Profondo come l'oceano

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Come fare? ***
Capitolo 2: *** 2. Tra Ryo e Toshio il mio cuore vacilla ***
Capitolo 3: *** 3. Un faccia a faccia sott'acqua ***
Capitolo 4: *** 4. Soli al mondo ***
Capitolo 5: *** 5. Dimenticati in mare: com'è possibile? ***
Capitolo 6: *** 6. Aprire il suo cuore ***
Capitolo 7: *** 7. Nella vita e nella morte ***
Capitolo 8: *** 8. Un barlume di speranza ***
Capitolo 9: *** 9. Amarezza e confronto ***
Capitolo 10: *** 10. Finalmente, i soccorsi! ***
Capitolo 11: *** 11. Un risveglio brutale ***
Capitolo 12: *** 12. La gelosia è sorella dell'amore ***
Capitolo 13: *** 13. Affermazioni e smentite ***
Capitolo 14: *** 14. Coscienti prima, consapevoli dopo ***
Capitolo 15: *** 15. Dove tutto è iniziato ***
Capitolo 16: *** 16. Oh my god! ***
Capitolo 17: *** 17. Nessun peccato è stato commesso ***
Capitolo 18: *** 18. Asciuga le tue lacrime, Kaori ***
Capitolo 19: *** 19. Ritorno al punto di partenza ***
Capitolo 20: *** 20. Una confessione implicita ***
Capitolo 21: *** 21. Reminiscenza ***
Capitolo 22: *** 22. Lo specchio è il riflesso di tutte le paure ***
Capitolo 23: *** 23. Tendere una mano ***
Capitolo 24: *** 24. Una settimana per ritrovarsi ***
Capitolo 25: *** 25. Ti mangerei! ***
Capitolo 26: *** 26. Le delusioni non uccidono e le speranze fanno vivere ***
Capitolo 27: *** 27. Una relazione cancellata ***
Capitolo 28: *** 28. Profondo come l'oceano ***



Capitolo 1
*** 1. Come fare? ***


Questa fanfiction è la traduzione di una storia in francese che potete trovare e leggere nel link che metto di seguito.
 
Titolo originale: Aussi profonde comme l'océan

 
Dopo un caso difficile in cui Akira Izoto aveva fatto appello alla squadra City Hunter per salvare la vita di suo fratello alle prese con una gang di yakuza, la cliente decise di offrire a loro e ai loro amici un viaggio per ringraziarli per il loro aiuto in uno dei suoi famosi hotel, con tutte le spese pagate per una settimana.
 
 
Isola Beyonesu, al largo del Giappone.
 
Dopo quasi tre ore in mare, la barca finalmente arrivò al porto di Beyonesu con a bordo la banda di City Hunter al completo, con Miki e suo marito Falcon, Mick e la sua dolce infermiera Kazue, senza dimenticare Ryo e la sua tenera partner Kaori. La traversata era stata piuttosto tranquilla dopo un inizio difficile a causa delle buffonate di Mick e Ryo che volevano sapere chi dei due avrebbe sedotto il maggior numero di donne, ma ben presto le loro compagne li avevano rimessi a posto col vecchio metodo del martellone. Funzionava sempre. Mick vedeva l'opportunità per godersi il paesaggio idilliaco a spese di altri con la sua dolce compagna Kazue, per Miki e Falcon era come una seconda luna di miele e una prima vacanza dopo parecchio tempo. Per Kaori era un'occasione di riposarsi in pace senza doversi voltare a ogni angolo della strada, senza temere un attacco o una rappresaglia da parte dei nemici, mentre per Ryo era tutta un'altra cosa. L'ultimo caso era stato davvero difficile e l'aveva fatto riflettere a lungo. Dopo una prolungata introspezione e di rimesse in discussione, costellate di molti dubbi, alla fine aveva deciso di far avanzare la relazione con la sua compagna. L'unico problema era come farlo. E sì, dato che per più di sei anni si era comportato in un certo modo con lei, lei sarebbe stata cauta nei suoi cambiamenti di comportamento, e lui non voleva che Kaori pensasse che si prendesse gioco di lei. Perso nelle sue riflessioni, la barca arrivò finalmente al porto quando decise di tornare alla realtà.
"Finalmente siamo arrivati!" disse Ryo alzandosi e stiracchiandosi alla vista del pontone che incombeva in lontananza.
"Era ora" rispose Mick, "iniziavo a soffrire il mal di mare"
"E noi cominciavamo ad averne abbastanza di voi" disse Miki passando vicino a loro. "Siete stati insopportabili per tutta la traversata"
"C'era un modo per calmarci, Miki cara" disse Mick con voce melensa, tendendo le labbra, ma Falcon gli lanciò un borsone in faccia per tutta risposta.
Vedendo ciò, Kazue si colpì la fronte con il palmo della mano. Decisamente, il suo uomo era irrecuperabile. Lei che pensava di poter riposare e godersi quella settimana di tranquillità, si disse che avrebbe dovuto tenerlo d'occhio da vicino. Falcon aiutò la moglie a scendere dalla barca, tendendole la mano. Kazue seguì Mick da vicino, afferrandolo per un braccio per evitargli di combinare qualcosa. Dall'ingresso della barca nel porto nessuno aveva sentito Kaori, nemmeno una volta. Si era seduta al suo posto a guardare il mare e il paesaggio mentre i suoi amici si dirigevano verso l'uscita. La visuale era bellissima e lei voleva godersela. Ryo stava per scendere quando notò che gli mancava qualcosa, ciò che il suo cuore aveva di più caro. Si voltò e vide che Kaori era ancora seduta, non si era nemmeno accorta che gli altri avevano lasciato la barca. La guardò a lungo con un sorriso prima di decidere di andare da lei e metterle una mano sulla spalla.
"Kaori, siamo arrivati" disse piano, facendola uscire dalle sue fantasticherie.
Lei alzò la testa e incontrò lo sguardo dolce del suo partner. Si fissarono per lunghi secondi prima che Kaori, imbarazzata, decidesse di rompere l'incantesimo abbassando il capo.
"Andiamo" riprese Ryo con voce dolce.
"Sì, ti seguo"
Lui le tese la mano per aiutarla a scendere dalla barca, e il gesto la sorprese molto. Da quando Ryo era così premuroso con lei? Lasciarono la barca e si misero a camminare sul pontone finché Ryo non la fermò.
"Cosa c'è?"
"Dammi la tua borsa, la porto io, è troppo pesante per te!"
Lui non attese nemmeno la sua risposta, le tolse il cinturino dalla spalla e prese la borsa sulla propria. Kaori rimase senza parole a fissarlo. Decisamente il suo partner non avrebbe mai smesso di sorprenderla. Era strano da qualche giorno. Lo aveva interrogato, ma lui era rimasto in silenzio come una carpa.
"Grazie" disse lei con una vocina, abbozzando un sorriso dolce.
"Andiamo a raggiungere gli altri, sono già arrivati all'hotel" poi le prese a mano e la trascinò per farla camminare accanto a lui. Avanzò, seguito da vicino da Kaori che non riusciva a staccare gli occhi dal suo partner. Il comportamento che aveva verso di lei sicuramente le piaceva, ma allo stesso tempo la destabilizzava al massimo. Da quando Ryo era gentile con lei? Ryo sentì il suo sguardo fisso su di sé e non gli dispiaceva. Gli piaceva essere il centro del suo interesse, amava quando lo guardava e vedeva solo lui, sapendo che doveva aver voglia di fargli molte domande. Finalmente raggiunsero la hall dell'hotel a cinque stelle, una meraviglia. C'erano fiori dappertutto e un'enorme vetrata che si affacciava sulla spiaggia. Tutto era lusso e abbondanza. Il bancone era laccato e splendidamente scolpito.
"Beh, Akira non ci ha preso in giro!" disse Ryo fermandosi in mezzo alla hall dell'hotel e voltandosi per guardarsi pienamente intorno.
"Effettivamente, questo hotel è eccezionale e deve costare un occhio della testa"
Si diressero verso la reception mentre guardavano l'atrio e l'arredamento lussureggiante che li circondava.
"Benvenuti all'hotel 'Mille e uno desideri" disse loro l'addetto alla reception con un sorriso.
"Merita dannatamente il suo nome" disse Ryo pensando al soggiorno che già immaginava per lui e la sua bella. Lì si sarebbe svolto tutto.
"Buongiorno. Abbiamo prenotato due camere sotto i nomi Saeba e Makimura" fece Ryo posando le borse sul pavimento.
"Mi lasci controllare al computer"
L'addetto alla reception tastò sul computer e alzò lo sguardo sorridendo.
"Ecco, ho trovato" disse, consegnando la chiave a Ryo. "In effetti c'è una suite riservata a nome del signor Saeba, numero 66" gli disse tendendogli la chiave, "ma non c'è nulla a nome della signorina Makimura"
"Ci deve essere un errore" disse Kaori, "Per favore, ricontrolli" si appoggiò al bancone e si sporse in avanti per vedere lo schermo del computer. Quel viaggio cominciava bene.
"Ovviamente, signorina...no, nessun errore. Nessuna prenotazione è stata fatta a suo nome, mi dispiace"
"D'accordo, vorrei una stanza, per favore"
"Temo che questo non sia possibile, siamo al completo"
Kaori, con disappunto, si voltò verso Ryo, pronta a esplodere contro il suo partner che si era incaricato delle prenotazioni con Akira.
"Dì, hai detto ad Akira di riservare due stanze" fece battendo le dita sul bancone con impazienza. Mentre i loro amici erano già diretti nelle loro stanze, loro ancora dovevano uscire da quel guaio.
"Certo" rispose lui, con l'aria più serie possibile. In realtà se l'era completamente dimenticato. A furia di vivere costantemente con lei, non aveva pensato di chiedere due camere da letto, tanto la cosa per lui era ovvia.
"Cosa facciamo adesso?"
Ryo non ebbe il tempo di risponderla. Akira arrivò verso di loro, felice di vederli, finalmente.
"Ah, eccovi finalmente. Buongiorno, avete fatto un buon viaggio?"
"Eccellente"
"Sono felice di darvi il benvenuto nella mia umile casa. Vedrete, trascorrerete una settimana da sogno. Ho visto gli altri, si sono già sistemati. Prendete le vostre chiavi"
Ryo le mostrò la sua chiave, agitandola di fronte a sé tutto orgoglioso.
"Molto bene, vi accompagnerò nelle vostre stanze, seguitemi!"
"Akira, abbiamo un problema. C'è solo una stanza riservata per Ryo. Io sono senza"
"Io ho prenotato una sola stanza, pensavo che voi due..." a quel punto tacque, davanti alle loro facce sconvolte.
"Io con questa, mai nella vita"
Kaori tirò fuori un martello e glielo schiantò senza troppe cerimonie per aver osato chiamarla 'questa'.
"Vedi, Akira, chi vorrebbe una donna così, senza nessuna dolcezza" fece Ryo alzandosi e massaggiandosi le vertebre.
"Te la sei cercata. E pensi forse che una donna normale e sensata verrebbe affascinata da un pervertito come te?" gli occhi di Kaori erano fiammeggianti, così Ryo pensò che avrebbe dovuto comportarsi più dolcemente senza che tutto ciò che aveva progettato per la sua bella rischiasse di fare un buco nell'acqua.
"Ci troviamo di fronte a un enorme problema. L'hotel è al completo, non ho più spazio"
"Ho io la soluzione" disse Ryo, raddrizzandosi e avvolgendo un braccio intorno alla vita di Akira, prendendola da parte per spiegarle all'orecchio.
"Ti ascolto, Ryo"
"Condividi la tua stanza con me e lascia la mia stanza a Kaori"
Per la seconda volta in meno di un minuto, Ryo si ritrovò nuovamente sotto un martello.
"E questa è la tua soluzione!" irritata, Kaori si colpì la fronte col palmo della mano. Quel viaggio rischiava di essere molto lungo e molto laborioso.
"A meno che tu non voglia dormire sulla spiaggia con i granchi, non ne vedo altra"
"Nessuno dormirà sulla spiaggia con i granchi. Ho io un'altra soluzione" disse Akira con un sorriso sul volto che contrastava terribilmente con i suoi occhi luccicanti e provocatori.
"Ti ascoltiamo" disse Ryo.
"Condividerai la tua stanza con Kaori"
"Scusa?" fecero entrambi i partner allo stesso tempo.
"Non c'è altra soluzione. La suite è spaziosa, posso assicurarlo. Non vi ritroverete uno sopra l'altra sul letto. Non farà differenza con le vostre abitudini. Dai, andiamo!"
Kaori non era convinta del nuovo accordo. No, lei che aveva sperato in un po' di intimità e tranquillità, era di nuovo chiamata in causa dal destino. Arrivò all'ascensore per prima, lasciandosi dietro Ryo e Akira. Kaori non cercò nemmeno di discutere, era stanza, voleva riposare. Sì, viveva con Ryo, ma aveva la sua stanza, la sua tana, il suo luogo di riposo dove poteva rilassarsi lontano dagli sguardi beffardi e dalle parole offensive del suo partner. La sua stanza era il suo rifugio, il suo santuario, come avrebbe fatto quella settimana, perché sapeva che non sarebbe trascorso un solo giorno senza che il suo partner la facesse uscire dai gangheri?
"Ryo, eppure ti avevo chiesto se dovevo riservarvi due stanze, ma tu hai rifiutato, e ora..."
"Davvero! Non ricordo, Akira" rispose lui offrendole un bellissimo sorriso allegro, grattandosi la testa con disinvoltura.
"Capisco" si accontentò lei di rispondere, acconsentendo.
Seguì Ryo e tutti e tre presero l'ascensore. Akira poi li indirizzò nella loro suite.
"Ecco la vostra suite per tutta la settimana" disse lei, aprendo le porte, lasciando che passassero davanti a lei in modo che potessero vedere dove avrebbero soggiornato.
"È bellissima!" fece Ryo, "vero Kaori!"
Lei era senza parole, annuì e rimase stupita. Akira non aveva mentito, la suite era immensa, e vi si poteva respirare il lusso. Il pavimento era di marmo, magnifici lampadari adornavano il soffitto, per non parlare dei mobili in mogano. La suite includeva un ampio salone con un bar per la gioia di Ryo e uno spazio cinema per gran piacere di Kaori. Solo il bagno era grande quanto le loro due camere messe insieme a Shinjuku. C'era una vasca idromassaggio e un bocchettone con diversi getti per il massaggio. Kaori ebbe l'impressione di sognare tanto tutto era perfetto e smisurato. Giunsero infine nella loro stanza, che consisteva nell'essenziale, cioè un grande letto al centro circondato da lunghe tende, un armadio e una toletta.
"Non vi ho mentito, è abbastanza spaziosa per due, e il letto enorme, non rischierete di toccarvi"
I due partner si guardarono prima di abbassare rapidamente lo sguardo su qualcos'altro. Il letto era davvero lungo poco più di tre metri, il che risvegliò immediatamente lo spirito lussurioso di Ryo che già vi si vedeva a fare cose non molto cattoliche con la sua partner.
"Bene, vi lascio rinfrescare, avete accesso a tutti i pacchetti dell'hotel, dovete solo presentare queste carte. Vi danno accesso al resort al completo, gratuitamente. Ci vediamo dopo" posò le carte sul tavolino e si preparò a congedarsi dai suoi ospiti.
"Grazie, Akira" disse Kaori prima che lei lasciasse la stanza.
"Non è davvero nulla in confronto a quello che avete fatto per me"
Una volta soli nella suite, un lungo silenzio si stabilì tra i due soci. Kaori appoggiò la borsa sul letto e cominciò a disfare le valigie e a metterle nell'armadio, prima di cadere sul letto e fissare il soffitto.
"Preferisci la parte destra o quella sinistra?" chiese, girandosi verso di lui e appoggiandosi sul gomito.
La mano sosteneva la testa. Aveva una posizione molto seducente e non ne era nemmeno consapevole. La gonna si era leggermente alzata rivelando la perfezione delle sue cosce bianche. A questa vista Ryo pensò di svenire. In quel momento, lei era la tentazione personificata e dovette fare di tutto per mantenere il controllo e soprattutto per calmare il suo potente mokkori che cominciava a sentirsi angusto. Doveva lasciare la stanza prima di tradirsi e saltarle addosso. Si allontanò da lei per nasconderle l'inguine con la sua borsa, dirigendosi verso il bagno. Aveva deciso di dichiararsi, ma non in quel modo. Lei meritava di meglio, meritava di essere corteggiata, dopotutto era colei che il suo cuore aveva scelto e amato per così tanti anni. Perché da quando aveva preso la decisione di far avanzare le cose, aveva sempre meno controllo sul suo corpo, che reagiva ad ogni occasione? Col fatto di essersi controllato troppo, il suo corpo frustrato ora voleva soltanto una cosa, assaggiare ciò che aveva sempre rifiutato di toccare.
"Tieni quella dove ti trovi, io prenderò l'altra. Vado a farmi una doccia, se non vuoi andare tu per prima"
"No, vai! Ne approfitto per finire di sistemare le mie cose. La farò dopo"
Ryo strinse la borsa contro il bacino e scomparve in bagno, lasciando una Kaori ansimante di fronte alla fuga del suo partner. Lo trovava davvero strano quella mattina e il suo comportamento non faceva che confermare il suo giudizio che Ryo stesse tramando qualcosa, ma cosa?
-Una bella doccia fredda- si disse Ryo. -Ce ne vorranno molte se condivideremo la stessa stanza. Ma perché ho voluto prenotarne solo una? Di questo passo, non ci metterò molto tempo, e il peggio è che non si sforza nemmeno di sedurre. Per lei è naturale. Povero Ryo, in cosa ti sei cacciato. Se continua così, non prenderò in considerazione i preliminari-
Si spogliò e fece una lunga doccia fredda che riuscì a calmare i suoi ardori. Uscì dalla vasca e si mise un asciugamano intorno ai fianchi, rendendosi conto che i vestiti erano nella borsa rimasta nella stanza. Quindi uscì dal bagno conciato così e raggiunse la camera. Vide Kaori dormire sul letto. Andò da lei e la guardò con amore. Era così bella e così serena. Le tolse una ciocca di capelli dal viso e fece scivolare la mano lungo la sua guancia, poi sul collo per fermarsi infine sulla sua spalla. Kaori rabbrividì sotto quella carezza. Distese le gambe e si mise sulla schiena. Ryo si sedette accanto a lei, non stancandosi di contemplarla.
"Sei così bella, Sugar" con la punta delle dita, accarezzò le sue labbra, che lei aprì al suo tocco prima di passarsi la lingua sulle labbra. In quel momento era la tentazione personificata, con le sue labbra rosa e umide. Lei gli stava facendo un effetto pazzesco. Si chinò su di lei lentamente e si preparò a baciarla quando lei lo chiamò.
"Ryo" fece in un sussurro.
Sentendo il suo nome, lui si bloccò per qualche secondo. Lei lo stava sognando, e la cosa gli strappò un sorriso di soddisfazione. Più la guardava e più lei suscitava il suo desiderio, così continuò la sua progressione per sfiorare le sue labbra, ma solo appena, con una carezza furtiva ed effimera. Era consapevole che si stava approfittando della situazione, ma era più forte di lui, si era così tanto contenuto che ora aveva ceduto, certamente in modo codardo perché era un gesto rubato, ma la questione era solo rimandata.
-Ryo, stai giocando col fuoco- si disse mentalmente. -Se sa che ti stai approfittando della situazione, ti uccide-
Le aveva appena rubato un bacio, lui il più temuto degli sweeper, le aveva appena rubato un bacio per pura codardia. Si alzò, afferrò la sua borsa e tornò in bagno per fare un'altra doccia fredda. Sentendo la porta chiudersi, Kaori aprì gli occhi e si portò la mano alle labbra. Le aveva dato un bacio, per quanto furtivamente, le labbra del suo partner avevano accarezzato le sue. Il loro primo bacio. Sorrise, rendendosene conto. Le sarebbe piaciuto tanto che lui l'avesse baciata quando era consapevole e non in sordina, nascondendosi da lei. Con questo pensiero, si addormentò per davvero.
Ryo uscì dal bagno quindici minuti dopo, vestito e asciugato. Con uno sguardo morbido avvolse la sua partner. Voleva svegliarla, ma dormiva così pacificamente che preferì lasciarla sola. Scarabocchiò due righe su un foglio che le mise accanto, per avvertirla che stava andando a fare un giro per l'isola, poi lasciò la suite.
Kaori si risvegliò un'ora più tardi. Trovò il biglietto e fu delusa dal fatto che non l'avesse aspettata. Avrebbe voluto andare alla scoperta dell'isola con lui. Guardò l'orologio da parete che indicava le 11.00. Aveva dormito poco il giorno prima, tanto era stata eccitata per il viaggio, e quel sonnellino di un'ora le aveva fatto più che bene. Prese le sue cose e andò a fare un bel bagno. Quando si sentì rilassata, decise di uscire, scelse un costume da bagno, a due pezzi nero, e il pareo coordinato che legò intorno al collo, poi lasciò la suite per andare a cercare gli altri prima di pranzo. Tutti erano intorno alla piscina, alcuni si godevano il sole, altri il panorama.
"Kaori, eccoti finalmente" disse Kazue.
"È da molto tempo che siete qui?"
"Sì" rispose Miki. "Ryo ci ha detto che stavi dormendo"
"Sì, ho fatto un pisolino e mi ha fatto un gran bene. Com'è l'acqua?" chiese, stiracchiandosi.
"Splendida" rispose Kazue uscendo dalla piscina e passandole accanto. Kaori sciolse il pareo sotto lo sguardo penetrante di Mick che la divorava con gli occhi. Si avvicinò a lei.
"Kaori, vuoi che ti metta un po' di crema sulla schiena o da qualche altra parte?" fece togliendole il tubetto dalle mani.
Lei non ebbe il tempo di rispondere, Ryo aveva già preso il tubetto delle mani di Mick e si sedette sulla sdraio accanto a Kaori.
"Non ti disturbare, lo faccio io!"
Kaori lo guardò perplessa. Ryo che si proponeva di mettere la crema sul suo corpo di fronte agli altri. Al pensiero arrossì violentemente, le mani di Ryo che accarezzavano il suo corpo davanti a tutti. Scosse la testa a destra e a sinistra per liberare la sua mente da quei pensieri, non era il momento. Poi mise una mano sulla sua fronte per misurargli la temperatura.
"Cosa stai facendo?" le chiese, fissandola con occhi penetranti.
"Vedo se hai la febbre"
"Posso sapere perché?"
"Tu che proponi di mettere la crema a me, sul mio corpo. Sai, la tavola da surf, il mucchietto d'ossa..." lui non la lasciò finire.
"Volevo solo essere gentile. Se non vuoi, tanto peggio, se ne occuperà Mick" disse disinvolto, scrollando le spalle.
"Non è questo, è solo che oggi sei strano. Ti trovo sempre più strano"
"Da tempo ti dico che questo tipo è strano, mia dolce Kaori, lascialo e vieni da me. Dammi il tubetto, ti metto la crema" disse Mick cercando di strapparla dalle mani di Ryo, che però fu più rapido. La sua faccia prese un'aria da pervertito con la bava gocciolante dalle labbra. Per tutta risposta, Mick ricevette un martello dalla sua metà, su cui era scritto 'Ti stai dimenticando di me!'
"Quando ti lancio le frecciatine non sei contenta, quando cerco di essere gentile non sei contenta. Dovresti capire cosa vuoi, Kaori. E poi ti sorprendi di non avere un ragazzo" si mise gli occhiali da sole e si sdraiò sul lettino, alla destra di quello di Kaori.
"Ryo, lascia stare! Lo farò da sola!"
Si abbassò su di lui, dandogli accesso diretto sulla sua scollatura e gli tolse il tubetto dalle mani prima di guadagnare il suo lettino. Si versò una noce nel palmo della mano, se la strofinò sulle mani e lentamente l'applicò sulle gambe sotto gli sguardi ardenti di Mick ma anche di Ryo che stava cercando di mantenere il controllo di sé e di concentrarsi su tutte le altre belle creature a bordo piscina, ma il suo sguardo tornava instancabilmente su Kaori. Perché nascondersi in vista di quello che aveva programmato per lei? Voleva approfittare della sua bella, soprattutto non condividerla con gli altri, sentire quel brivido di paura e di proibito nel nascondersi agli altri, il che avrebbe reso la loro storia più eccitante e tumultuosa. Lei si passò le mani lungo la schiena e cercò di raggiungere la parte alta, ma ovviamente non ci riuscì. Vedendo che stava faticando, Ryo si alzò, prese il tubetto e si mise della crema sul palmo. Si sfregò le mani, poi si avvicinò a lei.
"Lascia, faccio io!" prima che lei avesse tempo di rispondere, iniziò a massaggiarla.
"Non approfittarne" disse Mick, guardandolo sospettoso.
"Approfittare di cosa" disse Ryo con aria falsamente offesa, alzando le spalle con disinvoltura. Si congratulò con se stesso per aver tenuto gli occhiali da sole che nascondevano agli altri il barlume di desiderio che Kaori gli aveva fatto nascere solamente accarezzandole la schiena. Se bastava un po' di crema spalmata sulla schiena a fargli quell'effetto, non osava immaginare come sarebbe stato dormire accanto a lei senza poterla toccare, cercando piuttosto di resistere al desiderio.
Con la presenza degli altri che lo guardavano, non si soffermò sul corpo della sua bella, per sua grande disperazione. La sua pelle era così morbida e il suo dolce profumo di vaniglia lo aveva intossicato. Miki, di fronte allo spettacolo, non poté fare a meno di sorridere e di dare una piccola pacca a Kazue così che anche lei assistesse alla scena. Gli occhi complici delle donne non sfuggirono a Mick che voleva intervenire, ma il martello che Kazue mostrò nella sua mano lo dissuase. Dopotutto, forse Ryo aveva deciso di far avanzare le cose, il che non era un male, quindi non avrebbe fatto nulla per ostacolare la sua marcia. Una volta che la sua pelle fu protetta, Kaori si stese sulla sdraio e approfittò del sole per mezz'ora prima di andare a nuotare sotto lo sguardo protettivo di Ryo che non la lasciò mai.
"Ryo, vieni a fare il bagno, l'acqua è fantastica"
"Non mi va"
Ci mancava solo che andasse a nuotare con lei, se lo avesse fatto sapeva che non avrebbe potuto trattenersi.
"Che cos'hai ancora?" fece lei uscendo dalla piscina. Vedendola seminuda fuori dall'acqua in tutto il suo splendore, il corpo gocciolante, mise alla prova il suo controllo. "Beh, se non mi vuoi parlare, tanto peggio per te" disse lei, sfidandolo con uno sguardo, portandosi le mani ai fianchi mentre si voltava. "Dite, cosa fate questo pomeriggio?"
"Falcon e io andiamo a fare sci nautico"
"Io ho programmato per me e Mick una lunga sessione di massaggi"
"Ryo, sci nautico o massaggi, cosa ti tenta" chiese Kaori, girandosi verso di lui con le mani ancora sui fianchi. Come era desiderabile in quel momento, fin troppo con i capelli bagnati e sistemati all'indietro e l'acqua che le gocciolava su tutto il corpo.
Per non vederla più, si alzò dalla sdraio e si girò a destra in modo da non vederla quasi più se non oltre la propria schiena.
"Lo sci nautico è troppo noioso ma per il massaggio, se è Kazue a massaggiarmi, mi offro volontario" la sua faccia assunse uno sguardo perverso e si mise a sbavare.
"Tu sogni se pensi che permetterò alla mia donna di massaggiare il tuo putrido corpo" disse Mick, dandogli un colpo sulla spalla per fargli dimenticare quei pensieri.
"Chi è che ha un corpo putrido?" chiese Ryo avvicinandosi a lui, l'aria minacciosa.
"Basta, voi due" gridò Kazue. "Non esiste che tutta la settimana sarà così. Voglio approfittare pienamente di questa vacanza piuttosto che sopportare voi e fare da arbitro" disse con gli occhi infuocato. Si frappose tra di loro e mise una mano sul busto di ciascuno per allontanarli l'uno dall'altro.
"Potresti condividere, egoista" disse Ryo oltre la spalla di Kazue.
"Devi chiedere alla tua di massaggiarti"
"Non ne ho, ma ne troverò una"
"E Kaori?" gli disse Mick con aria di sfida.
"Non è la mia donna, non è una donna e poi con lei sarebbe più una tortura che un momento di relax e piacere"
"Io sarei felice che tu mi massaggiassi, Kaori, mettendo le tue delicate mani sul mio corpo da sogno"
"Smettila di fantasticare, Mick, ti fai del male per niente" rispose Kazue, tirandolo per l'elastico dei boxer e riportandolo sulla terra.
"Né sci nautico, né massaggio, quindi. Troveremo un'attività da fare in cui il signorino eccellerà"
"Non siamo obbligati a fare qualcosa insieme, sai Kaori, non siamo una coppia. Io pensò che rimarrò qui in piscina a godermi la calma, tu puoi fare quello che vuoi"
"A chi vuoi darla a bere" gli disse Miki. "Dì piuttosto che vuoi approfittare delle belle donne in costume da bagno senza che ci sia Kaori a sorvegliarti per infastidire tutti quanti, così alla fine ci butteranno fuori dall'hotel"
"Molto bene, troverò un'attività da fare da sola" disse Kaori con voce piena di tristezza. Ryo non voleva stare con lei, era soprattutto quello che aveva capito. Non poteva costringerlo.
"Puoi venire con noi" le disse Miki, alzandosi.
"No, andate voi. Lo sci nautico non è il mio genere, ma pensò che più tardi andrò a fare un massaggio. Bene, ho fame, andiamo a mangiare"
Prese il suo pareo e se lo legò intorno ai fianchi. Ryo aveva ben sentito la sua tristezza e se ne voleva per quello, ma se avesse trascorso tutto il tempo con lei sapeva che non sarebbe sopravvissuto. Ne aveva avuto dimostrazione in camera, o vicino alla piscina. Inoltre la presenza degli altri vicino a loro lo spingeva ad andare contro tutte le sue buone risoluzioni. Non voleva soprattutto che loro sospettassero di qualcosa e da come era partito, ci era riuscito alla perfezione. Come sbarazzarsi di sei lunghi anni di riflessi utilizzati per stuzzicare la sua partner? Tutto sommato, la cosa rischiava di essere più difficile di quanto avesse pensato.
Il pranzo trascorse nella più grande calma. Kaori fu la prima a lasciare il tavolo in completo silenzio, ancora una volta sottosopra per le parole del suo partner. Tutto la portava a pensare che Ryo non la volesse e la cosa le faceva terribilmente male. Più che le sue parole, era stato il modo in cui le aveva dette, davanti ai loro amici, senza alcun riguardo, come se si stesse rivolgendo a una sconosciuta. No, con una sconosciuta sarebbe stato più gentile. Oppure, semplicemente non voleva la sua compagnia, d'accordo, lei si sarebbe impegnata a occupare il proprio tempo pensando per una volta a se stessa. Mettendo al primo posto le sue voglie e i suoi desideri. Lui voleva stare un po' tranquillo, bene, lei gli avrebbe concesso tutta la pace che voleva. D'ora in poi, non si sarebbe più interessata di lui e avrebbe agito come se lui non fosse lì. Per una volta il suo benessere era in prima fila, prevalendo davanti a quello del suo partner. E chi lo sapeva, magari avrebbe fatto qualche bell'incontro su quell'isola? Con spirito più leggero e sollevato per le sue nuove risoluzioni, decise di partire alla scoperta dell'isola.

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Capitolo 2
*** 2. Tra Ryo e Toshio il mio cuore vacilla ***


 
Continuava a ripensare alle parole di Ryo e le salirono le lacrime agli occhi. Perché faceva così con lei, prima tenero e il minuto dopo odioso e tagliente?
Ryo sentiva tutto il suo dolore, la vide alzarsi nel più assoluto silenzio e la seguì con lo sguardo finché non lasciò la sala del ristorante.
"Sarai fiero di te!" gli fece Miki.
"Che ho fatto ancora?" finse di offendersi, alzando le mani in aria.
"Mi prendi in giro o lo fai apposta, buon dio!" disse Miki alzando la voce e mettendosi in piedi, sfidandolo a tutta altezza.
"Ryo, sei stato un po' duro in piscina con Kaori. Ci sono modi più sottili di dire le cose" sottolineò Mick.
"Che le ho detto ancora?"
"Quando ti ha chiesto quale attività volessi fare. Te lo ricordi?" chiese Miki, facendo girare l'indice vicino alla tempia per rinfrescargli la memoria.
"Beh, è vero! Non è la mia donna, viviamo già insieme, qui condividiamo la stessa stanza, passiamo la maggior parte del nostro tempo insieme, trascorriamo le vacanze insieme, e non c'è bisogno in più di fare le stesse attività. Come volete che mi trascini dietro quella furia?"
"Io ci rinuncio" disse Miki, lasciando il tavolo, delusa dall'atteggiamento di Ryo. "Falcon, andiamo!"
Lui si limitò ad annuire e seguì sua moglie, non senza uno sguardo di disapprovazione a Ryo.
"Mick, andiamo anche noi. Dobbiamo prepararci. E poi non mi preoccupo per Kaori, dato i costumi da bagno che Eriko le ha dato, sono sicura che non rimarrà da sola a lungo, a differenza tua" disse Kazue con voce piena di malizia all'attenzione del suo pubblico rappresentato unicamente da Ryo. Kazue non gli diede tempo di rispondere, afferrò la mano del suo uomo, lo fece alzare e se lo trascinò dietro. Ryo rimase dunque da solo al tavolo a meditare sulle parole dei suoi amici e soprattutto delle sue stesse parole. Lo riconosceva, era stato un po' duro, ma era anche colpa di lei. Perché era così seducente, attraente, e allettante se non tentatrice, il tutto senza volerlo? Si stava controllando in sua presenza con uno sforzo quasi sovrumano. Passare un pomeriggio con lei, no, era troppo difficile. Già avrebbero dovuto condividere lo stesso letto. Saperla al suo fianco, senza poterla toccare. No, si disse scuotendo la testa. Fece per alzarsi dal tavolo e andò alla ricerca della sua partner.
-È vero, hanno ragione. Perché mi comporto così con lei quando voglio far avanzare le cose tra noi? Se continuo così, potrebbe completamente ignorarmi per il resto del soggiorno e non è né il mio obiettivo né la cosa ideale per provare un approccio. Devo corteggiarla- disse a se stesso come se fosse una rivelazione piena di evidenza. Si alzò a sua volta e decise di andare a cercarla.
Dal canto suo, Kaori non era dell'umore per divertirsi, si lasciò cadere sulla sabbia di fronte al mare e guardò verso l'orizzonte, lanciando sassolini nell'acqua. Vedeva i suoi amici ridere e divertirsi, sbocciarsi nelle loro relazioni di coppia, mentre lei...beh, lei niente, questo era il problema. Anche se con Ryo non erano una vera coppia, aveva pensato almeno di potersi godere la sua presenza durante quella settimana, avendolo solo per sé, senza rischiare l'intervento di Saeko o Reika, solo per sé e non avrebbe avuto neanche quello, lui la rifiutava. Alla fine, quella vacanza cominciava proprio male, si disse, sdraiandosi completamente sulla sabbia e fissando il bellissimo cielo blu.
-Non lasciarti abbattere, cara mia- si disse, per darsi coraggio. Con gesti quasi rassegnati, si alzò e si mise a camminare lungo la spiaggia. Persa nei suoi pensieri che insultavano il suo partner, camminò senza sapere esattamente dove stesse andando. Si trovò con i piedi nell'acqua quasi dall'altra parte dell'isola. Non riusciva a scrollarsi di dosso il viso di Ryo.
"Ryo, sei solo un idiota, un deficiente!" urlò proprio di fronte a sé come se si rivolgesse a mare, "Perché continuo a tormentarmi invece di divertirmi e di pensare solo a me. È vero, tu non mi guardi nemmeno, allora non ti guarderò più nemmeno io, guarderò quello che mi circonda. Idiota, pervertito, deficiente, imbecille..."
Tutte le persone presenti in spiaggia videro quella bella donna parlare da sola mentre stringeva le mani di fronte a sé, rossa di rabbia. Sentendosi leggermente meglio, lei si voltò e riprese a camminare.
Continuò a camminare, persa nei suoi pensieri, rivolgendo al partner tutti gli epiteti possibili, quando urtò contro qualcosa. Quasi cadde all'indietro ma sentì due braccia che la tennero per la vita e la tirarono in avanti. Quando alzò la testa, si ritrovò a meno di cinque centimetri dalla faccia di un bel giovane dagli occhi verdi.
"Scu...scusi" riuscì a pronunciare, alzando la testa e incrociando i suoi occhi senza distogliere lo sguardo. Non aveva mai visto un verde così penetrante. Avrebbe potuto annegarci tanto l'attirava.
"Nessun problema. Tutto bene?" chiese lui con voce dolce e calda, senza distogliere lo sguardo.
"Sì, grazie. Fortunatamente lei ha dei buoni riflessi. Mi ha impedito di farmi cadere e di farmi male"
"Sono il suo salvatore allora"
"Si può dire così" rispose Kaori, le guance rosse, guardando in basso. "Ero sovrappensiero, non l'ho vista. Mi scusi..."
Ryo cercò Kaori per tutta l'isola. Dopo quasi mezz'ora di ricerca e di preoccupazione, la trovò sulla spiaggia con suo più grande sollievo, ma anche con grande sorpresa. In effetti, la signorina era tra le braccia di un uomo, che in più era a torso nudo e dall'aria per nulla imbarazzata. Li fissò e i suoi occhi scuri divennero improvvisamente più duri alla vita di quel furbone che si permetteva di mettere le mani sul corpo del suo angelo. Lei non aveva perso tempo, né ne aveva impiegato molto per rimpiazzarlo. Kazue aveva ragione, se lui avesse deciso di ignorarla, altri che si facevano meno scrupoli di lui avrebbero fatto di tutto per attirare la sua attenzione e quel tipo sembrava far parte di quella categoria da come pendeva dalle sue labbra.
Da parte sua, Kaori non aveva visto Ryo, troppo assorbita da quello sguardo verde che la ipnotizzava e che era riuscito nell'impossibile: allontanare completamente Ryo dai suoi pensieri. Constatando che la teneva ancora fra le braccia, lei si ritrasse leggermente a disagio e lo guardò di nuovo. Sentire le sue mani contro la pelle dei suoi fianchi la fece rabbrividire, fremito che non sfuggì a Ryo. Certo, non era un gesto tenero né pieno di affetto, ma la destabilizzava un po' perché era la prima volta che un uomo la teneva così, contro la pelle nuda. Poteva sentire il suo sguardo su di lei, per non parlare della gentilezza delle sue mani forti e virili.
"Penso che ora possa lasciarmi, non rischio nulla" disse lei con voce imbarazzata. Gli parlò tuffando lo sguardo nel suo. Un silenzio seguì l'osservazione di Kaori prima che lui si mettesse a scusarsi, rendendosi conto di avere ancora le mani su di lei.
"Uh...mi scusi..." rispose lui, acconsentendo a lasciarla, per poi passarsi una mano tra i capelli senza toglierle gli occhi di dosso, ora leggermente imbarazzato a sua volta dalla vicinanza.
"Kaori Makimura" fece poi Kaori allungando la mano per rompere il disagio che improvvisamente si stabilì tra loro.
"Toshio Atamaki, incantato"
"Per me è lo stesso" Kaori gli regalò un bel sorriso che non lo lasciò insensibile.
L'aveva appena incontrata, eppure era già preda del suo fascino. Kaori indietreggiò e vide che Toshio era a torso nudo. Indossava una muta da sub, che aveva arrotolato sui fianchi, mentre ai piedi stavano due bombole d'ossigeno. Aveva un corpo perfetto, abbronzato e muscoloso. Kaori non esitò a dettagliarlo dalla testa ai piedi, non senza sentire improvvisamente caldo. Con la lingua si inumidì le labbra improvvisamente molto secche. Lo trovava davvero attraente in quel momento. Tutte le donne dovevano saltargli addosso e lei sarebbe stata volentieri una di solo, pensò per un breve istante prima di allontanare il pensiero dalla sua testa. -Non va bene, vecchia mia, l'hai appena incontrato. Il sole ti ha già dato alla testa- si disse mentalmente, -Stai diventando come Ryo.-
Fu allora che il suo sguardo atterrò sull'equipaggiamento da sub e i suoi occhi si illuminarono.
"C'è un corso per le immersioni su quest'isola?" chiese Kaori eccitata mentre cercava di ritrovare un contegno.
"In effetti sì. Le piacciono le immersioni?"
"In realtà non l'ho mai fatto, ma sogno di farlo. Penso che realizzerò uno dei miei sogni su quest'isola"
"Solamente uno?" le chiese lui scherzosamente, gli occhi brillanti per l'allusione.
"È un buon inizio. Dove posso iscrivermi?"
"Proprio qui" disse lui, offrendole un superbo sorriso soddisfatto.
Kaori lo guardò senza capire cosa intendesse.
"Sono l'istruttore di sub, me ne occupo io"
"Che coincidenza. Ha ancora posti liberi?"
"Sì, ho spazio per una coppia questo pomeriggio"
"Io sono sola" gli rivelò Kaori facendo un passo verso di lui. "Posso iscrivermi per domani allora"
"Scusi, Kaori, ma sono pieno per il resto della settimana. E accettiamo solo coppie"
Ryo, che li trovò improvvisamente molto intimi, si avvicinò lentamente alla coppia non senza una rabbia sorda contro quell'adulatore che intortava la sua dolce Kaori. Non stava sognando? Lui flirtava con lei e lei sembrava bersi tutte le sue parole. Non gli piaceva. Era così abituato ad essere il centro del suo interesse che improvvisamente si sentì impotente, ma dopotutto poteva solo incolpare se stesso. Quando vide il suo angelo fare un passo nella direzione del ragazzo e gli mise una mano sul braccio, vide proprio nero, pensando che forse era stato un po' duro e che doveva reagire in fretta se non voleva passare il resto del soggiorno con quel pagliaccio.
"Non ha qualcuno che potrebbe accompagnarla?"
"No, nessuno, sono sola! Peccato, ero così contenta" disse lei con tono deluso.
Aveva pensato a Ryo, ma dopo quello che aveva detto, era fuori questione che si abbassasse per chiederglielo. No, aveva ancora la sua fierezza, il suo orgoglio. Vedere il suo viso spegnersi in quel modo toccò Toshio. Voleva vederla sorridere di nuovo, incantarsi come quando aveva parlato di voler realizzare uno dei suoi sogni.
"Farò un'eccezione per lei, sarò il suo partner"
"Non voglio disturbarla, e ancora meno essere un peso per lei"
"Non mi disturba, Kaori. Mi capita regolarmente di nuotare con i clienti"
"Lo farebbe davvero" disse lei, illuminandosi improvvisamente mentre gli metteva una mano sul braccio. "La devo avvertire, non l'ho mai fatto, sono una vera principiante"
"C'è una prima volta per tutto, e io sarò la sua"
Di fronte all'allusione, Kaori arrossì ancora di più, così da non sapere cosa fare. Toshio posò quindi gli occhi sulla mano di Kaori ancora sul suo braccio. Il contatto lo esaltò a tal punto che Kaori seguì il suo sguardo e alla vista della propria mano sul suo braccio, lo tolse rapidamente come colta in fallo, cosa che lo fece sorridere. Esitante, Kaori iniziò a fare piccoli balzelli sul posto per la felicità, battendo le mani. Sembrava una bambina, il che incuriosì Ryo. Cos'aveva potuto dire quello per far apparire quel bel sorriso e farla sobbalzare così?
"Non rimarrà delusa, vedrà. Le profondità dell'oceano sono piene di meraviglie"
"Non vedo l'ora di essere lì" disse Kaori felice.
"Anche io" rispose Toshio, lasciando che i propri occhi la guardassero, cosa che la fece fremere. La timidezza di Kaori lo attraeva, era di una freschezza e di una gioia di vivere traboccanti. Gli piaceva la sua semplicità e soprattutto la naturalezza che la rendeva ancora più vera in quanto donna. Bella senza artifici. Anche lei si attardò sul suo corpo muscoloso e dorato. Era ben fatto come quello di Ryo, spalle larghe, mani forti, pettorali e addominali che le sarebbe piaciuto sfiorare con la punta delle dita. Quando Ryo la vide scrutarlo in quel modo, vide rosso. Non apprezzava affatto che stesse facendo scorrere lo sguardo su di lui così apertamente, lei che era di temperamento discreto.
-Non va proprio bene, vecchia mia- si rimproverò lei mentalmente. -A furia di stare con Ryo e Mick, i miei pensieri sono diventati perversi come i loro ma non può fare male, sono giovane, single e disperatamente sola-
Ryo aveva sentito la fine della conversazione e vedere Kaori che si pavoneggiava davanti a quel tipo gli fece venire voglia di vomitare. Quel tizio era insignificante, non capiva come lei potesse trovarlo attraente. Toshio recuperò il modulo di iscrizione e vi inserì il nome di Kaori. Ryo pensò che fosse ora di intervenire.
"Ah, Kaori, finalmente ti ho trovata!" esclamò, fingendo stupore.
"Mi stavi cercando?" disse lei vedendolo arrivare dritto verso di sé senza dargli più di tanta attenzione. Aveva deciso di ignorarlo.
"Eh sì, ti stavo cercando, io" disse lui insistendo sulla parola 'io', facendo passare il braccio intorno alla vita di Kaori, sorprendendola. Era un gesto più possessivo rispetto a quello tenero di Toshio, ma la fece arrossire all'estremo. Sentendo il proprio corpo quasi nudo contro quello di Ryo, la pelle contro quella del suo partner, la lasciò per un momento senza voce. Non aveva l'abitudine di fare quelle cose con lei, che aveva più l'impressione di esercitare su di lui un effetto ripugnante piuttosto che attraente. Mentre parlava con Kaori, Ryo non distolse lo sguardo da Toshio. Un'espressione dura e nera che fece indietreggiare l'altro. Con quello sguardo Ryo diceva 'Lei è mia, non avvicinarti se non vuoi morire'. Vedendo che i due uomini si guardavano, Kaori decise di fare le presentazioni.
"Ryo, ti presento l'istruttore subacqueo Toshio. Toshio, lui è Ryo"
Ryo tese la mano a Toshio, con la presa così saldamente tesa che Toshio la fece durare il meno possibile, Ryo gli stritolò le dita. Soddisfatto del risultato, Ryo gli offrì un sorriso vincente.
"Che stretta!" fece Toshio, sfregandosi la mano.
"Mi spiace, non misuro la mia forza. Hai intenzione di fare immersione, Kaori?" girò la testa verso di lei e la guardò.
"Sì e Toshio sarà il mio partner. Un professionista con una novizia. Stranamente mi ricorda qualcosa" sussurrò Kaori a se stesso, ma il buon udito di Ryo non mancò un colpo. "Quindi potrai fare qualsiasi cosa tu voglia questo pomeriggio senza aver paura di vedermi sbucare da chissà dove" disse lei all'improvviso, sollevando la testa e sorridendogli. "Con Toshio sono in buone mani"
-Un po' troppo buone- si disse Ryo. Non gli piaceva. Raramente aveva visto Kaori con quel sorriso di fronte a un completo estraneo, quel ragazzo l'aveva affascinata facilmente dopo le sue parole offensive e soprattutto lei non aveva mai accettato di lasciarlo da solo senza sorveglianza. Era incantata da lui e lui non lo voleva ammettere.
"Kaori, tu e Ryo siete insieme?" si azzardò a domandare Toshio. Kaori gli piaceva e voleva sapere che terreno stava tastando.
"No!" rispose in fretta Kaori, agitando le mani davanti a sé mentre arrossiva, prima che Ryo la umiliasse di nuovo. "Siamo solo colleghi di lavoro, niente di più"
L'ansia di Kaori a rifiutare quell'insinuazione non gli piacque affatto, perché ci aveva messo un po' troppa convinzione per i suoi gusti.
"Siamo partner" riprese allora Ryo, stringendo il braccio intorno alla vita di Kaori, che si bloccò di fronte al suo atteggiamento. "Anche io ho voglia di fare immersione. Normalmente si fa in coppia, no?"
"Effettivamente" rispose Toshio.
"Sarò il partner di Kaori. Così lei potrà supervisionare e gestire tutti gli altri gruppi. Non vedo l'ora di esserci, partner" offrì a Kaori il suo migliore sorriso, che la fece sciogliere come neve al sole. "Non ti disturba, spero"
"Prima hai detto che..." lei voltò la testa verso il suo partner, stupefatta dall'improvviso cambiamento. Lui la interruppe subito, non volendo che il ragazzo apprendesse cosa le aveva detto.
"Dimentica quello che ho detto prima" disse, stringendo la presa attorno alla sua vita e ridendo stupidamente.
"Bene, alle 14 al porto" disse Toshio, che aveva appena visto i suoi sogni andare in fumo di fronte al sorriso di Ryo ma soprattutto di fronte allo sguardo di Kaori per Ryo. Quello sguardo era quello dell'amore e di fronte a lui non si poteva fare niente.
"Andiamo, Sugar!" disse Ryo a Kaori, tendendole la mano. Kaori era completamente destabilizzata dall'atteggiamento e dal comportamento del suo partner. Lui che aveva appena detto di non voler passare più tempo del necessario con lei, veniva a decretare, ad appiccicarsi piuttosto, ad imporre la sua presenza senza chiederle la sua opinione. Non capiva davvero nulla, non lo capiva davvero. Perché si comportava così? Perché fare il bello e il cattivo tempo?
"Pensavo che non volessi fare alcuna attività con me, Ryo" fece lei un po' sulla difensiva, con le mani ai fianchi.
"Ho cambiato idea"
"Perché?" lo fissò, voleva la verità. Ryo distolse lo sguardo e guardò il mare.
"Per farmi perdonare per le parole che ho detto prima in piscina" rispose lui il più naturalmente possibile, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloncini.
"È davvero per questo"
"Per cos'altro altrimenti?"
"Perché ti trovi solo, ad esempio, gli altri ti hanno mollato e ti mancava la mia compagnia"
"Se ti fa piacere crederci" lui alzò le spalle con indifferenza, lei aveva ragione e lui non voleva dar man forte al suo intuito.
"Sì, mi fa molto piacere crederlo. E poi, hai appena perso l'occasione d'oro per vedere molte belle donne in costume senza correre il rischio di beccarti una martellata in testa. Senza nessuno che interferisse con i tuoi tentativi di abbordaggio. Un giorno intero senza la pazza con il martello, avresti potuto concludere, per una volta"
"È vero, ho davvero fatto questo?" gridò lui in lacrime. Il suo sguardo vagò, cominciando a guardarsi intorno.
"Cosa cerchi?"
"Toshio"
"Perché?"
"Per annullare la mia iscrizione"
"Tanto meglio, potrei condividere un momento particolare con il bell'istruttore dagli occhi verdi"
Dicendo ciò, Kaori lo fissò per vedere la sua reazione e dopo averla sentita, Ryo si bloccò sul posto. Allora lei lo trovava bello, ma non era possibile che fosse riuscito a sedurla in così poco tempo. Kaori si sentì in obbligo di aggiungere qualcosa, non ne aveva davvero bisogno perché aveva visto i suoi occhi illuminarsi alla menzione del tipo.
"Se ti sbrighi, sono sicura che accetterà il tuo ritiro, abbiamo entrambi un buon feeling"
"Oh, lascia stare, staremo qui per una settimana, le signorine mokkori saranno ancora in piscina domani, ma tu insieme al tuo cosiddetto bell'istruttore te lo puoi scordare. Dovresti ringraziarmi, se avesse scoperto il tuo vero volto, avrebbe avuto paura. Ti ho appena evitato un'umiliazione"
Si voltò verso di lei e le tese di nuovo la mano. Kaori l'afferrò, sorridendogli, un sorriso da fargli capovolgere il cuore. Ryo era geloso di Toshio. Quando lei parlava di lui con elogi, tutto il suo corpo si immobilizzava. Non voleva lasciarla sola con lui, quindi poteva significare solo una cosa, era proprio geloso. Poteva essere che...no, si trattava di Ryo, un passo avanti e due indietro. Tuttavia, a quell'improvvisa svolta degli eventi, lei sorrise e constatando la sua gelosia, perché si trattava proprio di quella, sorrise ancora di più.
"Perché sorridi così?"
"Per niente"
"Non farti delle idee, Kaori"
"Io...mai! Ritengo giusto che tu non voglia che lui sia il mio insegnante speciale e che io stia da sola con lui. Sì, piuttosto che lasciarmi da sola con lui, sacrifichi un pomeriggio in piscina senza la mia supervisione e circondato da signorine mokkori. O ti preoccupi per me, oppure è gelosia malriposta" gli fece Kaori aumentando il passo e lasciandolo dietro di sé.
"Io geloso, mh...ma di che!"
"Non sei geloso, così come non mi hai baciato prima nella nostra stanza"
L'ultima replica gli tagliò le gambe. Non se l'aspettava dalla sua partner e ancora meno quella risposta tagliente da parte della sua dolce metà. Non aveva dormito quando lui si era permesso di rubarle un bacio. Poteva sempre provare a negare, ma non sarebbe servito a niente, lei lo aveva beccato con le mani nel sacco. Non poteva farci niente, era geloso e se lui si proibiva di toccarla, rifiutava di farlo fare a un altro. Era certamente egoista ma più forte di lui. Kaori gli aveva proprio mozzato le gambe, fermandolo di netto mentre avanzava. Lei era più che soddisfatta della propria replica, perché una volta lo inchiodava, era molto raro ma anche e soprattutto molto piacevole, tanto da spazzare via la tristezza che aveva inondato il suo cuore poco prima. Con il cuore spensierato, raggiunse la suite seguita da vicino da Ryo che rimase dietro di lei, rendendosi conto che non poteva più tornare indietro, ma solo andare avanti e al ritmo di lei.

 

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Capitolo 3
*** 3. Un faccia a faccia sott'acqua ***


Tornarono nella loro stanza nel massimo silenzio. Ryo era un po' irritato, Kaori lo aveva facilmente smascherato e non c'era stato bisogno che lui negasse apertamente di supportare la sua idea, era stato quasi trasparente per lei. Kaori prese il suo zaino con un leggero sorriso sulle labbra, vi mise alcuni biscotti, caramelle, una macchina fotografica usa e getta, un asciugamano e alcuni abiti di ricambio. Tirò fuori dal cassetto dei pantaloncini e una canottiera che indossò dopo essersi tolta il pareo. Ryo la guardò, o meglio, la spiò con la coda dell'occhio. All'inizio, anche lui era stato impegnato a riempire la sua borsa con le sue cose, ma sentendo il fruscio della stoffa che scivolava lungo il corpo della sua bella per poi morire al solo, si era voltato. Era divina seminuda in costume da bagno, leggermente piegata in avanti per infilare una gamba nei pantaloncini. La posizione che aveva adottato era molto attraente e il suo migliore amico si svegliò ricordandogli i suoi bei pensieri. Kaori si voltò per prendere la sua canotta sul letto e vide Ryo che la fissava con occhi intensamente neri.
"Qualcosa non va?" lo affrontò pienamente, fissandolo con sorpresa per quell'improvvisa attrazione verso di sé.
"No, no...stavo solo pensando che dopo potremmo andare a fare un massaggio" disse lui con voce quasi strangolata. Sì, non aveva finito di deglutire di fronte alla sua bella e soprattutto di fronte alle sue più generose e allettanti forme.
"Buona idea!"
Ryo si voltò velocemente, prese la sua borsa e andò alla porta.
"Sono pronto, ti aspetto di sotto"
"Non c'è problema, sono pronta anch'io" si mise la canottiera in fretta, prese il suo zaino nero e vi gettò dentro il pareo, poi seguì Ryo. Si diressero al porto col massimo silenzio. Ryo avanzava sul pontone lasciandosi dietro la partner. Vedendo che lei non lo seguiva, si fermò e le si rivolse.
"Tutto bene?"
"Sì"
"Perché ti fermi?"
"Vedo che ci sono delle persone, un po' troppe per i miei gusti"
La verità è che c'erano praticamente solo donne, per la disperazione di Kaori. I cieli erano decisamente contro di lei. Prima Ryo che non la voleva, poi che si imponeva nell'escursione per l'immersione lasciandosi alle spalle tutte le clienti dell'hotel a bordo della piscina. Aveva pensato finalmente di averlo per sé, ma ora realizzava che non era così. Tutte le partecipanti alle immersioni erano per il 95% donne le une più belle delle altre, presenti solo per una cosa. In fondo poteva comprenderle, lei aveva accettato per la stessa ragione: Toshio faticava a rimanere solo.
"Dai, vieni!"
Le tese la mano, che lei afferrò con poca convinzione e con aria quasi pessimista, e lui l'attirò a sé.
"Ci sono tutti" fece l'istruttore contando il numero di persone, "Venti persone" disse ad alta voce, "10 gruppi da 2, perfetto. Tutti in barca"
Di fronte a tutte quelle bellezze poco vestite, Ryo deglutì a fatica. Avrebbe avuto delle difficoltà a controllare se stesso e una singola martellata della sua partner su quella piccola barca avrebbe significato affondamento assicurati. I gruppi si imbarcarono uno dopo l'altro, sotto lo sguardo di Kaori, che guardava Ryo il quale sbavava letteralmente su tutte quelle naiadi*, dimenticandosi della sua esistenza.
Si stava già sfregando le mani, e la sua mente era già andata a caccia.
-Sapevo che non era una buona idea, avrei dovuto rifiutare che lui mi accompagnasse- si disse, con la testa che le cadeva in avanti sul busto. Con le spalle abbassate, si diresse verso la barca. Giunta sopra, si indirizzò all'istruttore.
"Mi scusi signore, Toshio non è qui?"
Sembrava che Ryo avesse antenne sulla testa e che si fossero raddrizzate e sentendo la voce della sua partner, si voltò verso di lei. Non se l'era sognato, aveva chiesto di quel bastardo mentre lui era con lei.
"No, ha avuto un'emergenza, ma ci sono io!"
Sebbene lui fosse con lei, voleva comunque conoscere quel tipo. Le aveva fatto effetto? Era caduta sotto il suo fascino? Lui era con lei, era interessato a lei (dopo aver contemplato tutte quelle bellezze fino a rendersi cieco), eppure lei chiedeva informazioni di quel ragazzo. La verità era che, con la presenza di Toshio, si sarebbe sentita meno sola, perché lui era interessato a lei.
"Credo che mi asterrò" disse all'istruttore dopo aver dato un'occhiata a Ryo, che sembrava essere in buona compagnia per quanto non gli sfuggisse una sua parola. La stava davvero prendendo in giro. Con Toshio l'immersione avrebbe potuto essere sopportabile ma senza di lui si sarebbe ritrovata sola. Ryo sembrava già essersi scordato di lei. Non aveva alcuna voglia di rimanere intrappolata in quella barca nel mezzo dell'oceano che un Ryo che l'avrebbe ignorata per provarci con tutte le altre donne, non potendo nemmeno reprimerlo e usare il martello. No, preferiva ancora trascorrere la giornata da sola. Si voltò e si preparò a fare marcia indietro quando sentì una mano afferrarla. In effetti, dopo una rapida occhiata nella sua direzione e di fronte al suo viso infelice, lui si era lanciato a inseguirla. Lei si voltò e non fu sorpresa di vedere Ryo di fronte a lei, che le stringeva le dita.
"Dove stai andando?"
"Non ho più voglia di fare immersione, vado a farmi un bagno e ad abbronzarmi a bordo piscina"
"Fuori questione, partner, siamo un binomio, e preferisco ancora fare immersione con te piuttosto che con lui" con il dito indicò l'istruttore, che non era esattamente il suo tipo.
"Sono sicura che una di queste affascinanti creature accetterà di cambiare il suo posto con te se lo chiederai gentilmente"
"In barca, si parte!" gridò l'istruttore, che era anche il comandante della barca.
Ryo agì rapidamente, non concedendo a Kaori né il tempo di pensare né quello di reagire. La sollevò, la prese sulla spalla e saltò sulla barca prima di lasciare il porto.
"Ryo, ti ordino di mettermi giù immediatamente!" urlò Kaori arrabbiata, picchiandogli la schiena con i pugni. La ripugnava essere trattata come merce e fu esattamente ciò che sentì di essere quando lui le mise una mano sulla coscia per impedirle di muovere le gambe. La sua pelle era così morbida che avrebbe potuto accarezzarla a tempo indefinito. Tutte le passeggere della barca avevano girato la testa in direzione della coppia che di nuovo dava spettacolo.
"Non è niente, tranquille, siamo in luna di miele, una prima piccola crisi coniugale"
Sentendo ciò, Kaori si bloccò. Aveva ben sentito quello che lui aveva appena detto. Una luna di miele, benché la situazione sembrasse molto simile, loro erano ben lontani da quella.
Ryo decise di rimetterla a terra solo dopo essersi assicurato che la barca fosse troppo lontana dalla costa. Sebbene lei avesse continuato a gesticolare e a colpirgli la schiena in modo da metterla giù, lui non l'aveva fatto.
"I tuoi desideri sono i miei ordini, cara Kaori" le disse, quando l'appoggiò al suolo.
"Idiota, non mi piace per niente. Perché l'hai fatto?" gli lanciò dei fulmini con gli occhi.
"Perché pensavi di scappare, e poi perché voglio fare immersione con nessun altro se non con te"
Le faceva capire che, anche se ci provava con le altre donne, non avrebbe voluto essere da nessun'altra parte se non con lei. Sì, in quel momento aveva scelto lei e lei non lo voleva. Era la prima volta che andava a fare immersione e lui voleva fare parte di quella prima volta, voleva condividere quel ricordo con lei in mancanza d'altro, a buon intenditore poche parole.
"Perché hai detto loro che eravamo..." lì divenne rossa come una peonia e abbassò il capo.
"In luna di miele" disse lui con voce dolce e uno sguardo brillante che la fece rabbrividire. "Da come lottavi, dovevano pensare che ti avessi rapito"
"Non è quello che hai appena fatto?"
"Tieni, la tua muta" voleva deviare la discussione e trovò il modo perfetto.
Automaticamente Kaori la prese e lo guardò andare a sedersi vicino all'istruttore per prepararsi. Non aveva altra scelta, la barca era al largo e il porto era diventato molto piccolo, quasi un puntino. La giornata era davvero piena di svolte e di sorprese. Lui non avrebbe mai smesso di stupirla. Lo guardò mentre si toglieva la maglietta e come le altre donne lo divorarono con gli occhi, per poi passandosi la mano tra i capelli e portandoli all'indietro. Era davvero superbo, tutto muscoli. Lei allora andò a prendere posto al suo fianco e mise la borsa sotto la banca. Lentamente, quasi timidamente, si tolse la canottiera e i pantaloncini e infilò rapidamente la muta dal basso. Si sentiva complessata di fronte a tutte quelle belle donne dai corpi perfetti. Ryo era pronto, era davvero bello con quella muta che lo modellava come una seconda pelle. Fu allora che una delle tante donne sulla barca gli andò vicino.
"Può aiutarmi, per favore?" chiese con voce suadente. "Non è facile, non riesco a chiudere la cerniera" si presentò a lui, gonfiando bene il petto. Ryo credeva che la parte superiore del costume sarebbe esplosa per quanto era minuscola mentre il seno vi sembrava compresso. Aveva gli occhi pronti a uscire dalle orbite e sentiva che tutto il suo corpo stava spasimando. Non sarebbe stato in grado di controllarsi. Con tutta la maestria di cui poteva far prova, la guardò seriamente e le parlò.
"Certo" rispose, sorridendole. Decisamente il suo fascino devastante aveva colpito ancora.
Vedendo la scena, Kaori si allontanò da quella vista che le pizzicava il cuore. Anche se lui non aveva fatto nulla di male, non sopportava di vederlo prestare attenzioni a un'altra donna e soprattutto non sopportava di vedere tutte quelle donne che si pavoneggiavano davanti a lui e viceversa, quindi fece l'unica cosa che poteva, si mise a fissare l'oceano, non prestando più attenzione alle persone sulla barca e svuotando la mente. Quando Ryo completò la sua operazione, la giovane donna si incollò contro di lui sorridendo falsamente. Si voltò verso la partner per vedere se aveva campo libero per dare sfogo ai suoi impulsi senza il rischio che la barca si capovolgesse, e la vide in fondo alla barca da sola, a godersi il sole. La visione dei suoi occhi chiusi e del capo rivolto verso il cielo per godersi i morbidi raggi del sole gli riempì il cuore. Era divinamente bella. Tutto nella semplicità e naturalezza, a differenza della donna attaccata a lui che era truccata come un barattolo di vernice, e a vedere il suo seno, poteva soltanto essere siliconato. Si allontanò bruscamente da lei e andò da Kaori. Posò una mano sul suo ginocchio per mostrarle la sua presenza. Non sentendo più il sole sul viso, lei aprì gli occhi e guardò il partner che le sorrideva. Lei sembrava ansiosa, si tormentava le dita. Si accovacciò davanti a lei e tuffò lo sguardo nel suo.
"Tutto bene?"
"Sì" disse lei con una voce debole che non rassicurò Ryo. "Non avresti dovuto obbligarmi, Ryo"
"Hai paura"
"Non mi sento sicura" ammise apertamente di avere paura, lei che normalmente voleva essere così forse, gli permetteva di vedere una sua debolezza. Pensò che l'avrebbe di nuovo presa in giro, gli aveva appena dato un'enorme occasione, ma lui non fece niente, al contrario sembrò farsi rassicurante. Le mise una mano sulla sua e la strinse teneramente per farle sentire il suo calore.
"Ti assicuro che io sono competente tanto se non più di questo Toshio" la fine della frase la disse quasi con disprezzo, parlando del ragazzo. "Ho più di 300 ore di immersioni alle spalle, Kaori, non hai niente da temere. Sarò con te tutto il tempo"
Lei guardò tutte le bellezze presenti sulla barca e rispose:
"Sicuro"
Lui portò lo sguardo sulle persone che si trovavano sulla barca come lei, poi tornò su di lei sorridendo. Aveva paura che l'avrebbe lasciata per una di quelle belle donne. Come avrebbe potuto biasimarla, era ciò a cui l'aveva abituata in tutti quegli anni. Anche se gettava sempre un occhio su di lei, ma Kaori voleva che lui la guardasse con entrambi gli occhi.
"Certo, non devi temere niente laggiù. Non ti lascerò un istante, anche se ci fossero cento ninfe nude"
"Voglio proprio vedere" disse lei accigliandosi, non rassicurata affatto dalla sua risposta.
"Alzati, ti aiuto a chiudere la muta"
Kaori si alzò, al contatto delle mani di Ryo sulla sua pelle non poté fare a meno di rabbrividire, cosa che non sfuggì a Ryo. Gli piaceva avere quel potere su di lei. Risvegliarle tali sensazioni, Kaori era il tipo di donna che aveva sensibilità a fior di pelle, quindi nel fuoco del momento, nel fuoco della passione, lui non osava immaginare cosa lei avrebbe potuto liberare, e come il suo corpo avrebbe potuto reagire.
"Sei pronta?" la prese per le spalle e si voltò a guardarla.
"Ho scelta?"
L'istruttore spense il motore della barca e vi si mise al centro per catturare l'attenzione di tutti.
"Bene, le persone che non hanno mai fatto immersione, alzino la mano"
Kaori fu la sola a sollevarla, improvvisamente si sentì fissata da 20 paia d'occhi e ciò la mise a disagio.
"Si avvicini, signorina, le spiegherò come funzionerà, gli altri si preparino. Ecco, per lei questa maschera trasparente e il boccaglio per evitare l'effetto claustrofobico. Prenda"
Kaori afferrò la maschera e un paio di pinne trasparenti con mani febbrili, sotto lo sguardo di Ryo che non abbandonò i suoi occhi. Sentendosi osservare con tanta insistenza la fece arrossire, così si affrettò ad abbassare il capo e a concentrarsi sull'istruttore e su ciò che le stava dicendo.
"Dopo aver indossato il giubbotto salvagente e le bombole, ci immergeremo insieme per 30 minuti per familiarizzare con il nuovo ambiente"
Tuttavia, prima di immergersi, l'istruttore spiegò a Kaori i gesti essenziali per comunicare sott'acqua e le manovre per bilanciare le orecchie per scendere senza sentire dolore ai timpani.
"Non si faccia prendere dal panico, se vuole tornare in superficie, mostri il pollice verso l'alto e lentamente torneremo su. Sarò sempre con lei, le darò anche la mano se la cosa può rassicurarla"
Sentiva Kaori ansiosa e stressata. Le parlò con calma, con voce dolce e posata al fine di tranquillizzarla, guardandola dritto negli occhi per rassicurarla.
"A posto, pronta?"
Kaori si accontentò di un sorriso teso per risposta. Andò sul bordo della barca e fissò il mare.
"Kenta!" urlò l'istruttore all'attenzione del suo collega. "Controlla l'attrezzatura e i giubbotti. Si comincia tra 30 minuti"
Il suo collega annuì e cominciò a controllare le bombole una ad una. Kaori osservò l'istruttore tuffarsi in acqua e poi allungarle la mano per incoraggiarla a seguirlo. Kaori preferì utilizzare la scala della barca per entrare in acqua.
"Come va, tutto bene?" le chiese Ryo, mettendole una mano sulla spalla. Sorpresa dal contatto, lei alzò la testa e guardò il suo partner, rimanendone turbata. Non riusciva a spiegarsi il bagliore che vedeva nel profondo dei suoi occhi neri. Decisamente, da quando erano su quella barca non smettevano di guardarsi, in un'ora Ryo l'aveva osservata più di un mese intero, nonostante vivessero insieme.
"Può andare!"
"Vuoi che venga con te?" chiese Ryo, che era a sua volta un po' preoccupato. Gli sembrava di essere come le madri dei passeri, che temevano per il volo dei loro pulcini.
"No, è a posto"
Dopo un ultimo sguardo, Kaori si gettò in acqua. Quando sentì l'acqua travolgerla, il suo respiro accelerò e divenne rumoroso, e il cuore iniziò a batterle forte. Vedendola, l'istruttore le si avvicinò e le prese la mano per farle capire che non era sola.
"Quello che hai fatto è stata la parte più dura, gettarsi in acqua, il resto è solo una formalità. Si ricordi di respirare con calma, alcune persone dimenticano di respirare e vanno in apnea"
"Ah, sì?"
"Sì, è vero! Respiri con calma. Conto fino a tre, al tre ci immergiamo. Pronta? Uno, due, tre"
Ryo li guardò sparire sotto l'acqua con aria leggermente preoccupata. Si disse che avrebbe dovuto insistere per accompagnarla. Lei aveva paura che se tentava di mostrare il contrario. Continuava a guardare l'orologio, ancora e ancora. 30 minuti sembravano un'eternità. Non prestò attenzione ai due tentativi di un paio di belle e giovani donne. Solo Kaori contava in quel momento. Dopo 30 minuti, li vide finalmente tornare in superficie e alla barca. Aiutò la sua bella a salire e la liberò delle bombole.
"Allora?"
"Prima fammi sedere e riprendere fiato" disse lei, offrendogli un dolce sorriso, felice. Lui si inginocchiò al suo fianco, mettendole una mano sulla gamba. Lei aveva chiuso gli occhi per ritrovare la calma e regolare il respiro.
"È stato bello, spaventoso all'inizio, persino opprimente, ma non appena ci si rilassa, è piacevole"
"Te l'ho detto che fare immersione è fantastico. Non c'è nulla da temere"
"È stata molto brava, signorina. Si può dire che il suo battesimo nelle immersioni è andato molto bene. Complimenti"
"Grazie" disse Kaori riconoscente.
"L'ho solo accompagnata"
"Vero, ma non mi ha messo fretta"
Lui si allontanò e Ryo, dopo un ultimo sorriso, si unì alla sua collega.
"Bene, Kenta, sono stati fatti i controlli?"
"Tutti, senza eccezioni, capo"
"Molto bene, le prime coppie pronte a tuffarsi!" gridò battendo le mani per dare ritmo. "Bene, avete 45 minuti di nuoto libero. Sincronizziamo gli orologi. Sono le 14.15, alle 15.00 voglio vedere tutti sulla barca. Rimanete in due, non perdete di vista l'altra persona e rimanete nell'area limitata per l'immersione. Buon divertimento. Ci rivediamo tra 45 minuti"
Kaori osservò tutte le coppie saltare in acqua ad una ad una, mentre lei rimase saldamente al suo posto. Quando giunse il loro turno, Ryo si assicurò che le bombole d'ossigeno funzionassero bene, poi le tese la mano, che Kaori non afferrò immediatamente. Si sedette sulla panca, sfuggendo lo sguardo di Ryo.
"Ryo, preferisco restare qui. Questi 30 minuti sono stati abbastanza per me, ma tu puoi andare, io starò qui ad aspettarti"
"Kaori, non devi avere paura, sarò sempre con te, ti darò la mano, staremo sempre insieme"
"E se mi perdi di vista per una di queste belle ninfe, come ti piace chiamarle, e io mi ritrovo da sola? No, non mi fido"
Le era sicuramente piaciuta l'immersione ma allo stesso tempo l'aveva terrorizzata. Aveva avuto l'impressione che il suo cuore, così fasciato, battesse quasi al rallentatore, ma riecheggiando nelle sue orecchie. Ryo non tollerò la sua risposta, lei si fidava di quell'estraneo e non di lui. La cosa lo ferì. Certo, quando c'erano delle belle donne nei paraggi, lui era solito fare il pagliaccio e dimenticare completamente la sua esistenza, non poteva biasimarla.
"Kaori, sai che puoi fidarti completamente di me. Ti prometto che non ti lascerò e sai che mantengo sempre le mie promesse. Se non vieni te ne pentirai, te l'assicuro. Ci sono così tante belle cose da vedere, la fauna e le piante, i pesci di tanti colori di cui non ti immagini nemmeno l'esistenza, i coralli"
"Non mi sento sicura, Ryo, è più forte di me. Sapermi immersa nell'acqua in mezzo all'oceano...mi fa rabbrividire. Prima mi sentivo come oppressa, sentivo il mio cuore sul punto di esplodere tanto batteva forte, lo sentivo così tanto che non ho apprezzato pienamente la prima immersione. L'acqua non è il mio elemento"
"Ragione in più. Questa volta sarà meno stressante, la prima volta lo è sempre. Lo so. Non muoverti"
"Dove vuoi che vada!"
Ryo andò verso la sua borsa e tirò fuori una specie di nastro elastico.
"Ecco, tieni"
Lo porse a Kaori che lo prese.
"Che cos'è?"
"Questo è un bracciale di controllo**. Te lo infili al polso da una parte, io mi metto l'altra, così saremo legati. Ci lascia una tolleranza di tre metri. Non potremo stare a più di tre metri di distanza, che ne dici?"
Di fronte agli sforzi del suo partner di rassicurarla, Kaori fece un debole sorriso, amava quando era così con lei, premuroso e con piccole attenzioni, quindi di fronte a tanta gentilezza, cedette. Le dava davvero l'impressione che lui volesse immergersi con lei, si poteva quasi dire che ci tenesse con il cuore.
"Va bene, ma quando ti dico di salire, saliamo"
"Nessun problema, sei tu il capo"
"Ryo, niente battute oscene"
"Promesso!"
Kaori prese la macchina fotografica e l'attaccò al polso. Ryo fu il primo a saltare in acqua. Si sedette sul bordo della barca e si tuffò all'indietro. Era il modo in cui i professionisti si gettavano in acqua, lei preferì il modo più semplice, ovvero la scaletta. Una volta in acqua, Ryo si avvicinò a lei.
"Tutto bene?"
"Per il momento. Ryo..." Kaori tacque e lo guardò. Lui amava quando lo guardava così, con quel piccolo bagliore intenso in fondo agli occhi che gli diceva 'Sono con te, va tutto bene', ma anche 'Vedo solo te'.
"Sì, Sugar"
"Restami vicino"
Lui poté notare un leggero accenno di paura nella sua voce tremante. Era davvero vulnerabile in quel momento davanti a lui, e l'amò ancora di più. Kaori non poté fare a meno di arrossire.
"Kaori, solo un chiarimento. Il pugno serrato col pollice in alto vuol dire ok, il dito indice verso l'alto significa che risaliamo, la mano tesa in avanti significa 'aspetta'"
"Ok"
Kaori si mise la maschera e il respiratore, prese la mano di Ryo e la strinse forte come ne dipendesse la sua
vita, poi entrambi si tuffarono nelle profondità dell'oceano. Lentamente Ryo l'attirò a sé, poteva sentire tutta la sua angoscia e le sue paure dal modo in cui premeva sulla sua mano con forza. Preferì perciò non allontanarsi da lei, giudicando che fosse ancora troppo presto. Prima doveva rilassarsi e godersi il panorama che le veniva offerto, solo dopo avrebbe usato ed esteso il filo di accompagnamento. Dopo quasi cinque minuti ad avanzare lentamente al ritmo della sua bella mentre si sfioravano, si toccavano, con lui che la teneva per la vita e per le spalle, si inoltrarono insieme nell'acqua ma sembrava quasi una danza sensuale, tanto il corpo dell'uno si muoveva in armonia con quello dell'altra. Lui girò la testa verso Kaori e vide che lei gli stava sorridendo. Ryo fece un cenno con la testa per chiederle se tutto andava bene e lei gli rispose, indicando il pugno in aria. Felice di vederla così, Ryo allungò il filo e lasciò che Kaori si allontanasse da lui, non senza rimanere al suo fianco. Kaori poté constatare da sé che Ryo non le aveva mentito. Era veramente magnifico, tutto era bellissimo, i pesci così come le loro forme, le rocce, c'era una fauna veramente diversificata, per non parlare dei coralli. Kaori prese la sua macchina fotografica e iniziò a scattare molte foto, anche di Ryo che la faceva sorridere. Ryo, vedendo che si muoveva perfettamente sott'acqua, andò da lei per scattare una foto di loro due prima di allontanarsi per godere a sua volta di tutte quelle meraviglie. Con quel filo non c'era alcun modo di perdersi. Continuavano così a incrociarsi, a raggiungersi per vedere i pesci, le alghe...Kaori si meravigliava di tutto quanto per la gioia di Ryo che si congratulava con se stesso per aver insistito che la sua bella lo accompagnasse, forzandole persino la mano. Non ne era orgoglioso, ma non se ne pentì nemmeno perché non avrebbe voluto vivere quel momento con nessun'altra persona. Di tanto in tanto Kaori guardava l'orologio, non voleva perdere l'ora del ritrovo sulla barca. Avevano ancora 10 minuti buoni. Ryo con i gesti della mano le fece capire che voleva entrare nel relitto di una barca che aveva appena visto. Kaori lo seguì. Non voleva rimanere da sola. Ryo le propose di andare con lui ma lei rifiutò. Si tolse il braccialetto dal polso e le chiese di attenderlo. Le domandò cinque minuti, sarebbe tornato in cinque minuti. Lei annuì, per niente rassicurata. Aveva paura di restare da sola ma aveva anche paura per Ryo. Lui sentì la sua angoscia e le sorrise per rassicurarla, poi si precipitò nel relitto. Kaori non tolse lo sguardo dall'orologio neanche un secondo. Più passavano i minuti, più il cuore le batteva nel petto. Il pesante silenzio che la circondava la angosciava enormemente. Aveva l'impressione di essere sola, con i soli battiti del suo cuore a ritmare durante quella fuga verso la barca.
Già tre minuti trascorsero da quando lui era scomparso in quella barca. Tre minuti che le sembrarono un'eternità. Tre minuti in cui pregò che lui tornasse da lei.
Quattro minuti, quattro minuti da quando l'aveva visto sparire e l'attesa senza fine aveva un sapore di eternità. Il suo cuore cominciò a correre così forte che iniziò ad avere difficoltà a regolare la respirazione.
Cinque minuti, cinque lunghi ed interminabili minuti. Il tempo era passato e lui non era ancora riapparso. Cinque minuti a chiedersi dove fosse il suo partner.
L'angoscia e la paura si erano impadronite di tutto il suo corpo, così il suo respiro divenne sempre più difficile, gonfiandole il più possibile il petto per poi svuotarlo e di nuovo rigonfiandolo e svuotandolo, ma tutto questo velocemente, per l'ansia e soprattutto per il panico. Calmarsi, doveva calmarsi. Fu allora che sentì un tonfo e vide la barca scivolare leggermente, sollevando al tempo stesso una nuvola di terra che le offuscò la vista. Kaori, non vedendo il ritorno di Ryo, cominciò a farsi prendere dal panico, aggrappandosi a una ringhiera della barca per non rimanere intrappolata nella scia. Cosa doveva fare? Era ovvio che qualcosa fosse successo in quel relitto. Doveva salire in superficie e chiedere aiuto. Avrebbe avuto il tempo? E se Ryo si fosse trovato nei guai? No, non poteva permettersi di risalire senza sapere se lui era fuori pericolo. Con il cuore che le batteva forte e la paura nello stomaco, entrò nel relitto dopo aver preso e acceso la sua piccola lampada, nonostante la paura terrificante che le opprimeva il cuore. Lentamente, a tentoni, si precipitò più a fondo in quella nave fantasma. Temeva che quella avrebbe continuato a scivolare con Ryo e lei a bordo. Doveva sbrigarsi, trovarlo e tornare subito in superficie. Passò da una stanza all'altra, concentrandosi su ogni ombra, su ogni oggetto, ma non c'era traccia di Ryo. Più penetrava in profondità, più il suo cuore batteva selvaggiamente, i tonfi le risuonavano nelle orecchie. Poteva solo sentire i suoi battiti frenetici. Decise di scendere ancora più in basso nella stiva della nave e fu lì che lo vide, incosciente e intrappolato sotto una specie di armadietto metallico. A vederlo così, il sangue si mise a circolarle più velocemente. Si precipitò verso di lui e gli prese il polso. Grazie a dio stava ancora respirando. Cercò di svegliarlo, ma non ci riuscì.
Doveva assolutamente tirarlo fuori da lì. Prima doveva rimuovere l'armadietto di metallo dal partner, sì, doveva liberarlo. L'afferrò con le mani ma non servì, non riuscì nemmeno a spostarlo. Doveva trovare una soluzione. Il panico iniziò a conquistarle. Non era affatto nel suo elemento, nell'acqua e in quel relitto.
-Calma, respira lentamente, non farti prendere dal panico, Kaori. Devo trovare una soluzione. Non posso risalire e lasciarlo solo, sarà morto al mio ritorno. Non riesco a spostare questo armadietto. Pensa, Kaori. Cosa farebbe Ryo al tuo posto? Lo so, troverebbe una sbarra e la userebbe come leva per contrastare il peso-
Fu allora che ricordò di aver visto una specie di lunga trave di legno. Si voltò e la trovò in una stanza da dove era passata in precedenza. L'afferrò e tornò alla stiva, dove il suo partner era ancora incosciente. Aveva perso molto tempo nel tragitto, era stato difficile muoversi con la grossa trave che non aiutava con il suo peso. La collocò ai piedi dell'armadio, piazzandolo tra l'oggetto e il corpo del partner e spinse con tutte le sue forze per inclinarlo all'indietro. Il primo tentativo non servì a niente, dopo un'occhiata al viso di Ryo, ci riprovò. Mise tutte le forze che le erano rimaste nell'ultimo tentativo e, con sua grande gioia, vide l'armadio scivolare lentamente all'indietro. Rapidamente colse l'occasione per liberare il compagno dal peso dell'oggetto prima che gli ricadesse addosso. Afferrò Ryo e lo strinse forte. Lentamente, si diresse all'uscita per andarsene il più rapidamente possibile dal relitto che affondava lentamente all'indietro. Una volta fuori dalla nave, si allontanò rapidamente. Ryo era ancora privo di sensi e ciò la preoccupava tantissimo. Per quanto tempo erano rimasti nel relitto? Non sapeva dirlo e non le importava più, l'unica cosa che contava era tornare in superficie per guadagnare l'aria aperta e fargli riprendere conoscenza. Dovevano tornare sulla barca il prima possibile.
 
 
*secondo la mitologia greca, ninfe delle acque
**non ho idea se si chiami così, non so assolutamente nulla di immersioni subacquee e in giro non ho trovato delucidazioni a riguardo. Naturalmente chiedo a chi ha qualche conoscenza in campo di correggere eventuali errori nel lessico o nel glossario!

