Compiere un gesto avventato certe volte porta buoni risultati di ImperialPair (/viewuser.php?uid=63538)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno ***
- Titolo: Compiere un
gesto avventato certe volte porta buoni risultati
Fandom:
Prince of tennis
Paring:
Kaidou x Momoshiro
Pacchetto: Non
ti scordar di me
Genere:
Romantico, Sentimentale, Angst
Rating:
Verde
- Storia
partecipante
al contest ‘Di fiori, amori e passioni – 2°
Edizione’ indetto
da Emanuela.Emy sul forum di efp
-
Compiere
un gesto avventato certe volte porta buoni risultati
-
Capitolo
uno
- Per
diverse settimane Kaidou aveva percepito lo sguardo di qualcuno
addosso, ma non gli era nemmeno sfiorato in mente che a osservarlo
potesse essere una ragazza, almeno fin quando Momoshiro glielo aveva
fatto notare qualche settimana prima.
- «Una
ragazza ti sta osservando».
- «Sarà
solo la tua immaginazione».
- Gli
parve impossibile che una ragazza lo avesse osservato durante gli
allenamenti e per questo non diede così tanto peso alle
affermazioni
del compagno, e tornò a casa togliendosi presto dalla mente
il breve
scambio avuto.
- Però,
quel pomeriggio, quando ormai tutti i suoi compagni di scuola erano
tornati a casa, si era ritrovato di fronte una studentessa del
secondo anno.
- Il
suo nome era Misawa Yuuko.
- Era
considerata una delle più belle fanciulle che frequentavano
la
Seishun Gakuen e, grazie ai tratti dolcissimi del viso e agli occhi
più espressivi che si fossero intravisti fra i corridoi
della
scuola, era amata dalla maggior parte dei ragazzi
dell’istituto.
- Molti
di loro avevano dichiarato i loro sentimenti, ma la ragazza aveva
finito con il rifiutarli tutti. Queste erano solo voci giunte alle
orecchie di Kaidou, ma, anche se fossero state vere, ormai gli era
chiaro perché lei avesse respinto tutti i pretendenti: era
innamorata di lui.
- «Kaidou-senpai,
mi piaci tantissimo!».
- Non
è che non si sentisse lusingato che una kouhai
così popolare
potesse provare interesse nei suoi confronti, ma come poteva
spiegarle che lui non avrebbe mai potuto provare nulla per lei?
- Di
certo non voleva illuderla dandole false speranze: e se si sarebbe
fatta idee sbagliate? Fra di loro non ci sarebbe potuto essere nulla,
perché lui non avrebbe potuto ricambiare in nessun modo
l’interesse
per quella ragazza, perché lei non era Momoshiro.
- Le
doveva spiegare come stessero le cose? No, dirle che gli piaceva un
ragazzo forse sarebbe stato troppo per lei, meglio rivelarle che
c’era qualcuno che gli piacesse senza andare nel dettaglio.
- Kaoru
era certo che l’avrebbe ferita, perché in
qualsiasi modo l’avrebbe
respinta, il suo cuore ne sarebbe uscito distrutto e lui sapeva a
proprie spese cosa questo significasse.
- Sapere
che il proprio amore non sarebbe mai stato corrisposto, era un vero
tormento che nessuno sarebbe mai stato in grado di sopportare.
Sicuramente Misawa si sarebbe sentita disperata, avrebbe avvertito
delle fitte strazianti desiderando sicuramente di staccarsi il cuore
perché era certa che in questo modo la sofferenza sarebbe
stata meno
atroce.
- Quelle
erano le stesse sensazioni provate da egli stesso ogni volta che
poggiava lo sguardo sul compagno di squadra o quando udiva la sua
voce. Aveva dimenticato ormai anche le volte in cui avesse desiderato
sparire nel nulla, magari in un luogo lontano dove nulla
l’avrebbe
raggiunto, nemmeno il ricordo di Momoshiro.
- Nonostante
nella sua mente, Kaidou, avesse cercato di lavorare un discorso
cortese, giusto per dare meno sofferenza alla ragazza, invece, gli
uscì una frase opposto a quello che avesse ideato:
«Non sei il mio
tipo!».
- Aveva
combinato un bel pasticcio, se ne rendeva conto perfettamente, ma
Kaoru non era mai stato un tipo capace di esternare i propri
sentimenti, mostrando sempre il lato peggiore di sé. Era
stato
davvero troppo brusco e la kouhai non meritava un simile
comportamento. La cosa lo faceva sentire davvero in colpa,
soprattutto dopo aver visto la reazione della ragazza che era finita
con lo scappare via con il volto coperto dalle lacrime.
