Angel with a shotgun

di Iliveonlyforthemanga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Insegnami, per favore ***
Capitolo 2: *** Verità, parte I ***
Capitolo 3: *** Verità, parte II ***



Capitolo 1
*** Insegnami, per favore ***


I'm an angel with a shotgun
Fighting 'til the war's won
I don't care if heaven won't take me back.
I'll throw away my faith, babe, just to keep you safe.
Don't you know you're everything I have?
And I wanna live, not just survive tonight.


Un angelo con la pistola, si ripete mentalmente un divertito Dean, mentre, seduto sulla poltroncina sgangherata della camera del motel, osserva suo fratello che cerca di insegnare a Castiel quantomeno le parti principali di cui è composta una pistola.
Scuote la testa mentre un sorriso leggero gli increspa le labbra piene, poi si alza e si avvicina ai due, facendo ondeggiare la bottiglia di birra che ancora tiene in mano.
“Come va, signori? La lezione procede bene?”
Sam lo ammonisce con lo sguardo, prima di scuotere i capelli castani -troppo lunghi, dovrebbe tagliarli- in segno di diniego e indicargli con un cenno leggero l’angelo, che, con cipiglio confuso, osserva l’arma che ha in mano, rigirandola tra le dita.
Dean gli posa una mano sulla spalla, rischiando di beccarsi una pallottola in pancia per sbaglio, dato che l’altro, dallo spavento, ha teso il braccio con la pistola a meno di cinque centimetri da lui.
“Ehi tigre, vacci piano con quella. Posala, ti conviene, oppure rischi di ammazzare qualcuno. Capisco che possa non starti molto simpatico, ma cercare di farmi fuori così a sangue freddo è un po’ troppo” cerca di ironizzare il biondo, togliendo nel frattempo l’oggetto incriminato dalle mani del moro.
Lo stomaco di Sam spezza il silenzio, subito seguito da un colpo di tosse imbarazzato.
“Vado… vado a comprare qualcosa, sì? Arrivo subito, cercate di non usare i muri come superfici da bucherellare”
Fatto cenno al fratello di avvicinarsi, gli sussurra “E’ meglio se lo aiuti tu, io devo fare delle commissioni in giro. Ci vediamo dopo!”
“Ma come, e il pranzo? Non puoi essere così crudele da lasciarmi senza cibo” piagnucola fintamente Dean, cercando di farlo desistere.
Sam ghigna serafico, mettendosi la giacca e aprendo la porta “Te lo porto appena ho finito, ma non so quanto ci vorrà. A più tardi!”
Un “che figlio di puttana” infastidito lascia le labbra di Dean, che, sconsolato, si volta verso l’angelo, fortunatamente seduto sulla poltrona occupata precedentemente, il quale lo fissa senza aprire bocca.
E’ inquietante, pensa tra sé e sé, sedendosi sul letto di fronte a lui.
Per un po’ nessuno dei due parla, poi a spezzare il silenzio è proprio Castiel.
“Insegnami, per favore” gli chiede con tono pacato, guardandolo dritto in faccia.
“Perché vuoi imparare? Voglio dire, sei un angelo, diamine. Non dovresti aver bisogno di usare le armi umane” gli risponde Dean, guardando da tutt’altra parte che non siano i suoi occhi. Gli mettono soggezione. Ed essere messo in soggezione è l’ultima cosa che desidera, grazie tante.
Sente l’angelo sospirare brevemente, prima di ritrovarselo a pochi centimetri dal viso, con le ginocchia che toccano la moquette ormai consumata dal tempo.
“Perché se i miei poteri non dovessero bastare, devo poter usare anche le armi umane, come le hai definite tu”.
Dean si sente stupido, in quel momento, ma l’unica cosa che il suo cervello ha registrato è stato il movimento delle labbra di Castiel mentre parlava e i suoi dannati occhi blu che lo fissavano risoluti.
Per questo sbatte le lunghe ciglia e lo fissa con uno sguardo smarrito, che fa sorridere brevemente il moro.
Si alza nuovamente con grazia, poi tende una mano al biondo affinché la prenda per sollevarsi dal materasso.
Avvicinandosi alla finestra, l’angelo fa spuntare magicamente la pistola tra le mani, poi osserva con curiosità Dean, che, con un adorabile rossore sul viso, si schiarisce la gola e cerca di essere quanto più professionale possibile.
Il ragazzo lo fa girare con l’arma contro un muro, poi gli si mette alle spalle, prendendolo dai gomiti per aggiustargli la posizione.
Si perde ad osservare come i suoi capelli mori si arriccino un poco alle estremità, o come la sua pelle abbia un odore che sa di pulito, benché non sia avvezzo a spruzzarsi alcun profumo.
Il sospiro tremulo che si disperde nell’aria non è stato fatto da lui e questo lo porta ad avvicinarsi maggiormente al corpo dell’altro, che, comparato al suo, sembra minuscolo.
Solleva una mano per portarla tra i capelli dell’altro e sentire se davvero sono così morbidi come appaiono, quando la voce di Castiel lo riporta alla realtà.
“Cominciamo? Tra poco Sam potrebbe tornare”
Già, Sam, il suo adorabile fratellino.
E poi… Dio, perché non ha mai fatto particolarmente caso alla sua voce?
Eppure le orecchie le ha e funzionano anche piuttosto bene, aggiungerebbe.
Allora perché, ora che ha sentito quest’innocente frase, mille brividi sono affiorati sulla pelle?
Quando gli risponde, quasi si spaventa, non riconoscendosi.
“Sì, hai ragione. Allora, stendi le braccia in avanti, mani strette sull’impugnatura della pistola, gambe salde. E attento al rinculo” lo istruisce, controllando che esegua quanto dice.