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Capitolo 4
*** 4. Soli al mondo ***


 
Erano le 15.00 quando tutte le coppie tornarono sulla barca, che era in tumulto. In effetti, tutti riacquistarono i loro posti, stupiti da ciò che avevano visto. Sembrava di vedere dei bambini meravigliati dai giocattoli che Babbo Natale aveva offerto loro, raccontandosi ciò che avevano visto e sentito. Deliziato del tour, l'istruttore rimise le bombole d'ossigeno nel serbatoio e si sedette al timone della sua nave. Ognuno scambiava impressioni e punti di vista, sentendo ancora le palpitazioni dei loro cuori di fronte a tante meraviglie di cui non immaginavano nemmeno l'esistenza, avendone solo qualche evocazione. Il ricordo di un respiro veloce e rumoroso durante l'immersione, l'impressione di galleggiare con l'acqua che trasportava. L'atmosfera che regnava sulla barca era distesa e quando riguadagnò il largo, nessuno prestò attenzione allo zaino nero che era sotto la panca e che non sembrava avere alcun proprietario. Con un'atmosfera vivace la barca riconquistò il porto, con due passeggeri in meno a bordo, nessuno notò la loro assenza tanto erano presi dalle loro emozioni.
Kaori dovette tornare in superficie il più rapidamente possibile e soprattutto riguadagnare la barca, ne dipendeva la vita di Ryo. Più si avvicinava alla superficie, più il suo cuore batteva forte, lo sguardo verso il blu traslucido che ancora nascondeva il cielo. Ad ogni battito, il suo cuore si stringeva un po' di più. Dopo un lungo sforzo con Ryo che lei teneva abbracciato contro di sé, riuscì a sollevarlo in superficie, con sua gioia. Attaccò la schiena del partner contro il proprio petto, mettendogli le braccia sotto le ascelle per tenerlo vicino, quindi si tolse il respiratore dalla bocca. Tolse anche quello di lui e la maschera, che si mise ad affondare. Stava lottando per tenere la testa del partner fuori dall'acqua, non smetteva di cadere in avanti. Kaori riuscì a bloccarlo contro di sé e a fargli abbassare la testa nell'incavo del proprio collo.
"Ryo, Ryo, svegliati!" gli urlò, dandogli piccoli schiaffetti sulle guance. Era davvero sconvolta dal fatto che non riprendesse i sensi. "Ryo, ti prego, svegliati" implorò sul punto delle lacrime, con voce strozzata. Sconvolta, con la voce debole, era completamente presa dal panico. Vedendo che lui non reagiva, gli diede uno schiaffo magistrale che non ebbe effetto. Stava davvero iniziando a farsi prendere dal panico e a immaginare il peggio. Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto sott'acqua, ai suoi occhi sembrava un'eternità. Non le piaceva stare da sola in mezzo all'oceano con Ryo svenuto tra le braccia. La barca, doveva tornare alla barca.
"Aiuto!" urlò fino a perdere fiato, "Aiuto, abbiamo bisogno di aiuto!" continuò a gesticolare per attirare l'attenzione su di sé, su di loro. Batté le mani sull'acqua tenendo Ryo contro di sé, cosa non facile.
Guardò dritto avanti a sé, ma non vide traccia della barca, quindi col partner tra le braccia si girò con difficoltà e si guardò attorno, girando su se stessa, e al culmine dell'orrore si rese conto che la barca non c'era più. Il suo sguardo scivolò lungo l'immensa distesa d'acqua che la circondava da ogni lato a perdita d'occhio. Realizzando la terribile verità, il cuore le balzò nel petto. Non capiva, non avevano lasciato l'area limitata per l'immersione. Perché la barca non c'era più? Perché, salendo in superficie, si trovavano da soli in mezzo all'oceano? Non dovevano trovarsi tutti alle 15.00? Tirò il braccio fuori dall'acqua e guardò l'orologio. Alla vista del quadrante e dell'ora indicata, non riuscì a trattenere le lacrime e il suo cuore mancò un battito.
Erano le 15.20.
La barca era partita da venti minuti, senza di loro, lasciandoli indietro. Com'era possibile? Come avevano fatto a non notare la loro assenza? Eppure tutte quelle donne che si erano pavoneggiate e che avevano divorato Ryo con lo sguardo, nessuna di loro aveva notato la sua assenza! Non era possibile, non avevano potuto andarsene senza di loro, lasciandoli da soli in mezzo all'oceano, persi nel nulla. E Ryo era incosciente, forse anche ferito. Kaori gridò disperata mentre spingeva Ryo verso di sé, affrontando la triste realtà dei fatti. L'angoscia cominciò a prenderla e la paura l'avvolse interamente. Doveva rassegnarsi, la barca era tornata sull'isola senza di loro, lasciandoli soli in mezzo all'oceano. Kaori ringraziò il destino di essere bloccata in quella situazione con Ryo, lei da sola avrebbe perso la testa e non avrebbe saputo cosa fare. Il fatto che Ryo fosse con lei e che avesse bisogno di lei la spinse oltre i suoi limiti.
Ryo respirava, era già una buona cosa, il suo respiro era calmo e costante. Era vivo. Non l'avrebbe lasciato, mai, si sarebbe aggrappata a lui per tenerlo fuori dall'acqua nonostante il suo peso e il proprio braccio dolorante che quasi non sentiva più. Prima o poi avrebbero notato la loro assenza, era ovvio, e se non l'avessero fatto loro, ci avrebbero pensato i loro amici. Perché non aveva detto che avrebbe fatto immersioni subacquee? Perché aveva accettato di farlo? Perché? A causa di Ryo e di Toshio, naturalmente, perché non voleva rimanere sola. Nessuno ne era al corrente, non era possibile. Viveva un vero incubo, il peggiore: persa in mezzo all'oceano con il partner privo di sensi e possibilmente ferito. Si aggrappò a Ryo come se ne dipendesse la sua vita, ignorando la paura e il dolore fisico. Il sole era davvero forte e il silenzio intorno a lei la gettava ancora di più nella solitudine e nei dubbi. Ma ciò che la preoccupava di più era il suo partner e le sue condizioni. Attaccato contro di sé, poteva sentire il suo busto sollevarsi a ogni respiro, senza pertanto esserne rassicurata. Era spaventata, ma doveva controllarsi per il bene di entrambi. Tutto nel suo comportamento la tradiva, gli occhi lucidi e rossi mostravano che aveva pianto, le mani saldamente aggrappate a Ryo non smettevano di tremare, come se si stesse attaccando alla sua ultima speranza, e più o meno era così. Lui solo poteva farli uscire da quella situazione. Come? Non ne aveva idee, ma il suo partner era pieno di risorse a differenza di lei. Malgrado ciò, lo abbracciò ancora più forte, mostrando una forza di cui non sospettava. Non doveva soprattutto lasciarsi andare, doveva resistere e respirare con calma per risparmiare le riserve di energia. Non pensare a ciò che c'era intorno, rimanere concentrata sul suo partner e sul respiro.
"Ryo, ti prego svegliati, non potrò resistere a lungo" gli sussurrò all'orecchio, piena di disperazione. Sì, la disperazione la stava vincendo.
Continuava a scalciare con i piedi mentre portava lo sguardo lontano, molto più lontano al fine di scorgere una barca. Ahimè, non c'era nulla all'orizzonte. Più passavano i minuti, più si indeboliva fisicamente e perdeva la speranza, lasciando che una terribile angoscia si impossessasse del suo cuore. Per paura, ma anche per lo stress, non riuscì a trattenere le lacrime. Strinse Ryo a sé, togliendogli una ciocca di capelli dal viso e accarezzandogli la guancia. Ebbe il coraggio di dare un'occhiata al suo orologio, che indicò le 16.30. Era passata più di un'ora e mezza da quando la barca era sparita e Ryo aveva perso conoscenza. La cadenza con cui sbatteva le gambe era segno della sua stanchezza, ma non lasciò andare Ryo facendo attenzione a tenergli la testa fuori dall'acqua, superando il dolore fisico.
"Ryo, svegliati, non lasciarmi sola" lo implorò, accarezzandogli di nuovo la guancia. Aveva bisogno di quel tocco, di sentire la sua pelle contro le dita, che la rassicurava. Notò che stavano iniziando lentamente a muoversi. Cominciò davvero ad impanicarsi, realizzando per la prima volta da quando erano risaliti in superficie che la notte sarebbe presto scesa e che il mare avrebbe potuto agitarsi in qualsiasi momento. Se si spostavano e si allontanavano dall'area dell'immersione, significava che i soccorsi o che i loro amici avrebbero avuto difficoltà a trovarli. Strinse Ryo ancora più forte a sé, non poteva fare nient'altro, non poteva fare che quello, premerlo a sé per sentirsi meno sola. Gli sussurrò all'orecchio, sperando che lui l'ascoltasse e si svegliasse, ma niente. Ne andava della loro sopravvivenza che lei non rimanesse attiva, facendo qualsiasi cosa per evitare di pensare alla tragica realtà della loro situazione. Mentre la corrente li faceva andare alla deriva, Kaori cominciò a parlare ancora e ancora con Ryo rammentandogli di ricordi passati, si sorprese persino a ridere per alcuni ricordi, ne aveva bisogno perché non sopportava il silenzio infinito che la circondava. Solo l'acqua increspata dava vita al paesaggio infinito. Diede un'occhiata all'orologio. Da quasi 3 ore la barca li aveva lasciati e la notte sarebbe presto calata. Constatandolo, tacque e continuò a battere le gambe col massimo silenzio. Il fatto che Ryo non riprendesse coscienza non la rassicurava affatto. Sembrava quasi che stesse dormendo, il suo viso aveva un'espressione serena. Osò posare un dolce bacio sulla sua guancia prima di stringere la mano sul suo petto per attaccarlo bene contro di sé. La situazione avrebbe potuto essere piacevole se i fatti fossero stati diversi e meno tragici.
"Resisti, Ryo, i soccorsi arriveranno presto" disse ad alta voce. Nel pronunciare quella frase voleva convincere soprattutto se stessa per non affondare oltre. In quel momento, era il pilastro centrale del loro duo e doveva rimanere tale fino al risveglio del suo partner.
Passarono i secondi, i minuti e le ore e Kaori si chiese se davvero credeva a quello che diceva. Aveva bisogno di sentirsi parlare, per rassicurarsi, per confortarsi nell'idea che nulla fosse perduto nonostante la situazione. Il tempo era certamente il loro peggior nemico, ma anche e soprattutto il loro migliore alleato. Dovevano resistere il tempo necessario perché i soccorsi li trovassero. Sì, tutto ciò che restava era la speranza, se lei si fosse rassegnata, sarebbe stata la fine di entrambi. Doveva continuare a combattere, nonostante il sole, la corrente, la paura e soprattutto la fatica e la fame. Combattere per tenere Ryo fuori dall'acqua in modo che respirasse, resistere per tutti e due in attesa dei soccorsi. Ma dov'erano i soccorsi? Come avevano fatto a non notare la loro assenza? Avrebbero dovuto riposarsi, godersi una settimana lontano dal loro ambiente, mentre la situazione era peggiore che vivere a Shinjuku. La situazione in cui erano sembrava davvero senza futuro, senza speranza. Lei che sperava di godersi le vacanze per riposare, di godersi il suo partner in un ambiente idilliaco per tornare con la testa piena di ricordi, beh, era stata servita. Quel momento della sua vita non l'avrebbe mai dimenticato. Statistiche, non doveva pensare alle statistiche. Nella maggior parte dei casi, i naufraghi non venivano ritrovati, e lei non voleva che loro facessero parte di quelle statistiche.
"No, Kaori, non pensare così, c'è sempre una soluzione! Oh sì, e quale? Non lo so ancora ma la troverai, sì, la troverò" disse ad alta voce. Era in una condizione tale che si faceva le domande e si dava le risposte da sole a causa di quel silenzio divenuto insopportabile.
Fu allora che sentì Ryo muoversi, finalmente.
"Ryo, Ryo!" cominciò a gridare, tra la gioia di vederlo ritornare in sé e la paura di dirgli la notizia.
"Uhm..." Kaori sentì la sua voce bassa uscire dall'oscurità in cui era stato immerso.
"Sì, sono qui! Ti senti bene?"
"Cos'è successo? Mi fanno male le costole e non riesco più la gamba" disse lui. Sentendosi sostenuto da Kaori, le chiese, "Perché mi stai così attaccata?"
"Hai perso conoscenza" gli disse con voce preoccupata che rivelò la sua paura.
"Hai approfittato dell'opportunità per palpeggiarmi, ammettilo!"
"Idiota! Se non fossi preoccupata per la tua salute, ti polverizzerei sotto un martello per aver osato dire una cosa del genere" gli disse con rabbia. "Sappi che non sono come te, caro, e poi non c'è niente da palpeggiare"
Di fronte a quella risposta, lui le lanciò uno sguardo offeso. Lui che aveva il corpo di un dio greco aveva appena sentito che la lasciava indifferente.
"Non è quello che mi dicono tutte le mie conquiste" le disse con tono di sfida.
"Quali conquiste, quelle che ti tirano la borsa in faccia o quelle che ti fanno mangiare i loro tacchi?"
Lui poteva sentire il suo respiro sul collo, cosa che lo inebriava. Lei gli stava proprio dietro, corpo contro corpo, se non ci fossero state quelle dannate mute, avrebbe potuto apprezzare meglio il contatto carnale.
"Eh..." fece, un po' sconcertato per come si era perso nei suoi pensieri a causa di quella vicinanza così palpabile. Poteva sentire il suo corpo contro il proprio e il petto incollarsi alla sua ampia schiena.
"Non ti ricordi cosa è successo?" di fronte al viso tornato serio della partner, Ryo si fece serio a sua volta, soprattutto perché poteva sentire ansia e paura nella sua voce.
"Ho voluto esplorare il relitto e sono arrivato alla stiva, una specie di armadio mi è caduto addosso, dopo niente"
"Ti ho trovato bloccato sotto l'armadio. Sono riuscita a sollevarlo e ti ho tirato fuori da lì"
"Perché siamo ancora in mare? Dov'è la barca e dove sono gli altri?"
"Ryo..." lei prese tempo, "se ne sono andati senza di noi" gli annunciò la notizia con voce strangolata e occhi appannati.
Ryo percepì la sua angoscia e il suo stress. Lentamente, si voltò completamente verso di lei e la fissò, emettendo un gemito lamentoso di dolore, tenendosi le costole.
"Da quanto tempo, Kaori?"
Lei lo guardò dritto negli occhi, come se fosse felice di rivedere i suoi occhi neri e di perdersi in essi per qualche secondo. Vi si sarebbe potuta affogare per tutta la vita, più niente poteva spaventarla, Ryo era al suo fianco, era rassicurata.
"Kaori, da quanto tempo?" ripeté Ryo con voce ancora calma mentre si teneva le costole, e lei uscì dai suoi pensieri. Colta in fallo, abbassò leggermente la testa e arrossì realizzando che lo stava fissando. Di fronte a ciò, Ryo sorrise leggermente. Era così bella e desiderabile con le guance rosa e i capelli bagnati sistemati all'indietro. Non era davvero il momento per quello, a ogni cosa il suo tempo, si disse.
"Da più di tre ore. Quando siamo saliti in superficie erano le 15.20 e non c'erano più. Tu eri incosciente, non sapevo cosa fare, quindi ti ho tenuto vicino a me per farti tenere la testa fuori dall'acqua. Giuro che ho fatto il più velocemente possibile per tirarti fuori da quell'armadio ma è stato difficile. Non appena ci sono riuscita, sono tornata subito in superficie e da allora non sto facendo che aspettare, ma non sono tornati, Ryo, non sono tornati. Come hanno potuto andarsene senza di noi? Come hanno potuto dimenticarci?"
"Calmati, Kaori. Non rimproverarti"
"Sono andati via senza di noi!"
"Finiranno per notare la nostra assenza"
"Quando?"
Ora che aveva ripreso conoscenza, lei si concesse di essere sopraffatta dalla paura, si sentiva meno sola, appoggiata. Sì, poteva finalmente far esplodere la bolla di angoscia che era cresciuta da quando erano saliti in superficie.
"Presto"
"Quando scenderà la notte e la corrente ci allontanerà di diversi chilometri? Ryo, non ho detto a nessuno che avrei fatto immersione"
"Neanch'io!" diversamente da lei, lui sembrava molto calmo e sereno mentre Kaori era una vera bomba a orologeria.
"Quindi siamo davvero persi in mezzo all'oceano?" disse con voce fatalista di fronte alla sua osservazione, immergendo gli occhi nei suoi, riflettendovi tutta la sua impotenza.
"Sì, ma vediamo il lato positivo della cosa, ci siamo entrambi" le disse offrendole un bel sorriso per rassicurarla ma soprattutto per tirarla su di morale, che sembrava al livello più basso. Posò la mano sulla sua guancia e le fece voltare il viso verso di sé. Era davvero spaventata e lui ringraziava il cielo di aver ripreso conoscenza, perché non sapeva come avrebbe fatto da sola né se sarebbe stata in grado di reagire e di gestire la situazione più a lungo. "E poi, sono sicuro che i soccorsi non tarderanno. Prima o poi si accorgeranno della nostra assenza e manderanno delle pattuglie a recuperarci"
"Mi hai fatto paura" gli confessò lei girando la testa di lato per non incontrare i suoi occhi.
"Mi dispiace, Sugar" la sua voce era così dolce che Kaori non poté fare a meno di guardarlo. Aveva ancora la mano sulla sua guancia.
"Sono preoccupata. Sei rimasto privo di sensi per molto tempo, Ryo, sia sott'acqua che fuori. Devi andare da un dottore velocemente. Da come ti tieni le costole, dev'essere serio. Cosa facciamo, Ryo?"
"Aspettiamo, Sugar" le disse con sicurezza.
"Sapevo che non sarei dovuta venire"
"Mi dispiace, è colpa mia. Se non ti avessi costretta, non ti ritroveresti bloccata in mezzo al nulla"
In quel momento, Ryo si sentì davvero in colpa, per aver insistito perché lei si tuffasse con lui quando non se la sentiva. Avrebbe dovuto fidarsi del suo istinto, aveva salvato entrambi e lui in particolare in molte occasioni. Era colpevole di averla costretta, di averla 'rapita' per salire sulla barca. Era colpevole di aver voluto esplorare quel relitto. Era colpevole della propria stupidità, se solo si fosse comportato normalmente con lei invece di sminuirla continuamente e di fingere di provarci con le altre donne perché nessuno percepisse i suoi sentimenti nei suoi confronti, niente di tutto ciò sarebbe accaduto. Sì, si sentiva in colpa come non mai, e per la prima volta in vita sua non aveva il controllo di nulla.
"Non ti rimprovero, Ryo, e poi se non ci fossi stata, saresti ancora sott'acqua e non oso nemmeno immaginare cosa ti sarebbe potuto accadere" Sì, si rendeva conto che sarebbe potuto morire, se nessuno lo avesse aiutato. "Non vorrei essere altrove in questo momento, né con nessun altro"
L'unica cosa positiva che Kaori vedeva nella loro situazione era che almeno lì, lo aveva tutto per sé e soltanto per sé, con il corpo e con la mente. Sì, tutta la sua attenzione era rivolta a lei, così come il suo sguardo senza l'ombra di una bella giovane all'orizzonte per distrarlo.
"Grazie"
"Di cosa?" fece lei sorpresa.
"Per avermi fatto uscire da lì, per avermi salvato, per avermi tenuto contro di te per farmi respirare"
"Senti chi parla! Siamo lontani dall'essere pari. Non devi ringraziarmi" gli disse imbarazzata.
Rare erano le occasioni in cui Ryo la ringraziava sinceramente, troppo fiero per riconoscere di avere realmente bisogno di lei, o per scusarsi e riconoscere i suoi torti. Si trovava di fronte a un aspetto di Ryo che mostrava solo di rado e a poche persone.
"Ci tengo perché non deve essere stato facile per te tenermi in superficie, visto il mio peso e il fatto che fossi incosciente. Hai dovuto fare un doppio sforzo per tenere fuori dall'acqua entrambi e non farci affondare. Grazie, Kaori"
Ryo aveva riflettuto, lei aveva trascorso diverse ore ad assicurarsi di rimanere in superficie con lui tra le braccia, un peso in eccesso troppo sicuramente troppo ingombrante per la fragile donna, in molti avrebbero rinunciato ma non lei. Quest'ultima si sentì virare sul rosso carminio, e lo sguardo insistente del suo partner non aiutò. Sollevato nel trovare una Kaori così imbarazzata, lui riprese fiato e la guardò rassicurante e, nonostante l'apprensione che lui stesso sentiva per la loro situazione, le sorrise. Si guardarono intensamente senza dire una parola, con cieca fiducia. Lei vegliava su di lui, così come lui vegliava su di lei. Benché la presenza di Ryo al suo fianco la rassicurasse, non si sentiva affatto uscita dai problemi, anzi, era tutto da fare ora. Le lacrime avevano annebbiato gli occhi di Kaori, lei avrebbe voluto cancellarle, ma lo fece Ryo prima di lei con un gesto gentile, lento e soprattutto tenero. La sua Kaori era quella sensibilità, quella fragilità, ma anche quella forza vitale di cui gli aveva appena dato prova, resistendo per entrambi per lunghe ore, e questo ai suoi occhi la rendeva toccante e sincera, misteriosa e desiderabile, così fragile eppure così forte, la forza della natura che si nascondeva in quella donnina, quella forza era la stessa forza che aveva lui. Tutte le emozioni che per un uomo come lui significavano debolezza assumevano un senso completamente diverso in Kaori perché la rendevano più viva, perché grazie a lei, lui apprezzava ogni cosa del suo vero valore.
"Siamo partner, no" rispose lei, senza distogliere lo sguardo da lui con voce timida, come se si vergognasse a pronunciare quelle parole.
"Siamo partner" ripeté Ryo, prendendole la mano e stringendola nella sua.
Quella vicinanza intimidiva entrambi. Era tutto così nuovo e soprattutto così inaspettato, aprirsi così e rivelare i loro sentimenti in quel modo, senza nessuno a rovinare il omento. Non era nella natura di Ryo, che teneva tutto per sé, mentre per Kaori era normale, ma in genere era Miki che aveva il primato sulle sue confidenze ed era colei a cui apriva il suo cuore.
"Cosa facciamo ora?"
"Nuoteremo"
"Nelle tue condizioni è da folli, Ryo"
"Andrà bene!" la rassicurò, facendole l'occhiolino.
"Sei sicuro di poter nuotare?" chiese, preoccupata e scettica. Lui doveva fare un grande sforzo per parlare normalmente, vedeva che ogni parola che pronunciava significava un prezzo da pagare sul piano fisico e con le sue ferite, lei non era sicura.
"Sì, dobbiamo andare controcorrente. Ci siamo dovuti allontanare un bel po' dall'area dell'immersione. Quando si metteranno a cercarci, inizieranno da lì. Quindi più ci avviciniamo, maggiori saranno le possibilità di essere ritrovati. Andiamo!"
"Ti seguo!"
Ryo cominciò a nuotare, voleva nascondere la gravità delle sue condizioni, ma dopo tre bracciate si fermò, il dolore era troppo violento, troppo duro per le sue costole ma anche per il suo ginocchio Per non preoccupare ulteriormente Kaori non disse nulla sul ginocchio, ma non riuscì a nascondere riguardo le costole. Vedendo le difficoltà che viveva e che nonostante ciò lui proseguiva, Kaori lo fermò. Continuare così era davvero da folli.
"Ryo, basta, stai agonizzando, fermati subito" gli disse lei con tono deciso e categorico.
"No, non sto male, dobbiamo muoverci Kaori"
Lei si arrabbiò, lui osava mentire apertamente quando il suo dolore era visibile. Certamente voleva rassicurarla, ma cercando di nasconderle le sue condizioni la faceva preoccupare soltanto di più.
"Forse, ma non sei nelle condizioni. Dobbiamo rimanere fermi, prima o poi ci troveranno" era davvero spaventata per lui, aveva paura che avesse delle costole rotte o un polmone perforato e temeva soprattutto che il suo stato peggiorasse a causa della sua testardaggine.
"Dobbiamo spostarci Kaori, non possiamo permetterci di rimanere qui e aspettare" parlò senza fiato per lo sforzo appena compiuto. La respirazione era difficoltosa.
"Tu pensi che non verranno o che non ci troveranno, vero?" lui le voltava le spalle, allora lei nuotò verso di lui e lo guardò in faccia. "Ryo."
"La notte scenderà presto, Kaori. In barca ci abbiamo messo circa 45 minuti dal porto verso l'area delle immersioni. Dato che siamo alla deriva da 4 ore, penso che se nuotiamo in questa direzione" allungò il braccio destro di fronte a sé, "torneremo nell'area delle immersioni, e perché no, potremo dirigerci verso il porto"
Lui rispose con tono indiretto, Kaori si rese conto che lui aveva poche speranze nei soccorsi. Ryo era uno di quegli uomini che contavano solo su se stessi e glielo stava dimostrando. Anche se i soccorsi fossero arrivati, lui avrebbe aumentato le possibilità di sopravvivenza affrontando il problema e andandogli incontro. Senza rimanere al bordo, senza aspettare un aiuto che forse non sarebbe mai giunto o forse l'avrebbe fatto troppo tardi. Indipendentemente dalla situazione, la sua vita nella giungla in Colombia lo aveva reso un predatore, che pur divenuto preda, preda dell'oceano e del sole, ragionava da predatore. Sì, in quel momento Kaori si rese conto che non avrebbe voluto vivere quell'esperienza con nessun altro, forse Mick perché anche lui avrebbe avuto lo stesso ragionamento del suo partner. Sì, era con l'uomo che amava, vicino a lui, da qualche parte in fondo al suo cuore era felice.
"Molto bene, andiamo" gli disse, mettendosi di fronte a lui e prendendogli il viso tra le mani in un gesto tenero che non si sarebbe mai permessa in tempi normali per catturare la sua attenzione. "Vuoi che proseguiamo, va bene, ma siccome sei dolorante, proveremo a modo mio"
"A cosa pensi?"
"Nuoteremo a dorso, ma io mi rimetterò com'ero prima, e dietro di te ti sosterrò"
"Non se ne parla, non resisterai a lungo, Kaori. Ci metteremo delle ore"
"Dì un po', hai un treno da prendere visto che sei così di fretta? Nel caso non l'avessi notato, il tempo è tutto quello che abbiamo. Dai, girati e sbrigati prima che mi arrabbi. Per una volta sarò io il pilastro centrale della squadra"
"Lo sei molto più spesso di quanto pensi, Kaori. Sei indispensabile per me"
A quello Kaori sorrise lievemente, dandogli un nuovo impulso di energia. Le aveva appena confessato, guardandola dritto negli occhi, che lei era essenziale per lui. Felice com'era, lei si mise a fluttuare nel senso vero del termine, ma anche in senso figurato. La loro possibilità di sopravvivere diminuiva man mano che i minuti passavano, ma lei era felice di vivere la situazione con Ryo che lentamente si stava rivelando a lei, lontano dagli sguardi altrui. Sì, era esattamente dove voleva stare, con Ryo tenuto contro di sé, e da nessun'altra parte.
-Sì, rimani grintosa, angelo mio- pensò lui, -è così che mi piaci, volenterosa e determinata.-
Per fortuna lei era lì, per lui. Poteva far prova di volontà e di coraggio in certe situazioni, quando altri lo avrebbero abbandonato, ma non lei, ecco perché l'ammirava e l'amava. Doveva motivarla perché il dolore che sentiva alle costole lo faceva stare sempre peggio. Aveva paura delle conseguenze degli eventi, aveva paura di non poterci essere per lei, paura di non essere fisicamente stabile, sarebbe stata la prima volta, aveva paura di lasciarla sola e soprattutto paura della notte che sarebbe presto calata. Sapeva che quando era preoccupata, Kaori tendeva ad agire impulsivamente senza pensare e questo era ciò che lo spaventava. Lasciarla sola di fronte a scelte e responsabilità che normalmente sarebbe stata in grado di affrontare ma che in quel momento potevano gettarla nel panico totale. L'acqua non era il suo elemento, lo apprese per davvero, e pregò che i soccorsi o i loro amici non tardassero a trovarli. L'oceano era un avversario pericoloso dove il pericolo abbondava, e allo stato attuale delle cose lui non si sentiva pronto ad affrontarlo, ma non era solo, era con Kaori, la sua partner, l'altra metà di City Hunter. In due avrebbero fatto qualsiasi cosa. Lei era la sua più grande forza e non, al contrario, la sua più grande debolezza.

 

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Capitolo 5
*** 5. Dimenticati in mare: com'è possibile? ***


Nel frattempo sull'isola, la barca finalmente giunse al porto. I passeggeri si tolsero le mute, misero via le attrezzature e dopo aver ringraziato l'istruttore uscirono dalla barca. L'istruttore li osservò mentre lasciavano il natante uno ad uno, felice che quella spedizione fosse finita e soprattutto che tutto fosse andato per il meglio. Per lui il lavoro iniziava solo ora. Infatti, doveva prendere tutte le bombole d'ossigeno e portarle al laboratorio in città per riempirle, cosa che gli prese 3 ore, per poi riportarle al porto. Dopo ciò, dovette ripulire tutto il materiale, le mute, mettere via maschere e boccagli. Una volta che tutto l'equipaggiamento fu pronto per il giorno successivo, iniziò a pulire la barca. Non appena cominciò, Toshio si presentò al porto. Guardò il suo amico mettersi al lavoro con le mani sui fianchi e il sorriso sul volto. Sentendo che lo stava guardando, il capitano alzo gli occhi e vide il suo collega che lo guardava con un sorriso. Sembrava rallegrarsi mentre lo vedeva lavorare.
"Dì un po', hai intenzione di stare a guardarmi a lungo, invece di darmi una mano?" gli chiese, raddrizzandosi.
"Sembra che tu te la cavi molto bene senza di me, quindi pensò che lascerò perdere!" fece con un ampio sorriso sulle labbra.
"Sbrigati a toglierti le infradito e a venire qua prima che venga a prenderti" disse l'altro minaccioso, lanciandogli uno straccio che lui catturò a mezz'aria.
Toshio obbedì, si tolse le infradito, la camicia per essere più a suo agio e si ritrovò in pantaloncini, poi si arrampicò sul ponte della barca dove afferrò una scopa.
"Cosa voleva il capo?"
"Fare il punto della situazione sulle condizioni delle attrezzature" rispose, cominciando a spazzare, ma si fermò immediatamente e guardò il suo amico. "Ne ho approfittato per chiedere nuove mute e bombole"
"Ben fatto"
"Anche l'area di immersione è stata ridefinita"
"Lasciamo il nostro posto?"
"Sì, non abbiamo scelta! Lei pensa che sia troppo lontano dall'isola"
"Eppure è il più bello per le immersioni" fece l'altro deluso di apprendere la notizia.
"Lo so" disse Toshio rassegnato "ma se ci teniamo al nostro lavoro, obbediamo. A proposito di immersioni. Com'è andata oggi?"
"Molto bene. Tutti l'hanno adorato. Hanno voglia di ricominciare. Non puoi sapere quanto sono rimasti delusi quando ho detto loro che il programma era completo per le prossime due settimane"
"Ho avuto l'idea di fare due uscite al giorno"
"E allora?"
"Ci penserà"
"Ti informo che ti sei perso delle bellezze, delle vere bombe, non ce n'era una brutta"
"Non cambierai mai!" disse Toshio, sfoggiando un sorriso complice. Conosceva bene il suo amico e sapeva che uno dei motivi che lo aveva spinto a praticare quella professione era la possibilità di incontrare bellissime creature in bikini.
"No" rispose quello con un largo sorriso, ridendo di cuore.
"A proposito di belle donne, ne ho incontrata una stamattina. Si è iscritta all'ultimo minuto, una pura bellezza, è venuta? Si chiama Kaori"
"Il nome non mi dice nulla"
"Dimenticavo, tu ti affezioni più alla carta da regalo che al regalo in sé. Una bella ragazza, alta circa 1,65, occhi nocciola, capelli corti castani con qualche ricciolo, uno sguardo da far uscire fuori di testa"
"Ah, quella ragazza! Sì, è venuta. Confermo, una bellezza tutta naturale"
"Sì, è lei" disse Toshio con gli occhi brillanti. Kaori l'aveva davvero colpito. Era semplice e l'innocenza che emanava l'aveva fatto soccombere in cinque minuti. Senza l'intervento di Ryo forse avrebbe avuto una possibilità, cominciò a pensare. Qualunque sguardo lei rivolgesse a lui...
"Vedo che non ti ha lasciato indifferente!" ribatté l'amico, vedendolo così immerso nei suoi pensieri.
"Non importa" si difese Toshio, "è solo una cliente che ho trovato molto simpatica e carina" disse, fingendo di non essere realmente interessato.
"Certo, ti credo. Per soddisfare la tua curiosità, sì, era con un ragazzo piuttosto robusto. Non sembrava molto rassicurata nonostante la presenza del suo amico, che sembrava più interessato alle altre donne che a lei. La sua prima immersione è andata bene"
"Allora è andato tutto bene con loro? Ne sono contento"
"Sì, molto bene"
"Mettiamoci al lavoro, il ponte non si pulirà da solo" sottolineò Toshio. Parlando, i due uomini cominciarono a pulire il ponte, uno a spazzare con la scopa e l'altro a intervenire con l'acqua. Toshio andò su e giù per la barca in modo che nessun granello di sale vi rimanesse incrostato, quando la sua scopa colpì qualcosa sotto una delle panchine. Si chinò, allungò la mano e tirò fuori uno zaino nero. Si alzò e lo tese per mostrarlo al collega.
"Tsukasa, sembra che una delle tue splendide clienti abbia dimenticato il suo zaino"
"Oh! Le donne, tutte distratte!" esclamò lasciando andare il tubo dell'acqua. "Andrò alla reception quando avremo finito di pulire"
"Vado io, se vuoi!"
"Speri di rivedere la tua bella ninfa di questa mattina?"
Toshio si accontentò di un sorriso complice come risposta.
 
 
All'hotel, Mick e Kazue finalmente uscirono dalla loro sessione di massaggi che era stata un vero godimento. Per quasi tre ore erano stati coccolati. Prima la sauna per eliminare le cellule morte, poi la vasca idromassaggio per rilassare i muscoli e per terminare il massaggio con olii essenziali che li condusse in paradiso. Ne erano usciti sereni e appagati. Persino Mick, che di solito saltava su tutto ciò che aveva un paio di seni, si era perfettamente controllato. Lasciarono il salone dei massaggi avvolti nel loro accappatoio e si diressero verso la suite. Lungo la strada incontrarono Miki e Falcon vicino all'ascensore, che avevano l'aria di essersi più che divertiti con lo sci nautico.
"Miki, ti consiglio una seduta di massaggi, è assolutamente da sogno" le raccontò Kazue con un sorriso sulle labbra, afferrandole il braccio.
"Confermo" disse Mick. "Le sue mani che percorrevano il mio corpo, mi vengono ancora i brividi solo a pensarci" chiuse gli occhi per dare più peso alle sue parole e immergersi nello stato di beatitudine che quella massaggiatrice aveva fatto nascere in lui.
"Caro, è stato un uomo a massaggiarti" gli disse Kazue sorridendo, mettendo fine alle sue fantasie e rompendo tutta la sua sicurezza.
"No, l'ho vista bene, era una superba creatura" si affrettò lui a rispondere, per poi ripartire nei suoi pensieri.
"Solo per il primo minuto" gli disse innocentemente la sua metà. "Sapevo che non avresti lasciato che un uomo ti toccasse, così ho chiesto un piccolo favore alla responsabile che me l'ha gentilmente accordato. E sì, le donne massaggiano solo le donne e gli uomini solo gli uomini. A quanto pare hanno avuto problemi in passato, quindi hanno deciso di applicare questa politica. Non hai avuto che uno dei migliori professionisti del Giappone. Non sei stato capace di distinguere le mani di una donna da quelle di un uomo. A quanto pare i tuoi sensi sono stati sconfitti. Deve davvero essere talentuoso. Dovrei chiedergli un massaggio per constatarlo"
"Mai nella vita. Nessuno ti può mettere le mani addosso a parte me. Snif, snif, snif" Mick si mise a piangere, sentendo un lungo brivido di disgusto e di repulsione corrergli per il corpo immaginando le mani di quell'uomo che aveva massaggiato ogni parte del suo corpo di Apollo. "È una maledizione, non è giusto" disse imbronciato. "Perché mi hai fatto questo, senza dirmi niente..."
"Ora basta o assaggerai il mio martello" disse lei con aria minacciosa mentre tutti gli ospiti dell'albergo li guardavano. Kazue non sapeva più dove mettersi, aveva fretta di salire sull'ascensore.
"Dì, amore mio, non vuoi riservarmi una seduta privata di massaggi, così che io non pensi più a quelle mani virili e pelose su tutto il mio corpicino, altrimenti credo che non sopravviverò"
"Ne parleremo questa sera se ti comporti bene!" disse lei, facendogli un occhiolino che riaccese la sua fiamma di speranza. La sua mente cominciò a ribollire e pensieri provocanti si materializzarono.
Piegato in avanti con aria frustrata, Mick adottò un atteggiamento immaturo, gonfiando il petto e sorridendo elegante per ottenere un riscontro positivo dalla sua bella che non poté fare a meno di sorridere sapendo perfettamente cosa significava. Di fronte ai loro sguardi complici, Miki si disse che avrebbe dovuto assolutamente trascinare suo marito, magari gli sarebbe venuta in mente qualche idea come quelle di Mick. "Ci andremo domani, sei d'accordo, caro?" chiese Miki a suo marito.
"Uhm..." si accontentò di dire Falcon come risposta.
"Lo sci nautico è fantastico, ve lo consiglio, è abbastanza fisico ma è esaltante"
"No, io preferisco attività più carnali" disse Mick.
Kazue gli diede una gomitata nella pancia da farlo piegare in due, capendo perfettamente la sua allusione.
"Non ho detto niente, amore"
"Mick, non cominciare. A proposito, avete visto Kaori e Ryo?"
"No" disse Miki. "spero che il suo pomeriggio sia trascorso bene. Dopo le parole di Ryo, spero che si sia divertita senza di lui"
"Conoscendo Kaori dev'essere stato difficile" disse Kazue.
L'ascensore finalmente arrivò e le coppie vi si precipitarono, giungendo al secondo piano.
"Dove stai andando, Miki?" chiese Falcon sentendo che lei si allontanava.
"A bussare alla porta di Kaori. Voglio sapere se si è divertita in piscina"
Si fermò davanti alla suite di Ryo e Kaori e bussò diverse volte, ma non ottenne risposta. La porta rimase purtroppo chiusa.
"Sembra che non ci sia nessuno. Mi domando dove siano"
"Credi che possano essere insieme?" chiese Kazue che voleva crederci.
"Ne dubito, dopo le parole di Ryo, anche se non le pensava. Ne sapremo di più al loro ritorno"
Si lasciarono sul pianerottolo, dandosi appuntamento dopo un'ora per andare a bere qualcosa prima di cenare. Erano le 18.00 quando le porte delle suite si chiusero su un lungo corridoio silenzioso. Dopo una bella doccia ed essersi vestiti, Miki e Falcon furono i primi ad arrivare al bar all'aperto dell'hotel. La fine della serata si annunciava piuttosto piacevole, pensavano dunque che fosse un peccato stare all'interno. Si sedettero in una specie di piccolo salotto arredato con vimini vicino a una palma, e attesero i loro amici, che non tardarono ad arrivare.
"Ah, siete qui!" disse Kazue raggiungendo Miki.
"Sì, il tempo è bello, sarebbe un peccato chiudersi dentro"
"Hai ragione, soprattutto perché questo salottino è molto accogliente, sembra quasi una stanza privata"
"È vero!"
"Miki, se bellissima" le disse Mick mentre scivolava tra le sedie e si fermava davanti a lei, sbavando. "Lascia che ti baci per celebrare la tua bellezza"
Si chinò verso di lei, con la bocca a cuore e le mani tremanti ma prima che Miki o Falcon avessero il tempo di reagire, Kazue era esplosa.
"Celebra la più bella e la più utile tra le bellezze, la mia mazza chiodata!" gli disse Kazue appiattendolo senza rimpianti. "E per stanotte, puoi disegnarci una croce sopra!"
Sentendo ciò, Mick si alzò come un'anima in pena, no, non poteva fargli quello. Ci aveva pensato tutto il giorno, era il suo momento di felicità, solo per lui, o meglio solo per loro, e ora gli sfumava da davanti agli occhi.
"Ma mia cara, me l'avevi promesso" quasi la implorò in ginocchio di fronte a lei.
"Non ho promesso" rispose la sua metà, sedendosi. "Ti avevo detto, se ti comportavi bene, ma non ti stai comportando affatto bene. È la tua punizione!"
"Ma tesoro, sai che io amo solo te, sei la più bella di tutte e stasera volevo celebrare la tua bellezza e renderti omaggio"
"Ah sì, e un minuto fa non era quella di Miki che volevi celebrare?"
"Sai meglio di tutti che adoro infastidirla e soprattutto rompere le scatole a testa di polpo. Solo per farlo arrabbiare, funziona sempre"
"Bene, è stata una volta di troppo e mi hai fatto arrabbiare. Sono stufa, Mick. Dovremmo essere in vacanza e tu non la smetti di fare l'imbecille e di saltare su tutto ciò che si muove. Come se non fosse successo niente"
La sua voce si tinse di tristezza, ripensando al periodo in cui lei e Mick si erano separati per fare il punto della situazione e soprattutto per farlo reagire sulla loro situazione e sul suo comportamento.
"Non è vero" mentì lui, incrociando le braccia sul petto e sfidando il suo sguardo.
"L'hai appena fatto con Miki"
"Te l'ho detto il perché!"
"E dopo cinque minuti che eravamo in ascensore, la bella brunetta che hai osato toccare..uhm, uhm" si schiarì lei la voce, soprattutto per non rivelare dove era atterrata la mano del suo uomo.
"È nella mia natura, cara"
"Lo so ed è questo il problema. Dato che i martelli non servono a niente, anche se sul momento sono infallibili, ho deciso di optare e investire su una pistola elettrica" disse Kazue, contenta di tirare fuori l'oggetto dalla borsa, con un enorme sorriso sulle labbra che lasciò il suo uomo di ghiaccio per la rivelazione.
"Una che?" fecero tutti.
"Una pistola elettrica. L'ho comprata solo per te, spero che tu sia felice, amore mio. Con questa sono sicura che starai tranquillo, almeno dopo che l'avrò utilizzata la prima volta. Allora, sei contento?" gli chiese, con un'occhiata maliziosa.
"Molto" rispose Mick, deglutendo mentre pensava al danno che quell'oggetto poteva arrecare sul suo bellissimo corpo e pregando che non influisse o alterasse sulle sue prestazioni né sulle sue voglie. "Dì, cuore mio, forse è un po' troppo, non credi?" osò, tendendole la mano, per poi ritirarla subito al contatto con la famosa pistola.
"No, non per te. Ne ho comprata una anche per Kaori. Credi che sarà contenta?" disse, tirando anche quella fuori dalla borsa, molto felice della sua trovata. Alla vista dell'oggetto Miki e Falcon scoppiarono a ridere. La situazione era più che comica e il povero Mick si vedeva già carbonizzato dall'aggeggio che la sua metà teneva saldamente.
"Molto contenta, mia cara" disse Miki, prendendola ed esaminandola più da vicino. Mick si fece piccolo, si sistemò nello schienale del sedile, incrociò le gambe e appoggiò gli avambracci contro le cosce per proteggere i gioielli di famiglia. Era il suo bene più prezioso, che meglio lo definiva, e lei voleva oltraggiarlo. Non sapeva, lei, che usando quello strumento di sventura su di lui, sarebbe stato dannoso anche per lei?
"Che ti succede, Mick? È da un po' che non ti sentiamo, non dirmi che hai paura di questo piccolo gadget?" chiese Miki con un sorriso sul volto, sfidandolo con lo sguardo. Si divertiva della situazione, con allegria e umorismo.
-Gadget, gadget- fece lui mentalmente. -È uno strumento di tortura, un anti-mokkori power. Ci mancherebbe che mi rendesse impotente-
"Ehi, Mick, sei ancora tra noi?" disse Mick, mettendogli una mano sul braccio per tirarlo fuori dal suo mezzo letargo. "Allora hai paura?"
"Niente affatto, niente affatto proprio" disse lui con un tono che desiderava più convincente, ma nessuno se la bevve. "Sono tranquillo, vedi Kazue, tesoro, puoi mettere via il tuo giocattolo"
"È vero, ma non dimenticare che è qui" disse lei, guardandolo negli occhi e picchiettando sulla sua borsa dopo aver messo via la pistola, per ricordarglielo. "Ora sono sicura che il resto delle vacanze sarà perfetto"
"Perfetto" ripeté Mick poco convinto stringendo quasi i denti perché si conosceva meglio di chiunque altro ed era meno sicuro di potersi contenere, a forza di far pratica per tutti quegli anni, era una cosa diventata innata e anche istintiva. Ma di fronte a quello strumento di tortura che temeva e di cui aveva paura, non avrebbe permesso a una scarica di fargli perdere il desiderio o di renderlo meno duraturo e potente, meno 'mokkori', sarebbe stato perduto e anche il resto del mondo. Sì, era necessario per la sopravvivenza e la riproduzione della specie.
"Bene, ordiniamo, amici?" chiese Miki per cambiare argomento, deliziata dal piccolo momento tra amici che aveva reso l'umore gioviale.
"Buona idea, Miki"
Miki chiamò il cameriere e ordinò dei cocktail per tutti. I quattro amici si divertivano a bordo piscina, chiacchierando in un'atmosfera calorosa e resa soffusa dalle candele che li circondavano, ridendo delle buffonate di Mick che non sembrava più temere la pistola di Kazue. I secondi e i minuti continuarono a passare e loro non pensarono ad altro che alla dolce tranquillità che li avvolgeva, lontani da ogni minaccia, cullati in lontananza dal suono delle onde. Furono i grugniti dello stomaco di Mick a costringerli ad andare a cena.
"E se andassimo a cena?" propose Mick.
"Buona idea, anch'io sto morendo di fame"
"Andiamo" offrì Miki. "Ehi, mi chiedo dove siano Ryo e Kaori? Inizio davvero a preoccuparmi. Quest'isola è troppo tranquilla per i miei gusti, sapendo che anche loro sono qui"
"È vero, non li abbiamo visti per tutto il pomeriggio, non è normale"
"Forse sono rientrati" disse Mick con voce rassicurante. "Sì, sono sicuro che lui è con lei. Non l'avrebbe lasciata da sola in questo piccolo paradiso con l'ondata di ormoni pronti a ronzarle intorno"
"Lo spero, ma sono comunque preoccupata. Spero davvero che Kaori sia con Ryo"
Mentre andavano al ristorante, Kazue si fermò improvvisamente e fissò uno splendido ragazzo. Di fronte all'improvviso arresto, Mick si fermò a sua volta e guardò la sua dolce metà, poi la direzione in cui stava guardando. Fissava e seguiva con gli occhi un uomo di bell'aspetto, pensò Mick sentendo un pizzico di gelosia mentre lo vedeva anche lui, dato che le era accanto. Poi andò da lei e le mise le mani sulle spalle con un gesto quasi autoritario.
"Che succede, Kazue?"
"Quell'uomo..." fece un passo in avanti e continuò a guardarlo.
"Cos'ha?"
"Ha lo zaino di Kaori"
"Sai, è un modello standard, venduto su larga scala"
"No, è di Kaori, li abbiamo comprati insieme, lei nero e io rosso. È strano che ce l'abbia lui"
Senza ulteriori indugi, Kazue si diresse verso l'uomo che si fermò alla reception. Mise lo zaino sul bancone e attese che l'addetto giungesse a occuparsi di lui. Anche Kazue, seguita da Mick, andò alla reception. Appoggiò i gomiti sul bancone e attese anche lei. Mick la lasciò per qualche secondo per avvertire Miki e Falcon, poi tornò da lei. L'addetto alla reception arrivò al bancone.
"Buonasera, signorina. Posso aiutarla?"
"Buonasera, c'era questo signore prima di me" disse lei, indicandolo. Quello si rivolse a Toshio.
"Buonasera, Toshio, cosa posso fare per te?"
"Una cliente del mio gruppo questo pomeriggio ha dimenticato il suo zaino sulla barca. L'ho trovato mentre pulivo il ponte"
"Sai come si chiama?"
"No, non sono uscito con loro, avevo una riunione con la direttrice"
Kazue ascoltò attentamente la discussione. Una persona aveva dimenticato la borsa sulla barca, poteva essere solo Kaori, ne era certa.
"Mi scusi. Ha appena detto che una donna ha dimenticato questa borsa sulla sua barca"
"Effettivamente, io sono l'istruttore subacqueo. Siamo usciti in mare oggi pomeriggio e una delle clienti l'ha dimenticato a bordo. Perché? Sa a chi appartiene?"
"È una mia amica, ho la stessa borsa rossa. Le abbiamo comprate insieme. Posso controllare il contenuto?"
Toshio aveva teso la borsa all'addetto alla reception. Lo guardò, poi posò lo sguardo su Kazue.
"Se le va bene, lo aprirò di fronte a lei"
"Va bene"
"Grazie" Kazue afferrò la borsa e l'aprì. Tirò fuori biscotti, caramelle, crema solare, un paio di occhiali da sole e un pareo.
"Allora?" le chiese Mick.
"Lo riconosci?"
"È il pareo di Kaori"
"Kaori Makimura?" chiese allora Toshio, il cui viso improvvisamente si accese. Ciò non sfuggì allo sguardo attento di Mick.
"La conosce?" domandò Kazue, subito pizzicata dalla curiosità. Vero, quell'uomo era una bomba, la camicia aperta lasciava intravedere un busto ampio e muscoloso. Se Kaori aveva trascorso la giornata con lui, non si era potuta annoiare. Ma lui aveva appena detto di aver trascorso la giornata in riunione con la direttrice dell'albergo.
"Non si può dire esattamente così. Ci siamo incontrati sulla spiaggia, lei e il suo amico si sono iscritti per fare immersione"
"Ryo è con Kaori" disse Mick, "sono sollevato" disse guardando la sua dolce metà.
"Anche io, ma questo non ci spiega dove siano ora"
"A che ora la barca è tornata al porto?" chiese Mick.
"Non lo so, direi tra le 16.30 e le 17.00. Perché?"
"Non li abbiamo visti da dopo pranzo, e conoscendoli, non è normale"
Falcon e Miki si unirono al gruppo vicino al bancone.
"Questa è la borsa di Kaori?" chiese Miki.
"Sì" rispose Kazue, tenendola stretta.
"Sono tornati. Dove sono?"
"Non sono tornati" rispose Mick. "Kaori e Ryo sono andati a fare immersione e Kaori ha dimenticato la borsa sulla barca"
"Non è da Kaori"
"Effettivamente, per non parlare di Ryo" disse Falcon con la sua voce brusca. "Sono insieme, allora"
"Possiamo credere che sia così. Ma quello che mi preoccupa è che non abbiamo notizie di loro dall'ora di pranzo e sappiamo tutti che quando sono insieme, quei due sono esplosivi. Qualcosa non va!"
"Il signor Saeba ha chiesto la chiave della loro suite?" chiese Kazue all'addetto alla receptionist. Quello si voltò e guardò tra gli scaffali.
"No, la chiave è ancora qui!"
"Se ho capito bene, l'ultima volta che avete visto i vostri amici è stato a pranzo" fece Toshio con calma, anche se sentiva gli sfuggiva qualcosa.
"Esatto!" rispose Mick.
"Sappiamo che sono andati tutti e due a fare immersione" riprese, "hanno preso la barca e poi è sparita ogni traccia di loro, tranne la borsa che ho trovato sulla barca"
Lì, si zittì e lentamente si girò per pensare. L'improvviso silenzio infastidì parecchio Mick. Lo seguì con gli occhi e i suoi pensieri seguirono lo stesso ragionamento del ragazzo. Com'era possibile? No, non poteva crederci, anche se sapeva che era l'unica possibilità. Era l'unica ragione plausibile per la loro assenza e la presenza della borsa sulla barca.
"Non può essere vero" disse Toshio, guardando Mick prima di allontanarsi e correre verso l'uscita per assicurarsi di qualcosa. Fu presto raggiunto da Mick, che non aveva apprezzato il bagliore nei suoi occhi, e che pregava internamente di sbagliarsi. Anche lui era arrivato alla stessa sequenza logica di eventi come Toshio. Aveva preferito non dire nulla prima di essere sicuro e soprattutto non spaventare le donne.
"Cosa succede, insomma?" chiese Miki, infastidita dall'improvvisa fuga dei due uomini che non avevano spiegato nulla.
"Seguiamoli" rispose Falcon, che capì l'improvvisa reazione di panico di Toshio, ma soprattutto quella di Mick. Poteva significare solo una cosa, e se aveva ragione, le vite dei loro amici erano in pericolo.
Toshio corse freneticamente verso la barca, venne afferrato da Mick che lo prese violentemente per la spalla e lo voltò verso di sé. Il suo viso era a meno di cinque centimetri da quello dell'altro, poteva sentire il suo respiro sul viso così come poteva farlo Toshio.
"Li avete abbandonati in mezzo al mare, vero?" il tono duro che usò riportò Toshio alle sue più terribili paure. Gli occhi di Mick erano duri e indecifrabili.
"Mi lasci! Devo controllare una cosa" gli disse Toshio, liberandosi dalla sua presa e abbassando lo sguardo. Non riusciva a sostenere lo sguardo quasi animalesco di Mick, che in quel momento aveva tutto dello sweeper e nulla del turista in vacanza.
Salì sulla barca, entrò nella cabina e iniziò a cercare il foglio delle presenze. Mick si unì a lui e seguì la lunga lista di nomi delle persone che si erano tuffate nel pomeriggio. Alla fine della lista vide i nomi di Kaori e Ryo. Gli strappò il foglio dalle mani e contemplò i nomi dei suoi amici.
"Si sono tuffati" disse Mick.
"Sì, c'è la firma di quando sono entrati sulla barca, ma nessuna firma per l'uscita" fece Toshio, passandosi le mani tra i capelli per la frustrazione.
"Avete dimenticato due passeggeri in mare, ma com'è possibile una cosa del genere?!" fece Mick afferrandolo per il colletto e sollevandolo da terra. La sua voce era piena di rimprovero e il suo comportamento aggressivo era un chiaro segno dello stress che provava, ma soprattutto della rabbia di fronte a una situazione simile.
In collera, lo lanciò violentemente contro la barca. Toshio finì al suolo. Servì l'intervento di Falcon per fermarlo.
"Che sta succedendo qui?" chiesero Miki e Kazue, per niente rassicurate dagli occhi scuri e dal viso distorto dalla rabbia che Mick non riusciva a staccare da Toshio, ancora a terra, mentre Mick lo sovrastava con tutta la sua corporatura e altezza.
I tre uomini si guardarono l'un l'altro in assoluto silenzio.
"È quello che penso?" chiese Falcon a Mick. In risposta, l'altro si accontentò di un cenno del capo, volgendo lo sguardo al mare toccato dalla semioscurità della luna.
"Vada a chiamare i soccorsi e la direzione dell'hotel" disse Falcon all'attenzione di Toshio, che si alzò sfregandosi il braccio.
"E preghi che non sia successo loro niente" aggiunse Mick duramente. Strinse i pugni per l'impotenza. Mentre si crogiolavano nell'idromassaggio o sorseggiavano un cocktail al bar dell'hotel, i loro amici erano alla deriva nell'immensità del mare per chissà quanto tempo.
Lo sguardo scuro che Mick gettò a Toshio lo immobilizzò.
"Volete dirci cosa sta succedendo!" chiese Miki. "Mick, Falcon, parlate, buon dio!"
"Li hanno dimenticati in mare" tagliò corto la voce dura e asciutta di Mick.
"Scusa?!" fece Kazue.
"Sono scesi dalla barca per immergersi ma non ci sono mai risaliti" aggiunse lui.
Sentendolo, le gambe di Miki cedettero leggermente, ma suo marito la tenne per la vita per sostenerla.
"Miki, tutto bene?"
"Sì" rispose lei con voce assente.
"Intendi dire che mentre parliamo, in questo stesso istante, loro sono sperduti in mezzo all'oceano" anche Kazue cominciava a sentirsi male. Un altro lungo silenzio seguì la domanda di Kazue. Gli occhi di lui si posarono sul viso di ciascuno, gli sguardi sconvolti e preoccupati le dissero che aveva indovinato.
"Ne usciranno, si tratta di City Hunter, e poi Ryo ha conosciuto di molto peggio" disse Miki per rassicurarsi.
"Non si tratta di City Hunter, si tratta di Ryo e Kaori, una coppia normale persa nel mezzo dell'oceano. È buio, l'acqua dev'essere fredda. Non mi preoccupo per Ryo, è per Kaori che temo il peggio" la voce di Mick tremò leggermente evocando e pronunciando il nome di Kaori. Si era voltato completamente verso il mare e aveva portato lo sguardo verso l'orizzonte malgrado l'oscurità per nascondere le sue emozioni agli altri.
"Ryo è stato abituato a questo tipo di situazioni in passato, ma per Kaori è diverso" si rivolse ai suoi amici e guardò Miki e Kazue.
"In che senso?" osò chiedere Kazue con una vocina.
"Non c'è niente di peggio che trovarsi persi in mezzo all'oceano. Una persona normale e inesperta non sopravviverà più di 12 ore in acqua da sola. Il freddo, la fame, la stanchezza avranno la meglio su di lei, per non parlare del movimento del mare. La cosa più pericolosa è l'ipotermia e anche se siamo in estate, l'acqua è molto fredda una volta calata la notte. La temperatura si è già abbassata"
"Ma lei non è sola, è con Ryo. Lui non l'abbandonerà" disse Miki per ridare speranza. Ci si doveva aggrappare, altrimenti rischiava di crollare.
"Invece di parlare della loro ipotetica sopravvivenza, dovremmo muoverci e andare con i soccorsi" disse Falcon, che aveva sentito più del necessario.
"Falcon ha ragione, non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando di City Hunter, sono più coriacei di così" aggiunse Kazue che voleva rimanere ottimista. Lasciarono il porto e si diressero verso l'hotel. Da lì sarebbero partite le squadre di soccorso. Akira, apprendendo la notizia, raggiunse la reception del suo hotel, arrabbiata ma soprattutto preoccupata. Toshio era lì insieme ai suoi due colleghi.
"Come è potuto accadere?" chiese con voce aspra e intransigente, dando un pugno sul bancone. Si rivolgeva chiaramente a Toshio.
"Io non so niente" disse lui. Cos'altro avrebbe potuto rispondere, non aveva preso parte all'uscita.
"Signora Izoto, non è colpa di Toshio. Si ricorda, era in riunione con lei. Gli unici responsabili siamo io e Kenta, siamo gli unici da incolpare e ci assumeremo piena responsabilità" disse allora Tsukasa.
"Questo è uno dei motivi per cui voglio che i siti delle immersioni siano più vicini alla costa"
"Non siamo ancora sicuri che siano rimasti in mare"
"Toshio, se il signor Saeba si trovasse sull'isola, sappia che al momento tutte le clienti e tutte le donne dell'isola lo saprebbero. Inoltre, il foglio di uscita dalla barca ne è la prova. Non ci sono ritornati"
Kenta giunse in quel momento un'espressione sconfitta.
"Hai notizie?" gli chiese Toshio, andandogli incontro, seguito dagli altri.
"Cattive. Le persone sulla barca non si ricordano di averli visti dopo l'immersione. Ricordano tutti l'uomo prima di tuffarsi, ma nessuno ricorda di averli visti tornare"
"Ryo è il tipo d'uomo che si nota facilmente, e che non si dimentica se è a torso nudo" disse Miki. "Kaori è più discreta"
"Sono persi in mezzo al nulla" disse Mick con tono quasi fatalista, appoggiandosi al bancone. Fu allora che il capitano dei soccorsi marittimi giunse davanti alla signora Izoto.
"Capo, è da quasi cinque ore che si trovano in mare. Sono usciti per una sessione di immersione e sono stati dimenticati"
"Come ci si può dimenticare dei passeggeri?!" Miki non si trattenne più, la rabbia iniziava a conquistarla. Era una mancanza di professionalità dimenticare i passeggeri in alto mare.
"Miki, calmati" le disse Falcon, appoggiando il braccio sulla sua spalla.
"Come vuoi che mi calmi mentre Kaori è perduta in mezzo al mare?"
"Avete foto dei vostri amici?"
"Sì" disse Mick, aprendo il portafogli e tirando fuori una foto su cui c'era Kaori. Frugò in un'altra tasca e ne estrasse una di Ryo. "Ecco"
"Grazie. Cosa potete dirmi di loro?"
"Ryo è coriaceo, ha una formazione militare ed è più probabile che sopravviva di Kaori. Saprà cosa fare per resistere fino all'aiuto dei soccorsi. È di costituzione robusta. Kaori è più fragile"
"Molto bene, andiamo. Toshio, Tsukasa e Kenta, venite con me. Ci mostrerete esattamente il luogo in cui avete fatto immersione"
"Veniamo anche noi" dissero Mick e Falcon immediatamente.
Davanti ai loro sguardi, il capitano dei soccorsi non insistette. Normalmente avrebbe rifiutato la presenza di un civile sulla barca, ma quel caso era piuttosto brutto. La scomparsa era stata notata solo dopo cinque ore e la notte era scesa. Più numerosi fossero stati, più era probabile che li avrebbero trovati sani e salvi.
"Andiamo"
"Miki, rimani con Kazue. Ti chiamerò non appena ne sapremo di più"
"Vogliamo venire" disse lei con voce quasi supplichevole e piena d'ansia.
"Dovete rimanere qui, semmai tornassero prima di noi. Avranno bisogno di supporto, soprattutto Kaori"
"Va bene. State attenti"
Kazue si sentiva impotente e spaventata come la sua amica. In cinque ore, migliaia di cose sarebbero potute accadere e avrebbero potuto affrontare chissà che. No, non dovevano pensare così. Dovevano restare calme e positive.

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Capitolo 6
*** 6. Aprire il suo cuore ***


Nell'oceano.
 
Kaori aveva dunque ripreso la sua posizione iniziale dietro di Ryo. Quest'ultimo non si lamentava, la posizione in cui si trovava era molto gradevole. Poteva sentire il battito del cuore di Kaori, lo calmava e gli faceva dimenticare il dolore. Di tanto in tanto le loro gambe si toccavano, e lui amava quel contatto. Se non fosse stato ferito, avrebbe pensato che fosse quasi romantico, solo loro due persi in mezzo al nulla, immersi alla luce della luna, ma ora era più che fisicamente debilitato ed era davvero in apprensione per quella notte. Non riusciva più a sentire la gamba e le costole gli rendevano ogni respiro più difficile del precedente.
Tra disgrazie e disperazione, la notte scese e con essa l'acqua diventò improvvisamente più fredda e un po' più agitata.
"Kaori, basta, fermiamoci" le disse sul punto di soffocare. Ryo si rese conto che si stavano stancando per niente. Era buio pesto e non sapevano affatto in quale direzione la corrente sembrava guidarli. Avrebbe potuto fare riferimento alle stelle, ma le sue condizioni gli impedivano di concentrarsi per davvero.
Lei si fermò e nuotò per trovarsi di fronte a lui.
"Non ti senti bene?" chiese con uno sguardo preoccupato e una voce leggermente tremante.
"Possiamo dire così. Sei sfinita e la notte è calata. Non sappiamo dove stiamo andando, tanto vale riposare"
"Che facciamo ora?"
"Aspettiamo!"
"Passeremo la notte qui...da soli"
"Sì, non abbiamo scelta" disse lui con tono fatalista, "e poi siamo in due" disse più allegro. Fortunatamente lei era con lui perché da lei attingeva forza e resistenza. A parte lo sciabordio delle onde, tutto intorno a loro era solo silenzio.
"L'acqua si è raffreddata" disse Kaori, portando le braccia al petto come per scaldarsi.
"Sì, hai freddo?"
"Un po'" disse, la voce tremante.
"Vieni qui..."
Kaori lo guardò perplessa mentre lui allungava la mano.
"Vieni più vicino, Kaori, non ti mangerò!" disse lui con un sorriso sul volto. Nonostante il dolore, lei era l'unica persona al mondo ad avere quell'effetto su di lui, cioè a fargli dimenticare tutto il resto.
Lei obbedì e si mise di fronte a lui. Non era abituata a che lui le prestasse tante attenzioni, il tono della sua voce dolce le sembrava un po' innaturale, per non parlare dello sguardo brillante che non abbandonava mai.
"Fortunatamente abbiamo i giubbotti, non dobbiamo sforzarci troppi per rimanere in superficie"
Posò le mani sulle sue braccia e cominciò a massaggiarla.
"Va meglio?"
"Sì, grazie!" rispose lei con un timido sorriso, ringraziando l'oscurità che le permetteva di nascondere il suo imbarazzo e il rossore sulle guance. Era così vicina a lui da poter sentire il suo respiro sulla guancia.
"Ryo, non mi sento sicura, e le tue condizioni mi preoccupano"
"Lo so, ma non ce n'è bisogno, è meno serio di quanto sembri. I nostri amici ormai avranno notato la nostra assenza, mentre stiamo parlando ci staranno cercando"
"Tu credi?" chiese lei esitante.
"Ne sono sicuro! Mick sarà stato il primo a mettersi a cercarci, anzi rettifico, a cercare te. Sarà stato lui a dare l'avvertimento non vedendoti"
"Mick, cosa non darei per vederlo saltarmi addosso...uh, no, non è quello che intendevo dire" fece vergognosa della rivelazione. "...non che lo voglia davvero, ma significherebbe ritrovarsi sulla terra al sicuro"
"Tranquilla, accadrà più velocemente di quanto pensi. Ci troverà, soprattutto ti troverà. Sai che non mollerà finché non avrà fatto mokkori con te, anche se mi credo cosa ci possa trovare in te. Io se avessi la sua Kazue..."
"Sei fortunato ad essere ferito" rispose lei, socchiudendo gli occhi e fissandolo, "altrimenti ti avrei appiattito sotto il mio martellone, ma aspetta e vedrai"
Lui aveva svegliato la sua rabbia, il viso di lei era teso mentre la sua fronte si corrugava.
"Non mi dire che ne hai uno con te!" esclamò lui con sorpresa.
"Sai che con te nei paraggi non esco mai senza!" confessò lei, alzando le sopracciglia.
Le onde iniziarono a diventare più forti senza che il mare fosse troppo agitato, allontanandola leggermente da Ryo che raggiunse la sua mano.
"Ryo, le onde si stanno facendo più forti" quando glielo disse, si aggrappò al suo braccio. "E se venissimo separati?" disse, allargando gli occhi per la paura di quella possibilità. Al pensiero il battito del suo cuore accelerò e il suo respiro divenne più forte. Sentendo che il panico la stava vincendo e il suo respiro che accelerava, Ryo prese la sua mano per catturare la sua attenzione, voleva che si concentrasse solo sulla sua voce e su nient'altro, per dimenticare tutto ciò che lo circondava.
"Kaori, calmati, non accadrà, calmati e respira piano. Non opporre resistenza alla corrente, non puoi affogare perché hai il giubbotto, quindi qualunque cosa accada, tornerai sempre in superficie. Lasciati trasportare dalla corrente, ti porterà semplicemente un po' più lontano"
"Mi hai appena detto che non verremo separati" riuscì a dire lei singhiozzando. La prospettiva di quella notte nell'acqua la terrorizzava al massimo perché tutto poteva accadere. Sperava solo che il tempo non peggiorasse e che i soccorsi li trovassero rapidamente.
"Non verremo separati" fece Ryo per rassicurarla, "Non ti lascerò andare, non ti lascerò qualsiasi cosa accada, te lo prometto"
"Ryo, ho paura!"
Di fronte a quell'ammissione, lui aveva solo un desiderio, prenderla tra le braccia. Era così fragile in quel momento e lui l'amò ancora di più. Era di fronte ai suoi limiti e non si vergognava di riconoscerlo, affermando di essere spaventata a morte. La tirò verso di sé e le mise le braccia intorno alla vita. Kaori fu inizialmente sorpresa dal gesto, ma si lasciò andare, il contatto con il suo partner le fece bene, la rassicurò e trovò conforto nelle sue parole, sapendo che lui non l'avrebbe lasciata e perciò la stava stringendo a sé. Se la situazione non fosse stata così drammatica, avrebbe potuto essere imbarazzante e comica, ma non potevano di essere né imbarazzati né pudici. Lei gli mise le braccia intorno al collo e lo premette a sé. Rimasero per lunghi minuti guancia a guancia per riscaldarsi e sentire il reciproco respiro prima che Ryo decidesse di rompere il silenzio.
"Kaori, Kaori" parlò quasi sussurrando.
Lei si staccò da lui e lo guardò in faccia senza togliere le braccia dal suo collo. I loro volti erano a meno di tre centimetri di distanza. Separandosi da lui, le labbra di Kaori avevano sfiorato la guancia di Ryo e l'angolo della sua bocca. Aveva allentato la presa, con un momento di grande intensità e sensualità che elettrizzò Ryo.
"Che c'è? Non ti senti bene?" chiese, con voce ansiosa ma allo stesso tempo molto calma. Il freddo la stava vincendo e le sue labbra iniziavano a diventare viola. Doveva stringere i denti per combattere il freddo.
"No, non è quello. Vorrei scusarmi per tutto il male che ti ho fatto negli ultimi anni e per quello che ho detto in piscina. So che mi sono comportato male con te e ti ho fatto piangere tanto, troppo spesso"
"Ryo...perché ora mi dici questo?" riuscì a chiedergli con voce assonnata, mentre il freddo la conquistava poco a poco. Quel momento era serio.
"Non lo so, ho pensato che fosse il momento giusto. Ci siamo tutti e due e non abbiamo nulla da fare, tanto vale passare il tempo"
"Stop, non voglio sentire altro, Ryo Saeba, non moriremo, mi ascolti, non preoccuparti di svuotare il sacco per confessarti, è ancora troppo presto, il tuo momento non è ancora arrivato. Se vuoi davvero scusarti lo faremo quando avremo i piedi per terra, sarò disposta a sentirti, adesso non voglio sentire nulla"
L'aria minacciosa che adottò gli fece inghiottire la saliva, anche in una situazione così drammatica lei non perdeva nulla della sua ruvidezza quando si arrabbiava.
"Kaori...forse non avremo un'altra possibilità e ho così tante cose da dirti" disse lui con voce più debole e appena udibile ma piena di emozione.
Il momento era davvero serio, si sentiva debole di minuto in minuto. Aveva deciso che quel viaggio sarebbe stato quella della loro unione, quindi ora o mai più. Era finalmente pronto ad aprire il suo cuore a dirle le parole che tutte le donne sognano di sentirsi dire. Sì, in quel momento era più che pronto e l'ambiente si prestava bene, erano da soli, uno contro l'altra con le sole stelle a fare da testimoni alla sua dichiarazione.
"Guardami bene, Ryo, e spalanca le orecchie perché non lo ripeterò" disse lei leggermente smontata dal suo atteggiamento rassegnato, prendendogli il viso in mano, "Non moriremo, mi ascolti? Sono troppo giovane, ci sono troppe cose che non ho ancora fatto. Quindi è fuori questione che tu muoia prima che io sappia se sei degno o meno della tua reputazione"
Parlare le faceva bene, la scaldava e non pensava al freddo che si insinuava nella muta ghiacciando le sue membra. Al suono della voce del partner, non aveva difficoltà a indovinare che le sue condizioni fisiche stavano peggiorando a ogni ora, anche se non si lamentava e cercava di nasconderlo.
"Ne sono degno eccome, sono lo sweeper numero 1 del Giappone, Kaori" le rispose Ryo mentre gonfiava il petto sentendosi sfidato.
"Non è la modestia che ti soffocherà" gli disse con tono canzonatorio, abbozzando un leggero sorriso. "E poi non parlavo di quella reputazione, idiota, ma dell'altra"
"Quella dello stallone di Shinjuku. Intendi...vuoi dire...che vuoi...provare con me..." finì lui, senza distogliere lo sguardo da lei.
Ryo non poteva credere alla sua audacia. Aveva difficoltà a capire ciò che aveva appena detto, per non dire chiesto. Lo aveva appena seccato sul posto e aveva attirato completamente la sua attenzione. In fondo, era un bene, per fuggire alla pericolosa realtà con quel momento frivolo, ma che rimaneva comunque serio per la natura delle parole che erano appena state pronunciate.
"Come...ma...!"
Rendendosi ciò che aveva appena detto, lei lo lasciò e cominciò ad allontanarsi da Ryo balbettando, ma lui la riportò a sé stringendo la presa sulla sua vita. Oh no, non l'avrebbe lasciata scappare, non dopo quella rivelazione che gli aveva appena dato una sferzata di energia. Poteva sentire il sangue circolare per tutto il corpo e frustargli le tempie. Kaori era confusa, come poteva dire una cosa del genere, anche se puramente vera? Aveva osato dire ad alta voce ciò che pensava nel profondo del suo cuore. Sì, anche lei voleva concedersi di desiderare e di amare soltanto una volta l'uomo che amava più della sua vita e che si faceva chiamare lo stallone di Shinjuku. Dopotutto, perché tutte le altre ne avevano diritto e lei no? Kaori non sapeva dove andare, voleva fuggire il più lontano possibile, nascondersi in una tana ma non c'era, nonostante l'oscurità, che l'oceano a perdita d'occhio.
"Giovane signorina, non mi starà per caso facendo delle avances?" le chiese con un sorriso affascinante sulle labbra mentre i suoi occhi maliziosi non lasciavano quelli di lei. Sollevò un sopracciglio e non la lasciò con uno sguardo che scrutava ciascuna delle sue espressioni.
"Come...e, dannazione...è vero, e anche se fosse? Ti vanti sempre, quindi ti sto solo chiedendo di poterti credere e di testare la merce"
Lui sorrise. Kaori era soddisfatta di sé, era riuscita ad interessarlo alla conversazione. Non importava l'argomento dal momento in cui lui parlava ed era reattivo, anche se era un tema in cui lui era dominante, lei poteva nascondere l'imbarazzo e andare oltre la vergogna. Per lui, era disposta a molto. Entrambi avevano la stessa idea, assicurarsi di interessare l'altro nella conversazione. Qualcosa per non pensare al freddo e alla tragica situazione in cui si trovavano.
"Sei molto silenzioso all'improvviso, Ryo, ti sapevo più loquace. Che c'è che non va, ti ho shockato?" Kaori si sentiva audace quella sera e dopotutto, con quello che aveva rischiato, la situazione non avrebbe potuto essere peggiore di quella attuale.
Era felice che fosse buio, così che lui non vedesse quanto fosse rossa e a disagio. Di rado parlava di queste cose e sempre con Miki, la sua più grande confidente, quindi farlo con un uomo e non con uno a caso, ma con il maestro in materia, il leggendario stallone di Shinjuku, la metteva a disagio e oltre i propri limiti.
"Sai bene che ci vuole più di questo" disse, facendole l'occhiolino contento dell'effetto che aveva su di lei. Kaori stava tremando, perlopiù per il freddo, ma sapeva anche che la presa che aveva su di lei in quel momento era totale e gli piaceva vederla o meglio sentirla contorcersi contro di lui, prova che non la lasciava indifferente proprio come era vero il contrario. Effettivamente, Kaori sentì in sé un dolce calore diffondersi in tutte le membra non appena Ryo le passò le braccio intorno alla vita per riportarla contro di sé. Com'era piacevole essere attaccata all'uomo che amava, appoggiare il palmo della mano sul suo cuore per sentirlo battere.
"Allora?" azzardò timidamente, alzando leggermente la testa. Anche se non voleva continuare su quella strada, la curiosità era più forte, voleva sapere, ogni parte del suo corpo chiedeva una risposta. Vedeva in lei un'ipotetica donna da amare?"
"Allora cosa?" chiese lui, giocando innocentemente con la situazione e i tumulti del cuore e della mente della sua partner.
"Non hai risposto alla sua domanda" le sarebbe piaciuto voltargli le spalle ma con le onde che c'erano non voleva lasciare le sue braccia.
"Che era?"
"Se tu vuoi farmi sapere se vali la tua reputazione" gli ripeté, ma con tono un po' più arrabbiato perché aveva capito molto bene che lui voleva spingerla al limite, e che per lei era difficile fare una tale proposta. Di solito era l'uomo che proponeva e la donna che sceglieva ma con Ryo le convenzioni erano come sempre sconvolte.
"Perché no, dopotutto!" lasciò lui con un distacco che avrebbe voluto naturale, ma internamente era completamente ribaltato. Un fuoco ardente bruciava in lui, e il vulcano chiedeva solo di svegliarsi per esplodere. Stava a lui prendere il comando e Kaori lo stava sconfiggendo in zona Cesarini.
"Quindi...accetti" non poteva crederci, aveva sentito bene? Aveva detto sì, la sua risposta era sì. Come era stato semplice e facile. Lei che aveva sempre temuto quel momento per paura che lui le ridesse in faccia o la prendesse in giro.
"Sono d'accordo per dimostrarti che la mia reputazione non è immeritata" rispose, facendole l'occhiolino, sottintendendo che lei l'avrebbe pagata per la sua domanda. Ryo stava già cominciando a perdersi in pensieri perversi e lussuriosi, per quanto né il luogo né il momento vi si prestassero.
"Quindi non morirai prima di avermi fatto conoscere i piaceri della carne"
"Eh...mi stai sfidando, Kaori Makimura"
"Sì, non scapperai via"gli disse con una vocetta molto bassa, quasi un sussurro che galvanizzò Ryo al massimo, restringendo gli occhi mentre lei virava leggermente di lato. Sapeva di non aver mai rifiutato una sfida lanciata lealmente, ma quando si trattava di lei, spesso tagliava la corda.
"Non succederà" le rispose con voce profonda, prendendole il mento con la mano e alzandole la testa per incontrare i suoi occhi. Lo stava mettendo alla prova perché non sapeva se avrebbe avuto la pazienza di aspettare fino al loro ritorno sulla terra ferma, nel caso in cui ci fosse un ritorno.
"Promettimelo!" non lo lasciò con gli occhi.
"Ti prometto che farò l'amore con te una volta tornati a casa. Non scapperò. E ti darò anche un assaggio, Sugar"
Lui avvicinò il viso al suo e posò dolcemente le labbra sulle sue. Il bacio fu inizialmente molto dolce e vedendo che Kaori non opponeva alcuna resistenza, lui divenne più passionale andando oltre la diga dei suoi denti. Accarezzò la lingua in un morbido balletto che la fece impazzire. Ryo aveva davvero paura, se fossero stati su un terreno avendo qualcuno del loro ambiente come nemico, avrebbe saputo come comportarsi, ma lì era in una zona sconosciuta, per di più ferito e senza la sua arma. Si sentiva sminuito e il fatto di essere ferito non gli permetteva di vedere un futuro brillante per loro. Era consapevole del fatto che se i soccorsi non li avessero trovati entro 12 ore dalla loro scomparsa, sarebbe stata la fine per loro e si rifiutava di dirlo a Kaori. Anche se aveva poca speranza nella loro sopravvivenza, non voleva toglierle la sua. Trovarli in quella distesa chiamata oceano era come cercare un ago in un pagliaio. Doveva approfittare di quel poco tempo che aveva trascorrendolo con il suo amore di sempre. Doveva mostrarle quanto fosse importante per lui.
Quando lasciò le sue labbra, appoggiò la guancia contro la sua e sussurrò altre parole nel suo orecchio.
"Sei cara al mio cuore, Kaori. Grazie per tutto quello che mi hai dato in questi sei anni"
"Mi hai baciato" disse Kaori a voce alta, rendendosi conto della portata del gesto di Ryo. La frase che aveva pronunciato era più per se stessa che per Ryo, a voce alta lo capiva più velocemente, il che fece nascere un sorriso sulle labbra di Ryo per quanto era stata spontanea. La sua innocenza e il suo candore, la sua dolcezza e fragilità erano ciò che gli avevano capovolto il cuore, era dotata di tutto ciò che a lui era sempre mancato e al suo tocco lui sembrava di esserne permeato, diventando migliore.
"Sì e farò di più una volta tornati a casa" il tono della sua voce era più sicuro, più serio ma soprattutto più dolce. Il suo sguardo luminoso e ardente le diceva che poteva credergli tanto traspariva sincerità. Lui provava frustrazione, frustrazione di non poter dare libero sfogo ai suoi desideri e al suo amore per lei.
Per tutta risposta Kaori si accucciò contro di lui, felice e innamorata. Ryo l'aveva baciata, aveva preso l'iniziativa. Lui la strinse forte come se ne dipendesse la sua vita e rimase con lei, contro le onde e la corrente che cercavano di allontanarli, costringendoli ad aggrapparsi l'un l'altro con forza e intensità. Venivano oscillati da destra a sinistra, con l'acqua che non smetteva mai di coprirli facendoli quasi soffocare ma mai una volta ebbero l'idea di lasciarsi andare, uniti nel bene da quella promessa ma soprattutto nel male, subendo gli assalti delle onde e del destino che continuava ad accanirsi su di loro.
Sì, lui la ringraziava di essere con lui. Aveva capito molto bene la manovra di Kaori, lo aveva incoraggiato a parlare, ad interessarsi alla conversazione in modo da non arrendersi. Aveva voluto confessare il suo amore con le parole, lei aveva capito perfettamente e anche se l'aveva aspettato per tutta la vita, non poteva rassegnarsi a sentirle perché significava arrendersi, morire e lei si rifiutava. Lui poteva non avere la forza fisica per resistere alla notte che li attendeva, ma lei sì. Lo aveva quasi costretto a sopravvivere a modo suo, assicurandosi che lui avesse un obiettivo da raggiungere per sopravvivere all'affondamento: una folle notte di mokkori. La sfida era più attraente per l'uomo che lui era. Sì, lo aveva intrappolato con la sua più grande debolezza: le donne, e per quel momento, lei.
Durante le prime ore dopo il suo risveglio, la sua mente aveva oscillato tra il terrore della situazione e l'attesa dei soccorsi che sperava imminenti. Poi, mentre le ore che passavano, lui si era reso conto che la speranza come la disperazione facevano parte di un atteggiamento passivo, ed era per questo che aveva forzato la mano a Kaori per farla andare avanti. La vita gli aveva mostrato ciò che bisognava fare, tentare di riprenderla in mano, superare lo scoraggiamento o aspettare di dominare la situazione, e sperava davvero di essere stato in grado di dare a Kaori la voglia di battersi perché per una volta lei sarebbe stato il pilastro, la base di cemento che costituiva il loro duo.
 
 
I battelli finalmente lasciarono il porto. Falcon e Mick salirono a bordo della barca principale per fare il punto della situazione. Toshio tirò fuori una mappa e mostrò loro l'area di immersione che era stata quella in cui li avevano lasciati.
"Ecco, ci immergiamo sempre in questo perimetro" mostrò loro sulla mappa, "è l'angolo più bello"
"Sapendo che sono in acqua da più di sei ore, con la corrente e le onde, devono essere arrivati più o meno qui" fece Mick puntando il dito sulla mappa.
"Non si sono potuti allontanare così tanto" disse Toshio.
"Oh sì, è ovvio che lei non è mai stato abbandonato in mare aperto in piena notte" rispose Mick, che cominciava davvero a non sopportare più quell'istruttore dai piedi palmati a causa della sua negligenza.
"Ascoltate, non serve a niente innervosirsi. Procederemo metodicamente. Barche poste parallelamente a una distanza di 100 metri l'una dall'altra, per una lunghezza di 1000 metri in quanto ci sono 10 barche. Ci sposteremo lentamente per non perderli. L'elicottero pattuglierà più lontano" disse il capitano per porre fine a ogni possibile litigio.
"Falcon, separiamoci"
"Capito. Prendi il walkie talkie, resteremo in contatto"
I due uomini raggiunsero il ponte della barca e prima che Falcon lo lasciasse, Mick lo fermò.
"Credi che abbiamo la possibilità di trovarli?"
"Questa notte non penso, è troppo buio e ci sono le onde, abbiamo un campo visivo limitato, ma all'alba penso proprio che inizierà la vera ricerca. E il tempo sarà contato"
"A più tardi allora"
Falcon lasciò la barca e ne prese un'altra. Ogni barca era dotata di un enorme proiettore diretto sul mare, che disegnava un enorme cerchio di luce sulle onde. La ricerca cominciò. Tutti erano attenti al minimo rumore, alla minima onda, alla minima ombra nell'acqua, ma dopo quattro lunghe ore dovettero arrendersi all'evidenza. L'oceano era vuoto della loro presenza. La mancanza di carburante costrinse le barche a tornare al porto.
Vedendo i loro uomini arrivare nella hall dell'hotel, le due giovani donne si precipitarono verso di loro.
"Allora, come sono andate le ricerche?" chiese Miki con ansia di sapere la risposta, ma il volto serrato degli uomini le diede la risposta che tanto temeva.
"Non hanno dato nulla. È troppo buio, non si vede nulla! Avevo paura di averli persi con le barche. I proiettori non sono abbastanza potenti e sono pochi"
"La mancanza di benzina ci ha costretti a tornare al porto" aggiunse Falcon.
"Non ditemi che le ricerche si sono fermate" chiese Kazue inorridita e in preda al panico.
"Sì, per la notte" rispose Falcon, posando la mano su quella della moglie.
"Falcon, non abbiamo cercato nel posto giusto" disse Mick rabbioso, battendo la mano. "Tenendo conto del tempo in cui la barca è partita, con la forza delle corrente devono essersi spostati verso nord. Questi tipi non sanno nulla. Se rimaniamo con loro, di questo parte li ritroveremo solo tra un mese e completamente decomposti"
"Domani mattina all'alba partiremo senza di loro" aggiunse Falcon guardando da vicino il suo amico il cui riflesso si materializzò sulle lenti dei suoi occhiali da sole.
"Ma non avete una barca!" sottolineò Miki guardando il marito.
In quel momento Akira scelse di raggiungerli.
"Come sono andate le ricerche?" era veramente preoccupata. Non aveva mai avuto a che fare con una situazione del genere da quando gestiva l'albergo di famiglia.
"Non hanno risolto nulla per ora" rispose Mick con voce calma, fin troppo. "Akira, hai una barca da mettere a nostra disposizione?"
"Sì, ho la mia barca personale, è un motoscafo estremamente veloce. La potete usare. Se avete bisogno di altro, non esitate"
"Falcon, partiamo alle 4 del mattino. Andiamo a riposare. Le ricerche rischiano di essere lunghe"
"Akira, grazie"
"Ma è normale, non dovete ringraziarmi dopo tutto quello che avete fatto per me. Non dovete far altro che chiedere la chiave alla reception. Se avete bisogno di altro, non esitate. Dobbiamo trovarli"
Le due coppie si spostarono verso le suite. Con tutta quella faccenda non avevano nemmeno cenato.
"Dovete essere affamati" osservò Kazue.
"Francamente no" rispose Mick, "Falcon?"
"Neanch'io"
"Voi avete cenato?" domandò Mick rivolgendosi alla sua compagna.
"No, non riesco a buttare giù niente" disse lei prendendogli la mano.
"Lo stesso vale per me" disse Miki. "Mio Dio, non riesco a immaginare cosa Kaori debba provare in questo momento. Per fortuna Ryo è con lei"
"Deve essere terrorizzata e congelata" disse Kazue. "Avrete bisogno di attrezzature mediche per domani. Saranno certamente in ipotermia"
"Faremo il pieno nell'infermeria dell'hotel. Avremo bisogno di voi ragazze. Kazue, vuoi accompagnarci, avranno bisogno di primo soccorso"
"Sì, potete contare su di me. Faremo meglio a riposarci"
Le due coppie si lasciarono sulle soglie delle suite nel massimo silenzio.
Miki si sdraiò completamente vestita sul suo grande letto. Falcon fece lo stesso. Si avvicinò a lui si accoccolò contro di lui. Rabbrividì nonostante il piumino che la copriva completamente.
"Li troveremo, Miki, abbi fiducia"
"Ma in quali condizioni! Ryo è resistente, Kaori è più fragile nonostante quello che lascia trasparire"
"Ti sbagli, Kaori è molto più forte di quanto pensi. Non dimenticare che condivide la vita di Ryo. Se sopravvive a lui ogni giorno, può sopravvivere a questa notte in mare, domani li troveremo" la voce di Falcon doveva essere rassicurante, ma Miki aveva ancora angoscia e apprensione nel cuore.
-Lo spero con tutto il cuore- pensò, portandosi le mani al cuore in una preghiera silenziosa.

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Capitolo 7
*** 7. Nella vita e nella morte ***


Ryo e Kaori trascorsero la notte l'uno nelle braccia dell'altra. Kaori dormì pochissimo. Temeva che le condizioni di Ryo sarebbero peggiorate, così si concesse solo un breve riposo per alleviare tutto il corpo e gli arti. Non era certamente rassicurata, ma stare con Ryo la rendeva felice e più sicura di sé. Ringraziava la provvidenza per non essere sola in quella situazione perché altrimenti avrebbe perso la speranza da molto tempo e avrebbe sicuramente perso la testa. Ryo aveva ragione, i suoi amici li avrebbero trovati, poteva contare sulla tenacia di Mick. Pensando a lui, cominciò a sorridere. Oh, cosa non avrebbe dato per rivivere uno dei suoi ingressi al Cat's Eye e vederlo proiettarsi su di lei come un razzo, per poi schiacciarlo sotto uno dei suoi eterni martelli che tanto amava. Scostò una ciocca di capelli dal viso di Ryo e gli accarezzò la guancia. Il suo respiro era sempre più udibile e difficoltoso. Avrebbe voluto urlare, tirare tutta la frustrazione e la paura che il suo cuore conteneva, ma non poteva senza correre il rischio di svegliare Ryo e lui aveva bisogno di riposare. Il giorno stava finalmente iniziando ad alzarsi, Kaori lo temeva perché si sarebbe di nuovo trovata di fronte allo sguardo del suo partner. Quella notte, gli aveva detto cose che non si sarebbe mai permessa in tempi normali ed era stato lo stesso per lui. La situazione e la notte li avevano spinti e incoraggiati a lasciarsi andare, ma a giorno levato tutto avrebbe preso un'altra dimensione, tutto sarebbe stato ridisegnato alla luce del giorno per arrivare ad assumere un altro significato. Ripensando al bacio, si portò una mano alle labbra e le accarezzò, non l'aveva sognato, era stato reale. Come affrontare il presente ora? Impossibile evitare la discussione e la notte precedente. Si sarebbe preso gioco di lei? Si sarebbe rimangiato le sue parole, giocando a fare l'indifferente? Come avrebbe dovuto reagire lei?
Inoltre, le aveva detto, come un segreto, sussurrandole all'orecchio, che lei era cara al suo cuore, che chiaramente l'amava. Udendo ciò, il suo cuore si era sollevato nel suo petto, incredulo. Tuttavia, anche se ne era estremamente felice, le parole avevano attenuato la sua felicità a causa delle circostanze in cui erano state pronunciate. Voleva solo ricordare una cosa di quella notte, il bacio così tenero e appassionato. Non avrebbe potuto sognare uno scenario migliore, soli al chiaro di luna sotto un cielo stellato. Non avrebbero potuto avere di più romantico. Erano persi in mezzo al nulla e lei aveva pensieri del genere. Fortunatamente li aveva, erano ciò che la tenevano in piedi per non affondare, la facevano sperare e credere in un futuro, voleva continuare a combattere perché senza uno scopo si conosceva incapace di proseguire e Ryo gliene aveva dato uno anche se più per sfida che per sincerità. No, era stato sincero, la sua voce, i suoi occhi scintillanti lo avevano dimostrato.
Vide il suo partner tremare e finalmente aprire gli occhi. Lei fu la prima cosa che vide, e il suo splendido sorriso. In quel momento Ryo pensò che gli sarebbe piaciuto svegliarsi così tutte le mattine. Glielo restituì prima di parlare.
"Buongiorno partner!"
"Buongiorno Ryo!" disse timidamente, non osando guardarlo negli occhi, con voce tremante. Ryo sentì il suo imbarazzo che lo fece sorridere. Decisamente Kaori era fin troppo timida, ma lui adorava quell'aspetto. Le sue guance tinte di rosa la rendevano ancora più bella.
"Dormito bene?"
"Date le circostanze, direi non male. E tu? Non soffri troppo?"
Mentre entrambi erano in una situazione estrema, lei pensava e si preoccupava solo di lui, quando doveva essere ugualmente infreddolita e affamata, e soprattutto stanca. Lui era consapevole che lei avesse passato la notte a sostenerlo e a vegliarlo nonostante le onde e l'acqua non avessero lasciato loro un attimo di tregua.
"Sono stato meglio, ma ho sperimentato anche di peggio"
Così poteva andare. Doveva rassicurarla. Erano ancora allacciati, i volti a meno di cinque centimetri di distanza. Si guardarono fino a quando i loro stomaci iniziarono a ringhiare.
"Muoio di fame" disse Ryo per primo.
"Anch'io...aspetta, devo avere delle caramelle in tasca"
"Caramelle" ripeté lui incredulo. Solo Kaori poteva andare a fare immersione e mettersi delle caramelle in tasca, in mancanza del suo martello.
"Meglio di niente" disse lei con sguardo malizioso di fronte all'espressione interrogativa di Ryo.
Frugò in tasca e tirò fuori quattro caramelle. Tolse la carta e ne mise una in bocca a Ryo.
"Grazie!"
Lei gli sorrise e ne mangiò una a sua volta.
"Ehi, ti senti pronto a nuotare di nuovo?"
"Kaori, è inutile, ci stancheremo inutilmente. Non abbiamo mangiato nulla da ieri a mezzogiorno, non abbiamo acqua potabile, conserviamo le energie"
"Hai ragione, evitiamo di farti muovere. La tua gamba è a posto?"
"Sì! Che ore sono?"
"6 del mattino"
"Sono passate quasi 14 ore da quando siamo andati alla deriva"
"È vero!"
"Sai cosa significa?" chiese Ryo, stringendo forte la mano nella sua. "Che se non ci trovano nelle prossime ore, non scommetterei sulla nostra sopravvivenza. Mi dispiace tanto, Kaori, è tutta colpa mia. Se non ti avessi costretta..."
Lei non gli lasciò il tempo di finire la frase, posando le dita sulle sue labbra per zittirlo. Al contatto, Ryo la fissò a lungo e intensamente. Kaori sostenne il suo sguardo, non aveva voglia di guardare altro che lui. Voleva riempirsi della sua immagine, era la fonte da cui traeva la sua forza. Si avvicinò a lui e premette la fronte sulla sua per guardarlo. Inutile parlare del passato con rimpianti, le cose erano andate così e dovevano solo accettarle e agire di conseguenza.
"Non hai colpa, Ryo, non è colpa tua, quindi smettila di torturarti"
"Mi sento così stanco. Ho paura di lasciarti sola. Se dovessi perdere conoscenza, Kaori, e se succedesse qualcosa, voglio che tu pensi solo a te stessa"
"Zitto, Ryo, parli troppo. Risparmia le forze. Non succederà niente. Non dimenticare la tua promessa"
Lui le offrì un magnifico sorriso alla menzione della promessa. Il suo spirito si mise in ebollizione. Gli bastava pensare a una notte selvaggia per ritrovare le forze. Si immaginava già nel loro appartamento e nel suo grande letto, per farle scoprire il piacere dei sensi, per svegliarla ai piaceri carnali. Perso nelle fantasticherie, Ryo si vedeva già a percorrere il suo corpo con le sue mani abili ed esperte. Fu allora che Kaori urlò mettendosi un po' di più contro Ryo, avvolgendogli le braccia intorno al collo, spaventata, così tanto che a furia di attaccarsi a lui finì per mettergli la testa sotto l'acqua.
"Ryo, qualcosa mi ha pizzicato il sedere" gli aveva messo le braccia intorno al collo, dimenticando completamente che era ferito e con le gambe intorno alla sua vita, lui divenne il sostegno della sua bella. Per risposta, lui si accontentò di offrirle un sorriso vittorioso. Vedendolo, Kaori si staccò da lui e lo guardò corrugando la fronte.
"Sei tu, mi hai pizzicato il sedere" disse lei fucilandolo con lo sguardo.
"Eh..." Ryo rise stupidamente e si grattò la testa. "Un vecchio riflesso" disse, deglutendo. Stava aspettando la punizione ma non arrivò nulla. Fortunatamente era ferito, quello era il suo miglior alibi. La verità era che non si era nemmeno accorto che la sua mano avesse osato avventurarsi in quella direzione.
"Non così vecchio! Pensavo che fossi sul punto di morire, mi sbagliavo" Kaori incrociò le braccia sopra il petto e si allontanò leggermente da lui. Non sapeva se essere furiosa o felice e lusingata che lui le avesse pizzicato il sedere.
"Non è che abbia molta scelta, sei l'unica donna nel raggio di chilometri" Ryo la vide meditare e ciò non era un bene.
"Perché, riconosci che sono una donna?" lei si voltò verso di lui e lo guardò.
"Sai, se ho accettato di fare mokkori con te una volta che saremo di nuovo sulla terra, è perché ho riconosciuto da molto tempo che eri una donna, e una donna molto bella"
Finalmente aveva alluso alla notte mokkori che aveva promesso, rompendo la tensione.
"Idiota!" esclamò lei, rossa sulle guance, abbassando lo sguardo per non incontrare i suoi occhi lucenti. "Pensi davvero che io sia una bella donna?"
"Sì"
"Approfittane, allora" disse ravvivata.
"Mi permetti di toccarti?" sentiva già le mani prudere per quanto erano pronte ad andare in azione. L'eccitazione gli fece muovere le mani dal suo corpo e avanzare verso Kaori.
"Provaci un po' e giuro che ti affogo" minacciò Kaori.
Mentre parlava con lui, Kaori pensò di vedere qualcosa nell'acqua non lontano da loro. Fu così veloce che pensò di aver sognato. Era come una specie di vortice, ma l'acqua diventava subito molto liscia. Non prestò attenzione, doveva essere stato un pesce giunto in superficie. Girò lentamente la testa per non preoccupare Ryo e le sue paure si rivelarono. Non era un pesce come aveva pensato, ma la pinna di uno squalo. L'unico modo per essere completamente sicuri sarebbe stato immergersi sott'acqua per accertarsene, ma lei si sentiva incapace. Non voleva accettare quell'idea. Sapeva che se la certezza fosse stata stabilita, si sarebbe fatta prendere dal panico e sarebbe diventata ingestibile, e date le condizioni di Ryo, non ne avevano davvero bisogno.
-Non farti prendere dal panico- si disse mentalmente. -Rimani calma e respira piano per non destare i sospetti di Ryo.-
"Ryo, non ti ho mai ringraziato per tutto quello che hai fatto per me dalla morte di mio fratello. Quindi grazie" si avvicinò e si accoccolò contro di lui. Ryo non capì l'improvviso cambiamento di situazione. Un attimo prima lei era pronta a schiacciarlo sotto un martello e quello dopo si accoccolava contro di lui. Non gli dispiaceva, ma voleva capire.
"Perché?" le chiese, sorpreso.
"Per essere stato la mia unica famiglia, per non avermi mandata vita, per non avermi abbandonata. Per esserti preso cura di me, per avermi dato un obiettivo nella vita"
Al suono delle sue parole lui sentì il cuore gonfiarsi d'amore per lei, poi strinse le mani intorno alla sua vita e la pressò ancora più forte a sé. Doveva essere lui a ringraziarla e non il contrario. Lei era la sola cosa che avesse sempre desiderato nella vita, la sola e unica. Era intenerito ma soprattutto emozionato dalla sua affermazione perché non aveva mai avuto così tanta importanza e valore per qualcuno. Era la sola donna della quale avesse avvertito l'emanazione del suo amore, un amore vero, sincero e puro.
"Non mi ringraziare, Kaori, tutto quello che dici che ho fatto per te, tu l'hai fatto per me. Mi hai salvato. Mi hai reso l'uomo che sono oggi"
"Ryo, sei così caro al mio cuore" la voce di Kaori si spense improvvisamente. Lottava per trattenere le lacrime e non soccombere alla disperazione.
"Kaori, cosa c'è? Sembra che tu stia dicendo addio" si staccò da lei e le prese il viso con entrambe le mani.
"Non è quello, è che siamo soli e trovo che sia l'opportunità giusta per chiarire alcune cose. Tutto qui. Diciamo sempre 'lo farò domani', 'glielo dirò domani' ma la routine delle nostre vite ci porta a non dire nulla perché c'è sempre un domani"
"Perché farlo ora, quando ieri tu mi hai fermato. E ci sarà un domani, avremo un domani, Kaori" le disse Ryo senza distogliere lo sguardo, passando il pollice sulla sua guancia per asciugare la lacrima che vi scorreva. Odiava vederla piangere, perché nel 95% dei casi era sempre colpa sua.
"Sì, avremo un domani" ripeté lei, sorridendogli nel tentativo di convincere se stessa, allontanandosi da lui.
"Avvicinati"
Lei gli si avvicinò e sentì qualcosa grattarle la gamba. Non poté fare a meno di sussultare. Poteva essere solo lo squalo. Ryo avvolse la sua vita con le braccia e la strinse a sé.
Ora ne era sicura e certa, c'era uno squalo che nuotava non lontano. A quel punto, non riuscì a trattenere le lacrime che scorrevano come un torrente.
"Kaori, stai piangendo. Non piangere, angelo mio, ne usciremo!"
"Ho così tanta paura, Ryo"
Lui avrebbe dato qualsiasi cosa per alleviarla e rassicurarla, ma non poteva mentirle, così fece l'unica cosa che poteva fare, la strinse forte a sé e poi la baciò teneramente con amore. Un bacio misto a lacrime, paura ma anche e soprattutto amore. Una volta terminato il bacio, le passò una mano sulle guance per asciugarle le lacrime e le offrì un dolce sorriso. Quel sorriso fu l'ultima cosa che Kaori vide prima di essere conquistata dal terrore. Tutto successe molto velocemente, troppo perché lei reagisse. Ryo fu attirato dalle profondità dell'oceano, lasciando improvvisamente Kaori sola in superficie, completamente in panico e paralizzata. Lui non capì immediatamente cosa stava succedendo. Lottò freneticamente battendo sull'acqua cercando di tornare in superficie ma non teneva in considerazione la forza misteriosa che lo attirava verso il fondo.
Nonostante i movimenti disordinati, sentiva di andare sempre più giù verso le profondità dell'oceano, la superficie si stava allontanando sempre più da lui quando avrebbe dovuto risalire, stava facendo di tutto per riuscirci. Scivolò e si tuffò nell'abisso dell'oceano, vedendo Kaori o meglio le sue gambe allontanarsi sempre di più. Fino a quanto sarebbe sceso, le profondità dovevano pur avere un fondo. Stava lottando come un diavolo ma non poteva fare nulla contro quella forza. Più affondava, più il freddo lo vinceva. Fu allora che sentì un vero dolore al ginocchio e il suo viso si deformò. Era come se una lama, lenta ma pesante, affondasse nella carne del suo ginocchio. Una specie di coltello d'acciaio affilato o anche dei denti d'acciaio. Non riusciva a vedere cosa lo stesse trascinando ancora e ancora a causa delle migliaia di bolle che si erano formate intorno a lui. Strinse i denti per non poter emettere un grido di dolore che lo avrebbe alleviato per alcuni secondi. Doveva superare la sofferenza e non farsi prendere dal panico, prima o poi sarebbe salito in superficie, non era il consiglio che aveva dato a Kaori? Sì, ma quando? Voleva solo una cosa, raggiungere Kaori e l'alone di luce sopra di lui, oltre l'acqua che l'oceano aveva eretto come una barriera per impedirgli di trovare il suo angelo. In una mossa di ultima speranza, tese il braccio verso Kaori prima di vederla sparire completamente dal suo campo visivo. Non aveva quasi aria nei polmoni ed era totalmente disorientato. Doveva respirare, ma come arrivare in superficie mentre continuava ad abbassarsi verso il fondo. Fu allora che sentì la pressione esercitata sulla gamba e soprattutto sul ginocchio allentarsi. Poi, senza fiato, cominciò a battere braccia e gambe nonostante il dolore. In un ultimo sforzo, in una corsa frenetica per la vita, arrivò in superficie. Più si avvicinava al bagliore scintillante, più i suoi polmoni si svuotavano, rendendo la vista quasi illeggibile per via delle migliaia di bolle che si formavano, confondendo il campo visivo. Aveva paura di non essere in grado di raggiungere la superficie prima che i suoi polmoni si svuotassero e ciò che temeva accadde. Prima di raggiungere la superficie i suoi polmoni erano completamente vuoti, quindi rimase a bocca aperta e l'acqua gli si riversò nei polmoni.
"Ryo, Ryo!" gridò lei a pieni polmoni, girandosi ancora e ancora, sperando di vederlo spuntare in superficie. "Lo squalo" disse, immobilizzandosi pietrificata dalla paura. Aveva davvero paura di muoversi. Eppure doveva trovare Ryo. Doveva guardare sott'acqua. Stava piangendo e tutto il suo corpo tremava. Trovò il coraggio di mettere la testa sott'acqua e aprì gli occhi. Dovette rifarlo tre volte perché ogni volta che si immergeva si sentiva prendere dal panico.
"Non è vero, un po' di nervi, Kaori" cercò di incoraggiare se stessa ma invano, era troppo presa dal panico e sfinita.
Alla fine ci riuscì, e dopo un profondo respiro si immerse sott'acqua e vide sparire tutte le speranze di sopravvivenza. Non c'era un solo squalo, dovevano esserci almeno una dozzina di piccoli squali blu di medie dimensioni che nuotavano sotto di lei. Si voltò per vedere Ryo ma niente. Non riuscendo più a sopportare la vista, tornò alla superficie, frenetica, a corto di fiato.
"Ryo, Ryo!" continuò a gridare, agitandosi in tutte le direzione. "Torna su, ti prego! Non lasciarmi sola, avevi promesso! Ryooooooooo!" era completamente disorientata e incapace di agire razionalmente mentre la paura le paralizzava la mente e i gesti.
Fu un grido straziante che proveniva dal profondo delle sue viscere. Si poteva sentire tutta la sua paura, ovviamente, ma anche tutto il suo amore. Dovevano essere passati 45 secondi da quando lui era scomparso e la superficie dell'acqua era diventata liscia come prima, come se lui non fosse mai stato con lei. Non era ancora riemerso, lei scrutò l'orizzonte al ritmo accelerato del suo battito cardiaco che risuonava nella sua testa e in ogni parte del corpo. Fu allora che sentì uno schizzo, finalmente lui riemerse. Si voltò e vide Ryo riapparire a circa 30 metri da lei. Il suo sguardo si oscurò mentre lui si sporgeva in avanti con la testa immersa. Sembrava privo di sensi. Aveva davvero paura di nuotare fino a lui, paura di attirare l'attenzione degli squali su di lei, ma non aveva altra scelta, altrimenti Ryo sarebbe morto. Si precipitò nella sua direzione mentre nuotava in stile libero. Quando lo raggiunse, lo prese tra le braccia e gli inclinò la testa all'indietro in modo da farlo respirare. Doveva aver ingoiato molta acqua. Gli diede dei piccoli schiaffi per farlo riprendere. Quando vide le sue palpebre sbattere, si mise a ridere, una risata forte ma soprattutto nervosa. Pazza di gioia nel vederlo tornare in vita, dimenticò lo squalo per qualche secondo e si rannicchiò contro di lui, sopraffatta dall'intensa emozione.
"Ryo, sei vivo!"
"Eccome. Non intendo morire fino a quando non avrò pagato il mio debito mokkori"
"Idiota. Pensi davvero che sia il momento di scherzare"
Lui tornò serio, rendendosi conto della gravità della situazione che, era da ammetterlo, era una catastrofe.
"La mia gamba"
"Rimani calmo"
"È stato uno squalo a mordermi, vero?"
"Sì"
"La mia gamba c'è ancora?"
Kaori osservò l'acqua intorno a sé diventare rossa. Constatandolo, temette il peggio. L'acqua cambiò colore a una velocità tale che ebbe paura di guardare in quale stato fosse la gamba del suo partner. Aveva davvero paura che lo squalo gli avesse strappato una gamba. Come dirglielo?
"Kaori!" urlò lui per tirarla fuori dai suoi pensieri, "la mia gamba c'è ancora?"
Incapace di guardare da sé, gli mise una mano sulla coscia e la fece scivolare, in apprensione per la scoperta.
"Sì, la gamba c'è ancora" disse con un lungo respiro di sollievo. "Ti farò un laccio emostatico, stai calmo" la sua voce tremava, segno rivelatore dello stato di terrore in cui si trovava.
Respirò profondamente e si decise a tuffarsi. La vita di Ryo era in pericolo. Utilizzò il bracciale che Ryo le aveva dato durante l'immersione per rimanere insieme. Lo tagliò e lo legò intorno alla coscia. Il suo ginocchio era davvero in un pessimo stato. Lo squalo gli aveva strappato buona parte della pelle. Una volta finito il compito, tornò in superficie.
"Ecco fatto!"
"Kaori...devi andartene" riuscì a dirle. Kaori lo sentiva estremamente stanco, perfino esausto.
"Di che stai parlando, Ryo?"
"Devi allontanarti da me. Per me è finita. Sono il loro prossimo obiettivo, preda facile e marcata. Presto ci saranno molti squali. Possono sentire una goccia di sangue da 200 chilometri*. Devi allontanarti da me e in fretta"
"Non esiste che io ti abbandoni, Ryo" rispose, sconvolta dalla frase di Ryo che le strappava il cuore. Stava perdendo la testa, voleva che se ne andasse, ma dove? Voleva lasciarla sola in mezzo al nulla, la situazione sarebbe stata inevitabile sia se fosse rimasta con lui o meno.
"Rimango con te. Come puoi pensare o avere il coraggio di chiedermi di lasciarti?"
"Dannazione, Kaori, fai quello che ti dico una volta nella vita!" le disse con voce distratta ma piena di rabbia. "Nuota il più lontano possibile da me e in fretta. Solo tu hai la possibilità di farcela. Se rimani qui, morirai, si riempirà di squali" lui stava agonizzando. Parlava stringendo la mascella. "È questo che vuoi, morire!" una rabbia sorda lo afferrò, rabbia a causa della loro situazione catastrofica e disperata, rabbia nei confronti di Kaori che non faceva ciò che lo ordinava e rabbia con se stesso a causa della propria impotenza.
"Questo posto brulica di squali da tempo, Ryo!" gli gridò, disperata ma anche arrabbiata che lui facesse simili commenti. Come poteva pensare per un solo secondo che lei lo avrebbe lasciato solo?
"Li avevi già notati, vero?" le chiese, anche se era una constatazione. "Perché non hai detto niente?" sul finire, la frase si ammorbidì e calmò Kaori.
"Per evitare tutto questo. Non avrebbe cambiato la situazione"
"Vattene, Kaori!" le gettò dell'acqua sulla faccia per farla allontanare. Cercò di nuotare lontano da lei, ma era esausto.
"Ryo, non esiste che io ti lasci, mi ascolti?" disse con voce più sommessa che decisa.
E per dare più peso alle sue parole, nuotò verso di lui e gli mise le braccia intorno al collo. Stava piangendo ed era in preda al panico. Aveva capito e si era resa conto che stavano per morire. Strinse l'abbraccio usando il suo corpo come un sostegno, con la paura che lui la respingesse di nuovo. Il caldo contatto del corpo di Kaori contro il suo lo calmò. In quel momento stava davvero soffrendo, ma non era un dolore fisico, era un dolore al cuore, perché la situazione toccava Kaori. Il proprio destino gli era indifferente ma non quello di Kaori, in quel momento non c'era niente più importante di lei. Persino la gamba aveva perso tutta l'attrattiva e l'importanza per via dell'atto suicida che Kaori stava per commettere pur di restare con lui, perché passandogli le braccia intorno al collo aveva appena condannato se stessa, e quello feriva terribilmente Ryo. Sapere che lei era pronta a morire per lui e con lui, quando aveva una possibilità. Lui, il leggendario e irremovibile uomo dal sangue freddo, il professionista capace di reagire in ogni situazione ignorando le sue emozioni, che non sentiva nessuno stato d'animo, in quel momento ebbe un lungo e freddo brivido ad attraversargli il corpo. Rabbrividì tra le braccia di Kaori, tremendo per l'impotenza e il senso di colpa. Era tutta colpa sua. Lei aveva avuto le sue apprensioni, lui avrebbe dovuto avvertire i segnali, avvertire le sue ansie ma aveva preferito ignorare tutto volendo segretamente immergersi con lei, solo con lei per condividere un momento che nessuno e niente al mondo avrebbe potuto portargli via.
Sì, lei era una donna istintiva, agiva per istinto e amore, perché lui le aveva forzato alla mano? Si rassegnò all'evidenza e all'ostinazione della partner, sapeva che non avrebbe ceduto quando si trattava di lui. Aveva sfidato Kaibara per lui, quindi cos'era un'orda di squali? Emise un sospiro e la guardò. Doveva vivere ma date le circostanze sopravvivere era il termine migliore da usare di fronte agli squali e al loro imminente attacco.
"Specie di idiota, hai la possibilità di vivere, Kaori" le tolse le mani dal collo e la scosse per farla reagire. "Lo capisci che io voglio che tu viva Kaori, voglio che tu viva per noi" lanciò lo sguardo nel suo per farle capire e soprattutto reagire. Non voleva che morisse.
"Se tu muori, Ryo, io non ho più motivo di vivere. Senza di te la mia vita non ha valore. Ha senso solo al tuo fianco"
Sentendo ciò, Ryo impallidì ulteriormente, lui di solito così irremovibile era appena stato steso dalle parole della sua partner. Lei gli diceva che voleva morire con lui. No, non era possibile, si era rassegnata a morire con lui.
"Kaori, ti prego, vattene!" la supplicò.
"No!" gli disse lei con calma. Aveva scelto e accettato il suo destino.
"Ma chi è che mi ha fottuto con una donna simile?" si infuriò rabbiosamente.
"Mio fratello" rispose lei con voce calma senza lasciarlo con lo sguardo, segno di tutta la sua sicurezza mentre lo sfidava.
"Kaori, è per questo che non sarai mai una buona professionista, non ascolti gli ordini e metti i tuoi sentimenti prima di tutto. Ecco perché non sarai mai come Saeko, Reika, Miki o Bloody Mary" pensava di farla reagire ma ebbe l'effetto opposto.
"Va bene, non voglio assomigliare a nessuna di queste donne. E poi, insultami quanto vuoi Ryo Saeba, non mi muoverò di un centimetro"
Oh, no! Sapeva dentro di sé che lui non voleva che fosse come loro, di Saeko, di Miki, di Reika o di Bloody Mary il mondo ne era pieno, ma di Kaori Makimura ce n'era solo una ed era sua, con lui ora. Altrimenti perché lui sarebbe rimasto con lei per tutti quegli anni? Se non fosse perché lei era unica e sola, per quello che era e per quello che emanava.
"Kaori, vattene" ripeté Ryo un'ennesima volta con tono supplichevole.
"Non esiste, Ryo! O ne usciamo insieme o moriamo insieme. Nella vita e nella morte"
"Idiota, cretina, imbecille. Sei una pessima cuoca, una partner debole e una donna violenta, testarda e più che cocciuta!"
"Puoi insultarmi quanto vuoi Ryo, te l'ho detto, non cambierò idea, non me ne andrò. Fattene una ragione"
Di fronte ai suoi occhi, lei seppe di aver vinto.
"Cosa devo fare con te?"
Lui la fissò con i suoi occhi neri che improvvisamente si ammorbidirono. Non riusciva a fare in modo di allontanarla da lui. "Vieni qui" le tese la mano.
Rendendosi conto che lei non lo avrebbe lasciato, abbassò le armi. Sul punto di morire, preferiva ancora saperla vicina che lontana. L'abbracciò e le accarezzò i capelli.
"Ho paura, Ryo"
"Anch'io, ma finché siamo insieme, tutto andrà bene. Ssh, calmati"
"Non è giusto Ryo, la vita è ingiusta. E dire che dovevamo riposare e goderci la vita. Se avessi saputo, sarei rimasta a casa. Eravamo più al sicuro lì"
"Sì, chi l'avrebbe creduto!"
"Ryo, perché non attaccano?"
"Sono cacciatori come me, solo che io ho il ruolo della preda. Ci osservano e studiano le nostre reazione. Quando si sentiranno pronti attaccheranno"
In quel momento fu preso da un attacco di tosse che allarmò terribilmente Kaori.
"Piano, Ryo, respira con calma" nuotò lentamente fino a quando non si ritrovò dietro di lui e lo aiutò a tenere la testa fuori dall'acqua mentre gli appoggiava la guancia contro la sua. Gli era incollata come non mai.
Kaori iniziava realmente a farsi prendere dal panico e la sua espressione lo dimostrava. Vedere le pinne sopra l'acqua e nuotarle intorno le fece venire voglia di piangere e gridare, voleva lasciarsi andare ma per Ryo non poteva permetterselo. Girava la testa da destra a sinistra ad ogni rumore dell'acqua, che cominciava a renderla sempre più nervosa. Doveva controllarsi, ma per quale motivo? Non poteva fare nulla contro di loro, erano forti e nel loro elemento.
 
