Mambo aus München

di LilithGrace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maiden Goddess Statue ***
Capitolo 2: *** Tito ponme a gozar con los timbales ***
Capitolo 3: *** Die drei kleine Schweinche ***
Capitolo 4: *** Non parlo così ***
Capitolo 5: *** Cuore di ghiaccio ***
Capitolo 6: *** Sunflowers ***
Capitolo 7: *** Imperial Rose ***
Capitolo 8: *** Born again ***
Capitolo 9: *** Ti voglio bene ***



Capitolo 1
*** Maiden Goddess Statue ***


Stoccolma.
Quella città l’aveva sempre attratta fin da bambina: quell’ambiente le aveva sempre trasmesso un che di fiabesco, pace, silenzio.
Ed ora era lì a passeggiare tra le strade di quella fredda città incantata con i suoi due migliori amici: J
örg, il suo ballerino da quando avevano quindici anni e Yvone, truccatrice e acconciatrice personale ed amiche dai tempi dell’asilo; armati di mappa, cappotti più grandi di loro e macchina fotografica si aggiravano alla ricerca di quel famoso parco di cui Anja aveva parlato per tutto il viaggio: lì c’era una fontana con una statua rappresentante una dea, probabilmente della fortuna, che gli svedesi pregavano dopo aver gettato una monetina nell’acqua, come si è soliti fare anche a Roma nella fontana di Trevi o a Firenze con la statua del Porcellino!
Anja era decisa a chiedere a quella statua di far andare tutto secondo i piani: da lì a poche ore lei e Jörg si sarebbero esibiti in uno spettacolo di mambo in uno dei congressi più grandi d’Europa.
Sovrappensiero, si staccò dai suoi compagni d’avventura e si trovò al cospetto della fontana, anche se la statua non era proprio come l’aveva vista in foto, era stata distrutta, ma pensò che comunque valeva la pena tentare di esprimere il proprio desiderio, così prese dalla tasca una monetina, la lanciò nell’acqua e pregò sottovoce.
Notò poco distante da sé un ragazzo biondo, con occhi chiari con lo sguardo perso, incantato su un punto fisso, lontano; si avvicinò e cercò di chiedergli cosa fosse successo alla statua in uno svedese un po’ stentato, ma al ragazzo non sfuggì né l’accento, né la lingua in cui era scritta la guida.
“Puoi parlare in tedesco, se preferisci…” disse con tono molto calmo.
“Ah, non ti sfugge nulla…” Anja sorrise imbarazzata “Grazie…” e si schiarì la voce “ volevo chiederti se sapevi la ragione per cui la statua non è come la riportano sulla guida” gli chiese porgendogli il libro con la foto della statua della dea inginocchiata e con un’anfora sulla spalla.
Il ragazzo fissò la foto con un’aria quasi assente, chiuse la guida e la restituì alla ragazza “non lo so, sono parecchi anni che non vivo più qui in Svezia”
“Oh.. beh, grazie mille lo stesso!”
“Ecco dove ti eri cacciata!” urlò J
örg, facendo segno a Yvone, attirando la sua attenzione.
“Smettila di porre domande a quel poverino! Sbrigati, il palco ci aspetta.. ricordati che dobbiamo riscaldarci, Yvone deve acconciarti i capelli e truccarti…” e mentre sbraitava nervosamente, elencava tutte queste cose da fare tenendone il conto, alzando un dito dopo l’altro.
“Sì J
örg, ho capito… non ti agitare” rispose tranquilla quasi ridendo. Faceva sempre così prima di un’esibizione. Si voltò verso il giovane biondo e cercò di ringraziarlo, ma fu interrotta da Yvone.
“Per ripagarti per la pazienza che hai avuto con Anja, sei invitato ufficialmente a vedere il loro spettacolo allo ‘Stockholm Mambo Weekend’1, potrai entrare con la nostra lista…” stava trascrivendo il tutto su un foglietto che porse al ragazzo “Porta chi vuoi e mi raccomando, cerca di non mancare.”
Usò un tono che non ammetteva repliche, che lasciò spiazzato anche il giovane che, in tutto questo, aveva capito ben poco.
I tre si dileguarono senza neanche aspettar risposta e si diressero verso il grande palazzo ospitante il congresso.

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Note del testo: 1- esiste davvero un congresso di balli caraibici a Stoccolma e si chiama "Hot Salsa Weekend" (io l'ho un po' modificato)

Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!
Finalmente mi son fatta forza e ho deciso di pubblicare la mia prima fanfiction!
E' dedicata ad uno dei miei personaggi preferiti di CT, Stephan Levin; Ho deciso di scrivere una storia su di lui perché credo meriti di essere felice, riaprendo il suo cuore a qualcuno.
Accetto qualsiasi tipo di critica, purché sia costruttiva ^^

Un abbraccio, Grace :) 


Disclaimer. I diritti sulla storia di Captain Tsubasa appartengono al suo creatore Yoichi Takahashi
 

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Capitolo 2
*** Tito ponme a gozar con los timbales ***


Stephan POV

I ragazzi che aveva incontrato oggi erano davvero bizzarri… no, non tutti. La ragazza con cui aveva chiacchierato era tranquilla, pacata… in questo forse somigliava a Katarina.. la sua amata Katarina.
La sua domanda di oggi pomeriggio non aveva suscitato fastidio o dolore nel suo cuore, anzi quasi era rimasto piacevolmente sorpreso di sentire un accento familiare come quello tedesco e, a giudicare dalla cadenza, dovevano essere tutti della zona della Baviera. Ed era stato buffo sentire come abbia provato a parlare svedese.
L’aveva incuriosito, decisamente. Avevano parlato di un’esibizione, di mambo… Beh, sapeva che il mambo era un ballo, ma non era poi così tanto informato sul tipo di musica o su come sarebbe potuta essere una coreografia o i vestiti. Forse era proprio questa curiosità ad averlo spinto a cercare sul motore di ricerca l’indirizzo della struttura dove si stava svolgendo il congresso.
Ci sarebbe andato solo? Era indeciso se chiamare o no i suoi tre compagni di squadra in nazionale svedese, Larsson, Brolin e Frederics… “O la va o la spacca…” disse tra sé e sé e decise di andare solo.
Buttò il telefono sul letto e andò a prepararsi, concedendosi prima una lunga doccia calda.


Anja POV

“Yvone, secondo te i capelli sono meglio sciolti o con una coda bassa?” Era ferma lì da più di venti minuti, davanti allo specchio del suo camerino. Aveva già indossato il suo vestito da ballo: un vestito nero a maniche lunghe, completamente ricoperto da frange. Le gambe erano coperte solo dalle calze a rete con swarovski, utilizzate solitamente dalle ballerine. Trucco nero sugli occhi, non troppo pesante, per fari risaltare le iridi castane, e labbra rosse… l’unico problema erano i capelli! La chioma castana ricadeva liscia sulle spalle della ragazza che era impegnata a fissarsi allo specchio, indecisa.
“Potresti legarti solo una parte dei capelli, così da lasciarli liberi e in movimento, ma senza averli davanti al viso… che ne dici? Potrebbe essere di tuo gradimento?”
Un lieve cenno del capo di Anja le aveva dato il lasciapassare per procedere all’acconciatura.
“Sei pronta e sei splendida come sempre… fidati, se stasera il tizio della fontana non verrà, si perderà la tua bellezza e il tuo talento… anche quello di Jörg, ma credo tu possa interessargli molto di più” detto questo, le fece un occhiolino e con una leggera pacca sulla spalla la rassicurò, giusto in tempo perché uno dello staff li era andati a chiamare. Sarebbe toccato alla loro coppia da lì a pochi minuti, appena dopo lo spettacolo che stavano per annunciare.


