisamente tesa.
“Niente
di più che un gioco da miliardari!” Ridacchiò. “Per la FlyStar.”
Kara
ascoltò ogni parole sentendo l’incredulità lasciare spazio ad un altro
sentimento, sentiva il cuore batterle forte nel petto, cercò con lo sguardò e
vide Lena che stava parlando con Eve e Siobhan. Sentì i pugni chiudersi dalla rabbia.
Maxwell
si allontanò e proprio in quel momento Cat le si parò
davanti.
“Eccoti,
finalmente.”
Kara
cercò di concentrarsi, di riflettere e di non pensare a tutti i momenti degli
ultimi dieci giorni, di Lena che rimaneva, sempre, così decisa a non lasciarla
andare solo per…
“Lena Luthor.” Sbottò miss Grant, saltando i convenevoli e
andando dritta al punto. “Ti sei innamorata?”
“No.”
Rispose secca, arrabbiata, quasi feroce. “Domani avrà l’articolo completo sulla
sua scrivania.” Sbottò.
Cat le
lanciò una lunga occhiata alla sua dichiarazione poi annuì.
“Molto
bene.” Disse e se ne andò.
Lena
sorrise alla ragazza, non le succedeva spesso di incontrare una fan, doveva
ammetterlo.
“Il suo
lavoro sulla nanotecnologia è futuristico, incredibile.”
“Credo
che sia quello il futuro della scienza.” Concordò Lena.
“Spero
che Kara non l’abbia distratta troppo con il suo articolo in questi giorni.”
Intervenne una giovane, sorridendo. “Sono Siobhan, la
collega di Kara.”
“Oh,
no.” I suoi occhi corsero a Kara e si corrugarono un poco nel vederla parlare
con Maxwell.
Siobhan parlava
ancora e disse qualcosa che attirò di nuovo la sua completa attenzione.
“Come?”
Chiese.
“L’articolo.”
Sorrise dandone il titolo. “Non è certo il massimo, ma…” Il suo sorriso si
spense mentre sembrava comprendere l’errore o fingeva di comprenderlo. “Lei non
lo sapeva… io… credevo…” Si interruppe e sorrise di nuovo.
Lena
sapeva che sul suo viso ora vi era un profondo gelo.
“Mi
dispiace…” Disse la donna, che sembrava tutto meno che dispiaciuta per poi
allontanarsi con Eve che l’aveva afferrata per un
braccio.
Lena ruotò
lo sguardo alla ricerca di Kara e la vide che parlava con Cat
Grant.
I giorni
passati assieme si riproposero alla sua mente. Gli appuntamenti terribili,
l’invasione del suo ufficio, portarla a casa a conoscere la sua famiglia.
Con
passi decisi fendette la folla fino ad arrivare davanti a Kara che per qualche
ragione stava andando dritta verso di lei, un’espressione cupa negli occhi.
Quando
si raggiunsero entrambe aprirono bocca e le stesse parole uscirono dalle loro
labbra:
“Come
hai potuto?”
Note: Questo capitolo è
davvero molto breve, ma, lì, un’interruzione ci voleva… perdonatemi!
Abbiamo avuto diritto a
qualche bel momento, ad un po’ di gioia e poi qualche chiacchiera al party e…?
Avete idea di cosa sia successo?
Quello
era il giorno giusto, lo avrebbe fatto, avrebbe raccolto tutto il suo coraggio
e avrebbe chiesto a Cat Grant di darle una
possibilità.
Kara
prese un profondo respiro, poi un secondo. Lanciò uno sguardo verso l’ufficio
della fondatrice e direttrice del CatCo Magazine ed
esitò. Non sembrava di buon umore.
“Oggi o
mai più.” Mormorò tra sé e sé. Eve nel vederla
impettita e decisa alzò i due pollici verso di lei in un evidente e silenzioso
sostegno.
Kara
annuì ed entrò nell’ufficio della donna.
“Ehm…
miss Grant?” Chiamò.
“Kiera, cosa c’è? Non dirmi che il mio terapeuta ha
annullato la seduta, perché ho disperatamente bisogno di dirgli quanto detesto
quel nuovo ristorante sulla quarta, e non comunicarmi che un altro dei miei
giornalisti è scappato in India con l’insegnante di Yoga, perché una mi basta.”
La donna continuava a scrivere sul suo portatile.
“No.
Io…” Si interruppe.
“Su, su,
non ho tempo da perdere.” La incitò Cat.