- Quante
probabilità c’erano che avrebbe raccontato
l’accaduto alle sua
amiche? Di certo l’avrebbe descritto come un ragazzo
insensibile,
burbero, capace di spaventare una ragazza. Era quella
l’impressione
che avrebbe dato anche a un passante, con molta probabilità.
- Sinceramente
Kaoru non riusciva a capire come avesse suscitato l’interesse
di
Misawa, magari aveva intravisto in lui qualcosa di migliore? Non lo
sapeva, ma se davvero fosse stato così, avrebbe tanto
desiderato che
anche Momoshiro si accorgesse di quanto sensibile fosse in
realtà.
- “Per
lui sarò solo il compagno di squadra con il quale va meno
d’accordo”
disse fra sé e sé.
- Nei
paraggi non sembrava esserci nessuno, non che alla fine la cosa gli
interessasse, aveva già una brutta reputazione alla Seigaku
e di
certo non bastava semplicemente quest’ultimo accaduto a
catalogarlo
come un tipo poco raccomandabile. La cosa che però
più interessava
al ragazzo era solo che Momoshiro non lo giudicasse per ciò
che non
fosse una volta saputo degli avvenimenti.
- “Non
ci posso far nulla” pensò Kaidou mentre si
dirigeva verso l’uscita
dell’edificio.
- Era
impossibile per lui che qualcuno potesse scorgere il lato
più
sensibile del suo cuore, ma anche impegnandosi al massimo, non
sarebbe mai riuscito a mostrarsi per quello che fosse.
- “Non
potrò mai migliorare”pensò.
- Proprio
in quell’istante avvertì qualcuno afferrarlo per
un braccio e non
fu affatto difficile per lui capire di chi si trattasse, d'altronde
come avrebbe fatto a non riconoscere le mani di Momoshiro? Ormai fra
gli allenamenti e le partite, che dovevano disputare ripetutamente
per decidere chi dovesse diventare il titolare della Seigaku, era
stato costretto a toccarla così tante volte da aver imparato
a
riconoscerla.
- Cosa
ci faceva ancora a scuola? Kaidou era assolutamente certo che Takeshi
fosse già tornato a casa, lo aveva visto con i propri occhi
allontanarsi, ma con molta probabilità l’aveva
spiato dopo aver
visto che Misawa gli si era avvicinato.
- «Cosa
diamine vuoi da me?».
- Si
rendeva conto di quanto doloroso fosse per lui averlo così
vicino?
Perché non riusciva a capire quanto gli facesse male la sua
presenza? Avrebbe voluto sbarazzarsi di quelle sensazioni, ma non
avrebbe mai potuto gettarle via e, convivere con quell’amore
a
senso unico, diventava sempre più difficile.
- Da
quando l’aveva visto baciare quella ragazza, se ricordava
bene era
una studentessa che frequentava il terzo anno nella stessa classe di
Momoshiro, tutto era finito. Era un dato di fatto ormai che lui fosse
etero e da quel giorno il dolore non gli diede più tregua.
- Per
Kaidou era stato impossibile non provare un forte senso
d’invidia e
probabilmente era la prima volta che lo provava con una così
forte
intensità. Come altro poteva definirla? Aveva sempre
desiderato
assaggiare quelle labbra che gli erano sempre sembrate assai
invitanti, ma Takeshi non avrebbe mai accettato di essere baciato da
un ragazzo.
- Kaoru
voleva assolutamente scrollarsi dalle memorie quella scena
perché
non avrebbe mai e poi ma ricambiato il suo amore: un etero non
avrebbe mai provato nulla per un gay!
- «Perché
hai fatto piangere Yuucchan?».
- “Yuucchan”
si ripeté nella mente Kaidou.
- Era
così che gli “ammiratori” chiamavano
Misawa e il modo cui
Momoshiro le si fosse riferito, era segno che anche lui fosse tra i
giovani studenti caduti ai piedi della ragazza.
- «Non
sono affari tuoi!».
- «Ti
sembra questo il modo di trattare una ragazza?».
- Era
per caso venuto lì, per rinfacciargli quanto fosse stato
crudele?
- «Misawa
si è dichiarata e io l’ho respinta, tutto
qui».
- Il
compagno di quadra allentò la presa dal suo braccio e, dopo
essersi
piazzato di fronte, incominciò a scrutarlo con
severità come se
volesse rimproverargli i modi bruschi avuti nei confronti della
kouhai.