Castiel segue gli ordini in maniera impeccabile, mirando con precisione al muro e non tremando neanche un attimo, rendendo orgoglioso il biondo, che gli stringe le spalle in un gesto affettuoso.
“Direi che hai imparato, ora puoi anche smetterla di rendere quel muro uno scolapasta, Cas. Altrimenti mamma Sam chi la sente?” ironizza Dean, cercando di far voltare verso di sé l’angelo, che però resta fermo sulle sue gambe senza spostarsi di un millimetro.
Dean aggrotta le sopracciglia, confuso, scuotendo l’amico per una spalla.
“Cas? Va tutto bene? Ho fatto o detto qualcosa che non dovevo?”
Quando il silenzio si protrae troppo a lungo, persino per gli standard del cacciatore, si mette davanti al moro, cercando di guardarlo negli occhi per capire cosa non vada.
Castiel abbassa gli occhi, non riuscendo a sostenere quei magnetici occhi verdi che ora sono tinti di preoccupazione.
Si aggiusta il già perfetto trench beige, cercando di trovare tempo per le parole che gli premono sulla punta della lingua.
“Non è niente, Dean, tranquillo. Sto solo assimilando le informazioni che il mio ottimo maestro ha fornito”, dice, sforzandosi di fargli l’occhiolino.
In risposta, le guance dell’interessato si tingono ancora più di un colore scarlatto, portandolo a schiaffeggiarsi mentalmente per la frase così idiota che ha appena usato.
Eppure Dean quando vuole rimorchiare qualche avvenente ragazza utilizza frasi anche peggiori, e allora perché con lui arrossisce?
Andiamo, Castiel si sente persino un novellino, in confronto, nonostante sia già passato molto tempo da quando vive sulla Terra a contatto con gli uomini!
Si schiarisce la gola, cercando di correre ai ripari prima che la situazione diventi ancora più assurda di quanto già non sia.
Dean lo precede nel parlare, con la voce abbassata di due ottave “Lieto di esserti stato utile. Era questo che mi avevi chiesto, in fondo”
No, no, no, no.
Cos’è questa crescente sensazione di panico che improvvisamente attanaglia l’angelo?
Si sente come se lo avessero perforato con una spada angelica e stesse per morire, e forse un po’ muore dentro, quando vede Dean, il suo Dean, allontanarsi da lui, lasciandosi dietro solo una sgradevole sensazione di freddo, con uno sguardo da cucciolo ferito negli occhi.
Il suo corpo agisce prima che abbia il tempo di pensare lucidamente, afferrandogli il braccio destro e fermandolo.
Un paio di occhi lo fissano, una muta domanda celata dietro, unita ad una nota di panico, e Castiel, in risposta, si avvicina in silenzio, sempre tenendolo fermo.
“Vedo che il concetto di spazio personale ancora non l’hai capito…” gracchia Dean, cercando di smorzare la tensione che, come un cappio, è calata all’improvviso su di loro.
“Hai ancora voglia di scherzare, vedo. Chissà se con questo starai finalmente un po’ zitto” lo ammonisce il moro con tono imperioso, che fa chiudere a Dean la bocca e trattenere il fiato.
L’angelo è ora di fronte al biondo, può quasi contare le efelidi che, timide, sono spruzzate sul naso e sulle guance.
Allaccia i propri occhi, blu cielo, ai suoi, verde smeraldo, attraversati da pagliuzze dorate che ha imparato ad amare col tempo.
La lingua di Dean fa capolino dalle sue labbra per poi passare sulle stesse, in un moto involontario che però manda una cascata di brividi caldi lungo la schiena di Castiel.
Con entrambe le mani afferra il bavero di quell’orrenda camicia verde kaki che il giovane sta indossando, sentendo il suo fiato sulle labbra, appena aperte per poter respirare.
Alza la testa e finalmente fa combaciare le loro bocche, che si sfiorano timide ed impacciate.
Quando percepisce che l’altro è immobile e rigido, abbassa il capo e non ha la forza di alzare lo sguardo per vedere la reazione del cacciatore, probabilmente disgustato dal gesto avventato che ha fatto, poi indubbiamente avrà rovinato uno dei pochi rapporti veri che sia riuscito ad instaurare e così Dean non lo vorrà più vedere, non lascerà più che vada con loro a caccia e Castiel sarà destinato ad una vita di solitudine sulla Terra, per l’eternità.
Sta per staccarsi, quando due mani callose si posano sopra le sue, che ancora stringono il colletto, stringendole forte.
Solleva la testa, sorpreso, prima di vedere Dean abbassarsi e posargli un altro bacio sulle labbra.
Poi ancora uno, e ancora uno, e ancora, finché Castiel non lascia scivolare le sue mani sui fianchi tonici del biondo, stringendo tra le dita la stoffa e portando il suo corpo ancora più vicino, fino a che tra loro non resta nemmeno un centimetro di spazio.
Quelle del cacciatore vanno invece ad intrecciarsi dietro la sua nuca, solleticandogli l’attaccatura dei capelli e portando il moro a desiderare di più.
Gli posa un altro bacio sulle labbra, gentile, facendogli capire di spostarsi sul letto.
Un lampo di malizia attraversa i suoi occhi verdi, quando, all’improvviso, la porta della stanza si apre, facendo spuntare Sam, la faccia stanca e un sacchetto in mano.
Osserva con cipiglio scettico la stanza e Castiel, fermo in mezzo, che sembra un cervo accecato dal fanale di una macchina, prima che si decida a chiedere “Tutto bene? Che avete fatto?”
E un Dean alquanto incazzato, rifugiatosi velocemente in bagno, gli urla “NIENTE!”