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Stephan, arrivato a destinazione, trovò il tavolo dedicato alla sua lista senza troppa fatica, essendo letteralmente vuoto. Aveva attirato qualche sguardo, evidentemente lo avevano riconosciuto, ma non ci badò più di tanto.

“Ed ora vi presenteremo una coppia di Monaco di Baviera. Sulle note di “Ran Kan Kan” del grandissimo Tito Puente, J
örg y Anja!!”
I due furono accolti da un applauso. Lui indossava un semplice pantalone nero, camicia bianca e giacca nera. Lei un vestito completamente pieno di frange che volteggiavano insieme a lei e ai suoi capelli mogano. Tutto era armonico.
Un piccolo colpetto sulla spalla interruppe il flusso di pensieri del ragazzo:
“Allora sei venuto!” Così facendo, Yvone lo salutò: “non far caso al tavolo, ne riservano uno per ogni scuola ospite e della nostra scuola ci siamo solo noi tre!” rise appena e lo guardò.
“Strano che ancora nessuno t’abbia fermato per un autografo” azzardò. Lei e Jörg l’avevano riconosciuto, essendo rispettivamente figlia di un tifoso del Bayern, e l’altro un tifoso della medesima squadra.
Il ragazzo la guardò stupito per un momento: “Forse penseranno che sia un sosia…”
Yvone rise sotto ai baffi “Jörg ti chiederà scusa mille volte. E’ tifoso del Bayern, ma era talmente preso dal suo spettacolo che su due piedi non ti aveva riconosciuto. Quando se n’è accorto, si è dato ripetutamente dell’idiota… Anja invece ci mette un po’ a carburare.. a volte non riconosce neanche sua sorella per strada, vive in un mondo tutto suo. Quando ti presenterai per bene sicuramente ti dirà di averti visto da qualche parte, ci ragionerà e dopo averle dato un piccolo aiutino, vedrai che ti riconoscerà e ti tratterà esattamente come ti ha trattato stamattina. Ormai sei catalogato come il ragazzo della fontana e non come Stephan Levin del Bayern Monaco.”
“Eccociiiii” Jörg si buttò sul divanetto accanto a Yvone, salutandola contento come non mai “E’ andata benissimo, era tutto perfetto!” si voltò verso Stephan e gli sorrise, unendo poi le mani, come per pregare: “Ti prego, perdonami per stamattina. Sai, sono tifoso, ma ero troppo preso da me e a cercare questa cosina qui” disse indicando Anja.
“Non preoccuparti.. a volte fa piacere passare inosservati” Accennò un sorriso: “Siete stati molto bravi, complimenti”
“Grazie! Hai sentito Anja? Stephan Levin ci ha fatto un complimento. Inchinati.”
“Grazie! Come hai detto che ti chiami? Devo averlo già sentito, non mi è nuovo…” Così facendo, si portò due dita su una tempia, ragionando… Quel nome non le era nuovo, ne era certa.
“Che ti avevo detto?” sussurrò Yvone al biondo, suscitando una risatina nel giovane.
“Sveglia! Fortuna che a casa tua vedete le partite eh”
“Jörg, io non guardo mai la tv. Le partite le guarda mio padre…”
“Se ti impegni, forse ci arrivi….”
“Aiutino… Yvone, almeno tu aiutami”
“D’accordo… allora, ti dico che vive a Monaco”
“Ok”
“ti dico che…”
Yvone fu interrotta dalla voce del presentatore: “Con grande, grandissimo onore, ecco a voi il Principe de la Salsa… Joooohnny Vazquez!”
Uno dei ballerini di salsa più bravi al mondo, creatore del Los Angeles Style era lì, su quel palco. Anja si alzò di scatto  e le si illuminarono gli occhi: quell’uomo era la ragione per cui aveva iniziato a ballare. Si esibì in una salsa mozzafiato, tra volteggi, prese ed acrobazie.
“Ogni volta è sempre come fosse la prima… ogni volta è diversa” disse con voce rotta dall’emozione, una volta finita l’esibizione.
“Dicevamo?”
Yvone riflettè un momento “Se continuassimo il discorso in un posto più tranquillo? Vi andrebbe?”
Nessuno dei presenti obbiettò.
Dopo essersi cambiati, Jörg e Anja raggiunsero gli altri nella hall dell’albergo e si diressero in un pub non molto distante da lì e neanche molto frequentato, così da poter stare più tranquilli.
Ordinarono delle birre e ripresero il discorso.
“Sono pronta!”
“Allora, che vive a Monaco già lo sai. Ora ti dico Karl-Heinz Schneider”
“Pf, lo sanno anche i muri chi è Schneider…”
“Chi è?” chiese pensando che l’amica stesse bluffando.
“un calciatore… dai Yvone, non sono così ignorante!” rise di gusto guardando l’amica.
“ok, allora sai anche chi è lui…” sorrise indicando Stephan, seduto accanto all’interrogata.
“…ahhh ho capito chi sei! Scusa, ho difficoltà ad associare nomi e volti, mi dispiace!” rise di nuovo, mettendosi una mano davanti al viso, come se si stesse vergognando.
“Come ho già detto a Jörg, a volte è bello non essere riconosciuti.” Sorrise rincuorando la ragazza.
“Posso farti una domanda?” chiese seria la ragazza.
“No, non puoi. Smettila, non lo sa. Te lo dico io.” la interruppe Jörg che attirò l’attenzione su di sé, avendo assunto un tono quasi spazientito.
Yvonne si rivolse a Stephan “Non lo sai, fidati. Dille che non lo sai, altrimenti perderemo la serata… Sta per chiederti di spiegarle il fuori gioco e gliel’abbiamo spiegato in tanti modi diversi, anche con le crocchette di pollo. L’aveva capito, ma poi le ha mangiate e ha dimenticato tutto…”
“Mi state facendo passare per stupida” Sbuffò Anja arresa “magari se me lo spiega uno competente, potrei capirlo” volse il volto verso il giovane attaccante svedese “sono pronta, memorizzerò ogni parola”.
La spiegazione fu chiara, concisa, veloce… il risultato non cambiò, Anja non riuscì ugualmente a capire cosa diavolo fosse un fuori gioco. “…sono senza speranze. Nel dubbio, qualsiasi cosa non mi vada a genio, sarà fuori gioco. Contenta io, contenti tutti” affermò soddisfatta a fine discussione.
La serata proseguì tranquillamente, tra una risata ed un’altra; dopo il pub, Stephan portò i ragazzi a fare un giro per Stoccolma... un giro tra le strade secondarie, scorci invisibili agli occhi dei turisti abituati a seguire itinerari soliti. Probabilmente sarebbero stati segreti anche a loro, se non ci fosse stato uno del luogo a mostrarglieli.
“Quando tornate a Monaco?” chiese a bruciapelo.
“Domani” rispose Jörg “Tu?”
“In settimana… c’è stato un piccolo stop del campionato e ne ho approfittato.”
“Beh, se avremo modo, ci beccheremo anche a Monaco, no?”
Questa domanda spiazzò il giovane. Effettivamente non ci aveva pensato e, sinceramente, non gli sarebbe dispiaciuto rivederli. Erano completamente diversi da lui, ma allo stesso tempo li sentiva vicini, simili. Jorg e Yvone erano più espansivi, mentre Anja era più silenziosa, ma un silenzio non assordante, piacevole e questo lo faceva sentire tranquillo, come la quiete dopo la tempesta.
“Sì, volentieri.”
Dopo essersi scambiati i contatti, si salutarono, con la consapevolezza che si sarebbero prima o poi rivisti.