- «“Non
sei il mio tipo!” Le hai detto così, no? Non ti
sembra di essere
stato un tantino duro?».
- Stava
andando esattamente come Kaidou aveva immaginato, ma cosa poteva
farci? Ormai era andata così e non avrebbe potuto farci
nulla, in
fondo le sue parole erano state esposte con pochissimo garbo e ormai
non poteva di certo rimangiarsele.
- Era
più forte di lui, quel lato della sua personalità
era
incontrollabile. era come se il suo vero io fosse sepolto in
quell’aggressività e faticasse a emergere.
- Non
voleva essere giudicato in quel modo da Momoshiro, ai suoi occhi
sicuramente era apparso come un morso e avrebbe tanto voluto riuscire
ad aprirsi facilmente, perché era una persona migliore di
quanto
apparisse a uno sguardo poco attento.
- «Avresti
dovuto essere meno sgarbato».
- Credeva
che per lui fosse facile? Quanto avrebbe voluto che Takeshi potesse
entrare dentro la sua mente, perché quello era
l’unico modo per
fargli capire quello che in realtà provasse, ma era una cosa
impossibile.
- «E
poi, dai come fa a non piacerti Yuucchan? Hai visto
com’è carina?
Posso provarci io con lei, cosa ne dici?»
- «Mica
tutti i ragazzi della Seigaku possono essere invaghiti di
lei!»
- Era
infastidito dal comportamento di Momoshiro, gli stava rinfacciando di
avere dei bruschi modi quanto lui non riusciva a capire quanto lo
stesse ferendo: alla fine anche lui avrebbe dovuto moderare le sue
parole!
- «E
per la cronaca io sono già innamorato!»
- Sentiva
che con quelle parole stava correndo un grosso rischio, ma ormai
aveva completamente perso le staffe e per lui era praticamente
impossibile controllarsi.
- “Mamushi
è innamorato?”
- Takeshi
non riusciva quasi a credere alle proprie orecchie, forse
perché mai
aveva pensato che un tipo burbero come Kaidou potesse essere
interessato a una ragazza ed era curioso sapere chi potesse piacere
al compagno.
- «Chi
è?»
- Quante
probabilità c’erano che potesse reagire male? No,
quello era una
cosa concreta. Aveva imparato a conoscere troppo bene Mamushi in quei
tre anni alla Seigaku. Le sue reazioni brusche fin dagli inizi
avevano complicato il loro rapporto, anche se egli ultimi mesi le
continue liti erano finite con l’attenuarsi.
- «Chi
è? Dai Mamushi dimmelo!». La curiosità
in quel momento era più
forte che mai e decise di correre qualsiasi rischio.
«Frequenta
questa scuola? La conosco? Quale anno? È Sakuno? Tomoka?
Frequenta
un’altra scuola? Non dirmi che si tratta di An?»
- «Chiudi
il becco!»
- In
quell’istante Momoshiro si rese conto di quanto fosse ferito
quello
sguardo, era lo stesso che poco prima aveva visto negli occhi di
Yuucchan, anche i sentimenti del compagno non dovevano essere
corrisposti.
- «Mamushi
io…».
- Kaidou
scappò via allontanandosi verso l’interno
dell’edificio
scolastico, come se volesse nascondersi da lui.
- “Devo
aver esagerato in qualche modo?” si domandò
Takeshi fra sé e sé.
- «Mamushi,
aspetta!»
- Voleva
scusarsi con il compagno, era stato così invadente da non
capire
quanto profonda fosse la sua ferita, evidentemente una ragazza doveva
avergli spezzato il cuore.
- Non
fu difficile raggiungerlo, ma quegli occhi sofferenti incominciarono
a scrutarlo da capo a piedi, come se avesse voluto rinfacciargli che
fosse colpa sua di tutta la sua angoscia.
- “Mica
mi avrà visto baciarmi con Ayumi?”
- Come
poteva spiegarli che fra loro non c’era niente? Quel bacio
era
stato lei a darglielo e non aveva alcun significato.
- “Dev’essere
innamorato di lei?”
- «Vorrei
scusarmi con te, Mamushi. Non pensavo che per te fosse così
doloroso
parlarne. Se posso fare qualcosa per te sappi che con me puoi
parlarne».
- «Non
ho bisogno della tua compassione!»
- Perché
le parole di Momoshiro erano così amichevoli? Per quale
motivo non
riusciva a comprendere quanto gli facesse male il fatto che fra loro
due ci potesse essere solo amicizia? Per lui era così
difficile
accettare quella situazione.
