Sorelle

di Soniabruni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incidente a teatro ***
Capitolo 2: *** Signorina tuttelentiggini ***
Capitolo 3: *** Signorina tarzan tuttelentiggini ***
Capitolo 4: *** Orario di visite ***
Capitolo 5: *** Pace fatta ***
Capitolo 6: *** Il compleanno di Candy ***
Capitolo 7: *** Romeo e Giulietta ***
Capitolo 8: *** Oh Romeo perche sei tu Romeo... ***
Capitolo 9: *** A teatro ***
Capitolo 10: *** La festa di Stear ***
Capitolo 11: *** Vacanze estive ***
Capitolo 12: *** Invidia e gelosia ***
Capitolo 13: *** Il tradimento ***
Capitolo 14: *** Annie e Susanna ***
Capitolo 15: *** Il gioco delle parti ***
Capitolo 16: *** La verità di Karin ***
Capitolo 17: *** La verità di Thomas ***
Capitolo 18: *** La rinascita di una stella ***
Capitolo 19: *** Due nuove sorelle ***
Capitolo 20: *** La festa di beneficienza ***
Capitolo 21: *** Il porto di Londra ***
Capitolo 22: *** Thomas e Rose ***



Capitolo 1
*** Incidente a teatro ***


New York Marzo 1920

Candy era nel parco dell’ospedale St. Jacob’s dove lavorava come infermiera.
Era la sua ora di pausa e, quando le giornate erano soleggiate anche se ancora freddine, preferiva passarle all’aria aperta, magari sopra qualche albero…

Tutti i suoi amici erano lì fuori ad aspettarla!!!

“Che sorpresa!!!! Anthony, Archie, Stear!!!!”
Corse loro incontro mentre perdeva la cuffia e i lunghi riccioli si liberavano dalle forcine creando una abbagliante scia luminosa; si tuffò letteralmente tra le loro braccia…

Era così felice di vederli tutti insieme; gli ultimi anni dopo la scuola a Londra erano passati molto velocemente, erano adulti oramai con vite sempre più complicate e progetti più o meno definiti sul futuro.
I tre rampolli degli Andrew studiavano tutti a Boston…
Stear all’ultimo anno di Ingegneria si sarebbe laureato prima dell’estate, Archie ed Anthony erano al penultimo anno, Patty studiava Letteratura a New York e divideva l’appartamento con Candy indaffarata tra il suo lavoro in ospedale e gli studi di medicina…
Già perché, oltre a mantenersi da sola, ottenuto il diploma di infermiera a Chicago, la cocciuta ragazza aveva maturato l’idea di conseguire la laurea e si stava impegnando da poco più di un anno con buoni risultati.

Il temperamento forte e l’appoggio immancabile del suo benefattore, oltre all’affetto sincero di tutti i suoi amici, l’avevano sempre spronata a farsi valere contro i pregiudizi anche se, senza quelli, sarebbe risultata di certo la prima del suo corso.

La settimana precedente aveva brillantemente superato un estenuante esame di Anatomia, il professore le aveva provate tutte per metterla in difficoltà ma aveva dovuto chinare il capo; i suoi amici erano passati quel giorno proprio per festeggiarla!
Il signor Andrew era molto fiero di tutti i suoi ragazzi e soprattutto di Candy.
Annie viveva invece a Chicago con i genitori.

Qualche anno prima in pieno periodo bellicoso, il maggiore dei Cornwell si era messo in testa di arruolarsi.
I ragazzi avevano fatto fronte comune per farlo desistere, non volevano perdere anche lui. Il brutto incidente accorso a Neal, fratello di Anthony, in giovane età, era sempre vivo nelle loro menti.


Neal ed Anthony, erano così diversi! Quando Candy era arrivata in famiglia, dopo aver sopportato mille angherie a casa Legan, il primo non faceva altro che metterla in difficoltà e farle dispetti; in realtà odiava il modo in cui lei e il fratello si guardavano e si cercavano.
Ma quel maledetto giorno, nonostante l’equitazione non fosse il suo forte, li aveva inseguiti per avvisare che la cugina Iriza aveva manomesso i finimenti della cavalcatura di Candy. Quella corsa velocissima e la caduta da cavallo gli erano costate la vita; era morto tra le braccia di un Anthony disperato chiedendo perdono alla ragazza.
Quell’evento aveva profondamente provato la famiglia e da allora Iriza non aveva praticamente più frequentato i cugini, era pure riuscita a farsi espellere dalla Royal Saint Paul School e ora viveva in Florida con la madre, lontano dal resto dei suoi congiunti.

Per Stear sembrava non ci fosse davvero nulla da fare.
Poi un giorno, grazie ad un animo forte e fragile, come l’aveva definito lo stesso ingegnoso ragazzo, era miracolosamente tornato sui suoi passi.
Non si era mai capito chi e come lo avesse fatto desistere dal suo pericolosissimo proposito, ma nulla aveva contato più del risultato.

***

“Che ci fate qui? Non avete lezione oggi? Stear??? La tua tesi di laurea?” chiese lei.

“Candy! Tranquilla! Sei un tornado come al solito… per un giorno non succede niente! Che diamine!
Volevamo farti una sorpresa!!! Andiamo…
C’è una pasticceria fantastica qui vicino!!!!” la canzonò il cugino.

“Tortaaaaaa!!!!! Pancia mia fatti capanna!!!!!” la ragazza cominciò a gridare felice come di consueto.

“Candy! Non ti vergogni? Una signorina come te!” la apostrofò Anthony ridendo.

I ragazzi andarono tutti insieme a festeggiare.

“Candy! Io e Patty andiamo a teatro stasera, ti va di venire con noi?” le chiese Stear, mentre Archie gli dava una gomitata e faceva cenno al giovane Brown con la testa.
“Sai, andiamo a teatro Stratford a vedere “Romeo e Giulietta”, il protagonista maschile è un nostro caro amico, ti piacerebbe conoscerlo”.

“Oh no! Stear… non voglio rompere le uova nel paniere a te e Patty. Non avete avuto molte occasioni per vedervi ultimamente, meglio che usciate da soli!” sorrise Candy maliziosamente.
“In ogni caso è sorprendente per me scoprire che ti piacciono le opere di Shakespeare!” aggiunse poi facendogli l’occhiolino.

“Non sono il mio forte effettivamente…. vado soprattutto per vedere recitare Terence!”

“Terence?’” chiese la bionda ragazza incuriosita; lei invece aveva imparato ad apprezzare molto quei componimenti ma non aveva molte occasioni per le rappresentazioni dal vivo, la sua vita mondana era ridotta all’osso.
“Dai Candy! Lui ha lasciato la Saint Paul School l’anno prima che tu arrivassi, ma io, Archie ed Anthony l’abbiamo conosciuto. Te ne ho già parlato, rammenti?”

“Sì… mi ricordo, quello che si beccava tutte le punizioni dalle suore e alloggiava frequentemente in prigione prima che arrivassi io, per capirci! Corretto?”

Stear scoppiò a ridere mentre lei si grattava la testa facendo la linguaccia, il suo spirito allegro e vivace era rimasto integro.
“Brava cugina! Proprio lui! Voi due sareste stati una coppia perfetta per suor Gray!
Una volta mi ha aiutato a salvare la tartaruga che Patty nascondeva in camera. Abbiamo passato una notte insieme in cella per colpa di quell’animaletto, da allora siamo sempre stati ottimi amici”.

Archie non sapeva più come sgomitare il fratello!
“Innanzi tutto vacci piano con le parole… che quel maleducato sarà stato amico tuo ma mio no di certo!”

“La smetti di darmi fastidio per favore? Vuoi che cominci a prenderti a calci e sporchi i tuoi immacolati pantaloni all’ultimo grido?”

Anthony aveva preso la parola, nel frattempo Archibald all’orecchio di Stear…
“Sarai anche un genio della meccanica ma sulle questioni di cuore non capisci un accidente! Possibile che debba spiegarti sempre tutto?
Lascia stare Candy, ok? Nostro cugino la vuole invitare a cena stasera!”

“Oh bello! E dove si va? Che si mangia di buono?” di nuovo l’occhialuto ragazzo.

“Tira le briglie per Dio! Loro due…. DA SO-LI… intendi? Lume di candela!!!???? Devi passare per la trasformata di Laplace di una qualche funzione…. mhhhh… meglio l’integrale di Bromwich dici? O pensi di aver capito?” ancora il più giovane dei fratelli.

Il maggiore dei Cornwell in realtà aveva solo fatto finta di non comprendere. Conosceva esattamente i sentimenti che nutriva il giovane Brown, ma gli pareva altrettanto chiaro che a Candice la cosa non interessasse allo stesso modo…

Insomma Anthony era meraviglioso, romantico, praticamente la materializzazione del principe azzurro.
Quando era una ragazzina Candy lo adorava e aveva fantasticato parecchio su loro due.
Anche adesso lei gli voleva un bene dell’anima ma esattamente non in quel modo; con ogni probabilità era il ragazzo che più in assoluto le piaceva, ma ne era davvero innamorata?
Quando era più giovane ne era sicura ma poi crescendo aveva cominciato a sperare che l’amore vero fosse qualcosa di più… di più vero, che va oltre i sogni e che travolge come un fiume in piena.
Nei suoi pensieri non c’era più il principe azzurro ma il più passionale Romeo.
Insomma lei avrebbe voluto provare sensazioni da brivido e non sentiva quello per Anthony, tutto qua!

Archie aveva convinto il cugino a dichiararsi quella notte una buona volta….
“Mi dispiace tanto ma devo studiare, ho un altro esame giusto tra qualche giorno, ricordi? Non ce la faccio proprio ad uscire stasera!” la ragazza dei suoi sogni gli aveva dato buca… di nuovo!

“Candy deciditi una buona volta! Sono mesi che ti corteggia… Anthony è un vero tesoro, cosa vuoi di più? Tu hai letto troppo Shakespeare!” pensò l’infermiera mentre tornava al lavoro…

In effetti questo era quello che le rimproveravano un po’ tutti, le sue mamme, le due amiche di sempre…
“E’ ora che metti i piedi per terra e la smetti di fantasticare, non siamo più ragazzine!” la riprendeva spesso la sorella.
E cosa voleva dire? Possibile che diventare adulti volesse significare rinunciare ai sogni e alla passione? No, non era proprio per lei!

Sulla via del ritorno all’ospedale Candy aveva poi cercato di parlare da sola con Archibald; aveva visto Annie la settimana prima e le era parsa strana.

Annie... era cambiata così tanto! Oppure non era cambiata affatto?
La stessa giovane donna che la incitava a crescere era come rimasta bambina...
Il suo rapporto con Archie era parso funzionare inizialmente ma poi si era come congelato, non era riuscito a crescere. Sembrava che la moda fosse l’unica cosa che avessero in comune.
Il giovane Cornwell era maturato molto e cercava qualcosa di più nella sua compagna, mentre la bruna ragazza era sempre e solo rimasta a casa in attesa di diventare una moglie elegante e raffinata, esattamente quello che la madre aveva sin da bambina desiderato per lei. Che lo facesse per condiscendere la signora Brighton o perché ci credesse davvero non era mai stato chiaro a nessuno e forse non lo era nemmeno a lei. Essere adottata era stata la materializzazione di un sogno e, da quando era accaduto, aveva cercato in ogni modo di rendere i nuovi genitori orgogliosi, di essere la figlia che avevano sempre desiderato avere.

Aveva sempre pensato che sarebbe stata la prima a sposarsi, Stear sembrava avere la testa tra le nuvole, per non parlare poi della sorella che sognava chissà chi per impegnarsi! e invece...
Era così diversa dall’intraprendente Candy! A dire il vero era lontana dall’assomigliare anche da Patty che, seppur timida e riservata, stava studiando con successo all’università e aveva le idee ben chiare sul futuro con il suo ragazzo.
Piano piano il rapporto tra i due eterni raffinati fidanzatini era mutato ed erano rimasti in pratica solo buoni amici, anche se non avevano ancora ufficializzato la rottura del loro apparentemente idilliaco rapporto.
Ad Annie questa eventualità bruciava moltissimo: cosa avrebbero pensato tutti? E sua madre?

All’inizio aveva colpevolizzato l’amica di sempre; era stata lei a convincerla a parlare ai suoi amici più cari delle sue origini e la deriva nel suo rapporto con Archibald era cominciata proprio da quel momento. A lui non interessavano le umili origini della fidanzata, ma non sopportava l’idea che glie le avesse nascoste e che se ne vergognasse.

***
“Archie… io… non posso credere che tu dia davvero peso a queste cose…” l’aveva ripreso Candy.
Lui l’aveva guardata con occhi infuocati, non aveva mai litigato con la cugina prima di allora…
“E’ davvero questo che pensi di me? So che non mi hai mai guardato come vorrei ma… veramente credi che a me importi dove lei è cresciuta? Quando l’unica ragazza che riesce davvero a far correre il mio cuore viene dallo stesso posto?”
Era sempre stato molto corretto, per Annie, per Anthony ma… essere ripreso in quel modo, non aveva sopportato quel sospetto e non era riuscito a trattenersi.

“Archie… no… ti scongiuro, io…” Candy era rimasta sconvolta da quella rivelazione; l’aveva intuito, non era più una ragazzina ma aveva sperato sino all’ultimo che la dolcezza di Annie lo avrebbe alfine conquistato.

“Non dire nulla Candice! adesso conosci il mio cuore finalmente. Io non ho intenzione di andare avanti con questa bugia, non sono innamorato di Annie e non mi piace che mi abbia nascosto la verità sulle sue origini. Non si è fidata di me. Non c’è nulla di cui vergognarsi, a lei interessano solo le apparenze e a me non attraggono le ragazze così. La considero comunque una buona amica, le voglio molto bene ma quello che è successo mi ha aperto gli occhi una volta per tutte: io non sono interessato a lei in quel senso.
Chiudiamo qui il discorso, te ne prego.”

Erano passati mesi da quel confronto, i due fidanzati si erano chiariti ma la signorina Brigthton l’aveva supplicato di non rompere quel legame e lui, che le era sinceramente affezionato, non si era sentito di distruggere tutto così su due piedi e aveva provato a ricominciare… ma non c’era nulla da fare…

***
Il giovane Cornwell aveva in mente un master a Parigi dopo la laurea, non certo il matrimonio, e si era finalmente deciso a mettere le cose in chiaro.

La bruna ragazza era molto triste mentre confidava tutto questo a Candy, poi all’improvviso il suo umore era cambiato completamente quando aveva accennato al fatto di aver rivisto un vecchio amico; i suoi occhi si erano illuminati come quelli di un bambino al Luna Park! La vivace sorella non ci capiva più nulla.

In ogni caso Archie aveva freddato la cugina sul nascere:
“Candy! Non siamo più dei ragazzini, non ti impicciare per cortesia! Il mio rapporto con Annie è mio e di Annie, siamo tutti adulti oramai!”
La ragazza ci rimase un po’ così ma… Il cugino aveva perfettamente ragione…

“Che trambusto!!!! Che succede????” la giovane infermiera fu letteralmente travolta appena rientrata dalla sua piacevole pausa…

“ANDREWWWW!!!! Incidente al teatro Stratford!!!!! Vieni, vieni presto!!!” si sentì richiamare all’ordine…

C’era una tal confusione, gente con costumi da scena in lacrime!
Un sacco di fotografi che sparavano flash ovunque!

La ragazza infilò il camice, si lavò le mani e corse dritta in sala operatoria…

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Capitolo 2
*** Signorina tuttelentiggini ***


L’operazione era andata bene! Per fortuna nulla di irreparabile.
Il giovane primo attore di una delle compagnie teatrali più acclamate della città era stato colpito dalla caduta accidentale di un riflettore durante i provini per “Amleto”, l’opera che la Stratford aveva in programma di mettere in scena per la nuova stagione.
Attualmente stavano interpretando con successo “Romeo e Giulietta” e il generoso Montecchi era rimasto vittima dell’incidente per salvare la Capuleti, l’attrice Susanna Marlowe che, pietrificata dalla paura, sarebbe rimasta quasi sicuramente uccisa nel colpo.
L’atletico giovane l’aveva scansata appena in tempo ed era rimasto colpito ad una gamba, un brutto colpo a prima impressione; fortunatamente il rovinoso crollo era stato attenuato all’ultimo dalla resistenza di una delle funi e forse la vittima poteva addirittura tornare in scena per le ultime battute della stagione in corso.
Una ferita profonda, l’operazione si era protratta a lungo ma era fuori pericolo e con qualche mese di degenza e riabilitazione si sarebbe rimesso del tutto.

La caposala era riuscita solo dopo ore a mandare via tutti i giornalisti e i fotografi che si accalcavano in atrio e nel giardino, compresi il regista e tutti gli attori che erano rimasti ad attendere il responso post operatorio.
Tra questi Vincent, che avrebbe sostituito lo sfortunato giovane nel ruolo di Romeo, e le due colleghe rivali, Susanna Marlowe e Karin Kleiss, in competizione continua, sia nella scena che nella vita privata, per il ruolo di protagonista accanto all’ormai consacrato primo attore Terence Graham.
Non era certo mistero che entrambe avessero un debole per la talentuosa stella, e lui si era fatto pizzicare dalla stampa con ciascuna di loro in momenti diversi negli anni precedenti…

Proprio un bell’imbusto questo divo, non se ne faceva scappare una!
D’altronde aveva tutto quello che una donna poteva desiderare: era raffinato ed affascinante da far paura, famosissimo e pieno di talento nondimeno colto ed intelligente; il portamento elegante e gli occhi profondi e magnetici attiravano l’attenzione del pubblico femminile di qualunque fascia d’età.

Entrata in sala operatoria, Candy aveva provveduto immediatamente a tagliargli la camicia e i pantaloni, c’era talmente tanto sangue che non si riusciva bene a capire quale fosse il problema.

Per un attimo ricordò Neal, il colpo al torace che gli era costato la vita e che gli aveva soffocato inesorabilmente il battito cardiaco. Non avrebbe mai dimenticato la luce dei suoi occhi sempre più velata e la voce ridotta un sussurro mentre le chiedeva perdono!
Era stato un duro colpo per tutti, soprattutto per Anthony, che non era mai riuscito a capire il perché del comportamento del fratello… se gli fosse stato più vicino nell’ultimo periodo… forse…

Preso completamente da Candy invece non aveva saputo leggere quale tormento si annidasse nel suo animo; il giovane Brown si era a lungo colpevolizzato per l’accaduto, finendo suo malgrado per allontanare colei per la quale aveva “trascurato” in cuor suo il fratello. Candy aveva compreso e, nonostante la sua sofferenza nel sentirsi esclusa, si era messa da parte.

Vinti dal pensiero di quella giovane vita assurdamente stroncata, nessuno, a parte il timido tentativo dei Cornwell che la zia Elroy non si era neppure degnata di ascoltare, aveva prontamente reagito alla decisione della matrona di non mandare Candy a studiare a Londra, come deciso dal vecchio capofamiglia in viaggio chissà dove. Era senz’altro preferibile che quella ragazza rimanesse lontana visto il guaio che era riuscita a combinare; Iriza era invece partita con gli altri giovani rampolli.
Soltanto l’anno successivo lo zio William aveva provveduto a rimediare a quella crudele e assurda decisione e la fanciulla aveva raggiunto i cugini in suolo britannico.

Anthony aveva pian piano elaborato il lutto e si era amaramente pentito di aver allontanato la sua principessa per qualcosa di cui non aveva alcuna colpa; inutile dire che lei lo aveva compreso completamente ma quell’anno trascorso da sola, con la zia come istitutrice, aveva maturato in maniera differente la sua visione delle cose.
Adorava Anthony ma di quel sentimento nuovo che aveva avvertito turbare il suo giovane cuore era rimasta una tenera e speciale amicizia

All’atto dell’evento Candy non aveva la minima cultura in campo medico, ma istintivamente avevo preso il polso di Neal e, trovandolo debolissimo, gli aveva aperto la giacca… ma cosa fare poi?

Forse un tempestivo massaggio cardiaco avrebbe potuto salvargli la vita se avesse saputo allora cosa fosse e come applicarlo! Metabolizzare questa amara verità l’aveva aiutata a capire quale sarebbe stata la sua professione in futuro, anche se in un primo momento non si era sentita di non accontentare nella scelta degli studi la famiglia che tanto generosamente l’aveva accolta in seno.
Di rientro da Londra, invece, dopo aver assaggiato poesie di francese e lezioni di musica aveva deciso di dare un senso concreto alla sua vita; la scoperta dell’identità del suo benefattore l’aveva aiutata non poco a rimanere ferma nel suo proposito, al di là delle insistenze dei suoi cugini, Anthony in prima fila, che avrebbero voluto continuasse a studiare con loro.


“Andrew per favore! Affido alle tue cure il signor Graham, seguilo con attenzione nel suo decorso post operatorio!!!
Ha appena fatto piangere Julie, la solita celebrità presuntuosa ed arrogante!!! Del tipo che sai trattare solo tu, fammi una cortesia!!!” aveva decretato la caposala qualche ora dopo la fine dell’operazione.

“Celebrità?” l’infermiera non aveva capito ancora chi fosse quel ragazzo che destava così tanto interesse.
Certo, l’aveva visto in sala operatoria ma la situazione sembrava disperata inizialmente e, anche se le cose erano volte al meglio in breve tempo, la sua professionalità le aveva impedito di guardare quel giovane con gli occhi di una donna.

“Candy! Terence Graham! L’attore!!! Possibile che tu non sappia chi sia?” disse Catherine, una delle specializzande in medicina.

“È davvero molto famoso?” chiese la bionda giovane donna.

“Molto e... bello da morire!” un’altra collega con aria trasognata.

“Apple!!!! Che dici?” la apostrofò Candy.

“Candy! Vedrai… vedrai se non abbiamo ragione!!!” Apple e Catherine all’unisono strizzandole l’occhio.

La ragazza entrò incuriosita nella stanza del nuovo paziente per prendergli la temperatura...
“Ehi! Chi sei tu?” il ragazzo con tono scontroso.

“Mi chiamo Candice, sono la sua infermiera! Può chiamarmi Candy se lo desidera!”
e poi…
“Fermo, ha la gamba immobilizzata, non si può muovere! Hanno appena finito di operarla, le è andata bene; ci vorranno almeno un paio di mesi, forse tre, ma guarirà perfettamente!
La spalla invece è solo slogata, andrà a posto in un lampo!”

“UN CHE???? UN PAIO DI CHE???
Scherzi vero? Io non posso stare qui tutto quel tempo!!! E il mio Romeo? Tu sei pazza ragazza! E cercò nuovamente di muoversi puntando le braccia, voleva alzarsi!”

“Senta signor Graham...
Si dia una calmata perché può gridare finché vuole ma da qui non si muove! Magari lo può anche fare a suo rischio e pericolo, potrebbe rimanere claudicante per l’intera vita o peggio. Ora che l’ho avvisata non sarò io a trattenerla dal fare ciò che ritiene più opportuno per lei. Questi sono i tempi e ringrazi Dio di essere ancora tra noi!” Candy fu dura e decisa...

Fu solo allora che Terence la guardò bene…
“Diamine che caratterino questa bella biondina!
E che occhi verdi! Mi ha... mi ha fermato il cuore!”

“E chiamami Terence accidenti a te! Anzi facciamo che io ti chiamo Candy e tu mi chiami Terry, ok?” adesso il tono di quello scorbutico era decisamente più cordiale.

Lei continuò sorridente:
“Il medico ha appena mandato via i tuoi colleghi, Terry, verrà a visitarti tra un‘oretta... ti conviene riposare intanto!”

“Sei sicura che abbia mandato via proprio tutti?” insistette lui.

“Certo!” rispose sicura.

“Anche la cerbiatta appiccicosa?”

“Chi?”

“Una ragazza bionda vestita da principessa o qualcosa del genere, occhi grandi supplichevoli, un bel paio di gambe diciamo!” precisò con una punta di sarcasmo il giovane.

L’infermiera capì subito di chi si trattava e trattenne una risatina...

***
Susanna Marlowe… aveva pianto disperatamente…
“Amore… amore… mi ha salvato la vita! Amore mio…”

Aveva insistito per rimanere nella sua stanza appena uscito dalla sala operatoria!
“Solo i parenti, chi è lei signorina?” aveva chiesto il medico.

“Sono una cara amica...”

“Il signor Graham è fuori pericolo, tornerà quello di prima... lo vedrà in orario di visita domani come gli altri!” e con queste parole si era dovuta arrendere…
***

“È la tua ragazza? Vuoi che la faccia chiamare?” chiese cortesemente Candy, pensando di fargli cosa gradita.

“Stai scherzando vero? Posso bene immaginare la scenata che avrà fatto! Non riesco a togliermela di torno quando ho le gambe buone figuriamoci adesso!” le rispose deciso il fascinoso attore.

Lei scoppiò a ridere:
“Sei impossibile! Era così preoccupata per te, non dovresti essere così duro con lei”.

“Tu parli in questo modo perché non la conosci!!! Mi sta dando il tormento da mesi e tutto perché una sera che ero un po’ brillo...”

“È una tua collega?” di nuovo la bionda infermiera.

“Sei sveglia ragazza! Brava!!! Una collega davvero insopportabile!”
Terence fece una pausa e poi continuò:
“Ma... Candy!....
Dio del cielo ma... il tuo viso!!!”

“Eh? Che ha il mio viso?” chiese lei, portandosi le mani alle guance…

“È pieno di lentiggini! Povera creatura sfortunata!!!” di nuovo lui.

“Ecco!!!! La grande star! Maleducato!!!! Chi si crede di essere?” pensò Candy mentre le saliva il sangue alle orecchie.

“Beh signor Gr... o Terence... o Terry… o che cavoli!
Io sono molto affezionata alle mie efelidi, non le cambierei per niente al mondo! E tu sarai affezionato alla tua bella faccia tosta immagino! Giusto?”

“Che peperino la signorina Tuttelentiggini!!!” la canzonò lui.

Lei non ebbe modo di controbattere che entrò il medico!
“Andrew! Stia con lui stanotte, l’operazione è andata bene ma è stata lunga, potrebbe salirgli la febbre”.

“Che fortuna!!! La bella Tuttelentiggini stanotte è tutta mia! Non sarà poi così male stare un po’ qui…” pensò l’astuto giovane sorridendo sotto i baffi.

L’infermiera poteva solo ubbidire, ma l’aveva chiamata “signorina Tuttelentiggini” e avrebbe avuto voglia di dargli un sonoro ceffone, anche perché non era certo abituata a non avere l’ultima parola, atro che febbre!

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Capitolo 3
*** Signorina tarzan tuttelentiggini ***


Candy aveva potuto guardarlo bene mentre dormiva, aveva un caratteraccio ma… obiettivamente era proprio un bel ragazzo…
Per non parlare di quegli occhi blu come l’oceano profondo nei quali sembravano navigare pagliuzze di metallo liquido capaci di sfumare il colore in chiaro scuro in base al suo umore, erano due gemme in grado di parlare da sole e trafiggere il cuore. Meno male che erano chiusi in quel momento perché avevano una forza strana, la attraevano come la luce delle lanterne attira le falene; aveva paura di perdersi là dentro...

Ad un certo punto nel sonno aveva aggrottato le ciglia in segno di dolore…
“Mamma… perché…?” aveva sussurrato mentre una grossa lacrima gli scivolava sulla guancia.

Le dita di Candy avevano istintivamente asciugato quella stilla e lui, attratto dal calore di quel tenero gesto a cui non era evidentemente abituato, le aveva preso la mano e l’aveva portata al petto come a scaldarsi il cuore…
…e il suo di cuore, quello di Candy, aveva mancato un colpo.
Poi si era rasserenato e aveva trascorso una notte abbastanza tranquilla, solo qualche linea di febbre che era sparita completamente all’alba.

Il giorno dopo l’infermiera tornò da lui solo nel tardo pomeriggio…
“Signorina Tuttelentiggini... o dovrei chiamarti scimmietta …o Tarzan Tuttelentiggini?”

“Cosaaa?”
“Ma è impossibile sopportarlo questo!” pensò lei.

“Ti ho visto dalla finestra dopo pranzo mentre ti arrampicavi su un albero per recuperare un aquilone!!!
Complimenti! Grande prestazione! Anche io me la cavo bene in quella disciplina, sai?
Attenta all’abbigliamento però… c’era anche un po’ di vento! D’altronde gli aquiloni volano se c’è corrente d’aria, sennò dove sta il bello!”
E le fece l’occhiolino mentre accennava ad un sorriso compiaciuto alzando l’angolo destro della bocca.


La giovane arrossì vistosamente!
“Maleducato”, pensò, “Che imbarazzo!”
“Non... non dirmi che hai approfittato per...
Sei uno screanzato!”

“Figurati! E poi io sarei cosa?
Il parco dell’ospedale e tutti i suoi alberi sono luogo pubblico...” continuò a provocarla Terence massaggiandosi il mento.

“Non ti permettere sai?” Candy aveva istintivamente alzato il pugno quasi volesse picchiarlo.

“In considerazione di ciò... la scostumata sei tu mia cara!”

Terry si era nel frattempo acceso una sigaretta.
“Ehi! Questo è un ospedale? Dove credi di essere? butta subito quello schifo… che tra l’altro ti fa solo del male! Senti che puzzo terribile!”, così dicendo gli strappò letteralmente quell’oggetto dalle labbra e contemporaneamente gli requisì il pacchetto che aveva lasciato in bella mostra sopra il comodino.

“Questa non è casa tua! Non puoi fare ciò che più ti aggrada come mi pare evidente tu sia abituato! Non hai rispetto per nulla e nessuno!”

Divertito dal colorito purpureo che la precedente battuta aveva lasciato sulle guance della ragazza, la lasciò fare alzando le mani in segno di resa, aveva comunque portato a casa il punto che gli interessava maggiormente; quel peperino lo intrigava sempre di più.

Furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta, era orario di visite; la mattina Terry aveva cacciato via tutti tranne Robert, il regista.
“Stear che ci fai qui?” chiese Candy.

“Cugina! Il mio amico Terence, ricordi? L’attore shakespeariano! Te ne ho parlato tanto!”

“Lui???...Certo! Scusa! Non avevo collegato!” rispose la ragazza.

“Terence, lei è mia cugina! La mia cugina preferita per la precisione!” Disse il giovane Cornwell strizzando l’occhio a Candy.

“Stear! Smettila di prendermi in giro anche tu!” fece lei.

“Vuoi dirmi QUELLA cugina? Quella che ha preso il mio posto nella prigione dalle suore?” chiese divertito l’attore all’amico.

“Bravo Terence, proprio lei!”

“Vi lascio soli adesso...” disse Candy uscendo dalla stanza.

“Ehi Tuttelentiggini! Torni presto vero?” la canzonò Terry mentre si allontanava finalmente facendogli una linguaccia...

Alistear aveva seguito la scena tra lo sorpreso e il divertito, aveva accompagnato con il capo la ragazza alla porta e con la coda dell’occhio catturato il sorriso compiaciuto e più unico che raro dell’amico.
No! Non l’aveva mai visto così è anche Candy era diversa; nonostante si fossero pizzicati sembrava esserci intesa tra i due, eppure non si conoscevano per niente. Lei era sempre stata allegra e solare ma lui non era tipo da dare confidenza facilmente!
“Te... Terence!!! Ti piace! Dì la verità!!!! Ti piace mia cugina! Lo sapevo! Io l’ho sempre detto che sareste andati molto d’accordo!”