 
 
*visto che la cifra mi sembrava esagerata, ho controllato personalmente e sembra che gli squali abbiano sì un ottimo odorato, ma non da chilometri di distanza e sicuramente non nel raggio di 200km xD quindi sì, questa è un po' una sparata...la lascio perché in lingua originale è così, ma è assolutamente falsa!

 

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Capitolo 8
*** 8. Un barlume di speranza ***


Erano le quattro del mattino quando le due coppie di amici lasciarono le loro stanze per dirigersi alla hall dell'albergo, erano tutti stanchi. Nessuno di loro era riuscito a dormire, la situazione era molto grave e le probabilità di trovarli vivi diminuivano di minuto in minuto. Dopo un giro nell'infermeria per recuperare ciò di cui aveva bisogno, Kazue si unì ai suoi amici, che si erano diretti verso la reception per prendere le chiavi e dirigersi verso il porto. Falcon e Mick avevano rifatto i calcoli durante la notte appena trascorsa e ridefinito l'area di ricerca a circa 10.000 miglia nautiche dal luogo in cui la ricerca era iniziata il giorno prima, tenendo conto del vento e della forza della corrente che li aveva mandati alla deriva.
"C'è tutto?" chiese Mick mentre osservava verso la poppa della barca, dove le due donne si erano già aggrappate alla ringhiera fino a far diventare le nocche bianche.
"Sì, puoi andare!" disse Miki, desiderosa di lasciare il porto per andare alla ricerca dei loro amici, ma soprattutto di Kaori. Tra i due Ryo era il più forte, aveva conosciuto situazioni molto più catastrofiche di quella, ma per Kaori doveva essere un vero inferno, una lenta agonia della quale non doveva vedere la fine. Non erano ancora le 5 del mattino quando la barca lasciò il porto con un equipaggio molto più che determinato a ritrovare i suoi amici.
Non avevano lasciato nulla al caso. Si erano riempiti di cibo, medicine, coperte e soprattutto gasolio per non rimanere senza carburante. Tutti sapevano, e ancora più Mick e Falcon, che quell'uscita sarebbe stata l'ultima possibilità per Ryo e Kaori. Nel pomeriggio, le probabilità di trovarli vivi sarebbero state quasi pari a zero. Mick prese allora il timone della barca con Falcon come copilota mentre le due donne a poppa rimasero in silenzio mentre scrutavano l'orizzonte, non osando formulare un pensiero per paura che portasse sfortuna. Mick prese il largo, precipitandosi nell'oceano senza guardarsi indietro. Andava a tutto gas e la barca, o meglio il motoscafo, come un razzo diede l'impressione di volare in aria, per quanto toccava l'acqua a malapena. Il silenzio che regnava sulla barca era dei più pesanti e soffocanti, mentre tutti pensavano alla stessa cosa: Ryo e Kaori e le possibilità di trovarli vivi. Sì, un silenzio quasi mortale che non annunciava nulla di buono. La tensione che regnava lasciò le due donne quasi statiche, immerse nel loro silenzio ma soprattutto nei loro pensieri segreti mentre i due uomini non cessavano mai di coprire con lo sguardo i campi visivi più ampi, non volendo mancarli. Con grande diligenza mantenevano lo sguardo serio e quasi duro sull'oceano, coprendo quanta più superficie possibile. Falcon, nonostante la sua cecità, scrutava l'orizzonte a sua volta, il suo sesto senso all'erta sondava anch'esso l'oceano. Se ci fossero stati, non li avrebbe mancati, il suo istinto non aveva mai fallito in passato, nemmeno una volta.
Passarono quasi due ore da quando la barca aveva iniziato a ispezionare l'area di ricerca tratteggiata sulla mappa e non ci furono risultati. L'oceano era così vasto e la superficie da coprire così grande, tuttavia, non si arresero. Il mare a perdita d'occhio era calmo e liscio, come se volesse tenere segreto il passaggio dei loro amici, non avrebbe rivelato loro nulla, non un minimo indizio mentre li circondava da ogni lato.
"Mick, ferma la barca" gli ordinò Falcon tirando fuori la mappa, "riguardiamo la mappa e vediamo se abbiamo mancato un'area"
Avevano pattugliato per più di due ore e non avevano visto niente, non era normale, a meno che non avessero commesso un errore. Mick acconsentì immediatamente e si unì al suo amico dopo avergli passato la mappa con rabbia e frustrazione. Il fatto di non averli ancora trovati lo rendeva ansioso e nervoso. Mise la mappa sul tavolo della barca e la sua mano coprì diverse aree.
"Abbiamo ispezionato quest'area e quest'altra. Abbiamo ancora quelle tre"
Dopo essersi stampato le aree nel cervello, alzò la testa e si guardò intorno. Erano lì da qualche parte, ma dove? Com'era fastidioso sapere dov'erano e non essere in grado di trovarli. Le aree da coprire erano troppo notevoli per una sola barca, ma dall'equipaggio fuori dal comune. Sì, l'impotenza stava vincendo Mick in quel momento e soprattutto il dubbio. La paura di non trovarli, la paura di non cercare dov'era necessario, la paura di arrivare troppo tardi, la paura di non rivedere mai più Ryo ma soprattutto Kaori. Sì, Mick si sentiva diviso tra il desiderio di trovarli e la paura che attanagliava il suo cuore di fronte alla realtà, all'eventualità che stava guadagnando sempre più terreno e che assumeva sempre più la traiettoria di realtà.
"E quella di ieri?" emise Falcon, "Forse dovremmo tornare indietro per fare un giro rapido. Era buio, forse abbiamo tralasciato qualcosa" Falcon non voleva lasciare nulla al caso.
"Ok, ma prima finiamo queste tre aree" rispose Mick con un tono che non ammetteva il rifiuto. "Ho un presentimento"
"Pensi davvero che siano riusciti ad andare così lontano?" chiese Falcon scettico.
"Francamente non lo so, ma so una cosa, non voglio dover rimpiangere dopo di non aver cercato solo perché mi sembrava troppo lontano"
"Allora riprendiamo!" di fronte a quella verità, Falcon poté solo arrendersi. Sì, era meglio fare troppo che non abbastanza.
Mick tornò al controllo della barca e, dopo un breve sguardo che voleva rassicurante verso la sua donna, le sorrise per confortarla, accese il motore.
"Sono lì, lo sento!" sussurrò a se stesso. "Resistete, stiamo arrivando. Ancora un po' di pazienza. Vi sento vicini"
Il suo istinto di professionista gli diceva e gli faceva sentire la loro presenza ma per la prima volta nella sua vita ne dubitò perché non sapeva se si trattava di quello che voleva, il fatto di desiderare ardentemente trovarli, o se era reale. Aveva bisogno di incoraggiarsi, motivarsi e sentirsi parlare per non perdere la speranza. La verità era che con un ritardo di 12 ore, i soccorsi non avevano speranze di trovare i sopravvissuti e lui non voleva vedere la situazione sotto tale luce. La speranza era tutto ciò che rimaneva, tutto ciò che li faceva andare avanti, ancora e ancora fino all'esaurimento, se necessario, ma non avrebbe lasciato quella barca senza i suoi amici a bordo.
 
 
Persi in mezzo all'oceano, la situazione dei due eroi non sembrava promettente. Gli squali si stavano avvicinando alla coppia e le condizioni di Ryo stavano peggiorando. La sua gamba era in un pessimo stato e il suo respiro stava diventando sempre più forte, cosa che terrorizzava Kaori. L'acqua, così blu e trasparente, aveva perso la sua lucentezza e si era trasformata in una pozzanghera rossastra che attirava gli squali blu, che li circondavano, definendo una sorta di area mirata nella quale loro si trovavano.
Kaori aveva sicuramente paura di perderlo, ma anche e soprattutto di rimanere sola. Sapere che tutti quegli squali stavano vagando intorno a loro la stava facendo impazzire nel vero senso del termine. Il suo cuoe continuava a batterle in petto, fermandosi a volte alla vista di una pinna o di uno schizzo degli squali. Vedendo la calma che la circondava e che non poteva sopportare sapendo che l'oceano era popolato, decise di iniziare la conversazione con Ryo. Anche se non lo desiderava perché la stanchezza era più che presente in tutte le sue membra, doveva parlare, voleva sentire rumore, qualsiasi suono purché non fosse il rumore dell'acqua emesso quando gli squali salivano in superficie, determinando la loro presenza. Non poteva dimenticarli.
"Ryo, come va? Non ti sento da un po'"
"Sono stanco"
"Anch'io! Questa bombola pesa una tonnellata. Dì, cosa farai quando torneremo?" decise di dare inizio alla conversazione e sperava sinceramente che Ryo ne prendesse parte.
"Andrò ad ubriacarmi in uno dei miei cabaret preferiti e mi darò alla pazza gioia, a meno che tu non me lo proibisca, ma ti avverto che dovrai aggredirmi e legarmi per impedirmi di uscire"
"No, non ti preoccupare, se sopravviviamo, penso che verrò con te"
"Stai scherzando! Tu in un cabaret?" disse, alzando la testa e guardandola per vedere se era seria. E in effetti lei non sembrava voler scherzare.
"E perché no, signorino! Non vado abbastanza bene per frequentare questi posti?" gli disse quasi risentita dalla sua aria beffarda.
"No, direi piuttosto il contrario. Ma fai come vuoi"
Aveva appena confessato che lei era troppo per bene per andare in un cabaret. Doveva davvero essere in pessime condizioni per fare tali rivelazioni.
"Allora mi ci porterai?"
"Mai, rischi di rubarmi tutte le mie conquiste" le rispose socchiudendo gli occhi per paura di vedere un martello. "Con il tuo lato da travestito, non si sa mai"
"Non dirmi che hai paura della concorrenza"
"Di te, pfff, di fronte al mio fascino irresistibile non hai alcuna possibilità, ragazzina. Ho anni di esperienza e di ottima pratica. Parli con un maestro in materia di rimorchio e seduzione"
"'Parli con un maestro in materia di rimorchio e seduzione'" lo scimmiottò lei. "Un maestro in materia di schiaffi, borsettate e tacchi" disse sottovoce, digrignando i denti, ma Ryo non ebbe problemi a capire. Lo fece sorridere. Se lei avesse saputo. Si faceva rifiutare solo quando c'era lei, altrimenti faceva sempre man bassa.
"Significa che mi porterai con te" disse lei più seriamente.
"Ne riparleremo" la sua voce era stanca e appena udibile.
Mai nella vita, ne era certo. Non avrebbe mai potuto portarla in uno di quei luoghi del vizio che a lui tanto piacevano. Per lui, faceva parte della sua vita, era un'oasi di pace, il rifugio per dimenticare il suo ambiente. In quei posti si sentiva rianimare dopo una missione difficile ma Kaori era stato in grado di sostituire quel luogo e i suoi rituali viziosi. Sì, ora per lui era sufficiente starle vicino per sentirsi vivo perché tutto ciò che lei emanava riusciva a toccarlo, rendendolo più umano ogni volta che era in contatto con lei, ecco perché non era riuscito ad allontanarla da sé in tanti anni. Con lei, era un uomo, un uomo vero, aveva riacquistato lo status che la guerra e le mani coperte di sangue gli avevano portato via, era diventato di nuovo un uomo. Sì, frequentare i cabaret era diventata più un'abitudine, ma anche un modo per tenere d'occhio l'ambiente. In quei luoghi, dopo due bicchieri, le lingue si allentavano facilmente. Era anche per farla arrabbiare, così che lei esternasse la sua gelosia e ogni volta funzionava, così lui poteva misurare la forza del suo amore. Più i martelli erano potenti, più lei lo amava. No, non l'avrebbe mai portata in quei posti. Lui era un pervertito tanto quanto quei luoghi, ma lei, il suo angelo di bontà, mai. L'avrebbe portata in un ristorante alla moda, raffinato e degno di lei, dove tutto sarebbe stato dolcezza e delicatezza, romanticismo e seduzione. Ryo sembrava perso nei suoi pensieri, abbassò la testa un po' stanco, preoccupando Kaori che improvvisamente lo trovò molto silenzioso ed estremamente pallido.
"Ryo, parlami, ti prego!"
"Sono così stanco, Kaori, ho voglia di dormire" disse assonnato. Aveva perso molto sangue e non sentiva più le sue membra. La spossatezza che sentiva interferiva con tutto il suo corpo, che richiedeva un riposo liberatorio che solo il sonno poteva dargli. Lasciarsi andare a quel morbido calore, rilassare tutti i muscoli, non combattere più per essere cullati dalle onde che turbinavano lentamente. Svuotarsi e perdersi nei ricordi per poter sognare un futuro migliore di quello attuale, un futuro con Kaori. Vero, nei sogni tutto era permessa, e alcune volte surclassavano la realtà.
"No, Ryo! Dimmi quello che vuoi, qualsiasi argomento, anche il tuo famoso concorso di signorine mokkori!" lo implorò lei nel panico della prospettiva che aveva di fronte. "Dai, Ryo, per favore, non chiudere gli occhi!" urlò, schiaffeggiandolo per riportarlo a sé. "Non esiste che ti addormenti!" gli disse più che decisa.
L'effetto fu immediato, lui aprì immediatamente gli occhi e fissò i suoi.
"Ma sei pazza, cosa non va nella tua piccola testa?!" gridò lui, pazzo di rabbia. Lo aveva sorpreso e soprattutto gli aveva fatto male. Kaori si mise a ridere nervosamente, rise e Ryo la fissò ancora di più.
"Tu non stai bene, sei pazza! Ma non mi sarei potuto trovare in questa situazione con una bella signorina mokkori piena di dolcezza? No, sono qui con un camionista!"
"Sei tu, lo sweeper numero 1 di tutto il Giappone, a dirmi di non abbassare mai la guardia e guarda cosa stai facendo tu..."
"Il sole ti dà alla testa"
"Se vuoi crederlo. Ricomincerò ogni volta che chiuderai gli occhi Ryo, ti avverto, e gli schiaffi saranno sempre più forti ogni volta" lo minacciò, "quindi se vuoi mantenere la tua bella 'baby face' è meglio che tu rimanga con me...sveglio, ovviamente"
Lui la fissò a lungo prima di rendersi conto di cosa aveva detto. Lo aveva chiamato Baby Face, solo il Doc lo chiamava così. Dalle sue labbra il soprannome assumeva un significato completamente nuovo, come un bisbiglio sussurrato nell'incavo dell'orecchio, e accompagnato da uno schiaffo per di più.
"Sei peggio di una carnefice, vecchia mia, una vera torturatrice"
"E non hai ancora visto niente, amico! Non ti permetterò di addormentarti, Ryo, hai sentito, quindi parlami del buono e del cattivo tempo, di tutto ciò che vuoi ma per favore parlami per rimanere sveglio"
Ryo in quel momento la sentì più che nervosa, era sull'orlo della depressione. La sua estrema ansietà e la rapidità con cui diceva le frasi la mostravano emotivamente esausta, non lontana dallo spezzarsi. Per non parlare delle sue mani tremanti che cercava di mantenere sott'acqua contro il petto.
"Kaori, grazie"
"Di cosa?"
"Di quello che fai per me"
"È un piacere. Sappi che non saranno degli squali a impedirmi di darti una raddrizzata. E una volta tornati sulla terra, voglio avvertirti che riceverai un martello per ogni parola inappropriata che hai pronunciato contro di me. Date le tue condizioni, non posso certo farlo ora, ma sulla terra..." lì mosse le sopracciglia, non promettendo nulla di buono per Ryo. Gli offrì un sorriso machiavellico che terrorizzò Ryo.
"Non so chi dovrei temere di più, gli squali o te?"
"Gli squali, loro non ti apprezzeranno al tuo giusto valore e non ti vizieranno mentre io..."
"Grazie Kaori, per tutto quello che fai!"
Il dolce sorriso che le rivolse la fece sorridere. Avevano dovuto trovarsi in quella situazione perché finalmente Ryo la guardasse con occhi pieni di dolcezza, tenerezza, gratitudine ma soprattutto amore, facendola arrossire.
"È normale tra partner" disse lei con voce appena udibile, toccata dalle rivelazioni ma anche dalle parole del suo partner.
"Non parlo di questo"
"Lo so"
"Di continuare a combattere per noi, per noi due"
In quel 'noi due', quando Ryo lo disse, Ryo ebbe la dolce impressione di parlare di lui e Kaori come coppia, una vera coppia, e ciò lo emozionò più di quanto avrebbe pensato.
"Dove c'è vita, c'è speranza. Si dice così"
"Esatto, partner, e tu ne sei la prova vivente"
"Noi ne siamo la prova vivente, partner" disse Kaori, rivolgendogli un sorriso dolce che doveva essere rassicurante, ma non nascose la sua preoccupazione e la sua paura.
"Sì, scusa" disse lui offrendole un sorriso complice che la diceva lunga.
"Tutto scusato"
Continuarono così a parlare ancora e ancora, di tutto e di niente, Kaori faceva la maggior parte del lavoro, facendo domande e dando risposte. Non le interessava sapere se stava infastidendo il suo partner, l'unica cosa che le importava era tenerlo impegnato nella conversazione e in qualsiasi modo. Si disse anche che nella sua vita non aveva mai parlato così tanto. Non le dava fastidio, voleva solo mantenere sveglio il suo partner, che col tempo accorciava le frasi, rispondendo con semplici parole o anche solo con un cenno del capo o un piccolo sorriso. Kaori ne fu soddisfatta perché aveva una sua reazione, e continuò a sperare. Non aveva chiuso occhio quella notte, si sentiva estremamente stanca, tutto il suo corpo teso anelava un riposo riparatore, ma ignorava il proprio dolore, le proprie paure per Ryo, per tenerlo sveglio, con lei, in vita. Era consapevole che se Ryo si fosse addormentato sarebbe morto e non poteva accettarlo. Aveva perso la speranza nell'arrivo dei soccorsi, ed era ulteriormente scomparsa dopo l'attacco di Ryo da parte dello squalo. Aveva accettato la fatalità che stava piombando su di loro, ma si rifiutava comunque di arrendersi.
"Ti sto seccando, Ryo, lo so, ma è necessario visto che non voglio che ti addormenti"
"Va bene"
"Certo. Ad ogni modo non abbiamo nient'altro da fare e non hai scelta, o gli squali o me"
"C'è sempre qualcos'altro da fare, Sugar, ma bisogna essere ben accompagnati" le sorrise ampiamente, deliziato dell'effetto che provocava, strizzandole l'occhio. Lei non poté nascondersi dalla sua allusione, perché in quel momento c'erano solo Ryo e lei, persi l'uno nello sguardo intenso dell'altra e non ebbe difficoltà a capire a cosa si riferiva. Questo le fece bene, perché per un attimo dimenticò la loro situazione, l'oceano e soprattutto gli squali della cui presenza si era completamente scordata, finché uno di loro li caricò. Ryo era davanti a lei, febbricitante e sofferente mentre le sorrideva. Lo vide tornare verso Ryo, o meglio vide una pinna scivolare sull'acqua e sfrecciare veloce. Non ebbe il tempo di pensare a quello che stava facendo. Il suo istinto reagì per lei, prese Ryo tra le braccia e lo fece girare di lato in modo che fosse di fronte a lei, facendo da argine con il suo corpo. Successe così in fretta che al momento non rifletté, contava solo la vita del suo partner. Sentì che lo squalo la trascinava via, colpendola anche, costringendola a lasciare la presa a causa dell'impatto e ad allontanarsi dal partner mentre l'animale le sfilava davanti. Entrambi tornarono in superficie. Lei, ansimando cercò con sguardo frenetico Ryo che doveva trovarsi a 10 metri da lei.
"Ryo, tutto bene?" disse folle di preoccupazione, agitandosi nell'acqua per vedere dov'era lo squalo.
"Sì, cos'è successo?"
"Uno squalo!"
"Sei ferita?"
"No, tranquillo! E tu?"
"Tutto bene!"
In realtà lui soffriva come un martire. Il dolore alla gamba lo lacerava terribilmente facendogli stringere i denti per non gemere di dolore e far preoccupare Kaori ulteriormente.
Erano stati separati l'uno dall'altra e la situazione terrorizzava entrambi. Ryo avrebbe voluto nuotare, ma non era in grado di farlo fisicamente perché prosciugato di ogni forza e la gamba gli faceva male al minimo gesto.
"Kaori, devi nuotare fino a me" riuscì a dirle con difficoltà.
"Ryo, non ci riesco" disse lei con voce singhiozzante, "Mi dispiace, ho troppa paura"
La paura la paralizzava, non era in grado di allungare le braccia per cercare di nuotare. La situazione era ironica, per proteggere Ryo aveva usato il suo stesso corpo come scudo, mentre per se stessa non era in grado di reagire. Stava tremando, le sue labbra non smettevano di rabbrividire e i suoi denti battevano, non poteva controllare più niente.
"Kaori, smettila di agitarti così, li rendi nervosi"
Al suono della voce di Ryo, riuscì a calmarsi, ma non nuotò verso di lui. Si sentì da sola, era sola. Comprendendo ciò, sentì un immenso freddo invaderla e immobilizzarla.
"Kaori, nuota con calma verso di me!"
"Ryo, non ci riesco, ho troppa paura" il suo sguardo sconvolto continuava a vagare intorno alla superficie dell'acqua alla ricerca di pinne.
"Kaori, guardami!" la implorò, ma Kaori prestava più attenzione a ciò che la circondava che alle parole di Ryo. "Kaori, mi vuoi guardare, merda!" gridò arrabbiato e frustrato per la propria impotenza. Si sentiva indebolire a ogni secondo e non sapeva se avrebbe resistito ancora a lungo. Lei si bloccò e lo fissò, con i denti che battevano.
"Non riesco a nuotare verso di te, altrimenti l'avrai fatto. Dovrai essere tu a venire da me, Kaori"
"Non ci riesco, Ryo, è al di là delle mie forze"
"Certo che ci riesci. Hai battuto Silver Fox, uno squalo è una sciocchezza. Puoi farcela, io credo in te, Kaori. Dimostrami che sei degna di essere la partner, la metà di City Hunter...la mia partner"
Ryo sapeva perfettamente che giocando su quello, giocando con la carta della professionalità, Kaori avrebbe abboccato. Aveva sempre voluto dimostrarglielo, provargli che era degna di lui quando lui non pretendeva niente. Conosceva il vero valore che lei aveva nel loro rapporto in quanto City Hunter e nella loro collaborazione. Sì, lei avrebbe voluto dimostrargli che meritava il suo posto. Pizzicata, Kaori strinse i pugni.
"Se non nuoti verso di me, posso dirti che la nostra partnership finisce qui"
Come osava dirglielo in una situazione del genere? Non perdeva davvero tempo. Kaori sentì il sangue ribollire in tutto il corpo. Decisa e risentita verso Ryo, tentò di avanzare leggermente ma si fermò immediatamente di fronte ai piccoli vortici che comparvero alla sua destra.
"Guardami, guarda solo me, e avanza lentamente" disse la voce calma di Ryo per attirare la sua attenzione. Senza staccare gli occhi da lui, Kaori si mosse lentamente al ritmo dei battiti a scatti del suo cuore. Riusciva a malapena a respirare. Dopo un lungo minuto di sforzi, riprese il controllo su se stessa e non cedette alla paura e al panico. Quel tragitto sembrava durare un'eternità. Alla fine giunse davanti a Ryo e si gettò sul suo collo senza fiato. Gli avvolse il collo con le braccia e si aggrappò a lui, respirando rumorosamente. Ryo poteva sentire il pazzo battito del suo cuore contro il proprio. Rimasero così diversi minuti per godersi l'un l'altra in un silenzio quasi religioso. Lui poté assorbire per l'ennesima volta il suo calore e la morbidezza della sua pelle.
"Brava Kaori, sono fiero di te! Non mi aspettavo di meno da te" le accarezzò i capelli per calmarla, con un gesto gentile. Ognuno sembrava essere la forza trainante dell'altro, la più grande forza dell'altro.
In risposta, lei si limitò a stringere la presa, lasciando scorrere le lacrime. Aveva avuto davvero paura e tutto il suo corpo ne sentiva ancora gli effetti. Passarono i secondi e i minuti finché Ryo non accettò finalmente la realtà della loro situazione. Erano persi, nessuno sarebbe venuto in loro aiuto, i loro amici non li avrebbero mai trovati in tempo. Aveva messo le sue ultime speranze in Mick e Falcon, specialmente in Mick. Avrebbe scommesso sulla sua vita che lui avrebbe fatto di tutto per trovare Kaori, raddoppiando gli sforzi, ma apparentemente non sembrava essere sufficiente. Mick, il suo migliore amico, suo fratello. Come lui, avrebbe spostato le montagne per Kaori. Si erano avvicinati molto durante la sua separazione da Kazue, al punto che Ryo era stato un po' geloso dell'attenzione che il suo angelo aveva concentrato sul suo amico. Col senno di poi, si rese conto che era stata una cosa stupida e ridicola. Lui stesso era stato stupido per aver perduto per sempre tutto quel tempo, rovinato per la sua idiozia e la sua paura di riconoscere i propri sentimenti. Quel viaggio, che doveva essere un viaggio di scoperta e unione, durante il quale lui aveva finalmente deciso di unirsi al suo angelo, era diventato un viaggio di unione ma per l'altro mondo. Stavano per morire insieme, mano nella mano con la stessa violenza con cui avevano vissuto, almeno per quanto riguardava Ryo. Come si soleva dire, si raccoglie ciò che si semina: il karma.
"Kaori...sono sinceramente dispiaciuto, sono troppo stanco. Ho lottato finché ho potuto" da sola, lei avrebbe potuto ancora avere una possibilità.
"Lo so, puoi riposare su di me, sono qui!"
"No Kaori, sono un peso per te, sei esausta"
"Non importa!" esclamò lei, alzando la voce.
"Sono pesante e ferito"
"Non è vero!"
"È vero!"
"Beh, alleggeriamoci" slacciò il cinturino delle bombole d'ossigeno, rimuovendole dalla schiena e lasciandole fluire. "Ecco, sono più leggera" fece lo stesso per Ryo.
"Kaori, perdonami!" il tono della voce del partner la fece spaventare, perché Ryo non lasciava mai trasparire i suoi sentimenti.
"Smettila di scusarti, non è da te e non ti si addice per niente"
"Ti lascerò sola, Sugar, faccio sempre più fatica a rimanere sveglio. Sono esausto, sono al limite. Sono contento che finisca insieme a te"
Dicendo ciò, la sua testa barcollò in avanti.
"Ryo!" urlò Kaori, sconvolta da quello che stava accadendo di fronte a lei. "Ti proibisco di addormentarti, mi senti!" lo schiaffeggiò duramente per farlo riprendere, ma questa volta non ebbe effetto. "Ryo, svegliati, ti prego, è un ordine!" gli urlò contro, scuotendolo come un burattino. "Ryo, non hai il diritto di lasciarmi qui da sola in mezzo al nulla! Ryo!" gridò disperatamente e in lacrime.
Quello che non aveva realizzato quando lo squalo li aveva caricati e lei aveva protetto Ryo col proprio corpo, fu che l'animale l'aveva ferita lungo la schiena con la sua pinna, perforandole la muta fino a lacerarle la pelle. Stava iniziando a perdere sangue e in grande quantità. La macchia rossastra che li circondava non proveniva più solo dal sangue di Ryo, ma anche dal suo. Si erano mischiati e li accompagnavano. Vedendo che lui non si svegliava, iniziò a piangere e le sue mani si misero a tremare. Lui aveva rinunciato a combattere, si era rassegnato, sì, aveva accettato di morire, non vedendo arrivare i soccorsi, capitolando alla fatalità per una morte più dolce. Come poteva accettare la morte quando c'erano ancora speranze, erano ancora vivi e soprattutto ancora insieme, anche se le cose non si facevano promettenti? Lei era con lui e lui era con lei, lei era lì per lui e lui era lì per lei, quindi perché? Doveva assolutamente svegliarlo, doveva fargli riaprire gli occhi. Doveva prima ricomporsi. Si asciugò le lacrime, riportò Ryo a sé e lo schiaffeggiò ancora e ancora finché non le diede un segno di vita. Quando lo sentì emettere un basso gemito, si sentì di nuovo speranzosa, era ancora vivo, ma per quanto tempo? Tuttavia, non si svegliò.
Gli squali si stavano avvicinando e sembravano più numerosi che in precedenza, dando a Kaori l'impressione che li avrebbero caricati presto. Kaori era impotente, non sapeva cosa fare. Ryo era incosciente, erano nel bel mezzo del nulla e con soli compagni un'orda di squali che presto avrebbero fatto festa. Poteva guardarsi intorno, non vedeva via d'uscita, non una minima speranza all'orizzonte. Affaticata, smise di tremare e afferrò Ryo per la vita per sentirlo un'ultima volta contro di sé. Gli accarezzò la guancia, spostandogli i capelli dietro l'orecchio, poi lo baciò dolcemente sulle labbra prima di stringerlo forte. Stavano per morire, non aveva più dubbi, era ovvio che fosse una questione di tempo, di minuti. Di fronte a ciò, si lasciò andare e pianse silenziosamente sotto il sole cocente che le martellava la testa. Non sembrava sentire gli effetti della ferita, non se ne rendeva ancora conto. L'unica cosa che contava era rimanere contro Ryo e averlo tra le sue braccia.
"Rimango con te, Ryo" gli sussurrò all'orecchio in un'ultima dichiarazione d'amore. "Nella vita e nella morte, amore mio" aveva appena decretato il loro destino. Poi, non parlò più, aspettò con Ryo tra le braccia. Stava aspettando la loro fine, aveva davvero paura, paura di vederlo morire, di vederlo mentre moriva senza fare nulla per lui, per aiutarlo e per alleviare la sua sofferenza. Aveva perso la nozione di tempo e spazio. Niente importava, nient'altro che Ryo, e lei sarebbe rimasta fedele a lui fino alla morte.
Fu allora che pensò di vedere una specie di boa in lontananza. All'inizio credette in un miraggio, era da ore che il sole picchiava, inoltre la fame e la sete l'avevano notevolmente indebolita tanto che non si fidava più dei suoi sensi. La corrente continuava a farli andare alla deriva, ma era molto meno forte. Anche lei era stanca, voleva chiudere gli occhi proprio come Ryo e come lui addormentarsi per sfuggire alla terribile realtà che stava per finire dolorosamente e tragicamente. Non pensare più, lasciarsi andare, sprofondare nell'inconscio per ignorare le paure, le apprensioni, per diventare un tutt'uno con l'oceano. Ryo si era arreso e lei si sentiva più stanca che mai, sfinita. Perché avrebbe dovuto continuare a lottare? Sì, a che serviva combattere quando già si sapeva qual era la fine e non c'era modo di cambiarla? Chiuse gli occhi, non più interessata all'allucinazione e si lasciò cullare dal rumore dell'acqua. Accettando il destino, si sentì improvvisamente diventare più leggera, un improvviso benessere invase tutto il suo corpo che distese tutti i muscoli e finì per addormentarsi. Avendo passato tutta la notte a sorvegliare Ryo, non ci mise molto a trovare il sonno, una volta abbandonata la volontà era facile lasciarsi andare.
Si addormentò pensando a Ryo e alla sua vita trascorsa al suo fianco, specialmente a tutte le mattine così simili ma così particolari, quando lei lo svegliava, e conservava tutto nel suo cuore. Era diventato per loro una specie di rituale, le piaceva tanto guardarlo di nascosto e riempirsi la testa di dolci immagini così care al suo cuore. Lo stesso era per lui, amava sapere che lei era al suo fianco, si ubriacava del suo profumo, sentiva la sua mano corrergli lungo la schiena quando gli aggiustava il lenzuolo. Kaori voleva solo pensare a lui e ai rari bei momenti che condividevano insieme. Ma ogni volta, si concludevano con un commento aspro del suo partner così da finire appiattito sotto un martello, ed era stato così durante le loro vite per sei lunghi anni. Troppi perché non ci fosse alcun cambiamento ma allo stesso tempo troppo brevi perché lei poteva rivivere più e più volte quei risvegli che continuavano a giungerle in mente. Cominciò a sorridere, era stata così bene nei suoi sogni passati. Si era sentita felice e soprattutto sicura, ma tutto il suo corpo si contrasse come a dirle che in quel momento la sua vita non era così. Non voleva badarci, voleva restare a casa, nella stanza del suo partner, quella stanza speciale in cui si erano susseguiti tanti bei momenti nelle loro vite.
Fu allora che tutto lo scenario scomparve, portandosi via il letto ma anche e soprattutto il suo partner, lasciandola sola in mezzo a una stanza improvvisamente vuota. A quel punto, il suo cuore iniziò a battere molto velocemente, lasciandosi prendere dal panico e facendola tremare. Poi vide la porta della stanza chiudersi su di lei, cominciò a correre nella sua direzione, voleva uscire, soprattutto per non essere sola, il pensiero la terrorizzava. Corse velocemente verso la porta, ma quando afferrò la maniglia, si svegliò di soprassalto. Non ci volle molto perché ricordasse la situazione critica in cui lei e il suo partner erano. Lo strinse forte a sé, erano ancora persi in mezzo all'oceano e c'erano ancora gli squali intorno a loro. Il suo respiro riprese gradualmente un ritmo regolare, intorno a lei c'era solo silenzio, a parte la risacca dell'acqua, dell'oceano che la invadeva da tutte le parti, facendole venire voglia di vomitare. Non poteva più sopportare tutto ciò che aveva intorno: oceano, sole, onde, lo sciabordio, odiava tutto ciò e improvvisamente si sentì nauseata...
Era tutto uguale. La stanza e il martellone erano stati solo un sogno, nulla era cambiato, erano ancora nella stessa situazione, ma con un dettaglio in più, erano vicini a una boa. Vedendola Kaori si strofinò gli occhi per esserne sicura. Rendendosi conto che non era un'allucinazione né un miraggio, alzò la testa verso il cielo e ringraziò la provvidenza. Constatando ciò, pianse di gioia, con lacrime liberatorie, di lacrime di salvezza e alimentate dalla pressione, dallo stress e dalla paura provati. La boa era circa a 200 metri da loro, la corrente li avvicinava mentre non ne avevano consapevolezza.
"Ryo, Ryo, svegliati! C'è una boa, dobbiamo arrivarci. Saremo al sicuro. È la nostra ultima possibilità. Sempre che gli squali decidano di lasciarci stare. Ryo, apri gli occhi, per favore!" lo supplicò Kaori.
Si mise allora a scuoterlo con forza, ma niente. Doveva svegliarlo così che entrambi potessero raggiungere la boa. Doveva assolutamente farlo reagire, per farlo uscire dal suo profondo sonno. Non aveva scelta, a mali estremi, estremi rimedi. Doveva riportarlo da lei, dargli forza e coraggio per combattere un'ultima volta, combattere l'ultima battaglia. Le sarebbe costato e sicuramente avrebbe avuto ripercussioni per sempre sulla loro relazione, ma non aveva scelta, ne dipendeva la loro sopravvivenza. Era l'unico modo per fargli riguadagnare energia così da poter raggiungere la boa. Avrebbe accettato le conseguenze, era pronta, non aveva scelta, la situazione non le lasciava scelta. Ryo non le lasciava scelta. Avrebbe preferito non dire nulla, ma in alcuni casi serviva la violenza per andare avanti, anche se non aveva idea di che impatto avrebbero avuto le successive parole sul suo partner.
"Ryo, svegliati!" urlò, dandogli piccoli schiaffi. "Ryo, devo confessarti una cosa. Sono andata a letto con Mick quando ha rotto con Kazue. Sono andata a letto con Mick...il tuo amico..." poi la sua voce si spense.

 

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Capitolo 9
*** 9. Amarezza e confronto ***


Ryo era intontito, sentiva dei brandelli di parole giungere da lontano, la fatica era più forte di lui e della sua determinazione. Tuttavia, non aveva tenuto in considerazione Kaori, che continuava a picchiarlo in modo da fargli aprire gli occhi.
"Ryo, sono andata a letto con Mick" gli rivelò con virulenza prima che la sua voce si estinguesse lentamente, "Dovevo dirtelo. Ti vuoi svegliare, maledizione!" gli urlò somministrandogli uno schiaffo terrificante che ebbe ragione sulla fatica del partner.
"Mick..." gemette Ryo in un infido bisbiglio mentre tornava in sé, contorcendosi dal dolore. Kaori non l'aveva risparmiato.
"Sì, sono andata a letto con il tuo amico Mick" ripeté lei con voce ferma e tono fiducioso, immergendo il suo sguardo deciso in quello di lui.
In quell'istante, non provava alcuna apprensione perché era al momento la decisione migliore da prendere, e ignorava le ripercussioni che la rivelazione avrebbe avuto su di loro e in particolare sulla loro relazione. Se l'avesse saputo, ci avrebbe pensato due volte prima di lanciarsi in quella situazione e soprattutto in quel confronto.
"Mick...il mio amico"
"Sì...Mick, il tuo amico" ripeté Kaori con più calma, come se sentirsi pronunciare quelle parole avrebbe cambiato le cose. Lui cominciò lentamente a tornare in sé e quella frase continuava a risuonargli in testa, e sebbene i suoi pensieri fossero annebbiati, continuava a sentire quella voce dentro di lui che continuava a dirgli che Mick era andato a letto con Kaori, Mick era andato a letto con Kaori.
Alla fine aveva attirato la sua attenzione, lo vide aprire lentamente le palpebre e la nuova luce nata nei suoi occhi ne era la prova. Poco importavano le ripercussioni delle sue rivelazioni sulla loro relazione, in quel momento contava solo che lui aprisse gli occhi e che non si arrendesse, che soprattutto non si addormentasse e che arrivassero alla boa per ripararsi da quei dannati squali. Il fine giustificava i mezzi. Kaori non era fan di quello stratagemma, ma per salvare Ryo avrebbe fatto tutto. La boa non avrebbe certamente salvato loro la vita, perché erano ancora persi in mezzo al nulla, ma avrebbe dato loro tregua e soprattutto una pausa fino all'arrivo dei soccorsi. Non vedendolo reagire, si sentì obbligata a insistere di più.
"Ryo, hai sentito cosa ti ho appena detto?" era disperata per il fatto di non vederlo reagire con più veemenza. Forse non gliene importava nulla, dopotutto? Non le aveva ripetuto a sufficienza, negli anni, che lei lo lasciava indifferente?
"Sono andata a letto con Mick quando si è lasciato con Kazue" disse con voce più convincente. "Hai sentito, l'ho fatto con Mick. Abbiamo fatto mokkori" aggiunse Kaori sull'orlo della disperazione, prendendogli le spalle per guardarlo in faccia.
Se non fossero stati gli squali a farle la pelle, sarebbe stato lui. Aveva avuto paura di rivelare la verità, ma ora voleva vederlo reagire, sentirlo urlare, confortandosi nella sensazione di essere importante per lui almeno un po', avrebbe dimostrato che provava dei sentimenti per lei, benché glielo avesse già detto. Doveva svegliarsi, non arrendersi, voleva che lui reagisse solo per lei.
Alla parola 'mokkori', tutte le connessioni nel cervello di Ryo si misero in marcia. Cominciò a gemere debolmente e lentamente ma con difficoltà aprì completamente gli occhi. Lo sguardo che Kaori aveva su di lui gli fece sentire freddo lungo la schiena. Aveva pienamente compreso le sue parole nonostante le ferite e il torpore. Il suo viso aveva adottato un'espressione che lei non conosceva, dura e impassibile, che generalmente riservava solo ai suoi nemici.
"Sei andata a letto con Mick?!" ripeté Ryo per assicurarsi di aver capito bene.
Di fronte alla domanda retorica, Kaori rimase senza parole. Sentirlo dalla bocca di Ryo suonava diversamente da quando era stata lei a dire quelle parole. Gli occhi neri e duri di Ryo la trapassarono. Voleva aprire la bocca ma non usciva suono, paralizzata dalla freddezza dei suoi occhi ma anche dal tono acuto della sua voce. In quel momento Kaori sapeva che tutto ciò non era di buon auspicio per loro. Aveva un nodo in gola e davanti a quello sguardo indagatore e fisso, si sentiva ancora peggio. Che cosa aveva fatto? Aveva appena aperto la scatola di Pandora.
"Sei andata a letto con Mick" questa volta Ryo lo ripeté con più forza per ricatturare la sua attenzione su di lui. Lei aveva acceso la miccia, ora toccava a lui contenere il fuoco ardente che stava per bruciarla.
Kaori rimase in silenzio mentre si allontanava leggermente da Ryo. In quel momento aveva paura di lui e più precisamente del suo sguardo. Che cos'aveva fatto? Non erano già in una situazione abbastanza complicata e pericolosa? Erano persi nell'oceano, affamati, morti di sete, Ryo era ferito, e anche lei, pur non sapendolo, il tutto coronato dagli squali, e aveva appena aggiunto un altro strato confessando la sua avventura con Mick. Doveva davvero essere disperata per arrivare a una tale estremità.
"Quando?" tuonò la voce dura di Ryo.
"Quando..." ripeté Kaori con voce tremante e sorpresa, che domanda le faceva?
"Sì, quando è successo?"
Ryo aveva ritrovato tutta la sua compostezza e tutta la sua energia. Aveva teso un braccio e con la mano afferrava saldamente il braccio di Kaori, dimenticando per un momento il dolore alle costole e al ginocchio per riavvicinarla a sé. Era fuori questione che lei fuggisse. Lo sguardo di lei passò dal braccio alla faccia di Ryo.
"Quando?!" gridò allora, alzando la voce e serrando i denti, desideroso di ottenere una risposta.
"Quando Kazue lo ha lasciato" rispose lei in panico di fronte al suo eccesso di rabbia, diretto verso di lei.
"Per quanto tempo?"
Kaori era sorpresa da tutte quelle domande. Voleva solo svegliarlo, non subire un interrogatorio, non era davvero il momento e soprattutto non il suo obiettivo. In quel momento ebbe paura più di lui che degli squali, perché non aveva mai rivolto quell'espressione cupa su di lei, nemmeno quando gli aveva disobbedito o aveva messo la propria vita in pericolo per salvarlo. Ryo emanava un'aura di collera e quegli occhi neri erano indecifrabili per Kaori, il suo viso era tirato e soprattutto duro. La fronte aggrottata, le sopracciglia corrucciate e gli occhi fissi mostravano che era davvero arrabbiato.
"È successo solo una volta" balbettò, i suoi pensieri ora si muovevano a tutta velocità nella sua mente. Doveva organizzare le sue parole, non rivelando più del necessario, ma affrontare Ryo come una professionista, ed era estremamente difficile.
"È stato un errore, ce ne siamo accorti subito" si affrettò ad aggiungere sperando di chiudere qualsiasi conflitto ma per sfortuna il suo partner voleva sapere tutti i dettagli.
Non sopportava lo sguardo accusatore che la trafisse letteralmente e la fece sentire colpevole. Colpevole di cosa? Spostò la testa di lato per mettere fine all'effetto di dominio di cui Ryo era maestro, e che esercitava da un po'.
"E guardami quando ti parlo! Un errore..." ripeté Ryo laconicamente. "Perché me l'hai detto? Perché?" aveva riacquistato una nuova energia e forza che gli fece dimenticare completamente le ferite, se non il fatto di essere persi nel mare e circondati dagli squali. In quel momento non importava nient'altro tranne loro e la loro discussione.
"Dovevo dirlo a qualcuno e alleggerirmi la coscienza"
"Volevi alleggerirti la coscienza, solo questo" le disse con voce piena di amarezza mentre sul suo viso era nato un sorriso dall'aria davvero falsa. Avrebbe preferito non sapere mai nulla, per non conoscere mai quel dolore che gli attanagliava il cuore, lasciandolo quasi sull'orlo del soffocamento.
"E poi perché stiamo per morire" disse Kaori. "Il fatto di dirtelo non avrà alcun impatto su nessuno dato che stiamo per morire e porteremo il segreto con noi" lo stava guidando esattamente dove voleva, sperava solo che avrebbe avuto abbastanza forza per arrivare alla fine della lotta.
"Mick, il mio migliore amico, il mio fratello d'armi. Dov'è successo?"
"Che importanza ha! Ti informo che ci sono degli squali intorno a noi e tutto ciò che ti interessa è sapere dove abbiamo fatto l'amore" s'irritò lei.
Si portò immediatamente la mano alle labbra come per attenuare la portata delle sue parole. Si era resa conto dell'enorme stupidità commessa, forse persino più grande dell'avergli confessato l'avventura con Mick. Kaori sapeva di avergli dato il colpo di grazia. Usando il termine 'fare l'amore', lei che lo conosceva meglio di chiunque altro, sapeva che lui avrebbe reagito partendo in quarta perché fare l'amore, nella sua mente era al di là di una semplice bottarella. Ryo era un uomo primario nel senso che l'unico conforto che trovava nell'atto carnale di per sé era la soddisfazione dei suoi bisogni di uomo, i suoi bisogni sessuali. Non importava con quale donna, era sufficiente che fosse un po' carina.
Fare l'amore era un termine che non faceva parte del suo vocabolario, mentre 'fare una scopata' sì. Aveva conosciuto solo quello in vita sua, bottarelle di qua e di là, in mancanza di amore a volte c'era una certa tenerezza, ma mai amore se non con Kaori e lui non l'aveva mai posseduta. Non aveva bisogno di sentimenti per andare a letto con qualcuno, solo un paio di gambe lunghe e un bel seno generoso, sapeva come accontentarsi con un corpo ben fatto senza chiedere altro, ma Kaori non funzionava come lui. Aveva bisogno di sentimenti, erano i sentimenti che dettavano le sue azioni, quindi se era andata a letto con Mick doveva aver nutrito dei sentimenti per lui, altrimenti non si sarebbe mai concessa, dunque aveva fatto l'amore con Mick, il che significava che la questione era oltre il semplice errore, come diceva lei. I sentimenti erano semplicemente le costanti del suo cuore, e in quel momento così intimo tutto ciò era appartenuto a Mick.
Fare l'amore, sentendo quelle parole il cuore di Ryo si schiacciò ancora di più. Non si erano accontentati di scopare, avevano fatto l'amore, quindi avevano condiviso dei sentimenti. Un velo di tristezza attraversò il suo sguardo già buio.
"Dove?" si sentì chiedere con tono amaro, "A casa sua, o forse sotto il mio tetto, nel mio letto. Rispondi!" le ordinò minacciosamente e con aria accusatorio. Non voleva sapere nulla di quella sordida storia e allo stesso tempo sentiva il bisogno vitale di sapere tutto, tutti i dettagli, i perché e i per come che li avevano portati ad avere un'avventura di una notte, perché era di quello che si trattava.
L'aveva appena attirata con violenza contro di sé e il suo viso era a meno di 5 centimetri da quello di Kaori, causandosi un lamentoso grido di dolore. Si mise l'altra mano contro le costole per contenere il dolore che aveva appena risvegliato. Kaori iniziò a farsi prendere dal panico, doveva riprendersi. Il dolore che Ryo sentiva nel profondo del cuore annientava tutta la sua calma, lasciava che la sua rabbia e il suo dolore dettassero le sue azioni e le sue parole. Non era nemmeno a conoscenza del fatto che stesse martirizzando il braccio di Kaori, né dei suoi gemiti di dolore.
"A casa sua...non significa niente, Ryo! E perché sei arrabbiato? Non siamo una coppia. Vado a letto con chi voglio"
Non riusciva a credere che lo stesse dicendo in quel momento.
"Io mi fidavo di voi. Tu con il mio migliore amico. Quel traditore di Mick Angel" nel pronunciare il nome del suo ex partner, la mascella di Ryo si contrasse, provando dolore e rabbia. "Lo ami?" nel fare quella domanda, lei vide una grande tristezza nei suoi occhi. Quella notizia lo turbava così tanto? No, impossibile.
"Scusa?" era completamente sbalordita dalla sua richiesta, e allargò gli occhi.
"Hai capito molto bene. Sei innamorata di lui?"
"No, gli voglio molto bene, ma tutto qui"
"E Kazue?"
"Kazue cosa? Lei non lo sa e non la saprà mai dato che moriremo divorati dagli squali" la voce di Kaori era tremante, aveva perso tutta la fiducia e la forza che l'aveva posseduta in un primo momento. Si sentiva svuotata, la conversazione la drenava delle ultime forze. Avrebbe avuto l'energia necessaria per raggiungere la boa?
"Ve ne siete fottuti di noi e soprattutto di me" disse, voltandosi leggermente da lei.
"Ryo, tu non c'entri niente. Quanto a Kazue, l'aveva lasciato, se n'era andata"
"La buona scusa per scagionarsi. È così che ti convinci che non hai fatto nulla di sbagliato, è così che calmi la tua coscienza per alleviare il tuo rimorso. Lo ucciderò quel bastardo. Lo strangolerò con le mie mani" imitò il gesto mentre pronunciava la frase. Strinse il pugno.
Stava ribollendo di rabbia per il fatto di dover lottare per contenersi. Avere lì Kaori a pochi centimetri da sé lo rendeva ancora più pazzo di rabbia. Dopo averla baciata la notte prima, non sopportava il pensiero che Mick avesse potuto andare oltre. Aveva avuto un assaggio del suo angelo con quel bacio e sapere che Mick, il suo migliore amico, il suo fratello d'armi, l'aveva posseduta, l'aveva fatta sua, lo rendeva malato di gelosia ma soprattutto di rabbia. Kaori era il tipo di donna che lasciava dietro di sé i segni, dopo averla incontrata non si era più gli stessi, non si poteva rimanere indifferenti, e sapere che Mick l'amava ancora...
"Per fare questo sarebbe necessario che sopravvivessimo all'oceano e soprattutto agli squali" gli fece notare Kaori che si sentiva poco sicura.
Lui le lanciò uno sguardo omicida che la mortificò all'istante e le fece inghiottire la saliva. Tuttavia, non doveva lasciarsi smontare, non dopo essere arrivata fin lì, non dopo aver alzato tanto la posta in gioco.
"Molto bene, vuoi ucciderlo, allora nuotiamo fino a quella boa e con un po' di fortuna la raggiungeremo prima che gli squali ci attacchino"
Colse l'occasione per voltarsi e non affrontarlo più, l'opportunità era troppo bella per lasciarsela sfuggire. Glielo disse con tono pieno di sfida ma anche conquistatore. Ora capiva perché tutto l'ambiente lo temeva. Con un solo sguardo era in grado di gelare la spina dorsale, facendo capire che di fronte a lui non si era nulla. Pochissimi uomini erano in grado di fare ciò con un solo sguardo, e Ryo faceva parte di quella categoria.
Lui girò la testa verso la boa, non era molto lontana da loro, ma ogni sforzo era una vera tortura. Poteva usare solo una gamba e con le costole rotte rimaneva senza fiato al minimo sforzo. Kaori si avvicinò a lui, si appoggiò alla sua schiena e gli mise un braccio intorno alla vita.
"Cosa stai facendo?" le chiese Ryo aggressivo, cercando di scappare, ma non era fisicamente in grado di competere con Kaori. Non voleva avere alcun contatto diretto con lei. Kaori poté avvertire tutta la sua rabbia nel movimento che fece all'indietro, come se il fatto di averla contro di lui lo ripugnasse.
"Ti aiuto, non puoi andarci da solo" rispose timidamente e con calma, quasi imbarazzata, vergognandosi di essere respinta in quel modo. "Non hai scelta se vuoi vendicarti un giorno" aggiunse Kaori con voce tormentata.
Il fatto che lui la respingesse la feriva più di quanto avrebbe pensato. Lei gli aveva sempre perdonato tutto, mentre con quel gesto lui le dimostrava che alla sua minima infrazione lui non l'avrebbe perdonata, e avrebbe dovuto saperlo. Era furiosa, furiosa con se stessa per aver confessato, perché aveva appena scavato un enorme spazio tra lui e lei, una lacuna che forse non sarebbe mai stata in grado di colmare di nuovo e anche e soprattutto furiosa con lui per il suo atteggiamento e le sue parole. Nonostante ciò, non perse la sua capacità di reagire e di trovare una via d'uscita. Era stato un male a fin di bene.
Lui la lasciò fare, sospirando. Quando gli avvolse il braccio intorno alla vita, Kaori poté sentirlo sussultare. Non sarebbe stato un viaggio di piacere. Affrontare gli squali e gli elementi della natura era una cosa, affrontare il suo partner era un'altra, e lo temeva anche più degli squali. L'aveva fatta sentire in colpa quando non ce n'erano motivi, dopotutto erano due adulti consenzienti. E lo pensava lei, quando non appena una donna si avvicinava un po' troppo al suo partner, veniva colta da una rabbia nera. Tutti sapevano che lei amava Ryo, lui stesso ne era consapevole, ma continuava a ripetere che lei non era di suo gradimento e che non l'avrebbe toccata. Perché quella reazione allora? Gelosia. Non pensandoci più, rinviando a più tardi, dovette concentrarsi sulla boa senza perdere di vista gli squali che cominciavano a muoversi intorno a loro. Ad un certo punto, uno di loro la sfiorò con la pinna, spingendola a gridare contro Ryo, che immediatamente pensò che fosse stata morsa.
"Ti ha morso" lo aveva sentito anche lui.
"No, ma sarà meglio che ci affrettiamo" la sua voce tremava, era davvero spaventata. Kaori lo prese e ignorò la fatica e il dolore dei muscoli nel suo corpo, che le portavano alla mente quel bel ricordino. A ogni bracciata, lei si guardava preoccupata intorno, pregando internamente di raggiungere la boa in tempo prima che iniziasse la carneficina. Dopo un grande sforzo, alla fine arrivarono alla boa proprio come gli squali che li avevano seguiti. In diverse occasioni Kaori si era sentita sfiorare ma non vi si era soffermata, non volendo perdere neanche un secondo.
"Ecco, ci siamo!" fece lei ansimando. Ryo l'amava ancora di più, non una volta si era lamentata della stanchezza o del dolore: nella traversata che era parsa interminabile, lei era stata il pilastro centrale del loro due. Era per quello che l'amava, era combattiva, reattiva e coraggiosa, pronta a tutto per raggiungere il suo obiettivo senza lasciare dietro nessuno. Era certamente fiero di lei, ma anche e soprattutto molto arrabbiato. Era l'unica persona di cui si fidasse, le dava totale fiducia, e ora cadeva con un bel capitombolo. Lo aveva tradito, entrambi lo avevano tradito, e il sapore del tradimento era amaro, sì, aveva un sapore amaro in fondo alla gola pensando a Mick e Kaori.
La fissò intensamente, lasciandola perplessa. Come aveva potuto lasciare che succedesse una cosa del genere, come aveva fatto a non vedere nulla? A furia di trascurarla come aveva fatto, era normale che lei si fosse rivolta a qualcun altro, una persona più attenta a lei e più tenera nei suoi confronti. Ciò gli fece male e ancora di più sapere che quella persona era il suo amico di sempre, il più fedele e il più caro: Mick. Kaori si aggrappò alla barra di metallo della boa e riprese fiato sotto lo sguardo fisso del suo partner che aveva sempre più difficoltà a rimanere dritto e il suo respiro ansimante mostrava la sua estrema stanchezza.
Sembrava una boa da lontano, ma da vicino era un galleggiante modulare montato su una struttura in alluminio molto resistente a forma di scala conica. Kaori si arrampicò per prima.
"Dammi la mano, Ryo!"
"Posso salire da solo" rispose lui freddamente, stringendo una barra. Voleva evitare il contatto con lei.
"Smettila di fare quell'espressione brutta, non ho fatto niente di sbagliato"
"Non hai fatto nulla di sbagliato, e dimmi, cos'è tradire gli amici?"
Cercò di arrampicarsi, ma dovette arrendersi all'evidenza, non ci riusciva. Quindi Kaori non aspettò che chiedesse aiuto, gli mise le braccia sotto le ascelle e lo tirò verso l'alto con notevole sforzo. Lo sollevò con uno sforzo lungo e doloroso che accentuò la sua ferita alla schiena, una ferita di cui ancora non era a conoscenza. All'interno del cono, c'era spazio per una sola persona, dunque lo sistemò con grande difficoltà, facendo attenzione a non cadere in acqua. Lì vide la ferita di Ryo, non era affatto bella da guardare. Aveva perso metà ginocchio. Cercò di controllarsi e di non farsi prendere dal panico, ma le sue mani non poterono fare a meno di tremare. Non poté trattenere le lacrime. Doveva mettere qualcosa sulla ferita, ma cosa? Di fronte al suo sguardo, Ryo cercò di rassicurarla.
"È meno spaventoso di quanto sembri"
Lei guardò semplicemente nella sua direzione prima di abbassare la testa. Lo spazio era davvero angusto in quel cono e la nuova vicinanza mise a disagio Kaori. Uscì e si aggrappò alle sbarre. Il suo piede scivolò e si ritrovò a metà strada verso l'acqua.
"Kaori, torna su!" gridò Ryo, terrorizzato, non riuscendo ad alzarsi quando lei sparì completamente dal suo campo visivo. Aveva visto scivolare la partner e scomparire nell'acqua.
"Kaori, Kaori!" urlò, agitandosi. Nonostante la rabbia e l'astio, l'emozione nella sua voce dimostrava che teneva realmente e sinceramente alla partner.
"Sto bene, sto bene!"
"Mi hai fatto paura"
Lei stava bene, sì, ma non era stata lontano dalle fauci dello squali che le aveva strappato una delle pinne. Premette poi la fronte contro la parete metallica, mettendo le mani in avanti per nascondere il viso a Ryo, piuttosto di non vedere il suo viso. Non riusciva a sopportare il suo intenso sguardo che cercava di entrarle in testa per vedere i suoi pensieri. Si sentiva così stanca, voleva solo una cosa, lasciarsi andare e dormire ma non poteva, erano ancora lontani dall'essere salvi. L'atmosfera che li avvolse era pesante e carica di elettricità: ognuno era immerso nei suoi pensieri, in quello che era stato detto. Kaori provò un grande vuoto dentro di sé e un'immensa tristezza, mentre Ryo aveva perso tutto il suo sangue freddo e la sua obiettività di fronte alla bomba che lei gli aveva lanciato.

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Capitolo 10
*** 10. Finalmente, i soccorsi! ***


Una volta al sicuro, Kaori sospirò di sollievo, ma la tensione che il suo partner emanava non la rassicurò affatto e nemmeno la sua debole aura. Era rimasto in silenzio da quando erano saliti sulla boa. Solo il suo respiro rumoroso dimostrava che era ancora vivo. Kaori volle parlargli più volte, ma per dirgli cosa? Sembrava completamente ermetico, si era volontariamente chiuso rispetto a lei. Tentò comunque.
"Hai intenzione di tenere il broncio a lungo?" voleva essere sicura di sé e decisa, ma come sempre con Ryo si sentiva piccola e non all'altezza. "Nel caso non l'avessi notato, entrambi siamo su questa boa, sarai obbligato a parlare con me prima o poi, Ryo. A parte me, non c'è anima viva nel raggio di chilometri"
Il suo partner rimase silenzioso, non aveva ancora assimilato la notizia, notizia che non poteva incassare, d'altronde. Era come se un veleno gli si stesse insinuando nelle vene, facendolo impazzire di rabbia. Tra i sentimenti umani, si rese conto che non c'era niente di peggio della gelosia, nata a causa del tradimento. Odiava quello che stava vivendo in quel momento. Aveva sperimentato il peggio nella giungla in Colombia, era un uomo fatto per affrontare tutte le situazioni, era stato addestrato, era un soldato completo con le armi e a mani nude. Un uomo disposto a tutto pur di rimanere in vita, ma la vita non lo aveva preparato a vivere quello, per affrontare quel tipo di situazione e soprattutto quel tipo di dolore. Era stato condizionato al fine di uccidere per sopravvivere, eliminando qualsiasi minaccia per rimanere in vita, ma davanti a Kaori, come mettere in pratica ciò che gli era stato insegnato, ciò in cui meglio riusciva, uccidere per sopravvivere. Non aveva ricevuto alcun addestramento per quello e sapeva che non sarebbe uscito illeso da quella faccenda, se per qualche miracolo fosse riuscito a sopravvivere.
Il tempo passava molto lentamente, troppo per Kaori, che cominciava a non sentire più i muscoli delle braccia e delle gambe. Aveva la gola secca proprio come Ryo e stava morendo di fame. Si sentiva così stanca, voleva solo dormire. Avrebbe voluto rannicchiarsi contro Ryo, sentirlo stringere le braccia intorno a lei, ma era inconcepibile ora. Si sentiva davvero sola, nonostante la vicinanza creata dalla boa. Temendo che si sarebbe davvero addormentata e caduta in acqua, tolse dalla tasca del giubbotto il lungo braccialetto che l'aveva collegata a Ryo durante l'immersione. Ce n'era abbastanza per fare ciò di cui aveva bisogno. Sotto l'occhio preoccupato e intrigato di Ryo, si attaccò ben saldamente alle barre di alluminio, se le sue gambe avessero fatalmente ceduto, la corda l'avrebbe tenuta contro la barra, impedendole così di affondare in acqua. Quando ebbe finito, fissò l'oceano e i suoi dintorni, ma non c'era ancora una briciola minuscola di speranza all'orizzonte. Gettò un'occhiata a Ryo, che sembrava stare sempre peggio. L'atteggiamento di Ryo nei suoi confronti era molto freddo, di grande indifferenza perché la ignorava completamente. Era preoccupata per lui, le sue condizioni erano peggiorate nel corso delle ore, gli chiese se soffrisse nella speranza di rinnovare il dialogo, ma lui non si preoccupò di risponderle, ferito nel suo amor proprio e soprattutto nel suo cuore.
Quindi era così che Kaori si sentiva ogni volta che lui tornava al mattino dopo aver trascorso la notte nel letto di una qualsiasi giovane bellezza, credendo di aver ceduto al fascino di qualcun altro. Il suo sguardo aveva perso quel luccichio che brillava solo per Kaori, uccidendo quasi tutti i suoi sentimenti. La gelosia, era quella che dava ritmo ai battiti del suo cuore e non riusciva a liberarsi di quel sentimento umano di cui era sempre stato privato. A quello Kaori lo aveva condotto, lo aveva reso umano ed era una cosa che odiava perché sentiva che tutto il suo corpo, la sua testa e soprattutto il suo cuore stavano subendo il contraccolpo della verità rivelata. Kaori cominciava davvero a perdere la pazienza, il silenzio la faceva impazzire, e il mutismo di Ryo non faceva altro che aumentare la sua angoscia. Doveva farlo parlare con ogni mezzo per tenerlo sveglio e per mettere a tacere l'angoscia che invadeva il suo cuore. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, l'orologio aveva smesso di funzionare e nutriva poche speranze nel loro naufragio. Aveva lottato fino a quel momento, non poteva permettersi di cedere ora, non dopo tutto quello che aveva fatto. Se si fossero arresi, sarebbe stato tutto inutile, le rivelazioni, i litigi, la distanza che Ryo aveva imposto tra loro e che le strappava il cuore, per non parlare della sua indifferenza, più o meno giustificata. Non c'era niente di peggio dell'indifferenza, del sentirsi ignorati in una situazione del genere. Per lei l'indifferenza significava assenza di sentimenti.
"Ryo, vuoi parlarmi, dannazione! Perché deve sempre essere bianco o nero con te, non c'è mai una mezza misura. Non devo sentirmi in colpa né vergognarmi, non hai alcun rimprovero da farmi, sei tu che continui a ripetermi che non siamo una coppia. La tua reazione è esagerata ed eccessiva. Frequento chiunque voglio, non devo affatto renderne conto a te"
Ryo serrò il pugno. Esagerato ed eccessivo, si ripeté mentalmente, sospirando a lungo per frenare la rabbia. Non era possibile, lei voleva davvero farlo fuori, non poteva essere. Era andata a letto col suo migliore amico, suo fratello, e pensava che la sua reazione fosse esagerata ed eccessiva. Non vedeva davvero cosa ci fosse di male.
"E se io fossi andato a letto con Kazue o Miki?" le chiese con voce neutra ma non così tanto come avrebbe desiderato, perché in fondo tremava di rabbia. "Lo troveresti normale? Non sarebbe un tradimento verso quel traditore di Angel" serrò la mascella, disgustato, "o verso Falcon? Come giudicheresti il mio comportamento nei confronti dei miei amici, perché sono i miei amici?" insistette sul finale della frase, in modo che capisse l'importanza della faccenda. Non si trattava di estranei, ma dei loro amici, coloro che avevano scelto come famiglia. "Come giudicheresti il mio comportamento nei tuoi confronti? Non ti toccherebbe, Kaori? Non avresti una reazione esagerata ed eccessiva, sarebbe ancora più sproporzionata, conoscendoti. Perché non hai alcuna mezza misura sulle mie scappatelle di una notte"
Kaori non rispose. Rimase zitta quando le parole di Ryo si fecero strada nel suo cervello. Dal suo punto di vista, certamente non aveva fatto nulla di sbagliato per sentirsi in colpa, ma da un punto di vista esterno, c'era davvero un tradimento e una mancanza di rispetto nei confronti di coloro che la circondavano. Aveva tradito Kazue e particolarmente il suo amore per Ryo. Lei, che continuava a dire a Miki che vedeva e amava solo lui. Un piccolo momento di debolezza aveva ripercussioni catastrofiche sulla vita di tutti. Lo aveva tradito, il suo partner, aveva tradito l'amore che provava per lui da più di sei anni e aveva tradito se stesso. Si rese conto per la prima volta da quando la terribile verità era esplosa alla luce della gravità del suo atto e delle conseguenze che ne sarebbero derivate. Al momento, le era sembrata la soluzione migliore per fargli desiderare di continuare a combattere, a prescindere dai mezzi utilizzati quando il risultato ottenuto era quello sperato. Ora aveva solo rimpianti e un peso immenso sul cuore.
Ryo rimase in silenzio, troppo risentito per parlarle ma soprattutto troppo stanco e indebolito dalle ferite e dalla quantità di sangue che aveva perso. Sapeva che se avesse continuato su quella strada, sarebbe esploso e avrebbe detto cose di cui in seguito si sarebbe pentito.
Kaori attese invano un gesto del suo partner, che non arrivò. Con il cuore pesante e gli occhi gonfi di lacrime e tristezza, finì proprio come il suo partner, addormentandosi allo stremo delle forze dopo aver disteso ciascuna delle sue membra, con una grande ferita alla schiena che continuava a sanguinare e gocciolare nel mare.
 
 
Sulla barca, i quattro amici iniziavano davvero a disperare. Avevano sorvolato tutte le zone di ricerca e niente, nessuna traccia dei loro amici. Frustrato, Mick colpì il volante della barca.
"Non è arrabbiandosi che li troveremo" fece notare Falcon.
"Lo so, ma mi sento così frustrato" replicò Mick, piantando le unghie nella protezione in pelle del volante, con voce arrabbiata.
"Proviamo lì" disse Falcon, puntando il dito verso una direzione.
"È al di fuori delle aree territoriali. Non possono essere andati così lontano" lo sguardo di Mick passò su Falcon e poi davanti a sé, verso l'orizzonte.
"Sei tu che mi hai detto di non voler rimpiangere di non aver cercato in questa o quella zona" notò l'altro senza alzare il tono.
Senza aggiungere altro, Mick si diresse verso l'area dopo aver guardato con gratitudine il suo amico. L'aveva appena rimesso in carreggiata.
"Siamo a posto con la benzina?" chiese Miki.
"Sì, voi concentratevi sull'orizzonte, ragazze"
"Siamo dannatamente lontani dalla riva" disse Kazue, non sentendosi affatto al sicuro. La velocità con cui la barca stava andando la rendeva solo più ansiosa. Temeva che si sarebbe rovesciata. Fu allora che una boa apparve in lontananza annunciando la delimitazione delle acque territoriali del Giappone. All'inizio non vi prestarono molta attenzione, era troppo lontana da loro e annunciava la fine della loro corsa. Tuttavia qualcosa preoccupò entrambe le donne. A differenza dei due uomini, avevano notato l'anormale concentrazione di squali intorno a loro. A quella vista, Kazue strinse ancora di più il braccio di Miki.
"Ehi, tutti questi squali non sono normali!" sottolineò Miki.
"Quali squali?" chiese Mick, rimanendo concentrato sulla guida.
"Quelli" fece notare Miki tendendo il braccio verso un banco di pinne. Le pinne si profondevano a perdita d'occhio. Non ne avevano mai viste così tante in vita loro concentrate nella stessa area.
"Ha ragione lei, c'è un'anormale concentrazione di squali. Di solito vengono attratti dal sangue e non nuotano in gruppo, perlomeno è raro"
Falcon e Mick si guardarono, fissandosi.
"Ryo!" disse Falcon.
"Kaori!" aggiunse Mick. Questi decise di rallentare la velocità della barca per vedere dove si dirigevano.
"Vanno tutti nella stessa direzione" osservò Kazue, alzandosi e indicando la boa.
"Sì, vanno verso quella boa" disse Mick, unendo alle parole il gesto e tendendo il dito.
"Seguili" ordinò Falcon.
Mick cambiò la traiettoria della barca e si diresse verso la boa. Mentre vi si avvicinava, Miki e Kazue lasciarono i loro posti e si aggrapparono al corrimano della barca, ansiose. Potevano vedere qualcosa sopra di essa ma non sapevano dire cosa. Fu allora che, guidata dal suo istinto, Miki prese un binocolo e guardò verso la boa.
"Oh mio dio!" gridò, "sono sulla boa. Sono sulla boa!" pianse, sia felice di averli trovati che terrorizzata dal fatto che un'orda di squali nuotasse proprio sotto di loro. Aggiustò il binocolo per avere una visuale migliore e quello che vide le strappò un grido di terrore. Aveva appena visto direttamente la schiena mutilata e insanguinata di Kaori, che sembrava svenuta.
"Oh no!" emise con voce strangolata. Abbassò il binocolo senza staccare gli occhi dalla boa.
"Che c'è?" Mick si era rivolto verso Miki e lo sguardo di lei gli faceva temere il peggio. "Miki cos'hai visto, insomma?" il suo silenzio era insopportabile. Lei decise finalmente di girare la testa verso di lui per guardarlo mentre lasciava cadere il binocolo a terra.
"Mick, sbrigati, Kaori è ferita, ecco perché ci sono tutti questi squali. Sono stati attaccati dagli squali"
Mick aveva bisogno di assicurarsene. Chiese a Kazue di portargli il binocolo e riuscì a vedere solo un massacro. Kaori sembrava senza vita, aggrappata alla struttura metallica mentre il suo sangue scorreva lentamente nell'oceano. Di Ryo, vide solo una delle gambe. Gettò il binocolo sul sedile e accelerò. Sentiva la rabbia conquistarlo poco a poco. Erano arrivati troppo tardi, avevano perso troppo tempo, ed ecco il risultato. Fermò la barca a circa 100 metri da loro. C'erano troppi squali, non voleva correre il rischio di eccitarli ulteriormente e di portarli ad attaccare la barca.
"Perché ti fermi così lontano?" chiese Kazue sorpresa ma anche presa dal panico al pensiero di essere circondata da quei grandi predatori.
"Ci sono troppi squali. Ora che li abbiamo trovati, non voglio correre il rischio di capovolgere la barca e fare da antipasto a questi enormi pesci"
"Che cosa facciamo, non possiamo restare qui senza far nulla!" chiese Miki con ansia.
"Falcon, fai pulizia!"
"Con piacere" prese una granata dalla tasca, la slegò e si rivolse alle due donne. "Abbassatevi e proteggetevi sotto questo telo, ci sarà un po' di pioggia" prese un piccolo slancio e lanciò la granata a metà strada. "Mick, indietreggia"
Mick eseguì. Dopo aver contato fino a tre, la granata esplose, facendo fuggire gli squali ed uccidendone alcuni nel passaggio circostante la barca, facendo nascere una pozzanghera rossastra.
"Andiamo ora" in quel momento nulla avrebbe potuto fermare Mick.
Mick spostò lentamente la barca mentre Kazue e Miki uscivano da sotto il telone e preparavano l'attrezzatura medica.
Mick fermò la barca a due metri dalla boa, non voleva urtarla. Falcon prese una corda dalla cassa fornita di rampino e la gettò sulla struttura metallica. Una volta che si fu agganciato, con la forza delle braccia tirò la corda per avvicinarsi alla boa. Alla vista dei corpi dei loro amici, Miki rimase pietrificata. Con le braccia penzoloni, osservò Falcon e Mick correre, senza poter reagire. Non riusciva a staccare gli occhi dalla schiena mutilata di Kaori. Poteva solo vedere la sua carne, segno che la ferita doveva essere profonda. Non osava immaginare cosa dovevano aver passato entrambi per arrivare fino a quella boa e salirvi sopra. Inoltre, il fatto di non vederli muoversi non fece che aumentare la sua paura. Da quanto tempo erano lì a pazientare, ad aspettare l'arrivo dei soccorsi? Quando erano stati attaccati? Come erano arrivati fin lì? E se avessero mancato la boa? E se non li avessero trovati? Avrebbe dovuto insistere affinché Kaori andasse con loro, se lo avesse fatto tutto ciò non sarebbe mai successo. Avrebbe dovuto insistere...
Mick, vedendo che Miki era quasi in letargo, la interpellò.
"Miki, non è il momento di sognare a occhi aperti, le domande e i biasimi sono rinviati" le urlò, per farla reagire. Era come se fosse entrato nella testa di Miki, certamente perché anche lui si faceva le stesse domande e si incolpava delle stesse accuse. Miki tornò in sé, si passò una mano sulla guancia per asciugarsi le lacrime e aiutò Kazue a stendere il materassino sul pavimento.
"Mick, pensa a Kaori, io mi preoccupo di Ryo. Non farla cadere in acqua, non tutti gli squali sono fuggiti"
"Nessun rischio che questo accada" il suo sguardo era determinato, brillava di quella luce che rendeva il momento serio e grave. "Ora che li abbiamo trovati, non possiamo fallire"
I due uomini andarono sul lato destro della barca, facendola leggermente inclinare. Ripresero l'equilibrio e si misero al lavoro.
Miki e Kazue rimasero immobili, non volevano distrarli, né disturbarli nelle loro manovre.
"Kaori, mi senti, tesoro?" fece Mick carezzandola la guancia. Non ottenendo risposta, passò la mano sulla sua gola per sentire il battito. Era lento e costante seppur debole. "Respira!" gridò all'attenzione delle due donne per rassicurarle. Le due donne, che trattenevano il respiro, emisero un lungo sospiro di sollievo mentre si tenevano le mani al cuore.
"Puoi staccarla senza toccarle le ferite?" gli chiese Kazue.
"Sì, è fattibile. Data la quantità di sangue che c'è su questa struttura, deve averne perso molto"
Tirò fuori il coltello e tagliò il filo. Come un burattino, un pupazzo slogato, il corpo di Kaori si lasciò cadere. Le forti braccia di Mick la catturarono, la sollevò delicatamente e la prese in braccio con grande cura e la strinse a sé, facendo attenzione a non toccare la ferita. Non voleva aggravarla. La sollevò e tornò al centro della barca. La testa di Kaori andò ad annidarsi direttamente nell'incavo del suo collo. Solo sentendo la sua pelle sulla propria lui si rese conto che era fuori pericolo, ma soprattutto che era gelida nonostante il caldo della giornata.
"Mettila qui" gli ordinò Kazue, mostrandogli dove. "Fai attenzione alle sue ferite. Va stesa sullo stomaco"
Mick lo fece con la massima cura. Immediatamente, Kazue si mise al lavoro.
"Miki, aiutami a toglierle la muta. Devo vedere la ferita" Kazue la sollevò lentamente mentre Miki le toglieva la muta con gesti cauti. La stesero sul materassino e Kazue si mise sopra di lei. Mick, troppo preoccupato, non reagì al corpo nudo della sua dolce Kaori, né fece commenti.
"È grave?" osò chiede Miki che non sopportava più il silenzio.
"Sì e no!"
"Sì o no?" si esasperò Miki, alzando il tono che non sembrava essere soddisfatto dalla risposta di Kazue.
"A prima vista no, ma ha perso molto sangue, quindi può diventarlo"
Pulì la ferita e vi mise un impacco.
"Miki, puoi tenere l'impacco, devo esaminare Ryo"
Erano strette in quello spazio così piccolo da dover costantemente sfiorarsi per spostarsi da un punto all'altro.
Falcon aveva allargato le barre di metallo con le mani per avere accesso diretto a Ryo. Mise un piede sulla boa tenendo l'altro sulla barca, poi si sporse verso la boa e verso Ryo. Lentamente, con gesti cauti, lo sollevò, assicurandosi di tener protetto il ginocchio mezzo strappato. Attorno a loro gli squali cominciavano ad eccitarsi. Doveva sbrigarsi e lasciare quel posto. Lo prese e lo posò accanto a Kaori. Entrambi erano incoscienti e non sembravano voler riacquistare i sensi.
Alla vista del suo ginocchio, Miki si sentì vincere dalla nausea, portandosi la mano alla bocca. Non aveva mai visto un tale disastro. Il ginocchio di Ryo era quasi privo della carne, l'osso sembrava reggersi unicamente attraverso un pezzo di pelle. Il suo cuore iniziò a battere forte. La vista cominciò ad annebbiarsi. Vedendola, Mick la spinse, prendendo il suo posto e comprimendo la ferita di Kaori come Kazue aveva mostrato. Miki si diresse verso la prua della barca, si appoggiò fuori bordo e vomitò. Falcon, preoccupato, andò verso di lei e le accarezzò la schiena.
"Tutto bene?"
"Non proprio" rispose lei, bianca come un asciugamano, asciugandosi la bocca con la manica. "Non riesco nemmeno a immaginare cos'hanno vissuto e cos'hanno passato"
"Siediti e respira con calma. Li abbiamo trovati, andrà tutto bene ora"
Kazue guardò velocemente la gamba di Ryo prima di prendergli il polso, guardando l'orologio.
"Non va bene" disse con tono serio. "Il suo polso è molto debole. Va portato via da qui urgentemente"
"Sulla barca abbiamo velocità massima per un'ora"
"Non esiste trasportarli così nelle loro condizioni. Ryo dev'essere prelevato urgentemente da un elicottero. I tessuti cellulari della sua gamba sono in cattive condizioni, se non viene operato nelle prossime ore, ho paura che perderà il ginocchio. Temo nell'amputazione!"
"Vuoi scherzare!"
"Mick, ho l'aria di voler ridere? Le sue condizioni sono molto serie" gli disse con aria autorevole. "Oltre al ginocchio, ha delle costole rotte, e parlo solo di ciò che è visibile"
"Invio immediatamente un SOS" fece Falcon andando alla radio. "Chiedo soccorsi e un elicottero"
"Falcon, 42 di longitudine e 24 di latitudine!" gridò Mick. Miki era tornata da Kaori e si era inginocchiata accanto a lei.
"Resisti, Kaori...è così pallida" disse Miki, accarezzandole i capelli con mano tremante.
Kazue ne approfittò per mettere degli impacchi di ghiaccio sul ginocchio di Ryo per conservare al massimo il tessuto, avvolgendolo in un grande panno bianco. Proprio come con Kaori, gli mise una flebo e una maschera d'ossigeno per aiutarlo a respirare meglio.
"Miki, metti questi sotto il naso di Kaori"
"Cos'è?" chiese Miki prendendo il flacone che Kazue le porse.
"Sali, voglio che tu glieli faccia respirare per farla svegliare. Lei è meno grave di Ryo, e ho bisogno di spazio"
Miki obbedì ma Kaori non sembrava volersi svegliare. Lei stessa inalò i sali per tenersi sveglia. Il pavimento della barca era coperto di sangue.
"Ho ottenuto i soccorsi, ci mandano un elicottero d'urgenza, arriverà tra 15 minuti"
"Perfetto" rispose Kazue che continuava a esaminare Ryo. "Falcon, Mick, portate Kaori davanti, avremo bisogno di spazio quando arriverà l'elicottero"
Con cautela, Falcon sollevò Kaori tra le braccia e la depose gentilmente a prua. In quel momento Kaori scelse di svegliarsi.
"Falcon!" disse con voce molto debole e cosciente a metà. "Cos'è, un miraggio?" sollevò debolmente la mano che riuscì a posargli contro la guancia, "Sei tu, non è un sogno"
"Sì, sono io, Kaori, non sogni" disse lui piano.
Falcon irradiava un tale calore e una tale dolcezza che Kaori si accoccolò maggiormente a lui.
"Sono contenta" disse allo stremo delle forze mentre la sua mano cadeva pesantemente. Girò la testa e vide il viso di Mick illuminarsi di gioia nel vederla svegliarsi. "Mick" disse in un debole mormorio che raggiunse le orecchie dello sweeper come fosse la musica più dolce e bella, "Ryo aveva ragione...sei venuto a cercarmi" disse con una vocina che sbiadiva.
"Non ti avremmo lasciato con questo pervertito" rispose Mick senza distogliere lo sguardo da lei.
"Falcon" gli disse, rannicchiandosi contro di lui. "Vuoi tenermi tra le tue braccia, per favore" aveva sempre più difficoltà a tenere gli occhi aperti, la stanchezza era più forte. Non aggiunse altro, non ne ebbe il tempo. Senza forze, svenne tra le braccia di Falcon, che rimase immobilizzato, non sapendo cosa fare.
"Falcon" disse Miki sorridendogli.
Kaori non chiedeva molto, solo un po' di calore, quello che le era mancato con Ryo, ma non l'aveva chiesto a uno qualunque, si era rivolta a Falcon, l'uomo più timido di tutto il Giappone. Tutti lo fissavano aspettando un gesto da parte sua, e stranamente, nessun fumo uscì dalle sue orecchie e la sua faccia non mostrò alcuna sfumatura rossastra. Si sedette sull'ampia panca e strinse Kaori a sé, chiudendola tra le braccia. Tutti poterono vedere la lacrima che cadde sulla guancia di Kaori.
A vederla così indifesa e fragile, si fecero molte domande. Cosa fosse successo dal momento in cui si erano resi conto di essere stati dimenticati a quando avevano raggiunto quella boa. Tutti mantennero il silenzio, e ognuno iniziò a lavorare. L'elicottero finalmente arrivò e si posizionò sopra la barca. Una barella scese verso il motoscafo, sopra la quale Kazue e uno dei membri dell'elicottero legarono Ryo, con cautela. Si stavano preparando a salire quando Ryo si svegliò. Mick, vedendolo muovere la mano e portarla alla maschera, si precipitò verso di lui.
"Ryo, va tutto bene, siete al sicuro ora! Ti porteremo in ospedale"
Ryo riconobbe perfettamente il suo amico. Ebbe la forza di togliersi la maschera e di afferrarlo per il bavero della camicia. Lo tirò a sé per avere il suo viso di fronte. Nonostante le sue condizioni, la sua presa era molto ferma.
"Sporco traditore" si limitò a dirgli Ryo, contraendo la mascella.
Lo sguardo scuro che gli rivolse lasciò Mick perplesso. I due uomini si guardarono l'un l'altro in silenzio per lunghi secondi. Mick cercava di capire quella reazione, ma l'intensità del bagliore di quei profondi occhi neri lo lasciò di ghiaccio. Ryo non lo aveva mai guardato così, nemmeno quando si erano scontrati sul tetto del suo edificio quando aveva accettato l'incarico di Kaibara. Tuttavia Mick mantenne la sua compostezza, tutto ciò che contava era la vita dei suoi amici, avrebbero avuto tutto il tempo in seguito per spiegare quel gesto. Ryo strinse la presa con forza tale da mostrargli la gravità delle sue accuse, prima che le sue ultime forze lo abbandonassero. Le dita si allentarono a una a una, liberando Mick dalla stretta affilata dell'amico. Si allontanò dalla barella e lo guardò essere portato sull'elicottero. Anche se li avevano trovati, era preoccupato, a parte le ustioni alle labbra e la disidratazione, le condizioni di Ryo sembravano inquietanti. Kazue aveva desiderato essere rassicurante ma Falcon come Mick avevano visto quelle ferite in passato, e quella di Ryo li preoccupava davvero. Aveva il ginocchio strappato e si poteva vedere l'osso, il che non suggeriva nulla di buono per il loro amico.
Kazue fece la sua parte. Fece riportare il corpo di Ryo a Tokyo, nella clinica del Doc. Dieci minuti dopo, un altro elicottero giunse per Kaori. Fu deciso che Mick sarebbe andato con lei. Falcon e Miki avrebbero riportato la barca all'isola, ma soprattutto avrebbero fatto le valigie dei loro amici e le avrebbero riportate con loro a Shinjuku.