E’ un’idea che mi è venuta in mente dopo aver visto una fanart, spero possa piacere.
E’ la prima che scrivo sul fandom di SPN, mi auguro che non sia del tutto orrenda!
Sono in totale tre One-shot, la prossima dovrebbe arrivare entro breve.
Marta xx



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Capitolo 2
*** Verità, parte I ***


Ed eccomi qua dopo 4 anni di assoluto silenzio. Non so davvero come farmi perdonare... Ho avuto diverse
 
situazioni difficili in famiglia, che uniti allo stress e all'ansia per l'università e il Covid, mi hanno impedito di
riprendere a scrivere e continuare le mie fanfiction. Questo secondo capitolo è di transizione, che mi
serviva per poter esplorare i sentimenti di Dean e la confessione al fratello.
Il terzo capitolo sarà quello conclusivo. È in scrittura, dunque nei prossimi giorni spero di poterlo
pubblicare.
Un bacio a chiunque ancora mi legga.
Marta xx
 
 
They say before you start a war
You better know what you're fighting for
Well baby, you are all that I adore
If love is what you need, a soldier I will be.

 
Parlare con suo fratello maggiore è come tentare di cavare un ragno da un buco. Sono giorni, giorni che
Sam tenta di capire cosa diamine sia successo in quella camera d'hotel, ma puntualmente rimane con un
pugno di mosche in mano e nelle orecchie tutte le imprecazioni che Dean gli ha rivolto.
Castiel medesimo non è di aiuto: barricatosi in Paradiso per "risolvere questioni angeliche di vitale
importanza" non si è più fatto vedere, ignorando del tutto le preghiere - minacce- del minore dei
Winchester.
Sam sospira pesantemente, lasciandosi cadere a peso morto sulla scomoda poltrona nella camera dell'hotel
dove stanno soggiornando. Allunga le braccia dietro la testa, lasciando andare un sospiro di sollievo, per poi
sgranchirsi le dita e aprire il computer per poter leggere alcune informazioni riguardanti il caso che stanno
seguendo.
Alzando brevemente gli occhi dallo schermo osserva il fratello, davanti al frigo con le mani sui fianchi,
indeciso su quale bevanda prendere.
È strano per uno come Dean, dato che solitamente beve almeno un paio di birre giorno ed ha più alcool in
corpo che sangue. E lo è ancora di più quando lo vede prendere una bottiglietta di succo di frutta e berlo
avidamente.
Sam sgrana gli occhi incredulo, non avendolo mai visto bere o mangiare qualcosa di vagamente più salutare
del bacon fritto nel cheeseburger. C'è qualcosa che non va.
Ti immagini se si è innamorato di qualcuno? Condoglianze.
Al pensiero gli scappa una risata, che tenta di soffocare velocemente e malamente con un colpo di tosse.
"Che hai da sghignazzare? Stai facendo casino da almeno 20 minuti, Samantha" lo rimbecca difatti Dean.
"Mi è andata di traverso la saliva, stai zitto"
Il maggiore alza gli occhi al cielo, per poi avvicinarsi alla postazione alla quale è seduto Sam, sedendosi sulla
sponda del letto vicino alla scrivania.
"Guarda qua, ho trovato un blog che sembra far proprio al caso nostro. C'è anche una sezione commenti, in
cui le persone possono scrivere le loro opinioni o esperienze personali. Un paio mi sembrano veritiere.
Cerco di rintracciare i profili degli utenti e domani andiamo alla stazione di Polizia per vedere se riescono a
fare qualcosa"
Dean annuisce distrattamente, gli occhi puntati sullo schermo dalla luminosità troppo alta che il fratello si
ostina a voler tenere perché altrimenti non ci legge niente, ma ha la testa da un'altra parte.
Non lo interrompe neanche quando gli comunica quali, secondo lui, sono le strategie più giuste per
acciuffare quel vampiro che sta terrorizzando la cittadina sperduta nel nulla in cui si trovano.
E nemmeno si accorge del fatto che Sam si è interrotto e lo sta guardando con un sorriso beffardo.
"Andiamo Dean, hai almeno ascoltato la metà delle cose che ti ho detto?"
"Ho smesso di ascoltarti mezz'ora fa. Sei logorroico, parli troppo" dice lui, la voce pregna di scherno.
Sam lo guarda esasperato, prima di scuotere la testa. Conosce perfettamente ogni sfumatura del tono di
voce del fratello e, per quanto avvezzo ad un uso quotidiano di pesante sarcasmo e pungente ironia, è
consapevole che spesso vengano usati come corazza per non far percepire i reali sentimenti.
E Sam non è stupido, oh no.
E, in quel preciso istante, capisce. Capisce e tutti i tasselli che fino a quel momento non avevano trovato
posto nel suo puzzle mentale trovano la loro collocazione.