- Un
tempo forse, prima che di rendersi conto di quanto fosse innamorato
del compagno, lo aveva sempre considerato uno dei suoi più
cari
amici, nonostante all’epoca non facessero altro che litigare,
ma
tutto era mutato quando aveva visto quel bacio. Il dolore aveva preso
il sopravvento e il rapporto che aveva con Takeshi non sarebbe mai
tornato quello di un tempo.
- Kaidou
si voltò verso il compagno di squadra incrociando i suoi
occhi con
l’altro.
- «Sparisci!»
urlò sperando di fargli capire quanto la sua vicinanza gli
facesse
male, ma Momoshiro sembrò non comprenderlo,
perché le sue braccia
lo cinsero.
- «Un
amico c’è sempre nel momento del bisogno e
sfogarti con me ti farà
sentire meglio».
- Sfogarsi
l’avrebbe fatto sentire peggio, altro che meglio! Quanto
avrebbe
voluto spingerlo via e liberarsi da quelle braccia, ma in qualche
modo non riusciva a prendere l’iniziativa perché
in fondo aveva
sempre desiderato la vicinanza dell’altro.
- «Mi
dispiace che tu stia così male, scusami».
- Fu
in quell’istante che trovò finalmente la forza di
sciogliersi da
quell’abbraccio e, osservando con ostilità il viso
di Momoshiro,
non poté controllare la propria voce.
- «Le
tue scuse non mi servono!». Sapeva che probabilmente
rischiava di
rovinare tutto, ma ormai non riusciva più a pensare con
lucidità
visto la rabbia che gli ribolliva dentro di sé.
«Sai quello che
provo ogni volta che ti vedo? Quanto forte sia la mia sofferenza?
Ogni volta che ti sto vicino, sto così male che vorrei poter
gettare
il mio cuore sperando che tutto il mio dolore possa svanire. Sei tu
la causa di tutto!»
- «Non
sapevo che a te piacesse Ayumi».
- «Ayumi?»
- L’altro
lo squadrava come se non riuscisse a capire quello che avesse appena
detto, possibile che non avesse compreso il senso delle sue parole.
Era meglio così in fondo.
- «Ci
hai visto baciarci, giusto?»
- Avvertì
quasi il calore divampare sulla sua pelle, e l’imbarazzo era
così
forte da non poterlo mascherare in nessun modo e distolse lo sguardo
dal compagno.
- Non
era in grado di guardare Momoshiro negli occhi. Era completamente
imbarazzato dal fatto che sapesse che li aveva visti, ma allo stesso
tempo il cuore gli doleva del fatto che avesse confermato quel bacio.
- «È
stata le a baciare me, non due non stiamo insieme. Se a te piace
Ayumi, sei liberissimo di provarci con lei».
- Non
sapeva cosa stesse facendo, il suo corpo in quel momento sembrava
muoversi da solo e si ritrovò senza sapere come a
strattonare
l’altro per il bavero della divisa scolastica.
- «Possibile
che tu non capisca nulla?!»
- Kaoru
attiro verso di sé il compagno e, in preda al delirio del
momento,
non potette resistere alla tentazione di baciare quelle labbra.
- Era
stato un gesto terribilmente avventato e questo Kaidou lo sapeva, ma
quella situazione gli era completamente sfuggita di mano e nulla
avrebbe potuto cancellare gli avvenimenti di quella sera.
- Note
- Era
da anni che avevo scritto la bozza di questo capitolo di
questa mini long, ma non ho mai avuto lo stimolo giusto per
riscriverlo, ma la voglia di terminarla mi è tornata dopo
aver visto
i prompt del pacchetto perché tutti mi sembrano adattissimi
alla
fanfiction
|
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Capitolo 2 *** Capitolo due ***
- Titolo: Compiere un
gesto avventato certe volte porta buoni risultati
Fandom:
Prince of tennis
Paring:
Kaidou x Momoshiro
Pacchetto: Non
ti scordar di me
Genere:
Romantico, Sentimentale, Angst
Rating:
Verde
- Storia
partecipante
al contest ‘Di fiori, amori e passioni – 2°
Edizione’ indetto
da Emanuela.Emy sul forum di efp
-
Compiere
un gesto avventato certe volte porta buoni risultati
Capitolo
due
“ Non
ho ancora trovato la ragazza giusta!” Era quello che
più volte si
era ripetuto Momoshiro durante il corso della sua vita,
perché
nessuna studentessa sembrava volergli suscitare interesse dal lato
sentimentale. Dentro di lui aveva sempre sentito che ci fosse
qualcosa di strano, però non riusciva a comprendere cosa
esattamente
fosse, ma desiderava essere come tutti i suoi coetanei.