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Angolo dell'autrice:
Ecco il secondo capitolo! 
Innanzitutto vorrei ringraziare la mia amica Chris Vineyard per il supporto e la pazienza, la ringrazio per i consigli preziosi e per non avermi mandato a quel paese xD
Ringrazio chiunque abbia dedicato del tempo alla mia storia e chiunque ne dedicherà in futuro.
Piccole note: 1-per quanto riguarda il titolo del capitolo "Tito ponme a gozar con los timbales" è un verso della canzone "Ran Kan Kan" di Tito Puente, uno dei massimi esponenti del mambo; 2- Johnny Vazquez è uno dei massimi esponenti della salsa nel mondo, è definito "Principe de la salsa" e inventore dello stile LA STYLE (los angeles style). E' il mio artista preferito e fonte di ispirazione. Se siete curiosi, vi lascio qualche link dei suoi show: https://www.youtube.com/watch?v=9YJRtrUqk2Y , https://www.youtube.com/watch?v=27NYENyx6TM . 

 

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Capitolo 3
*** Die drei kleine Schweinche ***


Whatsapp: Die drei kleine Schweinche1
Anja: "Posso scrivere a Stephan?"
Jörg: “Si sarà anche dimenticato chi sei. Figurati se ha tempo da perdere con te… sai quante ne ha?”
Anja: “Sempre gentile….”
Yvone: “Secondo me, invece, dovresti e sempre secondo me, non si è dimenticato proprio nulla. Col passato travagliato che ha, non penso sia così superficiale.”
Anja: “Che passato?”
Yvone: “..non dirmi che non sei neanche andata a curiosare un pochino su internet”
Anja: “mhhh.. no. Dai, non portarla troppo per le lunghe e dimmiiiiiii J”
Yvone: “dammi 10 minuti e vengo a casa tua. Rompina.”
Anja: “Graaaaazie, sei unica!”

Se c’era una cosa che Anja amava delle persone, era la puntualità e Yvone era una che spaccava il secondo.
Dieci minuti precisi ed era fuori dalla porta di casa della ragazza.
La fece accomodare e salirono nella camera di Anja, dove poco prima aveva portato tazze di the fumanti e biscottini.

“Allora, illuminami!”
“Da dove inizio?”
“Dal principio…”
“In realtà c’è molto poco da dire, cioè, so quello che hanno detto i media… So che era fidanzato e che si sarebbero dovuti sposare, ma purtroppo lei è venuta a mancare dopo un incidente… sebbene lui non fosse presente, si è sempre sentito in colpa e ha inventato un tiro tale da poter far male al portiere. Poi si è ridimensionato, ma non so come.” Disse alzano le mani.
Anja ascoltò in silenzio “Mi dispiace… però a me è parso gentile e non particolarmente distaccato. Forse è sulla giusta via per la guarigione, non trovi?”
L’amica sorrise appena “Beh, sono passati anche cinque anni.. il tempo guarisce ogni ferita. Penso abbia preso anche più consapevolezza di sé.”
“Avrà imparato a non soccombere ai propri demoni…”
“Questo è quanto è successo, per questo dicevo a Jörg che è quasi impossibile che lui giudichi una relazione in modo superficiale. Beh certo, probabilmente avrà avuto le sue avventure, ma non credo nel modo che intenda lui” sospirò attendendo una risposta sensata da parte di Anja, impegnata a sorseggiare lentamente il suo Earl Grey.
“Mica ho detto che voglio uscirci insieme per secondi scopi… Ho solo chiesto se potevo scrivergli e basta. Mi sta simpatico e poi ci eravamo promessi, tutti” disse sottolineando la parola TUTTI “che ci saremmo rivisti qui a Monaco.. Quindi non ci vedo nulla di male!”
Prese il cellulare e compose un messaggio diretto a Stephan.

From: Anja
To: Stephan
-‘Stasera ti andrebbe di vederci? Ci sono anche Jörg e Yvone… avevamo intenzione di onorare la promessa fatta a Stoccolma. Fammi sapere, sempre se ti ricordi chi sono :)’


“Fatto!” porse il telefono a Yvone che non fece neanche in tempo a finire di leggere il messaggio che già scoppiò a ridere “Se non gli hai scritto per secondi fini, allora perché hai inserito l’ultima parte?”
“Per sdrammatizzare…” arrossì lievemente.
Sentì vibrare il telefono e si alzò di scatto, riprendendosi il telefono “ah no, è solo Jörg.. sul gruppo”


Whatsapp: Die drei kleine Schweinche
Jörg: “Finito di spettegolare?”

*vibrazione*
“Yvone… ha risposto!”
“Leggi, non tenermi sulle spine!!”

From: Stephan
To: Anja

-'Ciao! Mi ricordo di te, mi hai chiesto cosa fosse il fuori gioco e informazioni sulla fontana.
Stasera avevo già preso impegni con alcuni della squadra, un’uscita tranquilla tra di noi, ma se vi va possiamo vederci un altro giorno.'

*vibrazione*
 “un secondo messaggio… no, ti prego, fa che non sia uno di quelli che scrivono a rate. Li odio.” Rise aprendo il messaggio.

From: Stephan
To: Anja

-'Oppure potreste unirvi a noi. Andiamo in un posto dove saremo al sicuro, nessun paparazzo'

From: Anja
To: Stephan

-'Chi ci sarà? Almeno prepariamo Jörg… potrebbe svenire :’D'

*vibrazione*

From: Stephan
To: Anja

-'Io, Karl, Genzo e Shunko'

From: Anja
To: Stephan

-'Ok, sverrà. Verremo! Dove e a che ora?'

*vibrazione*

“E’ veloce a rispondere, eh?! Sembra quasi interessato a parlare con te.”

From: Stephan
To: Anja

-'Vediamoci alle 22 a Säbener Straße? E’ dove noi ci alleniamo. Se venite voi lì, forse riusciamo a mantenere un profilo basso'

*vibrazione*

From: Anja
To: Stephan

-'Va bene tanto guida Jörg.. a più tardi allora! :)'

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Note: 1- Die drei kleine Schweinche : I tre porcellini, in tedesco.


 

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Capitolo 4
*** Non parlo così ***