“Volevo
chiederle se fosse possibile… ehm… cambiare indirizzo di carriera all’interno
della CatCo.” Le mani della donna si bloccarono sulla
tastiera e Cat alzò gli occhi che si fissarono su di
lei.
Siobhan si
affacciò all’ufficio proprio in quel momento.
“Mister
Lord la sta aspettando in sala conferenze.” Lanciò a Kara un’occhiata
soddisfatta e uscì di nuovo. Kara sentì la rabbia affiorare, come sempre, ma la
tenne a bada, non era il momento di indugiare nel suo odio per quella
fastidiosa donna con la quale condivideva il compito di segretaria di miss
Grant.
“Seguimi.”
Le disse Cat, sorprendendola. “Parla chiaro e in
fretta.” Precisò, mentre si avviava verso la sala conferenze.
“Ho
riflettuto sul mio futuro, lavorare per voi mi ha insegnato moltissimo, ma
sento che potrei fare di più… e ho pensato che mi piacerebbe farlo da
giornalista.” Dirlo ad alta voce, a Cat, fu
liberatorio. Erano settimane che si tormentava sul suo futuro e finalmente
aveva fatto il primo passo verso un possibile cambiamento.
Cat aprì la
porta della sala conferenze e Maxwell Lord si alzò, sorridendole. Kara si portò
le mani al volto, sistemandosi gli occhiali, agitata, non era da Cat ritardare una risposta. La donna invece si avvicinò
all’uomo e gli sorrise.
“Sei
puntuale.” Lo salutò.
“Come
sempre.” Precisò lui.
“Sono da
te tra un istante.” Disse allora la donna e poi si voltò verso di lei, la mano
sul fianco. “Va bene. La mia ragazza ‘come fare’ è appena volata oltreoceano
con l’insegnante di yoga, quindi tu la sostituirai.” Kara spalancò la bocca e
poi la richiuse, desiderava più di ogni cosa essere una giornalista, ma fare
quegli sciocchi articoli della rubrica ‘come fare’ non rientrava in nessun modo
nel suo sogno.
“Miss
Grant… pensavo di potermi occupare di soggetti di attualità, politica,
economia…” Osò precisare.
“Ma a me
serve una ragazza ‘come fare’.” Le rispose Cat
alzando un sopracciglio.
Kara
esitò, non era prudente insistere con miss Grant, ma non aveva intenzione di
cedere, si trattava del suo sogno. Aprì la bocca, ma la donna alzò un dito,
fermandola.
“Ti
occuperai dell’articolo ‘come fare’ di questo mese, sarà un test, se ti
dimostrerai capace di eseguire un buon lavoro anche in qualcosa che è opposto
alle tue aspirazioni e al tuo carattere ti permetterò di passare al tipo di
giornalismo che ti interessa.”
Kara
conosceva miss Grant da troppo tempo per non capire che quella era la sua
ultima parola e dopo tutto non era un’offerta che poteva essere rifiutata.
Sorrise e annuì, ottenendo in cambio un secco cenno della testa.
“Posso
sapere di cosa tratterà questo mese il vostro ‘come fare’?” Intervenne Maxwell,
con aria divertita. “La mia segretaria ne va matta e sarà divertente dirle che
conosco il soggetto in anteprima.”
Miss
Grant inclinò la testa davanti all’espressione dell’uomo, poi alzò le spalle,
cedendo alla richiesta.
“Come
farsi lasciare in 10 giorni.”
***
Dieci giorni prima
Galà delle Lord’sIndustries
Lena
sorseggiò con distrazione il suo cocktail, non era buono, ma tutto in quella
festa era mediocre, quanto mediocre era Maxwell. L’uomo sembrò leggerle nella
mente perché le si avvicinò con un ampio sorriso divertito sulle labbra.
“Lena Luthor! Che piacere vederti.”
“Non
condivido il tuo entusiasmo, sono venuta solo perché hai detto alla mia
segretaria che avremmo potuto trovare un accordo.” Era infastidita dai modi
dell’uomo, ma soprattutto da come si era lanciato sulla Luthor
Corporation all’incarcerazione di Lex. Suo fratello
doveva pagare, ma l’agire di Lord era stato degno di un avvoltoio.
“Un
accordo. Sì… ma prima, perché non mi racconti come stai? Come va la tua vita?
Ho sentito che con Jack le cose non hanno funzionato.” Lena era consapevole che
l’uomo la stesse volutamente provocando, ma sentì lo stesso il bisogno di
colpirlo. Non lo fece, sua madre le aveva insegnato a nascondere ogni emozione
quando si trattava di affari e con Maxwell si trattava sempre di affari.