Il
giorno in cui Ayumi lo baciò, volle
dimostrare che non ci fosse niente che non andasse, però
tutto
quello non fece altro che aumentare i suoi dubbi.
Non
era riuscito a provare quelle travolgenti sensazioni di cui
parlavano. Sembrava quasi che per lui, sentire palpitazioni,
avvertire quei brividi che percorrevano tutta la schiena, fossero
precluse. Era arrivato anche a pensare che fossero solo delle
fantasie
di persone innamorate che, pur di far capire quanto fossero
innamorati, inventavano inutili menzogne per giustificare i loro
sentimenti.
Del
perché non avesse provato niente quel giorno, gli fu chiaro
solo
quando Mamushi prese l’iniziativa rubandogli un bacio a dir
poco
meraviglioso e, nonostante fosse stato a stampo, per Momoshiro fu
quasi impossibile idealizzare che fu proprio il compagno d squadra a
far battere il proprio cuore.
Ormai
Takeshi non poteva più negare di essere da sempre innamorato
di
Kaidou, ma il fatto è che non avesse mai voluto ammettere
l’origine
del suo amore. Solo
grazie a quel gesto audace era stato in grado di accettare i suoi
sentimenti. Ormai non sarebbe più riuscito a rinnegare
sé stesso e
sentiva di dover far pace con il suo vero io.
La
prima cosa che doveva fare, era chiarirsi con il compagno, ma
c’era
solo un piccola cosa che gli aveva impedito di affrontarlo: Mamushi
mancava dagli allenamenti da almeno una settimana ed era un chiaro
segno che lo stesse evitando.
Cosa
avrebbe potuto fare per il momento? Ovviamente l’unica idea
che gli
venne in mente, fu quella di raggiungere la dimora del compagno per
poter affrontare un argomento che aveva evitato probabilmente fin dal
primo anno delle medie.
*~~~*
A
Momoshiro sembrava incredibile che il tempo potesse cambiare
così
radicalmente durante il corso della giornata: con il cielo sereno di
quella mattina, come si sarebbe potuto aspettare che potesse scurirsi
in quella maniera? Addirittura erano stati interrotti anche gli
allenamenti della Seigaku per il maltempo, così aveva deciso
di
approfittare del tempo libero per dirigersi da Kaidou.
“ Avrei
dovuto portare con me l’ombrello”. Momoshiro non
riusciva a
distogliere gli occhi da quei nuvoloni che auspicavano una dirompente
pioggia. “Sembra che verrà a piovere da un momento
all’altro”.
Di
quel passo, non sarebbe mai potuto andare da Mamushi, così
decise di
fare una piccola deviazione fino a casa propria per recuperare
l’ombrello.
L’acqua
aveva tardato a scendere, pareva quasi che avesse aspettato che lui
potesse prendere in mano qualcosa per proteggersi, ma, nonostante
l’indugio la precipitazione, in breve tempo era diventata
talmente
fitta da rendergli difficile camminare sotto la furia
dell’acquazzone, però
Momoshiro non voleva fermarsi, perché non voleva perdere
quell’occasione.
“ Spero
di non fare un buco nell’acqua” pensò
Takeshi muovendosi più
che veloce che potesse.
Non
badava a quanta acque stesse cascando perché lui non era il
tipo da
lasciarsi abbattere per un po’ di pioggia, anzi, per lui
sarebbe
anche potuto venire il diluvio universale, ma lui si sarebbe diretto
da Kaidou a ogni costo.
“ Come
ho fatto a non capire quanto Kaidou tenesse a me?”
Si
sentiva un idiota per averlo ferito in quel modo. Aveva
urtato i suoi sentimenti per colpa della sua insistenza e quasi si
pentiva di aver fatto quella battuta su Yuucchan. A lui tra
l’altro
non piaceva nemmeno, ma aveva provato un fastidio enorme quando
l’aveva vista avvicinarsi al compagno e dichiararsi.
“ Possibile
che il mio fosse solo un tentativo per mascherare la
gelosia?”.
Come
altro poteva essere? D'altronde la ragazza più popolare
della
scuola, si era avvicinata a Mamushi e
aveva sentito crescere
un forte astio
che sul momento non aveva saputo da dove venisse, ma allora
gli era chiaro di quanto fosse geloso.