Come d’accordo si trovarono alle 22 fuori al campo d’allenamento.
Anja si era seduta sulle scale accanto a Yvone, mentre Jörg era fin troppo emozionato: era rimasto imbambolato a fissare l’ingresso, come fosse la cosa più bella che avesse mai visto nella sua vita… come un bambino al Disney Land Paris che incontra per caso il suo eroe o la sua eroina.
“Dai Jörg, non ti sembra di esagerare?”
Il ragazzo si voltò stizzito a quest’affermazione: “Dovevi vedere la tua faccia mentre fissavi quella maledetta statua sulla guida. La tua è solo invidia perché questo è intero.” Affermò facendole la linguaccia, suscitando ilarità nelle due sedute sulla scale.
Sentirono aprire la porta alle loro spalle e si alzarono tutti e tre di scatto. Uscirono tutti i giocatori, per ultimi i quattro che stavano aspettando.
“Ciao Stephan!” disse un emozionato Jorg seguito da Yvone e un cenno della mano di Anja.
“Ciao!” si voltò verso i suoi tre colleghi: “Loro sono i ragazzi che ho conosciuto a Stoccolma. Sono Jörg, Anja e Yvone” si soffermò su Anja e poi su Jörg: “Loro due hanno ballato al congresso”
“Molto piacere di conoscervi, Stephan ci ha parlato molto di voi! Ha detto che siete stati bravi” disse il capitano del Bayern, mentre stringeva la mano a turno a tutti e tre i ragazzi. A loro volta, si presentarono al portiere nipponico e all’attaccante cinese.
Terminati i convenevoli, si diressero a piedi al pub, essendo poco distante da lì.
Entrarono e si diressero ad un tavolo un po’ isolato, lontano da occhi indiscreti, sebbene fossero ormai clienti abituali e per la gente del posto non era chissà che novità vederli lì seduti a chiacchierare.
Ordinarono le loro birre, Anja in particolare ordinò una rossa aromatizzata cosa che non sfuggì a nessuno:
“Ti piacciono i sapori intensi e corposi?” chiese Karl.
“Sì, ed è anche l’unica bevanda alcolica che bevo e neanche spesso, onestamente. Gli altri tipi di alcolici, vini o superalcolici non mi piacciono…”
“In realtà non li regge… si addormenta subito” sussurrò l’amico al capitano.
“Ma come avete fatto a convincere Stephan a socializzare? Noi ci abbiamo messo anni a farlo aprire un po’” chiese con tono scherzoso il bomber cinese.
Anja decise di raccontare la vicenda, stranamente, essendo la più taciturna del gruppo.
“Fin da piccola, ho sempre voluto visitare la Svezia, in particolare la Venezia del Nord.
I nostri maestri ci hanno chiesto di partecipare e ‘Stockholm Mambo Weekend’, nonostante un lungo periodo di stop da spettacoli ed esibizioni e così ci siamo ritrovati lì. Abbiamo unito l’utile al dilettevole” si prese una pausa, come per riordinare le idee: “in realtà non abbiamo fatto nulla di speciale per farlo socializzare: gli ho chiesto un’informazione in svedese, su una statua. Probabilmente avrò sbagliato anche frase e gli avrò chiesto chissà cosa, ma per fortuna aveva capito che sono tedesca e abbiamo parlato tedesco. Fine” terminò così la spiegazione e a sentir nominare la statua, i giocatori del Bayern quasi si congelarono. Tutti tranne lo svedese che, stranamente, non ebbe alcuna reazione o perlomeno non percettibile, cosa che non sfuggì all’occhio attento del portiere.
Così intervenne: “come mai cercavi quella statua?”
Quella domanda quasi non se l’aspettavano, né Anja, né Jörg, né tantomeno Yvone benché la cosa la riguardasse poco.
Dopo un momento di silenzio ed imbarazzo, Genzo riprese a parlare “Sono stato troppo indiscreto?”
“No, affatto” rispose di getto il ragazzo “il fatto è che ha la fissa di esprimere desideri ovunque ci sia qualcosa che porti fortuna…” guardò sottecchi la ragazza seduta accanto a sé, accennando appena un sorriso.
“La verità è che ho questa fissa perché durante un’esibizione avremmo dovuto fare una presa, ma non è riuscita. Quindi per evitare che possa ricapitare, esprimo un desiderio. Non faccio del male a nessuno”
“Ci fai fare i chilometri….” Disse ironico beccandosi una linguaccia in tutta risposta.
“Scusateli. E’ che un po’ delicato l’argomento” intervenne Yvone, facendo capire ai giocatori che in realtà non stavano discutendo, ma era solo un loro modo di scherzare.
“Si erano esibiti in un locale. Un signore lanciò un boccale perché era straubriachissimo e Jörg, mentre ballava, è scivolato sulla birra; nonostante tutto aveva caricato per fare la presa con Anja. Anja, sentita l’instabilità di Jörg, è stata incerta nei movimenti così si sono sbilanciati entrambi” abbracciò gli amici prima di terminare la frase.
“Polso rotto e strappo al tricipite femorale” disse indicando prima l’uno e poi l’altro.
“E ha funzionato ugualmente la statua?” chiese il cinese, guardando con la coda dell’occhio il centrocampista del nord, cercando di captare qualsiasi reazione o movimento. La storia della statua era nota a tutti, sapevano benissimo che a sfigurarla era stato uno Stephan arrabbiato per la perdita della sua amata. Dava la colpa a sé stesso e a quella “maledetta”.
“considerando l’esito dell’esibizione e il fatto che ne siano usciti tutti interi, direi di sì. Sapete, era la prima volta che tornavano ad esibirsi dopo questa vicenda” affermò soddisfatta la mascotte della coppia, rivelando così il perché avessero avuto quel lungo periodo di stop.
“Ma in tutto ciò, quando gli hai fatto la domanda” disse indicando il collega “ti ha dato una spiegazione valida o se n’è stato zitto come sta facendo adesso?”
questa fu una domanda provocatoria, voleva verificare se effettivamente non rpovasse alcun tipo di fastidio o se aveva eretto una corazza ancor più dura; si beccò solo uno sguardo freddo, ma nulla di più, cosa che lo sorprese. Che stesse facendo sul serio dei passi avanti?
“In realtà ha detto ‘non lo so, sono anni che non vivo più qui’ “ Anja cercò di imitare Stephan in tutto, voce e atteggiamento compresi.
“Non parlo così”
“Sì che parli così”
“No e non faccio quella faccia”
I colleghi del giovane si stavano sforzando di trattenere le risate, perché effettivamente l’espressione indecifrabile che aveva assunto Anja era molto simile a quella dello svedese.
“Te lo dico io che fai quella faccia… e se lo vuoi sapere, la stai facendo anche adesso” il ragazzo si voltò verso il capitano con aria interrogativa, cercando appoggio, ma si ritrovò un Karl-Heinz Schneider quasi in lacrime e con gli occhi rossi per la risate trattenute: “Effettivamente, quella è la tua faccia..” riuscì a dire prima di coppiare a ridere
“Visto?!” Anja sbottò in una fragorosa risata dietro al Kaiser “Fidati di me!”

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Rimasero tutti a chiacchierare per ore, come fossero amici da sempre. Dopotutto erano tutti coetanei e forse, come aveva fatto notare anche Stephan a Stoccolma, delle volte poteva far bene vivere momenti senza fama… erano pur sempre ragazzi!
“Si son fatte le 2.30, forse è il caso che ci avviamo…” disse Jörg
“Sì, vengo con te, tanto abitiamo vicini!” rispose Yvone
Il loro piano malvagio era quello di costringere Stephan a riaccompagnare Anja a casa, roba da adolescenti…. Che banale. Tanto banale da funzionare. Beh, ovviamente aveva funzionato solo perché Stephan aveva avuto l’intenzione di abboccare alla loro banale esca.
Rimasero solo lui ed Anja.
Passeggiarono per un po’ in silenzio, con solo i loro respiri come sottofondo.
Il silenzio fu rotto dalla voce di lui: “Credi davvero sia stata la statua a portarti fortuna?”
Anja sorrise: “assolutamente no. E’ andata bene perché io ed Jörg ce lo siamo meritati… abbiamo lavorato a lungo su quel pezzo. Lo faccio per farmi forza e cercare di combattere l’ansia, ma non credo che sia merito suo. E’ solo merito nostro”
Quelle parole fecero fare un tuffo nel passato al ragazzo: ricordò Katarina, ricordò la sua preghiera e poi la sua morte. Ricordò che si sentì colpevole perché sapeva che lei aveva pregato per lui e la sua vittoria, ma quelle parole lo fecero riflettere. Forse lui si meritava di vincere, era stato bravo. Anzi, erano stati bravi, lui e la sua squadra. Questo lo rincuorò.
Si accorse dello sguardo pensoso del ragazzo e, senza pensarci, lo prese sottobraccio. Quel gesto non lo infastidì. Rimasero ancora in silenzio, fino ad arrivare sotto casa di lei.
“Ti ringrazio per avermi accompagnata fin qui, davvero.
Ci vediamo… se ti va.” Disse quasi sussurrando, azzardando forse. Poteva essere interpretata sia come un appuntamento, sia come un rinnovo di invito per l’uscita di gruppo.
Il ragazzo sorrise e annuì: “Mi farebbe piacere…”.
Lei si avvicinò e l’abbracciò, non preoccupandosi di essere ricambiata o meno. Cercava in tutti i modi di sentire il suo battito e da sopra gli strati della giacca, della tuta e della lastra di ghiaccio che conteneva il suo cuore.
Inaspettatamente, lo scandinavo ricambiò la stretta con un braccio, mentre con la mano del braccio libero andrò a poggiarsi sul capo della ragazza intrecciando le dita con i suoi capelli scuri, in contrasto con i propri che erano di un biondo tendente al bianco/grigio. Aveva avvertito del calore quando l’aveva stretto, tenerezza o…. non lo sapeva, era indecifrabile. Sapeva solo che si era sentito di ricambiare quell’abbraccio, senza sentirsi in colpa.
Anja sciolse l’abbraccio a malincuore e gli sorrise, senza allontanarsi troppo.
“Buonanotte allora” gli disse.
“Buonanotte” le rispose, prima di incamminarsi verso la propria casa.