“Tuo
fratello era rapidissimo a trovare un’altra donna… ho saputo che anche tu
condividi questa sua… passione, speriamo l’unica.” Aggiunse, nel notare che lei
non reagiva alla sua provocazione.
“Vedo
che sono qui sono per divertirti. Buona serata, Max,
ti lascio ai tuoi ospiti e al tuo scadente party.” Posò su di un vassoio il
cocktail appena toccato e si diresse verso la porta.
Proprio
in quel momento una ragazza si girò rapida e si scontrò contro di lei.
“Oh!
Scusi!” Era già rossa in volto, ma arrossì ancora di più quando alzò lo sguardo
su di lei.
“Non
importa.” Assicurò, colpita dagli occhi azzurri della giovane, nascosti dietro
a degli occhiali che ora lei si stava sistemando meglio sul naso.
“Lena!”
La chiamò Maxwell, che doveva averla seguita. Lena distolse lo sguardo dalla
giovane e proseguì tra la folla intenzionata ad andarsene.
“Lena,
aspetta, ho una proposta da farti.” Si voltò, ormai era alla porta, ma Lord
aveva un tono sicuro.
“Quale
proposta?” Chiese, senza nascondere l’ostilità che provava.
“Entrambi
vogliamo mettere le mani sulla FlyStar.”
“La FlyStar è stata creata da Lex,
apparteneva alla Luthor Corporation e apparterà alla
mia L-Corp, che tu lo voglia o no.” Affermò decisa,
non aveva nessuna intenzione di cedere su quel punto. Portare l’uomo tra le
stelle era stato il grande sogno di Lex, l’unico che non
si era corrotto nel tempo.
“Eppure
io posseggo il 50% delle sue azioni.” Le ricordò Lord, un sorriso sulle labbra.
“E non le cederò, ma il fatto che tu possegga l’altro 50% rende l’azienda…
ingestibile.” Sintetizzò l’uomo. Come se Lena non ne fosse a conoscenza, era
lì, quella sera, perché sperava che l’uomo avesse deciso di cedere e di
venderle la sua metà o quanto meno una quota sufficiente da renderla
maggioritaria.
“Stai
dicendo ovvietà.” Gli fece notare e il sorriso dell’uomo si allargò ancora.
“Possiamo
scontrarci in tribunale per il suo possesso, possiamo lottare tra noi due fino
a quando le nostre aziende non si distruggeranno l’un l’altra…”
“Non
cederò la mia metà.” Chiarì per l’ennesima volta.
“Lo so,
ma questa sera mi sento… in vena di giochi.” Lena inarcò un sopracciglio. Si
era aspettata molte cose, di certo non questa.
“Giochi?”
Chiese. Lord era un uomo particolare, ma di certo non uno che giocava, non con
i suoi milioni.
“I Luthor sono senza cuore e temo che tu non sia diversa, la FlyStar necessita di amore per crescere e prosperare.
Provami che mi sbaglio e ti cederò la mia metà dell’azienda, senza chiederti un
solo centesimo in cambio.”
Questa
secca e decisa affermazione la spiazzò. Lord era bravo, doveva ammetterlo,
succedeva raramente che lei fosse così tanto destabilizzata.
“Come?”
Chiese, conscia che stava cadendo nella sua rete, ma anche curiosa di capire
cosa stesse effettivamente architettando.
“Un
gioco: scelgo qualcuno in questa stanza, qualcuno di single e adatto a te e tu
dovrai farlo innamorare.”
“Questa
cosa è assurda.” Dichiarò lei. Ma incrociò le braccia, senza andarsene, come
avrebbe dovuto fare. “Cosa ti fa credere che io accetti un accordo che tu
potresti aver truccato? Sceglierai tu la persona coinvolta, potrebbe essere
stata pagata.”
“Hai la
mia parola!” Dichiarò l’uomo, fingendosi offeso dalla sua insinuazione.
“La tua
parola?” Disse lei, scettica, anche se doveva ammetterlo, Lord aveva molti
difetti, ma aveva sempre mantenuto la parola data.
“E un
giudice imparziale.” Di nuovo lei corrugò la fronte, doveva ammetterlo, l’idea
di ottenere la FlyStar per intera senza spendere un
centesimo era allettante.
“Dov’è
il tranello?” Chiese e Maxwell sorrise.
“Avrai
dieci giorni, se la persona da me scelta non sarà innamorata di te… io avrò la
tua metà della FlyStar senza pagare un centesimo.”