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Capitolo 11
*** 11. Un risveglio brutale ***


 
L'operazione di Ryo andò molto bene. Doc riuscì a salvargli la gamba con un innesto di pelle. Ryo avrebbe conservato il ginocchio, ma avrebbe dovuto sottoporsi a un'altra operazione per finalizzare il trapianto e avrebbe zoppicato per un po'. Dopo quasi 7 ore passate in sala operatoria, Kazue lo portò in sala rianimazione. Anche Kaori era stata operata, il suo intervento durò meno di quello di Ryo, le sue ferite erano certamente meno gravi ma fisicamente aveva sofferto molto di più rispetto a Ryo. Era disidratata, denutrita e in ipotermia. Inoltre, il sole l'aveva indebolita di più. Ora stava bene, a parte una grossa cicatrice lungo la schiena con 20 punti e le condizioni di chi era rimasto immerso per quasi 20 ore.
Era un miracolo, sì, il loro salvataggio era un miracolo se si teneva conto che si erano arenati in mezzo all'oceano, erano sopravvissuti a una notte intera nel mare, al caldo opprimente a un'orda di squali affamati. Dopo che l'intervento di Kaori fu terminato, venne portata in una sala di rianimazione prima di essere portata nella sua stanza nel corridoio di fronte a quella di Ryo. Come Kaori, Ryo dormì per quasi tre giorni interi, lo stato fisico di Kaori preoccupava il Doc a causa della sua estrema debolezza, ma dopo tre giorni di completo riposo sotto flebo, tutto tornò alla normalità. Durante i tre giorni, i loro amici si alternavano costantemente al loro capezzale con la speranza di vederli svegliarsi. Il fatto che dormissero così a lungo li preoccupava nonostante le parole di Doc sul fatto che fosse abbastanza normale, in quel momento i loro corpi avevano bisogno di riprendersi. Alla fine del terzo giorno, Kaori fu la prima a svegliarsi. Trovò Miki al suo capezzale che le teneva la mano. Quando Kaori esercitò una pressione, l'altra pensò di sognare, ma quando vide la sua amica aprire gli occhi, emise un grido di gioia prima di sorriderle e correre fuori dalla stanza alla ricerca di Doc.
"Doc, Doc!" urlò lungo i corridoi, impaziente ed eccitata.
"Con calma, Miki, ti faccio presente che sei in un ospedale e non nel tuo locale" le disse con calma Doc, che avanzava verso di lei. "Cosa c'è che non va? Ti mancavo, vuoi che giochiamo al dottore e all'infermiera?"
Di fronte a quella risposta, lei tirò fuori un martello e glielo sbatté sul cranio. Un grosso bernoccolo cominciò a crescere.
"Sono un incompreso" fece lui massaggiandosi l'enorme protuberanza sulla parte superiore del cranio.
"Basta con gli scherzi, non è il momento" disse lei senza fiato, cercando di recuperarlo. "Kaori...lei ha...aperto gli occhi" riuscì a dirgli.
"Bene, è una buona notizia, andiamo a vederla" disse il medico tranquillamente mentre il bernoccolo scompariva come per magia.
Miki seguì il Doc col massimo silenzio, ma con ansia. Entrarono nella stanza e videro Kaori che non si era mossa. Era ancora sdraiata e contemplava il cielo azzurro attraverso la finestra. Sembrava assente e svuotata di ogni energia.
"Buongiorno Kaori"
"Buon...giorno, Doc" riuscì a dire mettendosi le mani alla gola secca.
"Hai la gola secca. Tieni, bevi un po' d'acqua"
Le portò un bicchiere alle labbra e le mise la cannuccia in bocca.
"Va meglio?"
"Sì, uhm...grazie" disse lei, schiarendosi la voce.
"Ci avete spaventato a morte entrambi" rivelò Doc sorridendo teneramente.
"Ryo" disse lei, alzandosi e pronta ad alzarsi, ricordando improvvisamente tutto quello che era successo.
"Calmati, sta bene" Doc la prese per le spalle e l'aiutò a ristendersi, Kaori lo lasciò fare. "È in una stanza qui vicino. Puoi andare a vederlo più tardi"
"Sta bene!" ripeté lei come per convincersi. "E le sue costole e il suo ginocchio?"
"Rilassati, me ne sono occupato. Ci è voluto un po', è vero, ma sta bene e si riprenderà rapidamente. Parliamo di te ora"
"Come ti senti?" le chiese Miki con voce dolce.
Kaori rivolse una breve occhiata alla sua amica. Era bello essere di fronte a un viso amichevole e sorridente, un volto rassicurante.
"Stanca, solo il fatto di essermi alzata mi ha sfinito"
"È normale, il tuo corpo non si è completamente ripreso" la rassicurò Doc. "Senti dolore da qualche parte?"
"No...sì, le labbra"
"Sono secche a causa del sole. Un po' di burrocacao e non sentirai più le screpolature. Bene, ti visiterò e dopo ti lascerò andare a vedere Ryo. Sono sicuro che muori dalla voglia di farlo. Vado a chiamare Kazue, torno subito"
Lasciò le due donne da sole. Miki si avvicinò a Kaori e le accarezzò una guancia.
"Che paura che ho avuto, Kaori! Pensavo davvero che non saremmo mai riusciti a trovarvi"
"L'ho creduto anche io! Avevo perso la speranza. È stato orribile, Miki" rivelò Kaori stringendole forte la mano come se ne dipendesse la sua vita, mentre il suo sguardo si offuscava. In quel momento Kaori aveva bisogno di contatto umano.
Ripensandoci, Kaori non poté fare a meno di trattenere le lacrime. Era sopravvissuta, erano sopravvissuti, ma ora quello che l'aspettava era peggio.
"Ssh, calmati, è finita! Non ne parliamo più" sussurrò Miki, appoggiando la fronte contro la sua e accarezzandole i capelli. Si staccò da lei e le sorrise.
Miki le asciugò le lacrime e la prese contro di sé per confortarla. Kaori ne aveva bisogno, sentiva così freddo. Si lasciò cullare dal morbido calore protettivo di Miki che la calmò.
Doc e Kazue entrarono nella stanza, facendo tornare le due donne nelle loro posizioni originali. L'infermiera si gettò su Kaori, troppo felice di rivederla. Miki lasciò la stanza permettendo loro di visitarla. Colse l'occasione per avvertire tutti che Kaori si era svegliata. Presto tutti furono in ospedale, Mick, Eriko, Falcon e persino Saeko. Quando raggiunsero la stanza di Kaori, lei stava dormendo profondamente, ma sembrava più serena, sicuramente perché sapeva che lei e il suo partner erano fuori pericolo. Tutti si precipitarono attorno al suo letto per assicurarsi che stesse bene. Il ritmo costante e lento del suo respiro li rassicurava. I loro sussurri la svegliarono.
"Ciao bellezza!" Mick fece un bellissimo sorriso vedendola sollevare le palpebre.
"Ciao Mick!" ricambiò il suo sorriso. Era felice di rivederlo, era davvero bello poterlo rivedere.
"E noi, allora?" s'inserì Eriko alzando la voce falsamente insoddisfatta.
"Buongiorno!" disse lei, guardando nella direzione della voce che proveniva da dietro Mick. "Scusate, non vi avevo visto! Siete venuti tutti! Che carini" il sorriso che rivolse loro li rassicurò sulle sue condizioni.
"Eravamo preoccupati per te. Hai dormito per tre giorni. Proprio come la bella addormentata, aspettavi un bacio da parte mia per svegliarti, dolcezza" poco dopo averlo detto, Mick si presentò con la bocca in avanti mentre si chinava su di lei.
"Idiota!" rispose Kaori, troppo felice di rivedere il suo amico che faceva il pagliaccio. Rise forte. Aveva pensato che non avrebbe mai rivissuto quei momenti. Lo fermò con la mano, che si schiantò contro le labbra sbavanti del suo amico. Kaori si sentiva troppo debole per resistere ulteriormente e chiamò Kazue.
"Kazue, per favore aiutami, non sono nelle condizioni"
"Con piacere, mia cara" rispose lei, con un sorriso machiavellico sulle labbra.
Kazue tirò il suo uomo verso di sé, poi lo schiacciò sotto un martello gigantesco prima di sfregarsi le mani soddisfatta del risultato. Solo i piedi di Mick erano visibili dal martello ed erano presi da spasmi violenti che non preoccupavano né il Doc, né l'infermiera. Era il prezzo da pagare per aver cercato di approfittare della debolezza di una paziente.
"Credo che tu l'abbia ucciso, Kazue" fece Miki vedendo improvvisamente le gambe di Mick cadere e non risollevarsi più.
"Ma no, e poi è abituato a molto peggio, credimi!"
Tutti videro poi il martello alzarsi, Mick vi si liberò con difficoltà e guardò la sua bella infermiera.
"Ma chiedevo solo di poterla aiutare, tesoro"
"Sì, certo!"
Come le era mancata quell'atmosfera, come le erano mancati i suoi amici. Era bello tornare tra loro. Fu allora che Kaori pensò a Ryo. Erano tutti presenti tranne lui.
"Ryo non si è ancora svegliato?" osò chiedere.
"No" rispose Kazue con tono rassicurante.
"È normale, è proprio un fannullone" aggiunse Mick rimettendosi le vertebre a posto.
"Sta ancora dormendo" disse Kaori un po' ansiosa.
"Sì, ma è normale, stai tranquilla. I vostri corpi hanno bisogno di recuperare e quello di Ryo più del tuo a causa della sua ferita" la rassicurò Kazue. "Ha perso molto sangue, ma ora va tutto bene"
"Tu come ti senti?" Mick si sedette sul bordo del letto e la fissò.
"Bene, meglio rispetto a tre giorni fa. Grazie, a proposito"
"Di cosa?" chiese lui sorpreso.
"Di averci trovato, di non averci abbandonato e soprattutto di averci recuperato" disse con le lacrime agli occhi che cercava di contenete. "Ryo mi aveva detto che ci avresti ritrovato"
"Tu avresti fatto lo stesso per noi, mia bella" Mick prese la sua mano e la strinse forte per farle capire che ci sarebbe sempre stato per lei. Lei ricambiò la stretta e immerse i suoi occhi pieni di gratitudine in quelli di lui prima di abbassare il capo un po' imbarazzata e guardare gli altri amici. "Grazie anche a voi"
"Devi essere stanca, parliamo troppo e ad alta voce. Ti lasciamo riposare"
"No, rimanete, parlate quanto volete. Ho imparato a odiare il silenzio ultimamente. Sì, parlate quanto volete, sto bene! Non voglio restare sola, mai più"
Perché diceva così, eppure era sempre stata con Ryo nell'oceano.
"Vuoi che ti accompagni a vedere Ryo?" Mick iniziò a tirare indietro il lenzuolo ma Kaori lo afferrò e lo rimise a posto. La sua reazione sorprese molto Mick.
"No!" disse lei con veemenza. "Uh...preferisco riposare...andrò più tardi" disse abbassando la voce dal tono leggermente impanicato. Non era pronta a vederlo di nuovo, lo sarebbe mai stata? Tutto quello che voleva era fare il punto della situazione per limitare i danni che già erano fin troppo numerosi.
"Sei sicura, Kaori, non mi disturba accompagnarti. So che non sarai tranquilla finché non lo vedrai con i tuoi occhi"
"No, dopo" rimise le lenzuola a posto e guardò i suoi amici che erano un po' sbalorditi della sua reazione, ma incolparono lo shock che aveva sofferto. "Ditemi, come vi siete accorti della nostra assenza?"
Tutti avevano visto il suo gesto mentre ripiegava con forza il lenzuolo su di sé. E la sua voce esitante e spenta quando disse loro che sarebbe andata al capezzale di Ryo più tardi. Era quasi in preda al panico. Non si facevano ingannare, qualcosa era successo tra loro, ma cosa? Era ancora troppo presto per assalirla di domande, ma Miki pensò che la sua amica non sarebbe sfuggita. Era anormale che rifiutasse di andare al capezzale del suo partner, in tempi normali avrebbe chiesto di vederlo immediatamente a costo di trascinarsi per terra. Avrebbe fatto diventare matto il Doc rifiutandosi di essere visitata se non l'avessero portata a vedere il suo partner.
Sì, qualcosa non andava e Miki decise di scoprire cosa. Mentre i suoi amici le raccontavano, lei si appoggiò e si addormentò, cullata dalla voce dolce, calda e rassicurante di Mick. Vedendo che dormiva, tutti lasciarono la stanza preferendo lasciarla recuperare le forze.
Solo una volta fuori dalla stanza e dopo che Saeko ed Eriko se ne furono andate, Miki si rivolse ai due uomini.
"Avete visto la sua reazione di prima?" chiese loro, lo sguardo che passava da suo marito a Mick.
"Sì, strana, molto strana direi" osservò Mick.
"Che sia successo qualcosa tra loro?" intervenne Falcon.
"Lo penso anch'io" disse Miki.
"Pensi che abbiano litigato?" osò suggerire Mick.
"Non saprei, quello che posso dire è che non sembrava desiderosa di vedere Ryo, e non è normale per lei" fece Miki. "Si sono trovati in una situazione pericolosa, è un miracolo che siano stati trovati vivi, quindi forse hanno detto cose di cui non si sentono pronti ad assumere la responsabilità perché è stata questa situazione a spingerli fin lì"
"Mettiti nei suoi panni, deve aver fatto da colonna portante del loro duo, questa volta. Con gli squali intorno pensava di morire, che entrambi sarebbero morti. Di norma, si affida a Ryo, appoggiandosi a lui, ma questa volta ha dovuto farsi valere lei"
"Sì, hanno creduto di morire, può essere che si siano fatti delle rivelazioni a vicenda sui loro sentimenti e ora che sono fuori pericolo, lei magari ha paura che Ryo torni indietro, quindi non lo vuole vedere. Credi che si sia dichiarato?" domandò Miki a Mick, che voleva crederci perché avrebbe significato la felicità della sua amica, ma non ebbe il tempo di rispondere, perché Falcon disse:
"Non serve a niente tergiversare, ne sapremo di più al risveglio di Ryo"
"Sì, hai ragione tesoro!"
"Miki, torniamo a casa, devi riposare, hai vegliato su Kaori per due giorni. Devi essere stanca"
"È vero. Ora che si è svegliata, possiamo rientrare tranquillamente. Mick, dì a Kazue che tornerò in serata o domani mattina"
"Nessun problema. Ci vediamo allora"
Li guardò andarsene e poi tornò nella stanza di Kaori, dove rimase per una buona parte della giornata, infine tornò a casa.
Quella notte fu molto difficile di Kaori che ebbe solo incubi. Continuava a vedersi con Ryo in mezzo all'oceano mentre lui veniva risucchiato dalle profondità. Lo vedeva soffocare, col respiro corto e rumoroso mentre erano circondati dagli squali. La sua notte fu molto agitata, la paura che sentiva la fece agitare nel letto, gemendo di paura e dolore. Furono le sue grida ad avvisare le infermiere che corsero nella sua stanza. Dovettero lavorare in due per calmarla e impedirle di farsi male. Non potevano svegliarla, ma vedendo che Kaori era ancora in uno stato di estrema agitazione, Kazue preferì darle un tranquillante per calmarla. Mentre la collega la teneva stretta quasi stendendosi su di lei, Kazue le fece l'iniezione. Ben presto tutte le sue membra si rilassarono, il suo corpo si distese completamente e lei si lasciò andare al nuovo benessere.
"È proprio forte" disse l'infermiera, rialzandosi, provata dall'esperienza di dover trattenere Kaori.
"Ho visto. Il suo battito cardiaco si è calmato. La terremo d'occhio stasera"
Mentre l'altra infermiera tirava il lenzuolo sul corpo di Kaori, vide una macchia di sangue.
"Guarda" disse a Kazue.
"Non ci credo, ha riaperto la ferita" si sedette accanto a Kaori, la girò leggermente di lato per avere accesso alla sua schiena e tirò su la parte superiore del suo pigiama. "Ha fatto saltare tre punti. Chiama Doc!"
Aprì il cassetto del comò accanto a lei e tirò fuori un impacco che mise sulla ferita aperta per fermare l'emorragia. Kaori venne ricucita e sistemata sullo stomaco per far guarire la ferita. Nonostante il sedativo, Kaori si mosse molto durante la notte, e al mattino presto si sentì terribilmente stanca. Aveva gli occhi chiusi e un terribile mal di testa. Con difficoltà, riuscì ad alzarsi e a piegare le gambe sul lato del letto. Era fuori pericolo e tuttavia non riusciva a liberarsi di quella spiacevole sensazione di essere oppressa, come quando si era trovata nell'acqua in mezzo al nulla. Si sentiva sempre lì, dentro di sé era ancora lì. Aveva lasciato una parte di sé in quel luogo per salvare il suo partner. Si passò una mano sul viso come per svegliarsi e fece un respiro profondo mentre chiudeva gli occhi. Li riaprì alcuni secondi dopo con un lungo sospiro, prima di appoggiare i piedi a terra e di alzarsi per andare in bagno. Si sentiva barcollare, le sue gambe erano ancora deboli, quindi si appoggiò al deambulatore proprio accanto al letto, dirigendosi in bagno.
Di fronte allo specchio, si guardò a lungo, mettendo entrambe le mani sul lavandino. Era molto pallida e i suoi occhi erano cerchiati per la notte agitata che aveva passato. Era spaventosa a vedersi. Il suo sguardo sembrava spento e stanco. Si passò l'acqua fredda sul viso, riuscendo a svegliarsi un po'. Sollevò la testa e incontrò di nuovo il proprio sguardo, nel quale cercò una risposta, risposta per uscire dal disastro in cui si era messa.
Sul momento non aveva avuto altra scelta e le era sembrata la migliore delle soluzioni, ma ora che erano salvi, come poteva guardarlo di nuovo negli occhi, specialmente perché le rivelazioni non preoccupavano solo lei, aveva dovuto infilare Mick che non le aveva chiesto niente. Doveva dirglielo, prima che lui si confrontasse con Ryo. Era molto probabile che la situazione si sarebbe surriscaldata se lei non avesse preso iniziative.
Ma come procedere? Ryo era rimasto in silenzio come una carpa sulla boa, avrebbe accettato di rinnovare il dialogo con lei? Per scoprirlo, aveva solo una possibilità, cioè prendere l'iniziativa e rompere il ghiaccio per stabilire un dialogo. Persa nei suoi pensieri com'era, fu solo il freddo del pavimento che attraversò i suoi piedi nudi a riportarla alla realtà. Si asciugò la faccia, si passò le mani tra i capelli per disciplinarli, poi tornò nella sua stanza. Respirò profondamente, poi decise, dirigendosi verso la stanza del suo partner. Con un grosso nodo allo stomaco andò nella sua camera, determinata ad assumersi le responsabilità delle sue parole.
 
 
Ryo era sveglio da tempo ormai. Doc lo aveva visitato, giudicandolo stabile e con una buona promessa di guarigione. Ryo era stato molto silenzioso, aveva a malapena chiesto notizie di Kaori per assicurarsi delle sue condizioni senza entrare nei dettagli. Doc l'aveva trovato distante, freddo, stranamente silenzioso e calmo. La sua rabbia gli impediva di voler vedere la sua partner. Non una volta aveva fatto un gesto sconsiderato a una delle infermiere che si erano occupate di lui, né a Kazue, niente, segno che qualcosa non andava. Si murò nel suo silenzio nonostante le domande di Kazue. Vedendo che non ne avrebbe ricavato nulla, lei lasciò la sua stanza e andò ad avvertire Mick del suo risveglio, forse lui avrebbe avuto più fortuna di lei. Ryo era un uomo che si confidava poco e quando lo faceva di solito era con Falcon o Mick. Erano identici, se qualcuno poteva farlo parlare, era lui.
"Pronto Mick, sono Kazue"
"Buongiorno tesoro, mi sei mancata stanotte"
Lei sorrise alla confessione.
"Anche tu, recupereremo stasera, cuore mio. Ti ho chiamato perché Ryo si è finalmente svegliato, se vuoi venire a vederlo...lo trovo strano"
"Spiegati"
Mick, che era steso sul divano, si alzò improvvisamente. Quindi non era solo un'impressione, aveva già trovato Kaori strana, ora Kazue gli diceva che era il turno di Ryo. Quel calvario avrebbe dovuto rendere più solido il loro legame, invece ognuno di loro sembrava voler posticipare il momento di rivedersi.
"È troppo silenzioso, conoscendolo, sappiamo che non è normale e non ha provato a fare niente con le infermiere, è troppo tranquillo. Ryo e il termine 'tranquillo' non vanno nella stessa frase"
"Strano davvero! Mi preparo e arrivo"
"Dì, credi che abbia litigato con Kaori?"
"Non saprei, solo loro possono dirci cosa è successo, ma resto convinto che qualcosa sia accaduto per davvero"
"Gli ho proposto di accompagnarlo a vedere Kaori ma non ha nemmeno reagito, come se per lui fosse lo stesso"
"Arrivo tra un'ora, ne sapremo di più"
"Ti devo lasciare, Doc mi sta chiamando. A dopo"
Entrambi riattaccarono. Kazue tornò alle sue occupazioni mentre Mick si lasciò cadere sul divano, preoccupato dalle rivelazioni della sua dolce infermiera. Per lui, era evidente che qualcosa fosse successo tra quei due, ma cosa? Non avrebbe tardato a scoprirlo. Deciso, salì in camera sua e finì di prepararsi. Quando fu pronto, prese le chiavi e si diresse verso la clinica.

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Capitolo 12
*** 12. La gelosia è sorella dell'amore ***


Ryo fissava un punto immaginario sul soffitto della sua stanza, ripetendosi instancabilmente le parole di Kaori, così come gli ultimi eventi accaduti. Ogni volta che cercava di chiudere gli occhi per dormire, quelle parole così dolorose al suo cuore riemergevano in modo risonante nel profondo del suo essere.
Come aveva potuto non vedere nulla, non sospettare nulla? Lui, il super sweeper numero 1 del Giappone, il professionista tra i professionisti! Era così cieco? Quando poteva essere successo? Era successo davvero solo una volta, come gli aveva detto Kaori? E in quali circostanze? Mick l'aveva amata, il suo amico, il suo cosiddetto migliore amico? Lui era stato la sua prima volta, quella che non avrebbe mai dimenticato! A triturarsi così la mente, sarebbe diventato pazzo. Ciò che lo faceva soffrire era che lei avesse scelto lui, l'altro, Mick.
Perché lui? Sì, perché lui?
Il suo migliore amico, suo fratello d'armi, suo fratello di cuore? Un altro gli avrebbe fatto sicuramente meno male.
No, perché volersi nascondere e mentire, lui o un altro non avrebbe fatto differenza, il risultato sarebbe stato lo stesso: doloroso e straziante.
Eppure lei non gli apparteneva! Non erano nemmeno una coppia, quindi perché reagiva così? Lui frequentava altre donne, quindi perché era così insopportabile che Kaori potesse frequentare qualcun altro? Semplicemente perché la considerava scontata, lei apparteneva a lui e a nessun altro, ed era stato così fin da quando aveva saputo che lei si era innamorata di lui, dall'istante in cui aveva messo gli occhi su di lei.
Chi l'aveva decretato? Lui, ovviamente!
Una rabbia insidiosa cominciò a scorrere nelle sue vene facendogli scuotere furiosamente i pugni contro le lenzuola che stava accartocciando. I suoi occhi neri traspiravano collera e odio contro il suo amico. Un debole raggio di luce riuscì ad attraversare le tapparelle e accarezzò il suo viso teso e il suo sguardo nero, rendendolo ancora più duro.
Quando aveva finalmente deciso di confessare i suoi sentimenti e il suo amore a Kaori, la vita e il destino si mettevano a burlarsi di lui? Quel viaggio avrebbe dovuto essere idilliaco, quello della loro unione, e si era trasformato in quello della loro separazione. Come affrontarli, come guardare lei soprattutto dopo tali rivelazioni? Come guardarla negli occhi senza provare rabbia, ma soprattutto animosità e risentimento.
Come guardare lui senza provare la rabbia e l'odio che sentiva verso di lui?
Ucciderlo era ciò che voleva fare, ucciderlo per far fuori il dolore e la sofferenza che stava provando, che gli aveva inflitto, che gli infliggeva e che l'avrebbe sempre inflitto fino alla fine della sua vita. Non voleva nemmeno sapere come era iniziato tutto, non voleva, voleva solo mettergli le mani attorno al collo e aumentare la pressione. Voleva ucciderlo. Ma la verità era che moriva dalla voglia di sapere, di sapere ciò che non era stato in grado di rilevare e riconoscere: il tradimento nella sua piena forma.
Ucciderlo avrebbe risolto il problema?
Ucciderlo avrebbe fatto sparire il dolore?
No, avrebbe solo fatto da velo sul momento, il dolore era troppo inciso in lui, nel suo cuore come un tatuaggio sulla pelle. Lo avevano marchiato per sempre. Non sarebbe mai stato in grado di liberarsi da quella sensazione di tradimento. Mai più, e il tempo non avrebbe fatto nulla, senza parlare della gelosia che lo rendeva facile preda della follia. Sì, stava diventando pazzo, era già folle di gelosia. Quella sensazione lo faceva sentire sminuito, inferiore rispetto al normale, ed era una cosa che detestava. Prendeva coscienza che era come gli altri, era umano nonostante il freddo e l'oscurità che in quel momento sentiva nel cuore. Per non parlare della fiducia, che concedeva a pochissime persone, e si vedeva un'altra volta catturato dal destino. Il mondo si restringeva un po' di più intorno a lui, murandolo nella sua oscurità.
Odiava lei per quello che aveva fatto, per quello che aveva osato fare per quanto lui non se ne fosse privato in quei sei lunghi anni.
Odiava lui per aver ceduto, per averla distolta da lui.
Perché era così brutto quando una cosa toccava personalmente? Kaori sentiva lo stesso dolore quando lui passava la notte fuori? Certo che sì, e anche di più.
Era stato tradito dalle due persone che più amava al mondo. La sua prude, timida e riservata Kaori non era in effetti diversa da tutte le altre donne frivole che lui incontrava, gli aveva appena mostrato un aspetto della sua persona che lui non conosceva. Era infida, bugiarda e arrivista, approfittando dello stress della sua amica Kazue per andare a scopare con il suo ex partner. Lei che lui riteneva così onesta, così innocente e così vera, così...
E Mick non era migliore, sapeva che in fondo sentiva ancora dei sentimenti per la sua partner, ma non avrebbe mai creduto che fosse capace di passare all'azione, di approfittare della situazione sapendo che Kazue se n'era andata, anche se lei lo aveva lasciato, non avrebbe mai dovuto mettere gli occhi sul suo angelo, lei era sua e di nessun altro. Lui e Mick lo sapevano meglio di chiunque altro. Eppure ciò non gli aveva impedito di...
Il tradimento era un veleno pericoloso perché richiamava vendetta, ogni parte del suo corpo chiedeva vendetta. Lui non avrebbe dovuto sentire nulla, lui e Kaori non erano una coppia, solo partner di lavoro come a lui piaceva dire, e allora perché faceva tanto male? Sebbene continuasse a ripetersi di non avere una relazione con Kaori, il dolore non diminuiva.
Perché non poteva impedire quell'insidiosa crepa nel suo cuore che lentamente guadagnava terreno su tutto il suo corpo? Sì, perché?
Semplicemente perché l'amava da morire, e anche se lo sapeva già, ne fu consapevole solo in quel momento, e non capiva come lei avesse potuto, amando lui, desiderare un altro. Sì, ora sapeva cosa significava amare, amare fino a morire per il dolore, amare fino a consumarsi sul posto tanto faceva male, amare una donna che aveva amato un altro.
Il dolore del cuore, quello non poteva essere guarito. Il dolore del cuore, quello che faceva sentire vivi ma, oh, così infelici perché deboli. Era debole contro quel sentimento, al di là della debolezza fisica, ciò che prevaleva era la sua debolezza mentale perché non sapeva come reagire alla situazione, non avendola mai sperimentata. Kaori era la sua prima debolezza, il suo primo tradimento ma soprattutto il suo primo squarcio. Quello che spingeva a vedere le cose in modo diverso, in un modo ristretto per poter calmare la rabbia, la vendetta che si risvegliava e reclamava la vittoria.
Come aveva osato quello squallido americano da quattro soldi, quella piccola feccia, quel bastardo, con che coraggio gli aveva fatto quello? Come aveva osato mettere le mani su Kaori? Fuori di sé, Ryo gettò via le lenzuola e si raddrizzò con difficoltà. Nell'acqua non aveva potuto sfogarsi per paura di aggravare la situazione, ma ora era diverso. Nell'intimità di quella stanza, poteva dare libero sfogo alla sua rabbia, al suo furore, al risentimento verso Mick Angel. Voleva rompere tutto. L'immagine di una Kaori nuda intrecciata tra le braccia di quel traditore del suo migliore amico non lo mollava, qualsiasi cosa facesse. Avrebbe dovuto essere lui quell'uomo, avrebbe dovuto essere lui a farle scoprire l'amore, i piaceri carnali, e invece a lui toccavano solo rimpianti, risentimento, amarezza e sofferenza. Si sentiva diviso tra il suo amore appassionato e passionale per Kaori e la sua amicizia per Mick, trasformata nel giro di pochi secondi in un'animosità mal repressa. Non aveva avuto l'audacia e il coraggio di seguire gli impulsi del suo cuore e quello era il risultato, un altro lo aveva preceduto. Pensandoci, allargò gli occhi, serrò i pugni e sentì il suo cuore battere selvaggiamente. Lo stupore lo mise a tappeto.
Come reagire ora? Far finta di niente? Mai. Aveva riposto così tanta speranza in quel viaggio, aveva sperato di poter far nascere la loro coppia, potendola abbracciare, sussurrandole nell'orecchio quanto l'amasse e invece...stava diventando pazzo e l'impotenza lo rendeva ancora più collerico.
Ecco come un banco di squali aveva deciso il loro destino. Doveva ringraziare la provvidenza di averli messi sul loro cammino o al contrario ridere della fatalità che gli era caduta addosso?
Con uno sguardo infuocato e determinato, Ryo riuscì ad alzarsi appoggiandosi al letto e, zoppicando, riuscì a fare qualche passo per la stanza in barba agli ordini del Doc, quando la porta della sua stanza si aprì su un Mick dal superbo sorriso sulle labbra, felice di rivedere il suo amico cosciente e soprattutto in piedi. Aveva temuto il peggio per la sua gamba.
"Salve, vecchio fratello" disse gioviale, andandogli incontro, "era ora che ti svegliassi" fece facendo due passi nella stanza. "Come ti senti? Dovresti stare a letto e non sforzarti. Aspettavi una bella infermiera che ti svegliasse con un dolce bacio, non devi aspettare, sono qui" disse, allungando le labbra.
La porta della stanza rimase socchiusa mentre Mick andava dal suo amico per aiutarlo a tornare a letto. Lui era al culmine.
Ryo teneva la testa bassa, guardando il pavimento con interesse per controllarsi. Il suo respiro alla voce del suo amico divenne pesante mentre tutto il suo corpo si irrigidiva. Vedendo che la sua mano gli si avvicinava, disse:
"Non toccarmi" suonò la sua voce profonda. Strinse la mascella mentre tutto il suo corpo si contrasse quando la mano di Mick si posò sulla sua spalla. Ryo si allontanò rapidamente, lasciando Mick nella totale incomprensione. La voce d Ryo era asettica. Al contatto, Ryo non riuscì a controllarsi, fu più forte di lui, strinse il pugno e colpì Mick in faccia. Non aspettandosi tale accoglienza, Mick vacillò all'impatto e fece due passi indietro, con la mano sulla mascella.
"Ma sei malato!" gli urlò, completamente scosso dalla reazione del suo amico che non si spiegava e che trovava eccessiva. "Il sole ti ha colpito troppo forte! Perché l'hai fatto?"
Il viso di Ryo era deformato dalla rabbia. Come osava presentarsi davanti a lui dopo quello che aveva fatto, col sorriso sulle labbra come se non fosse successo niente, come se non lo avesse tradito? Eppure la rivelazione era uscita proprio dalla bocca della sua partner.
Come osava comportarsi così?
Come osava presentargli quel viso amichevole quando lo aveva pugnalato alla schiena?
Ryo gli puntò il dito e lo sguardo scuro che gli lanciava lo bloccò. Mick poteva vedere così tanto odio nei suoi occhi neri, mescolato a rabbia, rimanendone destabilizzato. Ryo non riusciva a contenere il flusso di odio che aveva solo bisogno di essere esteriorizzato, di esprimersi con virulenza tramite i pugni, in mancanza della sua Python.
"Tu...tu che ti dicevi mio amico" ruggì Ryo con tono di rimprovero, puntandogli sempre il dito mentre stringeva i denti.
"Perché usi il passato? Io sono tuo amico" insistette Mick sull'ultima parte della frase, accarezzandosi la mascella.
"No, tu eri mio amico" fece Ryo. "Ieri eri mio amico..." si zittì marcando un lungo silenzio prima di aggiungere, senza distogliere lo sguardo, "Oggi non sei niente, nient'altro che un traditore. Mi fidavo di te" Ryo abbassò il dito accusatore con cui lo indicava e chiuse il pugno con rabbia. Era il simbolo della rottura che stava avendo luogo. A un amico avrebbe teso la mano, ma a un nemico avrebbe presentato il pugno, e così spazzava ogni dubbio. Ryo stava abusando e attingendo alle sue ultime forze, ma nonostante ciò, in quel momento voleva essere giudice, giuria e soprattutto il boia.
"Ryo, non capisco niente" mormorò Mick continuando a massaggiarsi una mascella. Fece un passo nella sua direzione ma Ryo lo fermò immediatamente, sorprendendolo completamente.
Non l'aveva mai visto così furioso, faticando a controllare le sue emozioni e la sua respirazione. Mick aveva l'impressione che fosse una bomba a orologeria pronta a esplodere in ogni momento.
"È meglio che tu stia lontano da me, per il tuo bene" disse la voce carica di odio dello sweeper mentre il suo sguardo lo murava nell'incomprensione.
"Dannazione, vuoi dirmi cosa sta succedendo e di cosa mi stai accusando?" gridò l'altro a sua volta, stava seriamente iniziando a stancarsi della situazione e dell'aura nera e devastante che circondava il suo amico. Sentì tutta la tensione che emanava dal suo amico e dalla sua aura che gradualmente diventava più oscura. Stava per esplodere, le sue spalle ne erano testimoni, continuando a tremare. L'atmosfera della stanza era pesante ed elettrica.
"Hai il coraggio di presentarti di fronte a me e di chiedermi come sto dopo quello che hai osato farmi?" Ryo fece allora un passo nella sua direzione, zoppicando e vacillando, gli occhi neri iniettati di sangue, sporgenti e minacciosi. Mick non l'aveva mai visto così, nemmeno negli anni più bui del loro passato, mai.
"Ma io non ti ho fatto niente Ryo" rispose Mick con calma, continuando a massaggiarsi il mento e abbassando lo sguardo. "Se è perché abbiamo ritardato con i soccorsi, mi dispiace, ma abbiamo fatto il più velocemente che potevamo vista la distesa d'acqua che dovevamo coprire"
Ryo non l'aveva risparmiato e non aveva usato mano leggera. Stava cercando di fare appello ai suoi ricordi per sapere cos'aveva potuto fare per metterlo in un tale stato e in una tale rabbia, ma non trovò niente.
"Smettila di prendermi per il culo e guardami quando ti parlo"
Nonostante l'autoritarismo che Ryo mostrava nella voce, Mick rimase sprofondato nei suoi pensieri, avendo la capacità di esasperare Ryo al massimo, pensando che stesse cercando di trovare una menzogna, una via di fuga dalla situazione. Guadagnando tempo per costruire una verità che lo coprisse.
"Non capisco davvero niente di questa situazione e ancora meno so quello che stai dicendo e di cui mi accusi"
Di fronte a quella risposta, l'intero corpo di Ryo si contrasse di nuovo. Lo fece uscire di senno. Voleva dunque inoltrarsi nel ruolo dell'ignaro, interpretando l'innocente, da bravo alleato, negando tutto, non assumendosi le responsabilità delle sue azioni. Giocava a fare quello che non sapeva. Se c'era una cosa di cui Ryo aveva orrore era scappare via dalle proprie azioni, non assumerne le conseguenze, e Mick lo deluse al massimo livello. Non l'avrebbe mai pensato capace di una cosa del genere. Aveva sempre pensato che fosse un uomo d'onore come lui, ma apparentemente aveva torto, l'inganno con Kaori ne era una prova.
"Piantala con la tua facciata, Kaori mi ha detto tutto" rivelò Ryo senza distogliere lo sguardo mentre con le labbra disegnava un piccolo sorriso, che risultava falso rispetto al suo atteggiamento. "Non ci sono più segreti, quindi smettila di fingere o di fare quello che non capisce"
Era un sorriso pieno di amarezza, un sorriso beffardo, Ryo lo prendeva in giro a causa della propria cecità e stupidità. Non aveva previsto niente, lui il migliore dei professionisti, il migliore tra i migliori. Quel triste fatto lo fece sorridere, sì. Da un punto di vista professionale non gli sfuggiva niente, passava ancora e ancora la lente d'ingrandimento per essere sicuro di non perdere nulla, non lasciando nulla al caso, ma dal punto di vista personale tutto andava a rotoli per quanto era cieco, e neanche, un cieco avrebbe saputo vedere quello che lui non aveva visto, che non aveva saputo, o che non aveva voluto vedere. Non lo sapeva più.
"Che ti ha detto Kaori? Avanti, parla, ti ascolto. Vuoi parlare, insomma!" si fece trasportare Mick dal nuovo silenzio che si era appena messo tra loro, "Spiegami chiaramente di cosa mi accusi perché non lo capisco proprio" fece di fronte all'improvviso silenzio del suo amico che lo accusava di qualcosa, che lo aveva colpito e da cui sentiva tutto l'odio fluttuare verso di lui. Mick guardò di nuovo Ryo, nei suoi accecanti, impetuosi occhi neri che riflettevano la veridicità delle sue parole. Ryo era sicuro di quello che aveva detto. Sì, Mick scoprì che Ryo non stava scherzando, urlava per la sincerità e il suo malessere trasudava da ogni poro della sua pelle, dal suono della sua voce, dai suoi sguardi assassini e specialmente dai pugni che serrava convulsamente, graffiandosi quasi la pelle.
"Mi ha raccontato tutto" finì per dire a Ryo in un sussurro di rassegnazione, voltandosi da lui tanto la fatalità cadeva sulle sue spalle. Non poteva farci più niente, quello che era successo era successo e poteva dire o fare qualsiasi cosa, nulla sarebbe cambiato. Si era svegliato troppo tardi. Quasi rassegnato, abbassò le spalle e piegò leggermente la schiena, il viso nascosto dai capelli. Si sentiva stanco.
"Che ti ha detto Kaori per metterti in questo stato, sputa il rospo! Avete litigato mentre eravate in mare?"
"Pugnalato dalle due persone che più amavo al mondo" fu il quasi sussurro di Ryo, più per se stesso che per Mick, come un'evidenza, una triste fatalità, prima di scoppiare a ridere per la propria stupidità.
"Ryo, vuoi parlare, non ne posso più, tutto questo mistero inizia davvero a seccarmi" non riuscendo più a far fronte alla situazione, Mick riempì la distanza fino a Ryo e si piantò di fronte a lui, a circa un metro. "Cos'ho fatto per meritare il tuo odio e la tua rabbia?"
Ryo non sopportava il viso di Mick davanti al proprio, e stava per voltarsi completamente quando Mick lo costrinse a guardarlo per non farlo scappare né dai suoi occhi, né dalla discussione. Era troppo per Ryo. Sì, era troppo per Ryo, non poteva sopportare che lo prendesse per il culo apertamente e soprattutto che lo toccasse. Lo afferrò per il colletto della camicia e lo spinse violentemente contro il muro, dimenticando completamente la gamba ferita e le condizioni del suo ginocchio su cui non doveva appoggiare. Mick lo lasciò fare, non fece il minimo gesto. Se era così che avrebbe ottenuto risposte alle sue domande, alla situazione e al comportamento brusco e violento del suo amico, avrebbe sopportato. Non era la prima volta che Ryo lo colpiva, che si batteva con lui, e sicuramente non era l'ultima, ma, nelle sue condizioni, non poteva restituirgli i colpi. Doveva impegnarsi per svelare tutta la faccenda. Quello che i due uomini non videro, troppo assorti nella loro discussione, era che sulla soglia della porta c'era un'infermiera, e non una qualunque. Kazue era in piedi, di fronte alla porta aperta, con lo stetoscopio tra le mani. Stava facendo il giro delle visite ed era il turno di Ryo. Vedendoli litigare in quel modo, si dissuase dall'entrare nella stanza. Era una lite tra uomini ed entrambi dovevano regolarsi da soli. Inoltre la tensione che regnava la spaventava. Quelli che aveva di fronte non erano due uomini ordinari, ma due sweeper, due predatori pronti a combattere e ugualmente formidabili.
Con una calma quasi olimpica, Mick guardò l'amico e parlò tranquillamente.
"Cosa ti ho fatto, Ryo, per meritare questa rabbia, questo odio e questi colpi? Cos'ha potuto dirti Kaori per metterti in questo stato, perché questa rabbia e questo atteggiamento verso di me?"
Ryo sospirò quasi con rassegnazione e frustrazione mentre stringeva le dita sul colletto della camicia dell'amico. Frustrato, avvicinò il viso al suo finché non gli toccò la guancia. E lì, con voce strangolata, disse senza guardarlo negli occhi, non riuscendoci:
"Come hai potuto andare a letto con Kaori? Come hai potuto andare a letto con Kaori?" disse Ryo con voce carica di odio mentre il suo viso si deformava per la rabbia.
Lo disse due volte, il suo respiro caldo scese sulla guancia di Mick come una campana funebre che cadeva su un uomo condannato a morte, mentre l'altro spalancava gli occhi per lo stupore e le sue mani si rilassarono, mentre Ryo si allontanava da lui e piantava il suo sguardo insondabile in quello dell'altro, per vedere la sua reazione, o piuttosto la sua mancanza di reazione. Gli occhi di Ryo brillavano di quel particolare bagliore che annunciava l'oscurità della morte. Mick rimase immobilizzato, insicuro di aver sentito le parole del suo amico. Gli occhi sporgenti, le mani su quelle del suo amico intorno al suo collo per fargli allentare la presa, lo guardò senza capire. Fu solo quando Ryo strinse la pressione intorno al suo collo e la sua trachea fu compressa che Mick uscì dal suo torpore e mutismo. Mick stava soffocando, Ryo stava stringendo le mani attorno al suo collo, guidato dalla rabbia e soprattutto dalla gelosia, mentre la realtà lo colpiva.
Kazue, che era sulla soglia della porta, sentendolo lasciò cadere lo stetoscopio sul pavimento. Il rumore assordante avrebbe dovuto attirare l'attenzione di entrambi, ma non servì a niente. Erano nella loro bolla, una bolla, una bolla urlante di verità che entrambi facevano fatica ad assimilare per ragioni diverse.
La donna sentì il cuore battere a un ritmo sfrenato e la respirazione divenne subito più difficoltosa. Si sentiva come svuotata dalla vita e dall'energia, mentre un freddo profondo la invadeva. Il suo sguardo si offuscò di fronte alla realtà delle parole dette da Ryo. Sentì il pavimento aprirsi sotto i suoi piedi e un ronzio nelle orecchie. Stava sprofondando in un abisso senza fondo. Le parole continuavano a risuonare nella sua testa, martellandole il cranio, aveva l'impressione che sarebbe esploso tanto l'urto era violento, mentre la sua cassa toracica si sollevava con difficoltà, dandole l'impressione di soffocare. Sentendosi vacillare, si appoggiò allo stipite della porta senza distogliere lo sguardo dai due uomini, lo sguardo appannato e che esprimeva tristezza e dolore nel dover apprendere la notizia in quel modo.

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Capitolo 13
*** 13. Affermazioni e smentite ***


"Ho...cosa...ma insomma...io non ho..." si mise a balbettare Mick, completamente sopraffatto e soprattutto colto alla sprovvista.
Cos'aveva appena detto Ryo? No, impossibile, faceva fatica a capire ciò di cui il suo amico lo stava accusando, eppure...la sua reazione non mentiva. Kaori non aveva potuto dirgli una cosa del genere. Non l'avrebbe mai fatto...eppure...
Ryo gli stava tagliando le gambe, lasciandolo senza voce, il tempo che il suo cervello assimilasse quella notizia.
Mick era completamente sconcertato. Come erano arrivati a quel punto di non ritorno? E soprattutto perché? Cos'aveva spinto Kaori a fare quella scelta? Doveva calmarsi e cercare di far ragionare il suo amico. La situazione stava peggiorando nel corso di lunghi secondi e minuti. Doveva riprendersi, velocemente, molto velocemente.
"Certo è una cosa che ho sognato" si difese questo, "è una delle mie più grandi fantasie, ma non si è spinta mai oltre, non è mai andata oltre che nella mia testa, proprio come te con Kazue. E osa dirmi che non ci hai mai pensato!"
Nonostante la pesante stanchezza e i muscoli indolenziti iniziassero a farsi sentire, Ryo aumentò la pressione attorno al collo di Mick. Mick allora realizzò attraverso lo sguardo che Ryo credeva in quello che diceva. Pensò molto rapidamente, cercando di trovare una spiegazione all'accusa, ma non gli venne in mente niente. Poteva essere...no!
Mick soppresse un brivido che gli attraversò la spina dorsale, un brivido che non sfuggì a Ryo, ma che non sapeva quale significato attribuirgli.
Un brivido d'orrore per essere stato smascherato dopo avergli gettato la verità in faccia.
Un brivido di stupore per le parole pronunciate, che tradiva la sua innocenza.
Mick riacquistò la calma e cercò di liberarsi dalla presa di Ryo, ma lui non voleva lasciarlo andare. Non voleva lasciarlo sfuggire dal suo sguardo e dalla discussione, o meglio, dalle accuse di cui era soggetto e dalla verità. Ryo interpretava così il suo atteggiamento, sentiva l'impulso di Mick ad allontanarsi come una fuga, quando invece gli doveva una spiegazione. Una fuga per riprendere fiato perché Ryo lo stava strangolando ma soprattutto per cercare di prendere tempo. Il ginocchio gli faceva terribilmente male, ma lui resistette nonostante il dolore pulsante. Non l'avrebbe lasciato andare prima che quella faccenda fosse stata chiarita. Allora Mick lo affrontò, coraggioso e temerario, immergendo i suoi occhi seri in quelli quasi omicidi del suo amico mentre gli copriva le mani per fargli mollare la presa.
"Tu eri mio amico e hai osato...hai osato scopare con Kaori e tradirmi?" disse Ryo con la mascella contratta per la rabbia.
Ripeterlo gli faceva male. Aveva finalmente detto le parole tanto desiderate e temute da Mick, così da poter essere ascoltato da tutti. Era estremamente doloroso per lui che quella sordida rivelazione fuggisse dalle sue labbra perché, per Ryo, tutto ciò era indecente, tutta quella storia era indecente, piena di bugie e tradimenti.
"Sei andato a letto con Kaori quando ti eri lasciato con Kazue. Kaori mi ha detto tutto, è inutile negare" disse stringendo la pressione delle mani contro la sua camicia. Il respiro di Ryo era pesante e spasmodico e i suoi occhi erano fiammeggianti. I suoi occhi trasudavano non più e non meno che odio, un odio devastante che aveva solo bisogno di essere esteriorizzato.
"Cosa stai insinuando...?" chiese Mick con voce calma mentre la sua espressione di stupore sparì completamente, lasciando il posto a un viso più serio ed ermetico.
Mick si rese conto che non poteva uscire da quella faccenda senza correre il rischio di esserne ferito, sia lui che la sua vita di coppia. La fuga era impossibile, Ryo era il più grande tra gli sweeper, come potersi comportare con uno sweeper implacabile, anche se era più indebolito rimaneva molto forte, troppo forte. ,
Se la difesa non funzionava, doveva contrattaccare in un altro modo. Nell'arte della guerra si sapeva che la migliore delle difese era l'attacco, e aveva solo quella soluzione a disposizione.
"Che hai avuto un'avventura di una notte con Kaori! Una notte veloce, conoscendoti" disse con tono pieno di sarcasmo.
"Aspetta, come puoi dire una cosa del genere?" Mick lasciò le sue mani e gliene appoggiò una sul petto per calmarlo ma anche e soprattutto per allontanarlo. "Non sono andato a letto con Kaori, non so perché te lo abbia detto, ma avrà sicuramente avuto una buona ragione, sì, doveva avere una buona ragione"
La voce di Mick era sicura così come il suo tono di voce. Era difficile per Ryo sapere se stesse mentendo o se stesse dicendo la verità. Niente nel suo atteggiamento usciva dalla normalità, nulla lo tradiva, nulla trasudava.
"Dovrai chiarirti con lei. E anche se l'avessi fatto, cosa ti importerebbe, non siete una coppia. Non fai che gridare ad alta voce che lei è l'unica al mondo che non ti interessa! Allora, dimmi, cos'è che ti dà fastidio?" gli chiese, con aria di sfida, senza agitarsi. Ryo era terrificante, ma anche lui era uno sweeper di pari livello, difficile da intimidire.
"Mick, stai zitto!" urlò Ryo con voce sibilante, contenendo a fatica il bagliore rabbioso che aveva negli occhi.
"Sei talmente geloso da non provare nemmeno a conoscere la verità. Eppure sei un detective, il tuo compito è raccogliere informazioni prima di emettere un giudizio e un parere finale. Ti accontenti di quello che ti viene detto, ma secondo quali fatti, Ryo? Cos'è che ti infastidisce nel fatto che Kaori possa frequentare altri uomini? Il vero problema è che si tratta di me? Confessa! Non è affare tuo!" gli disse senza battere ciglio.
"Hai il coraggio di chiedermi perché mi dà fastidio?"
"Sì, cosa ti dà fastidio nell'idea di me e Kaori che facciamo l'amore? Nell'idea che lei possa frequentare un altro uomo?"
"Perché tu lo sai meglio di chiunque altro..." Ryo strinse la pressione che esercitava intorno al suo collo. "Lo sai..."
"So cosa? Dillo!"
"Lo sai..." gli occhi di Ryo erano neri, sporgenti e insanguinati e mostravano a che punto Mick lo stava spingendo. Perché voleva farglielo dire, perché insistere, perché costringerlo a dire quelle parole?
"No, non lo so! Non me l'hai mai detto!"
Mick lo spinse al limite, lo sfidava perché voleva sentire dalla sua bocca i veri motivi per cui era in quello stato di rabbia. Si fissarono l'un l'altro cercare di perforare l'oscurità che possedeva entrambi i loro sguardi. Ryo indugiò sul suo respiro, sull'espressione dei suoi occhi, sui suoi gesti ma nulla tradiva Mick, era perfettamente in grado di mostrare un grande controllo, cosa che non avveniva in Ryo, immerso nella rabbia e nel dolore. In quel momento, non aveva più nulla del grande sweeper, era un uomo, un semplice e ordinario uomo sopraffatto dai suoi sentimenti.
Di fronte alla replica del suo amico, Ryo serrò le mani attorno al suo collo e cominciò a piantare le dita attorno alla gola del suo ex partner. Mick aveva appena superato i limiti e lui aveva terminato la pazienza. Insinuava indirettamente di aver fatto bene e che la cosa non la riguardava, che lui non aveva voce in capitolo. Lui, che sapeva meglio di chiunque altro che l'amava oltre ogni ragionevolezza, fino a morirne, come poteva infierire, agendo in quel modo alle sue spalle, conoscendo i sentimenti che provava per la sua partner?
"Su cosa ti basi per dire una cosa del genere? Sulle parole di una donna disperata alla deriva da più di 20 ore, colpita dal sole" chiese Mick, soffocando.
"Non faccio che basarmi sulle parole e sulle rivelazioni di Kaori, giungendo alla conclusione" rispose Ryo stringendo i denti per lo sforzo che stava compiendo.
"Vuoi uccidermi Ryo..." chiese Mick a corto di fiato, con la respirazione a scatti, "Fallo", lo sfidò con difficoltà. "Non è questo il modo con cui potrai eliminare la rabbia e il dolore che ti stringono il cuore. Perché è il tuo cuore ad esserne toccato e a sanguinare, Ryo, e fa male, non è vero? Il dolore dei mortali, quello che ti rende un uomo comune, il più ordinario che ci sia. Chi l'avrebbe creduto! Tu e Kaori non siete una coppia, in base alle ultime notizie, quindi va a letto con chi vuole. Io non l'ho fatto, non farei mai una cosa così ad un amico. Mi conosci molto male se pensi che potrei essere capace di una cosa del genere" rispose Mick con voce dura. Mick sperava di riuscire a far ragionare il suo amico, voleva convincerlo della sua innocenza, ma per quello doveva crederci lui stesso...
Fuori dalla stanza, era troppo per Kazue che sentiva che le sue gambe non l'avrebbero più sostenuta. Si voltò senza rendersi conto di quello che stava facendo, voleva solo scappare da quel corridoio e soprattutto da Mick. Andare all'esterno dell'edificio perché cominciava a soffocare. Le parole di Ryo continuavano a risuonare nella sua testa e nel suo cuore. Di tutto ciò che era stato detto, aveva impressa solo una cosa: il tradimento di Mick. Era andato a letto con Kaori, la sua migliore amica. Si voltò lentamente e si trovò faccia a faccia con Kaori, che resto in silenzio di fronte alle lacrime della sua amica. La fissò per lunghi secondi, poi la prese per mano e la tirò dietro di lei. Anche lei aveva assistito alla discussione dei due uomini dalla soglia, dietro Kazue. Questa era così sconvolta che la lasciò fare, incapace di reagire. Avrebbe dovuto essere arrabbiata, avrebbe dovuto sentirsi tradita, avrebbe dovuto gridarle addosso e liberarsi dalla sua presa, avrebbe dovuto schiaffeggiarla, rifiutarsi di seguirla, ma lo sguardo dolce e rassicurante di Kaori la lasciò incapace di reagire. Kaori le sorrise e fu sufficiente a calmare la tempesta che si stava svegliando in lei. Qualcosa nel profondo dei suoi occhi la spinse a seguirla senza opporre alcuna resistenza, senza correre via, come avrebbe voluto fare, senza farle domande. Con l'altra mano, Kaori si asciugò le lacrime rimaste agli angoli degli occhi per i dolorosi ricordi di ciò che era successo, poi entrò nella stanza di Ryo seguita da Kazue, ancora sconvolta per quanto detto. Videro i due uomini pronti a uccidersi a vicenda.
"Ryo, lascia Mick! Subito!" la voce sommessa di Kaori si udì nel profondo silenzio che avvolgeva la stanza, risuonando comunque un po' autorevole. Sembrava calma e serena in apparenza, in terribile contrasto con ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi e con l'atteggiamento dei tre protagonisti in quella stanza. La tensione era palpabile e l'aria elettrica.
I due uomini girarono la testa nella sua direzione nello stesso momento, e Ryo allentò un po' la pressione che esercitava sul collo del suo amico quando vide Kaori. Era pallida, le sue labbra erano secche e screpolate, il sole non l'aveva risparmiata, per non parlare degli occhi cerchiati e stanchi. Aveva le guance arrossate a causa del sole e dell'acqua salata del mare che l'aveva fatta grattare, in tremendo contrasto col pallore del resto del viso. Era lì davanti a lui e non sembrava essere ferita. Sentì un immenso sollievo nel vederla di fronte a lui perché lo rassicurò sulle sue condizioni, ma anche un freddo interiore che gelò tutta la gioia provata al momento. L'attesa era stata lunga e il dolore lo aveva rosicchiato dentro.
Alla vista di Kazue, Mick si alzò in preda al panico. Vide che Kazue aveva pianto, e non osava guardarlo, evidente segno che aveva paura di scoprire la verità. Era turbata, sconvolta. Era in piedi dietro Kaori, che ancora la teneva per mano, le sue dita si intrecciarono a quelle dell'altra e il suo cuore batteva forte. Tentò di regolare il respiro per calmarsi. Kazue rimaneva immobile, dritta come uno stoccafisso, con le spalle abbassate e la testa verso il pavimento, per assicurarsi di non incontrare lo sguardo del suo uomo, attendendo perplessa il resto degli eventi. Voleva guardarlo per rassicurarsi, ma aveva paura di vedere tutta la sua colpa, paura di scoprire il suo tradimento e soprattutto paura di capire che tutto quanto era la pura verità.
"Kazue, guardami, per favore!" la implorò Mick di fretta, con voce leggermente tremante e lo sguardo spaventato dalla sua mancanza di reazione. A vedere il suo stato e il suo rifiuto di guardarlo negli occhi, era ovvio che avesse assistito a una buona parte del loro scambio. La loro relazione era a rischio. In quel momento, era come se lei lo respingesse, e faceva male.
"Ryo, per favore, lascialo andare!" si alzò di nuovo la voce morbida ma sicura di Kaori.
Lui allentò piano le dita prima di togliergli le mani dal collo con un gesto improvviso, facendolo sotto lo sguardo brillante di Kaori. Aveva pianto. Lei aveva creato quella situazione, toccava a lei disinnescarla e riportare tutto alla normalità. Cosa non avrebbe dato per tornare indietro, spazzare via la scena del conflitto che era stata lei a creare? Tornare indietro per cancellare tutto, cancellare tutto per ricominciare da capo in modo diverso, ricostruire quella parte della loro vita che li aveva fatti vacillare verso la rottura, su quella boa perduta in mezzo all'oceano. Sì, tornare indietro di qualche giorno, ma ovviamente era impossibile.
Poteva solo incolpare se stessa, era stata l'istigatrice di quel caos. Era l'unica responsabile, l'unica responsabile del dramma, e in quel momento erano altri a pagare per i suoi atti e le sue parole.
"Sei venuta a difendere il tuo amante" disse Ryo bruscamente, lanciandole un'occhiata fredda. Poi si rivolse a Kazue e la guardò con desolazione. "Mi dispiace che tu l'abbia scoperto così, Kazue"
Le cose cominciavano davvero male per Kaori. Cercò di mantenere la calma, tanto nell'atteggiamento quanto nell'aspetto, nel tono di voce e nelle parole. L'immagine che dava era quella di una superficie liscia, mentre all'interno c'era un vulcano, un panico assoluto, un insieme di crepe. Prima o poi sarebbe esplosa. Le sue guance impallidirono al termine 'amante' mentre le sue forze diminuivano in vista della battaglia che incombeva e che avrebbe dovuto condurre. Si stava preparando mentalmente per un enorme litigio, il più grande che la loro relazione avesse conosciuto fino ad allora.
"Kazue, te lo giuro su ciò che ho di più caro, non ti ho mai tradito" confessò Mick con tono supplichevole. Doveva credergli. Per tutto il tempo in cui erano stati insieme, non le era mai stato infedele, nemmeno una volta, anche se usciva tardi la sera per fare un giro dei bar.
Lo sguardo supplichevole che Mick lanciò a Kaori la emozionò. Per colpa sua, aveva tormentato entrambi. Ryo non apprezzò quello scambio complice perché ne era escluso. Generalmente quel tipo di sguardo lei lo riservava a lui, ma non quella volta, il che denotava un cambiamento verificatosi tra loro, e l'affinità che si era creata tra lei e Mick.
Kazue guardò Kaori e affondò il suo sguardo supplicante nel suo. Kaori era sua amica, non riusciva a credere che fosse capace di una cosa del genere, anche se allora lei aveva lasciato Mick...
Il silenzio di Kaori divenne sempre più pesante per tutti e per Kazue era pressante. Kaori si limitò a guardare Ryo senza fare un solo gesto, mentre pensava a quello che avrebbe potuto dire loro, dire a lui, misurando ciascuna parola che avrebbe usato in modo che non potesse essere riutilizzata contro di lei, per non ferire nessuno. Ma non ne aveva bisogno, la sola verità sarebbe stata necessaria per distendere l'atmosfera, solo la verità sarebbe servita per riconciliare tutti, ma poteva davvero rivelarla? Di fronte al suo silenzio, Ryo si voltò, voltò completamente le spalle a Mick e fece due passi per mettere distanza tra loro, ma soprattutto tra lui e Kaori. Ora le stava voltando le spalle, eppure Kaori non distolse lo sguardo dalla sua schiena, dalle sue spalle ampie e quasi arcuate, da quel corpo robusto e forte per cui lei si era battuta oltre ogni ragionevolezza. Era meglio rivelargli una volta per tutte la verità, ora, anche se solo una parte della verità. Come affrontare l'argomento? No, non poteva, li avrebbe lacerati ancora di più. Come dirgli allora che non sapeva nemmeno cos'era successo quella notte?
La reazione di Ryo le mostrava che non era ancora pronto ad ascoltare la verità, e vedendo l'angoscia di Kazue, si rese conto che nonostante si fossero riuniti, la loro coppia era ancora fragile. No, doveva rimanere nella negazione per il bene di tutti.
"Kaori, parla, spiega loro perché l'hai detto, le ragioni che ti hanno spinta"
"Mick..." disse Kaori piano, senza preoccuparsi di guardarlo e senza distogliere lo sguardo da Ryo. Osò dare una rapida occhiata a Mick e il suo sguardo le diceva, 'Kaori, tirami fuori dal casino in cui mi hai messo'.
I suoi occhi la imploravano. Aveva ritrovato Kazue, erano di nuovo insieme, e non voleva perderla una seconda volta. Lui, il super sweeper, era sopraffatto dagli eventi. In quel momento si sentiva un miserabile.
"Tesoro, ti giuro che..." avanzò verso Kazue con passo esitante e volle prendere la sua mano, ma lei si ritrasse e di fronte a quell'atteggiamento di rifiutò, lui tacque. Poteva leggere negli occhi della sua infermiera la tristezza ma soprattutto il dubbio, e non lo sopportava. Se c'era una cosa che voleva, era che lei non dubitasse dell'amore che provava per lei.
"Traditi dai nostri amici. Ci avete davvero preso per due imbecilli"
"Per parlare di tradimento, prima ci deve essere una coppia, Ryo, e da quanto so, io e te non siamo una coppia, quindi non capisco la tua reazione che è più che eccessiva"
"Non capisci la mia reazione" ripeté lui, stringendo i pugni.
Ryo rimase ferito, non erano una coppia, ma aveva infine deciso di rimediare. Anche se non condividevano lo stesso letto, erano una coppia dal punto di vista professionale e privato. Non era forse vero che lui si asteneva dal spingere il flirt troppo oltre, per rispetto verso di lei, ma soprattutto perché nessuna riusciva a soddisfarlo? Lei era incisa nel suo corpo e nel suo cuore, al punto da non riconoscere nelle altre donne le passioni e gli impulsi che lei sola poteva suscitare e far nascere in lui.
"Sì, non capisco la tua reazione" insistette lei.
"Kaori...così pudica e timida" la schernì. "La piccola santa illibata, sei brava a nasconderti. In fondo non sei diversa da tutte quelle donne da una notte che frequento per una bottarella. È vero, in fondo era tutto ciò che volevi, una bottarella rapida alle spalle, senza essere vista, senza che lo si sapesse"
Sentendolo, il sangue di Mick ribollì e lo costrinse a stringere il pugno. Ryo andava oltre i limiti. Entrambi conoscevano perfettamente Kaori da sapere che non era quel tipo di donna.
"Ryo, stai esagerando" disse Mick, stringendo i pugni di fronte alla mancanza di rispetto per Kaori. La rabbia e la gelosia lo accecavano, e tutto ciò che voleva era ferirla, farla soffrire come aveva fatto lei.
"Il prode cavalier Angel che difende la sua amante"
"Lascia stare Mick, sono abituata, è da sei anni che faccio pratica a questo gioco di insulti, tormenti e svilimenti incessanti"
Kaori, alle parole offensive del suo partner, riempì la distanza che li separava. Lui voleva ferirla e aveva raggiunto il suo scopo con quella risposta. Sembrava di gareggiare quasi a chi ferisse l'altro di più e in quel gioco Ryo eccelleva a differenza di Kaori, aveva alle spalle sei anni di pratica incessante e quotidiana. L'umiliazione stava lì, nel paragone con quelle donne di poca virtù che lui era solito frequentare per una sola notte. Ancora una volta le dimostrava che era maestro nel demolire una persona. Sì, aveva il dono di sminuirla al massimo semplicemente con le parole. Voleva urlargli e sbattergli un bel martellone addosso per far calare la pressione, oltre che per punirlo delle sue parole. L'angoscioso stress che continuava a crescere in lei stava per esplodere. Fece ciò che il suo cuore le disse in quel momento. Sollevò la mano e gli diede un terribile schiaffo che gli gettò il viso di lato, spazzando i capelli che gli ricaddero sul viso.
"Non ho fatto nulla di cui dovermi vergognare, contrariamente ad altri, non ho fatto nulla di ciò che mi accusi, e anche se l'avessi fatto non avresti il diritto di trattarmi così, ancora meno giudicarmi. Tu che non fai che ricordarmi che siamo solo partner di lavoro, e io sono una partner per la quale non hai rispetto. Tu puoi scopare a destra e a sinistra come ti pare, io invece devo indossare la cintura di castità. Anche se fosse successo, non ti riguarderebbe affatto, quindi non vedo il motivo di questa scenata. Non ti devo alcuna spiegazione, nessuna giustificazione. Non sono niente per te, quindi perché questa reazione eccessiva?"
In quel momento Ryo si rese conto di averla davvero ferita. Poi mise la mano sulla guancia dolorante e l'accarezzò, lentamente alzò la testa per affrontare il volto devastato dalle lacrime della sua partner. L'informazione finalmente raggiunse il suo cervello. Cosa gli aveva detto? Che non era andata a letto con Mick, non l'aveva detto chiaramente ma a parole sue. Non ci capiva più niente.
"Kazue, Mick ti ama, non ti farebbe mai una cosa del genere. Non dubitare del suo amore, mai. Non hai idea di quanto sei fortunata! Ti invidio" la voce di Kaori si ammorbidì di nuovo, ma la sua rabbia non si era placata. Disse tutto senza distogliere lo sguardo da Ryo, che per la prima volta si arrabbiò con se stesso per averle detto quelle cose orrende. Lei era sincera, il suo sguardo era traboccante di sincerità ma anche di tristezza. In quel momento, la tristezza e la delusione erano riflesse nei suoi occhi, oltre al dolore. Decisamente, non sarebbe cambiato mai.
"Perché?" fu l'unica parola che uscì dalla bocca di Ryo. Riassunse la situazione in cui erano tutti immersi.
"Tu avevi mollato, Ryo, ti eri arreso, ti eri rassegnato a morire. Mi hai lasciato sola. Sapevo che da sola non avrei avuto alcuna possibilità, in due siamo sempre più forti, quindi ho fatto l'unica cosa che sembrava ovvia e saggia al momento. Ti ho mentito. Ti ho detto di essere andata a letto con Mick. Sì, te l'ho detto, e se dovessi rifarlo, lo rifarei. Sapevo che dicendolo ti saresti arrabbiato, arrabbiato con Mick. E non mi sono sbagliata, per te è stato un buon motivo di ribellione. Dal momento in cui il tuo cervello ha assimilato l'informazione, sei tornato a combattere, e solo per poter regolare i conti con Mick. Sapevo che ti saresti arrabbiato abbastanza da desiderare di lottare solo per poterti vendicare e ucciderlo. Era rischioso ma ha funzionato oltre le mie aspettative. Ti conosco bene come tu conosci me"
Kaori si fermò e con la mano si asciugò le lacrime prima di riprendere.
"Ti sei messo a nuotare per Mick e non per me, sei salito su quella boa per Mick, non per me. Tu pensi di soffrire! Hai una vaga idea del mio dolore e della mia sofferenza quando ti sei arreso, quando mi hai abbandonata? Mick ti ha spinto a combattere, a sopravvivere, mentre per me hai rinunciato, io non ci ero riuscita"
Rendendosi conto che stavano vivendo un momento d'intimità, Mick prese Kazue per mano. Lei alzò la testa e incontrò lo sguardo amorevole e tenero del suo uomo. Lui fece un cenno del capo per dirle che dovevano lasciarli soli per risolvere il loro fraintendimento. Ora che l'equivoco era stato chiarito, non avevano nulla da fare lì. Anche loro dovevano spiegarsi. Lui strinse la sua mano ed entrambi lasciarono la stanza, lasciandoli soli di fronte ai loro cuori lividi.
"Come hai potuto lasciarmi sola, Ryo? Mi hai abbandonato dopo che avevi promesso che non l'avresti mai fatto" si diresse verso di lui. Era arrabbiata e la collera era diretta a una sola persona. Sì, era davvero furiosa, perché lui si era arreso, aveva mollato, era furiosa perché l'aveva lasciata indietro. Si mise a picchiargli il petto mentre urlava contro di lui. Ryo finalmente realizzò quello che le aveva fatto vivere. L'aveva abbandonata non a lungo, ma abbastanza da farla sprofondare nel panico totale. L'aveva lasciata sola, e anzi, in preda a un'orda di squali affamati.
"Come hai potuto farlo? Quindi ti interesso così poco, Ryo. Senza di te la mia vita non ha interesse"
Più lei piangeva, più lo picchiava forte. Lui le lasciò sfogare la rabbia che aveva accumulato, ma anche la paura che riversò fino ad esaurirla, collassando contro di lui.
"Perdonami, Kaori!"
Per la prima volta in vita sua implorava il perdono, riconosceva i suoi torti.
"Oh, no! È troppo facile, Ryo" rispose lei, accigliandosi. "Non pensare che te la caverai così facilmente. Ti odio per avermi abbandonato" riuscì a dire con un ultimo singhiozzo.
I loro corpi scivolarono a terra e Ryo le bloccò entrambe le braccia per calmarla. La premette a sé nonostante Kaori non volesse lasciarsi andare, ma lui era più forte. La cullò per lunghi minuti mentre le accarezzava i capelli.
Lei aveva fatto tutto per lui, perché vivesse. Aveva agito solo nel suo bene, privilegiando la sua vita prima della propria. E lui, povero idiota, non aveva fatto altro che urlarle addosso e tenerla a distanza. Lei si era comportata in modo eroico: gli aveva dato una ragione per vivere non riuscendo a farlo vivere per lei. Lo conosceva sicuramente meglio di chiunque altro, meglio di quanto lui conoscesse se stesso. Aveva trovato la ragione perfetta per fargli desiderare di vivere, per superare la sofferenza e i suoi limiti. E lui, da asino che era stato, non aveva capito, aveva abboccato all'esca che lei gli aveva teso.
"Sono solo un idiota" disse, abbassando la testa di fronte alla sua stupidità e stringendola maggiormente, dimenticando il dolore al ginocchio che stava piegando.
Rimasero per lunghi minuti nel massimo del silenzio ritmato dal pianto di Kaori e dai rimpianti di Ryo. Era certo, non la meritava. Sapeva solo farle del male e ferirla. Lei gli aveva salvato la vita, aveva combattuto per entrambi quando lui si era rassegnato. Avrebbe avuto difficoltà a farsi perdonare. Non riusciva a staccare gli occhi dalla sua schiena curva, che accarezzò dolcemente. Il pianto di Kaori alla fine si tranquillizzò, diventando meno eccessivo, e alla fine si addormentò tra le braccia protettive di Ryo. Lentamente lui la sollevò con difficoltà a causa della sua gamba e riuscì a condurla sul suo letto, dove l'appoggiò dolcemente. Le tolse una ciocca di capelli dal viso e le accarezzò la guancia per asciugarle i solchi lasciati dalle lacrime. Si sedette su una poltrona e la guardò dormire.
 
 
Mick, una volta uscito dalla stanza di Ryo, condusse Kazue fuori dalla clinica, vicino allo stagno. Un lungo silenzio avvolse entrambi, nessuno osò guardare l'altro. Fu Mick che decise di parlare per primo. Guardò l'acqua e il riflesso del cielo sullo specchio del laghetto. Si mise le mani nelle tasce e si lanciò, dopo un profondo respiro.
"Kazue, non ti ho mai tradita, non tradirei mai il nostro amore"
"Lo so"
"Sei arrabbiata"
"Per un momento sì"
"Non so perché Kaori glielo ha detto"
"Io lo so! Glielo ha detto perché lo ama e voleva salvarlo. Gli ha dato l'impulso di combattere, una ragione per non arrendersi, anche se non la migliore. La capisco, avrei fatto lo stesso al suo posto"
"Non sei arrabbiata con lei?"
Si girò lentamente e lo guardò.
"No!"
"E con me?"
"Nemmeno!"
Lui si avvicinò a lei e le sollevò il mento con la mano per immergere gli occhi nei suoi. Le prese l'altra mano e se la mise sul cuore.
"Allora tra noi è tutto a posto?"
"Sì, è tutto a posto" rispose lei timidamente e con voce calma.
"Quando ti ho vista entrare nella stanza di Ryo in lacrime, ho pensato di averti prso"
"Non mi perderai se rimarrai onesto con me, leale e fedele"
"Ti amo, Kazue"
"Ti amo anch'io Mick"
"Non ti lascerò più andare via da me"
"Non mi allontanerò più da te"
Si sciolse sulle sue labbra e la baciò languidamente finché non mancò loro l'ossigeno. Mick si allontanò lentamente dalla sua donna e appoggiò la fronte alla sua.
"Come credi che stia andando lì?" osò chiedere lei.
"Non lo so. Spero solo che Ryo capisca perché lei l'ha fatto e che Kaori gli perdonerà un'altra volta le sue parole"
"Perché deve essere sempre così complicato con loro?"
"È Ryo, non cambierà"
"Mi dispiace anche per Kaori. Lui non ha avuto la forza necessaria di continuare a lottare per lei, ma è sopravvissuto per vendicarsi di te. Lo trovo triste"
"Non giudicarlo troppo in fretta. Non sappiamo ancora cosa sia successo veramente. Penso soprattutto che abbia pensato di salvarle la vita, ha pensato solo a lei"
"Spiegati"
"Visto che era stato morso, sapeva che era solo questione di tempo prima che gli squali passassero alla carica. Io al suo posto avrei fatto di tutto per allontanarmi e conoscendo Kaori e la sua testardaggine, lei non avrà mollato facilmente. Lui ha dovuto rassegnarsi perché lei rimanesse insieme, ma con le sue ferite doveva essere difficile rimanere svegli. Ha dovuto pensare che, se lei fosse rimasta con lui, l'avrebbe uccisa"
"Spero di non vivere una situazione del genere. Invece di unirli, li ha separati"
"Non credo, amore mio. In questo momento penso che Ryo stia riflettendo molto e capendo che per lui Kaori sarebbe capace di un sacco di cose. Diventerà consapevole dell'amore che lei prova per lui. Non poteva capitare di meglio. Spero che lo farà svegliare per aprirle il suo cuore"
"Forse dovremo andare a vedere cosa sta succedendo"
"No, lasciamoli soli! Li vedremo domani"
"Torno al lavoro allora"
Stava per allontanarsi da lui, quando lui l'afferrò per la vita e la riportò a sé per baciarla languidamente.
"Non voglio lasciarti, amore mio"
"Nemmeno io voglio andarmene, ma devo farlo"
"Non hai dieci minuti?"
"Ti basteranno?" disse lei, alzando le sopracciglia maliziosamente.
"Saprò accontentarmi. Da esperto che sono, posso farti sentire al settimo cielo in meno di dieci minuti, mia bella"
Kazue abbozzò un sorriso birichino al suggerimento del suo uomo. Mentre la baciava, la guidò verso la dependance, un po' lontana dalla clinica e nascosta dietro ai cespugli. Con il piede e senza staccarsi dalla sua bella, aprì la porta e la spinse dentro, chiudendosi la porta dietro di sé e premurandosi di girare la chiave. La dependance veniva usata come magazzino, c'erano vecchi mobili che il Doc aveva cambiato, cartoni, vecchi camici di dottori e infermieri, e infine un letto che non sfuggì allo sguardo di Mick. Mentre infilava le mani nella scollatura della sua bella che iniziò a gemere sotto le sue carezze, la condusse sul letto e la piegò mentre slacciava l'ultimo bottone della sua camicetta, offrendosi alla vista il corpo perfetto di lei che indossava un completino rosa tra i più affascinanti. Lo sguardo infuocato che l'uomo portava su di lei le fece mordere il labbro. Rapidamente Mick si slacciò la camicia prima di stendersi sulla sua bella per afferrare le sue labbra, mentre nemmeno le sue mani rimanevano a riposo.

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Capitolo 14
*** 14. Coscienti prima, consapevoli dopo ***


Quella notte, Kaori la passò nella stanza di Ryo. Doc aveva fatto sistemare un altro letto accanto a lei per Ryo che non riusciva a dormire. Continuava a pensare al naufragio e a tutto quello che era stato detto da allora. Al ricordo della proposta seducente, audace ma anche indecente di Kaori, sorrise dolcemente. Per sfida, le aveva promesso di fare l'amore con lei. Il fatto di trovarsi in una situazione insolita e pericolosa spinge le persone ad agire e ad andare contro se stesse, le proprie idee e, nel caso di Kaori, a superare la timidezza dato che gli aveva fatto quel tipo di proposta. L'aveva davvero sorpreso in quel momento, sapeva che l'aveva fatto per distendere l'atmosfera e soprattutto per pensare a qualcosa di diverso dalla loro situazione disperata, ma doveva ammettere che era stato sorpreso, quando normalmente gli ci voleva molto di più.
Ora era preoccupato del suo risveglio, perché non sapeva cosa dirle, né come agire per disinnescare la situazione e la tensione che si era stabilizzata tra loro per colpa sua. Temeva che questa volta non gli avrebbe perdonato il suo comportamento e le sue parole. E dire che quelle vacanze avrebbero dovuto essere paradisiache, e invece si erano trasformate in un incubo. Il peggiore della sua vita. Aveva talmente paura, una paura irrazionale che lei si arrendesse, l'aveva spinta al limite ancora una volta e aveva paura che questa volta avesse esagerato. Lui si era arreso, strappandole quasi brutalmente le ragioni che l'avevano poi spinto a battersi per loro, per se stesso...per lei. Aveva paura che lei non volesse più...che non volesse più credere, più sperare, che semplicemente non avesse più voglia.
Ripensandoci, si rese conto che lei aveva ragione, se lui aveva combattuto, se non aveva rinunciato era soprattutto a causa di Mick e non per lei. Si era salvato, ma la ragione della sua sopravvivenza non era quella giusta, non era stata Kaori ma Mick. Solo per fronteggiarlo, per riversare su di lui la sua rabbia e il suo odio. Si rese conto che il suo atteggiamento le aveva fatto terribilmente male e l'aveva ferita. L'aveva abbandonata, si era rassegnato a morire invece di voler vivere per e con lei. Doveva la sua vita a una futilità perché, a sistemare gli eventi nel loro contesto, il fatto che lei fosse andata a letto con Mick era un'inutilità, era nulla rispetto all'essere completamente persi in mezzo all'oceano circondati da squali, rispetto alla proposta di lei, tra le più allettanti, a cui lui aveva risposto favorevolmente. Ma di tutto ciò a lui era importato solo una cosa, il fatto che lei fosse andata a letto con Mick, era una rivelazione e la diceva lunga su di lui. No, in effetti era stata un po' più che una sciocchezza, era stato un vero elettroshock.
Sì, lei non lo avrebbe mai perdonato, lui non era sopravvissuto per lei, ma per la menzogna che lei gli aveva servito sul vassoio. Era arrabbiata, davvero arrabbiata, infatti lo aveva schiaffeggiato e colpito, non aveva usato un martello come al solito.
E Mick, non c'era neanche da parlarne. Si era comportato come un vero idiota, un completo idiota. Si era lasciato vincere dalla rabbia. I suoi sentimenti avevano avuto la meglio sulla ragione e sulla sua amicizia con lui, e non si era risparmiato né a parola né a gesti, chiudendosi a tutto ciò che Mick gli diceva. Si era spinto fino al punto di accusarlo di tradimento insieme a Kaori...ed era andato oltre, lo aveva colpito e senza nemmeno ascoltare le sue spiegazioni, non gli aveva lasciato alcuna possibilità di spiegarsi. Lui, il suo amico di sempre, il suo compagno di bevute, il suo fratello d'armi.
Sarebbero riusciti a perdonarlo?
Mick sì, era sicuro che lo avrebbe perdonato. Il suo comportamento, la violenza delle sue parole e dei suoi gesti avevano rivelato i sentimenti che provava per Kaori, l'amore che sentiva per lei, un amore quasi distruttivo. Mick era come lui, lo avrebbe capito, lo avrebbe rassicurato e perdonato, ma Kaori...
Il suo sguardo non riusciva ad allontanarsi dal suo corpo e specialmente dal suo petto che continuava a sollevarsi a ogni inspirazione. Sarebbe stato difficile affrontarla di nuovo. Quale comportamento adottare? Fare l'indifferente sarebbe stata una scelta sbagliata, lei si sarebbe chiusa ancora di più, fingere di avere un'amnesia, no, lei lo avrebbe mollato all'istante.
Essere onesto, essere semplice e il più naturale possibile, era la soluzione giusta.
Più facile a dirsi che a farsi. Avrebbe potuto farlo con qualsiasi altra donna, ma con Kaori era diverso perché più difficile. Da più di sei anni si era murato in quel gioco di ruolo, fingendo indifferenza o freddezza verso di lei, non riusciva a bilanciare tutto sul dorso della mano in una notte, quel ruolo alla fine gli si era attaccato alla pelle nonostante i sentimenti che provava per lei. Essere naturale con lei significava aprirle le porte della sua intimità, ciò che sognava di notte e per cui si sentiva pronto, o almeno si era sentito pronto, ora tutto era rimesso in discussione. No, il problema era doverle aprire le porte del suo cuore, perché non l'aveva mai fatto, mai. Non una sola volta. Aprirle il suo cuore e rivelarsi a lei così com'era, mettersi a nudo al di là dell'aspetto fisico, questo lo terrorizzava più di ogni altra cosa.
Che lei potesse vederlo per la prima volta nella sua vita così com'era: un uomo col cuore freddo e l'anima nera. Non aveva dato un'immagine brillante di se stesso quanto al suo comportamento mentre erano in mare.
Eppure era la sua unica possibilità perché lei lo perdonasse. La amava, ora ne era certo, non aveva più dubbi sul suo futuro con lei, ma sarebbe riuscito a superare il risentimento e l'amarezza che aveva inondato i loro cuori? Lui voleva che lei fosse parte integrante della sua vita, in tutti i sensi. Il naufragio gli aveva aperto gli occhi. Avevano perso troppo tempo e in gran parte a causa sua, delle sue incertezze e della sua indecisione sl tenerla vicina o allontanarla.
No, non avrebbe ceduto questa volta, doveva solo trovare il modo per iniziare il dialogo e il resto sarebbe venuto naturalmente. Si sarebbe scusato quando lei si fosse svegliata.
Perso nelle sue riflessioni, non si accorse di Doc e Kazue che entrarono nella stanza per la visita.
"Si è addormentata" Kazue posò una mano sul viso di Kaori per scostare una ciocca di capelli.
"Sì, dorme da ore" indicò Ryo, voltandosi verso di loro.
"È normale, data la notte agitata che ha vissuto ieri!"
"Cos'è successo?" domandò Ryo preoccupato mentre si sedeva sul suo letto.
"Calmati Baby Face, non c'è bisogno di agitarsi per così poco" disse il medico, posandogli una mano sul petto per farlo sdraiare. "Ha solo avuto degli incubi"
"Visto quello che ha passato è abbastanza normale"
"Visto quello che AVETE passato" disse Kazue.
"Ryo ne ha viste di cose, Kazue, questo piccolo naufragio in mezzo all'oceano è stato un piacere paragonato all'immersione nella giungla colombiana, non è così, Baby Face?"
Ryo non gli rispose, gli diede solo un'occhiataccia perché a dover scegliere tra la giungla o l'essere persi in mezzo all'oceano con gli squali, avrebbe scelto la giungla, perché era il suo universo, il suo ambiente naturale, il luogo in cui si era evoluto meglio per averci vissuto gran parte della sua vita. L'umorismo di Doc non lo fece sorridere, al contrario.
"Lasciamola dormire! La piccola ne ha bisogno"
Vedendo che Ryo non era dell'umore, Doc preferì non insistere. Aveva pensato con quella piccola frase di farlo parlare, ma Ryo sembrò chiudersi ancora di più e, conoscendolo bene, era meglio non provocarlo.
"E per la sua ferita?" chiese Kazue, guardando Doc.
"La visiterò domani mattina presto. Preferisco lasciarla dormire. Ha bisogno di un lungo sonno ristoratore"
"Quale ferita?"
Ryo si alzò completamente, preoccupato. Gli sembrava che gli stessero nascondendo qualcosa su Kaori e le sue condizioni, e non lo tollerava.
"Mi volete rispondere, quale ferita?" alzò la voce.
Kaori non aveva alcuna ferita, perché l'avevano detto?
"Silenzio, finirai per svegliarla" disse Kazue posandosi l'indice sulle labbra.
"Che cos'ha?" sussurrò Ryo preoccupato.
"Stai tranquillo, non è nulla di grave. È stata ferita dalla pinna di uno squalo sulla schiena. Ha un bel taglio, ma niente di così brutto"
"Non lo sapevo, non mi ha detto niente" la sua voce si affievolì. Posò uno sguardo dispiaciuto verso la sua partner, ma pieno di dolcezza. Sembrava davvero desolato.
"Penso che non lo sapesse nemmeno lei" disse Kazue. "Era più preoccupata di far riprendere te che per se stessa"
"Sta bene allora?" la sua voce rifletteva la sua inquietudine, esitante e che trasudava senso di colpa.
"Sì, è fuori pericolo, avrà solo una bella cicatrice sulla schiena. E tu, stai meglio?"
Si fissarono a lungo prima che Ryo lasciasse il suo letto, e con un po' di insicurezza andò a sedersi sulla poltrona. Aveva un'urgente necessità di muoversi, come per sfogarsi. Anche se solo per pochi centimetri, doveva assolutamente muoversi per non rimanere inattivo. Si sfregò la fronte per portarsi indietro i capelli e fece un lungo sospiro.
"Sì, sono solo un idiota, non c'è dubbio!" fece guardando teneramente la sua partner addormentata. Uno sguardo morbido, ma osservando più da vicino, si poteva scorgere di più nel profondo dei suoi occhi neri che non lasciavano trasparire quasi nulla della sua angoscia e paura.
"Non c'è bisogno di dirlo!" rispose Doc, alzandogli il ginocchio. "Ti avevo proibito di mettere giù il piede. Ti devo legare, perché tu segua le mie istruzioni? Ho altro da fare che visitarti e rifarti la fasciatura"
Doc si mise al lavoro mentre Ryo non lasciò la sua partner per un solo secondo, e il suo sguardo non sfuggì a Kazue, che sorrise. Si disse che il peggio era passato. Una volta finito, Doc e Kazue lasciarono la stanza e Ryo, di nuovo solo di fronte alla sua coscienza.
Lui, il grande City Hunter, temeva la discussione che ci sarebbe stata al mattino presto. Decise di sistemarsi nel secondo letto che Doc aveva fatto portare per riposare e cercare di dormire ma non riuscì. Non riusciva a pensare a nient'altro che Kaori, che sembrava dormire profondamente, finché non cominciò ad agitarsi. Quindi si alzò, lasciò il letto e la raggiunse zoppicando nonostante le raccomandazioni di Doc sul tenere la gamba tesa e ferma. Accese la lampada sul comodino e vide che lei era sudata e febbricitante.
Non smetteva di muoversi e di gemere nel letto. Le mise una mano sulla guancia per rassicurarla e calmarla, ma non ebbe effetto. Vederla così gli strinse il cuore. Si sdraiò contro di lei e le mise un braccio intorno alla vita, bloccandole le braccia. Impaurito di ricevere un colpo alla gamba e soprattutto al ginocchio, passò la gamba sana su Kaori per coprire le sue, intrecciando così le loro gambe. Avrebbe potuto ucciderlo quando si fosse svegliata, ma non gli importava. Con tutto ciò che aveva fatto per lui, era il minimo che potesse fare per lei. Si premette contro di lei e le accarezzò i capelli continuamente, tranquillizzandola. Alla fine si addormentarono, e Kaori si rilassò tra le braccia protettive di Ryo.
Al mattino presto, Ryo fu il primo a svegliarsi. Si sentiva stranamente bene, il suo corpo avvertiva un piacevole calore che si diffondeva in tutte le sue membra. Non aveva mai dormito così bene nonostante la sua condizione fisica deplorevole. Il suo viso era a meno di cinque centimetri da quello di Kaori, e la fissò a lungo, scrutandola, mentre la mano andava a posarsi sul suo cuore. Si attardò sui suoi occhi chiusi, sulla sua pelle e sulle sue labbra rosa che poteva sfiorare con una semplice carezza. Sembrava stare meglio del giorno prima. Era così bella mentre dormiva, e sembrava tranquilla. Lentamente, per non svegliarla, si allontanò da lei con cautela e lasciò il letto, dispiaciuto. Si chinò su di lei e avvicinò il viso al suo.
"Grazie per avermi salvato" disse prima di catturare le sue labbra in un bacio leggero. Si staccò da lei, si alzò completamente e tornò al suo letto. Si sdraiò e si mise su un fianco, pronto ad affrontare Kaori.
"Ho fatto davvero un casino!" confessò a bassa voce.
Dovevano essere le 9.00 quando Kazue irruppe nella stanza.
"Buongiorno Ryo, hai dormito bene?" sussurrò.
"Poteva esser peggio" disse, alzandosi in piedi senza distogliere lo sguardo da Kaori mentre le sue labbra si distendevano al ricordo del suo risveglio. Non si rese conto di aver parlato ad alta voce.
"Come?"
"Ho dormito bene" si riprese lui facendo scomparire il sorriso, "nonostante lo stato della mia gamba"
"Guarda cosa ti ho portato, delle stampelle, farai meno fatica a muoverti. È ora di svegliare la nostra bella paziente per una visita"
"No!" si affrettò Ryo a dire prima che la svegliasse. "Lasciala dormire ancora. È stata irrequieta per buona parte della notte"
Il tono quasi supplichevole di Ryo superò la risoluzione di Kazue.
"Ha avuto altri incubi?"
"Sì"
"Va bene, le lascerò ancora qualche minuto. Sarai il primo ad essere visitato, allora. Lavati velocemente, poi ti accompagno a fare altre analisi e a cambiare la fasciatura. Doc vuole assicurarsi che i tessuti siano a posto e magari pianificare una nuova operazione. Torno tra cinque minuti, vado a cercare una sedia a rotelle. Vuoi che ti aiuti ad arrivare in bagno?"
"No, grazie, a meno che tu non voglia fare la doccia con me e strofinarmi la schiena" le fece con una faccia da pervertito, inarcando le sopracciglia.
"Idiota, visto il tuo ginocchio, niente doccia. E date le tue condizioni, non devi essere in grado di fare granché. Solo parole, Ryo!" disse Kazue mentre si allontanava e apriva la porta. Prima di andarsene, aggiunse, "Utilizza il guanto per lavarti. A tra poco"
"Come sarebbe che non sono capace di fare granché!" quasi urlò lui, dando un'occhiata a Kaori per assicurarsi di non averla svegliata. "Sono sopravvissuto a un banco di squali, posso assicurarti che sono nel pieno possesso dei miei mezzi. Tsè...io non capace di fare granché...vieni qui e ti mostrerò di cosa è capace il lupo..."
Kazue lasciò la stanza e Ryo rimase solo, seduto sul letto a guardare il corpo addormentato della sua bella, borbottando qualcosa contro l'osservazione della bella infermiera. In pochi minuti lei si sarebbe svegliata e lui non sapeva ancora come comportarsi. Mentre il momento si avvicinava, Ryo lasciò cadere le spalle per lo scoraggiamento. Sospirò frustrato prima di cadere sul letto e fissare il soffitto. Non aveva ancora le idee chiare. Alla fine decise di alzarsi e di andare in bagno con l'aiuto delle stampelle che Kazue gli aveva portato. Durante la visita avrebbe avuto tutto il tempo per pensarci. Lasciò il letto e andò in bagno per lavarsi velocemente. Quando tornò nella stanza, Kazue lo stava aspettando con una sedia a rotelle dove lui si sistemò.
"Andiamo" disse spingendolo e lasciando la stanza. Fu attenta a chiudere delicatamente la porta sotto lo sguardo intenerito di Ryo. Quando la porta si chiuse, Kaori aprì gli occhi. Il silenzio nella stanza la portò ad alzarsi dal letto, poi si rese conto che era nella camera di Ryo. Vide il letto accanto al suo, vuoto e disfatto.
Dove poteva essere Ryo? In bagno? Si alzò e appoggiò l'orecchio alla porta. Nessun rumore. Entrò in bagno e vide che era vuoto. Si avvicinò al lavandino e si guardò allo specchio. Aveva un aspetto terribile e gli occhi cerchiati. Aprì il rubinetto e si spruzzò il viso con acqua fredda per svegliarsi. Prese l'asciugamano e se lo passò lentamente sul viso. Dopo essersi asciugata la faccia, si mise l'asciugamano sulla spalla e si passò le mani tra i capelli per disciplinarli. L'asciugamano scivolò a terra. Si chinò per raccoglierlo, quando sentì un dolore acuto tirare da dietro che la fece gemere. Si alzò lentamente, dimenandosi e appoggiandosi alla porta. Si sentiva leggermente stordita. Appoggiandosi alla porta, gli occhi chiusi per calmarsi, non sentè l'infermiera entrare nella stanza.
"Buongiorno signorina Makimura" fece andando ad aprire le tende.
Kaori aprì gli occhi e fu abbagliata dalla luce dei raggi del sole che passarono attraverso la finestra.
"Buongiorno" rispose Kaori con una vocina. Tornò nella stanza e si fermò di fronte all'infermiera. "Dov'è il signor Saeba?"
"È stato portato nella sala degli esami per nuove radiografie del suo ginocchio"
"Ah!" fece Kaori senza aggiungere altro.
"Si è lavata?"
"Sì"
"Allora la riporto nella sua stanza per esaminare la sua ferita"
"La mia ferita?" ripeté Kaori che non sembrava capire di cosa l'infermiera stesse parlando.
"Sì, la ferita sulla sua schiena"
Kaori ricordò il dolore che aveva provato chinandosi, come se la sua pelle si fosse lacerata.
"Andiamo!"
Un po' smarrita, Kaori la seguì. Tornarono nella stanza di Kaori e l'infermiera la fece sistemare sul letto.
"Tolga la camicia da notte e si sdrai sul letto. Controllerò che i punti siano a posto e rifarò la fasciatura"
Kaori obbedì con gesti lenti mentre cercava di ricordare come si era ferita e quando. Si stese sul ventre, a torso nudo. Allungò le braccia e appoggiò la fronte sugli avambracci mentre l'infermiera cominciava a togliere la benda.
Nel frattempo, Ryo aveva terminato tutti gli esami e il Doc gli aveva detto che la prossima operazione era prevista entro cinque settimane. Gli aveva spiegato che gli avrebbe rimosso del tessuto dall'interno coscia per impiantarlo sul ginocchio per ricostruirlo. All'inizio pianse come un bambino rendendosi conto che avrebbero massacrato il suo corpo da Apollo ma Doc gli chiarì le idee facendogli capire che Kaori non aveva fatto tutte quelle scenate nonostante la cicatrice che aveva sulla schiena. Il viso di Ryo era divenuto improvvisamente serio. Kaori era decisamente pronta a tutto per proteggerlo, anche a sacrificarsi per lui, proprio come lui per lei, anche se in quella situazione aveva fallito.
Un'infermiera lo riportò nella sua stanza. Quando varcò la soglia, notò che il letto era vuoto e sistemato, e ne era rimasto uno solo. Sentì il suo cuore farsi prendere dal panico. Dov'era Kaori? Perché c'era un solo letto?
"Dov'è Kaori?" chiese con voce preoccupata e stridente, rivolgendosi all'infermiera.
"Mi dispiace" rispose lei scrollando le spalle e prendendo la coperta sulla poltrona. Aveva appena iniziato il turno.
Le dispiaceva, ma perché? No, non era possibile. Kaori stava bene, un'ora prima l'aveva tenuta tra le braccia. In preda al panico, lasciò la sedia nonostante il divieto del Doc e uscì dalla stanza per vagare tra le sale in cerca di Kazue o di Doc, camminando lungo le pareti mentre trascinava la gamba. Il suo sguardo sconvolto poggiò su tutto ciò che lo circondava, ma nessuna traccie di Kazue o Doc.
-No, Kaori, non puoi lasciarmi, non così, non dopo il litigio di questa notte. Non ci siamo nemmeno spiegati, non mi sono nemmeno scusato, non ti ho chiesto perdono- avanzò mentre si aiutava con le pareti, ma di fronte alla sua impotenza di muoversi più velocemente, serrò i pugni con rabbia.
"Kaori, Kaori!" cominciò a urlare.
Allertata dalle grida, Kazue si precipitò in corridoio e vide Ryo appoggiato al muro che cercava di avanzare.
"Ryo, sei in una clinica, abbassa il tono" lo rimproverò, ma a lui non importava.
"Kaori, Kaori!" ripeté.
Kazue, notando la sua voce tremante e il suo sguardo inquieto, capì da dove stava tornando.
"La stanza...la stanza...è vuota"
"Resta qui, vado ad informarmi, tornò subito"
Kazue si allontanò e tornò rapidamente da Ryo.
"È nella sala trattamenti" disse, mettendogli un braccio sotto la spalla per aiutarlo. "Torniamo nella tua stanza"
Ma Ryo non sembrava essere d'accordo. Il suo corpo si irrigidì improvvisamente. Kazue si rese conto che non sarebbe tornato nella sua stanza finché non l'avesse vista.
"Molto bene, andiamo a vedere Kaori!"
Riuscì a catturare tutta la sua attenzione. Lui si lasciò guidare e le andò dietro senza lamentarsi. Nella stanza di Kaori, l'infermiera aveva rimosso la grande fasciatura che le copriva la schiena. Aveva controllato i punti, nessuno era saltato, era in via di guarigione. Prese un impacco, lo inzuppò di disinfettante e iniziò lentamente a tamponare la grossa cicatrice. Fu in quel momento che Kazue e Ryo decisero di aprire la porta della stanza. Di fronte allo spettacolo che si trovò davanti, Ryo si fermò improvvisamente. Kazue gli aveva parlato di una cicatrice ma quello che aveva di fronte era lontano da ciò che aveva immaginato. Quella cicatrice doveva essere lunga dai 20 ai 30 centimetri, dalla spalla sinistra fino in basso, all'anca destra. Fece un cenno a Kazue per farle capire che voleva tornare nella sua stanza. Silenziosamente, così com'erano arrivati, se ne andarono e tornarono alla camera di Ryo. Kazue lo aiutò a sistemarsi in silenzio. Si accorse che era pallido.
"Ryo, tutto bene?"
"Sì!"
"Sei pallido" disse Kazue preoccupata. "È per quello che hai visto? Sembra più impressionante di quanto non sia in realtà, te l'assicuro"
"Trovi? Ti informo che ha la schiena tutta segnata!"
"Ora sì, ma non rimarrà la cicatrice, si vedrà a malapena" tentò di rassicurarlo.
"Puoi lasciarmi solo, Kazue, per favore?"
"Molto bene, tornerò più tardi"
Se ne andò lasciando Ryo da solo con la scena che aveva visto e soprattutto con la sua coscienza. Decisamente, era solo un coglione. Lei gli aveva salvato la vita a rischio della propria, la prova era presente sulla sua schiena, e lui era stato solo capace di urlarle addosso, travolgendola di rimproveri, insultandola e mancandole di rispetto. Non la meritava davvero. Era consapevole che la situazione in cui si erano trovati prima del naufragio era molto ambigua, ma prendeva realmente coscienza che se voleva dare a inizio a un cambiamento, doveva essere lui a fare il primo passo verso la riconciliazione.