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Angolo dell'autrice: Buon pomeriggio a tutti! Questo è il quarto capitolo ^^
Sto cercando di attenermi il più possibile al carattere di Levin, ma ho voluto renderlo un po' più "aperto", quasi pronto a ricominciare... in via di guarigione appunto (spero di non aver fatto gaffe).
Con ciò, vi auguro buona lettura <3

 

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Capitolo 5
*** Cuore di ghiaccio ***


Da quella sera era passata una settimana circa, forse qualcosina di più.
Da quell’abbraccio, nessuno dei due aveva avuto il coraggio di riscrivere all’altro… il silenzio più totale.
Anja temeva di aver fatto qualcosa di sbagliato, forse ingenuamente si aspettava un piccolo gesto da parte del ragazzo, ma col senno di poi si era data della stupida perché ai suoi occhi era più che logico che lui non avrebbe fatto nessun passo e che sarebbe toccato a lei, armata di un piccone, rompere il cuore di ghiaccio del ragazzo.
Proprio come diceva la canzone di “Frozen”, all’inizio:

“Quando il vento avvolge i monti
con il suo gelido abbraccio
L'unione forma un cuore freddo
dal quale nasce il ghiaccio
Spaccato in due mostrerà
Quello che l'uomo ancora non sà
Spezza il cuore a metà
Ed ognuno saprà
Qual è la verità”


Doveva avere pazienza.
Persa in questi pensieri si ritrovò a fissare la pagina del Bayern: erano state caricate recentemente delle foto, probabilmente di un party. Ah già, era stato il compleanno di Stephan e lei se n’era completamente dimenticata. In realtà fino a qualche giorno prima non lo sapeva, ma Yvone si era premurata di farglielo sapere. “Gli scrivo tra poco” le aveva detto, ma qualcosa l’aveva distratta…
Con il mouse cliccò sull’album del party privato del Bayern e iniziò a guardarle tutte, una per una; erano tutti vestiti bene, eleganti, brindavano per il compleanno dello svedese.
Scorrendo, le cadde lo sguardo su una foto dove lo avevano ritratto in primo piano; si soffermò sui suoi lineamenti.
A dispetto del carattere chiuso, a tratti duro e freddo, aveva un viso dolce, angelico; proporzionato, niente fuori posto. I capelli erano biondi, ma non come quelli di Karl, erano più chiari, tendenti al bianco e gli occhi erano di un azzurro/grigio e fu proprio soffermandosi su quel particolare che sentì una strana tristezza invaderle. Quanto aveva sofferto e quanto ancora stava soffrendo?
La vibrazione del telefono la fece destare da quei pensieri.
Lo prese e guardò il display.

Whatsapp
To: Die Drei kleine schweine
From: Jörg
-“Pigrone! Che ne dite se andiamo allo stadio? Domenica c’è la partita del Bayern.. Ora anche Anja ha una buona motivazione per venirci… DAI VI PREGO, SONO ANNI CHE VE LO CHIEDO IN GINOCCHIO”

Sbuffò nel leggere il testo.

To: Die Drei kleine schweine
From: Anja

-“Andate voi, a me non interessa il calcio”

To: Die Drei kleine schweine
From: Jörg

-“Dai, non vieni a vedere Stephan? Adesso è tranquillo, mica ammazza qualcuno”

To: Die Drei kleine schweine
From: Anja

-“Sono felice per lui, davvero, ma no. Sai che non amo quel tipo di ambiente… Troppa gente e mi agiterei perché non capirei nulla.”

To: Die Drei kleine schweine
From: Yvone

-“Uhh a me va benissimo! Anja, dopo ti chiamo!”

La conversazione terminò così, ma questo le fece ricordare di inviare un messaggio al ‘festeggiato’.

Whatsapp
To: Stephan
From: Anja

-“So che sono passati alcuni giorni, ma io come al solito ho la testa fra le nuvole e mi sono accorta della gaffe solo dopo aver visto le foto sul web. Tanti auguri di buon compleanno, anche se in ritardo. Spero li accetterai ugualmente. :)”


“Magari mi aspetto anche che mi risponda. Certo che sono proprio idiota…” disse tra sé e sé.

Sentì il proprio telefono suonare e senza neanche guardare il display, rispose:
A: “Dimmi”
Y: “Sei un po’ giù di corda, vero?”
A: “No, sto bene…”
Y: “Certo, ed io sono Teresa d’Austria. Ti impunti solo se hai qualcosa che non va e tre minuti fa ti sei impuntata. So che non ti piacciono i posti affollati, so che detesti il calcio perché per te tutto è fuori gioco, ma perché non fai un piccolo sforzo? Stephan potrebbe apprezzare”
A: “Non credo. Mi ero anche dimenticata di fargli gli auguri, nonostante tu me l’abbia ricordato gli ho mandato un messaggio prima… e sai come me lo sono ricordato? Guardando le foto del party. Del party privato con gente superfiga, con ragazze superfighe… Andiamo Yvone, io sono una ragazza qualunque che balla in coppia con un cavernicolo. Non sono nulla di speciale… e in più mi sono soffermata a guardare una sua foto e mi sono chiesta chissà quanto ha sofferto, quante notti passa in bianco pensando a lei, quanto ancora piange per lei.”
Y: “A stento ricordi il tuo, quindi… e quella di immedesimarti negli altri è una tua qualità…”
A: “Fa male questa qualità….”
Y: “Un’altra tua qualità che fa male è quella di sminuirti sempre. Ho un’idea, perché non gli fai la torta, quella di mele che ti riesce tanto bene?”
A: “Perché cambi discorso? E poi non mi ha risposto”
Y: “Lo farà”
A: “Quando mi ha riaccompagnata a casa, io l’ho abbracciato e lui ha ricambiato… Prima gli avevo detto che se voleva, potevamo rivederci e lui sembrava accettare questa sorta di invito indiretto però poi non ci siamo più sentiti…”
Y: “Anja, l’allenamento che fai tu a scuola di ballo è forse un decimo dell’allenamento che fa lui. Probabilmente sarà stato sempre impegnato. Vedrai che ti risponderà…. Allora, ci vieni allo stadio domenica?”
A: “No, su quello sono irremovibile.”
Risero entrambe e chiusero la chiamata.
 