La consapevolezza lo colpisce come un pugno nello stomaco: conta mentalmente fino a 10 prima di
decidersi a parlare.
Sa che Dean molto probabilmente lo insulterà e uscirà dalla camera sbattendo la porta con stizza, o che gli
dirà di stare zitto e di continuare con le sue ricerche e di smetterla con le scenate da femminuccia.
Ma di certo non si aspettava quello.
"Dean, oh mio Dio. Sei innamorato. Innamorato innamorato".
"Andiamo Samantha, cosa stai dicendo? Ti ha dato di volta il cervello? Vedi che mangiare troppa insalata fa
male?"
Suda, Dean. Suda terribilmente. Il cuore gli è schizzato in gola e non accenna a fermare quei dannati battiti.
Sa che deve mantenere una facciata, una porta chiusa a tripla mandata che impedisca la fuoriuscita di
qualsiasi sentimento debole ed intimo che possa provare.
Si vergogna di quello che prova, si vergogna per chi lo prova. È un sentimento totalizzante e paralizzante,
che gli occupa il cuore e la mente tutti i giorni, tutto il giorno.
Il ricordo di due occhi blu e un paio di labbra screpolate lo tormentano costantemente: durante le scarse
ore di sonno che si concede, durante le cacce e persino mentre flirta con un numero imbarazzantemente
alto di donne nei pub dove va.
Dean sbatte gli occhi, ritornando alla realtà come se qualcuno avesse fatto scoppiare una bolla di sapone.
Allaccia lo sguardo a quello di suo fratello, credendo di leggervi pietà o, ancora peggio, disgusto.
Non accade nulla di tutto questo: vi legge amore ed empatia, dolore e sollievo.
I sentimenti lo travolgono come un'onda infrantasi con troppa veemenza sugli scogli, lasciandolo
boccheggiante.
Abbassa velocemente lo sguardo, sentendo un pizzicorio agli occhi. Li stringe più forte che può, deciso a
non lasciarsi sfuggire nemmeno una lacrima. Non può, non di fronte al suo fratellino. Del resto ha sempre
dovuto essere - fingere - di essere forte davanti a Sam anche nelle situazioni in cui si sarebbe solo voluto
accasciare per terra con le ginocchia al petto sperando di scomparire e non si può permettere di fare
altrimenti.
Perché non puoi, Dean? Sei stato forte abbastanza. John non c'è più.
Sì. John non c'è più. Non deve più sopportare le sue continue lamentele sugli uomini che piangono o
commenti neanche troppo velatamente omofobi. Non deve più dimostrargli che è un soldato
perfettamente addestrato o un assassino spietato. Può togliersi il macigno dal cuore, almeno un pezzettino.
"Sì, Sam. Lo sono. Lo sono e Dio solo sa quanto mi faccia paura questa cosa. La nostra vita non è facile e
non è fatta per avere dei legami, delle relazioni. Nelle situazioni più fortunate, le persone che hanno la
sfortuna di incrociare noi cacciatori devono allontanarsi, fuggire via e ricominciare da capo, per evitare di
essere invischiati in tutta sta merda. Altre volte l'epilogo è molto peggio, e lo sai benissimo" risponde con
voce rotta.
Sam rilascia un sospiro, prima di avvicinarsi a lui e poggiargli le mani sulle spalle, stringendo forte.
"Hai dimenticato che invece talvolta si può essere felici? Certo, la famiglia che ci costruiamo non sarà mai
come quella delle persone normali, ma c'è la possibilità. Dobbiamo stare attenti ed insegnare ai nostri figli
quello che sappiamo e quello che si nasconde nel buio, ma possiamo farcela. Possiamo scegliere di
smettere questa vita e tentare di averne una tranquilla e, in un certo senso, monotona, ma possiamo"
"Se anche qualcuno di noi decidesse di smettere, sai che il nostro passato ci tormenterebbe sempre! Credi
che ai tempi, con Lisa e Ben, io fossi scevro dai ricordi? Dagli incubi?" scatta Dean, tentando di liberarsi
dalla morsa di Sam, che, irremovibile, lo trattiene.
" Il passato tormenta tutti, Dean. Sta a noi scegliere se farci sopraffare o conviverci".
Il maggiore abbassa la testa, sconfitto. Sa che Sam ha ragione, eppure crede ancora di non essere capace di
compiere il passo necessario per poter cominciare a vivere come davvero desidera.
Gli tremano le mani mentre un pensiero si fa largo nella sua testa.
"Potrebbe funzionare, secondo te...?"
Non dice chi, o con chi, ma spera che il fratello capisca senza bisogno che lui si imbarazzi più di quanto non
stia già facendo.
Il sorriso sornione di Sam spunta immediatamente sulle sue labbra mentre gli risponde, fingendo
noncuranza e beandosi delle gote infiammate dell'altro.
"Bah, secondo me potresti provare... Castiel ci sei? Dean è in pericolo!"
 