 

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Capitolo 15
*** 15. Dove tutto è iniziato ***


I giorni che seguirono furono simili ai precedenti. I loro amici andavano a trovarli ogni giorno all'ospedale e la situazione tra i due sweeper sembrava ristagnare. Ognuno si stava lentamente riprendendo, ma ogni volta che Ryo e Kaori erano soli nella stessa stanza, c'era un freddo glaciale e un grande silenzio che riempiva l'ambiente. Nessuno sapeva come reagire all'altro. Kaori aveva la mente ancora piena delle accuse e dei rimproveri di Ryo, mentre lui era preso nella morsa della sua coscienza e dei propri rimproveri.
Ciò che faceva soffrire di più Kaori non erano le accuse ricevute da Ryo, a quelle era abituata. Ciò che la feriva davvero fu realizzare che lui non teneva abbastanza a lei per lottare, per continuare a combattere malgrado la loro situazione. Si faceva una grande quantità di domande sul suo attaccamento, sul loro attaccamento reciproco, che a posteriori non sembrava tale dal punto di vista di lui.
Da parte sua, Ryo sapeva di dover fare il primo passo, scusarsi con lei, e tuttavia più i giorni passavano, meno sentiva di avere coraggio. Dopo aver visto la sua schiena mutilata, i buoni propositi si erano sciolti come neve al sole perché il senso di colpa aveva preso il sopravvento sui suoi sentimenti. Era colpa sua, se non l'avesse forzata e costretta a salire sulla barca, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto. Con i 'se' si sarebbe potuto rifare il mondo, ma nella realtà nulla cambiava.
La verità era che lei lo intimidiva. Dopo aver realizzato tutto quello che aveva fatto per lui, non la vedeva più allo stesso modo. Si limitò a un semplice 'Perdonami' una mattina, mormorato come un'eco che il vento avrebbe portato via prima di scomparire dalla stanza della sua partner. Non si sentiva pronto ad arrivare a vere e tranquille spiegazioni con lei. Era ancora troppo presto, le ferite da ogni lato erano ancora troppo vive.
Non era stata solo la loro relazione ad essere colpita. Alla presenza di Mick, Kaori evitava qualsiasi sguardo nella sua direzione nel momento in cui lui si trovava nella stanza con lei e Ryo. La loro relazione non si era deteriorata ma non ci mancava molto. Non osava sostenere il suo sguardo, si sentiva troppo in colpa per averlo trascinato in quella storia e soprattutto per aver messo in pericolo la sua relazione con Kazue. Tutti avevano notato la freddezza che si era installata nel trio, specialmente Ryo che finalmente aveva accettato le parole di Kaori così come le sue bugie. Tuttavia dentro di lui una piccola voce, un dubbio persisteva, rimaneva, non voleva farlo demordere: che fosse davvero accaduto qualcosa?
Era sempre con sguardo sospettoso che osservava le azioni di Mick nei confronti di Kaori e viceversa. Osservava il minimo dei loro gesti, il minimo dei loro sguardi, alla ricerca della falla che li avrebbe screditati entrambi, ma niente. Dal canto suo, Kaori era consapevole del fatto di dover discutere con Mick così come aveva fatto con Ryo, ma aveva bisogno di forza per riprendersi. Mick lo capiva molto bene, non le mise fretta fino al giorno in cui decise che era finalmente il momento. Kazue lo aveva completamente rassicurato sulle condizioni di Kaori, quindi aveva deciso di sistemare la storia una volta per tutte. Si era recato nella sua stanza e aveva spinto la porta senza bussare. Kaori dormiva profondamente nel suo letto, il suo viso sembrava ancora un po' stanco. S'intrufolò e le si avvicinò. Si fermò sul lato del letto, si sedette sul bordo e con la mano spostò una ciocca di capelli dal suo volto, accarezzandole la guancia. Guardandola così, si ritrovò a sorridere. Non era soltanto il sole di Ryo, era anche il suo. Con la sua sola presenza aveva rianimato la luce che era mancata nelle loro vite.
Al semplice tocco della sua mano sulla guancia, lei aprì gli occhi.
"Mick" pronunciò Kaori con voce assonnata ma sorpresa mentre gli sorrideva, una volta superato lo stupore.
"Salve bellezza! Dormito bene?"
"Sì! Cosa ci fai qui?"
Lo sapeva perfettamente cosa faceva lì, voleva solo darsi un po' di tempo per pensare, per sapere cosa dirgli.
"È ora che entrambi parliamo un po'. Penso di avere il diritto ad una spiegazione!" chiese lo sweeper con voce calma e posata.
Kaori non rispose, si raddrizzò e si appoggiò al cuscino. Quando si fu sistemata, lo guardò.
"In effetti!"
"Perché?" fu l'unica domanda di Mick, che non la lasciava con lo sguardo. Uno sguardo privo di animosità e rabbia, quando ne avrebbe avuto perfettamente diritto. Lei aveva messo a rischio la sua relazione con Kazue per un bluff...
Mick immerse il suo sguardo azzurro nel suo per trafiggere i suoi pensieri ma Kaori abbassò la testa per mettere fine a quell'effetto di dominio. Voleva nascondergli il senso di colpa, ma soprattutto da dove doveva iniziare?
Le stava chiedendo perché lo aveva fatto?
Semplicemente perché si trovava in mezzo all'oceano, aggrappata al suo partner. Erano naufragati, alla deriva da soli, nella vasta distesa blu a perdita d'occhio e intorno a loro un banco di squali aveva deciso di fare di loro il pasto. Condotta dalle onde, aveva cercato di mantenere la speranza, la presenza degli squali non era riuscita a indebolirla, ma la rassegnazione di Ryo sì. Aveva avuto la meglio su di lei, in un certo senso. Era stata la paura a governare, poi la sua ragione e soprattutto il suo cuore. Aveva ascoltato solo i battiti del suo cuore sconvolto alla possibilità di perdere per sempre l'amore della sua vita. Aveva agito precipitosamente, ma non aveva avuto scelta. La situazione e soprattutto il suo partner non le avevano lasciato scelta. L'urgenza aveva dettato il suo comportamento. Era impossibile mettere a fuoco, trovare una spiegazione senza evocare quella famosa serata. Allora guardò verso la finestra, gli occhi nel vuoto e lo spirito che ribolliva sperando di evacuare la tensione che aveva accumulato negli ultimi giorni. Il confronto col suo partner era stato estenuante, sperava sinceramente che con Mick andasse meglio. Si sentiva in colpa e in errore nei suoi confronti, non avrebbe mai dovuto trascinarlo in quella storia. Mick rimase a osservare ogni sua espressione.
 
 
FLASHBACK, TRE MESI PRIMA
 
 
Kaori rientrò nell'appartamento con le braccia cariche di buste. Giunta alla porta, ebbe difficoltà ad estrarre le chiavi dalla borsa, quindi si appoggiò al muro, aggrappandovisi strettamente per bloccare le borse della spesa, rovistando nella borsetta per prendere le chiavi. Aprì la porta, entrò, poi la chiuse con il piede. Le sue braccia erano così cariche che non riusciva a vedere di fronte a sé.
"Ryo!" urlò, "potresti almeno venire ad aiutarmi visto che non sei venuto a fare la spesa con me!"
"Lascia che ti aiuti" disse una voce femminile che conosceva fin troppo bene.
Prima che Kaori potesse aprire bocca, si sentì strappare una delle borse.
"Buongiorno Kaori"
"Buongiorno Saeko, grazie"
Ryo non si era mosso, era seduto sul divano e guardava le due donne.
"Tu e la galanteria siete una cosa sola" gli disse Kaori andando da lui, risentita che non si fosse mosso per aiutarla, ma anche e soprattutto perché vedeva Saeko in casa.
"Perché dovrei aiutarti? Con le tue braccia da camionista non hai bisogno di me!" esclamò lui, mettendo le mani dietro la testa.
"Sei fortunato che le mie braccia siano piene altrimenti avresti assaggiato il mio martello" lo sguardo infuocato che gli lanciò fece sorridere il suo partner.
"Dove dovrei mettere questa?" osò chiedere Saeko rompendo il duello di sguardi.
"In cucina, seguimi"
Le due donne andarono in cucina, posarono le buste sul tavolo prima di andare in soggiorno. Kaori guardò Saeko con occhio malvagio. Non le piaceva saperla sola con Ryo, non che temesse che potesse accadere qualcosa tra loro, però...ma oltre a quello, la sua presenza significava una sola cosa, aveva bisogno dell'aiuto di Ryo per una delle sue missioni pericolose e senza la sua presenza quel cretino del suo partner aveva dovuto accettare a occhi chiusi di fronte alla ricompensa che lei gli aveva sventolato davanti.
"Cosa ti porta qui, Saeko?" decise infine di chiedere Kaori, fissandola mentre incrociava le braccia sul petto. Saeko sentì il suo sguardo penetrante posarsi su di sé, scrutandola come se avesse voluto entrare nella sua testa per leggere i suoi pensieri.
"Beh, pensa che..."
"Hai bisogno di City Hunter per un incarico" terminò lei, tranciandola di netto.
"Non di City Hunter, solo di me in realtà" disse Ryo mentre si alzava dal divano, guardando la sua partner. Sapeva già cosa sarebbe successo, ma era costretto a farlo.
"Di te!" ripeté Kaori che cominciava a capire dove voleva arrivare.
"In effetti, Kaori, ho bisogno di un partner per una missione, e ho chiesto a Ryo di aiutarmi" disse Saeko in un sussurro per paura che Kaori la interrompesse prima che potesse spiegarle il caso. "Devo presentarmi a una serata mondana per proteggere l'ambasciatore coreano e la mia scelta è stata naturalmente Ryo. Prendo due piccioni con una fava perché ho un cavaliere per la serata e offro i servizi di un professionista. Se qualcosa dovesse accadere, lui sarà in grado di agire di conseguenza"
"Cos'è questo piano raffazzonato?" chiese Kaori a Saeko senza farsi smontare. "Perché io rimango in disparte?"
"Te l'ho appena detto"
"Cosa mi state nascondendo?" chiese loro, togliendosi le mani dai fianchi e indicandoli, guardandoli con sospetto. Si rivolse a Ryo e lo fissò. "Che io sappia City Hunter siamo tu e io, quindi perché mi metti in disparte?"
"Kaori, tu non c'entri! È una festa elegante, accompagno solamente Saeko. Sento che mi annoierò con tutti quei politici che non faranno che spettegolare. E poi lei non ha bisogno di un transessuale, ma di un uomo, uno vero, altrimenti avrebbe chiesto sicuramente a te"
La frase non durò a lungo. Arrabbiata di fronte a quella meschina affermazione, tirò fuori un martellone e lo incastrò nel pavimento senza che Ryo potesse battere ciglio.
"Un giorno finirai per uccidermi" disse lui uscendo dal pavimento e sistemandosi le vertebre. "Se pensi che mi diverta a soffermarmi con i politici"
"Politici...sì, certo! Sappiamo entrambi che ci sono sempre delle hostess in questo genere di serate. Puoi sempre rifiutare!"
"Troppo tardi, ha già accettato" disse Saeko con una voce molto piccola, temendo l'ira di Kaori che, sentendola, la guardò male e le fece fare un passo indietro.
Saeko voleva farla finita il prima possibile, prima che le cose peggiorassero e soprattutto voleva andarsene prima che la rabbia della sua amica esplodesse davvero. In quei casi, non era bello trovarsi nei paraggi.
"Bene, io vado, Ryo passami a prendere alle 19.00. Arrivederci Kaori"
Saeko se ne andò lasciando i suoi amici nel massimo silenzio.
"Mi dispiace Ryo" fece Saeko una volta chiusa la porta, gettandole un'ultima occhiata.
Kaori la guardò e, quando la porta si chiuse, si girò per guardare Ryo e lo fissò. Si impegnò per rimanere calma e non sfogarsi sul suo partner. Voleva dargli il beneficio del dubbio e soprattutto la possibilità di spiegare.
"Ryo, voglio la verità adesso"
"Kaori, non c'è niente da dire. È una semplice serata. Fidati un po' di me!"
"Fidarmi di te! Uhm...permettimi di ridere! È come chiedere indicazioni stradali a un cieco. Niente da dire...perché ti ha portato un fascicolo?" disse, guardando la cartella aperta sul tavolo. "E poi, cosa ti ha promesso questa volta? Tre colpi in cambio del tuo aiuto?"
"Cinque" rispose frettolosamente Ryo mettendosi subito le mani sulla bocca, volendo cancellare ciò che aveva appena detto ma era troppo tardi, il danno era già stato fatto.
Kaori sentì la rabbia crescere, così fece apparire un martello e lo fece esplodere su Ryo. Lo colpì con tale forza che quella volta Ryo si sbriciolò. Girò intorno al tavolo arrabbiata e andò verso il tavolino da caffè per dare un'occhiata al fascicolo, ma Ryo fu più veloce di lei. Si alzò in fretta come se il martello non avesse avuto effetto su di lui, per affrettarsi a chiuderlo e prenderlo in mano prima che Kaori avesse il tempo di raggiungerlo.
"Non mi trovi all'altezza" disse lei con voce pregna di tristezza, abbassando la testa e voltandogli la schiena. "Pur essendo partner" aggiunse con rassegnazione.
Il fatto che lei avesse le braccia penzoloni lungo il corpo, la testa china e gli occhi non visibili a causa dei capelli che li coprivano fece sentire in colpa Ryo. Ogni volta che era così infelice era per colpa sua.
"Di cosa stai parlando? È solo una missione molto importante che prevede una sola serata di sorveglianza di alti funzionari" le disse osservandola per minimizzare la situazione. La verità era che la missione era pericolosa e lui non voleva che lei si mischiasse. Con lei nelle vicinanze non sarebbe riuscito a portare a termine la missione, sarebbe stato troppo occupato a preoccuparsi per lei. Si sarebbero incontrati all'ambasciata coreana, in terreno nemico. Saeko aveva appreso da una fonte affidabile che vi conservavano delle casse di droga. Per ottenere un mandato di perquisizione, doveva accertarsi che i fatti fossero veri. Meno persone ci fossero state, più probabilità avrebbero avuto di avere successo, e soprattutto di lasciare l'ambasciata in incognito.
Ryo salì al piano di sopra mentre Kaori affondò sul divano, divisa tra rabbia e tristezza. Lo conosceva abbastanza bene per sapere quando la lasciava deliberatamente fuori da una missione ed era quello il caso. Andò a finire di sistemare la spesa e preparò la cena. Poi apparecchiò. Non chiamò il suo partner, era ancora risentita. Verso le 18.30 lui scese con addosso uno smoking. Era divinamente bello. Si era preso cura del suo aspetto. Aveva persino indossato una cravatta per l'occasione, che costantemente rifiutava.
"Allora, come mi trovi?" disse in tono frivolo ma sicuro di sé.
"Seducente" disse lei rivolgendo la sua attenzione al suo piatto.
Ryo fu sorpreso dalla franchezza. Non era da Kaori, anche se a volte parlava prima di riflettere. Deliziato dell'effetto che aveva, le offrì un bel sorriso che quasi riuscì a dissipare la tristezza e la rabbia dal cuore di Kaori.
"Bene, io vado, Saeko mi sarà aspettando" disse Ryo sfregandosi le mani. Aveva pensato che tra le mani di Kaori sarebbe apparso un martello, ma non successe niente.
Si sentiva in colpa di lasciarla così ma era per il suo bene che lo faceva. Preferiva saperla arrabbiata con lui piuttosto che ferita.
"Buona serata" gli disse lei, dandogli un'ultima occhiata prima che uscisse dalla porta.
Dopotutto, forse era davvero una semplice serata di sorveglianza con Saeko e lui avrebbe approfittato dell'occasione per reclamare il pagamento dei suoi debiti. Perché lui non faceva che divertirsi mentre lei lo aspettava saggiamente a casa? Persa nei suoi pensieri, non si rese conto di un colpo alla porta. Andò ad aprire e si trovò di fronte a un Mick pronto a uscire.
"Buonasera Kaori, cerco Ryo, il mio compagno di bevute. Abbiamo programmato di uscire stasera"
"Mi spiace, arrivi troppo tardi. Il tuo cavaliere ti ha lasciato per Saeko" gli disse prendendo la direzione del divano, dove si accasciò.
Mick la raggiunse.
"Che traditore, sporcaccione, pidocchio...avrebbe dovuto schiarirmi le idee e tirarmi su di morale, ne ho bisogno. Che fratello falso!"
Kaori poté solo sorridere di fronte ai soprannomi che Mick usava per descrivere il suo amico.
"È vero" disse lei con tono comprensivo, "ma tu avresti fatto lo stesso se fossi stato al suo posto. Tra Saeko e Ryo la scelta sarebbe stata rapida" disse, imitando una bilancia con le mani, che si inclinò palesemente sul lato di Saeko.
"Ho voglia di fare altro a parte tornare e lamentarmi da solo nel mio grande appartamento vuoto per essere stato abbandonato, gettato via, scartato come un vecchio calzino da Kazue"
Si alzò e si diresse verso la porta, trascinando i piedi. Aveva abbassato la testa e le sue spalle si erano afflosciate. Kaori ebbe pietà di lui.
Dopotutto, perché Ryo doveva essere l'unico a divertirsi? Perché lei avrebbe dovuto attendere il suo ritorno rimanendo tranquilla a casa, quando aveva un'opportunità di fronte a sé? E poi Mick le faceva pena in quel momento. Da quando Kazue lo aveva lasciato, non aveva più quello spirito che lo caratterizzava, quel contagioso buonumore che faceva sentire più felici a vederlo. L'aveva rallegrata molte volte, forse avrebbe potuto restituirgli il favore.
"Mick" gli disse, girandosi verso di lui mentre questi lasciava cadere la testa sul retro del divano. Lui la sollevò e incrociò lo sguardo di Kaori. "Voglio essere la tua compagna di bevute per stasera, se accetti la mia compagnia" gli disse timidamente senza osare sostenere i suoi occhi.
"Scusa?" rispose quest'ultimo, voltandosi per guardarla. Aveva paura di aver sentito male.
"Non sarei il tipo di compagnia con cui sei abituato con Ryo, non mi ubriaco come lui e non molesterò le cameriere dei club mettendo le mani sui loro sederi o non so cos'altro, ma sono sicura che può essere divertente, un'uscita tra amici, e potrai darmi qualche dritta"
"Tu vuoi...accompagnarmi per un giro dei bar?" chiese lui, scettico mentre si raddrizzava per guardarla e soprattutto per capire se era sincera.
"Sì, avrei un'idea di cosa fate davvero quando uscite"
"Non so se sia una buona idea" disse Mick, alzando l'indice sulla tempia come per riflettere. Si vedeva privato delle uscite future con il suo eterno compare se lei avesse avuto un'idea di ciò che facevano durante le loro serata.
"Non vuoi?" osò chiedergli lei a bassa voce, di fronte allo sguardo vuoto di Mick.
"Al contrario! Sarei felice se tu uscissi con me" gridò lui, "e sarei felice di tenerti al mio fianco" disse entusiasta, e pensando che lei avrebbe potuto ritrattare, si alzò per spingerla.
"Un minuto, farfallone" gli disse mentre lui la spingeva verso le scale, "non è un appuntamento, non metterti in testa delle idee"
"Io...mai" si affrettò lui a rispondere, agitando le mani di fronte a sé.
"Dammi una mezz'ora, vado a prepararmi"
Troppo felice, Kaori salì in bagno, dove si lavò, si passò una lozione sul corpo e andò nella sua stanza dove si vestì. Come detto, riapparve dopo 30 minuti in fondo alle scale. Mick, che in attesa si era servito da bere, si era seduto davanti alla finestra. Era perso nei suoi pensieri, tutti orientati verso Kazue e al fatto che lo avesse lasciato. Il suono dei passi lo riportò alla realtà. Si voltò e si ritrovò davanti una bellissima creatura. Kaori indossava un semplice abito nero con spalline sottili. La scollatura incrociata sottolineava il seno generoso mentre la sua vita snella era messa in mostra da una cintura di seta bianca che le ricadeva sul fianco. Il vestito era svasato e pieno di volant, dunque non avrebbe avuto problemi a muoversi per ballare, rivelando le sue lunghe gambe bianche e sottili. Quel vestito era un regalo di Eriko, non aveva mai avuto l'opportunità di indossarlo. Pensò che quella sera fosse il momento adatto.
"Sono pronta, possiamo andare" disse, scendendo l'ultimo gradino.
Alzò gli occhi e incontrò lo sguardo penetrante di Mick su di sé. Perché la guardava così? Perché non aveva alcuna reazione? Abbassò il capo un po' imbarazzata, mentre un'espressione di tristezza le ricoprì il viso. Forse l'abito non era adatto a lei? Non aveva mai avuto il coraggio di metterlo con Ryo, non volendo essere derisa. Vero, era un vestito più in stile Saeko, ma aveva voluto provare per una volta e la reazione di Mick la lasciava piuttosto incerta sulla sua scelta.
"Non fa per me! Vado a cambiarmi" disse facendo una smorfia di fronte al suo silenzio e avanzando verso il primo gradino.
Mick era rimasto immobilizzato di fronte a quella bellezza, a quel corpo perfetto, e finalmente uscì dal suo torpore, per correrle incontro e trattenerle la mano prima che scomparisse completamente sulle scale. Lei si voltò, pronta a salire, ma Mick era balzato come un felino e ora era ai suoi piedi. Intrecciò le dita alle sue e la costrinse a guardarlo, quasi facendole perdere l'equilibrio. Kaori si ritrovò tra le sue braccia, arrossendo e in imbarazzo.
"Sei da mozzare il fiato, Kaori. Non cambiare assolutamente nulla" le disse con voce calma.
Era più che affascinato dalla sua bellezza e dalla timida dolcezza che emanava. Quell'aria seria apostrofò Kaori che alzò la testa per guardarlo. Aveva l'impressione di avere un altro uomo di fronte a sé, un Mick con un lato che mostrava solo di rado. I loro volti erano a meno di cinque centimetri di distanza e Kaori poté sentire il suo respiro caldo contro la guancia mentre il cuore le batteva a un ritmo veloce.
"Dici davvero, non sono ridicola con questo vestito?" si permise di chiedere con le guance rosse e la voce tremante poiché gli si trovava così vicino. La sua opinione era importante per lei. Pendeva dalle sue labbra in attesa della sua risposta, che avrebbe dato a quella serata molta rilevanza.
Come poteva lei pensare e persino osare dire una cosa del genere? Non aveva consapevolezza di ciò che era, di ciò che irradiava. Tutto ciò era colpa di Ryo, aveva davvero fatto un bel lavoro, fin troppo. Mick l'allontanò da sé, tenendo le braccia distese per esaminare ogni cucitura.
"Kaori, questa sera tutti gli uomini che incontreremo mi invidieranno e tutte le donne saranno gelose e ti odieranno per quanto sei divina. Sono l'uomo fortunato stasera. Andiamo!"
Le sorrise teneramente, perfino amorevolmente, quella sera avrebbe avuto occhi solo per lei. Alla fine, ci aveva guadagnato a cambiare, preferiva mille volte di più la compagnia della sua dolce e bella Kaori che quella del suo eterno amico di bevute, di quel doppiamente perverso di Ryo.

 

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Capitolo 16
*** 16. Oh my god! ***


Mick le tese il braccio, a cui lei si aggrappò, ed insieme uscirono dall'appartamento. Trascorsero una meravigliosa serata, durante la quale entrambi dimenticarono completamente le loro preoccupazioni, vale a dire per l'uno la sua rottura con Kazue e per l'altra la sua incompetenza in quanto partner e assistente del leggendario City Hunter. Mick l'aveva portata a cena in un sontuoso ristorante, poi erano andati in un locale alla moda in città per ascoltare musica e ballare. Lui era stato un vero gentiluomo, dolce, attento e premuroso. Non una volta l'aveva lasciata per un'altra né aveva fatto le sue facce da pervertito, mai. Era stato perfetto su tutti i punti. Avevano parlato di tutto, riso di cuore, avevano ballato e bevuto, sicuramente un po' troppo visto il risveglio del giorno dopo. Poi, da gentiluomo, l'aveva riaccompagnata a casa.
Quando all'alba Kaori aprì gli occhi, la sua bocca era pastosa, il corpo le doleva e aveva un terribile mal di testa. Voleva portarsi la mano alla testa, diventata troppo pesante, ma si fermò. Fissò la mano e la vide coperta da un'altra mano molto più grande della sua, una mano forte, una mano calda, una mano che sembrava non volerla lasciare andare. A tale constatazione, Kaori sobbalzò. A chi poteva appartenere quella mano?
Si rese allora conto che c'era qualcuno proprio dietro di lei nel suo letto, attaccato a lei, che la fece rabbrividire e irrigidire immediatamente. Sentire uno sconosciuto, un corpo contro il suo, una pelle sconosciuta contro la sua, la fece gelare per lo spavento.
Avrebbe voluto urlare, ma i battiti selvaggi e irragionevoli del suo cuore le impedivano di farlo, proprio come la sua ragione che le diceva di tacere. Non sapeva nulla di quel tipo, quindi si insospettì. Lentamente, si liberò dalla presa e si allontanò dalla dolce fonte di calore che alla fine non le ispirava alcuna paura, solo un'enorme sorpresa e un grosso malinteso. Si sentiva persa. Guardò sotto il lenzuolo, stringendo i denti mentre pregava che fosse solo un incubo spaventoso, ma la realtà la catturò. Poté solo notare con orrore la terribile verità, l'inevitabile realtà: era nuda.
"Non è vero!" sussurrò a se stessa, digrignando i denti quando vide che era completamente nuda, mentre lo stupore lasciava il posto al panico.
Si guardò intorno, ma non riconobbe il luogo. Cosa ci faceva lì? Non poteva aver seguito il primo sconosciuto incontrato, non poteva averlo seguito a casa? Ma vedendo quella stanza, la risposta poteva essere solo affermativa. Spaventata, cadde di nuovo sul materasso mentre la sua faccia si deformava, assumendo un'espressione deplorevole e lacrimosa, stringendo il lenzuolo sul petto. Sì, voleva piangere in quel momento, rendendosi conto di ciò in cui si era cacciata, ma le sfuggì dalla gola più un grugnito di disperazione. Doveva chiarire la faccenda, ma prima doveva calmarsi. Chiuse gli occhi e respirò lentamente per ritrovare una certa serenità ma soprattutto la calma. In pochi secondi le parve di essere meno tormentata dal mal di testa, che l'assaliva da tutte le parti. Quando si sentì pronta, aprì gli occhi determinata a conoscere la verità. Si voltò allora verso l'uomo che era nel letto accanto a lei, con la testa affondata nel cuscino.
Una vocina nella sua testa le ripeteva di non svegliarlo. Non sarebbe stata in grado di dire se fosse l'angelo o il demone che dimoravano in lei.
Chi era quel tipo? Cercò di ricordarsi della notte scorsa, ma niente, il nulla. Scoprì che le rimaneva solo una cosa da fare, affrontarlo. Il suo viso era nascosto dal cuscino, che lei sollevò lentamente per non svegliarlo. In quel momento, il profumo dell'uomo mescolato ai fumi dell'alcool andò ad accarezzarle le narici facendole venire voglia di starnutire. Non potendoselo permettere, si coprì con la mano il naso e la bocca precipitosamente, preferendo bloccarsi il respiro come se si trattasse di una pericolosa missione, soffocando lo starnuto. In un certo senso era così. Tirò indietro il cuscino contro di sé per guardare quel volto assonnato nascosto dai capelli, era una folta zazzera. Un dettaglio catturò la sua attenzione, tuttavia, il colore dei suoi capelli era biondo, biondo cenere, come raramente si vedeva in Giappone. Conosceva una sola persona al mondo con quella particolare sfumatura di capelli. A quella vista i suoi occhi si spalancarono di terrore mentre il suo cuore iniziava a battere fortemente.
No, non poteva essere lui. Impossibile, non lui.
Eppure! Conosceva solo una persona con un tale colore di capelli.
Sì, una sola persona!
"Oh my god, oh no!" sussurrò con voce monocorde, portandosi la mano alle labbra per soffocare il grido di errore che proveniva dalla parte più profonda di lei, lasciando cadere il lenzuolo che la copriva, rivelando il seno.
"Mi...Mi...ck..." sussurrò con voce tremante e strangolata mentre avvicinava la mano, fermandola a mezz'aria per paura di affrontare quella realtà più che ovvia. In quel momento non le importava che il suo seno fosse nudo, era l'ultima delle sue preoccupazioni. Contava solo ciò che aveva di fronte agli occhi.
"Oh mio dio...non è vero" disse inorridita dalla sua scoperta. "Non Mick, oh mio dio! Che cosa ho fatto? È un incubo, ditemi che devo svegliarmi!"
Kaori andò in panico. Più della scoperta, ciò che la terrorizzava era la scelta del suo amante. Era davvero stato il suo amante? Non ricordava nulla, ma si ricordava di lui nel suo appartamento, erano usciti a braccetto e avevano trascorso la serata insieme. Apparentemente, a giudicare dal suo abbigliamento o piuttosto dalla mancanza di indumenti, aveva trascorso l'intera serata in sua compagnia e soprattutto tutta la notte.
Ebbe il coraggio di spostargli i capelli dal viso con la punta delle dita. Doveva assicurarsene. Lentamente, con mano esitante, la terribile realtà la colpì in pieno viso. Era nuda in un letto con Mick e tra le sue braccia. In un'esplosione di chiarezza che non sapeva da dove arrivasse, riconobbe la sua stanza. Era nuda nel suo letto, il letto di Mick, nell'appartamento di Mick, nella stanza di Mick. All'improvviso, tutto le divenne limpido. Era la stanza di Mick, l'aveva portata a casa sua. Stava vivendo il peggior incubo della sua vita, un incubo a occhi aperti. Sollevò il lenzuolo un po' di più, doveva essere sicura. La sua mano si sporse in avanti, afferrando il lenzuolo mentre si mordeva il labbro inferiore. Le dita si strinsero, anzi, si aggrapparono freneticamente a esso ed esitante lo tirò su. Aveva paura di sapere, sollevò leggermente il lenzuolo mentre socchiudeva gli occhi come per non vedere, per poi farlo cadere di nuovo altrettanto rapidamente. Il suo coraggio svanì all'improvviso quando si rese conto dell'atto che stava per commettere.
"No, non posso farlo!" disse a se stessa, arrossendo per il gesto che stava per fare, nascondendosi il viso con l'altra mano.
Non poteva proprio sollevare il lenzuolo per assicurarsi che fosse nudo, no! Eppure era l'unica scelta disponibile.
-È da guardoni, Kaori!- si disse, -Ma non ho scelta! È per una buona causa, per mettermi l'anima in pace! Mio dio, fa' che indossi le mutande, fa' che indossi le mutande, ti prego!- implorò, guardando il cielo. .Non sono una pervertita, questa è più una cosa da Mick o Ryo! Non sono una pervertita, diversamente da loro...no, non posso farlo. Ma è l'unico modo per conoscere la verità, per sapere, e io voglio sapere. Coraggio, Kaori. Puoi farcela- si incoraggiò, ingoiando la saliva.
-No, non posso farlo! Ma se non lo fai, come puoi esserne sicura?-
Trasalì per quello che doveva fare per mettersi l'anima in pace. Si morse di nuovo il labbro inferiore, gemette per la stizza, poi bloccò di nuovo il respiro come se il tempo si fosse fermato, fissando Mick e sperando che non si svegliasse in quel momento così poco propizio al confronto.
"Perdonami, Mick" si scusò Kaori prima di agire. Il suo viso sembrava molto dispiaciuto. Aveva paura che si svegliasse, paura di ritrovarsi di fronte a lui, paura di affrontarlo quando quella notte le aveva lasciato il nulla completo. Ma soprattutto, aveva paura che lui pensasse che lei stesse approfittando della situazione mentre dormiva. Sentiva solo i battiti irregolari del suo cuore che le facevano capire che quello che voleva fare non era bello.
-Coraggio Kaori, è solo un momento difficile da superare- pensò esitante e turbata con la mano tremante che sollevò in aria, ma che non sembrava volerla obbedire.
Con un gesto brusco, sollevò il lenzuolo e alla vista della totale nudità di Mick, chiuse gli occhi arrossendo e vergognandosi, poi l'abbassò rapidamente per nascondere il suo corpo nudo ai propri occhi turbati e imbarazzati. Le sue guance arrossirono, lasciandola immobile per qualche secondo. Era così pudica, così timida, così bloccata per aver in qualche modo violato l'intimità di Mick sbirciando sotto il lenzuolo. Non avrebbe mai pensato di essere capace di un tale atto, che in tempi normali avrebbe descritto come perverso, ma che assumeva un significato diverso in quel contesto, in quella situazione, con lei come attrice principale della scena.
Rivolse la schiena a Mick, sull'orlo del soffocamento, appoggiandosi sull'avambraccio sinistro ed espirando tutta l'aria che aveva nei polmoni. Cercò di recuperare una respirazione calma e costante mentre le dita si serravano freneticamente sul lenzuolo che si era riportata nervosamente sul petto. Aveva avuto una buona visione del sedere muscoloso e deciso di Mick che le avrebbe lasciato un ricordo inesauribile fino alla fine dei suoi giorni. Aveva visto diverse volte quello del suo partner ma era diverso, il contesto lo era, ed era sempre successo in via accidentale e non intenzionale come in quel momento. Doveva riconoscere una cosa, da quel punto di vista non aveva nulla da invidiare a Ryo. Era altrettanto perfetto se non migliore.
Respirò profondamente, riempiendo i polmoni d'aria. Doveva calmarsi e ritrovare un contegno.
Che corpo perfetto!
Che muscolatura!
Che fermezza!
Adesso capiva meglio perché lui si vantasse costantemente delle sue qualità. Ne aveva visto solo una parte e l'aveva lasciata sognante e senza parole, sul punto di svenire.
Tuttavia, i battiti del suo cuore la riportarono alla realtà e la tirarono fuori dalle sue fantasticherie. Si stava allontanando dal soggetto principale. Non doveva tergiversare sull'anatomia perfetta di Mick. Non doveva perdere di vista il come si era ritrovata nuda nel suo letto, invece di delirare sul suo aspetto da Apollo.
"Non è vero" ripeté per l'ennesima volta, stringendo i denti al limite dell'isteria. Non le piaceva e non poteva sopportare di non avere i ricordi della notte scorsa. Più cercava di ricordare, meno riusciva a farlo.
Esalò un lungo sospiro di frustrazione e si sdraiò accanto a Mick, abbattuta e rassegnata...
"Oh my god! Oh my god!" ripeté in un sospiro lamentoso, realizzando la reale portata della situazione. Non riusciva a crederci, eppure i fatti non mentivano. "Oh my god, oh my god! E perché sto parlando in inglese? A ritrovarmi nuda nel suo letto, ecco che mi metto a parlare la lingua di Shakespeare. Mick, cosa mi hai fatto? Cos'abbiamo fatto? Cosa farò?"
Perché lui era nudo come lei? Cos'era successo quella notte? Dopo la discoteca era un buco nero. Perché? Tirò il lenzuolo contro di sé e inclinò le gambe di lato. Il suo sguardo si posò sulla sveglia che indicava le 8.00.
Perché lui era nudo? Perché erano nudi?
Non aveva bisogno di uscire da una grande scuola per sapere che 2+2 faceva 4. Aveva la risposta a quella domanda, ma si rifiutava di affrontarla, non era pronta. Rifiutava l'evidenza che le si presentava chiaramente davanti agli occhi. Conoscendo la nota reputazione di Mick, la risposta era più che ovvia. Un uomo e una donna, entrambi nudi in un letto, una sola cosa poteva essere accaduta. Vedendo quei pensieri materializzarsi nella sua mente, scosse la testa come per rifiutarli, per toglierli.
Doveva lasciare quel letto prima che lui si svegliasse. Doveva fuggire. Sgattaiolare via da quel letto, da quella stanza e soprattutto da quell'appartamento. Rimuovendo ogni prova della sua presenza in quel luogo. Si rese conto che volerlo fare significava riconoscere la propria colpevolezza. Si vergognava e si sentiva in colpa? Il perché non lo sapeva, ma non riusciva a scrollarsi di dosso quei sentimenti di vergogna e senso di colpa. Le sembrava di essere un ladro che era entrato in un posto in procinto di uscirne altrettanto discretamente, portando con sé i fatti che non voleva far conoscere a nessuno. Trovando un modo per invertire la situazione senza esporsi più di quanto non avesse già fatto. Cancellare quella notte e quel momento. Ma come? Ad un esame più attento, il danno era già stato fatto. Kaori fu presa dai dubbi. Forse dopotutto non avevano fatto niente, troppo ubriachi? Due amici che cenano insieme e si addormentano nello stesso letto in tutta innocenza, in tutta virtù, e soprattutto NUDI.
"A chi vuoi darla a bere, vecchia mia!" si disse con tono lacrimoso, seppellendo la testa nel cuscino che teneva fra le mani.
Dimenticava una costante molto importante in quel gioco: l'identità del suo compagno. Se fosse stato un uomo qualsiasi, poteva essere che...che niente fosse successo, ma quello era Mick Angel. Uno dei due più grandi pervertiti del paese, uno stallone, un seduttore nato, e lei non era diversa dalle altre donne per non soccombere al suo fascino. Aveva ceduto? Il fatto di non ricordare la faceva arrabbiare. Pensandoci, Kaori si alzò e gettò il cuscino ai suoi piedi. I suoi occhi si strinsero, improvvisamente divenne sospettosa. Lentamente girò la testa verso Mick e lo fissò con occhi piccoli, accusatori e severi.
Che cosa le aveva fatto? L'aveva fatta bere per approfittare della situazione e soprattutto della sua innocenza. Più ci pensava, più una cosa era evidente: non si sarebbe mai infilata nuda nel suo letto.
Quel pensiero ne richiamò un altro. Mai Mick l'avrebbe costretta a far qualcosa. Aveva troppo rispetto per lei e Kaori ne era consapevole, quindi ciò significava una sola cosa: se era nuda, era inevitabile che si fosse spogliata. Quell'idea la terrorizzava ancora di più, perché se l'aveva fatto, cos'altro aveva potuto fare? A triturarsi le meningi, il cervello rischiava di esplodere e sparpagliarlo ovunque nella stanza, invece voleva essere discreta. Fortunatamente lui dormiva della grossa, e non sentì i suoi profondi sospiri e lamenti lascivi. Fu con gesti tremanti e goffi che riuscì ad alzarsi dal letto ma nella sua fretta e maldestra com'era, il suo piede rimase bloccato nel lenzuolo e si accasciò sul pavimento come un pancake. Il grido di dolore che lanciò cadendo non risvegliò Mick. Fortunatamente per lei, perché altrimenti gli avrebbe offerto una visione delle sue natiche. Per paura di averlo svegliato, si aggrappò al pavimento sperando ancora di nascondersi, ma sarebbe stato inutile se lui fosse stato sveglio. Vedendo che il sonno di Mick non era stato disturbato, si raddrizzò mentre si massaggiava il gomito e andò alla ricerca dei suoi vestiti che coprivano il pavimento ai quattro angoli della stanza. Non poteva alzarsi e camminare nuda, era più forte di lei, non poteva. Gli indizi che aveva seminato tutto intorno al letto erano sfacciati. Si era sfilata i vestiti gettandoli a terra e ora doveva strisciare per recuperarli rimanendo coperta dietro il letto. Anche se sperava che non fosse successo niente quella notte, i suoi vestiti le dicevano il contrario. Riuscì a vestirsi tenendo sempre d'occhio Mick affinché non si svegliasse per approfittare della sua nudità. Una volta pronta, una domanda le passò per la mente: come spiegargli di essere presente nella sua stanza?
Non ne aveva idea, la verità era che non voleva farlo. Abbassò la testa e cominciò a tormentarsi le dita. I dubbi e le domande erano sul punto di esplodere in lei e non si sentiva ancora pronta ad affrontargli. Cosa dirgli? Tutto stava andando troppo veloce da quando si era svegliata, stava passando da scoperta a scoperta. Il suo cuore si rimise a sbattere e a correrle nel petto mentre il respiro riprendeva ad ansimare anche se non ce n'era motivo. Perché si sentiva così confusa, turbata e particolarmente stressata?
Con un po' di fortuna, lui non si sarebbe ricordato cos'era successo quella notte. Ciò la fece sorridere, riaccendendo un barlume di speranza nel suo cuore, ma il sorriso scomparve presto mentre il suo sguardo si posava sul viso assonnato di Mick. Volle di nuovo lasciare quella stanza in punta di piedi e quell'appartamento, vergognandosi troppo di sé e del proprio comportamento. Fuggire da quanto era successo. Come si erano ritrovati nudi nello stesso letto? Era la sua prima volta. A quel pensiero arrossì violentemente. Come guardarlo negli occhi ora? La loro relazione aveva appena preso una svolta e non sarebbe mai più stata come prima. Lei, in ogni caso, non avrebbe mai potuto guardarlo come prima. Perché non ricordava nulla? Con la mano si colpì la fronte per lo scoraggiamento e la frustrazione.
Per una notte del genere, doveva ricordare qualcosa!
La sua prima notte...
La sua prima volta...
Non l'aveva immaginata così...no...
Voleva conservarne i ricordi, ricordi infiniti da custodire per il resto della sua vita, invece era un buco nero. Tutto era stato offuscato, dalla sua stupidità, dalla sua idiozia, da...dall'alcool.
Dentro di sé si infuriò per la propria scemenza e debolezza. L'alcool...ecco perché non ricordava niente. L'alcool in generale aveva un effetto di euforia sulla sua persona, ma in quel caso l'aveva stesa.
Lei, nuda nel letto con un uomo, e non uno qualsiasi, uno che non era Ryo ma il suo migliore amico. Come si era potuta cacciare in quel casino? Lo sapeva, era a causa di Ryo e della sua iperprotettività. Era colpa sua. Se le avesse detto la verità, non avrebbe mai lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento e non si sarebbe trovata in una situazione del genere.
Era alla ricerca di scuse per spiegare la sua presenza in quel luogo e il suo comportamento. La verità era che lei era l'unica responsabile. Voleva fuggire, gambe in spalla, ma le sembrava di essere come quegli uomini che, dopo una notte di bagordi con una prostituta, lasciavano i soldi sul comodino e se ne andavano in silenzio all'alba. Lei non era così e non poteva fargli una cosa del genere. A lei non sarebbe piaciuto se glielo avessero fatto.
Inoltre, non voleva farlo a Mick, aveva troppo rispetto per lui. Forse lui sapeva cos'era successo? Quel pensiero lanciò un raggio di speranza nel suo sguardo smorto. Forse poteva essere che non avessero fatto nulla? Di fronte alla porta, doveva fare un solo passo per varcare la soglia e voltare le spalle a Mick e a quella notte, ma cambiò idea, si fermò e si girò posando uno sguardo intenerito su Mick che ancora dormiva. Il suo sguardo sconvolto si ammorbidì improvvisamente, Mick era completamente diverso quando dormiva, proprio come Ryo.
Kaori fu presa dalle vertigini, la testa iniziò a girarle ancora e ancora. Si appoggiò contro la porta e chiuse gli occhi per calmare quel vortice. Doveva sedersi per calmare il suo cuore e i pensieri che le battevano nel cervello. Aiutandosi col muro, tornò a letto e si distese, ma rimanendo lontana da Mick.
Si sistemò sul lato e lo osservò a lungo. Avrebbe voluto svegliarsi così accanto a Ryo. Se ci fosse stato Ryo, tutto sarebbe stato diverso. Non si sarebbe sentita così piena di vergogna e in colpa. Vergogna perché non aveva ricordi della notte passata e del suo comportamento. Vergogna perché si sentiva come quelle ragazze che si davano alle avventure di una notte solo per il sesso. In colpa perché non amava Mick come avrebbe dovuto per passare la notte con lui, nel suo letto, tra le sue braccia. In colpa per averlo usato, in colpa per essersi servita di lui per sfogare il risentimento che aveva provato nei confronti del suo partner.
Una sensazione di tristezza inondò il suo sguardo, ma dovette solo guardare il viso morbido e assonnato di Mick per sorridere di nuovo. Come rimanere di marmo o triste di fronte a una tale visione? Con la punta delle dita gli spostò una ciocca dal viso. Senza saperselo spiegare, alzò la mano e coprì quella di lui per far intrecciare le dita con le sue. Il palmo della mano di Mick copriva la sua mano sottile. Due destini si erano mescolati per sempre nello spazio di una notte. La fissò per lunghi minuti prima di stendersi sulla schiena per guardare il soffitto senza lasciarla, come se lasciando la mano di Mick avesse perso l'equilibrio.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Doveva solo aspettare che Mick si svegliasse, dandosi un po' di tempo per cercare di ricordare. Il suo mal di testa la stava facendo impazzire. Alla fine si addormentò.
Dal canto suo, Mick si sentiva bene, come in un bozzolo. Iniziò a svegliarsi, stiracchiandosi. Si allungò verso il lato del letto come faceva ogni mattina per attrarre la sua compagna a sé, per accoccolarsi contro di lei e annidare il viso nell'incavo del suo collo. Quella mattina non fece eccezione alla regola. Allungò il braccio ma trovò un posto vuoto e freddo. A tentoni, continuò a progredire fino a raggiungere l'oggetto dei suoi desideri e lussuria. Delicatamente, ancora con gli occhi chiusi per assaporare il momento, la portò contro di sé e le mise un braccio intorno alla vita. Amava sentirla contro di sé, non si sarebbe mai stancato di quelle coccole mattutine. Quindi si avvicinò a lei e le depose una scia di baci sul collo, baci che elettrizzarono la sua dolce compagna che cominciò a gemere nel sonno mentre si girava verso di lui. Di fronte alla reazione più che recettiva della sua bella, lasciò il collo per tornare sulla sua guancia, e infine con un lieve brivido finì la sua corsa sulle sue labbra, che accarezzò col più leggero degli sfioramenti.
"Buongiorno bellezza" sussurrò Mick con voce dolce, carezzandole le labbra.
"Buongiorno" rispose Kaori, che mantenne gli occhi chiusi, la sua voce altrettanto sensuale ma un po' assonnata mentre le sue labbra si stendevano in un ampio, caldo sorriso.

 

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Capitolo 17
*** 17. Nessun peccato è stato commesso ***


"Buongiorno bellezza" sussurrò Mick con voce dolce, carezzandole le labbra.
"Buongiorno" rispose Kaori, che mantenne gli occhi chiusi, la sua voce altrettanto sensuale ma un po' assonnata mentre le sue labbra si stendevano in un ampio, caldo sorriso.
Al suono di quella voce, Kaori aprì improvvisamente gli occhi per lo stupore mentre il suo corpo intero si irrigidiva. Lei, che aveva pensato di aver avuto un orribile incubo, si risvegliava per la seconda volta tra le braccia di Mick, ma con una piccola differenza, erano labbra contro labbra.
"Mick!" riuscì a dire senza muoversi mentre le labbra di lui accarezzavano le sue.
"Kaori!" rispose lui con voce roca mentre continuava col suo bacio.
Sentendo l'uno pronunciare il nome dell'altra ebbe l'effetto di una doccia fredda su Kaori ma anche su Mick.
Ognuno aprì gli occhi con terrore e stupore, e alla vista dell'altro entrambi emisero un grido acuto, spingendosi ciascuno a un'estremità del letto con il cuore che batteva freneticamente e la respirazione quasi ansimante.
"Aaaaaaaaaaaaaaaaah!" urlarono con tutto il cuore e a voce alta.
"Ka...Ka...ori...buon...buongiorno" la salutò Mick trovando un tono di voce normale. Voleva essere calmo e tuttavia sembrava altrettanto stupito. "Posso farti una domanda?" non aspettò che lei gli rispondesse, proseguì subito. "Cosa ci fai nella mia stanza? Non che mi dispiaccia, ma..."
Mick era perduto quanto Kaori quando si era svegliata.
"Non so nulla!" confessò lei con una vocina che interruppe il suo slancio, facendo un piccolo broncio mentre i suoi occhi cominciavano ad adombrarsi.
Kaori iniziava a farsi prendere dal panico. Aveva pensato che forse si sarebbe ritrovata a confrontarsi con Mick e lui le avrebbe fatto tornare la memoria, ma no, la situazione era ancora peggiore dal modo in cui lui la fissava. Si guardarono per pochi secondi prima che Mick, che teneva il lenzuolo contro il suo stomaco, decidesse di alzarsi. Il lenzuolo scivolò, rivelando a Kaori la sua nudità.
"Ti prego, nasconditi! Non è il momento di mettere in mostra il tuo macchinario" disse mascherandosi la vista confusa.
Kaori arrossì violentemente prima di girare la testa di lato, rossa per la vergogna. L'enigma che Mick rappresentava fino a quel giorno ora perdeva tutto il suo fascino. Di lui ora conosceva tutte le parti del corpo, davanti e dietro, ed era una certezza: Mick aveva un corpo perfetto!
"Ehi! Porta più rispetto al mio mokkori, non è un volgare macchinario come l'hai definito tu, ma una delle 8 meraviglie del mondo, carissima!" le rispose rivolgendo uno sguardo dolce al suo amico di sempre.
Kaori agitò la mano voltandogli le spalle con pochissimo interesse per le sue parole. Mick tornò di nuovo serio.
"Che è successo la notte scorsa?" fu l'unica domanda che gli venne in mente quando si sedette sul materasso e si coprì con un cuscino di fronte al disagio di Kaori. Lei si lasciò cadere a sua volta sul letto, ma dando la schiena incurvata a Mick.
"Nemmeno tu ti ricordi?" le chiese con un accenno di disappunto nella voce.
Al suono desolato della sua voce, Mick si voltò e la visione che lei gli offrì lo turbò. Era accanto a lui, le braccia penzoloni, la schiena inarcata e la testa china mentre sembrava sopportare tutte le miserie del mondo sulle spalle. Si sentiva imbarazzata, persino imbarazzata ma soprattutto in colpa. A posteriori, a differenza di Mick, si sentiva in colpa. Nemmeno lei doveva ricordarsi niente e non si sapeva spiegare la sua presenza nel suo appartamento, nella sua stanza e soprattutto nel suo letto, tra le sue braccia.
"No, ci sto provando!"
Di fronte alla tristezza di Kaori, Mick si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla. Non sapeva come approcciarsi, dal momento che nemmeno lui ricordava nulla. Non voleva che lei fraintendesse le sue azioni e fosse ancora più a disagio di quanto non fosse già. Voleva solo rassicurarla.
"Come va?"
"Non lo so!" gli confessò. "Ho un'amnesia riguardo questa notte, mi sono svegliata nel tuo letto addosso a te, la tua lingua nella mia bocca e con il mal di testa. A parte questo, tutto bene"
Kaori continuava ad avere la mente annebbiata, altrimenti mai avrebbe pronunciato una frase del genere, ma lei non ci diede peso, molto più preoccupata sul perché si trovasse in quel letto. All'espressione 'la tua lingua nella mia bocca', Mick alzò un sopracciglio. Si erano baciati. Aveva baciato in quel Kaori quando sul momento aveva pensato...aveva pensato di baciare...aveva baciato Kaori, il suo primo amore! Ancora faceva fatica a rendersene conto.
"Avrebbe potuto essere peggio, ti saresti potuta ritrovare a letto con Falcon, la sua enorme lingua nella tua bocca" osò per sdrammatizzare.
"Dovrei ridere! Ti assicuro che non c'è niente di divertente!" gli disse con ansia, fucilandolo con lo sguardo.
"Scusa! Era solo per distendere l'atmosfera"
"Ehi!" lei si voltò verso di lui. "Credi che..."
Mick la leggeva come un libro aperto. Non aveva bisogno di formulare la frase, aveva perfettamente capito a cosa alludeva.
"Noooo!" si affrettò a rispondere, facendo un gesto con la mano per rifiutare l'idea. "Ce lo ricorderemmo, tu te lo ricorderesti, mia bella. Hahaha...ti avrei lasciato un ricordo indimenticabile delle mie imprese. Dopo una notte con me, le donne non mi dimenticano, mai!" le disse, gonfiando orgogliosamente il petto.
"Idiota!" gli disse, colpendolo sulla spalla e riportandolo alla realtà.
"E poi tu eri stesa nel mio letto, vero, ma con i vestiti, anche se io ero nudo, e io dormo sempre nudo" le fece notare alzando le spalle. "Quindi se fosse successo qualcosa tra noi, penso che anche tu saresti stata nuda. Non è questo il caso, quindi va tutto bene, puoi respirare tranquillamente. Non ho attentato alla tua innocenza e al tuo pudore, anche se l'ho sognato spesso. Il fatto che ti abbia tenuta tra le braccia e baciata non significa niente. Dovevo pensare a..." Mick tacque, incapace di finire la frase.
"Mick..." la voce di Kaori si alzò nell'ario come un piccolo lamento. Non osava guardarlo in faccia, troppo imbarazzata per quello che stava per rivelargli.
"Sì!" fece lui, voltandosi verso di lei.
Il fatto che lei fuggisse il suo sguardo gli mise la pulce nell'orecchio. Si tormentava le dita non sapendo come dirglielo, come annunciarlo, come affrontare i suoi occhi, così abbassò la testa. Mick la conosceva abbastanza bene da sapere che qualcosa la disturbava.
"No!" esclamò Mick allargando gli occhi, "non dirmi che...!" fece bloccando lo sguardo sulle labbra che lei mordeva per l'angoscia, attendendo il resto.
"Mi sono svegliata nuda al tuo fianco e contro di te" lasciò in un sol fiato.
Era inutile mentirgli a riguardo, visto che non ricordava niente, ma forse poteva svegliare i suoi, di ricordi. Il fatto di avergli detto la verità la fece sentire meglio. Era una situazione un po' strana, ma non sentiva più quel peso gravarle sul cuore.
"Sono maledettoooooooo!" gridò lui, come un'aima in pena mentre si colpiva la fronte con la mano. "Perché, dio mio?" gemette implorando il cielo e alzandosi, facendo cadere il cuscino che nascondeva le sue parti intime, alzando i pugni serrati in aria con fare minaccioso, prima di crollare sulle ginocchia, non celando nulla della sua anatomia a Kaori.
Di fronte alla scena che si svolgeva davanti a sé, Kaori si affrettò a nascondersi gli occhi con le mani.
-Non guardare- si ripeté, mettendo in secondo piano il motivo per il quale si erano svegliati nudi nello stesso letto. La sua timidezza riprese velocemente il sopravvento.
"Mick!" urlò.
"Kaori, basta con i falsi pudori tra noi, non dopo quello che mi hai appena rivelato e quello che è successo tra noi la notte scorsa!" esclamò lui felice.
"Cosa intendi dire? Cos'è successo? Allora ti ricordi?" insistette Kaori, fissandolo mentre pensava che si stesse burlando di lei.
Kaori era un fascio di nervi in quel momento, e non doveva essere contrariata. Aveva i nervi a fior di pelle, pronta a lasciarsi andare e a scoppiare in singhiozzi alla minima allusione sessuale.
"Perché mi hai fatto perdere una cosa del genere?" disse lui, rivolgendosi di nuovo al cielo. "Non è giusto, il mio sogno, la mia più grande fantasia mokkori diventa realtà e tu" fece puntando il dito verso il cielo mentre i suoi occhi si stringevano con aria minacciosa, "mi fai questo! A me! A me!" gridò come un lupo in agonia. "Ohi, ohi, ohi. Sono maledetto!"
"Smettila con le tue scemenze. Vuoi essere serio per due secondi!" urlò Kaori, schiacciandolo con un martello che, per la forza dell'impatto, la trascinò verso Mick.
Lui ebbe appena il tempo di alzarsi e afferrarla per la vita. Ora erano entrambi distesi sul pavimento, Mick completamente nudo e Kaori sdraiata su di lui in una posizione poco normale e molto imbarazzante. I loro volti erano a meno di cinque centimetri di distanza, si guardavano negli occhi, ognuno col respiro mozzato. Sentirla tutto contro di sé mentre era completamente nudo lo fece rabbrividire e ancora di più quando sentì il suo cuore battere a un ritmo frenetico. Batteva forte, sicuramente a causa della situazione, ma un po' anche a causa sua, sperava. Capì che lei era turbata, da lui. Mick rimase immobile a contemplare le sue guance rosee che riflettevano la sua confusione, sentendosi diviso tra il desiderio di stringere le braccia intorno alla sua vita per attirarla a sé e catturare le sue labbra, e la ragione che gli diceva di non approfittare del suo stato di estremo nervosismo. Fu Kaori a decidere di porre fine alla prossimità mettendogli le mani sul petto e tirandosi indietro. Si ritrovò a cavalcioni su di lui.
"Scusa!" disse imbarazzata.
"Non ti scusare, a me non dispiace!" rispose, sorridendole, offrendole uno sguardo deleterio che la avvolse completamente. "Ti senti diversa?" osò chiederle, in qualche modo imbarazzato di fare una domande del genere.
"Non capisco!" disse lei con aria innocente, senza distogliere lo sguardo da lui, rimanendo leggermente piegata.
"Eh, beh..." esitò lui, "vedi...visto che era la tua prima volta, dunque..." disse a bassa voce, non osando proseguire.
Chiunque fosse entrato in quella stanza e li avesse sorpresi in quella posizione, avrebbe pensato di vedere una coppia in preda alla passione. Incapace di pronunciare una sola parola di fronte a quella domanda così personale, intima e scomoda, Kaori si accontentò di scuotere la testa.
"Kaori!" pronunciò Mick con voce di nuovo seria, fin troppo. "Sarebbe così terribile se avessimo fatto l'amore?" le chiese senza distogliere lo sguardo dal suo, per percepire i suoi pensieri più intimi. Mick si era alzato leggermente, appoggiandosi sui gomiti, per nulla infastidito della propria nudità e dalla posizione in cui si trovavano. Sentirla sopra di sé lo elettrizzava, il suo fedele amico si gonfiò di desiderio al contatto col bacino di Kaori su di lui e le sue cosce nude che cingevano il suo corpo.
Lei esitò a rispondergli. Poi sollevò il mento e incontrò i suoi occhi azzurri che non lasciavano i propri per vedere le sue espressioni. Lei non poteva sfuggire alla sua domanda. Mick aveva uno sguardo ansioso alla risposta che avrebbe ricevuto, quasi triste, come se la sua reazione lo stesse ferendo. Pendeva dalle sue labbra. Con la mano, le rimise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, rendendo il momento ancora più intimo, guardandola negli occhi.
Dopotutto, Mick era un bell'uomo! E una poteva sentirsi fiera di aver fatto parte della sua partita di caccia, visto il corpo che si ritrovava. A quel pensiero Kaori arrossì violentemente e scosse la testa per calmarsi. Forse aveva vissuto la sua prima volta e voleva ricordarlo. Certo che non era una cosa così terribile, perché Mick l'amava e a modo suo anche lei lo amava.
-Ma di cosa stai parlando, vecchia mia, certo che è una cosa terribile- si rimproverò mentalmente. -E Ryo? È Ryo che ami! Con tutto il cuore, con tutta l'anima e forse un giorno con tutto il corpo.-
Un barlume al pensiero di Ryo attraversò lo sguardo di Kaori, e non sfuggì a Mick. Un barlume che significava rimpianto! Presa nei suoi pensieri, Kaori non sentì nemmeno il rigonfiamento contro la coscia, ma si irrigidì quando sentì la mano di Mick muoversi sulla sua gamba per raggiungere le sue natiche.
"Posso sapere dove intendi andare" gli fece Kaori dandogli un forte pizzicotto.
"Ahi, un vecchio riflesso" Mick non trovò nulla di meglio da dirle. Si sfregò la mano mentre i suoi occhi catturavano quelli di Kaori.
"Dimentichi che tu hai Kazue!" disse lei timidamente, abbassando la testa, lasciando che i capelli le nascondessero il viso e gli occhi. Facendo leva sulle ginocchia, si alzò da Mick, che non si mosse di un centimetro, mentre le ginocchia tremanti di Kaori la costrinsero a sedersi sul pavimento accanto a lui. Girò la testa dal suo mokkori più che in forma.
Perché Ryo e Mick non avevano alcun pudore? Perché giravano per casa nudi senza vergogna? Non pensavano al disagio che causavano negli altri? Apparentemente no!
"Kazue mi ha lasciato, quindi sono libero!" rispose Mick in tono serio, "e non devo rendere conto a nessuno, e nemmeno tu! Tu e Ryo non siete una coppia nel vero senso del termine, quindi non vedo dove sia il problema, anche se quando lo saprà vorrà uccidermi"
"Ryo!" fece Kaori, portandosi la mano alle labbra e alzandosi in preda al panico. Sentire quel nome emesso dalla bocca di Mick le fece capire il vero impatto, la serietà della situazione, che le diede come un impulso di energia. Come aveva potuto dimenticarlo?
"Mi ero completamente dimenticata! Sarà rientrato ormai. Che ore sono? Che ore sono?" ripeté Kaori ansiosa e impanicata, guardandosi intorno, cercando la sveglia. Finalmente la trovò, segnava le 11.00. "Oh mio dio!", aveva paura che lui lo sapesse. Cos'avrebbe fatto se lo avesse scoperto?
Sì, lo aveva completamente dimenticato, prestando la massima attenzione alla situazione che stava vivendo in quel momento, cercando di trovare le rispose alle sue domande. Si guardò intorno, cercando qualcosa, ma non sapendo cosa. Mick si alzò e si infilò rapidamente le mutande per andarle incontro. Era del tutto agitata e continuava a girovagare per la stanza con sguardo distratto. Si mise persino a quattro zampe, guardando sotto il letto.
"Cosa cerchi? Posso aiutarti?"
"Le mie scarpe! Dove sono le mie scarpe?"
Mick si mise accanto a lei e le prese entrambe le mani, costringendola a guardarlo.
"Calmati"
Lei lo fissò e gli chiese:
"Perché abbiamo dimenticato tutto?" si lamentò mentre una lacrima le scorreva lungo la guancia.
"Il potere dell'alcool, ma stai tranquilla, i ricordi torneranno presto a chiarire la situazione" le rispose con sicurezza passando la mano sulla sua guancia per asciugarle la lacrima.
"Non so se voglio ricordare" disse Kaori, che si pentì immediatamente di quella frase.
"Capisco!" rispose lui un po' offeso, lasciandole le mani e alontanandosi. Dentro di sé si sentiva un po' ferito, parecchio anzi, perché anche quando era assente, Ryo occupava tutto lo spazio nel suo cuore e nella sua vita. Aveva sempre pensato che se un giorno l'avesse avuta per sé, sarebbe successo in modo romantico, idilliaco, ma non così. Non con quei dubbi, quelle apprensioni, quella paura e quei rimpianti, ma piuttosto con voglia, desiderio, amore e passione: senza alcun rimpianto.
"Mi hai frainteso! Visto che non ho ricordi, non devi essere stato così bravo come dici! Ecco perché non voglio ricordare" tentò di giustificarsi.
Non voleva ferirlo, dopotutto Mick era ancora suo amico, il migliore che avesse mai avuto.
"Scusa! Metti in discussione le mie capacità e le mie prestazioni? Ti mostrerò cosa so fare" disse, prendendola per la vita, tirandola a sé e facendola cadere sul letto mentre la copriva col proprio corpo.
"Mick! Cosa sto sentendo contro la coscia?" osò chiedere con voce esitante.
"Secondo te?" fece Mick orgoglioso, alzando le sopracciglia. "Dovresti esserci abituata! È l'effetto che mi fai, mia bella, e potresti permettermi di mostrarti tutta la felicità che saprà portarti"
Come poteva abituarsi a una cosa del genere? Era una cosa nuova per lei.
"Togliti, sporco pervertito!" urlò, spingendolo via violentemente mentre un enorme martello apparve tra le sue mani.
Lui deglutì a fatica. Kaori voleva colpirlo ma si fermò in extremis. Mick aveva appena invertito la situazione, trovandosi di nuovo su di lei.
"Kaori, non abbiamo nulla di cui vergognarci. Siamo adulti. Nessun peccato è stato commesso! Abbiamo fatto l'amore" disse Mick togliendole il martello dalle mani. Kaori non reagì di fronte al suo sguardo estremamente dolce. "Non abbiamo fatto niente di male" ripeté con voce galvanizzante. "Niente di cui vergognarsi, Kao"
Kao, perché la chiamava così? Solo quell'uomo poteva essere capace di abbattere tutte le sue barriere.
"Perché mi sento così in colpa, allora, perché mi sento così male? E poi hai detto che non abbiamo fatto nulla!" gli gridò, spingendolo con violenza per alzarsi. Mick, colto di sorpresa, si ritrovò steso a terra, si alzò e si massaggiò i gomiti.
Quella donna, anche in un momento intimo come quello, era in grado di dimostrare una tale violenza che quasi compiangeva Ryo. Mick la fronteggiò.
"Non lo so se l'abbiamo fatto o meno, ma non sarebbe così terribile! Io sono un bel partito, ho un corpo da sogni, lo strumento d'amore più potente e bello del mondo, molte donne sognerebbero di essere al tuo posto"
Kaori si mise la mano davanti alla bocca.
"Voglio vomitare!"
"Grazie da parte sua e mia"
Lei lo allontanò e corse verso il bagno dove si sporse sopra il water per vomitare. Col dorso della mano si asciugò la bocca, scivolando sul pavimento e appoggiando la fronte contro il braccio. Mick, che l'aveva seguita con discrezione, osò sbucare con la testa.
"Tutto bene, Kaori?"
"Voglio morire!" agonizzò lei.
Mick sorrise a quell'osservazione.
"Sono i postumi della sbornia"
"E perché tu non ti senti male? Hai bevuto quanto me, se non di più!" Kaori alzò lo sguardo e incontrò il suo.
"Vero, ma ho più esperienza di te in questo campo, mia bella" le offrò la mano, che Kaori accettò, e l'aiutò ad alzarsi. "Andiamo in cucina, preparerò un bibitone che ti rimetterà in piedi"
"Ti prego, non parlare più di bere"
Mentre Mick la sosteneva, scesero e si diressero in cucina. La fece accomodare e, mentre lui si mise a preparare un mix a base di pomodori e uova, Kaori si sedette al tavolo nascondendo con vergogna il viso tra le braccia incrociate.
"Tieni, bevi questo, ti rimetterà in piedi"
Lei alzò la testa e incrociò lo sguardo dolce di Mick che le sorrideva.
"Grazie" gli disse timidamente, prendendo il bicchiere dalle sue mani.
"Tutto d'un fiato, mia bella, dai, non farti pregare"
Kaori lo guardò dritto negli occhi, poi guardò la mistura che aveva un colore verdastro, non le ispirava niente di piacevole. L'odore, poi, era davvero rivoltante. Di fronte alla sua espressione disgustata, Mick si sentì obbligato a insistere.
"Dai!"
Lei lo guardò male, si tappò il naso e portò il bicchiere labbra per bere d'un fiato. Quando il bicchiere fu svuotato, lo lasciò bruscamente sul tavolo e si impegnò per deglutire e per tenere tutto giù, perché ebbe diversi conati.
"Bleaaaaah, è orribile questa roba" disse riprendendo fiato.
"Sì, ma super efficace!"
Quando tutto passò, lei aprì gli occhi e il suo viso si rilassò. Vide che Mick era appoggiato al lavandino, indossava solo le mutande e aveva incrociato le braccia davanti al petto. Si sentì scrutare dalla testa ai piedi, proprio come lui d'altronde. Doveva riconoscerlo, aveva un corpo perfetto, molto attraente. A quel pensiero, ripensò a ciò che aveva visto pochi minuti prima nella camera da letto, così come quando si era svegliata addosso a lui. Non poté fare a meno di arrossire.
"Cosa c'è?" chiese con le guance rosse. "Perchè mi fissi così?"
"Non ti fisso, ti guardo"
"Perché?"
"Mi domandavo solo cosa ti ha potuto mettere in un tale stato"
"Di cosa parli?"
"Di questo" rispose Mick indicandola. "Guance rosse, sguardo esitante e sfuggente, voce tremante...questo stato!"
"Non capisco cosa vuoi dire, è per l'alcool e questa bibita infetta" fece lei usando le mani come ventaglio per rinfrescarsi il viso.
"Questa notte ho realizzato la mia più bella fantasia e non me la ricordo, non è giusto" le disse con voce molta seria mentre i suoi occhi non la lasciarono per un secondo, cercando di sondare i suoi pensieri. Kaori non sapeva cosa dire. Cosa poteva dire? Non sarebbe mai dovuto accadere. Provava un profondo rispetto per lui, ma non voleva ferirlo, così si alzò e si piantò di fronte a lui. Mick sciolse le braccia.
"Mick, tu sei il mio migliore amico, capito, il migliore, e ti voglio bene, ma quello che è successo o meno ieri deve rimanere tra noi..."
Lui le afferrò la mano, costringendola a guardarlo.
"Kaori, non intendo dirlo a Ryo, se è questo che temi. Non farei mai nulla che possa farti soffrire o mettere a repentaglio la tua relazione con lui, anche se è vero che mi fa male sapere che forse l'abbiamo fatto e che la cosa ti disgusta"
"Mick, io..."
"Lasciami finire, per favore. Ti ho sempre amata, e non rimpiango questa meravigliosa serata che abbiamo trascorso insieme, né la notte scorsa. È di gran lunga la più bella serata che abbia vissuto da molto tempo, quindi grazie. È un segreto che manterrò con cura" disse portandosi la mano sul cuore.
Al contatto della sua mano sul torso e sulla sua pelle nuda, Kaori fremette.
"Sarà il nostro segreto. Puoi stare tranquilla, me lo porterò nella tomba. Se mai Ryo dovesse saperlo, non sarò stato io a dirglielo"
Cosa poteva dirgli? Aveva pronunciato esattamente le parole che lei voleva sentire, così come aveva percepito le paure del suo cuore. Una lacrima scorse lungo la sua guancia.
"Non direi nulla, anche se mi è difficile a vedere come ti tratta. Tu sei bella, Kaori, sei dolce, hai così tanto amore da offrire, hai tutte le qualità per rendere felice un uomo e talvolta mi chiedo se Ryo ne sia consapevole. Se è consapevole della fortuna che ha! Sarei pronto ad uccidere per una donna come te, per te, perché ti amo ancora e ti amerò per sempre. Tu meriti di meglio di quello che lui ti sta offrendo"
Spinta da un profondo senso di gratitudine e da un profondo rispetto, Kaori si alzò sulle punte dei piedi, prese il viso di Mick fra le braccia e appoggiò le labbra sulle sue per un bacio dolce, pieno di riconoscenza e di tenerezza. Mick, inizialmente sorpreso dal gesto, chiuse le braccia intorno alla sua vita per riportarla contro di sé. Kaori lo stava baciando, non stava sognando. Lo stava baciando per davvero. Lui superò la barriera della sua lingua per accarezzare la più pura, la più dolce e squisita delle prelibatezze. Forse era il primo e ultimo bacio che lei gli avrebbe dato. Non avendo ricordi della notte precedente, avrebbe fatto di quel bacio il suo migliore ricordo con Kaori. Il bacio fu pieno di tutta la passione di cui erano capaci in quel momento. Una dimostrazione di rispetto reciproco, un'attesa finalmente premiata per Mick e un piacere fremente che si era irradiato da Kaori.

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Capitolo 18
*** 18. Asciuga le tue lacrime, Kaori ***


 
Il bacio fu pieno di tutta la passione di cui erano capaci in quel momento. Una dimostrazione di rispetto reciproco, un'attesa finalmente premiata per Mick e un piacere fremente che si era irradiato da Kaori.
Fu la mancanza di ossigeno a costringerli a separarsi. Kaori non aprì gli occhi, voleva ancora sentire la dolcezza delle sue parole avvolgerla e accarezzarle il cuore. Nessuno le aveva mai detto cose del genere. In quel momento di fronte a Mick si sentiva importante e viva, si sentiva donna. Premette la fronte contro la sua e rimase così per pochi secondi prima di accoccolarsi contro di lui, che chiuse le braccia intorno alla sua vita e la strinse con fervore. Voleva sentire il calore di Mick che la conquistava, era così rassicurante. Ne aveva bisogno. Rimasero così per lunghi minuti, intrecciati, cullati l'uno dal respiro dell'altra finché Mick decise di rompere il silenzio. Allentò il suo abbraccio e la guardò, immergendo i suoi occhi luminosi in quelli di lei.
"Questo per che cos'era?"
C'era così tanta intensità nei suoi occhi che Kaori non poté più sopportare quello sguardo che la turbava. Quel bacio aveva stravolto entrambi, e essere guardata così la sconvolgeva ancora di più. Mick la guardava teneramente, lei emanava gentilezza e innocenza anche dopo quello che era successo. Il suo fascino naturale era evidente senza che lei se ne rendesse conto e Mick era più che catturato dal suo incantesimo.
"Perché tu te lo possa ricordare!" gli confessò con voce roca per l'emozione e il cuore che le batteva forte. Fece violenza su se stessa e alzò il capo per tuffare gli occhi nei suoi, prima di riprendere.
"Visto che non sappiamo nulla di questa notte, avremo questo bacio come ricordo" disse Kaori con le guance rosse. Aspettò qualche secondo in modo che le sue parole viaggiassero fino al cervello di lui, poi ricominciò: "Grazie per essere mio amico, Mick" gli rivolse con voce piena di emozione, e un sorriso timido. Più lui la guardava divorandola con i suoi calmi occhi azzurri in cui danzava la fiamma del desiderio, più lei si sentiva rodere dalla timidezza. Perché si sentiva così turbata dal suo sguardo, quando lo aveva visto nudo? Semplicemente perché si trattava di Mick, e lui non la lasciava di marmo.
"Il piacere è stato tutto mio, bellezza!"
Mick era felice. Non tanto per il bacio che lei gli aveva dato, ma per aver ascoltato dalla bocca di Kaori, dal suo primo amore, che lei offriva loro quel ricordo. Non solo per lui, ma anche per se stessa, segno che quel momento contava per lei, proprio come per lui. In quell'istante Mick era certo dei sentimenti che provava per lei, pieni di amore e complicità condivisa. Ebbe una fitta al cuore quando ripensò a come era entrata nella sua vita, al loro primo incontro alla stazione ferroviaria. Ricordandolo, si disse che avrebbe dovuto lottare per lei, non capitolare così facilmente contro Ryo.
Forse aveva ancora una possibilità con lei, una possibilità di stare con la sua Kaori? Colei con cui aveva condiviso la sera e la notte precedente e che aveva desiderato fin dal primo giorno in cui i suoi occhi erano atterrati su di lei. Lei che aveva trascorso la notte in sua compagnia, rannicchiata tra le sue braccia. E se quel risveglio, dei più inappropriati, avesse potuto far girare la situazione in suo favore? Da quando si era svegliato tra le sue braccia e aveva accarezzato le sue labbra, si sentiva felice, leggero. Il suo cuore batteva forte mentre negli ultimi tempi lo faceva solo per far andare avanti la macchina che rappresentava il suo corpo umano.
Kaori, la serata e specialmente la notte precedente, avevano risvegliato in lui sentimenti, sensazioni, impulsi che aveva sepolto profondamente dentro di sé quando aveva deciso di farsi da parte in favore di Ryo. Si era sacrificato per il suo migliore amico, ma ora era tutto diverso. In sei anni, Ryo non era avanzato di un millimetro, quando lui in una sera aveva abbattuto tutte le barriere che entrambi avevano costruito e si erano proibiti di attraversare. Sì, in una notte, aveva fatto un salto vertiginoso nella mente, nel corpo e nel cuore di Kaori. Poteva essere che...?
Il sorriso devastante che lui le offrì la sciolse. Era la seconda volta che la chiamava 'bellezza', e la faceva impazzire. Perché? Perché si vedeva bella ai suoi occhi, era come se diventasse pienamente consapevole di ciò attraverso la bocca di Mick, lei che mai si era considerata una 'bellezza'. Con Mick tutto prendeva un'altra sfumatura, un colore più bello, più semplice, più gioioso...
Prima di quella notte, non avrebbe mai immaginato possibile quell'aspetto della sua personalità, di un uomo gentile e premuroso, che dietro i suoi modi da pervertito nascondeva un cuore pieno di tenerezza e amore, una gentilezza traboccante di sincerità e una delicatezza che deliziava il cuore. Lui, che in tempi normali mostrava solo il suo lato perverso od oscuro a seconda di chi gli si presentava, buono o cattivo, si era rivelato un uomo normale pieno di sensibilità e attenzione. Gliene aveva dato prova quando si erano svegliati. Era stato emozionante, amichevole e divertente per farle dimenticare il senso di colpa.
Lei capì perché lui la turbava tanto. Sapeva essere duro e tenero, freddo e caloroso, attraente, misterioso, accattivante, spaventoso. Aveva un tale carisma, un tale magnetismo che emanava da lui da far girare la testa al suo passaggio, e lasciare confusi sia uomini che donne.
"Siamo sempre amici?" osò chiedergli a bassa voce, chinando la testa ancora piena di pensieri.
Con la mano, Mick le sollevò il mento costringendola a guardarlo. Era così calmo, quel bacio che avevano scambiato lo aveva reso ancora più sereno, mentre lei era tornata di nuovo a quello che era successo. Oltre a quel bacio, lui la sentiva ancora piena di paure, incertezze a causa della sera prima.
"Migliori amici, Kaori, non ne dubitare! Quello che è successo questa notte non intaccherà assolutamente l'affetto, l'amicizia e l'amore che provo per te. Spero che sarà lo stesso per te"
"Migliori amici" ripeté lei per confortarlo nel timore che quella sera avesse cambiato per sempre la loro relazione, senza distogliere lo sguardo. Strinse la sua mano come per sigillare le sue parole e se la portò alla guancia. "Ora vado! Preferisco che Ryo non si accorga che non sono rientrata"
"Ryo!" fece Mick con un pizzico d'amarezza nella voce che vedeva tutte le sue ipotesi andare in fumo. Quello che era successo quella notte non aveva cambiato i sentimenti che lei provava per il suo partner.
Il cuore di Kaori si strinse e si spezzò di fronte allo sguardo di Mick, che rifletteva le sue emozioni e i suoi sentimenti. Kaori si sentì in colpa verso Mick per quello che gli stava infliggendo. Sentì un sincero senso di colpa e tristezza nei confronti del suo amico per i sentimenti che aveva risvegliato in lui e che non poteva ricambiare.
"Perdonami! Non essere arrabbiato con me. Ho l'impressione di averti usato, non mi piace!"
Kaori, solitamente così perseverante nei suoi sforzi, così coraggiosa a modo suo, discreta e testarda, sembrava essere completamente abbattuta. E Mick non voleva.
"Non voglio che tu mi veda come quelle ragazze..."
La sua voce debole e tremante le impedì di terminare la frase. In quel momento la stima che Kaori provava per se stessa era caduta molto in basso. Non le ci volle nulla per passare dall'essere turbata a vergognarsi di sé.
"Kaori..." Mick si accigliò. "Sono piuttosto io che dovrei chiederti perdono. Diciamo che ci siamo aiutati a vicenda ad un certo punto della nostra vita quando ne avevamo bisogno. E sappi che non ti vedrò mai come una di quelle ragazze...mai. Sei troppo cara al mio cuore!"
Quell'ammissione la commosse al massimo. Non riuscì più a trattenere le lacrime. Erano lacrime di gioia. Quella notte avrebbe potuto rischiare di rompere la loro amicizia per sempre, di spezzare la sua partnership con Ryo, di rovinarle la vita, ma si rivelava invece essere un momento di consolidamento. Kaori provò ancora più rispetto per Mick, rispetto e amore, perché a modo suo lo amava. Il legame di amicizia che li univa era rafforzato e consolidato. Non le dava fastidio che lui la vedesse così fragile, debole, sminuita...perché rimaneva il suo migliore amico.
"A presto, allora"
Lei si passò una mano sulle guance e si allontanò da lui.
"Sì"
Kaori, con le scarpe in mano, prese la direzione della porta ma si fermò bruscamente in mezzo al salotto. Mick fu sorpreso, specialmente quando la vide esitare. Alla fine lei decise di girarsi lentamente. Incuriosito, Mick fece qualche passo e si ritrovò sulla soglia della cucina.
"Mick...!"
"Sì"
"Questa notte non mi ha disgustato, al contrario. È stata sicuramente perfetta, come la serata di ieri. È stato elettrizzante svegliarmi nuda al tuo fianco, perché mi sono sentita viva per la prima volta, mi sono sentita donna, e solo per questo ne è valsa la pena. Se ti avessi conosciuto prima, penso che tutto sarebbe stato diverso tra noi"
Di fronte a quella confidenza più che intima, lei divenne scarlatta. Aveva cercato di sostenere il suo sguardo, ma era più forte di lei. Quando vide il volto del suo amico sciogliersi in un magnifico sorriso, lei seppe dentro di sé che non era cambiato nulla tra loro, al contrario la loro amicizia si era saldata e loro erano ancora più vicini e complici. Non aggiunse altro, si voltò e lasciò il suo appartamento per tornare a casa sua.
Era felice, lui era riuscito a tirarle su il morale, così come lei era riuscita ad alleviare il suo cuore. Ognuno aveva pensato alle ferite dell'altro, ed erano riusciti a farsi sorridere. Mick rimase tuttavia con un retrogusto amaro in gola perché lei gli aveva detto in modo indiretto che se lui si fosse battuto un po' di più, la ruota avrebbe girato a suo favore, e oggi certamente loro due...
Perché continuare a farsi del male.
Kaori ebbe appena il tempo di guadagnare la sua stanza per prendere delle cose e andare in bagno quando Ryo rientrò in casa.
Non aveva mai saputo, non aveva mai saputo che mentre lui si stava divertendo con Saeko, lei si era sentita donna con Mick. Da quel giorno, non avevano mai ripensato a quella sera, non l'avevano mai menzionata. Poi Mick aveva visto Kazue tornare a sé. La loro relazione si era rinforzata, i loro sentimenti si erano solidificati e la vita di tutti era tornata alla normalità.
 