«Devo
assolutamente scusarmi con lui».
La
violenza della precipitazione si era alquanto placata, non è
che
avesse smesso del tutto ma era affievolita notevolmente.
Proprio
allora Momoshiro si rese conto di essere finalmente arrivato nei
pressi di casa Kaidou
e intravide subito l’abitazione.
“ Fa
che sia in casa!” sperò Takeshi nella propria
mente mentre, con
l’indice un po’ tremante, schiacciò il
pulsante del citofono.
Solo
allora si rese conto di quanto quella corsa lo avesse sfiancato,
aveva il fiato terribilmente corto da dover respirare a fondo per
riuscire a controllarlo.
«Mamma,
sei già rientrata? Aspetta che ti apro».
Ecco
un'altra cosa che avrebbe potuto complicare la situazione! Mamushi
l’aveva scambiato per la madre, che probabilmente doveva
essere
uscita per compiere delle commissioni, e non riusciva proprio a
immaginarsi una sua reazione.
Momoshiro
però doveva ammettere quanti gli avesse fatto piacere
sentire la sua
voce che gli era mancata più di quanto avesse immaginato.
«Mamushi,
sono…». Avrebbe tanto voluto terminare la frase,
ma gli fu
impossibile giacché la porta venne aperta dal compagno di
squadra.
Se
doveva essere sincero,
Momoshiro non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi in una simile
situazione: raggiungere la dimora di Mamushi, scusarsi con lui,
dichiarare i sentimenti appena
esplorati,
era una novità che ancora faticava ancora ad idealizzare.
“ Sto
davvero per dichiararmi?” si
domandò nella propria mente non sapendo ancora in che modo
affrontare il compagno.
«Ti
avevo detto di non uscire di casa con questo tempaccio».
«Mamushi,
buon pomeriggio».
Avrebbe
voluto dire qualcosa di più, ma in quel momento a Takeshi
non venne
in mente nulla, anche perché era completamente rapito dal
volto del
compagno: era diventato così rosso da avergli rubato il
cuore.
“ Sono
proprio innamorato di lui” disse fra sé e
sé il ragazzo.
«Come
avrai notato, non sono tua madre».
«Perché
s... sei venuto a… a ca… casa mia?».
«Devo
parlare con te».
«E
di cosa vorresti par… larmi?».
Perché
Kaidou era così a disagio? Era incredibile quanto in
realtà fosse
facile intuire cosa stesse provando in quel momento.
Non
oltrepassava la porta di casa e, se i suoi occhi non lo stavano
ingannando, giurava che l’altro stesse anche tremando,
forse per l’eccessiva emozione.
“ È
così carino”.
«Perché
non sei venuto agli allenamenti? Tutti sono preoccupati per il loro
capitano
e anche Sumire-sensei è in pena per te».
«Di
a tutti che… sto bene e che ritornerò
… a breve».
«No,
tu non stai affatto bene».
Mamushi
stava per chiudere a porta di casa, ma Momoshiro non poteva andarsene
a mani vuote: aveva deciso di chiarire tutto con Kaidou e
l’avrebbe
fatto costasse quel che costasse.
«Aspetta!».
Doveva fermarlo, altrimenti con che coraggio sarebbe tornato a casa?
Un tennista non si sarebbe mai arriso prima del match point e lui
voleva persistere fino a quando non avrebbe ottenuto a forza quel
punto.
«Vattene!».
«Devo
parlare con te e non me andrò prima di aver
finito!».
«Sparisci!».
Il
compagno di squadra sembrava si stesse arrabbiando e Takeshi non
sarebbe mai stato in grado di capire quel ragazzo. Un attimo prima
era così timido e, senza nemmeno un motivo apparente, adesso
sembrava avercela con lui.
Era
proprio quello
che aveva cercato di evitare, ma evidentemente era inutile con un
soggetto simile.
“ E
pensare che sono venuto qui solo per scusarmi”.
In
un breve attivo, Kaidou spalancò la porta e si
avvicinò così
velocemente da non aver il tempo di fermare la sua presa.
«Ti
diverte così tanto prenderti gioco di me?!».
Lo
stava strattonando così forte che Momoshiro aveva quasi la
paura che
Mamushi potesse strappargli la divisa.
«Non
mi sto prendendo gioco di te, come posso fartelo capire?».
«Non
mentire!».
“ Come
posso fargli capire quanto le mie intenzioni siano sincere?”