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Era ormai mezzanotte passata e faticava a prender sonno. Dalla persiana della sua stanza riusciva a penetrare solo qualche raggio di luce proveniente dalla strada. Notò, riflessa sui muri, una lucina intermittente di colore azzurro: era la spia del suo cellulare segnale che qualcuno le aveva risposto su whatsapp. Si rigirò tra le coperte e prese il telefono:

Whatsapp
To: Anja
From: Stephan

-“Ciao! Scusami se ti rispondo a quest’ora, ma ero ancora ad allenarmi. Tranquilla, li accetto volentieri”

Whatsapp
To: Stephan
From: Anja

-“Immaginavo fossi impegnato!”

To: Anja
From: Stephan

-“Jörg mi ha detto che verrete allo stadio domenica, anche se non sei tifosa”

Strabuzzò gli occhi leggendo l’ultimo messaggio. Sospirò e maledisse mentalmente il suo amico.

To: Stephan
From: Anja

-“Jörg e Yvone verranno, io no. Non sono tifosa e non sono neanche fan degli stadi. Anzi, di qualsiasi posto affollato in generale.”

To: Anja
From: Stephan

-“Ah, peccato…”

“Ah, peccato…” Lesse quest’ultimo messaggio e lo ripetè a bassa voce; presa dall’ansia, fece uno screenshot e lo inoltrò a Yvone.

To: Yvone
From: Anja

-“Ed ora?”

“Ti prego, rispondimi…” sussurrò attendendo con impazienza la risposta dell’amica che, per l’appunto, non tardò ad arrivare.
To: Anja
From: Yvone

-“Se sei così irremovibile sullo stadio, chiedigli se magari potreste vedervi dopo”


Senza neanche rispondere all’amica, compose il messaggio per Stephan.

To: Stephan
From: Anja

-“Dopo? Dopo la partita?”

To: Anja
From: Stephan

-“Dopo la partita festeggiamo…”

To: Stephan
From: Anja

-“Ah, festeggiate a prescindere dall’esito?”

To: Anja
From: Stephan

-“Probabile…”

To: Stephan
From: Anja

-“Se è un tuo modo per costringermi a venire alla partita, sappi che piuttosto preferirei mangiare pesce ed io odio il pesce.”

To: Anja
From: Stephan

-“Allora non insisto. Lunedì? Ti va di vederci lunedì?”

To: Stephan
From: Anja


-“Cos’è, un invito?”


To: Anja
From: Stephan


-“Non so come funziona in Germania, ma in teoria…”


To: Stephan
From: Anja

-“Stai facendo la tua faccia solita?”

To: Anja
From: Stephan

-“Forse… Fammi sapere se ci sei lunedì”

To: Stephan
From: Anja

-“Ma vuoi tutti e tre i moschettieri?”

Anja era la regina delle domande stupide, ma voleva aver la certezza che l’invito fosse un appuntamento.

To: Anja
From: Stephan

-“Ok, ora ho la mia faccia solita, mi sono guardato allo specchio… anche solo uno va bene. Scegli tu.”

Sorrise nel leggerlo.

To: Stephan
From: Anja

-“D’accordo, ti farò sapere. Buonanotte! :)”

To: Anja
From: Stephan

-“Buonanotte”

 

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Capitolo 6
*** Sunflowers ***


Si era fatta risentire dopo la partita, dopo aver ricevuto un selfie sul gruppo whatsapp di Jörg e Yvone con un Levin fradicio di sudore sullo sfondo con una didascalia degna di loro: “Dal vivo, il sedere rende di più”.
Gli aveva scritto che solo uno dei moschettieri sarebbe stato presente.
Così, si incontrarono nel primo pomeriggio fuori alla Neue Pinakothek.
“Una visita alla Neue Pinakothek è il mio regalo di compleanno per te” disse un’Anja sorridente non appena arrivò sulle scale dell’edificio. Stephan era già lì, puntuale. Anzi, forse era addirittura arrivato in anticipo.
Il ragazzo accennò un sorriso: “Ah, quindi per il mio compleanno facciamo qualcosa che piace a te, giusto?”.
Lei rise di gusto e andò a prendere i due biglietti all’ingresso. Gli fece cenno con la mano di raggiungerla ed entrarono.
Probabilmente Stephan non afferrò subito il significato del luogo scelto dalla ragazza, difatti non ne era troppo convinto, ma non lo diede a vedere;
Girarono tutte le sale, Anja non si perse neanche uno dei dipinti esposti. Sospirò sonoramente soddisfatta quando finalmente raggiunse il quadro che voleva mostrare a Stephan: “questo è uno dei miei quadri preferiti” disse indicando ‘i girasoli’ di Vincent Van Gogh. Si prese una pausa prima di riprendere: “Ne esistono diverse versioni, questa è una delle due con dodici girasoli e devo dire che forse è quella che preferisco”.

Continuarono la loro visita fino alla fine e solo quando uscirono fuori dalla pinacoteca, lui capì il senso di quel bizzarro regalo: “Preferisci il silenzio dei musei e delle pinacoteche al rumore degli stadi, ti piace poter riflettere in silenzio, ti piacciono i girasoli e ti piace Van Gogh… Volevi darmi la possibilità di conoscerti meglio, o mi sbaglio?”
La ragazza arrossì leggermente e abbassò il capo, portandosi una ciocca castana dietro ad un orecchio: “Sì, esatto. Il mio regalo a te è stato proprio quello di farti conoscere una parte di me, una di quelle nascoste probabilmente”.
Presero a camminare sottobraccio, come quando lui la riaccompagnò a casa. Fu lei a rompere il silenzio: “Van Gogh era un artista incompreso. La sua profonda sensibilità l’aveva portato alla pazzia ed ogni volta che guardo un suo quadro e mi incanto davanti alla sua bellezza, mi chiedo quanto abbia sofferto mentre lo dipingeva, chissà quante persone gli avevano rivolto male parole mentre lui, nella sua povertà e nella sua follia, stava creando l’Arte con la A maiuscola”. Il ragazzo rifletté un momento: “Hai detto che quello che abbiamo visto è uno dei tuo preferiti, ciò lascia intendere che non sia in assoluto il tuo preferito… qual è, allora, il tuo dipinto preferito di Van Gogh?”, la ragazza ridacchio sottovoce: “Allora mi stavi ascoltando! Comunque il mio dipinto preferito è ‘la notte stellata’”;
“Sai anche cosa significa?”, le chiese seriamente interessato. Anja si prese una pausa prima di rispondere: “Il significato vero e proprio non si sa, anzi, nelle lettere a suo fratello Theo, Vincent lo nomina poche volte, forse solo un paio… In una di queste lettere, però, dice che la notte è più interessante del giorno, che sia più colorata addirittura. La notte fa sognare, può essere nostra amica o nostra nemica, può celare sogni o incubi, tira fuori i nostri demoni… ma se imparassimo ad amare, capire ed imparare dai nostri demoni? Potremmo creare la nostra arte. Sai, Meryl Streep disse ‘Prendete i vostri cuori spezzati e fatene arte’ e forse non aveva tutti i torti; questa citazione è l’interpretazione che personalmente ho dato a ‘la notte stellata’ e a ‘I girasoli’. Tutti abbiamo il nostro passato, le debolezze, le paure, gli sbagli, ma siamo anche tutto questo, siamo anche la ‘notte’ e dobbiamo farne tesoro; sarebbe troppo facile essere solo puntini luminosi e cose belle… tutti siamo una ‘notte stellata’, bisogna solo accettarla e farla uscire allo scoperto e dar vita a qualcosa di meraviglioso. Lo stesso vale per ‘I girasoli’: il quadro è bello perché rappresenta un vaso con dei fiori così com’è, senza inganno… alcuni sono vivi, belli, altri sono appassiti e senza petali… ma è bello per questo”.
Lui l’ascoltò rapito e in un certo senso, si rispecchiò in quel pittore che aveva messo tutto se stesso nelle sue opere, creando capolavori… Percepì nelle parole di Anja una nota di rassicurazione, come se lei indirettamente gli stesse dicendo che lo capiva, comprendeva la sua tristezza e il suo dolore, e che da quelle poteva nascere qualcosa di bello; gli stava dicendo che valeva la pena essere come quei girasoli ed aveva ragione: alcuni erano belli e rigogliosi, altri appassiti, ma il quadro era bello proprio per quell’insieme di elementi diversi e contrapposti.
Certo, aveva sbagliato in passato, ma sicuramente anche il grande Vincent aveva fallito, prima di dar vita alla natura della sua arte.
“Stephan?”, lo richiamò alla realtà.
“Sì, dimmi…” rispose pacato alla ragazza.
Lei si fermo e gli portò le mani sul viso accarezzandogli le guance. Gli tolse dal viso il lungo ciuffo biondo che ricadeva sulla fronte e gli disse: “Sii sempre arte”.