 
FINE DEL FLASHBACK
 
 
"Mick, prima di iniziare vorrei scusarmi. Non avrei mai dovuto mettere in mezzo questa cosa. Sono veramente e sinceramente dispiaciuta. Con Kazue..." non poté terminare la frase tanto era in apprensione per la sua risposta. Alzò semplicemente la testa per tuffare il suo sguardo incerto e annebbiato in quello di lui, cercando una risposta.
"Stai tranquilla, con Kazue va benissimo, anche se pensavo che mi avrebbe strappato gli occhi e il cuore, per poi lasciarmi" confessò lui senza distogliere lo sguardo.
Sentendo ciò, Kaori scoppiò in lacrime, si sentiva così in colpa. Il peso del senso di colpa cadeva sulle sue fragili spalle, oltre che il contraccolpo di tutto ciò che aveva sperimentato nelle ultime ore. La pressione era troppo forte.
"Ehi dolcezza, calmati!" fece Mick, sedendosi sul bordo del letto e avvicinandola a sé. Ma Kaori non sembrava in grado di calmarsi, al contrario, era come se finalmente potesse lasciarsi andare davanti a lui. Mick la cullò teneramente per tranquillizzarla, e funzionò. Dopo lunghi minuti, le lcrime di Kaori si fermarono.
"Va meglio?" Mick era davvero preoccupato. Psicologicamente sembrava abbattuta.
Le mise la mano sulla guancia fino a tirarle su il viso dal mento, ma lei si girò di lato per nascondergli gli occhi. Non si sentiva pronta a guardarlo direttamente.
"Kaori, guardami, per favore!"
Kaori non si mosse, era al di là delle sue forze. Come aveva potuto fargli una cosa simile? Dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei. In quel momento, di fronte alla purezza di quegli occhi azzurri pieni di dolcezza, si sentiva egoista. Aveva pensato solo a se stessa nell'acqua quando aveva detto a Ryo di essere stata a letto con lui. Sì, aveva pensato solo a se stessa e alla sua paura di perdere Ryo. Non aveva visto oltre, non aveva visto le ripercussioni che la rivelazione avrebbe avuto.
"Kaori, direi che me lo devi?"
Quelle parole furono come un 'clic'. Gli doveva uno sguardo, gli doveva più di un semplice sguardo, ma in quel momento si sentiva così codarda, in combutta con la sua stupidità, il suo stesso dolore, i suoi stessi errori che erano quasi costati caramente a entrambi. Lentamente si voltò per ritrovare quei due occhi blu di fronte ai suoi.
"Ti devo più di uno sguardo...ti devo la vita e delle scuse"
"Conosco il modo ideale con cui puoi ripagare il tuo debito" le disse lui alzando le sopracciglia mentre il suo viso iniziava lentamente a cambiare e la sua mano a salirle lungo il braccio.
"Idiota, non perdi mai occasione" gli disse, dandogli un'amichevole pacca mentre gli sorrideva. Mick glielo aveva detto solo per quel sorriso, quel sorriso che mancava sul suo viso così dolce.
"No, mai! Ma almeno sono riuscito a farti sorridere! Kaori, perché gliel'hai detto? Avevamo fatto una promessa! Perché l'hai rotta?"
"Mi chiedi perché? Perché gli ho rivelato tutto?"
Lentamente, abbassò la testa come per raccogliere tutti i suoi pensieri.
"Sì, ti senti pronta a rispondermi?"
Kaori fece un profondo respiro, poi incontrò il suo sguardo, era tenero, privo di accuse, privo di rimproveri ma pieno di dolcezza. Di fronte a quegli occhi poteva solo cedere.
"Sì, sono pronta a risponderti. Ad essere onesta non sapevo cosa stavo facendo, avevo semplicemente paura"
"È comprensibile"
"Peggio...ero arrabbiata" confessò Kaori mentre un leggero sogghigno le appariva sulle labbra, tornando in mezzo all'oceano. Il suo sguardo sembrava assente, ipnotizzato dall'azzurro degli occhi di Mick che la riportarono laggiù. L'oceano le rimbalzava intorno, schernendola apertamente perché era sola. Le onde si abbattevano su di lei ancora e ancora, riducendo ogni speranza e forza a ogni nuovo attacco. Era di nuovo lì, ansimante, in preda al panico e sola, e vi sarebbe rimasta. Ryo aveva combattuto contro quell'avversario formidabile, costringendola semplicemente a non arrendersi. Non le aveva lasciato scelta. Aveva dovuto ferirgli in modo che lui respirasse di nuovo la vita.
"Arrabbiata?" ripeté Mick, ma lei non sembrava sentirlo. Era altrove, era di nuovo laggiù. I suoi occhi spaventati e il suo corpo tremante ne erano la dimostrazione. Mick non conosceva in lei quello sguardo terrorizzato, con quel piccolo bagliore appena percettibile che i suoi occhi induriti non ebbero difficoltà a discernere, era il bagliore dell'odio. Cos'era successo perché Kaori, quella donna dolce e generosa, provasse odio? La sua aura divenne poi più oscura e più fredda. Non l'aveva mai vista così, nemmeno quando Ryo dava il peggio di sé.
"Kaori!" la chiamò Mick per riportarla a sé.
Kaori sussultò al suono di quella voce che sembrava venire da molto lontano. Il suo sguardo era assente perso nell'immensità dell'oceano. Come se vi avesse lasciato lì una parte di sé. Il suo corpo fu preso da sobbalzi, e Mick ne fu preoccupato. La coscienza di Kaori stava riemergendo. In quel momento realizzò che più che aver desiderato salvarlo, aveva voluto ferirlo, il desiderio di farlo soffrire aveva prevalso. Nel momento in cui aveva fatto quella rivelazione a Ryo, si era nascosta dietro l'istinto di sopravvivenza per salvarlo, ma con il senno di poi e con una certa lucidità, si rendeva conto che era stato qualcos'altro a guidarla. Lui aveva calpestato il suo cuore e strappato il suo amore rifiutandosi di combattere per lei, di battersi per lei. Le aveva fatto talmente male, come una pugnalata al cuore. Tornando indietro, concentrandosi e ignorando tutto ciò che la circondava, riuscì a sentire ogni fibra del suo corpo, ogni cellula della sua persona tendere al dolore che Ryo aveva amplificato rifiutandosi di lottare. Ryo non le aveva lasciato scelta!
Mick non capì l'improvviso cambiamento che stava avvenendo nella sua amica. Lo sguardo interrogativo e preoccupato che le rivolse sembrò scivolarle addosso. Kaori sembrava preoccupata e persa, non sembrava in grado di affrontare i suoi pensieri, la sua mente e la sua coscienza. La verità, la realtà sembrava così difficile da accettare a posteriori. Il suo sguardo offuscato tornò su Mick.
"Arrabbiata..." ripeté Kaori con voce monocorde. "Arrabbiata perché mi abbandonava. Perché si rassegnava con tanta facilità, senza combattere. Ti rendi conto..." insistette, "si è arreso di fronte alle avversità senza preoccuparsi affatto di me. Voleva lasciarmi sola, voleva morire, accettava la sua morte mentre io ero lì con lui, accanto a lui. Ero terrorizzata, in preda al panico e lui voleva lasciarmi sola" disse, alzando il tono. "Pensava davvero che io avessi la possibilità di sopravvivere senza di lui? Pensavo che avrebbe combattuto di più per noi, per me..." gli rivelò con voce spenta. "Ma niente! Si è rassegnato a morire. Ho allora capito che non contavo poi molto per lui"
"Quindi hai deciso di dirgli tutto per farlo reagire. Ora capisco meglio. Devi esserti sentita sola, tesoro"
"Tu non capisci, Mick" gli disse, in qualche modo infastidita, spingendo via la mano che lui le aveva posato sulla guancia.
La violenza del gesto di Kaori sorprese Mick. Cos'era successo laggiù per farla arrabbiare tanto?
"Io non sono così dolce e innocente come volete tutti credere. È vero che volevo salvarlo, ma soprattutto volevo ferirlo. Fargli male come me ne aveva fatto lui. Sì, ho deciso di ferirlo tanto quanto lui mi aveva ferito in quel momento, rifiutandosi di combattere e abbandonandomi a me stessa e al mio triste destino. È sempre stato un po' geloso del legame che io e te abbiamo, quindi ho reagito di conseguenza. Gli ho parlato di te..." il suo viso si chiuse, e il suo sguardo divenne scuro. "Lui non la smetteva di insultarti. Penso che tu sia in una posizione migliore della mia per dare una spiegazione alle sue reazioni, e mi complimento con te se ci riesci. Mi ha fatto male, Mick, rendermene conto. Mi ha fatto così male che volevo solo una cosa, farlo soffrire quanto soffrivo io. Quindi gliel'ho detto. Gli ho detto che eravamo stati a letto insieme e il risultato ha superato le mie aspettative"
Kaori lasciò una risata nervosa e ironica che preoccupò Mick. "Non sono pronta a perdonarlo, credimi! In fondo pensavo che fossimo una famiglia! Come ha potuto rassegnarsi così?"
"Penso che lui abbia pensato a te prima che a se stesso"
Kaori fissò Mick con sguardo duro e freddo.
"Mick, ero lì!" sembrò rimproverarlo per la sua ultima frase.
"Kaori, cerca di capirlo! Al suo posto io avrei fatto la stessa cosa. Era stato attaccato da uno squalo, stava perdendo sangue. Tutti sanno che gli squali sono attratti dal sangue. Era solo questione di tempo prima che partisse con un nuovo attacco. Voleva risparmiarti, allontanarti da lui per darti una possibilità"
"La mia possibilità era lui, Mick! Io ricordo solo che voleva lasciarmi e che io mi sono rifiutata. Tutto quello che ricordo è che io non sono riuscita a fargli venire la voglia di vivere, mentre tu, tu hai fatto di più! L'hai salvato. Sei stato tu a salvarlo, non io"
"Kaori, non dire così. Si è sacrificato per darti una possibilità, per farti rimanere in vita"
"Non potevo lasciarglielo fare. Non potevo rassegnarmi a perderlo. Ho provato di tutto per riportarlo da me, ma non era abbastanza. Aveva bisogno di una scarica elettrica ed è quello che ho fatto. L'ho fatto volontariamente, avevo tra le mani la bomba che lo avrebbe riportato da me. Sul momento mi sembrava la soluzione migliore. Avresti dovuto vedere la sua faccia quando gliel'ho detto, quando si è reso conto della portata delle mie parole, i suoi occhi avevano ritrovato quel bagliore vitale e combattivo. Quando le parole sono arrivate al suo cervello, nient'altro ha avuto più importanza, non c'era l'acqua, non c'erano gli squali, aveva solo te in mente, te e me nello stesso letto. È questo che l'ha riportato indietro. Aveva solo questa idea in mente che lo faceva desiderare di vivere, un obiettivo. La voglia di ucciderti è stata più forte del desiderio di stare con me" disse con voce piena di emozione e desolazione di fronte alla dolorosa constatazione.
"Non dire così, Ryo ti ama!"
"Mick, ero lì. Ha amato di più l'idea di poterti uccidere con le sue mani e non ci è andato molto lontano. Sono sinceramente dispiaciuta"
"Sono un ragazzo grande e grosso, so come difendermi. Ryo non mi fa paura, non me ne ha mai fatta"
"Forse a te no, ma a me...se avessi visto il suo sguardo, era così freddo e distante con me, a malapena tollerava che lo toccassi" rivelò una Kaori completamente sconvolta, passandosi la mano sulle guance. "La nostra relazione ne è uscita completamente sbriciolata. Niente sarà mai più come prima, mai. Quello che ho perso laggiù, non lo troverò mai più. Non dimenticherò mai il modo in cui mi ha guardato e gli orrori che mi ha detto"
Ripensando a tutto ciò, Kaori rabbrividì.
"Sono davvero dispiaciuta di averti trascinato in questa storia. L'ultima cosa che volevo fare era crearti problemi e mettere a rischio la tua relazione con Kazue"
"Sono contento che tu l'abbia fatto, è stato ciò che mi sta permettendo di tenerti tra le mie braccia. Penso che tu fossi esausta. Sapevi che non avresti tardato a cedere, così hai spinto Ryo al limite per costringerlo, per obbligarlo a tornare e combattere. È la disperazione che ti ha spinto a farlo, nient'altro. La disperazione e la paura di perderlo" le confessò con voce profonda. "Gli hai dato un obiettivo e questo è tutto ciò che ti serve per mantenere la speranza. In un certo senso vi siete motivati a vicenda. Poco importa sapere le ragioni che ti hanno spinta, la ripicca o il desiderio di fargli male. Quello che conta è che ha funzionato. Lui è sopravvissuto, tu sei sopravvissuta. Ora bisogna lasciare che il tempo guarisca le vostre ferite fisiche, ma anche e soprattutto quelle dei vostri cuori. Datevi un po' di tempo, sono sicuro che tutto si sistemerà. Non c'è nulla che Ryo non possa perdonarti ed è lo stesso da parte tua. Quindi asciuga le tue lacrime, Kaori. Tutto si sistemerà!"
"Questa volta è diverso, Mick!"
"Cosa gli hai detto quando vi abbiamo lasciati soli nella sua stanza?"
"La verità, che non è successo niente tra noi. Parto da questo principio visto che ancora non mi ricordo nulla dopo tre mesi. E tu?"
"Qualche stralcio qua e là, ma niente di concreto"
"Devo avere un blocco. Più cerco di ricordare, meno ci riesco. Forse è meglio così"
"Kaori...se solo ti avessi incontrata prima di Ryo, pensi che saremmo stati felici?"
"Molto felici, Mick" gli strinse la mano e gli offrì un sorriso dolce.
Mick l'attirò di nuovo a sé e la strinse.
Dal canto suo, Ryo aveva lasciato la sua stanza, era finalmente pronto per parlare con Kaori, per chiarire la situazione e soprattutto per scusarsi. Arrivò davanti alla sua stanza, alzò la mano per spingere la porta ma si fermò a mezz'aria. Attraverso la finestrella vide Kaori premuta contro il petto di Mick. Quella scena lo ferì. Ora sapeva che Kaori gli aveva mentito per salvarlo e tuttavia faceva male. Era semplicemente geloso, geloso di quella relazione privilegiata che univa quei due. Geloso che Mick fosse il suo confidente, il suo migliore amico, la spalla su cui lei piangeva. Avrebbe voluto essere in grado di togliere il suo amico da quella scena, poteva esserci chiunque tranne lui.
Avrebbe voluto...
Cos'avrebbe voluto Ryo?
Beh, avrebbe voluto essere più che un semplice partner. Avrebbe voluto amarla, essere il suo confidente, il suo migliore amico, la spalla confortante, il suo innamorato e soprattutto il suo amante.
Ma questo dipendeva solo da lui.
Poteva ancora esserlo, dipendeva tutto da lui, ma vederli così rannicchiati gli faceva vedere le cose in maniera diversa. Il modo con cui si guardavano, con cui si toccavano, con cui Mick rimetteva una ciocca di Kaori dietro il suo orecchio, il modo in cui lei abbassava lo sguardo per nascondere il rossore delle sue guance, tutto mostrava che la loro relazione andava oltre lo stadio dell'amicizia, ben oltre. Il suo sguardo curioso divenne sospettoso.
E se fosse stato vero. E se veramente fossero andati a letto insieme. In collera di fronte a quel pensiero, serrò il pugno, fece un passo indietro e si appoggiò al muro. Inclinò la testa all'indietro ed emise un lungo sospiro di frustrazione. E dire che aveva finalmente deciso di fare avanzare le cose con Kaori, e ora era tutto rimesso in discussione. Perché non riusciva a liberarsi della sensazione di tradimento? Il suo istinto non lo ingannava mai. Ma la gelosia che sentiva distorceva il suo giudizio, che ne era offuscato. Decise di tornare nella sua stanza. Aveva bisogno di tempo per chiarire tutto quanto e soprattutto per calmare gli impulsi del suo cuore.

 

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Capitolo 19
*** 19. Ritorno al punto di partenza ***


I giorni che seguirono furono altrettanto lunghi sia per Kaori che per Ryo. Anche se parlavano, le loro conversazioni si limitavano a formule di cortesia, 'Ciao', 'Tutto bene', 'Buonanotte', 'Buonasera', 'Ci vediamo domani'...non c'era più niente di personale tra loro, come fossero due pazienti che condividevano la stessa stanza. Kaori non usciva dalla sua stanza e raramente faceva visita a Ryo. Aveva deciso di lasciare che fosse lui ad andare da lei, di non mettergli fretta, ma lui era murato nel suo silenzio, perché la gelosia aveva preso il sopravvento su tutto e sulla sua capacità di discernimento. Questa volta non sarebbe stata lei a fare il primo passo.
Su insistenza di Miki, Kaori aveva dovuto rivelarle tutto quello che era accaduto durante il naufragio, omettendo ovviamente la proposta di Ryo affinché lei constatasse da sé se la sua reputazione da stallone di Shinjuku era valida. Miki la confortò nel suo ragionamento, aveva fatto bene, aveva agito per il bene di entrambi e si congratulò perché entrambi erano vivi.
Infine Doc annunciò a Kaori la sua uscita. Lei era felice e non vedeva l'ora di tornare a casa, anche se non con Ryo. Quella separazione avrebbe fatto bene a entrambi, perché anche quando non erano nella stessa stanza, potevano comunque sentire la presenza e la tensione dell'altro.
Quando raggiunse il pianerottolo del suo appartamento e la sua mano afferrò la famiglia, sentì il suo cuore sollevarsi. Era tornata a casa, lei che aveva pensato di non rimetterci più piede. La loro casa! Quel termine ora aveva un significato diverso, un significato più importante, perché durante il loro naufragio aveva compreso l'importanza che dava a quel luogo che conteneva tutti i suoi ricordi con Ryo. Decise di aprire la porta e si trovò di fronte a un grande spazio inanimato senza la presenza del suo compagno, e soprattutto silenzioso. Il silenzio, aveva finito per detestarlo. Mentre era in mare aveva pregato per ritrovare il suo paradiso di pace, la sua casa, il suo bozzolo e ora quasi voleva fuggire perché non sopportava quel silenzio opprimente che la rituffava e la riportava al doloroso naufragio. Aveva paura di ciò che le riservava il futuro.
Tutto aveva l'impronta del suo partner, dal pavimento al soffitto, e stranamente, per la prima volta in vita sua, anche se amava quel posto più di ogni altra cosa, non si sentì a casa. Non aveva quasi più visto Ryo dal loro alterco e non sapeva cosa aspettarsi da lui. L'avrebbe mandata via, ordinandole di andarsene, o al contrario, avrebbe fatto come al solito, dimenticando tutto? Per una volta, solo per quella volta, la seconda opzione le sarebbe andata bene, pensò Kaori. Appoggiò la mano sullo stipite della porta e la fece scivolare, appiccicandosi al muro. Fu la mano che Miki le posò sulla spalla che la costrinse a uscire dai suoi pensieri e raggiungere il salotto. Si sentiva sola, invisibile, trasparente senza Ryo. Quel posto era interessante solo quando c'era Ryo e lei era lì, in mezzo a quell'appartamento, da sola. Stare con lui la faceva sentire oppressa, ma stare lontano da lui le faceva sentire una mancanza, un'insopportabile mancanza.
Miki la aiutò a sistemarsi e a ordinare le sue cose. La sua prima notte in quella casa la preoccupava. Miki aveva insistito perché dormisse a casa loro nella camera degli ospiti, ma Kaori aveva rifiutato. Doveva affrontare la situazione e iniziare ad abituarsi alla solitudine per riprendersi. Il suo futuro con Ryo e al suo fianco era più che incerto. Tutte le carte principali della sua vita le aveva in mano il suo partner e non sapeva cosa lui intendesse fare. Quando Miki se ne andò, raggiunse la sua stanza e si accasciò sul letto dove nascose il viso nel cuscino, scoppiando in singhiozzi. Cercò di asciugarsi le guance più volte, ma non riusciva a far sparire l'inesauribile fonte di dolore che le attanagliava il cuore.
"Che cosa ho fatto?" si lasciò sfuggire, tirando su col naso e alzandosi, interpellata da quel pesante silenzio.
I suoi occhi vagarono per la stanza e si sentì male. La vita aveva abbandonato quel luogo, non c'era traccia di Ryo, nessun grido incessante, lamenti inappropriati, passi pesanti che mostravano il suo scontento, la sua aura tranquillizzante e confortante, era come se lui non avesse mai vissuto lì e quel pensiero la spaventava. No, non c'era nient'altro, solo quel silenzio che le ricordava la triste e dolorosa realtà della sua vita, era sola e ne era la responsabile. Senza Ryo tutto ciò non aveva senso, quell'appartamento sembrava improvvisamente troppo grande per lei e sinistro, Ryo ne era il perno, ciò che impediva che tutto crollasse. Dov'era la sua impronta?
Non sopportando più il silenzio, prese il telecomando dello stereo e lo accese prima di sdraiarsi esausta, e alla fine si addormentò, ma nel cuore della notte fu nuovamente catturata dai suoi incubi, che la tennero sveglia per il resto della notte. Andò a cercare rifugio nella stanza del suo partner, assorbendo l'odore delle sue lenzuola per calmare le proprie ansie. Riuscì ad addormentarsi solo al mattino presto, ma non ebbe fortuna, perché Miki le fece visita. Si preoccupava a saperla da sola. Kaori andò ad aprirle mezza addormentata, poi andò sul divano dove si sdraiò e alla fine si addormentò. Miki andò in cucina e le preparò la colazione prima di tornare a casa. Al suo risveglio, Kaori trovò un biglietto sul tavolino da caffé. Trovò l'attenzione della sua amica davvero delicata. Poteva davvero contare su Miki in tutte le circostanze: Kaori mangiò, poi andò in bagno per fare una bella doccia.
Decise di far visita a Ryo solo cinque giorni più tardi, aveva avuto bisogno di tempo per riprendersi da quella storia. Tuttavia, non era ancora pronta ad affrontare lo sguardo del suo partner, ma doveva andare da lui. Rinviare la scadenza era come riconoscere la propria colpevolezza, era un'ammissione implicita da parte sua.
 
 
Nella sua stanza, Ryo iniziava a perdere la pazienza, ne aveva più che abbastanza di girare in tondo per quella piccola stanza, da solo, mentre Kaori era già andata a casa e...no, doveva fermarsi! Farsi dei film in quel modo non l'avrebbe aiutato a sistemare la sua relazione con la partner. Ogni volta che pensava a Kaori, ritornava irrimediabilmente alle sue rivelazioni, poi nella sua testa si spintonava e si mescolava tutto. La gelosia, ecco ciò che era uscito da tutta quella faccenda, la gelosia che provava verso Mick per averli ritrovati, soprattutto per aver trovato Kaori tra le sue braccia. La gelosia di fronte alla scena che aveva sorpreso mentre lui la consolava, la gelosia, l'insidioso veleno che gli scorreva nelle vene e lo faceva impazzire di rabbia al solo pensiero che entrambi...
Non sapeva più cosa pensare, non sapeva più cosa provare, gioia o tristezza, felicità o sofferenza, amore o odio. Aveva vissuto tutti quei sentimenti con lei quando erano persi in mezzo all'oceano e ancora non riusciva a trovare una soluzione. Non poteva liberarsi di quella sensazione di odio che lo abitava. Il confine tra l'amore e l'odio era così debole, significava provare sentimenti di uguale intensità, uguale forza, e mai lui l'aveva odiata tanto rispetto a quando gli aveva confessato l'inconfessabile. Faceva male, terribilmente male e continuava a fargli male.
Perché?
Perché lei lo aveva reso un uomo, un uomo normale, gli aveva restituito il suo status di essere umano che la vita poteva ancora toccare. Lei aveva soffiato la vita all'interno del suo cuore rigido e di marmo a causa del suo passato e degli stessi capricci della vita. Lei aveva ferito il cuore del più formidabile tra gli sweeper. Lo aveva indebolito, l'aveva fatto dubitare, l'aveva semplicemente toccato e nessuno ci era mai riuscito prima di lei e Maki. Ma ciò che Maki gli aveva dato non era nulla rispetto al lavoro che Kaori aveva fatto su di lui.
Adesso sapeva e capiva perché lei lo aveva fatto, perché glielo aveva detto, eppure...i lividi e il dolore persistevano.
Come rompere il ghiaccio, come avviare il dialogo. Da dove cominciare? Cosa dirle? Non lo sapeva, era perso. Normalmente, con un'altra donna, aveva saputo come tracciare il cammino, ma si trattava di Kaori, condividevano lo stesso appartamento, quindi presto o tardi ci sarebbe stato lo scontro e lui voleva essere pronto a quel momento. Era stanco di pensarci continuamente, ancora e ancora, non faceva che quello da quando si era svegliato. I suoi amici passavano di rado preferendo lasciarlo solo a fare il punto della situazione, aveva solo quella come occupazione. E Kaori lo aveva dimenticato? Era ancora arrabbiata con lui? Persino le infermiere non lo interessavano. Non avevano nulla da dire sul suo comportamento più che esemplare. Non aveva il tempo per quello e soprattutto non ne aveva voglia.
Stanco, chiuse le palpebre per riposare e si appoggiò al cuscino. Era sfinito, non gli succedeva da quando aveva lasciato le file di mercenari e la giungla dell'Amazzonia. Una stanchezza che lo raggiungeva fisicamente ma anche moralmente: erano passati cinque giorni da quando Kaori aveva lasciato l'ospedale e cinque giorni che non aveva notizie di lei, che non la vedeva. Avrebbe chiesto a Mick di informarsi al posto suo, ma non voleva saperlo da solo con lei, era più forte di lui. Non gli avrebbe dato la scusa per permettergli di vederla da solo. Saperla lontana da lui faceva sì che da una parte sentisse la sua mancanza, ma dall'altra parte, non aveva fretta di rivederla. Quei sentimenti erano così contraddittori, che si sentiva perso, non sapeva altro...rinviare il più possibile il momento del confronto.
In più, il ginocchio gli faceva terribilmente male. Il suo alterco con Mick lo aveva estremamente reso fragile e Doc gli aveva proibito di mettere piede a terra se voleva avere la speranza di riacquistare tutte le sue abilità motorie, così passava tutte le sue giornate sdraiato. Si sentiva come un prigioniero, tra quelle quattro mura, con i suoi amici, e soprattutto con Kaori. Un leone in gabbia, ecco come si sentiva.
 
 
Di fronte alla porta della stanza del suo partner, Kaori emise un lungo sospiro per darsi coraggio. Dal loro alterco con Mick non l'aveva quasi rivisto, per mancanza di coraggio, paura, vergogna...aveva l'impressione che tutto fosse contro di lei. Si era fermata da fioraio e aveva comprato un bel mazzo di rose rosse. Sperava che quel pensiero lo avrebbe reso più docile ma ne dubitava, si trattava di Ryo. Sperava sinceramente che lui comprendesse il messaggio che lei tentava di trasmettergli attraverso i fiori. Kaori era davvero angosciata all'idea di aprire la porta e di ritrovarsi con lui. La verità era che aveva paura, paura di spingere quella porta, paura di stare da sola con lui, paura di guardare i suoi occhi neri, paura di parlare con lui. Non sapeva come avrebbe reagito e sapeva che non sarebbe mai stata pronta ad affrontarlo, anche se si fosse preparata con un anticipo di mesi. Ryo aveva sempre la capacità di destabilizzarla con uno sguardo, un sorriso, un gesto, una parola.
Con cosa avrebbe iniziato, lei?
Le solite banalità ovviamente, poi avrebbe proseguito. Con mano febbrile aprì la porta. Lo vide mezzo disteso sul letto con gli occhi chiusi. Non varcò la soglia, rimanendo a chiedersi cosa fare, quale atteggiamento adottare. Vedendolo così calmo e tranquillo, anche se solo in apparenza, la fece desiderare di fermare tutto, arrendersi e gettarsi al suo collo. Sembrava così sereno. Mentre la sua mente le diceva di entrare nella stanza per iniziare il dialogo, il suo cuore le diceva di scappare. La mano si strinse sulla maniglia. Era in ansia, non voleva una nuova scenata. Facendo un passo indietro, le venne in mente un'immagine: lei e Ryo perso in mare, lei addosso a Ryo, le sue braccia intorno al collo mentre lui le faceva una promessa.
"Ti prometto che farò l'amore con te una volta tornati a casa. Non scapperò. E ti darò anche un assaggio, Sugar"
Fu incapace di spiegarsi quel flash. Perché risorgeva ora, in quel momento? Era il suo subconscio che glielo faceva ricordare per non farla scappare, per andargli incontro.
Ripensando a quella promessa e al bacio che avevano condiviso, sentì le pulsazioni del suo cuore aumentare e battere forte mentre le sue guance arrossivano violentemente. Subito dopo averle detto quelle parole, lui l'aveva baciata, era stato un bacio dolce e appassionato, infuocato e pieno di promesse. Un bacio che le aveva detto 'Niente sarà più lo stesso tra noi'. Sul momento ci aveva voluto credere ed era certamente il motivo per cui aveva combattuto ferocemente per entrambi, e ora non le restava altro che crederci. In effetti, nulla sarebbe mai stato lo stesso tra loro. Lì, di fronte al suo partner addormentato, si rese conto che quella promessa, il patto che avevano sigillato, non si sarebbe mai realizzato, mai. Un'immensa tristezza conquistò il suo cuore. Non dopo tutto quello che era successo. Probabilmente era quello che veniva definito 'il rovescio della medaglia', ma non se ne pentiva. Avrebbe rifatto la stessa cosa, perché contava solo il risultato, lui era ancora vivo. In quell'istante era stata la donna più felice, ora era la più ferita. Un'ondata di tristezza la afferrò, facendola lasciare la maniglia, attirando l'attenzione di Ryo che aprì gli occhi e la vide indietreggiare, lasciando che la porta si richiudesse.
"Kaori..." disse piano, alzandosi dal letto.
Finalmente la vedeva dopo cinque giorni di assenza, finalmente vedeva il suo dolce viso, il viso a cui aveva pensato per tutto il tempo. Era felice di rivederla, eppure il suo volto non espresse alcuna emozione. Sorpresa, Kaori bloccò la porta e girò la testa verso di lui, costringendosi a sorridere nonostante la tristezza che le attanagliava il cuore.
"Buongiorno, Ryo" disse superando la soglia. "Mi dispiace, non volevo svegliarti!" si scusò.
"È per questo che stavi scappando?"
"Io...non stavo scappando" balbettò lei abbassando lo sguardo, un po' in colpa. "Come ti senti?"
"Può andare!"
"E il tuo ginocchio?" chiese, mettendo il mazzo nel vaso al suo capezzale.
"Uguale"
Kaori gettò uno sguardo intorno a sé, l'oscurità che stava conquistando la stanza a causa delle tende chiuse la faceva sentire oppressa.
"È bello fuori, dovresti aprire le finestre e le tende per far entrare la luce"
Kaori si mise all'opera, non aspettando la sua risposta. Andò alla finestra, tirò le tende e aprì le persiane. Di fronte alla luce Ryo si portò la mano agli occhi abbagliati mentre brontolava pr il fastidio. Fatto ciò, Kaori tornò da lui e vide da sé che sembrava davvero stanco. Mentre pochi minuti prima lo aveva trovato riposato, calmo e sereno, alla luce del giorno il suo viso non esprimeva affatto la stessa cosa. Ryo sembrava stanco, debole e agitato. Aveva enormi occhiaie nere e la barba nascente di tre giorni gli conferiva un'aria dura e allo stesso tempo rammollita, come se nulla avesse più importanza. Era trascurato.
"Doc ti ha visitato?"
"Non ancora. Non dovrebbe tardare. E la tua schiena?" chiese, avvolgendola con lo sguardo per fare conversazione.
"A posto! Kazue la controlla regolarmente"
"Tanto meglio!"
Entrambi si sentivano a disagio. Non sapevano cosa dire e nessuno di loro sembrava voler mettere l'argomento sul piatto. Kaori si sedette sulla poltrona accanto al letto e attese. I minuti passarono e nessuno dei due parlò. Ryo fissò il soffitto mentre di tanto in tanto la guardava con discrezione, mentre Kaori tirava nervosamente i lembi della giacca, e ciò durò fino all'arrivo di Doc che avvertì la pesante tensione abitare la stanza. Vedendolo, con sollievo, Kaori si alzò.
"Buongiorno, Doc!"
"Buongiorno, Ryo! Vedo che hai una visita stamattina. Buongiorno Kaori! Deve farti piacere visto che ti lamenti continuamente che non viene nessuno e che non ricevi visite dalla tua partner. Devi essere contento"
Lo sguardo omicida che Ryo gettò a Doc lo fece sorridere. Sperava, con quella piccola introduzione, di rilanciare la discussione tra loro.
"Che cazzate vai dicendo, vecchio pazzo!" esclamò Ryo, passandosi le mani dietro il collo mentre i suoi occhi neri lo fucilavano. Era arrabbiato con Doc per aver rivelato il suo desiderio di vederla.
"Sai, era preoccupato per te, Kaori, e continuava a chiedermi di avere tue notizie tramite Kazue. Non ha fatto che piagnucolare, un vero bambino. A vederlo così, vien da pensare che la sua reputazione da duro sia sopravvalutata. Per essere un uomo che si lamenta di essere trattato male dalla sua partner, penso che avesse un po' troppa premura di vederti. L'hai invocata molto, vero, Ryuccio?"
"Ah, bene!" Kaori fu sorpresa da quelle rivelazioni.
Ryo strinse i pugni, inviando sguardi incendiari a Doc, ma Doc non se la prese, anzi.
"Sì, e non la smette di lamentarsi delle mie infermiere che trova incompetenti perché non si prendono cura di lui come fai tu a casa, cito letteralmente! Paragona il cibo che gli preparano e dice che è disgustoso rispetto alla tua succulenta cucina"
"Succulenta cucina" ripeté Kaori incredula.
"Non smette di fare paragoni con te e, credimi, la cucina delle infermiere non è alla tua altezza, parola di Monsieur"
"Ma...vuoi tacere, vecchio rottame!" si agitò Ryo sul letto, non riuscendo a fargli chiudere il becco.
"La mia succulenta cucina" ripeté nuovamente Kaori, "faccio fatica a crederci"
Esasperato dall'atteggiamento di Doc, Ryo si alzò in piedi pronto a gettarsi sul collo del medico per strangolarlo.
"Deve darsi alla pazza gioia visto che non ero qui per sorvegliarlo" disse Kaori, fissandolo male mentre i suoi occhi sospettosi si stringevano.
Di fronte a quello sguardo, Ryo deglutì e si rimise sdraiato.
"Mi sto comportando bene, chiedi a Doc" disse imbronciato.
"È vero, Kaori. Ha un comportamento esemplare, ecco perché mi faccio domande sul suo stato mentale"
"Ehi...ti informo che sono qui, vecchio rimbambito, e sto ascoltando tutto ciò che dici"
Era troppo per Ryo. Voleva solo strangolarlo.
"Non ha importunato nessuna delle mie infermiere" riprese Doc non prestando alcuna attenzione alle osservazioni di Ryo. "È la prima volta che succede, ecco perché sono preoccupato per lui e mi faccio delle domande sul suo stato mentale" disse sussurrando la fine della frase a Kaori, nascondendosi la bocca con la mano. Kaori soffocò una risatina con le mani, guadagnandosi un'occhiata omicida dal suo partner. Quel momento di frivolezza faceva loro un gran bene, un po' come se nulla fosse cambiato.
"Ti informo, che in quel senso non sono stato toccato e funziona come un fulmine. Non è colpa mia se le tue infermiere sono anti mokkori e lui non ha voglia di fare mokkori"
Doc non si fece ingannare di fronte alla scusa fasulla, si limitò a sorridere.
"Comunque, come ti senti, bellezza? La schiena non ti fa soffrire troppo? Se è così, sappi che sarò felice di riservarti una visita privata nel mio ufficio"
Detto ciò, fece una strana espressione che Ryo fu lieto di far scomparire.
"Ehi, fossile, anch'io voglio un'auscultazione privata" ribatté accigliato con aria malvagia, vedendo perfettamente dove il dottore voleva arrivare.
Lo afferrò per il colletto del camice e lo sollevò in aria. Doc non riusciva quasi a respirare. Mise le mani su quelle di Ryo e cercò di farlo mollare. In quel momento un'infermiera entrò nella stanza e chiese al Doc di raggiungerla nella camera accanto, uscendo subito dopo come se stesse fluttuando. Quella donna era bellissima e Doc, vedendola, si passò la lingua sulle labbra mentre Ryo rilasciava la pressione e il collo del dottore.
"Anti mokkori, eh Ryo...uh...sbrighiamoci a finire, il lavoro mi chiama"
"E la mia visita privata?"
"Bleah" si accontentò di rispondere Doc, fingendo un movimento di disgusto. "Sei lontano dall'essere di mio gusto perché possa concederti questo favore. Fammi vedere le tue costole"
Doc si chinò su di lui.
"Io esco" disse Kaori, alzandosi, cogliendo l'occasione per lasciare la stanza, ma non prese in considerazione Doc e Ryo.
"Puoi restare, non è un esame approfondito, sempre se a Ryo non disturba" fece il Doc piantando gli occhi in quelli dello sweeper.
"No, puoi restare" rispose velocemente Ryo. Sapeva che se lei avesse varcato la porta di quella camera, non l'avrebbe più vista prima di...ci aveva messo cinque giorni a decidere di andare a fargli visita e lui non voleva aspettare così tanto tempo prima di rivederla di nuovo. Anche se la rabbia che sentiva era ancora presente, doveva riconoscerlo e ammetterlo a se stesso, gli era mancata terribilmente. Non si spiegava quella rabbia, mentre comprendeva le ragioni che avevano costretto lei ad agire in quel modo.
Kaori si sedette d nuovo e mise le mani sulle ginocchia, strizzandosi i pantaloni. Si sentiva soffocare in quella stanza ristretta. Guardò Doc sollevargli la maglietta e palpargli le costole per esaminarle. Ryo gemette dal dolore al contatto delle sue mani asciutte col suo corpo.
"E fai piano! Forse non sono in grado di ucciderti, ma posso ancora darti una bella lezione"
"Non minacciare chi ti deve conservare la gamba per poter andare a rimorchiare le signorine mokkori" gli sussurrò l'altro all'orecchio.
"Ho sentito tutto, Doc" disse Kaori, guardando i due uomini che deglutirono di fronte al suo sguardo nero.
"Sai che sto scherzando, Kaori. Se avessi ancora vent'anni, saresti la sola signorina mokkori che vorrei corteggiare, e dietro la quale correrei, non farei come qualcun altro"
Quella frase fece sorridere Kaori, anche se era Doc a dirla, sentì un calore al cuore.
"Si concentri" gli disse, mettendo il broncio.
"Non è così?" fece lui tornando alle sue costole. "Ryo, le tue costole stanno guarendo"
"Quando potrà uscire?" osò chiedere Kaori prima di Ryo.
La tensione che emanava da entrambi era così forte che Doc capì che dietro quello scambio civile, per loro era davvero difficile gestire quel momento. Kaori temeva il momento in cui sarebbe tornato a casa, quando sarebbe stata sola con lui. Come poter gestire la situazione per evitare qualsiasi traboccamento con lui? Lui aveva sempre l'abitudine di vincere gli scontri.
"Se segue le mie raccomandazioni e non mette piede per terra, direi tra due o tre settimane"
"Due o tre settimane!" esplose Ryo, lasciandosi cadere completamente all'indietro. "È troppo tempo, Doc. Impazzirò qui, non c'è niente da fare! Morirò, Doc" si lamentò Ryo.
"Hai bisogno di riposare, Ryo, prenditi il tempo per farlo" gli disse Kaori con calma.
"Mi sono riposato a sufficienza, ho bisogno di uscire, di vedere il mondo"
"Quando dici questo, pensi ai tuoi club ridicoli e alle tue conigliette?"
"Ma no, che vai dicendo, Kaori, tesoro" Ryo si rese conto dopo aver terminato la frase il modo con cui aveva chiamato la partner.
"Bene, giovani, vi lascio! Ryo, ci vediamo dopo. Kaori, passa nel mio ufficio, esaminerò la tua ferita"
Giudicando di aver fatto abbastanza, Doc preferì lasciarli soli. Si apprestò a lasciare la stanza col sorriso, felice di aver dato inizio a una parvenza di dialogo tra loro.
"Capito"
"C'è qualche problema?" chiese Ryo preoccupato, sollevandosi e guardando il dottore.
"No, un esame di routine, come per la tua gamba e le tue costole"
Senza aggiungere nulla, Doc uscì dalla stanza lasciando che i due sweeper affrontassero il loro silenzio e le loro apprensioni.
"Gli altri non sono venuti a farti visita?" chiese Kaori per ricominciare la conversazione.
"No, sembra che si siano messi d'accordo per evitarmi. E tu?"
"Nemmeno, a parte Miki che viene a informarsi su di me ogni mattina, è calma piatta"
"Capisco. E Mick!"
"Mick cosa?"
Ecco, ci erano arrivati. Alla fine lui aveva messo l'argomento sul piatto.
"Non ti ha fatto visita?" chiese, guardandola con sospetto.
"No, vista la scenata dell'altro giorno, è diventato discreto"
"Capisco!"
"Cosa capisci? Cosa stai insinuando?"
"Niente. Puoi aiutarmi, per favore. Tenere la gamba così tesa mi riduce i movimenti"
"Certo"
Kaori lasciò il suo posto e si mise al suo fianco.
"Che cosa vuoi fare?"
"Alzarmi. Mettimi il braccio sotto la spalla"
Kaori obbedì imbarazzata dalla vicinanza che la obbligava ad avere il viso proprio di fronte proprio di frone al suo. Ryo passò le braccia intorno al suo collo mentre Kaori si strinse al suo petto, mettendogli le braccia sotto le ascelle per aiutarlo ad alzarsi. Sentendola contro di sé, sentendo il suo profumo, i suoi capelli e la sua pelle, lo turbò al massimo. Così tanto che perse di vista la gamba per prestare attenzione solo a lei, di conseguenza capitolò e la gamba si schiantò sul letto, risvegliando il dolore. Il dolore fu tale che lui si aggrappò violentemente a Kaori, intrappolandola tra le braccia.
"Ahi" gemette lui.
Kaori non osò fare il minimo gesto.
"Ti ho fatto male, scusami!"
Lentamente Ryo si ritrasse e si ritrovò a meno di cinque centimetri dal suo viso, cosa che turbò entrambi. Ryo si sentì più che imbarazzato dalla nuova prossimità. Si guardarono negli occhi finché il bagliore nello sguardo di Ryo cambiò.
"Sì, mi hai fatto male, razza di selvaggia. Non mi aspettavo di meno da te. Mi domando perché ti ho chiesto di aiutarmi"
"Ma..."
"Con la tua leggendaria gentilezza da camionista, avrei dovuto conoscere il risultato. Se rimango storpio, è colpa tua..."
"Colpa mia, sei proprio forte! Dovevi stare più attento invece di lasciar andare completamente la barra di appoggio. Che uomo di malafede sei, Ryo" si alzò la voce di Kaori che si infastidì per la sua osservazione.
"È esattamente colpa tua, è tutta colpa tua" le disse Ryo, senza distogliere lo sguardo prima di voltarle le spalle, mettendo fine alla discussione.
Alla fine della frase, Kaori seppe che non stava parlando del ginocchio ma di quello che era successo in mezzo all'oceano e in seguito. La giudicava responsabile della sofferenza che abitava entrambi. Sospirò, per il rimorso. Lui si stava chiudendo a lei, così era quello che si doveva aspettare d'ora in avanti: il poco interesse, quella sorta di indifferenza, quella distanza mescolata alla freddezza.
Fissò a lungo la sua schiena arcuata. Ryo sentì il suo sguardo pesante su di sé. Non ci riusciva, non sapeva come parlare senza rischiare di arrabbiarsi, ancora più senza correre il rischio di dirle cose di cui si sarebbe pentito. Guardò fuori dalla finestra le foglie che si muovevano nel vento, cullato dalla dolcezza che Kaori emanava e alla fine si addormentò.
Kaori se ne andò dalla stanza per tornare a casa, col cuore ancora più pesante di quando era arrivata.

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Capitolo 20
*** 20. Una confessione implicita ***


Passarono due settimane, durante le quali la relazione di Ryo e Kaori non avanzò di un centimetro, al contrario, ristagnò. Kaori gli faceva regolarmente visita all'ospedale, ma nulla cambiava tra loro. Affatto. C'era sempre distanza tra loro, che li rendeva interessati all'altro soltanto superficialmente. Era diventata una specie di routine che si era installata.
Kaori entrava nella sua stanza, gli chiedeva come stava, poi si sedeva sulla poltrona accanto al letto dopo aver tirato le persiane. Poi più niente, un silenzio pesante e pieno di non detti. Insieme si sentivano soffocare, e separati avevano l'impressione di morire per l'assenza dell'altro. Era una sensazione nuova.
Non si sopportavano e al tempo stesso non potevano passare un giorno senza vedersi: un effetto di repulsione e attrazione.
Il giorno dell'uscita di Ryo dalla clinica finalmente arrivò. Era veramente felice di tornare a casa e lasciare quella stanza austera e senza vita. Tuttavia, temeva l'intimità confinata nel loro appartamento con Kaori. Dopo tanto tempo si sarebbero trovati soli, senza il Doc, senza le infermiere a irrompere nella sua camera a spezzare l'atmosfera pesante. Era ancora dipendente dall'aiuto dall'aiuto di una terza persona. Doc era stato severo, Ryo poteva uscire sotto la condizione di un divieto formale di mettere il piede per terra. Di conseguenza, faticava a fare cose come salire le scale o alzarsi dal letto o dal divano da solo.
Nessuno dei due sembrava essere pronto a riparlare dell'argomento, lasciandolo in un angolo con la speranza che il pesante fardello scomparisse, ma era semplicemente una fantasia, perché spesso Kaori scopriva Ryo che la guardava e la scrutava ed era lo stesso per Ryo. Ognuno pensava che l'altro avrebbe tirato fuori l'argomento, ma nulla. Ciascuno cercava di sondare discretamente la mente dell'altro, ma senza successo.
Mick si era alleato con Falcon per regolare gli incarichi di City Hunter. Ryo non era in grado di farlo, né poteva proteggersi da eventuali attacchi, né lui e né la sua partner. Fu deciso che Falcon sarebbe stato la loro scorta. All'inizio Ryo era stato riluttante, ma Falcon gli aveva fatto capire che non lo faceva per lui ma per Kaori. Non voleva che a causa del suo orgoglio inappropriato e del suo handicap, la ragazza venisse rapita o peggio colpita da un proiettile. I giorni trascorsero lentamente e la vita sembrava aver ripreso il suo normale corso, ma Kaori viveva con la costante preoccupazione di essere trafitta da quella spada di Damocle, e il giorno finalmente arrivò.
Mentre scendeva per buttare i sacchi della spazzatura, incontrò Mick nel cortile. Ryo, che trovava che ci stesse mettendo troppo, si alzò con difficoltà e con l'aiuto di un bastone, e facendo perno sull'altra gamba riuscì a raggiungere la finestra. Guardò verso il cortile e quando li vide entrambi nel pieno di una discussione, sentì una rabbia terribile insorgere in lui. Non apprezzò la vicinanza e soprattutto quella complicità che ora mancava a lui e Kaori. In quel momento sembrava più vicina a Mick che a lui, e non l'accettava. Era geloso, geloso di quel legame indissolubile che li univa, mentre lui...
Non aveva visto Mick dal loro alterco della sua camera d'ospedale, già da diverse settimane. Ogni volta che pensava a lui, veniva invaso da una sorda rabbia. Non appena Kaori parlava di lui o pronunciava il suo nome, il suo viso si oscurava e si murava in un silenzio infinito. Kaori aveva finito per notarlo e aveva cominciato a evitare qualsiasi argomento che potesse portare a Mick. Anche se sapeva che non era una soluzione, significava indietreggiare per rimandare la discussione, ma per il momento si accontentava.
Quando vide Mick circondarle la vita con la mano e attirarla a sé per cercare di baciarla, strinse così forte il pomello del bastone che spezzò quest'ultimo.
Kaori rise per le scemenze di Mick, sembrava felice tra le sue braccia. Ovviamente lo rimise al suo posto assestandogli una mazza sul cranio, ma Ryo tenne a mente solo la mano audace che era scivolata sulla parte bassa della schiena della sua partner per avvicinare il suo corpo a quello di Mick. Divenne folle. Non riusciva a sopportare di vederli insieme. Non riusciva a zittire la vocina che gli soffiava ripetutamente che era stato tradito. Sapeva dentro di sé che Mick provava ancora dei sentimenti per lei, l'amava ancora. Non sopportava la complicità che li univa, l'amicizia che li legava. Non sapeva perché fosse preda di una tale diversità di sentimenti ogni volta che era con lei. Spaziava dalla tenerezza al rispetto, dalla rabbia al sospetto, dall'amore alla gelosia, finendo spesso col sentirsi avvolto da una sensazione di tradimento che gli faceva desiderare di mandare tutto a quel paese.
Poggiando sulla gamba sana, tornò al divano e vi si lasciò cadere. Guardò dritto davanti a sé e appoggiò il piede del bastone rotto contro il divano. Quando Kaori tornò in salotto, lo trovò nello stesso posto.
Non si era mosso, tuttavia dalla sua persona emanava rabbia. Avanzò e si chiese cos'avesse fatto per irritarlo.
Da quando era uscito l'ospedale, Ryo si era comportato male con lei per ogni minima premura che aveva per lui, dal mattino alla sera. In un certo senso era il modo che aveva trovato per vendicarsi. Giocava sulla sua disabilità per torturarla, nelle minime cose. Kaori si era ritrovata ai suoi ordini, soddisfaceva ogni suo desiderio e non si lamentava mai. Ciò durò un mese, e non una sola volta lui l'aveva sentita lamentarsi o sospirare con fastidio e stanchezza per le sue richiesta. Riconosceva il suo carattere forte e il suo orgoglio. Aveva pensato di farla crollare ma niente, lei aveva resistito, fino a quel momento.
"Dopo pranzo andiamo a passeggiare nel parco, è bello stare all'aperto, ti farà bene" gli disse avvicinandosi a lui. Lì vide il piede del bastone privo della parte superiore. Si guardò intorno e non vide nulla. Fu allora che il suo sguardo andò alla finestra. C'era l'altra metà del bastone. Lui li aveva visti, ciò spiegava il bastone distrutto e soprattutto la rabbia che animava Ryo.
Kaori distolse lo sguardo facendo vinta di non aver notato niente, ma Ryo la prese per mano costringendola a restare e ad affrontarlo. Lui alzò lo sguardo e la fissò. Non era consapevole che le stava stringendo il braccio con forza. Le stava straziando il polso.
"Dove pensi di andare?"
"Ryo, mi fai male!"
Gli mise la mano sopra la sua per fargli mollare la presa. Realizzando il suo gesto, lui le liberò completamente il polso senza toglierle gli occhi di dosso.
"Cosa voleva? Cosa facevi con lui?" le chiese più severamente di quanto avrebbe voluto.
"Ma niente! Mi ha solo chiesto tue notizie"
"Se vuole mie notizie, deve venire a chiedermele"
"Difficile, dato che ti rifiuti di vederlo. Quindi sarà così, d'ora in poi! Ti metterai a sorvegliare ogni mia minima azione, spiandomi per sapere se lo vedo o no"
"Non cambiare argomento. Limitati a rispondere alle mie domande"
"Un interrogatorio!" esclamò Kaori. "Ryo, ma ti senti! Mick è mio amico, e prima di questo è amico tuo. Mi ha visto uscire a buttare la spazzatura ed è venuto a chiedermi di te perché tu ti rifiuti di vederlo. Si preoccupa per te. Non c'è nient'altro, quindi non metterti strane idee in testa"
"Non prendermi per idiota, Kaori!"
"Ma di cosa stai parlando ancora!"
"Non provarci nemmeno a mentirmi, vi ho visti!"
"Che cosa hai visto, dai, ti ascolto!" lo sfidò Kaori, incrociando le braccia sul petto.
"Che cosa succede tra voi due? L'ho visto, Kaori!"
"Hai visto che come al solito cercava di toccarmi e di baciarmi e hai anche visto, spero, che l'ho appiattito come al solito sotto il martello. Ryo, non voglio che tu sia costantemente arrabbiato e sospettoso ogni volta che parlo con Mick. Non voglio che tu sia arrabbiato con me, Ryo, ma io vedo chi voglio e quando voglio! Su questo non devo renderti conto in alcun modo. Te lo ripeto, Mick è mio amico ed è fuori questione che smetta di vederlo perché tu e il tuo cervellino vi fate dei film che non hanno senso di esistere. È amico mio quanto è amico tuo, ricordatelo!"
Di fronte alle parole di Kaori, Ryo sembrava davvero in collera. Lei teneva a lui. Avrebbe continuato a vederlo anche se ciò lo faceva arrabbiare.
"Non mi piace saperti sola con lui" le disse in una mezza confessione senza osare guardarla negli occhi. Aveva parlato senza guardarla, mentre lei si voltava per uscire dalla stanza.
Quell'ammissione la bloccò sul posto. Aveva pensato di immaginarselo tanto l'aveva sussurrato. Il cuore di Kaori si ammorbidì. Aveva sentito bene? Era un modo indiretto per dirle che era geloso. Non poteva crederci. Si girò e si sedette accanto a lui. Posò la mano sul suo braccio, facendolo rabbrividire. Aveva un effetto calmante su di lui. Lo sguardo tenero con cui lo avvolse fece ruotare la testa di Ryo nella sua direzione.
"Ryo! Mick ama Kazue, è pazzamente innamorato di lei e io non sono innamorata di lui. Lo adoro, vero, ma come un amico. Il mio cuore è già occupato, quindi non chiedermi di scegliere tra voi due"
Quella confessione implicita, semi velata, Ryo la ricevette come una dolce carezza sul cuore. A sua volta, e in modo indiretto, gli aveva confessato di amare un altro. Un altro? Un altro...lui. Amava lui, non poteva che essere lui. Si comunicavano le cose senza veramente dirle, senza pronunciare le parole appropriate che avrebbero spazzato via ogni malinteso. Non riuscivano semplicemente a dire le cose come le persone normali, a causa di quei sei anni di vita comune in cui avevano fatto pratica solo di quel linguaggio.
"È ora che tu parli con lui. Sono stata io a mentirti, Ryo, non Mick. L'ho soltanto usato. Lui non c'entra niente. L'hai insultato, l'hai colpito senza che lui abbia cercato di difendersi o proteggersi. Ha subito ogni colpo, non privarlo della tua amicizia a causa del mio errore, della mia stupidità. Ammetto di essermi spinta troppo oltre, ma come si dice, a mali estremi, estremi rimedi, e solo per questo gli sarò infinitamente grata, perché senza che lui lo sapesse mi ha aiutato a riportarti indietro. In fondo penso di aver agito bene, è il modo che ho scelto ad aver incasinato tutto"
Senza aggiungere altro, Kaori si alzò dal divano dove Ryo rimase seduto. Stava pensando a ciò che gli aveva detto quando la vide alzarsi e allontanarsi.
"Dove vai?"
Lei sentì la paura nella sua voce, la paura che volesse andarsene. Ryo aveva sempre quella paura dentro di sé, che lei un mattino l'avrebbe lasciato non potendo più sopportare il suo atteggiamento.
"Non me ne sto andando, Ryo" lo rassicurò Kaori. "Vado solo a prendere il kit dei medicinali, è ora di cambiare la fasciatura al ginocchio"
Ryo provò un senso di sollievo. Aveva pensato che sarebbe uscita e l'avrebbe lasciato solo nell'appartamento e, chi lo sapeva, non tornare più. La vide tornare con il kit. Si sedette accanto a lui e lo guardò.
"Cosa?" fece lui, gettandole un'occhiata interrogativa. Sembrava che lei aspettasse qualcosa ma non sapeva cosa.
"I tuoi pantaloni"
"I miei pantaloni cosa?"
"Indossi i jeans. Devi toglierli se vuoi che ti cambi la fasciatura" disse, con le guance rosse.
"Vero! Aiutami ad alzarmi"
Kaori gli mise un braccio sotto la spalla e lo aiutò ad alzarsi. Ryo poggiava sulla gamba sana, poiché Doc non gli aveva ancora dato il permesso di posare la gamba infortunata a terra. Si sbottonò i jeans e li fece scivolare lungo le gambe mentre Kaori si costringeva a distogliere lo sguardo. La gamba di Ryo si incespicò nei jeans, e lui perse l'equilibrio. Senza l'intervento di Kaori, sarebbe caduto a terra e probabilmente si sarebbe fatto male al ginocchio. Si ritrovarono entrambi sdraiati sul divano, Kaori sopra Ryo, lo sguardo fisso in quello del partner. Rimasero così a guardarsi negli occhi per qualche secondo.
"Tutto bene?" chiese Kaori imbarazzata.
"Sì!" rispose Ryo senza distogliere lo sguardo. "Dovevi dirlo che volevi tastare la merce. I pantaloni erano solo una scusa! Confessa!"
Kaori era sopra di lui, bacino contro bacino e ciò la metteva molto in imbarazzo, così arrossì alla grande.
"Idiota! Dici davvero qualsiasi sciocchezza" gli disse, alzandosi a disagio.
Il fatto che lui le avesse detto quelle parole la riportò a qualche settimana prima, in quel momento in cui erano persi nell'oceano e lui le aveva fatto quella promessa. Era consapevole che non si sarebbe mai avverata. Ryo rimase nella stessa posizione, cercando nelle proprie parole ciò che avrebbe potuto rendere triste la sua partner. La vide aprire il kit e tirare fuori il materiale.
"Vuoi mettere il piede sullo sgabello, per favore"
Ryo si sollevò e obbedì senza distogliere lo sguardo. Avrebbe pagato caro per leggere nei suoi pensieri. Con grande cura e gesti pieni di attenzione, Kaori disinfettò il ginocchio e rifece la fasciatura. Lei si sentì cullata dallo sguardo gentile del suo partner mentre si concentrava nel suo compito. Era di una tale devozione che lui l'amò ancora di più. Eppure non riusciva a parlarle, era più forte di lui. Una volta terminato, Kaori mise via tutto e si alzò. Stava per andarsene quando sentì la mano di Ryo trattenere la sua e stringerla con forza. Lei osò un'occhiata nella sua direzione, stupita dal gesto.
"Grazie!"
Era l'unica cosa che si sentiva in grado di dirle. Era così poco e allo stesso tempo molto perché era il primo grazie da quando era rientrato in casa, nonostante tutto ciò che lei aveva fatto per lui. Kaori gli offrì un sorriso in risposta. In quel momento, si rese conto che qualcosa era cambiato, un cambiamento era avvenuto. Di che genere? Non lo sapeva ancora, ma qualcosa era successo tra loro e soprattutto in lui.
 
 
I giorni passarono lentamente. La seconda operazione di Ryo andò meravigliosamente bene. Rimase in ospedale solo una settimana. Poté finalmente piegare il ginocchio e appoggiarvisi anche se non era ancora completamente guarito.
Quel pomeriggio, Ryo si alzò sul nuovo bastone che Kaori gli aveva comprato e si diresse alla porta. Vi si fermò davanti e si voltò verso la cucina, dove Kaori si trovava.
"Kaori, andiamo al Cat's Eye?"
Lei uscì con uno strofinaccio tra le mani e lo guardò sorpresa. Dalla sua prima operazione, era la prima volta che esprimeva il desiderio di andare al Cat's Eye. Era l'unico posto in cui era certo di vedere Mick e ogni volta che Kaori gli proponeva di andarci per organizzare un incontro improvvisato con Mick, lui non ne aveva voglia e declinava l'offerta, con il pretesto della fatica, del dolore al ginocchio...
Ma quel mattino non accadde nulla di tutto ciò. La proposta giungeva da lui. Kaori appoggiò il panno sul tavolo e prese la giacca dall'attaccapanni, contenta che finalmente lui volesse uscire e andare al Cat's Eye.
"Molto bene, andiamo! Guido io!"
Lui le porse le chiavi della Mini.
"È tuo interesse fare attenzione alla mia piccola"
"La tua piccola, ma guarda un po'" disse lei con aria un po' canzonatoria. "Ho quasi la sensazione che quando ne parli, tu ti riferisca a una donna"
"È come se lo fosse"
Lei prese le chiavi e si diressero al Cat's Eye nel massimo silenzio. Ryo temeva l'incontro con i suoi amici. Quella storia aveva fatto in modo che si chiudesse in se stesso. Oltre a Kaori, aveva visto solo Doc e Kazue per la convalescenza del suo ginocchio. Kazue si accontentava di medicarlo e poi se ne andava, non senza aver guardato amichevolmente Kaori. Ryo era cambiato, era meno burbero con Kaori ma non al punto da essere tenero e premuroso. Non la criticava più e non faceva commenti sprezzanti sulla sua cucina o sul suo fisico, il che lasciava la giovane donna perplessa.
Kaori fu la prima a scendere dall'auto, poi fece il giro e aprì la portiera a Ryo per aiutarlo ad uscire.
"Grazie" le disse, alzandosi.
Kaori non rispose. Si accontentò di un dolce sorriso che pesò più delle parole nel cuore di Ryo. Ryo fu il primo a varcare la porta del locale. Al tintinnio della campanella, tutti i presenti girarono la testa verso la porta. C'erano Miki e Falcon, e Mick seduto al bancone.
"Buongiorno, banda!" fece Ryo andando al bancone, zoppicando e sedendosi al suo posto.
"Buongiorno Ryo! È davvero bello vederti" disse Miki, "È passato così tanto tempo"
"Non dirmi che ti sono mancato! Sì, ti sono mancato, lo sapevo! Dovrai scusarmi, ma non posso onorare la tua bellezza saltandoti addosso, ma prometto di recuperare quando il mio ginocchio si sarà ristabilito. D'altra parte, se vuoi, puoi venire e pomiciare con me" le disse sporgendo le labbra.
"E il mio bazooka, vuoi che anche lui si metta a pomiciare con te!" gli fece Falcon piazzandogli il cannone contro le labbra.
"Ciao testa di polpo, non ti avevo visto! Eppure non sei un peso piuma. Sei geloso, confessa, sono mancato anche a te! Vieni da zio Ryo per un bell'abbraccio!" si alzò da dov'era e si sporse oltre il bancone per allungarsi verso Falcon, tendendo le braccia. "Vieni tra le mie braccia, orsacchiotto, mi sei mancato anche tu!"
"Levati prima che ti riduca in poltiglia"
"Ehi, ti informo che sono ferito, quindi vacci piano con i malati!"
"Con i menomati, vorrai dire!"
"Ripetilo, se sei un uomo" disse Ryo, gonfiando il petto mentre i suoi occhi neri lampeggiavano. Se c'era una cosa che odiava da quel famoso attacco degli squali, era il venire trattato come menomato, perché nella sua mente ciò equivaleva a dargli dell'impotente e su quel punto, era il numero uno.
"In queste condizioni, ti finirei in un sol boccone, ti ridurrei a un paté" lo schernì Falcon.
Ryo lanciò uno sguardo disperato a Kaori, che annuì per dare ragione a Falcon mentre alzava le spalle.
"Eh sì, Ryo! Non sei più in posizione di forza, quindi finché non ti rimetterai in forma, dovrai subire, mio caro, e soprattutto incassare"
"Buongiorno, Mick!" Kaori si sedette accanto al suo amico, lanciando un'occhiata veloce a Ryo per vedere la sua reazione.
"Buongiorno, mia dolce Kaori! Sei sempre più bella. D'altra parte io posso celebrare la tua bellezza senza problemi visto che ho tutte le mie forze" disse senza toglierle gli occhi di dosso mentre il suo viso si tramutava in un'espressione da pervertito di fronte alla sua graziosa scollatura e le sue mani cominciarono a tremare in segno di attacco ravvicinato, che non tardò. Saltò dal suo sgabello e si lanciò su Kaori, ma venne fermato in volo dalla canna fredda della Python di Ryo.
"Cosa intendi dire, Angel?"
Tutti rimasero immobilizzati di fronte alla scena, trattenendo il respiro. Sapevano tutti delle rimostranze di Ryo verso Mick anche se non avevano senso, ma davanti all'arma puntata sul cranio dell'americano, ognuno rimase col fiato sospeso. Ryo aveva anticipato la reazione di Mick e lo aveva beccato prima che raggiungesse e toccasse la sua partner.
"Io, ma niente di niente, Saeba" rispose, suonando deciso e sicuro di sé, girandosi lentamente. "Mi fai pena, sai" disse, guardandolo dalla testa ai pieni, con tono desolato. "Una piccola feritina da niente e ti sgonfi. Io non reprimo i miei istinti"
"Chi è che si sgonfia?"
"Il tuo uccello, amico mio, il tuo uccello. Dove hai lasciato le palle?" fece Mick posizionandosi di fronte a lui, a dieci centimetri dal suo volto. Portò la mano ai gioielli di famiglia del suo amico, che strinse rivolgendogli un sorriso radioso. "Ti sapevo più temerario. Tre piccoli squali e diventi una checca fragile e insignificante" gli disse Mick adocchiando tra le sue gambe.
Tutti avevano capito le intenzioni di Mick nel parlare a Ryo in quel modo. Voleva farlo reagire, farlo uscire dai cardini, far scoppiare l'ascesso in modo da poter conversare normalmente come due adulti.
Di fronte alla replica e specialmente di fronte a quel gesto inappropriato verso la sua meraviglia delle meraviglie, Ryo sussultò accontentandosi di ghignare. Non si fece ingannare, sapeva dove il suo amico voleva arrivare. Abbassò il braccio e rimise l'arma nella fondina.
"Hai appena commesso due errori, Angel. Il primo è stato osare mettere le tue zampe sporche sul mio mokkori che solo, dico, solo le donne hanno il diritto di accarezzare" rispose Ryo spingendolo violentemente. "Bleah, mi dispiace" disse all'attenzione del suo mokkori rimasto prigioniero nella mano di Mick, aveva paura che non si sarebbe più ripreso. "Dovrò disinfettarti con la candeggina. Non sapevo che avessi cambiato sponda, Angel"
"E il secondo?" chiese Mick senza farsi smontare.
"Io non reprimo nessuno dei miei istinti" gli disse Ryo, dandogli un pugno che Mick non cercò di evitare.
Sapeva che con quell'attacco Mick metteva fine al conflitto. Era il suo modo di sfogarsi e di esternare tutta la frustrazione che lo abitava. Mick barcollò e si tenne al bancone.
"Ryo!" urlò Kaori folle di rabbia. "Ma sei malato o cosa?"
"Kaori, sta bene! Ha osato toccare il mio mokkori. L'ultimo tizio che lo ha fatto è morto" fece lui contento di riprendere il suo posto, soddisfatto di sé.
Kaori era addosso a Mick, gli aveva messo la mano sul mento e lo alzò per constatare il danno.
"Come ti senti, Mick?" gli chiese preoccupata.
"Soffro, Kaori, tesoro" si lamentò lui carezzandosi la guancia. "Mi vuoi guarire" piagnucolò Mick che finse di essere a disagio e le passò le braccia intorno alla vita.
"Mick, non tirare troppo la corda" lo minacciò Ryo.
"Vedo due signorine mokkori in questa stanza e tu rimani fermo. Cosa fai? Non pensare che ci lamenteremo"
"Io vedo una sola signorina mokkori qui dentro"
Kaori corrugò la fronte e serrò i pugni a quell'affermazione. Era da molto tempo che non aveva il piacere di ricevere di quelle osservazioni. Fece allora apparire un martello tra le mani e lo sollevò in aria, pronta a colpire il suo partner, ma Miki la fermò immediatamente.
"Kaori, la sua gamba, è ferito! Se lo fai, dovrai occuparti di lui per lunghe settimane"
"Vero, ma tu non perdi mai occasione. Aspetterò che ti ristabilisca, poi ti farò ingoiare tutte le tue parole"
"Kaori, non ti ho mostrato le piccole meraviglie che ho comprato. Vieni con me!" disse Miki, tirandola per un braccio e portandola con sé, vedendo un modo perfetto per lasciare gli uomini da soli. Kaori capì immediatamente cosa cercava di fare la sua amica, quindi non oppose resistenza.
Mick e Ryo rimasero soli. Falcon si era diretto al magazzino.
"Sembra che siamo soli, Saeba!" disse Mick, guardandolo dritto negli occhi.
"Direi di sì, Angel!"
"Sai che Shinjuku ti ha dato un nuovo soprannome?"
"Ah sì, e che titolo mi è stato dato?"
"Intendi dire, quale nomignolo ti hanno appioppato?"
"Nomignolo" ripeté Ryo, che fissò a lungo l'amico. Non sapeva perché, ma era sicuro che quanto lo aspettava non gli sarebbe piaciuto. "Ti ascolto!"
"Posso dirti già che non ti piacerà, ma riflettendoci meglio, non è poi così sbagliato" disse Mick, rivolgendogli un sorriso beffardo che non cercò nemmeno di nascondere.
"Sputa il rospo"
"Da Stallone di Shinjuku sei passato a Gamba Menomata"
"Gamba Menomata" ripeté Ryo senza veramente capire.
"Gamba Menomata" ridisse Mick, fissandogli tra le gambe in modo che cogliesse il suggerimento.
"No" urlò inorridito, appoggiandosi al bancone mentre i suoi occhi lanciavano fuoco.
"È così, sei stato detronizzato da un moccioso"
"Chi è? Dove posso trovarlo? Che aspetto ha? È davvero migliore di me?"
"Come vuoi che lo sappia, non ho esperienza in quel campo. E sì, dopo diverse settimane lontano dal campo d'azione, si viene rapidamente dimenticati. La gioventù è alle tue calcagna, vecchio"
"A chi stai dando del vecchio, specie di americano stinto?"
"Fai attenzione a quello che dici" lo minacciò. "Non pensare che siccome sei indifeso eviterò di colpirti"
"Non è impotente, funziona da dio!" gli urlò Ryo in faccia. "E non succederà, Angel!"
Miki e Kaori erano nascoste dietro la porta e spiavano i due uomini. Kaori pregava segretamente che non venissero alle mani, uccidendosi a vicenda. Fortunatamente sapeva che Falcon non era lontano ed era vigile.
"Comunque sono tornato e sarò felice di riprendermi il mio trono e di buttare quel moccioso nella terra dei Puffi. Attenzione, Shinjuku, lo stallone è tornato!" fece vittorioso, alzando i pugni al cielo.
Di fronte a quella scena, Mick sorrise, cosa che non sfuggì a Ryo che abbassò le braccia e lo guardò.
"Posso sapere perché hai quel sorriso scemo sulle labbra"
"È bello rivederti" gli confessò.
"È bello essere tornato"
Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, in segno d'amicizia.
"Non ti ho ringraziato per averci salvato"
"Vero!"
"Allora grazie"
"Ma di che, comunque non siamo ancora pari"
"Ti ascolto"
"Te ne devo uno" gli sussurrò, passandogli il braccio dietro le spalle e portandolo vicino a sé.
"Giusto. Perché sussurri?" gli chiese Ryo.
"Ci stanno spiano, hanno paura che ci uccideremo"
"Vai, sono pronto!" gli disse Ryo, preparandosi a ricevere il pugno del suo amico in pieno viso.
"Sei sicuro?"
"Sì!" disse Ryo, pensando che non avrebbe osato date le sue condizioni, ma non sarebbe stato da Mick. Questi indietreggiò e gli diede un pugno in faccia che lo fece barcollare. Vedendolo, le due donne si precipitarono nel locale, spaventate.
"Ora siamo pari" disse Ryo, massaggiandosi il mento.
"Sì, siamo pari!" esclamò l'altro soddisfatto mentre un dolce sorriso apparve sulle sue labbra.
E per suggellare le loro parole, si strinsero la mano prima di cadere l'uno nelle braccia dell'altro. Miki e Kaori, che assistettero a tutto quanto, rimasero sbalordite. Si picchiavano e poi tornavano a essere i migliori amici del mondo, abbracciandosi.
"Dì, hanno aperto dei nuovi club con nuove signorine mokkori?" chiese Ryo ridacchiando.
"Sì, uno, e dovresti vedere le bellezze che ci lavorano"
Sentendo ciò, alcune libellule si misero a svolazzare per il locale. In fondo, tutto andava al meglio, nel migliore dei mondi possibili. Le due giovani donne si resero conto di essersi preoccupate per nulla, e Falcon scosse il capo. In fondo, nulla era cambiato.

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Capitolo 21
*** 21. Reminiscenza ***


La Gamba Menomata di Ryo divenne un lontano e brutto ricordo. La vita riprese il suo normale corso e City Hunter la sua attività. Tuttavia, tra Ryo e Kaori rimase sempre a persistere un disagio, anche se la loro relazione era considerevolmente migliorata. Il disagio era dovuto a quello che si erano detti in mare, prima che Kaori lanciasse la bomba. Gli aveva proposto di poter sapere da sé se davvero valeva la sua reputazione, e Ryo le aveva risposto promettendole di fare l'amore con lei una volta salvi. Adesso era come se nessuno dei due volesse assumersi la responsabilità di quelle parole. Erano trascorsi tre mesi e nessuno di loro aveva fatto riferimento a quell'episodio delle loro vite. Ryo continuava a fare il pervertito e Kaori ad usare il martello contro le sue oscenità come se nulla fosse accaduto, come se quel naufragio non fosse mai avvenuto.
Ryo, che per il loro viaggio sull'isola di Beyonesu era stato pronto a cambiare per sempre il rapporto con la sua partner, era tornato al punto di partenza, ad amarla cioè segretamente senza rivelare i suoi sentimenti. Eppure durante la convalescenza avrebbe potuto beneficiarne. Kaori si era presa cura di lui, cedendo a quasi ogni suo capriccio. Si era occupata davvero alla grande di lui, sicuramente a causa del senso di colpa che sentiva, permettendo loro di tornare a familiarizzare e di ritrovare la complicità anche se non era come prima, mancava qualcosa. Tuttavia, sapevano come accontentarsi. Ryo guarì completamente, ma Kaori continuò ad avere incubi, anche se più distanziati rispetto a quando aveva lasciato l'ospedale, tuttavia la lasciavano spesso in ansia e debole. Riusciva a malapena a fare il bagno, odiava essere circondata dall'acqua, le faceva venire alla mente troppi brutti ricordi. Odiava il silenzio, l'oscurità e soprattutto l'acqua. Non faceva più il bagno, solo docce veloci, e non dormiva più se la sua lampada sul comodino non era accesa. Il naufragio aveva avuto più conseguenze su di lei che su Ryo. Spesso Ryo si svegliava, allertato dalle grida di Kaori, vedeva che non si era ancora completamente ripresa dal dramma ma sapeva che con il tempo e il sostegno lo avrebbe dimenticato e non avrebbe più avuto incubi. Aveva cercato di farla parlare, ma nulla, lei si chiudeva in sé e si limitava a scusarsi per averlo svegliato.
 
 
Quella mattina, Ryo si era alzato tardi, sorpreso dal fatto che Kaori non l'avesse svegliato. Sapeva che doveva passare l'intera giornata con Miki per fare cose da donna. Si alzò e andò in cucina. Trovò un biglietto di Kaori sul tavolo, oltre alla colazione e al pranzo in frigo. Pensava sempre a lui. Mangiò, fece una doccia, si vestì e lasciò l'appartamento diretto al Cat's Eye.
"Ciao testa di polpo!" disse entrando dalla porta con aria gioviale.
"Chiamami ancora così e trasformerò la tua piccola testa in un colino"
"Ma come sei suscettibile questa mattina, Lucciolone!"
Falcon armò il suo bazooka e presentò il cannone sotto il naso di Ryo.
"Va bene, mi arrendo, ho capito. L'ho visto un po' troppo spesso, lo puoi mettere via" rispose Ryo scostandolo con la mano.
"Se continui così, posso assicurarti che non ti limiterai a vederlo, ma ad assaggiarlo" lo avvertì con aria molto minacciosa.
"Ho capito, ho capito. Oh...ma che ti succede, mio amato orsacchiotto! Sembra che tu non ti senta bene"
"Ryo..." Falcon serrò i denti.
"Ok, questa volta smetto davvero di disturbarti. Devo recuperare il tempo perduto. La mia amata Miki non è ancora tornata?"
"No, come puoi vedere! È ancora con Kaori"
In quel momento Mick decise di entrare nel bar. Come al solito, come un razzo, si precipitò verso il bancone ma alla vista dei due uomini si fermò e si guardò intorno.
"Nessuna signorina mokkori oggi!" esclamò con disappunto mentre una lacrima gli scorreva lungo la guancia. "Dove sono le mie dolci Miki e Kaori!"
"Non qui!" disse Ryo guardandolo, "ma ci sono altre due bellissime signorine mokkori, Falcon e io" aggiunse Ryo battendo le ciglia mentre si portava le mani al cuore e sollevava una gamba guizzante all'indietro alla Betty Boop.
"Bleaaaaah!" Mick scosse la testa e si portò le mani alla gola come se volesse strangolare se stesso. "Che orrore!"
"Eppure siamo due bei partiti, vero Falcon?" chiese Ryo con voce effeminata.
"Smettila con le tue cretinate prima che ti butti fuori"
"Dove sono i miei due amori, dov'è la mia dolce Kaori, Ryo?"
"Con Miki, ma non so dove!" rispose lui, scrollando le spalle. "Stanno passando una giornata tra donne. Falcon, tua moglie ti ha abbandonato, forse con Kaori, loro..."
Non riuscì a finire la frase, Falcon schiacciò un vassoio sulla sua testa per fermare i suoi pensieri perversi.
"Piantala con le tue allusioni ambigue e oscene, Ryo. Stanno trascorrendo una giornata rilassante"
"E in cosa consiste questa giornata rilassante?" chiese Ryo un po' curioso, sfregandosi la parte superiore del cranio mentre assumeva un'aria distaccata.
"Fitness, piscina, fanghi, massaggi, sauna, jacuzzi...c'è un nuovo complesso che è stato inaugurato il mese scorso. Miki voleva da tempo provarlo con Kaori ma a causa della vostra disavventura ha preferito aspettare"
Sentendo ciò, Mick infilò discretamente la mano nella tasca della giacca e la tirò fuori con uguale discrezione. Pendeva dalle labbra di Falcon. Kaori e Miki erano in bikini e si stavano facendo coccolare in una struttura per il fitness. I cuori cominciarono a brillare nel profondo dei suoi occhi azzurri, e si affrettò a farli scomparire mantenendo la sua serietà.
"Sì!" esclamò Mick con aria più naturale. "Ho visto l'annuncio nella mia casella della posta. È gestito da due fratelli, i dipendenti sono tutti uomini"
"Stai scherzando" fece Ryo improvvisamente meno sereno.
Mick voleva rispondergli, ma il suo telefono squillò. Lo prese e accettò la chiamata.
"Angel, ascolto...ah, Arashi, sì ti ascolto...sei sicuro! Arrivo, non muoverti, arrivo tra 10-15 minuti!"
Mick riattaccò e guardò i suoi amici.
"Qualche problema?" chiese Ryo incuriosito dall'aria estremamente seria e ansiosa del suo amico.
"No, il lavoro! Il dovere mi chiama, ragazzi. A più tardi"
Lasciò il locale senza guardare i suoi amici con espressione impassibile, ma non appena fu in strada e abbastanza lontano dal bar, un bagliore perfido brillò nei suoi bellissimi occhi azzurri. Si sfregò le mani mentre un sorriso di giubilo illuminava il suo viso.
"A me, gattine sexy in bikini" fece tutto felice. Salì in macchina, mise le chiavi e partì svelto, lasciando i suoi amici dietro di sé, lungi dal sospettare cosa tramava nella sua mente.
 
 
Complesso fitness di Shinjuku.
 
Dopo aver recuperato un costume da bagno a casa, Mick si diresse verso la struttura. Vagò fino al bordo della piscina, con il telo sulla spalla, osservando alla ricerca di corpi dalla pelle nuda e splendidamente scolpiti. C'erano solo signorine mokkori lì, ma nessuna di loro era cara al suo cuore. Fortunatamente, Ryo e Falcon non avevano sospettato le sue intenzioni, altrimenti l'avrebbero legato e gettato nel magazzino del Cat's Eye per impedirgli di andare. Ripensandoci, emise una risata sadica, si era trovato bene col suo nuovo gadget sul cellulare che gli permetteva di programmare la suoneria con il timer. Li aveva bluffati per bene come dei principianti. Si congratulò con il suo genio, gonfiando il petto per l'orgoglio, perché non ci sarebbe stato nessuno a ostacolarlo nella sua ricerca d'amore.
Aveva pensato di trovare Ryo lì dopo aver saputo dove si trovavano le due ragazze, dopotutto erano identici, fatti allo stesso modo, ma scoprendo la sua assenza si rese infine conto che non erano poi così simili. La sua mente era più infida e perversa di quella del suo amico e ne era contento. Essere più intraprendente di Ryo su quel campo lo esaltava. Camminò alla ricerca delle due sirene ma sembravano non essere lì.
Miki si stava crogiolando nella sauna mentre Kaori, che non sosteneva più quel caldo pesante, aveva preferito uscire per prendere aria. La verità era che in quel posto si sentiva oppressa. Tutta quell'acqua attorno a lei, il suono dello sciabordio, l'atmosfera che emanava la rendeva solo nervosa. Aveva cercato di rifiutare l'offerta di Miki, ma di fronte al talento persuasivo che l'altra aveva utilizzato, alla fine si era ritrovata a indossare il costume da bagno intero con un enorme asciugamano legato intorno per non fare vedere niente a parte le spalle e i piedi a partire dalle caviglie.
Kaori si sentiva fuori luogo. Voleva solo tornare a casa. Prese la direzione degli spogliatoi, ma per farlo dovette camminare lungo la grande piscina principale, e lo fece col cuore che le tamburellava. Sentiva una paura irrazionale, a trovarsi così vicina alla piscina, l'acqua la terrorizzava. Non aveva mai pensato che fosse il tipo di donna a subire effetti collaterali, di quelle che hanno paura di rimontare a cavallo dopo una caduta. Ma che caduta era stata la sua!
Tutto il suo corpo tremava e trovò difficile portare i piedi uno davanti all'altro. Era come se stesse perdendo il controllo del suo corpo. Trovava la sua reazione stupida, perché la piscina era un ambiente completamente diverso da quello naturale rappresentato dall'oceano. Non c'era nulla nell'acqua, non un pesce, non uno squalo, niente di niente a parte i nuotatori. Più osservava l'acqua, e più tutto le girava intorno.
Fu lì che Mick la vide, avvolta in un grande telo che lasciava vedere le caviglie e le spalle.
Mick voleva farle uno scherzo. Il suo sguardo brillò di un luccichio malizioso mentre una risata soffocata gli sfuggiva dalla gola. Gettò il suo asciugamano su una panca non lontana da lui e si appostò silenziosamente dietro Kaori, a passi vellutati. Si incollò a lei, le passò un braccio sotto le gambe, facendola vacillare contro di lui. Troppo sorpresa da quanto appena successo poiché persa nei suoi pensieri, Kaori non ebbe il tempo di reagire e ancora meno di analizzare la situazione perché tutto accadde troppo velocemente. Mick la sollevò e, portandola in braccio, si precipitò verso la piscina dove si gettò, con Kaori come prezioso carico contro di sé.
"In acqua, mia bella!" gridò lui, felice di averla sorpresa.
"Noooo..." gridò Kaori.
Vedendo l'acqua avvicinarsi inesorabilmente a lei, Kaori iniziò a farsi prendere dal panico e a divincolarsi. Urlò, ma prima che Mick si rese conto di quanto stesse accadendo, entrambi erano già precipitati in acqua. Quando Kaori sentì l'acqua travolgerla, fu colta dal panico. Non aveva nemmeno pensato di riempire i polmoni di aria. Aveva pensato solo a quella paura irragionevole che le aveva stretto il cuore e ai forti battiti di quest'ultimo. Era completamente disorientata e con l'asciugamano che ostacolava i suoi movimenti, non sapeva dove fosse il fondo e dove la superficie. Si sentiva perduta. Si rivide nell'acqua con gli squali intorno a sé. Sentì la paura torcere il suo cuore mentre affondava nell'acqua. La luce si allontanava da lei, trovava sempre più difficile distinguerla. Fu allora che si aggrappò a qualcosa. Al momento non riusciva a dire cosa fosse. La sua vista era offuscata da tutte le bolle che le si erano formate intorno, oltre che il suo telo. Stranamente e nonostante la paura, ebbe come un lampo, una reminiscenza di quella famosa notte.
Un lampo di lei, appoggiata allo stipite di una porta, con Mick che la teneva stretta per la vita mentre affondava la testa nell'incavo del suo collo dove la baciava. Perché, mentre raggiungeva il fondo della piscina, fu la prima cosa che le venne in mente?
Si aggrappò a quella cosa con tutte le sue forze come se ne dipendesse la sua vita, come se lei ne dipendesse in quel momento. Quella cosa era il corpo di Mick. Si sentì afferrato da due braccia che lo strinsero forte, impedendogli di battere gambe e braccia per tornare in superficie. Vide Kaori completamente in preda al panico, tutte le bolle intorno a loro e l'asciugamano gli impedirono di vedere chiaramente il suo viso, gli impedivano di mostrarsi chiaramente a Kaori così che potesse rendersi conto che era lui. Kaori accentuò la pressione delle sue mani prima che la vista si offuscasse e lei iniziasse a perdere conoscenza. Mick dovette usare la sua forza per farle lasciare la presa. Le intrappolò le braccia, la fece voltare in modo da avere la sua schiena contro il petto e lentamente tornò in superficie. Ma era già troppo tardi, Kaori aveva bevuto. Sentì i suoi polmoni riempirsi d'acqua e bruciarla mentre vedeva la luce avvicinarsi. Si sentiva soffocare perché non sentiva più nulla. Una volta in superficie, Mick si rese conto che non lottava più, era docile, troppo docile.
Nuotò fino al bordo e la fece stendere. Fece leva sulle braccia e uscì dalla piscina. Anche lui fu preso dal panico. Si guardò intorno cercando un bagnino ma non vide nessuno. Fortunatamente aveva un certificato di primo soccorso.
Kaori giaceva al suolo davanti a lui, inerte, sembrava senza vita. Si inginocchiò accanto a lei, la fece piegare su un lato e le alzò le braccia. Solo allora lei sputò l'acqua che aveva inghiottito e cominciò a tossire violentemente senza aprire gli occhi. Il suo respiro era difficoltoso e rumoroso e la gola le bruciava. Era rimasta senza ossigeno per un po' e ora l'aria si riversava in abbondanza nei suoi polmoni.
"Tutto bene, mia cara! Dolcezza, rispondimi, per favore!" la implorò Mick a bassa voce, preoccupato soprattutto. Si sentiva in colpa e responsabile delle sue condizioni.
"Mick!" riuscì a dire lei aprendo gli occhi.
"Sì, sono io! Mi hai fatto davvero paura, lo sai!"
"Che ti è saltato in mente, razza di idiota?" gli gridò con voce aspra, non nascondendo la sua rabbia e assestandogli un violento colpo alla spalla mentre si portava l'altra mano al cuore.
Mick sorrise, lei aveva ripreso le sue capacità e soprattutto le ritrovava lui.
"Me lo sono meritato! Scusa Kaori, non mi ero accorto. Sono sinceramente dispiaciuto. Scusa"
Kaori voleva alzarsi ma il corpo ancora agitato non ci riusciva. Mick la sollevò, la prese tra le braccia e la condusse alla panca dove aveva gettato il suo asciugamano. Kaori stava tremando, non sapeva se a causa del freddo, della paura o degli effetti collaterali di quel tuffo. Prese la sua salvietta e l'avvolse intorno a lei. Si sedette accanto a lei e la sfregò a lungo. Le sue labbra smisero di tremare. Kaori chiuse gli occhi e si appoggiò al petto di Mick per calmare il suo cuore e il battito nella sua testa. Il silenzio della sua amica lo preoccupò ancora di più.
"Kaori, ti porto da Doc! Sarò più tranquillo quando ti avrà visitata"
"Sto bene" provò a rassicurarlo lei, aprendo gli occhi e guardandolo con un timido sorriso. "Devo solo ritrovare la calma e il respiro"
Mick le permise di calmarsi, continuando a massaggiarla. Aveva quasi smesso di tremare. Un lungo silenzio si stabilì tra loro prima che Mick decidesse di romperlo.
"Kaori, cosa è successo? Sai nuotare, sei una nuotatrice eccellente"
"Sono andata in panico, Mick!" confessò, stringendosi l'asciugamano addosso.
"Ne vuoi parlare?"
Di fronte al suo sguardo annebbiato, lui capì che era sfinita, quindi si avvicinò a lei e la prese tra le braccia per cullarla. Kaori si sentiva al sicuro tra le sue braccia, da quando era entrata in quella struttura, era la prima volta che si sentiva bene e al sicuro, così lasciò che le lacrime le scendessero sulle guance prima di eliminarle.
"Non appena l'acqua è entrata in contatto con la mia pelle, sono tornata in mezzo all'oceano con gli squali e dei lampi di quello che è successo. Mi ha paralizzato"
"È colpa mia! Non avrei mai dovuto fare il bambino, prendendoti e buttandoti in acqua"
"Questo è chiaro!" gli disse lei con tono di rimprovero. "A proposito, che ci fai qui?"
"Diciamo che ho sentito che tu e Miki eravate qui, e volevo salutarvi"
"Aspetta che veda Kazue!" lo minacciò, facendo scomparire il sorriso al suo amico.
"Non lo faresti, vero, Kaori, tesoro?"
"Ti informo che sono quasi annegata a causa tua e della tua mente malata"
"Scusa, mi sono scusato, farò tutto quello che vuoi, ma per favore non dirle nulla"
"Tutto quello che voglio" ripeté lei improvvisamente molto interessata alle parole del suo amico, che non caddero nelle orecchie di un sordo.
Mick fu rassicurato, lei aveva ripreso colore e reagito di nuovo come sapeva fare, minacciando di rivelare tutto a Kazue.
"Sì, tu chiedi e io eseguo!"
"Non dire a nessuno quello che è appena successo"
Glielo disse senza distogliere lo sguardo. Mick sapeva perfettamente che dicendo 'a nessuno', intendeva di non dire nulla a Ryo.
"Perché non vuoi che lo sappia? Hai paura che scopra che sono venuto per raggiungere voi?"
"No...diciamo che la nostra relazione è migliorata, anche se non ancora così tanto, e non voglio che per questo..."
Un colpo di tosse la colse alla conclusione della frase. Non ne aveva bisogno, Mick capì perfettamente cosa voleva dire.
"Capito. Non lo dirò a nessuno" le disse, mettendole una mano sulla spalla mentre l'attirava a sé. "Sei sicura di non volere andare da Doc?"
"Sicura, sto molto meglio"
"Hai comunque bevuto"
"Non è la prima volta. Non preoccuparti, non morirò. Ciò che mi preoccupa di più è la reazione di Ryo quando saprà che sei venuto a spiarci"
"Te l'ho già detto, non ho paura di Ryo"
"Mick..." osò Kaori, chinando la testa. Il tono della sua voce era cambiato, era più esitante.
"Sì!"
Lui la guardò con tenerezza e preoccupazione.
"L'altro giorno in ospedale hai detto una cosa..."
"Ho detto un sacco di cose all'ospedale. Rinfrescami la memoria. Cosa?"
"Mi hai detto che avevi dei frammenti della notte...della notte...sai...la nostra notte..."
Sollevò il capo e lo guardò.
"Esattamente cosa ricordi?"
"Non molto, ricordo che abbiamo attraversato la porta del mio appartamento, poi siamo caduti sul divano e basta. Tu ricordi qualcosa?"
"No" disse velocemente Kaori, abbassando il capo. "...niente di niente"
Fu in quel momento che Miki li vide e li raggiunse. Quando vide Mick inginocchiato a strofinarla, capì che qualcosa non andava.
"Mick, cosa ci fai qui?"
"Sono venuto ad approfittare di questa struttura"
"Certo! Hai saputo che eravamo qui e hai pensato di venire a importunarci"
"Non mi è nemmeno venuto in mente" le disse lui, falsamente offeso.
"Ovviamente, Kaori, tutto bene? Sei pallida!"
"Sto bene, ho solo avuto un crampo. Per fortuna c'era Mick nei paraggi. Sarei potuta annegare senza il suo intervento. È la seconda volta che mi salva la vita"
"Quando vuoi, bellezza" le disse, facendole un occhiolino complice.
"Miki, non volermene, ma io torno a casa. Mi sento stanca"
"No, nessun problema, tornerò con te"
"Non sentirti obbligata, puoi restare, goditi il resto della giornata"
"No, avrò altre opportunità. Andiamo!"
Kaori si alzò sostenuta da Miki che era preoccupata per il suo pallore. Guardò interrogativamente Mick, che si limitò a scrollare le spalle.
"Vieni a casa con noi, Mick?" gli chiese Miki.
"No, ne approfitterò per farmi un bagno"
"Ok, dirò a Kazue che guardi e ci provi con le signorine mokkori che ci sono qui" fece Kaori con un sorriso pieno di malizia.
"Va bene, torno a casa anch'io" disse, infastidito, seguendole, piegato in avanti, con la schiena incurvata, le braccia penzoloni, trascinando i piedi con l'aria di uomo sfortunato che era costretto a lasciare quel paradiso di signorine mokkori.
Raggiunsero gli spogliatoi. Quando furono pronti, Mick si offrì per accompagnare Kaori a casa mentre Miki tornava al suo locale. Mick la lasciò di fronte al suo edificio.
"Grazie di avermi riaccompagnata" disse Kaori mentre apriva la portiera.
"Ma di che!"
"Vado, sono stanca! A presto"
"A presto, bellezza!"
Dopo un cenno della mano, lui tornò sul suo Suv mentre il suo sguardo si faceva improvvisamente duro. Doveva vedere Ryo. Non ebbe problemi a trovarlo. Mentre parcheggiava la macchina ai piedi dell'edificio, lo vide arrivare all'ingresso del suo palazzo. Gli suonò col clacson. Ryo si voltò e Mick agitò la mano. Ryo tornò sui suoi passi e raggiunse l'amico.
"Che succede?" gli chiese Ryo pensando che avesse a che fare con l'incarico che lo aveva costretto a lasciare il bar a tutta velocità.
"Dobbiamo parlare"
"Ti ascolto"
"Promettimi di non arrabbiarti e di ascoltarmi"
A Ryo non piacque sentire ciò, generalmente non era un buon segno.
"Non girarci intorno e arriva al punto"
"Prima prometti"
"Lo prometto" disse Ryo di fronte al viso serio di Mick, che non sembrava demordere.
"C'è un problema con Kaori!" disse Mick con voce serio mentre il suo sguardo si fece calmo.
Ryo fece un passo in avanti per averlo bene di fronte a sé.
"Sono andato a quel complesso di fitness"
"Ci sei andato per vedere Kaori...e Miki" aggiunse Ryo, stringendo i denti.
"Sì! Mi ha sorpreso che tu non l'abbia fatto! Eppure siamo identici e sulla stessa lunghezza d'onda. Sono ancora stupito di esserci andato e di non averti visto"
Ryo sentì la rabbia e la gelosia montargli dentro.
"Dov'è il problema?" strinse i pugni per la collera.
"Beh, Kaori era sul bordo della piscina, avvolta nel suo telo" gli rivelò con gli occhi che brillavano al ricordo, mentre la bava iniziava a scorrere dalle sue labbra.
Di fronte allo sguardo nero del suo amico, Mick pensò che avrebbe dovuto nascondere quel passaggio e andare dritto al punto.
"Beh, non ho potuto impedirmelo, quando l'ho vista mi sono comportato da bambino, l'ho presa in braccio e mi sono tuffato in acqua. Cosa non ho combinato!"
"Spiegati!"
"Siamo quasi annegati, Ryo. Kaori è andata completamente in panico. Non l'avevo mai vista così. Mi si è aggrappata con tanta forza da ostacolarmi i movimenti. Ho dovuto usare la forza per farle mollare la presa e ritornare in superficie. Ha la fobia dell'acqua. Fuori dall'acqua, tremava come una foglia, era in uno stato al limite dell'apoplessia. Mi ha spaventato"
"Sta bene?"
"Sì, ma mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno. Non vuole che tu lo sappia. Non si è ancora ripresa dal naufragio. Forse avrebbe bisogno di un consulto. Non ne avete mai parlato?"
"No, ma è vero che è ancora incline agli incubi. Sono meno frequenti e più distanti. Pensavo che col tempo sarebbero scomparsi"
"Cosa intendi fare? Hai un'idea?" chiese Mick, preoccupato per Kaori.
"Non lo so" gli confessò un Ryo in qualche modo sconvolto dalla notizia.
Vero, non avevano mai parlato del naufragio, né di tutto quello che era stato detto e fatto, il bacio, la promessa, quello che era successo. Mick vide che Ryo era immerso nei suoi pensieri.
"A cosa pensi?"
"Forse ho una piccola idea. Ti farò sapere"
Senza aggiungere altro, Ryo si allontanò da Mick e rientrò nel suo appartamento, lasciandosi dietro l'amico. Lo avrebbe saputo abbastanza presto, dopotutto. Lanciò un'ultima occhiata a Ryo, poi guadagnò il suo appartamento dove la sua dolce infermiera lo stava aspettando.

 

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Capitolo 22
*** 22. Lo specchio è il riflesso di tutte le paure ***


Quando Ryo attraversò la porta del loro appartamento, sentì un buon profumino di cibo fluttuare nell'aria mentre un grande silenzio aveva conquistato tutta la casa.
"Kaori" iniziò a chiamare.
"Sono in cucina!" urlò lei.
Gettò la giacca sul divano e andò in cucina. La vide accendere i fornelli mentre gli voltava le spalle.
"Com'è andata la tua giornata con Miki?"
"Bene" gli rispose senza voltarsi.
"Ah sì, che avete fatto?"
"Siamo andate a quel nuovo complesso fitness che ha appena aperto"
"E quindi?"
"È veramente magnifico, ci sono tre grandi piscine con diverse temperature, vasche idromassaggio, sale per i massaggi, bagni di fango...ce n'è davvero per tutti i gusti"
"Allora devono esserci un sacco di signorine mokkori!" esclamò lui con la sua faccia da pervertito.
"A te interessano solo le signorine mokkori. Potevi chiederlo direttamente invece di fingerti interessato alla mia giornata"
"Non ti sarai sentita a tuo agio" le disse lui, aspettandosi di ricevere un martello.
"Ryo..." lei contrasse le spalle e lentamente si girò verso di lui, pronta a colpire.
Lui poté constatare il suo pallore.
"Cosa vuoi insinuare? Che non sono una donna!" gli chiese mentre le sue sopracciglia sussultavano. "Continua così e vedrai se ti faccio mangiare" lo minacciò.
"Ma no...mi sarebbe piaciuto venire e farmi coccolare e accarezzare da tutte le signorine. E poi mi sono perso Miki in bikini"
"Gli impiegati sono tutti uomini, ma sì, sono sicura che ti sarebbe piaciuto. A Mick è piaciuto" glielo rivelò senza distogliere lo sguardo per vedere quale sarebbe stata la sua reazione. Anche se si era riconciliato con il suo amico, lei sapeva che non gli piaceva saperla con Mick. Le cose sarebbero potute essere così semplici se solo lui si fosse deciso.
"Perché, era lì?" lui finse di essere sorpreso.
"Sì, non so da chi ha saputo che eravamo lì!"
Fu allora che Ryo strinse gli occhi. Ecco, aveva capito! Quel bastardo aveva recitato la commedia con il suo telefono in modo che né lui né Falcon sospettassero delle sue intenzioni. Gliel'avrebbe fatta pagare a tempo debito. Ogni cosa a suo tempo. Kaori lo fissò aspettando una reazione, ma nulla. Era sollevata. All'inizio aveva pensato di non rivelare che Mick aveva raggiunto lei e Miki, ma dopo averci riflettuto un po', si era resa conto che era inutile affondare sempre di più nella menzogna.
"Quando si mangia?"
"Tra cinque minuti. Puoi apparecchiare, per favore?"
"Ti sei rilassata tutto il giorno e io devo lavorare?"
"Per favore, Ryo!"
Aveva messo tanta dolcezza nella sua voce che lui la fissò a lungo, facendola arrossire e chinare la testa. La trovava veramente stanca. Era raro che gli parlasse con tanta morbidezza nella voce, o comunque non succedeva da tanto.
"Sei sicura di stare bene, sei pallida! Non dirmi che una donna ci ha provato con te scambiandoti per un uomo"
"Smettila di dire sciocchezze grandi quanto te e apparecchia" gli ordinò Kaori, alzando la voce.
Kaori non aveva voglia di tirare fuori un martello, anche se moriva dal desiderio di farlo. Si sentiva troppo stanca. Era impaziente di terminare la cena per andare a stendersi. Mangiarono in silenzio, Kaori toccò a malapena il suo pasto. Quando finirono, mise tutto nel lavandino e disse a Ryo che si sarebbe occupata dei piatti la mattina dopo, poi si recò nella sua stanza dove finì per addormentarsi.
Ryo andò a servirsi un bicchiere di whisky e poi si sistemò di fronte alla finestra, fissando a lungo la vista che gli si offriva, pensando a ciò che Mick gli aveva rivelato. Era ancora arrabbiato che fosse andato a infastidire il suo angelo. La verità era che si sentiva ancora geloso. Non poteva sopportare di saperlo a ronzare intorno a Kaori, era più forte di lui...
In quel caso però, non si trattava di quello ma di Kaori e del panico che aveva provato in piscina. Lui, che aveva pensato di essere lontano da quell'incubo, ci si ritrovava dentro. Non serviva essere Freud per sapere che lei stava subendo le conseguenze di ciò che era accaduto loro e non vedeva che un modo per sbarazzarsi di tutto ciò. Un modo che non gli sarebbe piaciuto. Sarebbe entrato nell'arena a prendere il toro per le corna. Stava per applicare ciò che aveva appreso in Colombia dopo una caduta da cavallo, dovendoci tornare sopra immediatamente. Doveva essere discreto per rendersi conto del livello del problema, per vedere a che punto lei ne era stata colpita.
Sapeva esattamente come fare, ma per non attirare la sua attenzione e soprattutto perché lei non capisse che Mick aveva sputato il rospo, avrebbe fatto trascorrere diversi giorni per pianificare tutto con i suoi amici.
 