“Questa
tua proposta è assurda.” Disse, eppure l’idea stava prendendo forma nella sua
mente. Far innamorare qualcuno era ingiusto e disonesto, ma non le avrebbe
fatto del male e quando fosse giunto il momento avrebbe reso l’addio il più
delicato possibile. Dieci giorni per far innamorare qualcuno… era possibile?
L’uomo
sorrise e fece un cenno. Una donna gli si avvicinò subito e tese a Lena un tablet.
Lei
lesse in fretta, il contratto era semplice, poche righe che l’uomo le aveva
appena riassunto.
Scosse
la testa, ma non restituì il contratto.
“Come ti
è venuta in mente una simile assurda idea?”
“Mi
annoiavo.” Rispose pronto l’uomo, stringendosi nelle spalle. “Ci stai?”
Aggiunse poi, fissandola. “O hai paura di perdere?”
Lena
inclinò la testa.
“Lo sai
che non sono mio fratello, vero? Le sfide non mi hanno mai sfiorata.”
“Tuo
fratello non è mai stato capace di avere un vero amore, solo donne di una
notte. Saprai fare di meglio?”
Un’altra
sfida. La stava provocando, lo sapeva.
“Dimmi,
chi sarebbe il giudice imparziale?” Domandò e gli occhi di Lord brillarono. Si
guardò attorno e poi puntò il dito verso una donna che stava chiacchierando
dall’altra parte della stanza.
“Cat Grant?” Chiese Lena, perplessa dalla scelta. Di certo
non era una donna che si poteva influenzare in un senso o nell’altro. Un buon
giudice.
“L’unica
e inimitabile.” Annuì lui. “Ovviamente non dovrà essere al corrente del nostro
accordo e non dovrà esserlo neppure la persona scelta.” La guardò. “Allora,
sigliamo l’affare?” Incalzò.
Lena
lesse ancora una volta il contratto poi sbuffò.
“Posso
chiedere chi sceglierai prima di firmare?”
“Temi
che ti proponga un vecchio uomo d’affari senza cuore?” Domandò lui, gli occhi
che brillavano.
“Lo
farai?” Insistette lei.
Forse
quello che stava cercando era solo una via d’uscita da quella situazione. La
sua morale combatteva con il suo senso degli affari. Un Luthor
non avrebbe esitato, anche solo per quello lei avrebbe dovuto dire di no… ma la
FlyStar aveva un posto speciale nel suo cuore. Lex gliel’aveva illustrata quando lei era solo una bambina
impaurita in una grande casa troppo vuota con una madre fredda e un padre
assente. Ricordava ancora il fratello, ormai grande, che le disegnava astronavi
e le chiedeva di scegliere i colori e il nome. FlyStar…
quello il primo nome che aveva scelto.
Firmò e
riconsegnò il tablet, le mani che scottavano all’idea
di ciò che aveva fatto.
“Lei.”
Lena sbatté gli occhi sorpresa e puntò lo sguardo su Maxwell.
“Come?”
Chiese, confusa.
“Ho
scelto lei.” Lena seguì lo sguardo dell’uomo e si ritrovò a posare gli occhi su
di una giovane ragazza dai capelli biondi, che, in quel momento, si stava
infilando in bocca una quantità spropositata di cibo ad una velocità quanto
meno sconsigliabile.
“Una
donna?” Chiese e l’uomo si strinse nelle spalle.
“Nessuno
ha parlato di una persona di genere maschile.”
“Questo
è il tuo piano? Pensi che, in qualche modo, questo mi fermerà?”
Maxwell
ora sorrideva apertamente.
“Oh, no,
so bene che Jack non ha mai avuto nessuna possibilità con te.” Lena strinse i
pugni a quella frecciatina, ma decise che era inutile controbattere.
“Avevamo
detto adatta a me. Sembra decisamente etero.” Malgrado le sue parole, non poté
fare a meno di ammirare la figura snella della ragazza e non aveva dimenticato
i suoi occhi blu e il modo adorabile che aveva di arrossire. Strinse le labbra,
bloccando sul nascere pensieri sciocchi, stava parlando di affari.
“Guardala.”
Disse allora Lord, indicandole con mento la giovane che, ora, si avvicinò ad
una donna in un evidente e alquanto maldestro tentativo di seduzione.
“Molto
bene.” Lena aveva alzato un sopracciglio davanti a quella scena, non perché ne
fosse infastidita, certo che no. Sarebbe stato facile, ridicolmente facile.
“Ci
vediamo tra dieci giorni al party per i donatori del National City’sMuseum.”