“Touché! Touchè amico mio! sorrise ironicamente la giovane stella, portandosi la mano al petto mentre si abbandonava all’indietro simulando un colpo d’arma da fuoco al torace.

Poi l’occhialuto ragazzo divenne serio:
“Ehi però! Non è una delle tue amichette attrici tutta scena e zucca vuota come le chiami tu!
È una brava ragazza ed è anche in gamba! Comportati bene con lei, non ha avuto una vita semplice...”

E il giovane rampollo sì ritrovò a parlare dell’infanzia di Candy a Terence; l’artista ne fu molto colpito...

“E così non vive a casa con voialtri e si mantiene da sola! E studia anche all’università!!!” commentò Terry fischiettando.
“Ehi! Questa sì che è una ragazza!!! Poi è anche molto carina, è una bellezza così pulita, così diversa da quella cui sono abituato!!! Susanna e Karin possono andare a nascondersi!” pensò il giovane attore.

“E... ha un... fidanzato?” Terence cominciava ad essere molto incuriosito.

“Ufff!!! Sì e no!” rispose Stear.

“Parla chiaro amico! Non sono un genio della meccanica quantistica io, non farmi risolvere equazioni rompicapo! Che vuol dire sì e no?”

“... quando l’abbiamo conosciuta, io, mio fratello e mio cugino, aveva tredici anni!
beh!!! Eravamo dei ragazzini e ci siamo presi tutti una cotta per lei ma...”, il volto evanescente di Neal interruppe per un istante la narrazione del ragazzo, c’era anche lui in realtà allora, il dispettoso Neal che nascondeva dietro il suo comportamento i suoi primi tormenti amorosi e la sua frustrazione di fronte al fratello perfetto...

“...ma abbiamo dovuto arrenderci all’evidenza, cioè ad Anthony! Lui la adorava letteralmente e Candy pendeva dalle sue labbra.
Eh!!! Mio cugino è così romantico, ci sa proprio fare con le ragazze lui!”

“Quindi stanno insieme da allora?” lo incalzò Terry un po’ deluso...

“Beh! Veramente no!
Noi abbiamo raggiunto Londra l’anno prima di Candy, la zia non riteneva che quella scuola fosse adatta a nostra cugina, e, quando lei successivamente ci raggiunse per intercessione dello zio William, le cose erano cambiate radicalmente tra di loro e sono andate modificandosi ancor di più quando, rimpatriati per via della guerra, lei ottenne di poter studiare per conseguire il diploma di infermiera”.

“Cambiate dici? Cambiate come?” continuò a chiedere l’attore.

“Non so... come se volesse bene a tutti e tre come fratelli ma allo stesso modo... ecco...”

“E???” chiese ancora Terry.

“E niente!!! Anthony ha sofferto molto per questo, ha cercato di farsene una ragione, ha frequentato altre ragazze ma, alla fine... non ha mollato l’osso ed è tornato a bomba, per dirla alla tua maniera.
Da qualche mese ha cominciato a corteggiarla seriamente, escono insieme e lui la riempie di attenzioni, lei sembra gradire ma...”

“Ma?” l’artista adesso voleva veramente sapere tutto.

“Ma... non lo so! Accidenti a te quanto sei curioso! Sembra tutto perfetto e maturo tra di loro ma secondo me a Candy manca qualcosa”.
Poi Stear cambiò discorso all’improvviso...

“A proposito! sai chi è il nostro caro vecchio zio William?
È... Albert! Te lo ricordi? Il vagabondo simpatico dello zoo Blu River?”

“Dai!!! Quello è il vostro capo famiglia?
Oh povero Albert! Uno spirito libero come il suo! Non me lo vedo sacrificato tra affari e scartoffie!!!” disse il giovane attore.
E scoppiarono a ridere…

“Ricordi la notte che sono entrato ubriaco nella tua stanza in cerca di aiuto? Beh era stato lui a salvarmi dai teppisti con cui avevo litigato!!! Che pugni il tuo zione ragazzi!!!!”

“Davvero??? Non me l’avevi mai raccontato! Dopo un paio di mesi tu hai tagliato la corda per venire in America ed è arrivata Candy” Cornwell concluse così il suo racconto...

“Ci siamo sbagliati di un soffio signorina Tuttelentiggini! Ho come l’impressione che me la sarei goduta a scuola con te!”
Pensò Terence con un pizzico di rammarico...

L’ultimo anno si era divertito con Stear e le sue invenzioni pazze; aveva fatto a pugni con Archie in un paio di occasioni e... Anthony! Lo ricordava! Un tipo in gamba, così a modo, ma non il solito leccapiedi; sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà anche a costo di beccarsi qualche lavata di testa.
Uhhh!!! Dannazione alle rose!!! Accidenti a lui! Aveva piantato delle rose sulla SUA collina!!!
Quella volta sì che avevano litigato di brutto!!! Il solo ricordo lo faceva irritare.
Il principino e i suoi stupidi inutili fiori pieni di spine! Lui ci lanciava sempre dentro i mozziconi delle sigarette per dargli noia.
Ma siiii!!! Rose “dolce Candy” le aveva chiamate! Adesso… adesso ricordava bene; erano per la sua dolce principessa che sarebbe arrivata a scuola l’anno successivo.

La bionda infermiera interruppe i due ragazzi:
“Orario di visite finito! Adesso passa il medico... cugino devi andare! E poi devi tornare a Boston!”

“Vado subito, un salutino alla mia Patty e scappo via!” e le stampò un sonoro bacio sulla guancia.

“Terence, ci vediamo presto!” Disse il ragazzo agguantando la giacca.

“Ci conto amico!” di rimando la giovane stella.

Il medico chiese a Candy di togliere la fasciatura alla gamba del paziente per controllare la ferita...
L’aveva fatto mille volte con ammalati di ogni sesso ed età...
Ma quella volta si sentiva addosso gli occhi magnetici di Terry e mentre lo toccava brividi le correvano lungo la schiena e le sue mani tremanti tradivano quel turbamento che non le era mai appartenuto.

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Capitolo 4
*** Orario di visite ***


L’orario delle visite era stato un delirio per giorni.
Molte ragazze avevano cercato con scuse diverse di intrufolarsi nella stanza dell’attore per farsi fare un autografo o semplicemente per vederlo da vicino, lui aveva semplicemente rifiutato di ricevere chicchessia senza distinzione alcuna a parte rarissime eccezioni.
Dopo la prima settimana le cose si erano quietate ma Terence si era sempre negato anche alle due colleghe e sapeva perfettamente che prima o poi avrebbe dovuto accettare di vederle, soprattutto una, se non altro per rimettere i puntini sulle i su certe questioni...
ed era finalmente giunta l’ora...


Arrivarono entrambe le avvenenti artiste una dopo l’altra lasciando la coda di fotografi e ammiratori all’ingresso.
Giunse in mattinata Karin, si intrattenne non poco a firmare autografi e a posare per qualche scatto. Era evidente amasse questo riscontro del suo lavoro.
Lunghi capelli scuri con riflessi ramati, maliziosi occhi neri, il corpo statuario messo in risalto da un elegante ed aderente vestito rosso scollatissimo.

“Uno schianto... non c’è che dire” pensò Candy.
Anche se queste cose non le erano mai interessate non era riuscita a non realizzare che il potere dell’aspetto della giovane non poteva oggettivamente essere messo in discussione.

Toccò proprio a lei accompagnarla dall’illustre paziente.
Non fece neanche a tempo ad annunciarla che la bella attrice era già abbracciata a lui.

“Tesoro! Come stai? Sono stata così in pena per te!”
E mentre lo diceva gli baciava la guancia e di strusciava su di lui...

L’infermiera cercò di allontanarsi il prima possibile dalla stanza.
“Accidenti! Ci manca poco che si infili sotto le sue lenzuola; deve essere questa allora la sua ragazza!” pensò mentre, non poco imbarazzata, si affrettava ad uscire di scena.

“Ehi! Candice! Non andartene, ti prego! La gamba mi fa un male atroce, controlla che vada tutto bene per favore” la richiamò cortesemente Terence.

Non l’aveva chiamata Tuttelentiggini questa volta! Candy avrebbe dovuto essere felice per lo meno per il rispetto che le stava dimostrando, ma in realtà non riusciva ad esserlo sino in fondo...
Era evidente che a Terry non andava di far trasparire nel suo ambiente di lavoro il grado di confidenza che si era instaurato tra di loro. Poteva essere ben più che una questione di rispetto!
Si stupì della sua stessa considerazione, perché mai questo la stava infastidendo in qualche modo?

La bionda ragazza si fermò e si avvicinò a lui, fece scansare la bella attrice e controllò fosse tutto a posto.

Nel frattempo il giovane artista:
“Accidenti a te e alla tua irruenza! Mi hai fatto male Karin...”

“Tesoro scusami, avevo così voglia di abbracciarti!”

“Ecco appunto... io invece preferisco che ti tieni a debita distanza!” le rispose lui seccamente.

“Qui tira una brutta aria... meglio che tolgo il disturbo velocemente!
Povera come la sta trattando! Lei era così felice di vederlo!”

“Tutto a posto Terence, vi lascio soli” e Candy se ne andò.

“Sempre il solito scontroso, ti piacevano i miei slanci una volta!” gli disse amareggiata la giovane donna.

“Una volta! Hai detto bene Karin! Te lo ripeto di nuovo! Non mi piace che ti prenda certe libertà, queste confidenze non fanno per me. So che i tuoi fan adorano l’idea di noi due insieme ma sai perfettamente che non voglio pubblicità spazzatura, quindi stammi alla larga in pubblico e anche in privato”.

“Però ci siamo divertiti in tournée lo scorso anno, soprattutto di notte!” ammiccò lei.

“Sì! Appunto... di nuovo hai detto bene! Ce la siamo spassata un paio di volte! Niente di più, ma non voglio che si ripeta”.

“Sei tornato dalla gattina? Ti farebbe le fusa anche se la accarezzassi contropelo quella smorfiosa!” l’affascinante attrice non aveva intenzione di mollare l’osso e stava tirando fuori gli artigli.

“NO! Sei disgustosa quando fai certe allusioni! Con lei è finita da quasi due anni, le minestre riscaldate non fanno per me! Brodi, passati di verdura… blah! per carità!” Terence chiuse così la visita.

*******

Nel pomeriggio arrivò invece Susanna! Altrettanto bella, il viso molto più dolce di quello di Karin...

“Amore!” E fu tra le sue braccia.

Candy filò via nuovamente evidentemente disgustata.
Terence respinse la Marlowe in maniera ancora più decisa rispetto a Karin!


 


“Amore... mi hai salvato...” continuò la ragazza.

“Chiariamo subito una cosa! Non c’è nulla di romanticamente eroico in quello che ho fatto, è stato più un istinto che altro. L’avrei fatto per Robert, per Karin, persino per Vincent! immagina un po’!
Quindi non metterti strane idee in testa!”

La bionda artista aveva le lacrime agli occhi:
“Perché mi tratti sempre in questo modo? Io... io ti amo davvero, cosa devo fare per fartelo capire?”

“Susanna mi dispiace! Credimi! Non c’è nulla da capire, semplicemente io non sento lo stesso per te, te l’ho detto almeno mille volte” Terence aveva addolcito il tono di fronte agli occhi lucidi della ragazza ma le sue parole erano comunque decise e non lasciavano alcuna possibilità.

“È per Karin, è per lei vero?” continuò l’attrice, voleva trovare per forza una motivazione, qualcuno contro cui lottare; non riusciva davvero ad accettare un rifiuto così categorico.

“NO! Non è per Karin! Non è per nessuno! È solo per me stesso, non mi interessa e basta!”

“Ma stavano bene insieme! Io...”

“Andiamo! Come fai ad asserire una cosa del genere? Ero quasi sempre ubriaco allora e tu mi hai fatto compagnia tra brindisi e giochetti vari; non c’è stato molto più di questo.
Non sono mai stato innamorato né di te né di lei. Siete due belle ragazze, due talentuose attrici ma non c’è nulla di più per quanto mi riguarda. Non mi sento a mio agio con nessuna di voi, ad essere sincero del tutto io non credo di essere il tipo d’uomo adatto ad una relazione duratura, non mi vedo davvero impelagato in certe situazioni; non credo nell’amore, neppure nella famiglia!”
“Non ho mai avuto nulla che ci assomigli, e se ciò che la vita mi ha offerto sinora si può davvero chiamare in quel modo ne faccio volentieri a meno”.

Lei corse via piangendo.
Era stato cinico e brusco, aveva quasi gridato contro la collega, ma non ne poteva più di quelle scenate.

Quando poi tornò la sua infermiera il giovane era di pessimo umore, soprattutto perché l’ultima visita gli aveva ricordato la sua triste infanzia e la sua dolorosa adolescenza.
“Mamma che faccia! Eppure sono convinta che qualsiasi altro ragazzo al tuo posto oggi toccherebbe il cielo con un dito.
Le tue... aaamiche? sono uno schianto, ed erano preoccupatissime per te”.

Lei cercava di farlo sorridere... e in fondo in fondo anche di capire come stessero davvero le cose tra il suo paziente e quelle due creature con le quali madre natura era stata oltremodo generosa.

Terence le lanciò un’occhiata fredda come una lama d’acciaio.
“Sbrigati a fare quello che devi, e poi vattene via anche tu! In fretta! Oggi sei insopportabile quanto loro!”
Era veramente rabbioso mentre le parlava, le aveva quasi fatto paura.

Candy se ne andò un po’ a malincuore senza dire altro; aveva coperto turni extra e la aspettavano tre giorni di riposo, tre giorni che avrebbe passato sui libri.
Non riuscì a concentrarsi molto in realtà! Il pensiero volava sempre a… Terence... così scostante…
Era profondamente attratta da lui, ma ne aveva anche timore.

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Capitolo 5
*** Pace fatta ***


Terence era come un leone in gabbia, erano giorni che non vedeva l’infermiera Tuttelentiggini… e le mancava battibeccare con lei! Possibile fosse davvero così? Eppure cominciava persino a temere che non sarebbe più tornata ad assisterlo.
Era stato un maleducato con lei, voleva rimediare, ma era sparita. Maledizione!
Trattò malissimo tutte le colleghe di Candy.

Quando la giovane tornò al lavoro la caposala fu sollevata:
“Sarà anche bello da impazzire ma te lo lasciamo volentieri, è stato insopportabile in questi giorni!”

A dire il vero neanche Candy aveva granché voglia di incontrarlo dopo la sfuriata dell’ultima volta e decise prima di passare nella sala ricreativa che era stata organizzata, proprio grazie a lei, per i bambini ricoverati.
Li sentiva così silenziosi...
“Mah! A quest’ora sono sempre lì che mi aspettano rumorosi per farsi raccontare qualche fiaba. Chissà che succede oggi!”

Quando entrò rimase di stucco:
Terence era lì con la sedia a rotelle; teneva una bimbetta che si succhiava il dito a cavalcioni sulla gamba buona e stava raccontando loro storie di cavalieri e draghi.
Riusciva ad interpretare personaggi diversi cambiando i toni della voce e le espressioni del viso e i piccoli erano talmente immersi nel racconto che non fecero neanche caso a Candy.
La ragazza incrociò gli occhi meravigliosamente luminosi di lui che le rimandò uno sguardo così dolce e caldo che avrebbe sciolto un iceberg!

 

 

Trasalì, rimase un po’ in silenzio a guardare... poi decise di andarsene e richiuse silenziosamente la porta.

Quando la dolce infermiera visitò i bambini più tardi, Jimmy le disse:
“Candy! Candy! Sai che Terence viene a giocare con noi ogni giorno?
È più bravo di te con le storie!”

“Ogni giorno? Non è proprio così antipatico con tutti allora!” esclamò lei.

“Scherzi vero? Oggi ci ha portato anche dei libri nuovi di favole e un sacco di colori, anche dei cioccolatini in realtà!
Ohhhh… Ma ci aveva detto di non dirlo a nessuno!”
L’attore si era fatto consegnare tutto dal ragazzo tuttofare del teatro assieme ad alcuni copioni da studiare e ad altri effetti personali.

La ragazza era felice; alcuni di quei bambini erano ammalati gravemente e ricoverati da mesi, le sembravano sempre dei passerotti impauriti…
Lei era una delle poche persone che dedicava loro un po’ di tempo e di sincere attenzioni.

Quando tornò dal suo affascinante e scorbutico paziente erano quattro giorni che non lo vedeva e non sapeva bene come approcciarsi a lui.
Aveva scoperto un lato di quel giovane uomo che non si sarebbe aspettata, ma era stato un vero maleducato con lei.

Fu lui a rompere il silenzio:
“Senti Candy! Perdonami! Sono stato un idiota l’ultima volta, quelle due mi fanno andare in bestia ma tu non centri proprio niente, non dovevo inveire così contro di te.
... non ti sei più fatta vedere...” aveva abbassato tristemente lo sguardo.

“Non ci sei solo tu in questo ospedale e io ho anche turni di riposo lo sai?
E poi… beh! Ammetto che mi hai dato davvero fastidio... ecco...”
Gli rispose lei seccamente, poi continuò:
Eeee... non devi trattare male tutte le mie colleghe...”

Il tono dell’infermiera si era intenerito davanti a quel tipo scontroso che giocava con i bambini e che si stava scusando così amorevolmente con lei. Da come poteva osservare non era avvezzo a riconoscere apertamente i suoi errori, probabilmente aveva sempre pensato di non averne bisogno e di bastare a se stesso in ogni occasione, ma qualcosa in lui stava mutando e l’idea di non rivedere più quell’adorabile scimmietta gli era insopportabile.

Si accorse del cambiamento nell’atteggiamento della ragazza:
“Tuttelentiggini! Ti prego, salvami!!! Le tue colleghe mi fanno paura!”
E fingeva di piagnucolare come un bambino... “Io voglio solo te... te e le tue lentiggini... “

Candy scoppiò a ridere...
“Idiota... meraviglioso idiota!” pensava...

“Quella con gli occhiali e i brufoli ha tentato di spogliarmi!”

Candy non riuscì a trattenere una sonora risata.
“Andiamo Terry! Voleva solo aiutarti a cambiarti, sarebbe ora direi!
La spalla fa ancora male vero?”

“Ancora un po’!” ammise lui.

“Ti aiuto io” gli propose con disinvoltura...

Al primo tocco di lei però l’atmosfera era cambiata...
Terence aveva cominciato a sbottonarsi la camicia e nel farlo aveva sfiorato con le sue lunghe ed eleganti dita le mani di Candy, che era avvampata di colpo; poi lei aveva dovuto fargli scivolare piano piano l’indumento sulla spalla dolente e lui ne aveva maliziosamente approfittato per prenderle la mano e trattenerla un attimo al suo petto...
La ragazza lo aveva infine aiutato a infilare la casacca pulita, deviando di continuo lo sguardo dagli occhi di lui inesorabilmente incollati a lei.

Aveva fatto mille volte quelle semplici operazioni con i suoi pazienti, quando le eseguiva non c’era giovane o vecchio, uomo o donna… solo pazienti bisognosi di una mano ma questa volta la sua professionalità era andata davvero a farsi benedire.
Sfiorargli la nuda pelle di seta l’aveva turbata...
“È questione di un paio di giorni e potrai fare queste cose da solo! La spalla sarà a posto presto e poi potrai cominciare anche a muoverti con le stampelle”.

“Peccato... questa cosa della spalla ha i suoi lati positivi...“ aveva ammesso silenziosamente lui.

Quando ebbe finito Candy tirò un sospiro di sollievo e riprese la parola...
“Per favore Terry, non mettermi in imbarazzo! Ti prego, comportati bene anche con le mie colleghe, non posso fare tutti i turni io. Nessuno vuole più entrare nella tua stanza!”

“Tuttelentiggini! Non è colpa mia se non ci sono infermiere carine in questo ospedale, che diamine! E chi le fa le assunzioni qui? Farò le mie rimostranze all’amministrazione”.

Quindi…. secondo lui, lei era carina? Buffone!!! Con tutto quello che l’aveva sempre presa in giro per via delle lentiggini… la giovane donna soffocò una risata.

“Beh!!!! Non fraintendere… non che tu sia proprio il mio tipo, con tutte quelle dispettose macchioline che ti ritrovi sul viso, ma almeno sei simpatica, ecco!” continuò lui.

Dio aiutami! Lo strozzerei...” pensò lei un po’ a malincuore.
“Figurati cosa significa carina per uno schianto come lui! Sempre circondato da ragazze da far svenire… tipo quella Susanna o… Karin”
“Allora puoi darmi una mano visto che… sono perlomeno simpatica? ” gli chiese infine Candy, sottolineando l’ultima parola.

Terence aveva letto i pensieri di quell’incantevole creatura così chiaramente che si sentì un idiota per l’ennesima volta.
Era una bella ragazza, pulita, allegra, forte e decisa e a lui piaceva eccome, altro che quelle due oche starnazzanti delle sue colleghe! Quindi perché aveva avuto bisogno di mortificarla in quel modo?

Cercò di rimediare:
“Scusami nuovamente… mi spiego meglio:
In questa prigione dorata ci sono Julie, Apple e Catherine, in ala sud-est Adelaide, Nathalie e June, nel braccio sud-ovest Sum…”

“Graham! sei incorreggibile! Dovresti vergognarti!” lo interruppe lei scandalizzata, possibile che conoscesse già tutte le dipendenti più giovani dell’ospedale?

In realtà la notizia del suo ricovero aveva fatto il giro dei reparti e a turno le ragazze erano passate con qualche scusa in quella zona del nosocomio per vederlo da vicino.
“Aspetta che diamine! intendevo proprio dire che ho avuto modo di guardare bene e tra tutte le creature femminili che bazzicano da queste parti tu sei indubbiamente la più carina ma… io ti aiuto solo se tu mi dai qualcosa in cambio!”

“Qualcosa in cambio?... che cosa?” esclamò Candy facendo impazzire le lentiggini sul naso e sgranando gli occhi luminosi a tal punto da riuscire ad abbagliare il sole.

“Beh! Un bacio per esempio… “ che sguardo birichino e affascinante aveva in quel momento, mentre maliziosamente si toccava il labbro inferiore con l’indice ad indicare ciò che aveva chiesto e soprattutto dove avrebbe voluto ricevere il suo dono.

Candy scoppiò a ridere nuovamente, era imbarazzata ma riuscì a prenderlo in contropiede:
“Ti piace proprio prendere in giro tutti, vero? Guarda! Ti accontento subito!” e gli schioccò rumorosamente le labbra sulla guancia.
“Dove l’hai chiesto tu... mai! L’idea di posare la mia bocca su quella di un fumatore mi fa rabbrividire. Patto suggellato, intesi?” e corse fuori dalla stanza prima che lui potesse dire qualcosa…

E Terence lo voleva davvero un bacio da Candy, ma stava fantasticando su qualcosa di molto più romantico e… se bastava smettere di fumare per averlo non ci avrebbe pensato su un attimo di più.
La ragazza dal canto suo era uscita di corsa per non fargli vedere il suo rossore e il suo cuore…
Sì perché per quanto forte batteva, aveva paura le sarebbe balzato fuori dal petto!

“Quanto sono stupida! Possibile che debba arrossire come un’adolescente per un bacio sulla guancia?”

“Che idiota che sono, rovino sempre tutto… proprio non so corteggiarla una ragazza io! Di solito sono loro che mi si incollano addosso…
Dovrei imparare da quel suo principe delle rose, accidenti a me!”
pensava invece lui.

Decise di sopportare le altre infermiere nei turni in cui non c’era la sua dolce ragazza lentigginosa, anche se non riusciva a fare a meno di canzonarle bonariamente.
Alla fine tutte si lasciavano prendere in giro pur di vederlo da vicino.
Anche Candy aveva ammesso che era davvero un bel ragazzo… le mani eleganti, i lineamenti del viso, quel sorriso meraviglioso, quegli occhi blu magnetici, spesso tristi purtroppo…

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Capitolo 6
*** Il compleanno di Candy ***


New York 7 maggio 1920


I primi di maggio… l’aria era piacevolmente tiepida, le giornate più lunghe e soleggiate, la primavera era finalmente sbocciata in tutto il suo splendore…
Terence si rimetteva in fretta, aveva cominciato ad usare le stampelle; Candy lo accompagnava sempre in giardino a fare pratica.
A dire il vero quando lui si appoggiava a lei sentiva il cuore fare le capriole e lui fingeva di cadere molto più spesso del dovuto per appiccicarsi a lei.
Terry dissimulava senza troppa convinzione in realtà, era dannatamente attratto da quella ragazza e potevano pure accorgersene anche i sassi, non glie ne sarebbe importato un fico secco!

“È incorreggibile” pensava divertita lei.

Candy stava riaccompagnando Terence in camera quando una delle sue colleghe le corse incontro con un gigantesco mazzo di rose.
“Candy! E’ arrivato questo per te!”

“Oh!… le rose dolce Candy! E’ sicuramente il mio Anthony!”

Quei fiori avevano avuto il potere di mutare in un istante l’umore di Terence… e poi quel “mio Anthony” gli era andato proprio di traverso.
“Terry! Che ne pensi, non sono bellissime? Queste le ha create Anthony per me quando ero bambina!”

“Per te? Beh! Avrebbe dovuto fare in modo che avessero mille puntini come la tua faccia allora! Non mi pare il tuo Anthony abbia fatto un gran lavoro.
Comunque io ODIO le rose! Non mi sono mai piaciute…” quanto bruscamente le aveva parlato!

“Io le trovo meravigliose invece, Anthony è un vero tesoro, non scorda mai il mio compleanno; spero di vederlo nel week end per ringraziarlo a dovere”.

Il giovane si era rabbuiato e non le aveva più rivolto la parola.

“Che gli è preso adesso? Accidenti a lui! Quando fa così lo ucciderei!” pensò lei.

L’attore accelerò il passo ma non aveva ancora molta pratica e rischiò di inciampare; Candy corse subito in suo aiuto a sorreggerlo, lasciando cadere a terra incurante i suoi fiori.

“Sei un testone, che ti è preso? Devi prestare più attenzione!
Accidenti! il mio bel regalo…” il suo luminoso sorriso si era smorzato.

“Era così felice per le sue rose… Terence maledizione! Tu sei geloso! GE-LO-SO!” mormorò lui tra sé e sé…

Non si era mai sentito così per una ragazza; in primis perché di solito doveva fuggire dalle loro attenzioni, poi perché nessuna fanciulla gli era mai interessata per davvero.
A dir la verità aveva sempre pensato che la gelosia non fosse sentimento che potesse annidarsi nel suo animo e adesso non sapeva proprio come gestire questa cosa che lo faceva andare fuori dai gangheri come poche altre.
Questa nuova sensazione l’aveva letteralmente disarmato…
Si rendeva conto che era assurdo ma avrebbe tanto voluto prendere quel maledetto mazzo di fiori e buttarlo dalla finestra, ma avrebbe solo finito per litigare di nuovo con lei e allontanarla ed era l’esatto contrario di ciò che voleva accadesse.
Alla fine però aveva comunque finito per rovinare il suo dono.
“Mi rincresce per il tuo regalo…” le disse per scusarsi, ma il tono lo tradiva.

“Beh! Non mi pare ti dispiaccia poi tanto!” gli aveva risposto lei visibilmente seccata.

Nel tardo pomeriggio dalla finestra della sua stanza l’attore aveva notato Anthony che attendeva all’ingresso.
“Ma che bella sorpresa! Non è riuscito ad aspettare il week end e stasera è tutta sua! Dannazione!"

Strinse il pugno sulla tenda e d’istinto con uno strattone procurò un’evidente strappo sulla tela prima di tirarla nervosamente per evitare ai suoi occhi lo spettacolo penoso che si sarebbe offerto loro di lì a poco.

Il giorno dopo Candy prese servizio nel pomeriggio…
Quando fu in giardino si sentì richiamare dal piccolo Jimmy dalla finestra.
“CANDY! CANDY! VIENI DA NOI UN ATTIMO! SUBITO!”

La ragazza corse nella sala ricreativa, era in anticipo come al solito sull’orario di inizio del suo turno e passare un po’ di tempo con quei bambini le piaceva.
Fu sorpresa nel ritrovarsi accerchiata da quei monelli con cappellini a punta e trombette.
Sul tavolo una meravigliosa torta al cioccolato e una scatola con un bel fiocco rosso e un bigliettino:

“Mi dispiace davvero…
Sono imperdonabile…
Terry”

“Tanti auguri Candy!” i bambini erano elettrizzati! Non avevano mai fatto una festa in quel posto, alcuni di loro una festa e una torta come quella non l’avevano proprio mai vista nemmeno in fotografia.

“Oh! Terry! Hai organizzato tutto per me… Ma perché tu non sei qui con loro?” pensò la ragazza.

Mentre quelle allegre canaglie cantavano e mangiavano golosamente, lei emozionata apriva il pacchetto
“Romeo e Giulietta” di W. Shakespeare…
C’era anche una scatola di cioccolatini…

“Questi li voglio mangiare stasera con te”
Dopo cena Candy passò da lui…

“Non avevo alcun diritto di rovinare i tuoi fiori…” le ripeté nuovamente.

Era semplicemente adorabile il modo in cui lo stava dicendo e Candy era completamente spiazzata.
Le rose? Quali rose? Le aveva completamente dimenticate!
“Ma... perché non ti sei fatto vedere alla festicciola?”

“Perché non volevo rischiare di rovinare pure quella!” le rispose.
La gelosia lo aveva tenuto sveglio sino all’alba e aveva temuto di fare qualche altro scivolone se fosse intervenuto.

“Sono molto golosa sai? I cioccolatini mi piacciono più dei fiori, ma non mi va di mangiarli da sola”.

Cominciarono a ridere e scartare dolcetti. Lui mangiava con discrezione ma la ragazza era buffissima con le guance sempre gonfie…
“Sei impossibile Candy! Quanti riesci a metterne in bocca in una volta?” era così spontanea!
“E dove li metti poi! Sei perfetta…” si rese conto troppo tardi dell’apprezzamento che aveva appena fatto alla giovane donna che rimase visibilmente scossa.

Terence si accorse che nella scatola era rimasto un solo cioccolatino e, per rompere l’imbarazzo del momento, si avventò su di esso esclamando:
“Giù le mani golosona! Questo è MIO!”

Sembrava una sfida e lei non voleva perderla quindi allungò il braccio nello stesso istante del ragazzo.
La mano di lui arrivò contemporaneamente a quella di lei su quel dolcetto, lui passò lentamente le dita tra quelle della ragazza che si ritrasse tremante, mentre un brivido le percorreva la schiena.

“Facciamo a metà con questo! Vuoi?” propose lui.
Lo scartò e le posò l’invitante bocconcino sulla bocca…


Era molto più dolce degli altri questo… chissà perché… forse era il tocco dei polpastrelli di lui…
Terry approfittò del momento per accarezzarle il labbro inferiore con il pollice.

 


“Sei sporca di cioccolata” le disse; sebbene fosse un bravo attore la sua voce tradiva l’emozione del momento.
Non avrebbe mai creduto che uno sfioramento leggero potesse creargli tanto turbamento nell’animo, era una cosa nuova per lui… meravigliosamente nuova…
Candy sentì il cuore impazzire e percepì le labbra tremare a quel contatto; sperava con tutta se stessa che ciò che stava provando non risultasse troppo evidente, non riusciva quasi a tenere aperte le palpebre.

Infine lui mangiò il resto di quella leccornia.
“E’ un bacio indiretto questo!”, le disse strizzandole l’occhio, “sappi che non ho più fumato e non ho intenzione di farlo ancora!” aggiunse maliziosamente mentre la ragazza sussultava a quella chiara allusione.