 
Una mattina, mentre il sole risplendeva su tutta la capitale con i suoi caldi raggi, Ryo pensò che fosse la giornata giusta per mettere il piano in esecuzione. Chiamò tutti i suoi amici per sapere se una gita al mare li soddisfacesse e tutti furono d'accordo. Mick non ci mise molto a capire cosa stava macchinando la testa del suo amico.
Quel mattino Kaori, come al solito dopo essersi preparata, dopo aver preparato la colazione, aver svegliato il suo partner, si recò alla lavagna, che ancora una volta era vuota di qualsiasi richiesta, quindi tornò a casa delusa, strascicando i piedi. Attraversando la porta, vide ai piedi delle scale, una borsa frigo, due borsoni e un ombrellone. Sorpresa, andò in salotto e vide Ryo uscire dalla cucina con una bottiglia d'acqua ghiacciata che mise nella borsa frigo. Kaori lo guardò col massimo silenzio. Ryo stava aspettando solo una cosa, che lei gli facesse delle domande, e lei lo fece, spinta dalla curiosità.
"Vai da qualche parte?"
"Sì, e ci andiamo entrambi! Andiamo tutti al mare!" disse sorridendole. "Fa talmente caldo che ci farà un gran bene. Gli altri passeranno tra poco. Hai quindici minuti per prepararti e metterti il costume"
"Non ho voglia di andare. Resterò qui a fare un po' di pulizie"
"Stai scherzando, con questo caldo è fuori questione! Tu vieni con noi"
"Da quando insisti perché venga con te al mare? Non hai paura che ti rovini i tuoi approcci?"
"È vero, non ci avevo pensato. Con tutte le signorine mokkori che ci saranno, alcune anche in topless"
Dicendo ciò assunse la sua espressione da pervertito con la bava alla bocca, sfregandosi le mani pensando a ciò che lo attendeva. Vedendolo, Kaori sentì la rabbia montare in lei.
"Hai ragione, dopotutto il sole non fa per te, Kaori. Starai molto meglio qui a pulire casa, che comunque non ti farà male. Ora che ti depili, che scegli un costume e tutto il resto, si farà tardi e non potremo goderci il sole. Bene, ci vediamo dopo. Buona giornata!"
Prese tutte le sue cose e andò alla porta. Kaori si sentì combattuta tra il voler andare per sorvegliarlo, perché senza di lei sarebbe saltato su tutti i seni presenti sulla spiaggia, e la paura di trovarsi di fronte all'oceano e a quello che aveva vissuto. Strinse i pugni per la frustrazione. Ryo la conosceva meglio di chiunque altro. Aveva detto esattamente ciò che era necessario per dare vita a quella lotta.
Ryo camminò molto lentamente per darle tempo di reagire, mentre tutte le informazioni raggiungevano il suo cervello e lei faceva una rapida analisi della situazione.
"Tre...due...uno..." fece Ryo a bassa voce mentre un bel sorriso nacque sulle sue labbra al suono della voce del suo angelo.
"Va bene, vengo con voi!"
-Vittoria- pensò Ryo, orgoglioso di sé. La conosceva come nessun altro.
"Vado a prepararmi. E sappi che sono già depilata, non ti farò aspettare troppo"
Salì le scale, stringendo forte la ringhiera tra le dita. Una volta nella sua stanza andò a sedersi sul letto per placare il panico che si stava innalzando. Ryo l'aveva sentita tesa, lo avrebbe accompagnato con riluttanza, ma era necessario. Doveva farla confrontare con quella paura per curarla o almeno per provare a farla parlare. Voleva che si confidasse con lui.
"Kaori, che stai facendo?" urlò Ryo che cominciava a spazientirsi.
Kaori si era messa il costume da bagno a due pezzi, non era riuscita a trovare l'unico costume intero che possedeva. Quello che non sapeva era che Ryo si era occupato di quel costume. L'aveva trovata così bella col costume che Eriko le aveva dato durante la permanenza sull'isola Beyonesu che sperava di vederla indossarlo di nuovo, anche se non sarebbe stato l'unico a godersi tale visione. Kaori infilò il costume e cercò di regolare il suo respiro per calmarsi.
"Non farti prendere dal panico" disse a se stessa ad alta voce. "Non andrai a nuotare, ti limiterai a stare sul tuo asciugamano a prendere il sole"
Parlò a se stessa usando la seconda persona singolare, come se si stesse rivolgendo a un'altra persona che cercava di convincere. Espirò a lungo e scese le scale. Ryo, che era di sotto, la vide scendere. Sembrava calma, ma riuscì ad avvertire la sua tensione. Aveva scelto una minigonna bianca e una canottiera color giallo pallido. Si era messa le infradito.
"Hai finito di depilarti?"
"Idiota!" gli disse passandogli accanto. "Possiamo andare!"
Prese una delle borse che Ryo aveva tra le mani e uscì per prima. Ryo la guardò uscire, girando la testa. Si rese conto che quella che aveva preso per una gonna in realtà era un paio di pantaloncini, molto più corti sul retro che sul davanti. Poteva quasi vedere la curva delle sue natiche. Di fronte al suo bacino che ondeggiava graziosamente davanti a lui, sentì una vampata di calore alzarsi in lui, e guardò il suo migliore amico che si era rinvigorito nel pensare a quel sederino, quindi si indirizzò a lui.
"Non è il momento! Questa gita non è per questo, quindi calmati! Dobbiamo aiutare Kaori, non è una missione mokkori!"
Dicendogli ciò, il suo amico si sgonfiò immediatamente.
"Così va meglio!" disse sollevato. "Ora sai chi comanda!"
 
 
Tutti si ritrovarono nel cortile dell'edificio di Mick e Ryo. Anche Saeko era stata invitata e per una volta aveva accettato. Ognuno si recò nella propria auto e si diressero verso il mare.
Nella macchina di Ryo regnava una calma quasi religiosa. Kaori osservava il paesaggio defilarsi, preoccupata, Ryo la guardava di tanto in tanto. In diverse occasione l'aveva vista inspirare a lungo per poi scandire ogni espirazione, chiaro segno dello stress che cercava di nascondere. Dopo un tragitto di venti minuti, finalmente giunsero al mare, parcheggiarono e scesero tutti entusiasti, specialmente due tra loro.
"Sento che sarà una meravigliosa giornata" disse Miki, stiracchiandosi e respirando l'aria di mare.
"Sarà ancora più meravigliosa quando ti toglierai i vestiti e indosserai solo il tuo piccolo bikini. Dimmi che hai scelto un bikini" le disse un Mick che sbavava completamente.
In risposta, ricevette un martello da Kazue su cui era scritto 'Piantala di sognare e soprattutto di sbavare'.
"Avvicinati a mia moglie e ti uccido!" gli disse Falcon passandogli accanto.
"Eh, testa di polpo, bisogna condividere. Dovresti essere felice, vedremo i tuoi fratelli in acqua"
Fu allora che Mick vide dirigersi verso di sé il cannone del bazooka di Falcon.
"Non ci credo, te lo sei portato dietro. Hai paura che i polpi ci attaccheranno?"
"Sappi che non esco mai senza!"
"Buono a sapersi"
Si precipitarono in spiaggia mentre Kaori si limitò a scendere dalla macchina. Aveva difficoltà a ordinare alle proprie gambe di avanzare. Si sentiva paralizzata. Non appena aveva visto quell'enorme distesa d'acqua, il cuore aveva cominciato a martellarle in petto a ritmo irregolare. Con la mano destra si era aggrappata al proprio sedile, stringendola fino a sentire dolore alle nocche. Non aveva nemmeno toccato l'acqua e già si sentiva soffocare.
Il suo stato d'ansia non sfuggì a Ryo. Andò da lei e le posò una mano sulla spalla in un gesto confortante.
"Tutto bene?"
"Uhm" gli rispose Kaori, fuggendo immediatamente il suo sguardo.
Lentamente lei avanzò e prese la stessa direzione dei suoi amici. Kaori non si accorse nemmeno che Ryo si era spogliato, indossava solo i boxer.
"Ci mettiamo qui, che ne dite?" suggerì Kazue. "Non siamo né troppo lontani, né troppo vicini all'acqua"
"È un buon punto" replicò Miki, posando le sue cose.
"Perché non andiamo da quella parte" fece Mick, indicando verso un gruppo di signorine mokkori.
"Puoi andarci tu se vuoi, Mick..."
"Davvero, posso?" chiese ingenuamente. Cominciò a incamminarsi quando Kazue aggiunse, "Non sarebbe meglio tornare qui con noi?" gli disse stendendo il suo telo, gettandogli uno sguardo assassino che non avrebbe tollerato alcun misfatto.
Le spalle di lui si abbassarono e si voltò, a disagio, posizionandosi accanto alla sua dolce metà che non sembrava di buon umore.
"Sai che sei l'unica nel mio cuore, mia cara" le sussurrò all'orecchio.
"Non è l'impressione che mi dai!" disse lei, scuotendo l'asciugamano sotto il suo naso per farlo allontanare, poi l'allungò sulla sabbia. Mick voleva riscattarsi, così si assicurò di stendere bene il suo telo e si incollò a lei.
"Posso restare con te?" chiese con voce infantile.
Tutti risero, Kazue lo stava seriamente facendo rigare dritto.
"Okay, ma al primo comportamento scorretto, ti mando a ballare il valzer con gli squali"
Quando terminò la frase, seguì un lungo silenzio mentre tutti gli occhi si girarono verso Ryo e Kaori. Kazue realizzò la sua gaffe.
"Scusate, non volevo farvi ricordare..."
Ryo non le permise di finire la frase, interrompendola.
"Non fa niente, Kazue, va tutto bene, vero Kaori?"
Kaori aveva un nodo alla gola, così annuì. Mentre Ryo si spostava verso il gruppo per stendere il suo asciugamano e aprire l'ombrellone, Kaori si allontanò leggermente. Più lontano fosse stata dall'acqua, meglio si sarebbe sentita. Vedendo che non lo raggiungeva, Ryo andò da lei.
"Non preferisci stare qui?" le indicò il punto vuoto vicino a Miki.
"No, preferisco questo posto, ma tu vai!"
"E come facciamo con l'ombrellone, non possiamo tagliarlo a metà. Se te lo lascio, rischio di ustionarmi, se lo tengo io, sarai tu a bruciarti. Non abbiamo scelta, ancora una volta devo immolarmi e restarti vicino"
"Come sei magnanimo!"
Mentre gli altri si spogliavano, Kaori stese il suo asciugamano e vi si sedette sopra. Tirò fuori un berretto dalla borsa e se lo ficcò in testa, mettendosi gli occhiali da sole. Non voleva mettersi in costume da bagno per due motivi. Il primo, non aveva voglia di subire le beffe di Ryo, e il secondo, c'era quella cicatrice e con il costume a due pezzi era più che visibile, e lei non voleva mostrarla. Si sdraiò e chiuse gli occhi per godersi il sole.
Mick continuava a lanciare occhiate in direzione di Miki e Kaori. Non voleva perdersi il momento in cui si sarebbero tolte i vestiti. Gli avrebbero offerto una sorta di spogliarello, senza la musica, ma c'era sempre il suono delle onde, e anche senza balletto, lui era un uomo pieno di immaginazione. Il suo atteggiamento non sfuggì a Kazue.
"Si può sapere che stai facendo Mick? Hai una colica, caro?" gli domandò Kazue con voce maligna.
Sentendo ciò, lui cadde all'indietro mentre tutti ridevano di lui, persino Kaori che si appoggiò sugli avambracci per non perdersi la scena. Kazue aveva appena distrutto i suoi pensieri lussuriosi. La giornata avrebbe potuto essere davvero interessante se lui avesse continuato.
"Niente affatto, sto cercando la posizione migliore per abbronzarmi in modo che il sole accarezzi tutto il mio corpo"
"Certo!"
Kazue si alzò e si tolse i vestiti. Ryo le si avvicinò, sbavante.
"Saeba, togliti!" fece Mick vedendolo avvicinarsi.
"Cosa! Sto solo guardando, Madre Natura mi ha dato gli occhi per usarli. Finché non tocco...!" disse l'altro, alzando le mani in aria, tutto contento dello spettacolo che si dispiegava davanti ai suoi occhi.
Tutti attesero una reazione da parte di Kaori, ma lei si era sdraiata rimanendo vestita sulla sua salvietta. Era lontana da quella scena, era nella sua bolla. Ryo cercò persino di avvicinarsi a Miki per attirare l'attenzione della sua partner, ma nulla. L'unico risultato fu beccarsi la borsa frigo in faccia.
"Kaori, tu non ti metti in costume?" le chiese Miki tirando fuori il tubetto di crema solare dalla borsa.
"Più tardi, ora ho solo voglia di un pisolino"
"Miki, posso metterti la crema?" la implorò Mick, ma il dorso della mano di Falcon lo spedì più lontano, con i bambini che giocavano sulla sabbia e costruivano castelli. Mick si alzò, furioso, con la faccia coperta di sabbia bagnata.
"Ma non c'è bisogno di essere così grezzo!"
"Povera checca" rispose Falcon senza nemmeno guardarlo.
"Orsacchiotto, vuoi farlo tu?" gli chiese Miki porgendogli il tubetto.
Lui si limitò ad afferrarlo mentre la sua faccia diventava rossa. Doveva mettere la crema sul suo corpo e davanti a tutti. Era nervoso e più che imbarazzato.
"Mick, vuoi mettermi la crema?" gli chiese Kazue, sperando di frenare i suoi ardori. Poi vide i due pervertiti correrle incontro, il suo uomo e Ryo.
"Mia dolce Kazue, lasciami fare, con le mie mani esperte ti porterò al settimo cielo" le disse Ryo volendo afferrare il tubetto.
"Giù le zampe, pervertito! Sappiamo tutti a cosa stai pensando. Non esiste che ti lasci sporcare la mia amata con le tue mani luride. Soprattutto perché sono le mani di un maniaco. Vai da Kaori, magari lei accetterà"
"Non ho alcuna voglia di mettere la crema a Kaori, è Kazue che mi interessa"
"Sì, ma Kazue è già occupata"
Mentre i due uomini litigavano, Kazue fu stufa di aspettare, passò il tubetto a Miki che si occupò di spalmarle la crema. Tutti ebbero un'impressione di déjà vu, i due fessi stavano realizzando la stessa scenetta che si era verificata all'isola Beyonesu il primo giorno del loro arrivo.
"Smettetela di bisticciare, ragazzi, messi con le spalle al muro da una donna" fece Miki sorridendo. "Parlate molto e non agite. A una donna piace che si prenda l'iniziativa" disse mentre massaggiava lentamente la schiena di Kazue.
Mick stava ribollendo, Ryo gli aveva fatto perdere la possibilità di massaggiare la sua bella, poi divenne verde per la rabbia contro il suo amico e i suoi occhi gli lanciavano saette.
"È colpa tua, spero che sarai contento!"
"Sei troppo lento, amico, non smetto di ripetertelo" lo insultò Ryo fiero di sé.
"Mi rimane ancora la mia dolce Kaori" fece Mick più a se stesso, ma a Ryo non sfuggì nulla. Uno sguardo a Mick gli fece comprendere che non era nel suo interesse provarci.
"Va bene, se le cose stanno così, andrò a farmi un bagno! Chi vuole accompagnarmi? Tesoro?"
"Più tardi, ora prendo il sole"
"Anch'io" disse Miki.
"Ryo, mi accompagni!"
"Tu sogni, Angel, non ho alcuna voglia di nuotare con te, non sei il mio tipo, ma sospettavo da tempo delle tue inclinazioni verso di me"
"Bleah, preferirei farmelo tagliare"
"Questo si può fare" rispose Ryo, alzando le sopracciglia.
Mick si allontanò dai suoi amici, brontolando, raggiunse la riva e si gettò direttamente in acqua, sotto lo sguardo inacidito di Kazue che non gli staccava gli occhi di dosso. Anche Ryo cominciava ad avere caldo.
"Kaori, vuoi fare il bagno?"
"No, tu vai pure!" gli rispose senza disturbarsi ad alzarsi, tantomeno a guardarlo.
Sarebbe stato difficile per Ryo mettere in atto il suo piano se lei si fosse limitata a stare sdraiata tutto il giorno sul suo telo. Si mise a pensare. Al momento voleva solo una cosa, rinfrescarsi, e fu ciò che fece tuffandosi e raggiungendo Mick.
"Non so a cosa stavi pensando proponendo questa uscita, ma non sembra funzionare" sottolineò Mick.
"Siamo appena arrivati, lasciale tempo e soprattutto lasciami tempo. Facciamo a chi arriva primo sulla spiaggia"
Partirono in una corsa frenetica per scoprire chi fosse più veloce. Nel frattempo, Kaori colse l'occasione per spogliarsi discretamente. Si era legata un pareo intorno al collo che le copriva il corpo fino alle cosce e soprattutto che nascondeva la sua cicatrice. Guardò i due uomini che tornavano velocemente dalla nuotata, litigando mentre ciascuno contestava l'arrivo dell'altro, giudicandosi naturalmente più rapido.
Mick andò a sdraiarsi accanto a Kazue, rinfrescandola. Al suo tocco lei si mise a ridere, Mick voleva fare il giocherellone.
Ryo, invece, fece come i cani. Si posizionò di fronte a Kaori e si scrollò, innaffiandola. Lei si limitò a chiudere gli occhi e ricevette quella pioggia salvifica e rinfrescante.
"Ah!" Ryo emise un sospiro di soddisfazione. "Che bello!" esclamò.
Si passò una mano tra i capelli per tirarli indietro e guardò la sua partner. Notò che si era cambiata, ma era ancora più coperta di prima.
"Non hai intenzione di fare una nuotata?"
"No!"
"Hai le tue cose?" le chiese, molto schiettamente.
"Cretino!" rispose Kaori, rossa di vergogna, guardandolo negli occhi per aver osato chiedere ciò davanti a tutti i loro amici. Ryo e il tatto erano davvero una cosa sola.
"Dovresti andare a fare il bagno, l'acqua è stupenda"
"Ti credo, ma non ne ho voglia"
"Non sei stufa di fare il granchio al sole"
"Sì, un po'"
"Beh, vai a rinfrescarti con le ragazze"
"Perché vuoi così tanto che vada in acqua? Sono sicura che stai tramando qualche colpo basso. Hai delle mire sul gruppo di miss mokkori e vuoi che ti lasci libero il campo. Se vado in acqua, sarai libero!" gli disse, guardandolo con sospetto e accusa.
"Ma no! Che cosa vai a pensare!" rise stupidamente, grattandosi la testa. Era diventato così trasparente?
"Kaori!" gridò Miki, "l'acqua è deliziosa, vieni!"
"Più tardi!" gridò Kaori a sua volta.
"Allora, Kaori"
"Allora, mi stai infastidendo" rispose lei, alzandosi e sovrastandolo.
Mick arrivò in quel momento dietro di lei e le passò le mani sotto le ginocchia, prendendola tra le braccia.
"Kaori, tesoro, vuoi che ti aiuti a togliere questo pareo"
"Mick Angel, è di tuo interesse mettermi giù immediatamente, altrimenti ti assicuro che non userai i tuoi attributi per molto tempo"
Sentendo la minaccia, l'effetto su Mick fu drastico, la posò immediatamente a terra. Tuttavia le sue mani andarono nella direzione dell'attaccatura del pareo dietro al suo collo.
Solo Kazue capì davvero perché non voleva andare a fare il bagno. Per due volte alla settimana durante un mese si era occupata della sua schiena, e nonostante la ferita fosse guarita, aveva una cicatrice immensa. Non voleva mostrarla, aveva paura, temeva che Ryo la denigrasse, che la sminuisse. Normalmente la paragonava a un transessuale, ma con quella cicatrice, solo Dio sapeva quale provocazione sarebbe stato tentato di dirle.
"Mick, lasciala stare, non vedi che la stai seccando" disse Kazue all'attenzione del suo bello.
"Davvero, ti sto seccando, Kaori cara?"
"Sì, Mick, direi anche che mi stai facendo arrabbiare"
Ryo era esultante, amava vedere Kaori in collera con il suo amico e se gli avesse rifilato un martello in testa sarebbe stato ancora più felice, la sua gioia sarebbe stata totale. Offeso, Mick si allontanò da Kaori col broncio.
Comunque, erano andati in spiaggia per un motivo e Ryo non era ancora riuscito a mettere in pratica il suo piano. Si era accorto che lei a malapena osava guardare verso il mare, doveva trovare un modo per avvicinarla all'acqua e, chissà, farla entrare, ma non era facile con i loro amici presenti.
Senza la loro presenza le avrebbe spiegato chiaramente la situazione, sarebbe stato premuroso e attento e senza metterle fretta l'avrebbe portata in acqua, ma con i loro amici era più complicato. Fu allora che vide Mick camminare lentamente e in punta di piedi, aveva un solo desiderio da quando era arrivato in spiaggia, vedere Kaori in bikini, e come un gatto s'intrufolò dietro di lei e tirò il nodo del suo pareo, che cominciò a scivolare. Molto velocemente, si mise davanti a lei per non perdersi nulla del superbo spettacolo. In preda al panico, Kaori sentì l'aria circostante accarezzare il suo corpo. Abbassò la testa e vide che il pareo giaceva ai suoi piedi. Alla visione che veniva loro offerta, Mick e Ryo deglutirono, ma Ryo si riprese rapidamente. Vide le gambe del suo angelo vacillare mentre i suoi occhi erano terrorizzati. Si abbassò rapidamente e prese il pareo tra le mani per coprirsi le spalle. Fu solo vedendo quei gesti bruschi e tremanti che Ryo realizzò la portata di quanto stava succedendo. Se lui aveva una bella cicatrice sul ginocchio, sulla schiena del suo angelo doveva essere lo stesso. Allora, per creare un diversivo, si buttò su Mick ed iniziarono a litigare.
Kaori legò il pareo e guardò gli amici con un po' di tristezza.
"Vado a camminare" disse loro, allontanandosi senza nemmeno aspettare una risposta.
Ryo e Mick interruppero il loro putiferio all'istante.
"Sei contento?" disse Ryo, più che scontento per come si era messa la situazione.
"Mi dispiace, era per farla sciogliere"
"Occupati della tua donna e lascia che io mi occupi di Kaori"
"Cosa significa?"
Ryo si alzò e con la mano tolse i granelli di sabbia attaccati al suo corpo.
"Lascia perdere"
Kaori ne aveva abbastanza del loro comportamento. Perché aveva ceduto così facilmente? Oh sì, ricordava! La paura che Ryo ci provasse impunemente con le belle creature presenti sulla spiaggia. Già in tempi normali si sentiva inferiore a tutte quelle magnifiche donne, ma con quella schiena si sentiva un mostro e non aveva voglia di dare spettacolo. Miki e Kazue erano veramente stupende con i loro bikini, come avrebbe potuto spogliarsi? No, non poteva infliggere tale umiliazione su se stessa. Camminava lentamente sulla spiaggia, facendo attenzione a stare lontana dall'acqua. Ogni volta che guardava quella distesa blu, il suo cuore veniva preso dal panico, e chiudeva gli occhi per fermare i suoi caotici ricordi. Non si diceva che lo specchio era il riflesso di tutte le paure? Era vero! Le bastava vedere il riflesso del proprio viso nell'acqua per vedere la paura attraverso i suoi occhi, e soprattutto sentendola mentre l'afferrava senza lasciarla. Tuttavia, era molto piacevole posare i piedi sulla sabbia calda e sentirli affondare, o sentire l'acqua accarezzarle le dita dei piedi. Era allo stesso tempo molto piacevole e rilassante, ma lo sopportava a costo di un grande sforzo, mentre per tutti gli altri era naturale e normale. Ma non per lei. Camminò senza un vero scopo, solo per schiarirsi le idee. Per svuotarsi la mente e non pensare a nulla.
 
 
La traduttrice (cioè io) è una pignola e ha notato che Saeko non viene nominata neanche una volta, anche se viene detto che accetta l'invito di andare in spiaggia con gli altri...presumo che l'autrice se ne sia dimenticata ^^'' non è importante ai fini di trama, ma io sono una rompiscatole nei dettagli!

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Capitolo 23
*** 23. Tendere una mano ***


Ryo l'aveva seguita con sguardo ansioso mentre partiva nella direzione opposta alla loro. Lei si chiudeva ancora di più con lui. Non gli piaceva che preferisse fuggire piuttosto che affrontare i suoi problemi. Capiva e accettava che le persone potessero avere apprensioni, paure, che potessero avere difficoltà ad affrontare certe situazioni, ma non gli piaceva l'idea che in questo caso tutto ciò la allontanasse da lui.
"Ryo, Kaori sta bene?" si preoccupò Miki voltandosi verso di lui.
"Sì, penso che stare qui le ricordi il nostro naufragio. Ma passerà" cercò di rassicurarla.
"Ecco perché si rifiuta di andare in acqua" disse Kazue. "E noi che abbiamo insistito perché venisse a fare il bagno con noi. Che mancanza di tatto!"
"Io voglio fare il bagno con te, mia dolce Kazue" le disse con tono rauco che non mascherava affatto le sue intenzioni.
"Allontana la tua faccia da pervertito da me" disse lei, posando il palmo della mano sul suo viso per scostarlo. "Dovresti raggiungerla!"
Ryo annuì prima di stendersi sul suo asciugamano. Preferiva lasciarle un po' di tempo e soprattutto lasciarla un po' da sola, ne aveva bisogno.
 
 
Dal canto di Kaori, lei stava ancora camminando. Aveva quasi raggiunto la fine della spiaggia, non le restava che voltarsi. C'era un tale trambusto intorno a lei, risate, grida di gioia, era la vita che si muoveva davanti ai suoi occhi e tuttavia si sentiva sola. La spiaggia era piena di gente e lei si sentiva sola. Si mise di fronte all'oceano e fissò a lungo l'orizzonte, massaggiandosi gli avambracci. Si sentiva oppressa e diversa da tutte quelle persone. All'improvviso sentì freddo, il che la portò a stringersi ancora di più le braccia intorno alla vita. Più guardava l'acqua con sguardo turbato, più il cuore le batteva forte in petto fino a farle male. Sembrava persa in mezzo alla folla, con l'atmosfera quasi festiva e vacanziera che emanava quel luogo. A poco a poco la gente cominciò ad abbandonare la spiaggia, riportando la calma che Kaori desiderava. Non si era nemmeno accorta che quando arrivò in fondo alla spiaggia, questa si restringeva, e lei si ritrovò con i piedi nell'acqua. Non se ne rese conto fino a quando un'onda non le venne ad accarezzare i piedi e a solleticarle le dita.
A tale constatazione, indietreggiò immediatamente, portandosi la mano al cuore come se si fosse bruciata. Il suo respiro era accelerato e diventato più rumoroso. Vedendo che non stava succedendo nulla, sorrise appena. Si sentiva così stupida, ad avere paura dell'acqua quando non le copriva nemmeno i piedi. Si ritirò comunque preferendo tenere i piedi asciutti sulla terraferma e cominciò a tornare indietro. Fu allora che il suo sguardo fu attratto da qualcosa nell'acqua. Qualcosa che si muoveva con forza, ma la corrente sembrava molto più forte, e l'allontanava dalla costa. Fece un passo avanti e guardò in quella direzione, quel qualcosa doveva essere a circa venti metri da lei. Strinse gli occhi per distinguere i contorni e mise la mano sugli occhi a mo' di visiera. All'inizio ebbe paura, pensò a uno squalo per la disavventura che aveva vissuto, ma ben presto spazzò via tale ipotesi. Vide una mano protesa verso il cielo prima che sparisse completamente sott'acqua, inghiottita dalla forza delle onde.
Con orrore Kaori scoprì che di fronte a lei una persona stava annegando, a soli venti metri di distanza. Quella persona riuscì infine a emettere un grido di angoscia e, orrore massimo, si rese conto che era solo un bambino. Sembrava essere l'unica, a dispetto della folla rimanente, a sentire quel grido di angoscia che le strappava il cuore. Voleva salvarlo, saltare in acqua e nuotare verso di lui, ma era paralizzata dalla paura. Poté solo fare un passo avanti, un piccolo passo senza senso prima di fermarsi completamente. Non riusciva a fare il minimo movimento, era completamente paralizzata, pietrificata. Anche girando la testa di lato per cercare aiuto con gli occhi, non ci riuscì. Tutto il suo corpo era congelato, era tesa all'estremo. Le sue dita si contrassero e il suo sguardo si spaventò. Non riusciva a staccare gli occhi dal bambino che catturava tutta la sua attenzione, e la cosa andava oltre. Sembrava ipnotizzata, affascinata dalla tragica scena che si esibiva di fronte a lei.
Avrebbe voluto urlare, per avvisare le persone intorno a lei, ma non ci riusiva. Quel nodo che aveva in fondo al ventre la paralizzava. Eppure aveva aperto la bocca per gridare, per urlare, ma non emise alcun suono. Le sue urla morirono in profondità della sua gola mentre le sue labbra si muovevano in assoluto silenzio. Guardò con impotenza l'annegamento, come se si fosse separata dal suo corpo e osservasse la scena attraverso altri occhi.
C'era lei in piedi di fronte alla scena, l'espressione assente, e c'era il bambino che lottava contro i meandri delle onde che avrebbero avuto la meglio su di lui, e naturalmente c'era la sua coscienza che assisteva alla propria impotenza nonostante la voglia e il desiderio di aiutarlo. Aveva l'impressione di assistere al proprio annegamento. Le bastava chiudere gli occhi per sentire l'improvviso contatto dell'acqua gelida sulla sua pelle, per vedere le onde sopraffarla, rendendo il suo respiro soffocante e quasi impossibile. Si ritrovò di nuovo immersa nell'abisso delle profondità, circondata da squali, in un'acqua torbida e gelida che conteneva le sue più grandi paure mentre lentamente si colorava di rosso, un rosso brillante fino a non distinguere più nulla. Si sentiva trascinata fino alle profondità senza che nessuno potesse salvarla, senza che nessuno la raggiungesse.
Cercò di reagire, ma si sentì come intrappolata dalla sua paura, che la trascinava indietro, allontanandola gradualmente dal mare. Non aveva più alcun controllo sulle sue membra. La sua volontà aveva lasciato il posto alla paura, che governava ogni singola reazione o assenza di reazione. Avrebbe voluto lottare, liberarsi dalla presa invisibile che ostacolava la sua mobilità, ma le era impossibile, era al di là delle sue forze. Assisteva all'agonia di quel bambino mentre sentiva i suoi polmoni svuotarsi di ossigeno così come quelli del bambino, riducendo inesorabilmente le sue possibilità di sopravvivenza. Assisteva e viveva la sua stessa agonia. Non essere in grado di aiutarlo la stava uccidendo lentamente. Era consapevole di dover reagire, i minuti, i secondi erano contati, ma le era impossibile muoversi, fare il minimo gesto. Era di nuovo lì, sola in mare con gli squali e la disperazione come soli compagni. Era sola, si sentiva di nuovo abbandonata, senza Ryo al suo fianco per aiutarla, per soccorrerla come aveva quasi sempre fatto. Sì, quasi...
 
 
Ryo, che dopo la partenza di Kaori si era sdraiato sulla sua salvietta, trovò il tempo passare lentamente senza il suo angelo al suo fianco. La verità era che era preoccupato per lei. Si alzò e finse di aver voglia di camminare. Mick non si fece ingannare, sapeva che era preoccupato per Kaori. Le aveva detto che si sarebbe preso cura di lei, quindi lo avrebbe lasciato fare. Ryo prese dunque la direzione che Kaori aveva imboccato pochi minuti prima. Si guardò intorno ma non la vide. In tempi normali avrebbe approfittato della situazione per tentare di avvicinarsi alle splendide creature presenti in topless, ma la sua mente voleva solo una cosa, vedere Kaori. Sentiva il bisogno di vederla per calmare i tumulti del suo cuore. Fu allora che la vide in lontananza, di fronte al mare e immobile. Stava fissando dritto davanti a sé, le mani contro il cuore. Come la trovava bella in quel momento, col vento che le spostava i capelli all'indietro. Era come assorta nell'oceano.
"Kaori!" cominciò a chiamarla ma lei non voltò nemmeno la testa. Non l'aveva neanche sentito. Era troppo lontana da quella spiaggia e dalla scena che si stava svolgendo davanti a lei.
Ryo la chiamò una seconda volta ma non la vide nemmeno sussultare, dava l'impressione di essere una statua. Poi guardò nella direzione di ciò che attirava la sua attenzione e quello che vide lo fece correre in direzione dell'acqua, immergendosi completamente. Quando l'acqua fu abbastanza profonda, si tuffò e iniziò a nuotare rapidamente verso la persona che stava annegando.
Kaori non aveva fatto un gesto, troppo paralizzata. Quando vide il suo partner nuotare nella direzione del bambino, trattenne il respiro senza lasciarlo con lo sguardo. Ryo arrivò alla persona e la prese per la vita, attirandola a sé e soprattutto calmandola. Una volta assicurata la presa, tornò alla riva con il prezioso fardello contro di sé. Quando appoggiò i piedi a terra, prese il bambino tra le braccia e si rese conto che era una ragazzina. Corse fuori dall'acqua e la posò delicatamente al suolo, stendendola con cura. Kaori non aveva ancora fatto il minimo gesto. Era paralizzata dalla paura e dalla codardia. La sua mancanza di reazione avrebbe potuto costare la vita della ragazzina, ma era qualcosa che stava al di fuori del suo controllo, non ci era riuscita, ancora non ci riusciva. Assistette alla scena impotente mentre una lacrima le scorreva lungo la guancia. Ryo doveva trovarsi a circa cinque metri da lei.
Ryo distese la ragazzina sulla sabbia e si abbassò verso la sua bocca per vedere se respirava. Il suo respiro era appena udibile. Le diede qualche schiaffetto sul viso per riportarla in sé, quando i genitori della bambina si precipitarono verso di lui, presi dal panico nel vedere la figlia inerte al suolo.
"Oh mio dio!" esclamò la madre sconvolta, cadendo in ginocchio davanti al corpo di sua figlia.
"Sta bene, respira! È stata più la paura che il danno" la rassicurò Ryo passandosi il dorso della mano sulla fronte per togliere le ciocche di capelli che gli offuscavano la vista.
"Grazie per averla salvata. Mi sono voltata per appena quindici secondi ed era scomparsa dal mio campo visivo" rivelò lei con voce in preda al panico.
"A volte basta anche meno tempo" rispose lui, guardando Kaori. Lei lo guardò ma non lo vide.
La bambina cominciò a riprendersi. La donna la strinse a sé, in preda al panico ma felice di vederla finalmente aprire gli occhi.
"Dovrebbe comunque portarla da un dottore, non si sa mai"
"Sì, grazie ancora signore"
La donna prese la figlia tra le braccia e lasciò la spiaggia sotto lo sguardo intenerito di Ryo. Kaori non si era ancora mossa, non ce la faceva. Prima di vedere lo sguardo del partner su di sé, sentì l'aura piena di rabbia e incomprensione che emanava. Ciò le fece capire che lui la stava fissando. Quando sentì atterrare lo sguardo di Ryo su di sé, si sentì come trasparente. Sembrava arrabbiato e i suoi occhi neri erano molto espressivi.
"Dannazione, Kaori! Che ti succede?" alzò la voce facendola sussultare. Si avvicinò a lei e le si piantò di fronte.
"Io...io..." balbettò lei. Non riusciva nemmeno a parlare. Era ancora shockata e incapace di articolare la minima parola. Esausta fisicamente ma anche mentalmente, le sue gambe si piegarono, facendola cadere sulla sabbia. Si sporse in avanti mentre il suo respiro diventava improvvisamente difficoltoso, le sembrava di soffocare. Ryo si chinò e l'attirò a sé. Nonostante il calore della giornata, il suo corpo era congelato. Si ammonì per averle parlato con tono secco. Cominciò ad accarezzarle la schiena e fu solo quando il suo respiro divenne calmo e regolare che le parlò di nuovo.
"Cos'è successo, Kaori'" le domandò Ryo con voce dolce.
"Non riuscivo...non riuscivo...non riuscivo..." ripeté lei continuamente, ancora sconvolta. Alzò la testa e guardò Ryo con occhi pieni di lacrime. Lo sguardo di lui si era addolcito.
Aveva davvero un problema. Lei che non aveva mai esitato a mettere la sua vita in pericolo per salvare un'altra persona, questa volta non aveva mosso un dito, niente. Non era nella sua natura rimanere così, ansimante, assistendo a una tragedia. Non aveva nemmeno avuto il minimo segno di esitazione, era rimasta immobile davanti a lui, impassibile. Non aveva nemmeno chiamato aiuto. Lei che normalmente tendeva una mano a chiunque...
Cosa stava succedendo al suo angelo?
Lei che pensava agli altri prima di pensare a se stessa, per la prima volta nella sua vita aveva messo in discussione il suo modo d'essere, il suo modo di agire ma soprattutto di sentire, mettendo in discussione la sua vera natura. Aveva protetto se stessa, nonostante l'annegamento che si svolgeva davanti ai suoi occhi. Ryo aveva la sensazione che fosse un animale spaventato, terrorizzato. Aveva scelto se stessa piuttosto che la bambina.
Tale dualità, Kaori l'aveva sentita nel profondo del suo cuore, il desiderio di preservare se stessa, di proteggersi dalla paura, ma anche il desiderio di aiutare la bambina. Kaori non si riconosceva, non si riconosceva più in quella passività, in quella paura, in quella codardia.
Non era lei, no, non era lei. Eppure non poteva nascondere il suo atteggiamento.
Non aveva fatto nulla.
Non aveva mosso un dito.
Non aveva emesso il minimo suono per avvisare le persone intorno a sé.
Era rimasta lì a guardare.
Di fronte al suo disagio, Ryo non poté che constatare il malessere della sua partner. Le prese il viso tra le mani per portare i suoi occhi bene davanti ai propri. Lei fece fatica a sostenere lo sguardo del suo partner. Stava tremando ed era estremamente pallida. Lui voleva catturare tutta la sua attenzione.
"Kaori..."
Ryo piantò lo sguardo nel suo per costringerla ad affrontarlo, volendo la sua completa attenzione. Sentirlo pronunciare il suo nome con tanta dolcezza la fece sentire ancora più in colpa.
"È naturale, Kaori" disse Ryo. "Il tuo comportamento è più che naturale ed è giustificato da quello che abbiamo vissuto. Hai protetto te stessa prima di pensare a lei, si chiama istinto di sopravvivenza. Prima o poi ci troviamo tutti di fronte a questo tipo di situazione, in cui si è divisi tra la coscienza e il cuore. E quando non riusciamo a prendere una decisione, quando non siamo in grado di scegliere, è il nostro corpo che fa la sua scelta, come ha fatto il tuo poco fa. Ti ha protetto. Va tutto bene, va tutto bene!"
Ma Kaori non era d'accordo con lui. Non andava tutto bene, anzi. A malapena riusciva a entrare nella vasca da bagno piena d'acqua di casa sua, come poteva andare tutto bene. Eppure l'espressione gentile e preoccupata del suo partner le scaldava il cuore.
"Perché tu ci sei riuscito?" gli chiese mentre le lacrime le scorrevano sulle guance.
"Io sono diverso dalla maggior parte delle persone, Kaori. Quello che sono e la vita che ho vissuto mi hanno preparato a rimontare in sella dopo una caduta"
Ryo si alzò. Kaori era ancora accovacciata, sollevò la testa e incontrò lo sguardo amorevole del suo partner che le sorrideva. Le tese la mano. Kaori guardò quella mano, che lui le porgeva, quella mano che era mancata durante il loro naufragio. La guardò per lunghi secondi prima di allungarsi verso il suo braccio, un gesto esitante, prima di finalmente mettere la sua mano in quella calda del suo partner che la aiutò a rialzarsi. La strinse forte come per dirle 'Non ti lascerò mai più'.
"Tutto bene?"
Lei si limitò a battere le palpebre e si passò le mano sulle guance.
"Voglio tornare a casa" lo implorò.
Ryo rispose con un cenno affermativo. Lei gli passò davanti ed entrambi raggiunsero gli altri nel massimo silenzio. Ryo sentì che lei era sul punto di crollare da un momento all'altro.
"Dove siete andati tutti e due?" chiese Miki con voce piena di sottintesi. Kaori si limitò a recuperare la sua gonna e a indossarla.
"Torno a casa, sono stanca" disse senza guardare nessuno.
"Di già?" fece Miki delusa.
"Sì, ma voi restate" disse loro Ryo, piegando la sua salvietta. Era ovviamente fuori questione che lasciasse la sua partner da sola, date le sue condizioni e quello che era appena successo.
Kaori indossò la sua canottiera gialla, poi tolse il pareo. Raccolse le sue cose e, dopo aver rivolto un piccolo sorriso ai suoi amici, li salutò con la mano e si diresse verso la macchina.
 
 
Una volta nell'appartamento, Kaori andò direttamente nella sua stanza dove gettò la sua borsa sul letto prima di andare in bagno. Ryo la guardò con tristezza, tristezza per non poterla aiutare, tristezza per non riuscire a tirarla fuori dal suo silenzio. Ora aveva la conferma del problema della sua partner. Aveva paura di entrare in acqua e sapeva perfettamente qual era la causa: la loro disavventura con gli squali.
Kaori aveva freddo, tremava ancora. Ogni volta che le palpebre si chiudevano, vedeva quella bambina che lottava nell'acqua e le ricordava di non essere stata capace di aiutarla. Non per capacità ma per scelta. Aveva volontariamente scelto di non entrare in acqua, di non soccorrerla. Aveva detto a Ryo di essersi sentita paralizzata, ma la verità era che non aveva voluto, anche se avrebbe potuto...
Più vedeva quella ragazzina lottare tra le onde, più rivedeva se stessa, il suo viso si sostituiva a quello della bambina, la stessa paura, le stesse sensazioni di fronte alla morte imminente.
Il suo sguardo attraversò poi quello dello specchio, non lasciandolo più. Come aveva potuto farlo? Come poteva essere rimasta nelle vesti di spettatrice? Non sostenendo più il proprio sguardo che le rigettava il senso di colpa, si allontanò dallo specchio.
Si spogliò e fece una doccia veloce. L'acqua calda che le gocciolava sul corpo la scaldò. Si avvolse in asciugamano e si fermò di fronte allo specchio. Con la mano tolse la condensa prima di spostare i capelli all'indietro per liberarsi il viso. L'immagine che lo specchio le restituiva era sempre quella di uno sguardo pieno di sensi di colpa. Si fissò a lungo, mentre cercava di capire cosa fosse successo, perché non avesse fatto nulla, ma non trovava una risposta valida alla sua passività, al suo torpore, alla sua vigliaccheria.
La paura non era sufficiente a spiegare il suo torpore.
Tutto ciò che le veniva in mente era l'istinto di sopravvivenza, come le aveva detto Ryo.
Doveva dimenticare quell'incidente, non pensarci più, ma era più forte di lei. A causa sua, una ragazzina era quasi annegata. Senza l'intervento di Ryo...
No, scosse la testa, preferendo non pensare a cosa sarebbe successo senza l'intervento e il salvataggio di Ryo. Alla fine tutto era rientrato in ordine, era la cosa più importante.
Malgrado ciò, si sentiva in colpa e malissimo. Non c'era solo la paura dell'acqua.
C'era il come ricominciare a vivere. Come ritrovare lo spirito che la caratterizzava.
Quel giorno qualcosa si era spezzato in lei, la fiducia che aveva in se stessa e specialmente quella che aveva riposto nel suo partner. Stranamente, ora contava solo su se stessa.
Abbassò lo sguardo, deviandolo sul suo corpo coperto dall'asciugamano spesso. Lo tolse e lo lasciò scivolare lungo il suo corpo, guardandosi allo specchio. Voltò le spalle e girò la testa di lato per vedere la cicatrice. C'era anche e soprattutto quel marchio che portava addosso.
Più fissava quella cicatrice, più disprezzava il suo corpo. Non vedeva le curve generose e voluttuose, non vedeva la pancia piatta, non vedeva la curva perfetta in fondo ai suoi lombi...non vedeva nulla di tutto ciò. Quando guardava il suo riflesso, tutto quello che lo specchio le rimandava era quella terribile cicatrice che le attraversava la maggior parte della schiena. Che bruttezza. Come non vederla! Se lei non riusciva a sopportarla, come avrebbero potuto farlo gli altri.
Il fatto che fosse rimasta in bagno per tanto tempo preoccupò Ryo. Non avevano scambiato parola dalla spiaggia. Salì al piano di sopra e si fermò davanti alla porta, attento al minimo rumore. Era in bagno da 45 minuti. Cosa stava facendo?
Ryo bussò alla porta con tre piccoli colpi.
"Kaori, tutto bene?" chiese, all'erta.
Al suono della voce del suo partner, il cuore di Kaori sussultò, fu colta dal panico. Era nuda. E se lui avesse aperto la porta e l'avesse vista così? Si gettò sull'asciugamano e lo avvolse intorno a sé con mani tremanti.
"Kaori..." la voce di Ryo era preoccupata.
"Tutto bene! Esco tra poco"
Lei fece un profondo respiro per calmarsi e indossò il suo spesso accappatoio prima di uscire. Trovarsi di fronte a Ryo la faceva sentire a disagio. Tirò tutti i lembi dell'indumento che indossava contro di sé, e senza una parola andò nella sua stanza, premurandosi di chiudere la porta.
Ryo l'aveva trovata estremamente pallida. Capì solo in quell'istante che il suo compito sarebbe stato molto più difficile di quanto avesse pensato. Si fermò davanti alla sua porta e vi posò la mano, come per essere in contatto con lei.
"Kaori" mormorò.
Lei gli aveva salvato la vita, era il suo turno di ricambiare, per farle superare quella nuova fobia. Toccava a lui tornare a farla sorridere, facendo scomparire dai suoi occhi quel bagliore di tristezza, restituendole ciò che le aveva preso abbandonandola. Le avrebbe teso la mano, la mano che le aveva negato durante il naufragio, e sperava con tutto il cuore che lei l'afferrasse. Il loro futuro sarebbe dipeso da quella mano tesa. E sapeva già come fare.
Andò in salotto e lasciò un messaggio sulla segreteria telefonica dei suoi amici, avvertendoli della sua assenza e quella di Kaori per un periodo indefinito, senza dare ulteriori spiegazioni. Riattaccò e fece un'ultima chiamata prima di scendere sottoterra a svuotare alcuni caricatori. Era inutile metterle fretta, preferiva che fosse lei ad andare da lui, concedendosi senza tirarle fuori le parole con le pinze. Voleva che tutto ciò accadesse nel modo più naturale possibile. Era necessario che entrambi si ritrovassero senza che nessuno interferisse nella loro relazione, e soprattutto avevano bisogno di tempo per trovare ciò che avevano perso e riconquistare la fiducia che avevano l'uno nell'altra.

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Capitolo 24
*** 24. Una settimana per ritrovarsi ***


Il loro ultimo soggiorno si era trasformato in un incubo proprio quando aveva deciso di fare il grande passo con Kaori e confessarle i suoi sentimenti, forse con un po' di fortuna avrebbe preso due piccioni con una fava: avrebbe guarito la sua paura e avrebbe fatto avanzare le cose con lei. Soprattutto perché doveva pagare un debito nei suoi confronti e non piccolo. Le aveva promesso di fare l'amore con lei se fossero sopravvissuti al naugrafio e agli squali, e ne erano usciti sani e salvi. Non sapeva ancora come tirare fuori l'argomento, ma se il momento si fosse prestato...
Lui manteneva sempre le sue promesse.
Trovarsi da soli avrebbe permesso loro di ritrovarsi, di riconnettersi, di recuperare la loro complicità di un tempo che dal naufragio era venuta a mancare. Ne aveva bisogno, entrambi ne avevano bisogno. Era preoccupato e allo stesso tempo era ansioso. Con quelle buone risoluzioni, raggiunse la sua stanza dopo aver gettato un'ultima occhiata a quella di Kaori, promettendosi di riportarla a sé. Andò in camera e si addormentò.
Quando Kaori si svegliò in piena mattinata, fu sorpresa di vedere di nuovo ai piedi delle scale un borsone che apparteneva a Ryo, il quale beveva il suo caffè tranquillamente sul divano, con una rivista in mano che sembrava catturare tutta la sua attenzione. Kaori sapeva bene che tipo di rivista era, ma non fece alcun commento.
"Ah, finalmente!" esclamò lui, guardando verso di lei. "La marmotta si degna finalmente di mostrare la punta del suo naso" fece posando la rivista sul tavolino da caffè.
"Buongiorno anche a te, Ryo!" Kaori sembrava di cattivo umore, ma a Ryo non importava. "Vai da qualche parte?" gli chiese, passandogli davanti e andando in cucina senza nemmeno fermarsi per sentire la sua risposta.
"Sì, ho bisogno di una vacanza, ne abbiamo bisogno entrambi! Ci servono pace e tranquillità per via di tutto ciò che ci è successo ultimamente. Fai pure colazione e vai a preparare la tua borsa" disse andando ad appoggiarsi allo stipite della porta, senza distogliere lo sguardo da lei.
"Ryo...sull'argomento vacanze, ho dato abbastanza, quindi grazie, ma no grazie! Ma niente ti impedisce di andare da solo! Sarà una vacanza per tutti e due" aggiunse Kaori rivolta a se stessa.
"Sai che so leggere le labbra, Kaori" le rivelò senza staccarle gli occhi di dosso. "Tu vieni con me, e non è negoziabile"
"Non puoi costringermi, Ryo, posso ancora fare quello che voglio!"
"Tu mi accompagnerai, punto, fai colazione e preparati se non vuoi che lo faccia al tuo posto"
Kaori lo guardò. Avrebbe davvero voluto vederlo mentre lo faceva, ma di fronte allo sguardo scuro del suo partner capì che non stava scherzando. Era più che capace di fare quanto appena detto.
"Ma non puoi lasciarmi in pace!"
"No, proprio come non puoi farlo tu. Siamo partner, Kaori, te l'ho già detto"
Tornò a prendere posto sul divano e finì di sfogliare la sua rivista mentre terminava il suo caffè. La vide uscire dalla cucina e guardarlo male per poi andare di sopra. Sbatté la porta del bagno per mostrare quanto era scontenta, e ne uscì venti minuti dopo. Poi la porta della sua stanza ebbe lo stesso trattamento. La sentì muoversi al piano di sopra, e dopo 30 minuti scese le scale con la borsa tra le mani.
"Posso sapere dove andiamo, così preparo i vestiti adeguati?"
"È una sorpresa, e se ti mancano delle cose le comprerai sul posto. Sei pronta?"
"Che ti importa visto che non mi lasci scelta!"
"In auto, allora!"
 
 
Durante tutto il viaggio Kaori non pronunciò una sola parola. Era risentita con Ryo che l'aveva costretta ad accompagnarlo. Dopo la scena della spiaggia, tutto quello che voleva era stare sola, così si murò nel suo silenzio e infine si addormentò. Si svegliò solo quando sentì la macchina fermarsi.
"Uhm" sospirò, stiracchiandosi in modo molto sensuale, facendo sollevare il suo top che rivelò il suo ventre.
Ryo deglutì alla vista di quella pelle di madreperla che implorava solo di essere accarezzata, ma si riprese rapidamente.
"Se mai avrò bisogno di un co-pilota, saprò che non dovrò pensare a te"
Per risposta, Kaori gli fece la linguaccia, lanciandogli un'occhiataccia e alzando le spalle prima di scendere dall'auto. L'aria fresca che le accarezzò il viso le fece un gran bene. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo prima di guardare il suo partner.
"Dove siamo?"
"In paradiso!" si accontentò di rispondere Ryo con un luccichio negli occhi, mentre apriva il baule e tirava fuori le loro cose.
"Spiegati?"
"Sulla costa. Ho prenotato le camere in un piccolo albergo termale. Niente di meglio per rilassarsi"
Kaori si guardò attorno. Doveva ammettere che il posto era incantevole e l'hotel molto intimo e all'antica.
"Buongiorno Ryo!" si levò allora la voce di una donna.
Al suono di quella voce, Kaori sentì la rabbia crescere in lei. Chi poteva essere quella donna dal tono di voce languido che sembrava conoscere Ryo molto bene visto che parlava senza formalità.
"Fatto un buon viaggio?"
"Perfetto, un po' lungo, ma sono felice di essere qui"
"Anch'io sono molto felice di accoglierti insieme alla tua affascinante amica. Me la presenti?"
"Certo, signora Matsuda" le disse con una voce mielosa che irritò Kaori.
Era appena arrivata e già voleva andarsene. Non aveva voglia di ritrovarsi di fronte a una signorina mokkori per sentirsi una volta di più inferiore. Si sentiva già così, quindi non aveva bisogno di quella donna per darle il colpo di grazia. Improvvisamente si sentì molto stanca. Avrebbe dovuto capirlo che Ryo aveva un fine ultimo in testa, un altro piano raffazzonato di cui lei avrebbe pagato il prezzo.
"Kaori!" esclamò allora la voce di Ryo.
Respirò profondamente per fare bella figura e si voltò verso di loro, sforzandosi di sorridere.
"Kaori, questa è la signora Matsuda, la direttrice di questo stabilimento. Signora Matsuda, Kaori Makimura, mia amica"
"Buongiorno signorina, sono lieta di conoscerla"
"Lo stesso vale per me" disse Kaori, stringendo la mano della donna mentre fissava il suo partner.
Kaori era ancora sconvolta dal modo in cui Ryo l'aveva presentata. L'aveva presentata come una sua amica e non come la sua partner, rivelando così un certo grado di intimità, ma dove si arrestava quell'intimità per Ryo? Per Kaori ciò significava un riavvicinamento, doveva interpretarlo così. Ryo notò senza difficoltà la confusione di Kaori, il che lo fece sorridere. La rabbia che Kaori provava scomparve immediatamente quando vide la donna. Doveva ammettere che era una vera bellezza, ma una bellezza che aveva superato la cinquantina, per cui non interessava a Ryo. A quel pensiero un sorriso nacque sulle sue labbra, rendendosi conto di essersi preoccupata per nulla. Vedendola sorridere così, Ryo non ebbe problemi a capire i suoi pensieri, e scosse la testa. Decisamente lei non poteva nascondergli niente.
"Cosa c'è?" gli chiese lei.
"Niente, è che sei trasparente come l'acqua di montagna"
In risposta, Kaori gli mostrò la lingua e gli voltò le spalle.
"Ryo, non mi avevi detto che la tua amica era così affascinante e così bella"
"Sì, dipende dai punti di vista!"
"Ryo!" ringhiò la signora Matsuda, dandogli una pacca sulla testa. Di fronte ai complimenti della donna, Kaori si sentì imbarazzata come al solito, le sue guance si tinsero di rosso e abbassò la testa.
"In realtà, sono solo la sua partner di lavoro" si sentì obbligata ad aggiungere. Era estremamente bizzarro che questa donna la ritenesse un'amica, quando si diceva 'amica', si sottintendeva 'fidanzata', e Kaori si rifiutava di ingannare la donna.
"Sei un idiota, Ryo!" esclamò la signora Matsuda, dando a Ryo un'altra pacca.
"Ah, mi hai fatto male!" si lamentò lui, sorpreso dall'attacco, massaggiandosi la parte posteriore del cranio.
"Sei solo un idiota, Saeba! Io, al tuo posto, se avessi avuto questa giovane donna sublime per sei lunghi e interminabili anni come partner, beh, posso dirti che da tempo avrei tentato la sorte"
"Ma non è una donna, è una tortura, dici così perché non la conosci"
Come replica, Ryo si prese un altro colpo, e la signora Matsuda gli lanciò uno sguardo assassino. Di fronte alla sua aura rabbiosa, deglutì. Kaori osservò la scena nel massimo silenzio. Aveva difficoltà a realizzare ciò che vedeva. Quella donna intimidiva Ryo, se non l'avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe creduto.
"Sto dimenticando i miei doveri, dovete essere affamati. Seguitemi. Vi mostrerò le vostre stanze, poi vi servirò qualcosa da mangiare"
Kaori passò accanto a Ryo con un leggero sorriso, mentre lui brontolava contro le percosse della signora Matsuda. Aveva pensato di andare a rilassarsi, ma non aveva messo in conto il carattere brutale di quella donna. Lui, che in tempi normali subiva l'ira di Kaori, ora si ritrovava sotto la collera e la minaccia della donna. Era dannato, pensò.
"Per cosa pensa che siamo qui!" bofonchiò Ryo tra sé.
"Dicevi, Ryo?" chiese Kaori girandosi verso di lui.
"Andiamo!"
Ryo prese anche la borsa di Kaori e seguì la signora Matsuda. Entrando, Kaori si sentì completamente spaesata. Tutto l'arredamento era in legno di mogano vecchio stile. Parqué smaltato e cerato, porta scorrevole in tessuto di seta. Come fecero Ryo e la signora Matsuda, si tolse le scarpe e si mise un paio di pantofole.
"Ecco la tua stanza, Ryo, come piace a te" disse, facendo scorrere la porta. "Ed ecco la sua, signorina Makimura"
"Grazie, ma mi chiami Kaori"
"D'accordo. Vi lascio mettervi a vostro agio. Ryo...mi ritrovate nel salone"
Lui annuì e si rivolse a Kaori.
"Ti piace la stanza?"
"Sì, è perfetta!"
"Non ha a nulla a che vedere con la suite che avevamo a Beyonesu, ma è spaziosa e rilassante"
"È perfetta, Ryo!"
"Allora a dopo"
Kaori entrò nella sua stanza e si chiuse la porta dietro. La sua stanza era piuttosto grande, includeva solo un armadio in mogano splendidamente scolpito, un piccolo televisore con uno schermo al plasma e in mezzo alla stanza un materassino dove dormire. Vedendolo Kaori sorrise, voleva provarlo, quindi vi si sdraiò. Era molto confortevole e molto morbido. Pensò che ci avrebbe dormito molto bene. Si voltò verso la porta della sua camera e pensò a Ryo. Sembrava andare molto d'accordo con la signora Matsuda e, dato il loro grado di intimità, doveva conoscerla da tempo. Perché non le aveva mai parlato di lei?
Vedeva solo una ragione, cioè che avesse portato lì molte donne e lo considerava il suo posto. Ecco perché non le aveva mai parlato né di quel luogo, né della signora Matsuda. A quel pensiero un velo di tristezza oscurò i suoi occhi. Già in tempi normali non si trovava bella, ma da quando aveva quella terribile cicatrice sulla schiena era anche peggio. Come poteva competere in considerazione di tutti i suoi difetti?
Alcuni colpi alla porta la fecero alzare.
"Kaori, sei pronta?" le chiese Ryo.
"Sì, arrivo"
Aprì la porta e fu sorpresa di ritrovarsi faccia a faccia con lui, perse l'equilibrio ma Ryo l'afferrò.
"Scusa" disse lei timidamente. "È pazzesco quanto questo pavimento sia scivoloso"
Ryo non disse nulla, le sorrise e la guidò nel salone.
La direttrice aveva preparato per loro un vero banchetto.
"Ho una fame da lupi!" Ryo si accarezzò il ventre.
"Hai sempre una fame da lupi"
"Questo è vero, ma a differenza tua, a me non provoca alcun danno"
Lei scrollò le spalle e si allontanò da lui. Decisamente aveva deciso di rovinarle la giornata.
"Non lo ascolti, Kaori, lei è perfetta. Lo dice solo per farle perdere le staffe"
Quella replica dimostrò a Kaori che la donna conosceva davvero Ryo. Da quando, esattamente? Da pozzo senza fondo qual era, Ryo si buttò sul cibo mentre Kaori si limitò a piluccare. La direttrice preferì lasciarli soli. Kaori moriva dalla voglia di fare domande a Ryo ma si astenne anche se la lingua le bruciava. La curiosità le aveva fatto saltare la mosca al naso e sapeva che non sarebbe stata tranquilla prima di ottenere le risposte alle sue numerose domande. Eppure affrontò la questione con pazienza.
"Cosa ti va di fare?" chiese Ryo, divorando una frittella ai gamberetti.
"Non lo so"
"Lo so io, ti mostrerò lo stabilimento e la regione"
"Buona idea"
"Allora, vi è piaciuto lo spuntino?" chiese la signora Matsuda, tornando dai suoi clienti.
"Sì, delizioso come al solito. Dovresti dare delle lezioni a Kaori durante il nostro soggiorno"
"Credo che non ne abbia bisogno, basta guardare te e i tuoi rotolini, Ryo"
Di fronte a quell'allusione, Ryo non rispose, si limitò a sollevare la maglietta e a toccarsi pancia e fianchi al fine di mostrare le sue tavolette. Soddisfatto di non notare alcun grammo di grasso, si alzò e guardò la sua partner.
"Andiamo a fare una passeggiata, non aspettarci!"
"Divertitevi, bambini"
Una volta fuori, Kaori si rivolse a Ryo.
"Una donna affascinante. È la prima volta che mi presenti una tua conoscenza che possa definirsi decorosa. Ci hai provato anche con lei?"
"Non dire sciocchezze, Kaori"
"Magari è più vecchia di te, ma è stupenda. Dove mi porti?"
"Vedrai"
Presero un ripido sentiero che correva lungo lo stabilimento, andando in discesa. Ryo era davanti a Kaori. La pendenza era così ripida che lei si sentì scivolare. Incapace di fermarsi, lanciò un piccolo grido che fece voltare Ryo verso di lei. La vide piombare dritta su di sé, incapace di arrestarsi o di rallentare. Nel modo più naturale possibile, allargò le braccia e l'afferrò. Rimasero l'uno contro l'altra, i loro corpi si sposavano meravigliosamente mentre inalavano il reciproco profumo, al ritmo agitato dei battiti cardiaci di Kaori.
"Tutto bene?"
"Sì, grazie"
"Sono qui per questo!"
Si separarono e ripresero la discesa fino a raggiungere una spiaggia privata di proprietà della signora Matsuda. Kaori non avrebbe mai pensato che una spiaggia privata potesse nascondersi lì.
"È magnifica!" esclamò Kaori, superando Ryo.
"Lo penso anch'io, soprattutto perché non ci si può arrivare se non passando dallo stabilimento della signora Matsuda"
Era una specie di depressione nelle rocce, come una bolla tagliata fuori dal mondo, con una sabbia estremamente fine. Kaori aveva l'impressione che in quel luogo il tempo si fosse fermato, tanto tutto era autentico e selvaggio. Era come essere soli al mondo, era quella la sua espressione. Ryo la guardò e la meraviglia sul suo volto lo rese felice. Era di fronte all'oceano e non sembrava averne paura. Sicuramente era perché era molto lontana dall'acqua, ma presto il silenzio che prevalse divenne pesante così come il suono delle onde che giungevano a morire sulla sabbia.
Era sicuro di sé come dell'effetto che quel luogo avrebbe avuto sul suo angelo, lei non poteva che soccombere così come lui, anche se al momento sapeva che stava lottando duramente per controllarsi. E almeno lì nessuno avrebbe potuto disturbarli. Aveva concordato con la signora Matsuda che durante quella settimana sarebbero stati gli unici clienti, e naturalmente lei aveva accettato, gli doveva molto di più.
Di fronte a quella vista, Kaori cadde e affondò i piedi nella sabbia calda mentre con le mani l'afferrava pienamente. Ryo la imitò, si tolse le scarpe e si sedette accanto a Kaori, appoggiato a un tronco morto dietro di lui. Fissarono l'orizzonte per lunghi minuti finché Kaori non si appoggiò al tronco. Non avevano bisogno di parlarsi, solo di essere lì e di godersi la calma che li circondava. Kaori si dimenò, iniziò a sentire dolore alla schiena e alle spalle. Vedendola, Ryo le mise un braccio intorno alle spalle, riempiendo la distanza che la teneva lontano da lui.
"Ti farà meno male" giustificò il suo gesto.
Kaori gli sorrise, grata della sua cortese attenzione. Poi si avvicinò al suo partner e annidò la testa nell'incavo del suo collo per una migliore presa, ma soprattutto per sistemarsi meglio. Sentendola mentre si appoggiava al suo ampio petto, Ryo si entusiasmò. Kaori cercava solo il calore confortante e rilassante del suo partner. Contro di lui si sentiva bene e al sicuro. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal battito del cuore di Ryo che coprì il suono delle onde, e finalmente rilassò i lineamenti del suo viso e tutti i muscoli. Kaori si abbandonò completamente.
Il respiro calmo e costante della sua partner fece capire a Ryo che si era addormentata, cosa normale data la notte precedente, che lei aveva trascorso a pensare e ripensare al quasi annegamento della bambina.
Automaticamente Ryo iniziò ad accarezzarle il braccio. Anche lui si sentiva perfettamente bene contro il suo angelo. Lentamente la fece spostare e appoggiare la testa sulle sue cosce in modo che non provasse dolore. Le scostò alcuni capelli dal viso e lentamente le accarezzò la guancia mentre glieli sistemava, fissandola. Era così bella e così serena. Vederla così fragile gli feriva il cuore. Il sole iniziava a battere forte, così decise di tornare all'hotel. La sollevò e, tenendo quel prezioso fardello contro il cuore, guadagnò la loro stanza. La lasciò nella sua camera, le posò un bacio furtivo sulle labbra e uscì in giardino a fumare una sigaretta.
Kaori si svegliò molto più tardi. Quando guardò l'orologio, indicava le 18.00. Si rese conto di essere nella sua stanza d'albergo. Si sentiva così bene. Al ricordo della sua schiena appoggiata all'ampio petto di Ryo, sentì le proprie guance arrossire. Si sentiva bene e riposata, non succedeva da tanto tempo. Decise di alzarsi e uscire. Incontrò la direttrice nel corridoio.
"Dormito bene?"
"Sì, come una neonata! Penso che cambierò il mio letto a Tokyo con un materassino come il suo"
"Effettivamente, è molto confortevole"
"Ryo non c'è?"
"È andato a fare una passeggiata. Che ne dice d andare a rilassarsi nelle sorgenti calde mentre aspetta il suo ritorno per andare a mangiare?"
"È molto allettante, ma preferisco restare qui ad aspettarlo"
Kaori non aveva alcuna voglia di trovarsi in quel luogo da sola, ma la signora Matsuda non le diede scelta. La prese per mano e se la trascinò dietro.
"Mi segua, le darò il necessario"
Tirandola per la mano, Kaori non ebbe il tempo di protestare. La fece entrare in una stanza e le diede un kimono e un grande telo bianco, poi la condusse alle sorgenti.
"Ecco qui. Si prenda il suo tempo, quando la cena sarà pronta verrò ad avvisarla. Non sono profonde, ci si può stare in piedi. Non si preoccupi, non ci sono creature nell'acqua. E, ultima raccomandazione, su quel bordo c'è un posto a sedere intagliato così da potersi rilassare in tutta comodità. Il box doccia è su questo lato e può lasciare le sue cose nella cesta."
Dopo aver detto ciò, se ne andò immediatamente dalle fonti, lasciando una Kaori sola per darle più intimità, ma lei era soprattutto perplessa.
Kaori si guardò attorno. Le sorgenti termali erano davvero grandi, non avrebbe mai immaginato di trovarle in un posto simile. Si recò nella cabina e si spogliò controvoglia. Era lì, ma non era obbligata a fare il bagno. Piegò i vestiti e li mise nel cestino, poi girò il rubinetto per far partire il getto. Fece una doccia veloce e indossò il kimono, poi si diresse verso le sorgenti calde. Ebbe il coraggio di intingere la punta dei piedi per vedere se l'acqua era gradevole. Era a una buona temperatura, così lentamente si sedette sul bordo e vi pucciò i piedi. Poteva sentire il battito del proprio cuore accelerare. Perché non riusciva a liberarsi di quella paura?
"Sono sorgenti termali, Kaori, non hai nulla da temere" si incoraggiò. "È come una vasca da bagno un po' più grande! Dai, un po' di coraggio, vecchia mia. Non scoraggiarti. Tu sei amante della vita, sei tu che decidi di entrare e uscire, nessun altro, e ancora meno la tua paura. Forza, puoi farcela"
Si alzò e fece un respiro profondo, e con mani tremanti slacciò la cintura del suo kimono. Aprì i lembi e lo lasciò cadere prima di entrare in acqua con una certa apprensione. Scelse il lato dello stagno dove l'acqua le arrivava alle ginocchia. Più l'acqua saliva, più il suo cuore batteva, prima i polpacci, poi le ginocchia, poi le cosce. Durante l'intero processo, trattenne il respiro. Decise di andare ad accomodarsi sul sedile, che poggiava su piedi. In piedi, l'acqua le arrivava ai fianchi, mentre da seduta si avvicinava quasi al collo. Lo guardò per lunghi secondi, preparandosi mentalmente a ciò che sarebbe seguito, poi si sedette e si mise comoda, appoggiandosi all'indietro per rilassare i muscoli.
Constatando che non accadeva nulla, tutto il suo corpo si rilassò e il suo viso si aprì in un piccolo sorriso. Si sentiva orgogliosa di se stessa per aver superato la sua paura e per essere entrata nella sorgente calda. Tuttavia il cuore le batteva forte in petto.
Con la testa piegata all'indietro, chiuse gli occhi e si lasciò invadere dal dolce calore. Si sentiva bene, quasi quanto lo era stata appoggiata a Ryo. Solo le spalle sporgevano dall'acqua e, pensando a Ryo, sorrise mentre le guance arrossivano. Tutto ciò avrebbe potuto essere romantico, pensò, se solo Ryo si fosse finalmente deciso. Emise un profondo sospiro di frustrazione. Non si trattava solo di Ryo, ma di lei e della famosa notte con Mick che ostacolava il suo futuro.
"Non ci pensare" si disse.
Rimase immobile nell'ondata di calore che l'accompagnò finché non sentì dei passi. Credendo che fosse la direttrice, non si preoccupò nemmeno di aprire gli occhi, voleva prolungare al massimo quel momento di benessere.
 
 
Ryo, dopo aver fumato la sigaretta e fatto un giro, tornò all'albergo, la signora Matsuda gli disse che Kaori era andata a rilassarsi alle sorgenti termali. Sentendo ciò, la sua faccia prese le sembianze del pervertito ma la donna la fece sparire immediatamente mostrandogli il suo bastone. Aveva seguito il corso dei suoi pensieri ed era ovviamente fuori questione che andasse a importunare la sua cliente, anche se si trattava della sua amica.
"Va bene, comunque per quello che c'è da vedere..."
Ma la signora Matsuda non si lasciò ingannare.
"Vado anch'io a rilassarmi alle sorgenti termali...ma dalla parte degli uomini" aggiunse davanti al bastone che la donna brandì.
Soddisfatta, la direttrice tornò ai fornelli, ma non conosceva bene Ryo se pensava che lui avrebbe obbedito tranquillamente. Si recò effettivamente alle fonti nella parte riservata agli uomini, ma si annoiava. Gli mancava Kaori. Non aveva nessuno con cui parlare e rilassarsi da solo in un posto come quello non gli andava affatto bene. No, quel posto era creato per la condivisione, l'intimità dei corpi, per il romanticismo. E poi moriva dalla voglia di spiare la sua partner per guardarla a sua insaputa. Decise di fargli una visitina amichevole in tutto onore.
La notte era caduta e le stelle brillavano, era davvero romantico. Si trattava più di una visita notturna, in realtà. A quel pensiero non poté fare a meno di ridacchiare, una visita notturna in acqua e per di più senza aver bisogno di vestiti.
Uscì dall'acqua, si avvolse l'asciugamano intorno ai fianchi e si infilò silenziosamente nel lato riservato alle donne. Quando vide il busto di Kaori fuori dall'acqua, il suo cuore mancò un battito e il suo migliore amico fece capolino. Era divina, le guance arrossate dal calore, le punte dei capelli bagnate, un dolce sorriso di contentezza sulle labbra. Non riuscì a resistere all'impulso di scoprire di più, così si diresse verso il bordo della vasca e la fissò. Visto che stava ferma, non ebbe problemi a godersi la vista che l'acqua trasparente gli offriva e che lo metteva in uno stato di intensa eccitazione, così tanto che l'asciugamano cadde a terra. Il signor mokkori voleva entrare in contatto con quella dea che lo aveva appena svegliato.
Se Kaori avesse aperto gli occhi e lo avesse visto nudo con il mokkori per aria e turgido, probabilmente lo avrebbe ucciso, quindi con naturalezza decise di entrare nel laghetto sperando che l'acqua calda lo ammorbidisse.
Sentendo un'onda che andò a schiantarsi sul busto, Kaori aprì gli occhi e quale non fu la sua sorpresa nel vedere Ryo di fronte a lei con un bel sorriso sulle labbra.
"AAAAAAAAAAAAAAH....!"
Il primo riflesso di Kaori fu quello di emettere un grido acuto, letteralmente sorpresa di vederlo lì, il secondo fu di portarsi le braccia al petto e di stringere le gambe per nascondersi, per mascherare la sua nudità al più grande pervertito che il mondo avesse conosciuto. Anche se non aveva mai tentato di fare nulla con lei, si sentiva ribollire e non era una buona idea perché il vapore cominciò a salire nell'aria, e a quel ritmo si sarebbe trovata molto rapidamente nella vasca senza acqua, offrendo al suo partner una visione più che accattivante della sua anatomia.
Al suo grido, Ryo si ficcò i mignoli nelle orecchie per proteggersi i timpani.
"Ryo, esci immediatamente!" urlò lei folle di rabbia, agitando una mano di fronte a sé per esprimere la sua scontentezza ed era un eufemismo. "Razza di pervertito, cafone, esci di quiiiiiiiiiiiii!"
"Sì, certo! Così tu mi tocchi il sedere, no, sono qui e qui resto! Come puoi essere così in malafede. Pensi che chiedendomelo, io obbedirò ingenuamente, ma tu sogni ad occhi aperti, vecchia mia"
"Non sono vecchia, ti ricordo che sono molto, molto, molto più giovane di te, razza di vecchio pazzo, e poi il tuo sedere non è niente di nuovo visto che l'ho già visto, non è una novità. Ryo, ti ordino di uscire da qui. Questa parte è riservata alle donne e fino a prova contraria tu non lo sei"
"Nemmeno tu" disse, indicandola col dito e avvicinandosi pericolosamente a lei, "eppure sei qui"
"Ryo..." s'infuriò Kaori al limite dell'esplosione, stringendo i denti. "Resta dove sei!" lo minacciò. "Ti proibisco di avvicinarti" si fece prendere dal panico mentre lui scivolava verso di lei, "Razza di...razza di..." balbettò Kaori, le guance rosse. Più vedeva Ryo avvicinarsi, più perdeva la calma mentre il suo flusso di parole si smarriva in una confusione senza nome. Se l'acqua limpida permetteva a lui di distinguere facilmente il suo corpo e parti della sua anatomia, per Kaori il discorso non cambiava. Era nuda, e l'acqua era cristallina, ed ognuno si offriva alla vista dell'altro.
"Razza di indecente" disse Kaori in un ultimo tentativo di respingerlo, che si concluse in un fallimento. Ryo era su di lei.
Volendosi proteggere dallo sguardo insistente del partner, Kaori si appoggiò alla parete del laghetto, cosa che fece sorridere Ryo, che non si nascose affatto. La sentiva turbata, lui la turbava, ed era più che contento di quell'effetto, dell'ascendente che aveva su di lei.
"Kaori, non c'è bisogno di fare così tra noi, siamo tra uomini!" mormorò languidamente, a una distanza di dieci centimetri da lei.
Non erano mai stati così vicini e la nudità li avvicinava ancora di più. Lei poteva sentire la sua imponente statura che la sovrastava. Quando sentì il suo respiro tiepido e carezzevole tra l'orecchio e il collo, non poté fare a meno di chiudere gli occhi come per assaporare meglio il momento.
Allarmata dalle grida di Kaori, la signora Matsuda irruppe nelle sorgenti e rapidamente realizzò il motivo degli ululati della sua cliente.

 

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Capitolo 25
*** 25. Ti mangerei! ***


La signora Matsuda irruppe davanti alla vasca terrorizzata e senza fiato per il grido angosciante della sua cliente. Aveva lasciato la preparazione della cena pensando che fosse accaduto qualcosa di terribile e in effetti quale non fu la sua sorpresa nel vedere Ryo nella stessa vasca quasi incollato a Kaori, la quale cercava di nascondere ciò che poteva alla vista oltraggiosa di quel mollusco.
Lentamente, la signora Matsuda alzò la testa e lo guardò con aria interrogativa e corrucciata. In apparenza era calma mentre la sua fronte si accigliava. Ryo trattenne il respiro fino a che non seppe cosa sarebbe accaduto.
"Oh mio dio!" esclamò lei, piazzando il suo bastone sotto l'ascella. "Quello che vedo è reale?" continuò, arrotolando lentamente le maniche senza lasciare Ryo con il suo sguardo penetrante, e lui non si perse nessuno dei suoi gesti mentre si aspettava di essere colpito dal lampo celestiale di Zeus.
In quel momento, lei gli fece pensare a un carnefice che si apprestava a torturare la sua vittima e che si rimboccava lentamente le maniche per non sporcarle ma soprattutto per far meditare la vittima ed era quello che stava accadendo a Ryo.
"Un gigantesco scarafaggio nel mio laghetto" disse la signora Matsuda, alzando la voce con aria sconvolta. "E io che avevo assicurato che non ci fossero creature nelle mie sorgenti calde, sono sinceramente mortificata, Kaori" si scusò, portando il suo sguardo angosciato su di lei.
"Un...un cosa?" balbettò Ryp, che si disse che l'apparente calma della signora Matsuda era tutt'altro che normale.
"Uno scarafaggio, una blatta, un bacarozzo se preferisci. E da quello che vedo, quello che ho di fronte a me mi sembra uno scarafaggio orientale. È una specie di grosso bacarozzo che ha la particolarità di misurare solo 2,5 centimetri" fece alzando pollice e indice, mentre strizzava gli occhi verso un punto specifico della sua anatomia. "Niente per cui pavoneggiarsi" lo derise allora scrollando le spalle.
Sentendo ciò, Ryo guardò naturalmente in basso mentre deglutiva. Lui era tutto fiero e lei veniva a dirgli che aveva il pistolino di un bambino di tre anni, ridicolizzandolo. Kaori azzardò un discreto sguardo verso di lui ma lo distolse in fretta, non era come lui.
"Strano, perché in tempi normali preferiscono luoghi bui e umidi come fogne, tubi o cantine, ma non le sorgenti calde"
"Uno scarafaggio...dove...ma no" fece girandosi, "Non vedo niente...Kaori, tu vedi uno scarafaggio da qualche parte?" chiese innocentemente.
"Pensavo di essere stata chiara, Ryo!" fece la signora Matsuda mentre un sorriso malvagio le nasceva sulle labbra e il suo occhio destro si chiuse. Vedendo la sua palpebra sbattere, lui capì che lei era sul punto di agire molto velocemente, per non parlare delle dita che si mise a scrocchiare.
"Lo è...lo è stata..."
"Non abbastanza, a quanto pare! Che ci fai qui?"
"Eh beh...in realtà...come dire..." balbettò Ryo che sapeva che la bugia avrebbe soltanto peggiorato la situazione...allora puntò sulla verità. "Mi annoiavo da solo dall'altra parte del laghetto" cercò di giustificarsi, facendo il broncio e indicando verso l'altra vasca, deciso ad affrontare la sorte subdola che lei gli avrebbe riservato.
Lo sapeva perché sfortunatamente l'aveva già subita per aver osato infastidire alcune donne un pomeriggio durante uno dei suoi soggiorni e la donna gli aveva fatto passare la voglia. Ma ora era diverso, si trattava di Kaori, la sua partner.
"Sai come mi sbarazzo degli scarafaggi, Ryo?" chiese, girandosi leggermente di lato.
Lui rispose annuendo, non osando muoversi, si era perfino dimenticato di respirare tanto da diventare rosso.
"Così!" fece lei, sollevando il piede e picchiandolo violentemente sul bordo della vasca, imitando l'azione di schiacciare un insetto.
In quel momento Ryo non vedeva la signora Matsuda, ma un lottatore sumo di 150 chili, lei aveva fatto la stessa mossa che facevano loro prima di passare all'attacco. "E quando finisco..." riprese lei, "lo scarafaggio...non potrà mai più riprodursi" disse con fierezza.
Ryo fece scivolare le mani nell'acqua per andare a proteggere il suo amico da qualsiasi attacco.
"Ma...Ka...Ka...Kaori...è come un fratello minore...non ci sono problemi" disse l'uomo, ridendo forzatamente mentre si chiedeva come uscire da quella situazione, come scappare.
"Eppure non sembra felice di vederti, il tuo fratellino" sottolineò lei picchiettando il bastone che teneva con la mano sinistra sull'altro palmo.
Più cercava di guadagnare tempo, più sentiva stringere la presa su di sé. Di fronte a quello strumento di tortura, Ryo deglutì. Bloccò il respiro come per fermare il tempo, ma solo i suoi polmoni pagarono le conseguenze mentre la signora Matsuda continuava a colpirsi il palmo col bastone. Fu allora che notò che tutto della signora Matsuda stava diventando più imponente.
"Signora Matsuda, che occhi grandi che ha all'improvviso!"
"È per guardarti meglio, bambino"
"E com'è grande e forte!"
"È per catturarti meglio, piccolo mio"
"E la sua...sua...sua...bocca...Kaori, proteggimi!" la supplicò, stringendo le mani di fronte a sé in segno di preghiera.
"Un fratello minore, eh...un travestito senza fascino" ripeté lei stringendo i denti mentre serrava le braccia intorno al petto. "Arrangiati da solo, razza di grosso scarafaggio pervertito"
"Kaoriiiiiiiii, lei farà la bua al mio mokkoriiiiiiiiiii!" riuscì a dirle battendo i denti, terrorizzato.
"Come lo sai?" osò chiedergli, lanciandogli un'occhiata sospettosa. Di fronte al viso contrito del partner, Kaori mise una mano in avanti per fermarlo. "Non voglio nemmeno saperlo, hai voluto giocare col fuoco, ora ti bruci"
"Come ti conosce bene, questa bambina! Certo, ha dovuto fare pratica in sei anni, di sicuro non si fa più tante illusioni"
Alla parola 'pratica', Kaori virò al rosso magenta e di nuovo il vapore si sollevò intorno a loro. Certo, con 'pratica' la signora Matsuda intendeva dire che gli era stata accanto, ma per Kaori il termine aveva assunto un significato completamente diverso, molto più fisico.
Ryo risultò scettico di fronte all'espressione 'non si fa più di tante illusioni', perché il termine 'pratica' portava a confondersi. Lei stava sottintendendo che dal punto di vista mokkori, lui non era una sicurezza. Prima un'osservazione sulle dimensioni del suo mokkori, poi questa discutibile allusione alle sue prestazioni...
Ognuno era perso nei propri pensieri, Kaori con le guance rosse che immaginava di essere in intimità di Ryo a mettere in azione il termine 'pratica', Ryo con un'aria frustrata in viso perché si vedeva in piena azione con un mokkori fallimentare. Più cercava di comprendere il vero significato di quella frase, più si perdeva.
Lo sguardo della signora Matasuda si spostò dall'uno all'altra, erano davvero fatti per capirsi, quei due. Alla minima allusione, entrambi andavano a pensare alla stessa cosa, quindi per farli uscire dalle loro riflessioni, batté il bastone sul suolo e l'effetto fu immediato, entrambi sobbalzarono.
"Kaori, ti prego, pensa al mio mokkori. Gli farà del male. Non potrei mai usarlo, e sarebbe un peccato, soprattutto perché deve mantenere una promessa...ti deve una promessa" confessò immergendo il suo sguardo supplicante in quello di lei.
Sentendo ciò, Kaori abbassò la testa mentre sentiva di trasformarsi in una pentola a pressione. La valvola sarebbe esplosa da un minuto all'altro. Era rossa come un pomodoro e il fumo usciva dal suo corpo. Per fortuna si era appiccicata alla parete, altrimenti si sarebbe liquefatta tanto non se l'aspettava. Si sentiva a disagio. Allora lui ricordava. Perché farvi riferimento ora? Aveva difficoltà a capire ciò che lui le aveva appena detto, cioè che doveva e voleva mantenere la sua promessa.
"Ryo, esci dall'acqua" rimbombò la voce della direttrice, "non costringermi a venire lì e a prendere a calci il tuo culetto bianco" disse sollevando il kimono, il che significava che era pronta per partire all'attacco ed entrare nella vasca per tirarlo fuori.
"Kaori...!" la supplicò Ryo con le mani giunte di fronte al viso in segno di preghiera. "Proteggimi da lei, proteggi il mio mokkori" le chiese.
Kaori non poteva crederci, lui che chiedeva a lei di proteggere la sua meraviglia tra le meraviglie...cose dell'altro mondo, proprio. Lo sguardo di Kaori si posò sul volto angosciato e implorante del suo partner, poi su quello espressivo e sadico della signora Matsuda che in qualche modo spaventò Kaori, la quale non si fece illusioni sul destino che avrebbe riservato a Ryo.
"So che me ne pentirò" disse tra sé, abbassando gli occhi. "Non so cosa ti abbia fatto, ma sembra che ti spaventi molto più di me" gli disse mentre lo guardava. Vedendo la direttrice che sollevava il kimono per correre in acqua, Kaori ebbe pietà per il suo partner. Tra loro doveva esserci stato qualcosa se Ryo la temeva così tanto. Cosa? Non sapeva se voleva realmente venirne a conoscenza. Sospirò poi con rassegnazione, presentando poi un volto sorridente alla signora Matsuda.
"Va bene così!"
"Ne è sicura?" insistette l'altra. "Una sola parola e gli farò rimpiangere di aver disturbato la sua privacy. È solo un brutto opportunista a cui farò imparare le buone maniere"
"È molto allettante, signora Matsuda, gliel'assicuro! Ma no, non è niente di grave e poi ci sono abituata. E poi non temo nulla con lui per quanto riguarda l'intimità, può starne certa."
Kaori fece una pausa, aspettandosi un commento da parte del partner, ma lui rimase in silenzio. Ryo non l'aveva interrotta, si limitò ad ascoltarla, rimanendo perfettamente immobile nella vasca. Lei aveva parlato con voce calma e sicura ma con una piccola intonazione come se volesse fare un passo indietro. Rimpianto? Delusione? Ryo non sapeva dirlo.
Di fronte al silenzio del suo partner, Kaori lo guardò di nuovo e fu sorpresa di scoprirlo a fissarla. Non sapeva come interpretare il suo sguardo, così abbassò la testa e si appoggiò alla parete mentre stringeva l'asciugamano bianco contro il suo corpo.
"Puoi rimanere a condizione che tu resti nel tuo angolo" finì di dirgli, indicandogli poi di allontanarsi con la mano, prima di chiudere gli occhi e di riabbassare il capo come per chiudere la discussione.
"Molto bene, allora vi lascio" disse la direttrice, raddrizzandosi. Si voltò verso l'uscita, poi si fermò e si rigirò verso Ryo. Lo indicò col dito mentre i suoi occhi inquisitori si restringevano.
"Ti avverto, Ryo, se la infastidisci, sai come andrà a finire per te"
Ryo rimase in silenzio. Deglutì, ingoiando la saliva, con la paura nello stomaco al ricordo della sua ultima permanenza tra quelle mura, le mani sempre in protezione del suo meraviglioso tesoro che era sfuggito per un pelo alla decapitazione. Kaori non intervenne, furono i passi sordi che divennero meno udibili a farle capire che era sola con Ryo, in una vasca e completamente nuda. A tale pensiero non poté fare a meno di trasalire, cosa che fece sorridere Ryo.
Kaori voleva solo aprire gli occhi e vedere cosa stava facendo Ryo, ma la sua timidezza glielo impedì. Grazie a dio lui si trovava nell'angolo opposto del bacino e fortunatamente lei aveva preso e tenuto contro di sé il suo asciugamano, comunque minuscolo. Un pesante silenzio si levò nello stagno, segnato di tanto in tanto dal movimento dell'acqua. Poteva sentire lo sguardo del suo partner su di sé, ed improvvisamente ebbe caldo, molto caldo. Non aveva che un desiderio, fuggire, andare il più lontano possibile dal suo partner.
Ora come poteva uscire dalla vasca? Perché aveva preso le sue difese? Avrebbe dovuto lasciare che la signora Matsuda si occupasse di Ryo per dargli una strigliata.
"Ryo, dovremmo uscire e andare a cena!" suggerì mentre raddrizzava la testa e apriva gli occhi. Quale non fu il suo stupore nel vedere che lui si trovava a meno di quindici centimetri da lei. La dominava ampiamente.
"Come vuoi, Sugar" disse con voce dolce.
"Ryo...!" riuscì a dire lei prima di deglutire.
"Sì, Kaori!"
Lui si appoggiò al bordo della vasca, sovrastandola, avvicinando il viso al suo. Alzò la mano che lei vide pericolosamente vicina. Di fronte al gesto del partner, lei trattenne il respiro senza staccargli gli occhi di dosso. Cos'aveva in testa? Poi lo vide posare la mano sulla sua spalla per rimuovere le gocce d'acqua, senza distogliere lo sguardo. In quel momento lei era la tentazione fatta donna e lui voleva soltanto soccombere ad essa.
"Quando sei...?" Kaori si irrigidì senza distogliere lo sguardo, cercando di indovinare le sue intenzioni.
"Quando sono cosa, Kaori?" Ryo voleva giocare.
"Niente!" si fece scappare lei con voce debole.
Quella nuova vicinanza e lo sguardo di lui la terrorizzavano. Lo vide far scivolare languidamente il dito, trascinandolo sulla sua spalla per poi imboccare il sentiero sul suo braccio, che fece risvegliare in lei un torrente di sensazioni. Il suo petto si gonfiò, per poi abbassarsi, e ricominciare in un ritmo costante per il suo tocco sul proprio corpo, in segno di intensa emozione. Era consapevole di quello che lui stava facendo, ma non batté ciglio, come ipnotizzata, trattenendo il respiro.
Cosa doveva fare? Lasciarlo continuare in quella scoperta del suo corpo e vedere dove li avrebbe condotti, o respingerlo e polverizzarlo sotto un martello per aver osato...?
Ryo era elettrizzato. Lei lo lasciava fare, non cercava nemmeno di liberarsi dalla sua presa. Solo con un dito l'aveva completamente alla sua mercé e tremante.
Kaori si allontanò per poi guardarlo in faccia. Era in piedi di fronte a lui, offrendogli una visuale meravigliosa. Ryo non si privò dello spettacolo. Cominciò a dettagliarla con cura senza alcuna vergogna, indugiando su ciascun centimetro di pelle nuda che l'acqua non copriva. Sebbene lei tenesse il piccolo asciugamano contro di sé, cercando di nascondersi ai suoi occhi curiosi, gli offriva una visione tra le più erotiche e sensuali.
"Cosa stai guardando?"
Lei non era consapevole della sua posizione e dell'effetto che aveva su di lui.
"Te" rispose Ryo con voce rauca.
Ansimando, quella rivelazione le fece lasciare l'asciugamano. Anche se l'acqua le arrivava appena sopra il petto, era completamente nuda di fronte a lui. Kaori non poteva crederci. Aveva sentito bene? Lui stava guardando lei con quegli occhi? Occhi luminosi di desiderio, occhi che le dicevano 'Ti mangerei'!
Ryo fece un passo in avanti. Kaori non sembrava più reagire. I suoi occhi si spalancarono mentre fissava il suo partner. Aveva caldo, troppo caldo, il calore del suo corpo si mise ancora una volta a produrre vapore a contatto con l'acqua, riducendo il livello dell'acqua nella vasca.
Ryo vide che la sua osservazione aveva turbato la sua partner, era diventata fin troppo silenziosa da alcuni istanti. La verità era che Kaori era pietrificata per essere così vicina al suo partner soprattutto per quello che stava sopportando, tra il suo sguardo e le parole che le aveva detto. Erano entrambi nudi in quella vasca, immersi nell'acqua cristallina. Ryo si sentì diviso tra il desiderio di divorarla con lo sguardo ancora per lunghi secondi e quello di attirarla a sé. Era più forte di lui, non poteva impedirsi di abbassare gli occhi e guardare ciò che non avrebbe mai visto né sperato di vedere in tempi normali. Era troppo per lui.
"Kaori..."
Ryo sollevò una mano inizialmente esitante, per poi appoggiarla sulla sua guancia.
"Sei pallida!" si preoccupò.
"Perché fa caldo" disse lei passandosi una mano sulla fronte, "...il che è normale visto che siamo nelle sorgenti calde"
"Usciamo allora!"
Ryo mise le mani sulle sue spalle per incitarla a uscire per prima. Al semplice tocco delle sue mani sulla pelle nuda, la giovane donna sussultò impercettibilmente prima di dire:
"No!"
Fu un semplice rifiuto, detto con voce appena udibile. Un rifiuto quasi distratto.
Ryo, non capendo la sua reazione, si allontanò da lei, mentre Kaori indietreggiava di un passo e abbassava gli occhi finendo per camminare sulla sua salvietta. Si rese conto di averla lasciata cadere e di essere nuda, nuda davanti a lui, e si portò le braccia a protezione del seno, sconvolta.
"No!" ripeté.
Il secondo 'no' assunse i toni di una verità più che evidente, una sorta di panico che tradiva un senso di sgomento e disagio.
All'interno di quello scenario e della nuova complicità, della rinascita che li vedeva insieme sotto il cielo stellato, si era quasi dimenticata della sua nudità e, cosa più importante, di quella lunga cicatrice che le deturpava la schiena.
"No!" esclamò di nuovo con uno slancio di energia.
"Che succede?"
"Non posso uscire" disse, facendo un passo indietro, Ryo tentò di avvicinarsi ma Kaori lo fermò mettendogli una mano sul petto, facendolo fremere, obbligandolo a rimanere lontano. Quel semplice contatto conferiva alla scena un lato pieno di sensualità e di erotismo. Il viso di Kaori esprimeva perfettamente le emozioni che la tormentavano.
"Kaori..."
"Mi prendi per idiota? Vuoi che io esca per prima per potermi guardare"
Ryo quasi cadde all'indietro. Kaori non aspettò un suo commento, si immerse sott'acqua, recuperò l'asciugamano e ritornò in superficie che quasi soffocava, sotto l'occhio preoccupato del suo partner. Aveva pensato di chiedere a lui di prenderle l'asciugamano ma così avrebbe spalancato le porte sulla propria nudità e sulla propria intimità, e non era pronta a farlo. Si arrangiò immergendosi completamente, impedendosi di pensarci, altrimenti non sarebbe mai stata in grado di farlo.
"Tutto bene?"
"Sì!" rispose lei, passandosi una mano sul viso mentre con l'altra cercava di nascondere ciò che doveva essere nascosto con la salvietta.
Ryo sentiva di aver approfittato abbastanza della sua pazienza, così decise di porre fine allo scambio.
"Va bene, uscirò io per primo visto che ha cominciato a fare caldo" sussurrò con il suo fiato caldo contro il suo orecchio, che sfiorò al passaggio.
Si apprestò a lasciare la vasca, quando lanciò un'ultima occhiata alla sua partner.
"E non approfittarne per sbirciare il mio superbo corpo d'Apollo e il mio sedere"
Kaori si appoggiò alla parete della vasca. Più guardava Ryo e meno le risultava visibile. La sua vista era disturbata, come se un velo le riempisse gli occhi. La stanchezza del viaggio e il calore delle sorgenti termali avevano la meglio su di lei.
"Ryo..." riuscì a dire prima di sprofondare nell'inconscio e di lasciarsi andare.
Vedendola vacillare, Ryo si precipitò su di lei e l'afferrò prima che la sua testa finisse completamente sott'acqua. L'avvicinò a sé e la portò fuori dalla vasca, dirigendosi frettolosamente verso gli spogliatoi dove la mise su una panchina e la coprì con un asciugamano. Si sentì sollevato di constatare che era solo svenuta. Si mise un kimono e chiamò la signora Matsuda affinché si occupasse di lei.
 