“Prepara
i contratti per la FlyStar.” Le disse lei, poi si
avvicinò ad un cameriere, prese un bicchiere e ne trangugiò in un colpo solo il
pessimo champagne.
Lo
avrebbe fatto per l’unica cosa buona creata da Lex,
lo avrebbe fatto per il fratello che aveva amato.
Note: Finalmente abbiamo le
risposte che cercavamo! Questo flashforward ci
riporta indietro di dieci giorni e ci svela ogni cosa. Lo so che voi volevate
sapere cosa si sarebbero dette Kara e Lena dopo la brusca interruzione del
capitolo precedente, ma… dovevamo pur capire cosa stava succedendo, no?
Capitolo 9 *** Come farsi lasciare in 10 giorni ***
Come farsi lasciare in 10 giorni
“Siamo in… contrasto per la FlyStar. Per decidere chi avrebbe ottenuto la quota
maggioritaria le ho chiesto di dimostrarmi che aveva un cuore… ammetto di
essere stato ispirato dal vostro articolo, così l’ho sfidata: doveva far
innamorare qualcuno in 10 giorni. E ho trovato estremamente esilarante proporle
di sedurre voi. Ho avuto la vittoria in tasca fin dal primo istante.”
“Lei…” Kara sentiva il proprio cuore
affossarsi nel petto.
“Lena avrà fatto di tutto per farla innamorare
e lei non era neppure interessata.” Rise ancora, poi Maxwell Lord alzò lo
champagne e si allontanò.
“Oh, no.” I suoi occhi corsero a Kara e si
corrugarono un poco nel vederla parlare con Maxwell.
“Di certo Kara desidera essere qualcosa di più
della ragazza ‘come fare’, ma da qualche parte bisogna pur incominciare.”
“Come?” Chiese tornando ad appuntare tutta la
sua attenzione su Siobhan.
“L’articolo. ‘Come farsi lasciare in 10
giorni’. Non è certo il massimo, ma…” Il suo sorriso si spense mentre fingeva
di comprendere l’errore. “Lei non lo sapeva… io… credevo…” Si interruppee
sorrise di nuovo.
Lena sapeva che sul suo viso ora vi era un
profondo gelo.
“Mi dispiace…” Disse la donna, che sembrava
tutto meno che dispiaciuta per poi allontanarsi con Eve
che l’aveva afferrata per un braccio.
***
“Come
hai potuto?”
“Io?”
Chiese Lena, furiosa. “Come hai potuto tu! Per un articolo! Sei stata con me
solo per farmi impazzire, per testare le peggiori azioni in una relazione e
farmi fuggire! Cos’hai pensato? Che fossi così disperata da stare con te anche
se ti sei comportata in modo terribile?”
“Cos’ho
pensato? Che ti piacevo! E invece? Invece lo facevi per i soldi! Per una
stupida azienda che non vale nulla!”
Lena
sentì il colore sparire dal suo volto.
“La FlyStar vale più di quanto valga…”
“Di
quanto valgo io? Noi?” Chiese Kara, paonazza dalla rabbia.
“Di un
stupido articolo privo di qualsiasi valore!” Replicò lei e Kara rimase in
silenzio.
Si
guardarono furenti e incapaci di provare altro che rabbia una per l’altra.
“Auguri
con il tuo articolo.”
“Auguri
con la tua FlyStar.”
Kara si
voltò e se ne andò via. Lena era decisa a fare lo stesso, dare spettacolo al
centro della stanza le era bastato, ma Maxwell le si avvicinò pensoso.
“Temo
che tu debba parlare con i tuoi avvocati… le tue quote della FlyStar devono cambiare intestatario. Quella non mi sembra
una ragazza innamorata.”
Lena non
lo guardò neppure, si voltò e se ne andò, furiosa con se stessa, con Kara e con
il mondo.
***
Nel suo
ufficio Lena controllò per l’ennesima volta i documenti e sospirò, rinunciare
alla FlyStar era qualcosa che non avrebbe mai pensato
di fare, ma aveva firmato un accordo e avrebbe rispettato la parola data. Era
stata stupida ad accettare un simile contratto, ma ora se ne sarebbe assunta le
conseguenze.
“Miss Luthor, c’è Maxwell Lord che vorrebbe parlarle.”
“Digli
che…” Non finì la frase perché l’uomo oltrepassò la sua segretaria e si fece
avanti, le mani in tasca. “Sto aspettando gli avvocati, firmerò il passaggio
entro oggi. Non credo che questa conversazione sia necessaria. Jess accompagna
Mr. Lord fuori dal mio ufficio.