Candy teneramente imbarazzata lo ringraziò anche del libro e lui le propose di leggerne un po’ insieme l’indomani in giardino prima che lei prendesse servizio.
Pian piano divenne un appuntamento fisso…

Era fine maggio oramai, la natura era esplosa in tutti i suoi profumi e colori e Terence si era seduto per terra con le spalle appoggiate ad un grande albero, ormai si muoveva molto bene.
Candy gli si accomodò di fianco con il libro in mano
“Leggi tu!” propose lei… “Sei molto più bravo e incisivo”.
Le piaceva ascoltarlo, la sua voce di velluto era così passionale….

Lui annuì accostandosi a lei:
“Va bene ma tu… vieni più vicino…”

Così dicendo il ragazzo l’aveva presa per la vita e l’aveva attirata delicatamente a sé in modo che lei si sistemasse in mezzo alle sue gambe. Poi aveva allungato le braccia su quelle di lei e aveva fatto passare le sue dita tra quelle di Candy per prendere il volumetto.
Quei tocchi delicati facevano fare le capriole al cuore della ragazza…
“Meno male che legge lui… io non ci riuscirei in questo momento…”

Terence aveva cominciato con la lettura ma si era fermato quasi subito.
“Non vedo… i tuoi riccioli dispettosi mi coprono la visuale! Facciamo così!” e, attirandola maggiormente ai sé, “stai più indietro! Appoggiati con la schiena sul mio petto così vedo meglio”.

L’imbarazzo di Candy le aveva impedito di abbandonarsi completamente in quella posizione ma… se era per farlo leggere meglio…
La ragazza si appoggiò alfine a lui, sentiva il calore del suo torace e il battito del suo cuore sulla schiena: era meraviglioso.

“Dio… che voglia che ho di stringerla forte a me, non riesco a starle vicino senza desiderare di toccarla! bacerei una ad una tutte le sue lentiggini se mi permettesse di farlo” pensava lui.
E, mentre leggeva, il giovane artista sentiva il minuto corpo di lei che si abbandonava sempre di più sul suo…

Ad un certo punto il ragazzo interruppe nuovamente la lettura, le tolse il fermaglio dai capelli, che poco riusciva a fare con quel mare di onde setose e ribelli.
Lo lasciò fare e, dopo aver concluso, lui le scostò la cascata di riccioli biondi su di una spalla sfiorandole il collo e lasciando completamente libera la guancia di lei più vicina al suo viso; poi vi ci appoggiò sopra la sua e continuò nella lettura del Bardo.
Candy aveva gli occhi chiusi, si faceva cullare dalla voce di Terence come fosse una ninna nanna; accoccolata così tra le sue gambe, guancia a guancia, le pareva di vivere una favola.
Il battito del cuore era talmente forte che la ragazza non sentiva neanche le parole, lui aveva fatto passare le braccia sotto quelle di lei così mentre reggeva il libro le cingeva la vita.
Ad un certo punto si accorse che si era fermato di nuovo…
“Che c’è ancora? Perché non leggi più?’” chiese.

“Ho finito l’atto… in che mondo sei? Non te ne sei accorta?” rispose lui divertito.
Scoppiò a ridere arrossendo e lui la strinse maggiormente e le posò un leggero bacio sul collo.

Il rintocco dell’orologio ruppe la tenerezza di quel momento e Candy scattò in piedi:
“Comincia il mio turno”, scappò via col cuore in gola.
Terry la seguì con gli occhi; la osservò mentre si allontanava velocemente e cercava di risistemare i lunghi capelli ribelli. Sospirò all’idea di passare le dita tra quei riccioli luminosi e la accarezzò con lo sguardo fino a che la sua graziosa figura non fu scomparsa.
Adorava il suo ingenuo imbarazzo, non aveva mai provato nulla di simile prima…

 

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Capitolo 7
*** Romeo e Giulietta ***


Il giovane attore aveva sempre la stanza piena di fiori… le sue colleghe, le sue ammiratrici! Bigliettini sdolcinati ovunque...
Niente visite a parte Robert e pochissimi altri ma gli omaggi arrivavano costantemente.

“Ti manca il teatro?”

“Certo! Tantissimo”

“Coccolato come sei!”

“Ehi! Che vai a pensare? A me non piace quello che ci sta intorno…
I giornalisti mi odiano perché li fuggo come la peste ed esco con sciarpa e berretto anche d’estate per non farmi riconoscere.
E non credere che sia attratto dalle lusinghe delle due cerbiatte languide con la zucca vuota delle mie colleghe!

Mi piace recitare, adoro immedesimarmi nei personaggi e vivere le loro emozioni come se fossero davvero mie; in realtà spesso sfrutto quei caratteri per evadere dalla mia realtà!”

“Davvero? Non mi sembra che la tua realtà sia così male! Sai quanti vorrebbero trovarsi al tuo posto! Sei l’attore più acclamato del momento, pieno di ammiratori e ammiratrici…” Candy calcò il tono sull’ultima parola ma Terence aveva lo sguardo perso in altri pensieri e continuò…

“Sembrerà strano ad un’orfana come te, ma credo che tu abbia avuto un’infanzia migliore della mia…
Mia madre mi ha lasciato a mio padre quando ero piccolissimo, per anni ho creduto che la mia matrigna fosse la mia genitrice e non capivo perché mi disprezzasse tanto.
Poi un giorno ho capito che quella bionda signora che urlava disperatamente il mio nome dal molo, mentre io ero in partenza con mio padre, era colei che mi aveva messo al mondo.
Quante volte mi sono sentito chiamare “piccolo bastardo” senza che mio padre facesse nulla per proteggermi!
I miei fratelli sono della stessa pasta della mia matrigna e mi odiano perché io sono il primogenito del Duca… ma io non desidero quel titolo!
Appena ha potuto, il mio caro papà mi ha chiuso in collegio per non avermi intorno; e pensare che l’unica cosa che volevo da lui era un po’ di affetto… ma non l’ho mai avuto e adesso sono io che non voglio nulla da lui!”

“Per questo non usi il suo nome?”

“E’ stato Stear a dirtelo, vero? E’ l’unico vero amico che ho! Direi pure che è il fratello che non ho mai avuto, non sai quanto gli devo!
Nel mio ambiente nessuno sa che il Duca di Granchester è mio padre e che Eleonor Baker è mia madre!”

“Eleonor Baker? La famosissima attrice è tua madre? Era lei la bella signora che ho visto uscire in lacrime l’altra sera?” chiese sorpresa la ragazza.

“Sì… hai fatto centro! L’ho trattata male… vuole fare la mamma adesso…
Io ho imparato a volerle bene ma non riesco a dimenticare del tutto, capisci? Ho bisogno di ancora un po’ di tempo. Mi dispiace farla soffrire ma faccio fatica a controllarmi perché sono una pessima persona…
Sono sempre stato il figlio scomodo che nessuno voleva; mi sono sempre sentito sbagliato e indegno e adesso tutti mi gravitano intorno! Buffo vero?”

A Candy si strinse il cuore, non immaginava che un artista acclamato come lui si sentisse così solo;
aveva ragione il cugino quando diceva che Terence non era come sembrava.
Stear era sempre stato bravo a leggere nel cuore delle persone...

“Mi dispiace tanto, Terry… io sono orfana ma non posso dire di non essere cresciuta circondata dall’affetto di molti.
Ma tu… non sei affatto una pessima persona!”
“Forse… forse hai solo bisogno di essere amato”
“Miss Pony e Suor Maria sono state vere madri per me, ho Albert, i miei amici e mia sorella”.

“Hai una sorella?” chiese stupito Terence.

“Sì… Annie… non siamo consanguinee ovviamente ma siamo cresciute assieme all’orfanotrofio, ci hanno trovate lo stesso giorno, è come una sorella per me.
Lei è stata adottata dai signori Brighton quando aveva sei anni”.

Candy, immersa nell’atmosfera confidenziale che si era creata con il suo interlocutore, si era lasciata sfuggire quel piccolo segreto cui Annie teneva ancora tanto. Certo l’aveva con il tempo convinta a parlarne con il suo ragazzo e con i suoi amici più intimi ma si vergognava ancora molto delle sue umili origini e l’influenza che la madre era tornata ad avere su di lei al ritorno dall’Europa non le aveva giovato in questo senso.

“Brighton? Vuoi dire Annie… la ragazza del damerino, tuo cugino?”

Candy scoppiò a ridere…
“Archie è davvero un damerino…” pensò.

“Sì, è lei! Però ti chiedo la cortesia di tenere per te questo particolare, per la sua famiglia è importante che questo non si sappia”.

“Non ti preoccupare… non mi hai detto nulla. Comunque siete cresciute insieme, è così buffo!”

Perché?” chiese Candy notando l’aria stranita del ragazzo.

“Non so… forse non la ricordo bene…. ma… mi sembrate talmente diverse!”
Terence rimase in silenzio, in effetti la ricordava poco anche se qualche mese prima l ’aveva incontrata ad una festa assieme al fidanzato e in un’altra occasione, dopo uno spettacolo, si era intrufolata con un’amica dietro le quinte per salutarlo.

****
“Terence! Terence! Ti ricordi vero di me?”
“Annie Brighton! Certo! Che ci fai in questa zona del teatro, qui gli spettatori non sono graditi!”
“La mia amica voleva tanto incontrarti e...”
L’attore aveva guardato la ragazza che la accompagnava! Occhi spalancati e sognanti!
“Signorine vi faccio un autografo se volete ma andatevene di qui!”
Annie aveva sfiorato la sua mano nel ricevere quel biglietto autografato e aveva sentito un brivido, quello che con Archie non c’era più e forse non c’era in realtà mia stato. Era diventata donna e il suo corpo reagiva come tale, non come una bambina come la trattava sempre il suo ragazzo.

***

Il fascinoso attore proseguì il colloquio con la sua infermiera:
“Candy! Non lo sa nessuno chi sia mia madre! Nemmeno Stear! Mi raccomando!”

“Vuoi... vuoi dire che l’hai detto solo a me? Perché?”

“Perché sei una brava ragazza e mi fido di te...” le regalò l’ennesimo dolcissimo sguardo.

 

“Terry... perché? Perché mi sento così confusa quando sto vicino a te? A volte mi fai arrabbiare ma quando mi parli così io... io...
E il tuo sorriso fa accelerare il mio cuore... Candy? Che ti succede?”

“Ohhh! I bambini! Avevo promesso che sarei andato da loro oggi!” si ricordò lui.

“Vai allora! Dopo passo a salutarvi!”

Quando più tardi la giovane arrivò nella sala ricreativa lui era in piedi sulle stampelle e fingeva di essere un cavaliere che lottava contro un drago per salvare la principessa imprigionata sulla torre.
Con la spada di cartone uccise fieramente il mostro sputafuoco di pezza, poi si rivolse a Candy e per tutti fu chiaro che lei era la principessa sulla torre...

“Ma, piano! Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l'oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell'astro, e spengi la invidiosa luna, che già langue pallida di dolore, perché tu, sua ancella, sei bella, molto più bella di lei. Non esser più sua ancella, giacché essa ha invidia di te. La sua assisa di vestale non è che pallida e verde e non la indossano che i matti; gettala. E' la mia signora; oh! è l'amor mio!
…”

Quanta passione in quei versi! Lui era davvero Romeo in quel momento.
Era così travolgente la sua voce piena di emozione e quello sguardo magnetico…
Candy si sentì Giulietta, fu un momento magico, che solo loro due potevano cogliere.

*********

L’attore cercava continuamente la compagnia della bella infermiera! Le piaceva soprattutto quando prendeva servizio per la notte... non dormiva mai quando la ragazza copriva quel turno e, quando non c’era più nessuno in giro, andava in segreteria a cercarla.
“Terry! Non puoi stare qui!”

“Me ne vado solo se mi prometti che passi un po’ di tempo con me nella mia stanza... non riesco a dormire...”

“Sbrigo quello che mi resta da fare e sono da te, ok? Se succede qualcosa però sai che devo scappare”

Era sempre la solita storia...
Parlavano un po’ di tutto, scherzavano ma alla fine entrambi cercavano sempre di entrare in argomenti personali, erano interessati a conoscersi nel profondo molto più di quanto dessero a vedere.
Terence finiva sempre su Anthony, l’aveva visto sempre più spesso attenderla fuori dall’ospedale, che rabbia!
Candy invece tentava di saperne di più sul suo lavoro a teatro.

“Hai detto che ti piace vivere le emozioni dei tuoi personaggi...
Anche quelle di Romeo?” Gli chiese lei una sera.

Terence rispose come non si sarebbe mai aspettata...
“Certo! Mi piacerebbe vivere un amore travolgente come il suo! Sarei disposto a morire per essere amato come il Montecchi! Tu no?”

L’infermiera rimase di stucco, non avrebbe mai pensato che Terry potesse covare desideri romantici così profondi! L’aveva visto immortalato sui giornali abbracciato a mille avvenenti fanciulle…
Aveva pensato che fosse più... leggero…

“Che ti prende? Tu pensi che io sia una persona superficiale, vero? Uno che con le ragazze si vuole solo divertire! Ammettilo!”

“Beh… perdonami ma… ho visto Susanna prima e Karin dopo letteralmente strusciarsi su di te… non puoi farmi una colpa di questo”.
Candy aveva dovuto nascondere quel senso di quella cosa... tipo un fastidio che provava nel ricordare i modi che le due ragazze avevano usato con lui.

“Ma non hai fatto caso al fatto che le ho rispedite da dove sono venute nel giro di qualche minuto, vero? Quello NO che non l’hai visto!” la incalzò lui irritato.

Effettivamente no, su quello non si era soffermata!
Quindi lui non era impegnato, non con loro almeno.
“Va bene, ti ho giudicato troppo in fretta…” ammise lei,
“quindi non hai ancora trovato la tua Giulietta?” approfittò per indagare.

“Beh... non so... forse sì... forse l’ho trovata finalmente!”
Candy non riuscì a reggere il suo sguardo profondo e inequivocabile in quel momento, quegli occhi vibranti così luminosi le stavano dicendo tutto da soli…

“Candy... non correre con la fantasia!
Terry per favore, non scherzare così con me!”

“E tu? Non vuoi essere la Giulietta del tuo Romeo?” continuò lui che non voleva farsi sfuggire quell’occasione così ghiotta.

“Vorrei… ma... mi prendono sempre tutti in giro per questo! perché non trovo il mio Romeo… ecco…”

“E… Anthony? Lui non è quello che cerchi?” finalmente Terence era arrivato al punto.

“E’ il mio principe diciamo, ma non il Romeo che vorrei…” rispose con sincerità la ragazza.

“Avevo capito male allora, vi ho visti spesso uscire insieme, lui è sempre gentile e protettivo con te, arriva ogni volta con le rose…” Terence aveva soffocato la gelosia in più di un’occasione e adesso voleva sapere tutto.

“Sì… è un tesoro… mi… mi corteggia da tempo ma… io non riesco a decidermi e ormai sento che siamo arrivati al dunque; in un modo o nell’altro le cose vanno messe in chiaro!”

Candy non capiva come si erano spinti a tanto…
Gli aveva persino parlato di Anthony… più schiettamente di quanto avesse mai fatto con Annie e Patty.

L’attore invece aveva tirato un sospiro di sollievo: quindi non era ancora troppo tardi per lui.

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Capitolo 8
*** Oh Romeo perche sei tu Romeo... ***


Terry ormai camminava quasi senza l’aiuto delle stampelle! Giugno era già arrivato!
A breve l’avrebbero dimesso e lui sarebbe tornato in scena.

Era come un leone in gabbia, era enormemente contento di tornare sul palcoscenico ma aveva bisogno di parlare chiaramente con la sua infermiera.
Non sopportava l’idea di non vederla più ogni giorno come era successo negli ultimi mesi, senza che lei sapesse con certezza cosa si annidava nel suo cuore…

La settimana precedente aveva visto di nuovo Anthony che la aspettava all’uscita e c’era mancato poco che si mangiasse la stampella tanto la cosa gli aveva dato fastidio; aveva dovuto usare tutto il suo autocontrollo per non scendere in strada e riempire di pugni quel bel faccino da principe azzurro! Ma non era nessuno per farlo e Candy l’avrebbe odiato se fosse arrivato a tanto.
Lei gli era corsa incontro e lui l’aveva abbracciata, poi si erano allontanati mano nella mano…

Dal giorno del compleanno di lei le visite del giovane Brown si erano intensificate, evidentemente la sua azione era divenuta più serrata e Terry si sentiva disarmato chiuso tra quelle quattro mura mentre il suo rivale la portava a cena in quale romantico posto e, gli venisse un accidenti, chissà cosa altro!

Ancora quella sensazione irrazionale e incontrollabile!
“Di nuovo Terence maledizione! Tu sei GE-LO-SO” si ripeteva.

L’attore invece, complice l’imminente rientro in scena, aveva ripreso a provare nella sua camera con i colleghi e le colleghe; aveva pochissimo tempo e Candy gli appariva davanti ogni tanto come una farfalla bellissima, ma il tempo di un battito d’ali era già sparita.

E la mattina dopo quell’irritante incontro l’aveva trattata malamente!
“Buongiorno Terry! Che bella giornata vero?”

“Lo sarà per te forse! Io ho un cerchio alla testa… non ho proprio dormito stanotte!”
Lei aveva allungato la mano per sentirgli la fronte e lui l’aveva scostata malamente.
“E’ solo un po’ di mal di testa… tu invece sembri piuttosto felice stamane! Immagino avrai trascorso una bellissima e romantica serata ieri!” e il tono ironico tradiva tutta la rabbia che provava in quel momento.

Avrebbe voluto sapere perché, sapere cosa era successo la sera precedente ma… non aveva nessun diritto di chiedere nulla.
Dal canto suo Candy non capiva per quale motivo si stesse comportando in quel modo assurdo.
Era così contenta quando riusciva a trovare qualche momento per stare insieme e il fatto che lui riuscisse a sprecarlo così stupidamente la intristiva infinitamente, assieme al pensiero che a breve non avrebbero più avuto occasioni per vedersi.

“Perché deve sempre rovinare tutto, accidenti al suo caratteraccio… io…” pensò lei.

“Ecco… se n’è andata e per oggi non la vedo più… sono un perfetto idiota!” si ripetè lui.

 


Quella sera Candy copriva il turno di notte, verso le 23 lui andò a cercarla
“Terry… devo sbrigare un po’ di cose… poi passo a vedere come stai!”

Lo trovò alla finestra.
“Candy! Vieni… avvicinati! Guarda che luna piena stasera!”

Quando gli fu accanto:
“E’ bellissima” esclamò lei con occhi sognanti.

“Non lo è quanto te” le sussurrò lui.

Candy si girò verso di lui, il suo cuore sembrò fermarsi prima di esplodere letteralmente.
Terence era immobile davanti a lei e la guardava fissa... i suoi occhi magnetici sembravano vibrare e non le stavano lasciando scampo, allungò la mano ad accarezzargli il bel volto…


 

Lui le prese il viso tra le dita, con i pollici sfiorò le sue lentiggini e avvicinò il suo volto... piano, piano... riducendo sempre di più la distanza.
Candy aveva il cuore a mille, le farfalle nello stomaco, le ginocchia stavano tremando; sentì un brivido lungo la schiena quando la fronte di Terry si appoggiò sulla sua...
Il respiro emozionato di lui sul viso di lei...
Chiusero gli occhi entrambi e le bocche si unirono teneramente...
La ragazza dischiuse le labbra e lui, piano piano, lentamente, approfondì quel bacio che sembrava non poter finire mai.
Il tocco della sua lingua dolce come il miele faceva tremare Candy che, non sapeva neanche lei come, rispondeva allo stesso modo, con la stessa intensità, con lo stesso trasporto, mentre scosse elettriche le torturavano il corpo sempre più intense…
Sentiva di perdersi in un universo sconosciuto a cui non riusciva e non voleva sottrarsi.

Le emozioni di Terence non erano da meno, anzi! Provava un tale turbamento! Non era certo la prima volta che baciava una ragazza, era andato ben oltre in più di un’occasione… eppure non si era mai sentito travolto come in quel momento.

Era innamorato, innamorato perso, come mai avrebbe creduto di poter essere… come il Romeo del suo Shakespeare.
La cosa più stupefacente erano le sensazioni forti che gli trasmetteva Candy, come poteva un cattivo soggetto come lui far reagire così l’angelo che gli stava concedendo il suo tocco? In quel momento riuscì a capire il Montecchi come non mai: avrebbe potuto finanche morire tra le braccia di lei!

Qualche momento dopo la ragazza trovò la forza di interromperlo mettendogli due dita davanti alle labbra:
“Non... non giocare con me Terry...”
Gli disse con gli occhi ancora chiusi e la voce rotta.

“Non lo sto facendo... io... ti amo... ti amo Candy” disse lui altrettanto scosso.

E continuò a baciarla mentre lei gli portava le braccia al collo e si abbandonava completamente a quel dolce languore tendendo il suo corpo verso di lui.

Il campanello della segreteria li interruppe bruscamente...

“Devo andare a controllare cosa succede” disse la ragazza agitata mentre si staccava dolorosamente da quell’abbraccio e cercava di allontanarsi velocemente.

“Candy! Non l’avevo mai detto a nessuna prima...” le disse Terence trattenendola un istante ancora, prima che lei scappasse via.


Non era stato così il bacio che Anthony le aveva dato qualche sera prima, prima di darle la buona notte.
Anche lui si era avvicinato piano piano e aveva appoggiato la bocca sulla sua ma lei, pur provando un’infinita tenerezza verso quel ragazzo, non gli aveva permesso di prolungare e rendere più intimo il contatto... si era irrigidita e aveva tenuto serrate strettamente le labbra.

Anthony aveva scambiato tutto per timidezza:
“È stato così terribile, tesoro mio?”

“Oh no! Anthony! Ma.. io...”

“Ti amo Candy! Da una vita! Lo sai... come abbiamo fatto fino ad ora non mi basta più! Non vedi che siamo fatti l’uno per l’altra?
Adesso te l’ho detto chiaramente! Non voglio incalzarti ora, ma ho bisogno di una risposta”.

Poi le aveva stampato un altro piccolo bacio sulla guancia e se n’era andato con un
“Voglio un sì come risposta”.

Ora si sentiva in colpa verso Anthony, per aver sempre suo malgrado alimentato le speranze di quel dolce ragazzo...
Ma era tutto chiaro finalmente: aveva trovato il suo Romeo, non aveva alcun dubbio su chi fosse.


***********

I due ragazzi poterono parlare qualche minuto da soli solo un paio di giorni più tardi.
L’infermiera controllava imbarazzata la cartella clinica del suo paziente, l’indomani l’avrebbero dimesso.

“Candy! Ho bisogno di parlarti di quello che è successo qualche giorno fa tra di noi”
La giovane stava tremando, non sapeva cosa aspettarsi; l’attore stava preparando il suo rientro in scena e Susanna e Karin avevano bazzicato parecchio da quelle parti negli ultimi giorni, e lei ne aveva sofferto in silenzio.

Le accarezzò una guancia e la avvicinò al suo viso:
“Candy… ti amo davvero, non è uno scherzo e mi fa male l’idea che dubiti di questa cosa”.

“Terry… scusami… io… è la prima volta che sento una cosa così, ho paura…”

“E’ lo stesso per me! Lascia che ti dimostri quello che sento, lascia che ti corteggi piano piano, sono maldestro ma lasciami provare…”

Lei si fece coraggio e chiese:
“Dimmi chiaramente cosa c’è tra te e le tue colleghe! Forse nel tuo ambiente è normale comportarsi così ma a me non piace… io mi sento morire quando le vedo con te”.
Sentì il rossore impadronirsi delle sue gote, gli aveva proprio detto che si sentiva morire di gelosia…

“Non c’è nulla tesoro mio!
Ammetto che in passato c’è stato qualcosa con entrambe.
Ho attraversato un brutto periodo quando sono arrivato in America, bevevo molto… loro mi facevano compagnia e sono uscito qualche mese con Susanna prima e con Karin poi, ma è tutto finito da tanto tempo.

Sono sempre molto chiaro con entrambe anche se me le ritrovo sempre appresso; a Karin piaccio ma lo fa solo per divertirsi e farsi pubblicità, il pubblico adora queste cose.
Con Susanna è più complicato, credo sia innamorata di me, è quasi un’ossessione la sua; ha pensato che l’avessi salvata per amore ma non è così, è stato un istinto! L’avrei fatto anche per gli altri…

Comunque è corretto che tu sappia che c’è stato un periodo della mia vita in cui sono caduto molto in basso…
Bevevo fino a star male ogni giorno, fino a non ricordare nulla; ho smesso quando ho capito che avrei perso il mio posto nella compagnia oltre che la dignità e l’unico amico che abbia mia avuto… ma è stato un lavoro duro e difficile per me, ancora adesso ho paura e non tocco nulla per il timore di ricadere nel baratro.

Non sono sempre stato quel che si dice un bravo ragazzo, ma adesso il peggio è passato, sono pulito e determinato.
Ti amo e voglio stare con te! SOLO con te! Del resto non mi interessa nulla, credimi.
Dammi la tua fiducia e io ti aprirò il mio cuore come non avrei mai creduto di poter fare!”

“Ti credo… amore mio… ti amo anche io” disse lei emozionata come non mai.

“E tu? C’è qualcosa che devo sapere su Anthony? Vi ho visti insieme qualche sera fa… la gelosia mi fa impazzire” ammise finalmente per la prima volta ad alta voce.

Candy sorrise, non si sarebbe mai aspettata che lui fosse geloso di lei…
“Mi ha chiesto alfine di essere la sua ragazza.
E’ un po’ che tentava di farlo ma io ho sempre cercato di evitare di arrivare al dunque perché non ero convinta e…”

“E adesso?’” si sentiva agitato…

“Adesso sono convinta!
Convinta del fatto che sei tu il mio Romeo…
Anthony non mi ha dato il tempo di chiarire, aspetta una mia risposta; lo farò soffrire ma so cosa dirgli.
Solo non desidero che sappia subito di noi due, la mia riposta sarebbe la stessa in fondo con o senza di te e non voglio farlo stare troppo male”.

“Come tu preferisci amore….
Ma non ho intenzione di tenerti nascosta a lungo! Ti avviso…
Sai che la stampa mi sta alle calcagna, prima o poi ci beccano… e prima voglio parlare con Albert!
Non ho certo intenzione di evitare di vederti perché questo non succeda”.

Suggellarono tutto con un lungo dolcissimo bacio… e poi un altro e un altro ancora…
Ma quanti erano? O era uno solo? Candy non aveva mai sentito nulla del genere, Terence poteva sembrare più avvezzo a queste cose ma dal punto di vista emotivo era nelle stesse condizioni di lei.

Il giovane artista invitò la sua ragazza… “E’ la mia ragazza per davvero?” all’ultima rappresentazione di “Romeo e Giulietta” la settimana successiva.
La compagnia sarebbe poi partita per una tournée di un mese.

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Capitolo 9
*** A teatro ***


Dopo le dimissioni del ragazzo, Candy e Terence continuarono a vedersi… lui la raggiungeva nei giardini dell’ospedale durante le sue pause.
Erano brevi ma intensi momenti passati soprattutto a scherzare e a rubarsi qualche bacio e qualche tenera carezza tra un albero e l’altro.
La sera l’attore lavorava sempre fino a tardi; doveva rientrare in scena, aveva perso tre mesi e desiderava essere un Romeo divino per la sua Giulietta. Aveva recitato sempre per se stesso, per fuggire la sua realtà e adesso invece si ritrovava a prepararsi solo per lei!
Era così orgoglioso della sua dolce Tuttelentiggini e voleva che anche lei lo fosse di lui.

La sera del ritorno in scena della giovane stella, Candice andò a teatro con Patty, c’era il pienone….

Vincent Jones aveva fatto un buon lavoro in assenza del primo attore, ma il pubblico voleva vedere di nuovo lui, Graham!

Fu un successo strepitoso.
Terence era un attore divino, tutti erano abituati alle sue interpretazioni magistrali ma quel giorno lui aveva superato se stesso, il suo Romeo tradiva emozioni mai provate prima.

Il pubblico era in delirio e Robert dovette far riaprire il sipario un paio di volte in più e mandare avanti da solo il protagonista.
Terry guardava solo Candy in quel momento… lei era emozionatissima, si vide arrivare una rosa lanciata da lui e non riuscì a trattenere le lacrime; la ragazza aveva percepito che ogni parola, ogni vibrazione della sua voce erano state solo per lei.


Patty guardava la sua amica con gli occhi sgranati:
“Candy! C’è qualcosa che non mi hai detto? Su di te e… ”


******

Intanto dietro le quinte Robert Hataway aveva raggiunto il suo pupillo.


Terence! Sei stato strepitoso!!! Vincent non se l’è cavata male in tua assenza ma stasera sei stato unico, l’hai surclassato!
Il tuo Romeo è sempre stato credibile ma questo era diverso! Accidenti ragazzo!”

“Sono lusingato Robert!” l’artista era molto soddisfatto, aveva desiderato tanto riprendersi il suo ruolo e lo aveva fatto nel migliore dei modi.
Ma quella sera c’era qualcosa di più… ogni battuta era stata per lei! La sua dolce Giulietta! L’unica!

“Ma Dimmi, chi è LEI?” continuò il regista.

“Co…cosaaaa?” il giovane attore era stato preso in contropiede

“Andiamo!!! Ho recitato nella parte di Romeo decine di volte e sono abbastanza cresciuto per riconoscere l’interpretazione di un professionista davvero innamorato! Anzi, cotto a puntino direi!
E LEI era qui stasera, giusto?
Uhhh!!!! Non mi direeee!!!! La rosa!!! È lei la tua Giulietta?”

“Caspita!!! Non ti scappa niente! Io... non pensavo si notasse così tanto... sono imbarazzato...” ammise Terence passandosi una mano tra i capelli.

“Non temere figliolo! Solo io che conosco la tua arte e sono un attore d’esperienza potevo accorgermi dell’origine della tua rinnovata performance; il tuo segreto, qualora tu voglia rimanga tale, è al sicuro con me.
Certo che... con tutte le ragazze che ti son passate per le mani, non mi sarei mai aspettato di vederti così preso” e gli fece l’occhiolino.
“No! Non è Rosalina ‘sta volta!!!!” lo canzonò il maestro per rilassare l’atmosfera.

“Robert! Lei non è dell’ambiente ed è una brava ragazza, non voglio darla in pasto ai giornali... capisci?”

“L’ami davvero eh ragazzo mio? Alla stampa piacciono le novità, soprattutto le tue, ma poi, se le cose non cambiano, si stufano. Non mi preoccuperei tanto di loro!
Piuttosto tienila lontana da Susanna e Karin, non mi fido di quelle due furbacchione”.


Vincent era divorato dalla rabbia!
Da quando occhi blu aveva messo piede nella compagnia non aveva più visto una parte da protagonista neppure con il binocolo; aveva lavorato davvero sodo per sostituire Terence durante la sua assenza, era stata la sua occasione per farsi notare ed era bastata una sola apparizione di Graham per cancellare tutte le recensioni positive che aveva ricevuto negli ultimi tre mesi.
Il pubblico era in delirio e, dal loro palco riservato, aveva potuto vedere che tutti i rappresentanti della stampa e della critica si erano alzati in piedi ad applaudire lui! Solo Graham!