 
In piedi, di fronte alla sua stuoia, Ryo fissò instancabilmente la sua partner. Avrebbe dovuto sapere che per lei sarebbe stato pesante, non essendo abituata a frequentare le sorgenti calde. Sotto la coperta, Kaori respirava con calma. Il suo pallore aveva lasciato il posto a due guance rosate. Sembrava riposata e quasi serena. Era passata quasi un'ora da quando era sprofondata nel sonno.
Più la guardava, più il suo cuore si sentiva diviso tra il sollievo di saperla sana e salva e l'angoscia che provava. Come avrebbe voluto poterla sgravare di tutte le sue paure, restituendole l'innocenza e la freschezza che la caratterizzavano. Era consapevole che la loro relazione non sarebbe stata mai più come prima. Non avevano ancora avuto una vera conversazione a tal proposito dopo il naufragio, eppure sperava di poter andare avanti, di poter avanzare con lei, di pari passo. Nonostante ciò, si sentiva tranquillo, gli bastava vederla per sentirsi sereno e calmo. Lei aveva quell'effetto su di lui, un effetto rilassante. Era la sua droga.
Un fremito delle sue palpebre gli fece capire che Kaori stava riprendendo conoscenza. Si avvicinò a lei e si inginocchiò. Gli aveva fatto paura. Kaori decise di aprire gli occhi, era stesa su una stuoia e indossava una vestaglia. Vedendolo, scostò il piumino e accarezzò il tessuto di seta dell'indumento.
Alzò la testa e incontrò la figura imponente e accovacciata del suo partner chino su di lei. Si raddrizzò mentre si portò il piumino contro il petto.
"Cos'è successo?"
"Sei svenuta. Per fortuna ho insistito a rimanere con te, altrimenti..."
"Le sorgenti calde!" disse timidamente lei, le sue guance arrossirono al ricordò di ciò che era accaduto lì.
"Sì..."
"Ryo..." tuonò all'improvviso la voce serie della sua partner, che perse tutta la sua dolcezza e innocenza.
"Sì?"
"La vestaglia"
"Ti fermo subito" disse lui proteggendosi la testa, "non ho visto niente e non ho fatto niente. La signora Matsuda si è occupata di vestirti"
"Davvero?" chiese lei mentre si ricomponeva e tirava il piumino contro di sé.
"Devi solo chiederglielo! Ti senti meglio?"
"Sì, dovresti andare a mangiare. È più utile piuttosto che guardare me"
Ryo non si mosse di un centimetro, quindi Kaori lo guardò. Aveva negli occhi lo stesso calore, la stessa intensità di quando erano nel laghetto. Kaori sentì le guance riscaldarsi.
"Cosa c'è?"
"Cos'è successo, Kaori?"
"Il calore, penso, insieme alla stanchezza"
"Nient'altro?"
"Cos'altro vorresti che fosse?"
"Non so, devi dirmelo tu"
"Non capisco di cosa stai parlando"
"Ti sei sentita male dopo esserti tuffata in acqua per prendere l'asciugamano. Come al mare quando non sei riuscita ad aiutare quella ragazzina, o anche in piscina!"
Dunque Mick gli aveva detto tutto.
"E allora?"
"Allora, deduco che hai paura dell'acqua. Hai un problema, Kaori"
"È normale dopo quello che ho vissuto"
"Perché non ammetterlo, dicendolo chiaramente. Riconoscere apertamente un problema è il primo passo verso la guarigione"
"Molto bene, dottor Sigmund Saeba. Ho un problema, sì, ho paura dell'acqua, sei contento? È per questo che siamo qui, è questo lo scopo di questo piccolo viaggio?"
"No! Siamo qui per riposare e ritrovarci. Per ritrovare ciò che abbiamo perso!" le disse senza distogliere lo sguardo. "Mi hai fatto prendere un colpo" confessò.
"Spiacente, ma penso che non sia nulla rispetto a quello che mi hai fatto tu..."
Kaori tacque, non terminando la frase, la sua voce si spense. Si riferiva alla paura che aveva avuto lei durante il naufragio, quando lui si era arreso, cedendo e lasciandola sola. Anche se era durato per un breve momento, durante quell'istante aveva creduto di morire e se lo sarebbe ricordato per il resto della sua vita. Più che l'attacco degli squali, ciò che l'aveva terrorizzata era stata essere sola, abbandonata. Si mise su un fianco e si tirò il piumino al mento, rivolgendogli la schiena. Ryo aveva capito perfettamente di cosa parlava. Dal loro piccolo alterco nella stanza d'ospedale, era la prima volta che lei vi faceva riferimento. Ryo riempì la distanza che li separava e si chinò su di lei.
"Non serve coprirti così, anche con questo piumino non ho problemi a immaginare il contorno delle tue curve" le rivelò.
La sua osservazione ebbe l'effetto desiderato, Kaori batté le palpebre ansiosamente prima di alzarsi in collera, col martello in mano. Quindi l'aveva guardata, l'aveva adocchiata mentre era svenuta. Peggio ancora, aveva approfittato della situazione. Lo avrebbe ucciso.
"Hai osato guardarmi, sporco pervertito!" fece, arrabbiata. "Non guardarmi, ti proibisco di guardarmi con quella faccia, hai capito?" lo minacciò, pronta a esplodere.
Ryo rise tentando di proteggersi dal suo martello. Era più forte di lui, preferiva vederla arrabbiata piuttosto che depressa e scommettendo sulla sua timidezza era sicuro di raggiungere il suo obiettivo. Afferrò la sua mano per bloccare il suo attacco e la girò sulla stuoia, trovandosi a metà disteso su di lei.
"Beh, cosa c'è, non ho detto nulla di offensivo, ho solo detto che non ho problemi a immaginare il contorno delle tue curve. Devo ammettere che non hai nulla del travestito, il mio corpo nudo contro il tuo risente ancora degli effetti..." le sussurrò con voce soave. "Ti mangerei...!"
Era troppo per Kaori, che lasciò cadere il martello e inclinò la testa di lato per non incontrare i suoi occhi. Il timbro sensuale e languido della sua voce ebbe la meglio su di lei.
Con la punta delle dita, lui carezzò la sua guancia scrupolosamente, portando l'indice sotto il mento per farle alzare la testa. La guardò teneramente prima di avvicinarsi a lei e catturare le sue labbra per un dolce bacio. Kaori rimase immobilizzata, col cuore che batteva per il bacio del suo partner. Le sue labbra calde completarono il lavoro di infonderle calore. Quando vide Ryo allontanarsi da lei per porre fine all'incontro, lo fissò per poter comprendere il suo gesto.
"Perdonami! Perdonami, Kaori!" le chiese a bassa voce senza distogliere lo sguardo.
Kaori percepì la sua voce come un basso mormorio, non era nemmeno sicura di aver sentito bene, quindi abbassò completamente la testa, con le guance rosse. Non riusciva a crederci, Ryo l'aveva appena baciata.
"Perdonami, Kaori" ripeté Ryo più nitidamente, accarezzandole la guancia col pollice.
Lei sollevò il capo e lo guardò senza capire. Perché ora, visto che da quando avevano lasciato l'ospedale, ognuno aveva fatto finta di niente? Lui la fissò per qualche secondo, durante il quale lei poté vedere tutta la sincerità nei suoi occhi neri, poi si alzò e lasciò la stanza.
"Riposati, vado a chiedere alla signora Matsuda di portarti la cena"
Ryo uscì e lasciò Kaori da sola, davanti alle parole che le aveva detto. Lui sperava di ritrovare ciò che avevano perduto, sperava che si ritrovassero. Come doveva interpretare quelle parole? Si stese sul fianco e si portò la mano alle labbra come per assicurarsi di non aver sognato quel bacio, né le sue scuse. Con il cuore che batteva e un sorriso timido sulle labbra, raggiunse il paese dei sogni, tenendo una mano sul cuore e l'altra sulle labbra.

 

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Capitolo 26
*** 26. Le delusioni non uccidono e le speranze fanno vivere ***


 
Era passata una mezz'ora da quando Kaori si era svegliata, ma non aveva voluto lasciare il dolce calore della sua stuoia. Si sentiva così bene. Non sapeva se fosse stato per aver dormito bene o per quello che era successo su quella stessa stuoia la sera precedente con Ryo. Sapeva che il fatto che lui le avesse chiesto di perdonarlo gli costava, era il tipo di uomo che non si scusava quasi mai, ed era accaduto nel modo più naturale del mondo. Voleva che si ritrovassero, e anche lei lo voleva più di ogni altra cosa, ma non sapeva se fossero in grado di farlo, troppe cose ancora li allontanavano l'uno dall'altra, specialmente la sua notte con Mick di cui lei aveva avuto soltanto un lampo in piscina. A quel pensiero, emise un lungo sospiro frustrato che spazzò via la dolce sensazione che aveva provato fino a quel momento.
Dal canto suo, Ryo era deciso a tutti i costi a curare la fobia di Kaori, anche se avesse dovuto usare la forza per farla entrare in acqua. L'amava e il fatto di avere avuto il coraggio di baciarla senza nascondersi dietro il pretesto del naufragio, senza nascondersi dietro la paura di morire, gli aveva fatto capire che non avrebbe potuto essere più pronto rispetto a quel momento. Quella breve settimana era perfetta per ritrovarsi.
 
 
Kaori si stiracchiò, domandandosi se il suo partner fosse sveglio. Guardò l'orologio che indicava le 11.00.
Né Ryo né la signora Matsuda erano venuti a svegliarla. Decisa, si alzò e si diresse verso il bagno. Stava per aprire la porta quando si spalancò su Ryo che indossava solo un asciugamano intorno alla vita. Aveva deciso di farla crollare, pensò Kaori, lanciandogli un'occhiata. Ryo le sorrise.
"Buongiorno, dormito bene?"
"Buongiorno Ryo, abbastanza"
Rimasero l'uno di fronte all'altra in assoluto silenzio finché Kaori fu sopraffatta dall'imbarazzo. Vedendo ciò, Ryo fu il primo a rompere il silenzio con un magnifico sorriso sulle labbra, deliziato dall'effetto che aveva sulla sua partner. Decisamente l'acqua era l'elemento che li aveva separati, e così come aveva dato il via a quella situazione, era certamente l'elemento che li avrebbe riconciliati, pensò Kaori mentre osservava le gocce d'acqua che gli scorrevano sul petto.
"Puoi andare!" sussurrò Ryo, chinandosi su di lei e sfiorandole la guancia con le labbra. Kaori sentì il suo respiro caldo sul viso e le sue labbra che le carezzarono la pelle, trattenendo il fiato.
Lui si spostò di lato e la fece passare. Kaori entrò in bagno dopo avergli rivolto un'ultima occhiata discreta e fece scivolare la porta dietro di sé, appoggiandovisi contro. Sul serio, cosa stava succedendo al suo partner? Improvvisamente ebbe molto caldo. Vederlo così, con i capelli bagnati e il corpo su cui scorrevano le gocce d'acqua l'aveva resa tutta fremente. Fece un bagno lungo e rilassante e dopo essersi vestita si recò nella sala da pranzo dove Ryo e la signora Matsuda la stavano aspettando, e la donna posò un cestino da picnic sul tavolo.
"Buongiorno, Kaori"
"Buongiorno, signora Matsuda"
"Venga a mangiare prima che si raffreddi"
Kaori si sedette di fronte al suo partner e cominciò a mangiare senza osare alzare la testa per paura di incrociare i suoi occhi. Non sapeva come reagire al suo comportamento, soprattutto a fronte di ciò che era accaduto il giorno prima, le sorgenti calde, lo svenimento, il riferimento ai loro corpi incollati, le scuse, il bacio...e poi quel 'Ti mangerei', che ancora le risuonava nella mente e nel cuore. Pensare a tutto ciò portò Kaori ad arrossire estremamente, cosa che attirò l'attenzione delle altre persone. Non volendo subire un interrogatorio, disse: "Perché questo cestino?" osò chiedere alla signora Matsuda.
"È per un picnic. Ryo mi ha chiesto di prepararlo. Vuole che mangiate fuori"
Kaori gli lanciò un'occhiata interrogativa.
"Passeremo la giornata in spiaggia. C'è una spiaggia privata solo per noi due, Kaori, tanto vale approfittarne. Possiamo perfino darci al nudismo"
Sentendo ciò, Kaori quasi si soffocò. Sputò il riso che aveva messo in bocca, i chicchi si schiantarono sul viso di Ryo, che si immobilizzò mentre alzava un sopracciglio. Kaori era mortificata. Anche la signora Matsuda trattenne il respiro. Con calma, Ryo prese il tovagliolo e si asciugò la faccia.
"Bene, mi darò al nudismo da solo!"
"Non esiste, nessuno di noi farà nudismo!" tuonò la voce di Kaori.
"Ma insomma..."
"Ryo..." si alzò la voce dura di Kaori.
"Ok, non insisto, ciò non toglie che..."
"Ryo" fece questa volta la voce più severa della signora Matsuda.
"Ok, niente nudismo" disse a disagio, abbassando le spalle. Di fronte a quelle due non poteva fare nulla.
 
 
Venti minuti dopo, Ryo e Kaori presero il sentiero per la spiaggia. Ryo si mise davanti a Kaori per evitare che scivolasse come l'ultima volta. Una volta sulla spiaggia, Ryo aprì l'ombrellone, stese i teli e si tolse la maglietta sotto lo sguardo fiducioso di Kaori.
"Tu non ti metti in costume?"
"No! Che ti succede, Ryo, il mio corpo da travestito è così attraente che vuoi che mi metta in costume? E poi ho capito il tuo giochino. Non entrerò in acqua, fattene una ragione"
"Come vuoi! Io vado a fare il bagno, fa caldo e l'acqua sembra splendida"
Si allontanò da lei mentre Kaori si accomodò sul suo asciugamano. Lo guardò tuffarsi e nuotare con un po' d'invidia che lui non provasse paura. Approfittò del fatto che lui fosse in acqua per mettersi a proprio agio. Indossò dei pantaloncini e una canottiera prima di andare verso la riva e sedersi. Tenendo il mento appoggiato sulle ginocchia, Kaori contemplò l'acqua e l'orizzonte che si estendeva di fronte a lei a perdita d'occhio. Quando sentì le calme onde che le carezzavano timidamente le punte delle dita dei piedi, tirò ancora di più le gambe contro di sé e rise per quel piccolo spavento. Con le dita dei piedi, cominciò a giocare con la sabbia, scavando un piccolo foro. La temperatura era magnifica e il posto idilliaco. Il sole dorato spargeva il suo calore accarezzando dolcemente il suo corpo e il suo cuore perché era lì con lui. Pensando a Ryo, non poté fare a meno di sorridere mentre le sue guance si tingevano di rosa. Per una volta lo aveva per se stessa. Solo per se stessa. Non lo condivideva con nessuno. Lui era lì solo per lei.
Kaori si distese sulla sabbia e sospirò, a suo agio. Si sentiva bene, nonostante l'apprensione che sentiva sempre vicino all'acqua. Fissò il sole e il cielo senza nuvole prima di alzarsi in piedi e di fissare l'acqua, alla ricerca del suo partner. Quando il suo sguardo si posò su di lei, pensò che lo amava totalmente e completamente. Si rese conto che l'amore che provava per lui le aveva dato la forza di combattere, di farsi valere, ma soprattutto di proteggere. Eppure, nonostante tutto l'amore che lei gli dava, si ritrovava ferita. A quel pensiero il suo cuore si strinse.
Avrebbe potuto riprendersi da una tale ferita? Una ferita inflitta da Ryo.
Perché con lui, amare implicava necessariamente soffrire?
Aveva lottato allo stremo della forza fisica ma anche con il cuore, e non sapeva se poteva sottoporsi a un'altra prova. Eppure tutto quello che voleva era amarlo, amarlo da perderci la testa, amarlo da perdere la nozione del tempo, amarlo da perdere il fiato. Voleva solo una cosa, donargli tutto, ma...
Amare...essere innamorati...perché era così difficile nel loro caso!
Eppure Kaori amava la sensazione che si diffondeva in tutto il suo corpo, amava essere innamorata di lui, viveva solo per quello, per quella dolce euforia che la conquistava ogni volta che lo guardava, per quella sensazione di squisita leggerezza che la estasiava per un solo dei suoi sorrisi.
Kaori aveva sempre pensato che l'amore fosse un sentimento raro, qualcosa di bello, e ora che lo provava per Ryo, aveva solo più senso, perché Ryo non si lasciava amare facilmente. Si lasciava sedurre, sì, ma amare...
Ryo l'amava? Provava i suoi stessi sentimenti? Difficile a dirsi, a giudicare da tutti gli anni trascorsi al suo fianco. Eppure il giorno prima, c'erano state le scuse, il bacio, e tutto ciò che le aveva detto. Certo non glielo aveva detto chiaramente, ma alcune parole avevano un significato nascosto ed erano rimaste impresse nel suo cuore. Quel bacio e le dita sul suo corpo avevano, agli occhi di Kaori, quell'accento di verità che tendeva a farla pensare. E poi il suo sguardo...non era lo stesso, era più...
Non aveva più quel bagliore malizioso e indifferente quando la guardava, le lanciava uno sguardo che la turbava, con una scintilla, una dolcezza, un desiderio...forse persino con amore. Sì, c'era qualcosa che era scattato in lui e le veniva voglia di crederci.
Il solo pensiero che i suoi sentimenti potessero essere ricambiati la faceva impazzire. Oh, se solo Ryo avesse potuto provare i suoi sentimenti. Anche se lo amava, sapeva che con Ryo nulla era scontato, al contrario. Con quella constatazione, si lasciò cadere sulla sabbia e chiuse gli occhi.
 
 
Anche Ryo era perso nei suoi pensieri. Si rendeva conto che con Kaori niente era scontato. Sapeva che avrebbe dovuto lottare per riguadagnare il cuore della giovane donna e spazzare definitivamente le ombre che aveva fatto nascere nel suo cuore. L'innocenza di Kaori, la sua ingenuità, la sua semplicità...tutto ciò lo attirava ma, come la falena veniva attratta dalla luce, a furia di svolazzare troppo vicino alla fiamma che lui rappresentava, la farfalla aveva finito col bruciare parte delle sue ali.
Entrambi stavano lottando intensamente, ferocemente, ma continuavano comunque a sperare.
 
 
Kaori era lì con le sue riflessioni quando vide un'ombra mettersi fra lei e il sole. Si mise una mano sugli occhi a mo' di visiera e vide Ryo.
"Andiamo agli asciugamani?" le chiese.
Kaori annuì in risposta e Ryo le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. Kaori accettò la sua mano, che lui chiuse con decisione su quella di lei, ed entrambi tornarono ai loro teli, per poi sdraiarsi e godersi il sole. Rimasero così per lunghe finché Ryo ne ebbe abbastanza di fare il granchio.
"Che dici, andiamo a fare una passeggiata!" disse appoggiandosi sugli avambracci e guardare la partner, per poi alzarsi e massaggiarsi la gamba destra.
"Sì, sgranchire le gambe ci farà bene" disse lei, guardandolo mentre si toccava la gamba. "Ti fa male?"
"Niente, solo un crampo"
Ryo si alzò e le passò davanti. Kaori guardò la sua spalla arrossata.
"Ti sei scottato" disse, appoggiando la mano fredda sulla sua spalla. Al semplice tocco della sua mano, Ryo non poté fare a meno di fremere.
"Non è niente"
Camminarono in silenzio finché Ryo si rivolse a Kaori, standola di fronte e costringendola a fermarsi.
"Cosa c'è?"
"Non vuoi entrare in acqua, è stupenda!"
"Ryo, ho detto di no!" rispose lei, riprendendo la marcia.
"Ci sono qui io, possiamo entrare tutti e due, che ne dici?"
"Dico sempre di no!"
Vedendo il suo rifiuto, lui la spruzzò con l'acqua, cosa che strappò un grido di sorpresa a Kaori, per poi scoppiare in una risata che rese felice il cuore di Ryo. Si divertirono a spruzzarsi a vicenda finché Kaori non si arrese.
"Fermati subito!" lo minacciò, facendo apparire un martello gigantesco. "Mi hai infradiciato!"
"Ok! Allora facciamo un patto"
"Scusa?"
"Se entri in acqua, mi sbarazzo di tutta la mia collezione di riviste porno"
"No!" rispose Kaori mentre Ryo continuava ad avanzare, girandole intorno.
"Aggiunto tutti i miei dvd e videocassette"
"La risposta è sempre no"
"Sei ostinata, Kaori. Ok! Mi libererò anche della mia collezione di biancheria intima"
"Saresti pronto a farlo?"
"E anche di più!" rispose Ryo senza distogliere lo sguardo. Kaori, senza smettere di guardarlo, gli passò accanto, poi cominciò a sorridere. Teneva tanto a lei da essere disposto a separarsi volontariamente da tutti i suoi tesori.
"Non m'interessa"
"Un bacio..."
Sentendo ciò, Kaori si bloccò. Ryo seppe che finalmente si era interessata allo scambio, avendo catturato tutta la sua attenzione.
"Allora?" chiese con voce calda, piantandosi di fronte a lei. "Non è che io abbia particolare voglia di baciarti...ma sapevo che non potevi resistere a queste labbra allettanti" disse indicando con l'indice le proprie labbra.
"Sono sempre non interessata, Ryo"
"Cosa? Davvero?" chiese, sbalordito dal rifiuto.
"Davvero!"
"Eppure per uno dei miei baci molte donne sarebbero pronte a uccidere. Uno dei miei baci significa raggiungere il paradiso e non sapere più dove si è"
"Sì, ma dimentichi una cosa, Ryo, io non sono 'molte donne'. Ci siamo già baciati due volte e per nessuno dei tuoi baci ho sentito alcuna voglia di uccidere chicchessia, quindi torna sulla terra, perché io non ho raggiunto alcun paradiso"
"Mi stai sfidando, Kaori?"
"Un bacio è un bacio, Ryo. Niente di più, niente di meno"
Mentre le girava intorno, Ryo l'aveva condotta esattamente dove la voleva. Si erano avvicinati all'acqua, che arrivava proprio ai loro piedi.
"Va bene, adesso ti bacerò, e vedremo se il mio bacio è 'niente di più, niente di meno'"
"Non esiste" disse Kaori, in preda al panico. "Non ho voglia di baciarti. Sei così tanto in astinenza?"
"Troppo tardi, devo farti pagare il tuo affronto!"
"Ryo..." Kaori non poté dire altro. Ryo si sciolse sulle sue labbra. Le aveva passato le braccia intorno alla vita e l'aveva sollevata. Lentamente, si era diretto verso l'acqua. Il bacio divenne appassionato e infuocato. Mentre si separavano, Kaori lo fissò, lui la guardava con ardore.
"Allora, verdetto? Il mio bacio vuoi sempre definirlo come 'niente di più, niente di meno'?"
"Uh..."
"Posso ricominciare se non sei convinta!"
"No..." si affrettò a rispondergli posando la mano sulle labbra del suo partner quando lo vide avvicinare il viso al suo.
"Lo sapevo! Queste labbra sono fatte soltanto per baciare" le rivelò fiero di sé, perché l'aveva portata in acqua senza che lei se ne accorgesse. Ryo aveva i piedi in acqua, che gli arrivava alle ginocchia.
"Ora puoi mettermi giù"
"Certo"
Ryo obbedì. Quando Kaori sentì l'acqua che le arrivava alle ginocchia, cominciò ad agitarsi, ma Ryo le prese le mani per calmarla. Vide che il suo respiro accelerò rapidamente, fin troppo.
"Kaori...Kaori, guardami! Calmati. Non ci può succedere niente, quindi respira con calma, lentamente"
Lo sguardo sconvolto di lei gli fece capire che non era rassicurata.
"Proprio come dicevo, uno dei miei baci e non sai più dove ti trovi!"
"L'hai fatto apposta! Ti odio, Ryo Saeba"
"Ma no, mi adori!" le disse facendole l'occhiolino. "E poi, sai, la rabbia ti dona" le rivelò alzando le sopracciglia. "Preso com'ero nell'intensità del bacio, non mi sono neanche reso conto che eravamo arrivati in acqua" le disse con sguardo innocente.
"In più mi prendi per scema?"
"Mai nella vita. Poggia i piedi sui miei se ti può rassicurare"
Kaori obbedì immediatamente, passando le mani intorno alla vita del partner. Sentirla contro di sé gli fece piacere. Aveva raggiunto il suo obiettivo, farla entrare in acqua, ora c'era la parte più difficile. Che lei accettasse da sola di entrare completamente in acqua, la battaglia non era ancora vinta.
"Allora, non è stupenda?"
"Molto! Ora riportami sulla spiaggia" gli ordinò.
"Non ancora, ma se tu vuoi andare, vai!"
"Ryo"
"Kaori, non ti può succedere nulla, hai visto dove ci arriva l'acqua. Ascolta, faccio un altro passo ed entriamo un po' di più"
"No...!" gridò lei aggrappandosi alla sua pelle, graffiandolo.
"Mh...adoro le donne aggressive nel fuoco del momento. Kaori, non ti facevo così selvaggia"
"Piantala con i tuoi deliri da pervertito e riportami sulla spiaggia"
In risposta, Ryo fece un passo indietro facendo in modo che Kaori si aggrappasse ancora di più a lui. Stava tremando tra le sue braccia, così la strinse a sé.
"Non hai niente da temere, sono qui!"
Kaori finì per stringergli le gambe intorno alla vita. Ryo sarebbe stato elettrizzato se lo scopo della sua manovra non fosse stato quello di farle superare la paura. Rimasero incollati l'uno all'altra per lunghi minuti nel massimo silenzio, Ryo attento alla minima reazione della partner.
"Tutto bene?"
"Sì. Voglio tornare alla spiaggia adesso"
Notando che la sua voce era debole, Ryo obbedì. La riportò sulla spiaggia. Una volta a terra, Kaori tirò fuori il martello più grosso che si era portata dietro e lo schiantò sul suo partner, che scomparve sotto la sabbia.
"Idiota, deficiente! Fammi un altro scherzetto del genere e giuro che non sopravviverai!"
Solo le sue gambe che sussultavano mostravano a Kaori che non era morto. Ryo riuscì a rialzarsi.
"Comunque sei entrata in acqua grazie a uno dei miei baci, è tutto ciò che m'interessa"
"E a me interessa che non appena torneremo a casa ti libererai di tutte le tue collezioni"
Furiosa, gli voltò le spalle e raggiunse il suo asciugamano. Ryo la guardò allontanarsi con un sorriso in volto perché alla fine aveva raggiunto il suo obiettivo, e inoltre aveva ottenuto un bonus con quel bacio. Sebbene avesse fatto un passo da gigante, non era riuscito a farla entrare in acqua di sua spontanea volontà. Si lasciò cadere sulla sabbia e guardò l'orizzonte. Lei non gli lasciava scelta. Da quella vittoria sull'acqua dipendeva il loro futuro, perché sapeva che quella fobia era solo la punta dell'iceberg. Il problema era più profondo, veniva da lui. Se n'era reso conto quando l'aveva stretta a sé. Era soprattutto un problema di fiducia, la fiducia che lei aveva riposto in lui. Quella fiducia era sparita. Lei doveva imparare di nuovo a fidarsi di lui.
Dunque si alzò e si gettò in acqua prima di nuotare e allontanarsi dalla riva.
No, Kaori non gli lasciava scelta, lo stava facendo per lei, per loro. Avrebbe sollevato il problema, a prescindere dalle conseguenze. Via il dente, via il dolore, e poi sarebbero ripartiti...insieme.
 
 
Sul suo asciugamano, Kaori imprecava contro l'imbecillità del suo partner. Ricordava soprattutto il bacio. Lui aveva ragione, con un suo bacio lei aveva dimenticato dove si trovasse. Era il loro terzo bacio. Ryo aveva finalmente deciso di far avanzare la loro relazione? Kaori non ebbe il tempo di farsi altre domande. La sua attenzione fu attratta dalle grida del suo partner. Si alzò e si mise a correre verso la riva, facendo attenzione a tenere i piedi all'asciutto, sulla sabbia. Ryo si agitava in acqua.
"Ryo!" gridò.
Fu allora che lo vide scomparire sott'acqua per riapparire solo pochi secondi dopo, cosa che sembrò avvenire nel corso di un'eternità. Ebbe appena il tempo di gridarle:
"Ho un crampo!", poi sparì di nuovo sotto le onde. Kaori cominciò a farsi prendere dal panico. Ripensò a quando si era massaggiato il ginocchio. Avrebbe dovuto vietargli di tornare in acqua. Perché non aveva detto nulla? Riportò lo sguardo spaventato attorno a sé. Non c'era nessuno, nessuno che potesse aiutare, nessuno che potesse giungere in soccorso. Era una spiaggia privata e, dato che non c'erano altri ospiti, nessuno sarebbe venuto a portare soccorso.
"Ryo!" urlò Kaori disperata mentre faceva un passo avanti ma non appena l'acqua le coprì i piedi, si affrettò a indietreggiare, fissando il suo partner in preda alle onde. Ogni volta che lo perdeva di vista, ogni volta che le onde lo assalivano, il suo cuore smetteva di battere e lei di respirare.
Kaori si sentiva impotente. Voleva andare a chiedere aiuto ma ora che fosse tornata, Ryo sarebbe certamente già morto. Tremava ed era incapace di riflettere con calma. Era più forte di lei, proprio come per la ragazzina che stava annegando. Ne era consapevole, era consapevole della gravità del momento, e tuttavia preferiva proteggersi.
Era Ryo che stava affogando, l'uomo che amava, l'amore della sua vita. Colui per il quale aveva rifiutato di arrendersi, per cui aveva sopportato tutto, persino un'orda di squali. Kaori si sentiva divisa tra il cuore che piangeva e la ragione che le imponeva di non lasciare la spiaggia, soprattutto di non entrare in acqua, di preservare se stessa.
Cosa doveva fare?
Era completamente persa. Mentre lottava con la propria coscienza, Ryo trovava sempre più difficile rimanere in superficie. Fu solo quando lo vide scomparire sotto un'onda che il suo cuore fu colto dal panico e le fece capire che avrebbe potuto perderlo, non vederlo mai più. Cominciò a correre lungo la spiaggia mentre scrutava l'orizzonte e l'altezza dell'acqua, ma niente, non c'era assolutamente niente.
"Ryoooooooooooooooooo" urlò a pieni polmoni, straziata, mentre le lacrime le scorrevano sulle guance.
A che serviva proteggere se stessa, se Ryo non ci fosse stato più!
Era impotente, no, era inutile. Ryo sarebbe morto e sarebbe stata colpa ua perché non si era mossa. Per la rabbia, serrò il pugno e colpendosi sulla coscia, entrò in acqua. Ad ogni passo, ad ogni movimento in avanti, si dava un violento colpo contro la coscia per far sorgere il dolore, dolore che potesse annientare il sentimento di paura. Ben presto la sua coscia diventò rossa ma lei non vi prestò attenzione, non sentiva ancora il dolore nonostante la violenza dei colpi. L'acqua le arrivava al petto. Si sentiva sul punto di soffocare. Il respiro accelerò quando sentì che non poteva controllare nulla. Con rabbia, si morse le labbra come per riprendersi. Aveva pensato che se si fosse rifugiata nel dolore fisico, infliggendo un'aggressione sul proprio corpo, avrebbe sovrastato la paura come con un velo, ma aveva fallito. Quando si sentì circondata dall'acqua, si sentì vincere dal panico. La sua mente tormentata e sconvolta entrò in un delirio che le fece chiudere gli occhi per non vedere cosa sarebbe successo. Non voleva vedere le onde, gli squali, e soprattutto non voleva vedere Ryo che annegava. Doveva calmarsi, calmare la tempesta che stava sorgendo in lei. Dio, come poteva uscirne, come potevano uscirne?
A cosa stava pensando nel precipitare così in acqua?
Fu allora che la risposta si materializzò nella sua testa e si sentì pronunciare:
"Ryo!"
Quando si sentì pronunciare il nome del partner, fu come una scossa elettrica su di lei. Aprì gli occhi e si voltò per guardare il suo partner, ma non vide nulla. Spinta dal desiderio di rivederlo, fece un ultimo passo prima di perdere il contatto e dovette mettersi a nuotare, cosa che fece. Non voleva più riflettere, pensare, soltanto avanzare, per trovare Ryo. Nuotò nel punto dove lo aveva visto scomparire e, dopo aver preso un profondo respiro, si immerse sott'acqua. Non ci mise molto a trovarlo. Nuotò verso di lui e gli si posizionò dietro per riuscire ad afferrarlo bene. Gli passò un braccio sotto l'ascella prima di tornare in superficie.
"Ryo...Ryo!" cominciò Kaori a gridare, in panico, vedendolo inerte, e non sembrava riprendere coscienza.
Con un terribile sforzo, riuscì a riportarlo sulla spiaggia, trascinandolo sulla sabbia e tirandolo per le mani. Una volta sulla terraferma, non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi, e nemmeno di respirare. Si accovacciò su Ryo e gli appoggiò la guancia contro la bocca, come lo aveva visto fare con la ragazzina sulla spiaggia. Non sentendo l'aria e ancora meno le sue pulsazioni, gli inclinò la testa all'indietro e gli pizzicò il naso prima di soffiargli in bocca. Ripeté l'operazione tre o quattro volte prima di sentire le labbra di Ryo avvolgere le sue e le sue braccia stringersi su di lei. Ryo serrò la presa facendola ricadere su di lui, senza lasciare le sue labbra. Kaori, inizialmente sorpresa, non reagì finché non sentì la lingua di Ryo oltrepassare i suoi denti per accarezzare la propria. Non ci capiva più niente. Poco meno di un minuto prima, lui era incosciente, e ora la stava baciando. Che stava succedendo?
-No, non avrebbe osato!- pensò.
Non avrebbe avuto il coraggio di farle una cosa simile!
Eppure era ciò che il suo cervello le urlava dopo aver analizzato la situazione. Si staccò violentemente da lui, cosa che sorprese molto Ryo. Lo sguardo duro che gli rivolse gli fece capire che forse si era spinto troppo oltre.
"Kaori..." non ebbe il tempo di dire altro che lei lo interruppe.
"Come hai osato farmi questo, Ryo? Come?" urlò, alzandosi e guardandolo con disprezzo.

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Capitolo 27
*** 27. Una relazione cancellata ***


Ryo si alzò a sua volta e si piazzò di fronte a lei.
"Conto così poco per te! Come hai potuto farmi questo?!" gridò, davvero in collera, mentre i suoi occhi si offuscavano. Ryo non sapeva cosa dirle. Non pensava di metterla in un tale stato.
"Te ne freghi completamente dei miei sentimenti, conti solo tu!" esclamò Kaori, fuori di sé.
Gli lanciò un'ultima occhiata e si voltò per lasciare la spiaggia, ma Ryo la tenne per un braccio.
"Non è così, Kaori..." non riuscì a dire altro. Kaori gli diede uno schiaffo che gli fece portare la testa su un lato. "Me lo sono meritato" fece Ryo, alzando il capo. "Volevo solo aiutarti, Kaori"
"Facendomi prendere la paura più grande della mia vita, ah sì, devo riconoscere che mi hai proprio aiutato, Ryo!"
La vista offuscata di lacrime, Kaori si allontanò da lui e si incamminò per tornare all'albergo. Inciampò più volte sulla sabbia prima di intravedere il profilo dell'hotel. Il cuore le batteva forte mentre il suo respiro andava a scatti, e il suo viso era sconvolto.
Ryo, vedendo come rabbrividiva e come le sue gambe e le sue braccia tremavano, si rese conto di aver oltrepassato i limiti. Si accigliò. Kaori sembrava così sconvolta che non sembrava nemmeno vederlo quando le andò di fronte, ma Kaori girò intorno a lui. Ryo fu costretto ad afferrarla per un braccio.
"Kaori! Perdonami!"
"Lasciami!" urlò lei, divincolandosi violentemente dalla sua presa.
"Prima calmati, d'accordo?! Volevo solo aiutarti, farti sbarazzare della fobia dell'acqua"
Ryo l'attirò a sé e prese il suo viso fra le mani. Le mani di Ryo erano calde e rassicuranti, ma Kaori continuava a sentire freddo, anche se gli occhi di lui la guardavano con dolcezza e rimpianto. Sembrava pentirsi del suo gesto. Le parole si spintonarono nella testa di Kaori ma alla fine raggiunsero le sue labbra. Prese un profondo respiro prima di lanciarsi.
"Facendomi credere che stessi annegando? Sai come mi sono sentita? No, tutt'altro, altrimenti non l'avresti fatto. Non avevi il diritto di farmi una cosa così, Ryo. Una volta è stata sufficiente, non pensi. Sì, ho avuto paura...paura di vederti morire per la seconda volta, perché vedere morire te significa vedere morire anche me stessa, Ryo. Nonostante fossi divorata dalla paura, sono entrata in acqua per te e per nessun altro. Non penserai mai a nulla che a te stesso. Hai pensato solo a te stesso mentre eravamo persi nell'oceano, mi hai abbandonato, e mi hai appena dato un altro bell'esempio del tuo egoismo, Ryo. Non hai pensato a me neanche per un secondo, altrimenti non l'avresti fatto!"
C'era un tale fervore nella sua voce, che Ryo ne fu commosso. Era commosso di vederla così preoccupata, più del suo destino che del proprio. Oh, come amava quella donna! Nonostante le lacrime che le inondavano gli occhi, c'era una luce soffusa, una luce tenera e così pura che sembrava assorbirlo, insieme a tutti i suoi difetti. Non aveva mai provato una tale emozione.
Sul viso di Kaori le emozioni si leggevano come in un libro aperto. Era arrabbiata con lui. Sorprendentemente, ciò che lui vide nei suoi occhi non era più la rabbia che aveva scorto all'inizio...no, era rassegnazione. Lui non la voleva...tutto, ma non la rassegnazione. Lei era entrata nella sua vita e aveva sconvolto tutte le sue abitudini. Kaori aveva quell'innocenza e quella cieca fiducia negli altri, e lui non voleva che perdesse quella qualità, che lui non aveva.
Anche lei aveva conosciuto il dolore e la sofferenza dopo la morte di suo fratello, ma stranamente non aveva percorso il suo stesso cammino, era rimasta uguale, se stessa: candida. Rendendosi conto di ciò, vivendo al suo fianco lei aveva cominciato dolcemente a infiltrarsi in lui senza che Ryo se ne accorgesse. E non voleva che a causa sua lei cambiasse e prendesse il sentiero che l'avrebbe resa come lui.
"Mi arrendo!" disse Kaori, allontanandosi da lui e riprendendo il suo cammino. "So che non mi ami..." finì in un lieve sussurro.
 
 
Le ultime parole di Kaori si fecero strada dalle sue orecchie al suo cuore. No...non poteva arrendersi, non ora. Era la sola capace di sconvolgerlo così! Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e cullarla, e dirle...dirle tutto ciò che aveva nel cuore, ma stranamente non ci riusciva. Non era in grado di muoversi. I pensieri gli turbinavano nella testa mentre il panico lo avvolgeva completamente. Rimase lì, le braccia penzoloni, a guardarla allontanarsi da lui. No, doveva reagire. Doveva lottare, per lei, per se stesso, per loro. Non doveva andarsene con quella convinzione, che lui se ne fregasse di lei.
Lei pensava che non l'amasse...no, tutto ma non quello.
Fermamente dritto sulle sue gambe, Ryo si rese conto che la stava perdendo. I pugni si serrarono, era più che determinato a riportarla a sé. Sentì in sé un coraggio e una volontà che solo Kaori poteva far nascere in lui, animandolo. Interdetto, Ryo la osservò.
Come poteva arrendersi così facilmente?
Quando era avvenuto quel cambiamento?
Certamente nel corso dei giorni, ogni volta un po' di più in sei anni.
Lui si sentiva più forte grazie a lei, e lei si sentiva più debole a causa sua.
No, ancora una volta aveva rovinato tutto. Non voleva più essere responsabile delle sue lacrime, eppure...
Ryo le corse dietro. Kaori era in grande vantaggio su di lui. Aveva ancora esitato nel darle una risposta definitiva, mettendo fine a quel gioco a nascondino in amore che era durato fin troppo tempo. Una cosa era sicura, non voleva perderla, non voleva vivere senza di lei. Nonostante la sua sofferenza, i suoi dubbi, le sue apprensioni, voleva rimanere per sempre legato a Kaori, quindi perché avere paura? L'unica cosa che doveva fare era essere onesto con lei.
Ryo riuscì finalmente a raggiungerla lungo il ripido sentiero vicino all'albergo, mentre Kaori si sforzò di liberarsi dalla sua presa, ma Ryo la tenne stretta a sé. Kaori non si mosse, solo i suoi occhi umidi testimoniavano il suo dolore. Le sue lacrime scivolarono e lasciarono due solchi chiari sulle sue guance. Ryo sapeva che doveva dirglielo, forse per via della tristezza che proveniva dal suo sguardo.
"Non voglio che ti arrendi, Kaori! Non avrei dovuto forzarti e farti entrare in acqua. Non avrei dovuto farlo! Ti chiedo perdono"
"Per essere il migliore tra i migliori, non hai capito proprio niente"
Ryo la lasciò e la fissò senza capire.
"Sei arrabbiata perché ti ho forzato a entrare in acqua fingendo di annegare?"
"Sono arrabbiata perché ancora una volta mi hai dimostrato che non posso fidarmi di te. Ancora una volta mi hai dimostrato che prima ci sei tu e dopo tutti gli altri. Pensi che abbia paura dell'acqua per via dell'attacco degli squali?"
"Non è così?"
"Ho paura dell'acqua a causa tua, Ryo. Mi hai abbandonato, mi hai lasciato sola, hai spezzato la fiducia che avevo in te. E ancora una volta ti sei preso gioco di me, non hai pensato a me, a ciò che avrei provato nel vederti annegare, la paura che avrei avuto. Sì, tu sapevi che non era vero, ma io...a me tu non hai pensato, Ryo. Io pensavo davvero che tu stessi annegando!"
Più parlava, più Ryo l'avvolgeva con i suoi occhi neri. Poteva vedere le sue pupille brillare in un misto di volontà, dolore, tenerezza e soprattutto stanchezza. Così tante cose sconvolgenti in quel corpo fragile. Le sue lacrime ripresero, rifiutandosi di fermarsi. Kaori singhiozzò, scandendo le frasi con i singulti. Aveva creduto che il fatto di essere soli lì avrebbe permesso loro di recuperare ciò che avevano perso, la fiducia che li univa, ma si era sbagliata. Lui aveva rovinato tutto ancora una volta.
Sentendo ciò, il cuore di Ryo affondò. Kaori fece qualche passo indietro senza staccare gli occhi da lui. Non c'era altro da dire che non fosse stato tentato. Era stato detto tutto. Lo sguardo offuscato di Kaori si allontanò da lui e la donna corse verso l'albergo senza sentire le grida di angoscia che Ryo le lanciò dietro.
"Kaori! Kaori!" urlò Ryo con gola bruciante. La rincorse, mentre il pianto di lei gli giungeva distintamente. Urlava per non farla fuggire ma Kaori non sembrava ascoltarlo.
"Kaori! Ti prego, aspettami! Kaori!" urlò ancora Ryo, sperando di farla ritornare sui suoi passi, ma di nuovo Kaori lo ignorò. Il cuore di Ryo gridava e batteva al ritmo di un solo nome...Kaori.
"Kaori!" disse Ryo, questa volta sottovoce, come stesse invocando una divinità affinché l'aiutasse.
Sotto lo sguardo attonito della signora Matsuda, Ryo raggiunse Kaori alla porta dell'albergo e la seguì all'interno. La signora Matsuda rimase in piedi nel corridoio, con un cipiglio preoccupato sulla fronte.
"Cosa ha fatto ancora questo triplo idiota per ridurla in un tale stato?"
Tuttavia, la signora Matsuda notò anche che, per quanto riguardava Ryo, era la prima volta che lo vedeva inseguire una donna con aria tanto grave e seria in viso. Il fatto che le stesse andando indietro era forse un segno di cambiamento, perché aveva fatto piangere una grande quantità di donne, ma non le aveva mai inseguite. Allora, forse, questa volta...? Quel pensiero strappò un sorriso alla signora Matsuda prima che tornasse alle sue occupazioni. Sì, quando Ryo inseguiva le donne lo faceva sempre con quella faccia da pervertito e la bava alla bocca, mai con quel viso serio e determinato.
 
 
Senza fiato, Kaori finalmente giunse alla porta della sua stanza, che aprì e chiuse immediatamente proprio sul naso di Ryo, per poter far scorrere tutte le lacrime che le stringevano il cuore. Tremando, Kaori indietreggiò e cadde sul suo materassino. Con la fronte appoggiata alla porta, Ryo riprese fiato. Si sentiva completamente turbato. Per la prima volta nella sua vita aveva inseguito una donna e non per la sua ossessione da mokkori, ma perché aveva causato lacrime in colei a cui più teneva tra tutte. Dietro la porta che la separava da lui, non aveva difficoltà a immaginare le condizioni in cui doveva trovarsi la sua partner.
"Kaori, apri la porta! Dobbiamo parlare, è importante!"
Kaori si mise a sedere e fissò la porta. La voce di Ryo sembrava soffocata. Perché? Di cosa voleva parlare? Non capiva niente, allora a che pro? Kaori non voleva più sentire niente, voleva solo stare da sola e assorbire l'onda dilagante che l'aveva colpita ancora una volta, una volta di troppo. Kaori rimase quindi in silenzio alle suppliche di Ryo, mentre lui rimaneva davanti alla porta.
"Kaori, per favore, apri la porta! Ti prego! Non lasciarmi così!"
"Non c'è più niente da dire, Ryo! Torna in spiaggia e lasciami in pace" ebbe la forza di rispondergli mentre singhiozzava.
"Non è quello che voglio, Kaori. Devo parlarti e non attraverso una porta. C'è una cosa che devo dirti, una cosa che devi sapere. Una cosa che ho capito di recente. Se non mi apri, io..."
"Cosa! Cosa farai?"
La voce di Ryo si spezzò. Cos'avrebbe potuto fare se lei avesse rifiutato di aprirgli? Si sarebbe spinto al punto di usare la violenza? Sfondando la porta? Conoscendolo, Kaori non aveva dubbi.
"Se devo buttare giù la porta...mi basterà una spallata, Kaori"
"Osa solamente toccare la mia casa e ti farò fuori all'istante, Ryo" lo minacciò la signora Matsuda con il bastone in mano, che picchiettò contro il palmo per mostrargli che non stava scherzando.
Incuriosita, Kaori finalmente trovò il coraggio di alzarsi e andò a incollarsi alla porta. Dietro di essa, non c'era altro che il silenzio. Infatti, la signora Matsuda, fedele alle minacce proferite, lo aveva preso per un orecchio e lo aveva accompagnato nel cortile per farlo calmare. Kaori si sentiva stanca, non aveva il coraggio di affrontarlo, di affrontare il suo sguardo, di ascoltarlo. Mise una mano tremante sulla porta mente il suo cuore batteva forte. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo prima di aprirla con un gesto improvviso.
Ryo non c'era più, guardò in ogni angolo del corridoio e non vide nulla. Sollevata di aver rinviato la questione, chiuse la porta e si lasciò cadere di nuovo a terra prima di coricarsi.
Un rumore secco attirò la sua attenzione. Kaori guardò il soffitto e vide che proveniva dalle piastrelle. Si alzò e rimase in piedi proprio sotto la finestra per distinguere il rumore, era un tonfo, come se una bestiola vi fosse caduta sopra. Kaori si accigliò al pensiero che una bestia potesse cadere su di lei da un momento all'altro, così si ritrasse rapidamente e non passò molto tempo prima che Ryo le cadesse addosso.
Effettivamente, di fronte alle minacce della signora Matsuda, e da come lei lo osservava, aveva dovuto ricorrere a misure estreme per poter parlare con Kaori. Aveva deciso di passare attraverso il tetto. La stanza di Kaori, come la sua, aveva un lucernario, e lui vi si era intrufolato. La caduta fu molto brutale. Kaori fu inizialmente sorpresa di vedere il suo partner a terra, ma una volta passato lo stupore, si voltò e corse verso la porta. Ryo vide solo la sua schiena e le sue spalle tremanti. Nonostante il dolore, si alzò e la rincorse, afferrandola poco prima che attraversasse la soglia.
"Kaori!" urlò Ryo. "Scappare da me non migliorerà la situazione"
Tutto ciò era ingiusto, lui non voleva che finisse così. Ryo non voleva rovinare più nulla, distruggere più nulla. Si ricompose, determinato a combattere e a riguadagnare il suo cuore e la sua fiducia. L'afferrò per le spalle e la strinse contro di sé prima di metterle le braccia intorno alla vita, intrappolandola nello stesso tempo.
"Ti ho catturato e ora ti tengo. Adesso ascoltami, Kaori"
"Che cosa vuoi, Ryo?"
Ryo fece un profondo respiro per prendersi il tempo di formulare ciò che doveva rivelarle.
"Perdonami per la mia vigliaccheria! So che non mi sono battuto per le giuste ragioni. Me ne pento! Perdonami! La verità è che avevo paura di perderti, stavo per perderti e mi rifiutavo di vederlo. Rifiutavo l'idea di vederti morire. Ho visto morire tutte le persone a cui tenevo, che mi erano care, alcune persino tra le mie braccia, e con te era un'idea che rifiutavo. Kenny, tuo fratello, Kaibara...ecco perché ho smesso di lottare. Volevo solo morire per primo. La speranza...per un uomo come me è solo un ostacolo. Non ho mai contato sulla speranza quando ero in Colombia, solo su me stesso e sulle mie capacità. Quindi quando ti ho vista sperare anche se non avevamo alcuna possibilità, non sono riuscito a dirti la verità. Non avevamo alcuna possibilità di uscirne, Kaori. Nessuna! Non mi sono illuso, ho guardato la realtà in faccia, mentre tu...hai continuato a sperare per entrambi e questo è ciò che ci ha salvato. Ci hai salvato entrambi. Avrei dovuto lottare...lottare per te...per noi, ma non sono fatto per sperare, Kaori. È questa la differenza tra te e me"
Kaori faceva fatica a capire cosa stesse succedendo nella sua stanza. Ryo le stava aprendo il suo cuore, si stava confidando con lei. Era dunque quella la ragione che lo aveva spinto a rinunciare, per paura di vederla morire. Ma lei, lei viveva con quella paura ogni giorno da sei anni.
"Tutti moriremo un giorno, Ryo, e non possiamo farci niente. L'unica cosa che possiamo fare è accettarlo e approfittare del tempo che ci viene dato"
"Nel corso degli anni, ho avuto paura di avere una cattiva influenza su di te, ma è successo il contrario. In tutti questi anni, tu hai avuto influenza su di me, io che pensavo che non ci fosse possibilità al mondo di salvarmi, di farmi cambiare, ma grazie a te ci sono riuscito. Tu sei questa possibilità, Kaori. Ho bisogno di te, Kaori, quindi non arrenderti ora, non abbandonarmi...! Mi dispiace, perdonami, Kaori! Perdonami per non aver creduto in te, perdonami per non aver meritato la tua fiducia, perdonami per non averla saputa conservare. Perdonami per averti forzata ad entrare in acqua. Perdonami per essere un completo deficiente. Perdonami!" le mormorò all'orecchio. Sentendo il suo respiro tiepido contro la guancia, Kaori chiuse gli occhi come per farsi cullare. "Supereremo questa prova, Kaori. Non c'è niente che non possiamo superare, angelo mio"
Sentendo ciò, Kaori aprì gli occhi e guardò dritto davanti a sé. Superare quella prova! Era vero, avevano sempre superato tutto insieme. Sapeva che avrebbero superato ciò che era successo nell'oceano, ma sarebbero riusciti a superare la sua notte con Mick?
"Ryo...Ryo" ripeté Kaori, posando le mani sulle sue per fargli mollare la presa. Lui la lasciò fare, vedendola voltarsi verso di sé. "C'è una cosa che devo dirti"
"Ti ascolto, Sugar"
"Hai ragione, insieme possiamo superare tutto, ma vorrai farlo questa volta?"
"Certo, per te sono pronto a tutto. Io ti amo, Kaori!"
Ecco, finalmente l'aveva detto. Sentire quelle tre parole spezzò il cuore di Kaori perché le aspettava da tutta la vita, e ora che le aveva pronunciate...
"Lo saprò subito se mi ami davvero come mi hai appena detto!"
"Non capisco!"
"Ti ricordi quella sera che hai trascorso con Saeko per aiutarla con il suo incarico in quella ambasciata?"
"Sì"
"Quella sera sono uscita con Mick..."
"E..." Ryo non riusciva a vedere dove volesse arrivare.
"E la mattina dopo mi sono svegliata, nuda nel suo letto. Non ricordo nulla di quella notte, solo di essermi svegliata al suo fianco. Non so assolutamente cosa sia successo!"
Ecco, ora sapeva tutto. I dadi erano stati lanciati, e la palla era dalla sua parte del campo. Lo sguardo pieno di dolcezza con cui l'avvolgeva divenne improvvisamente molto scuro. Kaori voleva fare un passo nella sua direzione, ma Ryo la schivò. La fissò per lunghi minuti prima di dare un pugno alla porta, che esplose, prima di uscire dalla stanza, lasciando dietro di sé una Kaori in lacrime. Cercò di seguirlo, ma l'atteggiamento di rifiuto di lui la dissuase. Scivolò lungo la porta della stanza, almeno quello che ne restava, tremante e singhiozzante. La vista del kimono della signora Matsuda le fece sollevare lo sguardo.
"L'ho perduto! È tutto finito!"
"Ma no!" la rassicurò la signora Matsuda, accucciandosi per prenderla tra le braccia. "È arrabbiato, ma gli passerà. La ama troppo per lasciarla e vivere senza di lei."
 
 
Una volta uscito dall'albergo, Ryo recuperò le chiavi della macchina e se ne andò schiacciando sull'acceleratore. Era così arrabbiato che voleva rompere tutto, e sapeva esattamente ciò che gli serviva per farlo sfogare: Mick Angel.
Si diresse verso Shinjuku, con la testa piena di immagini di Kaori e di Mick nudi nel suo letto. Due ore dopo, parcheggiò la Mini dalle gomme stridenti davanti all'edificio di quel traditore di Mick Angel. Ryo non si era nemmeno preso la briga di vestirsi, era a torso nudo e in costume da bagno. Scese dall'auto, sbatté la portiera e si precipitò nell'edificio dell'americano, salendo le scale a due a due. Senza fiato, arrivò alla porta e con il pugno chiuso batté sulla porta finché non si aprì su Mick che non si aspettava di vedere l'amico.
Ryo fu il primo a dare il via alle danze. Colpì Mick che, per la violenza del pugno, vacillò all'indietro, prima che Ryo entrasse nell'appartamento e si gettasse su di lui.
"Sporco traditore!" disse Ryo prima di colpirlo con un secondo pugno, che Mick evitò.
Mick era in all'erta e avvolgeva Ryo con uno sguardo interrogativo.
"Che ti prende?"
"Perché?" urlò Ryo mentre avanzava verso di lui, pronto a balzare. Non aveva nulla di amichevole in quell'istante. Falcon, che si trovava vicino alla finestra, non intervenne. Ryo non sembrava nemmeno aver notato la sua presenza, troppo preso dalla rabbia che gli offuscava ogni senso. Falcon si voltò verso di loro e osservò la scena.
"Perché cosa?" gli chiese Mick mentre Ryo gli saltava addosso, trascinandolo verso il divano.
I due uomini andarono sul divano e si rotolarono su loro stessi al fine di vedere chi avrebbe preso il sopravvento.
"Perché mi hai tradito? Perché mi hai mentito?"
Mick guardava Ryo mentre le sue mani si posarono su quelle del suo amico, che lo teneva per il colletto della camicia, pronto ad attaccare.
"Perché sei andato a letto con lei? Mi ha detto tutto!"
In seguito, un lungo silenzio riempì la stanza. Mick, sentendolo, si immobilizzò mentre le sue mani si rilassavano.
"Perché?" urlò Ryo, pronto ad esplodere da un momento all'altro. "Perché lei? Ci sono un sacco di donne a Tokyo, quindi perché lei? Quali erano le tue intenzioni? Portarmela via? Perché hai dovuto mettere gli occhi su di lei? Perché?"
La faccia di Ryo era a meno di cinque centimetri dal viso di Mick, che non sapeva cosa dire.
"Non è quello che pensi, Ryo" provò a spiegargli Mick.
"Ah, davvero! Il mio migliore amico a letto, nudo insieme alla donna che amo! Come dovrei spiegarmelo, eh, dimmelo!"
Di fronte al silenzio di Mick, Ryo volle colpirlo di nuovo, ma Mick invertì la situazione. Lo fece muovere e si ritrovò nella posizione dominante, sopra di lui. Da lì, i colpi cominciarono a piovere su entrambi, ancora e ancora, fino a quando il respiro mancò a tutti e due e si allontanarono. Ciascuno aveva la faccia gonfia e i capelli arruffati.
Falcon, dal canto suo, aveva incrociato le braccia sul petto e sembrava contare i punti.
"Morirai, Angel!"
Ryo non smise di avere davanti agli occhi le immagini dei loro corpi avvinghiati. Aveva posseduto Kaori, la sua donna, l'unica che avesse mai amato, e a lui era toccato soltanto sognare. La realtà divenne improvvisamente ingiusta e dolorosa. No, non meritava di sopportare tutto ciò, quando alla fine aveva ammesso di amarla. Le aveva finalmente detto quelle tre parole che aveva impiegato più di sei anni per pronunciare. Doveva alleviare la sua rabbia, quella collera che lo animava, così passò le mani intorno al collo del suo ex partner e cominciò a stringere, sempre più forte. Lo sguardo di acciaio di Ryo non lasciava dubbi riguardo alle sue intenzioni.
Fu in quel momento che Falcon decise di intervenire prima che venisse commesso l'irrimediabile. Si piantò di fronte ai due uomini e afferrò entrambi, tenendoli a una ragionevole distanza l'uno dall'altro.
"Lasciami, testa di polpo, lo concio per le feste!"
"Sei malato, Saeba. Vuoi uccidermi quando voi due non stavate nemmeno insieme e sono sicuro che non lo siete neanche ora! Osa dirmi che ho torto!"
"Falcon, lasciami andare immediatamente!" tagliò corto la voce dura di Ryo, che guardò nella sua direzione.
"Risparmia quegli sguardi per i pesci piccoli, non mi fai affatto paura. Lascerò andare entrambi, ma al minimo tentativo di attacco, faccio secchi tutti e due. Vi spiegherete, ma da uomini civili"
Falcon li mise giù e tutti e due si fissarono con diffidenza.
"Come hai potuto farmi una cosa simile?"
"Non è stato premeditato. Siamo usciti, abbiamo bevuto troppo, e fine!"
"E fine!" ripeté Ryo ironicamente, colpendosi il palmo della mano con un pugno. "Mi hai guardato dritto negli occhi e hai giurato che non era successo niente, Mick! Hai avuto il coraggio di giurare che non avevi fatto niente"
"Perché è vero!"
"Mi prendi per idiota, per di più!"
La mascella di Ryo si serrò. Tutti poterono sentire i suoi denti scricchiolare.
"Ti ucciderò, Angel, sei un uomo morto!"
Ma prima che Ryo potesse dare inizio all'attacco verso Mick, Falcon intervenne e lo sollevò da terra. Senza lasciare Ryo, che lottava in ogni modo per ritoccare il suolo, Falcon si rivolse a Mick.
"Spiegati, Mick!"
"Ero ubriaco, completamente andato!" aggiunse. "Non ricordo nulla tranne Kaori tra le mie braccia quando mi sono svegliato, vestita come Eva"
"Ti faccio saltare la testa, Mick!"
"Ma è la verità" si lamentò l'altro. "Ho passato una notte con Kaori e non ne ho memoria. Lei te ne ha parlato, per cui deve ricordare qualcosa"
Ryo si calmò e guardò il suo amico senza battere ciglio.
"Falcon, mettimi giù" tuonò la voce di Ryo, risuonando come un ordine. Il tono calmo e costante di Ryo provò a Falcon che era cambiato, allora obbedì.
"Nemmeno lei ricorda nulla. Vi va a pennello!"
"Aspetta, pensi che lo stia facendo apposta? Per prima cosa, tu e lei non state insieme, quindi tieni a freno la tua gelosia fuori luogo. In più sono io che devo lamentarmi, non pensi? Una notte mokkori con Kaori e non ho alcun ricordo"
Vedendolo così derisorio rianimò la rabbia del bello stallone giapponese che voleva saltargli al collo, ma Falcon fu ancora una volta più veloce, mettendosi fra loro. Mick si protesse nascondendosi dietro la corporatura massiccia di Falcon.
"Lasciami, gli faccio la pelle! Vuole provocarmi, avrà quello che merita!"
"Ma è vero!" fece Mick scrollando le spalle. "Sono io quello che deve lamentarsi in questa storia"
"Ehi, americano, stai zitto" ringhiò la voce dura di Falcon, "se non vuoi che ti faccia davvero la pelle"
"Non ha fatto niente!" fece allora Ryo. "Non ha le palle"
Falcon lo rimise per terra.
"Ripetilo se sei uomo" lo minacciò Mick buttandosi su di lui, ma Falcon intervenne di nuovo appena in tempo.
"Sono stanco di voi due!"
"Una notte con Kaori non si dimentica, anche sotto l'influenza dell'alcol! Non hai fatto niente, Angel, sei solo un piccolo, piccolo, piccolo, piccolo giocatore!"
Ryo scoppiò in una risata che fece stringere i pugni a Mick, che non gradiva di essere schernito.
"Sì, non hai fatto niente, c'è da credere che tu abbia dimenticato come si usa!"
"Come puoi essere così sicuro, Saeba!"
"Hai ragione, sono sicuro! Kaori non è il tipo di donna di cui non ci si ricorda. Non avete fatto niente!" esclamò Ryo, prendendo la direzione dell'uscita e lasciando i due dietro di sé. Aveva lasciato che la rabbia lo dominasse invece di assimilare e analizzare le parole di Kaori. Tornò alla sua Mini e si diresse all'albergo della signora Matsuda.

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Capitolo 28
*** 28. Profondo come l'oceano ***


Kaori aveva passato buona parte del tardo pomeriggio a piangere. La notte era rapidamente calata e Ryo non era ancora tornato all'albergo. Era preoccupata. Aveva cenato in silenzio con la signora Matsuda ed era tornata nella sua stanza per passare la notte, ma non riusciva a dormire. Voleva vedere il ritorno del suo partner, ma quando vide l'orologio nella sua stanza, si rese conto che quella sera non sarebbe tornato. Doveva essere certamente a Shinjuku, in uno di quei club malfamati per bere insieme a una coniglietta. A quel pensiero, il suo cuore affondò per il dolore. Le aveva detto che l'amava, ma alla fine la realtà li aveva afferrati, lui non l'amava tanto quanto aveva detto, altrimenti non se ne sarebbe mai andato in quel modo, senza una parola, senza uno sguardo, senza un gesto...
Incapace di dormire, scagliò via la coperta con un sospiro, lasciò la stuoia e l'albergo per dirigersi verso la spiaggia. Vestita nella sua semplice camicia da notte e a piedi nudi, Kaori prese la direzione della spiaggia. La calma che la circondava sembrava riempirla e placare la sua angoscia. Un leggero vento le accarezzò il viso, mentre la luna splendeva e si rifletteva sull'oceano. Abbattuta, Kaori cadde sulla sabbia e cominciò a prenderla nelle mani per farla scivolare tra le dita, mentre il tempo passava instancabilmente. Se Ryo fosse stato con lei in quel momento, sarebbe stato indimenticabile. Per la prima volta, Kaori si sentì completamente e realmente sola. Ryo se n'era andato, forse l'aveva addirittura lasciata? A quel pensiero non riuscì a trattenere una lacrima che spazzò via col dorso della mano. Si alzò e fece due passi in avanti. Si guardò intorno prima di far scivolare le spalline della camicia da notte lungo le braccia e togliendosi le mutandine. Guardò dritto davanti a sé e cominciò a camminare lentamente, fissando la linea scintillante dell'orizzonte sulla quale si rifletteva la luce della luna. Quando i suoi piedi entrarono in contatto con l'acqua tiepida, respirò pesantemente come per calmare il suo cuore, serrando i pugni. Era una sensazione allo stesso tempo piacevole perché rinfrescante, ma anche terribilmente spaventosa.
Lentamente, a piccoli passi, avanzò ancora e ancora. L'acqua si alzò, prima sulle caviglie, poi sui polpacci, poi sulle cosce e infine sulla vita. Kaori si premette le mani contro il cuore come per impedirgli di esplodere per quanto batteva rumorosamente, prestando attenzione al proprio respiro chiassoso e spasmodico.
"Puoi farcela!" si incoraggiò ad alta voce prima di piegare le gambe e immergersi completamente nell'acqua, con la paura nello stomaco e i timpani pronti a esplodere.
Senza fiato, tornò in superficie, con il respiro affannoso ma un bel sorriso sulle labbra che contrastava terribilmente con l'umore del suo cuore. Ce l'aveva fatta! Malgrado la paura, malgrado il buio, ce l'aveva fatta. Kaori non poté fare a meno di lasciare libera la sua gioia. Rise, felice di aver oltrepassato la sua paura, ma quando l'euforia del momento svanì, si sentì di nuovo sola e presa dalla tristezza. La giovane donna si mise sulla schiena e si lasciò fluttuare, ammirando il bellissimo cielo stellato che si stendeva davanti a lei a perdita d'occhio, per svuotare la mente dei pensieri, mescolando le sue lacrime salate con l'oceano.
Rimase così per un lungo istante, facendosi guidare lentamente al ritmo delle onde, il cuore pieno di rimpianti e dolore.
 
 
Ryo arrivò finalmente all'albergo. Parcheggiò la sua Mini all'interno dello stabilimento, spense i fari e strinse convulsamente il volante prima di uscire dalla macchina e infilarsi silenziosamente nella locanda, per raggiungere la stanza di Kaori. Quale non fu la sua sorpresa nel non trovarla lì. Per un momento pensò che se ne fosse andata, che avesse lasciato lo stabilimento, ma alla vista della sua borsa si rese conto che aveva soltanto lasciato la sua stanza. Si diresse nella propria camera pensando che lo stesse aspettando lì, ma non la trovò. Preoccupato, prese una maglietta e la indossò, uscendo dall'albergo e cominciando a scrutare l'ambiente circostante, chiedendosi dove potesse essere andata. Allora pensò alla spiaggia. Cominciò a correre giù per il ripido sentiero e finalmente ci arrivò. Scrutò la spiaggia ma non la vide. Poi avanzò ulteriormente e vide un indumento sulla sabbia. Corse a raccoglierlo. Riconobbe in quel sottile pezzo di stoffa la camicia da notte di Kaori. Ryo pensò al peggio.
Sconvolto, scrutò il bordo dell'acqua finché vide un corpo galleggiante che andava alla deriva al largo.
"Non può essere vero!" fece Ryo in un grido d'angoscia. "Cos'hai fatto, Kaori!" si precipitò nell'acqua e vi si gettò per nuotare rapidamente verso di lei. Il cuore gli batteva forte e la paura gli martellava nello stomaco. Se ne voleva, non avrebbe mai dovuto lasciarla così.
"Kaori, Kaori!" urlò mentre si avvicinava al suo corpo, col cuore che batteva. Si gettò su di lei, spingendo la giovane donna nel mare, cosa che la fece bere, non aspettandosi di essere afferrata e catturata così.
"Kaori...sei viva!" mormorò lui, allontanandosi per riprendere fiato.
"Certo che sono viva, idiota!" esclamò la giovane, tossendo.
"Quando ho visto la tua camicia da notte sulla spiaggia e ti ho visto fluttuare da lontano, ho pensato...ho pensato...ho pensato di morire, stupida!" confessò con voce improvvisamente spenta. "Non fare mai più una cosa del genere!"
"Ma..."
Ryo non le diede il tempo di dire altro, continuò:
"Vedo che stai bene!" disse con sollievo.
La prese per le braccia e la tirò contro di sé, premendola contro il proprio petto. Aveva davvero avuto una paura folle. Aveva immaginato il peggio, aveva pensato che lei fosse annegata, che fosse morte. Kaori si rese conto che lui stava tremando. Era impercettibile ma lei non ebbe difficoltà a sentirlo. Era entrato nell'acqua completamente vestito, spinto dalla paura. Si era preoccupato per lei così tanto da non darsi il tempo di spogliarsi.
"Ryo!" si alzò la voce di Kaori.
"Sì!" Ryo si allontanò da lei.
Kaori si fermò di fronte a lui, portandosi le mani al petto per nascondere la sua nudità.
"Sei tornato!" fece timidamente.
"Sì"
"Mi dispiace, Ryo!"
"A me di più, angelo mio"
Kaori poté sentire un accenno di rimorso nella sua voce.
"Dove sei andato?" chiese, alzando la testa, ma non doveva sentire la sua risposta per saperlo. Il suo labbro gonfio e la guancia blu parlavano per lui. Era andato da Mick per regolare i conti.
"Da Mick, dovevo chiarire alcune cose con lui. Non preoccuparti, non l'ho ucciso" le disse, vedendo che stava per ribattere.
"Ti ha conciato bene"
"Non hai visto come l'ho conciato io!" rispose mentre le labbra si allargavano in un sorriso di soddisfazione, ripensando allo stato in cui aveva lasciato Mick.
"E quindi?" ebbe il coraggio di chiedergli, preoccupata della sua risposta.
"E quindi non è successo niente tra voi due" disse Ryo, fissandola negli occhi senza trasalire né battere ciglio.
"Te l'ha detto lui! Allora si ricorda?"
"No! Sono io che ho tratto le mie conclusioni" le rivelò sistemandole una ciocca dietro l'orecchio, "Kaori, tu sei una donna che lascia le stimmate, non ti si dimentica così, nemmeno con tutto l'alcool del mondo"
"Ryo..."
"Te l'ho detto, Kaori, non c'è alcuna situazione che non possiamo superare. Mi dispiace per la mia reazione. Perdonami! Quando si tratta di te, do i numeri. Mi dispiace davvero, mi dispiace di non averti detto nulla, e soprattutto mi dispiace di essermene andato e di averti lasciata così"
"Ma sei tornato!" gli fece notare, offrendogli un sorriso dolce.
"Sì, sono tornato...per te! Dovremmo rientrare prima che tu prenda freddo, Sugar"
Kaori sentì lo sguardo bruciante di Ryo atterrare su di sé, il che le fece ricordare di essere nuda.
"Non guardarmi, Ryo!" urlò, voltandogli le spalle, le braccia a nascondersi il petto.
"Perché?"
"Sono completamente nuda!" disse, con le guance rosse, a disagio. Avrebbe brandito un martello, ma le era impossibile allungare la mano senza rivelarsi completamente al suo sguardo ardente.
"Davvero...non l'avevo notato, signorina Makimura!" rispose innocentemente, facendo un passo verso di lei. Gli occhi di Kaori si spalancarono quando sentì le sue mani posarsi sulle sue spalle per farla girare. Ora era di fronte a lui, con la testa china. Ryo le posò la mano sotto il mento e le fece sollevare il capo.
"Ryo..."
"Ssh..."
Ryo la sollevò e posò le labbra sulle sue. Il suo bacio fu pieno di tenerezza e dolcezza, era semplicemente amore. Kaori chiuse gli occhi. Non c'era nulla di importante in quel momento tranne l'abbraccio e il bacio di Ryo. Kaori aprì timidamente la bocca e rispose gentilmente al suo bacio finché Ryo non si staccò da lei.
"Dovremmo davvero rientrare prima che tu prenda freddo" le bisbigliò Ryo all'orecchio con voce roca e senza fiato, anche se per lui sarebbe stata una tortura, perché almeno l'acqua fredda riusciva a calmare i suoi ardori.
Avendo difficoltà a sostenere il suo sguardo, Kaori abbassò la testa e si morse le labbra mentre si lasciava guidare da Ryo. Giunsero quasi alla riva.
"Ryo..."
"Prometto di non guardarti, chiuderò gli occhi e tu mi dirai quando potrò riaprirli"
Kaori annuì in segno di assenso. Ryo fece quanto detto, chiuse gli occhi mentre Kaori si vestiva in fretta senza distogliere lo sguardo da lui.
"Ho finito!" gli disse timidamente. Non osava alzare la testa e incontrare i suoi occhi. Ryo la scrutò da capo a piedi, divorandola effettivamente con lo sguardo. Il tessuto sottile aderiva alla sua pelle, modellando perfettamente le curve del suo corpo, disegnando i contorni della sua vita, la parte bassa della schiena, e scolpendo magnificamente i suoi seni tesi e duri alle sommità. Di fronte a una tale visione del suo angelo, lui distolse lo sguardo per non cedere all'impulso di saltarle addosso, immediatamente, per fare l'amore sulla spiaggia. A quel pensiero sentì le sue risoluzioni sciogliersi come neve al sole. Era più che allettante, il desiderio di fare l'amore con lei sulla spiaggia deserta, bagnata dalla luna e dalle stelle, realizzando una delle sue fantasie con lei, ma si riprese rapidamente. Non erano ancora a quel livello, purtroppo!, pensò lui.
"Rientriamo!" Ryo le tese la mano, che Kaori fissò esitante prima di accettare. Entrambi tornarono all'albergo nel massimo silenzio. Ryo l'accompagnò alla sua stanza.
"Mi dispiace per la tua porta!" disse, ammirando il proprio lavoretto. "Non ci sono andato di mano leggera!"
"Ti scuserai con la signora Matsuda"
"Mi ucciderà domani mattina. Dovremo andarcene immediatamente, altrimenti non potrò garantire per la pelle del mio mokkori"
L'osservazione fece ridere Kaori, che soffocò le risatine con le mani.
"Sssh...sono felice di vedere che ti fa ridere"
"Ryo...!"
"Sì"
"Pensavi davvero quello che mi hai detto prima?"
Il tono della voce di Kaori cambiò completamente, divenne più seria e con un tocco di angoscia. Ryo sapeva esattamente a cosa si stava riferendo. Kaori rabbrividì quando sentì la voce di Ryo sussurrarle all'orecchio. L'uomo era in piedi davanti a lei, quasi a toccarla. Il dolce calore di Ryo si diffuse in lei come una confessione dei suoi sentimenti.
"Sì, Kaori! Io ti amo!"
Si chinò su di lei e le posò un altro bacio sulle labbra prima di congedarsi da lei, lasciandola ansimante, piena delle sensazioni che le aveva risvegliato.
"Fai bei sogni, Sugar" le disse Ryo dopo un'ultima occhiata, prima di sparire nella sua stanza.
Quando Ryo fu in camera sua, Kaori chiuse quello che restava della porta e si mise una mano sulle labbra. Lei che aveva pensato di perderlo per sempre, si sentiva svenire. Era la seconda volta che le diceva quelle parole, faceva ancora fatica a crederci, a rendersene conto.
Baciare Mick era stata un'esperienza strana, nel senso che sicuramente aveva provato piacere, ma era stata sommersa da emozioni contrastanti che le avevano impedito di descrivere il momento: dolore, tristezza, strazio a causa della situazione in cui si erano trovati, e soprattutto senso di colpa mescolato all'accenno di tradimento. Invece con Ryo, i suoi baci...era come se un fuoco ardente animasse le sue labbra, una fiamma divorante che non voleva consumarsi in alcun caso. Una fame divorante che non avrebbe mai potuto essere soddisfatta. I baci di Ryo avevano il sapore dell'estasi, del paradiso e del desiderio...sì, desiderio! Passione! Tra le sue braccia, in acqua, si era sentita donna. Lo aveva già sentito tra le braccia di Mick, ma in quel caso era più intenso, più...
Con gli occhi spalancati, Kaori trattenne il respiro. Aveva appena fatto una scoperta, una scoperta che le sembrava ovvia. Lo voleva. Per la prima volta nella sua vita, osava ammettere apertamente di desiderarlo, col cuore, col corpo e l'anima.
Di fronte a quel pensiero, si disse che aveva bisogno di una bella doccia fredda per calmare i suoi ardori. Prese le sue cose e andò in bagno. Dopo un bel bagno, tornò in camera e sulla stuoia, ma non riuscì a dormire.
Dal canto di Ryo, era la stessa cosa. Troppe cose erano successe per poter dormire. Non appena Kaori era uscita dal bagno, lui vi si era precipitato, combattendo contro il desiderio di andare da lei. Voltò le spalle alla porta e si asciugò i capelli.
Vestita della sua camicia da notte e della sua vestaglia di raso, Kaori uscì in punta di piedi dalla stanza il più discretamente possibile, per non attirare l'attenzione della signora Matsuda. Aveva deciso di fare avanzare le cose con Ryo. Lui le aveva detto che l'amava, ora toccava a lei. Si concesse un colpo furtivo contro la sua porta e, di fronte alla mancanza di risposta, l'aprì per sgattaiolare dentro. La stanza era vuota e il materassino non in disordine. Il rumore proveniente dal bagno indicava che lui era lì. Saperlo così vicino a lei la turbava, e le sue buone risoluzioni si sciolsero come neve al sole. Doveva andarsene! Che ci faceva lì? Non lo sapeva più! Già, non sapeva perché fosse andata nella sua stanza. Esitante su quale fosse la via da seguire, Kaori andò alla porta e afferrò la maniglia, ma prima ancora di girarla, la porta che dava sul giardino interno si aprì. Dopo aver lasciato il bagno, Ryo aveva preferito fare qualche passo sul balcone per calmare i suoi pensieri. Dopo un sobbalzo, Kaori si voltò lentamente e lo vide in piedi davanti a lei con un asciugamano legato intorno alla vita, mentre con un altro si asciugava i capelli.
"Kaori, che succede?" chiese, sorpreso di vederla nella sua stanza a quell'ora. "Non dirmi che mi stai facendo una visita notturna?" chiese, con un sorriso vivace sulle labbra.
Era la prima volta che una donna, e non una qualsiasi, gli dedicava una visita notturna. Era più abituato a farle lui, ma Kaori lo sorprendeva piacevolmente.
Mortificata, Kaori lo guardò. Era davanti a lei. Fissò il suo ampio petto nudo su cui le gocce d'acqua scorrevano e il suo sguardo si fermò sui suoi addominali a malapena celati.
Kaori provò ad aprire le labbra per rispondere, ma non ne emerse alcun suono. Poi si voltò per cercare di aprire la porta e andarsene, per fuggire anzi, ma incespicò contro di essa e lasciò a Ryo il tempo di raggiungerla.
Ryo sorrise. Nemmeno nei suoi sogni più selvaggi aveva mai pensato che Kaori gli riservasse una visita notturna. Kaori e visita notturna nella stessa frase, mai l'avrebbe creduto possibile. Lei era più che turbata di vederlo, per di più nella sua stanza, mentre era incapace di afferrare la maniglia e di pronunciare una parola. Le stava facendo perdere la bussola. Gettò l'asciugamano sul suolo e si piantò proprio dietro di lei. Gli piaceva vederla così turbata. Gli faceva venire voglia di provocarla, di giocare con la sua timidezza, di solleticarla così che lei crollasse e ammettesse la vera ragione della sua presenza in quella stanza. Un bagliore infuocato attraversò lo sguardo dello sweeper. Kaori era volontariamente andata nella sua stanza, ed era ormai fuori questione che lui la lasciasse andare. Già, fuori questione.
Kaori sentì il suo cuore battere più forte quando avvertì il suo sguardo colare su di sé.
Cosa doveva fare? Come doveva reagire?
Come un predatore, Ryo riempì la distanza che lo separava dalla giovane donna e mise le mani contro la porta, su ciascun lato del suo viso, intrappolandola tra la porta e lui.
"Kaori..." mormorò con voce roca, "perché sei venuta nella mia stanza?"
"Io...io..." disse, cercando di voltarsi.
"Credi che ti lascerò andare, mia bella. Pensi di poter venire nella mia stanza discretamente, lanciarmi quello sguardo e andartene velocemente come sei arrivata, come se nulla fosse"
Kaori lo guardò mentre tratteneva il respiro, deglutendo. Non era in grado di pensare con calma.
"Ti ricordi, quando eravamo persi nell'oceano...ti ricordi la sfida che mi hai lanciato e la promessa che ti ho fatto. Ti ricordi?"
"La promessa..." ripeté, guardando oltre la spalla di Ryo.
Sembrava un evento così lontano. Lui ricordava la promessa. La promessa che li aveva tenuti l'uno contro l'altra, anche se al momento era stata pronunciata solo per obbligarlo a lottare, per dargli una ragione, un fine per farlo combattere e non mollare. Purtroppo, non era stata abbastanza!
"Sì!" fece Kaori debolmente, lasciandosi ipnotizzare dal suo sguardo.
"Penso che sia arrivato il momento per me di adempiere alla promessa, ed è ora che tu ti renda conto che io valgo ampiamente la mia reputazione. Devo rispondere alle tue avances. Vuoi ancora provare, Kaori Makimura? Vuoi davvero tornare nella tua stanza, Kaori?"
Il viso di Ryo era così vicino al suo che sentì il suo petto alzarsi al ritmo del suo respiro a scatti, ma anche tendersi di desiderio. Le sue labbra quasi sfioravano le proprie. Kaori si sentì persa, persa perché sapeva che non sarebbe uscita da quella stanza, persa per quello che stava accadendo e per quello che sarebbe accaduto.
"Voglio restare con te, Ryo, voglio..."
Non poté dire altro perché Ryo si stava già fondendo sulle sue labbra. Il bacio di Ryo fu intenso, impetuoso e infuocato. Kaori si sentì barcollare, così che Ryo la stringesse attirandola a sé. Se solo lei avesse potuto sapere quello che gli faceva sentire, le emozioni che lei sola suscitava in lui. Quella tensione che sentiva in petto quando il suo sguardo dolce si posava su di lui.
Ryo conosceva il potere delle parole sulle donne, sapeva come usarle a proprio vantaggio. Come adularle per ottenere ciò che voleva da loro. Le parole...alla fine, si dava loro il significato che si voleva dare loro, quello che si voleva vedere, molto semplicemente. Per un uomo come lui, le parole non erano nulla, non rappresentavano nulla, contavano solo i gesti e quella sera glielo avrebbe dimostrato. Piuttosto che usare parole blande dal gusto ripetitivo, anche se non gliele aveva mai dette, voleva mostrarle quanto l'amava e tutto ciò che gli ispirava, così la guidò lentamente verso il centro della stanza, verso la stuoia, facendola sedere lentamente.
Quando sentì che lui si allontanava, Kaori alzò lo sguardo. Ryo si alzò per sistemare l'illuminazione. Si lasciò scivolare a terra e si posizionò dietro di lei. Lentamente, fece scivolare la vestaglia lungo le sue spalle, facendole trattenere il respiro. Lasciò cadere una pioggia di baci sul suo collo prima di fare nuovamente scivolare le spalline della camicia da notte sulle spalle. Automaticamente, Kaori lo fermò mettendo le mani sulle sue. Gli voltò le spalle, e lui ebbe una diretta visione della sua cicatrice. Kaori sentiva le orecchie ronzare, lui le era così vicino, la sfiorava con le dita facendole chiudere gli occhi. Aveva paura, temendo che quel corpo mutilato lo avrebbe disgustato, temendo di non essere bella come lo erano state tutte quelle prima di lei.
"Kaori...se vuoi che mi fermi, dimmelo"
In risposta, Kaori strinse le sue mani nelle proprie, prima di toglierle per lasciarlo continuare. Vedendo che non opponeva più resistenza, Ryo finì di far cadere le spalline. Ora era di fronte alle sue spalle e le accarezzò teneramente prima di cospargerle di baci. Al contatto delle sue labbra sulla cicatrice e della sua lingua che tracciò un solco, Kaori rabbrividì e il suo respiro si fece rumoroso. Ryo fu attento a ciascuna delle sue reazioni, prendendosi il suo tempo per non metterle fretta, per non opprimerla.
Non lo disgustava affatto, al contrario. Kaori si rese conto che la brutta cicatrice sul suo corpo non sembrava infastidire Ryo, anzi. Vi si soffermò accarezzandola teneramente con le punte delle dita prima di baciarla con labbra dolci, assaporandola, strappando a Kaori un soffice gemito di piacere. Tutto ciò che Ryo voleva era di farla riconciliare col suo corpo.
Sapeva che a causa sua lei si era fatta un sacco di complessi, e ancora di più con quella cicatrice, quindi doveva fare in modo di restituirle ciò che le aveva preso: la sua fiducia. Lentamente, Ryo la fece voltare per guardarla in viso.
"Sei così bella, Kaori, non hai idea della magnifica giovane donna che sei...!" le disse Ryo senza staccarle gli occhi di dosso, con uno sguardo pieno di sincerità e amore. Imbarazzata, Kaori abbassò timidamente il capo. Era più imbarazzata di dover affrontare lo sguardo di fuoco del suo partner piuttosto che offrirgli la squisita visione del suo seno nudo. Era così che lui l'amava, timida e innocente.
Le sorrise prima di sciogliersi sulle sue labbra e farla stendere sul materassino. Oh, le labbra si impadronivano delle sue e le rilasciavano per poi assaporarle meglio, per sottometterle meglio alle carezze ora più dolci, ora più forti, più sottili, più squisite...
Kaori si sentiva svenire, i suoi gesti si fecero allora febbrili, impazienti e istintivi, come se il fatto di essere insieme a Ryo la rendesse naturalmente consapevole di ciò che doveva fare. La situazione era irreale, magica!
Ancora...! Kaori ne voleva di più! Si sentì abbandonare agli abbracci sempre più voluttuosi di Ryo. Ryo, con riluttanza, si appoggiò sulle braccia e si sollevò per guardarla. Era così bella con le guance rosee e le labbra bagnate e gonfie di desiderio. Non sentendo più il corpo del suo partner contro di lei, né le sue labbra ardenti a bruciarle il corpo, Kaori aprì gli occhi. Persa, Kaori sostenne lo sguardo infuocato e febbrile di Ryo, che aveva le labbra frementi.
"Cosa c'è?" gli chiese timidamente, mentre il petto continuava a gonfiarsi di desiderio.
"Niente..."
"Allora perché mi guardi così?"
"Perché sei bella!" le confessò Ryo senza distogliere lo sguardo.
Fece scivolare gli occhi sul suo corpo e sulle sue lunghe gambe affusolate che la camicia da notte non copriva più. Fu allora che vide la sua coscia, e in particolare l'enorme ematoma che vi era sopra. Ryo si raddrizzò, preoccupando Kaori che si appoggiò al suo avambraccio.
"Dove e quando te lo sei fatto?" le chiese, accarezzandole il livido.
"Ah, questo!" esclamò Kaori rassicurata. "Prima, quando stavi annegando. Non riuscivo a entrare in acqua" disse, sdraiandosi e fissando il soffitto. "Ero totalmente presa dalla paura, quindi avevo bisogno di provare qualcosa che fosse più forte per dimenticarla"
"Il dolore fisico?" fece Ryo, che sapeva meglio di chiunque altro che a volte esso riusciva a far dimenticare altri dolori.
"Il dolore fisico!" ripeté Kaori. "Ad ogni passo in acqua mi sono data un pugno sulla coscia. Ha funzionato. Ho dimenticato la paura e sono entrata in acqua"
"Per salvarmi!"
"Per salvarti!" ripeté Kaori, fissandolo, marcando un momento di esitazione.
Vide il senso di colpa e il suo rimpianto, alzando la mano e posandola teneramente sulla sua guancia per accarezzarla, facendogli capire che non era più arrabbiata.
Ryo probabilmente si rese conto per la prima volta dell'amore che lei provava per lui. Glielo aveva già dimostrato, ma ogni volta rimaneva sorpreso, lei lo sorprendeva. Come si poteva amare così, fino a dimenticare se stessi per l'altro? Mentre l'avvolgeva con uno sguardo amorevole, si rese conto che lui l'amava allo stesso modo. Aveva preferito allontanarla da sé e sacrificarsi, offrendosi agli squali.
"Perdonami! Ti amo, Kaori!"
Di fronte a quell'ammissione, Kaori si morse il labbro inferiore. Non avrebbe mai potuto essere più felice rispetto a quel momento...mai!
"Mi rendo conto che l'amore che provo per te è profondo come l'oceano in cui ci siamo persi" le confessò Ryo, guardandola dolcemente e chinandosi su di lei. Le sorrise di nuovo prima di riprendere le sue labbra. Kaori sentì un calore umido e intimo nascere nel ventre, e pensò che sarebbe svenuta quando Ryo si soffermò sul suo orecchio, mordicchiandolo dolcemente. A quell'intrusione, Kaori aprì gli occhi prima di chiuderli con un sorriso sulle labbra, per assaporare le sensazioni che Ryo le faceva nascere.
"Vuoi che mi fermi?" chiese Ryo, sentendola torcersi sotto di sé.
Fermarsi? Mai! Sconvolta, Kaori gemette intensamente per quanto il piacere che Ryo le procurava la consumava. Fermarsi? No, non voleva. Il suo respiro si accorciò, rimase senza fiato, e Ryo non si sbagliò sul silenzio del suo angelo. Al contrario, un sorriso carnivoro nacque sulle sue labbra mentre approfondiva la conoscenza del corpo della sua bella. I loro corpi stretti, le loro lingue attorcigliate, le loro dita intrecciate...non erano mai stati in una posizione così sensuale, così sessuale. Lei, seminuda, stesa sul materassino, e lui su di lei, con il piccolo asciugamano di cotone che scivolava lentamente dal suo corpo. Per Kaori era tutto nuovo, tutto bello e giusto.
Sperava che non finisse mai e che Ryo non la lasciasse mai più. Avrebbe voluto dirgli che lo amava, ma aveva paura, di cosa...?
Mentre Ryo la baciava giungendo alla sua gola, Kaori chiuse gli occhi per godersi l'ondata di sensazioni, quando ebbe un lampo.
Si vide sulla soglia della porta dell'appartamento di Mick, sostenendosi a vicenda. Inizialmente si tese, poi dopo qualche secondo, rilassò tutti i muscoli, sorridendo ed emettendo una piccola risata che inondò le orecchie di Ryo. Pensò che le stesse facendo il solletico, e raddoppiò il suo desiderio per sentire ancora quel suono melodioso per il suo cuore, mentre per Kaori quella risata fu una liberazione. Si rendeva conto che quella famosa notte con Mick non era importante. Di fronte a quello che stava accadendo in quel momento, non rappresentava nulla, non era nulla...
In quel momento, sapeva che c'erano solo lui e lei, e non aveva motivo di avere paura.
"Ti amo, Ryo!" si lasciò sfuggire dalle labbra in un mormorio galvanizzante, mentre lui era tornato sul suo viso.
Kaori si inumidì le labbra in un gesto inconscio mentre cercava di controllare le proprie emozioni, mentre Ryo ascoltò quelle parole, non sentendo più il battito del proprio cuore. Si immobilizzò appena sopra di lei. Come ci riusciva? Qual era il suo segreto?
"Ridillo?"
"Ti amo, Ryo!"
Come poteva lei, con la sua sola presenza, fargli dimenticare il suo ambiente di lavoro, la sua vita e il mondo che li circondava? Uno solo dei suoi sorrisi, uno solo dei suoi sguardi, uno solo dei suoi gemiti, e lui si ritrovava in ginocchio di fronte a lei, con mani e piedi legati. Aprì gli occhi e incontrò le pupille velate di lei che si posarono su di lui, pupille che trasportavano tanto amore, tanta sincerità e tante promesse. No, non avrebbe mai potuto vivere senza di lei.
Kaori poteva sentirlo contro di sé, annusare il suo profumo. Si chiese se potesse assaggiare la sua pelle. Il suo profumo...la stregava. Con la sua sola presenza, era riuscito a distruggere tutte le difese che lei aveva eretto. Il sangue cominciò a batterle nelle tempie mentre la temperatura aumentava gradualmente. Il desiderio incontrollabile di toccarlo l'afferrò. I loro cuori pulsavano selvaggiamente all'unisono. Il respiro di Kaori si accorciò improvvisamente al contatto della mano di Ryo sul suo corpo. Ryo aveva l'impressione di sognare, Kaori lo accarezzava e lo baciava. Baci dapprima esitanti che si affermarono e si moltiplicarono fino a lasciare entrambi col respiro affannato.
Kaori non provò alcun timore, era esattamente dove doveva essere, vicino al suo cuore, vicino a lui. Qualsiasi imbarazzo volò via, come dimenticato. Gli avvolse le braccia intorno al collo per attirarlo a sé. Nascose il viso nell'incavo del suo collo mentre la curva dei suoi fianchi si incontrava e si sposava a meraviglia con quelli più forti del suo amante. Kaori ebbe improvvisamente caldo, molto caldo, come se l'aria stesse scarseggiando. Sospiri e gemiti riempirono la stanza, Ryo si staccò da lei e con lo sguardo le domandò se fosse pronta.
Lei era pronta dal primo giorno in cui i suoi occhi da adulta avevano incrociato i suoi. Un nuovo bacio in cui le loro lingue e i loro respiri si mescolarono, un secondo in cui i loro sguardi emozionati si saldavano.
Un secondo prima che tutto cambiasse per sempre tra loro, un secondo in cui Kaori realizzò la sua fortuna. Lui era il primo a posare le mani su di lei, e sarebbe stato l'ultimo, era ovvio.
Un secondo per valutare che quell'amore, il loro amore era profondo come l'oceano che li aveva afflitti.
Un secondo in cui lei divenne sua per sempre...
Un secondo in cui lui divenne suo per sempre...
Solo un secondo...un secondo per un assaggio di eternità.
 
 
Siamo arrivati alla fine di questa bellissima fanfiction! Ho adorato leggerla e tradurla, e ovviamente farla conoscere a lettrici e lettori italiani che penso meritino storie così valide. Come alcuni di voi sanno, ne ho altre in serbo, e pian piano ve le proporrò tutte. Senza falsa modestia, penso di avere buon gusto nella scelta, per cui mi permetto di dirvi che se vorrete seguirmi ancora, leggerete altre cosine interessanti! Come sempre, ringrazio lettori e commentatori, diciamo che vedere tante recensioni mi spinge ancora di più a impegnarmi nello scovare le storie più belle (almeno per me) e a tradurle per i fan di questo manga fantastico con questi protagonisti meravigliosi. Non dimentico, infine, di citare le persone che hanno recensito questa storia, perché dedicare qualche minuto del proprio tempo per lasciare un commentino è una piccola cosa che rende gli autori (o traduttori) molto contenti! Per cui, grazie a: Kaory06081987, Valenicolefede, EleWar, prue halliwell, briz65, bluedevil, littlepurplerose, Kalandra, mora79, mati93. A prestissimo!

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