L’uomo
fece una smorfia, poi sorrise e alzò le mani in segno di resa.
“Credo
che tu voglia sentire quello che ho da dirti.” Affermò però l’uomo ignorando
Jess e sedendosi davanti alla sua scrivania.
“Chiamo
la sicurezza, miss Luthor?” Domandò allora Jess.
“No.
Grazie.” Lena congedò con un cenno di ringraziamento la segretaria e si
sedette. “Sii breve, non sono dell’umore.”
“Il
fatto è che sono un uomo di parola e il nostro giudice ha parlato.”
“Di cosa
stai parlando?” Chiese Lena, infastidita.
“Del
nostro… gioco.” La donna a quelle parole si fece attenta e Lord sorrise. “Miss
Grant è stata chiamata a firmare in contratto avvallando la mia vittoria, ma…
ha decretato, invece, la mia sconfitta.”
“Quello
che dici non ha senso.”
“Cat Grant, una donna molto intelligente, mi ha detto a
lettere chiare e tonde che la sua segretaria, la tua… conquista, è cotta a
puntino, innamorata persa, completamente andata. Per quanto mi piacerebbe non
posso ignorare le parole di Cat.”
Lena si
alzò dando la schiena all’uomo e osservando la città ai suoi piedi. Si torturò
le mani, cercando di nascondere a Maxwell i suoi sentimenti e di non pensare al
giornale nel cellofan consegnatole quella mattina dalla posta.
“Dunque…
ho perso. La FlyStar è tua. Ho già firmato tutto
quello che c’era da firmare, i miei avvocati ti manderanno i documenti vidimati
da un notaio al più presto.” Lord si alzò e le sorrise. “Portala tra le
stelle.”
Si voltò
e lasciò il suo ufficio.
Lena
tornò a sedersi. Guardò il cellulare, poi la rivista, mandata dall’ufficio di Cat Grant. Poteva immaginare cosa contenesse: una beffa;
poco importavano le affermazioni di miss Grant o di Maxwell.
Stringendo
i denti tornò al suo lavoro, le ore passarono, gli incontri occuparono il suo
pomeriggio e la distrassero fino all’ora di cena, quando Jess entrò per
ricordarle che era ora di andare a casa.
Lena
annuì, poi si alzò e radunò le sue cose. Jess lanciò un’occhiata alla rivista
ancora nel suo cellofan e poi guardò lei.
“Dovrebbe
leggerlo, miss Luthor.” Disse soltanto. Lena alzò un
sopracciglio e la donna si strinse nelle spalle. “È molto bello.”
Guardò
la rivista e poi la sua segretaria, scosse la testa e afferrò il giornale
infilandolo nella borsa.
Andò a
casa e si versò del vino, mangiò cena e poi cercò di rilassarsi leggendo un
libro, ma vi era una forza attrattiva nella sua borsa che sembrava impedirle di
concentrarsi su qualsiasi cosa. Così, infastidita, andò a farsi una doccia.
Quando uscì la borsa e il suo pesante contenuto erano ancora lì.
“E va
bene! Mettiamo una pietra su questa faccenda.” Si arrese. Prese un bicchiere e
lo riempì di vino, poi si sedette sul suo divano con la rivista in mano e la
estrasse dal suo trasparente involucro.
‘Come farsi lasciare in 10 giorni’, urlava la copertina, la nostra ragazza ‘come fare’ questa volta ha puntato in alto,
lanciandosi in una relazione con una donna solo per scoprire quali sono gli
errori da non fare. Ma la cose non sono andate esattamente come da programma…
continua a pag. 17
Strinse
i denti e posò la rivista, poi bevve un lungo sorso di vino, riprese il
magazine e aprì a pagina 17.
Al
centro vi era il titolo e attorno una lunga serie di punti, lesse le prime
righe.
Come farsi lasciare in 10 giorni, questo avrei
dovuto scoprire. Avevo una lista di punti, avevo una serie di mosse semplici,
efficaci: l’avrei fatta impazzire e mi sarei fatta lasciare in un tempo record.
Ma… le liste e le mosse e i punti non reggono nella vita reale. Ho incontrato
una donna meravigliosa e ho scoperto che, tutto quello che volevo, era farla
innamorare ogni giorno della mia vita.
Il cuore
di Lena perse un battito. Si raddrizzò, sedendosi più dritta e continuò a
leggere.