Susanna non stava meglio! Aveva notato il gesto di Terence e aveva riconosciuto Candy tra il pubblico
“Anche le infermiere adesso! Maledizione! Questa me la paghi Terence! Ti assicuro che me la paghi cara!”


**********

A casa quella notte stessa un’emozionata Candy raccontò tutto alla sua cara amica Patty.
“Ma non dirlo a nessuno per ora, neanche al tuo fidanzato! Devo parlare prima di tutto con Anthony!”

“Dolce amica mia! Non ho mai visto quella luce nei tuoi occhi… quindi non ho dubbi su quello che provi;
Stear dice che Terence è un bravo ragazzo quindi sono felice per te.
Mi dispiace tanto per Anthony…

Sai! Noi tutti ci aspettavamo di vedervi insieme prima o poi… tranne il mio tesoro in realtà, che evidentemente ci vede meglio di quello che sembra.

E poi diciamocelo pure, è bello da svenire!
…e …come sono i suoi baci?”

“Pattyyyyy!!!! Smettila!”

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Capitolo 10
*** La festa di Stear ***


25 Giugno 1920

Stear si era laureato col massimo dei voti, Albert e la zia erano molto orgogliosi di lui! Alla sua festa c’era un sacco di gente allegra.
Il ragazzo aveva approfittato dell’occasione per chiedere a Terence di fargli da testimone alle nozze in programma per la primavera successiva, e lui aveva accettato.
Lo guardava con aria stranita, non l’aveva mai visto così felicemente assente… ma nervoso…
In quel preciso momento in effetti Candy stava ballando con Anthony e a Terence non piaceva affatto come il ragazzo si poneva con lei, la teneva troppo vicina per i suoi gusti e questo lo stava facendo andare in bestia.

“Amico! Ma dove sei con la testa? Tu non me la racconti giusta! Dimmi cosa combini con mia cugina, non sono cieco come tutti pensano! Credi che mi sia sfuggito come ve la siete svignata sorridendo sotto i baffi appena sei arrivato?”


“Ma cosa dici?” l’attore cercava di negare.

“Dai! Non ti fidi di me? Vi ho anche visto ballare, eravate incollati come due facce della stessa medaglia!
Avreste voluto farci sparire tutti! Dì la verità! Poi... mi sono accorto di come la tieni sott’occhio e come lei ti sorride…
E… guardati adesso! Stai morendo di gelosia!
Oh Romeo! Perché sei tu Romeo...” lo canzonò Stear.

“Smettila! Smettila! Te lo dico se la pianti di fare l’imbecille così!
Sì... stiamo insieme...
Uhhh… come suona strana questa cosa, non avrei mai pensato di dirla nel senso profondo in cui la sento.
Anzi… se la vuoi proprio sapere tutta... sono pazzo di lei, non ho mai provato una cosa così per nessuna ragazza prima d’ora!”

“Che scoop milionario! Il bello del teatro, il dongiovanni impossibile, ridotto come un adolescente al primo batticuore!” a Stear non pareva vero di potersi burlare un po’ del suo amico in questo modo. Quanto lo aveva fatto lui a suo tempo quando non trovava il coraggio di dichiararsi apertamente alla sua Patricia!

“Sei un vero idiota quando ti ci metti! Non è uno sciocco batticuore questo, tu mi conosci! Sai perfettamente che non mi sono mai piaciute le oche delle mie colleghe; sono uscito con loro per un brevissimo periodo, il tempo di inquadrarle e darmela a gambe.
Con Candy è una cosa importante e non voglio chiacchiere stupide che rovinino tutto”.

Poi l’occhialuto ragazzo si fece serio:
“Terence... lei è...”

“Lei è una brava ragazza, credi non lo abbia capito? Ti assicuro che la amo davvero con tutto me stesso, morirei piuttosto di farle del male.
Anche lei mi ama… è una sensazione meravigliosa e nuova. Cos’è? Non ti fidi di me? “

“Come di me stesso, te lo assicuro. E’ solo che non ti avevo mai visto innamorato davvero, ho sempre pensato che non volessi implicazioni del genere ma evidentemente mi sbagliavo di grosso.
A dire il vero mio caro amico mi solleva non poco vederti come ora, non sei mai stato così pieno di vita.
Strano è che non siate già finiti sui giornali!” commentò nuovamente Alistear.

“Non ho mai cercato nè voluto una relazione seria, non credevo in queste cose... evidentemente a torto! Sono capitolato davvero stavolta.
Pieno di vita mi definisci? In effetti mi sembra di non aver mai vissuto davvero come adesso e per quanto concerne la stampa… tengo troppo a lei e quindi sto molto attento; prima che si sparga la notizia voglio parlare con Albert ma Candy mi ha chiesto di aspettare un po’, vuole risolvere con Anthony” e mentre lo diceva lanciava con gli occhi dardi infuocati ai due ballerini, avrebbe volentieri incenerito all’istante uno dei due!

“Povero cugino...
Non fraintendere! Sono felice per te e lei... io l’ho sempre saputo che tra Anthony e Candy non c’era storia ma lui è innamorato, sarà dura! Tu datti una calmata e abbi fiducia in lei, ti assicuro che sei proprio fuori strada”.

Nel frattempo la bionda ragazza si era allontanata con il giovane Brown ed aveva chiarito i suoi sentimenti nei suoi confronti...
Non era stato facile e lui era ferito, e non era neanche stupido; aveva notato gli sguardi e i sorrisi che la sua principessa e Terence si scambiavano di continuo...

“Candy… ascolta… io so di aver sbagliato tanti anni fa ad allontanarti da me, ero così giovane e la morte di mio fratello mi ha distrutto. Non sai quanto mi sono pentito per come mi sono comportato con te, io…”

“Anthony! Credi davvero che ti possa biasimare per questo motivo?
Era tuo fratello! in quel momento il tuo primo pensiero era giustamente per lui; è stata la tua maniera di metabolizzare quel terribile lutto ed è stato corretto agire in quel modo. Ti assicuro che non ti ho mai colpevolizzato per questo e che desidero vederti felice, farei qualsiasi cosa per te... ma io non ti amo nel modo che vorresti tu”.

“Almeno sii sincera fino in fondo! Credo di meritarlo! Dillo, dillo che ti sei innamorata dell’attore! Ti piacciono i cattivi ragazzi eh? È proprio bello lui, vero?
Stai attenta però, è molto conteso e conoscendolo... non dormirei sonni troppo tranquilli al posto tuo”.

“Per favore! So che sei ferito, avrei dovuto parlarti più chiaramente tempo fa, ma lui non c’entra niente col fatto che io non sia innamorata di te…”

“Sì ma resta la questione che ami lui! Negalo!” Anthony voleva sapere tutto fino in fondo.

“Non posso negarlo... ma...”

“Candy! Non ho bisogno di sentire altro...”
e se n’era andato...

Stear si era avvicinato alla cugina: “Terence è in pena per te, coraggio! Va da lui!
Nostro cugino starà bene, è un tipo in gamba! gli serve solo un po’ di tempo; al cuor non si comanda, non è colpa di nessuno”.

***

“Tuttelentiggini! Amore... finalmente non ne potevo più di vederti ballare con lui!”

“Terry! Sei davvero... geloso di me? Ancora?
Ma... non hai motivo di esserlo... io...”

“Candy! So che non ho motivo, mi fido di te ma... io... non sono mai stato innamorato prima e non ho mai contato nulla per nessuno.
Non sai cosa significhi per me avere accanto qualcuno che mi pensa, che mi apprezza per quello che sono, che mi fa sentire unico…
Vorrei occupare ogni tuo pensiero, ogni angolo del tuo essere...
Sei tutto per me e non voglio perderti per nulla al mondo.
Perdonami se sono così... “

”Dubita che le stelle siano fuoco;
dubita che il sole si muova;
dubita che la verità sia mentitrice;
ma non dubitare mai del mio amore...”

“Terry, non c’è nulla da perdonare, tu sei il centro della mia vita adesso, il mio cuore non ha mai battuto in questo modo per nessuno!” lo rassicurò la ragazza.

“Nemmeno per il principe della collina?” la canzonò lui.

Candy sorrise a quella allusione, era stata proprio lei a raccontargli del suo primo incontro con Albert. Quanto era dolce il suo Terry, così spavaldo... così teneramente geloso...


*****

Ma Anthony non era l’unico ad aver notato gli sguardi complici dei due innamorati...
Anche Annie si era accorta che l’amica aveva una strana luce negli occhi; aveva visto come Terence la stringeva mentre volteggiavano a suon di musica e li aveva spiati mentre si scambiavano un lungo bacio appartati in giardino.

“Candy… con… con Terence?! Ma quando si sono conosciuti? Archie… Anthony… pure Terence adesso! Non ci posso credere!!!” aveva pensato.

Archibald non era mai stato così con lei, si era sempre atteggiato a perfetto gentiluomo ma lei non era più una ragazzina e le sarebbe piaciuto sentirsi desiderata; invece probabilmente le era sempre rimasto accanto solo perché glielo aveva chiesto Candy! Per una sorta di pietà... e poi lo aveva perso definitivamente proprio perché la sorella l’aveva convinta a parlargli a cuore aperto delle sue origini. Era ancora risentita in fondo in fondo e non l’aveva davvero mai perdonata per questo.
Il giovane Cornwell era stato il suo primo amore, il principe azzurro dei suoi sogni; era talmente confusa che non riusciva neppure a capire bene se lo amava ancora davvero o meno, ma lo aveva perduto!
Aveva organizzato tutta la sua vita in funzione di quel rapporto e sentiva di non avere più nulla di veramente suo.

Candy! Sempre Candy, lei aveva solo il meglio e non si accontentava mai!
Miss Pony, Suor Maria, Tom, i bambini... tutti avevano sempre preferito Candice.
E anche adesso che erano donne alla povera Annie era toccato un amore di seconda categoria miseramente ormai finito, mentre miss Andrew aveva potuto permettersi di snobbare Anthony, il ragazzo più romantico del mondo, e prendersi l’attore più bello del firmamento dello spettacolo.

Quanta passione in quel bacio che aveva sbirciato pocanzi! Quanto desiderava anche lei essere oggetto di cotanta devozione!
Come non bastasse il giovane Cornwell era in procinto di ufficializzare finalmente la rottura del fidanzamento.

La bionda ragazza sapeva e aveva chiesto a Terry di far ballare l’amica e lui, a malincuore, aveva accettato...
“Solo un ballo...”

Era stato molto galante come sua natura in queste circostanze e, mentre danzava tra le sue braccia, Annie sentiva crescere la sua invidia verso l’amica; l’attore aveva occhi penetranti e sprizzava passione e sensualità da tutti i pori, tra le sue braccia era impossibile non sentirsi al centro del mondo, tanto era in grado di catalizzare l’attenzione di tutti su di sé.
La ragazza non riuscì a non sentirsi turbata da questo…

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Capitolo 11
*** Vacanze estive ***


Tra Candy e Terence andava tutto a meraviglia; non mancavano certo di bisticciare, erano talmente testardi entrambi! Ma poi non riuscivano a non cercarsi, stavano davvero bene insieme.
La bionda infermiera sprizzava allegria da tutti i pori…

Il giovane attore era completamente a suo agio e rilassato… non si era mai sentito così in vita sua, leggero e piacevolmente vulnerabile!
Tuttelentiggini gli aveva davvero rubato il cuore come mai avrebbe pensato potesse accadere, ma la cosa incredibile era che ne era così felice, si sentiva amato davvero per la prima volta nella sua vita!
Non per le sue nobili origini, non per il suo successo... a Candy queste cose non interessavano affatto!
Lei lo amava per come era dentro, pregi e difetti... niente di più, niente di meno.

Lui la raggiungeva al parco dell’ospedale per pranzare insieme sul prato e non mancava di aspettarla all’uscita la sera…
Sempre bardato con sciarpa e berretto per evitare i curiosi, una sera si era presentato con baffi e barba finti, a Candy era preso un colpo, sembrava un orso.

Nel mese di luglio la Compagnia aveva in programma una mini tournee, poi finalmente sarebbe arrivato il meritato riposo per tutti.
Un intero mese lontani…
A Terence il tour estivo non era mai pesato, non si era mai sentito a casa da nessuna parte, non aveva mai avuto alcun motivo per affezionarsi ad un posto, ma quell’anno non vedeva l’ora di rientrare in città per rivedere lei.
Candy, chiuso con la sessione d’esami all’Università, avrebbe passato qualche giorno con i cugini e Albert a Chicago e poi sarebbe andata alla casa di Pony; là Terry l’avrebbe raggiunta.

Era stato lui ad insistere:
“Mi piacerebbe vedere il posto dove sei cresciuta e conoscere le signore che ti hanno allevata”.

Candy l’aveva guardato felice ma stupita.
“Perché mi guardi così? Non si può?
Ti vergogni di me o pensi che io non faccia sul serio e...”

“Fermo! Non fraintendere, non mi vergogno proprio di niente!
Solo che quello è un posto umile, diverso da quelli che frequenti tu... e...”

“Non sono un ricco viziato, dovresti saperlo!
Ti ho raccontato la mia infanzia aristocratica e misera, ho lasciato la scuola a 17 anni e ho vissuto da solo con quattro soldi che a malapena mi erano sufficienti per mangiare finché non sono diventato qualcuno...
Avrei dato tutti i danari di mio padre per un briciolo di affetto.
Visto la meravigliosa creatura che sei arrivata ad essere vivendo là, non vedo che cosa non potrebbe piacermi di quel posto”.

Candy si era letteralmente sciolta a quelle parole…
“Amore... e sia! Scrivo a Miss Pony e Suor Maria che muoio dalla voglia di presentare loro una persona speciale allora, contento?
Passeremo qualche giorno con loro”.

“Non voglio arrecare disturbo, io posso dormire da qualche altra parte...”

“Shhhh!!! Te l’ho già detto che ti amo da impazzire?” lo zittì finalmente lei.


E le due buone donne furono felici di avere a casa per un po’ la loro bambina e il suo innamorato, finalmente!
Sebbene di nobili origini Terence era abituato a cavarsela da solo, non aveva problemi a dare una mano in tutto e sapeva come intrattenere i piccoli monelli ospiti dell’orfanotrofio.
Non gli ci volle molto per conquistarli tutti; a Miss Pony e Suor Maria erano bastati sin da subito il sorriso e lo sguardo di Candy, inoltre Terry sapeva essere veramente galante ed affascinate.
Era anche diventato amico di Tom; la passione per i cavalli li accomunava e il giovane attore aveva dato una mano al ragazzo a domare un meraviglioso nuovo esemplare bianco che avevano chiamato “Theodora”.

Andava a fare la spesa con Candy ed era successo che qualcuno li fermasse per strada…
“Ma… lei… è quell’attore famoso…???”

“Oh noooo! Ho capito chi intende! Me lo dicono in tanti… gli somiglio solo!”
E poi cominciava a ridere a crepapelle con la sua dolce ragazza.

Le due mamme di Candy avevano insistito per lasciare all’illustre ospite la camera buona, Candy avrebbe dormito con le bambine; ma Terence non volle assolutamente accettare questo trattamento di favore e finì lui in camerata con i piccoli ospiti dell’orfanotrofio.

Tuttelentiggini andava a svegliarlo di buon’ora...
Povero amore... i piedi fuori dal letto troppo piccolo per lui, un paio di quelle canaglie addosso...
Ogni mattina la stessa storia!

Lei si avvicinava piano piano e lo svegliava con un bacio; a dire il vero erano più le volte in cui lui fingeva di dormire quando entrava lei, non riusciva a resistere a quella bocca...
Poi la ghermiva con le braccia e se la attirava addosso...

“Terry!!! I bambini!” sussurrava lei soffocando le risate sulle labbra di lui.
“Ci sono i bambini... potrebbero svegliarsi!”
E lui alzava le mani in segno di resa con quell’immancabile meraviglioso sorriso stampato sul viso.

“Riposato male anche stanotte, amore mio?” lei.

“Divinamente! Erano anni che non dormivo così spensieratamente...
Mi piace soprattutto il risveglio...
Sai… quando vengo travolto da quel mare di lentiggini…” la canzonava lui.


In quel magico posto, lontani da invidie e gelosie, avevano vissuto i loro momenti più belli, avevano finito per fermarsi un paio di settimane ed erano stati giorni indimenticabili.

"La sua casa era perfetta, che vi piacesse il cibo, o il sonno, o il lavoro, o i racconti, o il canto, o che preferiste soltanto star seduti a pensare, o anche se amaste una piacevole combinazione di tutte queste cose. In quella valle il male non era mai penetrato…
Quella terra ben custodita, ricolma di luce e di tutte le cose più belle era beata, e nulla vi appassiva o imbozzacchiva, né v'era macchia alcuna su fiore o foglia in quella contrada, e ignote erano corruzione o malattia a tutto ciò che vi viveva; perché le stesse pietre e le acque erano consacrate "


Nel tardo pomeriggio, subito prima di cena, riuscivano sempre a ritagliarsi un po’ di tempo per stare soli soletti; passeggiavano mano nella mano, Terry spesso la prendeva in braccio o sulle spalle e la faceva volteggiare o leggeva passi di Shakespeare per lei, con tutta la passione di cui era capace.

“Il teatro è proprio la tua vita, vero?” gli aveva chiesto lei un giorno.

“Non proprio tutta come lo era una volta…” si era sentita rispondere Candy prima di essere letteralmente travolta da un bacio che sembrava non potesse finire mai, come se la bocca di lui trovasse nutrimento in quella di lei e viceversa…

I due ragazzi aspettavano poi con trepidazione l’arrivo della notte.
Quando la casa diventava silenziosa, uscivano di soppiatto e si ritrovavano sulla collina di Pony.
Tutte le giornate finivano così; le burle, le prese in giro si trasformavano piano piano in coccole, carezze e parole d’amore sotto le stelle.

Non erano riusciti a rinunciare a quel loro momento nemmeno in quell’unica occasione in cui un dispettoso temporale aveva fatto capolino all’ora di cena lasciando una fresca scia di pioggia a bagnare le prime ore della notte.
Si erano ritrovati a scaldarsi su quell’umida collina, una coperta a fare da tetto, la luce tremula della lanterna...

La camicia fradicia di Candy resa completamente aderente al seno e trasparente dalla pioggia, gli occhi di Terence incollati alla sua figura e il tenero imbarazzo di lei…
“Perdonami amore mio… ma… sei bellissima…” le aveva sussurrato stringendola forte per non prolungare il suo disagio.

“Lo pensi veramente?”
Aveva proseguito lei guardandolo dritto negli occhi... lei che si era sempre sentita il brutto anatroccolo della situazione...
“Sei sempre circondato da donne mozzafiato...”

“TU sei bellissima, una boccata d’aria fresca e pulita, l’unica che amo e voglio... anima e corpo...
Terence riusciva davvero a farla sentire la donna più meravigliosa del mondo.

I loro sguardi ogni momento più complici, i loro baci ogni giorno più profondi, le loro carezze sempre più intime…


Poi quell’ultima notte calda...

Nel pomeriggio lui era sparito, anche Miss Pony era stata molto indaffarata, un solo bigliettino:

“Ti aspetto elegantissima per cena... ho in mente una cosa speciale...
Terry”

Lui era già pronto e Miss Pony era salita in camera da Candy
“Piccola, si può? Terence è giù che ti aspetta!”

“Sto bene così?” chiese la ragazza facendo un giro su se stessa poco convinta.

“Sei molto carina ma... non va bene...” la buona donna scostò la tenda e fece cenno alla sua bambina di guardare il suo affascinante ragazzo dalla finestra.
“Lui è la fine del mondo stasera!” sussurrò.

“Ma io... non ho nulla qui e...”

L’istitutrice le fece l’occhiolino
“Sicura sicura?”

Candy aveva nell’armadio un vestito di seta color avorio che Albert e Archibald avevano fatto arrivare da Parigi per lei l’anno prima e che si era sempre rifiutata categoricamente di indossare...
“Sarai meravigliosa con quello!” la incoraggiò Miss Pony.

“Ma... è troppo... io...”

“Bambina mia, coraggio!”
Quando l’ebbe indossato e si fu girata vide che la sua mamma si asciugava una lacrima.

 

“Oh! Che succede?”

“Bambina... sono solo felice per te! Non ti ho mai vista così radiosa e ne hai passate tante...
Se il merito di tutto questo è di quell’affascinante giovanotto che sta di sotto... che Dio lo benedica!”

Candy abbracciò la sua benefattrice
“Pensavo di avervi delusa... per via di... Anthony...” ammise, aveva sempre nutrito quel timore.

“Non te l’ho mai detto ma ho sempre preferito i ragazzacci ai principi, lo sai? E poi... il tuo Terence è talmente bello che se avessi la tua età dovresti stare attenta pure a me!”
Scoppiarono a ridere e finalmente Candy si sentì pronta per scendere.

Terry rimase senza fiato nel vederla, il vestito leggerissimo dal bustino stretto e annodato al collo, la schiena quasi completamente scoperta...

“Le scarpe non ti servono” le disse mostrando i suoi piedi nudi e strizzando l’occhio alla sua complice.

Prese Candy per mano e la condusse ad occhi chiusi in cima alla collina.
“Arrivati! Puoi guardare adesso”.

La ragazza rimase senza parole, in effetti le sarebbe costato rinunciare alle loro coccole serali in quel meraviglioso luogo e invece...
Una candida tovaglia di pizzo era stesa per terra e sopra vi erano posate, fiori e ogni leccornia; Miss Pony aveva cucinato tutto il giorno per loro.
Lanterne di carta erano appese sui rami del grande albero creando la più romantica e magica delle atmosfere.
La serata fu meravigliosa e, dopo aver mangiato e riso a crepapelle, Terry invitò il suo angelo a ballare.

La stringeva forte a sé accarezzandole languidamente la schiena nuda.
“Candy... sei una favola stasera...” le sussurrò prima di cominciare a baciarla... ancora e ancora...

La brezza leggera...
La luna piena...
La bocca di lui correva come impazzita sul collo di lei, sulle spalle, sulla scollatura...
Con le mani aveva sfiorato un paio di volte il fermaglio dell’abito chiuso al collo di Candy e, in entrambe le occasioni, si era accorto che la ragazza aveva tremato e si era stretta più fortemente a lui.

Le dita di lei intrecciate tra quei lunghi capelli bruni...
I respiri emozionati ed affannati di entrambi…
Il completo abbandono di Candy che lo incoraggiava in silenzio...
“Terry... ti amo Terry...”

Quando tutto era sembrato perduto lui si era fermato, col fiato corto, gli occhi vibranti per l’emozione...
“Amore mio... ti desidero da impazzire ma voglio comportarmi al meglio con te e per nulla al mondo tradirei la fiducia delle due signore che ti hanno allevata e mi stanno ospitando a casa loro”.

E avevano chiuso con un bacio infinitamente lungo e dolce...
Lei in quel momento lo aveva amato ancora di più se mai fosse stato possibile.
Si sentiva già sua e lo sarebbe stata per sempre.

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Capitolo 12
*** Invidia e gelosia ***


A metà settembre ricominciò per Terence il solito delirio, Amleto questa volta!

Anche Annie si era trasferita a vivere a New York; dopo la rottura del suo fidanzamento con Archie, la madre aveva preteso ed ottenuto un trasferimento nella grande città. New York offriva sicuramente maggiori occasioni mondane e la priorità dell’ambiziosa signora era quella di trovare al più presto un buon partito per la figlia.

La signorina Brighton aveva una vera passione per i vestiti e aveva cominciato a disegnarne qualcuno, ma erano sempre troppo ricercati nei particolari. La madre considerava questo suo hobby una perdita di tempo; Candy e Patty si erano complimentate per la fantasia ma avevano finito poi per confessarle che erano troppo elaborati per poter essere indossati quandanche fosse riuscita a farne confezionare qualcuno.

“Ehi! Perché non provi a disegnare costumi di scena?”
Le aveva proposto con entusiasmo Terence, che, da perfezionista quale era, si era lamentato in più di una occasione del fatto che la Compagnia desse troppa poca importanza agli aspetti secondari rispetto alla recitazione... costumi, scenografie....
Quanto tempo perdeva ogni volta per far riorganizzare gli addobbi di scena perché la ricostruzione dell’ambiente non lo convinceva! Era davvero capace di far ammattire tutti!

L’attore aveva poi parlato con l’impresario e ottenuto il lavoro per l’amica che era entusiasta della cosa; non che avesse bisogno di lavorare, ma sentirsi apprezzata in quel mondo patinato era una cosa inebriante per lei.
Candy aveva ringraziato il suo Terry mille volte per questo; avrebbe fatto di tutto per la sorella, e questa novità adesso le faceva tanto bene.

***
“Candy! Ho visto Albert oggi, gli ho fatto presente le intenzioni che ho nei tuoi confronti, ci aspetta per cena”.

“Accidenti Terry per… avrei voluto parlargliene prima io… un po’ mi dispiace! E che ti ha detto?”

“Mi ha dato una bella lavata di testa!”

La ragazza l’aveva guardato con gli occhi sgranati
“Non approva? Strano lui ti ricorda con affetto e…”

“No, non è questo! Vuole solo essere sicuro che riesca a proteggerti come si deve, tutto qua”.

A parte un piccolo problemino di cui i due avvenenti signori avevano discusso privatamente approfittando della pausa toilette di Candy, filò tutto liscio; Albert fu entusiasta di verificare quanto la sua protetta fosse felice accanto a Terence, non desiderava altro.

Quella sera stessa, di ritorno a casa, Terry trovò Susanna ad attenderlo. La ragazza tentò l’ennesimo approccio con il giovane attore, ottenendo però il medesimo risultato di sempre.

“Stai con lei adesso? Con quella... quella smorfiosetta dell’ospedale?” cominciò con tono sarcastico.

“Non sono affari tuoi questi Susanna!” le rispose lui bruscamente.

“Non venirmi a raccontare che sei attratto da quella insignificante ragazzina! Non ci posso neppure pensare! “ lo incalzò.

“Beh! Visto che ci tieni così tanto a saperlo! Sì… mille volte sì! Ma ti dirò meglio che non si tratta di semplice attrazione; l’amo con tutto me stesso, come mai avrei creduto di riuscire a fare e sono meravigliosamente ricambiato!”

L’attrice era fuori di sé… aveva sognato mille volte di sentirsi pronunciare quelle parole da Terence, ma non era mai accaduto! Anche nel breve periodo della loro frequentazione lui si era sempre guardato bene dal parlare d’amore...
“Ti diverti vero? Ti diverti a vedere che muoio per te!”

“Ti sbagli di grosso mia cara, non godo per niente di questa situazione. Mi dispiace essere sempre così rude con te ma appena mi trattengo dal farlo tu fraintendi; siamo stati insieme un paio di mesi, non funziona… tutto qua.
Non voglio vederti soffrire ma devi fartene una ragione, amo Candy… soltanto lei!”

“Perché mi fai questo? Io ti ho aspettato tanto, ho sopportato tutto, anche il tuo tradimento con Karin….”
La ragazza era passata alle lacrime per tentare di intenerirlo.

“BASTA! Non c’è stato nessun tradimento! Tu vaneggi! Sono uscito con Karin solo un paio di volte quando tra di noi era tutto finito da una vita”.

“Era finito per te, non per me!” insistette di nuovo la bionda attrice.

“Smettila! Smettila o sarò costretto a parlarne con Robert… se continui così comincerò anche a rifiutare le parti in cui tu sei la mia partner sulla scena”.

Mentre Terence pensava
"E’ completamente uscita di senno!”
Susanna si allontanava da casa sua e veniva immancabilmente immortalata dal fotografo di turno…

********

“ESCE IN PIENA NOTTE DALL’APPARTAMENTO DEL COLLEGA…”
Così recitava il solito articolo spazzatura su un giornaletto scandalistico il giorno dopo.
Era stata Annie a farlo vedere a Candy; quel finto disgusto che nascondeva una vena di piacere nel constatare che forse anche all’amica le cose non andavano così bene come sembrava.

“Scusa Terry… ma c’è una foto! L’hai vista ieri sera?” la domanda quasi imbarazzata di Candy.

“Ehi! Non penserai mica che… ??? Tuttelentiggini???
Mi ha aspettato per parlarmi, è sempre la stessa cosa… Non so più che fare con lei!
Ho anche pensato di cambiare Compagnia e lo farò se non la smette di importunarmi”.
Candy si fidava di lui ma queste situazioni spiacevoli erano sempre più frequenti.
“Amore… ci sei solo tu per me, vieni qui” e l’aveva abbracciata forte.

“Lo so… ma mi fa andare in bestia il fatto si senta in diritto di provare a… quando vuole… io…”

“Bene! Allora facciamo una bella cosa! Mettiamo finalmente in chiaro tutto a tutti, ti va?
Per Natale la Compagnia partecipa sempre ad un ricevimento organizzato dal sindaco; non ci sono mai andato perché sai che non sono tagliato per queste cose ma stavolta ci vado! Cioè CI andiamo! NOI DUE… INSIEME! Io dico a tutti che tu sei la mia ragazza così la finiamo una buona volta.
Era meglio farlo prima… ti daranno noia qualche mese ma poi, se non diamo adito a pettegolezzi, si stuferanno.
Mi spiace solo che, almeno per un po’, quegli sciacalli cercheranno di rubare la tua vita privata. Non oso neppure pensare alle basse insinuazioni che faranno quando scopriranno che appartieni ad una delle famiglie più in vista d’America!

Prima di fare questo però dobbiamo fidanzarci ufficialmente; Albert è dalla nostra parte, parlerò anche con tua zia.
Io sono pronto ad impegnarmi davanti al mondo intero, tu te la senti?”
Terence era più deciso che mai.

“Davvero sei pronto a fare tutto questo… per me?”

“Ti amo Tuttelentiggini… in quale lingua te lo devo dire?’”

**********

Un paio di settimane dopo la festa di compleanno di Vincent...
Aveva invitato tutta la compagnia ma Terence non voleva intervenire; fu Candy ad insistere perché partecipasse, anche Annie era stata invitata.

“Andiamo! Vacci! Io devo studiare stasera… tu vai a quel ricevimento, ci sono tutti i tuoi colleghi. Lo sanno anche i sassi che non corre buon sangue tra te e Vincent Jones, lui ti ha aperto una porta, non passare dalla parte del torto.
Magari vuole sistemare i rapporti con te! E’ solo una serata, che sarà mai! E poi c’è anche Annie, sai che ha bisogno di distrarsi”.

Annie era una bella ragazza, dai modi eleganti e Terry aveva dovuto metterla in guardia; il suo collega era una vecchia volpe e sapeva come intortare le ragazze ingenue. La raffinata donzella si era sentita a dir poco lusingata dalle attenzioni prima di Vincent e poi di Terence, che invece aveva solo voluto evitare un dispiacere alla sua amata.

Una festa in stile di Jones, l’alcool scorreva a fiumi… e non solo quello…
“Fallo bere… e sarà di nuovo tuo!” Aveva suggerito il festeggiato alla Marlowe.

“E’ almeno un anno e mezzo che non tocca la bottiglia e da quando sta con quella santarellina poi!” di rimando l’attrice.

“Non dirmi che non sai come convincere un uomo a bere un goccio! Poi con uno con i suoi trascorsi, basta un bicchiere ed è fatta! Il resto immagino tu sappia come farlo; sei una bella donna… e non è la prima volta che ti infili nel suo letto, no?”

“Vincent! Sei disgustoso!”

“Tua anima gemella, tesoro!”