E scoppia a ridere osservando il fratello che, imbarazzato, gli urla contro epiteti poco carini mentre un
angelo del Signore gli appare accanto, visibilmente stupito dalla scena che si trova davanti.

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Capitolo 3
*** Verità, parte II ***


Ed eccoci ufficialmente giunti alla terza ed ultima One-shot. 
Vi lascio alla lettura.
Un bacio
 
 
 
Dean sente le ginocchia cedergli. Non è ancora pronto ad affrontare lo sguardo sinceramente preoccupato ma al contempo indagatore del suo migliore amico. Non prima di aver preso piena consapevolezza del fatto di essersi appena aperto con il suo adorabile fratellino circa ciò che prova da molti anni a questa parte.
Ha fatto una fatica immane nel cercare, trovare ed usare le parole giuste per spiegargli qualcosa di così palese agli occhi di tutti tranne che i suoi ma di così profondo ed ingarbugliato che quasi lo spaventa.
Non ha mai provato qualcosa di tale portata. Le uniche persone per le quali ha provato un amore viscerale sono sua madre e Sammy, eppure una gliel'hanno portata via comunque e ha rischiato di perdere molteplici volte anche l'altra. 
Grazie tante se adesso ci vuole andare coi piedi di piombo, per usare un eufemismo.
 
Prudenza o codardia? 
Cazzo coscienza, stai zitta. Non complicare anche tu le cose.
Non sono complicate, non sarebbero complicate. Non lo sono mai state, eppure.
Eppure Dean rischia di perdere tutto, ancora una volta. Rischia di farsi scivolare dalle dita un lembo di felicità con la persona migliore che gli sarebbe mai potuta capitare.
Cristo, ho combattuto cose peggiori e non mi sono mai tirato indietro. Questa però è molto peggio, perché è una battaglia che durerà per sempre e con cui dovrò convivere fino alla fine dei miei giorni.
 