Punto uno: conquistarla. Questa
donna non si conquista, è lei a conquistare te…
L’articolo
andava avanti, punto per punto, il secondo era buono: scoprire le sue passioni,
condividerle; ma poi iniziava l’incubo: farla impazzire. I dettagli erano
precisi, tutto quello che Kara le aveva fatto era presente, un lettore non
avrebbe colto ogni riferimento, ma lei che l’aveva vissuto sì. Ma non era solo
un racconto sterile, in ogni parola, in ogni dettaglio Kara parlava di lei.
Nessuno, mai, l’aveva guardata con occhi simili, attenti, capaci di cogliere le
sue forze e le sue debolezze. Non era lei quella donna, quella era la donna che
vedeva Kara con i suoi occhi… innamorati.
Lena
posò la rivista dopo aver letto l’articolo due volte e afferrò il cellulare, ma
scriverle o chiamarla le sembrava inadeguato. Così prese la borsa, infilò il
giornale di nuovo al suo posto e uscì di corsa.
L’appartamento
di Kara era buio, Lena guardò l’ora e si morse il labbro, poi decise che
avrebbe rischiato. Salì le scale e suonò al campanello.
Dovette
attendere alcuni lunghi minuti, ma alla fine la porta si aprì e un’assonata
Kara la guardò sorpresa.
“Ho
letto il tuo articolo.” Sbottò. “Pensavo che mi avresti odiata dopo quello che
avevo fatto, ma…”
Kara
abbassò lo sguardo poi scosse la testa.
“Ora so
cosa significhi per te la FlyStar. Eve me ne ha parlato e mi sono documentata. Hai ragione,
vale molto di più che un stupido articolo e, dopo tutto, tu non hai fatto altro
che resistere alle mie sciocchezze e regalarmi 10 bellissimi giorni.”
“Non era
solo un stupido articolo, era il tuo futuro… io posso capire.” Le sorrise, ma
Kara sfuggiva ancora il suo sguardo, strusciò i piedi infilate in ciabatte rosa
e pelose e si strinse nelle spalle.
“Mi
hanno proposto uno stage al Daily Planet.” Disse
senza guardarla.
“Il Daily è…”
“Sto
andando a Metropolis.” Confermò Kara.
“Miss
Grant non…” Tentò di dire, si sentiva stupida ora ad essere lì e al contempo
non poteva semplicemente andare via così.
“Mi ha
offerto di diventare una giornalista del CatCo, ma
credo che andare via sia la cosa migliore, almeno per un po’ di tempo.”
“Certo.”
Sorrise. “Sono sicura che lavorare assieme al premio Pulitzer Lois Lane ti
aiuterà a diventare la giornalista che vuoi essere.”
Kara
annuì e lei fece un passo indietro.
“Scusa
se ti ho svegliata.” Disse prima di girarsi e tornare alla sua auto.
Cosa si
era aspettata? Un finale da commedia? Un bacio appassionato che metteva a posto
tutto?
Entrò in
macchina e andò via, guidando fino a quando non si trovò lontana dalla città,
di nuovo nel deserto. Scese dall’auto e guardò il cielo. Una lacrima rotolò
lungo il suo volto, ma, questa volta, non ci furono braccia accoglienti e calde
a consolarla: era sola.
Tornò a
casa che era l’alba e pioveva. Perfettamente in tono con il suo umore. Fece
un’altra doccia cercando di rilassarsi e iniziò a pensare a come avrebbe
investito risorse nella FlyStar, l’avrebbe resa la
più grande agenzia aereospaziale del mondo, doveva solo trovare il modo di far
capire agli investitori che lei ci aveva messo il cuore e… si fermò a metà
pensiero. Il cuore… a differenza di quello che aveva fatto Kara con il suo
articolo lei non le aveva detto quello che provava! Lei non sapeva!
Kara era
all’aeroporto e osservava il tabellone scorrere lentamente. Ben presto
avrebbero imbarcato il suo volo e lei avrebbe iniziato una nuova elettrizzante
esperienza. Lavorare con Lois era un sogno, conoscere meglio suo cugino, tutto
ciò che restava della sua famiglia, qualcosa che desiderava fare da tanto
tempo. E allora perché si sentiva così male? Non aveva dormito, non dopo la
visita di Lena, ma non era solo quello.
Una voce
uscì dagli altoparlanti annunciando che il suo volo imbarcava i passeggeri, lei
si alzò e si mise in fila.
“Kara!”
La folla si voltò, sorpresa da quell’urlo che infrangeva il tranquillo via vai
mattutino dell’aeroporto, per poi vedere una donna elegante che si avvicinava
di corsa e disinteressarsi. Ma lei aveva il cuore che batteva veloce.