E Susanna tentò alla lettera l’approccio suggeritole da quella invidiosa canaglia.
Si avvicinò più provocante che mai a Terence con un bicchiere in mano…

**********

Era novembre quando la bellissima attrice si presentò in preda alla disperazione all’ospedale
“Signorina Andrew giusto?”

“Sono io!” rispose l’infermiera.

In lacrime annunciò di essere in dolce attesa…
“So che voi state insieme e immagino che lui sia un tesoro con te... so bene quanto sa essere meraviglioso!
Ma alla festa di Vincent... noi eravamo entrambi ubriachi, lui ha perso ogni controllo... io lo amo tanto e non sono riuscita a resistergli.
Ti prego Candice! lasciami Terence! Lui è tutta la mia vita ed è il padre di mio figlio, non posso andare avanti senza di lui…”

Povera Candy, avrebbe voluto sparire all’istante; una pugnalata al cuore sarebbe risultata più sopportabile.
Ricordò quello che Terence le aveva raccontato circa il suo passato e l’alcol...
Era possibile che alla festa si fosse lasciato andare?

Ci aveva pensato poi Annie e togliere ogni dubbio alla sorella...
“Beh amica mia! Io non volevo ferirti ma... l’hai sempre saputo che non è uno stinco di santo!

Vincent non aspettava altro che un’occasione ghiotta come quella per riappropriarsi del ruolo di attore protagonista…

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Capitolo 13
*** Il tradimento ***


Susanna era davvero disperata, e aveva ben motivo di esserlo, ma la rabbia era comunque maggiore della disperazione.

Candy, col cuore in pezzi, era riuscita a rassicurare la giovane attrice che tra le lacrime le aveva chiesto scusa mille volte, tirando in ballo il suo profondo amore per l’attore.
“Non preoccuparti Susanna! Sono sicura che Terence farà il suo dovere... “

La bionda infermiera avrebbe tanto voluto che fosse tutto un incubo ma non riusciva a non credere a quella ragazza inconsolabile che era arrivata a dirle che non avrebbe tenuto un bambino senza un padre... e lei non poteva nemmeno pensare ad una simile eventualità!
Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per evitare tale sacrificio di vita innocente.

Quegli occhi sconfortati la toccavano nel profondo, in un modo talmente strano; riusciva a percepire tutta la fragilità di quella giovane donna.
Inoltre chissà perché le ricordava tanto la sua Annie e non riusciva proprio a non sentirsi coinvolta; anni prima la sorella l’aveva supplicata di rinunciare ad Archie e lei non aveva avuto difficoltà a farlo perché il cugino era sempre stato solo un amico, Terence era tutta un’altra cosa ma… c’era un bambino di mezzo adesso…

Quando Candy affrontò Terry fu l’inizio della fine del mondo per entrambi…
Lei non riusciva neanche a spiegarsi, nemmeno a guardarlo; le sembrava impossibile che potesse essere successo. Lui le aveva dimostrato in più di una occasione quanto la amava e quanto poteva essere passionale ma aveva sempre preferito comportarsi da gentiluomo con lei…
E invece con Susanna...
Certo tra loro non era la prima volta ma... possibile che un bicchiere lo trasformasse in quel modo?
In sua presenza non aveva mai bevuto, nemmeno un sorso per un brindisi; era sempre molto attento, non voleva rischiare scivoloni. Doveva aver lottato parecchio per uscire da quel tunnel e, nonostante la situazione contingente, la bionda ragazza riusciva addirittura a preoccuparsi anche per questo.

Non aveva idea di come affrontare la questione con lui tanto acuto era il dolore che provava.
Avrebbe solo voluto sparire.

“De... devi prenderti le tue responsabilità! Un figlio è una cosa seria... lo sai bene anche tu, hai vissuto sulla tua pelle cosa significa il rifiuto...” gli aveva intimato.

“Candy???” Aveva accennato prima di incrociare i suoi occhi verdi in lui lesse un terribile verdetto già pronunciato...
E in un attimo era cambiato tutto...

Terry sembrava posseduto da uno spirito alieno. Non aveva minimamente provato a negare, non aveva neanche voluto parlarne, come se fosse qualcosa che non toccava la sua persona, tanto gli sembrava impossibile quello che stava sentendo dalla bocca di colei con la quale aveva smesso ogni maschera.
Lo stava davvero giudicando capace di...?

L’aveva guardata con gli occhi che sembravano di ghiaccio, il viso deformato dai lineamenti aggrottati, persino la sua voce risultava trasformata:
“Per quanto mi riguarda non abbiamo altro da dirci!” ed era sparito...
Solo questo aveva detto… NIENTE!
Quel loro amore era dunque stato NIENTE per lui?

Si era sentito tradito; l’ira verso la crudele menzogna di Susanna era nulla in confronto al tradimento di Candy!
Lui le aveva messo l’anima in mano, per la prima volta nella sua vita aveva affidato a qualcuno quel cuore coperto di rabbia e dolore perché le mani dolci di lei lo accarezzassero, lo liberassero della pece che aveva sulle ali per farlo finalmente volare...
Invece quelle dita crudeli avevano dapprima grattato via la corazza per renderlo vulnerabile e alfine l’avevano strizzato forte conficcandovi le unghie affilate fino a farlo sanguinare a morte.

La notizia della gravidanza di Susanna si sparse rapidamente grazie a Vincent, compresa la presunta identità del padre.
Terry era talmente indignato ed estraniato che neanche tentava di negare le accuse che tutti muovevano verso di lui...
“Come si fa a negare l’assurdo?”

E poi lui non era certo uno abituato a difendersi con le parole; erano sempre stati i fatti, il lavoro, la fatica a parlare al posto della sua bocca.
Quando aveva lasciato la scuola era arrivato in America con nulla in mano, aveva nascosto il suo vero nome a tutti, aveva solo studiato e lavorato duro per realizzare il suo sogno, evitando anche la madre.
Non voleva niente che non si fosse conquistato da solo.
Beveva tanto allora... ma ne era uscito per amore della recitazione...
Le uniche cose sbagliate (?) che aveva fatto si riducevano infine a brevi frequentazioni con le due colleghe, tutte le altre ragazze gli erano state affibbiate dai giornalisti che lui aveva sempre accuratamente allontanato con disprezzo.
Così aveva ribattuto ad un Hataway che non sapeva come venirne fuori.

Susanna piangeva ogni giorno la sua disgrazia giurando che Graham era il padre di suo figlio e l’attore non si degnava di rilasciare alcuna dichiarazione al riguardo.
Colpevole... per tutti!

***

“Robert non posso credere che tu ...”

“Terence... io ti credo, se ti può essere di consolazione, penso di conoscerti abbastanza bene, ma purtroppo questo non basta!
Ho parlato con lei, è fuori di sé, sembra addirittura convinta di quello che sostiene; l’opinione pubblica è tutta dalla sua parte.
D’altronde non sei mai stato bravo ad ingraziarti i giornalisti! Adesso li hai tutti contro... “

“Già... e quel bastardo di Jones ha fatto l’impossibile per aiutarmi!”

“Sta lontano da lui, non dare ossigeno al fuoco! Cercherò di darti una mano ma per adesso devo toglierti la parte nello spettacolo... ordini superiori... ho le mani legate. Hai sentito quanti fischi ieri sera nonostante la performance inattaccabile come tuo solito!? il pubblico non ti vuole”.

Per contro la celebrità di Vincent era cresciuta a dismisura e anche quella della giovane attrice.

“...NON TI VUO-LE!” quelle crudeli parole tuonavano di continuo nella testa di Terence.
La storia della sua vita, nessuno l’aveva mai voluto davvero, si era illuso che con Candy fosse diverso e che il suo pubblico lo accettasse almeno come attore… invece era stata tutta una favola col solito amaro finale, come sempre.
Aveva perso tutto in un istante; la sua carriera, la sua arte, e la cosa cui teneva sopra ogni cosa: Candy!

Solo Robert gli credeva...
Stava riordinando il camerino un pomeriggio quando si vide davanti Karin.
Ci mancava solo lei per chiudere in bellezza!

“Che vuoi? Non sono in vena di battute umoristiche, già so cosa mi vuoi dire e... non è davvero aria.
Ma...
Non dirmiiii!!!! Non dirmi che sei incinta!
A questo punto non farebbe neanche differenza; sono anche disposto ad ammettere che il tuo è figlio mio!”

La ragazza lo sorprese quella volta...
“Non trattarmi così!
Solo perché mi piaci... non vuol dire che sia l’essere disgustoso che pensi tu.
È nauseante quello che ti sta facendo, io non credo ad una parola di quello che dice, è fuori di testa;
chiunque ti conosca un po’ non avrebbe dubbi!
Tu sei cinico e distaccato con tutti ma hai il cuore nobile, se avessi anche un minimo sospetto che il bambino fosse tuo non esiteresti ad assumerti tutte le responsabilità del caso, per me è evidente.
Mi dispiace... vorrei aiutarti ma io e la Marlowe non siamo quel che si dice amiche, non caverei un ragno dal buco a parlare con lei”.

Susanna aveva ottenuto di allontanare Candy da Terence ma era ogni giorno più nervosa per la creatura che cresceva dentro di lei; la situazione era tutta e solo a favore di Jones!
Cosa avrebbe fatto lei da sola con un figlio che il padre non avrebbe MAI riconosciuto?

L'amaro dolore si compiace della compagnia, e vuole ad ogni costo trovarsi insieme con altri dolori...

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Capitolo 14
*** Annie e Susanna ***


Annie si era sentita meschina per quello che aveva fatto all’amica mostrandole quell’articolo di giornale, ma era stato più forte di lei.
Candy la ragazza buona, altruista, che mette sempre gli altri davanti... quella amata da tutti...
Non aveva resistito a smorzare quel sorriso che le illuminava sempre il viso e grazie al quale sarebbe parsa bellissima anche con un saio addosso.

Per la signorina Brighton l’aspetto fisico era sempre stato molto importante; immancabilmente truccata e pettinata alla perfezione, vestiva abiti raffinati all’ultima moda... eppure l’allegria e le smorfie di Candy finivano sempre per oscurarla, in qualsiasi situazione.
Quegli smeraldi luminosi, la cascata di riccioli d’oro, quelle forme toniche e aggraziate... e poi l’allegria, l’intraprendenza...
Non c’era storia: Candice White era sempre abbagliante!


Alla festa di Vincent ad Annie erano bastati un paio di bicchieri per perdere ogni inibizione…
Da quando aveva visto Terence baciare Candy aveva desiderato che quelle labbra e quella lingua facessero lo stesso con lei, con la stessa passione, nessuno aveva mai osato tanto con lei. Era sempre stata considerata un fiore delicato da non strapazzare in alcun modo.

Ricordò il tentativo che aveva fatto qualche settimana prima con il bell’attore; lei aveva cominciato a bazzicare dietro le quinte grazie alla brillante idea dell’amico e lo aveva avvicinato per mostrargli gli ultimi bozzetti...
“Brava Annie! Sei una ragazza talentuosa, complimenti! Finalmente dei bei costumi di scena. Noto che hai fatto attenzione all’epoca e nello stesso tempo hai dato al tutto un tocco di modernità, mi compiaccio davvero”.

Nessuno le aveva mai fatto un complimento così sincero per un lavoro, in fondo quando mai aveva lavorato!
Era sempre stata una bambolina fragile senza grosse aspirazioni se non quella di essere moglie; era sempre stata Candy l’unica a voler essere indipendente, a credere nelle proprie capacità e a riuscire nel suo lavoro.

Adesso nientemeno che l’affascinante e talentuoso Terence Graham si stava sinceramente complimentando con lei per una cosa che aveva creato tutto da sola; lui era stato il primo a credere nelle sue potenzialità e non era la prima volta che la riempiva di complimenti, era sempre così galante e si sentiva profondamente lusingata da quegli apprezzamenti.
Annie aveva sempre avuto consapevolezza del fatto che Archie nutrisse un sentimento sincero per Candy, si era tenuto in disparte solo per rispetto ad Anthony, e poi la sorella neanche aveva dato seguito a quella storia...

Era molto arrabbiata con la vita e confusa e avrebbe tanto voluto riuscire per una volta a colpire chi occupava il cuore dell’amica, per una sorta di sciocca rivalsa.
E poi Terry era così carismatico ed elegante, quando passava tutti si giravano a guardarlo!
Lui sembrava essere sempre il centro del mondo.

Gli aveva buttato d’istinto le braccia al collo, chiudendo gli occhi e offrendogli la sua bocca imbellettata e profumata.

Il ragazzo l’aveva fermata non senza imbarazzo...
“Annie... non vorrei avessi frainteso! Apprezzo davvero il tuo lavoro ma il mio interesse si limita a questo.
Io amo Candy con tutto il cuore, non c’è altra donna che io voglia neppure sfiorare...”

“Scusami... sto... sto passando un brutto periodo...
Dimentichiamo tutto, per favore...” aveva chiesto la giovane donna pentendosi immediatamente di ciò che aveva fatto. Non era una ragazza facile né innamorata dell’attore ma ne era inevitabilmente attratta e avrebbe voluto fare su di lui l’effetto che, stando alle malelingue, esercitavano le ragazze più belle e raffinate.

“Io non dirò nulla alla mia fidanzata! Lei ti considera una sorella e non voglio farla soffrire per una cosa senza importanza... ma... non mettermi di nuovo in imbarazzo” chiuse lui.

“… una cosa senza importanza…sono sempre questo… per tutti!”
pensò tristemente.

***

Alla festa di Jones le cose non erano andate molto diversamente. Terence aveva dapprima respinto malamente Susanna
“Smettila! Sai che non bevo più!” lui era chiaramente infastidito.

“Un goccio per festeggiare amico! Che sarà mai!” gli aveva gridato dietro Vincent.

Ma il ragazzo non si era lasciato sedurre né convincere…
Ne era uscito facendo un grosso lavoro su stesso e non voleva rischiare di mandare tutto gambe all’aria, soprattutto adesso che la vita aveva davvero cominciato a sorridergli, non avrebbe mai buttato via la sua occasione in un modo così sciocco.
Quella sera la bionda attrice avrebbe venduto l’anima al diavolo per avere anche una sola possibilità di insinuare il dubbio tra lui e l’infermiera...

All’improvviso però si era fatta avanti Annie. Aveva voglia di divertirsi e pur essendo ancora lucida aveva bevuto il giusto per agire con coraggio vincendo la sua timidezza,
Terence si era lasciato volentieri trascinare da lei sulla pista da ballo pur di togliersi di torno la collega, ma aveva attirato l’attenzione di troppa gente per i suoi gusti e non voleva rischiare di alimentare altre chiacchere velenose.
Abbandonò, di conseguenza, la festa quasi subito e Annie si lasciò poi corteggiare da un Vincent più fine e galante che mai.


L’indomani Candy aveva immancabilmente trovato un biglietto tra la posta...
“Attenta alla tua Annie e al tuo Terence...
un’amica”

Aveva appallottolato il foglietto stizzita ma non aveva accennato a nulla, era stanca di stupide insinuazioni.

***

Dopo la notizia della gravidanza, Terence aveva cercato di fare i conti con colei che si professava futura madre di suo figlio, era una furia.
“Perché mi fai questo?”

Susanna tremava come una foglia e Vincent era intervenuto in sua difesa:
“Maledetto bastardo! Che vuoi fare? Aggredirla forse? Dovresti vergognarti e fare il tuo dovere invece…”
Robert e Karin si erano intromessi in tempo per evitare il peggio, Terry l’avrebbe ammazzato di botte!

Jones era sempre molto gentile e premuroso con la povera collega sedotta e abbandonata; aveva anche cominciato a rigare dritto e a comportarsi come si deve con tutti, soprattutto con Annie con la quale era il più galante e raffinato dei cavalieri.
Non era certo attraente come Terence ma esercitava comunque un certo fascino sulle ragazze, inoltre non aveva mai guardato Candy con interesse, e questo per Annie era importante… questa volta lei non era la seconda scelta di nessuno.

E così la signorina Brighton aveva cominciato ad accompagnare regolarmente la nuova stella; non riusciva a capire nemmeno lei come la situazione fosse volta così repentinamente a suo vantaggio: nientemeno che il primo attore! Le posizioni sua e della sorella si erano completamente invertite e finalmente si era presa in parte la sua rivincita.
Aveva una gran voglia di avere i riflettori puntati su di sè per una volta, si era sempre sentita la ruota di scorta e non riusciva più a sopportare questa situazione.

Articolo o meno, festa o non festa... in fondo Susanna era incinta davvero, non certo per colpa sua!
Questo pensiero costante quietava la sua coscienza per le “piccole insinuazioni” che aveva fatto all’amica che vedeva ogni giorno più sofferente.

***

Candy… la solita Candy…
Nonostante il personale dolore non riusciva a non preoccuparsi per Annie; aveva chiuso da poco con Archie e adesso sembrava preoccuparsi solo di feste e prime pagine…
“Tesoro… stai attenta, non correre troppo ok? Non voglio veder soffrire anche te!”

E la bruna ragazza era finalmente scoppiata con la sua rabbiosa verità:
“Che succede adesso? Sei invidiosa? Solo perché la situazione si è rovesciata! Possibile che non riesci a gioire davvero per me, per una volta che mi ritrovo in una situazione privilegiata rispetto alla tua?”

“Annie cara, che dici? Io mi sto solo preoccupando!”

“Beh! Io sono stufa di essere trattata come una bambolina da proteggere.
So che vorresti sentirti dire che non c’è nulla di vero, che il tuo Terence ti ama sopra ogni cosa ed è puro come un giglio ma… non è così!

Io e Vincent siamo solo buoni amici, non sono così sciocca da cadere tra le braccia di un bel ragazzo solo perché è un attore affascinante!
Se fosse così…. se fosse così… beh... se fosse così avrei ceduto alle lusinghe di qualche altro artista!"
Aveva lasciato cadere il discorso, lasciando volutamente il dubbio che Terry avesse in qualche modo provato un approccio…

In quel momento Candy ricordò il bigliettino che aveva trovato tra la posta e che aveva prontamente cestinato
“Attenta alla tua Annie e al tuo Terence...
un’amica”

La signorina Brighton era stata adottata solo perché Candy aveva fatto l’impossibile per mal apparire agli occhi dei suoi genitori, aveva poi passato anni ad aspettare il giovane Cornwell e aveva sempre visto nei suoi occhi la luce dell’amore, ma non era mai stato per lei.
Si era sentita profondamente attratta fisicamente da Terence e, quasi a volersi prendere una rivincita per tutto il tempo passato a struggersi per Archie, aveva desiderato per un momento essere oggetto dei suoi desideri.
Tutti lo dipingevano come un dongiovanni, uno facile... eppure lui non ci aveva pensato due volte a respingerla come fosse stata un’appestata sempre in nome di Candy; poi invece non si era evidentemente tirato indietro con Susanna!
Adesso occupava costantemente le prime pagine dei rotocalchi e Candy, invece di gioire per lei, la metteva in guardia contro i mali del mondo, come fosse una stupida ragazzina che tutti riescono ad imbrogliare.
E invece lei voleva vivere la magia di quell’attimo!

Così aveva dato sfogo all’invidia e alla rabbia di un momento con quella dolorosa bugia e aveva rifilato, senza valutarne realmente le conseguenze, il colpo di grazia all’amica di una vita.

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Capitolo 15
*** Il gioco delle parti ***


Stear non aveva avuto dubbi sul suo amico...

Candy sembrava sonnambula... perennemente in trance, il suo dolore era talmente profondo che si era come estraniata dalla realtà quasi a proteggere se stessa...
Chissà cosa faceva più male:
Che Terence l’avesse tradita?
Che Susanna fosse incinta?
E Annie? Perché anche Annie?

Lei lo amava sopra ogni cosa ma era stata un’ingenua! Una ragazza semplice come era sempre stata non aveva nulla da spartire con il suo mondo scintillante...
“Che stupida! Altro che Romeo!
Chi troppo vuole nulla stringe…”

Ricordava il periodo magico trascorso alla casa di Pony... quella notte di luna piena, l’ultima, in cui si erano quasi lasciati andare...

“Mi ascolti? Candy! Mi stai sentendo?”

 

“Stear! Cosa? Che dicevi scusa?”

“Candy, ascoltami con attenzione e cerca di essere razionale; lui è cresciuto senza genitori come te! Anche fosse vero, che ubriaco marcio ti abbia tradita con Susanna e l’abbia messa incinta, non si comporterebbe mai così! Ma cosa vai a pensare! Ti rendi conto? Non puoi dirmi che non credei almeno in questo.
L’hanno incastrato, Terence ha bisogno di noi adesso!”

“Vorrei avere le certezze che hai tu…”

Il maggiore dei Cornwell continuava
“Sai perché non sono partito per la guerra? Vuoi che ti racconti come è andata?
È stato lui a convincermi, mi ha urlato che non avrebbe permesso che io buttassi via la mia vita e che mi avrebbe seguito fino al fronte se fosse stato necessario; nemmeno mio cugino o mio fratello avrebbero rischiato tanto per me!
Mi ha preso a pugni quella volta, ce le siamo date di santa ragione mischiando il nostro sangue che colava dalle labbra e dal naso; siamo crollati schiena contro schiena sotto i nostri stessi colpi.
“Ci sono molti modi per far valere i propri principi senza sprecare stupidamente ciò che di più prezioso si possiede… “mi disse e mi distolse da quel pericoloso proposito.

Beveva come una spugna in quel periodo, non sai quante volte l’ho ripescato in qualche malfamato posto, in quante occasioni l’ho visto piangere mentre vomitava tutto il veleno che aveva ingurgitato! L’ho pregato a non finire di smettere, di rallentare se non altro! sembrava quasi volesse punirsi per essere nato.
Presi la palla al balzo e gli risposi che avrei desistito solo se anche lui si fosse impegnato seriamente in prima persona a salvarsi. E con questo patto siamo rinati entrambi, come due veri fratelli.
So come si comporta davanti all’alcol, lui non tocca nulla perché non si fida ancora completamente di se stesso... e invece io sono sicuro che è indistruttibile ormai sotto questo aspetto.
Metterei la mano sul fuoco per lui! Conosco il suo cuore e mi fido di lui ed è quello che dovresti fare anche tu!”.

Candy lo guardava mente copiose lacrime sgorgavano dai suoi occhi...
Purtroppo anche lei aveva un’amica, una sorella di cui si fidava più che di se stessa...

“Ascolta il tuo cuore se non credi a me!”

“Il mio cuore non sarebbe obiettivo, vorrebbe fosse solo un incubo...”

“Attenta Candy! Perché il tuo cuore magari è poco obiettivo ma la tua ragione è offuscata dalla gelosia e dal dolore...”

Albert non aveva avuto bisogno di pensarci tanto, in fondo conosceva l’indole di quel ragazzo scapestrato che era scappato dalla famiglia per cercare la sua strada, cosa che avrebbe tante volte voluto fare lui stesso.
In fondo riusciva a comprendere bene le sue reazioni.
Non aveva risposto sulla carta? E allora?Nemmeno lui lo faceva mai quando i giornali lo attaccavano in qualche modo e andava dritto per la sua strada!

Il pubblico era molto volubile e ipocrita, avrebbe dimenticato presto, in fondo a teatro ci andava per vedere grandi interpreti e, a quanto ne sapeva lui, da quanto Jones aveva sostituito Graham, la compagnia non aveva più avuto il tutto esaurito una sola volta!
Al contrario molti avevano chiesto il rimborso del biglietto acquistato con largo anticipo, cioè quando il protagonista era puro talento artistico.
Era sicuro fosse solo questione di tempo e, almeno quella cosa, si sarebbe risolta da sola ma... il resto?

Cercò di far ragionare la sua protetta.
“Scusa... perché credi a Susanna? Neanche la conosci! E Terence?
Non avete forse aperto i vostri cuori l’un l’altra?
Potresti almeno... dico almeno riprovare a parlare con lui per capire cosa possa essere successo!?
Non credi che questo sarebbe il caso di concederglielo?”

Era giusto! Questo sì! Praticamente non ne avevano parlato...
“Susanna è venuta da me... dice di essere incinta, che il bambino è tuo figlio...”

“Per quanto mi riguarda non abbiamo altro da dirci...”
A parole era stato tutto brevissimo, era finito tutto così...

Candy si fece coraggio e andò a casa di Terry... forse per Susanna… forse voleva chiedergli anche di Annie! Perché Annie?

Lui era furibondo... da far paura!

“Sono stato chiaro con te! Non ti voglio più vedere, togliti di torno, per sempre!
Ho sbagliato a credere che fossi diversa, che potessi amarmi davvero! Ho messo tutto me stesso nelle tue mani come MAI avevo fatto prima! MAIIII! Stupido idiota! VA VIAAAAA!”

“Ho bisogno che... che parli con me... di sentire la tua versione!” insistette Candy.

“Versione? NON C’È NESSUNA VERSIONE!
SPA-RI-SCI!”
E lei era volata via in lacrime...

“Maledizione! Io le ho raccontato la mia infanzia… quanto ho sofferto a sentirmi chiamare “piccolo bastardo” da quella che avevano fatto passare per mia madre! Non permetterei MAI che mio figlio vivesse qualcosa del genere… con qualsiasi donna, in qualunque situazione o per qualsiasi dannata ragione lo avessi concepito!”

***

Il tempo passava e le cose non cambiavano; il ventre di Susanna accennava appena ad ammorbidirsi,
erano già passati tre mesi...
Annie occupava costantemente le prime pagine di tutte le riviste col suo cavaliere e pensava solo ad agghindarsi a dovere; Jones era sempre più forte della sua posizione di primo attore, adesso aveva anche una accompagnatrice raffinata e di buona famiglia, era perfetto agli occhi di tutti.


A dire il vero la giovane Brighton aveva visto il primo attore discutere animatamente qualche volta con Susanna e aveva cercato di indagare:
“Vincent scusa... tu credi davvero che il figlio della Marlowe sia di Terence? Lui proprio non sembra volerne sapere nulla!”

“Mia cara... so che quella Candy è tua amica, mi dispiace per te ma non ci sono dubbi al riguardo! Di chi vuoi che sia? È sempre stato un tipo leggero, corre dietro a tutte le gonne che vede!”
Si sentiva ogni giorno più in colpa per aver mentito all’amica che stava patendo le pene dell’inferno e quelle parole avevano di nuovo zittito la sua coscienza.

Certo la bionda infermiera non ci capiva più nulla adesso! Terence aveva perso tutto, i giornali continuavano a gettargli fango addosso... lui sempre zitto...
La situazione era tale che solo un idiota non avrebbe ammesso!
In fondo se fosse stato suo figlio a quel punto gli conveniva assumersi le sue responsabilità, almeno avrebbe riavuto indietro il suo mondo a teatro.
Ma poi il pensiero cadeva su Annie… anche Annie… e lei si sentiva morire…
“Possibile che il mio cuore abbia sbagliato così tanto?”

Inutile dire che Anthony, che mai aveva nutrito grossa simpatia per il vecchio compagno di scuola, lo aveva giudicato colpevole sin dall’inizio.
In fondo era stato pizzicato con così tante ragazze che non era difficile arrivare a questa conclusione.
La cosa che lo mandava in bestia era che aveva colpito a morte la sua amata principessa; lui si era fatto da parte di fronte all’evidente sentimento di Candy, aveva sofferto molto in quei mesi e per cosa? Per uno stupido profittatore ubriacone!!!
L’avrebbe preso a pugni se avesse potuto, non gli restava altro che raccogliere i cocci adesso...

In Aprile Stear e Patty sarebbero convolati a nozze...
Il calunniato attore era stato designato quale testimone dell’occhialuto ragazzo malgrado il disappunto della zia i commenti insistenti di Anthony:
“Fallo almeno per Candy! Che non debba sopportare la sua presenza quel giorno! Non vedi che è ridotta uno straccio?”

“Lo è per colpa sua! Dovrebbero solo stare insieme e sostenersi adesso... invece...” Stear era sempre fermo sul suo pezzo.

Candy cercava di tenere la testa occupata ammazzandosi di lavoro. Era sempre così stanca quando finiva il suo turno che a volte aveva l’impressione di perdere il contatto con la realtà.
Il signore che si era presentato a chiedere informazioni su un paziente che era risultato non essere mai stato ricoverato… le pareva proprio di averlo visto anche sotto casa e di nuovo dal panettiere! Possibile che fosse in queste condizioni?
****

A teatro Stratford, da qualche tempo, Karin aveva cominciato a fare attenzione ai movimenti di Vincent!

Così borioso, un discreto Amleto...
Sembrava invincibile ma... troppe attenzioni verso quella Annie… e poi l’aveva visto bisticciare con Susanna, accortosi di lei, l’aveva addirittura strattonata malamente per appartarsi con lei.
La Marlowe aveva i nervi a fior di pelle, cosa ne sarebbe stato di lei e del bambino? Vincent cercava di tranquillizzarla dicendole che l’avrebbe aiutata ma sentiva che la situazione gli stava sfuggendo di mano.

C’era una luce strana negli occhi dell’attore, una preoccupazione, eppure sembrava andargli tutto a meraviglia!

Era una domenica mattina di marzo, Terence era passato a teatro, a quell’ora era sicuro sarebbe stato solo; sul palco impersonava il suo Amleto, aveva bisogno di evadere dal puzzo insopportabile della realtà che stava vivendo...
“Essere... o non essere. È il problema. Se sia meglio per l’anima soffrire oltraggi di fortuna, sassi e dardi, o prender l’armi contro questi guai e opporvisi e distruggerli. Morire, dormire... nulla più.”

Quanto gli mancava poter dar vita ai suoi personaggi, poter far fluire le sue emozioni e passioni più forti attraverso quegli animi tormentati quanto il suo proprio!
Ma aveva fatto male i suoi conti: non era affatto solo... Susanna da dietro le quinte lo guardava rapita...

“Come vorrei che mio figlio fosse davvero tuo... perché ti amo così tanto e… perché tu mi disprezzi invece!”

Karin si era intrufolata nel camerino di Vincent in cerca di chissà cosa potesse aiutare a far luce su quella triste faccenda.

All’improvviso la bionda attrice avvertì delle fitte al ventre e cominciò a gridare, Terry si fermò e non poté far altro che soccorrerla.
“Il bambino”, gridò lei... “il mio bambino...”

Arrivò anche la collega...
“Terence! Dobbiamo portarla all’ospedale! Non possiamo fare altro!”

Lui la prese in braccio mentre Karin raccoglieva le giacche e filarono via di corsa.
Candy era di guardia al pronto soccorso…
Li vide arrivare affannati! Susanna in lacrime si stringeva disperatamente al petto del suo accompagnatore.

Il medico non poté fare a meno che confermare che la ragazza aveva perso il figlio;
“Andrew avvisi lei il padre del bambino... il giovanotto là fuori intendo!”, disse il dottore.

Era così evidente?! Un’altra stilettata al cuore provato dell’infermiera.
Come un automa lei si ritrovò davanti ai due attori, erano entrambi preoccupati...
“Mi dispiace, ha perso il bambino... lei comunque starà bene...”

Gli occhi verdi di Candy incrociarono quelli di Terence... vuoti... imperscrutabili...
Stava soffrendo, era evidente, per la creatura forse?
Voleva dirgli qualcosa, mentre si allontanava l’aveva trattenuto un attimo per il braccio:
“Terry... “

“Non toccarmi...”
Uno strattone ed era sparito.

La scena era stata da manuale; chi altro può portare una ragazza incinta all’ospedale se non il padre del bambino?
Chi poteva essere con lei in quel momento se non lui?
Che ci facesse la Kleiss con loro ci avevano pensato i tabloid spazzatura a chiarirlo: il solito sempreverde triangolo amoroso che faceva salire alle stelle le tirature dei giornali.