Un sospiro tremolante viene rilasciato nell'aria, spezzando il silenzio greve che ha attorniato le tre figure presenti nella stanza.
"Dean... stai bene?".
È Castiel a parlare per primo, preoccupandosi ancora incondizionatamente dopo così tanto tempo per lui.
Gli si avvicina piano, incerto sul da farsi: le regole sullo spazio personale sono state abolite già da molto tempo, tuttavia il ragazzo è imprevedibile. Sfuggente come un gatto randagio e contemporaneamente impacciato come un adolescente con la sua prima cotta quando deve chiedere qualcosa e non sa come farlo, riesce ancora a mandare in confusione l'angelo, che tenta disperatamente di leggerlo. Pur conoscendolo a memoria, c'è ancora qualche piccolo particolare che riesce a sfuggirgli.
Lo vede saltare, colto di sorpresa dalla sua domanda. 
"Non sei ferito, come Sam mi aveva comunicato con tale urgenza. Si può sapere cosa diavolo state combinando? Se non avete questioni urgenti, io dovrei andare, in Paradiso i miei fratelli hanno bisogno di me".
Diametralmente opposte sono le reazioni a tale affermazione: Sam sgrana gli occhi, facendo cenni convulsi al fratello, dimenando la testa a destra e sinistra, tentando disperatamente di farsi capire. Suddetto fratello converge improvvisamente tutta la sua attenzione al tappeto liso e sporco che giace ai loro piedi, non alzando lo sguardo neppure quando l'altro, schiarendosi la gola, accampa una scusa improvvisata nel vano tentativo di non farsi scomparire l'angelo da sotto il naso.
"Ehi amico, ehm. In-in realtà Dean è davvero ferito e sta molto, molto male... dovresti guardarlo con maggiore attenzione, non vedi come è emaciato e con il fiato corto?" balbetta il minore, agitando le mani mentre parla.
Dean gli schiocca uno sguardo assassino, ben attento a non farsi notare da nessun altro. 
Oh sì Sammy, caro dolce Sammy, me la pagherai. Butterò nel cesso le tue insalate e ti taglierò i capelli. 
L'intero corpo di Castiel si tende a quelle informazioni. Afferra il ragazzo accanto a lui con una mano, mentre l'altra va a prendere con decisione il mento, facendogli finalmente alzare gli occhi.
Lo osserva con fermezza e rigore, proprio come le prime volte, in cui gli imponeva di portargli rispetto in quanto angelo del Signore e soldato divino.
"Non per spezzare questa sessione di sguardi, ma con l'ultima persona che mi ha guardato così ci ho scopato..." gracchia Dean, tentando di guardare ovunque tranne che negli occhi di Castiel. Gli mettono soggezione e si sente denudato.
Quest'ultimo pensiero non ci sarebbe voluto, diamine. Le guance gli vanno a fuoco e sente che da lì a poco incomincerà a balbettare e tremare. 
Vai a fanculo Castiel, proprio di te dovevo innamorarmi?
"Dean, hai fatto questa battuta anni fa ed ora è passata di moda, dovresti aggiornarti, se vuoi continuare a rimorchiare. Non tutti cadono con tali complimenti beceri ai tuoi piedi..."
Continua Sammy, e vedrai che oltre all'insalata butterò anche i tuoi hamburger di soia. 
"Puttana"
"Stupido"
"Silenzio!" intima Castiel, scocciato dai loro continui battibecchi e dal fatto che Dean stia cercando di scivolare in modo furtivo dalla sua presa ferrea. 
"Avanti, dimmi cosa hai e ti posso aiutare. Non so perché, ma ho la sensazione che ciò che starai per dirmi non mi piacerà affatto..." continua l'angelo avvicinandosi ancora di più al cacciatore, quasi schiacciandolo col proprio peso contro la parete.
Dean guarda fugacemente la parete alle proprie spalle, quasi sperando che essa si apra e ne esca fuori un mostro pronto per divorarlo. Tutto, fuorché avere quella conversazione.
Alle loro spalle Sam è indeciso sul da farsi: vorrebbe assistere alla scenetta, pronto a perculare suo fratello da qui al resto dei loro giorni per non avere avuto il coraggio di affrontare la situazione, dall'altro sa che è giusto concedere loro un poco di intimità, dato che poi, in un modo o nell'altro, sarebbe riuscito a far dire a quei due tutti i particolari piccanti che lo interessano. 
Saggiamente, propende per la seconda ipotesi. Si fa scivolare le chiavi della camera in tasca ed esce fischiettando, curandosi di chiudere piano la porta alle sue spalle.
Dean ingoia un groppo di saliva un paio di volte, prima di poggiare le mani sulle spalle di Castiel, facendogli capire di allontanarsi. Riconquistato il proprio spazio personale, il cacciatore inspira ed espira forte, torturandosi le pellicine delle dita con le mani. Non proferisce alcuna parola e non ha più lo sguardo allacciato a quello dell'uomo davanti a lui, che resta fermo, le mani abbandonate lungo i fianchi, senza sapere cosa fare.