Il ragazzo la guardò fissa negli occhi e poggiò le proprie mani sulle sue, sentendone il calore sotto al palmo, sorridendo poco dopo, sincero.




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Angolo dell'autrice:  
L'idea del parallelismo tra Vincent e Stephan mi è venuta in mente dopo aver visto al cinema il film "Van Gogh - sulla soglia dell'eternità" che mi ha particolarmente commossa, ragion per cui ho inserito in questo capitolo alcune delle mie sensazioni e interpretazione personali dei due dipinti citati.
Sono molto affezionata a questo pittore, alle sue opere e alla sua vita e ho avuto l'onore di ammirare dal vivo 'I Girasoli' esposti a Monaco di Baviera; tengo molto a questo capitolo e spero vivamente vi piaccia, davvero. 


Grace

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Capitolo 7
*** Imperial Rose ***


Erano seduti sugli spalti di un palazzetto, di quelli con pochi campi, circa uno per ogni disciplina.
Anja guardava attentamente l’allenamento di futsal di alcuni ragazzini di circa quindici o sedici anni, seduta accanto al bell’attaccante svedese.
Il perché erano lì?
Poco prima, si erano sentiti e gli aveva chiesto di accompagnarla ad assistere a quell’allenamento e poi voleva parlagli, ma non aveva accennato nulla sul tema della chiacchierata.
Da lontano, un ragazzo dai capelli biondo cenere, con la maglia numero 11, l’aveva salutata con un gran sorriso: “è mio fratello, gioca come laterale…” spiegò interrompendo il silenzio: “ho voluto assistere perché lui è titolare ed uno nuovo, il 17, sta facendo di tutto per fargli male e prendersi il posto… sono venuta a verificare. Se vedrò qualcosa di storto, andrò a parlare direttamente con l’allenatore dei portieri, visto che è l’unico dello staff a non essere cambiato negli anni e conosce mio fratello da quando aveva il ciuccio”.
Il ragazzo sospirò e si voltò lievemente verso di lei: “Non ha provato a parlargli o parlare col mister?”. Quella era una bella domanda: “Beh sì, ma il mister dice che mio fratello finge di farsi male, mentre l’altro risponde che è una femminuccia che si lamenta. Sai, Richard non è tipo da rissa o da litigi…” si interruppe per un momento notando che il giocatore numero 17 aveva dato una spallata sullo sterno all’ 11. Il ragazzo rimase per terra per alcuni secondi; Anja strinse la ringhiera fino a far diventare bianche le nocche e trattenne il respiro finché non vide che il suo amato fratello era in piedi.
L’allenamento finì e si alzarono dalla tribuna e si trovarono il mister dei giovani davanti: “Non posso crederci! Cosa la porta qui, signor Levin?” solo a sentir ‘Signor’, Anja iniziò a sghignazzare; si schiarì la voce e rispose lei alla domanda non rivolta a lei: “è venuto con me ad assistere all’allenamento di Richard”. Il mister la guardò e si notò che ci mise un po’ ricollegare il viso a Richard: “tuo fratello mi dice che non sei tifosa, come mai oggi qui?” la sua domanda era carica di sarcasmo, perché sapeva perfettamente il motivo, ma nonostante Anja fosse sarcastica almeno quanto lui, Stephan intervenne prima che lei potesse rispondere: “il numero 17 è troppo violento. E’ controproducente infortunare qualcuno della propria squadra per di più forte, a meno che non ci sia un interesse. Siamo venuti a verificare e lei voleva un esperto”.
Il mister diventò paonazzo dalla vergogna e fissò la ragazza. Lei ricambiò lo sguardo: “Sa perfettamente quanto valga mio fratello, sa anche delle proposte di squadre importanti, anche di calcio… lei non vuole che lui vada via, giusto? E allora faccia in modo che Richard non debba subire più queste cattiverie”. Detto questo, si spostò e andò a salutare il fratellino, abbracciandolo, seguito da Stephan. Il ragazzino, alla vista del campione, allargò le labbra in un sorrisone a trentadue denti: “Ti prego, dopo possiamo farci una foto insieme? E mi fai anche un autografo? Cavolo, mi dispiace tu abbia incontrato mia sorella, è una rompina…”. La maggiore non badò affatto alle affermazioni del minore, prese il cellulare e fece segno ai due di avvicinarsi per scattare una foto;
dalla folla di ragazzini emozionati per la presenza del campione, ma troppo timorosi per avvicinarsi, uscì un 17 furioso che da lontano si mise a inveire contro i due fratelli: “Bravo! Cos’è, adesso hai anche le raccomandazioni perché tua sorella è riuscita ad arruffianarsi un giocatore famoso? Chissà che metodo ha usato!” senza neanche aspettare una risposta, si dileguò sbattendo la grande porta a vetri del palazzetto.
“Se sapesse davvero che metodo ho usato, si farebbe due risate…” si voltò verso Stephan: “quante parole svedesi ho azzeccato a Stoccolma?” chiese curiosa: “Poche, infatti ti avevo chiesto di parlare in tedesco…”. Lo guardò interrogativa: “ma al pub avevi detto che ero stata brava… mi hai mentito”. Si guardarono di nuovo, Anja guardò l’espressione interrogativa del fratello e si misero a ridere tutti e tre.