Graham non fu disturbato granché dalla cosa, peggio di così non poteva andare, lo faceva quasi ridere... ma Karin era nera!

Candy dal canto suo aveva definitivamente perso ogni speranza...
Povera ragazza! Aveva anche dovuto prendersi cura di colei per la quale aveva rinunciato al suo amore.

“Tornerai da lui adesso?” aveva chiesto la bionda attrice.

“Non ci riuscirei mai arrivati a questo punto…” era stato il commento dell’infermiera prima di uscire in lacrime dalla stanza.

Susanna aveva ottenuto la sua vendetta, aveva distrutto Terence su tutta la linea ma... a che prezzo? Lui l’avrebbe odiata per tutta la vita, non era certo questo quello che aveva sempre desiderato...

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Capitolo 16
*** La verità di Karin ***


Karin era davvero furba… non le scappava niente, registrava qualsiasi sguardo o movimento particolare della vita dietro le quinte; aveva notato la tensione crescente nell’ultimo periodo tra Vincent e Susanna ed era entrata di nascosto nei camerini di entrambi.
La bionda attrice aveva vissuto giorni infernali prima del triste epilogo della sua gravidanza, era incinta di un figlio che il padre naturale non avrebbe mai riconosciuto, Terence la guardava con disprezzo, si sentiva sola contro l’universo intero e non sapeva più che pesci pigliare.
Aveva tante volte pensato di gridare al mondo la sua verità ma la situazione non sarebbe cambiata, anzi avrebbe perso l’unica cosa cui poteva ancora aggrapparsi, il teatro e l’affetto del suo pubblico.
Nessuno le avrebbe mai perdonato quell’orribile bugia! Non le restava altro che fidarsi del genitore di suo figlio; il miserabile aveva contattato qualcuno che avrebbe potuto aiutarli a liberarsi di quella creatura che nessuno dei due aveva desiderato generare.

Susanna aveva tenuto in tasca per giorni il biglietto con l’indirizzo di questa persona e passato il suo tempo libero a piangere su quel foglietto incatenata a mille dubbi e mille paure.
Si rifugiava nel soppalco del teatro per farlo, da lassù osservava il palcoscenico e le colonne di polvere illuminate dai riflettori. In un momento di grande sconforto aveva avuto la tentazione di lasciarsi cadere su quel pavimento di legno che l’aveva fatta brillare tante volte e che aveva sognato, in altrettante innumerevoli occasioni, di calcare accanto all’amore della sua vita tra scroscianti applausi.

Una voce gentile l’aveva trattenuta…
“Signorina Marlowe, non si lasci andare così, lei è così bella e talentuosa… Non si butti via per nessuno al mondo! Le cose andranno meglio e troverà qualcuno che la ami davvero”
“Io non sono nessuno ma… il mio cuore non è secondo a quello degli altri, se solo si accorgesse di questo…”

“Davvero Marc? io… io mi sento tanto sola adesso.
Mia madre è sempre stata così rigida con me, mi ha spinto a studiare recitazione duramente per essere la numero uno, non mi ha mai scontato nulla, nessun errore, nessuna incertezza; d’altro canto era capace di soddisfare ogni mio capriccio... giocattoli, scarpe, vestiti...
È sempre stata così scostante, credo mi abbia sempre amato nella misura in cui riusciva, sfruttando me, a tenere legato mio padre...
Quanto l’ho odiata per questo!”
”Dio mio... cosa sto facendo io? Sono divenuta tale quale a lei!”

Tentennò un attimo prima di proseguire
“...mio padre... è sparito da qualche anno, mi scrive di tanto in tanto ma non so perché se ne sia andato via da me. Avrei così bisogno dei suoi abbracci in questo momento…”

Marc, il tecnico delle luci, l’amava in silenzio ma non era mai stato nessuno per lei; forse quella era stata la prima volta in cui l’attrice si era accorta che dietro le sue luminose apparizioni in scena c’era anche il suo preciso lavoro.
Le parole del ragazzo erano insperabilmente riuscite a toccare le corde del cuore di Susanna, probabilmente il tono e la devozione con cui erano state pronunciate; quella sera lei aveva finalmente accartocciato e buttato nel cestino quel pezzo di carta.

“No caro Vincent, io non voglio essere come te… non butterò via il mio bambino in questo modo!” aveva sussurrato accarezzando per la prima volta dolcemente il suo ventre.

Karin aveva trovato il biglietto proprio il giorno prima dell’aborto di Susanna e, anche se quella storia era tristemente giunta al suo epilogo, aveva deciso di andare a controllare a quell’indirizzo.

La casa si trovava nella parte più povera della città, le aveva aperto la porta una signora di mezza età dallo sguardo duro e dall’aria poco rassicurante; teneva gli avambracci dritti verso l’alto, portava una cuffia e un grembiule insanguinati…

“Che hai tesoro? Sto lavorando!” l’aveva imbeccata bruscamente mentre si udivano provenire dalla stanza adiacente le grida di una ragazza mescolarsi ai vagiti di un neonato.
La giovane attrice l’aveva guardata con gli occhi pieni di terrore, aveva paura di aver capito quali drammi si consumassero tra quelle squallide quattro mura.

“Non stai per partorire quindi presumo tu voglia liberartene, giusto?”
Quella signora disgustosa l’aveva guardata con disprezzo facendo con la testa un cenno al suo ventre piatto e dopo qualche altro istante aveva aggiunto:

“Ah ho capito! sei l’amichetta di Vincent, è lui che ti manda da me giusto?”
Karin non era riuscita a rimanere in quel posto un minuto di più.

Quindi Susanna aveva comunque intenzione di porre fine alla sua gravidanza, perchè? E Vincent? Che cosa c’entrava Vincent in tutto questo? Che vantaggio poteva averne lui ad aiutare la collega in quella pericolosissima pazzia?

Un lampo violaceo attraversò le scure iridi dell’attrice.
“Ci sono… adesso mi è chiaro tutto!” aveva capito... finalmente! Ma non aveva idea di come fare ad ottenere le prove di ciò di cui era ormai certa: il bambino che Susanna aveva casualmente perduto era dell’attuale primo attore della compagnia.

La sera della festa, infatti, la bionda attice era talmente ubriaca da non reggersi in piedi. Lo stesso festeggiato, dopo aver fatto arrivare una carrozza per Annie, l’aveva riaccompagnata a casa… non avrebbe mai indovinato la toppa della serratura in quelle condizioni.
Aveva dovuto sorreggerla sino a farla ricadere sul letto.
La giovane donna si era lasciata consolare dal collega arrivando a scambiarlo per l’oggetto dei suoi desideri…

“Non ti preoccupare, ci pensa il tuo Terence adesso a te!” le aveva sussurrato cinicamente quella canaglia e lei era caduta miseramente tra le sue braccia.
Il gran mal di testa della mattina successiva non le aveva però impedito di rendersi conto del terribile errore che aveva commesso appena riaperte le palpebre sul mondo.

 

La Kleiss si recò immediatamente a casa del collega, voleva metterlo al corrente dei suoi orrendi sospetti; lo trovò in uno stato pietoso con una busta tra le mani.

“Terence… che hai? stai male?” chiese preoccupata.

“Non so neppure io che dirti, penso che me ne andrò. Ho ricevuto un’offerta di lavoro in Inghilterra…
Credo l’accetterò… non mi piace fuggire via ma voglio uscire da questo pantano il prima possibile.
Quelli che credono in me li conto sì e no sulle dita di una mano, ho perso tutto compreso…”
…era ammutolito mentre digrignava rabbiosamente i denti.

“Compreso cosa?” insistette l’amica.

“Al diavolo!” sbottò lui.

“Ah! Ho capito! L’infermiera bionda dell’ospedale, giusto?
Sei proprio innamorato questa volta vero? E’ una ragazza fortunata!”

“Fortunata dici? Non penso lei si ritenga tale visto che è stata la prima a voltarmi le spalle…”

“Beh sai quanto è brava Susanna con i drammi! Ma tu hai cercato di chiarire con lei o hai fatto il riccio come con tutti gli altri?”

“Non si fida di me… è tutto quello che mi basta sapere, tu per esempio mi hai creduto, giusto?”

“Beh! Permettimi… non siamo esattamente nelle stesse condizioni!
Diciamo che qualche attenuante ce l’ha, ti pare?
E poi ti ha visto arrivare al pronto soccorso con Susanna tra le braccia, mettiti nei suoi panni!
Capisco che ti senta ferito ma non hai proprio tutte le ragioni del mondo, prova a pensarci su almeno!”

Il leone colpito al petto non voleva proprio sentire scusanti e cercò di dare una piega diversa al discorso.
“Karin, mi dispiace... mi dispiace che tu sia rimasta invischiata in questo pasticcio. La tua Ofelia è strepitosa eppure ieri sera hai pagato pegno, e solo perché mi stai appoggiando in qualche modo… “
Era chiara l’allusione ai fischi che l’artista aveva ricevuto dal pubblico all’uscita da teatro.
“Io non ne posso più di stare qui a farmi insultare... da settembre sono a Londra, mi hanno fatto un’ottima proposta.
Magari farebbe piacere anche a te cambiare aria!”

“Forse anche sì!” gli rispose la ragazza...
“Con te verrei anche in capo al mondo” aveva pensato tra sé.
“Ma spero ancora di riuscire a sistemare le cose”.

“Perché fai tutto questo Karin?” di nuovo Terence.

“Beh! Intanto perché adesso ci sono dentro anche io fino al collo...
Poi... questi imbrogli li odio! Sono inconcepibili per me!
E... tu mi piaci un sacco, veramente tanto... non...
... non sono una ragazza facile come può esserti sembrato.
Ti ho avvicinato in modo frivolo solo perché mi era sembrata la maniera più semplice per farlo; ti atteggi come un dongiovanni, un ragazzo superficiale, sembrano spaventarti i legami seri e io... sono stata una sciocca...
Ora che ti vedo così innamorato mi è evidente che ho sbagliato tutto, oltre che aver sprecato la mia unica occasione... forse...
Tengo molto a te e non voglio vederti soffrire come stai facendo, non lo meriti, tutto qua!”
Terence fu estremamente colpito dalla sincerità della collega, l’aveva mal giudicata.

“Comunque io penso di aver capito tutto ma non so come incastrarli...” sussurrò la bella attrice prima di andarsene per non far vedere le lacrime che a stento era riuscita a trattenere sino a quel momento.
Era innamorata del giovane attore e non se n’era resa conto appieno sino a quel momento.


***

Nel frattempo Candy, finito il suo turno di lavoro si stava avviando verso casa…
Rientrava sempre a piedi, anche se il freddo pungeva ancora, una bella passeggiata aveva sempre avuto il potere di rilassarla, anche se nell’ultimo periodo era davvero impossibile.
Con un rapido movimento delle pupille si guardò intorno senza voltare il capo, aveva paura.
“Di nuovo lui...” sussurrò preoccupata “No, non può essere un caso!”.

La prima volta pensò di essersi confusa ma ora ne era certa: quell’uomo seminascosto dietro l’albero, era lo stesso che aveva notato la sera prima nello stesso posto e quella precedente ancora e che nel pomeriggio aveva visto bazzicare senza un valido motivo al pronto soccorso...
Stava seguendo lei! Ormai ne era certa!
Chi mai poteva essere?

Cominciò a camminare a passo svelto, non voleva correre, temeva di far precipitare la situazione…
Si catapultò davanti ad un distinto signore che aveva appena fermato una carrozza:
“Mi perdoni… è un’emergenza, posso fare un pezzo di strada con lei?”

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Capitolo 17
*** La verità di Thomas ***


Ho promesso un secondo capitolo oggi... ed eccolo qua!
Preparate i fazzoletti!




Quella sera Susanna di ritorno a casa ebbe una sorpresa inaspettata.
Un uomo di mezza età dai meravigliosi occhi verdi la stava aspettando davanti alla porta...
Aveva il viso seminascosto da sciarpa e cappello, ma quella luce verde brillante avrebbe bucato qualsiasi camuffamento.
Non si vedevano da quasi cinque anni ed era invecchiato molto a dispetto di quel periodo di tempo, ma la ragazza non ebbe difficoltà a riconosce gli smeraldi che aveva adorato da bambina, gli unici che l’avevano coccolata ed accarezzata con tenerezza, non avrebbe mai potuto dimenticarli.

“Pa... papà... sei tu!” e fu tra le sue braccia spalancate...

Durante l’ultimo lustro, da quando Susanna era entrata nella compagnia Stratford, avevano avuto solo contatti epistolari anche se lui seguiva da lontano con attenzione qualsiasi notizia riguardante la figlia e questo era uno dei motivi per cui era tornato in città.

“Bambina mia, mi sei mancata tanto ma avevo una cosa importantissima da fare...” ammise con le lacrime agli occhi.
“Dimmi tutto! Racconta a tuo padre cosa sta succedendo nella tua vita! Coraggio!”

La giovane attrice non ne poteva più è raccontò tutta la verità al suo tenero papà.
“Tesoro... non sei sola, io sono qui per aiutarti e non ti lascerò mai più ma tu devi lasciar libero dall’infamia quel ragazzo che non ha colpa di nulla. Non ti preoccupare, di te si occuperà tuo padre d’ora in poi...”

“Ma... io... io lo amo disperatamente papà... e lui non mi vede nemmeno per colpa di quell’infermiera insignificante...”

La strinse forte.
“Piccola.... no! Non è così! Credimi, ne so qualcosa!
È ora che io ti racconti la mia storia con tua madre... così forse capirai...

Non l’ho mai amata, lo sai... sei cresciuta tra la nostra indifferenza...
Quando ero giovane ero un attore di grande talento e quando cominciai a lavorare per la compagnia teatrale che aveva ingaggiato anche tua madre, lei si infatuò di me.
Grace era una bellissima ragazza, dalle discrete doti istrioniche; credeva che la sua avvenenza le avrebbe permesso di avere in pugno il mondo, non accettava alcun rifiuto.

Io pensavo solo a recitare, il teatro era il mio unico interesse vero e non ero affatto un tipo facile; in quel periodo conobbi la figlia della costumista... la mia Rose, aveva un paio d’anni meno di me.
Era una ragazza semplice ma dal cuore d’oro; oltre a cucire, si spezzava la schiena con mille lavoretti per aiutare la madre gravemente ammalata a tirare avanti, il padre era morto per un incidente sul lavoro e aveva un’altra sorellina molto più piccola da accudire.

Era così dolce ma nello stesso tempo forte e risoluta, ci innamorammo in brevissimo tempo.
Lei all’inizio era molto prevenuta nei miei confronti perché il mondo dello spettacolo era troppo distante dalla povertà in cui lei aveva sempre vissuto con la sua famiglia, ma io ero pronto a tutto per stare con lei, non mi ero mai sentito così amato e felice prima di allora, camminavo a due metri dal pavimento al solo suo pensiero.
Avevo passato la mia vita a divertirmi, a sperperare i soldi di mio padre che non c’era mai e a far impazzire mia madre che non si occupava di altro se non di feste e frivolezze.
Non nutrivo interesse alcuno prima di trovare il testo di “Romeo e Giulietta” che la mia dolce Molly conservava gelosamente tra i ricordi del caro marito scomparso.
Molly... la governante, ricordo le sue carezze, le sue favole, le due ninne nanne... le uniche che abbia mai avuto da bambino.

Non mi ero mai reso conto di come potesse essere dura la vita di chi non era benestante come me e vedere quella giovane ragazza spezzarsi la schiena ogni giorno per portare a casa il pane per sé e la sorellina e comprare le medicine per la madre mi colpì in pieno petto come mai nulla in precedenza.
La professionalità e l’accuratezza con cui svolgeva il suo lavoro... io non avevo mai fatto nulla in quel modo; lei aveva così poco! Eppure riusciva a vivere con molta più intensità e dignità di me e di tutti gli avvoltoi che mi avevano circondato sino ad allora.
Quel sorriso che sempre riusciva a regalare nonostante le difficoltà cominciò, quasi senza che me ne accorgessi, ad illuminare le mie giornate.
Recitavo per lei, sempre meglio, con passione crescente...”

***

Thomas chiuse gli occhi e ricordò il loro primo bacio... a casa di lei...
“Thomas... non viziare così Emily!”

“Andiamo! È solo un vecchio libro di favole di quando ero bambino!”

“Lei adora farselo leggere da te, ti è molto affezionata e questo mi preoccupa non poco...”

“Perché? Credi che io possa fare del male alla tua sorellina? È così piccola! Per chi mi hai preso?”

“Non è questo... è che... noi due non c’entriamo nulla con te... tu... tu ti stancherai di essere gentile, di venire qui e lei ci rimarrà male... io...”

“Dimmi che stai scherzando! Rose... ti scongiuro! Dimmi che non lo pensi!”

“Io... io... ho paura Thomas... ho paura... del mio cuore...”

La fronte di lui incollata a quella di lei...
“Io non posso stancarmi di voi perché ti amo Rose, io ti amo”.

Poi le palpebre erano calate come il sipario su una meravigliosa opera e le labbra tremanti di entrambi si erano unite teneramente.


***

Quella dolce pausa costò all’uomo non poco, ma riuscì a ricomporsi e a tornare al suo triste racconto.

“Allontanai mia madre, alla quale avevo promesso che avrei ripreso anche i miei studi di legge, perché era arrivata ad offrirle del denaro affinché sparisse dalla mia vita. Che donna sciocca, credeva di poter comprare tutto ma il mio angelo sarebbe morto di fame piuttosto! Ruppi il fidanzamento che mi era stato imposto e i ponti con la mia nobile e ricca famiglia di origine”

“Thomas… sei sicuro… tu sei abituato ad avere tutto, io non possiedo niente...”

“Shhhh… piccola, non voglio il mio nome, non me ne faccio nulla! Tu sei la mia musa, la mia anima… non vado da nessuna parte senza di te amore mio.
Tu mi fai sognare, non aver timore di volare, fallo con me...
Fidati del mio cuore ti prego, voglio solo prendermi cura di te. Io... io ti amo Rose...”

I suoi occhi verdi vibravano al ricordo di quelle dolci note.


“Tua madre, si era accorta di noi, era molto gelosa del nostro sentimento; aveva tentato in più di un’occasione di avvicinarmi ma io l’avevo sempre respinta… l’avevo fatto istintivamente in realtà perché non mi ero reso conto di ciò che significavo per lei.
Era sempre intrattabile con Rose…”

Chiuse gli occhi un istante e i ricordi lo vinsero nuovamente…
“Non prendertela amore, non riesce a dare il giusto spessore alla sua Giulietta.
Non avrà mai quella parte!”

“Il cuore della Capuleti sta esplodendo d’amore per Romeo e le sue battute, invece, trasudano rabbia. Forse per lei sarebbe più indicato il ruolo di Rosalina!”

“Ehhh???”

“Il direttore del teatro mi ha dato il permesso di usare la biblioteca e leggere tutto ciò che mi piace, io adoro leggere!
Sono povera ma non credere che sia ignorante!”

I loro dialoghi di allora riempivano ancora il cuore di Thomas.


“Poi quel maledetto giorno...
Grace in uno slancio di generosità, o chissà perché, si gettò sotto il riflettore che mi stava cadendo addosso e rimase invalida per salvare me!
Questo te lo ha raccontato mille volte immagino, assieme alla mia ingratitudine per il suo sacrificio che aveva preteso in cambio nientemeno che il mio stesso cuore.
Approfittò della situazione e dell’animo nobile del mio angelo biondo per legarmi a sé; io ero giovane e mi sentivo tremendamente in colpa per tutto quello che tua madre aveva perso e così, di fronte al suo tentativo di togliersi la vita, pugnali il mio petto e lasciai andare tutti i miei sogni con la mia Rose.

Ricordo ancora la sua figura snella che si allontanava da me sotto il cielo buio di quella notte orribile in cui tua madre aveva supplicato il suo sacrificio.
La rincorsi disperato un’ultima volta, la raggiunsi e vinti dal dolore per la nostra sorte ci donammo anima e corpo l’uno all’altro prima di morire e di dirci addio per sempre.

Rammento i suoi meravigliosi occhi pieni di lacrime mentre mi incoraggiava ad essere forte, a credere nel futuro e mi assicurava che avrebbe pregato per me e non mi avrebbe mai dimenticato...

Passai quei giorni lunghissimi senza sole né luna accanto a Grace, mi sentivo molto confuso, ma più correva il tempo più mi rendevo conto che non poteva finire in quel modo.

Quando tornai a cercare la mia dolce ragazza mi dissero che aveva lasciato la sua stanza e il suo lavoro.
Ero disperato, arrivai a dubitare del suo amore.
Solo anni addietro scoprii che mia madre l’aveva fatta licenziare e aveva usato la sua influenza e il suo denaro per impedire a tutte le sartorie della città di assumerla.

Fu Molly a raccontarmi tra le lacrime questa cosa infame. Quella creatura non aveva nulla e nessuno al mondo e mia madre le aveva tolto il pane di bocca.
E pensare che mi era stata vicina come mai prima in occasione di quel tragico incidente, stavo riconsiderando l’idea di riavvicinarmi a lei… in quel momento l’ho odiata con tutte le mie forze! No, non sarei più tornato dalla mia famiglia, non c’era ombra di dubbio nel mio cuore.

Cercai di farmi forza ma io non riuscivo a sopportare di vivere in quel modo e cominciai a bere sempre di più finché non persi il mio lavoro a teatro; tornavo a casa ubriaco ogni sera e Grace approfittò proprio di una di quelle occasioni per infilarsi nel mio letto e spingermi infine a chiederla in moglie.

Era l’unica cosa che voleva, sposarmi e convincermi a riallacciare i rapporti con la mia famiglia in modo da portare il mio originale altisonante cognome. Quando tu nascesti e ti tenni la prima volta tra le braccia giurai che non avrei più toccato un goccio e che ti avrei amata e protetta con tutte le mie forze, trovai un umile ma onesto impiego e ricominciai a vivere solo per te, tu mi hai salvato piccola mia!

Non tornai più a recitare, non ci sarei mai riuscito!
Quello era un sogno, il sogno mio e di Rose, e se n’era andato via con il mio dolce amore...

Ma tua madre non voleva questo, lei desiderava vivere sfarzosamente sotto la ribalta delle luci del mondo dello spettacolo e finimmo per odiarci a vicenda, per lei ero solo un fallito.
Quando morì otto anni fa trovai tra le sue cose una lettera della mia Rose, uno scritto dolcissimo in cui, emozionato come non mai, il mio meraviglioso tesoro mi annunciava di essere in dolce attesa; così scoprii, dopo tredici anni, che avevo avuto un figlio anche dall’unica donna che abbia mai amato nella vita”.

Il signor Marlowe interruppe brevemente la sua narrazione, un groppo alla gola gli impediva di continuare...
Dopo aver versato qualche grossa lacrima e tirato un profondo sospiro continuò con voce tremante.

“C’era anche un successivo biglietto... quello che ha gelato definitivamente il mio cuore.


30 Aprile 1898
Thomas,
Perdonami se mi rivolgo nuovamente a te...
So che non c’è posto nella tua vita per me ma... io non sto bene e ho tanta paura per il bambino, il nostro bambino!
Se mi hai amato almeno un momento, ti supplico di prenderti cura di lui quando io non ci sarò più.
Non ti chiederei nulla se avessi qualche altra possibilità...
Io vi amo…
Non lasciarlo solo al mondo... ti prego!
Rose


Chissà che razza di canaglia ha pensato io fossi visto che non ho mai risposto a nessuna di quelle missive, quanto deve aver sofferto il mio povero amore!
Mi misi subito alla sua ricerca e in breve tempo ebbi la conferma che era morta di parto e che la bimba che aveva dato alla luce era scomparsa il giorno stesso in cui era nata.
Ho passato tutti questi anni a cercare di capire dove fosse finita, finché per caso non incontrai la mano miserabile che per un pugno di banconote l’aveva sottratta dalla sua culla e abbandonata...
Questa era la cosa importante che avevo da fare, capisci ora?”

Susanna piangeva…
“Credevo non volessi più saperne di me… perché… perché non sono davvero figlia tua!” si liberò così di quell’ultimo fardello che le aveva avvelenato il sangue per lunghi anni.

“Che stai dicendo, piccola? Chi ti ha detto una tale stupidaggine?”

“E’… è stata la mamma. In un momento di rabbia mi disse che tu non ci amavi e che io non ero tua…”

“Diavolo di una donna!” pensò Thomas in quel momento, aveva sempre sospettato questa amara verità.
Adesso si spiegava finalmente la durezza e la freddezza che Grace aveva sempre mostrato verso quella creatura che aveva concepito con il solo scopo di imbrigliare lui definitivamente, e il perché avesse fatto in modo di far sparire l’unico naturale frutto del suo amore.
In ogni caso non avrebbe mai abbandonato quella bambina dagli occhi celesti i cui sorrisi erano stati il suo unico faro nel buio… non poteva… non poteva confermare questa cosa…

“Io sono il tuo papà, non credere alla rabbia di tua madre!” rispose attirandola dolcemente a sé.

“È stata la mamma vero? È stata lei a pagare per far sparire la neonata? Temeva che tu scoprissi tutto!
E adesso? Hai trovato tua figlia? Vuoi dire che ora ami lei più di me perché lei è il dono del tuo grande amore?”

“Susie... piccola Susie... non dire sciocchezze, tu mi hai salvato dal baratro!
Ho scoperto dove vive, è felice; dopo averne passate tante è stata adottata da una ricca famiglia e non voglio turbare la sua vita con la mia storia. La amo con tutto me stesso, con la stessa intensità con cui amo te.
...
L’ho vista da lontano... è identica a LEI...”

L’uomo perse una nuova grossa lacrima e si portò la mano al petto come per consolare il suo cuore, avrebbe voluto stringere forte quella ragazza ma non aveva nessun diritto di farlo.

“Adesso che so che sta bene voglio occuparmi solo di te.
Domani andremo insieme a teatro e tu racconterai la verità a Graham e lo lascerai libero di vivere la sua vita e di amare la sua innamorata come è giusto che sia.
È una brava persona e tu meriti un uomo che ti voglia davvero; non farai lo stesso errore di tua madre, io non ti permetterò di vivere un’esistenza miserabile come la sua”.

Susanna annuì e il giorno dopo di buon’ora era nell’ufficio di Hataway con il padre.
Raccontò ogni cosa a lui e a Terence.

Di fronte alla confessione della ragazza Jones si trovò spiazzato.
“Vincent! Abbiamo le prove che tu hai cercato di convincere Susanna ad un aborto clandestino per liberarti di TUO figlio! Anche lei poteva morire!
Non puoi più negare…

Ci sono le maggiori testate giornalistiche nella sala stampa! Le ho convocate io su suggerimento del signore Marlowe, ricomponiti perché aspettano solo te.
Susanna ha già deciso di partire con il padre, tu sei fuori dalla compagnia e voglio Terence e Karin puliti.
Dì pure ciò che vuoi basta sia credibile e poi vai per la tua strada”.

Dopo circa un’ora l’attore si presentò alla conferenza stampa.
Si scusò ammettendo di aver inventato tutto spinto dall’invidia verso il sempre maggior successo di Graham! Negò finanche che la Marlowe fosse mai stata in dolce attesa.

Terence riebbe il suo posto a teatro...

Quella sera stessa una Annie distrutta ripartì per Chicago: era rimasta con un pugno di mosche in mano.
Contemporaneamente Stear si premurava di informare la cugina dei nuovi sviluppi di tutta quella squallida storia.

****

Ma Thomas Marlon Weston Cavendish aveva un’ultima ed irrinunciabile cosa da fare prima di lasciare New York...

“Signorina Andrew, so che mi ha notato nei paraggi nei giorni scorsi, mi scusi se l’ho turbata.
Sono Thomas Marlowe, il padre di Susanna.
Immagino che lei sia al corrente nel dettaglio del pasticcio in cui si è cacciata mia figlia; volevo scusarmi a nome suo per il dolore che le è stato arrecato.
Perdoni la mia bambina, non è una cattiva ragazza, è solo molto fragile; io l’ho lasciata sola troppo a lungo e lei... si è persa!
È tutta colpa mia.
So che ha un cuore grande, ci perdoni entrambi se le è possibile”.

Azzardò a prenderle una mano e concluse con voce spezzata:
“Le auguro tutta la felicità del mondo...”
“Rose, amore mio! L’ho toccata! La nostra bambina è meravigliosa quanto te!”

Candy avvertì una strana sensazione a quel tocco...
Era qualcosa di buono che somigliava alle carezze di Miss Pony... non capiva... ma era bello e caldo come un nido e regalò a quell’uomo strano uno dei suoi sorrisi più dolci.
Quegli occhi verdi e trasparenti trasudavano sincerità e tenerezza e la ragazza ne rimase rapita, erano così familiari! Ma perché?

“Ho un ultimo luogo dove andare prima di lasciare la città.
È qui vicino, le andrebbe per caso di fare due passi con me? Le ruberò solo pochi istanti”.

Candy non seppe capire il perché ma non riuscì a declinare l’invito e accompagnò quel distinto signore ad un piccolo cimitero adiacente all’ospedale...
“Eccoci!” Le disse quasi tremando.
“Qui è sepolto il mio cuore, il mio unico grande amore”

 

La ragazza notò la croce nuda e povera in cui era inciso semplicemente
“Rose 07.05.1898”

“È la mia data di nascita!” Pensò.
“Perché mi sento così strana? Perché mi sento in pace in un cimitero di fronte alla sepoltura di una sconosciuta?”
Si accorse che il signor Marlowe piangeva ed era certa che la madre di Susanna si chiamasse Grace, inoltre un’attrice famosa come era stata lei non poteva certo riposare in quell’umile posto!

“Deve averla amata molto!” azzardò Candy.

“Più della mia vita... e l’amo ancora, glie lo assicuro”.
La sua voce era un sussurro doloroso.

“Era molto giovane?” continuò la ragazza.

“Aveva solo diciassette anni!” rispose il pover’uomo, prima di estrarre un’armonica dalla tasca e cominciare a suonare una melodia dolcissima.
Quando ebbe finito disse:
“Me l’ha regalata lei 23 anni fa... in cambio del mio pacchetto di sigarette” azzardò un sorriso a quel ricordo lontano che riusciva ancora a scaldargli l’anima.
“Rose! Guardala! La nostra bambina è qui, è bellissima!”

Gli servì qualche momento per ricomporsi.
“Signorina Andrew, ha perso sin troppo tempo con un vecchio noioso come me; la ringrazio nuovamente per il suo perdono, di nuovo le auguro il meglio”.

Mentre si allontanava un candido fazzoletto usciva dalla sua tasca, era consunto ma pulito e ripiegato per bene, sull’angolo dello stesso “Thomas e Rose” ricamato a mano…
Un elegante merletto arricchiva una parte di due lati creando una raffinata cornice a quelle lettere.


Candy ebbe appena il tempo di rendersi conto che il signor Marlowe l’aveva perduto e che doveva essere stata proprio quella ragazza che tanto aveva amato a decorarlo in quel modo così delicato…
Quel ricamo delizioso a dir poco, lo aveva già visto... ma dove?
Non riuscì a raggiungerlo per restituire quel piccolo tesoro che decise di conservare ella stessa con la massima cura in nome di quell’amore così profondo.
Senza comprenderne bene il motivo, inoltre, si ritrovò a tornare qualche volta su quella umile tomba, ci trovava sempre fiori freschi... era certa chi fosse il mandante.