Aveva
saputo fin dall’inizio di quanto le cose sarebbero
potuto essere complicate, ma decise di munirsi di buona
volontà e
dichiarargli tutto quello che sentiva. Sapeva di dover stare attento
a ogni parole da pronunciare, ma doveva riuscire a farlo ragionare.
«Ero
sul serio preoccupato per te, dopotutto manchi da una settimana agli
allenamenti. Puoi
anche avere usato una qualche scusa con l’allenatrice, ma il
tuo
era solo un tentativo di evitarmi. Altrimenti perché? Sono
sicuro
che temessi una mia reazione,
anzi, pensavi addirittura che io potessi giudicare i tuoi sentimenti.
Io
non avrei mai potuto prendermi gioco del tuo interesse nei miei
confronti, e so che sono stato insensibile nel non avere capito
quanto tu mi amassi e per questo vorrei scusarmi».
«Pensi
davvero che io potrei accettare le tue scuse? Hai idea di quanto tu
mi abbia fatto soffrire?».
Non
aveva idea di quanto avesse ferito quel ragazzo, ma era pronto per
fare ammenda.
«Forse
non posso capirlo, ma…».
«Vattene
a casa!
Non
ho più voglia di discutere con te» disse Kaidou
una volta allentato
la presa.
Non
poteva tornare indietro, non adesso che Mamushi era senza difese.
«…
posso fare questo fare questo».
Proprio
come fece il
compagno la settimana precedente, anche Momoshiro gli rubò
un bacio,
ma a differenza del precedente, cercò di renderlo il
più passionale
possibile.
Desiderava
far capire al diretto interessato quanto forti potessero essere i
sentimenti che solo da poco era riuscito a comprendere a fondo.
Cosa
doveva dire di quell’istante? Quel bacio stava risvegliando
tutte
le sensazioni che
aveva sempre desiderato provare. Takeshi stava distinguendo una a una
le farfalle che sembravano nutrirsi della passionalità di
quel loro
bacio e il cuore batteva così forte da aver la certezza che
anche
Mamushi stesse udendo il martellare incessante.
Kaidou
lo ricambiava con la stessa foga e per Takeshi fu facile capire da
quanto avesse desiderato essere baciato
in quel modo.
L’aveva
fatto soffrire senza un reale motivo e come poteva non sentirsi in
colpa? Se solo non ci avesse messo così tanto per
comprendere i suoi
sentimenti, non sarebbero mai arrivati fino quel punto e sperava di
migliorare la situazione creatasi.
Eppure,
nonostante il modo in cui l’altro avesse risposto, quel bacio
non
sembrò essere stato apprezzato, perché, appena si
allontanarono, il
compagno gli diede uno schiaffo talmente inaspettato che ne venne
spiazzato.
«Non
immaginavo che tu potessi essere così meschino: sfrutti le
mie
debolezze per prendermi gioco di me»,
Perché
Kaidou non era riuscito a capire quello che provava? Che pensasse che
lui fosse il tipo da baciare le persone per divertimento? Oppure era
convinto che a lui piacessero Yuucchan
o Ayumi? Ma c’era ancora un’ultima soluzione.
“ O
la va o la spacca” disse Momoshiro per incoraggiarsi.
«La
smetti di dire che io mi prenda gioco di te? Poi perché
dovrei
calunniare il ragazzo di cui sono innamorato?»
Finalmente
l’aveva detto e sperava che finalmente Mamushi riuscisse a
comprendere il motivo per cui era giunto fino a casa sua, camminando
fra l’altro sotto un vero diluvio.
«Tu
sei… cosa?»
«Devo
ripetertelo
di nuovo? Mamushi, io sono innamorato di te!»
L’umore
di quel ragazzo era nuovamente mutato e, dallo stato alterato di poco
prima, l’imbarazzo aveva preso nuovamente possesso della sua
ragione. Di una cosa Momoshiro era sicuro: la sua dichiarazione aveva
fatto effetto!
«Tu
s… sei ete..ro».
«Ho
sempre saputo che qualcosa in me non andasse, ma non sono riuscito
mai a comprendere il perché. Ho anche ricambiato il bacio di
Ayumi
perché volevo essere come tutti, ma non ha funzionato come
avrebbe
dovuto. Io non ho provato nulla, perché? Lo riesci a capire?
Perché
lei non era il mio Mamushi, ma sono stato stupido a non capirlo
prima, però
il tuo bacio mi ha finalmente fatto aprire gli occhi riuscendo ad
accettare tutti i sentimenti che ho sempre provato nei tuoi
confronti.»
«Non
mentire».