Dopo aver riaccompagnato a casa la giovane promessa, decisero di concedersi una pausa in un qualche locale: Stephan ordinò un’acqua tonica e Anja un Earl Grey Imperial Rose.
“Dovevi parlarmi anche di qualcos’altro?” lei lo guardò: “Non mi sto più allenando con Jörg e probabilmente cambierò ballerino o genere… Sto prendendo in considerazione di seguire Yvone: lei balla in singolo e balla bachata”.
“Come mai?” la interruppe lui. Si guardò intorno, evitando il suo sguardo freddo: “perché hanno fatto una selezione a sorpresa per chi avrebbe fatto uno spettacolo insieme ad una coppia di artisti internazionali di mambo e NY Style… hanno preso solo lui e hanno scartato me, benché fossimo in coppia insieme… Hanno detto che si nota che alcuni movimenti ancora non riesco a farli perché la gamba mi dà fastidio e gli hanno detto che lui è più avanti di me in movenze, tecnica e padronanza di passi… Giustamente lui non ha rifiutato, ma sono un po’ pensierosa: lo sono perché la mia stupida gamba è guarita, ma è ovvio che non è elastica come prima, perché forse mi sarei aspettata che Jörg dicesse qualcosa in mia difesa, ma invece è stato concentrato solo su se stesso… forse è stato il momento di gloria e l’entusiasmo, ma so che non l’ha fatto di proposito” accennò un sorriso e si bloccò quando notò che il ragazzo le stava stringendo la mano. Si stupì, non se l’aspettava da lui. Ricambiò la stretta e gli sorrise, venendo ricambiata subito: “Qualcuno disse: ‘che cosa sarebbe la vita se non avessimo il coraggio di fare tentativi?’ e ‘il successo talvolta è il risultato di una lunga serie di fallimenti’ “ alzò lo sguardo e lo fissò per alcuni secondi prima di ridacchiare sottovoce: “inizierò ad odiarti… usare la mia stessa arma contro di me non è divertente”. Strinse la mano di lui e senza pensarci, quasi istintivamente, il ragazzo se la portò alle labbra lasciandovi un lieve bacio e quasi si immobilizzò quando si rese conto del gesto; lei non fu da meno, anzi, sentì un brivido e avvampò. Fu lui ad interrompere il momento di momento di imbarazzo: “Allora è vero che sai tutte le citazioni a memoria di Van Gogh!”



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Piccolissima nota: L'earl grey imperial rose è il classico earl grey imperial con l'essenza di rosa.

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Capitolo 8
*** Born again ***


Anja era appena rientrata da un allenamento: si era unita ad un project di lady style di bachata e lei ed Yvone stavano pensando di esibirsi come duo.
Si buttò sul letto chiudendo appena gli occhi, ripensando al suo cambio di percorso, quando sentì il proprio telefono vibrare.

Whatsapp:

From: Stephan
To: Anja

-“Esci un momento”
 
Così, a caso.

Con un colpo di reni si alzò dal letto e scese di corsa fino alla porta di ingresso.
Non c’era nessuno.
Abbassò lo sguardo e notò poggiato per terra un girasole: un unico grande girasole giallo con un piccolo bigliettino vicino:

“ ‘La tristezza durerà per sempre’, Vincent Van Gogh non ha sempre ragione”

Sorrise leggendo quella frase e strinse il fiore al petto, rientrando poi in casa. Tornò nella sua stanza e si stese nuovamente sul materasso, sorridendo ancora: forse quella era la prima vera dimostrazione d’affetto che le aveva fatto consciamente e ciò poteva significare solo una cosa, che stava aprendo il suo cuore.

Prese il cellulare e cercò la sua chat, aprendola:

Whatsapp:

From: Anja
To: Stephan

-“La prossima volta vedi di non scappare… volevo ringraziarti”

Whatsapp:

From: Stephan
To: Anja

-“Chi ti ha detto che sono scappato?”

Whatsapp:

From: Anja
To: Stephan

-“Sei qui fuori?”

From: Stephan
To: Anja

-“Già”

Senza rispondere ulteriormente ai messaggi, scese di corsa e si fiondò fuori la porta. Lo vide, era dall’altra parte del marciapiede.
Attraversò e gli buttò le braccia al collo: col cuore a mille, poggiò le labbra sulle sue in un bacio casto e tanto desiderato; si staccò dopo alcuni secondi e lo guardò negli occhi: lui le cinse la vita in un abbraccio e questa volta fu lui ad annullare la distanza tra loro, coinvolgendola in un bacio appassionato.

Si separarono, ma rimasero abbracciati ancora, in silenzio: Anja aveva il viso poggiato sul petto e riusciva a sentire il battito del suo cuore attraverso la stoffa e quel cuore aveva qualcosa di nuovo, come se fosse attraversato da un fuoco ardente.

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Capitolo 9
*** Ti voglio bene ***


Ciao a tutti ^^
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno dedicato del tempo alla mia ff, che sia per una recensione o per una semplice lettura.
Ho deciso di impostare la storia di Anja e Stephan a mo’ di raccolta, in modo tale da poter gestire meglio i salti temporali.
Questo capitolo sarà un po’ più breve rispetto agli altri e sarà l’ultimo di questa prima parte introduttiva.


Un grazie speciale alle mie amiche Chris Vineyard e Sophie Morisawa.

Spero davvero vi sia piaciuta e che continuerete a leggere le mie storie,
Un abbraccio
Grace



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Avevano passato la notte insieme, a casa di lui: dopo una Stephan si era addormentato tenendo tra le braccia il corpo di Anja: aveva accarezzato la sua pelle morbida e profumata di pesca fino a che Morfeo non l’aveva rapito.
Anja, d’altro canto, era ancora sveglia: pensava, pensava e pensava ancora.
Sentiva un gran peso sul petto… cos’era? Forse era la paura di non riuscire a colmare il vuoto di Stephan, paura di non essere amata e che tutto quello che stavano costruendo negli ultimi mesi fosse solo una cosa passeggera. Si alzò su un gomito e si avvicinò all’orecchio del biondo sussurrando il suo nome, svegliandolo.
Il ragazzo la guardò un po’ stranito, probabilmente era complice il fatto che l’avesse svegliato così, di punto in bianco: “Posso parlarti?” gli chiese guardandolo. Lui annuì, così si alzò e si mise seduta lasciando il proprio corpo completamente scoperto e proseguì:
“Non è facile per me dirti quello che sto per dirti, ma ho bisogno di parlartene perché ho un gran peso sul petto… Il fatto è che io ho paura di non essere ricambiata da te. Ho paura che tu possa stancarti di me perché io non sono…” si fermò per un momento, non volendo continuare la frase. Non aveva mai pronunciato quel nome. Sospirò e riprese: “Non voglio rimpiazzare Katarina, nessuno mai potrà farlo. So che occuperà sempre un posto importante nel tuo cuore e vorrei rimanesse lì, perché è giusto che sia così…” sentì pizzicare gli occhi e subito dopo le lacrime iniziarono a rigarle le guance, lasciando una scia calda su esse: “volevo sapere solo se c’è spazio per entrambe…”
Non ottenne subito una risposta, sentì solo la braccia del ragazzo stringerla forte come mai aveva fatto prima. Rimasero in silenzio per pochi minuti, ma che sembravano infiniti.
“Apprezzo quello che hai detto e capisco le tue paure, ma ti assicuro che è infondata. In tutti questi anni non ho mai guardato altra donna se non il ricordo di Katarina. Ho avuto momenti in cui ho sentito di dover riaprirmi, ma non ce l’ho fatta… mi ero ripromesso di ricominciare solo quando ne sarebbe valsa la pena e ho visto in te una motivazione per farlo: da te mi sono sentito capito. Non hai avuto bisogno di fare grandi cose, sono bastati dei quadri, delle tele con un po’ di colore buttato lì… Ti assicuro che se fosse stata una cosa momentanea, non mi sarei spinto oltre la birra in compagnia di Yvone a Jörg”, così dicendo  sciolse l’abbraccio e le asciugò le lacrime regalandole un sorriso accennato, ma sincero; lei sorrise a sua volta e lo riabbracciò, baciandolo sulle labbra: “Ti prego, non definire più ‘tele con un po’ di colore buttato lì’ l’Arte di Vincent… mi fai male al cuore, mi ferisci nel profondo” risero entrambi guardandosi negli occhi: “Stephan?” la guardò sorridendo: “ti voglio bene”.

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