Dovevano essersi amati infinitamente...

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Capitolo 18
*** La rinascita di una stella ***


La sera del debutto di Terence come Amleto, la vigilia delle nozze di Stear, c’era il pienone... erano mesi che non si vedeva quella calca.
Inutile dire che fu un successo strepitoso.

Albert aveva insistito a portare Candy a teatro…
“Piccola… so che c’è qualcosa che ti tormenta ancora e non mi hai detto, riguarda Annie, vero?”

“Non so come comportarmi con lei…siamo cresciute insieme! Io le voglio bene”.

“Piccola... io credo che anche lei te ne voglia ma è mio parere pure che sino ad ora non abbia completamente meritato l’amicizia di una persona splendida come te e non voglio vederti stare male ancora per questo”.
Albert fece una breve pausa e poi continuò...
“Candy! Terence ti ha nascosto qualcosa che riguarda Annie per non farti soffrire, credimi! Lasciala perdere almeno per un po’!”

“Cosa mi avrebbe nascosto?”

“Non so bene cosa ti abbia raccontato lei, ma credo di aver intuito la parte del tormento che hai tenuto per te e ti ha mentito! E’ stata Annie che, in un momento di profondo turbamento, ha provato a sedurre Terence ed è stata respinta con decisione; non c’è stato mai nulla tra di loro, credi a me una buona volta!
Me lo ha detto Terence stesso... quella sera che siamo usciti a cena tutti e tre, prima ancora che scoppiasse tutto il putiferio.
Voleva un consiglio su come comportarsi con te e abbiamo pensato fosse meglio non dirti nulla... col senno di poi...
Adesso però basta! Credo che tua sorella abbia occupato sin troppo i nostri pensieri questa sera, godiamoci la rinascita del nostro Amleto, se lo merita!
Ascolta solo il tuo cuore innamorato adesso, lui non ti ha MAI tradito”.

La ragazza si emozionò sino alle lacrime nel vedere che il suo Terry si era ripreso tutto quello che gli apparteneva e si era meritato lavorando sodo...
Albert la incoraggiò ad andare a cercarlo in camerino appena calato il sipario.
Sapeva non sarebbe stato facile affrontarlo; adesso riusciva davvero a comprendere ogni singola reazione aveva avuto. Lui che non credeva nell’amore, lui che non aveva mai avuto una famiglia, le aveva offerto la chiave del suo cuore e alla prima difficoltà lei aveva dato credito alla falsa verità di tutti quelli che gli gravitavano intorno come avvoltoi.

Le parole dell’attore le rimbombavano nella testa…
Dammi la tua fiducia e io ti aprirò il mio cuore come non avrei mai creduto di poter fare!”
”Dubita che le stelle siano fuoco;
dubita che il sole si muova;
dubita che la verità sia mentitrice;
ma non dubitare mai del mio amore...”


Sentiva le ginocchia tremare mentre si avvicinava a quella porta; l’aveva trovata socchiusa e intravisto Terence teneramente abbracciato a Karin....
... le mani di lei sul viso di lui, poi un tocco leggero sulle labbra...

“È giusto così in fondo! Lei gli è stata vicino in questo inferno, ha sempre creduto in lui, quello che io non sono stata capace di fare, sono di troppo oramai...
Ti amo tanto amore mio... sii felice”

***

“Finalmente è finita Terence! Stasera li abbiamo stesi tutti! Che bella rivincita vero?
Ho visto Candy tra il pubblico!” gli aveva detto Karin.

Gli occhi di Terence erano tristissimi.
“L’ho vista anche io... non mi servono le pupille per farlo, ci credi? Non pensavo di riuscire ad amare in questo modo ma io sono maledetto… il mio destino è quello di non essere amato, è sempre stata così la mia vita.
Alla fine torno in Inghilterra comunque, non voglio più stare qui...”

“Sei proprio sicuro? Povera ragazza!!! Io l’ho vista molto provata...
Perché non cerchi di parlare con lei?” chiese l’attrice.

“Perché lei non parla con me?” fu la risposta della giovane stella.
“Ho già firmato per tre anni, non torno indietro. Gli inglesi sarebbero felici di proporre un contratto per la prossima stagione anche a te!”

“Comunque su una cosa ti sbagli… tu non sei maledetto e ti posso assicurare, perché la conosco bene, che c’è una persona che ti ama profondamente… anche se tu non te ne accorgi…”

Karin aveva pronunciato queste ultime parole in un sussurro trattenendo a stento le lacrime e il giovane uomo era rimasto molto colpito e l’aveva attirata teneramente tra le sue braccia; la ragazza non aveva saputo resistere e aveva appoggiato le sue labbra su quelle di lui...
In quel mentre era giunta Candy.

L’indomani le nozze di Stear e Patty.

***

Candy era felicissima per i due amici ma i suoi occhi nascondevano un’infinita tristezza, aveva rovinato tutto con l’amore della sua vita… e poi la bugia di Annie…
Albert e Stear conoscevano esattamente il suo stato d’animo e speravano che quel giorno lei avesse almeno la possibilità di chiarire con Terry.

Terence era bellissimo nel suo abito da cerimonia, appena arrivato Albert lo avvicinò:
“Mio talentuoso amico, mi fa piacere che la faccenda si sia risolta, è stata lunga ma alla fine ti sei ripreso tutto. Il tuo Amleto è semplicemente divino! Ti ho visto ieri sera… mi hai spiazzato.
Ma… dimmi un po’! Mi è giunta voce che dalla prossima stagione allieterai le serate mondane della regina d’Inghilterra!”

“Grazie per la fiducia Albert! Sì, ho firmato un contratto molto vantaggioso e per tre anni almeno non mi avrete più tra i piedi.
A dir la verità... se Robert riesce ad ingaggiare presto un sostituto, me ne vado anche prima, magari già tra un paio di settimane. Non ce la faccio davvero più, ho bisogno di allontanarmi da questo posto”.

“È un vero peccato! Hai sentito che boato ieri sera? Temevo che crollasse il teatro! Il tuo pubblico ti adora...”

“Non nego che mi abbia fatto piacere ma gli ci è voluto niente per mettermi alla gogna qualche mese fa, posso contare sulle dita di una mano le persone che hanno avuto fiducia in me e queste non le scorderò davvero mai” immancabile l’occhiata glaciale a Candy in quel momento al braccio di un Anthony protettivo oltre ogni misura.

Fu proprio lui, il principe Brown, ad intervenire con l’onestà che sempre lo contraddistingueva.
“Fa sinceramente piacere anche a me che sia tutto finito. Ti debbo delle scuse... al contrario di mio zio e mio cugino, non credevo nella tua innocenza e sbagliavo di grosso!”

“Amico! Io te lo dicevo che finiva tutto per il meglio!
Ma sei sicuro che vuoi partire? Mi mancherai un sacco!” Stear era al settimo cielo per l’amico e soprattutto per il suo matrimonio.

Candy soffriva in silenzio. Anche lei avrebbe voluto parlare con Terry, per scusarsi per non aver avuto fiducia in lui sin dall’inizio... ma non trovava il coraggio per farlo...

 

Si sentiva in colpa, lui aveva passato sei mesi d’inferno in cui il mondo intero gli aveva riversato addosso fango e disprezzo e lei avrebbe dovuto stargli accanto, invece aveva contribuito a rendere più buia la sua pena...
Non che lei avesse vissuto meglio in preda al dubbio, alla rabbia, alla gelosia, al dolore...
Avrebbe tanto voluto volare tra le sue braccia e chiedergli perdono, ma non era così semplice purtroppo; quelle braccia non erano più sue ormai, con i suoi dubbi lei aveva rovinato tutto e aveva perso l’amore della sua vita.

Terence non riusciva a non guardarla ma distoglieva lo sguardo appena incrociava i suoi occhi verdi e la ragazza si comportava allo stesso modo.
Poi c’era Anthony sempre vicino a lei…

Era stato onnipresente al suo fianco in tutti quei mesi e le aveva parlato in modo limpido:
“Candy! So che stai soffrendo ma... lui non è tipo per te! Io sono qui, ti amo come sempre. So che è presto ma ti saprò aspettare” le aveva detto con occhi adoranti.

E adesso Terence lo guardava: era sempre lì... Anthony che le offriva da bere, Anthony che la faceva ballare. Certo col suo principe vicino avrebbe avuto una vita molto più sicura e tranquilla.

“Piccola! Mi sembri così triste! Lui è qua! Perché non cerchi di parlargli un po’ in privato? ti farebbe bene...” Albert aveva cercato in questo modo di incoraggiare Candy.

“L’ho perso ormai... e poi se ne va! Hai sentito? Sta facendo di tutto per andarsene il prima possibile!
Ho letto che... che parte con Karin...”

“Dove è finito il tuo coraggio? Lotta per lui se lo ami davvero!” di nuovo Albert.

Stear approfittò della pista da ballo per far avvicinare i due giovani...
“Terence! Tu che sei bravo puoi far ballare come si deve la mia Patty? Io sono terribile come ballerino!”

L’attore fece un galante inchino alla sposa e le porse il braccio.
“È un vero onore per me milady!”

Mentre il giovane volteggiava con Patricia, Stear si avvicinò ad Anthony:
“Cugino, tu hai ballato abbastanza con Candy! Ti pare? Lasciala anche agli altri”
Poi rivolgendosi alla ragazza:
“Concedi questo ballo allo sposo mia cara?”

Alistear condusse la cugina al centro della pista da ballo tentando di avvicinarsi a Terry...
“Scusa Terence... non riesco a stare lontano da mia moglie neanche un minuto!”
Mentre le faceva l’occhiolino, si riprese Patty tra le braccia e lasciò una imbarazzatissima Candy tra quelle del suo innamorato.

Il cuore della ragazza batteva come un pazzo...
“Te... Terry... io... mi vergogno per come mi sono comportata con te! Vorrei che riuscissi almeno a perdonarmi!”

“Vedi Candy! Io ti ho messo il cuore in mano... non l’avevo mai fatto con nessuno, ho imparato ad amare come non credevo possibile e ho creduto in un attimo di follia di poter essere riamato a mia volta come mai sono stato, ma ho sperato invano; leggere il dubbio nei tuoi occhi è stata una pugnalata per me, il più grande dolore che abbia mai provato... il resto è stato nulla!”

“Non è stato facile neanche per me... Susanna era così disperata...
Se tu mi avessi detto qualcosa io...”

“Sì! Disperata e bugiarda! Candy è finito tutto ormai! Non parliamone più, vuoi? Voglio solo lasciarmi tutto alle spalle... sono così stanco!”
E la musica finì in quel momento!
….

Due settimane dopo l’artista partiva per l’Inghilterra!

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Capitolo 19
*** Due nuove sorelle ***


Casa di Pony 7 maggio 1922

Era passato più di un anno ormai da quando Terence era partito.
Alla casa di Pony era tutto pronto per festeggiate il ventiquattresimo compleanno di Candy ed Annie.
Era tanto che non lo celebravano insieme in quel posto magico che sembrava immune a tutti i mali del mondo.

Annie era tornata a vivere con le sue mamme e si dava un gran da fare con i bambini. L’ultimo periodo l’aveva provata e maturata molto e non riusciva più a sopportare la madre.
“Che scandalo, chi ti vuole più oramai!” continuava a ripetere alla figlia.

Lei si vergognava profondamente per tutto quello che era successo, avrebbe tanto voluto rimediare in qualche modo ma… ci sono errori che lasciano il segno e lei aveva sbagliato, era accaduto tutto per colpa sua.
Era stata proprio Annie a insistere per quella festa, aveva cucinato e preparato le decorazioni e Candy non era riuscita a dire di no a Miss Pony e Suor Maria.
La bionda ragazza arrivò il mattino di buon’ora con Albert ed Anthony.
Più tardi arrivarono anche Archie e Stear con Patty.

Era stato un anno difficile per Candy, aveva sofferto molto per la partenza di Terence.
Non aveva più letto i giornali…
Si augurava fosse felice accanto a chi era riuscito a stargli veramente vicino quando era necessario, ma preferiva comunque non sapere nulla.


Sul cassetto dello scrittoio in camera teneva, come fosse il più prezioso dei tesori, il libro di Shakespeare che le aveva regalato LUI.
Dolorose lacrime bagnavano le sue guance quando ricordava i bei momenti passati a leggerlo insieme, sembravano le memorie di un’altra vita meravigliosa sfiorita ancor prima di sbocciare.

Tra le pagine un pezzetto di carca dorato… la confezione di quel cioccolatino che avevano diviso con tanta emozione il giorno del suo compleanno due anni prima.
“Quanto vorrei poter tornare indietro… Terry…” si ripeteva in quei momenti.

Anthony era stato un vero tesoro con lei durante tutti quei mesi, il solito principe romantico e paziente.
Lei era stata chiara fin dall’inizio sui suoi sentimenti ma lui aveva deciso che l’avrebbe aspettata e così aveva fatto.

E questo nuovo “7 maggio” non sarebbe stato facile per… per tanti motivi.
Prima di tutto Annie; era tempo di parlare a quattr’occhi, in fondo le sue mamme avevano organizzato tutto proprio per quello, e poi quella collina…
Lì aveva passato la sua vacanza estiva più bella proprio con lui… il suo Terry…


Andò da sola verso papà albero; mentre saliva il pendio il cuore aumentava i battiti, poteva sentire riecheggiare la voce sua e di lui, le risa, le corse, le poesie… e poi ricordava i baci rubati, i pic nic… e quella notte d’estate in cui l’aveva quasi fatta sua.

 

Avvertì calde stille bruciare gli occhi e rotolare lungo le guance mentre sussurrava… “Terry, amore mio… quanto mi manchi…”

In quel momento arrivò Anthony. La ragazza si ricompose velocemente.
“Candy! Che fai qui tutta sola?”

“Ti preoccupi per me?”

“Sempre… lo sai… mia dolce principessa” il ragazzo volle approfittare di quel momento di intimità per riprendere un vecchio discorso, gli sembrava un buon momento e il posto era l’ideale.

Le prese il viso tra le mani.
“Candy… ti avevo promesso che avrei aspettato e credo che ormai i tempi siano maturi. Io ho terminato i miei studi e vorrei impegnarmi seriamente con te. Conosci perfettamente il mio cuore, non è mai cambiato, metto la mia vita nelle tue mani, sono tuo”.

Candy aveva un groppo asfissiante in gola, ancora persa nei precedenti pensieri, e non riusciva a rispondere verbalmente mentre Anthony avvicinava pericolosamente la sua bocca a quella di lei…
La strinse forte, mentre lei cercava di puntare le mani sul petto di lui, e le catturò velocemente le labbra ma la ragazza, che sentiva ancora il sapore indelebile di quelle di Terry sulle sue, non era pronta e reagì respingendolo malamente e stampandogli in viso un sonoro ceffone.

Non voleva, non avrebbe voluto ferirlo in quel modo… in fondo era lei che gli lanciava di continuo messaggi contradditori.
Nonostante il suo cuore appartenesse ancora a Terence aveva lasciato che lui si prodigasse in mille premure per tutto quel tempo, sperando prima o poi di dimenticare il suo perduto amore ma non era accaduto.

Piangeva mentre si scusava con lui per la reazione e lo supplicava.
“Anthony, perdonami… ti prego ma… io non posso, tu sei meraviglioso ma io non ti amo... mi dispiace”.


Il giovane uomo era ferito e arrabbiato.
“Devi buttarti tutto dietro le spalle Candy, così fai solo del male a te stessa. Lui ti ha dimenticata in fretta e si è rifatto una vita lontano da qui, non merita uno solo dei tuoi pensieri!”

“Non… non ti permettere di parlare in questo modo di lui! Tu... tu non sai come era... io... comunque sia io non ci riesco e tu non mi devi più aspettare perché nessuno potrà mai prendere il suo posto nel mio cuore”.

Piangeva mentre lui adesso la stringeva teneramente al petto, soffocando le sue stesse lacrime, l’amava infinitamente.
“Ho sbagliato io, perdonami mia dolce principessa....”

Lei lo pregò di lasciarla ancora un po’ da sola sulla sua amata collina e di lì a breve arrivò Annie.
“Candy… finalmente posso parlarti da sola. Io… so di essere imperdonabile ma voglio comunque provare a scusarmi per tutto il male che ti ho causato.
Ero profondamente invidiosa di tutto quello che avevi, ma da quando sono tornata qui sono cambiata completamente, diciamo meglio che ho recuperato la mia anima. Ho imparato di nuovo ad amare le cose semplici, quelle che sanno di sole e di miele, il sorriso e il pianto dei bambini. A volte penso che sia stato un errore farmi adottare… avrei dovuto rimanere in questo paradiso con te, con chi mi ha sempre amato davvero; ho perso me stessa tra le feste e le frivolezze e ho sbagliato tutto.
Vorrei con tutto il cuore avere la possibilità di ricominciare”.

Quelle parole semplici riempirono di gioia il cuore della bionda ragazza, lei voleva un bene dell’anima all’amica.
“Miss Pony mi ha detto che tu e Tom…”

“Sì! Lui è meraviglioso e mi ama davvero, nonostante tutti i miei errori.
Ha sfidato la mia famiglia, non l’aveva mai fatto nessuno per me e anche io lo amo anche se sento di non meritarlo… ma farò di tutto per essere degna di lui.
Ha chiesto la mia mano, i miei genitori sono contrari ma a me non interessa.
Mia madre mi ha ordinato di tornare a casa minacciando di ripudiarmi come figlia, ma per me non contano più queste cose.
Mi piace lavorare alla sua fattoria, mungere le vacche la mattina presto, raccogliere i frutti del terreno, preparare conserve di frutta e verdura; continuerò ad aiutare Miss Pony e Suor Maria, insegno musica ai bambini e confeziono e rammendo le loro vesti; sto tanto bene qui ma... mi manchi tanto…”

Piangeva con le palme sul volto come quando erano bambine. Era vestita in modo umile, la sua Annie… le sue mani non erano più immacolate e morbide ma arrossate e ruvide, sembravano addirittura più grandi e meno sottili, come era cambiata!

Candy la prese tra le braccia e si lasciarono andare alle lacrime e ai dolci ricordi dell’infanzia.
Quando si furono calmate Annie la strinse forte alla vita e la spinse a terra di lato, rotolarono insieme giù per la collina come quando erano piccole; risero allegramente come le due monelle che erano state un tempo, mentre i petali colorati dei fiori e i raggi del sole incorniciavano i loro volti rilassati ed allegri.

La festa fu un vero successo e Candy ebbe un grande regalo: aveva di nuovo sua sorella.
La ragazza decise di fermarsi per la notte e fu accomodata nello stesso letto di Annie.
Le due amiche ritrovate non riuscivano a prendere sonno tanto erano emozionate…

“Dai Annie, raccontami altro di te e Tom, dei vostri progetti per il futuro...”

“Ancora! Candy! Dimmi un po’ tu di… Anthony!” la sorprese Annie.

La bionda ragazza divenne subito scura in viso.
“Scusami… qui tutti pensano che tu e lui… ma non è vero, giusto? C’è ancora Terence nel tuo cuore, è così? Tu stai soffrendo per lui, non credere che non me ne accorga, lo leggo nella luce dei tuoi occhi…
E’ stata tutta colpa mia…”

“Non proprio tutta; quando le cose si sono chiarite, noi non siamo stati capaci di mettere da parte i nostri errori e lui si è consolato molto velocemente con Karin; d’altronde lei ha avuto il merito di credere sempre in lui!”.

La bruna ragazza si drizzò all’improvviso spalancando gli occhi:
“Candy… io… non credo che ciò che dici sia vero; io non penso che lui si sia consolato con Karin come affermi tu.
Ti posso assicurare che quando stavate insieme Terence si è sempre comportato correttamente con tutte le sue colleghe e anche con me, nonostante il mio orribile comportamento sfacciato…
Non ha mai avuto un attimo di tentennamento e mi ha ripetuto alla nausea che amava solo te e tu eri l’unica donna che voleva, te lo giuro su ciò che ho di più caro!
E l’ho visto più di una volta respingere malamente anche Susanna”.

“Alla fine però è partito con Karin e…”

“Candy! Io credo tu abbia preso un abbaglio! A lui non interessava la Kleiss in quel senso…
E poi sono sicura che lei sia a New York adesso; lo so per certo perché la Compagnia Stratford mi ha chiesto di disegnare alcuni costumi per lo spettacolo del mese prossimo cui seguirà una grande festa di beneficienza per i 50 anni dalla fondazione.
E per l’occasione rientrerà anche Terence, lui è l’ospite d’onore!”

“Ma io… li ho visti Annie, con i miei occhi, la sera in cui lui è rinato come Amleto”

“Io… non dubito di quello che dici ma davvero sono più che certa che Karin sia a New York da cinque mesi almeno, è stata lei a contattarmi! Non so come possa essere...
Sei proprio sicura di non esserti confusa?
In tutta sincerità, credo dovresti approfittare del suo rientro per chiarire questa cosa con lui.
Lui ti amava profondamente e dubito possa aver cancellato questo sentimento così repentinamente”.

Sorella mia! Tu andrai a quel ricevimento, eccome se ci andrai! Cucirò io un vestito meraviglioso per te, lo lascerai senza fiato!
Coraggio Annie! All’opera! Dovrà essere creazione più bella tu abbia mai fatto”.

Pensò la bruna ragazza...

L’indomani, con rinnovato spirito, la giovane stilista si mise all’opera.
Scrisse innanzi tutto una lunga lettera a Karin chiedendo un riordino di tessuto per il ricevimento a sue spese e approfittò per indagare circa il lavoro dell’attrice ed il rientro di Terence.
Utilizzando ciò che faticosamente aveva messo da parte per la sua veste nuziale, visto che da tempo ormai non riceveva né chiedeva denari alla famiglia adottiva, si fece consegnare della seta favolosa e cominciò a confezionare quello che doveva essere l’abito più meraviglioso si fosse mai visto.
Lo cucì con tutto l’affetto possibile, senza prendere spunto dalle riviste francesi che tanto amava un tempo, senza pensare ai dettagli che lo avrebbero reso attraente… ispirandosi semplicemente alla sua Candy.
Dopo aver saldato l’ultimo punto dell’orlo lo distese sopra il letto e, senza guardare il risultato nel suo insieme, andò a chiamare Miss Pony e suor Maria; le tre donne semplicemente si abbracciarono commosse, non c’erano parole adatte a descrivere quella visione…
La linea grintosa e sensuale, le decorazioni raffinate ed eleganti esprimevano tutto ciò che Annie vedeva nella sorella.
La ragazza avrebbe saputo raccontare cosa aveva ispirato ogni singola cucitura, ogni singola piega, così come ogni pennellata per un pittore, ogni verso per un poeta… era stato semplicemente confezionato unicamente per la creatura che lo avrebbe indossato…

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Capitolo 20
*** La festa di beneficienza ***


Gli Andrew erano stati invitati alla festa della compagnia Stratford, d’altronde erano i maggiori sovvenzionatori delle opere di beneficienza della città e il sindaco aveva molto insistito per ottenere la loro presenza.
Candy tremava all’idea di rivedere Terry ma Albert ed Anthony, per diversi motivi o forse per lo stesso, avevano lavorato all’unisono affinché lei partecipasse.

Anthony sperava che vedere l’attore felice e distaccato avrebbe indotto la donna dei suoi sogni a cambiare marcia finalmente e a darsi una possibilità al di là di quell’amore, anche se gli era ben chiaro oramai non ci sarebbe mai stato posto per lui; Albert, che la conosceva profondamente nell’animo, sperava ancora che lei potesse chiarire con Terry.
In ogni caso si rendeva conto che c’era bisogno di una svolta nella vita dei nipoti, in quella di Candy ma anche in quella di Anthony, che non poteva buttare via la sua giovinezza nell’attesa di chi non l’avrebbe amato mai nel modo che meritava.

Il giorno precedente al ricevimento, il signor William Andrew era entrato nella stanza della sua protetta con un enorme pacco tra le braccia. Con l’aiuto della cameriera aveva con cura spacchettato il regalo di Annie e sistemato l’abito degno di una principessa sopra il letto di Candy.
Quando la ragazza lo vide si portò le mani alla bocca spalancata…


Splendidamente avvolta dalla morbida seta plasmata da Annie su misura per lei, i lunghi riccioli elegantemente semi-raccolti, Candy conquistò l’attenzione di tutti i presenti quando entrò in sala al braccio del suo immancabile principe.
Con loro Stear e la moglie Patty, Albert ed Archie.

Le dame intervenute al ricevimento avevano a lungo commentato quell’abito e una di loro si era coraggiosamente avvicinata per conoscere il nome dello stilista francese che lo aveva confezionato.

“Arriva dall’Indiana, ed è un’esclusiva per la signorina Andrew. Sono spiacente ma non potrete ordinare nulla che gli somigli” aveva sentenziato orgogliosamente Archie che era riuscito ad instaurare una profonda amicizia con la sua ex fidanzata ed il futuro marito e che sarebbe stato colui che l’avrebbe condotta all’altare il mese successivo.

***

L’ospite d’onore non era ancora arrivato…
“Bene, così ho modo di ambientarmi prima…” pensò Candy.
Stear era impaziente di rivedere il caro amico e non era l’unico. Tutte le dame della festa non vedevano l’ora di ammirare il loro attore preferito, era passato così tanto tempo dall’ultima volta!

Il cuore di Candy si fermò quando sentì le grida impazzite delle ammiratrici all’esterno…
“Ecco! Ci siamo…” si disse “cuore mio fatti coraggio!”
Sembrò che il mondo si fosse fermato quando lui, elegantissimo nel suo smoking scuro, entrò al braccio di un altrettanto meravigliosa Karin… più belli di così si muore!
“Eccolo... e lei è al suo braccio...” aveva sperato di vederlo arrivare da solo...

Tutti i suoni ammutolirono quando i loro occhi si incrociarono, il rumore dei piatti e delle posate, la musica, le chiacchere… non c’era più nulla. Terence non sapeva che lei sarebbe stata presente ma il suo cuore ne aveva avvertito la presenza. Fu solo un attimo perché entrambi deviarono sapientemente altrove i loro sguardi.

Alistear si avvicinò all’amico:
“Terence! Quanto tempo! Sono così felice di vederti! Dimmi che rimani un po’ con noi a New York!”

“Mi dispiace ma… sono venuto solo perché Robert ha insistito tanto! Tra l’altro sai perfettamente che non sono tagliato per i ricevimenti, mi tratterrò lo stretto necessario per non scadere nella maleducazione. Sto bene in Inghilterra, il lavoro va a gonfie vele e voglio rientrare il prima possibile”

“Eppure non mi sembri così allegro… usciamo un attimo… qui è impossibile!”

I due amici si ritrovarono in giardino... sulla via dell’uscita erano passati davanti a Candy. Terence aveva azzardato un galante baciamano “Buonasera Candice!”.
Lei tremava e riuscì a fatica a sostenere il suo sguardo…
”Sei splendida amore mio…” pensò lui in quel momento, che fu ucciso sul nascere dall’arrivo del solito premuroso Anthony con un calice di champagne per la sua dama.

“Amico! Io… io non ti capisco! Dimmi la verità! Tu l’ami ancora disperatamente, non è così forse?”

“Stear, c’è poco da capire… io sono nato per soffrire. Non sono fatto per essere amato, non lo sono mai stato sin da bambino… probabilmente non lo merito, a volte vorrei strapparmi il cuore dal petto!”

“Ma perché parli in questo modo? Tu non sai come ha vissuto lei in questo ultimo anno… anima e corpo su libri e lavoro; sono sicuro che ti ama con tutta se stessa, la conosco bene!” l’ingegnoso ragazzo.

“Non ha mai creduto in me, mi ha tanto ferito! Ha creduto a Susanna, una sconosciuta, piuttosto che all’uomo che le aveva messo il cuore tra le mani. Non hai idea di come mi sia sentito, per l’ennesima volta l’essere più miserabile e immeritevole della terra, proprio come quando ero bambino e la mia matrigna mi teneva lontano dai miei fratelli come fossi contagioso o come quando passavo le domeniche in collegio da solo a guardare la luce lasciare il cielo sperando di veder comparire mio padre...”

“Ancora non l’hai perdonata per questo? Tu non sai… si è mesa in mezzo anche Annie, le ha raccontato un sacco di bugie su VOI DUE. Sai quanto erano legate, quando poi Candy ha saputo la verità le è crollato il mondo addosso!” Terence rimase sorpreso, non sapeva nulla di questo strano risvolto.

“E che mi dici di Anthony?” chiese senza nascondere una punta di gelosia.

“Ti sbagli… non è cambiato nulla tra di loro, nel bene e nel male. Lui si strugge sempre per lei ma non stanno insieme”.

“Eppure sembra tutto il contrario!”
E mentre lo diceva guardava LEI ballare stretta al suo rivale; quella povera ragazza sorrideva dolcemente al suo accompagnatore, mentre tentava di placare la tempesta che sentiva dentro.

 

Candy ballò tutto il tempo con Anthony e Albert, e Terence cercò in tutti i modi di godersi la serata al fianco di Karin.
“Non ti è passata ancora eh! Non dirmi di no perché si vede lontano un miglio!”

“Karin… per favore, fatti gli affari tuoi, ok? Sono stufo, non voglio pensarci!
E poi guardala! Sempre con quel...”

“Io non vedo proprio nulla mio caro! Guardaci tu! Lei potrebbe dire lo stesso di noi, ti pare?
Sei davvero sicuro di voler partire già stanotte?”

“Adesso più che mai!” non sopportava di vederla tra le braccia di Brown, sentiva il sangue ribollire.
Era arrivato a New York per la festa ma aveva prenotato il piroscafo di ritorno per la sera stessa.

Candy approfittò di un momento di pausa per avvicinarsi al tavolo dei dolci… Terence era proprio lì, avrebbe voluto dirgli tante cose ma la voce non usciva e fu lui a rompere il silenzio
“Ti trovo bene Candice, mi fa piacere!”

“Te... Terry… “ lei non sapeva cosa dire, il suo cuore gridava solo ”Amore ti amo… perdonami!”

Si girò per prendere un pasticcino, era l’ultimo sul vassoio ed entrambi allungarono la mano per agguantarlo sfiorandosi le dita… rimasero immobili per qualche secondo in una sorta di dejavou…
Il loro pensiero era corso a quel cioccolatino teneramente diviso la sera del compleanno di lei ormai due anni prima; quante cose erano successe poi! gli smeraldi di lei persi negli occhi blu di lui… l’emozione era palpabile…
Ancora un secondo e sarebbe volata tra le sue braccia.


“Se nessuno di voi lo vuole lo prendo io” il suono di quelle parole del giovane Brown tuonò in quel momento come un fulmine a ciel sereno, e ruppe l’incanto.
Candy ebbe un sussulto e Anthony la riportò veloce sulla pista da ballo, d’altronde anche Karin stava aspettando il suo cavaliere.

Quando l’attore se ne fu andato fu la stessa attrice a cercare la bionda ragazza
“E così il nostro Terence è nuovamente salpato per l’Inghilterra!”

“E tu? Quando lo raggiungi?” azzardò Candy.

“Io? Che c’entro io adesso? Io lavoro qui” rispose stranita Karin.

“Scusa ma… pensavo aveste accettato quel lavoro insieme…e…”

“Terence me lo aveva proposto ma non mi sono mai sentita di farlo anche se la cosa mi allettava molto, per lui sarebbe stato solo lavoro ma io avrei finito per farmi molto male e non volevo soffrire ancora. Lui lo sa”.