“Lena…
cosa..?”
“Sono…”
Lena prese il respiro, era pallida. “Scusa, ho volato per venire qua e poi ho
corso, non volevano farmi passare, ma ho comprato il primo biglietto che mi
capitava e…” Alzò il biglietto leggendo. “Credo che potrei andare a Tokio se lo
volessi e…”
“Hai
volato fino a qui?” Chiese lei stupefatta.
“Il tuo
volo partiva se non facevo in fretta, un elicottero era l’unico modo per…”
“Hai
volato per me.” Chiese conferma ancora Kara e Lena prese un profondo respiro.
“Sono
venuta a dirtelo.” Disse allora.
“Dirmi
cosa?” Lena sbatté le palpebre, trangugiò a vuoto e poi abbassò il volto,
quando lo rialzò aveva gli occhi lucidi, ma era decisa.
“Non
voglio che tu vada via senza sapere quello che provo per te.”
“Oh, no,
non devi… voglio dire, ho capito, non…”
“Io,
credo… penso che…” Balbettò la giovane Luthor.
“Oddio, non è mai stato così difficile dire qualcosa, eppure… è stato così
facile e… penso sia successo quando siamo andate nel deserto… di certo non
all’opera, sei stata pessima all’opera… e poi volare, oddio, ho quasi vomitato
l’anima, ma a casa tua… in bicicletta e… mi sono lasciata andare,
completamente, totalmente, per la prima volta ho capito che potevo non essere
più sola, ma non è solo questo, è di più, è sentirsi completa, io, finalmente,
potevo…” Si interruppe e guardò Kara.
“Forse
dovresti dire quello che ti stai sforzando tanto di non dire.” Suggerì una
vecchietta seduta su di una sedia in attesa del suo volo. Lena la guardò e
annuì, mentre Kara arrossiva.
“Io sono
innamorata di…” La baciò, prima ancora che lei finisse.
Piangeva
mentre baciava le labbra dolci di Lena.
“Avevo
paura di essermi sbagliata a Midvale di aver visto
solo quello che volevo vedere, ma…”
“Avrei
dovuto dirti di Maxwell e del suo stupido accordo!”
“Avrei
doluto dirti dell’articolo!” Replicò Kara.
“Mi
dispiace così tanto.” Dichiarò Lena e Kara annuì condividendo il suo pensiero.
“Signorina,
se vuole imbarcarsi questo è il momento.” La chiamò un’hostess e Kara annuì.
“Devo
andare.” Mormorò piano.
“Ma
certo…” Lena si separò da lei. “Il tuo stage, il tuo futuro… sono importanti.”
“Due
mesi.” Le disse Kara. “Due mesi e tornerò, potremmo, se sarai ancora libera…”
“Potremmo,
sarò ancora libera.” Assicurò Lena. “Ora vai.”
Kara
fece qualche passo, poi tornò indietro e la baciò.
“Oh,
ehm… anche io sono innamorata di te.” Affermò appoggiando la fronte contro la
sua.
“Bene.”
“Bene.”
Si sorrisero, poi Kara si separò lentamente da lei e Lena la guardò andare via,
un sorriso sulle labbra.
Dopo
tutto, forse, a volte, le cose andavano come nelle commedie.
Note: e così finisce la storia! Il
titolo per l’ultimo capitolo si è scelto da solo, come ormai avrete capito la
commedia da cui ho preso chiaramente spunto è proprio quella: “Come farsi
lasciare in 10 giorni.”
Come ogni classica commedia anche in
questa storia ci voleva la corsa in aeroporto e la dichiarazione finale, il
bacio e l’intruso che da una piccola mano alla coppia. Ma, questa volta, ho
voluto aggiungere un piccolo di più: il futuro non si ferma. Kara va lo stesso
a Metropolis per il suo importante stage al Daily Planet e di certo Lena non cerca di fermarla. L’amore
vero non teme le distanze e cosa sono due mesi?
Potrei scrivere un epilogo, ma non è
necessario, lo sapete che quei due mesi passeranno in fretta, Lena li userà per
progettare chissà quale magnifico prototipo di astronave e Kara per imparare
come mettersi nei guai per scrivere un buon articolo e, quando si
rincontreranno, la loro storia avrà un nuovo inizio, basato sulla sincerità e
privo di retroscena moralmente discutibili. ;-)
Grazie mille per aver seguito la
storia, mi scuso di nuovo per il ritardo nelle risposte ai vostri commenti e
per la discontinuità nel pubblicare. Altre storie in arrivo!