"Cass, io... C'è qualcosa che voglio dirti, ed è molto importante. Ho bisogno che tu mi ascolti attentamente e che non mi interrompi, ok?"
Un cenno con la testa gli dà il coraggio di continuare.
"Non so come dirlo, non so se dirlo e come la prenderai, ma non posso più avere questo peso sul petto che mi tormenta. Sei stato il compagno e il migliore amico che un uomo -che io- potessi desiderare, ma ora le cose sono cambiate"
Castiel apre la bocca, incredulo per ciò che sta sentendo. L'emozione che gli umani classificano come "paura" si fa strada nel suo petto.
"Dean, so che non sempre ho fatto cose buone. Mi sono alleato con persone sbagliate e ho compiuto gesti orribili, ma l'ho fatto per te"
Il diretto interessanto gli intima di non continuare con il discorso, altrimenti riscia di perdere quel poco di coraggio che ha racimolato.
"Ne abbiamo già parlato, lo so. Quello che intendo dire è" - ha il fiato corto e il respiro tremolante- "chemisonoinnamoratoditeenonsocomefare" butta fuori. 
Il panico gli serpeggia dentro. Smette di torturarsi le mani ed alza gli occhi per osservare l'Angelo. Non fa trasparire nulla, nessuna traccia di emozione. Gli occhi scuri che lo attaversano come lame è tutto ciò che ottiene da lui.
Ho rovinato tutto. Ho rovinato tutto e ora sono nella merda totale. Cosa mi è saltato in mente? Era ovvio che fosse unidirezionale 
Stacca le spalle da quel muro e si maledice interiormente. Perché adesso ha la vista appannata e le guanche bagnate? O andiamo, non starà mica frignando come una ragazzina... 
"lascia stare, Cass. Dimentica tutto, non era importante. Non preoccuparti, da ora in poi ti relazionerai solo con Sam per le questioni urgenti, io non ti chiamerò più, non sarò un peso" dice con tono amaro, trafficando con i suoi oggetti personali sparsi sul letto per evitare quanto più possibile la figura dietro di lui.
"Dean..."
Rumori di cose che vengono sbattute dentro la sacca verde da viaggio.
"Dean, ti prego..."
Respiri affannati e sempre più corti.
"Dean, ti ordino di guardarmi!" tuona Castiel, ormai ad un passo dalla schiena dell'altro.
La testa si muove in segno di dinego "Non mi farò umiliare ancora di più. Vattene, prima che ti tiri un pugno".
L'Angelo freme di rabbia. Lo afferra per le spalle e lo fa voltare di scatto verso di lui. Più Dean tenta di lottare per liberarsi, più lui lo stringe, come un serpente con la sua preda.
Non pensa razionalmente, agisce e basta. Avvicina la testa a quella del cacciatore e fa scontrare le labbra con veemenza. 
Dean rimane immobile, sconvolto da quello che sta succendendo. Si lascia manovrare come una bambola di pezza, sente che il corpo non risponde ai comandi.
Castiel lascia andare la morsa sulle spalle e gli circonda il viso, accarezzandolo come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
Gli sorride felice e gli lascia un altro bacio. E poi un altro. E un altro ancora. 
Dean gli allaccia timidamente le braccia al collo, tirando piano le ciocche castane alla base della nuca prima di rispondere attivamente ai baci soffici che sta ricevendo.
Non c'è urgenza in quello che stanno facendo, non c'è la brama di saltarsi addosso. Si baciano come se lo facessero da sempre, come se già conoscessero le rispettive labbra e il mix dei loro sapori.
Si baciano e si cullano, godendo della sensazione di calore che provano.
Il cacciatore è il primo a parlare, restando seppellito nelle braccia dell'amante.
"Cass, questa cosa cambierà il nostro rapporto?" una nota di ansia a sporcare la voce.
"Sì, cambierà tutto"
Due occhi verdi spalancati lo frenano dal continuare la frase.
"Cambierà tutto perché cambierà la percezione di noi stessi e del mondo. Cambierà perché non sarai più solo a condividere i pesi che la vita ti ha messo sulle spalle. Cambierà perché sento che ti amo, dal primo giorno in cui ti ho visto"
Dean arrossisce deliziosamente e furiosamente: non è mai stato avvezzo a discorsi del genere, con nessuno. Quello che fino a poche ore prima era il suo dannatissimo migliore amico piumato, ora è il suo dannatissimo... che cosa? che cosa vuole che sia? 
Dean sa la risposta, la sa. Solo che non è ancora pronto ad ammetterlo. E che diamine, dategli un po' di tregua! 
Sospira contento prima di appoggiare la testa sulla spalla di Castiel, che lo stringe ancor più tra le braccia.
 