“Ma io vi ho visti in camerino quella sera dell’Amleto e…”

Karin capì immediatamente ciò che era accaduto
“Candy! Tu hai visto solo il mio attimo di debolezza… lui mi ha fermata subito, non è successo nulla. Non c’è niente tra di noi e lui ti ama con tutto se stesso. Il problema è che è convinto di non essere corrisposto allo stesso modo.”

A Candy sembrò che la terra si aprisse sotto i piedi…

“A che ora parte?”

Karin guardò allarmata l’elegante orologio a pendolo in noce...
“Ho paura sia tardi per fermarlo...”

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Capitolo 21
*** Il porto di Londra ***


Ieri non sono riuscita ad accontentare una cara lettrice che mi aveva chiesto il secondo capitolo, oggi un'altra altrettanto cara mi ha fatto la stessa richiesta quindi: eccovi il capitolo 21!
Vi ricordate la puntata dell'anime in cui Candy e Terence a Chicago si inseguono tutta la notte? Candy in giro per gli alberghi a cercare lui e Terence, abbandonato il ricevimento post spettacolo, tutta la notte ad asepttarla davanti all'ospedale? Dicimao che mi sono ispirata un po' a questo...
Poi c'è un abbraccio da dietro di lui a lei in una terrazza dannata spazzata dalla neve... vedete se riuscite a vedere pure quello, con un risvolto un po' diverso questra volta.
RICORDATE CHE QUESTO NON E' L'ULTIMO CAPITOLO!



Sul ponte della nave in partenza Terence non riusciva a smettere di pensare a lei!
La vedeva arrivare dappertutto... sentiva la sua voce...
La sua immaginazione la materializzò di nuovo bellissima ballare tra le braccia di Anthony e, mentre la sirena copriva tutti i rumori del porto e il chiacchiericcio della gente, un pensiero gli illuminò la mente!
“Che stupido... ho preteso fiducia a prescindere e a me è bastato un ballo per buttarla tra le braccia di un altro...
Sono un vero idiota!”
Scese dalla nave all’ultimo momento.
Sarebbe ripartito, sì... ma dopo aver chiarito per bene tutto! Adesso che aveva limpido il quadro di quanto accaduto doveva sapere! Doveva sapere se davvero Candy lo amava ancora oppure no!

Nonostante l’ora assai tarda, faticò non poco a farsi strada tra la gente e trovare una carrozza, il porto non dormiva mai.
Passò all’appartamento di Candy ma non era ancora rientrata.

Dannata inutile festa!”; per un attimo aveva pensato di tornare proprio al ricevimento ma avrebbe spaccato la faccia al principino se lo avesse ritrovato a volteggiare con la sua Candy e non era il caso.

Il mattino dopo di buon’ora tornò nuovamente a cercarla a casa e, non trovando nessuno, si diresse all’ospedale.

Aveva passato solo quattro ore alla pensione che lo aveva ospitato, lo stretto necessario per vedere il sole albeggiare. Non era riuscito a chiudere occhio, aveva guardato l’orologio mille volte agognando tra mille risvolti, tra bene e male, il momento del confronto.
La sua professione gli aveva regalato grosse soddisfazioni ma si rendeva conto che la felicità vera dipendeva solo da lei.


All’ospedale gli dissero che l’infermiera Andrew aveva preso un periodo di ferie...
Nel pomeriggio Terence prese il primo treno per Chicago, alla stazione un taxi dritto a Villa Andrew...

Trovò Albert, rientrato da poche ore... il suo viso tradiva una strana emozione...
“Ma che diavolo! Pensavo fossi già in viaggio a quest’ora!”

“Ho bisogno di parlare con Candy, è davvero importante!” gli disse il giovane attore.

“È partita! È partita stamattina per l’Inghilterra su una nave mercantile per venire a cercarti, si è imbarcata tra il personale di bordo... “

Terence con le mani tra i capelli!
“Non... non posso crederci! E tu l’hai lasciata andare? Da sola? Non sai che razza di gentaglia lavora nelle navi, io…”

“Credi che abbia avuto la possibilità di replicare forse?” lo rimbeccò Albert visibilmente preoccupato.

“Maledizione! Devo salpare subito anche io!”

... la prima crociera solo la settimana successiva...

***

Mentre Terry consumava il ponte dell’imbarcazione durante la navigazione, Candy vagava come un’anima in pena al porto di Southampton.

Una volta sbarcata le si era parata davanti una scena da incubo...
Una fila interminabile di gente presso un improvvisato ufficio informazioni, corpi feriti distesi in una zona apparta del molo, urla di gente disperata.

“Che succede?” Aveva chiesto preoccupata ad un lavorante del porto.

“La nave salpata da New York il giorno prima della sua è affondata poche miglia al largo della costa britannica, a causa di un incendio in sala macchine.
Sono già stati ripescati alcuni corpi senza vita, pochi per fortuna... ma ci sono molti feriti e altrettanti dispersi e più passa il tempo, meno probabilità ci sono di trovare vivi quelli che mancano all’appello”.

“Terry! La nave di Terry...” Candy sentì la terra aprirsi sotto i suoi piedi…
Dopo due ore di fila in lacrime, la ragazza poté visionare la lista dei passeggeri e quella dei sopravvissuti sino a quel momento:
Terence Graham era sulla prima... non sulla seconda!

Il dolore la travolse come un fiume in piena; e lei che aveva pensato di aver vissuto il momento più atroce della sua vita la volta in cui Susanna le aveva annunciato la sua gravidanza.
Questo non era nulla paragonato a quello!
L’idea di non poterlo rivedere mai più, di non respirare più la sua stessa aria, che lui se ne fosse andato senza che lei avesse potuto chiedergli perdono e dirgli quanto lo amava… era insostenibile…

In quel momento si rese conto che avrebbe potuto sopportare mille tradimenti, mille bambini, mille Susanna, mille bugie...
...mille di tutto solo per vederlo una volta ancora.

Solo le grida disperate di un ragazzo sulla barella appena fatta scendere da un’imbarcazione di fortuna la scosse…
Si rimboccò le maniche e cominciò a dare una mano come poteva.

La forza della disperazione la spinse a chiedere di poter lavorare nella tenda allestita ad infermeria per prestare i primi soccorsi ai sopravvissuti; ogni tanto qualcuno ancora vivo veniva ripescato, lei cominciava a sperare... e poi moriva di nuovo…
Così di nuovo e di nuovo...
A tutti chiedeva di un bel ragazzo bruno con gli occhi blu e più il tempo passava più la sua voce diventava debole, un sussurro...

Era anche passata al cottage che Terence aveva affittato fuori città, Stear le aveva dato l’indirizzo dell’amico; la governante, una cara signora di mezza età, non aveva più saputo nulla del suo padrone, erano giorni che lo aspettava...
“Verrò di nuovo la settimana prossima...” le aveva detto congedandosi la ragazza.

Quando Terry toccò la terraferma volò diretto a casa per sapere se qualcuno era passato a cercarlo.
Aveva chiesto lumi sulla tragedia che si stava ancora consumando al porto, lui avrebbe dovuto essere su quella nave ma non volle perdersi su quel pensiero. Si ripropose di ripassare per capire in quale modo avrebbe potuto rendersi utile, magari assieme alla sua Candy…

La governante gli raccontò di una bella ragazza bionda che era passata a chiedere di lui e che prestava soccorso al porto alle vittime dell’ammaraggio...
Cercò di trattenerlo, lui voleva uscire subito a cercarla.
“Mi ha lasciato detto che sarebbe tornata, mi dia retta si calmi un attimo e la aspetti...”
Tutto inutile!

Tornò immediatamente al porto a cercarla...
Aveva cominciato a piovere, il cielo nero e minaccioso, il mare sempre più grosso...

“E così finiscono le ricerche...”
Aveva sentenziato qualcuno.
“Questa tempesta sarà il colpo di grazia per gli ultimi, sempre che ce ne siano ancora”.

Candy era inerme, piangeva disperatamente davanti all’oceano nero...
L’esile corpo completamente in balia della pioggia e delle raffiche di vento sempre più violente; sentiva le gocce di acqua salata colpire il suo viso come spilli.
Il rumore di un tuono sembrò squarciarle il cuore come succede quando un fulmine riversa tutta la sua devastante potenza su di un tronco d’albero, pensò di essere morta.

All’improvviso un calore dolcissimo la invadeva dalla schiena...
C’era un cuore che pulsava dietro il suo e due forti braccia l’avevano abbracciata da dietro.
Chiuse gli occhi; sentiva il suo petto dietro di lei, il profumo del suo corpo, il suo respiro sul collo...
Era lui! Oppure era morta davvero ed era in paradiso?

“Amore... sono qui! “


La ragazza si girò a guardarlo e in lacrime si strinse disperatamente al suo torace.
“Ho avuto tanta paura… di averti perso per sempre...”

“Perché sei venuta sin qui da sola! Amore mio...” gli chiese lui dolcemente accarezzandole i capelli.

“Volevo chiederti perdono e dirti che ti amo...
Susanna e Annie... io...”

“Dannazione avrei dovuto parlarti chiaro sin dall’inizio...
Lei aveva già provato a...”

“Shhhh! Non voglio sentirlo! Albert me lo ha detto, è stato molto difficile per me accettare la sua bugia...
Poi ti ho visto con Karin la sera del tuo trionfante rientro e ho pensato che...
Ma adesso lei mi ha chiarito tutto...”

“Ho creduto lo stesso di te ed Anthony, che idiota vero?
Io... ho bisogno di te, ti amo... perdonami...” la interruppe lui.

Prese il viso della ragazza tra le mani e la baciò infinite volte, con passione crescente.
Pioveva a dirotto e i due ragazzi continuavano a baciarsi e a stringersi...
“Andiamo a casa… fa freddo! Sei fradicia, ti prendi un malanno…” propose lui


La governante aveva finito la sua giornata; prima di uscire aveva acceso il focolare in salotto e lasciato la cena pronta per il suo padrone.
I due ragazzi arrivarono al cottage completamente bagnati e infreddoliti.
Entrarono nel salone; Candy si fermò un momento, gli occhi pieni di lacrime fissavano un quadro ad olio in bella mostra proprio sopra il caminetto…
“Ma quel quadro… quella è…?

“L’ho trovato al mercato delle pulci appena arrivato qui un anno fa, è la casa di Pony! L’ho riconosciuta al primo sguardo…
Non potevo non riconoscere il luogo dove ho passato l’estate più magica della mia vita; mi ha fatto tanta compagnia…
Amore mio… quanto mi sei mancata, non puoi neanche immaginarlo!”

Terence aveva sciolto il fiocco del vestitino di Candy e aveva cominciato a sbottonarlo liberando piano piano la schiena della ragazza.
“Togliamo questi vestiti… sono bagnati… stai tremando…” le sussurrò sensualmente all’orecchio.


“Anche i tuoi lo sono” rispose lei con lo stesso tono mente gli sbottonava piano piano la camicia.

La fiamma del camino scaldava e illuminava i loro corpi
“Lo sai vero? lo sai che devi farlo tu stavolta!” Terence continuava a bisbigliare nell’orecchio di lei.

“Fare cosa?” Candy riusciva a malapena a sentire quello che lui diceva, completamente inebriata da quelle carezze... le mani calde di Terry erano su tutto il suo corpo, e lei le voleva con tutta se stessa.

“Fermare tutto in tempo! Io… non sarò capace di farlo di nuovo!” continuò lui con voce sempre più carica di desiderio.
L’aveva spinta a terra dolcemente e si era steso sopra di lei dopo averla spogliata completamente.
“Ti voglio amore... come non mai...”

“Allora preparati alle conseguenze di quanto stai per fare perché io non ti fermerò…
Ti amo...” gli disse; poi smise di parlare e cominciò a toccarlo come il corpo di lui le chiedeva, mentre la sua bocca avida sembrava voler divorare ogni angolo del corpo di lei…

Ti amo anche io...”
le ultime parole di Terence.

La mattina si svegliarono ancora avvinghiati...

 

Terence si alzò per ravvivare il fuoco, Candy non poté evitare di ammirarlo in tutta la sua mascolina bellezza mentre si muoveva completamente nudo nella stanza, lei invece si rintanò istintivamente sotto le coperte.
Notò dei segni rossi sulla sua schiena ampia e muscolosa, erano le tracce delle sue dita… o meglio delle sue unghie; arrossì vistosamente di fronte all’immagine che si era materializzata nella sua mente subito dopo.

Avevano passato l’intera notte ad amarsi e toccarsi eppure sentiva una sorta di imbarazzo nel farsi guardare da quegli occhi blu ancora carichi di desiderio.
Fuori continuava a piovere e lui tornò ad accoccolarsi prendendola tra le braccia. Candy gli porse il suo caro libro, da quando era arrivata in Inghilterra lo portava sempre nella borsa…
“Leggi un po’ per me?”

Terry si sistemò meglio sui cuscini e cominciò a leggere; con una mano teneva il volumetto, con l’altra accarezzava il capo di lei appoggiato al suo petto.
Ad un certo punto vide scivolare giù un foglietto lucido e dorato…
“Cosa è questo?” chiese stupito.

“E’… la carta del nostro cioccolatino… il nostro primo bacio” gli rispose lei emozionata.

Lui la guardò con infinita tenerezza e catturò le sue labbra ancora arrossate e gonfie da quanti baci avevano divorato durante la notte precedente…
“Terence! Voglio fare ancora l’amore con te…” fu l’ultima cosa che lei riuscì a sussurrare…

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Capitolo 22
*** Thomas e Rose ***


Londra, maggio 1924

Terence entrò nella stanza con un vassoio pieno di dolci e frutta. C’era pure del te e una rosa rossa.
Candy ancora a letto lo guardava avvicinarsi con il cuore a mille; nonostante condividessero la vita da più di due anni riusciva sempre ad emozionarsi per ogni suo gesto come la prima volta; la sensazione delle mani e delle labbra di lui, che avevano riempito di dolcezza e passione la notte appena trascorsa, era marchiata sulla sua pelle.

“Tesoro! C’è posta per te!” disse mentre le appoggiava il vassoio sulle gambe e le porgeva un pacchetto.
“Non è una semplice lettera, è un plico un pochino più importante!” Il giovane uomo inclinò il capo di lato accarezzando teneramente la moglie con gli occhi.

Candy rigirò il pacchetto e lo scosse leggermente tentando di indovinarne il contenuto.
“È la mia Annie, di nuovo! Mi ha mandato un sacco di cosine cucite da lei per il bambino. Non so più dove metterle. Il mese scorso mi ha scritto che aveva sognato fosse un maschio, poi il sogno è cambiato e mi ha rifatto tutto il corredino per la femminuccia!
Dici abbia cucito ancora per il suo nipotino?” Il sorriso le illuminava il viso.
Viveva un periodo della sua vita di pura beatitudine, passando molte ore in giardino a parlare con la creatura che cresceva velocissima dentro di lei.

 

Terence si era seduto accanto a lei e si era inclinato per accarezzare e baciare il pancino ormai evidente e ogni giorno più gonfio.
“Piccolo, esci presto di lì! Non vedo l’ora di tenerti tra le braccia e coccolarti.
Non far stancare troppo mamma, ok? È adorabile, l’ho scelta bene, te ne accorgerai”

Candy era divenuta mestamente silenziosa... Terry alzò la testa per guardarla negli occhi, erano lucidi.

“Tuttelentiggini, che succede? È accaduto qualcosa?”

Lei stringeva al petto un elegante volumetto in pelle nera e una vecchia armonica a bocca.
Di lato sul letto la lettera di Annie e una bambolina bionda cucita a mano con il vestitino elegantemente bordato da un delicato merletto.
Ecco dove aveva già visto quell’ornamento delizioso! Come aveva potuto non accorgersene prima? Non ricordare bene?
Finalmente poteva comprendere la sensazione che aveva avuto davanti alla sepoltura di Rose quel giorno, l’unico, in cui aveva incrociato la strada del suo papà.

 

Casa di Pony
Maggio 1924

Cara Candy,
È arrivato questo pacco indirizzato a te la scorsa settimana. Avendo identificato in Susanna Marlowe il nome del mittente, mi sono preoccupata; ho pensato di non inviartelo ma qualcosa mi diceva fosse importante così, dopo essermi consultata con Miss Pony e Suor Maria, ho azzardato ad aprirlo.
Non volevo che quella ragazza ti turbasse in qualche modo in questo periodo così speciale per te.
Appena letta la sua lettera, che ti allego, ho capito subito e ti assicuro non ho guardato altro.
Mi sono solo permessa di aggiungere al pacco la bambolina che è stata ritrovata nella tua cesta e che la nostra istitutrice ha con cura conservato durante tutti questi anni.
Fatti coraggio sorella mia, io e le nostre mamme ti siamo vicine con il cuore.
Perdona la mia intrusione.
La tua Annie.

P.S. la mia piccola Candy Pearl è un vero cow boy e ti manda un grosso bacio. Ha conquistato il nonno, con la nonna è un po’ più dura... le vuole far imparare il francese ma lei non ci sta. E io ne sono immensamente felice!


La giovane sposa fece cenno col capo al marito di leggere la lettera della sorella e quella di Susanna.

“Tesoro? Che significano queste righe?
Chi è Thomas Marlon Westone Cavendish? e Rose?

Candy allungò la mano verso il cassetto del comodino, dalla scatola dove teneva tutti i suoi oggetti più cari estrasse il fazzoletto del signor Marlowe e lo porse a Terence.

“È... è il mio papà... e questo che ho tra le mani è il suo diario...
È morto due settimane fa...”

Terence spostava di continuo gli occhi dalla bambolina al ricamo del fazzoletto, era evidente che la stessa mano precisa e gentile avesse creato quegli splendidi decori, poi agganciò le iridi liquide di Candy e la strinse forte al petto.

“Amore... lì dentro c’è il cuore dei tuoi genitori, devi essere forte e felice di avere quel preziosissimo scritto con te. Lo leggeremo insieme... se vorrai...”

“Susanna dice che quel diario parla solo di Rose e di me e le sembrava giusto farmelo avere, ci sono anche due lettere di mia madre, la mia mamma oh... Terry...”
La bionda ragazza scoppiò a piangere tra le braccia forti e calde del suo sposo.

“Tesoro mio... il nostro bimbo sarà felice di conoscere l’amore profondo che lo ha generato, non credi? E tu devi imparare a gioire di questo dono che ti è giunto e che fa luce finalmente sul tuo passato.”


Pag. 5
Ho visto Lewis inginocchiato davanti a lei mentre fingeva di provare la sua parte, quando le ha baciato la mano la rabbia ha annebbiato la mia vista, sentivo il sangue ribollirmi nelle vene...
Sono geloso! Non avrei mai creduto di esserlo sino a questo punto! Non sopporto l’idea che qualcuno la tocchi, che lei dedichi i suoi sorrisi e i suoi sguardi ad un altro!
Thomas! Dannato Thomas! Perché allora non la smetti di prenderla in giro? Perché non le dici una buona volta cosa provi per lei?
Hai ancora paura di te stesso? Di vivere davvero?
...


Pag 16
Oggi non era al lavoro... sono stato nervoso e intrattabile per tutto il giorno!
Avevo così tanta voglia di vederla che alla fine ho chiesto il suo indirizzo e sono andato a casa sua.
Mi ha fatto accomodare, era felice di vedermi ma io sono stato così stupido!!!
Continuavo a guardare quella stanzetta fredda e buia... era pulita e ordinata ma così povera!
Che idiota sono!

“Thomas... non dovevi venire! La mamma sta molto male e oggi non ho voluto lasciarla sola! Ma questo non è posto per uno come te, non dovevi scomodarti!”

Le sue parole mi hanno ferito il cuore, mi sono sentito un miserabile!
“Perdonami! Sono uno stupido viziato, e tu sei meravigliosa semplicemente come lo è tutto ciò che sfiori con le dita.
Lascia che ti aiuti. Hai bisogno di qualche medicina in particolare per tua madre?
Ti scongiuro concedimi di fare qualcosa per aiutarti e farmi perdonare la mia pochezza”.


Pag. 23
Piangeva... la mia Rose piangeva per la sua mamma che se n’è andata lasciandola sola al mondo con la piccola Emily da accudire.
Quando l’ho vista così, l’ho stretta forte a me. In quel momento ho desiderato come non mai proteggerla, prendermi cura di lei.

Voglio asciugare ogni sua lacrima, baciare ogni suo sorriso, voglio amarla per tutta la vita. Lei è il mio sole.

“Non sei sola amore mio... lascia che mi dedichi io a te! In cambio voglio solo che illumini i miei giorni con il tuo amore” ho pensato stringendola forte al mio petto.


Pag. 25
Come guarda la sua sorellina! È dolcissima, fa ballare le lentiggini che ha sul naso pur di farla ridere...
Le ha cucito una carinissima bambolina bionda con gli occhi verdi.
Sarà una mamma meravigliosa un giorno.
La mamma dei miei figli!


Pag. 40
Oggi era il suo compleanno.
Le ho regalato un vestito strepitoso.
Le ho chiesto di attendermi a casa agghindata finito lo spettacolo perché avevo una sorpresa per lei.
Sembrava una fata! Le ho sciolto lo chignon che porta sempre... era splendida!
Avevo una voglia matta di stringerla e baciarla, ma ho temuto di spaventarla con la mia irruenza.

“Thomas... e ora? Questo vestito è favoloso ma troppo elegante e raffinato per me!” mi ha detto mentre volteggiava allegra rimirandosi allo specchio del mio camerino.

“Non dire sciocchezze! Andiamo al ricevimento dei Cavendish stasera!”

“Sei pazzo? Mi vedranno tutti con te! No... non posso!”

“Piccola! È una festa in maschera, possiamo coprire i nostri volti! Se ti senti più a tuo agio nessuno si accorgerà che siamo noi due, lascia fare a me!
Solo voglio tu sappia che sarei orgoglioso di mostrare il viso della dama che stasera sono strasicuro mi invidieranno tutti” le ho detto, credo che la voce tremante mi abbia un po’ tradito.

È arrossita e ha abbassato lo sguardo, ma non so se si fida ancora completamente di me.

“Ma Emily? Io... la vicina lavora di sera e non mi può aiutare con lei... io non...”

“Tu tieniti pronta! Penso a tutto io!”

Quando sono passato a prenderla avevo il cuore a mille, Emily mi è saltata in braccio.

“Thomassss!!!! Hai visto quanto è bella mia sorella? Sembra una principessa!” la piccola era al settimo cielo.

“Non lo sembra, lo è per davvero!
Pulce! Stasera ho in programma un sacco di fiabe e biscotti per te, che ne dici?”
mentre parlavo alla bimba il mio sole aveva gli occhi lucidi...

Ho affidato la piccola Emily alle cure amorevoli e ai dolci di Molly.
Io e Rose abbiamo riso un sacco, abbiamo ballato fino all’alba... mia madre era nervosissima perché non riusciva a trovarmi.
Chissà chi aveva in mente di presentarmi!

Qualcuno ha azzardato a chiederle di ballare ma lei ha gentilmente declinato! È stata solo mia!


Pag. 42
Molly... la mia Molly è preoccupata per me.
“Allora che te ne pare della mia Rose?” Le ho chiesto.

“Bambino mio, adesso comprendo il motivo della tua gioia e dei tuoi sorrisi, quella ragazza è meravigliosa e dolcissima ma... stai giocando con il fuoco, ho paura di quello che potrebbe farle tua madre. Ti prego stai attento!”

Mi ha messo in guardia. Ma io la amo e non voglio rinunciare a lei per i capricci di una ricca signora. Quando l’ho riaccompagnata a casa l’altra sera dopo la festa si è stretta a me mentre io tenevo in braccio la piccola Emily che dormiva beatamente.
Molly ha fatto indossare alla pulce uno dei pigiami di seta di quando ero bambino e l’ha avvolta in una calda coperta.
L’ho sistemata nel suo lettino, poi ho guardato lei... avrei tanto voluto baciarla...
Ho pensato che un giorno avrei fatto quelle stesse cose per il nostro bambino.

Parlo di figli quando fino a qualche mese fa pensavo solo a divertirmi e a buttare in vacca la mia vita!
Rose, amore mio! Amami Rose!


Pag. 45
Mi amaaaaa!!!! Non so cosa ci trovi in me ma lei mi ama e si fida di me... e io mi sento un altro.
Sono così emozionato che non so neppure che scrivere.
Il sapore delle sue labbra è impresso sulle mie; sento di poter affrontare l’inferno semplicemente stringendole la mano, sento di aver dato un senso completo alla mia vita.


Pag. 47
Mia madre!!! Non ho mai avuto una madre!
Ha offerto dei quattrini a Rose per convincerla a lasciarmi! Glie li ha fatti pervenire dal nostro legale.
Lei non voleva parlarmene, non desidera mettermi contro la mia famiglia ma quella vipera ha osato raccontarmi che il mio dolce angelo le aveva chiesto denaro, una bella quantità di soldi per sparire.

Poi le ho viste... nelle cucine! La mia Rose teneva una busta tra le mani e supplicava mia madre di riprendersela.
“Signora io... non sono interessata alle ricchezze della vostra famiglia, non voglio nulla di tutto quello che possedete!”

“Pezzente! Le conosco le donnacce come te. Non ti basta eh? Vuoi tutto, vero?”

Ha alzato la mano per schiaffeggiarla ma sono riuscito ad afferrarle il polso in tempo e ho giurato che non mi avrebbe visto mai più’.

Da oggi Thomas Marlon Weston Cavendish non esiste più!
C’è solo Thomas Marlowe...


Pag. 70
Oggi ho lasciato la stanza che il custode del teatro mi aveva gentilmente offerto quando chiusi dietro le mie spalle il portone della reggia dei Cavendish.

Ora comunque posso permettermi un piccolo appartamento in una zona tranquilla della città. La mia recitazione piace al pubblico e comincio a guadagnare bene...
È tutto merito di Rose, lei mi incoraggia, mi sostiene, crede in me... la adoro!

Ho visto un anello in vetrina da Tiffany... la pietra non è grandissima ma è quello cui posso aspirare senza chiedere nulla a nessuno; ho messo da parte qualche soldo, per Natale voglio infilare quell’anello al suo dito e chiederle di essere mia moglie.
Voglio concentrarmi unicamente su questo e sul mio Romeo che mi permetterà di realizzare questo sogno.

Sono così emozionato all’idea ma nello stesso tempo ne ho anche timore. Lei è sempre molto discreta, teme di mettermi in imbarazzo in qualche modo, di essere di intralcio alla mia carriera... so che mi ama ma... ultimamente era così sfuggente.
Oggi le ho parlato finalmente e ha capito che non voglio nessuna carriera strepitosa se lei non mi è accanto.
Ho toccato il paradiso sulle sue labbra... lei mi ha messo le mani sulla nuca e si è abbandonata completamente tra le mie braccia. Sentivo il suo corpo meraviglioso incollarsi al mio e ho quasi perso la testa.

Thomas... Thomas... lei è una ragazza per bene, comportati a modo con lei, amala e rendila felice con il dovuto rispetto!!!


Pag. 100
Non c’è... non c’è più!
Sono passato a casa sua ed ho visto il padrone che inchiodava delle assi di legno alla porta!
“Che sta facendo? È impazzito?”

“Ragazzo... qui crolla tutto a momenti!”

“Rose? La ragazza che occupa la stanza?”

“Se n’è andata chissà dove a cercare fortuna. Mi ha detto che non avrebbe avuto danaro per pagare l’affitto nei prossimi mesi e... sa come vanno queste cose... anche io devo portare il pane in tavola. Mi hanno offerto una piccola fortuna per tener chiusa questa catapecchia...”

Mia madre è venuta a cercarmi...
“Quella ragazza non è per te tesoro! È un’arrivista, ha capito che non avrebbe ottenuto nulla dalla nostra famiglia ed è andata a cercare qualche altro pollo da spennare”

L’ho cacciata via ma... non so più che pensare!
Mi sta crollato il mondo addosso... non so come riesco a respirare ancora...
Voglio sparire...

 

Pag. 120
Sono passati più di dieci anni!
Pensavo di avere un sasso al posto del cuore, di aver bruciato con l’alcol persino i miei condotti lacrimali! Ho creduto che non avrei più pianto da allora perché non sarei mai più riuscito a soffrire più di quanto abbia fatto, perché non avevo più lacrime...

Oggi mi ritrovo con questo foglietto tra le mani tremanti... le mie stille salate hanno in parte cancellato le parole.

Lei ha avuto un figlio, un figlio mio.
Lei mi ha cercato e io non ho risposto.
Lei stava male, aveva paura e io non ero là.

Non posso pensare che se ne sia andata davvero così, credendo che io l’avessi abbandonata a se stessa, che avessi ripudiato lei e il frutto del nostro amore...

Dio, ti prego... dimmi di no! Dimmi che lei è ancora qui da qualche parte col nostro bambino e io la troverò, dovessi girare ogni angolo del mondo per farlo, dovessi metterci una vita intera.
Dammi solo il tempo di dirle che l’amo.

....
....
....

Pag. 201
Sono anni che non scrivo tra queste pagine…
Non ricordavo neppure di averlo questo libricino, il custode delle parole del mio cuore. Mi è capitato tra le mani una settimana fa e non sono riuscito a non rileggerlo…

Amore mio dolce, ho pianto su ogni riga…
Ho sentito il mio cuore palpitare come allora, ho udito la tua voce allegra, assaporato il sapore delle tue labbra. Quanto ti amo ancora, quanto vorrei che tu ne fossi sempre stata certa!
Oggi voglio lasciare un’ultima traccia, non avrei mai creduto di trovare ragione per farlo ma sbagliavo…

Rose... amore mio! L’ho vista! Ho visto la nostra bambina! È la tua copia esatta, lo stesso sorriso, persino la stessa voce.
È bellissima.
Le ho stretto la mano...
Non sai cosa ho provato a farlo, ho sentito che c’eri anche tu.
È stato meraviglioso.

Quel ragazzo, Terence, la ama davvero. L’ho letto nei suoi occhi. Lui la farà felice, ne sono sicuro. Puoi stare tranquilla tesoro, non permetterò che nessuno si metta tra di loro.
Voglio venire presto da te amore mio, aspettami!
Vi amo tanto.

 

Leggendo quello scritto Candy conosceva finalmente tutta la verità sulla sua nascita e il sentimento forte che aveva legato i suoi genitori, Thomas e Rose.

***

La giovane donna era stremata, i capelli appiccicati alla fronte sudata, il petto ancora ansimante.
“È stata bravissima signora Graham! Adesso deve solo riposare, a parte allattare questi due angioletti, che vedo tranquillissimi aggrappati alla camicia del loro orgoglioso papà”

Terence teneva i gemelli tra le braccia. Non sapeva più da che parte girarsi per coccolarli e toccare quelle guance morbide come la seta e quelle manine paffute strette a pugno.

“Ti amo Candy! Ti amo tanto, sono l’uomo più felice della terra in questo momento” le disse con occhi sognanti mentre le porgeva i bambini per la prima poppata.


“Quindi alla fine dobbiamo usare tutti i vestitini di Annie ed entrambi i nomi che avevamo pensato...”

“Tesoro, so che hai scelto quei nomi pensando a me ma che ne diresti di cambiare tutto? Cosa ne penseresti di Thomas e Rose? Non ti sembra un’idea meravigliosa?”

Sul comodino il diario del padre, la bambolina della madre...
“Terry! Non saprei cosa chiedere di più al buon Dio, tesoro mio”.

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