Kaidou
aveva finito di nuovo con il distogliere lo sguardo ma a quel punto
Momoshiro prese il volto di quel ragazzo fra le
mani, per far sì che i loro occhi potessero finalmente
incrociarsi.
Magari in quel modo avrebbe potuto leggere nella sua anima.
«Non
ti sto mentendo, il tuo bacio mi ha fatto provare per la prima volta
delle emozioni. Sai che prima nemmeno sapesse cosa significasse avere
le farfalle allo stomaco? Solo tu sei stato in grado di farle
scaturire».
«”Hai
visto com’è carina? Posso provarci io con lei,
cosa ne dici?”
Sbaglio o sei stato proprio tu a dire queste parole su
Misawa?».
«Non
volevo accettare che fossi proprio tu a piacerle, ma
all’inizio non
sono riuscito a comprendere perché mi avesse infastidito
così tanto
la cosa, ma credo che inconsciamente io mi
sia
ingelosito e credo che il mio fosse stato solo un modo per
mascherarla».
«Come
posso fidarmi delle tue parole?» Kaidou sussurrò
così flebilmente
a punto che Takeshi a stento riuscì a udire le sue esatte
parole, ma
comprese esattamente il senso della domanda. «Ti ho visto con
i miei
occhi baciar quella ragazza, e… l’interesse per
Misawa era… io
non posso crederti».
«Mi
dispiace di tutto quanto, Mamushi, ma fidati delle mie parole: ti amo
sul serio!» Voleva sul serio riuscire a convincerlo, ma non
sapeva
più cos’altro dire, così lo
baciò un’altra volta sperando di
far
finalmente breccia nel cuore di quel ragazzo.
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Capitolo 3 *** Epilogo ***
- Titolo: Compiere un
gesto avventato certe volte porta buoni risultati
Fandom:
Prince of tennis
Paring:
Kaidou x Momoshiro
Pacchetto: Non
ti scordar di me
Genere:
Romantico, Sentimentale, Angst
Rating:
Verde
- Storia
partecipante
al contest ‘Di fiori, amori e passioni – 2°
Edizione’ indetto
da Emanuela.Emy sul forum di efp
-
Compiere
un gesto avventato certe volte porta buoni risultati
Epilogo
- Alla
fine Kaidou aveva deciso di fidarsi delle parole di Momoshiro. Il
fatto era che gli era sembrato così sincero da non aver
avuto più
la forza di contraddire le sue parole.
- Sapeva
quanto fosse difficile accettare di essere gay e sapeva anche di
ragazzi e uomini che capivano la loro natura in età
piuttosto
avanzata, mentre
a Takeshi gli ci erano voluti solo quindici
anni, un’età accettabile, no?
- Faticava
però ad idealizzare il tutto: il ragazzo che amava gli si
era
dichiarato e aveva immaginato così tanto quel momento da non
riuscir
nemmeno a ricordare quante volte si fosse messo a fantasticare sulla
cosa. Aveva però paura di aver passato l’intero
pomeriggio a
dormire e che in realtà tutto fosse solamente frutto di un
sogno.
Una volta risvegliato, magari si sarebbe reso
conto di come Takeshi si fosse messo con Misawa e lui a quel punto
avrebbe imprecato per l’ennesima volta contro il suo
subconscio per
averlo illuso con dolci scene irrealizzabili.
- Era
però sicuro che quello non fosse un sogno, perché
le emozioni
provate erano terribilmente vivide e tutto grazie a quel bacio a dir
poco passionale, che però aveva avuto piccole conseguenze
che non
sapeva dire se definire piacevoli o meno.
- Accidentalmente
aveva finito con il calpestare l’ombrello di Momoshiro. Senza
di esso non avrebbe potuto tornare a casa, visto che aveva da poco
ricominciato a piovere.
- «Riesci
ad aprirlo?».
- «No,
credo che sia rotto».
- «Pensi
che si possa aggiustare?».
- «Mamushi,
è solo un ombrello».
- «Scusami,
non avevo intenzione di calpestarlo».
- Alla
fine era solamente colpa sua, se fosse stato più attento non
l'avrebbe mai rotto e Momoshiro non sarebbe costretto a rimanere a
casa sua, nonostante la serata incombesse sempre di più.
- «Non
dovresti sentirti
in colpa, potremmo approfittare la situazione per ricuperare il tempo
che abbiamo perso».
- «Tre
anni».
- «Già».
- Alla
fine compiere quel gesto avventato, non era stata poi una cosa tanto
malvagia, no?
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