 
 
Epilogo
 
"SAAAM CRISTOOOOOO!!! Il mostro sotto il letto ti ha mangiato le mani? Non sai più suonare il campanello?" urla un Dean assai stizzito nei confronti di un ignaro Sam il cui unico crimine è quello di essere appena rientrato.
Il fratello lo guarda con sguardo interrogativo, lasciando vagare lo sguardo nella stanza. Un sorriso lascivo gli si allarga sulle labbra e "Com'è andata con Cass? Risolto tutto?" chiede.
Lui allarga le braccia con noncuranza. "Mah, direi abbastanza... Abbiamo parlato a lungo"
"Mi pare che il termine appropriato che hai usato sia stato limonare, Dean. Non mi piacciono le bugie lo sai", lo interrompe la voce sommessa di Castiel, che ha fatto capolino dalla porta del bagno.
Come Dean non si sia spezzato l'osso del collo girandosi troppo velocemente verso l'Angelo sbracciando come un ossesso per farlo stare zitto Sam non lo saprà mai, ma di una cosa è abbastanza certo: non lo ha mai visto così felice e rilassato.
È in buone mani, dopotutto. 
E al pensiero si lascia andare ad una risata cristallina che riempe la loro camera.
 
 
Eccoci qua, finalmente terminata. Con un po' di ritardo rispetto a quanto vi avevo promesso ma ce l'ho fatta! Sono molto contenta di me stessa. 
Spero che si siano piaciute e che mi farete sapere cosa ne pensate.
Non escludo in un futuro di scrivere ancora sui personaggi di Supernatural... ;)
 
Marta xx

 

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